You're my song

di ester1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Le melodie sono sempre state parte della mia vita. La musica aveva un potere calmante su di me, qualunque essa fosse: poche note erano sufficienti per farmi tornare ad uno stato mentale di calma e tranquillità. Portavo sempre con me un piccolo carillon, e ogni tanto lasciavo che suonasse la sua musica rilassante. Era così che riuscivo a contenere la maggior parte dei miei attacchi di panico. Beh, non tutti, ma almeno non correvo più il rischio di sentirmi male per le strade o nei negozi. Alcuni attacchi erano più forti di altri, e chi li aveva causati mi aveva abbandonata ormai da tempo; mi dicevo che era stupido continuare a pensarci, ma non riuscivo ad essere d’accordo neanche con me stesso e lo asciavo rovinami le giornate. Mi aveva lasciata in quello stato, dopo avermi usato ed essersi reso gioco di me… E aveva ancora così tanto potere sulla mia vita. Comunque, ultimamente mi bastava ascoltare una qualsiasi canzone per togliermi questi pensieri dalla testa ed isolarmi dal mondo, così avevo deciso di ignorare il problema. 
Una mattina, mi svegliai con una canzone in testa, e non riuscivo a liberarmene. Non sapevo che canzone fosse, o dove l’avessi già sentita, ma sembrava così familiare che cominciai a canticchiarla sottovoce. Quel motivetto mi accompagnò per tutto il giorno e per quello seguente, diventando sempre più insistente. Il terzo giorno, comunque, stava cominciando a diventare irritante: non riuscivo a concentrarmi su nient’altro, le uniche cose che mi passavano per la testa erano quella canzone e le sue parole, anche se ancora non capivo da dove venissero. Così, di ritorno da lavoro, un giorno presi il primo pezzo di carta che trovai e cominciai a trascrivere quel maledetto testo, sperando che si trasferisse dai miei pensieri su carta. Andava avanti così da giorni, e non potevo concentrarmi sul lavoro, o sugli amici, che a volte mi guardavano come se venissi da un altro pianeta. 
Le parole mi fissavano dal foglio, finalmente nero su bianco, e io le fissavo di rimando. Ancora niente. “Chi diavolo canta questa canzone?” mi chiesi, senza però darmi risposta. 
Saltai spaventato al suono della campanella. Non aspettavo nessuno, ma mi alzai immediatamente per andare ad aprire. 
<< Oh, eccoti! Allora sei vivo! >> esclamò mia madre, non appena me la vidi davanti. << Eri praticamente sparito, non mi chiami da tre giorni! Fammi entrare, forza! >> Mi scansò per farsi spazio ed entrò in casa mia, e l’unica cosa che potei fare fu accettare la sua intrusione. 
Senza sapere perché, corsi a coprire il foglio con la “mia canzone”, che giaceva incustodito sul tavolino del salotto. Certo, non era davvero la mia canzone, ma finché non ne avessi trovato il proprietario l’avrei decisamente chiamata in questo modo.
<< Che disastro in questa casa! Spero tu pulisca ogni tanto! >> stava urlando mia madre, facendo avanti e indietro tra la cucina e il salotto. Feci finta di ascoltarla: sarebbe rimasta al massimo per mezz’ora, finché non si fosse stancata e avesse deciso di tornare a casa. Aprii il foglio e lessi le parole. “Wherever I go, you bring me home.” Continuavo a pensare, ma non trovavo nessuna canzone che avesse queste parole: sentivo, però, una sensazione strana, come se non fosse la prima volta che le leggevo. 
<< Davvero, a volte mi chiedo come farai a trovare qualcuno che ti sopporti! Solo uno ostinato come te, e comunque litigherete tutti i giorni! >> esclamò poi mia madre, dalla mia camera. Sbuffai: non avevo neanche notato che fosse arrivata nella mia stanza, ma comunque non sarei riuscita a farla entrare, per cui mi rassegnai.
<< Cosa… >> cosa aveva appena detto? Guardai di nuovo il foglio che avevo appena scritto. “It’s hard when we argue, we’re both stubborn, I know”, diceva un verso. Forse era solo suggestione, o forse ero diventato pazzo a stare dietro a quella canzone da giorni, ma non ero mai stato il tipo che credeva nelle coincidenze. 
<< Mamma! >> chiamai, raggiungendola dall’altra parte dell’appartamento. La trovai a raccogliere i vestiti che avevo buttato per terra, a borbottare tra sé. Quella vista mi fece ridere un po’, ma mi bloccai immediatamente alla vista della sua espressione.
<< Mamma, fermati un secondo! >> afferrai la maglietta che aveva tra le mani, e lei mi guardò confusa. Non mi importava, così le porsi il foglio che avevo in tasca.
<< Cos’è questo? >> mi chiese, fissando quel foglietto.
<< Sto cercando di capirlo. >> risposi, andandomi a sedere sul letto. Le feci segno di avvicinarsi, e cominciai a raccontare. << Tre giorni fa, mi sono svegliato con una canzone in testa, e non sono riuscito a pensare a nient’altro da allora. Non è una canzone che conosco, né che ho mai sentito, e non capisco come sia finita nel mio cervello. Ora, tu hai appena detto una frase quasi uguale a una scritta qui… Forse sto solo diventando pazzo, ma non riesco fisicamente a non pensarci, capisci? Come se qualcosa me lo impedisse. >> Abbassai lo sguardo, osservandomi le mani, e aspettando che mia madre cominciasse a ridere di me e a dirmi di smetterla con queste sciocchezze.
<< Oh, Louis… >> sospirò lei, invece. Alzai gli occhi. << Non credevo… Non pensavo fosse possibile… Forse è solo una coincidenza, ma… >>
<< Cosa è una coincidenza? >> la interruppi, temendo di cominciare a capire. Pensavo fosse solo un mito, e non mi aspettavo certo che capitasse proprio a me. Forse era davvero tutto solo una coincidenza. 
<< Vedi… So che sei a conoscenza del concetto di anime gemelle, giusto? >> Io annuii, stavolta poco convinto. << Certo che lo sai, che diamine! A 16 anni pensavi che la tua fosse Johnny Depp! >>
<< Ehi! >> scoppiammo a ridere entrambi, << Anche Leonardo Di Caprio è sempre stato un valido candidato! >>
<< Sì, certo… >> rispose mia madre, smettendo di ridere. << Comunque. Sono vere, le anime gemelle esistono. O almeno, questo è quello che mi è stato sempre insegnato, non è mai successo a me personalmente. “Solo poche anime possono sapere il segreto, bimba mia”, mi diceva sempre 
mia madre. Beh, in ogni caso… Se quello che mi stai dicendo è vero, credo proprio che tu possa essere una di quelle anime. >>

~~

Da quando mia madre mi aveva parlato delle anime gemelle, provavo in ogni modo a non pensarci. Era impossibile, però, perché quelle parole mi rimbombavano in testa senza lasciarmi il tempo di pensare a qualsiasi altra cosa. Erano due settimane, ormai, e sentivo che stavo per diventare pazzo: tutto ciò che pensavo, vedevo o leggevo erano quelle parole, quelle maledette parole che si erano insinuate nella mia mente senza permesso. Stavo effettivamente impazzendo, e nessuno poteva fare niente per aiutarmi. Mia madre continuava a dire che solo la mia anima gemella avrebbe potuto salvarmi, ma non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto senza che mi facesse male la testa, figuriamoci andare a cercare questo cosiddetto salvatore. Ogni giorno mi sentivo sempre peggio, ed ero arrivato al punto in cui riuscivo a parlare solo tramite le parole di quella maledetta canzone. Anime gemelle… Tutto ciò avrebbe dovuto causarmi solo felicità, non era quello l’amore? E invece, mi sentivo sempre più vuoto, come se fossi solo un contenitore di parole: nello specifico, di quelle parole che mi stavano tormentando ormai da troppo tempo. 
Mia madre si era ormai trasferita da me, preoccupata che potesse succedere qualcosa di irreparabile, e sembrava sempre in stato di shock. Non sapeva cosa fare, poverina: non aveva mai avuto a che fare con le anime gemelle, e ora che aveva visto cosa potevano causare si sentiva impotente. Anche io mi sentivo così, volevo solo sapere perché tutto quello stava accadendo ora. Avevo 26 anni, com’era possibile che la mia anima gemella avesse deciso di mostrarsi ora? Soprattutto, perché aveva dovuto farlo in maniera così dolorosa?
L’unica cosa buona riguardo tutta la faccenda, comunque, era che gli attacchi di panico erano spariti. Certo, avevo altre cose di cui preoccuparmi, ma avevo deciso di concentrarmi solo sulle positive.
Quando aprii gli occhi, quel giorno, trovai la faccia di mia madre a pochi centimetri dalla mia, che mi guardava preoccupata. 
<< Mamma, che succede? >> le chiesi, con un enorme sforzo per non ripetere le stesse cose che dicevo ormai da giorni. Lei si allontanò un po’, spaventata. 
<< Mi chiedevo come fosse possibile che tu ti senta così male. Era solo un mal di testa all’inizio, vero? >> Io annuii. << Allora si dovrà guarire come un mal di testa! Vado immediatamente a prendere le tue medicine! >>disse, saltando giù dal letto. Non era un semplice mal di testa, ovviamente, e le medicine non mi avrebbero mai aiutato: ma immagino che le servisse di essere rassicurata, in qualche modo. Quando ritornò, ingoiai le pillole e l’acqua senza dire una parola, e mi sforzai di assumere un aspetto sano. Al contrario, la mia testa rimbombava e sentivo di non poter più tenere gli occhi aperti. Li chiusi, e sentii i passi di mia madre muoversi verso la porta della camera. Dopodiché, caddi in un sonno profondo. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Harry sentiva di star realizzando il suo sogno, finalmente. Certo, aveva solo poche canzoni nel suo repertorio, ma sapeva che prima o poi la fortuna avrebbe girato, e che qualcuno si sarebbe accorto di lui. Per ora si limitava a caricare le cover che realizzava sul suo canale YouTube, e gli piaceva pensare che aveva un discreto successo. Eppure, ancora non trovava il coraggio di caricare le sue canzoni originali. Ogni volta che stava per farlo, veniva assalito dai dubbi: piacerà a qualcuno? Capiranno i testi? E se la musica non va bene? Mi insulteranno nei commenti? Queste erano tutte le domande che popolavano la sua testa, incessantemente, e lo tormentavano senza sosta. Aveva appena finito di caricare la sua cover di Big Yellow Taxi, e fissava lo schermo senza concentrarvisi davvero. Fece un grosso sospiro. Sapeva che sarebbe piaciuta, le sue cover piacevano a tutti: apprezzavano la sua voce, e questo lo rendeva felicissimo. Ma le canzoni che scriveva… Quelle erano troppo personali, sapeva che non sarebbe riuscito a sopportare giudizi negativi. Erano le sue creature. Forse, però, ce n’era una che poteva utilizzare. Non sapeva dire con esattezza come gli fosse venuta in mente: una mattina, le parole erano semplicemente spuntate tra i suoi pensieri, e lui si era limitato a trascriverle man mano che si facevano spazio nella sua testa. Poteva essere un buon modo per iniziare a caricare canzoni più personali, pensò. Sì, lo avrebbe fatto davvero, appena avesse trovato il modo di arrangiarla e di renderla perfetta. ~~ 10 giorni più tardi, Harry era sbalordito: non riusciva a credere che tutti, ma davvero tutti i commenti su YouTube fossero positivi. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma adoravano la sua canzone… Ed adoravano lui! Conosceva la velocità con cui, su internet, qualsiasi cosa veniva dimenticata, e non credeva che la sua canzone sarebbe durata così tanto. Da giorni, la sua espressione pareva paralizzata, aveva sempre il sorriso sul volto: Niall gli aveva anche detto che sembrava leggermente inquietante! Ora che l’aveva pubblicata, però, sperava che quelle parole scomparissero dalla sua testa, e invece continuavano ancora ad affollargli la mente. Non sapeva se era perché stava avendo successo, o perché non la definiva propriamente come una “sua” canzone (più qualcosa che era passato a trovarlo un giorno e non era mai andato via, a dirla tutta), ma ultimamente aveva solo quel pensiero fisso. << Beh, sparirà come è arrivato, immagino! >> esclamò Niall, che lo ascoltava distrattamente mentre facevano colazione. Quei due si erano conosciuti al liceo, ed erano diventati talmente inseparabili che, ormai, vivevano insieme già da 4 anni. Harry non sapeva cosa avrebbe fatto, senza il suo migliore amico. << Sì, ma… Hai ragione, è solo un pensiero fisso. >> rispose Harry. << Cosa devi fare oggi? A parte lavorare, dico.>> Niall lavorava come assistente nello studio dentistico sotto casa, un lavoro che cercava di far intraprendere anche ad Harry. No, grazie, rispondeva sempre lui: i denti degli altri non li voglio proprio vedere. << Mmmh, beh non molto. C’è questo mio amico, Liam, che la settimana scorsa aveva chiesto di vederci… Una specie di rimpatriata tra noi della squadra di calcio, una cosa così…>> Harry si finse offeso. << E così hai altri amici oltre me? Come ti permetti, Niall James Horan! >> disse, e l’altro, ridendo, gli diede un leggero pugno sulla spalla. << Stai tranquillo, non si fa sentire da giorni! Credo che oggi alla fine non si farà nulla. Tu invece che programmi hai? >> Harry cominciò a bere il suo cappuccino con disinvoltura, prima di rispondere. << Oh, il solito, sai… A lavoro fino a ora di pranzo, poi sto qui, suono un po’… E poi devo incontrare un talent scout che ha ascoltato la mia canzone e a cui è piaciuta molto! >> disse l’ultima frase quasi di fretta, come se non volesse che Niall lo sentisse sul serio. In realtà, non voleva neanche dirglielo, ma non riusciva a tenere un segreto con lui. << COSA? >> esclamò l’altro, quasi sputando la colazione. << E me lo dici così? H, ma è stupendo! >> Niall si alzò per abbracciare l’amico, che ricambiò immediatamente. Ad Harry veniva da piangere, non sapeva perché: finora aveva trattato la notizia come qualcosa di astratto, come se non stesse davvero succedendo a lui. Ma dirlo a voce alta, quella era tutta un’altra cosa. << Ora devo andare, ma tienimi aggiornato! Ci vediamo stasera! >> disse poi Niall, avvicinandosi alla porta. << Ma cosa c’è da aggiornarti, con quel talent scout ci vedremo alle 18! >> rise Harry, mentre Niall usciva con il cappotto sotto braccio. Si sentiva bene, era leggero e felice: non voleva farsi troppe speranze, ma quell’incontro avrebbe potuto davvero significare qualcosa. Ed Harry non riusciva a contenersi. Si trattava del sogno della sua vita, che diamine! Aveva ancora una mezz’ora prima di doversi presentare a lavoro – faceva il cameriere nel bar all’angolo della strada, ma lo considerava un lavoro temporaneo – così decise di controllare ancora una volta come stesse andando la sua canzone su YouTube. Le persone continuavano ancora a commentare, ad ascoltare, ed era ancora tra le tendenze. Ad Harry spuntò automaticamente un sorriso, appena la pagina si caricò. Controllò i nuovi commenti, tutti incoraggianti e pieni di complimenti. Un commento in particolare catturò la sua attenzione. Era da parte di un certo “bus-1”, un utente senza neanche la foto profilo. Harry lesse attentamente. “Ciao Harry, probabilmente non vedrai questo commento ma volevo dirti che per un mio amico, che in questo momento sta molto male, questa canzone è l’unico modo per alleviare il dolore. Grazie, sei bravissimo.” Harry non sapeva come reagire. Non credeva davvero di essere così bravo. Nel senso, i complimenti gli facevano piacere, ma addirittura essere l’unico che fa star bene un malato? Wow, assurdo. Decise di rispondere. “Ciao bus-1, grazie a te. Spero che il tuo amico si rimetta presto, mi dispiace sentire che sta male. Presto pubblicherò altre canzoni, spero apprezzerete anche quelle!” e premette invio. Adesso aveva paura di sembrare troppo distaccato, di non essersi interessato abbastanza. Ma cosa avrebbe dovuto fare, di preciso? Non lo sapeva neanche lui. Cliccò sul profilo dell’utente, per scoprire che nel suo canale non c’era quasi nulla, a parte un paio di video edit su una serie tv che lui non conosceva. Ci cliccò sopra, e nel box informazioni vide che era taggato un altro profilo. Aveva una sensazione strana, come se la sua testa rimbombasse ancora di più in quel momento. Cliccò sul profilo taggato, e si trovò davanti un canale YouTube molto strano. whereismysoulmate, si chiamava, e vi erano solo video di un ragazzo che, a quanto pareva, documentava la sua malattia. Erano tutti video molto lunghi, così Harry decise che li avrebbe visti quella sera. Prima di chiudere, però, si soffermò sull’immagine del ragazzo: sembrava davvero malato, steso a letto con gli occhi chiusi. Harry sentì la sua testa impazzire, le parole della sua canzone che gli pesavano addosso sempre di più, come un macigno. Sentiva caldo, e la pancia gli si strinse. Si sentì improvvisamente a disagio, e chiuse il pc immediatamente. Tutte quelle sensazioni sparirono di colpo. << Ma che… >> esclamò ad alta voce, senza nessuno che lo ascoltasse. Decise di non darci troppo peso, e di uscire per andare al lavoro. Magari tenere la mente impegnata lo avrebbe aiutato a capire qualcosa, una volta tornato a casa. ~~ La giornata era stata stancante, ed Harry avrebbe voluto solo infilarsi sotto le coperte e dormire. Invece, erano quasi le 18, e doveva recarsi all’appuntamento che avrebbe determinato il resto della sua vita. Si cambiò, nervoso, e tentò di aggiustarsi i lunghi capelli ricci. Non ci riuscì, e decise di raccoglierli in un bun. Era agitato e, come se non bastasse, da tutto il giorno aveva una strana sensazione legata a quell’account YouTube… Avrebbe dovuto indagare bene una volta a casa. Arrivato al bar dove avrebbero dovuto incontrarsi, Harry notò che era stato il primo ad arrivare. Si sedette ad un tavolino, e controllò le notifiche del suo canale YouTube. Stavolta, però, ne cercava una specifica… E la trovò: bus-1 aveva risposto, ringraziandolo ancora e taggando quello che, Harry immaginò, doveva essere il suo amico malato. A vedere il nome, gli scappò un sorriso, ma dovette chiudere il telefono perché era arrivato l’uomo che aspettava. << Ah, Harry! Piacere di conoscerti, io sono Simon! >> esclamò, porgendo una mano al ragazzo che la prese volentieri. Stava sorridendo, anche troppo secondo Harry, e lui sorrise a sua volta. << Allora, che mi dici? La tua canzone sta avendo molto successo su internet! >> Dritto al punto: Harry non ne fu sorpreso. << Beh sì, è decisamente inaspettato… Cioè, non credevo di piacere così tanto alla gente! >> << Ho visto anche le tue cover, sei molto bravo. Ma questa è la tua prima canzone originale, vero? >> Harry annuì. Non sapeva perché, ma quell’uomo lo metteva a disagio. Continuarono a parlare per una buona mezz’ora, ed Harry non capiva molte cose che Simon gli diceva: contratti, etichette, dischi… Era troppo per lui! Aveva solo caricato una canzone su YouTube, stava succedendo troppo in fretta. << C’è una sola cosa, però, che ti chiediamo di fare se accetti. >> Harry annuì, chiedendo di continuare a parlare. Non era più tanto sicuro di voler accettare, dopotutto. << Dovrai rinunciare al tuo canale YouTube. >> disse Simon, la voce seria e il sorriso svanito. Harry cambiò completamente espressione: era scioccato. << Non ti sto chiedendo di eliminare tutto, ovviamente! Solo, avrai un canale molto più professionale, controllato da me e da altri, e sarà collegato ai tuoi nuovi social. Ovviamente, sarà tutto controllato, ma avrai ancora la libertà di postare ciò che vuoi, previa nostra approvazione. >> Harry non sapeva come rispondere: non era pronto ad essere controllato da altre persone, voleva poter comunicare liberamente con i suoi follower. E poi… la sua mente andò a bus-1 e al suo amico, per cui lui era la sola fonte di sollievo. Come avrebbero fatto, se avesse dovuto cambiare tutto e non avesse potuto più caricare quello che voleva quando voleva? Doveva pensarci molto bene. << E un’ultima cosa… odio chiederlo, davvero, ma mi viene richiesto. Non sarai mica… insomma… beh, hai capito, no? >> Harry spalancò gli occhi. Davvero quell’uomo gli stava chiedendo se fosse gay? Si sentì cadere il mondo sotto i piedi. Insomma, Harry sapeva benissimo che gli artisti LGBTQ+ non erano ben accetti nel mondo della musica… O in qualsiasi mondo, a dire la verità. << Nel caso lo fossi… beh, non ci sarebbe problema, non deve saperlo nessuno, no? >> concluse poi Simon, sorridendo. In risposta, Harry lo guardò con una faccia disgustata. Se prima aveva dei dubbi, ora erano completamente svaniti: senza dire una parola, si alzò e se ne andò. Avrebbe continuato a fare musica per conto suo, alle sue condizioni, e senza nascondere chi era davvero. E pazienza, se non fosse riuscito a farlo diventare un lavoro. ~~ La prima cosa che fece, appena tornato a casa, fu accendere il computer. Non aveva mai detto nulla esplicitamente, ma dopo quell’incontro era convinto che i suoi fan avrebbero dovuto saperlo. Perlomeno, così il prossimo talent scout non gli avrebbe fatto provare lo stesso disagio. Decise di fare una piccola live, e aspettò che ci fossero abbastanza spettatori per cominciare a parlare. Raccontò tutto di quel giorno, e di come lo stessero per costringere a nascondersi. Vide che si erano collegati anche i due account che più gli interessavano e, quasi diretto esclusivamente a loro, disse “non dovete mai avere paura di ciò che siete. Io vi amo tutti, e spero che anche voi amiate me. Ora, credo sia arrivato il momento di farvi conoscere un’altra delle mie canzoni.” disse alla fine e, prendendo la chitarra, cominciò a intonare una delle ultime canzoni che aveva scritto, Sign of the Times. Alla fine dell’esibizione, erano ancora tutti collegati e i messaggi che mandavano erano pieni d’amore. Ad Harry stava per esplodere il cuore di gioia. Chiuse la live con le lacrime agli occhi, e decise poi di chiudersi in camera e guardare tutti i video di quel ragazzo, whereismysoulmate. Ci passò tutta la sera e tutta la notte, senza neanche accorgersi che Niall aveva cenato da solo. Era come rapito da quel ragazzo, anche se rimaneva fermo sul letto mentre sua madre e il suo amico Zayn, che Harry immaginò fosse il famoso bus-1, parlavano di ciò che gli stava succedendo. Quel ragazzo doveva trovare la sua anima gemella in fretta, o chissà cosa sarebbe successo. Harry aveva sentito parlare delle anime gemelle, certamente, ma non sapeva sul serio cosa fossero e cosa comportasse averne una. Però… però sentiva che qualcosa lo legava a quel ragazzo: ogni volta che la videocamera lo inquadrava, Harry sentiva la gola seccarsi e la testa rimbombare. Poi, in un video, il ragazzo parlò per la prima volta. La sua voce era stanca, si sentiva, ma comunque melodiosa, ed Harry sentiva che avrebbe potuto ascoltarlo parlare per sempre. Ma le parole che disse, quelle lo scioccarono più di tutto. Stava cantando le parole della sua canzone! Beh, non esattamente cantando, più rantolando, in effetti, ma comunque Harry rimase senza parole: il video che stava guardando era stato caricato due giorni prima di Sweet Creature, come poteva quel ragazzo sapere le parole? “Sono giorni che ripete sempre queste cose, non sappiamo più come fare. Anima gemella, se sei lì da qualche parte, so che queste parole per te significano qualcosa: ti prego, Louis ti aspetta.” Louis. Louis, Louis, Louis… Che nome meraviglioso. Improvvisamente, Harry fu colpito da una consapevolezza: Zayn aveva capito tutto. Aveva commentato il suo video per permettere ad Harry di trovare Louis, per permettere ad Harry di far stare bene il suo amico. Harry non sapeva come funzionassero le anime gemelle, ma sentiva che Louis e lui erano legati: non riusciva a smettere di riascoltare la sua voce e di guardarlo. Sentiva di perdersi in mezzo a quegli occhi blu, profondi ed espressivi. Ed erano ancora dietro uno schermo! Chissà come sarebbe stato bello, vederlo di persona, poterlo toccare, accarezzargli i capelli… Frena, frena! Di persona? Quel ragazzo stava male a causa sua, e lui non ne era neanche consapevole! E poi, non sapeva nulla di anime gemelle, avrebbe fatto solo danni, ne era sicuro. Harry chiuse il computer, sperando di placare quella sensazione strana allo stomaco: non accadde. Anzi, la testa gli stava per scoppiare, e le parole della sua canzone si ripetevano ossessivamente nei suoi pensieri. << Basta, basta! Andate via! >> urlò, disperato. Non poteva avere un’anima gemella, non avrebbe saputo affrontarla! Cominciò a piangere senza neanche rendersene conto, e si addormentò così, col cuscino bagnato e le lacrime che gli rigavano il viso.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Harry sentiva una sensazione sempre più strana alla bocca dello stomaco. Neanche il dolore alla testa si era placato ma, stranamente, era certo di non doversene preoccupare seriamente. Dopo tre giorni, però, fu costretto a non presentarsi a lavoro, facendo entrare Niall in modalità mamma-apprensiva. Il ragazzo non poteva alzarsi dal letto per nessuna ragione, o l’altro ce lo avrebbe riportato di peso. Era frustrante, ma in un certo senso anche rassicurante. Quando Niall era a lavoro, ed Harry rimaneva solo in casa, si metteva a guardare nuovamente tutti i video di Louis: anche solo la vista di quel ragazzo, se all’inizio lo faceva stare male, ora gli procurava sollievo dal dolore. Avrebbe tanto voluto ascoltare la sua voce… La sua voce non malata, voleva dire. Louis viveva a Doncaster, a poca distanza da dove Harry era nato. Poi, però, lui si era trasferito a Los Angeles con Niall, per inseguire i loro sogni, e ora li divideva un oceano. Mentre osservava il video andare avanti, con Zayn che continuava a parlare, Harry cominciò a canticchiare quella che, ormai, era la loro canzone. “Sweet creature, sweet creature, wherever I go…” La porta sbattè all’improvviso. << Sono a casa! >> urlò Niall dall’ingresso. Harry sorrise d’istinto, e si alzò immediatamente per andare a salutarlo. << Bentornato! >> esclamò, sorridente. << Che cosa fai in piedi? Come ti senti? >> chiese subito Niall, e l’altro sbuffò, roteando gli occhi. << Sto meglio, credo… Sto guardando dei video che mi rilassano. >> L’amico si fece immediatamente sospettoso. << Che genere di video? Amico, se è quello che penso non dovrebbero rilassarti, anzi… >> Harry diventò rosso come un pomodoro. << Niall! Ma per chi mi prendi? >> << Ehi, ehi, non è un problema! Li guardiamo tutti, poi sei a casa da solo tutto il giorno… Non c’è bisogno di vergognarsi. >> rispose Niall, abbassando la voce in tono comprensivo. Si avvicinò ad Harry e, senza dire nulla, cominciò a spingerlo verso la camera da letto. << Fammi vedere questi video, anch’io ho bisogno di rilassarmi un po’.>> Harry non seppe rispondere: non voleva condividere Louis ma, allo stesso tempo, perché avrebbe dovuto nasconderlo al suo migliore amico? Dopotutto, c’era la possibilità che quel ragazzo fosse la sua anima gemella. << D’accordo, >> disse alla fine, stendendosi sul letto accanto a Niall. << ma non giudicarmi, d’accordo? Non so perché mi trasmettano questa sensazione. >> L’altro annuì, ed Harry premette play. L’inquadratura mostrava, come sempre, il letto dove si trovava Louis, raggomitolato tra le coperte. Accanto a lui, la madre gli accarezzava i capelli. << H, ma cosa stiamo guardando? >> chiese Niall, a bassa voce. Harry, senza staccare gli occhi dallo schermo, lo zittì con la mano, e l’altro continuò a guardare. La telecamera si spostò su Zayn, seduto su una poltrona vicina, che cominciò a parlare di quanto Louis stesse male e delle sue condizioni generali. Di sottofondo, ogni tanto, la voce di Louis ripeteva “Sweet creature, sweet creature”. Niall strabuzzò gli occhi, cominciando a capire: non poteva crederci, ma ora tutto acquisiva improvvisamente senso. “L’unica cosa che lo calma un po’”, stava dicendo Zayn, “è ascoltare la voce di Harry Styles, un cantante che pubblica le sue canzoni qui su YouTube. Harry, se ci stai guardando, Louis ti ringrazia.” Il ragazzo fece l’occhiolino alla telecamera, e il video si concluse. Harry sentì di nuovo la familiare sensazione allo stomaco, ma Niall stavolta non lo avrebbe fatto riposare. << Harry! >> esclamò, infatti, appena il video si concluse. << Quando avevi intenzione di dirmelo? >> << Che cosa? >> fece l’altro, chiudendo gli occhi. << Che hai trovato la tua maledetta anima gemella, ecco cosa! >> Harry fece una faccia contrariata: sapeva che era una possibilità, ma come faceva Niall ad esserne così sicuro? << Ascolta, le so riconoscere, le anime gemelle. I miei genitori lo sono! Mi hanno raccontato che, una volta saputo di avere un’anima gemella, sono stati malissimo finché non si sono incontrati. Loro però potevano parlarsi, a quanto pare quello che si scrivono sulla mano compare anche su quella dell’altro… Non lo so, questa roba è complicata, ma il punto è che anche tu hai cominciato a stare male all’improvviso! E sono sicuro che anche per Louis è così. >> Harry ci rifletté un po’ su, anche se non ne aveva davvero bisogno. Era l’unico modo per spiegare il bisogno improvviso di scrivere quelle parole e cantarle. << Beh… la canzone che ho scritto, l’ultima… Louis sapeva le parole. Intendo, prima che la pubblicassi. >> Niall sorrise. << Visto? Ora, vista la situazione, farò finta di non essere offeso dal fatto che non hai voluto farmi ascoltare la canzone in anteprima… >> Harry rise. << Dobbiamo andare dalla tua anima gemella! >> Niall abbracciò forte l’amico, che rispose nonostante il forte dolore che sembrava spaccarlo in due. Aveva davvero un’anima gemella, e non vedeva l’ora di stare meglio, anzi, di stare meglio insieme a lui. ~~ << No Niall, non preoccuparti. No figurati, non potevo neanch’io… Già, sono dovuto partire, ma… sì, prima o poi ci rivedremo, sta’ tranquillo! >> Liam chiuse la conversazione in fretta, trattenendo una risatina per le parole dell’amico, prima di tornare a fissare il ragazzo di fronte a lui. << Allora, sei tornato. >> disse serafico quest’ultimo, gli occhi di ghiaccio. << Sì. Io… Zayn mi dispiace, ma… Appena ho saputo che Louis stava male… >> << Ah, certo! >> sbottò Zayn. << A te non importava nulla di spezzare il mio cuore, ma appena ti mando un messaggio per dirti di Louis conto di nuovo qualcosa! >> Liam si avvicinò al ragazzo, che però lo scansò con la mano. << Sai che non è così, andiamo! Per me sarai sempre importante! >> Fissava Zayn con occhi imploranti, perché sapeva di avere torto. Lo aveva abbandonato, anni prima, ma gli era bastato ricevere un suo messaggio per sentirsi di nuovo follemente innamorato. Poi si erano rivisti e, Dio, quegli occhi… Liam non sarebbe riuscito a resistere neanche volendo. E ogni minuto che passava lì, lo voleva sempre meno. << Non è vero, e lo sai! O non saresti scappato così! >> disse Zayn, voltando le spalle all’altro. Sentiva le lacrime cominciare a scendere, ma no: non poteva mostrarsi debole, così cercò di reprimerle. << Non ero pronto, mi dispiace… Io mi sento un verme, Zayn… >> rispose Liam, abbassando sempre più il tono di voce. Si stava rassegnando, non sarebbero più tornati come prima. E perché avrebbero dovuto? Lui non meritava qualcuno di meraviglioso come Zayn, ormai lo sapeva. << Io ti amavo, Liam. >> La voce di Zayn era fredda, distante. L’altro si sentì morire, mentre le lacrime gli rigavano il viso. << Lo so, lo so! Io non ero pronto, e non c’è giorno che non mi rimproveri per questo! Credevo… credevo che avremmo dovuto aspettare l’anima gemella… >> Liam andò a sedersi sul divano del salotto. Erano a casa di Zayn, perché entrambi sapevano che ci sarebbero state urla e pianti, e non volevano disturbare il sonn di Louis. << L’anima gemella? >> Zayn sembrava quasi divertito da quell’affermazione. << Io non la voglio neanche, un’anima gemella! Hai visto come sta Louis? Non voglio stare male in quel modo, Liam! Io voglio te! >> Il ragazzo si portò la mano alla bocca, con espressione colpevole. Liam alzò la testa. << Mi… mi vuoi? Mi vuoi ancora? >> chiese, osando essere speranzoso. Zayn scrollò le spalle: non aveva più senso continuare a negarlo. << Beh, sono solo dieci anni che ti amo, figurati se ti voglio ancora… >> disse abbassando lo sguardo al pavimento. Liam, ora sorridente, si alzò per abbracciarlo, e l’altro, finalmente, non fece resistenza. << Ti amo… >> disse sottovoce, e Zayn lo fissò negli occhi. << Se ti azzardi a scappare di nuovo, io… >> disse, cominciando a singhiozzare. << Shh, stai tranquillo. Sono qui ora, piccolo. >> sussurrò Liam, carezzando la nuca di Zayn. << Non me ne andrò più, scusami, scusami scusami… >> Zayn portò una mano dietro il collo di Liam, e chiuse gli occhi. L’altro si sporse verso di lui, la mano sui suoi fianchi, incapace di credere a tanta fortuna. Lo aspettava da tanto tempo, da quando se ne era andato ad essere sinceri, ma non voleva ammetterlo a sé stesso. Le loro labbra si sfiorarono per un secondo, indecise, prima di assaggiarsi profondamente, di nuovo, come se non fosse passato un giorno. Erano affamati l’uno dell’altro e, rimasti a digiuno per troppo tempo, si riscoprirono ancora una volta, per tutta la notte. ~~ Appena sveglio, Zayn fissò lo sguardo sul soffitto. Non voleva guardare alla sua destra, aveva troppa paura di non trovarci nessuno. In quel caso, poi, non sapeva dire se sarebbe stato meglio convincersi che si fosse trattato di un sogno, come tanti altri che aveva fatto. Ricordava la prima volta che si era trovato in quella situazione, anni prima, con lo stesso ragazzo ma con sentimenti completamente diversi. Zayn si sentiva più felice di quanto credeva possibile: finalmente, Liam era suo! Aspettava quel momento da anni, e ora che era arrivato non sapeva come reagire. Puntò lo sguardo sul ragazzo addormentato di fianco a lui, ancora incredulo. Col dito, tracciò il profilo del suo viso, soffermandosi su quelle labbra tonde che, ora, non avrebbe mai più smesso di baciare. Poi, Liam aprì gli occhi e, girandosi verso l’altro. Si aprì in un sorriso. Zayn sorrise di rimando, per poi sporgersi verso Liam e venire circondato dalle sue braccia. Un leggero sfiorarsi di labbra, sguardi complici e << Buongiorno, splendore. >> Zayn era in paradiso. Con un sospiro stanco, si alzò dal letto e si diresse verso la sedia dove, la sera prima, aveva ammassato i suoi vestiti. Buttò un occhio al materasso, dove l’altro continuava ancora a dormire beatamente. Aveva lasciato Louis da solo per troppo tempo, ormai, e doveva tornare da lui. Senza guardarsi indietro, si chiuse la porta alle spalle.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Niall credeva di essere sul punto di impazzire completamente. Non credeva sarebbe stato così difficile, fare da Cupido tra due anime gemelle! Harry stava sempre più male, al punto di non poter più alzarsi dal letto senza essere aiutato. Aveva dovuto chiedere un periodo di pausa dal lavoro, ma almeno quello era andato bene: appena il suo capo aveva saputo che la questione riguardava le anime gemelle, non si era fatto troppi problemi ad accettare che il ragazzo non si presentasse per un po’. “Ho quasi perso mia sorella, a causa di queste maledette anime gemelle” aveva detto, “fa’ in modo che il tuo amico trovi la sua o saranno guai.” Niall lo aveva guardato con un sorriso pieno di gratitudine, ed era tornato immediatamente a casa, dove Harry cercava di raggiungere la cucina strisciando. Non ne poteva più, e ancora bisognava organizzare il viaggio per raggiungere Louis! Harry si lamentava, senza riuscire a formulare parole complete, rigirandosi sul pavimento. All’altro piangeva il cuore, e si sentiva così inutile che avrebbe soltanto voluto nascondersi dalle responsabilità che gli erano arrivate addosso, tutte insieme. Se solo avesse saputo come alleviare quel dolore, almeno un minimo, almeno finché non sarebbero arrivati in Inghilterra… Niall afferrò quella figura raggomitolata sul pavimento, e cercò di rassicurarlo mentre lui riusciva solo a mugolare qualche parola senza senso. << Shh, H stai tranquillo. >> gli sussurrava in un orecchio, dolcemente. << Ora ti porto a letto, e tu farai una bella dormita, d’accordo? Puoi farlo per me? >> chiese, sperando di aver nascosto abbastanza bene il tono di disperazione nella sua voce. Il ragazzo in braccio a lui annuì, o almeno tentò di farlo, con gli occhi chiusi e la bocca spalancata. Niall si sentiva incredibilmente stanco. Poggiò delicatamente Harry sul materasso, per poi avvolgerlo tra le coperte. Lui afferrò un cuscino e se lo portò al petto, immaginando di abbracciare la sua anima gemella. A Niall non veniva in mente assolutamente niente, per aiutare il suo amico, e la cosa lo stava facendo diventare matto. << Come diavolo fanno a vivere, le anime gemelle? >> esclamò d’un tratto, rivolto a nessuno in particolare. Aveva bisogno di conforto, e aveva bisogno che qualcuno gli dicesse che andava tutto bene. Prese una bottiglia di birra dal frigo, la aprì e la scolò in due sorsi. “Grazie a Dio io non ho un’anima gemella” si disse. Non avrebbe mai sopportato tutto quello che stava passando Harry, ma forse vedere il suo migliore amico in quelle condizioni era peggio che provarle sulla sua pelle. Sì, era felice che non fosse Harry a doversi prendere cura di lui. Il telefono squillò, e Niall lo afferrò stancamente. Era sua madre, e lui sperava davvero, davvero tanto che potesse rassicurarlo un po’. << Ehi mamma! Come stai? >> << Io bene, sei tu che mi preoccupi! Non ti sento da troppo tempo, amore mio! Come vanno le cose in America? >> << Come al solito, non mi lamento… H sta un po’ male e lo sto aiutando un po’. >> Niall si lasciò sfuggire un sospiro, che non passò inosservato alla donna dall’altra parte. << Ah sì? Mi dispiace, che cos’ha? >> << Mmmh, beh non so precisamente… Non ha dei sintomi precisi, sta solo… male. Sta male in tutto il corpo, da giorni, non riesco a capire che cos’ha, io… io… >> Il ragazzo si bloccò, accorgendosi di essersi lasciato andare. << Oh, Ni… Mi dispiace così tanto. >> disse. Suo figlio non lo aveva detto, ma lei sapeva a cosa era riconducibile quella “malattia”. Ricordava di averne sofferto per mesi, prima di trovare quello che oggi era suo marito. << Mamma, io non so come aiutarlo… >> disse Niall, tra i singhiozzi. << Sta sempre più male, e noi… Noi sappiamo chi è, ma non… E’ lontano, e nel frattempo io ho paura, e se… e se… >> << Shh, Niall! Non ci pensare minimamente! Non succede quasi mai, sono solo rari casi. Non spaventarti, tu non puoi fare di più. >> Il ragazzo non disse nulla, per cui la donna continuò. << Ascolta, io ci sono passata con tuo padre, d’accordo? Non so che tipo di connessione abbia Harry, ma noi potevamo scriverci. Sai, attraverso la pelle, ci scrivevamo sulla mano dei piccoli messaggini di conforto… Entrambi stavamo male, tanto male, al punto che temevamo per la nostra vita. Sapevo di casi in cui le due anime gemelle non si erano trovate in tempo e, beh, ero spaventata. Ma tuo padre, un giorno, è corso a casa mia, anche se si sentiva addirittura peggio di me, dopo aver scoperto il mio indirizzo. Non so ancora come fece, ad essere onesta, ero talmente confusa e fuori di me in quel periodo… >> La donna si lasciò andare a un sospiro, ricordando il primo incontro con suo marito. Niall, però, aveva ascoltato quella storia milioni di volte, e al momento non era esattamente quello che gli serviva. << Mamma, d’accordo, ma come faccio a far stare un po’ meglio H? Almeno finché non partiremo… >> chiese, destando sua madre dal suo viaggio nei ricordi. << Oh, certo! Beh, devi sapere un po’ di cose sulle anime gemelle… Vedi, non tutti ne hanno una, solo determinate persone, e nessuno può scoprire in anticipo se e quando incontrerà la sua. Avviene in modo del tutto casuale, l’anima viene risvegliata da qualcosa, qualsiasi cosa, e boom!, d’improvviso non puoi pensare ad altro. Ricordo ancora la sensazione di nausea e confusione i primi giorni, sembravo davvero malata. E in effetti lo ero, ma era un tipo di malattia curabile in un solo modo. Temo non ci sia null’altro da fare, per Harry, se non raggiungere la sua anima gemella il prima possibile. E digli che, una volta trovata, il minimo per poter vivere bene è rimanere insieme per almeno una settimana, oppure vivere nello stesso posto. >> << Oh… Credevo che una volta trovati, si stesse bene, o comunque si tornasse alla normalità… >> Niall era confuso, ma era sempre più sicuro di non volere affatto un’anima gemella. << Magari! Le anime gemelle non possono stare lontane per più di due settimane, e prima di stare lontani per un po’ bisogna “fare il pieno” di energia. Dillo a Harry, è molto importante! >> << D’accordo mamma, grazie mille… Lo farò. >> disse Niall, ritrovando un po’ di fiducia in sé stesso. Sua madre gli aveva detto cosa doveva fare e, sebbene fosse difficile, lui doveva fare tutto ciò che poteva per salvare il suo migliore amico. << Niall, tesoro… >> sussurrò poi sua madre, dopo un momento di silenzio. << Sono sicura che stai facendo un ottimo lavoro. Harry non potrebbe avere un amico migliore di te. >> Il ragazzo non seppe cosa rispondere, così riattaccò in fretta. Da solo, poi, nel salotto di casa, scoppiò in un pianto silenzioso e disperato, incapace di continuare ancora per molto. Non poteva andare avanti così, e Niall sapeva di dover rimediare presto: in quel momento, però, l’unica cosa di cui aveva bisogno era di dormire, dormire profondamente, come non faceva da troppo tempo. ~~ Harry non sapeva dire cosa gli stesse succedendo attorno, e neanche cosa stesse facendo lui. Non sentiva di essere padrone del suo corpo, come se qualcun altro ne avesse preso possesso e lui, ora, fosse solo uno spettatore lontano delle azioni che compiva. Passava le sue giornate a cercare di accontentare gli istinti basilari, mangiare, bere, dormire, ma era accompagnato da un dolore costante, che lo accompagnava in qualsiasi suo movimento. Era vagamente cosciente delle volte in cui Niall lo prendeva in braccio, per stenderlo sul letto o per aiutarlo a rialzarsi dal pavimento dove, inevitabilmente, finiva steso. Anche in quel momento sentiva delle dita sul suo corpo, una presa forte, che poteva essere solo del suo migliore amico: Harry non sapeva cosa stesse succedendo, e percepì inconsapevolmente la brezza del vento sul viso. Durò pochi secondi, poi il suo corpo fu buttato su una superficie liscia e lui, aggrappandosi all’aria, si addormentò per non sentire più il dolore. Quando si risvegliò, a causa delle fitte allo stomaco che ormai erano diventate ingestibili, sentì di nuovo Niall che lo afferrava. Nella sua mente era tutto così confuso, le immagini si sovrapponevano l’una all’altra, anche se poteva giurare di aver sentito l’amico parlare da solo. No, non da solo, Niall non era mica pazzo. O forse sì? Harry non sapeva più definire neanche sé stesso, magari era lui il pazzo. << Oh, davvero? Non ne avevo idea, una coincidenza perfetta! >> stava dicendo, ed Harry sentiva la sua voce come ovattata. << Allora ci vedremo lì, mandami l’indirizzo per favore. Sì, certo… Oh, grazie, non sai che sollievo avere un po’ d’aiuto! >> Harry chiuse gli occhi: così gli sembrava che il dolore alla testa passasse, anche se si trattava solo di una sua convinzione, e si lasciò trasportare da Niall su un qualcosa, qualcosa con le ruote. Harry sentiva di star per vomitare, così pensò di riaddormentarsi. Nella sua testa sentiva solo una voce, che diceva solo una parola, in modo sempre più insistente: “Louis, Louis, Louis”. Harry si sentiva pronunciare delle parole, o forse dei versi, in tono sempre più tenue. Si sentiva morire, tutto intorno a lui era offuscato e confuso, il dolore continuava e continuava, non gli dava pace, la sua testa scoppiava, le dita di Niall erano troppo strette sulla sua pelle, le parole che gli sussurrava erano a un volume troppo alto, lui non lo sopportava, non lo sopportava! Finché tutto finì, di colpo, come era cominciato settimane prima. Si sentiva improvvisamente bene. La sensazione di malessere era finita, e lui non riusciva a capire come fosse possibile. Aveva ancora gli occhi chiusi, e non osava aprirli. Sentiva che Niall non lo stava più tenendo in braccio, forse lo aveva poggiato su una sedia, o una poltrona. Sentì la mano di qualcuno poggiarsi sulla sua, non era Niall, ne era sicuro. Cominciò a tremare, non voleva provare di nuovo tutte quelle sensazioni, tutto quel dolore, ma dall’altro lato ora si sentiva meglio di quanto si fosse mai sentito. Azzardò ad aprire un occhio, piano, e vide davanti a lui una figura rannicchiata, con solo un braccio in avanti, che lo toccava. Intorno a loro, Niall e altri due ragazzi che Harry non riconobbe, anzi forse uno di loro in quel momento gli sembrava familiare… Era ancora un po’ confuso, ma quella mano sulla sua gli regalava una serenità che non credeva di provare. Ci si aggrappò con tutto sé stesso, chiudendo gli occhi e stringendola a sua volta. Sentiva che fosse l’unico contatto che valeva la pena di avere, come se chiunque altro non esistesse. Il suo corpo si mosse nella direzione dell’altro, stendendosi sul letto accanto a quella figura rannicchiata. << Forse dovremmo lasciarli soli. >> disse qualcuno, ed Harry sentì una porta chiudersi. A quel punto riaprì gli occhi, e fissò lo sguardo sull’ammasso di coperte vicino a lui. Ne spuntava solo una mano, quella che lui stringeva ancora, e che non aveva intenzione di lasciar andare. Era una mano piccola, almeno rispetto alla sua; con le dita, Harry tracciò un percorso su tutto il braccio, fino alla spalla, entrando sotto le coperte. << Ehi. >> sussurrò. L’altro non rispose, ma mosse leggermente la testa nella sua direzione. Harry si rannicchiò a sua volta, tanto da avere il viso dell’altro a pochi centimetri. Sentiva caldo, improvvisamente, ma la sensazione di malessere era svanita quasi del tutto. Sentiva di poter afferrare il mondo in una mano sola, con quel ragazzo vicino. Era qualcosa di strano, ma piacevole. << Noi non ci conosciamo, >> disse, cominciando ad accarezzare i capelli dell’altro. << ma mi hai fatto stare parecchio male, lo sai? >> gli sfuggì una risatina, ma non ricevette ancora risposta. Notò che gli occhi di Louis – sapeva dal primo momento che si trattava di lui, le sensazioni che provava durante i suoi video si erano semplicemente amplificate – erano chiusi, così decise di non disturbarlo. Si rannicchiò ancora più vicino a lui, poggiando la testa nell’incavo del collo dell’altro, e si addormentò lì. Vicino alla sua anima gemella, finalmente. ~~ Niall non sapeva dire perché, ma si sentiva estremamente a disagio. Dopo aver lasciato la stanza di Louis, dove lui ed Harry dovevano assolutamente riposare per un po’, lui e gli altri si erano trovati tutti insieme in salotto. Era rimasto sorpreso di vedere Liam, ma sembrava che lui, Louis e Zayn fossero amici d’infanzia. Chissà perché Liam era venuto a Los Angeles, si chiese, accorgendosi di non sapere assolutamente nulla del ragazzo. In quel momento, comunque, l’imbarazzo di Niall era dato dal fatto che l’altro, Zayn, si era seduto a distanza da loro due, e cercava in ogni modo di non parlargli. Niall non era un genio, ma sapeva come funzionavano le relazioni: era chiaramente di troppo, in quella casa, ma non sapeva dove altro andare. La madre di Louis era a casa sua, convinta che non si dovesse disturbare l’incontro tra anime gemelle, e lui non conosceva quella città. Così, rimase seduto vicino a Liam che, senza dire una parola, fissava la schiena di Zayn dall’altro lato della stanza. << Allora, Liam… >> provò a dire, per rompere il ghiaccio. << Non mi avevi detto di essere inglese! Anche se avrei dovuto capirlo! >> rise Niall, una risata nervosa che non servì a nulla. Liam lo guardò un secondo, come se tentasse di ricordare la situazione, e solo dopo rispose. << Oh, sì! In realtà, nella squadra hanno tutti capito subito da dove venissi, per cui credo di non averti mai detto nulla, lo davo per scontato! E poi, non torno in Inghilterra da anni, perché… >> << Perché dovevi scappare, vero? >> disse una voce profonda, fredda. Niall si stupì, a parte i pochi convenevoli iniziali era la prima volta che sentiva parlare Zayn. La sua voce sembrava ferita, e anche Liam lo capì, cambiando immediatamente espressione. Il disagio di Niall aumentò, così decise di far finta di andare in bagno per lasciarli soli. << Mi sono già scusato per questo, Zayn… Io credevo che avessimo risolto tutto… >> << Davvero? Davvero, Liam? Una scopata risolve tutto, secondo te? >> A quel punto Zayn si voltò, finalmente, per guardare negli occhi l’uomo di cui era innamorato. Diamine, era innamorato di lui da… da quando avevano 15 anni, e ogni volta che lo vedeva credeva di perdersi dentro quegli occhi. Maledizione! Ci era già cascato qualche giorno prima, doveva trattenersi. << Zayn, non so come farmi perdonare, dimmelo tu! Cosa devo fare? Dimmelo, ti prego! >> esclamò Liam, alzando la voce. L’altro gli fece cenno di abbassare la voce: quel ragazzo aveva capito che c’era qualcosa che non andava, ma lui non voleva spiattellare i fatti propri a chiunque. << Non lo so neanche io, Liam. >> rispose il ragazzo, ben consapevole che non avrebbe resistito ancora a lungo. Non riusciva a credere quanto potere avesse sulla sua vita, eppure si sentiva già pronto a perdonare tutto. Ma no, non poteva: in quegli anni Louis aveva fatto di tutto per fargli dimenticare Liam e, anche se non sapeva di non avere successo, Zayn non voleva vanificare i suoi sacrifici. Così, quando Niall tornò dal bagno, guardò Liam negli occhi e uscì di casa, fermandosi sul vialetto a fumare. Dio, se aveva bisogno di una sigaretta in quel momento… Non aveva mai smesso di amare Liam, lo sapeva. Sospettava che anche Louis lo sapesse, ma che provasse comunque a farlo andare avanti, in qualche modo. Senza Louis, Zayn non sapeva dove sarebbe finito. Vederlo soffrire era stata la cosa più dolorosa che avesse mai provato, anche più della partenza di Liam, ed era contento che Harry fosse arrivato in tempo. Louis era arrivato quasi alla fine, chiaramente tutta la faccenda delle anime gemelle lo aveva colpito in maniera più profonda dell’altro ragazzo, e magari ci sarebbe voluto molto tempo prima che potesse tornare alla normalità. Lui non avrebbe mai voluto un’anima gemella, e il fatto che tutto avvenisse in maniera casuale lo spaventava parecchio: lui voleva solo Liam, nessun altro sarebbe mai stato alla sua altezza. << Ma che cazzo sto facendo? >> si disse, a mezza voce, mentre osservava il tramonto tingere il cielo di rosso. << Dimmi che stai per fare quello che penso. >> gli rispose una voce dietro di lui. Zayn si girò, e si ritrovò a fissare, di nuovo, gli occhi di Liam. Senza accorgersene, gli sorrise, e scoppiò in un pianto disperato. Le lacrime scendevano calde, e Liam corse subito ad avvolgerlo in un abbraccio. Zayn si aggrappò alla maglietta dell’altro con tutte le sue forze, intenzionato a non lasciarlo andare mai più. Non avrebbe permesso un’altra fuga. << Non andrai mai più via, stavolta davvero. >> disse, la faccia schiacciata sul petto dell’altro. << Lo giuro. Lo giuro, amore mio, sempre con te… >> rispose Liam che gli carezzava i capelli, e Zayn si sentì bene. Non sapeva spiegarlo, probabilmente lo aveva perdonato troppo in fretta, ma erano passati anni e lui voleva sentirsi di nuovo felice come quando erano insieme. Rimasero a lungo abbracciati così, con Liam che gli sussurrava parole dolci, e Zayn che tentava inutilmente di non piangere, quando il portone d’ingresso si aprì di scatto. << Scusate se vi interrompo, ecco… È che… >> disse Niall, la faccia rossa e la voce affannata. Fece un grosso sospiro, e poi ricominciò a parlare, mentre i due lo fissavano, ancora abbracciati. << Credo dobbiate tornare dentro, c’è… c’è stato un problemino. >>

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Harry osservava il viso di Louis, e l’alzarsi e abbassarsi del suo stomaco a seconda del respiro. Si sentiva bene, finalmente, e sapeva che la sua vicinanza faceva bene anche all’altro. Sporse una mano per accarezzargli i capelli, ma si fermò a pochi millimetri: non voleva toccarlo così, voleva che avesse gli occhi aperti, che lo vedesse. Non credeva possibile che quella fosse la sua anima gemella, né che, fino a poco tempo prima, stava rischiando di morire per la sua lontananza. Non lo avrebbe abbandonato mai più, aveva deciso: sarebbero stati sempre insieme, così da non sentirsi mai così male come era stato finora. Automaticamente, un sorriso gli spuntò sul volto, nell’osservare quel bel viso addormentato. Non aveva mai pensato alle anime gemelle, né avrebbe mai creduto di averne una, ma sentiva dentro di sé che avrebbe fatto di tutto per proteggere la vita di quel ragazzo che gli dormiva accanto. Passarono qualche ora in quella posizione, con Louis che dormiva ed Harry che lo guardava, ammirato da tanta bellezza. Come aveva fatto a vivere finora senza stare sempre vicino a lui? Era una cosa a cui non riusciva a credere, ma per fortuna non avrebbe mai dovuto rispondervi. Ora, la sua anima gemella era lì con lui, e non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. Improvvisamente, Harry sentì un movimento sotto le coperte, e si rese conto che Louis aveva cominciato a svegliarsi: lo osservò rotolarsi su sé stesso, fino a finire praticamente tra le sue braccia, e solo a quel punto aprire gli occhi. Harry vi si perse immediatamente: erano di un blu intenso, che lui non aveva mai visto prima. Si osservarono per qualche secondo, Harry con un sorriso dipinto sul volto e Louis con un’espressione scioccata, quasi non capisse cosa stava succedendo. Harry pensò che si sentisse confuso, d’altronde dormiva da prima che lui e Niall arrivassero, non poteva sapere chi fosse, era per questo che ora lo guardava spaventato. << Chi… >> sussurrò, finalmente. La sua voce era come una melodia per Harry, che chiuse gli occhi a quel suono, << Chi sei? >> e poi li spalancò subito. Che domanda era quella? Era la sua anima gemella, l’unica ragione per cui ora stava bene, avrebbero dovuto avere un legame immediato… o no? << Louis… Louis io sono Harry, la tua… >> Harry si bloccò, notando lo sguardo sempre più confuso e spaventato dell’altro ragazzo, che si era allontanato da lui. Abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole di qualcosa. << Sono la tua anima gemella. >> Nel dire queste parole, tenne il viso concentrato sulle proprie mani, timoroso di vedere la reazione dell’altro. Sapeva che erano destinati a stare insieme, ma per qualche strana ragione si sentiva ancora più vulnerabile, in quel momento, di quanto si fosse mai sentito nei giorni più dolorosi, poco prima di incontrare Louis. Quando non ricevette una risposta, alzò lo sguardo e trovò la sua anima gemella che lo fissava, gli occhi sgranati e la bocca aperta. Decise di non dire nulla. << La mia cosa? Chi ti ha fatto entrare? Chi sei tu? Dovìè Zayn? >> Louis cominciò ad agitarsi e a guardarsi intorno, spaurito, così Harry fece l’unica cosa che gli venne in mente: si avvicinò per avvolgere il ragazzo tra le sue braccia. Lo fece quasi come un gesto spontaneo, ma si vide rifiutato. Louis si alzò di scatto dal letto, cercando di mettere più distanza possibile tra lui ed Harry. Nel farlo, cadde all’indietro sul pavimento, facendo un gran fracasso e spaventando Harry, che però non si azzardò ad avvicinarsi, per quanto volesse. Non voleva venir rifiutato nuovamente nell’arco di pochi minuti. Correndo nella stanza, Niall arrivò allarmato, e si avvicinò immediatamente a Louis, steso per terra. << Oh, Louis, devi ancora recuperare un po’, sei stato male per così tanto tempo… >> disse, prendendolo in braccio e poggiandolo di nuovo sul letto. Louis lo fissava a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Il suo sguardo si spostava freneticamente dal ragazzo biondo che lo aveva appena preso in braccio a quello sul letto che diceva di essere la sua anima gemella: non sapeva cosa pensare, non ricordava nulla di tutto ciò che gli era accaduto nelle ultime ore… o forse giorni? Settimane? Non riusciva a dirlo, la testa gli faceva male e si sentiva molto confuso. << Io… Chi diavolo siete voi? Cosa ci fate in casa mia? >> urlò con tutta la voce che aveva in corpo, che non era molta al momento, ma comunque. Il ragazzo biondo lo fissava preoccupato, mentre l’altro sembrava avere una sorta di compassione nello sguardo. Certo, ci mancava solo che Louis dovesse ricevere la compassione di uno sconosciuto! Il suo sguardo si trasformò, indurendosi, e decise di riprendere possesso della sua vita. << Sapete una cosa? Non mi interessa. Vi voglio fuori dalla mia camera e dalla mia casa, subito! >> << Cos… No, Louis, ascolta… >> cominciò Harry, per essere zittito da una sola occhiataccia dell’altro. << Non riesco ad alzarmi dal letto, ma questo qui può prendere te e trascinarti fuori. Non so chi siate, come siete entrati e cosa volete da me, per cui non voglio vedervi e sicuramente non voglio condividere il letto con uno sconosciuto! >> Niall cercò di dire qualcosa, ma il suo migliore amico gli fece cenno di no con la testa. Sentiva che Louis meritasse più tempo per capire tutto. << Niall, portami in salotto per piacere. >> disse allora, senza staccare gli occhi da Louis, la sua anima gemella, che lo stava rifiutando così duramente. Quest’ultimo aspettò che i due fossero fuori dalla stanza, poi tirò un forte sospiro – di sollievo? – e gettò la testa all’indietro, affondando nel cuscino. Tenne gli occhi fissi sul soffitto per quello che gli sembrò un tempo infinito: era sicuro che fosse passato più tempo di quello che pensava, ma non sapeva dire esattamente quanto. E dove diavolo era Zayn? ~~ Niall poggiò Harry sul divano del salotto, uno sguardo compassionevole sul volto. << Grazie, Niall. >> gli disse l’amico, la voce un po’ stanca. Non credeva che il primo incontro con Louis sarebbe andato in quel modo, ma in qualche modo non riusciva ad essere arrabbiato con lui. << Forse dovresti andare da Zayn, Louis avrà bisogno di un amico immagino… E certamente non vuole me… >> << H, sono sicuro che… >> cominciò Niall. << Che cosa, Niall? Che la mia anima gemella sembra odiarmi? Avremmo dovuto sentire un legame immediato, giusto? Era questo quello che avevi detto tu! Io l’ho sentito questo legame, forte, e perché lui no? Sai dirmelo? >> Harry scoppiò in lacrime senza accorgersene. Si sentiva così stanco, dopo tutto il dolore provato finora e un viaggio che si era rivelato deludente sotto ogni aspetto. A questo punto, senza la sua anima gemella, tanto valeva morire, visto che sarebbe successo comunque. Niall lo abbracciò, e lo tenne stretto a sé per parecchi minuti. Aveva promesso a sua madre che avrebbe aiutato Harry e o avrebbe protetto, ma come poteva farlo se la sua stessa anima gemella si rifiutava di collaborare? Un odio improvviso verso Louis prese possesso del suo corpo: non si rendeva conto che stava condannando la vita di entrambi, in quel modo? Non avrebbero potuto stare lontani per troppo tempo, altrimenti… Niall si rifiutò di pensarci, non voleva che Harry tornasse a stare male come la settimana prima, o addirittura peggio. << Si sistemerà tutto Harry, vedrai. >> disse, stringendo ancora l’amico. Quello annuì nell’incavo della sua spalla, e poi si accasciò indietro sul divano. Aveva bisogno di dormire un po’, sperando di alleviare un po’ il dolore del rifiuto. Così Niall andò a cercare Zayn e Liam, che a quanto pareva stavano parlando sul vialetto. Beh, parlando era una parola grossa: a quello che sembrava, stavano piangendo l’uno nelle braccia dell’altro, e Niall si sentì davvero in colpa a disturbarli. Almeno a loro, le cose sembravano andare meglio che dentro casa. ~~ << Zayn ma cosa dici? >> Louis guardava il suo migliore amico in shock. Ancora non riusciva ad alzarsi, e la sua voce era più debole dopo quello “scontro” di prima, così si trovava ancora disteso sul suo letto, Zayn in piedi davanti a lui. Gli aveva spiegato tutto quello che era successo in quelle settimane – wow, non avrebbe mai pensato che fosse passato così tanto tempo – e, se possibile, ora Louis si sentiva ancora più confuso. << Non è possibile, non… >> << Ti assicuro che è la verità, Louis. Harry è la tua anima gemella, e lui e Niall sono arrivati qui giusto in tempo. Sai come funzionano queste faccende, ho avuto paura per tutto il tempo. >> << So solo quel poco che mi ha detto mia madre, ma… Come sappiamo che questo Harry sia davvero la mia anima gemella? Chi lo ha deciso? >> << Louis, come ti senti da quando hai visto Harry? >> chiese Zayn, che si stava spazientendo con il suo migliore amico. Capiva che fosse stato male per così tanto tempo, ma Harry non meritava di essere trattato così. << Io… Beh, io… Suppongo di sentirmi molto bene, ecco… Mentre gli dormivo accanto avevo una strana sensazione, e quando mi sono svegliato… >> Il ragazzo si bloccò, come se avesse avuto un’illuminazione. Si portò le mani al viso, quasi vergognandosi di sé stesso. << Zayn, tutta quell’energia mi ha sopraffatto! Io non volevo… Mi dispiace… Harry non mi merita, è evidente. Sicuramente troverà un’anima gemella migliore di me. >> Zayn lo guardò confuso. Non si aspettava certamente quelle parole. << Louis, cosa diavolo stai dicendo? Credevo sapessi come funzionano le anime gemelle. >> L’amico lo fissò, gli occhi leggermente lucidi. << Certo che lo so, ma… Mi dispiace che ad Harry sia capitato io, meritava sicuramente molto di più. >> Louis abbassò di nuovo lo sguardo, fissando le coperte. Era vero, lo sapeva: non conosceva ancora Harry ma, da come era rimasto calmo poco prima, era sicuramente una persona che non si meritava di dover sopportare uno come Louis. Sentì le braccia di Zayn che lo afferravano, e non riuscì ad opporsi: si limitò ad allacciare le braccia dietro al suo collo, chiedendosi entro quando sarebbe tornato libero di camminare sulle proprie gambe. Il suo amico lo depositò su una poltrona in salotto, seduto di fronte ad Harry, che era invece steso sul divano. Intorno a loro, in piedi, c’erano il ragazzo biondo, a Louis pareva si chiamasse Niall, e… Liam? Cosa ci faceva Liam lì? Non si vedevano da anni… Voleva spezzare ancora il cuore di Zayn? Non lo avrebbe permesso. << E tu che fai qui? >> gli chiese, sospettoso. Liam si spaventò, e guardò Zayn per un attimo prima di tornare a fissare lo sguardo su Louis. Gli occhi del ragazzo erano due fessure. Sapeva come stava Zayn da 5 anni a quella parte, per colpa di Liam, e ricordava tutte le volte che aveva dovuto consolarlo. Tutte le notti che era andato a casa sua perché lo aveva chiamato in lacrime, tutte le sere passate a cercare di dimenticare l’ex amico che aveva deciso di abbandonarli e spezzare il cuore di Zayn. << Io… Louis, io… >> cominciò a dire Liam, ma si bloccò. La verità era che non sapeva cosa dire, non a Louis almeno. Lo fissò spaventato, andando con lo sguardo da lui a Zayn. Quest’ultimo si abbassò e, all’orecchio, sussurrò qualcosa a Louis. Liam non sapeva cosa gli stesse dicendo, ma l’espressione dell’amico si rilassò, seppur di poco, e anche lui si sentì più sollevato. << Bene, non ne parleremo ora. >> disse alla fine Louis, distogliendo lo sguardo da Liam. Si fissò invece su Harry. << Io e te… Credo che dovremo fare una lunga chiacchierata. >> Si guardarono negli occhi, e finalmente Louis osservò bene il ragazzo: sentiva di potersi perdere in quei grandi occhi verdi, ed era proprio quello che stava succedendo, tanto che si sporse col busto verso di lui, e le loro mani si toccarono quasi, e un brivido di elettricità percorse i loro corpi. Non esisteva nessun altro nella stanza, solo loro. Si guardavano negli occhi, scavandosi l’anima. Non si accorsero neanche che gli altri tre li avevano lasciati soli, concentrati com’erano a non perdersi neanche un dettaglio del viso dell’altro. << Io… >> sussurrò Harry, osservando le labbra di Louis. Sentì di riacquistare un po’ di energia nelle gambe e, un po’ impacciato, si alzò. Riuscì ad arrivare ai piedi della poltrona di Louis, cadendo a terra dopo pochi passi. Nessuno dei due aveva intenzione di lasciare le mani dell’altro, e quando Harry cadette Louis rafforzò la presa. Harry lo guardò sorridente, il primo vero sorriso che gli rivolse da quando si erano visti. Louis rispose, un po’ incredulo di aver trovato la sua anima gemella, ma deciso ora più che mai a non lasciarsela scappare. Si sporse un po’ in giù, verso il viso dell’altro, e chiuse gli occhi. In un attimo, le loro labbra si toccarono, e fu una scarica elettrica, un brivido lungo le schiene, un insieme delle sensazioni più piacevoli racchiuse in quel singolo bacio, quello sfiorarsi così leggero ma così intimo. Louis non avrebbe voluto mai staccarsi, sentiva di star recuperando tutte le energie. Harry non era da meno e, senza separare le loro labbra, si alzò ancora una volta in piedi. Fece un paio di passi indietro e, nello stesso momento, Louis si alzò dalla poltrona. Sembrava una danza, inconsapevole ma perfetta, ed effettivamente i due cominciarono a danzare per la stanza, al ritmo di una musica percepita solo da loro, che stavano recuperando le forze ogni minuto di più. Si sentivano felici, di quella felicità che non avrebbe potuto incrinarsi in nessun modo, perché finalmente erano insieme, e null’altro importava. << Allora, siamo anime gemelle, eh? >> sussurrò Louis, avvicinandosi all’orecchio di Harry. Quest’ultimo annuì, gli occhi che sorridevano insieme alla sua bocca. Sentiva che stessero passeggiando sulle nuvole, lui e Louis, e che non avrebbero mai smesso di farlo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Tre giorni dopo essersi trovati, Louis ed Harry dovettero separarsi: entrambi avevano ancora degli affari in sospeso, ed Harry voleva inseguire il proprio sogno ad ogni costo. << Ehi… >> chiamò Louis, una mattina, poco dopo essersi svegliato. Avevano preso l’abitudine di dormire insieme, per “ricaricare le energie della giornata”, dicevano. Gli rispose un Harry con gli occhi ancora chiusi. << Dimmi Lou. >> sussurrò, gettandosi una mano tra i capelli. Si sentiva stanco, non aveva ancora recuperato abbastanza energie e non poteva separarsi ora dal suo Louis. Lo avrebbe detto a Niall, certo: avrebbe capito, vero? << Prima che tu parta… >> entrambi lasciarono andare un sospiro a quella frase. << ti andrebbe di… ecco, di suonare qualcosa per me? La tua voce mi rilassa così tanto, e io… >> Harry aprì di scatto gli occhi ed esplose in un enorme sorriso. << Certo che sì! Che domande! >> Anche Louis sorrise nel guardarlo, così Harry si affrettò a scendere dal letto e afferrare la chitarra appoggiata al muro. << Non so cosa suonare, però… In questi giorni ho totalmente ignorato la musica. >> Louis sorrise ancora, consapevole di essere lui la causa di quell’allontanamento tra Harry e le sue canzoni. Si avvicinò al ragazzo, stendendosi in modo da poggiare la sua testa proprio accanto al ginocchio dell’altro, e chiuse gli occhi. << Qualsiasi cosa mi andrà bene. >> sussurrò, sentendosi bene come mai prima d’ora. E così, mentre Harry suonava le prime note della loro canzone, di Sweet Creature, Louis si ritrovò ad essere felice di avere un’anima gemella. Non l’aveva voluta in passato ma, ora, si sentiva grato che fosse Harry. Ogni volta che quel ragazzo parlava, la sua voce risuonava nelle sue orecchie dolce come il miele, e ogni volta che lo guardava… Oh, quegli occhi! Avrebbe fatto qualsiasi cosa perché esprimessero sempre tanta gioia. Non riusciva a credere che, senza Harry, avrebbe rischiato di morire, così come non riusciva a credere che, prima del suo arrivo, reputasse la propria vita “completa”. Non era completa proprio per niente, anzi: Louis pensava al sé stesso di qualche giorno prima come a un’anima vuota, spezzata, in cerca di qualcosa senza sapere esattamente cosa. Aprì gli occhi e cominciò a canticchiare insieme ad Harry. L’aveva trovata, ora, aveva trovato cosa stava cercando, e non se ne sarebbe allontanato mai più. ~~ Qualcuno suonò alla porta, ma nessuno andò ad aprire. Louis ed Harry erano chiusi in camera da ore, Niall non voleva sapere a fare cosa, Zayn era tornato a casa sua e Liam… non aveva idea di dove fosse Liam. Si guardò intorno, per un po’ immobile, ma al terzo squillo del campanello decise che non ce la faceva più. Si diresse verso la porta con espressione infastidita, borbottando che “Non è neanche casa mia, e tra poco dovremo partire, dove sono finiti tutti?” Aprendo la porta, Niall si ritrovò davanti una ragazza, e non seppe come reagire. << Ciao! Sono Eleanor, Louis è in casa? >> disse sorridente, osservando il ragazzo in attesa di una risposta. << Ehm… >> cominciò Niall, non sapendo chi fosse questa Eleanor. << Io… Ecco, Louis al momento è impegnato con… >> << Oh, quindi è in casa? Perfetto! >> lo interruppe la ragazza, precipitandosi all’interno come un tornado. Niall non riuscì a fermarla, e le corse dietro inutilmente mentre lei si dirigeva, così sicura, verso quello che era lo studio di Louis. << Non è qui, non avevi detto che stava lavorando a qualcosa? >> chiese allora, confusa. << No, ho detto… >> Il ragazzo prese un profondo respiro, prima di rispondere. Conosceva quella lì solo da pochi minuti e già era spazientito. << Ho detto che è impegnato, con una persona. >> Il sorriso di Eleanor si spense in due secondi. Niall quasi si sentì in colpa, ma poi si disse che quella ragazza non aveva neanche voluto sapere il suo nome, prima di precipitarsi in casa come una furia. << Sono in camera da letto? >> chiese Eleanor, la voce improvvisamente fredda. Niall rimase in silenzio: davvero glielo stava chiedendo? << Rispondimi. Sono in camera di Louis? >> ripeté la ragazza, e lui poté solo annuire debolmente. Lei, di corsa, si fiondò nella stanza accanto, spalancando la porta. << Louis William Tomlinson! Con chi saresti impegnato? Chi sarebbe questa… Oh. >> cominciò a sbraitare, prima di notare un ragazzo che, mezzo nudo sul letto, stava cantando una canzone a Louis. Si girò verso il biondo che le aveva aperto la porta, che ora mostrava un sorrisetto quasi soddisfatto. Gli altri due, invece, la fissavano a bocca aperta. << Eleanor, cosa… cosa ci fai qui? >> chiese Louis, una volta ripresosi. Non si aspettava di vedere la sua ex fidanzata a casa sua, non dopo essersi lasciati da… non ricordava neanche quanto tempo era passato, dannazione! << Sono venuta a vedere se stessi bene. >> rispose la ragazza, con una voce leggermente acuta. << Ho incontrato tua madre, e mi ha detto che stavi tanto male… Immagino che ora sia tutto a posto, però? >> concluse infastidita, poggiando gli occhi su Harry che, rimasto immobile, non sapeva cosa dire. << Sì, beh, è complicato da spiegare, ma… Insomma, io ed Harry… >> << Tu ed Harry? Cos’è, state insieme? Davvero stai con… con un ragazzo? Louis, non è possibile! >> esclamò Eleanor, osservando il suo ex ragazzo con un’espressione sbalordita. << Ecco, noi… Noi non stiamo insieme, però… >> Louis si voltò a guardare Harry, e si sorrisero. << Vogliamo vedere come va, ecco tutto. >> Eleanor rimase in silenzio, lo sguardo che andava da Louis ad Harry. Era scioccata, non avrebbe mai pensato che qualcuno come Louis potesse davvero mettersi con un ragazzo. Scappò via senza dire una parola, quasi aspettandosi che Louis la seguisse, per spiegarle, dirle qualcosa. Ma non successe. Tornò a casa sola, chiedendosi se avrebbe dovuto accorgersi di qualcosa, se era stata davvero cieca o se era riuscito ad ingannarla per così tanto tempo. Si sentiva ferita. ~~ Zayn era a casa sua, e continuava a camminare nervosamente, avanti e indietro per la cucina. Non sapeva perché aveva accettato, e neanche perché la cosa lo rendesse così nervoso, ma ora stava aspettando che Liam si presentasse per passare la giornata insieme. Tutta la giornata. E forse anche la notte, aveva detto. Sempre se a te non dà fastidio, Zayn. “No ma figurati, che fastidio può darmi?” pensava Zayn mentre aspettava, Probabilmente finiremo di nuovo per fare sesso, e io mi illuderò di nuovo e non so neanche cosa siamo e…” << MALEDIZIONE! >> urlò, dando un calcio al divano. Proprio in quel momento suonò il campanello. Zayn prese un grosso respiro, ed aprì la porta. Si trovò davanti Liam, con quel suo enorme sorriso e gli occhi che esprimevano gioia. Sarebbe volentieri ricaduto in quella trappola, ora che ci pensava bene. << Ehi Zayn, come va? Ho portato un po’ di cose da fare, giochi da tavolo, un po’ di cibo… Sai, come facevamo una volta. >> Al ragazzo quasi vennero le lacrime agli occhi: prima che si lasciassero, ogni tanto organizzavano delle giornate in cui pensavano completamente a loro stessi, chiusi in casa a fare tutto quello che volevano. E ora lo avrebbero fatto di nuovo, e Zayn sapeva che gli sarebbe piaciuto, solo che… << Entra, Liam! >> disse, la voce a metà tra l’entusiasta e il serio. Lo fece accomodare in sala, e l’altro si tolse il giubbotto e le scarpe. << Ascolta, prima di qualsiasi cosa, però, devo chiederti… Cosa siamo noi? >> Liam lo guardò, per due secondi senza dire niente. Aveva la bocca leggermente aperta, e Zayn sapeva che era sbagliato ma lo trovava così adorabile. << Zayn ma io… io credevo che avessimo chiarito, che noi fossimo tornati… quelli di una volta, capisci? >> << Sì beh, so quello che ci siamo detti. Però… però non posso fare a meno di pensare che succederà tutto di nuovo, e che io starò male di nuovo perché mi lascerai da solo, ok? Non posso non pensarci! >> esclamò Zayn in risposta, guardando Liam negli occhi. Liam, l’amore della sua vita. Solo il giorno prima era disposto a lasciare tutto per stare con lui, ancora una volta, ma una sola notte gli aveva fatto venire troppi dubbi. Così ora si trovava lì, seduto davanti all’uomo che amava e che avrebbe sempre amato, senza sapere cosa effettivamente avrebbe voluto da lui. Gli sembrava tutto un casino, e l’unica cosa che sapeva era che non voleva soffrire più. Non per colpa di Liam, almeno. << Ascoltami, Zayn… >> cominciò a parlare il ragazzo, provando a prendere le mani dell’altro nelle sue. Zayn fece un po’ di resistenza, prima di lasciarsi avvolgere dalle grandi mani tatuate del suo non-sapeva-più-se-definirlo-ex. << Lo so che sono stato un coglione, e che ti ho fatto soffrire… So anche di non meritarti, non dopo essere scomparso per anni ed essere tornato solo ora… >> << Neanche sei tornato per me… >> borbottò Zayn, e Liam fece finta di non sentirlo. Non aveva la forza di scusarsi anche per quello, ora. << Ma so che tu sei la mia anima gemella, non importa se lo stupido destino la pensa diversamente. Noi non siamo come Harry e Louis, ok? Non stiamo male fisicamente se siamo separati, non abbiamo la mente offuscata e non rischiamo di morire dopo due settimane senza l’altro. Ma so che siamo fatti per stare insieme. Lo so, e nel profondo lo sai anche tu, vero? >> Zayn alzò gli occhi, ormai lucidi, per fissarli in quelli di Liam. Non sapeva bene come sentirsi, ma annuì quasi inconsciamente. << Non voglio costringerti a tornare con me, non so neanche se rimarrò qui o se tornerò… >> Zayn sbiancò. << Cosa? >> lo interruppe. << Non sei tornato per restare? >> esclamò, allontanandosi di nuovo da Liam. << Mi stavi illudendo di nuovo? Liam, ma cosa… >> << No, ascolta, io… Io sono tornato per Louis, ma ci sei anche tu, e ora… >> << E ora cosa? >> urlò Zayn, che si sentiva di nuovo ferito. << C’ero io? E che cosa c’è, non te lo aspettavi forse? Sono stato io a dirti di Louis! >> “E mi sto chiedendo anche perché, a questo punto!” urlò nella sua testa, senza dirlo ad alta voce. Liam non gli rispose, anzi si portò le mani alla testa. << Vai via, Liam. >> disse alla fine Zayn. << E non farti vedere mai più. Per davvero però. >> ~~ Harry non sapeva cosa dire, e neanche Niall. Era passata mezz’ora da quando Eleanor se ne era andata, furiosa, da casa di Louis, e ancora nessuno dei due aveva provato a chiedergli qualcosa. Harry aveva intuito la situazione – era la sua anima gemella, dopotutto – ma, per rispetto di Louis, fingeva di non aver capito nulla. << E insomma avete conosciuto la mia ex ragazza. >> disse finalmente Louis, ostentando un sorriso. Niall annuì, imbarazzato, ed Harry lo abbracciò, poggiando il mento nell’incavo del suo collo. << Una ragazza simpatica. >> gli sussurrò all’orecchio, facendolo ridere, e sorrise anche lui di riflesso. << Sì, ecco… Il suo carattere è uno dei tanti motivi per cui la chiamo ex ragazza! >> disse Louis, stringendosi ancora di più ad Harry. Si sentiva protetto, in qualche modo, cercando di scacciare il pensiero che tra poco avrebbero dovuto separarsi. Niall si sentiva come se stesse interrompendo qualcosa, ma fu costretto a esclamare un << Ehm, scusate! >> quando i due cominciarono a baciarsi piano davanti a lui. Non voleva assistere a nulla di più! I due si staccarono, un po’ imbarazzati, ed Harry sentì una piccola scossa quando le sue mani non toccarono più la pelle di Louis. << Comunque, non credo abbia mai accettato il fatto che io l’abbia lasciata, e vedere ora qui Harry deve averla destabilizzata. Insomma, io non… non ho mai… >> Louis abbassò la voce per l’ultima parte della frase, ma Harry gli sorrise comprensivo. << Va bene lo stesso, lo sai? Insomma, io l’ho sempre saputo ma… >> << Oh, no no no! Non intendo dire che non sapessi di essere gay… Solo che lei non lo sapeva. >> Niall ed Harry spalancarono la bocca a quell’affermazione. << Sì beh… Mi sono messo con Eleanor dopo essere stato con un ragazzo, che… >> Louis guardò di sottecchi Niall. << Diciamo che non mi trattava esattamente “bene”. Credevo che mettermi con lei mi avrebbe aiutato, ma non è stato così, anzi… Sono peggiorato. >> Harry corse di nuovo ad abbracciarlo, stavolta avvolgendolo con tutta la forza che aveva. Poteva sentire il dolore che provava: non sapeva come fosse possibile, ma stava tremando insieme a lui. Anche Niall si avvicinò, accarezzando la schiena dell’amico, ma decise che si trattava di un momento intimo. Lasciò la stanza senza che i due se ne accorgessero, ma non ne poteva più di stare chiuso in quella casa a fare da babysitter alle due anime gemelle. Uscì per una passeggiata, magari avrebbe incontrato qualcuno di interessante, o almeno avrebbe occupato le ore precedenti alla partenza. Ancora abbracciati, Louis ed Harry singhiozzavano, quasi in sincronia, e i loro respiri si mescolavano sulle loro pelli. Harry sentiva il dolore di Louis, glielo stava raccontando, si stava aprendo con lui tramite il semplice sfiorarsi dei loro corpi. Alla fine, Harry era in lacrime abbracciato a Louis, alla sua anima gemella, che aveva sofferto così tanto ma che aveva sempre un sorriso sul volto. Sussurrava in continuazione << Mi dispiace, mi dispiace… >> e lo intendeva sul serio: gli dispiaceva di essere arrivato così tardi nella sua vita, di non averlo salvato da qualcuno che gli aveva procurato attacchi di panico continui e una sofferenza enorme. << Ehi, è tutto ok. >> gli sussurrò Louis, accarezzandogli il volto. << Ora sono con te, e sto bene, no? Tu sei la mia anima gemella… >> disse, ed Harry annuì quasi violentemente. << Sì, siamo insieme. >> rispose, con decisione. Non avrebbe mai lasciato che Louis soffrisse ancora.

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