Evil Breaker

di AngyTaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: UNA VITA DAVANTI AGLI OCCHI ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2: SAMHAIN ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eternità. Concetto del quale considerare i pro e i contro. Eternità. Eternità e ancora Eternità. Ecco cosa mi aspettava. Ero alla fine della mia vita e sulla soglia della mia giovane esistenza. Mi trovavo in un sottile confine. Incredibile che riesca a pensare. Quel fuoco arde, brucia. Fa male. Eppure lo sopporto. Nonostante l'unica cosa che voglia sia mettere fine a questa sofferenza... io dovevo resistere, non tanto per me.. ma per lui. Che cosa sarebbe senza di me? E la mia non è presunzione solo la pura e semplice verità. Il cuore mi andava in fiamme. Letteralmente. Si scioglieva lentamente, dolorosamente. Lanciai un urlo. Oramai non mi trattenevo più. Urli a raffica. Mentre urlavo al mio fianco, cercavo qualcosa di tagliente, qualcosa di ... Ancor più doloroso. Un altro urlo. Questa volta ero meravigliata. Era agghiacciante sentirlo. Sentii qualcuno prendermi la mano. Implorai: "Voglio morire... ". Facevo pietà e per questo disgustavo anche me stessa. D'un tratto lo sentii. Il fuoco si spegneva. No, si rendeva docile. Si adattava, non era più un fuoco era un piacevole calore. Mi paralizzai in quel senso di dolcezza quando... eccolo. L'ultimo e tragico fuoco. "MALEDIZIONE ... aiutatela... vi prego " Una voce straziata, asfissiata. Gemetti fortissimo. Oramai nella mia gabbia toracica un vuoto cosmico alloggiava. Ora sentivo il doppio. Sentivo il suo falso respiro. Sentivo la sua mano. Sentivo ... la mia nuova me.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: UNA VITA DAVANTI AGLI OCCHI ***


Il 25 Settembre di circa venti anni fa, a New York, accadde qualcosa di straordinario. Luisa Lorei mise alla luce uno straordinario bambino di rara bellezza.
Forse detto così non può sembrare niente di straordinario, ma il bambino, è nato in un modo alquanto curioso, infatti è stato messo al mondo da una giovane davvero singolare, ossia l’arcangelo Barachiel, sceso sulla Terra per proteggere l’amore. Barachiel dopo aver riflettuto a lungo decise che per poter crescere ed educare il piccolo Daniel, nel modo dovuto sarebbe stato meglio non avere un compagno, soprattutto dopo quello che le era accaduto con il padre di suo figlio. Daniel quindi è sempre vissuto senza un padre.
Luisa non ha mai rivelato il suo segreto a nessuno, decidendo quindi di dare al figlio il proprio cognome. Il bambino venne battezzato nel mese di Febbraio, col nome di Daniel Lorei. Nessuno, però, è a conoscenza dei magnifici poteri che è in grado di utilizzare questo ragazzo.

Daniel
All’improvviso appare avanti ai miei occhi, un vortice enorme venuto forse dall’inferno per risucchiarmi in un luogo sconosciuto. Ciò non mi dispiaceva poiché Jana e Alexandra mi avevano già spezzato il cuore, non sapevo come potessi ancora sognare, come potessi ancora vivere, io non volevo più vivere. Poi, d’incanto scorgo un volto che mi distrae dalla potenza del vortice, un volto che non avevo mai visto prima, ma stranamente mi sentii sollevato nel vederlo. Questo era avvolto in un’espressione triste, come se avesse perso qualcuno di importante, qualcuno che amava, piangeva guardando delle lettere che erano ormai zuppe per le lacrime. Non capivo chi fosse eppure mi ricordava qualcuno, forse nei miei sogni avevo già visto un’ immagine simile. Mi chiedevo perché continuasse a piangere, perché continuasse a disperarsi. All’improvviso vedo le sue labbra muoversi dolcemente e sussurrare una parola incomprensibile, era sempre la stessa, non riuscivo a capirla, non riuscivo a decifrarla. Continuava a piangere e versata un’ ultima lacrima cambiò frase, era difficile da comprendere ma sforzandomi riuscì a leggere le sue labbra. 
- Daniel torna da me, Daniel, ti prego...-
Chi era quella donna e cosa voleva da me?  Non capivo, mi sarei dovuto ricordare di quel volto angelico.
Il vortice mi stava per risucchiare e proprio in quell’ istante ho capito, ho capito chi era quella donna, ho capito che se entravo nel vortice l’avrei persa per sempre e lei avrebbe perso me, ho capito che l’avrei ferita, ho capito che non mi sarei mai tolto un peso così grande dalla mia coscienza. Mentre il vortice mi tratteneva, tutta la mia vita, o almeno il momento in cui sentivo l’obbligo di partire per questo viaggio, mi passò davanti agli occhi. La cosa ancora più strana è che il sogno, perché di questo si doveva trattare, cambia portandomi in un posto inquietante ma allo stesso tempo fantastico.
Ma come ci sono finito qui? Ma è una grotta!
Pareti viscide, pavimento scivoloso, minima illuminazione data da delle torce appese presso l’ingresso. Dove sono? Non capisco!
Ho paura,  mai avuta prima.
-Vieni ragazzo, vieni!- Una voce, mi chiama ma non riesco a riconoscerla. È di una ragazza.
-Vieni, non avere paura, ti voglio aiutare.-

-Daniel! Daniel!-
-Daniel svegliati! È solo un sogno. Daniel!-
Mi svegliai di colpo, ero sudato, stravolto, non capivo cosa stesse succedendo.
-Daniel! Ti sei svegliato!-
Era Sophia, la mia ragazza, con la quale stavo insieme ormai da quattro anni. Condividevamo un appartamento non molto grande da qualche mese, che si trovava a qualche metro di distanza da quello del mio migliore amico dai tempi dell’infanzia, John. 
-Cos’è successo?- Domandai con voce affannata.
-Niente!- Mi rassicurò lei sorridendo.- Hai solo fatto un nuovo brutto sogno. Cos’hai sognato questa volta?-
Mi domandò subito dopo, sia preoccupata che incuriosita.
- Non lo ricordo, era strano ma più vero rispetto a quelli precedenti.- Dissi con voce ancora impastata dal sonno. 
–Ma tanto era solo un sogno!- Esclamai poi con un finto sorriso per non farla preoccupare.
Sophia era molto fragile, si spaventava facilmente. Era così bella così graziata nei suoi movimenti. Era snella, aveva gli occhi color cielo e i capelli castano ramati e di media lunghezza, un nasino piccolo alla francese, un faccino tondo e dolce da angelo, con le giuste misure inoltre come ragazza l’altezza, seppure nella media le conferiva un certo fascino ed un forte senso di protezione. Ricordo benissimo quando la vidi la prima volta,era bella più che mai, ci incontrammo per caso al compleanno di Alice, una mia carissima amica d’infanzia, che me la presentò. Mi sentii un essere inutile di fronte a tale bellezza. Sophia indossava un abito da sera blu con una scollatura dietro la schiena , nonostante ciò era un abito adeguato, portava i capelli tirati dietro fermati da delle forcine a forma di rose con dei piccoli brillantini di colore bianco e orecchini di perla, scarpe con tacco a spillo, ma non erano “esagerate”, anzi, tutt’altro non so come descriverla, era, era un angelo sceso dal cielo per portare felicità nel mio cuore.
Controvoglia e ancora un po’ stranito, perché non ero riuscito a dormire come speravo da ormai qualche settimana, mi alzai. Automaticamente mi preparai, avevo optato per un look total black e il profumo al thè verde regalatomi da Sophia. Bevvi una bella tazza di caffè che mi fece sciogliere quella brutta sensazione da dosso. Di solito la vera colazione la facevo con il mio gruppo di amici. Sophia purtroppo quel giorno, aveva delle commissioni importanti da svolgere; forse ci avrebbe raggiunto nel pomeriggio. Non appena misi piede fuori da casa, notai che quel giorno, il tempo non era un granché e questo mi mise nuovamente a disagio, perché ciò mi portava sempre ad avere dei brutti pensieri e soprattutto sensazioni. Sembrava che il mondo, mi volesse avvertire di qualcosa. Andai quindi a prendere John. Ricordo che non avevo impiegato molto a considerare Alice e John come dei fratelli. Con loro avevo condiviso la maggior parte delle cose e mi ero aperto, anche se non completamente. Apprezzavo moltissimo i loro gesti, soprattutto quando mi sentivo giù, e proprio per la loro schiettezza gli volevo un bene dell’anima. Di John mi piaceva il suo essere sempre pronto ad aiutarci e a difenderci. In poche parole, non era il solito fighetto che si vede in giro, che pensa solo a sé stesso. 
–Ehi Bro, tutto ok?- John mi squadrò capendo che qualcosa non andava. 
–John insomma. Ho avuto degli incubi. Ora è tutto ok, tranquillo, non sarà mica quello a smontarmi no?- e scoppiai a ridere, quel ragazzo riusciva a farmi diventare perfino simpatico. 
–Allora come va con Alice?- domandai prima di avviarci verso casa di quest’ultima. John preferì non rispondere a quella domanda, poiché dopo qualche istante avremmo raggiunto la sua casa. Qui la nostra amica, ci diede il buongiorno e ci disse che aveva la strana sensazione che quel giorno ci sarebbe toccato un test a sorpresa.
-Buongiorno Alice, diciamo che avrei preferito rimanere a poltrire tutto il giorno oggi.- Feci un piccolo sbadiglio ed aggiunsi: -Ah si? E di che materia?- Mi divertii a stuzzicarla. John mi lanciò uno sguardo che aimè conoscevo bene. Gli rivolsi di rimando un occhiolino per fargli capire che poteva stare tranquillo. Se continua così si farà male. Pensai, ripensando a quello che mi aveva confessato qualche mese prima, riguardo ai suoi reali sentimenti per lei. Una volta presa la metro, impiegammo qualche minuto a raggiungere la nostra università, la Tisch school of the arts, e di conseguenza Wesley, che stava ascoltando la musica seduto sul suo muretto preferito. –Pivellino anche oggi ti piangi addosso? Ma non ti annoi mai?- Stuzzicai come al solito il ragazzo che mi dava fastidio, perché cercava sempre di mettermi i bastoni tra le ruote. Lo so, esageravo troppo ma era più forte di me, non ci potevo fare niente. Una volta terminata la strana routine dei nostri saluti, Alice propose a John di accompagnarla quel pomeriggio, dopo le lezioni, al Westfield World Trade Center, per salutare sua zia che sfortunatamente vedeva poco. John ascoltò con il sorriso sulle labbra la richiesta di Alice, che come volevasi dimostrare gli piacque e forse quella sarebbe stata l’occasione buona per entrambi di parlare dei loro sentimenti. Stando vicino a loro captai il messaggio e decisi di aiutarli. –Ragazzi purtroppo oggi dovrete fare a meno di me perché Sophia mi ha lasciato alcune commissioni.- Feci una breve pausa ed aggiunsi: -Sapete come è fatta. Se non mi metto al lavoro mi ammazza.- In realtà, la mia ragazza mi aveva detto che avrebbe fatto tardi quel giorno e di non preoccuparmi. La giornata universitaria trascorse normalmente e come aveva previsto Alice, il test a sorpresa c’era stato. Fortunatamente si trattò di domande a risposta multipla su Storia dell’arte, la materia che preferivo in assoluto. –Ragazzi che vi avevo detto? Però siamo stati fortunati dai … mi dispiace per Sophia.- Lei infatti non presentandosi aveva saltato la prova e quindi avrebbe dovuto organizzarsi con la professoressa Morrison, per recuperarlo. Insieme agli altri decidemmo di pranzare al solito posto, al Blue Jeans, una tavola calda ideale per i giovani che si trovava a qualche metro dalla nostra università. Era stata per noi amore a prima vista con quel posto, da quella volta, diventò uno dei nostri punti di ritrovo. Jesse, la nostra amica che lavorava li, ci corse subito incontro non appena ci vide occupare uno dei tavoli vicino ad una delle numerose finestre. –Ehi gente, che bello vedervi! Cosa vi posso portare oggi?- A rispondere fu John che ormai conosceva a memoria il menù. –Allora per me il panino con doppio cheeseburger e le patatine fritte medie; da bere una birra rossa media.- Jesse segnò il primo ordine sul cellulare per velocizzare l’ordinazione. Sorrise dunque agli altri e chiese: -A voi porto il solito invece? Tranne che per Alice, lei scommetto gradisce ancora la mega insalata con il tocco speciale della casa, giusto?- La ragazza che aveva preso posto di fronte a John, annuì ed aggiunse: -In più vorrei prendere un gelato piccolo alle creme.- Jesse si mise subito all’opera, lasciandoci così chiacchierare tranquillamente. 
–Ehm sbaglio o tra poco ci sarà Halloween? Vi va di fare qualcosa insieme?.- Wesley, dopo essersi tolto le cuffie tornò ad essere il tipo socievole che piaceva a tutti, compreso il sottoscritto, anche se non lo davo mai a vedere, prendendolo sempre in giro. –Uhm, vero. Non saprei … organizzano qualcosa?- Domandai mentre Jesse tornava accompagnata da Ethan con le nostre pietanze. Il mio stomaco brontolò talmente forte che chi stava accanto  a me lo aveva senz’altro sentito. –Scusatemi, ultimamente ho quasi sempre una fame da lupi. Eppure non faccio cose in più.- spiegai con sguardo un po’ perplesso. Una volta finito di pranzare, salutai i miei amici, rimanendo che ci saremmo sentiti per organizzare una serata insieme a casa di qualcuno. Dopo circa un’oretta stavo già vagando per la città in cerca dell’erboristeria che mi aveva consigliato settimane prima Sophia. Lei ormai sapendo perfettamente quello che stavo passando con i miei sogni e patita per le cose fuori dal comune, mi aveva indirizzato a comprare alcuni infusi per dormire meglio. Anche se aveva concordato con me che quelli, erano davvero particolari e suggestivi, come se fossero stati una sorta di flash back.
-Sarebbe da cercare informazioni in biblioteca o magari consultare dei siti di occulto. Magari Marcel può darci una mano, che ne dici?- La proposta di Sophia mi fece sentire subito meglio, anche se per me sarebbe stata una vera sfida tenere nascosto ciò a John e gli altri. Non mi sentivo pronto a confidarmi con loro di questo aspetto, così delicato della mia vita. Raggiunsi l’erboristeria, Lay Fab Herbal, dopo circa una mezz’ora a causa del traffico e del ritardo della metro. Una volta entrato una sensazione di benessere mi pervase. Questa si che è bella! A saperlo ci sarei passato prima. Pensai tra me e me, mentre mi avvicinavo al bancone principale. L’attesa fortunatamente durò pochissimo, lasciandomi solo qualche piccolo istante con un minimo di ansia. La commessa che mi accolse aveva all’incirca la mia età. Era una ragazza abbastanza carina, minuta, con lunghi capelli castani e grandi occhiali da vista moderni. –Ciao. Buongiorno & benvenuto da Lay Fab Herbal! Come posso esserti utile?- Presi il cellulare dove avevo appuntato per sicurezza il nome delle tisane, consigliatemi sempre dalla mia ragazza. –Allora: tisane a base di tiglio, camomilla, lampone, valeriana e lavanda. Ho difficoltà a dormire.- Bloccai il telefono e lo posai nella tasca destra del mio giubbino di pelle. Osservai gli scaffali posti alla mia sinistra notando che erano presenti anche molti cosmetici. Molto interessante. Per i regali a Sophia, Alice e Jesse qualche volta posso farli qui. In quel momento tornò la commessa con il mio ordine. –Scusa il ritardo, ma ho avuto delle piccole difficoltà a trovare quella al tiglio. Il prezzo lo trovi alla cassa, in fondo. Grazie ed arrivederci.- Pagai e con il sorriso sulle labbra tornai a casa.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2: SAMHAIN ***


Daniel
 
Dopo tante attese settimane era finalmente arrivata la settimana di Halloween, o come la conoscevano i celti Samhain.
 
Quel giorno mi alzai controvoglia dal letto dopo la sveglia da parte di Sophia. Indossai una t-shirt, con sopra una felpa nera molto semplice con il cappuccio e la zip, un paio di jeans ed ovviamente le Converse All Stars nere. Presi lo zaino e dopo aver dato uno sguardo allo specchio mi diressi in cucina dove consumai rapidamente la colazione prima di andare all’università. Ultimamente con i ragazzi stavamo cercando di godere di più libertà e quindi non avere tra i piedi, le ragazze; poiché avevamo bisogno anche di scambiarci per conto nostro varie info sui nostri hobby e non solo. Già è dura per me, tenere nascosti alcuni dettagli dei miei sogni,  figurati avere sempre due paia di occhi addosso per tutto il giorno!
Sophia  e Marcel insieme, poi  erano formidabili... tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che il mio taccuino dove appuntavo le cose più importanti, non era stato ancora trovato.
 In quei giorni all’università, c’era davvero un gran bel brusio, per via della festa imminente di Halloween. I comitati di organizzazione avevano questa volta scelto come location uno degli hotel più rinomati della città, il  Westgate New York Grand  Central.
Visto da fuori può sembrare un maestoso hotel a quattro stelle, dai mattoncini rossi in stile federale, ma in realtà dentro  quell'edificio era qualcosa di veramente magnifico, per come era stato curato nei minimi dettagli dagli interior designer.

Preparativi per la festa di Halloween

Sophia

Dopo aver sistemato la mia camera, ma in particolar modo, i miei libri, trovai il diario di mia nonna Emily, lo presi con cura e sedendomi sul letto incominciai a sfogliarlo con cura, perdendomi così nei suoi pensieri. Quello era uno dei momenti in cui ripensavo alla nonna, e a quello che avevamo trascorso insieme. Mi mancava davvero tantissimo, era l'unica in grado di aiutarmi e capirmi nel momento del bisogno, oltre ovviamente alle mie migliori amiche: Alice e Jesse. Quest'ultima anche se la vedevamo poco per via del suo lavoro, era rimasta la vecchia ed esigente Jesse. Dopo circa una decina di minuti, con un sorriso compiaciuto trovai delle pagine di diario davvero interessanti. Lessi e rilessi quelle pagine fino a quando non iniziai a vedere delle similitudini con quello che ci stava capitando nell’ultimo periodo, soprattutto a Daniel. Wow, credo proprio che questo diario ci possa aiutare a capire… io, Marcel e Daniel dovremmo leggerlo insieme. Una volta tornata con la mente alla realtà, posai il diario nel suo nascondiglio e mi diressi alla finestra per poter ammirare il cielo e prendere una bella boccata d’aria. Il cielo era plumbeo, quindi perfetto per organizzare in casa i preparativi per la sera del 31. Qualche minuto dopo, come se mi avesse letto nella mente telefonò Alice, per dirmi quando dovevamo vederci per organizzare tutto l’occorrente per la festa.
-Ciao Alice! Se siete libere potete venire anche ora a casa... tanto Daniel e gli altri non ci sono. Ok, perfetto! A tra poco! Ciao.-  Dissi chiudendo in quel modo la conversazione. Andai così in cucina, a preparare la merenda per le mie amiche, come era di consueto fare nella mia famiglia. Dopo circa un quarto d’ora vidi le mie amiche scendere dall'auto. Alice si stava sistemando il cardigan bianco addosso. Attraversarono la strada e suonarono al campanello. Con il sorriso sulle labbra aprii il cancello, seguito subito dopo dalla porta. Le mie amiche mi trovarono in cucina intenta a togliere l’acqua calda per le tisane e a finire di sistemare: piattini, cucchiaini e dolcetti vari sul tavolo.
-Sophia, la festa come già sai si svolgerà al Westgate  New York Grand  Central. è grande e spazioso e attirerà tanta gente. Credo inoltre che lo addobberanno nella maniera dovuta … e noi non vogliamo essere da meno giusto?-
Mi appoggiai al tavolo per non scivolare a terra per l’emozione. Avevo sentito parlare moltissimo di quell’albergo ma non ci ero mai stata e non so se valeva lo stesso per Daniel.
-Party al Westgate?  Sarà un successone!- Battei le mani con entusiasmo forse fin troppo esagerato. Amavo le feste, soprattutto se organizzate in una determinata maniera e curate nei minimi dettagli. Mi schiarì la gola cercando di trovare un pizzico di serietà.
-Ci saranno praticamente tutti!- Esclamò un po’ allarmata Jesse. Non vedevamo l’ora di metterci all’opera per accaparrarci il premio messo in palio per il superamento ottimale della prova, scelta per noi dal fato, rappresentato in questo caso dalla commissione degli organizzatori. Per la festa era stato scelto un dress-code specifico, ossia si doveva andare solo ed esclusivamente mascherati.
-Dobbiamo capire quale sarà il nostro look. Ovviamente mi propongo come stilista e sarta.- Esclamò Jesse, vista la sua bravura nel cucire e grazie al corso di moda che stava seguendo all’università.

Sospirai poiché le scelte che si potevano fare per una festa del genere erano una marea. Ogni look doveva rappresentare la personalità di ognuno di noi. Alice vedendomi un po’ mogia in quel momento mi prese le mani per darmi conforto.
-Mi ha mandato un messaggio Daniel e ha detto che sta tornando a casa con gli altri. Quindi direi che possiamo farci aiutare anche da loro…- Ricambiai la stretta della mia amica e ripensandoci effettivamente aveva ragione.
- Ok, ok! Hai ragione. Effettivamente a questa eventualità non avevo pensato. Per quanto riguarda la festa  dobbiamo  strare comunque molto attenti.  Non so, ma il mio sesto senso, ultimamente mi tiene sempre in allerta. - Dissi facendo leggermente più pressione alla stretta di mano. Sospirai e con il sorriso sulle labbra, incominciai a sistemare le cose che potevano tornarci utili ad appuntare tutto il necessario. 
-Bene... adesso non ci resta che aspettare i ragazzi.-
 

Non avevo ancora detto a Daniel del mio sesto senso che si era svegliato in parte, non volevo farlo preoccupare ulteriormente. Svelarmi i suoi incubi gli era costato un importante pezzo della sua privacy e dirgli che mi sentivo strana e stramba ad intervalli regolari ormai non gli avrebbe fatto piacere.
Legai i capelli per stare più comoda e vedere bene i dettagli, di quello che stavano nel frattempo appuntando Alice e Jesse.
Decisi di andare in camera a prendere dei fogli e delle matite utili per tutti.
Dopo esser tornata in cucina, posai l’occorrente un po’ sul tavolo e quello che non era entrato invece sul divano che era ancora libero. Circa una decina di minuti più tardi bussò qualcuno alla porta. Andai ad aprire e mi ritrovai il mio Daniel, di fronte con il suo bellissimo cappotto di pelle.
-Ehy! Finalmente, siete arrivati... io e le altre abbiamo cominciato a lavorare per la festa.-dissi  felice al mio ragazzo, facendo spazio per far entrare anche il resto del gruppo.
-Chissà perché ce lo aspettavamo!- Esclamò John sorridendo. -Siamo venuti appena ci è stato possibile.- Si giustificò, perché sospettava che Alice gliene avrebbe dette quattro altrimenti, facendolo sentire un verme.

Gli rivolsi un bel sorriso, mentre entravamo in cucina. Mi diressi al piano cottura e mi misi a prendere dei bicchieri per i ragazzi, seguiti da delle birre. -Ecco a voi! C'è qualcos'altro che desiderate, prima di cominciare?- Mi accomodai sul bordo del divano per stare più comoda. I preparativi per la festa di Halloween potevano proseguire nelle maniera giusta, come solo noi sapevamo fare.  Daniel prese dalle mie mani il bicchiere facendomi un ampio sorriso. E disse quasi con un filo di voce -No nient'altro. O forse si...- quasi ghignò. -Non mi hai ancora dato un bacio strega!- Mi prese in giro cercando di essere il più naturale possibile. Non appena ascoltai le sue parole sul fatto che ancora non lo avevo baciato gli rivolsi un sorriso biricchino che lasciava forse trapelare qualcosa... -Giusto! Come ho potuto dimenticarlo? Mah..- Gli rivolsi un altro bel sorriso. Gli presi le mani tra le mie ed incominciai a baciarlo, ogni volta che mi avvicinavo a lui mi sentivo su di giri, in senso positivo ovviamente. In passato non avrei mai pensato ad una cosa del genere tra noi... beh avevo fatto un immenso sbaglio. -Pronta per il grande party?- Mi chiese energico sapendo quanto tenessi a quella festa. –Sì, ma non so perché sento che sta cambiando qualcosa.-

 
 
Dopo aver preso le cose che eravamo riusciti a mettere da parte per la festa di Halloween, i miei amici decisero di tornare a casa . Prima di salutarci avevamo deciso che ci saremmo organizzati meglio nei giorni successivi. Come ogni volta l’appartamento mio e di Daniel mi faceva uno strano effetto, come se non fossi ancora abituata del tutto a quella novità così importante per entrambi.  Sistemai la cucina ed aspettai il da farsi con Daniel. Non mi accorsi di trattenere il respiro. Qualche minuto dopo mi ritrovai nuovamente tra le braccia del mio ragazzo e tutta l'agitazione, mi abbandonò. Cominciai così a sentirmi più tranquilla.
-Anche tu mi sei mancato. In questi giorni non ho fatto altro che pensare ai tuoi incubi e al cambiamento che sto avendo...- Daniel mi guardò negli occhi per farmi capire di avere il suo totale appoggio.
Rivolsi a Daniel subito uno sguardo allarmato, non appena ascoltai con estrema attenzione le sue parole, riguardo l’arrivo in città di suo cugino William.
-Come? ho sentito bene? William farà il suo ingresso domani? Non è possibile... in questo modo non sapremmo mai come organizzarci, per ogni evenienza. La festa come la possiamo organizzare in questo stato?- Il cugino di Daniel era un tipo davvero affascinante e particolare per certi versi e imprevedibile sotto ogni punto di vista. Avevo conosciuto William e la sua numerosa famiglia un’estate di qualche anno prima, in un viaggio organizzato in Irlanda a Galway. Quei giorni erano stati i più strani della mia esistenza, ed esperienza magica, si perché quei cambiamenti che percepivo dentro di me, giorno dopo giorno erano qualcosa di magico e ciò lo si poteva notare anche dalle informazioni ricavate dal diario di mia nonna. Mi sedetti così accanto al mio fidanzato.

Rimasi per un bel po' di tempo in silenzio cercando di trovare qualche possibile soluzione all’arrivo imminente di suo cugino. -Questa situazione è davvero inopportuna in questo momento. Con questo non sto dicendo che non mi fa piacere incontrare William, ma... ho paura che così non riusciamo a portare a termine i preparativi della festa e non voglio assolutamente dare troppo peso agli altri.- Dissi sincera. Daniel sapeva perfettamente come ero fatta e che le cose prese contropiede mi davano tremendamente fastidio. Feci uno sbuffo pregustando tutta quella situazione, ma quando Daniel prese il telefono, rimasi completamente immobile e muta,come quando entravo in Trance, o qualcosa del genere. Rimasi in quello stato per un tempo non tanto ben preciso, infatti proprio per quella strana cosa, il mio ragazzo iniziò a preoccuparsi seriamente.
-Sophia? Sophia! C***o! Succede sempre così!-  Daniel prese a farmi aria come meglio poteva e non vedendo nessuna reazione da parte mia, decise di prendermi in braccio e di farmi sdraiare sul nostro letto facendomi alzare le gambe, per farmi riprendere. Io invece da canto mio, non sapevo minimamente cosa mi stesse accadendo, era tutto troppo strano e surreale.

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