Vita in miniatura

di harrypotter_vita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caffè Espresso ***
Capitolo 2: *** Cinquanta sfumature di stalker ***
Capitolo 3: *** I libri fanno male ***
Capitolo 4: *** Tempesta d'odio ***
Capitolo 5: *** Vattelapesca e la droga ***
Capitolo 6: *** Pozioni con effetti collaterali (anche gravi) ***
Capitolo 7: *** Una spinosa convivenza ***
Capitolo 8: *** Scorpius viene attaccato da un insetto ***
Capitolo 9: *** La malattia del formaggio ***
Capitolo 10: *** Baby Malfoy ***
Capitolo 11: *** Piccoli inconvenienti mattutini ***
Capitolo 12: *** Scorpius viene quasi mangiato ***
Capitolo 13: *** Scorpius è una principessa ***
Capitolo 14: *** Palpeggiamenti indesiderati ***



Capitolo 1
*** Caffè Espresso ***


Piccola premessa prima di iniziare:


(Parto subito nel dire che non è necessario leggere questa introduzione per comprendere gli avvenimenti della storia, ma la consiglio a chiunque sia interessato a scoprire il lungo viaggio che hanno intrapreso questi capitoli. Il primo capitolo si trova sotto, oltre la presentazione dei personaggi, quindi potete benissimo passare direttamente a quello).

Eccomi qui con una nuova storia, piena di aspettative, piena di energia, (e anche pregando che le mie speranze non si infrangano come quelle dei nostri due protagonisti).
Credo di dovere delle scuse a tutte le persone che hanno letto le mie due fanfiction precedenti, so che avete sofferto a causa della mia incompetenza. (Se non si fosse capito, queste storie non vengono aggiornate dal 2017).
Ops.

Ma questa volta sarà diverso, giuro! (Le ultime parole famose).
No, dai, sarà diverso proprio perché questa storia è già stata scritta, precisamente nel lontano 2016, su una piccola pagina instagram (ora non più tanto piccola ahahah). Ho conservato ogni singolo capitolo, ero troppo affezionata a questa fanfiction per lasciarla nei server dimenticati di internet, e adesso sono qui, a distanza di quattro o cinque anni, a riproporvela.
Una personcina molto cara ha provato a portare questa storia su un sito di scrittura, ma non è riuscita ad andare oltre al secondo capitolo, proprio perché i testi si sono persi nei meandri oscuri di instagram. Ve lo dico giusto per farvi sapere che non mi ha copiata, o io non ho copiato lei, ma anzi le avevo dato la mia autorizzazione a fare questo lungo lavoro di trascrizione.

Ma ora torniamo a parlare della tragica storia di questa fanfiction.
Quando la scrissi la prima volta avevo dodici anni. DODICI. Insomma, date un computer, una connessione internet e un bad boy ad una ragazzina ormonata di dodici anni e vedete cosa riesce ad inventarsi.

Spoiler: cose molto brutte.

Ed è esattamente quello che è successo!
Non riesco a capire, e credo non capirò mai, perché un obbrobrio del genere fosse piaciuto ad alcune persone. Mi viene subito da pensare: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, no?

No.

Ecco il motivo per cui sto letteralmente scrivendo questa storia, la quale era partita anni fa con le migliori speranze, rovinate poi dall'incompetenza e dall'infantilità dell'autrice. (Come succede molto spesso, d'altronde). Mai lasciare che una dodicenne scriva come funziona la vita di una diciassettenne.

Adesso che ho quasi diciassette anni credo di avere un po' più di competenza per poter scrivere fanfiction su rapporti adolescenziali, forse anche perché nel frattempo ho imparato a scrivere. (Quanto scommettiamo che dopo aver detto questa cosa non farò altro che sbagliare la struttura di tutti i testi?)

Ma, bando alle ciance, vi informo subito che la storia, in origine, aveva 52 capitoli. Credo (e spero) di non arrivare a questo numeri, ma io sono logorroica anche quando scrivo, quindi chi lo sa. Sicuramente sarà più lunga di trenta capitoli, perciò avrete da sopportarmi per un bel po'. Al momento sono arrivata a scrivere fino al decimo capitolo, così mi sono portata in avanti.

Gli aggiornamenti saranno settimanali (ogni venerdì), oppure una volta ogni due settimane, nel peggiore dei casi. Metto subito le mani in avanti dicendo che quest'anno andrò in quarta liceo e che preferirei che la mia media non subisca un calo drastico. Questo non vuol dire che la storia sarà l'ultima cosa a cui penserò, prima di tutto perché ho tutte le idee chiare, e poi anche perché ormai sto vivendo in simbiosi con il mio computer.

Bene, ora che vi ho annoiati abbastanza, ho deciso di annoiarvi ancora di più facendo una introduzione ai personaggi.




PERSONAGGI


Questa presentazione si può saltare, ma tanto è molto corta e vi può servire a capire dove sono finiti tutti i dolci bambini dei nostri eroi. Non elencherò tutti i personaggi della storia, ma soltanto quelli che sono i figli della vecchia generazione (realmente nati oppure inventati da me).
Alcuni dati sui personaggi, età e casate sono presi da Harry Potter Wiki, quindi non dovrebbero essere sbagliati. Per il resto, se qualcosa non vi torna è perché me la sono inventata :)


Figli di George:
Fred: nato nel 2008 - Grifondoro. Roxanne: nata nel 2009 - Grifondoro

Figli di Percy:
Molly: 2010 - Tassorosso. Lucy: 2008 - Grifondoro

Figli di Bill:
Victoire: 2000 - Tassorosso. Louis: 2004 - Corvonero. Dominique: 2006 - Corvonero

Figli di Ron-Hermione:
Rose: 2006 - Grifondoro. Hugo: 2008 - Grifondoro.

Figli di Harry e Ginny:
James: 2004 - Grifondoro. Albus: 2006 - Serpeverde. Lily: 2008 - Grifondoro

Figlio di Draco e Astoria:
Scorpius: 2006 - Serpeverde

Figli gemelli di Luna e Rolf Scamander:
Lysander e Lorcan: 2007 - Serpeverde

Figlio di Tonks e Lupin:
Teddy: 1998 - Tassorosso

Figli di Neville e Hannah:
Harfang: 2009 - Grifondoro. Laura: 2005 - Tassorosso

Figli di Cho Chang:
Cedric: 2006 - Corvonero. Harry: 2004 - Tassorosso. Katie: 2010 - Serpeverde

Figli di Romilda Vane:
Lavanda: 2006 - Grifondoro. Colin: 2012 - Serpeverde

Figli di Calì Patil:
Leanne: 2012 - Tassorosso. Shay: 2006 - Grifondoro

Figlio di Blaise Zabini:
Philip: 2006 - Serpeverde


Figlio di Theodore Nott:
Zack: 2006 - Serpeverde








CAPITOLO 1

CAFFÈ ESPRESSO



1° settembre 2023

 

Quella mattina del primo settembre, finita l’estate calda e afosa, tutta la famiglia Weasley-Granger era in macchina, diretta a King Cross. Tirava il tipico vento londinese e il tempo non sembrava dei migliori, con spesse nuvole grigie che oscuravano ogni punto del cielo. Essendo però abituati a vivere in Inghilterra, si sarebbero stupiti se ci fosse stato un sole raggiante con tanto di arcobaleno e unicorni al posto della coltre di nuvole.

Per Rose era l'ultimo anno ad Hogwarts. Ultimo anno di divertimento, di studio intensivo, di giochi spensierati… L’ultimo anno prima di raggiungere l’età adulta. E lei era una di quelle persone che aveva tanti progetti per il suo futuro. Era spesso paragonata a sua madre, avendone lo stesso talento e la stessa determinazione, e proprio per queste somiglianze spesso non andava d’accordo con la sua genitrice. A volte, quando litigavano, le sembrava di parlare a uno specchio, che, purtroppo, non si poteva rompere lanciandogli contro qualcosa.

Studiava molto e spesso, tutto per prepararsi alle enormi difficoltà che si sarebbe trovata davanti una volta giunta nel mondo degli adulti. Nonostante tutto quel carico di responsabilità non aveva però intenzione di rovinarsi l’ultimo anno, anzi, perché no, aveva anche in mente di scatenarsi un pochino. Era letteralmente sommersa da cugini casinisti e amiche tremende, sarebbe stato praticamente impossibile non partecipare ai loro scherzi.

In quel momento Rose si accorse di quanto significasse quella scuola per lei, come una seconda casa, e le sarebbe dispiaciuto abbandonarla per sempre alla fine di quell’anno. Avrebbe potuto tornare a lavorare come insegnante, ma quel pensiero non le sfiorò la mente. Farsi bullizzare da dei ragazzini ormonati di prima mattina? Assolutamente no.

Lei voleva intraprendere la carriera di ricercatrice e inventrice di nuove pozioni o incantesimi, un progetto a cui già stava lavorando da parecchio tempo.

Le ritornarono in mente molti dei momenti più significativi che aveva trascorso in quella scuola: le continue chiacchierate con Neville sulla guerra della generazione precedente, i pigiama party interminabili con le sue compagne di stanza, i risultati migliori dell’intera scuola per interi anni consecutivi, la vincita dei Grifondoro sui Serpeverde a quidditch durante la finale di qualche anno prima, quando Scorpius Malfoy era caduto dalla scopa…

Si sentì un po’ in colpa ad essere felice della disgrazia di qualcun altro, ma Scorpius Malfoy per lei era troppo strano, oltre che a essere un suo giurato rivale. Non avevano mai avuto nessun tipo di conversazione o nessun tipo di relazione, né amichevole né scontrosa, si erano bellamente ignorati per tutti quegli anni. O almeno, lei ci aveva provato, poi se Malfoy le intralciava la strada proprio nei momenti peggiori della giornata non doveva lamentarsi se finiva in infermeria coperto di pus.

Non era però una novità che ci fosse una certa faida con quel ragazzo, in fin dei conti era un serpeverde, e le due casate erano storicamente famose per essere sempre in una continua lotta. Quindi no, non gli prestava particolarmente attenzione, se non quando lui riusciva a batterla a quidditch, in quel caso era meglio se cominciava a correre molto velocemente.

Improvvisamente la macchina su cui la famiglia Weasley stava viaggiando sobbalzò.

– Ron, mi avevi detto di aver preso la patente! – Sua madre, sferrò subito l’attacco al marito imbranato, lanciandogli un’occhiata furiosa.

– Sì, Hermione, ma questa macchina è cocciuta! – Provò a giustificarsi lui, nonostante fosse una causa persa. Subito dopo si girò in direzione di Hugo e Rose e sussurrò: – In realtà ho dovuto confondere l'esaminatore –. E fece l’occhiolino.

Hugo rise mentre Rose sospirò, quella era una macchina molto costosa.

La Tesla sopra cui stavano viaggiando sfrecciò in mezzo al traffico londinese, di sicuro al di sopra del limite di velocità concesso. Per fortuna non rilasciava gas inquinanti (per via del riscaldamento globale certe cose erano diventate illegali), altrimenti tutte quelle sgommate e frenate sarebbero bastate a creare un altro buco nell’ozono. Perché suo padre era stato in grado di guidare una macchina volante a dodici anni ma non aveva ancora imparato il codice stradale?

Arrivati alla stazione c'erano già i Potter ad aspettarli.

King Cross, come ogni primo settembre, era piena di maghi e streghe ancora camuffati da babbani ammassati al binario 9 e ¾. C’era chi piangeva, chi salutava, chi lanciava biancheria intima ai figli perché se l’erano dimenticata (James Potter ne era un esempio)… Ma alla fine tutti oltrepassavano la parete e salivano sul treno.

Tutta la famiglia Weasley era riunita e loro furono, ovviamente, gli ultimi a salire. Con tutti i parenti da salutare e i bagagli da caricare spesso facevano tardare la partenza del treno stesso, scatenando proteste a destra e manca in tutta Hogwarts. Alla fine però loro costituivano metà degli studenti totali presenti alla scuola, quindi i loro ritardi non era mai stati un fatto troppo grave.

James Potter, ormai maggiorenne, li salutò tutti con un finito sorriso stampato in volto. – Mi raccomando per i M.A.G.O. , eh!

Rose gli rivolse un’occhiata gelida. Non avrebbe dovuto osare metterle ansia di prima mattina. Hugo le diede una pacca sulla spalla e le fece notare una vasta macchia rossa che James aveva stampata sul viso. Entrambi i fratelli trattennero le risate, capendo cosa fosse successo. Giocatrice di quidditch o madre, zia Ginny non sbagliava mai la mira quando si centrare in pieno qualcuno con la ciabatta, e James lo sapeva bene.

Albus e Lily corsero loro incontro, lasciando tutti i bagagli da caricare allo zio Harry. Nel frattempo, Louis e James e avevano cominciato a sfotterli, divertiti, visto che la maggior parte di loro quell’anno avrebbe affrontato degli esami molto importanti. Ginny dovette far finta di sfilarsi la scarpa per farli tacere.

Tutti salirono sul treno, aiutando i ragazzi più piccoli, che vivevano serenamente senza alcun tipo di ansia o preoccupazione per gli esami imminenti.

Fred e Roxanne stavano cercando di nascondere alla madre, con falsi risultati, tutti gli scherzi dentro ai loro bagagli. Neanche George riuscì ad aiutarli, e, appena Angelina li vide, li sequestrò tutti. – MA DICO, è il caso, George, di lasciare a dei ragazzi così piccoli una quantità simile di esplosivi?! – Sbraitava la donna, cominciando a lanciare cose addosso al marito. – Vuoi davvero farli espellere dalla scuola come è successo con te?

Era palese che George non desiderasse altro.

Prima che anche Rose si staccasse dai genitori, Hermione la trascinò in modo inaspettato in un posto lontano da orecchie indiscrete.

– Senti Rose –. Disse sua madre parlandole con un tono improvvisamente serio. – Non metterti in cattivi rapporti con il figlio di Draco.

Rose alzò un sopracciglio stizzita, ne avevano già discusso. – Mamma con lui non ci ho neanche mai parlato. Non ci siamo calcolati per tutti questi anni, perché dovrebbe scatenarsi una guerra proprio ora?

A parte i primi anni, dove si era potuto percepire dell’astio tra i due, per tutti i successivi non si erano più neanche guardati. Emh, più o meno. Diciamo pure che preferì non parlare a sua madre delle innumerevoli volte in cui l’aveva fatto accidentalmente cadere giù dalla scopa durante le partite. Qualsiasi cosa fosse successa era però sicura che sarebbe uscita dalla scuola senza scambiare neanche una parola con il suddetto, il quale sarebbe rimasto un enigma per sempre.

E quando le cose andavano come previsto? Tipo mai, ma Rose non ci voleva pensare.

– Molto probabilmente non succederà nulla, ma per me è importante, appunto, che nulla accada –. Disse Hermione tutto ad un fiato, come se non le piacesse parlare di quell’argomento. – Poi quest’anno hai un progetto molto importante da finire, dovresti valutare anche gli imprevisti che ti potrebbe causare.

– Il mio progetto è perfettamente al sicuro, tranquilla e, capisco le tue preoccupazioni, ma l’unico svantaggio che lui possa procurarmi è rubare tutto il mio lavoro. E poi è un Malfoy, perché dovremmo parlare di lui?- – A Rose non faceva impazzire parlare di quella persona, non era mai stato il suo argomento preferito. – Il ragazzo che ti ha vista a casa sua e non ha fatto niente per... scusa.

Si ricordò di non poter parlare di quella questione, suo padre gliel'aveva proibito sin dal primo momento in cui aveva visto Scorpius al primo anno. Ron continuava a ripetere che portassero brutti ricordi alla mente di sua madre.

– Suo padre avrà pure sbagliato, ma Scorpius non è come Draco. Non è un Mangiamorte, quelle persone sono morte e sepolte, Voldemort non esiste più e mai tornerà –. Le prese il viso tra le mani, arricciandole dolcemente le ciocche rossastre. – Rose promettimi che non lo tratterai come il figlio di un Mangiamorte ma come una persona normale.

La ragazza non aveva ancora molto tempo prima che il treno partisse, ci pensò un po’ su e disse: – Va bene, ci proverò –. Mentì, anche se, onestamente, non gliene fregava assolutamente nulla.

Detto questo salì sul treno, diretta ad Hogwarts per l’ultima volta, per nulla intenzionata a rivolgersi a lui neanche per scambiarsi un saluto. Chissà perché sua madre si faceva sempre certi problemi.



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– Sei pronto, Scorpius? – Draco fece capolino nella stanza della serpe.

Il ragazzo emise qualche grugnito e storse il naso, osservandosi allo specchio: era impeccabile come sempre. Non un capello fuori posto, tenuti fermi da un gel puzzolente, abbinato ad una camicia e pantaloni neri perfettamente stirati dagli elfi domestici. La pelle pallida risaltava, come se brillasse, priva di imperfezioni.

– Ecco, così sei praticamente perfetto –. Il padre poggiò una mano sulla sua spalla, cercando di essere un po’ affettuoso, almeno prima della partenza del figlio per Hogwarts.

Scorpius distolse lo sguardo dal suo splendido riflesso, non che non gli piacesse guardarsi, era praticamente splendido, ma gli sembrava fuori luogo. Si incamminò verso le pesanti tende color smeraldo che oscuravano tutti i raggi solari che entrava nella sua camera e le aprì. Una fredda luce riuscì ad attraversare il vetro e lo colpì dritto al  volto.

Il Malfoy Manor era sempre stato freddo e buio, da quando Scorpius ne aveva memoria. Sapeva benissimo che era una cosa che sua madre odiava, infatti le sue stanze erano poste nel punto più colpito dal sole e le tende erano sempre tirate. Solo le stanze di Astoria Malfoy erano calde e accoglienti, i suoi due genitori non dormivano insieme. Scorpius sapeva che era nato da un matrimonio combinato, ogni membro delle famiglie di Purosangue ne era consapevole, ma ringraziò il cielo che i suoi genitori avessero deciso di non fingere di essere innamorati. Erano sempre stati chiarissimi con lui. Chiari come l’argento, di cui erano sommersi.

– È ora di andare, che progetti hai per questo tuo ultimo anno? – Draco lo accompagnò fuori dalla sua stanza, dopo aver preso valigie e bagagli. Suo padre che si abbassava per raccogliere le valige non lo aveva mai visto, certo che quella mattina era particolarmente strano.

Scorpius sospirò. – Onestamente non ho in mente nulla di particolare da fare. Superare i M.A.G.O. , fare bella figura, vincere a quidditch, queste cose qui –. Sapeva benissimo perché suo padre gli stesse chiedendo quelle cose, Draco Malfoy non aveva mai avuto un ultimo anno tranquillo ad Hogwarts.

– Direi niente di impegnativo, sei già bravo a fare tutto.

Scorpius annuì e decise di sorvolare sul piccolo dettaglio riguardante i possibili rivali che aveva ad Hogwarts.

Passarono per il salone di ingresso, ben pulito e lustrato dagli elfi, ma buio, con delle tende pesanti che oscuravano la poca luce solare che quel maledetto tempo piovoso riusciva a far trapelare.

Astoria corse verso di loro, facendo ticchettare i tacchi sul pavimento e ondeggiando un bel vestito che si era indossata per l’occasione. – È ora di partire? – Sorrise.

– Vieni con noi? – Chiese Draco.

Lei annuì felice. – Non mi perderei mai la partenza di mio figlio.

Scorpius li guardò bene per un ultima volta: nonostante tutto i suoi genitori avevano un bel rapporto. Non si amavano, non tendevano neanche a fingere, nemmeno alle cene di famiglia con i suoi nonni. Erano però in una bella relazione di amicizia e supporto reciproco, mangiavano insieme, a volte giocavano o uscivano tranquillamente. Nonostante ciò, percepiva bene l’assenza di quel sentimento tra loro due.

Ma era stato fortunato, molti Malfoy avevano avuto genitori violenti o che avevano tentato di ammazzarsi fra di loro per via dei matrimoni combinati. La prova di ciò gli si era presentata davanti quando, durante un Natale passato in famiglia, sua nonna Narcissa aveva drogato il nonno con dei sedativi per farlo stare calmo e non fargli gridare qualche strano insulto nei confronti di chiunque. Risultato? Era svenuto sopra il porridge e si era quasi soffocato. Secondo risultato? I Natali successivi era sempre stato drogato, ma non al punto da schiattare di fronte al povero pargoletto di famiglia.

I signori Malfoy uscirono a braccetto, davanti a tutti dovevano fingere di essere una coppia, seguiti dal figlio che era piuttosto silenzioso.

– Tutto apposto Scorpius? – Chiese Astoria mentre azionava la macchina, l’unico oggetto babbano che possedevano. – Sei emozionato?

Lui fece spallucce e sbuffò. Era molto pensieroso quel giorno e aveva paura che non se lo stesse godendo abbastanza. Era la sua ultima partenza per Hogwarts, di tutta la sua vita, avrebbe dovuto sentirsi più in visibilio.

– Visto che non hai niente di particolare da fare quest’anno, posso chiederti un favore? – Suo padre subito cercò di affidargli qualche incarico malfoyesco.

Scorpius ormai era abituato: i Malfoy erano fatti per contrattare, trarre vantaggio dalle situazioni che la vita presentava loro. Non si sentì quindi offeso o insultato, annuì con curiosità, non che si aspettasse una richiesta diversa da Draco Malfoy. Non era mai stato particolarmente bravo a fare il padre.

– Hai presente la figlia del Ministro della Magia?

– Certo –. Scorpius rise, come avrebbe potuto non ricordarsi di Rose Weasley? Oltre al fatto che era figlia di una delle famiglie più importanti da vent’anni a quella parte, lei era una che si faceva parecchio notare, tra i voti a scuola, il quidditch, le aspettative che molti avevano su di lei... E quei dannati capelli rossi. Ah, sì, anche per quel piccolo incidente che gli aveva procurato l’anno prima.

– Ecco… Mi servirebbe che tu riesca in qualche modo a fartela amica.

Scorpius credette di aver capito male. – Eh?

– Sua madre è il Ministro della Magia, mi capisci no?

Certo che lo capiva, nella condizione disastrosa in cui erano i Malfoy dal dopoguerra avrebbe fatto molto comodo avere un amico al governo, come ai vecchi tempi, quando erano ancora importanti. – Perché non parli direttamente con sua madre? Eravate compagni di scuola, no? Siete ancora rimasti a contatto dalla fine della guerra.

Draco strinse la mascella. – Solo per contratti formali, per non perdere la casa, diciamo –. Deglutii.

Scorpius capì, erano successe tante cose negli anni della guerra, troppe che suo padre non gli aveva mai raccontato. Purtroppo era sempre venuto a saperle da altri, e non nei modi migliori. Da quando i Malfoy erano caduti in basso suo padre aveva fatto i salti mortali per riportarli dove erano prima, e ce l’aveva quasi fatta. Era un uomo molto abile con un obbiettivo preciso. – Vedrò quello che riesco a fare –. Sospirò.

Sarebbe stata difficile, molto difficile, soprattutto se si fosse rivelata una persona antipatica, e sospettava che lo fosse. Non avrebbe potuto fingere un’amicizia per sempre.

– Siamo arrivati! – Esclamò Astoria, felice. Non aveva proferito parola per tutto il viaggio ma Scorpius sapeva benissimo che lei era stata informata della decisione di Draco già da tempo.

Il ragazzo scese dall'auto, diretto al treno, per l’ultima volta.





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Quella sera, Scorpius era impaziente di cenare, ma dovette sopportare il lungo smistamento dei ragazzi del primo anno. Non riusciva proprio a comprendere perché dare così tanta importanza a quella cerimonia, era una cosa che riguardava i singoli studenti del primo anno, perché costringere l’intera scuola ad assistere?

Insomma, aveva fame, e i suoi bisogni erano una priorità di tutti.

Si ricordava bene del suo smistamento, era stato uno dei più particolari che l’intera scuola di Hogwarts avesse mai visto. Il cappello parlante aveva impiegato quasi più di sette minuti per decidere la sua casa di appartenenza, e a Scorpius non piaceva ricordare le orribili proposte gli aveva fatto. Alla fine, ovviamente, era finito in Serpeverde, e meno male, altrimenti sarebbe stato spedito a casa fatto a pezzettini dentro una busta della spesa economica.

Spostò la sua attenzione dallo smistamento per osservare con l’acquolina in bocca le pietanze non ancora comparse sul tavolo. Mugugnò qualcosa e appoggiò la testa sui gomiti, cominciando a pensare a qualsiasi cosa che avesse potuto acquietare la sua noia.

Philip Zabini gli diede un piccolo coppino, cercando di ravvivarlo un po’. L’amico gli rispose con un’occhiataccia, quella sera era troppo stanco per poter fare qualsiasi cosa. Rifiutò anche la proposta di fare serata dopo cena, aveva una missione da iniziare, e oltretutto non gli andava di finire nei casini già dal primo giorno. Non che non gli piacesse fare confusione, ma non si fidava di Philip. Durante le feste era un miracolo se non sfoderava la sua bacchetta e cominciava a mostrarla a tutti i presenti, il che non sempre si era rivelato un fatto sgradevole, ma per i maschi etero sì, e parecchio anche.

Posò il suo sguardo su uno spettacolo molto più interessante al tavolo dei Grifondoro: Rose Weasley. Scorpius non capiva come definire quella ragazza: Rose era, in poche parole, il suo rivale giurato. Era un’avversaria per il fatto che fosse una Grifondiota, perché non era Purosangue e perché abile quanto lui in qualsiasi cosa, dal fabbricare pozioni al giocare a quidditch. Non era mai riuscito a prevalere su di lei in nessuna di queste attività, se non così poche volte da essere irrilevanti. L’unica cosa che li distingueva era la famiglia.

La maledetta famiglia, a seconda di dove nasci, sei condannato, e il tuo destino è già stato scritto. E, visto che, secondo suo padre, i M.A.G.O. erano solo uno stupido scherzo a cui dedicare poche energie e concentrazione, aveva deciso di affidargli quella missione. Insomma, per decenni Draco Malfoy non era mai riuscito ad avere un contatto con qualcuno del Ministero, ma lo Scorpius appena maggiorenne e senza esperienza ce l’avrebbe fatta, ovviamente.

Il ragazzo sbuffò, esasperato.

– Tutto bene, carissimo? – Chiese Albus con una punta di malizia, seduto di fronte a lui. – Ti vedo che osservi mia cugina.

– E tu la smetti di guardare me? – A Scorpius non sfuggì il fatto che il suo migliore amico si fosse incantato davanti alla sua affascinante persona.

Albus ridacchiò, distolse lo sguardo dal biondo e lo riposò sopra a un ragazzo molto carino, più piccolo di loro di pochi anni.

Scorpius sapeva benissimo cosa stesse aleggiando nella mente del suo migliore amico, “Carne fresca”, era tutto ciò a cui stava pensando Albus, manco fosse un macellaio ECO-BIO a chilometro zero.

Il Malfoy ritornò a fissare l’oggetto dei suoi desideri, Rose Weasley, pensando a come avrebbe potuto parlarle. Prima di iniziare con il vivo della sua missione avrebbe dovuto sapere che tipo persona fosse, altrimenti qualunque tipo di approccio sarebbe stato impossibile. Sapeva solo che era schifosamente acida con chiunque cercasse di intralciare la sua strada al successo, e quel chiunque spesso coincideva proprio con lui. Di nuovo, meglio non ricordarsi degli incidenti puramente casuali che si erano causati a vicenda.

Finalmente lo smistamento finì e Scorpius ritornò con i piedi per terra. La cena comparve magicamente e tutti cominciarono a mangiare.

Verso la fine del pasto, Scorpius si accorse di alcune bottiglie poco alcoliche lasciate sul tavolo per gli studenti più grandi come buon augurio per cominciare l’anno degli esami. Era fantastico essere un mago e diventare maggiorenne a diciassette anni, odiava tutti i bar babbani dove l’alcol gli era sempre stato negato.

Dal tavolo dei professori si potevano intravedere due grosse lenti che lo squadravano. “Non fate cazzate”, diceva lo sguardo della McGranitt, rivolto a tutti i diciassettenni presenti in sala.


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– Che facciamo, non lo prendi un bicchiere? Rose scosse energicamente la testa, rifiutando ogni due secondi le proposte della cara Nathalie, che si stava ormai riempiendo il calice di alcool a bassa gradazione.

Era una ragazzina molto vivace, con un caschetto di capelli castani che andava in tutte le direzioni ogni volta che muoveva la testa. Quella sera aveva un’immensa voglia di provare a bere, ma c’era un incantesimo di protezione per i minori come lei. Ogni volta che si riempiva il calice, l’alcol spariva, e ritornava a riempire il suo contenitore originale, ossia le bottiglie messe al centro della tavola.

– Guarda che non funziona se fai così –. Il piccolo Fred sghignazzò al loro fianco, comparso all’improvviso da chissà dove.

Nathalie si girò verso di lui, con gli occhi fuori dalle orbite. – E allora come faccio?! – Strepitò.

– È semplice –. Fred accavallò le gambe, passandosi una mano tra i capelli rossicci e mossi. Stavano crescendo molto e alcune ciocche gli finivano sugli occhi, oscurandogli la vista. – Sono disposto a dirti come fare solo se mi paghi, vediamo... dieci falci.

– Te lo puoi benissimo scordare!

– Io te lo spiego se mi paghi la metà –. Si intromise Roxanne, anche lei comparsa dal nulla.

Rose spalancò gli occhi, stupita per la violazione del regolamento a cui stava per assistere. – Ma non se ne parla neanche! – Urlò guardando furiosa tutti i colpevoli del misfatto. – E soprattutto, voi due come conoscete questo metodo?! – Puntò il dito sui figli di George.

I due fratelli si misero a fischiettare e Roxanne iniziò a inventarsi scuse su scuse per prendere tempo, mentre il fratello ufficializzava il contratto con Nathalie, prendendo i soldi e scrivendo il controincantesimo su un bigliettino.

– Guardate che vi ho visti! – Urlò Rose, e i due ragazzi corsero via, nascondendosi tra i loro amichetti complici di crimini contro la legge.

La ragazza decise di lasciar perdere, tenendo però d’occhio che Nathalie non esagerasse. Non era minimamente intenzionata a pulire il vomito di una ragazzina troppo stupida il primo giorno di scuola.


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Scorpius era stanco, ma aveva mangiato molto, non c’era niente di meglio nel finire la cena con qualche bicchiere. Purtroppo, Philip decise di divertirsi un po’ più del dovuto, forse vendicandosi del suo rifiuto per il festino di quella sera. Fece un incantesimo al suo bicchiere: per ogni sorso che veniva bevuto, il bicchiere di riempiva in automatico di nuovo alcol. Scorpius, così, si ritrovò a bere molto di più di quanto avesse voluto.

– Sei proprio uno stronzo, sai? – Disse il Malfoy all’amico, con le gote leggermente arrossate e la vista un pochino sfuocata.

Philip ridacchiò, senza degnarlo di scuse, troppo impegnato a sputtanarlo davanti ad Albus, che non era messo tanto meglio.

Fu in quel momento che i pensieri di Scorpius degenerarono. Non se ne curò neanche molto, era stanco, non era il momento di provare a tenere a freno le sue idee sfrenate. Il suo sguardo tornò a posarsi inevitabilmente su Rose, Rose che ondeggiava i capelli rossi, Rose che parlava sorridendo ai suoi amici, Rose che aveva un sorriso smagliante, Rose che arrossiva in modo tenero, Rose, Rose, Rose, Rose… Rose che si alzò all’improvviso per andare nelle sue stanze.

No, no e no. Non poteva scomparire così all’improvviso.

Scorpius non capì più nulla, sconvolto e cieco per colpa dell’alcol, si alzò dal tavolo, balbettando qualche scusa ai suoi amici, e seguì la ragazza.

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Rose stava camminando tranquilla per uno dei corridoi del quarto piano quando ebbe la sensazione di essere osservata. Si guardò in giro, ma oltre i quadri vecchi e sghignazzanti non trovò nessun altro. Continuò per la sua strada.

Il viaggio era stato lungo ma piacevole: le sue amiche avevano fatto quasi esplodere lo scompartimento per la confusione che avevano creato, ma almeno si erano divertite. Era l’ultimo anno, dovevano farlo. Tra Lavanda, Shay, Leslie e le sue cugine non sapeva davvero definire chi fosse la più casinista.

Dopo un po’ cominciò a salirle l’ansia per quella strana sensazione. Si era alzata prima dal tavolo per andare al bagno, non era proprio il momento di farsi certe preoccupazioni. Passava solo per i corridoi illuminati, chi avrebbe mai dovuto seguirla? Beh, ovviamente il castello faceva uno strano effetto nell’essere così vuoto e silenzioso, ma durante gli orari dei pasti era sempre così.

All’improvviso sentì un rumore di passi pesanti dietro di sé e si girò di scatto. Superato lo spavento iniziale, si rese conto di essere tra un corridoio chiuso e una presenza ben poco gradita.

– Una Caposcuola come te non dovrebbe essere in Sala Grande per radunare tutti i marmocchi del primo anno? – Chiese Scorpius completamente fuori luogo, con una smorfia sul viso un po’ contratta e un ghigno strafottente che faceva risaltare le sue piccole fossette.

Rose deglutii. Non sapeva onestamente cosa dirgli, non era mai stato così tanto diretto nei suoi confronti. – Cosa ci fai qui Malfoy? – Chiese a sua volta, anche lui era un Caposcuola, e non avrebbe dovuto trovarsi lì.

– Ho lasciato il compito di accompagnare i bambini a un’amica –. Disse lui alzando gli occhi al cielo e piantandosi in mezzo al corridoio, come intenzionato a non volerla lasciarla andare.

La ragazza sbuffò e lo osservò bene. Aveva qualcosa di strano quella sera, non era mai stato così sfacciato nei suoi confronti. In quel momento non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi con lui, il massimo del loro rapporto erano stati spintoni sulle scope a duecento metri di quota, con grande possibilità di rimanere uccisi e una grande soddisfazione da parte di chi sarebbe sopravvissuto. Di sicuro non si erano mai messi a parlare o a lanciarsi frecciatine in modo così spudorato. E infantile.

Scorpius sapeva di non avere il pieno controllo di sé, ma decise di dover lasciar correre. In fin dei conti avrebbe dovuto parlarle prima o poi, l’alcol avrebbe potuto aiutarlo a sbloccarsi.

Rose continuò a tenere fisso lo sguardo su di lui e il ragazzo ricambiò, trasformando quel battibecco in una specie di sfida al primo che sbatteva le ciglia. Il serpeverde, d’altro canto, non aveva la minima intenzione di andarsene, era curioso di sapere quale sarebbe stata la mossa della Weasley. La sua parte l’aveva fatta, toccava alla rossa. Aspettò con le braccia conserte e la schiena dritta, sfidandola.

La Grifondoro osservò attentamente la sue mosse. Il suo pomo d’adamo si alzava e abbassava lentamente, seguendo il pacato ritmo del suo respiro, mentre sul volto aveva stampato quello strano ghigno. Sembrava rilassato, quasi spensierato, con i suoi capelli dorati tutti spettinati e una ciocca che ricadeva in modo quasi studiato sui suoi occhi. La camicia era arrotolata lungo i gomiti e sbottonata in cima, come se avesse caldo.

Aveva bevuto?

Scalmanie di calore, atteggiamento rilassato e spavaldo, erano tutti segni che lo confermavano. Mannaggia alla McGranitt, davvero si era fidata dei serpeverde e aveva messo l’alcol anche sul loro tavolo?

Rose si stufò molto presto di quel confronto e immaginò i primini richiamarla, sperduti da qualche parte nel castello e in preda al panico. Ricordava bene di quella volta in cui un quadro aveva condotto un ragazzino nuovo verso una scala instabile, e di quanto avesse riso quando era quasi caduto giù.
I quadri erano il vero nemico di quel mondo.

Cercò quindi di oltrepassare il ragazzo, ma lui non le lasciò via di fuga.

– Posso passare? – Chiese un po’ stizzita.

– E perché mai dovrei lasciarti andare? – Aveva un piccolo sorrisino sul viso, sembrava quasi strafottente.

Che fastidio, pensò la rossa.

– Ti senti bene? – Gli chiese.

Quella sarebbe stata forse la prima e ultima conversazione della loro vita, e sarebbe stato molto strano ricordarlo come uno psicopatico.

– Sì, sì –. Balbettò lui sbuffando un pochino e abbandonando il suo ghigno strampalato.

– Okay… – La rossa mosse un passo, senza staccare lo sguardo da lui, temendo un qualcosa di simile all’aggressione. Pensava che Malfoy non fosse quel tipo di persona che si metteva a molestare le ragazze, evidentemente si sbagliava. – Sicuro che non debba chiamare Madama Chips, o qualcun altro?– Mosse un altro passo. Il suo sguardo di sfida tradiva le sue parole gentili, ma non le importava granché. Odiava quando qualcuno si metteva sulla sua strada in quel modo.

– No, no –. Scorpius la lasciò andare, continuando a sostenere il suo sguardo di sfida, nonostante si cominciassero ad intravedere le sue prime crepe. Il serpeverde aveva sperato che la Weasley lo schiantasse o gli tirasse qualche schiaffo, insomma, le aveva appena tranciato la strada e ostacolata! Dov’era finito il suo carattere aggressivo e senza molti filtri, nel deretano di Godric?

Rose gli passò a fianco e vene sommersa dall’odore travolgente e terribilimente forte che Scorpius emanava. La investì in pieno, facendole sgranare gli occhi. Quel profumo era così strano, particolare, quasi... afrodisiaco. Non capiva se si era appena immerso in un vasca piena profumo oppure piena di testosterone. Si sentì un po’ intontita, e ammise a sé stessa di aver abbandonato quel profumo con dispiacere.

Cosa le stava succedendo?

Lo superò, ancora sospettosa e stupita, e cominciò a camminare piuttosto velocemente verso la Sala Grande. Ritornò però subito a farle visita quella stranissima sensazione. Percepiva lo sguardo di Malfoy puntato alla sua schiena, come se la stesse trapassando da parte a parte, un pugnale puntato tra le sue vertebre. Le vennero i brividi.

– Mi stavi leggendo nella testa?! – Prima di svoltare l’angolo, Rose si girò verso il Serpeverde. Ma certo, aveva tutto un senso, si sentiva così sotto pressione perché le stava davvero scrutando l’interno della sua mente.

Scorpius non ebbe neanche il tempo di aprire bocca.

– Che cosa volevi sapere!? – Rose si avvicinò a lui con passi pesanti e veloci.

Nonostante fosse più bassa di lui di più di una ventina di centimetri, a Scorpius fece un po’ paura. Quella matassa di capelli incendiati stava venendo verso di lui ad una velocità più alta del previsto, e il ragazzo cominciò a temere di aver fallito nella parte principale del suo piano.

– Scorpius Malfoy, giuro che ti ammazzo la prossima volta –. Gli puntò la bacchetta sotto al collo e lui alzò le mani in segno di resa. Sentiva il legno duro e levigato del bastoncino puntato proprio sulla sua carotide. Rose avrebbe potuto trapassare il suo collo e farla finita con la sua vita. Ovviamente, ciò non successe.

La ragazza ripose la bacchetta nella veste e se ne andò, infuriata come non mai.

Okay, Scorpius capì forse di aver esagerato, ma che altri metodi aveva per poter capire cosa le interessava? Lo stalking?










Spazio autrice:

Bene, eccomi qui con il primo capitolo. Perdonatemi per la lunga introduzione, ma comunque sarà riservata solo a questa prima parte.
Ci vediamo venerdì, spero che la storia vi piaccia, un saluto a tutti

- Martaina
*^*

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Capitolo 2
*** Cinquanta sfumature di stalker ***


CAPITOLO 2

CINQUANTA SFUMATURE DI STALKER







 

– Ma dove eri finito?! – Philip braccò Scorpius non appena ebbe superato l'ingresso nella sala comune, trascinandolo dentro. Lo scaraventò al centro della sala e incrociò le braccia al petto, aspettandosi una spiegazione degna della sua scomparsa.
Il biondo mugugnò, dondolando. – Cazzo, ti odio –. Aveva la gote tutte arrossate e la testa che gli girava da matti. Non avrebbe voluto stare così male la prima notte ad Hogwarts. – Se tu non mi avessi riempito il bicchiere adesso sarei ridotto meglio –. E si accasciò con pesantezza su uno dei divanetti, lasciandosi cadere come un sacco di pere cotte.

Faceva fatica a pensare, la testa gli doleva da matti, ma dovette rielaborare tutto quello che era successo nelle ultime poche ore, tipo che si era fatto beccare dalla Weasley mentre le stava leggendo i pensieri.

Oh, cazzo.

Magari non era riuscito a nascondere bene le sue intenzioni per via dell'alcol... Qualunque fosse stato il suo sbaglio, l'avrebbe pagato caro. Non sapeva che Rose fosse in grado di capire quando era sotto incantesimo, una qualità molto notevole, ma che portava inevitabilmente allo stalking come unica via per conoscerla.

Era ormai quasi mezzanotte, tutti stavano dormendo. Scorpius aveva impiegato ore a ritrovare la strada per il dormitorio, già la cena del primo giorno durava più del normale, conciato in quelle condizioni, poi, era un miracolo se non aveva confuso un cesso con la sua stanza.

Zabini rise. – È stato divertente, dai.

Il Malfoy lo guardò accigliato. Non era stato affatto, anzi, aveva quasi rischiato la vita mettendosi contro quella grifondiota. Si tastò il collo e il didietro, sperando che la Weasley non gli avesse ficcato qualcosa dentro alla pelle, era così ubriaco che di sicuro non se ne sarebbe accorto. Quando ebbe appurato che la sua verginità anale era ancora intatta, si ributtò all'indietro sul divano di pelle nera.

– Se avessi saputo che, da ubriaco, avresti rincorso la Weasley non l'avrei fatto –. Disse Philip con nonchalance, sedendosi su una poltrona verde scuro di fronte a lui.

Il biondo si alzò di scatto. – Quanti se ne sono accorti?! – Urlò con il groppone alla gola. Non poteva permettersi che tutta la scuola l'avesse visto correre dietro quella ragazza come uno stupido leccapiedi, o peggio, un molestatore. Addio la sua reputazione, rovinata, in fumo, puff. Già si immaginava la sua testa appesa nel centro della Sala Grande, umiliato e sfigurato dalle amiche oche della Weasley a cui certamente stava raccontando tutto. Salazar, che cazzo di casino.

– Calmati, tesoro, calmati –. L'amico non perse nessuna occasione per potergli ridere in faccia. – Ce ne siamo accorti soltanto io e Albus.

Albus Severus Potter? Il cugino iperprotettivo della rossa che che gli avrebbe certamente spaccato la faccia e ridotto in pezzettini il pene?! Bene, Scorpius avrebbe dovuto cominciare a pensare al suo testamento.

Si sentirono dei passi pesanti scendere dalla scala del dormitori, e Malfoy sobbalzò, preparandosi al peggio. Albus Potter si affacciò alla sala comune, con quei suoi occhi verdi smeraldo, che facevano tanto gola a tutti i ragazzi o ragazze della scuola, ma che in quel momento erano spalancati e grossi quanto due biglie.

– SCORPIUS MALFOY –. Disse ad alta voce, scandendo ogni singola sillaba con un ritmo frustrante. – Che cazzo hai combinato?

Il biondo sorrise, facendo finta di niente. – Nulla... – Borbottò. – È che Philip mi ha riempito il bicchiere in continuazione... – Provò a scusarsi. – Ora, per colpa sua, sono ridotto in questo stato, quindi è Zabini il responsabile dello sverginamento di tua cugina.

Albus girò la testa di scatto verso Philip, che balzò sulla poltrona veloce come una molla. – Non c'entro niente, io!

Scorpius scoppiò a ridere e gli altri due lo guardarono malissimo. - Potresti, per favore, evitare di spaventarla in continuazione? – Albus riprese parola, capendo lo scherzo. – Sono anni che Rose pensa che tu abbia qualche rotella fuori posto, non posso sempre pararti le chiappe –. Si sedette di fianco a lui e incrociò le braccia al petto. – Già la tua e la nostra famiglia non sono molto legate. Evita di fissarla in modo maniacale, il più possibile.

– Appunto, perché non te la fai e basta? – Intervenne Zabini.

Scorpius balzò sull'attenti, consapevole che Albus sarebbe esploso come una bomba nucleare che avrebbe fuso l'intero castello, trasformando tutti gli studenti in mutantie e facendo diventare Hogwarts la nuova casa degli X-men.

Albus aprì la bocca e Zabini alzò un cuscino davanti a sé, per proteggersi da quella furia. Sì, perché Philip era certo che un cuscino di piume fosse la cosa più efficace contro alle radiazioni nucleari e ai migliaia di gradi Celsius. La speranza era l'ultima a morire, no? Certo, ma prima toccava a lui.

– Preferirei che voi due facciate qualcosa, piuttosto –. Disse Albus, guardando Malfoy. – Trovatevi una volta, visto che ti attrae così tanto e fate quello che volete. Basta che non la illudi o non la spaventi–. E continuò a scuotere la testa con rammarico.

Gli altri due ragazzi ci misero qualche secondo a realizzare che erano ancora vivi. Si guardarono negli occhi, disorientati, capendo che essere stati lontani da Albus per l'intera estate aveva cambiato le sorti del loro rapporto.

– Siete fuori strada, lei non mi attrae –. Scorpius ritrovò la sua compostezza, nonostante sentisse ancora gli effetti dell'alcol in corpo. Si sdraiò di nuovo sul divano, incrociando le gambe, e chiuse gli occhi. Era annoiato e stanco, aveva solo voglia di dormire. Oltretutto, doveva anche organizzare il suo piano da stalker. Gli sarebbe servito quanto prima una pozione di camuffamento e un binocolo, provò inoltre a non pensare a quanti soldi avrebbe sborsato per ottenere informazioni da Zack Nott, il ragazzo che raccoglieva tutti i pettegolezzi, per non parlare poi di tutti i metodi poco clandestini che avrebbe usato pur di far confessare a tutta Hogwarts anche il minimo dettaglio su Rose Weasley.

– Allora perché la fissi così? Dai non prendermi in giro –. Zabini continuò ad insistere sulla strategia "portatela a letto", probabilmente perché non era in grado di vivere se non in stretto contatto al suo harem di ragazze.

– Sul serio Philip, non so neanche che tipo di carattere abbia e non ci tengo a saperlo. È sicuramente una rompiscatole –. Ribatté il Malfoy.

– Ahimè, confermo –. Rispose Albus ridendo. – Rompiscatole in senso buono, ovviamente –. E li guardò malissimo, riducendo gli occhi a due fessure.

– Non mi interessa niente di lei, neanche di volerle parlare. Sì, Rose Weasley era carina, non tanto per i lineamenti del viso o la forma del corpo, più per la combo "occhi azzurri + capelli rossi", ma nulla di più. Scorpius ripensò ai suoi fianchi stretti, ai suoi incisivi lunghi, che portavano inevitabilmente lo sguardo alle labbra sottili e alle sue guance piene, non solcate da dei bei zigomi definiti. Era bassa, alta un metro e una pianta, e poi aveva le gambe corte e non ben slanciate. Era oggettivamente attraente, Scorpius non esigeva la perfezione (anche perché di perfetta c'era solo una persona, ed era lui), ma di sicuro non avrebbe mai fatto pensieri su una che fantasticava di infilargli il manico della scopa su per il culo.

In quel momento era troppo stanco per continuare sostenere una conversazione del genere. E poi lui era Scorpius Malfoy, non doveva certo giustificarsi davanti agli altri sul perché stesse guardando una ragazza carina. Entrambi i suoi amici provarono ad entrare nella mente del re dei serpeverde per capire cosa gli stesse frullando in testa. Ridotto com'era non sarebbe stato difficile, e infatti ci riuscirono, ma trovarono i pensieri molto incasinati e stanchi.

– Certo che voi non vi fidate proprio mai –. Scorpius sbuffò, accorgendosi che lo stavano spiando. – Sono stanco, vado a dormire –. Detto ciò salì le scale e richiuse la porta della sua stanza.





Al diavolo il piano di suo padre, aveva fatto l'idiota, e tutto per colpa di quel cazzone di Zabini. Era troppo stanco per mettere a soqquadro la stanza, altrimenti l'avrebbe fatto con piacere.

Aveva impiegato anni, diciassette fottutissimi anni, a riscattare la sua posizione in quanto Malfoy, a ritornare ad essere un re almeno ad Hogwarts. E Philip aveva quasi mandato a monte tutto.

Gli serviva la Weasley, si era reso presto conto che Albus non gli sarebbe bastato. Da non fraintendere, la sua amicizia con lui era stata sincera fin dall'inizio, non era mai partito con l'intento di giocarselo per fama, soltanto dopo aveva capito i vantaggi che quel rapporto gli aveva procurato. Erano sempre stati onesti l'uno con l'altro, ma Scorpius non poteva negare che Albus aveva davvero aiutato la sua famiglia e la sua condizione, almeno lì ad Hogwarts, anche se non era un legame che avesse valore agli occhi del Ministero. Da quando Draco Malfoy era stato scagionato da Azkaban, Harry Potter aveva completamente abbandonato la politica, sotto ogni aspetto. L'unica cosa che legava la famiglia Potter al Ministero era l'amicizia con la Granger, quindi non un legame di sangue, e neanche i Malfoy avevano relazioni di parentela con i Potter. Insomma, una situazione disastrosa se si trattava di riscattarsi agli occhi dell'intera Inghilterra. Albus era stato efficace soltanto ad Hogwarts, gli studenti erano sempre nuovi, dei marmocchi, molto facili da aggirare.

Scorpius non avrebbe mai saputo come ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lui, anche se inconsapevolmente.


.

.

.


– Ma dove sei stataaaaa?! – Lavanda, la sua migliore amica, la stava aspettando nella sala comune, quando arrivò con i primini.

– Ho portato i nuovi studenti qui, perché? – Chiese Rose dubbiosa.

– Mi riferivo a quando sei sparita durante la cena –. L'amica sghignazzò. - Avanti, qual'è il suo nome?
Rose alzò gli occhi al cielo: Lavanda era proprio come sua madre, Romilda Vane, pensava solo ai ragazzi.

Disse le ultime cose ai primini e poi li lasciò liberi a scorrazzare nel dormitorio dei Grifondoro come una banda di bestie assatanate, tutti entusiasti di toccare qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia. Prese Lavanda per un polso e la trascinò nella sua camera da Caposcuola, comunicante con quella dell'amica, che dormiva insieme a Shay e Lelsie.

Cercò di raccontarle in breve tutto quello che le era successo.

– Scorpius Malfoy... Mh. Niente male direi –. Commentò Lavanda, seduta a gambe incrociate sul suo letto.

– Cosa?!

– Sì, lo so, lo so –. Sospirò la castana, facendo un sorriso divertito. – Mia madre mi ha dato lo stesso nome della sua amica di scuola, Lavanda Brown, che è stata uccisa dalla fazione in cui hanno combattuto i Malfoy –. Riprese a raccontare la storia del suo nome, che ormai ripeteva da anni, troppo fiera. – Ma a me questo Malfoy sembra completamente diverso dagli altri.

Come se tu li avessi mai conosciuti, gli altri pensò Rose. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo, la sua amica fraintendeva sempre. – Non parlavo di questo, io...

– Non puoi negarlo cara –. Lavanda prese a saltellare entusiasta. – Lui è diverso, e ti punta da un bel po'.

Rose rimase in silenzio per qualche secondo, particolarmente interdetta. – Secondo quale criterio puoi dire che lui mi stia puntando?

– Beh... Cercate sempre di evitarvi, quando non ci riuscite allora vi ignorate, e generalmente respirate la stessa aria... – Cominciò a borbottare, giocando con il copripiumone del suo letto.

– Lavanda –. Rose strizzò gli occhi. – Anche io e te stiamo respirando la stessa aria.

– Appunto! – Esclamò. – Non siamo potenzialmente shippabili?! (4)

Rose sospirò. – No.

Lavanda borbottò qualcosa di incomprensibile:– Si vede che tu non shippi la Ereri. (1)

Ecco cosa era la sua amica: una fangirl pazza e sgravata, completamente irrecuperabile.

Rose scosse la testa, non capendo nulla, e provò a riportare la conversazione su un piano normale. – Il fatto è che io non ho la più pallida idea di chi sia questo! – Commentò infastidita, riferendosi a quel maniaco di Scorpius Malfoy. – È un completo sconosciuto per me, e mi ha molestata. È stato molto inquietante. Non confondiamo il romanticismo con lo stalking, perfavore (3).

L'amica prese un grande respiro, gonfiando le guance in un'espressione buffa. – Uffa –. Borbottò. – Hai di nuovo ragione tu.

La rossa chiuse gli occhi e fece un sorrisino compiaciuto, era ovvio che alla fine l'avrebbe vinta lei, Rose Weasley aveva sempre ragione.

– E cosa intendi fare adesso? Dirlo alla McGranitt? – Chiese Lavanda, affranta che la sua ship non si sarebbe mai realizzata.

– No, non credo. Alla fine era ubriaco, non posso abbonarlo come "maniaco stalker", per ora. Lo devo tener d'occhio.

Lavanda sembrava aver ripreso il suo entusiasmo. Fece un largo sorriso e si cominciò a passarsi la mano nei capelli con impazienza. – Farò una scommessa con le altre ragazze –. Mormorò impercettibilmente Rose spalancò la bocca. Aveva paura.

– Una scommessa su COSA?

L'amica non era minimamente intenzionata a rivelarle il suo piano malvagio, e iniziò a ridacchiare. Si morse il labbro e sfregò le mani tra di loro, come una mosca cattiva che voleva conquistare il mondo.
La porta della stanza si aprì ed entrò Shay. Le salutò con allegria, facendo ondeggiare i suoi fantastici e lisci capelli da indiana.

– SHAY! – Lavanda la braccò subito, trascinandola in un angolino lontano da Rose.

Gli occhi neri della povera vittima cominciarono a scattare qua e là, in cerca di aiuto, per evitare la tortura a cui sarebbe certamente sottoposta. Sapeva che stava succedendo qualcosa di grave.

– Che ne dici se facciamo una scommessa io, te, e Lesly? – Le sussurrò Lavanda in un orecchio, tutta entusiasta.

Shay annuì con vigore, felice che non la stesse torturando, ma che invece avrebbero fracassato i coglioni a qualcun altro. – Di cosa si tratta? – Chiese divertita a bassa voce.

Rose allungò le orecchie, cercando di capire cosa si stessero dicendo le due amiche. Non era niente di buono, ne era certa.

Lavanda fece segno a Shay di avvicinarsi, e si lasciò sfuggire un risolino divertito prima di proporle la sua idea: – Scommettiamo che Rose e Scorpius...

– NON FATE SCOMMESSE SU DI ME CHE VI SENTO!

L'amica ignorò completamente l'urlo della rossa, e concluse la frase: – Scommettiamo che si metteranno insieme?

Rose esplose in uno strillo di indignazione e placcò Lavanda, cominciando a prenderla a cuscinate, mentre quest'ultima urlava stupidi aneddoti come: – SONO UNA DIVERGENTE NON POSSO ESSERE CONTROLLATAAAAA(2) .

Shay, che non era minimamente intenzionata a lasciare la sua datrice di scommesse in balia di una furia rossa, afferrò Rose e la fece rotolare giù dal letto, cercando poi di salvarsi la vita, visto che la rossa aveva afferrato non uno, ma ben due cuscini, l'arma più mortale dentro Hogwarts dopo l'Expelliarmus.

– NON FATE CAZZATE O VI CUSCINO –. Urlò la rossa, minacciandole con le sue armi di distruzione di massa.

Lavanda e Shay si misero sull'attenti, coprendosi le parti vitali come tette e vagina per evitare l'avventarsi su di loro di colpi fatali. Non avrebbero mai ritirato quella scommessa!

In quel momento la porta si aprì e tutte sobbalzarono. Rose prese la giusta mira per distruggere completamente la presenza che stava per fare irruzione nella stanza.

Dopo pochi secondi, Leslie si ritrovò completamente ricoperta di piume con cui erano foderati i cuscini. Spalancò la bocca e gli occhi, stupita, e terrorizzata. Era allergica alle piume.

.

Dopo intere ore passate in infermeria le quattro amiche si guardarono negli occhi, silenziose, con Leslie che non aveva ancora detto una parola. Ripensarono al fatto che avevano già rischiato di morire quel giorno, avendo quasi fatto esplodere il vagone del treno con una decorazione floreale costituita interamente di petardi che era stata accidentalmente accesa. Ovviamente, quel fatto non aveva minimamente a che fare con i figli di George. O con i cugini di Rose. O con l'accendino di Albus-cazzone-Potter.

– Emh, Les... – Lavanda si grattò il capo, un po' affranta. – Ci dispiace...

– Vaffanculo –. La vittima si coprì il viso pieno di bubboni rossi con la coperta. – Vaffanculo, ragazze.



________________________

Note:

(1): La Ereri è una ship dell'anime: "Attacco dei giganti". Per quanto io sia una sua grande sostenitrice (e non perché le fan art siano un qualcosa di incredibile, no, no), ammetto che non ha molto senso. Quindi, con questa reference, Lavanda intendeva dire quanto si nota che Rose non shippa una coppia senza senso, proprio perché non crede di poter stare insieme a Scorspius senza un motivo valido.

(2): Una citazione di Divergent

(3): Credo che questo sia il mio motto di vita, dopo aver conosciuto i numerosi film trash/romantici (anzi, oserei dire anti-etici) che sono saltati fuori nell'ultimo decennio. Un molestatore non può essere romanticizzato, così come neanche uno stalker. Ovviamente Scorpius non è nessuno dei due, l'alcol gli ha dato alla testa e voleva solo conoscerla, ma, Rose, non essendo consapevole di quello che era successo, ha fatto bene a poterlo ritenere una persona di cui non fidarsi. Da qui poi ci riconnettiamo al titolo: Esso si riferisce al film "Cinquanta Sfumature di Grigio" (film, perché il libro non l'ho letto), in cui Christian Gray stalkera LETTERALMENTE Anastasya per portarsela a letto, il che, non è un comportamento sano. L'opera ovviamente vi può essere piaciuta o meno, e non sto dicendo che faccia schifo, l'importante è riconoscere universalmente che, se una persona ti traccia il cellulare e i dati personali senza il tuo consenso, non è un romantico con cui fare mlmlml per il resto della tua vita, ma, piuttosto, un pazzo.

(4): Molti magari lo sanno già, e forse sto facendo questa nota inutilmente. In ogni caso, ci tenevo a dire qual è il signicato della parola "ship" o del verbo "shippare" (tralasciando la traduzione letterale, che sarebbe "nave", o l'atto di rubare, che è "scippare"). La parola ship vuol dire, in poche parole, "coppia", una coppia formata da due persone che stanno insieme. Quindi, ad esempio, la dramione (Draco + Hermione) è una ship, la Romione pure, e anche la Drarry. Quando tu utilizzi il verbo "shippare", vuol dire che tu sostieni quella particolare ship, o coppia, e che speri si mettano insieme oppure trovi semplicemente carino il pensiero di due personaggi (o tre) che stanno insieme in una coppia.
Spero di avervi aiutato e comprendere queste nuove parole
😂





Spazio Autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo! Per chi aveva già letto il capitolo prima, anzi, i capitoli prima, non si preoccupi, non ho eliminato un capitolo, ho semplicemente unito il primo al secondo, perché erano entrambi piuttosto corti, ma comunque non sono state perse recensioni (perché non c'erano, lol).

Spero vi sia piaciuto, e ritorno qui con terzo il prossimo venerdì :D
Purtroppo ho ripreso la scuola, anche se comunque spero di riuscire ad aggiornare sempre settimanalmente, al massimo ogni due settimane.

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Capitolo 3
*** I libri fanno male ***


CAPITOLO 3

I LIBRI FANNO MALE








– Come va con il lavoro? – Hugo affiancò Rose in biblioteca appena ebbe finito di pranzare, ossia alle cinque del pomeriggio. Si sedette insieme a lei ad un lungo tavolo di legno scuro perfettamente lucido, messo a dura prova dalla quantità esorbitante di libri che la ragazza teneva in equilibrio di fronte a lei.

Rose era sommersa di cose da fare. Aveva già ripreso a lavorare al suo progetto nonostante fossero a scuola da soltanto due giorni. Erano ormai ore intere che studiava, quel pomeriggio, ma non si era schiodata dalla sua posizione, neanche per andare in bagno. Ciò che voleva costruire era troppo importante per lei, e spaccarsi di studio era la cosa minima che potesse fare per raggiungere il suo obbiettivo. Si immaginava già tutte i meriti che avrebbe conseguito, le avrebbero consegnato senza neanche pensarci il posto di lavoro come Ricercatrice, ne era certa.

– Ho già finito i miei compiti oggi, ma per il resto sono indietro sulla tabella di marcia.

– Eh? – Hugo afferrò la sua tabella organizzativa, posata al fianco dei libri. – Mi sembra normale, se ti programmi di studiare quattro ore al pomeriggio per la scuola e altre quattro alla sera per la pozione. Un essere umano normale non ce la farebbe mai. Ah, a proposito, ti sei dimenticata di segnarti in agenda che devi respirare!

Rose lo guardò malissimo. – Harry Potter alla mia età era già resuscitato due volte dalla morte. Non c’è qualcosa che io non possa fare se ci sono riusciti i nostri genitori.

Il fratello sbuffò, roteando gli occhi all’indietro. Cambio posizione e si sedette di fronte alla rossa, fissandola mentre studiava con tensione. Non sarebbe mai riuscito a capire sua sorella. Era letteralmente ossessionata dall’acquisire meriti, dall’essere la migliore sempre in tutto, il che la rendeva parecchio fastidiosa. Da anni aveva ormai il sospetto che Rose volesse superare sua madre, la generazione precedente, chissà per quale assurdo motivo.

– Hai ancora tutto l’anno davanti, perché sei fissata dal volerla finire ora? – Dopo qualche minuto di interminabile silenzio, Hugo prese parola. Non sopportava quel posto: la biblioteca, pieno di libri impolverati e ragazzi secchioni.

Rose lo guardò sbuffando, come se fosse un bambino delle elementari a cui bisognasse spiegare le addizioni per la millesima volta. – Questa boccetta –. Prese dalla borsa un piccolo barattolino di vetro contenente del liquido trasparente, alzandola di fronte a sé. – È una versione ancora troppo primitiva –. Gliela fece roteare sotto gli occhi, comportandosi da saputella. – Per non parlare poi della consistenza e del colore: sembra acqua! E la pozione in sé non funziona neanche, è instabile, inverte la trasformazione e il suo effetto è troppo poco duraturo!

– E quindi? -

– E quindi, Hugo... – Si irritò. – La devo testare e rifare finché non troverò la versione perfetta da brevettare! E quanto potrei impiegarci? Anche vent’anni! No, voglio finirla quest’anno, quindi stasera faccio un altro esperimento, devo allungare la durata e renderla più stabile, anche se sono sicura che non sarà affatto la versione più completa, perché ci sarà sempre un errore da qualche parte!

– È da qui che provengono gli urli di un basilisco in calore? – Albus fece il suo teatrale ingresso in biblioteca e qualche primina per poco non svenne. Il loro cugino, oltre alla fama, aveva un grandissimo fascino. Occhi verdi come smeraldi, il suo aspetto inizialmente timido per poi dimostrarsi un ragazzo tanto coraggioso quanto meschino. Insomma, l’uomo perfetto per molte, dolce ma bastardo allo stesso tempo.

– Che vuoi?! – Rose sbraitò. Quel giorno tutti cercavano di interrompere la sua strada al successo, una cosa di cui si sarebbero pentiti. Appena sarebbe diventata la ricercatrice più famosa al mondo, avrebbe inviato i suoi scagnozzi a trucidare chi nel passato aveva interrotto le sue sua sessioni di studio.

Albus alzò le mani in segno di resa, ma ciò non l’avrebbe salvato dalle azioni vendicative di Rose. – Volevo soltanto venire a vedere come stavi, è da quando siamo arrivati ad Hogwarts che non ci vediamo più. Sei così impegnata a studiare.

– Lo sai benissimo perché.

– Non vorrei dirti qualcosa che possa farti stare male... – Sospirò il serpeverde. – Ma mio padre è diventato famoso aprendo i libri soltanto il giorno prima della verifica.

– Tuo padre sarebbe morto subito se non fosse stato per mia madre.

Hugo fece spallucce. – È vero.

Albus si sedette al suo fianco guardandola con rimprovero.

Rose ricambiò lo sguardo. Era da giorni che si aspettava delle spiegazioni riguardo al suo amico Scorpius Malfoy. Non le era per niente andato giù quello che era successo, esigeva delle risposte.

Albus la squadrò, notando il suo sguardo contrariato e impaziente. – So a cosa pensi –. Disse.

– Ci credo sei un legilimens del cazzo, proprio come il tuo caro amichetto.

Il ragazzo sorrise, mostrando la sua dentatura perfetta e smagliante. Il verde dei suoi occhi brillò, come per magia, e qualche ragazzina infoiata alle loro spalle non riuscì più a staccargli gli occhi di dosso. – Mi dispiace –. Le disse con un sospiro.

– Che gli è preso? – Rose era preoccupata, sua madre le aveva esplicitamente detto di avere un dialogo normale con Scorpius Malfoy, una cosa che al momento le sembrava praticamente impossibile. Non aveva ancora capito per quale assurdo motivo avrebbe dovuto interagire con lui in modo amichevole, ma era abbastanza sicura che fosse per una delle maniere da crocerossina di Hermione Jane Granger.

– Non lo so –. L’ingenuo Albus alzò le spallucce. – Di solito non si comporta in questo modo.

– L’ho notato –. Soffiò la ragazza. Scorpius Malfoy le era sempre sembrata una persona molto riservata.

– Quella sera era solo un po’ stanco, lascialo perdere.

– Non è la prima volta che mi importuna in quel modo.

– Non è che ti va dietro?

Albus e Rose fulminarono Hugo con lo sguardo, impalandolo sul posto.

Il rosso deglutii. – Insomma, andare dietro nel senso che ha un particolare interesse nei suoi confronti, sai, girano molte voci riguardante il suo harem.

Rose lo prese quasi a schiaffi e cominciò letteralmente a tirargli calci sulle ginocchia. – Quella schifosa serpe, come osi. Devo ricordarti cosa mi ha fatto al sesto anno?

I due ragazzi cercarono allora di ignorare l’attacco fisico, e rimasero zitti e muti, a subire.

Rose si calmò presto, non era mica una schizzata lei, assolutamente no! Si rimise subito a sfogliare le enormi pagine verdi fogna di un enorme libro color verde fogna e dall’odore di fogna.

Gli altri due cercarono di capire cosa stesse leggendo, ma fu praticamente impossibile interpretare quella scritta corsiva all’incontrario. Ogni volta che Rose girava la pagina essa faceva uno strano rumore, come se stesse sfregando un enorme straccio imbevuto d’acqua. E a vedere il colore del libro sembrava proprio quello.

Guardarono la pila di libri che era posata di fronte a lei, e spalancarono gli occhi alla vista di un tomo particolarmente conosciuto lì ad Hogwarts: le pagine di quest’ultimo, infatti, erano famose perché sparavano delle fiamme cocenti contro al povero studente, se quest’ultimo non avesse trattato il libro con rispetto e cura.

– Porca Miseria, ci fosse internet in questa maledetta scuola! – Sbottò Rose all’improvviso, facendo sobbalzare tutti. Evidentemente, anche lei si era resa conto che suo carico di libri era leggermente ridondante.

– Ma così si rovinerebbe tutta la magia! – Protestò Hugo, evidentemente contrariato da una cosa nuova come internet, nel 2023, oppure generalmente contrariato a qualsiasi cosa che andasse a genio a sua sorella.

Rose lo guardò con i capelli di fuoco: – Cosa me ne importa dell’atmosfera magica! Devo restare sveglia fino a notte tarda per cercare informazioni su dei libri tardi quando il resto del mondo civilizzato ha internet? Ma andiamo! – Sbuffò.

Un gruppetto di studenti dentro alla biblioteca cominciò ad organizzare una congiura per far fuori Rose Weasley, visto che quel giorno non sembrava essere intenzionata a stare zitta un secondo e aveva anche cominciato ad oltraggiare le loro tradizioni in favore di quegli sporchi oggetti babbani.

– Vallo a dire a uno che fa le versioni di greco fino a tarda notte che non può usare internet solo perché altrimenti rovina la magia del “Dizionario da 3 chili”! – Continuò ad urlare, puntando il dito contro ad Hugo e accusandolo dei più grandi crimini dell’universo. – Vedi poi cosa ti fa!

Il fratello si ammutolì. – Io non voglio essere picchiato con un dizionario di greco…

– E fai bene.

Albus stava per controbattere in difesa dell’amico quando Hugo interruppe l’arringa sul nascere: – Oh, sentite, mi sono rotto –. Si alzò dalla sedia e si sistemò un po’ i capelli rossicci e crespi. – Rose cara, giovedì prossimo diamo una festicciola notturna nel bagno dei prefetti –. Le fece l’occhiolino, per farla stare calma e per non farle distruggere l’intera biblioteca, anche perché a momenti l’avrebbe fatto una grossa fiammata proveniente da quel maledetto libro. – La festa è solo per Grifondoro –. Guardò male Albus.

– Non è giusto! Siamo cugini! – Protestò la serpe.

Il rosso rise e li salutò entrambi, dandosela a gambe prima che i congiurati della biblioteca avessero l’intenzione di colpire pure lui. – La festa dura fino alle due di notte, Rose, se riesci a finire di studiare prima, sarebbe bello se tu facessi un salto.

– Ma abbiamo lezione il giorno dopo! – Urlò lei, staccando il volto dalle pagine per un nanosecondo, ma Hugo era già scappato via.



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Stalker, ecco cos’era. Un fottutissimo stalker.

Era così che Scorpius si era sentito quando era sgattaiolato furtivamente all’interno della biblioteca verso ora di cena, nel momento in cui era completamente vuota. Sarebbe stato meglio se nessuno l’avesse visto prendere dallo scaffale quel libro in particolare, aprirlo su un tavolo e leggerlo in tutta tranquillità per ore intere.

 
L’ultima guerra magica

 
Era roba da secchioni studiare la storia recente, lo aveva sempre pensato, ma lo aveva sempre fatto anche lui. In molti casi si era rivelato particolarmente utile, specialmente quando aveva zittito i soliti figli di mezzosangue che mettevano in giro voci insensate su suo padre, in particolare quella in cui lui si sarebbe mangiato dei bambini.

Si mise in un tavolo a ridosso del muro, nascosto dalle lunghe librerie che occupavano la biblioteca, così se fosse entrato qualcuno non l’avrebbe mai visto. Essere intelligente sì, ma sembrare un secchione anche no.

Il libro era parecchio grande ed era rilegato in una copertina di pelle di drago marrone, molto solida e resistente. Stampato sulla copertina c’era, giusto per sottolineare l’evidenza, il magico trio: Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger, accompagnati sullo sfondo da Albus Silente, Severus Piton, tanta altra gente che conosceva ormai a memoria, e, per ultimo, in fondo, Lucius Malfoy, suo nonno. Era ritratto molto indietro, la nebbia si mischiava insieme ai suoi capelli platinati, rendendolo quasi irriconoscibile. Era girato di schiena e guardava altrove, del tutto distaccato da tutto quello che stava succedendo in quegli anni, come se avesse voluto fuggire, cosa che, poi, aveva fatto davvero.

Anche Scorpius avrebbe tanto voluto scappare da tutta quella situazione, ci aveva provato sin da quando era infante, ma gli errori dei suoi antenati gli erano inevitabilmente caduti addosso. Era lui l’ultimo discendente di casa Malfoy, ormai maggiorenne, e avrebbe dovuto condurre il futuro della sua famiglia allo splendore che era un tempo, perciò doveva assolutamente avere Rose Weasley.

Aprì subito il libro al capitolo di Hermione Granger, grande quasi quanto quello di Silente. Niente male la Ministra, pensò.

Nonostante sapesse la sua storia praticamente a memoria la rilesse, alla ricerca di qualche dettaglio riguardante sua figlia che gli era sfuggito. Si rese subito conto del fatto che Granger fosse più una paladina in difesa dei più deboli, rispetto a una secchiona come sua figlia. Non sembrava neanche che la Mezzosangue avesse tanti amici, mentre la Weasley invece ne era circondata e sommersa, tra amici, ammiratori e leccaculo. A Scorpius venne un groppone alla gola al pensiero che lui avrebbe fatto parte dell’ultima categoria, lui non leccava i piedi di nessuno, mai, erano gli altri a farlo a lui.

Riguardò bene la foto della Granger, quello sguardo risoluto, che sembrava penetrarti fin dentro l’anima, in grado persino di distruggerti con una sola occhiata. La sua determinazione era così evidente che sarebbe riuscita a spostare una montagna soltanto guardandola, d’altro canto era il Ministro della Magia. Scorpius le coprì i capelli castani e riguardò meglio la foto. Sguardo determinato, coraggioso e intelligente… quella era Rose Weasley, cazzo. E si immaginò pure che muovesse le labbra e gli dicesse: “La prossima volta ti impalo con quella scopa Malfoy”. Sì, sarebbe stata capace di farlo.

– Ehy.

Delle morbide e calde labbra si appoggiarono sul suo collo, cominciando poi a spostarsi con fluidità e calore fino al suo mento. Scorpius si girò, anche se sapeva già di chi si trattasse. – Ciao Erika. Che ci fai qui? – Borbottò.

– Ma come? – Lei gli sorrise con una punta di malizia, cominciando ad accarezzargli i capelli in modo dolce. – Perché continui a fingere di non essere un secchione? Ogni volta che entro qui ti trovo sempre a spolverare qualche vecchio libro –. Gli prese dalle mani il grande tomo, senza staccare l’altra dalla sua nuca. – Storia della magia? Addirittura, Scorpius?

Il ragazzo se lo riprese senza troppa galanteria. Anche se era stato beccato con Erika il suo segreto era al sicuro. – Stavo studiando –. Disse con uno sbuffo, cercando di mostrarsi disinteressato.

– Oh... – A Erika si illuminarono gli occhi e fece ondeggiare i suoi capelli neri lunghi fino al sedere, con un ghigno provocante. – Quale nuovo incarico ti ha dato tuo padre? – Sghignazzò.

– Come hai fatto a capirlo?

– Sono una serpeverde, diamine Malfoy –. Lei sbuffò, prendendosi una ciocca di capelli fra le dita e cominciando ad arrotolarla, come faceva quando si metteva in mostra. – E la tua mente è stata fin troppo agibile, eri sovrappensiero? Ho visto che pensavi a qualcosa che aveva a che fare con la tua famiglia.
Scorpius non le rispose, ma allontanò la sedia su cui era seduto dal tavolo, invitandola a sedersi sopra di lui.

Lei si sedette sulle sue gambe, mettendosi tutta comoda e la sua smorfia maliziosa divenne improvvisamente affettuosa. – Mi vuoi dire cosa succede? – Fece gli occhi dolci, una mossa meschina visto il colore blu profondo che avevano. Come se non bastasse cominciò a sistemargli la cravatta e a lisciargli la camicia, ruffiana maledetta.

– Non c’è bisogno che utilizzi questo tipo ti tattica, cara –. Scorpius ghignò. - Lo sai che ormai ti dico quasi sempre tutto –. E le prese il viso tra le mani, avvicinandosi a lei.

– Appunto, quasi tutto –. Sussurrò lei con un sorrisino.

– Non posso mica rivelarti tutti i miei segreti –. Le soffiò in un orecchio e lei ebbe un piccolo brivido.

Erika riprese ad accarezzargli il petto, guardandolo con una punta di desiderio. – Un tempo, però, lo facevi.

– Quegli anni sono passati –. Scorspius ad essere un po’ più serio.

Lei si alzò allora dalla sue gambe, lasciandogli un buffetto a fior di labbra. – Mi se mancato, Scorp, per tutta l’estate –. Gli disse con una punta di tristezza. – Tuo padre ti ha sempre trattenuto in casa per quelle sue faccende, e oltretutto sono una Mezzosangue, non mi avrebbe mai fatta entrare in casa tua.

– Lo so… E non sai quanto mi dispiace.

Ne era davvero rattristato, Erika era una sua grande amica, sin da quando aveva iniziato a frequentare Hogwarts, ma non aveva mai avuto l’occasione di ospitarla al suo maniero, e lui non era mai potuto andare al suo. La famiglia di Erika proveniva da un lontano ramo nobile, quindi anche loro erano dei sangue blu in un certo senso, ma suo padre si era sempre mostrato irremovibile nelle sue decisioni. Se non si trattava di un sangue puro, la risposta era sempre stata un secco no, a meno che la persona in questione non avesse dei particolari agganci politici, come la Weasley, ad esempio.

La ragazza si mise a ridacchiare. – Non fare quella faccia, su!– Gli diede una sberla sulla spalla.

– Che fai? Mi picchi?

– Oh poverino.

– La mia spalla, la mia povera spalla… – Scorpius cominciò a massaggiarsela. – Ora la mia pelle non sarà più liscia e bianca come quella di un tempo, sigh.

– Che male c’è nell’essere un pellerossa? – Erika mise le mani sui fianchi, con uno sguardo divertito. – Se vuoi ti faccio diventare tutto rosso, dalla testa ai piedi, come un vecchio indiano!

Scorpius fece una smorfia disgustata. – Bleah. No grazie, ci tengo a rimanere nella mia candida pelle bianca.

La ragazza aprì la bocca, stupita, si mise le mani tra i capelli e con fare molto teatrale urlò: – Uh, RAZZISTA! – E scoppiò a ridere, puntandogli il dito contro.

Scorpius dovette alzarsi dalla sedia e zittirla, per evitare che le sue urla attirassero qualche curiosone. Non era la prima volta che si era ritrovato ad essere il protagonista di un episodio simile, e non era mai andata a finire bene. Baciò Erika sulla punta delle labbra, e questo bastò a farla tacere.

– Mio Dio, volevi solo un bacio? – Scorpius si mise una mano nei capelli, sospirando.

Erika annuì con forza.

– C’era il rischio che io finissi al centro di una rissa di nati babbani vendicativi solo perché tu volevi un bacio? – Fece il finto offeso. – Okay, ora sparisci. Aria, sciò – E la scacciò.

Erika gli diede un ultimo buffetto sulla guancia e lo salutò. – Giovedì prossimo, di sera, c’è una festa qui ad Hogwarts, ci porta lì Albus. Vorrei tanto che tu venissi, e poi passiamo la notte in camera tua come un tempo, mi sei mancato –. Gli fece un occhiolino malizioso e se ne andò, dopo avergli accarezzato ancora una volta la chioma di capelli biondi.

Scorpius la salutò e promise che sarebbe venuto, quella sera. Anche a lui era mancata tanto in quegli ultimi mesi. Erano quasi completamente inseparabili, due amici sin dall’infanzia. Un’amicizia proibita, visto il loro sangue.

Alla fine quella giornata si concluse con il nulla assoluto. Scorpius chiuse il grande libro con un tonfo e lo ripose al suo posto. Era già in ritardo per la cena e si incamminò a passo svelto verso la Sala Grande, per non saltare completamente il pasto.



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Il titolo:

Semplicemente si riferisce a quanto i libri siano pericolosi, sia per la loro eccessiva mole che per il loro contenuto (specialmente se sputano fiamme, diciamo)




Spazio autrice:

Eccomi qui con il terzo capitolo! Il prossimo sarà leggermente più lungo, e ci avviciniamo sempre di più al momento in cui succederà tutto il casino che farà partire la vera trama della storia. (Spoiler: sarà tra due capitoli)

Spero il capitolo via sia piaciuto, ci vediamo il prossimo venerdì ;)

- Martaina

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Capitolo 4
*** Tempesta d'odio ***


CAPITOLO 4

TEMPESTA D'ODIO



 



Alla fine, arrivò quel fantomatico giovedì.

Rose non riuscì a rilassarsi neanche un secondo durante la colazione, soprattutto perché suo fratello aveva preso letteralmente il possesso delle sue tre amiche, entusiaste per la festa Grifondoro-exclusive di quella sera.

– Ma ci saranno anche dei bei ragazzi?! – Strepitò Lavanda, curiosa come al solito. Lavanda era una delle ragazze che più si interessava alla fauna pene-munita di Hogwarts, ma era anche l’unica che alla fine non combinava mai niente. Diceva che la piaceva solo “guardare”, ma la realtà è che non esisteva un ragazzo capace di tenere a freno la sua energia. Ogni volta che un pene-munito le si avvicinava scappava quasi subito a gambe levate, dopo che Lavanda gli aveva mostrato la sua collezione di disegni yaoi lemon.

Hugo annuì con piacere. – Degli invitati se ne sta occupando principalmente Lily, ma di sicuro saranno invitati tutti i grifoni dal quinto anno in su!

Shay e Lavanda esultarono, mentre Leslie e Rose rimanevano in disparte, a sorseggiare il loro succo di zucca con tutta calma. Nessuna delle due nutriva particolare soddisfazione per le feste, avevano già in programma di restare in dormitorio per quella sera a non fare un beato nulla. Ah, no. Rose doveva studiare.

– Rose, Lelsie, venite anche voi vero? – Chiese Shay con gli dolci.

Entrambe scossero energicamente la testa. – Divertitevi voi due a caccia di ragazzi, ma io non voglio immischiarmi in festini clandestini –. Rispose Lelsie. Rose gli diede mano forte. Lei era una Caposcuola, doveva dare il buon esempio.

Entrambe le loro amiche sbuffarono con dissenso, ma decisero che sarebbero comunque andate alla festa, anche senza di loro.

– Vi racconteremo tutte le nostre avventure!

– Non sapete cosa vi perdete, davvero!

Ed erano andate avanti così per tutta la colazione, cercando, invano, di far cambiare loro idea.


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Quel pomeriggio ebbero il primo allenamento di quidditch, una cosa che, a parere di Hugo, era stata fatta apposta per sabotare la sua riserva di energie.

– Ma proprio oggi l’allenamento? Ti prego, Larion –. Mugugnò al capitano della squadra, con la tuta sportiva già indossata e la scopa in mano. – Anche tu stasera sei invitato alla festa, perché vuoi stancarti prima di una notte piena di divertimento?

Larion non gli rispose, non ritenendo che il suo discorso da pigro fosse degno di una risposta intelligente. Si issò sulla scopa e chiamò a raccolta tutti i suoi compagni di squadra, che lo raggiunsero a decine di metri di altezza, tra sospiri di dissenso e sbuffi di lamentela per quella convocazione improvvisa. In fin dei conti la stagione di quidditch non era ancora cominciata.

– Ciao Larion, è da un’estate che non ci si rivede –. Lo salutò calorosamente Lily, sventolando la sua piccola manina nella sua direzione.

Lui le sorrise con piacere. – Ciao anche a te… Emh, Lily –. Il rossore che si creò sul suo viso fece subito contrasto con il consueto pallore della sua pelle. Ogni volta che vedeva Lily, si trasformava in un indiano pellerossa.

– Allora, cos’è questa riunione improvvisa sul campo? – Sbottò Camron Ness, il loro battitore del sesto anno. Teneva le braccia incrociate, senza avere la presa sulla scopa, mostrando a tutti quanto fosse bravo a mantenere l’equilibrio. Quell’estate si era tagliato i capelli, facendo assomigliare il suo taglio a quello dei militari. Le sue spalle larghe e la sua compostezza non facevano altro che sottolineare quella somiglianza.

Tutti si girarono verso di lui, guardandolo contrariato. Aveva sempre dei modi di fare piuttosto bruschi.

Lui rispose con uno sbuffo, degno del migliore toro pigro e aggressivo che fosse mai esistito.

– Magari è un incontro semplice per parlarci… Insomma, non ci vediamo da un’estate, non ti siamo mancati? – Chiese ironica Lily, con una finta punta di finta tristezza nella voce.

Dalla faccia che fece Camron capirono tutti quale fosse la sua risposta. – Sprechiamo un intero pomeriggio solo per parlarci? La gente è impegnata, non possiamo stare qui a chiacchierare come se niente fosse –. Sbuffò come risposta.

Rose, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, non poté che dargli ragione. – Oltretutto non è neanche la migliore delle giornate, tira vento –. Disse.

Tutti loro avevano notato il forte vento che si era alzato nelle ultime ore e l’annuvolamento improvviso del cielo. Ogni minuto che passava l’aria diventata sempre più umida, tutto quello sembrava gridare “pioggia imminente!”. Ma il loro capitano e cercatore, Larion Petrov, era un russo con i controcazzi, ed era la pioggia ad essere impaurita di lui, non il contrario. Era piccolo e veloce, basso e magrolino, così agile che il boccino in confronto era una lumaca. Avevano sempre vinto ogni partita grazie alla sua forza d’animo, non si scoraggiava mai, neanche nelle situazioni climatiche più difficili. Riusciva sempre ad afferrare la piccola pallina dopo neanche un’ora dall’inizio della partita, il che li aveva spesso salvati dall’incompetenza del loro portiere, Joey Murray.

– Allora, ci vuoi spiegare o no il perché di questo improvviso richiamo, quando una tempesta come il Terribile 21 sta per abbattersi su di noi?! – Chiese Camron aggressivo.

Larion girò la testa verso di lui, squadrandolo con quei suoi occhi grigio ghiaccio che talvolta facevano paura. – Semplice, volevo rivedervi.

Camron finse teatralmente di tagliarsi le vene.

– E parlarvi di come gestirò la squadra quest’anno.

Tutti si zittirono, in silenzio, e ascoltarono quello che Larion aveva da dire. Lui fece vagare lo sguardo su ognuno dei suoi compagni, prendendoli in considerazione uno alla volta. – Tra poco ci saranno i provini, quindi non possiamo considerare questo un vero e proprio allenamento. Alcuni di voi verranno molto probabilmente riammessi in squadra –. E fermò il suo sguardo su Lily per più tempo, facendola intimidire. – Altri probabilmente no –. E guardò in modo diretto Joey e Camron, il quale alzò gli occhi al cielo.

Quest’ultimo era un giocatore molto abile, ma la sua testardaggine e la sua evidente coglionaggine gli impedivano di dare il massimo di sé, ricadendo sempre negli errori più banali durante i momenti peggiori della partita.

– Qualunque cosa succeda, siamo stati una bella squadra, tutti insieme –. Disse con un sorriso. Allungò un braccio verso il centro della loro formazione a cerchio, invitando gli altri a fare lo stesso. – Vi voglio bene. Abbiamo avuto delle ricadute, non abbiamo vinto la coppa di quidditch l’anno scorso, ma siamo il nostro spirito di squadra è sempre stato il migliore tra tutti. La nostra squadra è la migliore, la nostra inventiva è la migliore. Possiamo ancora vincere quest’anno.

Hugo, Lily e Rose lanciarono letteralmente la mano su quella di Larion, concordando con ogni sua singola parola.

Una folata di vento si abbatté su di loro, facendoli traballare, ma Larion non si scompose: – Alcuni di noi avranno delle difficoltà, chi di più, chi di meno. Difficoltà sul campo, difficoltà nella vita, difficoltà con la squadra, ma le risolveremo, tutti insieme.

Anche Joey posò la mano al centro, unendola insieme a quella di tutti gli altri, consapevole che la sua squadra lo avrebbe aiutato a migliorare se fosse riuscito a riconfermarsi come portiere. Helen, una delle loro cacciatrici, imitò il gesto di gioia.

– Qualunque cosa succeda in questi mesi, sono fiero di avervi avuto in squadra, e sono fiero di essere stato il vostro capitano. Quest’anno vinceremo la Coppa delle Case, perché non c’è nessuno migliore di noi in questo campo, non c’è nessuno che possa eguagliare la nostra strategia e il nostro spirito!

La squadra esplose in un grido di esultanza, lanciando in aria le mani, un urlo che era un buon augurio per tutti loro. Ma l’improvviso scatto di gioia durò poco, interrotto da una frase di Camron: – Ehy, guardate chi c’è.

Delle presenze poco gradite color verde e argento li stavano osservando dal basso, visibilmente contrariati dal fatto che il campo fosse già occupato. Rose, Hugo e Lily si scambiarono un saluto con Albus, ma il resto delle due squadre si sfidò lanciandosi occhiate gelide, come se avessero voluto far scatenare una guerra.

Camron si lanciò a terra in picchiata e tutti gli altri lo seguirono, preoccupati. Il primo ad atterrare al suo fianco fu Larion, pronto ad intervenire se fosse successo qualcosa di brutto. Quando Camron incontrava i serpeverde non c’era mai da rimanere tranquilli.

– IL CAMPO È GIÀ OCCUPATO –. Urlò il Grifondoro aggressivo, e tutti si stupirono della sua tranquillità. Come era possibile che non avesse neanche detto una parolaccia o un insulto come “Brutti-coglioni-pezzi-di-merda-facce-da-cazzo-razzisti-misogini-maschilisti-idioti-cessi-criminali-mafiosi”?

– L’abbiamo notato, non siamo ciechi –. Rispose Zack Nott in modo altrettanto maleducato.

Tutti i Grifondoro si misero in allerta, sperando che quel confronto passivo aggressivo non si trasformasse in una guerra a colpi di Expelliarmus (che, ricordiamo, uccide più dell’Avada Kedavra). I serpeverde invece rimasero scomposti, si guardavano intorno, senza che si preoccupassero di niente, nonostante conoscessero il carattere Camron ormai da anni.

– Beh, quindi?! – Urlò lui con gli occhi fuori dalle orbite. – Smammate! – Aumentò la presa sul manico della sua scopa e le sue nocche divennero bianche come il latte.

Scorpius Malfoy si fece avanti, camminando in modo lento ed elegante, guardandosi intorno con aria snob, come se tutto il campo gli appartenesse. Storse il naso e si piazzò proprio di fronte a Camron, squadrandolo dall’alto verso il basso. La rabbia del grifone aumentò e sentì l’istinto di spaccare la faccia di quel nobile viziato a suon di cazzotti.

Albus affiancò l’amico, arrivando proprio di fronte ai Grifondoro. – Mi dispiace, non potevamo sapere che il campo fosse occupato –. Disse fingendosi imbarazzato e stupido. – Scusateci, ci ritiriamo subito.

– Non ti devi scusare, Albus –. Philip lo interruppe subito, appoggiando la sua scopa sulla spalla con nonchalance. – Sono loro che ci devono delle scuse.
– Sei serio? – Chiese Camron ironico, con un ghigno stampato in volto.

Il resto dei Grifondoro si agitò un pochino, ma restarono composti nella loro formazione. Non erano intenzionati a cadere delle provocazioni dei serpeverde.
Larion si fece avanti, richiamando l’attenzione di Camron prima che egli potesse compiere un omicidio nei confronti della squadra nemica, anche se avrebbe solo fatto un favore a tutti. – Tranquillo, tanto ce ne stavamo andando. Non dovevamo veramente allenarci -. Il Capitano poggiò una mano sulla spalla di Camron, ma lui la scostò con un movimento brusco. – No, Larion, noi volevamo fare un allenamento, e ora lo facciamo.

Tutti i Grifondoro si guardarono negli occhi, non sapendo come agire. Albus lanciò un’occhiata di aiuto nella loro direzione e i suoi famigliari ricambiarono con un cenno altrettanto disperato.



Intanto, sulle tribune, Erika si era seduta vicino ai figli di George, attirati dall’imminente rissa come delle falene che vedevano la luce per la prima volta. I due ragazzi guardavano la scena con i loro grandi occhioni attenti e un ghigno divertito stampato in volto, mentre intanto si scambiavano degli sguardi maliziosi.

– Ehy, Bloudes! – Fred richiamò l’attenzione della ragazza, con un ghigno che prometteva poco di buono.

Erika si girò nella sua direzione, guardandolo con aria di superiorità. – Sì? – Chiese fingendo un sorriso.

Il ragazzo le fece segno di avvicinarsi alla fine delle tribune, così da avere una vista migliore sul campo. Roxanne le diede una pacca sulla spalla, e poi indicò la piccola faida Grifondoro-Serpeverde.

– Si stanno per gonfiare –. Disse la rossa.

– Di brutto –. Rispose il fratello.

Erika alzò un sopracciglio.

– Ti va di scommettere? – Chiese Roxanne alla serpeverde. – Scommettere soldi, ovviamente.

La serpe si allargò in un sorriso malizioso e annuì. Certo che avrebbe scommesso dei soldi, erano l’unica cosa per cui valeva immischiarsi in certi affari.
– Tre galeoni a chi vince la scommessa, ci stai? – Fred le porse la mano, mentre al suo fianco Roxanne stava facendo saltellare nel palmo tre monete dorate. Entrambi guardavano la serpeverde come se fosse la loro preda.

Erika strinse la mano a Fred con sicurezza. Erano solo due ragazzini, li avrebbe battuti di sicuro. Conosceva i suoi amici, non erano i tipi da farsi abbattere tra una squadra di Grifondioti, avrebbero tirato fuori le zanne prima o poi, e avrebbero azzannato con tutte le loro forze.

– Scommettiamo che i nostri compagni di casa spaccheranno quel bel faccino del tuo scopamico, ci stai? –

Erika rimase a bocca aperta davanti alla proposta di Roxanne, ma annuì subito dopo, riprendendo la sua compostezza. – E comunque, Malfoy non è il mio scopamico –. Puntualizzò alzando leggermente le sopracciglia.

Roxanne la guardò dubbiosa. – Siete amici?

– Beh, sì.

– E avete scopato? – Beh … – Erika si grattò il capo, piuttosto restia nel dire la verità a quei due ficcanaso. Scorpius l’avrebbe odiata se avesse rivelato a dei pettegoli che loro due avevano una relazione di quel tipo, entrambi appartenevano pur sempre a due nobili casate con una certa dignità. E poi probabilmente Draco Malfoy l’avrebbe uccisa per aver insozzato il sangue puro dei Malfoy.

– Allora siete scopamici –. Roxanne fece swishare i capelli, intuendo la risposta.

– Fatti i cazzi tuoi sorellina –. La rimproverò Fred. – Non riveliamo mai di sapere certe informazioni, sai che si può sempre sfruttare questa cosa a proprio favore.

– Sì, ma il nostro lavoro consiste nel farci i cazzi degli altri.

– Hai ragione, ma non quelli di Malfoy –. Il fratello calcò l’ultima parola come a sottolinearne l’importanza. I pettegolezzi della famiglia Malfoy erano il più alto grado di sapere a cui l’umanità potesse aspirare.

– Ma io voglio farmi il cazzo di Malfoy.

Erika si zittì all’improvviso, sentendosi particolarmente a disagio.

– ROXANNE!

– CHE VUOI!

– RITIRA SUBITO QUELLO CHE HAI DETTO!

La Weasley guardò il fratello stralunata. – Scusami?! – Urlò. – Sono una quattordicenne emancipata con gli ormoni a palla, perché non dovrei voler cavalcare quel grandissimo pezzo di fregno?!

Fred si tappò le orecchie e si raggomitolò a terra, tormentato dalle visioni e dai pensieri più sporchi e perversi di sua sorella insieme a quel dannato Malfoy.

Erika non poté fare nient’altro se non spalancare gli occhi e pensare il più velocemente possibile ad un modo per proteggere il corpo e la carne del suo amico.



– Non potete fare un allenamento qui, non avete il permesso –. Soffiò Zack a Camron, sventolando sotto il suo naso la pergamena firmata dal professor Craig, responsabile della casata dei serpeverde.

Il Grifondoro glielo strappò di mano e la serpe impugnò la sua bacchetta, mettendosi sulla difensiva.

– Camron, stai esagerando –. Larion si mise di fronte a lui e Rose si avvicinò a loro per dargli mano forte. Prese delicatamente il foglio dalle mani di Camron e lo riconsegnò a Scorpius Malfoy, guardandolo dritto negli occhi e intimandolo ad andarsene. Non era la giornata giusta per litigare, sopratutto perché pure lei avrebbe voluto dirgliene, o dargliene, quattro. Non si era ancora dimenticata quello che era successo la prima sera in cui erano arrivati ad Hogwarts.

Scorpius ricambiò lo sguardo, osservandola con sufficienza. Prese il foglio con un movimento lento della mano e poi rimase in quella posizione, fermo e zitto, insieme a tutti i suoi compagni. Calò un silenzio improvviso, scandito solo dal ritmo del vento, che aveva cominciato a soffiare potente sul campo.
Camron digrignò i denti. – Ve ne andate?

I serpeverde si girarono verso di lui in sincrono, non dicendo una parola.

– Smettetela di fissarmi in questo modo.

– In quale modo? – Chiese Philip con un sorriso falso, tenendo le braccia incrociate al petto e la scopa poggiata a terra.

– In quel modo –. Camron si avvicinò verso Zabini a passi pesanti, arrivando ad una spanna dal suo corpo. – Come se vi credeste superiori a noi.

Il Cspitano si diresse verso il compagno. – Direi che è ora di piantarla–. Gli disse, autoritario, cercando la bacchetta all’interno della manica della divisa.
– Altrimenti? – Camron alzò un sopracciglio, con aria di sfida. – Se non la smetto cosa mi fanno, mi torturano?

Albus fece un passo indietro e marciò verso gli spogliatoi, non volendo avere nulla a che fare con quella storia.

– Ecco bravo, scappa Potter, allontanati da questi –. Gli urlò dietro il Grifondoro. – Non capisco come tu possa essere un loro amico dopo che tuo padre ha combattuto così duramente contro il loro leader.

Albus si girò giusto in tempo per mandarlo a fanculo.

Philip lo spintonò. – Rimangiatelo.

– Camron, smettila –. Lily si parò davanti a Philip, impedendo che il loro battitore facesse fuori il serpeverde. – Non ne vale la pena

. – Anche tu, Lily? – Il ragazzo spalancò la bocca con stupore. – Si vede che i Potter tendono a prendere le difese dei nemici.

– Non abbiamo più nemici, idiota –. Gli soffiò contro Hugo, deciso a prendere una posizione in quella guerriglia.

Il vento muggì alle loro spalle e il sole sparì completamente dietro una spessa coltre di nuvole. La temperatura calò all’improvviso e si sentirono dei tuoni in lontananza, accompagnati da lampi che squarciavano il cielo.

– Sì invece –. Camron sorrise. – I Mangiamorte esistono ancora –. Diresse lo sguardo verso i serpeverde, soffermandosi particolarmente su Malfoy. Fece vagare gli occhi sulla sua intera figura, osservando attentamente il suo avambraccio sinistro, come se si aspettasse di vedere qualcosa di nero comparire sopra la sua pelle.

– Bene, adesso hai proprio rotto il cazzo –. Zack si parò davanti a Scorpius, difendendolo.

– E quindi?

– Quindi niente, hai rotto e basta –. La voce di Malfoy si diffuse calda e autoritaria in quell’atmosfera. Non aveva quasi detto niente fino a quel punto, si era semplicemente limitato a difendersi con la forza del suo sguardo. Tutti si ammutolirono e Rose sentì un brivido salirle lungo la schiena. Non sembrava affatto il ragazzo che l’aveva molestata nei corridoi giorni prima, era come se si fosse trasformato una persona completamente diversa. Il suo sguardo era rigido, composto. Le labbra strette e serrate, talvolta si aprivano per far uscire quel suono caldo e autorevole che metteva tutti a tacere. I suoi occhi grigi sembravano essere bloccate nel tempo e la sua espressione severa incuteva un certo timore e rispetto. Scorpius Malfoy era effettivamente un caso psicologico molto interessante.

– Pensate che io abbia un problema? – Chiese Camron alzando un sopracciglio, osservando i serpeverde uno ad uno. – E magari è che sono metà babbano e metà mago? Un Mezzosangue, per così dire –. Disse con un sospiro. – Oppure, ancora meglio, un essere imperfetto con il sangue sporco che non è degno di frequentare questa scuola.

– Nessuno ha mai detto questo –. Scorpius si avvicinò lentamente a Camron, passo dopo passo, con una camminata lenta ma elegante. Tutti rimasero con il fiato sospeso, non sapendo come intervenire.

– Per la precisione sì, qualcuno lo ha detto –. Ridacchiò Camron. – E quella persona si chiama, tanto per essere pignoli, Draco Lucius Malfoy.

– Non parlare di mio padre così –. Ordinò Scorpius con una calma glaciale.

Nessuno tra i presenti ebbe più l’intenzione di nominare Draco Malfoy.

– Ma è la verità –. Soffiò Camron. – E sai cos’altro penso? Che queste idee si passano di padre in figlio, di generazione in generazione –. Guardò i serpeverde uno per uno, che tenevano tutti le bacchette puntate sul Grifondoro, pronti a colpirlo nel caso Scorpius lo avesse ordinato. – E sai cos’altro credo? Che non tu non voglia parlare di tuo padre proprio perché sai che sei come lui, e sai anche che le tue idee sono sbagliate, per questo cerchi di nasconderti dietro ai tuoi amichetti. Voi avete perso, e adesso hai paura –. Scandì quelle parole una per una, ad un ritmo fastidiosamente lento e pungente. – In fin dei conti sei solo un razzista misogino pure tu! Non vedi l’ora di farmi del male, vero? Sogni la notte di poter comandare su questo assurdo mondo, modellandolo come a voi piace!

Scorpius capì che non c’era più nulla da fare con quel ragazzo, se avesse continuato a rispondergli avrebbe solo perso parte della sua preziosissima dignità. Si allontanò da lui a lenti passi, non ascoltando più il suo assurdo discorso, mentre gli altri ragazzi lo guardavano con paura e ammirazione.

Incrociò lo sguardo della Weasley, cercando di capire che impressione le aveva fatto. Lo osservava con curiosità, i suoi grandi occhi azzurri erano spalancati in un’espressione stupita, come se avesse voluto studiare i suoi pensieri e il suo comportamento. Avrebbe pagato oro per scoprire anche solo un’informazione su di lui, e Scorpius lo sapeva bene. Era fatta, aveva l’attenzione di Rose.

– Non ho finito con te! – Camron si incamminò verso la serpe a grandi passi, quasi rincorrendolo. Lo afferrò per una spalla, tirandolo verso di sé, ma Scorpius si liberò della sua presa schiaffeggiando le dita della mano. Purtroppo, Camron interpretò quella misura difensiva come una minaccia, e attaccò.

Mise la mano a pungo e colpi il volto del serpeverde con forza, senza esitare, sentendo l’impatto della pelle e delle ossa sulle sue nocche. Due secondi dopo Scorpius era steso sull’erba fredda e umida, con il vento che ruggiva intorno a lui e i compagni che si affrettavano a soccorrerlo.

– Fuori di qui! – Urlò Lily con rabbia, puntando il dito contro Camron. – Vattene immediatamente!

Lui sbuffò, arrabbiato, con le nocche ancora sporche di sangue. Si girò dall’altra parte e si incamminò a grandi passi verso l’uscita del campo, allontanandosi dalla scena.

Dal naso di Scorpius usciva un’ingente quantità di sangue, ma non sembrava provasse dolore, anzi, sopportava tutto quello come se fosse una cosa naturale. Si rialzò quasi subito e afferrò il mantello di Zack, utilizzandolo per tappare la ferita.

I Grifondoro assistettero alla scena ammutoliti e storditi da quello che era successo. Si scambiarono tutti un’occhiata, capendo cosa fosse successo, e cercando di trovare un modo per rimediare. Alla fine si allontanarono dal campo di quidditch in tutta fretta, salutando i serpeverde in modo quasi freddo e imbarazzato. Larion si era offerto di aiutare Scorpius, una richiesta che era stata ovviamente rifiutata dalla serpe stessa.

Erano ancora tutti nel campo quando cominciò a piovere, e un grande temporale si abbatté sul castello nel giro di pochi minuti.




– Ommerda –. Erika, sulle tribune, non riusciva a crede ai suoi occhi.

– Uh! – Urlò Roxanne, stupita ma allo stesso tempo gioiosa. – Abbiamo vinto noi!

La serpe non la stette neanche ad ascoltare, si incamminò subito verso le scale che conducevano al campo.

– Eh no, cara –. Fred le si parò davanti, impedendole di fuggire. – Prima paghi.

Erika sbuffò e gli lanciò tre galeoni in malo modo, intenzionata a riprenderseli utilizzando metodi più o meno legali. Ma Fred non la fece passare, e le disse: – Sono tre galeoni… A testa.

– Non era nel nostro accordo –. Ribatté lei, cominciando a scaldarsi.

– Sì invece che c’era –. Rispose pignola Roxanne. – Tre galeoni a chi vince la scommessa, e abbiamo vinto in due –. Allungò il palmo aperto della mano verso la serpeverde, invitandola a sganciare la grana.

Erika lanciò altri tre galeoni con parecchia frustrazione, battuta da due ragazzini. I due fratellini li avrebbe sistemati dopo, c’erano faccende più urgenti in cui era richiesta la sua presenza.


.

.

.


Albus osservava Scorpius con attenzione, quella sera a cena. Non sembrava agitato, anzi, stava mangiando la sua calda zuppa nel modo più tranquillo possibile per una persona a cui era stato quasi spaccato il naso poche ore prima. Le sue labbra erano completamente spaccate e ricoperte di croste, il suo setto nasale era coperto da un enorme cerotto bianco, mentre numerosi graffi attraversavano le sue guance e i suoi zigomi divini. Scorpius Malfoy si era presentato così a cena, davanti all’intera Sala Grande, senza porsi alcun problema.

Albus si girò verso il tavolo dei Grifondoro, cercando di controllare la situazione tra i suoi famigliari. Erano tutti tranquilli ed entusiasti per la loro imminente festa e nessuno sembrava preoccuparsi di quello che era successo quel giorno al campo. Rose chiacchierava con le sue tre amiche, Hugo si stava già scatenando con i ragazzi del suo anno e Lily continuava a muoversi avanti e indietro lungo tutto il tavolo per invitare all’ultimo alcuni studenti di cui si era dimenticata. Camron, invece, se ne stava isolato in un angolo, probabilmente dopo aver litigato con l’intera squadra di quidditch, ed erano cinque minuti buoni che non faceva altro che sorseggiare acqua e ingoiare piccole porzioni di quello che sembrava cibo, di sicuro non presente nel menù.

Certo che quel ragazzo era proprio strano. Albus si chiese se i suoi cugini sapessero dei dettagli sulla sua storia di cui lui non era a conoscenza, sarebbe stato molto interessante conoscerlo meglio.

Era così concentrato a guardare Camron, studiando la sua affascinante compostezza e il suo volto affranto, che non si accorse subito di quando la zuppa gli esplose in faccia. Il piatto di Camron saltò in aria con un botto improvviso e rivoli bollenti di minestra cominciavano a colargli lungo tutto il volto, probabilmente provocandogli delle scottature non poco gravi.

L’intero tavolo dei serpeverde scoppiò a ridere e Albus si girò preoccupato verso Scorpius. Stava ghignando. – Malfoy, che cazzo hai combinato… – Borbottò lui, guardandolo dritto negli occhi.

Il suo amico non gli rispose, si puntò la bacchetta al volto e, con un incantesimo rapido e veloce, si ripulì dalla cima ai piedi. Il cerotto volò via e il naso si aggiustò da solo, le labbra tornarono ad essere piene e calde come quelle di ore prima e il suo ghigno riprese la sua natura affascinante. Ritornò ad essere bellissimo.

Albus si beò della sua completa trasformazione, non preoccupandosi neanche di chiudere la bocca per lo stupore.

– Potter, calmati –. Lo rimproverò Scorpius con la sua calda voce, probabilmente intuendo cosa gli stava passando per la testa.

Albus si schiaffeggiò mentalmente.

Al tavolo dei Grifondoro era il delirio, gli amici di Camron del sesto anno sembravano impazziti e sprizzavano vendetta da tutti i pori, mentre i ragazzi della squadra di quidditch erano combattuti, non sapendo come interpretare quell’attacco da parte di Malfoy. Il resto della Sala era diviso tra chi rideva di quella scena e chi ne era semplicemente incuriosito. Fatto sta che tutti si erano girati verso il tavolo dei grifoni.

– Cosa succede qui?! – La McGranitt interruppe il caos che si era creato nella sala Grande con un urlo.

Tutti ammutolirono e abbassarono lo sguardo. La Sala cadde nel silenzio assoluto, nessuno aveva intenzione di disubbidire ad un ordine della santissima e onnipotente preside.

Scorpius non abbandonò il suo ghigno, nemmeno quando Camron puntò lo sguardo proprio su di lui. Aveva il volto completamente rosso e spelacchiato, ripulito in fretta e furia da un tovagliolino, e i suo occhi ardevano come il fuoco. Albus si sentì un po’ intimidito.

– Signor Ness, si sente bene? – Chiese la McGranitt dirigendosi al tavolo dei Grifondoro.

Lui annuì, anche se si vedeva che non era affatto vero.

– Mi sa spiegare cosa è successo? –

Camron scosse la testa.

Albus strabuzzò gli occhi, incredulo. Insomma, il Grifondoro sapeva benissimo chi era il colpevole di quel fatto, poteva dire tranquillamente alla preside chi gli aveva fatto esplodere la zuppa, perché non lo faceva? Era ovvio che fosse stato Scorpius Hyperion Malfoy, era proprio di fronte a lui! Bah, certo che era molto strano. Un secondo prima tenta di ucciderlo e un secondo dopo lo protegge.

Camron venne immediatamente inviato in infermeria e la cena riprese come se nulla fosse successo. Anche Scorpius riprese a comportarsi normalmente, sparì il ghigno e il suo volto tornò ad essere impassibile ed immobile, bello e statico come se fosse scolpito nel marmo. Albus non si fece più troppe domande, e riprese a mangiare in silenzio.

Erika, nel frattempo, stava guardando impaziente Roxanne e Fred al tavolo dei Grifondoro, lanciando loro occhiatacce. Le sue labbra si allargarono in un grosso ghigno, e richiamò la loro attenzione. Fred si era sufficientemente divertito con la zuppa esplosiva e aveva cominciato a pensare di renderla un vero e proprio scherzo da vendere nel negozio di suo padre. Ne stava proprio discutendo con Roxanne e la loro banda di amici criminali, quando lei gli fece notare che due grandi occhi blu li stavano fissando dal tavolo delle serpi.

– Merda –. Borbottò. – Alla fine la scommessa l’ha vinta lei.

I due fratelli si guardarono negli occhi per un millesimo di secondo e annuirono, capendo subito come agire. Fecero passare i soldi della scommessa di mano in mano, finché non arrivarono alla diretta destinataria al tavolo dei serpeverde. Erika aprì la mano, felice di ricevere i suoi soldi indietro più i quelli vinti dalla scommessa. Alla fine aveva avuto ragione lei, le serpi azzannavano prima o poi, e vincevano. I galeoni arrivarono e lei allungò il braccio per accogliere quella manciata di ricchezze, ma dentro al suo palmo vennero posati solo tre monete d'oro e un biglietto da parte due fratelli.


Ciao Bloudes,
ecco i soldi della scommessa. L’accordo era solo tre galeoni a chi vinceva, giusto?

Ps: riesci a dire una buona parola su di me a Scorpius Malfoy? Immagino tu sappia il perché, grazie.
- Roxanne



Quei bastardi!












Spazio autrice:

Eccomi qui con un nuovo capitolo :)
Come vedete Rose e Scorpius non sono gli unici personaggi di questa storia, c'è infatti anche un importante intreccio di personaggi secondari che interferirà o meno con la trama. E, ovviamente, ci saranno anche delle ship secondarie.
Spero vi sia piaciuto, ci avviciniamo sempre di più al momento del disastro, buona lettura e ci vediamo il prossimo venerdì ;D
- Martaina

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Capitolo 5
*** Vattelapesca e la droga ***


CAPITOLO 5

 

VATTELAPESCA E LA DROGA






Il calderone di Rose bollì, poggiato sul pavimento umido. Il bagno delle ragazze del secondo piano era deserto come a suo solito e quella sera neanche Mirtilla sembrava intenzionata a romperle i cosiddetti.

Purtroppo, Rose non aveva avuto a disposizione un'aula per i suoi esperimenti, essendo un progetto extra scolastico non aveva diritto ad un aiuto, e quindi sua madre le aveva saggiamente consigliato il bagno di Mirtilla Malcontenta, non dicendole che era anche l'entrata della camera dei segreti. Ma dopo aver constatato che nessun serpente assassino sarebbe uscito dalle tubature per avvolgerla nelle sue spire e trasformarla nella sua cena, Rose si era stabilità lì. E ci sarebbe rimasta, nonostante tutti i problemi di concentrazione che le causava la presenza della fantasma. Sul serio, se solo non fosse già morta, Rose l'avrebbe uccisa con le sue stesse mani.

I fantasmi erano anime che restavano sulla terra per concludere ciò che non avevano portato a termine nella loro vita, ma dopo che la camera dei segreti era stata chiusa per sempre, Mirtilla Malcontenta non aveva più nessuna funzione effettiva all'interno di quell'ordinamento cosmico, se non quella di stare sui bolidi a tutti.

Un singhiozzo si elevò da uno dei gabinetti verso la fine del bagno.

Rose strinse la mascella, infastidita, mentre posizionava tutti gli ingredienti che era riuscita a trovare intorno al calderone ormai bollente. Era sempre difficile trovare quel tipo di ingredienti, ma sua madre era entusiasta del suo progetto e quindi glieli consegnava sempre via gufo, non importava quanto costassero. Ecco perché non poteva deluderla.

Un altro singhiozzo, più forte, si diffuse in tutto il bagno.

La Grifondoro sperò vivamente che Mirtilla non avesse deciso di usare la strategia migliore per buttarla fuori dal suo bagno, ossia quella versare acqua del cesso nella sua pozione.

Si elevò un altro ululato.

Rose prese la boccettina trasparente che aveva fabbricato giorni prima, la versione più recente della sua pozione, e la divise in due boccettine diverse. Sigillò una delle due utilizzando un tappo di legno di sughero e la brevettò: era la pozione No° 1.76. La inserì poi nella scatolina che si portava sempre dietro dove erano racchiuse tutti i prototipi precedenti, risalenti fino al primo che avesse mai fatto, più di un anno prima. Sì, aveva già fatto tantissimi esperimenti, all'incirca 76 e nessuno di quelli era riuscito. Aveva passato tre anni a raccogliere ingredienti e a inventare incantesimi minori, poi da due anni a quella parte aveva cominciato a lavorare alla creazione della pozione. Non ci era ancora riuscita.

Il pianto di Mirtilla sottolineò quanto fosse brutto sentirsi incapaci, ma perché la fantasma mancava di capacità mentale, non per altro.

Rose prese come campione una foglia e ci versò sopra una sola goccia di quella pozione liquida e trasparente. Come programmato, la foglia si rimpicciolì all'improvviso, diventano il 10% delle dimensioni originali, ma dopo pochissimi secondi cominciò a tremare e ad ingrandirsi, ritornando alla sua grandezza originaria. Certo, la situazione rispetto alle prime sperimentazioni era migliorata, ma non era ancora perfetta, neanche lontanamente. Le prime volte addirittura uccideva l'essere vivente a cui somministrava la pozione, un problema che aveva impiegato mesi a risolvere per via della vastità di ingredienti al suo interno. Si ripromise di tenersi sempre dietro uno di quei primi prototipi, giusto solo per avvelenare qualsiasi essere vivente e non che le si sarebbe avvicinato quando stava studiando. Anche se, ripensandoci, non si poteva avvelenare un fantasma.

– Sigh, sigh, sigh, sigh.

– Mirtilla?

– Sigh?

– Potresti smetterla?

La fantasma emerse con la testa dal gabinetto che le stava di fronte, guardandola in modo penoso, come a dire: "uccidimi, non posso più vivere con tanto dolore". E Rose l'avrebbe fatto con piacere, eccome se l'avrebbe fatto. – Ma tu te ne stai sempre lì... a fare la tua pozione –. Mirtilla inclinò la testa con disappunto e delusione, alternando i suoi singhiozzi alle sue parole. – Invadi i miei spazi... questo è il mio bagno...

Rose sbuffò. – Mi dispiace Mirtilla, è solo che non ho nessun altro posto dove andare –. Cercò di essere gentile e compassionevole.

– Dici sempre che ti dispiace ma poi non ti dispiace mai veramente...

La strega decise di ignorarla e riprese ad armeggiare con la sua ricetta provvisoria. Eliminò qualche ingrediente che annullava gli effetti così poco duraturi della pozione e si mise a scavare nella sua sacca alla ricerca di ciò che le serviva per ricreare l'infuso. A costo di rimanere lì tutta la notte, avrebbe finito quella dannata pozione.

– Insomma... tu che mi invadi sempre sigh, non mi chiedi neanche il permesso... Non sono mica la Polonia io, sigh.

– Hai ragione, scusa Mirtilla –. Ormai le veniva automatico dire quella frase, tutto pur di farla restare calma. Tanto quanto poteva essere grave non avere il permesso di soggiorno?

– E poi nessuno che mi dice ciao, o come stai, è dura la vita da fantasma sai? Sigh, è brutto vivere in eterno.

A Rose non sembrava affatto una cosa brutta, insomma avrebbe avuto tutto che il tempo che desiderava per studiare. E per finire quella maledetta pozione. Ma per fare entrambe le cose aveva bisogno che Mirtilla se ne stesse zitta, oppure sarebbe morta di vecchiaia non concludendo la pozione, risorgendo da fantasma e rimanendo confinata per l'eternità trai i cessi.

– Insomma vieni qui e non paghi neanche l'affitto.

La ragazza cercò di scacciare dalla sua mente l'immagine di quel "cantante" babbano con i capelli risotto zafferano che si vantava tanto di non pagare mai l'affitto, o qualcosa del genere, immaginandoselo con la voce di Mirtilla e che sguazzava nell'acqua del water. Niente di quello contribuiva alla sua concentrazione (1). Per poco sbagliò un passaggio, confondendo l'acqua di Lete (che neanche le serviva, quante volte l'aveva ripetuto a sua madre), con l'essenza di belladonna. Mirtilla, dal canto suo, la accompagnò con la sua cantilena straziante per tutta la sera.

Rose aggiungeva l' infuso di artemisia e il dittamo, e la fantasma contribuiva mettendo acqua del water e lacrime. Era terribile lavorare in quelle condizioni.

– Mi spieghi almeno perché ci tieni così tanto a questa mixtura di ingredienti e acqua del cesso? – Borbottò Mirtilla ad un certo punto.

Rose, sentendosi posta una domanda tanto diretta, non esitò a risponderle: – L'acqua del cesso non è nella ricetta.

– L'avevo capito.

– Non pensavo avessi il senso dell'umorismo.

La fantasma si mostrò allora parecchio intenzionata a versarle addosso le acque reflue dell'intero castello, ma Rose si salvò all'ultimo: – È un progetto mio, sto inventando una pozione.

– E perché mai? E poi, non si inventavamo buttando ingredienti a caso per vedere cosa succedesse?

– No, se non vuoi farla esplodere.

La fantasma ci pensò su, forse meditando di estendere la sua vendetta su tutti i maghi e le streghe di Hogwarts creando un infuso esplosivo che avrebbe fatto saltare in aria l'intero castello. Oppure si stava semplicemente immaginando mettere la parola fine alle sue sofferenze facendosi saltare in aria.

Rose decise di aprirsi un pochino nei confronti di Mirtilla e di rispondere meglio alla sua domanda: – Sai ho iniziato questo progetto più di due anni fa, è una cosa molto importante per me. Voglio lavorare come ricercatrice e inventrice di pozioni e incantesimi, quindi ne sto preparando una prima dei miei M.A.G.O. In particolare, sto cercando di creare una pozione che riduca un organismo al 10% delle sue dimensioni originali, è molto simile alla pozione Restringente, lo so, ma questa è molto più particolare perché dovrebbe avere un lungo effetto anche sugli esseri viventi, permettendo loro di vivere a dimensioni ridotte e... Insomma, chissà cosa potrebbe succedere se qualcuno la bevesse.

– Oh, ma perché non puoi saltare addosso ai ragazzi come tutte le ragazzine infoiate della tua età? – Mirtilla, spazientita, si ributtò nel cesso.

Rose le lanciò uno sguardo gelido, continuando a mescolare


.

.

.


– Assolutamente no – . Hugo scosse la testa con disappunto e carico di odio, tenendo incrociate le braccia.

– Eddai fammi questo favore... – Albus fece gli occhi dolci e congiunse le mani in avanti, come a pregarlo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche la più disparata – Sono tuo cugino, fammi entrare alla tua festa.

– Sì, tu sei mio cugino... – Borbottò il rosso. – Ma loro no –. E indicò la fila di ragazzi serpeverde che occupava l'intero corridoio. Stavano tutti aspettando di poter partecipare all'agognata festa che Albus aveva promesso loro.

– Tecnicamente, sia io che te discendiamo da famiglie purosangue e tutte le famiglie purosangue sono imparentate tra di loro, quindi...

– Scordatelo, Albus. E comunque, questo spiega perché sei così down.

Nott sbuffò in mezzo alla calca di studenti. – Era questa la festa che ci avevi proposto, Potter?

Albus annuì con un sorriso ottimista, aveva la situazione completamente sotto controllo.

– Che succede qui? – Lily Potter fece capolino uscendo dalla porta del bagno. Era completamente fradicia e indossava dei vestiti piuttosto succinti che causarono non pochi sguardi di apprezzamento.

Si alzò un piccolo fischio dalla folla. – Ma è anche uno schiuma party con belle ragazze! – Urlò qualche decerebrato down serpeverde nato da geni recessivi che portavano all'idiozia.

Hugo lo assassinò con lo sguardo.

– Sorellina! – Albus abbracciò Lily, stritolandola e facendo gli occhi dolci, da maledetto ruffiano come era. Scatenò l'invidia di qualche ragazzo e ragazza tra i serpeverde.

– Scordatelo Albus, non ti facciamo entrare, è una festa solo per Grifondoro. Smamma –. Lily riprese in mano la situazione e lo scacciò come se fosse una mosca fastidiosa, facendo ondeggiare i capelli rossi raccolti in una coda di cavallo. Era completamente bagnata, alcune gocce di acqua scivolavano seguendo la curva sinuosa del suo corpo e caddero sul pavimento, formando una pozzanghera. Tutti i serpeverde capirono che aldilà di quella porta c'era qualcosa di assurdamente fantastico.

Dallo stipite in legno della porta fece capolino Dominique per controllare la situazione e tutti i serpeverde si alzarono in un boato di protesta. La ragazza si guardò intorno un pochino, facendo cadere grossi goccioloni d'acqua dai suoi capelli ricci e schiacciati, prima di rendersi conto che non avrebbe dovuto farsi vedere. – Ops –. Disse mettendosi una mano davanti alla bocca.

– Peccato che lei sia Corvonero –. Sbuffò con disappunto Philip indicando la ragazza bionda, che si stava scusando con un Hugo piuttosto incazzato.

– Che succede qui? – Fu il momento del fascinoso Cedric a uscire dal bagno, anch'egli Corvonero e per nulla imparentato con i Potter. Dalle narici di Hugo uscì del fumo.

A quel punto i serpeverde diventarono incontenibili.

– Okay, okay, vi facciamo entrare –. Sbuffò Lily, con sottofondo le preghiere di Dominique che voleva qualcuno che animasse un po' la festa, benché fosse già animata per conto suo. Forse anche troppo. – Ma ad una condizione: vi apriremo questa porta solo se ci avete portato qualcosa in cambio.

– Da quando sei diventata così serpe sorellina... – Sussurrò Albus, ma ciò che disse venne immediatamente sommerso dalle urla dei compagni che si apprestavano a mostrare la merce.

– Abbiamo portato delle ragazze –. Scorpius non si fece scrupoli a indicare con un dito la scollatura promettente dell'amica Erika, che suscitò non pochi sguardi da parte dei due ragazzi sulla porta.

– E noi invece... - Borbottò Erika, non sopportando forse di essere stata utilizzata come merce di scambio. – Abbiamo portato i ragazzi –. Sorrise e sollevò con ben poca galanteria la maglietta di Scorpius, mostrando a una Dominique sbavante degli addominali belli solidi.

– E anche l'alcol! – Urlò Zabini e la sua squadra sollevando non poche bottiglie.

– E la drog– Zack Nott venne invece zittito all'istante.

. Lily guardò Al con grande disappunto, per poi aprire la porta e far entrare tutti nel bagno.


.

.

.


Rose osservò il frutto del suo lavoro. Teneva fra le mani la solita boccettina di vetro, con al suo interno il nuovo prototipo, che brevettò subito come N.° 77. Era piuttosto soddisfatta di quello che aveva ottenuto, il colore era ancora trasparente, ma il suo effetto sembrava molto più duraturo. Aveva già testato la pozione sul suo campione. La foglia si era rimpicciolita come a suo solito e non era tornata grande come succedeva prima. Purtroppo non aveva la più pallida idea di quanto sarebbe durato l'effetto.

Pulì il calderone con cura e raccolse tutti gli ingredienti che non aveva utilizzato. Nascose tutto nel solito bagno, l'ultimo sulla sinistra. Per fortuna Mirtilla era un fantasma e non avrebbe mai potuto spostare il suo materiale, ma spesso lo imbrattava con l'acqua del gabinetto, e Rose si ritrovava sempre a pulire tutto, sprecando tempo prezioso.

Si infilò nella tasca del mantello il prototipo 77 della pozione, l'elenco degli ingredienti che aveva utilizzato quella sera e come li aveva amalgamati. All'ultimo infilò anche la foglia rimpicciolita.

Controllò l'ora: non era neanche mezzanotte, forse c'era il tempo di fare un salto a quell'agognata festa organizzata dalla sua famiglia.

Salutò Mirtilla, che le rispose sporcando il calderone, e si diresse al bagno dei Prefetti.


.

.

.


La festa non era male, anzi, era strabiliante.

Scorpius non poté non mostrarsi stupito quando vide il modo in cui i Grifondioti avevano arredato il bagno: le luci erano soffuse e basse, accostate vicino alle vetrate, facendone risaltare i colori variopinti. Gli specchi erano contornate da piccole lucine che li facevano risplendere e davano l'illusione che il bagno fosse molto più grande. Le vasche erano tutte completamente piene di acqua calda e spessa schiuma colorata, la quale rilasciava un profumo inebriante in tutto il bagno. Nella parte più asciutta della sala c'era un piccolo buffet e delle comode siede pieghevoli da giardino dove si poteva sostare.
Zabini si fiondò subito sul buffet, mangiando un sacco di roba per lasciare spazio alle sue bottiglie di alcol.

Il loro arrivo era stato ben accolto dalla quarantina di persone presenti. Nessuno fece particolarmente caso che fossero dei serpeverde, anzi, alcuni gioirono pure perché avevano portato ingenti scorte di alcol.

Scorpius si guardò un po' intorno e fu eternamente grato al Padre Eterno del fatto che non c'era Camron Bells. Forse era ancora in infermeria per quello che era successo, e a lui stava bene così. Con quel Mezzosangue non era mai andato d'accordo. Per il resto erano tutti Grifondoro appartenenti agli ultimi anni, c'era il capitano della squadra Larion, Helen, Murray, tutti i componenti della famiglia Weasley più grandi e anche un sacco di altri ragazzi che non conosceva benissimo, tra i quali le due amiche della Weasley. Rose invece non c'era.

– Ecco la nostra modesta festa –. Gli sorrise Dominique, anche se sapeva benissimo che di modesto non aveva nulla. Certo, con la magia organizzare tutto quello era un gioco da ragazzi, ma per il modo semplice ed efficace in cui avevano arredato il luogo c'era da complimentarsi. Persino la musica, piuttosto alta, sembrava in tono.

Scorpius si tolse i vestiti immediatamente, buttandosi nella vasca schiumosa e suscitando qualche sguardo divertito in giro.

Hugo però non sembrava avesse un particolare spirito festivo.

– Dai, non puoi arrabbiarti per loro –. Lily gli appoggiò una mano sulla spalla, mentre osservava i serpeverde unirsi alla festa con gioia.

– Invece sì che posso –. Borbottò lui. – Al ci ha sabotato la festa, lo sa che non tutti andiamo d'accordo con i serpeverde –. Storse il naso. – Con quello che è successo oggi al campo da quidditch, poi, avrei voluto non avere più nulla a che fare con loro per un bel po' –. E osservò suo cugino mentre era intento a litigare con un ragazzo Corvonero perché si era permesso di assaggiare l'amaro prima di lui.

– E invece non devi starli a guardare –. Ribatté Lily riportando lo sguardo del cugino su di sé. – Pensa a divertirti per conto tuo, poi, nel caso succeda qualcosa di grave, abbiamo già le persone a cui dare la colpa, no?

Hugo ridacchiò, ma non bastò a risollevargli il morale.

Lily sapeva benissimo come risolvere la situazione e chiamò una persona che avrebbe potuto occuparsi di lui, una cosa che desiderava da tanto. Arrivò una ragazza bionda un po' bassina, con una leggera spruzzata di lentiggini sulle guance e gli occhi castani. – Ciao Sam –. La salutò Lily. Samantha Amery era una sua compagna di dormitorio e aveva una cotta spaziale per Hugo ormai dal terzo anno.

– Ciao –. Salutò la bionda, che si era imbambolata alla vista del cugino rosso e afflitto. – Lo lascio a te stasera, non posso occuparmi di lui –. Sospirò facendole l'occhiolino.

Lei annuì con la bocca spalancata e si lanciò immediatamente su Hugo, che non sembrava particolarmente dispiaciuto di quel contatto.

Lily sorrise soddisfatta e continuò a girare per il bagno. Era particolarmente fiera di come era riuscita ad organizzare la festa, sembrava che tutti si stessero divertendo, e adesso che si era liberata di suo cugino poteva divertirsi anche lei.

– Ehy Lily –. Lavanda la braccò, facendo ondeggiare i suoi capelli castani.

– Ciao Lav –. Alzò gli occhi al cielo per quella breve interruzione e si guardò intorno, alla ricerca di Shay, che doveva essere venuta con lei quella sera.

– Hai per caso visto Rose?

– No, sarà a studiare la sua pozione, come ogni sera.

– Uffa –. Borbottò. – Dovrebbe venire qui anche lei, questa festa è fantastica. Complimenti Lily.

– Grazie –. Sorrise. – Perché non ti vai a divertire anche tu? – E indicò Malfoy, che stava parlando in modo intimo con una ragazza corvina serpeverde, una sua storica amica.

– Nahhh, poi dovrò dare delle spiegazioni a Rose –. E la salutò, strizzandole l'occhio. Lily si diresse nella direzione opposta, verso la vasca più grande e piena di schiuma. Era lì la sua preda. Dovette sopportare qualche altro ostacolo, come dei ragazzi Corvonero che si stavano complimentando per lei con ovvi secondi fini, prima di raggiungere il bordo della vasca. Lui era lì, bellissimo, che nuotava spensierato mentre osservava di sottecchi un gruppetto di ragazze corvonero dall'altra parte della piscina.

Lily si tuffò sul ragazzo, quasi braccandolo, per poi riemergere con una sirena dalla schiuma. Lo guardò dritto negli occhi neri, scrutandolo con le sue iridi verdi, rese più affascinanti dal clima che aveva creato appositamente per quello scopo. – Ciao Zabini –. Lo salutò, accarezzandoli la pelle maculata e i capelli ricci.

– Ciao Potter –. Ricambiò sgranando gli occhi.




Rose dovette ammettere che quella festa non era per niente male, sentiva assolutamente il bisogno di complimentarsi con sua cugina, se solo non fosse stata intenta ad amoreggiare con un ragazzo non ben identificato. Lavanda l'aveva messa subito in guardia appena era entrata, quindi aveva deciso di non disturbarla. Sperava solo che non si cacciasse nei guai.

– Hai visto quanto sono stata brava? Non ci ho provato con Malfoy –. Le sorrise Lavanda in modo un po' strano, con le pupille degli occhi molto dilatate.

Rose rise e vide il suddetto ragazzo particolarmente intento anche lui ad amoreggiare con una sua amica serpeverde. – Mi dicono che sei un pochino ubriaca –. Scherzò la rossa, indicando le bottiglie già vuote sul tavolo e il fatto che l'amica facesse particolarmente fatica a restare in piedi.

– Cosa? Chi te lo dice? – Chiese lei guardandosi in giro.

– Niente, niente –. Ridacchiò. – Dov'è Shay? – Cercò l'amica con lo sguardo.

Lavanda la indicò, era seduta sulle sedie pieghevoli insieme ad un gruppetto di serpeverde. Salutò Rose, dicendole che sarebbe stata tutta la serata con Shay, e augurandole di fare nuove amicizie.

La rossa la guardò un po' stranita, cercando di capire cosa volesse dire. Poi ricambiò il saluto e controllò che non stramazzasse a terra mentre camminava verso Shay.

La festa era movimentata, forse troppo, Rose cercava di capire se erano presenti tutti i segnali che preannunciavano una rissa, e, purtroppo, c'erano tutti. Ragazzi che bevevano senza ritegno, casate nemiche che si scontravano senza filtri e tradimenti amorosi a destra e a manca. Sarebbe stato molto divertente.

Rose si diresse allora verso il tavolo del buffet, dove Albus si stava impegnando in una gara a chi beveva di più con un ragazzo Grifondoro. – Ciao Albus! – Diede una forte pacca sulla spalla a suo cugino, facendolo quasi cadere.

– Ciao Rosa –. Borbottò senza neanche guardarla negli occhi, barcollante, prima di recuperare l'equilibrio, anche se, pensandoci, si trattava pur sempre dell'equilibrio di un ubriaco. – Scusatemi se sbiascico le parole in cuesto modo, ma come vedete sono un pochino brillo...

– Vedete? Sono solo io, Rose.

– No –. Albus scosse impercettibilmente la testa con gli occhi socchiusi. – Ci sono due Rosa. Una a destra, e una a sinistra –. Indicò due punti vuoti ai lati della ragazza. – Complimenti, hai funzionato la pozione. Sei riuscita a sdoppiarti!

Rose scoppiò a ridere e osservò il suo rivale di bevute, che sembrava essere collassato sul pavimento. – Come pensate di riuscire ad andarvene per le due? È mezzanotte e siete tutti ridotti in questo stato –. Chiese incrociando le braccia al petto.

Albus fece spallucce e ritornò a bere. – Non è un mio problema. L'organizzatore è Lilia, non mi volevano far entrare, ora si arrangiano –. E poi si accorse che il suo rivale era crollato a terra. – Mi hai fatto addormentare il mio amico! Vabbè ho vinto io –. E lo seguì a ruota lanciancosi a sua volta sul pavimento.

Rose si assicurò che entrambi stessero bene e non fossero in procinto di entrare in un coma etilico, per poi allontanarsi e ritrovarsi faccia a faccia con Cedric Wells, il figlio di Cho Chang.

– Ciao Rose –. Le sorrise.

La ragazza ricambiò, felice che lui fosse in delle condizioni abbastanza decenti per iniziare una normale conversazione. Non aveva quasi mai parlato con Cedric, quel ragazzo dai capelli scuri e dai lineamenti semi asiatici e caucasici che gli conferivano un certo fascino. Dovette ammettere che era molto carino. – Ciao Cedric –. Gli rispose, facendo sparire una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio.




Scorpius Malfoy si era lasciato scappare un sorrisino quando aveva visto entrare Rose Weasley vestita con la divisa scolastica. Era lei il vero motivo per cui quella notte era uscito dai Sotterranei, doveva portare a termine il suo piano, sperando che l'atteggiamento pacato e nobile che aveva avuto quel pomeriggio l'avesse in qualche modo incuriosita. Per fortuna si era fatta viva, anche se non aveva un abbigliamento proprio consono a quella festa. Il miglior modo di vestirsi in quelle occasioni consisteva nel non vestirsi affatto. Ahimè, dovette sopportare una Weasley vestita come una casalinga.

– Che hai con quella Weasley? – Mugugnò Erika completamente spiaccicata a lui.

– Niente niente –. Le diede un bacio sulla fronte.

Lei lo guardò maliziosa, cominciando a sporcarlo con la schiuma della vasca. – Mi credi stupida?

– Assolutamente no, lo so che sei una ruffiana manipolatrice –. Le soffiò in un orecchio facendola rabbrividire, senza però staccare gli occhi da Rose. La continuò a guardare mentre parlava con suo cugino completamente ubriaco e poi la vide venir approcciata da Cedric. Scorpius lo stava tenendo d'occhio da minuti, anche lui aveva osservato Rose per parecchio tempo, e sembrava quasi che ci stesse provando. Cedric aveva aspettato il momento migliore per andarle a parlare sin da quando aveva fatto il suo ingresso alla festa. Non era mica stupido, anche Scorpius dovette quindi aspettare il suo turno, sempre che i due non decidessero di appartarsi da qualche parte per fare chissà cosa. In quel caso no, non avrebbe partecipato.

– E smettila di sporcarmi! – Urlò Scorpius schizzando Erika, per poi trascinarla sul fondo della vasca.





Era più di mezz'ora che i due parlavano, Cedric sembrava quasi una risorsa infinita di noiosi argomenti che potevano interessare solo a Rose Weasley. Scorpius non ce la faceva quasi più ad aspettare che quei due si separassero, si stavano letteralmente mangiando con gli occhi, la cosa sarebbe potuta andare avanti per ore.

– Scorp –. Erika lo accarezzò. – Lo vedo benissimo che stasera sei fisso sulla Weasley. Lui non le rispose e continuò ad accarezzarle i capelli. – Se ti interessa puoi andarci tranquillamente.

Anche in quel caso non ottenne alcuna risposta, nemmeno quando Erika gli mise in testa un sacco di schiuma, creandogli un puccioso e morbido cappellino.
– Non è come pensi tu –. Le disse dopo averla scrutata a fondo negli occhi, subito dopo che era cambiata la musica, riprodotta da chissà quale stereo invisibile e dal canto delle sirene nelle vetrate.

Erika gli sorrise. – Forse allora ho capito –. Si strinse a lui. – E spero non sia quello che penso, spero non c'entri tuo padre.

Era strano, era brutto parlare con Erika di suo padre. Del modo in cui la parola padre suonava autoritaria e severa nella sua mente. Eppure era così, aveva un padre autoritario e severo, che gli aveva dato dei precisi ordini. Le diede un bacio a fior di labbra senza farsi vedere dal resto degli studenti. – Torno appena posso, te lo prometto –. Le fece un sorriso sincero, staccandosi dal suo corpo caldo e rassicurante, e ritrovandosi circondato solo dall'acqua della vasca, che non gli forniva abbastanza calore.

Lei fece una stupida faccia imbronciata e lo schizzò, lanciandoli ingenti quantità di schiuma bianca nei capelli. – Ricordati che mi avevi promesso che stasera il tuo corpo sarebbe stato mio, Malfoy! –. Gli urlò facendogli la linguaccia per poi andare a giocare con Nott, che si stava impegnando ben poco a nascondere le sostanze illegali che si era portato dietro.

Il ragazzo uscì dalla vasca fradicio dalla testa ai piedi, senza maglietta e pieno di schiuma su tutto il corpo. Fuori dall'acqua il suo intero corpo era molto più visibile e quindi destò non poca attenzione durante il suo breve tragitto al tavolo. O forse tutti si stavano semplicemente chiedendo perché avesse abbandonato così di punto in bianco la sua amica.

– Buonasera –. Si presentò a Cedric e a Rose all'improvviso, mentre i due stavano parlando di qualcosa talmente sensazionale da mandarli su di giri. – Complimenti a tua cugina per la serata –. Disse a Rose, dopo essersi riempito il bicchiere di alcol e aver bevuto tutto in un solo sorso. Si riteneva particolarmente orgoglioso di sé per non aver toccato gli alcolici fino a quel punto. Per la sua missione avrebbe dovuto essere sobrio, altrimenti sarebbe finito davvero con un manico della scopa su per il didietro.

Dall'espressione che fece Rose sembrava che lei non desiderasse altro. – Grazie Malfoy –. Fece un timido sorriso, non sapendo cosa dire davanti a quel ragazzo che si era presentato mezzo nudo in modo così spudorato.

– Ciao –. Cedric finse un piccolo sorrisino, anche lui imbarazzato dal suo non-abbigliamento. – Magnifica serata eh?– Provò a borbottare, nonostante fosse il ragazzo più introverso dell'intera Gran Bretagna.

Malfoy annuì, senza schiodarsi da quella postazione, nonostante tutti e tre non volessero altro che lo facesse. Calò un silenzio imbarazzante.

Scorpius sapeva di aver interrotto la loro fantastica e noiosa conversazione , ma avrebbe almeno dovuto provare ad intavolare un dialogo, diplomatico o passionale, con la rossa. – Volete? – Offrì ai due dei bicchieri di spumante con molta galanteria, facendo un semplice sorriso. – Viene dalla villa di Zabini, è uno dei migliori qui in Inghilterra.

Okay, forse vantarsi della ricchezza dei suoi amici non era la strategia migliore, visto che Cedric era un poveraccio misero di nascita.

Rose storse un pochino il naso prima di accettare lo spumante, un po' indecisa. – Malfoy, sei un po' ubriaco?

Eccola, la fatidica domanda. Scorpius sapeva che lei non si sarebbe facilmente dimenticata il "terribile oltraggio" in cui era rimasto coinvolto, la prima notte arrivati ad Hogwarts. – Ricordi ancora bene cos'è successo due settimane fa vedo...– Sorrise fingendo una punta di imbarazzo.

– Cosa? Che è successo due settimane fa? – Cedric si intromise in modo piuttosto brusco, mentre sorseggiava lentamente dal suo bicchiere.

Rose lo rassicurò: – Nulla, sta tranquillo Ced.

Ced?! Scorpius quasi sputò lo spumante.

– Piuttosto, vedo che tu invece non hai dimenticato quello che è successo, nonostante, beh, le condizioni in cui eri ridotto –. Borbottò la rossa squadrandolo da capo a piedi, fosse soffermandosi un po' troppo sul suo fisico. Ma Scorpius come poteva darle torto, lo sapeva benissimo di essere bellissimo.

Il ragazzo accavallò una gamba sopra l'altra, appoggiandosi al tavolo alle sue spalle. – Mi dispiace –. Sospirò, muovendo il piccolo ciuffo di capelli dorati e facendo roteare il contenuto del suo bicchiere, dopo averlo riempito una seconda volta. – La colpa non è stata solo ed esclusivamente mia. Diciamo che Philip ha contribuito a rendermi un completo coglione. Non ricordo neanche se mi ero reso conto che fossi tu, quando ti ho inseguita per i corridoi bui...

– L'hai inseguita nei corridoi?! – Urlò Cedric.

– ... Bloccandoti la strada senza lasciarti andare...

– L'hai imprigionata?! –

...E soprattutto, forse non ero completamente in me quando ti sono entrato nella mente...

– Hai invaso la sua privacy in questo modo?!

Scorpius guardò malissimo il ragazzo, era pronto ad avadakedavrizzarlo in due secondi spaccati. – Diciamo che è da quel momento che mi sono pienamente reso conto di chi fossi –. Mentì, trasformando la propria espressione in un puro sguardo innocente e abbassando il capo. Sperò solo che la Weasley non fosse capace di leggere nel pensiero.

Rose annuì, con la mascella contratta, in una smorfia di pura concentrazione, come quando leggeva il compito di storia della magia prima di rispondere a raffica come una macchinetta.

– Magari chiederti perdono è una cosa un po' strana, però beh, sappi che le cose sono andate così –. E la guardò negli occhi, socchiudendo leggermente le labbra e flettendo i bicipiti con nonchalance. Era un metodo che funzionava sempre. Per quanto qualcuno potesse essere incazzato con lui, era praticamente impossibile urlargli contro quando davanti a sé aveva una vista così affascinante.

Rose aprì la bocca, cercando forse di dire che non era così scema da farsi abbindolare dal primo bel ragazzo che incontrava, quando qualcuno le si aggrappò alla gamba come un koala. Era Lavanda, e non sembrava stesse tanto bene. La bocca era aperta, un po' bavosa, gli occhi leggermente socchiusi e i capelli tutti spettinati.

– Lavanda, che ti è successo?! – Strillò la Weasley, cercando di tirare su la ragazza.

– Aspetta, ti aiuto –. Cedric fece subito un passo avanti.

– No, ci penso io –. Scorpius arrivò per primo e scansò l'altro ragazzo, aiutando Lavanda a rialzarsi. Gracile com'era, non sarebbe stato in grado di sollevare neanche un bastoncino findus.

Rose cominciò a parlare con la sua amica, a schiaffeggiarla, spettinarla, infilarle le dita negli occhi cercando di farla reagire, ma non ottenne nulla. Il Malfoy non si allarmò particolarmente, ma cercò con lo sguardo Zack Nott, sperando non avesse fatto ciò che lui temeva. Lo trovò molto vicino al tavolo, a pochi metri da loro. Nella tasca sporgeva una piccola boccetta mezza piena di liquido blu. Non ci voleva un genio a capire che aveva versato delle strane sostanze dentro a tutti i drink, compresa la brocca di acqua naturale oligominerale pura della sorgente di Vattelapesca.

Appoggiò subito lo spumante sul tavolo con un po' di nervosismo. Non gli sembrava di aver bevuto quelle strane sostanze, ma era meglio essere prudenti. Cercò di non far notare la sua ansia davanti agli altri due ragazzi, o tutti i serpeverde sarebbero finiti nei guai per colpa di quell'idiota.

– Scusatemi ragazzi, Lavanda non sta molto bene, forse ha preso qualcosa di strano. Noi andiamo via, e spero di non doverla portare in infermeria, o saranno guai per tutti –. Rose salutò i due ragazzi in modo molto sbrigativo, per poi far passare il braccio intorno alle spalle di Lavanda e sostenerla.

– Aspetta Rose, ti aiuto io a portarla in dormitorio.

La ragazza scosse la testa e rifiutò l'invito di Cedric, anche lei sapeva che era troppo debole persino per sostenere la pressione atmosferica. Come riuscisse a restare in piedi era ancora un mistero. – No, voi mi sembrate abbastanza sobri, rimanete qui a controllare la situazione –. Ordinò Rose, anche se nessuno dei due aveva la minima intenzione di fare da babysitter a quaranta cazzoni ubriachi. Specialmente quanto tutto i segnali stavano per preannunciare l'inizio di un orgia di gruppo, molto probabilmente anche omosessuale.

Cedric e Scorpius si guardarono un po' imbarazzati, per nulla intenzionati a collaborare, mentre la rossa era già scappata fuori dalla porta.

– Emh, io vado, è stato un piacere –. Il serpeverde salutò Cedric e scappò via.














Note:
(1). Sì, intendo Bello FiGo

Il titolo:
spero non mi segnalino la storia perché ho scritto nel titolo "droga" (O forse sono semplicemente abituata a dei social con un regolamento molto rigido). Nel dubbio: bambini, la droga fa male, non sniffatela/fumatela/magiatela e soprattutto non usatela per fare i muffin. Grazie.



Spazio autrice:
Ora che mi sono liberata delle mie responsabilità legali vi posso chiedere scusa per aver aggiornato questo capitolo in ritardo. Come vedete è molto più lungo di tutti i precedenti e spero che ciò basti per poter essere perdonata.
Piccolo spoiler: il prossimo capitolo sarà quello del disastro, in cui comincerà la vera e propria trama, piena di robe trash e demenzialità. Volevo dirvi che ho cominciato a fare dei disegni dei personaggi e di alcune scene, ve li presenterò appena li finisco, ossia nei prossimi capitoli :). Spero vi piacciano.
Ci vediamo il prossimo lunedì, ciau
- Martaina

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Capitolo 6
*** Pozioni con effetti collaterali (anche gravi) ***


CAPITOLO 6

 
POZIONI CON EFFETTI COLLATERALI (ANCHE GRAVI)





– Mi spieghi come hai fatto a conciarti in questo modo?!

Rose era furiosa, parecchio furiosa, mentre sbatacchiava Lavanda in giro nei corridoi, nel tentativo disperato di raggiungere inerme la torre dei Grifondoro. Era quasi l’una, nel castello non c’era un’anima, né viva, né morta. Sperò solo di non fare uno spiacevole incontro con i professori di ronda, o avrebbe seriamente rischiato di lanciare Lavanda giù da una finestra e seguirla a ruota per non farsi beccare.

Accese la sua bacchetta utilizzando un incantesimo non verbale e si fece strada nei corridoi, piano piano, con l’ansia di venir scoperta che la accompagnava ad ogni passo.

La Signora Grassa stava dormendo quando le due ragazze arrivarono davanti alla Torre Grifondoro.

– Signora Grassa…? – Rose provò a chiamarla molto dolcemente, per non turbare ulteriormente il suo risveglio.

– SI DICE “CON LE OSSA GROSSE”! – Urlò lei, incazzata nera.

Si sentì un “crack” provenire dai quadri circostanti, i quali stavano frantumando la tela nel tentativo di tagliarsi le vene per la disperazione.

Rose deglutì. Poi si diede mentalmente della stupida per non essersi ricordata la nuova fissazione del quadro.

– QUINDI TU, CREATURA IMMONDA, COME OSI DISTURBARE IL MIO SONNO CON L’UTILIZZO DI APPELLATIVI BEN POCO ADATTI ALLA MIA DIVINA PERSONA ?! – La sua voce risuonò così alta da rompere quasi i vetri delle finestre. – BENE, DIMMI, CHI SEI?! GIUDICHERÒ IO SE FARTI ENTRARE!

– Sono Rose Weasley.

– BENE, ROSE… Ah. Allora nessun problema cara, lo sai che sei la mia ragazza preferita –. I denti giallastri del suo sorriso brillarono nel buio. – OH, i Weasley, che grande famiglia! Lo sai che ho conosciuto tutti i tuoi antenati? Oh, sì, erano tutti bravi ragazzi Grifondoro, e anche tua madre, uhhhh, ricordo di quando i tuoi genitori uscivano di notte nelle loro scappatelle con Potter, quante ne combinavano, e poi di quella volta in cui...

Rose continuò ad annuire e a sorridere mentre si faceva strada nel corridoio, trascinando la sua amica semi-svenuta. Dopo aver attraversato il quadro le lanciò un dolcetto che era in grado di attraversare la tela, datole dallo zio George. In questo modo la famiglia Weasley si era comprata tutto il castello, e avevano reso le ossa della Signora Grassa ancora più grosse.

– Oh grazie mille cara! – Le disse pappandosi il dolce in due secondi. – Che famiglia generosa che siete, sempre al vostro servizio!

Rose raggiunse finalmente la sua stanza da Caposcuola, che, fortunatamente, era singola. Aveva notato con piacere che la maggior parte dei Grifondoro si trovavano nelle loro stanze, soprattutto i più piccoli.

Distese Lavanda sul suo letto, la sua povera amica. Sorrideva come un’ebete e a volte scattava in risolini a caso. Sembrava sotto effetto di una strana droga, Rose sperò solo che non fosse particolarmente pericolosa.

L’avrebbe fatta a pagare a quei serpeverde, aveva visto l’espressione preoccupata sul volto di Scorpius, era stato certamente uno di loro.

Si mise subito al lavoro per preparare una medicina da dare a Lavanda. Aprì tutto il suo set di pozioni che usava per la scuola e accese il fuoco sotto al calderone. Sapeva cosa fare.

La sua voglia di partecipare a quelle feste era ormai svanita. Se tutte le feste di quell’anno fossero state uguale a quella, avrebbe felicemente punito in modo molto poco ortodosso tutta la scuola, in primis quella faccia di cazzo di Scorpius Malfoy. Quanto le aveva dato fastidio il fatto che le aveva mostrato il suo fottuto corpo divino (sì, era dannatamente figo) solo per distrarla e lasciare che qualcuno versasse droghe nei drink.

L’unico ad esserle sembrato sano era stato Cedric. Un ragazzo piuttosto timido, ma molto gentile e cordiale nei suoi confronti. Era sempre stata una persona molto interessante sotto tutti i punti di vista, non le sarebbe affatto dispiaciuto vederlo più volte. Sorrise pensando al suo modo tenero di incurvare gli angoli della bocca quando sorrideva, o alle fossette profonde che si formavano quando gli scappava una risata.

Diede da bere a Lavanda la pozione, che la fece subito calmare e crollare in un sonno profondo sul suo letto. Rose non aveva la forza fisica per spostarla, pertanto si addormentò al suo fianco, sfinita.


.

.

.




Quando la mattina dopo si svegliò, era un vulcano pronto ad eruttare. Lavanda dormiva pacifica al suo fianco, come se non fosse successo nulla, mentre Rose era rossa da capo a piedi, per quanto fosse incazzata. Chi, chi aveva osato inserire sostanze illegali in una festa dove c’erano anche minorenni?!

In ogni caso, non sarebbe sopravvissuto per risponderle.

Si alzò dal letto con uno scatto, non togliendosi neanche il mantello. Controllò l’ora: erano le sei e mezza. La maggior parte del castello dormiva, ma il coprifuoco era finito.

Era pronta ad uccidere un uomo. O anche più uomini. Qualcosa come un’intera casata. E no, non avrebbe avuto le loro morti sulla coscienza.

Uscì dal dormitorio, nera, o rossa, come una furia, dopo aver appurato che Hugo era andato a letto con una bionda e che Lily non si trovava nel suo letto. DOVE CAZZO ERA FINITA?!

Marciò verso la stanza della festa con grandi passi. Non si era pettinata neanche i capelli, quindi sembrava una strega pronta a fare fuoco e fiamme nel modo più letterale possibile. Spalancò la porta del bagno con violenza, grata del fatto che fosse aperta, perché se l’avesse trovata chiusa a chiave l’avrebbe fatta esplodere.

C’era Albus a terra, abbracciato con un ragazzo Corvonero dall’aspetto particolarmente attraente. Altre persone stavano dormendo, accasciate a terra e rannicchiate su sé stesse.

Rose calciò il pesante e non vergine sedere di suo cugino. – CHE È SUCCESSO QUI?!

Albus si alzò di scatto, con il timore di essere stato beccato dalla McGranitt con le mani nel sacco. Poi vide la cugina, e rimpianse la vecchia preside. – Calmati, Rose –. Provò a sorridere in modo rassicurante, nonostante avesse le pupille completamente dilatate e lo sguardo da ebete. – Non è successo niente, puoi stare tranquilla. Anzi, ti sei persa il momento migliore, verso le quattro la festa si è trasformata in una piccola orgia e...

Rose gli diede quasi uno schiaffo.

– Ehi! È violenza sugli uomini questa –. Albus alzò le mani in alto in segno di resa.

– Non mentirmi, qualcuno dei tuoi ha portato delle strane sostanze. Dimmi chi è stato –. Si avvicinò a lui, schiacciandolo al muro e premendo il suo naso contro al suo. – Adesso.

Albus prese un grosso respiro. – Non lo so…

– SE NON ME LO DICI TU... – Urlò. – LO SCOPRIRÒ DA SOLA. INTERROGHERÒ IL TUO INTERO DORMITORIO E TUTTI I TUOI COMPAGNI. QUALCUNO POTEVA STARE DAVVERO MALE. AH, E LILY NON ERA NEL SUO LETTO STAMATTINA! - E se ne andò sbattendo la porta del bagno.

– Dici che lo farà davvero? – Un serpeverde si svegliò, e lo guardò in modo interrogativo.

Albus strinse i denti, per poi appoggiare una mano sulla spalla del compagno. – Ho paura, carissimo Marcus, che io e te saremo gli ultimi serpeverde della storia –. Sospirò. – Dovremo pur ripopolare la casata in qualche modo.

Marcus si tenne a debita distanza da Albus per tutta la mattinata.




Rose irruppe nel dormitorio serpeverde, dopo aver ottenuto la parola d’ordine attraverso un metodo legalissimo che non consisteva affatto nel minacciare di violenza fisica un ragazzo che aveva incontrato nel corridoio per puro caso.

Con sua gioia, scoprì che tutti i serpeverde stavano ancora dormendo. Decise di inoltrarsi senza far rumore, per beccare il colpevole con le mani nel sacco. Anche se, in effetti, il sacco in questione era probabilmente più una busta di droga importata dalla Colombia attraverso il retto di un clandestino. E poi, se qualcuno aveva toccato Lily Luna Potter senza che lei avesse esplicitamente espresso il suo consenso non sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo per rendersi conto che stava per morire. Rose aveva due obbiettivi: cruciare male chi aveva portato la droga, un’azione per la quale forse sarebbe stata anche premiata, e ammazzare chi aveva impedito a Lily di tornare nel dormitorio. Aveva solo quindici anni, tutta la sua vita davanti, sarebbe stato assurdo rovinarsi l’esistenza con un baby Potter generato da uno stupido serpeverde. Anche se, in effetti, Albus ne sarebbe stato molto fiero. Ma il sogno di rimanere incinto di un serpeverde apparteneva a lui e non alla sua dolce e innocente sorellina.

Aveva scoperto dal povero ragazzo torturato in corridoio dove si trovava la camera di Malfoy. Salì le scale del dormitorio maschile, facendo un casino assurdo con i suoi passi, che sembravano anticipare l’arrivo di un troll. I suoi capelli, quasi elettrizzati dai suoi pensieri vendicativi, sembravano una tempesta pronta a scagliarsi sul primo ragazzino biondo che avrebbero incontrato.

Arrivò davanti ad una porta, grande, bella, di legno massello e con una serpe scolpita sulla manopola dorata. Lì dormiva il Re dei serpenti, colui che da un cobra reale si stava per trasformare in una borsetta in pelle firmata per vecchie borghesi.

Non bussò, e quella fu una delle prime volte in cui fece una magia senza utilizzare la bacchetta. La porta si aprì con un click, e venne spalancata con violenza fracassando un oggetto di vetro, molto probabilmente più costoso della sua stessa vita, che si trovava dall’altra parte.

Nel sontuoso letto a baldacchino all’interno della stanza due figure si svegliarono terrorizzate. Una aveva lei lunghi capelli rossi un po’ spettinati, ed una piccola spruzzata di lentiggini.

LILY LUNA POTTER NEL LETTO DI SCORPIUS HYPERION MALFOY?!

Rose sfoderò la bacchetta, per poi riconoscere il colore cioccolato della pelle del ragazzo al suo fianco.

PEGGIO, PHILIP ZABINI!

AVREBBE ALMENO POTUTO PUNTARE SUL SERPEVERDE PIÙ RICCO DI TUTTI! DUE CUGINI, DUE POTTER, CHE HANNO CONTATTI CON DEI SERPEVERDE MA NON RIESCONO NEANCHE A SPILLARE UN CENTESIMO DAI LORO FIDANZATI, CHE DISASTRO DI FAMIGLIA!

– ROSE, FERMA! – Lily alzò le mani in segno di resa, cercando di evitare che la cugina si macchiasse di un certo crimine.

– DOVE CAZZO ERI FINITA?!

– Scusa! – Rispose un po’ preoccupata. – Ho fatto una serata un po’ alternativa, avrei voluto avvertirti! Ma me ne sono andata molto in fretta, l’unica a cui ho detto qualcosa era Samantha, e quando ho lasciato la festa tu non eri ancora arrivata.

– CHE COSA AVETE FATTO?!

Lily si mise quasi a ridere. – Un bel niente –. Uscì da sotto le coperte, mostrando alla cugina il fatto che non fosse nuda. Era vestita con una canotta nera e dei pantaloni sportivi babbani. Anche Zabini dovette uscire, mostrando il suo elegante e costosissimo pigiama di seta nera.

Rose era stizzita. – Non farlo mai più! – Puntò la bacchetta su di loro. – Almeno avvertimi prima! Sai cosa è successo a quella festa?!

Lily scosse la testa.

– Tu invece lo sai! – Rose guardò Zabini, con occhi ardenti come il fuoco.

Philip spostò lo sguardo da un’altra parte. Non sembrava disposto a parlare.

Rose allora puntò la bacchetta su Lily, facendo un veloce controllo per controllare se fosse tutto apposto.

– Che le hai fatto? – Chiese curioso il serpeverde.

Lily gli rispose: – Un incantesimo per controllare che non fossi incinta. Lo ha inventato tre anni fa, quando una nostra compagna disse, per vanto, di aver fatto chissà che cosa con un ragazzo dell’ultimo anno. Rose si è subito impanicata e ha voluto controllare di persona, alla fine abbiamo scoperto che era solo una voce e niente di serio (1).

– Ma è una figata! Me lo puoi insegnare?

Rose scansò Philip, non degnandolo neanche di una risposta. Si ritrovò davanti ad un’altra porta. La aprì, senza far rumore, e si infilò di soppiatto all’interno della stanza che si trovava dall’altra parte.



Scorpius stava tranquillamente dormendo nel letto di Zabini, con la pesante coperta color smeraldo che gli arriva fino al collo. Il suo volto era liscio e ben curato, senza neanche la minima imperfezione sulla sua pelle lucida e rosata, con le labbra leggermente dischiuse. Alcune ciocche dei suoi capelli dorati ricadevano delicatamente sul viso coprendogli le palpebre chiuse e rilassate. (Perché la posizione dei suoi capelli sembrava sempre perfettamente studiata?!)

Non riuscì a non fermarsi due secondi per guardarlo. In effetti, era proprio un bel ragazzo. Sarebbe stato un peccato sfregiargli quel bel faccino, ma avrebbe dovuto farlo, per il bene superiore.

Al suo fianco c’era una bella ragazza dai capelli corvini. La Grifondoro la riconobbe subito: era Erika Bloudes, una serpeverde mezzosangue amica di Malfoy. Fu curioso scoprire che non era solo una semplice amica, visto che nessuno dei due sembrava stesse indossando dei vestiti in quel momento. Erano sotto le pesanti coperte, probabilmente nudi, uno addosso all’altro, come due amanti che volevano trascorrere un momento intimo insieme.

A Rose dispiacque per Erika, anche lei purtroppo avrebbe subito lo stesso trattamento che stava per riservare a Malfoy.

Afferrò con una mano il rivestimento bianco e morbido che ricopriva il materasso, cercando di non toccare il corpo nudo di Scorpius, altrimenti si sarebbe poi dovuta lavare le mani col l’acido nitrico. (Ok forse non l’avrebbe fatto). Poi, senza alcun preavviso, tirò, sradicando il lenzuolo dal letto.

Scorpius non fece neanche in tempo a svegliarsi che cadde miseramente con la faccia a terra, per poi emettere uno strillo degno delle più grandi scimmie urlatrici esistenti. Con incredibile gioia di Rose, non era nudo. O almeno, non completamente.

– MA CHE CAZZO?!

La rossa puntò la bacchetta sotto al mento di Scorpius, che non aveva ancora avuto il tempo di alzarsi in piedi.

Il suo pomo d’Adamo oscillava sfiorando il legno lucido della bacchetta. La sensazione che qualcosa di così pericoloso fosse così vicino alla sua trachea non lo rendeva tranquillo. Alzò le mani in segno di resa e sollevò la testa, guardandola nel profondo dei suoi occhi tramite le sue iridi grigie ed affascinanti.

La Weasley ripeté l’incantesimo di controllo su Erika, distogliendo l’attenzione da Scorpius.

– Cosa le hai fatto? – Chiese il ragazzo, alzandosi in piedi. Sembrava preoccupato per la sua amica, oh, che tenero. Intanto cominciò ad indietreggiare, senza neanche preoccuparsi di coprire il suo fisico completamente in bella vista.

– Niente –. Sbuffò Rose abbassando la bacchetta. – È un incantesimo che ti permette di controllare se una donna è incinta oppure no.

– Ma è una figata! Me lo insegni?

La rossa scoccò un’occhiataccia ad Erika. Neanche lei era nuda, ma il suo abbigliamento lasciava non poco all’immaginazione, come neanche i boxer neri e vellutati di Scorpius. – QUANTO A TE! – Ripuntò nuovamente la bacchetta sul serpeverde, che aveva cercato di svignarsela avvicinandosi alla porta che dava sulla sala comune.

Lui sbuffò, roteando gli occhi. – Cosa avrei fatto adesso? Sentiamo, è una cosa per la quale vale la pena infrangere diecimila regole scolastiche e minacciare altri studenti? – Incrociò le braccia, visibilmente irritato per la situazione. Facendo quel gesto fletté i muscoli del petto e i bicipiti nel tentativo disperato di far distrarre la rossa. Sapeva che il palo della scopa era pronto da qualche parte per essere usato contro al suo didietro. Ma quel tipo di feticismi interessavano ad Albus, non a lui.

Rose controllò la stanza intorno a sé, c’erano quattro letti a baldacchino in tutto. La maggior parte di essi erano vuoti, ma uno era occupato niente di meno che da Zack Nott. Ai suoi piedi c’era una borsa nera, dentro la quale si potevano scorgere delle piccole sfumature bluastre fosforescenti.

La rossa lanciò verso il diretto interessato, che aveva fatto finta di sonnecchiare fino a quel momento. Quando poi si accorse del pericolo, se la diede a gambe, trascinando la borsa e tutte le prove con sé aldilà della porta.

Rose fece uno scatto, ma inciampò in una bottiglia di plastica vicino al comodino dell’ultimo letto, rotolando a terra. Il suo mantello e il contenuto delle sue tasche andarono a sbattere contro a qualsiasi cosa fosse fatta di materia e atomi. Si rialzò quasi subito, ma Nott era già scomparso dalla sua vista.

Si stava preparando per lanciarsi di nuovo in una corsa disperata, saltargli addosso e ucciderlo nel modo più atroce possibile, quando Scorpius le si parò davanti, tra lei e l’uscita della stanza. Non avrebbe dovuto osare.

– Levati –. Rose estrasse la sua bacchetta, puntandogliela contro.

Il serpeverde non era disposto a demordere, si girò di spalle e chiuse la porta. Poi ritornò a fissare la Grifondoro. – Stai esagerando.

– Se non ti levi subito tolgo così tanti punti alla tua casa che non vincerete la coppa neanche tra dieci anni, perché sarete troppo impegnati a recuperare il punteggio in negativo!

– Ti sembra normale?! – Scorpius alzò un tantino il tono della voce. – Fare irruzione così, nel dormitorio di qualcun altro, a minacciare delle persone? È questa la giustizia e il coraggio di voi Grifondoro?

– Se non te ne vai ti lancio una fattura.

– Estorcere le persone… Come fanno i criminali... –. Malfoy prese un bel respiro, mettendo in bella mostra il suo fisico scolpito. Mannaggia, aveva sempre funzionato, perché quel giorno no?! Proprio quando avrebbe dovuto aiutarlo a salvarsi la vita! – Voi dovreste rappresentare la difesa dei più deboli? Al momento sono io il debole, quello in difficoltà, con una pazza che mi sta minacciando di morte se deciderò di difendere un mio amico –. Continuò.

– Un fottuto amico che fa vagare della droga.

– Quella non è droga.

– Lo so benissimo che cos’è. Non è una sostanza naturale, è chimica, e ha fatto del male alla mia migliore amica. Sai quanti altri danni avrebbe potuto causare? Ora levati.

– Non lo farò mai.

Rose prese un bel respiro. – Se non te ne vai te lo faccio diventare piccolo un centimetro.

Scorpius, temendo di perdere definitivamente l’amico che lo aveva accompagnato durante tutti quegli anni ad Hogwarts, che si era sempre mostrato fedele a lui e al quale voleva TROPPO bene, più di qualsiasi altra cosa, si tolse subito dalla porta.

La rossa la aprì con uno schianto, rompendo probabilmente il muro contro cui l’aveva fatta sbattere, e si lanciò nel corridoio.




Malfoy si gettò sfinito sul letto di Zabini. Che situazione del cazzo.

La sua parte l’aveva fatta, ma Nott si era davvero cacciato in un bel guaio. Non sapeva che le sostanze che aveva portato alla festa avrebbero potuto causare quell’effetto, altrimenti lo avrebbe bloccato subito. Non era un suo complice. Sperò solo che la Weasley non accusasse pure lui di fronte alla preside.

– Beh, che dire… – Persino Erika era senza parole, interdetta. – È quasi ora di lezione, credo non ci sia nulla di meglio di una bella doccia –. Gli fece l’occhiolino e gli scoccò un bacio a fior di labbra, uscendo poi dalla stanza.

Scorpius le mugugnò un qualche saluto di rimando, semi-svenuto sulle lenzuola.

– Tutto apposto?! – Un ragazzo del quarto anno fece irruzione nella camera, senza bussare.

Scorpius gli gettò uno sguardo che lo fece incenerire.

– Scusa Malfoy, non sapevo fossi qui –. Borbottò il ragazzo. – La Sala Comune è in subbuglio, dicono che qualcuno si è intrufolato. Dovresti venire a controllare di persona, forse è il caso di fare una segnalazione in presidenza.

– Non fate nessuna segnalazione, nessuno deve sapere nulla.

– Cosa?! – Il serpeverde era interdetto.

– Ho detto… – Replicò Scorpius, camminando verso di lui in modo minaccioso. – Di non fare nessuna segnalazione.

Il ragazzo deglutii timoroso per l’incredibile differenza di altezza, e uscì in fretta dalla porta.




Scorpius dovette, a suo malgrado, prepararsi per la scuola, anche se la sua voglia di studiare era pari a zero. Avrebbe però dovuto mantenere alto il suo onore, e, soprattutto, i suoi punti, visto che per colpa di Zack ne avrebbero persi un sacco.

Entrò nella sua stanza da Caposcuola, che, per fortuna, trovò vuota, e non occupata da una rossa Potter. La notte prima aveva quasi lanciato una fattura a Zabini, il quale era intrufolato dentro al suo letto senza alcun permesso e lo aveva pregato di lasciargli la stanza, vista la sua improvvisa infatuazione. Gli aveva detto che avrebbe voluto far sentire la piccola Potter come una principessa, e Scorpius aveva accettato, a suo malgrado.

Stravolse completamente il suo letto, togliendo tutte le lenzuola, alla ricerca di qualche brutta macchia che sicuramente i due avevano lasciato facendo qualche zozzeria. Conosceva bene Philip, non si sarebbe trascinato una ragazza nel letto per poi dormire e basta. Quando non trovò nulla, si insospettì un poco.

Chiuse tutte le porte a chiave e si concesse una lunga doccia calda nel suo piccolo bagnetto privato. Uscì e si vestì in fretta, indossando la sua divisa scolastica pulita. Lasciò la sua stanza in disordine, confidando nella sua voglia futura di sistemarla, e si presentò in Sala Comune.

Spesso, a quell’ora, molti erano ancora a letto, ma quel giorno, la sala era in subbuglio. Quasi tutto il dormitorio era in piedi, tutti vestiti alla bella e meglio che schiamazzavano come delle cornacchie in calore. Appena videro la testa bionda di Scorpius comparire oltre l’uscio della sua stanza lo trascinarono nel bel mezzo della sala.

Lui si fece cadere pesantemente su una poltrona in pelle, mentre la folla lo assaliva.

– Cosa è successo?!

– Perché non vuoi fare nessuna segnalazione?!

– Chi è entrato?!

– Hai visto Zack? Avrei un piccolo debito da ripagargli e…

Scorpius guardò stupito l’ultima ragazza che gli aveva parlato, per poi fulminarla con lo sguardo. Cristo, non si sarebbe mai aspettato che Zack avesse un certo tipo di commercio… Come aveva fatto a non accorgersene?!

Si infilò una mano tra i capelli setosi e ben pettinati. Stava per esplodere, mentre continuava ad essere sommerso dalla gente.

– È successo qualcosa con Nott?

– È vero che ieri c’è stata una festa? Dov’è Albus?

– Ieri ho visto qualcuno con i capelli rossi intrufolarsi qua durante la notte, è successo qualcosa con i Weasley?

Scorpius interruppe l’ultimo ragazzo che aveva parlato. Era del quinto anno, uno di quelli che non era andato alla festa, si chiamava Henry Mason.

– Esatto –. Disse il serpeverde. – È successo qualcosa con i Weasley, ma nulla che abbia a che fare con tutti noi o con la nostra casa. Sono cose personali –. Mentì. Ovvio che l’intera casa ne avrebbe risentito. Se la vecchia preside avesse scoperto di Nott… Dio, ne avrebbero viste delle belle, così tanto belle che almeno metà della casa sarebbe stata sospesa. In aria. Dalle catene di Gazza.

Che situazione di merda.

Forse avrebbe dovuto rischiare di perdere il suo amichetto del Sud, aveva permesso a Rose di andare a spiattellare tutto. Ma se fosse stato espulso avrebbe perso la vita per mano di suo padre.

L’unico aspetto positivo della situazione era l’aver scoperto che Rose Weasley fosse una dannata ragazza impulsiva, assatanata di giustizia e vendetta, completamente il suo contrario. Come avrebbe mai potuto avvicinarsi ad una così?!

La Sala Comune ricadde nell’anarchia totale, ad alcuni la famiglia Weasley non piaceva per niente, nominare il loro nome di solito non portava a nessun beneficio all’interno della casa.

Proprio in quel momento decise di arrivare Albus a calmare le acque con le sue più buone intenzioni. E con “buone intenzione” ovviamente si intendeva lo svenire sopra il tappetto e mettersi a vomitare. Tutti si girarono terrorizzati verso di lui.

– Allora, adesso calmiamoci tutti –. La voce di Scorpius rimbombò dentro la sala, autoritaria.

Tutti posarono l’attenzione su di lui, aspettando le sue parole. Qualche ragazza del terzo anno si avvicinò ad Albus, iniziando a coccolarlo e ad accarezzarlo, per farsi un po’ notare. Che stupide, non avevano ancora capito che Albus era gay al 100%.

– Non è una bella situazione, ma nessun Weasley ha a che fare con la nostra casa. Non è successo assolutamente nulla, da vostro Caposcuola vi consiglio di andare subito a lezione, altrimenti toglierò dei punti a tutti.

Ci fu qualche borbottio, ma alla fine ognuno di loro si convinse al lasciar perdere. I loro confini non erano stati violati, era meglio lasciare tutto nelle mani del Caposcuola e tornare a farsi i fatti propri.




Scorpius ritornò nella sua stanza, sfinito già di prima mattina. Quanto era stressante la vita da Re.

Nella stanza di fianco alla sua era tornato Marcus, il proprietario dell’ultimo letto. Zabini era già fuori dai coglioni, Nott probabilmente sarebbe stato spedito ad Azkaban e Albus era ancora semi-svenuto sul divano, coccolato dalla fauna selvatica.

– Sei stato anche tu alla festa? – Chiese Scorpius al nuovo arrivato.

Marcus annuì, con due occhiaie così profonde che sembrava avesse fatto una gara di pugni con un panda. – Sono sfinito –. Si buttò sul suo letto. – Comunque lo so che è successo qualcosa. Non sono ancora pienamente cosciente di mè stesso, ma ricordo bene che Nott ha combinato qualcosa di grave.

Scorpius annuì, sedendosi sul letto di fronte a lui, mentre si sistemava la cravatta al collo.

– Cosa dobbiamo fare adesso?

Il Caposcuola fece spallucce. – Preparerò un antidoto al volo per quelli che riescono a stare in piedi, così riuscirò a cacciarli a lezione senza destare sospetti. Dirò che te e Albus vi siete passatii l'influenza, in fin dei conti è la stagione giusta.

– Sì, ma… – Marcus non sembrava molto convinto. – Io e Albus dormiamo nei punti opposti della stanza. Se ce la siamo passati a vicenda sospetteranno sicuramente che possa esserci stato qualcosa tra di noi, e io…

– Non me ne frega niente.

– Ma…

– Zitto –. Ordinò. – Zitto, ti prego, che mi fai esplodere la testa.

Marcus annuì, stanco. In una situazione normale avrebbe fatto a botte con Malfoy se solo si fosse azzardato a dire una cosa simile, ma quel giorno non se la sentiva proprio.

Scorpius si alzò e preparò una pozione di aiuto post-festa, che consegnò personalmente a tutti i serpeverde dell’ultimo anno senza farsi scoprire dal resto del dormitorio. Tornò in stanza un po’ sfinito, e assetato. Andò nella stanza di Marcus, il quale stava per mettersi a dormire.

– Non toccare nulla –. Gli disse. – Qualunque cosa abbia fatto Nott non voglio che ci siano sopra le nostre impronte digitali.

Marcus mugugnò qualcosa, e poi cadde in un sonno profondo.

Scorpius vide che ai suoi piedi c’era una boccetta piena d’acqua, una di quelle che teneva sempre sul comodino. Probabilmente era rotolata a terra quando la Weasley era inciampata lì vicino, quell’idiota. Aveva messo tutto il dormitorio a soqquadro, quella stanza era uno sfacelo!

Prese la bottiglia piena di liquido trasparente, sentendo il bisogno di bere. Andò nella sua stanza, chiudendosi a chiave. La bottiglia aveva una forma strana, quasi come se contenesse una pozione, ma non si fece comunque nessun problema, visto che il contenuto era un liquido trasparente e dalla consistenza acquosa. In fin dei conti non erano fatti suoi se Marcus aveva strani feticismi con la forma delle bottiglie d’acqua.

Gli girava la testa, forse per tutto il movimento che aveva fatto quella mattina dopo aver passato una notte insonne. Gettò uno sguardo alla bottiglia e smise di pensare. Se la portò alle labbra e bevve tutto il suo contenuto in un unico sorso.


Quanto Rose si rese conto di cosa aveva perso, il pene di Scorpius era davvero diventato lungo un centimetro, ma non si era rimpicciolito solo quello.
















Note:

(1) So che ci possono volere anche più ore perché l’ovulo venga fecondato dopo un rapporto sessuale, questo è un piccolo pretesto di trama per aggiungere qualche caratteristica al carattere e alla storia di Rose.





Spazio Autrice:

Bene, direi che possiamo decretare questo capitolo come quello che fa iniziare la Trama con la T maiuscola.
Piccolo spoiler: eh sì, Scorpius si è bevuto la pozione rimpicciolente di Rose. Eh beh, sì, è un bel bordello da ora in poi.
Il prossimo capitolo, che pubblicherò tra una settimana, è bellissimo. Ve lo dico subito. Cioè, spero sia bellissimo per tutti, lo dico perchè, ovviamente, mi ci sono impegnata molto. È l'inizio del delirio signori, signore e signor*!
Anyway, nella fanfiction originale, quella che ho scritto nel 2016, era scritto nel prologo che Scorpius avrebbe bevuto la pozione di Rose, quindi al momento non so se interpretare questo fatto come una specie colpo di scena oppure no. Voi cosa mi dite, ve lo aspettavate? (Beh, immagino di sì visto che comunque era scritto nel titolo, però sono curiosa di vedere quanto si capiva)
Un grazie di cuore a chi ha già lasciato una recensione. È una cosa molto speciale per ogni scrittore
❤️

Ci vediamo la prossima settimana
- Martaina :)


P.S.: avrei da chiedervi un piccolo favore, se non è un problema.
Ogni volta che scrivo i capitoli della fanfiction li ricontrollo più e più volte, cercando di eliminare ogni tipo di errore. Purtroppo, a volte, non mi accorgo della loro presenza e li lascio dentro la storia, in bella vista :(
Quindi se qualcuno vuole, senza alcuna costrizione, segnalarmi le ripetizioni delle parole, i segni di punteggiatura messi in malo modo, o i tempi verbali sbagliati, è il benvenuto!
Ovviamente io presto sempre la massima cura mentre scrivo la storia, ma accetto il fatto che qualche volta possano sfuggirmi un paio di dettagli, e vorrei che la struttura del testo sia il più perfetta possibile per chi legge. Grazie a chi dedicherà una parte minuscola del suo tempo per correggere le mie piccole sbavature
❤️

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Capitolo 7
*** Una spinosa convivenza ***


CAPITOLO 7

UNA SPINOSA CONVIVENZA






 

Non so se avete presente cosa si prova quando le proprie palle rinsecchiscono e collassano su sé stesse, per poi indurirsi come due noci e diventare così piccole da scomparire.

In ogni caso, Scorpius poteva dire di conoscere molto bene quel tipo di esperienza. E non era neanche la cosa peggiore che gli fosse capitata, affatto.

Il peggio era il suo amichino. Era quello il suo nuovo appellativo, viste le sue incredibili microscopiche dimensioni. Era un nuovo record degno dei Guinnes dei Primati, seppur non fosse una di quel genere di cosa di cui vantarsi, come il record di avere un Q.I. di 57 e non essere nelle condizioni di un vegetale. In effetti, Scorpius non sarebbe mai stato in grado di riprodursi in quelle condizioni, quindi poteva, effettivamente, considerarsi un vegetale. Perché senza sesso non c’era vita, in tutti i sensi. E questo, era un dato di fatto.

Un vegetale che però aveva un cuore, seppur minuscolo, che aveva quasi subito un infarto. In effetti, sentire il proprio corpo collassare su sé stesso, percepire le proprie membra smolecolarsi e venir seppelliti dai propri pesanti e costosissimi vestiti non era proprio il massimo. Ma ehi, a tutti capitavano le giornate storte. . .


.

.

.


Alla fine, Rose aveva perso Zack-coglione-Nott. Sembrava quasi fosse completamente svanito, all’interno dei corridoi vuoti del castello. E sì, quegli indizi sembravano sprizzare le parole “Stanza delle Necessità” da tutti i pori.

Quel maledetto, schifoso, ignobile Malfoy! Rose si era perfettamente accorta che aveva provato a tentarla mostrando il suo fisico da da greco olimpionico! Ma no, non aveva mica così poca resistenza da cedere in modo così ridicolo davanti ai primi bei pettorali che le venivano sparati in faccia. Forse.

Okay, una minuscola parte del suo grande cervello governata in modo puramente anarchico dagli ormoni non aveva accantonato quella piccola possibilità. Ma ciò non sarebbe successo, se non in futuro lontano, molto lontano.

I suoi feromoni, ovviamente, non erano d’accordo.

Ma sapeva che se avesse voluto intraprendere una relazione o trovare un ragazzo con cui divertirsi non ci avrebbe impiegato tanto, era comunque Rose Weasley! Oltre che ad essere super intelligente e popolare era anche rossa con gli occhi azzurri, insomma, delle caratteristiche particolarmente appetibili. Ma non aveva molto tempo per quelle cose, il principe azzurro sarebbe arrivato prima o poi, da solo, oppure attraverso un sequestro di person-emh, cioè, un’attenta ricerca. E, soprattutto, senza che lei si abbassasse al livello di uno come Malfoy!

La loro antipatia reciproca e velata si stava trasformando pian piano in puro odio.

Rose fece comparire una pergamena e una penna, e cominciò a parlare da sola in mezzo al corridoio. Era più che intenzionata a spedire un reclamo alla preside. La penna faceva fatica a stare dietro al fiume di parole e insulti che fuoriusciva dalla sua bocca.

– Egregia preside, volevo comunicarle che la scorsa sera un coglione di nome Zack Nott, no, scusa, cancella coglione.

La penna fece una grossa X sul francesismo.

Rose non risparmiò nessuno, neanche Malfoy. Rimandò i suoi programmi di omicidio su metà della casata dei serpeverde, decisa a volersi preparare per la giornata. Il castello si stava risvegliando e qualcuno nei corridoi aveva cominciato a chiedersi come mai fosse lì e perché assomigliasse ad un leone dalla chioma elettrificata.

Così, con pochissime ore di sonno, sapendo che non sarebbe riuscita a seguire suo programma giornaliero, con la diretta conseguenza di un’alterazione dell’autocontrollo, il che l’avrebbe resa colpevole di un omicidio, o un suicidio, nel giro di dodici ore, decise di ritornare nel suo dormitorio.

Doveva almeno provare a rendersi presentabile, e a bere qualche pozione della calma. Tipo molte pozioni della calma.

Entrò nella sua stanza, Lavanda stava ancora dormendo. Intanto aveva smesso di imprecare contro la pergamena, il foglio, i serpeverde e l’intero mondo, ed il reclamo era perciò pronto per essere spedito all’ufficio della McGranitt. Si sarebbe prospettata una giornata piuttosto interessante.

Oh, non poteva neanche immaginare quanto.

Fece un veloce giro all’interno del dormitorio, scoprendo che stavano tutti bene. Solo tre ragazzi avevano deciso di non alzarsi dal letto per le lezioni. Nessuno avrebbe sospettato nulla.

– Tutto bene, Lily? – Rose intercettò sua cugina nel mentre stava scendendo le scale del dormitorio.

Lei annuì, senza mostrare nessun tipo di problema. Sembrava perfettamente in forze dopo aver passato un’intera nottata a dormire dentro alle più pregiate coperte di seta dell’intera Hogwarts ( e forse dell’Inghilterra), al fianco di un ragazzo che vantava di essere uno dei più belli e ricchi della scuola ( e forse anche dell’intera nazione). Rose avrebbe voluto prendere lezioni da lei per diventare una provetta scalatrice sociale.

– Tutto apposto, Hugo è già sceso a fare colazione. Noi stiamo bene. Esattamente, cos’è successo?

La Weasley alzò le spalle, non sapendo come risponderle. Nel frattempo, Fred e Roxanne si erano appena precipitati giù dal loro dormitorio. E con precipitati, intendo proprio che si lanciarono giù dalle scale. Nessuno dei due aveva partecipato alla festa della sera prima, perché avevano preferito dormire per tutta la notte. Combattuti dalla loro stessa pigrizia, si erano svegliati comunque in ritardo.

– Rose, non sei obbligata a venire alle lezioni oggi –. Le disse Lily, sbattendo le sue ciglia perfettamente truccate e mettendosi una mano tra i capelli rossi super curati. – Ti vedo trasandata, forse è meglio se ti prendi una pausa.

Rose rifiutò il consiglio e la salutò, augurando a tutti loro una buona giornata.

Tornò in fretta nella sua camera. Aveva bisogno della sua stramaledetta pozione calmante, alias chiamato “siero di marujana”. Era stata lei ad inventarlo, ovviamente, anche se non avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, il motivo per cui lo avesse creato. Alla fine sui maghi aveva lo stesso effetto di una camomilla, niente per cui doversi giustificare.

Dopo dieci minuti aveva preparato un’ingente quantità di pozione calmante, che avrebbe probabilmente bevuto fino all’overdose. Ne bevve subito metà bicchiere, sorseggiando lentamente quel liquido caldo e acquoso. Il resto lo ripose in valigia, nascosto da tutti. C’era solo un tipo di persona di cui lei non si fidava, ed erano tutti quelli con il cognome che iniziava per W e finiva con -easley.

L’ultima cosa di cui voleva essere accusata era quella di aver dato inizio ad uno spaccio dentro ad Hogwarts. Per carità, pochi si potevano vantare di averlo fatto, e stranamente avevano quasi tutti il suo cognome.

Controllò che i prototipi della sua pozione rimpicciolente fossero al sicuro. Li trovò tutti, tranne l’ultimo, quello che aveva preparato la sera precedente. Si diede mentalmente della stupida, ricordandosi che l’aveva posta nella tasca del mantello. Frugò al suo interno, ma non trovò nulla. Il panico non la assalì, in fin dei conti erano passate delle ore, avrebbe potuto averla posta in un altro posto e non ricordarsene. Con tutto quello che era successo chissà dove l’aveva messa, nulla di cui preoccuparsi. Avrebbe potuto essere in qualsiasi punto del castello. Tipo nel dormitorio dei serpeverde.

Occristo.

Era caduta, quella mattina, nel dormitorio di quella maledetta casa. Era rotolata a terra, le tasche si erano aperte, e ciò che proteggevano, si era sicuramente liberato nel bel mezzo del dormitorio di quelle teste di cazzo, (avrebbe potuto passare delle ore solo ad elencare minuziosamente i loro nomi e secondi nomi), i quali sicuramente l’avrebbero scambiata per semplice acqua.

Scattò in aria come una molla e volò verso i sotterranei.

.

Non avevano cambiato la parola d’ordine e perciò entrò nella sala comune verde e argento completamente indisturbata. Fu grazie all’incredibile velocità della sua corsa che riuscì a modificare la curva spazio temporale e ad evitare la storma di incantesimi che le vennero lanciati. Riuscì a rifugiarsi all’interno della camera del Caposcuola ancora prima che i serpeverde si fossero accorti del suo passaggio.

- MALFOY!- Urlò. Ma al suo interno non c’era nessuno, non un’anima viva o morta, ed il ragazzo non si vedeva da nessuna parte.

Rose mise a soqquadro la stanza, che era già disordinata, utilizzando la sua bacchetta per alzare qualsiasi cosa e controllare cosa ci fosse al di sotto. Vide la boccetta della pozione vuota, in un angolo, vicino al comodino, e si mise ad urlare. Era un’allucinazione, vero?! Uno stupido scherzo della sua mente stanca! Anzi, magari anche lei aveva assunto un po’ della droga che era girata alla festa. Sì doveva essere proprio così, perché in nessun mondo parallelo avrebbe mai mandato a puttane il suo interno lavoro. 

Cazzo.

Non poteva essere che avesse perso in quel modo la cosa più importante della sua vita, che le erano valsi anni di sacrifici, e che aveva trovato una versione quasi perfetta. Entro la fine dell’anno avrebbe potuto venderla, e invece era perduto tutto! Aveva scritto tutto il procedimento su una ricetta, ma anche quella era rotolata via dalla tasca!

Puntò la bacchetta contro a dei vestiti accartocciati giù per terra, quasi come se la volesse lanciare e infilzare nel terreno, possibilmente trapassando il colpevole del misfatto. Sollevò i vestiti e li lanciò dall’altra parte della stanza.

Sotto di essi, un Malfoy selvatico, nudo come un verme, implorava pietà con lo sguardo. – Emh, ciao Rose –. Disse allargando la sua minuscola bocca in un minuscolo sorriso provando a salvarsi le sue minuscole chiappette. Si coprì anche subito i suoi minuscoli personali attributi, utilizzando entrambe le mani.

– TU!

– Sì, ciao, sono io. Emh, come va?

Rose cadde pesantemente in ginocchio, la rabbia sparì completamente dal suo volto, lasciando un’espressione vuota e disperata al suo posto. Era incredibile. Non riusciva ancora a metabolizzare che Scorpius Hyperion Malfoy le aveva appena rovinato la vita.

Scoppiò a ridere. E subito dopo, anche a piangere.

Si sentì un rumore di passi e Malfoy cacciò un urlo, mentre Rose si girava e schiantava uno Zabini selvatico su due piedi, non lasciandogli manco il tempo di fare un passo dentro alla stanza. Il suo corpo cadde pesantemente sul mobile al suo fianco, trascinando giù tutte le decorazioni che erano rimaste intatte e rompendole in mille pezzi sul pavimento. La cassiera lo seguì a ruota e si schiantò a terra rigando con un rumore stridente tutto il marmo.

Qualche sirena che si trovava dall’altra parte della finestra bestemmiò il suo dio marino.

Altre persone si affrettarono per controllare la situazione, ma Rose chiuse la porta a chiave urlando un “Colloportus” con una voce di due ottave più alta del normale. Poi afferrò Malfoy.

– Ehy, cosa intendi fare, ahia! Mettimi giù non hai la più pallida idea di cosa mi stai toccando, mi stai schiacciando il cazzo maledizione!

Rose emise un verso di disgusto e perse la presa sul corpo, che cadde in malo modo sul cuscino. – CHE SCHIFO!

– Che schifo cosa?! Senti cara, va bene tutto, ma questo lo interpreto come un insulto personale! – Scorpius afferrò un lembo della coperta e, a fatica, riuscì ad avvolgerselo intorno alla parti basse del suo corpo, per non urtare ulteriormente la cara Rosina. Cercò anche di essere timoroso, ma non ebbe nessun risultato visti i suoi dieci centimetri di altezza. Dannazione!

Rose si lanciò a capofitto sotto al letto. Dov’era finita quella maledetta ricetta, dov’era?!

– Che stai facendo? – Scorpius si sporse leggermente a controllare le sue azioni.

– Sto cercando una cosa, sappi che se non la trovo ti ammazzo!

Il serpeverde ritrovò il suo spirito di autoconservazione e decise di restarsene zitto, con i coglioni all’aria.

Sotto al letto la pozione non c’era. Rose si rimise in piedi con i capelli che sembravano essere stati incendiati.

Il serpeverde cominciò a sentire la paura annidarsi dentro di lui. Deglutii, mentre Rose si girava verso di lui con gli occhi spalancati. Era la fine. Aveva vissuto una bella vita, circondato dalle ricchezze più belle che qualcuno avesse mai potuto desiderare, con un corpo da favola e un’intelligenza invidiabile. Era il momento di lasciare quel mondo tanto crudele. Si preparò a venir immortalato in quanto essere inutile e inferiore a qualche mistica divinità.

Rose afferrò la bacchetta, e mise di nuovo a soqquadro la stanza, spostando anche il corpo di Zabini come se fosse un oggetto. Quando non ebbe trovato quello che cercava, strinse i pugni e contrasse la mandibola. Chiuse gli occhi, e rimase ferma, immobile, per un tempo che sembrò infinito.

Scorpius fece la cosa più logica e comprensibile che un qualunque onorevole uomo di sangue blu e serpeverde avrebbe mai potuto fare in una situazione di tale difficoltà: fuggì.

– DOVE VAI TU?! – Rose lo afferrò senza troppi complimenti, stritolandolo, come se avesse un cazzo di radar nel cervello grazie al quale capiva quando la sua preda stava fuggendo.

– Cosa vuoi farmi? Ti prego, non mi mangiare! – Piagnucolò.

Rose sbuffò. – Io e te ci facciamo un giro dalla McGranitt.

– NO! – Urlò in risposta. – TI PREGO NO! MANGIAMI, TI SCONGIUROOOO! – Si divincolò. – Magari sono un ottimo sushi! Sì, un sashimi al gusto Malfoy, con carne di furetto come secondo piatto. Solo io mi trovo gustoso?

La vecchia preside no! Va bene il sacrificio agli dei, va bene il pasto cannibale, ma non un’umiliazione del genere! Malfoy si coprì il corpo in fretta e furia con un fazzoletto di stoffa, subito prima che la mano di Rose lo afferrasse. In una situazione del genere non gli sarebbe affatto dispiaciuto che una piccola rossa stringesse la sua intimità in quel modo, (com’era il detto? Mani piccine, seghe divine? Ecco). Ma in quel momento stava davvero rischiando la sterilità. E non ci teneva, nonostante fosse ormai un vegetale con l’incapacità di riprodursi.

– LASCIAMI SCENDERE! – Scorpius cominciò a divincolarsi e a mordere la mano, senza alcun risultato. Era finita. Non poteva farsi vedere così da tutti gli studenti.

Ma Rose ebbe un briciolo di pietà, una minuscola scintilla di compassione che riuscì a trovare nel suo cuore sepolto sotto il ghiaccio spesso come la Barriera, e lo lanciò nella tasca del mantello con violenza, lasciandolo completamente attorcigliato e incastrato dentro al fazzoletto di stoffa.

Scorpius rimase in mood “auricolari col filo” per tutta la durata del viaggio, sperando che quell’idiota della sua conduttrice non cadesse di nuovo a terra, così da non farlo rotolare sotto alle scarpe puzzolenti e mal lucidate degli altri. E, oltretutto, quella tasca puzzava! Ma le ragazze non erano quelle che cagavano fiori? Perché la tasca di una piccola rossa aveva quello strano odore? Forse sarebbe stato meglio non scoprirlo.

.

Rose arrivò davanti all’ufficio della preside, dopo aver sbatacchiato il più possibile la tasca contenente il piccolo Malfoy, nel tentativo, fallito, di ucciderlo.

Appena si fermò davanti al grande gargoyle, si sollevò qualche insulto dalla tasca, che mise a tacere con un piccolo e, ovviamente, non doloroso, pizzicotto ben assestato.

Conosceva la parola d’ordine, la preside si era sempre messa a sua disposizione, in fin dei conti era l’alunna migliore di tutti. Di quasi tutti, visto che Malfoy esisteva, ed era molto abile. In effetti, se l’avesse ucciso lì, su due piedi, e carbonizzato il corpo, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Il gargoyle, però, si mosse ancora prima che lei potesse incendiare la sua tasca e fu costretta a salvargli la vita. Purtroppo.

Fece le scale trascinando i piedi e sbattendo le piante in modo pesante. Tutti dovevano sapere che era incazzata a morte! Arrivò davanti la porta dell’ufficio, e bussò educatamente.

La porta venne aperta subito e Rose trovò la McGranitt, seduta sulla sua poltrona imponente, a guardarla con uno strano cipiglio indispettito. – Buongiorno, Rose –. La salutò, invitandola ad accomodarsi sulla sedia di legno piena di schegge di fronte a sé. La sedia del dolore.

Rose la conosceva, tutti i membri della sua famiglia ne avevano avuto a che fare. Era una normalissima sedia di legno cigolante, con la particolarità di essere stata mal levigata, così da risultare un po’ fastidiosa per il didietro di chi ci si sedeva. Il problema era quando stavi in quell’ufficio per ore, con la preside che non ti avrebbe fatto schiodare dalla maledetta sedia finché tu non avessi sputato il rospo sulle malefatte che avevi compiuto.

La ragazza sapeva che c’era qualcosa che non andava, altrimenti non l’avrebbe sottoposta ad un trattamento simile. Era una tortura diabolica? Forse sì, ma nessuno si era mai lamentato. Nessuno aveva mai osato.

Fece un sorriso calmo, sedendosi sulla come se non si fosse accorta di nulla. Eppure sentiva già le spine tentare alla sua verginità. Avrebbe potuto mettersi Scorpius sotto al sedere, così magari l’avrebbe ucciso. – Buongiorno a lei –. Ricambiò il saluto con piacere.

– Prendi un biscotto, Weasley.

Rose prese un biscotto.

– Mi fa piacere che lei sia venuta qui di sua spontanea volontà–. Disse la vecchia preside senza togliere le mani incrociate sotto al suo mento. Rose non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando, possibile che sapesse già tutto? – Una cosa del genere da parte sua, signorina, devo ammettere che non me l’aspettavo. Da quando il primogenito casinista della vostra tribù selvaggia, James Sirius Potter, è arrivato qui ad Hogwarts, non ho avuto un secondo di pace se non da quando è arrivata lei. Ma sono sicura che ci sia una spiegazione per ciò che ha fatto.

La ragazza rimase con il biscotto sospeso all’interno della sua bocca spalancata.

– Mi scusi tantissimo… – Bofonchiò tremante.

– Lasciamo perdere le scuse –. Disse la McGranitt, incrociando le braccia al petto. – Io vorrei sapere perché lei si è infiltrata in modo tanto oltraggioso all’interno del dormitorio dei serpeverde.

Scorpius sembrava particolarmente contento di come si stavano svolgendo i fatti. Se Rose fosse stata espulsa, anzi, anche solo semplicemente sospesa, sarebbe stato grato a Dio per il resto della sua vita, anche se non ci aveva mai creduto e sicuramente non avrebbe mai iniziato a farlo da quel giorno. Avrebbe comunque eretto un tempio a qualunque Dio lo avesse aiutato, tranne Apollo, che non serviva ad un cazzo nelle attuali sembianze di Lester Papadopoulus (1).

Rose strinse la tasca, nel tentativo di farlo restare fermo, oppure di soffocarlo, era indecisa. La McGranitt se ne accorse, e cominciò a guardarla ancora più impaziente.

– La scorsa notte, prima del coprifuoco, dei miei compagni di casa si sono visti con dei serpeverde… un semplice incontro, nel giardino del castello, nulla di che –. Cominciò a raccontare una storia inventata che parasse il culo a tutti i presenti alla festa, cercando di omettere tutti i dettagli compromettenti. Ben presto, si rese conto, però, che avrebbe letteralmente omesso l’intera storia per quanti dettagli non idonei ci fossero. – Stavano mangiando degli avanzi della cena, frutta, un po’ di pane… - Assolutamente non alcool. – Si unirono tutti insieme e condivisero quello che avevano portato. Io non c’ero, sono arrivata verso la fine, perché stavo lavorando alla mia pozione... - E brava Rose, almeno hai detto qualcosa di vero. – Mi unii a loro e non successe nulla di nulla per tutta la sera. Io non mangiai niente, ero sazia. Mi sveglio il mattino dopo… – E le disse di aver trovato Lavanda semi-svenuta, che aveva cercato la droga e del suo inseguimento con Zack.

La preside annuì comprensiva, capendo la situazione. – È esattamente quello che avrei fatto anche io alla tua età, in fin dei conti la nostra furia da Grifondoro, specialmente da giovani, è difficile da contenere –. Le sorrise. – Quindi direi di escludere a priori un provvedimento come l’espulsione, anche se prima dovremmo interrogare il signorino Nott, per avere una duplice versione dei fatti.

Rose si sentì mille volte più tranquilla. Piuttosto che farsi espellere avrebbe preferito morire.

– Ma ciò non toglie che verranno comunque presi dei provvedimenti.

La felicità di Rose si trasferì dentro a Scorpius, che cominciò a sghignazzare.

– E lei, signorina Weasley, deve ancora riferirmi cosa c’è nella tasca destra del suo mantello.

Alla ragazza si gelò il sangue nelle vene, mentre la preside allungava il palmo aperto perché lei vi depositasse il contenuto nascosto. Allora dovette spiegare tutto: – Vede, professoressa McGranitt, lei sa che sto lavorando ad un’importante progetto personale negli ultimi anni…

La preside annuì, ritraendo la mano, capendo che sarebbe stata una lunga spiegazione. E si mise comoda comoda sulla poltrona di velluto. Non aveva mica delle schegge che sembravano volessero penetrarla! Rose sentiva quelle spine che tentavano di sverginarle persino l’anima.

– Ieri sera, prima di incontrarmi nei giardini del castello, avevo preparato un prototipo di quella pozione quasi perfetto. L’ho somministrato ad un campione vivo, che è sopravvissuto, si è rimpicciolito e tutte le sue funzioni vitali con esso, anche se non ha seguito le proporzioni che avevo stabilito. È stato comunque un risultato sbalorditivo, no?

– Assolutamente –. Rispose la McGranitt, fiera di essere la preside di un tale genio. Se Rose fosse riuscita nel suo intento sarebbe iniziata una nuova Era di tecnologia per il mondo dei maghi. – Continua.

– E praticamente ho infilato la pozione nella tasca del mantello, insieme alla lista di ingredienti che avevo usato –. Cominciò a sgranocchiare un biscotto il modo nervoso, come se avesse voluto sgranocchiare ben altro, tipo le ossa di Malfoy. – Sono andata all’incontro nel giardino con la pozione nelle tasche, non correvo nessun pericolo. Poi, stamattina, mi sono svegliata, e mi sono diretta nel dormitorio dei serpeverde. Ho indossato lo stesso mantello della scorsa sera, e per una sfortunata coincidenza mi sono dimenticata di riporre la pozione al sicuro. Mentre inseguivo Nott sono inciampata all’interno del dormitorio dei serpeverde, e la pozione deve essermi caduta insieme alla ricetta, poi…

– Signorina Weasley, chi ha bevuto la sua pozione? – Chiese in modo schietto.

Rose emise quasi un singhiozzo e Scorpius si allargò in un grosso ghigno. Avrebbe fatto di tutto pur di svolgere la parte della vittima innocente.

Il serpeverde, alto meno di una barbie, venne posato sulla scrivania della grande preside di Hogwarts. Cercò di sembrare il più dignitoso possibile, mentre una figura di venti volte tanto la sua altezza lo squadrava aldilà di enormi lenti trasparenti. Abbracciò il panneggio che lo copriva, per non farlo cadere e mostrare la sua virilità, che di virtuoso non aveva più nulla. Come risultato sembrava un Ken spastico.

La McGranitt rimase un secondo in silenzio. Sgranò gli occhi, si grattò la testa come un gatto confuso, e poi scoppiò a ridere, con tutti i quadri dei presidi che la seguirono a ruota. Alcuni ritratti cominciarono a sparire, perché i loro padroni stavano andando ad informare tutti i dipinti del mondo che il rampollo della nobile casa Malfoy era ridotto come una polly disabile.

A Scorpius venne in mente il ritratto di Piton che avevano nel maniero, e per poco non si mise a piangere per come avrebbero reagito i suoi genitori. Almeno aveva avuto il suo contatto con Rose Weasley, chissà, magari suo padre ne sarebbe stato fiero! Subito dopo, però, lo avrebbe lanciato in pasto agli elfi domestici, per salvare la dignità della famiglia.

Per fortuna Rose non rise, ma solo perché era troppo occupata a pensare ad un modo per ucciderlo per poter fare qualcosa di umano come ridere.

La McGranitt impiegò minuti a riprendersi, minuti attraverso i quali Scorpius aveva deciso di sedersi, capitombolando sulla scrivania per quanto il fazzoletto fosse ingombrante, e facendo ricadere tutti in delle grosse risate.

– Perdonatemi –. Disse, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto di seta molto simile a quello in cui Malfoy era avvolto. Rendendosi conto anche lei della somiglianza, si rimise a ridere.

Col cazzo che l’avrebbero perdonata.

Rose mormorò un ehm-ehm alla Umbridge, con recitazione da oscar, e la McGranitt si riscosse subito, come se avesse un allarme nel cervello per ogni volta che sentiva quel verso.

La ragazza era spazientita, con le braccia al petto e le gambe accavallate, alternandole di tanto in tanto, così da far in modo che le schegge della sedia mutilassero una coscia alla volta.

– Chiedo immensamente perdono per questa mancanza di professionalità. Prego che comprendiate quanto l’attuale situazione possa essere… insolita –. E ritornò ad essere improvvisamente seria.

Nessuno dei due comprendeva una beneamata sega.

– Colleghi! Emh, volevo dire, ex colleghi! – La preside battè le mani e i quadri tornarono tutti ai loro posti, cercando di essere il più seri possibili, oppure nascondendo i risolini dietro a fazzoletti di fortuna. Solo Silente non si era messo a ridere, ma era rimasto a fissare Scorpius con quell’espressione calma e compassionevole.

– Weasley, come pensi di gestire la situazione? – Chiese la preside, seria.

La Grifondoro spalancò gli occhi dalla sorpresa. Lei avrebbe dovuto occuparsi del piccoletto? – Mi scusi, credo di non aver capito…

– Ha capito perfettamente invece, tutto quello che succederà al signor Malfoy da adesso in poi sarà sotto la sua diretta responsabilità.

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata piena di panico.

– Ma signora, io… – Niente scuse –. Decretò. – La pozione è tua, l’hai persa tu, ed sei maggiorenne. Sei certamente la persona più indicata per mettere la parola fine a questa storia. Dov’è l’antidoto?

Rose fece vagare lo sguardo, cercando di non incontrare i suoi occhi.

– Signorina?

– Mi sembra ovvio, professoressa McGranitt, che la signorina Weasley non sia attualmente in possesso di un antidoto per la suddetta pozione –. Piton si intromise nella loro discussione. Era rimasto tutto il tempo fermo nella sua posizione, guardando Scorpius con una profonda vergogna nello sguardo.

– Professor Piton?

– Ha ragione lui –. Sospirò Rose. – Preside, posso spiegare! Era solo un prototipo, nulla di definitivo. Non conoscendo neanche con precisione i suoi effetti sarebbe stato pressoché impossibile prepararne un antidoto.

– Spero di aver capito male, signorina Weasley, lei non conosce gli effetti della pozione che ha preparato?!

Rose scosse la testa. A Scorpius cadde il mondo addosso. Sarebbe rimasto una barbie tarocca per tutta la sua vita!

– Mi scusi, ma lei non aveva mica provato la pozione su un campione per verificarne l’efficienza? – Il suo tono stava diventando più saccente. Rose voleva morire. Scorpius, anche.

– Certo che sì, professoressa! – La sua voce non tremò, non balbettò, doveva mostrarsi sicura di fronte a lei. – Infatti sapevo che sarebbe stata in grado di rimpicciolire un essere vivente senza attentare alla sua salute, ma non so quanto questo effetto duri… Non so neanche dirle un margine di tempo approssimativo. Potrebbero essere ore, oppure anni.

La McGranitt chiuse gli occhi, fece un lungo sospiro e si alzò. Andò a confabulare con tutti i quadri, ignorando i due ragazzi, che stavano progettando i modi più creativi per potersi suicidare. Dopo minuti che sembravano infiniti ritornò alla scrivania, guardò in faccia Rose e Scorpius e disse: – Io e gli altri presidi abbiamo discusso su una soluzione che potrebbe aiutarvi, ma richiediamo la vostra completa disponibilità, non avete molta scelta. Non potete dire di no a ciò che sto per comunicarvi.

Entrambi annuirono all’unisono. Tutto pur di liberarsi di quella situazione il più in fretta possibile. Ah, poveri sciocchi.

– La prima cosa da dirvi sarà la più traumatica, ma anche la più necessaria. Visto che la signorina Weasley possiede una camera singola, ospiterà il signorino Malfoy finché l’effetto della pozione non finirà.

– Ma potrebbe volerci tutto l’anno! – Rose si scatenò subito.

Scorpius la guardò accigliata. – Mi avrai in stanza per un anno intero, e ti lamenti pure?! Semmai sono io quello che deve protestare, anche io ho una stanza singola, perché non posso stare nella mia?!

La ragazza lo guardò in modo così truce che se avesse alzato la mano per spiaccicarlo come una mosca Scorpius non se ne sarebbe stupito.

– Ho detto di fare silenzio –. La McGranitt pronunciò quelle parole in modo così calmo e surreale da far tremare di paura i due ragazzi, che si ammutolirono all’instante. – È necessario che la signorina Weasley le stia affianco in ogni istante, per poter provvedere alla sua salute.

Scorpius sussultò.

Era una condizione impossibile! Come avrebbe giocato a quidditch, o studiato, o come si sarebbe fatto una doccia? Come avrebbe incontrato i suoi amici, le ragazze, o peggio ancora, come si sarebbe fatto le seghe?

– Come seconda cosa, saranno informati i genitori di entrambe le famiglie, ovviamente. Solo i genitori, poi sarà una vostra decisione se espandere la notizia agli amici o al resto della vostra tribù famigliare. Qualunque sia il vostro interesse, Hogwarts vi offrirà sempre una copertura ufficiale.

Finalmente qualcosa di sensato.

– Terza cosa: il signorino Malfoy verrà controllato ogni settimana dalla nostra infermiera, e sarà immediatamente spedito al San Mungo in caso di problemi. Invieremmo anche un esperto pozionista, nel caso Rose non riuscisse a trovare un antidoto da sola.

La ragazza si sentì colpita in pieno. Ovvio che avrebbe trovato l’antidoto! La stava sfidando?

– Come ultimo punto: se la situazione dovesse protrarsi per un lungo periodo la signorina Weasley dovrà occuparsi di alcuni bisogni del signorino Malfoy. Ad esempio, il provvedere ad un nuovo tipo di abbigliamento e alloggio a sua misura.

Sì, certo, adesso lo avrebbero davvero vestito come una barbie. Scorpius si vedeva già, dentro ad un mini camper di plastica color rosa, a fare il bagno in una piscina giocattolo scadente alta due centimetri ed interamente rivestita di vernice blu cancerogena. Era sicuramente la vita che avesse sempre desiderato.

– Per quanto riguarda lo studio, trovate un modo in cui il signorino Malfoy possa partecipare alle lezioni. Ovviamente seguirà sempre le ore dei Grifondoro, ed entrambi avete scelto le stesse materie facoltative, quindi nessun problema.

I ragazzi annuirono, sconfitti. Anzi, semplicemente non credevano ancora a quell’assurda situazione. Dopo la fase della “realizzazione” sarebbe sicuramente arrivata quella del “suicidio”. Ma tanto erano sicuri, sicurissimi, che nel giro di poche ore si sarebbe risolto tutto.

La preside abbassò gli occhiali scrutandoli nel profondo delle loro anime, cosa che riuscì a fare perfettamente. – Ce la potete fare?

Rose si alzò, impettita, fronteggiando lo sguardo della preside. Lei era Rose Weasley, figlia di due degli eroi dell’ultima guerra magica, la studentessa più brillante della sua età. Ovvio che ce l’avrebbe fatta, il successo era nel suo sangue, scorreva nelle sue vene. Accolse la sfida a braccia aperte.

Scorpius, invece, guardò con particolare interesse la finestra aperta e si chiese come sarebbe stata la vista del suo corpo minuscolo spappolato al suolo. Chissà, magari avrebbe fatto una buona figura, in fin dei conti gli schizzi di sangue sparsi sull’erba ricordavano molto le pennellate dei quadri astratti. O forse no?















Note:

1. Si riferisce alla saga Le Sfide di Apollo, l'ultima di Rick Riordan, che finirà questo novembre. Si tra qualche settimana esce l'ultimo libro della saga e non sono psicologicamente pronta per ciò.




Spazio Autrice:

Chiedo venia per il mio immenso ritardo. Il motivo per cui non ho postato subito il capitolo quando è uscito su wattpad è che ho avuto la settimana piena e l'editor di EFP mi richiede un po' di tempo. Mi dispiace, davvero.
Il prossimo capitolo esce su wattpad lunedì, e quindi entro lunedì notte lo trovate anche qua. (Sì mi metterò ad editare durante le videolezioni)
Spero vi stia piacendo la storia :)
-Martaina

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Capitolo 8
*** Scorpius viene attaccato da un insetto ***


CAPITOLO 8

SCORPIUS VIENE ATTACCATO DA UN INSETTO








– Bene, questa è camera mia –. Rose buttò la borsa piena di libri sul letto, stropicciando le coperte già in disordine per i fatti loro.

Erano usciti da poco dall’ufficio della preside, che gli aveva congedati con i migliori auguri, dopo aver tolto ottanta punti ad entrambe le case.

Poteva benissimo ficcarsi tutti i suoi buoni auguri in quel posto. Sapevano entrambi che i loro compagni si sarebbero ribellati contro di loro, ci mancava solo una sollevazione di massa. Almeno sarebbero stati esonerati dalle lezioni per tutto il giorno, per abituarsi al nuovo, terribile, infernale ambiente.

Appena Rose chiuse la porta della stanza alle spalle, sollevò Scorpius in alto, per fargli vedere la residenza in cui sarebbe rimasto per chissà quanto tempo, poi lo gettò su una cassettiera piena di cianfrusaglie appuntite che per poco non lo uccisero.

– Ma porca puttana! – Strepitò lui dopo aver sbattuto la faccia contro la foto tremendamente orribile di Ronald Weasley. Si rialzò in piedi e si stronfinò le mani su tutto il corpo nel tentativo di levarsi tutto quel lerciume di dosso. – Weasley, ti pare?! E che cazzo.

Rose smise di fare le sue cose e girò la testa di scatto, verso di lui. Prese a camminare, mettendosi con le braccia sui fianchi proprio davanti a Malfoy. – Di chi è questa camera? – Chiese con tono cantilenante.

– Tua.

– Chi ha la forza di amministrarla al momento?

– Tu.

– Bene. Se speravi di soggiornare in uno stato con democrazia hai sbagliato persona a cui distruggere la vita.

– Non ricordi gli ordini della preside, Weasley? Dovrai provvedere ad ogni mio bisogno.

Rose spalancò gli occhi. – Devo anche pulirti il buco del culo ora?!

– Beh, se non dovessi farcela da solo…

La rossa gli lanciò il mantello appallottolato, e Scorpius rimase sotterrato sotto allo spesso indumento, soffocando un paio di insulti. – Senti, caro Scorpius Hyperion Malfoy –. La Weasley gli si piazzò di nuovo davanti a lui, con le mani strette sui fianchi e gli occhi fuori dalle orbite. Gli poggiò un dito sotto al mento e glielo sollevò, costringendolo a guardarla dritto negli occhi.

Scorpius guardò impotente quelle splendide iride azzurre, incastonate come zaffiri nella sua espressione arrabbiata ma contornata da lentiggini e una matassa di capelli rossi. – Ti prego, vorrei che tu pronunciassi il mio nome così ma in un altro contesto

Rose strinse gli occhi di rabbia e assottigliò le labbra. – Forse dovremmo stabilire delle regole, tra me e te, per poter convivere in modo pacifico –. Cambiò argomento.

Scorpius sghignazzò: – E chi ti ha detto che voglio convivere in modo pacifico?

Allora venne sollevato in aria per il suo piccolo piedino, il fazzoletto con cui era vestito scivolò a terra e lui rimase appeso come un salame, completamente denudato dei suoi diritti e della sua dignità. Scorspius socchiuse gli occhi, cercando di sopportare tutto quello in silenzio e con spirito nobile. Un giorno avrebbe raccontato alla sua progenie di quel terribile momento, del modo in cui il nome dei Malfoy era stato infangato per colpa di quella pazza! Ma poi avrebbe narrato di come si fosse rialzato, di come avesse combattuto a testa alta, senza mostrare agli altri neanche il minimo dolore.

– Malfoy, cerca di contenerti. Dall’espressione addolorata che c’è sul tuo viso cominci a farmi pena -. Ecco, come non detto. – Comunque vedi di ascoltarmi bene se non vuoi finire in pasto ai gufi –. Soffiò Rose, e Scorpius si ritrovò ad annuire ai suoi ordini. Avrebbe potuto succedergli di tutto, aveva ormai perso qualunque tipo di protezione. La disparità delle forze era assurda. Non c’era una specie di numero verde anche per lui? – Partiamo dalle prime cose –. Gli puntò il dito contro, come se avesse voluto infilzarlo su due piedi. Cosa che, in effetti, avrebbe davvero voluto fare. – Cercherò di tenere la stanza pulita e in ordine per te, mister principino, ma dobbiamo soprattutto pensare a come farti partecipare alle lezioni.

– Sì, certo, perché le lezioni sono la cosa più importante, ovviamente –. Sbuffò.

– Sì, lo sono.

Era una battaglia persa.

– Senti, Weasley –. Scorpius prese in mano la parola. – Io sono stra ricco, ma proprio tanto ricco. Anche più di te, ora che ci penso, visto che tua madre si è auto-abbassata lo stipendio appena diventata Ministro della Magia, forse in vigor di qualche ideale stupido e poco nobile che a me non interessa. Quindi, per qualsiasi cosa, vestiti o altro, ci penso io, okay?

Rose strinse gli occhi, visibilmente contrariata per il modo in cui aveva parlato di sua madre, e quello fu il suo assenso alla proposta del serpeverde.

– Quindi, per le lezioni, farò creare una specie di tasca nuova sulla tua borsa. In poche parole sarà una semplice parete oscurante che applicheranno i miei servi all’esterno della tua tracolla. A proposito, ringrazia tua madre se ora li dobbiamo pagare dieci volte tanto… – Borbottò. – In questo modo io potrò infilarmi all’interno della tasca, dal mio punto di vista sarà una parete trasparente, ma dall’esterno sarà impossibile vedermi.

Rose non disse nulla, perché concordava con lui. – Bene –. Borbottò dopo un po’ di tempo. – Per i vestiti e nuovi mobili per te…

– Nessun problema, mi farò rifare tutto su misura dai miei genitori. Dalle pergamene, alle penne e alla divisa.

– Bene! – Sbottò Rose allontanandosi, anche se niente andava bene. Non che avesse davvero voluto occuparsi di Malfoy, ma tutto quel suo essere spavaldo e il suo modo di fare le dava sui nervi. “Sono ricco, snob, bello e col cazzo lunghissimo. Anche alto dieci centimetri sono più bravo di te a gestire questa situazione”. – Sono contenta del fatto che tu ti sia mostrato così collaborativo –. Si allargò in un sorriso tiratissimo.

– Beh, Wealsey –. Sghignazzò lui. – Non è che abbia molta scelta, che altro potrei fare per farmi ascoltare, sedurti? – Indicò sé stesso e, in particolare, il suo splendido corpo nudo con tutto il suo ben di dio ancora in mostra.

Rose rimase a fissarlo stizzita forse per qualche secondo di troppo, perché arrossì. – E adesso mettiti qualcosa addosso! – E gli lanciò un altro fazzoletto di stoffa, che gli cucì addosso a mo’ di “sacco di patate” utilizzando la bacchetta. Scorpius non era mai stato così brutto come in quel momento.

– E le tue regole della dannata buona convivenza dove sono finite? – Sbottò lui. – Rimetti in ordine questo porcile, ti prego!

Rose fu molto tentata di lanciarlo giù dalla finestra. Avrebbe potuto pur sempre giustificarsi dicendo di aver lasciato per sbaglio i vetri aperti, un gufo era entrato e se lo era mangiato. Più semplice di così!

Scorpius non riusciva a distogliere lo sguardo dallo spesso strato di polvere che c’era sulla cassettiera di mogano su cui era posato. E non era l’unico punto sporco! Il parque, per fortuna, era abbastanza scuro da lasciar intravedere più difficilmente la polvere, ma il comodino e la scrivania, posata di fronte alla finestra, erano un qualcosa di orrendo. Meno male che non era abbastanza in alto da poter osservare come fosse conciato l’armadio e gli stipiti delle due finestre, altrimenti avrebbe probabilmente dato di matto. Prima cosa che aveva imparato su Rose Weasley: non era una persona pulita, e neanche i suoi oggetti lo erano. Pazza e disordinata, avrebbe sicuramente dimenticato Scorpius in giro da qualche parte nel castello. Fantastico.

– E comunque come pensiamo di fare con la mia bacchetta? La dovrò utilizzare durante quest’anno –. Borbottò il ragazzo, cercando di distogliere lo sguardo da quella stalla. – Insomma, in realtà dovrei utilizzare entrambe le mie bacchette per evitare il cancro alla prostata, ma sai com’è, novembre si avvicina, posso aderire alla sfida della nnn ed evitare il problema per un po’.

Rose lo fissò con la bocca spalancata.

Scorpius sbatté gli occhi. – Stavo scherzando eh, quella sfida la seguono solo gli sfigati che non hanno nessuno con cui liberarsi.

– Sei stato più che chiaro Malfoy – Sbottò, chiedendosi perché il rampollo purosangue conoscesse quelle cose babbane che solo i suoi cugini erano così stupidi da seguire. – Comunque, faremo delle ricerche a riguardo –. Fu la sua risposta disinteressata al problema della bacchetta magica.

– Non ho capito, faremo? Insieme?

– Se non ti va bene puoi pure gettarti giù dalla finestra.

Proposta molto allettante per entrambi.

Intanto Rose aveva spalancato tutto, creando una corrente d’aria gelida dentro la stanza, che stava facendo rabbrividire Scorpius dalla testa ai piedi. Lei, invece, stava sistemando tutto con l’aiuto della magia, e l’aria puzzolente stava uscendo da lì.

– Pensiamo ad una scusa da dire al mondo intero della mia prematura e triste scomparsa –. Disse lui.

– Pensiamo? Insieme? – Rose lo guardò stralunata. – Non vedi che ho altro da fare?

– Oh, scusa, mi ero scordato che tu non fossi in grado di fare due cose insieme.

– Forse semplicemente non voglio aiutarti. Pensaci da solo.

– Okay –. Scorpius si alzò in piedi, e cominciò a passeggiare sopra la cassiera in modo particolarmente teatrale. – Allora diremo che ti sei intrufolata nel nostro dormitorio e mi hai rapito perché sei tremendamente innamorata di me, ma durante il rapimento mi hai fatto cadere e ora sono ricoverato in coma al San Mungo! – E mise le mani sui fianchi, a petto largo, tutto soddisfatto di come aveva arrangiato il discorso.

Rose si allargò in un sorriso più falso del seno di una pornostar. – Scorpius, ti hanno mai detto che hai la stoffa per fare il politico?

Lui sorrise. – Me lo dicono spesso.

– Bene –. Lei poggiò i palmi sopra cassettiera e si avvicinò a lui. – Perché sembri proprio un clown.

Scorpius tornò improvvisamente serio e incrociò le braccia. – Io ho deciso questa cosa, se non ti fai venire in mente niente di meglio sarà questo ciò che dirò alla McGranitt.

– Vaffanculo Malfoy! – E chiuse la finestra con un tonfo, per eliminare la tentazione di gettarlo fuori. Si sedette composta sul suo letto, appena rifatto, cercando di tranquillizzarsi. Chiuse gli occhi e cominciò a pensare.

– Weasley –. La chiamò lui dopo minuti che era ferma nella stessa posizione. – Tutto apposto?

– Sto cercando di concentrarmi!

– Imitando una statua di sale?

– Ho i miei metodi!

Scorpius sbuffò. – Meditazione mindfulness?

– Meditazione del cazzo-te-ne-frega!

– Tanto quel tipo di meditazione non funziona, arrivi a fine giornata che hai sempre voglia di spaccare la faccia a qualcuno.

Rose sospirò: – Hai intenzione di giudicare qualsiasi mia metodologia da qui fino alla fine dei nostri giorni, Malfoy?

– Dipende, c’è la possibilità che io resti piccolo per sempre?

– Perché no?

– ALLORA SÌ, farò qualsiasi cosa che possa darti anche solo lontanamente fastidio, tutto pur di farti provare la rabbia e la vergogna che sto sentendo io in questo momento!

– La rabbia e la vergogna che stai provando tu?! – Rose si rimise a sedere, infuriata. - Hai la più pallida idea di quanto significasse quella pozione per me, carissimo?! Di quanti anni abbia impiegato per crearla, di quante ricerche sprecate, tempo andato perduto, fatica e sudore che non sono serviti a NIENTE?! No, l’idea non ce l’hai, altrimenti non parleresti in questo modo. Io ti ODIO Malfoy, forse devi ancora capirlo. Ti odio perché hai rovinato la mia vita!

Il ragazzo boccheggiò, prima di trovare una risposta: – Neanche tu sai cosa sto provando io adesso! – Le urlò dietro, anche se Rose non sembrava molto intenzionata ad ascoltarlo. – Chissà quanti mesi sprecherò della mia vita, magari tutta la mia vita!

– Allora inventati qualche scusa che ti permetta di vedere i tuoi amichetti del cazzo! Così non siamo costretti a stare sempre insieme per chissà quanto tempo!

– Vedere i miei amici? Non se ne parla nemmeno, non mi faccio vedere da loro in questo stato!

– Allora sono c-a-z-z-i tuoi –. Rose sparì dietro la porta che comunicava con le altre stanze. – Io devo vedere come sta la mia amica, quella che è stata male per colpa dei tuoi amici, vedi di non fare casino, coglione! – Gli urlò da dietro il legno della porta.

Scorpius tirò un sospiro di sollievo, anche se sentiva ancora quel fuoco rabbioso vorticargli dentro. Come poteva, quella… quella Mezzosangue! Era un essere umano, aveva dei diritti, non poteva essere trattato in quel modo! Doveva escogitare un metodo per passare quel periodo nel modo più tranquillo possibile, doveva scervellarsi per capire come oltrepassare l’inferno. Sembrava davvero un’impresa titanica, ancora più difficile dell’essere riuscito a superare il 2020.



Rose si addentrò nella stanza delle sue compagne, comunicante con la sua da Caposcuola.

– Ehy, Rose! – La salutò calorosamente Lavanda, ancora sdraiata a letto. Si mise subito a sedere, anche se con fatica.

La rossa si diresse subito da lei, e si sedette al suo fianco. – Stai bene, tutto okay? – Chiese preoccupata.

– Sì… – Mugugnò l’altra, forse neanche tanto convinta. – Mi gira un po’ la testa… E non capisco cosa ci faccio qui. Che è successo?

– È una lunga storia –. Rose sorride. Era davvero una molto lunga storia, e non forse neanche tutta da raccontare. – L’importante è che ti sei ripresa.

– No, davvero –. Lavanda provò a restare seduta, fallendo miseramente e cadendo all’indietro come una patata lessa. I suoi capelli lunghi si spiaccicarono sul cuscino e il suo volto spuntava da quella massa disordinata color castano. – Cosa è successo?

Rose sospirò. – Alla festa dell’altra sera non sono proprio girate delle belle sostanze, diciamo, forse hai bevuto troppo alcol senza accorgertene.

Lavanda scoppiò a ridere. – Mi sa che hai ragione, con quello che mi ricordo non posso dirti di più!

L’amica sorrise, era felice di vederla almeno in buona salute, una gioia che le era stata concessa in quella giornata infernale.

– Non ho messo nei guai nessuno, vero? – Chiese Lavanda preoccupata.

Rose scosse la testa. – Come mai non sei a lezione?

– Sto facendo delle cose per la preside, me le sono sbrigate prima e quindi ho il resto del giorno libero.

– Ma che fortunata! Invece mi sa che a me tocca recuperare di brutto, è l’anno dei M.A.G.O. questo! – Borbottò lei tutta preoccupata, come se i professori non li stessero già assillando per conto loro. – A proposito, alla festa mi è sembrato di vedere uno molto carino di Corvonero, adesso non ricordo il nome…




Scorpius si stava annoiando.

Era sceso dalla cassettiera buttandosi sul mantello stropicciato al suolo, sperando che sarebbe stato sufficiente a non farlo spappolare. Mal che vada, la Weasley avrebbe solo impiegato tempo a pulire il suo nobilissimo e purissimo sangue. Anzi, non avrebbe dovuto neanche toccarlo, il suo sangue era così puro e perfetto che avrebbe reso quella stanza più pulita con la sua sola presenza.

Aveva poi attraversato un immenso deserto fatto di parque mal spolverato, pieno di aloni di polvere che gli inzozzarono tutte le scarpe. Alcuni arrivavano addirittura al suo ginocchio. I Weasley non avevano proprio dignità, non era possibile che rischiava di impigliarsi nella polvere mentre tentava di percorrere due miseri metri di stanza!

Arrivato verso il letto, cercò intorno a sé un qualche appiglio per issarsi sulle morbide coperte, sicuramente più comode del legno della cassettiera. Fu in quel momento che fece vagare lo sguardo sotto al comodino di legno scuro. Era leggermente più rialzato da terra, sostenuto da quattro gambe decorate con numerosi intagli dai motivi floreali. Lì sotto, era buio pesto. Scorpius sentì una morsa al cuore. E se ci fosse stato qualcosa lì, in agguato, che aspettava giusto l’occasione di attaccarlo? Era piccolo, senza difese, persino la puntura di un’ape avrebbe potuto ucciderlo! Il battito del cuore cominciò ad accelerare, ma il ragazzo scosse energicamente la testa, cercando di autoconvincersi che non ci fosse niente. Doveva cercare un appiglio, e al più presto.

Fu allora che sentì uno strano fruscio e uno zampettio provenire da sotto al comodino. Scorpius fece un salto sul posto dallo spavento, prima che un mostro grande la metà di lui uscisse imponente dal suo ignobile nascondiglio. Il ragazzo cominciò ad urlare. Si appese alle coperte, sfruttando le minime fessure tra i tessuti intrecciati per arrampicarsi, mentre vedeva quella cosa avvicinarsi sempre di più.

Era una gigantesca blatta, sicuramente più lunga di quattro centimetri, con le sue orripilanti antennine che cercavano di captare il più velocemente possibile la posizione di Scorpius, per mangiarselo e utilizzare le sue ossa come stuzzicadenti. Gli arrivava quasi alle ginocchia!

Il ragazzo non ci vide più dal terrore, e spinto dalla frenesia riuscì ad arrivare fino in cima al letto. La blatta era sotto di lui. Si bloccò all’improvviso, proprio sotto al ragazzo, e le sue antennine tastava l’aria intorno. Scorpius tirò un sospiro di sollievo. Era salvo dalla bestia immonda e incivile. Poi sentì un forte bzzz levarsi nell’aria.

Quella cosa volava.

- AAAAAAAAHHHHH!- Fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra, prima di gettarsi sotto ai cuscini. La bestia volò verso di lui, se la sentiva quasi addosso, con le sue schifose ali che gli passavano così vicino da causare vento.

Allora Scorpius capì che era arrivato il momento di agire. Doveva affrontare la bestia incivile e spedirla dal cunicolo da cui era venuta! Non era lui l’essere inevoluto che avrebbe dovuto nascondersi, era un umano, il più forte in natura! Con un grido di battaglia uscì da sotto i cuscini e si preparò per affrontarla. Lo scarafoide si accorse subito della sua presenza, perché volò in picchiata verso di lui come un bolide che voleva abbattere un cacciatore, ma quella volta sarebbe andata diversamente. Sarebbe stato distrutto dalla furia del cacciatore con la fobia degli insetti. Scorpius la aspettava, con le braccia aperte e le gambe piegate, in una posizione di battaglia completamente inventata a cazzo di cane ma che faceva tanto figo da vedere. Quando l’orrida creatura fu vicina a lui, però, cedette, e si lanciò sotto le lenzuola.

– Che succede qui?! – Rose spalancò la porta ed entrò di prepotenza. Il ragazzo stava tremando sotto il piumone rosso oro, con la blatta che si schiantava ripetutamente su di lui nel tentativo di afferrarlo, come una cimice che andava a sbattere in modo deficiente contro ai muri. – Incendio! E la povera creatura innocente, vittima di essere nata in un mondo crudele dove non aveva diritti in quanto brutta, prese fuoco e morì, lanciando un ultimo grido di dolore e vendetta.


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Spazio autrice:

Scusatemi immensamente per il ritardo. Adesso pubblico subito l'altro capitolo

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Capitolo 9
*** La malattia del formaggio ***


CAPITOLO 9

 

LA MALATTIA DEL FORMAGGIO







– VOLEVI UCCIDERE ME O LA BLATTA CON QUELLA CAZZO DI FIAMMATA?! – Scorpius riemerse dalle coperte e spalancò le labbra per urlare quanto più forte possibile.

– UCCIDO TE SE ORA NON TIENI TAPPATA LA TUA BOCCA, NESSUNO SA CHE SEI QUI, VUOI FARTI SCOPRIRE?!

Il ragazzo si ammutolì. Non aveva neanche il diritto di urlare, nemmeno se avesse preso fuoco. Allora tanto meglio buttarsi direttamente nel camino e morire tra atroci dolori.

– Tutto okay, Rose? Chi c’è lì con te? – La voce di Lavanda si diffuse preoccupata nella loro stanza, e i due ragazzi scattarono in piedi come colpiti da una scossa.
La ragazza corse verso la porta e stoppò Lavanda che era riuscita ad alzarsi dal letto e si stava avvicinando incuriosita. – Cosa c’è lì?

– Niente –. Rose le si parò davanti.

Lavanda inclinò la testa verso destra e allungò lo sguardo sul piumone disordinato.

Anche Rose inclinò la testa verso destra.

L’amica si accigliò. – Cosa mi nascondi?

– Niente!

Scorpius si lanciò sotto alle lenzuola, intenzionato a rimanerci fino a che non sarebbe ritornato delle sue dimensioni di diritto.

Lavanda inclinò la testa verso sinistra e Rose si appoggiò allo stipite della porta sorreggendosi con il gomito sinistro. – È il mio nuovo animale domestico.

L’amica alzò un sopracciglio.

– Non te lo voglio far vedere perché è con me da poco… Ed è ancora piuttosto bruttino.

– Ah –. Borbottò Lavanda. – Mi dai quache altro indizio? Che cos’è? Lo potrò mai accarezzare? È tenero? È un gufo, un gatto, un rospo…

– Un rospo –. Sorrise Rose. – Un rospo bitorzoluto.

Scorpius per poco non prese fuoco per autocombustione d’ira

. Lavanda sorrise. – Sai Rose, che i rospi si trasformano sempre in principi bellissimi…

– No, non questo rospo, te lo posso assicurare.

Lavanda scoppiò a ridere. – Non ci credo molto a questa storia del rospo, però ora è meglio se torno a dormire.

Si salutarono e l’amica scomparve nell’altra camera.

– Dove sei finito?! – Urlò Rose, mentre lanciava un Muffliato intorno alla loro stanza. Aveva una mezza idea di far aderire l’incantesimo in modo permanente agli stessi muri, così da nascondere il rumore delle torture che di lì a poco avrebbe inflitto a Scorpius-cazzone-Malfoy.

Il ragazzo continuò a sgattaiolare sotto il piumone, nascondendosi tra le pieghe, ma bastò un semplice “accio Scorpius Hyperion Malfoy” per poterlo riacciuffare. Il serpeverde sperò che non stesse venendo verso di loro anche qualche vecchio parente deceduto con il suo stesso nome, richiamato dall’incantesimo. Sarebbe stato molto simpatico se le ossa di qualche suo bisnonno si fossero messe a rincorrere Rose Weasley fino alla fine dei tempi.

Scorpius, quello vivo, volò letteralmente nelle mani della ragazza, parecchio infastidita. – Non ti chiedo più nulla, ma falla una disinfestazione una volta ogni tanto –. Sbuffò. Poteva anche supplicarla e fare gli occhi dolci, ma avrebbe preferito mille volte lanciarsi in pasto ai gufi.

La rossa sospirò, lo rimise sul cuscino e, con un abilissimo incantesimo, ripulì tutta la stanza da cima a fondo. Cominciò anche a diffondersi un leggero profumo di alloro e pergamena.

Scorpius respirò a pieni polmoni quella beata aria pulita.

– È quasi ora di pranzo, dovrei andare a farmi una doccia visto che per colpa di qualcuno non mi lavo da ieri. –. Borbottò Rose lanciandogli uno sguardo d’odio.

Almeno per una volta, si ritrovarono d’accordo.

– Aspetta, io che faccio mentre ti lavi? – Chiese Scorpius con una nota di preoccupazione nella voce. Sentiva ancora quel ronzio infernale tormentargli le orecchie.

La rossa lo guardò con un sopracciglio alzato. – Non so… Rimani qui e te ne stai zitto e seduto a non fare nulla? – Chiese. – Non vorrai mica venire in doccia con me.

Alla serpe si illuminarono gli occhi.

– Assolutamente no! –. Sbottò Rose, raccattando i suoi vestiti e il suo accappatoio. – Non dirmi che hai paura di restare qui da solo! Sono solo insetti, santo cielo!

Sì, insetti grandi la metà di me. Scorpius preferì non rispondere. Stava seriamente cominciando a valutare la situazione in modo diverso. Era piccolo e indifeso, qualsiasi cosa avrebbe potuto davvero fargli del male, e, oltretutto, diciamocelo, non risplendeva di certo di coraggio.

– Occristo –. Rose la prese ancora peggio, perché lo afferrò e lo buttò dentro la tasca del suo accappatoio, senza neanche dargli il tempo di rifiutarsi.

E così rimase per più di mezz’ora, pietrificato all’interno della tasca, senza possibilità di muoversi. La sorte non aveva la minima intenzione di dargli un premio per tutto quello che aveva passato, nemmeno una piccola sbirciatina a quello che stava succedendo in quella doccia a mezzo metro da lui. Niente di niente.

Rose era ormai perfettamente vestita e pettinata, se così si poteva dire, ovviamente, visto che i suoi capelli erano sempre più simili alla chioma di ulivo. In quel momento però erano ancora bagnati, e quindi tutti appiccicati al suo viso. Era stranissima con quell’aspetto. – Ma la smetti di fissarmi?! – Strepitò la rossa.

Scorpius si girò dall’altra parte della stanza, sbuffando, immerso nel suo vestito improvvisato di stoffa stile “sacco di patate”.

Cominciarono a prepararsi per il pranzo, o, almeno, Rose lo fece. Si lisciò la divisa, prese la bacchetta, si sciolse i capelli ancora un po’ umidi sulle spalle e si infilò le scarpe.

Il ragazzo rimase a fissare la poca cura che la ragazza aveva nei confronti della sua persona. I capelli, tempo pochi minuti, e sarebbero tornati nella loro forma esplosiva originaria, per non parlare poi di alcuni punti neri e piccoli brufoletti che aveva in volto. Persino i baffetti! Beh, in realtà ogni suo singolo pelo, tolti capelli e sopracciglia, era candido e biondo, quindi i baffetti si vedevano appena. Peccato, se si fosse curata un minimo sarebbe potuta essere una ragazza più bella, nonostante non avesse i lineamenti e le forme giuste della cugina Lily. Zabini era forse cento volte più fortunato di lui. Anzi, diciamo pure mille.

– Bene, tu qua dentro –. Dopo essersi sistemata Rose aprì la borsa e indicò il suo interno a Scorpius.

– Mi spieghi come farò a mangiare? – Sbuffò lui con tono strafottente, guardandola dal fondo dell’accessorio in cuoio.

– Sempre a lamentarti.

– Sempre a lamentarmi una sega, credo di averne il pieno diritto. Poi, c’è per caso qualcosa di meglio che io possa fare al momento?

– Sì –. Disse Rose con un tono squillante. – Tipo stare zitto. Vedi di non parlare mentre sono fuori, tanto non ti rispondo.

– Perché ovviamente adesso mi rispondi sempre.

– Non puoi pretendere di essere trattato come un principe, ora ti assumi le tue responsabilità.

– Forse, Weasley, vorrai dire che mi sto assumendo le tue, di responsabilità.

Rose strinse la mascella e gli spinse la testa negli strati più nascosti della borsa, chiudendo la cerniera. La serpe sperò solo di non incorrere nelle briciole radioattive di qualche merendina dimenticata là sotto nel duemilaedieci. Chissà quali altri oscuri segreti nascondeva quella borsa.

Andò tutto bene finché non arrivarono in Sala Grande. Il problema arrivò quando dovettero mangiare.

Scorpius riuscì a rilevare dall’odore, perché col cavolo che quella rossa da strapazzo gli diceva qualcosa, che il pranzo di quel giorno era a base di minestra scozzese. Insomma, prendi dell’acqua, mettici a mollo delle verdure ed ecco, un piatto schifoso tipico anglosassone.

– Quindi, Shay, cosa hanno spiegato oggi alla lezione? – La Weasley cominciò a chiacchierare con le sue amichette.

Scorpius provò ad origliare per un po’, ma rinunciò molto presto.

– Mah, niente di che. Ci hanno fatto il mazzo perché quest’anno abbiamo i M.A.G.O e facciamo sempre casino, il prof poi è quasi sclerato perché non c’eri te a fornire le risposte a tutte le domande. Un classico. A proposito, perché tu oggi non c’eri?

E continuarono così a parlare, parlare, parlare, parlare e parlare. Nel frattempo, al tavolo dei serpeverde, Philip aveva deciso di alzarsi dal suo posto e di dirigersi spedito verso i Grifondoro, sotto lo sguardo stupito della maggior parte dei presenti. Catturò l’attenzione di Lily, che stava parlando con Rose e Shay.

Tutta quella parte di tavolo si zittì, cadendo in un mutismo incredulo, attendendo che Zabini facesse la sua mossa.

– Ehy, Potter, hai per caso visto Scorpius? – Chiese a Lily con nonchalance, come se fosse una sua vecchia amica.

Lily fece spallucce e non si meravigliò del fatto che si fosse rivolta a lei con quel tono così amichevole e spavaldo. – Non l’ho proprio visto. Come sta Albus, invece?

– Si sta riprendendo, stasera dovrebbe scendere giù a cena –. Rispose Philip rubando una piccola porzione di pane. Nessuno riuscì a rivendicare il furto di cibo.

Ma perché quei due si stavano scambiando una conversazione tranquillissima lì in mezzo, davanti a tutti, quando fino alla sera prima non si erano neanche mai rivolti la parola?

– Ok… – Sorrise Lily timidamente.

Philip le fece un’occhiolino e lei ridacchiò.

In quel momento erano tutti in silenzio, solo Lily e Zabini stavano parlando, e pian piano anche il resto della sala si stava accorgendo che c’era qualcosa che non andava.

– Bene, sono felice. Allora ciao –. Lily sorrise.

– Ciao anche a te –. Pure Zabini sorrise, e si allontanò, mostrando il palmo aperto in segno di saluto.

– Aspetta! – Prima che il tavolo dei Grifondoro si potesse ricomporre, Rose richiamò Philip.

Lui rimase in piedi di fronte alla rossa, guardandola con un cipiglio infastidito. – Sì? - Il suo radicale cambio di comportamento fu parecchio evidente.

– Dopo ti devo dire una cosa, Zabini.

Philip annuì, e li salutò di nuovo, anche se i suoi occhi rimasero fissi su Lily per tutto il tempo.

Scorpius si divincolò all’interno della borsa. Cosa aveva intenzione di dire Rose?! Alla fine non erano riusciti a confrontarsi sul cosa inventarsi come scusa, rischiava di mettere a repentaglio tutta la sua reputazione! Cercò di mostrare tutto il suo disappunto e di attirare la sua attenzione smuovendo la borsa, ma tutto ciò che ricevette fu una sberla.

Rose poi fu un genio ad inventarsi un modo per far arrivare la minestra a Scorpius senza destare sospetti. In pratica una colata bollente di verdure frullate immerse in un liquido marrone lo investì come una doccia. Il ragazzo non trattenne qualche parolaccia, mentre al suo fianco andava a crearsi un lago con le verdure come isolotti.

– Malfoy potresti anche sforzarti di venirmi incontro.

– Fanculo.

– Hai detto qualcosa? – Shay si girò nella direzione della rossa, che riportò immediatamente lo sguardo sul suo piatto.

– Niente, niente –. Bofonchiò Rose. Provò ancora a far avvicinare il cucchiaio alla testa del serpeverde, ma lui lo allontanò con tutte le sue forze.

– Non vedi che sono già ricoperto di minestrone?! – Urlò.

Rose storse il naso. – Adesso devo ripulire tutto l’interno della borsa… Era la mia preferita.

– Questa specie di straccio arrotolato con una merendina kinder vecchia di anni era la tua borsa preferita?! Ho paura di vedere le altre.

Un’altra doccia di minestra lo affogò. Non ottenne nessun’altra risposta.

Scorpius cominciò a sentire la mancanza della merendina mezza decomposta. Avrebbe preferito mille volte mangiare un formaggio spiaccicato al suolo da anni e prendersi chissà quale malattia, piuttosto che bere quella brodaglia.

Arrivò il momento della posta e, vicino al piatto di Rose, si posò un bigliettino. La ragazza lo srotolò, era della McGranitt:

Entrambe le vostre famiglie sono state informate dell’accaduto, attendiamo una loro risposta

Attendere la reazione dei loro genitori non faceva altro che provocare ancora più ansia ad entrambi. Tutti e due cominciarono ad ipotizzare le due possibili risposte che avrebbero potuto dare i loro genitori. La prima consisteva nell’omicidio, la seconda, nel suicidio.

Rose aprì il biglietto all’altezza di Scorpius, e lui dovette muovere la testa e rileggere più volte per poterlo comprendere.

– EHY, MA CHI È QUEL COGLIONE CHE CI HA FATTO PERDERE OTTANTA PUNTI?! – La voce di Roxanne strepitò in Sala Grande, facendo tremare ogni singolo grifone. La ragazza aveva appena visto la classifica dei punti delle casate, e si stava per trasformare in un dragone sputafiamme.

Il tavolo dei Grifondoro si immobilizzò completamente. Non volava una mosca fra di loro, cercavano tutti capire dallo sguardo di potesse essere il colpevole di quel tradimento. Rose cercò di far finta di niente.

– Aspetta ma… È SUCCESSO PURE DA NOI! – Fu il turno di uno dei due gemelli Scamander a parlare, dal tavolo dei serpeverde.

Dai corvonero e tassorosso si levarono dei risolini compiaciuti, felici finalmente di essere in testa alla classifica.

Shay si girò di scatto verso Rose e Lily ed elencò loro ogni singolo pettegolezzo della giornata, cercando di capire chi fosse quel deficiente che aveva fatto perdere così tanti punti, mentre Roxanne e Fred avevano già dato via al giro di scommesse. Hugo si risvegliò dal suo torpore e chiese: – Che succede? – Per poi ricevere una mestolata di minestra addosso da parte di un ragazzino più piccolo. – C’entrate sempre voi Weasley con la perdita dei punti. Avanti, sputa il rospo! – Urlò lui.

Complimenti al signorino, ci aveva azzeccato, ma Rose era troppo impegnata a fingere di essere innocente per poter aiutare il fratello, che veniva sommerso sempre più da minestra fredda lanciata da misteriose catapulte comparse chissà dove. Poi vide con la coda nell’occhio Fred nascondere il nuovo scherzo del negozio “Mini catapulte tascabili”, ma non lo disse a nessuno.

Al tavolo dei serpeverde la situazione era anche peggiore, erano gli ultimi in classifica e ognuno di loro sttringeva in mano il coltello trovato sul tavolo, convinti più che mai ad usarli contro qualcuno.

Scorpius si fece zitto zitto e per una volta sembrava che si fosse davvero volatizzato.

Rose avrebbe volentieri scambiato il suo corpo con quello del ragazzo, sapeva che le sue espressioni facciali avrebbero potuto tradirla molto facilmente. La sua testa era un vorticare continuo di pensieri, a destra, a sinistra, escogitava e pensava a qualsiasi tipo di risposta da dare nel caso si fosse verificato qualunque scenario di guerra.

– Tutto apposto, Rose? Non hai una bella cera –. Ecco, appunto, Hugo se ne era accorto. Se persino lui aveva notato qualcosa non ci sarebbe voluto molto che anche tutti gli altri lo facessero.

– Ehy! – Urlò Shay. – Non è che tu ne sai qualcosa? – Le puntò il dito contro.

Tutti si girarono nella sua direzione, con gli occhi fuori dalle orbite.

Rose si aprì in un sorriso più finto dell'onestà della Skeeter e disse queste parole: – Magari hanno scoperto della festa…?

Ovviamente non convinse nessuno.

Nel frattempo al tavolo dei serpeverde si era levato un enorme boato. La mancanza dei punti aveva a che fare con la scomparsa di Scorpius, e avevano già intuito che c’entrassero i Grifondoro, visto che avevano perso lo stesso loro punteggio quel giorno.

Rose pensò che venir fissata in quel modo da tutti i Grifondoro e Serpeverde, con tanto di coltello in mano, fosse una delle cose peggiori che le fossero mai capitate.

La McGranitt ristabilì subito l’ordine e disse che avrebbe tolto cinquanta punti a chiunque avesse continuato con tutto quel chiasso. Le case si ammutolirono all’istante, ma gli sguardi sospettosi e le coltellate alle spalle, (letterali o non), continuarono per tutto il pranzo.



Rose stava seriamente pensando di svignarsela e di mandare a fanculo Philip Zabini. Il pranzo si era appena concluso e tutti stavano per tornare ai loro dormitori. Zabini, però, teneva lo sguardo fisso su di lei ormai da un po’, e non l’aveva abbandonata per tutta la durata del pasto.

– Bene, cosa dovevi dirmi? – Philip la braccò alle spalle, proprio mentre lei stava andando in dormitorio a preapararsi per la lezione del pomeriggio. Non l’avrebbe scampata. Scorpius cominciò un pochino ad agitarsi.

– So che sai cosa è successo a Scorpius –. Philip sbuffò, annoiato dal silenzio della rossa. – E voglio sapere cosa è accaduto, adesso.

Si capiva che se l’era presa per il risveglio brusco che Rose gli aveva causato quel mattino. E non l’aveva assolutamente intuito dalla bacchetta sguainata e stretta nel suo palmo, quasi inclinata verso di lei.

La ragazza lo fronteggiò, mettendosi di fronte a lui in una posizione di difesa. – È vero.

– Quindi? – Philip strinse i denti. – Perché hai fatto irruzione nel nostro dormitorio, e soprattutto, che cosa hai fatto a Scorpius?

Rose avrebbe tanto voluta rigirarsela con un: “Semmai, cosa ha fatto Scorpius a me”, ma non voleva sembrare più infantile del suo interlocutore. – Nella festa di ieri, nel bagno dei prefetti, sono accaduti dei fatti moralmente discutibili, e io sono entrata nel vostro dormitorio per cercare di risolvere il tutto –. Rispose, assottigliando gli occhi.

Scorpius sentì il cuore mancargli un battito. Fino a quel momento era stata sincera, molto sincera, troppo sincera! E se avesse raccontato tutta la storia senza omettere nessun particolare? E se avesse detto la verità? Si tappò le orecchie con le mani, aspettando la fine, ossia quando la Weasley l’avrebbe estratto dalla tasca e l’avrebbe mostrato all’amico, in tutto il suo orrore. Quando ciò non avvenne cominciò ad insospettirsi.

– Quindi… Mi stai dicendo che hai trovato Scorpius svenuto, la seconda volta che sei entrata, e hai subito chiamato la preside per farlo trasferire al San Mungo? – Philip alzò un sopracciglio e si fece quasi scivolare la bacchetta di mano. – Lo sai che non ti credo, vero?

Rose scrollò la testa. – È la verità –. Rispose. – Puoi benissimo chiedere alla McGranitt. Lei sa tutto –. E di nascosto fece volare un bigliettino a forma di aeroplano in cui aveva scritto quello che aveva appena detto a Philip.

Zabini scrollò la testa senza abbandonare il suo ghigno sfrontato. – Okay, okay, facciamo che ti credo. Ma ora voi Grifondioti restate lontani dalle nostre faccende.

– Lo sai vero che ciò vuol dire che Lily deve stare lontana dal tuo letto?

Zabini ritornò all’improvviso serio. – Non sei divertente, Weasley –. Le diede una spallata e ritornò nei Sotterranei.

Scorpius ricevette la botta dell’amico con tutta la sua forza, la borsa oscillò e lui venne sbattuto con la faccia dentro alla pozzanghera di minestra gelata. Sputò qualche pezzo di carota cotta. – Voglio morire.

Rose sospirò: – Pure io.



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Spazio autrice:

Ecco qua il nono capitolo della storia. Scusate se sono stata un po' assente da EFP in questo periodo ma ho avuto per piccolo contrattempo chiamato "annichilimento totale" in cui alternavo le mi giornate dal fissare il soffitto stesa sul mio letto al fissare il soffitto stesa sul divano.
In ogni caso mi sono ripresa, il capitolo dieci arriva verso lunedì sera o martedì pomeriggio..

Spero che la storia vi piaccia, se volete scrivermi una recensione, anche di critica, vi invito a farlo :)

- Martaina

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Capitolo 10
*** Baby Malfoy ***


CAPITOLO 10

 

BABY MALFOY






Rose si stava avviando a lezione di Erbologia, con la borsetta intrisa di minestra che sbatacchiava ricoprendo tutte e tre le dimensioni dello spazio.

Scorpius avrebbe tanto voluto lamentarsi del freddo scozzese che lo investì non appena uscirono dal castello, o anche semplicemente del lago di verdura ormai gelido in cui era costretto a mollo, ma, ovviamente, non aveva diritto di parola. Rose era abbastanza infuriata per non aver avuto il tempo di prepararsi per le lezioni del pomeriggio, non avrebbe voluto farle venire i sorci verdi. Anche perché lui di verde intorno a sé ne vedeva ben troppo.

Quindi non si lamentò quando la ragazza diede una borsata ad un Corvonero che si trovava sul suo tragitto, non disse nulla quandò sbatté la testa su un oggetto duro per il contraccolpo, e dovette trattenersi dal ridere a forza quando la cara Weasley urlò un "Vaffanculo!" ad un Grifondoro che le aveva detto cose decisamente poco educate come: "Ciao Rose. Come stai?"

Almeno lui e la Weasley avevano qualcosa in comune: quando erano arrabbiati odiavano tutti. Il che non era esattamente una bella cosa tra due persone che dovevano convivere.

– Rose Weasley, ti stavamo aspettando.

La ragazza gelò il professor Neville Paciock con uno sguardo. Erano sempre stati in ottimi rapporti, ma quel giorno Rose avrebbe potuto uccidere qualsiasi essere vivente anche solo guardandolo. A cominciare da quelli più piccoli ed indifesi come il coso che aveva nella borsa.

– Bene, cominciamo! – Neville era ovviamente stato informato di quello che era accaduto a Malfoy, come il resto del corpo docenti, quindi aveva subito capito che quel giorno avrebbe dovuto lasciare Rose in pace.

La ragazza si mise subito vicino alle sue amiche, che la riempirono di domande riguardo ai suoi ritardi di quel giorno, a cui Rose rispose utilizzando tre versione diverse, nonostante tutte le sue amiche fossero esattamente di fronte a lei. Non le fecero ulteriori domande, erano troppe confuse.

Scorpius dedusse da un fastidioso "Ciao, come stai?" rivolto a Rose da una voce terribilmente petulante che erano in lezione insieme ai Corvonero. E che Cedric Wells stava cercando di abbordare la Weasley in ogni modo possibile.

La ragazza ricambiò il saluto, si scambiarono due idiote frasi di convenienza come: "Ciao, tutto bene? Io sì tutto bene. Che fai? Io niente. Sei libera questo weekend? Sì, un giro nel giardino esterno del castello domenica pomeriggio, ci stai?"

No aspetta cosa.

Scorpius voleva vomitare.

Ovviamente Rose aveva mentito tutto il tempo, visto che la sua vita era appena stata frullata come un passato di verdure e l'ultima cosa a cui stava pensando era un appuntamento con mister-gracile-come-un-manico-di-scopa. O almeno, questo fu quello a cui credeva Scorpius, perché la Weasley non esitò neanche un secondo prima di dire un "sì!" tanto gioioso quanto inaspettato.

Tutti e tre arrossirono all'unisono, Rose per l'imbarazzo (se ne stava già pentendo, il serpeverde ne era sicuro), Cedric per la timidezza e Scorpius perché la minestra gelida lo stava atrofizzando.

Cedric le disse ancora un paio di cose prima di levarsi di torno, scattante come uno stambecco che era stato avvistato da un cacciatore, evitando con geniale astuzia i risolini delle sue amiche. Quanto era patetico.

– Signorina Weasley, sa rispondere alla domanda? – Neville Paciock interruppe quel brusio di sottofondo e Rose passò dall'essere rosso pomodoro ad essere rosso semaforo lampeggiante, una specie luminaria nell'oscurità per i viaggiatori notturni. Ovviamente non sapeva la risposta.

– Radice di asfodelo –. Suggerì Scorpius dalla borsa.

Rose inarcò le sopracciglia, abbassò lo sguardo, e, senza troppa cautela, urlò: – EH?!

Lavanda sgranò gli occhi.

– Tutto okay signorina Weasley? – Domandò Neville, che era rimasto con la bacchetta sospesa per aria.
Rose riportò lo sguardo in alto, completamente smarrita, si riprese all'improvviso e annuì con forza. – Quindi, la risposta alla mia domanda?

Radice di asfodelo!

– Radice di asfodelo! – Ripetè Rose con sicurezza, dando una botta alla borsa per paura che Scorpius avesse alzato troppo la voce.

Leslie cominciò a guardare la sua amica in modo sospettoso, anche Neville alzò un sopracciglio. La Weasley tentò di giustificarsi, guardò il professore dritto negli occhi. Indicò il suo ventre, dove era poggiata la borsa, e a voce non poi così bassa come lei credeva pronunciò queste parole: – Baby Malfoy.

Neville annuì, capendo che si stava riferendo a Scorpius, e ritornò alla sua lezione come se nulla fosse.

Non si poté dire lo stesso di tutti gli altri. Cedric sbiancò, fingendo di avere tutto sotto controllo pur sapendo che non sapeva che cazzo fare, Leslie era così confusa che si colpì da sola con un vaso che stava spostando, Shay scoppiò in una risatina nervosa e Lavanda per poco non svenne.

Rose osservò tutta la scena con molta confusione.

Nel frattempo alcuni ragazzi corvonero che avevano contatti con i serpeverde si stavano facendo la loro personale versione sul perché Scorpius Malfoy non si fosse ancora fatto vedere quel giorno.

.


– Domani. Primo allenamento di Quidditch.

Rose sputò le patate nel piatto, guardò Larion con gli occhi stralunati e disse: – Cosa?!

– Hai capito bene.

– Ma solo ieri abbiamo fatto il primo incontro! Poi Camron è ancora in infermeria, e siamo tutti esausti.

Larion alzò gli occhi al cielo e andò a sedersi al suo posto al tavolo, sussurando in modo sospetto con alcuni compagni di casa.

Erano a cena e l'atmosfera era particolarmente strana. Rose aveva ricevuto dei saluti nervosi e gioiosi da tutti i ragazzi della sua casata, i quali subito dopo si erano messi a bisbigliare in modo sospetto alle sue spalle. I ragazzi serpeverde invece la guardavano con paura, quasi odio, mentre le altre due casate si comportavano in modo caotico, scambiandosi pettegolezzi a destra e manca. Le sue amiche erano piuttosto silenziose, e se ne stavano sulle loro. Rose non capiva.

– Sicura di poter ancora fare quidditch? – Chiese una voce molto famigliare proveniente dalla sua borsa.

Rose spalancò gli occhi. Certo che poteva ancora praticare il quidditch, non sarebbe stato quell'esserino a rovinarle anche l'ultimo divertimento che le era rimasto.

– Quindi Rose non ci sarai all'allenamento domani? – Chiese sua cugina Lily all'improvviso.

La Weasley scosse la testa. – Ho delle cose da sbrigare, diciamo. Cose molto importanti –. Sorrise alla cugina e alle amiche. Nel frattempo la sua famiglia si stava raccogliendo intorno a lei e stavano aprendo bene le orecchie. – Scusate, non ve ne posso parlare al momento –. Si giustificò la rossa.

Roxanne e Fred annuirono molto interessati, Lily si mise a bere da un bicchiere vuoto facendo finta di niente e Hugo prese a mangiare la minestra con la forchetta.

– È tutto okay? –. Chiese Rose stupidamente. Ovvio che non era tutto okay.

– È per via del tuo nuovo animale domestico? – Chiese Lavanda squillante, si era ormai completamente ripresa dalla serata precedente. – Quello di cui mi hai raccontato oggi pomeriggio.

Rose annuì con vigore. – Sì.

Non sembravano molto convinti.

– Ed è un... Rospo? – Chiese Leslie sospettosa.

Rose annuì ancora. – È tutto apposto?

Shay le prese la mano con dolcezza. – Va tutto bene, a noi puoi dire tutto, siamo le tue amiche e la tua famiglia –. Sorrise. – Non lo saprà nessuno oltre a noi.

Metà della Sala Grande che si girò nella loro direzione per origliare meglio.

Lavanda le toccò il ventre, facendo sobbalzare la rossa. – È normale che certi, ehm... incidenti possano capitare –. Balbettò. – Beh, non che io voglia considerare il nuovo esserino un incidente, insomma, è pur sempre un piccolo quasi umanoide –. Sorrise. – Ma se lo vorrai tenere ti sosterremo sempre.

Rose si sentì sempre più strana, una serie di sentimenti confusi cominciò a farsi strada dentro di lei. Possibile che sapessero di Scorpius? No, non poteva essere vero, eppure...
Era così stanca... Quella conversazione per poco non la stava per far esplodere. Voleva dire tutto, voleva vuotare il sacco davanti a tutti, mettersi a piangere e ad urlare contro qualsiasi anima viva e non, ma non poteva. Non poteva farsi travolgere dalle emozioni, nonostante la sua vita non fosse più come quella di prima.

Scorpius sembrava completamente scomparso, non si sentiva un rumore o un singolo movimento provenire dalla borsa. Probabilmente era lì per origliare, anche lui, per poi poterla giudicare. Come tutti avrebbero fatto se avesse aperto bocca.

– Su, su –. Shay la abbracciò, forse dopo essersi accorta che Rose stava tremando come una foglia. – Magari ne vuoi parlare meglio dopo, in camera.

Tutti quegli sguardi puntati su di lei non la stavano aiutando.

Rose annuì, non rendendosi neanche conto che le stavano pizzicando gli occhi.

– Se vuoi sarò io a dirlo allo zio Ron –. Sorrise Lily.

– Grazie... – Balbettò la rossa, quasi singhiozzando, e molto confusa dall'intera situazione.

Hugo si ridestò quasi dal suo sonno perenne. – Potremmo solo sapere come è potuto succedere? – Chiese con tutta la sua ingenuità, non rendendosi conto di quanto fosse importante quel momento. Tutti gli amici e i parenti lo guardarono malissimo. Il ragazzo si morse il labbro. – Insomma, non voglio giudicarti o altro, magari è un errore, o una cosa che andava avanti da un po' e non sapevate come dircelo –. Non si accorse dello sguardo assassino che gli lanciò Lavanda e continuò il suo discorso: – Ma com'è possibile che proprio tu, Rose, che ci tieni tanto a queste cose, non abbia utilizzato le protezioni?

Rose spalancò la bocca. – In che senso scusa?

– Sì, insomma, com'è possibile che sei rimasta incinta di Scorpius Hyperion Malfoy?


.


L'urlo di Lavanda era paragonabile a quello di uno pterodattilo molto incazzato.

L'intera Sala Grande si agitò scomposta e si alzarono una marea di bisbiglii.

Rose scattò in piedi e disse: – Devo andare –. Per poi mettersi quasi a correre.

– No, Rose, aspetta! – Shay le venne dietro, ma la rossa la scansò.

– Lasciami in pace.

L'amica annuì. – Vengo in camera subito con te, dopo aver sistemato tuo fratello –. Si arrotolò le maniche fino al gomito e andò a fronteggiare Hugo.

Rose sentì il mondo caderle addosso, insieme a quella fiumana di insulti e giudizi che stavano venendo nella sua direzione. La casata dei serpeverde fu quella che la trattò in modo peggiore, passarono da insulti normali come "Mezzosangue" ad epiteti molto coloriti accompagnati da piatti in frantumi, vetri che si spezzavano e un Albus Potter svenuto sul tavolo con la bava alla bocca e gli occhi all'indietro. Era troppo esilarante per essere una scena dell'orrore.

– Quindi è questo il motivo della scomparsa di Scorpius! – Zabini la afferrò per un braccio e interruppe la sua corsa verso la salvezza. Ossia la sua stanza in dormitorio, nella quale si sarebbe murata viva.

Rose sentiva gli occhi pizzicarle. – Lasciami –. Sibilò.

– Dimmi la verità, Weasley –. Il ragazzo assottigliò gli occhi e strinse ancora di più il braccio, facendole quasi male.

– Senti tesoro –. Shay si mise in mezzo ai due, liberando l'amica. – Lasciala in pace.

Philip alzò un sopracciglio, squadrandola. – E tu che vuoi adesso? – Borbottò. – Levati. Abbiamo già mandato uno dei vostri in infermeria, non mi tentate. Mi prudono già le mani.

Rose stava quasi per esplodere, ma fece appello a tutta la sua determinazione per fingere di avere il controllo della situazione e disse: – Quindi ammettete di aver fatto del male a Camron la scorsa sera?

Zabini si morse il labbro.

– Sono 35 punti in meno a serpeverde –. Decretò la rossa. – E se non mi lasci andare saranno molti di più. Vedremo anche cosa ne penserà la McGranitt...

Non fece nemmeno in tempo a finire che Philip si era già allontanato, dopo averle lanciato uno sguardo assassino e aver borbottato qualcosa riguardo ai grifondoro privilegiati figli di papà.
Che se ne andasse a fanculo. Pensò la Weasley.

Erika Bells era pallida in volto e sembrava molto confusa. Rose immaginava che anche Scorpius fosse ridotto in quel modo, ma non le importava. Quell'esserino, quel coso maledetto, le aveva causato più guai e umiliazioni in una singola giornata che in tutta la sua misera vita.

Scorpius sarebbe invece scoppiato a ridere, se solo la situazione non fosse stata così tragica e se non avesse avuto così tanto spirito di autoconservazione. La tentazione di abbandonarsi ad una grossa risata suicida aumentò dopo aver sentito il tonfo sul pavimento delle delicate ossicina del deretano di Cedric Wells, spintonato dalla gracile Rose Weasley.

Il corvonero era andato tranquillamente da lei per chiederle come stasse e per avere qualche chiarimento. Povero illuso. Non sapeva che la rossa in un momento come quello poteva essere capace di mangiarsi qualunque ostacolo che si sarebbe contrapposto tra lei e l'angolino di camera sua in cui di lì a poco si sarebbe raggomitolata a piangere. E fu anche quello uno dei motivi per cui Scorpius non rise. Non suonavano molto bene le sue ossicina usate come stuzzicadenti. Il suo scheletro sarebbe stato invece bellissimo come scultura contemporanea, che molto probabilmente Ron Weasley avrebbe appeso sul muro di casa sua e bersagliato con delle freccette alimentate da odio e frustrazione. Sempre meglio però di venir infilato dentro alla bocca di Rose, non ci teneva ad addentrarsi all'interno di quella cavità, con nessuna parte del suo corpo.

La situazione diventò ancora più elettrizzante. Letteralmente. Scorpius percepì l'elettricità statica formarsi nei capelli della rossa e accumularsi in prossimità delle punte, pronta a venir sparata sotto forma di onda energetica contro all'ennesimo idiota che l'aveva bloccata nel corridoio. In questo caso, la preside McGranitt.

La preside comunicò loro che nessuno dei due poteva partecipare agli allenamenti e alle partite di quidditch finché la situazione non si sarebbe sistemata. Entrambi ebbero la stessa idea di ucciderla in quell'istante. Poi però disse che il giorno successivo entrambe le famiglie sarebbero arrivate ad Hogwarts per chiarire la situazione, ed tutti e due pensarono di ordinare un biglietto di sola andata per qualche stato fuori dalla giurisdizione inglese. Scorpius scelse ovviamente il Messico.

– E qualcuno può spiegarmi cosa è appena successo in Sala? – La preside voleva spiegazioni, indicando la Sala Grande, dalla quale provenivano dei rumori che la facevano sembrare il campo di lotta dei montoni nel periodo dell'accoppiamento.

– Non si preoccupi preside, è che i nostri compagni sono delle capre –. Scorpius fece capolino dalla borsa sperando di ammorbidire la vecchia donna, che invece assottigliò gli occhi.

– È quello in cui li trasformerò se non si danno una calmata.

Entrambi i ragazzi deglutirono, sapendo che ne fosse perfettamente capace.

– Quindi dovrà essere questa la versione ufficiale che diffonderò nell'intera scuola? – Chiese spazientita la McGranitt, indicando la pancia di Rose.

– Assolutamente no! – Urlò la rossa con la voce spezzata, stringendo i pungi.

– Capisco signorina Weasley, farò del mio meglio per far in modo che certe voci non pesino gravemente sulle vostre spalle, ma se ormai la voce gira sarà difficile metterla a tacere –. La preside si sistemò la veste. – Potete andare ora. Siete esonerati dalle lezioni di domani pomeriggio, avete l'incontro con i vostri genitori, e anche a quelle del mattino, se ritenete di aver bisogno di tempo per sistemarvi –. E se ne andò.

Rose ficcò la testa di Scorpius nella borsa, spingendolo degli angoli più remoti e reconditi, e si lanciò in una corsa disperata su per le scale.


.


– AVVINCINO!

La Signora dalle Ossa Grosse si svegliò di scatto.

– HO DETTO LA PAROLA D'ORDINE, ORA APRI QUESTA CAZZO DI PORTA! – Rose Weasley stava martellando il quadro con ossessione, agitando i pugni sulla tela.

La guardiana sussultò e la fece entrare subito.

La rossa si precipitò verso il suo dormitorio, correndo con la borsa sbatacchiante. Scorpius poté affermare di aver vomitato almeno due volte lì dentro.

La ragazza due primini che le tranciavano la strada, urlò e insultò un ragazzo di quarta che aveva solo osato pronunciare la lettera "M", forse cercando di dirle qualcosa del tipo: "Ma come cazzo di permetti?". Si sentì comunque legittimata a trattarlo male visto che quel giorno odiava qualsiasi cosa che avrebbe potuto farle ricordare quel decerebrato che aveva nella borsa; ossia: la lettera M, la lettera S, il colore verde, i rettili, le persone bionde, le persone alte, la vita, il mondo intero e l'esistenza stessa delle cose.

Niente riuscì a fermare la sua corsa disperata.


.


Albus stava cercando sua cugina. Incredibile ma vero, per una volta stava davvero preoccupando. Insomma, che Rose fosse rimasta incinta di Malfoy era praticamente impossibile, ma allora perché era scappata in quel modo? E perché il suo amico era scomparso così misteriosamente, senza lasciare nemmeno un biglietto, con i professori che non sembravano intenzionati a dire dove era finito? Cosa nascondevano? Per non parlare del fatto che avevano beccato il giro di sostanze di Zack Nott. Per fortuna che lui non era mai stato coinvolto in tutto quello.

In meno di ventiquattro ore era successo di tutto: avevano menato Scorpius nel campo da quidditch, una minestra era esplosa sulla faccia di Camron Grifondiota, Albus aveva partecipato a qualche accoppiamento omosessuale completamente ubriaco, aveva passato l'intera mattinata in coma, Scorpius aveva messo incinta Rose e poi era sparito perché aveva preso il primo volo per il Messico...

Immerso nei suoi pensieri tra i corridoi del castello si imbatté nell'infermeria. La porta era aperta, segno che nessuno stava davvero male. Decise di entrare. Forse lì avrebbe trovato sua cugina. In lacrime. Accovacciata in un angolo. Pronta a cruciare chiunque avesse cercato di rivolgerle la parola. Ma per la famiglia questo e altro.

Albus entrò.

L'infermeria era quasi completamente vuota. I primi due letti a baldacchino erano chiusi dalle tende verde acqua che odoravano di studio dentistico. Tutto lì dentro odorava come uno studio dentistico.

Si addentrò percorrendo la strada tra i lettini, cercando Madama Chips, ma non la trovò.

– Cerchi qualcuno?

Si girò di scatto alla sua sinistra, verso un letto occupato ma non coperto dalle tende. Un ragazzo con i capelli castani e il volto leggermente arrossato lo guardava con astio, come se non aspettasse altro che se ne andasse. I capelli erano tagliati molto corti e lo sguardo era perforante, quasi rude, con gli occhi assottigliati e le labbra tirate.

– Ciao –. Borbottò Albus, non aspettandosi un contatto così diretto. – Cerco Rose.

Camron sbuffò. – Non c'è.

Il serpeverde annuì. – Me ne sono accorto da solo

Il castano alzò un sopracciglio. – Allora cosa me lo chiedi a fare, mi stai prendendo in giro?

Albus alzò gli occhi al cielo. – No, no –. Borbottò. – Grazie comunque dell'aiuto.

Camron si stese sotto le coperte, girandosi dall'altra parte. Il Potter si guardò intorno, ritrovandosi in una situazione imbarazzante. Sarebbe potuto uscire subito e tornare a farsi i fatti suoi, ma decise per qualche masochista motivo di restare. – Hai visto Madama Chips? – Chiese.

– No –. Camron alzò gli occhi al cielo, senza girarsi. – Ti ricordo che sono qui con te, non ho occhi ovunque.

Albus annuì, guardandosi intorno spaesato. Quel ragazzo era un concentrato di odio e frustrazione di proporzioni bibliche. – Sai quando tornerà?

Il grifondoro si girò verso di lui, guardandolo come se fosse scemo. Cosa che in effetti Albus condivideva, doveva essere proprio scemo a restare lì a dialogare con quello invece di svignarsela.

– Posso farti una domanda? – Tentò il Potter.

– Accomodati pure –. Camron si mise a pancia in su e stese le braccia. – Non mi sembra tu mi abbia chiesto il permesso prima.

– Ok, bene... Come mai ieri sera non hai detto alla McGranitt che era stato Malfoy a farti esplodere la zuppa?

Il ragazzo lo guardò stralunato. – Per quale assurdo motivo questi dovrebbero essere fatti tuoi?

Albus distolse lo sguardo, non rispondendo. Se il grifondoro avesse voluto continuare lo avrebbe fatto da solo.

Camron si girò di nuovo dandogli le spalle. – Ho visto cosa è in grado di fare Malfoy. Non ci tenevo a iniziare una faida che sarebbe continuata per chissà quanti mesi.

Il serpeverde era sempre più curioso. – Ti inquieta Malfoy?

– Prima di tutto, non vedo perché dovrei dirlo al suo migliore amico serpeverde –. Borbottò. – Seconda cosa, no. Non mi inquieta uno così. Anzi, mi fa solo arrabbiare.

– Ah... Strano, molti ragazzi hanno paura di lui.

– Alcuni hanno paura e altri non lo sopportano, è il perfetto profilo di un dittatore non trovi? – Ghignò Camron.

Albus non sapeva se rispondere con un sorriso o prendere la rincorsa per uscire da lì il prima possibile. Risolse con un compromesso: rimase fermo e impassibile come un pesce che ti gurda dagli scaffali surgelati del supermercato con i suoi occhi vuoti e spenti.

– Immagino voi serpeverde non vi siate ancora resi conto di quale sia la sua vera natura. Non sapete cosa è capace di fare uno come lui –. Continuò tranquillamente. – E mi dispiace che soprattutto tu, che sei figlio di Harry Potter, non ti sia reso conto della situazione.

Albus sospirò. – Faccio finta di non aver sentito.

– Eppure dovresti –. Gli rispose. – È pericoloso uno come lui.

– Perchè continui a credere questa cosa? – Chiese il serpeverde in modo brusco, quasi sbuffando. Quel ragazzo non era proprio una delle migliori compagnie. – Insomma, cosa ti fatto Scorpius Malfoy?

Camron non gli rispose, non gli diede nemmeno segno di aver sentito la domanda. Sembrava stesse quasi dormendo.

Albus si fece passare una mano nei capelli, spettinandoseli tutti. – Ok, non me lo vuoi dire, capisco.

– Non è che non te lo voglio dire –. Borbottò l'altro. – È che Scorpius Malfoy come persona non mi ha fatto nulla. Non è lui il problema.

– Okay... – Annuì Albus, rendendosi conto che forse aveva a che fare con un pazzo. – E quindi con chi hai avuto problemi? Con altri Malfoy? Con altri serpeverde?

Camron non gli rispose, rimase girato, ma l'altro ragazzo poté percepire un piccolo movimento all'altezza delle sue spalle, che si alzarono e si strinsero al corpo, come a volersi proteggere da qualcosa. – È tardi –. Disse il grifondoro dopo poco. – Voglio dormire adesso.

– Va bene, in effetti sono quasi le dieci –. Disse Albus dopo aver controllato l'orologio da polso che non esisteva. Sperò solo di aver azzeccato l'orario. – Allora... Buona serata.

Si chiuse subito la porta dell'infermeria alle spalle, non aspettando una risposta. Poco prima di uscire aveva incontrato quei suoi occhi neri e profondi come due pozzi guardarlo con odio. Quel ragazzo era curioso. Certo, aggressivo, scontroso, di poche parole, ma era curioso.


.


Appena Rose arrivò in stanza sbarrò la porta, lanciò via tutto ciò che aveva in mano e si mise le mani nei capelli. Scorpius fece subito capolino dalla borsa, insicuro, e assistette a quello spettacolo raccapricciante: la ragazza era completamente sfatta, i capelli sparati in aria per la corsa, gli occhi lucidi e gonfi, l'espressione del viso tirata per non far trapelare la disperazione. Cominciò a fare dei respiri molto pesanti, mentre le mani infilate nella chioma rossa cominciavano a tirare i capelli per trovare un modo di frugare la sua frustrazione. Il ragazzo deglutì.

– Non mi guardare così –. La rossa gli lanciò uno sguardo d'odio, con le pupille spalancate e i capillari rossi ben visibili.

Scorpius distolse lo sguardo da quella scena, mentre la ragazza si accovacciava in un angolo come un riccio e si metteva le mani sugli occhi. Dei piccoli singhiozzi cominciarono uscire da quel pallottolo di vestiti sudati e capelli rossi.

Il serpeverde non sapeva cosa fare. Uscì dalla borsa, cercando di lisciarsi i vestiti e sistemarsi un attimo. Ignorò Rose per quanto fosse possibile. I singhiozzi stavano aumentando. – Ehm ehm... – Borbottò lui, cercando di richiamare la sua attenzione. Non sapeva nemmeno lui perché stesse per fare un'azione così suicida, ma si sentì in un certo senso incaricato di risolvere quel piccolo disagio. Anche perché alla fine ci sarebbe rimasto in mezzo lui. Dalla ragazza non ottenne nessuna risposta. – Senti, Weasley...

– Chi ti ha detto che mi potevi parlare?! – Urlò disperata senza alzare la testa.

Scorpius tremò. Si arrampicò sul letto e si sedette di fronte a lei, cercando di capire come comportarsi. Non aveva intenzione di farla felice o di consolarla, era semplicemente patetica, voleva risolvere la situazione. – Allora, capisco che questa situazione non è affatto facile per nessuno dei due, ma...

– No, Malfoy –. Questa volta Rose alzò la testa e il suo volto era ridotto ad un quadro di Picasso. I capelli rossi tutti sfatti che ricadevano sugli occhi, i quali erano umidi e gonfi, le guance arrossate e delle grosse gocce ricadevano sul volto – Tu non capisci un cazzo.

Scorpius sospirò: – Se solo...

– Se solo una minchia! – Urlò. – Stai zitto. Ti preg-go. Tac-ci.

– Anche io non sono messo in una situazione migliore...

– STAI ZITTO! – Rose gli lanciò il mantello, che lo investì e lo sommerse completamente, facendolo ammutolire. – TI HO DETTO DI TACERE, CAZZO! PERCHÉ NON STAI ZITTO UN ATTIMO?! – Si avvicinò a lui con passi pesanti. Scorpius uscì da sotto al mantello velocemente, con il batticuore per la paura. Rose era paonazza. – CHE COSA VUOI DA ME?! CHE COSA VUOI DALLA MIA VITA?! – Sbattè una mano sul materasso di fianco al corpo del ragazzo, facendolo sobbalzare.

Lui alzò subito le mani in segno di resa, ma non demorse: – Io vorrei solo parlare...

– PARLARE?! – Urlò lei. – IN MENO DI VENTIQUATTRO ORE HAI ROVINATO IL PROGETTO DELLA MIA VITA E ORA VUOI PARLARE?!

Ecco, ci risiamo... Pensò Scorpius, alzando gli occhi al cielo, azione che non sfuggì alla rossa, che si arrabbiò ancora di più. – Non pensare di essere l'unica che oggi ha quasi perso tutto.

– Perché tu cosa hai perso?! – Strillò. – Il tuo cazzo di venti centimetri?!

– Ho perso un amico. Zack Nott. Probabilmente finirà in galera.

– SE LO MERITA! HAI LA PIÙ PALLIDA IDEA DI QUANTI DANNI AVREBBE POTUTO CAUSARE?!

– È comunque un mio amico –. Scorpius assottigliò gli occhi. – È irrispettoso dire queste cose.

– Io dico quel cazzo che voglio, esattamente come tu decidi di rovinarmi ogni volta che vuoi!

– Ancora con questa storia?! – Scorpius si ritrovò ad alzare la voce. Si mise in piedi davanti a lei, non era intenzionato a farsi trattare a pesci in faccia in quel modo. – Non è colpa mia se hai lasciato in giro quella pozione! Era una tua responsabilità e tu l'hai persa, devi dare la colpa solo e soltanto a te stessa e alla tua mania impulsiva di gettarti a capofitto nelle casate degli altri! – Prese un bel respiro. – Sono stufo di essere trattato così, riguardati prima di giudicare me! Non sono disposto a trattare seriamente una persona che non si prende le sue responsabilità.

Rose esplose in un pianto isterico, girandosi subito dalla parte opposta per non farsi vedere. – SEI UNO STRONZO! – Urlò, correndo poi verso il bagno. – Tu te ne sei rimasto tutto il giorno dentro quella cazzo di borsetta a fare commenti sugli altri, a nasconderti dietro al tessuto, a permetterti di fare quello che volevi! E intanto ero io, io quella subiva il giudizio di tutta la scuola! Sono stata io a inventarmi la scusa davanti a Zabini, sono stata io che ha dovuto fare di tutto per non far scoprire agli altri della tua presenza, salvandoti quella cazzo di dignità che ancora tu ti permetti di chiamare tale! – Rose spalancò la porta del bagno. – Sono stata io a subirmi tutti gli insulti di quelle merde dei tuoi amici, le occhiatacce sospette, e adesso sono io quella domani sarà sulla bocca di tutti. Tu starai invece sempre e incondizionatamente nascosto dietro quella cazzo di borsa, perché è l'unica cosa che sei in grado di fare!

Scorpius divenne rosso in volto. Cominciò a sentire prurito alle mani. Non poteva essere trattato in quel modo. – STRONZO IO?! – Urlò con quella sua voce che normalmente era calda ma che in quel momento era forte come un terremoto. – Non è colpa mia se tu non mi hai neanche dato la possibilità di trattarti bene, se la prima cosa che hai fatto è stata considerarmi come un rifiuto umano, se nel momento in cui io ero nudo come un verme, indifeso e infreddolito ti sei messa a pensare prima alle tue cose e poi a me!

– IO NON TI DEVO NULLA! – Strillò come risposta la rossa. – Perché il tuo diritto di stare al calduccio dentro a dei vestiti comodi varrebbe di più di un progetto a cui ho dedicato tutta la mia vita?!

– Beh la vita va avanti, se non ti viene una cosa ritenti con qualcos'altro! – Urlò mentre gesticolava in modo isterico. Raramente aveva perso la pazienza come in quel momento. – Adesso sarò io quello che si dovrà subire un cazziatone dalla mia aristocratica famiglia, che perderà tutti i rapporti sociali e la poca credibilità che è riuscito a costruire!

– NON TI HO DETTO IO DI NASCERE CON IL COGNOME MALFOY!

– CHE CAZZO DI DISCORSO È QUESTO?!

Rose urlò. Il suono che uscì dalla sua bocca era quasi uno strillo disperato, un urlo di dolore. – TI ODIO MALFOY, TI ODIO PIÙ DI QUANTO IO ABBIA MAI ODIATO QUALUNQUE COSA ESISTENTE. HAI ROVINATO LA MIA VITA E LA PRIMA COSA CHE SEI RIUSCITO A FARE È STATO RIBALTARE LE CARTE E URLARMI CONTRO QUANTO IO AVESSI ROVINATO LA VITA A TE! – Sbatté la porta del bagno e si chiuse dentro. – SEI UNO STRONZO!


.


Erano ormai ore che Rose era in bagno. Scorpius non si era mai sentito così tanto incazzato in tutta la sua vita. Era davvero raro che sudasse in quel modo, che gli prudessero le mani a tal punto da mettersi prendere a pugni il muro, sbucciandosi tutte le nocche, per sfogarsi. Quella rossa l'avrebbe fatto impazzire.

Per la prima ora quel bagno era sembrato il covo di Satana. Si erano sentite urla, oggetti lanciati e in frantumi, forse anche vetri spezzati. Scorpius non si era neanche preso la briga di chiedersi cosa stesse facendo, non era intenzionato a pensare a lei. Dopo molti minuti la situazione si era calmata e per un'altra ora si erano sentiti solo singhiozzi spezzati, per poi sparire anche quelli. Era ormai da tanto che non percepiva il minimo rumore, e non era neanche preoccupato. Anzi, era arrivato il momento di pensare un po' a sé stesso.

Dove avrebbe dormito quella notte? Il suo sacco di vestiti di iuta faceva un po' pena, sperò che il giorno dopo i suoi genitori si sarebbero presentati subito con i nuovi capi d'abbigliamento. Adocchiò un angolino sopra la cassettiera pressoché sgombro, se non per qualche cianfrusaglia buttata in mezzo alla polvere. Sarebbe stato un posto perfetto per dormire, avrebbe anche avuto la possibilità di nascondersi dietro al faccione di Ron Weasley nel caso la rossa fosse riapparsa per ucciderlo. Il problema era portare il mantello di Rose appallottolato lì sopra, per poterlo usare come materasso.

Proprio in quel momento la porta del bagno di aprì e tutto il corpo di Scorpius si irrigidì, quasi aspettandosi una sfuriata peggiore di quella precedente. Fece capolino una Rose Weasley completamente abbattuta. L'intero volto era arrossato e paonazzo, per il pianto, coperto di graffi e con segni di sfregamento contro gli abiti. Si era cambiata, indossava il pigiama. I suoi occhi erano completamente spenti e gonfi, della rabbia di prima non era rimasto più nulla.

Scorpius si coprì con nonchalance le nocche sanguinante. Anche della sua rabbia non era rimasto nulla in quel momento.

Rose lo guardò quasi rassegnata. Sospirò. Camminò verso di lui e lo prese delicatamente per il vestito. Poi lo poggiò tranquillamente sulla cassiera, senza rabbia, senza tatto, come se fosse un semplice oggetto da mettere in ordine. Gli posò il mantello a fianco e poi si girò verso il suo letto. – Tu da oggi dormi lì –. Decretò.

Scorpius non disse nulla. In fin dei conti gli andava bene. Si sistemò ben benino sul suo materasso di fortuna. Avrebbe voluto far notare alla Weasley che non si era lavato quel giorno e che quindi una toilette privata sarebbe stata di suo diritto, ma preferì restare in silenzio.

– Io domani mi svegliò alle sette. Se quando sto per uscire non sei ancora sveglio ti lascio qui –. Sbuffò lei mettendosi sotto le coperte.

– Okay –. Fu tutto ciò lui che rispose.

Rose prese un gran respiro. Si era appena conclusa una gigantesca e fantomatica giornata di merda. Una giornata orribile, inverosimile e oltre ogni logica. In bagno aveva sfogato tutto. Tutta la sua rabbia, la sua frustazione, le sue speranze infrante, aveva persino pensato che forse avrebbe dovuto convivere per ancora molto tempo. Non era un qualcosa che avrebbe accettato facilmente, ma non poteva esplodere in quel modo ogni sera, anche se quel piccolo nano da giardino se lo meritava. Si addormentò completamente esausta, con la speranza che quella giornata fosse solo un incubo e che il mattino dopo, con il suono della sveglia, si fosse risolto tutto.

Scorpius, dall'altra parte, restò invece sveglio molto a lungo.















Spazio Autrice:

Eccomi qui e scusatemi enormemente per il ritardoooo! Non ho molte scuse da tirar in mezzo, se non la mia incredibile procrastinazione. Però alla fine ho pubblicato, perché ci tengo tantissimo in ogni caso.

Cosa ne pensate del rapporto tra Rose e Scorpius? E della piccola conversazione che hanno avuto Camron e Albus?

In questo capitolo ho aperto più sottotrame. Perché ormai la storia vera e propria  è iniziata sin da quando Scorpius ha bevuto quella strana pozione, ed è passato solo un giorno da quel momento. No, non sto scherzando, nel capitolo 6 Scorpius beve quella strana pozione e questa giornata strampalata si conclude ora nel capitolo 10. Ci ho messo mesi a scriverla tutta ahahah

*ride tra le lacrime*

In ogni caso spero vi sia piaciuto perché ho cercato di unire elementi trash a cose un po' più serie. Sta diventando tutto sempre più complicato.

Al momento ho in programma di pubblicare il capitolo 11 l'8 marzo... sì lo so è tra meno di una settimana e ormai chi legge la storia sa che l'ultima cosa che riesco a fare è rispettare le consegne, ma ho già iniziato a scriverlo! Quindi se non sarà per l'8 credo sarà per il 15

Grazie di aver letto fin qui e mi dispiace ancora

Martaina

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Capitolo 11
*** Piccoli inconvenienti mattutini ***



CAPITOLO 11

 

PICCOLI INCONVENIENTI MATTUTINI





Scorpius aveva dormito malissimo, anzi, a mala pena era riuscito a chiudere occhio. Aveva passato l’intera notte a rigirarsi nel suo “letto”, rimuginando sulla sua attuale situazione.

In poche ore aveva immaginato ogni scenario possibile riguardo l’effetto di quella dannata pozione. Sognava di poter tornare nel dormitorio il mattino stesso dell’indomani, ma poi pensava al fatto che avrebbe potuto restare piccolo per sempre e trasformarsi in una sorta di bambolina per aspiranti stilisti. D’altronde, chi sarebbe riuscito a dormire bene dopo aver passato la giornata peggiore della sua vita?

Rose dormiva come un angelo posato su una candida nuvoletta in cielo. Un angelo con i capelli strapazzati e la bocca che sbavava, dalla quale uscivano stani versi e parole che sembravano comporre il rituale per evocare un demone, ma sempre un angelo era.

La pace e la tranquillità con cui la Weasley si era addormentata aveva lasciato il ragazzo di sasso. Era forse stato troppo duro con lei? Avrebbe dovuto tenere quella boccaccia chiusa e farsi i fatti suoi? Scosse la testa con forza. Non aveva fatto nulla di male. Ancora non capiva perché la rossa si fosse rifiutata di parlare con lui. Avevano entrambi un problema da risolvere; poteva capire che Rose stava soffrendo, ma per tutta la giornata precedente aveva ignorato i suoi problemi. Era stato trattato come se non esistesse, come l’ultimo degli ultimi, come se non avesse alcun diritto. Aveva già avuto quel tipo di esperienze nella sua vita e aveva fatto di tutto negli ultimi anni per non ritornare più in quello stato da miserabile.

Quando si cominciarono ad intravedere le prime luci dell’alba, Scorpius iniziò ad avere sonno, e dieci minuti prima che suonasse la sveglia riuscì a cadere in un sonno profondo.

Fu una musica celtica mixata a strumenti rock a farlo sobbalzare e a metterlo sull’attenti, come se fosse un allarme militare che svegliava i soldati per prepararli contro un’eventuale invasione di orchi. Subito dopo si accorse che era solo la sveglia di Rose.

Poteva dire, per non essere offensivo, che la rossa aveva dei gusti particolari. Perché mettere come sveglia canzoni che incoraggiavano a proteggere il loro Grande Lord o la loro Motherland non si poteva di certo definire una cosa normale.

Rose aprì gli occhi con serenità, si stiracchiò prendendosi il suo tempo, e solo dopo infiniti secondi di frastuono celtico rocckettaro mutò quella sveglia.

Scorpius non aveva la minima intenzione di farsi vedere da lei. Era in delle condizioni disastrose. Fece capolino dal mantello solo con il volto, per studiare la situazione, e, a giudicare da quello che stava facendo la Weasley davanti ai suoi occhi, cominciò a pensare che lei si fosse completamente dimenticata della sua presenza.

Si stava levando il pigiama. Di fronte a lui. Completamente a caso.

Scorpius rimase completamente imbambolato mentre osservava la ragazza che si sfilava la maglietta con un gesto fluido, esponendo la sua pelle nuda e pallida piano piano, centimetro dopo centimetro. Prima il fianco, poi la pancia piatta e liscia, dove si intravedeva la linea leggera degli addominali, poi sempre più su… Il ragazzo aveva la bocca spalancata, stava per urlarle di fermarsi, prima che la maglietta arrivasse ad esporre troppo, ma all’ultimo la Weasley si girò dall’altra parte.

I suoi capelli rossi caddero sulla sua schiena nuda e pallida, come una cascata di fuoco che si abbatteva sulla neve. Gli dava le spalle, mentre ravanava nel suo armadio alla ricerca di un reggiseno e della divisa.

Il serpeverde era completamente attonito. Aveva sfiorato il disastro. E tutta quella situazione non aveva aiutato la sua condizione di erezione mattutina. Si girò immediatamente dall’altra parte, per evitare un altro contatto indesiderato. Finse di dormire, mentre nascondeva sotto gli strati di tessuto il suo microrigonfiamento grande poco più di un centimetro.

– Ah, Malfoy –. Sibilò Rose dopo qualche minuto di totale silenzio, marcando quel cognome come se fosse la cosa più ripugnante esistente sulla faccia della terra.

Scorpius si girò nella sua direzione, avvolto nel mantello come un bruco. Sollevò la mano e ricambiò il saluto: – Yo, Weasley.

La ragazza era girata verso di lui e non appena sentì il suo cognome si mise le mani sul volto. Dentro di lei si fecero strada dei sentimenti contrastanti. Non sapeva se ridere per la sua spavalderia, visto che si era rivolto a lei come se fosse il suo migliore amico, oppure spaccargli la colonna vertebrale.

Sfortunatamente, al suo risveglio si era dimenticata dell’esistenza di quell’essere. Si era alzata dal letto con serenità, con la mente sgombra da ogni pensiero, si era cambiata in mezzo alla stanza e aveva indossato la divisa. Grazie al cielo le era sembrato che Scorpius fosse girato di spalle, così era sicura che non avesse visto niente. Un po’ di rossore si fece strada sulle sue guance per l’imbarazzo. – Devi andare in bagno e darti una lavata –. Borbottò dopo qualche secondo, per distrarsi dai suoi pensieri.

Scorpius alzò un sopracciglio. – Lo so pure io.

– Bene –. La ragazza lo afferrò in malo modo e lo trascinò in bagno. Il serpeverde si aspettava di trovare un campo di battaglia reduce dallo sfogo di Rose della notte prima, ma il bagno era limpido e pulito, come se non fosse successo nulla. La Weasley aprì il getto del lavandino, mise il tappo sullo scarico e, dopo che l’acqua calda aveva raggiunto metà della capienza, ci ficcò dentro Scorpius a forza, vestiti compresi.

Lui riemerse dalla superficie sputacchiando. – So entrare nei lavandini anche da solo, grazie –. Borbottò. – E ora cosa vuoi fare, assistere al mio bagno? – Le fece segno di andarsene.

– Ti ho già visto nudo, caro.

– Okay, se la cosa ti piace bastava dirlo subito –. Scorpius ghignò e si tolse lo straccio che indossava come vestito.

Rose lo guardò malissimo, prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta. – Mi raccomando, se anneghi vedi di non fare troppo casino! E soprattutto, non chiamarmi! – Urlò dall’altra parte del muro. – E ti ricordo che se vuoi farla finita con il tuo dolore puoi sempre aprire lo scarico!

Scorpius guardò il tappo sotto ai suoi piedi e rabbrividì. C’era soltanto un pezzo di plastica instabile a separarlo da morte certa.

Dopo essersi lavato, profumato e arrampicato invano sulla ceramica bagnata nel tentativo uscire dal lavandino, chiamò Rose per farsi aiutare. – Weeeeaaaasley!

La ragazza spalancò la porta sbattendola contro al muro. – Io giuro che ti ammazzo.

E non erano nemmeno le otto del mattino. Evviva.

– Mi puoi aiutare ad uscire?

La ragazza strinse accartocciò le mani di fronte al suo volto, come a simulare l’atto di volerlo strozzare, anche se il suo collo ormai non era più così grande. Lo tirò fuori dall’acqua, lui si era coperto utilizzando la tunica bagnata, e lo posò su un grande asciugamano che di solito utilizzava per pulire la suola delle scarpe.

– È normale che questo asciugamano puzzi?

La ragazza fece spallucce.

– Ok ora devo andare in bagno.

– Falla lì.

– Lì dove?

– Lì sull’asciugamano!

Il volto di Scorpius si deformò facendo una smorfia incredibile. – Stai scherzando, vero?

Rose incrociò le braccia. – Non andiamo a colazione finché non la fai.

– Non sono il tuo cane! – Urlò. Si mise le mani nei capelli. – Potrei cortesemente essere condotto verso un luogo in cui posso fare i miei bisogni in modo più dignitoso?

E due secondi dopo si ritrovò in piedi sulla tazza del water. – Okay, così va meglio, credo.

– Sappi che se sporchi in giro ti faccio pulire con la lingua.

Scorpius deglutì.


 


– SIAMO IN RITARDO!

Il ragazzo sentì di nuovo il mal di mare a venire sbatacchiato all’interno di quella borsa. Peggio del giorno precedente. Ovviamente erano in ritardo per la colazione, perché non erano riusciti ad organizzarsi bene e il ragazzo aveva implorato la Grifondoro di non lasciarlo indietro.

– Siamo in ritardo perché tu ci hai messo quasi due ore per pisciare!

– Per la precisione, mi scusi signora… – Controbatté lui. – Erano solo cinque minuti e quarantasette secondi…

Rose ringhiò e Scorpius decise di tenere chiusa la bocca. Sarebbe stato difficile spiegarle che aveva aspettato che il suo amico in basso si calmasse prima di urinare. Non aveva intenzione di fare un casino proprio sulla tazza del water di Rose Weasley.

Ovviamente in tutta quella fretta le amiche della ragazza erano andate in Sala Grande senza passare a salutarla, pensando di lasciarle il giusto spazio e di andarla a trovare durante le pause tra le lezioni. Rose quella mattina era intenzionata a riscattarsi. Dopo la tremenda figura del giorno prima voleva dire la verità alle sue amiche, che le avrebbero creduto e l’avrebbero aiutata a sopportare tutti gli insulti che le sarebbero arrivati nei giorni successivi. Nessun fraintendimento le era costata tanta dignità.

Arrivò nella Sala Grande e vide tutti erano nel pieno della colazione. Non appena entrò ogni singolo studente si girò verso la sua direzione, interrompendo quello che stava facendo, che fosse mangiare o leggere il giornale, e la s

ala piombò nell’assoluto silenzio.

Rose si diresse al suo tavolo, cercando di ignorare quella situazione, e si piazzò proprio davanti a suo fratello Hugo. – Devo dirti una cosa –. Disse schietta.

Tutta la Sala Grande allungò le orecchie per ascoltare.

Lui alzò gli occhi dal giornale che stava leggendo, la Gazzetta del Profeta, e la squadrò con dubbio e preoccupazione. – Sì, Rose?

Lei si sedette di fronte a lui, facendosi spazio tra i suoi amici. – C’è stato un fraintendimento –. Provò a spiegare. Stava per aprire la bocca quando i suoi occhi scivolarono sul titolo in prima pagina del giornale, dove, scritto a caratteri cubitali, veniva annunciato:

"Rose Minerva Weasley è in attesa del bambino del rampollo di casa Malfoy?
La notizia che sta facendo impazzire la stampa e l’intera Inghilterra. "

Rose svenne. L’ultima cosa che vide fu il piatto di porridge in cui cadde la sua faccia.

 


Si risvegliò in infermeria, con le sue amiche intorno al suo letto. La prima cosa che vide furono i loro volti preoccupati, i capelli ricci e scuri di Lavanda che ricadevano sul suo petto e l’espressione dubbiosa di Leslie, la più lontana delle tre. – Ragazze… – Si guardò un attimo intorno, capendo dove fosse. Solo una stanza in tutto il castello aveva un odore così simile a quello di un studio dentistico.

– Ciao Rose –. Lavanda le prese la mano delicatamente, con il volto contratto in un’espressione incredibilmente preoccupata.

– È successo qualcosa? – Chiese timidamente la rossa. Le sue amiche sembravano troppo in ansia per un semplice svenimento.

Madama Chips raggiunse le ragazze. – Signorina Weasley, vedo che è sveglia! – Cinguettò, avvicinandosi al lettino. Dalla porta fece capolino anche la preside, che seguì l’infermiera fino al piccolo assembramento che si era formato.

– Preside, infermiera Chips… – Rose provò a mettersi seduta, ricadendo all’indietro per l’insufficienza di energie e provocando un urletto preoccupato a Shay. – Da quanto sono addormentata?

– All’incirca una mezz’ora, non ti preoccupare –. Sorrise l’infermiera

– Sapete cosa è successo? – Chiese allarmata Shay.

– Niente di strano, solo un calo di zuccheri e di energie, implementato da uno shock improvviso –. Rispose. – Può capitare durante una giornata difficile.

Le amiche annuirono, come se avessero capito tutto. – Sono quel genere di cose che possono capitare in quel particolare periodo, diciamo –. Ridacchiò Lavanda.

– Vi vedo preoccupate, cosa vi turba? – Chiese la preside alle tre ragazze.

Loro si guardarono negli occhi ansiose. – Ecco, volevamo sapere se questo avrà un brutto effetto sul...Beh, sul piccolo Malfoy –. Disse timidamente Leslie.

La McGranitt guardò stralunata Rose, che si schiaffò una mano in fronte per l’imbarazzo. – Quale piccolo Malfoy? – Chiese la preside alle amiche.

Loro si agitarono. – In che senso quale? Ce ne sono due… o tre?!

Madama Chips si mise a ridere.

– Loro non sanno niente, professoressa –. Sospirò Rose.

Le sue amiche erano sempre più confuse.

– Rose Weasley non è incinta –. Disse subito la preside.

– Come non è incinta?! – Lavanda nascose nelle tasche un buono sconto per prodotti per neonati, Shay fece evaporare un medicinale che attenuava la nausea durante una gravidanza e Leslie lanciò dalla finestra i documenti che avrebbero dovuto incastrare economicamente i Malfoy per il mantenimento del bambino. La McGranitt scosse energicamente la testa, alzando gli occhi al cielo per la stupidità dei suoi stessi studenti. Tutte e tre le amiche girarono sincronizzate la testa verso Rose.

– Vi giuro che volevo dirvelo –. Balbettò lei.

Shay alzò un sopracciglio. – E quando scusa?

– Ci hai fatte così tanto preoccupare! – Protestò Leslie.

– Io vi lascio, ho degli affari da sbrigare –. Le preside girò i tacchi. – Signorina Weasley, lei è esonerata sia dalle lezioni del mattino che da quelle del pomeriggio. Nel frattempo cercherò di risolvere l’enorme confusione che si è sollevata da questo falso pettegolezzo –. Dal modo severo in cui lo disse sembrava disposta a fare fuoco e fiamme nella sede della Gazzetta del Profeta. Madama Chips e la preside di allontanarono.

Lo stesso non si potè dire delle amiche di Rose, che l’assillarono per minuti interi.

– Ragazze… Ieri è stata una giornata difficile –. Sospirò lei socchiudendo gli occhi. – No, Leslie, non ho una relazione con Malfoy e no, non è una falsa notizia che ho voluto spargere in giro per poter ricattare la famiglia e fare un sacco di soldi, ANCHE SE, ora che mi ci hai fatto pensare potrei farlo davvero –. Sgranò gli occhi per la sua improvvisa botta di genio. – Ho avuto problemi con la pozione che stavo fabbricando.

Leslie spalancò la bocca. – Quella pozione?

– Quella che rimpicciolisce gli esseri viventi? –. Intervenne Shay.

– Che tipo di problemi? – Chiese Lavanda.

– Problemi del tipo… – Rose si morse il labbro. – Beh, l’ho persa.

Un silenziò improvviso calò sulla stanza. – Mi devo un attimo sedere, scusate –. Leslie si poggiò su uno sgabello trovato lì vicino. – IN CHE SENSO L’HAI PERSA? – Sbraitò. – NON ERA LA COSA PIÙ IMPORTANTE DELLA TUA VITA? TE L’HANNO RUBATA? CHI È STATO? QUEL MALFOY, CI GIUREREI! OPPURE QUELLA FANTASMA DEI MIEI TUBI, TI AVEVO DETTO SIN DA SUBITO CHE NON DOVEVI FABBRICARLA DAVANTI A LEI!

– Esatto Rose –. Shay si mise le mani sui fianchi. – Lo sanno tutti che Mirtilla Malcontenta è stata preimpostata per rovinare la vita agli altri.

– Ragazze! State peggiorando la situazione! – Lavanda richiamò le altre amiche.

Rose tirò su con il naso. – Grazie Lavanda, però hanno ragione, l’ho persa in modo veramente stupido. Se mi sono rovinata è colpa mia.

Le sue amiche l’accerchiarono per darle supporto.

Subito dopo alla porta si presentò l’intera famiglia Weasley-Potter. Lily saltò al collo di Rose, precipitandosi nella stanza, con Hugo che cercava di fermare la sua corsa disperata, ma che inciampò tra i piedi di Albus. Quest’ultimo stava imprecando contro tutto il creato per quella strana giornata, ma venne subito ammonito da Molly Weasley, che invece si stava lamentando di quanto le persone fossero incredibilmente irresponsabili ed egoiste. Roxanne e Fred si erano messi a rubare i prodotti negli scaffali perché voleva preparare un strano intruglio, più comunemente noto come cloroformio, per un compito in cui la professoressa di pozioni si era mostrata disponibile ad assaggiare delle pozioni che i suoi alunni avrebbero preparato a piacere. E visto che la professoressa era Pansy Parkinson non si poteva certo rinunciare all’unica occasione di avvelenarla. Al seguito, Dominique stava insegnando alla piccola Lucy come rimorchiare un ragazzo per poi rubargli il portafoglio senza che lui se ne accorgesse, e la piccolina ascoltava tutta interessata.

Rose impiegò un secolo a spiegare a tutti che non era incinta, che stava bene, che aveva perso la pozione e che era solo stanca. Subito dopo che finì il suo discorso tutti si unirono alla crociata della preside nell’assaltare la sede della Gazzetta del Profeta, per raderla al suolo con tutti i giornalisti al suo interno. Dominique propose anche di contattare lo zio Charlie per farsi inviare una squadra di draghi rumeni da combattimento.

– Per un attimo ho temuto che sarebbero rimasti qui per sempre –. Scorpius fece capolino dalla borsa, dopo pochi minuti che l’intera tribù e le amiche se ne erano andate. Rose non aveva detto niente di Scorpius a nessuno di loro, neanche ad Albus, e per questo ne era grato.

– Oh, ci mancavi solo tu –. Lei sbuffò.

– Buongiorno Weasley –. Fece un sorriso a trentadue denti.

La ragazza aveva tanta voglia di distruggere quel suo simpatico approccio alla vita pezzo per pezzo.

– Quindi… – Scorpius si toccò i capelli con fare malizioso, facendo un ghigno. Rose odiava il modo in cui sembrava figo anche in una sacca di iuta e con i capelli semi bagnati. – ...Ammetti che hai perso la pozione in modo stupido.

– Vaffanculo, Malfoy.


 


– Le vostre famiglie arriveranno a momenti –. La preside entrò in infermeria ore dopo.

Rose la guardò, pregando tra sé e sé che fosse solo un sogno. In quelle ultime ore aveva dormito un po’ e aveva mangiato qualcosa per recuperare le energie. Non ce la faceva ad affrontare suo padre e il signor Malfoy. Anzi, non era sicura di poter affrontare sua madre. Sapeva che era incredibilmente delusa da lei. Una figlia che a diciassette anni non aveva ancora compiuto nessuna incredibile impresa, che non aveva ancora salvato nessuno, ma che invece se ne stava in panciolle a fabbricare una pozione che poi aveva perso, come una perfetta ragazzina diciassettenne irresponsabile.

Scorpius non era di un umore migliore. Era incredibilmente spaventato da ciò che avrebbero potuto dirgli i suoi genitori. Certamente sua madre sarebbe stata molto comprensiva, ma non suo padre. Ebbe un sussulto quando Rose prese la borsa e si diresse verso la scalinata dell’ufficio della preside. Impiegò minuti interi, che a Scorpius sembrarono infiniti. Era come se il tempo non passasse mai. Nella sua testa era presente solo lo sguardo furioso di suo padre.

Arrivati nell’ufficio i genitori non erano ancora arrivati. La preside fece accomodare Rose su una normale poltroncina e Scorpius sulla sua scrivania, sopra un piccolo cuscinetto. Lui si sentì in un certo senso rincuorato. La McGranitt aveva pensato anche a una sua sistemazione, non lo stava trattando come un esserino che poteva essere appoggiato ovunque e abbandonato al suo destino.

La preside si sedette alla scrivania, congiungendo le mani. Abbassò gli occhiali e guardò dritto negli occhi i due ragazzi. – Abbiamo trovato Zack Nott –. Disse.

Scorpius sobbalzò. Non era quel genere di cose che si potevano dire così a caso.

– Quindi? – Chiese Rose con fare da saputella.

Il ragazzo sentì una debole morsa al cuore. Il modo in cui la Weasley trattava il suo amico, come se fosse un criminale e lei una paladina della giustizia, gli dava sui nervi. Non poteva trattare così le persone, magari il suo amico stava passando un brutto periodo, lei cosa ne poteva sapere?

– Si era nascosto ad Hogsmeade –. Continuò la preside. – Al momento si trova in una cella al Ministero, in attesa di un processo. È maggiorenne ormai, dovrà rispondere di quello che ha fatto.

Rose si sentì in un certo senso sollevata. Finalmente le cose stavano andando nel verso giusto. Scorpius ebbe l’impulso di metterle le mani addosso.

– Alla fine si è scoperto perché ha cominciato questo tipo ti attività. È saltato fuori che dei suoi amici erano finiti in un brutto giro di criminalità organizzata e si erano ritrovati a pagare un enorme debito per potersi “liberare” –. La McGranitt guardò intensamente Scorpius da oltre le sue lenti. – Ha quindi deciso di di utilizzare il suo ingegno per ideare un tipo di droga, non molto pericolosa, che reagisce solo con determinati elementi, per mettersi a spacciare e aiutarli a ripagare il tutto. In fin dei conti la famiglia Nott ha perso quasi tutte le sue ricchezze dopo la fine della seconda guerra magica.

Scorpius fece un sospiro di sollievo. – Segreti, controllo completo sulle sue proprietà e i suoi commerci. Tipico di Nott.

– Esatto. Potrebbe cavarsela in tribunale, anche se sarà difficile.

Rose sembrava visibilmente irritata.

Il serpeverde si chiese come qualcuno potesse essere così duro e fiscale con il mondo.

Il camino alle loro spalle sfrigolò ed entrambe le coppie di genitori comparvero nel bel mezzo dell’ufficio, nello stesso esatto momento. Calò un clima gelido nella stanza. I due ragazzi si girarono sconvolti. Squadrarono i loro genitori dalla testa ai piedi, impauriti di quello che sarebbe potuto succedere da lì a pochi secondi. I Malfoy erano vestiti in modo impeccabile. Ogni singolo indumento era stirato alla perfezione e curato nei minimi dettagli, come se fosse nuovo, un perfetto prodotto della migliore sartoria magica. I loro capelli erano acconciati in modo perfetto; quelli castani di Astoria Grengrass ricadevano morbidi in una semplice acconciatura sciolta, con alcune ciocche rilegate in uno chignon sul retro. Draco, invece, aveva i capelli laccati e modellati dal gel, con una linea a lato, perfettamente in ordine. Era strano che qualcuno potesse risultare così presentabile dopo essersi cosparso la chioma con una quantità tale di gel. La maggior parte delle persone apparivano come se una mucca li avesse leccato i capelli. Insomma, Malfoy 1, plebaglia 0.

Rose osservò con curiosità i due congiugi, specialmente il padre di Scorpius. Colse subito le incredibili differenze che aveva con il figlio: Draco aveva la pelle quasi grigia, emaciata e pallido come quella di un cadavere. Tutto il contrario di Scorpius, che quando tornava ad Hogwarts dopo le vacanze estive aveva la pelle olivastra, e per tutto il resto dell’anno manteneva un colore rosato e sano. E poi, i capelli. Santo cielo, i capelli! Draco era praticamente un lampione, con quel biondo platino che sembrava quasi più un’aureola bianca. Scorpius invece aveva i capelli color oro, non usava gel o lacca, erano naturali. Ma ben pettinati. Di nuovo, Malfoy 2, plebaglia 0.

– Buongiorno signori –. La preside si alzò e strinse la mano a tutti. Tutti loro tentarono di non soffermarsi sul piccolo Scorpius per essere educati, ma fallirono uno per uno. Insomma, era così carino, sarebbe stato impossibile non rivolgere ad un essere così tenero uno sguardo di comprensione che avrebbe solo aumentato il suo senso di insicurezza e il suo rifiuto ad accettarsi così com’era. – Potete accomodarvi –. La McGranitt indicò agli ospiti della poltrone, dove si sedettero all’unisono con una coordinazione talmente perfetta da essere inquietante. Non si erano ancora scambiati un saluto.

Scorpius osservò bene i genitori di Rose. Il padre era un po’ trasandato, con la barba tagliata corta ma ben visibile, e quegli occhi azzurri incastonati in un’espressione rigida, molto simile a quella della figlia. La madre invece, il grande Ministero della Magia, era una donna piccola e bassa, con la corporatura uguale a quella di Rose, i capelli castani e mossi legati in una coda bassa. Il volto era quasi la copia di quello della figlia, tranne per gli occhi. Il castano dei capelli di Hermione unito al rosso di Ron formavano i capelli rossicci e crespi di Rose. I due si tenevano le mani, il padre sembrava molto ansioso e nervoso, mentre Hermione cercava di consolarlo lanciandogli degli sguardi comprensivi.

Alla fine le due famiglie decisero di stringersi la mano. Non fu un approccio particolarmente caloroso, ma almeno non volarono dei coltelli.

– Bene, signori –. La McGranitt si accomodò a sedere, dando il via a quella che sarebbe stata una lunga lunghissima riunione di emergenza. – Immagino siate già consapevoli del perché vi ho convocati qui oggi.

Nessuno rispose.

Rose inficcò le unghie dentro alle sue cosce e Scorpius osservò bene le sue guance tingersi di rosso.

Draco si alzò dalla sedia con un movimento fluido ed elegante. Tutti gli sguardi si posarono inevitabilmente su di lui. La Weasley rimase con la bocca spalancata, stupita di quanto la sua presenza incidesse sulle persone che lo circondavano. Scorpius era molto simile a lui, ricordava bene come si era comportato nel campo da Quidditch solo il giorno prima.

Malfoy si mosse elegantemente verso la scrivania, senza dire una parola, accompagnato dal leggero rumore prodotto dai suoi tacchi quando toccavano il pavimento. Tutti gli sguardi si mantennero su di lui. Era una presenza affascinante. Infilò una mano dentro la sua manica, per un attimo tutti temettero che estraesse la bacchetta e li uccidesse, cosa che Rose avrebbe decisamente preferito, ma poi tirò fuori il giornale di quella mattina e lo poggiò sotto agli occhi della preside. Esigeva delle spiegazioni.

– Abbiamo già inviato un reclamo al giornale –. Spiegò la McGranitt, riferendosi al pettegolezzo sulle due famiglie che era stato diffuso a tutto il mondo magico.

– Se ci permette, la famiglia Malfoy e Grengrass sarà ben felice di aiutare la scuola, sia economicamente che mediamente, per rimediare a quest’enorme incomprensione –. Borbottò Astoria incrociando le braccia.

– Anche la famiglia Weasley sarà ben felice di aiutare –. Intervenne Ron, provando a mettersi al centro della scena.

“Ma aiutare come, se non avete lo straccio di un quattrino” Sembrava dire lo sguardo che gli lanciò Malfoy, ma poi non lo disse, rendendosi conto che i Weasley costituivano una buona fetta della popolazione nel mondo magico.

Astoria sorrise, accettando la proposta.

Scorpius e Rose si cambiarono uno sguardo d’intesa, ritrovandosi d’accordo per la prima volta su una cosa: demolire la Gazzetta del Profeta.

– Vedo che abbiamo trovato un accordo –. Esclamò la preside, felice che dopo 20 dannati anni di astio queste famiglie si fossero trovate a collaborare. Nella sua lunga esperienza da strega aveva capito una cosa: le persone restavano bambini per sempre.

– Solo una domanda –. Disse Hermione, perdendo per un attimo la cognizione del tempo. Le sembrava di essere ritornata ad Hogwarts. – Non abbiamo ancora avuto il tempo di parlare con i nostri figli. Vorremmo capire come è potuta succedere una cosa del genere.

La preside raccontò tutto cercando di essere più restrittiva possibile e Rose si sentì particolarmente orgogliosa nell’essere riuscita a far passare la festa illegale di quella notte come un semplice incontro tra amici. Dallo sguardo che si lanciarono Ron e Astoria sembrava che nessuno dei due credesse alla storia dell’incontro amichevole. Conoscevano i loro figli molto bene. L’importante era che non lo capissero Hermione e Draco, insieme quei due formavano una specie di bomba ad idrogeno.

– Quindi, la signorina Weasley non ha la più pallida idea di quanto potrebbe durare l’effetto della pozione? – Chiese Draco con gli occhi spalancati. Rose non sapeva se uccidere sé stessa o la famiglia Malfoy prima che la situazione peggiorasse. Risolse con un compromesso e si irrigidì come una patetica statua di sale decorativa in mezzo all’ufficio della preside. – Voglio dire, potrebbe anche durare per sempre? Oppure il suo effetto potrebbe anche rinforzarsi con il tempo se non si trova subito una pozione che faccia ritornare mio figlio alla normalità?

La McGranitt non sapeva come rispondere al signor Malfoy. Astoria intanto cercava di calmarlo lanciandogli degli sguardi rassicuranti. – Rose Weasley inizierà al più presto la ricerca di un antidoto –. Rispose alla fine.

– È una pozione molto complicata –. Disse Draco. – Le servirà di sicuro l’aiuto di un esperto –. “Ossia me”.

Rose si sentì ribollire il sangue nelle sue vene da esperta di pozioni. – Grazie della proposta –. Si girò verso il Malfoy con un timido sorriso, cercando di non sfociare nella passiva aggressività, anche se risultava una cosa particolarmente difficile. – Ma credo di ritenermi particolarmente matura per riuscire a risolvere i miei sbagli da sola.

Scorpius gioì internamente per aver fatto ammettere alla Weasley per la seconda volta in un giorno che tutta quella situazione era colpa sua.

Draco alzò un sopracciglio. – Complimenti, comunque, per aver realizzato un intruglio di questo tipo. Ci vuole abilità.

Rose rischiò di morire per la sopresa e l'imbarazzo. Draco Malfoy le aveva appena fatto un complimento per caso?

Scorpius, invece, si sentì un fallimento. Addirittura faceva i complimenti a quella maledetta Weasley. Quando gli aveva detto che voleva avvicinarsi alla loro famiglia non stava scherzando. Avrebbe preferito che suo padre non usasse la strategia del lecchino ma, ehy, alla fine Scorpius aveva già fatto abbastanza per far cadere l’onore della famiglia Malfoy, quindi qualche azione sgradevole in più non sarebbe stata particolarmente incisiva.

– Una volta che avrai finito gli studi sarebbe interessante la tua presenza tra i miei numerosi laboratori –. Continuò Malfoy con la sua retorica.

L’istinto di sopravvivenza di Ron si attivò all’improvviso. – Lei è stato molto gentile... –. Disse in modo poco gentile. – Ma non sono sicuro, e come padre dovrei saperlo, che questo sia il futuro che Rose desidera.

La ragazza guardò allarmata suo padre. Era proprio quello che desiderava, invece. Pur di andare contro a Malfoy suo padre era davvero disposto a fare di tutto.

La preside trovò solo altro materiale per giustificare la sua tesi. Quei quattro erano proprio rimasti dei mocciosi. – Nel caso in cui entro Natale non si sarà trovato un antidoto o non saranno scomparsi gli effetti della pozione, sono anche io d’accordo nel richiamare degli esperti che aiutino Rose –. Disse la McGranitt, cercando di trovare un compromesso.

Natale?! Pensò Scorpius. Ma la preside sapeva quanti cazzo di mesi mancavano a Natale?! Tre, avrebbe dovuto passare tre fottuti mesi in formato Barbie. E non era nemmeno carino come la sua versione alta un metro e ottanta! – Mi permetta –. Il ragazzo alzò la mano. – Ma credo che tre mesi siano troppi. Rischio di perdere tre mesi di scuola e di vita. Non ho una bacchetta, non ho vestiti, non ho niente.

Astoria sorrise. – Mi sembra strano che tu non sia riuscito a trovare dei vestiti caro. Bastava applicare l’incantesimo reducio alla tua divisa.

Scorpius guardò Rose a bocca spalancata. Perché cazzo non gli era venuto in mente prima?!

La rossa cercò di far finta di nulla. Era ovvio che ci aveva pensato, ma aveva preferito farlo soffrire per un po’. – Ops –. Disse cinguettando in modo innocente. – Devo essermene dimenticata.

– Come la tua pozione in camera mia –. Rispose amaro lui. Non morì solo perché in quella stanza c’erano i genitori di Rose.

Astoria si fece scappare un risolino. – Comunque, mio figlio non ha completamente torto, gli manca pur sempre la bacchetta.

La bacchetta ce l’ha eccome, suo figlio. E ci impiega più di cinque minuti a farla funzionare, facendomi tardare per la colazione”. Avrebbe voluto rispondere Rose.

– In questo caso posso contattare i migliori funzionari che operano al Ministero nel campo della tecnologia per risolvere questa situazione –. Intervenne per la prima volta Hermione.

– Se mi permette posso mandare aiuto anche da parte dei tecnici che lavorano per me –. Si propose Malfoy. Ron lo guardò malissimo, ma Hermione annuì, accettando la proposta.

– Oltretutto sono certo che voi due in realtà abbiate ideato una strategia per far partecipare Scorpius alle lezioni scolastiche –. Borbottò il Weasley guardando i due ragazzi. Non era affatto stupido, sapeva quanto era geniale sua figlia.

I due ragazzi annuirono, sconsolati. Entrambe le loro famiglie li volevano costringere a quella convivenza forzata, costituita da erezioni mattutine imbarazzanti e discussioni nel bel mezzo della notte. Rose spiegò agli adulti il metodo della borsa con la plastica oscurata che avrebbe nascosto Scorpius, e tutti la trovarono un’idea geniale.

– Potrei iniziare una produzione di massa –. Draco si accarezzò il mento, pensando. – È un ottimo modo per poter portare i propri animali domestici al lavoro senza essere scoperti…

– Non ci provi nemmeno –. Hermione lo ammonì subito.

– Vi offrò il 5% del guadagno.

– Emh, voleva dire il 15%, giusto?

Draco e la Granger guardarono straniti Ron. Poi tutti concordarono. Scorpius avrebbe tanto voluto protestare e dire che quella della borsa era una sua idea, ma ormai si erano accordati per qualcosa che avrebbe fruttato qualcosa come milioni di sterline. E poi non aveva fatto in tempo a brevettarla. Cose che capitano, quando sei più basso di una banana e non puoi impugnare una penna.

– Quindi abbiamo raggiunto un accordo –. La preside congiunse le mani, felice. Era stato più facile del previsto. Si sarebbe quasi aspettata che le due coppie sarebbero finite a duellare distruggendole l’ufficio. I quadri dei presidi erano rimasti in silenzio e non avevano fatto scoppiare una guerra, il che era molto strano. La McGranitt conosceva molto bene il preside Vulpus e la sua abitudine di fare battute black humor sullo stato di sangue della gente fingendo la voce di qualcun altro.

– Ora, se non le dispiace, le chiedo se potremmo parlare privatamente con i nostri figli –. Chiese Astoria alla preside. – Vorremmo chiarire con loro un paio di cose.

La McGranitt accettò e li condusse fuori dall’ufficio, nel bel mezzo del corridoio. – Al momento sono tutti a lezione e quest’area del castello è quasi sempre deserta.

Fu un po’ imbarazzante il modo in cui i Malfoy raccolsero Scorpius. Inizialmente Draco si era alzato e si era diretto verso il figlio, ma arrivato di fronte a lui non sapeva come muoversi. Doveva farlo salire sulla spalla? Prenderlo per il vestito? Infilarselo in tasca? La famiglia Weasley si era resa conto del disagio ed erano usciti di tutta fretta per primi. Nessun Malfoy aveva dovuto subire un’umiliazione tale davanti a persone della fama di Hermione Granger e Ron Weasley. Sarebbe rimasto scritto negli annali.

Alla fine ci pensò Astoria, fece salire il figlio sul palmo aperto della mano, che si sedette a gambe incrociate, e uscì dall’ufficio seguita da Draco.


 


– MIO DIO CHE SITUAZIONE DI MERDA! – Sbraitò Rose sbattendo i piedi non appena furono fuori.

– Rose, che parole sono queste?! – La ammonì Hermione. – Gli incidenti capitano. Bisogna andare avanti con la vita.

La ragazza si mise la mano sui fianchi. – Però se voi due aveste commesso degli errori durante la vostra adolescenza probabilmente Voldemort avrebbe vinto!

Ron le diede un piccolo scappellotto.

– AHIA!

– Rose, io e tuo padre abbiamo commesso molti errori da adolescenti –. Hermione alzò gli occhi al cielo, era sicura di averle già fatto quel discorso milioni di volte. Lei però da giovane non era così testarda nei confronti delle critiche che l’avrebbero aiutata a maturare. – Abbiamo vinto non perché siamo stati perfetti, ma perché alla fine siamo riusciti a risolvere tutti gli errori che avevamo commesso.

– E poi, il lavoro maggiore lo ha fatto Harry.

– Ron!

– La profezia parlava di lui Hermione! Che ci posso fare io?

La donna chiuse gli occhi, stizzita. – Ti ricordo che io avrò salvato il culo ad Harry più volte di quanto tu abbia toccato il mio.

– Mamma! – Urlò Rose coprendosi le orecchie.

Ron sbuffò. – Lascia perdere Herm, sai che nostra figlia di scandalizza quando pensa al fatto che la sua mammina e il suo paparino sono ancora sessualmente attivi.

– La prima volta che vi ho visti avevo SEI ANNI, credo sia normale!

– E quindi per questo non vuoi più sentire parlare di sesso per tutta la tua vita? Ti abbiamo già chiesto scusa –. Sospirò Hermione, che ormai aveva perso il filo della discussione. – Capisco che ora non hai ancora avuto esperienza, ma…

– Che cosa ti dice, madre, che io sia ancora vergine?

Le guance di entrambi i genitori si tinsero di rosso. – Consegnerò un pacco di preservativi alla famiglia Malfoy… Non si sa mai –. Borbottò Ron, cercando di sembrare calmo quando aveva la faccia paonazza.

Rose ci rinunciò. – Ritorniamo a parlare di questa situazione, per favore –.

Hermione si mise una mano sulla fronte. Era mai possibile che ogni volta che cercava di avere una discussione matura con sua figlia non ci riusciva mai?

– Eravamo arrivati a parlare di te e Harry –. La ragazza incrociò le braccia.

– Ah sì, giusto –. Hermione si riprese.

– In poche parole, Rose, tu al momento sei Harry –. Ron la indicò. – Sei quella che deve fare il grosso del lavoro, quella che rischia di più, quella che si mette in pericolo.

– Ma hai bisogno di un’ Hermione e di un Ron, qualcuno qualcuno al tuo fianco che ti aiuti –. Concluse la madre.

Rose sentì gli occhi luccicare. – Ma voi siete lontani. Non potete starmi accanto. E il resto della famiglia è tutto preso dai suoi problemi –. Borbottò. – E poi, nessuno è brillante quanto me –. Lo disse a bassa voce, ma erano quello che tutti pensavano.

Ron gli mise una mano sulla spalla, facendo “pat pat”. – Devi trovare qualcuno di intelligente, sveglio e studioso come te.

– Intelligente come te e che possa passare tanto tempo con te. Che sia sempre al tuo fianco durante lo studio, che sia anch’egli interessato a quello che stai facendo –. Disse Hermione.

Rose sbuffò. – Per trovare qualcuno che mi aiuti fino a questo punto dovrò per forza offrire qualcosa in cambio. E poi, se ci fosse davvero una persona così, l’avrei già trovata.

Hermione alzò gli occhi al cielo. Sua figlia non aveva capito nulla. – Magari prova con una persona a cui farebbe comodo ottenere l’antidoto della pozione –. E indicò con tranquillità la famiglia Malfoy, dall’altra parte del corridoio.

Rose spalancò gli occhi. Guardò allarmata Scorpius, che stava discutendo a bassa voce con i suoi genitori. – Vuoi che mi faccia aiutare da Scorpius Malfoy? Ma stai scherzando?!




– Figlio…

– Padre –. Scorpius lo interruppe subito. – So di essere stato un idiota. O un irresponsabile. O qualsiasi altra cosa.

Astoria lo guardò con comprensione. – Lo sai anche tu che la maggior parte della responsabilità in questo caso ricade su Rose Weasley. Adesso il problema è un altro.

Il ragazzo gonfiò il petto d’orgoglio. Era già la terza volta in dodici ore che gli davano ragione. Tutti gli avevano sempre dato ragione, ma da quando per un giorno era capitato nelle grinfie della Weasley aveva capito che non sempre tutti gli esseri umani erano disposti a riconoscere la sua sapienza.

– Esatto, Scorpius –. Sbuffò suo padre. Si toccò la fronte con la punta delle dita, come faceva sempre quando era nervoso. – Il problema è un altro. Il ragazzo sapeva benissimo a cosa si stava riferendo. L’onore, la famiglia, i bei voti, il riuscire a mantenere uno status all’interno di Hogwarts. Tutte cose che da quel momento in poi sarebbe stato difficile avere. – Purtroppo in questo caso non è colpa tua, ma ciò che contraddistingue una persona abile è il riuscire a gestire anche gli imprevisti –. Affermò Draco. Scorpius annuì sconsolato, aspettandosi quel genere di discorso che ormai suo padre gli stava proponendo da tutta la vita. – Sai figlio quale sarà il tuo compito non appena avrai finito la scuola, vero?

Il ragazzo fece un cenno d’assenso. – Proseguire ciò che tu hai iniziato, padre.

Era tutta la vita che si stava preparando a quell’impresa. Sarebbe stato difficile, certo, ma alla fine era portato per fare quello, ce lo aveva nel sangue. Era un concetto che ormai tutti quelli come lui davano per scontato. Purtroppo gli altri, le altre famiglie, ci avevano rinunciato. Lo avevano ritenuto un’impresa per la quale non ne sarebbe valsa la pena, costernata da inutili sacrifici per ottenere un qualcosa di così astratto come l’onore. Per loro era meglio diventare un professore di Hogwarts, farsi arrestare per aver aiutato dei mezzosangue, stare nelle loro magioni candide e pulite a non fare niente, mentre i soldi diminuivano sempre di più e i candidi muri cominciavano a creparsi. Nessuno era riuscito a capire bene quale fosse il piano dei Malfoy. C’erano stati molti rumor dalla nascita del primogenito, quando la famiglia era riuscita di nuovo ad imporsi nel mercato come una piccola potenza economica, dopo aver perso tutto per via della Seconda Guerra Magica. Alcuni di questi rumor avevano anche indovinato, d’altronde non era difficile capire i loro intenti, ma era difficile ostacolarli. Molti avevano pensato che fosse solo una questione di soldi, ma il denaro non c’entrava nulla. Anzi, aveva un valore solo perché era una forma di potere, uno strumento.

Draco non disse quasi nulla a Scorpius quel giorno, conosceva suo figlio e si fidava di lui. Sapeva che avevano gli stessi obbiettivi. – Non abbiamo il controllo sul destino, ma cerchiamo di trarre il meglio anche da questa sventura –. Draco guardò il ragazzo dritto nei suoi occhi color ghiaccio, l’unico elemento fisico identico tra il padre e il figlio. Scorpius annuì.

Un secondo dopo si riversò nel corridoio un enorme quantità di studenti del primo e del secondo anno. Uno di loro aveva scoperto che le famiglia Malfoy e Weasley erano a scuola, probabilmente per discutere di come gestire la gravidanza indesiderata di Rose, e lo aveva detto a tutti i ragazzi del suo anno.

Scorpius venne nascosto nella tunica del padre nel giro di una frazione di secondo.

Si sollevò un chiasso assurdo, mentre un’orda di nani correva verso Ron ed Hermione a chiedere foto ed autografi degli eroi della Seconda Guerra Magica, e un’altra orda di nanerottoli fastidiosi poneva insistentemente delle domande ad entrambe le coppie:

– Ma quindi Scorpius diventerà padre??

Astoria si sentì svenire.

– Ma come hanno fatto a fare un bambino?

– Stupido idiota, hanno ovviamente fatto sesso per far diventare Rose incinta!

Ron volle cavarsi gli occhi per quell’orribile immagine che si era creata nella sua mente. E poi, secondo lui dei ragazzini di undici anni non avrebbero dovuto parlare in quel modo.

– Oddio… Quindi, c’è, mi stai dicendo che il coso di Malfoy è entrato nella cosa di Rose… Cioè, è questo il sesso teoricamente, no? È così che si fanno i bambini... Che schifo!

Rose voleva vomitare.

– Il bambino si chiamerà Ron Junior, vero? In onore a Ron Weasley, è il mio eroe preferito!

Draco era ormai pronto per commettere uno sterminio di massa.

Alla fine arrivò la McGranitt, che spedì subito i ragazzini a lezione e tolse alla loro casata una quantità infinita di punti. E Rose si ritrovò subito ad imprecare. Quei mocciosi erano tutti dei Grifondoro.

Alla fine i figli salutarono i genitori, Rose afferrò Scorpius, se lo ficcò in tasca senza molta galanteria, cercando di non far capire ai Malfoy che con quel gesto aveva provato a spaccargli la colonna vertebrale, e se ne tornò in stanza.

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Capitolo 12
*** Scorpius viene quasi mangiato ***


 

CAPITOLO 12

Scorpius viene quasi mangiato

 






Rose osservava con curiosità il piccoletto mentre dormiva. Era così piccolo, così tenero e, soprattutto, così indifeso.

Scosse la testa energicamente e nascose tutti gli oggetti contundenti che aveva in stanza, così da evitare la tentazione di usarli come arma contro di lui. Poi ritornò a fissarlo.

Si fece sfuggire un piccolo sospiro. Era davvero molto bello. Specialmente quando teneva la bocca chiusa e le mani apposto. Sua madre poche ore prima le aveva consigliato di sfruttare il suo intelletto per poter trovare l’antidoto alla pozione e, perché no, di ricrearla anche da zero. Ma Rose era piuttosto scettica. Non l’avrebbe mai aiutata di sua spontanea volontà, anzi, a Scorpius conveniva che intervenissero dei pozionisti esperti inviati dalla famiglia Malfoy per risolvere la situazione. Non poteva chiederglielo così e basta. 

Aveva perso la sua pozione, la sua bambina. Anni di lavoro, una grandissima possibilità per il futuro. Era passato solo un giorno, per ingoiare il rospo ci sarebbe voluto molto più tempo.

– Pensierosa?  Lavanda fece il suo inaspettato ingresso nella stanza e Rose saltò in aria. Gettò una coperta addosso a Scorpius e ignorò i suoi gemiti da persona che stava per morire soffocata.

– Un po’ –. Ammise. Ormai l’amica aveva capito che c’era qualcosa che non andava, era inutile fingere.

– È per la pozione?

Rose annuì.

– Ti va di parlarne? – Lavanda si sedette sul letto a baldacchino dell’amica e la invitò ad accomodarsi al suo fianco.

Rose guardò l’ora: erano le dieci di sera. Era stata una giornata lunga e infernale, si meritava un po’ di pace e di chiacchiere. Si sdraiò di fianco a Lavanda, dopo aver fatto un enorme sbuffo.

– Effettivamente si vedeva lontano un miglio che c’era qualcosa che non andava. Sono due giorni che ti stai comportando in modo veramente strano –. Borbottò l’amica.

– Quanti se ne sono accorti?

– Più o meno tutti –. Lavanda fece spallucce. – Ecco perché credono molto alla storia di te incinta di Malfoy. Solo una cosa di questo tipo avrebbe potuto far cedere la tua perfetta routine.

Rose rise. – Con tutto quello che è successo preferirei davvero essere incinta di Malfoy –. E il suo pensiero andò subito a quello che lui avrebbe potuto dirle subito dopo. – Così avrei una ricchissima famiglia a mantenermi. Farei una vita da regina.

– Tua cugina ci ha visto lungo –. Rispose Lavanda. – Philip Zabini, beh, wow. È un bel cioccolatino.

– Non l’hai detto davvero! – Urlò Rose, lanciandole un cuscino, mentre la sua amica scoppiava a ridere.

– Rimarrò single a vita –. Decretò poi, seppellendo la faccia nelle coperte.

Rose alzò un sopracciglio. – Dai…

Lavanda mugugnò: – Okay, ma in ogni caso non troverò mai un ricco bad boy dal passato tormentato che mi faccia fare una vita da regina.

La rossa era sconcertata. – Forse il primo passo che potresti fare è quello di essere… meno fangirl.

Lavanda ridacchiò. – Sei sicura di non avere nient’altro da dirmi? – La fissò dritta negli occhi.

Rose si sentì un po’ titubante. Aveva molte altre cose da dirle. A cominciare da dove era davvero finita la pozione. Con Lavanda e le altre ragazze a supportarla avrebbe avuto vita più facile, potevano tenere Scorpius a turno come se fosse un neonato fastidioso. Ma poi pensò alla promessa che si erano fatti. Scorpius non aveva fatto niente per contattare i suoi amici e dire loro dove era finito, non aveva parlato con nessuno. Lei avrebbe dovuto mantenere i patti, era un segreto tra loro. E poi, ce la poteva fare benissimo da sola. Era il suo obbiettivo.

Scosse la testa. – Grazie Lavanda, ma è tutto sotto controllo…

Come non detto, appena la sua amica tornò nella sua stanza, Scorpius uscì dal suo nascondiglio. Guardò Rose con un cipiglio strano, poi il suo volto si allargò in un ghigno tanto seducente quanto desideroso di schiaffi. – Weasley, se volevi il mio erede dentro di te, bastava dirlo subito.

Rose assottigliò gli occhi. – Da quando accettare di unirvi ai Mezzosangue? – Decise di tenere il gioco.

– Si possono fare delle eccezioni… Qualche volta –. Rispose il ragazzo rimettendosi a letto. – Dipende dallo status del Mezzosangue di cui stiamo parlando. Ad esempio, se è giovane ed è la progenie di importanti figure politiche potrebbe essere un’ottima candidato.

Rose si rimise sotto le sue coperte, annuendo convinta. – In effetti, ci sarebbe una persona che ha dei genitori molto influenti, giovane e particolarmente interessante –. Guardò Scorpius in modo malizioso. – Ma non credo che mio fratello Hugo potrà mai interessarsi a te, quindi buonanotte.



 




Scorpius venne svegliato da un insopportabile ticchettio. Si alzò di soprassalto, con il sospetto di essere stato abbandonato sotto la pioggia in mezzo ad un prato.

Fuori dalla finestra, un enorme ammasso di piume alto il triplo di lui stava cercando di sfondare il vetro per entrare nella stanza e fare un grande casino. Sarà perché era molto piccolo, ma Scorpius non riusciva a sopportare tutto il casino che stava facendo quell’uccellaccio. Si appese alla maniglia che chiudeva la finestra e, dopo averci saltato sopra una decina di volte, il vetro si aprì di uno spiraglio. Fu abbastanza per il volatile di entrare.

Fece subito cadere una lettera e un grande pacco sulla cassettiera, proprio di fianco al letto di Scorpius. Il ragazzo ebbe giusto il tempo di leggere sull’esterno della lettera la scritta maiuscola “ATTENZIONE: IL GUFO MORDE” prima di ritrovarsi con la testa dentro la bocca dell’uccello.

– AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!

– MALFOY CHE CAZZO! – Rose si alzò di scatto dal letto e cacciò un urlo. – NOOOOOOO, MOLLALO MOLLALO MOLLALO! – Afferrò il gufo per la coda e cercò di scuoterlo, cospargendo l’intera stanza di piume.

– MI STAI FACENDO MALE!

– NON È COLPA MIA!

Il gufo sfuggì dalla sua presa e cominciò a volare per tutta la stanza. Sbatté sul lampadario e si appollaiò sul pomello del letto a baldacchino, cercando di infilarsi in bocca tutto il corpo di Scorpius.

– TOGLIMELO DI DOSSO! – Le urla soffocate di Scorpius potevano quasi sembrare comiche. Se non fosse per il fatto che stava per morire, ovviamente.

– CI STO PROVANDO! – La rossa prese il gufo per il collo e riuscì finalmente a fargli aprire la bocca.

L’uccello sputò Scorpius sul letto a baldacchino e lui finì spiaccicato sulle coperte. – Bleah –. Borbottò sputacchiando. – Tu non hai la minima idea di quello che le mie narici hanno sentito in questi minuti –. Cercò di darsi una sistemata ai capelli e di riprendere fiato. Aveva dei brutti segni rossi intorno al collo. Avrebbe potuto farsi delle foto e usarle come prove contro Rose per ottenere un risarcimento per violenza fisica, ma le sue cazzo di mani in formato Barbie non erano in grado di impugnare una fotocamera.

– Non voglio neanche saperlo! –. Urlò la ragazza, che non aveva nemmeno avuto il tempo di darsi una sistemata. – Vediamo che cosa c’è nel pacco che ti ha fatto quasi fatto uccidere –. Sbuffò, più arrabbiata del fatto che si era dovuta alzare dal letto per salvarlo che per la sua quasi-morte. Prese in mano la lettera e cominciò a leggerla tra se e sé. – È per te –. La lanciò al ragazzo, dopo averle applicato l’incantesimo Reducio. Solo in quel momento si accorse di indossare solo la maglietta grande del pigiama e le mutandine.

– Carino il fiocco rosa –. Scorpius posò lo sguardo in mezzo alle gambe della ragazza. – C’è anche scritto il giorno della settimana sul retro per caso?

– Taci –. Tirò la maglietta fino alle ginocchia.

Il ragazzo rise e si mise a leggere. Era una lettera di sua madre, che gli augurava buona fortuna per quella situazione e gli raccomandava di fare il bravo ragazzo. Le ultime righe erano invece scritte da suo padre, che gli ricordava il suo vero obbiettivo. Scorpius alzò la testa verso Rose, che era ancora appoggiata alla cassettiera con la maglietta tirata in giù e si guardava intorno imbarazzata.

– Allora Malfoy, hai finito? Il ragazzo sbuffò e allontanò la lettera da sé.

– C’è scritto che per quanto riguarda l’abbigliamento e gli oggetti di scuola dovrai applicare l’incantesimo Reducio su ogni oggetti di mia proprietà. Rose lo guardò stralunata. – Sì Weasley, l’incantesimo si dovrà applicare anche al mio letto, alle mie mutande… A tutto quanto.

– I tuoi oggetti al momento sono nella tua stanza. Nel dormitorio dei serpeverde.

Scorpius fece spallucce. – Missa che ti dovrai infilare di soppiatto.

– Tu vieni con me.

– Te lo scordi. Rose alzò un sopracciglio. – Se proprio devo morire, vorrei poterti trascinare con me nelle porte della morte. Quindi tu vieni con me.

Fine della discussione. Evviva la democrazia.

– Nel resto della lettera c’è scritto che all’interno del pacchetto si trova la tua nuova borsa e una serie di esperimenti di bacchette minuscole che devo provare… 

Scorpius non fece neanche in tempo a finire la frase che subito Rose disintegrò la confezione del pacchetto, spargendo carta ovunque. Tirò fuori la sua nuova bellissima borsa e i suoi occhi si illuminarono di meraviglia. Era un design molto casual, ottimale e semplice. Non era ingombrante, ma al suo interno nascondeva molte tasche dalle molte forme e grazie ad un incantesimo lo spazio era stato ampliato.

– La tua tasca deve essere questa qui –. Rose si avvicinò al letto e indicò al ragazzo una tasca esterna dello stesso colore della borsa ma che, se vista dall’interno verso l’esterno, risultava trasparente.

Scorpius vi entrò con un balzo e atterrò sul tessuto morbido. Era abbastanza spaziosa per poter allargare le braccia e abbastanza lunga per poterci stare sdraiato due volte. L’azienda di suo padre in meno di ventiquattro ore aveva fatto un ottimo lavoro. – Ora dovrei provare le bacchette –. Disse il ragazzo.

– No –. Borbottò la ragazza, chiudendo Scorpius dentro la tasca. – Ora dobbiamo andare nel tuo dormitorio.



 



Ok forse era stata una pessima idea. Avrebbe decisamente potuto agire in modi diversi, ad esempio chiedendo un permesso speciale alla McGranitt. Ma onestamente era stufa di fare avanti e indietro per la scuola a chiedere permessi e a raccontare favolette ai professori.

Aveva ignorato le proteste di Scorpius per tutto il tragitto ed era ad un passo dall’abbandonarlo lì nel corridoio. Secondo la sua versione, i serpeverde avrebbero mangiato vivo chiunque fosse entrato nel loro dormitorio senza permesso, specialmente in quei giorni in cui erano allarmati per la scomparsa prematura del bellissimo e incantevole Scorpius Hyperion Malfoy.

Aspettò minuti prima che tutti uscissero e andassero a fare colazione e poi sgattaiolò dentro dopo aver sentito la parola d’ordine tra un gruppo di ragazze. La Sala Comune era quasi completamente deserta, a parte per qualche serpeverde semi addormentato sui divani o che fingeva un malessere per non andare a lezione.

Con un colpo di bacchetta, Rose trasformò i suoi capelli, i quali erano letteralmente un indicatore LED luminoso che indicavano le sue origini Weasley. Camminò contro al muro in modo molto veloce, riuscendo a sgattaiolare indisturbata fino alla sua stanza dopo aver fatto parkour tra i divanetti apposta per far star male Scorpius, che probabilmente si vomitò addosso.

Entrò nella sua stanza indisturbata e cominciò a curiosare, nell’ultima speranza di trovare la ricetta perduta della sua pozione.

– Potrei vomitare una seconda volta. Cosa stai facendo per agitarti così tanto?! – Brontolò il biondo.

– Ho trovato i tuoi preservativi.

– Hai aperto il cassetto delle mutande?!

– È il posto più ovvio dove si possono nascondere.

– Bè, dove vuoi che li metta, in bella vista sul comodino? – Sbuffò il ragazzo. – Aspetta, ti sei messa a cercare i miei preservativi apposta?!

Rose alzò gli occhi al cielo e non gli rispose. Era troppo affranta per non essere riuscita a trovare la ricetta. Cominciò ad applicare l’incantesimo Reducio su qualsiasi mobile le capitasse sotto tiro, usando poi l’incantesimo Pietrificus Totalus prima di infilarli in borsa, cosicché il ragazzo si lamentasse di tutti i suoi vestiti spiegazzati.

– Senti Weasley le mie lenzuola costano più di te quindi vedi di non rovinarle durante il viaggio, e poi i miei vestiti sono fatti dei tessuti più pregiati, perciò devono mantenere un ottimo stato. I mobili sono di mogano scuro lucidato, non si devono assolutamente graffiare, e la ceramica del gabinetto è stata lustrata con…

– Scorpius Hyperion Malfoy –. Lo interruppe la ragazza con una smorfia infastidita. – Sei una fottuta principessa sul pisello.

Lui fece una sorta di sbuffo di protesta simile al verso di una ragazzina. – Quello che hai appena descritto è tuo cugino Albus.




 




– Mi ritiro dal quidditch.

– Spero tu stia SCHERZANDO –. Larion si alzò di scatto dal muretto, afferrò Rose e cominciò a scuoterla. – Ti prego dimmi che non sei seria.

La ragazza scosse la testa. – Non posso più far parte della squadra. Per ora.

– In che senso per ora?!

Erano appena le nove del mattino della domenica, eppure Larion stava per avere una crisi isterica. La ragazza stava provando a spiegare al compagno della sua situazione, ma la sua palese rabbia lo rendeva difficile.

– Nel senso che non è una situazione perenne –. Tentò di spiegare.

– E quanto pensi che possa durare? – Chiese il capitano. – Credi di poter risolvere prima delle prossime due settimane? A ottobre comincia la stagione.

Rose non seppe cosa rispondere.

– Larion, datti una calmata, Rose sarà indisponibile per i prossimi nove mesi.

Tutti si girarono verso la presenza indesiderata di Camron.

– Sta dicendo la verità? – Chiese Larion alla ragazza.

– Non so quanto potrà durare –. Sbuffò lei.

– Perché, il periodo di incubazione di un Malfoy è diverso da quello degli altri comuni mortali? – Continuò Camron.

Intanto intorno a loro si era formata una piccola folla desiderosa di risse, tra i quali c’era anche un gruppetto di serpeverde.

– Datti una calmata –. Intervenne Albus parando Rose. – E ti assicuro che il periodo di incubazione di un Malfoy è esattamente lo stesso di tutti gli altri esseri umani.

Camron alzò un sopracciglio. – Ah, vedo che hai esperienza in merito, Potter.

Albus sorrise. – Non sai quanti pargoletti abbiamo sfornato io e Scorpius, che al momento teniamo nascosti in un orfanotrofio ai confini del mondo perché non vengano tormentati dalla vita crudele a cui sarebbero soggetti.

Scorpius avrebbe potuto ri-vomitare.

Camron fece una strana smorfia e se ne andò dopo aver fatto un verso gutturale. Larion alzò un sopracciglio verso Rose, chiedendole spiegazioni.

– Non sono incinta –. Annunciò lei alzando gli occhi al cielo di fronte a tutti. – Non so che sia successo a Malfoy, il fatto che ieri molti di voi abbiano visto i loro genitori vicino ai miei vicino all’ufficio della preside è puramente irrilevante.

Nessuno le credette.

– Vedi davvero di presentarti prima delle partite più importanti della stagione. Non mi interessa se hai un piccoletto di cui occuparti –. Sentenziò il capitano.

Rose guardò la tasca della sua borsa. Avrebbe volentieri bruciato il piccoletto nelle fiamme di un camino.



– Ehi.

Una voce fin troppo familiare interruppe la corsa di Rose verso la sua stanza. Lei si girò di scatto, incontrando gli occhi castani e gentili di Cedric. – Oh porco Salazar! Oggi è domenica!

Scorpius sbuffò. Quella ragazza avrebbe dovuto rivedere le sue imprecazioni, e sostituirle con “Porco Godric”, ad esempio.

– Ah, ah –. Il corvonero fece una risata timida mentre si grattava la testa. – Immagino che con tutto il casino ti sei dimenticata della nostra uscita.

La ragazza annuì energicamente. – Sì, oddio, scusami, davvero, non è colpa mia –. Balbettò, non riuscendo a distogliere lo sguardo. Incredibile che con tutto quello che era successo e il fatto che lo avesse praticamente evitato in quei giorni, il ragazzo sembrava così fiducioso nei suoi confronti.

– Facciamo la prossima domenica allora? Sperando, non so, che non si diffonda la voce che io rimanga incinto della piovra gigante –. Propose Cedric.

Scorpius alzò gli occhi al cielo. Possibile che non capiva che Rose non lo voleva? Che si accoppiasse con la Piovra Gigante piuttosto.

– Sì, sì, va benissimo –. Disse lei timidamente. – Allora alla prossima domenica!

Il serpeverde si schiaffò una mano in fronte. Oh porco Godric. Quanto erano stupidi i Weasley.



 




– Dovrei andare in biblioteca. E iniziare a studiare per la pozione.

Scorpius alzò la testa dal suo nuovo lettino e osservò Rose di sbieco. Alla fine si era stabilito in una casa per le bambole, alta mezzo metro, con due piani, terrazza, piscina, due bagni, una cucina di plastica (che non funzionava), quadri fatti con gli sticker e un unicorno di plastica pasticciato con un pennarello che era parcheggiato nel salotto.

– Beh, vacci allora –. E ritornò a leggere uno dei suoi libri scolastici sdraiato tra le sue lenzuola pregiate. – Comunque, io dovrei provare le mie bacchette.

Rose si alzò dal suo letto e andò a recuperare il pacco che era arrivato quella mattina dal gufo assassino. Lo aprì e trovò un piccolo sacchettino affiancato ad un biglietto di grandezza normale, che ridusse per poterlo farlo leggere al ragazzo.

Ciao Scorpius, queste sono le bacchette che siamo riusciti a recuperare. Sono state realizzate in modo differente tra loro, per sperimentare più modi possibili nel tentativo di creare bacchette che possano avere un effetto simile a quelle di grandezza normale.
Il prototipo 1: è una bacchetta normale che è stata ridotta attraverso un semplice incantesimo.
Il prototipo 2: è una bacchetta realizzata da zero con piccole parti degli elementi che solitamente si usano per creare le bacchette normali.
Il prototipo 3: è stato costruito con gli stessi ingredienti, ma che sono stati ridotti in scala prima della preparazione della bacchetta.
Buona fortuna durante le prove. Nel caso in cui nessuno di questi progetti funzioni, comunicacelo e rispedisci indietro il pacco.
Hermione Granger


Scorpius alzò un sopracciglio. Curioso che il ministro della magia in persona gli avesse scritto personalmente una lettera.

Aprì il sacchettino e tirò fuori le sue bacchette. Erano completamente diverse dalla sua bacchetta originale, la quale, in quel momento, era poggiata vicino all’unicorno glitterato. Provò ad impugnare la prima bacchetta, che doveva essere il prototipo 1, e la agitò. Il mini-gabinetto della sua casetta esplose.

– MALFOY!

Forse non era la giusta bacchetta. La mise via. Impugnò il secondo prototipo.

Il faccione gigante di Rose Weasley si affacciò alla casetta. – Ti controllo –. Gli puntò contro il dito.

– Tranquilla, sto bene –. Borbottò, spolverandosi dai pantaloni neri pezzi di plastica polverizzata. Con tutta la microplastica che stava respirando, quando sarebbe morto avrebbero dovuto buttarlo nella raccolta della plastica. – Provo questa.

– Aspetta –. Con un movimento veloce della bacchetta, Rose creò un fortino di cuscini e coperte sul suo letto e si nascose al suo interno, coperta su tutti i lati. – Ora puoi partire!

Scorpius agitò la bacchetta. Il fortino di Rose esplose.

– MALFOY CAZZOOOOO! – La ragazza emerse dal caos assoluto completamente coperta di piume e stracci di coperta, sputacchiando. Lo guardò con odio.

Lui alzò le mani e lanciò la bacchetta fuori dalla finestrella della casetta, che non era davvero bucata, e quindi il bastoncino rimase infilzato nella plastica rosa shocking. – Provo con la terza.

– E io cosa dovrei fare per non morire? – La ragazza aveva tutti i capelli sparati in aria e i vestiti coperti di stracci. – Vado a rifugiarmi in bagno. Se muori, non chiamare aiuto –. E se ne andò.

Scorpius fece spallucce. Il modo in cui si era già abituato a quel clima di tensione e sottomissione era inquietante. – Dai Weasley, la terza è sempre quella buona! – E la agitò. Il pavimento del secondo piano della casa si sciolse, cadde sull’unicorno di plastica e si fuse con esso, trasformandolo in un mostro. Scorpius cadde a sua volta e si ritrovò con una scarpa infilata nella plastica tossica che si stava indurendo, imprigionandolo in quella casa che stava collassando su sé stessa.

– Rose! – Urlò, tentando di non respirare il fumo tossico. – Mi sa che sto per morire… Un aiuto?

Evidentemente la terza non era stata quella buona. Con un incantesimo, Rose pietrificò tutta la casetta con Scorpius dentro, proprio poco prima che una parte del muro colasse sulla faccia del ragazzo. Si mise una mano nei capelli, chiuse gli occhi e fece dei grandissimi respiri. – Io non ce la faccio più.

“Nemmeno io”, avrebbe voluto dire il ragazzo, se solo non fosse stato pietrificato.

– Malfoy –. Rose si sedette sulla cassettiera, di fianco alla casetta di plastica. – Hai rovinato la casa delle barbie di una ragazzina del primo anno… – Con un movimento veloce della bacchetta sistemò il tutto e tolse l’incantesimo da Scorpius.

Lui si sedette sul letto, e la guardò negli occhi. Era completamente affranta. – Prima o poi l’effetto di questa pozione finirà –. Disse, cercando di convincere sia lei che sé stesso. Lo sapevano entrambi invece che c’era anche la piccola possibilità che ciò non accadesse.

– Non importa –. Sospirò Rose. – Non importa quanto ci impiegherà, quando finirà. Io voglio accelerare i tempi.

– E come? – Stava davvero avendo una conversazione normale con Rose Weasley? Impossibile.

La ragazza fece spallucce. – Trovando un antidoto. È quello che mi hanno suggerito ieri nell’ufficio della preside.

Ah già. Adesso la Weasley voleva prendersi da sola l’incarico di fare l’antidoto. Come gli aveva consigliato suo padre, Scorpius doveva cercare di convincerla a farsi aiutare. – Lo farai da sola? – Chiese.

– Dubiti delle mie abilità? – Subito dopo aver risposto in quel modo, Rose desiderò murarsi viva. Aveva appena sprecato una possibilità per chiedergli un aiuto come le aveva suggerito sua madre. Era davvero una scema.

– Non intendevo questo – Lui alzò le mani. – Effettivamente se sei stata capace di ridurmi in questo modo avrai pur una qualche sorta di… capacità.

– Grazie Malfoy –. Alzò un sopracciglio nella sua direzione. – La tua abilità di descrivere i miei meriti è ammirevole.

– Grazie Weasley… Anche se dubito che il tuo sia stato un complimento…

Entrambi caddero in un silenzio imbarazzante. Rose si guardò le righe del palmo della mano per distrarsi, cercando di leggere il suo futuro sopra. La sua linea della sfiga era decisamente molto lunga, presagio di sventura.

Scorpius era perplesso. Perché semplicemente non gli diceva che voleva fare tutto il lavoro da sola e basta? – Sarà molto lungo e difficile risolvere tutto da sola. Ma va bene così, alla fine saranno i pozionisti di mio padre a trovare un rimedio. Lasciamo la cosa agli esperti –. Disse. – Anzi, perché non andiamo subito dalla McGranitt a chiederle di anticipare i tempi?

– Non ci penso neanche! – Urlò lei. – Sai benissimo Malfoy che è una questione di orgoglio e onore, inutile che finga davanti a te –. Sbuffò. Doveva cercare di trovare un modo per convincerlo ad aiutarla senza sembrare una disperata.

Lui ridacchiò. – So anche che il tuo orgoglio non è abbastanza per risolvere il tuo danno.

– Perché tu sapresti fare di meglio?

– Certo –. Scorpius era felice di dove stava andando a parare la conversazione.

La ragazza si mise a ridere. – Voglio proprio vedere cosa sei capace di fare.

– Metti in dubbio le mie capacità?

– È ovvio! – Sorrise. – Devi dimostrare di essere bravo quanto me!

– Okay –. Scorpius incrociò le braccia e alzò il mento. – Dammi un libro in mano, vedrai che io sono decisamente il migliore.

– Non riuscirai mai a memorizzare tutti gli ingredienti e a mischiarli con la stessa abilità con cui ci sono riuscita io.

– E invece te lo dimostrerò.

Rose assottigliò lo sguardo. – Okay, cominciamo domani notte a cercare l’antidoto. In biblioteca, quando tutti dormono –. Si alzò e si diresse verso il suo letto. – Vedremo chi è davvero il più bravo. E spoiler: lo sarò io.

– Bene –. Borbottò Scorpius.

– Bene –. Rispose la Weasley.

Entrambi rimasero in silenzio, senza guardarsi, felici dell’accordo che avevano raggiunto. Si fecero scappare un sorrisetto compiaciuto, erano riusciti a convincere l’altro di aiutarsi reciprocamente senza sembrare patetici, non sapendo che entrambi volevano la stessa cosa.

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Capitolo 13
*** Scorpius è una principessa ***




CAPITOLO 13

Scorpius è una principessa


 

Rose si guardò bene intorno, prima di sgattaiolare tra i corridoi notturni facendo sbatacchiare la borsa qua e là. Certo, avrebbe potuto fare un po’ più attenzione per Scorpius, che era nascosto lì dentro, ma non sarebbe stato male fregarsene almeno una volta. E infatti fu quello che fece.

– Fai più piano –. Mugugnò il ragazzo, ovviamente.

Rose lo ignorò platealmente, mentre tirava fuori il mantello dell’invisibilità dalla borsa e lo indossava.

Scorpius uscì dalla tasca arrampicandosi attraverso una caletta che suo padre, quel maledetto, gli aveva costruito apposta per uscire a sorpresa dalla borsa e fare commenti non richiesti. – Siamo sotto al mantello dell’invisibilità?

– Sì –. Rispose secca lei.

– Ma non dovrebbe avercelo Albus?

– Me lo ha prestato.

Scorpius annuì mentre si arrampicava sulla sua manica per sedersi sulla sua spalla come un gufetto fastidioso. Rose aveva fatto notevoli respiri per reprimere la tentazione di tirargli una stecca con le dita e farlo cadere a terra.

– Aspetta –. La ragazza si bloccò, dopo aver sentito Scorpius parlare del mantello. – Come fai a sapere della sua esistenza?

Lui ridacchiò. – Non siamo in molti a saperlo, ed ad averlo usato, ma quando eravamo al terzo anno l’abbiamo utilizzato per spiare lo spogliatoio delle ragazze.

Nel giro di due secondi Scorpius si ritrovò abbandonato su un muretto.

– Non parlarmi mai più.

– Dai Weasley, era per scherzare! – Si sbracciò nella sua direzione. – Ti giuro che non ho fatto niente! – Urlò. – Okay forse una sbirciatina sì, ma dai!

Rose stava per svoltare per entrare in un altro corridoio quando la voce del ragazzo interruppe il suo tentativo di disfarsi di lui: – Weasley vienimi a prendere che c’è un brutto gatto che mi sta guardando. Mi vuole mangiare.

La ragazza alzò gli occhi al cielo e fece una corsa contro al tempo verso la gatta immortale dell’ex guardiano Gazza, maledetta l’anima sua, che era morto pochi anni prima. La sua cattiveria si era probabilmente impossessata della gatta, che era diventata una sorta di missionaria del diavolo stipendiata con croccantini di qualità e faceva la ronda notturna praticamente tutta da sola.

Recuperò Scorpius e lo fece sparire, intimandogli di non far rumore con il suo respiro pesante, altrimenti l’avrebbe soffocato a dovere. Era sicura che la McGranitt non avesse voluto che lei sgattaiolasse nei corridoi di notte. Aveva l’accesso alla parte proibita della biblioteca e doveva risolvere quel suo casino, ma non aveva più privilegi degli altri. Perciò dovevano stare attenti.

Arrivò alla biblioteca e la aprì facendo silenzio, dopo essersi assicurata che la gatta se ne fosse andata. Sgattaiolò dentro, chiuse la porta a chiave e si tirò via il mantello.

– Okay, questa sarà la nostra prima notte in bianco.

Scorpius scivolò sulla prima scrivania che trovò e si mise a sospirare. Non aveva proprio nessuna voglia di aiutarla a svolgere le sue faccende. Ma doveva. Aveva una missione da compiere. Si riscosse un attimo e mascherò quella sua espressione annoiata con un ghigno sfacciato. Poteva affrontare quella ragazza solo facendola ridere, comportandosi un pochino da sbruffone.

– Ho qui la lista di tutti i libri che ho studiato per fare la pozione –. Rose aprì una gigantesca pergamena arrotolata che aveva estratto dalla borsa. La carta cominciò a cadere e srotolarsi, facendo tutto il pavimento per il lungo e andandosi ad accartocciare alla fine del corridoio. Perché, ovviamente, quelle decine metri di spazio non bastavano per dispiegare tutta la pergamena. – Bene, cominciamo!

Scorpius cercò il più possibile di mantenere la sua compostezza, mentre la Weasley lo aveva munito di carta e penna della sua misura e lo aveva obbligato a scriversi su una lista personale l’elenco di tutti i libri. Percorreva quei pochi metri del pavimento come se fossero chilometri, mentre cercava di farsi luce con una lanterna in miniatura e si segnava tutti i nomi dei tomi. C’erano centinaia di titoli, Scorpius non sapeva nemmeno che esistessero così tanti libri in quella biblioteca, e lui era una di quelle persone che in biblioteca aveva passato davvero tanto tempo.

Finì di annotarsi tutti i titoli due ore dopo, e si sentiva stanco come se avesse camminato per chilometri. E doveva affrontare il viaggio di ritorno.

Dopo minuti interi arrivò ai piedi della Weasley. Storse un attimo il naso, vedendo quanto le suole delle scarpe fossero rovinate e sporche, (non volle restare a studiare la suola per più tempo. Aveva paura di quello che poteva vedere). Fece notare la sua presenza e venne portato sul tavolo.

La ragazza stava leggendo da ore sempre lo stesso tomo. Era un libro particolarmente difficile, Scorpius se lo ricordava perché lo aveva letto. Era una raccolta di tutti gli antichi riti celtici sugli effetti benefici dei loro infusi, antenati delle pozioni, e sull’effetto sugli esseri umani. Ovviamente tutto scritto in rune antiche. – Almeno fissiamoci un momento in cui chiudiamo i libri e andiamo a dormire –. Sbadigliò Scorpius.

– Già stanco, Malfoy? –. Sghignazzò la rossa, ricordandogli la promessa della sera prima.

La serpe non si perse d’animo. – Come vuoi, Weasley, ma fai conto che è praticamente dimostrato che un giusto ritmo di sonno porta ad una maggiore produttività ed efficienza –. Si sedette a gambe incrociate. – Non sono io che sono stanco, sei te che sei stupida.

La rossa lo guardò alzando un sopracciglio. – Potremmo dimezzare il tempo di permanenza qui se tu mi dessi una mano –. Sentenziò. – Ed è anche dimostrato che con i M.A.G.O. incombenti è praticamente impossibile studiare argomenti aggiuntivi durante il giorno se voglio tenere la mia media attuale.

Scorpius sbuffò, si fece rimpicciolire un libro a caso e si mise a leggerlo. Certo che non sapere nemmeno che cosa dovesse cercare faceva risultare particolarmente difficile la sua ricerca. Non sapeva nemmeno da dove cominciare. – Qualche consiglio? – Chiese. Rose lo guardò dubbiosa. – Qualche dritta su cosa devo cercare in particolare?

Lei scosse la testa. – Non mi ricordo niente.

– Eh? – Sgranò gli occhi. – Sei te che hai preparato questa pozione.

– Malfoy, ho preparato quasi un centinaio di queste pozioni. E sono tutte completamente diverse tra loro.

Ecco. Ecco di nuovo quel tono saccente arrogante che diceva tanto “so tutto io e tu non capisci un cazzo”. Anche se, effettivamente, di quella situazione, Scorpius non ci capiva davvero nulla, ma non era necessario dirlo ad alta voce.

– Posso dirti solo di concentrarti maggiormente sulle pozioni che hanno un effetto sugli esseri umani o su specie di scimmie o apes. Non di più.

Era un altro modo di digli di leggere praticamente tutto. E così sia.


 



I giorni scorrevano lenti. Lenti, fastidiosi, inesorabilmente irritanti.

E passavano le notti praticamente in bianco, con le parole che si incrociavano sotto i loro occhi stanchi e cominciavano a danzare il valzer. Ormai le loro occhiaie erano più profonde di un pozzo petrolifero appena scavato da una perforatrice modello deluxe.

Ogni mattina si risvegliavano con un frastuono celtico che faceva tremare il letto. Scorpius si metteva ad urlare e imprecare contro tutti i santi maghi, e Rose gli lanciava un cuscino perché faceva più casino della sveglia stessa. E con questo clima iniziava ogni loro giornata.

Alla fine avevano trovato una bacchetta per Scorpius, ma era stato tremendo, e ancora peggio era stato il periodo in cui lui era stato senza bacchetta. Per due settimane non aveva potuto esercitarsi, praticare la magia o dare dimostrazioni pratiche. Quindi era indietro con il programma e stressava Rose ogni sera fingendo una lagna per non andare in biblioteca con lei, anche se alla fine la seguiva sempre e svolgeva un ottimo lavoro.

Si lagnava sempre, in continuazione, sembrava una maledetta principessa. Si lamentava quando non riusciva a farsi un bagno decente, faceva l’esaurito quando non faceva le sue giuste ore di sonno, urlava a squarciagola quanto quella situazione fosse ingiusta, che suo padre sarebbe venuto a saperlo, e per finire continuava a borbottare perché la squadra dei serpeverde stava praticamente perdendo tutto a quidditch senza di lui.

Quando non si lagnava si chiudeva in un silenzio inquietante. Leggeva dei libri, tanti libri. Ma non aveva mai detto a Rose di cosa si trattasse. Si chiudeva per ore nella sua stanzina all’interno della casa delle bambole rosa shocking che era stata ristrutturata, e usciva solo quando aveva fame, o sete, o quando semplicemente era annoiato e quindi doveva dare fastidio a Rose. Il suo passatempo preferito praticamente.

Un giorno la ragazza non ne poteva più di tutto quel suo silenzio misterioso, aveva girato a forza la casetta verso di lei e aveva strappato dalle mani di Scorpius un libricino.

– Che cazzo fai, Weasley?! – Aveva urlato lui mettendosi sdraiato sui gomiti, con uno sguardo interrogativo stampato in faccia.

Rose aveva osservato bene il suo aspetto. Ogni traccia della sua sbruffonaggine aveva abbandonato il volto, che sembrava decisamente teso e contrariato. – Che cosa leggi?

Scorpius aveva sbuffato, passandosi la mano tra i capelli spettinati. – Ridammi il mio libro.

– Le fiabe dei fratelli Grimm?! – Aveva esclamato lei stupita dopo aver letto il titolo.

Il ragazzo d’altro canto non era sembrato particolarmente contento. Si era chiuso nel suo mutismo assoluto e la guardava con uno sguardo perforante. Se solo non fosse stato così piccolo, Rose l’avrebbe trovato molto autoritario.

– Hai degli ottimi gusti, Malfoy, ma non mi aspettavo leggessi cose così babbane –. Aveva continuato Rose, con una voce particolarmente stupita. – Da dove l’hai preso?

– Dalla biblioteca di casa mia –. Si era morso il labbro subito dopo aver risposto, come se si fosse pentito di averle rivelato quel piccolo dettaglio. – E poi non sono babbani, lo sanno tutti che alla fine erano dei maghi. Semplicemente non lo hanno mai rivelato.

Rose aveva alzato un sopracciglio. – Non è vero. Questa informazione è stata smentita decenni fa. Erano solo dei babbani a cui non è stato cancellato il ricordo di un duello magico a cui aveva assistito e quindi si sono fatti di acidi credendo che in questo modo sarebbero diventati dei maghi pure loro.

Scorpius aveva sbuffato. – Okay, non lo sapevo, grazie. Ma ora posso riprendere il mio libro?

Rose aveva trovato la sua risposta particolarmente sospetta. Insomma, poteva anche essere probabile che Scorpius non ne sapesse nulla, nonostante la sua immensa cultura, ma i coniugi Malfoy non avevano mai avuto dubbi? A tal punto da accogliere quel libro nella loro personale biblioteca? Gli aveva restituito il suo libro senza farsi altre domande.


I momenti dei pasti erano tremendi. Scorpius pretendeva di mangiare pasti caldi e su misura, e perciò aveva corrotto un elfo domestico a preparargli le migliori cene. Ad ogni pranzo e cena, Rose doveva fare uno scalo nelle cucine per rifornire il piccoletto, pagare l’elfo (da parte di Malfoy non si era ancora visto un soldo), e poi arrivare in Sala Grande rigorosamente in ritardo, visto che Malfoy si lamentava sempre della qualità del cibo e faceva piangere gli elfi con minacce di licenziamento.

Ad una certa nessuno dei due ce la fece più.

Scorpius continuava a lamentarsi con quel suo tono cantilenante da vecchia zitella. Non sopportava i ritmi frenetici e strani di Rose, ancora meno sopportava di essere così alienato da una realtà che conosceva. Gli mancavano i serpeverde. Non lo aveva ancora detto ad alta voce e non l’avrebbe mai fatto, ma la pesantezza della lagna era direttamente proporzionale alla sua nostalgia.

E tra i due non era ancora comparsa nessuna forma di amicizia. Non erano raro (leggi: accadeva ad ogni ora) che si urlassero contro l’uno con l’altro per delle nullità. Se la convivenza forzata era così terribile, entrambi si chiesero come sarebbe stato sposarsi. Un inferno. Giurarono in silenzio che non avrebbero mai sposato nessuno.

Ogni giorno, prima delle lezioni, Rose prendeva le misure del ragazzo. Animava un metro da sarta, che si arrotolava su Scorpius, per controllare se si fosse ingrandito. Ma il risultato era sempre lo stesso. Scorpius era un piccolo, adorabile e debole bambolotto fastidioso. E non cambiava di un millimetro.

Le ricerche in biblioteca non procedevano granché. Forse avevano trovato una pista, l’ennesima dopo altre cinque che non avevano portato a nulla, e stavano indagando su quella. Alla fine Rose era anche uscita con Cedric. Come stava andando? Oh, alla grande.


 




Le lezioni erano appena finite e Rose entrò nella sua camera come un uragano.

Scorpius, come al suo solito, si alzò indispettito dal suo lettino e chiuse il libro senza far vedere alla ragazza cosa stava leggendo. – Che vuoi? – Le chiese. La ragazza sarebbe dovuta essere dall’altra parte della scuola a studiare. Avevano almeno raggiunto l’accordo che al pomeriggio ognuno se ne stava per conto suo.

– Hai visto Lavanda? – Chiese invece con il tono più innocente possibile.

Il ragazzo alzò un sopracciglio. – Certo! È passata qui prima, ci siamo salutati e poi mi ha detto che sarebbe andata in riva al lago, così da comunicartelo nel caso tu ti fossi interessata alla sua presenza in pieno pomeriggio, al posto di studiare come fai di solito.

Rose strizzò gli occhi. – Ti hanno mai detto che sei simpatico come un sottomarino nel culo?

– Sempre al tuo servizio, Weasley. Comunque Lavanda è davvero in riva al lago, si può vedere dalla tua finestra. Idiota.

Rose gli lanciò addosso la prima cosa che aveva trovato (ossia un accendino di sua cugina Dominique che teneva lei per nascondere il fatto che fumasse). Poi chiuse la porta e se ne andò.

Sistemò bene la sua sciarpa sulle spalle. Ormai era quasi la fine di ottobre e il tempo in Scozia stava cominciando a far sentire tutta la sua deprimente magnificenza.

Mentre camminava tra i corridoi freddi e deserti un qualcosa la prese per il fianco, la girò verso di sé e posò le sue labbra sottili sulle sue.

– Ciao Ced –. Ridacchiò lei mettendo le mani sul petto del ragazzo.

– Ciao –. Rispose lui innocentemente. – Dove vai?

Lei sorrise. – A parlare con Lavanda. Ho appena scoperto una cosa dalla riunione dei Prefetti perché sono riuscita a corrompere il mio sostituto.

Vista la situazione, la McGranitt aveva ritirato entrambi dalla carica di prefetto finché Scorpius non fosse tornato normale. E anche perché aveva beccato Rose ad andare in biblioteca al posto di svolgere le sue ronde notturne.

– Cosa hai scoperto che io devo sapere?

– Niente che si possa divulgare! – Rose fece il segno di chiudersi la bocca con una finta cerniera. – Lo scoprirai stasera in Sala Grande, come tutti.

– Dai… – Lui sospirò, avvicinandosi a lei e toccandole il fianco. Aveva un’altezza incredibile, che toccava quasi il metro e novanta, ma la sua figura esile lo faceva sembrare un tenero cucciolo troppo cresciuto.

Rose scosse la testa ridacchiando e riuscì a liberarsi dal suo abbraccio. Lo salutò e andò in cortile, non prima di avergli scoccato un bacio sulla guancia. Era ormai quasi un mese che si frequentavano, Cedric si era dimostrato sin da subito un ragazzo tenerissimo. Era veramente molto dolce, molto carino.

Purtroppo, per via del periodo che stavano passando non avevano ancora avuto nessuna possibilità di vedersi per più tempo e far diventare le cose più serie. Non erano ancora usciti insieme ad Hogsmeade perché Rose aveva preferito restare ad Hogwarts a studiare per la pozione, ed era così ogni volta che lui le proponeva di vedersi per pomeriggi interi. Un po’ le dispiaceva. Cedric era davvero un ragazzo a cui ci teneva, le piaceva, ma era capitato proprio nel momento peggiore. Forse con quello che avrebbero comunicato in Sala Grande quella sera le cose sarebbero cambiate un po’. In meglio, si sperava.

Rose raggiunse Lavanda all’ombra di un salice e le comunicò l’allegra notizia.


 




Quella sera la Sala Grande era particolarmente agitata. Tutti gli studenti parlottavano tra loro perché avevano capito che quella notte avrebbero saputo qualcosa di importante.

Rose aveva già interrotto il giro di scommesse dei figli di George e aveva confiscato tutti i galeoni che avevano messo in gioco per consegnarli alla preside. Comunque alla fine se li era tenuti per sé, ma era un dettaglio del tutto trascurabile e privo di significato.

Loro si misero a protestare e a minacciarla di lanciarle di caccabombe che le avrebbero lasciato un terribile odore per una settimana, ma la McGranitt preese la parola, interrompendo le manie di vendetta di quei criminali: – Buonasera, fate attenzione prego!

Il chiacchiericcio si trasformò in bisbiglio e tutti si misero ad osservare la preside che si era alzata in piedi per parlare. Tutti a parte Rose, che si stava scambiando occhiate maliziose con Lavanda. – Ho un annuncio da fare in occasione di quest’anno un po’ speciale.

Albus, al tavolo dei serpeverde, alzò gli occhi al cielo e si mise a sorseggiare il calice. Mandò delle occhiate interrogative a Rose, aveva capito che lei sapeva a cosa la preside di stava riferendo. Lo aveva inteso dalla piccola risata che aveva fatto Lavanda mentre beveva, l’acqua le era andata di traverso e aveva iniziato a stilare a parole il suo testamento temendo la sua precoce morte.

Rose gli fece l’occhiolino, dopo essersi assicurata che l’anima della sua amica non avrebbe lasciato quel mondo terreno, e poi smise di dargli attenzione. Le informazioni le dava solo ai suoi amici privilegiati, quindi Albus cancellò il nome della cugina dalla lista di persone da invitare ai festini più entusiasmanti. Non se lo meritava.

Si mise poi ad ascoltare concentrato il piccolo discorso della preside, mentre ruotava il cucchiaio nella sua zuppa deprimente ormai congelata.

– Sono lieta di annunciarvi, che dopo due anni dall’interruzione di questa forma di festeggiamento, ritornerà finalmente…

Qualche bicchiere si mise a tintinnare grazie ad un incantesimo, facendo sembrare che dei piccoli tamburi di cristallo stessero aumentando l’attesa.

– … Il Ballo in occasione della festività di Halloween!

Un boato esplose nella Sala Grande. Di solito erano sempre gli studenti più piccoli a fare una tale confusione, ma quel giorno invece era solo la borsa di Molly Weasley che era esplosa. La ragazza si guardò intorno spaesata al tavolo dei tassorosso, con gli sguardi di tutti gli studenti puntanti addosso.

La McGranitt si era abbassata gli occhiali sulla punta del naso e la guardava incredula. – Signorina Weasley?

Rose alzò gli occhi al cielo. Conosceva Molly, sicuramente non era quel tipo da nascondere esplosivi che potevano uccidere, o ferire gravemente, nella borsa di scuola. Lanciò un’occhiata alla McGranitt, cercando di farle capire che sicuramente la terrorista da incastrare non era sua cugina. Poi lanciò un’occhiataccia ad alcuni ragazzini serpeverde del terzo anno. Li aveva visti maneggiare dei petardi quando prima si era scambiato quell'occhiataccia con Albus. Evidentemente devono aver avuto una lite con la cugina di Rose.

La preside riprese il suo discorso: – Purtroppo, come la regola vuole, ai ragazzi sotto al quarto anno non sarà permesso rimanere oltre le undici di sera… Dei mormorii arrabbiati percorsero i tavoli, ma si zittirono subito. – Quindi, maghi e streghe… – La McGranitt allargò le braccia. – Le regole sono queste: il ballo si terrà il 30 ottobre nella Sala Grande dalle 20 alle 2 di notte, sarà disponibile un buffet anche all’aperto in una zona severamente controllata del parco. Come dress code si richiede una certa eleganza e un certo stile, quindi se potete evitare di venire vestiti come una zucca di Halloween o pitturati di arancione mi fareste un favore.

Shay strappò il foglio sopra cui aveva disegnato il piano per rubare le zucche del castello e Lavanda bruciò la lettera che stava per spedire ai suoi genitori chiedendo l’abbronzante “Let’s make our skin orange again” by Donald Trump.

Scorpius non poteva desiderare una cosa ancora più deprimente di quella. Per questo motivo si mise a fare le lagne e prendere a calci il fianco di Rose, chiedendo almeno che gli fosse concessa una vacanza se non fosse riuscito ad andare al ballo. Lei risolve il problema rovesciando un bicchiere di succo di zucca sopra la sua testa.

Albus invece si accasciò sulla panchina sorseggiando il suo calice. Diciamo la verità, i balli non erano fatti per lui, non quando al suo ultimo ballo due anni fa aveva dato bidone all’ultimo ad una ragazza perché aveva appena realizzato di essere gay, e quindi si era slinguazzato un tipo proprio davanti ai suoi occhi.

Oltretutto, giusto per precisare, quel ragazzo era anche findanzato con un’altra, la quale aveva iniziato ad uscire con un’altra ragazza a sua volta di nascosto. Quindi non solo Albus, ma letteralmente mezza Hogwarts in quell’anno aveva avuto corna più lunghe di quelle dell’Erumpent.

Il serpeverde fece vagare il suo sguardo per tutta la sala, cercando di capire se solo lui era contrario a quella sciocchezza. Incontrò il volto depresso di Erika, che sicuramente stava pensando al fatto che non avrebbe potuto andarci con Scorpius e che sentiva la sua mancanza.

– Tranquilla Erika, saremmo in due ad annoiarci da soli in Sala Comune quella notte.

– Perché, tu non vai? – Chiese stupita.

Albus fece spallucce. – I balli non fanno per me.

Avrebbe anche potuto andarci, se solo avesse trovato un ragazzo normale a fargli compagnia. E Hogwarts non brillava di certo per avere studenti normali. Per un paio di secondi aveva pensato a quella eventualità, ma quando aveva visto Camron Ness rovesciarsi sui pantaloni il pollo fritto e un altro paio di ragazzi carini fare cose ancora più atroci, ci rinunciò completamente.

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Capitolo 14
*** Palpeggiamenti indesiderati ***


 

CAPITOLO 14

Palpeggiamenti indesiderati






– Psst… Corno di Erumpent!

Dopo aver sentito quel suggerimento provenire dalla sua borsa, Rose si stropicciò gli occhi, reduce da una notte quasi insonne per la ricerca all’antidoto, e si affrettò ad alzare la mano di scatto.

La professoressa Parkinson fece scorrere lo sguardo attento su tutti i suoi studenti, sperando, invano, che vi fosse qualcun altro ad avere la risposta alla domanda che aveva appena posto. Ricordandosi poi che Rose rispondeva anche per conto di Malfoy, le diede la parola.

– La risposta è: corno di Erumpent

– Bene, è giusta –. annuì muovendo leggermente la testa. Ma non staccò gli occhi dalla ragazza, aspettando che lei le facesse capire se doveva dare dei punti a grifondoro o a serpeverde.

Rose alzò gli occhi al cielo, odiando quello strano rituale. Poi indicò la borsa in cui Scorpius era nascosto, il simbolo ormai universalmente riconosciuto per quando era il ragazzo a rispondere alle domande dei professori. Era un simbolo che Rose odiava. La sua borsa era sempre pericolosamente vicina al suo ventre, unico punto in cui riusciva a sentire bene la voce di Malfoy. Già non era riuscita a sopportare le domande delle amiche riguardo la sua nuova borsa, poi non sopportava che le persone credessero che lei stesse indicando la sua pancia.

A quel punto cominciavano tutti a bisbigliare riguardo la sua ipotetica gravidanza e, anche se era passato solo un mese, la gran parte della scuola ne era quasi convinta. Scorpius non era ancora tornato tra loro e le uscite con Cedric non erano sufficienti come alibi.

In fin dei conti però c’erano state delle proposte peggiori come simbolo da usare. Il professor Neville Paciock, ad esempio, le aveva proposto di far cadere dei semini per terra per fargli capire quando la risposta proveniva da Scorpius. Ma dopo che Rose li aveva per sbaglio rovesciati su del concime magico ed era cresciuto un platano picchiatore che aveva devastato l’aula, ci avevano rinunciato e avevano deciso di cambiare strategia.

La professoressa Parkinson sorrise, compiaciuta del fatto che alla fine della lezione avrebbe potuto aggiungere punti alla casa dei serpeverde, che ogni giorno si trovavano punti in più completamente a caso e non sapevano più cosa pensarne. Alla fine i geni avevano creduto che fosse un errore del conteggio, e se ne andavano in giro per i corridoi tutti altezzosi perché erano in vantaggio da più di una settimana.

– Chi sa dirmi invece qual’è l’antidoto più potente al mondo? – cinguettò nuovamente la voce della professoressa.

“Questa è facilissima” pensò Rose mezza assonnata, ma non fece in tempo ad ipotizzare la risposta che subito le arrivò il suggerimento dalla sua borsa: – Il bezoar.

La ragazza si morse la lingua, consapevole che aveva fatto di nuovo guadagnare dei punti a serpeverde. Non capiva come Scorpius facesse ad essere così attivo dopo aver passato la notte quasi completamente in bianco, ma era troppo addormentata per pensarci. Nel giro di una frazione di secondo alzò la mano e rispose correttamente. Poi si indicò ancora la borsa, davanti al suo ventre.

– È la seconda volta che lo fa in questa lezione, e sono solo le dieci del mattino –. si sentì la voce di Camron bisbigliare ad un tassorosso. – Mi sa che qui davvero ci scappa il bambino.

Lavanda, che era dietro il ragazzo, fece finta di non aver sentito e (assolutamente non per colpa sua) un esplosivo si andò accidentalmente ad infilare dentro all’infuso di Camron. (Molto accidentalmente. Insomma ad Hogwarts le cose si muovono da sole, come le scale).

Una colonna di liquido rosa si innalzò dal calderone di Camron e gli piovve addosso, appiccicandosi a qualsiasi cosa che potesse trovare e incollandolo alla sua stessa sedia. La classe intera cercò di ignorare nel modo peggiore possibile tutto il calendario che Camron tirò giù dal cielo e scoppiò in una fragorosa risata, accompagnata dalle urla della Parkinson che decise, immersa in una dimensione spirituale di pura collera, di togliere trenta punti rispettivamente alle due case.

– Che sta succedendo là fuori?! – urlò in tono decisamente alto Scorpius.

Rose spalancò gli occhi, e si affrettò a muoversi nell’angolino della stanza per assicurarsi che nessuno l’avrebbe sentita nel trambusto generale. – Non è successo niente, – disse aprendo la borsa e guardando il piccoletto – è solo Camron che è quasi saltato in aria.

– Per la seconda volta nel giro di un mese, e oggi non è nemmeno per colpa mia –. sghignazzò il serpeverde, contento.

– Aspetta solo che ritorno prefetto per toglierti altri punti per quello che hai fatto.

Scorpius sorrise. – Dai, Weasley, parli proprio tu che mi stavi quasi mangiando con gli occhi quel giorno al campo da quidditch quando mi ha tirato quel pugno. Davvero preferivi che Camron rimanesse impunito?

– Cosa?! – Urlò Rose un po’ troppo forte, rendendosi conto troppo tardi che Scorpius aveva detto quelle cose solo per farla infuriare – Sei un cretino!

Arrossì fino alla punta dei capelli per essere stata presa in giro così facilmente. Anche perché era vero che quel giorno se lo stava quasi mangiando con gli occhi. Era rimasta completamente affascinata da quel suo portamento, dal sua calma glaciale e dal coraggio con cui aveva sfidato Camron. Quando poi, conoscendo Scorpius, aveva capito che si trattava solo di un ragazzo sbruffone, si era vergognata per giorni interi dei pensieri che aveva fatto su di lui.

– Non sono io un cretino, sei tu suscettibile. È diverso.

– Parla quello a cui non puoi torcere nemmeno un capello che subito si mette a frignare! – protestò Rose.

– Quella non è suscettibilità, è eleganza. Non capisci niente.

– Tutto okay, Weasley?

La voce della professoressa Parkinson interruppe tutte le imprecazioni che Rose era sul punto di urlare al ragazzo. Si pietrificò sul posto, con il sangue raggelato e con gli occhi dei suoi compagni tutti fissi su di lei. Realizzò che la classe era immersa in un silenzio tombale e che una ventina di persone l’avevano appena sentita discuteere con una voce maschile molto nota proveniente dalla sua borsa.



 



Durante il pranzo tutti poterono vedere che i grifondoro e i tassorosso erano miseramente slittati in fondo alla classifica, con tanto di fischi e vaffanculo che tutti i membri delle case si inviavano a vicenda in quell’amorevole competizione assolutamente non tossica.

Rose si sedette davanti al suo piatto di zuppa al sapore di morte con il morale sotto ai piedi. Oltre ad essersi quasi fatta beccare a bisticciare con Malfoy, quella mattina aveva praticamente dormito con gli occhi aperti, non capiva più niente di niente.

– Rose, guarda che stai mangiando la minestra con la forchetta.

Ecco appunto. La ragazza ringraziò con un sorriso Shay, che in quel periodo le stava particolarmente addosso, ma mai quanto Lavanda, che era addirittura quasi riuscita ad impossessarsi della mappa del Malandrino. Rose aveva capito che avrebbe dovuto nascondere la mappa fino a che Malfoy non sarebbe tornato normale. Insomma, che cosa avrebbe pensato una qualunque persona se avesse visto il nome “Scorpius Malfoy” nel suo letto?

– Sono particoralmente stanca –. borbottò.

– È una cosa piuttosto normale visto che ogni notte non torni in stanza prima delle tre –. Lavanda fece schioccare la lingua. – Si può sapere che cosa combini?

Rose strizzò gli occhi. – No, non si può sapere –. disse. – E poi non mi devi controllare in questo modo! Chi te lo fa fare?

– Siamo preoccupate per te –. affermò Lelsie alzando lo sguardo dalla sua orrida zuppa. – Non crediamo ovviamente a tutto quello che si dice in giro, ma da quando è sparito Malfoy sembra che tu sia cambiata.

– È perché è sparita la mia pozione. Sono disperata!

Leslie annuì, si aspettava quella risposta.

– Tanto lo sanno tutti che Malfoy è stato rapito dal neo-Basilisco.

Le tre amiche si girarono in direzione di Fred e Roxanne, che si erano appoggiati al tavolo in una posa particolarmente intrigante. Con un sopracciglio alzato e un ghigno in volto, i due cominciarono a raccontare tutta la storia, anche se praticamente nessuno glielo aveva chiesto: – Si dice che Malfoy sia sceso nei sotterranei per riaprire la camera dei segreti…

– Ma che sia rimasto rapito dal Basilisco e che quindi ora sia intrappolato tra le sue spire…

– Il Basilisco, ormai troppo affezionato alle famiglie purosangue, non è riuscito a trattenersi dal…

Lavanda li interruppe: – Se tutta questa storia finisce con una scena di sesso non la voglio sapere.

Leslie sputò la zuppa nel piatto per via delle colorite immagini che si erano andate a formare nella sua mente, mentre Rose cercò di ignorarli e riprese a mangiare la sua minestra il più velocemente possibile.

– Rose, stai di nuovo usando la forchetta.

Oh, che cazzo.

Non fece però in tempo a riprendersi, che subito arrivò la posta nella Sala Grande. Sotto il naso di Rose comparvero due gufi, quello dei suoi genitori e… quello dei Malfoy. Non ebbe i riflessi sufficientemente veloci per prendere quel pollo, arrostirlo e magiarselo per farlo sparire, e tutti videro il grande gufo regale di casa Malfoy posarsi di fronte a lei.

Merda.

Il suo tavolo cadde in un silenzio imbarazzante, mentre lei allungava la mano tremante per prendere la letterina che l’uccello del malaugurio aveva legato alla sua zampa. Certo, avrebbe potuto far finta di niente e ignorare il gufo, ma quel giorno aveva il quoziente intellettivo di una fottuta sedia, quindi non poté trattenersi dal prendere in mano la lettera e ripiegarla con cura dentro la borsa.

– Non avete niente di meglio da fare voi? – urlò alla Sala.

Suo fratello Hugo aprì la bocca per parlare: – Ma quello è il gufo dei Malf…

– Questo è il gufo dei Malfiters, una famiglia che abita in Galles con cui ho fatto amicizia durante le vacanze estive di due anni fa –. sbottò Rose.

Hugo sgranò gli occhi perplesso. – Ma noi non stiamo mai stati in Gal-

Non fece in tempo a finire la frase che gli arrivò un calcio sugli stinchi.



 



– Preferisco davvero finire nelle spire del Basilisco e farmi fare tutto quello che vuole piuttosto che rimanere a digiuno in questo modo –. commentò Scorpius accigliato appena erano tornati in stanza.

Rose si lanciò a stella sul letto, ignorandolo completamente e facendo scricchiolare pericolosamente le assi di legno.

– Ecco, senti quanto casino fai quando ti butti a letto, Weasley. È perché sei grassa.

La ragazza decise di ignorare anche quella frecciatina. – Mi dispiace –. alzò gli occhi al cielo, preferendo spostare la conversazione su altro. – Ma sai, neppure io ho mangiato, quindi direi che siamo alla pari, adesso.

– Ma è mai possibile che ogni volta che io ho bisogno di qualcosa tu tiri fuori sempre un qualche tuo problema a cui devi dare più attenzioni?

– Beh, ti sembra invece normale che tu pensi soltanto ai tuoi di problemi, e mai ai miei?

Scorpius spalancò la bocca, infastidito. – Senti chi parla!

– Io intanto ci penso ai tuoi bisogni primari! – sbottò.

– La salute mentale è un bisogno primario!

– Apprezzo e rispetto questa tua opinione… – sospirò – ma non la condivido.

– Vaffanculo!

Toc toc.

Rose sotterrò Scorpius tra le coperte del suo letto e andò ad aprire la porta, ritrovandosi davanti un Cedric intimidito.

– Scusa, disturbo? Ho sentito delle voci prima e…

– No, no, non ti preoccupare, entra pure –. Rose fece un sorriso a trentadue denti e lo ospitò in camera. – Siediti se vuoi.

Cedric ricambiò il sorrisino e si sedette un po’ a disagio sul bordo del letto, con le mani sulle ginocchia. Entrambi si guardarono negli occhi per qualche secondo, in silenzio, e Rose realizzò che forse poteva sembrare un tantino controverso invitare il ragazzo con cui stava uscendo a sedersi sul suo letto così come niente fosse. Specialmente quando c’era un altro ragazzo infilato tra le sue lenzuola. Il bozzolo formato dal corpicino di Malfoy alle spalle di Cedric si spostò come uno strano bruco verso il cuscino, non sapendo probabilmente dove nascondersi.

Rose si sedette al fianco del corvonero, così da far sembrare tutta la situazione meno imbarazzante. Mancavano pochi giorni al ballo di Halloween e Cedric era capitato proprio nel momento giusto per chiedergli di andare con lei. – Quindi… sei libero sabato sera?

Ecco, complimenti Rose, dritta al punto. Praticamente la mossa peggiore da fare con un ragazzo timido come quello.

Lui arrossì non poco. – Beh, volevo parlarti anche di questo…

Rose si sentì un pochino scaldare il cuore, ma quel “anche” non la rassicurava per nulla. – Anche?

– Sì, beh… – si grattò dietro la nuca, senza guardarla negli occhi per l’imbarazzo. – C’è una domanda che ormai da un po’ di tempo volevo farti.

Rose sentì forse il cuore accelerare per qualche secondo. Si avvicinò a lui, alzando il volto fino a riuscire a guardarlo negli occhi. – Sì?

– Ecco… – sospirò. – Spero che tu non la prenderai male, se non peggio, ma mi chiedevo se…

Se vuoi andare al ballo con me? Se vuoi fare sesso con me? Se vuoi fare tanti bei bimbi con i capelli rossi, cinesi per un quarto e con una nonna insopportabile come Cho Chang? Perché in quel caso le risposte sarebbero state: sì, sì e forse. Cho Chang non era proprio la migliore come nonna, quindi erano da valutare i pro e i contro.

– Mi chiedevo se per caso sei in contatto con Malfoy.

Il cuore di Rose si afflosciò come il gonfiale di un bambino idiota che aveva avuto la bellissima idea di usarlo come trampolino sui sassi. La sua risposta venne preceduta da uno squittio proveniente alle sue spalle dal bruco-Malfoy, che non era ovviamente riuscito a starsene zitto.

– Che cos’era? 

Cedric si girò di scatto indietro e Rose si lanciò sdraiata sulla coperta mettendosi davanti al bozzolo. – Niente! – urlò.

Lui sorrise, e si stese al suo fianco, a pochi centimetri di distanza dal suo volto. Si guardarono ancora per qualche secondo, in silenzio, osservando i movimenti l’uno dell’altro e cercando di interpretare quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco.

– Quindi… Sai qualcosa di Malfoy, alla fine?

Rose aprì leggermente la bocca per parlare. Non riusciva a mentire a quegli occhi neri e dolci, ma allo stesso tempo non poteva interrompere il patto che aveva fatto con Scorpius. Sentì un groppo alla gola e il cuore batterle sempre più forte, che rimbombava nel silenzio della stanza. L’imbarazzo crebbe tra i due e non sapendo assolutamente come comportarsi, Rose si lanciò su Cedric e poso le sue labbra su quelle del ragazzo.

Il corvonero la accolse con stupore, ma non la respinse. Cinse le mani sui suoi fianchi e la strinse a sé, lasciandola per un momento sorpresa da quell’iniziativa. Rose iniziò a baciarlo in modo più frenetico, mentre i pollici di lui disegnavano dei cerchi lungo i suoi fianchi e la sua schiena, in modo lento, delicato, dolce. La ragazza alzò una mano e la allungò sul suo volto, accarezzandolo appena, e staccò le labbra di pochi millimetri, per guardarlo negli occhi. Lui non resistette a quell’allontanamento e si rituffò sulle sue labbra, stringendola ancora di più e coccolandola, tenendola sdraiata sul fianco.

Rose si perse tra quelle carezze e baci, si aggrappò a lui e quasi dimenticò del posto in cui si trovavano e dell’intruso che era lì tra loro. Nel suo letto, tra le lenzuola, continuarono a baciarsi, senza andare troppo oltre. A toccarsi sulla superficie, a sfiorare le parti più nascoste attraverso i tessuti e poi a ritirare subito la mano timida.

Ad un certo punto, Rose sentì la mano di Cedric osare oltre, e percepì una piccola pressione sul suo fondo schiena, che veniva accarezzato e quasi, stranamente, tamburellato.

Rose sorrise appena tra le labbra di lui, sentendo un fuoco caldo propagarsi per tutto il suo corpo, e mosse una mano vicino alla sua per invogliarlo ad essere più intraprendente, a non aver paura di toccare troppo. Fece scendere la mano e fu sul punto di cingere la sua quando si accorse che quella non poteva essere la mano di Cedric. Le mani del ragazzo le stavano ancora cingendo i fianchi.

Presa un attimo dalla paura toccò la presenza che stava invadendo il suo personale spazio, e le si raggelò il sangue nelle vene. Un piccolo bozzolo di coperte aggrovigliate si stava agitando, in parte contro il suo sedere, mentre cercava di risalire lungo la sua schiena. Scorpius, probabilmente nel tentativo di orientarsi sotto alle coperte, la stava palpeggiando.

E lei l’aveva trovata una cosa così eccitante.

Si alzò di scatto, lasciando di sasso Cedric, che si sentì come privato del suo ossigeno. – Cosa… Che… – balbettò incerto – Tutto bene?

Rose dovette tapparsi la bocca per evitare di urlare. Cedric si sedette al suo fianco, stringendola a sé.

– Scusa… È che mi è appena venuto in mente che sono super in ritardo per un compito di domani –. Farfugliò Rose in un disperato tentativo di convincere anche sé stessa della balla che aveva appena detto.

Era palese che Cedric ne fosse rimasto particolarmente deluso.

– Mi dispiace davvero tanto… Ma posso farmi perdonare! VuoivenirealballodiHalloweenconme? – Rose sentì l’aria mancarle mentre pronunciava quelle parole, non capendo nemmeno lei perché aveva scelto quel momento per farlo. Complimenti Rose, sei una cretina.

Il corvonero strabuzzò un po’ gli occhi, forse non aveva capito. – Spero di non aver sentito male… Però sì, vorrei essere il tuo accompagnatore al ballo di questo sabato.

Lei fece un sospiro di sollievo e l’ossigeno ritornare nella stanza. Le cose si stavano facendo sempre più serie, ed era felice così.

– In ogni caso, anche se non era questo che mi avevi chiesto, ormai ho detto di sì, e non credo che tu sia una persona così cattiva da rifiutarmi per un malinteso –. Il volto di Cedric si allargò in un piccolo sorriso e Rose sentì il cuore sciogliersi un po’. Il corvonero non era certo il tipo da battute e ghigni, ma in certi momenti si conciliavano perfettamente con il suo atteggiamento dolce e timido.

– Allora ti lascio ai tuoi compiti. Ciao, Rose –. le scoccò un bacio a fior di labbra e uscì dalla stanza.

Scorpius si stava ancora contorcendo da minuti sotto le coperte. Una cosa così fastidiosa che Rose avrebbe volentieri portato un gatto nella stanza e lo avrebbe fatto giocare con quel bozzolo di lenzuola. Gli strappò le coperte di dosso.

– Finalmente… la luce… l’aria…

– Hai idea di quello che hai fatto poco prima?! – partì subito lei all’attacco.

Malfoy strabuzzò gli occhi.

– Mi hai toccato il culo!

Il volto di Scorpius si allargò in un ghigno che non prometteva niente di buono. – Ah, quella palla di lardo gelatinosa era il tuo fondoschiena? Interessante, Weasley…

La pacifica discussione finì quando Rose lo soffocò con un cuscino.



 



Albus si mosse sinuosamente nella Sala Comune dei serpeverde, schivando con maestria ammiratori reduci da sue vecchie avventure che aveva affrontato sotto acidi. Atterrò silenzioso come un felino su un divanetto, dopo aver fatto una capriola di parkour per evitare un ragazzo del terzo anno che non capiva se era gay oppure e no, e la pubertà che faceva casini, e i suoi genitori che erano conservatori, e quindi vuoi uscire con me così almeno cerco di capire se sono etero oppure no? Eccetera eccetera, una favoletta che ormai aveva sentito troppe volte.

L’oggetto della sua ricerca sedeva di fronte al caminetto, con un libro aperto sulle gambe, anche se Albus era certo che non lo stesse praticamente leggendo. Era ormai da quasi un mese che Erika non riusciva più a concentrarsi sulle cose davvero importanti.

– Ehi, dovresti smetterla di pensarci. Vedrai che starà bene.

Erika gli lanciò un’occhiataccia gelida, chiudendo delicatamente il grande tomo e sfilandosi gli occhiali dal naso. – Tu sei il suo migliore amico, e non hai nemmeno per un attimo provato a cercarlo.

Albus sospirò. Aveva sentito quel discorso ormai troppe volte. – È arrivata una lettera dai Malfoy, dicono che sta bene, e che tornerà presto. Più di questo non posso fare. Manca anche a me.

– Continueremo con le squadre di investigazione.

– Erika!

La ragazza fece ondeggiare i suoi magnifici capelli neri e lo ignorò. Sapeva che per quella sua idea rischiava l’espulsione, ma non aveva potuto fare a meno di organizzare delle squadre investigative di serpeverde che cercassero di capire cosa fosse successo a Scorpius. Secondo la sua teoria, c’erano troppi elementi che non combaciavano per credere alla lettera che i Malfoy avevano loro spedito, in cui dicevano che Scorpius era stato trasferito d’urgenza al San Mungo per un malore improvviso. E tutti quegli strani elementi giravano intorno alla Weasley.

Erika non aveva mai provato niente per quella famiglia. Né disprezzo, né affetto, soltanto qualche vago interesse per i suoi membri e odio per i due figli di George, che le avevano fregato quei galeoni con la furbizia. Ma Rose Weasley era troppo a contatto con la vicenda di Scorpius per non esserne direttamente coinvolta. Prima di tutto, era stata l’ultima testimone ad averlo visto ad Hogwarts e affermava di averlo trovato svenuto nella sua stanza. Seconda cosa, il giorno dopo avevano trovato i coniugi Malfoy che discutevano insieme al Ministro della Magia, Rose Weasley e suo padre nel corridoio della preside, evento altrettanto sospettoso. Per non parlare dell’ipotetica gravidanza di Rose, del fatto che il gufo dei Malfoy spedisca a lei delle lettere quasi ogni settimana (controllava la guferia a cadenza regolare) e del fatto che Rose parlasse quasi sempre da sola o rivolta alla sua borsa. Secondo qualche testimonianza aveva pure ricevuto una risposta indietro, quindi sembrava in contatto con Scorpius attraverso un qualche oggetto strano, probabilmente uno specchio incantato.

Era più che mai determinata a capire cosa stesse succedendo.

Ecco perché il giorno del ballo aveva organizzato un gran piano. Mentre tutti erano distratti, lei e un paio di suoi compagni sarebbero entrati di soppiatto nel dormitorio dei grifondoro, ad ispezionare la camera della Weasley. Altri ragazzi sarebbero rimasti ad osservarla al ballo, a cui lei si sarebbe sicuramente presentata visto che si stava frequentando con un ragazzo corvonero. Era un piano pulito, senza feriti o ostaggi. Dentro e fuori, poi sarebbero spariti e nessuno si sarebbe accorto di nulla.

Non si aspettava di trovare granché, sicuramente la Weasley avrebbe avuto qualche misura di sicurezza, ma ipotizzava davvero che potesse essere rimasta incinta di Malfoy.

Erika era certa che i due non avessero una relazione, ma allora come era accaduto il fatto? Secondo la sua teoria, Scorpius aveva avuto quel malore appena si era reso conto di essere diventato padre, ossia il giorno dopo la festa. Ma allora quando avevano avuto l’occasione di compiere il misfatto se il Malfoy passava la maggior parte del suo tempo con lei ed Albus?

In cuor suo sperava di star sbagliando. Lei e Scorpius non avevano una relazione seria, e men che meno era intenzionata ad averla. Ma il loro stretto rapporto di amicizia e complicità non lasciava spazio a sparizioni di quel tipo. Se lui aveva voluto impegnarsi e figliare con un’altra, anche solo per sbaglio, Erika aveva il diritto di saperlo, dopo tutto quello che aveva fatto per lui nel corso degli anni. Dopo tutto quello che avevano passato, insieme.

Si sentiva tradita, tradita come mai nessuna persona era riuscita a farla sentire.









Spazio Autrice:

Eccomi qui, che sono riuscita ad aggiornare relativamente presto rispetto alla volta scorsa.
Cosa ne pensate? Vi piace?
Volevo farvi una piccola anticipazione: nei prossimi capitoli la "relazione" tra Rose e Scorpius avrà un punto di svolta. Non vi dico nient'altro :)

Dovrei riuscire ad aggiornare tra più o meno una settimana perché mi sono portata avanti con i capitoli *^*

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