Scontri Mitologici

di Ree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sole e il fulmine ***
Capitolo 2: *** I due eroi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Tuono e Vento ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il male nel mondo ***



Capitolo 1
*** Il sole e il fulmine ***


Il sole era salvo. Anche questa notte Ra era riuscito a trainare il sole. Questa notte era stato solo e lo scontro aveva raggiunto proprorzioni titaniche. Per fortune il sole era spuntato e le numerose ferite erano già guarite. Dopo un po Ra riaprì gli occhi e capì dove era steso. 
"Maledizione" sibilò il dio del sole a denti stretti notando di essere finito in un luogo sconosciuto. Le montagne era alte e non vi era sabbia al suolo. Tutto era come un enorme oasi e l'acqua era ovunque. "Questa terra sembra essere stata baciata meno dal sole. Rispetto al mio regno è molto più florida".
Ra camminò per ore, man mano che camminava le erbe intorno a lui si seccavano e il terreno diventava sabbia. Quando per sbaglio entrò a Corinto le fiamme sferzarono e la città venne bruciata completamente. Continuò a camminare verso su Sud ignorando ogni cosa. Quando un gruppo di ninfe tentò di attacarlo con un solo sguardo Ra bruciò completamente l'armata.


Olimpo
"Zeus" disse Ganimede avvicinandosi all'enorme trono del suo capo. Zeus in quei giorni stava usando una forma ringiovanita del suo corpo. La barba era svanita e i capelli erano oramai diventati completamente neri. Mentre si avvicinava il ragazzo sul trono girò gli occhi su Ganimede. "Signore. Un essere sta bruciando la Grecia." "Un essere? Oggi mi devo sgranchire le gambe. Andrò io". "Sicuro che non vuole mandare Ares?" "Certo" e detto questo Zeus si vesti completamente. Aveva un armatura completamente azzura bordata di oro puro. Un enorme saetta svettava sul torace. L'egida, lo scudo di medusa ricoperto di nubi e tuoni era appeso sul braccio destro mentre nella mano sinistra brillava una folgore.


Dopo pochi secondi di volo Zeus vide il nemico. Era alto e di carnagione scurissima. I capelli erano neri e era vestito con abiti bizzarri. Zeus gli cadde davanti e il mostro non rimase per nulla stupito. "Mostro. Rallegrati. Oggi avrai la possibilità di sfidare un dio dell'olimpo. Io sono Zeus, dio del Tuono." si presentò l'olimpico montre i fulmini danzavano intorno a lui. "Dio? Rispetto a quelli del regno d'egitto sembri molto pacchiano. Il mio prediletto Seth usa i fulmini. Mai ritenuto troppo forte." rise Ra ma appena il suo sorriso si palesò Zeus sferrò un singolo ed energico pugno e mando Ra a sbattere contro un palazzo della ormai caduta Corinto. "Deboli voi dei dell'Egitto" rise Zeus ma mentre rideva il sole raggiunse il massimo picco. I mattoni del terreno fusero mentre lui camminava. La testa di Ra divenne di falco e un armatura fatta di luce e fiamme si palesò sul suo corpo. Un enorme bastone nero con sulla punto un disco solare gli comparve in mano. Con un movimento dell'asta un pioggia di fuoco cadde su Zeus ma mentre la lava cadeva una barriera di pioggia coprì l'olimpico. Il tonanto creò una saetta la sferrò contro Ra che con un movimento della mano destra distrusse.

"Sei più forte di qualsiasi olimpico" rise Zeus "E tu di ogni altro dio." rise l'altro. E poi alla velocità della luce iniziarono lo scontro fisico. Zeus lanciò un pugno e Ra un calcio. Migliaia di colpi al secondo eppure nessuno era in svantaggio. Poi in un impeto di energia Ra lanciò un enorme fiammata contro Zeus colpendogli la spalliera trasformandola in cenere. Mentre il re dell'olimpo era stupito Ra continuò a colpire e colpo dopo colpo ferì notevolmente il dio del tuono. "Maledetto" urlò Zeus sputando sangue e in poco tempo rimise in piedi la sua armatura e alzò l'egida. Enormi fulmini e nubi colpirono Ra e un piccolo strato di pietra gli bloccò le ali. "Fastidioso" disse il sole e ridendo si staccò le ali.


Alla velocità del tuono Zeus usò il fragore del tuono per assordare Ra e poi gli sferrò un montante sul mento spedendolo a terra. Mentre il dio del sole cadeva gli lanciò un enorme saetta. E della città non rimase niente. Ra urlò ma poi di botto aumentò il calore e con l'imposizione della mano fece esplodere l'aria di Zeus. "Sei proprio un ragazzino impertinente" e imponendo le man evocò il sole in versione mini e lo lanciò contro Zeus bruciandolo completamente. "Arriva la sera. Io devo lottare." e detto questo Ra volò in cielo. Zeus si risvegliò ore dopo pensoso sul quel dio che lo aveva sconfitto...




Spero che vi sia piaciuta la parte uno. Se volete altri scontri proponetemeli. Possono essere con mostri, eroi e dei delle mitologie di tutto il mondo.

 

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Capitolo 2
*** I due eroi ***


La guerra di Troi era finita qualche anno prima. I greci avevano vinto ma molte disgrazie si erano abbattute su di loro. Il genocidio praticato a Troia aveva suscitato l'ira degli dei olimpici e il risveglio di altri. Troia era diventata un pilastro dell'Asia Minore e quando era crollato tante divinità spesso dimenticate si risvegliarono. Gli dei mesopotamici sono di nuovo qui. 
Ma questo lui non la sa. Il suo sangue per tre quarti divino lo aveva trasportato nel nuovo mondo.

Camminava vestito con la sua pesante armatura d'oro per i campi. Un armatura del genere non ha buchi ne punti deboli, perciò sarebbe troppo pesante per un normale essere umano. Lui è tutto tranne che normale. Un arco tenuto dietro le spalle e un ascia bipenne da due mani tenuta senza problemi nella mano destra. Aveva percepito che il suo amico era in difficoltà. Non gli importava di essere rinato ne che i suoi dei fossere di nuovo su questo mondo. Pensava solo al suo amico e al fatto che potesse essere in difficoltà. Man mano che camminava perciva Enkidu sempre più vicino. 

Gli dei di grecia e gli eroi loro figli lo stavano inseguendo. Eroi. Lui e Enkidu erano i primi eroi. Il loro credo fu così forte da aumentare la loro reale forza. In forza, resistenza e velocità eguagliava i suoi stessi dei. Eccolo era quasi arrivato.

POCO LONTANO
Erano ore che Eracle e Teseo rincorrevano quel maledetto minotauro. Teseo era sceso dai Campi Elisi e Eracle dall'Olimpo. Pur di fermare quel nuovo abominio erano di nuovo scesi sulla terra per ucciderlo. Enkidu si era svegliato alle pendici dell'Olimpo in un vortice di furia. Aveva distrutto un templio e quando Zeus aveva provato a folgorarlo lui aveva evitato il colpo ed era fuggito. Durante queste ore Enkidu aveva lottate per la vita e era riuscito a tener testa a Teseo. Purtroppo quando anche Eracle si unì alla lotta lo scontro divenne perso. "Maledizione" grunì Teseo mentre la sua spada falciava la foresta. La bestia sembrava venir protetta da Gaia stessa e fuggendo nelle foreste era riuscito a mettere una grande distanza. Mentre Teseo tentava di tagliare le fronde senza danneggiare la foresta Eracle sbattè il piede a terra e parte della foresta crollò. "Muoviti figlio di due padri" lo sgridò Eracle. Mentre i due si avvicinavano all'inerme Enkidu esso prese la sua spada e tentò un ultimo scontro.

Mentre la clava di Eracle si abbasava contro la spada di Enkidu un ascia di mise tra le due armi e in un colpo fece arrettrare Eracle "Enkidu. Ti fai mettere i piedi in testa?" disse Gilgamesh ridendo. "Sta zitto principino" rise Enkidu rialzando la spada motivato. "Chi sei?" urlo Eracle vedendo un nuovo nemico. "Io sono il signore di Uruk. Io sono il primo eroe. Io sono Gilgamesh." e finito di parlare Gilgamesh si lanciò su Eracle e Enkidu su Teseo.

Eracle si avvicinò a Gilgamesh "Io sono Eracle figlio di Zeus. Il più grande eroe della storia" "Il più grande? Vediamo" e detto questo con un veloce colpo mano l'ascia di Gilgamesh disegnò un arco in aria. Eracle fece un salto in dietro evitando il colpo ma prima che toccasse terra l'ascia sfiorò il terreno e un enorme onda di sabbia colpì Eracle. Il dio della forza chiuse gli occhi e menò vari fendenti alla cieca con la clava. L'ultimo colpo colpì la la corazza di Gilgamesh e prima che il Re di Uruk potesse contrattaccare Eracle mise da parte la clava e gli balzò addosso. Sferrò un bel po di pugni finché uno non venne fermato dalla mano di Gilgamesh. Lo lanciò a terra e riprese l'ascia e sferrò un colpo alla pelliccia del leone di Nemea che venne leggermente scalfita dalla lama.

"Sei forte quanto me" disse Eracle "Ehm... Ho incontrato gente più forte a Oriente" rise Gilgamesh e con un colpo per poco non mozzò la testa di Eracle che con la clava parò il colpo e si rialzò e mentre i colpi si scontravano i due colpi esplosero e le armi volarono via. I due eroi si scontrarono a mani nude. La corazza e la pelliccia vennero ammaccate e dopo un erano distrutte. Mentre le loro ferite li facevano crollare a terra con un ultimo pugno Ercole stese il nemico.

Ma questo non è che uno dei primi scontri mitologici. Il peggio deve ancora venire.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Tuono e Vento ***


Il vento, i fulmini e il mare sembravano rivoltarsi contro il mondo. Odino lo aveva mandato contro quel gigante particolare. Esso era strano e diverso. Njord se era reso conto sentendo ai racconti che giravano ad Asgard. Diversi Asi erano andati a lottare contro questo demonio ma nonostante tutto era tutti tornati semi-morti. Nessuno sapeva cosa fare e come gestire la minaccia. L'essere era puro tuono e pura tempersta. Come i giganti esso si trasformava in vari mostri: orsi, cinghiali, lupi, tigri e draghi. Tutte le bestie erano avvolte di tuono e ammantate di fulmini.

Gli Asi erano troppo orgogliosi e feroci per tener testa a un essere così elementale. Lo stesso Thor probabilmente non sarebbe in grado di batterlo. Njord però era il padre dei Vani. Il signore assoluto degli dei elementali e delle magie. Njord controllava il mare e il vento. In quel momento lo stava rivoltando dalla sua enorme barca leggendaria pur di attirare quest'essere.

Raijin e Raiju erano arrivati in quello strano luogo a nord senza un apparente motivo. L'ultimo scontro amichevole con Fujiin era stato perso sotto tutti i fronti. Era stato spedito via e ora si trovava in quel luogo semi-sconosciuto. Diversi dei locali avevano tentato di attacarlo ma con l'aiuto di Raiju tutti erano caduti. Ora sentiva che un altra presenza si stava avvicinando "Raiju. Tu resta qui. Sarò io a lottare" e mentre Njord solcava i mari davanti alla sua barca apparve Raijin. Il dio del tuono era snell e dal fisico tonico. Il suo volto era un  maschera imperfetta piena di zanne e ai suoi fianchi vi erano due strani tamburi. Njord era molto più sobrio: vestito come un semplice marinaio e nella sua mano destra vi era la sua "arma": un remo sottile e dorato.

"Chi sei?" urlò Raijin mentre la sua voce rimbombava come tuono "Io sono Njord, Re degli Vani, Signore del Mare e del Vento" rispose il marinaio ridendo. La sua barba puzzava di mare e alcol ma il suo sguardo era veramente risoluto. "Io sono Raijin. Dio delle tempeste e del tuono. Cosa vuoi marinaio?" disse il tonante "Sono qui per prendere la tua testa Gigante" e detto questo lo scontro partì.

Il tuono di Raijin colpì la barca di Njord ma mentre la saetta veniva scagliata contro il nemico Njord evocò un enorme scudo di acqua marina. Il volto demoniaco di Raijin si contrasse in una smorfia e battendo le mani su uno dei suoi tamburi il fragore di mille tuoni esplose su Njord assordandolo. Njord cadde dalla barca e sprofondò in mare. Dopo neanche un secondo il dio norreno si rialzò e con un tornado di vento e acqua intrappolò Raijin. Il suo corpo non riusciva a tollerare la pressione e il vento. I suoi polmoni si stavano spegnendo.

Raijin batté entrambi i suoi tamburi. Il tuono causò un onda d'urto così devastante che il tornado di acqua di dissolse nel nulla mentre i fulmini devastarono il mare. "Debole dio norreno preparati a morir...." e mentre Raijin finiva Njord rise e gli lanciò lancio tutta l'acqua del mare. Una colonna di tutta l'acqua del mondo cadde su Raijin. Il dio del tuono venne schiacciato sotto l'oceano e per venti interminabili minuti il dio non riemerse. Il suo corpo era lacerato finché un enorme buco non si aprì nel mare. Da esso uscì Raijin ammantato di fulmini, tuoni e potenza. I tamburi si unirono al suo corpo diventando tatuaggi e aprendo la mano un enorme tuono e un enorme fulmine vennero scagliati contro Njord. Il mare stesso strabordò per l'onda d'urto tanto che Jormungandr per un attimo si risvegliò e si alzò ruggendo per poi ricadere a terra. Raijin rise evolò via ferito. 

Njord si svegliò ore dopo. Il corpo ferito e il mare distrutto e ridotto a latrina. Decise di non tornare ad Asgard. Doveva trovare quei dei del mondo esterno.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Il male nel mondo ***


L’Ade si stava facendo sempre più oscuro. Le tenebre danzavano in quella grotta e le anime bazzicavano inquiete nei Campi Asfodeli. Le urla del Tartaro rimbombavano per tutti gli inferi.

Per Ade sarebbe stata una giornata normale. Certo quando Persefone si recava in superficie diventava più duro e malinconico. Quel giorno gli erano arrivate notizie di un essere che aveva completamente annichilito Caronte. Neanche Tanato e Ipno erano riusciti a stargli dietro. L’essere gridava e urlava di star cercando Osiride un dio dei morti. Ade era infastidito da quel essere e decise presto di andare ad affrontarlo in prima persona. Il suo corpo divenne scheletrico e la parte superiore del suo corpo venne avvolta in un manto viola. Il suo viso era coperto e solo gli occhi brillavano di vera luce. La sua corazza fatta di tenebra, incubi, teschi e morte brillava e impugnò il suo bidente.

Si mosse lentamente per tutti gli inferi e arrivò al luogo ove si trovava il suo nemico.

Seth era giunto lì mentre cercava Osiride per concludere i conti. Gli altri dèi del pantheon egizio non conoscono niente delle altre religioni. Seth è il dio degli stranieri. Aveva viaggiato per tutto il mondo e si era unito più volte a divinità straniere. Afrodite, Freya e Hel. Spesso si era divertito con la divinità greca e conosceva bene tutto il pantheon.

L’essersi perso poteva non essere un male. Forse si sarebbe potuto divertire in terra greca. Magari sarebbe tornato sull’Olimpo e avrebbe espanso il suo credo anche lì. Magari si sarebbe finto un semidio o un mostro.

Comunque, ora era deciso di fare una visita a Ade. Se fosse riuscito a stendere lui Osiride sarebbe stata una passeggiata. Seth rise e con la lancia infilzò una sfilza di demoni e spiriti. Poi vide arrivare Ade. Brillante come il crepuscolo e avvolto di luce mortifera.  Seth lo guardò. “Ade. Io vengo qui per sfidarti” urlò l’egizio “Per quale motivo?” rispose Ade con la sua voce calda come le fiamme dell’inferno. “Voglio sfidarti” e detto questo Seth alzò una mano e un vortice di sabbia investì Ade. Il dio dei morti alzò il bidente e mani scheletriche formarono uno scudo. Ade alzò il braccio sinistro e un’onda di spettri si schiantò su Seth. Il dio egizio schioccò le dita e il suo corpo mutò: La testa divenne lunga e con due enormi orecchie. Una corazza di oro nero si avvolse intorno al suo corpo. Gli spettri scomparvero.

Seth rise e con un movimento dal bracciò lanciò una caterva di colpi velocissimi. Ade prese tutti i colpi ma mentre il suo corpo veniva distrutto dai colpi con un movimento del braccio separò l'anima di Seth dal suo corpo. "Maledetto" grugnì Seth infuriato "Scontro finito debole...." ma prima che Ade potesse finire il corpo di Seth riprese a muoversi. "Credi che basti danneggiare la mia anima?" rise Seth e dalla mano destra pioverò migliaia di fulmini. I colpi devastarono Ade che venne ridotto in ginocchio. Mentre Ade era a terra concentrò la sua forza sul terreno e evocò i più profondi spiriti del Tartaro. Essi si aggraparono a Seth. "Credi che codeste nere anime siano al mio livello" urlò Seth e scioccando le dita numerosi demoni egizi del caos primordiale attaccarono Ade e lo portarono nelle profondità del Tartaro

Seth sta marciando a Nord a capo di un armata di demoni. Viene a cercare Hel non come amante ma come nemico. Invece Ade è riuscitò a tornare da ciò che è sotto il tartaro ma i suoi poteri ormai sono cambiati. Ora anche Gaia si piega a lui e per la prima volta Ade, anzi Plutone supera Zeus

 

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