Aura Sally Jackson's moments

di karter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nome perfetto ***
Capitolo 2: *** Importanti decisioni ***
Capitolo 3: *** Rimproveri e sorprese ***
Capitolo 4: *** L'ennesima occasione mancata ***
Capitolo 5: *** 5. Cambio di piani ***



Capitolo 1
*** Il nome perfetto ***





 
Il nome perfetto




- Ciao, Mamma Orso1!-
La voce dall'altra parte del telefono era frizzante e divertita, come tutte le volte che quel buffo soprannome abbandonava le labbra della sua giovane amica. Haley sorrideva mentre sfogliava il libro dei nomi che stava consultando con Aaron prima che fosse richiamato a lavoro. Non sapeva perché ma aveva il presentimento che suo marito avesse chiesto alla ragazza di farsi sentire per poter continuare quel gioco di nomi che tanto la stava divertendo.
-Ciao, piccolo orsacchiotto!- le rispose la bionda e poté benissimo immaginare il tenero broncio formatosi sulle labbra dell'altra.
Aveva sempre odiato essere chiamata in quel modo. La faceva sentire ancor più piccola2 e dannatamente bisognosa di protezione. Era una cosa che non poteva sopportare.
-Cosa spinge una diligentissima studentessa universitaria a comporre il numero della sua bellissima tutrice3 a quest'ora?- chiese mantenendo i toni rilassati dei saluti riuscendo a strapparle una risata.
Tra loro era sempre così. Aura era una ragazza seria, decisa e maledettamente razionale, eppure Haley sapeva tirar fuori anche quella vena giocosa che la caratterizzava da bambina e che troppo presto era stata costretta ad abbandonare.
- Cos'è, quest'orsa grande non può sentire la mancanza di Mamma Orso? -
Aura si finse indignata nel pronunciare tale frase e Haley riuscì a figurarsi fin troppo bene il suo volto con le labbra sporgenti, il naso arricciato, gli occhi lucidi di divertimento e la fronte aggrottata. Era di una tenerezza disarmante.
-Scherzi a parte- riprese il discorso la ramata dopo aver sentito la risata della bionda esaurirsi -Ero curiosa di sapere come stavate, specie il mio fratellino4- aggiunse con una dolcezza disarmante.
Non era ancora nato, eppure quel bambino aveva già un sacco di persone a volergli bene. Lei, Aaron e Aura per primi.
-Sta benone- rispose la bionda posandosi una mano sul ventre arrotondato mentre un sorriso le dipingeva le labbra.
Non vedeva l'ora di poterlo stringere tra le braccia.
-Scalcia ogni qual volta sente le nostre voci e la notte sembra si diverta a ballare la conga, impedendo a me di dormire- aggiunse facendo ridere la ragazza dall'altro lato della cornetta -Però non ha ancora un nome- continuò sfogliando l'ennesima pagina di quel libro alla ricerca del nome perfetto.
Magari poteva sfruttare il tempo che Aaron sarebbe rimasto fuori per tentare di trovare quello giusto, che sarebbe piaciuto ad entrambi.
-Fammi indovinare...- iniziò Aura con un sorriso e Haley poté tranquillamente vederla mentre si sedeva sul divano a gambe incrociate con quella che dal rumore pareva una busta di patatine.
Sospirò tentando di non farsi udire. Aura aveva davvero delle pessime abitudini in campo alimentare, non vedeva l'ora che passasse a trovarli in modo da poterla nutrire come un comune essere umano.
-Qualsiasi nome tu proponi , papo5 te lo boccia e ne propone di orrendi- disse sgranocchiando una patatina mentre si immaginava l'entusiasmo della donna per aver trovato un nome che le piaceva e l'obiezione del marito.
Perché ne era certa, Aaron bocciava i nomi fingendo che non gli piacessero. Non le avrebbe mai spiegato che ogni nome che non approvava era legato a qualche assassino che negli anni aveva sbattuto in galera.
-Siamo così prevedibili, vero?- chiese la bionda mentre un sorriso divertito abbandonava le sue labbra ottenendo un mugugno d'assenso dall'altro lato.
Aura doveva appena aver messo in bocca l'ennesima patatina.
-Perché non proponi tu qualche nome, Aaron non riesce mai a dir di no a te!- proruppe  d'un tratto Haley orgogliosa dell'idea appena avuta.
Del resto era la semplice verità, dal giorno in cui li aveva presentati, Hotch aveva preso Aura sotto la sua ala e da allora dirgli di no, per lui era diventato impossibile. Non c'era nemmeno da chiederselo. Aura se ne approfittava continuamente.
-Diamo inizio alla lista, allora!- rispose la rossa mettendosi comoda, pronta a dar la sua opinione su tutti i nomi che la sua tutrice le avrebbe elencato.
Sarebbe stata una lunga notte, come quelle che passavano quando abitavano ancora sotto lo stesso tetto e Aura era solo una bambina. Le avevano sempre adorate, entrambe.
 
***

 
"Tu e il tuo stupido lavoro siete una piaga per i nomi, qualsiasi idea ti venga in mente ci sarà sempre un qualche bastardo assassino ad avere lo stesso. Il destino, però, ha voluto che tu sia circondato da due donne estremamente testarde che ti hanno fatto un enorme favore, abbiamo ristretto la ricerca a due nomi soltanto e, nella nostra magnanimità, abbiamo deciso di dare a te l'ultima parola. Dimmi, non siamo fantastiche?
Scherzi a parte, ecco qui i nomi che io e Haley abbiamo trovato e speriamo possano piacerti (anche perché le tue idee sono davvero orribili!).
Il primo nome selezionato è
Aiden che deriva dall'irlandese fuoco. Molto bello effettivamente e anche il suo significato, ma personalmente io preferisco l'altro (ma non dirlo ad Haley).
Il secondo, invece, è
Jack che, nel suo significato che preferisco, vuol dire Dono del Signore. Tu sai quanto io sia poco religiosa, ma credo che sia dannatamente adatto. Del resto, il mio fratellino non è altro che un piccolo dono, no?
Bene, detto questo ti lascio al tuo lavoro (non tirarla troppo per le lunghe, Mamma Orso e Piccolo Orso hanno bisogno di Papà Orso).
Ci vediamo presto!
Aura
"

Aaron sorrise osservando lo schermo del telefono.
Erano appena rientrati a Washington dopo aver risolto il caso dello Strangolatore di Seattle6 quando il suo telefono aveva ricevuto un messaggio. Nel momento in cui aveva chiamato Aura per chiederle di distrarre Haley data la sua immediata partenza avrebbe dovuto immaginare che le cose sarebbero andate in quel modo. Del resto succedeva qualcosa di simile tutte le volte che le lasciava da sole a confabulare alle sue spalle.
Scosse il capo entrando nel suo ufficio. Avrebbe posato i fascicoli che aveva dietro e sarebbe corso a casa a riabbracciare la sua famiglia.
 
 
 














 
Questa storia partecipa alla challenge “Fandom 100’s” indetta da Ghostmaker sul forum di EFP. 
Pacchetto U - Slice of life


1. Soprannome giocoso che Aura usa per chiare Haley dal momento in cui ha scoperto della gravidanza.
2. Al momento Aura ha diciotto anni, ma è prossima ai diciannove.
3. Aura è orfana e Haley è diventata la sua tutrice quando aveva tredici anni.
4. Anche se gli Hotchner non sono la sua famiglia biologica, Aura li considera tali. Certo non riesce a chiamare Haley "mamma" perché la conosce da quando era solo una bambina e si è abituata a considerarla più una sorella, però per lei Jack sarà un fratellino da viziare e coccolare.
5. Papo è il soprannome che Aura, da bambina, ha affibbiato ad Aaron. I primi tempi era solo per metterlo in difficoltà,  con lo scorrere del tempo è diventato un modo simpatico per dimostrargli il suo affetto.
7. Stagione 01, episodio 01
 

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Capitolo 2
*** Importanti decisioni ***





Importanti decisioni


 
-Tua moglie è folle!- urlò una voce dall'altro lato del telefono, spingendo l'agente speciale Aaron Hotchner a ricontrollare il mittente di quella chiamata sullo schermo del suo telefono.
Non l'aveva mai sentita preda di un'isteria simile.
-Va tutto bene?- le chiese allontanandosi dalla squadra per avere un po' più di privacy.
Si fidava di loro, sapeva che sarebbero andati avanti anche senza la sua supervisione1.
-No!- rispose la voce preda di un'agitazione che iniziava seriamente a preoccuparlo.
Aura sembrava furiosa e forse ne conosceva anche la causa. Era stata sua l'idea di chiederle di fare da madrina a Jack2.
-Come vi è venuta in mente un'idea tanto folle?- domandò buttando per aria tutto ciò che si trovava davanti.
Non era mai stata una persona ordinata, ma se qualcuno fosse entrato nel suo appartamento in quel momento avrebbe fatto fatica a riconoscerlo a causa del caos che vi regnava sovrano dal momento in cui aveva ricevuto il messaggio di Haley.
-Riesco a malapena a prendermi cura di me stessa!- continuò imperterrita percorrendo il suo salotto con passo di marcia, aveva finito le cose da lanciare -Cosa potrei mai insegnargli? Come potrei mai proteggerlo? Sono un disastr...-
-Aura!- la richiamò l'uomo interrompendo quel suo monologo che iniziava a scemare di tono, sintomo che anche la ragazza iniziava a calmarsi.
-Prendi un bel respiro e parlami- la invitò tentando di essere il più rassicurante possibile.
Gli sarebbe piaciuto essere con lei in quel momento per farle dimenticare tutte quelle idee malsane che da sempre la tormentavano, ma non poteva, doveva farsi bastare una telefonata.
-Scusami- iniziò con tono più pacato dopo aver preso un respiro profondo come le aveva consigliato l'uomo -So che stai lavorando e non dovrei disturbarti, ma avevo davvero bisogno di parlarti- continuò e Aaron poteva tranquillamente immaginarla seduta in terra con la schiena appoggiata al divano e le gambe raccolte al petto mentre con le dita giocava con una ciocca ramata sfuggita alla crocchia con cui era solita raccogliere i capelli -Devi convincere Haley a cambiare idea. Non sono la persona giusta per quel ruolo e lo sai, lo sapete entrambi!- aggiunse sorridendo amaramente, osservando la scritta "Ohana" sulla sua coscia sinistra.
Non potevano affidarle un ruolo tanto delicato, non a lei che si ricordava a malapena di mangiare e che ogni notte urlava in preda a orribili incubi3. Non avrebbe mai permesso a una creaturina pura come Jack di sporcarsi con tutto il male che la divorava sia da dentro che da fuori.
-Non posso!- le rispose l'agente Hotchner appoggiandosi ad una colonna per riuscire a reggere tutta la malinconia e la devastazione che riusciva a percepire da quella semplice telefonata -Anch'io ti voglio come madrina di Jack- aggiunse per rafforzare il concetto -Mi fido di te, Aura, sei una persona straordinaria e non potrei desiderare nessun altro accanto a mio figlio- continuò approfittando del momento di silenzio creato dal suo sbigottimento.
Con lei era raro un momento del genere quindi bisognava giocarselo al meglio e Aaron lo aveva imparato a sue spese.
-Non sono adatta per un compito del genere, lo sai!- si limitò a rispondere la ramata posandosi una mano sugli occhi.
Era così stanca di essere se stessa, ma questo non l'avrebbe mai detto a nessuno. Non voleva farli allarmare nuovamente, non avrebbe commesso ancora lo stesso sbaglio.
-Pensaci, ti prego!- le chiese.
La squadra lo stava già chiamando da un po', non poteva farli aspettare ancora, lo sapevano entrambi, ma questo non rendeva le cose più semplici.
-Va a salvare il mondo, papo!- lo salutò la giovane prima di riagganciare e rimanere sola con i suoi dubbi e le sue insicurezze.


 
***
 


-Tu sei davvero sicura di voler affidare a me un compito tanto delicato?- chiese una ragazza dai ribelli capelli ramati raccolti in una crocchia con una semplice matita.
Ci aveva pensato su parecchio, come le aveva suggerito Aaron, prima di recarsi a casa Hotchner per affrontare la neomamma4, ma ancora non riusciva a vederci nulla di positivo in quella scelta.
-Voglio dire- riprese cullando dolcemente quel piccolo angelo che appena entrata Haley le aveva messo tra le mani.
Ci sapeva davvero fare quella donna e giocava maledettamente sporco, ma non poteva mollare senza nemmeno aver tirato fuori le armi. Ne andava del suo orgoglio!
-Riesco a malapena ad occuparmi di me stessa, come potrei essere un punto di riferimento  per questo piccolo angelo?-
La donna sorrise dolcemente a quelle parole, inclinando leggermente il capo verso sinistra per osservare meglio la scena davanti ai suoi occhi, tentando di ignorare le parole appena sentite. Le faceva davvero male sapere che Aura pensava ciò  di se stessa e avrebbe lottato con le unghie e con i denti per dimostrarle quanto in realtà fosse speciale.
-Ti conosco da non so più quanto tempo ormai- iniziò la signora Hotchner con il più dolce dei sorrisi.
Sapeva che la sua sorellina acquisita non sapeva resisterle quando usava quell'espressione e aveva tutta l'intenzione di ricorrere ai più sporchi mezzuggi per ottenere ciò che desiderava.
-Sei parte della mia famiglia da così tanto che non riesco ad immaginare nessun altro in questa veste, e poi guardalo- continuò indicando Jack che giocava sereno con una delle ciocche ribelli sfuggitale all'acconciatura improvvisata -Non è mai stato così tranquillo come ora, nemmeno quando è tra le mie braccia o quelle di Aaron!-
Aura rimase qualche secondo in silenzio ad osservare quel bambino meraviglioso che la guardava sorridendo. Era così bello, un piccolo angelo che meritava solo il meglio dalla vita e lei non sarebbe mai stata il meglio.
-Andiamo Hal- si riprese la ramata porgendo il bambino alla mamma.
Non riusciva ad essere obiettiva con quegli occhioni che la fissavano adorante!
-Perchè non uno dei colleghi di papo, sono i migliori agenti dell'FBI esistenti- tentò.
Sapeva quanto Haley odiasse il lavoro del marito che lo teneva spesso lontano da casa per giorni e non conosceva orari, non avrebbe mai scelto nessuno di loro, lo sapeva, ma doveva tentare.
-Io e Aaron, però, vogliamo te!- replicò la più grande tra le due osservandola con determinazione e vedendola mordersi il labbro inferiore.
Era nervosa, Aura, stava ponderando la cosa e non riusciva a trovare altre ragioni per declinare. Per lei le sue erano ottime ragioni, ma Haley non si sarebbe fatta piegare da queste.
Scosse il capo sconfitta mentre un sorriso raggiante increspava le labbra della maggiore. Conosceva troppo bene Aura, sapeva che era una delle persone più buone del mondo per negare a qualcuno qualcosa.
-Sarai una madrina fantastica!- le disse ricevendo in cambio una finta espressione esasperata che nascondeva un sorriso.
-Sei impossibile!- commentò la ramata prima di essere richiamata all'ordine dallo squillo del telefono.
-Ti voglio bene anch'io!- le rispose Haley vedendola varcare la soglia di casa con il telefono all'orecchio regalandole un gesto di saluto e un piccolo incresparsi di labbra.
Sorrise anche la donna, anche se indecisa tra la preoccupazione e la felicità.
Le faceva sempre male vederla andare via richiamata da un'emergenza a lavoro5, ma saperla lontana dall'FBI riusciva a farla sentire più leggera. Non avrebbe mai potuto sopportare il saperla lavorare fianco a fianco con suo marito. La sua vita era stata già abbastanza difficile senza l'aiuto di psicopatici che si divertivano ad ammazzare la gente nei modi più disparati.
Aura aveva bisogno di vivere una vita serena e avrebbe fatto qualsiasi cosa per concedergliela.
 
 
 
 












 
1. Riferimento alla puntata 1x06, "L'uomo nel mirino".
2. Jack non è ancora nato, ma Haley e Aaron hanno già deciso che vorranno Aura nella sua vita.
3. Aura non è una giovane donna con un semplice passato alle spalle, tutto il contrario.
4. Ci troviamo durante nel periodo tra la puntata prima citata e la 1x07, "La volpe", a pochi giorni dalla nascita di Jack.
5. Aura, oltre ad essere una studentessa universitaria con tre lauree all'attivo è anche una consulente per la polizia locale che ha frequentato l'accademia ma ha preferito rimanere nel mondo universitario. Haley ha sempre paura quando la chiamano per lavorare su qualche caso perchè lo sa, la sua sorellina acquisita è dnnatamente brava in tuto ciò che fa.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Rimproveri e sorprese ***


 
 
Rimproveri e sorprese


-Non so se te ne rendi conto...- iniziò una voce facendo sussultare l'uomo appena entrato nel proprio ufficio[1] -Esistono degli apparecchi chiamati telefoni cellulari che hanno una funzione fantastica- aggiunse con voce falsamente ironica e un tono che non prometteva nulla di buono -Servono per permettere a persone distanti di comunicare, non so se li hai ben presenti- continuò fulminando l'uomo con lo sguardo.
Aaron la osservava in silenzio. Non si sarebbe mai aspettato di trovarsela in quel luogo, specie quando faceva di tutto per tenersi alla larga dai suoi colleghi[2] doveva davvero averne combinata una grossa per averla spinta ad andare ad attenderlo fino al suo ritorno.
-Non startene lì impalato!- lo riprese invitandolo a sedersi sulla poltrona oltre la scrivania.
Non si era mai visto nessuno trattare l'agente supervisore Aaron Hotchner come un ospite nel suo ufficio, nessuno prima di quel giorno.
-Non ti pare di star esagerando?- le chiese ignorando il suo invito ma avvicinandosi alla figura.
-Esagerando?- gli fece il verso la giovane mantenendo un tono di voce pacato.
Non voleva che qualcuno si intromettesse nella loro discussione.
-È tutto il dannato giorno che non rispondi a telefono, sai quanto era preoccupata Haley?- lo rimproverò come una mamma rimprovera il figlio disobbediente -Per tranquillizzarla mi sono dovuta inventare che le stavi preparando una sorpresa e sono uscita con una scusa per raggiungerti e informarti perché tu non rispondi a telefono!- aggiunse fulminandolo con il peggiore dei suoi sguardi accusatori.
Aaron rimase in silenzio a quelle parole. Sapeva di aver sbagliato, ma non immaginava di aver causato tanti danni.
-Ascoltami attentamente, Aaron, ora ti dirò cosa dovrai fare e tu eseguirai senza ribattere nulla di ciò che ti sto per elencare, sono stata chiara?- gli domandò ottenendo un segno d'assenso.
L'aveva chiamato Aaron e non papo come suo solito. La situazione era più grave del previsto.
-Va di sotto e invita tutta la squadra ad andare a mangiare fuori. Andrete in quel ristorantino italiano che ad Haley piace tanto, ho già prenotato- specificò vedendo la protesta nascere, ancor prima che sulle labbra, negli occhi del suo papo -Andrai a prendere Haley a casa con un mazzo di fiori: calendule e peonie per scusarti del tuo comportamento, tulipani rossi per ricordarle che la ami e dalie per ringraziarla di continuare a scegliere te, nonostante tutto- continuò massaggiandosi le tempie indolenzite dallo stress di quella giornata interminabile -Passerete una bella serata in cui i tuoi due mondi si incontreranno e rimarrete a dormire fuori per concludere in bellezza- terminò posandole il biglietto da visita di un motel sulla scrivania prima di alzarsi e infilarsi il cappuccio del giaccone per nascondere la sua identità al resto dell'ufficio.
-Non ci sarò sempre io a compensare le tue mancanze!- gli ricordò la ragazza prima di chiudersi la porta alle spalle e abbandonare l'edificio lasciando l'agente Aaron Hotchner a giocare con il biglietto da visita che gli aveva dato.

 
 
***
 

 
-Sai che sono ancora in tempo per chiamare una babysitter per Jack?-
Haley era bellissima in quel vestito melanzana , se non l'avesse vista andare in giro con il pancione fino a quattro mesi prima non avrebbe mai creduto di star parlando con una neomamma.
-Sarà una bella serata e potresti conoscere la seconda famiglia del tuo papo- le fece il verso -E poi potresti finalmente rincontrare Spencer[3]- aggiunse la donna indecisa se indossare un paio di orecchini lunghi o corti, le piacevano entrambi.
-Lunghi!- le consigliò la diciannovenne posando il libro che stava leggendo sul comodino accanto al mazzo di fiori che Aaron aveva regalato alla moglie.
Almeno l'aveva ascoltata.
-E la risposta è no!- aggiunse prima che la donna potesse insistere nuovamente -Io e Jack ci divertiremo e una volta che sarà andato a nanna farò una ripassata dei film di Harry Potter- continuò ignorando volutamente il fattore Spencer, non era ancora pronta per toccare l'argomento.
Haley scosse il capo a quelle parole, certe cose non sarebbero mai cambiate!
-Ora muoviti, tuo marito ti attende e io devo requisire il mio compagno per la serata- la prese in giro alzandosi dalla sua posizione per avviarsi al piano di sotto -Comunque, se aveste intenzione di non rientrare questa notte non fatevi problemi!- concluse prima di correre di sotto lasciando Haley a bocca aperta.
Per un attimo le era parso di rivedere quella bambina sempre sorridente che riusciva a scaldare il cuore di tutti coloro che la conoscevano. Sperava davvero fosse un momento che sarebbe durato a lungo, non le piaceva quando erano la malinconia e l'insicurezza a travolgerla.
 




 
 


 
1. Ci troviamo al termine della puntata 1x12
2. Questo punto sarà spiegato più avanti.
3. Sì, sto davvero parlando di Spencer Reid, il nostro amato dottore.
 
 
 

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Capitolo 4
*** L'ennesima occasione mancata ***




 
L'ennesima occasione mancata




-Sono a casa!-
Aura sorrise varcando la soglia del soggiorno, non prima di aver posato zaino e valigia all'ingresso. Era il compleanno del suo papo e non poteva mica fare toccata e fuga come suo solito!
-Ciao, splendore!-
Haley sorrise a sua volta vedendo la sua sorellina. Era incredibile pensare come lei, che studiasse dall'altro lato dello stato fosse più presente nella vita di Jack rispetto al padre. Scosse il capo, era meglio non pensarci, voleva godersi tutto il tempo che aveva a disposizione con le due donne della sua vita e il suo piccolo angelo.
-Ciao, mamma orso! Ehi, Jess! E quello laggiù non è il mio bellissimo orsacchiotto?-
La ramata sorrideva mentre salutava le due donne e si fiondava a prendere in braccio il piccolo Jack che, non appena la vide, iniziò a ridere. Erano così belli insieme. Sembravano un quadro di un'altra epoca che faceva bene al cuore.
Haley e Jessica si scambiarono un sorriso complice.
-Non vedo il festeggiato, però- riprese il discorso la più piccola senza smettere di ondeggiare con Jack in braccio, lasciandolo libero di giocare con i suoi lunghi capelli ramati.
Movimento che si fermò nel momento in cui vide gli occhi delle due donne adombrarsi. Non poteva essere davvero come credeva, non...
Scosse il capo, avvicinandosi alla donna cui doveva tutto e posandogli tra le braccia il suo figlioccio, non prima di avergli lasciato un bacio sulla fronte, per poi dirigersi verso l'ingresso ignorando le voci delle altre due.
Si sarebbe fatta perdonare quello scatto, ma in quel momento sentiva davvero il bisogno di scambiare due chiacchiere con l'uomo che aveva sempre considerato come un fratello maggiore o un papà alle volte. Possibile che la chiacchierata dell'altra volta non fosse servita? Possibile che non sapesse rispettare una stupida promessa?
 
***
 
-Hotchner-
La voce di Aaron era ferma, decisa, come ogni volta, peccato che la persona dall'altro capo del telefono non fosse un semplice agente che doveva sottostare ai suoi ordini. No, e nel momento in cui lo comprese fu troppo tardi per tirarsi indietro.
-Jackson-  gli rispose la voce facendolo sobbalzare.
Non si aspettava una sua chiamata, eppure avrebbe dovuto immaginarlo che la sorpresa di cui aveva tanto sentito parlare fosse una sua visita. Si sentiva ancora più in colpa in quel momento. Era certo che Aura avesse abbandonato baracca e burattini per rientrare a Washington  e lui era volato in Messico.
-Se abbiamo finito con i convenevoli vorrei sapere perché- riprese la ragazza con voce stanca.
Odiava quella situazione. Per quanto volesse bene ad Aaron non ne poteva più di dover coprire le sue mancanze con Haley e tentare di rassicurarla tutte le volte che lui preferiva il lavoro alla sua famiglia. Poteva capire la sua passione e il suo senso di giustizia, anche lei sognava di entrare nell'FBI, ma così non si poteva andare avanti.
L'agente del BAU rimase in silenzio qualche attimo cercando di trovare le parole da dire per spiegare il suo punto di vista, ma non ci riusciva. In quel momento gli pareva tutto superfluo. Come poteva spiegare a lei i motivi che lo spingevano ad abbandonare la sua famiglia per inseguire il lavoro quando l'unico desiderio di Aura era avere una famiglia che l'amasse? Si sentiva così stupido.
-Lo so che il tuo lavoro è importante, che quello che fai aiuta tante persone. Sono orgogliosa di te per questo, lo sai. Ma odio quando metti da parte Haley e Jack per correre dietro l'ennesimo psicopatico- sospirò lasciandosi scivolare in terra.
Era in un piccolo parco, nascosta dietro dei cespugli. Odiava quella situazione, le straziava il cuore non poter fare nulla per poter aiutare la sua famiglia. Perché Haley, Aaron e Jack erano tutto il suo mondo e non avrebbe mai voluto vederli in difficoltà come in quel momento. Quanto tempo sarebbe riuscita a resistere ancora? Quante altre occasioni Aaron avrebbe saltato?
-Tu hai una famiglia meravigliosa a casa e non fai altro che deluderla, non immaginando nemmeno quante persone che questa fortuna non la hanno ti invidino. Per favore, papo, non buttare tutto nel cesso- lo supplicò mentre una lacrima le rigava il volto prima di buttare giù lasciando l'uomo immobile come una statua.
Sapeva che la diciannovenne aveva ragione ma non sapeva come uscire da quel circolo vizioso.
Sospirò .
Purtroppo non aveva tempo per pensarci in quel momento. C'era un SI da prendere e non poteva permettere che gli scappasse o avrebbe deluso la sua famiglia inutilmente.
 




 

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Capitolo 5
*** 5. Cambio di piani ***


 
 
Cambio di piani



«Ci pensi?»
Aura era seduta sul tappeto del salotto con il piccolo Jack in braccio mentre Haley, in cucina, finiva di preparare il pranzo.
«Avrai il tuo papà tutto per te per due intere settimane1. Sei felice?»
Il piccolo rise giocando con una ciocca ramata di quella che per lui era la sua sorellona, facendo nascere un sorriso anche sul volto della ragazza. Era così bello quando rideva. Non che solitamente non lo fosse, anzi. Però quando rideva sembrava illuminrsi. Non c'era cosa più bella al mondo, non per lei.
«Quasi non ci credo» commentò la donna raggiungendoli in salotto con un vassoio pieno di prelibatezze «Sembra un sogno che si avvera» commentò mettendo sotto al naso della ragazza una varietà incredibile di rustici e invitandola con lo sguardo a prenderne a volontà.
Era così magra e se la conosceva bene sapeva anche il perchè. Fortuna che spesso si recasse da loro almeno poteva farla mangiare regolarmente. Il suo stile di vita la preoccupava non poco.
«Tu sei sicura di non poterti trattenere qualche giorno in più?»
Sapeva già la risposta, ma come si suol dire, la speranza è l'ultima a morire.
«Lo sai che mi piacerebbe, ma entro domani devo essere al campus» rispose dando un morso alla sua torta salata.
Speck e broccoli, la sua preferita. Haley la viziava troppo.
La bionda sollevò gli occhi al cielo nascondendo un sorriso. Era così fiera della donna che era diventata. Era brillante, gentile , o almeno lo era con le persone cui voleva bene, e sapeva prendersi le sue responsabilità. Non poteva desiderare di meglio per lei. Forse solo un fidanzato che non le tappasse le ali, ma per quello avrebbe dovuto aspettare ancora un po'.
«Allora vediamo di goderci questo giorno!» e nel dire quelle parole si diresse verso l'ingresso.
Suo marito era appena tornato a casa e quella volta per restarci.

 
***
 
Sorrise sgattaiolando al piano superiore. Quando era scesa per cercare un bicchiere d'acqua non avrebbe mai immaginato di imbattersi in una scena così pucciosa2. Quei due erano l'emblema dell'amore. Sperava davvero che un giorno anche lei avrebbe incontrato qualcuno con cui provare emozioni così forti, qualcuno che la facesse sentire amata,  protetta. Scosse il capo. Era perfettamente consapevole dei problemi che ruotavano attorno a quel matrimonio. Il lavoro del suo papo era uno dei maggiori, ma vederli così uniti le scaldava il cuore. Erano la sua famiglia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerli, per custodire il loro legame. Era il minimo che potesse fare dopo quanto loro avevano fatto per lei.
 
***
 
«Che succede?»
Aura sbadigliò stopicciandosi un occhio ancora assonnata. Aveva sentito strani rumori in giro per casa e si era preoccupata. Vedere Aaron in giacca e cravatta pronto per uscire però la fece scattare. Perchè era vestito in quel  modo, nel cuore della notte, se sarebbe dovuto essere in ferie?
«Problemi a lavoro» rispose evasivo infilandosi la giacca e avviandosi al piano di sotto.
La giovane lo osservò senza capire, ma prima che potesse chiedere il suo papo era già uscito dalla porta.
«Ha ricevuto una strana chimata» la informò Haley invitandola a seguirla in cucina dove aveva preparato del the, che la ragazza accettò immediatamente.
Aveva un brutto presentimento.
«E poco dopo lo hanno contattato dalla Jamaica. Elle è accusata di omicidio» aggiunse e Aura ringraziò di non aver ancora preso nemmeno un sorso dalla sua tazza altrimenti le ci sarebbe voluto poco per sputarlo adosso all'altra.
C'era decisamente qualcosa che non andava. Perchè aveva il presentimento che le cose fossero strettamente collegate?
Sospirò. A quanto pare Haley avrebbe ottenuto ciò che voleva. Non si sarebbe mossa di lì finché la BAU non avrebbe risolto la faccenda.
 
***
 
«Non ho preso io la busta»
Gideon era appena uscito dalla stanza lasciando soli i coniugi Hotchner, quando Haley aveva pronunciato quelle parole facendo inarcare un sopracciglio al marito.
«Era preoccupata e non è ripartita, ed è stata sempre lei a dirmi di portarti la busta mentre provava a chiamarti» spiegò non potendo fare a meno di ringraziarla per essere rimasta.
Non sarebbe stato lo stesso affrontare qualcosa del genere senza di lei.
Aaron si abbandonò ad un sospiro. Non andava bene che avessero visto lei. Nessuno all'FBI la conosceva e non era inserita nemmeno nei suoi file personali proprio per proteggerla , invece...
«Troveremo il modo di farle fare l'identikit senza farla venire. Questo non è esattamente il momento adatto per le presentazioni»
 









 
Note:
1. siamo durante la 1x22, l'ultima puntata della prima stagione
2. ricordate il momento in cui Aaron racconta a Haley di come abbia partecipato allo spettacolo dei pirati solo per poterla rivedere?
 
 

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