Il Galeone del Destino

di Lyneea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Uno strano addio al celibato ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Vedersi per la prima volta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 Sogno o non sogno, questo è il dilemma... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Piccola Dramione Natalizia ambientata pochi anni dopo la fine della guerra.
Sono passati più di cinque anni dalla fine della guerra e a pochi mesi dalla fine del conflitto Hermione è scomparsa dal mondo magico senza lasciare alcuna traccia. La magia ha tolto molto alla riccia e la ragazza non è riuscita a sopportare oltre di vivere in quel mondo che le aveva portato via l’amore dei genitori, gli amici e quello che pensava essere l’amore della sua vita.
Draco invece si è rifatto una nuova vita, trasferendosi a New York e diventando uno stimato medimago. 
L’invito al matrimonio del suo migliore amico Blaise, porterà Draco a tornare a Londra proprio a qualche giorno dal Natale e dopo un incontro “con il destino”, il biondo incontrerà anche la sua anima gemella proprio nel posto dove meno si sarebbe aspettato.
Nota dell’autrice: In questa storia non sarà presente Ron. Per una volta ho deciso di far scomparire il rosso dalla mia storia visto che quando è presente nelle mie storie non finisce mai bene.
Buona lettura
Lyn


Il Galeone del Destino

Prologo

 

 

1 giugno 1998 Australia dintorni di Melboune

Hermione e Ron erano arrivati in Australia da circa una settimana. I giorni successivi all'ultima battaglia erano stati molto frenetici e la nata babbana non era riuscita a lasciare l'Inghilterra fino a pochi giorni prima.
La giovane maga ci aveva messo qualche giorno a rintracciare i genitori ma alla fine era riuscita a trovarli. I coniugi Granger avevano aperto uno studio dentistico nei dintorni di Melbourne in una piccola cittadina  isolata. Lei aveva passato gli ultimi giorni a studiare il modo corretto per pronunciare il contro incantesimo per restituire la memoria ai genitori e pensava di essere abbastanza preparata da riuscirci.
Hermione decise di avvicinare i genitori con la scusa di un controllo dentistico di routine. Quello a cui non aveva dato peso però era l'impatto emotivo che incontrarli le avrebbe causato. Non poterli riabbracciare dopo tanto tempo, non poter dire loro chi era veramente, causò nella ragazza uno stato di profonda angoscia e quando finalmente la maga trovò il coraggio di pronunciare il contro incantesimo all'Oblivion, questo non funzionò.
La ragazza provò ad avvicinarli ancora molte volte ma non riuscì mai a sbloccare la memoria sopita dei genitori. Dopo più di due settimane di tentativi Ron decise che era arrivato il momento di arrendersi e che la cosa più saggia fosse quella di tornare a casa. Hermione però non volle arrendersi all’evidenza e il rosso, stanco di aspettare, decise di tornare a Londra senza la compagna, convinto che la ragazza si sarebbe data per vinta pochi giorni dopo.
Passarono sei mesi prima che la riccia si arrendesse all’idea di non poter ridare la memoria ai genitori e decidesse di tornare a casa. In quel periodo si era sentita regolarmente con Ron e le sembrava che le cose tra loro andassero comunque bene. Da quando però la ragazza aveva comunicato al compagno che da lì a giorni, lei sarebbe tornata a Londra, il rosso era diventato più schivo, arrivando a non risponderle più ai gufo e alle chiamate via camino. Nel periodo successivo alla fine della guerra, Hermione aveva vissuto alla Tana con la famiglia di Ron. La riccia non aveva più una casa da quando aveva cancellato la memoria ai genitori e i Weasley avevano insistito che lei si trasferisse da loro visto che la consideravano come una figlia. 
Di ritorno dall’Australia, Hermione si precipitò quindi a casa Weasley, preoccupata che fosse successo qualcosa al suo fidanzato. Ad accoglierla alla Tana fu Molly che, imbarazzata, fece accomodare la riccia e si dileguò ai piani superiori.
«Ben tornata Hermione...» Esclamò Ginny apparendo in salotto qualche istante dopo.
La riccia le corse incontro e l’abbracciò forte. «Grazie amica mia. Mi siete mancati tantissimo tutti quanti ma spero tu possa capire che dovevo tentare il tutto per tutto prima di arrendermi all’idea di aver perso i miei  genitori per sempre.» Mormorò lei ancora stretta nel suo abbraccio.
La rossa annuì. «Si, io l’ho capito.» Rispose solidale con le ragioni dell’amica.
«E gli altri dove sono?» Chiese quindi Hermione notando quanto la casa fosse deserta quel giorno.  Era preoccupata per Ron e voleva vederlo al più presto per assicurarsi che stesse bene e che tra loro fosse tutto a posto. La sua testa continuava a dirle che c’era qualcosa che non andava con lui, ma il suo cuore non voleva accettarlo.
«Harry sta facendo l’accademia per diventare Auror. I primi mesi sono i più duri e non potrà tornare a casa per qualche tempo...» Raccontò Ginny mordendosi il labbro. Si era sentita abbandonata da tutti loro in quei mesi. Il suo ragazzo era entrato in accademia ed era sempre troppo preso per avere tempo per lei, e la sua migliore amica era stata lontana per sei lunghi mesi. Certo, capiva le motivazioni che avevano spinto entrambi a fare quelle scelte, ma questo aveva portato la rossa inevitabilmente ad allontanarsi da loro.
«Mi dispiace di non esserci stata in questi mesi...» Mormorò la riccia sentendo il turbamento dell’amica. «Sono stata egoista a pensare solo a me in questo periodo, scusami.» 
Ginny si scostò dall’abbraccio dell’amica per poterla guardare negli occhi. «Non dire sciocchezze  Mione! Sono i tuoi genitori, è normale che tu volessi restituirgli la memoria. E poi hai pensato sempre agli altri per tutti gli anni di scuola. È giusto che tu abbia voluto fare qualcosa per te stessa.» Esclamò la rossa con convinzione. «Avresti dovuto chiedere a me di accompagnarti però. Io non ti avrei mai abbandonata come ha fatto mio fratello.» Si lasciò sfuggire poi.
«C’è qualcosa che non mi stai dicendo su di lui non è vero? Dove è Ron?» Chiese Hermione cogliendo il tono della sua ultima frase.
 «Lui... non è qui.» Rispose rammaricata Ginny. «Mio fratello non è cattivo ma sai che ha bisogno di qualcuno che dedichi tutta la sua esistenza a lui... »
«Ginny ti prego dimmi dove è Ron.» Supplicò Hermione sentendo sempre più forte la brutta sensazione che qualcosa non andasse.
«Lui è a Parigi...» Rispose evasiva la rossa.
Hermione la guardò perplessa. «A Parigi? E cosa ci è andato a fare lì?» 
«Quando è tornato dall’Australia durante una delle riunioni di famiglia ha rincontrato Gabrielle Delacourt, la sorella di mia cognata Fleur. Loro... hanno cominciato a frequentarsi a Londra e quando lei è tornata a casa per un po’ si sono sentiti via gufo e via camino. Quando l’altro giorno tu hai detto che saresti tornata, Ron ha deciso di partire. Non c’è la faceva a spiegarti la situazione... Mi dispiace.»  Mormorò Ginny abbassando lo sguardo.
Hermione sentì qualcosa in mezzo al petto rompersi. L’unica volta nella sua vita che aveva cercato di fare qualcosa per se stessa, lui le faceva una cosa orribile come quella. Avrebbe potuto farle capire in qualche modo che non tollerava più una situazione come quella, invece che non avere nemmeno il coraggio di dirle che tra loro era finita. «Io... io devo andare...» Mormorò  Hermione sentendo il respiro farsi sempre più affannoso. Doveva uscire di lì, prendere aria.
«Aspetta ti prego. Non devi andare via. Non cambia niente per noi se stai o meno con quell’idiota di mio fratello. Tu sei parte della famiglia.» Esclamò la rossa prendendole la mano. «Rimani qui con noi. Vedrai, sarà come ai tempi della scuola, anzi sarà anche meglio perché divideremo la stanza.» Cercò di convincerla Ginny.
«Io..io non so.» Disse lei sentendosi sempre più male. «Voi siete la sua famiglia, non la mia.» 
«Non dire sciocchezze. » Esclamò la rossa con convinzione. «Aspetta, vado a chiamare mia madre così te lo dirà anche lei quanto piacere ci farebbe se tu restassi qui.» Aggiunse poi andando al piano superiore.
Ma Hermione reagì d’impulso. Prese la bacchetta e si smaterializzò in un vicolo malfamato della Londra babbana. Quella fu l’ultima volta che la riccia utilizzò la magia. Il mondo magico le aveva tolto troppo. I suoi genitori, gli amici che aveva perso durante l’ultima battaglia, e infine anche quello che lei aveva sempre pensato potesse essere l’amore della sua vita. Da quel giorno si perse ogni traccia di Hermione Granger. Nessuno nel mondo magico sentì più parlare dell’eroina dell’ultima guerra. Fu come se si fosse dissolta nel nulla.


Cinque anni più tardi...

Diagon Alley 3 Dicembre

Draco Malfoy era appena tornato in patria dopo un lungo periodo di assenza. Il biondo aveva infatti deciso di lasciarsi tutti gli strascichi che la guerra  gli aveva lasciato alle spalle, rifacendosi una nuova vita negli Stati Uniti D’America. Aveva scelto un’occupazione nobile, che aiutasse gli altri. Era diventato uno stimato medimago, specializzato nell’aiutare i soggetti che avevano subito incantesimi mal riusciti o torture tramite maledizione. Quello era stato il suo modo per redimersi da tutto l’orrore a cui aveva dovuto assistere durante la guerra. Perché dentro di sé Draco non aveva mai smesso di sentirsi in colpa per aver partecipato a quella guerra stando dalla parte sbagliata.
Un altro motivo che aveva spinto il biondo ad allontanarsi da Londra, era stato per mettere più distanza possibile tra lui e suo padre. Draco non aveva mai perdonato Lucius per averlo costretto a prendere il Marchio Nero. Per colpa sua aveva quasi dovuto uccidere il preside Silente e sempre per colpa sua, il biondo aveva quel segno indelebile sul braccio, quel segno che gli avrebbe  ricordato per ogni giorno della sua esistenza, che era un Mangiamorte.
Lucius era morto pochi mesi prima, portato via da un male incurabile e quella era la prima volta che Draco tornava in patria dal funerale del genitore. Sua madre gli aveva chiesto di tornare a vivere in Inghilterra ma a lui piaceva molto la sua vita nella Grande Mela. Tutte le mattine faceva jogging a Central Park in compagnia di Willow la sua disperata cucciolona di Labrador Chocolate. Dedicava gran parte del suo tempo buttandosi nel lavoro e solo saltuariamente si intratteneva con qualche compagnia di genere femminile. Nessuna gli aveva mai fatto perdere la testa. Nessuna almeno dalla fine della guerra, e il biondo era ormai quasi sicuro che il suo destino fosse quello di rimanere tutta la vita da solo. 
L’occasione per tornare in Inghilterra si era presentata quando il suo migliore amico lo aveva invitato al suo matrimonio. Per poco non era caduto dalla sedia quando aveva letto il nome della futura sposa sul biglietto d’invito alle nozze. Blaise Zabini che sposava Ginevra Weasley era certamente la notizia del secolo.
Draco, dopo lo stupore iniziale, era stato felice di quella notizia. Sapeva del debole che l’amico aveva per quella che tutti consideravano la futura signora Potter, ed era contento che lui non avesse mai demorso e alla fine l’avesse conquistata. Era stato molto più coraggioso di quanto lui sarebbe mai stato. Aveva mostrato i suoi sentimenti e l’aveva corteggiata, riuscendo a superare il muro di diffidenza sua e di ostilità dei suoi parenti.
Quella sera ci sarebbe stato l’addio al celibato del suo amico e Draco era andato a ritirare il completo per quella serata e l’abito che aveva fatto confezionare per il matrimonio. Lui e Theo sarebbero stati i testimoni dello sposo.
Il ritiro degli abiti da Madame Malkin richiese per il biondo meno tempo del previsto. Per questo motivo Draco decise di andare a prendere qualcosa di caldo al Paiolo Magico. Quel giorno faceva veramente freddo e l’unica cosa che il biondo desiderava era una tazza di caffè nero bollente. Davanti all’ingresso del locale c’era una vecchietta che chiedeva l’elemosina. Draco la fissò qualche istante. Seppur avesse l’aria dimessa, la donna aveva uno sguardo fiero, pieno di dignità.
«Signor Malfoy, se la mendicante l’ha infastidita posso farla spostare.» Esclamò uno dei camerieri del locale mal interpretando lo sguardo del biondo.
«No, non mi ha infastidito affatto.» Rispose Draco tonando sui suoi passi e riavvicinandosi all’anziana signora.
«Mi scusi, posso offrirle qualcosa di caldo?» Chiese infine alla donna sorridendole. «Venga, si riscaldi un poco accanto al fuoco.» 
«Non penso che il padrone del locale apprezzerebbe la presenza di una come me.» Disse la donna incerta.
«Sciocchezze. Lasci che sia io a vedermela con lui ... » Detto questo le offrì il braccio e l’aiutò ad alzarsi e la condusse fino al tavolo accanto al camino acceso.
Il cameriere subito si agitò per l’iniziativa di Draco. «Signor Malfoy, non penso che gli altri clienti apprezzerebbero il suo gesto.» 
«Offrirò le consumazioni dell’intero locale. E questo penso che lenirà il disagio che vi sto arrecando.» Disse l’uomo allungando al cameriere un sacchetto di galeoni.
Poi si avvicinò alla donna, «Ordini pure quello che vuole e mi permetta di darle qualcosa per trovare un riparo caldo per stanotte.» Esclamò prendendo dalla tasca del cappotto un altro sacchetto di monete.
«Lei è troppo gentile. Non so come sdebitarmi...» Mormorò la vecchietta grata.
«Per me è sufficiente sapere che non passerà la notte alla diaccio.» Rispose Draco porgendole il sacchetto di monete.
La donna gli prese la mano libera e gli porse una strana moneta. «Sa una volta ero una veggente. Sento che presto incontrerà l’amore della sua vita e voglio farle un dono. Questa è una moneta incantata. Ne farà dono ad una donna. Lei ancora non lo sa ma è lei la sua anima gemella. Grazie a questa moneta potrete incontrarvi nei vostri sogni, ma sarà  solo la volontà  e il coraggio di entrambi che vi permetteranno   di coronare il vostro sogno d’amore.»
Draco aprì la mano e vide un galeone di uno strano colore turchese scintillare nel suo palmo. Logicamente non credeva a quello che la donna gli aveva appena detto ma decise di non offenderla e accettò il suo dono. Dopo averla ringraziata si congedò e uscì dal locale per andare a prepararsi.

Draco era rimasto molto sorpreso quando Theo gli aveva detto che l’addio al celibato si sarebbe svolto in un locale equivoco babbano. Non avrebbe mai pensato che Nott frequentasse quel genere di locali e se la sposa avesse scoperto dove avevano trascorso  la loro ultima sera di baldoria da scapoli, probabilmente sia Blaise che loro, in qualità di testimoni, si sarebbero trovati in guai molto seri. «Non capisco perché hai scelto un locale come questo per l’addio al celibato di Blaise.» Disse Draco arrivando con la passaporta che l’amico gli aveva consegnato il mattino precedente. «Se la Weasley scopre dove abbiamo portato il suo fidanzato, farà la pelle a tutti e tre.» Aggiunse ricordando le fatture per cui la rossa era famosa a scuola.
Il moro non fece in tempo a rispondere che i suoi timori vennero confermati dall’arrivo dello sposo insieme a Harry Potter e a Neville. Paciock. Blaise aveva deciso di invitare i due amici della fidanzata per dissipare qualunque dubbio quest’ultima avesse sulla natura della serata fra uomini che i suoi testimoni di nozze avevano organizzato. I tre fissarono per qualche minuto l’insegna a neon che ritraeva una donna in costume da bagno che faceva la lap dance. “Morgan Sexy Entertainment” diceva l’insegna. «Ragazzi, ma dove caspita ci avete portato?» Chiese Blaise immaginandosi lo sguardo furente della giovane Weasley.
In quel momento arrivarono anche Goyle e altri ex studenti di serpeverde  che erano stati invitati sempre da Theo. «Bravo Nott! Devo dire che avevo dei seri dubbi sulla riuscita della serata quando hai parlato di un locale babbano ma ora che lo vedo, direi che tu e Malfoy non potevate fare scelta migliore.» Esclamò ghignando Goyle.
«Io non c’entro nulla è tutta opera di Theo.» Esclamò Draco prontamente. «Non oserei mai prendermi il merito della riuscita di questa serata.» 
«Io penso che dovremmo cambiare  locale. Potremmo andare a bere una burrobirra Al Testa di Porco o Ai Tre Manici di scopa come ai vecchi tempi.» Disse Blaise appuntandosi mentalmente di fare un bel discorsetto all’amico una volta soli.
Il gruppo di ex serpeverde stava per protestare quando il padrone del locale scorse l’arrivo della comitiva che stava aspettando e uscì per accogliere gli ospiti vip della serata. «Oh bene signor Nott. Siete arrivati.» Disse l’uomo mostrando i denti poco curati, facendo un sorriso sornione. «Il mio nome è Stephen Morgan e sarà mio compito farvi passare una serata indimenticabile prima che uno di voi metta il cappio al collo... Ora ditemi chi di voi è Blaise Zabini.» 
Goyle indicò lo sposo alzando poi le spalle come a scusarsi di aver fatto la spia.
«Bene signor Zabini. Abbiamo tante cose in serbo per voi stasera. Il suo migliore amico ha riservato una saletta privata dove potrete assistere a degli spettacoli esclusivi per voi. Oltre a questo cenerete con ostriche, aragoste e fiumi di champagne e, se alla fine una delle mie ragazze dovesse destare il vostro interesse potrete avere anche un “dopo spettacolo” in privato.» Nott aveva pagato fiumi di sterline babbane per organizzare quella serata.
«Temo che ci sia un equivoco signor Morgan. Questo non è il genere di intrattenimento di mio gusto...» Esclamò il moro guardando l’amico contrariato. «Forse non è il caso che continuiamo con la serata.» Aggiunse poi sperando di cavarsi dall’impiccio.
Morgan rimase deluso da quella risposta. Molti degli introiti della serata sarebbero entrati anche dalle laute mance che gli uomini lasciavano alle sue ragazze. Mance di cui lui tratteneva il settanta per cento. Oltre a questo nessuno nel suo locale avrebbe mai ordinato tutta quella roba da mangiare così sofisticata. «Se lo spettacolo non è di suo gradimento posso anche cancellarlo. Avrete la vostra saletta privata per fare baldoria e mangiare quanto volete. Vi manderò la mia cameriera migliore. Discreta, raffinata e molto veloce. La prego signor Zabini se deciderete di restare sono sicuro che non ve ne pentirete.» 
Blaise ci pensò qualche istante e alla fine decise di accettare. Dopotutto anche se il locale era un po’ equivoco, un innocua cena non avrebbe potuto scatenare l’ira della sua fidanzata. «Va bene, rimaniamo.» Disse quindi accomodandosi. 
Morgan si fregò le mani soddisfatto. Avrebbe incassato molte sterline quella sera e le sue spogliarelliste sarebbero state libere di accontentare gli altri clienti. Meglio di così non poteva andare.
Dopo aver fatto accomodare il gruppo di uomini, Stephen andò nel retro a chiamare la sua cameriera più affidabile: Jean Granger.
«Gli ospiti della saletta privata non hanno intenzione di usufruire del nostro intrattenimento quindi li lascio nelle tue mani, mi raccomando.» Jean era senza dubbio la sua cameriera migliore. L’uomo le affidava sempre i clienti più problematici e quelli che non desideravano un altro genere di intrattenimento. La Granger era infatti l’unica del suo personale che si fosse rifiutata di diventare una spogliarellista quando lui glielo aveva proposto. La donna era molto orgogliosa e nonostante non navigasse in buone acque e avesse anche un lavoro come cameriera di giorno per sopperire alle spese, aveva sempre rifiutato di diventare “ballerina”. Se fosse stata Jean a occuparsi di quella tavolata, lui avrebbe potuto sfruttare al massimo le altre ragazze, guadagnando un sacco di soldi.
Hermione lavorava in quel locale equivoco da un paio d’anni sotto falso nome. Da quando aveva lasciato alle sue spalle la vita nel mondo magico, le cose per lei erano state parecchio dure. Per il mondo babbano lei non esisteva, aveva quindi speso tutti i soldi che aveva per poter avere un documento d’identità che le consentisse di trovare un lavoro. Non potendo però mostrare il tipo di istruzione con cui era stata formata, l’unico lavoro che aveva trovato era stato quello di cameriera. Lavorare come cameriera in quel sexy club le consentiva di pagarsi un monolocale in affitto in una zona di periferia. Cosa che con lavori diurni era stato impossibile ottenere. Per questo motivo nonostante odiasse l’uniforme poco coprente e il genere di frequentatori del locale, la riccia era resistita per ben due anni senza scappare. Per fortuna la divisa comprendeva una maschera. Così Hermione si sentiva in qualche modo protetta dallo sguardo giudicatore dei clienti del locale. Aveva cominciato a farsi chiamare con il suo secondo nome e ogni sera ingoiava il suo orgoglio e si recava al lavoro. Nonostante Morgan le avesse fatto una proposta economicamente molto soddisfacente per convincerla a diventare una ballerina, Hermione aveva seccamente rifiutato. Lei non era quel genere di persona. Non si sarebbe trovata a suo agio nei panni di ballerina in un strip club.
Appena la riccia entrò nella saletta privata, il sangue le si gelò nelle vene. Sembrava un incubo. In quella stanza erano presenti i suoi più cari amici e anche i suoi acerrimi nemici, tutti insieme nella stessa stanza senza nemmeno lasciarsi qualche maledizione. In un’altra circostanza Hermione avrebbe riso a crepapelle assistendo a quella scena. Ma servire il loro tavolo sarebbe stato troppo rischioso.
«Stephen ti prego, puoi affidare i clienti della saletta privata a qualcun’altra?» Chiese la riccia sgattaiolando fuori dalla stanza senza farsi vedere da nessuno degli ospiti.
«Non se ne parla Jean. Tu sei l’unica che si rifiuta di ballare quindi mi serve che sia tu a servirli visto che non vogliono nessun tipo di “balletto.”» Rispose il proprietario serio in volto. La testardaggine di quella ragazza gli sarebbe potuto costare molte sterline quella sera.
«Io non me la sento per favore... credo di non stare molto bene.» Provò nuovamente Hermione.
«Ascoltami bene o servi gli ospiti della saletta privata o sei licenziata.» Disse l’uomo conscio che la riccia non avrebbe potuto perdere quel lavoro. 



 

To be continued...




Ecco un piccolo regalo un po’ in ritardo. E’ una Dramione natalizia e non sarà molto lunga.  Avevo questa storia in testa da molto tempo e il periodo di festa l’ha fatta tornare prepotentemente nei miei pensieri. Spero che questo piccolo intermezzo prima di tornare alle altre storie sia di vostro gradimento. 
A presto e Auguri di Buon Natale e uno spumeggiante 2019
Lyn

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 Uno strano addio al celibato ***


Vi lascio alla lettura del primo capitolo della storia. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Lyn


 


Capitolo 1 

Uno strano addio al celibato


 



La riccia non aveva  altra scelta. Se avesse perso quel lavoro, il padrone di casa l’avrebbe sbattuta fuori senza farsi problemi. Per questo motivo Hermione decise di rischiare e servire il tavolo della sala vip. 
Quando la donna entrò nella stanza pensò di avere le traveggole. Draco Malfoy e Neville stavano conversando amabilmente. Anzi l’ex grifondoro aveva stretto la mano  di Malfoy come se fossero amici di vecchia data.
«Buonasera, il mio nome è Jean e per stasera sarò la vostra cameriera.» Disse la donna con fare professionale.
Draco, sentendo quella voce alzò la testa, guardando attentamente la ragazza mascherata. Quel timbro gli era così  famigliare che attrasse subito  la sua attenzione. 
I due si guardarono negli occhi per un lungo istante. Poi Hermione distolse lo sguardo, più per timore di essere scoperta che per disagio. Era la prima volta che aveva modo di guardare con attenzione le iridi del serpeverde e trovò quello sguardo profondo del colore del cielo in tempesta, così intenso da restarne quasi ammaliata.
SI schiarì la voce per non avere un tono esitante, poi continuò a parlare. «Se vi accomodate, comincerò a servire l’antipasto. Chi di voi è il futuro sposo?» Chiese sperando con tutto il suo cuore che non fosse Harry, Neville oppure Malfoy.
A quella domanda Draco scattò in piedi, dirigendosi a grandi passi verso la donna mascherata.
«Signorina Jean, posso parlarle un minuto in privato?» Domandò cortese.
La riccia fece segno di seguirla in corridoio, attendendo poi di sentire cosa aveva da dirle “il futuro sposo” di così segreto. La donna non riusciva a capire il motivo per cui scoprire che fosse lui che si sposava la infastidisse così tanto.
«Mi chiamo Draco Malfoy e sono il testimone dello sposo...» Esordì l’uomo sorridendole.
«Draco...» Ripeté lei, chiamandolo per la prima volta in vita sua per nome. Non aveva mai potuto essere così informale con lui. D’altra parte non si sarebbe mai sognata di chiamarlo per nome a scuola, visto il modo poco civile con cui lui si comportava,
«Lo so, non è un nome molto comune, deriva...» 
«Prende il nome dalla costellazione del Drago...» Disse Hermione interrompendo la sua spiegazione.
Quella frase e il modo in cui la cameriera la disse, lasciarono il biondo senza parole per qualche istante. «Non pensavo che avesse conoscenze di astronomia.» Esclamò infine shoccato.
A quella affermazione la riccia si irrigidì: «Ma certo, come potrebbe mai una ba.. una cameriera essere minimamente istruita. Le do una notizia signor Malfoy, il lavoro che fai non identifica chi sei.» Non riuscì a trattenersi dal dire. 
Per un momento la donna temette di aver parlato troppo. Le tornò in mente quando Lucius Malfoy era riuscito a far quasi tagliare la testa a Fierobecco durante il suo terzo anno. Una sola parola di lamentela nei suoi confronti sarebbero bastati per farle perdere il lavoro. Perché la verità era che al signor Morgan non importava un fico secco dei suoi dipendenti. La prima regola per lavorare in quel posto era di non reagire per la maleducazione dei clienti e non essere troppo dura nel rifiutare le loro avance. «Io... mi scuso per il modo brusco in cui le ho risposto.» Si costrinse a dire Hermione, sperando che il giovane Malfoy non fosse crudele come era stato un tempo, come avrebbe fatto Lucius se fosse stato al suo posto.
«Non si scusi. Sono io che mi devo essere espresso male. Per me era solo strano scoprire che qualcun altro oltre a me è appassionato di astronomia. Non c’entra niente il lavoro che fa per vivere.» Spiegò il biondo. Era rimasto interdetto dalle parole di quella cameriera perché quella donna le ricordava tremendamente una persona del suo passato. Una persona che non perdeva l’occasione per tenergli testa. Il vecchio Draco probabilmente non avrebbe permesso a nessuno di parlargli in quel modo. Ma era tanto tempo che ormai lui non era più quel genere di persona.
La donna rifletté su quelle parole. In effetti forse aveva mal giudicato il serpeverde, probabilmente per via dei loro trascorsi. Trascorsi che per altro il biondo non sapeva nemmeno di avere con lei. «Beh in effetti l’astronomia non è una materia che in molti studiano. Di solito è la passione per le stelle e per i miti che la circondano che possono attrarre. Per lo meno questo è quello che mi ha attratto dello studio delle stelle fin da piccola.» Mormorò la riccia tranquillizzandosi. Non sapeva perché si fosse spinta a confidargli quella cosa. Una cosa era certa, i modi del serpeverde erano totalmente diversi da quelli che usava con lei a scuola. Visto che lui pensava di star parlando con una normalissima babbana, questo faceva ben sperare che l’uomo avesse cambiato radicalmente le sue vedute. «Voleva chiedermi qualcosa Signor Malfoy?» Chiese poi per tornare su un argomento meno personale.
L’uomo sembrò ridestarsi dai suoi pensieri a quella domanda. «Si, vede siamo in una situazione imbarazzante. L’altro testimone di nozze ha pensato di organizzare per lo sposo dell’intrattenimento fatto di “spettacoli”... Lo sposo, il signor Zabini, ha detto chiaramente al proprietario del locale che non vorremmo usufruire di questo tipo di intrattenimento. Vorrei solo assicurarmi che le volontà dello sposo siano rispettate. »  Spiegò Draco lievemente a disagio. Probabilmente in un’altra circostanza se ne sarebbe fregato di come si sarebbe svolta la serata, ma ci teneva a non rovinare la festa di Blaise. Senza contare che dal primo momento in cui aveva sentito la voce della cameriera aveva desiderato parlare con lei. «Alla festa sono presenti anche due amici della sposa e ci tengo che con loro non ci sia nessun tipo di malinteso.»
Hermione si soffermò a pensare a chi sarebbe stata la futura sposa di Zabini. Probabilmente Harry e Neville erano gli amici della sposa e questo le faceva pensare di conoscere la ragazza in questione . Luna era l’unica ragazza a parte Ginny  che ad Hermione venne in mente come futura signora Zabini. Ma visto che erano passati diversi anni dal loro ultimo incontro magari i due grifondoro avevano fatto amicizia anche con qualcun’altra. «Non si preoccupi, io sono l’unica delle cameriere a non essere anche una “ballerina”. Per questo il signor Morgan mi ha affidato a voi. Vi aspetta una tranquilla serata di mangiate e bevute insieme allo sposo.» Rispose Hermione sorridendogli. Sarebbe stato bello per una sera non doversi guardare le spalle per evitare pacche amichevoli sul sedere o battutine sconce. 
Draco si sentì sollevato da quella notizia.  Nella sua testa si ripeteva che era solo contento che Blaise avesse la festa che avrebbe sempre voluto ma la verità era che pensare a Jean come ad una ballerina di lap dance o altro, lo disturbava. La vedeva già poco adatta a quel locale, pensarla anche come ballerina era proprio una cosa che stonava con l’idea che si era fatto di lei parlandoci insieme. «La ringrazio signorina Jean.» rispose quindi u po’ riluttante nel congedarsi dalla sua compagnia.
«Di nulla... se adesso vuole accomodarsi comincerò a servire gli antipasti.» 




Nel frattempo Harry approfittò che Malfoy si fosse allontanato per parlare con la cameriera, per chiedere all’amico qualcosa sul serpeverde. «Neville scusa ma da quando tu e Malfoy siete in così buoni rapporti? Prima quando lo hai salutato lo hai anche chiamato per nome...» Domandò curioso il moro.
«Draco è molto migliorato dai tempi della scuola...» Rispose Neville criptico.
«E tu come hai fatto a scoprire “questo miglioramento”?» Insistette Harry. « Da quello che so Malfoy vive negli Stati Uniti. Non penso ci siano state grandi occasioni di incontro.» 
«Beh,  questa è una notizia che non è stata resa pubblica, ma l’anno scorso lui mi ha aiutato con i miei genitori...sai che è un medimago.» Sussurrò Neville per non farsi sentire dagli altri. « Beh si è specializzato nel trattamento di soggetti che hanno subito torture tramite incantesimo o vittime di un Oblivion mal riuscito. Lui mi ha ridato i miei  genitori e di questo non potrò mai smettere di essergliene grato.» Aggiunse sincero Neville lanciando un’occhiata al serpeverde.
Harry rimase stupito da quella rivelazione. «Oh, ma questa è una splendida notizia! Sono contento che grazie a lui ,tu li abbia ritrovati. Si sono ripresi completamente?»
«Si, ci è voluto del tempo ma adesso stanno bene. Se vuoi vieni a trovarci. Per loro è come essersi risvegliati da un incubo durato vent’anni. Sono sicuro che gli piacerebbe conoscerti e parlare con te dei tuoi genitori.» Esclamò Neville sorridendo.
«Verrò sicuramente a trovarli...» Rispose il moro facendosi pensieroso.
«C’è qualcosa che non va? Non volevo rovinarti completamente una serata che per te deve essere difficile.» Rispose Paciock rammaricato per aver parlato dei genitori dell’amico. 
«Rovinarmi completamente? E per quale motivo scusa?» 
«Beh un conto è rimanere amico della tua ex, ma andare all’addio al celibato del suo nuovo fidanzato mi sembra un tantino esagerato non trovi?» 
«Sciocchezze, io e Ginny siamo in ottimi rapporti. Il disastro successo tra Hermione e Ron ci aiutato a capire che eravamo rimasti insieme solo perché era quello che tutti si aspettavano da noi. Sai per me i Weasley sono come una famiglia e Ginny era solo attaccata all’idea di sposare il suo primo amore. La verità era che ormai ci consideravamo più come fratello e sorella piuttosto che come amanti.» Spiegò Harry sorridendo. «La nostra separazione ha consentito a Ginny di conoscere veramente Zabini e so che sono fatti per stare insieme. Io dal canto mio ho conosciuto la vera Daphne grazie alle volte che sono andato al Ministero per lavoro.»
«Ad essere sincero sono rimasto veramente sorpreso quando mi hai detto che ti eri messo con l’algida regina di ghiaccio di serpeverde...» Commentò Neville ridacchiando.
«Penso che ti beccheresti una bella fattura se lei sentisse come l’hai chiamata.» Lo redarguì il moro. «Daphne ha avuto il coraggio di ribellarsi alla sua famiglia che la voleva a casa a cercare marito invece che al lavoro ad aiutare a ricostruire tutto quello che la guerra ci ha portato via.»
«Ehi non ti scaldare, stavo scherzando...» Esclamò Neville incerto. «Ancora non mi hai detto perché ti sei rabbuiato prima?»  Aggiunse poi ricordandosi l’espressione malinconica che l’amico aveva assunto pochi istanti prima.
«Pensavo solo che Malfoy avrebbe potuto aiutare Hermione se lei non fosse scomparsa..» 
«Aiutare la Granger a far cosa?» Chiese Draco tornando al tavolo. Aveva sentito l’ultima affermazione di Potter e si era incuriosito.
«Niente Malfoy...» Disse Harry evasivo.
«Per Salazar Potter sputa il rospo. Ti assicuro che non mordo!» Esclamò esasperato il biondo. Proprio non capiva cosa Daphne ci trovasse in lui.
Harry lanciò un’occhiata a Neville che con uno sguardo lo incitò a parlare. «I genitori di Hermione hanno subito un Oblivion durante la guerra e quando il conflitto è finito lei non è riuscita ad eseguire il controincantesimo.» 
Probabilmente il vecchio Draco avrebbe deriso la riccia per non essere stata infallibile come era il suo solito. Ma lui invece non trovava quell’argomento divertente, anzi. «Quanto era esteso l’Oblivion? Che ricordi includeva?» Chiese professionale. Quando era partito per gli Stati Uniti il suo scopo era diventare una persona migliore. Voleva diventare degno di quei sentimenti che aveva provato per molti anni ma che non aveva mai avuto il coraggio di esprimere a voce alta. Era consapevole che quando sarebbe riuscito nel suo intento probabilmente “Hermione” sarebbe già stata sposata con Weasley. Ma questo non l’aveva dissuaso.  Da Blaise l’uomo aveva però saputo che le cose non erano andate come ci si sarebbe aspettati. Il rosso aveva sposato la piccola Delacourt e viveva in Francia mentre della Granger si era persa ogni traccia. In quanto a coraggio Draco non era cambiato dai tempi della scuola. Non aveva voluto chiedere nulla all’amico della sparizione della riccia. Ma quella sera sembrava che si presentasse l’occasione giusta per scoprire cosa fosse successo alla strega e magari lui avrebbe potuto per una volta aiutarla.
Harry tentennò a rispondere. Quello che aveva fatto l’amica era contro le leggi magiche, andarlo a dire a Malfoy poteva non essere saggio. 
«Coraggio Potter. Se non vado errato tra noi due chi rappresenta la legge sei tu. Io sono solo un medimago. La mia è curiosità professionale.»  Lo incitò il biondo cercando di non far capire quanto fosse interessato a scoprire di più di quella faccenda.
Harry ci pensò su qualche istante e poi decise che non aveva nulla da perdere nel parlare di quella cosa. Hermione era scomparsa, quindi anche volendo Malfoy non avrebbe potuto farle nulla di male. «L’Oblivion che ha colpito i genitori di Hermione era molto esteso. È stato rimosso dalle loro menti il ricordo dell’esistenza della figlia .»
Draco impallidì sentendo quella confessione. «Chi le ha fatto una cosa del genere?» Chiese cominciando a riflettere su quale Mangiamorte sarebbe arrivato a tanto per colpire la strega.
Harry guardò nuovamente Neville e fu proprio quest’ultimo a trovare il coraggio di dire quello che l’amico non aveva ancora detto. «Hermione aveva paura che la sua famiglia sarebbe stata in pericolo rimanendo in Inghilterra. Ma conosceva molto bene i suoi e sapeva che non avrebbero mai accettato di scappare e abbandonarla da sola a combattere quella guerra. Per questo ha preso una decisione così drastica. Ha rimosso qualsiasi traccia della sua esistenza dalle loro menti e ha insinuato in loro l’idea di trasferirsi in Australia.» 
Draco rimase qualche istante in silenzio assorbendo la notizia appena ricevuta. Aveva sempre saputo quanto la riccia fosse coraggiosa, ma sapere  quello che aveva sacrificato per la sicurezza della sua famiglia la rendeva ancora più pregevole ai suoi occhi. «È normale che non sia riuscita a restituirgli la memoria con il controincantesimo tradizionale.» Disse cercando di sembrare distaccato. «I’entità dei ricordi rimossi era vasta e la zona interessata del cervello molto estesa...» Aggiunse professionale.
«Dite alla Granger di contattarmi. Vorrei provare ad aiutarla a far recuperare i ricordi ai suoi genitori. Ditele anche di star tranquilla perché non parlerò con nessuno di tutto questo. Neville ha tutti i miei recapiti e può rintracciarmi in qualsiasi momento.» Pensare di aiutare Hermione dava una bella sensazione al biondo.
«Purtroppo non siamo più in contatto con lei.» Disse Harry rammaricato.
«Come, non siete più in contatto? » Disse sbalordito il biondo. Da come aveva sempre visto Uniti quei due, non pensava che si sarebbero persi di vista.
«No, Hermione è sparita cinque anni fa. Penso che l’idea di non riuscire a restituire la memoria ai genitori sia stato devastante per lei.» 
«E tu non l’hai cercata?» Chiese Draco con una nota di forte biasimo nella voce.
«Ho pensato avesse bisogno di tempo e che sarebbe tornata da sola quando fosse stata più tranquilla.» 
« Che Salazar mi salvi da amici grifondoro...» Fu il suo unico commento.
«Che intendi dire scusa?» Chiese Harry risentito da quelle parole.
«Hai sempre professato quanto la Granger fosse la tua più cara amica, quasi una sorella...» Spiegò il biondo con una nota di disgusto nella voce. « Poi lei sparisce e tu te ne freghi e aspetti che si faccia viva nuovamente...» 
« Cosa avrei dovuto fare scusa? Legarla al letto e aspettare che rinsavisse?» Domandò con stizza il moro.
«Io l’avrei fatto se fosse stato necessario.» Rispose il biondo dipingendosi in faccia uno di quei ghigni che ai tempi della scuola avevano avuto il potere di far imbestialire Harry.
«Non lo metto in dubbio furetto.»
A sentire quell’epiteto anche il sangue di Draco andò alla testa. Potter aveva il potere di tirare fuori il peggio di lui.
«Dai ragazzi calmiamoci entrambi. Siamo qui per festeggiare Zabini.» Disse Neville cercando di calmare le acque.
Draco annuì e si girò verso l’amico senza più degnare Harry nemmeno di uno sguardo.




La serata sembrava svolgersi in maniera piuttosto tranquilla per Hermione.  Certo, la riccia cercava di tenersi a debita distanza dai due ex compagni di casa per non essere scoperta. Rivederli aveva suscitato però in lei una profonda malinconia. Aveva deciso di tagliare i ponti con tutto quello che avesse a che fare con la magia perché riteneva quest’ultima responsabile di tutte le sue sventure. In questo modo però si era privata anche di tutti quelli che considerava la sua famiglia. Si era isolata e ormai cercava solo di sopravvivere a quella mediocre quotidianità. La donna ebbe l’istinto di prendere l’amico da parte e togliersi la maschera, rivelando chi fosse veramente. Ma si vergognava troppo di quello che era diventata per fare una mossa simile.
La serata era quasi terminata e la riccia si apprestò a servire il dolce. Quando arrivò in prossimità della parte del tavolo dove era seduto Goyle, Hermione sentì chiaramente una viscida mano poggiarsi sul suo fondoschiena. Si girò lanciando un’occhiataccia al padrone dell’arto. « Metti subito giù quelle luride mani razza di scimmione che non sei altro!» Si lasciò sfuggire la donna. Normalmente non avrebbe dovuto reagire in quel modo, ma in quel momento non era riuscita a trattenersi.
«Andiamo, dovresti esserci abituata penso...» Rispose Gregory ghignando. «A proposito il fatto che allo sposo non interessi nessun spettacolo o dopo spettacolo non vuol dire che a noi altri non farebbe piacere. Potremmo metterci d’accordo per un extra ben pagato.»  Aggiunse lascivo.
Draco sentì le parole dell’ex compagno di casa e non ci vide più dalla rabbia. «Il mio amico ha bevuto troppo, la prego di scusarlo per il suo comportamento poco gentile.» Disse avvicinandosi al moro e guardandolo in modo poco amichevole.
«Andiamo Draco. Non l’ho mica offesa. Riceverà ogni giorno proposte del genere. È il suo lavoro!» Esclamò Goyle contrariato per l’intervento dell’amico.
«Il suo lavoro è fare la cameriera non farsi palpare da uno come te e nemmeno ricevere proposte oscene.»  Spiegò in tono duro. « Ora a meno che tu non voglia ritrovarti senza una mano ti consiglio di scusarti immediatamente.» 
Le minacce di Malfoy incutevano ancora una certa presa sui suoi ex lacchè. « D’accordo. Mi scusi signorina Jean.» Disse il moro di malavoglia. «Malfoy sei diventato veramente un insopportabile buon samaritano.» Aggiunse poi guardando l’ex compagno di casa con aria disgustata.
«Forse è meglio finire qui la serata.» Disse Blaise vedendo che gli animi si stavano scaldando.
Tutti si alzarono e si diressero verso l’uscita. Draco fu l’ultimo a lasciare il locale. Prima di andarsene fermò la cameriera. « Volevo ancora scusarmi per il comportamento del mio conoscente di questa sera.» 
«Non si preoccupi signor Malfoy. Il suo amico ha ragione. Chi fa questo lavoro dovrebbe aspettarsi questo tipo di comportamento dai clienti..» Rispose la riccia senza il coraggio di guardare l’uomo negli occhi,
« Questo non significa che sia un comportamento corretto.» Esclamò Draco con convinzione. Aveva capito che quello non era il posto adatto per quella giovane donna e avrebbe voluto tanto fare di più. «Questa è la mancia per il servizio che abbiamo ricevuto questa sera.» Aggiunse mettendo tra le mani di Hermione  trecento sterline . 
La riccia guardò sbalordita la somma che l’uomo le aveva lasciato. « mi sembra troppo per una sola serata.» Disse cercando di restituirgli il denaro.
«Non sia sciocca e li accetti. Magari potrebbe prendersi un bel libro di astronomia e rispolverare la sua vecchia passione.» Esclamò il biondo rimettendo il denaro tra le mani della cameriera.
Hermione capitolò accettando la lauta mancia. « La ringrazio signor Malfoy.» 
«Chiamami Draco. Signor Malfoy mi fa pensare a mio padre e ti assicuro che non sarebbero bei pensieri. Dopotutto dovremmo avere più o meno la stessa età.» 
«D’accordo allora. Grazie Draco.» Rispose sinceramente Hermione.




Eccoci arrivati al secondo capitolo di questa mini storia. So che magari il comportamento di questo Draco possa sembrare molto discordante dall’originale. Beh penso che la guerra non abbia cambiato solo Hermione. Sono passati più di cinque anni dalla fine del conflitto e il biondo in questo periodo ha cercato di trovare il modo per fare ammenda per tutto quello che ha causato. Secondo me è normale che tutto questo possa cambiare il giovane Malfoy. Spero comunque di aver lasciato intravvedere (specialmente nel battibecco con Harry) un po’ del vecchio Draco. Perché si può maturare ma questo non snatura totalmente il nostro essere.
A presto con il prossimo capitolo
Lyn 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 Vedersi per la prima volta ***


Vi lascio alla lettura del capitolo. 
Ci vediamo in basso per i commenti.
Buona lettura 
Lyn.

 

Capitolo 2
Vedersi per la prima volta

 

Harry Potter si aggirava nervoso nella sala d’aspetto dello studio. Al moro rimbombavano in testa le parole che la sera prima gli aveva detto Malfoy. Parole che anche a detta della sua fidanzata non erano poi così campate in aria. Quando infatti Harry aveva raccontato a Daphne la discussione avuta con il suo ex compagno di casa, la donna aveva risposto che “Draco” non aveva tutti i torti a parlare in quel modo. Il moro a quell’uscita ci era rimasto un po’ male perché la bionda conosceva tutta la storia nel dettaglio e sapeva perfettamente che quando Hermione era sparita lui era in accademia che studiava per diventare Auror e che quello era stato un periodo per il Salvatore del Mondo magico, difficilissimo visti  anche i problemi che aveva con la sua allora fidanzata Ginny. Quando finalmente il ragazzo aveva avuto un attimo di tregua con gli studi ed era riuscito a risolvere “definitivamente” i problemi con la rossa, di Hermione si erano perse ormai tutte le tracce. Forse era stato utopistico pensare che la sua migliore amica sarebbe tornata da sola, quando si fosse calmata. Ma era questo che Harry aveva continuato a ripetersi nei mesi successivi alla scomparsa della riccia. Dopo mesi di attesa, Harry aveva cominciato a temere che la sua migliore amica non sarebbe più tornata sui suoi passi e allora aveva fatto qualche tentativo per rintracciare la riccia, ma senza successo. Logicamente il moro non aveva voluto parlare troppo nel dettaglio di quello che aveva o non aveva fatto per ritrovare Hermione proprio con Malfoy . I tempi e le persone potevano essere anche mutate negli anni, ma la rivalità che nutriva il grifone nei confronti dell’algido principe delle serpi, beh quella sarebbe sempre rimasta, anche fra un milione di anni.
Quando due settimane prima, la futura sposa aveva chiesto al moro come regalo di nozze di ritrovare l’amica perduta, Harry si era messo le mani nei capelli disperato. Era logico pensare che se non era riuscito a ritrovare l’amica a pochi mesi dalla sua scomparsa, era poco realistico pensare di riuscire a rintracciarla a distanza di tanti anni. Per questo motivo il moro si era deciso a usufruire di metodi di ricerca più tradizionali. Aveva ingaggiato un investigatore babbano chiedendogli di rintracciarla. Quel giorno il mago era stato convocato proprio per essere informato delle scoperte fatte.
«Prego, si accomodi signor Potter.» Disse il babbano facendolo accomodare nel suo studio. Quel nuovo cliente gli era sembrato un po’ sospetto. Gli aveva chiesto di rintracciare una persona che sembrava un fantasma e quando il detective aveva fatto qualche ricerca sul suo nuovo cliente, aveva scoperto con stupore che anche del moro non c’erano informazioni, se non risalenti a decenni prima. Arthur Drake tuttavia era in serie ristrettezze economiche e il fantomatico signor Potter gli aveva dato un bell’anticipo in contanti. «Ho fatto diverse ricerche e pare che in tutta l’Inghilterra non ci sono tracce di nessuna Hermione Granger. Ho provato a cercarla, come da suo suggerimento anche in Australia e nemmeno lì ho trovato nessuno con quel nome che corrisponda alla sua descrizione.» 
« Capisco...» Rispose Harry affranto dal non essere riuscito nemmeno in questo modo a rintracciare la riccia. In cuor suo sperava che all’amica non fosse successo niente di brutto.  
«Ho pensato tuttavia che se la donna voleva tagliare i ponti con il passato magari aveva cambiato nome e così ho fatto qualche ricerca su tutte le ragazze dell’età della sua amica che si chiamino Granger di cognome. Ne ho trovate una decina e ho preso informazioni su ognuna di loro.» Aggiunse il babbano passandogli l’elenco di donne che potessero avere una qualche similitudine con la donna  in questione.
Lo sguardo di Harry si illuminò di nuova speranza. Cominciò a leggere i vari nomi sull’elenco, soffermandosi su uno in particolare. «Cosa mi sa dire di questa “Jean Granger”?»  Chiese attirato dal fatto che il secondo nome dell’amica fosse proprio Jean.
«Mhm, lei mi è sembrata una persona un poco sospetta. Il documento d’identità penso sia stato falsificato in quanto sembra che prima di quattro anni e mezzo fa sembra che la donna non esistesse.» Disse Drake prendendo il fascicolo. «Non sembra abbia frequentato nessuna scuola prima di allora. Al momento ha dato gli esami da privatista per i primi tre anni delle scuole superiori e ha un lavoro part time come cameriera presso un caffè in centro.» 
«Pensa che sia sospetta solo perché non ci sono informazioni sulla sua istruzione?» Chiese il moro sempre più convinto che Jean Granger potesse essere l’amica scomparsa.
«No, penso che sia sospetta anche perché con il solo lavoro part time che risulta dalla scheda la signorina Granger non riuscirebbe mai a permettersi un qualsiasi appartamento a Londra, sebbene la zona dove abita non sia tra le più sicure della città. Oltre a questo gli esami da privatista a scuola sono molto costosi. Sicuramente la donna ha un altro lavoro in nero.»
«Mi potrebbe dare l’indirizzo del lavoro di questa Jean Granger? Penso che possa essere lei la mia amica scomparsa.» Disse Harry sempre più convinto che quella potesse essere proprio Hermione.
«Certo, vi lascio l’indirizzo del Café dove lavora la ragazza. Vorrei avvisarla però che dalle mie ricerche risulta che il suo prossimo turno di lavoro sarà solo domani pomeriggio dalle 15 alle 18,30.» Disse l’investigatore contento di aver forse risolto in tempi più brevi del previsto il caso in corso.


Draco aveva cenato a casa con la madre quella sera. L’intenzione dell’uomo sarebbe stata quella di rimanere a casa con la donna e Willow, ma da quando si era ritirato in stanza dopo cena non aveva fatto altro che tornargli in mente la donna del locale dove era stato la sera precedente. Willow leccò la faccia del padrone ridestandolo dai suoi pensieri.
«Scusami cucciola. Oggi non ti ho proprio dato troppo retta.» Disse il biondo grattando la pancia dell’animale. Sapeva che la cagnolona adorava quel tipo di attenzioni. Dopo qualche minuto di coccole, l’uomo tornò a pensare a “Jean” perdendosi nuovamente nei suoi pensieri. Willow abbaiò per richiamare nuovamente l’attenzione del padrone.
«Hai mai avuto la sensazione di aver perso qualcosa d’importante?» Domandò come se stesse parlando con un confidente.  L’animale inclinò la testa tendendo le orecchie come se stesse ascoltando. Poi si avvicinò all’attaccapanni dove la giacca che aveva usato la sera prima era appesa.
«Dici che dovrei tornare al locale? Cercare di conoscerla meglio?»  Più che una domanda era una riflessione la sua. Infatti si avvicinò e mise l’indumento, mettendo senza pensarci le mani in tasca.  Si ritrovò in mano la strana moneta che la vecchia a Diagon Alley gli aveva dato il giorno precedente e decise che per una volta in vita sua non avrebbe dato retta alla sua razionalità ma solo all’istinto. Con quel pensiero in mente si smaterializzò in un vicolo vicino al Morgan Sexy Entertainment.


Hermione era arrivata da poco al locale quando venne chiamata dal titolare. «Questa sera Jean non servirai ai tavoli. A quanto pare  ieri sera devi avere fatto colpo su uno degli invitati all’addio al celibato, perché l’ospite mi ha offerto una cifra considerevole per godere della tua compagnia per tutta la serata. » Disse l’uomo con fare lascivo.
La riccia sgranò gli occhi shoccata dalla notizia. Nella sua testa si fece strada l’immagine di Goyle che chiedeva di poter passare la serata con lei e la cosa la disgustò molto. «Io non faccio questo genere di servizi se per caso l’avesse dimenticato.» Esclamò lei mordendosi il labbro.
«Lo so ma questa sera dovrai fare un’eccezione.... Il cliente vuole solo la tua compagnia e ha offerto una cifra considerevole quindi non ho potuto dirgli di no.» Hermione sbuffò contrariata. Se veramente Goyle avesse pagato una cifra considerevole solo per passare la serata con lei, come avrebbe fatto a respingerlo. «Mi dispiace ma mi rifiuto di fare da “accompagnatrice” a qualche viscido riccone solo perché le ha offerto molte sterline.» Esclamò incrociando le braccia al petto.
«Sentimi bene carina. Ti tengo qui solo perché c’è molto da fare e tu sei una cameriera veloce e molto affidabile ma se mi fai perdere un cliente come il signor Malfoy, puoi andare pure a raccattare le tue cose e non farti più vedere.» Disse Morgan minaccioso.
«Il cliente che vuole una serata in esclusiva con me è Malfoy?»  Chiese incredula la riccia.
«Si, ho accettato anche perché non mi sembrava che ti dispiacesse parlare con lui ieri sera. Ti ha anche lasciato una cospicua mancia...»
«Parla forse di quelle trecento sterline che ha intascato quasi interamente lei?» Domandò la riccia con stizza. Di tutti i soldi che aveva lasciato il serpeverde a lei erano rimaste solo cinquanta sterline, che anche se erano comunque tantissimi soldi non erano la percentuale giusta che avrebbe dovuto percepire.
«Lo sai benissimo che prendo il 70% di tutte le vostre mance. La cosa non ti dovrebbe sorprendere!» Replicò l’uomo con noncuranza .
«Il 70% di trecento sterline sono 210 e non 250 sterline!» Disse Hermione contrariata.
«Si ma ieri sera mi aspettavo molte più entrate da quel tavolo.» Borbottò Morgan. «Senza contare che è stata per te una serata molto più tranquilla e comunque redditizia del solito.» Aggiunse poi chiudendo l’argomento. «In ogni caso torniamo a questa sera. Hai intenzione di passare la serata con il signor Malfoy o devo cercarmi un’altra cameriera?» 
Hermione ci pensò su qualche istante e poi decise di accettare. Aveva sempre saputo tener testa al furetto e poi l’uomo le sembrava cambiato dai tempi della scuola e la riccia era curiosa di parlargli nuovamente. In fin dei conti, con quella maschera addosso lei aveva un vantaggio rispetto al solito. Per una volta poteva concedersi di guardare Malfoy senza essere giudicata da lui in alcun modo. Senza contare il fatto che senza quel lavoro non avrebbe saputo come mantenersi.
La riccia entrò quindi guardinga nella piccola saletta che il biondo aveva riservato per la serata. «Buonasera signor Malfoy. Il titolare mi ha detto che ha “prenotato” una serata con me. » Disse la riccia con voce tagliente 
«Ma come? Siamo tornati al “Signor Malfoy”? Mi sembrava che avessimo stabilito che puoi chiamarmi Draco.» Rispose l’uomo cercando di mettere a suo agio la donna. Aveva notato il tono molto scostante che aveva usato quando era entrata nella stanza.
«Si avevo acconsentito a chiamarla per nome ieri visto che era stato corretto e gentile nei miei riguardi...»  Cominciò a spiegare la riccia un poco in difficoltà. Non poteva rispondergli troppo duramente perché sarebbe stata certamente ripresa dal titolare. Visto che ogni stanza del locale era dotata di telecamera di sorveglianza doveva dosare le sue parole.
«le ho forse mancato di rispetto in qualche modo?» Chiese l’uomo perplesso.
Hermione rimase in silenzio qualche istante prima di rispondere alla sua domanda.: «Pensavo di essere stata chiara ieri quando ho detto che io in questo locale faccio unicamente la cameriera... Non faccio spettacolini.» 
Il volto di Draco si illuminò, capendo il motivo del comportamento della donna. «Penso che siamo vittima dell’ennesimo equivoco Jean. Io non desidero alcun spettacolino da lei. Ho solo pensato che per lei sarebbe stata una serata meno peggiore di tante altre, se l’avesse passata in mia compagnia a conversare.» 
«Conversare? Tu hai pagato una cifra spropositata di denaro per conversare con me?» Domandò la donna incredula. Ricordava la fama che aveva accompagnato il biondo a Hogwarts ed era sicura che nessuna delle ragazze con cui il biondo era uscito aveva “solamente conversato” con lui. «Io non capisco...» Aggiunse sincera.
«Non c’è niente da capire Jean. Io ho solo deciso di passare una serata diversa e ho pensato che nemmeno tu avresti disdegnato una serata di questo tipo una volta tanto.» Rispose Draco non volendo ammettere che lei l’aveva così colpito che aveva continuato a pensare a lei per gran parte della giornata . «Comunque il fatto che tu mi abbia dato del tu mi fa ben sperare che ricomincerai a chiamarmi Draco.» Disse poi per stemperare un po’ l’atmosfera.
Se cinque anni prima qualcuno le avesse detto come sarebbe cambiato Draco Malfoy, probabilmente gli avrebbe riso in faccia o l’avrebbe preso per pazzo. Era chiaro però che il biondo era un uomo molto diverso dal ragazzino che l’aveva tormentata ai tempi della scuola. Ne era anche una prova lampante il fatto che Harry e soprattutto  Neville fossero entrati così in confidenza con lui. «Hai ragione, nemmeno io “Draco” disdegno una serata  di tranquille chiacchiere con te.» Esclamò lei più serena.
I due s accomodarono e il biondo prese la bottiglia di champagne che aveva ordinato stappandola e riempiendo i due bicchieri vuoti appoggiati sul tavolo.
«Quel lavoro spetterebbe a me...» Disse Hermione incerta.
«Tutto quello che stasera ci si aspetta da te è una buona conversazione .» Replicò lui sorridendo. «Spero che lo champagne ti piaccia piuttosto...»  Aggiunse poi rendendosi conto di non essersi nemmeno informato prima se la bevanda fosse di gradimento della sua accompagnatrice.
«Lo champagne mi piace, ma se devo essere sincera non sono una gran bevitrice, quindi dovrò stare attenta di non esagerare.» Ammise sinceramente.
«Allora farò in modo che non accada.» Il locale si trovava in una zona poco raccomandabile della città e il pensiero che poi la donna avrebbe dovuto andare a casa a tarda notte da sola e anche ubriaca, lo preoccupava. Già lo impensieriva il fatto che dovesse tornare a casa in condizioni normali. «Ma tu torni a casa da sola quando hai finito di lavorare?»  
«Certo con chi dovrei tornare scusa?» Domandò lei incerta.
«Pensavo che magari il tuo ragazzo ti venisse a prendere. Sai non conosco molto bene questa zona di Londra ma non sembra molto ben frequentata.»  Esclamò per spiegare la sua domanda. In realtà il biondo voleva sapere se quella cameriera che l’aveva tanto colpito era impegnata con qualcuno.
«Io non ho un ragazzo veramente.» Mormorò lei arrossendo. «Penso che questo lavoro sia incompatibile con qualsiasi tipo di relazione... »  Aggiunse sincera. Dopo Ron non si era legata più a nessuno. Aveva pensato solo a mantenersi e a cercare di migliorare le sue condizioni di vita «In ogni caso non ti preoccupare perché ho con me lo spray al peperoncino.» 
«In effetti penso sarebbe difficile per un ipotetico ragazzo venire a patti con la situazione. Non sto insinuando che il tuo non sia un lavoro onesto, ma per la mia indole gelosa, pensare che ci sono clienti che si comportano come quell’idiota del mio amico ieri sera, mi farebbe impazzire dalla gelosia.» Rispose Draco sinceramente. «Spray al peperoncino? E a cosa servirebbe?» Domandò poi non capendo a cosa potesse servire un condimento per la difesa personale.
Hermione sorrise a quell’ultima domanda. Per un momento si era dimenticata di parlare con un mago che di babbani ne sapeva ben poco. Anche se in teoria quella era un’informazione che lei non avrebbe dovuto conoscere. «Lo spray al peperoncino è urticante. Lo vendono come arma di difesa dalle aggressioni. Sai se lo spruzzi in mezzo agli occhi puoi mettere ko il tuo aggressore per molti minuti.» 
«Beh, è sicuramente un’arma di difesa efficace. Mi ricorderò di non farti arrabbiare Jean.»  Rispose Draco un po’ più tranquillo al pensiero che lei vagasse per le strade di Londra nel cuore della notte. « In ogni caso a maggior ragione è meglio che tu non beva troppo se non reggi bene l’alcol,  a meno che tu non voglia una scorta fino a casa questa sera.» Gli sarebbe piaciuto avere modo di conoscere la ragazza al di fuori dal suo contesto e anche poterla guardare in viso.
«Le regole del locale impongono che non si socializzi con i clienti al di fuori da queste mura, quindi mi trovo nella posizione di dover declinare cortesemente il tuo invito.»  Enunciò la riccia professionale. Era la verità, nessuna ragazza poteva incontrare i clienti fuori dal locale. Senza contare che Hermione  non avrebbe certo potuto farsi riaccompagnare a casa con una maschera addosso. Se Malfoy avesse visto il suo viso, quel rapporto di complicità che si era creato fra loro sarebbe sparito in un batter d’occhio.
« Certo non ti voglio mettere nei guai con il titolare. Ti ho offerto una scorta per farti passare una serata tranquilla, senza il pensiero di dover tornare a casa da sola.» Disse Draco per spiegare la sua proposta. Capiva il motivo per cui fosse meglio che le cameriere non fraternizzassero con i clienti.vedendo il tipo di clientela che frequentava abitualmente quel posto era molto più sicuro non entrare troppo in confidenza con loro. 
«E io ti sono grata del pensiero Draco. Non ti preoccupare comunque, sono brava a cavarmela da sola.» Rispose la riccia sorridendogli. La donna pensò che fosse una strana e bella sensazione avere qualcuno che si preoccupava per lei. Decisamente molto strana se si pensava che quel qualcuno era Draco Malfoy.
«Questo non l’ho messo in dubbio nemmeno per un istante.» Esclamò l’uomo con convinzione.
«Allora oltre a offrirti di scortare a casa fanciulle indifese, cosa fai nella vita?» Chiese curiosa Hermione. La donna si chiedeva con un poco di invidia se il principe delle serpi avesse trovato una  scopo da perseguire o se si limitasse a seguire gli affari di famiglia come aveva fatto suo padre prima di lui. Per lei era stata dura ricominciare a vivere nel mondo babbano. Non potendo esibire nessun diploma, la riccia stava dando gli esami delle scuole superiori da privatista e poi, se fosse riuscita a mettere via qualche soldo, si sarebbe iscritta all’università. Fino a quel momento tuttavia la sua vita era stata  più che altro un sopravvivere e vivere alla giornata.
«Io faccio il medim... il medico. Nonostante sia originario di queste parti al momento vivo a New York e sono tornato in Inghilterra solo per il matrimonio del mio migliore amico.» 
«Oh, è davvero una professione ammirevole quella del medi.. medico. Aiuti le persone a stare meglio.» Esclamò sincera. 
«È  stato questo il motivo per cui l’ho scelta. Sentivo di poter dare qualcosa di più, di poter essere migliore di quello che ero prima.» Rispose l’uomo con altrettanta sincerità.
«Sono sicura che non eri male neppure prima di decidere di fare il medico.»  Il suo voleva essere un commento innocente, ma si accorse che poteva sembrare frainteso.  «Non mi fraintendere, non era mia intenzione essere allusiva.»  Aggiunse quindi arrossendo.
Nonostante la maschera, Draco si accorse che la ragazza era arrossita e non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere.
«Sono così divertente?» Domandò Hermione un poco risentita da quella reazione.
«No, scusa è che sei così spontanea e innocente... Non che siano difetti solo che la tua reazione così “vera” mi ha colpito.» Disse lui alzando le mani in segno di resa.
La riccia aggrottò la fronte, poco convinta della risposta ricevuta. «Mhm, sarà come dici tu...» 
«Tornando alla tua affermazione di prima, ti assicuro che da ragazzo sono stato pessimo. Anche lavorando tutta la vita, non riuscirei mai a espiare quello che ho fatto, ma fare il medim, il medico mi aiuta a sentirmi meglio.» Disse Draco tornando serio.
Hermione si ritrovò a  pensare che nel suo caso la fine della guerra gli aveva dato la possibilità di essere qualcuno di diverso. Mai decisione migliore fu presa dal Wizengamot nei confronti di una persona. Nonostante il marchio che era stato costretto a prendere, Draco Malfoy era solo un’altra vittima di quella guerra, e la decisione di non perseguirlo in alcun modo per la posizione presa durante il conflitto magico, gli aveva dato l’opportunità di rinascere a nuova vita.
Draco avrebbe voluto dal canto suo chiedere qualcosa di sé alla ragazza. Tuttavia avendole già fatto domande personali, preferì rimandare ad un secondo momento. Non voleva spaventarla diventando troppo invadente. Decise quindi di passare ad un argomento meno impegnativo.
«So che è passato solo un giorno ma hai pensato se prendere o no un libro per rispolverare la tua passione per le stelle? Io a casa mia ne ho tanti e potrei darti qualche consiglio per fare un acquisto mirato.» Disse quindi sorridendo.
Vide Jean irrigidirsi a quella affermazione e mordersi il labbro a disagio. «Ben inteso che se preferisci spendere la tua mancia in altro modo, sei liberissima di farlo. La mancia che ti ho dato te la sei guadagnata e puoi spenderla come meglio credi.» 
«Non è questo Draco... mi sarebbe piaciuto molto entrare in una libreria a prendere un libro di astronomia. Ho sempre amato molto la lettura e non poter leggere regolarmente è qualcosa che mi manca.» Mormorò la riccia incerta.
«Sento che nel tuo discorso c’è un “ma” sottinteso.»Esclamò lui facendosi attento.
Hermione stava per rispondere quando si ricordò delle telecamere di sorveglianza. Conoscendo il sig.  Morgan probabilmente in quel momento li stava spiando. «Nessun ma... solo che oggi non ho avuto tempo per andare in giro a fare acquisti. » Disse quindi a disagio.
Draco osservò il comportamento della donna con attenzione e ne dedusse che in quel momento gli stava nascondendo qualcosa . «Sai Jean fin da ragazzino mi sono accorto di essere molto bravo a capire quando qualcuno non mi sta dicendo la verità. Ti prego, sii sincera. Se preferisci andarti a prendere con la tua mancia una borsetta firmata o un paio di scarpe, per me va bene lo stesso. Solo che preferisco sentirmi dire la verità.» 
La riccia storse il labbro infastidita da quella affermazione. «Un paio di scarpe o una borsetta non hanno mai avuto nella mia scala di importanza un valore più alto di quello che ne può avere un buon libro.» 
«E allora cosa c’è che non va?» 
Hermione si avvicinò ancora di più al biondo in modo da essere sentita solo da lui.  «Adesso avvicinerò la mia bocca al tuo orecchio con un gesto civettuolo. Vorrei che non fraintendessi quello che sto per fare, perché è l’unico espediente che mi è venuto in mente in questo momento per poterti parlare liberamente..» Sussurrò imbarazzata.
Draco annuì  aspettando le mosse della ragazza. Dalla reazione avuta precedentemente , l’uomo aveva capito la sua poca sicurezza e non voleva che si chiudesse a riccio.
Hermione mise una mano sul ginocchio di lui e, dopo averlo guardato intensamente negli occhi, si avvicinò al suo orecchio: «  La verità è che il titolare in questo momento ci sta osservando. Lui può vedere e sentire tutto quello che diciamo...» Mormorò sincera.  «Purtroppo lui trattiene gran parte delle mance che guadagniamo. Solitamente è il /0% del guadagno ma della tua generosa mancia di ieri sera mi sono rimaste cinquanta sterline.» Aggiunse sincera. «Nonostante siano comunque tantissimi soldi non posso permettermi di usarli per comprare un libro anche se è quello che avrei voluto fare.» La donna si scostò di qualche centimetro per poter vedere la sua reazione dai suoi occhi,
Solo dalle sue iridi traspariva la sua rabbia provata per la confessione che gli aveva appena fatto. Appoggiò una mano sul viso della riccia con un gesto lento, che in una qualsiasi altra situazione sarebbe stato visto come molto sensuale e si accostò per mormorarle la sua risposta. «Ti ringrazio per essere stata sincera. Devo ammettere che dentro di me ho una gran voglia di andare fuori a dare una bella lezione a quel viscido opportunista del titolare di questo posto...» Ammise sincero. Forse la sorveglianza video poteva essere vista come una sorta di tutela per l’incolumità delle ragazze che lavoravano lì, ma il fatto che lui ascoltasse anche quello che le sue dipendenti si dicevano gli faceva pensare che quello fosse solo un modo per tenerle in riga con la minaccia di perdere il lavoro. «Già il discorso di essere osservati mi infastidisce ma che tu debba consegnargli la gran parte delle tue mance è un sopruso.» 
La riccia annuì. «Hai ragione ma queste sono le condizioni per lavorare qui. Prendere o lasciare. » 
Lui avrebbe voluto dirle di lasciarlo quel lavoro, ma aveva capito che Jean si era trovata a lavorare lì per necessità più che per scelta. Ancora più della sera prima, il biondo si ritrovò a pensare quanto la ragazza fosse un pesce fuor d’acqua in quell’ambiente.
«Potremmo trovare il modo per nascondere a Morgan gran parte della mancia che ti darò, in modo che tu la possa tenere per te stessa.» Propose infine cercando un modo per aiutare quella ragazza così speciale.
«No ti ringrazio. Sebbene io non mi senta la persona più onesta del mondo, non voglio essere disonesta in questo modo. Quando ho accettato questo lavoro sapevo che gran parte delle mance sarebbe stata trattenuta dal titolare, sebbene lui non sappia molto fare i calcoli. » Esclamò Hermione con convinzione. Non era mai venuta meno ai suoi principi, anche quando era difficile portare a casa qualcosa da mettere sotto i denti. Non avrebbe incominciato certo in quel momento. «E poi...» 
«E poi?» Chiese il biondo sempre più affascinato dal livello di onestà della ragazza.
Hermione arrossì imbarazzata. «Beh... Ho passato due belle serate, specialmente questa, grazie a te. Mi mette già a disagio il fatto di essere pagata per stare in tua compagnia. Non riuscirei mai ad accettare dei soldi sottobanco. »  Sicuramente se non avesse avuto la certezza dell’anonimato che la maschera le conferiva, non avrebbe mai avuto il coraggio di dire quelle parole a Draco Malfoy.
 L’uomo annuì lusingato da quelle parole. Anche se non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, più conosceva Jean, più questa  lo attraeva sempre di più. «D’accordo, se la pensi in questo modo non voglio insistere... Tuttavia vorrei farti un piccolo dono simbolico.» Disse il biondo usando un tono abbastanza basso in modo da non farsi sentire. «È una moneta particolare, che probabilmente non avrai visto da nessuna parte. Questa moneta diciamo che è un portafortuna. Se la porterai con te sono sicuro che la tua vita migliorerà. Spero che tu vorrai accettarla.»  Disse lui incerto. Non sapeva se parlargli anche delle presunte abilità magiche che possedeva l’oggetto. Jean era una babbana  e sarebbe stato difficile farle credere che la moneta avesse un qualsiasi potere magico. Oltre a questo anche lui che era un mago, era stato scettico sul potere della moneta.
Hermione annuì a quella richiesta. Sospettava che la moneta in questione fosse un galeone e si chiedeva come mai Draco avesse deciso di fare un regalo del genere ad una babbana.
L’uomo recuperò dalla tasca la moneta e prese poi le mani di Jean, passandogli l’oggetto senza farsi notare.
Poi, rendendosi conto dell’ora ormai tarda, si alzò e tenendo ancora la mano  della ragazza le fece  il baciamano guardandola poi negli occhi intensamente. «La ringrazio per la bella serata madamigella Jean. Sono stato molto bene in sua compagnia e spero che il destino ci possa far presto rincontrare.» 
Hermione sorrise. Grazie al gesto del biondo, le sue gote avevano di nuovo preso un delicato color porpora... «Anche per me è stata una bella serata Messer Draco. Confidiamo che il destino non si voglia far beffe di noi.» Rispose Hermione facendo quella che in superficie poteva sembrare solo una battuta ma che nascondeva un timore profondo. Il destino si era fatto beffe già troppe volte della riccia e la donna pensava di non essere in grado di sopportarne altre.
Draco era andato via che mancava veramente poco per la fine del turno di lavoro della riccia. La donna andò a consegnare al titolare la mancia di trenta sterline al proprietario per poi cambiarsi e andare a casa. Per fortuna era riuscita a nascondersi addosso la moneta che il biondo le aveva donato ma aveva pensato che la cosa migliore fosse quella di non recuperare l’oggetto dalla tasca fin quando non fosse al sicuro tra le mura di casa sua.
«È stato un po’ tirchio il tuo principe azzurro questa sera.» Commentò Morgan guardando deluso le banconote che la donna gli aveva passato. «La tua percentuale sulla mancia di stasera avrebbe dovuto essere di nove sterline ma mi sento magnanimo e te ne voglio dare dieci.» Aggiunse restituendo una delle tre banconote alla riccia. Hermione alzò gli occhi al cielo per la sua uscita, ma decise di non dire niente. Prese la banconota e fece per andarsene ma venne trattenuta per un braccio dal moro.
«Ho avuto modo di osservarti questa sera e visto che quando vuoi sai essere civettuola e meno frigida del solito, da domani si cambia musica. Farai quello che fanno tutte le altre ragazze qui.»  Esclamò l’uomo ghignando. Jean era di bell’aspetto e se si escludeva quell’orribile scritta che aveva tatuata sul braccio, poteva essere un bello spettacolo da vedere per i suoi clienti. Certo, avrebbe dovuto trovare il modo di nascondere la scritta per farla esibire, ma era sicuro che qualcosa si sarebbe inventato.
«Non ho intenzione di cominciare ad esibirmi. Questa sera mi hai costretta a fare una cosa che di solito non faccio. Visto che hai avuto modo di spiarci, sai benissimo che non c’è stato nulla di più che qualche carezza.» Rispose la riccia alterata. «E se stai pensando di minacciarmi ti assicuro che non ti conviene. Tu perderesti la cameriera più veloce e precisa che hai e in più ti beccheresti anche una denuncia per tutte le lavoratrici senza contratto che hai come dipendenti.» Aggiunse minacciosa.
«Non oseresti mai denunciarmi...» Disse incerto il moro.
«Mettimi alla prova Morgan!» Esclamò Hermione girandosi poi di spalle e andandosene. 


Nonostante non fosse stata una serata particolarmente pesante, tutte le discussioni con il titolare avevano sfiancato Hermione. Quando arrivò all’appartamento si buttò sul letto e tirò fuori dalla tasca la moneta ricevuta in dono, rimirandola tra le mani. La sua intuizione di poche ore prima si era rivelata giusta almeno in parte. La moneta era si un galeone, la valuta del mondo magico. Ma questa particolare moneta aveva un colore blu intenso che Hermione, insolito per quel tipo di valuta. La riccia avrebbe voluto fare congetture su quale potesse essere il motivo della colorazione anomala ma era tremendamente stanca. Per questo motivo si addormentò pochi istanti dopo tenendo ancora tra le mani il dono appena ricevuto.
Si ritrovò a camminare per un viale alberato. Hermione ricordava di essere già stata in quel luogo. Continuando a camminare cominciò ad intravvedere la casa che si stagliava all’orizzonte e la riccia si ghiacciò sul posto riconoscendo Malfoy Manor in lontananza. «Cosa ci faccio qui?» Chiese a se stessa. Forse le due sere passate in compagnia di Malfoy le avevano risvegliato ricordi sopiti. Certo era strano perché entrambe le serate in compagnia del biondo erano state piacevoli. Niente a che vedere con quello che aveva subito anni prima proprio all’interno di quelle quattro mura. Istintivamente Hermione si toccò il braccio nel punto dove la zia del padrone di casa aveva inciso anni prima la scritta “Sanguesporco” con la magia.
«Finalmente sei arrivata!» Esclamò Draco avvicinandosi. Accanto a lui scodinzolava felice Willow.
Hermione si girò stupita. Si era convinta ormai che quello fosse solo uno strano sogno e visto il luogo dove era finita si sarebbe aspettata di trovarsi davanti il vecchio Draco, il ragazzo spocchioso che la tormentava a scuola, e non l’uomo che aveva conosciuto nelle ultime sere. «Draco... Io non capisco.» Rispose lei sincera.
«Immagino che tu sia confusa.» Disse il biondo sorridendo.  «Speravo che almeno qui avrei potuto vedere finalmente il tuo viso, ma dovevo immaginare che non sarebbe stato così facile “vederti”» Aggiunse poi ripensando alle parole della  vecchietta che gli aveva dato la moneta. Se ci voleva volontà e coraggio per riuscire a trovarsi non poteva essere certo così facile “vedersi per la prima volta”.
Hermione si toccò il viso accorgendosi di portare la maschera che indossava di solito al locale. Quindi questo era un sogno di Jean. Aveva relegato spesso i ricordi della sua vita precedente come se appartenessero ad un’altra persona. Era la prima volta che le sue due vite andavano a fondersi, ma nella sua testa tutto questo aveva un senso visto che l’arrivo di Malfoy al locale due sere prima, aveva già cominciato a far intrecciare la sua nuova vita con quella vecchia. «Non avevo mai fatto un sogno così bizzarro..» Disse soprappensiero senza nemmeno rendersi conto di aver parlato ad alta voce.
«Questo non è un sogno Jean. Almeno non un normale sogno come stai pensando.» Rispose il biondo avvicinandosi.
«Cosa intendi dire?» Chiese lei aggrottando la fronte.
«Vedi la moneta che ti ho donato stasera non è una semplice moneta.  La persona che me l’ha donata mi aveva detto che era magica. Diceva che avrei potuto incontrare in sogno la persona a cui l’avrei regalata. Al momento non ho creduto alle parole di quella donna, ma vedendoti qui ora direi che quella donna aveva ragione.» Spiegò Draco felice per una volta di essersi sbagliato.
«Io non riesco a crederci...» SI lasciò sfuggire la riccia. «Non è possibile.»  Si era allontanata dalla magia da più di cinque anni perché quest’ultima le aveva portato via tutto quello a cui teneva, e con stupore si accorse di non provare più dolore nell’avvicinarsi nuovamente a quella che aveva considerato un tempo la sua più grande sventura.
«Lo so che è difficile da credere, ma ti assicuro che è la verità. Finché terrai con te quella moneta potremo incontrarci ogni notte nei nostri sogni.» Sussurrò l’uomo prendendole una mano.Quello che invece Draco aveva omesso di dire alla donna era che quella moneta era destinata ad appartenere alla sua anima gemella e che solo la volontà e il coraggio di tutti e due avrebbero permesso loro di coronare il loro sogno d’amore.

 

Eccoci arrivati al capitolo 2
A quanto pare Jean la cameriera ha fatto colpo sul giovane medimago, il quale (anche grazie alla sua cagnolona)decide di tornare al locale per poter conoscere meglio la donna che lo ha colpito così intensamente . La sua prima impressione venie infatti confermata e Draco, dopo aver passato una bella serata in compagnia della riccia, decide di donarle la moneta fatata che aveva ricevuto il giorno precedente dalla vecchia di Diagon Alley.
Nel frattempo Harry è sulle tracce di Hermione. Il moro vuole realizzare un desiderio della sua ex fidanzata nonché migliore amica. Riuscirà il salvatore del mondo magico a rintracciare quella che per molti anni ha considerato una sorella e  convincerla a tornare nero mondo magico almeno per un giorno in modo da realizzare il sogno di Ginny?
Fatemi sapere cosa ne pensate 
A presto 
Lyn

Ps Alle recensioni rispondo domani perché a quest'ora sono veramente cotta ma ci tenevo a pubblicare l'aggiornamento il prima possibile. Spero non ci siano orrori di ortografia. Se così fosse vi prego di perdonarmi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 Sogno o non sogno, questo è il dilemma... ***


Buonasera a tutti,
Quale miglior giorno se non il primo settembre per pubblicare un nuovo capitolo? Come tutti i potterhead , ogni anno torno "a casa" in questo giorno, quindi ho pensato fosse il giorno più appropriato per tornare a fare quello che amo di più: scrivere.
Chiedo immensamente scusa per il tempo che ho fatto trascorrere prima di aggiornare questa storia. Nella mia mente quando avevo pensato a questa storia l'avevo immaginata come una breve storia natalizia ma poi, come spesso accade quando scrivo, nella mia testa la storia si era complicata tanto da non permettermi di terminarla in tempi (natalizi) accettabili.
Così è rimasta lì, con mezzo capitolo pronto, in un angolo della mia mente senza più essere continuata.
Per fortuna qualcuno mi ha fatto notare l'enorme lasso di tempo passato da quando avevo pubblicato il capitolo precedente, spronandomi così a terminare il mezzo capitolo che avevo pronto.
Spero che il risultato non vi deluda e ringrazio quelli che hanno avuto la costanza di aspettare il proseguo di questa storia.


Buona lettura

Lyn


 

 

Capitolo 3 
Sogno o non sogno, questo è il dilemma...

 

 

L'ultima cosa che avrebbe desiderato Hermione quella mattina era che la sveglia suonasse strappandola al suo sogno. Con un colpo secco la riccia mise a tacere il marchingegno babbano e si girò dall'altra parte mettendosi il cuscino sulla testa. Dopo dieci minuti di tentativi di riaddormentarsi la ragazza capitolò e si alzò dal letto. Nell'alzarsi il galeone, che era rimasto nelle sue mani per quasi tutta la notte, cadde a terra tintinnando. Subito la riccia lo raccolse, mettendosi a guardarlo attentamente. Quella piccola moneta l'aveva riavvicinata alla magia. Quella piccola moneta l'aveva avvicinata per la prima volta a Malfoy. Un solo oggetto, all'apparenza comune aveva avuto il potere di far accadere due cose che la donna non avrebbe mai neppure sperato di realizzare. Strinse tra le sue mani la moneta sospirando. In entrambi i casi quell'avvicinamento non era stato doloroso come Hermione aveva temuto un tempo. Se solo le fosse tornato un po' di quel coraggio che gli appartenenti alla sua casa avevano sempre dichiarato di avere, forse lei avrebbe potuto tornare sui suoi passi. Presentarsi dai suoi vecchi amici e chiedere scusa per come era sparita. Oppure levarsi la maschera davanti a Malfoy e fargli sapere chi era in realtà. Il problema era che lei non pensava di averne conservato nemmeno un briciolo di quel coraggio. Sospirando ripose con cura la moneta sotto il cuscino. Visto il suo potere la cosa più saggia era non portarsela in giro, ma tenerla a casa dove non avrebbe rischiato di perderla.
Andò a sciacquarsi la faccia in bagno per schiarirsi le idee e mentre si guardava allo specchio, le tornarono in mente sprazzi di quello che era avvenuto la sera prima, quello strano sogno in cui si era connessa con la mente di Malfoy.

Inizio Flashback
«Lo so che è difficile da credere, ma ti assicuro che è la verità. Finché terrai con te quella moneta potremo incontrarci ogni notte nei nostri sogni.»
Hermione rimase in silenzio per molti istanti, guardando shoccata il padrone del sogno. 
«Immagino che pensi di essere impazzita...» Esclamò il biondo vedendo che non diceva una parola.
«Impazzita no, magari è solo un effetto collaterale dello champagne di questa sera. Te l'ho detto che reggo poco l'alcol.» Spiegò la donna sorridendo.
«Beh non penso che possa essere questo il caso. Dovresti avere un'immaginazione davvero fervida per elaborare un sogno talmente strano non trovi?» Chiese il biondo alzando un sopracciglio.
«Non mi conosci. Ho davvero molta inventiva quando mi ci metto.» Rispose la riccia. Anche se non era sicura che quello potesse essere un qualcosa di più di un sogno, era meglio non rischiare. Se avesse rivelato la verità a Draco credendo che fosse solo frutto della sua immaginazione e poi avesse scoperto che in realtà era tutto vero, avrebbe rovinato quello strano rapporto che era nato con lui.
«Va bene "Miss Jean", per dimostrarle che non è colpa dell'alcol questo strano sogno domani verrò al locale e le racconterò tutto quello che è successo qui stanotte.» 
A quell'affermazione Hermione ammutolì a disagio e, nonostante la maschera, il biondo colse il cambio di umore della sua "ospite." « Cosa ho detto di sbagliato?» Domandò perplesso.
«.Non vorrei che te la prendessi, ma mi mette a disagio l'idea che tu possa tornare al locale.» Confessò la riccia incerta.
« Per quale motivo?» Chiese il biondo facendosi attento.
«Ti ho già detto ieri sera che mi infastidisce ricevere del denaro per passare la serata in tua compagnia e poi...» 
«E poi?» Ripeté Draco attento a cosa potesse turbare la ragazza così tanto nella sua compagnia nel mondo reale.
«Stasera dopo che sei andato via ho avuto qualche problema...» 
«Che genere di problema?» Domandò il biondo cercando di non far vedere i sentimenti che stava provando in quel momento.
«Come tu sai io sono una cameriera diciamo "anomala" per il tipo di locale in cui lavoro. Sono riuscita ad ottenere questo lavoro più che altro per la mia diligenza nello svolgere i compiti assegnati, oltre che per la puntualità e l'onestà...» Esclamò Hermione titubante su come spiegare al meglio la difficile posizione in cui si trovava.
«Sento che nel tuo discorso si nasconde un ma...» La incitò lui sempre più curioso e nervoso di scoprire che problemi avesse avuto la ragazza a causa della sua visita.
«Ma questa è una condizione che può mutare da un momento all'altro. Vedere dalle telecamere la nostra serata ha portato il signor Morgan a credere che io potessi uniformarmi al ruolo che hanno le altre ragazze al locale. È stato molto difficile convincerlo del contrario e penso che se la nostra serata dovesse ripetersi non riuscirei più a mantenere il mio ruolo di "solo" cameriera lì.» Confessò la riccia imbarazzata.
«Ad essere sincero sarei molto tentato di venire al locale a dare una bella lezione a quel viscido individuo...» Replicò Draco tentato di usare addirittura la bacchetta per far ragionare quel disgustoso babbano. «Ma capisco il tuo punto di vista e per ora mi terrò lontano da quel posto.» Asserì l'uomo piuttosto infastidito.
«Ti ringrazio...» Mormorò lei più tranquilla.
«Posso farti però una domanda. Da quel poco che ti ho conosciuto mi sembri fuori posto in quel luogo. Voglio dire sei intelligente, sveglia e penso che troveresti con facilità un lavoro più adatto a te. Perché quindi continui a stare in un posto dove chiaramente le tue qualità non sono per niente apprezzate e dove devi lottare per mantenere la tua identità...» Non riuscì a trattenersi dal dire il biondo.
«Non sempre si può fare quel che si vuole. Ho dovuto smettere di sognare e tornare con i piedi per terra. » Commentò amara la donna. «Il lavoro dal signor Morgan mi fa guadagnare abbastanza per mantenermi e "vivere" dignitosamente.» 
«Si ma il tuo è vivere o solo sopravvivere?» Domandò il biondo in tono serio. «La felicità può essere trovata, anche nei tempi più bui, se ci si ricorda solo di accendere la luce... » 
Hermione rimase shoccata nel sentire Draco Malfoy citare Albus Silente. Il mondo si era proprio ribaltato: lei era diventata una cinica che sopravviveva alla meglio nel mondo babbano mentre Malfoy citava Albus Silente e aiutava gli altri come medimago. Questo pensiero la fece sentire ancora più misera di come si fosse sentita negli ultimi anni.
«Belle parole... Vorrei poter vivere anche io in un mondo dove si può ancora sognare, dove si può cercare la felicità invece che accontentarsi di trovare un lavoro che ti permetta di pagare i conti e mangiare tutti i giorni.» 
«Ma tu stai vivendo in un mondo dove si può ancora sognare! Guardati intorno, se è possibile incontrare una persona "importante" in sogno, se è possibile ancora credere in un po' di magia come quella che ci ha permesso di ritrovarci qui oggi, allora è possibile anche cambiare il proprio destino e vivere!» Esclamò il biondo accalorato. Non sapeva nemmeno lui per quale motivo, ma tutta quella rassegnazione che aveva visto nei suoi occhi lo addolorava. In fondo era solo una sconosciuta babbana di cui non conosceva nemmeno il volto. In qualche modo però Draco sentiva di dover aiutare quella donna, di voler aiutare quella donna a rinascere dalle sue ceneri. Se ad uno come lui era stata data la possibilità di reinventarsi , questa chance doveva essere data sicuramente anche a Jean.
« Peccato solo che fra poche ore dovrò svegliarmi e tutto questo non sarà altro che un ricordo...» 
«Senti, capisco il motivo per cui tu non voglia che io torni al locale, ma possiamo sempre incontrarci al di fuori di tutto questo. Vediamoci per un caffè domani così avrò modo di darti la conferma che tutto questo non è solo frutto della tua spiccata immaginazione.» Disse il biondo prendendole la mano con un gesto impulsivo.
Nonostante Hermione sentisse dentro di se il forte desiderio di accettare quella proposta e "mettersi a nudo" davanti a Draco, la paura di rivedere il vecchio, crudele Malfoy che la tormentava ai tempi della scuola prese il sopravvento.
Sospirò, scuotendo piano il capo. «Mi dispiace ma non mi sento pronta a vederti "nel mondo reale".» Mormorò impacciata abbassando lo sguardo.
«Posso sapere perché?» Chiese l'uomo divorato per la prima volta dopo tanto tempo da quel senso di inadeguatezza che lo aveva perseguitato fin da quando era un ragazzino. « Ho forse frainteso la situazione?» Dopotutto aveva pagato per passare del tempo con lei e forse, nonostante con le sue parole avesse giurato il contrario, per lei la serata appena conclusa poteva essere stata solo un obbligo.
Quella domanda spinse Hermione a rialzare lo sguardo. Non era questo che voleva che lui pensasse. Perché nonostante la situazione fosse abbastanza assurda, la riccia doveva ammettere che lui non aveva frainteso per niente la situazione. « Non hai frainteso la situazione Draco... È solo che sono sicura che quando mi vedrai in volto perderai tutta questa voglia che hai di incontrarmi e sinceramente non voglio che questo accada...» 
«Sono sicuro che non accadrà Jean.» Esclamò lui più sereno. Si avvicinò a lei non staccando nemmeno per un secondo lo sguardo e le prese il viso tra le mani. «Ho smesso di dar peso all'apparenza ormai da molto tempo.» Aggiunse Draco avvicinando le labbra a quelle di lei e baciandola con una dolcezza che Hermione non avrebbe mai associato all'algido principe delle serpi che conosceva ai tempi di Hogwarts. 
Fine Flashback 


Hermione arrossì violentemente ripensando a quel bacio. Era stato inaspettato ma molto piacevole. La donna si chiese con sempre più urgenza se quello che aveva vissuto la notte precedente fosse veramente solo frutto della sua immaginazione o se invece ci fosse qualcosa di vero.
Pur avendo vissuto a stretto contatto del mondo magico per parte della sua vita, la donna non aveva mai sentito di una moneta in grado di fare qualcosa di simile a quello che era successo la notte precedente. Era anche vero però che quel bacio le era sembrato terribilmente vivido e reale, molto diverso dai sogni che era solita fare.
Ad un certo punto della "serata", Hermione era stata quasi tentata di rimangiarsi la richiesta che aveva fatto a Draco di non tornare al locale tanta era l'urgenza di sapere se quello fosse stato solo un sogno oppure no. Poi però la razionalità aveva preso il sopravvento e la donna aveva desistito. La cosa migliore era lasciare le cose come stavano e vedere come si sarebbe evoluta quell'assurda situazione.
Come era solita fare, anche quel giorno Hermione si recò al lavoro diurno con largo anticipo rispetto all'orario di inizio del turno. Alla donna non era mai piaciuto arrivare troppo a ridosso con l'inizio del lavoro . Questa era una caratteristica caratteriale che era rimasta immutata nel tempo fin da quando frequentava Hogwarts.
«Per fortuna sei arrivata Jean!» Esclamò Nadine, una delle colleghe con cui Hermione si trovava meglio a lavorare.
«Perché? Non mi dire che mi sono persa l'ennesimo divo dello spettacolo che è venuto qui a prendere un caffè.» La babbana seguiva molto i personaggi del mondo dello spettacolo londinesi ed era capitato più di una volta che fosse convinta di aver riconosciuto qualche attore o cantante famoso e che si fosse messa ad inseguirlo per mezza Londra fregandosene di finire il proprio turno di lavoro. Hermione in quei casi l'aveva sempre coperta con il titolare. Nadine, sebbene eccentrica per i suoi standard le era molto simpatica e quando poteva le dava volentieri una mano. 
«No, magari fosse un divo... C'è un tipo "strano" al tavolo 3. Indossa un assurdo mantello nero dal quale ho intravisto uno strano oggetto. Sembrava una specie di punteruolo in legno.» Esclamò preoccupata la donna. «Ha preso solo del caffè che non ha praticamente toccato e quando gli ho chiesto se desiderava altro mi ha chiesto se oggi lavoravi... Secondo me è uno squilibrato Jean, voglio dire chi indossa al giorno d'oggi un mantello e va in giro con un punteruolo in legno. Secondo me è un emulatore di Jack Lo Squartatore.» 
Sentire quelle parole fece avere un moto di terrore nella strega. Qualcuno era riuscito a scoprire la sua nuova identità ed era venuto a cercarla. Il primo che le venne in mente fu Draco Malfoy. Lo aveva sempre ritenuto una persona intelligente anche quando la perseguitava ai tempi della scuola. Forse si era tradita la sera precedente e aveva dato un indizio su quale fosse la sua occupazione diurna. In quel caso non poteva farsi vedere da lui altrimenti l'avrebbe riconosciuta come Hermione Granger e sicuramente non l'avrebbe presa molto bene. Oppure, cosa ancora più grave, aveva già capito chi fosse in realtà. Dopotutto a scuola girava voce che il rampollo dei Malfoy fosse un Legismen molto dotato che sotto l'ala di Piton era diventato ancora più inarrestabile. Magari aveva trovato il modo di leggerle la mente anche tramite quello strano sogno ed era giunto lì per sbugiardarla. Visto che il bacio era stato così vivido magari c'era più libertà di movimento rispetto ad un sogno normale. Hermione si rese conto di stare andando in paranoia. Doveva calmarsi e capire innanzitutto di chi si trattasse. «Nadine calmati, non penso che Jack Lo Squartatore andasse in giro con punteruoli di legno...» Disse alla babbana nel tentativo di calmarla.
«Adesso dimmi, per caso questo cliente bizzarro ha i capelli biondo chiaro quasi bianchi e gli occhi azzurri simili al mare quando c'è una tempesta?» 
«No... veramente è moro e gli occhi mi sembravano verdi.» Rispose la babbana guardando l'amica con curiosità. «È la prima volta però che ti sento fare una descrizione così vivida degli occhi di qualcuno. C'è forse un amore all'orizzonte?» Domandò guardando maliziosamente l'amica. Le due si conoscevano ormai da più di quattro anni, ma era la prima volta che Nadine sentiva la donna parlare in quel modo di qualcuno.
«Ma... ma quale amore all'orizzonte.» Rispose Hermione balbettando. Sentiva le guance andarle in fiamme per l'imbarazzo.
«Tornando all'argomento "serial killer", il tipo bizzarro ha una strana cicatrice sulla fronte e porta degli occhiali rotondi che andavano di moda una ventina di anni fa... Che facciamo? Chiamiamo la polizia?» 
Qualsiasi dubbio sull'identità dello strano cliente vennero dissipati da quell'ultima descrizione. «No... penso di conoscerlo e ti assicuro che è innocuo.» Esclamò mettendosi la giacca della divisa. «Ci penso io.» Senza dar peso alle proteste della babbana, la riccia si diresse verso il tavolo del "tipo strano". 
Nonostante fosse di schiena, Hermione riconobbe subito quello che in un'altra vita era stato il suo migliore amico.
Arrivò fino quasi in prossimità del tavolo del mago quando ebbe un attimo di titubanza. Non sapeva proprio come iniziare, non sapeva come approcciarsi con lui. In fondo era scappata via senza nemmeno salutarlo e averlo rivisto qualche sera prima le aveva già provocato una fitta di nostalgia. Nonostante questo però la riccia pensava che fosse troppo tardi per tornare indietro sui suoi passi. Aveva rinunciato alla magia e lo scotto da pagare era quello di dover rinunciare anche ai suoi amici. 
«I caffè babbani non sono certo buoni come quelli che fanno a Diagon Alley, forse dovresti prendere una cioccolata...» Mormorò impacciata per rompere il ghiaccio. 
Harry si girò illuminandosi in volto non appena riconobbe Hermione. Incurante del posto dove fossero, si alzò dal tavolo e abbracciò stretta la sua migliore amica. «Ero sicuro che fossi tu Jean Granger...» Mormorò il moro al suo orecchio.
Hermione rimase spiazzata da quel gesto così spontaneo. Erano passati molti anni da quando qualcuno l'aveva abbracciata e tornare tra le braccia dell'amico fu quasi come tornare a casa dopo tanti anni.
«Harry... sto lavorando...» Mormorò cercando di contenere l'emozione provata in quel momento. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni sentiva il desiderio incontrollabile di tornare sui suoi passi e questo desiderio illogico , visto quanto male le avesse fatto quel mondo, le faceva molta paura.
«Hai ragione scusa...» Rispose il moro staccandosi immediatamente da lei. «Ma non dovevi iniziare fra venti minuti?» Aggiunse poi tirando fuori uno strano orologio a cipolla dal taschino.
Hermione vide con la coda dell'occhio la sua collega babbana sgranare ancora di più gli occhi. Sicuramente l'aver visto quello strano oggetto aveva fatto convincere ancora di più la donna di essere davanti ad un serial killer emulatore di Jack Lo Squartatore.
« Ma non vi fanno lezioni di babbanologia in accademia? Metti via quell'orologio che la mia collega pensa già di trovarsi davanti ad un nuovo Jack Lo Squartatore e questi oggetti retrò non aiutano.» Eppure Harry era cresciuto fra i babbani. Come aveva potuto pensare di passare inosservato vestito in quel modo. «Come fai comunque a sapere quali sono i miei orari?» Chiese poi alzando un sopracciglio.
Il moro si grattò la nuca a disagio. «Hai ragione... Ero così nervoso oggi che non ho pensato a mettere qualcosa di un po' meno appariscente e Daphne stamattina aveva un impegno di lavoro ed è uscita presto. Lei sicuramente avrebbe notato il look troppo eccentrico per il centro di Londra.» Disse lui parlando a raffica. Era evidente che quell'incontro lo aveva messo in agitazione più del dovuto. «La verità è che conosco il tuo orario perché ho assunto un investigatore babbano per trovarti. Era fondamentale che riuscissi a trovarti in tempi brevi.» 
«Daphne?» La riccia scandagliò la memoria cercando di capire di chi stesse parlando il moro. Non ricordava di nessuna Daphne ai tempi della scuola e poi che fine aveva fatto Ginny. I suoi dubbi aumentarono ancora di più quando sentì l'amico dire che aveva assunto un investigatore per rintracciarla. « Investigatore? È successo qualcosa di grave?» 
Harry si diede dell'idiota per aver nominato la compagna. Non che fosse un segreto che lui e Daphne Greengrass si frequentassero, ma Hermione mancava dalla sua vita da così tanto tempo ed era meglio cominciare a raccontare le cose per gradi. « Vedi, molte cose da quando sei andata via sono cambiate... Io e Ginny non stiamo più insieme e Daphne è il nome della mia nuova compagna. Ti sono venuto a cercare sotto richiesta proprio di Ginny. Lei sta per sposarsi e vorrebbe averti accanto quel giorno.»
L'espressione facciale della riccia mutò repentinamente sentendo quelle affermazioni. «Tu e Ginny non state più insieme e lei si sposa con un altro? Cosa diamine vi è successo?» Domandò alquanto shoccata.
«Beh, diciamo che è stato merito tuo...» Rispose il moro.
Hermione non lasciò il tempo all'amico di finire la frase che subito ribatté: « Non darmi colpe della tua rottura con Ginny, io nemmeno c'ero.» Esclamò risentita.
« Io non ho parlato di colpe ma di meriti... Con la tua scomparsa ci siamo resi conto di stare insieme perché era quello che si aspettavano tutti da noi due. Ormai eravamo più fratello e sorella che una vera coppia.» 
La riccia fece mente locale su quanto appreso negli ultimi giorni al club e quello che gli aveva appena detto il vecchio amico e aggiunse: «Quindi Ginny sposerà una serpe mentre tu stai con una nuova ragazza di nome Daphne...Aspetta non mi vorrai dire che la tua Daphne è per caso l'algida regina delle serpi dei tempi della scuola Daphne Greengrass?» 
«Ti beccheresti una bella fattura se ti sentisse chiamarla così...» Esclamò Harry ridacchiando. Poi colse anche la prima parte della sua affermazione e aggrottò la fronte. «Scusa ma tu come facevi a sapere che Ginny sposerà un serpeverde. Io non te l'ho detto.» Aggiunse pensieroso.
Hermione si diede dell'idiota. Lei non avrebbe dovuto sapere di Zabini. Era in difficoltà ma il pensiero di confessare che si fossero incontrati inconsapevolmente solo pochi giorni prima la mise ancora più a disagio. Aveva avuto la possibilità di farsi riconoscere almeno da Harry al locale ma si era vergognata di come si guadagnava da vivere. «Ho fatto uno strano sogno giorni fa... Ginny e Zabini che si sposavano e quando tu mi hai detto che lei stava per sposare un altro... Beh ho pensato a lui. Ma magari il mio sogno non c'entra nulla.» Non era mai stato brava a dire bugie ma in quel momento la fortuna sembrava dalla sua. Harry era così contento di averla ritrovata dal non capire l'inganno.
«L'ho sempre detto che la Cooman si sbagliava quando diceva che non eri portata per la divinazione » Esclamò Harry distendendo il volto.
Hermione sentì i muscoli facciali che si rilassavano. Per fortuna il moro aveva creduto alla sua spiegazione. La donna ripercorse con la mente tutto quello che Harry le aveva detto da quando lo aveva rincontrato e capì che doveva mettere un freno a tutte quelle informazioni, perché più lo sentiva parlare e più desiderava ritornare a far parte del suo mondo e questo la donna lo riteneva impossibile. «Mi dispiace Harry...» Mormorò quindi di punto in bianco abbassando lo sguardo. «Ma non posso presenziare al matrimonio di Ginny. Scusati da parte mia con lei ma la cosa è impossibile.» Detto questo si alzò e sempre senza guardarlo aggiunse: «Ora devo tornare al lavoro. Mi ha fatto piacere sapere che le cose ti vanno bene..» Non riuscì a terminare la frase che lui le bloccò un polso. 
«Perché Hermione? Perché non puoi tornare almeno per un giorno a far parte delle nostre vite?» Chiese serio in volto. Tutta la spensieratezza provata poco prima era stata dissipata dalle sue ultime parole.
« Perché non sono più una strega, non faccio più parte del tuo mondo. Non posso tornare "indietro" dalla decisione che ho preso.» Disse lei sospirando rammaricata.
«Non dire assurdità! Puoi scappare finché vuoi dal mondo magico ma non potrai mai smettere di essere una strega. Ancora non riesco a capire perché il solo fatto che Ron fosse un idiota ti abbia spinto a rompere i legami con tutti e scappare via da quella che è stata una famiglia per gran parte della tua vita.» 
Hermione strattonò il polso riuscendo a liberarlo dalla presa dell'amico. « Ormai ho deciso, quindi scusati con Ginny ma dovrete fare a meno di me al suo matrimonio.» Esclamò la riccia allontanandosi definitivamente dal tavolo del moro.
Harry rimase seduto al tavolo ancora quasi un'ora e in quel lasso di tempo Hermione non si avvicinò più a lui. La donna aveva mandato l'altra cameriera a prendere un eventuale ordinazione e quando lui aveva domandato di essere servito da "Jean", la ragazza molto poco diplomaticamente gli aveva detto di considerarsi fortunato che la sua collega non avesse voluto chiamare la polizia perché da quello che aveva visto lei durante il loro incontro, ci sarebbero stati gli estremi per una bella denuncia.
Alla fine sembrava che Harry si fosse arreso. Si era alzato dal suo posto e, dopo averle lanciato un'ultima occhiata da lontano, era sparito tra la folla londinese di metà pomeriggio.
Hermione, ancora frastornata dal colloquio con l'ex migliore amico, era stata taciturna per tutto il turno e aveva tirato un sospiro di sollievo quando era giunta finalmente l'ora di andare a casa.
Dopo essersi cambiata, la donna s'incamminò verso la fermata della metrò. Per fortuna quel giorno avrebbe avuto un po' di tempo in più rispetto al solito prima di andare al club. Sentiva il bisogno di farsi un rilassante bagno caldo dopo tutte le emozioni avute durante quella giornata. 
La riccia stava passando accanto ad un vicolo quando d'un tratto si sentì trascinare al buio nella stradina angusta. Avrebbe voluto urlare ma c'era qualcosa di indefinito che le copriva la bocca con forza, impedendole di emettere un fiato. Fu solo quando Harry tirò giù il cappuccio del suo mantello dell'invisibilità che la donna cominciò a capire cosa le stesse capitando. Il moro non era tornato alla carica da solo. Insieme a lui c'era la sua fidanzata ai tempi di Hogwarts, Ginny. Il giovane Auror lasciò andare la presa sulla sua bocca e poi si scostò in modo che la sua ex fidanzata potesse avvicinarsi ad Hermione.
La rossa non disse una parola, si limitò a stringere quella che aveva sempre considerato una sorella, tra le sue braccia.
«Ginny...» mormorò la riccia con la voce impastata per l'emozione rispondendo al suo abbraccio. Era stato già così difficile tenere a distanza Harry poche ore prima. Se ci era riuscita era stato solo perché sul luogo di lavoro non poteva certo avere quel tipo di dimostrazioni di affetto e questo l'aveva aiutata a darsi un contegno. In mezzo a quel vicolo però, la riccia sentì che pino, piano, tutte le difese che si era creata per proteggersi stavano cedendo.
Harry sembrò non aversene a male per la reazione molto diversa che aveva avuto la riccia a quella dimostrazione d'affetto da parte di Ginny. Aveva capito che non avere nessuno sguardo indiscreto addosso avesse portato Hermione ad una reazione più rilassata e sincera rispetto a quella che aveva avuto al caffè dove lavorava. L'uomo decise anzi di unirsi a quell'abbraccio e sentì Hermione trattenersi a stento dal singhiozzare. Forse insieme, lui e Ginny sarebbero riusciti a convincere l'amica a tornare sui suoi passi.
«Oh Hermione, non sai quanto mi sei mancata.» Mormorò la rossa tranquillizzandosi tra le sue braccia. Quando Harry le aveva parlato della reazione che l'amica aveva avuto poche ore prima, Ginny aveva veramente temuto di non riuscire a convincerla a cambiare idea. Sentendo però la sua commozione in quel momento, il suo cuore ricominciò a sperare di poter riavere indietro "sua sorella" almeno per un giorno.
«Anche tu... anche voi.» Si ritrovò a dire sincera la donna. Le parole erano uscite senza che lei riuscisse a metterci un freno.
La rossa scostò l'amica quel tanto che bastava da riuscire a guardarla negli occhi. «So che è anche colpa mia se te ne sei andata e di questo non riuscirò mai a perdonarmi.» 
«Colpa tua?» Domandò stupita la donna. «E perché mai? » 
«Se avessi seguito l'istinto e ti avessi raggiunto in Australia quando quel cretino di Ron è tornato a casa, non ti saresti sentita abbandonata da tutti.» In quel periodo Ginny aveva già cominciato ad avere le prime avvisaglie che il rapporto con Harry stava mutando, per questo non si era sentita di andare dall'altra parte del pianeta per sostenere l'amica in quel momento difficile. Quando Hermione era sparita si era sentita responsabile di non esserle stata tanto vicino come invece la riccia aveva fatto negli anni precedenti con lei.
Hermione scosse la testa, non aveva mai fatto una colpa all'amica per non averla seguita. 
La riccia stava per dar voce ai suoi pensieri quando le parole di Harry la spiazzarono definitivamente: «Capisco come si sia sentita Ginny. Anche io non sai quante volte mi sia dato dello stupido egoista per non aver rimandato di sei mesi l'accademia per accompagnarti in quel viaggio.» Disse l'uomo accarezzando dolcemente il viso di Hermione. «Sono stato un ingrato oltre che un pessimo amico. Dopotutto quello che tu hai sempre fatto per aiutarmi e sostenermi durante la guerra, non avrei dovuto mettere le mie priorità davanti alle tue.» Aggiunse imbarazzato. «La verità è che dopo la guerra volevo solo un accenno di normalità nella mia vita. Non volevo essere più ricordato solo come il "Salvatore del mondo magico", ma solo come un normalissimo cadetto dell'accademia.» 
«Ragazzi... ormai è acqua passata.» Mormorò la riccia stringendo le mani ad entrambi. In quei sei mesi passati da sola in Australia c'erano stati momenti di sconforto in cui si era sentita abbandonata da loro, ma sentendoli parlare in quel modo aveva capito cosa anche loro stessero attraversando in quello stesso periodo. «Dal punto di vista emotivo il vostro supporto sarebbe stato molto importante, ma nessuno dei due avrebbe cambiato la realtà dei fatti...» 
«Non sono sicura che avere il supporto della "tua famiglia" non avrebbe potuto portare ad esiti imprevisti.» Esclamò la rossa guardando intensamente Hermione. Lei la considerava la sorella che non aveva mai avuto, indipendentemente da come erano andate le cose con il fratello. Non aveva mai avuto il rapporto stretto che aveva avuto con la riccia con nessuna delle sue cognate. Per questo il suo desiderio più grande era quello di averla accanto il giorno che avrebbe sposato Blaise. «In ogni caso forse ti avremmo aiutato ad affrontare meglio quel momento difficile.» 
Hermione dovette ammettere che se avesse avuto accanto Ginny ed Harry durante quel periodo doloroso della sua vita, forse avrebbe preso decisioni meno drastiche rispetto a quelle che aveva fatto all'epoca. «Probabilmente hai ragione ma ormai le cose sono andate in maniera differente.» Mormorò la riccia dispiaciuta. «Ho deciso di allontanarmi dal mondo magico e spero che entrambi possiate rispettare la mia scelta.» Aggiunse cercando di ritrovare un po' di razionalità.
Harry stava per ribattere qualcosa ma fu bloccato da un gesto con la mano da parte della sua ex fidanzata. «Hermione se tu sei felice lontano dal mondo magico, se hai trovato di nuovo un posto dove sentirti "a casa", non è nostra intenzione stravolgere la nuova vita che ti sei creata. Ma la verità è che io ti vorrei accanto a me il giorno delle mie nozze. » Mormorò Ginny stringendo le mani dell'amica. « Ti chiedo solo questo. Poi se non vorrai più mettere piede nel mondo magico o non avrai piacere di rivederci, spariremo dalla tua vita.» 
Quelle parole colpirono molto la riccia. Avrebbe affermato il falso se avesse dichiarato di essere minimamente felice della nuova vita che si era creata. Si era allontanata dal mondo magico per non soffrire più, perché non le fosse portato via nient'altro. Ma da quando aveva preso quella decisione non aveva smesso solo di soffrire, lei aveva smesso di vivere. Si limitava a sopravvivere senza costruire più niente per il futuro. Senza contare che anche se nessuno le aveva portato via i due amici, con il suo gesto lei li aveva comunque persi.
Certo, era un azzardo accettare quella richiesta. Era stato già difficile lasciare la prima volta i suoi amici e aveva paura di non riuscirci una seconda volta. Però rivederli aveva riacutizzato quella forte nostalgia che aveva sentito dopo la prima separazione. Voleva esserci almeno per il matrimonio di Ginny. Dopo tutto quello che entrambi avevano detto no si sarebbe mai perdonata di non essere presente a quella cerimonia.
«Va bene... ci sarò.» Mormorò sorridendo alla futura sposa. «Di solo a tuo fratello di starmi il più lontano possibile. Non voglio dovergli rivolgere la parola nemmeno una volta quel giorno.» 
«Non ti preoccupare, Ron non ci sarà!» Rispose la rossa esultando per essere riuscita a convincere Hermione a presenziare.
«Come, non ci sarà? Hai forse intenzione di ritirare l'invito che gli avevi fatto alle tue nozze?» Chiese la donna preoccupandosi di poter essere la causa di quell'assenza. «Dopotutto è tuo fratello. Mi sembra impossibile che non sia presente.» 
«Sinceramente io non avrei voluto invitarlo. Non abbiamo più un rapporto da quando è scappato in Francia. Mia madre però ha insistito che io lo invitassi. Lui però, come suo solito, mi ha tolto dall'impasse rifiutandosi di venire al matrimonio visto che sposo un serpeverde.» Raccontò la rossa ancora amareggiata per il comportamento del fratello.
Hermione rimase shoccata da quelle parole. Non provava più nulla per Ron ormai da tanto tempo ma sapere di quel comportamento non fece che confermare quanto fosse stata una benedizione quella sua ennesima defezione, tanti anni prima.
Alla fine i tre erano rimasti a parlare insieme a lungo ed Hermione aveva fatto in tempo solo a passare da casa per cambiarsi velocemente, prima di doversi recare al club. Quando entrò dall'entrata di servizio del locale, la donna venne fermata da uno dei buttafuori e venne tirata da parte per parlare senza orecchie indiscrete. 
«Jean, poco fa si è presentato quel tipo con cui ti sei "intrattenuta" ieri sera.» Il cuore della donna cominciò a battere all'impazzata sentendo quelle parole. Certo, anche se razionalmente non era una scelta saggia passare un'altra serata in compagnia di Draco al locale, Hermione non riusciva a sentirsi infastidita per questa iniziativa da parte del biondo.
«Davvero?» Esclamò cercando di fare la faccia più impassibile che le venisse.
«Si, secondo me ti sei andata a scegliere la gallina dalle uova d'oro...» Disse ammiccando. «Ho sempre pensato che tu fossi molto più intelligente di quello che facevi vedere...» Aggiunse con aria sempre più compiaciuta. 
Hermione si spazientì sentendo quelle allusioni e cercò quindi di tagliare corto il discorso con il buttafuori. «Quindi dove si trova?» Chiese cercando di mantenersi calma.
«Dove si trova chi?» Chiese l'energumeno perplesso.
«Il cliente che ho servito ieri sera...» Sicuramente lui invece non brillava certo per il suo intelletto. Fu il pensiero di Hermione in quel momento.
«Ah... lui è andato a casa. Mi ha lasciato una lauta mancia per consegnarti questo bigliettino senza che Morgan lo scoprisse.» Esclamò consegnandole una busta sigillata con la ceralacca. «Se vi servisse di nuovo un messaggero di al tuo amico di rivolgersi di nuovo a me. Da delle mance davvero strepitose.» Aggiunse allontanandosi.
Hermione corse in bagno per aprire con tranquillità la missiva del serpeverde. Ammirò la fattura della carta pergamena con cui era fatta la busta e la raffinatezza del logo dei Malfoy inciso con la ceralacca per sigillare la busta. Se qualcuno dieci anni prima le avesse detto che si sarebbe ritrovata a guardare con tanta ammirazione una busta proveniente da Draco Malfoy probabilmente gli avrebbe riso in faccia.
Dopo aver contemplato a sufficienza la missiva, Hermione si decise a strappare il sigillo e aprirla. 
"Nel caso tu ti fossi convinta di avere una fervida immaginazione...
Draco"
La donna sorrise nel leggere quelle poche parole. Quindi non era stato tutto un semplice sogno. Veramente la notte precedente aveva incontrato Draco Malfoy in quella specie di sogno condiviso e lui l'aveva baciata. Sentì le gote imporporarsi a quel pensiero. Sembrava tutto così surreale quel giorno. Prima " l'incontro" con Malfoy, poi la visita di Harry e di Ginny al suo lavoro e la decisione di partecipare al suo matrimonio. Avere la certezza che anche lo strano sogno della notte precedente fosse vero, le mise addosso una strana sensazione. Non aveva più baciato nessuno dopo Ron, non si era più lasciata coinvolgere da nessuno per paura di essere delusa un'altra volta da qualcuno. 
Il pensiero che da lì a poche ore lo avrebbe rincontrato nei suoi sogni, fece fremere d'impazienza la riccia. Moriva dalla voglia di conoscere qualcosa d'altro su quell'uomo tanto diverso dal ragazzino viziato che la perseguitava da piccola. Sebbene si rendesse conto che le informazioni che riceveva come "Jean" fossero sicuramente edulcorate rispetto alla realtà. Draco non poteva certo mettersi a raccontare di essere un mago e di cosa era cambiato dall'ultima guerra magica ad una babbana qualunque. E in fondo la donna non poteva pretendere niente di più visto che era lei per prima a non avergli detto la verità.

 

 


Eccoci arrivati alla fine di questo terzo capitolo.
Hermione viene strappata via da quello strano sogno dalla sua sveglia. È la prima volta dopo tanto tempo che la donna vorrebbe non dover tornare alla sua quotidianità. L'aver incontrato un uomo così diverso, dal bambino viziato che la insultava da ragazzina sconvolge la riccia. Sembra proprio che i ruoli si siano ribaltati visto che è proprio lui che cerca di spronarla a credere ancora ai suoi sogni e ad avere speranza per il futuro. Questo radicale cambiamento nell'atteggiamento del biondo, spinge Hermione a chiedersi per tutto il corso della giornata se quello che ha fatto sia solo un sogno provocato da quello di cui la donna sente la mancanza.
Le emozioni tuttavia non sono terminate perché a sorpresa, per la seconda volta in pochi giorni, la riccia incontra quello che ha sempre considerato il suo migliore amico. Harry, seppur animato dalle migliori intenzioni, non usa le parole adatte per convincere Hermione a tornare, almeno per un giorno, sui suoi passi. Sarà infatti Ginny a riuscire a far cedere la riccia.
Solo sul finire di quell'emozionante giornata la donna avrà finalmente la certezza di aver condiviso la notte precedente con Draco, caricandola di aspettative per il loro futuro incontro.
Chissà come sarà il loro incontro al matrimonio? Hermione è certamente in vantaggio rispetto al biondo perché sa con chi sta realmente parlando. Nel contempo però la donna è anche in una posizione di maggior fragilità rispetto al medimago per via delle aspettative che il suo cuore potrebbe crearsi inconsciamente per quel incontro .
Quando ho deciso di creare questa nuova storia avevo preventivato che fosse una breve Dramione natalizia. Non ho cambiato idea per quello che riguarda la sua lunghezza, penso quindi di riuscire a finirla in due, tre capitoli al massimo.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia.
A presto
Lyn

 

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