Gemini

di la_pazza_di_fantasy
(/viewuser.php?uid=1016336)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Rakan guardava con un sorriso quelli piccole creature che aveva tra le braccia. Era vero che erano nati solo perché suo padre aveva un enorme debito nei confronti di Taric e lui ne era andato di mezzo, ma come si poteva odiare due esserini così belli?
Non si poteva, o meglio lui non poteva farlo visto che quei due bambini erano la sua vita e la sua famiglia adesso. Avrebbe tanto voluto conoscere quello che era diventato a tutti gli effetti suo marito, e che era anche il padre dei gemelli, ma Taric non era dello stesso preavviso e Rakan non poteva fare assolutamente nulla per andargli contro.
-oh meno male che sono passato altrimenti non mi avresti mai avvisato- Rakan alzò di scatto la testa trovandosi difronte Taric. Come aveva fatto ad entrare li dentro? Maledizione aveva anche bisogno della sua privacy!
-che ci fai qui?- chiese prontamente Rakan stringendo al petto i suoi due bambini.
-volevo sapere come stava andando la tua gravidanza, ti avevo detto che volevo sapere quando sarebbe nato, o a questo punto quando sarebbero nati-
-questo non implica che puoi entrare nel mio palazzo e soprattutto nella mia camera senza il mio permesso. Mio padre avrà pure un debito nei tuoi confronti, ma questo non ti autorizza a fare ciò che vuoi- ribatté Rakan anche se con voce molto più flebile del dovuto visto che era stanchissimo dopo quel parto interminabile.
-e tu dovevi avvisarmi che erano nati- ribatté Taric con sprezzo. Non gli stava andando per niente giù la cosa.
-sono nati oggi come dovevo avvisarti?- chiese il ragazzo ormai stanco di quella situazione, voleva solamente stare un po’ da solo con i suoi figli.
-e va bene non potevi avvisarmi in tempo- disse Taric ruotando gli occhi segno che non credeva per niente al ragazzo che aveva difronte. -dammi uno dei due-
-perché mai?- chiese Rakan spaventato da quelle parole.
-bè tuo marito ha tutto il diritto di avere i suoi figli che continuano la discendenza- disse con fare ovvio l’uomo che non ci riusciva proprio a nascondere un ghigno soddisfatto sulle labbra.
-io sono un re e io devo pensare alla discendenza non mio marito che come mi hai detto tu non ha niente a che fare con la nobiltà. Non ti darò mai uno dei miei figli- si impose Rakan stringendo sempre di più i figli al suo petto. Mai avrebbe lasciato andare uno dei due. Mai.
-fino a prova contraria è lui quello che ha contribuito con il suo sperma quindi deve avere per forza i suoi figli, ringrazia che non ho intenzione di toglierteli entrambi!- e così dicendo Taric si fiondò su Rakan prendendo senza sforzo uno dei due bambini. A niente valsero i vani tentativi di Rakan di riprendersi il figlio, era troppo debole e non poteva niente contro quell’uomo.
E fu così che tra le lacrime Rakan vide andare via uno dei suoi cuccioli mentre stringeva disperatamente a se l’altro gemello.
-non ti lascerò mai andare amore mio, mai- sussurrò il ragazzo mentre baciava la testolina calva del suo bambino.
 
-William c’è Taric che sta rompendo il cazzo fuori dalla porta- così disse Alfred, suo nonno, entrando nella stanza dove il futuro re William (mancavano solo tre giorni all’incoronazione) stava studiando l’ultimo libro di magia arcana che aveva trovato in uno dei suoi viaggi.
-che vuole quel coglione?- disse il ragazzo più a se stesso che al nonno.
-vai a vedere. Di certo non ti può far sposare un’altra volta con una contadina che non puoi nemmeno vedere- disse l’uomo sbuffando.
-ti devo ricordare perché mi sono dovuto sposare contro la mia volontà?- chiese il nipote che in realtà non voleva assolutamente far pesare la cosa al nonno, ma alcune volte Alfred lo faceva così tanto innervosire che non controllava quello che gli usciva dalla bocca.
-per quello ti ho già chiesto scusa, Taric mi ha preso in un momento di debolezza e non pensavo chiedesse questo come favore- si difese l’uomo.
-lo so nonno- disse il ragazzo lasciando una pacca sulla spalla dell’altro prima di dirigersi a passo di marcia verso Taric, Taric che sembrava davvero insofferente.
-cosa ti porta qui?- chiese subito il biondo incrociando le braccia al petto e guardando incuriosito le mille stoffe che aveva tra le mani l’uomo.
-è così che mi tratti? Dopo che ho fatto tanto per strappare dalle braccia di tua moglie il tuo erede?- disse l’uomo facendo congelare sul posto William mentre il castano gli porgeva il malloppo di stoffe che alti non erano le coperte di quel minuscolo bambino che era posto al loro interno.
-quando è nato? Ci siamo sposati solo nove mesi fa!- chiese il biondo che comunque prese il bambino in braccio anche se era molto impacciato.
-ieri ovviamente-
-cosa! Ma dovrebbe stare con la madre, non con me!- disse prontamente William, sapeva che per almeno i primi mesi i bambini avevano bisogno delle cure materne.
-e così lo avrebbe portato dalla sua parte? Non sia mai e non voglio discutere, quel bambino rimane con te!- e così dicendo Taric si voltò e uscì da quella sala, velocemente proprio come era arrivato, lasciando William da solo con quel fagottino senza sapere minimamente cosa dovesse fare.
-a quanto pare tesoro siamo solo io e te- gli sussurrò poi sorridendo negli occhi azzurri proprio come i suoi.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


La spada cadde a terra con un tonfo secco e il ragazzo che prima teneva quell’arma in mano si stava massaggiando il polso dolorante.
-mai distrassi- disse l’uomo che aveva disarmato il ragazzo mentre conficcava la sua spada a due passi dal ragazzo moro. Ragazzo che tentò di prendere la spada ma non fece in tempo perché le parole dell’uomo che aveva difronte lo bloccarono:
-facciamo senza Raphael- il moro sgranò gli occhi perché aveva capito perfettamente cosa voleva suo padre e lui non aveva la minima intenzione di deluderlo ancora una volta.
-vi prego padre, possiamo allenarci normalmente?- tentò di persuaderlo il moro guardando il re negli occhi azzurri identici ai suoi.
-se non ti alleni non riuscirai mai a migliorare- rispose con calma il biondo. Molti a corte avevano avuto molto da ridire per via dei capelli scurissimi del principe di Nabada e avevano anche ipotizzato che il ragazzo non fosse il vero figlio di William. Il re invece non aveva dubbi visto che Raphael gli somigliava tantissimo e gli occhi del ragazzo non mentivano.
E le voci si erano fatte più persistenti quando il principino non era riuscito ad usare i suoi poteri. William aveva rassicurato il ragazzo dicendogli che sarebbero apparsi prima o poi, ma anche lui aveva avuto paura, soprattutto perché la moglie che Taric gli aveva trovato non era di Nabada e quindi non aveva i suoi stessi poteri.
I poteri alla fine erano usciti fuori ma erano davvero deboli. William quindi aveva deciso di far allenare il figlio per dargli almeno una base molto forte visto il potere debolissimo.
-non cambierà niente- sospirò il ragazzo mettendosi comunque in posizione per accontentare il volere del padre.
-questo è quello che pensi tu tesoro- disse Will aprendosi in un sorriso. Amava il figlio nonostante il modo insolito con cui lo aveva avuto.
I primi mesi e soprattutto i primi anni era stata tragica crescere da solo quel bambino, non sapeva come comportarsi o come muoversi quindi erano più le volte che lui rischiava di avere un esaurimento nervoso mentre il nonno se la rideva e non quelle in cui aveva chiuso occhio la notte.
Anche quello era stato un altro problema bello grosso. Raphael i primi tempi non faceva altro che piangere la notte e William aveva davvero desiderato uccidere Taric: perché portare via alla madre un bambino così piccolo?
Alla fine, e per sua fortuna, Alfred lo aveva aiutato con il figlio e il ragazzo era cresciuto davvero bene diventando anche un bellissimo ragazzo.
-ricordati, devi sentire l’energia affluire dentro di te e poi scaricarla- disse l’uomo mettendosi anche lui in posizione pronto a creare una barriera intorno a se per poter parare il colpo del figlio.
Raphael concentrò tutto il suo potere e lo rilasciò ma dalle sue mani non uscì altro con una minuscola palla di energia che andò a schiantarsi debolmente sul padre che non aveva nemmeno attivato la barriera per quanto era stato debole l’impatto.
-visto? Non servo a niente- protestò il moro buttandosi a terra con davvero poca regalità.
-era più grande di quella di ieri- cercò di consolarlo il padre sedendosi al suo fianco.
-non ci provare, quello stronzo di Taric non doveva portarmi qui. Sono inutile- il ragazzo sospirò.
-l’unica cosa che ha fatto di sbagliato quella merda è stato portarti qui quando avevi solo un giorno di viti e non permettermi di vivere con tua madre.-
-non avrebbe semplificato le cose- disse il ragazzo sbuffando.
-si invece visto che non so niente di lei e sapere qualcosa in più ci avrebbe aiutati a capire perché i tuoi poteri stanno tardando ad arrivare- cercò di spiegare con calma William. Quel discorso lo avevano già fatto tantissime volete ma sapeva che suo figlio aveva bisogno di essere rassicurato e non gli costava niente farlo.
-io credo che sia abbastanza evidente che mia madre non sia di Nabada e quindi io abbia i poteri dimezzati, anche se vedendo le mie capacità sono più che dimezzati- protestò il moro, non era possibile tutta quella sfortuna.
-sapevo vi avrei trovati qui!- disse Alfred raggiungendo il nipote e il pronipote. Nonostante avesse già i suoi ottant’anni l’uomo era ancora arzillo.
-cosa succede?- chiese William alzandosi. Anche se quello che aveva difronte era il nonno non poteva starsene seduto a terra essendo il re.
-indovina quale coglione è appena arrivato?- chiese l’uomo ridendo e facendo adombrare subito Raphael che si alzò seguendo l’esempio del padre.
-parli del diavolo…cosa vuole?- William sospirò alzando gli occhi al cielo. Non sopportava più quell’essere.
-ha detto che voleva assolutamente parlare con te, ovviamente facendo come se fosse il padrone del mondo- Will annuì alle parole di Alfred e si incamminò verso la sala del trono dove era sicuro avrebbe trovato quel parassita.
-alla buon’ora! Quanto tempo volevi farmi aspettare?- chiese Taric con il suo solito modo altezzoso.
-il tempo di arrivare, di certo non stavo senza far niente- rispose a tono William, quello stronzo non poteva trattarlo in quel modo era pur sempre il e di Nabada.
-si come no- borbottò l’uomo per poi fare un sorriso finto -tuo figlio è stato invitato ad una caccia nella foresta di mezzo. Ci saranno tutti i figli degli altri re e non può non partecipare. Questo sarà anche un modo per conoscersi- disse l’uomo mentre il suo sorriso si allargava in un ghigno che non prometteva niente di buono.
-e se non volessi partecipare?- chiese proprio il diretto interessato che anche peggio del padre non sopportava quell’uomo.
-perderesti l’occasione di fare amicizia con i futuri re- disse prontamente Taric.
Raphael lanciò un’occhiata veloce al padre prima di rispondere.
-e va bene, ci sarò-
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-principe Ezreal potete aprire questa porta per favore?- chiese uno dei servitori del palazzo di Lagash mentre il principe Ezreal era poggiato con tutto il suo peso alla porta che non aveva minimamente intenzione di aprire. Si era rinchiuso in quella stanza e li voleva stare, possibilmente da solo.
-vattene- gridò il ragazzo che sapeva perfettamente che quell’uomo era stato mandato da suo padre e quindi non se ne sarebbe andato senza un ordine ben preciso.
-vostra altezza per favore, non potete rinchiudervi qui dentro ogni volta che litigate con vostro padre- insistette ancora un po’ l’uomo.
-io faccio ciò che voglio. Ora andatevene- continuò Ezreal che sospirò di sollievo quando si accorse che il servitore aveva fatto quello che aveva detto.
Il biondo si lasciò scivolare restando sempre di schiena rispetto alla porta. Era stanco di litigare con il padre per qualunque cosa. Ezreal si sentiva addosso il peso di non essere quello che il padre voleva, a partire dai sui capelli biondissimi che stonavano terribilmente con quelli della sua famiglia e del suo regno visto che tutti avevano colori scuri.
Suo padre alla fine era stato costretto a spiegargli perché aveva quei colori che stonavano così tanto in quel regno. Suo padre, il re Rakan di Lagash, era stato costretto da Taric a sposare un uomo che non conosceva solo perché il padre aveva un debito nei confronti di Taric. Rakan aveva accettato il tutto anche perché Taric aveva scoperto anche uno dei segreti più grande della casata reale di Lagash: ogni principe poteva avere un figlio anche senza sposarsi con una donna. Era un segreto che tutti i re e i principi avevano custodito gelosamente per generazioni e sarebbe anche rimasto segreto se suo nonno non avesse avuto la buona idea di rivelarlo a Taric per estinguere il suo debito e facendo andare di mezzo suo figlio.
Ma la cosa che faceva sentire inutile il povero ragazzo era il fatto che sapeva che suo padre non aveva avuto solo lui da quel matrimonio. Aveva un gemello e sapeva anche che erano stati divisi proprio il giorno della loro nascita da Taric. Ezreal dentro di se sapeva che il padre preferiva l’altro figlio, quello che gli era stato strappato dalle braccia, a lui e lo vedeva ogni giorno quando vedeva la tristezza nello sguardo del padre.
Molte volte si era chiesto perché Taric aveva preso proprio il gemello e non lui. Avrebbe risolto tantissime cosa se fosse stati invertiti.
La cosa peggiore era vedere la delusione nello sguardo del padre quando non riusciva a dominare il suo potere, o quando ci riusciva durava davvero poco e si sentiva come se le sue forze l’avessero definitivamente abbandonato. Eppure, per quanto diceva il padre, trasformare gioielli in armi non richiedeva molte energie e dopo aver detto quelle parole mostrava al figlio come riuscisse perfettamente a trasformare uno dei suoi bracciali d’oro in una bellissima lancia.
Il principe guardò l’anello d’oro che aveva al dito. Quello era il regalo che gli aveva fatto il padre ai suoi dieci anni. Quello era la sua arma, come per il padre lo erano i due bracciali d’oro, ma lui non era mai riuscito ad usarla. Ci aveva provato qualche volta senza lo sguardo del padre addosso e non ci era riuscito sentendosi completamente inutile. Dove cazzo era finito il potere che doveva avere dalla nascita essendo parte della casata reale?
Il ragazzo in un moto di rabbia, visto che poco pria aveva discusso con il padre proprio della sua scarsa capacità, si tolse l’anello e lo lanciò. Lo sentì rimbalzare per la stanza e alzò lo sguardo per capire dove fosse finito, ma non lo vedeva già più e ne fu felice.
Si alzò e spolverandosi i pantaloni di lino si incamminò verso la grande finestra all’interno di quella che era la sua camera. Posò le braccia incrociate sul davanzale e guardò l’enorme città, quella che sarebbe diventata la sua città. Città che poteva vedere solo dal palazzo visto che suo padre non l’aveva mai fatto uscire da quelle mura per non si sa quale problema, molto probabilmente per i suoi capelli visto che gli occhi erano identici a quelli del padre.
Il biondo sospirò nuovamente facendo per stendersi sull’enorme letto, ma un movimento diretto al palazzo lo fece desistere e guardare meglio l’uomo che si stava dirigendo proprio verso il palazzo. Lo guardò meglio e gemette di frustrazione quando si accorse che era Taric. Cosa voleva adesso quell’uomo?
Nemmeno il tempo di pensare ciò che sentì qualcuno bussare alla porta.
-prima che mi mandi via come hai fatto con il servitore prima ti avverto che è arrivato Taric e vuole la tua presenza- disse la voce profonda di Varus, il generale dell’esercito di Lagash e unico, oltre a suo padre, che non gli parlava con referenza.
-arrivo- disse il ragazzo che sapeva perfettamente di non poter fare niente per evitare quell’inferno. Quindi uscì subito dalla sua camera sistemandosi la tunica azzurra che indossava sopra ai pantaloni, come voleva la tradizione del suo regno, e incrociò lo sguardo nero pece dell’uomo prima di incamminarsi verso la sala del trono.
-potreste cortesemente smetterla di litigare entrambi? Poi soffrite in due- disse prontamente il moro affiancando Ezreal che rispose con un’alzata di spalle. Era suo padre che iniziava e doveva essere lui a cercare di risolvere le cose.
In poco tempo arrivarono nella sala del trono e Ezreal non rivolse nemmeno uno sguardo al padre che di sicuro era seduto sul trono dorato, ma guardò negli occhi Taric che stava sorridendo cosa che non prometteva nulla di buono secondo il biondo.
-è un piacere vedere come siete fatto grande- disse l’uomo e Ezreal sentì chiaramente un ringhio provenire dalle labbra del padre.
-grazie- disse semplicemente il biondo deciso a fare in modo che il padre non fosse nella camera.
-sono qui perché è stata organizzata una caccia con tutti i figli dei vari re e partecipano tutti, voi non potete assolutamente mancare-
-ci sarò non vi preoccupate- rispose Ezreal, sapeva che non poteva essere qualcosa di buono (soprattutto se organizzata da Taric) ma voleva andarsene da quel posto. Era stato rinchiuso nel palazzo per troppo tempo e la sua pelle era così terribilmente pallida in confronto a quella del padre, che era ambrata, e di tutta la popolazione di Lagash.
-benissimo, domani vi manderò la carrozza che vi porterà alla caccia- disse l’uomo che così com’era arrivato se ne andò.
-è una trappola Ezreal- disse Rakan arrivando di fronte al figlio.
-lo so e non mi interessa sono stufo di stare rinchiuso qui dentro- rispose a tono il ragazzo.
-non pensi alla tua vita? Quello ti vuole morto poco ma sicuro e io non voglio perderti- Rakan aveva alzato la voce aveva davvero paura di perdere anche l’altro figlio.
-a te non è mai importato niente di me quindi questa falsa preoccupazione non mi fermerà- e così dicendo Ezreal uscì dalla sala lasciando un solo e sconcertato Rakan.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


-sei davvero sicuro di volerci andare?- chiese William preoccupato mentre il figlio preparava la sacca che si sarebbe portato per la caccia nella foresta di mezzo.
-se non ci vado di mia volontà in un modo o nell’altro quello mi fa andare lo stesso. So che è una trappola, palesemente visto il suo ghigno, ma possiamo trarne vantaggio. Posso parlare con gli altri principi e chiedere se loro sono d’accordo con me.-
-ricordati di parlare decentemente molti avranno la puzza sotto al naso- disse William ridendo. Alla fine il figlio aveva ragione e forse quella era anche una piccola occasione per provare a parlare con gli altri re.
Molto probabilmente lui era l’unico re che si era ritrovato con un debito nei confronti di Taric, ma voleva lo stesso provare a fare qualcosa per impedire agli altri re di fidarsi troppo di Taric.
-si si- borbottò Raphael chiudendo definitivamente la sacca. -la carrozza è già pronta?- chiese poi il ragazzo sospirando per darsi coraggio.
-si, per favore non metterti nei guai e soprattutto cerca di non usare i tuo poteri o almeno fallo sono con persone delle quali ti fidi- si raccomandò il pare mettendogli entrambe le mani sulle spalle del ragazzo che gli sorrise.
-non preoccuparti ho davvero poca intenzione di far vedere a tutti come faccio schifo ad usare la magia del mio regno- lo rassicurò Raphael togliendosi una ciocca ricci da davanti agli occhi.
-la prudenza non è mai troppa in certi casi-
-non ricorrerò mai ai miei poteri, soprattutto visto che faccio schifo ad usarli- disse ancora il ragazzo mentre i due si incamminavano nel cortile del castello di Nabada dove una carrozza stava aspettando il principe.
-ti prego torna tutto intero- disse William per poi lasciare nella mano del ragazzo un ciondolo con uno strano simbolo disegnato sopra. Era una specie di spirale che si apriva in cinque punte.
-cos’è?- chiese il ragazzo che si accorse che la pietra era allacciata ad un laccio di cuoio.
-è il simbolo della magia elementare quella dalla quale noi attiriamo maggior potere, ti porterà fortuna- rispose William prendendo nuovamente il ciondolo dalle mani del figlio per metterglielo al collo.
-grazie mille- Raphael era davvero felice di quel regalo e lo nascose sotto la camicia di lino che indossava per tenerlo a contatto con la pelle visto che aveva notato che il ciondolo era molto calda. Quel calore poco alla volta lo stava calmando cosa della quale aveva assolutamente bisogno.
Si stava mostrando forte davanti al padre, ma aveva una paura fottuta di quello che poteva attenderlo a quella caccia. Molto probabilmente il padre si era accorto del suo stato d’animo e gli aveva regalo quel ciondolo per tranquillizzarlo.
-torna tutto intero-
-questo lo hai già detto. Non ti preoccupare- e così dicendo Raphael salì sulla carrozza salutando con la mano il padre. Se fosse rimasto un minuto in più con l’uomo non sarebbe minimamente riuscito ad andarsene. Suo padre era tutto per lui.
Raphael decise di non pensare minimamente al fatto che aveva lascito per la prima volta Nabada e si concentrò nel cercare di indovinare come sarebbero stati i nuovi compagni. Spera solo che ci fosse ameno uno simile a lui e con il quale poter parlare normalmente. Odiava dover usare frasi troppo formali, gli andava in fumo il cervello. Per lui era davvero una liberazione quando con il padre iniziavano a parlare normalmente e soprattutto odiava quando uscivano parole anche abbastanza volgari: tutto ciò lo faceva sentire molto vicino al padre.
Il viaggio fu abbastanza lungo e soprattutto stancante visto che il cocchiere aveva deciso di prendere tutte le rocce e le buche della strada facendo sobbalzare il povero principe che non era minimamente riuscito a godersi il suo primo viaggio.
Era arrivato quando ormai il sole stava tramontando e al campo c’erano davvero pochissimi principi: compreso lui erano solo quattro. E Raphael sapeva perfettamente che i regni in totale era dieci quindi mancavano più della metà dei principi.
Scese dalla carrozza con la spada ben ancorata alla sua cintura e la sacca sulla spalla destra. Mise una mano sul cuore per sentire il calore del ciondolo e soprattutto per calmarsi.
-oh è questa l’ora di arrivare signorino?- chiese Taric al moro con le braccia incrociate.
-non potevo andare più veloce con la carrozza e a quanto sembra manca ancora gente- si difese Raphael incrociando a sua volta le braccia e vedendo con la coda dell’occhio che uno dei ragazzi li presenti stava a stento trattenendo le risate.
-oh con loro me la prenderò di più credimi- e così dicendo Taric sparì lasciano da soli i quattro principi.
-non ti preoccupare ha fatto con tutti così e pensare che io sono stato il primo- gli disse proprio il ragazzo che prima stava ridacchiando.
-iniziamo bene- borbottò Raphael facendo nuovamente ridere il castano.
-scusami- disse quello tra le risate -ma sono troppo d’accordo con te- Raphael sorrise, almeno sembrava esserci qualcuno di decente.
-comunque sono Raphael principe di Nabada- si presentò il moro porgendo una mano al castano sperando di non essersi sbagliato sul suo conto.
-Lion, principe di Gutem- rispose l’altro stringendogli con forza la mano. -una cosa, ma a Nabada non sono tutti biondi?- chiese curioso poi. Vedendo la faccia di Raphael che andava a rabbuiarsi continuò -scusa non volevo offenderti, la mia era solo una stupida curiosità-
-non ti preoccupare. Mia madre ha i capelli scuri perché non è di Nabada e io ho preso da lei- rispose il moro, sentiva di potersi fidare di quel ragazzo.
-scusa ancora, a volte parlo troppo-
-ti ho detto che non ti devi preoccupare. Comunque sai dirmi chi sono gli altri?- chiese poi Raphael vedendo che gli altri due principi non accennavano a volersi avvicinare.
-sono degli stronzi fizzosi meglio non avere niente a che fare con loro. Tu mi sembri molto simile a me- gli rispose Lion sorridendo.
-mi fido di te allora- rispose Raphael proprio mentre stava arrivando un’altra carrozza con un altro principe. -bene, ne mancano cinque-
-quattro, Taric non ha figli- lo corresse Lion sorridendogli.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ezreal guardava confuso il bracciale d’oro che aveva al polso mentre la carrozza, tra scossoni vari, lo stava portando nella foresta di mezzo.
Quel bracciale glielo aveva messo in mano suo padre prima di partire dicendogli di usarlo in caso di necessità. In realtà l’intento del biondo era quello di sbarazzarsene una volta salito sulla carrozza visto che non voleva avere niente a che fare con suo padre, ma non ci era riuscito e adesso uno dei due bracciali gemelli del padre era al suo polso.
Non sapeva a cosa potesse servirgli quel bracciale visto che faceva davvero schifo con il suo potere ed era anche importante per il padre.
Decise di smetterla di pensare e provare a guardare il paesaggio all’esterno della carrozza visto che non era mai uscito dalla quattro mura del suo palazzo, ma era quasi tramontato il sole e non vedeva niente.
Sbuffò scioccato. Cosa cavolo dovevano farci in una foresta di notte? La caccia non si faceva di giorno?
Non ebbe il tempo di darsi una risposta che la carrozza si fermò di colpo facendolo quasi andare a sbattere contro i sedili di pelle che aveva difronte. Riuscì comunque a ricomporsi prima che lo stronzo del cocchiere gli aprisse la porta per farlo scendere.
Ezreal scese i due scalini tenendo la testa alta e osservando attentamente tutti gli altri principi li presenti, erano otto se non aveva contato male e per sua sfortuna si erano già creati dei gruppetti ben distinti. Quindi in quel momento toccava a lui scegliere uno dei gruppi e cercare di inserirsi.
-non ci siamo proprio! Hai fatto aspettare tutti quanti ma chi ti credi di essere?- gli gridò Taric prendendolo di sorpresa. Non si aspettava di certo un trattamento del genere e poi non era nemmeno colpa sua se era arrivato così in ritardo.
-io sono partito appena è arrivata la carrozza- precisò il biondo cercando di sorpassare l’uomo, ma Taric non era del suo stesso preavviso.
-per colpa tua adesso dobbiamo rimandare la caccia a domani e ci troveremo così a far slittare tutto di un giorno!-
-tanto la caccia durerà un giorno che differenza fa?- chiese ancora Ezreal accorgendosi che una buona parte dei presenti li stavano guardando.
-fa differenza visto che ho organizzato una settimana di caccia! Sai che non ci sei solo tu qui e che gli altri principi possono avere impegni urgenti?-
-si va bene hai ragione tu- disse il biondo ruotando gli occhi al cielo, non poteva parlare decentemente con nessuno a quanto pareva.
Vide che Taric non insisteva oltre e finalmente riuscì a sorpassarlo raggiungendo gli altri principi. Tre di loro voltarono la testa non appena lo videro tornando a parlare. Ezreal sbuffò. “fantastico ora pure gli altri principi sono contro di me” pensò il ragazzo andandosi a sedere su un masso in disparte rispetto agli altri principi.
-ehi perché sei qui tutto solo? Se i super snob hanno deciso che non devi far parte del loro gruppo non significa che non devi minimamente considerarci!- disse un ragazzo castano sedendosi a terra proprio difronte a lui. -io sono Lion!- si presentò poi porgendogli la mano. Mano che Ezreal guardò per qualche secondo la mano che il ragazzo gli stava porgendo per poi stringerla facendo nascere un piccolo sorriso sulle sue labbra.
-io Ezreal-
-cavolo per un momento ho pensato che non mi avresti mai stretto la mano- disse Lion sorridendo felice.
-e io che tu ti fossi inimicato un altro principe. Odio quando fai così- borbottò un altro ragazzo del quale Ezreal non si era minimamente accorto prima.
-tu adori quando faccio così!-
-nei tuoi sogni, comunque sono Raphael- si presentò il moro porgendo la mano ad Ezreal che la strinse volentieri. Quei due ragazzi gli stavano già simpatici.
 
-tempismo ottimo- disse Varus porgendo a Rakan una tisana calda mentre quest’ultimo era sdraiato nel suo letto. Poco dopo che la carrozza nella quale stava il figlio era partita tutte le sue forze lo avevano abbandonato facendolo svenire. Si sarebbe fatto davvero male se Varus non fosse stato al suo fianco e non l’avesse sorretto in tempo.
-di solito riesco a controllarlo meglio- sussurrò con un filo di voce il re sorseggiando poi la tisana calda. Ne aveva davvero bisogno in quel momento.
-no, tu vai oltre il tuo limite e non solo qualche volta ma sempre. Così non va bene Rakan potresti morire da un momento all’altro. Almeno di la verità a tuo figlio- si impose il generale. Era sempre stato il migliore amico del moro e niente gli avrebbe impedito di gridargli contro. Nemmeno che Rakan avesse tutto il potere del mondo contro di lui.
-e per cosa? Per farlo preoccupare inutilmente? Per farlo sentire ancora più indesiderato di quanto crede? No. Non ci penso minimamente- disse l’uomo guardando fuori dalla finestra e sperando che suo figlio stesse bene.
-non è colpa sua se sei sempre stato debole e la gravidanza ti ha indebolito ancora di più! Così facendo ti sta odiando-
-meglio che mi odi, almeno alla mia morte si sentirà bene e non male-
-ma ti senti quando parli Rakan? Davvero credi che tuo figlio possa essere felice della tua morte? L’unica cosa che non gli va a genio è il fatto che crede che tu preferisca il gemello a lui. Cosa non vera- Varus era appena partito in quarta e Rakan sapeva bene che niente e nessuno lo avrebbe fermato. -tu parli spesso dell’altro perché sai che morirai prima di poterlo vedere ma se tu non spieghi ciò ad Ezreal lui resterà convinto che lo odi-
-non posso farci niente Varus e lo sai- tentò di giustificarsi il re di Lagash.
-invece puoi dire tutta la verità a tuo figlio come hai fatto per la sua nascita. Facendo ciò puoi anche smettere di sforzarti nell’usare i tuoi poteri durante l’allenamento visto che quelli ti prosciugano la vita-
-devo mostrargli i miei poteri per far nascere anche i suoi lo sai bene. Lui salirà sul trono di Lagash fra qualche anno se non fra qualche mese e deve sapere come usare i suoi poteri-
-allora perché non l’hai mai fatto uscire da questo castello? Lo hai rinchiuso in una gabbia!-
-abbiamo già affrontato questo discorso Varus! Non posso perdere entrambi i miei figli o questo regno andrà nelle mai di Taric, ho fatto tanto per impedire a quello stronzo di istruire Ezreal e dare al mio popolo una giusta guida dopo la mia morte. Io volevo solo proteggerlo…- l’ultima frase la sussurrò quasi con un nodo alla gola. Suo figlio in quel momento era alla completa mercé di quel mostro e aveva paura.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


-di dove sei?- chiese Lion ad Ezreal mentre i tre ragazzi stavano aspettando che qualcuno, più precisamente Taric, dicesse loro cosa fare. -quei fizzosi laggiù non hanno intenzione di parlare con noi- continuò il castano dopo che anche Raphael si era seduto vicino a lui.
-di Lagash anche se non sembra- rispose il biondo ridacchiando. -voi invece?-
-dai vestiti lo avevo immaginato ma i capelli biondi mi destabilizzavano. Davvero ragazzi tra tutti e due non so che dire- disse Lion lanciando un’occhiataccia a Raphael.
-in che senso scusa?- chiese Ezreal non capendo quello scambio di sguardi.
-di dove credi sia lui?- chiese allora Lion indicando Raphael.
-dalla pelle chiara direi del nord ma i capelli scuri mi fanno pensare ad altro- rispose sinceramente Ezreal.
-sono di Nabada- a quelle parole il biondo sgranò gli occhi, non era l’unico a non avere l’aspetto che era consono al suo regno.
-visto? Comunque sono di Gutem- disse Lion con un’alzata di spalle. -ora che sappiamo che poso fidarmi solo di voi con quale metodo meschino ci vuole uccidere Taric?-
-quindi non era una cosa solo mia- sussurrò Raphael felice che anche qualcun altro la pensasse come lui.
-sbranati dalle bestie del bosco, secondo voi perché ci ha fatto arrivare le carrozze ad orari improponibili? Ovviamente per arrivare di sera- disse semplicemente Ezreal.
-nah, se state con me non avrete problemi- disse Lion sorridendo -ovviamente parlo con gli animali per il resto faccio abbastanza schifo con la spada-
-in quello siamo in due, ma cosa significa che non avremo problemi con gli animali?- chiese curioso Raphael. Ogni regno aveva un caratteristica particolare che decideva di tenere nascosta per il bene del proprio popolo, possibile che involontariamente Lion avesse appena rivelato il suo potere.
-cazzo- sussurrò proprio il ragazzo mettendosi le mani nei capelli -fate finta di non aver sentito niente- sussurrò il ragazzo.
-tranquillo non lo diciamo a nessuno- disse Ezreal che sorrise a Raphael. Nessuno dei due avrebbe detto una parola di quello che Lion aveva rivelato loro involontariamente.
-davvero i miei mi ammazzano con tutte le raccomandazioni che mi hanno fatto-
-tranquillo saremo muti come delle tombe- continuò Raphael.
-e voi? Ora che sapete il mio dovete dirmi i vostri!- disse Lion guardando prima uno e poi l’altro.
-te lo scordi!- disse Raphael scuotendo la testa. Mai avrebbe detto il suo potere anche perché faceva schifo ad usarlo.
-sono d’accordo con lui anche a noi hanno detto di non dire niente e non lo faremo- concordò Ezreal.
-se nel caso ci fosse un’emergenza voi…-
-in caso di necessità si- rispose prontamente Raphael, non era bravo ma qualcosa poteva anche farlo.
-e tu bel biondo?- chiese con un sorrisino Lion che si era finalmente rilassato.
-prima di tutto non chiamarmi più così o ti spacco la faccia, secondo si, puoi contare su di me- disse Ezreal leggermente in imbarazzo per come lo aveva chiamato il castano. Aveva notato, nonostante non uscisse mai dal castello, che l’occhio gli cadeva più sui camerieri che non sulle cameriere e quel complimento di Lion lo aveva destabilizzato soprattutto perché proveniva da un ragazzo davvero bello.
-cos’ho detto di sbagliato scusa? Ti ho fatto un complimento- disse Lion non capendo minimamente il comportamento del ragazzo ma era comunque felice che i due ragazzi erano dalla sua parte.
-ora basta solo convincere anche gli altri e vedere di sopravvivere insieme- Raphael si alzò spolverandosi i pantaloni e incamminandosi verso gli altri principi sotto lo sguardo attento di Lion ed Ezreal. Quest’ultimo diede anche una veloce occhiata a Taric che sembrava per niente interessato a quello che stava succedendo li visto che stava parlottando con alcune sue guardie.
-non capisco perché ucciderci? Non farebbe prima a dichiarare guerra?- chiese confuso il biondo.
-be’ in questo modo fa si che gli eredi dei vari regni non ci siano più e quindi nel caso di una sua guerra e la morte dei nostri padri nessuno nel popolo potrà reclamare il posto di re- spiegò Lion.
-si, ma non siamo tutti figli unici-
-ma noi siamo i maschi primogeniti, o comunque coloro destinati al trono che hanno avuto un’educazione tale fina da piccoli. Distruggerci equivarrebbe a distruggere anni di lavoro- spiegò ancora Lion.
-tu sei figlio unico?- chiese curioso Ezreal.
-no e sinceramente parlando non sono nemmeno il primogenito, ma mio fratello non sta bene e hanno mandato me al suo posto. Tu?-
-figlio unico. Ma Taric sa di questo scambio?-
-si, ed ha anche storto il naso perché non gli andava a genio la cosa. È stato quello che mi ha fatto dubitare ancora di più delle sue buone intenzioni- anche Lion posò il suo sguardo smeraldo verso l’uomo per poi riportarlo su Ezreal.
-non mi danno retta- furono queste le parole che disse Raphael appena ritornato e soprattutto sbuffando.
-cosa gli hai detto?- chiese curioso Lion.
-che è meglio se stiamo tutti vicini perché potrebbe essere pericoloso per noi visto che non mi fido di Taric. Loro però si fidano di lui e mi hanno mandato a quel paese, ovviamente in modo regale- disse il moro passandosi una mano tra i capelli scuri.
-appena morirà il primo ci crederanno e col cavolo che faremo comunella- borbottò Ezreal che già non ne poteva più di quella situazione. Forse sarebbe stato meglio rimanere a casa a sorbirsi il padre. Poi scosse la testa. Lui era andato li perché voleva far capire al padre che sapeva cavarsela benissimo da solo e soprattutto perché aveva bisogno di non vederlo per un bel po’.
-se non facciamo comunella Taric rischia di aumentare a dismisura il suo potere e non è una buona cosa- gli fece notare Lion non aspettandosi minimamente quel cambio di atteggiamento.
-come se già non lo avesse, siamo praticamente dei burattini nelle sue mani e la cosa non mi va per niente a genio- continuò Ezreal mettendosi una ciocca dei lunghi capelli biondi dietro l’orecchio.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


-cosa stai facendo?- chiese Alfred al figlio entrando nel suo studio e vedendolo intento a scrivere qualcosa sulla carta.
-lettere per gli altri re, voglio incontrarli assolutamente non possiamo ancora permettere a Taric di fare quello che vuole- rispose William senza alzare gli occhi dalla lettera che stava scrivendo. Dopo aver messo la firma prese la lettera in mano e la rilesse velocemente. Una volta convinto di quello che aveva scritto la ripiegò con cura e la inserì nella sua busta per successivamente chiudere la busta facendo sciogliere la cera della candela e poggiando con forza il suo anello al centro della cera creando così il suo sigillo.
La lettera andò a finire sulla pila dove erano presenti le altre e quindi prese un altro foglio e ricominciò a scrivere.
-vuoi davvero fare questo lavoraccio tutto da solo? Non potevi chiedere a qualcun altro e poi mettevi solo il sigillo?- chiese Alfred incrociando le braccia al petto.
-ormai ho quasi finito non importa- rispose il re immergendo il calamaio nell’inchiostro e guardando sorridendo il nonno per poi riposare gli occhi sul foglio e su quello che stava scrivendo.
-come hai intenzione di spedirle?-
-manderò qualcuno in ogni regno ovviamente. Dobbiamo approfittarne ora perché Taric è impegnato nella foresta di mezzo- continuò l’uomo piegando anche quella che era l’ultima lettera.
-secondo me lo verrà comunque a sapere-
-ma sarà troppo tardi e noi ci saremo già messi d’accordo- rispose William prendendo tutte le lettere e alzandosi e uscendo dallo studio seguito a ruota dal nonno.
-cerca altri sette messaggeri e portate ognuna di queste lettere in un regno, ovviamente non da Taric- disse prontamente il re dando le lettere ad uno dei messaggeri che si era palesato davanti ai suoi occhi.
-ai suoi ordini- rispose quello inchinandosi e andandosene velocemente.
-credi che verranno tutti?-
-devono farlo se non vogliono che Taric si prenda più potere di quanto gli spetta-
-potresti trovarti molti re contro. Quando io provai ad avvertire gli altri re di non accettare favori dal precedente re nessuno di loro mi ha mai ascoltato. Non sarà facile- l’uomo mise una mano sulla spalla del nipote e gli sorrise incoraggiante. Sperava veramente che lo ascoltassero. -dovrai mettere in conto anche di dire quello che è successo…-
-no, non voglio che Raphael venga visto male per quello. Mostrerò quanto è meschino Taric in un altro modo soprattutto visto che sfrutta favori fatti dai suoi predecessori per metterci con le spalle al muro- Alfred lesse la convinzione negli occhi ghiaccio di Will e sospirò lasciano perdere il discorso.
-spero ti ascoltino- fu il sussurro che uscì dalle labbra dell’uomo una volta che il re si era allontanato.
 
-ti è arrivata una lettera- disse Varus entrando nella camera di Rakan dove il moro si stava riposando. Non si era minimamente alzato da quel letto, solo per andare in bagno ovviamente, da quando il figlio era partito.
-da dove arriva?- chiese Rakan che non disse niente all’altro per essere entrato nella sua stanza senza bussare.
Varus non rispose, ma lanciò direttamente la lettera verso il re che la prese e osservò il sigillo abbastanza sorpreso e confuso.
-cosa vuole il re di Nabada da me?- si chiese infatti mentre rompeva il sigillo in cera lacca e usciva la lettera dalla sua busta.
Rakan lesse più volte la lettera cercando di capire cosa ci fosse sotto a quell’invito del re di Nabada. I loro regni non si erano mai parlati ed era molto strana come cosa. E per di più esigeva la sua presenza subito.
-cosa vogliono?- chiese curioso Varus, soprattutto vedendo la faccia che stava facendo in quel momento Rakan.
-vogliono che io vada immediatamente ai cancelli del consiglio- disse in un sussurro il moro.
-ma non si va li solo in caso di estrema necessita? Perché mai vuole parlarti li?-
-non lo so e la cosa mi puzza anche visto che Taric non potrà essere presente- Rakan si morse le labbra mentre rileggeva ancora una volta la lettera cercando di trovare qualche segno nascosto che gli dicesse il vero motivo di quell’incontro.
-non avrai mica intenzione di andarci!- gridò quasi Varus -sei debole e finalmente hai la possibilità di riposarti un poco non puoi mandare tutto a puttane solamente perché devi andare a vedere cosa ha da dire il re di Nabada-
-devo capire cosa vuole e l’unico modo per farlo è andare ai cancelli. Se vedo che è una cosa insignificante me ne torno subito qui- cercò di rassicurare il suo generale Rakan.
-ho paura per la tua vita lo vuoi capire? Non pensi al fatto che Ezreal possa voler avere il padre vivo al suo ritorno?-
-non morirò per così poco! Varus dammi un po’ di fiducia, te l’ho detto vedo cosa vuole il re di Nabada e me ne torno subito qui- Rakan sospirò -e poi sono io il re e decido io cosa fare!- a quelle ultime parole Varus si arrese e con un piccolo inchino uscì da quella stanza lascando Rakan nuovamente da solo.
Il moro sospirò riponendo la lettera sul comodino vicino al letto e poi posò lo sguardo sull’anello d’argento che teneva all’anulare sinistro iniziando a studiarlo. Era una cosa che faceva sempre quando voleva pensare. Quell’anello era il simbolo di quello che era stato costretto a fare e molte volte si era chiesto se suo marito avesse quello stesso anello e soprattutto come fosse di aspetto. Sapeva di certo che era biondo visto i capelli del suo Ezreal ma non riusciva minimamente ad immaginarselo. Era bello? Alto? Di dov’era? E soprattutto cosa faceva per vivere?
Taric non gli aveva mai detto niente di suo marito e aveva avuto un contatto con quell’uomo solo la prima notte di nozze ed entrambi erano rigorosamente bendati. Nonostante ciò si ricordava perfettamente le forti mani che lo avevano toccato durante l’amplesso e il pensiero che l’unica cosa che ricordasse di quell’uomo era quella lo faceva ridere. E un piccolo sorriso gli apparve sulle labbra quando si accorse di aver trovato l’angolazione giusta per poter vedere la piccola striscia viola che attraversava l’anello perfettamente al centro.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ezreal sospirò stanco. Taric aveva detto loro che era troppo tardi per iniziare la caccia e che avrebbero dovuto dormire li per quella notte e poi partire il giorno dopo tutti insieme.
Il biondo non aveva protestato per il fatto di dover dormire a terra come avevano fatto la maggior parte degli altri principi, a parte Lion (che era sembrato davvero felice della cosa) e Raphael.
Il suo problema era che non riusciva a dormire e non era buono se il giorno dopo doveva reggersi in piedi. Il ragazzo si rigirò sbuffando e decise di alzarsi perché non ne poteva più. Vide, con grande invidia, che tutti gli altri riuscivano a dormire tranquillamente e decise quindi di farsi un giro li intorno.
Di Taric non vedeva traccia e nemmeno delle guardie che erano li con lui.
Una domanda tartassava la testa di Ezreal: perché Taric non ne aveva approfittato del loro sonno per ucciderli tutti? Non se lo spiega. Poteva risolvere la questione in pochissimo tempo. Erano tutti li, completamente indifesi.
Ezreal salò ii aria non appena sentì una mano sulla sua spalla e quasi in un riflesso istintivo prese l’anello d’oro e se lo sfilò pronto a combattere. Si calmò solo quando vide che la persona che lo aveva spaventato era Raphael.
-scusa, non volevo spaventarti- disse il moro sedendosi al suo fianco sui massi. -a cosa stavi pensando che non riusciva a farti dormire?-
-e tu?- chiese a sua volta Ezreal.
-ho il sonno leggero e ho sentito i tuo passi quindi sono venuto a controllare cosa c’era che non andava-
-perché non ci ha uccisi adesso?- diede voce ai suoi pensieri il biondo.
-così tutti quanti saprebbero che è stato lui. Deve per forza farlo sembrare un incidente- rispose Raphael facendo sgranare gli occhi al biondo al suo fianco. Ezreal non ci aveva minimamente pensato a quella possibilità e si diede dello stupido da solo.
-cosa ti aspetti? Come trappole intendo- chiese poi il ragazzo mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Raphael ci pensò un po’ su prima di rispondergli: -bestie feroci, burroni…dovremmo stare sempre insieme se non vogliamo morire- poi il moro mise una mano nei capelli lunghi di Ezreal che si ritrasse spaventato da quel contatto.
Raphael fece vedere al biondo la foglia che gli aveva appena tolto dai capelli ed Ezreal sospirò sollevato.
-grazie- disse poi con un leggero sorriso.
-ne hai altre- disse Raphael alzandosi e mettendosi alle spalle del biondo togliendogli le foglie dai capelli. -come mai i capelli così lunghi?-
-è un’usanza del mio paese e poi mi piace tenerli così- rispose il ragazzo lasciando fare l’altro.
-sembra che tu abbia preso tutte le foglie presenti in questa radura- disse ridendo il moro finendo finalmente di togliere le foglie dai capelli del ragazzo e risedendosi al suo fianco.
-il tuo potere ha a che fare con quell’anello? Prima lo hai preso come se fosse un’arma- chiese Raphael guardando l’anello dorato che era sul dito di Ezreal.
-perché dovrei dirtelo?-
-perché me ne sono accorto forse-
-se lo faccio lo devo dire anche a Lion visto che lui ci ha detto il suo, anche se involontariamente. E tu poi dovresti dirci il tuo!- disse a sua volta Ezreal incrociando le braccia al petto.
-cosa dovreste dirmi?- chiese con uno sbadiglio proprio Lion che si sedette a terra in mezzo ai due ragazzi.
-ah quindi non stavi dormendo come un ghiro- disse con un sorriso Raphael. Era davvero strano come Lion ed Ezreal erano subito diventati un punto di riferimento per lui.
-certo che stavo dormendo come un ghiro, ma poi nel sonno mi sono svegliato e non vi ho visti al mio fianco e quindi vi sono venuto a cercare. Per un momento ha creduto che Taric vi avesse fatto fuori-
-come ho detto prima ad Ezreal non può ucciderci adesso altrimenti non sembrerebbe un incidente- disse sempre Raphael mentre Ezreal stava giocando con il suo anello.
-posso trasformare i gioielli d’oro in armi, anche se non sono per niente bravo a farlo- rivelò Ezreal lasciando i due ragazzi si stucco.
-quindi è per questo che sei pieno di gioielli?- chiese Lion dopo un po’ di smarrimento. Non si era per niente aspettato che il ragazzo avesse rivelato il suo potere.
-anche io faccio schifo con il mio. È come se non lo avessi quindi è inutile dirvelo- disse invece Raphael sospirando ma vedendo gli sguardi curiosi degli altri due continuò -magia- sussurrò.
-cazzo i vostri sono fortissimi e il mio è completamente inutile!- borbottò Lion.
-ma cosa dici! Io non so usare minimamente il mio potere quindi è come se non l’avessi. E poi siamo in una foresta credo che il tuo sia il migliore i questo caso- disse Raphael sospirando.
-si ma i vostri poteri sono molto più fighi- disse ancora Lion poggiando la testa sulla roccia alle sue spalle -grazie per esservi fidati di me- disse poi guardando prima uno e poi l’altro.
-in realtà Raphael mi ha fatto spaventare e mettendomi sulla difensiva aveva capito il mio potere. Ho pensato fosse corretto da parte mia parlartene- disse sinceramente Ezreal abbassando lo sguardo.
-okay allora grazie per avermelo detto lo stesso- disse Lion con un’alzata di spalle. Era felice che i due ragazzi fossero stati onesti con lui. Poteva sembrare poco, ma per lui era davvero importante una cosa del genere soprattutto quando si erano parlati per la prima volta nella loro vita.
I vari regni avevano mantenuto negli anni una sorta di indifferenza che aveva fatto si che nessuno di loro si conoscesse. Lion aveva anche il dubbio che nemmeno i suoi genitori conoscevano gli altri re.
Che poi, se come aveva capito parlando con Ezreal e Raphael anche altri re odiavano Taric, perché non si erano mai uniti per fare qualcosa contro quell’uomo? Quell’uomo che aveva cercato in ogni modo di ingraziarsi la sua famiglia, cosa che non gli era riuscita per niente bene. Di si curo lo aveva fatto anche con gli altri re e allora: perché non coalizzarsi prima?
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Rakan scese dalla carrozza sorreggendosi al mezzo per non cadere visto il piccolo capogiro che gli era venuto. L’uomo fece un respiro profondo prima di lasciare il suo appoggio sicuro e, alzando la testa, si incamminò verso il cancello che lo avrebbe portato all’interno dove si trovavano una serie di cancelli dorati che facevano da copertura ed un enorme tavolo rotondo. Era il tavolo introno al quale si radunavano da secoli tutti i re per decidere su questioni importanti.
Era da anni che non si usavano quei cancelli e la cosa preoccupava davvero tanto Rakan.
Rakan non si concentrò molto sul giardino intorno ai cancelli, ma tenne gli occhi puntati sul tavolo che sembrava quasi completamente pieno di gente. Accelerò il passo facendo anche rumore con gli stivali sul pavimento in mosaico presente sotto i cancelli.
-ma quanto tempo ci volevate mettere?- chiese quasi urlando uno dei re li presenti che Rakan non guardò. Ma comunque gli rispose:
-il tempo che mi serve per arrivare dal mio regno- in realtà aveva fatto andare la sua carrozza molto lentamente perché se andava troppo veloce gli veniva da vomitare e non era per niente il caso.
-si come no- borbottò sempre la stessa persona e Rakan lo ignorò definitivamente.
-va bene, ora che siamo tutti credo che possiamo iniziare- disse invece l’unico re biondo presente li.
-si, ci devi spiegare il perché di questo incontro William- Rakan posò lo sguardo sull’uomo che aveva parlato per poi riportarlo sul biondo che aveva appena scoperto essere il re di Nabada che aveva richiesto l’incontro. Non vedeva l’ora di scoprire il motivo e andarsene da li.
-Taric. Taric è un problema e credo che ce ne siamo accorti tutti quanti. La cosa della quale ci dobbiamo preoccupare in questo momento sono i nostri figli e…-
-perché tu hai figli?- chiese sempre quello che aveva rimproverato Rakan per il ritardo.
-si, ho un figlio che in questo momento è insieme ai vostri e sta rischiando la sua vita visto che la caccia di Taric è solo un diversivo per ucciderli facendo finta che sia un’incidente-
-ma per favore!- disse sempre lo stesso re sbuffando.
-credimi Taric è capace di fare di tutto e quello li ha intenzione di prendersi i nostri regni togliendoci gli eredi-
-tecnicamente molti di noi hanno più figli quindi in caso fosse come stai dicendo tu potremmo tranquillamente continuare la nostra discendenza e…-
-ma quanto tempo ci metteresti Nicolas? Anch’io ho più figli, ma credo che William abbia ragione. E poi Taric potrebbe tranquillamente influenzare i nostri figli più piccoli-
-sta parlando proprio quello che non ha mandato il suo primogenito a questa caccia!- rispose a tono Nicolas mentre Rakan osservava attentamente William più che altro perché non riusciva a togliere gli occhi da quell’uomo bellissimo.
-ho mandato Lion perché Soler è a letto ferito e non poteva muoversi- si difese Patric incrociando le braccia al petto.
-tutte scuse…-
-per favore basta! Vi ho chiamati qui perché sono stufo di Taric e del suo comportamento da sovrano del mondo quindi dobbiamo unirci per sconfiggerlo- si intromise Will nella discussione portandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio.
-e come mai proprio adesso e non prima?- Rakan nemmeno si accorse di aver detto quella frase, lo fece solo quando si ritrovò gli occhi degli altri re addosso.
Si maledisse da solo per averla detta con quel tono arrabbiato ma sapeva anche che era stata una reazione naturale dopo tutto quello che aveva passato per colpa di Taric e il sapere che gli altri si stessero muovendo così tardi lo mandava letteralmente in bestia.
-perché adesso abbiamo le prove per poter combattere tutti insieme contro di lui. Prima non potevamo muoverci- rispose pacatamente William.
-lo stai facendo in questo momento solo perché adesso ti tocca da vicino la questione. Se fosse successo prima avresti di sicuro agito prima- non sapeva perché stava litigando con il re di Nabada, l’unica cosa che sapeva era che lui li dentro aveva sofferto più degli altri e voleva sfogarsi.
-se non sbaglio sei il re di Lagash e non è che tu sia più buono rispetto a Taric o ti devo ricordare il vostro tentativo di invadere i regni vicini? E mi ricordo anche che è stato proprio Taric a far mettere a tutti i presenti una pietra sopra sul vostro comportamento- ribatté William che aveva paura del fidarsi di quel re. Poteva essere benissimo essere in combutta con Taric e quindi andargli a riferire il tutto.
-certo che lo so e non è stata opera mia ma di mio padre e credimi ho pagato a caro prezzo quell’aiuto a mio padre- disse in un sibilo Rakan che stava completamente rivalutando quel William, si era bellissimo ma un completo stronzo.
-si ma potresti anche dire ciò per fare in modo di farci credere quando in realtà sei in combutta con Taric-
-mio figlio, come i vostri, è in quella cavolo di foresta di mezzo rischiando la sua vita e tu non puoi dirmi che sono in combutta con quello stronzo di Taric. Io Taric lo voglio morto più di chiunque altro in questa stanza- e dopo aver detto queste parole Rakan si girò e si incamminò verso l’uscita della sala.
Nessuno gli stava credendo per colpa di quel biondino e la cosa non gli andava per niente a genio. Se William aveva intenzione di organizzare il complotto contro Taric in quel modo lui non ne voleva far parte. Non doveva proprio andarci a quell’incontro proprio come gli aveva detto Varus e si sarebbe risparmiato doppio viaggio infernale e soprattutto avrebbe avuto altro tempo per riposarsi. Si sentiva davvero troppo debole in quel momento e aveva solo voglia di riposarsi.
-cosa state facendo?- chiese proprio William che lo aveva seguito.
-me ne vado visto che la mia presenza qui non è gradita per cose fatte da mio padre- rispose Rakan non girandosi minimamente. Lo fece solamente quando sentì il biondo tirarlo per il polso. Due secondi dopo William tolse velocemente la presa mentre Rakan finiva in ginocchio. Entrambi avevano avvertito l’enorme scossa elettrica che li aveva attraversati non appena si erano toccati.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


-tutto okay?- chiese Will massaggiandosi la mano dolorante vedendo che l’altro re non accennava minimamente a volersi alzare.
Rakan dal canto suo stava cercando di fare dei profondi respiri per cercare di ritrovare un poco di forza per alzarsi insieme e andare alla carrozza per tornarsene nel suo regno.
-secondo te?- sussurrò con pochissima voce Rakan puntando i suoi occhi ombra pieni d’ira i quelli azzurri, e bellissimi, dell’altro. Era certo che fosse stato William a lanciargli la scarica elettrica per tutto il corpo.
-ehi aspetta un attimo non sono stato io!- disse il biondo interpretando bene quello sguarda. -la scossa è arrivata anche a me- spiegò poi continuando a tenersi la mano dolorante.
Will decise di aiutare l’altro ad alzarsi e quindi gli pose una mano. Okay, forse non aveva usato dei toni molto gentili con il moro, ma aveva davvero paura che potesse essere una spia di Taric.
Rakan vide la mano del biondo e rimase a pensare un po’ prima di decidere di accettare il suo aiuto soprattutto perché non sarebbe riuscito a rimettersi velocemente in piedi per quanto lo aveva indebolito quella scossa.
Appena le mani dei due uomini si toccarono nuovamente entrambi si ritrassero di scatta e Rakan si morse le labbra per non urlare. C’era stata nuovamente la scossa.
-cazzo- sussurrò Rakan chiudendo gli occhi. Se prima aveva ancora un po’ di energie in quel momento non ne aveva più.
-ma cosa…- sussurrò invece William non capendo minimamente il perché di quella seconda scossa. -stai bene?- chiese poi vedendo ancora l’altro re a terra con i lunghi capelli mori che gli coprivano completamente la faccia. Will però riusciva a vedere perfettamente che l’uomo stava facendo respiri molto profondi.
-non ti avvicinare- sussurrò Rakan con quel poco di voce rimasta -non reggerò un’altra scossa- specificò poi.
-volete che chiami qualcun altro?- chiese William davvero preoccupato per le condizioni di quell’uomo.
-no, fra un po’ riuscirò ad alzarmi- sussurrò sempre Rakan che sperava che il biondo se ne andasse.
-volevo solo dirti che mi sono accorto di averti accusato ingiustamente. Ci serve tutto l’aiuto possibile per sconfiggere Taric-
-il mio aiuto ve lo scordate in questo momento. Buona fortuna con Taric- disse Rakan poggiando una mano a terra e grazie ad essa riuscì a mettersi in piedi anche se il suo equilibrio era ancora precario.
-ma…-
-non me ne frega assolutamente niente. Vedetevela da soli- Rakan dicendo ciò diede le spalle al re di Nabada e si incamminò, lentamente, verso l’uscita per arrivare finalmente alla sua carrozza. Sapeva che il biondo non avrebbe nuovamente provato a fermarlo visto che sembrava che per ogni loro tocco ci fosse di conseguenza una scarica elettrica.
Will lasci andare il moro senza aggiungere altro mordendosi la lingua, perché non si stava mai zitto? Aveva perso un possibile alleato solo per un suo sbaglio e se ne stava pentendo. Era anche sicuro che se ne sarebbe pentito anche in seguito per quello che aveva fatto.
Una volta che si fu assicurato che il moro era riuscito ad arrivare sano e salvo alla sua carrozza decise di ritornare dagli altri re e decidere insieme a loro cosa fare della questione Taric.
 
-lo sapevo che non dovevate andarci, siete ancora più pallido di prima- disse Varus appena vide entrare nel castello Rakan e raggiungendolo subito per sorreggerlo. Rakan si appoggiò alla sua guardia stanchissimo.
-vogliono distruggere Taric- sussurrò il re mentre si incamminavano verso la sua stanza dove Rakan si sdraiò subito sul letto senza nemmeno cambiarsi.
-wow non pensavo fossero così intelligenti- disse Varus ironicamente.
-mi hanno accusato di essere dalla parte di Taric e me ne sono andato- spiegò il re. Voleva evitare di dire delle scosse che aveva preso conoscendo il soggetto.
-cos’altro c’è?- chiese Varus guardando attentamente l’uomo che aveva avvertito che ci fosse altro dietro.
-niente- disse convinto Rakan. Varus assottigliò gli occhi.
-sembri troppo debole per non essere successo niente-
-quando me ne stavo andando il re di Nabada ha cercato di fermarmi prendendomi per un polso e una scarica elettrica ha colpito entrambi. In un primo momento ho pensato che fosse stata colpa sua ma poi anche lui aveva ricevuto la scossa. Ha cercato di aiutarmi ma quando ci siamo toccati nuovamente la scossa ci ha investito di nuovo- sospirò Rakan raccontandogli tutto alla fine. Non poteva mentirgli.
-sei davvero sicuro che non sia stato il suo potere? Infondo nessuno di voi conosce i poteri degli altri e potrebbe averti anche mentito-
-che senso aveva allora mandarmi quelle scosse?- chiese Rakan abbastanza confuso.
-ucciderti? Toglierti di mezzo? Lo hai detto tu stesso che pensa che tu sia dalla parte di Taric-
-loro non sanno che sono debole di costituzione. Quella scossa mi ha fatto male perché sono stanco-cercò di farlo ragionare Rakan, non voleva credere che quel biondo fosse davvero intenzionato ad ucciderlo.
-come fai ad essere sicuro che la scossa era debole? Andiamo è stato un vero e proprio tentativo di farti fuori!- Varus sospirò -l’importante e che tu sia ancora vivo, ora devi pensare solo a riposarti e non fare altro fino a quando non ritornerà Ezreal dalla caccia- e così dicendo Varus fece un leggero inchino con il capo e se ne andò lasciando da solo il re.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Ezreal in quel momento non sapeva se ridere o iniziare a sclerare. Appena il sole era sorto completamente Taric aveva detto ai ragazzi di partire e che ci sarebbe stato un premio per chiunque avesse ucciso il maggior numero di prede. Nemmeno il tempo di finire quella frase che la maggior parte dei principi era già sparita nella foresta mentre Raphael, Lion ed Ezreal erano rimasti da soli. Si erano incamminati lentamente perché avevano paura di qualche trappola ed avevano deciso di rimanere insieme.
Non era passata nemmeno mezz’ora quando Lion mise male un piede, non guardando a terra, e cadde a terra scaturendo le risate di Raphael. Ezreal invece aveva cercato di trattenere le risate fino a quando non aveva visto la caviglia del castano.
-proprio tu dovevi farti male- piagnucolò il biondo strappandosi una parte della lunga tunica dopo aver preso un pezzo di legno. Doveva steccare la caviglia dell’altro principe, almeno in sarebbe riuscito a camminare.
-alla faccia che dovevamo stare attenti!- disse Raphael dopo essersi ripreso leggermente dalle risate.
-e quella non era nemmeno una trappola, ma una cosa che potevi tranquillamente vedere- continuò Ezreal mentre iniziava a steccare la caviglia del ragazzo.
-stavo vedendo se c’era qualcuno nei paraggi visto che la foresta era troppo silenziosa. Poi appena sono caduto quegli uccellacci si sono messi a ridere- spiegò Lion indicando con il dito due corvi che se ne stavano appollaiati su un albero li vicino.
-aspetta quindi capisci cosa dicono gli animali?- chiese Ezreal alzando momentaneamente lo sguardo  da quella caviglia che gli faceva anche un po’ senso per come si era storta.
-si e adesso stanno dicendo che hai un bel culo- disse Lion sorridendo nonostante il dolore forte. Ezreal assottigliò gli occhi.
-lo hanno detto loro o lo stai dicendo tu?- chiese il biondo cercando di evitare di diventare rosso per l’imbarazzo.
-lo hanno detto loro credimi, ma concordo- rispose Lion mentre Raphael ruotava gli occhi esasperato.
-quando finite di flertare potremmo incamminarci? Non voglio restare qui per secoli- disse il moro incrociando le braccia al petto ma comunque mandando delle occhiatacce ai due corvi.
-adesso stanno dicendo che vogliono cagarti in testa visto che li stai guardando male- lo avvisò Lion e Raphael smise immediatamente.
-comunque non stiamo flertando- si affrettò a specificare Ezreal facendo un nodo alle bende ed alzandosi.
-scusa per la tunica- disse Lion guardandosi la fasciatura fatta a regola d’arte.
-ne ho tanti non ti preoccupare- e dicendo così il biondo pose una mano al castano per aiutarlo ad alzarsi e lo stesso fece Raphael dall’altro lato. Lion si fece tirare su per poi appoggiarsi ai due ragazzi tenendo la gamba ferita leggermente piegata per non far toccare a terra il piede.
-mica avete intenzione di portarmi così per tutto il bosco? Non possiamo semplicemente uscire dalla foresta?- chiese Lion guardando prima uno e poi l’altro.
-almeno qualcosa la dobbiamo portare e può anche darsi che ci sospettino qualcosa e ci stiano aspettando li con delle bestie feroci e…-
-ma quanti film mentali ti fai?- chiese Ezreal a Raphael sgranando gli occhi. -comunque non ho problemi nell’aiutarti- disse poi al castano che gli sorrise grato.
-smettetela vi prego- sussurrò Raphael lasciando andare Lion che si appoggiò completamente a Ezreal. -io vado avanti così nessuno inciampa nuovamente- continuò lanciando un’occhiataccia al castano per poi iniziare a camminare a passo spedito mentre Lion ridacchiava seguendolo sempre fortemente aggrappato ad Ezreal.
-vedi di non farci finire in qualche trappola- si accurò di dire Lion facendo ringhiare il moro. Nessuno dei tre aggiunse altro e si incamminarono sempre di più nel centro della foresta di mezzo decisi a trovare almeno una preda e anche trovare gli altri ragazzi. Anche se gli altri non li avevano minimamente ascoltati volevano prevenire una qualche morte.
 
-sono entrati tutti nella foresta mio signore- disse una delle guardie facendo un lieve inchino a Taric che si stava bevendo il suo giornaliero bicchiere di vino nella sua tenda. Si, lui si era messo la tenda perché sapeva che quei ragazzi avrebbero dormito la notte all’aperta. Ovviamente il suo intento era quello di far stancare quei principi arroganti per poi poter finalmente mandarli nella foresta con i sensi bassi e la possibilità di farli fuori più velocemente.
-benissimo- rispose lui cacciando la guardia con un gesto veloce della mano. Voleva restare da solo per gustarsi quel buonissimo vino ma anche quel momento di gloria, si la sua gloria. Finalmente sarebbe riuscito a mettere la base per il suo piano di governare tutti i regni.
Il regno di Lagash era quasi suo visto che Rakan stava morendo (anche se ci stava mettendo più tempo del previsto) e il piccolo e impertinente Ezreal era li pronto a cadere in una delle sue trappole. Aveva fatto davvero bene a farlo sposare con un altro re per indebolirlo ancora di più in questo modo aveva fatto si che in caso di gemelli, cosa che era veramente avvenuta, avrebbe potuto prendere uno dei due figli e portarlo altrove (sperando di avere un bel po’ di controllo sul bambino cosa che non aveva funzionato).
Stava per riempirsi un altro bicchiere quando sentì un piccolo pizzico al braccio destro. Si bloccò di colpo e alzò la manica guardando sconvolto il bracciale che aveva al polso iniziando a digrignare i denti.
Quel bracciale era solo una sua sicurezza e mai, mai si sarebbe aspettato che gli avesse rivelato quello che più temeva. Il bracciale era collegato ai due anelli che aveva dato a Rakan e William una volta sposati e in caso ipotetico nel quale i due fossero venuti a contatto l’uno con l’altro avrebbe mandato loro delle scosse elettriche e a lui un piccolo pizzico per avvertirlo. Pensò di esserselo solo immaginato e stava per riabbassare la manica ma proprio il quel momento vide il bracciale colorarsi di viola e poi rilasciare un lieve pizzico.
Quei due si erano appena incontrati e la cosa non prometteva niente di buono.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


-William- il biondo si girò lanciando un’occhiataccia a Taric. Cosa cazzo ci faceva nel suo palazzo se doveva essere nella foresta di mezzo con i principi? Will era appena ritornato dall’incontro con gli altri re che si era rivelato un vero fallimento visto che l’unico che si era rivelato essere del suo stesso avviso era solo il re di Gutem: Patric. Molto probabilmente se non avesse detto quelle parole al re di Lagash avrebbe avuto anche lui dalla sua parte.
-cosa vuoi?- chiese il re di Nabada fermandosi in mezzo al corridoio e incrociando le braccia al petto. Era davvero stufo di come Taric riuscisse ad entrare nel suo castello senza troppi problemi e senza che lui lo venisse a sapere la maggior parte delle volte.
-avete fatto una riunione senza di me?- chiese l’uomo guardandolo come se sapesse perfettamente che avevano fatto quella riunione. Will voleva capire che cazzo fosse la spia a questo punto, perché era sicuro ce ne fosse una.
-certo che no, perché dovremmo fare una cosa del genere?- chiese Will sperando di riuscire a mentire bene.
-ah non saprei sinceramente, mi era sorto il dubbio- disse Taric guardandolo davvero male e fu grazie a quello che William fu sicuro che c’era un impostore tra loro.
-volevi dirmi altro?- chiese Will che se lo voleva togliere dai piedi.
-non niente. Torno dai principini che sono davvero molto bravi. Non mi aspettavo un livello così alto in quei ragazzi- disse Taric con un ghigno che fece capire a Will che stava mentendo.
Taric gli sorrise ancora prima di voltarsi e andarsene dal palazzo giusto il tempo di far accelerare il passo a Will per andare a parlare con il nonno.
-tutto bene?- chiese Alfred vedendolo arrivare con il fiatone.
-Taric ha scoperto l’incontro che non è andato nemmeno bene come volevo- disse tutto in un fiato il re.
-dovevi metterlo in conto Will- disse l’uomo sorridendogli. -allora chi è dalla tua parte?-
-solo il re di Gutem- sussurrò il ragazzo passandosi la mano sinistra tra i capelli biondi per ravvivarseli.
-cos’hai alla mano?- chiese Alfred assottigliando gli occhi e avvicinandosi al ragazzo.
-cosa?- chiese William non capendo mentre il nonno gli prendeva la mano sinistra e la osservava attentamente cosa che fece anche Willl.
Entrambi videro chiaramente la macchia rossastra che si andava a delineare a partire dall’anello che William teneva all’anulare.
-cosa significa?- chiese il biondo non capendo il perché di quel segno.
-togliti l’anello, voglio controllare- disse Alfred con voce perentoria.
-non posso toglierlo, Taric lo verrà a sapere di sicuro- si impuntò l’uomo.
-voglio solo capire come sta la mano, sarà questione di secondi- alla fine William si arrese e si tolse l’anello.
Alfred controllò la mano del nipote attentamente cercando di capire da cosa derivasse quel rossore. Si, aveva perfettamente capito che proveniva dall’anello che indossava, ma non capiva il perché di quell’improvviso rossore. William aveva quell’anello da diciannove anni ed era strano.
-hai messo la mano in qualche sostanza strana? Perché questa è l’unica possibilità che mi viene in mente visto che parte proprio da dove c’è l’anello- chiese poi l’uomo mettendo il suo sguardo glaciale in quello identico del nipote.
-no, mi ha fatto solo male quando ho…- William sgranò gli occhi. Possibile che l’aver toccato il re di Lagash avesse in qualche modo contribuito a quel rossore? E se la scossa fosse proprio arrivata dall’anello? Quindi aveva veramente fatto del male al moro?
Ma poi, perché l’anello doveva mandargli una scossa per una cosa del genere?
-vedo gli ingranaggi della tua testa lavorare, a cosa stai pensando?- chiese Alfred volendo capire e anche aiutare il nipote.
-ho avuto una discussione con il re di Lagash e quando ho cercato di farlo ritornare nella sala, ovviamente toccandolo, una forte scossa ha colpito entrambi- spiegò il biondo passandosi la mano destra tra i capelli.
-quindi stai dicendo che molto probabilmente la scossa è stata provocata dall’anello-
-non lo so, ma a questo punto credo proprio di si- disse Will con un’alzata di spalle. Perché l’anello aveva reagito solo con il re di Lagash? Comunque aveva stretto la mano ad altri re ma non era minimamente successo.
-la prima cosa che mi è venuta in mente è stata che non puoi toccare altre persone perché sposato, ma a questo punto dovresti avere quasi sempre la mano rossa- continuò Alfred iniziando a camminare avanti e indietro.
-aspetta, e se Taric sapesse della scossa? Se in realtà nessuno in quella sala è andato a dirgli della riunione ma lui lo ha scoperto lo stesso?- disse Willi iniziando a sgranare gli occhi poco alla volta. -devo parlare con il re di Lagash per capire cosa c’è sotto-
-non hai detto che avevi avuto una discussione con lui? Sei sicuro che ti farà parlare tranquillamente?- chiese Alfred leggermente preoccupato. Non voleva che il nipote si cacciasse nei guai e soprattutto non voleva che i rapporti con il re di Lagash diventassero pessimi.
-devo fare una prova o non lo saprò mai- disse Will passandosi una mano tra i capelli e sorridendo al nonno.
E il ragazzo non perse tempo visto che aveva assolutamente bisogno di capire cosa stesse succedendo e usò i suoi poteri per teletrasportarsi nei pressi della città di Lagash. Ovviamente non voleva attirare troppo l’attenzione su di se. Non appena ebbe controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi uscì dal suo nascondiglio e si incamminò verso il palazzo reale che era riuscito ad individuare grazie al fatto che era l’unico edificio più grande presente in tutta la città.
Non ci mise molto ad arrivare per sua fortuna e subito salì le scale che portavano all’enorme portone.
-chi siete e perché volete entrare? Si vede chiaramente che non siete di qui- disse una delle due guardie che sostavano davanti al portone.
-sono il re di Nabada, sono qui per parlare con il vostro re- si presentò William che iniziava a sentire molto caldo. I vestiti che aveva erano troppo pesanti per il clima che c’era a Lagash.
-ha un appuntamento con il re? Altrimenti non possiamo farla entrare- disse una delle due dopo che aveva guardato l’altra.
-no, ma è davvero importante-









ANGOLO AUTRICE
Mi scuso per il ritardo del capitolo, ma in questa settimana ho ripreso con le lezioni e mi tengono impegnata fino alle sette di sera quindi ho davvero pochissimo tempo per scrivere.
A presto,
la_pazza_di_fantasy

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Lion stava guardando Raphael ed Ezreal mentre facevano avanti e indietro dalla foresta alla piccola radura che avevano trovato e nella quale si erano fermati per farlo riposare. Si sentiva davvero in colpa per essersi fatto male quasi subito e soprattutto si sentiva in colpa per far portare tutto il suo peso, che non era per niente poco considerato la massa muscolare che aveva, ad Ezreal.
I due principi stavano raccogliendo legna e cibo per mangiare mentre lui si riposava visto che era mezzo giorno inoltrato e non si erano fermati un momento.
-dovete riposarvi anche voi- disse il castano quando li vide entrambi ritornare nella radura con le braccia piene.
-lo faremo- disse Raphael sorridendogli e posando a terra la legna.
-soprattutto tu- continuò il castano mettendo i suoi occhi in quelli ambra del principe di Lagash che annuì solamente mentre si sedeva a gambe incrociate per poter poggiare il cibo che aveva raccolto sulla sua lunga tunica.
-considerando che siamo qui da ore mi sembra abbastanza strano che non abbiamo ancora trovato nemmeno un soldato- disse Raphael strofinando le mani intorno ad un legnetto cercando di accendere il fuoco che non voleva davvero saperne di accendersi.
-potrebbero aver agito sugli altri gruppi o stanno aspettando qualcosa- disse Lion con un’alzata di spalle.
-o potrebbero aspettare che noi abbassiamo la guardia per poi attaccare- sussurrò Ezreal che aveva iniziato a pulire le varie bacche dalla terra e soprattutto togliere le foglie.
-quello non accadrà mai, almeno non nel nostro gruppo che è l’unico che sa quello che vuole fare veramente Taric- lo rassicurò Lion ma il biondo fece solo una leggera smorfia, non ne era molto sicuro.
-maledizione!- quasi gridò Raphael facendo girare gli altri due abbastanza curiosi.
Raphael stava guardando parecchio arrabbiato la legna che sembrava non volerne sapere niente di essere accesa.
-non è che è bagnata?- chiese Lion che ottenne solo un’occhiataccia da parte del ragazzo.
-se non riesco nemmeno così giuro che mi ammazzo- disse invece Raphael strofinandosi le mani e preparandosi mentalmente ad utilizzare il suo potere. Infondo gli altri due lo conoscevano quindi non c’era nessun problema.
Gli altri due principi lo guardarono curiosi e allo stesso tempo preoccupati per le parole del moro.
Raphael infuse quasi completamente la sua forza nelle sue mani. Voleva assolutamente creare quel fuoco e quasi pensò fosse un miraggio la piccola fiammella che si era creata visto quanto gli girava la testa per lo sforzo.
-pazzo- fu l’unica parola che disse Ezreal vedendo il moro leggermente barcollare nonostante fosse seduto. Nonostante ciò il fuoco si era finalmente accesso e Ezreal ne fu felice visto che per lui quell’ambiente era leggermente troppo freddo per i suoi standard.
-la prossima volta chiedi a noi e non cercare di fare tutto da solo. Era questo che Ez intendeva per abbassare la guardia. Adesso sei stanchissimo e possono attaccarci visto che l’unico che può fare qualcosa in questo momento è Ez- gli disse calmo Lion.
-Ehi guarda che non ti ho mai dato il permesso di abbreviare il mio nome!- disse Ezreal lievemente arrabbiato per quello che aveva fatto il ragazzo. Nessuno lo aveva mai fatto, nemmeno suo padre e la cosa era davvero strana.
-ma è carino come nomignolo. Un po’ come te- si difese il castano con un sorriso facendo assottigliare gli occhi per guardare male il ragazzo. Non ne poteva più di tutte quelle specie di complimenti.
-non ci avevo minimamente pensato, scusatemi- sussurrò Raphael che non ci aveva minimamente pensato a quella possibilità.
Dopo di ciò i tre ragazzi iniziarono a mangiare quello che avevano trovato e si riposarono per un’oretta buona prima di riprendere il loro percorso verso la ricerca di almeno una preda per poi poter ritornare da Taric e andarsene da li il più velocemente possibile. Non volevano stare li un giorno più del necessario ance se quello voleva dire fare una brutta figura con il resto dei principi visto che stavano concorrendo per cacciare il maggior numero di selvaggina.
Nemmeno il tempo di uscire dalla radura che sentirono un urlo provenire davanti a loro. I tre ragazzi si guardarono confusi prima che Raphael iniziasse a correre verso la direzione dell’urlo seguito dagli altri due, ovviamente a passo più lento visto che Ezreal stava portando appresso anche il peso di Lion.
Quando anche il castano e in biondo arrivarono dove si era fermato Raphael sgranarono gli occhi pietrificandosi. Davanti ai loro occhi c’era il corpo senza vita di uno dei principi, Amon quello che era stato il primo a non credergli. Poco più in la c’era Caleb che molto probabilmente aveva gridato attirando la loro attenzione.
-cos’è successo?- chiese Raphael aiutando Caleb ad alzarsi da terra.
-eravamo insieme quando ci sono apparsi davanti due soldati di Taric, non abbiamo avuto il tempo di reagire che Amon era già morto. Io ho urlato perché ecco…- il ragazzo si fermò mordendosi il labbro non sapendo cosa fare.
-ha a che fare con il tuo potere e li hai fatti andare via- continuò per lui Raphael con un sorriso.
-rimani con noi, conviene a tutti. Anzi credo che dovremmo cercare anche gli altri e restare insieme- disse Lion saltellando verso l’altro principe sotto lo sguardo attento e preoccupato di Ezreal.
-va bene. Cerchiamo anche gli altri?- chiese Caleb che era rilassato per il fatto che non gli avevano chiese cosa fosse il suo potere.
-ovviamente. Meglio non restare separati- disse Ezreal raggiungendo subito Lion che stava barcollando.
-scusate se non vi abbiamo creduto quando ci avete detto le intenzioni di Taric- Caleb si era sentito davvero morire quando aveva capito che avevano completamente sbagliato a non fidarsi di Raphael quando erano andato ad avvisarli.
-ormai è stato. Ora dobbiamo solo cercare di non morire- rispose il moro sospirando.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


William stava aspettando di rivedere il re di Lagash all’interno di quella che era la sala del trono. Si era tolto la giacca per via del troppo caldo e stava prendendo anche in considerazione l’idea di togliersi la camicia, ma non lo fece per una questione di decenza. E fece bene visto che dopo pochi secondi avvertì qualcuno entrare nella sala e si girò verso quella direzione notando subito il bellissimo re di Lagash che lo stava guardando con le braccia incrociate e i capelli completamente sciolti e un po’ in disordine. Sembrava come se si fosse appena svegliato, complice anche il fatto che non indossava un vestito molto elaborato ma una semplice tunica color blu scuro che andava quasi a confondersi con i capelli mori del re.
-cosa vuoi? Non ho nessuna intenzione di stare dalla vostra parte dopo quello che avete fatto alla riunione- disse prontamente Rakan fregandosene altamente che non era minimamente presentabile. Era stato svegliato di colpo da Varus che gli aveva detto che c’era un re che stava tartassando le guardie per poter entrare nel palazzo e parlargli. Rakan aveva deciso di togliersi subito il dente e cacciare via quel re impiccione. Aveva assoluto bisogno di riposarsi e quelle continue interruzioni non lo aiutavano minimamente.
-non sono qui per questo e comunque ho già detto che mi dispiace- disse subito William.
-non voglio le tue scuse-
-Taric ha saputo dell’incontro e io…-
-non sono stato io fattene una ragione- lo interruppe Rakan che già si stava mettendo sulla difensiva. Non voleva assolutamente essere attaccato senza una valida motivazione.
-non stavo dicendo questo. Stavo solo spiegando come mai ero qui partendo dall’inizio. Ora per favore mi fai parlare?- chiese il biondo incrociando le braccia al petto con un po’ di problemi visto che la giacca che ancora teneva tra le braccia gli dava fastidio.
-vai…- sussurrò Rakan.
-stavo dicendo, Taric ha saputo della riunione e la prima cosa che ho pensato è stato che qualcuno dei re li presenti lo avesse avvisato. Quindi ho iniziato a cercare qualcuno che potesse essere dalla parte di Taric facendomi aiutare da mio nonno. È stato mio nonno ad accorgersi di questo e farmi venire un dubbio in mente- il biondo alzò la manica della camicia dalla parte sinistra per far vedere all’altro re le linee rosse che partivano dall’anulare sinistro e che si diradavano per tutto il braccio. Rakan lo guardò confuso. Perché doveva essere importante quella specie di cicatrice?
-questa secondo me è il risultato della scossa che ci ha attraversati quando ci siamo involontariamente toccati e credo sia stata proprio la scossa ad avvisare Taric- concluse William.
-e cosa centrerebbe questo con Taric?-
-credo che la scossa sia arrivata dall’anello e…-
-che cosa cazzo ci fai tu qui?- William si girò di scatto vedendo Taric che era arrivato nella sala del trono e lo stava guardando come se volesse ucciderlo anche se William non riusciva a capire il perché.
-come ci sei entrato tu qui dentro!- disse invece William che si ricordava perfettamente quanto tempo aveva dovuto aspettare per poter entrare e Taric sembrava essere di casa.
-non sono affari tuoi. Sparisci-
-nessuno ti ha dato il permesso di entrare Taric, aspetta il tuo turno- disse invece Rakan che era rimasto davvero sorpreso quando aveva sentito la voce dell’uomo. La cosa molto strana era la faccia spaventata del castano che Rakan non riusciva minimamente a spiegarsi.
-oh no, tu non mi metti dietro nessuno- Taric iniziò ad avanzare verso Rakan che era rimasto perfettamente appoggiato allo stipite della porta che dalla sala del trono portava alle sue stanze private perché non si reggeva per niente in piedi.
-fino a prova contraria sono io il re qui-
-ancora per poco- mormorò Taric e lo sentirono perfettamente anche gli altri due re.
-vattene immediatamente- sibilò Rakan.
-altrimenti cosa fai?- lo provocò Taric, aveva notato solo in quel momento che il moro sembrava sul punto di crollare a terra dalla stanchezza.
-ti faccio fuori-
-provaci-
Rakan non ci vide più dalla rabbia e senza minimamente pensare al fatto che ci fosse anche William trasformò l’altro bracciale che gli era rimasto al polso in una lancia che lanciò subito verso Taric. Taric che prima che la lancia potesse colpirlo scomparve e la lancia andò a conficcarsi nel muro difronte al moro.
Moro che una volta aver usato quasi tutto il suo potere residuo si accasciò a terra privo di forze.
William si riprese subito dallo stato di shock nel quale era finito dopo aver visto quel bracciale trasformarsi e corse subito verso il re per vedere come stesse.
Stava per toccarlo, per accertarsi che il battito ci fosse ancora visto che sembrava svenuto, quando si ricordò che toccandolo poteva dare il via a una scossa e si disse non fosse minimamente il caso di dare altro dolore al re di Lagash. Non sapeva davvero casa fare visto che il re era arrivato li da solo e William aveva davvero timore che entrassero delle guardie dando tutta la colpa a lui e non a Taric che sembrava sapere molto di più di quanto voleva far credere e soprattutto che era sapientemente scomparso facendo venire anche dei dubbi a William sul suo vero potere.
Ad un certo punto, non potendone più di stare così senza far niente, decise di provare a togliersi l’anello e vedere se era quello che dava fastidio proprio come aveva detto il nonno. Si tolse l’anello in questione e per un momento, un brevissimo momento, gli era passato per la testa di prenderlo e lanciarlo il più lontano possibile. Poi si disse che non era il caso e, lasciata la giacca a terra, lo ripose in una delle tasche dei pantaloni di lino per poi toccare lievemente l’uomo disteso davanti a lui. Vedendo che non stava succedendo niente decise di posare due dita alla base del collo del moro per vedere se c’era ancora il battito e tirò un sospiro di sollievo quando riuscì ad avvertirlo anche se molto lento. Sembrava che il re di Lagash stesse per morire.
Non ci pensò due volte e prese quel corpo in braccio incamminandosi verso la porta dalla quale era entrato nella sala proprio il re che aveva tra le braccia.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


-cosa state facendo?- Will alzò lo sguardo trovandosi difronte quello che sembrava la guardia del corpo del re che aveva tra le braccia.
-stavamo parlando quando all’improvviso è arrivato Taric e gli ha tirato una lancia addosso. Taric è scomparso e lui svenuto- spiegò Will mentre era messo sotto esame dallo sguardo stretto in due fessure dell’altro. -non mentirei mai un una cosa del genere- continuò a dire William spaventato dal fatto che l’uomo potesse non credergli.
-venite con me- disse alla fine Varus con un sospiro e facendo strada al re verso la camera di Rakan dove il biondo posò quest’ultimo sul letto.
-ora potete anche andarvene- disse Varus controllando i battiti di Rakan e cercando di non dare di matto davanti al biondo visto che sembravano quasi inesistenti. Rakan aveva peggiorato del tutto la sua situazione.
-no, non me ne vado visto che devo scoprire cosa sta succedendo. Aspetterò che si rimetta e…-
-ci sono il novantanove per cento di possibilità che Rakan muoia oggi quindi è inutile che voi aspettiate qui- rispose con calma Varus. Visto che quel re stava insistendo non poteva assolutamente farlo aspettare li inutilmente.
-cosa? Com’è possibile? Non era solo svenuto?- chiese sconvolto William. Non poteva perdere un suo possibile alleato in quel modo.
-il re Rakan è sempre stato debole di costituzione e ultimamente si è sforzato più del solito- rispose sinceramente Varus, non sapeva il perché ma quell’uomo tutto ad un tratto iniziava ad ispirargli fiducia.
-e non avete mai trovato una soluzione a tutto cio?- chiese William che iniziava ad essere più preoccupato del normale per una persona che comunque conosceva da davvero poco tempo.
-ci abbiamo provato ovviamente, ma sembra non esserci. Davvero, stando qui state solo perdendo tempo- continuò Varus.
-e scommetto che quello stronza di Taric lo sapeva- Will vedendo annuire la guardi sbuffò. Certo, era ovvio che Taric sapesse tutto come suo solito. -posso provare a fare una cosa?- chiese poi il biondo.
Avrebbe usato i suoi poteri per riuscire a capire se poteva fare qualcosa per il re che aveva difronte. Non voleva perdere un suo possibile allenato senza provarci. E poi doveva ancora risolvere la questione della scossa e capire perché Taric era sembrato così fuori di se quando lo aveva visto li a Lagash.
Varus non era tanto convito della cosa ma comunque diede il permesso al re di avvicinarsi al corpo di Rakan che era steso sul grande letto matrimoniale inerme. “tentare non nuoce” pensò l’uomo sperando veramente che il suo re si potesse riprendere.
William fu felice della decisione presa dalla guardia e si sedette sul grande letto in modo tale da essere più comodo e, dopo un respiro profondo, concentrò il suo potere sui palmi delle mani e usò quell’energia per controllare i parametri vitali del moro. Sgranò gli occhi quando si accorse che il re di Lagash era ancora vivo solo per miracolo visto che con le condizioni nella quali si ritrovava sarebbe dovuto morire già da un pezzo e si sentì ancora più in colpa per quelle scosse anche se erano state totalmente involontarie.
-cosa state faceno?- chiese con un sussurro Varus che vedeva le mani del biondo avvolte da una sottospecie di aura azzurra.
-ho controllato i suoi parametri vitali- sussurrò il re.
-non ci sono possibilità vero?- chiese Varus che per un momento aveva sperato in un miracolo.
-posso provare a fare qualcosa, ma per essere certi del risultato avrei dovuto agire molti anni fa- disse sinceramente William prima di rimettersi al lavoro. Se davvero voleva provare a fare qualcosa doveva assolutamente sbrigarsi.
 
Rakan aprì gli occhi lentamente mentre si guardava intorno e iniziava a chiedersi se quello che era successo nella sala del trono era stato solamente un sogno, sogno molto realistico ma comunque con poche possibilità di essere accaduto veramente visto che si sentiva molto riposato, cosa che non gli succedeva da anni.
Si alzò lentamente a sedere e sorrise notando che non c’era nessun capogiro. Molto probabilmente Varus lo aveva lasciato dormire per una giornata intera e Rakan iniziava ad essergli davvero grato visto che ne aveva davvero bisogno.
-vi siete svegliato- disse in un sussurro Varus dopo essere entrato nella stanza e Rakan girandosi verso la sua guardia vide lo sguardo tra lo sconvolto e il sorpreso.
-cosa c’è?- chiese proprio Rakan non capendo il perché di quell’espressione.
-vi siete svegliato- ripeté nuovamente l’uomo non riuscendo a dire altro. Era troppo contento della cosa, non immaginava che il re di Nabada riuscisse a fare veramente una cosa del genere.
-per quanto ho dormito? Dalle tue parole deduco che ho dormito per un bel po’-
-no, voi siete quasi morto!- disse Varus scuotendo la testa -anzi se non ci fosse stato il re di Nabada a quest’ora vostro figlio sarebbe arrivato qui perché messo a corrente della vostra morte- spiegò Varus vedendo lo sguardo di Rakan farsi sempre più confuso.
-cosa centra il re di Nabada adesso?- chiese infatti Rakan.
-vi ha salvato la vita-
-e come?-
-con il suo potere. Comunque è rimasto qui perché vi vuole parlare- disse Varus poi ricordandosi proprio come il biondo avesse insistito notevolmente a restare per accertarsi che Rakan si svegliasse.
-fallo entrare- si arrese Rakan, alla fine doveva comunque ringraziarlo. Varus annuì e uscì dalla stanza. Poco dopo dalla stessa porta entrò il biondo sorridendo vedendolo sveglio.
-avevo paura di aver peggiorato la situazione- furono le prime parole di William sedendosi sul letto nonostante Rakan non gli avesse dato il permesso di farlo.
-grazie- disse il moro abbassando lo sguardo visto che quegli occhi azzurri troppo vicini lo stavano facendo andare in tilt.
-non dirlo nemmeno gli alleati si aiutano- rispose Will sorridendo. “maledetto sorriso” pensò Rakan.
-ma noi non siamo alleati- cercò di dire Rakan, infondo aveva anche trattato male quell’uomo.
-oh per favore! Ho sbagliati è vero, ma anche tu odi Taric e noi dobbiamo farci valere. Non possiamo assolutamente farci schiacciare ancora di più da lui- spiegò William.
-va bene, comunque qual è il tuo nome. Non credo ci siamo ancora presentati- disse Rakan cercando di superare l’imbarazzo momentaneo.
-William, e il tuo bel moretto?-
-Rakan- disse il re di Lagash cercando di sorvolare su come lo aveva chiamato l’altro.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


-cosa mi stavi dicendo? Prima che arrivasse Taric- ruppe l’immenso silenzio che si era creato tra di loro il moro. Non gli piaceva per niente quel silenzio.
-delle scosse! Volevo capire se era colpa mia- rispose William ricordandosi solo in quel momento il motivo della sua presenza li. Si era perso negli occhi ambra dell’altro.
-e come di grazia?- chiese ancora Rakan che in quel momento era molto propenso a sentire quello che aveva da dire l’altro re, anche perché glielo doveva. Non aveva ancora capito se l’effetto del potere dell’altro era permanente oppure no, ma glielo doveva visto che sarebbe morto di sicuro.
-vedi questo?- disse il biondo alzandosi la manica sinistra e facendo vedere l’enorme cicatrice rossa che gli attraversava tutto il braccio partendo dall’anulare. -questo è stata la conseguenza delle due scosse. Volevo capire se anche tu…- Rakan non lo fece nemmeno finire e si alzò di colpo la manica della tunica rivelando anche lui una cicatrice identica, più o meno, a quella di William. -cazzo- sussurrò il biondo notandola.
-non me ne ero accorto- disse sinceramente Rakan osservando curioso la cicatrice e notando che era leggermente più scura vicino all’anello che gli aveva dato Taric. Anello che Will notò subito.
-quello dove lo hai preso?- chiese con un filo di voce il biondo indicando con il mento l’anello. Era identico a quello che aveva anche lui e che in quel momento si trovava nella sua tasca.
-è la mia fede- rispose sinceramente il moro evitando di specificare che gliela aveva data Taric. Non voleva far sapere a quel re del suo matrimonio combinato.
-e dove l’hai presa?- chiese ancora William. Voleva capire perché le loro fedi erano praticamente identiche.
-perché vuoi saperlo?- no, non avrebbe detto niente del suo matrimonio.
-perché è identica alla mia ed è stata quella la causa della scossa- spiegò William sperando di ricevere risposte da parte di Rakan dopo quello.
-cosa?- chiese sconvolto Rakan guardando la mano sinistra del biondo senza però trovare nessuna fede al dito. William capendo il suo sguardo prese la fede dalla tasca facendola vedere all’altro.
-me la sono tolta perché avevo paura di farti prendere una scossa quando ti ho portato in braccio qui dalla sala del trono- spiegò William.
-me l’ha dato Taric perché mi ha combinato lui il matrimonio- sussurrò Rakan al quale stava venendo in testa un’idea che da una parte gli sarebbe davvero piaciuta come cosa.
-cosa…- William non poteva credere alle sue parole. -quando? Quando ti sei sposato?- chiese Will al quale stava venendo in mente la stessa idea di Rakan che avrebbe spiegato anche l’ambiguo comportamento di Taric quando li aveva visti insieme-
-quindici ottobre- sussurrò Rakan che si era impresso nella mente quella data sperando un giorno di poter incontrare la persona con la quale era stato legato per il resto della sua vita.
-non ci posso credere…- sussurrò Will scuotendo la testa quasi incredulo. Poi si diede dello stupido, stava dando tutto per scontato e non era una cosa da fare, non in quella situazione. -scusa devo spiegarti anch’io mi sono…-
-sei tu quindi? Quel pazzo di Taric mi ha sempre mentito dicendo che era un comune cittadino?- lo interruppe Rakan quasi con le lacrime agli occhi.
-anche a me, e mi aveva detto anche che era una donna e non… come cavolo hai fatto ad avere un figlio scusa?- disse William che si era avvicinato ancora di più al moro sentendosi in quel momento autorizzato a poter spudoratamente flertare con quello che aveva scoperto essere suo marito, e che marito! Mai avrebbe immaginato un uomo così bello al suo fianco.
-segreto- sussurrò Rakan con il sorriso sulle labbra. -e comunque sono due gemelli- gli disse poi facendo sgranare gli occhi azzurri all’altro.
-cosa…?-
-Taric mi ha tolto uno dei due bambini dalle braccia il giorno che erano nati- spiegò il moro mentre William annuiva ricordandosi di quando Taric era arrivato con il suo piccolo Raphael appena nato.
-ora si spiega come Taric abbia fatto a scoprire dell’incontro e anche perché era incazzato poco fa nella sala del trono- Rakan annuì alle parole di William e stava per aggiungere altro ma non poté fare niente visto che si ritrovò le labbra morbide dell’altro sulle sue. Dopo un primo momento di smarrimento più totale rispose al bacio.
Quando si staccarono Rakan vide Will sorridere mentre gli metteva una ciocca di capelli dietro l’orecchi prima di prendergli la mano sinistra tra le sue.
-posso toglierti questa? Ti prometto che te ne metterò un’altra molto più bella e soprattutto che non cerca di ucciderci se solo ci tocchiamo- Rakan annuì mentre il biondo gli toglieva la fede buttandola da qualche parte sul grande letto matrimoniale.
-Taric impazzisce appena scopre che sappiamo tutto- furono le prime parole che Rakan disse dopo quel bacio.
-è stata colpa sua che senza volerlo ha fatto sposare due re con un grosso regno alle proprie spalle- disse William baciando nuovamente l’uomo ma questa volta a stampo -devo rivelarti che hai attirato la mia attenzione da quando sei entrato nella sala del consiglio-
-anche tu non sei male come avevo pensato anche se sei antipatico- disse Rakan incrociando le braccia al petto e facendo ridere William.
-anche lui è nella foresta di mezzo?- chiese William dopo un po’ riferendosi al figlio che aveva appena scoperto di avere.
-si, diciamo che mi odia perché sa tutto e pensa che io preferisca il gemello a lui. È andato a quella stramaledetta caccia per farmi un dispetto nonostante sapesse perfettamente essere una trappola. Spero solo che…-
-non dirlo nemmeno. Ritorneranno entrambi sani e salvi visto che sanno perfettamente quello che c’è sotto. E poi io devo ancora vedere per la prima volta il cucciolo- disse Will sorridendo.
-è biondo come te e anche antipatico. Siete spiccicati- disse Rakan in uno sbuffo mentre William scoppiava definitivamente a ridere.
-Raphael è moro anche se ha i miei bellissimi occhi- disse Will una volta finito di ridere. -che ne dici di andare nella foresta di mezzo e prendere Taric alla sprovvista? Ovviamente con gli altri re- proprose poi il biondo mentre Rakan annuiva. Dovevano agire.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


-facciamo cambio? Mi sembri leggermente stanco- disse Caleb a Ezreal vedendo il biondo stanchissimo mentre si portava appresso anche il peso di Lion.
-tranquillo ce la faccio. E poi sarei inutile in caso di uno scontro mentre voi dovete riservare le vostre energie- rispose prontamente il biondo. Non si fidava molto di Caleb, anche se stava riuscendo a non far trasparire la cosa, e quindi non voleva assolutamente lasciare Lion nelle sue mani.
-sei sicuro? Un po’ di riposo ti farà bene- gli sussurrò all’orecchio Lion leggermente preoccupato, infatti nonostante fosse magro la massa muscolare che aveva messo su in quegli anni di allenamento non era per niente indifferente, anzi.
-ce la faccio- disse Ezreal cercando di allontanarsi per quanto possibile dal castano. Sembrava come se il ragazzo avesse perfettamente capito che Ezreal aveva un debole per lui e quindi provava a farlo impazzire ogni momento possibile.
-contento tu- disse il castano mettendo un leggero broncio. Non gli piaceva minimamente pesare così sulle spalle del biondo, ma non poteva fare altrimenti ed Ezreal aveva anche ragione. Era inutili far stancare inutilmente gli altri se sapevano perfettamente che avrebbero dovuto combattere.
-sai in quale direzione solo andati gli altri?- chiese Raphael fermandosi al centro di quella che sembrava una piccola radura. Quella foresta a quanto pareva era piena di luoghi del genere.
-no, Amon mi ha trascinato con se subito- scosse la testa Caleb che ogni due secondi si guardava indietro come se avesse paura di qualche attacco dalle spalle.
-se solo potessimo sapere dove sono gli altri riusciremmo a muoverci molto più velocemente e riusciremo anche a prevenire qualche altra morte- disse Raphael più a se stesso che agli altri tre che erano con lui. Non sopportava minimamente quella situazione anche perché se ne dava la colpa visto che non era riuscito subito a convincere tutti gli altri delle cattive intenzioni di Taric con quella caccia.
-alla fine l’avevate preso qualche animale?- chiese Lion per smorzare un po’ il silenzio che si era venuto a creare.
-si, due. Le guardi di Taric se li sono presi mentre io ero ancora sconvolto.- disse Caleb con un’alzata di spalle.
-quanto siete competitivi però eh- borbottò il castano. -pensate molto di più a una stupida caccia che secondo voi potrebbe rappresentarvi come i migliori ma non prestate minimamente attenzione a quando vi si dice che state rischiando la vita- borbottò Ezreal facendo ridacchiare Lion che fu l’unico. Gli altri due davanti lo guardarono impassibili.
-fino a prova contraria anche tu sei venuto a questa caccia, quindi i tuoi intenti erano gli stessi nostri. Ovviamente sempre se non sei venuto qui consapevole del piano di Taric- disse Caleb fermandosi e incrociando le braccia al petto. Era risentito per le parole che il ragazzo aveva detto.
-sapevo fosse una trappola e sono venuto qui non per la gloria ma per scappare dalle grinfie di mio padre. Non lo sopporto quell’uomo- disse Ezreal facendo schioccare la lingua sul palato in un segno di disappunto.
-oh quindi qui c’è qualcuno di superiore-
-non ho mia detto che sono superiore Caleb, ho solamente spiegato il mio pensiero-
-quando siamo passati al tu?-
-sei stato il primo a farlo e…-
-ragazzi per favore smettetela. Non è ne il tempo e ne il luogo per litigare- li fermò Raphael che non voleva si scatenasse qualche conflitto interno. Non ne avevano bisogno visto che era già morto qualcuno.
-ragazzi zitti e abbassatevi- disse invece Lion tirandosi giù il biondo, che involontariamente gli si ritrovò seduto in braccio visto quanto era stato brusco il movimento del principe di Gutem.
Gli altri due ragazzi si abbassarono a loro volta restando in silenzio anche se non capivano cosa stesse succedendo. Caleb però non si risparmiava nel lanciare occhiatacce velenose nei confronti di Ezreal.
-il padrone sembrava davvero sconvolto- furono questo la prima cosa che sentirono i quattro ragazzi dopo un po’ di silenzio. Nessuno di loro fiatò, tutti volevano capire cosa stessero dicendo quelle che sembravano delle guardie di Taric.
-si, non l’avevo mia visto in quel modo. E non l’ho mai visto gridare così- continuò l’altra guardia mentre le voci si facevano più forti, segno che i due si stavano avvicinando al quartetto.
-che poi chi diavolo sono i gemelli? A quanto ne so il nostro signore ha invitato solo un principe per ogni regno e non due-
-ah non chiedermelo io non so niente! L’unica cosa che so è che le nostre priorità sono cambiate e che il primo bersaglio sono questi gemelli.-
-si si, ma ricordati di non martoriare troppo i loro corpi. Ricordati che il signore li vuole interi per poterli portare al cospetto dei genitori-
-che poi mi chiedo come cavolo facciamo ad uccidere qualcuno senza martoriarlo? Che gusto c’è?- le due guardie continuarono a parlare ma ormai si erano allontanate troppo e le parole non si riuscivano pià a distinguere.
-okay dobbiamo trovare questi gemelli e avvisarli prima che quelli li uccidano- disse prontamente Raphael alzandosi e spolverandosi i pantaloni.
-come lo sapevi?- chiese Caleb a Lion mentre che Ezreal si alzava da sopra il ragazzo. Non si era spostato da quella posizione nonostante l’imbarazzo più assoluto solo perché aveva paura di fare qualche rumore che li avrebbe fatti scoprire.
-li ho sentiti arrivare- mentì Lion che in realtà era stato avvisato da due corvi che li seguivano da un po’.
-queste sono questioni irrilevanti. Dobbiamo assolutamente trovare questi gemelli- rimarcò il concetto Raphael che iniziava ad avere fretta di muoversi. Non poteva permettere la morte di altre persone innocenti.
-si ma come li troviamo? Non sanno nemmeno quelli da dove iniziare!- disse Ezreal leggermente a voce alta mentre si sistemava meglio il braccio di Lion intorno alle spalle.
-oh ma noi sappiamo da dove iniziare- i quattro si girarono sgranando gli occhi. Difronte a loro era appena arrivate le due guardie che teoricamente li avevano sorpassati senza vederli. Erano in guai seri.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


-cosa volete da noi?- chiese Lion sgranando gli occhi. I corvi avevano chiaramente detto che le due guardie se ne erano andare ed erano liberi di muoversi, allora perché si trovavano in quella situazione orribile?
-uccidere i gemelli- disse una delle due con un ghigno sulle labbra spaventoso. Nessuno dei ragazzi capiva cosa stesse succedendo anche perché tra di loro non erano imparentati.
Solo Ezreal sembrava davvero spaesato. Una minuscola idea si era formata nella sua mente e forse era anche la più plausibile. Ma chi di quei tra ragazzi che erano con lui? E soprattutto perché suo padre aveva omesso la parte in cui diceva di aver sposato un re e non un uomo qualunque?
Oppure poteva tranquillamente essere che stavano cercando solamente lui e che il suo gemello non era li con lui. Era l’unica soluzione anche perché non aveva minimamente voglia di essere imparentato con quel deficiente di Caleb.
Lion non lo aveva minimamente preso in considerazione visto che era uno dei tanti figli del re di Gutem e poi era anche più grande di lui. La cosa quindi era impossibile.
E Raphael era troppo bello per essere vero. Quel ragazzo era un angelo e come lui e Lion aveva un odio profondo nei confronti di Taric cosa che Caleb sembrava non provare minimamente.
-qui non ci sono quindi state solamente sprecando tempo- e dopo che il castano ebbe detto queste parole una volpa uscì allo scoperto lasciando basiti non solo i ragazzi che erano con lui, ma anche le guardie che infatti vennero completamente distratte dalla volpe permettendo ai principi di scappare.
-da dove è uscita quella cosa?- chiese Caleb che era quello dei tre che si era spaventato di più non conoscendo il potere di Lion.
-dalla foresta ovviamente- rispose quest’ultimo che aveva leggermente consumato le sue forze restanti per piegare la volontà di quella volpe che all’inizio non voleva minimamente saperne di aiutarli.
-non capisco cosa centriamo noi con i gemelli che stanno cercando- disse Raphael abbastanza pensieroso. Perché volevano due di loro.
-sono io il problema, non voi- disse subito Ezreal sbuffando. Non doveva spargere ai quattro venti la sua storia, ma in quella situazione non sapeva davvero cosa fare per spiegare ai ragazzi cosa stava succedendo.
-ehi ma tu non eri figlio unico?- chiese proprio Lion sorpreso.
-no- sussurrò il biondo leggermente a disagio per via di quello sguardi indagatore troppo vicino al suo.
-quindi ci hai mentito!- disse Raphael che sembrava quasi arrabbiato con lui, anzi lo era veramente.
-sentite è una cosa complicata e io di certo non vado a dire in giro i miei problemi, soprattutto a gente appena conosciuta- si difese Ezreal.
-eppure io e Raphael ci siamo confidati con te! Ti credevamo uno di noi!- Lion dicendo ciò si staccò bruscamente dal biondo nonostante non si reggesse per niente in piedi.
-e lo sono credetemi, ma questa è una cosa che nemmeno io dovrei sapere a rigor di logica. Mio padre è stato costretto a dirmelo- continuò il biondo che stava iniziando ad aver paura di essere lasciato da solo da quelli che ormai considerava i suoi amici.
-stai solo cercando di pararti il culo perché ti fa comodo ammettilo- disse Caleb intromettendosi nella loro discussione e facendo andare Ezreal su tutte le furie.
-bene fate quello che volete tanto ho capito che mi ammazzeranno per primo. È stato bello avere finalmente qualcuno con cui parlare almeno per una mezza giornata!- gridò il biondo per poi voltare le spalle ai tre e andarsene via. Nessuno aveva cercato di fermarlo e forse era stato meglio così.
Da quel momento in poi avrebbe vagato per la foresta di mezzo cercando l’uscita e anche di ritornare a casa. Voleva dal padre delle spiegazioni e le avrebbe avute questa volta. Non poteva tirarsi nuovamente indietro.
 
-merda!- disse Lion mettendosi le mani nei capelli. Poteva definitivamente dire addio a quel bellissimo ragazzo che aveva puntato fin dal primo momento in cui l’aveva visto.
-non dovevi intrometterti. Era una nostra questione- disse Raphael a Caleb. Di certo non voleva che il biondo morisse.
-ehi guardate che quello ci stava bellamente nascondendo un dettaglio importante. Ci voleva far ammazzare tutti e io non ho la minima intenzione di farmi ammazzare da quelle guardie.- Caleb disse ciò con rabbia e Raphael e Lion si scambiarono uno sguardo veloce concordando sul fatto che quel principe era davvero insopportabile. -allora andiamo a cercare gli altri così usciamo di qui? Tanto una volata ammazzato il biondino non credo ci creino più problemi- disse ancora Caleb dando le spalle ai due ed incamminandosi verso la direzione nella quale stavano precedentemente andando, prima di essere sorpresi dalle guardie.
-no, io vado a cercare Ezreal- disse Lion scuotendo la testa. Caleb non si poteva permettere minimamente di insultare il suo piccolo Ez. Raphael d’altro canto alzò un sopracciglio scettico. Come voleva fare quel pazzo con la gamba rotta a cercare un principe molto più veloce di lui?
-tu che fai?- chiese il castano al moro che lo stava guardando.
-vengo con te ovviamente. Ezreal ci deve spiegare un bel po’ di cose e io voglio sentire le sue ragioni prima di mandarlo a morire- disse il moro lanciando una frecciatina non tanto velata a Caleb. Caleb che sbuffò.
-fate come volte ma io non vengo a cercare il principino stupido-
Lion e Raphael annuirono prima di incamminarsi insieme nella direzione presa da Ezreal lasciando di stucco Caleb che in poco tempo si ritrovò da solo imprecando contro se stesso per non essere rimasto zitto visto che in quel momento si trovava in una pessima situazione. Era solo ed esposto alle guardie di Taric che di sicuro non avrebbero perso tempo nel trovarlo ed ucciderlo.
-abbiamo fatto bene secondo te?- chiese Lion dopo un po' aggrappato stretto al moro.
-certo che si! Ezreal se lo merita, soprattutto dopo quello che ha fatto per te- rispose il moro con un leggero sorriso sulle labbra. Si era accorto benissimo di come i due si guardavano ogni volta che ne avevano la possibilità.
-giuro che se lo troviamo ancora vivo me lo sposo- disse il castano speranzoso. Non voleva perderlo per colpa di Caleb.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


-dammi le mani- disse William quando vide finalmente Rakan arrivare. Il moro aveva chiesto al marito di uscire dalla camera perché doveva mettersi qualcosa di adeguato per combattere e Will lo aveva fatto anche se controvoglia. Cavolo erano praticamente sposati e il bel moretto lo aveva pure baciato quindi che era tutto quel pudore?
-cosa vuoi fare?- chiese preoccupato Rakan. Ancora non sapeva come comportarsi nei confronti del biondo e la maggior parte del tempo si sentiva a disagio al suo fianco.
-voglio prima andare nel mio regno perché anch’io ho bisogno di prepararmi e poi andremo dai nostri ragazzi- spiegò William con ancora le mani protese verso l’altro aspettando che Rakan si fidasse di lui.
-e come ci arriveremo? E soprattutto perché questo?- chiese ancora il moro. Per il momento aveva davvero paura di avere un altro contatto con quel ragazzo dopo tutte quelle scosse che si era preso. Okay, non c’erano più gli anelli (dei quali si erano sbarazzati) ma ciò non significava che non potesse capitare un’altra volta.
-fidati di me, ci metteremo meno di quanto pensi- Rakan guardò prima William e poi le mani che il ragazzo ancora teneva protese verso di lui e alla fine si arrese. Poggiò con una lentezza estrema le mani in quelle dell’altro e chiuse gli occhi per paura di una scossa.
L’unica cosa che sentì fu però un leggero strattone e nient’altro, quindi decise di riaprire gli occhi per capire cosa fosse realmente successo e li sgranò accorgendosi che non si trovavano più nel suo palazzo.
-dove…come..?- chiese non riuscendo nemmeno a formulare una frase di sento compiuto per quanto era sconvolto. Quindi posizionò solamente i suoi occhi ambra in quelli azzurri dell’altro per fare una muta domanda.
-ci siamo teletrasportati nel mio regno- gli spiegò William porgendo poi la giacca che aveva ancora sottobraccio a suo marito. L’aveva già visto tremare per il freddo e non voleva che si ammalasse, soprattutto non dopo che era miracolosamente riuscito a salvarlo: doveva riposare il più possibile altrimenti i suoi sforzi non sarebbero stati ripagati.
Già era assai che gli aveva permesso di andare con lui nella foresta di mezzo, ma sapeva che quella cosa non gliela poteva impedire.
-grazie- disse Rakan prendendo quella giacca che profumava di buono e mettendosela sulle spalle. Era abbastanza sorpreso dal potere di suo marito e sotto sotto si stava chiedendo se Ezreal fosse più propenso verso quel potere e non verso il suo. Quello avrebbe spiegato molte cose, e l’avrebbe anche reso felicissimo visto che aveva sempre pensato che il figlio fosse irrimediabilmente senza poteri.
-vieni, ti devo presentare anche una persona- continuò Will mentre Rakan lo seguiva abbastanza curioso. Chi gli voleva presentare?
Rakan iniziò a studiare bene il volto del marito che sembrava parecchio teso e il moro si chiese il perché. Non pensava fosse solo per i loro figli che stavano rischiando la vita, ma conosceva suo marito da nemmeno un’ora e di certo non sarebbe mai riuscito ad individuare il vero motivo della sua tensione.
Poi d’un tratto vide il suo viso aprirsi in un bellissimo sorrido che fece sciogliere sul posto Rakan. Rakan che subito volse lo sguardo verso la direzione di quello di William avendo paura di essere colto in fragrante e incrociò gli occhi con quelli azzurri dell’uomo, anziano per quanto gli facevano capire i capelli bianche, che stava camminando a passo svelto verso di loro.
-nonno!- Rakan si fermò mentre il biondo al suo fianco raggiungeva l’uomo che stava andando verso di loro.
-tutto bene?- chiese quest’ultimo mentre Rakan stava cercando con lo sguardo un posto dove nascondersi.
-si, ho anche scoperto chi è la persona che ho sposato- disse William girandosi verso Rakan e facendo cenno all’uomo di avvicinarsi. Rakan non lo voleva fare perché era troppo imbarazzato dalla cosa, soprattutto perché avrebbe dovuto nuovamente spiegare come mai poteva avere un figlio, ma fu costretto a farlo visto che immaginava William lo avrebbe preso di peso in caso contrario.
-salve- disse Rakan, essendo il più giovane in quel caso doveva salutare lui per primo.
-nonno lui è Rakan il re di Lagash- fece le presentazioni Will -Rakan, lui è mio nonno Alfred-
-benvenuto in famigli allora, se mio nipote ti da fastidio dimmelo che lo rimetto in riga-
-NONNO!- gridò sconvolto William mentre Alfred se la rideva facendo nascere un leggero sorriso sulle labbra di Rakan. -comunque c’era realmente una ragione dietro quelle scosse- continuò l’uomo rivolto al nipote mentre quest’ultimo annuiva.
-si, e lo abbiamo capito anche perché è arrivato Taric ed è andato su tutte le furie vedendoci insieme. Sono venuto qui solo per farti un saluto perché…-
-Raphael. Dovevi andare da lui subito! Non c’era bisogno di passare da qui avrei capito- lo interruppe Alfred.
-ma io…-
-niente ma Will visto che sei qui cambiati velocemente e poi partite subito. Io organizzerò l’esercito- Rakan in quelle parole riuscì a sentire tutta l’autorità che quell’uomo aveva e sinceramente si spaventò anche un bel po’, ma si rassicurò sapendo che quello sgridato non era lui ma suo marito.
-mi muovo, vieni con me- disse Will al marito.
-no, tuo marito rimane con me visto che siete qui ne approfitto per chiedergli qualche cosa- Alfred sorrise quindi Rakan si tranquillizzò sulle buone intenzioni dell’uomo e non protestò anche perché era sicuro che Will gli si sarebbe spogliato davanti e sinceramente non aveva ancora il coraggio di vedere suo marito nudo.
William non sembrava dello stesso avviso di Rakan ma comunque seguì gli ordini del nonno e lasciò i due da soli.
“Tanto meglio così alla fine” pensò il biondo, non era tornato a Nabada solo per cambiarsi, ma anche perché doveva prendere l’anello che suo padre aveva regalato a sua madre quando l’aveva scelta come sua futura moglie. Voleva darlo a Rakan per fargli capire che ci teneva a lui e soprattutto che voleva sposarlo come si deve. Ovviamente una volta finito tutto con Taric possibilmente morto.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Ezreal non sapeva da quanto tempo stava camminando da solo per la foresta. Quando si era arrabbiato per quelle accuse non si era minimamente accorto della direzione che aveva preso. In realtà pensava di si, ma poi si era accorto che non era così e stava iniziando ad innervosirsi ancora di più. Non sapeva in quale direzione doveva andare e si stava perdendo ne era sicuro.
Un’altra cosa che sapeva perfettamente era che sarebbe di sicuro morto continuando di quel passo. Taric lo stava cercando e non si sarebbe di certo fermato in quel momento. L’unica cosa che si chiedeva era perché proprio in quel momento. Con tutti i momenti possibili che Taric aveva avuto per ucciderlo perché scegliere proprio quel momento?
Cos’era successo che aveva fatto cambiare idea a Taric. Perché qualcosa doveva essere successo per forza.
-oh guarda la mia preda che mi corre incontro- a quelle parole Ezreal alzò lo sguardo trovandosi difronte proprio l’oggetto dei suoi pensieri e sbiancò. Non voleva credere ai suoi occhi. Perché doveva sempre essere così sfortunato?
-cosa vuoi- disse Ezreal cercando con lo sguardo una qualche via di fuga senza che l’uomo lo seguisse, ma si accorse con orrore che non era il solo in quella radura e le altre persone non erano per niente suoi alleati: erano una parte delle guardie di Taric stesso.
-lo sai benissimo visto che due guardie mi hanno avvisato di averti trovato. Che peccato che ti debba uccidere proprio adesso che sei diventato re di Lagash- disse Taric con una faccia che diceva tutto il contrario.
-in che senso sono diventato il re di Lagash? È mio padre il re- disse il ragazzo non capendo il perché di quelle parole.
-ah il piccolo, dolce e tenero Rakan non ti ha detto niente?- chiese Taric che sembrava leggermente sorpreso della cosa.
-cosa avrebbe dovuto dirmi?- chiese il biondo incrociando le braccia al petto. Quante altre cose gli aveva nascosto il padre per tutti quegli anni? Rakan gli aveva sempre detto tutta la verità allora cos’era che non sapeva?-
-quindi non sai che ho scelto proprio tuo padre tra tutti perché era quello più debole di costituzione? Sai teoricamente doveva morire dopo il parto ma qual bastardo è riuscito a resistere e ha ritardato il mio piano di portarti dalla mia parte diventando il tuo tutore. Ora però è finalmente schiattato e io posso uccidere te, sei troppo identico a lui, e prendermi Lagash- spiegò Taric mentre gli occhi di Ezreal si facevano vitrei.
Suo padre era morto. Suo padre stava lottando ogni giorno tra la vita e la morte e lui non ne aveva mai saputo niente. Molto probabilmente anche Varus, o ancora peggio tutto il personale, sapeva delle condizioni di suo padre e lui no.
Quante volte aveva intravisto nello sguardo del padre una leggera stanchezza anche solo dopo avergli mostrato come trasformare un gioiello. Perché non aveva mai pensato al fatto che tutte le volte che combattevano l’uno contro l’altro suo padre era sempre in svantaggio? Allora era vero che era proprio negato per il combattimento se anche suo padre, privo di forze, lo riusciva a battere.
-la tua faccia è stupenda. L’incarnazione del dolore- disse Taric tra le risate mentre Ezreal stava stringendo le mani in pugni per non gridare e scoppiare a piangere li da vanti al suo nemico. Aveva perso suo padre e la consapevolezza che ne aveva sempre dette di tutti i colori al padre non lo faceva stare per niente bene.
Voleva solo essersi accorto prima delle condizioni del padre e quindi riuscire in qualche modo ad instaurare un rapporto con lui.
-sai ho odiato tantissimo Rakan. Mi ha davvero fatto dannare l’anima per cercare di portarti dalla mia parte non riuscendoci. Quell’uomo ti ha educato davvero bene. È un peccato che tutti i frutti del suo lavoro non potranno mai essere visti dal tuo popolo visto che ti ucciderò prima. Non dannarti incontrerai presto tuo padre- disse Taric facendo innervosire ancora di più Ezreal perché, si, in quel momento si era appena accorto di tutto quello che suo padre aveva fatto per lui nonostante sembrava che lo odiasse. Lo stava preparando in caso della sua morte prematura.
-no, non mi ucciderai- rispose Ezreal dandosi un contegno, non era quello il momento per deprimersi. Doveva prima uccidere Taric e poi si sarebbe preso tutto il tempo per darsi dello stronzo.
-e come vorresti fare a combattere contro tutti noi?- chiese ancora ridendo visto che il povero re di Lagash era praticamente incastrato. A Taric in quel momento non interessava per niente il fatto che uccidere il ragazzo in quel modo avrebbe palesato a tutti gli altri re che quella non era una semplice caccia come aveva voluto far credere, ma arrivato a quel punto e sapendo che William si era messo in mezzo, non gli interessava niente. Molto probabilmente era meglio così visto che avrebbe potuto ricattare tutti gli altri re tenendo i figli in ostaggio.
-non mi serve uccidere le tue guardie, mi basta uccidere te- e dicendo ciò Ezreal pregò qualsiasi divinità esistente di dargli la forza di poter usare il potere che il padre gli aveva lasciato.
Qualcuno doveva aver ascoltato la sua preghiera visto che il suo anello si trasformò in un gladio che impugnò saldamente per poi correre come un matto verso Taric. Non aveva usato il bracciale del padre perché voleva usarlo come arma a sorpresa. Taric era a conoscenza solo del suo anello.
Taric rimase un momento sbalordito dal fatto che il biondo fosse riuscito ad utilizzare il suo potere ma poco prima che il fendente del gladio lo raggiungesse si teletrasportò alle spalle di Ezreal dandogli un calcio sulla schiena che fece perdere l’equilibrio al ragazzo.
Ezreal digrignò i denti mentre si rialzava e si girava verso all’uomo sempre con il gladio in mano, stretto in una presa ferrea per paura che si trasformasse nuovamente nel suo anello.
-non mi prenderai mai rinunc…- Taric non finì la frase perché un lupo lo azzannò ad un fianco, lupo del quale non si era minimamente accorto.
Ezreal si girò verso la direzione dalla quale era arrivato il lupo e sgranò gli occhi vedendo Lion e Raphael che gli stavano sorridendo.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


-Ez tutto okay?- chiese Lion mentre Raphael lo trascinava di peso verso il biondo al quale, avendo momentaneamente perso la concentrazione inziale, il gladio era nuovamente tornato nel suo anello d’oro.
-cosa ci fate qui? Guardate che sto per essere ucciso- disse il biondo sorvolando sul fatto che Lion lo avesse chiamato Ez.
-proprio per questo siamo qui coglione- disse ancora il castano lanciando un sorriso verso il branco di lupi che stavano momentaneamente zonando le guardie e lo stesso Taric.
-ma voi…-
-si è vero siamo rimasti male del fatto che non ci hai detto niente, ma questo non significa che ti vogliamo morto e poi ha fatto tutto quello stronzo di Caleb- continuò Raphael lasciando momentaneamente Lion che stando perso poteva stare in piedi anche con le sue sole forze.
-che ne sapevo io che avrebbero cercato me per primo? Con tutte le possibilità che ha avuto di uccidermi!- disse Ezreal incrociando le braccia al petto sospirando. Era felice nonostante tutto di vederli li al suo fianco.
-lasciamo perdere per il momento e vediamo di andarcene da qui- disse Lion riappoggiandosi a Raphael. Voleva in realtà il sostegno di Ezreal, ma aveva chiaramente visto come il biondo era coperto di sudore e che aveva il respiro affannato. Non poteva per niente chiedergli di fare anche quello sforzo.
-e dove? Ci troveranno!- disse Ezreal che aveva comunque cominciato a camminare vedendo che Taric si stava togliendo di dosso il lupo con molta velocità.
-da qualche parte lontano da qui. Siamo tutti inutili in questo momento- rispose Raphael dando una gomitata a Lion nel mentre. Lion lo guardò confuso. Non aveva minimamente capito a cosa era dovuta quella gomitata.
-che vuoi?- chiese a bassa voce il castano non ottenendo risposta da moro utilizzando solo la sua espressione.
-non dovevi fare qualcosa tu in caso riuscivamo a trovare vivo Ezreal?- chiese Raphael facendo diventare leggermente rosso il castano che lanciò subito un’occhiata in direzione del biondo che sembrava non averli minimamente sentiti visto che stava correndo davanti a loro.
-non adesso-
-e quando? Guarda che lo hai giurato e se non gli dici qualcosa tu lo faccio io. Vi ho sopportato tutto il giorno mentre vi lanciavate sguardi languidi a vicenda- scoppiò il moro facendo sgranare gli occhi a Lion.
-cosa…quindi io a lui interesso?- chiese Lion che, nonostante si considerasse un ragazzo piacente, non aveva mia pensato fosse possibile avere una possibilità con Ezreal. Il principe di Lagash avrebbe pensato subito al fatto che Lion si volesse accaparrare il suo regno e non perché gli piaceva veramente.
-certo che si. Mi stupisce davvero tanto che tu non te ne sia accorto con tutte le occhiate che ti lanciato- riprese Raphael facendo nascere un sorriso sulle labbra del castano.
-allora gli farò la proposta non appena ci fermiamo- e mentre lo diceva si sorprese nel vedere il biondo fermo poco più avanti a loro mentre era piegato con le mani sulle cosce per riprendere fiato. Il biondo era andato molto più veloce degli altri due visto che non aveva ne’ una gamba fratturata e non doveva nemmeno portarsi appresso un’altra persona.
-tutto okay?- chiese prontamente Raphael facendo un sorrisetto in direzione di Lion. Infondo gli aveva appena promesso che avrebbe fatto la proposta al biondo non appena si fossero fermati.
-scusate avevo bisogno di riprendere fiato, andiamo- disse prontamente Ezreal cercando di ricominciare a correre ma fu bloccato da Raphael che lo prese per un polso.
-aspetta. Se corriamo come dei pazzi nel caso ci raggiungano non avremo più forze per combattere. Fermiamoci un attimo. Non se lo aspetteranno mai- disse il moro.
-okay- si arrese Ezreal che non aveva davvero più forza dopo quello che aveva fatto. Sperava solo che qualcun altro si accorgesse di quello che stava succedendo li e andasse ad aiutarli cosa molto improbabile.
-allora ci spieghi per bene la storia dei gemelli?- chiese Lion sedendosi a terra mentre gli altri due rimasero in piedi.
-non c’è niente da spiegare: ho un fratello gemello che non ho mai visto e basta- disse evasivamente Ezreal sospirando. Non aveva voglia di raccontare tutta la storia ai due ragazzi.
-e come mai Taric vuole uccidervi?- chiese ancora Lion. Voleva capire perché improvvisamente il biondo gli sembrava ancora più scosso di prima. Sembrava stesse trattenendo a stento le lacrime. Ovviamente il castano non aveva nessuna intenzione di farlo notare all’altro soprattutto perché aveva paura che scappasse nuovamente.
-vuole prendersi Lagash ovviamente. Come ogni altro regno qui presente. Parte da noi perché sa che siamo quelli più deboli- Ezreal sorvolò anche sulla morte del padre. Non voleva far preoccupare troppo quelli che poteva veramente considerare i suoi due migliori amici nonché unici. Anche perché entrambi avevano anche i loro problemi da risolvere e stavano cercando anche loro di non farsi uccidere. -forse è meglio se voi due uscite di qui mentre Taric è occupato a cercarmi. Non potete morire-
-non se ne parla proprio di lasciarti qui da solo- disse prontamente Raphael.
-ma avete i vostri regni dei quali occuparvi e…-
-anche tu sei un principe e noi non ti lasceremo morire così- sorrise Lion per poi prendere di sprovvista il biondo trascinandolo su di se dalla manica della veste.
-cos…- Ezreal non riuscì a finire la parola che si ritrovò con le morbide labbra di Lion sulle sue e andò in tilt. E tanto fu la sorpresa che nemmeno si accorse di star già rispondendo al bacio dell’altro principe e soprattutto di aver schiuso le labbra per permettere all’altro di infilare anche la lingua.
-non ho nessuna intenzione di lasciarti morire- ripeté Lion a due centimetri dalle labbra di Ezreal mentre annegava in quei bellissimi occhi color oro fuso.
-cosa significa questo?- chiese con un filo di voce Ezreal che solo in quel momento stava iniziando a realizzare quello che era successo pochi attimi prima.
-che voglio passare il resto della mia vita con te- gli rispose sinceramente Lion prima di impossessarsi nuovamente delle labbra del biondo senza lasciargli il tempo di rispondere.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Raphael stava sorridendo nel vedere i suoi due amici finalmente baciarsi ma si irrigidì subito non appena avverti dei passi correre nella loro direzione.
-ragazzi dobbiamo muoverci, non so come ma ci hanno trovati- disse rivolgendo ad entrambi uno sguardo dispiaciuto.
Ezreal si alzò immediatamente nonostante fosse completamente rosso in viso visto che si era dimenticato della presenza del principe di Nabada li con loro.
Lion invece se la prese con più calma facendosi poi aiutare da quello che sperava poter ormai considerare il suo ragazzo. Sperava perché Ezreal non gli aveva ancora detto niente nonostante avesse risposto al bacio e il rossore sulle sue guance faceva ben sperare al principe di Gutem.
-ho il brutto presentimento che non riusciremo mai a scappare definitivamente- disse Ezreal mettendo un braccio intorno alla vita di Lion per sorreggerlo. Si era accorto purtroppo di essere il più stanco e di sicuro sarebbe stato inutile. Invece Raphael aveva decisamente più forza di lui. E poi, che forse era davvero il vero motivo ma non lo voleva ammettere, voleva assolutamente stare vicino a quel ragazzo che gli aveva rubato cuore e mente.
-invece ce la faremo visto che ti devo sposare- disse Lion buttandola sul ridere. Aveva assolutamente bisogno di una risposta che Ezreal stava cercando di evitare.
-e come vorresti avere una discendenza se siamo entrambi uomini?- chiese Ezreal non rispondendogli. In realtà lui era proprio come il padre, quindi non avrebbe avuto molto problemi nel poter portare in grembo una vita umana. E per di più non aveva la costituzione debole come quella del padre.
Ma tutto ciò Lion non lo sapeva ed Ezreal voleva essere davvero sicuro delle buone intenzioni del ragazzo prima di buttarsi a capofitto in quella che sembrava una vera e propria pazzia.
-per me non ci sono problemi se vuoi una donna con la quale avere una famiglia, prometto di non fare il geloso- rispose prontamente Lion. Aveva già messo in conto la cosa e voleva essere il più sincero possibile con il suo Ez.
-quindi dovrei procreare io e non tu?- chiese Ezreal non sicuro di aver sentito bene.
-fino a prova contraria sei tu l’erede al trono e credo che la tua gente voglia un erede che discenda da te e non da me- Raphael sorrise alle parole che aveva detto Lion nonostante i due non potevano vederlo perché si erano già incamminati e il moro aveva deciso di andare avanti per far parlare i due in santa pace. Con quella risposta il castano aveva appena mostrato che non gli interessava per niente il potere.
E la stessa cosa capì Ezreal che si aprì in un piccolo e soprattutto timido sorriso. Poteva fidarsi di Lion.
-non ce ne sarà bisogno- disse semplicemente il biondo.
-perché non vuoi un erede o non vuoi stare con me?- chiese preoccupato Lion. Teoricamente un erede doveva per forza averlo se non voleva porre fine al suo regno.
-nessuna delle due. Diciamo che noi reali di Lagash abbiamo anche un altro potere- spiegò a bassissima voce Ezreal, nonostante ciò Raphael riuscì a sentirlo e sgranò gli occhi sorpreso proprio come Lion.
-mi stai dicendo che tu puoi…- Lion non completò la frase vedendo annuire il biondo al suo fianco e non resistesse un secondo di più sporgendosi a baciare le labbra morbide dell’altro.
-fammi vedere la strada o cadiamo entrambi- sussurrò il biondo scostando leggermente l’altro che aveva un sorriso che andava da una parte all’altra del viso.
-ehi piccioncini sono felice per voi ma davvero state attenti- disse Raphael girandosi verso i due sorridendo.
Ma il suo sorriso scomparve non appena notò che dietro di loro stavano giungendo a grande velocità le guardie di Taric con quest’ultimo al seguito. -merda. Correte- disse allora spronando gli altri due, ma non sembrava per niente una buona idea visto che ogni passo che Lion faceva era un dolore acuto che si propagava per tutto il corpo.
Lion sgranò gli occhi non appena sentì la presa di Ezreal allentarsi e si chiese cosa cazzo stesse facendo il suo ragazzo girandosi verso di lui per avere una spiegazione. Non l’avesse mai fatto. Ezreal era parecchio più indietro di lui e Raphael ed era stratto nella morsa ferrea di Taric che gli aveva puntato anche una spada alla gola.
-fermi dove siete o lui muore- disse Taric con un tono di voce che fece capire agli altri due principi che al re non era per niente piaciuto lo scherzo con i lupi.
-lascialo immediatamente andare!- disse Raphael che aveva già poggiato la mano sull’elsa della sua spada pronto ad agire.
-io non lo farei se fossi in te principe Raphael. Le tue tecniche di combattimento sono le peggiori che si siano mai viste. Per non parlare del tuo scarso controllo sul tuo potere. Sguainare quella spada porterà solo ad una morte prematura il tuo caro fratellino da parte mia, anche se per come fai schifo potresti colpirlo direttamente tu- Taric non si era minimamente accorto di quello che aveva detto. O meglio non ci aveva pensato a fondo e in quel momento Raphael ed Ezreal si stavano fissando negli occhi scioccati da quella rivelazione. Erano loro due. Erano sempre stati loro due. Ezreal ci aveva sperato per poco tempo per poi dirsi che non era per niente possibile, ma quella era stata la cosa più bella che gli era accaduta in quella giornata. Oltre ovviamente alla stramba proposta di Lion.
-ops mi sono fatto scappare una cosa che non dovevo assolutamente dire- si accorse Taric troppo tardi. Ormai il danno era fatto. -comunque resta il fatto che se uno dei due si muove lui muore- rimarcò il concetto Taric mentre Raphael iniziava a ringhiare. Aveva appena scoperto di avere un fratello e di certo non voleva perderlo in quel modo barbaro. Stava per scattare sperando di riuscire ad fare qualcosa di concreto quando sentì qualcosa passargli vicinissimo alla faccia per poi andarsi a conficcare sulla spalla destra di Taric che gridò di dolore.
-giù le mani da mio figlio- disse Rakan mentre abbassava la balestra che aveva appena usato. Al suo fianco erano presenti William e i soldati di Nabada.
Appena in tempo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Ezreal non riusciva a credere ai suoi occhi. Davanti a lui era appena apparso, si apparso dal nulla, suo padre con il resto delle persone insieme a lui. E non solo, Ezreal aveva notato come suo padre sembrava completamente diverso da come se lo ricordava. Sembrava più riposto e soprattutto più tranquillo.
Quando aveva sentito la prese di Taric allentarsi non aveva comunque perso tempo, era sgusciato fuori ed era corso verso Lion, solo perché era più vicino rispetto al padre che sembrava più intenzionato a voler uccidere Taric.
-stai bene chiese un preoccupatissimo Lion mentre osservava il ragazzo tra le sue braccia per trovare segni rossi, ma per fortuna non ne vide.
Ezreal annuì per poi posare il suo sguardo su Raphael che lo stava guardando a sua volta. Nessuno dei due sapeva veramente cosa dire in quel momento.
-tu come hai fatto? Eri morto!- gridò fuori di se dalla rabbia Taric mentre si toglieva il dardo dorato dalla spalla peggiorando solo la situazione visto che il sangue cominciò a
-sono svenuto non morto. Impara a conoscere le differenze stronzo- disse Rakan mentre trasformava la balestra in un gladio. Anche lui si trovava molto meglio con quell’arma che con la spada. Proprio come Ezreal.
-no, sono certo che hai usato tutte le energie che avevi in corpo. Dovevi essere al limite- Taric ignorò bellamente la sua ferita ed impugnò la spada spinto da una rabbia ceca. Dopo tutto il tempo che aveva aspettato per vedere Rakan morto adesso si trovava anche con quel bell’imbusto vivo e non solo. Al suo fianco c’era il marito e Taric in quel momento entrambi sapevano la verità. Aveva notato che nessuno dei due indossava l’anello che gli aveva dato. Sull’anulare sinistro di Rakan infatti c’era un altro anello che di sicuro non aveva riflessi viola.
-i poteri delle rune antiche guariscono anche. Eppure credevo lo sapessi- si intromise Will con un sorrisetto strafottente sulle labbra mentre vedeva la faccia di Taric sbiancare completamente e non solo perché stava perdendo troppo sangue. L’uomo se ne era completamente dimenticato.
-vostra altezza- Ezreal spostò di scatto lo sguardo verso la voce che aveva appena parlato rivolgendogli la parola. Tanto era concentrato a seguire lo scambio di parole tra i tre re che non si era accorto che qualcuno si era avvicinato a loro.
-Varus- disse Ezreal che non si era minimamente accorto della presenza della sua guardia del corpo.
-state bene?- chiese prontamente Varus mentre Ezreal annuiva felice di vederlo li.
-tu lo sapevi?- chiese poi il biondo fissando i suoi occhi dorati in quelli dell’altro -ero l’unico che non sapeva niente della sua situazione vero?- il principe si stava riferendo alla debole costituzione del padre.
-si eravate l’unico a non sapere niente per scelta di vostro padre- confermò Varus mentre Ezreal annuiva ancora.
-adesso sembra diverso- disse poi più a se stesso che all’altro.
-si, non l’avevo mia visto così. Ora però ho l’ordine di portarvi il più lontano possibile-
-no, io rimango qui a dare una mano- disse il ragazzo convinto delle sue parole.
-ma…-
-no, rimango qui- Varus non insistette più conscio che il suo principe non lo avrebbe minimamente ascoltato.
-va bene ma io rimango qui a controllarvi- Ezreal annuì per poi spostarsi dietro un albero con gli altri tre ragazzi per non farsi vedere da Taric, anche se l’uomo sembrava non considerarli più molto.
-ho un’idea- disse subito il biondo fissando prima l’uno e poi l’altro.
-spara, anche se io sono inutile- disse Lion.
-no, non sei inutile. Raphael e se i nostri poteri fossero scambiati? Nel senso…-
-ho capito cosa intendi, ma come facciamo? Non ci siamo mai allenati e non possiamo dirlo con certezza- lo interruppe il gemello. Anche lui ci aveva pensato in quei pochi minuti che aveva avuto modo di ragionare.
Ezreal gli rispose togliendosi il bracciale che gli aveva dato il padre e porgendolo al fratello.
-devi solamente pensare all’arma che vuoi e imprimere la tua volontà nel bracciale- gli spiegò il biondo mentre Raphael prendeva il bracciale quasi con timore.
-lo devo indossare?- chiese dopo un po’.
-si-
-non mi apparirà l’arma sul braccio?-
-no, ti apparirà in mano fidati- gli sorrise Ezreal. -ora come funziona il tuo potere?-
-concentrati su quello che vuoi fare e…- Raphael non finì la frase che, dopo essersi messo al polso il bracciale, sfilò la collana con la runa che gli aveva dato il padre, e la mise al collo del biondo. -dovrebbe aiutarti rafforzando il potere- piegò poi mentre Ezreal annuì.
-facciamo una prova- disse il biondo sospirando per poi poggiare le mani sulla caviglia di Lion che lo guardò confuso. Il biondo si concentrò cercando di immaginare la caviglia del suo ragazzo completamente guarita. Aveva chiuso gli occhi quindi fu l’unico dei tre a non accorgersi che le sue mani si erano andate a colorare di un leggero azzurro.
E Lion si sgranò gli occhi quando si accorse che non sentiva più dolore alla caviglia. Significava quindi che poteva diventare utile anche lui.
-come va?- chiese Ezreal speranzoso.
-benissimo amore- rispose Lion baciando il biondo mentre quest’ultimo sgranava gli occhi lanciando una veloce occhiata verso Varus che era li vicino anche se si era tenuto abbastanza lontano. L’uomo lo stava guardando con un sopracciglio alzato e Ezreal decise di distogliere lo sguardo diventando completamente rosso.
-ehi che hai?- chiese Lion che era confuso da quello strano comportamento del suo ragazzo. Ezreal non rispose ma fece segno con gli occhi nella direzione di Varus. Lion seguì lo sguardo del ragazzo e sbiancò. -scusa- gli sussurrò poi.
-okay sappiamo che avevamo ragione- disse Raphael sorridendo al fratello -ma siamo sicuri che non ci faremo solo del male utilizzandoli senza avere le basi?-
-io sono come nuovo quindi credo che se non esagerate potete benissimo farcela. Poi ovviamente potete lasciare il resto ai vostri genitori- vedendo le facce sorprese dei due Lion continuò -dai si vede lontano un miglio che quei due vi assomigliano-
-dobbiamo combattere anche noi perché non c’è solo Taric da sconfiggere-
-delle guardie me ne occupo io- e così dicendo si portò due dita alla bocca fischiando. Facendo quindi in modo di richiamare a se i lupi. Li aveva avvertiti la prima volta dicendo loro che se avesse avuto bisogno del loro aiuto li avrebbe richiamati in quel modo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Epilogo ***


Rakan scattò in avanti con il gladio pronto a combattere mentre sentiva su di se il potere del marito che andava a formargli un’armatura invisibile. Si erano messi d’accordo sul fatto che sarebbe stato Rakan a combattere con l’intervento di Will sono nel caso ce ne fosse stato veramente bisogno. Niente però aveva impedito al biondo di proteggere il moro durante lo scontro contro Taric. Infondo Taric poteva trasferirsi da una parte all’altra evitando i fendenti e Will non voleva che suo marito si ferisse inutilmente.
Taric riuscì ad agire velocemente, anche se non tanto visto che non riuscì a scomparire, e parò il colpo. Rakan non si fece scoraggiare e cominciò a tirare un fendente dopo l’altro senza sosta.
Il moro nemmeno si accorse che intorno a se era scoppiato il caos con le guardie che si combattevano tra di loro e non si accorse nemmeno dei lupi che avevano iniziato ad attaccare gli uomini di Taric.
-dovevo ucciderti subito altro che cercare di farti morire naturalmente- disse Taric ringhiando attaccando lui questa volta l’uomo che aveva difronte.
-hai sbagliato fin dall’inizio e non te ne sei mai reso conto- rispose Rakan con un po’ di fiatone. Non era più abituato a combattere così tanto.
-no, siete voi due che avete disobbedito ai miei ordini e non dovevate assolutamente…-
-io ho rispettato le tue condizioni solo perché non volevo iniziare una guerra. Tu stesso ti sei messo in una bruttissima situazione e noi ne abbiamo approfittato- rispose William avvicinandosi al marito e mettendogli una mano sulla spalla. Non era un gesto casuale, l’aveva fatto per aumentare la sua resistenza e Rakan avvertì subito la differenza rispetto a prima. Adesso non respirava più affannosamente.
Taric digrignò i denti e scattò nuovamente e Rakan gli tirò un fendente al braccio precedentemente colpito con la balestra e riuscì a tagliarglielo completamente.
Taric sgranò gli occhi gridando per il dolore e, con gli occhi iniettati di sangue, si buttò nuovamente sui due coniugi che però furono più veloci e William bloccò il fendente di Taric permettendo a Rakan di tirare l’ultimo colpo uccidendo definitivamente l’uomo.
Il corpo senza vita di Taric cadde a terra e Rakan si lasciò andare all’indietro poggiando la spalla sul petto di William che lo sorresse notando che non aveva quasi più forza.
-è finita?- chiese il moro quasi incredulo mentre intorno a loto continuava a infuriare la battaglia.
-si, è finita. E credere che bastava così poco per toglierlo di mezzo- sussurrò William mentre stringeva le braccia intorno alla vita del moro facendo aderire ancora di più a se.
-non possiamo fermarci dobbiamo aiutare gli altri- disse Rakan cercando di uscire dalla presa del marito avendo visto il figlio combattere contro una guardia di Taric.
-devi riposarti, se la caveranno benissimo- disse invece William che aveva intravisto suo figlio brandire una strana spada completamente dorata che non gli aveva mai visto prima -entrambi abbiamo bisogno di riposare. Presto si accorgeranno che Taric è morto e si bloccheranno-
Nemmeno il tempo al re di Nabada di finire quella frase che poco alla volta lo scontro si fermò e le guardi di Taric, una volta visto il corpo del loro re a terra, lasciarono cadere le armi in segno di resa.
-visto- sussurrò William all’orecchio del marito che comunque sgusciò fuori dalla sua presa per andare a passo di marcia verso il figlio, figlio che in quel momento stava curando una ferita a un ragazzo moro al suo fianco e lo stava facendo con le mani tinte di un celeste molto chiaro proprio come il colore della magia di William.
-padre- disse Ezreal accorgendosi della sua presenza e avvicinandosi all’uomo una volta finito di guarire Raphael -perché non mi avete mai detto niente? Quando Taric mi ha detto che eravate morto io…- in ragazzo non riuscì a finire la frase sia per il magone che gli si era formato in gola sia perché il padre lo aveva stretto in un abbraccio da mozzare il fiato nascondendogli il volto nel suo petto nonostante Ezreal fosse più alto.
-non volevo mettere troppo peso sulle tue spalle- gli sussurrò l’uomo mentre gli accarezzava la schiena felice di poterlo finalmente abbracciare dopo anni. Quanto gli erano mancati quei momenti!
-si ma potevo…-
-ormai è tutto finito- lo interruppe Rakan sciogliendo l’abbraccio anche se controvoglia. -come hai imparato ad usare la magia?- chiese poi al figlio curioso.
-Taric si è lasciato fuggire che io e Raphael eravamo fratelli quindi abbiamo provato a scambiarci i poteri- spiegò Ezreal mentre con calma il moro si avvicinava ai due e Rakan notò con un sorriso che aveva il suo bracciale al polso.
Non perse tempo e abbracciò anche l’altro figlio che ricambiò subito la stretta.
Una volta sciolto anche quell’abbraccio Rakan si tolse anche il secondo bracciale e lo pose ad Ezreal.
-che significa? Io non so usarlo- disse il biondo titubante a prenderlo.
-no, è tuo. Ti sei mai chiesto perché ne avevo due gemelli?- disse Rakan facendo sgranare gli occhi ad Ezreal che si decise a prendere il bracciale.
-io sono certo che riuscirete entrambi a padroneggiare tutti i vostri poteri, ovviamente con il giusto tempo- questa volta però aveva parlato William che si era avvicinato ai tre e aveva messo un braccio intorno alle spalle di Rakan.
-non credo- disse Raphael al padre cercando di nascondere il sorriso che stava iniziando ad apparirgli sulle labbra visto che il padre sembrava davvero felice.
-quanto vuoi scommetterci? Infondo anche se poco tu riuscivi ad utilizzare il mio potere- riprese Will sorridendo al figlio.
-oh no io non ci provo una seconda volta- disse il moro scuotendo la testa. Ormai aveva scoperto che era molto più bravo con l’altro e non ci avrebbe più riprovato.
-Rakan Ezreal ti deve dire qualcosa- disse Varus avvicinandosi ai tre e facendo sbiancare completamente il diretto interessato mentre Raphael se la rideva e i due re erano alquanto confusi.
-spero non sia niente di preoccupante- disse Rakan che stava pensando al peggio.
Visto che Ezreal sembrava pietrificato e assolutamente non intenzionato a parlare rispose Raphael a quella sottospecie di domanda:
-il secondo genito di Gutem gli ha fatto la proposta di matrimonio e lui ha accettato-
-non è andata così!- disse subito Ezreal al fratello mentre Rakan sgranava gli occhi e Will se la rideva per la reazione del biondo.
-cosa…-
-meglio così, il re di Gutem era l’unico dalla mia parte- disse proprio Will approvando la cosa. Poi lanciò un’occhiata al marito per fargli capire che doveva dire qualcosa.
-è il castano che stava con voi prima?- disse Rakan puntando il suo sguardo sul suddetto castano che in quel momento era accovacciato a terra a parlare con un lupo, o almeno era quello che sembrava stesse facendo.
Ezreal annuì, non aveva forza di fare altro.
-uh, okay- disse Rakan. Ezreal sgranò gli occhi ma poi sorrise e voltò le spalle alla sua famiglia per correre da Lion a dargli la notizia. Non ebbe il tempo di dire una parola perché le labbra di Lion finirono prontamente sulle sue.
 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3934226