Ritorni

di MaxT
(/viewuser.php?uid=14238)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno nella tempesta ***
Capitolo 2: *** Il sole e le nuvole ***
Capitolo 3: *** Stanze di vita quotidiana ***
Capitolo 4: *** Aut aut ***
Capitolo 5: *** La veste della schiavitù ***
Capitolo 6: *** La cripta delle lacrime ***
Capitolo 7: *** Le domande che aspettano ***
Capitolo 8: *** Al di là dello specchio ***
Capitolo 9: *** La palude dei fiori bianchi ***
Capitolo 10: *** Due Soli ***
Capitolo 11: *** Il potere dei Guerrieri ***
Capitolo 12: *** Il ladro di magia ***
Capitolo 13: *** La soffitta dei portali ***
Capitolo 14: *** Cassandra ***
Capitolo 15: *** Halloween ***
Capitolo 16: *** Un incontro dal passato ***
Capitolo 17: *** Il portale delle spie ***
Capitolo 18: *** La caduta di Alektor ***
Capitolo 19: *** La distanza di Orube ***
Capitolo 20: *** Lasciatemi! ***
Capitolo 21: *** Segreti incrociati ***
Capitolo 22: *** Alla ricerca di un fratello ***
Capitolo 23: *** La decisione di Orube ***
Capitolo 24: *** Una breve illusione ***
Capitolo 25: *** Climax ***
Capitolo 26: *** La fine e l'inizio ***



Capitolo 1
*** Ritorno nella tempesta ***


RITORNI

Di MaxT e marianna1317



 

Capitolo 1

Ritorno nella tempesta

 

 

Nel cielo di Heatherfield, la sera di mezzo agosto sta volgendo verso una nottata di tempesta.

Il sole del tramonto trasmette a fatica il suo saluto color pesca tra le venature delle nuvole, mentre una massa plumbea incombe dalla direzione del mare.

I passanti camminano frettolosi verso le loro case per mettersi al riparo prima dell'acquazzone imminente.

Quando l'individuo esce dal negozio buio, nessuno gli dedica più di un'occhiata distratta, nonostante il suo inquietante mantello nero. Il suo viso, nell'ombra del cappuccio, sembra distorto da una smorfia di dolore.

 

 

A Villa Rudolph, il vento dal finestrone aperto scompiglia i capelli corvini della giovane donna, mentre lei armeggia per sbloccare il battente della finestra a ghigliottina con una spada lucente e affilatissima.

Dopo avere fatto leva nella fessura di scorrimento, osserva poco convinta le scalfitture create, poi ripone l'arma e porta entrambe le mani al battente. Raccoglie le forze e, con un ultimo strattone, riesce a richiuderlo con un suono secco. Uno dei riquadri di vetro si incrina con uno scricchiolio sinistro.

Questa volta ha veramente rischiato di dover passare il temporale con la finestra del soggiorno aperta, pensa Orube. Questa vecchia casa ormai ha bisogno di manutenzione. Del resto non può pretendere molto: è ospite in una casa non sua, in un mondo non suo, con un nome non suo. Rebecca Rudolph.

 

Riappende alla parete la sua splendida spada, poi la rimira con qualche rimpianto. Rappresenta il suo status di Guerriera, ma deve ammettere che il picco della sua utilità negli ultimi anni è stato proprio forzare la finestra. A parte questo, le è servita solo per qualche allenamento occasionale.

All'esterno, i fili telefonici ondeggiano sotto lo sferzare delle raffiche.

Dopo un'occhiata al cielo sempre più plumbeo, torna a sedersi sul divanetto da due soldi con il quale ha sostituito le antiquate poltrone della professoressa Rudolph, ormai da anni all'altro mondo. Non morta, per carità: semplicemente ritornata nel Metamondo da cui proveniva.

 

In una domenica sera così, senza la compagnia delle amiche, senza la possibilità di uscire a camminare, le pesa più che mai l'assenza di Cedric. Sa che molti di quelli che l'hanno conosciuto lo ricordano come l'infido braccio di un tiranno crudele, anche se per educazione non lo dicono mai in sua presenza.

Per lei invece era l'uomo che aveva poco a poco cominciato ad amare mentre lo sorvegliava, e che era morto da eroe per salvarle la vita. Una morte avvenuta nel misterioso universo parallelo di un libro magico, dal quale non aveva potuto neppure riportare indietro il corpo da onorare: dopo il suo ultimo respiro stentato, lo vide disciogliersi in qualcosa che somigliava a una pozza di inchiostro, obbedendo alle leggi crudeli di quel mondo assurdo.

A tre anni da quella morte, Orube non è stata più la stessa di prima. Si era ritirata a piangerlo per un periodo nella sua casa di famiglia su Basiliade, poi era tornata al servizio della mistica Congrega di Kandrakar, sperando che le responsabilità e l'azione come guerriera l'aiutassero ad elaborare quel lutto.

Purtroppo non è stato così: per la maggior parte del tempo la vita a Kandrakar è molto statica, e lei faceva sempre più fatica a capire quale fosse il ruolo di una Guerriera in quella Congrega di vecchi dedita al mantenimento dell'equilibrio tra i mondi... qualunque cosa ciò voglia dire.

 

 

Continua a guardare il temporale attraverso la finestra mentre i suoi pensieri divagano.

 

Pensa alla libreria riaperta con l'aiuto delle sue amiche terrestri, le Guardiane di Kandrakar.

Will, la rossa detentrice del potente amuleto detto Cuore di Kandrakar.

Cornelia, la bionda ed elegante Guardiana della Terra.

Irma, la Guardiana dell'Acqua.

La mulatta Taranee, detentrice del Potere del Fuoco.

E infine Hay Lin, la Guardiana dell'Aria, che ha ereditato il ruolo di sua nonna Yan Lin quando lei, simulando la sua stessa morte, si è trasferita definitivamente alla fortezza di Kandrakar, diventando uno dei saggi della Congrega.

E' stata Hay Lin, le hanno raccontato, a inventare l'acronimo W.I.T.C.H. per definire il gruppo, a partire dalle iniziali dei loro nomi. A dispetto della sua assonanza, questo acronimo non è stato quasi mai usato né da loro né, men che meno, a Kandrakar.

Sembra buono solo per la copertina di un fumetto, disse una volta Cornelia.

La prima volta che le incontò in una missione, quelle ragazze non le piacquero: le diedero l'impressione di essere infantili, impreparate e assolutamente prive della disciplina necessaria.

Vedendole poi al naturale, non nello splendido aspetto trasformato di Guardiane, era anche chiaro che erano troppo giovani e acerbe per quelle responsabilità.

Perchè poi scegliere un altro gruppo di Guardiane terrestri, dopo la pessima prova che aveva dato quello precedente, a parte la saggia Yan Lin? Fino a quel momento, le ripeteva spesso la sua mentore Luba, le Guardiane erano quasi sempre strate scelte tra Guerriere di Basiliade, che hanno una ben altra idea della disciplina e del sacrificio.

Dopo le riserve iniziali, però, aveva dovuto ammettere che anche questo gruppo era capace, sia pur tra alti e bassi.

Le cinque ragazze l'avevano accolta bene al suo ritorno a Heatherfield.

Viste al naturale, erano maturate nei tre anni passati, nei quali le aveva incontrate solo occasionalmente a Kandrakar, e sempre con il loro aspetto trasformato di Guardiane.

Erano tutte cresciute, con Cornelia che la superava in statura, Will coi capelli più lunghi dietro e scalati, Irma che non era più così paffutella, Hay Lin con un po' di ciccia nei punti giusti e Taranee diventata agile e atletica come una gazzella, con delle corte treccine sul dietro, dove la lunghezza dei capelli lo permetteva già.

E' stato merito loro se è riuscita a rimettere in piedi la casa dove abita e il negozio, dopo anni di quasi abbandono in cui avevano usato questi luoghi solo come loro ritrovo occasionale.

Grazie a loro e grazie al denaro con cui la Congrega l'aveva sovvenzionata, era riuscita a riaprire la libreria al pubblico, e ora si stava lentamente ricreando un giro di clienti.

A vedere quel denaro, mentre Orube lo contava disorientata, Cornelia aveva avuto un moto quasi di ribrezzo e aveva detto che era falso. Chissà cosa voleva dire? Comunque nessuno aveva mai fatto difficoltà ad accettarlo.

Le vedeva quasi ogni giorno, anche perchè il seminterrato di quel negozio era il loro luogo di riunione abituale.

Lei aveva portato con sé da Kandrakar il libro magico della loro tragica avventura, quello dove Cedric aveva trovato la morte. Il Libro degli Elementi, lo chiamavano. La Congrega le aveva concesso di tenerlo, e lei lo conservava come una reliquia.

Non pochi saggi avevano storto il naso davanti a quell'oggetto, ma nessuno di loro aveva mai osato criticarla apertamente. Il libro aveva ormai perso la sua magia. Lo stesso Oracolo, dopo una lunga meditazione, aveva concluso che lo spirito del suo malefico autore, Jonathan Ludmoore, era ormai dissolto.

Quando lei era scesa nello scantinato della libreria, intenzionata a riporre il libro nella nicchia dov'era stato incastonato ai tempi di quella tragica avventura, aveva avuto la sorpresa di trovare sulla parete un oggetto simile a uno specchio dalla cornice stravagante. Le ragazze le avevano spiegato che era un portale per comunicare con Kandrakar, installato dopo la sua partenza tre anni prima. Così lei aveva dovuto cercare un posto d'onore di ripiego per il Libro degli Elementi, ben in vista sullo scaffale più vicino.

Le ragazze non avevano fatto obiezioni, anche se più di una volta aveva notato Irma che, passandogli davanti durante le riunioni, faceva un gesto strano dietro la schiena, con l'indice e il mignolo protesi.

 

Afferrato il telecomando della TV, si raggomitola come un gatto nel buio della sala. Vuole vedere cosa mostrerà quella scatola parlante stasera. Almeno coprirà questo inquietante silenzio screziato dallo spettrale rumore del vento.

Inizia a passare da un canale all’altro, annoiata. Programma di cucina, programma dove due tizi cercano di rivoluzionare il guardaroba della malcapitata di turno mandata dalle presunte amiche, programma con un gruppo di sconosciuti su un’isola sperduta, ancora un programma di cucina. Perché ai terrestri piace così tanto guardare altra gente cucinare?

Cambia un'ultima volta, finendo su un notiziario.

“... di un'unità dei marines di stanza a Tikrit. L'ordigno, nascosto a lato della strada...”.

Storce il viso. In questo mondo non hanno idea di cosa sia il Codice d'Onore dei Guerrieri.

“In un'intervista, il segretario di stato ha ribadito...”.

La stanza sprofonda lentamente nella semioscurità, e il blaterare monotono della trasmissione si fa sempre più lontano e confuso mentre sprofonda lentamente nel dormiveglia.

 

 

 

E' ormai buio. Un altro lampo illumina la strada. Il figuro intabarrato avanza lungo la via, tentando di trattenere le falde e il cappuccio del mantello agitati dalle folate.

Inizia a piovere, e in meno di un minuto la pioggia si fa grossa, sferzante.

L'uomo allunga il passo, trattenendosi il cappuccio calcato sul viso, mentre le falde inferiori si agitano come impazzite, lasciando i suoi pantaloni ormai fradici esposti allo scroscio.

I lampi disegnano sagome di luce sulle falde del mantello che si agita sempre meno, ormai appesantito dall'acqua onnipervasiva.

 

 

 

Il suo riflesso nel verde di una vasca a Kandrakar. Il viso triste, gli occhi arrossati dal pianto.

Il riflesso dell'Oracolo alle spalle del suo. “Orube, è tempo di decidere. Potrai prendere il posto di Luba come Guardiana delle stille, come lei voleva”.

 

 

“... nelle strade di Miami. Secondo i resoconti della polizia...”

 

Una lacrima cade nel caldo verde della vasca. Increspature che si allontanano concentriche. Il riflesso di Luba, la sua maestra ormai morta. Risente le sue parole: “Orube, la tua vita sarà un continuo addestramento. Tuo padre Hoclotos sarà fiero di te, osservandoti dal paradiso dei giusti”.

 

“... due casi di influenza aviaria sono stati segnalati nella Russia meridionale...”

 

Un'altra lacrima. Le increspature si allargano e si disperdono. Il viso severo di suo Padre.

Sei nata per essere una Guerriera. Non mi aspetto di meno, da te. Ora vai, fai il tuo dovere, e non tornare finché non sarai una perfetta Guerriera, forte e dura come l’acciaio della mia spada!”.

 

“... in ottemperanza al decreto dell'ONU, cinquecento coloni sono stati sgomberati a forza...”.

 

Un'altra lacrima, altre increspature.

Il viso di Cedric, con il sorriso sincero che aveva dedicato solo a lei prima di morire.

La sua stessa voce: “Oracolo, vi prego, concedetemi di riaprire la libreria, per onorare la memoria di quell'uomo morto per salvare la mia vita”.

 

“... sul Golfo del Messico, i primi segni di una nuova perturbazione...”.

 

Ye Olde Bookshop. Il primo cliente. “Signorina, c'è ancora quel giovane libraio? Era burbero, ma come li conosceva lui i libri...”

L'immagine si scioglie nelle lacrime. “No, non c'è più”.

 

Un forte tuono sveglia Orube di soprassalto dal suo sogno. Davanti a lei la TV ha un guizzo, poi riprende a trasmettere: “ … l'andamento crescente dei mercati azionari...”. Dall'esterno, il rimbombo del tuono si smorza e svanisce, lasciando il rumore continuo degli scrosci spinti contro i vetri dalle folate di vento.

All'esterno ormai è buio, pensa. Chissà per quanto sono rimasta addormentata?

Poi riguarda il televisore, che continua imperterrito a blaterare. Le avevano detto che, durante un temporale, era meglio staccare dalla corrente tutti gli apparecchi di qualche valore.

Si alza per spegnerlo, ma prima che possa farlo un altro fulmine guizza in cielo. Prima ancora del tuono, sente uno scatto dall'atrio e il televisore si spegne, facendo sprofondare la stanza nel buio.

 

 

 

Mentre un altro lampo disegna il suo bagliore in cielo, l'uomo cammina a passo lungo e veloce, quasi in fuga, ignorando la protezione che gli ingressi di qualche condominio e una tavola calda ancora aperta potrebbero offrirgli.

Ha ormai perso la sua battaglia per tenere chiuso il mantello. Si limita a trattenere il cappuccio sul viso mentre lo scroscio dilaga sul resto del suo corpo, facendogli aderire i vestiti ormai zuppi.

Guarda in direzione della vecchia villetta dov'è diretto. Esita quando vede che le luci della strada mostrano solo il muro di cinta, ma poi un lampo illumina il cielo a giorno, e rivela la casa immersa nell'oscurità.

 

 

 

Orube, in piedi accanto al finestrone, osserva con disappunto il debole brillìo di una piccola pozza d'acqua che si sta formando sul davanzale interno, per poi colare sulla carta da parati verdina del soggiorno. Ricorda che, sul parquet, una chiazza grigia e leggermente ondulata rimarca che quella non è la prima volta che l'acqua trova il suo accesso.

Quest'infiltrazione va sempre peggio, constata. Questa finestra avrà bisogno di una buona manutenzione.

Quando l'ennesimo lampo illumina il cortile, vede una figura scura e indistinta che sale la scalinata verso l'ingresso, sulla sua sinistra.

Un attimo dopo, tre colpi forti risuonano sulla porta.

“Chi è?” chiede ad alta voce, senza ottenere risposta se non l'ululato del vento.

Orube cerca di ricordarsi dov'è il quadro elettrico per far tornare la luce, ma la sua memoria sotto pressione non le dà una risposta chiara. Da qualche parte accanto all'ingresso, ma ora giace nella completa oscurità.

Lancia un’occhiata alla sua spada appesa al muro, vagamente visibile nella luce, poi decide che un ombrello le sarebbe più utile, se solo lo avesse a portata. Da brava gatta, teme il temporale più di qualunque malintenzionato, da cui potrebbe difendersi anche a mani legate.

Saliti i tre gradini verso l'ingresso, apre la porta con prudenza; si ritrae, mentre l'impeto di una folata di vento e pioggia conquista l'atrio.

 

La figura alta e incappucciata è avvolta da un mantello così zuppo che sembra incollato addosso, mentre rivoletti d'acqua sgocciano sul pianerottolo, spinti dal vento verso l'ingresso.

Orube scruta nell'oscurità, ma non riesce a scorgere alcun dettaglio del volto incappucciato. Davanti a quell'apparizione così inquietante, quasi rimpiange di non aver preso la sua arma.

Prima ancora della vista, è il suo olfatto sensibilissimo a riconoscere qualcosa nel misto di odori di quest'uomo esausto e fradicio.

“Ce...Cedric? Non può essere... Cedric!”, balbetta.

Lo sconosciuto si rovescia all'indietro il cappuccio, cercando di vincere il vento che lo ricalca sul suo viso.

Gli occhi di Orube, ormai ben adattati all'oscurità, riconoscono finalmente i lineamenti dell'uomo al quale aveva pensato ogni giorno da anni. Ricorda il suo bel viso affilato, i suoi occhi di un azzurro intenso... ma perchè la sua espressione è così tesa e sofferente?

 

“Orube ti prego, aiutami!”, dice, “Fammi entrare, presto!”.

Lei si fa in disparte, stupita, e lui entra precipitoso, chiudendosi la porta alle spalle.

“Cedric, sei vero o ti...”.

“Ti prego, aiutami, presto!”, ripete Cedric grondando acqua sul pianerottolo. “Aiutami a svestirmi”.

“Come?”, domanda lei incredula con gli occhi spalancati.

“Presto, toglimi questa veste di dosso, mi sta bruciando la schiena!”. Accompagna la supplica con un tentativo di slacciare il mantello, ma rinuncia subito, con un grido inarticolato di frustrazione. “Ti prego!!!”, dice, cadendo in ginocchio.

“Subito...”. Lei, confusa, cerca di ricordarsi dov'è l'interruttore generale per liberare la casa dal buio. Ah già... è proprio lì vicino, sulla parete dell'ingresso. Lo trova a tentoni.

 

Appena ritornata la luce nell'appartamento, guarda Cedric inginocchiato ai suoi piedi che si copre gli occhi abbagliati. I suoi lunghi capelli biondi, inzuppati, sono trasformati in un velo scuro e disordinato incollato alla pelle.

“Ti prego! Toglimi questa veste maledetta!”, geme.

“Subito...” ripete lei incredula, osservandolo. Il vestito fradicio di Cedric sembra una sorta di divisa militare dal taglio simile a quelle di Meridian, ma anziché essere del solito verdeazzurro, questa è completamente nera. Attorno a lui, una chiazza d'acqua si allarga sul pavimento.

Lei prova a sciogliere i legacci del mantello, ma sembrano tenacemente legati, come se avessero una volontà propria di resistere.

Dopo qualche tentativo affannato, con i lamenti di Cedric nelle orecchie, lei guarda verso la sua spada, poi si guarda le dita, e decide che la sua forma originale di Basiliade potrebbe risolvere la situazione. In un attimo, la sua unghia umana viene sostituita da un affilatissimo artiglio retrattile, che in breve tempo ha la meglio sui legacci del mantello.

“Ecco Cedric, il mantello è andato! Ora...”.

“La tunica! Togli la tunica, presto!”, geme cercando di sfilarsela, ma l'indumento zuppo aderisce come se fosse incollato.

“Adesso, Cedric. Ma cos'ha questa maledetta tunica?”. Comincia a inciderla, e poi a staccare prudentemente i pezzi, che aderiscono fortemente alla pelle.

“Fai presto! Presto, ti prego!”.

“Non posso, non vorrei staccarti la pelle... Ma cos'è questa, un'ustione?”. Osserva la cute arrossata e piagata che è riuscita a liberare.

“E' la tunica! Ahi. E' la tunica che mi fa questo!”.

Dopo qualche minuto, il suo artiglio e la sua tenacia hanno avuto la meglio sull'infernale indumento, abbarbicato alla schiena e alle spalle dell'uomo. Una volta staccato da queste, le altre parti della tunica e i pantaloni si sfilano senza particolari difficoltà.

Cedric tira un forte sospiro di sollievo sofferente, guardando gli indumenti ormai stracciati sul pavimento bagnato. “Finalmente libero, Orube, Grazie... Sapevo di poter contare su di te!”.

Lei osserva le spalle piagate. “Ma cosa ti è successo? Vuoi che ti porti al Pronto Soccorso?”.

“No grazie. Orube... Orube cara, sapessi quanto mi sei mancata!”. Con sforzo si rialza in piedi.

Lei lo guarda incredula. Cedric è ferito, fradicio, esausto, e non ultimo puzza di sudore, di stanchezza e di stress.

Non è come nei suoi sogni, nei quali ritornava da lei sorridente e profumato, con i suoi lunghi capelli biondi lisci e fluenti come fili di seta e qualche frase romantica di amore eterno, diversa ogni volta.

A Kandrakar, Orube aveva meditato su come avrebbe potuto rientrare nel libro per cercarlo, aveva addirittura pensato di scongiurare la Congrega per aiutarla con qualche magia segreta o con qualche rituale di invocazione alle Divinità. Tutto ciò che voleva era riaverlo indietro.

Ora lui è lì, al di là di ogni sua ragionevole speranza, e senza che lei avesse fatto alcunchè.

Il vortice di emozioni che l’aveva travolta nel rivederlo lascia il posto alle domande: “Ma... ma come hai fatto? Tu... tu eri...eri... Come fai a essere vivo, ora? E come sei uscito dal libro?” .

 

 

 

Note sul capitolo 1:

 

Il capitolo iniziale di Ritorni riprende abbastanza da vicino quello di Somewhere we only know di Marianna1317.

Le principali differenze sono le scene di Cedric per strada sotto il temporale, alternate a quelle di Orube in casa per movimentare il capitolo, e la scena finale con l'arrivo di Cedric, non romantica come nel lavoro originale ma drammatica per la presenza della diabolica veste che lo strazia.

Vi anticipo che questa storia si chiuderà col botto in quello che, nella cronologia del racconto, è il mese di dicembre. Se vi interessa sapere come, non avete che da seguirla fin alla fine.

A chiunque voglia lasciare un suo commento alla storia, promettiamo una risposta rapida e colma di gratitudine.

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H.: parte 1

 

Nello scrivere le mie storie su W.I.T.C.H., ho cercato di dare spessore e coerenza all'assieme introducendo alcuni riferimenti cronologici.

Il punto di partenza è stato una frase di Cedric riferita alla Muraglia, detta durante l'agguato nella palestra in W.I.T.C.H. n.1: “Quando un millennio finisce la sua struttura si allenta...”.

Visto che l'ultimo anno del millennio è stato il 2000 e l'agguato è avvenuto il giorno dopo la festa di Halloween, mentre Will è apparsa in scena il giorno prima della festa, si può dire che la storia narrata dal fumetto inizia il 30 ottobre 2000.

Su questa base, possiamo dire che la presente storia è ambientata nella tarda estate dell'anno 2005. Anche le notizie accennate alla TV durante il dormiveglia di Orube sono coerenti con ciò che avveniva attorno al 17 agosto di quell'anno.

 

Come collocazione geografica, sarà chiaro a tutti che Heatherfield è una città di fantasia.

In una delle rubriche del fumetto hanno fatto sapere che esiste una Heatherfield in Irlanda, ma è una proprietà privata, e quindi non è proponibile per essere identificata con la città delle W.I.T.C.H.

Tentando di trovare la collocazione più verosimile, ci si accorge che gli elementi del fumetto sono contraddittori: un paese di lingua inglese dell'emisfero boreale, in cui le auto tengono la destra... Anche se certe architetture fanno più pensare all'Europa, ho optato per la costa orientale degli U.S.A.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il sole e le nuvole ***


Capitolo 2

Il sole e le nuvole


 

Le prime luci di una giornata limpida si sono già levate da un bel pezzo su Heatherfield, ma non entrano nella cameretta di Will, ancora profondamente addormentata e circondata da pupazzi raniformi a sorveglianza del suo sonno.

D'improvviso questo tempio del riposo viene profanato dal pigolio sempre più insistente del telefonino, appoggiato sulla testata del letto.

“Signorina Will, c'è la sua amica Rebecca che la cerca”, suggerisce il cellulare con sussiego, vedendo lo scarso effetto dei suoi primi sforzi acustici. Per qualche motivo mai chiarito, in presenza della Guardiana del Cuore di Kandrakar gli apparecchi elettronici prendono una vita propria che lei può percepire. Non sempre ne è entusiasta, però.

“Rebecca chi?”, mugola Will senza aver ancora aperto gli occhi.

“Rebecca, quella che talvolta chiama Orube, signorina”.

Will apre per metà un occhio e cerca il telefono a tentoni, mugolando ancora qualcosa di irriconoscibile.

“Pronto, Rebecca? Ma che ora... Come, quasi le dieci?”. Spalanca gli occhi di colpo, cercando di mettere a fuoco la sveglia batraciforme sulla testata del letto. “Cavolo, è tardi... mi ero promessa di studiare tutta la mattina...”.

Scuote il viso, non c'è niente come promettersi di studiare tutta la mattina per restare addormentata fino a tardi. “Sì, non per la scuola, quella l'ho finita. Per i test di ammissione all'università”. Scuote ancora la testa per svegliarsi. “Dimmi dunque!”.

“Cedric... come Cedric? … Ma come.... Ieri sera tardi? Ed è lì con te, ancora?.... Sì, sì, vengo... Al Ye Olde Bookshop? Ok, dammi un'ora... Le altre? Quelle che trovo... ok, se ho problemi... beh, al peggio sarò da sola. Ciao”.

Abbassato il telefono, Will resta un lungo attimo seduta sul letto, poi si alza finalmente decisa e apre i pesanti tendoni della finestra.

La luce abbagliante irrompe, costringendola a socchiudere gli occhi finchè non si sono abituati, poi riesce a guardare il cielo, terso dopo il temporale, e il forte sole della mattina di agosto.

Dunque è realtà, non un altro sogno del cavolo.

Cedric! Di nuovo Cedric a Heatherfield! E Orube, felice come chi ha ritrovato il suo amore perduto! Come può essere? Eppure tutte loro avevano visto Cedric morire e dissolversi in inchiostro, colpito alle spalle da quell'entità indescrivibile in cui il malvagio mago Jonathan Ludmoore si era trasformato, nel mondo all'interno del libro magico dove aveva catturato loro tutti.

Will butta l'occhio verso il calendario, anche questo decorato dal disegno di un ranocchio sorridente. Il diciotto agosto. Taranee dev'essere ancora in vacanza con alcuni amici dell'accademia di danza, e Irma al mare con la sua famiglia. Hay Lin è partita l'altro ieri per andare a trovare Eric a Open Hill. Forse solo Cornelia è già tornata, anche lei con il peso degli esami di ammissione che si avvicinano.

 

 

Un'ora dopo, Will e Cornelia arrivano al negozio a passo svelto. Si guardano in faccia ed esitano, prima di entrare: stanno per ritrovarsi di fronte il loro vecchio nemico redivivo?

Orube apre la porta della libreria con un largo sorriso di gioia. “Ragazze, cosa aspettate? Entrate pure!”.

Le due entrano, guardandosi attorno, ma non vedono Cedric.

“Era uno scherzo?”, chiede Cornelia.

“Nessuno scherzo”, risponde Orube radiosa “Cedric è tornato! Si scusa di non essere venuto, ma non aveva niente da mettersi”.

Le due si guardano. “Niente da mettersi... ma com'è venuto a casa tua?”.

“Tranquille, un vestito ce l'aveva, ma era tutto fradicio e abbiamo dovuto strapparlo via... così sono venuta in negozio anche per cercare se c'è qualcosa nella vecchia cassettiera del suo alloggio”; indica una porta aperta in cima a una breve scalinata, al piano ammezzato. “Ho già trovato due paia di pantaloni e della biancheria, ma sembra che i tarli ci abbiano un po' banchettato...”.

Le due si riguardano, ma nessuna ritiene opportuno domandare in che modo Cedric giri per la casa di Orube.

“Hai già contattato l'Oracolo?”, chiede Will.

“Non ancora, volevo che ci foste tutte per dargli la bella notizia”.

“Immagino come sarai contenta tu”, si arrabatta Will con un sorriso forzato, “Chissà quando lo sapranno le altre!”.

Orube fa strada per il seminterrato, aprendo la porta chiusa a chiave che porta giù. “Avrei voluto che ci fosse anche lui per dare l'annuncio, ma mi ha detto...”, riporta con una voce finalmente un po' dubbiosa, “... che non ritornerebbe in questo scantinato per tutto l'oro del mondo”. Finisce facendo spallucce, mentre Will e Cornelia continuano a scambiarsi sguardi perplessi alle sue spalle.

 

Una volta discese le scale, le due Guardiane osservano il Libro degli Elementi, inserito in uno scaffale assieme ad altri vecchi volumi, a neanche due metri dal portale di Kandrakar, che appare simile a un fantasioso specchio applicato sulla parete grossolana di blocchi di calcestruzzo che chiude il seminterrato. Alcune sottili finestre a bocca di lupo lasciano entrare un po' dell'intensa luce esterna a fendere la penombra, evidenziando polvere e ragnatele.

“Cedric è uscito da questo?”, chiede Cornelia, indicando il Libro degli Elementi. Le pietre elementali sono ancora incastonate nei recessi che incorniciano la copertina, ma non mostrano più niente della luminosità e della parvenza di vita dei tempi della loro brutta avventura, mentre l'occhio al centro della copertina è chiuso, e ha l'aspetto di un semplice bassorilievo su una placchetta di bronzo. Niente, nell'aspetto, fa pensare a un qualche tipo di vita contenuto all'interno, se non quella microscopica di migliaia di acari della polvere.

Orube si stringe nelle spalle. “Suppongo di sì, anche se non ha voluto parlarne”.

“Come”, si stupisce Will, “Non ti ha proprio spiegato niente?”.

Orube fa un viso compassionevole mentre racconta: “Credo che abbia sofferto tanto, Will. Era esausto, ferito, con una veste che stringeva, bruciava e non voleva saperne di venire via... Passare dalla vita alla morte, e poi di nuovo alla vita, non credo che sia un'esperienza di tutti i giorni!”.

Will annuisce, cercando di mostrarsi empatica, mentre si rigira il libro tra le mani, e poi ci soffia sopra.

Cornelia fa qualche passo indietro, inorridita dalla nuvoletta rutilante di allergeni che si è levata. “Ma sei...”.

“Per fortuna che l'ho sempre conservato con cura”, continua Orube riprendendo il libro. “Per me è stata una reliquia, l'ho tenuto con me ogni giorno, l'ho stretto e carezzato. Ma non avrei mai più sperato in questo miracolo!”.

“Gli sei stata sempre devota”, concede Will cercando di sorridere. Osserva la serratura, che sembra ormai sbloccata. “Chissà se si può aprire?”.

“Non farlo. Non farlo!” le urla Cornelia. “Non ti ricordi cos'è successo?”. Storce il viso come se si chiedesse chi gliel'ha fatto fare di venire qui.

“Ma non dovete avere paura”, le tranquillizza Orube, e lei stessa apre il libro. “L'ho già fatto tante volte, ormai l'incantesimo è rotto. Solo che non riesco a leggerlo, e non credo che Cedric vorrà”.

Le ragazze osservano l'incomprensibile scrittura interna.

“Dev'essere meridiano”, sentenzia Cornelia. “Penso che Elyon potrebbe leggercelo”.

“Potremmo chiederle”, conviene Will. “Quando pensi che passerebbe da queste parti?”.

“Penso che vorrà festeggiare qui il suo compleanno”, risponde Cornelia. “Il trenta ottobre. Se vuoi posso cercarla prima, ma dovrei passare da Kandrakar per farlo”.

“Puoi chiamarla quando preferisci”, conclude Orube, “Il libro è sempre qui, e nel negozio c'è un tavolo di lettura. Se mi fai sapere quando, vi preparo anche i salatini”. Poi indica il portale: “Ragazze, non vedo l'ora di dare la grande notizia all'Oracolo!”.

Si pone davanti al portale, guardandolo intensamente, mentre le due Guardiane si tengono discoste un passo indietro.

La superficie riflettente perde l'aspetto specchiante e comincia a creare ondulazioni concentriche; dopo un attimo, al di là della superficie appare l'anziana Yan Lin nella lunga veste color ghiaccio dei saggi di Kandrakar.

“Orube, la nostra gattina! Che bel sorriso che hai oggi. Cosa possiamo fare per te?”.

“Saggia Yan Lin, c'è una grande notizia! Volete chiamare anche l'Oracolo, per condividere la mia gioia?”.

“L'Oracolo, invero, è impegnato a riflettere nel Pozzo dell'Eternità per far fronte a un problema insorto con mondi dei quali non avete conoscenza”.

Le ragazze si guardano. Will chiede: “E' richiesto il nostro intervento?”.

“No, non è il tipo di problema per cui si scomodano Guardiane e Guerriere. Non vi annoio con lunghe spiegazioni. Orube, puoi anticipare a me il motivo della tua gioia?”.

“Si, saggia Yan Lin”. Il suo sorriso si allarga a mostrare tutti i suoi denti candidi e affilati. “Ieri notte è tornato Cedric! Vivo!”.

Yan Lin resta con il sorriso congelato. Dopo una lunga attesa geme: “Come?”.

“Sì, ieri sera si è presentato a casa mia, alla porta! L'ho pensato ogni giorno per tutti questi anni, ma mai e poi mai mi sarei aspettata questo ritorno! Era stanco, esausto, sofferente, tutto bagnato per il temporale! L'ho fatto entrare e l'ho soccorso. Pensavo di sognare, ma questa mattina era ancora lì nel mio letto!”.

Alle sue spalle, Will e Cornelia si scambiano un'ulteriore occhiata eloquente.

Yan Lin, nel portale, è visibilmente in difficoltà a mantenere una parvenza di sorriso congratulante. “Ah... e com'è tornato?”.

Orube si stringe nelle spalle. “A piedi, penso”.

Yan Lin annuisce, sempre col sorriso congelato. “Scusa, mi sono espressa male. Volevo dire... ecco... tu stessa mi hai detto che nel libro Cedric è... venuto a mancare... è morto e si è dissolto”.

Per un attimo il viso di Orube accusa il colpo. Poi riprende energia: “Sì, ma ora è vivo! Non è meraviglioso?”.

Yan Lin esita prima di rispondere. “Orube, è bello vederti contenta. Se il ritorno di Cedric ti fa felice, è una grande gioia per tutti noi. Ma... Lo sai anche tu, non è normale”.

Orube allarga le mani. “Non è normale neanche che la gente venga risucchiata nei libri e vi muoia dentro. Non è meglio comunque se torna a vivere?”.

“Si...”, esita Yan Lin, “... ma i morti non ritornano in vita da soli. A chi deve Cedric la sua resurrezione?”. Dopo una breve pausa di silenzio, aggiunge: “Nel libro c'erano forze ed esseri malefici. Cosa succederebbe se anche questi tornassero alla vita?”.

Orube annuisce, colpita. “Io... glielo chiederò. Anzi, gliel'ho già chiesto, ma... diamogli tempo, Cedric è così sconvolto...”.

“Va bene, Orube. Sappiamo che è in buone mani, quindi tienilo d'occhio e cerca di trovare le risposte”. La saggia esita un attimo, poi riprende: “Un'altra cosa. Orube, Guardiane...”.

“Si?” risponde Will, facendosi avanti verso il portale.

“Se Cedric avrà accesso alla libreria, come immagino sarà, non è il caso che il portale resti in questo luogo. Vostro compito è trovare un nuovo posto sicuro in cui trasferirlo. Un posto non accessibile a estranei, soprattutto a estranei che possano disporre di qualche tipo di potere magico o di qualche interesse a fare un uso improprio di questo amuleto potentissimo”.

Orube abbozza una protesta: “Saggia Yan Lin, Cedric ha già dimostrato di essersi redento. Alla fine mi ha fatto scudo col suo corpo, sacrificando la sua vita per salvare la mia. Se questo non è ribellarsi al male, cos'è?”.

Will e Cornelia, di nuovo un passo indietro, si scambiano l'ennesimo sguardo: ricordano che, pochi istanti prima di quell'episodio, Cedric non aveva fatto alcuna obiezione alla loro uccisione. Orube fu l'unica beneficiaria di quel gesto estremo.

Yan Lin annuisce, poco convinta. “Se è così, non avrà difficoltà a rispondere alle domande”. Poi, dopo una pausa: “Orube, si tratta solo di una precauzione. Dobbiamo valutare la situazione, nel frattempo prendiamo solo le misure più ovvie”.

Orube allunga la mano verso lo scaffale per afferrare il Libro degli Elementi, e lo porge verso Yan Lin. “Se il pericolo è questo libro, ora potete distruggerlo! Ora che Cedric è uscito, non ha più alcun valore”.

Yan Lin resta un attimo in silenzio, riflettendo. “Se all'interno del libro c'era un mondo, forse c'è ancora qualche prigioniero in attesa di fuggire. Come posso prendermi la responsabilità di condannarlo a perire con lui? No, dobbiamo valutare bene la situazione prima di prendere qualsiasi decisione, e la prima cosa da fare è ottenere delle risposte da Cedric. Questo è il tuo compito, Orube: chiedigli e ottieni delle risposte! Per ora il volume resterà nello scantinato, chiuso a chiave, e il portale verrà allontanato”.

Orube fa un piccolo passo indietro e saluta con un inchino, mentre proferisce: “Obbedisco”.

 

Dopo che il portale è tornato ad apparire come un semplice specchio, Orube si volta verso Will e Cornelia. “Tutta questa diffidenza mi ferisce”. Le scruta alla ricerca di qualche segno di appoggio.

Le due si stringono nelle spalle, imbarazzate. “Ammettiamolo, è una situazione che va chiarita”, tergiversa Will, mentre Cornelia si ritrae per evitare come la peste il libro che Orube ha ancora in mano.

La guerriera deposita il tomo sullo scaffale. “Beh, questa mattina il negozio resterà chiuso. Restate pure qui quanto vi serve. Ora io torno a casa a portare i vestiti a Cedric”.

 

Una volta uscita Orube, anche le due guardiane si spostano nel negozio,

Cornelia si stringe nelle braccia. “Ora quel libro mi dà nuovamente i brividi. Vorrei che lo avessero portato in osservazione a Kandrakar, in qualche luogo sicuro e sorvegliato. Ma sembra che abbiano paura di averlo nuovamente vicino!”.

Will annuisce pensierosa. “Fidati di Yan Lin. Credo che ora questo stesso scantinato sarà sorvegliato in qualche modo speciale”. Poi il suo sguardo si rivolge al portale. “Invece non ho grandi idee su dove trasferire quell'aggeggio. Non a casa di Orube, è certo, visto che Cedric è lì. Forse a casa di Elyon?”, pensa ad alta voce.

“Ma l'Oracolo accetterebbe l'idea?”, chiede Cornelia. “Di tanto in tanto Elyon passa ancora per quella casa. E' vero che ha dovuto promettergli di preavvisarlo ogni volta che si trasporta in questo mondo, ma...”.

Will scuote lentamente il viso. “No, è fuori questione. Scusa, Cornelia, era un'idea sciocca. Elyon ha dimostrato di poter copiare le magie di un oggetto semplicemente toccandolo, e credo che questo preoccupi l'Oracolo anche più di quanto potrebbe fare la semplice presenza di Cedric”.

“Siamo in alto mare, quindi”, constata Cornelia guardando la gente passare fuori dalla vetrina, e facendo un cenno di diniego a un passante che sta per spingere il battente dell'ingresso.

“Sono senza idee”, ammette Will pensierosa. “Ne ho solo una, ma è così problematica...”.

“Dilla pure, non sarà peggiore delle altre proposte”.

“Cosa ne pensi di casa di Matt?”.

 

 

“Ha detto che viene subito”, riferisce Will chiudendo la chiamata. “Era molto curioso”.

“Diciamo pure allarmato”, aggiunge Cornelia, “E chi può dargli torto?”.

Will annuisce con una smorfia preoccupata. “Se penso a quello che Cedric gli ha fatto...” . Si guarda in giro come per controllare che Orube non sia più lì, poi preferisce comunque non completare la frase.

“So cosa stavi per dire”, solidarizza Cornelia. Segue un lungo silenzio. Si sentono i rumori del traffico attutiti penetrare dall'esterno.

Dopo un po' Cornelia rompe il silenzio pesante: “Sai, Will, ti considero tanto fortunata per avere un ragazzo con cui poter condividere il nostro segreto. Io invece ho grosse difficoltà a gestire questa cosa con Peter”.

“Ti ha fatto delle domande?”.

“Oh, è sempre stato gentile e discreto. Ha sempre fatto finta di credere alle scuse di impegni improvvisi, ma non è stupido. Sono certa che sospetta che gli nasconda qualcosa. Finora non sembra geloso, anche perchè sa che nella maggior parte dei casi anche Taranee è coinvolta dagli stessi impegni, ma è chiaro che non può andare avanti così per sempre”.

Will annuisce pensierosa, lanciando occhiate verso l'esterno. “Dovremo affrontare questi argomenti con l'Oracolo”, conviene.

Cornelia aggiunge: “Ci vorrebbe una magia come quella che Cedric aveva fatto a Elyon cinque anni fa, per tirarla dalla sua parte: gli è bastato appoggiarle un dito sulla fronte per trasferirle un pacchetto di ricordi!”. Accompagna la frase puntando l'indice su una fronte immaginaria davanti a lei.

Will la guarda una smorfia scherzosa. “Non starai pensando di chiedere l'aiuto di Cedric?”.

Cornelia ridacchia. “No, certo che no. Però mi piacerebbe imparare il trucco. Forse mi eviterebbe di essere presa per pazza, che è il più probabile epilogo di ogni tentativo di spiegazione”.

Will annuisce distrattamente sbirciando fuori dalla vetrina, finché il suo sguardo s'illumina. “Eccolo, sta arrivando!”, dice indicando il vecchio furgoncino che si accosta al marciapiede sul lato opposto della strada.

 

 

“Matt, grazie, sei stato rapidissimo”, lo accoglie Will aprendogli la porta del negozio.

“Ciao cara”, la saluta lui accostandole il viso alla fronte. “Ciao Cornelia”. Poi si fa grave. “Hai parlato di Cedric. Come stanno le cose?”.

Will si stringe nelle spalle. “Ti ho già detto quello che so. Orube mi ha telefonato entusiasta, ha detto che ieri sera è ricomparso tutto bagnato e che non ha ancora dato spiegazioni”.

Mentre lui scuote il capo incredulo, Cornelia aggiunge: “Ora pare che giri per casa sua senza vestiti”.

Con uno sguardo di rimprovero alla Guardiana della Terra, Will continua: “ Probabilmente Cedric passerà del tempo in questa libreria, così Yan Lin ci ha incaricate di spostare il portale dalla cantina”. Fa strada verso la porta che scende nel seminterrato.

 

Matt la segue scendendo le scale. “Questo scantinato mi dà ancora più i brividi, sapendo che Cedric è di nuovo qui. Per fortuna, almeno non c'è più quel libro malefico!”.

“Errore!”, lo corregge Cornelia scendendo dietro di lui. “Il libro è qui, su quello scaffale. Lo ha portato Orube quando è tornata a Heatherfield”.

Matt si ritrae inquieto notando il libro dall'elaborata copertina con inserti metallici che li aspetta in bella vista sullo scaffale. “Ma perchè ha riportato qui quel libro maledetto?”.

Will risponde: “Orube lo ha tenuto come una reliquia in ricordo di Cedric”.

“E vabbè”, ribatte lui, “Ora che il brav'uomo è tornato, non si può bruciarlo?”.

Lei si stringe nelle spalle. “Non possiamo prendere questa decisione da sole. Per quanto ne sappiamo ora il libro è innocuo, non ha dato segno di alcun comportamento strano. Ora guarda...”. Per dimostrarlo lo prende, lo sfoglia, gli infila perfino un dito nell'occhio senza suscitare alcuna reazione.

“Perché”, obietta lui, “Il fatto che Cedric sia tornato dopo essere morto nel libro non è strano abbastanza?”.

Per l'ennesima volta Will si stringe nelle spalle . “Yan Lin dice che dobbiamo saperne di più prima di fare qualcosa di irreversibile”.

Cornelia aggiunge: “Dentro il libro potrebbero esserci altri prigionieri innocenti”.

“Però”, continua Will, “Yan Lin ci ha incaricato di spostare il portale”.

“Non vuole che Cedric possa accedervi”, aggiunge Cornelia.

“Beh”, conviene Matt, “Per il trasloco vi posso aiutare io”.

“Perfetto!”.

“E dove lo dobbiamo portare?”.

“Ecco...” ora Will esita, “Hai qualche proposta?”.

Cornelia aggiunge: “Abbiamo già scartato la casa di Orube e quella di Elyon”.

“E quella di tutte noi cinque”, specifica Will.

“Sai, lì girano un po' di persone... genitori, fratelli,... persino sorelle minori piene di curiosità...”, finisce Cornelia con una smorfia di fastidio.

Matt aggrotta le sopracciglia, sospettoso. “E quindi?”.

“E quindi...”, Will resta in sospeso, “...Che cosa mi dici del negozio di tuo nonno? Non sei tu a tenerlo aperto tutti i pomeriggi?”.

“Il negozio?”. Matt le rivolge una smorfia infelice. “Ma ti rendi conto di cosa chiedi? Mio nonno abita al piano di sopra, e viene ancora lì le mattine”.

“Potrai sempre dirgli che è uno specchio, un mio regalo”.

“Uno specchio artistico di grande valore!”, dà man forte Cornelia. “Affettivo, se non altro!”.

Lui scuote il viso. “Uno specchio lì? Che senso ha? Al massimo potrei metterlo nel gabinetto!”.

Le due si guardano, storcendo un po' la bocca.

“E allora nel retrobottega...”, insiste Will,“Per esempio, su quel tratto di parete dove c'è un calendario”.

“Ma vi rendete conto di che posto è? Pieno di gabbiette di animali, sotto casa sua, e separato dal negozio solo da una tenda!”.

“Però potremmo riunirci lì i pomeriggi senza destare grossi sospetti”, insiste Will.

“Fondiamo un club di benefattrici degli animali malati”, le si accoda Cornelia.

Matt si porta una mano alla fronte. “E' ridicolo!”, geme.

“Me ne rendo conto”, conviene Will . “Ma diciamolo chiaramente, non abbiamo alternative se vogliamo eseguire l'ordine di Yan Lin”.

 

 

“Cedric?”.

Quando Orube rientra in casa, Cedric la sta aspettando nel soggiorno, seduto su uno dei divanetti. Indossa un accappatoio bianco di lei buttato sulle spalle, e un asciugamano attorno alla vita. Si alza.

“Allora, cos'hanno detto? Avrei proprio voluto vedere l'Oracolo con i capelli dritti”.

“Non ho parlato con l'Oracolo, ma con Yan Lin.”. Scende i tre scalini che separano l'atrio dal soggiorno. “Intanto ti ho trovato un po' di vecchi vestiti nell'armadio del tuo vecchio alloggio, tarme omaggio”. Appoggia sul tavolino i vestiti piegati che è riuscita a trovare, quindi si volta verso Cedric. “Oggi il negozio resterà chiuso. Questo pomeriggio dovremo andare a fare qualche acquisto”. Lo guarda negli occhi, poi lo abbraccia di slancio.

“Ahi... attenta alla schiena”, le sussurra piano.

“Oh, scusa!”, dice lei spostando la presa ai fianchi.

“Mi stavi raccontando di Yan Lin e delle guardiane”.

“Ah, sì. Diciamo che non l'hanno presa troppo male. Hanno solo bisogno di abituarsi all'idea”. Poi, con un po' di rammarico: “Però hanno deciso di spostare il portale da lì”.

“Non posso dire che mi addolori”, risponde lui con una smorfia indecifrabile. “Anzi, sono contento. Lì nello scantinato ci avrebbe dato dei problemi”.

“Però mi dispiace che diffidino ancora di te”, dice lei con uno sguardo corrucciato fuori dalla finestra. “Tu hai sacrificato la vita per redimerti e recuperare il tuo onore, e loro...”

“Non prendertela. Hanno molte buone ragioni per questo”. La prende per le spalle, accostando il viso alla sua nuca come per respirare il profumo della suo chioma corvina. “Lasciale tutte a loro, e cerchiamo di costruirci un futuro tra noi”.

Lei si volta a guardarlo con rinnovata emozione. “Ma cambierà, vedrai! Prima o poi capiranno che sei diverso. Non ti guarderanno più come un nemico, e torneranno...”.

“Forse. Comunque sono abituato a ben peggio della loro diffidenza. Ho le spalle robuste...”. Si interrompe, volgendo lo sguardo proprio alle spalle ormai segnate da piaghe, e allarga l'accappatoio scoprendole,. “Forse non è stata una metafora appropriata”.

 

 

 

 

Note sul capitolo 2:

In primo luogo vorrei spiegare il significato del titolo Il sole e le nuvole: questo non è tanto un banale riferimento al tempo atmosferico dopo la nottata di tempesta, ma piuttosto una metafora del contrasto tra la gioia iniziale di Orube per avere ritrovato il suo amore perduto, e le reazioni fredde delle Guardiane e di Yan Lin, che diffidano di lui e delle strane circostanze del suo ritorno.

Il portale che si trova nel seminterrato è apparso per la prima volta nel fumetto W.I.T.C.H. n.63, poco dopo la morte di Cedric nel libro e la partenza di Orube da Heatherfield.

Il fumetto non è del tutto chiaro e coerente su come sia fatto il retrobottega del negozio. Qui abbiamo immaginato che sia presente sia un seminterrato, nel quale sono stati collocati il libro e il portale, sia un piccolo alloggio di un paio di stanze per Cedric, collocato in un piano ammezzato.

 

Ad personam:

Un grazie di cuore a FallenAngelsGoToHell per la sua bella recensione, per me è stato emozionante leggere il suo incoraggiamento sincero.

 

la cronologia della saga di W.I.T.C.H.: parte 2

Continuo con la mia ricostruzione della cronologia di questa saga tornando a ritroso dal 2005, l'anno in cui si suppone ambientata questa storia.

Attribuendo a Orube un'età di 25 anni, ne consegue che la sua nascita va collocata attorno all'anno terrestre 1980 ad Ashasvir, la capitale del regno degli Asha nel mondo di Basiliade.

Anni fa ho scritto un racconto, La figlia del Guerriero, nel quale troviamo Orube all'età di 10 anni che fa fronte alla morte di suo padre Hoclotos, caduto da valoroso combattendo contro dei predoni.

Facendo i conti, questo episodio va collocato attorno all'anno terrestre 1990.

Per quanto riguarda le Guardiane, il fumetto ci dice che queste hanno da 13 a 14 anni all'inizio della sua storia; un rapido conto ci fa collocare la loro nascita negli anni 1986-87.

Questo significa che in questa storia Will e Cornelia hanno circa 19 anni e si sono già diplomate, mentre le altre sono all'ultimo anno delle superiori, sempre allo Sheffield Institute che è supposto un istituto comprensivo (medie più superiori).

Si potrebbe obiettare che nei disegni del fumetto l'edificio scolastico appare troppo piccolo per tenere almeno sedici classi (due sezioni, A e B, con otto classi ciascuna) più laboratori, ma possiamo supporre che si sviluppi anche con un corpo a due piani verso dietro.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Stanze di vita quotidiana ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

In una notte di agosto, tre anni dopo essere morto nel mondo all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi, Cedric si ripresenta alla porta di Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

Cedric è ferito ed esausto, ma non dà alcuna spiegazione sulla sua resurrezione.

Orube annuncia il ritorno di Cedric a Will, Cornelia e alla saggia Yan Lin, che però non condividono il suo entusiasmo.

Yan Lin la incarica di chiedere a Cedric come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Siccome Cedric in futuro avrà accesso alla libreria, per precauzione il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito dal ragazzo di Will, Matt Olsen.

 

 

 

Capitolo 3

 

Stanze di vita quotidiana

 

 

La presa della mano di lei svanisce lentamente. I suoi singliozzi si fanno più lontani, coperti da un fischio onnipervasivo sempre più forte. Le immagini si scuriscono, finchè la luce del giorno diventa solo un ricordo.

Raggiunto l'apice, l'acufene si smorza improvvisamente. Il feroce dolore alla schiena che paralizzava il suo respiro si attenua, si scioglie, sempre più lontano, verso il nulla.

Il nulla...

Non può dire quanto sia durato.

Di nuovo il dolore alla schiena. All'inizio lontano come un ricordo. Poi cresce, tornando lancinante, in un'inversione dello scivolare nella morte.

Poco a poco, i suoi occhi visualizzano nuovamente i giochi di luce sulle pareti della caverna che è stata la sua tomba. Non percepisce più alcuna voce, alcuna presenza, alcun movimento. Solo il battito del suo cuore, tenue e veloce, e il respiro che torna a muovergli faticosamente il torace strappando fitte dai muscoli lacerati e dalle coste fratturate.

E poi una voce imponente dal cielo.

Quanto tempo, mio fedele Cedric!”.

 

“Cedric! Tutto bene?”. La voce amica di Orube lo richiama alla realtà. Una mano delicata scuote il suo braccio destro.

Lui apre gli occhi di soprassalto e riconosce, nella penombra, l'ambiente famigliare della camera da letto.

“Tutto bene?” gli ripete dolcemente Orube, distesa alle sue spalle. “Stavi lamentandoti nel sonno”.

“Un sogno”, risponde lui sottovoce, “Solo un brutto sogno”.

“Meglio dimenticarlo subito, allora. Parliamo d'altro”.

“Sì... “. Lui si guarda attorno, voltandosi verso di lei. Allungando la mano sente la pelle del suo fianco, e ricorda che la sera prima si erano addormentati svestiti, dopo avere fatto l'amore.

“Forse dovremmo cambiare questo letto”, dice infine, “Cigola in un modo fastidioso. Pensi che ci sentano da fuori, quando...”.

Lei ridacchia. “Da fuori addirittura? Magari ci sentiranno i topi della cantina, se ci sono, ma da fuori... Non è che i terrestri abbiano l'udito fine di un Guerriero di Basiliade!”.

“Speriamo che non ce ne siano altri in giro, allora!”. Si tira un po' su, e il movimento viene accompagnato da nuovi scricchiolii. “Comunque bisognerà fare qualcosa per questo letto”.

Lei ridacchia ancora. “Sì, lo cambieremo, un giorno. Cambieremo anche i mobili della cucina. Ma ora abbiamo un bel po' di spese con la libreria, e m'imbarazza andare a chiedere altro denaro a Kandrakar”.

A quel nome, a Cedric sfugge una breve smorfia di disgusto. Non voleva, sa che rischia di offendere la sua donna, ma per lui è un riflesso condizionato da molti anni. Raddrizza la schiena mettendosi a sedere: “Va bene. Che dici, scendiamo?”

Lei si alza leggermente e si gira per guardare la sveglia sul comodino accanto, e le coperte scivolano scoprendole in parte il seno. “Le sei e mezza. È ancora un po’ presto, non credi?”

Inevitabilmente lo sguardo di Cedric ricade sul seno di Orube, dove la pelle è leggermente più chiara. Con un sorriso malizioso si sdraia di nuovo accanto a lei e la cinge con un braccio, attirandola a sé: “Sì, direi che il mondo può aspettarci ancora un po’”.

 

 

 

 

Appena l'antiquato orologio sul muro della libreria segna le nove, Orube apre la serratura dell'ingresso.

È da sola in negozio: dopo l’ennesima prova di sofferenza del vecchio letto di Villa Rudolph, Cedric si è infastidito a tal punto da rimanere a casa per cercare di capire come sistemarlo.

Mentre si dirige verso il banco, il suo udito acutissimo percepisce dei passi all'esterno, passi frettolosi che si fermano davanti al negozio.

 

Un attimo dopo, entra il primo cliente della giornata: una giovane dal viso tondo e lentigginoso sul quale spiccano gli occhi verdi, con una lunga capigliatura scura e arricciata.

“Buongiorno”, esordisce questa. “Può controllare se è arrivato il libro che ho ordinato?”.

“Controllo subito”. Orube si dirige dietro il banco. “Può ricordarmi il suo nome, signorina... “.

“Smith. Cassandra Smith”.

“E il titolo?”.

Armi, acciaio e malattie. E' una riedizione”.

“Aspetti, vado a controllare nello scantinato”. Si dirige verso il sotterraneo, dove ha spostato gli ultimi arrivi in attesa di distribuirli sugli scaffali.

Quando risale, portando una piccola pila di libri e una bolla di accompagnamento, nota che la cliente sta curiosando con aria casuale al di là degli scaffali sulla sinistra. “Le novità sono tutte qui”, dice appoggiando la pila sul banco. “Eccolo, è arrivato”.

“Perfetto!”. L'altra tira fuori un borsellino e depone sul banco la cifra esatta, moneta per moneta.

Mentre Orube apre la cassa e registra la vendita, nota che l'altra si sta guardando in giro come se cercasse qualcuno.

“Ecco”. Le porge lo scontrino. “Le interessava qualcos'altro?”.

“Oh, beh...”, dice questa, un po' come colta con le dita nella marmellata, “Ora devo andare... ripasserò con calma. Buongiorno!”.

Mentre la guarda uscire, Orube le fa un sorriso un po' storto. Sembra che il suo bel Cedric abbia attirato un bel po' di curiosità da parte delle studentesse della vicina università.

 

 

 

 

Dopo pranzo, Orube sta facendo passare un momento di calma piatta adoperandosi per ripristinare una parvenza d'ordine sulle mensole alle spalle del bancone.

“Buon pomeriggio, Rebecca!”, esordisce una voce maschile dall'ingresso.

Lei si gira e riconosce subito gli inconfondibili baffoni castano chiaro e la capigliatura un po’ spettinata, dove ora sono comparsi alcuni fili grigi. E' Dean Collins, il professore di storia dello Sheffield Institute che ha sposato la madre di Will in concomitanza con la morte di Cedric nel libro.

Orube lo accoglie con un largo sorriso. “Buongiorno, Dean. Che piacere vederla!”.

“E' da due mesi che Will racconta che sei rientrata nel giro, ma solo ieri mi ha detto che hai riaperto questa libreria”. Si guarda in giro osservando gli antiquati arredi, i motivi ornamentali dipinti sulla parte alta delle pareti e il pacchiano pavone di ottone posto a lato dell'ingresso, a mo' di guardiano.

Lei risponde sorridendo: “In effetti è aperta da un mese e mezzo, e ci stiamo dando da fare per rinnovare la merce in esposizione”.

“Fate benissimo a riassortire”, la approva Collins, “Ma, mi raccomando, non buttate via i vecchi libri! Ci possono essere dei veri tesori!”. Dopo un'ulteriore occhiata in giro, continua: ”Questa libreria è parte della storia di Heatherfield. Sai che ha aperto i battenti nel 1916, e che da allora il suo aspetto è cambiato pochissimo?”.

Orube getta un'occhiata verso il detestato pavone dorato. “Davvero? Ed è una buona cosa?”.

“Secondo me sì. E' come un'istituzione, come un museo. E' piena di ricordi. Lo sai che sono entrato qui per la prima volta nel 1984, quando facevo la tesi di laurea?”. Va verso uno scaffale e spulcia i libri. “E sono ancora qui!”. Ne estrae alcuni dallo scaffale. “Questi mi sono serviti per la mia tesi sulla storia della città!”.

“Oh!”, commenta Orube senza sapere che altro dire. In ventun anni, nessuno si è mai sognato di comprare quei libri?

“In questi c'è anche la storia di quell'alchimista di cui ti parlai, Jonathan Ludmoore!”.

“Ricordo. Ma adesso è morto e disciolto... morto e sepolto, no?”.

 

In quel momento, si apre la porta della stanza al piano ammezzato, e Cedric compare con una piccola pila di libri in mano. Per un lungo momento, lui e Collins si guardano e si riconoscono.

“Cedric, il mio compagno”, lo presenta Orube con un sorriso radioso. “Cedric, conosci il professor Collins?”.

“Di vista”, risponde lui freddamente scendendo le scale coi libri.

Collins, stupito, lo guarda con attenzione. “Ma... Vorrei portare bene gli anni come lei. Lo sa che non è cambiato per niente da quando l'ho incontrato vent'anni fa, o più?”.

“In realtà qualcosa è cambiato”, risponde freddamente il libraio.

“Ma non si vede. Qual'è il suo segreto? Un ritratto magico che invecchia al suo posto?”. Finisce con un largo sorriso scherzoso.

“Un ritratto magico?”, chiede Orube disorientata.

“Lei mi confonde con Dorian Gray”, risponde freddamente Cedric. “Se le può servire, posso darle l'indirizzo di un ottimo ottico”. Si tocca gli occhialini da presbite, poi va deciso a riporre dei libri sul lato opposto del negozio.

“Anche la simpatia è quella di vent'anni fa”, rimugina Collins fra sé.

“Prego?”. Orube fa finta di non aver afferrato, anche se ha sentito benissimo. Si rammarica che Cedric non si sia mai dimostrato molto caloroso verso i clienti, ma ora le è sembrato palesemente infastidito dalla presenza di Dean.

“Ah, niente. Rebecca, sono contento di averti visto”, risponde Collins facendo qualche passo verso l’uscita, “Ripasserò in un momento in cui siete meno impegnati”.

 

Una volta uscito Collins, Orube si avvicina a Cedric, impegnato a inserire i nuovi libri negli scaffali, e lo osserva per un po'.

“Toglimi un dubbio: quanti anni hai, in realtà?”.

Lui la guarda di sbieco, senza interrompere il lavoro. “Mi è difficile dare una risposta esatta. Non ricordo niente della mia infanzia”. Si sposta allo scaffale successivo, e nuovi libri trovano il loro posto. “E poi, il fatto che gli anni su questo pianeta durino meno che nel mio mondo natale non aiuta a fare il conto”.

“Ma avrai un'idea, no? Più o meno”.

Lui si ferma a riflettere, gli occhi persi verso una piccola ragnatela sul soffitto. “I miei primi ricordi a Heatherfield devono essere di poco successivi al 1970. Ero molto giovane, allora”.

Lei fa i conti sulle falangi con i pollici. “Sono già passati... trentacinque anni!. Ti facevo molto più giovane, mio coetaneo o poco più!”.

“La magia mi permetteva di controllare il mio aspetto”. Si stringe nelle spalle. “Però ora che l'Oracolo mi ha tolto ogni capacità, io invecchierò come tutti”.

“Come me, insomma!”, risponde lei allegramente. “Benvenuto tra i comuni mortali!”.

“Invecchierai anche tu?” chiede lui rivolgendole un’alzata di sopracciglio. “Mi era parso di capire che i seguaci di Kandrakar godessero di una vita innaturalmente lunga”.

“Sì, fintanto che stanno nella fortezza”, specifica lei, “Però quello è un posto per anziani”. Dopo questa frase, il suo viso tradisce un momento di disagio, che subito torna a lasciare il posto al sorriso. Scosta una sedia dal tavolo su cui Cedric ha appoggiato i libri da sistemare, quindi vi si accomoda e si sporge in avanti, verso di lui, appoggiando il viso sulle mani. “Ma parliamo di te, Cedric. Immagino che tu fossi un bambino bellissimo”.

“Immagini male, Orube. Ho assunto Il mio aspetto attuale qualche anno dopo, ispirandomi a quello della famiglia reale”.

“E quindi, com'eri?”, chiede curiosa. Per un istante, si fa strada nella sua mente l’immagine di Cedric come l’aveva visto l’ultima volta nel libro, trasformato in una gigantesca creatura verde con il torso antropomorfo e la coda rettiliana. “Quello del serpentone era il tuo vero aspetto?”.

Lui esita prima di rispondere: “Quell’aspetto era il primo di cui ho memoria, ma non posso dire con certezza di essere nato così. Ero molto abile nel trasformarmi, ma quelle due fisionomie, quella umana e quella del serpente, erano le sole che mantenevo a lungo”.

Lei annuisce e riflette. Non riesce a immaginare che tipo di infanzia possa aver vissuto, ma qualcosa le suggerisce che, al suo confronto, lei è stata molto fortunata. “Ricordi i tuoi genitori?”, gli chiede infine.

“No, non ho nessun ricordo di quando ero piccolo”. Si stringe nelle spalle. “Non so neanche se Cedric fosse il mio vero nome”.

“Ma com'è possibile?”.

“Il mio mentore mi confuse tutti i ricordi precedenti quando decise che avrebbe fatto di me un uomo nuovo”.

“Il tuo mentore? Chi era?”.

“Si chiamava Lord Luksas, ed era a capo dei servizi segreti”. Per un attimo smette di riordinare libri, e sembra guardare lontano, in un passato che può vedere solo lui. “Era un uomo di grande potere”.

Lei si adombra. “Ed è stato lui a metterti al servizio di Phobos?”.

Anche Cedric si adombra sentendo il nome del tiranno. “No, Lord Luksas fu uno dei primi a fuggire sulla Terra quando capì cosa stava per succedere a Meridian”.

Orube riflette chiedendosi se sia migliore un uomo che serve un tiranno o uno che fugge. “Lo consideri un vigliacco?”.

“No, in ogni caso lui non avrebbe potuto cambiare niente”.

“Però è stato il tuo mentore. Avresti voluto rincontrarlo?”-

Cedric s'incupisce. “Certo che avrei voluto! Io fui nominato suo successore da Phobos, e il suo primo ordine a me fu di catturarlo”. Guarda lontano, attraverso il vetro della porta, e il suo sguardo attraversa i decenni. “Per un po' gli diedi la caccia qui ad Heatherfield, senza risultato”.

Orube nota il suo rabbuiarsi, e si pente un po' di averlo portato a rivangare un passato pesante.

Vede con sollievo un cliente che si affaccia nel negozio, un uomo anziano con occhiali spessi e baffoni monumentali. “Cedric, guarda, c'è uno dei tuoi clienti storici!”.

 

Più tardi, la giornata lavorativa sembra avviarsi pigramente verso la fine. L'ultima cliente è uscita: una giovane smorfiosa, insopportabile e scollacciata con una bocca truccata rosso fuoco, venuta a tentare di rubarle gli sguardi del suo Cedric, con scarsissimo successo naturalmente. L'orologio lascia presagire che potrebbe essere stata davvero l'ultima, per oggi.

Si volta a guardare Cedric, intento a scorrere in piedi le pagine di un volume. Bello, colto, intelligente. Unico! Peccato che sia così difficile coinvolgerlo in qualunque attività sociale, rimpiange mentre gli si accosta.

“Cedric, cosa ne dici di uscire, questa sera? Irma mi ha parlato di un pub molto carino nella zona del porto”. A una sua alzata di sopracciglio, chiarisce: “Io e te soli, naturalmente”.

Lui nicchia, senza chiudere il volume che ha in mano. “Sai che non mi piace mescolarmi ai terrestri. Al di fuori dei libri, ho pochissimo da spartire con loro”.

Lei annuisce rassegnata, poi s'illumina nuovamente: “ E se andassimo al cinema?”.

“Questo si potrebbe”, concede. “Cosa c'è?”.

“Non so esattamente, ma in un multisala ci sarà di certo una bella scelta”. Gli sussurra all'orecchio: “E io ho proprio voglia di vedere una bella storia d'amore”.

“Una storia di amore?”. Lui cerca di trattenere la smorfia di disgusto che gli riesce così spontanea. “Io preferirei una storia di fantascienza o di fantasy”.

“Sei sicuro? Mi ricordo di come ti sei immusonito vedendo 'I fantastici quattro'!”.

Lui si stringe nelle spalle. “Si, vabbè... è che mi ricordava troppo le Guardiane. A parte quello, non era male”.

Orube cerca qualche altra freccia per il suo arco. “Ma perchè ti piace tanto il fantasy? Non ha niente a che fare con mondi reali, come Basiliade o Meridian!”.

Lui riflette un attimo prima di rispondere: “Mi piace vedere come i terrestri ignoranti immaginano realtà diverse dalla loro. Ci ragiono sopra su cosa hanno capito davvero, e cosa invece è solo una trasposizione di paure e speranze peculiari della società di questo pianeta”. Attende un attimo una risposta di lei, che non arriva, poi conclude: “E poi, i film di amore sono strettamente di intrattenimento, e non insegnano niente”.

“Ah, no, Cedric! Vedila così, invece: questi film possono insegnarci moltissimo sugli usi e sui modi di pensare dei terrestri, e ci possono risparmiare delle gaffe epiche! Insomma, sono una vera scuola per chi ha bisogno di adattarsi, come noi... come me”, si corregge.

“Davvero?” chiede lui, finalmente colpito dall'argomentazione della sua donna.

Lei continua: “Per me l'inizio era stato terribile, non sapevo nemmeno cosa fosse il denaro o come si usava... pensa che ho preso una spada in un negozio e stavo uscendo senza pagare!”.

Lui ride, insolitamente; lei ne è contenta e continua: “E riesci ad immaginarti come è stato il mio primo tentativo di fare una telefonata urgente?”.

Lui ci medita sopra, smorzando un sorriso. “Beh, messa così... è vero, anche quei film banali hanno un senso”.

“Vero? Allora, è deciso?”.

“Deciso!”, dice rinfilando il libro nello scaffale. “Scegli tu quello che ti sembra più istruttivo”.

“Grazie”, gioisce lei. “Vedrai che impareremo un sacco di cose oggi!”. Poi si corregge: “Almeno io. Tu, invece, sembri essere immune dalle goffaggini”.

“E' vero, ma io ho già passato almeno una quindicina di anni qui. Questa libreria serviva alla regina Adariel come base per raccogliere libri terrestri per la sua libreria. Avevo una certa confidenza con lei, e negli ultimi due anni anche con Miriadel”.

“Chi è questa Miriadel?”, chiede Orube confusa, suo malgrado timorosa della risposta. Ha appena scoperto che Cedric ha una trentina di anni in più di lei, non sa se è pronta a conoscere anche le donne del suo passato.

“Quella che poi è diventata la madre adottiva di Elyon, qui sulla Terra”.

Orube ha l’impressione di vedere un lampo di risentimento nel suo sguardo. Che abbia davvero toccato una parte dolente del suo passato? Prima di addentrarsi in un argomento che forse nemmeno lei vuole conoscere, decide di passare ad altro: “Elyon! Di tanto in tanto viene a trovare le altre”.

Per un attimo, Cedric fa una faccia da pugno nello stomaco. “Ah, che bello. E... l'hanno vista di recente?”.

“So che si vedranno il trenta ottobre. E' il suo compleanno”.

Cedric sfoggia un sorriso forzato. “E così sono rimaste amiche”.

Orube lo osserva, e nota una gocciolina di sudore freddo sulla fronte. Il suo finissimo olfatto percepisce l'odore della paura. “Cedric, questa notizia ti sconvolge tanto?”.

“No, è che sono un po' imbarazzato... e poi avrebbe tanti motivi per volermi male, e sai... se è diventata una maga potente come ci si aspettava, sai... non vorrei che...”.

Il sorriso di lei si fa vagamente ironico. “Che ti faccia una fattura e ti trasformi in un serpentone?”.

Lui si stringe nelle spalle, lo sguardo a terra. “Non proprio un serpentone, ma che so... magari un geranio...”.

“ Ma dai, Cedric, non mi sembra un tipo vendicativo! Stramba quanto vuoi, ma non una fattucchiera”.

“Eh, mi sento meglio”, svincola lui con un sorriso forzato. “Allora, tornando all'argomento del cinema... cosa andiamo a vedere?”.

 

 

 

Più tardi, nel buio del della sala, Cedric non tenta nemmeno di seguire la commedia. Di tanto in tanto sente risate smorzate di cui non si preoccupa di capire il senso.

Non ci voleva, Elyon in giro per Heatherfield! Impossibile che non le dicano che io sono tornato, e allora non potrà non ricollegare le cose. Al trenta ottobre manca un mese e mezzo. Dovrei far perdere le mie tracce prima che succeda? Orube accetterebbe di fuggire con me? No, dovrei dirle tutto. Per Imdahl, mi trovo in una situazione senza uscita!

“Ahi”, gli sussurra Orube all'orecchio.

“Cosa?”.

“Ahi”, gli ripete sottovoce. “Cedric, cos'hai stasera? Mi stai stritolando la mano!”.

“Scusa, non volevo”.

Un “Shh!” dall'oscurità delle file dietro pone fine al piccolo incidente.

 

 

 

 

 

 

Note sul capitolo 3:

 

Il titolo 'Stanze di vita quotidiana' vuol'essere un piccolo omaggio a un ormai antico LP di Francesco Guccini, e si adatta all'intenzione di questo capitolo: descrivere un po' del periodo relativamente sereno passato assieme da Cedric e Orube, e al tempo stesso gettare qualche indizio sugli avvenimenti pregressi e sulle paure di Cedric, e anche sullo svolgimento dei capitoli a venire.

La parola “stanze”, anche se nel CD di Guccini aveva un significato diverso, qui si può riferire anche ai locali in cui si svolge quasi tutta la loro vita assieme: la casa e il negozio.

 

 

 

 

 

la cronologia della saga di W.I.T.C.H.: parte 3

 

Continuo con la cronologia della saga di W.I.T.C.H. parlando della mia long fiction La Luce al tramonto.

Il titolo del racconto è una metafora del declino e la morte della regina Adariel, con riferimento al suo titolo regale di Luce di Meridian. Nel fumetto il suo nome non viene mai espresso, quindi è un parto della mia fantasia. Nel cartone animato si chiamava Weira, ma il canon del cartone è troppo diverso da quello del fumetto e non l'ho considerato.

Quella storia, ambientata nell'evocativo anno 1984, racconta del periodo in cui Phobos instaura gradualmente il suo contrastato potere su Meridian, mentre la madre Adariel dà fondo alla sua residua vitalità per mettere al mondo la sua legittima erede Elyon.

La storia comincia proprio nella libreria Ye Olde Bookshop, vista dal punto di vista di Dean Collins, alla ricerca di informazioni per la sua tesi di laurea.

Quella storia racconta gli antefatti di diversi personaggi che si sono visti nel fumetto di W.I.T.C.H.: oltre a Cedric e Phobos, racconta la genesi di Elyon e la fuga dei suoi genitori adottivi con lei su ordine della regina morente, e racconta anche antefatti relativi alle guardiane Yan Lin, alla rinnegata Nerissa, al malvagio mago Jonathan Ludmoore, al pittore Elias Van Dahl, a Vathek e altri personaggi, e all'attivazione della Muraglia tra i mondi.

Tra quei personaggi c'è anche Lord Luksas, che non compariva nel fumetto ma che invece verrà richiamato nel seguito della presente storia.

 

Ho scritto anche un racconto breve, Luci nel giardino, che è una specie di breve trailer sul cambiamento di Phobos e sulle sue motivazioni. Lì sono riassunti, in una cornice immaginifica suggestiva, molti dei suoi pensieri che ne La Luce al tramonto sono invece formulati gradualmente in un arco di tempo prolungato.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Aut aut ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

In una notte di agosto, tre anni dopo essere morto nel mondo all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi, Cedric si ripresenta alla porta di Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

Cedric è ferito ed esausto, ma non dà alcuna spiegazione sulla sua resurrezione.

Orube annuncia il ritorno di Cedric a Will, Cornelia e alla saggia Yan Lin, che però non condividono il suo entusiasmo.

Yan Lin la incarica di chiedere a Cedric come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata. Cedric non dice niente sulla sua resurrezione, ma sembra preoccupato dalla prospettiva che Elyon, regina di Meridian, possa venire a sapere di lui.

 

 

 

Capitolo 4

Aut aut

 

 

 

Il tempo non accenna a migliorare, pensa Orube guardando il nuvoloso cielo ottobrino attraverso la vetrina del Ye Olde Bookshop. Anche questa domenica la passeremo tra casa e negozio.
Da dietro di lei, Cedric la richiama: “Orube, mi dai una mano ad aprire questi scatoloni? Domani mattina dovrà essere tutto a posto”.

“Certo”, risponde lei, “Per aprire gli imballaggi sono una maestra!”. Si guarda in giro, assicurandosi che nessun indiscreto passante sbirci nella vetrina nel momento sbagliato, poi l'unghia del suo indice muta, tramutandosi in un artiglio retrattile affilatissimo. Basta una passata per tagliare nettamente il nastro che racchiude lo scatolone. Apre gli imballaggi in modo rapido e pulito, uno dietro l'altro.

“Brava”, concede Cedric distrattamente mentre osserva il contenuto del primo scatolone, confrontandolo con la bolla di accompagnamento. “Sì, qui non manca niente”.

Lei estrae alcuni libri. “Dove vanno messi questi?”.

Aggiustandosi gli occhialini sul naso, Cedric legge i titoli. “Questi due sono romanzi, questo è di storia moderna... lascia perdere, li sistemo io”.

“Prego”. Orube va a sedersi su una poltrona, rilassandosi. Cercherà di essere utile un'altra volta, ora è grata dell'occasione per riposarsi. Fare all'amore appena alzati è stupendo, ma non assicura una grande energia per il resto della giornata.

 

Lui è molto efficiente e capace nel gestire il negozio, si compiace Orube.

I documenti di proprietà, le tasse, i certificati... Il suo Cedric aveva immediatamente preso in mano la gestione di tutti quegli aspetti così indigesti.

Lei aveva provato, nel mese precedente al ritorno di Cedric, a rivitalizzare la libreria e riassortire la merce datata e polverosa che ancora restava, sorretta dal denaro che Kandrakar le aveva passato.

Le amiche le avevano dato una mano per le pulizie e per scegliere i libri da ordinare a loro gusto, ma erano comunque decisioni improvvisate da ragazze senza esperienza commerciale.

 

“Sai, Cedric”, gli dice Orube osservando il suo lavoro, “Da quando ci sei tu il negozio si sta davvero rilanciando. Il giro di clienti si è ampliato moltissimo. All'inizio c'erano quasi solo studenti universitari, che facevano un po' compagnia, ma non compravano quasi niente”.

Lui annuisce. “La maggior parte dei maschi terrestri sono molto più attirati da una libraia giovane e bella che dalla cultura”.

“Ma pare che questo valga anche per le femmine”, aggiunge allegramente lei, “Da quando sei arrivato, c'è un viavai anche di studentesse che cercano questo o quel libro, che ti chiedono consigli e si inventano altre scuse per ronzarti attorno”.

“Preferisco pensare che apprezzino la mia competenza”, risponde Cedric continuando a inserire alcuni volumi in una scansia. “Ci resterebbero male a sapere quanto mi sono indifferenti per il resto”.

Orube sorride, soddisfatta della risposta. “Del resto, non c'è miele senza mosche”.

“Beh, abbiamo anche parecchi clienti seri”, aggiunge lui, “Gente che non viene qui spinta dagli ormoni, ma dall'amore per i libri. Sai che alcuni dei nostri vecchi titoli, quelli che le tue amiche avrebbero mandato al macero, sono ancora richiesti e valutati centinaia di dollari, a trovare il cliente giusto?”.

“Però...”, risponde Orube colpita. “E come si può trovare, questo cliente giusto?”.

“Potremmo rinnovarci, e installare un computer con un collegamento a Internet. Potremmo aprire un sito online”. Osserva gli scatoloni sul pavimento, parzialmente svuotati. “Orube, si avvicina mezzogiorno. Conviene che tu torni a casa a preparare il pranzo, mentre io ho bisogno ancora di venti minuti per finire”.

 

 

 

Camminando verso casa, Orube riflette sugli ultimi due mesi, da quando Cedric era riapparso a riempire nuovamente la sua vita.

A casa, parlavano anche di rinnovare l’arredamento della Villa non appena le loro finanze lo avessero permesso; sentivano il bisogno di un cambiamento che li facesse sentire a casa loro, esorcizzando definitivamente la sensazione di essere ospiti dell'anziana professoressa Rudolph.

Ma soprattutto, avevano iniziato a esplorare un altro aspetto della vita di coppia, probabilmente il più interessante: il sesso.

Non accadde subito la notte in cui Cedric era tornato. Lui era fradicio, esausto, dolente, ed emanava lo sgradevole odore di una misteriosa fuga estenuante e affannosa. Ciò di cui aveva bisogno, era evidente, era un lungo bagno caldo, qualche unguento sulle sue piaghe e un lungo sonno ristoratore. Passarono la notte assieme a letto, e lui dormì, mentre lei era troppo eccitata per poter chiudere occhio; non lo ha mai confessato a nessuno, ma un po' temeva che, perdendolo di vista, Cedric potesse svanire come un sogno. Se davvero stava sognando, non avrebbe voluto svegliarsi più.

La mattina presto aveva fatto per alzarsi, con l'intenzione di mettere su qualcosa che somigliasse a una colazione, quando lui l'aveva bloccata prima che potesse scendere dal letto. Quella era stata la loro prima volta, la prima di tante meravigliose esperienze.

Orube ringraziava spesso la sorte per questa fragile felicità, ma non poteva ignorare le ombre. Più volte si era fermata a osservare Cedric a sua insaputa, quando lui leggeva seduto in poltrona: in alcuni momenti lui teneva lo sguardo fisso davanti a sé, sofferente, e non ci voleva molto a capire che la sua mente non si trovava nel libro che stava leggendo, ma vagava in quello di cui era stato prigioniero.

 

Mentre sta ormai aprendo la porta d'ingresso, Orube sente squillare il telefono da dentro la casa. Immagina già la ragione della chiamata. Proprio come se fossero i miei pensieri a evocarla, pensa con disappunto mentre entra lentamente, sperando che smetta di suonare prima che lo raggiunga. Ma gli squilli continuano, e lei non ha nessuna vera giustificazione per ignorarli.

“Qui Rebecca Rudolph”, risponde svogliata.

“Ciao Orube”, fa la voce di Will Vandom; dalla sua allegria forzata traspare una vena di nervosismo. “Sei libera di parlare?”.

“Sì, Will. Sono sola in casa”.

“Volevo chiederti se... se hai qualche novità da riferire all'Oracolo”.

“Beh, ecco... siamo stati in libreria, io sono appena tornata. Ci è arrivata una consegna di libri venerdì sera, e Cedric li sta classificando uno per uno e inserendo negli scaffali. Devi vedere che passione ci mette! Se...”.

“Orube, io non dubiterò mai della passione di Cedric per i libri. Ma l'Oracolo mi sta tontonando da quasi due mesi per sapere come ha fatto a uscire vivo da quel libro”.

Orube si copre gli occhi. “Will, ti prego! Gliel'ho già chiesto, ma ogni volta sembra così infelice... ripensarci lo turba troppo! Oh Will, diamogli tempo! Qualunque cosa abbia vissuto lì dentro, sta turbando ancora i suoi giorni e le sue notti!”.

“Sono desolata, Orube. Ma se c'è ancora qualche minaccia...”.

“Will, devi credermi, ho fatto di tutto! Quello che dice chiaramente ogni volta è che non ha alcuna intenzione di vendicarsi contro nessuno, e quando gli ho chiesto di Ludmoore, mi ha sempre ribadito che lui è morto, dissolto, come se non fosse mai esistito!”.

“Ma allora perchè è così...”.

“Will, ti prego, non capisci quanto lo fai stare male con la tua insistenza? Cedric non è più una minaccia, si sta ricostruendo una nuova vita con me, o almeno ci sta provando. Tutta questa sfiducia lo potrebbe scoraggiare, e allontanarlo da tutto ciò che ha trovato di buono!”.

“Orube, cosa devo dirti? L'Oracolo continua a insistere con me, e ha le sue buone ragioni. Lo so che tu sei tra l'incudine e il martello, ma lo sono anch'io. E se io butto la spugna, in qualche modo starà a lui...”

Orube sente la porta scattare alle sue spalle. “Oh, Cedric!”. Poi, rivolta a Will, “Va bene, grazie della telefonata. Salutami tutte”.

 

Dopo abbassata la cornetta, Orube maledice dentro di sé questo tempismo. Finora era stata una domenica così tranquilla...

“Era Will, vero?”, chiede lui con un'ombra sul viso.

“Sì”, deve ammettere.

“E stava insistendo con le stesse domande di sempre?”.

“Sì”, esala lei.

“Quella ragazza è come un mastino...morde e non molla!”, sbotta lui. “Non ne posso più di queste insistenze!”.

“E credi che a me faccia piacere? Kandrakar continua a insistere!”. Si lascia cadere sul divano. “Oh Cedric, perchè non puoi dargli qualche risposta che li accontenti?”.

“A me non importa di compiacere Kandrakar”, dice lui alzando il tono. “Gliel'ho detto che Ludmoore è morto per sempre, vero? Questo è tutto ciò che a loro sta a cuore, e allora perchè insistono per avere chissà quali dettagli?”.

“Ma cosa ti costa rispondere alle loro domande?”, lo supplica Orube, quasi con le lacrime agli occhi. “Non ti chiedo di farlo per loro, ma fallo per me! Non ti rendi conto in che conflitto mi sto trovando io?”.

Lui tace brevemente; sembra finalmente prendere in considerazione il dilemma della sua donna.

Dopo un breve silenzio, la guarda fissa negli occhi arrossati e le chiede: “Orube, tu ti fidi di me?”.

Lei lo guarda con gli occhi arrossati. “Sì. Certo”.

Avvicinandosi di un passo, continua: “E vuoi costruirti una vita con me?”.

Lei continua a fissarlo senza distogliere gli occhi. “Si... lo voglio”.

Lui fa ancora un passo avanti, sempre guardandola negli occhi gialli che ormai non riescono più a lasciare i suoi. “Chi riempie la tua vita, Orube? Chi è al centro dei tuoi pensieri?”.

“Sei tu”.

“E tu sei al centro dei miei pensieri, Orube. Sei al centro della mia vita. Non c'è altro al di fuori”. Arrivato a un passo da lei, le porge lentamente le mani aperte, che lei prende nelle sue. La trae a sé lentamente, facendola alzare dalla poltrona. “Come sei bella, donna mia, amica mia. I tuoi occhi sono giada preziosa”. Mentre lei li spalanca ancora di più, sorpresa, lui continua: “Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, perchè forte come la morte è l'amore, tenace come l'inferno è la passione; le sue vampe sono vampe di fuoco. L'oceano non può spegnere l'amore, né le tempeste possono travolgerlo”.

Orube resta incantata da queste parole, incapace di rispondere o di distogliere gli occhi dai suoi.

“Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata”. Poi si incammina lentamente verso le scale, tenendola per mano.

 

 

Più tardi, ancora sdraiato sul letto immerso nella penombra della camera, Cedric riflette.

Sa benissimo che è solo per riguardo a Orube che Kandrakar sta pazientando.

La congrega vorrebbe sapere tutto su come ha fatto a uscire vivo da quel libro, dopo che tutte le Guardiane lo avevano visto morto e dissolto in una macchia d'inchiostro.

E come biasimarli? In fondo, se è resuscitato lui, potrebbe esserlo anche Ludmoore. Su questo però ha potuto essere sincero senza problemi: quel mago è finito, cancellato da ogni pagina del suo stesso libro.

Ancora una volta è riuscito abilmente a tamponare la situazione grazie alla sua capacità di incantare Orube, ma non può farsi illusioni: lo stesso conflitto si ripresenterà entro pochi giorni, alla prossima telefonata di Will.

E quando la Guardiana del Cuore rinuncerà a insistere, allora potrebbe venire il peggio.

Forse questo peggio si presenterà con i visi ostili delle cinque Guardiane che lo condurranno a Kandrakar, davanti allo sguardo grave dell'Oracolo che riuscirà a comprendere tutto il suo passato nel breve volgere di una lunga occhiata.

O forse il peggio arriverà inosservato, con un qualche occhio mistico che lo scruterà dentro da lontano senza che lui possa averne consapevolezza, per poi fargli vedere il mondo attorno a sé che si dissolve e si ricompone nell'incubo di una falsa realtà sempre uguale, dentro la Torre delle Nebbie.

O forse il peggio arriverà con il viso accusatore di Elyon, ormai scevro da ogni traccia di innocenza infantile, attorniato da grandi aquile che scrutano dentro la mente.

Guarda Orube profondamente addormentata alla sua destra.

Lei è la prima donna che ama veramente, e lei lo ricambia con una dedizione commovente che sente di non meritare.

Ma soprattutto è l'àncora che gli impedisce di essere catturato dal suo passato.

E' la sua protezione contro la paura di essere ripreso dal maleficio che pervade il libro, e che vorrebbe risucchiarlo in un futuro ancora peggiore del suo passato.

Purtroppo la libreria è l'unico luogo sulla Terra dove lui può realisticamente pensare di vivere e lavorare, al tempo stesso il suo rifugio e la sua prigione.

Abitare con lei gli consente di passare notti quasi serene, circondato dal calore dell'amore e di qualcosa che assomiglia a una casa normale.

Cedric non ha più avuto il coraggio di ritornare nello scantinato dove si trova tuttora il Libro degli Elementi. Non ha mai voluto che Orube ci entrasse da sola, però lei lo ha fatto più volte di sua iniziativa e non è mai successo niente di male.

Anche le Guardiane ci sono entrate più di una volta senza incontrare problemi.

Lui stesso, negli ultimi due mesi, non ha più percepito dei veri segni di pericolo provenire dal seminterrato.

Può essere che il libro, privato della fonte di energia che lo ha alimentato, sia ormai sopito al punto di poter essere considerato inerte? Se fosse così, forse la cosa migliore sarebbe bruciarlo con la spazzatura, facendo attenzione che niente di magico gli venga avvicinato finché non è completamente ridotto in ceneri biancastre e impalpabili.

 

Il ritmo del respiro di Orube cambia, facendo presagire il suo risveglio.

La giovane apre un occhio, sorride assonnata e e gli chiede con voce impastata: “A cosa stai pensando, amore?”.

Lui attende prima di rispondere, poi decide di provare ad affrontare il libro. “Sto pensando allo scantinato”.

“Non hai più voluto entrarci”.

“Si, ma ora ci farebbe comodo. Potremmo usarlo come magazzino per mettere le copie in più dei libri ordinati”.

“L'ho già fatto più volte”.

“Come? Senza dirmi niente?”

“Non volevo farti preoccupare. Ma non ho mai avuto problemi”.

Lui ci riflette sopra, poi si decide: “Va bene, questo pomeriggio andiamo a sistemare quello scantinato assieme”.

 

 

 

Un'ora dopo sono nella libreria.

Orube apre la porta chiusa a chiave dello scantinato e scende le scale per prima, senza esitazioni. “Vieni pure. Qui non c'è niente che ti possa mangiare”.

Cedric la segue con circospezione. E' emozionatissimo di rivedere il luogo della sua fuga.

Il locale squallido sembra normale nella sua anormalità: le ragnatele mal ripulite, le deboli lampadine a incandescenza... Sul muro di foratoni dove una volta ha intravisto il portale di Kandrakar ora ci sono solo segni di scalpello.

Vede il libro sullo scaffale, con l'occhio bronzeo sulla copertina ormai chiuso e inerte, e si avvicina esitante, mentre il battito del suo stesso cuore comincia a pulsargli nelle orecchie.

“Era così difficile?” chiede allegramente Orube.

Lui non risponde. Davanti al libro, nella sua mente risuona nuovamente quella voce:

'Mio caro Cedric, sei tornato finalmente!'.

“No!”, grida portandosi le mani alle tempie; dopo un lunghissimo istante sospeso, si gira e fugge su per le scale.

Orube resta interdetta. “Cedric!”, tenta di richiamarlo, poi lo segue di corsa.

 

Tornato in negozio, lui si abbatte su una poltrona, con gli occhi chiusi e le mani a coprirsi il viso.

Orube lo raggiunge allarmata. “Cedric! Cosa ti succede?”.

“Niente, non puoi capire!”.

“E' il libro, vero?”, insiste lei.

Lui scuote il viso dietro le mani. “Non chiedermelo, no. E' stato solo un momento. Solo un ricordo doloroso”. Lo crederà? Lo ha sempre fatto, da quando sono assieme.

Lei lo scuote delicatamente per una spalla. “Cedric, tu hai ancora paura di quel libro. Non devi. Lo distruggeremo! Adesso vado a prenderlo, e questo pomeriggio faremo un bel falò di tutte le tue paure e degli incubi del passato”.

“No, Orube!”, esclama raddrizzandosi, “Non voglio che tu ti avvicini a quella cosa. Chiudi a chiave quella maledetta cantina e buttala via, che quel libro resti serrato per sempre!”.

“Ma l'ho già fatto altre volte, e...”.

“Non avvicinarti a quello mai più! Mai! Più!”.

Orube resta brevemente in silenzio, come riflettendo su questa situazione inaspettata. “Ma... se hai tanta paura, andrò con le guardiane. Loro hanno il cuore di Kandrakar, possono distruggere quel maledetto libro senza neppure toccarlo!”.

“NO!”, poi a voce più bassa: “No, il Cuore di Kandrakar non dovrà mai più avvicinarsi a quell'oggetto”. Poi, cercando di controllarsi, “Potrebbe essere controproducente”.

Lei, con un tono insospettito: “Perché non dobbiamo distruggere quel libro?”.

Lui si chiude. “Non puoi capire. Fidati di me, sarebbe peggio”.

Il viso di Orube inizia ad alterarsi, come se il suo orgoglio di Guerriera avesse finalmente un fremito: “Come, non puoi capire? Cedric, guardami. Guardami negli occhi quando ti parlo!”.

Lui non sostiene lo sguardo, e distoglie il viso.

Lei insiste: “Cedric, sono due mesi che sono pressata da Kandrakar e dalle guardiane per avere delle risposte da te. Finora ho sempre accettato i tuoi 'fidati di me', le tue assicurazioni che Ludmoore era morto... Li ho presi per buoni, pensavo che tu avessi solo bisogno di riprenderti da una orribile disavventura, e che avrei dovuto risparmiarti di rievocarla. Ho preso per buone le tue assicurazioni come un'ingenua perchè ti amavo!”. Tace un momento, come riascoltando le sue parole e rendendosi conto di avere usato un tempo passato, poi riprende: “Ho dato per oro colato che tu ti fossi ravveduto da una vita di inganni, e ora comincio a pensare di avere sbagliato tutto! Che tu mi abbia manipolata con belle parole e ti sia fatto scudo di me!”. Ancora un attimo di silenzio, poi riprende scandendo: “Ora te lo chiedo per l'ultima volta, Cedric, e guardami negli occhi: cosa c'è in quel libro? Come ne sei uscito? E perchè non dobbiamo distruggerlo?”.

Attende una risposta con le mani puntate sui fianchi.

Lui esita prima di rispondere. Si rende conto che tacendo arriverà alla rottura con lei, ma parlare potrebbe avere conseguenze ancora peggiori.

Alla fine scuote il viso: “Mi dispiace, Orube, non posso”.

Lei sembra sul punto di perdere il controllo: le sue unghie si fanno artigli e lasciano segni sui braccioli delle poltrona quando si china su di lui. Ma è solo un momento.

Si alza. “Mi hai deluso, Cedric. Ma soprattutto sono delusa di me stessa. Per due mesi ti ho creduto, ti ho protetto, ti ho coccolato. E soprattutto, ho messo in secondo piano il mio dovere verso Kandrakar. Ora mi è evidente che loro avevano ragione: c'è qualcosa di minaccioso in quel libro, qualcosa che ci nascondi. Ora andrò a parlare a Kandrakar e gli dirò che questo va distrutto!”.

“Non fatelo!”, grida lui con l'angoscia nella voce, “Succederà una catastrofe!”.

Lei lo squadra con rinnovato sospetto. “E' una minaccia, questa?”.

“E' un avvertimento. Il Cuore di Kandrakar non dovrà mai più avvicinarsi a quel libro”.

“Perché?”.

Lui scuote ancora il viso, sprofondando sulla poltrona. “Non posso dirlo”, esala.

Orube gli volta le spalle. “Allora è finita, Cedric. Non posso più fidarmi di te. Resta nella tua libreria, te la lascio. E resta in buona compagnia con il libro che ami e che odi. Non farti mai più vedere, a meno che tu non decida di darmi le risposte che mi devi!”.

Lui, seduto immobile e impotente, la guarda mentre lei prende la sua giacchetta, la indossa ed esce dalla porta senza più voltarsi indietro.

 

 

 

Orube, allontanandosi, riflette: ora come la risolve con Kandrakar? Il suo dovere sarebbe di segnalare che il libro è ancora una minaccia, come sospettavano, e che lo stesso Cedric sembra atterrito da esso.

Ma poi, cosa succederebbe?

La cosa più immediata sarebbe distruggere il libro utilizzando le più potenti magie. O semplicemente bruciarlo?

E se gli avvertimenti di Cedric fossero fondati? Se questo tentativo avesse conseguenze catastrofiche? Ma di che tipo?

E poi, a Cedric, cosa succederebbe? Sarebbe arrestato dalle guardiane, portato a Kandrakar e interrogato con le più potenti magie? Finirebbe rinchiuso nel limbo della Torre delle Nebbie, a vegetare per il resto della sua vita?

Scuote il viso: è troppo coinvolta, non può sopportare che tutte queste cose siano conseguenza della sua azione.

E alle W.I.T.C.H. cosa dirà? Sarà impossibile nascondere la rottura con Cedric.

Lascerà passare qualche giorno sperando che lui torni a casa e le confessi tutto, ormai è l'unica speranza che ha per salvare sia il suo amore che il suo onore di Guerriera di Kandrakar.

Ma fintanto che questo non succederà, dovrà raccontare una storia diversa. Che è stato lui a lasciarla. Sì, è stato lui. Si è infastidito per le domande che lei gli ha rivolto insistentemente, come volevano loro. Così forse si sentiranno un po' in colpa e non insisteranno.

Sta in piedi, anche se una bugia non è mai onorevole. Ma almeno ha messo in gioco il suo amore per avere le risposte, e forse queste possono ancora arrivare.

E se non arriveranno, sarà qualcun altro a doverle cercare, non lei.

 

 

 

 

 

Note sul capitolo 4:

 

Il titolo di questo capitolo vuole essere un piccolo omaggio a un libro di Nietzsche, un autore che io non ho mai letto ma evidentemente Cedric sì; si riferisce all'ultimatum finale datogli da Orube.

Il capitolo riprende in parte il capitolo 2 di Somewhere only we know; la principale differenza è l'insieme delle pressioni di Kandrakar per farle ottenere delle risposte da Cedric.

Molti avranno notato che l'atteggiamento di Orube, nel capitolo 3 e fin quasi alla fine di questo, è stato molto diverso da quello che ricordiamo dal fumetto. Se lei avesse mantenuto i suoi modi di fare e di pensare che ci erano famigliari prima della morte di Cedric, non avrebbe mai potuto accettare che lui continuasse a tenere dei segreti.
Il fatto che lui sia morto per proteggerla, e che nei tre anni passati da allora lei lo abbia idealizzato, fa sì che dopo il suo misterioso ritorno sia stata lei ad adattarsi, giustificando gli atteggiamenti misteriosi e burberi di lui e cercando di colmare i vuoti nella comunicazione con un'allegria forzata che non le era usuale. Un gioco del sole e della luna, quindi.

Nel mese e mezzo passato dalla ricomparsa di Cedric, l'Oracolo e la Congrega di Kandrakar hanno contato su di lei per ottenere delle risposte su come possa essere avvenuto un qualcosa di così innaturale.

Purtroppo Orube è troppo coinvolta da Cedric, che è un abile manipolatore e per qualche motivo non ha intenzione di rispondere.

Quando però Orube si trova davanti all'evidenza che lui ha paura del libro, e si rende conto dei suoi metodi per blandirla con rapporti amorosi e con belle parole, alla fine si ribella a questa situazione ambigua.

Purtroppo anche questa ribellione non porta chiarezza, ma solo una fuga da un conflitto di coscienza che la coinvolgeva a pieno a un altro conflitto in cui lei si marginalizza da sé.

Per inciso, le belle parole che Cedric recita a Orube sono una parafrasi di alcuni versi del Cantico dei Cantici, escludendo però quelli nei quali i riferimenti a una antica cultura di pastori sarebbero impietosamente fuori luogo.

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H. : parte 4

 

Avevo già accennato i riferimenti temporali dell'inizio della storia del fumetto: Will Vandom si trasferisce a Heatherfield con sua madre il 30 ottobre 2000.

Quello stesso giorno è ambientata anche la mia breve storia Alla fine del millennio, che vede Cedric e il suo subordinato Vathek discutere i piani per la battaglia che inizierà il giorno dopo.

Il titolo Alla fine del millennio ha un riferimento alle frasi che, nel fumetto, Cedric pronuncia all'inizio dell'agguato alle W.I.T.C.H. nella palestra dello Sheffield Institute.

Purtroppo quelle frasi sono difficilmente giustificabili con il modo in cui poi si sviluppa la storia nel fumetto; le ho quindi reinterpretate come un riferimento temporale contenuto in una profezia della defunta regina Adariel.

Quella breve storia funge da collegamento tra La Luce al tramonto e l'inizio del fumetto, tentando di spiegare certe azioni di W.I.T.C.H. n.1,2,3,4 e certe coincidenze temporali che altrimenti sarebbero ingiustificate, come la contemporaneità tra la rivelazione di Yan Lin alle W.I.T.C.H. e di Cedric a Elyon.

Tutte le ragazze erano assieme fino a pochi minuti prima: cosa sarebbe successo se Elyon avesse detto alle altre “Sì, vengo anch'io con voi, ho tempo due ore prima dell'appuntamento con Cedric”?

Yan Lin avrebbe consegnato il Cuore di Kandrakar a Will in presenza di Elyon? Le avrebbe rivelato la sua identità, mettendola in guardia contro Cedric?

Nella seconda parte di Alla fine del millennio, troviamo i racconti del passato quasi dimenticato di Cedric, gli stessi che si trovano anche in La Luce al tramonto. In quest'ultimo lavoro la storia è ulteriormente ampliata ai prodromi tragici del suo concepimento.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La veste della schiavitù ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata.

Ai primi di ottobre c'è un momento di crisi quando Will sollecita per l'ennesima volta Orube a chiedere a Cedric come è resuscitato, ma sul momento lui riesce a tamponarlo incantandola con belle parole. Poi però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube. All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

 

Capitolo 5

La veste della schiavitù

 

Solo nella libreria ormai tutta sua, Cedric guarda all'esterno attraverso la vetrina. Il sole limpido della giornata autunnale non cambia il suo umore cupo. Orube se n'è andata disprezzandolo, e non senza ragione. Per due settimane ha sperato con tutto sé stesso che quello fosse stato solo un gesto di frustrazione passeggera, ma sta diventando sempre più dolorosamente evidente che non è così.

Si volta amareggiato verso la porta del sottoscala, che ha ripreso a essere rigorosamente chiusa a chiave: la minaccia che temeva si è dimostrata ancora reale, e quello sciocco tentativo di vincere la sua paura gli è costato caro.

Torna svogliatamente a guardare fuori, verso la luce del mondo esterno.

Dovrebbe tornare da Orube e raccontarle tutto? In fondo, lei aveva chiarito che questa porta restava ancora aperta. No, impossibile: era stato ben avvertito di quale sarebbe stata la conseguenza di qualunque sua rivelazione.

Oltre che abbandonato, Cedric si sente addosso una grande ansia per il suo futuro. Questa situazione incancrenita potrebbe precipitare da un momento all'altro, ora che il fragile scudo dell'amore di Orube sembra eclissato.

Dopo giorni passati a trascinarsi, sente che ora dovrebbe decidersi a iniziare il suo proposito: comprare un computer, fare un contratto per un collegamento ADSL e iniziare a lavorare sul nuovo sito del negozio, però la continua incertezza lo scoraggia. Potrebbe accadere qualcosa in ogni...

Proprio mentre sta per voltarsi per tornare ai suoi libri, scorge una figura nota e temuta che cammina verso il suo negozio.

 

“Buongiorno, Cedric”, esordisce Will aprendo la porta. Con l'altra mano, l'odiata Guardiana del Cuore porta una scatola di cartone premuta contro un fianco.

Cedric la fronteggia, cercando di nascondere la sua paura dietro un velo di acidità. “Buongiorno? Lo dici con ironia?”.

Will lo squadra un attimo. “Lo dico con educazione”, puntualizza. “Come vanno le cose?”.

“Lo saprai già. Non hai parlato con Orube?”.

“Sì, ma mi ha detto poco. Invece, mi ha chiesto di portarti questo pacco”. Lo deposita sul banco del negozio. “Sono i tuoi effetti personali”.

Sulla fronte di Cedric si disegna una goccia di sudore freddo. Nel pacco non può esserci che la veste con la quale è fuggito dal libro. É possibile che la Guardiana si sia resa conto davvero di cos'ha tenuto tra le mani? No, non gliel'avrebbe restituita con tanta noncuranza.

Invece, in tutto ciò c'è un'altra implicazione. “Quindi suppongo che Orube non intenda ripensarci”.

“Ripensarci?” ripete Will inarcando un sopracciglio, “Pensavo che la cosa fosse partita da te”.

Cedric si morde un labbro. Senza volerlo, lui e Will si sono scambiati un'informazione. “Non sono affari tuoi, ragazzina. Grazie della consegna, ma ora devo lavorare”.

Will lo guarda risentita, poi si volta accennando sottovoce un sibilo serpentino, ed esce dal negozio senza salutare.

 

Nuovamente solo, Cedric osserva la ragazza che si allontana a passo rapido. Quantomeno gli ha dato una buona notizia: se Orube ha mentito alle Guardiane sulla loro rottura, è certo che non ha raccontato l'episodio dello scantinato.

Osserva il pacco, senza osare aprirlo. Sperava di non dover dividere il negozio con questa veste demoniaca. Forse dovrebbe bruciarla?

Mentre sprofonda scoraggiato nella poltrona, il suo sguardo cupo si rivolge ancora verso la porta dello scantinato. Solo un fragile velo di legno e pochi scalini lo separano dall'universo del Libro da cui è fuggito.

 

 

La voce beffarda risuonò potente dal niente sopra la spiaggia: “Da quand'è che ti sei messo a fare l'eroe, mio fedele Cedric?”.

Alzando lo sguardo abbagliato, Cedric vide due occhi sottili dall'iride chiara, due occhi assurdi che lo guardavano dal cielo. Non era possibile sbagliarsi: quella voce e quegli occhi appartenevano a Lui!

Phobos?”.

Sapevo che mi avresti riconosciuto, caro Cedric. E ora meriti una spiegazione. Mettiti pure comodo. Il tempo non ci manca”.

Ma...”. Si sentì stupito e confuso, mentre ombre di idee cominciavano a riprendere forma nella sua mente intorpidita.

Resti in piedi? Come preferisci. Del resto, ti sei riposato già tre anni”

Tre anni...” ripetè lui incredulo.

Già”, confermò la voce dal cielo, condiscendente. “Allora, ti ricordi di Jonatludr, quel maghetto da strapazzo figlio di una serva, che per un po' ha fatto di tutto per intrufolarsi nella famiglia reale come fosse un principino?”.

No...”.

No? Mi stupisci, caro Cedric. Pensavo che lo avessi riconosciuto in quello che era il vecchio padrone di casa, qui. Pazienza, mi divertirò un po' a raccontarti. Sai, le occasioni di parlare sono un po' scarse da queste parti”.

Ma... come fai a esistere qui? Tu sei morto a Kandrakar. Ti sei gettato nel vuoto, e ora...”.

Taci! Un giorno mi racconterai, ma per ora ti prego di risparmiarmi lo spiacevole resoconto del mio suicidio. Lasciami parlare, Cedric, ho tante cose da raccontarti!”. Dopo una breve pausa, lo spirito riprese: “Allora, sia chiaro che io non sono lo stesso Phobos che hai visto morire. Tanti anni fa, subito prima di salire al trono, venni, o meglio lui venne, a sapere di una profezia della sua reale madre, Adariel la Luce di Meridian. Questa profezia prevedeva che sarei... che Phobos sarebbe stato sconfitto e sarebbe morto suicida”.

Così è stato”, conferma Cedric.

Fin da allora, lui sapeva che le profezie di Adariel erano infallibili come il destino. Quindi, qualunque cosa facesse, poteva comunque dare per scontata la sconfitta e la morte. Però, mio caro Cedric, che cos'era che quella nefasta profezia non affermava, né negava?”.

Cosa vuoi dire?”, chiese, ancora cercando di scacciare le nebbie dai suoi pensieri.

Voglio dire che la profezia non negava che sarebbe potuto risorgere! Quindi cosa fece Phobos? Seminò sé stesso! Che genio!”. Dopo questo crescendo di esaltazione fece una pausa, come per godersi un attimo di trionfo, poi il tono dello spirito riprese più uniforme: “Creò copie del suo stesso spirito, e le installò in alcuni manufatti magici, sperando che almeno una di queste avrebbe trovato il modo di ricreare nuovamente anche il suo corpo dopo la morte di quello originale. Uno dei manufatti magici più promettenti che gli passò tra le mani era il libro degli appunti di Jonatludr, quando ancora si chiamava così e lavorava per lui. Strano che non te ne ricordi, Cedric!”.

Lui cercò di mettere a fuoco i ricordi, ma invano. A parte l'assonanza con Jonathan Ludmoore, quel nome non gli diceva niente. Scosse il viso, senza rispondere.

Lo spirito riprese: “Phobos sapeva che, nonostante tutto, questo maguccio era destinato ad avere successo nella creazione di una macchina del tempo. Questa poi gli permise di trasferirsi sulla Terra dell'inizio del diciannovesimo secolo con il nome di Jonathan Ludmoore. Phobos sapeva anche che il mago era destinato a finire catturato dal suo stesso grimorio, il cosiddetto Libro degli Elementi, l'evoluzione potenziata del suo manoscritto”.

Come lo sapeva?” chiese Cedric in un tentativo di inquadrare questi racconti sconvolgenti, “Sempre da una profezia della defunta Luce di Meridian, che gli Dei l'abbiano in gloria?”.

Lo spirito tacque un attimo, poi riprese: “Questa domanda mi stupisce. Fosti tu stesso a segnalare a Phobos il resoconto, dopo averlo trovato in un libro sulla storia e i miti di Heatherfield che prendeva polvere nella libreria. Cosa ne è stato della tua memoria?”.

Cedric scosse la testa, confuso. “Sono passati tanti anni...”.

Va bene, non fa niente. Continuiamo, ora viene il bello. Phobos, conoscendo il futuro, cosa fece? Lo cavalcò! Mi infuse in questo libro per permettermi di sopravvivere alla sua morte. E per un bel po' di tempo rimasi silente e nascosto, studiando ogni appunto e ogni magia di Jonathan. Finchè per me arrivò il momento di dare una mano al destino già scritto: dall'interno, feci in modo che il libro lo catturasse nel suo mondo, come una pianta carnivora. E ora, caro Cedric, non mi chiedi perchè feci questo?”.

Perchè lo facesti?”.

Perchè ritenevo che, avendolo all'interno del libro, avrei potuto assorbire poco a poco la sua energia magica senza mai rivelarmi a lui. Non era una grande idea?”.

Certo...”, rispose Cedric con un sussiego vagamente ironico.

Invece no. La cosa non mi riuscì affatto bene come avrei voluto. All'interno del suo libro, se fossimo venuti in conflitto, lui sarebbe potuto essere il più forte. Quindi, per quasi centocinquant'anni dovetti celarmi a lui!” . La voce emise un breve ghigno sommesso. “Povero Ludmoore, non sospettò mai che il suo piccolo incidente sia stato dovuto a me!”. Poi, cambiando tono: “Centocinquant'anni a nascondermi qui dentro! Con pochissimi intermezzi interessanti, tipo la tua piccola disavventura con Orube e le sprovvedute Guardiane di questa nuova generazione. E poi?”.

E poi?”, diede corda Cedric, ormai rassegnato al suo ruolo di spalla nel monologo dello spirito.

E poi, altri tre anni di stasi completa, mentre quella Orube portava in giro il libro come una santa reliquia in tua memoria, ma senza mai avere la gentilezza di metterlo vicino a una sorgente di energia magica! Ero a Kandrakar, la più grande concentrazione di magia dell'intero Universo, ma ero tenuto nello scaffale di un dormitorio dove la cosa più magica era una lampada a fluorescenza! Per non dire del tempo passato a Basiliade, a casa sua, dove si parlava di magia solo nelle fiabe per bambini! Per il resto parlano sempre di onore, onore e onore! Non c'è da meravigliarsi se poi crescono così ottusi!” .

Cedric realizza con stupore: “Sei stato per tre anni sempre a fianco di Orube!”.

Proprio così. Non ne sarai geloso? Orube... i nomi di Basiliade hanno un suono tremendo, ma devo ammettere che la gattina che hai incantato aveva delle curve niente male! Per anni, dopo, ha continuato a pensare a te come a un redento che ha sacrificato la vita per salvarla! Ma toglimi una curiosità, Cedric: quando ti sei messo in mezzo tra lei e Ludmoore, ti aspettavi davvero che avrebbe fatto fuoco lo stesso? Io dico di no...”.

Cedric si sentì offeso a sentir sminuire il suo sacrificio: “Cosa ne sai, tu!”.

Tranquillo, caro Cedric, non insisterò certo per sapere la verità da te!”. Ridacchiò brevemente della sua stessa arguzia, poi riprese: “Ma ora, perchè non mi chiedi di arrivare al bello?”.

Cosa ci vedi di bello?”, rispose lui polemico.

Non è proprio la domanda che volevo, ma facciamo finta... Ebbene, dopo quasi duecento anni di stasi, finalmente il Libro degli Elementi è stato posto vicino a una potentissima sorgente di energia magica, sia pure intermittente. Grazie alla tua Orube e alla sua ottusità leggendaria, ora il libro è posto su uno scaffale nello scantinato del Ye Olde Bookshop, e sai cosa c'è ora sulla parete a un passo di distanza?”.

Cedric si strinse nelle spalle, irritato. “Come potrei saperlo?”.

C'è un potentissimo portale dimensionale di Kandrakar, che serve per le comunicazioni tra la Congrega e le sue nuove Guardiane a Heatherfield! Un portale che, quando è attivo, disperde una quantità fantastica di energia magica, entropizzandola attorno a sè”.

Siamo di nuovo a Heatherfield, dunque?”.

Ignorando la domanda, lo spirito proseguì: “In poche settimane ho ricevuto più energia che in tutti i duecento anni trascorsi a marcire qui. Finalmente la mia rinascita si avvicina. Ho utilizzato gran parte delle energie raccolte finora per riportare in vita te, mio fedele Cedric. Ora ti darò la possibilità di ricambiare, e di avere un ruolo di primo piano nella mia grande rinascita”.

Cedric guardò con diffidenza i due occhi incombenti dall'alto. “Che cosa vuoi da me?”.

Per iniziare, voglio che tu faccia qualche commissione per me nel nostro mondo natio. Non ti farà felice rivedere Meridian? Se tu sapessi come vorrei essere al tuo posto...”.

Perchè non puoi farlo tu, se vorresti?”.

Perchè allo stato attuale io non ho un corpo fisico, Cedric. Io sono spirito, ho qualche potere su questo mondo, e soprattutto il potere di aprire portali per collegarlo con altri mondi. Tu invece hai già un corpo fisico, lo stesso con il quale eri stato assorbito dal libro. Posso farti arrivare in carne e ossa a Meridian per le missioni che ti affiderò”.

Aspetta!”, lo gelò Cedric. “Perchè dovrei accettare?”.

A questa domanda seguì un attimo di silenzio. Gli occhi di Phobos si assottigliarono. Poi lo spirito riprese a parlare, più lentamente: “Questa tua domanda mi stupisce. In primo luogo io sono il tuo signore, e tu mi hai sempre servito. Perchè ora no? In secondo luogo, io ti ho riportato in vita, per cui me lo devi”.

Però tu mi hai tradito a Kandrakar! Quando impersonavi l'Oracolo Endarno, mi hai denunciato alla Congrega per sviare i sospetti da te stesso! Non te lo perdonerò mai!”.

Lo spirito di Phobos tacque brevemente, come riflettendo, poi rispose: “Cedric, quello che ti ha tradito era un altro me stesso. Io non ti ho mai fatto torto!”.

Però sono certo che al suo posto lo avresti fatto anche tu, se ti fosse servito!”.

Un altro attimo di silenzio.

Cedric, mi addolora immensamente sentire questo. Però vedila così: tu puoi liberarti da questo mondo con me, sulla scia della mia rinascita, oppure puoi restare a marcire qui mentre io mi libero da solo. Certo, mi ci vorrà molto più tempo per assorbire dal portale tutta l'energia per ricostruire il mio corpo, ma una volta fatto questo io potrò uscire per sempre da qui. E tu?”.

Cedric ricambiò ostile lo sguardo che incombeva dal cielo. “E chi mi garantisce che mi libererai davvero?”.

In primo luogo, la mia parola , la parola del Principe dei Principi”.

Cedric si erse in tutta la sua statura, come sfidando quegli occhi nel cielo. “Non mi basta!”.

A queste parole seguì un lungo silenzio assordante.

Infine lo spirito riprese: “Ahi ahi, Cedric, non mi avevi mai rivolto parole così ingrate. Ma forse non hai considerato che ho qualche potere, sia pur limitato, anche all'esterno di questa realtà. Ti ho già detto che il Libro degli Elementi si trova nello scantinato del Ye Olde Bookshop. Ti sei chiesto la ragione? La tua Orube ha riaperto la libreria e lavora qui ogni giorno. Tutto in tuo onore! Com'è commovente! Beh, ci sono tanti modi in cui una donna potrebbe farsi male in una vecchia libreria. Lo sai che gli incidenti domestici e sul lavoro provocano più morti all'anno degli incidenti stradali? Forse potrai immaginare da solo qualcuno dei modi in cui questa statistica potrebbe crescere a causa della tua ingratitudine...” .

Cedric si sentì sconfitto davanti a quel ricatto. “No, lascia stare Orube! Lei non c'entra!”. Abbassò lo sguardo, poi si arrese: “Farò quello che vuoi, ma non crearle problemi”.

Gli occhi nel cielo si assottigliarono in un'espressione di vittoria. “Ah, bene, vedo che troviamo un punto di convergenza. Se restare al mio servizio ti è così sgradito, ti prometto fin d'ora che, una volta che avrai fatto quanto ti chiedo, ti lascerò libero di tornare a Heatherfield dalla tua bella”.

Cedric riflettè su quanto aveva appena accettato di fare. “Prima vorresti farmi andare a Meridian, dunque. Ma sai già che l'Oracolo mi ha tolto tutti i poteri?”.

Non preoccuparti, lo so. Ho già pensato a questo”. Una veste apparve fluttuante a mezz'aria davanti a Cedric, a portata del suo braccio. Pantaloni, scarpe, tunica e mantello con cappuccio, il tutto rigorosamente nero.

Ammira, Cedric. Questa veste mi è costata ancora più energia del riportarti in vita. Ah, ma la vale tutta! Non è elegante e sobria?”.

Lui la osservò critico. “Un completo tutto nero? Con questa mi sarà ancora più difficile passare inosservato!”.

Non limitarti a quello che ti dicono gli occhi. Il mondo è illusione, dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Questa veste ti renderà i tuoi poteri di base: l'invisibilità e la facoltà di cambiare aspetto tramite pulsazioni teleipnotiche che modificano la percezione di chi ti vedrà... o non ti vedrà, a seconda dei casi. Ovviamente, queste trasformazioni saranno solo illusorie, e perderanno effetto a distanze superiori ai trenta o quaranta passi. Con lo stesso metodo potrai creare anche l'illusione del denaro con cui pagare, di armi per minacciare, e potrai ipnotizzare i tuoi interlocutori per immobilizzarli o per costringerli a credere a qualunque scusa tu voglia raccontargli”.

Cedric guardò la veste fluttuante con un nuovo rispetto.

Prendila, Cedric, è per te. Ora togliti gli abiti terrestri e indossala”.

Cedric, presa la veste, si ritirò brevemente nella grotta per cambiarsi, e poco dopo ne emerse indossando gli indumenti offertigli dallo spirito.

Cade a pennello, sembra fatta su misura”, convenne. “E dona il potere dell'illusione! Dov'è la fregatura?”.

La voce dall'alto lasciò trasparire un ghigno sommesso. “Come sei diffidente, Cedric. Comunque, stavo per dirti una cosa che ti sarà impossibile dimenticare. Vedi, io so di essere vulnerabile, qui nel libro, e lo sarei molto di più se qualcuno dovesse mai sospettare che sono qui. Per me è un grosso rischio dare segni di vita, e ancora di più far uscire un mio emissario. Perciò non prenderla sul personale se ho preso una piccola precauzione. Non vorrei mai che, appena a Meridian, tu decidessi di attuare quella cosa che ti riesce così spontanea, il tradimento. Se mai tu dovessi pensare per un attimo di tradirmi, per esempio di raccontare tutto alla mia regale sorellina Elyon in cambio di un salvacondotto, questo vestito ti aiuterà a capire quanto cattiva sarebbe quest'idea. Come lo farà? Una piccola dimostrazione vale più di tante parole”.

D'improvviso, Cedric si irrigidì, mentre fitte di dolore bruciante gli straziavano la schiena e le spalle “No... Cos'è? Basta!”.

Dopo qualche istante le fitte cessarono, lasciandogli uno spiacevolissimo bruciore sul quale il lieve peso dei vestiti sembrava infierire.

Bene”, riprese la voce dall'alto, “Ora che abbiamo chiarito questo dettaglio, parliamo della tua prima missione”.


 

 

 

 

 

Note sul cap.5

 

Il titolo del capitolo, La veste della schiavitù, è ovviamente riferito al malefico vestito, lo stesso che Cedric indossava al suo ritorno a casa di Orube.

Il capitolo riprende parzialmente il cap.4 di Somewhere only we know; la differenza principale è stata l'introduzione del ruolo della vicinanza del portale per potenziare, con la sua energia, lo spirito presente nel libro; ciò spiega perchè tale spirito si sia attivato solo nel mese dopo il ritorno di Orube e del libro a Heatherfield, e non nei tre anni precedenti.

La spiaggia descritta nel ricordo di Cedric è la stessa nella quale lui fu colpito a morte da Jonathan Ludmoore in W.I.T.C.H. n.61, e la grotta è il luogo vicino in cui si ritirò a morire.

La storia della ferale profezia della regina Adariel è il motore di tutti gli avvenimenti raccontati in La Luce al tramonto.

In questo stesso racconto viene narrata anche la storia del mago Jonatludr, nome originale di Jonathan Ludmoore, e dei suoi rapporti con Phobos.

Viene anche spiegato il motivo per cui, in questo capitolo di 'Ritorni', Cedric non si ricordava di lui: ancora nel lontano 1984 Phobos gli disse, senza piena intenzione, “Dimenticati di Jonatludr”, e Cedric prese l'ordine alla lettera.

 

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H. : parte 5

 

Ho già spiegato che la comparsa in scena di Will in W.I.T.C.H. n.1 è il detonatore che dà inizio alla storia, il 30 ottobre 2000. Gli ulteriori avvenimenti di quel fascicolo si sviluppano nei due giorni successivi.

In W.I.T.C.H. n.2 una didascalia accenna che le ragazze vanno a cercare Elyon, scomparsa con la sua famiglia, un mese dopo; però questo ritardo non è credibile, per cui siamo costretti a ignorare tale informazione e collocare l'avvenimento due o tre giorni dopo.

Gli avvenimenti dei numeri 2-3-4-5 si possono collocare nelle prime due settimane di novembre.

Per gli avvenimenti del n.6 ci vuole un periodo di preparazione più lungo, in cui Elyon trasformata si propone a Will nei panni dell'istruttrice di nuoto Vera e si guadagna la sua fiducia per metterla contro le amiche; direi che così arriviamo all'inizio di dicembre. Questa è l'ultima volta, nella prima serie, che Elyon compare a Heatherfield; poi si trasferisce stabilmente a Meridian.

Il n.7, con la neve, è decisamente in dicembre, e così il n.8.

Il n.9, con la recita natalizia, si colloca decisamente subito prima delle vacanze di Natale attorno al 20 dicembre.

Nel n.10 non c'è nessun riferimento alla scuola, per cui può essere collocato durante le vacanze natalizie.

Nel n.11 la scuola è ripresa, quindi potrebbe essere circa metà gennaio; gli avvenimenti del n.11 e del n.12, culminati con il tentativo di Phobos di uccidere Elyon appropriandosi della sua energia magica e la rivolta contro di lui occupano circa tre giorni, dopodichè Phobos e Cedric sono sconfitti e vengono imprigionati a Kandrakar, mentre Elyon è insediata sul trono di Meridian.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La cripta delle lacrime ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non fornisce alcuna spiegazione sul suo ritorno, nonostante le insistenze.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Cedric, dentro di sé, rievoca la sua resurrezione di tre mesi prima: nel libro c'è lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos ha così potuto resuscitare Cedric per farsi aiutare a ricreare il proprio corpo dopo la morte dell'originale.

Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costringe minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera.


 

 

 Capitolo 6

La cripta delle lacrime


 

La tua prima missione sarà la più importante, Cedric, e al tempo stesso la più facile. Dovrai recarti alla torre di Brandis e recuperare un'ampolla da una cripta sotterranea sigillata con la magia”.

Cedric, costretto alla sottomissione dal potere della sua nuova veste, rispose con tono rispettoso:

Signore, lo eseguirò. Posso sapere cosa contiene quell'ampolla?”.

Lo spirito tacque un attimo, poi la risposta arrivò come se fosse data con sforzo.“Contiene delle lacrime. Le mie lacrime. Ti stupisce?”.

Cedric restò senza parole per un attimo davanti a quella inattesa confessione di debolezza.

Lo spirito riprese cupo: “Moltissimi anni fa, in un periodo di turbamento, mi recai in quelle rovine per trovarvi pace. Scesi in un sotterraneo abbandonato e odoroso di muffa, aprendomi la strada tra ragnatele e animaletti pestilenziali, bonificandolo con la magia. Rimasi lì per giorni, meditando e piangendo. Alla fine ritrovai un po' di serenità”.

Lo spirito tacque, lasciando ancora Cedric senza parole, poi riprese: “Ma veniamo alla tua missione. Prima di andarmene, per gratitudine verso quel luogo, usai di nuovo la magia per trasformare il sotterraneo in una splendida cripta. L'ingresso è serrato da un sigillo magico risiedente in una pietra del muro con inciso il nome 'Phobos'. Solo chi pensa le parole giuste ha accesso alla splendida cripta, mentre per tutti gli altri il sotterraneo appare buio e squallido come lo era prima. Le parole magiche da pensare sono... 'Nerissa vive' ”.

Nerissa vive?”.

Proprio così. Non chiedermi cosa vuole dire, non intendo spiegartelo. Ti basti sapere che il mio odio per Kandrakar ha avuto inizio con questo. Torniamo alla tua missione. Chi entra nella cripta pensando queste parole vi troverà delle reliquie. Una di queste contiene le lacrime che versai per … per questa persona. All'epoca, raccoglierle e lasciarle lì fu solamente un gesto simbolico. Ora, però, assumeranno un significato più importante: sono l'unico reperto biologico che io conosca del corpo originale di Phobos, e sono indispensabili per ricostruirlo, assieme a tanta energia magica.

Ora vai, Cedric: ti ho già aperto il portale verso la Città Infinita, l'immenso sotterraneo di Meridian”.

 

Il portale appariva come un anello circondato da baluginii e scintillii; oltre la sua soglia Cedric vide l'oscurità di un lungo corridoio ramificato, vagamente smorzata da una bioluminescenza verdina.

Varcò la soglia con un'immensa emozione: un piccolo passo per un uomo, un grande balzo tra due mondi. La divisa che indossava gli restituiva quasi tutti i suoi antichi poteri, e forse di più.

Provò a teletrasportarsi più volte, e ogni volta i corridoi attorno a lui cambiavano.

Fece un'altra prova: tese le braccia verso una parete e, quando lo volle, i suoi palmi tesi eruttarono un fulmine abbagliante e l'amato suono di un potente crepitio che non aveva più udito da anni.

Non ebbe il tempo di congratularsi con sé stesso per la breccia creata, perchè percepì un formicolio e un pensiero che gli arrivava dalla divisa stessa: 'Le scorte di energia sono in calo'.

Cedric fu deluso da questo: non era stato avvertito che i suoi nuovi poteri andavano accuratamente centellinati. Non gli basteranno per essere libero per la vita, ma a malapena per completare qualche missione. E poi? Forse gli converrebbe pensarci bene, prima di usarli a vantaggio di Phobos...

Appena formulato il pensiero, la divisa cominciò a bruciargli la schiena e le spalle, finchè lui cadde in ginocchio gridando e chiedendo perdono per questo pensiero meschino.

Finito il tormento, si rimise in piedi a fatica: la pelle straziata continuava a bruciargli.

Quella veste potente non era pensata per la sua libertà, ma piuttosto per renderlo uno schiavo docile.

Rassegnato, decise di attivare le pulsazioni teleipnotiche per mascherare il suo aspetto: quando si fosse mescolato agli abitanti, sarebbe visto come un ometto dalla pelle verdastra, dai vestiti anonimi e banali.

 

Emerse alla superficie alla periferia sud della città, facendo scattare con la telecinesi un cancelletto che chiudeva l'uscita dei sotterranei; alcuni passanti lo degnarono di un'occhiata distratta, proseguendo indifferenti per la loro via.

Entrò in una stazione di servizio per noleggiare un cavallo; la grossa caparra da anticipare non fu un problema, e le tasche della sua veste furono generose di monete puramente illusorie per il gestore.

Il problema insormontabile fu che il cavallo si inquietò fin dalla prima occhiata e si imbizzarrì, rifiutando energicamente ogni contatto con lui.

Cedric non ebbe migliore fortuna con gli altri cavalli, né con gli asini o altri animali da soma.

Così dovette incamminarsi da solo sulla strada verso ovest.

 

Dopo cinque lunghi giorni di marcia Cedric arrivò finalmente a poche ore di cammino dalla cittadina di Brandkeran, la più vicina alla torre di Brandis, e si fermò a pranzare presso un chiosco.

Mentre stava seduto su una panchina sotto una tettoia, sbocconcellando pane e salsicce, si accorse di un tremito del terreno, reso ben visibile dalle oscillazioni del tetto di paglia sopra di lui. Alcuni cavalli in sosta vicino nitrirono inquieti e scalpitarono. Tutti i presenti lo avevano notato, e se ne chiedevano inquieti la ragione.

Alcuni viandanti provenienti dalla direzione di Brandkeran riferirono che in quei giorni c'era uno sciame sismico che non aveva creato grossi danni fino a quel momento, ma che tutta la città era in allarme, e per loro era un sollievo lasciarsela alle spalle.

Cedric mandò giù il suo pasto con disappunto: tra tutti i giorni di tutti i mesi di tutti gli anni in cui poteva venire un terremoto, il Dio del Fato doveva proprio scegliere quello in cui lui stava arrivando?

 

Nel tardo pomeriggio Cedric entrò nel paese, dopo avere superato alcune tende poste alla periferia.

In centro c'era molta gente raccolta negli spazi più aperti, e vari uomini in divisa che transennavano con cavalletti e corde alcune porzioni di vie.

Due militi e uno scrivano seguivano una vecchia donna magrissima vestita con cura, che si coprì per alcuni momenti gli occhi con entrambe le mani.

Una veggente! Cedric decise di tenersi lontano da lei, affinchè non potesse percepire gli incantesimi dei quali era intrisa la sua veste nera.

La veggente dettò qualcosa allo scrivano, che compilò un biglietto e lo appese alla porta di una casa; poi il gruppo passò alla successiva.

Dietro di loro, diverse case avevano già ricevuto questo bollino, e gli abitanti erano rientrati.

 

Cedric proseguì fin a una locanda dal nome promettente, 'La Torre di Brandis'.

La locandiera, una donna corpulenta di mezz'età, appese accanto al bollino un foglio più grande con sopra scritto e riquadrato in rosso 'edificio certificato sicuro- aperto'.

Vedendolo leggere il foglio, la locandiera si rivolse a lui spiegando che una delle veggenti della municipalità aveva garantito che quell'edificio non avrebbe subito seri danni nel prossimo futuro; se aveva bisogno di un alloggio, gli conveniva sceglierlo lì finché aveva ancora posti disponibili.

Cedric acconsentì, consegnando alla donna la sua borsa da viaggio. Si trattenne all'esterno per osservare da lontano le attività dei militi, che stavano contornando con corde un piccolo spazio lungo il muro di una casa poco più in là.

 

Più tardi, nella cameretta, Cedric fece del suo meglio per lavarsi con un catino d'acqua: non ci furono problemi a togliersi le scarpe e i pantaloni e ad alzare la tunica nera; però la parte superiore dell'indumento restava tenacemente abbarbicata al suo dorso e alle spalle; ogni tentativo ulteriore di toglierla portava a brevi scariche, presagio della punizione che il diabolico indumento, che ormai lo possedeva, gli avrebbe inflitto se avesse osato insistere.

 

Nel cuore della notte, il suo sonno venne interrotto da un'oscillazione, accompagnata da sordi scricchiolii dell'edificio attorno a sé e da un rumore basso, simile a un lento boato, del quale non riuscì a individuare la provenienza. Subito voci allarmate e strilli si levarono dalle camere vicine e dall'esterno. Alcuni botti secchi dall'esterno lo fecero sussultare, evocando la caduta di tegole o calcinacci.

Finita la scossa, si sporse a guardare dalla finestra aperta: la maggior parte delle lanterne domestiche erano state spente o allontanate, mentre potenti fari collocati negli spazi aperti proiettavano i loro fasci cercando di sconfiggere il buio delle vie. Dalle case di fronte, più persone si affacciarono, guardandosi attorno incerti.

Una guardia gridò di non sporgersi dalle finestre, apostrofandoli da stolti: volevano cadere giù? Volevano essere colpiti da altre tegole? Quella non era la prima scossa, e non sarebbe stata l'ultima.

Cedric si ridistese a letto inquieto, ripetendosi che se il locale era stato certificato, l'interno era il luogo più sicuro dove potesse stare.

Anche se nel resto della notte si manifestarono solo scosse modeste, non riuscì più a dormire molto.

Si addormentò come un sasso solo poco prima dell'alba, ma presto la luce del giorno ebbe la meglio e lo rivendicò a sè.

 

Scese a mangiare di buon'ora, e chiese, con voce impastata dalla stanchezza, qualche indicazione sulla torre di Brandis. La banconiera assonnata gli spiegò che c'era un sentiero molto ben segnalato in direzione sud, e che la sommità della torre svettava dai boschi a un'ora di cammino.

 

Quando Cedric arrivò alla torre, il luogo non era affatto deserto come aveva sperato: c'erano alcuni pellegrini e un pittore con un cavalletto che dipingeva un paesaggio del rudere, immaginato nell'antico splendore dei suoi giorni passati. Diverse transenne e cartelli, scritti e disegnati, scoraggiavano dall'avvicinarsi troppo alle rovine per il rischio di crolli.

Tra i presenti, uno stava parlando ad alta voce rivolto agli altri: sembrava una guida turistica, o forse un pellegrino dotto.

Dalle sue parole, Cedric apprese che anche il condottiero Brandis, fedele compagno del mitico sovrano Escanor, era come lui di origine terrestre; da quel maniero aveva governato garantendo la sicurezza di un vasto territorio, prima funestato da guerre e scorrerie.

All'epoca, quel luogo venne scelto perchè la vista dal torrione permetteva di dominare le principali vie d'accesso.

Finite le guerre, il centro abitato di Brandkeran si sviluppò a una certa distanza, a cavallo di un nodo di strade.

Secoli dopo il castello, ripetutamente danneggiato dai terremoti e reso inutile dalla fine delle guerre, era caduto in disuso; per qualche tempo le rovine erano state usate illegalmente come cava di materiale da costruzione.

A distanza di secoli, l'unico edificio più o meno integro era il torrione, caparbiamente svettante dalla boscaglia; la sua sagoma stilizzata appariva ancora nel simbolo della città di Brandkeran.

 

Cedric ascoltò il pistolotto storico fingendo interesse, come si conviene a un turista, poi girò attorno alle rovine per cercare di individuare l'accesso al sotterraneo, mentre alcuni dei gruppi se ne andavano, solo per essere sostituiti da altri, e il discorso della guida si ripetè più volte.

 

Fu una giornata lunga e noiosa, ma almeno passò senza ulteriori scosse di terremoto.

Molto prima del calar del sole, tutti gli altri rientrarono in città; la guida invitò Cedric a fare lo stesso, ma lui lo tranquillizzò dicendo che li avrebbe seguiti a minuti.

 

Appena rimasto solo, Cedric oltrepassò le transenne e si avventurò nel sotterraneo, aiutandosi con la luce verdastra emessa dalla fibbia della cintura.

Cercò sui muri l'incisione con il nome di Phobos; dovette spostare parecchie pietre, il cui colore diverso suggeriva che fossero crollate di recente, e alla fine la sua costanza fu premiata quando individuò la scritta. Finì faticosamente di liberare il passaggio, poi pensò le parole magiche.

In breve tempo l'ambiente intorno a lui si trasformò, diventando simile a una candida grotta di calcare illuminata da concrezioni dalla luminosità azzurrina.

Proseguendo in profondità, Cedric trovò una cripta con una tavola di pietra simile a un altare, e sopra questa vi erano alcuni oggetti.

Tra questi, c'è un'ampolla di cristallo contenente alcune gocce di liquido limpido, certamente il reperto che lo spirito di Phobos voleva.

Tra gli altri oggetti, c'è una cornice con un ritratto finemente eseguito di una bella donna dalla pelle rosata e dei voluminosi capelli corvini, sulle cui spalle egli riconobbe inequivocabilmente delle inquietanti alette da Guardiana di Kandrakar.

Tra tutti, il reperto che sorprese di più Cedric era una copia del Cuore di Kandrakar.

Lo sollevò e lo osservò a lungo: non ebbe dubbi, la fattura era uguale all'originale, ma non vide alcuna luce dentro di esso. Era una volgare imitazione, o una copia realizzata con la magia?

Per un attimo Cedric pensò di tenerselo, ma un breve accenno di bruciore alle spalle lo fece desistere.

Osservò brevemente le altre reliquie: uno specchio finemente lavorato, un quaderno sigillato da un lucchetto e un cofanetto lasciato aperto, contenente una splendida collana e una coroncina con un'opale ovale, vagamente simile alla Corona di Luce delle regine di Meridian.

Cedric decise di passare la notte all'interno della cripta, piuttosto che rischiare di attraversare le rovine e il bosco nell'oscurità della notte.

Rimpianse di avere lasciato il suo bagaglio alla locanda, ma gli era sembrato l'unico modo per essere certo che la locandiera gli avrebbe tenuto la camera. Non pensava che avrebbe dovuto passare la notte fuori.

Maledetti pellegrini, non avevano mollato il loro programma turistico neanche durante un terremoto!

Si distese su una panca di pietra sporgente dalla parete, avvolgendosi nel mantello nero.

 

Il sonno fu stentato, interrotto da risvegli frequenti e popolato da sogni inquietanti.

In uno gli apparve la donna dai capelli corvini e dalle alette iridescenti che lo guardava imperiosa. Gli disse che ora lei era morta, ma che era stata rinchiusa in una tomba quand'era ancora viva.

D'improvviso la donna prese Cedric per le spalle e cominciò a scrollarlo, ripetendo ossessivamente: 'Mi capisci? Sepolta viva in una tomba!'.

Cedric si svegliò di soprassalto: tutto attorno a lui la cripta oscillava, e le pareti luminose risuonavano cupe come un sacco di sassi scrollato. Lo specchio cadde dal tavolo, frantumandosi sul pavimento di calcare candido.

Dopo qualche lunghissimo istante la scossa finì.

Cedric fece per precipitarsi verso l'uscita, ma un breve morso della veste gli ricordò la sua missione. Obbediente, prese con sé' l'ampolla, affidandola alle inesauribili tasche dimensionali della sua veste nera.

Si incamminò quindi con prudenza verso l'uscita. L'aria era polverosa, e vide detriti minuti e alcune pietre grigie e muscose sul pavimento candido che gli fecero temere il peggio.

Per fortuna, raggiungere l'esterno non fu difficile come aveva temuto. Un po' di polvere nell'aria gli rendeva chiaro che qualcosa era crollato, ma non avrebbe saputo dire cosa.

Uscì dal rudere destreggiandosi sulle pietre e sulle transenne.

Tanta paura per nulla, si disse mentre si strofinava le mani per spolverarle.

Dopo pochi passi, un lento boato sembrò provenire da ogni luogo, mentre le fronde degli alberi presero ad agitarsi e oscillare. La scossa raggiunse rapidamente il massimo, poi, quando pareva che cominciasse a smorzarsi, una successione di tonfi alle sue spalle lo fece voltare.

Quando la nube di polvere si fu diradata, Cedric vide che un tratto di muro del torrione si era sgretolato, seppellendo il passaggio che aveva percorso poco prima sotto una coltre di detriti.

Respirò a fondo, mentre gli diveniva evidente quanto fosse stato reale il pericolo che aveva sottovalutato.

Antico Brandis, un'altra briciola del tuo ricordo si è sgretolata per sempre, pensò Cedric tra sé incamminandosi verso Brandkeran, volgendo per sempre le spalle al torrione.

 

Era mattino presto, ma il bosco era pervaso da un silenzio innaturale.

Poco a poco, gli uccelli ricominciarono a cantare, dapprima con incerti cinguettii, poi pian piano ripresero coraggio, e il loro canto lo accompagnò fin alla città.

 

 

 

 

Note sul cap.6

 

Continuano i ricordi di Cedric del periodo intercorso tra la rinascita e la sua fuga dal libro.

Qualcuno avrà notato che, mentre nel capitolo precedente lo spirito si sforza di distinguere tra sé e il Phobos originale ormai morto, in questo capitolo lo sforzo cessa, e lo spirito descrive i suoi ricordi come se fosse il personaggio originale.

Qualcuno si stupirà della relazione tra Phobos e Nerissa da me accennata: nel fumetto non se ne parla mai, e nel cartone animato sono apertamente nemici.

Ho scritto qualcosa di questa relazione in La Luce al tramonto, ricordata sia dal punto di vista di Phobos che di Yan Lin. Questo non perchè mi sia divertito a 'shippare' i personaggi, ma perchè una loro antica relazione aveva implicazioni tali, dal punto di vista della concentrazione di poteri politici e magici, da essere contrastata sia dalla regina Adariel che da Kandrakar; questo ha contribuito a spiegare perchè due personaggi che in origine dovevano essere positivi hanno accumulato risentimenti che li hanno messi in rotta con i rispettivi ambienti, trasformandoli infine nei 'villain'.

 

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H. : parte 6

 

La cronologia della seconda serie del fumetto W.I.T.C.H. inizia qualche tempo dopo la caduta di Phobos. Quanto tempo dopo? Quanto basta per addolcire l'inverno e farlo sfumare verso la primavera, come si evince dai vestiti da mezza stagione e dagli alberi fronduti che vediamo disegnati nel n.13.

Diciamo che la malinconia e l'isolamento di Cornelia si siano sviluppati per più di un mese dopo il distacco da Caleb, trasformato da Phobos in un fiore, e quindi ciò ci porta a fine febbraio o inizio marzo 2001.

I numeri 13-14-15 sono dedicati alla così detta 'minisaga del cangiante', in cui, anche a causa di manipolazioni ostili effettuate dalla custode delle stille Luba, Cornelia concentra brevemente in sé l'energia magica di tutte e cinque le guardiane e la usa per ridare fattezze umane a Caleb.

Purtroppo questo avvenimento spezza i sigilli con cui era stata imprigionata la guardiana rinnegata Nerissa, rinchiusa viva in un sarcofago molti anni prima.

Il primo attacco alle W.I.T.C.H. da parte degli emissari di Nerissa avviene durante le vacanze estive al mare, nel n.16.

Il successivo riferimento temporale preciso si trova nel n.20, nuovamente ambientato durante una festa di Halloween allo Sheffield Institute, quindi il 31 ottobre 2001.

Nerissa viene definitivamente sconfitta e uccisa nel n.22; possiamo supporre che questi avvenimenti abbiano portato via un'ulteriore settimana a inizio novembre 2001, e poi la sua saga finisce per lasciare spazio e tempo ai numerosi avvenimenti della terza serie.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Le domande che aspettano ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera.

La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; queste erano un campione biologico indispensabile per il progetto dello spirito.

 

Capitolo 7

Le domande che aspettano

 

“Eccoci arrivate al negozio di Olsen!”. Taranee si guarda in giro, poi si rivolge a Irma e Hay Lin che le camminano dappresso. “Non vedo Will e Cornelia”.

“Mi avevano detto che ci avrebbero aspettate dentro”, le risponde Irma scrutando attraverso la vetrina, poi si perde a guardare due cuccioli dagli occhi languidi esposti in una gabbia. “Che carini... guardate che tesori! Sono Labrador?”.

Hay Lin alza lo sguardo al cielo, aggiustandosi sul capo gli occhialoni da sole che usa come fermacapelli, del tutto fuori luogo in questo grigio pomeriggio di tardo ottobre. “Entriamo, che sta già cominciando a gocciolare”.

 

“Ciao, Matt”, lo salutano a una voce mentre entrano nel negozio.

All’interno, lui le accoglie con un sorriso fuggevole, chino sul bancone e intento a strappare qualcosa con una pinzetta dal pelo di un gattino che non sembra affatto consenziente. “Ciao ragazze. Chi può darmi una mano a tener fermo il micino?”.

Will emerge dalla tenda che chiude, per modo di dire, l’ingresso al retrobottega. “Ci penso io, Matt. Ciao ragazze, entrate pure, vi raggiungo subito”.

“Ciao! Ciao! Ciao!”, ripete un pappagallo, appollaiato su un trespolo accanto all’ingresso. Sommessi guaiti dei cuccioli tenuti in vetrina accompagnano il passaggio delle tre verso il retro, mentre Will si appresta all'ardua impresa di bloccare il gattino contro il banco.

 

Nel retrobottega, Cornelia è già davanti al portale di Kandrakar, malamente fissato sulla parete sinistra sopra un bancone tra la gabbia di vetro di un’iguana in convalescenza e uno scatolone già aperto di cibo per cani. “Eccovi tutte”, le accoglie salutandole con un cenno aggraziato.

“Tutte?”, chiede Taranee guardandosi in giro. “Non manca Orube?”.

“Will ha preferito non chiamarla, per questa volta”, risponde la Guardiana della Terra. “E’ che vogliamo chiedere istruzioni a Kandrakar a proposito di Cedric”.

Taranee annuisce, giocherellando con la sua treccina dai riflessi violetti. “Ha fatto bene. Già altre volte ci siamo trovate impacciate a parlare liberamente, per paura di urtare la sua sensibilità”.

“Avremmo potuto invitare anche il serpentone”, scherza Irma battendo sulla gabbietta dell’iguana. “Io ce lo vedrei bene in questo negozio”.

 

Un breve e sofferto “Ahi” di Will le fa voltare; un attimo dopo, la rossa Guardiana del Cuore entra nel retrobottega a passi lunghi, diretta al lavello tenendo sollevata la mano destra. “Non è niente… solo un graffietto”, le rassicura con un viso su cui si mescolano dolore e disappunto.

Mentre Will si lava il dorso della mano sotto l’acqua corrente, Cornelia le si avvicina. “Aspetta… sono pratica di queste cose”.

Mentre lei armeggia con cotone e disinfettante, Hay Lin chiede: “Will, ci hai detto che avevate anche delle domande personali per la nonna, vero?”.

“Esatto”, risponde la Guardiana del Cuore a denti stretti, “Volevamo che sentiste anche voi”.

“Tra un anno anche voi sarete diplomate e dovrete fare delle scelte”, aggiunge Cornelia ancora intenta a medicare la mano di Will.

“Non sono cose di cui abbiamo già parlato?”, chiede Hay Lin.

“Solo in modo molto inconcludente”, le risponde Cornelia riponendo la boccetta di disinfettante sulla mensola del lavello.

“Oggi ci aspettiamo risposte precise per poter prendere decisioni”, ribadisce Will, venendo verso il bancone mentre si tiene premuta una garzetta sul dorso della mano destra. Si ferma davanti al portale, assume una posa ieratica e inizia: “Guardiane, pensate...”.

“Un attimo”, la interrompe Taranee, “Prima, anticipaci meglio gli argomenti, tanto per non farci fare la figura di quelle che cadono dalle nuvole”.

“Cadere dalle nuvole a Kandrakar...”, ripete tra sé Irma, facendo presagire una nuova facezia delle sue.

Cornelia la interrompe: “Ragazze, le questioni sono sul fatto che un futuro da Guardiane sia compatibile con i progetti di una vita più o meno normale. Al momento attuale, Will è l’unica ad avere un ragazzo che conosca e accetti il suo impegno con Kandrakar. Peter, invece, non sa niente di ciò, ma solo che spesso scompaio improvvisamente con delle scuse puerili”.

“Mio fratello sa che siamo assieme”, la rassicura Taranee, “A volte ha provato a buttarmi lì qualche domanda, sapete con quel tono casuale...”.

“E cos'hai risposto?”, le chiede corrucciata la futura cognata.

“Sono stata cucitissima. però devo ammettere di non essere una brava mentitrice”. Si stringe nelle spalle, come per scusarsi.

“Chissà cosa si immagina”, rimugina tra sé Cornelia, meditabonda.

“Forse qualche rituale spiritico”, azzarda Irma, “Il che non sarebbe troppo lontano dalla realtà”, termina con un’occhiata allusiva al portale ancora inattivo.

Taranee segue lo sguardo verso il manufatto. “Quando avrò un marito o un compagno, non intendo tenergli segreti. Gli dirò tutto. E se all’Oracolo questo non piace, che trovi lui un’idea migliore o che mi mandi via!”.

Irma obietta: “Sarà meglio dirglielo un bel po’ prima di sposarsi, o rischi che la prima notte di nozze diventi anche l’ultima”.

“Il problema sarà essere prese sul serio”, fa presente Hay Lin giocando nervosamente con gli occhialoni sul capo. “Come fai a spiegargli della congrega, dei mondi paralleli...”.

“Essere credute non sarà un grosso problema”, fa presente Taranee, “Basterà dare una qualche dimostrazione dei nostri poteri”.

“Ma dovrà essere una cosa innocua” , obietta la Guardiana dell'Aria, “Qualcosa che lo possa incuriosire senza spaventarlo… chiunque egli sia”.

“Naturalmente”, conviene Taranee, poi si chiude pensierosa: trovare una dimostrazione del potere del fuoco che non sia spaventosa non è un problema di facile soluzione.

Cornelia prende a giocherellare con una vaschetta di sabbia sul bancone. “Qualcosa che non lo spaventi...”, rimugina tra sé mentre dai granelli si sviluppano lentamente minuscoli fiorellini blu.

D’improvviso sussulta e ritira la sua mano dalla vaschetta con un moto di ribrezzo, accenna un’imprecazione sottovoce, poi si dirige in fretta verso il lavello tenendo la mano a penzoloni come se fosse scottata.

“Che le è preso?”, si chiede Irma, “Ho detto qualcosa di male?”.

“Stavolta niente, tranquilla”, la assolve Will con un misterioso sorriso storto.

Taranee intuisce il senso sottinteso: si chiedeva da un po’ quanto ci avrebbe messo Cornelia ad accorgersi che la sabbietta con la quale stava giocherellando era già usata.

Will si volge verso Hay Lin: “Non so se sono indiscreta, ma… puoi dirci come tua nonna ha risolto questo problema, a suo tempo?”.

La Guardiana dell’Aria assume un’espressione di evidente imbarazzo. “Non lo so” risponde distogliendo lo sguardo, “Magari glielo chiederemo...”.

Taranee percepisce la vera risposta: Yan Lin non si è mai sposata, e ha avuto il padre di Hay Lin come figlio naturale a più di quarant’anni di età. La loro amica non si è sentita di raccontare una cosa così privata senza il permesso della sua adorata e quasi onnisciente antenata.

E comunque, questo le sembra suggerire che il destino abituale di colei che resta guardiana a vita sia quello di zitella.

 

Cornelia torna dal lavello con lo sguardo cupo e le mani ancora un po’ gocciolanti. “E se iniziassimo il contatto? Cosa stiamo aspettando?”.

“Aspetta”, le richiama Taranee “Ci sono altri argomenti? Prima avevate accennato a una decisione che dovevate prendere subito...”.

“Sì”, risponde Will, “L’aspetto amoroso è solo uno degli scogli. L’altro è il lavoro. La maggior parte dei lavori non ci lascerebbe la libertà di sparire da un momento all’altro se Kandrakar ci convocasse con urgenza”.

“Vero. E quindi?”.

“Quindi, io devo decidere se scegliere una laurea che mi porti a un lavoro impegnativo, facendo passare l’impegno di Kandrakar in secondo piano, o seguire un’altra strada. Vi dico subito che, per quanto sta a me, io vorrei restare Guardiana del Cuore a vita; se sarà così, mi si prospetta la scelta di lavori che mi lascino le mani molto libere”.

“La casalinga mantenuta?”, azzarda Irma. “Non è male, la mia vice-mamma è felice della sua vita”.

Will accenna a una smorfia poco convinta. “Matt mi ha già detto che è disposto a mantenermi”, risponde, “Ma per me non sarebbe soddisfacente”. Dopo un'occhiata verso la tenda che le separa dal negozio, abbassa la voce e continua: “Un po’ perché le prospettive lavorative di Matt non fanno, ecco, presagire grandi disponibilità. Un po’ perché fare la casalinga con bambini può risultare ancora molto vincolante. Un po’ perché, se le chiamate di Kandrakar si facessero aspettare, questa vita potrebbe diventare molto frustrante”.

Irma annuisce comprensiva. “E quindi, a che soluzione stai pensando?”.

“Alcuni lavori che lasciano le mani molto libere sono la scrittrice di romanzi o la giornalista freelance, per esempio”.

“Prima dovresti provare a scrivere qualcosa e vedere se piace”, interviene Taranee, “Pochi riescono a veder pubblicato qualche loro lavoro, e meno ancora hanno abbastanza successo da riuscire a mantenersi in questo modo”.

“Me ne rendo conto”, ammette Will, “E da qui viene la mia richiesta per Kandrakar: loro hanno finanziato l’attività di libraio di Cedric e la permanenza di Orube a Heatherfield; non sarebbe giusto, a maggior ragione, che aiutassero una guardiana disponibile quasi ventiquattr’ore su ventiquattro, se questa dovesse avere difficoltà finanziarie?”.

“A me suona plausibile”, ammette Taranee, “E se loro non accettassero?”.

“Beh, allora cercherò qualche altra soluzione. Ma devo saperlo prima di scegliere il corso di laurea”.

 

Irma si rivolge a Cornelia. “E tu, Corny bella? Con tuo papà banchiere, non ti ci vedo a battere cassa a Kandrakar. Cosa vuoi chiedere al pelato, un restyling del tuo costume da Guardiana?”.

“No, la grazia di sentirti dire meno sciocchezze!”, risponde irritata la Guardiana della Terra, e si trincera dietro le braccia conserte.

“Sul serio, Cornelia”, interviene Taranee. “Irmate a parte, quali saranno le tue domande?”.

Lei fa aspettare un attimo la risposta, come per smaltire l'irritazione, poi si scosta una ciocca di lunghi capelli biondi dal viso. “Io vorrei chiedere qualche chiarimento sulla mia discrezionalità nell’usare i poteri della Terra”.

“Non me l’aspettavo”, si stupisce la Guardiana del Fuoco, “E questo ha a che fare con le tue decisioni sulla scelta del corso di laurea?”.

“Sì e no. E’ un discorso difficile, che parte da lontano. Non so se cominciare ad affrontarlo oggi, è troppo complesso per mescolarlo con gli altri. Nel frattempo, mi interessa sentire che risposte riceverà Will”.

Taranee esita un attimo. Prova anche a captare i pensieri dell’altra, senza ottenere alcun chiarimento. “Non sono sicura di aver capito il legame tra le due cose”.

“Beh, cercherò di dare un’idea del mio dilemma. Innanzitutto, mio padre continua a tontonarmi perché io mi iscriva alla facoltà di economia. Così poi avrei la strada spianata per fare carriera in banca, con il suo appoggio”.

“Soldi a bizzeffe, quindi”.

“Sì. Ma il problema è che a me della banca non importa proprio niente, e i soldi sono una cosa che posso dare per scontata anche senza. Però non voglio ferire mio padre”.

“Oh, sentitela”, interrompe Irma, “I soldi sono scontati, per lei! E se suo padre, anziché un banchiere, fosse un netturbino? Pensa che orgoglio per la Guardiana della Terra, avere un padre che la ramazza tutti i giorni!”.

Cornelia la ricambia con un'occhiata orribile, senza sapere cosa risponderle.

Mentre Will zittisce Irma con un pizzicotto discreto, Taranee cerca di recuperare il discorso: “Corny, cosa vorresti fare, se non fosse per questo?”.

La Guardiana della Terra sembra felice di poter svincolare dalla strettoia in cui si era cacciata.“Io vorrei studiare materie naturalistiche. Biologia oppure geologia”.

“Geologia?” interviene ancora Irma, “Brava, così finisci a disegnare fumetti e risolvi tutti i problemi del mondo!”.

Dopo un’occhiata gelida, Cornelia decide di ignorare questa ennesima interruzione, e continua compunta: “Quando l’ho detto a mio padre, lui mi ha fatto presente che l’economia è correlata anche con l’ecologia, perché dà una solida base per comprendere le conseguenze di un’azione su tutto un sistema”.

“Mi sembra sensato”, conviene Hay Lin.

Cornelia aggiunge: “Inoltre, mi ha detto che potrei fare molto di più per la natura se raggiungessi una posizione di potere economico, piuttosto che se andassi ad accamparmi in un bosco con un cartello ecologista”.

“Suona plausibile”, concede Taranee, “Ma sembra anche uno zuccherino per spingerti a entrare in un sistema di potere, e per riuscirci dovrai comunque cambiare le tue priorità. Certo, se sceglierai questa strada, scordati di poter correre dietro alle chiamate di Kandrakar. Non so cosa sia più importante per te...”.

“La mia priorità sarebbe di usare il potere della Terra per difenderla dalle devastazioni, senza rischiare che mi venga tolto!”.

Segue un momento di silenzio molto imbarazzato, e tutte loro guardano con la coda dell’occhio verso il portale, che resta spento e inerte. Taranee comincia a temere che la sua cognatina potrà dare grossi grattacapi a Kandrakar, prima o poi.

“E’ una cosa della quale parlare con molta calma”, ammette Cornelia sottovoce.

 

Will annuisce, poi fa un gesto di invito verso il portale. “Venite, iniziamo! Guardiane, pensate a Kandrakar”.

Quando tutte loro sono in posizione e concentrate, la superficie specchiante si scioglie in onde concentriche, poi l’immagine si fa nitida.

Inaspettatamente, il viso che si presenta davanti a loro non è quello usuale dell’Oracolo o di Yan Lin. Il volto severo da guerriero, caratterizzato da tre cicatrici parallele dal sopracciglio alle palpebre, simili al graffio di una tigre, è quello del saggio Endarno.

“Salute a voi, Guardiane. Era parecchio tempo che non ci vedevamo”.

L’iguana dopo un attimo di smarrimento cerca di fuggire, come al rallentatore, verso l’angolo opposto della sua gabbia.

Dopo una breve pausa sorpresa, Will ricambia: “Salute a Voi, Saggio Endarno. Siete guarito completamente dopo il vostro ferimento?”.

Il saluto viene accompagnato da un latrato di cane proveniente dal negozio.

“Abbastanza da riprendere il mio ruolo nella Congrega”. Tace un attimo, mettendo a fuoco ciò che vede e sente attraverso il portale. “Ma cosa sono questi versi di animali?”.

“Abbiamo dovuto spostare il portale per via di Cedric”, si discolpa Will. “E’ stato un ordine della saggia Yan Lin”. Un coro di latrati fa eco alle sue parole.

Endarno, con loro sorpresa, si sporge a guardare dal portale fin dentro il retrobottega. “Ma… Che luogo è questo? Una finestra aperta al livello del terreno, la porta chiusa da una tenda, schiamazzi di animali…”.

 

“Tobi, Fido, buonibuonibuoni...”, Matt esce dal bancone del negozio per cercare di tranquillizzare i due grossi cuccioli di labrador tenuti in conto vendita, ma a quel punto anche il pappagallo sul trespolo incomincia a gracchiare: “Sventura! Sventura!”. Una scimmietta comincia a strillare, girando nella sua gabbia come se stesse cercando di sfuggire a un fuoco. Gli uccellini, zittiti, osservano preoccupati la cagnara tutt’attorno.

“Accidenti, è anche peggio dell’altra volta! Ci manca solo che comincino a urlare anche i pesci rossi! Spero che non venga giù il nonno...”.

Scostando la tenda, Matt Olsen passa nel retrobottega. Fa in tempo a vedere un ultimo alone argenteo al centro della cornice, e poi le ragazze che muovono sguardi costernati tra lui e il portale ormai disattivo.

“Will, ragazze, mi dispiace, ma vi rendete conto da sole...”.

Will annuisce imbarazzata. “Non va. Proprio non va...”, deve ammettere. “Scusaci, Matt. Vengo a darti una mano a calmare gli animali”.

 

“E’ chiaro che serve un’altra collocazione”, sentenzia Cornelia osservando il portale inerte, “Ma dove?”.

“Ti dimentichi di Orube?” chiede Irma. “Il serpentone l’ha piantata già da un paio di settimane e ha fatto la sua tana nel negozio di libri, quindi non passa più a casa di lei”.

“Già”, conviene Hay Lin pensierosa. “Lei aveva risolto sia il problema del lavoro che quello del compagno a conoscenza del segreto di Kandrakar, ma ora ha rimesso in discussione tutto...”.

“Ma come dici?”, insorge Cornelia, “E’ stato Cedric a piantarla, dopo tutto quello che Orube aveva fatto per lui!”.

“Sai che perdita”, rincalza Irma. “Un viscido ex serpentone traditore e infido! Dovrebbe essere felice di essersene liberata, invece di portare il lutto!”.

“Sì, ma lei lo aveva idealizzato per anni!”, insiste la Guardiana della Terra. “Pensa quanto ci ha sofferto quando nella realtà...”.

“Hay Lin”, interrompe Taranee, “Perché ti sei espressa in quel modo? Non ci aveva detto che era stato Cedric a lasciarla, infastidito dalle sue domande?”.

Hay Lin esita a rispondere, stringendosi nelle spalle: “Ecco... scusate se non ho voluto dirlo prima per non creare malumori, ma… sapete come sono certe mie sensazioni? Ecco, mentre Orube ci raccontava questo, io ho avuto la fortissima impressione... che non fosse la verità”.

“Capisco”. Taranee annuisce, rimpiangendo di non avere letto il pensiero della Guerriera di Basiliade in quell’occasione. Di solito si astiene dal farlo per rispetto, anche perché chi conosce il suo potere si può rendere conto quando lei lo sta usando. Però, dopo tutte le difficoltà che Orube ha procurato loro a causa di Cedric, l’idea che possa avere anche mentito sulla rottura le risulta molto irritante.

Tornando nel retrobottega dal negozio, Will ha sentito le ultime battute. “Ragazze, anch’io ho dei dubbi su quello che lei ci ha raccontato. L’altro giorno, quando sono andata a portare quel pacco a Cedric, a lui è sfuggito qualcosa come ‘suppongo che lei non cambierà idea’. E sembrava affranto, per quanto poco si possa capire da lui”. Si spolvera una manica della felpa, ora vistosamente impelacchiata dai piccoli Labrador. “Insomma, non erano le parole che ci si aspetta da chi ha preso l’iniziativa di rompere un rapporto”.

“Però la verità non è quello che ci si aspetta di sentir uscire dalla sua bocca”, obietta Irma. “Chi ti dice che non stia cercando di rigirare la cosa per nascondere qualcosa di più importante?”.

Will annuisce pensierosa. “Dovrò parlare con Orube, magari domani”.

“Vuoi che venga anch’io?”, le propone Taranee, salvo pentirsi subito dell’offerta. Oltre alla telepatia, c’è il rischio che l’irritazione che lei sta provando verso la Guerriera di Basiliade possa trasparire in qualche modo e peggiorare le cose.

“No, grazie, Tara. Potrebbe essere sulla difensiva. Cercherò le parole giuste per chiederglielo, senza forzare”.

“Le parole giuste sono le più dirette”, la incalza Irma. “E soprattutto, non dimenticarti di chiederle se possiamo trasferire il portale a casa sua!”

“Anzi, a casa della professoressa Rudolph”, puntualizza Taranee.

 

 

 

 

 

Note sul cap.7

 

Questo capitolo riporta l'attenzione sulle W.I.T.C.H.

Dal punto di vista della trama di Ritorni, la sua importanza è limitata all'ultima parte in cui si parla di Orube e ci si propone di spostare il portale a Villa Rudolph.

Però mi è sembrato giusto dare loro la parola per accennare ai problemi di impostazione della loro vita che, sul medio e lungo temine, hanno un'importanza enorme per la continuazione della saga. Finchè erano alle superiori, Will e Cornelia sono andare avanti per inerzia, ma finite queste devono decidere come impostare il loro futuro a lungo termine.

 

L'idea che Will possa diventare una scrittrice è mutuata dal fumetto W.I.T.C.H. n.50, che mostrava un what if proiettato nel loro futuro otto-dieci anni dopo. Una cosa che colpisce è che in quel fascicolo il gruppo si è gioiosamente sciolto: sono rimaste amiche, ma hanno lasciato il servizio come Guardiane.

Ciò fa sembrare che questo loro impegno sia stato inteso come un gioco da ragazzine, poi abbandonato per fare le cose serie della vita. Vedo ciò come un pesante autodiscredito da parte degli sceneggiatori del fumetto.

Ovviamente è pienamente possibile che il gruppo possa disfarsi per le diverse scelte delle ragazze di fronte all'impossibilità di conciliarlo con una vita normale; però questa scelta non sarebbe né pacifica né unanime.

L'accenno al ferimento e all'assenza prolungata di Endarno si riferisce a quanto accaduto in uno degli ultimi capitoli di Profezie.

L'associazione tra 'geologo' e 'fumettista' è invece un velato riferimento a Leo Ortolani, autore del fumetto Rat-man. So che è del tutto improbabile che fosse noto a Irma nel 2005, ma per me il riferimento ci stava lo stesso.

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H.: parte 6

 

La terza serie di W.I.T.C.H. inizia con il n. 24: dopo la sconfitta di Nerissa, Caleb lascia Cornelia per tornare a Meridian. Anche la professoressa Rudolph lascia Heatherfield per ritornare definitivamente in quella città, lasciando la sua casa a disposizione delle W.I.T.C.H. Ciò si può collocare nella prima metà di Novembre 2001.

Qui inizia anche la prima breve ribellione della goccia di Will, la sosia che viene materializzata e smaterializzata per coprire le sue assenze.

I numeri dal 24 al 26 sono incentrati sul ritorno del padre di Will, che ricatta la moglie Susan minacciando di chiedere l'affidamento di Will. Questa storia può durare una settimana o due.

Nel n.27, ambientabile nella seconda metà di novembre, appare per la prima volta Orube, mentre vengono gettate le basi per il loro incarico nel mondo di Arkantha.

Inoltre l'agente segreto Sylla, dell'Interpol, comincia ad indagare su di loro.

Nel n.28 Cornelia, Hay Lin e Taranee vanno con la scuola in trasferta a Port Nelson, al Redstone College; lì è estate, quindi questo luogo deve trovarsi in Australia o Nuova Zelanda. Con loro c'è anche l'agente Sylla, con la copertura di docente supplente.

Will e Irma sono rimaste a Heatherfield.

Nonostante la divisione, tutte loro sono convocate a Kandrakar dove conoscono Orube, inizialmente ostile; tutte assieme devono andare nel mondo di Arkantha per una missione, ma il primo tentativo fallisce.

Nel n.28, collocabile a inizio dicembre, Orube si trasferisce per la prima volta a Heatherfield a villa Rudolph; qui vengono raccontati alcuni episodi del suo passato.

Nel n.32 la storia dei servizi segreti arriva al culmine; questi tentano di rapire Will per sottoporla a test su ESP, ma riescono a prendere solo la sua goccia; la storia si conclude con l'intervento dell'Oracolo che provoca un'amnesia a tutti gli agenti coinvolti.

Nel n.33, all'ennesimo tentativo, si conclude con successo la missione ad Arkantha.

Nei numeri dal 34 al 36 esplode la ribellione delle gocce astrali, che fuggono in gruppo nella città di Midgale dove, dopo qualche disavventura alcune vengono riprese da Orube; le altre tornano a Heatherfield dove vengono catturate; infine, non riuscendo più le Guardiane a smaterializzarle, tutte loro vengono portate a Kandrakar, e qui liberate con la promessa di una nuova identità e un possibile richiamo futuro.

Questa ribellione ha inizio durante la Fiera d'inverno a Heatherfield, quindi al più tardi può essere a metà marzo 2002, per lasciare il tempo necessario ai numerosi avvenimenti precedenti.

Attribuendo a questo episodio una durata di quattro o cinque giorni, ne concludiamo che la terza serie finisce nella seconda metà di marzo 2002.

Questo è l'ultimo riferimento temporale affidabile presente nel fumetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Al di là dello specchio ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric. Le W.I.T.C.H. cominciano anche a mettere in dubbio il racconto di Orube sulla rottura.

 

Capitolo 8

Al di là dello specchio

 

 

Nella grande Sala del Contatto, affrescata con tenui colori biancazzurri che richiamano la pretesa collocazione della fortezza di Kandrakar al centro dell’Universo, l’Oracolo osserva.

Gli ultimi atti della riunione delle Guardiane sono ancora visibili attraverso una scintillante e immateriale cornice anulare dai riflessi rosati.

Yan Lin, Tibor ed Endarno lo attorniano, attenti.

“Avete ragione, amici miei”, dice il capo della Congrega facendo svanire il portale con un gesto, “La situazione si è incancrenita. Troppo a lungo l’abbiamo lasciata andare avanti senza controllo, ora è arrivato il momento di darle una svolta”.

Endarno scandisce, grave: “Oracolo, sono molto turbato da quello che ho sentito su Orube. Lei è sempre stata una guerriera modello, ma questa vicenda ha fin troppe ombre. Mi permetto di riassumerle, anche per verificare se ho afferrato esattamente il vostro racconto di ciò che è successo qui durante la mia lunga permanenza nel cosmo curativo di Obluminose”.

“Certamente, Endarno. Ti ascoltiamo”.

“In primo luogo, già da anni Orube era innamorata di questo malfattore senza onore, Cedric di Meridian. Per quanto si sa, l’unica cosa buona che costui ha fatto in vita sua è stato morire salvandole la vita”.

“Lo vedesti con i tuoi occhi, amico Endarno. Comunque, non è cosa da poco, soprattutto dal punto di vista di lei”.

“Io cerco di vedere questi fatti da una prospettiva oggettiva, è il compito di noi saggi. Per anni questa ragazza ha tenuto il lutto e portato con sé come una reliquia il Libro degli Elementi. Questo fu da Voi giudicato ormai innocuo”.

L'Oracolo lo ricambia con uno sguardo impenetrabile. “Ho meditato a lungo, dopo averlo sottoposto a molti esami. Ti assicuro che lo spirito di Jonathan Ludmoore non vi dimorava più” .

“Non dubito della coscienziosità del Vostro verdetto, Oracolo”. Dopo una breve pausa, Endarno riprende: “Quattro mesi fa Orube chiese di recarsi sulla Terra, con il Libro degli Elementi ormai da Voi ritenuto inerte, e di riaprire quella libreria. Voi lo concedeste”.

“Ciò che hai detto finora non ha bisogno di correzioni”, conferma l’Oracolo lisciandosi una piega inesistente sull’ampia veste verdina.

“Nel giro di un mese, sulla Terra, è ricomparso Cedric, presumibilmente uscito dal libro. Nessuna spiegazione su come abbia fatto”. Endarno fa una breve pausa a effetto. “Ora, non trovate che questa coincidenza temporale possa suggerire un qualche nesso di causalità?”.

Il saggio supremo lo ricambia con uno sguardo penetrante. “Esplicita il tuo pensiero, amico mio”.

“Oracolo, saggi amici miei, sto per dire cose spiacevoli. Posso essere certo che non usciranno da questa cerchia, se non dovessero essere confermate?”. Il suo sguardo scandisce i presenti, insistendo anche su Yan Lin e Tibor.

“Io te lo posso assicurare”, promette lei.

“Anch’io, saggio Endarno”, conferma Tibor. “Parla pure liberamente”.

“Ora, io non voglio formulare accuse… ma non sarebbe così assurdo sospettare che Orube abbia lasciato Kandrakar per poter riportare in vita Cedric con l’aiuto di qualche magia che non avrebbe potuto utilizzare nella Fortezza senza essere scoperta. O peggio, che abbia fatto un patto con qualche entità per ottenere questo risultato”.

“La nostra Orube… ”, geme Yan Lin.

“L’allieva prediletta di Luba...”, fa eco Tibor scandalizzato.

“Continua il tuo elenco doloroso, ti ascoltiamo”, lo esorta l’Oracolo, mentre una vaga ruga di ansia si disegna sul suo viso solitamente impassibile.

“Voi… la Congrega ha accettato che questo Cedric vivesse con Orube, per non rovinare la sua ritrovata felicità. Si riteneva che lei lo avrebbe sorvegliato impedendogli di ricadere negli antichi mali. Inoltre Orube ha accettato l’incarico di farlo raccontare su come abbia fatto a risorgere e a uscire dal libro. Per tutta la Congrega, era chiaro fin dall’inizio che i morti non tornano in vita da soli”.

“Anche fin qui, è un riassunto ineccepibile”.

“Nonostante la promessa, Orube non ha mai fatto niente di risolutivo per ottenere una risposta a queste domande. Ogni volta che è stata sollecitata ha addotto scuse, come che lui era tanto sofferente, che gli faceva male ricordare… giusto?”.

“Ineccepibile”.

“Per far posto a Cedric, sia la libreria che la casa della professoressa Rudolph, dove alloggia Orube, sono state praticamente interdette alle nostre Guardiane, costringendo a spostare il portale e le loro riunioni in un luogo completamente inadatto, rendendo radi e difficoltosi i contatti”.

“Esatto. Fino a oggi, almeno”, conferma Yan Lin.

“Circa due settimane fa, Orube e Cedric hanno rotto i rapporti. Non abbiamo avuto nessun puntuale resoconto da Orube, solo il suo racconto tardivo alle Guardiane, dal quale risulta che lei è stata abbandonata da Cedric perché si era infastidito per le domande. Oggi però questa versione è stata messa in dubbio dalle Guardiane stesse”.

Il capo dei saggi di Kandrakar annuisce grave.

“Dunque, Oracolo, ora Vi chiedo di essere autorizzato a fare quello che sarebbe stato opportuno fare da molto tempo: in primo luogo arrestare Cedric, portarlo a Kandrakar e interrogarlo con i nostri metodi di lettura dei ricordi. In secondo luogo, di distruggere definitivamente il Libro degli Elementi. In terzo luogo, convocare Orube a Kandrakar a chiarire la sua posizione, usando metodi di lettura dei ricordi per poterci sincerare che non sia stata in qualche modo manipolata. Mi sembra superfluo aggiungere che la mia fiducia in lei è molto scossa, e spero che le sue risposte e le sue azioni possano permettere di ristabilirla”.

L’Oracolo chiude brevemente gli occhi e sospira.

Yan Lin prende la parola: “Saggio Endarno, le decisioni relativamente alla linea di condotta tenuta finora, in assenza dell’Oracolo, sono state prese sostanzialmente da me. Non dubito che ora si stiano mostrando inadeguate, però vorrei esporre alcuni aspetti prima di prendere delle decisioni traumatiche”.

“Ti ascolto, Saggia Yan Lin. Illuminami con le tue motivazioni”.

“La stessa Orube mi aveva proposto di distruggere il Libro degli Elementi una volta che Cedric era tornato da lei. Se non ho seguito questa linea di condotta è perché temo che nel libro possa essere ancora presente qualche prigioniero innocente. Contavo in un racconto da Cedric prima di decidere, ma questo non è arrivato. Resto dell’idea che sia meglio prendere tempo per raccogliere informazioni, ma cominciare a farlo attivamente. In altre parole, sorvegliare Cedric e il libro per notare qualunque fattore sospetto, prima di arrivare a una decisione su di loro. Il nostro saggio Tibor è un esperto in questo tipo di osservazioni”.

“Cara Yan Lin, Kandrakar può sempre contare sulla mia esperienza”, risponde Tibor ringalluzzito dall’alto dei suoi centotrent’anni.

La Saggia riprende, confortata da questo sostegno: “Per quanto riguarda Orube, prima di fare una convocazione che potrebbe essere percepita come un processo, io consiglio di aspettare ancora un po'. Nei prossimi giorni Will le parlerà, e il portale sarà portato a villa Rudolph. Spero che, con la ripresa di contatti più regolari, sarà lei stessa a riferire spontaneamente”.

L’Oracolo medita brevemente, poi decide: “Inizieremo con una linea prudente. Tibor, ti incarico di tenere sotto continua sorveglianza sia Cedric che il libro, per notare qualunque ulteriore anomalia”.

“Sarà fatto, Oracolo”.

Endarno si schiarisce la gola, poi dice: “Amici miei, ripensando ad avvenimenti passati, non vorrei che Tibor fosse sopraffatto dalla vastità e dalla solitudine di questo compito ingrato, e il suo spirito vagasse in meditazione in altri universi in qualche inaspettato momento chiave… Io propongo che il malfattore Cedric e l’ambiguo Libro degli Elementi vengano sorvegliati anche con metodi che permettano di rilevare avvenimenti invisibili alla vista e all’udito, e segnalarli indipendentemente dall’attenzione del nostro osservatore”.

Yan Lin osserva discretamente la reazione composta del saggio Tibor alla mal celata sfiducia insita nelle parole di Endarno.

L’Oracolo decide: “Le osservazioni continue e attente di Tibor ci saranno preziose. Però dovremo utilizzare anche metodi per rivelare anomalie che sfuggano a un occhio umano. Tra poco convocheremo qui la Guardiana del Cuore per darle precise istruzioni”.

 

 

Quella sera, a tarda ora, Will rincasa stanca e preoccupata dopo la sua uscita a cena con Matt.

Questi catastrofici tentativi di riunione nel retrobottega del negozio di Olsen hanno creato anche qualche incomprensione tra lui e il suo vecchio nonno, che dal piano di sopra ha più volte percepito la correlazione tra questo strano giro di ragazze e l’agitazione degli animali del suo negozio. Senza contare che al vecchietto non è sfuggita la coincidenza tra l’inizio di questi avvenimenti e l’inopportuna presenza di quello che per lui è un orribile specchio dall’aspetto satanico, sommariamente appeso al muro del suo retrobottega.

Quell’affare va spostato al più presto, ammette Will, anche a costo di restituirlo a Kandrakar, o il suo rapporto con Matt rischierà di incrinarsi.

 

Entrata a casa propria, Will cerca di passare inosservata davanti alla camera dove sua madre Susan vive la sua nuova vita coniugale con il prof… con Dean.

“Ciao Tesoro”, mugola la voce assonnata di sua madre da dentro.

“Ciao ma’”, risponde lei diretta alla sua cameretta.

Inizia a spogliarsi dai vestiti della giornata, e poi indossa un pigiama a righe che la fa un po’ assomigliare a una carcerata.

Siede sul letto, stanca. Manca solo un breve passaggio in bagno, e poi a nanna!

Guarda i pupazzi raniformi che condividono la sua cameretta. A un certo punto, le sembra che il più grosso di questi abbia la faccia di Yan Lin. Impossibile! Chiude gli occhi, li stropiccia, torna a guardare: è proprio la faccia di Yan Lin. Che muove la bocca. Che dice qualcosa.

“Will, bambina, Kandrakar ha bisogno di te”.

 

 

 

Pochi minuti dopo Will, nella splendida forma di Guardiana del Cuore, si guarda attorno nella Sala del Consiglio di Kandrakar. La grande stanza ad anfiteatro è deserta, ma dalla porta sulla destra si affaccia la saggia Yan Lin, facendole cenno di seguirla in silenzio.

Dopo un breve tragitto lungo un corridoio, la precede in un salone sulla destra, dove le attende il saggio Tibor accanto a un grande bacile di metallo liquido circondato da fredde fiammelle verdazzurre.

A un cenno di Tibor, una grande porta a due battenti riccamente cesellata si chiude alle loro spalle. “Ben venuta, Guardiana”, inizia il vegliardo, “Ora possiamo parlare liberamente”.

Will si guarda attorno: lo stanzone è finemente decorato con figure dai tenui colori biancazzurri, ma è completamente chiuso e isolato. “Se posso, signori: perché questa segretezza?”.

Yan Lin risponde: “Will, ti abbiamo chiamata per darti istruzioni relativamente alla sorveglianza di Cedric. La segretezza che noti è perché non vogliamo che Orube ne venga a conoscenza, perché è emotivamente coinvolta. Per evitare il rischio che qualcuna di voi si tradisca, abbiamo convocato solo te. Resta inteso che non ne dirai niente alle altre”.

Will annuisce poco convinta. “Ma perché questa condotta furtiva anche dentro la fortezza?”.

“Non vogliamo far diffondere la voce che la nostra fiducia in Orube sta vacillando”, risponde la vegliarda. “Noi speriamo che la situazione con lei verrà chiarita, ma delle voci incontrollate, a Kandrakar come a Heatherfield, potrebbero peggiorare le incomprensioni”.

Will annuisce. Dunque la sfiducia verso Orube è ormai condivisa dai suoi superiori. “L’Oracolo?”.

Yan Lin risponde vaga: “E’ ancora impegnato con una importante problematica tra mondi che non conoscete”,

“Qualcosa di relativo al passaggio spontaneo di specie invasive da un mondo all’altro”, accenna Tibor. “Non guardarmi così, Will, non è un'invasione di alieni come quelle che vedete al... come si chiama... al cinema. Si tratta di passaggi spontanei di microfauna attraverso un portale naturale, che però potrebbero avere delle conseguenze ben maggiori. Qualcosa di ben più grande del battito d'ali di una farfalla. Alcuni nostri saggi, esperti in biologia ed ecologia, stanno studiando queste conseguenze potenziali per decidere se questi passaggi debbano essere permessi o vietati. Da questa decisione potrebbero derivare conseguenze che cambieranno per sempre la storia di un mondo, in un modo o nell’altro”.

“Sì, lo so cosa pensi, Will”, aggiunge Yan Lin, forse notando il suo sbadiglio trattenuto a fatica, “Magari immagini che i mondi vadano protetti contro tiranni alieni assetati di potere o contro streghe vendicative. Però questa è solo una parte di ciò che fa Kandrakar”.

Tibor cita: “Così come esistono cose troppo piccole per essere viste, così esistono anche cose che sono troppo grandi per essere viste dalla maggior parte delle persone”.

Will non può fare a meno di intenderlo come un velato rimprovero per il suo sbadiglio.

“Scusate”. Si guarda ancora attorno. “E il saggio Endarno?”.

“Vuoi che lo andiamo a chiamare?”. Yan Lin accenna al gesto di alzare una mano verso un piccolo oggetto indistinto, apparso a mezz’aria in un alone.

Ci mancherebbe! “Beh… non disturbatelo se non serve, grazie”, declina la Guardiana.

Mentre l’alone, citofono, portale o quel che è svanisce alla vista, Yan Lin riprende: “Ecco le tue istruzioni, Will: tu dovrai inserire di nascosto alcuni rivelatori nel negozio di Cedric”.

Nella mano di Tibor compaiono, come in un gioco di prestigio, cinque oggetti piatti e flessibili dai riflessi bronzei. “Questi assomigliano a segnalibri, e andranno appunto inseriti in libri diversi, possibilmente lontani tra di loro e a diverse altezze dal pavimento”. Li porge a Will.

Lei li prende e li osserva con attenzione. “Che cosa sono, in realtà?”.

“Questi sono rivelatori di attività magica”, risponde Tibor, “Vogliamo capire se c’è qualche attività sospetta da parte di Cedric o del Libro degli Elementi”.

Will se li rigira in mano e prova a piegarli delicatamente: sono proprio simili a segnalibri di plastica metallizzata. “Stanotte stessa?”.

“Se possibile”.

“Sarà fatto”. Poi esita. “A proposito di Orube...”.

Yan Lin annuisce. “Conosciamo il tuo proposito di parlarle al più presto per trasferire il portale, e per chiarire la verità sul suo racconto”. Vedendo la perplessità sul suo viso, chiarisce: “Sì, abbiamo seguito la vostra riunione. Osserveremo anche il tuo incontro con Orube, ci interessa molto valutare le sue reazioni”.

 

 

Poco più tardi, nella sua cameretta, Will attende il via libera per la sua missione notturna, finchè le giunge alla mente il pensiero di Yan Lin: ‘Puoi andare’.

La Guardiana del Cuore evoca il suo talismano rutilante a levitare sopra il palmo della mano destra, mentre nella sinistra tiene i cinque segnalibri. Il potere dell’invisibilità la sta già nascondendo ai suoi ranocchi e a eventuali vicini insonni che guardassero verso la sua finestra.

Cerca di visualizzare l’angolo della libreria più interno, dietro una fila di scaffali, per limitare la visibilità dall’esterno del lampo, quando vi apparirà.

In un forte bagliore rosato, la dislocazione fa svanire dai suoi occhi la vista rassicurante della cameretta.

 

 

Un attimo dopo, l’ambiente della libreria attorno a lei è immerso nella semioscurità.

Dopo un minuto di adattamento, gli occhi le rivelano le sagome scure degli scaffali, che contrastano con la vetrina debolmente illuminata dalle luci della strada.

Scopre subito con disappunto che il pavimento di legno è più efficace di molti antifurto per rivelare le presenze estranee; infatti lo scricchiolio evidenzia impietosamente ogni suo passo.

Decide quindi di cominciare a inserire i primi segnalibro nelle scansie più vicine, estraendo volumi a caso. Si era ripromessa di scegliere quelli più invendibili, per garantire una permanenza più lunga possibile nel negozio ai preziosi segnalibro. Purtroppo l’oscurità e la difficoltà di muoversi le impediscono di fare una scelta oculata.

 

D’improvviso sente uno scricchiolio, l'aprirsi di una porta, e il negozio piomba nell’abbagliante luce vomitata dai tubi al neon.

“Chi c’e qui? Orube, sei tu?”, chiede ad alta voce il proprietario.

Cedric!!! C’è Cedric in allarme dall’altra parte dello scaffale! Sì, vabbè, Will è invisibile, nei panni magici della potente Guardiana del Cuore, mentre lui è impotente e avrebbe tutte le ragioni per essere spaventato, ma per Will è egualmente una situazione da batticuore pazzesco.

Lui prende a camminare per la libreria, guardando dietro a ogni nascondiglio.

Will se lo trova a trenta centimetri dal viso mentre le guarda attraverso senza vederla.

Poi lui si allontana, controlla se la porta d’ingresso è chiusa, se i vetri sono intatti, se l’incasso è al suo posto. Per un attimo sembra sul punto di aprire la porta dello scantinato. Esita a lungo, poi si limita ad abbassare la maniglia e constatare che è ancora chiusa a chiave.

Will resta immobile, cercando di comandare al suo cuore e al suo respiro perché non la rivelino.

Dopo un po', Cedric risale la breve scalinata verso il suo misero alloggio, e il negozio ripiomba nella semioscurità.

Quando Will sente la chiave girare nella toppa, si trattiene un po’ per far svanire la tachicardia, poi si muove lenta, lentissima verso un altro scaffale.

Maledicendo tutti i pavimenti in legno e chi li ha fatti e voluti, si trova una posizione stabile sui piedi, e da qui inserisce altri due segnalibri in altri volumi, posti ad altezze diverse. Per posizionare il quinto e ultimo segnalibro, si volta molto, molto lentamente verso lo scaffale posto verso l’ultima parete, sfila un altro volume e ve lo inserisce dentro.

Ora è il momento di un contatto mentale con la Congrega.

‘Qui Will. Mi avete seguito?’.

‘Sì Will. Ben fatto, per ora va bene così. Se necessario, ripasserai qualche altra notte per migliorare la collocazione dei manufatti’.

 

Dall’oscurità della sua cameretta, Cedric ascolta e osserva. A un certo punto, vede la fessura sotto la porta illuminarsi con una sottile lama di tenue luce rosata.

Erano le Guardiane, ne è certo. Era da tempo che si chiedeva quando avrebbero cominciato a spiarlo, e ora ha appena avuto la risposta.

 

 

 

 

 

 

Note sul capitolo 8

 

Il titolo 'Al di là dello specchio' si riferisce naturalmente alla fortezza di Kandrakar, all'altro capo del portale.

Per un po' ho carezzato l'idea di intitolare il capitolo 'L'altra faccia dello specchio' in omaggio a un libro di Konrad Lorenz.

In questo capitolo ho cercato di dare un po' di spessore alla missione della Congrega, descritta in termini assolutamente vaghi nel fumetto.

Per quanto riguarda la sfiducia di Endarno nell'efficacia di Tibor come sorvegliante, questa fa riferimento alle occasioni in cui la sua attenzione si è rivelata inadeguata in Profezie.

Oltre alla maggior chiarezza dei discorsi dei Saggi, un altro punto in cui mi discosto un po' dal fumetto è che nei miei racconti spesso le Guardiane non sono presenti in gruppo, ma viene convocata la sola Will. Questa è una mia scelta che mi rende più facile gestire spiegazioni a volte impegnative, senza dovermi disperdere nell'attribuire un qualche spazio ad azioni e battutine necessarie per ricordarci la presenza delle altre quattro Guardiane.

 

 

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H., parte 8

 

La quarta serie di W.I.T.C.H. inizia con il fascicolo n.37, in cui le ragazze vengono convocate a Kandrakar per una specie di impeachment verso l'Oracolo; il suo accusatore è Endarno,che è il custode della Torre delle Nebbie, il carcere di Kandrakar. L'Oracolo rinuncia a difendersi e viene deposto con motivi pretestuosi, privato della memoria ed esiliato su Basiliade, il mondo natio suo e di Endarno.

Costui viene eletto nuovo Oracolo; in realtà è posseduto da Phobos, che era prigioniero nella Torre delle Nebbie.

Il nuovo Oracolo si dimostra subito ostile verso le Guardiane, ma Will rifiuta di rendegli il Cuore di Kandrakar.

Dunque Endarno/Phobos ordina alle guardiane di deporre Elyon da regina di Meridian, ma queste, fingedo di eseguire l'ordine, la fanno fuggire e la nascondono a Heatherfield a casa di Orube.

Nel frattempo Endarno libera Cedric, anche lui detenuto nella Torre delle Nebbie, e lo invia a Heatherfield per tentare di sottrarre il Cuore di Kandrakar a Will. Il tentativo fallisce, ma Matt assiste e Will è costretta a spiegargli tutto.

Nel n.42, Elyon decide di tentare un chiarimento con Endarno, ma riconosce in lui Phobos e viene immediatamente incarcerata, presto seguita da Yan Lin.

Nel frattempo Himerish, l'ex Oracolo tornato a Basiliade, viene riconosciuto dal suo vecchio allievo Yarr dopo una serie di prove pericolose.

Nel n.43 Orube torna a Basiliade, interrompe la cerimonia di promozione di Himerish a Guerriero Supremo e lo reclama come Oracolo.

In seguito, nel n.45, le Guardiane con Himerish si infiltrano nella Torre delle Nebbie per cercare Elyon e Yan Lin.

Nel frattempo, Endarno/Phobos denuncia Cedric per sviare i sospetti da sé.

Cedric fugge e riesce a impossessarsi della magica Corona di Luce di Elyon.

Nel n.46 Will affronta Phobos/Endarno avendo la meglio, Elyon riprende la corona da Cedric, i saggi fanno ritornare Phobos nel suo corpo liberando il vero Endarno.

Phobos, sconfitto, si suicida lanciandosi nel vuoto, mentre Cedric viene catturato.

Nel n.47, una copia dello spirito di Phobos nascosta in un talismano tenta di materializzarsi per farlo rinascere, ma lo spettro viene sconfitto e distrutto prima di completare la materializzazione.

Nel n.48 Himerish viene reinvestito come Oracolo, e la quarta serie è completata.

Dal punto di vista della cronologia il fumetto non offre più alcun riferimento, ma si può immaginare che tra la fine della terza serie e l'inizio della quarta sia passata qualche settimana, in cui Phobos ha sostituito Endarno e cominciato a sobillare i saggi contro l'Oracolo. Siamo quindi attorno ad aprile 2002.

La durata degli avvenimenti dal n.37 fino al 46 può essere stimata in al massimo un paio di settimane, visto che dopo la elezione di Endarno i saggi gli impongono un periodo di purificazione rituale di solo alcuni giorni prima di dargli i pieni poteri; si può anche immaginare che tra gli avvenimenti del n.46 e 47 passi un'attesa di un altro paio di settimane; arriviamo così a fine aprile 2002.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La palude dei fiori bianchi ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric. Le W.I.T.C.H. Cominciano anche a mettere in dubbio il racconto di Orube sulla rottura.

A Kandrakar il Saggio Endarno, di ritorno da una convalescenza, mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

 

 

 

Capitolo 9

 

La palude dei fiori bianchi

 

 

Sulla spiaggia, lo sguardo di Phobos incombeva dall'alto.

Caro Cedric, in questa missione mi hai servito abbastanza bene. No, non raccontare: so già tutto. Peccato per i quattro teletrasporti sprecati per prova: con quell'energia, se usata bene, avresti potuto svolgere tutta la tua missione in un'ora sola. Ricorda, con la mia veste hai anche una piccola parte del mio spirito che ti tiene compagnia e, se necessario, ti corregge qualche temporaneo scivolone”.

Cedric si sforzò di trattenere il suo risentimento per i terribili bruciori con i quali l'indumento di cui era schiavo puniva ogni suo pensiero sgradito al Principe dei Principi. “Come volete Voi, mio Signore”, si costrinse a dire.

Lascia pure l'ampolla su quella pietra, sarà al sicuro”, disse lo spirito. Poi, dopo avere rimirato dall'alto l'oggetto , riprese: “Ora, la tua seconda missione ti sembrerà ancora più banale, ma è meglio fare prima le cose facili di quelle rischiose, non trovi?”.

Come decidete Voi, Signore”.

Ebbene, ciò di cui ho bisogno è trecento tuberi di kollatas. Delle piante ornamentali, come quelle del mio giardino a Meridian. L'unica piccola difficoltà è che non crescono spontaneamente nella zona vicina alla città”.

Cedric si trattenne dall'alzare un sopracciglio sdegnoso per quella banale commissione. “Signore, credo che quelle piante si trovino in vendita al mercato di Meridian”.

Sarebbe facile, ne convengo. Purtroppo c'è il rischio che questi acquisti massicci possano attirare l'attenzione e mettere qualcuno in guardia. Soprattutto se il denaro con cui li avresti pagati poi svanisse dalle tasche del venditore. Soprattutto se, come penso, il Phobos originale utilizzò questo tipo di pianta per realizzare i suoi più potenti mormoranti. No, Cedric, non bruciamoci la piazza prima del tempo. Tu andrai a recuperare questi trecento bulbi in una zona paludosa sul delta del fiume Clovkir, ben lontano dalla capitale. Visto il tuo scarso feeling con gli animali da soma, è una fortuna che quella zona sia collegata a Meridian da un fiume navigabile, per cui potrai andarci in barca. Procurati zappette e quanto necessario lungo la strada. La tua veste è provvista di sacche dimensionali, per cui troveranno posto centinaia di bulbi senza intralciarti o appesantirti con bagagli”.

 

Cedric ripartì subito, attraversando il portale e immergendosi nella semioscurità della città infinita, maledicendo dentro di sé la prospettiva di andare a zappare via degli stupidi bulbi da una umida palude piena di zanzare. Portò con se la sua borsa da viaggio e qualche effetto personale: anche se le tasche avrebbero potuto contenere di tutto, non avrebbe potuto usarle agevolmente in presenza di altre persone senza rischiare di tradirsi.

 

Uscito dai sotterranei alla periferia sud della capitale, seguì la strada che costeggiava il fiume Clovkir finché questo, dopo l'incontro con un affluente, cominciava a essere navigabile.

Strada facendo, acquistò una zappetta nella bottega di un fabbro.

 

Al primo paese con un piccolo porto, prese uno dei barconi che facevano la spola con i centri abitati più a sud lungo il fiume.

Durante il viaggio ascoltò le chiacchiere vane di altri viaggiatori sconosciuti, finché una discussione lo colpì. Due uomini discutevano di qualcosa avvenuto in città pochi mesi prima.

Dai loro racconti frammentari e incoerenti apprese di una lotta tra Elyon e una certa Vera. Una lotta che aveva visto, nel suo giorno culminante, un imponente schieramento di militari e magie mai viste prima.

I due uomini si contraddicevano: secondo uno la fuga di Elyon era durata sei mesi, mentre secondo l'altro non era stata una fuga ma un esilio, ed era durata un intero anno. A quanto pare, dopo un periodo di assenza Elyon era tornata saldamente al potere a Meridian. Quando il primo disse che Elyon era stata plagiata dalle guardiane di Kandrakar, l'altro saltò su dandogli del cretino senza speranza: come faceva a non capire che era stata tutta una montatura?

Prima che i due arrivassero alle mani, i barcaioli li zittirono brutalmente, minacciando di scacciarli dalla barca.

Cedric sarebbe stato interessatissimo a quel racconto, ma qualunque domanda avrebbe potuto creare una situazione difficile, per cui preferì tacere e aspettare un'occasione migliore.

 

Il viaggio fin nella zona del delta durò tre giorni, con soste notturne nei piccoli porti fluviali e cambi quotidiani di barca.

 

Al terzo giorno Cedric lasciò il fiume; dopo essersi rifocillato in una locanda, domandò quali erano le zone migliori della palude per andare a cercare bulbi di kollatas.

Dopo alcuni tentativi, trovò una donna anziana che gli descrisse un luogo adatto.

Cedric si inoltrò nelle zone paludose del delta, seguendo le indicazioni dell'anziana.

Allontanatosi dal paese, dopo avere attraversato alcuni ponticelli di legno, il luogo si faceva via via più malsano e insicuro, e più volte i suoi piedi sprofondarono nel fango in modo preoccupante. Temendo le sabbie mobili contro cui lo avevano messo in guardia, rimpianse di non essersi fatto accompagnare da qualcuno del posto.

 

Alla fine i suoi sforzi lo portarono in una zona costellata da bellissimi fiori bianchi di kollatas. Iniziò a scavare con una zappetta per estirpare i bulbi delicatamente, infilandoli poi nella tasca senza fondo della sua veste.

Dapprima lavorava lentamente, timoroso di danneggiare le radici, ma poi prese velocità man mano che il lavoro procedeva.

Qualche ora dopo, quando Cedric stava quasi complimentandosi con sé stesso per la sua velocità, il manico della zappetta si spezzò.

Guardò i monconi con rabbia: solo un fabbro avrebbe potuto ripararlo, ma tornare in paese e aspettare gli avrebbe fatto perdere almeno una giornata. Maledì il momento in cui aveva comprato una zappetta sola, quando le tasche della veste erano in grado di contenere e pagare un intero magazzino di attrezzi da giardinaggio.

Cedric decise di continuare tenendo la lama della zappetta con le mani, ignorando i graffi e le vesciche che ciò procurava alla sua fragile pelle umana.

 

Quando già la luce stava calando, Cedric ebbe la sgradevole impressione di essere osservato.

Si guardò attorno, ma non vide nessuno. Inquieto, chiamò ma senza ottenere risposta.

Per un po' continuò a scavare, guardandosi frequentemente attorno, mentre la sensazione di essere osservato diventava sempre più forte.

 

Poi si fermò: aveva l'impressione che i rami degli alberi si muovessero lentamente.

Li osservò a lungo, sempre più inquieto, senza riuscire a esserne sicuro.

Sarà il vento, si disse, e si chinò di nuovo per estrarre il bulbo del bellissimo kollatas che stava scavando.

Ritrasse le mani, inorridito: le radici della pianta gli sembrarono muoversi lentamente.

'Lo sai cosa stai facendo?', chiese una sottile voce femminile alle sue spalle.

Cedric si voltò di colpo, ma non c'era nessuno visibile dietro di lui.

'Lo sai cosa stai facendo?', ripeté alla sua destra la stessa voce.

'Chi sei?', chiese Cedric spaventato, avanzando verso le felci da dove sembrava venire la domanda.

Non vide nessuna forma umana, ma il movimento delle piante gli sembrò innaturale, lento, come se si protendessero verso di lui.

'Perché lo fai?' , chiese la vocina, di nuovo alle sue spalle.

Cedric si voltò, ma non vide nessuno neanche stavolta.

Tornando a guardare la pianta che stava estraendo, gli parve che si stesse deformando lentamente. Pian piano il fiore si trasformò in un viso minuscolo, e i petali attorno a esso si piegarono come capelli, mentre rami e foglie cominciarono ad assomigliare alle spalle e alle braccia aggraziante di una minuscola fanciulla. E quegli occhi lo guardavano come se volessero scavarlo fino all'anima.

'Perché lo fai?', ripeté candida l'apparizione.

Cedric si sentì venire meno, e riuscì solo a farfugliare risposte senza senso.

Poi si sforzò di raccogliere le ultime briciole di ragione rimaste, e chiese: 'Tu chi sei?'.

La minuscola fanciulla scosse il viso quasi con compassione. 'E tu, lo sai chi sei davvero?'.

Cedric cadde in ginocchio davanti a lei. 'No, non lo so!' , ammise cominciando a singhiozzare, 'Non ho nessun ricordo, o ne ho troppi! Non riesco più a distinguere il vero dal falso!'.

Pianse a lungo, compatendosi.

Quando tornò a guardarla, la minuscola fanciulla era ritornata a essere solo un fiore di kollatas.

 

Ormai era quasi buio, e non c'era speranza di tornare in paese. Si distese a terra, avvolgendosi strettamente nel suo grande mantello nero, così strettamente che restava solo una angusta apertura davanti al suo viso per respirare e per guardare fuori.

Nell'oscurità sentiva presenze, voci e sussurrii. Li sentiva tutt'attorno a sé, un mondo ostile e misterioso da cui lo proteggeva solo il sottile strato di tela del suo mantello.

Un sabba di esseri volanti, striscianti o parlanti che ormai non si facevano più remore nello sfiorarlo, curiosi e insinuanti, forse desiderosi di catturarlo per sempre nel loro mondo.

Mille volte gli ripeterono 'Chi sei', 'Cosa fai', con una voce al disotto dell'udibile che si confondeva con il ritmo del suo respiro.

 

Quando riapparvero la prime luci dell'alba attraverso lo spiraglio del mantello, Cedric ascoltò a lungo. Ora sentiva solo richiami di uccelli, e le felci che vedeva ondulavano mosse dal vento.

Pian piano allargò lo spiraglio per guardarsi attorno, e infine decise di alzarsi, intontito e febbricitante. L'umidità della notte e la posizione mai cambiata lo avevano irrigidito, e rimettersi in piedi non fu né facile né indolore. Ma almeno, le presenze della notte erano scomparse. Anche il kollatas della sera prima sembrava niente più che un fiore.

Cercò un po' di cibo dalla sua sacca da viaggio, e lo mangiò avidamente. Si guardò le mani: le piccole ferite che si era fatto scavando con la zappetta rotta erano gonfie e infiammate.

Il pomeriggio precedente era riuscito a estirpare e riporre nella tasca dimensionale una cinquantina di piante, ma ora gli era chiaro che la palude era maledetta.

Non poteva continuare, decise. Phobos avrebbe dovuto accontentarsi di quelle.

Appena lo ebbe pensato, una fitta alle spalle lo fece irrigidire: la maledetta veste gli stava ribadendo la volontà del tiranno.

Autocompatendosi con tutto il suo essere, Cedric riprese a scavare ed estirpare i fiori, facendoli poi sparire nell'inesauribile tasca della veste.

Il lavoro prese velocità, e le prime ore della mattina furono proficue.

 

Solo verso mezzogiorno riprese a sentire le voci, dapprima vaghe, poi sempre più insistenti. Ma la prima volta che accennò a girarsi, un'altra fitta della veste lo dissuase dall'interrompere il lavoro.

Così Cedric continuò, ignorando le parole ossessive che gli venivano da tutt'attorno.

Andando avanti, sentì piangere e implorare le piante che stava estirpando, i loro strilli disperati mentre le inseriva nella tasca una dietro l'altra, e gli addii addolorati delle altre piante della palude, che muovevano le loro foglie come mani e braccia umane.

L'ultimo fiore che scavò aveva nuovamente le fattezze di una fanciulla, che si portò i pugni sui fianchi e chiese decisa: 'Chi è il tuo nemico, Cedric?'.

Lui la ignorò, e anche questa raggiunse gli altri nella tasca.

Poi raddrizzò faticosamente e dolorosamente la schiena, e si guardò le mani insanguinate e gonfie.

 

Ora la sua missione si poteva dire conclusa, e non intendeva passare un'altra notte in quel luogo maledetto. Raccolse le sue cose, e s'incamminò nella direzione dalla quale era venuto.

Sentiva ancora, tutt'attorno a lui, gli sguardi risentiti e ostili degli spiriti della palude, e non poche piante gli sembravano protendere i loro viticci verso di lui per trattenerlo, ma ormai, più degli spiriti, temeva le punizioni con le quali la veste sanzionava ogni sua esitazione.

 

Più avanti, sulla via del ritorno, incontrò la stessa donna anziana alla quale aveva chiesto informazioni all'andata. Anche lei stava tornando al villaggio, tenendo una cassetta con numerose piante ornamentali raccolte in buon ordine.

La donna gli chiese com'era andata, ma prima che Cedric potesse rispondere lei notò le sue mani ferite e arrossate, le prese tra le sue e le osservò sorpresa, chiedendogli perchè non avesse usato un paio di guanti. Quelle radici erano tossiche, cominciò a spiegare.

Ma quando alzò nuovamente il viso verso di lui, Cedric vide che al centro della fronte la vecchia aveva un terzo occhio che lo scrutava fin dentro.

Fu troppo per lui. In preda al panico, fuggì nella direzione della palude correndo a perdifiato, incitato dalle voci degli alberi.

 

Quando sentì un piede sprofondare nel fango, capì il suo errore.

Appigliandosi alla vegetazione riuscì a tirarsi indietro sul terreno più solido, mentre il cuore gli batteva all'impazzata e puntini luminosi vorticavano davanti ai suoi occhi.

Si riguardò indietro, cercando di ricostruire il tragitto fatto durante la sua folle fuga, ma la palude sembrava tutta uguale.

Ormai il sole stava calando, preannunciandogli un'altra notte spaventosa.

 

Il giorno dopo, riprendendosi faticosamente dai suoi incubi, Cedric dovette rassegnarsi: non riusciva più a riconoscere la strada sicura, così l'aveva definita l'anziana, che lo avrebbe riportato in paese.

Andò a tentativi, orientandosi con il sole per trovare la direzione approssimativa del fiume, ma diverse volte trovò piccoli corsi d'acqua invalicabili o terreni manifestamente infidi a sbarrargli la strada.

 

Dopo due altre notti passate all'addiaccio, riuscì finalmente a trovare il fiume principale, e lo costeggiò fino a un porticciolo, non lo stesso da cui era partito.

Dopo altre ore di cammino lungo un sentiero che costeggiava la riva, entrò in paese esausto, dolorante e infangato fin al collo, ma con la consapevolezza di avere svolto il suo compito per soddisfare Phobos.

Era giorno di mercato, e mentre cercava una locanda nella piazza centrale del paese, vide diverse bancherelle che, tra le altre cose, offrivano piante di ogni genere: bulbi, piante in vaso, fiori recisi... Tra queste, cassette e cassette piene di bulbi di kollatas!

 

Quella sera, in locanda, la sua ben meritata cena gli rimase sullo stomaco.

 

 

 

 

 

Note sul capitolo 9

 

Anche in questo capitolo ci sono alcuni riferimenti alla mia precedente fiction Profezie.

Gli avvenimenti che raccontano i due viaggiatori sulla barca, e sui quali litigano, sono interpretazioni distorte di quanto ho narrato lì.

Per quanto riguarda i kollatas, mi sono ispirato al fiore biancazzurro in cui Caleb viene fatto regredire da Phobos in W.I.T.C.H. n.11, anche se il nome non viene mai usato nel fumetto.

 

 

 

 

La cronologia della saga di W.I.T.C.H.  Parte 9

 

La quinta serie del fumetto inizia, piuttosto in sordina, nel n.49, in cui l'Oracolo propone a Cedric un percorso di riabilitazione: privato dei poteri e limitato alla sua sola forma umana, viene mandato a Heatherfield a riaprire la libreria 'Ye olde bookshop', chiusa da metà della prima serie, circa il novembe 2000.

Verso la fine del fascicolo, Orube lo incontra per caso nella libreria già riaperta.

Questo significa che tra l'inizio del fascicolo e la fine dev'essere passato un bel po' di tempo, visto che quando lo incontra Orube l'attività è già ben avviata, ha avuto il tempo di farsi un giro di clientela, di raccogliere e leggere un po' di libri magici e poi farne un falò, deluso dalla loro inutilità.

La storia inizia a pieno nel n.51, in cui il professor Collins racconta alle ragazze la leggenda di Jonathan Ludmoore.

Nel n.52 Cedric va nell'antica Villa Ludmoore, in procinto di esserre demolita, e compra dal proprietario degli antichi libri in svendita, tra i quali quello che si rivela essere il Libro degli Elementi del mago Jonathan Ludmoore. Il malvagio mago è stato catturato dal suo stesso libro, e comunica con Cedric per concordare un'alleanza: Cedric avrà la sua vendetta contro le Guardiane e riavrà i suoi persi poteri se farà sì che le guardiane recuperino le quattro Pietre degli Elementi, disperse nei dintorni di Heatherfield e protette da guardiani magici, e tornino a incastonarle nella copertina del libro. Quando tenteranno di aprirlo, verranno risucchiate dentro, Ludmoore si impossesserà del Cuore di Kandrakar e tornerà libero.

Per costringere le ragazze, Cedric fa in modo che Matt tenti di aprire il libro e vi venga risucchiato; poi fa da intermediario tra le Guardiane e il libro, che pone indovinelli per far capire dove trovare le pietre.

Mentre le Guardiane recuperano le pietre, Cedric viene sorvegliato da Orube, prigioniero nella libreria, e tra i due inizia a nascere qualcosa.

Nel frattempo diventa sempre più difficile nascondere al mondo la scomparsa di Matt dopo che sua madre è tornata a casa senza trovarlo dopo una vacanza.

Alla fine del n.60 le Guardiane e Orube vengono risucchiati nel libro. Dopo varie peripezie, qui incontrano Cedric che gli offre, da parte di Ludmoore, la libertà in cambio del Cuore di Kandrakar.

Orube si oppone; Ludmoore sta per fulminarla, ma Cedric si interpone e muore per salvarla.

Nel numero 62 le ragazze hanno la meglio su Ludmoore, cancellato dal suo stesso libro, e liberano sé stesse e Matt. Il fascicolo termina con il ritorno di Orube a Kandrakar, rattristata dalla morte di Cedric, e le nozze tra il professor Collins e Susan, la madre di Will.

Purtroppo nella storia non ci sono riferimenti temporali coerenti; nel n.51 vediamo Irma e Joel fare windsurf al mare, scena che ha senso solo d'estate; però poco dopo, nello stesso fascicolo, si vedono episodi ambientati a scuola, e così pure nei successivi, dove pure abbondano vestiari da mezza stagione.

Il modo più plausibile per cucire tutto ciò è supporre che la scena con Cedric e l'Oracolo del n.49 sia ambientata in primavera subito dopo la fine della storia della quarta serie, poi ci sia un salto di vari mesi in cui Cedric apre ed avvia il negozio e l'estate passa non narrata, senza episodi particolari; così l'episodio del surf sarebbe ambientato nel tardo settembre, dopo la ripresa della scuola, e tutto il resto nel mese di ottobre 2002.

Dalla scomparsa di Matt alla conclusione è difficile che siano passati più di dieci giorni.

In definitiva, la morte di Cedric, la partenza di Orube da Heatherfield e il matrimonio tra Susan e Dean sarebbero tutti da collocare a fine ottobre 2002.

 

Gli avvenimenti del n.63, con la partenza di Matt per un lungo tour musicale e con la comparsa del portale di Kandrakar nello scantinato del Ye Olde Bookshop rimasto sfitto, sarebbero ambientati all'inizio di novembre 2002, coerente con le foglie che cadono che si vedono illustrate.

Il n.63 è l'ultimo dei numeri del fumetto che ho considerato nella mia ricostruzione della saga.

Tutto quanto è venuto dopo è stato troppo incoerente e frammentario per poter essere preso come riferimento.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Due Soli ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric. Le W.I.T.C.H. cominciano anche a mettere in dubbio il racconto di Orube sulla rottura.

A Kandrakar il Saggio Endarno, di ritorno da una convalescenza, mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.


 

Capitolo 10

Due Soli

 

La vede arrivare in distanza, tra la folla. Anche da lontano, il suo caschetto di capelli rossi è inconfondibile, perfino se abbinato a un anonimo giubbotto grigio topo.

E’ in anticipo, pensa Orube. Beh, del resto anch’io. Brutto segno.

Come pure l’appuntamento in un bar vicino all’università, in campo neutro.

 

“Ciao Rebecca”, la saluta Will arrivando vicino, “Non hai preso posto al tavolo?”.

“Preferisco che entriamo assieme”. La precede all’interno, e adocchia il tavolo più isolato in fondo alla sala. “Ti va quello?”.

“Perfetto”, risponde lei con un sorriso esagerato che Orube riconosce come forzato. “Grazie per aver accettato l’invito”.

 

Dopo avere ordinato due milkshake, Will esita brevemente, poi si decide. “Orube, devo parlarti di alcune cose importanti”.

“Ti ascolto”. Senza volerlo, Orube incrocia gambe e braccia.

“In primo luogo, dobbiamo rassegnarci: è impossibile tenere il portale nel negozio del signor Olsen. Lo hai visto anche tu qualche volta, è un disastro. Ora, dato che tu… che… che Cedric non frequenta più casa tua, credo che quello sia l’unico luogo ragionevole per tenere quell’oggetto e per sperare di farvi riunioni serie”.

Ineccepibile, pensa Orube. Purtroppo segna anche, in pratica, la fine delle sue speranze che Cedric torni a cercarla, dandole le risposte volute e riprendendo il suo posto accanto a lei. Una volta che il portale tornerà lì, la dimora non gli sarà mai più accessibile.

“Devo darti ragione, Will. Quella casa è davvero l’unico posto sensato per questo scopo, ormai. E non devi neanche chiederla: non è veramente mia, la occupo per gentile concessione della Congrega”.

La guardiana la ricambia con un sorrisone teso da orecchio a orecchio. “Perfetto. Grazie comunque. Se ti va bene, cercherò di organizzare il trasferimento per uno dei prossimi pomeriggi”.

“Un giorno vale l’altro”, risponde rassegnata.

“Perfetto!” ribadisce Will con troppo entusiasmo, poi qualcosa sembra restare in sospeso.

Orube interrompe quell’attesa ansiogena. “C’è anche qualcos’altro da dire, vero?”.

“Si…”. Will si torce brevemente nell’imbarazzo, poi inizia: “Sai, qualche giorno fa ho recapitato a Cedric il pacco che mi avevi affidato”. Vede che Orube la guarda immobile come una sfinge, e faticosamente continua: “Lui, sai, non mi ha detto molto… non sono la sua compagnia preferita, questo è certo. Però gli è scappato qualcosa come ‘suppongo che non cambierà più idea’. Ecco, questo non è ciò che mi sarei aspettato da qualcuno che ha preso la decisione di… di rompere un rapporto”. Tace, in attesa di una reazione.

E così Cedric mi ha sbugiardata, pensa Orube. No, non è neanche colpa sua: non sapeva cos’avrei raccontato. I terrestri dicono spesso che le bugie hanno gambe corte. Questo detto non esiste a Basiliade: il codice d’onore dei guerrieri le vieta completamente. E io l’ho violato.

“E quindi pensi che vi abbia mentito”.

“Mentito non proprio...”, minimizza Will agitando le mani davanti a sé “… ma magari sei stata imprecisa. Magari potresti spiegarmi meglio com’è andata...”.

“Com’è andata...”. Orube guarda fisso nel vuoto. Mentire è disonorevole. Rinunciare a una missione è disonorevole. Pietire scuse è disonorevole. Tradire Cedric… per lei sarebbe terribile.

“Will, devo ammetterlo. Per me, il conflitto tra le domande di Kandrakar e il suo continuo rifiuto di rispondere è stato insopportabile. Dopo l’ultimo, mi sono sentita così impotente che ho rinunciato. E l’ho fatto come una vigliacca, trovando una scusa perché non mi si potesse chiedere di ritentare. L’ultima cosa che gli ho detto è che avrebbe potuto tornare da me solo se avesse parlato, ma finora non l’ha fatto, e ormai non ci spero più”.

Will annuisce grave.

Orube è certa che l’altra già immaginasse una spiegazione simile. Quello però che non può immaginare è quanto accaduto nello scantinato della libreria, ma per lei l’idea di raccontarlo, aggravando i sospetti su Cedric, è insopportabile. “Mi dispiace, Will, purtroppo ogni volta che si parla di lui io sono troppo coinvolta per potervi essere utile”. Orube si chiude cupa nei suoi pensieri: sono stata debole e ho violato il Codice d’Onore, e ora non ho più né il mio amore, né la stima di Kandrakar. Me lo sono meritato. E me lo sto ancora meritando.

Will interrompe il suo cupo silenzio: “Non crucciarti troppo, Orube, non ti richiederemo più di metterti in una situazione così conflittuale. In futuro ci saranno di sicuro altre missioni in cui potrai essere utile. Missioni che non avranno niente a che fare con Cedric”.

Orube annuisce cupa. “Sai Will, ora come ora non so cosa fare. Sono incerta se mi faccia bene restare sulla Terra, ma non voglio tornare a Basiliade né a Kandrakar prima di avere avuto modo di riscattarmi in qualche modo. Però ora mi sento molto a disagio nell’essere mantenuta dalla Congrega”. Tamburella con le dita sulle ginocchia, pensando a come proseguire. “Insomma, ciò di cui sento il bisogno è una nuova motivazione per restare sulla Terra, che mi faccia uscire da questo momento di stallo”. Si china in avanti, sostenendosi il viso con il pugno.

“Vuoi lavorare?” chiede Will pensierosa. “Qual’è la cosa che sai fare meglio?”.

“Senza dubbio combattere, praticare le arti marziali”.

“Allora, perché non ti rivolgi a una palestra e ti proponi come istruttrice a pagamento?”.

Orube ci pensa un attimo, raddrizzandosi. “Sì, potrebbe essere una splendida idea!”. Si guarda in giro, nuovamente fiduciosa. “Dove posso rivolgermi?”.

 

 

“Eccoci arrivate”. Will indica il candido capannone davanti a loro. “Questa è la palestra 'Full Combat'”.

Le due osservano gli ampi lucernari smerigliati e l'ingresso evidenziato da eleganti linee curve con tutti i colori delle cinture marziali, dal giallo al nero. Sulle parti bianche delle pareti, sagome nere di combattenti si affrontano nelle pose plastiche caratteristiche delle discipline.

“Non sembra affatto male”, ammette Orube eccitata. “Entriamo!”.

 

Superato l'ingresso vetrato, si dirigono verso il lungo bancone della reception. Al di là, le attende un uomo di mezza età con il mento adornato da un pizzo, palesemente fuori forma ma con indosso la maglietta coi colori e il logo della palestra. “Buongiorno, signorine! Come posso esservi utile?”.

“La mia amica si interessa di arti marziali”, esordisce Will, “Volete spiegarle quali sono le discipline che insegnate qui?”.

Squadrata Orube dall’alto in basso, l’uomo fa strada verso l’area di allenamento. “Nella nostra palestra abbiamo corsi di karatè, judo, kung-fu, full contact e kickboxing. Per ogni disciplina, alleniamo una squadra di agonisti che portano i colori della nostra palestra ai campionati cittadini, di contea e di stato. Ci stiamo attrezzando per piazzare qualche nostro atleta anche ai campionati federali”.

Orube, alla quale l’elenco sciorinato dall’uomo non ha detto nulla, osserva brevemente gli atleti in allenamento; le sembra che il livello di tutti, compresi gli istruttori, sia estremamente modesto per i suoi standard.

L’uomo prosegue: “L’iscrizione alla palestra costa cinquanta dollari al mese e comprende un’assicurazione contro gli infortuni e l’accesso libero alla sala macchine, più cinquanta dollari al mese per ciascun corso frequentato, due lezioni di un’ora...”.

“Veramente non stavo pensando a iscrivermi come allieva”, chiarisce Orube, “Stavo cercando un posto come istruttrice”.

L’uomo resta sorpreso, poi chiede: “Istruttrice in quale disciplina?”.

“In tutte!”.

Dopo un attimo di stupore divertito, l’uomo le chiede: “Hai dei certificati sportivi, delle referenze?”.

“Che cosa sono?” chiede lei sospettosa. “Io ho imparato le arti marziali a partire dai sette anni di età in un luogo il cui nome non le direbbe niente”.

Lui scuote il viso, con una mal trattenuta espressione di disprezzo. “Non suona convincente, signorina. Se sei solo un’autodidatta, non credo che tu faccia per noi”.

“Perché non mi mette alla prova? Contro uno qualunque dei suoi istruttori?”.

“Senti, non abbiamo tempo per questo. Se ti interessa inscriverti...”.

Lei si accalora: “Le ripeto, mi metta alla prova e la stupirò”.

Will, accanto a lei, cerca di dissuaderla discretamente scuotendola per un braccio, ma senza riscuotere alcuna attenzione.

Lui la squadra. “Jeans, maglietta… Non hai neppure i vestiti adatti!”.

“Questi vestiti sono elasticizzati”, risponde Orube. Poi, alzando la voce: “Non è onorevole per un guerriero rifiutare una sfida leale!”.

La frase, scandita ad alta voce, sortisce l’effetto voluto: la maggior parte dei presenti in palestra, compreso l’istruttore e gli allievi, si fermano e si voltano a guardarla.

“Rebecca, lascia parlare me”, tenta di suggerirle Will a un orecchio, ma ancora una volta viene ignorata.

“E va bene, signorina, l’hai voluto!”, concede l’uomo a denti stretti. Si rivolge all’istruttore: “Roger, metti alla prova la signorina, e vediamo cosa sa fare”. Poi, avvicinandosi, gli suggerisce sottovoce: “Mettila a terra in fretta, questa presuntuosa, ma non farle male, anche perché non è assicurata”.

“Ma non è meglio rimandare a dopo la fine della lezione?”, chiede questo a bassa voce.

“L’hai sentita, sì? L’hanno sentita anche gli altri. Questa va stroncata subito, o penseranno che abbiamo paura di lei”.

In breve, gli allievi e gli altri presenti lasciano il centro del grande tappeto da allenamento a Orube, che depone le scarpe e altri oggetti che aveva nelle tasche, e all’istruttore in karategi e cintura nera e rossa.

“Chi dà il via?”, chiede Orube, osservando con sguardo critico il suo antagonista e la sua posizione di base.

“Iniziate!”, esclama il titolare con un gesto del braccio.

Orube aspetta che il suo avversario apra, e quando lo vede caricare un calcio circolare sa cosa fare: muovendosi con velocità fulminea, si abbassa e para il calcio deviandolo verso l’alto con l’avambraccio, poi gli passa alle spalle sotto la gamba alzata, gli preme una mano sul viso e gli falcia la gamba su cui si appoggia, sbilanciandolo all'indietro.

L’azione è stata fulminea, e non tutti sono riusciti a vederla e comprenderla pienamente; il risultato, il loro istruttore steso al tappeto con un’espressione disorientata, è invece sotto gli occhi di tutti. Un coro di commenti meravigliati accompagna la rapidissima fine dell’esibizione.

Dopo un attimo di stupore, il titolare si inalbera: “Fallo! Le mosse che hai usato non fanno parte del karatè. Signorina, dovresti sapere a che disciplina stai partecipando, mescolare tecniche diverse non è consentito!”.

“Come?”, chiede Orube incredula. “Perché delle regole dovrebbero vietare delle mosse?”. La sua vittoria schiacciante è sotto gli occhi di tutti. Perché quell’ometto cavilla trattandola come una senza onore?

“Si vede che non sai neanche di cosa parli! Sì, sei forte, sei veloce, ma sembra che tu abbia imparato la lotta su un altro pianeta!”.

Orube abbassa lo sguardo, scura in volto, e Will si avvicina dal fondo della palestra per sussurrarle qualcosa all’orecchio.

Un altro degli istruttori presenti in palestra, un uomo magro e completamente calvo, si avvicina al titolare e gli sussurra, a bassa voce: “Non era meglio rimandare questa prova a dopo la lezione? Avresti risparmiato una figura terribile a Roger. Non mi meraviglierei se questa fosse la figlia di Stan Luther. Ha anche lo stesso colore degli occhi”.

Lui la guarda ancora, torvo, e ammette: “E’ vero, ha gli occhi gialli come Stan!”.

Per le orecchie di Orube, non c’è bisbiglio così sommesso da non poter essere chiaramente udito.

“No, questo Stan non può essere mio padre. Lui è morto da quindici anni, e non è mai venuto su questo mon… da queste parti”.

“Occhi gialli? Un lottatore?”, chiede Will, insospettita. “Potete spiegarmi chi è quest’uomo, per piacere?”.

Il titolare la guarda storto senza degnarla di una risposta, ma l’altro uomo è più amichevole: “Stan Luther è stato istruttore in questa palestra due anni fa, per un breve periodo. Era un combattente estremamente abile, forte e agilissimo”.

Il titolare aggiunge, sprezzante: “Non è stato un successo. Mescolava discipline diversissime. Nonostante questo, ero stato ingannato dalle sue capacità e avevo pensato di poter correggere questo vizio, dandogli l’incarico di preparare la squadra di full contact per i campionati della contea. Non l’avessi mai fatto!”.

L’altro uomo completa: “Stan era così severo con i suoi allievi, e pretendeva così tanto da loro, che molti persero la fiducia in sé e lasciarono la squadra. Altri si impuntarono: ‘O lui o noi!’”.

“E naturalmente, fu lui a essere licenziato!”, completa il titolare. “E ci mancherebbe altro!”.

“Forse la signorina potrebbe trovarsi bene con lui”, azzarda l’altro uomo.

Gli occhi di Will brillano di curiosità.“Dove potremmo trovarlo?”.

“Stan ha aperto una palestra tutta sua. Ha pochi allievi ed è in ristrettezze economiche, ma tre dei suoi hanno avuto ottimi piazzamenti in kickboxing e full contact ai campionati cittadini, per cui sta cominciando ad acquisire un po’ di credibilità. Però la palestra è un buco scalcinato improvvisato in uno scantinato, e degli allievi che si iscrivono più della metà getta la spugna dopo un paio di settimane”.

“Mi interessa”, dice Orube, nuovamente eccitata, “Dove potremmo trovarlo?”.

“Ma fai pubblicità per lui?”, sbotta il titolare, “Quei suoi tre allievi ce li troveremo di fronte nei campionati della contea!”.

“Siate gentili”, prega Will, “Ancora un piccolo sforzo… Dove lo possiamo trovare?”.

“La sua palestra è in Jackson Avenue, e si chiama ‘Due Soli’”.

“Due Soli?!?”, ripete Orube sbalordita.

 

Mentre camminano velocemente verso la zona del porto, piuttosto a ovest della foce del fiume che attraversa Heatherfield, Will le rinfaccia: “Ho cercato di dirti di non umiliare l’istruttore, di non partire con quell’aria di superiorità. Avresti potuto iscriverti, tenere la testa giù per un po’ per capire le regole e le differenze tra le varie discipline, ed emergere poco a poco lasciandogli l’illusione di essere una sua creatura!”.

Orube annuisce senza guardarla. “Lo devo ammettere, Will, in quella palestra mi sono bruciata. Però è stata comunque una fortuna sfacciata!”.

“L’informazione su questo Stan Luther, dici. Occhi gialli come i tuoi… è un tratto diffuso a Basiliade?”.

“Abbastanza diffuso, sì. Ma è soprattutto il nome della palestra che mi rende sicura”.

“Due Soli. L’avevi già sentito?”.

“Sì, anch’io sono stata educata in un giardino con lo stesso nome… tradotto, ovviamente”.

Will sgrana gli occhi, stupita e confusa. “… Giardino? Lo stesso?”.

Orube capisce di dovere qualche spiegazione in più. “Nel mondo di Basiliade, i giardini sono delle accademie dove i giovani guerrieri vengono educati e addestrati. Il nome ‘Due Soli’ è di un ordine, una specie di catena di giardini diffusa in tutto il regno degli Asha. Quindi non è detto che sia lo stesso giardino”.

Will annuisce, poi torna a dare un’occhiata alla grossolana mappetta tracciata su di un foglio di notes. “Ecco, tra poco svoltiamo a destra...”.

 

Dopo qualche svolta, le strade si fanno sempre più squallide e mal tenute. Qualche capannello di individui poco raccomandabili sulla porta di un bar le guarda con interesse, ma senza creare nessun vero problema.

“Ancora un centinaio di metri, sulla sinistra”, dice Will, ripiegando poi il foglio e riponendolo nella tasca del giubbotto. “Eccoci”.

Il vecchio edificio di mattoni presenta un portone con dei campanelli, solo pochi dei quali accompagnati da cartellini con scritti dei nomi. Sotto ai campanelli, è appeso un cartello di lamiera dipinta a mano: ‘ Palestra Due Soli - Arti marziali – Maestro Stan Luther’. Più in piccolo, un’annotazione a pennarello indelebile con un errore di ortografia sommariamente corretto aggiunge: ‘scale a desttra in basso, in fondo al corridoio’.

Le due si guardano in faccia. “Scendiamo dunque”, dice Orube a Will, che sta esitando davanti all’ingresso poco invitante. La guerriera inizia a scendere le scale decisa, seguita dall'altra che non vuole mostrarsi da meno.

Se l’ingresso era triste, il lungo corridoio semibuio non è un progresso. Però in fondo si vede un chiarore proveniente da una porta socchiusa, e risuonano smorzati degli ordini urlati in tono marziale.

“Palestra Due Soli- Arti Marziali- Maestro Stan Luther”, ribadisce un secondo cartello dipinto a mano, sovrastato da due dischi, forse ricavati da coperchi di qualche fustino dipinti di giallo.

Da vicino, si vede che qualcuno ha disegnato degli occhietti puntiformi e una caricatura di bocca sorridente su uno dei pretesi soli.

Orube entra decisa, seguita da Will che in alcuni momenti, quando non è guardata, sembra nascondersi dietro di lei.

 

Passata la porta, vedono uno stanzone sotterraneo con una colonna centrale di cemento armato, e tappetoni che coprono tutto il pavimento e parte delle pareti, fin ad altezza d’uomo. Al centro di uno degli spazi, quattro allievi ben palestrati sono intenti a un duro esercizio di flessioni su una mano sola.

L’istruttore viene loro incontro. E’ un uomo alto e robusto, con i capelli brizzolati raccolti in un corto codino alla sommità del capo, spalle quadrate e poderose, vestito con un karategi e con in vita una cintura nero e oro così ampia da somigliare quasi a un corsetto.

“Buongiorno, signorine. Siete venute per...”. Le parole gli si fermano in bocca quando riconosce Orube.

Anche lei lo riconosce a colpo: quel volto quadrato, contornato da una corta barba rasa sui lati…

Resta per un attimo senza parole.

“Il Maestro Stan Luther?”, chiede Will al suo posto.

“Sono io”, risponde l’uomo con una qualche strana esitazione, poi torna a guardare Orube.

La Guerriera ha riconosciuto quell’uomo. Cosa fa qui? Butta un’occhiata verso Will: è giusto presentarla come una guardiana di Kandrakar, o non ha il diritto di rivelare la sua identità segreta? Non basterà presentarla come un’amica: certamente l’uomo non parlerà liberamente davanti a una terrestre qualsiasi. Infine si decide e le dice: “Will, per piacere, puoi lasciarci parlare da soli per qualche minuto?”.

L'altra resta a guardarla sorpresa, poi dà un’occhiata indietro, verso i corridoi squallidi e bui. Negli occhi le si legge facilmente ‘Se mi fai fare la strada indietro da sola, con me hai chiuso per sempre’.

“Solo tre minuti, Will, per piacere”.

Mentre l’altra si ritira cupa verso l’ingresso, Orube si avvicina all’uomo. “Ti riconosco. Tu sei Yarr di Basiliade”.

“E tu sei Orube!”, pronuncia lui a bassa voce con un’occhiata di sfuggita agli allievi, “Mi ricordo della tua irruzione al Tempio, la volta che hai interrotto la cerimonia di promozione di Himerish a Guerriero Supremo, per riportarlo a Kandrakar quale Oracolo. Cosa fai sulla Terra? Sei stata esiliata anche tu?”.

“No, sono… Ma perché, tu sei in esilio?”.

“Aspetta, questo non è il momento di parlare liberamente...”. Si volta verso i suoi allievi, e tuona con voce stentorea: “Adesso un esercizio di calci frontali. Fissate un punto su quella parete imbottita, e colpitelo con calci frontali finché non vi dirò di smettere. Uno per gamba, alternati”.

Dopo essersi assicurato che abbiano iniziato, Yarr si muove alle loro spalle, fuori dalla loro vista, e con un cenno chiama a sé Orube sul lato opposto dello stanzone.

“Sì, Orube, sono in esilio”, comincia a raccontare a mezza voce, “Ma mi è stato difficile adattarmi alla mentalità di un mondo così diverso. Per fortuna adesso le cose cominciano ad andare meglio, e la palestra comincia a ripagarsi prima che si esaurisca la somma che mi ha dato Kandrakar”.

“In esilio? Ma perché?”, chiede Orube stupita.

“Perchè amo il mio popolo”, risponde lui, “Più di quanto lo amino le autorità degli Asha”.

Orube si acciglia. “Perché dici questo? Le autorità difendono le leggi e l'onore!”

Lui attende un attimo, studiandola prima di rispondere: “Eppure tuo fratello Ipitlos la pensava come me”.

“Ipitlos? Cosa c’entra… Aspetta, anche lui è in esilio?”.

“Non che io sappia, Orube. Però io sono lontano dal nostro mondo da ormai due anni”. Poi, con un’occhiata verso i suoi allievi: “Adesso non possiamo parlare liberamente. Perché non vieni più tardi? Se vuoi, ti posso invitare a cena nel mio alloggio… se ti fidi, ben inteso”.

“Non c’è problema per questo”, risponde lei con nonchalance. “Ma voglio sapere di Ipitlos”.

“Non ti nasconderò niente di questa storia. Pero non aspettarti molto per la cena. Sarà frugale, come s'addice a due Guerrieri”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note sul cap.10

 

In questo capitolo incontriamo Yarr, il capo guerriero che aveva trovato il suo vecchio maestro Himerish in stato confusionale su Basiliade; lui lo aveva riconosciuto solo dalla sua tecnica di combattimento, in quanto il suo aspetto appariva molto più giovanile di quello che avrebbe dovuto.

Yarr e Orube si sono incontrati al tempio dei Due Soli quando lei, nel numero 43 del fumetto, è andata lì a richiamare l'Oracolo.

Inoltre in questo capitolo viene richiamato anche il fratello minore di Orube, Ipitlos, apparso da bambino nelle mia fanfiction La figlia del Guerriero.

Siccome l'Oracolo appartiene al popolo degli Asha, uno dei tanti sul mondo di Basiliade, ho supposto che anche Yarr e Orube appartenessero allo stesso popolo.

Per quanto riguarda l'ambiente della palestra di arti marziali, le differenze tra le diverse discipline e l'organizzazione dei campionati, devo confessare che, nonostante i miei tentativi di documentarmi, sono andato molto a naso. Se qualcuno con conoscenze dirette avesse da criticare questa parte, me lo faccia sapere e cercherò di correggere eventuali errori, per quanto possibile.

 

 

 

La cronologia di W.I.T.C.H. Parte 10

 

Un altro mio piccolo contributo alla cronologia della saga si trova nella mia fanfiction Dopo l'ultima pagina.

Qui Will ritrova un suo vecchio diario in un cassetto, e ripercorre un periodo del suo passato.

Questa storia è ambientata in una mattinata imprecisata del 2001 o 2002, ma richiama gli avvenimenti degli anni precedenti: inizia con ricordi collocabili nella sua tarda infanzia a Fadden Hills, per proseguire con i contrasti tra i suoi genitori e l'abbandono di suo padre databile alla fine del 1998; la crisi peggiore però iniziò con la ripresa della scuola nel settembre 1999, quando le divenne chiaro che era stata isolata dai suoi compagni di classe.

La storia si rifà al fascicolo W.I.T.C.H. Speciale: Un anno prima. In questo fascicolo c'è l'unica storia in cui Will è stata in grado di percepire i pensieri degli altri; questo suo potere, che mal le ha portato, non è stato mai più riproposto in altre storie.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Il potere dei Guerrieri ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.

Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric. Le W.I.T.C.H. cominciano anche a mettere in dubbio il racconto di Orube sulla rottura.

A Kandrakar il Saggio Endarno, di ritorno da una convalescenza, mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito. Con lei va alla ricerca di una palestra di arti marziali dove lavorare come istruttrice, finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

 

 

 

Capitolo 11

Il potere dei Guerrieri


 

“Si può?”. Senza attendere risposta, Orube spinge la porta della palestra Due Soli, appena accostata.

Sull’altro lato dello stanzone sotterraneo un’altra porta è aperta e illuminata. Nel riquadro si sporge con un gesto di saluto la sagoma possente di Yarr. “Orube? Benvenuta! Da questa parte!”.

Mentre lei attraversa lo stanzone debolmente illuminato, il Maestro la attende nella stanza in fondo.

 

“Entra pure nel mio modesto alloggio”. Con un gesto indica quello che potrebbe essere definito alternativamente come un monolocale, o un cucinino-salotto-camera da letto, o una topaia senza topi, almeno sperabilmente.

“Modesto sul serio”, ribadisce Yarr interpretando lo sguardo di Orube, “Ma un Guerriero si sa adattare senza lamentarsi”.

“Mi piace la tua filosofia”, ammette lei, “Almeno su questo”. Poi osserva quanto c’è sui fornelli. “Stai cucinando… ma sono pietanze di Basiliade?”.

“Le hai riconosciute a colpo! Purtroppo non sono fatte con gli ingredienti originali, ma con quello che ho trovato di più simile”.

Mentre lei si avvicina alle pentole sui fornelli, lui spiega: “E’ fatto con stomaco e polmone di bovini terrestri. Purtroppo da queste parti non esistono i kamucc, ma è discreto lo stesso. A quanto pare, i terrestri mangiano solo i fasci muscolari dei bovini, e i macellai quasi ti tirano indietro queste buone cose. Non sanno cosa perdono!”. Le scosta la sedia. “Ma siediti, è pronto”.

“L’ho notato”, conviene Orube sedendo alla tavola poveramente imbandita. “Trovo veramente immorale uccidere un animale per poi buttare via come scarto la maggior parte del suo corpo, come fanno qui”.

“Ben detto”. Le versa da bere da una caraffa. “Ti piace un po’ di zucchero nell’acqua e aceto, o...”.

“No, grazie. Lo volevo da bambina, ora non più. Lo zucchero annulla l’effetto benefico dell’aceto”.

“Ah, vedo che sei rimasta fedele ai buoni usi del nostro mondo”, si compiace lui sedendosi finalmente a tavola. Fa un gesto rituale davanti al viso. “Ringraziamo gli Dei per questo cibo, e per essere qui a mangiarlo”.

Orube ripete il gesto e la formula, vergognandosi un po’ per il complimento immeritato.

Mangiano quasi in silenzio, come vuole la tradizione. Poi Orube, come da uso, dimostra il suo apprezzamento per il cibo con un sonoro rutto.

Dopo che anche il suo ospite ha espletato il rituale di chiusura, arriva il momento di parlare.

“Allora, Orube, come hai fatto a trovarmi? E’ stato il nome della palestra ad attirare la tua attenzione?”.

Mentre lei ripiega accuratamente il tovagliolo di carta usato, risponde: “Più che altro, mi hanno parlato di te alla palestra “Full Combat”, e mi hanno dato il tuo indirizzo”.

“La Full Combat! Il mio secondo tentativo di fare l’istruttore di arti marziali a Heatherfield”. Yarr scuote il viso. “Non è durato neanche due mesi. Però ho imparato qualcosa dai miei errori”.

“E il primo tentativo?” chiede Orube.

“E’ stato alla New Martial Art. E sai quanto è durato?”.

“Tre minuti?”.

“Proprio così”, conferma un po’ stupito.

“Proprio come me oggi”, ammette Orube.

Yarr sorride condiscendente. “Fammi indovinare: sei arrivata lì sicura, hai guardato cinque minuti e ti sei detta ’questi sono un miglio sotto il mio livello’ , quindi hai chiesto di provare senza neanche sapere che disciplina facevano, hai atterrato l’istruttore in un secondo e ti hanno mandato via come una provocatrice ignorante”.

Orube abbassa il viso arrossendo. “Assolutamente esatto”.

“Oh, beh, si può imparare dagli errori. Nella terza palestra sono durato tre mesi. Avevo corretto qualcosa, ma pretendevo ancora troppo e gli facevo scappare gli allievi. Poi mi sono messo in proprio”.

“E gli allievi scappano ancora?”, chiede lei con un cenno della testa verso la palestra.

“Si, ma non tanto come prima. Ora metto ben in chiaro le regole fin dall’inizio. Chi si adegua vede i risultati, e come!”. Indica una piccola pila di libri e riviste dai nomi evocativi. “Sono riuscito anche a capire un po’ come funziona la federazione, i campionati, le diverse discipline… Insomma, le cose cominciano a ingranare un poco”.

Orube annuisce, cercando di leggere a distanza alcuni nomi esotici sulle coste dei libri. “Quindi è stato difficile adattarsi”.

“Sì, ma è necessario. Avevo sempre creduto, a Basiliade, che fossero gli allievi ad avere bisogno del loro Maestro. Poi ho scoperto che è anche il Maestro ad avere bisogno di loro, e forse di più”.

Orube tace, colpita da questa idea. La sua maestra Luba aveva bisogno di lei? In che modo? Forse un giorno riuscirà a dare significato a quest’idea. Poi decide che è arrivato il momento di affrontare il discorso più importante.

 

“Maestro Yarr, tu mi hai accennato anche altre cose. Del tuo esilio, e di mio fratello Ipitlos. Puoi parlarmi di lui?”.

“Siamo qui per questo. Comincerò dal giorno in cui le mie credenze cominciarono a essere scosse. Fu in quel giorno, circa tre anni e mezzo fa, in cui stavamo per promuovere Himerish a sommo Guerriero. Tu interrompesti la cerimonia per rivendicarlo come Oracolo di Kandrakar, e lui accettò ricordandosi di chi era stato”.

Orube annuisce: ricorda benissimo quell'evento.

Lui prosegue: “Bene, da quel giorno cominciai a chiedermi per quali meriti Himerish fosse stato scelto come Oracolo, che per qualche motivo doveva essere stato un Onore più importante di Sommo Guerriero”.

Fa una breve pausa, guardando Orube con attenzione. Per qualche secondo, il ticchettio dell'orologio a muro si prende la sua rivincita.

Yarr riprende: “La prima conclusione cui arrivai è che forse questo incarico non era tanto un premio, quanto un dovere a cui l’Onore non gli aveva permesso di sottrarsi”.

Orube annuisce attentissima, mentre il Maestro continua: “Il secondo punto è stato chiedersi per quali meriti e quali qualità fosse stato scelto. La mia conclusione fece crollare tutto il sistema di valori che aveva retto la mia vita fin a quel punto: l’Oracolo non era stato scelto per la sua suprema abilità di Guerriero. Doveva esistere qualcosa di più importante, un qualche tipo di saggezza, dal quale il nostro sistema di valori era lontanissimo. Ripensai a poco tempo prima, quando lo avevamo trovato vagante: uno sconosciuto disorientato che non ricordava neanche il suo nome. Lo riconobbi come il mio vecchio Maestro non dal suo aspetto, che appariva giovanile, né dalle sue parole confuse, ma dall’abilità nella lotta. Non convinto, per avere conferma della sua identità gli imposi una prova pericolosissima, che avrebbe potuto essergli fatale. Ora, la mia condotta era stata del tutto conforme alla mentalità di un Capo Guerriero di Basiliade, ma a quel punto mi appariva con occhi nuovi. Mi vergognai di avere sempre visto nell’abilità bellica il metro di tutto: ora intuivo che dovesse esistere una saggezza che sfuggiva a tutta la gerarchia del nostro mondo. Cercai di vedere la nostra società con gli occhi di un ipotetico saggio esterno. E ciò che vidi non mi piacque molto”.

“Perché?”, chiese Orube, sulla difensiva.

“Perché la guerra e la lotta sono alla base della gerarchia”.

“Ma i Guerrieri proteggono gli umili cittadini e i contadini dalla guerra”, protesta lei.

“Si, ma sono essi stessi che la fanno, la guerra! Se la guerra non esistesse, i cittadini non avrebbero più di tanto bisogno di protezione. Quindi la Casta dei Guerrieri, il cuore di tutte le nazioni di Basiliade, crea continuamente delle guerre pretestuose per riaffermare il proprio potere non tanto sui nemici esterni, quanto sulle classi subordinate!”.

“Ma… aspetta, Maestro. Non ci sono solo le guerre! I Guerrieri difendono gli inermi da altre minacce, come i predoni! Mio Padre è morto combattendo contro dei predoni perché il suo Onore gli imponeva di difendere i contadini, ma nessun contadino è mai morto per difendere mio Padre!”.

Yarr annuisce, e riprende con calma: “L’Onore di tuo Padre, come quello di ogni singolo Guerriero, non è in discussione. Dovranno comunque esistere uomini dall’Onore ineccepibile che difendano gli inermi dai predoni. Però la minaccia dei predoni non è così frequente da giustificare il fatto che la guerra e la lotta, e chi le pratica, siano diventate il cuore stesso di tutta la società”.

Orube tamburella nervosamente le dita sul tavolo, non convinta. “E mio fratello Ipitlos era d’accordo con queste tesi?”.

“Sì. Quando arrivai alle mie conclusioni, non confidai a nessuno il mio turbamento, ma decisi di sondare l’ambiente con prudenza cercando qualcuno pronto a condividerle.

Chiesi ad alcuni miei subordinati in cosa pensavano che Himerish eccellesse, per essere stato nominato Oracolo di Kandrakar. Alcuni proposero che dovesse essere un premio supremo per la sua forza e il suo Onore; altri, piuttosto, per la sua saggezza. Facendo domande mirate, li portai a concludere che doveva essere un uomo molto saggio, che aveva ricevuto un incarico importantissimo ai limiti della loro comprensione, e ciò non aveva niente a che fare con la sua abilità nelle arti marziali. Inoltre, che l'incarico di Oracolo non era un premio, ma un impegno gravoso per un bene supremo incomprensibile. Poco a poco li portai a dire che saggezza e abilità marziali potevano non essere sempre associate”.

Lei annuisce di malumore. “Su questo non posso che essere d’accordo. Ma davvero a Basiliade è così faticoso far ammettere una verità così ovvia?”.

Yarr le rivolge un sorriso triste. “Da quanto tempo manchi da lì, Orube?”, poi riprende il racconto: “Il passo successivo era molto più difficile da far passare: la responsabilità della casta dei Guerrieri nelle guerre. Qui dovetti essere ancora più prudente, e limitarmi a domande dalle quali non si potessero trarre direttamente delle conclusioni troppo sconvolgenti. Questa fase di discreta esplorazione durò molti mesi”.

“E Ipitlos? Era tuo allievo?”.

“Esatto. Tuo fratello è un ragazzo molto precoce. Alle mie prime domande, anticipò le mie stesse conclusioni, ma andò oltre. Mi disse anche, con non poco coraggio, che non apprezzava il sistema delle caste, in cui la nascita decide l’inquadramento futuro di chiunque. E mi raccontò qualcosa di ancora più personale”.

“Cosa?”.

“Mi raccontò di come avesse trovato cambiati, freddi e spersonalizzati, tutti i suoi amici e i parenti quando li rincontrava dopo educati nei Giardini”. Yarr tace, distogliendo lo sguardo.

Orube si sente gelare: sa benissimo a cosa si riferiva Ipitlos. Ricorda il gelido imbarazzo tra loro quando, dopo quasi tre anni di addestramento, lei tornò brevemente a casa per il funerale di loro Padre. Ricorda anche, quando era ancora bambina, la delusione bruciante data dal contegno gelido di suo fratello maggiore Entikos, al suo primo ritorno a casa dal Giardino.

“Continua, Maestro Yarr”, dice con fatica.

“A diversi allievi, portati a condividere i miei dubbi, domandai come si sarebbero potute migliorare le cose. La risposta più radicale fu proprio quella di Ipitlos: disse che si poteva fondare una società più giusta ritirandosi in campagna, lontano dalla capitale Ashasvir. Obiettai che, come Guerrieri, saremmo stati richiamati all’obbedienza, e rifiutandoci saremmo stati perseguiti come Senza Onore”.

“E tu invece cosa proponevi, Maestro?” chiede Orube turbata.

Yarr riprende, parlando lentamente: “La mia idea era di cambiare quella società dall’interno, continuando a risvegliare le coscienze con il metodo delle domande. La nostra richiesta sarebbe stata quella di coinvolgere tutte le altre categorie sociali in un governo condiviso, e un ampliamento dei valori di base della società includendovi la cultura: la conoscenza e le arti. Il problema era che ciò era in palese contrasto con il desiderio di potere dei governanti”.

“E quindi?”.

“L’unica speranza era che un Guerriero arrivasse al vertice per le vie tradizionali, per poi iniziare un cambiamento imponendolo dall’alto”.

“E Ipitlos...”

“Ipitlos invece pensava che fosse necessario un contatto con i ceti inferiori, che prendessero coscienza dello stato di cose per fare pressione sui Guerrieri, ma stando attenti a non violare nessuna legge. Dopotutto, il codice d'Onore dei Guerrieri impone che questi non possano usare il loro potere per intimidire le persone oneste”.

“Senza violare nessuna legge...”, riflette lei ad alta voce.

“Proprio così, Orube. Però il problema della sua teoria è che, se il potere identifica una nuova minaccia, può facilmente cambiare le leggi”.

“Come?”, si stupisce Orube, “Pensavo che le leggi fossero immutabili!”.

Lui la guarda con condiscendenza. “Non è così, Orube. Infatti dopo qualche mese qualcuno ci tradì. Venni arrestato in base a una legge mai sentita, promulgata quasi in segreto pochi giorni prima. E non solo io”.

Orube tenta, senza successo, di nascondere l'ansia per suo fratello. “E...”.

“Ipitlos e altri, per puro caso, quella notte erano al di fuori dei loro alloggi e sfuggirono all’arresto”.

Orube chiude gli occhi un attimo, in un breve ringraziamento agli Dei. “E poi...”.

“Mi portarono davanti al Tribunale dell'Onore” riprende il Maestro con tono grave. “Venni riconosciuto colpevole di cospirazione e condannato a scegliere tra un onorevole suicidio e una disonorevole decapitazione. Scelsi il suicidio, ovviamente, ma prima che potessi metterlo in pratica, vennero a dirmi che ero stato condannato all'esilio a vita perché l'Oracolo di Kandrakar aveva interceduto per me. Partii, scortato da due Guerrieri di Kandrakar dalla pesante armatura laccata di bianco, in un istante venni avvolto in una luce e subito ci trovammo alla Fortezza”.

“L’Oracolo aveva interceduto?”, si stupisce Orube, “A Kandrakar non se ne seppe niente… io, almeno, non ne seppi niente”.

Lui annuisce. “Penso che la cosa fosse molto imbarazzante. Parlai brevemente con l'Oracolo, che mi aveva salvato per la nostra vecchia amicizia. Disse però che non aveva potuto fare niente per i miei compagni, perché quella sua intercessione era già una violazione al principio di non ingerenza di Kandrakar”.

Yarr tace brevemente, forse pensando a coloro che si era lasciato indietro, poi riprende: “Per magia, la Fortezza mi fornì in un istante la conoscenza della lingua e degli usi di Heatherfield. Mi fornì anche una certa quantità di denaro e documenti, spiegandomene l'uso. L'Oracolo mi avvertì che non avrei potuto contare su ulteriori aiuti”.

Detto questo, Yarr tace. Lo sgocciolio del lavello tenta di riempire il silenzio caduto nella stanza.

Orube, scossa, fatica a parlare. “Maestro Yarr, difficilmente avresti potuto dire parole che mi turbassero di più. L’Onore della nostra Casta ne esce orribilmente sminuito”.

“Vorrei fare qualcosa per ristabilirlo, Orube. E quando sono sfiduciato, penso a Himerish, l’Oracolo. No, non per aiuto: ha già chiarito che non ne riceverò altro da Kandrakar. Mi piace ricordare che anche lui fu rovesciato e privato del suo rango da una cospirazione, ma risorse e con lui la giustizia tornò a Kandrakar. E così, se la Dea della Giustizia veglia ancora su Basiliade, io spero che un giorno potrò tornare lì a testa alta, e che le mie istanze verranno ascoltate per il bene di tutte le genti del nostro mondo”.

 

 

Attraversando nella tarda serata le vie malfamate per tornare a casa, Orube continua a ripensare, sconvolta. La sua casta che opprime il popolo… suo fratello che le si oppone… possibile?

E’ vero, non se ne è mai resa conto pienamente prima d’ora, ma ha sempre usato la parola ‘Guerriero’ come il massimo elogio per una persona stimata.

L’Oracolo viene dai Guerrieri, ma non è nella sua posizione per fare alcuna guerra. E’ ancora un Guerriero?

E Will? Più di una volta, quando ha voluto esprimerle stima, l’ha definita una Guerriera. Ma lei si sarà sentita così dentro di sé?

 

 

 

 

Note sul cap.11

 

L'abbozzo originale di questo capitolo è di Marianna1317, mentre il suo adattamento a molti aspetti della saga e la sua stesura finale è mia.

Devo dire che la Basiliade descritta nei pochi frammenti di W.I.T.C.H. in cui appare, soprattutto nei n.42 e 43, non mi ha affatto dato l'idea di un luogo di saggezza; poter mettere questa critica in bocca a Yarr (che nel fumetto mi era sembrato il più fanatico di tutti) mi ha dato soddisfazione, permettendomi di riabilitare il personaggio e al tempo stesso di esplicitare alcune delle cose che pensai ai tempi in cui lessi il fumetto.

Ho fatto del mio meglio per conciliare questa visione irrazionale nel fumetto con la Basiliade che ho descritto in La figlia del Guerriero, tutta incentrata sui concetti di Onore e Dovere, soffocante ma anche calma e razionale.

 

 

La cronologia di W.I.T.C.H. Parte 11

 

Un mio contributo alla cronologia della saga di W.I.T.C.H. che purtroppo ha visto la luce solo in minima parte è stata una mia long fiction dedicata alle Gocce Astrali, le sosia delle Guardiane create con la magia e ribellatesi alle loro creatrici.

La storia sarebbe iniziata immediatamente dopo la loro liberazione nel finale del n.36 (marzo 2002) e sarebbe durata poco più di un anno fino a confluire, attorno a giugno 2003, nel loro coinvolgimento nella mia long fiction Profezie da parte di Elyon e di Vera.

Non tutto il lavoro fatto è stato perso: in parte è stato riassunto in Profezie nei racconti delle Gocce, e mi ha permesso di dare molta profondità a questi personaggi.

Inoltre una parte del testo originale è stato estrapolato e pubblicato nella mia fanfiction Sogni di goccia, all'epoca preparata per un concorso.

Questa storia, della durata di pochi giorni, racconta dell'ultimo tragico tentativo fatto dalla goccia di Will, Wanda, per contattare Matt Olsen.

Estratta dal contesto della long fiction, la storia continua oltre la conclusione dell'episodio dell'incontro, quello che sarebbe il suo finale naturale, ma avevo ancora degli altri

prompt da rispettare.

L'episodio dell'incontro tra Wanda e Matt avviene circa un mese dopo la liberazione delle gocce, quindi nell'aprile 2002, più o meno nel periodo dell'inizio della saga di Endarno.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Il ladro di magia ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph. Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube. All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric. Le W.I.T.C.H. cominciano anche a mettere in dubbio il racconto di Orube sulla rottura.
A Kandrakar il Saggio Endarno, di ritorno da una convalescenza, mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito. Con lei va alla ricerca di una palestra di arti marziali dove lavorare come istruttrice, finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
La sera si trova con Yarr, che le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo ha segretamente interceduto perché la pena fosse commutata in esilio.
Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube.
Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti.

 

 

 

Capitolo 12

Il ladro di magia

 

In un pomeriggio di fine ottobre, Cedric è intento a trovare una collocazione consona in vetrina ad alcune novità editoriali appena estratte da uno scatolone, cinte da vistose fascette pubblicitarie riportanti estratti di recensioni entusiastiche. 'Spiriti dal passato: l'eredità della civiltà megalitica', legge sulla copertina. Come potrebbe trovare una disposizione evocativa per un titolo del genere?

Il suono argentino della campanella sopra l'ingresso lo fa voltare.
“Buongiooorno!”, cinguetta una cliente entrando nel negozio.
Cedric reprime un moto d'irritazione: è sempre quella ragazzotta ossigenata, boccolosa e invadente dalla cantilena insopportabile, con un rossetto che sembra un segnale stradale.
“Vedo che sono arrivate delle novità”, dice lei chinandosi a curiosare il libro nelle mani di Cedric. “Posso guardarle un attimino?” .
“Prego”. Cedric le porge il volumetto con tutto l'educazione che gli è possibile, evitando di far vagare lo sguardo sul panorama prosperoso visibile dalla scollatura della signorina chinata, poi ne prende un altro uguale dalla piccola pila dei nuovi arrivi sul bancone e torna ad armeggiare con la disposizione nella vetrina.
La cliente, finito di scorrere la retrocopertina, comincia a sfogliare l'interno. “Lei ha già letto qualcosa di quest'autrice?”, gli chiede continuando a voltare indecisa le prime pagine.
“Solo qualche recensione”, risponde sbrigativo.
La cliente annuisce, scrollando il capo adorno di boccoloni ossigenati. “Ed erano recensioni positive?”.
“Abbastanza da spingermi a ordinare qualche copia”, risponde lui evasivo. “Se vuole scorrere qualche pagina, faccia pure”. Si sposta lungo la vetrina, sovrapponendo alcune copie come dolmen sul lato più lontano dall'ingresso e dalla troppo estroversa visitatrice. Di solito a lui piace parlare di libri, ma questa qui gli ha dato l'idea di essere più interessata al venditore che all'articolo. Non è l'unica cliente mossa dagli ormoni tra quelle che ronzano attorno al suo negozio, ma questa le batte tutte per la sua goffa intraprendenza. D'altronde lui non può neanche rovinarsi la piazza mostrandosi infastidito: ormai questa libreria è il suo solo mezzo di sostentamento.
Lei si guarda attorno. “E' un po' di tempo che non vedo la sua collega, Va tutto bene?”.
Cedric continua a voltarle le spalle per celare la sua crescente irritazione. “Credo di sì”, risponde sbrigativo. Stringe i denti, sempre dandole le spalle intento a sistemare il suo piccolo semicerchio di dolmen librari. Non le dirà certo che, tra tutte le clienti ronzanti, lei era la più detestata da Orube.
“Sa”, prosegue lei, “stavo cercando un libro per un regalo di compleanno di un'amica. E' appassionata di libri ed ha interessi mooolto particolari, ma cercare qualcosa nel suo campo che non abbia già è un impresa, mi creda, disperaaata”.
“Qualche volta la scelta giusta è fare una scelta sbagliata”, sentenzia Cedric senza guardarla. 'Se questa qui spera di coinvolgermi con gli interessi librari delle sue amiche strambe, è fuori strada'.
Lei guarda indecisa il libro che tiene in mano, poi la schiena di Cedric, poi nuovamente il libro. “Ci penserò sopra”. Glielo porge indietro, ma lui non se ne accorge, intento a risistemare qualcosa sul lato opposto della vetrina, e si limita a rispondere: “Come vuole. Lo appoggi pure sul bancone”.
La cliente esce cinguettando un saluto, ricambiato da un doveroso “Arrivederci” che si sfuma in un sospiro di sollievo.

Completata la sua composizione in vetrina, Cedric torna pensoso verso il bancone. Questa cliente è riuscita a metterlo proprio di cattivo umore. Chiedergli di Orube... Sono tre settimane che lei lo ha lasciato, e ormai le sue speranze che cambi idea spontaneamente sono ridotte al lumicino.
Il compleanno di un'amica... A chi importa delle sue amiche? Cedric non riesce a mettere a tacere la sua preoccupazione per un altro compleanno: tra pochi giorni, il trenta ottobre, Elyon verrà a Heatherfield a festeggiarlo con le sue amiche streghe; allora quasi sicuramente verrà a sapere della sua inspiegata ricomparsa in una tempestosa notte di agosto, ferito, esausto e paludato in una assurda veste nera. Ci metterà poco a ricollegare tutto ciò con gli avvenimenti di quest'estate a Meridian. Inspira a fondo, ansioso. Il suo breve periodo di quasi libertà potrebbe finire da un giorno all'altro.
Dall'esterno, la luce cala improvvisamente. Cedric si accosta alla porta vetrata per osservare il cielo: un grigio fronte nuvoloso sta lentamente divorando l'azzurro. E' solo novembre che si avvicina, o è un presagio sinistro sul suo destino?
'Spiriti dal passato', era il titolo del libro. Ci sarebbe mancato solo che quella rompiscatole non gli chiedesse se ci fossero gli spiriti anche nel suo bel negozio antico. Fa un sorriso storto, mentre una fantasia balzana prende forma nella sua immaginazione. 'Signorina, ora che ci penso, credo di avere il regalo ideale per la sua amica. E' un libro antico e misterioso. Non vorrebbe andare a prenderselo in cantina?'.
Il breve sorriso storto si spegne mentre lancia un'occhiata d'odio verso la porta serrata dello scantinato, l'orizzonte degli eventi dell'inferno che vorrebbe tornare a risucchiarlo.

 

Nuovamente al cospetto di Phobos, Cedric estrasse dalla tasca dimensionale tutte le piantine recuperate nella palude, allineandole in file ordinate sul terreno fuori dalla grotta.
Gli occhi incorporei dello spirito le osservarono con attenzione e disappunto.
Queste piantine sono parecchio sciupate, Cedric. Ora piantale al margine del bosco. Hanno bisogno di qualche cura al più presto per riprendersi, e non basterà un po' d'acqua di sorgente”.

Cedric si mise d'impegno, ma impiegò molto tempo per eseguire la volontà dello spirito, scavando prudentemente con la zappetta rotta, memore delle allucinazioni che la linfa dei tuberi poteva causare venendo a contatto con ferite aperte.
Ebbe l'impressione di averci messo l'equivalente di tre giorni di lavoro, ma il sole non calò mai a concedergli riposo, se non quando lui ebbe interrato l'ultima piantina.

All'alba del giorno successivo, Cedric si rimise in piedi, stanco e dolorante; constatò con sorpresa che tutte le ferite alle sue mani erano perfettamente guarite.
Dall'alto, lo spirito gli parlò: “Cedric, la tua prossima missione sarà a Meridian. Lì, il tuo compito sarà di procurarsi al più presto un po' di acqua magica. Credo che nella capitale sia ripresa la distribuzione di fialette dalla fonte magica alla gente. Che spreco... una risorsa che permetterebbe grandi progetti, dispersa ed entropizzata per compiacere il popolino che ne fa commercio, la usa per farsi curare gli acciacchi o altre banali necessità quotidiane... Purtroppo mia madre era troppo sensibile all'opinione degli altri, e si comprava la loro benevolenza così. Immagino che Elyon sarà uguale”.
Non lo so”, rispose Cedric, “Durante il viaggio ho raccolto delle informazioni frammentarie e contraddittorie di una lotta di potere con una certa Vera. Comunque risulta che oggi Elyon sia saldamente...”.
Lo so, ho captato tutte le memorie del tuo viaggio. Non c'è molto da fare qui, così l'ho seguito in diretta. Sarebbe interessante saperne di più, ma non esporti chiedendo troppo finché non avrai recuperato tutta l'acqua magica che serve per i miei progetti. Siccome ho bisogno di una certa quantità al più presto, tu sceglierai dei bersagli facili: dovrai rubare le scorte del prezioso liquido da casa di alcuni comuni cittadini. Scegli le tue vittime tra persone relativamente giovani e benestanti: gente che tesaurizza questa risorsa per quando sarà vecchia, anziché usarla subito o venderla per denaro”.

Cedric ripartì, dopo aver assunto un nuovo, anonimo aspetto illusorio: cambiando frequentemente il modo in cui appariva alla gente, avrebbe reso impossibile qualunque indagine sul suo conto.
Percorse ancora i sotterranei fin alla periferia sud della città, dove il pendio su cui sorgeva, alla base dell'altopiano settentrionale, si congiungeva con la fertile pianura.

Prima di avventurarsi nel centro città, forse ben sorvegliato, Cedric preferì raccogliere qualche informazione in una taverna di periferia. Si sedette a un tavolo con un gruppo di avventori, si presentò come uno che proveniva da un'altra città per cercare lavoro come scrivano, e offrì un giro di bevande. Disse che gli erano giunte voci di grandi rivolgimenti nel passato recente.
Gli avventori gli raccontarono che era stato realmente un anno di incertezza.
Sembra che fosse iniziato con un tentativo di assassinare la regina; subito dopo lei aveva cominciato a isolarsi e le Guardiane di Kandrakar erano venute per proteggerla, ma poi queste erano diventate sempre più odiose.
A un certo punto, in cielo erano comparse delle grandi aquile che sorvolavano la città e osservavano ogni cosa.
Molti mesi dopo, una rivolta capeggiata da una certa principessa Vera aveva scacciato le Guardiane ed Elyon, ma queste avevano minacciato di...
Un altro avventore interruppe il primo dicendo che ciò che stava raccontando era solo un teatrino, la verità era ben diversa. I due iniziarono a litigare coinvolgendo gli altri, allora Cedric interruppe offrendo un altro giro di bevande e cambiando argomento.
La sua domanda successiva fu se erano riprese le distribuzioni di acqua magica ai cittadini.
Gli risposero di sì, guardandolo con un po' di sospetto.
Un uomo che ascoltava a un tavolo vicino gli disse di non illudersi, perché per acquisire questo diritto ci volevano vent'anni di residenza in città e l'approvazione delle autorità cittadine.
Un altro aggiunse che il diritto poteva anche essere concesso per meriti particolari.
Dalla discussione emerse che sempre più persone da fuori avrebbero voluto trasferirsi a Meridian per ottenere questo privilegio tradizionale, ma la capacità delle fonti erano limitate.
Qualcuno disse che si parlava di riformare la distribuzione, diminuendo le dosi, perché questo fattore ostacolava la crescita della città.
Altri si innervosirono: non gli importava nulla che la città crescesse, se loro dovevano stare peggio per questo.
Un altro con l'aria di chi la sapeva lunga opinò che prima o poi le autorità avrebbero preso ad annacquare le dosi senza dire niente.

Congedatosi dagli avventori, Cedric rifletté: che follia era successa nella sua città? Perché era impossibile sentirne un racconto coerente?
Guardò in alto, verso il palazzo ben visibile dalla via, costruito sopra la scarpata che circondava la città sui lati nord e ovest. Le cinque altissime torri, tutte diverse tra loro, erano ben visibili dal centro, mentre la parte bassa che le collegava, il cosiddetto anello pentagonale, era completamente nascosto dagli alberi del giardino. Di una sesta torre più bassa, a nord, si vedeva appena il tetto.
Pensieroso, si diresse verso uno dei centri di distribuzione, un basso edificio circolare di pietra sormontato da un tetto conico ai piedi della scarpata a nordest. Osservò la fila di persone che si estendeva fin fuori, sorvegliata da due guardie civiche dalla divisa verdazzurra e la cuffia cremisi. La fila procedeva regolarmente, e ogni pochi secondi qualche cittadino o cittadina usciva tenendo tra le mani la sua preziosa fiala di vetro riempita di liquido verdino e fosforescente.
Per non creare sospetti Cedric proseguì il giro della città, osservando le architetture che ricordava bene. I gravi danni causati alla città dalle Sentinelle Oscure durante la rivolta finale contro Phobos sembravano già completamente riparati.
Il cielo era terso, un indicatore importante dello stato d'animo di Elyon; anche la regina precedente, Adariel, riusciva a influenzare il tempo. Per contro, Cedric non poté fare a meno di pensare a come il cielo di Meridian fosse regolarmente plumbeo durante la reggenza di Phobos. La città ora era visibilmente più vivace e serena di quei lunghi anni ai quali aveva contribuito.
Si giustificò con sé stesso: allora non c'era stata alternativa a Phobos e, dovendo vivere sotto una tirannia, era stato meglio tenere la spada per il manico piuttosto che averla puntata alla gola.
Ma ora cosa stava facendo? Stava contribuendo a far rivivere quei tempi cupi, non avrebbe dovuto piuttosto...
D'improvviso la veste riprese a bruciargli la schiena.
Qualche passante si accorse della sua smorfia di dolore e gli chiese se si sentiva bene; Cedric si giustificò dicendo che si trattava solo di una vecchia frattura che a volte si faceva ricordare provocandogli fitte improvvise.
Quando Cedric si rassegnò al non poter scegliere, il dolore si attenuò senza sparire completamente.
Individuò un piccolo colorificio, ove acquistò dei pigmenti in polvere color verde lyme e un paio di bottigliette; poi tornò in periferia e scelse una locanda per passare la notte.

Nella solitudine della sua camera, diluì parte dei pigmenti in acqua, fino a farla grossolanamente assomigliare all'acqua magica. Il suo intruglio non era fosforescente come il prezioso liquido, il che si notava soprattutto di notte, ma comunque poteva aiutare.
Il piano di Cedric era di penetrare in qualche casa vuota in assenza dei proprietari, aiutato dall'invisibilità permessa dalle pulsazioni teleipnotiche generate dalla sua veste, per poi individuare le scorte nascoste utilizzando una bacchetta da rabdomante, versare il prezioso liquido nella sua bottiglia vuota e sostituirlo nel flacone della sua vittima con il suo intruglio, sperando che aiutasse a far passare il furto inosservato il più a lungo possibile.
Ormai il sole stava calando, e l'ombra della scarpata a ovest stava avanzando sul centro città.
Cedric decise di riposarsi per quella notte, anche per far dimenticare un po' quel forestiero arrivato in città per far domande sull'acqua magica.

Il giorno successivo pagò e lasciò l'albergo di buon'ora.
Impiegò la mattinata per un giro di ricognizione nei quartieri benestanti, perlopiù collocati tra Piazza Due Lune e Piazza Sottocastello, cercando di farsi un'idea dell'età degli abitanti di ciascuna.
Nel tardo pomeriggio si diresse verso la periferia, come per uscire dalla città, poi rientrò nel sotterraneo e mutò il suo aspetto; seppure per sventura lo avessero visto, non lo avrebbero ricollegato all'avventore forestiero della locanda.
Come ulteriore precauzione, nuove pulsazioni teleipnotiche avrebbero impedito a chiunque di prendere coscienza della sua presenza, anche se lo avessero visto. Di fatto, era invisibile da vicino.

Si trattenne nell'immenso sotterraneo finché la città fu immersa nel buio e ogni vocio fu sparito dalle strade, quindi uscì, gli occhi già ben adattati all'oscurità.
Si diresse verso la più vicina delle case che aveva scelto. Origliò alla porta e sbirciò nelle finestre, fino ad essere sicuro che nessun abitante fosse alzato; quindi fece aprire il chiavistello con la telecinesi. Il debole rumore metallico lo fece raggelare, e ascoltò nuovamente, ma dall'interno non venne alcun segno di allarme.
Si aiutò con la debole fosforescenza emessa dalla fibbia, e cercò di percepire i campi energetici creati dalle riserve di acqua magica con una bacchetta da rabdomante.
Dopo qualche minuto di ricerca infruttuosa, dovette concludere che al piano terra non c'era alcuna riserva; decide quindi di salire le scale.
Si mosse lentissimo, cercando di evitare gli scricchiolii, ma con scale e solai di legno questi risuonavano nitidamente nel silenzio della casa addormentata.
Una volta che iniziò a cercare negli armadi in fondo al corridoio, sentì qualche sussurro provenire da una stanza, e lo scricchiolio del pavimento causato da una persona che si alzava.
Quando l'uomo uscì dalla camera con una candela accesa e un bastone, però, non fu in grado di vedere il ladro, protetto dalle pulsazioni teleipnotiche.
Quando fu a portata di braccio, Cedric gli puntò un dito sulla fronte, e subito l'espressione tesa dell'uomo sfumò in un'indifferenza vuota, si voltò e ritornò in camera lentamente.
Cedric lo seguì, facendo la stessa cosa anche alla padrona di casa che sbirciava da dentro la camera: non poteva rischiare che al mattino restasse loro alcun ricordo dell'avvenuto.
Facendo così aveva potuto anche leggere nella mente dei due, e andò a colpo sicuro a cercare il loro tesoro di acqua magica nascosto in soffitta, nel doppio fondo di una cassapanca.

Quella notte Cedric ripeté il colpo con modalità simili anche in altre sei case, e solo in una di queste non trovò nulla di quello che cercava.
Prima delle luci dell'alba decise di tornare da Phobos: la notte era stata fruttuosa, e non era il caso di mettere ancora alla prova la sua fortuna.

 

Note sul cap.12

La breve parte al presente torna a focalizzare l'attenzione sulla situazione di Cedric, che invero non è cambiata molto rispetto al capitolo 5 in cui, solo una settimana prima, Will gli ha riportato la scatola con i suoi effetti personali.
La parte principale di questo capitolo descrive in retrospettiva la terza missione di Cedric, e inizia pochi giorni dopo la conclusione della sua missione nella palude, nel tardo luglio.
Nessuna delle due parti contiene grossi colpi di scena, ma sono preparatorie per i capitoli successivi.
Personalmente ho trovato interessante ambientare la missione a Meridian, circa due mesi dopo il finale di Profezie con il ritorno sul trono di Elyon, quindi nella prima metà di agosto 2005.
Gli avvenimenti di Profezie sono nuovamente rievocati, ancora in modo confuso e contraddittorio; questo è insito nella storia originale, in cui i diversi personaggi hanno dato intenzionalmente immagini pubbliche contrastanti e parziali di quanto stava avvenendo.

 

 

La cronologia di W.I.T.C.H. parte 12

Ho già scritto che il fascicolo n.63, collocabile nel novembre 2002, è l'ultimo di cui ho tenuto conto nella continuità della mia interpretazione della saga, in quanto i successivi diventano troppo frammentari e incoerenti.
Con la mia fanfiction Profezie racconto una storia che ha inizio attorno a marzo 2003, quando Elyon, sviluppando le sue capacità magiche, acquisisce la capacità di teletrasportarsi da Meridian a Heatherfield attraverso il portale naturale tra i due mondi che fluttua sopra l'Atlantico.
Dietro all'apparente spensieratezza, Elyon è angosciata da una profezia fatta da sé stessa, che prevede che lei stessa e le Guardiane, o almeno qualcuno con il loro aspetto, instaurerà una tirannia a Meridian.
Uno o due mesi dopo, Elyon sembra avere un qualche piano: con l'aiuto di Vera, un suo clone fatto con la magia, rintraccia le Gocce Astrali a Midgale; dopodiché Vera e le Gocce costituiscono un gruppo nominalmente votato allo sviluppo di Meridian.
Nell'autunno, Vera e le gocce improvvisamente assumono l'aspetto di Elyon e delle Guardiane, si impossessano del Cuore di Kandrakar e si trasferiscono a Meridian dove assumono il potere; al tempo stesso Elyon si trasferisce a Heatherfield, sostenendo che una sua stessa profezia infallibile prevede che la tirannia durerà un anno, che a Meridian dura diciotto mesi, e che è inutile tentare alcunché prima di quella data perché è destinato al fallimento.
Non racconterò di più di quello che succede in questo periodo e soprattutto del perché; però va rimarcato che la storia è stata costruita per sconvolgere le tradizionali categorie di buoni e cattivi.
La storia finisce col ritorno al potere di Elyon alla data stabilita, nel maggio 2005; dura quindi due anni terrestri, e finisce circa tre mesi prima dell'episodio iniziale di Ritorni.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La soffitta dei portali ***


Riassunto dei capitoli precedenti

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph. Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.
Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica, aiutandosi con trucchi ipnotici.
All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.
A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito. Con lei va alla ricerca di una palestra di arti marziali dove lavorare come istruttrice, finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perché la pena fosse commutata in esilio.
Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

 

 

Capitolo 13

La soffitta dei portali

 

Orube guarda fuori dalla finestra del suo soggiorno, attraverso il vetro ondulato dalle gocce di pioggia. Le dieci di mattina sono già passate, e le ragazze non si vedono ancora. Possibile che abbiano rinunciato per questo tempaccio?
Mentre si interroga su questa possibilità scorge, da sopra la siepe, parcheggiare l’automobile dall’inconfondibile color verde bambù metallizzato di Cornelia. Quando si aprono timidamente le portiere, quattro grandi ombrelli variopinti sgusciano dalle aperture e si aprono come funghi.
Nel frattempo un quinto ombrello, azzurro e più piccolo, percorre con calma il marciapiede e si aggiunge agli altri, seguendoli senza fretta.
Prima ancora che il campanello squilli, lei preme il bottone per sbloccare il cancelletto e apre l'uscio, osservando le Guardiane mentre percorrono il vialetto e la lunga scalinata d'ingresso sotto lo scroscio.

Le prime quattro entrano, riponendo gli ombrelli fradici sul pianerottolo esterno e sgocciolando dai loro soprabiti. “Ciao Orube”. “Scusa le impronte”. “Bella domenica”.
“Siete tutte bagnate”, constata Orube. “Toglietevi i soprabiti. Aspettate, porto qualche straccio per i piedi...”.
“Non proprio tutte. Per me non serve, grazie”, le risponde Irma, arrivando per ultima con un sorrisino soddisfatto mentre sfoggia l’ombrellino perfettamente asciutto, portato solo pro forma. “Ho preferito fare una bella passeggiata”.
Cornelia la squadra con una punta d'invidia. “Chissà perché, la guardiana dell’acqua è l’unica che di acqua addosso non ha neanche una goccia”.
Irma si para le mani avanti. “Niente proteste! Lo avevo detto, io, che se si disloca il portale, potevamo dislocarci anche noi, e chi mi ha dato retta?”.
Will scuote il viso. “Non potevamo rischiare di usare un potere soprannaturale per un motivo così banale. Cosa succederebbe se qualcuno lo notasse?”.
“Però per il portale sì, vero?”, insiste Irma.
“E la mia macchina?”, rinfaccia Cornelia, “La lasciavamo lì?”.
Orube torna dalla cucina con alcuni stracci per il pavimento. “Volete un tè caldo?”.
“Magari dopo”, risponde Will per tutte, “Matt è ancora in negozio per controllare che nessuno possa notare la sparizione del portale, e non vorrei farlo aspettare a lungo”.
Hay Lin si guarda in giro, scendendo tre scalini fino al soggiorno. “Dove vorreste metterlo? C’è posto su quella parete, spostando il quadro...”.
“No, questa stanza non è adatta”, la riprende Cornelia. “C’è il finestrone poco sopra il livello del terreno, e dal pianerottolo esterno si vede benissimo dentro”.
Taranee raggiunge Hay Lin in soggiorno, poi si volta indietro a guardare verso l’ingresso, più in alto. “E poi, è il primo posto dove entrerebbe qualunque estraneo”.
C’è qualche scantinato, per rispettare la tradizione?” chiede Will.
Orube nicchia. “C’è, ma è sporco e ingombro di robacce. Ci ho messo piede una volta, e mi è bastato”.
“Se è solo per quello...”, inizia Will.
“E poi ha finestre a livello del terreno, e un ingresso sull’esterno chiuso da un semplice lucchetto arrugginito, che qualunque ladruncolo potrebbe aprire in un momento”, aggiunge Orube. “E se non bastasse...”.
“Basta e avanza”, conviene Will. “Che cosa proponi?”.
Lei ci riflette, poi si volta verso la scala che porta di sopra. “La stanza più sicura è la soffitta”.

Orube precede il gruppo su per le scale e il corridoio dalle pareti verde pisello, poi alza la mano verso una cordicella penzolante dal soffitto e la tira giù, facendo aprire una botola con una scala ripiegabile.
Mentre le altre la seguono, fa strada salendo fin alla soffitta: ampia, polverosa e con le travi in vista. “Cosa vi sembra?”.
“E’ lo stesso luogo dove si trovava il portale della professoressa Rudolph”, constata Irma indicando la parete in fondo.
“Ti ricordi che paura, quella volta?”, le chiede Hay Lin, ricordando di essere stata legata e chiusa in uno sgabuzzino dalla sua insegnante, dopo essersi intrufolata nella sua casa di nascosto. “Ormai quei portali nella muraglia sono sigillati per sempre”.
Irma annuisce. “Erano i primi di novembre. Saranno cinque anni esatti tra pochi giorni”.
Cornelia storce il viso in segno di disapprovazione. “Ma non c’è proprio un posto più accessibile? Salire quella scala a pioli con la gonna lunga è quasi suicida!”.
“E’ più facile cambiare la gonna che trovare un altro posto adatto”, decide Will, “Per me questa soffitta è l’ideale.
Orube si dirige a passo deciso verso un armadio appoggiato sul muro di fondo e ne apre le ante, che cedono con un cigolio sofferente. All’interno c’è un’asta portagrucce con un po’ di vestiti vecchi della professoressa Rudolph. “Perché non lo mettiamo...”. Il suo gesto di spostare le grucce provoca un crollo generalizzato dei vestiti verso il fondo. Una nuvoletta grigia accompagna la piccola catastrofe. Lei non si fa impressionare, solleva tutti i vestiti tra i palmi e li depone su una cassapanca sul lato destro della soffitta, dove le travi del tetto si abbassano. “Questo posto sarà ancora più sicuro”, afferma indicando l’interno dell’armadio vuoto.
“Ma è un vero allevamento di acari della polvere!”, protesta Cornelia con un futile tentativo di coprirsi il naso col bavero, culminando in un colpo di tosse.
“Sorvegliato da secondini ragni!”, rincara Taranee arretrando con ribrezzo da una ragnatela a breve distanza dal suo viso.
“Va benissimo”, decide Will. “E’ chiaramente l’ultimo posto dove un estraneo potrebbe passare”.
Cornelia sbuffa scontenta. “Se sei proprio decisa, si impone un lavoro di pulizia”. Si erge dritta e punta entrambe le braccia tese contro la parete di fondo; degli aloni verdini e luminosi avvolgono l’ambiente davanti a lei, provocando vaghi fruscii e scoppiettii. Man mano che gira lentamente su se stessa, l’alone avanza inesorabile lungo le pareti.
Le altre, intimidite, le girano attorno per evitare le braccia tese e l’inquietante fosforescenza.
Tutte restano in religioso silenzio davanti a quello spettacolo unico, finché Irma, alla fine, concede: “Brava Corny. E pensare che una volta le streghe avevano bisogno di una scopa magica!”.
Cornelia la ignora, troppo compiaciuta con sé stessa. “Tara, puoi rilassarti. Ormai polvere e ragnatele sono solo un ricordo molesto”.
“Splendido, Corny”, si congratula Will, “Ora mando un messaggino a Matt, se la via è libera...”.
Attende brevemente, poi il suo telefono emette un suono sommesso. “Sì, perfetto. Procediamo!”.
Hay Lin accosta le ante, che sembrano protestare con un atroce cigolio.
Accanto a lei Irma recita solenne: “Spirito di Kandrakar, se ci sei batti un colpo!”.
Un forte tonfo risuona dall'armadio chiuso, provocando un sobbalzo collettivo di sorpresa.
Dopo un istante di esitazione, Hay Lin riapre prudentemente i battenti. “Sìì! Ragazze, il portale è arrivato!”.
Tutte si affacciano a vederlo, emettendo commenti e gridolini di soddisfazione. “L’agenzia di traslochi Kandrakar e Co. è la migliore”, gioisce Hay Lin.
“Hay Hey, mi hai copiato la battuta”, protesta scherzosamente Irma. “Si vede che sei cinese!”.
L’altra si acciglia. “Questa non te la copierà nessuno, è veramente pessima!”.
“Adesso facciamo una prova di contatto”, decide Will. “Ragazze, tutte qui. Pensate a Yan Lin”.
Come ogni volta, a quei pensieri focalizzati il portale risponde con una serie di oscillazioni concentriche della superficie specchiante.

La figura della Saggia appare oltre la cornice, contornata dall’ambiente candido e luminoso della Fortezza. “Guardiane, ora il portale è pienamente operativo. Possa la nuova collocazione dimostrarsi propizia, e donare armonia ed efficienza al vostro gruppo”.
Dopo una breve pausa per lasciar svanire i gridolini di soddisfazione delle ragazze, Yan Lin riprende: “Tutte voi sapete quanto questo portale sia versatile e potente. E’ necessario che nessun estraneo possa accedervi”.
Inaspettatamente, a Yan Lin si affianca Endarno. “Permetti una parola alle Guardiane, Saggia Yan Lin?”.
“Certo”, risponde lei un po’ sorpresa, tirandosi in disparte. “Saggio Endarno, hai piena libertà per le tue comunicazioni”.
“Grazie. Allora, Guardiane, Orube, è necessaria una precisazione. Tra gli estranei che non devono assolutamente avvicinarsi al portale senza nostra esplicita autorizzazione sono inclusi, anzi in prima fila, Cedric e Elyon di Meridian. Spero che non ci deluderete. Salute a voi”.
Detto questo, l’immagine svanisce nelle ormai consuete ondulazioni.

Cornelia resta di cattivo umore dopo la precisazione. “Mettere sullo stesso piano...”, poi si zittisce, con un’occhiata colpevole verso Orube.
Will spiega: “E’ che Elyon, in tempi recenti, ha dimostrato una straordinaria abilità nel ricreare oggetti e magie dopo averli semplicemente sfiorati con le mani”.
“Insomma, è solo una questione di copyright”, dà man forte Hay Lin.
“Non l’ha mica accusata di essere una malfattrice...” aggiunge Irma, fermandosi appena in tempo, ma ormai l’altro nome è nell’aria.
“… come Cedric”, completa Orube incrociando le braccia.
“Io non ho detto questo...”, cerca di giustificarsi Irma.
Incupita, Orube volta le spalle alle altre, dirigendosi verso la scala. “Restate pure quanto vi serve, io vado giù. Chiudete a chiave la porta d’ingresso. Avete già le chiavi”.
Will cerca ancora di richiamarla: “Orube, noi...”.
“Lo so, voi non avete detto niente”, risponde gelida scendendo lentamente le scale.

“Sembrava andato tutto bene”, dice tristemente Hay Lin, “Poi...”.
“Poi qualcuno...” lascia in sospeso Cornelia con un’occhiata di rancore verso il portale.
“Non parliamone qui”, interviene Taranee. “Meglio andarsene, per ora”.
“Riunione chiusa, quindi?”, chiede Irma. “E il tè?”.
“Ma ti pare il momento?”, la rimprovera l'altra iniziando a scendere.
“Aspetta”, riprende Cornelia, “Questa sera ci siete al compleanno di Elyon, sì?”.
Irma si porta la mano alla fronte. “E’ il trenta ottobre? Ah, sì… Ma abbiamo già un regalo?”.
Cornelia guarda l'orologietto al suo polso. “Non sono neanche le undici, c’è tutto il tempo per passare al centro commerciale. Ci state tutte? Qual’è il budget?”.

Chiusa nella sua camera, Orube ripensa a quanto avvenuto.
Oggettivamente non è successo nulla: era chiaro che tutte le altre reputavano Cedric un malfattore, anche se non hanno osato dirlo davanti a lei. Non c’era niente di nuovo in tutto questo, lo pensavano da anni, e non senza qualche ragione.
E allora, perché lei ha reagito così?
E’ chiaro che non si fidano più di lei e misurano le parole; il peggio è che questa sfiducia è meritata. Pochi giorni prima lei stessa ha ammesso con Will di avere mentito sulla rottura, ma quella bugia era innocua rispetto al resto non detto.
La strana paura del libro che Cedric aveva dimostrato era significativa, ma era in linea con quello che a Kandrakar sospettavano già.
Quello che tuttora sarebbe importante riferire è che lui ha ammonito di non usare il Cuore di Kandrakar contro il libro, perché avrebbe provocato una catastrofe.
Ma era un ammonimento o una minaccia? O più semplicemente un inganno come i mille altri che, le duole ammetterlo, hanno avvolto la sua vita?
E se lo riferisse ora? Forse non è troppo tardi. Ma dopo, cosa sarebbe di lui?
Una cosa è sicura: con il portale ormai in soffitta, è impensabile che lui possa tornare a vivere a villa Rudolph.
E lei è ancora degna di essere una Guerriera di Kandrakar? E soprattutto, lo vuole ancora?
Se Yarr avesse ragione su Basiliade, la congrega non porterebbe la colpa di restare indifferente a quell’ingiustizia?
Ripensa anche a certi discorsi da paladina della Terra di Cornelia; però, da quando Orube si è fatta un’idea del valore del denaro, ha capito che ciò che la bionda Guardiana spende ogni mese per il suo sofisticato vestiario basterebbe a sfamare una famiglia di contadini di Basiliade per un anno intero.
E certe affermazioni che le sono sfuggite a mezza voce, che i suoi poteri potrebbero essere più utili a salvare la Terra da chi la sta devastando piuttosto che per combattere i nemici di Kandrakar? A parte che Orube non ha mai capito chi stia devastando il pianeta e perché le autorità lo lascino fare… ma se fosse vero, questa indifferenza di Kandrakar verso le sorti della Terra non farebbe il paio con quella verso il sistema sociale di Basiliade?
 

“Non ho voluto dirlo prima, in casa di Orube, perché lei ha un orecchio finissimo...”, spiega Taranee mescolando il suo cappuccino, seduta al tavolino in un bar del centro commerciale, “...ma noi non abbiamo detto niente di sbagliato”. Guarda verso la guardiana dell’acqua, accomodata al suo fianco. “Neppure tu, stavolta”.
“Grascie hante della conscessione”, ironizza Irma masticando un pasticcino.
Will allontana la cannuccia del suo milkshake dalla bocca. “Lo sa anche lei. Secondo me è stato solo un momento di frustrazione, non ce l’ha con noi”.
Irma deglutisce il boccone, poi aggiunge: “E non le abbiamo neppure chiesto ragione del fatto che ci ha mentito”.
“Questo è da evitare come la peste”, la riprende Hay Lin con un lampo degli occhi.
Taranee continua: “Per me, quella cosa con Orube doveva comunque succedere. Se non oggi, tra una settimana o un mese. Mi sembra che si stia comportando come se volesse punirsi: prima ha lasciato il suo amante, ora sta compromettendo i rapporti con Kandrakar e con noi”.
“Ma punirsi perché?”, si chiede Hay Lin.

 

Nel suo negozio, Cedric guarda il calendario con apprensione. Domenica trenta ottobre… è il giorno in cui Elyon doveva tornare a Heatherfield per festeggiare il suo compleanno con le sue vecchie amiche. Il giorno in cui verrà a sapere del suo ritorno.
Si era immaginato la scena in mille modi diversi, ma l’esito era sempre funesto per lui: appena qualcuna delle streghe di Kandrakar accennerà alla giovane Regina di Meridian del suo ritorno, lei prima si stupirà, poi vorrà sapere tutti i dettagli. E poi, le basterà fare pochi conti sulla data della sua ricomparsa da Orube per non avere più dubbi su ciò che lui ha fatto!
La situazione, per lui, potrebbe precipitare di ora in ora.
E Orube? Tenterà ancora una timida difesa, in nome dell’amore che ha provato per lui, o sarà in prima linea tra i suoi accusatori?

 

“Sembra che da queste parti ci sia una schiarita”, constata Cornelia disattivando i tergicristallo della sua auto. “E guarda caso, siamo davanti a casa di Elyon”.
“Pensi che sia opera sua?”, chiede Will dal sedile accanto.
“Senz’altro”, risponde lei parcheggiando a breve distanza dalla villa. “Ragazze, scendete pure”.
Dall’altra parte della via sta arrivando anche Irma, già con l’ombrellino chiuso e, ovviamente, perfettamente asciutta. Le saluta con un cenno trionfante.
Entrati nel cortile, lo stato di abbandono del giardino è evidente, con rovi ed erba alta. Salvo poche brevi puntate, la casa è disabitata dal maggio scorso, quando Elyon e i suoi familiari sono tornati a Meridian dopo l'esilio.
Da sotto le saracinesche abbassate si vedono le luci della sala accese.
Accanto all’ingresso, sul lato sinistro della casa, c’è lei che le attende nel solito completino grigioazzurro che usa nei suoi viaggi a Heatherfield.
“Ciao ragazze!”, saluta sbracciandosi.
“Ciao Elyon”. “Buon compleanno”. Baci e abbracci.
“Cento di questi giorni!”, augura di cuore Irma.
“Cosi pochi?”. La giovane Luce di Meridian le fa una smorfia scherzosa e incrocia le trecce in un gesto di scongiuro.
“Scusa, cinquecento. Ti bastano?”.
“Mi accontento. Ah, ragazze, grazie!”, dice prendendo con gioia il pacchetto regalo offerto da Cornelia.
“E’ l’ultimo DVD di Karmilla in concerto”, spiega Irma.
“Fantastico”. Davanti ai loro occhi stupiti, estrae la custodia del DVD dal pacco senza neppure aprirlo. “Che… che… Bellissimo!”.
Will si guarda in giro preoccupata: i giochi di prestigio di Elyon rischiano di essere una potente calamita per attenzioni indesiderate. Per fortuna, nessun possibile spettatore è in vista.
“A proposito, quanti anni compi veramente?” le chiede Taranee; il discorso sull’età esatta di Elyon non le è mai stato molto chiaro.
“Che domande difficili, Tara”, le risponde lei, “In quale mondo intendi?”.
“Magari in questo?”.

Eleanor, la madre adottiva, si sporge dall’ingresso. Appare come una bella donna dal viso affilato e i lisci capelli color carota, ma ormai sanno tutte che non è il suo vero aspetto, né il suo vero nome. “Ciao ragazze, entrate”.
Fa strada verso il tavolone del soggiorno, al cui centro campeggia la tradizionale torta con le candeline. “Taranee, per rispondere alla tua domanda: l’età ufficiale di Elyon Portrait sulla Terra è di diciannove anni, ma in realtà è nata alla fine del 1984. Quand’era piccola, abbiamo dovuto falsificare l’età perché cresceva più lentamente delle bambine terrestri”.
“Grazie, mà”, brontola Elyon con una vena d’irritazione. E’ chiaro che non le piace parlare della sua età.
Eleanor le carezza il capo, poi si congeda: “Ragazze, sono venuta qui per aiutarla a preparare la casa, e per potervi salutare e ringraziarvi ancora del vostro aiuto passato. Però vi chiedo scusa, ma a Meridian mi attende un impegno. Ciao a tutte. Ellie, ricordati di chiudere la porta e la luce quando avete finito”.
“Sì mà”.

Appena sparita Eleanor in un baluginio, Elyon si sente padrona di casa. “Allora, ragazze, sediamoci. Cosa mi raccontate? Ah… mi aspettavo di vedere anche Orube, non era tornata a Heatherfield?”.
Dopo uno scambio di sguardi tra tutte, Cornelia le risponde, sedendosi alla sua destra: “Sì, ma oggi era piuttosto giù… non era giornata”.
“Sì...”, aggiunge Irma allungando la mano verso un vassoio di pastine, “E’ molto sulle sue dopo la rottura con Cedric”.
Elyon resta un attimo a bocca aperta, senza capire. “Cosa c’entra Cedric? Non mi avevate detto che era morto anni fa?”.
“Elyon, non ho avuto occasione di dirtelo…”, inizia Cornelia toccandole una spalla.
“… ma Cedric è ricomparso dal nulla, in una sera di temporale un po’ come questa”, completa Irma.
Hay Lin si aggancia: “E’ andato a casa di Orube, bagnato come un pulcino”.
“E si sono messi assieme felicemente per un po'”, conclude Taranee.
Elyon è così incredula che non riesce a proferire parola.
“Pensa, Ellie”, riprende Irma cercando, come al solito, qualcosa di divertente, “Se i due piccioncini non avessero smesso di tubare, forse te li saresti trovati assieme qui!”.
Elyon si adombra. “Stai scherzando, vero? Quel verme, qui?”.
Dall’esterno, un tuono fortissimo fa trasalire le W.I.T.C.H., e viene seguito da un cupo rumore di pioggia scrosciante. Un bignè sfugge dalla mano di Irma, rotolandole sulla gonna in cerca di salvezza.
“Ma certo che sta scherzando, Ellie”, interviene rapida Cornelia, avvolgendola con un braccio sulle spalle. “Conosci il tipo, no?”.
“Volevamo solo informarti”, precisa Will, “Era giusto che tu lo sapessi”.
Elyon annuisce, cercando di coprire la sua contrarietà. “Certo, avete fatto bene. Lo apprezzo. Ma Cedric è una ferita aperta, per me. Avevo giurato a me stessa che l’avrei dimenticato”. Giocherella nervosamente con le trecce per un attimo. “Ditemi, avete motivo di pensare che lui possa arrivare nel metamondo?”.
All’esterno, il rumore di scroscio si sta lentamente attenuando.
“No”, risponde Will. “Kandrakar ha cominciato a sorvegliarlo a distanza, e non abbiamo alcun sentore di ciò”.
“Bene, amiche mie. Vi chiedo ufficialmente questo, da Regina di Meridian a Guardiane di Kandrakar: se ci dovesse essere anche solo il sospetto che questo individuo possa tornare nel Metamondo, vi chiedo di farmi avvertire all’istante. Ma finché quel verme si limiterà a strisciare sulla Terra, lasciate che io possa dimenticarmi della sua esistenza!”. Finisce con uno sguardo torvo che pian piano si discioglie, tornando alla sua abituale espressione fanciullesca, mentre il rumore dello scroscio all’esterno sfuma nel silenzio.
“E adesso, ragazze, che cosa mi raccontate di bello?”.

 

Note sul capitolo 13

A differenza dei precedenti, questo capitolo è abbastanza movimentato, quantomeno dal punto di vista dei cambiamenti di prospettiva.
Per Cedric è andata abbastanza bene: temeva moltissimo quel che sarebbe successo quando Elyon avesse saputo di lui, ma la reazione emotiva di questa, culminata con una sorta di 'damnatio memoriae', lo metterà al sicuro per un po'. Gli è andata molto bene anche che Eleanor si fosse già allontanata quando hanno parlato di lui: lei, ex collega di Cedric nei Servizi Segreti, avrebbe certamente voluto saperne di più, e avrebbe subito capito che... lo saprete nelle prossime puntate.
La 'damnatio memoriae' non è nuova per Elyon; nel fumetto WITCH n.12, quando Phobos sconfitto la sfidò a ucciderlo, lei gli rispose che Meridian aveva un solo desiderio: dimenticarlo. Frase interessante, che può essere immaginata come un tratto importante nella mentalità di quella città.
Per quanto riguarda Eleanor, sempre in WITCH n.12 affermò di essere stata un capitano dell'esercito, ma ce la vedete a roteare uno spadone in mezzo a quei tozzi soldati dalla pelle marrone? No, lei potrà anche avere affermato questo in pubblico, ma in 'La Luce al tramonto' io la ho descritta come un ufficiale dei Servizi Segreti, subordinata a Cedric e commessa nel Ye Olde Bookshop. Se no, come potrebbe essersi adattata bene alla vita terrestre dopo la sua fuga nel nostro mondo con Elyon neonata?

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cassandra ***


Riassunto dei capitoli precedenti

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.
Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.
Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica, aiutandosi con trucchi ipnotici.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.
A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito. Con lei va alla ricerca di una palestra di arti marziali dove lavorare come istruttrice, finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.
Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.
La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio.
Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.


 

Capitolo 14

Cassandra

 

E’ ora di pranzo, ormai. Cassandra Smith ripone i guanti di lattice e il camice da laboratorio. Non ha voglia di passare l’intervallo mangiando in Istituto, tra gli specializzandi in Chimica Farmaceutica che trattano i tecnici di laboratorio loro coetanei come esseri inferiori. Per loro, i tecnici sono buoni solo a miscelare le loro pozioni da apprendisti stregoni e farle trangugiare dai più sfortunati tra i topini, o gestire macchine e attrezzature di cui tutta la loro somma conoscenza si limita al nome e, talvolta, al pulsante di accensione.

Dopo scese le scale, Cassandra si dirige verso le panchine del parco per sedersi a mangiare il panino con molto pane e poco prosciutto portato da casa. Guarda con sollievo il cielo tra le chiome degli alberi, con sprazzi di un bell’azzurro intervallati da nuvolette bianche. Dopo la pioggia e i temporali degli ultimi giorni, c’è almeno una schiarita per il giorno di Halloween.
Arrivata alle panchine, però, si deve ricredere: sono ancora umide, troppo umide per sedersi senza trovarsi il sedere bagnato.
E ora, dove può andare a fare onore al suo panino?

“Ciao Cassandra”. “Ehi, Cassy, tesoro!”.
“Josh! Ashley! Non speravo di trovarvi qui”. Sono i suoi amici specializzandi della facoltà di Storia, molto più amichevoli e interessanti di quegli individui borinoiosi con cui deve condividere il laboratorio. Lui alto, magro e occhialuto, con la schiena curva in avanti che lo fa somigliare a un lampione; lei piccola e formosa, il viso tondo e truccato incorniciato dai boccoli ossigenati.
“La nostra divoratrice di libri!”, scherza Josh aggiustandosi gli occhialini sul viso allampanato.
“Per ora, volevo divorare solo il panino”, risponde lei mostrando il suo pranzo ancora impacchettato.
“Sei alla ricerca di una panchina asciutta?”, cantilena Ashley sorridente dietro il rossetto shocking, “Vieni con noi a scaldare le cooomode sedie del Kansas!”.
Cassandra ha imparato a non ridacchiare della buffa voce cantilenante della sua amica. “Del Kansas Bar? Mi tentate, ecco, ma non sono sicura di...”.
“Sempre a corto di soldi?” le fa Ashley , un po’ impertinente. “Non preoccuparti, Josh mi stava giuuusto dicendo che voleva offrire un caffè lungo a tutt'e due”.
Una vaga luce d'interesse brilla negli occhi verdi di Cassandra. “Uno ciascuno, intendi? Uno, tutto intero? Ma... temo di essere già in debito...”.
Josh si acciglia un po’ dietro gli occhialini: in realtà stavano parlando solo del tempo, non di offrire alcunché, ma decide di stare al gioco. “Sì, ragazze. Cassy, consideralo un ringraziamento per la recensione di ‘Armi, acciaio e malattie’. Hai già finito di leggerlo?”.
“Sì. Ma... quale recensione intendi?”.
“Quella che mi farai mentre beviamo il caffè”.

Più tardi, seduta con loro al tavolo, Cassandra parla e sbocconcella il panino un pezzo per volta, nascondendolo nella borsetta e ostentando invece il bicchierone di caffè freddo agli occhi del barista per giustificare la sua permanenza nel locale. “E così, il fatto che lo sviluppo dell’Eurasia sia da est a ovest, senza grossi cambiamenti climatici dovuti alla latitudine, ha favorito la diffusione delle colture e delle specie da domesticare”. Interrompe brevemente il racconto per infilarsi in bocca, di soppiatto, un altro pezzo del panino occultato.
Con i debiti contratti per laurearsi, lei è cronicamente a corto di soldi, pur lavorando. I suoi amici lo sanno, e le vogliono bene lo stesso. I baristi lo sanno pure, e anche se non le hanno mai detto niente, lei teme sempre che un giorno o l'altro la tratteranno come una scroccatrice, se dovesse presentarsi lì senza almeno la compagnia di altri clienti paganti.
Prima che riprenda a parlare, Ashley le chiede: “L’avevi comprato al Ye Olde Bookshop, vero? Hai visto quel libraio fighiiissimo di cui ti avevo parlato?”.
Cassandra cerca di ricordare: “Aspetta… Ah no, ho guardato in giro ma non l’ho visto. C’era sempre la libraia, quella magra che sembra una pantera”.
“Ah, ma quella non si vede da un bel pooo’. Se andiamo adesso, troveremo lui di sicuro”. Scruta l’orologio da polso. “Abbiamo ancora un po’ di tempo. Il negozio è vicino, ci arriviamo in un attimino”.
Cassandra sbircia di soppiatto verso Josh, chiedendosi se sentir parlare di uomini bellissimi non lo faccia sentire come un pezzo di tappezzeria. Anche Ashley lo guarda, con intenzione.
Lui sembra afferrare un qualche messaggio dall’occhiata. “Se lo dice Ashley, ti puoi fidare dei suoi gusti!”, concorda. “Andiamo?”.

“Eccociii”, cinguetta Ashley ammiccando verso Cassandra, poi entra nel negozio. “Buongiooorno”.
Cassandra la segue, curiosa. Nell’ambiente le sembra di percepire una strana energia. “Buon...”.
Le parole le si strozzano in gola.
Lord Cedric! Lord Cedric in persona! Davanti a lei, che la guarda con indifferenza! No, forse sta cercando di ricordare…
Cassandra mette in atto un trucco mentale insegnatole da suo padre: una rapida sequenza di visualizzazioni e operazioni mentali impossibili da descrivere a parole.
Lui socchiude gli occhi, poi si porta una mano alla fronte, come per un breve mal di testa. Quel che conta, distoglie lo sguardo da lei.
Ha funzionato, pensa Cassandra, ha funzionato oltre ogni aspettativa! Non avrebbe mai pensato di poter giocare così il potente Lord Cedric!
“Cosa posso fare per voi?” chiede il libraio rivolgendo loro uno sguardo vagamente annoiato, non più acuto come lei lo ricordava.
“Solo un’occhiata rapida”, gli risponde Ashley con un largo sorriso che lo lascia indifferente, “Abbiamo pochi minuti”.

Imbarazzata, Cassandra si avvicina a uno scaffale qualsiasi per estrarne un libro qualsiasi, tanto per sfuggire il suo sguardo fin al momento di uscire. Estrae un volume rilegato, lo apre a una pagina qualsiasi...
Mai si sarebbe aspettata la scritta a caratteri cubitali che campeggia da parte a parte sulle pagine aperte:

“ECCOTI QUI AL MIO COSPETTO, KENDREL”.

Resta interdetta dalla sorpresa davanti al suo vecchio nome meridiano, un segreto sepolto nel passato. Com'è possibile... Anche se Lord Cedric avesse previsto la sua visita, come faceva a sapere che avrebbe aperto proprio quel libro?
Cercando di dominare il suo cuore in tumulto, gira la pagina. Anche qui campeggia una scritta cubitale:

“VOGLIO PROPORTI UN PATTO”.

Gira ancora.

“TUA MADRE RASTEL E’ DETENUTA NEL METAMONDO”.

Ancora.

“E’ STATA TRASFORMATA IN UNA PIANTA PER MIA VOLONTA’ ”

“IN UN BELLISSIMO FIORE”

“IO POSSO LIBERARLA E RENDERLE FORMA UMANA”

“MI TROVO NEL SOTTERRANEO DEL NEGOZIO”

“TU DEVI SPINGERE CEDRIC A VENIRE AL MIO COSPETTO”

“SE LO FARAI, QUANDO TORNERO’ A MERIDIAN TI RENDERO’ TUA MADRE”

“VIVA, LIBERA E IN FORMA UMANA”

“QUESTA E’ LA PROMESSA DEL PRINCIPE DEI PRINCIPI”

“PHOBOS”.

 

“Cos’hai trovato d’interessante?”, le chiede Josh, interrompendo la sua visione. “Storia dell’arte rinascimentale? Stai ampliando i tuoi interessi, vedo”.
“Questo...Un libro d’arte?”. Disorientata, Cassandra riguarda la copertina, poi porge il volume aperto a Josh. “Ma tu non ci vedi qualcosa di anomalo in questo libro?”.
Lui se lo rigira tra le mani. “Scusa, non capisco la domanda. Hai visto qualche refuso di stampa?”.
Anche Ashley si avvicina. “Hai scoperto qualcosa di strano?”. Lo prende dalle mani di Josh e sfoglia qualche pagina, trovando solo ciò che ci si aspetterebbe da un libro d’arte. Tornando all’indietro, anche le pagine dove prima era apparsa la scritta misteriosa sembrano del tutto normali. “Non mi sembra per niente il tuo genere di libro”.
Finito lo sbalordimento, Cassandra minimizza. “Mi sa che ho visto male”.
“Caaapita”, risponde allusiva Ashley. “I colpi di fulmine possono abbagliare”.
Josh ripone il volume. “Adesso il tempo a disposizione è finito”. Le mostra l’orologio da polso.
“Anzi, è tardi”, si riscuote Cassandra. “Andiamo”.

Il pomeriggio passa in una specie di sogno. I suoi amici pensano che lei sia stata fulminata dall’avvenenza del libraio, ma sbagliano.
Cassandra è rimasta a rivivere ricordi lontanissimi, indifferente ad alcune frecciate velenose degli specializzandi di chimica farmaceutica per la sua distrazione sul lavoro.La fuga dalla sua città natale.

L’ambiente della loro casa che svanì attorno a loro con un tremolio.
L’interno di un’altra casa: muri bianchi, nudi, lisci. Estranei.
Un continuo, sommesso rimbombo proveniente da fuori delle finestre.
Grandi strade simili a fiumi.
Mandrie di veicoli che si muovevano da soli.
Palazzi alti e dritti dalle finestre tutte uguali.
Il nome di sua madre chiamato invano tra i singhiozzi.
Suo padre che si chinava su di lei e la battezzava con un nuovo nome: Cassandra, non più Kendrel.
Dimentica anche il mio vecchio nome’, aggiunse. ‘Ora mi chiamo Lucas Smith. Non più Lord Luksas’.

Immersa in quegli antichi ricordi confusi, Cassandra arriva a casa, se così la si può chiamare.
E' un edificio fatiscente di mattoni rossastri in una via modesta, anzi un vicolo dove i contenitori di spazzatura contendono lo spazio di passaggio alle poche automobili che lo percorrono forse per sbaglio.
Sale le scale fin al secondo piano: qui l’ascensore è un lusso non previsto.
Lei alloggia in una stanza presso un’affittacamere. Il bagno è condiviso con altri tre inquilini: uno studente di colore, un benzinaio lasciato sul lastrico da un divorzio e una donna anziana con i primi segni di demenza senile.
Apre l’ingresso dell'appartamento, saluta distrattamente l’anziana coinquilina persa nella cucina e infine entra nella sua camera sul lato destro del corridoio.
La sua stanza è poveramente arredata: letto, tavolo, due sedie e due scaffali, e poco più. In compenso è piena di libri, libri e ancora libri.
Forse non sarebbe una biblioteca così impressionante, se fosse distribuita nelle stanze e negli scaffali tipici di una casa benestante. Però, concentrata in quegli spazio, fa un effetto diverso. Solo pochi di questi libri trovano posto sui mobili; gli altri si ergono dal pavimento in pile che si affiancano e sostengono l’un l’altra, e che sembrano sostituirsi al mobilio mancante per offrire appoggio ai suoi oggetti, tra cui la sua borsa e alcuni dei suoi vestiti, accuratamente appesi o ripiegati.
Su una di queste pile, vicino al letto, c’è una vecchia bambolotta di pezza azzurrina. La conserva gelosamente: l’unico regalo di sua madre che ha potuto portare da Meridian.
Si siede, osservandola nei bottoni che ha al posto degli occhi e perdendosi nei ricordi.

Molto tempo fa suo padre, per alleviarle il dolore del distacco, aveva caricato la bambolina di un incantesimo con un ricordo tranquillizzante della loro partenza: sua madre che le sorrideva e la invitava a partire per un luogo bellissimo che le avrebbe offerto mille possibilità di essere libera, e che le affidava l’incarico di vegliare sul padre perché non fosse troppo rattristato dall'esilio. Lei, Rastel, sarebbe stata al sicuro nella sua città natale, e avrebbe vegliato sui nonni durante la loro vecchiaia.
Purtroppo quell’incantesimo si era gradualmente affievolito, lasciando emergere una partenza molto più traumatizzante: in realtà Rastel si rifiutò di venire per non mettere a rischio di rappresaglie i famigliari, e si oppose con tutta la sua forza alla partenza di Kendrel. Suo padre Luksas la implorò prospettando che Phobos avrebbe usato la figlia come ostaggio per costringerlo a tornare e rovinarlo, ma lei non voleva saperne di lasciar partire la bambina. Alla fine, lui stordì Rastel con un incantesimo, ma decise di portare con sé solo la figlia.
Perché la mamma non viene, chiedeva Kendrel. Perché non vuole mettere in pericolo i nonni e gli zii. E lei non è in pericolo? Lei ha scelto così. Non possiamo fermarci, Kendrel. Cassandra. Ormai il nostro mondo è pericoloso per noi.
L’incantesimo sulla bambola riusciva a riportarle alla mente il viso e la voce sereni di sua madre; purtroppo, quando il ricordo consolante si attenuò fin a svanire, anche i ricordi del viso e della voce di sua madre si fecero confusi. Qualche volta Kendrel stringeva ancora la bambola al suo viso, cercando di assorbire almeno qualche traccia dei ricordi e della tranquillità che le aveva portato in passato.
Così sono passati più di ventuno anni da quel giorno d’estate della loro fuga.
Lei era piccola quando era partita, aveva quattro anni meridiani. Perciò, dopo modificato il suo aspetto per adattarlo a quello dei terrestri, era riuscita ad adattarsi al suo nuovo ambiente e a farsi una vita, sia pur riservata, e aveva avuto un buon successo negli studi.
Suo padre, già di mezza età, aveva sofferto molto di più. Era diventato guardingo e introverso, e studiava con molta attenzione tutti i suoi amici e conoscenti per essere certo che non fossero agenti del loro vecchio mondo che li cercavano per catturarli. Inoltre aveva un’ossessione per le zanzare: diceva che potevano rivelarli a Phobos riconoscendo il loro sangue. Per questa ragione, zanzariere, repellenti e insetticidi erano una presenza quotidiana in casa e sul posto di lavoro.
Suo padre Luksas era un abilissimo sensitivo e mago: era in grado di leggere e trasmettere i pensieri, di ipnotizzare gli altri e di creare ogni genere di artifici per rendere più sicura la loro copertura. Aveva anche insegnato molti trucchi a Cassandra, ma purtroppo lei riusciva ad applicarli solo in sua presenza. Luksas le spiegò che lui poteva generare energia magica col suo metabolismo perché aveva ereditato i mitocondri dalla nonna sensitiva; Cassandra invece aveva ricevuto i mitocondri di sua madre Rastel, che era del tutto priva di questa facoltà. Perciò, per poter applicare qualsiasi trucco magico, Cassandra dipendeva da una fonte di magia esterna a lei.
Mentre lei crebbe e si iscrisse all’università, suo padre si ammalò. Cercò tenacemente di lottare con la malattia usando solo i propri poteri. Morì nel febbraio 2000, senza avere mai chiesto una visita medica né tanto meno un ricovero, perché nessun'analisi di laboratorio potesse rivelare che entrambi loro venivano da un altro mondo.
Le raccomandò di finire l’università, nella quale era a buon punto, a qualunque costo.
La avvertì anche che, se lei avesse dovuto avere un figlio con un terrestre, probabilmente l’aspetto di questo figlio sarebbe stato troppo strano per loro e, in assenza di un qualche mago che riuscisse a mutarlo, sarebbe stato considerato quanto meno anormale.
Dopo la morte del padre, lei lasciò la casa dove avevano vissuto in affitto, ormai troppo costosa per le sue possibilità; sfruttò il modesto tesoretto che lui le aveva lasciato per pagare le rette, ma prima di un anno fu costretta a chiedere un cospicuo prestito a una banca; un prestito che, ingigantito dagli interessi, sta tuttora lottando per ripagare, nonostante il suo attuale stipendio di tecnico di laboratorio all'università.

Pochi mesi dopo la morte di suo padre, Cassandra ebbe una sensazione strana passando vicino a due uomini, non lontano dall’università. Una sensazione simile a quella che aveva vicino a suo padre, quando le insegnava i trucchi magici che avrebbero dovuto difenderla.
In quell’occasione, invece, le sue capacità risvegliate la smascherarono.
Si voltò indietro verso i due, e vide che si erano fermati a guardarla. Capì che anche loro avevano percepito l'anomalia. Uno era l’uomo della libreria; l’altro, a riguardarlo, la stupì ancora di più: era un gigante dalla pelle azzurrina, chiaramente un abitante del suo mondo che non poteva essere confuso in nessun modo con un terrestre. Perché non lo aveva notato subito? Perché nessuno dei passanti stava dando alcun segno di stupore alla sua vista?
Dopo un lungo momento, i due proseguirono per la loro strada, e così fece Cassandra.
Qualche giorno dopo quell’incontro inquietante, i due figuri la attesero nel vano scale della sua abitazione e la chiamarono Kendrel, il suo nome meridiano ormai quasi dimenticato.
Quando lei minacciò di gridare, quello dai lunghi capelli biondi rispose di non farlo se ci teneva a sua madre.
Il gigante le rinfacciò che i suoi genitori erano traditori: sua madre era stata presa e, per ordine del principe Phobos, era stata trasformata in una rosa nera per sempre.
L'altro parlò invece in modo pacato, presentandosi come Lord Cedric. Disse che lui non avrebbe voluto che succedesse questo perché non credeva che Rastel fosse una traditrice; forse avrebbe potuto ancora tentare di intercedere con il principe Phobos perché fosse resa alla forma umana e liberata. Però, per avere qualche possibilità, era necessario portargli una buona ragione per placare la sua ira. Tutto dipendeva da lei, Kendrel: avrebbe dovuto farli parlare con suo padre, Lord Luksas.
Lei rispose il vero: che suo padre era morto mesi prima di morte naturale.
Il gigante la sovrastò minaccioso, apostrofandola da bugiarda. Lord Cedric, invece, accettò la spiegazione, ma disse che questo non sarebbe bastato a placare l'ira di Phobos. Forse, se lei avesse reso loro dei servizi, il principe avrebbe accolto la sua supplica con benevolenza. L’uomo se ne andò dicendo che l'avrebbe ricontattata se avesse avuto bisogno di lei, e allora forse sua madre sarebbe stata liberata.
Cassandra attese invano la possibilità di riscattare sua mamma davanti a Phobos: i due uomini non la ricercarono mai più.

Ma al giorno d’oggi, che influenza ha ancora Phobos a Meridian? Se è chiuso in una cantina e non riesce neppure a convocare al suo cospetto il suo vecchio subordinato, che possibilità ha di mantenere una qualsiasi promessa?
Cassandra decide che deve scoprirlo. E l’unico modo è chiederlo a Lord Cedric.

 

Note sul capitolo 14

Il personaggio di Cassandra aveva già fatto una breve apparizione in negozio nel capitolo 3, proprio per acquistare il libro del quale Josh le chiede una recensione.
In quello stesso capitolo era anche stato accennato il racconto della fuga sulla Terra di suo padre Lord Luksas, già direttore dei Servizi segreti di Meridian e mentore di Cedric.
Cassandra è in grado di assorbire energia magica da altre persone e di utilizzarla, ma non di generarla da sola. Questo assorbimento involontario è quello che era stato percepito da Cedric e Vathek in occasione del loro casuale incontro, collocabile verso metà dell'anno 2000, circa cinque mesi prima dell'esordio delle W.I.T.C.H. In quel periodo i servizi di Phobos avevano ripreso prudentemente a operare ad Heatherfield per preparare il ritorno di Elyon e la cattura delle nuove Guardiane, non appena fossero entrate in possesso del Cuore di Kandrakar.
Ashley, l'avrete riconosciuta, è la cliente inopportuna che mette alla prova la sopportazione di Cedric nel capitolo 12.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Halloween ***


Riassunto dei capitoli precedenti

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.
Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.
A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio. Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.
La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.
L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.
In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

 

Capitolo 15

Halloween

 

Uscendo dalla palazzina dove abita, Will percorre il vialetto tenendo in mano il suo iconico cappello a punta da strega medievale e un grossolano sacco di iuta sottobraccio. All’uscita, subito dopo la guardiola, la luce dei lampioni le mostra l’inconfondibile utilitaria verde bambù della Guardiana della Terra, che la sta attendendo facendole cenni di saluto attraverso il vetro.

“Ciao Corny”, saluta la finta strega accomodandosi nel posto accanto all’autista. “Vediamo un po' il tuo costume...”. La guarda con attenzione; da sotto il soprabito blu scuro le spuntano sbuffi vaporosi di tulle azzurro. “Sei vestita da fata turchina?”.
“Brava Will”. Le indica verso il sedile posteriore, dove spicca un lungo copricapo azzurro a cono, sormontato da un ampio velo bianco di tulle fluente. “Vuoi mettere dietro il tuo cappello, così possono fare conversazione tra loro?”.
“Splendida idea”, risponde Will allungando il braccio, ben contenta di levarsi l’impiccio di mano.
Guarda i due cappelli a cono, il nero e l’azzurro. “Certo che non siamo state gran che originali!”.
“Che importanza ha?”, chiede la bionda fata avviando il motore. “La nostra realtà supera di molto la fantasia. Hai allacciato la cintura?”.
“Sì, vai!”.

Appena l’automobile accenna a muoversi, una figura si para davanti all’improvviso, facendo segno di fermarsi. Orube!
Cornelia inchioda la macchina premendo il freno con tutta la sua forza. Il motore singhiozza e muore con un suono di rimprovero. Accanto a lei, Will viene quasi sbalzata verso il parabrezza.
“Ma…!?! Pazza!!!”, grida la guidatrice alterata abbassando il finestrino. “Che modo è di balzarmi davanti? Lo capisci che stavo per metterti sotto?!?”.
“No”, risponde Orube indifferente, “Non saresti riuscita a investirmi neanche volendo”. Poi, rivolta a entrambe: “C’è una chiamata d’emergenza da Kandrakar. Siete tutte convocate al portale a casa mia”.
“Un’emergenza?”. Cornelia guarda Will desolata. “Proprio adesso che siamo in costume per una festa?”.
“Will, ti ho cercata sul cellulare, ma non rispondevi, e sono corsa qui”.
“Come...”. Will cerca il suo cellulare nel sacco di iuta che oggi sostituisce il suo zainetto; dopo una ricerca affannosa, lo trova completamente spento. “Ehi!”
“Sì?”, le risponde l’apparecchio.
Will fa una smorfia di stizza all'indirizzo del telefonino indolente. “Ora parli anche senza carica? Perché non mi hai avvisata prima, quando Orube mi ha cercata?”.
L'apparecchio emette un debole crepitio indistinto, poi mormora imbronciato: “Perché non si trascura così un povero cellulare. Pivettavo da un’ora che la batteria si stava esaurendo, e tu...”.
“Ci penso io ad avvisare le altre”, interrompe Cornelia estraendo il suo telefonino dalla borsa. “Per fortuna il mio cellulare è normale… sempre che tu non me lo sobilli, Will”.

 

“Che tempismo”, brontola Taranee, appoggiando su una cassapanca della soffitta di villa Rudolph il suo casco da zucca di Halloween. “Settimane di vuoto e, proprio ora...”.
“Magari è una cosa breve”, suggerisce Hay Lin, magistralmente truccata da bambola di pezza rattoppata.
“Le streghe convocate nella serata di Halloween”, declama Irma vestita in rosso da diavolessa, “Non dite che non è evocativo! Adesso, ci manca solo che l’Oracolo si presenti vestito da Belzebù, e possiamo iniziare un sabba!”.
“Potremmo trasformarci in Guardiane”, suggerisce Will. “Sarebbe più dignitoso, visto...”.
“No, Will”, si oppone Taranee, “Mostriamoci così. Se non è davvero un’emergenza, questo farà ricordare loro che anche le loro Guardiane hanno una vita privata. O almeno, che la vorrebbero”.
“Bell’idea”, approva inaspettatamente Cornelia, rimettendosi l’alto cappello da fata. “Sono con te”.
“Fantastico!”, approva Irma con un ghigno diabolico, “Voglio proprio vedere le loro facce!”.
“Mostrerò alla nonna il mio bellissimo make-up da bambola”, decide Hay Lin. “Una volta era lei che mi faceva i costumi”.
“Vabbè, mi allineo”, sospira Will, raddrizzandosi il suo ormai malandato cappello nero da strega campagnola.
“Contente voi...”, conclude Orube con un’alzata di spalle perplessa, e apre le ante dell’armadio.

Dalle ondulazioni del portale appaiono Tibor, Endarno e Yan Lin.
Appena i tre mettono a fuoco l’abbigliamento delle loro sottoposte, vaghe espressioni di sorpresa si disegnano sui loro visi solitamente impassibili.
“Yan Lin, forse ho bisogno di un paio di occhiali...” le sussurra a mezza voce il vecchio Tibor.
“Guardiane”, esordisce sarcastico Endarno, “Oggi avete forse deciso di lavorare per qualche altra congrega?”.
“Sì”, risponde Irma con la massima serietà che le è possibile, “Quella di Halloween”.
Nel portale si riconosce un istante di smarrimento di Endarno e di Tibor.
“Stanno solo scherzando”, suggerisce sottovoce la saggia Yan Lin. “Oggi è la festa tradizionale di Halloween”.
Il severo Endarno non sembra gradire la novità. “Oh, bene, visto che siamo in vena di pagliacciate… Spiega tu, Tibor”.
L’anziano gli dedica una breve occhiata di storto, cercando di capire se ci sia un doppio senso nella frase; poi decide che un intento umoristico andrebbe troppo al di là delle capacità di un ex generale di Basiliade.
“Guardiane, alcune ore fa i sensori che Will ha installato nel...”. L'anziano si rende conto di avere fatto una gaffe: tutte le altre guardiane, che non ne sapevano niente, guardano la loro capogruppo con una strana curiosità.
Riprende: “… nel negozio di Cedric hanno rivelato un’attività anomala. Osservate...”.
Attorno a loro, la vista della soffitta semibuia viene sostituita da un’immagine tridimensionale a immersione dell’interno del negozio, con la luce di mezzogiorno ottobrino che ravviva l’interno. Un Cedric che sembra vero sta attendendo dietro il banco. Due altri clienti sconosciuti stanno curiosando tra le scansie.
L’immagine di Tibor si è ridotta a una piccola icona delle dimensioni di uno spiritello che copre pochissimo la scena, mentre Endarno e Yan Lin sembrano scomparsi.
“La rappresentazione rende riconoscibile ogni attività magica registrata rappresentandola con un suono. Questo sibilo continuo di fondo è l’attività dei mitocondri di Cedric, che continua a generare energia magica anche se i suoi centri cerebrali superiori sono stati da noi privati della capacità di utilizzare qualunque potere o incantesimo”.
“Ma… è fenomenale!”, si stupisce Hay Lin. “Non avevo mai...”.
Tibor la richiama: “Fate attenzione a cosa accadrà, per piacere. L’azione sta per iniziare”.

Qualche secondo dopo si apre la porta ed entrano tre clienti: la prima è una giovane minuta ma formosa sui venticinque anni, coi boccoloni ossigenati che contornano due occhi vivaci e la bocca con un rossetto da segnaletica stradale, che saluta con una terribile cantilena.
La seconda è una ragazza un po’ più alta, con i capelli scuri, lunghi e ricci, occhi verdi in una faccia tonda e lentigginosa e un impermeabile marrone un po’ consunto.
Il terzo è un giovanotto alto, magro e occhialuto, con un portamento curvo che fa pensare a un lampione.
Un suono breve e acuto, come una piccola esplosione che si smorza gradualmente, sorprende tutte le spettatrici. Gli attori, invece, sembrano non sentirlo. Solo Cedric sembra dimostrare un attimo di mal di testa. Il rumore di fondo continua con qualche increspatura.
“Ma cosa...” inizia Irma.
“Zitte, sta continuando”, le ammonisce l'icona di Tibor.
Nei secondi successivi, vedono che i tre clienti cominciano a guardarsi in giro. Quella coi capelli scuri prende un libro e lo apre. In quel momento, un suono brevissimo simile a quello di un violino copre il rumore di fondo.
“Ecco il secondo segnale”, spiega Tibor.
Continuano a osservare che l’attenzione sembra attirata dal volume; le parole “Ci vedi qualcosa di strano in questo libro?” sono seguite dal concentrarsi dell’attenzione collettiva su questo. Però nel libro stesso non si vede niente di anomalo, e lo confermano anche le parole dei personaggi immateriali.
Dopo un paio di minuti la scena si congela, appena dopo l’uscita dei tre clienti dal negozio.

“Cosa vi dice tutto ciò?”, chiede la piccola icona di Tibor.
“Eccezionale! Un incanto!”, riesce a balbettare Cornelia stupita, raccogliendo la bacchetta magica con la stella imbrillantinata che le era sfuggita di mano.
La voce severa di Endarno le fa sobbalzare: “Qui non si sta parlando della qualità degli effetti speciali!”. La sua imponente immagine in grandezza naturale è comparsa alle loro spalle. “Ciò che cerchiamo sono degli indizi che ci permettano di interpretare ciò che è successo. Innanzitutto, riconoscete le persone coinvolte?”.
“Solo Cedric…”, inizia Irma.
“Ovvio!”, la interrompe l’immagine di Endarno, sbrigativa. “E gli altri?”.
Le guardiane restano mute e imbarazzate.
“Orube?”, la interpella severo il saggio, “Un po’ di attenzione, non incantarti a guardare Cedric tutto il tempo. A parte lui, riconosci altri?”.
Lei resta persa, e Endarno fa un gesto con la mano al minuscolo Tibor fluttuante.
Di colpo, la scena si porta indietro fin all’istante dell’ingresso dei tre clienti nel negozio.
“Allora, Orube, riconosci queste persone?”, ripete Endarno con una nota di impazienza.
La Guerriera finalmente mette a fuoco e risponde: “Sì, erano già entrati prima. La smorfiosa… scusate, la prima cliente era venuta in negozio un paio di volte, sembrava interessata a Cedric”.
Endarno annuisce. “Questo la rende sospetta. E poi?”.
“La seconda si chiama Cassandra Smith, ha ordinato un libro: Armi, acciaio e malattie.”
Endarno resta un attimo pensieroso. “Dal suono, sembra un grimorio o un libro di malefici”.
“Non so, io l’ho solo ordinato. Non era antico, né manoscritto. Comunque, anche lei sembrava che cercasse Cedric”.
“Un’altra sospetta. E l’uomo?”.
“Ha chiesto di un po’ di titoli, poi mi ha chiesto come mi chiamo, da dove vengo, che scuola ho fatto eccetera”.
“Sospettissimo! E sono entrati tutti assieme proprio quando si è sentito il primo segnale! Hai idea di chi siano?”.
“Suppongo che abbiano a che fare con la vicina università. Non so altro”.
Endarno annuisce. “E’ qualcosa. E poi, quando hanno aperto il libro...”.
“Quale libro?”, chiede Orube.
Il piccolo Tibor interviene a tirarla fuori d’impiccio: “Ora rifaremo vedere la scena dall’inizio, rallentata. Osservate ogni dettaglio”.
La scena si ripete, lenta e surreale.
Taranee osserva i cambiamenti di espressione di Cassandra appena entrata. “Peccato che non sia possibile leggere il pensiero alle immagini virtuali, altrimenti tutto sarebbe risolto in un attimo. Comunque è chiaro che era stupita di vedere Cedric”.
“Il secondo suono avviene esattamente quando viene aperto il libro”, nota Hay Lin.
“Guardate che faccia stupita che fa ancora, questa qui!”, fa notare Taranee.
“Sì, ma perché?”. Hay Lin osserva il contenuto delle pagine. “Questo sembra un normalissimo libro d’arte”.
Anche Cornelia si avvicina; a un certo punto, si spaventa a morte quando vede un braccio uscire dal suo torace, e balza indietro con uno strillo. In un attimo, si trova dietro l’immagine dell’uomo-lampione che ha attraversato il suo corpo.
Tutte si voltano a guardarla allarmate, ma il piccolo Tibor le tranquillizza: “Non c’è niente da temere, Guardiane, sono solo immagini. Non possono nuocervi, anche se sembrano passare attraverso di voi”.
“Fifonaaa”, la canzona la diabolica Irma, guadagnandosi la solita occhiata da malocchio dalla fata turchina.
“Aspettate”, dice Hay Lin adocchiando la porta dello scantinato, “Che cosa starà facendo il libro degli elementi in questo momento?”. Muove alcuni passi decisi verso la…
Batte la fronte verso qualcosa di assolutamente non visto, con un cozzo che la fa quasi ribaltare a terra.
“Hay Lin!”. “Che è successo?”. Si leva un coro di voci preoccupate e stupefatte.
“Aspetta”, le dice Irma, “Hay Lin, dove hai...”. Un tonfo sordo e alcune esclamazioni assai poco eleganti pongono fine al tentativo di intervento.
“Attente, sono le travi del tetto” avverte Taranee, mentre avanza con prudenza tenendo le mani avanti a sé. Dopo qualche passo, batte un ginocchio contro una cassapanca invisibile, trattenendo tra i denti una qualche esclamazione di disappunto.

La scena attorno a loro svanisce, tornando a mostrare l’interno della soffitta con tutti i suoi ben solidi ostacoli.
“Hay Lin…”, la chiama preoccupata la nonna.
“Non è niente...”, minimizza lei mentre si avvicina tenendosi le mani sulla fronte.
“Ci vuole del ghiaccio”, propone Will. “Orube, hai ghiaccio in casa?”.
“Lascia perdere”, interviene Cornelia accostando il palmo della mano destra alla fronte della Guardiana dell’Aria, “I rimedi soprannaturali sono i migliori”. Una debole luminosità verde-gialla lascia intuire che la capacità curativa del Potere della Terra è all’opera.
Dopo un po’, Hay Lin sembra stare meglio, ma l’impronta della mano si vede chiaramente sul suo trucco da bambola rappezzata.
Intanto Irma si tocca la fronte, constatando il disfacimento del suo trucco da diavolessa. “Il mio cornetto!”, geme luttuosamente mentre questo le resta in mano.
Taranee viene in soccorso e cerca di riposizionarlo sulla fronte dell’amica, senza molto successo. Le propone: “Puoi sempre raccontare che ti sei appena scontrata con un arcangelo molto vendicativo”.
Da al di là del portale Endarno si schiarisce la voce: “Ehm… possiamo considerare finito questo piccolo incidente, o avete bisogno di passare qualche settimana anche voi nel cosmo curativo di Obluminose?”.
“Eccoci agli ordini”, risponde poco convinta Hay Lin.
“Bene. Allora, Guardiana dell’Aria, la tua intuizione sulla cantina era sensata, anche se non ti ha portato bene”.
Tibor, nuovamente a grandezza naturale al di là del portale, spiega: “Durante lo svolgimento del fatto che avete visto, abbiamo osservato anche il Libro degli Elementi dal Sacro Bacile; però non abbiamo notato segni visibili di attivazione. Purtroppo la posizione non ideale dei nostri amuleti non ha consentito triangolazioni per localizzare la fonte dei segnali”.
Endarno riprende, con un'ombra di rammarico: “Data la linea prudenziale raccomandata dall’Oracolo, è necessario raccogliere ancora informazioni prima di qualunque intervento più deciso. Allora, ci sono due nuove tracce da approfondire”.
“Una è esaminare il libro che stavano guardando quei clienti”, propone Hay Lin.
Endarno si acciglia. “Se lo decidi tu, Guardiana, io cosa ci sto a fare qui?”.
“Scusate...”.
“Dunque, Hay Lin, sarai tu a esaminare quel libro, usando la tua chiaroveggenza acustica. Per fare questo, ti introdurrai nottetempo, scortata da altre due compagne”.
“Sarà fatto, Signore”.
“L’altra traccia sono i tre clienti associati allo strano episodio. E qui Tibor ha uno splendido regalo per voi”.
L’anziano, rimasto un po' in disparte, torna davanti al portale e spiega: “Lo stesso incantesimo che è stato caricato sui segnalibro può essere inserito in forme più adatte al caso. Quelle persone saranno sorvegliate utilizzando delle cimici”.
Will fa presente: “Ma inserire delle cimici in casa loro potrebbe esporci a situazioni problematiche...”.
“Non preoccuparti, Guardiana del Cuore, le nostre cimici non vi imporranno di violare alcun domicilio. Dovrete solo avvicinarle a quelle persone, e loro si installeranno in modo da passare inosservate. Osservate su quella cassapanca alla vostra sinistra...”.
Le ragazze si voltano a guardare la cassapanca, e sopra vi vedono un anonimo vasetto di vetro con tappo a vite apparentemente riciclato da qualche conserva, e un’ampolla dall’aspetto sfaccettato e iridescente, con una sorta di stoppino.
“Cos’è?”, chiede Irma, “Somiglia a una versione cristallina della lampada di Aladino...”.
“Sbagli”, la corregge Tibor. “Prima guarda il contenitore delle cimici”.
“Quel vasetto anonimo?”, chiede incredula Will, “Ma sembra vuoto...”.
Avvicinandosi, le ragazze vedono che nel contenitore sono prigionieri sei insetti minuscoli.
Will cerca di mettere a fuoco meglio. “Ma cosa...”.
“Cimici dei materassi!” esclama Cornelia, tra lo stupito e l’allarmato.
Tibor annuisce. “Sì, ragazze, cimici magiche. Loro sanno già cosa fare, dovrete solo portarle a contatto con i loro destinatari, due per ciascuno. Basterà caricarle sul dorso della mano e accostarla casualmente al destinatario”.
“In questo caso, la parola ‘vittima’ non sarebbe di troppo!”, brontola Taranee. “Sono bestie infami!”.
“Non preoccupatevi”, le rassicura il vecchio saggio, “Sono magiche: Passeranno inosservate e non causeranno fastidi ai sospettati”.
Taranee incrocia le braccia. “Non contate su di me per queste piccole belve”.
Hay Lin tenta di giustificarla: “Scusate Taranee, Signori, lei soffre di fobia per gli insetti”.
“Va bene”, risponde conciliante Tibor, “Guardiana del Fuoco, tu farai squadra con Hay Lin. Orube svolgerà l’altro incarico, visto che è in grado di riconoscere gli individui sospetti meglio di tutte”.
“Senza problemi”, risponde lei, “Se alle altre quelle bestiole fanno tanto schifo, posso anche svolgere l’incarico da sola”.
“Benissimo”, dice sollevata Irma, “Io andrò con la compagnia del libro”.
“Io andrò con Orube” dichiara Will. “Se dobbiamo toccare delle persone, è meglio dividerci il lavoro per farci notare di meno”.
“E io verrò con voi”, dichiara infine Cornelia. “Un’ultima domanda, però: che cos’è quel bellissimo e strano oggetto di cristallo sfaccettato posto accanto al vasetto delle cimici? Sembra caricato di una magia potente...”.
Tibor scuote impercettibilmente il viso: “Quello è un flacone di pozione antistaminica”.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Un incontro dal passato ***


Riassunto dei capitoli precedenti

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.
A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.
Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.
La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.
L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.
In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.
I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

 

Capitolo 16

Un incontro dal passato

 

Nella tarda mattinata, Cedric è seduto al tavolo di lettura nella sua libreria, cercando di far passare questa noiosa giornata di Ognissanti rileggendo ‘Così parlò Zarathustra’ di Nietzsche. Questo autore gli risulta particolarmente congeniale perché entra in risonanza con alcune sue vecchie ambizioni, ormai annegate nella rassegnazione del presente.
Inaspettatamente sente bussare alla porta vetrata. Alzando gli occhi, nota la cliente con i capelli ricci del giorno prima.
“La libreria è chiusa”, scandisce ad alta voce, accompagnando il labiale con un cenno di diniego.
La cliente insiste a bussare. Che abbia perso qualcosa il giorno precedente?
Cedric si alza e apre uno spiraglio. “La libreria è...”.
Inaspettatamente lei spinge la porta, entra e se la richiude alle spalle.
“Allora, Lord Cedric, mi riconosci?”.
Lui resta paralizzato dalla paura. Sa che due giorni prima Elyon è venuta a Heatherfield, avrà saputo tutto… Che sia lei sotto mentite spoglie, venuta per godersi di persona la sua vendetta?
Vedendo che lui non reagisce, la sconosciuta rilancia: “Non ti dice niente il nome di Kendrel?”.
“Kendrel?”. Lui resta interdetto, mentre gli torna in mente il loro incontro di cinque anni prima.
“Proprio io! E forse ti ricordi anche di chi sono figlia!”. Si pianta i pugni sui fianchi, e chiede a bruciapelo: “Dimmi, Lord Cedric: Phobos è ancora al potere a Meridian?”.
Dopo un attimo senza parole, Cedric risponde, preoccupato ma anche sollevato: “Usciamo”. Prende il suo impermeabile e il suo cappello a tese dall'appendino sul piano ammezzato, assumendo un tipico aspetto da agente segreto che vorrebbe passare inosservato, la trascina fuori per un gomito e si chiude a chiave la porta alle spalle. “Vieni, camminiamo”. Si incammina per la via nebbiosa.
“Ma perché non...”, chiede lei seguendolo.
La riprende per il gomito e le sussurra: “Perché dentro potremmo essere ascoltati”.
“Ascoltati? Da chi?”.
“Da tante persone. Non posso spiegarti ora. Camminiamo”. Cedric allunga il passo fino alla svolta successiva, poi rallenta. Si volta a guardare brevemente se qualcuno volta l'angolo sui suoi passi, ma non appare nessuno che lo insospettisca.
“Ora forse possiamo parlare”, decide, riprendendo a camminare più piano.
“Sei sempre l’uomo dei misteri, Lord Cedric”.
“Non immagini quanto. Dunque...”.
“Ti prego di rispondere alla mia domanda! Che ne è di Phobos?”.
Cedric riflette: questa meridiana emersa dal passato è una possibile alleata, o è venuta per rimproverargli le sue azioni? Deve capire meglio cosa aspettarsi da questa Kendrel, prima di decidere. Al momento attuale, questa potrebbe essere l’unica persona sulla Terra con cui ha qualcosa in comune. “Phobos è stato rovesciato da una rivolta popolare quasi cinque anni fa. Si ritiene che sia morto suicida a Kandrakar, dov’era detenuto, più di un anno dopo”. Cedric decide di non rivelare la presenza dello scomodo inquilino del Libro degli Elementi nella sua cantina.
Mentre cammina lentamente a suo fianco, Cassandra riflette su quanto appena appreso. “Tu sei stato a capo dei servizi segreti di Meridian dopo la fuga di mio padre e mia. Sei rimasto fedele a Phobos fin alla fine?”.
Domanda cruciale, pensa Cedric, ma con una risposta ovvia. “Io non mi sono mai unito alla schiera dei ribelli. E’ per questo che sono prigioniero qui”.
“Prigioniero di chi?”.
“Esiliato, volevo dire. Esiliato e sorvegliato”.
La giovane annuisce e riflette ancora. “E chi è al potere a Meridian attualmente?”.
A Cedric sembra che lo stia studiando prima di decidere… che cosa? Se può fidarsi di lui?
“La sorella di Phobos, Elyon, è stata messa sul trono al suo posto. Per quanto ne so, è ancora al potere. Però le mie informazioni sono datate: la Congrega di Kandrakar ha chiuso tutti i passaggi per Meridian, e io ne sono tagliato fuori”.
“Ma vorresti tornarci?”.
Lui esita un attimo, guardando lontano nella nebbia. “Troppo difficile da spiegare. Penso, comunque, che la nuova Regina non mi vorrebbe lì”.
Dopo qualche altro passo ricambia la domanda: “E tu, vorresti ritornarci?”.
“Sì”, risponde lei con convinzione, “Ci vorrei tornare più di ogni altra cosa al mondo!”. Poi esita un attimo. “Sempre che la situazione non lo renda un suicidio, beninteso”.
“Capisco. Però manco da troppo tempo per sapere se le cose stanno davvero andando meglio”. Cedric si chiede cosa stia aspettando Kendrel a entrare nel discorso di sua madre: ricorda benissimo che, cinque anni prima, le promise la sua intercessione con Phobos. Già, con Phobos… è chiaro che lui non può intercedere con la nuova regnante. Kendrel perderà interesse per lui, una volta valutato che non le sarà di alcuna utilità per questo?
Lei, pensierosa, tace brevemente mentre continua a camminare, poi riprende: “Hai detto che sei sorvegliato, nonché esiliato e prigioniero. E’ Kandrakar a sorvegliarti?”.
Cedric pensa che ciò sia troppo ovvio per negarlo. Non vuole parlare di Phobos né ampliare il discorso; però se Kendrel decidesse di rivolgersi a Kandrakar per essere rimandata indietro, lui tornerebbe più solo di un verme solitario. “Penso di sì, ma non posso escludere che ci sia anche qualcun altro. Forse anche le autorità terrestri”.Lei si volta a guardarlo allarmata. “Le autorità sanno di Meridian?”.
“No, e se qualcuno glielo raccontasse probabilmente lo prenderebbero per pazzo”. Mentre parla, estrae l’orologio da taschino, guarda con aria casuale il riflesso della strada dietro di loro sul coperchio specchiante e poi, pro forma, lo apre fingendosi intento a osservare l’ora. “Però ora siamo negli USA dell’anno 2005. Avrai sentito parlare di terrorismo e di ‘patrioctic act’”.
Ad nauseam. Ma cosa c’entra?”.
“Cercando a tappeto le coperture di possibili terroristi e spie, non è impossibile che abbiano notato delle irregolarità nella gestione del negozio: gli atti di proprietà sono di quasi un secolo fa, poi la proprietà è passata attraverso mani fittizie, tutte coperture di agenti di Meridian. Poi il negozio è stato sfitto per sedici anni, ma un’agenzia immobiliare terrestre, con accesso a un nostro conto corrente, ha pagato tasse e balzelli per tutto questo tempo, come da nostre istruzioni. Poi l’attività è stata aperta e chiusa a singhiozzo, e il luogo è stato occasionalmente frequentato da persone senza alcun diritto di proprietà mentre l’attività era chiusa. Per qualche poliziotto che volesse approfondire, tutto farebbe pensare alla copertura di una qualche attività clandestina. Probabilmente, più che a terroristi, penserebbero ai servizi segreti ex sovietici”.
La ragazza spalanca gli occhi incredula. “Oddio! Davvero?”.
“E’ solo un’ipotesi. Sappi però che è uno dei rischi che corri, soprattutto se parli apertamente come prima. Anzi, d’ora in poi chiamiamoci solo Cedric e Cassandra Smith, è meno sospetto”.
Lei annuisce pensierosa. “Mio padre aveva molta paura di tradirsi con le autorità terrestri”.
Cedric annuisce grave. ‘Meno che con quelle meridiane, certo’, pensa tra sé.
Lei riprende: “E di Kandrakar, che cosa mi dici? Come mi definiresti Kandrakar, con parole tue?”.
Cedric riflette un momento. Cosa gli conviene dire? “Kandrakar è una misteriosa congrega che vuole esercitare un controllo sul passaggio tra diversi mondi, che sono collegarti attraverso portali naturali. Per motivi mai spiegati, vogliono impedire il passaggio a tutti, tranne che a sé stessi e ai loro favoriti”.
Lei annuisce. “E… come si fa a diventare favoriti di Kandrakar?”.
Lui replica con un sorriso storto. “Ti pare che, se lo sapessi, sarei qui a marcire su questo mondo?”.
Lei ci riflette sopra, mentre attraversano una strada al semaforo pedonale.
Una volta dall’altra parte, riprende a chiedere: “Ma questa Kandrakar cosa farebbe a una profuga meridiana di vecchia data, come me? Mi lascerebbero in pace, mi arresterebbero, o mi rispedirebbero nel mio mondo d’origine?”.
Cedric sa che la risposta giusta è la terza, ma preferisce tacerla. “Mi dispiace, Cassandra, non ho titolo per parlare per loro”.
“Ma se volessi correre il rischio di cercarli, a chi potrei rivolgermi?”.
Cedric si acciglia. Ha appena trovato una conterranea con cui conversare, e questa pensa già a sparire dalla circolazione? “Ho conosciuto di vista qualche loro fiduciario, ma non ho alcuna confidenza. Non sono in grado di presentarvi o di chiedere favori”. Sa che è una bugia fragile. E’ meglio portare la conversazione in un’altra direzione. “Ma tu, Cassandra, come passi le tue giornate? Lavori?”.
Lei devia leggermente il suo cammino per evitare qualcosa di sporco sul marciapiede. “Sì, come tecnico di laboratorio all’istituto di Chimica Farmaceutica. Ho una laurea breve in quella disciplina”.
Cedric annuisce con poco interesse. “Sei appassionata di chimica, dunque?”.
“Sì e no...” Riflette un attimo su come spiegare. “Mi interesso a tutte le materie tecniche e scientifiche in generale, e ai libri su questi argomenti. Il mio scopo sarebbe di poter portare conoscenze utili per poter migliorare il mio… il nostro mondo natio”.
“Ah, sì”, risponde lui con tono piatto. Questo proposito gli sembra mescolare molta ingenuità con un po’ di nefandezza, ma non vuole sembrare troppo acido. “Per esempio, come produrre imballaggi di plastica. Lo sai che qui stanno cominciando a formare isole galleggianti nell’oceano, e che si trovano frammenti perfino dentro il pesce?”.
Cassandra sembra intuire l’atteggiamento critico di Cedric. “Sapere in anticipo gli aspetti negativi delle tecnologie terrestri è un bel vantaggio, non ti pare?”.
'Sì, permette di evitarle', pensa lui, ma preferisce non essere così recisivo. “Da parte mia trovo molto… un po’ ingenua l’idea che si debba riempire Meridian, o l’intero Metamondo, di telefonini, automobili e altre cose dall’utilità quantomeno discutibile, trasformandolo nella brutta copia della Terra”. Poi non può fare a meno di inserirci una citazione da Nietzsche: “Il progresso, forse, vuole l'opposto di quello che vuole la cultura”.
Lei comincia a infervorarsi: “Aspetta, Cedric. Non sto proponendo di scimmiottare il modello terrestre perché io lo trovi così meraviglioso. Io parlo di introdurre solo tecnologie delle quali a Meridian si sente effettivamente la necessità, non di creare dei bisogni mai esistiti, come fanno qui per vendere e vendere”.
Cedric resta scettico. “I bisogni fanno in fretta a crearsi da soli, quando la gente vede che un gadget esiste e il suo vicino ce l’ha. Se prendiamo quella strada, temo che la seguiremo fin in fondo”.
Lei ribatte a voce più alta: “Ma l’effetto è molto più limitato se non esiste una pressione commerciale e una pubblicità. E poi, dei metodi per creare dei beni, offrire dei servizi e guarire delle malattie sono sempre stati perseguiti anche a Meridian, no? Si tratta solo di adattare delle conoscenze già collaudate sulla Terra, con il vantaggio che conosciamo a priori i problemi che possono creare. Non è una buona cosa imparare dagli errori di qualcun altro, oltreché dai suoi successi? Non costa molto meno che tentare partendo dal nulla, sbagliare, pagare e ritentare?”. Quando un'anziana coppia di passanti la guarda apertamente, lei sembra rendersi conto di avere alzato troppo la voce.
“Più piano, Cassandra!”. Cedric non è affatto entusiasta di immaginare il suo mondo trasformato in qualcosa di simile a questo su cui è in esilio, ma non vuol insistere: sarebbe un peccato rovinarsi i rapporti con l’unica altra meridiana che conosce qui. Riprende a voce intenzionalmente bassa: “Anche ammettendo che le invenzioni terrestri siano cose desiderabili, resta il problema che non esistono le premesse né per costruirle, né per utilizzarle. La produzione di metalli nel Metamondo è ridottissima, e così quella di oli combustibili. Non c'è elettricità, e la maggior parte delle strade consentono a malapena di incrociarsi a due carretti”.
Anche lei risponde tentando di tenere bassa la voce, ma senza volerlo accentua la mimica e gesticola. “Trecento anni fa, anche la Terra era così. Come hanno fatto qui a progredire? Io intanto sto recuperando le conoscenze. Ho raccolto e letto una quantità di libri carichi di informazioni preziose. Se li potrò portare nel metamondo e tradurre, saranno una miniera da sfruttare per secoli”.
Lui le fa un cenno pacato di non gesticolare. “Gran cosa le conoscenze, ma non bastano se non si pongono in continuità con quelle già presenti nel metamondo. Per esempio: supponiamo che tu abbia una buona conoscenza di com'è fatto un motore elettrico. Come faresti a costruirlo a Meridian, dove non esistono le macchine per lavorare i pezzi con la dovuta precisione, non si trova una quantità significativa di filo di rame, e non esiste alcuna produzione di corrente elettrica, né per costruirlo né per usarlo?”.
Lei continua ad accalorarsi e quasi a gridare sottovoce: “Attenzione Cedric, io non sto parlando di costruire i motori elettrici l’anno prossimo, ma di applicazioni molto più graduali. Tant’è vero che gran parte dei libri che ho raccolto non descrive le tecnologie terrestri più moderne, ma quelle dei secoli passati. Delle cose molto più vicine sia alla necessità, sia alle capacità di una società arcaica e arretrata”.
Cedric trattiene un moto di irritazione. “Non mi piace che chiami la società di Meridian arcaica e arretrata. Questo contiene in sé il pregiudizio che per essere migliore dovrà assomigliare a quella terrestre. Per molti aspetti, Meridian è assai meglio della Terra. E poi, tu hai lasciato il nostro paese quand’eri bambina. Questo ti rende difficile valutare quali siano i bisogni veramente sentiti, e quali tecnologia saranno davvero applicabili in quella realtà”.
Per un attimo Cassandra sembra urtata, poi, dopo un breve silenzio teso, annuisce conciliante. “Tu invece, Lord Cedric, hai una conoscenza recente e approfondita del metamondo. Potresti essere molto utile per questo lavoro”.
Cedric si sente colpito da questa affermazione: davvero ha la possibilità di fare qualcosa di buono per il suo mondo, non foss’altro che aiutare questa sognatrice a scremare ciò che è infattibile da ciò che merita una discussione più approfondita? In fondo, cos’ha da perdere? Anzi, sembra la premessa per una serie di discussioni molto stimolanti, anche se i progetti dovessero restare lettera morta.
Comincia a riflettere tra sé: “In fondo, questo tuo interesse assomiglia a ciò che faceva la vecchia regina Adariel: anche lei raccoglieva libri e conoscenze, e le portava in una sua grande biblioteca a palazzo, proibita a quasi chiunque altro. Alcuni di quei libri e quelle conoscenze sono stati tradotti, adattati e ripubblicati sul Metamondo. Altri sono rimasti per i suoi occhi soltanto, e ora per quelli di Elyon”.
Cassandra annuisce. “Sì, mio padre mi aveva parlato di questo. E' stato il motivo per cui si decise di usare come base operativa sulla Terra una libreria”. Riflette ancora. “Ha aggiunto che la Regina è stata, al tempo stesso, il principale motore per la diffusione della cultura e dell'innovazione, e il principale ostacolo a questo”.
“Ha senso”, conviene Cedric. “A Meridian, e per quanto ne so anche nel resto del metamondo, i libri da pubblicare sono rivisti dalle autorità politiche al più alto livello. Il che è molto sensato, soprattutto quando si parla di libri di magia”.
Cassandra si acciglia. “Consideri buona la censura? Vabbè, non dovrei stupirmi. Sei stato fedele a Phobos fin al suo ultimo giorno”.
“Non è questo”, puntualizza lui, “E' che le conoscenze magiche, a un certo livello, sono un'arma potente. Talmente potente che ti permetterebbero di confondere un nemico fino a fargli usare le sue armi, dei missili per esempio, contro la sua stessa parte. O farli esplodere al lancio. Bene, i governi terrestri permettono ai privati cittadini di detenere missili? No. E perché le autorità di Meridian dovrebbero consentire che delle conoscenze potenzialmente ancora più letali dei missili arrivino alla portata di qualcuno che non sia la Regina stessa?”.
“Beh, detto così, ha senso”, deve ammettere Cassandra. “Pensi che la regina Elyon potrebbe essere interessata alla mia collaborazione, quindi? Ai libri che ho raccolto, ai miei progetti di divulgazione?”.
Lui riflette prima di rispondere. “Forse sì. Credo che, nel medio termine, Elyon diventerà molto simile ad Adariel. Però devo ribadirti questo: se ti affiderà questo incarico, sarai strettamente subordinata alle sue decisioni. Come tutti quelli che hanno responsabilità a Meridian, del resto”.
Lei annuisce pensierosa, poi si accorge che il giro li sta riportando verso il Ye Olde Bookshop. “Stiamo tornando in libreria?”.
“Sì. Volevo mostrarti un vecchio libro”.
“Di che tipo?”.
“Un libro di fai-da-te e di ingegneria spicciola dei primi del novecento. Intendiamoci: sulla Terra resta una curiosità da bibliofili, e di solito questa gente non ama libri che parlano di ferri e di legni. Forse, però, potrebbe essere interessante per te. Molte delle cose che descrive sono più o meno alla portata di un fabbro o di un carpentiere di Meridian”.
“Potrebbe essere interessante”, conviene lei. “Eccoci quasi arrivati”.
“Bene. Adesso stai attenta a non dire niente di compromettente”.

All'interno della libreria, Cedric si dirige verso uno scaffale in fondo al negozio. “Tu accomodati pure al tavolo”, dice mentre inizia a leggere i titoli dei tomi affiancati. Dopo qualche tentativo, estrae il volume ingiallito e polveroso che stava cercando. Soffia sui bordi, facendo alzare una nuvoletta di polvere grigia.
L'occhio gli cade su un segnalibro bronzato, leggermente sporgente al disopra delle pagine. Strano, non ricordava di avere notato alcun segnalibro quando lo aveva sfogliato tra i fondi di un magazzino, tra la roba destinata alla svendita a peso o al macero. Apre il volume: la pagina parla di staffaggi di travi di legno, completamente priva di interesse per lui.
Osserva il segnalibro: non saprebbe dire se è fatto di plastica metallizzata o metallo molto sottile. Non ci sono scritte di case editrici o altro che aiutino a identificarlo, solo dei bassorilievi con simboli geometrici o astronomici sconosciuti.
Che lo abbia messo Orube? In fondo, aveva gestito il negozio da sola per un mese.
“Cedric, lo hai trovato?” lo richiama Cassandra dal tavolo.
“Sì”. Va verso di lei e glielo pone avanti. “Prova a vedere se ti interessa”.
Lei sfoglia qualche pagina. “Potrebbe... però mi sembra di avere già qualcosa di simile”.
“Decidi con comodo. Se ti interessa, è tuo per solo dieci dollari”.
Lei storce lievemente il viso. “Cedric, so che non è elegante dirlo, ma io mi trovo molto a corto di soldi. Ho fatto debiti per finire l'università, e ora li sto ripagando a fatica”.
Lui annuisce comprensivo. “Ti capisco benissimo. Anch'io sono a corto di soldi, e l'unica mia fonte di reddito è la libreria. Temo di non potertelo regalare, ma te lo posso prestare per un po'”.
“Grazie, te lo riporterò entro... tre settimane ti va bene?”.
“Perfetto”.
Lei estrae il curioso oggetto bronzato. “E questo?”.
“Un semplice segnalibro. Lascialo tra le pagine”.

Mentre la osserva andare via, Cedric deve ammettere che è stato un incontro molto interessante.
Si chiede se avrà qualche tipo di conseguenza: la congrega di Kandrakar sarà riuscita a identificarla? E se sì, questo sarà un bene o un male?

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Il portale delle spie ***


Riassunto dei capitoli precedenti

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.
Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.
Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.
All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.
A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio. Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.
La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.
L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.
In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.
I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.
Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

 

Capitolo 17

Il portale delle spie

 

“Eccola, è lei”, biascica Will, osservando con occhi assonnati il loro primo obiettivo attraverso il portale nella soffitta. “Cassandra Smith”.
L'immagine mostra che la sospettata sta raccogliendo alcuni vestiti ed effetti personali da sopra le pile di libri, preparandosi ad andare al lavoro.
Will si scosta una ciocca da davanti agli occhi e scambia un'occhiata con Cornelia e Orube; poi il suo sguardo opaco si posa sul vasetto delle cimici, oggetto della loro missione.
“Certo che una stanza così è strana forte”, commenta Cornelia continuando a osservare nel portale, “Anche la tua cameretta piena di ranocchi è pura normalità, al confronto”.
Mentre Will le tributa un'occhiata da malocchio, Orube osserva la mappa di Heatherfield stesa su un tavolino accanto, punzecchiata da alcuni spilli con bandierine colorate. “Ora è qui”, indica il quartiere dimesso nella zona del porto dove Cassandra ha il suo alloggio. “Dopo i morti e i santi, oggi è una giornata lavorativa, vediamo se davvero si reca all'università come pensavo”.
“Intanto diamo un'occhiata a quel Josh Il Lampione”, decide Will. “Pensate tutti al tipo allampanato”.
Dopo un attimo di faticosa concentrazione, l'immagine nel portale si forma mostrando il giovane alto e curvo dai capelli ricci incamminato per le vie nebbiose della città.
“Eccolo” dice Will.
“Ma la nebbia rende difficile riconoscere la strada”, obietta Orube. “Riuscite a capire se è la Terza Avenue?”.
“Affermativo”, le conferma Cornelia, “Questi negozi di vestiti sono proprio a metà via”.
“Perfetto”. Orube pianta un nuovo spillone sulla mappa. “Finora, è proprio la strada verso l'università”.

Dopo aver pazientemente osservato i percorsi, le tre adepte di Kandrakar conoscono esattamente i luoghi di lavoro dei tre sorvegliati.
“Organizziamoci così”, decide Will, “Tu, Orube, resterai qui osservando questi tre col portale, mentre io e Cornelia andremo sul campo, così non rischiamo che ti riconoscano. Ci terremo in continuo contatto con i cellulari”.
“Ma dobbiamo raggiungerli nei loro uffici?”, chiede perplessa Cornelia.
“No, faremo un primo tentativo all'ora di pranzo”, risponde la Guardiana del Cuore, “Tentiamo di avvicinarli nella folla e gli passiamo la cimice”. Allunga la mano verso il barattolino appoggiato sul tavolo, controlla scrupolosamente che sia ben chiuso, poi lo infila nella tasca della giacca a vento.
Cornelia prende delicatamente in mano la fantasiosa e sfaccettata ampolla di pozione, accarezzandola con lo sguardo. “Com'è bella... ho una gran paura di rovinarla, tenendola in borsetta. Non sarebbe meglio lasciarla qui, e portarsi un qualsiasi stick per insetti?”.
“Ti sei innamorata di quest'ampolla?” chiede Will inarcando un sopracciglio.
Cornelia, rapita dai riflessi iridescenti dell'oggetto, annuisce senza notare la vena di ironia nel tono dell'altra. “Se offrissi in cambio uno stick antipuntura dei nostri, credi che Kandrakar me la lascerebbe tenere?”.

 

Verso mezzogiorno, Cornelia e Will si trovano all'interno dell'area universitaria, in una posizione di attesa tra l'Istituto di Letteratura e Storia e quello di Chimica Farmaceutica. Una provvidenziale panchina e i cellulari in mano le aiutano a darsi arie da sfaccendate.
Una cuffia verde rana racchiude quasi completamente i capelli di Will per renderla meno riconoscibile, assieme a una sciarpa fucsia fin alla bocca; anche Cornelia tenta di mimetizzarsi in modo simile, con i lunghi capelli biondi raccolti in una cuffia cremisi e l'ampio bavero alzato; per completare il travestimento si aiuta, almeno nelle sue intenzioni, con un paio di occhiali dalle lenti gialle.
Il cellulare di Cornelia emette una musichetta sommessa. Sullo schermo appare il numero di Orube. “Sì? Parla pure”.
“Ragazze, Josh Il Lampione si è alzato e scende le scale. Se vi avviate, lo potete... No, come non detto, si è già incontrato con quella Ashley Boccarossa”.
Will e Cornelia si scambiano un'occhiata di disappunto. La Guardiana della Terra chiede: “E l'altro obiettivo?”,
“Un attimo che la trovo... Sì, la Smith ha riposto il camice. Andate verso l'Istituto di Chimica Farmaceutica”.
Le due guardiane in incognito si incamminano velocemente.
Will estrae dal barattolo, col dito, uno dei minuscoli insetti contenuti, e se lo appoggia sul dorso della mano sinistra, rimpiangendo di essersi dimenticata dei guanti di pelle.
“Sta per uscire dall'edificio”, riprende la voce di Orube dal cellulare di Cornelia.
“La vediamo, è uscita adesso”, risponde la Guardiana della Terra. “Will...”
“Vado”. La guardiana del Cuore parte a passo lungo, facendo un percorso a U che la porterà dietro a Cassandra. Purtroppo non c'è affatto la folla che si aspettava, le sembra piuttosto che le persone stiano uscendo alla spicciolata.
Quando sta per raggiungerla, intravede con la coda dell'occhio gli altri obiettivi che si avvicinano da destra, facendo ampi segni di saluto a Cassandra. Mentre questa si ferma ad aspettarli, Will la sfiora e la sorpassa, deponendole la cimice su una manica, poi si allontana fingendo fretta, mentre l'altra dà a malapena attenzione alla piccola collisione.

“Ciaaao”. “Ciao Cassandra”.
“Ciao ragazzi, come va?”.
“Bene”, risponde Josh, “Posso offrirti un caffè, mentre mangi il panino?”.
“Veramente...”, si schermisce lei, tanto per far finta di non accettare subito.
Ashley la prende sottobraccio. “Daaai, vieeeni, ha promesso che lo offre anche a me!”.
“Consideralo il mio ringraziamento per la recensione a quel libro misterioso dell'altro giorno”, aggiunge Josh, come ormai tradizione.
“E va bene, grazie”, fa finta di arrendersi Cassandra. “Dove andiamo stavolta?”.
Ashley aguzza gli occhi. “Cassy, hai un insettino sulla manica. Ferma...”. Piega l'indice bloccandolo col pollice accanto al ripugnante puntino nero, poi lo fa scattare come una balestra. “Ecco, non c'è più”.

Dopo un largo giro, Will ritorna verso Cornelia da un'altra direzione. I tre sospettati hanno già lasciato il luogo, scomparendo nella nebbia.
“Quella bestiaccia mi ha punto”, esordisce irritata, mostrando il dorso della mano. Mentre aspetta impaziente che la compagna estragga la preziosa ampolla cristallina da una custodia nella borsetta, aggiunge acida: “Mi sa che quella piccola belva non passerà inosservata”.
Mentre Cornelia le depone una strisciata della benefica pozione sul piccolo ponfo, la informa: “Will, ci sono brutte notizie. L'insetto è stato già scacciato”.
“No!”, geme Will accasciandosi sulla panchina. “E' stato tutto inutile?”.
In tutta risposta, Cornelia le passa il telefonino.
“Will, mi senti?” gracchia la voce di Orube dall'apparecchio. “Se così non ha funzionato, c'è un'altra possibilità. Ho visto dove Cassandra Smith ha deposto il suo camice. Devi salire in istituto, al terzo piano, e prendere il corridoio a destra. Ti guido io”.

Pochi minuti dopo, sempre parlando al telefonino, Will entra nel laboratorio al terzo piano senza che nessuno si dia la pena di chiederle alcunché, e adocchia immediatamente il camice appeso a un appendiabiti. Nessuno in vista. Apre il barattolo, prendendo sull'unghia una delle minuscole bestiacce, e la depone dentro la manica dello sfortunato indumento.
Dopo un'occhiata furtiva nel corridoio deserto, esce dal laboratorio e scende le scale rallegrandosi per aver evitato una seconda puntura. Questa volta toccherà a quella Cassandra Smith fornire un po' di sostentamento al mistico insettaccio.

Cornelia, rimasta fuori dalla palazzina ad aspettarla, le chiede a bassa voce: “Tutto bene?”.
Anche Will, dopo un'occhiata furtiva nella nebbia tutt'attorno, le si accosta. “Sì, almeno sembra”.
“Bene, Will. Vedici l'aspetto positivo: Irma non è qui con noi a deliziarci con qualche gioco di parole sulla 'cimice nel camice' ”.
“Non metterti anche tu, ti prego!”, le risponde lamentosa la guardiana del Cuore. Accosta il telefonino al viso, la linea con Orube è ancora aperta. “E adesso?”.
“Visto che ha funzionato...”, risponde la voce della Guerriera, “...cercherò di identificare dove gli altri due lasceranno le loro giacche dopo finita la pausa pranzo. Se possibile, ritenteremo con lo stesso metodo”.
“Va bene. Allora abbiamo il tempo per andare a mangiarci un panino”.
“Ancora una cosa, Will. Non prendertela con me, sono istruzioni da Tibor”.
Come premessa promette molto male, pensa Will. “Altri guai in vista?”.
“Dovete recuperate l'insetto perso”.

 

Ore otto di sera. E' giunto il momento della missione al Ye Olde Bookshop.
“Bene, Cedric è uscito”, constata Taranee osservandolo attraverso il portale della soffitta. “Hay Lin, Irma, lasciamolo allontanare per tre minuti, poi dislocatevi nel negozio. Io vi guido da qui. Restiamo in contatto telepatico”.
Poi commuta il contatto, visualizzando sul portale l'immagine del saggio Tibor.

Orube osserva, un po' in disparte, il gruppetto di Taranee, Hay Lin e Irma che ricevono le ultime istruzioni da Kandrakar.
La Guerriera non può fare a meno di sentirsi a disagio. Ora è lì, a collaborare a un'operazione di spionaggio fatta all'insaputa di Cedric, e potenzialmente a suo danno. Quantomeno hanno avuto la delicatezza di non coinvolgerla in prima persona, ma le è triste pensare che fino a poche settimane prima lui abitava nella stessa casa dalla quale ora viene spiato, e dalla quale l'installazione di quel portale lo ha bandito definitivamente.
Descrivendo alle Guardiane la nuova routine di Cedric, Tibor ha detto che ha preso l'abitudine di fare lunghe e inconcludenti passeggiate per le vie della città la sera fin a tarda ora, e spesso anche la mattina presto. Lei crede di saperne la ragione: la vicinanza di quel libro maledetto in cantina gli è intollerabile per qualche motivo. Ma perché? E soprattutto, perché ha accettato di essere scacciato e costretto a vivere a stretto contatto con quell'entità odiata, se tutto quello che doveva fare per evitarlo era spiegare?

 

Ye Olde Bookshop. Con l'usuale lampo rosato Hay Lin e Irma, trasformate nel loro splendido aspetto di Guardiane, appaiono nella libreria deserta.
“Eccoci nella tana...”. Prima che Irma possa completare '...del serpente', il pensiero trasmesso da Taranee la zittisce: 'Taci, ricorda che c'è anche Orube che può sentire. E non parlare a vanvera, state violando una proprietà non vostra'.
Hay Lin, in silenzio, cerca il libro nel locale illuminato solo dall'uniforme chiarore aranciato che proviene dall'esterno, filtrato dalla spessa nebbia.
Dopo qualche tentativo, riconosce il libro visto qualche giorno prima nella scena ricreata da Kandrakar. Un libro d'arte rilegato, un bel volume di stampa recente.
Lei ha la capacità di percepire i ricordi associandoli ai rumori di un oggetto. Ma che rumore può fare un libro?
Prova a sfogliarlo. Poi scuote il viso, insoddisfatta: il rumore così prodotto è troppo debole per suggerirle alcunché.
Decide di portarlo al tavolone da lettura per controllarlo con più comodità.

Seduta al tavolo, prova a farlo frusciare in vari modi: sfogliandolo, strofinandolo con le dita, chiudendolo di botto. In tutti i casi, non percepisce molto: solo la sensazione di essere stato osservato da alcune persone con un misto di sorpresa, incredulità e curiosità.
Poi, mentre sfoglia, le viene in mente in modo insistente una frase: 'in un bellissimo fiore'.
L'ha solo immaginata? Nella debole luce, cerca immagini di fiori. Sì, ce ne sono, tra le immagini dei tanti dipinti che adornano il libro. E' forse il pensiero di chi è rimasto colpito da una di queste immagini?
“Trovi qualcosa?”, le sussurra Irma alle sue spalle.
Hay Lin tenta di fare a gara a chi bisbiglia più piano: sa che contro Irma la vittoria è assicurata. “Finora solo un pensiero: 'in un bellissimo fiore'”.
“Un bellissimo fiore? E poi?”.
“Lasciami tempo, Irma”.

Annoiata, la guardiana sfaccendata si muove tra gli scaffali, constatando quanto d'impaccio possono essere le alette dall'incerta utilità sulla schiena. É impegnatissima a fare nulla quando riceve un messaggio telepatico da Taranee: 'Irma, sei libera?'
'Come l'acqua, Tara'.
'Ho istruzioni da Tibor. Devi spostare uno dei segnalibri'.
'Segnalibri?'.
'Quelli che ha messo Will. Quelli rimasti sono tutti alla stessa altezza. Bisogna che almeno uno sia a un'altezza diversa per tentare di individuare l'elevazione di eventuali prossimi segnali'.
'Tara, qui c'è buio! Si vedono a malapena i libri, figuriamoci i segnalibri!'.
'Accendi pure la luce. Cedric è lontano, e le vie sono avvolte nella nebbia. Nessuno se ne accorgerà'.

Quando vede accendersi la luce, Hay Lin sussulta, sentendosi colta in fallo. Guardandosi attorno, vede Irma accanto all'interruttore.
“Ma... cosa ti salta in mente?”, sibila tra i denti.
“Solo un attimo. Istruzioni di Taranee”, risponde Irma, e va a scartabellare tra i libri.
'Ma cos'hanno in mente stasera', pensa Hay Lin di malumore. 'Almeno, ne approfitterò per esaminare il libro con la luce'. Lo sfoglia, constatando che di fiori ce ne sono parecchi. Ma una nuova frase prende a insediarsi tra i suoi pensieri: 'Al mio cospetto'.
Strano pensiero, questo, per uno che guarda un libro illustrato. Prova nuovamente a farlo frusciare tra le dita, poi a riguardare le illustrazioni, ma nessuna sembra giustificare un pensiero espresso in prima persona.
Andava meglio con la luce spenta, deve constatare.
Osserva fuori dalla finestra la coltre di nebbia che avvolge la città.
D'improvviso un pensiero non suo la fa sussultare: 'Hay Lin, Irma, presto! Cedric sta tornando!'.
Mentre Irma corre a spegnere la luce gridando: “Presto, sta arrivando”, Hay Lin balza su, chiude il libro, e cerca il ripiano giusto. Nel buio, che ora sembra assoluto, non lo vede e va a tentoni, infilando il tomo nel primo posto libero che trova al tatto.
“Presto, ci sei?”, la sollecita Irma.
 

Avvicinandosi al suo negozio, Cedric ha la sensazione di intravedere un lampo rosato proveniente dalla vetrina. Non possono essere che le Streghe di Kandrakar. Che sia arrivato il momento temuto da tempo? Se è così, non ha modo di evitarlo.
Si fa coraggio, apre la porta e accende la luce. La sensazione che ci sia stato qualcuno è fortissima: la sedia del tavolo da lettura è spostata. Accostandosi, tocca la seduta: è ancora calda.
Dopo un breve sopralluogo, rivolge il suo sguardo alla porta della cantina, sempre serrata: che le Guardiane abbiano portato su e aperto il Libro degli Elementi? Se così, lo avranno rimesso al suo posto nel seminterrato, o lo avranno portato via riconoscendolo come posseduto? La curiosità lo attanaglia, ma non osa più aprire la porta dello scantinato. C'è solo una cosa che può fare ora, anche se non cambierà niente.
“Scusate se vi ho disturbato, Guardiane!” scandisce ad alta voce col tono più sarcastico che riesce a trovare.

 

Nella soffitta di villa Rudolph, poco dopo, tutto il gruppetto si ritrova da dove era partito.
“Colpa mia”, ammette Taranee contrita davanti alle proteste delle sue compagne appena tornate, che la sovrastano con i pugni piantati sui fianchi e le alette drizzate come i peli di un gatto arrabbiato. “Ho seguito Cedric ogni momento, ve lo assicuro, ma non ho riconosciuto bene i posti a causa della nebbia. Mi sono resa conto all'improvviso di quanto fosse vicino al negozio”.
“Va beh, è andata”, conclude Orube, un po' in disparte. “Sono certa che sospettasse già di essere sorvegliato. Non cambierà niente”.
“Ma vuoi mettere la figuraccia con Kandrakar e le altre?”, sbotta Irma, “Me la vedo Cornelia che ridacchia. Anzi, Cornacchia che ridacchia!”. Conclude con un sorrisino compiaciuto per la propria arguzia.
Orube chiude le ante dell'armadio, nascondendo il portale alla vista. “Dopo aver dovuto cercare una cimice di un millimetro e mezzo su un marciapiede, sono certa che non avrà nessuna voglia di ridacchiare”. Osserva Irma che trattiene una risatina divertita, poi la Guerriera riprende: “Dopo avere osservato come sono andate le missioni, devo dire che la divisione in squadre non è stata un'idea felice”.
“Cosa vuoi dire?” chiede nervosamente Hay Lin.
“Che il tuo potere, il potere dell'aria, ci avrebbe consentito di depositare le cimici nei loro colletti in meno di un minuto”.
“Io ho seguito le istruzioni di Tibor”, si difende Hay Lin, mettendo le mani avanti.
Già”, fa Irma, “E se Taranee fosse stata nel negozio, invisibile, avrebbe potuto leggergli il pensiero e sapere che cosa lui temeva che avessimo scoperto”.
“Ma lo sai che è una bella idea?” ammette Hay Lin. “Però è stata una cosa non programmata”.
“Ma potremo sempre rifarla”, propone Taranee. “Con una bella provocazione: gli facciamo trovare il libro sul tavolo”. Poi si volta verso Hay Lin: “Cos'hai sentito sfogliandolo, prima?”.
“Solo due frasi ricorrenti: 'Un bellissimo fiore' e 'Al mio cospetto' ”.
“Al mio cospetto...Cosa vuol dire?” chiede Irma.
“Alla mia presenza”, risponde piatta Taranee. “Irma, la tua attenzione alle lezioni di letteratura...”.
“Ma lo so cosa vuol dire, Tara!”, sbotta la Guardiana dell'Acqua, “Ma è una parola che usano tutti? Quando chiami tuo fratello, gli dici 'Vieni al mio cospetto?'. Non credo. Neanche la preside Kickerbocker si esprime così!”.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** La caduta di Alektor ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finchè incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Per ordine di Kandrakar, le Guardiane inseriscono cimici rivelatrici di attività magica nei cappotti di Cassandra e dei suoi amici ed entrano di nascosto al Ye Olde Bookshop per esaminare il libro del messaggio di Phobos, ma senza trovare niente di decisivo.

 

Capitolo 18

La caduta di Alektor

 

Molto bene, Cedric, non mi hai deluso. Adesso versa un po' di questo prezioso liquido su ciascuna piantina”.

Seguendo le istruzioni dettagliate di Phobos, Cedric centellinò l'acqua magica sulle piante, goccia per goccia, e la spalmò coscienziosamente sui petali stropicciati e le foglie patite.

In pochi giorni le piantine si svilupparono rigogliose, e il bianco luminoso dei loro fiori adornò il limitare del bosco.

Ben fatto, Cedric. Ora che le piante sono pienamente vitali, possono iniziare la trasformazione. Servirà qualche goccia del tuo sangue per avviare il rito di mutazione. Vorrei essere io stesso a fornire il mio materiale genetico, ma per farlo mi servirebbe un corpo, e ancora non ce l'ho”.

Seguendo gli ordini dello spirito, Cedric si incise il palmo della mano sinistra con un coltello, versando gocce rosso scuro al centro di ciascun fiore. A questo rituale macabro alternò la paziente somministrazione di ulteriore acqua magica.

 

Dopo meno di una luna, i primi segni di trasformazione delle piante erano già evidenti: la loro altezza, molto cresciuta, si avvicinava a quella di bambini; le loro foglie cominciavano a suddividersi a somiglianza di mani, i loro steli a piegarsi come gomiti, il loro fiore a sviluppare una vaga somiglianza con una testa dotata di due occhietti chiaramente riconoscibili.

Bene, Cedric. Grazie a te i miei nuovi mormoranti sono stati impostati. Però la riserva di acqua magica si sta esaurendo. E' necessario che tu ritorni a Meridian. Questa volta dovrai cambiare strategia. Le piccole quantità che puoi rubare in questo modo sono adeguate a permettere lo sviluppo dei miei nuovi servi, ma per raccogliere in questo modo ciò che serve per ricreare il mio corpo ci vorrebbero molti mesi. E' necessario osare, e battere in astuzia le guardie di Elyon per mettere a segno il furto di almeno venti litri di acqua magica!”.

Sarà fatto, Signore”, promise Cedric, e si incamminò verso il portale.

 

Poco dopo, camminando nell'immenso sotterraneo, Cedric rifletteva: un colpo del genere era rischioso, e andava accuratamente pianificato. Probabilmente i centri di distribuzione erano sorvegliati con l'aiuto della magia, quindi i trucchi utilizzati per penetrare nelle case degli ignari cittadini avrebbero potuto rivelarsi insufficienti; i poteri dati dalla sua veste erano il meglio sviluppato dalla magia di Meridian, ma non una novità incontrastabile. Un ingresso notturno avrebbe potuto essere notato da qualche sensore volumetrico o ad aura psichica, se l'operatore a cui faceva capo fosse stato fuori dalla portata delle pulsazioni teleipnotiche.

No, ci voleva qualcosa di più imprevedibile. Magari avrebbe potuto sostituirsi a uno dei funzionari incaricati della distribuzione imitandone l'aspetto e copiandone la memoria, dopo averlo ipnotizzato e fatto sparire temporaneamente. Avrebbe potuto presentarsi alla mattina, sostituirlo per tutto il giorno e poi trattenersi all'interno la sera da solo con qualche pretesto, dopo avere congedato o ipnotizzato le guardie.

 

Emerso in superficie da un accesso sotto un porticato alla periferia della città, quasi da subito fu investito da un'impressione di inquietudine che non aveva mai percepito nelle sue missioni precedenti.

Notò che alcuni passanti, raccolti in un capannello, stavano discutendo mentre indicavano qualcosa in alto.

Quando alzò gli occhi, capì il perché: lo spicchio di cielo al disopra dei tetti fu attraversato dalla sagoma di una grande aquila.

Ricordò ciò che gli avevano raccontato durante un viaggio precedente: in passato, il cielo della capitale si era già riempito di grandi aquile durante il confuso periodo della lotta di potere tra Elyon e quella Vera, chiunque essa fosse. Era assolutamente necessario saperne di più.

Entrò in un'osteria per chiedere informazioni, ma anche per sottrarsi alla vista di quegli uccelli inquietanti.

Seduto a un tavolo davanti a una tazza di latte speziato e fumante, ascoltò i discorsi degli avventori senza farsi notare troppo. Visto che nessuno ne stava parlando, usò l'influenza mentale conferita dalla sua veste per spingere uno di loro, seduto al tavolo accanto, a entrare in argomento con una domanda generica. Con poco successo però: gli altri due compari guardarono straniti il malcapitato, e gli chiesero il perché di questa domanda fuori luogo sulle aquile, dopo che ne avevano parlato assieme già tanto.

Cedric, come al solito irriconoscibile dietro una nuova identità illusoria, entrò in discorso, spiegando che veniva da fuori città per affari ed era incuriosito da cosa stava succedendo.

Il racconto che emerse aumentò la sua inquietudine.

Apprese che, qualche giorno prima, c'era stata una riunione pubblica al Consiglio dei Veglianti a proposito dell'inchiesta sui furti di acqua magica nelle case private. La commissione aveva riferito la sua conclusione: i colpi erano stati effettuati con l'ausilio di sotterfugi magici.

La stessa Regina aveva parlato in consiglio, preannunciando delle misure di sorveglianza straordinarie.

A breve, le grandi aquile dei tempi di Vera erano ricomparse nei cieli della capitale.

Cedric, con finta ingenuità, disse che gli era parso di notare nervosismo nella gente per questa comparsa, e ne chiese la ragione.

Uno degli avventori bisbigliò che queste grandi aquile non erano dei veri uccelli, ma delle guerriere trasformate, dette Nemesis.

Un altro avventore affermò, ad alta voce, che non c'era bisogno di bisbigliare perché queste cose erano ormai di dominio pubblico. Le Nemesis potevano assumere qualunque aspetto, ma al naturale somigliavano molto, come tratti e come voce, alla Guardiana dai Capelli Rossi di Kandrakar.

Cedric si sentì agghiacciare: i suoi incubi lo assalirono, ingigantiti e moltiplicati, con i volti di molte odiatissime Will Vandom. A malapena sentì il resto del discorso: solo pochi mesi prima queste Nemesis avevano sostenuto Vera contro Elyon; questa sensazione di dejà vù inquietava la città, richiamando l'inestricabile gioco delle parti di cui la città fu spettatrice, mai del tutto compreso.

Cedric annuiva mentre gli altri parlavano, così sconvolto da riuscire a malapena ad ascoltarli.

Era terribile: tutto questo sistema di sicurezza era al di là delle sue capacità. Le pulsazioni teleipnotiche che lo rendevano irriconoscibile agli interlocutori non avevano la portata per raggiungere un uccello che lo osservasse dall'alto: a costui Cedric e la sua veste sarebbero apparsi esattamente com'erano. Aveva aspettato troppo tempo e perso il momento buono, e ora il compito era diventato al di là delle sue possibilità. Doveva rinunciare e...

Il dolore alle spalle fu una breve scarica, solo un memento di quello che avrebbe potuto essere se lui avesse deluso Phobos.

Qualcuno degli avventori si accorse del suo spasmo e gli chiese se stava bene; Cedric minimizzò il suo turbamento, parlando di un'ustione alle spalle non completamente guarita.

Lasciò la locanda cercando di mantenere un contegno, ma era preso tra il martello di Phobos e l'incudine di queste difese inaspettate.

Entrò in un'altra locanda di periferia, sedendosi solitario a riflettere davanti a una tazza di camomilla.

Il punto più critico era che il cambiamento di aspetto illusorio dovuto alle pulsazioni teleipnotiche della veste non era adeguato; perciò era necessario ricorrere a travestimenti tradizionali per avere qualche speranza contro quelle arpie. Purtroppo la sua veste nera era così riconoscibile, quasi una divisa da cattivo... se solo avesse potuto cambiare colore!

Appena lo pensò, la veste sbiadì, assumendo una meno insolita tonalità verde oliva. Stupito, Cedric riprovò, e i colori mutarono ancora. Si guardò in giro: nessun avventore aveva notato quei cambiamenti innaturali.

Lo spirito non aveva mai accennato a quella capacità. Ma era solo una suggestione teleipnotica, o il colore sarebbe cambiato anche se visto da lontano?

Phobos lo controllava a distanza, forse vedeva con i suoi occhi e ascoltava con le sue orecchie. Dunque, perché non poteva dargli una risposta chiara?

Niente, nessun pensiero, nessuna voce. Nessuna possibilità di tirarsi indietro. Avrebbe dovuto bere da questo amaro calice, e agire come se ciò che vedeva fosse reale.

Per saperlo avrebbe potuto fare una prova: uscire a piedi in campagna, lasciare il suo mantello e allontanarsi a osservarlo. Avrebbe potuto fare finta di dimenticarlo, per sviare le attenzioni.

Però, senza il cappuccio a proteggergli il viso e i lunghi capelli biondi, le arpie lo avrebbero riconosciuto alla prima occhiata: i tipici abitanti di Meridian avevano coloriti molto diversi dal suo.

Un cappello avrebbe potuto risolvere qualcosa, decise. Anzi, più cappelli di foggia e colori diversi, da poter far sparire in tasca al bisogno. Una giacca o un pastrano da poter portare sopra la tunica. Qualche tipo di pigmento per cambiare il colorito. Aveva già in tasca un flacone con avanzi di pigmento verde lyme, avrebbe usato quelli.

Non sarebbe stato importante avere un travestimento perfetto: sarebbe bastato che funzionasse visto da lontano. Da vicino, le pulsazioni teleipnotiche erano ancora efficaci per non essere riconosciuto.

Pagò e andò nel bagno del locale, tingendosi il viso e il dorso delle mani di verde, raccogliendo i lunghi cappelli dentro il colletto della tunica. Avrebbe ancora usato il cappuccio fino alla sua prossima meta.

Tornando verso il centro, trovò di strada la bottega di un cappellaio; la preferì alle bancarelle della piazza, perché lì dentro avrebbe potuto calarsi il cappuccio senza essere visto da lontano.

Scelse un cappello di feltro floscio che poteva nascondersi in una tasca, e poteva essere rivoltato dentro per fuori, mostrando un colore diverso. Sembrava fatto apposta per la sua missione.

 

Rincuorato, Cedric si diresse verso uno dei centri di distribuzione, e vi passò davanti con aria apparentemente casuale, cercando di adocchiare l'aspetto del funzionario addetto.

Quando lo vide, capì che non faceva al caso suo: non avrebbe potuto imitare la sua corporatura minuta, né la forma del viso. Anche i due guardiani non gli somigliavano affatto.

Uno di questi ricambiò il suo sguardo, ma a Cedric ciò non destò preoccupazione: spesso le guardie civiche avevano qualche limitata capacità di leggere i pensieri, ma le sue capacità attuali erano di livello ben superiore.

Si diresse verso un altro centro di distribuzione, situato sul lato nordovest della città, anche questo in vicinanza della scarpata che divideva la città dall'altopiano sovrastante. Anche questo edificio era di pietra e circolare, sovrastato da un pinnacolo di roccia con una torretta di osservazione.

Passò di lato alla coda di persone in attesa, sbirciando all'interno. Questa volta, ciò che vide fu più incoraggiante: il funzionario seduto dietro il tavolino a identificare gli utenti aveva una corporatura alta e longilinea e un viso stretto color grigioverde; truccarsi in modo da somigliargli un po' non sarebbe stato impossibile.

Era ormai ora di pranzo, e il centro chiuse i battenti per la pausa. Cedric osservò il funzionario uscire e incamminarsi verso casa e gli andò dietro per un po', ma non lo seguì a lungo per non destare sospetti: si fermò a pranzare in una locanda vicina, con dei tavoli all'aperto. Quella sera, all'ora di chiusura, lo avrebbe aspettato in quel luogo con un aspetto diverso per seguirlo fino alla sua casa.

Finito di mangiare, Cedric chiese una camera con vista sulla via.

Poi, da dietro la relativa sicurezza della sua finestra, rifletté sulle prossime azioni, mentre mescolava un po' di pigmento lyme con della cenere per rendere meglio il colorito del funzionario.

 

Decise di cambiare un po' sia il travestimento, sia l'immagine proiettata dalle pulsazioni teleipnotiche, per essere certo che chiunque lo avesse notato prima non fosse messo in allarme rivedendolo pedinare il funzionario. Tagliò un po' un cuscino, estraendo ciuffi di lana con i quali realizzò un pizzo e delle basette che si attaccò sul viso usando un po' di miele come colla. Fece un po' di scorta di lana per eventuali futuri travestimenti, la impacchettò e la inserì nelle sue inesauribili tasche.

Quella sera avrebbe seguito il suo uomo fin a casa; poi, nel corso della notte, sarebbe entrato, avrebbe ipnotizzato lui e tutti i famigliari mettendoli fuori causa per tutta la giornata successiva; quindi avrebbe copiato la sua memoria e il suo aspetto, e a quel punto avrebbe avuto tutte le conoscenze per studiare nei dettagli la routine della giornata successiva e il suo finale, quest'ultimo senz'altro fuori dagli schemi quotidiani.

Per portar via tutta l'acqua magica necessaria gli sarebbero serviti almeno venti bottiglioni, tappi e materiale per travasi; tutte cose che si sarebbe procurato nei negozi quel pomeriggio, acquistandoli alla spicciolata e facendoli sparire nelle sue tasche senza fondo.

E la locandiera non si sarebbe meravigliata di vederlo lasciare la locanda con un aspetto diverso da come vi era entrato? Ma no, questo era un aspetto che con i poteri resi dalla sua veste poteva gestire facilmente.

 

Quella sera, all'ora di chiusura, Cedric aspettò il passaggio del funzionario seduto al tavolino esterno sorseggiando una bevanda. Quando lo vide passare, si alzò con calma per seguirlo a distanza. Cercò di leggergli i pensieri per carpire qualche informazione, ma non vi riuscì. Forse era troppo lontano, suppose.

Inaspettatamente, constatò che il funzionario non abitava in pieno centro città, ma in una costruzione di mattoni con un portico arrampicata sulla scarpata a ovest, alla quale si accedeva con una scalinata scavata nella roccia, che dava accesso anche ad alcune case vicine. Un posto un po' scomodo, ma doveva offrire una bella panoramica sui tetti della città.

Cedric tornò alla locanda per cenare e per aspettare il buio.

Dalla finestra guardò il cielo. Da quella prospettiva, un'aquila entrò nel suo campo visivo solo una volta in tutto il pomeriggio.

Quando giudicò che fosse arrivato il momento, Cedric uscì. Le strade non erano ancora proprio deserte, cosa che lo avrebbe reso più sospetto.

Si diresse verso la casa del funzionario e salì la scalinata. Esitò un attimo sotto il portico. Era meglio rintanarsi in un angolo buio per entrare a notte fonda, o farlo subito?

In quel momento sentì qualche passo veloce e qualche parola indistinta da dietro la porta, poi questa si aprì e il suo uomo ne uscì con passo frettoloso, recando una lanterna in mano.

Fece qualche passo fuori dalla soglia, poi vide Cedric alla luce della lampada e sgranò gli occhi. “Tu...”, balbettò sorpreso, e aprì la bocca come per gridare.

Cedric reagì d'impulso, colpendolo con un forte pugno di gancio. L'uomo si sbilanciò verso la balaustra, annaspò per cercare l'equilibrio, e poi cadde fuori con un urlo raccapricciante.

Cedric restò agghiacciato per un attimo, osservando istupidito la lanterna infranta ai suoi piedi e realizzando quello che aveva appena fatto, poi alcune voci risposero a quell'urlo, e diverse luci apparvero nelle case vicine. Sentì i passi e le voci di due donne che accorrevano da dentro la casa dell'uomo, chiamandolo Alektor.

Cedric non ci pensò più, e fuggì a rotta di collo lungo le scale. Sentiva sempre più persone accorrere vocianti.

Dopo svoltato nella via più vicina, si fermò ad ascoltare. Sembrava che i vicini non lo stessero inseguendo, ma lo avevano visto? E soprattutto, le grandi aquile operavano anche di notte? Se erano in grado di leggere il pensiero a distanza, non c'era travestimento che avrebbe potuto proteggerlo.

Cercò di riprendere un passo calmo: sapeva che correndo avrebbe attirato di più l'attenzione. Maledizione, come era possibile che fosse stato riconosciuto così facilmente? Se l'uomo avesse parlato, tutta la città avrebbe saputo che Cedric era vivo e usava la magia per commettere crimini. Ma quel disgraziato era certamente morto, come avrebbe potuto sopravvivere a quella caduta?

Così, Cedric si era macchiato di un delitto inaudito per Meridian.

Ora l'unica speranza di salvezza per lui era rientrare nel sotterraneo e raggiungere il portale.

Poteva farlo camminando con calma, come se niente fosse? O la notizia del suo delitto, trasmessa dai maghi di cui la città era ben fornita, lo avrebbe preceduto?

E lui, faceva bene a ripensare al delitto? In una città piena di telepati, ciò rischiava di tradirlo. Non avrebbe fatto meglio a ripetersi qualche filastrocca, piuttosto che autoaccusarsi in questo modo?

Un nuovo sospetto gli fece sentire il ghiaccio nelle vene: e se gli avessero teso un agguato all'ingresso del sotterraneo? I cittadini normali non vi accedevano quasi mai, ed era un nascondiglio ovvio per un fuorilegge.

Forse avrebbe dovuto teletrasportarsi fino al portale, pensò cercando di passare inosservato vicino a una coppietta nottivaga che lo squadrò con sospetto. Ma ormai le autorità sapevano che il ladro usava metodi magici, per cui era anche possibile che avessero disposto una rete di nodi di infrabarriera per ostacolare i teletrasporti. Nel caso peggiore, teletrasportarsi poteva voler dire cadere direttamente nelle mani delle autorità.

Continuò a camminare, tentando di sembrare calmo.

Poi vide una sagoma alta in cielo, silenziosissima. Sembrava un enorme gufo, più che un'aquila, e sorvolava la strada venendo proprio nella sua direzione.

Cedric si immaginò i suoi due grandi occhi gialli che penetravano fin nella sua mente e nella sua anima nera.

Non ce la fece più a resistere alla tensione, e decise di giocarsi il tutto per tutto con un teletrasporto.

 

Dal baluginio apparve la debole bioluminescenza di una galleria.

Cedric avvicinò con affanno il polsino alla parete in fondo, e vide apparire l'anello iridescente che si allargava fin ad abbagliarlo con l'immagine della spiaggia soleggiata.

 

 

Note sul capitolo 18

Il racconto in retrospettiva di questo capitolo ci fa capire perché Cedric fosse così terrorizzato dall'idea che Elyon, regina di Meridian, venisse a sapere del suo ritorno a Heatherfield, avvenuto nello stesso giorno dell'episodio appena narrato.

Però c'è un ulteriore fattore che ha categoricamente impedito a Cedric qualunque ammissione sull'esistenza di una minaccia all'interno del libro degli elementi, un fattore chiave che verrà rivelato in uno dei prossimi capitoli.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** La distanza di Orube ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio. Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

 

Capitolo 19

La distanza di Orube


 

Soffitta di villa Rudolph, metà novembre, primo pomeriggio

 

“Ben trovate, Guardiane”, esordisce Tibor, il mite viso rivolto alle ragazze attraverso una distanza siderale annullata dal portale.

Orube ascolta un po' discosta, in piedi nella soffitta qualche passo dietro le altre.

Il saggio continua: “Sono qui per riferirvi i risultati di due settimane di osservazioni. Purtroppo o per fortuna, non sono emersi risultati eclatanti. Possiamo escludere che Josh Il Lampione e Ashley Boccarossa abbiano alcun potere magico o alcunché di sospetto”.

Le Guardiane si scambiano discrete occhiate imbarazzate: quelli che Tibor ha attribuito a queste due persone sono dei poco rispettosi soprannomi usati da loro, che il vegliardo ha ingenuamente preso per i veri nomi.

Lui continua: “Più interessante è il caso di questa Cassandra Smith. I nostri strumenti su di lei non hanno rivelato alcuna attività magica, se non, occasionalmente, quella dei mitocondri di Cedric”.

“Cedric?”, chiede Irma, “Il...”, poi s'interrompe.

Da dietro, Orube non ha dubbi su quello che stava per dire. Il serpentone!

“A quanto pare...”, prosegue Tibor, “... questa giovane ha cominciato a frequentare Cedric. Per quanto ho sentito, parlano perlopiù di libri, di progresso e di civiltà primitive, e hanno...”. Esita, osservando Orube defilata dietro al gruppo, “... hanno fatto alcune passeggiate serali. Ah, ho sentito solo discorsi intellettuali, niente che possa far volare il cuore di una giovane”.

Orube nota con fastidio che Irma ridacchia a denti stretti. Si vede che ha pensato a qualche battuta inopportuna delle sue. Percepisce anche che qualcun'altra si è trattenuta a stento dal voltarsi a sbirciare le sue reazioni.

Distogliendo lo sguardo dal viso impassibile della Guerriera, Tibor continua: “Le ha prestato anche un vecchio tomo, casualmente uno di quelli che contenevano i nostri sensori. Questo ci conferma ulteriormente l'assenza di qualunque attività magica di Cassandra Smith”.

“Un vecchio tomo...”. Will prima alza un sopracciglio, come sorpresa dalla coincidenza, poi chiede: “C'è qualche interpretazione per le frasi percepite da Hay Lin su quel libro?”.

Il saggio riflette a lungo, lo sguardo volto verso il vuoto.

Nel silenzio, si sente uno scricchiolio ritmico del pavimento di legno, che cessa dopo una gomitata di Taranee a Irma. Da fuori, un lontano cinguettio tenta di riempire il vuoto.

Dopo una lunga attesa, Tibor riprende: “C'è poco su cui lavorare. La prima frase, 'un bellissimo fiore', potrebbe essere un commento alle illustrazioni. 'Al mio cospetto' potrebbe essere un pensiero relativo a qualche persona vicina”.

“Nessuna interpretazione dunque per i segnali magici captati?”, insiste Will.

“Non è che Cedric stia riprendendo i suoi poteri?”, interviene Irma, “E magari li ha usati per fare colpo su una cliente?”.

“Del resto, abbiamo visto che Cedric faceva un viso come se si sforzasse”, rincara Taranee.

Tibor sembra impreparato a queste insistenze inaspettate. “Guardiane, stiamo preparando nuovi metodi di osservazione...”.

Irma insiste. “L'altra volta vi avevamo proposto un metodo: tirare fuori quel libro dell'altra settimana in sua assenza e lasciarlo aperto sul tavolo, così quando Cedric torna in negozio Taranee può leggergli i pensieri e capire cosa teme!”.

“Questa provocazione gli farà pensare proprio a quello che vuole tenere segreto!”, incalza Taranee.

Tibor scuote il capo, mettendo avanti le mani. “Guardiane, non è più possibile neanche volendolo. Quel libro è stato venduto tre giorni fa, non è più nella sua libreria”.

Irma si accalora: “E allora andiamo a prendere il Libro degli Elementi in cantina, e glielo lasciamo sul tavolo!”.

“E poi sentiamo cosa ne pensa!”, aggiunge Hay Lin.

Anche Cornelia prende parte: “Questa faccenda sta tirando avanti da tre mesi! Perché queste indecisioni? Si poteva risolvere in un'ora!”.

Tibor, imbarazzatissimo, muove gli occhi tra le Guardiane ormai scalpitanti e Orube, qualche passo indietro, che si sforza di non far trasparire il suo turbamento trincerandosi dietro un atteggiamento sfingeo.

Accanto a Tibor, in suo soccorso appare la saggia Yan Lin. “Guardiane, per ora ci stiamo limitando a valutare se la situazione presenta segni di evoluzione. La verità è che l'Oracolo vorrebbe occuparsene personalmente in quanto la considera delicata, ma al presente il suo tempo e i suoi pensieri sono presi da altre decisioni cruciali. Finora avete agito bene, a parte piccole sbavature. Cercate di non far precipitare la situazione con l'impazienza”.

 

 

Finita la riunione, Orube è rimasta sola, chiusa nella sua camera.

Si sente lontana come non mai dalle Guardiane e da Kandrakar. Ogni cosa che ha sentito, oggi più che mai, l'ha ferita.

Che Cedric si veda con un'altra donna è stata una novità sgradevole, ma non certo l'aspetto peggiore.

L'ha ferita di più la sensazione di non detto, le battute lasciate a metà, l'imbarazzo di Tibor nel parlare. Chissà se si sono pentiti di avere portato il portale in casa sua?

Situazione delicata... L'Oracolo che fa aspettare mesi pur di essere presente... Non sarà che l'aspetto delicato della situazione è proprio lei?

E il peggio è che hanno ragione. Ormai lei si sente un peso per Kandrakar.

Chissà se hanno capito che ha tenuto solo per sé quanto Cedric le ha detto durante il loro ultimo incontro? Se la giustificano perché ha taciuto per amore, o se la considerano disonorata?

 

 

 

Fin dall'inizio dell'oscuro corridoio sotterraneo, Orube sente la voce marziale di Yarr impartire comandi secchi ai suoi pochi discepoli. La Guerriera cammina veloce verso la lama di luce che esce dall'ingresso socchiuso della palestra 'Due Soli' a rischiararle il cammino.

Varca la soglia. Eccolo là, davanti ai suoi cinque discepoli. Lo saluta con un cenno e un mezzo sorriso.

Lui la vede subito, e ordina agli allievi di continuare per un po' con un esercizio di calci circolari.

Quando le è vicino, la saluta cordiale: “Benvenuta, Orube. E' un po' presto per il nostro allenamento, ma se vuoi provare qualcosa, quella parte della palestra è libera”.

“Grazie Yarr. C'è qualche novità?”.

“Sì. Credo di avere individuato una sequenza di mosse nuova, ma compatibile coi regolamenti del karate e anche di altre discipline. Stavo giusto cominciando a far provare le prime mosse ai miei allievi”.

“Ti dispiace se resto a guardare?”.

“Fai pure, purché tu non faccia niente che possa scoraggiarli. L'allenamento con loro dura ancora quaranta minuti, e poi possiamo fare qualcosa di più serio tra noi”.

 

Dopo un'attesa passata immersa nei suoi pensieri, Orube vede che gli allievi si congedano dal maestro con inchini rituali simili a quelli usati nei giardini di Basiliade.

Yarr le si avvicina. “Adesso possiamo allenarci sul serio, Orube”. Poi, osservandola con attenzione: “C'è qualcosa che non va? Mi sembri molto triste, quest'oggi”.

“Si nota tanto?”, chiede lei. “E' che ho delle incomprensioni con alcune amiche. Come l'impressione che qualcosa si sia rotto”.

“Vuoi venire a sederti al tavolo?”. La precede verso la sua stanza spartana, e la fa sedere. “Ti preparo un tè di menta”.

 

Poco dopo, mentre il suo sguardo ciondola attorno al pentolino d'acqua sul fornello, Orube chiede: “Yarr, il codice d'onore dei guerrieri condanna ogni tipo di bugia?”.

“Certamente, lo sai anche tu. Però, diciamocelo chiaramente, la sincerità a ogni costo non è praticabile ovunque: io stesso sono qui sotto falsa identità, e non posso dichiarare di provenire da un altro mondo. Lo stesso per te, immagino”.

Orube ci pensa in silenzio. Ascolta l'acqua del pentolino mentre emette un suono armonico che segnala che è prossima a bollire. “Secondo te, un'omissione è una bugia?”.

Lui ci pensa un attimo mentre si alza per spegnere il fornello. “No. Il decoro e lo stesso Onore ci costringono a selezionare quali pensieri esprimere, e quali no”.

Orube aspetta a parlare, mentre Yarr mette una bustina in infusione direttamente nel pentolino. “Secondo te, Yarr, è legittimo tacere per proteggere i segreti di un'altra persona?”.

“Molto dipende se questi segreti sono legittimi”.

“E se io non conoscessi questi segreti? Se avessi solo dei sospetti?”.

Lui spreme la bustina di tè col cucchiaino. “Come si può tradire dei segreti che non si conoscono?”.

“Più che altro, non ho comunicato i miei sospetti ai miei superiori”.

“Ma i tuoi superiori non sospettavano niente?”.

“Sì, sospettavano già”.

Lui versa il tè nelle tazze sul tavolo. “E allora, qual'è il danno?”.

Lei sospira. “Sono ermetica, lo so. Scusa se ti pongo queste domande sibilline”.

“Non vuoi dirmi qualcosa di più di questa storia?”.

Orube sospira. “C'è un uomo. Un uomo che nel passato ha fatto delle scelte sbagliate. Però quest'uomo mi amava, ed è morto per salvarmi la vita. E ora io non posso fare a meno di amarlo”.

Yarr la osserva intensamente, cercando di capire. “Ai morti si deve perdonare”.

“Ma ora quest'uomo è di nuovo vivo! E' tornato una notte, non so come, e io l'ho accolto. Lo consideravo redento, così ho voluto sperare!”.

“Tornato? Un morto?”. Appoggia la sua tazza, incredulo. “Ma come?”.

“Come non lo so, non lo sappiamo! Ho promesso ai miei superiori di scoprirlo, ma non ho avuto risposte da lui. Ho scoperto solo che qualcosa di misterioso lo tormenta ancora. E quel poco che mi ha detto mi ha così disillusa che l'ho lasciato, finché non mi avesse spiegato davvero. Ma lui non si è più fatto vedere...”.

Yarr la guarda disorientato.

“Magari aveva bisogno di aiuto!”, si rimprovera Orube con gli occhi lucidi. “Aveva bisogno di forza per resistere a qualcosa, e io gliel'ho negata!”.

Yarr resta silenzioso, guardando la guerriera. “Lui ti ha chiesto qualcosa? Il tuo aiuto, magari?”.

Orube scuote il viso, coprendolo con le mani. “Niente! Se lo avesse fatto, almeno!”.

Dopo qualche istante, il suo orgoglio torna a svegliarsi. Alza il viso, voltandosi di lato per non farsi guardare negli occhi arrossati. “Scusami, Yarr. Non avrei voluto ammorbarti con il mio dolore”.

“Invece hai fatto bene a parlarne, Orube. Un guerriero, anzi un qualunque essere umano, deve fornire soccorso a chi è ferito non solo nel corpo, ma anche nello spirito”.

“Grazie. La tua pazienza ti rende onore” gli risponde lei, senza ancora riuscire a reggerne lo sguardo.

Yarr spinge delicatamente una tazza verso di lei. “Bevi il tuo tè, si sta raffreddando”.

Mentre beve, Orube ascolta i rumori di quella stanza spartana: il ticchettio di un orologio da parete, il sommesso fruscio della ventola di un aspiratore... ad ascoltare bene, dalle finestre a bocca di lupo della palestra si sente anche, attutito, il rumore del traffico.

Dopo una lunga meditazione, Yarr le chiede: “Cercando di riassumere, di cosa ti senti in colpa?”.

Lei riflette. “Di essere fuggita da una parte e dall'altra. Di non avere fatto nulla per risolvere la situazione. Anzi peggio, forse sono io stessa un ostacolo alla risoluzione”.

“Perché?”.

“Perché i miei superiori esitano nell'agire per paura di ferire me”.

Lui ascolta senza commentare. “E cosa puoi fare per risolvere ciò?”.

“Posso... posso cercare un chiarimento con l'Oracolo di Kandrakar”.

“Questa è una buona idea. Himerish era un uomo dalla saggezza ammirevole fin da molto prima di diventare Oracolo di Kandrakar. Sono stato suo allievo quando ero ben più giovane di te, e fin d'allora mi sono reso conto che lui è capace di vedere qualunque questione sotto tutti i punti di vista contemporaneamente. Sono certo che saprà fare luce su quello che a me sembra principalmente un malinteso”.

Orube ci pensa sopra, guardando il fondo della sua tazza. “Però c'è anche un'altra questione: sento che la mia motivazione a operare per Kandrakar si sta affievolendo”.

Lui la guarda a fondo. “E' a causa di questo malinteso?”.

“Anche. Ma c'è dell'altro: sostanzialmente, non mi è chiaro quali siano le finalità della congrega. Quando lo si chiede, rispondono che serve per mantenere l'equilibrio tra i mondi, ma non mi è per niente chiaro cosa questo voglia dire”.

Yarr la guarda, attento. “Continua, mi interessa”.

“Sostanzialmente, vengono sorvegliati dei portali naturali che già esistono e che collegano vari mondi, e si vuole limitare il passaggio di minacce da un mondo all'altro. Ma mentre alcuni tipi di minacce sono comprensibili, come tiranni o eserciti invasori, altri sono fumosi, troppo sottili o troppo grandi per essere visibili all'occhio umano. E ci sono schiere di saggi esperti in non so cosa, provenienti da diversi mondi, che a me sono spesso sembrati degli sprovveduti incredibili”. Poi, temendo un rimprovero, si affretta a chiarire: “Non parlo di Himerish, Endarno, o Tibor”.

Yarr tace brevemente, pensieroso, poi le chiede pacato: “Secondo te, perché quei saggi che ti sembrano sprovveduti sono stati chiamati lì?”.

Lei sospira. “Sicuramente c'è qualche motivo. Sicuramente sanno delle cose di cui io neanche sospetto l'esistenza. E allora il problema è: cosa ci faccio io, lì? Perché c'è bisogno di una giovane guerriera tanto agile quanto sprovveduta, in un luogo in cui ci sono per lo più saloni silenziosi, vecchi saggi così saggi da sembrarmi stupidi, e problemi così grandi o così sottili che io non li posso neppure sospettare?”.

Yarr ascolta con attenzione. “Orube, se oggi non comprendi le ragioni, non pensi che restando lì e crescendo prima o poi le capirai? Non credi che, se sei lì per scelta di qualcuno saggio e anziano, è perché hanno visto in te delle potenzialità che ora tu stai negando solo per uno stato d'animo passeggero? Io darei tutto quello che ho, va beh, è veramente poco, per poter accedere a questo luogo di saggezza millenaria, e farmi anche solo una vaga idea di cosa sono questi problemi troppo sottili o troppo grandi per essere visti da un occhio umano”.

Orube resta in silenzio; il suo viso sembra un po' rasserenato.

Dopo un lungo intervallo, chiede: “Yarr, ti prego, parlami ancora di Basiliade e di mio fratello. In questi tempi, i miei pensieri sono sempre più stati rivolti in quella direzione”.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Lasciatemi! ***


 

Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finchè incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perchè aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perchè la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene registrate da Kandrakar vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perchè non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera.

La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

 

 

 

Capitolo 20

 

Lasciatemi!

 

 

“Niente neanche qui! Che...”, fa in tempo a lamentarsi Will uscendo dalla Libreria Alexandria, quando una ventata fredda le sbatte sul viso grosse ciocche dei suoi capelli rossi.

Cerca di proteggersi alzando il cappuccio della giacca a vento, poi cerca di liberarsi gli occhi e la bocca dai capelli. “Che giornata... pfft... di ...”

Cornelia la segue fuori, calcandosi la cuffia di lana sugli occhi socchiusi e alzando il bavero del suo cappotto per proteggersi dalle folate. “A vederla attraverso una finestra sembrava bellissima e tersa. E invece... ”. Si interrompe quando una sottile ciocca fuggitiva le svolazza davanti alla bocca.

“A chi lo dici!”, geme Will al culmine di una crisi di autocompassione. “E non è finita, se non trovo quel maledetto libro per dopodomani rischio anche di sentirle da quella strega!”. Sbotta, mentre riprendono a camminare per la via: “Se io dovessi mai diventare una professoressa universitaria, non mi sognerei di pretendere che centoventi studenti possano comprare tutti lo stesso libro entro la lezione di dopodomani!”.

Cornelia annuisce comprensiva, ma non apre più bocca.

Will continua: “ Il risultato? Mezz'ora dopo la fine della lezione, il libro è già introvabile nelle tre librerie più vicine all'università. E ogni volta mi sono sentita rispondere che le ultime copie erano andate a ruba pochi minuti prima!”.

Cornelia annuisce condiscendente, finché non girano l'angolo della via, trovando un po' di protezione dalle folate. “E ora che cosa vuoi fare?”, chiede infine.

Will le risponde di malumore: “La prossima libreria sulla strada è quella di una nostra vecchia conoscenza”.

“Cedric”, completa freddamente Cornelia. “Sei davvero decisa a entrare lì?”.

Lei annuisce stoica, facendosi forza come davanti a un plotone d'esecuzione. “Devo tentarle tutte. Se aspettassi, poi il libro potrebbe essere già esaurito in tutte le librerie della città, e mi mangerei le mani per non avere tentato anche da lui”.

“Ma così, all'improvvisata? Non sprecheremmo una buona occasione?”.

La Guardiana del Cuore la guarda a lungo prima di rispondere. “Non capisco cosa intendi. Una buona occasione per tirare dritto, vuoi dire?”.

Cornelia abbassa la voce e si accosta di più per non farsi sentire da alcuni passanti. “Intendo dire che se ci organizziamo con Taranee, lei potrebbe approfittare per leggergli i pensieri e captare qualche informazione. Insomma, quello che avremmo potuto e dovuto fare già mesi fa”.

Will ci pensa sopra. “Corny, Cedric sa già che Taranee può leggere i pensieri. Non ci cascherebbe”.

“Ma Taranee potrebbe rendersi invisibile”, le ricorda l'altra. “Noi entriamo, gli chiediamo il libro, poi lo provochiamo in qualche modo per fargli pensare a ciò che ci ha sempre tenuto nascosto”.

Will scuote il viso. “Non oggi, di certo. Andrebbe studiata bene: anche se Taranee fosse invisibile, lui potrebbe notarne la presenza dal tempo che la porta del negozio resta aperta, oppure potrebbe essere urtata da qualche altro cliente”. Tace brevemente mentre incrociano un gruppo di studenti che le guardano, poi conclude: “Insomma, solo nei fumetti le cose sono sempre così facili”.

“Abbiamo fatto cose ben più difficili con pieno successo”, fa presente Cornelia impaziente, “Perché ora esitiamo per così poco? E se anche non andasse bene, cosa abbiamo da perdere? Sarà anche un serpentone, ma non apre la bocca abbastanza da mangiarci intere”.

Will sorride alla battuta, poi torna seria. “Corny, l'hai sentito anche tu: Kandrakar ci ha raccomandato prudenza. L'Oracolo vorrebbe occuparsene di persona, ma per ora non può. E' per questo che Yan Lin ci ha raccomandato di monitorare l'evoluzione della situazione, non di farla precipitare con qualche incidente”.

“E quindi, niente?”, sbotta delusa la Guardiana della Terra.

“ E quindi... per l'intanto chiederò a Cedric se ha questo benedetto libro. Per organizzare qualcos'altro ci sarà tempo”.

 

 

Cedric, al riparo della vetrina della sua libreria, osserva la giornata tersa e ventosa all'esterno. I passanti si affrettano, stringendosi nei loro vestiti imbottiti e nelle loro sciarpe come se quella brezza fresca potesse rubargli l'anima.

A lui quel tempo piace: gli fa risuonare qualcosa di intimo. Il vento corre, sferza, urla. E' perfetto quando qualcosa brucia dentro.

Sì, anche questa sera si farà una passeggiata, e sarà ancora più lunga del solito. Camminerà in strada fino a un'ora in cui i terrestri saranno tutti rintanati nel tepore delle loro case, sprecando la loro serata a mangiare patatine davanti a un televisore che pensa per loro. Così le strade saranno tutte per lui.

Natale si sta avvicinando, con tutto quello che comporta per i negozi e per i loro clienti. Sa bene che molti dei libri che venderà in questo periodo saranno comprati solo per regalarli ad altri che non li hanno scelti. Sa che una buona parte dei libri regalati resteranno orfani dell'attenzione del loro nuovo padrone, e serviranno solo per riempire uno sfavillante pacco per un regalo di circostanza. Il loro triste destino sarà di non essere mai letti né amati, come figli mai desiderati.

Si riscuote da questi pensieri: ha bisogno del denaro delle vendite, non può permettersi di gestire un ospizio per libri mai voluti.

Guarda la sua vetrina antiquata. Forse dovrebbe addobbarla con lucette e striscioni scintillanti come fanno tutti gli altri negozianti? Secondo i terrestri, questo farebbe allegria e inviterebbe ad acquistare. Ma deve proprio farlo? Vendere qualche libro in più vale il doversi adattare ai rituali di una festività frivola che non sente sua?

Chissà quanto è destinata a durare la sua mezza libertà? Ormai sono passate tre settimane dal trenta ottobre, la data in cui le streghe dovevano incontrare Elyon. Possibile che non le abbiano parlato del suo così misterioso ritorno? Possibile che lei non l'abbia ricollegato a cosa accadde a Meridian quello stesso giorno? Si era aspettato che, dopo quell'incontro, la situazione sarebbe precipitata da un momento all'altro: di essere trascinato a Kandrakar ridotto all'impotenza dalle più sofisticate magie di quegli stregoni, poi un umiliante processo davanti alla Congrega o al Tribunale Reale di Meridian, con un incantesimo di sonda mentale capace di penetrare nei suoi ricordi e risvegliarli uno per uno fino ai più dimenticati, i più repressi, quelli che si nascondono da decenni nel suo passato remoto, avvolti da un denso velo di oblio.

Invece, niente di tutto ciò. Solo un paio di furtive presenze notturne in negozio, alcuni talismani camuffati da segnalibri e niente di più. Che cosa stanno aspettando?

Il suo cuore perde un battito non appena riconosce le due ragazze ben coperte e con grosse borse a tracolla che, sul lato opposto della strada, si sono fermate a osservare il suo negozio. Sono Will e Cornelia, la perfida Guardiana del Cuore e l'arrogante Guardiana della Terra! E' arrivato il momento, dunque.

Cerca di calmarsi, di ragionare con lucidità: le due hanno borse da studenti, e l'università è vicina. Le due streghe dovrebbero avere proprio quell'età, ora. Magari saranno di passaggio, scambieranno qualche chiacchiera malevola su di lui e poi tireranno dritto...

Le incerte speranze di Cedric crollano quando le vede attraversare la strada e venire decise verso il suo negozio.

 

Quando le due entrano, lui è trincerato dietro il banco con l'atteggiamento più professionale che gli è possibile. Sente il battito del cuore fin nelle orecchie, ma sa che la maschera di impassibilità è quella che può dargli qualche speranza.

Appena entrate, le due esordiscono con un gelido e corale “Buongiorno”.

Quando Will si avvicina al bancone, Cedric si sente guardato con lo sguardo sprezzante di chi si sente sempre dalla parte giusta.

Poi la Guardiana appoggia sul bancone la sua grossa borsa di tessuto, sulla quale campeggia un'orribile caricatura di un anfibio irriconoscibile dal ghigno diabolico, e ne estrae un foglio inserito in una busta di plastica trasparente.

Ma... sono titoli di libri! C'è anche il logo della Facoltà di Lettere Moderne. Cedric ne ha viste a decine di quelle liste. Allora la terribile Guardiana è qui solo come una qualunque cliente!

Will legge una riga dalla lista, scandendo le parole: “Hai 'Semantica e lessicologia' di Sarah Finley, edizioni Heatherfield University Press, edizione 2003?”.

Cedric annuisce sollevato: qualunque interazione basata sui libri lo pone in una posizione di forza. “Attendi un attimo, prego”.

Si dirige verso uno scaffale nascosto sulla sinistra, quasi in fondo alla libreria. Trova il libro a colpo sicuro tra le centinaia e centinaia che giacciono su ciascuna scaffalatura. Mentre lo estrae, nota lì vicino un altro volume nel quale ricorda di aver trovato uno dei misteriosi segnalibri bronzati. Lo apre, e l'oggetto è ancora lì.

Questa è una buona occasione per osservare le reazioni della Guardiana di Kandrakar, decide. Lo inserisce nel libro destinato a Will, così potrà mettere in chiaro che ha ancora qualche controllo sulla sua fragile roccaforte.

Quando torna al banco, pone il libro davanti alla sua odiata cliente. “Eccolo, è l'ultima copia in negozio”.

Will lo prende in mano. “Graz...”. La parola le muore in bocca, appena riconosce l'oggetto sporgente tra le pagine.

Lo estrae lentamente, pallida in viso, e glielo porge. “Credo che questo non c'entri”.

Cedric si gode brevemente l'imbarazzo della sua vecchia nemica. “Tienilo, è un omaggio della ditta per i clienti affezionati”.

Will si rabbuia e glielo porge con più insistenza. “Cedric, credimi, è meglio che questo torni dov'era”.

“Non è mio”, le risponde lui fingendo indifferenza. “Se non lo vuoi, lo posso gettare via”. Lo prende con due dita e lo molla sopra il cestino.

“Aspetta...” , cerca di fermarlo Will, guardando il gesto con gli occhi fuori dalle orbite.

Appena mollato, l'oggetto resta a fluttuare a mezz'aria.

Cedric, disorientato, guarda verso le due guardiane. Vede Cornelia tendere il braccio verso l'oggetto levitante, senza dire una parola. Lentamente, in un silenzio surreale, il segnalibro si muove verso la mano protesa della Guardiana. Dopo una breve eternità, lei serra infine le dita sull'oggetto, poi lo porge alla sua amica, anche lei un po' presa in contropiede.

Recuperato il talismano, Will prende fiato con le narici dilatate e fissa Cedric con ira repressa, brandendo il segnalibro bronzeo. “Quando dicevo che è meglio che questo torni dov'era, intendevo che è meglio per te”. Si volta sui tacchi e si dirige verso gli scaffali, sparendo alla vista dietro uno di questi.

Cedric è rimasto agghiacciato, mentre Cornelia continua a fissarlo severa. Lui cerca di sostenere questo sguardo, senza girare gli occhi verso la porta dello scantinato. Cerca di non pensare a niente. No, non si può pensare a niente. Pensa ai libri, ai libri...

Will riappare da dietro la scaffalatura, diretta verso il bancone. “Mi sono spiegata, Cedric? Quella cosa deve restare dov'è!”.

Lui prende fiato, sforzandosi di mantenere una parvenza di aplomb. “Va... va bene, guardiana. Allora ti dico anch'io una cosa: se dovete nascondere, ascoltare, spiare, è meglio che lo facciate apertamente. So che non riuscirei a impedirvelo. Ma almeno, evitate di fare piazzate magiche in questo posto. Ne ho abbastanza di lampi rosa durante la notte, di pavimenti che scricchiolano sotto piedi invisibili, di libri trovati fuori posto e adesso anche di oggetti che mi volano sotto il naso. E grazie agli dei che non c'erano clienti...”.

In quel momento entra un uomo calvo e occhialuto, che si piazza educatamente in attesa dietro di Will.

Cedric, apparentemente impassibile, si accosta alla cassa. “Sono trentasei dollari, signorina. Serve un sacchetto?”.

“No grazie”, risponde formale Will estraendo il portafogli dalla tasca dei jeans. “ Trenta... trentacinque... . L'ultimo dollaro viene messo assieme raschiando gli spiccioli dal fondo della tasca. “ Trentasei a lei. Grazie e buongiorno”.

Cedric osserva le due guardiane uscire dal negozio. Maledizione, perché sono andato a provocarle... Questo sfoggio di magia proprio qui! E solo dietro quella porta c'è un mostro che...

“Posso?”, chiede educatamente il cliente in attesa.

“Certo, signore. Come posso servirla?” chiede professionale Cedric, cogliendo l'occasione per cambiare i suoi pensieri rivolgendoli ai libri. Non si sa mai che, nascosto nell'invisibilità, ci sia qualcuno pronto a captarli. O qualcuna.

 

 

“Questo non sarebbe dovuto succedere” , rimugina Will allontanandosi dal negozio, così turbata da aver dimenticato di rialzarsi il cappuccio, indifferente al vento che le sferza i capelli e il viso.

“Non abbiamo niente da rimproverarci”, le risponde Cornelia da dietro il bavero, camminando dritta al suo fianco. “Noi siamo entrate solo per comprare un libro, è stato lui che ha provocato”.

“Forse avrei dovuto semplicemente accettare quel segnalibro senza fiatare, e tornare a piazzarlo di nuovo stasera...”

“Inutile recriminare, Will. E' chiaro che lui aveva già scoperto quegli oggetti. Se non avessimo agito così, si sarebbe sentito libero di buttarli via tutti”. Fa un gesto a mano aperta, come per spiegare un'ovvietà: “Ora non lo farà più”.


 


 

Uscendo dal negozio dopo il lunghissimo pomeriggio, Cedric chiude a doppia mandata. La serata è ancora ventosa e sempre più fredda, il vento porta il gelo nelle ossa penetrando dagli interstizi del suo impermeabile; ormai è buio da un po', ma lui ha assolutamente bisogno di camminare lontano da quel luogo per sfogare il suo nervosismo.

Lo sforzo per controllare i suoi stessi pensieri ha trasformato il resto del pomeriggio in un incubo interminabile. Niente lo assicura che non ci sia ancora attorno qualcuno pronto a spiarglieli, ma ormai trattenerli gli è insopportabile.

Camminando a passo veloce, incrocia sempre meno persone a mano a mano che i terrestri rientrano nelle loro abitazioni, infagottati e appesantiti da borse di acquisti.

E' irritato con le arroganti Guardiane, ma anche con sé stesso. Avrebbe potuto dare a Will il suo sospirato libro e liquidarle entrambe in un minuto, invece la sua inutile provocazione ha scatenato proprio ciò che non avrebbe voluto: uno sfoggio di energia magica a pochi metri dal Libro degli Elementi.

Proprio quello che lo spirito di Phobos agognava! E chissà se nei giorni precedenti si sono anche teletrasportate fin dentro la cantina in qualche furtiva quanto inutile ispezione, magari evocando quel loro Cuore di Kandrakar a un solo passo dal Libro!... Al paragone di questo, l'episodio di oggi andrebbe derubricato a una debole scintilla.


 


 


 

La voce di Phobos risuonò dall'alto, lasciando intuire la collera trattenuta:

So già tutto, Cedric. Non inventarti belle parole per infiocchettare questo fallimento catastrofico”.

Vi prego, mio Principe”, rispose lui in ginocchio, quasi piangente, “Perdonatemi, ma il Dio del Fato si è accanito contro di me! Per un po' sono riuscito a muovermi in quell'ambiente così insidioso, ma questa sfortuna... Quell'uomo mi ha riconosciuto a colpo, anche se non ho fatto nessuna mossa sbagliata. Come potevo sapere che fosse un telepate così potente da potermi smascherare nonostante l'oscurità, il travestimento e tutta la magia della Vostra veste?”.

Incapace... Incapace...”, ripeté tra i denti la voce incorporea, come un mantra sulla strada della follia. “Perché non hai provato a ipnotizzarlo? Non riuscire è una cosa, non provarci è un'altra! Potevi incantarlo, usare la voce del comando... almeno provarci!”. Gli occhi che scrutavano dal cielo si chiusero in un moto di stizza. “E pensare che avevo già tutto pronto, qui, per la ricostruzione del mio corpo! Sarebbe stata una cosa di un attimo, con quell'energia che avresti dovuto portarmi! Ah, che illuso! Avevo perfino già aperto il portale per Heatherfield... ”.

Cedric, in ginocchio, si chinò fin a toccare la sabbia con la fronte, poi rialzò il viso supplichevole. “Sono desolato... cosa posso fare ora?”.

Tu, incapace, puoi...”.

Lo spirito si interruppe brevemente, poi riprese con un tono quasi amichevole. “Mio fedele Cedric, tu puoi avere ancora una parte importante nella mia rinascita. Ammetto che ti sei trovato in difficoltà oggettive, superiori alle tue capacità. Perciò ora ti concederò un onore immenso: mi trasferirò nel tuo corpo per un po' di tempo, e vedrai che riuscirò dove tu hai fallito. Non sei contento?”.

Davanti al silenzio sbigottito di Cedric, lo spirito riprese con un tono che avrebbe voluto essere rassicurante: “E non preoccuparti per il tuo corpo, te lo tratterò bene, e te lo renderò come nuovo appena avrò ottenuto l'energia per ricostruire il mio, in un modo o nell'altro, per poi passare alle fasi successive dei miei progetti!”.

Cedric riuscì infine a proferire: “Come... possedere il mio corpo? Mio principe, non è necessario arrivare a tanto... Vi ho deluso, lo so, ma lasciate che mi riscatti... Posso studiare nuovi piani, tornare ad affrontare i rischi di un nuovo tentativo...”.

Cedric, non deludermi ancora”, riprese lo spirito, “Nessuno ha mai rifiutato un simile onore, prima d'ora. E poi, per dirla tutta, la mia non era una richiesta, ma un ordine!”.

Dicendo questo, la voce incorporea si fece sempre più vicina, sempre più avvolgente. Cedric la sentì tutt'attorno a sé. Si guardò in giro in cerca di una qualche via di fuga. E la vide! Il portale per Heatherfield era già aperto al limitare del bosco. Attraverso un ampio anello iridescente, si intravedeva la penombra e una delle finestre a bocca di lupo del seminterrato del Ye Olde Bookshop.

No, Cedric, non pensarci nemmeno!”.

La divisa cominciò a stringere e bruciare le sue spalle.

Lui, invece, scattò in una corsa disperata verso quell'unica possibilità di salvezza.

Fermatelo!” comandò lo spirito.

A quell'ordine, le piante al limitare del bosco allungarono i loro rami e le loro foglie, già prensili, e avvinghiarono una delle gambe di Cedric.

Noo! Lasciatemi!” urlò lui, tendendo al portale ormai vicino con tutte le sue forze.

A queste parole, con sua grande sorpresa, i viticci delle piante si fermarono, e dopo un attimo si sentì liberare la gamba prigioniera.

Fermatelo, vi ordino!”, tuonò nuovamente lo spirito, “Sono io il vostro Signore! Io!”, ma le piante non si mossero più.

Cedric, incredulo, riprese a correre verso il portale e lo attraversò con un ultimo balzo.

 

Si ritrovò nel seminterrato, illuminato a giorno dalla luce attraverso il portale.

Guardandosi indietro, si ritrasse quando vide l'alone iridescente del portale che per un attimo si allargò come una bocca pronta a rimangiarselo.

Poi l'anello si strinse lentamente vibrando come di collera mal trattenuta, mentre il dolore della divisa nera si attenuava brevemente.

Cedric, mi senti?” tuonò la voce imperiosa di Phobos; questa volta non veniva dal cielo, ma dall'interno della sua testa. “Ora sei nelle condizioni di farmi del male, ma anch'io lo sono. E non parlo di pizzicotti sulle spalle. Tu sei innamorato di quella Orube, vero? Vuoi tornare da lei al disopra di ogni cosa al mondo? Fallo pure. Ma ricorda: se dirai che io esisto ancora dentro questo libro, mi vendicherò. Possiedo tutte le tue memorie, comprese quelle che tu non sai di avere. Una vita di sotterfugi, tradimenti e meschinità. Come credi che reagirebbe lei, educata all'onore fino all'ottusità, se di un colpo le trasferissi tutti i ricordi della tua vita miserabile, e magari anche qualcuno in più? Non sarà come una tua confessione, non sarà qualcosa che ti può perdonare come passato. Quella stolta capirà di chi si è realmente innamorata, e per te non potrà provare che disprezzo e odio. Ogni volta che vedrà il tuo viso, le passerà davanti agli occhi qualcuna delle scene più deplorevoli della tua vita, o qualcuno dei tuoi pensieri più meschini. Forse impazzirà per la vergogna di averti amato. Forse si ucciderà per il suo onore ormai perso per te. E quindi ascoltami, Cedric: hai ancora la possibilità di tenere la bocca chiusa, e vivere senza più recarmi danno. Se io avrò qualunque sentore che hai parlato di me o di una minaccia nel libro, trasferirò questi ricordi alla tua Orube in un istante, ovunque lei sia, anche se questo fosse l'ultimo atto della mia esistenza”.

Detto questo, il portale collassò in una macchiolina luminosa, poi svanì del tutto, lasciando lo scantinato nella semioscurità della sera di agosto.

 

 

Note sul capitolo 20

 

Il capitolo termina rivelando il principale motivo per cui Cedric ha mantenuto il segreto di Phobos con Orube, anche a costo di perderla.

Se non fosse stato per questo, la strategia più conveniente per lui sarebbe stata denunciare la presenza di Phobos nel libro, anche rischiando un'accusa di omicidio per la caduta di Alektor a Meridian, dalla quale avrebbe potuto comunque discolparsi sostenendo di essere stato costretto dalla veste magica impostagli dallo spirito del defunto tiranno.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Segreti incrociati ***


 

Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finchè incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perchè aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perchè la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene registrate da Kandrakar vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perchè non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera.

La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian al cospetto di Phobos.

Lo spirito decise di prendere il controllo del corpo di Cedric per portare a termine la missione, ma lui si rifiutò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield. Phobos lo minacciò: se avesse osato dire a chiunque che lui era il nuovo signore del Libro degli Elementi, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi più meschini di Cedric, in modo che lei lo disprezzasse per sempre.

 

 

Capitolo 21

Segreti incrociati

 

 

 

Appena rientrata dal lavoro, Cassandra sta riponendo il suo soprabito appeso a una gruccia su un bastone già carico, da appoggiare tra due massicce pile di libri. L'operazione è piuttosto delicata: basta una spinta laterale per far finire a terra libri, vestiti e grucce, ma lei ormai ha preso una certa abilità. Somiglia molto al gioco del Jenga.

Un bussare imperioso alla porta la distoglie dalla sua operazione. “Sì? Chi è?”.

“Signorina Smith, sono la signora Godwyn. Mi può aprire?”.

“Subito. Un minuto...”. Cassandra si innervosisce: sa benissimo cosa vuole la vecchia arpia.

Purtroppo la fretta non è una buona consigliera, quando si gioca a jenga. Non lo è neanche per quello che sta cercando di fare lei: una delle due pile frana a terra, e le resta in mano la bacchetta con tre vestiti malamente appesi.

“MERDA!!!”, sbotta.

“Come?”, si impenna la voce insistente dall'altra parte della porta. “Si decide ad aprirmi?”.

Lei appoggia come può i vestiti sul letto e va ad aprire. “Non dicevo a lei. Eccomi!”.

“Alla buon'ora!”, sbotta la vecchia Godwyn entrando nella camera. Dà un'occhiata di disapprovazione in giro. “Che cosa fanno tutti quei libri per terra?”.

A Cassandra verrebbero varie risposte, da 'Seguono la legge di gravità' a 'Si stanno riposando', ma il sarcasmo non conviene, quando si è indietro con l'affitto. “Sono caduti”, si limita infine a spiegare.

L'affittacamere si guarda in giro con disgusto. “Non sarà che il peso di tutti questi libri farà crollare il solaio, vero?”.

Cassandra vorrebbe rispondere 'Perché, la sua catapecchia non li sopporta?', ma opta per un più diplomatico: “No di certo”. Si astiene dall'aggiungere 'Visto che non c'è il peso dei mobili'.

“Bene”, riprende l'altra tamburellando col piede, “Lei sa perché sono qui, vero?”.

Cassandra la osserva con ostilità trattenuta. 'Non sarà che tamburellando il piede farà crollare il solaio, vero?'. vorrebbe ribattere, ma non può fare a meno di blandirla. “Sì signora”. Apre la borsetta ed estrae il portafogli. “Ecco centocinquanta dollari, è tutto quello che ho oggi, ma dopodomani...”.

L'affittacamere prende sgarbatamente le banconote porte da Cassandra, poi scruta nel portafogli che tiene aperto e, con un movimento fulmineo, artiglia l'ultima banconota sopravvissuta. “E questi dieci? Mi racconta bugie?”.

“E io come mangio?”.

“Affari suoi, signorina. Non si va al ristorante quando si hanno debiti!”.

Prima di uscire dalla porta, la Godwyn si volta per un ultimo anatema: “E se dopodomani non dovesse saldare, cominci a vendere un po' dei suoi libri”.

 

'Vecchiaccia orribile e avida', pensa Cassandra dopo che l'affittacamere è uscita, 'Quanto andava meglio prima che tu ti facessi vedere'.

Dopo un'occhiata desolata al suo portafogli, che ora contiene solo monetine, lo sguardo cade sui libri sparsi sul pavimento. Si siede scoraggiata, buttando l'occhio sul paccone di test universitari da correggere, presi in subappalto da uno dei detestati specializzandi di chimica farmaceutica: un modo come un altro di tirare vicino qualche soldino in più. Finché non le pagheranno quel lavoretto, avrà difficoltà anche a mangiare.

Hanno poco da malignare che è avara: le rette universitarie erano un pozzo senza fondo nel quale è rapidamente scomparso il piccolo tesoretto lasciatole dal padre, poi il breve periodo di disoccupazione prima di trovare lavoro ha peggiorato le cose, e così gli interessi dei prestiti che ha dovuto chiedere si trascineranno per almeno altri sei mesi.

Si consola pensando che, dopo quella data, il suo stipendio resterà intatto, e allora potrà permettersi qualche lusso in più, a partire da una nuova camera in un quartiere decente. E allora le sentirà, la Godwyn. Ah, le dirà tutto quello che si è tenuta dentro in questi ultimi anni.

Conta gli spiccioli che le rimangono, programmando le spese per i prossimi pasti.

Si dà il caso, pensa, che lei non sia un organismo fotosintetico e che abbia bisogno di mangiare di tanto in tanto, e anche di dormire sotto a un tetto.

'Mia madre non ha più questi problemi', riflette amaramente, 'da quando Phobos l'ha trasformata in una pianta'.

Guarda svogliatamente le pile di quiz da correggere. Magari questa sera starà su fino a tardi per smaltirne un po', ma ora il ricordo di sua madre ha deviato i suoi pensieri.

Riflette su Cedric e Phobos.

 

Che relazione c'è tra loro? Phobos nello scantinato... ma Cedric lo nasconde, lo sorveglia o lo teme?

E' chiaro che lui non sospetta che il tiranno l'abbia contattata di nascosto, eppure è impossibile che non sappia della misteriosa presenza: che altro motivo avrebbe per non andare mai nel suo stesso scantinato?

Un altro punto, ancora più essenziale: che potere ha Phobos? Chiaramente può vedere e comunicare al di fuori della cantina, ma sarebbe in grado di nuocerle a distanza? Forse no, visto che non è in grado di costringere il suo vecchio subordinato.

E cosa succederebbe se Cedric arrivasse a lui, nello scantinato? Lo libererebbe?

E come farebbe poi Phobos a tornare a Meridian, se Kandrakar controlla i portali? Come potrebbe mantenere la promessa di liberare sua madre?

Prima di morire, suo padre Luksas le aveva dato istruzioni precise: Kendrel avrebbe dovuto aspettare due anni per essere certi che la profezia della caduta e del suicidio di Phobos si fosse avverata; quindi avrebbe dovuto cercare Yan Lin, l'anziana Guardiana di Kandrakar, presso il suo ristorante Silver Dragon, e chiederle di essere rimpatriata a Meridian.

Purtroppo, quando il momento arrivò e lei si presentò a cercarla, il ristoratore cinese suo figlio le rispose stupito che Yan Lin era morta da quasi due anni, e lui non sapeva niente di Kandrakar o cosa che fosse.

Già, il suicidio di Phobos... secondo la profezia, dovrebbe essere già avvenuto da anni. E allora, chi o cosa è l'entità che l'ha contattata? Un fantasma? Un redivivo? Un cadavere pensante in una cripta?

Sulla base del consiglio di suo padre, la condotta migliore potrebbe essere quella di farsi notare da Kandrakar. La strada più semplice potrebbe essere quella di frequentare Cedric, sperando di attirare la loro attenzione o di scoprire il nome di qualche emissario della congrega.

Però, se anche questa strada avesse successo e lei fosse riportata nella sua città natale, sarebbe in grado la regina Elyon di mantenere la promessa al posto del fratello caduto in disgrazia?

E se Rastel fosse già stata liberata da Elyon?

Poi, un pensiero più cupo: e se in tutti questi anni fosse morta?

 

Ha deciso: questa sera passerà a trovare Cedric. Tra l'altro, deve restituirgli il libro: sono passate tre settimane da quando lui glielo ha prestato.

Torna a dargli un'ultima sfogliata: a lei non sembra molto interessante, ma vuole verificare meglio prima di restituirlo.

Quando le capita in mano il segnalibro bronzato, lo soppesa: le dà una sensazione strana, come se irradiasse una debole emissione di energia magica. La sensazione è simile, anche se più tenue, a quella che provava stando vicino a suo padre, soprattutto quando la addestrava nei trucchi magici. Inoltre, è simile a quella che percepiva vicino a Cedric.

Sarà vero che Cedric è senza poteri, poi? Di certo il suo corpo emette energia, è possibile che non riesca a utilizzarla neanche in minima parte?

In compenso, sembra che lei riesca a utilizzarla al suo posto: il giorno in cui se l'è trovato davanti in libreria, d'istinto ha usato un trucco magico per non essere riconosciuta, e ha funzionato al di là delle sue speranze.

Può essere che lei e Cedric siano complementari? Cosa potrebbero fare, assieme?

Torna ad osservare il segnalibro.

Se questo manufatto è magico, perché Cedric gliel'ha dato? Per sorvegliarla? E che cosa può realmente fare? E' l'equivalente di un localizzatore, di un microfono o di cos'altro?

Troppe domande. Dovrà cercare qualche risposta prima di poter prendere qualsiasi decisione.

E, ancora una volta, l'unico da cui può averle è proprio Cedric.

 

 

 

 

Mentre chiude a chiave la porta del negozio, Cedric vede passare sul marciapiede opposto una persona conosciuta. Quella è Cassandra, con un cappello a tese in testa! Ma perché tira dritto? E perché così furtiva?

Cedric va pensieroso al banco per la chiusura serale della cassa. Che cosa sta succedendo?

Pochi minuti dopo, qualcuno bussa, E' lei, con un cappello diverso sulla testa.

“Cassandra? Ma cosa... No, mi spiegherai dopo”.

“Ciao Cedric. Innanzitutto, ti rendo il tuo libro”. Estrae dalla borsa il volume che le aveva prestato. “Non sarebbe male in mano a un carpentiere, ma non lo metterei in cima alla lista delle mie priorità”.

“Non fa nulla”. Va per rimetterlo a posto.

“Una domanda, Cedric: cos'è quella specie di segnalibro che c'è dentro?”.

“Questo, dici?”. Apre il volume e prende in mano l'oggetto, rabbuiandosi. “Non ce l'ho messo io. Come mai ti ha colpito?”.

“Così. E' speciale. Ne hai altri?”.

Lui svincola il discorso, scuro in volto. “Facciamoci una passeggiata”. Cedric prende il soprabito e il cappello. “Hai già mangiato?”.

“Stasera no. Ho dovuto scegliere: o la cena, o il pranzo di domani”.

 

Appena usciti, le chiede: “Cassandra, cos'erano quelle strane manovre che facevi prima davanti al negozio? Perché non sei entrata subito?”.

“Quelle?”. Alza le spalle. “Niente, ho voluto dare un'occhiata se ci fosse qualcuno che aveva l'aria di sorvegliare il negozio”.

Cedric scuote il viso. “Così non individueresti alcun pedinatore. Tutt'al più daresti di più nell'occhio”.

Cassandra annuisce, guardando per un po' i passanti attorno a lei.

Cedric riprende: “Sarai già consapevole che, se mi frequenti, potresti essere sorvegliata anche tu, vero?”.

Lei annuisce. “Oltre a Kandrakar e possibilmente all'FBI, si è aggiunto qualcun altro alla lista dei nostri pedinatori?”.

“Non che io sappia”. Si ferma a osservare una vetrina, dando un'occhiata furtiva verso dietro, e lascia che un gruppetto di passanti li abbia superati. “A meno che non consideri te come una pedinatrice”.

Lei ridacchia e si calca il cappello sugli occhi. “Hai voglia di scherzare!”.

Dopo qualche passo, Cassandra cambia argomento. “Allora, quei segnalibri... ne hai trovati altri?”.

“Sì, ce n'è qualcun altro”.

“E non li hai messi tu”. Riflette. “Potrebbe essere stata la libraia di prima? La Pantera?”.

A sentir parlare di Orube, Cedric si irrigidisce. “La Pantera, questa non l'avevo mai sentita”, scherza tra i denti.

“Come si chiama? Rebecca?”.

“Rebecca Rudolph”, risponde Cedric, ma poi si pente di averle detto il cognome.

“Era la tua donna?”.

“Quante domande”, brontola Cedric irritato, “Comunque sì, siamo stati assieme per un paio di mesi. Per ora abbiamo rotto”. Tace un po' di malumore. “Poi, chi sa cosa ci riserva il futuro?”.

Cassandra insiste: “Lei sapeva di questa sorveglianza?”.

Cedric fa un vago cenno di assenso. “E' stato tra i motivi della rottura”.

“Ma allora, lei sapeva di Kandrakar?”.

Qui Cedric capisce che non può dire la verità: rivelare il nome di qualunque adepto della congrega darebbe modo a Cassandra di rivolgersi direttamente a lui per essere rimpatriata. “Ho fatto l'errore di accennarlo, e ha creduto che la prendessi in giro per nascondere qualche storia più terrena di criminalità”.

“Quindi Rebecca non è di Meridian?”.

“No, non sa niente di tutto ciò”, risponde irritato. “E ora, vogliamo cambiare discorso? La rottura con la mia ex non è esattamente un argomento che mi metta di buon umore”.

Mentre Cassandra tace, Cedric cerca di scacciare il pensiero, ma una domanda continua a resistere: 'Chissà cosa starà facendo Orube, adesso?'.

 

 

 

 

Nell' atmosfera ovattata di un salone di Kandrakar, l'Oracolo siede davanti a lei, levitando due spanne al disopra della pedana di candido granito.

“Orube, era parecchio tempo che volevo parlarti a quattr' occhi”.

“Signore, ho molto da chiedervi. Voi saprete già che ho incontrato il vostro vecchio allievo Yarr sulla Terra”.

“Naturalmente”. L'Oracolo accenna un gesto misterioso con tre dita.

D'improvviso, Orube ha l'impressione che l'acustica della sala sia cambiata: che sia diventata più sorda, ancora più ovattata di prima.

“Ciò che Yarr mi ha raccontato a proposito di Basiliade mi ha turbata profondamente”.

“Conosco le idee del mio vecchio allievo a questo proposito”.

“Ho saputo anche che mio fratello Ipitlos le condivide. Vorrei andare a Basiliade per parlare con lui”.

Il saggio resta apparentemente impassibile, ma la guerriera ha l'impressione, per un attimo, di vedere una rete di rughe attorno ai suoi occhi.

“Orube, prima di affrontare questo argomento, è necessaria una precisazione e una raccomandazione. Questa storia è come un veleno per Kandrakar. Portare le divisioni politiche del nostro mondo natale all'interno di una Congrega che ha la serenità e lucidità del giudizio come presupposto per il suo operare è come versare benzina nel tempio dei Quattro Bracieri”.

Lei annuisce, impressionata. “Io non voglio creare danno”, assicura.

“Allora non dovrai parlare a nessuno di Yarr e delle sue idee, né di quelle di tuo fratello Ipitlos”.

“Le sue idee, dunque, vi scandalizzano?”.

“Non ho detto questo. Da parte mia non posso schierarmi, perché qualunque mio pronunciamento potrebbe essere enormemente divisivo per la Congrega. Però io ho intercesso per salvare la vita a Yarr, e questo non solo va al di là di quelle che sono le finalità di Kandrakar e contro i principi di non ingerenza con i mondi, ma riguarda un uomo le cui idee scandalizzerebbero almeno la metà degli adepti della Fortezza, che provengono in gran parte da Basiliade. Per questa ragione, c'è stato un accordo tra me personalmente e le autorità di Ashasvir. Loro hanno interesse che Yarr e le sue idee vengano dimenticate. Per me è necessario che nessuno, a Kandrakar, sappia che ho intercesso per lui e soprattutto perché. La gravità di ciò supera di gran lunga i pretesti con cui, qualche anno fa, fui esautorato ed esiliato da un usurpatore. Quindi ti prego di regolarti di conseguenza”.

L'Oracolo fa cadere un lungo silenzio significativo.

“Ho compreso, Signore”, afferma solenne Orube. “Potete contare sulla mia assoluta discrezione”.

“Ne sono certo”. Un'altra pausa, poi l'Oracolo riprende: “Per quanto riguarda la tua visita a Ipitlos: puoi tornare liberamente a Basiliade per rivedere la tua famiglia. Però dovrai prendere ogni precauzione affinché tu, come adepta di Kandrakar, non possa essere associata con un movimento politico illegale. Se così avvenisse, non potrai sperare in alcun appoggio da parte della Congrega”.

 

 

 

 

Note sul capitolo 21

 

La parte finale di questo capitolo accenna possibili elementi di lettura per alcuni avvenimenti riportati nel fumetto W.I.T.C.H. che, alla loro pubblicazione, mi sembrarono molto forzati.

Il primo episodio, all'inizio della seconda annata, fu l'ostilità viscerale della custode delle Stille Luba per le W.I.T.C.H. , che arrivò fino al punto di manomettere le fonti del potere degli Elementi pur di dimostrare che le Guardiane terrestri erano inadeguate.

A cosa può essere stata dovuta tanta ostilità? Possiamo immaginare che Luba avesse le sue candidate a ricoprire questo ruolo, la prima delle quali era proprio Orube, che naturalmente non era consapevole del sabotaggio perpetrato dalla sua mentore.

La prevalenza della 'lobby' di Basiliade può anche spiegare l'eccessiva comprensione che i saggi di Basiliade ebbero per la condotta di Luba, obiettivamente degna della corte marziale.

Il secondo episodio in linea con questo sfondo fu l'iniziale manifestazione di ostilità di Orube verso le W.I.T.C.H. durante la terza annata del fumetto, fumosamente motivata affermando che erano state responsabili della morte di Luba per mano della Guardiana rinnegata Nerissa.

Il terzo episodio fu il processo pretestuoso all'oracolo Himerish nella quarta serie, portato avanti da Endarno, che in realtà era posseduto da Phobos.

Chiunque ci fosse dentro la testa dell'ex generale di Basiliade, è chiaro che Endarno ebbe credito da parte di più della metà dei 'saggi', nonostante che le sue tesi fossero evidentemente manipolatorie.

Inoltre, nel corso dell'elezione del nuovo Oracolo, Endarno fu preferito alla candidata rivale Yan Lin, che era terrestre. Anche in questo caso, il credito sproporzionato dato al candidato accusatore può essere spiegato con il timore della 'lobby' di Basiliade di veder ridotta la sua influenza dalle scelte fatte da Himerish in favore di Guardiane e Saggi provenienti da un mondo diverso.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Alla ricerca di un fratello ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicché lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perchè non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

 

 

Capitolo 22

Alla ricerca di un fratello

 

 

L'immagine di Heatherfield immersa nella luce smorta di inizio dicembre, vista dalla finestra della sua camera, è appena svanita nell'intenso lampo del teletrasporto.

Dopo il breve abbagliamento, Orube si guarda tutt'attorno con emozione. Ora c'è il sole, fa caldo. L'aria è pregna dei profumi campagnoli del suo mondo natio. Sulla bassa collina a breve distanza, la sua casa natale la richiama, con il portoncino del giardino laccato di rosso scuro e i suoi tetti acuti di legno.

Tutt'attorno, vede il terreno ondulato e pratoso della periferia della città di Ashasvir, la capitale del regno degli Asha, uno dei popoli di Basiliade. Il suo popolo.

A paragone delle città terrestri questa sembra aperta campagna, con alcune case signorili perlopiù sulle sommità dei piccoli rilievi, e altre più modeste di contadini e pastori in posizioni meno panoramiche. Dalla cima di uno qualunque di questi colli si potrebbe vedere gli edifici addensarsi verso il centro città a sudovest. Agli occhi di un terrestre ciò che si vede in quella direzione potrebbe sembrare il centro di un paesino, o un centro sportivo periferico: alcuni edifici più grandi con il tetto a pagoda, i templi a forma di piramide o di colonnato circolare e alcuni palazzi del potere dalle alte terrazze. E naturalmente i giardini. La traduzione del loro nome è fuorviante: in realtà sono dei complessi di bassi edifici circondati da un muro, simili a caserme o collegi.

Orube indossa i vestiti da Guerriera di Basiliade come se dovesse tornare in visita a casa; in realtà, però, oggi non passerà a trovare la famiglia, perché è meglio che qui nessuno sappia della sua presenza.

A questo fine sta utilizzando uno degli amuleti datole da Kandrakar, che la avvolge in una bolla di invisibilità.

Con un'occhiata di rimpianto verso i muri familiari, Orube evoca un altro amuleto, una sfera verde infilata su un supporto dorato che può apparire dal suo palmo e levitare al disopra di esso.

“Ipitlos”, sussurra.

L'amuleto percepisce la sua intenzione: si solleva sul palmo fin all'altezza dei suoi occhi, poi lentamente si forma un sottile raggio dalla tenue luminosità verdolina, a fatica distinguibile nella luce del giorno. Il raggio attraversa il fianco di una collinetta che la divide dal centro.

Per un attimo Orube ha un tuffo al cuore: che il raggio tocchi il terreno le sembra un auspicio funesto, come di sepoltura. Poi però capisce che in un terreno così ondulato ciò significa solo che suo fratello si trova al di là della collina. Infatti, incamminandosi, la direzione del raggio non cambia, ma il suo punto d'incontro col terreno si sposta.

 

Camminando, Orube si perde nei suoi rimpianti.

Una volta avrebbe voluto portare Cedric nel suo mondo natio affinché si lasciasse alle spalle il suo pesante passato di servo di Phobos e i rancori per le sue sconfitte, iniziando un cammino di autodisciplina e di onore che lo avrebbe trasformato in un uomo nuovo. Una volta riguadagnato il rispetto di sé stesso e degli altri, lui sarebbe stato un marito di cui essere orgogliosa, e avrebbe potuto diventare uno dei più efficaci collaboratori di Kandrakar, completando le lacune della stessa Orube con la sua arguta capacità di analisi e con i suoi recuperati poteri psichici.

Orube lo ha creduto possibile, o meglio ha voluto crederlo finché ha potuto... purtroppo è stata l'unica. E ormai quell'illusione è finita.

 

E' contenta che nessuno dei passanti la possa notare: non è molto dignitoso per una guerriera farsi vedere con gli occhi lucidi.

Il raggio la sta portando, le sembra, verso il centro della città; anzi, sembra indicare il Giardino dei Due Soli, quello nel quale lei fece il suo addestramento da bambina.

 

Si vergogna ancora a pensare alla prima volta che percorse quella strada. Lo fece in lacrime, accompagnata dagli emissari del Giardino mentre la portavano via dalla sua famiglia.

In breve tempo superò quell'onta, ricordando come un mantra le parole che le disse suo padre: 'Vai e non tornare finché non sarai una perfetta Guerriera, dura e forte come l'acciaio della mia spada'.

Purtroppo furono le ultime che udì da lui: prima che lei potesse finire l'addestramento da Guerriera, lui morì con onore combattendo contro dei vili predoni.

 

Non è lo stesso Giardino di cui Yarr era stato prefetto, anche se porta lo stesso nome e si trova a non più di tre chilometri di distanza. E' possibile che Ipitlos sia stato trasferito più vicino alla casa della sua famiglia dopo l'esilio del suo maestro?

Ormai è sul viale di accesso, e il sottile raggio verde indica in pieno l'ingresso aperto sul muro di cinta.

Passa accanto alle colonne che sorreggono il simbolo dei due soli, ed entra nel perimetro del giardino con rinnovata emozione. Non sembra cambiato niente dalla sua ultima visita di qualche anno prima.

Attorno a lei vede, impettiti e ineccepibili, i guardiani delle porte, poi uno dei maestri che attraversa il viale diretto al quartiere degli alloggiamenti. Dalla grande palestra centrale, sulla sua sinistra, sente gli ordini secchi dati da un altro maestro ai suoi allievi.

Il raggio punta verso l'armeria in fondo al vialetto. Sembra che suo fratello si trovi lì. Però l'edificio ha la porta chiusa; dovrà usare un qualche potere per entrarvi comunque? Senza poter vedere chi c'è all'interno, c'è il rischio di tradirsi.

Si muove di lato per studiare la situazione attraverso le finestre, ma con sua sorpresa il raggio mantiene la stessa direzione di prima, così che non indica più l'armeria. Continua a seguirlo, finché capisce che punta al di là del muro di cinta. Ipitlos non si trova nel perimetro di questo Giardino.

Orube si rimprovera la sua conclusione affrettata, ripromettendosi di non commettere lo stesso errore una seconda volta.

Non vista dalle guardie e da un gruppetto di Guerrieri diretto all'armeria, Orube torna sui suoi passi,

verso il portone di uscita.

Appena fuori, comincia a camminare perpendicolarmente alla direzione del raggio per capire, dallo spostamento di parallasse, quanto dista suo fratello.

Con sorpresa, vede che la direzione del raggio non cambia sensibilmente con il suo camminare; ciò significa che Ipitlos è lontano da quel luogo.

Fa svanire l'amuleto: tenere l'avambraccio proteso in avanti a lungo comincia a creare qualche fastidio anche per i suoi perfetti muscoli da Guerriera.

Attraversa il centro città, con le sue vie piane e dritte, i suoi templi solenni dalla forma a piramide, i suoi palazzi del potere dagli ingressi sorvegliati, i dignitari che camminano rapidi e impettiti, sempre con un'arma al loro fianco.

 

Una cosa buona dell'elite di Basiliade è che non perde mai un'autodisciplina e una forma fisica invidiabili, che in altri mondi è appannaggio di pochissimi. Però, dopo essersi fatta sulla Terra un'idea delle malattie della vecchiaia, Orube comincia a chiedersi se su Basiliade i Guerrieri ne siano immuni o cos'altro. Di certo, qui non ha mai visto un Guerriero reso invalido o curvo dall'età.

 

Attraversato il centro amministrativo, Orube percorre una zona in cui si trovano, abbastanza spaziati, delle case-laboratorio di artigiani e dei magazzini.

Ad Ashasvir non si trova qualcosa che assomigli a un negozio: visto che non esiste il denaro, tutti quelli che sono in grado di produrre qualcosa al di là delle necessità personali lo consegnano ai Magazzini, dai quali prendono le loro razioni di tutti gli altri beni indispensabili per vivere.

E' una vita molto, molto spartana e limitata rispetto a quella che ha visto a Heatherfield, ma bisogna riconoscere che, in assenza di denaro, la società è immune dalla corruzione.

 

Torna a materializzare il suo talismano di ricerca; quando la pietra verde si leva sul palmo della mano destra, il suo raggio le indica una stradina di terra battuta che si inoltra in una zona boscosa tra due alti colli. Per esserne certa, Orube si muove trasversalmente al raggio, e anche questa volta la direzione del raggio non cambia.

Ipitlos è piuttosto lontano, certamente fuori città.

Che sia in missione contro dei briganti, una missione come quella nella quale loro padre Hoclotos si immolò in combattimento?

L'idea la inquieta non poco, anche se continua a ripetersi che, prima di quella missione fatale, suo padre era ritornato indenne da almeno cento altre.

 

Dopo ore di cammino su sentieri tra boschi, colline e campi coltivati, accompagnata dal frinio delle cicale e dai richiami melodiosi di vari uccelli, Orube ha incrociato, non vista, vari contadini coi loro carretti e pastori con le loro greggi.

E' riuscita a dissetarsi ad alcune fonti presso la strada, e si è sfamata con le merendine che ha portato da Heatherfield. Ripone con cura tutti gli involucri nella sua bisaccia: a Basiliade non dovrà restare traccia del suo passaggio.

Ormai il primo dei due soli sta calando all'orizzonte, e il secondo lo seguirà a breve.

Orube torna a evocare il suo talismano: ora il raggio della pietra verde indica la direzione di un villaggio al limitare del bosco. Ancora una volta si muove trasversalmente, e capisce che il suo cammino è quasi finito: da qualunque posizione lo si osservi, la direzione del raggio converge verso l'abitato.

Avvicinandosi, nota alcuni bambini che stanno giocando con una palla. Aspettano qualcosa? Sono tesi, sembrano quasi messi di sentinella. Da un abitante di Basiliade non ci si può aspettare che reciti in modo convincente, neppure se è un contadinello.

Nessuno la vede. Le sembra, però, che lo sguardo di uno di loro sia attirato dal sottile raggio luminoso, molto più visibile ora che il sole sta calando. Lei chiude rapidamente il palmo, facendo svanire l'amuleto, e l'attenzione del bambino si perde sul sentiero e sulla campagna tutt'attorno.

Decisamente delle sentinelle, conclude Orube, ma del tutto impreparati alla magia di Kandrakar.

Entra a passi felpati nel villaggio, evitando di avvicinarsi ad anima viva. E' strano, c'è pochissima gente in giro; supponeva che a quest'ora gli spazi comuni dovessero essere molto più popolati.

Si dirige verso il grande casone centrale, il luogo di ritrovo degli abitanti. La porta è socchiusa e, accanto allo spiraglio, alcuni altri bambini e bambine dividono la loro attenzione tra l'esterno e quanto filtra di ciò che viene detto da dentro.

Altre piccole sentinelle, pensa lei. Come riuscire a entrare senza essere notata? Comincia a girare furtiva attorno alla casa. Anche sui lati ci sono bambini che si fingono sfaccendati, ma per fortuna non sono davanti alle finestre.

Si accosta a passi felpati a una di queste. Il battente di legno è aperto; da dentro filtra la luce di alcune lanterne e delle voci. E una di queste voci potrebbe essere quella di Ipitlos.

Guarda dentro dall'apertura senza vetri.

Decine di persone, uomini e donne, sono seduti su stuoie attorno a qualcuno che parla in piedi: un giovane con barba e baffi, una veste logora da Guerriero e delle armi appoggiate dietro di sé. Ipitlos! Orube non lo vedeva da anni. E' molto cambiato dall'ultima volta, è un uomo ormai. Parla con la sicurezza di un capo, eppure il suo aspetto è molto più trascurato di quello che ci si aspetterebbe da uno della sua Casta.

Ma... cosa fa? Sta insegnando a leggere a dei contadini?!?

Il giovane indica una lettera in fondo a una tabella tracciata sul pavimento di terra battuta.

“E quest'ultima si legge Z. Vedete che anche questa dà l'idea della posizione della bocca? Immaginate che questo sia il labbro superiore sollevato, e questi i denti serrati... riprovate come si pronuncia”.

Dai contadini vengono una serie di sibili.

“Perfetto”, si congratula il giovane. “Dopo questo ripasso, ora vediamo un altro articolo del codice d'onore dei Guerrieri”. Traccia una frase sul pavimento, poi corregge la posizione delle lanterne per creare un'illuminazione radente. “Riuscite a leggerlo?”.

I contadini si impegnano, sforzandosi di riconoscere ogni lettera.

“Co...m...p..i...t...o...”

“Compito d...e... dei...”

“Compito dei Guerrieri... è... p... r...o...”

“Compito dei Guerrieri è proteggere i d...e... i deboli!”.

“Giusto!”, conferma Ipitlos, “Compito dei Guerrieri è proteggere i deboli”. Fa spaziare lo sguardo sui presenti. “Ma da cosa devono essere protetti?”.

“Dai predoni?”, propone una donna.

“C'è del vero in questo. Mio padre è morto proprio proteggendo un villaggio da dei banditi. Di questo bisogna rendere merito alla Casta dei Guerrieri”, approva Ipitlos. “Però i predoni sono così frequenti? Così diffusi?”.

“No”. “Qui non ci sono mai stati”. “Neanche nei villaggi vicini”. “Ma potrebbero venire, se non ci fossero i Guerrieri a proteggerci”.

“Questo va bene”, concede Ipitlos, “Però i predoni, vi ripeto, non sono un male molto diffuso. Da cos'altro vi si dice che devono difendervi i Guerrieri?”.

“Dalla guerra”. “Dagli stranieri!”. “Dagli eserciti delle nazioni vicine”.

“E' vero, ci sono state diverse guerre negli anni”, conferma Ipitlos. “Ma la guerra non è portata da altri Guerrieri?”

“Ma sono Guerrieri stranieri!”, obietta uno dei contadini.

“Sì, sono stranieri”, concorda Ipitlos. “Però vi posso dire per conoscenza diretta che i Guerrieri dei popoli vicini seguono lo stesso Codice d'Onore dei nostri. Quindi anche loro sono vincolati a proteggere i deboli. Inoltre vi assicuro che parlano in modo comprensibile per noi. Quindi, se un contadino non li insulta o non va a combatterli col forcone, per lui non sono quella gran minaccia che i nostri governanti ci descrivono”.

“Ma i nemici potrebbero razziare o distruggere i raccolti”, obietta un altro.

Ci sono diverse voci di approvazione: “E' successo, ai tempi di mio padre”, ricorda un anziano, “Ci hanno ridotti alla fame!”.

Ipitlos annuisce, poi riprende: “Le guerre continue richiedono sforzi e sacrifici al popolo e ai nostri Guerrieri. Ma, al tempo stesso, anche ai popoli vicini. Ora, quali sono le ragioni di queste guerre?”.

Segue un silenzio imbarazzato nella sala. Qualcuno azzarda: “Proteggerci da altre guerre?”.

“Bravo, hai evidenziato il paradosso! Popoli simili, sistemi sociali simili, con credenze simili... che si fanno guerre continue. Al di là dei vari pretesti portati per ciascuna di queste, io vi dico che lo scopo delle guerre, più ancora che il predominio di un popolo su di un altro, è rafforzare il predominio delle caste di Guerrieri sulle rispettive società!”.

Un coro di commenti indistinti e costernati accoglie la sua affermazione.

Ipitlos riprende: “Quello che io vorrei è che i popoli di questa nazione e delle altre prendessero coscienza di queste considerazioni”. Lascia qualche secondo che il brusio abbia il suo corso, poi continua: “E dal popolo, questa coscienza dovrebbe passare ai Guerrieri stessi”.

“Come?” fa presente qualcuno dal fondo. “I nostri forconi e rastrelli non possono niente contro le spade dei guerrieri”.

“Ma gli archi da caccia sì”, interviene un altro, “Una freccia delle nostre uccide quanto quella di un guerriero!”.

A quest'affermazione segue una ridda di interventi.

Una donna accende nuove lanterne per illuminare la sala, mentre all'esterno il crepuscolo sfuma nella notte.

“No, no”, riprende Ipitlos, “Mai e poi mai dovrete tentare di ribellarvi con la forza ai Guerrieri. Anche se riusciste a ucciderne due o tre, poi le conseguenze sarebbero terribili”. Raddrizza un grosso ceppo che giaceva vicino, poi raccoglie la sua spada, la sguaina e la porge rivolto ai presenti: “Chi vuole provare a colpire questo ceppo?”.

Dopo qualche esitazione, si alza un uomo robusto. “Proverò io”.

Tutti gli altri si alzano e si fanno indietro.

L'uomo prende l'arma dalle mani di Ipitlos, la bilancia nelle sue, poi prende la mira sul tronco come se maneggiasse un'ascia. Parte il fendente, ma penetra nel legno solo di pochi centimetri.

Mentre l'uomo si stringe nelle spalle e torna a sedersi, Ipitlos estrae l'arma dal legno, e si rivolge verso gli altri come se si preparasse a parlare.

Inaspettatamente, si volta e cala un fendente fulmineo.

Un verso di stupore riempie la sala, osservando il legno nettamente tagliato in due.

Ipitlos reinguaina la spada. “I guerrieri fanno delle armi la loro vita fin da sette anni d'età. Nessun contadino, nessun pastore, nessun artigiano ha speranze contro un guerriero, neanche con una buona arma”.

“E allora cosa possiamo fare?”, chiede costernato l'uomo robusto.

“La vostra migliore speranza è conoscere, parola per parola, il codice d'onore dei guerrieri e ricordarglielo”. Scrive una nuova frase sul pavimento di terra battuta. “Leggete questa”.

“N...e...s... nessun g g...u...”.

“Nessun guerriero d... dovrà... u..s.. usare la p... la propria …”.

“Nessun Guerriero dovrà usare la propria forza per inti... intimidire un u..uomo o...n...onesto”, completa una giovane in prima fila. “Spero che ciò valga anche per le donne”, scherza.

“A maggior ragione”, conferma Ipitlos. “Dunque, voi dovrete sempre ricordare ai Guerrieri che voi siete deboli e che siete onesti. Mai ribellarvi con la forza, mai insultarli, mai commettere alcun reato. Dovrete farvi ascoltare, ripetergli che queste guerre continue sono inutili, che il predominio della casta dei Guerrieri sull'intera società è ingiusto. Fatelo per gradi, con prudenza e gentilezza, e non potranno nuocervi senza violare i loro stessi principi. E vedrete che, poco a poco, queste frasi lasceranno il segno, come le gocce d'acqua possono scavare la roccia”.

 

La riunione finisce dopo poco tempo.

Orube, sconvolta, aspetta a distanza di sicurezza dalla porta, per evitare imbarazzanti contatti accidentali con i bambini di guardia o con gli abitanti che stanno defluendo dall'edificio.

Vede uscire Ipitlos con uno zaino sulle spalle, avvolto in un pastrano che nasconde la ormai logora uniforme da guerriero e le armi. Dopo alcuni saluti, l'uomo si allontana dal villaggio.

Orube lo segue senza difficoltà negli ultimi lucori del crepuscolo, sfruttando i suoi sensi acutissimi. Lo vede seguire il sentiero per un chilometro, poi deviare verso una radura all'interno del bosco. Qui, in posizione molto riparata vicino a un ruscello, Ipitlos appoggia i suoi averi e organizza un bivacco frugale.

 

Mentre è chino a slegare un sacco a pelo, Orube decide di rivelarsi.

Esordisce: “Ipitlos, fratello mio!”.

Lui balza in piedi, voltandosi, e la vede nella semioscurità. “Orube? Orube, sorella mia!”. Si fa avanti e, inaspettatamente, la abbraccia. “Complimenti, miciona, puoi vantarti di aver fatto paura a un Guerriero”.

Lei resta dapprima sorpresa da questo saluto così poco formale, non è questo il modo che le hanno insegnato al Giardino, ma la riporta per un attimo agli anni lontani della loro infanzia.

“Scusami, fratellino. Non ho voluto rischiare di rivelarmi ad altri occhi”, dice sciogliendosi con qualche rimpianto dall'abbraccio.

“Un'ottima precauzione. Non sarei contento se qualche Guerriero ti avesse seguito”.

“Vai tranquillo, ho utilizzato gli incantesimi di Kandrakar per passare inosservata, come pure per trovarti”. Fa brevemente balenare la sfera verde nel suo palmo, facendole schermo da occhi indiscreti con una falda della sua veste. Un sottilissimo raggio verde scaturisce dall'amuleto, puntato al centro del petto di lui. La visione dura un attimo: subito Orube fa svanire l'oggetto, facendoli ripiombare in un'oscurità che per un attimo sembra ancora più profonda.

Lui annuisce colpito. “Spero che non decidano di passare qualcosa del genere alle autorità di Ashasvir”.

“Non credo proprio”, lo rassicura con un fugace sorriso, “Kandrakar è attentissima a non interferire con gli affari interni dei mondi, soprattutto di questo”. Poi, con tono più grave: “Sono in contatto con Yarr”.

“Con Yarr?”, si stupisce lui. “Ma si dice che l'abbiano costretto a suicidarsi. Non è così?”.

Orube resta incerta: l'Oracolo le ha detto e ribadito che questo argomento sarebbe esplosivo, a Kandrakar. Riprende a voce più bassa: “Fratello mio, sei disposto a giurarmi il segreto? Anche se dovessero minacciarti, se dovessero torturarti?”.

“Lo giuro. Parla dunque, Yarr è vivo?”.

“Sì. L'Oracolo di Kandrakar ha intercesso per lui, e ora è in salvo sulla Terra”.

“La Terra? Cosa intendi dire?”.

“E' un altro mondo, lo stesso dove vivo attualmente. Si nasconde sotto una falsa identità, facendo l'istruttore di arti marziali in un luogo dove queste vengono considerate solo come un gioco per pochi appassionati”.

L'esultanza riempie la voce di Ipitlos: “Sorellona mia, che notizie mi dai! Se Yarr può tornare, esiste qualche...”.

“Mi dispiace, fratello, non credo proprio che potrà tornare”.

“Non può tornare?”. Ipitlos tace brevemente, valutando le implicazioni di ciò. Poi appoggia una mano sulla spalla di Orube, come se volesse convincerla. “Ascoltami, Orube. Averlo qui, anche non subito ma magari in futuro, quando le sue idee saranno più diffuse, faciliterebbe di molto il cambiamento che vogliamo imprimere alla società degli Asha, e poi a tutta Basiliade”.

Intuendo il suo sguardo penetrante anche nella semioscurità del bosco, Orube abbassa gli occhi. “Questo io lo capisco, Ipitlos, ma non sta a me decidere. Io sono solo una subordinata dell'Oracolo”.

Di nuovo lui tace a lungo, valutando le possibilità. Poi, speranzoso: “Orube, tu puoi vedere questo Oracolo di Kandrakar, vero? Puoi parlargli? Se lui, dalla sua posizione, potesse fare qualche pressione sui governanti per cambiare...”.

Lei, a disagio, lo interrompe: “Mi dispiace, fratello mio. Purtroppo conosco già la risposta, ed è negativa senza appello. Himerish, l'Oracolo, ha corso il rischio di mettersi contro mezza Kandrakar solo per intercedere e salvargli la vita, quindi la cosa è un segreto perfino lì”.

Lui, incredulo, ritira la sua mano. “Ma perché? Salvare la vita di un uomo giusto non è considerato meritevole, a Kandrakar?”.

“Si, ma la Congrega, per principio, non interferisce con le politiche dei mondi. Soprattutto con Basiliade, perché la maggior parte degli adepti viene proprio da qui. L'Oracolo è stato chiarissimo su questo: portare all'interno della Congrega le divisioni politiche di Basiliade sarebbe catastrofico, e cancellerebbe la serenità di giudizio necessaria a svolgere i suoi compiti”.

Ipitlos tace un attimo, riflettendo, poi chiede lentamente: “E quali sono questi compiti? A cosa dedica la sua esistenza la Congrega di Kandrakar?”.

Lei risponde solenne: “A mantenere l'equilibrio fra i mondi, controllando i passaggi fra questi”.

Ipitlos riflette. “Passaggi fra i mondi... Ma cosa vuol dire mantenere l'equilibrio?”.

“Vuol dire... evitare che minacce passino da un mondo all'altro”.

“Ma un uomo giusto, se volesse tornare nel suo mondo, sarebbe una minaccia?”.

“Io... io ti direi di no, ma non sono io che decido... l'Oracolo mi ha detto chiaramente che Kandrakar potrebbe spaccarsi, su questo”.

Ipitlos riflette sulle spiegazioni frammentare e sibilline di Orube. “Dimmi, sorella, quali sono le altre minacce per l'equilibrio dei mondi, oltre a qualche uomo scomodo per un regime politico?”.

“Io... io sono solo una subordinata, lo ripeto, ma ho combattuto contro un mago malvagio, contro un tiranno e una banshee”.

“Spero che fossero davvero più minacciosi di Yarr, visto che qualcuno lì li vede sullo stesso piano”, dice con amarezza lui. “E poi?”.

“E poi...”, annaspa lei in difficoltà, poi si ricorda di una frase dei suoi superiori, “Poi ci sono minacce troppo sottili o troppo grandi per poter essere viste da un occhio umano”.

Lui ci riflette sopra. “Troppo sottili o troppo grandi... cosa vuole dire?”.

Lei, sempre più a disagio per quest'incalzare di domande, si schermisce: “Non lo so, Ipitlos, non lo so. Un giorno forse arriverò a capirlo, ma per ora il mio dovere è di fidarmi di chi è più saggio di me, e obbedire”.

Lui annuisce, cercando di non farle pesare troppo la sua delusione. “Sai, Orube, non dovrei stupirmi. Tu sei una tipica guerriera di Basiliade: onesta, leale, coraggiosa... tutte qualità preziose. Ma, anche se hai visto altri mondi, hai un limite tipico di questo: credi e obbedisci. Io, però, sto cercando di insegnare alla gente di qui a pensare con la propria testa, e spero che risposte come quelle che mi hai appena dato si trasformino, pian piano, in qualcosa di più consapevole”.

 

 

 

 

Note sul cap.22

In questo capitolo sono fortissimi i riferimenti alla mia fanfiction 'La figlia del Guerriero', in cui si racconta dell' infanzia di Orube e della morte di suo padre. Già lì Ipitlos appare come un bambino deluso dal rigido formalismo che i suoi fratelli dimostrano nel corso del loro reincontro dopo che, lasciata la casa di famiglia, erano stati educati e addestrati nei Giardini per anni.

Paragonando le idee espresse dal giovane in questo capitolo con quelle di Yarr, potrete notare che quelle del maestro sono degne di un ben timido riformatore se comparate a quelle più radicali del suo discepolo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** La decisione di Orube ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicché lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

Orube si reca in segreto a Basiliade ove incontra Ipitlos, che vive in clandestinità insegnando ai contadini principi di resistenza non violenta alla casta dei Guerrieri. Lui le chiede spiegazioni sulle finalità di Kandrakar, ma lei non sa dare una risposta esauriente e vi ritorna piena di dubbi.

 

 

Capitolo 23

 

La decisione di Orube

 

 

“... E così è andata, Signore”. Con queste parole Orube, in piedi davanti al solo Oracolo, conclude il suo racconto del viaggio a Basiliade e dell'incontro con Ipitlos di una settimana prima. Mentre parlava, ha nuovamente percepito l'innaturale acustica sorda e ovattata avvolgere la sala chiusa.

Il Signore di Kandrakar la guarda solenne e impenetrabile, sempre levitante a gambe conserte a un passo dal suolo. “Grazie per il tuo racconto, Orube. Ora dimmi: cos'hai tratto da quest'esperienza?”.

Lei esita prima di ammettere: “La conferma della mia ignoranza, Signore. Non ho saputo rispondere in modo esauriente alle domande di mio fratello Ipitlos, che ora sono anche le mie”. Dopo una lunga attesa silenziosa, scandisce: “Cosa significa davvero 'mantenere l'equilibrio fra i mondi?' ”.

Dopo un breve silenzio di riflessione, lui le risponde: “Non devi vergognarti della tua ignoranza, Orube. Molte informazioni cruciali vengono tenute segrete a qualunque adepto della congrega che si possa muovere tra i mondi, e questo perché la loro rivelazione all'esterno potrebbe portare a conseguenze gravi. La stessa Yan Lin è venuta a conoscenza di tali informazioni solo dopo che ha simulato la sua morte sulla Terra e si è trasferita definitivamente a Kandrakar. E quando gli ultimi segreti le sono stati rivelati, ha compreso meglio la grandezza della nostra missione, e perché non potevamo rischiare di tradirla”.

Orube tace a lungo, meditando sulle parole del Sommo Saggio.

Poi riprende: “Vi chiedo di spiegarmi almeno questo, Signore: a quanto ho sentito, alcuni mondi languiscono tra le guerre e l'oppressione; altri mondi si stanno avviando da soli verso la catastrofe per l'avidità che li anima. Ora, è chiaro che Kandrakar ha modo per intervenire su alcuni di questi mali. E allora, perché non lo fa? Perché lascia che questi mali permangano, e talvolta si diffondano fino a divorare i mondi?”.

Lui resta in silenzio a lungo, senza mai distogliere lo sguardo. Poi risponde: “Queste domande difficili ce le siamo fatte tutti, ai nostri inizi. Ora, cercherò di darti una risposta parziale come meglio posso”.

“Ve ne sarò grata, Signore”.

“Sai già che Kandrakar è stata posta a guardia dei portali tra i Mondi, molto più numerosi di quelli che hai conosciuto. Per qualche motivo, il Mondo di Basiliade è collegato a tutti questi portali, la cui creazione precede ogni memoria umana, forse opera di Divinità. La fortezza di Kandrakar fu creata dalle Divinità di Basiliade più di trentamila anni fa, e levita a chilometri di altezza su quel Mondo. Per questo spesso si dice che Kandrakar è al centro esatto dell'Universo: è in un Mondo che è una tappa intermedia forzata nel viaggio dimensionale tra tutti gli altri”.

Orube ascolta con attenzione, ma fin qui l'Oracolo ha preso il racconto alla larga, proferendo informazioni note a qualunque adepto alle prime armi.

Il saggio continua: “Il compito principale di Kandrakar è quello di sorvegliare ciò che passa attraverso i portali, prevedere che conseguenze avrà per i Mondi e decidere se consentire questo passaggio oppure attivare la Muraglia per bloccarlo. Questo compito ci carica di grandi responsabilità: la prima è quella di prevedere le conseguenze a lungo termine di ogni nostra decisione. E la seconda responsabilità, Orube, qual è?”.

Orube ci pensa. “E' scegliere tra le due possibilità”.

“Esatto, Orube. Tutti i Mondi sono come sono dopo una serie di cambiamenti, e in ogni cambiamento c'è qualcosa che trionfa, e qualcosa che viene cancellato. Quindi queste scelte tra due possibili futuri possono essere difficili e dolorose”.

Orube annuisce: finora, non ha sentito niente di particolarmente nuovo.

L'Oracolo riprende: “Kandrakar ha messo assieme molti Saggi esperti nelle discipline più varie, scienziati e filosofi, sacerdoti e veggenti, ma nonostante ciò, prevedere le conseguenze a lungo termine resta complesso e aleatorio, anche se l'unica variabile che abbiamo è di lasciare aperto il Passaggio o chiuderlo. Ma supponiamo invece che Kandrakar decida di intervenire nei Mondi: che sia per rovesciare un tiranno o per bloccare un'epidemia, per congelare una guerra o per impedire un'eruzione. La prima conseguenza per la Congrega sarebbe diventare una parte in causa, e con questo perdere serenità, obiettività e quindi capacità di previsione”. Dopo una breve pausa, aggiunge: “Tu hai gestito una libreria. Forse saprai che c'è stato un filosofo terrestre, Karl Popper, che ha scritto uno studio sull'impossibilità di prevedere il futuro, in quanto chi lo prevedesse non potrebbe prevedere le conseguenze della sua conoscenza di esso, in una regressione all'infinito”.

L'Oracolo tace a lungo, mentre Orube assimila quanto detto. Alla fine, il Saggio chiede: “Ti ho risposto?”.

“Signore, le vostre ultime considerazioni mi sono nuove, e sono illuminanti su perché la Congrega sia così prudente nell'agire. Per le teorie di questo Popper, mi basta sapere che Voi le considerate affidabili. Mi resta però una grande domanda che mi tocca da vicino”.

“Chiedi pure, Orube”.

“Qual'è la parte di una Guerriera in tutto questo?”.

L'Oracolo attende a rispondere, poi lo fa con un'altra domanda: “Orube, secondo te io sono qui per agire come un Guerriero?”.

“Sinceramente, Signore... no. Da quanto mi avete detto, i modi di pensare e di agire di un Oracolo mi sembrano agli antipodi di quelli di un Guerriero”.

“Non agli antipodi, Orube. Essere agli antipodi significa solo sostituire un'incompletezza con un'altra. Un saggio di Kandrakar deve andare oltre l'ottica del Guerriero, non agli antipodi. Deve essere pronto ad accollarsi l'enorme onere della comprensione e dell'obiettività, prima di usare il potere di cui è investito”.

La giovane guerriera annuisce, meditando su quanto sentito.

“Altre domande, Orube?”.

“Vi prego, lasciatemi il tempo di assimilare le Vostre risposte”.

 

L'Oracolo la guarda con rinnovata intensità.

“Orube, ora sono io che voglio farti una domanda. Che cosa vuoi fare della tua vita?”.

Lei resta sorpresa e incerta. Dovrà ammettere che non lo sa ancora?

L'Oracolo continua: “Per molti anni, noi abbiamo pensato che avresti dedicato la tua vita alla Congrega senza riserve, prendendo il posto della tua mentrice Luba come Guardiana delle Sacre Stille degli Elementi. Per anni, dopo la sua morte, io e Tibor ci siamo alternati nel coprire quell'incarico delicatissimo, in attesa di cederlo alla sua allieva prediletta. Ora però qualcosa ci fa pensare che la tua strada ti porterà altrove. Ora dimmi sinceramente: sei disposta a fare di questo incarico la tua ragione di vita, un giorno?”.

Orube è nuovamente sorpresa da questa domanda diretta, ed esita a rispondere. Oggi più che mai, sente di non essere all'altezza della sua Maestra.

“Vedo che esiti”, constata il Saggio. “Temo di doverlo prendere come un rifiuto”. La sua voce impassibile sembra lasciar trasparire una vena di amarezza. “Ora devo ammettere che l'idea di rinchiudere nella Fortezza una persona giovane, che deve ancora vivere la sua vita e farsi le sue esperienze, era un'idea sbagliata. Questo è un lavoro per un Anziano”.

Segue un breve silenzio pesante, in cui queste parole si fanno strada nella mente di Orube.

Poi il saggio continua, benevolo: “Comunque, c'è sempre posto per una adepta fedele, e avrai molti modi di servire la nostra nobile causa anche senza rinchiuderti in questo luogo”.

Orube si sente rammollire le gambe: questa è la prima volta che Kandrakar le manifesta apertamente delle riserve. In pratica, è stata appena degradata. Come la deve prendere? Come una punizione, o come una liberazione?

“Oracolo”, dice forzando la sua voce che vorrebbe diventare un sussurro, “Io temo che la mia opera potrebbe non essere realmente utile alla Congrega, e non posso accettare di essere mantenuta se non ho un ruolo utile alla Vostra causa”. Perché ha detto 'vostra'? Non sarebbe stato meglio 'nostra'? “Recentemente mi sono chiesta se la mia vita non sarebbe meglio impiegata cercando di favorire un cambiamento sociale nel nostro Mondo natio”.

L'Oracolo chiude brevemente gli occhi: per Orube è chiaro che era preparato a questo epilogo, forse come la peggiore tra le possibilità.

“Orube, se la tua decisione è tornare a Basiliade per opporti all'ordine costituito, sei libera di farlo, ma sappi che la Congrega dovrà rinnegarti. Da quel momento, non sarai più un'adepta di Kandrakar. Inoltre devi sapere che sarà molto difficile farti rientrare nella Congrega in seguito, soprattutto se sarai ricercata dalle autorità. Perfino intercedere per te potrebbe risultarci impossibile, se tu dovessi essere catturata e condannata”.

Davanti a queste parole decise, l'orgoglio di Guerriera si risveglia in lei: “Signore, mi assumerò personalmente tutte le conseguenze e le responsabilità delle mie scelte”.

L'Oracolo tace a lungo. “Orube, una scelta di questa gravità non può essere presa d'impulso. Prenditi tempo per pensarci, quanto tempo vuoi. Se avrai bisogno di altri confronti, chiedili pure. Io spero che ritornerai sulla tua decisione. Se però persisterai a voler lasciare Kandrakar, sappi che dovrai ripassare qui, restituire tutti i poteri e gli amuleti, ed effettuare il rituale di dimissione”.

“Mi cancellerete la memoria?”, chiede lei allarmata.

“Non tutta la memoria. Solo le parti che potrebbero danneggiare la causa di Kandrakar. Gli incantesimi, i nomi degli agenti sotto copertura e cose simili. E cancelleremo il ricordo che Yarr è vivo e in esilio. Se vuoi, manterremo i ricordi di quanto ti ha detto come se fossero idee tue o di tuo fratello, ma non resterà niente di quanto creerebbe incidenti tra le autorità di Basiliade e Kandrakar”.

Orube resta in silenzio, annientata dall'enormità di questa prospettiva. Poi chiede: “Dimenticherò anche Cedric?”.

L'Oracolo si acciglia. “Per te sarebbe un bene. Anzi, sarebbe un bene dimenticarlo anche se tu dovessi rimanere nella Congrega”.

Lei scuote il viso, lo sguardo basso. “No, non voglio dimenticarlo... non lui!”.

“Allora non toccherò quei ricordi, se non lo vuoi. Ma ti avverto: ti tormenteranno per anni. O ti struggerai per non poter tornare da lui, o lo maledirai per sempre come causa del tuo fallimento”.

“La causa del mio fallimento sono soprattutto io”, ammette Orube.

“Sì, se lo avrai voluto. Ma io spero che la notte ti porti consiglio. Torna a casa, Orube, e pensaci bene. Non decidere, se avrai anche il minimo dubbio. Su quella via non c'è ritorno”.

 

 

Il sonno porta consiglio, dicono.

Peccato che Orube abbia passato una notte fondamentalmente insonne, immaginandosi tutte le possibilità, mentre qualcosa le ruggiva dentro e il suo cuore batteva come se stesse correndo in cerchio. Tutte le linee di condotta venivano immaginate, valutate, e poi il cerchio ricominciava, e le stesse cose di prima venivano ripensate e rivissute.

Solo verso l'alba il sonno ha avuto la meglio, donandole qualche ora di riposo.

 

Verso la tarda mattinata Orube si sveglia, e dopo qualche minuto passato a riassumere le sue idee, decide di alzarsi.

L'incontro del giorno prima con l'Oracolo l'ha lasciata profondamente amareggiata.

Lei aveva già cominciato a sentirsi inadeguata quando aveva fallito con Cedric su tutta la linea: non era riuscita a redimerlo, né a farlo raccontare, e neppure ad aiutarlo.

E non era stata neanche leale con Kandrakar, tacendo e mentendo sui dettagli della loro rottura.

 

Purtroppo il discorso dell'Oracolo aveva scosso ulteriormente la sua fiducia di poter essere utile a Kandrakar. Lei si era scoperta passionale ed emotiva. I loro misteri sono al di fuori della sua portata, almeno per ora, ma ci si potrebbe comunque arrivare in futuro.

Quello che l'ha ferita di più è che tutto il suo addestramento da Guerriera, la sua forza, la sua agilità, tutte le cose che aveva conseguito con lunghi anni di addestramento, ora le sembrano banali abilità da esecutrice. Sono utili per far fronte a occasionali minacce, ma ben lontani dall'essere centrali in una congrega tutta votata alla previsione delle conseguenze di ogni azione.

Inoltre, durante quell'incontro era stata per la prima volta espressa apertamente dall'Oracolo una drastica riduzione delle aspettative in lei, e per la prima volta si era parlato di un suo possibile abbandono.

Ora ha la sensazione che qualcosa si sia rotto. Che, se restasse nella Congrega, d'ora in poi difficilmente sarebbe più che la sorvegliante del portale in soffitta.

No, ha bisogno di una nuova ragione di vita. Yarr e Ipitlos gliel'hanno data.

Yarr! Lo dovrà dimenticare, Kandrakar non concederà di portarsi dietro il ricordo compromettente della sua presenza sulla Terra.

Ma, anche se si dimenticano gli uomini, le idee continuano a vivere.

Forse, se la Dea della Giustizia tornerà a guardare su Basiliade, lei potrà assistere al suo ritorno in patria, onorato come merita. E lui la riconoscerà.

E Cedric? Ora si sta apprestando a lasciarlo per sempre, senza la tenue possibilità di ripensamento che finora ha pur sempre avuto.

Le hanno promesso che le preserveranno il suo ricordo. Non vuole che si lascino da nemici.

 

E' questione di pochi giorni, ormai.

Nel tempo che le rimane, vuole rivedere tutta Heatherfield, questa città enorme, popolosissima e caotica, ricca di stimoli e di tentazioni, di libertà e di debolezze interiori, di ricchezze e di corruzione, una città che un abitante di Basiliade non potrebbe mai immaginare senza averla vista. Per questo deve pur sempre ritenersi una privilegiata.

Nei prossimi giorni tornerà a rivedere con nostalgia tutti i luoghi della città dov'è passata, dove ha qualche ricordo, e anche altri, cercando di imprimerseli nella memoria. Tutti i luoghi di questa avventura straordinaria che ormai sta volgendo alla fine.

Poi si preoccuperà di congedarsi da tutte le persone importanti che ha conosciuto sulla Terra.

Si congederà da Yarr, che ci resterà malissimo all'idea di essere dimenticato, ma che potrà darle gli ultimi preziosi consigli per la sua nuova avventura, che lei ricorderà come fossero idee proprie.

Si congederà dalle Guardiane, che, nonostante la freddezza recente, sono state delle importanti compagne con cui ha condiviso ideali e avventure.

E naturalmente si congederà da Cedric, in un modo molto speciale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Una breve illusione ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicché lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

Orube si reca in segreto a Basiliade ove incontra Ipitlos, che vive in clandestinità insegnando ai contadini principi di resistenza non violenta alla casta dei Guerrieri. Lui le chiede spiegazioni sulle finalità di Kandrakar, ma lei non sa dare una risposta esauriente e ritorna piena di dubbi.

Al suo ritorno lei chiede all'Oracolo delle spiegazioni sulle finalità della Congrega, e qual'è il ruolo di una Guerriera in tutto questo. L'Oracolo poi le domanda se è disposta a fare del ruolo di Custode delle Sacre Stille la sua ragione di vita, e prende la sua esitazione come un rifiuto.

Orube gli chiede se la sua vita non sarebbe meglio usata tornando a Basiliade per lottare per un cambiamento politico; lui risponde che, per farlo, lei dovrebbe lasciare definitivamente la Congrega.

 

Capitolo 24

Una breve illusione

 

 

L'inverno ha cominciato a farsi sentire davvero, pensa Cedric camminando all'alba per le vie innevate di Heatherfield, ma questa bellezza sarà presto deturpata dalle impronte di orde di terrestri che si accingono a iniziare la loro giornata.
La condensa del suo fiato forma effimere nuvolette bianche. Deve fare molto freddo oggi, pensa. Per fortuna, lui è molto poco sensibile al gelo, altrimenti le sue classiche scarpe di cuoio verniciato gli farebbero sentire tutta la loro inadeguatezza per la neve. Per ora, affondano nel bianco morbido manto che copre ancora i marciapiedi, mentre il candore dei viali è già stato rovinato dagli spazzaneve.
Sulle strade non è mai notte. Le macchine non si fermano a nessuna ora, ma sa che il massimo del traffico arriverà poco più tardi, quando la maggior parte dei terrestri si sarà svegliata e comincerà la sua routine quotidiana, senza sospettare di avere sprecato dormendo le ore migliori della giornata.
Osserva gli addobbi natalizi. Ricordano a tutti, volenti e nolenti, il Natale: questa ricorrenza che i terrestri hanno inventato per trasformare un gelido periodo che dovrebbe ispirare calma e riflessione in un'orgia di acquisti, di rituali di amicizia forzati e di mangiate insane. Eppure anche questa cacofonia di lucette gli è preferibile al restare solo in libreria, separato dallo spirito di Phobos solo da una sottile porta di legno.

Gli darebbe molta più soddisfazione passeggiare con Kendrel, è molto più interessante della compagnia dei meschini terrestri, però lei non ha ancora compreso la grande bellezza dell'alba e la perde dormendo, proprio come loro. Certo, non ha una confidenza completa con lei, restano ancora punti d'ombra e di diffidenza. Per esempio, sospetta che lei sia stata ben addestrata da suo padre Lord Luksas alle arti magiche, ma le sue risposte su questo sono sempre state evasive. Se a Cedric resta ancora una capacità di generazione di energia magica, lei potrebbe essere in grado di assorbirla e utilizzarla. Se fosse così, loro assieme potrebbero emergere su questi terrestri, o almeno impiegare qualche trucco per migliorarsi la vita.
Purtroppo resta qualche grosso scoglio: lei vorrebbe tornare a Meridian, mentre lui ormai deve temere la giustizia di quel mondo, e ancora di più il risentimento della regina Elyon. Per un periodo, quando la principessa era solo una ragazzina smarrita, era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia e a manipolarla, ma quel breve successo, col tempo, si sarà certo trasformato in un rancore imperituro da parte di lei. Tutto quello che è successo dopo non può che avere peggiorato la cosa. Quindi per lui un ritorno a Meridian come uomo libero è escluso.
Per non perdere Kendrel, è stato costretto a svincolare tutte le sue domande sugli adepti di Kandrakar. Nonostante questo, lei non ha smesso di frequentarlo. Lo sta solo studiando, o spera in qualcosa di più? Stringere un legame potrebbe essere interessante, molto meglio della completa solitudine. Certo, rispetto a Orube sarebbe solo un ripiego.

Orube! Per quanto giri, il suo pensiero torna sempre a lei. Ormai sono passati più di due mesi da quando ha osato sfidare la sua sorte, sperando che lo spirito di Phobos fosse ormai silente, ma ha pagato molto cara questa breve illusione. Non c'è giorno in cui non rimpianga Orube, e la sensazione unica di essere amato da lei. Anche dopo il loro allontanamento, ha l'impressione che il loro legame non si sia rotto del tutto. Più volte ha pensato di ricercarla, ma si è ritratto: se anche Orube potesse perdonarlo di essere stato costretto ad aiutare Phobos a costruirsi un esercito di mormoranti e avere causato la morte di un uomo, il suo rispetto non sopravviverebbe al veleno che lo spirito malefico potrebbe inviare alla sua mente, un insieme di ricordi veri e fasulli della vita di Cedric che le distruggerebbero ogni traccia di rispetto per lui. Phobos, maledetto maestro degli inganni più crudeli!
Così, suo malgrado, Cedric è costretto a difendere il segreto del libro. Lui e Phobos si tengono reciprocamente sotto scacco.
Si chiede quale sia la portata dei poteri dello spirito: sicuramente comprende lo scantinato, mentre non è certo che si estenda al negozio e al suo alloggio. Se lo sapesse, potrebbe fare un piano sicuro, allontanare Orube quanto basta e far distruggere il libro. Ma quanto è 'quanto basta'?
Di una cosa è certo: Phobos, celato nel libro, è vulnerabile. Più volte ha pensato a cosa succederebbe se chiamasse qualche estraneo spendibile, magari della nettezza urbana, a prelevare il libro e a portarlo al macero, o a bruciarlo. Ma che contromisure avrà preso Phobos verso un'eventualità così prevedibile? Riuscirebbe a instillare a Orube il suo veleno di memorie da lontano prima di perire tra le fiamme?
A volte ha pensato anche di causare un incendio nello scantinato, ma il rischio è lo stesso, aggravato dalla possibile distruzione di tutto il negozio se l'incendio dovesse sfuggire al controllo. Senza la sua libreria Cedric sarebbe perso: non avrebbe più un alloggio, né una fonte di sostentamento, e la sua fragile copertura non resisterebbe a un'indagine della polizia, inevitabile dopo un fatto del genere.
E se assumesse un balordo qualunque con un fucile a pallettoni, e lo pagasse per fare il libro in briciole? Così ci sarebbe la speranza di prendere lo spirito di sorpresa, e di evitare la distruzione del negozio. Purtroppo non riuscirebbe a evitare un'indagine della polizia, e tutto quanto ne segue. Potrebbe raccontare che un racket delle librerie ha voluto punirlo distruggendo il suo libro più prezioso, ma sarebbe una bugia fragile: a Heatherfield non esiste alcuna banda del genere.

Mentre Cedric cammina immerso nei suoi pensieri, ormai in città è giorno fatto. Il traffico è intenso, e frotte di cuccioli di terrestri scendono dagli autobus o dalle auto per recarsi nella vicina scuola elementare.
Evitando le vie più frequentate con il loro traffico nauseabondo, Cedric conclude il suo cammino tornando alla libreria.

 

Appena entrato nel negozio, ancora con la chiave in mano, sente il telefono squillare. Che sia un fornitore?

Alza la cornetta. “Sì? Qui libreria Ye Olde Bookshop”.

“Cedric?”.

Riconosce subito la voce. Per un attimo sente fuoco e ghiaccio nelle vene. “Orube?”.

Le esita un attimo. “Possiamo parlare?”.

“Sì, certamente. Parla pure”.

“Non al telefono. Puoi venire qui?”, gli chiede la voce all'altro capo della linea.

Lui lancia un'occhiata verso la porta, dove un cliente abituale è sul marciapiede di fronte, in procinto di attraversare la strada. Se è diretto qui, dovrà aspettare.

“A casa tua? Sì, arrivo”.

 

Camminando sui marciapiedi innevati a passo lungo, si sforza di immaginare cosa possa voler dire questa convocazione improvvisa. Le ipotesi che si affollano nella sua mente sono tante, troppe, e quasi tutte possono portare grossi cambiamenti per lui, in meglio o in peggio.

Forse Orube ha deciso di riconciliarsi e tornare assieme, anche se lui non le ha rivelato il suo segreto? Sarebbe la possibilità migliore per lui, una grande vittoria.
O forse vuole solo fare un ulteriore tentativo di farlo parlare, offrendo in palio il suo amore come ricompensa? Purtroppo lui non potrebbe accettare, e questa improvvisa speranza si dissolverebbe come una bolla di sapone.
E se invece volesse rivolgergli un’intimazione da parte di Kandrakar?
E se con lei ci fosse tutto il gruppo delle Guardiane per costringerlo con la forza?
A quel pensiero Cedric rallenta il passo, smarrito.
Si chiede se Orube abbia raccontato quell'ultimo episodio della cantina. Ma no, si dice, in questo caso sarebbero venute a prendermi nel negozio, forse di notte per sorprendermi nel sonno.
No, non si aspetta un atto di forza delle Guardiane. Non a casa di Orube, non davanti a lei. Se è così, come spera, Orube si può quasi considerare sua complice.

Il suo passo riprende sicuro e veloce.
Passa davanti a una scuola nel cui cortile troneggia un gigantesco abete ornato in modo pacchiano e sorvegliato da deformi pupazzi di neve.

Un pensiero lo fulmina: e se Elyon avesse ricollegato solo ora la sua ricomparsa con quanto successo a Meridian?

Mentre ci pensa, un piede gli scivola, e le gambe si aprono a forbice facendolo cadere su un fianco e sbattere contro lo spigolo del marciapiede, nascosto da un riporto di neve.

“Merda, che male!”, rimugina tra i denti.
Rifiutando l'aiuto di qualche insulso passante, Cedric si rimette in piedi. Non ha niente di rotto nel corpo, ma c'è una piccola lacerazione nei pantaloni, ora bagnati dalla neve.
Riprende a camminare in modo più incerto, mentre le sue preoccupazioni riconquistano rapidamente tutta la sua attenzione. Se davvero ci fosse Elyon dietro la chiamata di Orube, questo strappo sarebbe l'ultimo dei suoi problemi.

Ormai è in vista di villa Rudolph, e la osserva cercando indizi. La neve nasconde il giardino, ma qualche dettaglio è riconoscibile: cespugli cresciuti a dismisura, e la sagoma inquietante di un nano da giardino caduto da anni e che nessuno si è mai degnato di raddrizzare. Tutti i progetti di rinnovamento, o anche solo di manutenzione, fatti da lui e Orube sono rimasti lettera morta.
Cedric decide di entrare comunque: ormai lei lo avrà visto e, se ci fosse qualche brutta sorpresa ad aspettarlo lì dentro, anche fuggire non lo metterebbe più in salvo.
Si fa coraggio: attraversa con un tentativo di passo sicuro il cortile e sale con prudenza la lunga gradinata dell'ingresso, coperta da neve ancora immacolata.

 

Prima che lui possa raggiungerla, la porta si apre e Orube fa capolino. “Avanti, Cedric, entra. Non avrai paura di me?”.

Lui entra, circospetto, cercando di non zoppicare. “Paura? Dovrei averne?”.

“Mah, ti ho visto che esitavi là fuori. Mettiti tranquillo: non c'è nessun agguato che ti aspetta. Non oggi, almeno, e non qui”.

Cedric, più sollevato, si toglie il cappello e il soprabito e li appende. Gli scenari peggiori si sono dissolti, almeno per ora. “Che cosa volevi dirmi?”.

Lei si stringe nelle spalle. “Beh, tanto per cominciare, volevo sapere come stai”. Gli fa cenno verso il divano. “Mettiamoci comodi. Ho preparato un tè caldo”.

Va in cucina, e un attimo dopo torna con un vassoio con tazze e teiera, che appoggia sul tavolino davanti a lui. Mentre versa il tè, chiede: “Allora, Cedric, cosa fai di bello?”.

Lui si siede, già più rilassato. “Quello che ho sempre fatto: vendo libri e cospiro contro Kandrakar”.

Lei resta impietrita a guardarlo con i suoi occhi gialli spalancati. “...Cosa?”.

“Sto scherzando, Orube!”. Scuote il viso, appoggiandosi a pieno allo schienale. “Dovrebbero insegnarvi un po' di umorismo, a Basiliade!”.

Lei scuote il viso. “E invece c'insegnano l'Onore!”. Poi si adombra un attimo.

Cedric percepisce la sua esitazione, e immagina con sollievo che Orube non abbia raccontato tutto a Kandrakar. “Però io non sono un guerriero”, puntualizza.

Lei cerca di essere più spigliata. “ E, oltre a vendere libri e a cospirare, cosa fai di bello?”.

“Passeggio la sera tardi e la mattina presto. Così evito di mettere in imbarazzo chi viene a controllare il negozio in piena notte”.

Lei si acciglia, senza meravigliarsi. “Hai ricevuto visite notturne?”.

“Suppongo di sì, da qualche signorina dal costume succinto e dalle alette da fatina, che entra ed esce con lampi rosa”.

“In piena notte... sembra molto promettente!”, cerca di scherzare Orube, ma il sorso di tè le va di storto e comincia a tossire.

“Salute”, le augura Cedric con due simboliche pacchette sulla schiena. “Non credo che avessero intenzioni proprio amorevoli, e comunque nessuna di loro è il mio tipo”.

A quell'accenno, Orube si protende a guardarlo. “E com'è il tuo tipo? Ha i capelli lunghi e ricci e vive in mezzo ai libri?”.

Cedric riconosce la descrizione di Cassandra, e un'implicita ammissione che anche lei è stata osservata. Se Orube vuole sapere di lei, forse è per gelosia. Se è così, ha una possibilità di guidare il gioco per ricostruire il loro legame spezzato. “Vedo che sei informata”.

“La conosco di vista. Ma che tipa è?”.

“Abbiamo un interesse comune per i libri. Poi, cosa pensi lei non lo so per davvero. Purtroppo non ho più alcuna capacità di leggere i pensieri”.

“Ma a te interessa?”. Si protende verso di lui, guardandolo negli occhi. “Voglio dire, c'è qualcosa tra...”.

“Ho capito cosa intendi”, risponde, “Non c'è niente di questo, e comunque neanche lei è il mio tipo. Il mio tipo, invece, ha i capelli corti e lisci e mi ha lasciato due mesi fa”.

Orube resta colpita dalla risposta, e la sua espressione si addolcisce.

Bene, pensa Cedric, se voleva sapere solo questo le cose stanno andando per il meglio.

Anche lui si protende verso Orube, guardandola negli occhi. “E tu, Orube, cosa fai nel tempo libero?”.

Lei ricambia lo sguardo, come incantata. “Io... io sto frequentando una palestra di arti marziali”.

“Fai bene. Hai la stoffa della campionessa”, le dice, sfiorando la manica della sua maglietta. Osserva che il polso di Orube si accosta impercettibilmente al suo tocco.

“Io non posso gareggiare. Sarebbe sleale verso i terrestri”, risponde lei senza distogliere gli occhi. “Mi alleno soltanto”.

“E fai bene. Un fisico splendido come il tuo deve restare attivo, non impigrirsi nell'ozio. La forza e la giovinezza vanno valorizzate. Certi momenti potrebbero non tornare più”.

Lei resta colpita, e accosta sempre più il polso alla mano di Cedric. “Oh Cedric, com'è vero!”. Per un attimo gli sembra di scorgere un fuggevole luccichio di lacrime nei suoi occhi. Poi lei gli prende le mani tra le sue, abbassando gli occhi a guardarle.

Cedric si abbassa leggermente per studiare il suo viso. Le vede un lieve sorriso commosso; le sfiora il viso con una mano, come per una carezza, e lo solleva per osservarla meglio. Fa appena in tempo a vedere chiaramente il luccichio nei suoi occhi, che lei gli si butta addosso per abbracciarlo.
Gli è chiaro che lei lo ama ancora. La stringe a sé, percependo una vaga commozione. E' la prima donna che lo ha amato, e tuttora l'unica. Non l'avrebbe mai lasciata andare, se avesse potuto.

Dopo un lungo istante, sente lei raddrizzare la schiena tra le sue braccia e far scivolare il viso contro il suo, per andare a cercare le sue labbra.
Mentre la bacia, sente che lei avanza silenziosamente sul divano, mettendosi a cavalcioni. Sente il suo respiro farsi sempre più profondo. Le prende il viso tra le mani, vedendo la passione non più dissimulata sul suo viso. La bacia ancora, scendendo con le mani lungo la sua schiena per arrivare alla vita e tirarla a sé. Affonda il viso nell'incavo tra il collo e la spalla, inspirando il suo profumo.

Lei gli sussurra all'orecchio “Non qui”, e fa un cenno col viso verso le scale. “Andiamo in camera da letto”.

 

 

Un'ora dopo, quando Orube riapre gli occhi, vede Cedric già ben sveglio accanto a lei, appoggiato alla testiera mentre osserva pigramente la camera attorno a loro.

Lui si accorge di essere guardato e sorride. “Questo letto sarà la prima cosa da rimpiazzare, quando ci decideremo a risistemare la casa”.

Orube si fa più scura in volto e si alza a sedere, rendendosi conto che non può più rimandare il suo annuncio. Si sente lo stomaco chiuso in una morsa, come prima che lui arrivasse. Aveva previsto e desiderato quello che era successo, ma non credeva che l'avrebbe coinvolta così. Ora invece si sente malissimo all'idea di dirgli addio, dopo avergli creato delle aspettative.
Senza voltarsi a guardarlo, dice cupa: “Non ci sarà nessun rinnovo, Cedric. Io sto per partire”.

Dopo un attimo sospeso, lui le prende un braccio per farla voltare. “Come? Per dove? Per quanto tempo?”.

“Torno su Basiliade”, spiega tenendo lo sguardo innanzi a sé. “Mio fratello Ipitlos ha bisogno del mio aiuto”.

Cedric si rimette sdraiato dietro di lei appoggiato sui gomiti, pensieroso. “Tuo fratello… non sapevo nemmeno che ne avessi uno. E' in pericolo?”

“Probabilmente sì, ma non è da questo che vado a difenderlo. Anzi, io stessa andrò a condividere quel pericolo”.

“Non ti capisco”, ammette lui smarrito.

“Ipitlos è diventato una specie di predicatore per riscattare la gente umile di Basiliade”.

“E da cosa si devono riscattare?”.

“Sono sottomessi ingiustamente al dominio della casta dei Guerrieri”.

“Ma tu stessa sei una Guerriera”, si stupisce Cedric. “Tutta la tua famiglia viene da questa casta!”.

“Sì”, ammette lei, “Ma credo di essermi risvegliata da questo sonno, e devo farne ammenda”.

“La ribellione è la nobiltà dello schiavo”, cita lui.

Lei lo guarda brevemente stupita, poi continua: “ Non ci sarà possibile fare una rivoluzione, che verrebbe stroncata sul nascere. Non ci aspettiamo dei risultati immediati. Però vogliamo seminare con pazienza, con prudenza, dei semi di ragione per provocare rivolgimenti politici nel nostro mondo. Vogliamo che parole come Pace e Partecipazione acquisiscano, per la gente, dei significati che non hanno mai avuto in passato”.

Cedric non risponde per un po’ e sembra rimuginare su quello che lei ha appena detto. Poi le propone: “Portami con te, allora”.

Orube, colta alla sprovvista, si volta a guardarlo stupita. “Come hai detto?”.

Lui continua: “Non ho nulla di importante da lasciarmi indietro qui. Possiamo ricominciare una nuova vita insieme, lontani da questo pianeta pieno di traffico”. Le prende il viso con una mano costringendola a guardarlo. “Inoltre tu non sai niente di politica, ma io sì. Potrei esservi utile”.

“Ma... Cedric, tu non sai niente della politica di Basiliade. Il modo di pensare della gente lì è l'opposto del tuo”.

“Posso adattarmi. Posso imparare. Posso osservare, capire, prevedere. Posso scrutare dall'interno il vostro mondo con degli occhi diversi, e capire dei meccanismi che un abitante di Basiliade non può riconoscere proprio perché vi è sempre vissuto all'interno”.

Orube tace, colpita. La proposta di Cedric le sembra avere senso: potrebbe aiutarli a capire delle cose che a Basiliade sono sempre state date per scontate, e trovare delle chiavi per manipolare il cambiamento. Non meno importante per lei, potrebbero stare ancora insieme e ricominciare davvero, lasciandosi alle spalle i loro errori sulla Terra, a Kandrakar e a Meridian. Potrebbe essere la miglior scelta della sua vita!
Ha solo un difetto: è impossibile. L'Oracolo non accetterebbe mai. Non con Cedric com'è stato e com'è tuttora. Ma se lei gli desse un'ultima possibilità di cambiare e di appassionarsi a una causa meritevole? Lui stesso ha appena detto che la ribellione è la nobiltà dello schiavo. Era solo una bella frase a effetto, o la sentiva veramente dentro di sé? Se vedesse qualche speranza, Orube potrebbe rimandare la sua partenza di tutto il tempo necessario a realizzarla.

“Cedric, non è una cosa che posso decidere da sola. Se però la causa della giustizia su Basiliade ti interessa davvero, posso farti parlare con il mio maestro Yarr” .

Lui riflette un attimo. “Quindi dobbiamo andare su Basiliade?”.

“No. Yarr è il maestro da cui tutto il nostro movimento ha avuto inizio, ma ora si trova in esilio a Heatherfield. E' con lui che mi alleno”.

Lui annuisce, sospettoso. “Va bene, andiamo a parlare con questo Yarr”.

“Lui ti spiegherà le finalità del nostro movimento meglio di quanto potrei fare io. Se tu le troverai meritevoli, potrai approfondire la cosa e studiare la società di Basiliade e il suo sistema di valori. Se vedremo qualche possibilità di coinvolgerti, posso anche prolungare la mia permanenza a Heatherfield per aiutarti a conseguire qualche sviluppo positivo”.

Lui la guarda, combattuto tra la diffidenza e la speranza. “Rimanderesti la tua partenza per me? Va bene, possiamo andare a parlargli quando vuoi”.

“Però, Cedric, dovrà essere tutto limpido da entrambe le parti”.

“Ma certo!”, risponde lui accigliandosi.

“Se ti porto da Yarr, dovrai dirgli la verità” dice lei, sfiorandogli le cicatrici sul torso, “Dovrai dire come sei rinato e come sei uscito dal libro, una volta per tutte”.

Cedric si lascia cadere di nuovo all’indietro, sospirando. “Ancora questa storia del libro…L’Oracolo non molla l’osso, vedo.”

Lei scuote il viso. “Non sto agendo agli ordini dell'Oracolo. Per tornare a Basiliade e unirmi alla causa, dovrò lasciare Kandrakar per sempre”.

Lui la studia un attimo, cercando di valutare le implicazioni di quell'affermazione. “E allora perché insisti su quella vecchia storia?”.

Lei sospira. “Cedric, chi credi che controlli i passaggi fra i mondi? Chi, se non l'Oracolo? E credi che ti lascerà entrare a Basiliade, con tutti i segreti e i risentimenti che ti porti dietro? L'unica speranza per poter avere un po' di fiducia da lui sarà un cambiamento da parte tua”.

Cedric impallidisce, indignato. “Ma questo è un ricatto! Parla e cambia, diventa quello che non sei, altrimenti non mi rivedrai mai più! Non me l'aspettavo da parte tua, dopo essermi fatto uccidere per proteggerti! UCCIDERE!”.

Orube resta interdetta per qualche attimo: Cedric non aveva mai usato il suo sacrificio per farla sentire in colpa.

Si alza in piedi anche lei, rimettendosi a posto. Dominando l'agitazione che si sente dentro, scandisce: “Se allora non mi avessi ingannata, non ci sarebbe stato bisogno di farti uccidere per me!”.
Dopo un istante di silenzio, aggiunge: “Sono stata una stupida per molte ragioni, e ora sto pagando per la mia stupidità. L'ho provato per l'ultima volta poco fa: ho osato sperare che tu facessi uno sforzo per cambiare, in modo che l'Oracolo si fidasse di te e ti facesse passare a Basiliade. Devo ammettere, però, che tutt'e due le cose sono impossibili”.

“Ma tu non sei obbligata ad andare a Basiliade, l'hai detto tu stessa! Come potresti rimandare, potresti anche rinunciare per stare con me!”.

Lei finisce di vestirsi, e risponde: “Potrei, ma non lo farò. Ti avevo chiamato qui per dirti addio, e ora è arrivato il momento di farlo. Addio, Cedric. Ora vattene, conosci la strada per la porta”.

Cedric finisce di vestirsi, terreo in viso, ed esce lentamente dalla stanza senza più incrociare il suo sguardo.

 

Orube aspetta in piedi, ascoltando lo scricchiolio dei passi che discendono le scale di legno e attraversano l'atrio, fintantoché non sente la porta d'ingresso chiudersi con uno scatto, e poi solo il silenzio.
Si siede sul letto disfatto, lo guarda: c'è ancora l'incavo del corpo di lui sul lenzuolo. Fino a pochi minuti prima lui era lì vicino, a fare progetti per una vita assieme. Poi, la breve ebbrezza di una speranza... e poi la svolta, in poche battute crudeli. O no? In fondo, era stata solo la triste conferma di una decisione già presa e sofferta a lungo.
Sente le lacrime inumidirle gli occhi. E' sola, questo è il momento di lasciarle sfogare. Le farà bene. Ogni amore finito merita la sua tomba di lacrime.

 

Dopo un lungo pianto, Orube alza lo sguardo verso l'orologio sul muro. Le undici e venti di mattina. Si alza, riprendendo il contegno.
C'è ancora una cosa da fare qui a Heatherfield, prima della partenza definitiva. Deve congedarsi dalle Guardiane; anche se i loro rapporti si sono raffreddati, sono comunque state delle amiche e delle compagne di strada importanti. Se possibile lo farà questo stesso pomeriggio, e stasera o domattina si presenterà dall'Oracolo per il rituale di dimissione.
Forse domani sarà di nuovo nel suo mondo, questa volta per sempre, e troverà una nuova ragione di vita.

 

 

Note sul capitolo 24

la frase di Cedric, “La ribellione è la nobiltà dello schiavo”, non è una manifestazione di un suo inesistente spirito democratico, ma una citazione di Nietzsche, il suo autore terrestre preferito, risultata sorprendentemente azzeccata nel contesto del racconto di Orube.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Climax ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicché lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

Orube si reca in segreto a Basiliade ove incontra Ipitlos, che vive in clandestinità insegnando ai contadini principi di resistenza non violenta alla casta dei Guerrieri. Lui le chiede spiegazioni sulle finalità di Kandrakar, ma lei non sa dare una risposta esauriente e ritorna piena di dubbi.

Al suo ritorno lei chiede all'Oracolo delle spiegazioni sulle finalità della Congrega, e qual'è il ruolo di una Guerriera in tutto questo. L'Oracolo poi le domanda se è disposta a fare del ruolo di Custode delle Sacre Stille la sua ragione di vita, e prende la sua esitazione come un rifiuto.

Orube gli chiede se la sua vita non sarebbe meglio usata tornando a Basiliade per lottare per un cambiamento politico; lui risponde che, per farlo, lei dovrebbe lasciare definitivamente la congrega.

Il giorno dopo Orube ha deciso, e invita Cedric a casa sua per congedarsi. Quando gli rivela che sta per andare a Basiliade per aiutare Ipitlos, Cedric le propone di portarlo lì per sfruttare la sua esperienza politica; dapprima Orube è interessata e vorrebbe farlo parlare con Yarr, ma poi, al suo ennesimo rifiuto di chiarire il mistero della sua rinascita, litigano ancora e lei lo congeda freddamente.

 

 

Capitolo 25

Climax

 

La luce grigia della nevosa mattinata di metà dicembre si mescola con quella dei neon nella grande aula didattica di Lettere Moderne, mentre gli studenti cominciano ad alzarsi dalle poltroncine.

La lezione è appena finita, e Will sta riponendo in borsa il suo disordinatissimo notes di appunti, dalla cui copertina le sorride l'effigie stilizzata di un allegro ranocchio.

Il telefonino in tasca comincia a vibrare di nuovo; questa volta lei non ha nessun problema a rispondere alla chiamata.

“Pronto, chi... Ah, ciao Or... Rebecca. ….. Un annuncio importante? A tutte? Va bene...No, per questa mattina non c'è modo, forse Cornelia, ma le altre sono ancora a scuola. … Questo pomeriggio allora? Va bene, lascia che le contatti all'ora di pranzo... Telep... No, quella è solo per le emergenze. Non è un'emergenza, vero? … Allora ci risentiamo. Ciao!”.

Will si guarda in giro furtivamente; per fortuna, le sembra che nessun altro studente abbia fatto caso alla sua telefonata. Si ripromette di fare più attenzione: parlando al telefono ha già rischiato più volte di tradirsi. Forse il suo scrupolo a usare più spesso la telepatia è controproducente.

Osserva l'ora sul cellulare: l' intervallo di ricreazione allo Sheffield non è ancora finito. Se si sbriga a telefonare...

 

 

 

Cedric rientra alla libreria e richiude a chiave l'ingresso, annichilito. Sale la scala fino alla sua stanzetta: non vuole che nessuno stupido cliente possa vederlo così attraverso la vetrina. In poche battute, tutte le sue speranze per ritrovare Orube e per allontanarsi dalla sua prigione a Heatherfield sono state cancellate. Vorrebbe piangere ora che è solo, ma neppure le lacrime gli vengono più.

C'è qualcosa che gli resta? Solo la compagnia dei suoi libri, quei libri che costituiscono le pareti della sua piccola fortezza e della sua prigione, e con un orribile compagno che si cela solo al piano di sotto.

Lentamente, comincia a pensare a Kendrel. Può considerarla un'amica? Quanto meno, ormai è l'unica che potrebbe capirlo.

 

 

 

Nel laboratorio di chimica farmaceutica dell'Università, Cassandra è intenta a inoculare un preparato dall'odore pungente in una fila di provette su un tavolone, quando dalla tasca del suo camice inizia a provenire un motivetto in sordina.

“Miseriaccia, perché mi scocciano proprio adesso?”. Decide di continuare il lavoro fino a svuotare del tutto la pipetta, ma la suoneria non demorde, ripetendosi ogni volta più forte e ossessiva. Che sia davvero qualcosa di urgente?

“Ma deciditi a rispondere!” le rimbrotta infastidito un ricercatore seduto alla scrivania in fondo allo stanzone, mentre sembra spremersi le tempie davanti a un computer portatile. “Qui non si riesce a lavorare con quel trillo”.

“Fatti i cazzi tuoi”, risponde con stizza Cassandra, sbrigandosi a svuotare la pipetta nell'ultima provetta e versando fuori diverse gocce del maleolente preparato.

Finita la cosa, si sfila il guanto macchiato e risponde all'apparecchio che sta ancora suonando compulsivo.

“CHI CAVOLO... Chi parla? Cedric?”. L'irritazione sul suo viso lascia il posto a un'espressione preoccupata. “Ma cosa ti succede? Hai una voce da oltretomba... Aspetta, adesso non posso, sto finendo un lavoro sporchissimo. Ma puoi dirmi cosa... Non al telefono? Aspetta, chiedo un permesso per dopo pranzo. Verso l'una e mezza sono da te... No, mi è impossibile prima... Sì, non farò tardi. Ciao”.

 

 

 

Il telefono di Cornelia squilla un attimo prima che questa si sieda nella poltroncina dell'aula convegni di Economia. Mentre lo estrae dalla borsetta con disappunto, rimpiange di non averlo spento prima: ormai il relatore è già seduto dietro il cattedrone.

“Sì? … Ah, Will... Questo pomeriggio da Or.. da Rebecca? Scusa, c'è rumore...”. Cerca di coprirsi l'altra orecchia con una mano. “Non le va bene stasera? … Ho detto se... sì, ho capito. E le altre?... Alle Due?...”.

L'altoparlante della sala annuncia la sua attivazione con un sommesso crepitio; alcuni studenti le rivolgono sguardi di rimprovero. “Mi tocca riattaccare”, bisbiglia, “Facciamo alle tre. Ciao”.

 

 

 

Scese le scale dello scantinato, Orube percorre il lungo corridoio in penombra verso l'ingresso della palestra “Due Soli”. Per un attimo si chiede se le sue amiche terrestri troverebbero dell'ironia da fare perfino su quel nome glorioso, poi entra. “Maestro Stan...”, chiama.

La palestra sembra deserta, ma dopo un attimo la porta dell'alloggio di Yarr si apre, e lui ne esce con un largo sorriso. “Orube, ben venuta. Sei in anticipo sull'ora dell'allenamento, ma per te la porta è sempre aperta”.

“Grazie, Maestro”, saluta con un inchino compito. “Oggi non sono venuta per allenarmi. Ho una cosa importante da comunicarti”.

 

 

 

“Finalmente sei arrivata”, esclama Cedric aprendole la porta della libreria. “Sono quasi le due!”.

“Sono venuta appena ho potuto”, risponde Cassandra osservandolo. “Ma cos'è successo? Non ti ho mai visto così agitato!”. Osserva le spalle curve e il leggero tremolio dell'uomo; anche gli occhi appaiono arrossati. “Ma hai pianto?”.

Lui non le risponde, ma le fa strada verso il suo alloggio al piano rialzato.

 

Appena entrato nella cameretta, crolla seduto sul letto disfatto.

“Orube”, esala a capo chino.

“Orube chi?”, chiede Cassandra, guardandosi in giro alla ricerca di una sedia, senza trovarla.

“La ragazza che gestiva con me questa libreria”, spiega lui senza alzare gli occhi.

“Ma non si chiamava Rebecca Rudolph?”, gli chiede sospettosa.

“Il suo vero nome è Orube. Sta per tornare nel suo mondo”, esala lui, “E senza di me!”.

“Nel suo mondo?”. Cassandra si sforza di capire. “Anche lei è di Meridian?”.

“Non di Meridian. Di Basiliade”.

Lei riflette. Basiliade, Terra, Metamondo, Kandrakar... ma quanti mondi ci sono a questo mondo?

“Cedric, fammi capire. Questa veniva da un altro mondo, stava qui sotto falsa identità e ora sta per tornarci. Era una profuga, un'esiliata o cosa altro?”.

Lui fa un grosso sospiro, come se l'ignoranza di Cassandra gli richiedesse uno sforzo di pazienza. “Non era una profuga”, sospira piano, “Ora torna nel suo mondo di sua volontà...e mi lascia per sempre”.

Cassandra tace un attimo, cercando di valutare le implicazioni. Alla fine, cerca una qualunque cosa da dire: “Cedric, se quella donna non ti vuole, non ti merita. Se ti amasse davvero...”.

Lui alza il viso e la guarda quasi offeso. “ Tu non sai niente di lei, se no non parleresti così! Quella ragazza ha messo me davanti alla sua fedeltà a Kandrakar, e ora se ne va perché sente di essere venuta meno al suo giuramento. Ha buttato alle ortiche il suo passato per me, e io non ho potuto neppure dirle la verità sulla mia resurrezione! Non puoi dire che non merita... “. A questo punto Cedric tace, rendendosi conto di avere parlato troppo. Si concede di concludere, a mezza voce: “Meriterebbe molto di meglio di quello che le ho potuto dare io!”. Torna ad abbassare il viso, affranto.

Cassandra resta ammutolita. Resurrezione, ha sentito bene? Cosa può voler dire? Ma se Cedric non ha potuto rivelarlo a questa Orube, non lo spiegherà certo a lei.

 

Dopo un po' lei cerca di rompere il silenzio opprimente. “Mi dispiace”, dice sfiorandogli una spalla.

“Ah!”. A quel contatto lui reagisce con uno scatto di dolore. “Non sulle spalle, ti prego. Mi fa molto male”. Poi le dà una leggera occhiata verso l'alto. “E stato Phobos a farmi delle piaghe”.

“Scusa”. Lei si guarda nuovamente in giro per una sedia, e infine realizza che ce n'è una in un angolo, completamente coperta da strati di vestiti stazzonati, lenzuola sporche e chissà cos'altro.

Sposta tutto questo ciarpame con delicatezza ai piedi del letto, poi si siede davanti a lui.

“E' stato Phobos, dunque?”.

Gli prende con delicatezza una mano, e sente un'energia ritornare in lei, dirompente. Il contatto con Cedric risveglia dei poteri che erano stati completamente sopiti fin dalla morte di suo padre. Ora ha accesso ai suoi pensieri, non serve arrancare con le parole.

“E così, Orube è stata prima la tua guardiana, e poi la tua amante, vero Cedric?”.

Lui alza lo sguardo stupito verso di lei, poi le guarda le mani che tengono le sue, e fa il gesto di ritrarle.

“No, Cedric, lasciami le tue mani. Tu mi hai chiamato qui per confidarmi qualcosa, non è vero? Quindi ora non provare a nasconderti dietro uno schermo, e sii coerente. Questo è il momento della verità!”.

A sentir pronunciare questa parola odiata, lui fa una debole espressione di rifiuto.

Trattenendogli saldamente le mani, Cassandra continua: “Quindi Orube di Basiliade è una di quelli che hai chiamato 'prediletti di Kandrakar', una loro agente. E ora vedo anche i visi delle altre, le cosiddette Guardiane della Muraglia. La rossa... Will Vandom. Poi Cornelia Hale. Hay Lin, la nipote della defunta Yan Lin, che però non è davvero morta, ma è a Kandrakar. Poi Irma Lair, Taranee Cook...”.

Finita la visione, lo fissa con rimprovero. “Sei stato davvero un amico, Cedric, o hai mirato solo al tuo egoistico interesse? Queste persone le ho incrociate più volte! Ci siamo sfiorati senza che avessi avuto il minimo sospetto che loro avrebbero potuto possedere le chiavi per riportarmi nel mio mondo. Eppure te lo chiesi, ma tu svincolasti la domanda. Tutto per avere la mia compagnia per attenuare il tuo senso di abbandono in un mondo che odi... eppure sapevi bene cosa volevo. Ora dimmi, Cedric: quello che vogliono gli altri importa qualcosa per te?”.

Lui la guarda annichilito, incapace di rispondere o di ritrarre le mani.

Lei prosegue: “E ora vediamo se indovino anche il tuo segreto, quello che hai tenuto nascosto alla tua bella che ti ha lasciato”. Gli molla le mani. “E lo farò senza leggerti il pensiero, Cedric. Il tuo segreto è che Phobos è vivo!”.

Lui spalanca gli occhi, allibito.

“E' vivo, ed è nello scantinato”, continua lei. “Mi si è rivelato tempo fa, facendo apparire delle scritte su un libro”.

 

 

 

A Kandrakar, il vecchio Tibor siede assopito su un grosso cuscino, mentre davanti a lui, sul bacile, scorrono brevi scene di diversi luoghi. Per un attimo l'immagine si posa sulla squallida stanzetta di Cedric, e risuonano le parole di Cassandra: “E' vivo, ed è nello scantinato”.

Durante la scena, una fiammella azzurra sul bordo del bacile si ravviva, accompagnata da un sommesso crepitio.

Dopo un attimo, l'inquadratura si sposta nel seminterrato ombroso, dove le deboli luci invernali che penetrano dai lucernari lasciano intravedere debolmente i libri sugli scaffali.

Uno solo di questi libri è rilegato con fascette metalliche lavorate a sbalzo.

Ha un occhio sulla copertina.

Un occhio che comincia ad aprirsi, mentre il crepitio della fiammella azzurra si fa via via più vivace.

 

 

 

“Ciao, Will”, la saluta Orube venendo ad aprirle la porta di casa. “Ma sei sola?”.

“Ciao Orube. Scusa, le altre mi hanno fatto sapere che verranno quando potranno”. Entra nell'atrio, sbottonandosi la pesante giacca a vento fucsia. “Spero che nel giro di un'oretta saremo tutte qui”. Poi si guarda le scarpe con le zeppe, ancora con tracce di neve: “Scusa, ti sto bagnando il pavimento. Vuoi che mi tolga le scarpe?”.

“Non importa, Will. Comunque non ho intenzione di asciugarlo mai più”.

Lo sguardo con cui Will la ricambia è penetrante. “ E' di questo che vuoi parlarci?”.

 

 

 

Cassandra si avvicina a Cedric, sovrastandolo. “ E sai cosa dicevano quelle scritte?”. Senza attendere una risposta dal suo viso sbalordito, continua: “Mi dicevano che se ti avessi portato al suo cospetto, in cantina, lui avrebbe mantenuto la sua promessa”.

“Promessa... Quale?”, balbetta lui disorientato.

“Quella che invece tu hai dimenticato, Cedric. Da quando ci siamo ritrovati, non hai mai neppure accennato a mia madre, trasformata in una pianta tanti anni fa, e alla tua promessa di farla liberare. Ma poi, tanto per saperlo, che cosa vuole da te Phobos?”.

“Da me... Il mio corpo”.

Cassandra si stupisce. “Ma... è omosessuale, oltre che sadico?”.

Cedric non accenna neanche un sorriso a questo stupore ignorante. “No, è incorporeo. Il suo spirito vive in un libro, e ha bisogno del mio corpo per ritornare nel mondo”.

 

 

 

A Kandrakar, il vecchio Tibor emerge dal suo sereno mondo dei sogni con un crepitio sempre più forte nelle orecchie. Attraverso il velo del sonno, vede che il livello della fiammella che rivela l'attività magica è anormalmente alto. Le ultime parole di Cedric risuonano a lungo nella sua mente annebbiata prima che cominci a comprenderne il significato: “Il suo spirito vive in un libro, e ha bisogno del mio corpo per ritornare nel mondo”. Ma di chi sta parlando?

 

 

 

Cassandra scuote il viso, incredula. “E tu tieni una minaccia del genere in cantina, e non hai neppure pensato ad andartene di qui?”.

Lui si copre il viso. “Andarmene, e dove? Io non ho un altro posto dove andare. Per un attimo avevo sperato che fosse Orube a tirarmi fuori da quest'incubo portandomi con lei, ma... non ha voluto!”.

Lei lo osserva dall'alto con una punta di disprezzo, lo lascia sfogare un attimo, poi chiede: “Cedric, questo spirito di Phobos è realmente in grado di mantenere la sua promessa?”.

La risposta si fa attendere a lungo. Quando arriva è sussurrata, quasi inudibile. “No, non può”.

Cassandra torna a prendergli una mano. Non è un gesto di affetto, ma un modo per assorbire nuovamente il potere. “Ti ripeto la domanda, e questa volta ti leggerò il pensiero: Phobos è realmente in grado di rendere forma umana a mia madre e di liberarla?”.

“No, non è possibile. Mi dispiace...è passato troppo tempo”.

“Troppo tempo? TROPPO TEMPO?”, si altera Cassandra. “E quando me lo promettesti, cinque anni fa, era passato già troppo tempo anche allora?”.

“Io...”, balbetta Cedric, spaventato dall'ira di lei a stento trattenuta “...io ero solo un subordinato, non potevo certo contraddire il mio principe...”.

Lei fa un respiro profondo, cercando di controllare il suo sdegno. “Non importa, ho un'altra possibilità. Nonostante la tua reticenza egoista, ormai so come contattare Kandrakar. Mi rivolgerò a loro. Se c'è una possibilità, loro o la regina Elyon lo faranno”. Poi, scrutando attentamente Cedric senza mai mollargli la mano: “No? Perché pensi di no?”.

“Io... io non ho detto niente”.

Lei lo sovrasta minacciosa. “Ma l'hai pensato! Perché? La loro magia è forse meno potente di quella di un principe sconfitto, incorporeo e prigioniero di un libro?”.

 

 

 

A Kandrakar, Endarno arriva alle spalle di Tibor e guarda il bacile. “Che cosa sta succedendo? Perché la fiamma della magia è così viva?”.

“Endarno, sono senza parole! Quella donna ha appena detto che Phobos vive nel libro!”.

“Cosa...”. A un gesto di Endarno, l'immagine cambia, mostrando il libro nello scantinato. La fiammella sul bacile aumenta d'intensità e cambia di frequenza, mentre l'inquadratura si restringe, rivelando che l'occhio sulla copertina del libro è completamente aperto.

“Presto, facciamo intervenire immediatamente le Guardiane!”, tuona Endarno. “Quel libro dev'essere distrutto subito!”.

 

 

 

Cedric si sforza di parlare in modo freddo e convincente, ma gli esce solo una spiegazione balbettante. “In vent'anni... una forma astrale che non sia mai stata ripresa viene entropizzata... quindi non è più possibile annullare l'incantesimo”.

Cassandra alza la voce, alterata: “Ma un buon mago potrà realizzare l'incantesimo opposto, e trasformare la pianta in una persona. O no? Parla!”. La presa alla mano si fa sempre più forte e minacciosa.

Cedric risponde con voce tremante: “Kendrel, mi dispiace... il genoma umano subisce alterazioni graduali dovute al nuovo metabolismo vegetale. Cosa puoi trovare di tua madre, cercando? Campioni genetici originali? Qualcuno con ricordi nitidi e dettagliati di lei? Non credo. Forse troverai qualche vecchio ritratto... Con questi elementi, il massimo che qualunque magia possa tirare fuori da una pianta è una... una specie di mormorante che può avere solo... qualche somiglianza con tua madre”.

Attraverso il contatto con la mano, Cedric percepisce la rabbia, la frustrazione e un velo di follia montare in Kendrel. “Te lo dico da amico, Kendrel... non...”.

“Lord Cedric”, risponde lei trattenendo l'ira, “Tu non hai amici, non hai ideali, non hai onestà, non hai coraggio, e hai perso ogni controllo sulla tua vita. Ora ti mostrerò quello che avresti dovuto fare molto tempo fa, quello che qualunque uomo avrebbe fatto al tuo posto. E te lo mostrerà una donna!”. Sempre tenendogli una mano, protende il palmo dell'altra verso il cumulo di vestiti e coperte appoggiato sul letto.

Dal palmo parte un raggio abbagliante, e le fiamme cominciano a divampare.

 

 

 

A casa di Orube, Will ascolta grave, senza commentare quello che l'altra le sta anticipando mentre aspettano le altre amiche.

D'improvviso la Guardiana si irrigidisce, e mentre la Guerriera si interrompe, apre il palmo della mano; subito il bagliore rosato del Cuore di Kandrakar pervade la stanza.

“Will, che succede?”, chiede impressionata Orube.

“Mi chiamano da Kandrakar. E' un'emergenza! Dobbiamo andare a distruggere subito quel maledetto libro!”.

Will si concentra, mentre cerca un contatto mentale con le sue compagne tramite la telepatia di Taranee.

'Tara, hai ricevuto il messaggio?'

'Will, sono alle prove di danza, tento di liberarmi con una scusa, ma è dura. Cavolo, ho sbagliato il tempo... che disastro! Andate voi, se faccio tardi'.

'No, mi hanno detto che dobbiamo essere tutte e cinque assieme contro Phobos'.

'Phobos?'.

“Will, ascoltami”, la implora Orube. “Una volta Cedric mi ha detto che quel libro non dev'essere distrutto... “.

Lei apre gli occhi e la guarda severamente. “E ora Kandrakar mi comanda di distruggerlo! A chi devo obbedire, secondo te?”.

“Ma no, ascoltami. Mi ha detto che succederà...”. Orube si interrompe di colpo: davanti a lei, Will ha richiuso gli occhi ed è svanita in un lampo rosato.

 

Non ha voluto badarmi, si dispiace Orube con un moto di stizza. Eppure il monito di Cedric le risuona ancora in mente: se il libro sarà distrutto con la magia, succederà qualcosa di terribile. E ora le Guardiane stanno andando proprio a fare questo!

Ma forse c'è un'alternativa: se il libro venisse distrutto con un mezzo tradizionale, forse non succederebbe nessun disastro. Si guarda in giro, cercando dei fiammiferi.

Il suo sguardo cade sulla spada appesa in bella vista sul muro.

 

 

 

“Ma sei pazza?”, grida Cedric liberandosi dalla presa. Afferra un estintore parcheggiato appena fuori dalla porta, poi un getto di polvere biancazzurra soffoca le fiamme, diffondendosi come una nuvola in tutta la sordida cameretta.

“Non scaricare tutto l'estintore”, lo trattiene Kendrel dalla soglia, “Ti servirà ancora. Questa polvere azzurra sarà l'ultima sepoltura di Phobos!”.

“Aspetta...”, tergiversa.

Lei lo squadra con sdegno. “Sei un vigliacco, Cedric. Sei in una gabbia con la porta aperta, e non hai mai tentato di sfuggirgli. Ma ora andremo a dire quattro parole assieme, al tuo Phobos, e saranno parole di fuoco!”.

Lo prende per un polso, e lo costringe a discendere le scale dietro di lei fin in negozio.

 

 

 

Dalla soffitta di Orube, dove si è teletrasportata, Will continua a contattare le sue compagne.

'Cornelia, è un'emergenza. Sei pronta a trasferirti nello scantinato della libreria?'

'Will, sei tu? Sta succedendo qualcosa a Orube?'.

'No. Dobbiamo distruggere immediatamente il libro. Ordine di Kandrakar'.

'Sto guidando, sono in mezzo al traffico. Lasciami il tempo di trovare un parcheggio, vi raggiungerò lì'.

'Non andare da sola, dobbiamo arrivare lì tutte assieme. Attendi il mio via'.

Proviamo con Irma ora...

 

 

 

A Kandrakar, Endarno osserva l'immagine del libro, il cui occhio aperto si è volto in direzione della porta in cima alle scale dello scantinato. “E' sveglio, è completamente sveglio. Che cosa aspettano le Guardiane?”.

 

 

 

“Chiusa”, ruggisce Cassandra scuotendo la maniglia. “Dove sono le chiavi di questo scantinato?”.

Cedric cerca di sottrarre il polso alla presa ferrea che lo attanaglia. “Non farlo! Non capisci? Mi stai portando proprio dove lui mi voleva! Che cosa ne otterrai?”.

“Adesso lo scoprirai, Cedric. Forse lui voleva te, ma non certo quello che potrò fargli io con il potere che tu mi darai!”.

“Ma è troppo pericoloso! Non sappiamo che cosa è in grado di fare, una volta che...”.

“Taci”, gli intima, trascinandolo dietro il banco e cominciando a spalancare tutti i cassetti. “Dov'è quella maledetta chiave?”.

 

 

 

'Ma Will, sono appena entrata nella vasca da bagno', risponde Irma desolata.

'E' un'emergenza! E poi, se ti trasformi, ti troverai subito vestita col costume da guardiana'.

'Si, ma se i miei bussano e non rispondo? Non posso far trovare il bagno chiuso, i vestiti a terra e...'

'Fai quello che puoi. Raggiungimi nella soffitta di Orube'.

'C'è anche lei?'.

'No, ormai è fuori dal gioco. Ti spiegherò, ma ora corri!'.

 

 

 

Orube corre a grandi balzi lungo i marciapiedi innevati, mentre la gente stupita la guarda a bocca aperta e la scansa.

Forse c'è una speranza di precedere le altre, e passare quel libro maledetto a filo della sua taglientissima spada da Guerriera che porta a tracolla sulla schiena. Il contatto con il fodero ricurvo ben fissato le mancava da molto tempo, come l'adrenalina dell'azione. Will non ha voluto ascoltarla, ma forse lei è ancora in tempo a precedere tutto il gruppo ed evitargli l'errore fatale di usare la magia contro quell'oggetto maledetto.

 

 

 

'Hay Lin, presto! Trasformati e raggiungici immediatamente nella soffitta di Orube!'.

'Will? Ma... ma ho appena promesso a mia madre di lavare i piatti. Non potreste... '.

'A Kandrakar hanno detto tutte assieme, e subito'.

 

 

 

“Allora, Lord Cedric, dove le hai messe queste maledette chiavi?”, ruggisce Cassandra.

“Non farlo!”, la implora, “Questo è proprio quello che lui vuole! Se userai la magia...”.

“Certo che la userò! Anzi, tieniti pure quella stupida chiave!”. Lo tira nuovamente verso la porta, e allunga l'indice verso la serratura. Uno scatto metallico sottolinea il suo gesto. “Bene, è aperta! E ora a noi, Principe dello Scantinato!”.

 

 

 

A Kandrakar, Endarno si volta verso l'Oracolo e Yan Lin, apparsi al suo fianco. “Guardate, il libro...”.

“So già tutto”, risponde grave l'Oracolo.

“Si stanno per realizzare le nostre peggiori paure”, aggiunge Yan Lin dopo un'intensa occhiata alle inquadrature continuamente mutevoli del bacile. “E le guardiane?”.

 

 

 

“Eccovi finalmente”, dice Will dopo che Hay Lin e Taranee, già con il loro splendido aspetto da Guardiane, si sono materializzate accanto a lei in un bagliore rosato. Sopra il suo palmo, il Cuore di Kandrakar si libra ed emette brevi luci cangianti, quasi come se al suo interno déi minuscoli avessero intentato una battaglia a fulmini.

Le due si guardano attorno nella soffitta in penombra. “Dove sono Cornelia e Irma?”, chiede Taranee.

 

 

 

Cassandra scende le scale nella fioca luce dello scantinato. “Allora, Phobos, ti piace la compagnia? Ti ho portato Cedric, non vuoi ripetermi di persona la tua promessa?”.

Davanti a lei, il libro sullo scaffale si erge dritto, come una persona in piedi, e la fronteggia. Il suo occhio si muove, focalizzandosi prima su di lei, poi su Cedric.

A quello sguardo Cedric non regge: “No! Non voglio!”. Con uno strattone disperato, riesce a liberarsi il polso dalla presa di Cassandra e corre su per le scale. “Scappa anche tu, stupida!”, le grida una volta raggiunta la porta sulla sommità.

Lei lo guarda disgustata. “Vigliacco!”, gli grida, poi squadra il libro con odio, indecisa sul da farsi.

 

 

 

“Guardiana dell'Acqua a rapporto!” declama Irma, emergendo da un lampo. “Siamo tutte?”.

“Manca ancora Cornelia!”, risponde Will nervosa, mentre l'amuleto sopra il suo palmo luccica in modo sempre più frenetico.

 

 

 

“Manca pochissimo”, pensa Orube mentre corre a perdifiato, riconoscendo l'insegna dello Ye Olde Bookshop alla fine dell'isolato. “Forse sono ancora in tempo”.

Non bada al fischio che risuona alle sue spalle.

 

 

 

Lo sguardo di Cassandra corre tutt'attorno, alla ricerca di qualcosa da utilizzare come arma. Sullo scaffale, non lontano da lei, scorge una scatola di fiammiferi.

L'occhio del libro segue il suo sguardo, riconoscendo l'oggetto.

'Kendrel' risuona la voce mentale profonda che non può essere attribuita che a Phobos. 'Sei ancora in tempo per mantenere il nostro patto. Prendi Cedric e portamelo qui davanti, e vedrai che sarà meglio per tutti'.

In cima alle scale Cedric impallidisce ancora di più, e fa qualche passo indietro. “No!”.

“E così, tu libereresti mia madre?”, gli dice tra i denti lei, mentre il suo sguardo torna sui fiammiferi.

'Non farlo, Kendrel' riprende la voce mentale. 'Non pensarci nemmeno, questo è il miglior consiglio che ti posso dare'.

“Va all'inferno, Phobos”, dice lei scattando verso i fiammiferi, “E restaci per sempre!”.

Le sue mani si serrano sulla scatoletta.

In quel momento, un guizzo simile a un fulmine nero si sprigiona dall'occhio e la investe in pieno.

 

Cedric resta a guardare la scena senza fiato, facendosi scudo col battente della porta. Per un lunghissimo, terribile istante vede Cassandra contorcersi sul pavimento, mentre la folgore oscura imperversa su di lei.

Poi un bagliore accecante e rosato gli ferisce le pupille. E' un attimo per rendersi conto che le sue antiche nemiche, le Guardiane di Kandrakar, sono apparse tra lui e il malefico volume.

Le vede mettersi a semicerchio, puntare i palmi tesi delle mani e sprigionare dei fasci dalla abbagliante luminosità che convergono sul libro. Per un lunghissimo momento il tomo ne è avvolto, poi da esso si sprigionano come delle ombre che turbinano nel ristretto locale, mescolandosi con il denso fumo grigio.

 

Accanto a lui appare Orube, ansante per la corsa. “Troppo tardi”, geme lei.

 

Dallo scantinato esce un fumo soffocante che si disperde nell'aria, e alcuni bagliori arancioni lasciano intuire il divampare del fuoco. Dopo pochi secondi però questi bagliori scompaiono, e un'intensa, innaturale corrente d'aria spazza le scale, aprendo un varco nella cortina impenetrabile di fumo e disperdendolo dalla porta esterna spalancata.

Dopo pochi secondi appaiono sulle scale Will e Irma, nella loro forma nota al mondo. “Dateci una mano”, gemono mentre trascinano su Cassandra semicosciente, “Questa tipa non sta in piedi”.

Cedric e Orube si fanno avanti per sostenere Cassandra e la trasportano fino a una sedia vicina alla porta aperta, mentre la forte corrente d'aria scompiglia i capelli e i vestiti.

 

Qualche secondo dopo escono dallo scantinato anche Taranee, Cornelia e Hay Lin.

“Il libro degli elementi non esiste più”, annuncia Taranee. “Tutto quello che resta è cenere e gocce di metallo fuso”.

 

Attraverso la vetrina si intravede il luccicare di lampeggianti blu e rossi.

Un attimo dopo entrano due agenti di polizia, pistola in pugno. “Fermi tutti! Cos'è successo qui?”.

Uno punta una pistola contro Orube. “Perché non si è fermata al nostro alt?”.

Orube resta allibita. “Ma... Io non vi ho visti, né sentiti”. Si volta verso Will: “Ma perché la polizia dovrebbe volermi fermare?”.

L'agente, spazientito, indica la spada nel fodero a tracolla. “Ci spieghi un po' perché correva così a perdifiato, con uno stuzzicadenti come quello sulla schiena. Anzi, se lo sfili. Piano, senza movimenti rapidi. Non si sogni di estrarre l'arma dal fodero, e la deponga a terra!”.

Cassandra, a malapena cosciente sulla sedia, rialza a fatica la testa, e afferra nuovamente la mano del sorpresissimo Cedric. Una debole luminosità si sprigiona dalle sue pupille.

“Agente”, scandisce a fatica, “Non lo vede che quella spada è solo un giocattolo?”.

“Un giocattolo?”, si stupisce Orube, ma non osa contraddirla.

L'agente resta come interdetto. “Un giocattolo”, biascica,”Perché non lo avete detto prima?”. Ripone la sua pistola, come istupidito. “Beh... Ora noi... andiamo”.

 

Appena usciti dalla porta, gli agenti si accorgono che tutti i passanti guardano in alto, come allarmati.

Dietro di loro, anche gli altri escono dal negozio, e alzano lo sguardo sbalorditi.

Sopra l'isolato si è accumulata una innaturale nuvola scura e turbinante. Lampi sinistri si intravedono al suo interno, finché un fulmine si abbatte su un'antenna televisiva in cima ad una palazzina, con un tuono apocalittico.

Alcuni passanti si spostano allarmati mentre i resti dell'antenna cadono sul marciapiede.

Altri brontolii provengono dalla nube sopra di loro; un secondo fulmine si abbatte al di là del palazzo di fronte. Il tuono, ancora fortissimo, fa tremare la vetrina, mentre alcuni dei passanti, spaventati, si riparano al coperto nei negozi vicini.

“Ma cosa succede?”, chiede Orube disorientata.

“Niente di buono, temo”, le risponde Cedric. “Guardiane, forse avete fatto un errore terribile”.

“Un errore terribile?” ripete Will con una smorfia d'ansia, mentre il suono di un'altra sirena lacera l'aria, e i lampeggianti di un mezzo dei Vigili del Fuoco appaiono in distanza.

 

 

 

Note sul cap. 25

Come promette il titolo, questo capitolo è il climax di Ritorni, la svolta dove confluiscono i principali rami della storia.

Tra le telefonate e i contatti telepatici che predominano nella prima metà, qualcuno potrebbe ironizzare che avrei potuto intitolarlo 'Chiamate'.

Con i frequenti cambiamenti di scena ho cercato di sottolineare l'accelerazione degli eventi verso il climax, la distruzione del Libro degli Elementi, che però costituisce una trasformazione in peggio del problema rappresentato dalla persistenza dello spirito di Phobos.

A dispetto della lunghezza del capitolo, il tutto si svolge in circa tre ore, dalla tarda mattinata al primo pomeriggio della stessa giornata del precedente, il 14 dicembre 2005.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** La fine e l'inizio ***


Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicchè lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perchè aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perchè la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perchè non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

Orube si reca in segreto a Basiliade ove incontra Ipitlos, che vive in clandestinità insegnando ai contadini principi di resistenza non violenta alla casta dei Guerrieri. Lui le chiede spiegazioni sulle finalità di Kandrakar, ma lei non sa dare una risposta esauriente e ritorna piena di dubbi.

Al suo ritorno lei chiede all'Oracolo delle spiegazioni sulle finalità della Congrega, e qual'è il ruolo di una Guerriera in tutto questo. L'Oracolo poi le domanda se è disposta a fare del ruolo di Custode delle Sacre Stille la sua ragione di vita, e prende la sua esitazione come un rifiuto.

Orube gli chiede se la sua vita non sarebbe meglio usata tornando a Basiliade per lottare per un cambiamento politico; lui risponde che, per farlo, lei dovrebbe lasciare definitivamente la congrega.

Il giorno dopo Orube ha deciso, e invita Cedric a casa sua per congedarsi. Quando gli rivela che sta per andare a Basiliade per aiutare Ipitlos, Cedric le propone di portarlo lì per sfruttare la sua esperienza politica; dapprima Orube è interessata e vorrebbe farlo parlare con Yarr, ma poi, al suo ennesimo rifiuto di chiarire il mistero della sua rinascita, litigano ancora e lei lo congeda freddamente.

Cedric, disperato, chiama Cassandra e la fa venire nel suo alloggio. Al contatto della mano di Cedric lei è in grado di leggergli il pensiero e si rende conto della situazione. Infuriata, decide di affrontare il libro maledetto usando il potere di Cedric. Alla minaccia il libro si attiva, facendo scattare un allarme a Kandrakar. Immediatamente viene mandato l'ordine alle Guardiane di teletrasportarsi lì e distruggere il libro. Nel frattempo Cassandra entra in cantina decisa a distruggere il libro, ma Cedric terrorizzato si divincola lasciandola sola. Lo spirito di Phobos investe Cassandra, poi arrivano le Guardiane distruggendo il libro, ma una nuvola inquietante si libra sulla città.

 

 

Capitolo 26

 

La fine e l'inizio

 

 

Sembra di trovarsi nella sala del consiglio di Kandrakar, constata Will, non nella soffitta di Orube.

L'ampio ambiente luminoso nel quale tutte loro si vedono immerse, nel suo realismo perfetto, è perfino insidioso. Il buon Tibor ha aperto la riunione ricordando a tutti gli ospiti che la Congrega ha preferito riunirli in un ambiente illusorio per non rischiare l'ingresso di entità sconosciute nella Fortezza; tutti gli ostacoli materiali dei loro ambienti sono ancora presenti attorno a loro, anche se invisibili.

“Ti ricordi che craniata?”, sussurra Irma a Hay Lin accanto a lei, entrambe con la loro splendida livrea viola e turchese.

“A chi lo dici”, risponde sottovoce la Guardiana dell'Aria mimando il gesto di toccarsi la fronte.

'Non cominciate a cianciare fin dall'inizio', le richiama Will con il pensiero, ottenendo uno sguardo di approvazione dalla sola Taranee.

Vede Cornelia fare un cenno di saluto a Elyon e Miriadel, presenti sulla destra del grande anfiteatro illusorio. Dismesso l'aspetto terrestre, ora Miriadel appare al naturale, con la pelle color uovo d'anatra, le orecchie appuntite e i capelli verde petrolio raccolti in treccine.

E' certamente una presenza virtuale anche la loro: Will sa che la Luce di Meridian non ama quel salone né la Fortezza, che associa a pesanti strapazzamenti ormai passati.

Will si volta a guardare a sinistra. A due passi da loro c'è Orube, ancora coi vestiti terrestri, ma senza più la spada a tracolla.

Cedric, più discosto, sta in piedi a capo chino, ancora con tracce di polvere da estintore sui vestiti.

Il suo ruolo è chiaramente quello di imputato, pensa la Guardiana. E quello di Orube, quale sarà?

Seduti sulle gradinate retrostanti ci sono decine di saggi dalle tonache verdazzurre e dai visi alieni.

Al centro della sala c'è l'Oracolo, levitante a gambe conserte a un metro d'altezza su una pedana, attorniato da Yan Lin, Endarno e Tibor, più sobriamente in piedi.

Dopo la sua breve introduzione, il saggio Tibor lascia la sala.

 

L'Oracolo inizia, solenne: “Signori, tutte le ambiguità e le indecisioni del recente passato sono sfociate in una nuova emergenza. Ora è giunto il momento di fare chiarezza per poterla valutare e combattere”. Fissa i suoi occhi penetranti sull'imputato: “Ora, Cedric di Meridian, dovrai raccontarci tutto quello che sai. Sarà superfluo ricordare che sto leggendo i tuoi pensieri, quindi ogni reticenza e ogni menzogna andranno a tuo discapito”.

 

Will osserva Cedric mentre le sembra farsi più piccolo e infelice sotto gli sguardi diffidenti degli astanti. Con il capo chino, lui sospira e chiude gli occhi un istante, forse preparandosi a far uscire quella verità che tutti aspettano da fin troppi mesi.

Poi si raddrizza e, con voce piatta e monotona, si rivolge direttamente all’Oracolo: “Signore, molto tempo dopo che le Guardiane e Orube ebbero lasciato il mondo del libro, contro ogni mia aspettativa io mi ritrovai di nuovo in vita” .

Il racconto di Cedric prosegue nel silenzio totale degli astanti. Narra dell’incontro con lo spirito di Phobos, delle sue spiegazioni, le sue lusinghe e le sue minacce.

 

Will si guarda attorno, osservando le reazioni dei presenti.

Alla rivelazione del ruolo dell’energia dispersa dal portale nel risveglio dello spirito e dell’intero mondo interno al Libro degli Elementi, qualche mormorio si leva dalle gradinate.

Will si volta verso Orube e la nota coprirsi il viso. Certo si sente responsabile di aver lasciato quei due oggetti vicini. La sua contrizione sembra attenuarsi solo quando scocca un’occhiata verso Cedric, come se la sua presenza lì le ricordasse che tutto sommato è grazie a ciò che lui è nuovamente vivo.

 

Il racconto di Cedric continua, e Will intuisce la sua stanchezza nella descrizione delle estenuanti missioni che dovette compiere nel Metamondo per il recupero dell’ampolla e delle piante destinate alla creazione dei mormoranti.

L'accenno a Nerissa la turba: non avrebbe mai sospettato un qualsivoglia legame tra la Guardiana che l'ha preceduta e il tiranno del metamondo. Qualche vocìo dalle scalinate le fa capire che questa ferita è ancora aperta nella Congrega.

Al racconto della terza e quarta missione a Meridian alla ricerca dell’acqua magica, Will si volta verso Elyon e Miriadel per studiare le loro reazioni: le due, completamente meravigliate, si scambiano occhiate e brevi commenti sottovoce.

 

“…quell’uomo è morto per colpa mia, ho reagito d’impulso quando mi ha riconosciuto”. Pronunciando queste parole, Cedric cade in ginocchio, contrito fino alle lacrime.

Will non lo aveva mai visto così. Che fosse questo il motivo per cui si è ostinato a mantenere il segreto, si chiede?

“Lacrime di coccodrillo”, le sussurra Irma, ma un'occhiata dell'Oracolo la scoraggia dal continuare i suoi commenti.

Sempre inginocchiato a terra, Cedric si rivolge a Elyon: “So che ora mi aspetta una punizione esemplare e sono pronto a riceverla e a…”

 

Miriadel lo interrompe prima che possa finire la frase: “Ci hai fatto tutti fessi, Cedric, ma soprattutto hai fatto fesso te stesso! In primo luogo, forse ti farà piacere sapere che il funzionario Lord Alektor non è affatto morto: è un potente telecineta, e ha usato le sue capacità per attutire la caduta. In secondo luogo, lui non ti aveva affatto riconosciuto come Lord Cedric: il tuo aspetto somigliava a un identikit diffuso dalla Guardia Civica, ma nessuno lo aveva mai associato alla tua identità. Semplicemente, ti credevamo morto!”.

Interviene Elyon, imbarazzata: “Io devo chiedere scusa a Miriadel e anche alle mie amiche Guardiane. Se l'equivoco è continuato fino a questo momento, è stato anche per causa mia”. Guarda verso di loro. “Più di un mese fa loro mi hanno accennato al ritorno di Cedric, ma io ho reagito in modo... diciamo emotivo. Non ho voluto sapere nessun dettaglio e non ne ho più parlato con nessuno”. Poi si rivolge alla sbalordita Miriadel con un'espressione rammaricata: “Mi dispiace, 'ma. Non dire niente, lo so. Se solo avessi chiesto le date, avrei potuto notare la coincidenza fra gli avvenimenti di Meridian e il ritorno...”.

L'Oracolo le interrompe: “Vi prego di tenere le vostre considerazioni per dopo, ci sarà tempo per approfondire i dettagli. Ora, però, ascoltiamo assieme il racconto fin alla fine”.

 

Cedric, che alla spiegazione di Miriadel era rimasto a bocca aperta, si rialza in piedi.

Dopo essersi schiarito la voce riprende, raccontando della fuga dal libro, straziato dalla veste nera e inseguito dalla minaccia di Phobos di trasmettere a Orube una raccolta di suoi ricordi, veri o falsi, che avrebbero fatto sì che lei l'avrebbe odiato e disprezzato per sempre.

“Che l'avrebbero fatta rinsavire”, sussurra Irma all'orecchio di Will, che ricambia con un sommesso “Shhh!” e un cenno del viso verso Orube, tuttora a due passi da loro: Irma dovrebbe ricordare che non si può sottovalutare il suo udito felino.

 

Il racconto di Cedric continua, la voce monotona a momenti venata da un accenno di pianto mentre richiama l'episodio che segnò la prima rottura con Orube.

Era questa quindi la vera ragione per cui Cedric si è ostinato a mantenere il segreto del libro, pensa Will, anche a costo di perdere comunque la sua amata. Ha preferito essere lasciato perché si rifiutava di parlare, piuttosto che rischiare il suo imperituro disprezzo per via dei ricordi più o meno manipolati trasmessi dallo spirito.

 

Quando Cedric inizia a parlare di Cassandra, Will si stupisce. Un'altra profuga di Meridian! Chissà se ce ne sono ancora altri in città, dopo tanti anni? Sarebbe suo compito di Guardiana indagare su questi casi.

Dirige di nuovo lo sguardo in direzione di Elyon e Miriadel: quest'ultima comincia a bisbigliare animatamente alla giovane regina, che l'ascolta stupita con cenni di assenso.

Dopo una nuova occhiata dell'Oracolo, tutt'e due si ricompongono e riprendono ad ascoltare in silenzio, limitandosi a scambiarsi sguardi e, probabilmente, pensieri.

 

Il racconto di Cedric va avanti fin alla telefonata di Orube, ma l'Oracolo lo interrompe: “Ciò che è avvenuto con lei è troppo privato per poter essere discusso ora. Salta questa parte, e raccontaci cos'è avvenuto subito prima del disastro”.

Il racconto riprende, per arrivare fin alla folle sfida di Kendrel allo spirito del libro, con il suo drammatico epilogo e l'intervento delle Guardiane, seguito dall'innaturale nuvola temporalesca.

 

L'Oracolo annuisce, grave. “Cedric, quali sono le tue valutazioni di questo intervento?”.

Cedric esita prima di rispondere, ma torna a rialzare lo sguardo. “Con tutto il rispetto, Oracolo, io credo che potrebbe avere fatto il gioco dello spirito di Phobos”.

“Perché?”, chiede Endarno, agghiacciato.

E' stato lui, ricorda Will costernata, a dare l'ordine urgente di distruggere il Libro degli Elementi. E loro lo hanno eseguito.

“Perché lo spirito di Phobos necessitava di energia magica per poter fare qualunque cosa. Ora, l'arrivo delle Guardiane e lo stesso raggio magico che ha ridotto il libro in cenere gli hanno dato dell'energia, per qualche breve istante. Tutto dipende da come lui è riuscito a utilizzare quel tempo e quell'energia, prima della completa distruzione del libro. Solo una cosa è certa: ha avuto molti mesi per fare un piano nel caso di un epilogo così prevedibile. L'avvenimento della nuvola temporalesca, qualunque sia il suo significato, sembra confermare che lo spirito è sopravvissuto alla distruzione del libro, e ora forse è tra noi”.

 

 

 

Dopo la fine della riunione a Kandrakar, le guardiane riprendono il loro aspetto usuale nella soffitta di Villa Rudolph.

Cedric e Orube si sono appena allontanati, diretti all'ospedale per informarsi su come sta quella Cassandra Smith.

“Che giornatina...” comincia a dire Irma, ma non fa in tempo a finire la frase che il suo cellulare comincia a squillare. Lo cerca affannosamente nella borsetta. “Ma dov'è quel... ah, ecco!”.

Lo porta al viso. “Ciao pa... Scusa, si era scaricata la batteria, ora la ho... Cosa? Cosa ti hanno riferito? … No, ero lì perché dovevamo fare un regalo... sì, sono scappata di corsa per questo, mi ero dimenticata di un appuntamento... Sì, mamma mi scuserà... Sì, le solite amiche. Eravamo lì in libreria, quando è caduto un fulmine... Sì, strano... Ma perché insisti? Non sono mica io a farli cadere, i fulmini...”.

Mentre Irma annaspa per giustificarsi con suo padre, suona anche il telefonino di Hay Lin. Quando risponde, viene investita da una voce arrabbiata che parla in mandarino. “Mio papà”, dice tra i denti alle amiche, “Devo scappare, mi dispiace”. Si allontana verso la scala, sempre col telefonino che abbaia frasi che capisce solo lei.

“Ragazze, devo scappare anch'io”, si congeda Irma seguendola verso l'uscita, “Vento di tempesta in famiglia!”.

“Vi dispiace se vado anch'io?”, dice Taranee, e scende la scala prima di ottenere alcuna risposta.

 

Will guarda Cornelia, in piedi al suo fianco. “Tu sei stanca?”.

“Insomma... è stata una giornatina!”, risponde lei ravviandosi una ciocca dei lunghi capelli biondi, insolitamente fuori posto. “Tu sembri distrutta”.

“Lo sono, ma ho ricevuto ancora un messaggio dall'Oracolo”.

“Un messaggio telepatico?”.

“No, un SMS”. Mostra il suo telefonino all'altra, sorpresa. “C'è ancora un lavoro da fare, stasera. Potresti pensarci tu?”.

 

 

 

Cedric esce con un'espressione grave dalla cameretta d'ospedale, chiudendosi la porta alle spalle.

“Come sta?”, chiede Orube, che lo stava aspettando in corridoio.

“Cassandra mi sembra ancora molto debole. Mi ha chiesto se posso evitare di farle ricevere visite finché non si riprende”.

Restano tutti e due in silenzio, a occhi bassi.

Poi Orube alza lo sguardo e dice, incerta: “Sai, Cedric... mi sembra quasi impossibile di essere ancora qui a parlare con te”.

Lui annuisce grave. “Ti ho deluso, lo so. Ma non sopportavo l'idea che Phobos ti inoculasse il suo veleno di memorie. Tu eri la sola dalla mia parte”.

“Qualche cosa di più che dalla tua parte, Cedric. Io ti ho amato”.

“Non usare il passato, ti prego. Mi ferisci!”. Le prende una mano.

Lei osserva le loro mani, senza ritirare la sua. “Un tempo non esclude necessariamente un altro, Cedric. Ma è troppo presto per parlarne. Non sappiamo neanche se possiamo fidarci l'uno dell'altro. Chi ti assicura che non ci sia Phobos dietro questi occhi gialli?”.

Lui si rabbuia. “Se ti avesse fatto questo...”. Poi torna a guardarla. “Non lo credo. Non lo credo proprio!”.

Tacciono un attimo. Lei riprende: “Cos'hai provato, quando hai saputo che quell'uomo a Meridian non era morto?”.

“Sollievo. Tanto sollievo. Questa sarebbe stata una vergogna che non avrei saputo come confessarti. Inoltre Elyon avrebbe voluto la mia testa. Ho vissuto per mesi temendo una richiesta di estradizione da Meridian...”.

“Beh, non è detto che non arrivi”.

Cedric annuisce preoccupato, poi, di colpo, si irrigidisce come se avesse visto uno spettro.

 

Orube segue la direzione del suo sguardo: dal fondo del corridoio, emergendo dalla folla dei sanitari e dei parenti, stanno arrivando Elyon e Cornelia.

Elyon si ferma davanti a Cedric, pallido come un cencio. La regina in incognito porta una fascia di lana tutt'attorno alla testa; sotto la giacca pesante di pelle si intravvedono luccichii come di chincaglieria, certamente potentissimi amuleti dalle misteriose funzioni.

“Non temere, Cedric. Quest'oggi non sono venuta per quello che pensi. Ci sarà tempo anche per quello”. Comincia a guardarlo fissamente negli occhi, senza che lui possa distogliere lo sguardo né parlare.

“Ma... cosa sta facendo?”, sussurra Orube a Cornelia, che è rimasta dritta e silenziosa accanto a lei.

“Lasciala fare un attimo”, le risponde a mezza voce. “E' stato tutto concordato con chi sai tu”.

L'attimo si prolunga in modo imbarazzante, finché la giovane Regina di Meridian distoglie gli occhi.

“Elyon, mi meraviglio di vederti qui”, le dice Orube freddamente, “Forse non ti è chiaro che lo spirito di Phobos si trova a Heatherfield, alla ricerca di un corpo da possedere”.

“Vorrei solo che ci provasse”, risponde lei con un breve ghigno sicuro. Per un istante più breve fissa i suoi occhi in quelli di Orube, poi li distoglie.

“Non è educato fissare così le persone!”, si ribella la Guerriera.

Cornelia, accanto, ripete: “E' stato tutto concordato con chi sai tu. Siamo qui per uno scopo”.

 

Poi Elyon si volta verso la cameretta chiusa. “E' possibile incontrare questa Cassandra Smith?”.

Cedric nicchia: “E' molto debole, mi ha chiesto di non far entrare nessuno. Puoi tornare?”.

Le due inquietanti visitatrici si scambiano un'occhiata.

“Va bene, sarà per domani”, decide la Guardiana della Terra. “Voi restate ancora qui?”.

“Per poco”, le risponde Orube.

Elyon torna a fissare brevemente il suo vecchio amico e nemico negli occhi.“Allora, Cedric, hai finito di traviare le brave ragazze?”.

“Non so di cosa tu stia parlando”, risponde lui con un goffo tentativo di apparire indignato.

Il breve incontro finisce rapidamente com'era iniziato. Senza aggiungere altro, Cornelia ed Elyon si girano e se ne vanno a passo rapido.

 

“Quella ragazza è diventata veramente inquietante”, commenta Orube quando le due sono fuori di vista. “Ma perché ti fissava in quel modo?”.

Cedric abbassa le spalle in un gesto di rassegnazione. “Penso che mi abbia copiato le memorie. Decenni di storia segreta di Meridian...”.

Orube spalanca i suoi occhi gialli. “Ma... avrà copiato anche i ricordi dei nostri momenti...”.

“E' il meno. Non credo che andrà a fare la voyeur”.

“Il meno per te, forse!”, si accalora lei. “Quella... quella...”.

Lui la scuote per una spalla. “Calma, non è successo niente!”.

“Traviare le brave ragazze... Ma si faccia gli affari suoi, quella!”.

Cedric lascia che lo sdegno di Orube sfumi un po', poi conclude: “Sei stata con l'uomo sbagliato, dovresti essere preparata a molto peggio di una frecciatina”.

Orube lo guarda a lungo, tacendo pensierosa. Infine propone: “Vogliamo parlarne questa sera? In campo neutro?”.

“Stasera?”, si stupisce Cedric, “Quand'è che partirai per Basiliade?”.

Lei alza le spalle. “Per ora non parto. Non posso lasciare tutti nel pieno di un'emergenza così”.

La guarda intensamente. “E poi?”.

“E poi si vedrà. Ora devo andare dal maestro Yarr per informarlo di quanto è successo. Solo poche ore fa ero passata da lui per congedarmi, e invece ora... “. Poi, più allegramente: “Allora, ti aspetto alle nove? Pizza?”

“Ci sarò!”. Dopo molto tempo, Cedric accenna finalmente un sorriso.

La guarda allontanarsi, rinfrancato. Forse c'è ancora un futuro per loro.

 

Quando Orube è scomparsa alla vista, Cedric decide di entrare prudentemente da Cassandra.

Per fortuna, nella cameretta doppia dove l'hanno messa in osservazione non c'è alcun altro paziente a limitare i loro discorsi. Lei è distesa sul lato sinistro, e apre gli occhi per guardarlo.

“Allora, Cassandra, come va ora?”, le sussurra piano.

“Mi sento bruciare tutta la pelle sul lato destro.” Solleva leggermente il braccio e lo protende per farglielo vedere.

Lui ignora il gesto, ritraendosi. “Per fortuna, questo avvalora la scusa del fulmine agli occhi dei sanitari. Non potevamo certo raccontare che eri stata fulminata da uno spirito malefico che si annidava in un libro magico”.

“Maledetto lui. E' distrutto, adesso? E' davvero finita?”.

Lui guarda fuori dalla finestra la serata ormai buia, costellata da luci natalizie.

“Sinceramente temo di no. Mi è impossibile credere che non avesse escogitato una qualche scappatoia per un epilogo tutto sommato prevedibile”.

“Ti è parso prevedibile?”, domanda lei sorpresa.

Cedric annuisce col capo. “Forse anche sperabile, per lui. Tutte le sue possibilità erano collegate a una fonte di energia magica, e per un attimo l'ha avuta, prima che il libro finisse in cenere. Tutto dipende da come è riuscito a sfruttare quest'attimo”.

Lei resta pensierosa. “Pensi che sia sfuggito in quella nube lampeggiante?”.

“Può essere” . Fa qualche passo per guardare fuori dalla finestra. “Però per conto mio quella cosa era troppo inutilmente vistosa per racchiudere un fuggitivo. Personalmente penso che fosse un diversivo per nascondere qualcos'altro”.

Lei aggrotta lo sguardo.“Qualcos'altro? Di che genere?”.

“Per cominciare, Phobos ha bisogno di un corpo per agire e spostarsi. Non credo che stia ancora per aria. In secondo luogo, ha bisogno di una sorgente di potere magico, e non è che lo vendano nei supermarket. Se comincia a farsi notare, è finito: probabilmente è vulnerabile a molti tipi di attacchi, compreso un banale attacco fisico con...”, si guarda in giro, finché il suo sguardo cade sul tavolino. “Con un vaso da fiori, per esempio. Come quello”.

Cassandra allarga gli occhi, impressionata. “Quindi tu pensi che si nasconderà?”.

Cedric annuisce. “Potrebbe essere nascosto in uno qualunque di quelli che erano presenti, oppure potrebbe avere contaminato il Cuore di Kandrakar, o uno qualunque degli oggetti lì presenti, reso magico da qualche suo trucco nel brevissimo istante prima della distruzione del libro.

Dopo un attimo di meditazione, Cassandra chiede: “Secondo te, cosa potrebbe fare se riuscisse a sfuggire?”.

Cedric si stringe nelle spalle. “Posso immaginare le cose che vuole, però non in che ordine di priorità le realizzerebbe. Probabilmente dipenderà dalle occasioni che gli si offriranno”.

“Fammi qualche esempio”.

“Ovviamente lui vorrà vendicarsi contro Kandrakar e le sue guardiane, contro Elyon e forse anche contro di me. Però prima di fare qualcosa di così rischioso, deve avere accesso a una fonte di potere magico. Da questo punto di vista io sono il candidato ideale, non essendo in grado di usare il mio per difendermi, grazie al vecchio regalo che mi ha fatto l'Oracolo prima di mandarmi qui. Però, in quanto candidato ideale sono anche molto prevedibile, e per lui il rischio di essere individuato dentro di me sarebbe molto forte. Senza contare che non so se continuerò a godere della relativa libertà di cui ho goduto, si fa per dire, finora”.

L'espressione di Cassandra si fa preoccupata. “Hai paura, quindi?”,

Cedric si stringe nelle spalle. “Sarebbe da sciocchi non averne. Ormai sono abituato a convivere con questo”.

“Però possiamo immaginare cosa farà. Kandrakar riuscirà a prevenire questo piano?”.

“Ci proveranno di certo”, dice Cedric. “Però c'è una possibilità diversa. Tutto dipende se lui è in grado di possedere qualcuno che non fosse vicino durante la distruzione del libro”.

Lei spalanca gli occhi, sorpresa. “Credi che sia possibile?”.

“Non ho elementi per dirlo. Però, se fosse possibile, Phobos potrebbe scegliere un'altra strategia. In fondo Meridian non gli interessa molto, tant'è vero che durante la rivolta contro di lui diede ordine all'esercito di distruggerla. Lui voleva conquistare la Terra”.

“Come? La Terra?!?”.

“Sarebbe perfino più facile, per lui. I terrestri sono indifesi davanti a molti trucchi magici. Se egli potesse riuscire a possedere, o anche solo a influenzare, qualche uomo potente, potrebbe acquisire un controllo crescente su questo mondo: sul governo, sulla finanza o sulla malavita. Questo gli darebbe parecchi modi per vendicarsi, quantomeno su quelli di noi che risiedono sulla Terra. Le Guardiane sono fondamentalmente impotenti contro un attacco a sorpresa da parte di un killer; o, anche se loro riuscissero a sottrarsi, potrebbero colpire i loro famigliari”.

Cassandra spalanca gli occhi all'idea. “Questo sarebbe terribile. Pensi che quell'uomo sia davvero così crudele?”.

Cedric si stringe nelle spalle, senza rispondere.

“Oh, Cedric, sono così preoccupata...”, dice, sollevando ancora la mano verso la sua, ma lui si ritrae.

“Allora, ti sei rimesso con la tua bella?”, chiede lei lasciando ricadere il braccio. “Magari è gelosa?”.

Ancora una volta lui si stringe nelle spalle. “Orube, intendi? Non lo so ancora, dipende tutto da lei”. Guarda verso l'orologio a parete. “Le sette. Ora scusa, vorrei andare. E' stata una giornata lunghissima, e non è ancora finita”.

“Vai pure, Cedric. E buona fortuna con il tuo amore”.

Dopo un ultimo saluto, lui esce dalla stanza con un'ultima sfuggevole occhiata da sopra la spalla.

 

Cassandra sente i suoi passi allontanarsi lungo il corridoio, confondendosi con i rumori e le voci di un'umanità sofferente e dei loro angeli in camice.

Torna ad accucciarsi sotto le coperte, mentre sul suo viso si disegna un ghigno, non visto da alcuno.

“Sempre sagace, mio fedele Cedric!”.

 

 

 

 

Note sul capitolo 26

 

Questo è il capitolo finale di Ritorni.

Come potete immaginare, non è stato facilissimo da scrivere.

La prima parte propone una brevissima panoramica dell'inchiesta a Kandrakar, vista attraverso gli occhi di Will che, pur essendo il personaggio più importante nel fumetto, non ha avuto una parte molto grande in questa storia. E' narrata in modo da non diventare un doppione del riassunto all'inizio di ogni capitolo, lasciando piuttosto spazio alle reazioni di vari personaggi e ad alcuni loro interventi che aggiungono puntualizzazioni importanti alla storia.

Dopo il breve siparietto del ritorno delle Guardiane, ritroviamo nuovamente Cedric e Orube, i principali protagonisti, e infine Cassandra, che dal suo letto d'ospedale fa da spalla alle lucide e cupe previsioni di Cedric sui possibili sviluppi futuri.

Infine chiudiamo con quello che per qualcuno sarà stato un finale a sorpresa: il ghigno di Phobos disegnato sul viso di Cassandra. Non che fosse insospettabile: Cedric, per esempio, ha accuratamente evitato di farsi toccare da lei, e per un momento forse ha persino pensato di usare quel vaso da fiori sul tavolo per porre fine alla questione per sempre.

 

Grazie a tutti quelli che hanno seguito il racconto fino a questo finale aperto, spesso lasciandomi i loro apprezzatissimi commenti.

Il titolo 'La fine e l'inizio' lascia presagire che in futuro ne potrei scrivere una continuazione. Spero che anche Marianna, l'autrice della fiction da cui Ritorni è stata sviluppata, vorrà contribuirvi.

Finora ho buttato giù alcune idee, provando a mettermi alternativamente nei panni di Phobos e degli altri personaggi.

Se un giorno da tutto ciò nascesse una nuova storia, spero che sarete ancora con noi per leggerla.

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3865367