The Voldemort's sister

di LadyBlack3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 23 ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 24 ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO 25 ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO 26 ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO 27 ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO 28 ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO 29 ***
Capitolo 30: *** CAPITOLO 30 ***
Capitolo 31: *** CAPITOLO 31 ***
Capitolo 32: *** CAPITOLO 32 ***
Capitolo 33: *** CAPITOLO 33 ***
Capitolo 34: *** CAPITOLO 34 ***
Capitolo 35: *** CAPITOLO 35 ***
Capitolo 36: *** CAPITOLO 36 ***
Capitolo 37: *** CAPITOLO 37 ***
Capitolo 38: *** CAPITOLO 38 ***
Capitolo 39: *** CAPITOLO 39 ***
Capitolo 40: *** CAPITOLO 40 ***
Capitolo 41: *** CAPITOLO 41 ***
Capitolo 42: *** CAPITOLO 42 ***
Capitolo 43: *** CAPITOLO 43 ***
Capitolo 44: *** CAPITOLO 44 ***
Capitolo 45: *** CAPITOLO 45 ***
Capitolo 46: *** CAPITOLO 46 ***
Capitolo 47: *** CAPITOLO 47 ***
Capitolo 48: *** CAPITOLO 48 ***
Capitolo 49: *** CAPITOLO 49 ***
Capitolo 50: *** CAPITOLO 50 ***
Capitolo 51: *** CAPITOLO 51 ***
Capitolo 52: *** CAPITOLO 52 ***
Capitolo 53: *** CAPITOLO 53 ***
Capitolo 54: *** CAPITOLO 54 ***
Capitolo 55: *** CAPITOLO 55 ***
Capitolo 56: *** CAPITOLO 56 ***
Capitolo 57: *** CAPITOLO 57 ***
Capitolo 58: *** CAPITOLO 58 ***
Capitolo 59: *** CAPITOLO 59 ***
Capitolo 60: *** CAPITOLO 60 ***
Capitolo 61: *** CAPITOLO 61 ***
Capitolo 62: *** CAPITOLO 62 ***
Capitolo 63: *** CAPITOLO 63 ***
Capitolo 64: *** CAPITOLO 64 ***
Capitolo 65: *** CAPITOLO 65 ***
Capitolo 66: *** CAPITOLO 66 ***
Capitolo 67: *** CAPITOLO 67 ***
Capitolo 68: *** CAPITOLO 68 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


<< Devi proprio andare? >>
<< Sì Ian, devo andare >>
<< è troppo pericoloso! >>
<< Non mi importa, sono una Strega e so difendermI >>
La bambina aveva deciso: sarebbe andata a cercare suo fratello. Prima o poi doveva decidersi ma le dispiaceva abbandonare il suo amichetto dopo sei mesi di spensierata amicizia. Era incredibile il legame che si era creato tra loro due in pochissimo tempo, Merope ricordava molto bene il giorno in cui Ian la trovò: era malconcia e profondamente disorientata, il vestitino lungo fino alle ginocchia di un bel colore ocra che risaltava perfettamente la tonalità dei suoi boccoli biondi e gli occhi di un verde spento, anche se era ricoperta di terra. Fu allora che il bambino la ospitò a casa sua e da quel momento diventarono ottimi amici.
<< Allora vengo con te >> fece Ian preoccupato per lei.
<< Lo sai che possono andarci solo i maghi >> disse Merope con aria di chi la sa lunga << e tu sei un Babbano >>
<< Sì ma da quanto mi hai detto è un posto pieno di pericoli e io posso aiutarti… >> ribatté speranzoso l’amico.
<< Tu non vieni, hai capito? Non voglio averti sulla coscienza se ti succedesse qualcosa >>
<< E se succedesse qualcosa a TE? Questo non l’hai valutato? >> Ian sembrava si stesse arrabbiando.
<< Non mi succederà niente! >> esclamò con un sorrisetto saccente stampato in faccia.
Ian cedette, quella bambina era una testa dura e lo sapeva benissimo dopo 6 mesi dal suo primo incontro. Così si zittì e la guardò triste, come se se ne fosse già andata via.
Merope ricambiò lo sguardo e iniziò ad avvicinarsi per abbracciarlo. Anche quando lo avvolse tra le sue braccia Ian rimase immobile con espressione rassegnata.
<< Mi mancherai >> riuscì a dire solo questo Merope, ma alla vista degli occhi zaffiro di lui, fece un gran sorrisone per ridargli il buon umore.
<< Dai non fare quella faccia… ti prometto che tornerò presto >> e detto questo gli diede un bacino sulla guancia.
Ian arrossì leggermente e si massaggiò il punto su cui lo aveva baciato. Sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto la sua vivacità, felicità e gentilezza.
Con un ultimo saluto, Merope gli diede le spalle e si incamminò verso Londra, il bambino ebbe giusto il tempo di intravedere scorci di boccoli d’oro alla fine della strada poi il vuoto. Era strano, fu così che si stentì Ian dopo appena comprese che non avrebbe mai più visto l’amichetta. Ma ormai non poteva fare più niente per fermarla, dopo aver tolto la memoria ai suoi genitori sui ricordi di lei, per Ian quella fu la cosa peggiore da sopportare.
Col tempo, forse, avrebbe dimenticato… avrebbe dimenticato la sua migliore amica, i giochi fatti insieme, le marachelle a mamma e papà, gli scherzetti ai vicini… NO. Non l’avrebbe dimenticata, lo sentiva. In quel momento non si riteneva troppo piccolo per pensare la cosa più bella del mondo: l’amava. Ian era un bambino di 8 anni, fino a poco tempo prima avrebbe detto che innamorarsi era stupido, come tutti i ragazzini della sua età, ma ora si rendeva conto che si sbagliava.
Restò qualche altro minuto a osservare la strada vuota, e liberandosi la fronte dai suoi capelli castani, Ian fece dietro front dirigendosi verso casa, e capì che non sarebbe stata mai più la stessa cosa senza di lei.
 
Passarono molte ore dalla sua partenza, era già mattina presto, e Merope iniziò ad avvertire i primi segni di stanchezza. Forse era meglio prendere un taxi, pensò, ma sicuramente non sarebbe passata inosservata dall’autista… in fondo non capita tutti i giorni vedere una bambina di a malapena sette anni viaggiare da sola per raggiungere Londra.
Ma ormai era quasi vicina e non vedeva l’ora di raggiungere la stazione dove avrebbe trovato la famosa piattaforma del Binario 9¾. Desiderava ardentemente avere Ian accanto a lei, sarebbe stato più divertente, siccome era un Babbano, però, questo non era possibile poiché nel mondo magico i Babbani non erano ammessi. Superò questo pensiero senza accorgersi che aveva varcato la soglia della città da qualche minuto.
Stava per andare su una panchina isolata di lì a pochi metri quando un gruppo di quattro uomini la intravide e ghignando cominciarono ad additarla e ridacchiare. Merope li ignorò ma non fece in tempo a sedersi che il gruppo la raggiunse, sembravano ubriachi.
<< Ehi, bella bambina, che ci fai qui tutta sola eh? >> le chiese uno di loro che aveva in mano una bottiglia di birra mezza vuota.
<< Non sono affari tuoi >> disse brusca Merope. Di solito non era così sfacciata nel rispondere ma certe persone proprio non le sopportava.
<< Dicci dove vai… possiamo darti un passaggio >> la molestò un altro tizio dall’aria strabica e malandata.
La bambina era disgustata, per di più era anche stanca per il lungo viaggio e non aveva intenzione di perdere tempo con quei sottospecie di uomini.
Senza farsi sopraffare dalla paura, Merope trovò il coraggio di ribattere.
<< Insomma, levatevi di mezzo! >> ora la piccola era un misto tra l’arrabbiata e lo spaventata, quei tizi non le piacevano per niente ma cosa poteva aspettarsi? Prima o poi sarebbe successo di incontrare qualche tipo pazzo.
Il gruppo stonò una risata beffarda e dai loro sguardi Merope constatò che era decisamente nei guai, aveva la possibilità di scappare ma una piccola scintilla di orgoglio le impediva di muovere un solo muscolo.
<< Dai, vieni con noi… ci divertiremo >> singhiozzò un uomo dalla pelle scura e gli occhi arrossati spintonando la bambina.
A quel punto Merope non ci vide più.
<< Mi avete sentito? Ho detto di levarvi di mezzo! >> un istante dopo Merope assestò calci e pugni alle parti basse dei quattro e, come un fulmine, scappò via dai malintenzionati. Per fortuna li mise k.o. e non la inseguirono; al contrario incespicarono parole confuse e strisciarono come vermi sull'asfalto, non capendo cosa fosse successo.
Merope era ancora un po’ impaurita e l’unica cosa che riuscì a dire fu: “Ci è mancato poco” prima di raggiungere la stazione il più in fretta possibile.
Avrebbe potuto usare i suoi poteri da Strega, ma lei non li usava mai, nemmeno con Ian nonostante gli avesse assicurato di essere Mezzosangue. L'amichetto avrebbe tanto voluto assistere a una strabiliante magia, ma Merope gli tagliava ogni volta le gambe e non ne capiva il motivo.
Meglio così, pensò la piccola. La ragione la sapeva solo lei e faceva parte del suo passato, quindi preferiva non aprire discussioni al riguardo.
Non appena entrò in stazione, erano le 10:30 e cercò la barriera del binario 9¾, quando la trovò non doveva fare altro che seguire quella orda di bambini e ragazzi diretti alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Tra di loro aveva riconosciuto un ragazzo dai capelli neri, occhiali rotondi e cicatrice. “Deve essere Harry”, si disse la piccola vedendolo salire sul mezzo. Conosceva la sua storia e sapeva bene che aveva un conto in sospeso col fratello. Ma in quel momento non ci diede molto peso, o meglio non sembrava le importasse, così distolse lo sguardo.
Essendo troppo piccola per salire sul treno decise di non viaggiare con l’Hogwarts Express e aspettò che la folla di genitori e figli abbandonasse il binario.
Finalmente, dopo una lunga attesa, la bimba vide il luogo completamente sgombro. Uscì dal suo nascondiglio e senza farsi vedere da dei capistazione nelle vicinanze, spiccò il volo in direzione nord. Non stava usando una scopa, Merope sapeva volare da prima che morisse; glielo aveva insegnato il fratello, il quale volava già da prima di lei. Da quando era tornata in vita non aveva più usato questo trucco, per non destare sospetti. Il suo, infatti, era un talento innaturale e fuori dal comune.
Salì fino a toccare le nuvole, sentì la loro consistenza così morbida e fresca, e mentre le contemplava dentro di sé era felice e allo stesso tempo preoccupata: come avrebbe reagito il suo fratellone vedendo la sorella morta oltre 50 anni prima piombagli davanti all’improvviso?
Poi, per come era ridotto adesso, Merope era pure arrabbiata con lui. Tra tutte le sciocchezze che aveva fatto, quella di dividere l’anima in sette, anzi in otto pezzi, era stata la più grossa. La bambina sapeva che il fratello aveva idee strambe e pericolose ma non immaginava fino a quel punto.
Con un ultimo sguardo al treno sotto di lei, Merope fece un profondo respiro assumendo uno sguardo determinato.
Prese velocità e le uniche parole che riuscì a tirar fuori furono: << Sto arrivando, Tom! >>.  
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Bene emh… sì, non so come mi è venuta questa idea stramba ma non ho resistito e l’ho subito scritta e pubblicata. Non sono tanto convinta di come sia venuto quindi sono ben accetti consigli e anche recensioni negative/costruttive. Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego :3
Naturalmente avrete capito chi è Merope (che domanda stupida -_-) e avrete capito anche che la storia subirà una leggerissima modifica (capitan ovvio -.-).
Okey, tolgo il disturbo. Recensiteeeeee e baci :*

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


L'arrivo

Passò qualche ora dal decollo di Merope. Infatti dall’alto la bambina, che seguiva il treno, intravide all’orizzonte parte del castello di Hogwarts. Ma lei non era diretta lì, il suo intento era quello di raggiungere il Malfoy Manor, dove sapeva si trovasse suo fratello.
<< Quella deve essere la famosa scuola. Finalmente! >> esclamò sorridendo, e acquistando velocità arrivò vicinissima alla cima della scuola, attenta a non farsi vedere da gente indesiderata.
Si fermò un attimo ad ammirare la maestà di quel castello. Non aveva mai visto un castello, o comunque una scuola, tanto grande. Solo le finestre erano immense e innumerevoli, e poiché era sera, esse erano illuminate grazie alla luce di candele fluttuanti; il grande edificio era edificato aldilà del Lago Nero e su una scogliera. Le torri e le torrette risaltavano la costruzione già molto raffinata per quanto riguardava lo stile gotico.
Merope non era mai stata lì, tutta la sua vita la passò nel mondo Babbano con il fratello, che non vedeva quasi mai per il suo soggiorno a Hogwarts ma a cui era molto legata, e con la madre. Il padre, invece, non l’aveva mai conosciuto, fino a molti anni prima non sapeva nemmeno chi fosse o cosa fosse un padre. E un giorno l’avrebbe conosciuto, non nel modo in cui avrebbe voluto, ma successe, ma Merope in quel momento non voleva pensare ai brutti ricordi e concentrarsi sulla sua missione.
Appena si accorse della folla di bambini sbarcata a riva alla guida di uno strano mezzo Gigante, la piccola pensò che fosse meglio sbrigarsi e non farsi notare. Riprese a volare a tutta velocità in direzione di Villa Malfoy.
 
<< Ho appena saputo una cosa, Johnson >> informò un uomo dall’aria anziana e piuttosto tozza al suo amico seduto accanto sul tavolino del famoso locale Testa di Porco.
<< Cosa, Cesar? >> chiese l’altro vagamente interessato, sembrava avere all’incirca l’età dell’amico, infatti anche lui presentava molte rughe sul viso ma al contrario, era magrissimo quasi come se non avesse mangiato da giorni.
<< Ricordi la profezia di quello strambo di Ermes Cooman*? >>
<< Per quante cavolate avrà detto, alla fine ho rimosso tutto >> disse divertito Johnson guardando prima Cesar poi il suo bicchiere di Burrobirra.
<< Beh, a quanto pare non era poi così strambo, sai? >> ribatté il tozzo con espressione preoccupata. L’altro alzò gli occhi sull’amico e sbatté le palpebre più volte in segno di confusione, allora Cesar tagliò corto: << Ermes disse che quella mocciosa Mezzosangue sarebbe tornata in vita >> disse tranquillamente.
A quelle parole il mingherlino quasi si strozzò con la Burrobirra per trattenere le risate.
<< Sì… e fammi ricordare, quando lo disse? Ah sì, più di cinquant’anni fa! E poi non esiste alcun modo per far resuscitare i morti! >> esclamò Johnson.
L’amico, con tutta calma, disse: << Invece è successo >>
Silenzio. Scese un silenzio quasi imbarazzante nel locale, che già era abbastanza deserto. Johnson cominciò a sudare freddo e preso dal panico, balbettò un “C-c-cosa??…”
<< Oh si… >> fece eco Cesar come a voler rassegnare l’altro. Cesar, per canto suo, era molto teso anche se non lo dava a vedere, i suoi pensieri cercarono di soffermarsi su una soluzione adeguata.
Johnson invece, non riusciva a nascondere il suo nervosismo. Ricordava il giorno che hanno rischiato con quella piccola peste, e non aveva intenzione di rischiare di nuovo.
<< M-ma tu come lo sai? >>
<< Ieri ho accompagnato mio nipote al binario 9 ¾ e casualmente l’ho vista nascosta dietro un muretto >> raccontò Cesar << naturalmente non me lo aspettavo, dopo quasi sessant’anni dalla profezia ormai ero sicuro che fosse una sciocchezza e invece… >>
<< Può essere che ti sia sbagliato >> replicò speranzoso il magro.
<< Nessuno sbaglio, no >>
A quel punto a Johnson batte il cuore più velocemente del normale.
<< Dobbiamo avvertire il Ministero! >> disse all’improvviso, Johnson.
<< Non ce n’è bisogno >> lo tranquillizzò Cesar.
<< Ma che dici! >>
<< Fidati, è meglio per tutti quanti. Per quanto mi riguarda, il Ministero è già molto indaffarato per smentire le notizie riguardanti il ritorno di Lord Voldemort, quella mocciosa la possiamo sistemare subito, senza farlo sapere a tutti >> spiegò Cesar.
Il suo compare non era del tutto convinto, anzi… l’idea di dover affrontare un’altra volta quella faccenda non gli andava giù. Però non spiccicò parola, e ascoltò il piano di Cesar.
<< Quindi, se ho ben capito dobbiamo trovarla e ucciderla… >>
<< Esatto, e il più presto possibile. >> sentenziò il più grosso. Ma l’altro pareva ancora più terrorizzato.
<< Cosa ti prende? Hai paura di una Mezzosangue di 7 anni? Noi siamo ex Auror, non abbiamo paura di niente >> e detto questo si scolò tutto il calice di Burrobirra.
<< Se lo dici tu… >> chiuse il discorso Johnson, che alla fine se ne andò con l’amico dal locale quando oramai era notte fonda.
 
La visibilità era scarsissima, Merope non faceva altro che sforzare la vista nel caso ci fosse l’ombra della sua destinazione. Si era abbassata quasi ad altezza d’uomo nel volo, tanto la zona era spoglia e ricoperta di valli e pianure.
<< Uffa, non vedo niente! >> iniziò a frignare la bambina, e con uno scatto si bloccò di colpo per riposare.
 
<< Ci sono novità, Lucius? >> chiese dolcemente una figura scheletrica dalla pelle bianca e gli occhi rosso sangue.
<< Mio Signore, il Ministero non vuole ammettere il suo ritorno. Avrà campo libero per quanto tempo vuole, ho pensato io a tutto >>
Voldemort non disse nulla ma nella penombra dove si trovava, fece un sorrisetto compiaciuto e prese ad accarezzare la testa squamosa del suo serpente Nagini.
<< Eccellente >>
<< Volete che faccia qualcosa per voi, mio Signore? >> chiese timidamente il biondo.
<< In effetti ho qualcosa da chiederti, amico mio… >> e detto ciò si alzò dalla sedia lasciando Nagini, e si diresse lentamente dal Mangiamorte.
<< Ho bisogno che tu mi prenda una cosa, molto preziosa, custodita in quell’ufficio del Ministero… >> gli rispose Voldemort.
Lucius ci mise un po’ a capire, poi gli venne in mente l’Ufficio Misteri. E quale altro se non il luogo più misterioso del Ministero?
<< Lì c’è una profezia che mi riguarda, devi prenderla e portarmela qui >> concluse il mago Oscuro, con autorevolezza, senza tanti giri di parole.
<< Informa anche Bellatrix e tutti gli altri >> gli ordinò Voldemort.
Lucius non volle fare domande a riguardo, pensò bene, invece, di acconsentire in silenzio e andare ad informare i suoi compagni. Varcata la soglia dell’uscita, Voldemort si ritrovò da solo a sospirare profondamente.
Non era di certo un’impresa facile quella affidata ai Mangiamorte, ma d’altra parte quella profezia gli serviva per capire come sconfiggere il suo acerrimo nemico, Harry Potter.
Con un ultimo sospiro chiamò il suo animale domestico: << Seguimi, Nagini >> disse in serpentese.
Quando il serpente lo raggiunse, si smaterializzarono, lontano dal Malfoy Manor.
 
Le prime luci dell’alba sbucarono in lontananza, la piccola Merope si era “accampata” su un comodo cespuglio dove aveva poggiato la testa per dormire. Si svegliò quando il sole fu alto abbastanza da baciarle il viso e subito si sistemò e partì. Ci volle qualche ora perché la bambina iniziasse a scorgere barlumi di case e casette all’orizzonte. Tra questi c’erano abitazioni più imponenti o di media grandezza e lì in mezzo doveva esserci la villa interessata.
Senza perdere minuti preziosi, Merope aumentò di velocità e in poco tempo atterrò proprio davanti al cancello del Malfoy Manor.
<< E adesso? >> si chiese in un attimo di eccitazione. In quel momento era abbastanza distante per far spazio a tutti i suoi pensieri che le martellavano il cervello: sarebbe stata ben accolta o subito cacciata? Lui avrebbe capito? Oppure l’avrebbe fatta fuori senza pensarci due volte?
In tutta onestà, Merope non aveva paura del fratello, neppure adesso nel suo stato attuale. Non le interessava se era diventato cattivissimo, assassino e tutto il resto, per lei, la cosa importante, era che dopo tutto quel tempo non si fosse dimenticato della sua sorellina. Forse era brutto da pensare ma era così, non poteva farci niente. Nonostante tutto gli voleva ancora bene.
 
<< Bellatrix, potresti… >> Lucius interpellò la cognata per parlarle in privato. La donna era da poco evasa da Azkaban, la pelle spenta e il viso scavato, con capelli ribelli e scuri, come i suoi occhi. In quel momento stava parlando con la sorella Narcissa, finché fu interrotta.
<< Cosa vuoi? >> chiese scortese lei, chiaramente infastidita dal richiamo di Lucius.
<< L’Oscuro Signore ci ha affidato un compito >> al solo sentire pronunciare il nome del Signore Oscuro Bellatrix cambiò totalmente espressione, assumendo uno sguardo molto interessato.
<< Di cosa si tratta? >> disse cercando di nascondere la sua felicità.
<< Sono rimasto sorpreso, sai? Ci ha detto di andare al Ministero per rubare una profezia. Sembra essere qualcosa di molto serio e… >> ma non finì la frase che lui e Bella sentirono bussare al grosso portone.
<< Possibile che sia già qui, il Signore Oscuro? >> Lucius pareva perplesso.
<< Non dire stupidaggini, il Signore usa sempre smaterializzarsi perché ritiene che entrare dalla porta sia abbassarsi al livello dei Babbani! >> sillabò la Black, saccente.
<< E allora chi può essere? >> chiese, intento a scoprire l’identità dell’ospite. Dato che questi insisteva nel bussare, il padrone di casa aprì la porta decisamente infastidito.
<< Ma insomma, chi-… >> si bloccò nel vedere davanti a sé una bimba bionda e dagli abiti Babbani, non se lo poteva aspettare, perciò rimase lì immobile e stranito come non mai.
<< Emh… buongiorno >> sorrise Merope non sapendo cosa dire.
<< Lucius, che succede? >> Bella si rivolse a Lucius notando la sua immobilità improvvisa.
<< E-Ecco… >> balbettò Lucius, aveva due possibilità: o farla entrare o sbatterle la porta in faccia, ma ci stava mettendo troppo a decidersi, così la piccola entrò senza essere invitata.
Alla vista della bambina, Bellatrix si stupì e non poco, cosa ci faceva una mocciosa nel quartier generale dei Mangiamorte?  
<< M-Ma… scusami piccola, ti sei persa? >> cercò di avere un atteggiamento sereno, rischiava infatti di cacciarla via a pedate senza troppi complimenti dato che i bambini, lei, non li sopportava affatto.
Merope stava guardandosi intorno. L’interno ben curato e spettrale della casa, in un certo senso, le piaceva, ma non molto. Si destò quando sentì la domanda della donna.
<< No, veramente ero diretta qui >> disse continuando a curiosare tra gli oggetti della sala.
I due adulti la guardarono interrogativi fino a che la bimba non arrivò al punto: << Sono qui per vedere Tom >>
Lucius capì immediatamente mentre Bella dopo qualche istante, ma non vollero crederci, no… era impossibile! Non Lui!
<< S-S-Scusa puoi ripetere? >> chiese incredulo Lucius.
<< Oh, perdonatemi, voi non lo chiamate così… sono qui per vedere Voldemort >> disse con una semplicità spaventosa. Grazie all’oscurità di quella stanza, Merope non poté vedere la pelle dei due diventata improvvisamente violacea, così, con una lanciata di sguardi inespressivi tra loro, Lucius e Bellatrix trovarono la forza nel chiederle l’ultima cosa: << Ma tu chi sei?? >> fecero all’unisono.
A quella domanda, la piccola sorrise ingenuamente e rispose: << Mi chiamo Merope Riddle… e sono la sorella Voldemort >>.
 
*Ermes Cooman era il nonno di Sibilla Cooman (nome inventato da me)*
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ma salve :D che colpo di scena, eh? La nostra Merope è la sorellina di zio Voldy (anche se si era capito fin dall’inizio ma dettagli). La nostra protagonista si è presentata ai due Mangiamorte e loro potete immaginare come l’abbiano presa xD è un po’ troppo spontanea la piccolina u.u
Ma veniamo al dunque: chi sono questi Johnson e Cesar, e come fanno a conoscere Merope? E soprattutto, cosa vogliono da lei? Scoprirete il tutto solo seguendo la storia. Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo, se è scritto bene o no e recensite vi prego xD
Baci :***

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


I due fratelli ritrovati

<< Mi chiamo Merope Riddle… e sono la sorella di Voldemort >>
Come un fulmine a ciel sereno, quella frase colpì i due in pieno petto, tant’è che per piccoli istanti nella stanza scese un silenzio imbarazzante.
<< Che cosa c’è? >> chiese la bambina vedendo i Mangiamorte immobili come statue, increduli.
Ci volle del tempo per farli destare dal loro sconcerto e riflettere sul fatto, e come se non bastasse, una folla di seguaci di Voldemort, tra cui anche Narcissa, si precipitò nella stanza perché aveva sentito la voce infantile.
<< Lucius, che succede? Chi è quella? >> domandò Dolohov piuttosto sorpreso alla vista di Merope.
Man mano che gli sguardi incuriositi andavano ad aumentare, Merope iniziò a sentirsi a disagio, anche perché più persone arrivavano più quesiti chiedevano. Lei sapeva che Tom non parlava mai della sorella ai suoi seguaci, però trovarsi al centro dell’attenzione non le era mai piaciuto.
<< State zitti! >> esclamò d’un tratto Malfoy, e tutti gli altri tacquero immediatamente << Tutto ciò è ridicolo >> disse camminando lentamente ma a grandi passi dalla piccola, gli occhi fissi su di lei << se sei venuta qui per farci perdere tempo ti consiglio di tornartene da dove sei venuta… schifosa Babbana! >> infierì, riferendosi ai suoi abiti.
<< Non voglio farvi perdere tempo… e poi io non sono una Babbana! >> lo corresse Merope, un po’ offesa.
<< Ma insomma Lucius… chi è questa qui? >> chiese curioso, un altro Mangiamorte dall’aria non molto rassicurante.
<< Dice di essere la sorellina del nostro Signore >> si intromise  Bellatrix. Inutile dire che tutti scoppiarono a ridere talmente forte che alcuni addirittura sbattevano i pugni sul pavimento.
Non era abituata a essere derisa. Lei non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, quindi Merope chiese ingenuamente e con una nota amara sulle labbra: << Potrei sapere cosa ci trovate di divertente? >> la sua voce fece diminuire il suono delle risate, che però non cessarono in fretta. Poi fu Bellatrix a farsi avanti: << Ho sempre ammirato il coraggio con cui i bambini dicono certe cose… >> disse col suo tipico sorrisetto pazzo e avanzando verso Merope. Quella donna le faceva paura, perciò la piccola pensò bene di indietreggiare fino a toccare la parete alle sue spalle.
<< Ti consiglio di lasciare questa villa, oppure non esiterò a farti fuori, chiaro? >> le disse cruda, la luogotenente.
<< è una minaccia? >> e di nuovo risatine dai Mangiamorte.
A quel punto Bellatrix non ci vide più: << senti, è inutile che fai la finta tonta con me, dicci cosa vuoi da noi o ti scaglio una maledizione Cruciatus su quel bel visino che ti ritrovi! >>
<< Ve l’ho detto! Sono qui per vedere Tom, potreste dirmi dov’è per cortesia? >> alcuni dei presenti, tra cui Lucius, alzarono gli occhi al cielo, rassegnati. A quanto pareva, quella farsa sarebbe continuata a lungo.
Difronte a una Bellatrix sempre più arrabbiata e a uomini poco raccomandabili, Merope si stufò e si mosse di scatto fino al centro della sala, con grande sdegno di Bella.
<< Lucius, fa qualcosa! >> esclamò una Narcissa alquanto impaurita per le conseguenze che tale situazione avrebbe comportato.
<< Potete dirmi dov’è? >> chiese spazientita la piccola << devo vederlo >>
<< Tu non vedrai proprio nessuno! >> disse indignata Bellatrix.
<< Ma perché? >> frignò Merope.
<< Il Signore Oscuro ti ucciderà all’istante appena ti vedrà… con quegli orrendi indumenti. E tu non vuoi morire, non è vero? >> continuò la donna, assumendo un falso sorriso.
<< Non mi ucciderà >> sentenziò la bambina << è impossibile >>
<< Lo sai? Mi hai stancata! Ora ti spedisco all’altro mondo, nanerottola >> strillò Bella contro di lei, e, con un alzata di bacchetta, scagliò su Merope un Avada Kedavra.
Gli altri erano già pronti ad ammirare il corpicino dell’ospite disteso a terra inerme, ma inaspettatamente Merope aveva scansato per un soffio l’incantesimo, volando verso l’alto. Alla vista di ciò, i presenti cambiarono l’espressione dipinta in faccia: se prima erano divertiti, adesso gli si leggeva chiara sorpresa.
<< Ma… ma come fai a… >> balbettò Malfoy, stupito come non mai.
<< Come ti sei permessa?? >> disse Merope rivolgendosi alla donna << sapevo che eri pazza ma non fino a questo punto! >> finì atterrando e incrociando le braccia in segno di offesa.
<< Ma come fai a volare?? >> riuscì a formulare la domanda, il biondo, orripilato e allo stesso tempo spaventato.
<< Ora ci credete? >> chiese Merope ancora col muso lungo.
<< Ma soprattutto, come fai a conoscermi? >> aggiunse Bellatrix, sotto shock.
Si guardarono tutti negli occhi per pochi secondi, quando sentirono un rumore provenire da una delle stanze adiacenti.
I Mangiamorte si rizzarono immediatamente appena sentirono parlare in Serpentese il loro Signore: << riposati, amica mia >> e il lento strusciare di Nagini.
<< è lui! >> quasi gridò la bambina, e senza neanche pensarci, iniziò a correre fuori, diretta dal fratello.
<< Ferma dove sei! >> la bloccò uno dei Mangiamorte << rischi di metterci nei guai, vattene >>
<< Cosa? >> si indignò la bambina << dopo tutto il viaggio che ho fatto per arrivare non credo proprio che me ne andrò >> disse in tono risoluto.
Poco prima che l’uomo le desse un pugno dritto in faccia, i seguaci avvertirono i passi di Voldemort farsi più vicini, evidentemente li aveva sentiti e li stava raggiungendo.
Preso dal panico, Lucius afferrò la piccola, seguito da strilli e ovvie obbiezione da parte di lei, e la nascose intimandola di non proferire parola, appena in tempo dall’entrata furibonda di Voldemort.
Rimasero pietrificati, ognuno col terrore che la mocciosa si facesse scoprire. Intanto l’erede di Serpeverde avvertì che c’era qualcosa che non andava, infatti i Mangiamorte sembravano più tesi del solito e Bellatrix guardava verso il nascondiglio di Merope, nervosamente.
<< Cosa ci fate tutti qui? >> era arrabbiatissimo ma Voldemort parlò con la sua solita nota dolce << Lucius, hai informato i tuoi compagni della missione che vi ho affidato? >> cercò di mantenere la calma.
“Devo farmi vedere o no?” pensò freneticamente la bambina, mentre guardava di nascosto suo fratello che non vedeva da più di 50 anni, ma vedendo che era arrabbiato ci pensò due volte, forse era meglio aspettare.
<< Naturalmente, mio Signore… >> disse Lucius, sudando freddo.
<< Sì, mio Signore, me ne ha parlato poco fa… >> fece Bellatrix come per avvalorare l’affermazione del cognato, ma era talmente impaurita che qualcosa andasse storto che Voldemort lo notò.
<< Cosa dovete dirmi, eh? >> chiese.
<< Noi? N-niente, niente, mio Signore >> rispose Lucius, cercando di nascondere l’insicurezza della sua voce.
<< Davvero? >> chiese ancora. Sapeva che non era così, e li avrebbe anche cruciati a costo di far dire loro la verità.
<< Sì, mio Signore no-… >>
<< C’è qualcuno, non è vero? >> lo interruppe il mago oscuro.
Subito Merope si tappò la bocca con la mano, non credeva che se ne sarebbe accorto così presto.
<< Dimmi dov’è, Lucius >> lo minacciò Voldemort. Malfoy non si aspettava tanta abilità nel percepire la presenza di una persona. Girò la testa verso sua moglie e i compagni ed infine verso Bellatrix, la quale si limitò a fare cenno con la testa di eseguire l’ordine.
Lucius aprì la bocca ma non fece in tempo che improvvisamente intervenne una voce da bambina: << Non ce n’è bisogno >> , Merope uscì dal suo nascondiglio, ormai era inutile restare lì  << faccio da sola! >> e timidamente si rivelò al fratello. Lei era stranamente tranquilla, non si curava affatto della reazione che avrebbe avuto Tom.
Quest’ultimo, appena la sorella si mise davanti a lui, ci mise un po’ per capire cosa stesse succedendo. Era letteralmente senza parole, rimase a bocca aperta ma mantenne sempre un’espressione accigliata. Era un miraggio? Un’allucinazione? Oppure quella bimba bionda era solo frutto di uno scherzo di cattivo gusto? Come risposta alle sue domande, Merope ruppe il silenzio: << Ciao, Thomas, da quanto tempo, eh? >> disse sorridendo, un tantino troppo spontaneamente, incrociando gli occhi color sangue del suo fratellone.
Mentre lui continuava a guardarla con tanto d’occhi, Narcissa provò a spiegare: << S-Signore, abbiamo provato a cacciarla via ma lei… >> e si beccò una occhiataccia da parte di Voldemort.
Poi posò di nuovo lo sguardo sulla bambina che ora era felicissima, non sembrava avesse timore di lui, nonostante il suo aspetto.
<< Non può essere… >> sospirò Voldemort andando lentamente dalla sorella.
Gli altri, che videro la reazione del mago oscuro, cominciarono a pensare perplessi che la mocciosa, forse, non era poi una stupida Babbana intenta a fare scherzi, no… a quanto pareva la cosa era seria.
Voldemort si inginocchiò all’altezza di Merope e la osservò a lungo come per assicurarsi che fosse veramente lei. Dopo due minuti pieni di ispezione sulla piccola, Voldemort non poté sbagliarsi, quella era la sua sorellina morta decenni prima e in quel momento aveva mille domande per la testa, tra cui come aveva fatto a tornare in vita dato che in nessun modo una persona poteva tornare tra i vivi una volta morta.
Non proferì parola fino a quando non fu Merope a parlare: << Non dirmi che sei sorpreso >> disse lei sorridendo << Ti avevano avvisato del mio ritorno… >> e si guadagnò occhiate ammirate per la tenacia di parlare così al mago serpentesco, va bene che era la sorella ma sentir dare a Voldemort del “tu” era persino più strano di avere la neve ad agosto.
Voldemort rimase zitto, per la prima volta in vita sua non sapeva cosa dire.
<< … Ermes, ricordi? Il profeta… >> disse, ricordandogli la faccenda della profezia e tutte quelle sciocchezze che gli riferì Ermes, tra le quali la resurrezione di Merope. Ma allora il Signore Oscuro non trovò la profezia per niente “divertente”, così lo uccise infliggendogli atroci sofferenze. Voldemort ricordava benissimo quel giorno.
<< Mio Signore… scusi se mi permetto, quindi quella bambina dice la verità? >> formulò la domanda, Bellatrix, sperando con tutta sé stessa che fosse tutto frutto di un brutto sogno, un maledetto incubo.
Voldemort si alzò di scatto, riprendendo la sua espressione aggrottata, e disse semplicemente: “Sì”. Calò un silenzio tombale, i Mangiamorte quasi non ci credevano ancora... Se era uno scherzo non faceva ridere affatto.
<< Lucius… >> interpellò d’un tratto il biondo << Andate via e fate ciò che vi ho chiesto, tutti, ora, all’istante >> ordinò Voldemort guardando gli occhi verdi di Merope.
Malfoy annuì sommessamente, chiamando a sé il resto dei seguaci e intimandoli di lasciare la casa aprendo la porta per farli uscire. Gli ultimi a varcare la soglia furono le sorelle Black e Lucius, il quale lanciò un’ultima occhiata ai fratelli, spiazzato, e infine anche lui se ne andò.
<< Menomale, quelli là mi facevano paura… >> disse la bambina, gli occhi puntati sulla porta, ma il fratello continuava a fissarla incredulo.
<< Ma che ti prende? >> per lei era strano vedere Tom che non sapeva che pesci pigliare.
<< T-Tu… >> iniziò lui << Che ci fai qui? >>
<< …è un piacere rivederti anche per me, Tom >> ma vedendo che il fratello non era in vena di scherzare, Merope sospirò profondamente << Sono venuta per, per stare… un po’ con te >> e finì la frase con un sorrisetto di vergogna. Ma suo fratello era impassibile.
<< Sei venuta per stare un po’ con me… >> ripeté Tom Riddle << E perché, di grazia? >> le chiese, il busto chinato verso di lei.
<< Non saprei… forse perché sono anni che non ti vedo? >>
<< Capisco… >> disse Voldemort un po’ infastidito dal suo atteggiamento. Però non le credeva. Come era possibile che una bambina di 7 anni volesse stare sotto lo stesso tetto del più grande e pericoloso mago oscuro di tutti i tempi? << Quindi non hai paura di me? >>
<< Perché dovrei avere paura di te? >> chiese ingenuamente Merope.
Voldemort la guardò truce: << Perché io sono Voldemort! >> gridò in faccia alla sorella, guardandola come se fosse stupida.
<< Io non ho paura di te. >>
Voldemort si arrese, sembrava che la bambina stesse guardando ancora il bel ragazzo moro a cui saltava addosso ogni volta che tornava da Hogwarts.
<< Forse non ti sei resa conto di chi ti trovi davanti >> cercò di farla ragionare, Voldemort.
<< Certo che mi sono resa conto… tu sei Thomas >> al suono di quel nome, l’uomo parve disgustato, ma non lo diede a vedere << Non è difficile da capire >> disse Merope, saccente.
Voldemort capì che c’erano ben poche speranze con quella peste, tuttavia non poteva cacciarla di casa, così arrivò a una decisione: << Va bene… puoi restare >>.
Poco prima che Merope saltasse di gioia, il grande la fermò dicendole che in sua presenza non doveva permettersi di fare alcuna sciocchezza o cacciarsi nei guai. Dopo aver annuito, la bambina iniziò a correre per tutta la casa per vedere come era fatta, tutta felice.
A Voldemort sembrò di tornare indietro nel tempo, quando, da ragazzino, insieme alla madre, badava alla sorella, una combina guai di prima categoria.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
salve bella gente, sto capitolo fa schifo ma non mi cruciate eh XD
Voldemort che fa il fratello maggiore non l’avevate mai visto, vero? u.u beh, ora sì. Cosa succederà adesso che la nostra Merope si è trasferita a casa Malfoy? E come la prenderanno i Mangiamorte? Ma soprattutto, zio Voldy cosa farà con lei?
Scoprirete il tutto solo leggendo ;) il capitolo non mi convince molto, quindi ditemi se è passabile.
Baci :***

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


Riddle past...

13 Maggio 1934 – cittadina adiacente a Little Hangleton
 
<< IO MI SENTO IN TRAPPOLA, HAI CAPITO?? >>
<< Tom, per favore, ragiona… >> lo scongiurò la donna, in preda alle lacrime.
<< No! Sono anni che mi trovo in questa situazione, sono costretto a stare con voi, per colpa tua! >> sbraitò il marito Tom Riddle.
Dalla sua stanza, il loro unico figlio ascoltava la litigata dei suoi. Lui odiava il padre, non c’era mai per sua moglie e se ne fregava di ogni problema presente in famiglia. Per giunta odiava quando il bambino usava la magia, secondo l’uomo, ogni manifestazione magica era un abominio.
Merope gli aveva spiegato che col papà non doveva usare la magia, ma lui non ne trovava il motivo poiché la magia faceva parte del suo modo d’essere, della sua “essenza”, si riteneva più importante rispetto a tutti quei ragazzini Babbani che girovagavano per il quartiere, ogni giorno. Perché avrebbe dovuto atrofizzare questa sua “specialità”? Sapeva anche che la madre era una strega, e quindi lui avrebbe preso da lei, anche se non condivideva il fatto che si sottometteva al marito Babbano.
<< Io me ne vado >> disse Tom Riddle senior andando in camera da letto a preparare la valigia. Due ore dopo, l’uomo era già pronto e neanche le continue suppliche di Merope per farlo restare riuscirono a smuoverlo, ormai aveva deciso. Da quando Merope gli rivelò il suo segreto, il suo desiderio era solo quella di scappare il più lontano possibile da quella casa, cosa che non fece per “l’incidente” che lo teneva inchiodato.
Ma ora ne aveva abbastanza , da quasi 9 anni non faceva altro che sentirsi un intruso lì dentro con loro… anche per la loro “particolarità”. Sarebbe tornato dai suoi genitori e non avrebbe messo più piede in quella casa, la gente strana non faceva per lui… e suo figlio… non lo riteneva suo figlio, era solo un frutto di un falso amore coltivato dall’inganno. Il piccolo Tom non era suo figlio, questo era poco ma sicuro, con lui condivideva soltanto le caratteristiche fisiche e basta, non gli assomigliava per niente, e questo per l’uomo bastava dal disconoscerlo come figlio suo.
Un attimo prima che varcasse la soglia per non tornare mai più, si voltò per l’ultimo saluto alla sua “famiglia” e il piccolo di casa scese le scale con sguardo corrucciato, evidentemente a lui non dispiaceva che se ne andasse, al contrario della sua mamma che continuava a piangere disperata.
<< Addio >> e si incamminò lungo la strada buia che portava alla casa dei genitori.
Il piccolo Tom rimase impassibile ma dentro era felicissimo: l’idea di non dover stare nella stessa casa insieme a quel Babbano lo riempiva di gioia.
Merope, invece, guardava la porta d’ingresso, in lacrime, come se volesse far ricomparire il suo bellissimo marito, poi lentamente si abbandonò sulla sedia della tavola da pranzo dove continuò il suo pianto frenetico.
<< Mamma, perché piangi? >> disse il bambino mentre chiudeva la porta << fidati, non è una grande perdita, lui non è come noi >> asserì Tom, che non capiva da dove veniva la tristezza della madre.
Merope si asciugò gli occhi per rispondere: << Non è solo perché tuo padre se ne è andato… non puoi capire >> disse, tirando su col naso.
Il figlio infatti non comprese. La raggiunse e si sedette sulla sedia accanto alla mamma per farsi spiegare la situazione.
Dopo un abbondante minuto fatto di singhiozzi strozzati, Merope parlò: << Beh… lui non sa che io so-sono… >>
<< Sei cosa? >> chiese Tom, impaziente e curioso allo stesso tempo.
<< Sono incinta, Thomas… avrai un fratellino o una sorellina >> disse accennando un mezzo sorriso alla lieta notizia.
Tom rimase spiazzato, non era certo il momento giusto per annunciare l’arrivo di una nuova vita e nelle loro condizioni non si sapeva se il nascituro avrebbe avuto una decente esistenza.
Però Tom pensava ad altro, lui era abituato a stare da solo e amava il silenzio, con un pargolo in giro per casa il silenzio non era per niente garantito… d’altra parte voleva provare come ci si sentiva a essere fratelli maggiori.
<< Ah… Beh, congratulazioni >> disse Tom, non trovando altro da dire.
<< Non so come faremo… e poi tuo padre non lo sa, dovevo dirglielo a breve ma hai visto anche tu cosa è successo >> e ripresero a scenderle sul suo viso lacrime amare.
<< Non preoccuparti, ce la faremo >> la tranquillizzò lui, sempre con espressione seria.
 
11 Aprile 1935 – nove mesi dopo
 
<< Tom, ti presento la tua sorellina >> Merope diede la sua bambina a Tom, il quale la prese delicatamente visto che dormiva. Era una bimba bellissima, sicuramente anche lei aveva preso dal padre, si intravedevano ciocche di capelli biondi e la pelle rosea risaltava con essi.
La osservò attentamente  per qualche secondo, sperava infatti che fosse stata una femmina, perché un maschietto lo avrebbe visto come un rivale per lui, invece con una bambina le cose sarebbero state diverse, almeno sperava.
<< Come la chiamiamo? >> domandò improvvisamente il bambino, guardando il faccino rotondo della sorella.
<< Sinceramente non saprei… tu hai qualche suggerimento? >>
<< A dire la verità sì, tu hai chiamato me come papà >> e lo disse con un misto di disgusto e disapprovazione << quindi mi sembra giusto che la chiamiamo come te >>
Merope ci pensò su: << Tu dici? Mmh… non è una cattiva idea, approvo >>.
Tom ridiede il fagotto alla madre, la quale iniziò a cullarla e riscaldarla. Quanto avrebbe voluto che il marito fosse lì ad ammirare la loro creatura! Il neo fratello andò in camera a riposare, consapevole che fare da babysitter non sarebbe stato affatto facile.
 
 
31 Dicembre 1941 – cittadina adiacente a Little Hangleton
 
<< Buon compleanno, fratellone! >> Merope svegliò di soprassalto Tom, che alle 10 di mattina stava ancora beatamente dormendo. Quando sentì la sorellina intonare la canzoncina di “tanti auguri”, il ragazzo dovette fermarla e soltanto dopo averla implorata tre volte di smettere, Merope si zittì.
<< Dai, fratellone, posso farti la festa almeno? >> chiese sincera la bambina di 6 anni.
<< Oh, te lo scordi >> disse Tom Riddle, ridendo sotto i baffi.
<< Uffa e va bene… però ti ho fatto un regalo! >> annunciò gioiosa, Merope.
Alla notizia, Tom si mise seduto sul letto guardandola con tono di rimprovero, lui non era tipo da regali di compleanno.
<< Merope, quante volte ti… vi ho detto che non voglio nessun regalo? >> disse, ricordandosi della madre che insisteva ogni anno a chiedergli se volesse qualcosa il giorno che compiva gli anni. Lei e la sorella erano uguali, anche nel modo di pensare, totalmente l’opposto dei valori in cui credeva lui.
<< Invece questo ti piacerà >> sorrise la sorellina, mettendo in mostra il suo bellissimo sorriso e gli occhi verde spento che in quel momento, insieme ai suoi boccoli d’oro, brillavano alla luce del sole invernale che filtrava attraverso la finestra della camera.
Così, Merope prese un pacco da sotto il letto e glielo porse sul grembo, presentava dei piccoli fori su tutte le facce della scatola.
<< Non mi dire che avete preso un cane! >> disse, quasi disgustato il moro.
<< Non è un cane… dai aprilo! >> dall’emozione Merope saltellava sul posto per vedere la reazione di suo fratello, infatti, quando a malincuore lo aprì, lo stupore invase ogni angolo del suo viso.
<< Ti piace? >> chiese timidamente ma ancora eccitata, Merope.
<< Un… un serpente? >> Tom era stupito più che mai, non voleva ammetterlo, ma quel dono gli piaceva un sacco, anche troppo.
<< L’ho scelto io, sai? So che ti piacciono e ho detto a mamma di comprartelo >> rivelò la piccola. Tom non ne fu sorpreso: da quando era piccolissima la portava in campagna e molte volte si imbattevano nei serpenti, i quali si avvicinavano da soli come sudditi al loro re, e parlavano con loro. Merope non aveva paura di tali animali ma non la facevano impazzire come al fratello, che a suo dire, erano ottime spalle su cui piangere o semplicemente ottimi consiglieri.
<< Beh… è bello >> riuscì a dire solo questo, ma era chiaro che per lui era molto più di un semplice “bello”.
<< Detto da te vuol dire che è stupendo quindi mi fa piacere >> e rise.
<< Tom, è pronta la colazione! >> urlò una donna dal piano inferiore, meglio conosciuta come Merope Gaunt.
<< …Hai sentito, Tom? Forza scendiamo, ho fame >> lo implorò tirandogli il braccio per farlo alzare. Tom riprese uno sguardo inespressivo, come al suo solito, e cedette alla sorella per andare a mangiare, ma neanche il tempo che Merope lo spintonò di nuovo sul letto, ricordandosi una questione importante.
<< Ma che fai, Merope?? >> si indignò Tom << già passato l’appetito? >>
<< No, fratellone, mi sono ricordata che dobbiamo dare un nome al serpente >> gli disse la bambina.
<< Ci penseremo dopo >> soggiunse il moro, voltandosi verso la scatola ben chiusa che conteneva il rettile.
<< No, decidiamolo adesso… io ho già in mente un nome! >> partì in quarta lei, nonostante sapesse che il fratello odiava quando faceva così.
<< Allora sbrigati! >> la intimò il ragazzo, intento a contemplare la colazione un piano sotto di loro. A lui non interessava dare un nome al serpente, in tutta onestà.
<< Si chiamerà Nagini >> disse tutto d’un fiato, Merope, mentre osservava lo scarso strusciare dell’animale.
Tom rimase interdetto: << Nagini? Perché, è femmina? >> Merope annuì e chiese se gli piaceva, il fratello fece sorrisetto pensando che forse quello era il nome più stupido che avesse sentito, ma le disse una bugia altrimenti si sarebbe sorbito una delle solite finte frignate della sorella.
<< Perfetto, è deciso! >> esclamò felice, la biondina.
<< Ma da dove lo hai preso questo nome? >> domandò Tom, incuriosito.
<< L’ho letto in un libricino di favole della maestra >> rispose Merope, e quando Tom Riddle storse il naso all’idea della scuola Babbana, tutti e due si precipitarono per le scale per fare colazione con la madre, lasciando “Nagini” incustodita nella sua dimora.
 
<< Ehi, Tom >> Merope entrò nella stanza del fratello, intento a leggere un libro scolastico dal titolo “L’arte della magia Oscura”. Quando entrava nella sua camera senza un apparente motivo, Tom non la sopportava proprio, per non parlare se iniziava a saltellare sul letto appena fatto.
<< Che cosa c’è? >> disse Tom senza distogliere lo sguardo dal libro, con voce molto scocciata. Se c’era un momento in cui poteva fare domande quello era il momento sbagliato. Lui amava la solitudine, perfino l’intero quartiere lo sapeva, tutti tranne la sua sorellina, la quale, nonostante le continue raccomandazioni, continuava a fare di testa sua e a disturbarlo nei momenti meno opportuni << Merope, te l’ho detto mille volte di non disturbarmi mentre leggo >> le ricordò Tom, con sguardo di rimprovero.
<< Posso farti una domanda? >> la bambina si sistemò dietro le orecchie i suoi boccoli d’oro, aveva un’espressione cupa, cosa molto insolita.
<< Non puoi chiedermelo dopo? Sto studian-… >>
<< Io ce l’ho un papà? >>
Tom non fece in tempo a sorprendersi per la domanda che la bambina riattaccò: << tutte i miei amici lo hanno un papà… perché io no? >> chiese innocente, Merope.
Il moro chiuse il libro e si decise a dare attenzione alla sorella, prima o poi doveva aspettarsi quella domanda, ma sperava con tutto il cuore che sarebbe arrivata più tardi, inoltre cosa poteva dirle? Che il suo papà li ha abbandonati senza sapere che aspettava una figlia? Oppure che lui non amava veramente la sua famiglia e per questo se ne è andato?
Fece un respiro profondo, attento a non incrociare lo sguardo di Merope che ora sembrava si fosse intristita. Forse aveva colto, in un modo o nell’altro, il motivo dell’esitazione di Tom.
Egli, non sapendo cosa fare, si limitò ad alzarsi lanciandole uno sguardo serio, poi andò da lei: << per favore, non chiedermi questo! >> sembrava arrabbiato ma Merope non ne capiva il perché.
<< Quindi non ce l’ho? >> domandò la piccola, confusa.
<< Al contrario, certo che ce l’hai… ma lui il padre non lo sapeva fare… comunque tu sei troppo piccola per queste cose, esci fuori! >> sbraitò d’un tratto il fratello, indicando con l’indice la porta. Era deciso a fare qualunque cosa per non affrontare l’argomento.
<< Cosa? Io voglio sapere dov’è! Voglio conoscerlo! >> frignò la sorella. Ma come mai Tom assumeva tale atteggiamento nei confronti del padre? A quanto pareva tra loro non scorreva buon sangue, pensò.
<< Ora è troppo prest-… ehi, aspetta un momento… >> e tirò a sé Merope.
<< Che c’è? >> gli chiese lei, osservando il fratello che sembrava stesse contemplando qualcosa.
In quel preciso istante aveva capito cosa agire per il suo piano. Da molti mesi pensava come fare a produrre un Horcrux… il suo primo Horcrux… e ora l’occasione gli si presentava su un piatto d’argento.
Sì, sarebbe andato da lui, dal suo padre Babbano, e lo avrebbe ucciso. Il suo primo omicidio, di colui che non lo aveva mai amato e che, viceversa, non amava con tutto il cuore.
<< Puoi dirmi che ti prende? >> insistette la bambina vedendolo in fibrillazione.
<< Va bene Merope, andremo a trovare nostro padre >> concluse Tom, nascondendo la sua felicità per l’omicidio che sarebbe avvenuto di lì a poco.
<< Sul serio? Sì! >> esclamò Merope correndo per tutta la stanza e, come era solita fare, saltò sul letto del fratello per la contentezza.
 
La notte seguente, i due uscirono di nascosto di casa, senza farsi sentire dalla madre, e silenziosamente percorsero il vialetto che li portava in strada. L’aria era fresca e leggera, le stelle ben visibili nel cielo erano l’unica fonte di luce che illuminava la via e Merope sbadigliava pesantemente per via dell’ora tarda.
<< Ma perché andiamo di notte? Io ho sonno >>
<< Non possiamo dire alla mamma che andiamo a far visita a papà, ce lo negherebbe >> spiegò Tom alla sorella.
<< E perché? >> chiese ancora Merope, non curandosi del fratello che perdeva la pazienza.
<< Lo sai? Ti voglio bene, ma fai troppe domande! Magari te lo spiegherà lui appena arriviamo >>
La piccola smise di proferire parola fino alla destinazione.
Quando arrivarono, Merope non toglieva gli occhi di dosso all’edificio davanti a lei. Era vasto e spazioso, molto più grande delle abitazioni vicine. Da fuori si vedeva già che era una casa lussuosa e ricca.
<< Papà vive qui? >> chiese, non riuscendo a sopprimere lo stupore della voce << ma è bellissimo! >> disse, a bocca aperta.
Tom, però, aveva la testa da tutt’altra parte. Guardava l’enorme portone della villa di suo padre, preparandosi psicologicamente a quello che avrebbe fatto tra pochi minuti.
La porta era semiaperta, forse si preparava per uscire lui con i suoi nonni?
Entrarono e la prima cosa che gli saltò all’occhio fu la vasta gamma di quadri in mostra sul lungo corridoio d’ingresso. Raffiguravano tutti gli antenati Riddle sia uomini che donne, e sui mobili ai lati c’erano fotografie incorniciate.
<< Fratellone, guarda! >> ruppe il silenzio improvvisamente, la piccola, mettendo in allarme l’adolescente per il tono alto della voce: <<  dannazione, ma sei impazzita? Abbassa la voce! >>
<< Lì ci sono io! >> disse sconvolta, Merope.
Tom, incuriosito, si avvicinò a verificare: << quella non sei tu… sarà qualche parente a cui assomigli >>.
La foto in bianco e nero raffigurava una coppia di genitori con una bambina di circa la stessa età di Merope, in effetti si assomigliavano parecchio.
<< Forse quella è nostra nonna da piccola e tu assomigli a lei >> ragionò il ragazzo, indifferente.
Di lì sbucò una cameriera bionda, sorpresa dei due ospiti << scusate, avete bisogno di qualcosa? >> chiese timidamente, e solo allora si accorse che si trovava davanti alla fotocopia del figlio dei padroni di casa. Ma come era possibile?
I fratelli si voltarono verso di lei: << Dobbiamo vedere Tom Riddle. Può portarci da lui, per cortesia? >> disse il moro, in tono pacato.
<< C-certo… da questa parte >> riferì la donna, indicando la sala interessata con un espressione ancor più sconcertata.
La cameriera raggiunse i padroni, visibilmente scioccata in volto, e informò loro della visita inattesa. I tre Riddle erano seduti in salotto, vestiti eleganti e di tutto punto. Non attendevano nessuno, solo quando i fratelli entrarono nella stanza rimasero a bocca aperta.
<< Salve, padre >> lo salutò malignamente il giovane. Merope era nascosta dietro di lui perché si vergognava, ma anche lei si sorprese per la somiglianza di padre e figlio.
<< Siete proprio uguali! >> sgranò gli occhi la bambina.
Gli anziani si alzarono di scatto dalla sedia avvertendo il pericolo.
<< Chi sei tu? Tom, che succede?? >> strillò l’anziana signora, spaventata.
L’uomo non diceva niente, era paralizzato dalla paura, suo figlio era un mostro, e sapeva il perché.
<< Non glielo hai detto, padre? Non gli hai detto che hai avuto un figlio? Anzi, due figli? >> chiese Tom, indicando al padre la sorella più piccola.
<< Come, due figli? >> a Tom diede molto fastidio la sua successiva espressione che andava dal confuso all’orripilato.
<< Sì, ti presento tua figlia, padre… si chiama Merope >>
<< Ma io non ho una figlia! >> cercò di obbiettare, Tom Riddle sr.
<< Invece sì, mamma ha scoperto di essere incinta poco prima che te ne andassi… che ci abbandonassi vigliaccamente! >> spiegò il figlio.
<< Tom, cos’è questa storia? >> chiese spiegazione il nonno << voi due, andatevene prima che spari! >> e prese il suo fucile carico.
Merope si spaventò non poco, e si nascose ancor di più dietro al fratello.
<< Quella non è mia figlia! >> gridò l’uomo.
<< P-Papà… >> disse in un fil di voce, la bambina. Così, Tom si inginocchiò per parlarle: << Visto, Merope? Questo è tuo padre. Non sei contenta di averlo conosciuto? >> le chiese, sarcastico.
<< Beh… >> Merope era triste, voleva conoscere meglio il suo papà, pensava fosse diverso, che fosse felice di vederla. Ma evidentemente si sbagliava.
<< Ho detto di andarvene subito! >> ripeté il nonno brandendo il fucile.
A quel punto Tom sapeva benissimo cosa doveva fare, con un rapito gesto prese la sua bacchetta e gli occhi dei tre di fronte si spalancarono, impauriti più che mai.
<< Merope, vai fuori >> disse, riferendosi alla sorella.
<< Di già? >> si lamentò Merope.
<< Sì, di già… vai, niente storie, devo risolvere una faccenda >> tagliò corto, lui.
Dopo un attimo di esitazione, Merope uscì dalla stanza, delusa.
<< Ma come sei bravo a farti apprezzare eh, padre? >> continuò il giovane, in cagnesco. Verificò se effettivamente la sorella era uscita dalla stanza e attuò il suo piano, iniziò a sollevare la bacchetta verso i parenti, con un’espressione indecifrabile. La donna era terrorizzata, fece un passo indietro, vicino al figlio.
<< Tom, f-fa’ qualcosa… >> riuscì a dire prima che il nipote parlasse: << la pagherai per aver abbandonato mia madre… mia sorella… e me, solo perché siamo maghi! >>
<< No, non farlo, ti prego! Farò tutto quello che vuoi, lo giuro! >> lo supplicò quasi gridando.
Il moro si limitò a ridacchiare malignamente: << ormai è tardi… addio, padre >>
I tre malcapitati riuscirono a sentire solo un potente “Avada kedavra” e poi una luce verde e il buio.
Merope, che nel frattempo era in corridoio ad ammirare le varie fotografie, sentì dei tonfi provenire dal salotto. Si girò e vide il fratello uscire frenetico dalla sala, che sudava freddo.
<< Ehi Tom, cosa è successo? >>
<< Niente, sorellina, dobbiamo andarcene subito >> la prese per mano e percorse veloce il corridoio senza che Merope potesse aprire bocca.
Una volta fuori, corsero lungo il sentiero fino ad arrivare a una zona isolata. Solo quando si fermarono per riprendere fiato, la bambina si decise a parlare: << perché ce ne siamo andati? >> chiese Merope, in cerca di spiegazione. Tom doveva inventarsi una scusa e subito, come poteva dirle che aveva ucciso il padre e i nonni? Di certo l’avrebbe visto come un mostro e lui non voleva.
<< Non vuole che veniamo più a casa sua… >> s’inventò di sana pianta, il maggiore, trovando le parole giuste << per lui non siamo niente… >>.
<< Cosa?? >> si stupì la piccola Merope, stranita e sconcertata.
<< Hai capito bene, non vuole più vederci. Ti avevo detto che non era granché, no? Ora torniamo a casa, è tardi >> finì di dire, Tom, che desiderava soltanto tornare a letto senza destare sospetti.
La sorella, però, non era convinta. Infatti aveva colto qualcosa di strano in Tom, come se le stesse nascondendo qualcosa. Ma scacciò il pensiero… lei si fidava di lui, perché avrebbe detto una bugia? Anche se il suo sesto senso non sbagliava mai, la bambina lasciò perdere e se ne andò col fratello, in piena notte, alla sua abitazione.
<< Però è un peccato, pensavo fosse gentile come te, Tom… >> gli sorrise lei, per poi sbadigliare dal sonno.
Tom si limitò a non rispondere e a non guardarla negli occhi.
 
 
ANGOLO AUTRICE: Ma salve lettori/trici, ecco un nuovo capitolo sfornato per voi! Questi sono spezzoni del passato di Tom e di Merope, beh avete scoperto un bel po’ di roba xD cosa ve ne pare?
Innanzitutto ringrazio infinitamente Bella Riddle51 e Maya_Potter per le loro bellissime recensioni. Grazie ragazze, davvero <3 ma ringrazio anche tutti quei lettori silenziosi che sono troppo pigri per recensire :) ahahah scherzo!
Alla prossima, baci :*

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


La visione di Harry

<< Scacco matto, bella! >>
<< non vale, hai barato! >>
<< ti è difficile ammettere di non essere brava in qualcosa eh, Hermione? >>
<< taci, Ron >> lo zittì la strega, vagamente offesa. Lei e il migliore amico Ron stavano giocando a scacchi magici, quando a fine serata arrivò Harry che aveva la solita faccia da funerale. Gli altri due ci erano abituati, dall’inizio dell’anno scolastico la nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure aveva letteralmente preso di mira il mago con la cicatrice perché non credeva alla sua versione dei fatti riguardo il ritorno di Lord Voldemort avvenuto qualche mese prima. Quella era l’ennesima sera dalla quale Harry ritornava con in bella mostra la cicatrice sul braccio: “non devo dire bugie” ma per lui faceva più male la consapevolezza che, a parte Ron e Hermione, non c’era un solo mago in tutta Hogwarts che gli credeva circa gli eventi del quarto anno. Aveva persino litigato con l’amico Seamus Finnigan per questo motivo.
Harry si sedette sulla comoda poltrona della Sala Grande, non salutò nemmeno Ron e Hermione, ma si abbandonò a riflettere in silenzio, anche se sembrava più che fosse arrabbiato. I due smisero di giocare a scacchi e si avvicinarono all’amico, visibilmente preoccupati per l’orrendo stato del braccio del moro. Hermione iniziò a farneticare ogni tipo di maledizione contro la Umbridge, cosa che non aiutava affatto, anzi… fece innervosire Harry ancor di più.
<< Hermione, per favore! Non servirà a niente insultarla! >> sbottò Harry Potter con gli occhi bassi e assenti.
<< Dillo a Silente almeno >> propose la castana, indignata.
<< Silente ha già altro a cui pensare, lascia perdere >>
<< No che non lascio perdere! Quella becera megera! >>
<< Hermione, calmati. Harry ha ragione, il preside in questo periodo è molto impegnato, fin troppo direi. Avete notato che non si fa vivo dal discorso di inizio anno? >> si intromise Ron, aprendo una parantesi parecchio delicata per il giovane Harry. In effetti aveva notato un certo distaccamento da parte del preside nei suoi confronti, specialmente quando scoprì l’esistenza dell’organizzazione dell’Ordine della Fenice per il quale Silente non lo avvisò e nemmeno si fece vedere per tutto il tempo.
Ripensandoci, Harry scacciò quel pensiero fastidioso. Non aveva voglia di discutere su quella particolare questione, anche perché era stanco e più tardi sarebbe andato a dormire.
Visto però che voleva stare da solo per riprendersi dal nervosismo, il giovane mago si alzò di scatto dalla poltrona e si diresse verso il dormitorio maschile dei Grifondoro. Si liquidò con un semplice “buonanotte” per poi scomparire lungo le scale che portavano alla sua stanza. Ron e Hermione si fissarono per qualche secondo, a loro non piaceva vedere Harry così giù, non essere avvisato dell’Ordine e per di più tutta la scuola contro di lui non giovava al suo stato d’animo.
Harry percorse il corridoio che lo separava dalla sua stanza, l’espressione sempre arrabbiata, in fondo condivideva la stanza con Seamus e il solo pensiero di doverselo ritrovare davanti gli faceva ribollire il sangue.
Harry arrivò alla porta e allungò il braccio per abbassare la maniglia quando all’improvviso lo sentì: un formicolio alla fronte che lo destò dal mondo che lo circondava. Ora non vedeva più il corridoio buio del dormitorio, ma sprazzi confusi di visioni. Stranamente non avvertiva molto dolore però le immagini che vide lo disorientarono al punto che fu costretto ad accucciarsi sul muro. Quello che gli si parò davanti non lo riteneva possibile, invece era reale: una piccola figura dalla voce innocente che richiamava incessantemente la sua attenzione. Piano piano Harry poté distinguere i tratti infantili della figura, era una bambina bionda e bellissima, gli occhi verde spento e in quel momento sembrava stesse chiedendo qualcosa. La voce non era ben definita e l’immagine sfumava ogni tanto, cosa che gli rese possibile constatare la presenza di più persone nella visione. Non poteva certo dire chi fossero, tutto era troppo confuso, ma sentì distintamente la lieve vocina della bimba mentre chiamava: “Tom, Tom!”.
Non ebbe modo  di sentire nient’altro perché l’immagine sfocò non appena la ragazzina iniziò a correre verso di lui, poi il buio. Harry aprì lentamente le palpebre, confuso come non mai, e si ritrovò il viso di Ron piantato davanti.
<< Harry stai bene? Cosa è successo, ti fa male la cicatrice? >> disse il rosso che era appena arrivato, scuotendo l’amico per farlo riprendere dal suo stato di trance.
<< n-no io… cioè sì ma… >> balbettò Harry ancora stordito, massaggiandosi la fronte.
<< insomma, sì o no? >> si spazientì Ron.
Il moro non rispose subito, per prima cosa si alzò e cercò di riprendersi. È possibile che ha visto veramente quello che ha visto? Era sul serio una bambina quella lì, o aveva avuto un’allucinazione? Ma la cosa che lo fece più rabbrividire in assoluto era che durante tutta la visione lui si sentiva in un certo senso come un’altra persona, ma non una qualunque, bensì Voldemort… non capiva più nulla, niente aveva senso. Poi, oltretutto, cosa ci faceva una ragazzina così piccola nello stesso luogo in cui si trovava Lord Voldemort? Le domande erano troppe e gli scoppiava la testa. Sapeva soltanto che doveva raccontare tutto a Ron, lui doveva sapere.
<< vieni con me >> fu l’unica cosa che riuscì a dire. Ron seguì Harry nella loro stanza facendo attenzione a non svegliare i loro compagni. Si sedettero sul letto del Potter e Harry gli raccontò sottovoce cosa aveva visto in quei pochi istanti. Ron lo ascoltava molto attentamente e con gli occhi sbarrati, praticamente pendeva dalla sue labbra. A ogni parola lo stupore aumentava ma anche lo sconcerto.
<< Harry, dobbiamo dirlo a Silente! >>
<< cosa? No, non se ne parla. Probabilmente sarò visionario >>
<< visionario? Harry ma ti senti quando parli? E se la bambina fosse stata fatta prigioniera? >> insistette Ron.
<< no, Ron. Non è una prigioniera… >>
<< e tu che ne sai, come puoi saperlo? >>
<< …lo so e basta >> spiegò Harry, quasi inconscemente << senti, fidati non le farà niente… >> e mentre parlava, si chiedeva da dove gli venivano quelle parole.
Dopo tale frase, Ron si rassegnò: << già… forse hai ragione, erano veramente allucinazioni >> guardò Harry come se fosse pazzo per poi andare nel suo letto a dormire. Lasciò Harry da solo a farlo riflettere. In effetti non aveva torto, era strano che il suo acerrimo nemico, famoso per la sua malvagità e odio, avesse lasciato in vita una bambina per lui inutile. Solo che lui aveva provato qualcosa. Nella visione poteva percepire le emozioni del signore oscuro, e se di solito egli provava odio e rancore, questa volta era diverso. Era calmo e sembrava che provasse, Harry non voleva chiamarlo amore perché era esagerato, però se doveva misurarlo in livelli di amore, poteva dire di aver percepito un barlume se non una piccolissima scintilla di affetto… cosa che in Voldemort era troppo.
Lasciati stare questi ragionamenti, Harry si lasciò sprofondare nelle coperte e dopo pochi minuti si addormentò. Chissà cosa avrebbe detto Hermione non appena il giorno dopo lo avrebbe raccontato anche a lei…
 
Il giorno successivo Harry aveva la testa un po’ scombussolata, essa sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro per via di tutto ciò che aveva visto la sera prima. Decise di confessarsi anche ad Hermione perché riteneva giusto che dovesse sapere i fatti così come Ron, ma sapeva altrettanto che l’amica gli avrebbe dato un sacco di raccomandazioni sul fatto di dire tutto al preside e tutte quelle cose lì.
Harry era ancora un po’ irritato per la punizione scontata nell’ufficio della Umbridge tuttavia cercò di dimenticare, doveva concentrarsi sulla faccenda della bambina. Per quanto ci provasse non riusciva a trovare una risposta plausibile in merito alla presenza di una ragazzina nel luogo di rifugio di Voldemort. Fu la prima volta che sperò di avere di nuovo quel doloroso pizzicolìo alla cicatrice, solo per sapere cosa stava succedendo.
Più tardi raggiunse Ron e Hermione in Sala Grande per fare colazione, il rosso era già a tavola che si strafogava di salsicce e bacon fritto mentre Hermione leggeva la “Gazzetta del Profeta” con un’espressione corrucciata in volto.
<< Buongiorno >> li salutò Harry per poi sedersi a mangiare. Di risposta Harry ricevette un cenno della testa da parte di Ron, sembrava che si fosse dimenticato della conversazione fatta con Harry poche ore prima.
Hermione si limitò invece a guardarlo e sussurrare un debole “ciao” finendo col riposare lo sguardo sul giornale.
<< Non ci posso credere. Non ci credo! >> esclamò d’improvviso la castana facendo sussultare i due amici.
<< Trovato qualcosa di interessante? >> le chiese Ron con la bocca piena.
<< Sì… guardate >> Hermione diede il giornale a Harry e insieme a Ron lesse la notizia in prima pagina. La foto animata di Caramel era in bella mostra.
<< il ministro nega in tutti i modi che Voldemort sia risorto! >> rivelò Hermione indignata.
<< Non è una novità, il Ministero della Magia si è schierato contro Harry fin dall’inizio… è come se avessero paura di un eventuale ritorno del Signore Oscuro >> spiegò Ron sempre masticando << per questo hanno mandato qui la Umbridge, si stanno intromettendo negli affari di Hogwarts >>.
Harry non voleva iniziare la giornata in quel modo, l’argomento ormai gli stava sullo stomaco come un macigno e non aveva intenzione di appesantirlo ancor di più, così non aprì bocca e non proferì parola fino al momento in cui Hermione non chiuse la Gazzetta del Profeta e non lo mise via. Menomale, pensò Harry, non gli andava di vedere la faccia di Caramel un secondo di più dopo il processo di fine Agosto.
Dopo che Ron ed Hermione finirono di  creare congetture sul comportamento di Caramel, Harry parlò: << Hermione io… devo dirti una cosa >>
Hermione lo guardò stranita: << Oh emh… dimmi, cosa c’è? >> chiese lei con evidente interesse.
<< in privato >> precisò Harry lanciando al rosso uno sguardo complice.
 
<< COSA??!! >> l’eco dell’urlo della giovane strega si sentì per diversi secondi tanto era forte.
Harry aveva raccontato tutto quello che gli era successo e la questione della bambina, immaginava che l’amica avrebbe reagito in questo modo e infatti si era già preparato a tale evenienza.
<< Harry, ti rendi conto di ciò che mi hai detto?? Santo cielo, questa cosa è gravissima! Chissà cosa faranno a quella povera bambina… Harry dobbiamo dirlo a qualcuno! Magari a… >> partì a raffica la castana ma il moro la interruppe bruscamente: << no >>.
Hermione non credeva alle sue orecchie, per lei la questione era fin troppo seria.
<< Ma cosa dici! E-e se le faranno del male?? >>
<< mi ha chiesto la stessa cosa Ron e io ti rispondo ugualmente che secondo me è molto improbabile >> rispose Harry risoluto.
<< Ti rendi conto di quello che stai dicendo?? Se veramente la bimba è con lui dubito fortemente che la lasci in vita! Harry… dobbiamo dirlo a Silente! >> disse Hermione.
<< No. Non dobbiamo dire niente, Hermione, chiaro? Non penso nemmeno che sia una vera visione! >> Harry iniziò a scaldarsi, doveva convincerla a non proferire parola con nessuno, tantomeno con il preside.
<< io invece penso che sia vera! Harry, Tu-sai-chi si sta impadronendo della tua mente, ultimamente i sintomi stanno diventando più forti >>.
<< Hermione, promettimi che non racconterai della visione a Silente, ti scongiuro >> tagliò corto, Harry.
Hermione ci pensò su per un po’ ma alla fine lo accontentò, però in cuor suo sentiva che non stesse facendo la cosa giusta.
 
Nel frattempo a villa Malfoy tutto scorreva tranquillo, niente lasciava trasparire alcun sospetto. L’aria cupa era la solita di sempre se non l’aggiunta di qualche spruzzata di nebbia nei dintorni che faceva sembrare la dimora una casa fantasma.
Merope era seduta su un divanetto a faccia in giù con i capelli che toccavano il pavimento, si stava annoiando a morte perché nessuno le faceva compagnia, certo i Mangiamorte non erano esattamente i compagni di gioco ideali per lei ma in quel momento era disposta a tutto pur di passare un pomeriggio decente. Per giunta fuori non poteva neanche giocare per il freddo.
Incrociò le braccia e mise il broncio, forse doveva aspettare che tornasse il fratello e magari stare un po’ con lui, anche se dubitava avrebbe acconsentito così facilmente. I seguaci di Voldemort si trovavano in un’altra stanza ma Merope non si accorse, nemmeno dopo aver iniziato a canticchiare in preda alla noia, che un Mangiamorte era venuta da lei, o meglio, una Mangiamorte.
I capelli ribelli di Bellatrix nascondevano la maggior parte del suo viso magrissimo e scavato, il quale accompagnava un’espressione di totale disappunto. Merope la vide sbucare all’improvviso, così smise di canticchiare e si sistemò per bene sul divano.
<< Emh… >> fece Merope non sapendo che dire << c’è qualcosa che non va? >>
Non ricevendo alcuna risposta, la bambina la guardò curiosa per qualche istante per poi alzarsi lentamente dal divano e camminare in punta di piedi facendo finta di niente come se temesse che la donna fosse in procinto di esplodere in una sfuriata.
<< Dove pensi di andare, mocciosa?? >> Merope si bloccò di colpo e con il cuore che le martellava in petto sperava con tutta sé stessa che Bellatrix non la cruciasse, dal tono della voce, infatti, pareva arrabbiatissima.
<< S-sto andando i-in cucina… >> la bimba faticò a recitare la parte, deglutì un grumo di saliva e con tutte le sue forze cercò di far smettere il suo tremore alle gambe.
<< Ah, davvero?.... >> disse Bellatrix, sospettosa << ma non sai che la cucina è dall’altra parte?? >>
Merope diventò rossa come un peperone: << Oh… s-sul serio? Sono proprio un caso perso… >> fece una risatina nervosa e spiccò una corsa verso la direzione opposta mentre pensava “che figuraccia…” col viso che aveva cambiato colore in porpora. Il suo desiderio era quello di sfuggire alla giovane strega ma purtroppo le cose andarono diversamente: << Hey, vieni subito qui! >> l’aveva chiamata la mora.
<< Oh no… >> si disperò Merope una volta interrotta dalla sua “fuga”, così tornò indietro letteralmente spaventata, quella donna le faceva molta paura << C-che cosa c’è? >> chiese la bambina, gli occhi rivolti verso il basso.
<< Gradirei essere guardata in faccia quando ti parlo! >>.
Merope sospirò profondamente ed ubbidì. Le loro iridi si incrociarono e la biondina notò che gli occhi neri pece di lei scintillavano di irritazione.
La strega più grande cominciò a girare attorno a lei a grandi passi: << allora, mocciosa… >> sputò queste parole come se la sua bocca le rifiutasse. Merope, dal canto suo, voleva sprofondare ma allo stesso tempo non capiva il perché di tutto quel disprezzo nei suoi confronti << mi devi ancora spiegare come cavolo fai a conoscermi >> concluse Bella con le braccia conserte fermandosi proprio di fronte a lei.
Merope ci mise un po’ a rispondere: << Ecco… n-non so come spiegartelo, sai? È… complicato… >> detto questo guardò la mora aspettandosi una sfuriata da un momento all’altro.
<< COME, “E’ COMPLICATO”??! >> gridò talmente forte da far sobbalzare e cadere Merope sul sedere, tanto se lo aspettava, ma non poteva mica  raccontarle la verità, di certo non avrebbe capito.
<< Io pretendo che tu me lo dica! Come fai a conoscermi se io sono nata dopo la tua presunta morte?? >> Bellatrix gridava come una isterica e Merope la guardava senza sapere cosa fare, non era nemmeno sicura di uscire viva da quella situazione.
<< Ma cosa sta succedendo qui?? >> intervenne una voce sottile e impaurita.
<< Codaliscia, tu non c’entri niente! Non impicciarti, chiaro?? >> sentenziò Bellatrix al servo di Voldemort.
Il piccolo uomo indietreggiò alle parole di Bellatrix, ma non appena i suoi occhietti acquosi si posarono sulla bambina subito capì: << Bellatrix, p-perché la stai rimproverando?? >> disse lui eccessivamente terrorizzato.
<< Ti ho già detto che non sono affari tuoi! >> gli rispose la strega, scortese.
<< Ma sei impazzita?? Rischi di farti scoprire dall’Oscuro Signore! >> spiegò scandalizzato, Codaliscia, il quale scostò bruscamente Merope dalla visuale di Bellatrix.
Merope non aprì bocca, osservava passiva la scena tra Bella e Peter Minus mentre discutevano.
<< Figurati se al mio signore importi di una pulce insignificante come lei! >> la faccia della bimba traspariva tutto il suo disappunto per le parole di Bellatrix.
<< Io non sono una pulce insignificante! >> si oppose Merope.
<< Silenzio, mocciosa! >> e uscì la sua bacchetta << se non mi dici la verità userò la Maledizione Cruciatus su di te e credimi se ti dico che te lo ricorderai tutta la vita! >> disse la mora minacciandola.
A quel punto, Merope approfittò dell’occasione per ribattere: << Beh, non credo che Voldemort apprezzerebbe il tuo gesto!… >> disse, fulminandola con lo sguardo, l’altra rimase sbigottita e la sua faccia divenne violacea.
<< Tu, mocciosa!... Osi pronunciare il suo nome! >> Bella ricambiò l’occhiataccia, furiosa come non mai.
<< Insomma, ora basta! Sembrate due bambine! >> cercò di farla finita, Codaliscia.
<< Ma io sono una bambina! >> Merope si rivolse a all’uomo-ratto, il quale era sul punto di scoppiare.
<< E’ lei che mi odia >> continuò indicando l’altra con l’indice << ma io non le ho fatto niente! >>
Codaliscia era esasperato, non ce la faceva più a sentirle ed era sicuro che non sarebbe stato in grado di sostenere oltre. Poco ci mancava che Bellatrix non le lanciava un Incantesimo senza Perdono.
<< Allora puoi cortesemente dirmi come fai a conoscermi?? >> le chiese per l’ennesima volta, irritata.
Merope non ci vide più ed esplose, dimenticandosi della paura iniziale e delle buone maniere, la bambina digrignò i denti e si sfogò: << ti ho detto che è complicato! Sei sorda per caso??! >>
Codaliscia sgranò gli occhi, di solito Merope era molto tranquilla e amava giocare, l’atteggiamento nei confronti di Bellatrix lo stupì e non poco.
Ma ora le cose si stavano mettendo male, la situazione stava degenerando e Codaliscia pensò bene di indietreggiare e andarsene da lì. Solo quando si girò si accorse che dei Mangiamorte avevano fatto capolino dall’ingresso della stanza. Tutti si chiedevano il perché di tutto quel fracasso.
<< Bellatrix! Cosa stai combinando?? Ti ricordo che abbiamo un lavoro da portare a termine! >> la interpellò Lucius, vedendola guardare male la bambina.
Bella vide il gruppo incuriosito di Mangiamorte ma non rispose subito alla domanda, piuttosto lanciò un’occhiata di veleno a Merope, subito ricambiata, e raggiunse i suoi compagni limitandosi a dire: “non finisce qui!”.
Con grande felicità di Merope, la more lasciò la stanza con gli altri, ancora interessati all’evento.
L’unico a non essersene andato fu Codaliscia, molto preoccupato di tutto ciò, se Bellatrix non sarebbe riuscita a trovare un modo per andare d’accordo con la sorella di Voldemort, le cose sarebbero andato piuttosto male.
Scacciò dalla mente tale evenienza e finalmente se ne andò anche lui, lasciando Merope da sola con l’affanno per il litigio avvenuto.
A lei i Mangiamorte stavano antipatici, specialmente Bellatrix che da quando era arrivata non faceva altro che trafiggerla col suo sguardo nero. Eppure Merope non le aveva mai fatto niente di male, evidentemente è stata antipatia a prima vista.
La strega contemplò il vuoto ancora un po’, poi si sedette di nuovo sul divano a braccia incrociate. Sospirò per calmare il cuore che batteva forte come un tamburo per l’agitazione a causa della discussione con Bellatrix.
<< Nagini? >> Merope vide il rettile solo in quel momento, sbucò da dietro il divano e sibilò alla ragazzina.
<< sei stata lì e hai sentito tutto, vero? >> chiese lei riacquistando un po’ di felicità. Sorrise al serpente mentre l’enorme animale drizzò la testa verso la piccola << dai, vieni qui >> invitò. Però Nagini non si mosse, al contrario la guardava facendo uscire di tanto in tanto la sua lingua biforcuta.
Allora Merope comprese, infatti ripeté la frase in Serpentese e l’animale domestico di Lord Voldemort strisciò da lei molto lentamente e poggiò la testa sulle sue ginocchia, come se volesse essere accarezzata.
Merope la accontentò e iniziò a grattarle la testa e carezzarle il resto del corpo liscio.
<< Mmh… tu sì che mi capisci fratel-… emh, volevo dire, Nagini >>.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ma salve amiche/i! :D Vi sono mancata? *coro di grilli*
Lo so, lo so, non mi faccio viva da tre mesi. Ma non è colpa mia T-T sono quei dannati compiti che sono troppi! Sigh.
Merope: è inutile che piangi, non hai scuse u.u
Io: Eccerto -__-‘’
Veniamo a noi vah, finalmente abbiamo avuto il piacere di incontrare il nostro golden trio, ma Hermione riuscirà a mantenere il segreto di Harry?
E Bellatrix perché ce l’ha tanto con la piccola Merope? Mah… chissà xD
Mi sono divertita tanto a scrivere la parte della loro litigata che non sono nemmeno sicura se sia uscita bene, e già che stiamo non so se ho scritto bene TUTTO il capitolo.
Merope: il tuo livello di autostima è impressionante…
Io: Buongiornissimo, Kaffèèèèè????? :D
Merope: niente, l’abbiamo persa.
Ahahahahah beh, fatemi sapere voi nelle recensioni se questo capitolo è passabile, e soprattutto vi chiedo scusa per il mio stra ritardo ma purtroppo la scuola mi ha consumata. Stupida scuola!
Baci :***

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


ANGOLO AUTRICE:
Okay ragazzi e ragazze, come potete vedere sono resuscitata miracolosamente… Lo so che non ho scuse, soprattutto perché c’era gente che mi seguiva con molto piacere. Non avevo più ispirazione e ho interrotto, ma dopo la maratona di Harry Potter in tv all’improvviso mi è di nuovo venuta voglia di continuare questa storia!
Che dire, perdonatemi per la lunga assenza di 3, 4 anni… Spero di ricevere recensioni positive o per lo meno negative costruttive. Anche se è passato molto tempo direi di essere migliorata con la scrittura, però se c’è qualche errore potete farmelo notare tranquillamente.
E fatemi sapere anche se vale la pena aggiornare la mia storia!

Beneeeee, Buona lettura! :*

 
 
Discussions

Lucius e Bellatrix decisero di informare il loro Signore Oscuro sulle novità riguardo la famosa profezia. Erano appena tornati dall’Ufficio Misteri del Ministero della Magia, e non poterono certo dire che il compito affidatogli fosse stato facile: dopo aver fatto attenzione a non essere individuati, i Mangiamorte dovettero cercarla in mezzo alle tante migliaia presenti, sistemate in decine e decine di scaffali appositi che formavano un labirinto intricato. Tuttavia alla fine riuscirono nell’intento, ma dovettero giustificare il loro ritorno a mani vuote.
<< La profezia è protetta da un potente incantesimo, mio Signore. >> disse il Malfoy, cercando di nascondere la voce tremante.
Voldemort si trovava davanti a tutti i suoi seguaci e ascoltava un po’ infastidito il resoconto di Lucius e Bella.
<< Abbiamo provato in tutti i modi, ma a quanto pare soltanto colui al quale è intestata la profezia può ascoltarla per intero… >> spiegò meglio la miglior luogotenente dell’erede Serpeverde.
I Mangiamorte si scambiarono un’occhiata perplessa, mentre attendevano intimoriti la risposta del Mago Oscuro. Per un attimo sembrò che stesse riflettendo in silenzio, poi i suoi occhi rosso sangue si posarono su quelli titubanti di Malfoy.
<< Immagino che dovrò pensare da solo a uno stratagemma. >> sibilò Voldemort, seccato. Intorno a lui decine di teste si chinarono dalla vergogna. Narcissa guardò truce il marito, anche se in fondo non era colpa sua e della sorella se il piano era fallito. Con Lord Voldemort, però, non ci si poteva permettere di sbagliare.
In quel momento il serpente Nagini, ai piedi del Padrone come al solito, girò di scatto la testa squamosa, avendo avvertito un rumore alle spalle. Quando iniziò a strusciare via dalla base sicura di Tu-Sai-Chi, lui e tutti gli altri si accorsero di una presenza intrusa che li squadrava innocente.
Merope era lì che li fissava con i suoi occhi verdi e luminosi: << Tom, nel frattempo che sei occupato, posso giocare con Nagini? >> chiese, facendo un passo indietro e inginocchiandosi per accarezzare l’animale domestico del fratello.
La faccia di Voldemort era impossibile da descrivere, per non parlare di Bellatrix che assunse un’espressione assassina appena vide la mocciosa. Se avesse potuto, l’avrebbe prima Cruciata e poi fatta fuori con un colpo di bacchetta, ma purtroppo non poteva neanche pensarci.
<< Merope!! >> l’ex Tom Riddle fece sobbalzare leggermente la sorella, che non si aspettava di sentirlo urlare << Ti dispiace occupare il tuo tempo in qualcosa di più utile piuttosto che perderlo nel maltrattare il mio serpente?? >>.
La piccola corrugò la fronte prima che Bellatrix esultasse di nascosto e ridesse sotto i baffi.
<< Addirittura maltrattare?… >> rispose spontanea.
Il fratello invocò ogni goccia della sua pazienza per non sbottare malamente.
<< Non è un giocattolo. >> disse, per poi ordinare in serpentese a Nagini di tornare vicino a lui. Il rettile ubbidì, lasciando a bocca asciutta la bambina.
Qualche Mangiamorte sghignazzò alla scena, cosa che a Merope diede parecchio sui nervi. Era arrivata da appena un mese e già non la sopportavano più: oltre al fatto che con loro non c’entrava un fico secco, dovevano essere anche prudenti nei suoi confronti, altrimenti non potevano sapere la reazione che il Signore Oscuro avrebbe avuto.
<< E secondo te che cosa dovrei fare? >> si lamentò la sorella << Ho provato a giocare a nascondino con quel tipo che si chiama Codaliscia, ma sembra che abbia paura di me. >>
Voldemort desiderava cacciarla a pedate dalla stanza, e lo avrebbe fatto volentieri se non fosse che una piccolissima parte di lui glielo impediva. Continuò a scrutarla con rabbia, con Merope che ricambiava benevola.
<< Potreste lasciarci da soli per un minuto? >> chiese categorico ai seguaci, i quali lanciarono uno sguardo di fuoco alla piccola e a passo lento abbandonarono la sala. Bellatrix grugnì e le esibì una smorfia di odio mentre se ne andava e chiudeva la porta con la magia. Forse era l’arroganza che aveva nel rivolgersi in maniera così informale a Voldemort, o semplicemente perché i bambini non le erano mai piaciuti… comunque la si voleva mettere, lei odiava con tutto il cuore quella mocciosa impertinente. Sperava davvero che l’uomo la punisse o le facesse del male.
Merope sollevò le sopracciglia e incrociò le braccia al gesto della donna, attendendo che il fratello sputasse il rospo. Lei non provava paura alla vista del Mago serpentesco, non tremava e non balbettava quando lo guardava negli occhi sanguigni. Non era d’accordo su molte cose in cui lui credeva, ma alla fin dei conti era pur sempre un Tom Riddle con sembianze diverse.
<< Nel caso tu non te ne fossi accorta, questa casa è il Quartier Generale dei Mangiamorte! >> la rimproverò sprezzante, guadagnandosi un sonoro sbuffo da parte di Merope.
<< I tuoi amici inquietanti, vuoi dire? >>
L’essere scheletrico accorciò la distanza che li divideva e la tirò a sé con forza: << Sei dalla mia parte o no? >> quella domanda colpì in pieno la bambina.
<< Certo, Tom. >> rispose senza timore, e subito Voldemort lasciò la presa disgustato.
<< Se vuoi andare d’accordo con il sottoscritto, dovrai chiamarmi col mio vero nome. >>
Merope roteò le pupille: << Tom è il tuo vero nome… >>
<< No. Quello è nome di un inutile Babbano quale era nostro padre… >> e ghignò maligno nel ricordare la figura di Riddle senior, ormai divenuto polvere.
La bambina inspirò profondamente e lo guardò storto.
<< Ti riferisci a quel padre che hai ucciso insieme ai nonni? Ah sì, adesso che mi ci fai pensare… >> fece sarcastica Merope, che osservò il volto di Voldemort contrarsi in una smorfia cupa.  
<< Pensavi che non lo sapessi? >> chiese retorica e a braccia conserte.
Il più grande parve stupito, ma poi esalò dolcemente: << Lo avresti scoperto comunque… >>
<< Come la fai facile! >> Merope quasi gridò dalla collera << Credi che mi sia piaciuto scoprire che mio fratello è un assassino?? >>
Non badò molto al suo tono di voce, che a quanto pareva si era alzato in modo vertiginoso: << Era proprio necessario ucciderlo?? >>
Voldemort ridusse a fessure i suoi occhi rossi: << Suvvia, non mi dirai che ti importava davvero di quel Babbano. >> sibilò, mentre un sorrisetto malvagio comparve sulla faccia color gesso.
Merope si bloccò, non sapendo come replicare. Il fratello avanzò di qualche passo e le girò intorno.
<< Di quel Babbano che non ha fatto altro che rinnegarci fino alla fine? >>
<< Beh… >> la biondina abbassò lo sguardo, riconoscendo il vero nelle parole di Voldemort << No… Però ucciderlo è stato un errore… >>
<< Punti di vista diversi. >> tagliò corto l’altro, che dovette sforzarsi di non lanciarle un Incantesimo Senza Perdono. Se fosse stata una persona diversa a dirgli di aver sbagliato (cosa che odiava con tutto sé stesso) non avrebbe esitato a torturarla.
Merope sospirò con amarezza e sollevò le pupille smeraldo nella direzione del Mago Oscuro. Passarono pochi istanti, sufficienti a farle battere forte il petto e a vestirsi di coraggio per ciò che stava per rinfacciargli.
<< All’epoca avevo già capito com’eri, ma forse non sarei dovuta morire… perché da quel giorno sei esploso come un palloncino. >>
Silenzio. Per parecchi minuti nessuno dei due fiatò.
Merope s’immaginò il maggiore inferocito dopo aver udito quella frase, e in effetti l’espressione che mostrava non presagiva nulla di buono. Però in seguito, quel grugnito di sdegno si trasformò in una risata tetra.
<< Non darti troppa importanza, sorellina. >>
<< Allora quella rabbia che hai fatto uscire quando hai scoperto che sono stata uccisa era una finta? >> chiese beffarda Merope, per poi ritrovarsi il volto di Voldemort a pochi centimetri dal suo, nel giro di un secondo.
Indietreggiò dallo spavento e sentì il fratello rispondere indignato: << Quella rabbia è venuta subito prima della vergogna! Vergogna di aver avuto una sorella del mio stesso sangue che è morta come una LURIDA MAGANO’! >>
Merope sgranò le palpebre, incredula: << Lurida Maganò…? >> le veniva da piangere. Davvero era stato capace di nominarla con così tanto disprezzo?
<< Mi dispiace deluderti, ma io non sono una Maganò! Sono una Strega, proprio come te! >>
Stavolta l’Oscuro Signore diede sfoggio alla sua peggiore risata: << Una Strega normale, anche alla tua età, avrebbe schivato facilmente i proiettili di un fucile Babbano. Questo non è accaduto con te, come lo spieghi? >>
La calma regnò sovrana al Malfoy Manor. La bimba era indecisa se confessargli la verità.
<< Se anni fa mi avresti dato attenzione, oggi avresti una risposta… >> disse Merope, flebile << Invece non facevi altro che rintanarti in camera tua appena tornavi da Hogwarts per le vacanze! Certo, per te è più facile “accusarmi” di essere una Maganò! >>
Voldemort esalò un leggero ringhio prima che la sorella continuasse.
<< E non dire che non ti importò niente di ciò che mi hanno fatto, perché lo sai anche tu che non è così! >> sbottò, prima di fare dietrofront per raggiungere la porta.
<< Non darmi le spalle! >> gridò rauco il Mago, il quale non sopportava che qualsiasi essere inferiore lo trattasse da suo pari. Le pupille dilatate e il senso di frustrazione cresceva appena si ricordava che non poteva, o meglio non voleva toccarla con un dito.
Merope girò di scatto la testa e, priva di paura, concluse: << Buona fortuna con Harry Potter. Ne avrai molto bisogno. >>
Quelle parole lasciarono a bocca asciutta Voldemort, ma la bionda aveva già spalancato la porta che conduceva in un’altra delle tante sale della Villa Malfoy e non ebbe il tempo di ribattere che lei superò la soglia.
Ciò che vide la fece rimanere di stucco: fece un paio di passi, giusto nel momento in cui, davanti a Merope e poco distante dal varco, Codaliscia si ritrasse all’improvviso e si voltò dall’altra parte terrorizzato. Guardò tutti i Mangiamorte svolgere la medesima azione e fingere di chiacchierare fra loro. Proprio vicino a lei c’erano Narcissa, Lucius e Bellatrix che le rivolsero un’occhiata allibita.
La bambina non ci volle credere. Avevano origliato. Cercò di non imprecare nella mente e a non considerarli dei pessimi attori; piuttosto si diresse nella direzione opposta sbuffando.
Il motivo le sfuggiva, ma Bellatrix godette da matti quando sentì Voldemort chiamare la mocciosa Maganò. Ovviamente trattenne il ghigno soddisfatto, perché il Signore Oscuro si era materializzato davanti ai suoi seguaci, dipinto di stizza.
<< Narcissa. >> chiamò soave Voldemort.
La Strega quasi svenne al sentire pronunciare il suo nome.
Riuscì a balbettare un: “S-Sì?” che l’uomo le ordinò all’istante.
<< Va’ da lei e falle passare i capricci. Non ho tempo da perdere. >> disse piuttosto infastidito.
Lucius posò un rapido sguardo alla moglie, che abbassò il suo e si affrettò a raggiungere la piccola.
<< Tutti voi, sparite! >> aggiunse poi il Mago, facendo cadere all’indietro Peter Minus poiché era troppo vicino e si sorbì in pieno il grido.
Bella ridacchiò di piacere, mentre il cognato le diede una pacca brusca per dirle di smetterla. Quella situazione stava diventando assurda e non sapevano se Merope fosse effettivamente dalla loro parte o stesse solo giocando a far uscire dai gangheri il fratello. Nessuno al mondo avrebbe avuto il lusso di sopravvivere se avesse discusso in quel modo con Lord Voldemort, ma a lungo andare i Mangiamorte rischiavano di assistere alla parte peggiore dell’Oscuro Signore.
<< Hai mandato la lettera a tuo figlio? >> chiese Bellatrix a Malfoy.
 
La lezione di Difesa Contro le Arti Oscure non si rivelò affatto piacevole per Harry.
Di nuovo, quel giorno la Umbridge decise di punirlo severamente per aver affermato davanti a tutta la classe che Voldemort era risorto. La professoressa come sempre non gradì l’insistenza del ragazzo e la strafottenza con cui pretendeva di essere creduto. Ragion per cui lo convocò nel suo ufficio e lo costrinse a scrivere su un foglio bianco la frase: “Non devo dire bugie”, con una piuma magica. Appena finiva di scrivere, la scritta compariva pian piano sulla mano di Harry, come una sorta di marchio doloroso. Doveva continuare così fin quando il messaggio non sarebbe penetrato nel suo cervello.
Ma Harry Potter non aveva intenzione di dare adito alla versione del Ministero della Magia. Voldemort era tornato, ed era un dato di fatto. Il castigo della Umbridge non gli avrebbe fatto cambiare idea, e difatti era dall’inizio dell’anno che continuava la sua tiritera senza sorbire alcun risultato.
Mentre la malediceva in silenzio però, successe l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato in un frangente del genere.
Di nuovo la cicatrice gli bruciò sulla fronte, e ancora una volta sprazzi di visioni e di voci pervasero i suoi canali uditivi e oculari. Per qualche minuto abbondante, il giovane rimase in uno stato di trance, dimenticandosi della sua punizione e del fatto che era sorvegliato a vista dalla professoressa. Alla fine si riprese, ma aveva la bocca spalancata e riusciva a respirare a malapena.
<< Signor Potter! >> squittì la donna in rosa, e Harry spostò gli occhi su di lei, sconvolto << Non mi sembra di averle detto che poteva smettere quando vuole! >>
Solo allora Harry si rese conto di ciò che era accaduto. Il battito cardiaco accelerò all’improvviso e un moto di adrenalina investì le sue vene.
<< Ehm… mi scusi. >> rispose lui, riprendendo a scrivere. Nonostante il dolore delle ferite sulla mano, il ragazzo non riusciva a togliersi dalla testa quella visione.
Aveva colto Voldemort in un momento di rabbia, nel bel mezzo di una discussione che però non stava avendo con un Mangiamorte, come tutti avrebbero potuto presumere, bensì con la stessa bambina che aveva visto il giorno prima tramite la cicatrice.
La cosa che lo lasciò ancora più incredulo di quanto non fosse già, fu che i due a quanto pareva stavano discutendo per qualcosa. Non aveva avuto modo di capire bene che si stessero dicendo, ma in generale aveva messo in chiaro un fattore importante, al quale Harry si rifiutò di credere.
Non sapeva che Voldemort avesse una sorella… per giunta molto più piccola di lui.
Ma a cosa pensava? No, era semplicemente impossibile… Come poteva essere? Più ci rifletteva su, più si convinceva che forse erano davvero allucinazioni.
Anche se ormai ne era sicuro, si disse fosse meglio raccontare tutto a Ron e Hermione, dato che aveva fatto lo stesso con la visione del giorno prima.
Appena uscì dall’ufficio della vipera vestita di rosa, Harry si precipitò come un fulmine alla Sala Grande dove, grazie al cielo, c’erano solo i suoi migliori amici e Semous e Dean in disparte. Per fortuna quest’ultimi erano troppo lontani per sentirlo, così Harry si sedette sulla scalinata di marmo, vicino a loro, e parlò per almeno 10 minuti.
Hermione e Ron erano a dir poco orripilati, ma al tempo stesso perplessi.
<< Non puoi dire sul serio… >> commentò il Weasley << Tu-Sai-Chi non aveva… o ha una sorella. >> poi lanciò un’occhiata fugace all’amica che anche lei era alquanto stupita.
<< Infatti lo dico pure io. Secondo me questa è la prova che sono semplici allucinazioni… >> rispose Harry frettoloso.
Hermione assunse un’espressione pensierosa: << E se avessi capito male? Hai sentito o no la conversazione tra lei e Voldemort? >>
Ron grugnì.
<< Scusa, tra lei e Tu-Sai-Chi? >>
<< Hermione, non sono stupido e nemmeno sordo. Vol… Tu-Sai-Chi l’ha chiamata “sorellina”. Comunque è inutile fare congetture, sono false visioni, punto e basta. >>
La ragazza non era ancora convinta: << Sì, ma… ricordi almeno l’aspetto fisico della bambina? >>
<< Beh >> Harry ci rimuginò << Non lo so… penso avesse i capelli biondi… era piccola, al massimo 8 anni… >>
<< Hai sentito il suo nome, per caso? >> insistette la Granger, che sperava di ricavare qualcosa di utile dal racconto di Harry.
Harry fece di nuovo mente locale: << Lui ripeteva Merion… No, Mer… Mero… Ah! Merope! >> finalmente era uscito fuori un nome, e lì Hermione era diventata violacea.
Alla vista dell’amica, Potter e Weasley si spaventarono.
<< Merope?? >> gridò.
<< A meno che non mi stia sbagliando… >>
Hermione lo fermò bruscamente: << Davvero non avete mai sentito questo nome?? >> domandò, dopo aver ricevuto un’occhiata confusa da parte di Ron.
<< In effetti no… >> rispose il rosso.
<< Ragazzi… Merope è il nome della madre di Voldemort. >>
La Sala Grande sprofondò in un profondo silenzio. Le mascelle di Harry e Ron avevano perso contro la forza di gravità.
<< C-Che cosa? >> fece Ron.
<< Aha… >> annuì Hermione Granger.
<< …Come fai a saperlo? >>
<< Lo accennano in Ascesa e declino delle Arti Oscure, Ron. >> gli spiegò la Strega.
<< E allora perché Harry pensa che sia la sorella? >> chiese il rosso, voltandosi verso di lui.
<< Perché lo ha detto Tu-Sai-Chi! >> disse esasperato il Prescelto.
<< Io conosco la storia di Vol… Tu-Sai-Chi, ma non ho mai sentito di una sorella… >> soggiunse Hermione, guadagnandosi lo sbuffo di Harry.
Ron la seguì a ruota: << Quindi secondo te è la madre? >>
<< Come fa ad esserlo se quella che ho visto è una bambina?? >> domandò indignato il corvino.
<< Magari è diventata piccola per impietosire il figlio… >> ipotizzò Ron.
Hermione e Harry scossero la testa dalla disperazione.
<< Ma non ha senso! >>
<< Cavolo, basta! >> s’innervosì il giovane con la saetta << Abbiamo capito che sono solo allucinazioni! Può anche darsi che le provochi Voi-Sapete-Chi per confonderci! >>
Gli altri due si scambiarono sguardi incerti.
<< Non vale la pena scervellarsi per nulla. >> continuò Harry.
I tre sospirarono, decisi a non aprire più quell’argomento. Tuttavia il dubbio li assalì come un fiume che straripa.
La faccenda era abbastanza strana e surreale, ma potevano mettere la mano sul fuoco dicendo che era tutto fasullo? Che era una montatura di Voldemort per confondere Harry e gli altri?
Presi dai rispettivi pensieri, non si accorsero che qualcuno li aveva ascoltati di nascosto.
Crabbe abbandonò la Sala Grande e si diresse con un ghigno verso l’ufficio della professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, per raccontare ciò che aveva sentito dai tre grifondoro. Le informazioni erano sicuramente inventate, però ai Serpeverde bastava che la Casa dei coraggiosi venisse vessata per essere contenti.  
Lungo il corridoio incontrò Draco Malfoy, che al contrario di Crabbe, aveva una faccia pallida e ammattita. In mattinata aveva ricevuto una lettera dal padre che lo informava delle ultime novità, tra cui l’arrivo di una bambina che pareva, anzi era proprio così, la sorellina di Voldemort. Lucius gli pregò di non rivelarlo a nessuno e, soprattutto, di bruciare la lettera appena avrebbe finito di leggerla. A stento credeva a quella storia e da un po’ girava per Hogwarts in preda alla confusione.
<< Ehi Draco. >> Crabbe lo chiamò e non badando al suo stato gli propose di andare con lui dalla Umbridge per mettere nei guai il trio nemico.
Draco Malfoy non ebbe la possibilità di chiedere cosa avessero inventato stavolta Potter, Lentiggini e Sanguemarcio che si trovarono in men che non si dica a destinazione.
<< Professoressa. >>
<< Prego cari, c’è qualcosa che dovete dirmi? >> chiese la Umbridge da dietro la sua scrivania, facendoli entrare cordialmente.
Draco lasciò che parlasse il suo amico, visto che lui non era nemmeno a conoscenza del fattaccio.
Però quando Crabbe iniziò a parlare, le sue labbra si contorsero in una smorfia grave e le sue sopracciglia si strinsero all’insù.
Farneticava di una bambina, forse sorella di Voldemort…
Oddio… ma allora era la verità?
Suo padre gli aveva intimato di non spiccicare parola al riguardo con nessuno… Se un’informazione tanto importante fosse trapelata aldilà delle mura della Scuola sarebbe stato lui a finire in un mare di casini!
Ma non poteva farglielo notare in quel momento, mentre di fronte c’era la loro professoressa.
Lei, con gran stupore di Draco, era ornata della medesima espressione facciale. Sembrava come se avesse ricevuto una bruttissima notizia, di quelle che ti peggiorano l’umore dal giorno alla notte.
Sbatté il cucchiaino nella tazza di tè, visibilmente turbata, e prese a balbettare una risposta veloce: << P-Per favore, non ho tempo adesso per badare alle chiacchiere insulse di quei cialtroni. >>
Malfoy in cuor suo sospirò sollevato, al contrario di Crabbe che non si immaginava di essere liquidato in quel modo.
La Umbridge li cacciò dal suo ufficio e chiuse la porta a chiave. Neanche i quadri animati dai gattini ravvivarono l’atmosfera in quella stanza. Non disse una parola, si limitò a prendere un foglio e scrivere una lettera indirizzata a un ex Auror di nome Cesar. Andò nella guferia, legò la piccola busta sulla zampa di una civetta e la fece consegnare.
Ancora scossa dall’inconveniente tornò indietro, sperando di non essere stata vista da nessuno.
Dannazione! Quella piccola canaglia era un problema veramente grosso!  

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


La bacchetta di Merope

Non sapeva esattamente dove stesse andando, ma per Merope bastava fosse il più lontano possibile da suo fratello. Si trovava sempre nel Malfoy Manor, tuttavia la casa era molto grande e perdersi era un gioco da ragazzi. In quel momento però alla piccola non importava granché, desiderava soltanto schiarirsi le idee da ciò che le aveva detto Voldemort.
“Lurida Maganò” continuarono a saltargli alla mente queste parole.
Proprio lui, suo fratello, era stato capace di rivolgersi a lei in tono così sprezzante, dimenticandosi del periodo in cui, da piccoli, giocavano insieme con la magia… Forse il Signore Oscuro aveva dimenticato di quando a quattro anni lei aveva passato i guai dopo aver incendiato accidentalmente il tavolo mentre la mamma la stava sgridando. O di quella volta in cui fece vedere a Tom come trasformava i cespugli del giardino accanto in mostri di fogliame per spaventare i vicini.
Non si offese per l’epiteto di Maganò, ma per il fatto che, a quanto pareva, Voldemort dava molto più peso al modo in cui la sorella era stata uccisa piuttosto che condannare la vicenda già di per sé tragica, perché quel maledetto giorno non morì solo Merope, ma anche la madre.
Salì scalinate altissime e che non finivano mai, percorse lunghi corridoi infiniti, dove c’erano decine di porte e porticine. Alcune di esse erano protette da qualche incantesimo di Protezione, ma lei non sapeva che toccando le maniglie addirittura poteva ricevere una dolorosa scossa! Non conosceva il mondo magico e i suoi trucchi, essendo vissuta tutta la vita nel mondo Babbano, perciò faceva alquanto fatica a rimanere impassibile davanti a tali incantesimi. Per lei era tutto nuovo e sconosciuto. Ci aveva messo un po’ persino ad abituarsi ai ritratti della famiglia e parenti Malfoy che si divertivano a seguirla con lo sguardo e a sgattaiolare fuori dai propri quadri quando volevano. 
Poi, d’un tratto, si bloccò di colpo. Nelle orecchie sentì ronzare una specie di farfuglio che assomigliava ad un richiamo. Si voltò e vide una porta semichiusa.
Controllò che non ci fosse nessuno e vi entrò. Probabilmente era al terzo o quarto piano della casa, visto che la finestra stendata si affacciava direttamente al cielo limpido e freddo d’autunno.
Era una camera spoglia, grigia e silenziosa. C’erano soltanto alcuni mobili sparsi e delle poltrone, giusto per riempire lo spazio.
La sensazione di richiamo si amplificò appena si avvicinò casualmente a uno dei mobili. Merope scrutò con attenzione e cercò di scoprire da dove provenisse il sibilo stridulo che udiva.
Lo sguardo alla fine ricadde su un grosso scrigno color argento e dai motivi lignei. Per quanto era bello, la bambina si domandò per quale motivo fosse in un buco deprimente come quello.
Ma era da lì che sentiva di essere attratta… infatti quando lo toccò per aprirlo, le mani furono trapassate da una ventata gelida.
Non ci badò e sollevò il coperchio dello scrigno: rimase senza parole, era una bacchetta! E non una qualunque, bensì la bacchetta della sua mamma! La donna non la usava mai, eccetto in casi di estrema necessità.
Si alzò in punta di piedi e la prese per ammirarla meglio, ma appena la ebbe tra le mani, provò uno strano calore lungo la spina dorsale e poi per il resto del corpo. Fece un sobbalzò tale da farle cadere a terra la bacchetta. Era a dir poco terrorizzata.
Cosa significava? Che aveva combinato? E se la bacchetta si fosse rotta?
Nel frattempo che la paura e la confusione alberavano nella testa di Merope, si rese conto che dei passi svelti e pesanti si stavano avvicinando.
<< Dove sei? >> chiese una voce concitata.
Merope fu un fulmine a riposizionare l’oggetto nell’apposito scrigno, prima che una donna bionda e altezzosa facesse capolino nella stanza. Era Narcissa Malfoy.
<< Ah, sei qui… >> dal suo affanno si capiva che aveva corso per tutta la casa nella speranza di trovarla.
<< Ehm… >> biascicò Merope, lanciando un’occhiata tesa al nascondiglio della bacchetta.
Narcissa la prese per il braccio e disse: << Andiamo, devo riportarti di sotto. >>
Merope grugnì: << No, non voglio! >> tirò a sé il braccio afferrato dalla signora Malfoy e mise il broncio.
La moglie di Lucius riuscì solo a sbattersi le braccia lungo i fianchi: << Qualcosa mi dice che non fai così soltanto per aver litigato con Lord Voldemort… >> disse d’un fiato e scoccando alla bambina uno sguardo retorico.
Merope gonfiò le sue guance paffute ed emise un leggero sbuffo.
<< Gli amici di Tom non mi sono mai piaciuti >>
<< Seguaci, a dire il vero… >> la corresse con fare da professoressa Narcissa.
<< Cambia poco >> la piccola sollevò le spalle e la guardò male << Ma lo so che neanche a voi vado a genio >>
Narcissa inarcò sorpresa un sopracciglio e incrociò le braccia.
<< Beh >> fece lei, ricevendo una roteata d’occhi da parte di Merope << Più che altro ci domandiamo qual è il vero motivo della tua visita. Da quando sei qui non hai fatto altro che, come dire… disturbarci >>
Merope si sedette su una poltrona di fronte alla porta: << Disturbare cosa, esattamente? Non mi sembra siate dei gran lavoratori >> sorrise provocatoria, mentre Narcissa si lasciò sfuggire una risatina.
<< Mi domando perché il Signore Oscuro non ci ha mai parlato di te. Sei così simpatica, tesoro! >> mentì spudoratamente facendo volteggiare in modo elegante la mano.
La bambina intuì il tono sarcastico e corrugò ancor di più la fronte.
<< Se non ti spiace, vorrei stare da sola! >> sbottò.
Narcissa smise di ridere per finta e sospirò disperata. Dopo averla infilzata con le sue iridi penetranti, frugò in una delle tasche della sua lunga veste nera e vi estrasse dei dolcetti. Glieli porse e subito Merope cambiò espressione, tipica di qualsiasi bambino appena gli veniva regalata una leccornia.
<< Cosa sono? >>
<< Cioccorane >> rispose Narcissa, annoiata.
Merope storse il naso e, prendendo i dolci in mano chiese: << Ciocco che…? >>
<< Cioccorane! Cioccolatini a forma di rana… >> spiegò a parole povere. La piccola rimase scioccata quando una delle cioccorane rimbalzò via dalla sua mano.
<< Ma è viva! Che schifo… >>
<< Guarda che sono commestibili! >> a Narcissa sembrò di parlare a una comune e odiosa Babbana.
Non appena Merope ne assaggiò una riluttante, constatando che in effetti era normale cioccolata, lanciò fulmini in direzioni della donna.
<< Mi stai corrompendo, vero? >> chiese sospettosa e con la bocca sporca di marrone.
<< Figurati >> negò in tono da falsa innocente << Ma temo che dovremmo davvero lasciare questa stanza >> disse poi con un sorrisetto.
<< Mi dispiace, ma non voglio vedere la faccia di quell’idiota di Tom per tutto il resto della giornata >>
La donna strabuzzò gli occhi dallo shock e si voltò indietro di scatto per paura di trovarsi Voldemort alle spalle.
<< Non puoi parlare così del Signore Oscuro! >> la rimproverò a denti stretti, avvicinandosi a lei e puntandole il dito indice a mo’ di avvertimento.
Ma a Merope le sue parole parvero scivolarle addosso: << Che paura, guarda >>
Narcissa aveva la mascella spalancata.
<< Glielo direi anche di persona, se è per questo. Mica sono come voi che se la fanno sotto >> continuò limpida Merope, mentre la bruna assumeva un’espressione accigliata in volto.
<< Noi gli dimostriamo rispetto, cosa che a quanto pare tu non fai, signorina >>
<< Io sono sua sorella e sono libera di chiamarlo come mi pare e piace. >> concluse categorica la piccola Merope << E se permetti ho i miei motivi per considerarlo un… >>
Ancora una volta, Narcissa le tappò la bocca prima di finire la frase e si girò verso la porta per controllare non ci fosse nessuno, maledicendo la bambina per aver parlato a voce così alta.
<< Che c’è? >> chiese indifferente, vedendo la tremarella della donna.
<< Senti… I-Io devo portarti giù, niente discussioni! >> esclamò nervosa Narcissa che aspettò il consenso di Merope che tardava ad arrivare.
Sempre seduta e a braccia conserte, la piccola sbuffò sonoramente e si decise ad ubbidire.
<< Per Merlino… era ora! >> ringraziò il cielo la padrona di casa, prima di prendere per mano Merope. La bambina però non fece in tempo ad avanzare di due passi che tirò di nuovo a sé la donna dentro la camera.
<< Cos’altro succede?? >> chiese esasperata.
<< Quello scrigno >> Merope si ricordò del particolare di quella stanza << Mio fratello ci ha fatto qualche incantesimo? >>
Narcissa sgranò le palpebre perché solo in quel momento vide quella scatola argentata che lei e gli altri Mangiamorte conoscevano bene.
<< Hai messo le mani lì dentro?? >> chiese brusca e spaventata la donna.
<< No >> mentì Merope << Però è molto bello… >> s’inventò di sana pianta, sperando di ricevere comunque una risposta soddisfacente da Narcissa.
<< Lord Voldemort ha usato un Incantesimo di Protezione per proteggerne il contenuto. Non sappiamo cosa sia, ma lui dice che è molto preziosa. Nessuno di noi è andato mai a curiosare e, anche se fosse possibile, non riusciremmo ad aprirlo… >>
La bambina era paralizzata sul posto, mezza sbigottita.
<< Qualcosa ti turba? >> domandò la signora Malfoy che notò lo strano atteggiamento di Merope.
<< Eh? Oh… nulla… >> biascicò, mentre Narcissa la trascinava finalmente nel corridoio per andare al primo piano. Le due non spiccicarono parola durante il tragitto.
Merope era ancora pensierosa su ciò che Narcissa le aveva detto: se veramente c’era un Incantesimo di Protezione, lei come aveva fatto ad aprire lo scrigno?
Rimasero in silenzio finché non raggiunsero tutti gli altri, di sotto. La donna sembrava esaurita, come se Voldemort le avesse affidato il compito più arduo della sua vita. Lucius parve sollevato alla vista della moglie che era riuscita ad accontentare Lord Voldemort.
All’inizio non si accorsero tutti della loro presenza, visto che stavano discutendo fra loro, ma poi i Mangiamorte si voltarono e ghignarono quando Merope gli rivolse uno sguardo bieco.
<< Piaciuta la gita turistica? >>
Un colpo al cuore. Dietro Merope si levò la voce beffarda di Bellatrix che la fece sobbalzare. La luogotenente si esibì nella sua pazza risata, con la bambina che aveva una gran voglia di darle un pugno nelle costole. Gli altri Mangiamorte si unirono allo schiamazzo e lì Merope divenne paonazza dalla rabbia.
<< Presumo che mio fratello non c’è, altrimenti non avresti avuto nemmeno il coraggio di avvicinarti >> la canzonò, e Bella incurvò le labbra maligna.
<< Bellatrix, smettila! >> la riprese sua sorella nel momento in cui andò dal marito per baciarlo << Non andare oltre! >>
<< Già, Bellatrix, non andare oltre! >> la rimbeccò Merope, guadagnandosi due pupille infuocate.
Fece per ribattere a tono, quando un altro Mangiamorte dall’aria malandata e spettrale intervenne.
<< Perché ti sei offesa, “lurida Maganò”? >> lui e qualche uomo nelle sue vicinanze si piegarono in due, come fossero ubriachi. Anche Bellatrix si unì a loro, ovviamente.
La bambina li squadrò impassibile e replicò: << E perché non lo avete chiesto direttamente a Voldemort invece di origliare? >>
La domanda di Merope non piacque affatto ai Mangiamorte, i quali dovettero resistere alla tentazione di strangolarla appena, con una vocetta stridula, si apprestò ad imitarli a suon di movenze leggiadre.
<< “Scusi, mio Signore, sono troppo stupido per chiederle cosa è successo?” >> rise la piccola Riddle << “Mio Signore, le giuro che non stavo origliando. Volevo scoprire se dalla porta si sentisse il rumore del mare!” >>
I volti dei presenti sembravano torce di fuoco, pronti ad esplodere e incendiare ogni cosa. Tutti tranne Nascissa e Lucius, che erano a dir poco basiti, iniziarono a sfoderare le loro bacchette con l’idea di darle una bella lezione, ma un uomo basso e quasi calvo li fermò da qualsiasi sciocchezza volessero commettere.
<< Togliti di mezzo, Codaliscia! >> sbottò Dolohov, desideroso di lanciare una Maledizione sul bel visino di Merope.
Peter Minus li fulminò con lo sguardo: << N-Non avete capito che non dovete attaccarla?? >> la voce tremante e l’andamento timido dell’ex Malandrino era la prima cosa che la bambina aveva notato di lui fin da quando era arrivata a Villa Malfoy.
<< Purtroppo >> commentò aspra Bellatrix, rimettendo a posto la bacchetta.
<< Almeno c’è uno di voi davvero utile, qui dentro >> disse Merope, lanciando un’occhiata fugace a Codaliscia.
Lucius, rimasto in silenzio fino a quel momento, ribatté: << Tu invece a cosa servi? Non abbiamo avuto ancora l’onore di conoscere la vera ragione per cui sei… tornata >> l’uomo stava per dire “resuscitata”, ma tale parola gli riusciva difficile pronunciarla con un certa sicurezza.
<< Già! >> fece eco una donna della loro schiera << Non era abbastanza accogliente l’aldilà? >>
Delle risa echeggiarono per la casa e Narcissa pregò con tutta sé stessa che Lord Voldemort non li avesse sentiti.
Merope si incupì all’improvviso, mentre molte paia di occhi la penetravano come i raggi x.
<< Non lo dirò certo a voi il motivo >> rispose secca << Con gli estranei non prendo confidenza, soprattutto se sono tipacci del vostro genere >>
<< Se è per questo >> disse Rodolphus Lestrange, il marito di Bellatrix, con una nota cupa nella voce << Non sappiamo nemmeno come hai fatto a tornare >>
<< Non sono affari vostri! >> sbottò la bambina, inacidita.
Codaliscia non ci vide più e sopraggiunse: << Insomma finitela, tutti quanti! >>
I Mangiamorte aprirono bocca per dire qualcosa, ma la vocetta infantile di Merope per poco non li fece imprecare.
<< Visto che tu sei il braccio destro di Tom… >> cominciò la bambina rivolta a Minus, per poi udire dei grugniti da parte di Bellatrix.
<< Non si chiama… Tom! Mocciosa! >>
Merope alzò le pupille al cielo: << Dicevo… Visto che sei il braccio destro di… Lord Voldemort >> preciso, ricevendo l’occhiataccia di Bella << Potresti dirmi dove si trova adesso? Devo parlargli >>
Codaliscia alzò le sopracciglia e deglutì, non aspettandosi quella proposta. La bambina non capì perché avesse d’un tratto preso a tremare da cima a fondo, ma di seguito si rese conto che il resto dei Mangiamorte avevano assunto un’espressione molto simile.
<< Non glielo dire! >> lo avvertì Bellatrix, puntando il lungo dito sul pietrificato Codaliscia.
<< Ora mi è anche vietato vedere mio fratello?? >> chiese indignata Merope.
Molti scossero la testa per la rabbia.
<< Sta riposando >> rispose serio Lucius.
Merope li guardò come se avesse ricevuto la notizia più stupida del mondo.
<< E quindi? >>
<< Quindi il Signore Oscuro non può essere disturbato! >> esclamò furiosa la luogotenente di Tom Riddle.
La bambina voleva riderle in faccia. Ma veramente avevano così tanto timore di Voldemort?
<< E chi se ne importa? >> convenne Merope.
I presenti davanti a lei la fissavano sgomenti.
<< S-Senti >> disse Codaliscia, terrorizzato << Se vuoi proprio parlargli aspetta almeno qualche ora, quando sarà sveglio magari >> e sottolineò l’ultima parola con un tic all’occhio che Merope interpretò come un ammiccamento.
<< Beh, sapete… sarebbe urgente >> ribatté impaziente la sorella di Lord Voldemort << Questioni di famiglia… non so se mi spiego >>
Sperò di averli convinti, peccato che gli sguardi fiammeggianti dei Mangiamorte dicevano il contrario.
<< Famiglia? Il Signore Oscuro ha una sola famiglia… noi >> bofonchiò Bellatrix, indicando col capo tutti loro.
Merope la prese come un’offesa, decisamente ben peggiore di “Lurida Maganò”.
<< No, non credo proprio! >> sputò schifata, per poi trascinare a sé il povero Codaliscia e farsi dare la sua benedetta informazione.
<< Ti prego, dimmelo! È importante! >> lo implorò quasi in ginocchio, ma Minus tremava dalla paura.
<< Ecco… >>
<< Codaliscia! >> questa volta fu Narcissa a urlare, e non capì dove avesse trovato il coraggio di dire << Non farti fregare da una mocciosa! >>
Peter Minus non sapeva da che parte stare: ascoltare giustamente i suoi compagni oppure la sorellina del suo Signore. In entrambi i casi avrebbe avuto ripercussioni se non avesse ubbidito.
<< Codaliscia! >> sibilò a denti stretti Bellatrix.
<< Ehm… I-Io… non so… >> balbettò lui, mentre gli occhioni da cerbiatto di Merope fecero di tutto per comprarlo.
<< Per favore…! >> chiese la piccola, disperata.
Con un ultimo cenno dispiaciuto ai suoi colleghi, Codaliscia dovette accontentarla. La prese per il braccio e si Smaterializzò insieme a lei.
<< Quell’imbecille! >> esclamò Lucius Malfoy sbattendosi una mano sulla fronte.
Bellatrix, Narcissa e tutti gli altri si scambiarono sguardi eloquenti, ma decisero di non seguirli. Se ci fossero state conseguenze, solo Codaliscia le avrebbe scontate!

Nell’istante in cui la coppia comparve in un lungo corridoio di pietra inquietante e semi buia, a Merope vennero i conati di vomito e la testa le girò vorticosamente per qualche secondo.
<< Cosa hai fatto? >> chiese a Cosaliscia, cercando di riprendersi.
Il piccolo uomo dagli occhi acquosi  sospirò mentre scacciava dalla mente cosa si sarebbe dovuto aspettare da Lord Voldemort dopo la sciocchezza che aveva appena combinato.
<< C-Ci siamo Materializzati. Ora siamo nei sotterranei… >> spiegò impaurito Codaliscia.
Merope ebbe modo di accertarsene da sola, perché d’un tratto iniziò a sentire un freddo glaciale.
<< Non c-c’è un t-termosifone qui?? >> la piccola prese a tremolare dalla testa ai piedi.
Minus la fissò stralunato: << Cos’è un termosifone? >>
Si era dimenticata di non trovarsi nel mondo Babbano a cui era più abituata, e che la maggior parte dei maghi nel mondo magico non conosceva gli strumenti usati da quest’ultimi.
<< Lascia stare… >> soffiò, ancora tremante dal freddo << Allora, dov’è Tom? >> chiese poi, attendendo una risposta esplicita da Codaliscia. Questi accennò piano con la testa a una grossa porta dietro di lei.
Senza pensarci due volte, bussò così forte che per poco Peter Minus non svenne.
<< Sei impazzita?? >> sussurrò con il cuore in gola, ma Merope lo ignorò e, non ottenendo in risposta nemmeno il fiato del fratello, aprì da sé la porta.
Codaliscia voleva letteralmente sotterrarsi. Vide la bambina entrare con disinvoltura e scalpitando troppo i piedi.
La stanza era coperta dalle tenebre. Non si sarebbe visto nulla se non fosse per una piccola torcia che illuminava quello che doveva essere una specie di trono, che le dava quasi del tutto le spalle. Sforzò gli occhi e si accorse che ai piedi vi era il serpente Nagini, la quale mostrò la lingua biforcuta al suo arrivo.
<< Nagini! >> esclamò felice.
<< SHHH! Ti prego, non fare rumore! >> Codaliscia era ancora sull’uscio e non aveva il coraggio di fare un solo passo.
Merope fece orecchie da mercante. Corse dal serpente e la accarezzò, poi diede attenzione a colui che era sulla grossa sedia.
Voldemort, coperto dalla penombra del luogo, era poggiato sullo schienale, ritto e con le palpebre chiuse. In teoria stava riposando, ma la sorella avrebbe giurato che non respirasse.
<< Ma è vivo…? >> chiese, cominciando a disperarsi e a farsi prendere dal panico.      
Codaliscia andò da lei per portarla via dalla traiettoria del Signore Oscuro.
<< Ma certo che sì! >>
<< Lasciami! >> si scrollò di dosso la stretta di Codaliscia e, con suo orrore, vide la bambina scuotere in modo violento il fratello per svegliarlo.
Alla velocità della luce, Minus la tirò per prenderla a schiaffi, quando degli occhi color sangue si aprirono di scatto senza che altri muscoli del corpo si muovessero.
Stava per dire a Merope che quel gesto per nessun motivo al mondo doveva più farlo, che una voce sottile e rauca non li destò.
<< Chi osa disturbare il mio sonno? >> tuonò Tom Riddle in un sibilo raccapricciante.
La piccola tirò un sospiro di sollievo; pensava che fosse morto mentre dormiva.
Codaliscia invece divenne bianco come un cencio e spalancò la bocca in un grido silenzioso.
Tutto lasciava presagire che Voldemort perdesse le staffe, ma Merope si affrettò a parlare.
<< Sono io, Tom >> disse flebile, e nello stesso momento il maggiore si era alzato dal suo posto per scrutarla famelico.
<< Avrei dovuto immaginarlo! >> lì si rese conto anche della presenza del suo servitore Codaliscia e il suo sguardo avrebbe potuto uccidere qualcuno << Cosa ci fate qui?? >>
Merope e Minus si scambiarono un’occhiata mezza terrorizzata e mezza imbarazzata.
<< Ha chiesto lei di vederla, mio Signore >> tirò il sasso il piccolo uomo, indicando la bambina.
<< E tu ti fai comandare da lei? >> fece indignato il mago-serpente.
Codaliscia si vedeva già nello stomaco di Nagini, che si divertiva a soffiare maligna nella sua direzione.
<< Rilassati, Tom! >> esclamò Merope, come se non sapesse che quell’atteggiamento irritava alla bene e meglio Lord Voldemort << Volevo soltanto parlarti >>
Per un attimo ci fu silenzio, rotto esclusivamente dal fuoco della torcia che consumava il legno.
<< Non sei più arrabbiata con me? >> chiese in tono sarcastico e arrabbiato, ma la sorellina non lo notò.
<< No >> rispose << Per me Maganò non è un insulto >> sollevò le spalle e adocchiò il viso di Voldemort contrarsi in una smorfia di puro stupore, in senso negativo.
Codaliscia, se possibile, impallidì ancora di più.
<< Ma perché è così buio? Possiamo accendere le luci? E perché qui dentro si gela? >> Merope prese a fare domande a raffica e a girovagare per quel buco di stanza in cerca di un interruttore.
Voldemort era a dir poco infastidito, per questo fulminò con lo sguardo Codaliscia, che non osò muoversi di un millimetro. Con un rapido movimento della mano, il Mago Oscuro accese le altre torce di fuoco e lanterne presenti, illuminando così l’intero ambiente.
Finalmente Merope poté ammirare l’infinita “bellezza” del nascondiglio di Voldemort, vuota e oscura proprio come lui. Si voltò verso il fratello che sembrava volesse ammazzarla.
<< Forse non hai ancora imparato la differenza tra il mondo babbano e quello magico >> disse, guardandola velenoso.
La bambina sbuffò sonoramente, cosa che non piacque al fratello.
<< Ho ucciso per molto meno, lo sai? >> ringhiò Voldemort a Merope, per poi fissare Minus come un leone che sta per un massacrare la sua preda.
Codaliscia deglutì colpevole, in attesa della sua probabile punizione.
<< E tu mi hai fatto prendere un bello spavento! >> lo rimproverò la piccola, e Minus ebbe il presentimento di star per svenire << Pensavo fossi morto! Dormi sempre così, senza respirare? >>
Voldemort poteva tranquillamente Cruciarla in quell’istante per quanto era furibondo. Rivolse a Codaliscia un’occhiata torva e lui capì. Sotto shock, trovò il momento perfetto per sgattaiolare fuori dalla stanza.
I sibili di Nagini precedettero la voce del Mago Oscuro.
<< Mi auguro per il tuo bene che sia importante >> disse sbraitando, mentre la porta dietro di loro si chiudeva da sola.
Merope parve non essersi accorta del suo tono assassino, ma Voldemort assottigliò le palpebre dalla rabbia, costringendola a confessare.
Controllò che nessuno stesse nei paraggi e disse in un soffio: << Perché hai conservato la bacchetta di mamma? >>
Per una frazione di secondo, la bambina avrebbe giurato che suo fratello si fosse Pietrificato. Dalla maniera in cui la guardava era evidente che si aspettava di tutto tranne che quella domanda.
<< Cosa hai detto…?? >> Voldemort era fuori di sé e Merope non credeva si sarebbe scaldato così tanto.
<< Beh, sì… non dovevo aprire lo scrigno…? >> chiese timida, perché la faccia di Tom Riddle le face venire la pelle d’oca.
In uno scatto furioso la raggiunse, e un attimo dopo si ritrovarono quasi col naso appiccicato l’uno all’altro.
<< Sei una maledetta ficcanaso! >> gridò << Quante volte ti ho detto di non toccare nulla?? >>
Merope si sentì in colpa: << Scusami… >> disse pentita << Narcissa mi ha detto che non dovevo… >>
<< Ho cosparso quello scrigno di un Incantesimo di Sangue! >> continuò il Signore Oscuro << Nessuno poteva aprirlo, tranne te! Dovevo aspettarmelo…! >>
La piccola distolse il suo sguardo carico di vergogna: << Ma potresti anche rispondermi… >>
Voldemort era ormai abituato alla sfacciataggine che dimostrava la sorellina, quindi preferì passarci sopra: << Perché avrei dovuto conservarla, secondo te? >> chiese retorico e fumante di ira.
<< Ehm… perché era della mamma? >> sussurrò, non sapendo cosa rispondere.  
<< Perché >> e lasciò con violenza il braccio di Merope << è uno dei pochissimi oggetti magici rimasti della famiglia di nostra madre >>
<< Sul serio? >> fece Merope, decisamente scettica. Era sicura al cento per cento che l’avesse tenuta per ricordo.
<< Era di questo che volevi parlarmi? O c’è altro? >> Voldemort aveva l’aria irritata, di uno che non vedeva l’ora di terminare lì la conversazione.
Sfortunatamente, lei non aveva ancora finito.
<< Un’altra cosa! >> esclamò frizzante la bambina, e il Signore Oscuro tentò con tutte le sue forze di resistere nel lanciarle una Maledizione Senza Perdono.
Merope proseguì: << Quando l’ho presa in mano… >> qui Voldemort versò indignazione dalle sue iridi. Non gli aveva detto che l’aveva anche tolto dal suo scrigno << …Ho sentito un calore strano percorrermi il corpo. Che cos’era? >>
Ma il fratello rimase zitto, gli occhi rosso sangue che sprizzavano sconcerto.
<< Dimmi che non è grave… >> strascicò Merope, preoccupata.
Vedendolo sempre nella stessa posizione, la bimba iniziò ad agitarsi.
<< I-Io non volevo romperla! T-Ti prego, perdonami, non l’ho fatto apposta…! >>
<< Calmati >> sibilò serio Voldemort.
Merope scoppiò in lacrime, poiché pensava davvero di aver danneggiato la bacchetta. Allora il maggiore gridò: << Vuoi piantarla?? Non hai rotto un bel niente! >>
<< C-Come…? >> la piccola tirò su col naso.
Voldemort le si avvicinò a passo lento, finché non si inginocchiò alla sua altezza.
<< Questa è la prova che non sei una Maganò… >> disse soave.
<< E ti ci è voluto un bastoncino di legno per fartelo capire? Ehm, no intendevo… beh, comunque non capisco… >>
L’uomo fece finta di non averla sentita: << La bacchetta ti ha scelta >>
Merope lo guardò perplessa: << La bacchetta mi ha scelta…? >>
Nagini tirò fuori la sua lingua biforcuta.
<< Anche se non avrebbe dovuto >> commentò tra sé e sé Voldemort << Non riesco a capire come mai… era di nostra madre >>
<< Ehm… >> Merope levò un dito in aria << Quindi è una cosa bella o brutta? >>
Il mago-serpente sbottò: << Se ti ha scelta vuol dire che la bacchetta è… tua >> l’ultima parola gli uscì dalla gola con grande sforzo.
Merope dilatò le pupille e si mise a saltellare dalla felicità, prima che Voldemort la bloccasse con una mano, infastidito.
<< Ma è anche dell’altra Merope >> ripeté austero, fissandola.      
La bambina ci rifletté su fino ad arrivare alla conclusione: << E qual è il problema? Lo dicevi sempre che io e mamma siamo uguali >>
L’ex Tom Riddle sbuffò truce dal naso: << Potresti aver affermato la cosa più intelligente da quando sei arrivata qui >> e in effetti era vero. Il potente mago Oscuro non vide altra spiegazione se non che, essendo dannatamente simili lei e la madre, la bacchetta aveva riconosciuto nella piccola Merope la sua proprietaria.
<< Oh, bene… Allora posso prenderla? >> chiese eccitata, ma lo sguardo contrariato di Voldemort la fece desistere.
<< Sei troppo giovane per usarla. Tra l’altro non ho ancora visto una minima manifestazione di magia da parte tua! >> aveva una nota di rimprovero nella sua voce, ma Merope notò anche una certa delusione.
La bambina s’incupì all’improvviso e il fratello la canzonò.
<< Ho toccato un nervo scoperto? >> chiese beffardo, facendola scurire ancora di più.
<< M-Ma che dici…? >> deglutì << Vuoi ancora prove? Se la bacchetta mi ha scelta significa che sono una strega… >>
Voldemort fece per replicare, ma Merope lo interruppe nervosa.
<< Come pensi che sia arrivata fin qui? In volo. Me lo insegnasti tu da ragazzo, ricordi? E poi… e poi parlo serpentese! >> aggiunse, sperando di convincerlo.
<< Il serpentese non conta, è una capacità ereditaria. Posso anche accettare il fatto che tu sappia volare, ma morire per dei miseri proiettili babbani… >> disse Voldemort autoritario.
La sorella assunse un’espressione scocciata, quasi esasperata: << Ancora con questa storia! >> poi quando vide il disappunto del maggiore, comprese di aver alzato troppo la voce.
<< Mi stai nascondendo qualcosa >>
Merope ebbe l’infarto. A volte l’abilità di Tom nell’intuire i pensieri e le paure di chi aveva davanti le facevano venire i brividi. Lei però non voleva svelargli il suo segreto, anche perché l’avrebbe uccisa senza tanti giri di parole.
<< Non ti nascondo nulla… >> ma nel dirlo, la piccola sudò freddo.
<< Chissà perché non ti credo affatto >> continuò mellifluo.
<< Problemi tuoi >> rispose Merope, attenta a non guardarlo negli occhi. Voldemort la tirò di nuovo verso di lui e la fulminò con lo sguardo categorico.
<< Dimmelo. >>
<< M-Mi prometti che non mi farai niente? >> chiese impaurita.
Il mago socchiuse le palpebre: << E perché dovrei? >>
In quel momento Merope decise di liberarsi da quel peso che teneva sulle spalle da più di cinquant’anni. Respirò profondamente e cercò di prepararsi alla reazione violenta del fratello.
<< Non uso la magia da quando avevo cinque anni >> rivelò in un fiato.
Il Signore Oscuro sembrava alquanto indignato: << Cosa? >>
<< Tu ovviamente non te ne sei mai accorto >> disse Merope con una nota di rancore << Sia mai disturbarti mentre studiavi >>
Voldemort ignorò l’ultima frase della sorella e corrugò la fronte: << Perché mai avresti smesso di usarla?? >> chiese sconvolto e piena d’ira.
La bambina sospirò col cuore martellante nel petto.
<< Avrei voluto che me lo chiedessi all’epoca... ma parlare con te era fuori discussione >> bofonchiò, per poi proseguire col racconto vero e proprio dopo lo sguardo mordace del fratello << Un giorno, all’asilo stavo litigando con una mia compagna di banco perché ci piaceva lo stesso bambino… >> il suo viso divenne leggermente rosso << E siccome stavamo facendo troppo chiasso, la maestra ci sgridò, ma si concentrò più su di me, perché a suo dire avevo incominciato io. Beh, alla fine le ho fatto esplodere la cattedra in faccia… >>
Voldemort avrebbe riso crudelmente con un orribile smorfia di approvazione se Merope non avesse continuato.
<< Non si era fatta molto male, però ha avuto il tempo di picchiarmi a sangue per il resto della lezione… >>
<< Ti ha picchiata? >> il tono del mago divenne tagliente.
<< Sì… >> annuì la sorella a quel brutto ricordo << Era cattivissima, ricordo che aveva paura di quelli che si definivano streghe o maghi… e sono sicura che lei avesse capito che ero una strega, perché un giorno mi ha beccata mentre dormivo in classe, facendo scrivere la penna da sola, e una volta mentre parlavo serpentese nel cortile della scuola… Dopo che mi picchiò ebbi paura ad usare la magia e mi impegnai a trattenerla anche nei momenti di rabbia >>
<< Hai assecondato i voleri di una sporca Babbana?? >> era come se gli avessero fatto un torto personale. Voldemort non tollerava abbassarsi ai livelli di esseri inferiori come i non-maghi.
Merope si mise subito sulla difensiva: << Mettiti nei miei panni! A causa di questo episodio nessun bambino mi parlava più e non facevano che prendermi in giro. Mi isolavano… e io non volevo restare senza amici! Sono arrivata a pensare addirittura  che tu, io e la mamma eravamo dei mostri! >>
<< Mostri? >> sibilò il Signore Oscuro.
Merope si affrettò a precisare: << Lo so che non è così, ma quella mi aveva traumatizzata! Nemmeno la mamma lo sapeva, non le dissi niente per evitare problemi… Adesso sai perché sono rimasta uccisa quella notte… >> concluse triste, percependo l’odio intenso che Voldemort emanava.
<< Mi pare che non è morta >> aggiunse la bambina << Vive ancora nella sua vecchia casa, avrà più di 80 anni… scommetto che ha gioito appena ha saputo della mia morte >>
<< È ancora in vita? >> chiese il fratello con aria fin troppo interessata << Bene… >>
La piccola non si rese conto del luccichio inquietante nelle sue pupille rosse.
<< Avrei dovuto istruirti meglio >> commentò poi l’uomo-serpente, rivolgendole un’occhiata severa << Non siamo noi i mostri. I Babbani lo sono: esseri impuri e inferiori >>
Merope lo fissò passiva, non lasciando trasparire il fatto che non era d’accordo con lui.
<< E questa ne è la prova >> proseguì Voldemort << Hanno sangue sporco nelle vene, e sono talmente invidiosi della nostra superiorità che non si risparmiano neanche a picchiare i nostri bambini >>
<< Aha… >> biascicò la sorella << Hai ragione… >>
<< Non preoccuparti, faremo uscire la strega che è in te. >> disse in tono non proprio rassicurante << Costi quel che costi >>
La piccola, contenta, annuì rapida e la mano del Signore Oscuro le sfiorò i boccoli biondi. Questi rifletté qualche istante.
<< Vattene, adesso >> la liquidò burbero, seguendola con lo sguardo fino alla porta. Se ne andò senza fiatare, tuttavia non poté fare a meno di chiedersi cosa voleva dire con “faremo uscire la strega che è in te”. In che modo? Ormai il suo corpo si era abituato a non manifestare un solo grammo di magia, perciò la vedeva molto dura.
Sentì il gelo dei sotterranei prima che la figura di Codaliscia sbucasse a metri di distanza. Si diressero entrambi ai piani alti, nel più totale silenzio.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


Danger

Cesar invitò nella sua vecchia casa, all’interno del paesino di Godric’s hollow, l’ex collega Auror Johnson per discutere di una questione molto importante.
A giudicare dai nervi che pulsavano nelle tempie di entrambi, non stavano parlando di cosa avevano mangiato per pranzo.
<< Te lo ha detto lei? >> chiese Johnson con l’aria preoccupata.
<< Sì! >> disse Cesar, gonfiando la sua pancia già abbastanza ampia << Mi ha mandato una lettera da Hogwarts >> gli porse il foglio cosicché l’altro potesse leggerlo.
 
Salve Cesar,
scusami se non ti chiedo come stai, ma abbiamo un problema assai grosso in questo momento. Forse la bambina di cui parla la profezia è tornata in vita. Se si scoprisse la verità nel mondo magico, scoppierebbe uno scandalo nei confronti del Ministero della Magia, come ben sai anche tu.
Devi trovarla. Decidi tu cosa farne. Ma un piccolo appunto: a quanto pare la mocciosa è insieme a suo fratello… Lord Voldemort in persona. Non chiedermi come faccio a saperlo visto che fino ad ora ero convinta che il suo presunto ritorno fosse una sciocchezza… Evidentemente non è così.
Quindi  bisogna agire in fretta e catturarla, prima che la gente venga a conoscenza di tutta questa storia!
Dolore Umbridge.
 
Johnson divenne bianco cadaverico e il cuore gli sbalzò in gola.
<< Come... CHE COSA! È insieme a Vol… Tu-Sai-Chi?? >> non voleva crederci. Sentì le ginocchia crollare a terra, pesantemente.
Il più grasso fece un segno di assenso: << Già… Non possiamo catturarla se c’è suo fratello alle calcagna >> il suo sguardo ricadde sul suo bicchiere di wisky.
<< Lo sapevo, dovevamo cercarla prima! Il Ministero non sarà contento quando lo saprà. Di sicuro ci farà ispezionare tutto il mondo magico per trovarla, e anche quello babbano se necessario! >> sbottò disperato Johnson, che in quel momento non riusciva proprio a mandar giù il suo liquore.
Cesar posò il bicchiere con uno scatto e prese a vagare lo sguardo, inespressivo.
<< Dolores ha detto che si trova insieme a Tu-Sai-Chi, perciò è per forza da qualche parte, nel nostro mondo… >> lo corresse.
<< Ah beh, allora! >> soffiò sarcastico e al tempo stesso avvilito, Johnson << Ma come ha fatto a saperlo, Dolores? >>
<< Non abbiamo tempo per questo, adesso… Se lo sa lei, che fa parte del Ministero… significa che non ci sono più dubbi al riguardo >>
Il più magro grugnì.  
<< Avviseremo il Ministro della Magia. Ci dirà lui come comportarci, a questo punto… >> aggiunse il mago tozzo, mentre assumeva un’espressione pensierosa in volto.
Johnson scosse la testa: << È un grossa gatta da pelare… Caramel sta facendo di tutto per smentire le notizie su Tu-Sai-Chi, in più ci voleva sua sorella… andrà su tutte le furie quando lo scoprirà. Certo, non vorrei essere nei suoi panni… >>
A un certo punto, Cesar lo fulminò con gli occhi e la sua voce si abbassò all’improvviso fino a diventare rauca.
<< Noi non dobbiamo avere paura di nulla. Se Caramel ci dirà di farla fuori, noi lo faremo. Del resto, la prima volta ci siamo riusciti, e ci riusciremo anche quest’altra. Stai tranquillo e bevi. >>
 
Una settimana dopo che aveva parlato con Voldemort nei sotterranei, Merope era nella sala da pranzo intenta a fare colazione.
Quella mattina si era svegliata presto, e anche se erano le sette e il sole era appena sorto, non trovò la solita montagna di Mangiamorte in giro per la casa. Le sembrava strano, ma pensò che probabilmente il fratello li aveva comandati a fare qualcosa.
Non che a lei dispiacesse… i seguaci di Tom non li sopportava affatto, per non parlare di Bellatrix, che le scoccava occhiate gelide non appena incrociava il suo sguardo. Non le aveva ancora detto come faceva a conoscerla perché non si era mai trovata nella situazione di aprire quell’argomento, però Merope era sicura che ci fosse qualcosa di più che semplice antipatia e forse aveva capito cosa.
Rise da sola al pensiero, e sembrò una completa idiota di fronte a Lucius Malfoy, che, seduto allo stesso tavolo per mangiare, la guardò assottigliando gli occhi.
<< Cos’è, ti fa ridere la mia faccia? >> sibilò a denti stretti l’uomo, per poi afferrare una fetta di pane tostato.
Merope cercò di riprendersi: << Non ti sto guardando >> disse, immergendo un paio di biscotti nella tazza di latte.
Narcissa, che era accanto alla bambina, lanciò un segnale di silenzio al marito. Non voleva discutere di nuovo con la sorella del Signore Oscuro; insomma, farsela nemica non era proprio una mossa saggia. Lucius comprese e, a malincuore, tacque e continuò a masticare.
Trascorse qualche minuto nel più totale silenzio, quando la sorella di Narcissa, Bellatrix, irruppe nella sala. Il suo passo fiero e gongolante si bloccò alla vista di Merope. Vedendola, tutto il buon umore con cui si era svegliata svanì.
<< Sei già in piedi? >> chiese scocciata la donna, prendendo posto di fronte a lei e afferrando una fetta di pane.
Merope annuì semplicemente, ma dovette combattere con tutte le sue forze per non ridere.
Bellatrix non se ne accorse, occupata a parlare con il cognato e la sorella.
<< Alla fine sei riuscito a trovarla? >> chiese a Lucius.
<< Stai scherzando? >> disse Malfoy quasi offeso << Ci ho messo cinque giorni per localizzarla nel mondo babbano… e ieri grazie al cielo ci sono riuscito. Stanotte Lord Voldemort è… passata da lei >> Lucius non usò altri termini perché in presenza di Merope.
La piccola sembrò non aver capito, beveva il suo latte come se nulla fosse.
<< Mi domando perché non mi abbia voluta coinvolgere >> continuò Bellatrix, accigliata << Mi sarebbe piaciuto esserci in quel momento… >> e un sorriso maligno e adorante le apparve il viso.
Merope la fissò: non stava ascoltando la conversazione, ma pose l’attenzione sul tono della luogotenente mentre parlava di suo fratello.
Narcissa intervenne: << Evidentemente è una cosa top secret… >>
<< Ne dubito >> fece brusca Bellatrix << L’Oscuro Signore me lo avrebbe detto. Se era una questione importante non avrebbe esitato a riferirmelo >> l’orgoglio con cui ne parlava e il lieve rossore sulle sue guance fecero esplodere la bambina.
Un rumore strozzato proveniente dalla tazza di Merope li fece terminare la chiacchierata. Per poco non le andava di traverso il sorso di latte che sputò subito nella ciotola, poi ridacchiò tenendosi la pancia per quanto si contraeva divertita.
I tre ebbero l’impressione di avere davanti una completa cretina.
<< Ridere da soli non è un buon segno, mia cara >> commentò beffarda Bella, prima che Merope smettesse e la scrutasse con i suoi occhi verdi.
<< Ho soltanto notato una cosa… >> disse maliziosa la piccola.
Narcissa e Lucius si scambiarono sguardi interrogativi, sperando però che non sfociasse una nuova lite tra lei e Bellatrix.
<< Ed è divertente, immagino! >> rispose sottile la donna riccia.
Merope si strinse sulle spalle, evasiva: << In realtà non lo è, ma mi fa comunque ridere >> e diede un’altra occhiata alla luogotenente, che ora incurvava le labbra all’insù e la squadrava con la pazzia nelle iridi.
Fece per ribattere, ma la piccola la precedette con un’affermazione inaspettata.
<< Secondo me, sei innamorata di mio fratello >> esordì con una nota provocante nella voce.
La faccia di Bellatrix valeva più di mille parole. Nel giro di un secondo il suo volto si contorse in una smorfia sgomenta e incredula. Lucius e Narcissa invece assunsero un’espressione da oscar.
<< Ti capisco, sai? Quando era giovane anch’io ero innamorata di lui, poi ho scoperto che tra fratelli non ci poteva sposare… ho pianto per un giorno intero! >> disse sognante, mentre i Mangiamorte si ammutolirono dallo shock.
Bellatrix sbatté la sedia indietro e gridò: << COSA DIAVOLO OSI INSINUARE?! >>
Merope spense il suo sorriso innocente e sprofondò leggermente sulla sua di sedia, un po’ impaurita.
La sorella tentò di rimediare: << Non puoi dire certe cose! Bella è una donna sposata! >> ma ormai Bellatrix era un vulcano attivo, pronta a eruttare da un momento all’altro.
Malfoy preferì rimanere zitto, altrimenti avrebbe peggiorato la situazione. Si limitò a spalancare la bocca per l’assurdità detta dalla bambina.
<< M-Ma… >> Merope si era dimenticata che Bella avesse un marito << Si vede lontano un miglio che ti piace… >>
Narcissa non ci volle credere, più parlava più si scavava la fossa da sola.
Bellatrix, che nel frattempo era diventata scarlatta quanto la bandiera di Grifondoro, le puntò la bacchetta sulla fronte e Merope si ritrasse spaventata.
<< Ripetilo ancora e giuro sul Signore Oscuro che ti ammazzo nel sonno! >> la minacciò, il respiro violento.
<< Non c’è niente di male nell’ammetterlo… >> disse la piccola, con evidente voglia di tornare all’altro mondo.
Lucius scosse la testa rassegnato: << Bellatrix! Se le fai del male passerai tu i guai! Non ne vale la pena, fidati >>
La cognata strinse nelle mani la bacchetta tesa verso Merope: << Dovresti ringraziare di essere ancora viva! Sei stata fortunata che non ti abbiamo ucciso fin dall’inizio! >> sbottò, mentre Narcissa non sapeva che pesci prendere.
Allora Merope s’infuriò e girò il capo nella direzione di Bella.
<< STAI FACENDO UN TALE CASINO SOLO PERCHE’ NON VUOI DIRLO! COSA CI VUOLE A RICONOSCERE DI ESSERE INNAMORATA DI VOLDEMORT?? >> l’urlo attraversò l’intera casa, lasciando gli adulti a dir poco sconvolti.        
Bellatrix ricevette gli smeraldi infuocati di Merope. Non si aspettava quella reazione coraggiosa dalla bimba, ma ciò non le impedì di ribattere a tono: << Non azzardarti a farmi un’accusa del genere! Io ho un marito che amo e tu non devi immischiarti negli affari personali altrui! >>
La sua bacchetta era ancora sulla fronte di Merope e la coppia di casa temeva seriamente una carneficina. Tuttavia l’assassinio che Bellatrix avrebbe tanto voluto provocare non avvenne mai, perché un sibilo sinistro si fece strada nelle orecchie dei presenti.
Due fari lucenti si accesero a mo’ di avvertimento contro la maggiore delle Black.
<< Nagini…? >> disse la bambina, visibilmente confusa. Ma dopo parecchi istanti capì e il suo volto sfumò come quello di Bellatrix.
Narcissa perse un battito e un’orribile sensazione di nausea le travagliò lo stomaco. Se Nagini era lì allora voleva dire che…
Malfoy sgranò le palpebre e solo allora Bellatrix si azzardò a voltarsi.
Lord Voldemort giaceva alle spalle del suo serpente, dipinto di stizza e, dietro allo sguardo serpentesco, si poteva notare anche vivida rabbia.
Lucius, Narcissa, Merope e Bellatrix s’immobilizzarono e dimenticarono l’uso della parola. Tutti rossi dalla vergogna e imbarazzati.
Lo sguardo del Signore Oscuro trapassò soprattutto la sua luogotenente che non si rese conto di avere ancora la bacchetta puntata contro la bambina.
<< Oh-oh >> sussurrò Merope, terrorizzata.
<< Esigo spiegazioni! >> ruggì Voldemort, alterato. Nagini mostrò i denti aguzzi a Bellatrix, che finalmente ritrasse la mano armata e guardò in faccia il suo Signore.
Avrebbero scommesso mille galeoni che tutti stavano pensando la medesima cosa: da quanto tempo era lì ad ascoltarli? Li aveva sentiti? Sperarono non fosse così, ma purtroppo era più probabile il contrario.
<< N-Noi stavamo… ecco… >> Merope tentò di inventare qualcosa, prima che Narcissa le desse una gomitata per farla tacere e non la interruppe.
<< Cose da donne, mio Signore… >> disse febbrile e gocciolante di sudore.
Voldemort sollevò le sopracciglia, finto sorpreso: << Presumo non mi convenga chiedere a Lucius del perché fosse con voi a discutere di “cose da donne”… >>
L’interessato si sarebbe tranquillamente Smaterializzato in quello stesso momento dal disagio che stava provando e da come avrebbe sputato fumo dal naso. Fissò la moglie tagliente, desideroso di chiederle il perché non era stata capace di dire una baggianata diversa.
<< E tu, Bellatrix? >> chiese con una pericolosa calma, Voldemort.
Bella sapeva che si riferisse al suo tentativo malriuscito di uccidere la sorella, perciò deglutì una grossa quantità di saliva e provò a spiegarsi.
<< V-Volevo farle vedere come funziona una bacchetta, mio Signore… >>
Merope le lanciò un’occhiataccia.
<< Sei fortunata che oggi sono di buon umore >> rispose acido, guadagnandosi le teste chine dei propri seguaci << E se proprio volete saperlo, ignorerò ciò che ho sentito >>
La sorella e i tre Mangiamorte divennero di nuovo scarlatti. Merope arricciò le labbra e si nascose dietro lo schienale della sedia. Adesso non osava immaginare come l’avrebbe strapazzata Bellatrix dopo una tale figuraccia.
<< E tu… >> ripeté Voldemort, ora rivolta alla sorella.
Merope gli prestò attenzione, il viso sempre rosso.
<< Ti chiedo gentilmente di non infastidire i miei soldati >> esalò rauco, guardandola in cagnesco.
<< Ma… >> iniziò a dire difensiva.
<< …Altrimenti ti butto fuori! >> concluse il Signore Oscuro, con un tono che non ammetteva repliche.
Sotto sotto Bellatrix, Malfoy e Narcissa godettero nell’udire Voldemort rimproverare quella mocciosa impertinente. Bella, da dietro, ridacchiò vittoriosa e Merope sbuffò appena la vide.
<< Uffa, non è giusto! >> si lamentò la piccola, per poi bloccarsi subito dopo. Aveva appena notato una cosa orribile: i piedi nudi del fratello erano sporchi di sangue, e quando scrutò meglio Nagini, si accorse che la sua dentatura affilata era anch’essa insanguinata.
Rimase in silenzio a contemplare indignata le due figure, e alla fine esordì.
<< Tom…? >>    
<< Vedo che il mio vero nome non ti entra in quella testolina >> commentò velato e con una leggera nota di amarezza.
Per tutta risposta, Merope ringhiò di collera e gli si mise davanti, respirando a fatica.
<< Scusami… Thomas Marvolo! >>
Marito e moglie si guardarono con tanto d’occhi e decisero che fosse meglio andarsene. Senza emettere fiato, si alzarono da tavola e lasciarono la sala con Bellatrix che li raggiunse titubante.
Voldemort ricambiò la sorella fulminandola: << Ti proibisco di usare quel tono con me >>
Per Merope fu come sentire ronzare una mosca.
<< Dove sei stato?? >> chiese la bambina che non aveva timore del potere di suo fratello.
<< A fare una passeggiata >> e rise in maniera agghiacciante.
<< Sì, come no! >> s’infuriò la bionda << Di chi è quel… sangue?! Chi hai ucciso, stavolta?? >>
<< Perché ti scandalizzi? >> domandò Voldemort, non badando alla sua solita sfacciataggine << Non è la prima volta che uccido un Babbano >>
Merope trattenne il respiro, incredula. Ci fu un minuto di pausa in cui la piccola lo fissò sconvolta, poi si riprese.
<< Babbano…? >> una morsa allo stomaco la dilaniò. Lei aveva un amichetto Babbano e Voldemort non lo sapeva. Quando disse che ne aveva appena ammazzato uno, Merope per un attimo temette che stesse parlando di Ian.
<< Questo è il ringraziamento? >> continuò l’ex Tom Riddle, velenoso.
<< Che cosa? E perché dovrei ringraziarti?? >> la bambina incrociò le braccia e lo guardò truce, finché una lampadina non le si accese nel cervello.
Lucius e il suo compito di trovare un indirizzo nel mondo babbano… Voldemort che va a trovare una donna, sicuramente babbana… 
La bocca di Merope scese fino a terra: << No…! >>
<< Vedo che non sei molto contenta >> realizzò il fratello, continuando a ridere.
<< Hai ucciso… hai ucciso… la mia maestra? Tom! >> Merope era scioccata, ma quando catturò di nuovo l’espressione divertita di Voldemort si arrabbiò maggiormente << MA CHI TE LO HA CHIESTO! >>
<< Nessuno >> disse il mago con un sorrisetto inquietante.
<< Non mi pare di averti dato il permesso di farla fuori! >>
Voldemort avanzò lento verso di lei: << Non ho bisogno del tuo permesso per giustiziare qualcuno >>
Mentre lui si avvicinava, Merope indietreggiava.
<< Non mi toccare! >> fece brusca la bambina quando Voldemort posò una mano sulla sua spalla << Lo sapevo che non dovevo dirtelo! >>
<< Quindi tu l’avresti lasciata in vita? Dopo quello che ti ha fatto? >> chiese aggrottando la fronte dopo il gesto di Merope.
<< Io non sono una che cova rancore, soprattutto per una cosa successo 50 anni fa!! >> rispose secca l’altra << Devi fare sempre di testa tua! >>
Voldemort aprì bocca, ma la sorella non lo lasciò parlare.
<< E nel caso tu non l’abbia capito, a me non piace che uccidi le persone! >>
<< Uccido sempre per un motivo, sorellina >> esalò indifferente << Si vede quanto siamo diversi noi due >>
Merope incrociò le braccia e lo fulminò con lo sguardo: << E menomale! >> girò sui tacchi e riprese posto al tavolo, dandogli le spalle << Meglio che non ci penso…! Ora mi sentirò in colpa per tutta la vita, grazie tante! >>
Voldemort, per quanto odiasse essere contrariato da qualcuno, non replicò. Piuttosto le si mise accanto mentre lei finiva di bere il suo latte.
<< Posso mangiare in pace? >> chiese Merope, infastidita.
<< Volevo solo avvisarti >> incominciò il fratello << Che oggi pomeriggio testerai le tue capacità da strega con i Mangiamorte >>
Merope non si aspettò un cambio così repentino di argomento, ma non poté fare a meno di turbarsi alla notizia. Le sue pupille si ritrassero e, dallo shock, sputò violentemente il sorso di latte che avrebbe dovuto ingoiare.
<< Stai scherzando, spero! >> urlò la bambina.
Il fratello, ignorando la reazione di Merope e facendo un grosso respiro paziente, annuì risoluto: << Te lo avevo detto che avrei fatto uscire la strega che è in te >>
La piccola lo guardò scandalizzata: << Sì, ma non pensavo che avresti coinvolto anche i Mangiamorte! >>
<< Niente discussioni >> la liquidò Voldemort, facendo imbestialire Merope.
<< Ma perché proprio con loro?? Ti prego, non costringermi! >> lo implorò disperata e spaventata, guadagnandosi il volto serpentesco del fratello che si contraeva in una smorfia malvagia.
<< Ricordati che qui comando io, mocciosa >> disse soave << Ti conviene ubbidirmi, chiaro?! >>
Merope quasi scoppiò in lacrime dalla paura: << E se mi rifiutassi?? >> chiese poi, in tono di sfida.
Voldemort grugnì e per la prima volta mostrò alla sorella la sua vera indole. Si abbassò per incrociare le pupille spente di Merope e le sussurrò: << Ti ucciderò >>
La piccola rabbrividì alla freddezza di quella frase, ma nel profondo sapeva che in realtà il maggiore non lo avrebbe mai fatto. 
<< Come minimo dovrai darmi la mia bacchetta >> disse dopo interminabili istanti di mutismo.
<< Non penso proprio >> sibilò Voldemort << Niente bacchetta, anche perché non sapresti utilizzarla >>
La bimba aveva l’aria di voler esplodere in imprecazioni. Come cavolo avrebbe fatto ad affrontare i suoi seguaci disarmata? Sentì i battiti del cuore accelerare nel petto, il fiato mozzo e le gambe che le tremavano.  
<< M-Meglio che me ne torni a letto… >> e detto ciò, si alzò e si diresse in camera sua, cercando di non piangere terrorizzata.
<< Fai bene. Riposati, ne avrai bisogno >> concluse maligno il mago oscuro.
Merope voleva gridargli parolacce, ma capì che non era il caso. Oltrepassò di corsa la soglia della porta e scomparve lungo il corridoio.
 
Il sole scompariva e riappariva dietro le nuvole di passaggio e la sua luce a intermittenza faceva capolino attraverso la finestra della camera di Merope.
Dopo la conversazione con suo fratello, non era più uscita dalla stanza e non aveva neanche pranzato. Non voleva vedere nessuno, né i Mangiamorte né tantomeno Voldemort.
Ma come aveva potuto farle questo?? Non solo aveva ucciso la sua ex insegnante, ma ora pretendeva pure che fronteggiasse i suoi seguaci nella speranza di tirare fuori i poteri da strega che aveva represso.
Le veniva da vomitare per quanto era spaventata. Conoscendo Tom, avrebbe fatto di tutto per riuscire nell’intento, anche se si sarebbe rivelato un pericolo per lei.
Erano le 5 del pomeriggio quando si decise finalmente a fare il grande sforzo. Preparandosi psicologicamente alla tortura che avrebbe subìto, scese le scale e si avviò alla ricerca dei Mangiamorte.
Un chiacchiericcio concitato la attirò in una delle grandi sale per gli ospiti della Villa. In punta di piedi e senza fare rumore controllò chi fosse presente. Il cuore le batté forte alla vista della miriade di Mangiamorte presenti. Adocchiò la figura di suo fratello che stava parlando con Bellatrix e la scena le avrebbe suscitato ilarità e malizia se non fosse che una montata di rabbia ribollì dentro di sé al solo guardare Voldemort.
Era ancora arrabbiatissima con lui, ma di sicuro a lui non importava un fico secco. Entrò tremante e a occhi bassi, decisa a non rivolgere la parola al fratello.
<< Eccomi… >> mormorò impaurita Merope, uscendo allo scoperto e ricevendo l’attenzione di tutti.
Appena si voltarono verso di lei, compresi Bella e Voldemort, un moto di nervosismo la inchiodò al suolo.
<< Iniziavo a temere che fossi scappata >> spezzò il silenzio il mago oscuro, mentre i suoi seguaci le lanciavano occhiate ambigue.
<< Non sono una codarda >> ribatté Merope, imbronciata << E non parlarmi. >>
Narcissa, Lucius e Codaliscia sollevarono un sopracciglio per il coraggio dimostrato dalla bambina nei confronti di Lord Voldemort, a cui ormai erano abituati.
Il mago-serpente soffiò in modo sinistro, con lo sguardo sanguigno puntato sulla sorella.
<< Sbrighiamoci. Prima finisco, meglio è >> continuò Merope, ansiosa.
<< Bene >> rispose semplicemente Voldemort.
Intorno a lui vi era l’intera schiera di Marchiati che evidentemente doveva assistere allo spettacolo, alla sua destra invece c’era Bellatrix con uno strano ghigno che le contornava il viso.
Merope ebbe un brutto presentimento. Voldemort diede il segnale alla sua migliore luogotenente e lei si posizionò.
<< Saluta la tua avversaria, sorellina >> sorrise maligno.
La bionda per poco non bestemmiò.
<< E ti pareva! >>
Alcuni ridacchiarono. Bellatrix d’altro canto sembrava entusiasta all’idea di darle una bella lezione, specie in seguito agli avvenimenti di quella mattina.
Voldemort alzò la voce e tutti si ammutolirono: << Cosa c’è, non sei d’accordo? >> chiese beffardo.
<< Per niente! >> rispose scorbutica << Lo fai apposta, allora! >>
I Mangiamorte rimasero paralizzati e sgranarono le palpebre.
Merope continuò a sbottare: << Non voglio più farlo, mi dispiace! >>
<< Non puoi tirarti indietro >> le tagliò le gambe, Voldemort << Lo sto facendo per te, dopo tutto >> fece inespressivo.
<< Ma hai sentito anche tu che voleva ammazzarmi stamattina! Proprio lei? Sul serio?? >>
Bellatrix assunse una faccia assassina e attese solo il permesso del suo Signore per darsi alla pazza gioia. Voldemort scosse la testa, rassegnato.
<< Posizionati di fronte al lei, è un ordine. >> asserì l’uomo che vide la sorellina obbedire tristemente.
<< Vai >> disse poi a Bellatrix, in tono impaziente.
Merope non si riteneva ancora pronta, ma nel momento in cui vide la Black scagliarle addosso un incantesimo si ritrasse d’istinto e la schivò.
<< AHHH! >> strillò la piccola, a dir poco sgomenta. La bacchetta di Bella aveva colpito il muro dietro Merope e per un pelo non l’aveva sfiorata.
Tutti rimasero col fiato sospeso ed erano anche un po’ divertiti dalla reazione di Merope.
<< Non devi muoverti! >> disse subito Voldemort, lanciando un’occhiata di incitamento verso Bellatrix << Devi lasciarti colpire! >>
Merope lo fissò malissimo: << Ma sei impazzito?? >> le lacrime di paura iniziarono entrare in circolo << Vuoi che muoia di nuovo? >>
Il fratello ricambiò serio: << Dovresti essere in grado di usare i tuoi poteri per difenderti, giusto? >>
<< Non… N-Non mi piace questa cosa… >> balbettò la piccola.
Dopo un altro cenno alla riccia, altri Schiantesimi scoppiarono dalla punta della bacchetta andando a percuotere il muro. Merope continuava a evitare i colpi perché aveva paura di essere lesa nel suo punto debole, e se l’avesse beccata proprio lì sarebbe stata la fine.
Ma all’ultimo la bambina non riuscì a cogliere l’attacco, col risultato che fu scaraventata violentemente contro il muro.
Un dolore lancinante passò dalla testa fino al resto del corpo. Sentì dei Mangiamorte trattenere il respiro e altri che si chiedevano se fosse ancora viva.
<< Merope! >> il gridò infuriato di suo fratello la destò e aprì gli occhi a fatica. Si aspettava che dicesse a Bella di smetterla, al contrario fece tutto l’opposto.
<< Colpiscila ancora! >> sibilò Voldemort, che non se ne sarebbe andato finché non avrebbe ottenuto dei risultati.
La sua sottoufficiale non poté esserne più contenta e, mentre la piccola cercava di rialzarsi e di non piangere, altri colpi la sbatterono a terra.
<< BASTA TI PREGO!! >> scoppiò Merope tra le lacrime.
<< Falla uscire! >> disse con severità il fratello << Fai uscire la magia che è dentro le tue vene! >>
Merope tentava di resistere al dolore che stava provando, domandandosi come Voldemort potesse comportarsi in quel modo con lei, sua sorella. Come potesse permettere a Bellatrix di farle del male. In quel momento era ciò che le procurò maggior sconforto e al tempo stesso dispiacere, perché sentiva che lo stava deludendo.
Percepì un ultimo attacco sul ventre che la schiacciò ancora contro la parete. Presto si rese conto, però, che quella non era una parte qualunque.
Si realizzò purtroppo il peggior incubo di Merope: Bellatrix aveva centrato il suo punto debole. Il sangue iniziò a fuoriuscire pian piano e lei si affrettò a coprire prima che gli altri lo notassero. Le girava la testa e un senso di debolezza la pervase.
Voldemort, vedendola tramortita, non ci pensò due volte a commentare.
<< Forza, alzati! >> e quando capì che non le sorbiva alcun effetto, disse quasi urlando << Lurida Maganò! Alzati! >>
Bellatrix rise di gusto all’epiteto insieme ai suoi compagni, ma Merope spalancò gli occhi appena lo sentì. Una montata d’ira le bloccò il cervello e lo guardò digrignando i denti.
Non sapeva cosa le stava accadendo, era certa soltanto che misteriosamente aveva trovato la forza di sollevarsi.
<< NOOOO! >> gridò a squarciagola e muovendo un braccio in avanti dalla furia che pulsava nelle sue membra.
Un’onda d’urto potentissima echeggiò nella sala. Finestre e argenteria andarono in mille pezzi e il mobilio si incendiò all’improvviso. I Mangiamorte dovettero ripararsi stendendosi a terra. Anche se Bellatrix fece un volo spaventoso, si raddrizzò prima che Voldemort, con un colpo della sua bacchetta, spegnesse il fuoco facendo tornare la calma.
Ce l’aveva fatta. Merope aveva risvegliato i suoi poteri magici ed erano risultati così potenti per la loro inibizione prolungata. Prima o poi doveva esplodere.
<< Brava… Eccellente! Era proprio questo che intendevo! >> esclamò il mago oscuro, mentre i seguaci indietreggiarono dalla sorpresa.
Ma la sorella non rispose, la mano sempre premuta sul ventre che ora stava evacuando un abbondante liquido rosso. Levò il palmo e si lasciò sfuggire dei rivoli di sangue dalla bocca.
Voldemort alla scena restò talmente sconvolto che non riuscì a muoversi, per non parlare dei Mangiamorte che si girarono tutti nella direzione di Bellatrix, la quale non sapeva cosa pensare.
La piccola Riddle ricadde pesantemente a terra, quasi priva di sensi in un lago rosso.
<< Merope! >> disse il mago-serpente, avvicinandosi.
<< B-Bellatrix… che cosa le hai fatto?? >> squittì Codaliscia.
La donna aveva gli occhi sgranati e i pensieri rivolti già alla sua probabile morte per mano di Voldemort.
<< Non lo so…! Ho usato normali Schiantesimi! >>
Narcissa e Lucius respirarono affannosamente, sudando freddo.
<< Questa non ci voleva! >>
Merope cercò di tenersi sveglia, ma era dura. Voldemort pareva preoccupato, benché non dava a vederlo.
<< T-Thomas… >>
<< Che è successo qui?? >> chiese alla sorella.
Per fortuna la bambina era abbastanza lucida da saper replicare.
<< L-Lì… >> disse indicando la ferita << Mi… Mi hanno… s-sparata… >>
Non c’era bisogno di spiegare oltre; Voldemort si alzò di scatto e gridò: << Codaliscia! >>
Peter Minus sobbalzò alla chiamata e gli altri s’irrigidirono.
<< S-Sì, mio Signore? >>
<< Vai nei sotterranei e prendi la mia scorta di sangue di Unicorno! >>
<< NO! >> fece Merope al fratello, che le rivolse uno sguardo di rimprovero << Non farmi bere quella roba…! L-Lo so a cosa porta… preferisco… preferisco m-morire piuttosto >>
Tossì un’altra grande quantità di sangue e proprio quando Voldemort stava per obbligarla senza indugi, Merope svenne sotto i loro occhi.
Il mago cercò di pensare in fretta a una soluzione diversa. Se avesse aspettato a lungo però se ne sarebbe andata e lui non aveva intenzione di perderla un’altra volta.
I suoi seguaci avvertirono l’atmosfera gelida calata d’un tratto e in quel momento erano troppo sgomenti per aiutare il loro Signore.
<< C-Che facciamo? >> chiese timida una donna marchiata.
<< Non avete nulla per curarla? >> disse Dolohov a Lucius, che scosse il capo tramante.
<< Non è una comune ferita >> esordì Voldemort a voce bassa << Le normali cure magiche non sono sufficienti >>
Bellatrix si sentiva tremendamente responsabile e non aveva il fegato di guardare in faccia il Signore Oscuro. Certo, desiderava con tutta sé stessa ridurla in quel modo, ma non avrebbe dovuto farlo nella realtà, per di più di fronte a suo fratello.
<< E… E allora come dovremmo fare a…? >>
Il mago premette la mano contro la ferita della sorella e disse: << Forse ho un’idea, ma è rischiosa. >> rivelò, guadagnandosi gli sguardi languidi dai seguaci.
Nel frattempo, a Hogwarts, Harry Potter sentì la cicatrice bruciare intensamente.  

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


Hogwarts

Al limitare della Foresta Proibita, in cielo sbucavano i primi segni del tramonto. La frescura autunnale ravvivava l’ambiente e muoveva gli alberi alti e sinistri, dietro i quali sbucarono due figure incappucciate. Una di loro teneva in braccio la piccola Merope, svenuta e con una ferita, da dove sgorgava abbondante sangue.
<< Almeno ce la leveremo dai piedi per un po’ >> commentò una voce maschile.
<< Non capisco perché l’Oscuro Signore abbia voluto portarla qui! C’è il rischio che riveli il nostro nascondiglio e se lo fa siamo fregati! >> sbottò in tono basso Narcissa, rivolta al compagno.
Rodulphus Lastrenge non sembrava così preoccupato.
<< Se le sfuggirà qualcosa sarà la mocciosa a morire. In tal caso, meglio per noi >> roteò le pupille, mentre insieme alla Black si affrettò a raggiungere la capanna di Hagrid.
Attenti a non fare il minimo rumore e a non farsi notare, i due posarono la bambina ai piedi della casa del Guardacaccia di Hogwarts. Fortunatamente per i Mangiamorte, fuori dal castello non c’era nessuno, quindi poterono agire indisturbati.
<< Sperando non apra bocca… >> bofonchiò Narcissa.
<< Sempre ammesso che sopravviva >> disse Rodulphus, anche se si vedeva che non gli importava nulla della sua sorte. Era solo un fastidio per i seguaci di Voldemort e se fosse andata all’altro mondo non gli sarebbe per niente dispiaciuto.
Bussarono forte alla porta e quando udirono il vocione di Hagrid dall’interno si Smaterializzarono subito.
<< Chi va là? >> Hagrid apparve sull’uscio, aspettandosi di trovare Harry, Ron e Hermione che come di consueto gli facevano visita. Ma non trovò il famoso trio.
Guardò a destra e a sinistra non scorgendo anima viva, poi abbassò lo sguardo e trattenne un urlo. Stesa per terra vi era una bambina priva di sensi, insanguinata e bianca cadaverica.
<< Oddio… >> il mezzo gigante controllò nelle vicinanze, chiedendosi chi avesse lasciato la piccola in quelle condizioni. La zona era deserta, pareva apparsa lì dal nulla.
Thor avvertì l’odore del sangue e si avvicinò, guaendo alla vista di Merope svenuta.
<< Calmo Thor! Oh mamma… devo portarla in infermeria! >> disse Hagrid, preso dal panico. Afferrò la bambina e si diresse a perdifiato verso il castello. A giudicare dal colorito, le mancava veramente poco, perciò Hagrid accelerò il passo e finalmente salì le gradinate della scuola.
Con un tonfo aprì il grande portone della Sala d’Ingresso e si precipitò dalla Chips. Mentre correva, il sangue schizzava dappertutto, tant’è che dovette coprire la ferita con la sua manona.
Gli studenti stavano studiando nelle proprie Sale comuni, ma sentirono comunque le grida concitate del Guardacaccia, intento a fermare l’emorragia.
<< Hagrid? >> proprio nel corridoio che portava all’infermeria, Hagrid incontrò la professoressa Mcgranitt in compagnia del preside Albus Silente.
<< Professoressa… Professor Silente! >> l’uomo dalla barba crespa frenò la sua corsa, il fiato rotto dall’affanno.
Solo in quel momento si accorsero di cosa Hagrid aveva tra le braccia e le loro espressioni facciali, da serie e professionali, divennero cupe e sconvolte.
<< Quella è una bambina, Hagrid? >> chiese la donna, orripilata.
<< I-Io… l’ho trovata fuori casa mia… era già così… >> non riusciva a parlare, gli mancava il respiro.
Silente si avvicinò per scrutarla attentamente, ma appena la vide un barlume di stupore illuminò i suoi occhi dietro gli occhiali a mezzaluna.
Rimase immobile qualche secondo: << è una brutta ferita… >>
<< Oh, povera piccola! >> la postura severa della Mcgranitt svanì all’istante. 
Silente ordinò ad Hagrid di spedirla da Madama Chips, poi si rivolse alla professoressa: << Per favore, chiama Severus e gli altri insegnanti. >>
La Mcgranitt lo fissò stranita: << Perché? >>
Il preside si voltò versò l’infermeria, da cui sentì le urla concitate dell’infermiera magica.
<< Riguarda la bambina. Digli di venire in infermeria, è urgente. >> tagliò corto il mago anziano che si avviò da Hagrid.
La professoressa, ancora confusa e spaventata ubbidì, ma non fece in tempo a girare l’angolo che un agglomerato di persone le si bloccò davanti.
<< Cosa è successo? Perché Hagrid gridava? >> Ron sembrava molto preoccupato, come del resto anche i suoi migliori amici e gli alunni delle altre Casate.
<< Non potete stare qui! Filate nei vostri dormitori, adesso! >> esclamò accigliata la Mcgranitt.
Alcuni se ne andarono borbottando, però Harry, Ron e Hermione non si mossero.
<< Professoressa, è successo qualcosa ad Hagrid? >> chiese nervosa la Granger, vedendo l’aria apprensiva della donna.
Quest’ultima aveva fretta di chiamare i suoi colleghi, così li liquidò dicendo: << Ma certo che no! Dovete stare tranquilli, per favore tornate nelle sale comuni senza discussioni! >> e si diresse dall’altra parte del corridoio.
I tre ragazzi si scambiarono un’occhiata sospettosa.
<< Secondo voi dice la verità? >>
<< Non lo so Ron, ma io dico di scoprirlo >> propose Harry, determinato.
Dopo una manciata di minuti, Hermione, Ron e Harry erano di nuovo vicinò l’infermeria, coperti dal Mantello dell’Invisibilità. Appena arrivarono, l’ultimo insegnante entrò dalla Chips  e loro fecero la stessa cosa in punta di piedi.
Mancavano la professoressa Cooman e la Umbridge, tuttavia sembrava stessero già avviando la conversazione.
I ragazzi ascoltarono attentamente i versi addolorati dei docenti e i loro mormorii sgomenti.
<< E lei… chi sarebbe? >> domandò Piton a voce melliflua e allibita insieme.
La bimba era stata messa su un letto con delle bende per tamponare la ferita. Purtroppo il sangue era troppo copioso ed esse non bastavano.
<< Per Merlino! Che cosa è accaduto a questa bambina?? >> chiese Vitius, l’insegnante di incantesimi.
Ron, Harry e Hermione si lasciarono sfuggire una smorfia di orrore seppur impercettibile. Gli altri due guardarono Harry che pensò la stessa identica cosa: la bambina delle sue visioni.
Madama Chips cercò disperatamente di capire come avrebbe potuto curare la ferita, mentre Silente, Hagrid e i professori la lasciarono lavorare.
<< Signor preside, potrebbe spiegarci…? >> iniziò la professoressa Sprite, che insegnava Erbologia.
<< Qualcuno l’ha lasciata sulla mia soglia. Era già ridotta in questo modo quando l’ho trovata >> disse Hagrid, turbato.
<< E perché mai avrebbero dovuto portarla qui? >> chiese d’un tratto Severus Piton.
<< Ma soprattutto, chi è? >> aggiunse la Mcgranitt, concitata.
Tutti aspettavano una risposta da Silente, che non tardò ad arrivare.
<< Purtroppo, signori miei, so rispondere solo a una domanda >> rivelò il preside, la barba argentea che rifletteva al sole in tramontana << Posso dirvi chi è questa bambina, e credetemi che sono scioccato quanto lo sarete voi. >>
Sotto il Mantello, il trio appizzò le orecchie col fiato sospeso.
Vitius alzò la testa, fremendo dalla voglia di saperne di più.
<< Ne sono sicuro al cento per cento… Sì, questa qui cari amici, è… la sorellina di Lord Voldemort >>
Un silenzio raggelante calò all’improvviso e varie paia di palpebre si spalancarono in automatico. Persino Madama Chips lanciò un piccolo grido incredulo.
Ron, Harry e Hermione invece si tapparono la bocca a vicenda per non urlare.
<< EHHH??? >> esalò il fantasma Ruf, svenendo per finta.
<< Da quando Lei-Sa-Chi ha una sorella?? >> chiese sconvolta Sinistra.
<< Ma cosa dice…? >> Hagrid era il più scioccato di tutti << Scusi Silente, io non l’ho mai contraddetta, ma qui è ovvio che si sbaglia… la bambina è troppo piccola per essere la sorella di Vol… Voi-Sapete-Chi. >>
Una serie di assensi si levarono nell’infermeria.
<< In effetti… è impossibile >> approvò Piton in tono suadente, guardando Silente come fosse impazzito.
Il Guardacaccia continuò: << E poi… io non ho mai sentito che aveva una sorella… >>
<< Beh, avete ragione >> disse il preside, guadagnandosi sguardi perplessi << Quasi nessuno lo sapeva. Tom Riddle era molto riservato al riguardo. >>
La professoressa di Trasfigurazione non era ancora convinta: << Ci sta dicendo che lei è a conoscenza del fatto che il Signore Oscuro avesse una sorella? >>
Silente annuì: << Io l’ho scoperto soltanto il giorno in cui è morta >>
Un leggero tumulto echeggiò nell’infermeria.
<< Come?? >>
<< Ma se è qui… >> Ruf indicò terrorizzato il corpo inerme della piccola.
<< Non è possibile! >> sbottò la Mcgranitt che, per la prima volta nella sua vita, iniziava a non credere alle parole di Albus Silente.
Il trio riuscì appena a rivolgersi uno sguardo allucinato. In che senso? Cosa voleva dire tutto questo?? Era tutto troppo confuso.
<< Neanche io so come abbia fatto, Minerva. È tornata in vita… >> disse Silente, fin troppo serio.
Gli insegnanti scuotevano sempre la testa, incapaci di prendere per vero una cosa simile.
Hagrid ribatté con convinzione: << Non si può tornare in vita, professor Silente, Signore… >>
<< Probabilmente è una bambina che somiglia alla sorella di Voi-Sapete-Chi! >> ipotizzò speranzosa la Sprite, perché la tesi di Silente le faceva accapponare la pelle.
<< Non sono mai stato così sicuro di qualcosa, Madama Sprite. Mi sembra ieri quando ho accompagnato il giovane Tom sul luogo del delitto. La bambina fu uccisa da dei Babbani e in seguito morì anche la madre, mi sembra per un malore, quando si rese conto che sua figlia era morta in modo così atroce… >>
Le donne portarono un mano al cuore, scosse al racconto di Silente. Anche Hermione si comportò alla stessa maniera e per poco non pianse.
<< Quindi fu uccisa…? >> disse triste la Mcgranitt, ricevendo la conferma del preside.
<< Oh mio Dio… >>
Piton si schiarì la gola: << E tutto ciò per quale motivo non ci è stato detto? >> chiese a nome di tutti. Nessun escluso poteva affermare di conoscere quella storia.
<< Perché Tom non voleva farlo sapere in giro. Forse per mantenere la loro privacy, o forse si vergognava del modo in cui sua madre e sua sorella erano rimaste uccise… >> proseguì candido Silente.
I presenti erano alquanto sconcertati.
<< E non si è mai saputo il perché è stata uccisa? >> ma prima che Silente rispondesse alla domanda di Hagrid, giunsero alle loro orecchie i lamenti disperati di Madama Chips.
L’infermiera stava provando a curare la ferita della piccola, senza risultato. Il problema era che non riusciva a identificare la causa di una così grossa fuoriuscita di sangue.
<< Sembra che sia stata ferita dal nulla… non ci sono incantesimi in grado di ridurre una persona in questo stato! >> fece con le mani nei capelli << Ho provato tutte le erbe medicinali… persino le Spore di Orclumpi e l’Essenza di Dittamo non hanno sorbito alcun effetto! >>
Adesso tutti spostarono l’attenzione verso il letto, chiaramente preoccupati del viso sbiancato della bambina, la quale sarebbe morta al più presto se non fossero intervenuti.
Silente fece mente locale e, nella più completa calma, esordì.
<< Torno subito. >> e abbandonò la stanza, con Harry Ron e Hermione che si spostarono subito per farlo passare.
<< Voi pensate veramente che sia… beh… avete capito? >> Hagrid era agitatissimo e incredulo di ciò che aveva detto Silente. Non sapeva se credergli o no… quella dolce bambina sorella del più terribile mago oscuro di tutti i tempi? Non poteva essere!
<< Beh, una cosa è certa. Silente non avrebbe motivo di inventare una storia così assurda >> rispose Severus Piton, quasi non muovendo la bocca.
Quando il preside tornò aveva in mano una fiala, al cui interno vi era un liquido trasparente.
<< Provi con queste >> disse, porgendole a Madama Chips << Sono le lacrime della mia fenice >>
<< Funny… >> mormorò d’istinto Harry, per poi zittirsi un secondo dopo.
L’infermiera, dapprima sorpesa, decise di tentare. Prese la fiala e cosparse la ferita delle lacrime di fenice e, miracolosamente, questa prese a rimarginarsi fermando l’emorragia.
<< Funziona! >> festeggiò la Chips insieme agli insegnanti intorno al lettino, che tirarono un sospiro di sollievo.
Piano piano riacquistò il suo colorito naturale e il respiro si regolarizzò. Stavano per chiedere a Silente come avrebbero dovuto comportarsi ora che era guarita e cosa avrebbero dovuto spiegare agli studenti della situazione, che un paio di occhi verde smeraldo si aprirono di scatto e la piccola sollevò la schiena dal materasso.
Finalmente si era svegliata.
Il gesto fulmineo fece sobbalzare e indietreggiare i presenti.
La bambina si accorse più tardi che quello non era il Malfoy Manor. Si guardò intorno allarmata, la paura prese il sopravvento.
<< D-Dove sono? Che posto è questo? Chi siete voi?? >>
Gli adulti non sapevano cosa dirle, scioccati quanto lei per la consapevolezza di trovarsi davanti la sorellina di Voldemort.
Poi la bionda vide un uomo anziano dalla barba scintillante avvicinarsi.
<< Calmati, non c’è motivo di essere spaventata… Merope >> esalò Silente, che si sedette di fronte a lei, ai piedi del letto.
Harry, Ron e Hermione avevano la mascella al centro della Terra. Stavano decisamente scoprendo troppe cose in una sola volta…
La Mcgranitt rivolse al preside un’occhiata retorica, mentre la bambina assunse un’aria stupita.
<< Come conosce il mio nome? >>
<< Conoscevo suo fratello, signorina >> sorrise Silente, con i professori che si chiedevano da dove provenisse quella voglia di scherzare a parlare di Lord Voldemort.
Merope sospirò eccitata: << Lei è… Albus Silente? >>
Lui annuì per poi rivolgere uno sguardo fugace ai colleghi: << E questi sono alcuni dei professori della nostra Scuola. Beh, Hagrid no, lui è il Guardacaccia >> disse, e gli interessati accennarono a un riluttante saluto.
<< Oh, piacere di conoscervi! >> esclamò educata Merope.
A primo impatto pensarono che la piccola fosse troppo gentile per essere davvero parente del Mago Oscuro più temibile che sia mai esistito, tuttavia provavano ancora un sottile timore.
Merope si stropicciò le palpebre e chiese, come se avesse compreso di colpo: << Un attimo… se lei è Silente, allora qui siamo a… >>
<< A Hogwarts, sì… >> finì per lei, Silente.
<< Hogwarts?? >> chiese, illuminandosi di più << Sono a Hogwarts? Ho sempre sognato di venire qui! >> fece per levarsi dal letto per correre a visitare il luogo, ma Madama Chips la bloccò.
<< Devi riposarti, cara. Sei appena sfuggita alla morte! >> la rimproverò, costringendola a sdraiarsi.
La bambina solo allora si ricordò della ferita che si era aperta sul suo ventre. Istintivamente, si portò la mano lì, ma il sangue che aveva visto sgorgare fino a poco prima era sparito.
<< Ma come…? >>
In quel momento Piton riacquistò il dono della parola: << Se sei viva è solo grazie al professor Silente, è stato lui a curarti >> asserì con la sua voce strascicata.
<< Davvero…? >> soffiò felice Merope << Grazie mille, signore! >>
Silente ridacchiò: << In realtà è stato Hagrid a portarti qui appena in tempo. >>
La piccola sollevò la testa, notando l’insolita altezza dell’uomo nominato da Silente, ma a lei non importava della diversità di una persona.
<< La ringrazio infinitamente! >> disse, procurando un rossore inaspettato dietro l’incolta barba del povero Hagrid.
<< Ehm… p-prego >>
A quel punto era inutile rimanere in silenzio. Nella mente di ognuno alberavano troppe domande senza risposta. Da lì tutti iniziarono a sciogliersi.
<< Allora… Merope >> la Mcgranitt alzò la voce << Vorremmo farti qualche domanda, se te la senti di parlare >>
Merope annuì all’istante.
<< Bene, dunque… innanzitutto, come ti sei procurata quella ferita? E come sei arrivata qui? >> continuò la professoressa.
La bimba si ammutolì per un secondo, perché i ricordi riaffiorarono all’improvviso dentro la sua testa. Una smorfia amara le contornò il viso.
<< Beh… >> un paio di lacrime le solcarono le guance, ma la Mcgranitt non ebbe il tempo di tranquillizzarla che lei disse << Una donna cattiva… mi ha colpito proprio nel punto che fu causa della mia morte… >> e tirò su col naso.
<< Una donna cattiva? >> chiese Vitius, che voleva maggiori dettagli.
Merope sembrò non volesse proseguire. Non era sicura di poter spiegare liberamente ciò che le era capitato.
Poi Silente intervenne: << C’entra tuo fratello, per caso? >>
<< Ehm… >>
<< Sappiamo chi è, Merope. Non è necessario che ce lo nascondi >> disse il preside, vedendola molto indecisa nel rispondere.
Merope abbassò lo sguardo e disse: << Sapete che sono la sorella di Voldemort? >>
All’udire quel nome, Ruf, Vitius, Sinistra e Hagrid grugnirono impauriti.
<< Ti prego, non pronunciare quel nome! >> disse a denti stretti il professore fantasma.
<< Esatto >> le rispose la Mcgranitt, ignorando i lamenti dei colleghi << Lo abbiamo saputo pochi minuti fa, a dire il vero >>
La faccia di Merope divenne pensierosa: << Allora posso dirvelo >> si rincuorò << è stata una sua seguace a causarmi quella ferita, mio fratello voleva testare i miei poteri da strega… Sì, era una Mangiamorte >> disse poi a Ruf.
Un moto di meraviglia pervase i presenti.
Vitius sgranò gli occhi: << Q-Quindi Tu-Sai-Chi è veramente… tornato? >> chiese impallidito.
<< Tu-Sai-Chi? >>
<< Tuo fratello >> precisò il Guardacaccia.
<< Scherza? >> fece spontanea la bambina << È più vivo che mai quell’idiota deficiente! >>
Le espressioni sui loro volti trasparirono assoluto shock, come se avessero il terrore che in qualche modo Lord Voldemort potesse sentirla. Silente invece scoppiò a ridere.
<< Scusate le parolacce… Beh che c’è? è la verità… >> rise Merope.
Gli altri non sapevano se essere più scioccati dal fatto che la piccola avesse insultato con disinvoltura Voldemort, o dalla sua conferma che era rinato.
<< Non lo sapevate? >> chiese poi la bambina, percependo l’atmosfera tesa nella stanza.
<< Giravano voci sul suo presunto ritorno… >> disse cupa la Mcgranitt, non facendo il nome di Harry Potter.
Merope aggiunse prontamente: << Posso dire con certezza che è risorto, a meno che non fosse un ologramma quello con cui ho parlato fino a ora >>
Harry era più felice che mai, e il motivo era che la bambina stava affermando una cosa che lui ripeteva da mesi senza essere creduto né da studenti né tantomeno dai professori.
<< E come sei arrivata qui? >> chiese piano Piton.
La piccola fece mente locale, realizzando di non saper replicare: << Io non lo so… l’ultima cosa che ho visto prima di svenire era Tom che faceva il pentito >> e il suo tono divenne rancoroso.
<< Pentito? >> a Hagrid sfuggì una smorfia beffarda << Tu-Sai-Chi pentito? Allora non è lui >>  
Merope gli lanciò uno sguardo stranito: << So la reputazione di mio fratello qual è… e vi assicuro che me ne vergogno tanto. Ma si vede che a me ci tiene… >>
L’unico che non rise a quell’affermazione fu Silente, che guardava la bambina da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
Merope, un po’ offesa, disse: << Perché pensate che sia tornata? Per giocare con le bambole? >>
Gli schiamazzi cessarono all’istante, e gli insegnanti la fissarono con stupore, non aspettandosi quell’uscita.
<< In effetti non lo sappiamo >> convenne Albus << In teoria i morti non resuscitano… se puoi spiegarcelo… >>
<< Va bene >> si schiarì la gola << Sono venuta sulla Terra per redarguire Thomas >> rivelò.
Prima che la tempestassero di interrogativi, Merope proseguì.
<< O almeno per provarci… voglio che si renda conto che le sue azioni sono sbagliate, non mi piace cosa è diventato! Io… non ricordo bene come ho fatto, ma nell’aldilà sentivo che dovevo fare qualcosa di concreto per lui, volevo rimediare e cambiarlo… perché è anche colpa mia se è diventato un… >> seguì una pausa rotta dal pianto << …insomma, la mia morte ha contribuito a renderlo un… non-umano… è esploso di rabbia, capite? >>
Tanti si tapparono la bocca al racconto.
<< Forse è stato il mio amore per lui a riportarmi qui… ero talmente determinata a riuscire nel mio scopo che alla fine sono stata esaudita. È successo più o meno nello stesso momento in cui risorgeva mio fratello, sono rimasta nel mondo Babbano per circa 6 mesi, poi sono andata da lui >> il suo viso era rigato di lacrime, ma il suo umore era niente in confronto a quello dei professori di fronte a lei, che erano letteralmente basiti e dispiaciuti insieme.
Silente prese la parola: << Hai detto bene, Merope. Lui non era solito esternare le proprie emozioni, ma quando sei morta è diventato peggio di quello che era già >>
Merope si asciugò dalle lacrime e tirò su col naso: << Anche se sono stata con Tom per un mese, non credo proprio che sia cambiato qualcosa in lui… Non so davvero come fare… >>
<< Sinceramente >> intervenne il professor Vitius << Dubito tu possa riuscirci. È pur sempre… ecco, lui >>
<< Avrebbe potuto uccidermi più di una volta in tutto questo tempo, ma non l’ha fatto >> ribatté accigliata la bambina << Ci ho litigato spesso, e conoscendolo, mi avrebbe rispedito all’altro mondo senza battere ciglio, invece sono ancora viva! >> le sue labbra mostravano una nota di pura speranza.
<< È evidente che si comporta così solo con te… >> commentò Severus, scuro in volto.
Merope ebbe di nuovo il morale a pezzi: << Se non fossi morta… è tutta colpa mia, non dovevo morire! >> e scoppiò a piangere.
Vitius, Ruf, la Mcgranitt e Hagrid guardarono male Piton, che naturalmente non sapeva tenere a freno la lingua. Anche Harry e Hermione provarono pietà per quella povera bambina, Ron al contrario era indifferente.
Con un cenno, Silente la intimò dolcemente di calmarsi, guadagnandosi due smeraldi umidi.
<< Il tuo intento è valoroso, piccola. Appunto perché è un’impresa ardua e pericolosa meriti tutta la mia ammirazione, soprattutto se prendo in considerazione la tua età. Sì, se non ti conoscessi, non direi mai che sei sua sorella >> disse il preside, con la barba argentata che gli luccicava.
Merope arrossì di gratitudine: << Io non sono come lui… >>
<< Ci mancherebbe altro, tesoro >> asserì turbata la Mcgranitt << Si vede, infatti. Ma mi è sorta una curiosità. >> disse, avvicinandosi a lei.
<< Mi dica pure… >> si concesse Merope, che aveva smesso di piangere.
La Mcgranitt le scoccò un’occhiata materna: << Perché ti hanno uccisa? >> sperò di aver formulato la domanda con delicatezza, peccato che il volto di Merope si rabbuiò in un secondo.
<< Minerva! >> sbottò Ruf.
La Mcgranitt cercò di rimediare, prima che la bambina dicesse: << Non so perché mi abbiano uccisa… >> altri rivoli di acqua salata scesero dai suoi occhi.
<< Non sono domande da fare! >> Hagrid trovò il fegato di rimproverare la professoressa << Figurarsi se una bambina piccola può capire certe cose… E poi adesso quei due criminali Babbani saranno morti e sepolti, quindi la verità non si saprà mai! >>
<< Purtroppo sì >> sospirò Silente, dandogli ragione.
Merope si girò verso il mezzo gigante, scossa: << Ehm… non… non erano Babbani. Erano maghi… >>
Con grande torpore, persino Silente rimase a bocca aperta.
<< Come? >> Piton quasi gridò.
<< Ci sono stati i testimoni, Merope. Erano cittadini Babbani di Little Hangleton, su questo non ci sono dubbi >> aggiunse Silente.
Merope negò a forza col capo: << Anche mio fratello ne era convinto. Ma poco prima che mi uccidessero mi sono accorta che la loro faccia si stava trasformando… non so come spiegarlo, era come se avessero preso le sembianze di due persone diverse… >>
Tutti si voltarono in direzione di Piton, che aveva la risposta pronta.
<< Pozione Polisucco >>
<< Oddio >> fece Madama Chips, che nel frattempo stava ascoltando assorta la conversazione.
Harry, Ron e Hermione sentirono i primi segnali di stanchezza, però non avevano intenzione di perdersi nessun particolare.
<< Certo che questo cambia un bel po’ di cose >> disse Silente, sgomento << Due maghi che uccidono una bambina alla maniera babbana e spacciandosi per due cittadini di Little Hangleton… >>
<< Sicuramente non lo sapete, ma dopo la mia morte Tom ha ucciso quei due Babbani… tanto per cambiare >> disse in tono funereo, Merope << Non immaginando che è andato ad ammazzare due innocenti! >>
Quella storia stava diventando intrigante e gli insegnanti impazzivano dalla voglia di conoscere.
<< Chiedo scusa, ma qui devo per forza ripetermi… se sul serio sono stati due maghi, perché lo hanno fatto? Perché hanno finto di essere qualcun altro apposta per… per ucciderti? >>
La Mcgranitt forse si era dimenticata che Merope non lo sapesse, oppure più probabilmente era una domanda retorica. Fatto stava che la bambina non rispose mai, poiché una voce velata e sottile si udì alle loro spalle.
<< Io lo so >>
Il trio per poco non sobbalzò facendosi sentire. Era la professoressa Cooman.
<< Ahh, Sibilla! >> la richiamò Silente << Noto con piacere che hai ascoltato la nostra conversazione >>
Appena la Cooman entrò, Merope non poté fare a meno di considerarla un grosso insetto dagli occhiali rotondi.
Vitius chiese: << Cosa sai? >>
La professoressa di Divinazione guardò la bambina e una smorfia soffocata s’incastrò in gola.
<< So perché l’hanno uccisa… >> continuò in tono evanescente.
Merope era stupefatta: << Davvero?? >> non si diede la briga nemmeno di presentarsi per quanto era attirata dal suo sguardo magnetico. La Cooman si sedette vicino a lei, sul letto, e guadagnandosi il più totale silenzio, raccontò.
<< Mio nonno Ermes che all’epoca lavorava per il Ministero della Magia, aveva anche lui il dono dell’Occhio Interiore >>
Merope e il resto dei presenti (compresi Harry, Ron e Hermione) pendevano dalle sue labbra. Non disse che lo aveva già sentito nominare, preferì ascoltare con attenzione.
<< Me lo rivelò mio padre, il solo ed unico che conosceva questa faccenda insieme a Ermes, perché gli era stato proibito di spifferarlo ai quattro venti e anche perché era un segreto troppo grande da poter rivelare alla stampa e al mondo magico. Si sarebbe creato uno scandalo… >> si schiarì la gola << In poche parole, mio nonno profetizzò l’ascesa al potere dell’ultimo discendente di Salazar Serpeverde. >>
La bambina sgranò gli occhi.
<< Il Ministero sapeva a chi fosse riferito, visto che avevano censurato la famiglia Gaunt circa vent’anni prima. Sapevano che loro erano gli ultimi della stirpe Serpeverde, perciò non gli fu molto difficile venire a conoscenza del fatto che Merope Gaunt aveva avuto due figli… gli ultimi discendenti >> la sua voce perse il timbro velato che la caratterizzava << Ma la profezia parlava di ultimo discendente, così invece di puntare su Voi-Sapete-Chi, hanno puntato su di lei. >>
La Mcgranitt si mise le mani sulla bocca.
<< M-Ma… >> a Merope mancava l’ossigeno << Se era riferito a mio fratello, perché la profezia parlava di ultimo discendente? >>
I professori attesero trepidanti la risposta.
<< Perché… >> lo sguardo le divenne grigio << Il destino già sapeva che saresti morta >>   
<< Eh?? >> esclamarono all’unisono.
<< Il Ministro stesso ha ordinato a due Auror di ucciderti, pensando erroneamente che avrebbero salvato il mondo da un orribile pericolo, e per non destare sospetti si sono camuffati da Babbani armati di fucile >> concluse la Cooman.
La faccia di Merope non si poteva descrivere, era letteralmente avvilita, sgomenta, sconvolta… gli altri non furono da meno. Schifati era dire poco.
Silente, a cui non sfuggiva mai nulla, dovette ammettere di essersi trovato impreparato, stavolta.
<< Il Ministero… è complice del suo assassinio?? >> sbraitò Hagrid, furibondo << Dell’omicidio di una bambina?? >>
Hermione stava piangendo. Quando sentiva simili storie diventava molto sensibile.
Harry e Ron avrebbero voluto confortarla se non fosse che erano pure loro pietrificati da cotanta malvagità umana.
Poi dei suoni rotti e taglienti echeggiarono nell’infermeria. Pozioni e fiale contenenti piante magiche esplosero sotto il loro naso. Merope si era innervosita e una rabbia incontrollabile montò dentro di sé.
<< Ehi… stai bene? >> chiese Silente, dandole una pacca sulla spalla.
<< No! >> di nuovo riprese a piangere << M-Mi hanno ucciso senza motivo, per un errore… volevano uccidere Tom! >> altre ampolle di vetro esplosero in mille pezzi.
<< Possiamo solo immaginare come ti senti >> disse Ruf << Ma non è il caso di agitarsi… >>
Merope scoppiò in una fontana: << Se non fossi morta… Tom non sarebbe… non sarebbe diventato… Voldemort!! >>
La lasciarono sfogare per parecchi minuti, non sapendo come consolarla dal dolore che stava provando. Madama Chips le diede qualche caramella mou, Silente la abbracciò per farla smettere e adocchiò Sibilla mentre tentava di riacquistare l’attenzione persa. Sembrava volesse dire qualcos’altro, e ci sarebbe riuscita se non fosse che una voce acuta e strillante non la interruppe.
<< Scusate il ritardo, ero molto indaffarata >> la Umbridge e il suo completo rosa shocking si presentarono alla porta.
Harry, Ron e Hermione, che dovettero trattenere una smorfia disgustata, si spostarono per farla passare.
<< ‘Sera, Signora Umbridge… >> abbaiò contrariato Hagrid.
Questa percorse la distanza che la separava dai suoi colleghi: << Allora, cos’è success-… >> ma si bloccò non appena la piccola Merope incrociò il suo sguardo.
<< E lei chi sarebbe…? >> la Umbridge sapeva già la risposta, ma ritenne opportuno fare la finta tonta, così contrasse semplicemente la sua faccia da rospo.
<< Oh, Dolores! >> disse Silente << Peccato che è venuta solo adesso, si è persa un sacco di novità… >>
La Umbridge assunse un’espressione allarmata che non diede a vedere. Fissò la piccola, sospettosa, e lei la ricambiò con un sorriso educato.
Era ancora triste per tutto ciò che aveva scoperto, tuttavia ebbe la premura di porgerle la mano per presentarsi: << Salve, il mio nome è Merope Riddle >> 
La donna non fece lo stesso, anzi la guardò in cagnesco e Merope se ne accorse. Abbassò la mano, a dir poco offesa.
<< Riddle? Come, prego? >> squittì la Umbridge in maniera odiosa.
Gli insegnanti, specie la Mcgranitt, bofonchiarono qualcosa di impercettibile e la bambina con sollievo notò che evidentemente non era l’unica a essersi fatta un’idea sgradevole della prof di Difesa contro le Arti Oscure.
Silente si alzò in piedi e asserì: << Ha capito bene, Dolores. Se vuole dopo le spiego bene la faccenda, ma intanto deve sapere che questa bimba è la sorellina del Signore Oscuro >>
Non parve troppo sorpresa alla notizia, al contrario cercò di soffocare un tentativo mal riuscito di una risata.
<< Il Signore Oscuro non aveva una sorella! >> sbottò, in tono contraddittorio.
<< Sì, invece! >> la rimbeccò Merope.
La Umbridge le lanciò un’occhiata torva, poi si rivolse a Silente.
<< È ridicolo, Signor Preside. Intende dare retta alle parole di una bambina venuta da chissà dove? >>
<< Per tutti i gargoyle! >> ringhiò la Mcgranitt sotto voce, desiderosa di sputarle in faccia.
Silente non batté ciglio: << Che lei ci creda o no, Dolores, è la realtà. Questa bambina è la sorella di Voldemort che uccisero 50 anni fa >>
Hagrid raggelò a sentire il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Dopo la frase dell’anziano mago, la Umbridge rise ancora più falsamente.
<< Quindi mi sta dicendo che non è tornato il Signore Oscuro, ma è sua sorella che è resuscitata? >>
<< È tornato anche lui >> rispose per tutti, Merope.
Era come se quelle parole fossero nocive alle orecchie della donna, perché a sentirla divenne scarlatta dalla rabbia.
<< A quanto pare… le bugie di quell’Harry Potter sono trapelate fin fuori le mura del Castello! >> ruggì, guardandola bieca.
Harry soffiò infastidito da dietro il Mantello.
Merope sbuffò: << Harry Potter ha ragione, signora. Mio fratello è vivo e vegeto >> disse saccente.
Piton e gli altri ammirarono l’innocente insolenza della bambina che, nei confronti di Dolores Umbridge, era ben accetta.
Quest’ultima la fulminò con lo sguardo e fece a Silente: << Il Ministero non tollererà altre insinuazioni al riguardo, la avverto >>
<< Lei fa parte del Ministero?? >> chiese Merope, guadagnandosi gli occhi infuocati della Umbridge.
<< Qualcosa in contrario? >> disse minacciosa il volto da rospo.
Prima che cogliesse i segnali degli altri insegnanti di non andare oltre con lei, Merope commentò: << Sì… non parlo con i criminali >>
Il trio guardò la piccola con profonda stima, invece i professori temettero che avesse esagerato. Aveva appena dato dei criminali ai membri del Ministero della Magia, tra cui la Umbridge. Comprendevano la rabbia contro i suoi assassini, ma non volevano avere conseguenze per la sua impulsività.
La donna prese a scrutarla malignamente per poi esibire un sorrisetto ambiguo.
<< Signor preside >> esordì con pericolosa calma << Se è d’accordo, posso accompagnarla io a casa. Di sicuro si sarà persa e sarà molto confusa, povera piccola… >>
Merope assottigliò le palpebre: << Neanche per idea! >>
<< Ha sentito, Signora? Non vuole >> Hagrid ammiccò a Merope, che arrossì.
<< Bisogna riportarla dai suoi genitori, Albus… >> disse a Silente la Umbridge, raccogliendo tutte le sue forze per non sbottare.
<< I miei genitori sono morti più di 50 anni fa! Mia madre per infarto, mio padre ucciso da Voldemort! >> stavolta era Merope che s’infuriò. Aveva già inquadrato quella razza di donna per ciò che era.
<< Silenzio! >> sibilò la faccia da rospo << Tua madre non ti ha insegnato a non dire le bugie? >>
Harry fu attraversato da una voglia irrefrenabile di picchiare lei e la sua ossessione per le “bugie”.
<< Non nomini la mia mamma! >> sputò Merope << Le ho detto che resto qui! Voglio visitare Hogwarts prima di tornare da mio fratello. >>
La Mcgranitt fece per ribattere, ma Silente intervenne: << Beh Dolores, è la bimba che decide >>
Non si poteva descrivere l’umore della Umbridge in quel momento.
<< Non possiamo costringerla >> sollevò le spalle Piton.
<< Bene…! >> esclamò indignata << Ma sarà controllata a vista dalla sottoscritta! >> lanciò un’alta occhiata maligna a Merope e se ne andò scalpitando.
I presenti ne furono molto sollevati.
<< Thomas è più gentile di quella lì… >> commentò scioccata la piccola.
La professoressa di Trasfigurazione le diede alcune leccornie per rabbonirla, ma proprio quando stavano per dimetterla dall’infermeria, la Cooman scoccò uno sguardo basito alla porta.
<< Ragazzi miei! >> disse, e per un attimo Harry, Ron e Hermione pensarono fosse rivolto a loro. Si voltarono e videro Neville e una ragazza di Corvonero, Cho Chang, fare capolino, a bocca spalancata.
<< Cosa vi avevo detto?? >> si arrabbiò la Mcgranitt << Nei vostri dormitori, immediatamente! >>
Ma Neville e Cho non si mossero, sotto shock per ciò che avevano sentito. Harry avrebbe scommesso qualsiasi cosa che nel giro di poche ore tutta la scuola avrebbe saputo della sorella di Voldemort.
Essendo la prima volta che Merope vedeva degli alunni di Hogwarts, non ci pensò troppo a saltare giù dal letto e a correre da loro entusiasta.
<< Ciao! Io sono Merope, e voi? >>
Peccato che questi fuggirono a gambe levate appena si avvicinò. La bambina rimase immobile e senza parole.
<< …Piacere di conoscervi… >> disse tristemente, cercando di non cedere di nuovo alle lacrime. Purtroppo la memoria del Signore Oscuro si ripercuoteva come un macigno su di lei, e questo non le andava per niente giù.
Il trio, adesso che era vicinissimo, avvertì la pena che la bambina provava.
La Mcgranitt, dispiaciuta, accorse subito a tranquillizzarla.
<< Presumo che entro stasera tutti gli alunni sapranno il fattaccio >> disse seccata e prendendola per mano << Non preoccuparti, gli studenti di Hogwarts sono molto… ehm, comprensivi >> ma mentre lo diceva dimostrava poca sicurezza.
Merope non ci contava troppo, però sperò che avesse ragione.
Silente guidò l’orda di insegnanti all’uscita dell’infermeria, finché non rimasero soltanto Harry, Ron e Hermione che ebbero il via libera per tornare alla loro sala comune.
Come dei fulmini, i tre oltrepassarono il quadro della Signora Grassa e si tolsero il Mantello dell’Invisibilità. C’erano già dei ragazzi che avevano sentito la storia di Neville, e comunque loro non ebbero il tempo di discuterne perché la professoressa Mcgranitt fece visita ai Grifondoro e li intimò di raggiungere la Sala Grande.
Sapevano la natura della notizia, ma non poterono ignorare la preoccupazione che traspariva sul volto del Capo di Grifondoro.
Non osarono fiatare finché non arrivarono nella Sala Grande, dove li raggiunsero tutti gli altri studenti della Scuola animati da un mormorio incuriosito.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


Presentazioni

La Sala Grande risuonò in un gran tumulto quando gli insegnanti di Hogwarts si mostrarono davanti a loro con una bambina per mano.
Merope si nascose dietro il corpulento Hagrid, rossa in viso e imbarazzata per essere al centro dell’attenzione di così tanti studenti. Intanto ammirò la vastità e il lusso di quella meravigliosa Sala, così luccicante e splendente che sembrava rivestita di oro.
<< Eccola, è quella lì! >> indicò Neville, senza preoccuparsi di cosa avrebbe pensato la bambina. Alcuni di loro scuotevano il capo, tra cui Seamus Finnigan, che non credeva alla versione Harry Potter, figurarsi alla storia precedentemente raccontata da Paciock.
Harry, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata eloquente, chiedendosi come gli alunni della Scuola avrebbero preso una tale notizia. Harry si voltò verso il gruppo di Corvonero che sussurrava concitato e lanciava veloci sguardi alla bambina.
Cho Chang di sicuro aveva diffuso l’informazione nella sua Casa alla stessa velocità con cui lo aveva fatto Neville.
Dall’altra parte della Sala, vi era Draco Malfoy, il quale appariva piuttosto sorpreso e preoccupato a differenza dei compagni Serpeverde.
<< Un attimo di attenzione, per favore >> esordì il preside Albus Silente, mentre gli studenti tacevano all’istante.
Gli insegnanti avevano l’aria di chi dovesse dare una brutta notizia. Ma in realtà erano soltanto nervosi all’idea di dover rivelare una cosa tanto importante e allo stesso tempo impossibile da spiegare.
<< Allora >> sospirò Silente << Come forse saprete, poco fa Hagrid è accorso in infermeria per un’emergenza >> e buttò l’occhio verso Merope, che si vergognava ancora di uscire allo scoperto.
Il preside continuò, frenando una serie di borbottii che echeggiarono nell’aria.
<< È successo che una bambina è stata trovata ferita vicino casa di Hagrid, che grazie al suo tempestivo intervento ha contribuito a salvarla >>
Il Guardacaccia s’imporporò e sorrise in modo impercettibile. Invece gli studenti tornarono a bisbigliare tra loro, scioccati.
<< Vieni pure qui e presentati >> Silente invitò Merope vicino a lui, e la bambina tremò dalla paura << Non preoccuparti, non ti mangiano mica, sai? >>
Un silenzio tombale cadde all’improvviso e Merope pensò che quello fosse in momento più imbarazzante della sua vita. Lentamente, avanzò verso Silente e gli si mise accanto, guardando in basso e col cuore martellante nel petto.
Lì per lì quell’immagine dava un nonsoché di tenerezza, peccato che i ragazzi avevano già sentito il racconto di Cho e Neville, tanto da farli indietreggiare alla sua vista. Harry, Ron e Hermione conoscevano fin troppi dettagli della vicenda detta a metà da Paciock che non si sognarono nemmeno di muoversi.
Merope li fissò amareggiata dopo quel gesto, ma si presentò facendo finta di nulla.
<< Ehm… I-Io… io sono Merope >> adocchiò Silente spingerla a completare la frase, e la bambina disse << Merope Riddle >>
Grida soffocate s’innalzarono fino al soffitto e i professori ci misero un bel po’ per farli zittire.
<< Visto, ve lo avevo detto! >> convenne Neville terrorizzato, agli altri alunni di Grifondoro.
<< Riddle? Proprio quel Riddle? >> chiese stranita e piacevolmente colpita Pansy Parkinson, alunna di Serpeverde.
I Tassorosso e i Corvonero fecero a gara per ammirare meglio la piccola, che ora aveva una gran voglia di sprofondare sottoterra.
<< Per favore! >> alzò la voce la Mcgranitt << Calmi, tutti quanti! >>  
La calma regnò di nuovo tra le mura scolastiche.
<< Avremmo voluto non dirvelo, ma, per nostra sfortuna, dei vostri compagni hanno avuto la spiacevole idea di origliare da dietro la porta dell’infermeria… >> commentò per la prima volta Piton, fulminando Neville con lo sguardo.
Il trio si mostrò disinvolto, non avendo il coraggio di guardare negli occhi i loro insegnanti, visto che loro erano andati a ficcanasare col Mantello dell’Invisibilità.
Seguì qualche istante di attesa, prima che Silente proseguisse.
<< Gradirei non vi faceste un’idea sbagliata riguardo al suo conto, soprattutto perché è ancora piccola >> da dietro la sua barba color argento, Merope colse l’ombra di un sorriso stirato << Ebbene… questa bambina è… la sorella di Voi-Sapete Chi >>
Come già prevedevano, la Sala Grande esplose in versi di contestazione. Alcuni rimasero orripilati, altri che ancora erano scettici… in ogni caso, Merope non sapeva se scappare da lì o piangere dalla tristezza. Non avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico quell’esperienza; di essere vista come un aborto vivente.
<< Ma… signor preside! Voi-Sapete-Chi non aveva una sorella! E… e lei è solo una bambina! >> disse Hannah Abbott, di Tassorosso.
Malfoy, nel frattempo, si sentì accaldato. Quella mocciosa era la bambina di cui gli aveva parlato il padre qualche giorno prima, e che adesso, non sapeva come, era sbucata dal nulla. Cosa avrebbe dovuto fare, adesso?
<< Lo pensavamo tutti, signorina Hannah, però-… >> Vitius venne interrotto da Merope, visibilmente desiderosa di concludere al più presto.
<< Glielo spiego io, signore >> e detto ciò si schiarì la gola, e con le gote sempre rosse, continuò rivolta agli studenti << So che può sembrarvi strano, ma 50 anni fa Tom Riddle aveva una sorella… me. Un giorno fui uccisa e da quel momento Tom non è più stato lo stesso, diventando ciò che oggi tutti voi conoscete… Ma sono tornata in vita perché voglio recuperare la sua umanità e voglio evitare che si perda per sempre. Per questo sono qui… sono resuscitata… quasi nello stesso momento in cui è tornato lui. >>
Un lunga pausa incredula fu subito sostituita da disperati tentativi di protesta.
<< Ma è una bugia! >> Seamus Finnigan era livido dalla rabbia << Ancora con questa storia?? Voi-Sapete-Chi non è tornato!! >> il ragazzo non ci credeva da quando Harry ne aveva parlato l’anno passato. Per quanto gli riguardava, l’unica resa ufficiale era del Ministero della Magia, che negava il tutto sotto giuramento.
Merope negò: << No, lui… è davvero risorto >> mormorò timidamente.
<< Andiamo! E voi ci credete pure?? >> sbottò Seamus ai compagni, che erano alquanto spaventati.
Harry, Ron e Hermione non sapevano che pensare, ma credendo alla versione di Harry non poterono non essere d’accordo con Merope. Le urla si diffusero ancora e gli insegnanti si costrinsero a lanciare delle scintille blu dalle loro bacchette per terminare il baccano.
<< Molti di voi non vogliono accettarlo, e lo comprendo, però le cose stanno così. Lord Voldemort >> e qui un brivido precorse le spine dorsali dei presenti << è davvero tornato tra noi… >>
Le parole convincenti di Silente peggiorarono la situazione, perché i ragazzi da perplessi e confusi divennero isterici, tranne Seamus che rimase insistentemente della sua opinione, e i Serpeverde che non parvero poi molto scontenti.
<< E allora lei cosa ci fa qui? Cosa ci fa ad Hogwarts?? Potrebbe essere una spia mandata da Voi-Sapete-Chi! Del resto se è sua sorella sarà uguale a lui!! >> abbaiò una studente Tassorosso.
Merope per poco non pianse: << No… No, io non sono come lui! >>
Hagrid accorse in suo aiuto posandole una mano sulla spalla, attento a non farle male.
Hermione aggredì la ragazza, indignata: << Ma come puoi dire una cosa simile? è solo una bambina condannata ad avere un fratello criminale! Si vede che non è come lui! >>
Harry e Ron non si aspettavano di vedere intervenire Hermione, e come al solito erano d’accordo con lei. Mettere sullo stesso Piano Voldemort e Merope dimostrava difatti poca intelligenza.
Merope la ringraziò nella mente, per poi udire altri interventi a suo favore.
<< Hermione ha ragione! >> Fred Weasley gridò contro i Tassorosso. 
<< Già >> seguì a ruota George << Avete un bel coraggio ad accusare una bambina innocente! >>
<< Ah, sì? >> chiese questa volta Cho Chang di Corvonero << Non ci ha detto ancora il motivo per cui è qui! >>
<< Ve l’ho detto >> soffiò Albus Silente severo << Era ferita quando Hagrid l’ha trovata. Come sia arrivata ad Hogwarts nemmeno Merope lo sa, dato che era svenuta >>
La bambina respirò profondamente, trattenendo imminenti lacrime. Appena la vide in quello stato, la cicatrice di Harry bruciò in modo intenso sulla sua fronte.
<< Vi dirò, speravo foste più accoglienti e comprensivi nei suoi confronti. Mi state deludendo, ragazzi miei >> aggiunse il preside con dispiacere.
Gli interessati si guadagnarono i volti sentenziosi dei loro professori e per un attimo provarono un po’ di vergogna.
<< Sono certa che cambieranno idea appena ti conosceranno meglio >> disse la Mcgranitt abbassandosi all’altezza della piccola, che ora faceva di tutto per non far uscire una lacrima.
Hagrid tentò di tirarla su: << Non avevi detto che volevi visitare il Castello? Se vuoi possiamo farlo subito >>
Merope annui riluttante, per poi sentir parlare il preside: << È tutto >>
Gli studenti s’inchiodarono al suolo, finché i professori e Hagrid non accompagnarono la bambina giù per le scale che divideva il loro tavolo da quelli delle quattro Casate.
Decine di studenti scapparono via tra schiamazzi e urla di terrore. Solo i Serpeverde e alcuni di Grifondoro vollero restare. Harry, Ron e Hermione erano in prima fila, squadrando la bambina da cima a fondo dalla pietà che gli trasmetteva.
Le visioni di Harry si erano rivelate reali e non fittizie come pensavano fino a qualche minuto prima, ma adesso si chiedevano cosa avrebbero dovuto fare con Merope e se avrebbero dovuto essere cauti nei suoi confronti.
<< È molto carina, vero? >> s’intenerì Ginny che non aveva aperto bocca fino a quel momento.
<< Io non mi fido >> disse Neville alle sue spalle, facendola sobbalzare.
<< E perché mai? Io la trovo graziosa >> gli rispose Fred.
Gli altri annuirono indecisi, mentre Harry nel sentire Fred, avvertì uno strano velo di gelosia scorrere nelle vene. Ma per quale motivo doveva essere geloso di una bimba che nemmeno conosceva? Non riuscì a darsi una risposta, in quanto gli occhi umidi e provati di Merope si posarono su di lui.
Sembrava si fosse accorta di lui solo in quell’istante. Lo sguardo carico di stupore si posizionò sulla cicatrice di Harry e da come lo guardava ebbe l’impressione che lo stesse penetrando con i suoi smeraldi.
Il moro pensò semplicemente che avesse riconosciuto la figura di Harry Potter, colui che 14 anni prima aveva sconfitto il fratello. Ma non traspariva odio né tantomeno rancore, era come se fosse felice di vederlo.
A un certo punto si staccò da Hagrid e, presa da un sentimento positivo dopo tante ore di buio, Merope corse a perdifiato verso Harry e lo abbracciò forte.
All’inizio non capì cosa stesse facendo, ma Harry ricambiò volentieri la stretta. E lì, inaspettatamente, la cicatrice gli causò di nuovo dolore.
I Serpeverde storsero il naso alla scena e il loro entusiasmo verso la bambina scemò quasi subito alla vista dell’abbraccio.
<< Perché si sta avvinghiando a Potter?? >> chiese disgustata e incredula Pansy.
Ron, Hermione, Ginny, Fred, George e Neville si scambiarono un’occhiata perplessa. Anche Silente e gli insegnanti erano sorpresi.
Merope continuava a stringerlo, tra le lacrime, come se avesse appena trovato una persona su cui contare.
Harry alla fine sciolse l’abbraccio e, del tutto inconsciamente, chiese: << Come stai? >>
<< Meglio… sì, molto meglio… >> rispose guardandolo negli occhi e sorridendogli, dando l’impressione di star parlando con un conoscente.
Il moro iniziò lentamente a riprendersi, confuso più che mai. Ma quando rivolse il suo sguardo agli amici di Grifondoro, vide le loro facce sconvolte.
<< Che c’è? >> fece a Hermione, che aveva le sopracciglia inarcate.
<< Vi eravate già incontrati? >> disse George.
<< No >> disse Merope al posto di Harry, non prolungandosi.
Prima che potessero fare altre domande, una ragazza si avvicinò al gruppo.
<< Ciao, ragazzi >> si presentò Luna Lovegood << Ciao, Merope. Io sono Luna >>
La bambina si stupì che ci fosse qualcuno così cordiale con lei. La scrutò coi suoi smeraldi, e le saltarono all’occhio la sua espressione vacua e persa e il suo andamento fuori dall’ordinario.
<< Ehm, ciao… >> arrossì Merope.
Luna non sembrava turbata dalla storia di Merope, anzi era alquanto interessata.
<< E così tu saresti la sorella di Tu-Sai-Chi… non direi affatto che vi assomigliate >> disse la ragazza con semplicità.
Merope non sapeva se ridere o rispondere seria: << S-Sì… non sei l’unica che me lo dice… >>
<< Beh… è tutta vostra >> disse Neville acido, andandosene nella Sala Comune.
Hermione e Ron scossero la testa e si girarono verso la bambina, intristita dalla diffidenza che molti degli studenti stavano avendo nei suoi confronti.
Harry provò un’immensa rabbia alla vista di Merope sul punto di piangere.
<< Non devi ascoltarli. Riversano l’immagine di Vol… insomma, di tuo fratello su di te >> soffiò Hermione, dispiaciuta.
<< Lo so… >> disse triste la piccola, per poi adocchiare un ragazzo dal viso sottile e pallido nell’area di Serpeverde. Draco la stava osservando fin dall’inizio, ma non aveva osato avvicinarsi. Lo riconobbe immediatamente: a Villa Malfoy diverse fotografie animate mostravano Lucius, Narcissa e Draco in bella posa e trionfi in ogni angolo della casa. Si chiese se doveva raggiungerlo e parlargli, ma decise che era meglio aspettare che fosse da sola.
<< Vi lascio anch’io, devo finire di studiare… ci vediamo, ragazzi! Ciao Merope! >> si congedò Luna, ricambiata con gentilezza dalla bambina.
Quando anche Ginny e i gemelli se ne furono andati, il trio ebbe finalmente la possibilità di parlare con lei.
Hermione si inginocchiò alla sua altezza e disse a bassa voce: << Io sono Hermione… e lui è Ron. Beh, Harry presumo che tu lo conosca già… >>
Merope sorrise di rimando al moro: << Chi non conosce Harry Potter? >>
Harry parve imbarazzato e sfumò di un leggero rosso alle guance.
<< Volevo dirti >> proseguì Hermione cupa << Che prima abbiamo sentito la tua storia e di come… ehm, sei morta… >>
<< E tutta la faccenda del Ministero della Magia… >> continuò Ron.
La bambina assunse di nuovo uno sguardo malinconico.
<< È orribile quello che ti hanno fatto… >> disse Harry, serio.
<< Già… >> commentò lei, adirata << Vi assicuro che se fossi sopravvissuta, avrei impedito fino alla morte che Thomas diventasse… quel coso lì >>
La collera che cresceva in ogni cellula del suo corpo non si poteva misurare. Adesso aveva l’opportunità di fare qualcosa per suo fratello, ma sarebbe stato difficilissimo renderlo la persona che era prima, un po’ più umano. Se non fosse stato per i suoi assassini, a quell’ora il mondo non avrebbe mai sentito parlare di Lord Voldemort.
Hermione la cinse dolcemente, commossa.
<< Non si è nemmeno chiesto come ho fatto a tornare! >> si lamentò Merope << Prima che svenissi, voleva rifilarmi addirittura il sangue di Unicorno! >>
Ron sgranò le palpebre e Hermione trattenne il respiro.
<< Come?? >> sbottò Harry, scandalizzato << Non lo hai bevuto, vero? >>
La bimba scosse il capo: << Certo che no! So cosa può provocare quella roba… non mi rovino la vita per colpa sua! >>
<< Non prendertela, ma io sono più sconvolto dal fatto che Tu-Sai-Chi avrebbe tentato di “salvare” una persona piuttosto che dal sangue di Unicorno… >> disse Ron con serietà.
Harry e Hermione erano d’accordo, anche perché un simile comportamento non si addiceva alla personalità di Voldemort. Ma Merope sbuffò.
<< Adesso capite perché sono tornata sulla Terra?? Devo far ritrovare a Tom il suo lato umano, che già era misero quando era un ragazzo normale… purtroppo. A quanto pare si comporta così solo con me. >> replicò, stufa di sentirsi dire le stesse cose.
<< Beh, buona fortuna… non ci contare troppo, però >> convenne Ron, sincero.
Merope lo guardò sarcastica e disperata insieme.
<< Se l’idea di portarmi qui è stata sua, significa che sono sulla strada giusta >> aggiunse speranzosa.
Il trio si scambiò un’espressione incerta. 
<< Mi dispiace per i tuoi genitori, Harry… >> disse d’un tratto Merope, staccatasi da Hermione.
Harry fece per risponderle con un sorriso quando Hagrid, che intanto stava parlando con Silente e gli altri professori, la chiamò.
<< Devo visitare Hogwarts, non vedo l’ora, che bello! Ci vediamo! >> e così, Merope raggiunse il Guardacaccia e abbandonò la Sala Grande insieme a Silente e il resto degli adulti.
Rimasero Hermione, Harry e Ron a contemplare il vuoto per qualche secondo.
<< Ma perché ti ha abbracciato? >> domandò il rosso alla fine.
<< Non lo so, Ron >>
<< A me puzza un po’ questa cosa. Sei il nemico di suo fratello! >>
Hermione lo zittì: << è scampata per un pelo dalla morte. Doveva pur trovare conforto in qualcuno >> ma aveva l’aria di chi stesse giustificando l’ingiustificabile.
<< Non credo abbia importanza >> liquidò Harry. Nel suo intimo, però, percepiva un profondo affetto nei confronti di Merope.
<< Comunque sia, non dobbiamo lasciarci sfuggire nulla riguardo l’Ordine della Fenice o l’Esercito di Silente. Potrebbe spifferare tutto a Voi-Sapete-Chi… meglio essere prudenti >> disse Ron, un misto tra lo spaventato e il sospettoso.
I tre annuirono concordi e si diressero nella loro Sala Comune.
 
Quella sera il Malfoy Manor era stranamente silenzioso.
I Mangiamorte non avevano il coraggio di avvicinarsi al Signore Oscuro dopo l’incidente di poche ore prima. Quando ordinò a Narcissa e Rodulphus di portarla ad Hogwarts, nella speranza che lì avrebbero trovato un modo per guarirla, era su tutte le furie: non perché la sorella rischiava di morire, ma perché, se fosse sopravvissuta, correvano il pericolo che nella sua ingenuità avrebbe accidentalmente rivelato dettagli sul loro nascondiglio. Ma purtroppo era stato costretto a fare quella scelta.
Lasciarono Bellatrix da sola ad affrontarlo, e i colleghi Mangiamorte scommisero tutte le ricchezze della Gringott che Lord Voldemort la stava cruciando per bene, o almeno era ciò che si immaginavano, perché dalla sala accanto non si udiva alcun rumore.
<< Ha voluto divertirsi in un momento sbagliato >> commentò Macnair agli altri, che gli rivolsero uno sguardo obliquo.
Narcissa, accanto suo marito e a braccia conserte, non prese bene l’affermazione di Macnair.
<< Lei ha solo ubbidito al Signore Oscuro! >>
Lucius si morse il labbro in segno di disaccordo: << Ha esagerato >>
<< Come, ha esagerato?? In teoria la mocciosa non doveva neanche ferirsi in quel modo, cosa poteva saperne Bella? >> Narcissa s’infuriò.
<< Però è successo >> disse Tiger, che era in ascolto << Non possiamo permetterci questi errori… >>
La donna di casa sbatté le braccia sui fianchi, non trovando modo di ribattere, ma poi disse: << Pensate davvero che la stia punendo? Lord Voldemort non è quel genere di persona che si lascia andare ai sentimentalismi! >> e qui abbassò un po’ il tono della voce.
Le risposte tardarono ad arrivare, poiché nessuno ce le aveva. Si limitarono a stringersi nelle spalle e a ignorare la faccenda.
Nel frattempo, nei luogo in cui si era consumata la tragedia, l’ex Tom Riddle era con la sua migliore luogotenente, la quale non sapeva cosa aspettarsi dal suo Signore dopo aver quasi ucciso la sorella. Lui la scrutava con i suoi occhi rossi e Bellatrix a un certo punto non poté più ignorare il suo sguardo carico di rimprovero.
<< P-Padrone… >> iniziò lei, tremante << Le giuro che non ho idea di cosa sia successo >>
Voldemort non mutò di espressione, ma sospirò con vaga pazienza.
<< Neanche io, sai? >>
Bellatrix era talmente sorpresa che esibì una smorfia di confusione.
<< Quindi non mi sta incolpando? >> chiese la Black, che venne fulminata dall’occhiata retorica di Voldemort.
Nel vedere ciò, lei tirò un sospiro impercettibile di sollievo.
<< Pensavo mi avreste punito… >> disse, e prontamente Voldemort replicò.
<< Oh, Bellatrix, credevo che almeno tu mi conoscessi bene >> disse, prendendo ad avanzare verso di lei, mentre il terrore che la stava divorando dall’interno al pensiero di cosa le avrebbe inflitto se ne andò via.
<< Ma certo che la conosco bene, mio Signore! Più di ogni altro! >> Bella avvampò all’istante.
Ma Voldemort, che si fermò proprio davanti a lei, continuò serio: << Non perdo tempo a cruciare i miei soldati per tali frivolezze. Della mocciosa non mi importa nulla. >>
La donna si stupì maggiormente. Non era sicura che il mago stesse dicendo la verità: in effetti se fosse stato così, perché avrebbe insistito tanto per mandarla ad Hogwarts quando avrebbe potuto semplicemente lasciarla dov’era, infischiandosene? Ritenne però saggio non contestare le sue parole.
<< Tuttavia >> riprese Voldemort, sibilando << Mi chiedo come abbia fatto la sua ferita a riaprirsi. >> era più rivolto a sé stesso che a Bella, per questo lei ebbe paura a formulare la seguente domanda.
<< Quella lesione è stata la causa della sua morte? >> chiese, guadagnandosi le iridi sanguigne dell’Oscuro Signore che saettavano indignazione.
Subito si pentì di aver aperto bocca, così tentò di rimediare: << M-Mi scusi, Padrone… non dovevo >>
<< Mi impegno a non parlare mai di quell’evento >> disse Voldemort, corrucciato << Sapere come è andata a morire è umiliante per me >>
Bellatrix annuì di scatto, e sotto sotto godette alle considerazioni che il mago oscuro stava lanciando nei confronti della sorella: << Capisco, mio Signore >>
<< E poi… una persona che rifiuta pretenziosamente le mie cure non merita nemmeno di essere considerata dal sottoscritto >> asserì maligno, gli occhi rosso-sangue che puntarono la luogotenente << Il mio intento è quello di farle capire che cosa accade quando non si ascolta Lord Voldemort. Non credo che ad Hogwarts siano così preparati; se morirà sarà una giusta punizione divina >> non avrebbe mai ammesso davanti ai suoi seguaci che in realtà era molto preoccupato << Se invece si salverà, beh… spero per lei che non si lasci sfuggire nulla >>
La donna dal viso scavato accennò a un lieve segno di assenso.
<< Padrone, e se non tornerà? >> chiese Bellatrix.
Voldemort la guardò come se non avesse pensato minimamente a quell’eventualità. Ci rifletté su, non riuscendo a immaginarsi il motivo per cui Merope non sarebbe dovuta tornare a Villa Malfoy, o meglio da lui. Davanti alla Mangiamorte si mascherò di indifferenza, anche se il viso serpentesco nascondeva tutt’altro.
<< Avremo un po’ di pace dopo più di un mese di noie >> rispose Tom Riddle risoluto, e Bella cercò di non ridacchiare di piacere.
Fece per dirigersi dai suoi seguaci nella stanza adiacente, quando Voldemort si accorse che il suo serpente non era vicino a lui.
<< Dov’è Nagini?? >> chiese stranito il Signore Oscuro, assottigliando le palpebre con fare sospetto.
Bellatrix scosse le spalle e vide Voldemort superare velocemente la soglia della porta.
Al suo ingresso i Mangiamorte scattarono in piedi, sorprendendosi di ritrovare Bellatrix tutta intera e senza segni di tortura. Anzi, da come camminava baldanzosa era evidente che non aveva subìto alcuna punizione.
 << Codaliscia, va’ a cercare Nagini e riportala qui. >> disse il mago a Peter Minus, che squittendo impaurito ubbidì agli ordini << E voi tutti, ascoltatemi. >>
Lucius, Narcissa e il resto dei Marchiati ottennero la sua attenzione.
<< Ho in mente un piano per ottenere la profezia, ma ci vorrà il ragazzo in persona affinché non vada tutto a rotoli. Tempo qualche mese e riuscirò ad attirarlo al Ministero tramite un’espediente. Per farlo, però, avrò bisogno di nuovo del vostro aiuto, e siete pregati di non fallire. Quella profezia è molto importante e mi farà capire in che modo potrò sconfiggere Harry Potter. >> 
Malfoy si affrettò a garantirgli la massima disponibilità: << Ma certo, mio Signore. Siamo qui per questo >> disse altezzoso.
Voldemort sfrecciava le iridi rosse come saette intorno ai suoi seguaci. Alcuni di loro parvero molto pensierosi e in particolare uno aveva l’aria di chi volesse porre una domanda.
<< Sì, Goyle? >> chiese spazientito Lord Voldemort, che aveva avvertito le intenzioni del Mangiamorte.
Goyle sussultò, non aspettandosi di venire interpellato.
<< Qualche curiosità sulla missione, immagino >> convenne serio il mago oscuro, mentre posava lo sguardo su di lui.
<< Ehm, no… veramente… >> l’uomo sudò freddo e tremò dalla testa ai piedi, perché la faccia di Voldemort si deformò in un’orribile smorfia alterata.
<< Eppure lo sapete che non mi piacciono le perdite di tempo. >> sibilò l’ex Tom Riddle, prima che Goyle trovasse il coraggio di continuare.
<< V-Volevo domandarle… perché non ci ha mai parlato di sua sorella? >>
I suoi compagni sgranarono gli occhi, consapevoli che il Signore Oscuro si sarebbe infuriato dopo tale richiesta. E in effetti Voldemort iniziò a soffiare malevolo e a lanciargli occhiatacce.
Narcissa arricciò le labbra e avrebbe tanto voluto sbattersi la testa contro il muro.
<< Mi scusi… t-troppo personale? >> Goyle si fece piccolo davanti all’espressione indispettita di Voldemort.
<< Come mai siete tanto interessati a lei? >> ringhiò, lanciando una frecciatina a Bellatrix, che poco prima aveva chiesto una cosa simile. La donna distolse lo sguardo.
Lucius e gli altri si ammutolirono per parecchi istanti, non sapendo cosa dire. Guardarono in cagnesco Goyle.
<< E-Era solo per… >> quest’ultimo voleva rispondere, ma Voldemort gli si parò di fronte, inespressivo.
<< Per cosa? >>
<< Per… per… >> era chiaro che il Mangiamorte si stesse scavando la fossa da solo. Le parole faticavano ad uscire e il sudore prese a gocciolare sulla sua fronte.
Voldemort si avvicinò ancor di più al seguace, che ora temeva davvero di essere cruciato. L’Oscuro Signore avrebbe potuto ucciderlo con la sua occhiata truce.
<< Non vi ho mai parlato di mia sorella perché per me non esisteva più! >> seguì una pausa carica di tensione, in cui i Mangiamorte deglutirono tutta la loro saliva << E anche ora, se è per questo, è un’inutile palla al piede! >>
Goyle annuì terrorizzato, mentre Bellatrix bofonchiò contenta qualcosa alle sue spalle.
Poi, inaspettatamente, il mago oscuro riprese: << Secondo voi avrei dovuto sbandierarlo al mondo magico? Il fatto che è stata uccisa da due luridi Babbani… è una cosa che avrei potuto raccontare senza provare un minimo di vergogna? >>
I seguaci fecero “no” col capo, a occhi bassi.  
<< No di certo! >> convenne Voldemort in un timbro orribile << Vedo che se ci impegniamo riusciamo a capirci. >>
<< Ma perché l’hanno uccisa? >> la domanda arrivò da Macnair come un fulmine a ciel sereno. Fu talmente spontaneo che non ebbe modo di frenare la lingua in tempo. Gli altri pensarono fosse diventato matto.
Voldemort si voltò verso di lui e la sua espressione era a metà fra l’allibito e l’indignato.
<< Vorrei tanto soddisfare la tua troppa curiosità, Macnair >> disse rauco Voldemort, a sguardo assassino << Se solo avessi una risposta da darti… >>
I Mangiamorte si guardarono languidi.
<< Non si è mai saputo il movente, Signore? >> chiese stavolta Narcissa, con cautela.
<< No. Ma francamente poco mi importava del movente. >> mentì il mago, lasciando scivolare le iridi sanguigne sui seguaci impietriti << Mi è bastato il disonore che la mocciosa mi ha procurato per dimenticarla del tutto. >>
In quel momento, la porta della sala si spalancò di colpo e Codaliscia entrò guaendo spaventato.
Voldemort si aspettò di trovare anche Nagini, ma a terra non stava strisciando alcun serpente.
<< Padrone! >> stridette Codaliscia, tremante.
<< Ebbene? >> Voldemort sibilò al suo servo << Lei dov’è?? >>
<< F-Fuori… Gira in tondo nel giardino… >>
<< Ti avevo detto di portarmela >> replicò mellifluo.
Peter Minus sbottò impaurito: << Ci ho provato, ma mi ha quasi morso! N-Non vuole muoversi da lì! >>
A Voldemort suonò molto strano, perché difficilmente Nagini si sarebbe slegata di propria volontà dalla protezione del Signore Oscuro: << Lo sai che non può restare incustodita all’esterno, Codaliscia. >>
<< Non ha intenzione di entrare, Signore >> ripeté fermo, Minus << Sembra nervosa… >>
I Mangiamorte videro il loro Padrone sospirare avverso nella sua direzione, per poi assumere un crudele ghigno di consapevolezza.
<< Dovrò scomodarmi io, allora >> disse spietato. Ma il Signore Oscuro aveva purtroppo compreso il comportamento di Nagini. Non a caso era scomparsa più o meno subito dopo l’incidente di Merope…
<< Voglio che sia chiaro! >> si rivolse poi ai seguaci << In questa casa non deve uscire neanche il nome di mia sorella. Gli affari inutili del mio passato non possono interferire sul vostro lavoro. >> e detto ciò, uscì a grandi passi dalla stanza, in cerca di Nagini.
Tra i Marchiati ci fu un lungo istante di silenzio, durante il quale molti di loro lanciavano sguardi sconvolti a Macnair e a Goyle.
<< Ve lo dico io che siete stati fin troppo fortunati... >> commentò Lucius ai due e a Bellatrix, che esibì una smorfia seccata.  

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


Fuga

Merope passò la notte a casa di Hagrid dopo aver visitato il Castello la sera prima. La piccola Riddle aveva sempre sognato di andare in quella scuola, da quando suo fratello Tom la frequentava, e all’epoca non vedeva l’ora di diventare grande e di ricevere la fatidica lettera da Hogwarts, con tutti quegli aggeggi e libri necessari per affrontare le lezioni. Ogni volta che vedeva Thomas partire per andare alla Scuola di Magia e Stregoneria, si immaginava sempre a cosa sarebbe accaduto il giorno in cui fosse arrivato il suo turno di prendere quel treno: se anche lei sarebbe stata smistata in Serpeverde come suo fratello, oppure sarebbe andata a finire da un’altra parte…
Mentre percorreva i lunghi corridoi dell’edificio insieme agli altri insegnanti, non poté fare a meno di guardarsi intorno e ammirare le varie meraviglie che solo nel mondo magico potevano esistere. Merope non aveva mai avuto a che fare con dei fantasmi. Lì le si presentarono quattro spiriti differenti tra loro, che poi si rivelarono essere i fantasmi delle quattro Casate.  
Gargoyle e statue che si muovevano, ritratti animati e un poltergeist birichino e combina guai, centinaia di scalinate a cui “piaceva cambiare” di propria spontanea volontà, e decine di torri e torrette…
Per la bambina era come realizzare il desiderio più grande della sua vita.
Quando terminarono il giro turistico era molto tardi, quindi Hagrid si offrì di portarla nella sua capanna a dormire, e lei ubbidì senza problemi.
Il giorno seguente, il Guardacaccia accompagnò Merope nell’ufficio del professor Silente, perché, a detta del preside, doveva scambiare due chiacchiere con lei.
Gli studenti avevano appena finito di fare colazione ed in quel momento erano tutti presi dalle lezioni, quindi non ebbero difficoltà a raggiungere la torre dedicata.
<< Ape frizzola >> pronunciò Hagrid, e il gargoyle a guardia della torre si scostò per farli passare. Salirono lungo la scala a chiocciola ed entrarono nell’ufficio. Era spazioso e di forma ovale, strapieno di quadri raffiguranti maghi e streghe, che dovevano essere di sicuro i presidi  di Hogwarts che si erano susseguiti nella storia. L’interno era cosparso di oggetti magici e affascinanti.
Silente non c’era.
<< Wow!! >> esclamò sognante la piccola << Ma è bellissimo! >>
<< Mi raccomando, non toccare niente. Vieni, siediti >> Hagrid la invitò a sedersi nel mentre Merope aveva già iniziato a girovagare incuriosita nella stanza.
<< Oh, è un pappagallo? >> chiese la bambina, indicando Fanny e ignorando le parole di Hagrid.
Il mezzo-gigante ridacchiò di gusto: << No, è una Fenice! E non una qualunque, ma quella del signor Silente in persona! >>
Merope prese a lisciarlo dolcemente con le dita, finché la sua attenzione non ricadde su un cappello lercio e consunto poggiata sulla scrivania del preside.
<< E questo cos’è?? >> chiese eccitata e si precipitò ad afferrare il cappello << Dentro c’è un coniglietto, vero? >>
Hagrid non fece in tempo a dirle cos’era che la bambina provò ad indossarlo, ma appena le sfiorò la testa, questi disse a voce alta.
<< GRIFONDORO! >>
Merope si spaventò e se la tolse subito, per poi scorgere il Guardacaccia che aveva gli occhi sgranati.
<< È stato il cappello a parlare?? >> fece incredula, riposando l’oggetto sulla scrivania un po’ impaurita.
Prima che Hagrid rispondesse, qualcun altro intervenne in maniera inaspettata.
<< Però… che sorpresa! >> Silente e la sua barba scintillante irruppero nell’Ufficio e Merope gli lanciò uno sguardo perplesso.
<< Signore… perché il cappello ha gridato Grifondoro? >> domandò la bambina quando Silente si sedette di fronte a lei.
Silente accennò a un lieve sorriso: << Puoi andare, Hagrid >> disse rivolto all’uomo barbuto, il quale era ancora mezzo sconcertato per la sentenza del Cappello.
<< Vedo che hai fatto conoscenza con il Cappello Parlante. È lui che si occupa degli Smistamenti ad Hogwarts >> asserì Silente, guadagnandosi una mascella spalancata.
<< Vuol dire che il Cappello mi ha messo in…? >> Merope avrebbe immaginato tutto fuorché quello. Conosceva le quattro Casate della scuola, visto che Tom gliene aveva parlato anni orsono, ma lei era sempre stata convinta di non appartenere a nessuna di esse tranne la più ovvia << M-Mi scusi, ma ci deve essere un errore… io non posso essere una Grifondoro! >>
Il preside la guardò intensamente: << E perché no? >>
<< Beh, perché sono la discendente di Salazar Serpeverde! >> rispose lei.
<< Già, curioso… >> disse divertito Silente.
<< E quindi dovrei essere una Serpeverde! Anche mio fratello lo era! >>
<< Il Cappello non sbaglia quasi mai, signorina Riddle >> ammiccò l’uomo, facendo arrossire Merope.
<< Appunto, quasi. È sicuramente un equivoco, signore. Non ho le qualità per essere una Grifondoro >> insistette la bambina, sotto gli occhi attenti di Silente.
<< Vedremo il futuro cosa ti riserverà, allora. >>
Merope annuì con la convinzione che ci fosse stato un tremendo sbaglio. Lei Grifondoro? Era impossibile. Tra l’altro se Voldemort l’avesse scoperto non osava pensare a quale sarebbe stata la sua reazione.
<< Perché mi ha chiamata? Di cosa voleva parlarmi? >> chiese.
Un’interminabile istante più tardi, sormontato dai sospiri confusi della bambina, Silente approfittò per aprire un altro argomento.
<< Dunque >> incominciò << Volevo chiederti se potessi rivelarmi dove sono nascosti tuo fratello e i Mangiamorte >>
Quella richiesta la spiazzò: << Ehm… i-io… >> sudò freddo, ma trovò abbastanza coraggio da sussurrargli << No, signore… non posso. Mi dispiace… >>
Riflettendoci, non aveva scelta. Lei, che non si schierava dalla parte dei buoni né tantomeno dei cattivi, sentiva che non avrebbe potuto procurare un torto simile a suo fratello.
Silente fu attraversato da un velo di delusione: << Capisco… se non altro ci ho provato >> il preside continuò << Ma vuoi davvero tornare da lui? >>
Merope si stranì: << Certo che sì >>
<< Bene, perché… >> e Silente tirò fuori dal suo cassetto decine di lettere aperte << Molti genitori hanno saputo che sei qui, Merope. I loro figli gli avranno raccontato tutto sul tuo conto e si sono, come dire… imbestialiti >>
La bambina era un misto tra lo sgomento e il triste.
<< Vogliono che tu te ne vada, altrimenti minacciano di ritirare i propri ragazzi >> concluse il mago, mentre coglieva i primi segni di pianto da parte della piccola da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
<< Ce l’hanno tutti con me! >> si arrabbiò Merope << Ma cosa ho fatto di male, cosa?? >>
Incrociò le braccia e trattenne numerose lacrime, col viso che le divenne rosso.
<< Non hai fatto niente, Merope. Però devi pur sempre ricordarti di chi sei sorella. >> aggiunse Silente, cercando di tranquillizzarla.
<< Perché devo pagare per gli errori di Tom?? Io non ce la faccio più! >> alla fine due rivoli di acqua salata riuscirono a rigare le sue guance paffute. Se le asciugò e tirò su col naso, finché poi non disse rassegnata << V-Va bene... me ne andrò. Tanto avrei dovuto farlo in ogni caso >>
Albus provò molta pietà nei suoi confronti, soprattutto per il fatto che una bambina così piccola doveva subire tutta quella cattiveria.
<< Fai quello che è giusto fare, ma non so se andartene da sola sia prudente… >>
<< Ho già affrontato il viaggio una volta, e posso farlo di nuovo >> rispose Merope, avvilita.
<< Te la senti davvero di tornare da lui? Non ti ha mai fatto del male? >> chiese Silente.
Merope esclamò: << Non mi farebbe mai del male, anche se voi non ci credete! Quando la Mangiamorte mi ha ferita era sconvolto! >>
L’anziano mago fece un cenno evanescente di assenso.
<< So che è cattivo, ma è l’unico rimasto della mia famiglia e io gli voglio bene! >>
<< D’accordo, calmati >> ridacchiò Silente << Non arrabbiarti, mi fa piacere ciò che dici >>
La bambina si lasciò cadere sulla sedia, col cuore martellante nel petto e i pensieri ancora indirizzati alle lettere dei genitori.
Trascorse un minuto abbondante di silenzio, in cui i due si fissarono intensamente. Il mago, dalla luce viva che le sue iridi emettevano, parve volerle dare una lezione paterna.
<< Ascoltami… >> disse d’un tratto il preside, mutando di nuovo discorso << Ho parlato con la professoressa Cooman, ieri notte. Comprendo il tuo shock per la questione della profezia e del tuo omicidio, ma ti prego di non cedere a sentimenti troppo violenti >>
Merope inarcò un sopracciglio, poco sicura di aver colto la frase di Silente.
<< Che vuole dire con questo? Cosa c’entra che ha parlato con la signora? >>
Albus respirò a fondo prima di spiegarsi: << Ieri la Cooman è stata interrotta dalla professoressa Umbridge e non ci ha potuto dire una cosa molto importante >> ci fu una breve pausa << Suo nonno Ermes aveva previsto un altro evento, che poi si sarebbe verificato. >>
<< Ovvero? >> la bimba ebbe paura nel chiedere, ma pendeva comunque dalle sue labbra.
<< La tua resurrezione… >>
Merope non lasciò finire la frase a Silente che lei disse: << Ma questo lo sapevo! Lo ha detto molto tempo dopo la mia morte davanti a To… ehm Voldemort, ma lui lo ha ucciso >>
<< Infatti… lo ha ucciso prima ancora che finisse di parlare >> e allo sguardo perplesso di Merope, Silente continuò << Ermes non aveva predetto solo il tuo ritorno, ma anche che ti saresti vendicata contro i tuoi assassini >>
La faccia della piccola trasparì assoluto orrore.
<< Cosa?? >>
<< Già. Si può dedurre quindi che siano ancora in vita… >>
Merope non riusciva a emettere fiato, solo una sensazione di vomito le attanagliò lo stomaco. I suoi carnefici erano vivi e vegeti? E non avevano subìto alcuna condanna?
Dentro di sé montò una rabbia indescrivibile. Strinse le mani sulla sua gonna nera, cercando di contenere l’istinto di strangolare qualcuno.
<< Io non sono una persona vendicativa, professor Silente >> disse a sforzo e nascondendo il suo atteggiamento contraddittorio << Sono venuta per aiutare mio fratello. Questo è il mio unico obiettivo… >>
Lui la scrutò a lungo, mentre la bambina cercava di mantenere il contatto visivo.
<< Ne sono certo, Merope. Del resto… sono le nostre scelte che ci definiscono. La profezia può anche essersi sbagliata, per quel che ne sappiamo. >> asserì l’anziano mago, i raggi del sole che riflettevano nella sua barba color argento.
La bambina annuì risoluta, sempre mantenendo una dubbia compostezza: << Io… credo che andrò da Hagrid. Ma entro domani lascerò Hogwarts, quindi… non avrà più problemi con quelle lettere, immagino. Arrivederci, signore >> lo salutò, ricambiata dall’ombra di un sorriso, e scese dalla torre.
La testa le girava da ciò che aveva appena scoperto e non aveva idea di come avrebbe dovuto agire: lei era tornata sulla Terra unicamente per suo fratello, non per vendicarsi… ma a quel punto provava sentimenti contrastanti. Sapendo dei suoi sicari ancora in circolazione non poté non desiderare di farli fuori a sangue freddo. A causa loro era morta lei, la madre e, in un certo senso, anche Tom… come avrebbe potuto chiudere un occhio in tutta quella storia?
Devastata, decise di riposarsi nella capanna di Hagrid, dove avrebbe rimuginato sia sulle parole di Silente, sia sul suo ritorno a Villa Malfoy, un viaggio che forse sarebbe durato ben due giorni in volo.
 
Era l’ora di pranzo quando Merope oltrepassò il portone della Sala d’Ingresso di Hogwarts. Voleva restare un altro po’ prima di ripartire, ma se avesse saputo che a quell’ora tutti gli studenti della Scuola erano lì a mangiare, sarebbe stata felice di passare qualche minuto in più a casa di Hagrid.
Appena arrivò nella Sala Grande, decine di teste si voltarono nella sua direzione, interrompendo il loro chiacchiericcio animato. La guardarono con odio mentre s’incamminava verso Harry, Ron e Hermione che si trovavano alla punta del tavolo di Grifondoro.
Merope preferì ignorare le brutte parole che stava sentendo, e facendo finta di nulla, si sedette vicino a Harry.
<< Ciao… >> sussurrò triste la bambina.
Hermione e Ron, percependo l’atmosfera di tensione intorno a loro, la salutarono senza entusiasmo.
<< Ehi! Come è andata? >> chiese invece Fred nel suo solito tono pimpante. A lui e George la piccola non faceva paura, per quanto gli riguardava era una bambina come tutte le altre.
Ginny le sorrise a mo’ di incoraggiamento, visto che l’umore di Merope era calato drasticamente.
<< Bene… è proprio un bel posticino… >> rispose inespressiva.
Intanto i ragazzi di Grifondoro si spostarono apposta più in là per la sua presenza, non nascondendo il disappunto dipinto sulle loro facce.
Merope non credeva ai suoi occhi, aveva voglia di andarsene via in quello stesso momento e tornare da suo fratello.
Harry intuì lo stato d’animo della piccola e cercò di consolarla: << Non prendertela >> disse mentre la rabbia gli cresceva dentro << Sono solo spaventati >>
<< Spaventati? >> chiese avvilita, adocchiando il giovane Neville che la fissava con disprezzo.
Ron non pensò minimamente a fiatare poiché quella situazione stava diventando imbarazzante, piuttosto si concentrò sulle sue patate al forno.
<< Mi odiano, altroché! >> esclamò piangente Merope, prima che anche le altre Casate si unissero al brusìo collettivo e alle occhiate ostili.
<< AVRESTE ANCHE POTUTO NON INFORMARE I VOSTRI GENITORI! TRANQUILLI, ME NE SAREI ANDATA COMUNQUE! >> la piccola Riddle non resistette e scoppiò in una fontana di lacrime, per poi alzarsi di scatto dal tavolo e scomparire in uno dei corridoi della Scuola.
<< No, aspetta! >> gridò Harry, dispiaciuto. Hermione lo fermò dal suo tentativo di seguirla.
<< Lasciala da sola, Harry… >> disse Hermione.
Fred, George e Ginny scossero la testa, finché il primo non alzò la voce, furibondo.
<< Siete degli imbecilli! >> sbottò ai membri della sua Casata, ma la mazzata era rivolta a tutta la Scuola << Addirittura avete scritto alla mammina e al papino?? Ma state scherzando?? >>
Luna gli avrebbe applaudito volentieri, ma si limitò a partecipare in modo passivo.
<< Non dovevamo avvisarli, secondo voi?? >> gridò una Tassorosso.
George si unì al coro: << Non ce n’era alcun bisogno! >>
Neville intervenne sprezzante: << è chiaro che non avete colto la gravità della cosa, eh?? Siamo soltanto più furbi di voi. >>
<< Esattamente in cosa più furbi? Nel trattare male una bambina? >> domandò beffardo e fuori di sé, Harry.
<< Quella mocciosa è la sorella di Voi-Sapete-Chi! Non possiamo trattare bene una nanetta Serpeverde pericolosa! >> urlò una studentessa di Corvonero.
Seamus non li ascoltava nemmeno dato che non credeva ancora alla storia di Voldemort e della presunta sorella.
I Fratelli Weasley, Harry e Hermione spalancarono la bocca.
<< COME TI PERMETTI! >> Harry non ci vide più dalla collera.
<< Fate solo schifo! >> disse Hermione arrabbiatissima << Un esame di coscienza non vi farebbe male, stupidi Troll! >>
Intanto i Serpeverde rimasero in silenzio, tra cui Draco Malfoy che sfruttò l’occasione per parlare con la bambina. Prese Tiger e Goyle per la collottola e li spinse a raggiungerla senza farsi vedere.
Merope non sapeva dove stesse andando, la sua vista era appannata dalle lacrime, tuttavia si disse che era meglio vagare a vuoto per Hogwarts che udire a destra e a manca insulti nei suoi confronti.
A un certo punto si appoggiò su una parete da quanti singhiozzi e lacrime stava sfogando. Quasi non riusciva a respirare e il suo viso era diventato rosso pomodoro.
Perché il mondo la odiava così tanto? Si sentiva sbagliata, inutile, non desiderata… voleva sparire e morire di nuovo.
<< Ehi, tu! >> una voce irritante la destò all’improvviso e si accorse che davanti a lei c’erano tre persone. Lei riconobbe subito il figlio di Lucius.
<< T-Tu sei… >> la bambina si asciugò gli occhi << Draco Malfoy? >>
Il ragazzo annuì impaziente: << Non voglio perdere tempo con le presentazioni. So già chi sei, me lo ha detto mio padre. >>
Merope lo guardò eloquente, per poi spostare lo sguardo verso i suoi scagnozzi, tremando da quanto erano inquietanti.
<< E allora che vuoi? >> disse scontrosa per la sua mancanza di sensibilità nel non chiederle neanche come stava, vedendola piangere a dirotto.
Draco emise un grugnito insieme a Tyger e Goyle: << Non hai spifferato del nascondiglio dei Mangiamorte, vero? >>
Merope si asciugò un’altra lacrima ribelle: << No! Non ho rivelato che sono nascosti a casa tua, se è questo quello che intendi! >>
<< Apposto allora! >> mugugnò sollevato << Noi non siamo mai stati qui, eh! >>
<< Mamma mia, sei uguale a tuo padre >> commentò schifata Merope al tono altezzoso di Draco.
Malfoy fece per rispondere, ma le sue labbra si intrecciarono in una smorfia di disgusto.
<< Guarda chi arriva… il liberto pagato delle cucine! >> Draco voltò l’angolo con Tyger e Goyle e se ne andarono a passo svelto.
La bambina che aveva finito di piangere si girò dalla parte opposta e scorse una creatura che non aveva mai visto in vita sua. Era basso e ossuto, con due orecchie da pipistrello e grandi occhi verdi.
<< Aww! Ma che carinooo! >> esclamò Merope appena lo vide, mentre Dobby si bloccò dalla corsa, preda dell’abbraccio stritolante della piccola Riddle.
Per un attimo, Merope dimenticò gli avvenimenti di pochi minuti prima, ma l’elfo domestico iniziò a soffocare alla sua stretta.
<< Dobby è lusingato, signorina. Però Dobby ora deve proprio andare! >>
Merope s’intenerì maggiormente: << Com’è dolce la tua voce! >> era felice come se avesse ricevuto Dobby per regalo.
Alla fine l’elfo riuscì a staccarsi: << Lei è molto buona, signorina. Pochi umani hanno trattato bene Dobby. Chi è lei? >> le domandò.
<< Mi chiamo Merope! Piacere di conoscerti! >> disse lei, stupendosi di aver trovato un altro dei pochi che non la vedevano come un mostro.
Dobby aveva l’aria affrettata: << Che bel nome Merope! A Dobby piace questo nome, e piace anche questa bambina che lo tratta come pari, signorina! >>
La piccola arrossì d’imbarazzo: << Anche a te hanno trattato male? >>
<< Prima, quando era un servo! Adesso Dobby è libero, signorina! Ma ora Dobby non può più parlare, ora Dobby deve andare da Harry Potter, altrimenti farà tardi! >> concluse l’elfo, che prese a correre verso la Sala Grande.
Merope non ebbe la possibilità di chiedergli alcunché, lui era già scomparso a un angolo del corridoio. Era davvero simpatico e tenero quel Dobby e d’istinto le venne di seguirlo, se non fosse che qualcun altro le stava alle calcagna.
<< Oh no… >> con orrore si rese conto che la donna che avanzava verso si lei era la Umbridge munita di ghigno e vestito rosa sfavillante.
Si chiese se era meglio tagliare la corda, ma la professoressa le era già di fronte a braccia incrociate.
<< Chi si rivede! >> squittì la faccia da rospo << Non hai niente di meglio da fare che girare tutta sola per i corridoi della Scuola? >>
Merope quasi vomitò a guardare le sue rughe contratte per formare il sorriso più falso dell’universo.
La Umbridge ruggì: << Sei consapevole del fatto che tu, mocciosa, hai creato un tale allarmismo negli studenti di Hogwarts da coinvolgere persino il preside? >>
<< Dire che Voldemort è veramente risorto vuol dire creare allarmismo? >> chiese acida Merope, ricordandosi delle lettere furiose dei genitori.
<< Esatto! Perché è una grossa bugia! Io, in qualità di Inquisitore Supremo, ho l’obbligo morale di intervenire. Quindi ti consiglio di cambiare registro al più presto, se non vuoi che prenda seri provvedimenti! >> la donna strillò in maniera antipatica in faccia alla bambina, che le lanciò uno sguardo divertito.
<< Senta, lei è liberissima di svolgere le sue maledette lezioni a suon di “il Signore Oscuro non è risorto” e prendere in giro chi cavolo vuole, ma se pretende che io l’ascolti quando NON SONO una sua alunna e non ha alcun potere su di me, si sbaglia di grosso. >> asserì concisa Merope, lasciando la Umbridge alquanto interdetta dalla sua risposta scaltra.
Merope continuò, godendo all’espressione confusa della donna: << E sa, signora, io non ho paura di Lord Voldemort in persona… come spera che possa intimidirmi lei? >>
La Umbridge si riscosse dallo stato di trance in cui era caduta e le lanciò un sorrisetto malvagio: << Ammiro tanto il tuo coraggio, piccina… Peccato che questa tua aria da superiore non ti servirà ad evitare di nuovo la morte >>
La bambina assunse un’espressione sconvolta, ma la donna in rosa proseguì in tutta tranquillità.
<< Ho inviato un gufo al Ministero della Magia e non ci metteranno molto a venire qui… >> rivelò, contornata da un ghigno di vittoria << Suvvia, non penserai mica che avrei lasciato incustodita ad Hogwarts la causa di un enorme scandalo per il Ministero? Sul serio eri così convinta di lasciare questo posto incolume? >> chiese, vedendo la faccia scandalizzata di Merope.
<< Lei… Lei lo sapeva! Sapeva che sono stata uccisa da due Auror! È complice dei miei assassini! >> esclamò mentre indietreggiava dal terrore.
<< Naturalmente >> disse maligna la Umbridge << Tutto il Ministero è complice, mia cara bambina >>
Merope aveva il cuore in gola: << Siete… Siete dei mostri! Peggio di mio fratello, maledetti criminali! >>
La Umbridge rise di gusto: << Se fossi in te mi preoccuperei di non farti trovare dai tuoi ex carnefici, perché sai… ho avvisato anche loro… e non vedono l’ora di chiudere questa faccenda una volta per tutte >>
Merope sentì la terra crollarle sotto i piedi. Era talmente incredula che non riusciva a respirare.
<< No… >>
<< Sì! AHAHAHAHAH! Quindi ti consiglio di non alzare la cresta, altrimenti potresti finire all’altro mondo in un battibaleno. >> asserì la donna.
La piccola Riddle che era sull’orlo di una crisi isterica: << Non ci riusciranno… Io li ucciderò prima che loro possano sfiorarmi! >>
<< Tu? E come, mocciosa? Non hai una bacchetta con cui difenderti >> sghignazzò la Umbridge, ma Merope la ricambiò beffarda.
<< Questo lo pensa lei >>
La donna si bloccò e la guardò storto per due secondi.
<< Eh sì, io una bacchetta ce l’ho! E le assicuro che non avrò pace finché non vedrò quei due bastardi morti davanti a me! >> disse con livore la bambina, avvicinandosi minacciosa alla Umbridge << Ma prima… di certo il mio fratellone sarà felicissimo di scoprire queste cose quando gliele dirò… forse non ci crederà, ma nei miei confronti è molto protettivo, pensa che appena gli ho raccontato della mia maestra Babbana che anni fa mi picchiò a sangue, lui l’ha fatta fuori per vendicarmi! >>
La faccia da rospo non trovò come rispondere e le rivolse una smorfia orripilata.
<< Non che sia d’accordo sulle cattive abitudini di Tom, ma immaginarlo che uccida lei mi provoca solo piacere! Così vedremo se avrà ancora il fegato di negare il suo ritorno! >>
<< Capisco… >> si schiarì la gola la Umbridge << Però ti è sfuggito un piccolissimo dettaglio, piccina >> disse saccente.
Merope incrociò le braccia: << Quale? >>
<< Che anche io sono capace di ucciderti >> e tirò fuori la sua bacchetta << In questo preciso istante. >>
La piccola sgranò le palpebre e iniziò ad arretrare ad ogni passo intimidatorio che la più anziana faceva.
<< Non può farlo! >> urlò Merope, in lacrime. La Umbridge le puntò in gola la bacchetta e inarcò le labbra all’insù.
<< Posso eccome. Nessuno saprà la verità, solo tu e io… >>
Il pianto di Merope parve infinito e il peggio era che nessuno si faceva vivo per aiutarla. Non riuscì a chiedere rinforzi visto che la voce le si soffocò in gola.
Tutto lasciava presagire che la Strega avrebbe agito indisturbata, ma all’improvviso la bambina raccolse le forze mentali che le erano rimaste e, grazie ai suoi poteri, scaraventò con un’onda d’urto la Umbridge contro il muro alle sue spalle.
In quei pochi secondi, Merope trovò il tempo di scappare via il più velocemente possibile, prima che la professoressa si riprendesse dallo stordimento.
<< TORNA QUI! >> gridò a squarcia gola, mentre la piccola corse alla cieca per tutto il Castello con gli occhi appannati e il viso bianco dallo shock.
Dai passi concitati che udiva, capì che la donna la stava inseguendo. Sicuramente aveva paura che parlasse con qualcuno riguardo la loro conversazione. Se fosse stato così, per lei e il Ministero sarebbe stata la fine e non poteva permetterlo.
Merope non ricordava di aver mai corso così tanto, ma quando si fermò constatò di essere giunta ai piani più alti di Hogwarts. Non seppe neanche lei con quale forza.
Un altro corridoio vuoto. Presa dal panico cercò di intravedere una soluzione e subito pensò fosse meglio scappare e tornare a Villa Malfoy, solo che uno strano richiamo la inchiodò al suolo.
Proveniva dalla parete, com’era possibile? Vi incollò l’orecchio e comprese al volo. Un sospiro trattenuto di gioia la fece calmare e il battito del suo cuore accelerò dall’adrenalina.
<< Thomas… >> sussurrò, per poi sentirsi una lampadina accendersi dentro la testa << La Stanza delle Necessità…! >>
Lei conosceva quel luogo, in quanto suo fratello aveva creato e rinchiuso lì un suo Horcrux. Per fortuna, quando era tornata sulla Terra, aveva conservato la memoria delle azioni del fratello, che le tornarono utili in quel momento.
Era il suo richiamo, ne era certa…
In fretta e furia, camminò avanti e indietro tre volte. Il suo bisogno era quello di parlare con lui, di trovare conforto nella persona che più di tutti la conosceva e non l’avrebbe mai abbandonata, e soprattutto che le voleva bene…
Sperò che fosse abbastanza, che il rituale per accedere nella Stanza fosse giusto… poi sul muro apparve magicamente una grossa porta.
La felicità di Merope non si poteva descrivere. Si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno ed entrò.
La prima cosa che vide fu un vecchio cofanetto posto a qualche metro da lei, da cui percepiva il richiamo. Subito lo aprì e un bellissimo diadema con una grande pietra azzurra incastonata le saltò alla vista. La prese in mano.
<< Ciao, Tom >> disse Merope in serpentese e abbracciando forte l’oggetto  << Mi sei mancato tanto! >> anche se era consapevole che lui non poteva risponderle, in un modo o nell’altro era sicura che la stesse ascoltando << C’è una donna cattivissima che vuole farmi del male. Ho molta paura… il Ministero della Magia sta complottando per uccidermi, per insabbiare tutto… Tom, sono stati loro! Non erano due Babbani i miei assassini, erano due Auror… il Ministro dell’epoca ordinò loro di uccidermi, Tom… >> le lacrime fuoriuscivano come un fiume in piena mentre raccontava la storia a suo fratello, o a una parte di lui. Il diadema di Priscilla Corvonero divenne incandescente e Merope si scottò facendolo cadere a terra.
Doveva scommettere che si sarebbe arrabbiato…
<< Come darti torto! Ma sai, fratellone? Stavolta non la vinceranno! Ti prometto che non mi lascerò ammazzare di nuovo, dovranno vedersela con me! >> sibilò in serpentese la bambina. Riprese l’Horcrux e lo strinse al petto, immaginando di stare ad abbracciare il vero Thomas, umano e non diviso in pezzi. Al pensiero la tristezza la pervase, ma cogliendo l’occasione di restare con lui decise di restare un altro po’ di tempo. Del resto, lì non poteva essere disturbata dato che nessuno conosceva l’esistenza di quella Stanza.
Nonostante le circostanza, si rassicurò un sacco al contatto con suo fratello. Finalmente aveva una “persona” con cui confidarsi, con cui elaborare lo shock di essere diventata una ricercata…
Ma appena si rese conto che doveva lasciare la Stanza delle Necessità, capì di aver passato parecchi minuti a parlare con la coroncina. Non sapeva che ora fosse e, cosa più importante, se la megera le stesse ancora alle calcagna.
<< Devo andarmene, Tom! Scappo a Villa Malfoy dove ci sono le altre due parti di te! Non ti abbandono, stai tranquillo! >> e detto ciò, diede un bacio al diadema e lo ripose al suo posto, sigillando bene il cofanetto.
A velocità supersonica si precipitò all’uscita, ma quando la porta scomparve dietro di sé, perse un battito cardiaco.
Davanti ai suoi occhi Harry, Ron, Hermione e Dobby che la fissavano impietriti. Merope voleva sotterrarsi.
<< Tu? >> fece Ron a bocca spalancata << Ecco perché non riuscivamo ad entrare! >>
La piccola sfumò di rosso dalla vergogna. Vide Harry e Hermione assumere uno sguardo incuriosito.
<< Dobby, ci avevi detto che nessuno conosceva la Stanza delle Necessità! >> disse la Granger all’elfo domestico.
Dobby annuì a scatti: << Infatti è così, signorina Granger >>
Merope avrebbe tanto voluto coccolare un’altra volta Dobby, ma non era decisamente il caso.
Harry non sembrava turbato, anzi si rivolse a lei con naturalezza.
<< Come fai a sapere di questa Stanza? >>
<< Non… non posso dirvelo >> rispose amareggiata Merope.
Gli altri sollevarono un sopracciglio e sospirarono di rassegnazione.
<< E voi perché la cercavate? >> chiese poi spontanea, guadagnandosi le braccia conserte di Ron e il suo tono autoritario.
<< Non possiamo dirtelo. >> ripeté la sua stessa frase apposta: non potevano certo rivelarle dell’Esercito di Silente! Non erano così stupidi.
Merope afferrò al volo: << Capisco… beh, adesso potete entrare >> disse triste e facendo loro spazio << Non vi disturberò più… io devo andarmene adesso >>
Poi una voce lontana e agghiacciante le procurò un infarto immediato.
<< Cavolo! >> sbottò Merope, terrificata.
<< Oh no… la Umbridge! E ora?? >> biascicò Ron agli amici, con Dobby che cercava di nascondersi dietro Hermione.
<< Sta cercando me! >> disse in un fiato la bambina, indietreggiando verso la finestra del corridoio.
Harry era interdetto: << Come?? E per quale motivo? >>
Merope all’improvviso scoppiò in lacrime: << Vogliono… vogliono uccidermi! Il Ministero… I-Io non ho tempo… devo scappare! Devo tornare da Tom! >>
Prima che Dobby, Ron, Hermione e Harry potessero scambiarsi un’occhiata spaventata, la piccola si arrampicò sul davanzale della finestra.
<< Ferma, che vuoi fare?? >> urlò Ron con gli occhi fuori dalle orbite.
<< Sei impazzita?? >> fece Harry, preoccupatissimo.
Intanto, dagli sproloqui inconfondibili della Umbridge, si accorsero che la professoressa di Difesa contro le Arti Oscure era sbucata dal nulla poco distante da loro.
Merope si voltò un’ultima volta per salutarli con lo sguardo e si lanciò nel vuoto.
Dobby e il trio ebbero un potente infarto e Hermione cacciò un grido straziante. Ma poi guardarono fuori e videro la bambina volare via come un razzo, priva di scopa.
<< C-Che cosa…? >> soffiò Ron con vocetta impaurita.
<< Sa volare?? >> incalzò Harry.
<< CHE CI FATE QUI? >> la Umbridge era su tutte le furie. A giudicare dal suo affanno, si poteva dire che aveva corso per tutta Hogwarts.
Ron balbettò: << Noi, ehm… stiamo… >> bramò l’aiuto dei suoi amici che anch’essi non avevano idea di cosa inventare.
<< Avete visto la bambina, per caso?? >> chiese brusca la donna.
<< No. >> rispose prontamente Harry << Non è passata di qui >>
La Umbridge lo squadrò sospettosa: << Ne è sicuro?? >>
<< Sì! >> arrivò in soccorso Hermione << Sarà sicuramente da un’altra parte! >>
La donna bofonchiò imprecazioni e partì di nuovo con le ricerche.
Inutile descrivere le facce dei quattro, erano a dir poco allibiti.
<< Ma cosa sta succedendo?? Non ci sto capendo niente! >> disse Ron.
<< L’avete sentita? Qualcuno vuole ucciderla! >> disse Harry, furioso e spaventato insieme.
Hermione si mise una mano sul petto: << Secondo voi c’entra la Umbridge? >>
<< Guarda caso la stava cercando >> fece retorico il moro << Non vi sembra strano? >>
<< Voi conoscete quella bimba, signori? >> chiese d’un tratto Dobby, il quale non capiva il motivo della presenza di una giovanissima ad Hogwarts << Ha stritolato Dobby in un abbraccio. Dobby pensa che sia molto carina e gentile! >>
Ron gli rispose cauto: << Hai fatto amicizia con la sorellina di Tu-Sai-Chi, Dobby >>
Le iridi dell’elfo si ritrassero dall’orrore e la sua bocca rimase aperta per una manciata di secondi.
<< S-Sorellina di… Tu-Sai-Chi?? >> Dobby tremolò.
Hermione, dopo aver fulminato Ron con lo sguardo, disse: << Facci entrare nella Stanza e ti spiegheremo tutto! >>
Harry teneva gli occhi fissi sulla finestra, domandandosi che ne sarebbe stato di lei e se fosse stata in pericolo. Al solo pensiero s’incupì e il cuore gli batté forte nel petto.

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


L'amico d'infanzia

<< Ehm, ehm >> uno schiarimento di gola fin troppo familiare irruppe nel bel mezzo della lezione di Trasfigurazione.
La professoressa Mcgranitt era appena stata interrotta dalla Umbridge, la quale fece capolino nella classe e aveva l’aria di chi stesse fingendo di essere il più naturale possibile.
Gli studenti di Grifondoro e quelli di Tassorosso si scambiarono un’occhiata perplessa. Harry, Ron e Hermione non furono da meno.
<< Prego, Dolores. In cosa posso esserti utile? >> chiese seccata la Mcgranitt, dilatando le narici alla sola vista della collega.
Quando entrò in aula era evidente che fosse alquanto nervosa.
<< Hai per caso visto in giro la bambina? >> disse la Umbridge.
Il trio e il resto dei compagni incrociarono i propri sguardi consapevoli, soprattutto Harry, Ron e Hermione che avevano la risposta alla domanda.
La Mcgranitt non pensava avrebbe chiesto di Merope e la guardò in maniera strana. Notò che aveva l’affanno, come se avesse perlustrato l’intera Scuola per ore: << No, non l’ho vista oggi. Perché? >>
La Umbridge sospirò impaziente: << Oh nulla, sono solo preoccupata, Minerva… >> mentì spudoratamente << Nello stato confusionale in cui si trova bisogna che qualcuna la controlli… >>
Harry provò una rabbia indescrivibile, perché capì fin dall’inizio che la professoressa stesse dicendo il falso.
La medesima emozione colpì Ron e Hermione. Fissarono Harry e insieme decisero di parlare.
<< Se n’è andata >> disse Harry.
Le due docenti si voltarono nella sua direzione, incredule.
<< In che senso, Potter? >> la Mcgranitt riacquistò il suo tono professionale.
<< Nel senso che se n’è andata via… non è a Hogwarts >> rispose per lui, Ron.
Gli studenti nella classe bofonchiarono tra loro, sconvolti.
La Umbridge parve arrabbiatissima: << Come?? >>
<< Senza neanche salutarci? >> disse la Mcgranitt ignorando la collega.
<< Prima vi ho chiesto di lei e mi avete risposto che non sapevate dove fosse! >>
Harry assunse un timbro più rauco e rivolse uno sguardo ambiguo alla faccia da rospo: << Non volevamo farla turbare, professoressa… era impaurita da qualcuno… diceva che volevano ucciderla >>
La Umbridge colse i fulmini di Harry e cercò di rimanere impassibile e sorpresa. La classe si abbandonò al tumulto.
<< Che cosa? >> la professoressa di Trasfigurazione si mise una mano sul cuore, mentre Dolores premeva per lasciare l’aula e correre nel suo ufficio, dove avrebbe avvisato con una lettera Cesar, Johnson e tutto il Ministero.
<< Ma è terribile… >> squittì falsamente l’altra << Chi oserebbe toccare quella dolce bambina? >>
Hermione digrignò i denti e strinse i pugni: << Non lo sappiamo, professoressa. Ce lo dica lei… >>
Prima che la Umbridge potesse ribattere, la Mcgranitt proferì.
<< Qualcosa l’avrà di sicuro spaventata… Ma qui nessuno vuole ucciderla… Insomma, dove vi ha detto che era diretta? >>
Neville s’intromise torvo: << Ha ribadito più volte che doveva tornare da… >>
<< Lei-sa-chi >> completò Dean Thomas.
<< Sempre che sia vero, dato che Voi-Sapete-Chi non è tra noi! >> sbottò invece Seamus, stufo di sentir parlare ancora di quella faccenda.
I compagni, soprattutto Harry, sbuffarono e alzarono gli occhi al cielo.
La Umbridge non riuscì più a stare lì ferma e si precipitò alla porta senza preoccuparsi di salutare. La Mcgranitt, accigliata, tornò a dare attenzione ai suoi studenti.
<< Beh… che dire… non possiamo farci niente, ora >> si rassegnò la professoressa.
Poi Neville aggiunse sprezzante: << Meglio così, l’ha finalmente capito che per lei non c’è posto ad Hogwarts. >>
<< Senti un po’! >> Harry, furibondo, sbottò contro Paciock << Sei pregato di non condividere i tuoi pensieri inutili con noi! >>
<< Ma non lo penso solo io, tutta la Scuola lo pensa! >> rispose Neville, scorbutico.
Ron si premette le mani sul viso.
<< Perché la difendi tanto?? >> continuò Paciock a Harry << Quella mocciosa è sorella di Tu-Sai-Chi, colui che ha ucciso i tuoi genitori, te ne sei dimenticato?! >>
Proprio nel momento in cui si preannunciava una furiosa lite, la Mcgranitt urlò.
<< SILENZIO! >>
Il tentativo di Harry di prendere a pugni Neville non andò a buon fine.
<< Possibile che a 15 anni dobbiate ancora dimostrarvi stupidi e infantili?? >> la professoressa trasudava ira da tutti i pori << Se è voluta tornare da suo fratello sono problemi suoi, anche se avrebbe potuto inventare una scusa migliore! >>
Hermione spalancò la bocca: << Ma professoressa! Era impaurita! Secondo me c’è davvero qualcuno che vuole uccid-… >>
<< Aprite il vostro libro al capitolo 12! >> disse la Mcgranitt, in un tono che non ammetteva repliche << Non voglio più sentire simili sciocchezze! >>
Un minuto dopo che decine di libri vennero sfogliati, dei colpi alla porta la fecero trasalire.
<< Per l’amor del cielo, chi è adesso?? >>
Stavolta al posto della Umbridge si presentò Hagrid con in mano un sacchetto.
<< M-Mi scusi professoressa >> biascicò il Guardacaccia, notando il disappunto della Strega << Stavo cercando Merope >>
La Mcgranitt sbuffò esasperata: << Non lo sai neanche tu? >>
<< Cosa dovrei sapere? >> chiese confuso il mezzo gigante.
<< È andata, Hagrid… non tornerà più >> gli rivelò Hermione a sguardo basso.
<< Non direte sul serio! >> sbraitò Hagrid << Avevo fatto dei biscotti alla zucca apposta per lei! >> e mostrò agli alunni e a Minerva il sacchetto pieno di dolci. Il volto incupito dell’uomo barbuto, però, traspariva una profonda tristezza. Era entrato molto in sintonia con lei durante il soggiorno nella sua capanna, e adesso scopriva che se n’era andata senza preavviso.
<< Va bene, allora >> sospirò la professoressa << Hagrid, vieni con me. Chiameremo gli altri insegnanti e li metteremo al corrente… Voi state buoni, sarà questione di qualche minuto. >>
Così lei e Hagrid lasciarono l’aula, mentre gli studenti al suo interno presero a conversare sulla situazione. Harry, Ron e Hermione si guardarono con intensità, ponendosi la stessa domanda: chi voleva uccidere (di nuovo) Merope? C’entrava il Ministero, forse? Una cosa era certa, la Umbridge ne sapeva qualcosa.
 
Il sole iniziava già a calare quando Merope si accorse di non aver vigilato a dovere sulla strada da percorrere. Pensò che avrebbe dovuto prestare più attenzione, ma mentre il vento le accarezzava il viso e il freddo si insinuava nelle ossa, i suoi pensieri erano indirizzati a ciò che aveva confessato quella vecchia megera della Umbridge: i suoi assassini erano a piede libero e pronti a ucciderla per la seconda volta, e tutto per non mettere nelle grinfie di uno scandalo il Ministero della Magia.
Spaventata e tremante dalla rabbia, la bambina si chiese se in quel momento era al sicuro, se i due tizi non la stavano già cercando per levarla di mezzo… Ma in volo e a cielo coperto trovava difficile farsi rintracciare, anche perché gli Auror non potevano sapere dove fosse diretta.
Le ore passarono e il buio serale prese largo insieme all’aria gelida. Dato che ci avrebbe messo almeno uno o due giorni per arrivare a Villa Malfoy, decise di riposarsi e riprendere le energie.
Si abbassò di quota e notò una piccola cittadina Babbana che si ergeva sotto di lei. Alla chetichella, Merope posò i piedi all’entrata della città e vi irruppe nella speranza di trovare un rifugio e qualcosa da mangiare.
Non era molto affollata per fortuna, c’erano soltanto alcune coppie con i loro bambini e ragazzi che passeggiavano con gli amici. Certamente a quell’ora tarda stavano ritirandosi alle proprie abitazioni.
Tuttavia la Riddle era sola… un moto di paura la attraversò. In effetti gironzolare incustodita in strada senza un adulto non era poi una decisione tanto saggia, ma lei era troppo stanca per proseguire il viaggio.
Una comoda panchina sarebbe stato l’ideale, peccato che non aveva la più pallida idea di dove andare.
Continuò a camminare, finché a un certo punto ebbe la sgradevole sensazione che qualcuno la stesse pedinando. Con la coda dell’occhio scorse un’ombra che, a passi pesanti e svelti, sembrava volesse raggiungerla.
Perse un battito dallo shock. Possibile che l’avessero trovata così presto? E se fosse stato uno dei suoi assassini? Non era in grado di difendersi a mani nude…
Non vide altra scelta che affrettare il passo. L’ombra umana, però, non smise di seguirla.
Il panico pervase il corpo di Merope, il cui cuore martellava dentro le costole.
Alla fine si mise a correre, ma con l’orrore negli occhi sentì i piedi della persona dietro di lei scalpitare sempre più forte sull’asfalto. La stava inseguendo.
Con le lacrime che le colavano dalla paura, Merope tentò di seminarlo girando l’angolo di una stradina, ma la figura alle sue spalle la prese per il braccio prima che potesse farlo.
La bimba gridò: << Ahh! Chi sei?? Che vuoi da me?? Lasciami! >>
Alzò lo sguardo e vide un uomo sulla sessantina e ben vestito.
<< Non voglio farti del male! >> disse in tono amabile l’uomo sconosciuto.
Merope si tranquillizzò un po’, anche se essere bloccata da uno sconosciuto non era esattamente confortante.
<< Posso sapere chi sei?? >>
L’uomo accennò a un sorriso: << Come, non mi riconosci? >>
<< Cosa? >> la bimba era incredula, ma la postura raccomandabile dell’uomo le infuse una certa fiducia.
<< Sono Eric! Eric Ward! >>
Merope spalancò la bocca mezza scioccata. Stava per saltare dalla gioia quando la ragione la inchiodò al suolo.
<< Provamelo >> disse rigida << Ci saranno un sacco di Eric Ward in Gran Bretagna! >>
L’uomo non parve arrabbiato, le rivolse uno sguardo divertito ed estrasse dal suo taschino la carta d’identità: << Ti basta? >>
Merope lesse di sfuggita la data di nascita che, se sul serio diceva la verità, era quella giusta. Ma non voleva mettere ancora la mano sul fuoco.
<< Dimmi una cosa che solo noi due dovremmo sapere >>
Eric sospirò paziente e ci pensò su: << Vediamo… il giorno del tuo settimo compleanno ci fidanzammo di nascosto, poi andammo dietro un albero e ci baciammo per due ore intere. >>
Merope scoppiò in lacrime: << OH MIO DIO, SEI ERIC! >> gli cinse il collo e lo abbracciò forte.
<< Sì Merope, sono io! >> fece l’uomo, ricambiando l’abbraccio << Sono passati tantissimi anni! >>
La piccola, emozionata che ricordasse il suo nome, si asciugò il viso dalle lacrime.
<< Mi sembra ieri, Eric! Non posso crederci… >>
Una pausa abbondante di stupore la aiutò a scrutare a fondo il suo amico d’infanzia. Alto, magro e dai lineamenti virili, occhi scuri e capelli castani con qualche ciuffo bianco. Era molto affascinante e dimostrava almeno vent’anni di meno.
<< Ma come hai fatto a riconoscermi? >> chiese dopo Merope.
Eric si morse il labbro: << Se vuoi ti porto a casa mia, così ne parliamo… >> lo propose con una nota triste nella voce.
<< Va bene! >> accettò senza indugio.
La accompagnò nella sua piccola e umile casa. Era abbastanza grande da ospitare quattro persone e appena entrarono l’uomo la fece sedere su una sedia del tavolo del soggiorno e le offrì una porzione di brownie al cioccolato.
<< Allora, raccontami! >> esclamò elettrizzata Merope, addentando il dolce.
Eric si accomodò di fronte a lei e trasse un respiro profondo.
<< Beh… innanzitutto devo dire che non mi aspettavo che tu… insomma… tornassi in vita >> disse << Come è successo? >>
La bambina ingoiò un boccone: << è una storia lunga e complicata, credimi… >> prima che finisse la frase, Eric la interruppe.
<< Mio figlio lo ha saputo da suo figlio che è a Hogwarts >> rivelò a un tratto, lasciando Merope di sasso.
<< Hai un nipote che frequenta Hogwarts?? >> domandò sbalordita.
L’uomo le riversò lo splendore del suo sorriso, e capì che non valeva la pena raccontare la storia a pezzi.
<< Mi sa che dovrò dilungarmi… >> asserì soave << Mi sono sposato all’età di vent’anni… >>
Merope divenne rossa, ricordandosi con imbarazzo del fidanzamento con lui quando erano bambini, e a sentirlo che si era sposato le venne un nodo alla gola per il dispiacere.
<< Ora sono vedovo, purtroppo mia moglie Nadia è morta di malattia… ma abbiamo avuto tre figli, il più grande è un mago. Fu una sorpresa per noi… è nato nel periodo in cui tuo fratello era all’apice del potere e chiaramente avevamo paura, vista la sua avversione contro i nati Babbani, come li chiamate voi… >> continuò limpido l’amico, e Merope non poté fare a meno di soffermarsi su un particolare.
<< Sai che era mio fratello…? >> avvertì un senso di nausea alla bocca dello stomaco.
Eric annuì: << Mio figlio, Leonard, ci aggiornava ogni volta delle azioni che ehm… Voldemort compiva… e molti erano a conoscenza del suo nome di nascita, Tom Riddle. Immagina la mia faccia quando me lo ha riferito… non solo lo conoscevo di vista e avevo avuto la sua sorellina come amica del cuore, ma scoprivo anche che era un mago… >>
Merope prese a evitare lo sguardo di Eric, piena di vergogna.
<< Proprio ieri, Leo è venuto a casa e mi ha raccontato che suo figlio gli aveva scritto, dicendo che ad Hogwarts era misteriosamente comparsa la presunta sorella del Signore Oscuro. Io non gli ho confessato che ti conoscevo, ma a quanto pare nessuno sapeva che Tom Riddle avesse una sorellina, ho ragione? >>
<< Non sbagli… >> soffiò malinconica.
<< All’inizio era scettico, ma informandosi ha scoperto che tutti gli altri genitori dei ragazzi avevano preso molto sul serio la situazione e quindi… >>
<< E quindi tuo figlio ha scritto al Preside Silente di cacciarmi dalla Scuola. >> terminò per lui Merope, mentre Eric la squadrava con sorpresa << Ero nell’ufficio del preside quando sono arrivate quelle stupide lettere. In effetti… neanche gli studenti mi hanno accolto con calore… >>
<< Mi dispiace… purtroppo non potevo dire niente a mio figlio, non so quale sarebbe stata la sua reazione. Dopo aver saputo che in qualche modo eri resuscitata… insomma, ero scioccato ma anche desideroso di rivederti, sai, per assicurarmi che fossi davvero tu, la mia fidanzatina di 50 anni fa… >> si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro e sorrise radioso.
Merope abbassò lo sguardo e arrossì: << Sei stato accontentato >>
<< Perché non sei rimasta a Hogwarts? >> chiese incuriosito.
<< Stavo tornando da mio fratello… >> rispose lei a bassa voce.
Eric dilatò le palpebre, turbato: << Da Voldemort?? >>
<< Sì… non mi dire che tuo figlio è uno di quelli che non crede sia tornato! >>
<< Beh, è così >> disse l’uomo, arricciando le labbra << Il Ministero della Magia nega il suo ritorno! >>
Appena sentì la parola “Ministero”, la bambina fece una smorfia disgustata.
<< Il Ministero… solo frottole! Tom è vivo e vegeto, non sarei qui altrimenti! >> sbottò Merope << Sono resuscitata per rinsavirlo dalla sua schifosa mentalità, mica per altro! >>
Eric rimase talmente scioccato che non si rese conto di avere la bocca aperta per parecchi secondi.
<< Oh… >>
<< Aha… >> borbottò febbrile.
<< Come fai a non avere paura di lui? >>
<< Non lo so… è mio fratello >> disse lei, non trovando una giustificazione migliore.
Eric emise uno strano sibilo: << Ricordo che da piccolo mi terrorizzava >>
Merope, inaspettatamente, scoppiò a ridere: << è sempre stato inquietante! >>
<< No, veramente… ogni volta che lo vedevo mi metteva i brividi >> commentò assorto Eric, come se stesse pensando a quei momenti << Lo sai che un giorno mi minacciò? >>
La piccola smise di ridere e sgranò gli occhi: << Eh? >>
<< Si accorse che ero molto attaccato a te e mi disse di non avvicinarmi più >> il cuore gli batté forte a quel ricordo.
<< Che deficiente! >> la mano di Merope sbatté contro la sua fronte << Ma certo… perché eri un Babbano. Ha sempre cercato di proteggermi da quelli che lui chiama “esseri inferiori” >>
Eric le avvicinò il piatto ancora pieno di brownies: << Ma tu non la pensi come lui, giusto? >>
La bimba gli lanciò un’occhiata eloquente: << Secondo te? >>
Eric afferrò, e in quell’istante di puro silenzio provò per la prima volta una sensazione fortissima a discutere con la sua vecchia amica e compagna di classe, morta circa mezzo secolo prima e rinata all’improvviso dal nulla. La differenza d’età poi lo metteva in un certo senso a disagio.
Merope proseguì: << In realtà non ha più potuto sopportare i Babbani da quando quei due tizi mi uccisero… >> preferì non specificare tutto ciò che aveva scoperto sul loro conto.
Un gelo soffocante calò nella sala da pranzo. Eric ricordava benissimo quel giorno e la malinconia lo pervase.
<< Li ha sempre odiati, però fu lì che esplose… e il bello è che non vuole ammetterlo >> disse velata la bambina << è bravo solo a chiamarmi “lurida Maganò” perché a suo dire avrei dovuto schivare quei proiettili, ma nel profondo era distrutto appena ha scoperto che sono stata uccisa >>
<< Mi sembra che non sia venuto al tuo funerale, però… >> disse Eric di getto, pentendosi subito dopo. Merope s’incupì e un lieve rossore le colorò le guance.
<< I-Infatti… non è venuto a-al mio funerale… >> scoppiò in lacrime la bambina.
Eric, dispiaciuto, andò da lei e l’abbracciò per consolarla.
<< Voleva dimenticarmi… e-era troppo arrabbiato… n-non ha salutato nemmeno la mamma… >>
L’uomo continuò a lisciarla, non sapendo cosa dire.
<< Il suo rifiuto mi ha addolorato molto… >> disse Merope a occhi gonfi << Ora sembra che voglia ignorarmi… in questo momento sono scomoda per lui, che è tornato al potere… ma vedo che prova ancora qualcosa per me >>
<< Lui? >> chiese Eric, poco convinto << Che prova sentimenti per qualcuno? Ok Mery, senti… capisco che per te rimarrà sempre tuo fratello, però lui non è più un uomo normale, non so se mi spiego >>
Merope comprese perfettamente, per questo guardò storto l’amico.
<< Me lo state dicendo tutti! Cavolo, conosco Tom meglio di chiunque altro e posso affermare con certezza che con me ha sempre avuto un atteggiamento quasi normale >>
<< Con te soltanto? >> fece Eric, sollevando un sopracciglio.
<< Sì. Forse anche con la mamma, ma con me era più legato, anche se molto spesso mi ignorava… >> rispose la bambina, accigliata.
<< Stai parlando di quando era un normale ragazzo. Adesso è Voldemort, non Tom… Mery, mi preoccupo per te, di cosa potrebbe farti… >> il luccichio dei suoi occhi mutò e la sua espressione trasparì assoluta angoscia.
Merope corrugò la fronte e scosse il capo: << Non mi toccherebbe mai! Sono sua sorella! >>
L’uomo ci rinunciò e si abbandonò allo schienale della sedia. Non l’avrebbe persuasa tanto facilmente.
<< Sinceramente ho più paura dei Mangiamorte che di lui >>
<< I Mangiamorte? >> Eric sbiancò al pensiero che la bambina fosse stata in compagnia anche di quei loschi tipi.
La piccola Riddle fece un cenno di assenso: << Li odio, non posso vederli che mi viene il vomito! >>
<< Intendi che hai incontrato i… i Mangiamorte? Ci hai avuto a che fare?? >> adesso il volto rilassato di Eric era teso più che mai.
<< Purtroppo sì… >> confermò schifata.
<< Mery! Ti rendi conto di cosa hai appena detto?? È gravissimo! >>
<< In presenza di Tom non possono farmi niente >> lo sgonfiò Merope.
 L’uomo era mezzo stordito e mezzo arrabbiato: << Come fai ad esserne sicura?? >>
<< Sei troppo apprensivo! >> disse in fretta la bambina, che iniziava a sgradire quella conversazione << Come mai? >>
<< Che domande sono? Sei mia amica dopo tutto, no? Quando sei morta sono stato male per mesi! >> Eric quasi si offese alla domanda di Merope, la quale rimase zitta per una manciata di secondi, a contemplare con sguardo irritato l’arredo del soggiorno.
<< Sono pur libero di pensare che gli scagnozzi di tuo fratello siano pericolosi? >> continuò saccente.
La piccola sospirò e spostò l’attenzione al tavolo, come se fosse qualcosa di importante da guardare.
<< Hai ragione, sai? >> disse lei a voce piccola, rammentando l’esperienza di essere stata per un pelo uccisa da Bellatrix Lestrange << Non… non raccontare a nessuno ciò che ci siamo detti… >> concluse tristemente, decisa a non proseguire con l’argomento “Mangiamorte”. Aveva l’aria di voler terminare seduta stante quello che ormai sembrava più un interrogatorio che altro, ma sotto sotto era grata ad Eric del suo interesse nonostante non si vedessero da oltre 50 anni.
<< Figurati, Mery >> rispose, continuando a chiamarla col diminutivo che le affibbiava da bambino << Vuoi un bicchiere d’acqua? >>
<< Sì, grazie >>
Mentre Eric prendeva una bottiglia dal frigorifero, la bambina adocchiò l’orologio a pendolo dell’amico e realizzò che si era fatto davvero tardi. Doveva affrettarsi a raggiungere Villa Malfoy perché a ogni minuto che passava aumentava al tempo stesso la probabilità di essere localizzata dal Ministero.
<< Ehi… stai bene? >> chiese l’uomo quando la vide versare un paio di lacrime e tirare su col naso.
Pensando alla “caccia alla strega” cui era sottoposta, un nodo alla gola la soffocò. Eric posò il bicchiere d’acqua davanti a lei, ma Merope era troppo assorta nelle sue paranoie per accorgersene.
<< No, non ti vedo bene… >> si rispose da solo nel momento in cui la bambina scoppiò in lacrime.
<< N-Non posso… >> faticava a pronunciare le parole talmente era agitata.
<< A me puoi dire tutto, non preoccuparti. Cos’è successo? C’entrano i Mangiamorte, Voldemort…? >>
<< No! L-Lui… loro non c’entrano! >> singhiozzò Merope, ma l’occhiata di Eric le fece capire che non avrebbe ceduto finché lei non avesse parlato.
<< Allora cos’hai? >> chiese dolcemente, cercando di risultare cauto.
Lei si asciugò il viso ed esalò: << Ho scoperto una cosa terribile… >>
Eric aprì bocca, sgomento, poi la chiuse e la riaprì: << E cosa?? >>
<< No… s-scusami, ma non posso… >>
<< Oh, Mery… lo sai che di me puoi fidarti, se qualcuno ti ha fatto del male sarei pronto a proteggerti >> asserì disperato il Babbano.
Merope scosse la testa con risolutezza: << Nessuno mi ha fatto del male, almeno non ancora… >> aggiunse impaurita.
<< In che senso non ancora? >> chiese subito Eric.
<< M-Mi stanno cercando… vogliono farmi fuori… >> biascicò la piccola Riddle.
Eric le lanciò un’occhiata di puro shock: << Che cosa?? A chi ti riferisci? Dannazione Merope, parla! >> adesso era veramente inquieto e non riusciva a capire il motivo per cui la bambina fosse così evasiva nel fornirgli le informazioni.
Per un lunghissimo istante scese un silenzio raggelante, poi Merope sussurrò: << I miei assassini >>
L’amico d’infanzia spalancò le palpebre e le labbra, incapace di muoversi: << I tuoi assassini?? >> si alzò di scatto dalla sedia e la fece cadere all’indietro.
La bambina si pentì amaramente di averglielo confessato, non poteva mettere nei guai un suo amico, per giunta Babbano, e farlo diventare un bersaglio del Ministero della Magia. Così, complice anche l’orario, si alzò anche lei.
<< Devo andare. >> disse concisa << Acqua in bocca, ok? >>
<< Merope. >> la chiamò categorico e con gli occhi ancora sbarrati << Ti prego, spiegati! I tuoi assassini sono morti anni fa! >>
Ma la bambina non volle sentire ragioni. Si voltò dall’altra parte e si diresse verso la porta.
<< Mi spiace Eric >>
<< Ma… >>
<< Devo andare. >> ripeté Merope << Hai qualcosa per coprirmi? >> chiese, riferita all’aria fredda che avrebbe dovuto affrontare dopo.
<< Non vorrai viaggiare di notte tutta sola! >> esclamò sconcertato.
<< Certo che no, io so volare Eric! >> roteò le pupille la piccola.
<< Senza scopa? >> chiese perplesso e indignato insieme.
Merope sbuffò: << Me lo insegnò Thomas da giovane! Dai, per favore! >>
Eric sbatté le braccia lungo i fianchi e si avviò verso la sua camera da letto. Tornò con in mano una copertina in plaid e gliela porse. Lei la prese e la mise intorno al corpo.
<< Mery…! >> soffiò Eric a mo’ di avvertimento.
<< Non mi succederà nulla. >> lo precedette la bambina << Te lo prometto >>
L’uomo parve remissivo, ma un’inspiegabile ansia iniziò a tormentarlo: << Se vuoi ti faccio dormire nella vecchia stanza di Leonard, così parti domattina >>
<< Sul serio Eric, non serve! >> sbottò esasperata Merope << Però è stato bello rivederti >> disse in tono più gentile.
<< Beh… anche per me, ti pare? >> l’amico si costrinse in un sorriso, sormontato sempre da un velato terrore.
Merope arrossì mentre lo scrutava con i suoi occhi verde spento: << Avrei voluto conoscere tua moglie… >> e qui Eric rise sincero.
<< Già… era una donna stupenda >> convenne malinconico << Sareste diventate molto amiche >>
<< È stata fortunata ad averti come marito… >> disse Merope, facendo calare un’atmosfera d’imbarazzo tra i due << Ma se fossi sopravvissuta… forse, ecco… sarei stata io a… >> ormai si era trasformata letteralmente in un pomodoro.
Eric capì al volo e scoppiò in una fragorosa risata: << Può essere, Mery, può essere… >>
La bimba sollevò lo sguardo, cercando di calmare il rossore alle guance.
<< Ma Tom mi avrebbe disconosciuta, come minimo… >> rifletté avvilita << Io che sposo un Babbano… il peggiore dei suoi incubi >>
L’uomo si sforzò a ridere anche in quell’occasione, ma l’umore di Merope era troppo basso per metterla a disagio con i suoi schiamazzi.
<< Non deve decidere lui per te… Uno come Voldemort, poi >>
<< Giusto >> soffiò la piccola << Ma lui è un idiota egoista e stupido >>
Eric ebbe un colpo e d’istinto si voltò indietro: << Forse è meglio non insultarlo >>
<< Ma non ci sente >> aggiunse, divertita dalla reazione dell’amico << Se sentisse davvero le parolacce a questa distanza, sarei già morta per quante volte l’ho offeso >>
<< Oh… >> disse basito Eric, prima che Merope sospirasse e aprisse le braccia in segno di saluto.
L’uomo la abbracciò forte e lei altrettanto.
<< Sta’ attenta, mi raccomando >>
<< Sicuro >> sorrise la bambina, sciogliendo la stretta e aprendo la porta d’ingresso << Grazie mille per avermi ospitato >>
<< Di nulla, Mery… >> fece lui << In bocca al lupo! >>
La bimba uscì fuori controllando che non ci fosse nessuno e, sotto gli occhi meravigliati di Eric, spiccò il volo. Merope scoccò un’ultima occhiata all’amico d’infanzia, lo salutò col braccio in aria e poi partì veloce nell’oscurità della notte.
Eric la guardò scomparire e non poté fare a meno di chiedersi se l’avrebbe incontrata di nuovo. Intanto alcune domande si insinuavano nella sua mente: cosa intendeva dire con “i miei assassini vogliono farmi fuori” se erano morti? Sapeva più di quanto lui era a conoscenza?
Sperò di sbagliarsi quando rientrò in casa per coricarsi, sovraccarico di mille pensieri.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


Return to brother

A Villa Malfoy tirava un’aria decisamente troppo silenziosa. Da oramai quattro giorni avevano portato Merope a Hogwarts e di conseguenza non c’era nessuna bambina rompiscatole a combinare guai o infastidire i Mangiamorte.
Però il fatto che mancava da quattro giorni diventò ben presto motivo di preoccupazione: significava o che Merope non era sopravvissuta, oppure che le era successo qualcosa. Non che loro fossero contenti all’eventualità di un suo ritorno, ma a quanto pareva il loro Signore era più che sicuro che si sarebbe ripresentata al Malfoy Manor il giorno dopo, e invece non fu così.
Da quando aveva cercato invano di convincere Nagini a non strisciare incustodita fuori dalla Villa, Voldemort non si fece più vivo. Si chiuse nei sotterranei e vi rimase senza dare ai propri seguaci una minima spiegazione.
<< Secondo te che cos’ha? >> Bellatrix lottò con un riccio ribelle prima di formulare la domanda alla sorella, che era seduta sul suo letto e la fissava eloquente.
<< Chi? >> chiese Narcissa, brusca. I capelli biondi che stonavano col colore delle pareti.
Bellatrix emise una smorfia e disse a voce bassa: << Lord Voldemort! >>
La moglie di Lucius non sembrava voler rispondere, come se quello fosse un argomento proibito. Ma per fortuna il resto dei Mangiamorte erano al piano di sotto, quindi poté rispondere senza il pericolo di farsi sentire.
<< Beh, prima non lo avrei detto, ma si sta comportando così da… dal giorno in cui hai… insomma, colpito sua sorella >> disse titubante e sempre sussurrando.
Come prevedibile, la maggiore incrociò le braccia e sbatté i piedi per terra, del tutto contrariata: << Mi ha già assicurato che di lei non gli importa niente! >> sibilò feroce << Lui non può… >> e qui dovette trattenere una rabbia intestina << …non può volere bene a una mocciosa, non ne è capace! >>
Narcissa si limitò a scrutarla con curiosa indifferenza: << Lo pensavo anch’io >>
<< Lo pensavi? Perché, adesso non lo pensi più? Andiamo Cissy, è semplicemente impossibile che il Signore Oscuro possa provare affetto per… quella! Non ama nessuno e mai lo farà! >> sbraitò la migliore luogotenente di Voldemort, indignata dalla tolleranza della signora Malfoy.
Narcissa avrebbe volentieri tagliato corto, ma l’insistenza di Bellatrix non le lasciò vie di scampo. Sospirò e guardò in faccia la maggiore: << Lo so che non può. Dico soltanto che se davvero non gli fosse importato nulla della bambina l’avrebbe ammazzata sin dal primo giorno, e sono state molte le occasioni in cui si sarebbe meritata una brutta fine… >> realizzò la donna bionda, lasciando una Bellatrix piuttosto interdetta.
<< Continuo a pensare che siano sciocchezze! >> disse la Mangiamorte << Il mio Signore che si preoccupa di una stupida mocciosa… questa si che è bella! È ridicolo anche solo pensarci! >>
La sorella fece spallucce, decisa a terminare subito la conversazione.
<< Dov’è Codaliscia? >> chiese poi, alzandosi dai piedi del letto.
Bellatrix rispose un po’ accigliata: << Fuori >>
<< Ancora?? >>
<< Nagini non vuole saperne di tornare dentro… >>
La padrona di casa esibì una ghigno rassegnato: << Anche questo è strano, non credi? >>
<< Il fatto che preferisce l’aria aperta a un luogo chiuso? >> domandò retorica Bella.
<< No. >> disse concisa Cissy << Il fatto che Nagini è sempre stata attaccata a Lord Voldemort e di punto in bianco si comporta così >>
La donna riccia guardò sottecchi la sorella minore, come se avesse detto una bestemmia: << Che vorresti dire con questo? >>
<< Lascia stare… >> liquidò Narcissa, comprendendo che non valesse la pena andare oltre. Piuttosto girò sui tacchi e uscì dalla camera senza degnare di uno sguardo Bellatrix, che la seguì nella speranza di ricevere una risposta.
<< Ehi! >> la chiamò infuriata, ma la bionda continuò ad ignorarla finché non raggiunsero la sala dove erano presenti i restanti seguaci del Signore Oscuro.
Alcune coppie si stavano sfidando a duello, mentre altri Mangiamorte discutevano sottovoce.
Appena scesero le scale, Lucius interruppe la chiacchierata con Tyger e si rivolse alla moglie.
<< Tutto ok? >> lo chiese perché Narcissa era dipinta da un’espressione tagliente.
Lei si fermò di scatto e Bellatrix subito dopo.
<< Certo che sì. Vado un attimo fuori. >> disse evasiva, dirigendosi al giardino della Villa.
Lucius posò lo sguardo confuso sulla cognata, la quale sbuffò e scosse leggermente la testa come a dire “non me lo chiedere”.
<< Draco non ha mandato nulla? >> domandò d’un tratto Bellatrix, che ora scrutava assorta il volto di Lucius.
<< Gli ho raccomandato di non rispondermi  alla lettera. Non possiamo rischiare che venga intercettata >>
La donna contrasse la bocca in un ghigno sognante: << Non so te, ma io spero non torni più… o che sia morta >>
<< Non sei la sola >> asserì serio Lucius, mentre scostava un ciuffo di capelli dagli occhi.
Nel frattempo, Narcissa arrivò in giardino e raggiunse Codaliscia, che si trovava all’estremità destra della casa, seduto su una panca di pietra e con la bacchetta impugnata.
Era  quasi mezzogiorno e nonostante fosse pieno autunno, un caldo opprimente la investì.
Non fece in tempo ad annullare la distanza che li separava, che vide Nagini appollaiata sull’erba intenta a sibilare come una pazza.
<< Si può sapere cosa diamine prende a quel serpente?? >>
Codaliscia trasalì al timbro della donna.
<< E lo chiedi a me? >> muggì il servo di Voldemort, non staccando lo sguardo dal rettile << Neanche l’Oscuro Signore è riuscito a convincerla. Alla fine ci ha rinunciato e mi ha ordinato di sorvegliarla >>
Narcissa alzò un dito per replicare, quando udirono uno strano fruscio e uno stridio incontrollato da parte di Nagini.
Il serpente di Voldemort iniziò a strisciare velocemente verso il cancello stregato del Malfoy Manor. Sembrava avesse avvertito qualcosa; l’atteggiamento tipico di un animale che scattava contro la propria preda dopo averla puntata per diversi secondi.
Codaliscia e Narcissa si scambiarono un’occhiata attonita, poi, quasi in automatico, sollevarono il mento e guardarono in alto.
Una scossa li attraversò. Merope era ferma a mezz’aria e pian piano scese a terra, aldilà del cancello.
Era stanca e affamata, attorno al braccio teneva ancora la copertina prestatole da Eric. Aveva viaggiato per più di un giorno con la costante paura di essere localizzata dagli Auror del Ministero, ma fortunatamente non incontrò nessun’altro oltre l’amico d’infanzia.
<< Finalmente… >> biascicò tra sé e sé, felice di essere arrivata a destinazione. Parve non essersi accorta della presenza dei due adulti, che si trovavano a diversi metri di distanza.
Nel momento in cui posò i piedi, venne travolta in pieno dalle fusa di Nagini.
<< Ehi… calmati! >> esclamò la bambina, non aspettandosi quel bentornato fin troppo entusiasta.
Il serpente non la smetteva di lisciarsi sulle sue gambe e a sibilare soddisfatta, poi strusciò sul corpo di Merope in cerca di carezze.
<< Ohh… eri preoccupata per me, vero? >> le chiese in tono dolce, ricambiandola con affetto.
Narcissa e Codaliscia rimasero con la bocca spalancata, ma invece di correre da lei decisero di rientrare in casa ad avvisare gli altri.
<< La mocciosa è tornata! >> squittì sconvolto Peter Minus, prima che oltrepassasse la soglia una Narcissa ansimante.
Non l’avesse mai detto: un Mangiamorte venne travolto dallo Stupeficium del suo avversario. Macnair, invece di Goyle, colpì con uno Schiantesimo il muro di fronte, per la sorpresa, mentre tutti gli altri si voltarono di colpo e con gli occhi fuori dalle orbite.
I più basiti però erano Lucius e Bellatrix, che dovettero trattenere il loro completo disgusto alla notizia.
<< Stiamo scherzando? >> disse una donna Marchiata, per niente contenta.
<< Hai portato iella >> mormorò ironico Lucius alla cognata, riferendosi alla frase pronunciata da lei poco prima.
Bellatrix lo fissò truce, non trovando la faccenda affatto divertente.
Un attimo dopo la porta si spalancò e Merope irruppe con Nagini al seguito. Aveva l’aria di voler buttarsi nel letto e dormire per le successive dieci ore.
I Mangiamorte si zittirono all’istante mentre Codaliscia e Cissy distoglievano lo sguardo dalla bambina, facendo finta di nulla. Li osservò, in attesa di qualche segnale di vita da parte loro.
<< Buongiorno. >> esordì Merope spazientita, quando capì che i seguaci di Voldemort, evidentemente, erano diventati statue di sale.
Dovette aspettare un altro po’ per ricevere un minimo di attenzione.
<< Ah… sei tornata… >> roteò le pupille Lucius, finto tonto.
<< E sei viva… >> precisò Rodolphus in tono di leggera amarezza.
La piccola Riddle depose la copertina di Eric sul soprammobile vicino all’ingresso e sbadigliò indifferente. Era sicurissima che non avrebbe ricevuto chissà quale festeggiamento dai seguaci di Tom, quindi le loro parole sprezzanti non la scalfirono.
Nagini prese a girare intorno Merope in segno di gaudio.
<< Tranquilli. Nemmeno io sono felice di vedervi >> sorrise beffarda la bambina, per poi voltarsi verso Minus e Narcissa << Vi ho visti che scappavate dentro >>
Codaliscia la fissò stralunato e poi imbarazzato. Narcissa emise un leggero grugnito.
Merope continuò: << Non mi offendo mica per un saluto, eh >>
<< Ci sei proprio mancata! >> disse sarcastica e schifata Bellatrix << Tu e la tua vocetta fastidiosa >>
La bambina ebbe un attimo di sussulto e nella sua mente riaffiorò l’episodio in cui la Strega la colpiva quasi a morte.
<< Oh ciao, Bellatrix… >> la salutò con vaga falsità e anche un certo odio.
La maggiore delle Black incrociò le braccia e stirò le labbra a fatica, per formare quello che avrebbe dovuto essere un sorriso spontaneo.
<< Come vedi, il tuo tentativo di uccidermi non è andato a segno! >> Merope si divertì un mondo ad alzare la voce così forte che i Mangiamorte, ma soprattutto Bella, andarono giù di imprecazioni, terrorizzati all’idea che il Signore Oscuro li sentisse.
<< Maledetta piccola…! >> commentò a denti stretti Lucius.
<< Che c’è? Avete paura che Voldemort vi metta in castigo? >> gridò ancora.
Codaliscia avrebbe voluto torturarla con la Maledizione Cruciatus se solo ne avesse avuto la possibilità.
<< Non era mia intenzione ucciderti, nanerottola >> rivelò secca Bellatrix che avanzò a passi pesanti nella sua direzione << Te lo saresti meritato, però >>
Merope sollevò le sopracciglia e fece sorrisetto: << Ci avrei scommesso… speravate che morissi, non è così? >>
<< Ovvio >> rispose Macnair rauco.
<< Puoi giurarci! >> sbuffò iracondo Tyger, sbattendo i piedi sul pavimento lucido.
La bambina non se la prese anzi, era già preparata a quella reazione.
<< Mi dispiace di avervi deluso, allora… se fosse stato per me non sarei proprio tornata, ma mi mancava un sacco il mio caro fratello maggiore. A proposito, dov’è? >> replicò seria e non fornendo ulteriori dettagli su ciò che aveva saputo dentro le mura di Hogwarts. Se doveva dirlo a qualcuno, i Mangiamorte sarebbero state le ultime persone della lista.
<< Giù nei sotterranei. >> disse minacciosa Bellatrix.
<< Oh bene! Sarà felice di vedermi visto che è molto preoccupato! >>
I seguaci di Voldemort si scambiarono sguardi eloquenti.
Lucius esalò divertito: << Preoccupato? >>
<< E tu che ne sai?? >> fece Bellatrix, scaldandosi per la sicurezza con cui la mocciosa aveva proferito una simile assurdità.
Merope ricambiò con un’occhiata beffarda e si voltò verso Nagini, che girava intorno a lei come un cagnolino: << Intuizione >> rispose, non staccando le iridi dal serpente.
Narcissa si mosse impercettibilmente. Forse capì cosa intendeva dire e rimase per un secondo incredula.
<< Il Signore Oscuro preoccupato… >> ripeté Codaliscia << Non credo, sai? >> disse con scherno.
Prima che Merope potesse di nuovo parlare, Bellatrix la interruppe brusca.
<< Non lo è! >>
<< Sei sicura? >> chiese la piccola Riddle, scettica.
La luogotenente assunse un tono gentile, il più pseudo gentile che Merope avesse mai sentito.
<< Non gli importa nulla di te, se vuoi proprio saperlo >>
<< Lo ha detto lui? >> Merope corrugò la fronte, stranita.
Tutti esclamarono un “Sì” compiaciuto, e la bambina indugiò un momento, per poi convenire: << Beh… è molto bravo a sparare cavolate >>
I Mangiamorte la guardarono assassini e mezzi spaventati.
<< Come ti permetti di insinuare certe cose?! >> fece indispettito Lucius.
<< Non mi stupisce che voi gli crediate, avete il cervello grosso quanto uno spillo… >>
<< Grr ripetilo! >> Goyle sfoderò la sua bacchetta e le si avvicinò, ma fece in tempo a schivare un attacco difensivo da parte di Nagini.
<< Goyle! >> sbottarono gli altri.
Un leggero panico si mosse tra i Marchiati, i quali non erano mai stati intimiditi dal serpente di Voldemort. Era la prima volta che provava a mordere uno di loro.
Ma a un certo punto sentirono degli stridii acuti e si accorsero che Merope stava parlando in serpentese, rivolta a Nagini.
<< Stai buona! >> la rimproverò, mentre il rettile retrocedeva sottomessa << So cavarmela da sola. >>
<< Ma Padrona! >> protestò Nagini, offesa.
Merope si mostrò più arrabbiata che mai: << Non ho bisogno della guardia del corpo. Muoviti, vieni qui! >>
Il serpente ubbidì a testa bassa, sotto lo sguardo allibito dei presenti che non avevano mai assistito alla scena della bambina che parlava la lingua dei serpenti. Inoltre erano sotto shock per il fatto che Nagini avesse accondisceso a una persona diversa dallo stesso Voldemort.
Quando tornò vicino Merope, questa si rese conto che i Mangiamorte la stavano fissando inquietati.
<< So il serpentese, sì >> annuì in risposta alle loro facce << Non ve lo aspettavate? >>
<< Perché ti ubbidisce?? >> sbraitò Bellatrix, ignorando la domanda della mocciosa << Nagini ascolta solo l’Oscuro Signore! >> era quasi indignata, come se l’avesse presa sul personale.
Merope, che adesso era inginocchiata ad accarezzare il serpente di Tom, alzò gli occhi al cielo e sbuffò: << Non ve lo ha mai raccontato, vero? >>
<< Raccontarci cosa?? Lord Voldemort ci dice tutto, siamo i suoi fedeli servi! >> esclamò Goyle.
La bimba emise un grugnito di disapprovazione. Voleva fargli notare come il loro amichetto Voldemort, così loquace a quanto pareva, invece non avesse detto nulla riguardo la sorella morta per mano di due assassini, ma preferì non aprire quell’argomento.
<< Raccontarvi che il serpente gliel’ho regolato io… al suo sedicesimo compleanno. >> asserì fiera Merope, mentre un silenzio tombale seguiva le decine di bocche spalancate dei Mangiamorte.
<< …E che il nome Nagini gliel’ho dato io! >> sbottò Merope, desiderosa di metterli a tacere per sempre.
Narcissa, Bellatrix, Lucius, Codaliscia e il resto dei seguaci di Voldemort erano paralizzati, ancora a bocca aperta e bianchi cadaverici.
<< Cosa c’è, vi ho scombussolato l’esistenza? >> chiese ironica e soddisfatta.
<< M-Ma… è impossibile! >> fece Peter Minus.
La piccola si strinse nelle spalle: << Se quell’idiota di mio fratello non vi mette al corrente non è colpa mia >>
Bella fece per gridarle contro per aver insultato il Signore Oscuro, che Merope proferì di nuovo in serpentese.
<< Portami da lui >> disse a Nagini, la quale annuì con la sua testa triangolare e iniziò a guidarla verso l’uscita della stanza.
<< Beh, ci vediamo, babbei! >> li canzonò poi con un sorrisetto e li salutò a mo’ di burla, dirigendosi insieme al rettile nei sotterranei.
I Mangiamorte continuarono a fissarsi sconvolti, finché alcuni non sbatterono le braccia lungo i fianchi e non imprecarono sottovoce nei confronti della bambina.
<< Non posso crederci! >> disse Lucius << Ci facciamo prendere in giro da una mocciosa! >>
<< Cavolo, come vorrei strozzarla! >> aggiunse a denti stretti la Black.
Narcissa raggiunse il marito, scossa: << Non urlate, per favore! >>
Bellatrix però era alquanto accigliata << Tks… quella lurida… vuole attirare l’attenzione su di sé come fanno tutti i bambocci della sua età >>
<< Secondo voi diceva la verità riguardo Nagini? >> chiese la bionda, ignorando le imprecazioni dei suoi famigliari.
<< Io non le credo affatto! >> sputò Bellatrix.
Lucius annuì concorde: << Macché, nemmeno io. Tutte chiacchiere >>
<< Ma non lo avete notato? >> insistette Narcissa, alzando la voce.
<< Che è una faccia tosta maledetta e che purtroppo è sopravvissuta? Sì, lo abbiamo notato. >> disse Lucius.
<< Non quello…! Prima ho avuto la netta impressione che sapesse che il serpente è un… insomma, un… >> la moglie di Lucius non voleva pronunciare quella parola, così si apprestò a gesticolare con le mani.
Malfoy non comprese le allusioni di Narcissa e la fissò stralunato, invece la sorella capì all’istante e le scoccò un’occhiataccia.
<< Non dire sciocchezze! Come può sapere che Nagini è un Horcrux?? >>
 
Qualche minuto dopo, Merope e Nagini erano già nel lungo corridoio buio che portava alla stanza di Tom.
Mentre rincorreva il rettile lungo la strada illuminata solo da torce infuocate, Merope pensò a come il fratello avesse deliberatamente omesso molti particolari della sua vita privata agli stessi fedeli, a come avesse mentito sul fatto di essere figlio unico e di non aver mai pronunciato il nome della sorella ad anima via, talmente era la vergogna che provava.
Cosa gli costava dire almeno che Nagini era stata un suo dono? Gli risultava difficile affermare che, tempo addietro, c’era qualcuno al mondo che gli volesse bene?
Cercò di non rimuginarci, anche perché sentiva un pugnalata nel petto non appena lo faceva.
Piuttosto incominciò ad avvertire il freddo pungente tipico dei sotterranei. Ci volle un altro po’ per arrivare alla meta e Merope vide che la porta era socchiusa.
Chissà come si sarebbe comportato nel vederla sana e salva…
Nagini strisciò all’interno per prima e andò da Voldemort, che era in piedi e di spalle, come se stesse riflettendo in silenzio; gli occhi rosso sangue puntati davanti a lui in un’espressione severa e mani dietro la schiena. Poi si girò di colpo, attirato dallo strusciare del suo serpente.
<< Era ora che venissi >> sibilò arrabbiato, ma anche sorpreso mentre si inginocchiava ad accarezzarle la testa.
Stava per chiederle come mai aveva deciso di tornare da lui, che una frazione di secondo più tardi la porta della stanza si sbarrò violentemente e una piccola figura irruppe a velocità supersonica.
<< FRATELLONE! >> esclamò allegra la bambina, saltandogli addosso senza dargli la possibilità di elaborare il tutto.
Ma non gli ci volle molto per rendersi conto di ciò che stava succedendo.
<< Merope? >> chiese sconvolto e più sorpreso di prima. All’inizio credette di avere le allucinazioni, peccato che la stretta della bambina fosse troppo realistica per essere un sogno lucido << Staccati! >> disse minaccioso.
Voldemort se la levò di dosso e Merope gli rivolse un risolino acceso. Era talmente contenta che non si offese a quel gesto.
<< Sei proprio tu…? >>
La bimba annuì risoluta: << Sì, sono tornata! >> fece per abbracciarlo di nuovo, ma il fratello la fermò.
<< Lo sai che odio ogni tipo di manifestazione di affetto! >> disse, seppur sollevato nel constatare che era viva, anche se non dava a vederlo. Mosse lo sguardo sul ventre di Merope e sibilò in maniera inquietante: << Sei guarita, allora >>
<< Aha! >> annuì la piccola, battendosi la pancia << Grazie per avermi portato ad Hogwarts, mi hai salvato la vita! Altro che Sangue di Unicorno! >>
Voldemort, che doveva ancora riprendersi dalla comparsa improvvisa della sorella, la fissò eloquente e quasi indignato: << Non è stata mia l’idea di portarti ad Hogwarts >>
Merope sapeva che stesse mentendo, così lo ricambiò beffarda: << Lo so che sei stato tu >>
Il Signore Oscuro assottigliò le palpebre: << Bene, credici >> non avrebbe mai confessato di aver fatto una buona azione, perciò Merope non si dilungò e cambiò argomento.
<< Sai che ho conosciuto gli insegnanti della Scuola? >> asserì felice.
<< Hai parlato con loro? >> domandò in fretta Tom Riddle, come se si fosse ricordato in quel momento la cosa più importante.
Merope afferrò: << Sì, ma… non ho detto nulla riguardo il vostro nascondiglio, stai tranquillo >>
Voldemort parve confortato: << Spero sia la verità… >>
<< Sì, è la verità! >> lo interruppe, scocciata << Però devo avvisarti che ora tutta Hogwarts sa che sono tua sorella >> disse titubante, guardando Tom in un misto tra l’impaurito e il senso di colpa.
Il mago rimase con le sopracciglia inarcate e le pupille rosse ristrette. Sembrava dovesse sbottare qualcosa di pesante, ma Merope si affrettò a precisare.
<< Non gliel’ho detto io, il professor Silente mi ha riconosciuto >>
<< Silente?? >>
<< Perché ti ha portato lui sul luogo del delitto, ricordi? >> disse la bambina, pensando fosse meglio non specificargli che era stato lui a curarla.
Voldemort indugiò un istante e sussurrò sotto sforzo: << Ah, sì… mi ricordo >>      
Merope continuò: << Poi però un paio di ragazzi di Hogwarts hanno sentito la mia storia raccontata dal preside, così ha dovuto dirlo a tutti gli studenti >> e qui si rabbuiò di colpo al pensiero di come la maggior parte di essi l’avevano trattata.
<< Non ci hanno creduto, vero? >> lo chiese con una nota speranzosa nella voce, nascondendo la collera che piano piano montava dentro di sé.
<< Alcuni sì, altri no… >> rispose lei, sempre incupita.
Voldemort si accorse del suo stato d’animo e iniziò a scrutarla severo: << Cos’è che ti turba? Hai fatto una delle tue solite sciocchezze? >>
<< Non ho fatto nessuna sciocchezza! >> esclamò offesa Merope << Ma… se mi avessero accolta in un’altra maniera sarebbe stato meglio… >> la sua voce assunse un timbro più acuto, mentre tratteneva imminenti lacrime.
<< Come sarebbe a dire? >> Tom Riddle corrugò la fronte alla frase di Merope << Che ti hanno fatto?? >>
La bambina, dopo un po’ di esitazione, decise di dirglielo: << Molti di loro non erano esattamente ben disposti ad accettare la presenza della sorella di Lord Voldemort all’interno di Hogwarts… >> distolse lo sguardo da lui << Pensavano fossi… >> si bloccò, pentendosi di aver aperto bocca. Guardò il fratello che adesso sembrava alquanto interessato.
<< Fossi…? >> la spinse a proseguire, accigliato.
Merope tenne il capo basso: << …Come te >>
Voldemort non si mosse di un millimetro quando prese un gran respiro furioso.
<< E avevano paura che fossi una tua spia >> aggiunse ferita << Mi hanno anche insultata… >>
<< Buono a sapersi >> disse sarcastico il maggiore, sprizzando rabbia da tutti i pori.
Poi la piccola sollevò le iridi smeraldo verso Voldemort: << Harry Potter era uno dei pochi che mi difendeva >>
La faccia del Signore Oscuro si dipinse all’improvviso di pura meraviglia. Non si aspettava di sentir pronunciare il suo nome da Merope, e chissà come mai gli era sfuggito completamente il fatto che i due potessero incontrarsi. Ma ciò che lo aveva scioccato di più era l’intera frase.
<< Harry Potter… ti difendeva? >>
<< Non fraintendermi, non sto dalla sua parte! >> Merope avrebbe giurato che il fratello si fosse ingelosito.
<< Non lo metto in dubbio >> disse soave Voldemort, venendo di nuovo interrotto.
<< Nonostante ci creda che sono tua sorella non mi ha dato contro. Secondo me è per la cicatrice >> rivelò in un soffio la piccola, mentre Tom esibiva un ghigno malevolo.
<< La cicatrice? E cosa c’entra? >>
<< Ho avuto l’impressione che avesse un legame con te, ma non so spiegarlo… di sicuro era per questo che mi appoggiava. Era la tua parte a parlare, non lui >> disse Merope con una semplicità estrema.
Voldemort le lanciò un’occhiata obliqua: << Stai insinuando che io e lui siamo connessi tramite la cicatrice? >>
<< È molto probabile >> confermò l’altra << Quando mi ha abbracciata l’ho percepito >>
<< Ti ha abbracciata? >> ruggì iracondo e puntando gli occhi sanguigni sulla sorella.
Merope sbuffò: << In realtà era come se fossi tu! >>
<< Io non sono tipo da effusioni >> replicò aggressivo il mago << E anche se fosse, te lo sarai immaginato >>
<< Ma… >>
Stavolta fu Tom a precederla: << Mi auguro che non ti sia sfuggito nulla con lui! Se scoprisse qualcosa su ciò che stiamo escogitando per… >>
<< Uffa, non ho parlato! Mi credi tanto stupida?? >> sbottò Merope.
<< Non si sa mai >> rispose severo Voldemort << Ti conosco, sorellina >>
<< Wow, menomale >> disse retorica lei, seguita da qualche secondo di pausa riflessiva. Era arrivato il momento di metterlo al corrente di ciò che aveva scoperto dentro le mura della Scuola? Cosa avrebbe detto il fratello? Il cuore batté forte nella cassa toracica e il nervosismo di dover raccontare per filo e per segno la verità sulla sua morte le provocò un attacco di panico.
<< Ehm, Tom? >> lo chiamò. Aveva la nausea.
Voldemort, che nel frattempo la fissava sospettoso, ottenne la sua attenzione.
<< Devo confessarti una cosa… una cosa terribile… non so come la prenderai >> andò a chiudere la porta, controllando che nessuno nei sotterranei stesse ad ascoltare.
Nagini si acciambellò sul pavimento mentre Merope si accingeva a parlare.
<< Sono tutto orecchi >> le spianò la strada Voldemort, con l’aria annoiata di chi dovesse sentire una storiella inventata da un bambino di cinque anni.
Merope trasse un profondo respiro e sputò il rospo. Non omise alcun dettaglio e per almeno dieci minuti non si udiva altro che la sua voce concitata e tremante. Lo informò della profezia utilizzata come monito per ucciderla, del coinvolgimento del Ministero della Magia, dei suoi due assassini che erano ancora vivi ed erano sulle sue tracce per spedirla all’altro mondo per la seconda volta…
Quando finì, l’atmosfera intorno a lei si era surriscaldata e poteva giurare di avvertire il respiro rauco e affannoso del fratello. Il Signore Oscuro la guardava scandalizzato e Merope ebbe modo di sapere il perché un secondo più tardi.
<< Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello? Dovrei ammazzarlo, che ne dici? >>
La piccola rimase scioccata e trattenne il respiro.
<< Non pensavo fossi così malleabile. >> continuò deluso Voldemort e scoccandole un’occhiataccia.
<< Come…? Non mi credi?? >> Merope era davvero certa che nel fratello avrebbe trovato il massimo del supporto, invece era lì che si sorbiva le sue illazioni sulla possibilità di essere stata raggirata.
Il mago si inginocchiò all’altezza della sorella, finché le pupille rosso sangue non incrociarono gli smeraldi.
<< Sono stati due Babbani a ucciderti. >> asserì categorico.
La bimba alzò il dito: << A proposito di questo… >>
<< Ragiona >> ringhiò Voldemort, cercando di mantenere la calma e di non esplodere di rabbia << Silente e i professori di Hogwarts in questo momento sono in combutta con il Ministero e non fanno altro che screditarsi a vicenda. >>
<< Ma cosa c’entra?? >> fece basita Merope, che guardava Tom come se fosse impazzito.
Voldemort la ignorò: << Hogwarts è costantemente controllata dal Ministero, perciò si diverte ad architettare favole come questa per aizzare la gente contro Caramel… che è il Ministro, se non lo sai >> disse, dopo la smorfia stranita della sorella << Perché Caramel sta attuando la stessa strategia contro Silente. È un trucco vecchio come il mondo >>
Merope spalancò la bocca e scosse la testa: << No, No… NO! Non è così, Tom! >>
<< Ah, no? >> chiese Voldemort, irritato dal fatto che lo contrariasse << Si vede come ti hanno ingannata >>
<< Non mi hanno ingannata! È la verità, sono stati due Auror del Ministero a uccidermi, non due Babbani! >> rispose lei in tono sommesso.   
Tom Riddle era al limite della sopportazione. Di solito faceva fuori all’istante coloro che dimostravano un atteggiamento del genere davanti a lui.
<< Tu li conoscevi. Erano due uomini Babbani del villaggio accanto al nostro. Li avrai visti in faccia, no? >>
<< Sì, li conoscevo! Ma non sono stati loro! I miei assassini si sono camuffati con una pozione di cui non ricordo il nome! Prima che mi sparassero ho visto che la loro faccia si stava ritrasformando! >> esclamò disperata Merope.
Voldemort emise un sospiro altrettanto spiantato: << Sei in evidente stato confusionale, sorellina. Quei bastardi ti hanno soggiogata alla bene e meglio… Ma non temere, un po’ di riposo e tornerai normale >>
La bimba tremò, livida: << Mi stai dando della pazza! >>
<< Non necessariamente. >>
<< Tu… tu non capisci! C’è un’insegnante, a Hogwarts, una donna malvagia che fa parte del Ministero. Mi ha detto che mi stanno c-cercando per uccidermi! Mentre ero diretta qui avevo molta paura che mi trovass… >> ma Merope non terminò la frase che Voldemort sbraitò.
<< Insomma, vuoi capirlo che sono solo stupidaggini?? >> si sollevò e le diede le spalle, con la sorella che non sapeva che pesci prendere.
<< I-Io credevo che mi avresti appoggiata! Ti prego, Tom! Sei l’unico che può… >>
Il mago oscuro non ci vide più: << Può cosa? Non ho tempo da perdere con le tue bambinate, ho affari di gran lunga più seri da risolvere! >>
Quella risposta fu come una doccia fredda per Merope, che sperava di ricevere il suo aiuto e di essere creduta dall’unica persona rimasta della sua famiglia.
<< Ma Thomas! >> soffiò afflitta.
<< Il mio nome non è Thomas, e capiscilo una buona volta! >> ribatté acido Voldemort, che riaprì la porta della stanza per uscire insieme a Nagini << Prego, dopo di te. >>
La bambina lo fissò incredula, trattenendo lacrime isteriche: << Ammettere di aver sbagliato ad uccidere due Babbani innocenti è troppo difficile, vero? >>
Il Signore Oscuro puntò lo sguardo fiammeggiante nella sua direzione. Le sue narici avrebbero potuto benissimo emanare scintille.
<< Quindi lo sai… >> mormorò per metà compiaciuto e stupito.
<< Io so tutto! >> disse piangendo la piccola Riddle. Il fratello non aveva intenzione di perdere altro tempo, quindi non si diede neanche la briga di accompagnarla di sopra. Lanciandole un’occhiata torva, la lasciò immersa nei suoi pensieri ed emozioni.
Scoprire di non avere il supporto del maggiore fu devastante, ma peggio fu la consapevolezza che avrebbe dovuto agire e difendersi da sola contro due ex Auror.
Decine di rivoli di acqua salata sgorgarono dalle pupille mentre un senso di vomito irruppe dalle sue viscere.
Ma era la tristezza ciò che la rese più vulnerabile di lì ai giorni che seguirono.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


The wrong family

Merope non ricordava di essere mai stata ignorata per un periodo così lungo da suo fratello. Dopo la discussione nel giorno in cui era tornata, Merope dovette sopportare la mancanza di attenzione che Thomas le rivolgeva, e per qualche strano motivo aveva iniziato a evitarla ogni volta che la incrociava a casa Malfoy.
Sapeva che era ancora arrabbiato con lei per aver “insinuato” di essere morta per mano di due maghi invece che da due Babbani, e sapeva anche che in realtà non voleva crederle. Era disposto a darle della visionaria pur di non riconoscere il fatto di aver ucciso le persone sbagliate pensando di vendicarla. Sempre che provasse dispiacere… cosa che era alquanto improbabile, visto che eliminare i Babbani senza alcun motivo era la specialità di Voldemort.
La malaparata proseguì per un paio di mesi, finché non arrivò dicembre.
In circostanze normali avrebbe accolto con entusiasmo l’atmosfera di festa che via via si avvicinava, ma al Malfoy Manor non era sicura di poter trascorrere un felice Natale con Tom che continuava a non rivolgerle la parola e la presenza di Bellatrix Lastrenge. Il lato positivo era che quasi tutti i Mangiamorte, in quei giorni, avrebbero soggiornato nelle rispettive dimore. Soltanto Codaliscia, a quanto lei aveva capito, stava svolgendo qualche missione segreta per Voldemort.
Una mattina Merope si svegliò di soprassalto. Guardò la sveglia magica appoggiata al comodino del suo letto e si accorse che era quasi l’ora di pranzo.
Appena pronta, scese al pian terreno sbadigliando. Ormai aveva perso l’abitudine di sbirciare fuori dalle finestre quando ci passava accanto, poiché capì una volta per tutte che il Ministero non poteva sospettare che fosse lì rinchiusa. Un problema in meno…
Voltò verso il soggiorno dove di solito faceva colazione e si fermò di colpo.
L’orribile visione di Voldemort e Bellatrix che discutevano sottovoce di “affari interni” si erse davanti a lei, e nello scorgere la faccia sognante della Black che pendeva dalle labbra del fratello le venne il voltastomaco, con un misto di rabbia e gelosia che ribollì nelle sue vene.
<< Mattiniera come sempre >> esalò Tom Riddle in un ghigno, vedendosi costretto dallo sguardo ossessivo della sorella.
Merope sentì la stessa sensazione che provò nel momento in cui resuscitò.
<< Non posso crederci, allora non sono diventata invisibile! >> esclamò sarcastica mentre si sedeva di fronte ai due << Sai che non ricordavo più il suono della tua voce? >>
Voldemort alzò le pupille rosse al cielo in segno di esasperazione. Bellatrix smise di lanciare cuori dagli occhi in direzione del Signore Oscuro e prese a fissare torva la bambina.
<< Beh, com’è stato ignorarmi appositamente per due mesi di fila? >> chiese in tono sprezzante Merope, guardandolo in stile Bellatrix.
Il fratello la ricambiò bieco, ma la sua luogotenente rispose per lui.
<< Più educata con il Signore Oscuro! >> la rimproverò, cercando di risultare più cauta possibile.
Merope sollevò le sopracciglia, sbalordita di come Voldemort non fosse intervenuto in sua difesa. Incrociò le braccia e le scoccò un’occhiata tra il divertito e l’indignato.
<< Va tutto bene, Bellatrix >> Voldemort le diede una pacca amichevole sulla spalla e lei avvampò all’istante. La bambina, che aveva assistito alla scena, non poteva essere più allibita.
<< Puoi andare, per favore? >> chiese poi aggressiva Merope a Bella, la quale si voltò verso il suo Signore che annuì lentamente, trattenendo a fatica l’istinto di scagliare un “Avada Kedavra” in faccia alla sorella. Così la donna si alzò e, dopo averla fulminata con lo sguardo, li lasciò da soli.
Merope attese a braccia conserte una spiegazione da parte di Tom, soffiando spazientita.
<< Percepisco una certa ostilità nell’aria >> disse suadente Voldemort, che accennò a un lieve sorrisetto malvagio.
<< Oh, ci puoi scommettere >> incominciò Merope, burbera << Quella lì ti sta sempre appiccicata! >> e indicò il punto della casa in cui Bellatrix era scomparsa.
Tom parve indifferente all’accusa: << E a te cosa dovrebbe importare? >>
<< Vuoi dirmi che non te ne sei accorto?? >> domandò la bambina, le iridi fisse sul fratello maggiore.
<< Di cosa? >>
<< Che è innamorata di te! >> esclamò con i nervi a fior di pelle.
Tom Riddle rimase immobile per parecchi secondi, finché non sibilò: << Lo so già >>
La sorella non si aspettava quella risposta e saltò dalla sedia, sconvolta: << Eh? Lo sai? >>
<< Sì. >>
<< Ah… >> Merope era a bocca aperta per la rigidità con cui Voldemort lo confermò << M-Ma tu non… insomma, non ricambi, vero? >> chiese speranzosa.
Il Signore Oscuro aveva l’aria di non voler rispondere, come se gli avesse posto la domanda più stupida del mondo.
<< E dici di conoscermi? >> fece, sottecchi. Se fosse stato per lui avrebbe terminato immediatamente quella sottospecie di conversazione, ma la mocciosa non la smetteva di puntargli addosso i suoi smeraldi.
<< Grazie a Dio! >> Merope sprofondò sullo schienale e tirò un sospiro di sollievo, ignorando i sospiri sinistri del fratello << Non mi sarebbe piaciuto per niente averla come cognata! >>
Voldemort emise una strana smorfia ostile: << Mi chiedo per quale motivo non riesce a piacerti… >>
La bambina scoppiò in una risata priva di allegria: << Primo, perché è una pazza psicopatica >> disse, alzando il pollice e poi altre due dita << Secondo, perché mi ha quasi ucciso; terzo, mi odia! >>
<< Non voleva ucciderti >> obiettò il mago, roteando gli occhi e assumendo un timbro minaccioso << E non ti odia. Forse sei un po’ troppo paranoica >>
<< Non mi odia! >> ripeté divertita Merope << Non voleva uccidermi?? Lo sai che quando hanno campo libero, e con campo libero intendo che nei paraggi non ci sei tu, i tuoi cari amichetti me ne dicono di tutti i colori?? E Bellatrix è la peggiore! Non mi ha chiesto nemmeno scusa e mi ha confessato che sperava che non tornassi da Hogwarts e che fossi morta dissanguata! >>  
<< Posso solo immaginarlo… >> sorrise Voldemort << Fatico però a crederti >>
La bambina voleva picchiarlo: << Che novità! Credere a me? Tu credi solo a te stesso! >> mise il broncio e distolse lo sguardo.
<< È difficile farlo se le uniche cose che mi racconti sono menzogne >> disse dolcemente il Signore Oscuro, e qui Merope dovette costringersi a non imprecare in malo modo.
<< MA FAI SUL SERIO!? >>
Tom Riddle la guardò beffardo: << Oh, ti prego, è maleducazione urlare in casa altrui >>
<< Tu sei un… UN… >>
<< Un cosa? >>
Merope stava per esplodere: << UN… UN... Beh, se non mi credi non vale la pena sprecare fiato! >>
<< Sei consapevole del fatto che mi stai guastando il buon umore con cui mi sono svegliato? >> chiese sprezzante Voldemort, che si era alzato e scrutava famelico la sorella.
<< Me ne infischio! C’è gente, là fuori, che sta cercando per uccidermi! >> sbottò d’un tratto, mentre alcune lacrime risalirono fino alla prigione oculare << IL MINISTERO VUOLE AMMAZZARMI! >>
Voldemort sbatté le mani contro il tavolo, furibondo. L’espressione dipinta sul suo volto era la stessa di quando era sul punto di neutralizzare qualcuno.
Il cuore di Merope sbatacchiò forte nel petto. Era frustrata, avvilita e sgomenta nei confronti del fratello. Nonostante tutto si ostinava a non darle ragione, a non ascoltarla… e questo suo atteggiamento generava in lei profonda angoscia.
<< Ti avverto! Non alzare i toni con me! >> gridò orribilmente l’Oscuro Signore  << Altrimenti finisci di nuovo sottoterra grazie al sottoscritto! >>
Per la prima volta, Merope ebbe paura di lui. Ma questo era niente in confronto a come si sentiva dentro, come se lame appuntite la trafiggessero in ogni punto.
<< P-Perdonami… >> balbettò, pensando che l’unica cosa giusta da fare in quel momento fosse non provocarlo ancora. E in effetti parve un’ottima strategia: Voldemort smise di soffiare iracondo dalle narici e la guardò intensamente, quasi dispiaciuto per averla fatta spaventare.
<< Da chi hai preso questo carattere? >> mormorò il mago, le palpebre ridotte a fessure.
Merope era decisa a studiare il legno del tavolo piuttosto che incrociare il fratello con lo sguardo. Alla sua domanda avrebbe tanto voluto replicare con: “Senti chi parla!” se non avesse resistito con tutte le sue forze all’impulso.  
Cadde il silenzio tra i discendenti di Serpeverde, occupato solo dal mal tentativo di Merope di non piangere e di non emettere fastidiosi singhiozzi. Voldemort, che odiava quando la sorella iniziava a frignare, ruppe la quiete creatasi.
<< Lucius lavora al Ministero >> disse soave, mentre la bambina spostava finalmente l’attenzione su di lui.
Restò esterrefatta alla notizia e, posandogli gli occhi gonfi e arrossati, provò a chiedergli qualcosa, peccato che le parole le si bloccavano in gola.
Tom Riddle continuò serio: << Se lo avesse saputo credi che non lo avrei scoperto? >>
<< Lui lavora al…! >> Merope, se possibile, era più terrorizzata di prima << E perché non me lo hai detto subito?? È di sicuro un complice di… >>
<< Merope! >> sibilò minaccioso Voldemort, e lei tacque << Non interrompermi quando parlo! Dicevo… Se, come affermi tu, il Ministero ha organizzato la tua esecuzione e ancora oggi i dipendenti nascondono questo terribile segreto, allora perché Lucius non ne è al corrente? >>
La piccola lo fissò stralunata, ma poi sbottò: << E tu come puoi essere certo che dica la verità?? >> le ci volle un secondo, però, per ricordarsi di un dettaglio assai importante << Gli hai letto nel pensiero! >>
Il Signore Oscuro reagì con un lieve scuotimento di testa: << Sono un Legilimens… non leggo nel pensiero! È più complicato di così. Comunque, come facevi a saperlo? >>
<< Ti ho già detto che so tutto di te, Tom… >> rispose Merope, senza andare oltre.
<< Quindi saprai anche che posso facilmente capire se le persone mi stanno mentendo o no. Malfoy non lo fa, per tanto non vedo perché tu debba insistere sulla tua versione dei fatti. >> convenne rauco Voldemort, guadagnandosi un’occhiataccia.
<< Nemmeno io sto mentendo! >> esclamò, sconcertata << Perché a me non dai retta? >>
Voldemort sospirò paziente: << A te non ho mai forzato la mente >>
<< Beh, allora fallo! >> disse subito la bambina, e il fratello si ammutolì per un attimo, contemplandola con severità.
<< No. >>
<< Così saprai che dico il vero! >> perseverò lei << Puoi farlo anche adesso! >>
Tom soffiò di nuovo, con più enfasi: << No! >>
Merope era arrabbiata, in quanto era convinta che non volesse accontentarla per non riconoscere di aver sbagliato. In realtà Voldemort non aveva intenzione di possedere la sorella, e ovviamente non l’avrebbe mai ammesso.
<< Ho capito, fai come vuoi! >> disse la piccola, rimettendo il broncio e dirigendosi in camera sua a passi pesanti senza guardarlo in faccia.
 
La bambina non voleva passare un altro pomeriggio intero nel letto ad annoiarsi a morte, perciò prese a vagare per la casa nella disperata ricerca di un passatempo divertente. Ma la Villa Malfoy non era proprio ciò che si definiva un parco-giochi… i Mangiamorte e il loro continuo andirivieni era solo un esempio. Dovunque andasse doveva fare i conti con almeno uno dei seguaci di Voldemort e questo le dava parecchio sui nervi, ma adesso che era quasi Natale si sarebbe dovuta preoccupare esclusivamente di Bellatrix, Lucius e Narcissa.
Anzi, forse era suo fratello la persona che più degli altri non aveva voglia di vedere. La discussione di qualche ora prima l’aveva talmente disgustata che non avrebbe sopportato la vista di qualsiasi volto serpentesco nel raggio di chilometri.
Eppure dovette ricadere bruscamente nella realtà.
Sentì la sua voce fredda e crudele provenire da una delle tante sale della Villa, seguita da ghigni di subordinata approvazione. Si fermò, cercando di ascoltare qualcosa da dietro la soglia della porta aperta.
Le parole “Possiedo”, “Nagini” e “Ministero” spiccarono nelle orecchie di Merope.
Cosa significava? Che cosa voleva fare??
A occhi sgranati e non capendo un acca del discorso di Voldemort, decise di entrare.
I presenti tacquero appena la videro. Tom Riddle si voltò verso di lei e la trafisse col suo sguardo sanguigno, ma Merope non ci badò, troppo catturata dall’immagine di Bellatrix Lastrenge che, un’altra volta, era seduta accanto suo fratello e gli sbavava appresso.
<< Oltre che recare fastidio sai fare qualcos’altro? >> chiese all’improvviso Voldemort, innervosito per essere stato interrotto.
La piccola guardava ancora nauseata Bellatrix, la quale la ricambiava con lo stesso ribrezzo.
<< Posso unirmi a voi? >> chiese a braccia incrociate e sogghignando. Voleva essere sicura che non stesse architettando una delle sue solite diavolerie, quindi si sforzò a non rimuginare sulla discussione fraterna avuta in precedenza e di sembrare gentile.
La faccia di Voldemort era indescrivibile, ma inaspettatamente fece un cenno di assenso, seppur con aria rassegnata.
Lucius e Narcissa alzarono le pupille al cielo di nascosto. Era evidente che non la sopportavano più.
<< Grazie >> disse trionfante Merope mentre Voldemort le indicava un posto al fianco laterale opposto a quello di Bellatrix.
Ma Merope, quando si avvicinò, fissò accigliata la donna e con un gesto della mano spostò di alcuni metri la sedia di Bella per allontanarla dal fratello.
Fu così imprevisto che perfino il Signore Oscuro sussultò.
<< Ehi! Ma… >> la luogotenente finì quasi addosso Narcissa, che la intimò di stare zitta. Lucius era semplicemente scioccato.
<< Oh, ti ringrazio Bellatrix! Era proprio qui che volevo sedermi, accanto al mio fratellone! >> esclamò con un ammiccamento nella sua direzione, cosa che la fece imbestialire.
Si accomodò sulla sedia e non poté fare a meno di notare come il fratello la stesse guardando in maniera strana.
Dal canto suo, Tom Riddle non sapeva se essere stupito per aver ammirato per la prima volta la sorella compiere una vera e propria magia, o indignato per ciò che aveva attuato.
<< Menomale che hai risvegliato i miei poteri, Tom! >>
<< Meglio che non parlo >> sibilò alla fine Voldemort << Bellatrix, avvicinati. >>
Con grande disappunto di Merope, Bellatrix tornò a pochi centimetri da lei scoccandole un’occhiata gelida e sinistra.
<< Fate come se non ci fossi… >> sorrise poco convincente la bambina, ricevendo i sospiri rabbiosi di Voldemort.
<< Come stavo dicendo… >> iniziò, tentando di non chiedersi il perché la sorella fosse così appiccicosa nonostante quella mattina avessero litigato << Quella notte Nagini, controllata da me… >>
La vocetta di Merope lo bloccò con insolenza: << Nagini?? Cosa deve fare?? >>
Voldemort chiuse le palpebre e latrò spazientito: << Se magari non mi interrompessi…! >>
In quell’istante, il serpente che era ai piedi del mago oscuro si sistemò sulle gambe della bambina, voglioso di coccole. Merope abbassò lo sguardo imbarazzata e si concentrò ad accarezzare Nagini.
Bellatrix e Narcissa scossero la testa, infastidite dal comportamento della mocciosa.
<< Perlustrerà il Ministero per assicurarsi che la via per l’Ufficio Misteri sia… >> ma Tom Riddle udì di nuovo sua sorella.
<< Deve andare al Ministero?? >> chiese sconcertata. Stavolta Voldemort si voltò verso di lei, balenando un’espressione di pura collera.
<< Insomma, vuoi chiudere quella bocca o preferisci che ti scagli un Incantesimo Ammutolente? >> sbraitò il fratello.
La bruna trattenne una risatina, mentre Lucius e la moglie emisero sospiri concordi.
<< Lasci stare, mio Signore, è solo incuriosita quanto noi del suo piano perfetto >> elargì Lucius lentamente << Non è forse così? >>
Merope ebbe i brividi appena guardò in faccia Malfoy, ma riuscì a contenersi.
<< Veramente volevo sapere il perché dovesse andarci… >> disse, stringendo Nagini come per proteggerla.
<< Perché lì dentro c’è un’arma che mi serve. >> rivelò Voldemort a petto gonfio, guadagnandosi due smeraldi pieni di meraviglia.
<< C’è un’arma?? >> soffiò incredula e spaventata all’idea di ciò che il fratello avrebbe voluto farci. Poi commentò << Ecco, questa è la prova che nel Ministero lavorano solo criminali! >>
Fu un fulmine a ciel sereno che si scontrò sulle loro teste.
Bellatrix e Narcissa si scambiarono occhiate eloquenti e Voldemort scoccò alla bambina uno sguardo velenoso. Ma colui che parve il più offeso di tutti era Lucius.
<< Quindi io sarei un criminale solo perché lavoro al Ministero? >> chiese aggrottando la fronte e non badando al tono di voce davanti al Signore Oscuro.
Merope all’inizio si pentì di aver parlato troppo, ma quando stava per rispondere un secco “Tu lo sei a prescindere” al signor Malfoy, Voldemort la precedette.
<< No, Lucius. Non badarci, è solo un po’ nervosa >> la giustificò, anche se sarebbe stato felice di sbatterla fuori di casa << Dico bene? >>
<< No >> disse sarcastica Merope, non aggiungendo altro.
Voldemort ringhiò in silenzio a mo’ di avvertimento, ma la sorella si ostinava a non guardarlo e a lisciare Nagini.
<< Perché pensi questo? >> le chiese Bellatrix in tono falsamente materno.
La bambina, nonostante odiasse con tutto il cuore Bella, fu lieta di poterle rispondere.
<< Non provare a fiatare! >> Voldemort fece in tempo a fermarla prima che potesse dire una lettera, e Merope rimase senza parole.
<< Ma…! >>
<< Mi hai sentito! >> sibilò irato, mentre i suoi seguaci non osarono porre alte domande e si irrigidirono sui loro posti.
La piccola Riddle stette i successivi trenta secondi a fulminarlo con le sue iridi verdi, e capì che evidentemente il fratello non voleva che i Mangiamorte venissero a conoscenza della storia “inventata” di Merope. Tremò dalla rabbia.
<< I tuoi amici sono talmente idioti che non capirebbero? >> chiese ironica e il fratello resistette alla tentazione di ucciderla.
<< Non farmi vergognare di fronte ai miei Mangiamorte. >> disse severo e minaccioso Tom Riddle << Si chiederanno giustamente chi ti abbia educata… >>
Bellatrix sorrise compiaciuta, e lo stesso fecero Lucius e Narcissa.
Merope se ne accorse e sbottò al fratello: << Li tratto come meritano di essere trattati! E poi non me ne importa un fico secco, loro non rappresentano nulla per me! >>
<< Sono la mia famiglia, Merope >> incalzò velato il mago oscuro.
I tre seguaci emisero dei suoni strozzati di trionfo, invece la bambina si pietrificò cinerea.
<< E gradirei che ti comportassi decentemente se non vuoi avere conseguenze. >> continuò ad avvertirla il maggiore.
Merope lo guardava ancora orripilata e con la mascella a terra: << Era un battuta? Dimmelo che era una battuta! >>
Voldemort sembrò non aver colto la gravità della frase da lui pronunciata e la ignorò.
<< Se lo dice il Signore Oscuro vuol dire che è così! >> esclamò felicissima e gongolante Bellatrix, che lo osservava con aria avida.
Stufa di non essere ascoltata, la bambina si rivolse al fratello: << Sto parlando con te! >> quando lui girò il capo e la ricambiò irritato, Merope disse << Ti rendi conto di quello che hai detto?? >>
Nagini sibilò uguale a Tom e si scostò dalla sedia di Merope.
<< Cosa ho detto di strano? >> le domandò serio.
<< Tu… >> ricominciò a tremare << Tu hai chiamato questi bastardi “famiglia”?! >>
<< Modera il linguaggio, sorellina >> disse Voldemort dopo che Narcissa, Lucius e Bellatrix sgranarono gli occhi << Povero me… >>
La piccola sorvolò sull’indifferenza del fratello e sbottò: << E io non esisto?? Se questa feccia la consideri una famiglia, io cosa sono?? >>
<< Oh, per Merlino… >> bofonchiò Narcissa alla scena, sudando freddo.
Lucius si disse che a quel punto aveva visto tutto dalla vita, mentre Bellatrix assaporava già la prossima carneficina.
<< Mi hai frainteso, come al solito >> replicò Voldemort, inspiegabilmente calmo.
<< No, no, ho capito benissimo! Per te io non valgo allo stesso modo dei tuoi amichetti psicotici! Ma se non sanno neanche quand’è il tuo compleanno! >> Merope era furibonda e presto si sarebbe sciolta da quanto calore emanava.
Bellatrix allora intervenne, contenta di poter rimproverare la mocciosa ora che anche Voldemort stava avendo una crisi di nervi: << Se lo conoscessi bene sapresti che il mio Signore non festeggia il compleanno, lui è più di un semplice umano! >> sorrise raggiante nell’asfaltare la povera Merope.
<< Giusto, Bellatrix. >> convenne Voldemort con voce fredda, e prese a fissare obliquo Merope mentre la donna diventava rossa << Loro mi conoscono molto più di quanto tu possa pensare >>
<< ERA UN ESEMPIO! >> esplose la bambina, punta nell’intimo e con un diavolo per capello << Tom, io sono tua sorella, sono la tua vera famiglia! Non loro! >>
Voldemort trasse un lungo, disperato sospiro: << Sei stata assente per più di 50 anni o mi sbaglio? >>
Merope si ammutolì, giusto il tempo per digerire ciò che le sue orecchie avevano sentito. I suoi battiti divennero irregolari e potenti e le lacrime risalirono nelle pupille umide. Non poteva crederci… aveva avuto il coraggio di dire una cosa simile…
<< Se vuoi scusarmi, i miei seguaci attendono la fine della mia informativa riguardo il colpo che sferrerò nel Ministero… >> concluse suadente e voltandole le spalle.
La bambina versò qualche lacrima prima di ribattere: << Beh Bellatrix… avevi ragione. >>
La Strega si scosse, sorpresa di essere stata nominata dalla mocciosa.
<< Al mio caro fratellino non interessa niente di me. >>
Voldemort la guardò serio.
<< Né se morissi e né se venissi di nuovo uccisa >> proseguì, guadagnandosi saette dai cerchi rossi del fratello << Ma certo… dovevo intuirlo dal fatto che a voi Troll non ha mai detto di aver avuto una sorella! Cosa potevo aspettarmi da un brutto egoista che mi ha evitata apposta per due dannati mesi?! >>
I tre Mangiamorte percepirono nell’immediato una tensione opprimente. La bambina che scoppiava a piangere e Voldemort che manteneva una pericolosa calma.
<< Merope >> disse alla sorella, non muovendo alcun muscolo << Puoi insultare me quanto vuoi, non mi fa nessun effetto. Ti prego però di non dare in escandescenza nei confronti dei miei servi. Forse non lo hai notato, ma Narcissa e Lucius si sono prestati a darti un tetto sulla testa e un letto su cui dormire. >> la rimproverò, rauco e letale.
Le Black e Malfoy sghignazzarono tronfi, Merope invece tacque, consapevole che il fratello non avesse torto. Ma comunque non aveva intenzione di dargliela vinta ed era sempre arrabbiatissima con lui per ciò che si era permesso di dire.
Così puntò minacciosa il fratello con lo sguardo e una serie di esplosioni echeggiarono nella stanza. Bellatrix e i padroni di casa sobbalzarono dallo spavento, mentre Tom Riddle si limitò a evitare il contatto visivo con lei nonostante sembrava stesse avendo luogo un terremoto.
Dopo che la sala fu completamente distrutta dalla rabbia di Merope, il fratello soffiò ai Mangiamorte: << Ignoratela. >> benché con il disastro che aveva combinato era una vera impresa.
<< Questa… questa non te la perdono! >> la bionda scese dalla sedia, piangendo come una matta e si diresse verso l’uscita.
<< E non disturbarci più >> abbaiò Voldemort in tono cattivo.
Narcissa aveva appena tirato fuori la sua bacchetta per rimettere in sesto la sala danneggiata, che Merope si girò e urlò con quanto fiato aveva in corpo.
<< VAI A QUEL PAESE! >> se ne andò peggio di come lo aveva lasciato quella mattina. Stavolta era davvero furibonda ed ebbe in mente di accamparsi in camera per il resto della sua esistenza solo per dimenticare la faccia da ingrato del fratello.
Voldemort si fece scivolare le parolacce di dosso, anche se in fondo sapeva di aver sbagliato a parlarle in quel modo.

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


 
Brutto sogno
 
La notte del 20 dicembre, Merope si addormentò inquieta. La testa turbinava furente per la litigata avuta con il fratello e quindi le ci vollero parecchie ore per prendere sonno.
Cercando di non pensare al modo in cui aveva osato definire i Mangiamorte “famiglia” davanti ai suoi occhi, si abbandonò tra le braccia di Morfeo. Ma dopo pochi minuti si svegliò di soprassalto.
<< AAAARRGH! >> urlò la bambina prima di rendersi conto di trovarsi ancora nella sua stanza, che a quell’ora era buia e dalla finestra rifletteva leggermente la luce della luna, chiazzando spaventose macchie scure sulle pareti.
Merope trasse un respiro profondo e ricadde di nuovo sul cuscino.
Aveva avuto un incubo, un bruttissimo incubo: aveva rivissuto il momento in cui era stata uccisa dai suoi aguzzini. Sembrava fosse tornata indietro nel tempo, perché la scena nel sogno era identica a com’era stata in realtà.
Proprio quando uno dei due, incappucciato ma col viso mezzo scoperto, le lanciò due proiettili all’altezza dello stomaco e dei polmoni, aprì gli occhi.
Merope si chiese se l’avessero sentita gridare, ma a ben volere, sperò che non arrivasse nessuno. Le espressioni accigliate dei Mangiamorte che le domandavano cosa fosse accaduto era l’ultima cosa che voleva sopportare in piena notte. Perciò si girò di lato, verso la finestra, mentre un tremore inconscio la attraversava.
Aveva paura… paura che la trovassero; e quel che è peggio era che Voldemort non credeva alla sua storia. Quanto ci avrebbero messo gli Auror a venire a conoscenza del suo nascondiglio? E se dopo due mesi di ricerche avessero rinunciato?
Scostò le coperte e raggiunse il davanzale della finestra. Ammirò il cielo stellato, un panorama bellissimo che però non l’avrebbe aiutata con la sua insonnia, poiché le domande su ciò che il Ministero aveva in serbo per lei divennero troppe.
Merope continuò a scrutare i luminosi puntini sullo sfondo nero, finché le sue iridi non si spostarono sulla campagna circostante e per un po’ si mise a fissare le siepi di tasso curate nel minimo dettaglio di Villa Malfoy.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione. Delle ombre in lontananza –fuori dalla proprietà dei Malfoy- si muovevano lentamente.
Merope non riusciva a scorgere chi fossero i proprietari di quelle ombre, ma una strana sensazione le fece salire il cuore in gola: di solito a quell’ora, a Wiltshire, regnava una calma assordante e nessuno si faceva venire in mente di passeggiare di notte… e se fossero stati i suoi assassini? Se l’avessero trovata??
Il cuore tornò al suo posto, martellante nel petto affannato.
Un parte di lei non voleva crederci, ma l’altra era d’accordo che se fossero stati davvero loro avrebbe dovuto fare qualcosa… difendersi.
Senza la minima idea di cosa stesse facendo, Merope uscì dalla sua camera non preoccupandosi di scalpitare troppo i piedi. Era come se le gambe procedessero da sole, mentre si avvicinava e apriva la porta della sala d’ingresso qualche minuto dopo aver sgraffignato la bacchetta custodita nello scrigno di Tom.
Poco le importava di ciò che avrebbe detto, la bacchetta era sua e aveva tutto il diritto di proteggersi.
Superò velocemente il giardino della Villa e uscì dal cancello avvolta dall’oscurità.
Pensò se stesse facendo la cosa giusta, se le sue non fossero solo mere preoccupazioni. Forse il sogno l’aveva spaventata a tal punto che quello che aveva visto non erano nient’altro che visioni… e se invece non era così? Se quei due uomini malvagi fossero spuntati dal nulla e l’avessero trafitta di proiettili come l’ultima volta?
I brividi percorsero la sua spina dorsale, ma riprese a camminare, impaurita più che mai e con la bacchetta impugnata saldamente nella mano.
Non era una mossa molto saggia girovagare di notte in un posto isolato… tuttavia Merope avrebbe giurato di aver adocchiato le sagome umane di poco prima, a distanza di sicurezza.
Si fermò e iniziò ad avanzare a passo lento, sperando di non essere scoperta dagli eventuali intrusi.
Era certa che ci fosse qualcuno… solo che era completamente buio, a parte le luci prodotte da lanterne di case sparse per la campagna, e vedeva a malapena. Doveva per forza proseguire e si chiese quanto fosse lontana adesso dal Malfoy Manor; sicuramente qualche centinaio di metri.
<< Ma cos…? >> Merope si tappò la bocca, tentando di non urlare di terrore appena una piccola sfera di luce gialla le passò accanto e la sorvolò mentre socchiudeva le palpebre dall’improvvisa fonte luminosa.
Ma un attimo dopo il suo stomaco fece una capriola e, pensando che forse quella era una magia per attirarla o peggio farla fuori, indietreggiò e si voltò con l’intento di scappare. Non riuscì a posare un piede che sbatté contro qualcosa di morbido e cadde di sedere per terra.
Strillò come una pazza alla vista di due pupille rosse che smorzavano troppo sul panorama tenebroso.
<< Non urlare, stupida! >> la voce di Tom Riddle echeggiò sopra di lei. Merope non aveva capito subito che era suo fratello, perciò aveva gridato.
Quando si accorse di Voldemort, la bimba si tranquillizzò, poi assunse un tono indignato.
<< E tu che ci fai qui?? >> gli chiese, lanciandogli un’occhiata gelida.
La sfera di luce passò a pochi millimetri dal Signore Oscuro e ne delineò i tratti scheletrici.
<< Potrei farti la stessa domanda! >> disse severo il fratello, che tese una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi.
Merope lo scostò in malo modo: << Ce la faccio anche senza di te! >> e si sollevò a fatica.
Voldemort si aspettava che fosse ancora arrabbiata, così non ci diede peso. Piuttosto si concentrò su un fatto molto più grave.
<< Ora spiegami per quale motivo sei uscita di casa a notte fonda, in pigiama e soprattutto da sola! >> sbottò il fratello maggiore, rafforzando il timbro freddo e crudele.
<< Non sono affari tuoi! >> rispose scorbutica Merope << Non dovrei nemmeno parlarti! >>
<< Stavi scappando? >> chiese Tom, ignorando l’ultima affermazione della sorella.
Merope gracchiò: << Non stavo scappando! >>
Voldemort disse dolcemente: << E allora cosa avevi intenzione di fare? >>
<< Nulla che ti riguardi! >> replicò imperterrita e sprezzante la bambina, ma prima che potesse sentire la risposta del fratello, un suono alle sue spalle la fece trasalire e rimase allerta fino all’uscita allo scoperto del colpevole di quel suono: un gattino nero che attraversò la strada calpestando l’erba.
La piccola tirò un sospiro di sollievo; Tom, nel vederla tanto impaurita, la trafisse con lo sguardo.
<< Insomma, si può sapere cos’hai?? >>
<< I-Io… >> balbettò, e le sue guance si arrossarono << Aspetta un attimo… io non devo darti nessuna spiegazione! >>
<< Sì, invece >> asserì Voldemort, inginocchiandosi per guardarla dritta negli occhi << La bacchetta. Dammela. >>
Una fitta penetrò il petto di Merope e subito il suo palmo ricadde sulla veste in cui era nascosta, con uno sguardo turbato.
<< Quale bacchetta? >> chiese gnorri la bambina, guadagnandosi le palpebre socchiuse del fratello.
<< Non fare la furbetta con me, non ti conviene >> disse Voldemort, in un tono che non ammetteva repliche.
Merope lo guardò con un misto di odio e implorazione, ma alla fine la sfilò dal vestito e gliela porse: << Non è giusto, però! È la mia bacchetta! >> protestò quando Voldemort gliela strappò di mano.
Ci fu un attimo di pausa, in cui il mago la fulminò con le sue pupille verticali e sanguigne, poi disse: << Cosa pensavi di ottenere se non sai neanche un incantesimo? >>
La bambina lo fissò con maggior livore.
<< A cosa ti serviva? Rispondimi, è un ordine! >> la minacciò, anche se dimostrava una nota preoccupata nella voce.
<< No. >> fece Merope, irremovibile. Non aveva paura di ciò che le avrebbe detto o fatto, se doveva essere sincera non le interessava minimamente.
Voldemort la prese per un braccio e la costrinse a incrociare il suo sguardo.
<< Ti avverto, sto perdendo la pazienza con te! >>
<< Che paura! >> sbottò Merope << Se te lo dico non ci credi, quindi a che serve?? >>
Il fratello continuò a scrutarla come un serpente all’attacco: << Avrò il diritto di sapere cosa ci faceva mia sorella fuori nel cuore della notte, o no? Potrei anche crederti questa volta, se la tua scusa è più che convincente… >>
La bambina ringhiò così forte che i suoi denti stridettero.
<< Ho fatto un brutto sogno >> disse, cercando di non sputargli in un occhio.
Si immaginava una risata spettrale da parte del fratello, invece Tom sollevò le sopracciglia e asserì: << È per questo che poco fa hai gridato? Ero sveglio quando ti ho sentita… e poi ti ho vista mentre prendevi la bacchetta e uscivi dalla Villa. >> disse severo.
La sorella sbuffò dalle narici con l’aria di una che voleva spaccargli la faccia.
Tom preferì ignorarla che lanciarle una Maledizione Cruciatus.
<< Allora, questo brutto sogno cosa c’entra con la tua uscita notturna? >> chiese in tono falsamente educato.
Merope decise di dirglielo, dubitando però a malincuore che il fratello l’avesse compresa. 
<< Ho sognato il momento in cui venivo uccisa. >> disse in un fiato, prendendo Voldemort alla sprovvista.
La guardò di nuovo con intensità e assunse un’espressione che si avvicinava molto a dispiacere mascherato da indifferenza: << Bene… ma non mi hai ancora spiegato perché non sei nel tuo letto a dormire. >>
<< Ho visto qualcuno dalla finestra e pensavo fossero i miei assassini venuti a cercarmi. >> rivelò spedita, incurante della reazione di Tom che, come aveva previsto, non era affatto comprensiva.
<< Merope… >> scosse la testa Voldemort << Cosa devo fare con te? >> ora il suo timbro era cambiato, sembrava più velato e meno severo.
<< Ecco, lo sapevo… >> sospirò arrabbiata la bambina.
Il mago le scoccò un’occhiata gelida: << Ora devo preoccuparmi pure delle tue allucinazioni! Forza, torniamo indietro >>
Ma la sorella, a dir poco furibonda, era già partita in quarta verso il Malfoy Manor per allontanarsi il più velocemente possibile da Voldemort. Ma la sfera di luce proveniente dalla bacchetta del Signore Oscuro la seguì lungo il tragitto, mentre Merope incanalava collera a ogni passo.
<< ME NE TORNO DA SOLA! >> urlò la bambina che tentava di scacciare la piccola palla luminosa, per poi trasalire non appena il fratello si Materializzò di fronte a lei come una statua minacciosa.
<< Se gridi un’altra volta ti rispedisco nell’aldilà! Sto rischiando anch’io uscendo allo scoperto, lo sai?? Dovresti ringraziarmi! >> e detto ciò, la prese e insieme svanirono. Ricomparvero nella sala d’ingresso della Villa nel giro di un secondo.
Merope si staccò dalla morsa del fratello, la testa e lo stomaco che le giravano.
<< Non eri obbligato a seguirmi! Volevo solo essere sicura che non fossero loro! >> sbraitò la piccola con l’unico desiderio di correre di sopra, nella sua stanza e chiudersi a chiave.
Voldemort puntò le mezzelune verticali nella sua direzione: << Non erano loro perché le persone che intendi tu non esistono >>
<< Grrr! L-Lascia perdere! >> gli voltò le spalle e scoppiò in lacrime << Non… non p-parlarmi più! >>
Voldemort alzò gli occhi al cielo per l’esasperazione e aggiunse: << È pericoloso per una bambina girare al buio in un posto isolato. O non ricordi cosa ti è successo l’ultima volta che lo hai fatto? >>
Merope girò di scatto la testa così in fretta che si fece male. Era sbigottita dalla sua indelicatezza nel porre certe domande.
<< Sei… sei soltanto un maledetto! >> avanzò su di lui a passo pesante << Fingi di preoccuparti per me e intanto non credi a una sola parola che dico! E non puoi nemmeno immaginare cosa ho passato quel giorno perché TU NON C’ERI! >> altre decine di strisce salate sgorgarono sul suo viso, mentre il fratello rimase immobile a contemplarla, seppur con una rigidità molto meno pronunciata.
<< Nonostante ciò, so perfettamente cosa è successo, visto che ci sono stati i testimoni >>
<< I miei assassini erano maghi, non Babbani! Senti, ho capito, basta! So che non ammetterai mai di aver ucciso le persone sbagliate, quindi sarebbe come parlare a un muro! >>
Voldemort aprì bocca per replicare, ma Merope lo interruppe.
<< Perché non mi lasci in pace e torni dalla tua famiglia? Ai Mangiamorte sì che credi, vero?? >> ormai era talmente schifata che ogni parola che le usciva suonava ostile.
Il fratello non cambiò postura né tantomeno espressione facciale. Continuava a scrutarla come per scavarle dentro, come se volesse risponderle col solo sguardo.
<< Li ho chiamati “famiglia” perché sono i miei seguaci, i miei servi. Loro mi adorano e fanno tutto ciò che gli ordino. >>
Merope si asciugò il viso dalle lacrime: << Hai un’idea un po’ distorta della parola “famiglia”! >>
Voldemort non l’ascoltò: << Quando sei morta avevo deciso di dimenticare te e nostra madre… in effetti… per me fu umiliante sapere in che modo ve ne siete andate >> disse all’improvviso, guadagnandosi l’occhiata consapevole della sorella.
Un dolore atroce la trafisse nel petto. Conosceva i pensieri di Tom riguardo quell’episodio, ma sentirseli dire dal diretto interessato era un colpo grosso.
<< Per questo non sei venuto al nostro funerale? >> chiese Merope, che vide il fratello compiere un leggero sussulto alla domanda. In qualche modo riuscì ad ammutolirlo, cosa che non era per niente facile. Forse si aspettava che lei non lo sapesse.
<< Noi avremmo voluto che ci fossi… >> aggiunse malinconica e guardandolo in tralice << Mamma era molto triste… e anche io >> e si voltò per raggiungere le scale.
Voleva tornare a dormire e dimenticarsi tutto, liberarsi dal fardello emotivo che aveva ancorato al collo. Non era sicura che suo fratello percepisse il suo stato d’animo e forse era meglio così, avrebbe scoperchiato una valanga di sentimenti che neanche lei era in grado di decifrare.
<< Merope >> la chiamò d’un tratto, dopo lunghi secondi di silenzio, quando lei era arrivata ai piedi della scalinata.
Dal gesto che esibì la bambina, era evidente che non aveva alcuna voglia di continuare la discussione.
<< Che c’è, Voldemort? >>
Lo pronunciò in maniera talmente naturale che il mago oscuro si stupì: fin dall’inizio l’aveva pregata di chiamarlo Voldemort, e adesso che lo aveva fatto scoprì di non essere poi ben preparato a quel cambiamento.
<< Vieni qui >> le disse mentre Merope ubbidiva.
<< Vuoi uccidermi? >> chiese, sbadigliando sonoramente. Ma quando il fratello le porse la bacchetta, la sua bacchetta, sgranò le palpebre.
<< Mettila al suo posto >> sussurrò categorico e serio al tempo stesso << E non provare mai più a uscire di casa a quest’ora >>
Merope era senza parole e sbatté le palpebre.
<< E se volessi portarla in camera mia? >> nella voce mesta non c’era la minima traccia di sfida. La sua era più una richiesta speranzosa che altro.
Voldemort sospirò paziente: << No, ti conosco abbastanza bene per poter affermare con certezza che la perderesti >>
<< Ehi! >> esclamò d’istinto Merope << Non sono così smemorata! >>
<< Muoviti >> la incoraggiò il fratello << E fila a letto >>
Per un lungo e meraviglioso attimo, a Merope sembrò di avere davanti Tom Riddle anziché Voldemort. Quasi ci credette fino in fondo, ma dovette ricascare nella vita reale… purtroppo quello non era più Thomas da un bel pezzo. Era solo una parte di sé stesso e lei lo sapeva; non avrebbe voluto che si rovinasse in quel modo e si dava la colpa per averlo, in un certo senso, permesso.
Non aveva ancora sistemato le cose con lui, e Merope non era pronta a perdonare la sua indifferenza nei confronti del proprio omicidio. Nonostante gli avesse messo sotto il naso le prove, Voldemort si ostinava a non cedere. La sorella era convinta che lo facesse per non fare brutta figura con i Mangiamorte, e al pensiero le salirono di nuovo le lacrime, poiché ciò metteva maggiormente in evidenza il fatto che per il Signore Oscuro loro erano “famiglia”.
Senza proferire nulla, andò a portare la bacchetta al suo posto.
In un momento le venne la tentazione di lasciarla davvero nella sua stanza, però ci rifletté su e arrivò alla conclusione che non valeva la pena dare adito a Voldemort ad altri litigi. Si addormentò tardi, col cuore che le batteva forte e la mente che ronzava di emozioni contrastanti.  
 
Dei movimenti perentori al piano di sotto svegliarono Merope prima di quando avrebbe voluto. Le voci ovattate di Lucius e Narcissa si aggiunsero a un’altra voce più giovanile, ma lei non riusciva a capire chi fosse. Di regola gli altri Mangiamorte erano nelle proprie case in occasione del Natale, quindi chi poteva essere? Forse Codaliscia… anche se non ricordava di averlo mai sentito conversare in maniera tanto amichevole con i coniugi Malfoy.
Scese stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi. Il suo umore non avrebbe potuto essere più a terra e sperò di non trovarsi davanti il fratello maggiore senza una preparazione psicologica.
Ma si fermò di colpo all’ultimo scalino, sbigottita.
<< Buongiorno, principessa >> boccheggiò con finta ironia Lucius, il quale si voltò insieme alla moglie che aveva iniziato a raccogliere i bagagli del figlio e via via li trasportava nella sua stanza.
Era appena arrivato Draco per passare le vacanze con i genitori. Un ragazzo biondissimo, alto, pallido e dal viso appuntito.
Merope lo riconobbe all’istante e non nascose un leggero rossore. Lui la ricambiò con sguardo incuriosito e forse anche un po’ intimorito.
<< Ehm… >> la bionda non sapeva cosa dire. Guardava Draco nella speranza di farsi venire in mente qualcosa.
<< Presumo vi conosciate già… >> commentò Narcissa, appesantita dalle valige stracolme.
Draco, che sembrava aver perso l’uso della parola, esordì: << M-Ma certo… è venuta ad Hogwarts qualche mese fa >>
<< Sì, lo conosco >> disse poi Merope, che finalmente aveva deciso di avvicinarsi. La prima cosa che pensò fu che era più bello di quanto le era parso di ricordare, ma avendo presente come, a Scuola, non si era degnato di chiederle il perché stesse piangendo e di consolarla, le passò improvvisamente il rossore dalle guance.
I due si strinsero la mano, svogliati, mentre lei gli faceva un sorrisetto di scherno.
<< Sembri… ingamba >> mentì lei, e con la coda dell’occhio vide Lucius assumere un’aria di fierezza.
<< Naturalmente >> concordò in tono persuasivo << Non a caso quest’anno è stato nominato Prefetto! Sono molto fiero di lui! >>
Draco s’illuminò come il padre e per un secondo Merope credette di vedere doppio.
<< Lo sai chi è Prefetto di Grifondoro quest’anno, papà? Ron Weasley e quella sanguemarcio della Granger! >>
Lucius fece una smorfia per metà incredulo e divertito: << Quello straccione traditore del proprio sangue? Insieme alla Nata Babbana? Dio mio, quel posto sta cadendo sempre più in basso! >>
Merope li fissò bieca, per non dire disgustata: << Tale padre, tale figlio… >>
<< Vero, piccola >> incalzò Lucius, non prendendola per un’offesa << Il mio Draco ha ereditato solo i tratti migliori di famiglia! Dà importanza alla purezza di sangue, com’è giusto che sia! >>
<< Si si… >> liquidò la bimba con un gesto della mano << Ma non è molto carino chiamare una persona “straccione” o “sanguemarcio” >>
<< Disse colei che ci chiamò bastardi e feccia. >> sbottò con odio Lucius.
A Merope sfumarono di nuovo le guance: << Voi Mangiamorte ve lo meritate. Non è un pregiudizio, ma un dato di fatto. >>
I Malfoy puntarono le iridi grigie lucenti su di lei. Draco guardò il padre e abbassò la voce per non farsi udire da Merope, con scarso successo.
<< Ma è davvero sua sorella? >> chiese perplesso e impressionato.
La bambina precedette Lucius.
<< Sì Draco, sono sua sorella! >> roteò gli occhi Merope con aria d’impazienza << Peccato che lui… lui non…! >> iniziò a piangere e non riuscì a terminare la frase.
Lucius, intuendo la situazione, accennò a Draco di andare in camera sua, e lui vi si diresse in silenzio.
<< Ultimamente non andate d’accordo? >>
Merope corrugò la fronte e per un momento restò imbambolata a fissarlo tra le lacrime, poi disse: << I-In che senso? >>
<< Lo sai in che senso. >> un luccichio anomalo rifletté sulle pupille dell’uomo.
La bambina, infastidita dal suo tono, sospirò mesta: << Ohh… ci hai sentiti stanotte >>
Lucius annuì compiaciuto: << Praticamente gridavate… >>
<< Abbiamo avuto un piccolissimo diverbio… >> bofonchiò tristemente << Perché lui è talmente egoista che non vuole credermi! >>
<< E su cosa? >> chiese stavolta Malfoy, il volto severo.
<< Fatto lungo… ma se vuoi, puoi fartelo dire da lui, visto che a voi Mangiamorte considera una famiglia… bleah! >> si schifò solo a dirlo e al tempo stesso una montata di rabbia la invase.
<< Beh, fatti una domanda e datti una risposta, mia cara >> la canzonò Lucius, girandole intorno << Ma perché ci detesti tanto? Sono curioso… >>
<< Lo vuoi proprio sapere?? >> sbraitò Merope a occhi gonfi << Vi odio con tutta me stessa perché avete trasformato mio fratello in… Voldemort! >>
Lucius era così sorpreso che non si rese conto di avere la bocca spalancata.
Merope si riscosse: << O meglio… avete contribuito a renderlo tale! >>
<< Il Signore Oscuro non è mai cambiato. Mio padre era suo compagno di scuola ed è stato uno dei primi ad allearsi con lui. Lord Voldemort ha sempre avuto quella personalità. >> rispose Malfoy, non staccandole lo sguardo di dosso.
<< Giusto, ma se non avesse avuto allocchi come voi al suo seguito avrebbe abbassato un po’ la cresta! >> si difese la bambina, diventando sempre più paonazza.
<< Non credo avrebbe rinunciato facilmente alla corsa al potere. Con o senza seguaci. >>
<< Ci avrei pensato io se non fossi morta! >> esclamò convinta Merope.
Lucius scoppiò in una fragorosa risata: << Saresti stata uccisa per mano sua! E perdonami se te lo dico, ma non mi sarebbe dispiaciuto affatto! >>
<< Sarebbe stato un buon prezzo da pagare, piuttosto che ritrovarmelo trasformato in serpente e con l’anima in frantumi! >> ribatté la bambina, e qui Malfoy la squadrò sgomento.
Cosa intendeva con “l’anima in frantumi”? Che sapesse dell’esistenza degli Horcrux? Narcissa gliene aveva parlato mettendo in ballo Nagini, ma Lucius era sicuro che la moglie stesse esagerando. La mocciosa non poteva saperlo, e in fin dei conti era stupido pensarlo.
Merope scosse la testa << Immagino che dovrò farmi perdonare dopo la scenata di ieri notte… anche se è stato lui a sbagliare, ma va be’, lasciamo perdere… >>
<< Lord Voldemort non è facile al perdono, piccola. Eppure dovresti conoscerlo molto più di noi, come spesso ti piace affermare >> sibilò velenoso il Mangiamorte.
La bambina fece una smorfia beffarda: << In effetti hai ragione, con voi non è facile al perdono >> si girò dall’altra parte facendo svolazzare i suoi capelli e avanzò verso le scale che portavano al piano di sopra.
Lucius la seguì con sguardo crucciato e aveva tutta l’aria di voler urlarle contro le peggiori parole.
<< E tanto per la cronaca >> Merope si bloccò al primo scalino e gli rivolse un sorriso falso << Ho avuto l’onore di conoscere tuo padre, più di 50 anni fa. Prova a chiedere a Voldemort quanti sgambetti ha dovuto sopportare a causa della sottoscritta. >> e, esplodendo dal ridere per la faccia da oscar assunta dal Mangiamorte, corse alla velocità della luce per andare nella sua stanza. Ma quando arrivò in corridoio cambiò idea.
Avrebbe voluto fare visita al fratello, ma riflettendoci, decise di chiedere un favore a Draco, e dato che la camera del ragazzo era proprio quella accanto alla sua, non dovette sforzarsi a cercarlo.
Narcissa, che aveva finito di posare i bagagli del figlio, uscì dalla porta e superò Merope dopo averle lanciato un’occhiata raggelante del tipo “guai a te se ti avvicini al mio bambino”. Ovviamente Merope non si fece intimidire e bussò.
<< Permesso? >> domandò la piccola prima di entrare senza che Draco le desse il permesso.
<< Mmh? Oh… ciao, ehm… hai bisogno di qualcosa? >> il ragazzo esibì un’espressione di rancore e paura.
Merope, accorgendosene, lo guardò un po’ storto: << A Hogwarts sembravi più spavaldo. Come mai ora…? >> non terminò la frase che Malfoy soggiunse all’improvviso.
<< Non sono uno stupido. So bene di chi sei sorella >> disse, sedendosi ai piedi del letto a baldacchino. Ma alla bambina non parve convincere molto.
<< Sei sicuro che sia solo questo? Mi guardi come se fossi una ladra colta in flagrante… >>
Draco ricambiò truce il suo sguardo e sbuffò spazientito: << Non conosco le tue intenzioni, ma se sei dalla parte di Lord Voldemort allora per quale motivo a Scuola hai abbracciato Potter? >>
La faccia di Merope s’incupì dal giorno alla notte e i suoi battiti accelerarono.
<< Non è come sembra… l’ho fatto perché era l’unico che mi sosteneva tra gli studenti… >> s’inventò di sana pianta, arrossendo contemporaneamente.
Gli occhi argento di Draco si ridussero a fessure: << Era la prima volta che lo vedevi, come facevi a saperlo? Lui è il ragazzo che sconfisse il Signore Oscuro quando aveva appena un anno! >>
Merope divenne molto più rossa di prima e non aveva idea di cosa rispondere.
<< Beh… n-non sono tenuta a dirtelo! A Voldemort l’ho già informato e sa il perché l’ho fatto, non è importante! >> rispose accigliata.
Notò Malfoy scrutarla per alcuni attimi con vago sospetto, ma lei si affrettò a cambiare argomento.
<< Ad ogni modo, sono venuta qui per chiederti una cosa… >> chiuse la porta alle sue spalle e rimasero entrambi da soli.
L’impatto della notizia non fu per niente piacevole: Merope era pur sempre la sorella di Voldemort e qualunque richiesta fosse non sarebbe stata di buon favore per Draco.
<< Di cosa si tratta? >> chiese, speranzoso che non fosse nulla di pericoloso.
La bambina esitò, poi disse: << A scuola studiate gli incantesimi difensivi, giusto? >>
<< Si… >> fece Malfoy a denti stretti e visibilmente preoccupato.
<< Bene! Ho bisogno di impararne qualcuno! Non posso spiegarti il motivo, però potresti insegnarmi i più elementari >> la vocina di Merope si spense appena vide le palpebre sgranate di Draco, che era a dir poco senza parole.
<< Aspetta… >> si sollevò dal letto e pose le mani in avanti, trattenendo a stento una risatina << Tu vuoi…? Scusami, ma sei troppo piccola per padroneggiare magie difensive! >>
<< Ne ho bisogno, Draco! >> esclamò Merope, disturbata dall’atteggiamento sbruffone del ragazzo.
<< Ah, sì? E per cosa? >>
<< Non posso dirtelo! >>
<< Non se ne parla >> disse Malfoy, adesso concentrato a riordinare la sua valigia piena di libri.
Merope gonfiò le sue guance, segno che si stava innervosendo, poi le si accese una lampadina: << Se non lo fai, racconterò a mio fratello che a Hogwarts non sei venuto in mio soccorso quando mi hai vista piangere! >>
<< T-Tu… cosa?? >> Draco le scoccò un’occhiata di puro terrore e fece cadere una pila di libri sulla sua scrivania.
La bambina sorrise trionfante: << Esatto! E ti avverto che, nonostante le apparenze, è sempre pronto a proteggermi! >>
Il viso pallido del quindicenne non nascose un cipiglio di incredulità.
<< Ma… ma non… io non sapevo perché stessi piangendo! >> Draco non riusciva a rimediare una soluzione, spaventato com’era.
<< Ah! Allora è deciso, grazie mille! >> saltellò tronfia mentre Malfoy non si capacitava in che guaio si era cacciato.
<< Non ho ancora accettato un bel niente! >> si riprese il figlio di Lucius << E non puoi ricattarmi così! Sono sicuro che se Lord Voldemort ci scoprisse sarebbe la fine! >>
Merope smise di festeggiarsi e prese a fissarlo comprensiva: << Hai ragione, penso che non la passerei liscia, stavolta… e tu neanche. Diverrebbe una iena. >>
Malfoy sbraitò sarcastico: << Oh bene, sono più tranquillo adesso! >>
<< Ma tentar non nuoce… ti prometto che non ci scoprirà. In caso contrario mi prendo io la responsabilità >> gli assicurò la bambina, che scorse il volto troppo impallidito del ragazzo.
<< Sì, sono strasicuro che Lord Voldemort ucciderebbe sua sorella piuttosto che il figlio del suo servo >> convenne di nuovo sarcastico.
Merope arrossì: << Tu non devi preoccuparti! Ho tutto sotto controllo! Dunque… facciamo stanotte mentre gli altri dormono? >>
Draco non poteva crederci, stava per essere coinvolto in una faccenda assai rischiosa e per giunta durante le vacanze natalizie.
<< Okay! >> disse contrariato e assumendo una smorfia di stizza << Ma ti faccio presente che a me gli amici di Potter non vanno a genio! Quindi non diventerai mai mia amica, chiaro? >>
Merope inarcò un sopracciglio: << Chi ti ha detto che voglio diventarlo?? Sei identico a tuo padre… e a tuo nonno!... Sì, poi ti spiego… Mi servi solo per imparare degli incantesimi! >>
<< Perfetto >> rispose atono << Ora puoi anche andare >>
Merope gli lanciò fulmini dagli occhi e aprì la porta: << Mi raccomando, mantieni il segreto! A mezzanotte presentati da me, sono qui accanto, e non farti sentire. Beh, ci vediamo! >> lo lasciò nel momento in cui le stava rivolgendo gestacci.
Quando fu nel corridoio il suo stomaco si contorse dall’adrenalina. Non vedeva l’ora di imparare un po’ di vera magia, e soprattutto per una giusta causa. Se davvero i suoi assassini le stavano alle costole, lei avrebbe dovuto essere in grado di difendersi.

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***


Esercitazioni con Draco

La giornata passò particolarmente in fretta. Merope non uscì per niente dalla sua stanza, ansiosa di cominciare la prima lezione di difesa con Draco.
A mezzanotte qualcuno bussò piano alla sua porta e la bambina aprì subito, ben sapendo chi era.
<< Forza, vieni! >> sussurrò impaziente Merope, che fece entrare un Malfoy alquanto terrorizzato.
Accese la luce e in quel momento il ragazzo disse: << Ripeto, secondo me stiamo facendo una sciocchezza! >>
Merope, dopo aver attraversato la camera e afferrato la sua bacchetta (appartenuta in origine da sua madre), lo guardò con l’aria di chi dovesse mangiare solo caramelle.
<< Non succederà proprio nulla >> disse sorridente << Dunque, da dove incominciamo? >>
Draco provò a non pensare a come l’avrebbero ridotto i genitori, se non lo stesso Voldemort, se avessero scoperto la loro lezione clandestina. Deglutì e sudò freddo, mentre il suo sguardo ricadde sul bastoncino di legno che Merope aveva in mano.
<< E quella dove l’hai presa?? >> chiese febbrile il ragazzo che sperava non fosse la bacchetta di un Mangiamorte.
<< Oh, questa? L’ho presa in prestito… tranquillo, non è di un Mangiamorte >> rispose lei come se gli avesse letto nel pensiero. Non gli avrebbe rivelato però che era la sua, dato che non era suo amico e soprattutto il fratello si sarebbe imbestialito << Ti ho chiesto da dove dobbiamo incominciare… >>
Malfoy continuò ad ansimare dalla paura: << Sì, ehm… premetto che non sono un asso con gli Incantesimi di Difesa… >>
<< Non mi importa! >> disse a denti stretti Merope << Insegnami i più elementari! >>
<< D’accordo! >> sbottò Draco, desideroso di essere sotto le coperte a dormire piuttosto che davanti a una mocciosa << Allora, oggi posso farti imparare l’Expelliarmus, che è l’incantesimo più semplice >>
Merope annuì emozionata mentre Draco proseguiva.
<< Devi posizionarti in questo modo e muovere il braccio in avanti, senza perdere di mano la bacchetta, poi si grida “Expelliarmus!”. Capito? >> domandò in seguito alla dimostrazione.
La bambina annuì ancora, certa di aver compreso perfettamente.
Il ragazzo le si mise di fronte e mostrò la propria arma, asserendo: << Prova a disarmarmi. Devi puntare alla bacchetta e non a me, ricordalo! >>
Merope fece come le era stato ordinato, si concentrò a eseguire bene tutte le mosse e poi gridò: << Espello! >> ma non sortì alcun effetto.
<< Cosa hai detto?? >> Draco si sbatté un palmo sulla fronte.
<< Ehm… >> confusa dall’inefficacia della magia, replicò << Non è giusto “Espello”? >>
<< No! >>
<< Ma è quello che hai detto! >> esclamò Merope.
Malfoy scosse il capo: << Io ho detto Expelliarmus, no Espello! >>
<< Ooooh! >> soffiò imbarazzata la piccola << Avevo capito Espello >>
<< Grr! Ma perché a me?? Su, riprova, veloce! >> la rimproverò nel suo caratteristico tono sbruffone.
Merope decise che sarebbe stato meglio non lamentarsi e riprovò, stavolta con più enfasi e pronunciando la parola corretta: << Expelliarmus! >> di nuovo non successe nulla.
Dalla faccia che esibiva Draco era evidente che se lo aspettava.
<< Non funziona…! >> biascicò sconfitta Merope << Uffa, perché non funziona?? >>
<< Rilassati, è come pensavo… sei troppo piccola per imparare certi incantesimi >> spiegò suadente Malfoy, ma la bambina non voleva sentire ragioni.
<< Eppure l’ho pronunciato bene! No, ti prego, devo riuscirci! Voglio rifarlo! >> gli intimò di non lasciare la camera quando lo vide dirigersi verso la porta.
Il figlio di Lucius sbuffò di stizza e tornò davanti a lei, a braccia conserte: << Vorrei sapere, se mi è permesso, a cosa ti serve tutto questo. >>
Merope, che era già nella posizione di attacco, fu colta alla sprovvista dalla domanda e il suo cuore iniziò a battere forte.
<< Devo… devo difendermi da delle persone cattive >> tagliò corto.
<< Da delle persone cattive? E chi sarebbero? >>
<< Lo so io… >> biascicò evasiva, non avendo nessuna intenzione di dirglielo.
<< Capisco… >> commentò lui un po’ seccato e chiedendosi se stesse dicendo la verità. Non era molto convinto, a giudicare dall’espressione che traspariva sul suo volto pallido e appuntito.
<< Quindi ho bisogno di imparare a usare la bacchetta >> concluse Merope.
<< Ma quella non è tua… >> disse Draco, sospettoso.
La piccola Riddle arrossì al ricordo della mamma: << Tecnicamente no… >>
<< A questo punto potevi chiedere al Signore Oscuro di insegnarti >> fece d’istinto l’altro, guadagnandosi un paio di occhi umidi e un viso cupo.
<< N-non credo che adesso abbia molta voglia di ascoltarmi… per lui dico solo bugie… >> s’interruppe bruscamente, altrimenti sarebbe scoppiata in lacrime. Impugnò stretta la bacchetta e la puntò contro Draco: << Attento, sto per riprovare >>
Malfoy avvertì il suo tentativo di sviare l’argomento, ma non si mosse quando la bambina urlò con convinzione: << Expelliarmus! >>
Era sicuro che anche stavolta non sarebbe successo nulla, invece dovette accorgersi a sue spese del contrario. Dalla punta della bacchetta di Merope fuoriuscì un lampo di luce rossa che, non colpì l’arma avversaria, ma il petto di Draco, facendolo scaraventare sulla parete alle sue spalle. Un gran tonfo si udì in tutta la stanza.
<< Oh no, Draco! >> Merope non sapeva se essere felice di essere riuscita a compiere la magia o spaventata delle condizioni di Malfoy, che ora si massaggiava la nuca dolorante.
Sollevata che fosse vivo, corse da lui per aiutarlo.
<< Stai bene? >>
<< La mia testa! >> borbottò Draco, alzandosi a fatica, per poi fissare sgomento Merope << Come diamine hai fatto?? >>
<< Suppongo con la magia >> rispose ridacchiando.
Malfoy socchiuse le palpebre e la scrutò più intensamente: << è difficile che alla tua età si impari un incantesimo simile tanto in fretta >> spiegò conciso mentre lei diventava rossa << Ma non era molto potente… se lo fosse stato sarei svenuto all’istante… per fortuna, direi. Spero non si sia sentito niente da fuori >> rifletté preoccupato e lanciando uno sguardo bieco alla porta.
Merope rimase qualche secondo euforica per aver eseguito un vero incantesimo quasi in maniera perfetta: << Sono sulla strada giusta, che bello! >>
<< Sì, ma vacci piano! >> protestò Malfoy << Di questo passo tornerò a Hogwarts pieno di bende >>
<< Addirittura… >> alzò gli occhi al cielo, Merope << Beh, nonostante tu non mi stia affatto simpatico, devo ammettere che non sei male come insegnante! >>
<< Eppure non sono granché in Difesa contro le Arti Oscure… >> bofonchiò lui << Se ci fosse stato Potter… anche se quest’anno con la teoria è leggermente calato… >> una risatina di scherno ravvivò di malignità la faccia del ragazzo, che si procurò lo sguardo interrogativo della bambina.
<< Intendi Harry? È più bravo di te? >> arrossì lievemente, appena prima di scorgere l’indignazione di Draco.
<< Solo in Difesa! Ma io sono migliore di lui! >>
Merope si ricordò perché Draco non le stesse simpatico: era tale e quale al padre, con modi da bullo e di chi si crede superiore agli altri.
<< Il motivo per cui lo odi così tanto? >>
Malfoy le scoccò un’occhiata gelida: << Dovresti saperlo, bambolina >> qui Merope avvertì un senso di nausea << Il tuo amichetto marcia sulla fama del suo cognome… per aver sconfitto tuo fratello da bambino. Si prende meriti di cui non è all’altezza! E per giunta è Mezzosangue! >>
<< Che c’entra che è Mezzosangue?? >>
<< C’entra >> disse Draco, squadrandola allibito, come se avesse seri dubbi che fosse davvero la sorella del Signore Oscuro << Secondo te, un Purosangue che sposa una Sanguemarcio contaminando la propria progenie e mettendo fine a una dinastia di soli maghi, è normale? >>
Merope non riuscì a descrivere la sensazione di schifo che stava contorcendo violentemente le sue viscere. In quell’istante dentro di sé crebbe un odio fuori dal comune per quel ragazzo tanto bello quanto ignorante. La cosa brutta è che sapeva che tutti i Mangiamorte la pensavano allo stesso modo e un'altra ondata di rabbia le salì al cervello.
Voldemort non aveva mai specificato di essere un Mezzosangue e i suoi seguaci erano convinti che fosse un Puro, visto che decantava l’importanza della purezza di sangue sin da quando era giovane, quindi lei non poteva rivelare le sue origini se suo fratello si era visto bene da nasconderglielo. Però era anche vero che le parole di Malfoy, pronunciate con una ripugnante disinvoltura, le avessero fatto male: non tanto per l’insulto ai Mezzosangue, ma piuttosto per aver giudicato in tono sprezzante la decisione del padre di Harry, colpevole solo di aver scelto come compagna una Nata Babbana.
Era avvilita e scandalizzata, in quanto la stessa scelta l’aveva fatta sua madre, sposando un Babbano. In pratica Draco aveva appena denigrato Merope senior, e la bambina non lo avrebbe mai perdonato.
Lo guardò con disgusto prima di rispondere sarcastica: << No, infatti… che disonore >>
<< Ecco! Se c’è una cosa che non sopporto sono i traditori del proprio sangue! Non puoi definirti un vero mago se simpatizzi con i Sanguemarcio, no? Vedi i Weasley, per esempio, i ragazzi dai capelli rossi che hai visto a Hogwarts… sono i peggiori Babbanofili! >>
<< Io li trovo simpatici, soprattutto i gemelli! >> ribatté irritata Merope, che ora stava arrossendo più del dovuto << Mi hanno difeso quando tutta la Scuola era contro di me! >>
Draco esibì una smorfia beffarda: << Devi vedere aldilà della simpatia >>
Merope mancò per un pelo di aprire la bocca per simulare l’atto del vomito: << Riprendiamo, per favore. >> gli intimò, cercando di non ricordare che suo fratello dimostrava una mentalità ben peggiore di quella di Draco. 
<< Ancora? Voglio andare a dormire. >> sbatté le braccia, scocciato.
<< Qualche altro minuto >> insistette la bambina, che aveva una voglia assurda di colpirlo apposta e di sbatterlo di nuovo al muro.
Draco ubbidì, sbuffando sonoramente. Riprese in mano la sua bacchetta e la fece vedere a Merope: << Non colpire me, chiaro?? >>
<< Sicuro >> ridacchiò la piccola, decisa a fare tutt’altro. Quando partì, per un paio di volte sprizzarono dalla punta della bacchetta soltanto delle scintille rosse, ma poi al terzo tentativo Draco sbatacchiò alla parete con un colpo secco e le grida di dolore soffocate da quest’ultimo echeggiarono nella camera.
<< Dannazione! >> imprecò furioso Malfoy dopo essere stato messo quasi k.o. da Merope.
<< Ops >> squittì falsamente lei << Scusa >>
<< Basta così! >> il ragazzo sembrava un fuoco ardente dalla collera << Hai fatto abbastanza! Non ho intenzione di rompermi le costole, vado a letto! Cosa che dovresti fare anche tu! >>
Merope apparve soddisfatta, per due volte era riuscita a scagliare un incantesimo difensivo e aveva dato una bella lezione a Draco per gli stupidi sproloqui usciti dalle sue labbra.
Malfoy raggiunse la porta a passo pesante, prima che Merope lo fermò.
<< Domani, stessa ora >>
<< Come?? >>
<< Devo esercitarmi di più! >> sbottò la piccola Riddle, velenosa.
<< Se il tuo scopo è esercitarti su di me, te lo puoi anche scordare! >> disse Draco.
Merope assunse l’ombra di un sorriso divertito: << Va bene, ti prometto che starò più attenta >> e, voleva aggiungere, se non avrebbe più parlato male dei Mezzosangue << Ma finora ho ottenuto dei buoni risultati! Non vale la pena interrompere… ne ho bisogno, Draco! >>
<< Io… Io non credo di voler più continuare! >>
<< Non pensarci nemmeno! >> sillabò Merope, severa.
Draco ringhiò forte dalle narici ed esclamò: << Vedrai che lo verranno a sapere…! >>
<< E tu che ne sai?? Non fare storie, è solo per questi giorni di vacanza! >> sputò la bambina << Vieni domani a mezzanotte, o spiffererò tutto a Voldemort! >>
Com’era prevedibile, il ragazzo divenne bianco cadavere: << Maledetta…! >>
<< Ci vediamo domani! >> disse Merope in tono categorico e a denti stretti.
<< Sì… ehm… sì, certo… come vuoi >> Draco non era molto tranquillo, si vedeva lontano un miglio. Il suo viso gocciolante di sudore parlava da sé.
Bofonchiò qualcosa sottovoce e uscì.
Merope era felice di star migliorando e di avere un insegnante privato, tuttavia Draco non aveva torto nell’essere intimorito all’idea di farsi beccare dal Signore Oscuro.
Ripose la bacchetta nel legittimo cofanetto presente in uno dei tanti locali al quarto piano della casa e poi si mise sotto le coperte, al caldo, chiedendosi se Malfoy avrebbe mantenuto il segreto, poiché dal suo muso appeso si capiva che non era affatto contento di ciò che stavano facendo. Sperò che la sua riluttanza non avrebbe mandato a rotoli il piano, ma poi si disse che forse si stava facendo troppi problemi… avevano appena terminato il primo incontro e non credeva che Malfoy avesse avuto il coraggio di rinunciare così presto.
 
<< Fatemi capire, voi il Natale lo festeggiate? >>
Merope era in sala da pranzo, intenta a fare colazione. Si rivolse a Lucius, Narcissa Malfoy e, con gran disappunto, a Bellatrix che erano di fronte a lei e la guardavano sprezzanti ed esasperati.
<< Lo festeggiamo a modo nostro >> disse Narcissa al posto del marito, che venne lasciato a bocca mezza aperta per rispondere in maniera non molto educata.
La bambina diede un’ennesima occhiata intorno e come sempre non poté fare a meno di deprimersi alla vista della casa spoglia e priva di addobbi, grigia e spettrale.
<< Che tristezza, mamma mia… >> commentò funerea, mentre finiva di immergere gli ultimi biscotti nella tazza del latte.
Bellatrix emise un suono rauco e disse, aggressiva: << La casa non è tua, non decidi tu. E poi il Signore Oscuro non approverebbe >> fece qualche passo a vuoto e a braccia conserte. Parlare con la mocciosa le provocava ogni volta avversione.
Merope indugiò un attimo finché non incrociò gli occhi scuri della strega: << Il Signore Oscuro non approverebbe >> la scimmiottò << Solo perché a lui non piace deve impedirvi di festeggiare un natale decente? >>
Lucius trovò il momento giusto per ribattere: << Ci sono cose più importanti, no? A noi non dispiace non ricoprire la casa di inutili gingilli sgargianti, si sa che le persone festeggiano solo per ricevere i regali >> rise e scoccò a Merope uno sguardo eloquente.
<< Il Natale è un’occasione per stare in famiglia e divertirsi! >> esclamò indignata la bambina, e prima che Narcissa e Bellatrix potessero rispondere, continuò << Per esempio… Voldemort >> la maggiore delle Black mosse il capo in uno scatto fulmineo che notò solo Merope, perciò la guardò male << … Ricordo che quando era giovane la pensava allo stesso modo, ma all’avvicinarsi delle vacanze lo costringevo a venire a casa da Hogwarts. Gli scrivevo tutti i giorni fino a quando non implorava pietà e cedeva >> scoppiò a ridere davanti alle facce stupefatte dei Mangiamorte.
<< Ma quante sciocchezze! >> avrebbe immaginato fosse stata Bellatrix a dirlo, ma con sua grande sorpresa colei che aveva sbottato fu Narcissa << Lord Voldemort non si fa comandare da nessuno, specie se è una stupida e insulsa bimbetta! >>
<< E di certo non è il tipo che “implora pietà”! >> disse Lucius basito. Bellatrix rimase insolitamente zitta nel frattempo che ascoltava la discussione, gli occhi scavati e penetranti fissi su di lei.
Merope mandò giù un sorso di latte, ma quasi stava per sputare addosso a Malfoy.
<< Intanto ogni Natale si presentava sulla soglia di casa! Mia madre aveva già capito com’era fatto e a un certo punto voleva rinunciare, ma io non avevo intenzione di passare le feste in due! Poteva fare paura ai suoi amichetti zelanti, a me no! Non mi fregava! >> si prese un minuto di tempo per ammirare ancora i volti sbiancati degli adulti in seguito alla sua rivelazione. Narcissa si sforzava di trovare almeno una cosa su cui controbattere e darle il ben servito, ma invano.
Bellatrix continuò a lanciarle sguardi torvi senza fiatare e Lucius divenne leggermente rosso dalla rabbia.
Passò un istante di assoluto silenzio carico di tensione, poi…
<< Buongiorno… >> la voce cupa di Draco subentrò nella sala all’improvviso, facendoli trasalire dal precedente shock.
Narcissa lo salutò come se non aspettasse altro che una distrazione da quell’imbarazzo: << Oh ciao, tesoro >>
<< Buongiorno >> disse Bellatrix con zero entusiasmo.
Merope si voltò e vide che il ragazzo aveva una faccia da funerale. A giudicare dalle occhiaie e l’aria stanca, sembrava si fosse svegliato di soprassalto e vestito in fretta e furia. Pareva anche piuttosto preoccupato.
<< Ciao… >> fece la piccola, cercando di non trasparire alcuna confidenza.
Quando Draco si accorse di Merope non le rispose, occupato a porre l’attenzione su un’altra figura alle spalle di lei che in quel momento era entrato varcando la soglia.      
Appena Voldemort avanzò verso di loro, Bellatrix, Lucius e Narcissa si alzarono, presi alla sprovvista, e si inchinarono in segno di saluto. In effetti, dall’espressione del Signore Oscuro capirono che non potevano trascurare una sottomessa gentilezza.
Merope non batté ciglio quando il fratello le si sedette proprio di fronte, lo sguardo assassino e le palpebre semichiuse.
Draco evitava di guardare entrambi. L’atmosfera gelida era quasi palpabile.
<< Guarda caso stavamo parlando di te! >> esclamò spontanea la bambina, che non si era resa conto dell’umore di Voldemort << Gli ho raccontato di quando ti costringevo a passare le feste a casa nostra anziché a Hogwarts, ti ricordi? Mi rimproveravi sempre perché ricevevi gufi anche durante le lezioni! >> nonostante avessero litigato, la bimba non se la sentiva di apparire immusonita ogni qualvolta incontrava Voldemort sul suo cammino, ma per quanto Merope stesse ridendo, suo fratello al contrario non era per nulla divertito.
Il sorriso della sorella si spense subito, allarmata da come lui la stesse scuoiando viva con lo sguardo: << Che succede…? >>
Girò la testa verso Draco, che guardò la madre e il padre, i quali a loro volta avvertirono un senso di pericolo imminente.
Bellatrix non era affatto spaventata, anzi non vedeva l’ora di assistere allo spettacolo.
Voldemort attese, con palese disgusto, qualche attimo prima di parlare.
<< Hai dormito bene stanotte? >>
Merope sbatté le palpebre a quella domanda strana: << Ehm… sì… >> il suo cuore accelerò i battiti: non ne capiva il motivo, ma era certa che la faccenda non presagisse nulla di buono << Perché? >>
Un soffio sinistro venne espulso dalle narici del Signore Oscuro mentre le sue pupille verticali si posarono minacciose sulla sorella e un ghigno malevolo gli deformò il volto.
<< Stavi dormendo? Strano, perché… un uccellino mi ha riferito tutt’altro >>
I tre Mangiamorte si voltarono verso il pallidissimo Draco, che costringeva sé stesso a non incrociare Merope con gli occhi.   Le viscere della bambina si contorsero e la sua pelle iniziò ad assumere un colore scarlatto quando vide il ragazzo scostarsi dal suo campo visivo: << Non capisco… >> mentì.
<< Io credo che tu abbia capito benissimo >> le disse con timbro freddo e acuto.
Merope voleva sprofondare e morire.
<< Hai un bel coraggio, sorellina >> continuò Voldemort << Ricattare il giovane Malfoy è l’ultima cosa che mi sarei aspettato da te >>
I genitori di Draco sospirarono increduli e Narcissa, istintivamente, strinse a sé il figlio. Bella diede in una brusca alzata di sopracciglia.
<< Come?? >> Lucius non si impegnò a mantenere il tono cauto in presenza del mago oscuro. Guardò perfido la bambina che adesso aveva spalancato la bocca e girato la testa in direzione di Draco.
<< Non ci posso credere, gliel’hai detto?! >> esplose Merope, incavolata nera.
Il ragazzo si decise a ricambiarla con la fronte aggrottata: << Non ho avuto scelta! >>
La piccola avrebbe potuto sputare fumo dalle orecchie.
<< Non mi posso fidare di nessuno qui dentro!! >> esclamò livida, prima che il fratello alzasse la voce.
<< Zitta. >> disse severo, rivolto a Merope, che tacque e riprese a deglutire, il respiro corto.
Stavolta non avrebbe avuto scampo e si immaginava già nella sua vecchia tomba.
<< Che cosa ha combinato, Padrone? >> chiese affabile la migliore luogotenente di Voldemort, facendo finta di preoccuparsi per lei quando in realtà fremeva dal desiderio che la ammazzasse. La bambina ebbe un conato di vomito nel momento in cui si avvicinò troppo al fratello.
Narcissa precedette il Signore Oscuro: << Vorrei saperlo anch’io >> disse, abbandonando ogni prudenza << Cosa c’entra il mio Draco? >>
Voldemort sorrise beffardo: << Vuoi che glielo riferisca io? >>
Lei non rispose, il volto colmo di imbarazzo.
<< Merope lo ha ingaggiato per farle da insegnante >> sorrise ancora, ma era più minaccioso che mai.
Lucius sgranò le palpebre: << Prego?? >> insieme alla moglie si voltò verso il figlio che annuì in silenzio.
Bellatrix trattenne a stento un risolino compiaciuto.
Merope andò fuori dai gangheri: << E allora?? Non ho fatto nulla di male! >>
<< A parte non mettermi al corrente >> precisò furente Tom Riddle << Ti piace davvero nascondermi ciò che fai? >>
<< Non avresti approvato, Voldemort >> disse esasperata e arrabbiatissima, sottolineando il nome del fratello per specificare meglio il distacco da lui << Volevo imparare degli incantesimi, tutto qua! >>
<< So tutto >> ruggì il fratello, e Draco abbassò lo sguardo << Ma pensavo tu avessi capito una volta per tutte che sei troppo piccola per certe cose, no? Eppure non sei un mulo >>
Merope colse un remoto ghigno appagato da parte di Bellatrix. La voglia di romperle le ossa, però, non era grande quanto il suo desiderio di rinfacciare a Voldemort che invece era riuscita a padroneggiare l’Expelliarmus, anche se qualcosa a lei sconosciuto la trattenne.
<< Da dove arriva questa improvvisa voglia di apprendere? >> il mago oscuro si alzò, col volto da serpente contorto in una smorfia di disappunto.
Lei non si fece intimidire, incrociò il suo sguardo e disse in serpentese: << Da tu-sai-cosa >>
I presenti s’irrigidirono al quel suono sinistro, decisamente poco adatto a una bambina, mentre Voldemort non si mosse, limitandosi a guardarla con un misto di disperazione e rabbia. Fece per intervenire, gli occhi incendiati, ma Merope lo precedette.
<< Non posso lasciare che i miei assassini mi trovino impreparata quando sarà il momento! >> rivelò seria la piccola e ignorando le reazioni contrarie del fratello << E visto che, può cascare il mondo, non c’è ragione per cui tu mi creda, ho chiesto a Draco di insegnarmi. >> sollevò beffarda un sopracciglio e attese una risposta da Voldemort, che alla fine arrivò.
<< Ti ostini a nominare quella storia fasulla? >> il mago era furente, seppur stesse mantenendo la calma.
Merope assunse uno sguardo professionale: << Lo è per te, fratellino. Sinceramente non capisco come tu possa avere il fegato di negare ancora, dopo che mi hai vista capace di assumere Draco per imparare degli incantesimi alle tue spalle! >>
Voldemort cercò di non abbandonarsi all’ira, così disse freddamente: << Oppure lo stai facendo per provocarmi >>
Merope scoppiò a ridere, incredula. I Mangiamorte, che si erano appena abituati al serpentese, sussultarono a quel cambio repentino di voce. Videro il Signore Oscuro sbuffare di stizza, come se trovasse alquanto deprimente per lui discutere con una mocciosa.
<< Provocarti? >> rise più forte la bambina, coprendosi la bocca.
<< Sei sempre stata piuttosto brava in questo, lo sai? >> sorrise Voldemort in tono superbo.
<< Non questa volta >> sibilò lei con sfida << Perché hai torto! Voglio farlo per me stessa. Non voglio essere uccisa per la seconda volta dagli stessi sicari di 50 anni fa! >> quando concluse e riprese fiato, il fratello sembrava più fossilizzato sulla frase “hai torto” che sul resto. Se c’era una cosa che non sopportava era sentirsi dire di non avere ragione. La sua faccia cinerea e priva di colore sarebbe diventata paonazza nel giro di pochi secondi, se non fosse che la sorella tornò a parlare d’un tratto l’inglese rivolgendosi ai presenti, in particolare a Draco.
<< Tutto apposto, abbiamo raggiunto un accordo! >> esclamò trionfale, con Voldemort che la fissò interrogativo e indignato, ma che non emise un solo suono curioso su fin dove si sarebbe spinta.
Malfoy parve stupito, poiché era sicuro che i due stessero litigando e non altro.
Merope gli lanciò uno sguardo birichino e aggiunse: << Vedi Draco, Lord Voldemort si è arrabbiato perché ho osato chiedere a te qualcosa di cui lui è molto più esperto >> qui Voldemort le lanciò fulmini dagli occhi iniettati di sangue, ma si ostinò a non ribattere.
Narcissa e Lucius si voltarono verso il figlio, il quale osservò spaventato la bambina. Bellatrix invece si accigliò, delusa. Sperava di assistere alla sfuriata del Signore Oscuro nei confronti di quella nanetta impertinente, ma come al solito se la cavava per il rotto della cuffia.
<< E siccome lui è uno dei più grandi maghi di questo tempo >> continuò adulatrice, frecciando il fratello in pieno petto << Pensa che sarebbe un insegnante di gran lunga migliore di uno studente >> guardò di nuovo Voldemort con un sorrisetto malizioso. Sapeva che in questo modo non avrebbe potuto protestare: lo stava elogiando davanti ai suoi seguaci con le parole giuste.
L’ex Tom Riddle non poté che puntarla con le sue pupille rosse, ammirato dalla furbizia della sorella.
Bellatrix sembrava più inacidita che mai.
<< Quindi… >> intervenne d’un tratto Draco << Io posso stare tranquillo? >>
Voldemort girò la testa nella sua direzione, minaccioso.
Il cuore del giovane Malfoy perse un battito.
<< Ehm, cioè… voglio dire… >>
<< Sì che puoi >> asserì la bambina, rimproverando il fratello con lo sguardo << In effetti preferisco Voldemort ad un codardo spione viziato >>
Draco si morse un labbro per non risponderle male: << Eh, certo… >>
<< Bene, allora è deciso! Sono proprio contenta, e tu? >> chiese Merope al mago oscuro, che non aveva aperto bocca e la scrutava come per scagliarle un incantesimo col pensiero. All’improvviso di alzò da tavola e se ne andò, serio in volto.
Bellatrix e gli altri erano a dir poco sconvolti e intanto Merope se la rideva soddisfatta.
<< Ti prego, dicci come diamine fai a spuntarla ogni volta! >> commentò amaro Lucius.
La bambina fece spallucce con aria altezzosa, cosa che mandò in bestia i padroni di casa.
Narcissa prese a sé Draco e sussurrò malevola: << Non provare mai più a coinvolgere mio figlio nei tuoi giochetti! >>
<< Figurati, e chi lo vuole più! Non è capace di mantenere un segreto per più di un giorno! >> sbottò sprezzante Merope, alzandosi anche lei e inseguendo il fratello in corridoio.
Draco aveva voglia di picchiarla, ma si accontentò di additarla in malo modo a denti stretti mentre usciva.
Prima che anche Lucius e Narcissa la prendessero a parolacce, la maggiore delle Black diede un calcio a una sedia e i parenti la fissarono perplessi.
<< Sono io l’unica allieva del Signore Oscuro! Io soltanto! >> esclamò rabbiosa Bella, a braccia conserte e la pazzia nelle iridi.
<< Come se fosse questo il vero problema! >> disse Narcissa << Ha rischiato di mettere nei guai nostro figlio! E tu, Draco, perché le sei andato dietro?? >>
Il ragazzo ringhiò indignato: << Se non avessi accettato avrebbe detto a Lord Voldemort che a Hogwarts non l’ho consolata mentre stava piangendo! >>
<< Oh wow! >> convenne Bellatrix, dando un altro calcio alla sedia << Sa ricattare bene la mocciosa, eh? >>
<< E per quale motivo a Hogwarts ha pianto? >> chiese Lucius, sinceramente incuriosito.
Draco emise un leggero sbuffo e rispose: << Tutta la Scuola la odiava e credeva fosse pericolosa per la sua… parentela >> raccontò, riferendosi a Voldemort.
Bella, dopo lunghi minuti di malumore, ridacchiò crudele: << Dovevo esseri lì! So io come l’avrei fatta piangere. >>

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


Un ospite inatteso

Merope corse da suo fratello, che camminava spedito lungo il corridoio.
<< Ehi, aspetta! >> disse quando lo raggiunse e gli fu accanto.
Voldemort la ignorò e non la degnò nemmeno di uno sguardo.
<< Perché non mi parli? >> chiese la bambina, sbuffando e cercando di restare al passo del mago oscuro << Mi aiuterai a imparare gli incantesimi? >> chiese poi, dopo il suo prolungato mutismo e aggiunse speranzosa << Se prima non hai rifiutato, vuol dire che sei d’accordo! >>
<< Io non ho mai accettato >> disse roco Voldemort, che continuava a guardare davanti a sé << Sei un’illusa se pensi che ti accontenterò >>
Merope gli bloccò la strada con una faccia che valeva più di mille parole: << Sei scemo allora! >>
Voldemort le lanciò un’occhiata assassina e solo un secondo più tardi la sorella si accorse di averlo insultato.
<< L’ho fatto apposta a lusingarti davanti agli altri e tu ti ostini a non cedere?? >>
<< Come se bastasse questo per convincermi >> sibilò sarcastico Tom Riddle << Quando compirai 11 anni potrai imparare ogni genere di magia che vorrai, a Hogwarts. >> evidenziò la frase con una nota categorica nella voce, facendole presente che di quella faccenda non voleva più saperne.
Merope, appena udì la parola Hogwarts, scosse la testa in disappunto: << Non voglio andarci. >> gli disse all’improvviso, guadagnandosi due pupille rosse infuocate << Mi hai sentito… non voglio frequentare la Scuola. >>
<< Devi farlo >> rispose semplicemente il fratello, ritenendo un oltraggio il fatto che Merope non volesse diplomarsi.
<< Ti sei dimenticato di come mi hanno trattata gli studenti due mesi fa? Tra qualche anno sarà uguale, e non ho intenzione di passarne sette così. >> lo rimproverò, scoccandogli uno sguardo gelido.
Voldemort parve prenderla alla leggera e la fissò con fare eloquente: << A Scuola si va per imparare, non per fare amicizia. Ma non preoccuparti >> d’un tratto sorrise beffardo e le diede dei colpetti sulla testa << Nel momento in cui dovrai andarci, io avrò già conquistato Hogwarts. Nessuno ti darà più fastidio >>
La bambina non osava immaginare in che condizioni avrebbe trovato la Scuola se il fratello l’avesse controllata. Buio, oscurità e lezioni di Incantesimi Senza Perdono sfrecciarono nella sua mente, ma li scacciò via come un pugno di mosche.
<< Senti >> esordì Merope, osservandolo << Mancano tre anni ancora, fino ad allora i miei assassini –ti prego, non guardarmi così!- avranno tutto il tempo di ricercarmi e, come dire… farmi fuori… di nuovo! Quindi, se non vuoi perdermi una seconda volta, ti consiglio di insegnarmi qualcosa o davvero finisco all’altro mondo prima di mettere piede in quel dannato castello! >>
Com’era prevedibile, Voldemort divenne scarlatto dalla rabbia: << Se nomini ancora…! >>
<< Te l’ho già spiegato! >> lo interruppe Merope << Non avrei mai chiesto nulla a Draco se non fosse stata una cosa veramente importante! E poi… >> finalmente si decise a sputare tutta la delusione che covava nei suoi confronti << Non te l’ho detto perché me lo avresti impedito con ogni mezzo! Non sopporto che tu non mi creda, perciò non lamentarti se ti nascondo ciò che faccio! >>
<< Non dovrei lamentarmi >> ripeté Voldemort, imperscrutabile << Hai una bella faccia tosta, sorellina. Da chi hai preso, da nostro padre? >>
Merope sgranò le palpebre a tal punto che per un pelo non le caddero a terra. Trattenne una sfuriata di rabbia e deglutì per resistere alla tentazione di esplodere. Per un secondo entrambi tacquero, finché la bambina non gli rivolse un’occhiata torva e non incrociò le braccia.
<< Qui la faccia tosta ce l’hai tu. Accusi me di mantenere segreti, ma tu mi hai sempre raccontato tutto di te, vero?? >>
Il fratello corrugò la fronte, serio: << Cosa avrei dovuto nasconderti? >>
Merope sfoggiò una risata falsa e ruggì: << Che so… tipo tutte le schifezze che hai fatto >> si strinse nelle spalle, sarcastica.
<< Bisogna vedere cosa intendi per “schifezze”. Può darsi che per te lo sono e per me no >> rispose con calma Voldemort, mantenendo una pazienza degna del professor Silente.
<< L’omicidio di nostro padre >> iniziò ad elencare, furiosa << Lo so, non piaceva neanche a me, ma ucciderlo è stato troppo! >> disse in risposta alle smorfie beffarde del fratello << L’apertura della Camera dei Segreti! Ti dice niente? >>
<< Certo, e grazie mille. Mi stai facendo riaffiorare dalla mente bellissimi ricordi >> convenne soave il Signore Oscuro.
Merope aveva tutta l’aria di volerlo picchiare: << Bellissimi ricordi? Hai incastrato un’altra persona e l’hai fatta espellere! >>
<< Ero più furbo di te da giovane >> sorrise maligno, per poi scrutarla intensamente << C’è altro? >> 
<< Beh, le persone uccise durante la tua ascesa al potere bisogna contarle >> continuò Merope retorica, mentre nel suo intimo sentiva un mostro che le contorceva le viscere.
Voldemort era tutto tranne che turbato: << Le persone che hanno cercato di ostacolare i miei progetti, intendi? E perché dovrei considerare indegne le uccisioni di parassiti? >>
La sorella non si capacitava che il fratello avesse una simile mentalità. Ma il suo cuore prese un colpo. Anche lei voleva ostacolare i suoi progetti, in un certo senso, e udire Voldemort parlare così delle vittime le provocò i brividi, chiedendosi cosa avrebbe fatto se avesse scoperto le sue intenzioni.
<< È evidente che abbiamo modi di pensare troppo diversi… >> commentò aspra Merope << Io non avrei mai commesso ciò che hai commesso tu in tutti questi anni, per esempio >>
Il fratello non aprì bocca, perché la bambina stava avanzando verso di lui fulminandolo con lo sguardo.
<< Non avrei ammazzato un mucchio di gente per mio profitto >> proseguì, in tono severo e accusatore << Ma soprattutto, la cosa peggiore… >>
<< Peggiore di aver ucciso persone innocenti? >> disse con fredda ironia.
Merope si zittì un attimo e, dopo avergli lanciato un’occhiataccia, asserì: << Io non avrei mai diviso la mia anima. >>
Ora il silenzio fece da padrona intorno a loro, mentre Voldemort era lì a metabolizzare l’affermazione della sorella. Era sicuro che lei non fosse a conoscenza di quel dettaglio.
<< Cosa hai detto? >> chiese indignato.
<< Divisa in sette pezzi, per essere precisi! >> sulle labbra di Merope si poteva leggere assoluto rancore.      
Prima di rispondere, Voldemort la guardò truce: << Sono stati i Mangiamorte a dirtelo? >>
<< Tom…! >> sbottò esasperata Merope, rendendosi conto di averlo chiamato col nome di nascita dopo molto tempo << Mi sembra di averti ripetuto fino allo sfinimento che io so tutto di te! Eh sì, anche di questo! >>
Il fratello si accorse che tremava dal nervosismo, ma non ebbe la possibilità di pronunciare una sillaba che la bambina disse.
<< Mi credi davvero tanto stupida?? Dio! >> era talmente arrabbiata che avrebbe distrutto mezza casa se solo avesse potuto.
Voldemort non si impressionò né si mosse di un millimetro, limitandosi a non staccarle gli occhi iniettati di sangue: << Non sentivo il bisogno di dirtelo >>
<< Perché avevi paura della mia reazione. >> esclamò convinta Merope, ricevendo uno sguardo di puro odio dal fratello.
<< Sei davvero spiritosa >>
La bimba esibì una smorfia ridicola: << Ho centrato il punto, non lo negare. E sai che c’è?? Hai proprio ragione! Secondo me questa è stata la cosa più orribile, schifosa e incosciente che tu avessi mai potuto fare! >>
<< Della tua opinione non me ne faccio nulla, anzi mi scivola addosso come acqua >> commentò atono Voldemort << Non sta a te decidere cosa è giusto per me >>
<< Ah, quindi per te è normale strappare l’anima in sette pezzi?? Cavolo! Se non fossi morta…! >>
Voldemort la incalzò: << Cosa avresti fatto? Me lo avresti impedito? >>
<< Sì! >> esclamò acuta Merope, e ignorando il volto inasprito del fratello, disse << Anche a costo della mia stessa vita! Ti rendi conto di come… di come ti sei ridotto?? >>
<< Adesso sono immortale >> rispose tranquillo e accennando a un ghigno << Non pretendo che tu capisca la bellezza di vincere la morte, ma converrai con me che, senza ombra di dubbio, ciò che ho compiuto è stato il passo fondamentale per la mia ascesa al potere. Senza i miei Horcrux non sarei arrivato fin qui, e per fortuna sono occultati in luoghi che nessuno conosce. >>
La sorella sollevò un sopracciglio: << Io li conosco. >>
Tom Riddle assunse un’espressione insieme stupita e sconvolta: << Che vuoi dire?? >>
<< Io so dove li hai nascosti >> precisò Merope con aria annoiata, come se stesse dicendo una sciocchezzuola << I morti vedono tutto, Tom. Quando ero a Hogwarts ho trovato il diadema nella Stanza delle Necessità e ci ho fatto una chiacchierata >>
Inutile descrivere lo stato d’animo del Signore Oscuro in quel preciso istante. Non sapeva se provasse collera o sgomento.
<< Tu… CHE COSA?? >>
Merope maledì il suo solito vizio di parlare troppo quando il fratello avanzò minaccioso nella sua direzione e lei non poté far altro che indietreggiare spaventata.
<< Decisamente non dovevo dirtelo… >> bofonchiò la bambina, vedendo il volto assetato di sangue di Voldemort.
<< Hai messo a rischio la sicurezza DEL MIO HORCRUX?? >> gridò imbestialito, mentre la sorella balzò all’indietro col cuore in gola.
<< Era per un’emergenza! >> protestò terrorizzata Merope << Stavo fuggendo da una strega malvagia che voleva uccidermi! >>
La seguente mossa di Voldemort fece inciampare e cadere a terra la bambina, trovandosi le pupille rosse di Tom Riddle a pochissimi centimetri da lei.
<< E ti aspetti che debba crederti?? >> Voldemort le puntò la bacchetta contro.
<< V-volevo un po’ di conforto! >> balbettò Merope, il petto tamburellante e la frustrazione nel constatare per l’ennesima volta che il fratello non volesse ascoltarla sul complotto del Ministero << Ti giuro che nessuno mi ha scoperto! >>
In realtà, quel giorno stava per farsi beccare da Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley nel momento in cui era uscita dalla Stanza, ma per fortuna la porta si era chiusa alle sue spalle prima ancora che il trio potesse chiedersi cosa stava facendo.
Voldemort assottigliò al massimo le palpebre: << Come fai ad esserne sicura?? Devi sempre creami problemi! >>
<< Ma sei impazzito?? >> la bambina aveva la bacchetta del fratello premuta sulle costole e un gelo improvviso la inchiodò << Leva quell’affare! >>
<< Perché? Mi ha assalito d’un tratto l’istinto di ammazzarti. >> disse lento e suadente il Signore Oscuro.
Merope lo guardò sotto shock: << Sappiamo entrambi che non lo faresti mai! >>
<< Tu dici? >>
A quel punto la piccola Riddle ne ebbe abbastanza, così, armata di un coraggio che non sapeva di avere e rinvigorita da una rabbia incredibile, alzò un braccio e colpì con un violento schiaffo il viso cinereo di Voldemort, che rimase pericolosamente immobile nel frattempo che Merope si issava da terra.
<< Idiota! >> esclamò indignata << Ti ripeto che la tua anima è al sicuro, non permetterei mai che qualcuno la trovasse e la distruggesse! Se fosse accaduto non me lo sarei mai perdonato! >> un attimo di pausa, giusto il tempo di vedere il mago ricambiare lo sguardo sinistro e disse << Io tengo alla vita di mio fratello, al contrario di te! Non permetterti mai più di minacciarmi come fai con i tuoi seguaci, perché non lo sono, IO SONO TUA SORELLA! >>
Voldemort soffiò a mo’ di avvertimento, ma continuò a restare fermo e a osservarla severo.
<< Sai una cosa?? >> Merope ansimava dalla quantità di battiti che la tormentavano all’interno della cassa toracica << Quella stupida coroncina e Nagini sono molto più comprensive di te! >>
<< Nagini…? >> adesso il Signore Oscuro aveva gli occhi spalancati.
La sorella sospirò e scosse di nuovo il capo, disperata: << Quando sono tornata da Hogwarts, due mesi fa, era fuori ad aspettarmi e si vedeva che era preoccupata… troppo per un normale serpente. >> fissò in modo ossessivo il fratello, che non rispose e si protrasse a scrutarla malevolo.
<< Chissà perché? Non riesco proprio a immaginarlo! >> sbraitò sarcastica Merope.
<< Non è come pensi tu. >>
<< PFF! Potresti vincere il premio come miglior attore! >> alzò la voce e divenne scarlatta << Stai insinuando che non eri preoccupato per me?? Il colmo è che accusi me di essere una bugiarda! >>
Ci fu un minuto di assoluto silenzio, in cui Tom Riddle sembrò voler dire qualcosa, ma Merope lo precedette con strafottenza.
<< Allora? Vuoi insegnarmi o no quegli incantesimi?? >>
Non ottenendo neanche l’ombra di una risposta, lei insistette.
<< Preferisci che chieda a un Mangiamorte e magari finire come l’ultima volta? Decidi. >>
<< Non prendo ordini da una mocciosa >> e così dicendo, Voldemort la sorpassò e proseguì la camminata fino alla sala d’ingresso.
Merope desiderava entrare nella sua testa e scoperchiarla dal suo inutile carattere. Neanche lei era tanto cocciuta.
<< Se mi troverai morta entro qualche mese non lamentarti, però! >> gli urlò dietro, e Voldemort si fermò di colpo e sospirò irritato mentre la sorella lo raggiungeva. Lei, vedendolo sputare fumo dalle narici, sussurrò << Che c’è? Sei arrabbiato perché ti ho schiaffeggiato? >>
Il fratello avrebbe potuto farla fuori in quell’istante.
<< Beh, scusami ma te lo sei meritato >> strinse le spalle Merope.
<< All’epoca eri meno molesta! >> commentò Voldemort << Rassegnati, non ti insegnerò un bel niente. >>
La bimba lo fissò scandalizzata: << Ma… >>
<< E basta parlarmi dei tuoi fantomatici assassini! Quei due Babbani sono morti, li ho uccisi io! >> spiegò ostinato il Signore Oscuro.
Merope non sapeva se guardarlo negli occhi e urlargli ciò che pensava di lui (e non sarebbero state belle parole), oppure lasciarlo in balia di sé stesso e mandarlo a quel paese.
<< Bene! Se non vuoi credermi vuol dire che farò tutto da sola! >> sbottò.
I suoi occhi verdi si allacciarono alle pupille rosse di Voldemort con tanta intensità che Merope ebbe l’impressione di finire ustionata da quello sguardo. Tuttavia sostenne tranquillamente il contatto visivo e dopo qualche secondo le labbra del fratello si curvarono in qualcosa di simile a un sorriso.
<< Però… mi sbagliavo. Non sei poi tanto diversa da me >> e al viso rosso della sorella disse << Anche se nessuno al mondo può essere paragonato a Lord Voldemort… il carattere è lo stesso >>
Lei non era affatto d’accordo anzi, la riteneva un’offesa bella e buona. Voldemort era privo di due sentimenti importantissimi: l’empatia e l’amore, che la bambina invece possedeva in quantità illimitate, soprattutto nei suoi confronti. Ma l’anima smembrata del fratello e la sua ossessione per il potere non lo rendevano in grado di percepirne l’intensità.
In quel momento, Voldemort stava per voltarle le spalle quando vicino a Merope si udì un sonoro crac che la fece cadere a terra dallo spavento.
Un elfo domestico, vecchio e pieno di stracci si guardò intorno, come in cerca di qualcuno.
<< Kreacher è arrivato a destinazione… Kreacher deve cercare la Padrona Narcissa… dov’è, dov’è? >> mormorò tra sé, prima di rendersi conto di chi aveva di fronte.
I due fratelli si scambiarono un’occhiata basita.
<< L-Lord Voldemort? Ohh, Kreacher si scusa, signore. Kreacher si inchina a lei! >> l’elfo si piegò in un profondo inchino forzato; nel frattempo Merope stava già esibendo due occhi a forma di cuore. Quella creatura era identica a Dobby, che si trovava a Hogwarts, solo che quel Kreacher era molto più anziano e malandato.
Mentre Voldemort lo fulminava con le sue iridi ardenti, lei esclamò: << Com’è carino!! Ma è tenerissimo! >> e in un battibaleno, l’elfo si ritrovò stretto tra le braccia della bambina ululante.
Kreacher si dimenò, ma non riuscì a protestare a voce, perché Merope lo stava praticamente strozzando.
Ci pensò Voldemort agitando la bacchetta, e subito i due si divisero.
<< Sciocca, quello è un essere sudicio e inferiore! Non devi toccarlo! >> la rimproverò, guadagnandosi la faccia contrariata della sorella.
<< Kreacher è troppo vecchio per essere abbracciato così… chi è questa bambina impertinente e maleducata?? >> ansimò l’elfo, riprendendo fiato. La sua espressione era di totale ribrezzo. Probabile che avesse avvertito la natura Mezzosangue della bionda.
Merope, ignorando l’insulto, era pronta per rispondere, ma Tom Riddle la zittì.
<< È mia sorella. >> esalò freddamente Voldemort, indignato. Kreacher si fece ancora più piccolo di quel che non era.
<< S-Sua sorella? >> e spostò lo sguardo su di lei << Oh, perdonatemi Lord, perdonatemi! >>
Merope dovette assistere inerme allo spettacolo di Kreacher che si faceva del male apposta sbattendosi la testa rugosa sul pavimento.
Voldemort rise di gusto, invece la bambina aveva la bocca spalancata.
<< Per Merlino, smettila di picchiarti! Tom, fa’ qualcosa!! >>
<< Lascia che si punisca per averti insultata, sorellina >>
<< Ma è orribile! >> disse lei, sconvolta.
Appena Kreacher finì di punirsi, le si avvicinò barcollante e si inchinò ai sui piedi. Quella situazione la metteva molto a disagio.
<< Non c’è bisogno di inchinarti! >>
Voldemort avanzò verso di lui e gli diede un calcio che lo scaraventò a pochi metri di distanza. Inutile descrivere lo sguardo che Merope gli scoccò.
<< Cosa sei venuto a fare? >> chiese rauco e violento, Voldemort.
L’elfo si rialzò a fatica, la testa che gli sanguinava leggermente: << Krecher è venuto per la padrona Narcissa. Kreacher è stato cacciato momentaneamente dalla sua dimora, quindi è venuto qui per servire l’altra padrona, signore. >>
<< Da chi sei stato cacciato? >> insisté il Signore Oscuro.
Merope non li seguiva, occupata a provare pena per le condizioni fisiche del povero elfo.
<< Dal padrone Sirius Black, signore. Kreacher pensa che sia un padrone indegno, perché è amico di Sanguemarcio e traditori del proprio sangue >> quest’ultimo avrebbe potuto mentirgli, ma ben sapendo chi si trovava davanti evitò.
La risposta dell’elfo fu più di quanto Voldemort potesse aspettarsi. All’improvviso uno strano bagliore sinistro illuminò le sue pupille verticali.
<< Bene. Ti porto da lei, allora >> acconsentì il mago. Lo prese per il braccio (con sua palese ripugnanza) nell’intento di Smaterializzarsi.
Merope si rinsavì quando il fratello le disse in tono categorico: << Tu aspetta qui. >>   
<< Come? No, un momento, voglio esserci anch’io! >> peccato che Voldemort non diede segno di averla sentita e si Smaterializzò. Non le ci volle molto per capire che erano comparsi nella stanza in cui si trovavano prima con Bellatrix, Lucius, Narcissa e Draco. Perciò corse da quella parte, trovando però la porta chiusa e bloccata da un incantesimo a lei sconosciuto.
<< Fantastico! >> sputò arrabbiata. Sbirciò dalla serratura e vide i presenti parlare, ma non si sentiva nulla… com’era possibile? Capì che suo fratello doveva aver scagliato un altro incantesimo ignoto, perché era come se stessero facendo i mimi.
Ma la cosa che la terrorizzò di più era l’espressione soddisfatta di Voldemort.
Chissà di quale piano di morte stavano discutendo e lei se ne stava lì senza far niente.
Non c’era verso di poter entrare, così Merope fu costretta ad aspettare che finissero. Si appoggiò al muro e attese, paziente.
Trascorse circa un’ora e ci volle poco che non si addormentò dalla noia. Poi la porta incantata finalmente si aprì e i presenti uscirono. Subito scattò in piedi appena Kreacher varcò la soglia per primo.
Voldemort e gli altri la videro e non ne furono affatto sorpresi.
<< Sapevo che avresti provato ad origliare >> osservò il fratello in tono gelido.
Merope diede un’altra occhiata a Kreacher e si voltò verso Bellatrix e i Malfoy.
<< Addirittura vi siete chiusi dentro? E perché non riuscivo a sentirvi? >> chiese corrucciata.
Bellatrix e Narcissa avevano l’aria compiaciuta. Per una volta non doveva essere coinvolta nei loro affari, e il fatto che lo abbia voluto il Signore Oscuro le rendeva ancora più soddisfatte.
<< Ti ho lanciato un Muffliato senza che te ne rendessi conto >> rivelò Voldemort come se fosse nulla.
<< Mufflio che? >> fece Merope.
Draco ridacchiò beffardo da dietro e la bambina lo fulminò.
<< Spiegatevi! >>
<< Sono cose che non ti riguardano >> continuò Tom Riddle, ma nel dirlo lo pervase un senso di contentezza che non sfuggì a Merope, e un brutto presentimento iniziò a imprimersi nel suo petto.
<< Kreacher >> d’un tratto Merope chiamò l’elfo, che intanto stava guardando distaccato gli umani e trasalì. La bambina non aveva intenzione di darla vinta al fratello e ai Mangiamorte, così assunse un’aria professionale e chiese << Posso sapere anch’io cosa gli hai detto? >>
Voldemort soffiò furente dalle narici, lanciò un avvertimento a Lucius che esordì: << Kreacher, non una parola! >>
L’elfo si costrinse a tapparsi la bocca e annuì meccanicamente.
<< Quanti segreti >> commentò derisoria la bambina.
Bellatrix allora intervenne, la voce più acuta e falsa che mai: << Affari interni e per adulti, cara >>
Merope sollevò un sopracciglio e tornò a fissare suo fratello: << “Per adulti” >> ripeté sospettosa << Un omicidio, scommetto! >>
<< Quasi >> rispose Tom Riddle con un ghigno poco rassicurante. La sorella sentì una fitta penetrarle lo stomaco.
<< Perché non mi sorprende? Ehi Kreacher, dimmi cosa gli hai detto! >> ordinò, mentre Kreacher spostava di continuo lo sguardo su ognuno di loro per capire chi dovesse ascoltare << Ha a che fare con questo Sirius Black, vero?? >>
<< Non può ubbidirti, sono io la sua padrona! >> la riprese Narcissa. Voldemort alzò le pupille al cielo in segno di disperazione.
<< E io sono la sorella di Lord Voldemort, no? >> incalzò la bambina << Quindi può ubbidire anche a me! >>
Il fratello fece una faccia da oscar: << Dannata furbetta… >> e si rivolse a Kreacher che aveva aperto la bocca per proferire qualcosa <<  Non azzardarti a darle retta. >>
Preso dal panico e dai sensi di colpa, Kreacher si punì di nuovo, stavolta sbattendosi la testa contro il muro.
<< No! >> Merope voleva fermarlo, ma Voldemort la bloccò a forza.
<< Lascialo fare >>
<< Come?? Si sta facendo del male! >>
<< Questo comportamento è normale negli elfi domestici >> disse Lucius al posto del Signore Oscuro, con l’aria di uno intento a spiegare l’ovvio << Se temono di aver tradito il proprio padrone si autoinfliggono castighi >>
Merope guardò ancora l’elfo dopo aver seguito Lucius e non poté essere più dispiaciuta per il povero Kreacher.
Mentre Draco e Voldemort assistevano divertiti alla scena, alla bambina vennero le lacrime agli occhi, finché non ne ebbe abbastanza e gridò.
<< Basta! Non voglio più saperlo, hai sentito? Basta, Kreacher! >>
Il rumore sordo del cranio che colpiva la parete svanì. L’elfo sanguinava e tremava come una foglia. Cadde in ginocchio e latrò dal dolore, e Merope non comprendeva il perché i Malfoy, Bellatrix e Voldemort lo trovavano comunque spassoso.
<< Ha bisogno di aiuto! >> urlò, sconvolta dalla loro indifferenza. Così si divincolò dalla presa di Tom e corse da Kreacher, aiutandolo ad alzarsi.
<< Che fai?? >> Voldemort parve ripugnato << Non soccorrerlo! È nella loro natura agire in quel modo, stupida! >>
Merope lo guardò male, ma poi Kreacher disse, come se non fosse accaduto nulla: << Bene, ora Kreacher può tornare dal padron Sirius Black. Kreacher vi augura buone vacanze, soprattutto a Lord Voldemort, signore! >> e con uno schiocco di dita scomparve.
Uno sbuffo di fumo circondò le braccia della piccola Riddle al posto dell’elfo, e rimase paralizzata sul posto.
<< Hai tanto da imparare, Merope… >> disse Voldemort.
<< Imparare a gioire della sofferenza di creature indifese? Siete senza cuore! >> sbraitò lei a braccia conserte e osservando gli altri presenti uno per uno. Mai fu più convinta come in quell’istante di quanto il Signore Oscuro avesse avuto torto nel definirla simile a lui caratterialmente…
Bellatrix le rispose spazientita: << Gli elfi domestici sono fatti così! >>
<< Ma non è vero! A Hogwarts ne ho conosciuto uno di nome Dobby e non si comporta in quel modo! >>
Le facce di Lucius, Narcissa e Draco all’improvviso si scurirono; madre e figlio arricciarono le labbra mentre Lucius scuoteva il capo.
<< Dobby era il nostro elfo… >> confessò Malfoy a denti stretti, come se si vergognasse a proseguire << Si è liberato perché gli ho rifilato per sbaglio un calzino >> a quel ricordo di tre anni prima gli montò una rabbia indescrivibile.
Merope non se l’aspettava e riuscì solo a dire: << Ah… >> poi scoppiò a ridere.
<< Sì, lo so, è divertente… >> esalò amareggiato.
<< Un calzino? >> rise più forte la bambina.
<< È così che quegli esseri inutili si liberano dei padroni, regalandogli indumenti. >> commentò Narcissa.
<< Secondo me lui ci ha solo guadagnato >> rifletté Merope dopo l’infelice uscita della signora Malfoy << Tornando a noi >> e spostò lo sguardo verso Voldemort, minacciosa << Non vuoi proprio saperne di dirmi che informazione avete avuto? >>
Il fratello sembrava assorto nei propri pensieri. Puntò le iridi sanguigne sulla bambina e rispose: << Scusami, ma non ha parlato di biberon e pannolini. Non avrei esitato a comunicartelo, altrimenti. >>
Bellatrix non resistette oltre ed esplose dalle risate insieme, loro malgrado, a Narcissa, Draco e Lucius. 
Merope sgranò gli occhi e le labbra, allibita.
Voldemort sorrise beffardo prima di darle un’amichevole pacca sulla schiena e congedarsi, con gli schiamazzi dei Mangiamorte che si facevano più intensi ogni secondo.

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


Attacco a sorpresa

Seppur fosse la Vigilia di Natale, a Villa Malfoy regnava la noia assoluta. Merope si era chiusa in camera sua (come faceva tutte le volte che arrischiava a trovarsi in compagnia dei Mangiamorte) e un paio di volte aveva pensato di mandare gli auguri tramite gufo ai suoi due amici Babbani: Ian e Eric.
Da molto tempo non li sentiva e le avrebbe fatto piacere ricevere loro notizie dopo mesi di stagnazione, ma era anche vero che scrivere a gente priva di poteri magici con suo fratello alle calcagna non poteva ritenerla una buona idea. Decise di non mettersi nei guai e abbandonò ogni intento di comunicare con gli unici amici che aveva al mondo. Tanto valeva sopportare un Natale diverso e tedioso piuttosto che lasciare il campo libero a Tom di uccidere le persone a cui voleva bene.
Nel pomeriggio tardi scese al piano di sotto per sgranchirsi le ossa, peccato che all’ingresso vi trovò lo spettacolo più nauseante che avesse potuto vedere: Voldemort e Bellatrix. Di nuovo insieme che discutevano. Da soli.
<< Che sta succedendo?? >> Merope li trafisse con lo sguardo e si mise a braccia conserte di fronte a loro, con una faccia indignata. Soltanto in quel momento si accorse che c’era anche Nagini.
La coppia si voltò verso di lei ed entrambi la guardarono truci.
<< Ti prego, non ti ci mettere anche tu. >> sibilò il fratello, roteando le pupille verticali.
Merope non gli rispose, si rivolse invece a Bellatrix: << Sei troppo vicina. >>
La strega dalla pelle scarna e pallida restò immobile a fissarla, finché non disse: << Come, prego? >>
<< Allontanati da lui! >>
<< Merope >> sbottò Voldemort, cercando di non badare al comportamento spiacevole della sorella << è maleducato interrompere qualcuno mentre parla. >>   
La bambina continuò a lanciare occhiatacce a Bellatrix. Le dava molto fastidio che stesse sempre attaccata a Voldemort; la sua ossessione era quasi palpabile e ormai perfino Tom lo aveva capito, ma per fortuna non era in grado di ricambiare. Tuttavia il fatto che la donna provasse qualcosa per lui la urtava terribilmente. 
<< Non insistere, Bellatrix. Non posso portarti con me. >> disse categorico il Signore Oscuro alla sua luogotenente.
Fu musica per le orecchie di Merope.
<< Ma, Padrone…! >> protestò la donna in disappunto.
<< Hai sentito? >> la canzonò la bambina << Non può portarti con lui. >>
Voldemort spostò lo sguardo furibondo sulla sorella, che raggiunse Bella e la spintonò via.
<< Tocca a me parlare con il mio fratellino, adesso. Smamma! >> la minacciò a labbra strette, mentre la strega pareva indecisa se andarsene o scagliarle qualche Maledizione. Alla fine tolse il disturbo, trattenendo a stento borbottii irritati.
<< Se la becco di nuovo appiccicata a te…! >>
Il Signore Oscuro non sapeva se ridere, piangere o ucciderla: << Sei imbarazzante >>
Merope fece spallucce e sorrise beffarda: << Meglio me che quella brutta strega >>
<< Non credo proprio >> soffiò contrariato Voldemort << Con lei almeno mi godo la vista di una donna… al pieno del suo sviluppo. Al contrario, tu sei solo una seccante mocciosa >>
<< In che senso donna al pieno del suo sviluppo? Perché, io non lo sono?? >> Merope non capì l’allusione del fratello, e lui pensò che era meglio così.
Sospirò alterato e chiese: << Che cosa vuoi? >>
La bambina si riscosse e acquistò un tono più naturale: << Beh, volevo sapere dove dovessi andare… >>
Il serpente aprì la mascella dai denti affilati e sibilò.
<< Al Ministero >> tagliò corto Voldemort con diffidenza e Merope si ricordò.
<< Ooh! Già, il colpo al Ministero… >> disse lei, dopo aver erroneamente ipotizzato che stesse andando a uccidere quel tale Sirius Black di cui aveva parlato l’elfo domestico Kreacher pochi giorni prima.
<< Esatto, e sono anche in ritardo. Quindi, se non ti dispiace… >>
<< Fermo, aspetta! >> urlò la piccola prima che il fratello si Smaterializzasse. La faccia di lui non si poteva descrivere, ma la lasciò proseguire << Si sta avvicinando il grande giorno… >> disse Merope, felice. Voldemort però non cambiò espressione, la guardava come se fosse rincitrullita.
<< Di che diamine parli? >> sibilò spazientito il mago, mentre Nagini strisciava eccitata attorno ai due.
<< Tra una settimana… >> gli diede un altro indizio, ma lui non comprendeva ancora << Possibile che te ne sia scordato?? >>
Tom Riddle era lì lì per sbottare: << Di cosa?? >>
<< Del tuo compleanno!! >> esclamò sconvolta Merope, guadagnandosi l’occhiata esasperata del fratello.
<< Ma stai scherzando? >> chiese indignato.
Merope gonfiò le guance: << Non sto scherzando! Voglio farti un regalo! >>
Voldemort temeva che la sorella fosse diventata matta o semplicemente più cretina del solito: << Stai perdendo tempo. >>
<< Vuoi dire che non hai intenzione di festeggiare il tuo compleanno?? >>
<< Bellatrix non ti disse che io quell’inutile ricorrenza non la festeggio più da molti anni? >>
Merope divenne scarlatta al solo sentir pronunciare quel nome: << Beh… sì, ma… io ci tengo! >>
Il Signore Oscuro scosse leggermente la testa e sbuffò: << Non mi interessa >>
<< Non hai scuse! L’ultimo regalo che ti ho fatto ti è piaciuto molto. >> disse maliziosa la bambina, indicando la grossa sagoma di Nagini << Ci hai ficcato dentro perfino un pezzo della tua anima! >>
Voldemort si ammutolì un secondo e la guardò inespressivo, non avendo idea di cosa ribattere.
<< Allora? Forza, dimmelo! Sarebbe tristissimo un compleanno senza regalo! >> insisté lei.
<< In effetti c’è una cosa che mi piacerebbe avere. >> cedette il fratello, le pupille iniettate di sangue.
Merope saltellò: << Finalmente! E cosa? >>
<< Harry Potter morto >> rispose il Signore Oscuro, e la bambina fece una smorfia scandalizzata.
<< Ehm… magari qualcosa di meno impegnativo e illegale? >>
<< Va bene >> Voldemort accennò a un sorrisetto falso << Vorrei che sparissi dalla mia vista in questo preciso istante. >> e così dicendo si Smaterializzò insieme al suo serpente, lasciando la sorella di sasso.
<< Non ci posso credere! >> bofonchiò Merope, arrabbiatissima. E menomale che voleva fare una buona azione… neanche un regalo era capace di apprezzare.
Tornò scalpitando nella sua stanza e si promise di non rimuginarci sopra, ricominciando a ripassare i nomi principali di incantesimi che aveva letto da uno dei libri rubati dalla camera di Draco.
Qualche giorno prima era riuscita a sgraffignarlo di nascosto; doveva essere un suo vecchio libro di scuola, del primo o secondo anno, perché era accatastato malamente su una mensola della scrivania del ragazzo.
Visto che Voldemort non voleva saperne di insegnarle alcunché, si arrangiò a imparare ciò che trovava scritto in quei manuali, senza esercitarsi con la bacchetta, ritenendolo troppo rischioso: oltre l’Expelliarmus, vi era anche Stupeficium, Protego, Riddikulus e molti altri. Per la sua memoria da pesce rosso era una vera impresa, ma almeno aveva qualcosa da fare anziché stare tutto il giorno con Lucius, Narcissa, Bellatrix e Draco, dai quali preferiva stare alla larga.
 
Arrivò quasi mezzanotte.  Merope non era uscita ancora dalla sua tana quando la porta d’ingresso venne scossa da violenti colpi. I coniugi Malfoy e Bellatrix, che si trovavano nella sala da pranzo, sussultarono dalla sorpresa.
Bellatrix si voltò, stranita: << Aspettavate qualcuno? >> e Lucius e Narcissa scossero il capo. Andarono ad aprire e si presentarono sulla soglia due figure incappucciate.
<< Goyle? Nott? >> fece perplesso il signor Malfoy, mentre i Mangiamorte entravano senza permesso.
Narcissa assistette accigliata alla scena e chiese: << Come mai siete qui? Non dovevate passare il Natale in famiglia? >>
Entrambi, che non avevano ancora detto una parola, si tolsero il mantello, rivelando i volti scuri e affaticati. Sembravano disorientati ed era come se avessero fatto visita ai Malfoy per la prima volta.
Nott lanciò un’occhiata languida a Goyle che adocchiò Bellatrix scrutarlo famelica, aumentando il suo battito cardiaco. Poi rispose: << Ehm… sì, Lucius. Ma abbiamo… litigato con le nostre mogli >>
Bella scoppiò a ridere, invece Lucius sollevò un sopracciglio.
<< Tutti e due? >> chiese sbalordito.
<< Sì… >> disse Goyle, febbrile. Davano l’aria di essere di fretta << E ci siamo chiesti se potevate ospitarci per alcuni giorni… ci hanno cacciati di casa, capite? >>
Narcissa parve un po’ infastidita, forse perché avrebbe voluto passare in tranquillità le vacanze, ma acconsentì insieme al marito.
Nott spostava lo sguardo a intervalli regolari per ammirare la casa, incantato dalla bellezza della dimora gentilizia, ma Goyle gli diede una gomitata e tornò alla realtà.
<< Bene, grazie. >> sorrise Goyle, e trascinò Nott al riparo dai padroni di casa. Bellatrix li osservò con sospetto.
Quando furono soli, Goyle si rivolse a Nott sussurrando: << Dannazione Johnson, non devi farti scoprire! Questa è la nostra unica possibilità di uccidere la bambina! >>
<< Perdonami, Cesar, sono solo nervoso! Non pensavo che Lucius fosse sul serio un Mangiamorte… >> sbottò Johnson << …E neanche che ci fosse quella Bellatrix Lastrenge! Per Merlino, mi mette i brividi solo a guardarla negli occhi… pare che sia la pupilla di Vol… >> si interruppe, perché Cesar latrò.
<< Non pronunciare quel nome! Ascolta… la Pozione Polisucco non durerà per molto, anzi manca poco che termini l’effetto, quindi dobbiamo sbrigarci! >>
Il tempo per Johnson di annuire che Lucius biascicò da dietro: << Volete che vi accompagni nelle nostre camere per gli ospiti? Ce ne sono molte accanto alla stanza di Draco >>
Nott e Goyle scattarono verso di lui e assunsero un’espressione gongolante.
<< M-Ma certo, Lucius. Ti siamo grati… >> asserì Goyle. Al via libera, i due avrebbero proseguito col piano e, dopo aver individuato la mocciosa, l’avrebbero freddata con una Maledizione Senza Perdono. Questo se fosse andato tutto liscio come l’olio.
Stava per guidarli al piano di sopra quando uno scalpiccio di piedi echeggiò dalle scale.
Merope era scesa di corsa e Johnson e Cesar fecero una faccia sconvolta. Era leggermente più grande della bimba che uccisero più di 50 anni prima, ma era sempre la stessa, se la ricordavano bene; trovarsela davanti fu traumatico.
<< A quest’ora i lattanti dovrebbero dormire >> commentò sprezzante Bellatrix.
La piccola le esibì una linguaccia: << A Natale non ho mai dormito prima di mezzanotte. >> rispose saccente << Non è ancora tornato mio fratello? >>
I due ex Auror si irrigidirono nel sentirla nominare Voldemort in maniera così naturale e nostalgica. La risposta “no” di Narcissa arrivò proprio nel momento in cui la bambina si accorse degli ospiti. Incrociarono i propri sguardi (i due uomini cercarono di vincere il contatto visivo) e Merope alla fine sbuffò molto forte.
<< Credevo di non dover vedere voi Mangiamorte fino a Capodanno! >> esclamò scocciata.
La schiettezza di quella frase fu talmente inaspettata per Johnson e Cesar che sgranarono le palpebre per un secondo.
Provarono a rispondere ma Lucius li precedette: << Sbaglio o questa non è casa tua? Chi entra o esce da qui non deve interessarti! Voi, salite. >>
La piccola roteò gli occhi con diffidenza. Nott fece per ubbidire a Malfoy ma Goyle lo trattenne.
<< Abbiamo cambiato idea, non abbiamo sonno per ora. >> non riuscì a formulare altro che potesse sembrare una scusa credibile, e infatti Lucius e Narcissa si scambiarono sguardi perplessi.
Goyle avvertì Nott di tenere d’occhio la bambina, visto che di lì a poco avrebbero dovuto agire. Johnson, nelle sembianze di Nott, sudava freddo al pensiero di attaccare il bersaglio sapendo che c’erano Mangiamorte di alto calibro pronti a difenderla.
Non si resero conto che Merope li stava guardando e che, orribilmente, scorse la mano libera di Nott mentre subiva una specie di trasformazione simile a quella che notò nei suoi assassini nell’attimo precedente che la uccidessero.
Nott si accorse del guaio e ritrasse subito la mano dietro il mantello, ma nel frattempo Merope aveva cacciato il cuore in gola.
Una bruttissima sensazione pervase il suo corpo e una strana nausea la destabilizzò.
Potevano essere…? Si sentì male solo a crederlo. In tal caso, l’unica chance di sopravvivenza era prendere la sua bacchetta dal piano di sopra, però i due uomini avrebbero potuto raggiungerla e farla fuori in un secondo.
Lacrime di shock risalirono nei suoi bulbi oculari. Si sentiva bloccata e indifesa, il cuore le batteva fortissimo e ormai si era convinta che i Mangiamorte ospiti in realtà non erano davvero loro…
Totalmente impanicata e con gli occhi lucidi, Merope camminò lenta verso Bellatrix, percependo lo sguardo dei suoi due assassini addosso.
<< B-Bellatrix… >> mormorò tremante, e la strega le rivolse una smorfia infastidita.
<< Cosa vuoi?? >>
<< Per favore! >> la implorò sempre a bassa voce la bambina, ed era così terrorizzata che Bella eliminò il cipiglio dal suo volto << N-non gridare…! Ti prego… d-dammi la tua bacchetta >>
All’inizio la donna pensò stesse sognando, ma quando realizzò che Merope diceva sul serio non poté frenare l’impulso di assumere un’espressione minacciosa.
<< E a che ti serve?? >> stavolta urlò abbastanza da farsi udire anche dagli altri. Merope voleva strangolarla, soprattutto perché Nott e Goyle iniziarono a squadrarla in maniera strana.
<< Che succede? >> chiese Narcissa.
Bellatrix scoccò un mezzo sorriso sarcastico alla bambina, che adesso era più disperata che mai.
<< La mocciosa vuole la mia bacchetta! E dimmi, devo incartarla o preferisci che te la regali adesso? >>
Merope non l’ascoltò, occupata ad osservare, agghiacciata, Nott e Goyle che cercavano di coprirsi con i mantelli per nascondere le loro vere identità.
<< Pretendi un po’ troppo, lo sai? >> commentò Lucius a Merope, disgustato. Ma lei stava già versando decine di lacrime e tremava come una foglia secca. Adesso che erano tutti distratti, Johnson e Cesar tirarono fuori le proprie bacchette alla velocità della luce.
La piccola Riddle li indicò col dito e, piangendo come una matta, percepì le flebili parole: “Avada kedavra!!”.
Sfuggì per un soffio a un lampo di luce verde e strillò: << AAAAAHH!! >> mentre gli altri tre balzarono in direzioni differenti, sconvolti.
<< Che cavolo…! >>
<< Lucius! >> Narcissa spalancò la bocca, piena di orrore. Coloro che fino a pochi secondi prima erano Nott e Goyle si rivelarono come due individui che non avevano mai visto.
Bellatrix sfoderò la bacchetta e così fecero i coniugi Malfoy. Merope era rannicchiata in un angolo, piangendo disperatamente con la faccia di una che aveva appena avuto un infarto. Non ci pensarono due volte e le fecero da scudo: non potevano rischiare di perdere la sorella di Lord Voldemort.
<< Maledetta pozione… non dura niente >> disse uno degli intrusi, sputando per terra. Cesar, uomo anziano e corpulento, aveva lo sguardo assassino puntato sulla bambina.
I Mangiamorte si fissarono increduli, tutti che non ci stavano capendo un fico secco.
<< Si può sapere chi siete?? >> chiese brusca Narcissa.
Gli ex Auror sogghignarono.
<< Non vi diremo chi siamo, ma cosa vogliamo: la mocciosa. >> disse conciso Johnson, che era più vecchio e magro del compare.
Merope emise qualche verso stridulo e disperato.
<< Per quale motivo?? >> fece Lucius.
Johnson e Cesar avanzarono ancora di più.
La bimba era diventata bianca dallo shock: << Aiutatemi, vi prego! >>
Narcissa, Bellatrix e Lucius si strinsero maggiormente intorno a lei, tutti terrificati all’idea di dover subire l’ira del Signore Oscuro se solo quei tizi le avessero torto un capello.
<< Come avete fatto a prendere le sembianze dei nostri compagni?! >> chiese Bella, visto che alla domanda di Lucius non volevano rispondere.
I due volti solcati dalla follia omicida squadrarono Bellatrix per pochi istanti, finché Cesar non disse con aria appagata: << Erano al Paiolo Magico quando per caso li abbiamo sentiti parlare di ciò che Lord Voldemort avrebbe attuato questa notte, sentendo anche dove soggiornava. È stata una fortuna per noi, perché da un po’ di tempo stavamo pensando a come uccidere quella zombie. Senza il fratellino tra i piedi… >> e guardò Merope, gli occhi avidi di sangue umano, e la bambina ebbe un altro infarto.
I Malfoy e Bella avevano gli occhi fuori dalle orbite.
<< Così li abbiamo Schiantati e ci siamo camuffati in loro con la Pozione Polisucco >> continuò Johnson.
<< Se vi dicessi che dovremo uccidervi per aver scoperto il nascondiglio di Lord Voldemort, come reagireste? >> Lucius voleva mostrarsi sicuro di sé, ma l’espressione dipinta in faccia lo tradiva.
Cesar scoppiò in una risata tetra: << E pensare che sei uno dei pupilli di Caramel! Malfoy, Malfoy… tranquillo! Non abbiamo alcun interesse a incastrare il vostro Signore. Il Ministero non permetterebbe mai che si venga a sapere, specie ora che è impegnato ad insabbiare tutto; no… in effetti è sua sorella il problema. Dobbiamo ucciderla. >>
Il cuore della piccola sprofondò sottoterra.
<< Ma perché?? Non abbiamo ancora capito chi siete! >> sbottò Narcissa. La sua bacchetta tremava dal nervosismo.
<< Siamo ex Auror. Vi basta sapere questo >> replicò Johnson, impaziente di dare il colpo di grazia a Merope << Dateci la mocciosa e non vi succederà nulla >>
Fu il turno di Lucius di ridere: << Siete due contro tre. Dovreste vincere voi vecchi pensionati? >> e insieme alla moglie e alla cognata, gravarono le proprie bacchette sugli intrusi.
<< Con Voldemort fuori dai piedi non avete scampo! >> disse Cesar, pronto a dare battaglia.
Ma d’un tratto Merope alzò la voce: << VIGLIACCHI! >>
I presenti si voltarono verso di lei, che lacrimava a dirotto. Gli Auror sghignazzarono di piacere mentre la bambina tremava dalla paura.
<< Se ci fosse stato mio fratello non avreste avuto il coraggio di entrare qui dentro! >>
<< Come chiunque altro >> convenne Cesar gonfiando il petto << Per questo siamo venuti a trovarti… di nuovo. Non sei contenta? >>
Merope versò altri rivoli di acqua salata prima che Johnson levasse la bacchetta contro i Mangiamorte al grido: << Stupeficium! >>
Nel giro di un minuto, la casa divenne teatro di un manicomio. Incantesimi difensivi che sfrecciavano da ogni parte e per miracolo non colpivano la bambina. I suoi tremori non cessarono, ma le pupille umide e spente ogni tanto controllavano la situazione.
Sembrava la fine del mondo. La sala mezza distrutta coperta dalle grida incessanti dei duellanti che cercavano di attaccarla e difenderla rispettivamente.
Lei era paralizzata e non riusciva a muoversi: stava accadendo tutto troppo in fretta, e la sua colpa era di aver sottovalutato il pericolo durante i mesi rinchiusa a Villa Malfoy. Come aveva potuto abbassare la guardia e permettere ai suoi storici assassini di ammazzarla di nuovo?? Ciò che l’aveva fatta più imbestialire era che nemmeno stavolta c’era Tom ad assistere alla scena. Sarebbe stato un sogno per lei dimostrargli che non mentiva!
Schiantesimi e Maledizioni senza Perdono sfioravano nel frattempo entrambe le fazioni, e Merope rifletteva sul cosa fare. Per quanto stessero tentando di proteggerla, lo scudo umano non avrebbe retto per molto, e quindi pensò in che modo si sarebbe difesa da sola… con la sua bacchetta.
Ancora sconvolta ma con una forza fuori dal comune, Merope si precipitò verso le scale, nella speranza che non si accorgessero di lei in mezzo al trambusto.
<< JOHNSON, LA BAMBINA! >> urlò furioso Cesare, che adocchiò la piccola fuggire al piano di sopra << CARAMEL LA VUOLE MORTA, MUOVITI! >>
Il più magro ubbidì e corse nella sua direzione.
Narcissa esclamò a pieni polmoni: << NO… C’E’ DRACO DI SOPRA! >>
Lucius era già partito all’attacco di Johnson quando il collega Cesar lo sfiorò con un Avada kedavra e lo costrinse a contrattaccare insieme a Bellatrix.
Intanto Merope raggiunse il corridoio e nel frattempo pregò di recuperare la bacchetta in tempo, peccato che a metà strada l’ex Auror la fece inciampare e l’afferrò per il collo.
<< AAaaahh! >> il suo grido soffocato si spense dopo qualche attimo. Johnson la stava soffocando e anche se era molto anziano possedeva una forza di gran lunga superiore alla sua. Sfilò la bacchetta dal suo mantello e con un sorriso malvagio e perverso gliela puntò sul ventre.
<< Non riuscirai a spedirci ad Azkaban, nanerottola! >>
Merope era al limite e stava quasi per svenire, ma Johnson non pronunciò mai l’Incantesimo che Uccide, perché qualcuno lo sorprese alle spalle e gli bloccò le braccia.
Draco aveva sentito le grida di dolore della piccola ed era venuto in suo soccorso. Lei lo fissò spaventata e grata contemporaneamente, mentre tossicchiava e riprendeva ossigeno.
<< Prendi la sua bacchetta! >> le ordinò il ragazzo, cercando di non mollare la presa.
La bambina solo in quel momento vide la bacchetta di Johnson rotolare verso di lei.
Ancora provata dal tentato strangolamento, Merope la afferrò.
<< Ricordi la nostra prima lezione?? >> chiese concitato e preso dal panico, con l’Auror che si divincolava disperatamente e urlava imprecazioni.
Merope annuì di scatto.
<< Bene, devi ripetere la stessa cosa, e stavolta devi colpire lui! Mi hai sentito?? Usa l’Expelliarmus, ora! >> Draco stava divenendo rosso a forza di trattenere l’anziano mago.
La bambina fissò prima Malfoy e poi la bacchetta, finché non la sollevò. Draco non aveva mai visto qualcuno tremare così tanto. Merope sembrava un terremoto vivente.
<< LASCIAMI ANDARE, RAGAZZINO! >> si ribellò Johnson.
<< Vai, dannazione! >> la intimò Draco, ma la piccola continuava a restare immobile e ammutolita, con le lacrime che le scorrevano a fiotti. Non riusciva a emettere neanche fiato.
<< Prima che si liberi, Merope!! >> gridò a squarciagola il ragazzo, che dava i primi segni di cedimento.
<< Non… non ci riesco! >>
Poi un tremendo crac precedette la comparsa del compagno di Johnson, Cesar, alle spalle del figlio di Lucius. Senza dargli possibilità di difendersi, Cesar sferrò a Draco un calcio sulla schiena e uno allo stomaco, che lo fecero piegare in due dal dolore.
<< No NO! >> si disperò Merope, osservando il povero Draco e i due malintenzionati avanzare verso di lei.
<< Accio bacchetta >> disse Cesar, che restituì l’oggetto al compagno dopo essere sfuggito dalle mani della bambina << Temo che il tuo giro sulla giostra sia finito! >> sogghignò l’uomo.
Merope non la smetteva più di piangere e alla fine realizzò che non ce l’avrebbe fatta a salvarsi. Voleva convincersi di non avere paura e lasciare che il destino agisse, ma lei non era tornata sulla Terra per sfizio, lo aveva fatto per suo fratello… a quel pensiero una scarica di adrenalina la percorse.
Doveva sopravvivere.
Quasi come se fosse stata ascoltata, un altro crac si udì nel corridoio, e davanti a Merope apparvero Bella, Narcissa e Lucius prima che gli ex Auror potessero attaccarla.
Narcissa provò una rabbia intensa nel vedere suo figlio ferito.
<< Quante guardie del corpo, eh mocciosa? >> rise malevolo Cesar.
<< Dovete andarvene. >> sbottò Lucius, furioso.
A quelle parole, i due intrusi starnazzarono.
<< Mi stupisce che Caramel non ti abbia mai raccontato di quella disgrazia >> e indicò Merope con lo sguardo << Se fossi stato messo al corrente non avresti esitato a farla fuori >>
Malfoy sbatté le palpebre senza capire, e scambiò un’occhiata perplessa con la moglie e la cognata. Ma non riuscì a comprendere nemmeno in seguito, perché Johnson e Cesar ripresero l’offensiva e i tre dovettero circondare completamente Merope per coprirla.
Draco si spostò in un punto più sicuro mentre i suoi parenti fronteggiavano gli Auror. Un fiume di Incantesimi attraversò il corridoio in spaventose e inquietanti scie rosse e verdi, distruggendo tutto ciò che incontravano al loro passaggio.
Merope scoppiò ancora a piangere, si toccò il collo che le faceva male a causa delle mani forzute del suo aggressore.
Stava succedendo per colpa sua… la sua presenza non faceva altro che creare problemi. Voldemort aveva ragione…
<< Vi conviene arrendervi! >> disse Bellatrix, gioendo per il netto vantaggio di cui godevano.
In effetti Johnson e Cesar ben presto si trovarono alle strette. Feriti e affaticati, quando il primo stava per contrattaccare l’ennesima volta, Cesar lo fermò.
Con i Mangiamorte alle calcagna non sarebbero stati in grado di Maledirla, e anche se avessero vinto, Lord Voldemort poteva presentarsi lì da un momento all’altro. E loro non avevano intenzione di farsi conoscere dal Signore Oscuro.
<< Non potrai sfuggirci per sempre! >> disse a Merope, che riaffiorò da dietro i suoi difensori con gli occhi umidi dall’orrore.
<< Ti uccideremo! >> e detto questo i due si Smaterializzarono.
Un silenzio surreale calò all’improvviso, per poi spezzarsi al suono dei passi spediti di Narcissa che correva da suo figlio e lo abbracciava.
<< Stai bene, Draco? >> chiese spaventata la bionda.
<< S-Sì… ma si può sapere chi erano quei tipi?? Cosa diamine volevano?? >> fece il ragazzo, frastornato da ciò a cui aveva assistito.
Lucius e Bellatrix si voltarono d’istinto verso Merope, che aveva ripreso ad allagare la casa con le sue lacrime infinite, inginocchiata per terra e orripilata.
<< Bella domanda! >> fece Lucius, rivolta alla bambina.
Bella la guardò bieca: << Vorremmo saperlo anche noi! >>
Merope impiegò un minuto abbondante a raccogliere il coraggio necessario per parlare. Alzò lo sguardo fino a denudare i suoi smeraldi spenti dall’acqua salata.
<< I miei assassini… >> soffiò flebile e riprendendo a piangere.
I presenti la fissarono a occhi sgranati. L’atmosfera si raggelò e un senso di vergogna, dispiacere e sgomento fece strada intorno a loro.
<< I tuoi…? >>
<< Hai sentito bene, Lucius >> lo rimbeccò Merope, il viso bagnato << Sono gli uomini che mi uccisero anni fa… >>
Gli adulti si guardarono veloci, con un sopracciglio inarcato.
<< Ma cosa dici?? >> Bella alzò la voce dopo una lunga quiete << Quelli che ti hanno ammazzata erano Babbani! Ce lo ha detto Lord Voldemort! >>
Merope emise un grugnito sarcastico e, ignorando Bellatrix, volse lo sguardo su Malfoy: << Non ti sei chiesto perché hanno nominato Caramel? >>
Lucius agitò un po’ il capo: << Sì… e sinceramente non capisco il perché >>
Narcissa e Draco si avvicinarono dalla curiosità nel frattempo che la bambina ridacchiava mesta.
<< È arrivato il momento che vi racconti la mia entusiasmante storia. >>
Nel giro di pochi minuti le facce dei presenti si dipinsero delle medesime espressioni stravolte. A ogni parola che spillava Merope, non potevano credere alle proprie orecchie.
<< In breve, il Ministero sta cercando di eliminarmi una seconda volta per non cadere in uno scandalo grosso quanto un Gigante! >> concluse la bambina con voce velata e isterica.
Draco guardava il padre a bocca aperta e la domanda di quest’ultimo spiegò il motivo.
<< Ma io lavoro al Ministero da anni e non ho mai sentito parlare delle profezie di cui intendi… e del tuo omicidio! >> disse scandalizzato Lucius. Dietro, la moglie e Bellatrix tenevano le palpebre così spalancate che per qualche secondo dimenticarono di batterle.
Merope sospirò: << F-Forse il Ministro non ti ha detto nulla perché in passato sei stato un Mangiamorte… e quindi non si fidava >> la pelle del collo le bruciava terribilmente e una sensazione di asfissia continua l’abbrancò.
<< No… ripeto che è impossibile! >>
<< Purtroppo è tutto vero… >>
<< Ma come sarebbe?? >> Bellatrix era sotto shock << Lord Voldemort non ci ha riferito questo! Vuoi forse dire che ci ha mentito?? >>
<< Io gli ho raccontato tutto appena sono tornata da Hogwarts! >> la piccola Riddle scoppiò in un fiume di lacrime.
Narcissa la interruppe: << E allora perché non ci ha messi al corrente della tua storia? >>
Bastò quella frase per dare a Merope abbastanza forza da sputare, inviperita: << Perché non mi crede! Quel lurido… >> seguì una parolaccia per niente consona a una bambina della sua età e per un attimo la guardarono malissimo.
<< Zitta, ZITTA! >> s’imbestialì Bellatrix, puntandole la bacchetta contro.
Draco era semplicemente interdetto.
<< Smettetela di difenderlo sempre! Per colpa sua e del suo inutile orgoglio oggi ho rischiato di finire di nuovo tra le grinfie di quei tizi! >>
Bella, Lucius e Narcissa non seppero come ribattere.
<< Basta, mi sono stancata! >> esclamò piangente Merope << Ho intenzione di dirgli cosa è accaduto, appena arriva! >>
<< No! >> fece Bella, turbata. Gli altri si voltarono verso di lei << Non azzardarti, finiremmo nei guai! >> e indicò la minore, il cognato e il nipote.
Merope le lanciò un’occhiataccia: << E per cosa?? >>
<< Sveglia, mocciosa! >> l’aggredì Bella << In sua assenza abbiamo fatto entrare inconsapevolmente due intrusi, ex Auror, e oh! guarda caso venuti apposta ad uccidere sua sorella! Secondo te, cosa potremmo aspettarci dopo che avrà scoperto una cosa simile?? >>
Narcissa ingoiò l’aria al solo pensiero, Lucius rabbrividì e Draco si strinse le spalle terrorizzato.
Merope assunse uno sguardo allibito: << Ma… voi non avete sbagliato, erano trasformati! Non potevate saperlo! >> disse, riferendosi alla Pozione Polisucco.
<< Il Signore Oscuro non è tanto incline ad ascoltare le giustificazioni! >> sbottò Lucius << Se vuole Cruciarti, lo fa e basta! >>
<< Conosco mio fratello! >> gridò sconvolta e offesa Merope << Sentite, non so se avete colto la gravità dei fatti… oggi sono venuti i miei assassini per uccidermi, proprio il giorno in cui Voldemort se n’è andato… hanno approfittato della sua lontananza per attaccarmi! Ciò significa che se lui non c’è io sono costantemente in pericolo, lo capite o no?? >>
Gli adulti parvero più agitati che mai, ma nessuno lo era quanto la bambina. Loro non erano minimamente in grado di percepire ciò che stava provando… la sua gola pulsava di un dolore atroce.
Lucius poi chiamò la moglie e le disse di sistemare la casa mezza distrutta, con la magia. Lei annuì e lo fece all’istante.
<< Il Signore Oscuro non deve sapere. >> sentenziò Malfoy a Merope, che gli esibì una smorfia indignata e spaventata insieme << Infondo non è successo nulla a noi… e a te. Dubito che si ripresenteranno presto, perciò non dovremo preoccuparci >>
<< C…Cosa? >> mormorò la bambina, sempre in lacrime << Lucius… m-mi stava strangolando…! >> disse indicando la gola << Per poco non mi…! >>
Era così abbattuta dalla decisione presa dai Mangiamorte che non riusciva a respirare.
Narcissa per la prima volta provò pena per la bambina. Guardò la sorella e poi il marito, nella speranza che trovassero il modo di calmarla e soprattutto convincerla a tenere la bocca chiusa con Lord Voldemort.
<< Non ti hanno uccisa, è questo l’importante! >> intervenne all’improvviso Bellatrix, in tono impaziente << E Lucius ha ragione, non torneranno più! Se ci siamo noi non vinceranno… >>
Ormai Merope aveva perso la voce. Tremava e piangeva più forte, nella disperazione più totale.
<< Come farò a mentirgli…? Non avrò il coraggio d-di guardarlo in faccia… >>
Gli altri preferirono non rispondere.
Quando Narcissa rimise in sesto le zone danneggiate della casa, andò da loro e commentò: << Hai bisogno di riposare, vai a dormire. Vedrai che domani ti sentirai meglio… >>
<< La porto io >> disse Draco, in silenzio fino a quel momento. Turbato, le si avvicinò e la prese per mano per portarla nella sua stanza. La piccola Riddle gemette ancora, ma cercò di asciugarsi gli occhi lucidi e traboccanti di numerose strisce di acqua salata. Il trauma di essere stata quasi strangolata dal suo ex assassino non le era affatto passato, così come l’orrore di aver subìto violenza fisica da un uomo.
Bellatrix e i Malfoy li osservarono attraversare il corridoio, mentre Merope veniva accompagnata dal ragazzo, d’un tratto si fermò, facendo bloccare anche Draco.
<< G-grazie… di avermi salvata >>
Faticò molto a pronunciare quella frase e a una certa si sentì strana nel dirlo: lei odiava i Mangiamorte e il fatto che sostenessero le azioni del fratello, ma in quell’occasione non poté ignorare che era viva solo grazie ai quattro.
Forse gli interessati la lessero nel pensiero, perché lo stupore ricoprì i loro volti.
<< Non farti illusioni >> disse brusca Bellatrix, priva della sua tipica aggressività e piuttosto piatta nella voce << Ti abbiamo protetta solo perché sei la sorella di Lord Voldemort >>
Lucius fece un cenno a Narcissa, commentò a Merope: << Tuo fratello tornerà a momenti, ti consiglio di non farti vedere in quello stato. >> ed entrambi si dileguarono giù per le scale.
Bella li abbandonò per ultima dopo aver lanciato uno sguardo severo alla bambina.
Draco la mise a letto, ma lei lo afferrò per il braccio quando lui si stava già voltando per recarsi in camera sua.
<< Sì? >> chiese il giovane, la pelle rimasta di uno sgradevole colore bianco per la terrificante avventura.
Lei non si era calmata del tutto, però trovò l’audacia di abbozzargli un piccolo sorriso.
<< Ehm… se non fosse stato per te sarei morta, sai… >> iniziò, rossa come un pomodoro << Quindi ti ringrazio… ti devo la vita >> lo tirò a sé e lo baciò inaspettatamente sulla guancia.
Draco si ritrasse subito, e i suoi zigomi si chiazzarono di rosa scuro: << Sì, ecco… mi raccomando, non parlare con Lord Voldemort… >> voleva scappare via e non far trapelare il suo imbarazzo, ma Merope parlò.
<< Si stanno ribaltando i ruoli… >>
Il ragazzo peggiorò il suo rossore.
<< Ma per fortuna io so mantenere un segreto >> concluse in tono di rimprovero, anche se non troppo serio.
Quando Draco si chiuse la porta alle spalle, la bambina si girò e rigirò nel letto per parecchio tempo. Strinse i pugni nel tentativo di domare la paura a cui si era inchiodata e dalla quale non riusciva a fuggire.
Era una sciocca... non poteva più abbassare la guardia, doveva esercitarsi con gli Schiantesimi se voleva avere una minima possibiltà di sopravvivere, e non solo a impararli a memoria! Ma come avrebbe fatto a non farsi scoprire da Tom e a comportarsi normalmente in seguito a quell'evento gravissimo?
Alla fine si addormentò, sul cuscino bagnato dalle sue lacrime ribelli.

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


Le bugie hanno le gambe corte
 

Quella mattina Merope si svegliò di soprassalto. Nei primi attimi del dormiveglia dimenticò di aver sfiorato la morte la notte precedente e quindi sembrava quasi un normalissimo Natale. Ma poi tutto ricomparve nella sua mente: Cesar e Johnson che attaccavano Lucius e gli altri nel tentativo di ucciderla, il più anziano che la strozzava con forza e le puntava contro la bacchetta, la loro fuga e il patto preso con i Mangiamorte per non rivelare il fatto a Voldemort…
Scostò le coperte e si mise a sedere. Si accorse che tremava ancora e cercò di placare i movimenti involontari. Non poteva presentarsi così al fratello perché di sicuro avrebbe sospettato qualcosa; era troppo intelligente per non capirlo.
Quando si alzò e andò allo specchio della cassettiera vicino la finestra, la cosa che le saltò di più all’occhio fu il collo. Con suo sommo terrore vide che aveva lasciato i segni delle dita del suo aggressore. Se lo accarezzò e un paio di lacrime rigarono il suo viso.
Sentiva che non sarebbe stata più la stessa, il ricordo di ciò che quel bruto le aveva fatto le provocava angoscia e paura, e difficilmente sarebbe riuscita a nascondere il suo stato d’animo. Ma doveva farlo… era in debito con Draco, Lucius, Narcissa e Bellatrix per averle salvato la vita. Non poteva metterli nei guai a causa del suo egoismo, anche se avrebbe preferito di gran lunga sfogarsi con Tom… sarebbe stato molto più salutare per lei.
Di corsa perlustrò la stanza per trovare una maglia, un dolcevita o qualsiasi altra cosa utile da indossare finché i lividi non fossero spariti.
A colazione aveva una felpa rossa di una taglia più grande (che forse apparteneva a Draco da piccolo) e a tavola era insopportabilmente e stranamente silenziosa, come del resto i padroni di casa seduti davanti a lei, che avvertivano un certo disagio.
<< Come va? >> chiese cauto Lucius, sapendo di aver formulato una domanda stupida e indelicata. Narcissa al suo fianco gli lanciò una fugace occhiata di rimprovero e lui rispose tra i denti che era solo per attaccare bottone e rompere quella insolita quiete.
Merope sembrava apatica e senz’anima, gli smeraldi spenti e lo sguardo cupo: << Male >> disse inespressiva.
Bellatrix, che la stava fissando per la prima volta preoccupata dall’altra parte del tavolo, sospirò e disse: << Non dovresti pensarci più. >>
<< È facile per voi! >> esclamò triste Merope, mentre girava a vuoto il cucchiaino nella tazza del latte << Vorrei vedervi al mio posto! >>
Narcissa fece per replicare, ma il figlio la interruppe.
<< Perché hai la mia maglia? >> chiese Draco alla bambina, mantenendo un tono misurato.
Solo allora i tre adulti si resero conto che in effetti Merope aveva cambiato abito.
Lei indicò il collo con le dita tremanti: << Ha… Ha lasciato i segni >>
Lucius e la sua famiglia sgranarono le palpebre, sconvolti. Era evidente che stavano pensando tutti la stessa cosa.
<< E ho dovuto coprirli… >> continuò Merope. Poi, vedendo le loro facce, si affrettò ad assicurare << Non se ne accorgerà, tranquilli >>
<< Speriamo >> commentò Lucius, non molto fiducioso.
Merope, fredda e distaccata, teneva le iridi fisse sulla tazza: << Io non faccio la spia come qualcun altro! >> diede la botta a Draco, e i suoi congiunti lo guardarono eloquenti.
<< Ti pareva… >> sbottò Draco, burbero.
<< Comunque sia, secondo me sarà peggio se glielo nascondiamo >> sussurrò Merope agli altri, che non se lo aspettarono per niente.
Narcissa le scoccò uno sguardo di innocua minaccia: << Non farti venire in mente strane idee >>
<< Devi mantenere la promessa >> convenne Lucius, severo << Ti abbiamo salvato la vita, quindi tu fa’ la tua parte >>
<< E la farò! >> disse arrabbiata la bambina, che aveva l’impressione l’avessero presa per una lenta di comprendonio << Ma non sarà un giochetto mentirgli! Sa leggere nel pensiero… lo capisce quando una persona non dice la verità! >>
<< Non ci stai raccontando nulla di nuovo, mocciosa! >> fece Bellatrix.
La piccola Riddle aprì bocca per risponderle, ma fu preceduta da una voce fin troppo familiare alle sue spalle.
I Malfoy e Bellatrix assunsero un’espressione di shock e si zittirono all’istante appena il Signore Oscuro varcò la soglia della sala da pranzo.
<< Fuori di qui. >> ordinò velenoso Voldemort, in un tono che non ammetteva repliche.
I presenti si alzarono senza fiatare, compresa Merope, che era decisa a non incrociare nemmeno per sbaglio le pupille rosse del fratello. Ma una mano bianca e sottile la bloccò.
<< No, tu no. >>
La bambina deglutì e cercò di intercettare agghiacciata lo sguardo degli altri, peccato che erano già andati via, probabilmente pregando che andasse tutto bene.
Non aveva il coraggio di alzare gli occhi su di lui, così puntò il tavolo su cui era poggiata. Possibile che quando lo voleva non c’era mai, invece quando non voleva vederlo, doveva per forza sopportarlo??
<< Buongiorno >> mormorò al fratello, col cuore che batteva all’impazzata << Com’è andata la passeggiata al Ministero? >> si impegnò ad assumere il suo solito timbro sarcastico, ma con scarsi risultati.
Voldemort, a braccia conserte e le pupille in fiamme, non notò il cambio di vocale della sorella, piuttosto fece un sorrisetto e rispose: << A parte l’ingombrante ostacolo di uno sporco Babbanofilo di cui mi sono liberato, direi bene >>
Merope si rovesciò addosso il latte e gli lanciò un’occhiata di sbieco: << Caspita >> esclamò indignata e delusa, ma sempre fissando altrove << Non ti smentisci mai! >>
Il fratello rise di gusto: << Se è morto non è una grossa perdita >>
<< Eh, certo… >>
<< Ad ogni modo volevo parlarti di una cosa >> sibilò Voldemort << E gradirei che mi guardassi in faccia >> precisò poi, vedendo che la sorella si ostinava a fare il contrario.
Merope sudò freddo e per un momento esitò, ma alla fine ubbidì a malincuore. Aveva una paura tremenda.
<< Dimmi… >> asserì timida.
<< Devo ammettere che non me lo aspettavo >> iniziò il mago oscuro con serietà mentre Merope riprendeva a giocare col cucchiaino, assente << Ma avevi proprio ragione >>
La bambina tornò a osservarlo, stavolta sinceramente sorpresa. Per un lunghissimo e bellissimo istante credette che il fratello stesse parlando della faccenda dei suoi assassini; che aveva finalmente capito di essere stato uno stupido a non ascoltarla.
<< D-davvero…? >> fece speranzosa, ma…
<< Sì, io e Harry Potter siamo legati dalla sua cicatrice >> rispose Voldemort, e il mondo crollò addosso a Merope.
Era troppo bello per essere vero.
Le sue labbra si afflosciarono dallo sconforto: << Oh… beh, te lo avevo detto… >> disse in tono depresso.
Tom si piegò in avanti per scrutarla meglio, non badando al comportamento contraddittorio della sorella: << Non sei inutile come pensavo, allora >>
Il ghigno divertito del mago fece infuriare Merope.
<< Quindi la mia presenza era inutile per te, ho capito bene? >> lo attaccò, con un ghigno altrettanto finto.
<< Sì, a dire la verità >> confessò atono Voldemort.
Merope scosse il capo, incredula. La sua depressione schizzò alle stelle: << Bello sentirselo dire dal proprio fratello… >>
<< Se sei tornata per rimettermi in riga cosa pretendi? >>
Lei sgranò le palpebre e sollevò di nuovo lo sguardo sul fratello, che la ricambiava minaccioso.
<< Da quando lo hai…? >> Merope fu interrotta da Voldemort.
<< L’ho capito fin dall’inizio >> disse il mago scheletrico, fulminandola.
Merope scosse ancora la testa e soffiò apatica: << Menomale che sei intelligente, Thomas. Avevo timore di confessartelo, mi hai risparmiato mesi di preparazione psicologica. >>
Voldemort non sembrava tanto in vena di assecondarla: << Intanto avrai ben inteso che non accetterò di essere intralciato in alcun modo dall’eroismo di chicchessia… >>
<< Tks… sono anni che vai dietro a Harry Potter e finora non sei mai riuscito a ucciderlo. Dovrebbe essere diverso questa volta? >> chiese Merope fissandosi le ginocchia, consapevole di aver appena acceso una miccia. Ma a quel punto non le importava più niente.
Miracolosamente, però, Voldemort non replicò nella maniera che si immaginava, anzi le rivolse un sopracciglio inarcato e un paio di iridi perplesse.
<< Posso sapere che diavolo ti è successo? >>
<< Cosa? >> fece gnorri la bambina, anche se sotto sotto le cresceva un’angoscia indescrivibile.
<< Sei strana >> disse il mago oscuro mentre la esaminava con sospetto.
Merope sbiancò e distolse del tutto lo sguardo da lui: << Sono sempre la stessa. >>
Visto che Voldemort continuava a non levarle gli occhi di dosso, la bambina corse ai ripari: << E… che dicevi a proposito della cicatrice di Harry…? >>
<< Non sviare il discorso >> ringhiò Tom Riddle << Ti stai comportando-… >>
<< Uffa, ma cosa vuoi da me, oggi! >> reagì brusca Merope, affondando il collo nel dolcevita rosso di Draco e distogliendosi velocemente dalla sua vista.
Il fratello divenne sempre più dubbioso, tuttavia la bambina lo bloccò dal suo tentativo di proferire alcunché.
<< F-forse perché è il primo Natale senza la mamma… >> disse di getto e senza ragionare, ma riconobbe di aver fatto la cosa giusta. Infatti Voldemort si ammutolì e non controbatté fino a quando lei non proseguì con: << E senza Thomas… >>
Le lanciò un’occhiata gelida, tetra e distaccata, invece Merope sospirò malinconica.
<< …Che adesso è solo una settima parte di sé stesso >>
<< Che adesso si chiama Lord Voldemort >> la corresse, seccato << Fattene una ragione. >>
Merope emise un grugnito e sbuffò: << Puoi almeno sforzarti di non rendere vana la mia venuta? Che so, smettere di dare la caccia a Harry Potter e inseguire un potere che ti ha ridotto in questo modo barbaro?? >>
Il Signore Oscuro avrebbe potuto lasciar perdere lì la discussione, però non era del tutto convinto che la sorella gli fosse stata sincera.
<< Facciamo finta che io non abbia sentito… >> cominciò in tono suadente il mago.
<< Ma esatto, che oltraggio, per Merlino! >> commentò sprezzante la bambina, per poi concentrarsi sul far vorticare il cucchiaino l’ennesima volta.
<< …Nel caso te ne fossi dimenticata io sono un Legilimens. Mi stai mentendo >> concluse Voldemort, facendo sprofondare Merope in una trappola senza uscita << Ieri sera è accaduto qualcosa? >>
Non poteva crederci: pian piano ci stava arrivando e lei non doveva permetterlo!
<< Ti ripeto che stai sognando! >> disse terrorizzata e col desiderio di Evanescere in quello stesso momento: il suo viso era arrossito più del dovuto.
<< Non direi, a giudicare dalla tua faccia >> la canzonò.
A quel punto Merope non vide altra soluzione che inventare una storiella per abbindolarlo, nella speranza che ci cascasse.
Dannato lui e il suo leggere nella mente, pensò.
<< Va bene… sì, qualcosa è successo >> aggiunse infine la bambina, scervellandosi su un’idea qualunque da sbatacchiargli come vera.
Voldemort le fece segno di procedere, impaziente, e lei si strinse le meningi, conscia del fatto che entro due secondi avrebbe dovuto esporre una scusa credibile.
<< Ecco… >> tentò di camuffare la sua voce depressa e assunse un timbro più simile al suo naturale << Ehm… ieri io e Draco ci siamo fidanzati >>
Non riuscì a immaginare nient’altro e pensò fosse un ottimo stratagemma per lasciarlo tranquillo. Ma l’espressione di scandalo dipinto sulla muso del fratello affermava il contrario.
<< Che c’è…? >>
<< Scusa, puoi ripetere? >> chiese Voldemort, che sperava vivamente di aver capito male.
<< Io e Draco ci siamo messi insieme >> ripeté la piccola con innocenza.
Il fratello assottigliò al massimo le palpebre: << Lo sai che detesto essere preso in giro >>
Merope prese un gran respiro profondo e sillabò: << Beh, è vero, può confermartelo anche lui >> sotto sotto era esaltata dalla trovata geniale che le aveva illuminato il cervello e non capiva il motivo dell’agitazione di Tom.
Sentì i suoi spasimi inconfondibili echeggiarle nelle orecchie; quando faceva così non presagiva nulla di buono.
<< Per gioco. >>
<< No, no! Per davvero! >>
Il fratello rimase immobile e incredulo.
<< Si può sapere che problemi hai?? >> esclamò Merope contro Voldemort, che la fissò furibondo << Ora non posso neanche fidanzarmi? >>
Lui insisteva a non rispondere. La guardava con fare assassino.
<< Tu non hai la minima idea della gravità di ciò che mi hai appena riferito >> sibilò alla fine il Signore Oscuro, emanando calore dalla rabbia << A patto che sia vero >>
<< Cosa ci sarebbe di male?? >> protestò confusa e imbarazzata al tempo stesso, per la bugia che stava degenerando.
Voldemort fece una smorfia disgustata: << Preferisco non contaminare la tua purezza, sorellina >>
Merope non ci stava capendo un acca.
<< La mia purezza? Cosa c’entra la purezza? In che senso? Oooh! Intendi la purezza di sangue! Ma ho scelto Draco per questo motivo, no? è Purosangue come piace a te! E poi è bellissimo, a me piacciono i ragazzi grandi! Devi vedere come bacia! >>
Tom Riddle dal canto suo avrebbe scagliato Maledizione senza Perdono da tutte le parti se non fosse che si trattenne a stento.
<< Merope. >> la chiamò, cercando di mantenere la già poca calma che aveva.
<< Sì? >>
<< Lord Voldemort non accetta menzogne, quindi ti consiglio di rivelarmi la verità >> diede l’ultimatum, mentre la pelle della sorella si chiazzava di rosso acceso.
Ormai la cavolata l’aveva detta e le parve insensato rimangiarsi tutto se poi doveva patire la tortura di un rimprovero del fratello.
Si alzò maggiormente il colletto per sicurezza e disse concisa: << Non ti sto mentendo. >>
<< Molto bene >> annuì serio il Signore Oscuro, mentre dalla sua veste estraeva la bacchetta << Dov’è Draco? >>
Merope lo ricambiò atterrita: << A che ti serve quella? >>      
<< Per ucciderlo >> rispose Voldemort, soave.
<< COSA? >> la sorella spalancò inorridita la bocca.
Voldemort si alzò, determinato a compiere il lavoro.
La bambina si spaventò a morte: << No, Tom, non farlo! >> gli afferrò la mano con forza e lo tenne stretto, non rendendosi conto che nessun essere vivente sulla faccia della Terra avrebbe osato fermare le intenzioni del Signore Oscuro in quel modo; e difatti lui le rivolse un paio di pupille rosse e infuriate e scostò violentemente la presa.
Merope ruppe il silenzio, imbarazzata: << È una bugia, non siamo fidanzati… non mi metterei mai con lui, ti pare? >>
Voldemort si rimise a sedere con sguardo sinistro: << Lo avevo intuito, ma ero curioso di scoprire se avresti resistito a lungo nel mentire >>
<< A chi vuoi darla a bere? Eri geloso e basta. >> roteò gli occhi Merope, guadagnandosi la risata isterica del fratello, ma lei non lo lasciò parlare << Ridi pure, Tom. Beato te, perché a me viene solo da piangere! Possibile che le questioni le sai risolvere solo con quella dannata bacchetta?? Rischiavo di tenere sulla coscienza anche la vita di Draco, e menomale che non mi ha picchiata! >>
L’ultima parola però contorse il suo stomaco e il suo volto si rabbuiò all’improvviso. Ripensò alle mani di Johnson che le afferravano il collo per soffocarla e un singhiozzo involontario percorse la gola di Merope. Il cuore batté nel petto come un tamburo e i respiri si fecero profondi e irregolari.
Voldemort lo notò perché Merope in quel momento aveva girato la testa di scatto per non farsi vedere e manteneva fisso il dolcevita sotto al suo mento.
<< Sicura di sentirti bene? >> ruggì categorico, mentre la sorella cercava di calmare i battiti dentro la sua cassa toracica.
<< S-Sì! Non insistere, non ho niente! Fammi il piacere di lasciarmi in pace! >>
Lui insistette: << Ti ha fatto qualcosa Draco?? >>
<< Ma no! >> rispose sconvolta e afflitta Merope << Draco con c’entra un piffero! Non rompermi! >>
Tom Riddle increspò le labbra come se avesse voluto sputare fuoco: << Non rivolgerti a Lord Voldemort con quel tono! >>
<< Io… Io sono solo stanca! Finiscila di far finta di preoccuparti! >> e detto ciò, sbatté indietro la sedia e abbandonò il campo senza spiccicare parola, contenendo le lacrime fino all’arrivo sugli scalini.
Poco dopo, il rumore di una porta sbattuta indicò al Signore Oscuro che la sorella si era appena chiusa in camera.   
Voldemort rimase per un po’ immobile, cieco a qualunque altra cosa che non fosse la soglia da dove era uscita Merope.
Da un lato era furibondo, dall’altro sconvolto.
Perché aveva agito così? A volte lo faceva uscire pazzo. Sentiva che lo stava ingannando ed era sicuro che c’era una ragione sotto, ma forse la rabbia e orgoglio che provava in quel momento gli impedirono di seguirla.
 
La bambina si era buttata pesantemente sul letto a piangere senza lacrime quando bussarono alla sua porta.
Lucius, Narcissa, Draco e Bellatrix entrarono insieme e in punta di piedi.
<< Com’è andata? >> chiese sottovoce Narcissa a Merope, appena vide che era sveglia.
Lucius chiuse a chiave la stanza con la magia nell’attimo in cui la piccola rispose.
<< Uno schifo. >>
Gli adulti si scambiarono uno sguardo terrorizzato.
<< In che senso? >> Draco, che la guardava con un misto di preoccupazione e pena, aveva paura della replica che sarebbe arrivata.
Merope ringhiò nel cuscino, ma per fortuna lo udì soltanto lei. Non era davvero il momento adatto per farle l’interrogatorio!
<< Nel senso che mi ha fatto decine di domande perché si è accorto che ero strana! Ve lo dicevo che lo avrebbe capito subito. >> commentò battendo pugni frustrati sul letto.
Bellatrix incrociò le braccia e le scoccò un’occhiata glaciale: << Non sai nemmeno fingere! >> e prima che Merope potesse ribattere, continuò << Dovevi fare finta di nulla e comportarti come fai di solito col Signore Oscuro! >>
<< Infatti è andata esattamente come le altre volte, ci ho litigato! >>
Trascorse un minuto molto lungo, sormontato da sbuffi e scuotimenti di teste da parte dei Malfoy e Bellatrix.
Poi Lucius chiese disperato: << Alla fine non lo ha scoperto…? >>
<< No >> disse la bambina, ora con le pupille verdi nella loro direzione e le mani sulle tempie << Sono scappata appena in tempo >>
<< Scappata? Non dovevi scappare! Adesso più che mai nutrirà dei sospetti! >> la rimproverò Bellatrix, gli occhi fuori dalle orbite.
Merope tremò dall’ira: << Sentite, io ci ho provato! Lo so che sono in debito con voi, e come promesso non ho fiatato al riguardo, ma ha fatto tutto lui! Proprio per questo motivo all’inizio ho insistito che sapesse degli eventi di ieri notte! >>
<< Saremmo finiti nel braccio della morte se glielo avessimo confessato! >> la rimbeccò Narcissa << La prossima volta sta’ più attenta! >>
<< Ah no! >> sbottò la piccola Riddle, facendo sussultare i presenti per la sorpresa << Non ci sarà una prossima volta! Io non mi muovo più di qui, o per lo meno non ho intenzione di incrociarlo ancora per strada! Di certo vorrà capire fino in fondo cosa mi sta prendendo, e se sono costretta a mantenere il segreto non sarà affatto facile col fiato di mio fratello sul collo! >>
Un altro attimo eterno passò tra sospiri indignati e facce eloquenti, poi Lucius spezzò il silenzio con un leggero ghigno divertito.
<< Lord Voldemort non si preoccupa della vita degli altri >>
Merope alzò gli occhi al cielo e si sbatté un palmo sulla fronte: << Volete capirlo una buona volta che con me è diverso?? Sono sua sorella! Avreste dovuto vedere come ha reagito prima quando gli ho detto… >> d’un tratto tacque, con l’attenzione e la curiosità dei quattro che si fece più intensa.
Bella la invogliò, accigliata: << Gli hai detto cosa?? >>
La bambina arrossì di punto in bianco, e guardando Draco peggiorò la situazione.
<< Volevo depistarlo, no?... E io… beh, gli ho detto che mi ero fidanzata con Draco… >>
Narcissa dallo shock fece cadere a terra la bacchetta. Licius era mezzo morto, mentre Bellatrix non sapeva se esplodere dalle risate o lasciare la scena.
Ma nessuna faccia fu minimamente paragonabile all’espressione del ragazzo, che nel giro di un nanosecondo divenne di un colore violaceo.
<< COSA DIAMINE TI E’ SALTATO IN MENTE?? >> Draco era un vulcano attivo, non si curò neanche di abbassare il tono della voce e i suoi parenti non lo biasimarono, anzi si dimostrarono solidali. Lanciarono a Merope un’occhiataccia che si sarebbe ricordata per il resto della sua vita.
<< Non avevo idea di cosa inventare…! >> si giustificò, vedendo la rabbia scorrere nelle vene dei Malfoy.
Narcissa la interruppe: << Mi dici perché ogni volta devi mettere in mezzo nostro figlio?? >>
Merope era dispiaciuta, ma allo stesso tempo era incapace di cogliere la gravità della sua azione: << Non volevo metterlo nei guai, lo giuro! Pensavo che così lo avrebbe calmato, invece è diventato una iena! >>
<< Ma va?? >> disse scortese Lucius << Secondo te doveva fare i salti di gioia? Ma rifletti quando parli?? >>
<< Io ci rinuncio… >> borbottò la luogotenente di Voldemort, che si appoggiò alla parete e la fissò in maniera inquietante.
Draco era più di là che di qua. Non riusciva a credere che la bambina lo avesse interpellato in una circostanza assai discutibile.
<< Dite che si è ingelosito? >> chiese Merope.
Bellatrix scacciò una risatina indignata.
Narcissa l’avrebbe uccisa sul posto senza remore di peccato: << QUI NON C’ENTRA LA GELOSIA! >>
La bambina continuava ad apparire ignorante sull’argomento, ma poi Draco intervenne; il viso appuntito segnato dallo shock.
<< Lui… Lui che ha fatto quando gliel’hai detto…? >> in cuor suo non voleva sapere la risposta, ma ormai non poteva andargli peggio.
Qui Merope indugiò di nuovo nel parlare e Draco capì che si sarebbe pentito amaramente di averglielo chiesto.
<< L’ho fermato appena in tempo… >> bofonchiò debole, con la testa sepolta nel cuscino caldo, non osando guardarli << Voleva ucciderti >>
Draco sbiancò di botto e Narcissa e Lucius insieme a lui.
<< M-ma… ma alla fine ha capito che era una bugia! Non avrei mai permesso che ti facesse del male… >>
<< Basta così, non andare oltre!! >> Narcissa era su tutte le furie << Ci avevi assicurato che ci avresti coperto, ma vedo che il tuo hobby preferito è quello di mettere in pericolo nostro figlio! >>
<< I-io… scusatemi tanto… >> sussurrò la piccola, traboccante di lacrime << Non sapevo che… era una cosa brutta da dire >>
Draco era fermo e le rivolgeva uno sguardo serio, e seppur impietrito al pensiero di aver scampato alla possibilità di venire neutralizzato dal Signore Oscuro in persona, non se la sentì di incolparla fino in fondo. Nonostante tutto Merope era troppo piccola per comprendere certe dinamiche e in quell’occasione aveva “solo” agito con ingenuità.
<< Non importa… >> sbuffò, puntando le sue iridi pallide.
Merope si stupì, e anche i genitori e la zia lo presero per pazzo.
<< Sei troppo buono, Draco >> commentò con disappunto Bellatrix.
<< Non vale la pena arrabbiarsi. Ha sbagliato, ma non sono morto grazie a lei. A pensarci bene ora siamo pari >> rispose Malfoy scuotendo le spalle.
Lucius e Narcissa non erano esattamente d’accordo, ma come aveva detto lui ormai la frittata era stata fatta.
<< Ti ringrazio… >> gli sorrise, grata. Per un attimo dimenticò l’antipatia verso il ragazzo, e riconobbe come anche i caratteri peggiori potessero mostrare un minimo di luce, quando volevano.
Sprofondò di nuovo sul letto; aveva tutta l’aria di voler terminare quella seccante riunione. Era stanchissima.
Bellatrix borbottò: << Quindi?? Cosa dovremmo dire al Signore Oscuro? Di sicuro ci bombarderà di domande! >>
Narcissa, Lucius e Draco parvero preoccupati, l’esatto opposto di Merope, che dal comodo materasso imbottito le rivolse un’occhiata sommessa.
<< Potete anche sostenere di non saperne nulla, eh! Che ci vuole! >>
<< Ma lui è un Legilimens! >> ribadì a denti stretti Lucius.
<< Insomma, inventatevi una cavolata! Ma vi ripeto, io non voglio saperne più nulla! >> prese il cuscino e se lo mise sopra la testa, come a intendere che non avrebbe gradito continuare il dialogo.
Le sorelle Black sbatterono le braccia sui fianchi, mentre Lucius si limitò a guardarla torvo.
Draco al contrario rabbrividì: << I-io preferirei restare chiuso nella mia stanza fino alla fine delle vacanze… >> disse, pensando a Voldemort.
<< Andiamo >> annuì la madre, che gli cinse la spalla e lo guidò all’uscita, accompagnata dal marito e da Bellatrix. Quest’ultima però si bloccò sulla soglia della porta e tornò indietro.
Merope quando se ne rese conto inarcò un sopracciglio. Desiderava rimanere sola e la persona che più odiava al mondo era lì, di fronte a lei.
<< Voglio riposare, se non ti spiace… >>
Bella non l’ascoltò e prese a girovagare per la cameretta, finché non passò vicino alla scrivania stracolma. Alquanto sorpresa, chiese: << E questi? >>
La bambina sollevò il capo, un po’ infastidita, per poi adocchiare il dito della strega che indicava la pila di libri rubati.
<< Li ho… presi in prestito da Draco. Ma non dirglielo, lui non lo sa >>
Bella fece una smorfia beffarda: << Per quale motivo li tieni qui? A che ti servono? >>
<< Sto studiando >> tagliò corto Merope, che iniziava ad essere stufa delle sue domande.
La strega non chiese nient’altro, perché i titoli dei manuali avevano già le risposte che cercava: << Non sei troppo giovane per imparare Incanti Difensivi? Senza bacchetta, tra l’altro? >>
Merope sbuffò, mentalmente sfinita: << Dopo ieri notte non volevo restare con le mani in mano! >> e aggiunse, cauta nel non nominare l’esistenza della propria bacchetta << Per ora sto solo imparando a memoria i nomi degli incantesimi! >>
<< Non serve a nulla impararli a memoria >> asserì Bellatrix, in tono saccente << Devi essere abile nel praticarli. E infatti si è visto come hai saputo usarli, ieri… >>
L’immagine di sé stessa mentre brandiva la bacchetta di Johnson senza saper formulare una parola si fece chiara nella sua mente. Merope s’incupì al ricordo di lei che tremava come una matta quando l’unica cosa che doveva fare era salvare Draco…
<< Ce lo ha raccontato stamattina >> precisò poi.
<< Quello era uno dei miei assassini… mi sono piombati davanti all’improvviso e ho avuto troppa paura, non ero pronta. >> spiegò rammaricata, la piccola Riddle.
Bellatrix incrociò le braccia e assunse un’espressione che si avvicinava molto alla comprensione, ma non era abituata ad esprimere determinati sentimenti.
<< Certo, se mio fratello mi insegnasse a difendermi non mi farebbe schifo… >> e alzò lo sguardo verso Bellatrix, che lesse nei suoi occhi un barlume di rancore. Fu lì che d’un tratto riacquistò la propria nota rauca e perbenista.
<< Che hai da guardarmi così?? >>
Merope distolse subito gli occhi per dare posto a un ringhio di rabbia: << Ho pregato più volte Tom… Voldemort di istruirmi, ma non ha mai voluto… Invece a te ha fatto da maestro personale! Voglio dire… credo che questo mi spetti di diritto più di quanto lo spetti a te! >>
Bella non si aspettava che la bionda le rinfacciasse quella particolare questione. Non nascose un moto di compiacimento e senso di importanza.
<< Io sono la sua Pupilla! >> esclamò abbordante.
<< E io sono sua sorella! >> rimbeccò Merope << E gli voglio bene veramente, non come te che ne sei solo ossessionata! >>
<< Ah, io ossessionata >> ripeté seria la donna, mantenendo una calma non da poco.
<< Sì! Sei ossessionata, si vede benissimo! Perciò ti caccio via non appena ti vedo insieme a mio fratello. Mi da fastidio! >> sbottò la bambina, e al volto divertito di Bellatrix, annesse << Lo ammetto, sono gelosa! Gelosa perché ti sei guadagnata un posto importantissimo tra i suoi seguaci, ti sei guadagnata il suo rispetto nonostante tu sia una pazza psicopatica! Mentre con me che sono sua sorella e dovrebbe apprezzare il fatto che sono tornata apposta per lui, non fa altro che allontanarmi e chiamarmi “lurida Maganò” e “mocciosa impertinente”! >>
Bellatrix non seppe cosa replicare nei seguenti trenta secondi. L’audacia e la sfrontatezza con cui Merope aveva sputato ciò che provava la immobilizzarono.
<< Volevi sapere come faccio a conoscerti se non ti ho mai vista prima che arrivassi qui? >> la piccola ingoiò coraggio << Beh, la ragione è questa. Nell’aldilà percepivo le emozioni di mio fratello, gli sono stata sempre accanto nonostante lui non se ne accorgesse… e… e quindi vedevo esattamente cosa faceva e diceva. Fin dall’inizio ti ha considerata degna dei suoi insegnamenti e ti ha addestrata… sei molto importante per lui, non c’è dubbio… >> nell’esprimersi le venne un groppo alla gola. Quelle parole erano una pugnalata dritta al cuore, una ferita aperta che non sarebbe riuscita mai a rimarginare.
<< Dici che sono molto importante per lui? >> chiese più a sé stessa che a Merope, con le gote che arrossirono alla luce del debole sole invernale che si affacciava dalla finestra.
La bimba la capì all’istante e una prepotente gelosia la invase. Tuttavia cercò di rispondere in tono neutrale: << Ti consiglio di non farti illusioni, e non per cattiveria. Tom… Voldemort non è in grado di provare amore, tantomeno per una donna. L’unica cosa che ama è la magia oscura. >>
Il buonumore di Bellatrix svanì come era comparso. Ciò che Merope aveva detto non le era affatto nuovo, ma sentirne la conferma anche da sua sorella non le era piaciuto. 
<< Comunque ti ho spiegato come faccio a conoscerti! >> esclamò contrariata la piccola << Mi stavi ascoltando o no? >>
Bella sembrava assorta nei propri pensieri: << Eh? Oh, sì… ma ad essere onesti non mi interessava più saperlo >> disse, con l’atteggiamento tipico di una persona che non trova argomentazioni.
Merope assottigliò le palpebre al massimo: << Non te la prendere, ma… non mi piace che pensi continuamente a lui >>
<< Chi ti ha detto che ci penso?? >> fece brusca Bellatrix, che si diresse verso la porta per sbattergliela in faccia. Prima che lo facesse, si voltò e disse: << E non per guastarti le aspettative, ma non puoi aspettarti tutto questo amore nemmeno tu! Il Signore Oscuro ama solo la magia. >> bisbigliò beffarda nella sua direzione << Ti sei risposta da sola. >> e uscì.
La bambina fissò quel punto per parecchi minuti prima di rituffarsi sul materasso.
Era triste perché Bellatrix diceva la verità: Voldemort non poteva amare neanche sua sorella a causa della sua eccessiva smania di potere ed egoismo. Ultimamente però si chiedeva se per lei non provasse qualcosa di più profondo… qualcosa che era riemerso dall’abisso del suo cuore, nel momento in cui era ripiombata nella sua vita. Era difficile constatarlo, visto che ogni volta che si trovavano a parlare insieme finivano col litigare.
Si mise sotto le coperte, si toccò di nuovo il collo e pianse come una fontana.

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


La rabbia del Signore Oscuro

Quando arrivò fine Dicembre, per Merope la situazione non era molto cambiata.
Dal canto suo, avrebbe costruito una casa nella stanza in cui dormiva, perché di scendere e rischiare di trovarsi davanti Voldemort che le rivolgeva mille domande riguardo il suo insolito modo di comportarsi non ne aveva intenzione. Perciò, in seguito alla discussione con Bellatrix, solo di rado lasciava la camera per andare al bagno o mangiare, lontano da occhi rossi indiscreti. E avrebbe scommesso qualsiasi cosa che lo stesse facendo anche Draco, agghiacciato all’idea di incrociare il Signore Oscuro dopo che Merope aveva avuto la geniale intuizione di inventarsi un finto fidanzamento con lui.
Ma quel giorno la piccola Riddle non poteva restare lì, doveva vedere il fratello e augurargli buon compleanno.
Lei era consapevole del fatto che Tom non lo accettasse, che sicuramente non avrebbe accolto i suoi festeggiamenti con grande entusiasmo, ma Merope era più ostinata di uno Gnomo e seppur Voldemort farneticasse sul suo essere molto più di un semplice umano, per la bambina non era affatto così. Per lei era sempre suo fratello, un normale mago che durante il cammino della vita ha intrapreso la strada sbagliata… un uomo.
Balzò in piedi e vide attraverso lo specchio che i segni sul collo lasciati da Johnson erano quasi spariti, ma per sicurezza decise di non togliersi il vecchio dolcevita rosso di Draco.
Soffriva nel tenersi tutto dentro, tuttavia non aveva alternative. In fin dei conti, riflettendoci, persino lei si convinse che sarebbe stato meglio non dirgli nulla. L’ira che altrimenti avrebbe provocato in Tom non avrebbe giovato la sua missione di redimerlo, la quale era già fortemente difficile in condizioni abituali.
Poi guardò la finestra e finalmente l’ombra di un sorriso si dipinse sul suo volto.
Stava nevicando.
Si poggiò sul davanzale e il freddo nevischio la investì. Era felicissima, non vedeva la neve da più di cinquant’anni. Quella vista le fece tornare in mente un sacco di ricordi, come quando costringeva il fratello a fare con lei e la madre il pupazzo di neve.
E pensare che se gli avesse fatto oggi una proposta del genere l’avrebbe scannata viva…
Determinata a non cedere alle lacrime, Merope corse verso le scale finché non si accorse che in cima ad esse c’era Draco.
<< Ehi Draco! >> lo salutò. Da quando l’aveva salvata riusciva a sopportarlo di più.
Lui sussultò e la vide arrivare: << Non spaventarmi così! >>
<< Che stavi facendo? >> chiese Merope, vedendolo fermo e guardingo.
<< Stavo per scendere. Ho sentito delle voci al piano di sotto e a quanto pare sono tornati i Mangiamorte. >> la informò frettoloso, mentre la bambina faceva crollare le sue braccia fino al centro della Terra.
<< Oh noooo… uffa! >>
Draco non si aspettava quella reazione e per un attimo ebbe l’istinto di ridere: << Perché fai così? >>
<< Non mi piacciono quei tipi. Oh beh… farò come faccio sempre, ignorerò la loro esistenza. >> si rassegnò la piccola, sbuffando << C’è anche Lord Voldemort? >> chiese poi al ragazzo, che la guardò con aria terrorizzata.
<< Sì. Che intenzioni hai? >> aveva già sperimentato il prezzo dell’ingenuità di Merope e quindi non voleva correre il rischio di passarci un’altra volta.
Merope colse la paura di Draco e disse brusca: << Andiamo, non sono tanto stupida! >> e alla velocità della luce raggiunse il pian terreno, seguita da Malfoy che sperava col cuore che non facesse sciocchezze.
Appena arrivò nel grande salotto della Villa, la piccola perse un battito. Oltre a Bella, Narcissa e Lucius ce n’erano molti altri: sbagliava o i Mangiamorte erano aumentati di numero?
Cercò con lo sguardo il fratello, ma prima che potesse trovarlo, alcuni seguaci si voltarono nella sua direzione e lei ignorò i vari commenti dei vecchi e nuovi ospiti al suo passaggio. Di sicuro quest’ultimi era stati informati della sorella del loro Signore, anche se dagli sguardi che le lanciavano aveva l’impressione di essere un animale da circo.
<< Dov’è il Signore Oscuro?? >> la bimba alzò la voce per sovrastare i borbottii sommessi dei Marchiati.
<< Guarda chi c’è! >> esclamò un uomo alle sue spalle, in tono cautamente sarcastico.
Merope si girò di scatto per rispondergli con una parolaccia, invece dovette trattenere un gridolino sconvolto. Sgranò le palpebre e si coprì la bocca dallo shock, indietreggiando a passo lento.
Di fronte a lei c’era Goyle, il quale la fissò perplesso.
<< Che ho detto? >> fece Goyle rivolto in generale, visto che tutti iniziarono ad assistere alla scena, piuttosto spaventati.
Narcissa scambiò un’occhiata eloquente con Bellatrix, che guardò Lucius a occhi spalancati.
Merope respirava a fatica e continuava a non levare le iridi di dosso al Mangiamorte. Solo in quel momento venne soccorsa da Draco, che si inginocchiò alla sua altezza e mormorò: << Ehi… stai serena, non è quel Goyle! Capito? Per favore, datti una calmata! >>
La bambina annuì, resistendo alla tentazione di far uscire qualche lacrima. Poi un minuto dopo capì il motivo dell’agitazione di Draco e del resto dei seguaci di Voldemort.
<< Mi stavi cercando? >> sibilò il Signore Oscuro a denti stretti.
I due incrociarono le sue pupille verticali e Draco raggelò. Staccò le mani dalle spalle di Merope e si allontanò appena si rese conto di essere troppo vicino alla bambina per i gusti di Voldemort.
Finito di puntare furibondo e assassino il giovane Malfoy, spostò l’attenzione sulla sorella, e la sala tacque all’improvviso.
<< Sì… sì, volevo vederti >> biascicò scossa Merope, desiderosa che i battiti nel suo petto fossero meno potenti.
Lucius, Narcissa e Bellatrix deglutirono.
Tom Riddle aggrottò la fronte, severo: << Che ti prende? Stai tremando. >>
<< No >> rispose subito la bambina. Quando il fratello faceva così la terrorizzava a morte e le sue abilità recitative vacillavano << Ho solo freddo. Siamo in inverno, no? Fuori nevica, non lo hai visto? >>
Da dietro, i coniugi Malfoy e Bella le lanciavano segni di avvertimento, e Merope dovette convincere sé stessa a bloccare i tremori e i battiti cardiaci.
Voldemort sollevò con sospetto le pupille rosso-sangue su Goyle, il quale sobbalzò leggermente e si guardò intorno in cerca di aiuto, poiché davvero non stava afferrando.
<< Quella è sua sorella, mio Signore? >> chiese un uomo dall’aria inquietante.
Voldemort lo fulminò: << Silenzio, Avery >> e dopo che il mittente si zittì, il mago oscuro tornò a scrutare Merope << Avevo dimenticato che vivessi qui. È da Natale che non ti fai viva. >>
La bimba sudò freddo.
<< Chissà come mai? >> continuò il fratello, dolcemente.
Merope non rispose, incapace di giustificarsi, e non poté fare a meno di arrossire. Non solo Tom la metteva a disagio, ma doveva sopportare la presenza di tutti quei Mangiamorte spettatori.
<< Spero tu sia venuta per scusarti con Lord Voldemort in seguito al tuo imperdonabile atteggiamento avuto nei suoi confronti >> esordì di nuovo il mago, guadagnandosi l’espressione stupita di Merope, che ben presto divenne un ghigno divertito.
<< Non mi abbasso al livello dei tuoi amichetti >> disse, e i seguaci dell’Erede strabuzzarono gli occhi dalla sorpresa. Una risposta come quella avrebbe spedito all’altro mondo chiunque si fosse azzardato a parlare in quel modo al Signore Oscuro, ma a quanto pareva Merope godeva del privilegio di non finire ammazzata all’istante da lui.
Draco aprì la bocca, stordito dal coraggio che la ragazzina dimostrava, mentre Narcissa alzò le pupille al cielo.
<< Mi domando quale forza sconosciuta mi trattiene dal farti fuori >> commentò aspro Voldemort, e Merope rise nervosa.
<< Presumo io debba ritenermi fortunata… >> sussurrò, ancora rossa e fissando il pavimento con le braccia dietro la schiena << Comunque volevo soltanto… >>
<< Non ho tempo da perdere >> sbottò il fratello.
Merope sollevò il mento fino a incrociare il suo sguardo, nella speranza che non cogliesse segnali di instabilità dovuti al trauma di pochi giorni prima: << …Augurarti buon compleanno… >>
Adesso i Mangiamorte avevano la mascella sbarrata. Un moto di confusione, ilarità e sgomento si fece strada tra loro come un fiume in esondazione. Ma l’attimo più assurdo a cui avessero mai assistito fu quando Merope abbracciò il fratello maggiore. Lì non si udì nemmeno una mosca volare, tranne forse i ringhi di Bellatrix che strinse la sua bacchetta talmente forte che quasi si spezzava.
Il Signore Oscuro ebbe l’istinto di cruciarla. Assunse una faccia esasperata e infastidita.
<< Staccati immediatamente. >> la minacciò.
Merope non sembrava turbata dal timbro sinistro di Tom, perciò si slegò dall’abbraccio con una certa naturalezza: << Non si compiono 69 anni tutti i giorni! >> esclamò sorridente.
<< Davvero un ottimo modo per farti perdonare >> disse, la voce acuta e fredda.
Alcuni ridacchiarono, Merope non ci diede peso.
<< Volevo farti un regalo, ma non avevo abbastanza sterline >> proseguì dispiaciuta la bimba, come se la diffidenza del fratello non la scalfisse.
Voldemort inarcò un sopracciglio, eloquente: << Sterline, certo… >>
Stavolta molti suoi seguaci non riuscirono ad arrestare gli schiamazzi.
Lucius, Bellatrix e Narcissa scossero la testa. Draco accennò a una leggera risatina, ma seppe trattenersi.
<< Perché ridono?? >> chiese offesa Merope << Cosa ho detto di divertente? >>
Suo fratello ne ebbe piene le tasche: << Fammi il piacere di lasciare questa stanza. >>
<< Ma… è il tuo compleanno! >> protestò la piccola, senza timore.
Voldemort rievocò ogni singola goccia di pazienza che il suo corpo trasudava.
<< Vieni a fare un pupazzo di neve con me? >> gli chiese d’un tratto sottovoce, in maniera che gli altri non la sentissero… fiduciosa di un “sì” identico a quello del vecchio e affascinante Tom adolescente.
Ovviamente la reazione di Voldemort non fu delle migliori.
<< Come osi chiedermi una cosa simile? >> sibilò disgustato.
Merope era ostinata: << Ma lo facevamo sempre da piccoli! >>
<< Codaliscia? >> chiamò il mago oscuro, e Peter Minus, che fino a quel momento non aveva proprio parlato, emerse da un punto imprecisato della sala e gli andò incontro a passo sbilenco.
<< Sì? >> Codaliscia era tutto un tumulto.
Tom Riddle scambiò un’occhiataccia con la sorella, per poi proferire: << La principessa vuole fare un pupazzo di neve. Accompagnala. >>
Mentre i Mangiamorte ormai erano piegati in due dal ridere, Merope lo guardò indignata.
<< Ma io voglio farlo con te! E poi scusami, dovrei andare con quello, che ha paura della sua stessa ombra?? >> ruggì non appena vide Codaliscia farsi avanti << Senza offesa… >>
Minus la guardò storto: << Ma figurati… >>
<< Perché vuoi farlo per forza con me? >> chiese Voldemort socchiudendo le palpebre, seccato.
La bimba parve ancora più indignata: << Perché voglio te! E anche perché… non voglio che stai in loro compagnia… >> precisò, riferendosi ai Mangiamorte << Hanno una cattiva influenza >>
Un attimo dopo, Merope udì la risata scherna e gelida del fratello maggiore. Non sapendo cosa fare, rise pure lei di rimando.
<< Nessuno mi aveva mai fatto divertire così >> disse Tom, mentre Merope aumentava il battito cardiaco.
<< E non provarci di nuovo. Sei a dir poco inquietante quando ridi >> commentò la sorella, che ricevette le mezzelune sanguigne di Voldemort << Ti prego, vieni! Ti prego, ti prego, ti prego! >>
Tom Riddle stava per esplodere dalla rabbia: << Per chi mi hai preso, per il tuo babysitter, mocciosa? >> e le voltò le spalle, chiuse gli occhi come a sognare che scomparisse dalla propria vista.
Merope sbuffò delusa, e sfortunatamente per Voldemort, prese a urlare: << Bene! Allora mi porterò Nagini! Tanto è più o meno la stessa cosa, non è vero? >>
Il mago oscuro spalancò le palpebre, incredulo. Soprattutto quando la piccola corse a prendere il grosso serpente dal fondo della sala, trionfante.
I seguaci del Signore Oscuro la guardarono con tanto d’occhi. Draco Malfoy era esterrefatto: possibile che non provasse una minima paura a compiere certe azioni davanti al fratello?
<< Ferma dove sei! >> la minacciò Voldemort, seguendo con lo sguardo la sorella che trascinava a fatica il rettile fuori dal salotto. Le si avvicinò e strappò dalle sue mani Nagini.
<< Ehi! >>
<< A che gioco stai giocando? >>
<< Pensi sempre male… >> rispose avvilita Merope << Volevo solo fare un pupazzo di neve con te, come i vecchi tempi! >> aggiunse a voce bassa.
Voldemort capì che Merope intendeva l’Horcrux che abitava all’interno di Nagini.
<< Mi spiace, ma sei un’illusa se pensi che cederò all’obiettivo della tua “missione”. >>
La bimba girò la testa verso Goyle e un brivido la attraversò. Un cipiglio amaro contornò il suo viso: << Non ho proprio pensato a… >>
<< Sarei venuto volentieri se mi avessi detto cosa diavolo ti sta prendendo in questi giorni >> la interruppe.
I Malfoy e Bellatrix sbiancarono all’improvviso, e anche Merope, solo che invece di balbettare scuse non convincenti, lo osservò per parecchi secondi.
<< Non mi prende niente. >> disse categorica, scorgendo il profilo di Goyle con un certo timore e sistemandosi il dolcevita.
<< Davvero? >> domandò beffardo.
La bimba attaccò bruscamente: << Davvero! >>
Lui non ne era affatto convinto ma non rispose, perché la sorella lo precedette.
<< Quindi? Vieni o no? >> cambiò argomento.
<< Ah ah, Merope… Tu credi ancora che io sia un normale essere umano, vero? >> ringhiò Voldemort con un certo disappunto.
Merope si mise a braccia conserte: << Sì. >> soffiò, e le pupille del Signore Oscuro si fissarono su di lei come un raggio laser. Tuttavia lei non si scompose. Poteva affermare di aver paura di chiunque tranne che del fratello, seppur fosse il più temibile mago oscuro di tutti i tempi.
Voldemort detestava ammetterlo, ma oltre ad odiarlo, ammirava il suo coraggio. Di sicuro era un trattamento nuovo rispetto a quello che quotidianamente i suoi seguaci gli riservavano, solo che a loro non avrebbe permesso per nessun motivo di fare la testa calda, e si chiedeva come mai a Merope non la riprendesse o non la torturasse come meriterebbe. Qualcosa nel profondo glielo impediva…
Intanto Nagini strisciava intorno alla bambina, come se volesse sorvegliarla e stare con lei.
Merope lanciò uno sguardo accusatore al fratello: << Sei proprio sicuro che non vuoi? Da ciò che vedo non mi pare >> disse, indicando il serpente.
Il mago oscuro fu colto di sorpresa e a primo impatto non riuscì a replicare. Ma a quel punto Merope si arrabbiò sul serio.
<< Sei uno sporco bugiardo >> bofonchiò in serpentese, assumendo un timbro deluso e amareggiato.
Gli altri presenti, tra cui Draco, sentirono il proprio sangue gelarsi al suono della lingua rettile. Voldemort si limitò a ignorarla, per quanto poteva.
Merope girò sui tacchi e abbandonò la scena, si precipitò agli scalini e si chiuse in camera come tutte le volte che discuteva con Tom.
 
Passò circa un’ora quando la piccola Riddle si svegliò di soprassalto. Si era appisolata sulla scrivania, dove teneva nascosta la sua bacchetta e studiava gli Incantesimi Difensivi dai vecchi libri del giovane Malfoy.
Qualcuno aveva spalancato la porta ed era alquanto agitato.
<< Eh? Oh, sei tu, Draco… >> biascicò Merope, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando sonoramente.
Malfoy sembrava impazzito. Tremava da capo a piedi ed era spaventatissimo, più pallido di quanto non fosse già.
La bambina stava per chiedergli cosa avesse, ma le urla provenienti dal piano terra parlarono per lui. Delle urla orribili di un uomo, sormontato da una voce fredda e penetrante. In un attimo comprese ciò che forse stava accadendo.
<< Aiutami! >> gridò Draco, fuori di sé.
Merope si svegliò completamente alla sua disperata richiesta di aiuto.
<< Che c’è, che succede?? >>
<< Lord Voldemort!! >> disse sconvolto << Sta torturando mio padre!! >>
Lei balzò in piedi, incredula: << COSA?? Non dirmi che gli avete confessato i fatti di Natale! >>
Draco cercò di calmare i battiti: << No, non è per quello! Lui… lui ha scoperto che papà gli ha p-perso un oggetto molto prezioso! >>
Per un momento, Merope pensò che si riferisse alla bacchetta della madre che in quel periodo stava nascondendo per esercitarsi con le magie di difesa, anche se non aveva avuto ancora l’onore di utilizzarla.
<< Di quale oggetto parla? >> chiese piano Merope.
<< Di un diario…! Almeno così mi è parso di capire! >>
Il respiro della piccola si fermò, il cuore in gola: << Oddio… >> balbettò, scuotendo la testa.
Il diario di Tom Riddle… il suo Horcrux.
Draco urlò: << Per favore, fermalo! Solo tu puoi farlo! >>
<< Come?? Secondo te la smetterebbe se glielo chiedo io? >> sbottò terrificata Merope.
<< Ma certo! Tu sei sua sorella! >>
Altre urla agghiaccianti echeggiarono fin sopra il corridoio.
<< TI PREGO! >> esplose il ragazzo << Sei l’unica speranza!! >>
<< Va bene, va bene! >> rispose Merope << Tu scendi, io ti raggiungo! >>
Appena Draco scese, lei afferrò la propria bacchetta senza pensarci due volte e se l’infilò nel mantello. Non avrebbe immaginato che sarebbe successo… con suo fratello… ma doveva farlo, doveva salvare Lucius dalle grinfie di Voldemort.
Un minuto dopo, Merope raggiunse in fretta e furia il salone in cui si stava consumando la tragedia.
Le grida di implorazione di Lucius Malfoy si distinguevano perfettamente dalla voce sottile e gelida di Tom. All’arrivo c’erano i Mangiamorte che assistevano inermi, disposti intorno a vittima e carnefice. Nessuno osava fiatare e contestare le violenze.
Vide Draco sorreggere sua madre Narcissa, in lacrime in un angolo buio, insieme a Bellatrix che invece non parve minimamente turbata, anzi.
<< Per me il tuo maritino si meriterebbe di peggio! >> commentò Bella, che al solito era dalla parte del Signore Oscuro. Narcissa singhiozzò più forte.
Quella vista fece accapponare la pelle a Merope. Una rabbia indescrivibile la invase e a un certo punto le sue gambe si mossero da sole. Scavalcò l’orda di Mangiamorte fino a trovarsi di fronte allo spettacolo più orribile che avesse mai visto.
<< PIETA’, PIETA’, MIO SIGNORE! >> lo implorò Lucius, steso per terra e sofferente.
<< Pietà, Lucius? Dopo che hai commesso un errore così grave, dovrei avere pietà per te? Dovrei avere misericordia? Povero credulone… CRUCIO! >> un lampo di luce opaco si scagliò contro Malfoy, che ebbe la sensazione di essere trafitto da mille lame bollenti. Le urla di dolore che seguirono furono insopportabili per Merope.
<< Ferma! Cosa hai intenzione di fare, mocciosa?? Non puoi intervenire! >> Dolohov la prese con violenza per un braccio quando la bambina si mosse verso il fratello. Lei inorridì: essere toccata da un uomo ora la destabilizzava molto, ma comunque trovò la forza per voltarsi verso di lui e sibilare.
<< Toglimi le mani di dosso! >> il serpentese era l’unico modo per levarsi dalle scatole i seguaci di Voldemort, perché provavano sempre un po’ di ribrezzo nell’ascoltarlo. Infatti Dolohov allentò la presa e Merope ne approfittò per raggiungere il fratello.
Mentre Lucius sembrava dovesse svenire da un momento all’altro, la bimba urlò alle spalle di Voldemort.
<< COSA. STAI. FACENDO. >> appuntò ogni parola in modo da risultare più chiara.
Bellatrix le lanciò un’occhiata di rimprovero, poi, come previsto, il fratello s’interruppe e guardò Merope, indignato.
<< Che ci fai tu qui?? Non ti conviene provocarmi adesso! Vattene o farai la stessa fine! >> sibilò. Un altro lampo di luce e Malfoy venne di nuovo trafitto dalla maledizione.
Merope, che era vicinissima, trattenne il fiato: << No! Basta, smettila! >>
Non c’era verso che l’ascoltasse.
<< HO DETTO DI SMETTERLA! >> urlò a squarciagola la bimba, in seguito all’ennesimo attacco del fratello contro Lucius. L’Incantesimo smise di brillare nel salone semibuio e il silenzio calò intorno a loro.
I Mangiamorte erano già preparati a non rivederla più, o meglio vederla cadere al suolo priva di anima.
Voldemort si limitò a osservarla famelico, assassino, minaccioso… mai come in quell’istante aveva avuto il potente istinto di ucciderla.
<< A quanto pare oggi ci saranno due funerali. >> disse maligno il mago oscuro, non provocando alcun effetto in Merope, che roteò semplicemente le pupille e squadrò la figura rannicchiata di Malfoy ai suoi piedi.
<< Menomale, forse sarà la volta buona che ci parteciperai >> rispose velenosa la piccola, per niente impaurita, e mentre Voldemort stava per ribattere, continuò rivolta ai seguaci << Potete lasciarci da soli, per favore? >>  
Quest’ultimi voltarono lo sguardo verso Voldemort per essere sicuri che fosse d’accordo. Quando il Signore Oscuro diede loro l’assenso, pian piano abbandonarono la sala, compresi Draco, Narcissa (sempre in lacrime), Bellatrix e Codaliscia.
Lucius invece rimase ancora sul pavimento, tremando.
<< Non posso assentarmi per più di cinque minuti che guarda tu cosa succede!! >> sbottò Merope su tutte le furie. Poi tese una mano a Malfoy per aiutarlo, ma lui rifiutò, spaventato. Un secondo dopo, Voldemort lo cruciò con tutta la rabbia che riusciva a esternare.
<< NO! >> esclamò la piccola, e non sapendo cosa fare per convincerlo a smettere, disse << Tom, non puoi agitarti così! Harry Potter è legato a te, lo percepirebbe! >>
Incredibilmente il fratello bloccò la sua attività, sgranando le palpebre sorpreso. Forse aveva capito che in fondo Merope avesse ragione.
Lei si tranquillizzò e tirò un sospiro di sollievo: << Si può sapere cosa diamine ti è preso?? >>
<< Sono stato fin troppo buono >> commentò roco Voldemort << E tu non dovresti immischiarti >>
<< Certo che mi immischio! Stai parlando del tuo diario, vero?? >>
Il fratello scattò lo sguardo allibito nella sua direzione.
<< Sì… io sapevo che era stato distrutto >> confessò mesta << Quindi tortura anche me, forza! >>
<< Tu… tu lo sapevi??? >> sbraitò arrabbiatissimo il mago serpentino, avanzando a passo deciso << E non mi hai detto nulla? Non mi hai avvertito?? >>
Merope lo ricambiò con un’occhiataccia pari alla sua: << “NON MI HAI AVVERTITO”? HAI IL CORAGGIO DI CHIEDERMELO QUANDO IL PRIMO AD ACCORGERSENE SARESTI DOVUTO ESSERE TU?? CAVOLO, PENSAVO CHE LO SAPESSI, AVRESTI DOVUTO SERTIRLO NEL PROFONDO, QUALCOSA CHE TI SI SPEZZAVA DENTRO… PER QUESTO NON TE L’HO DETTO! >>
Il grido di collera aveva penetrato tutta la casa e Merope era diventata rossa a furia di urlare. Voldemort vide l’esasperazione e la tristezza fare largo nel corpo della sorella per far posto alla rabbia.
<< È peggio di quanto pensassi… >> commentò amaramente la piccola, imputando il fratello e la sua mancata percezione nei confronti degli altri pezzi della sua anima.
Lucius nel frattempo tentava di sollevarsi. Era bianco come un lenzuolo: << M-mio Signore, perdonatemi! Non sapevo che fosse… un Horcrux… >>
<< Appunto! >> disse a voce alta Merope, fissando ancora il fratello << Avresti dovuto dirglielo che era un Horcrux, se ne sarebbe preso più cura! La colpa è solo tua e del tuo ego smisurato! >>
A quel punto Tom Riddle ne ebbe abbastanza, afferrò la sua bacchetta e la puntò contro la sorella: << Dì un’altra parola e giuro che ti massacro. >>
Merope si ammutolì di fronte al tono autoritario e severo del fratello, ma rimase immobile e calma. Col braccio frugò nella tasca del suo mantello e tirò fuori la propria bacchetta: << Provaci. >>
Lucius aveva gli occhi fuori dalle orbite, mentre Voldemort si limitò a inarcare un sopracciglio per poi ridacchiare di gusto.
<< Cosa vuoi farmi? >>
<< Grrr! Va’ via di qui! >> disse Merope a Malfoy, digrignando i denti << Penso io a lui, VAI! >>
Il marito di Narcissa decise di non farsi domande: a tentoni si precipitò all’uscita e li lasciò da soli.
Voldemort teneva le iridi puntate su di lei. Non poté trattenere un sorrisetto di scherno: << Vedo con piacere che mi hai disubbidito anche sul custodire la bacchetta di nostra madre. Ti diverti molto a rischiare di morire per mano mia, eh? >>
Merope cercò di non piangere: << STAI ZITTO BRUTTO BASTARDO! >> e qui Voldemort cambiò espressione in qualcosa di indecifrabile << NON OSARE NOMINARE LA MAMMA! NON HAI UN MINIMO DI RITEGNO, USI LA MAGIA SOLO PER FARE DEL MALE! SE NON AVESSI VOLUTO CHE IL TUO HORCRUX VENISSE DISTRUTTO NON DOVEVI DIVIDERE LA TUA ANIMA! FACILE DARE LA COLPA AGLI ALTRI! >>
<< Su, sorellina, è dannoso alla salute agitarsi così… >> incrociò le braccia Voldemort, che si divertiva soltanto nel vedere la reazione di Merope << Dividere l’anima è stata una mia scelta e tu, mocciosa, non sei all’altezza di giudicarmi >>
La bacchetta della bambina gravò pericolosamente alla petto del fratello: << Maledetto… è questo il ringraziamento che mi dai?? Lo sai chi è stato a prendersi cura del pezzo della tua anima nell’aldilà?? IO, BRUTTO PEZZO DI IDIOTA! >>
Voldemort parve disorientato per un lungo attimo.
<< Come credi che arrivino le anime spezzate di là? Credimi, è meglio che tu non lo sappia! Ma io ho voluto assisterti perché in quelle condizioni… >> si fermò, non avendo intenzione di proseguire con i dettagli << Neanche la mamma ha voluto aiutarti… era disgustata! E ti dirò, purtroppo aveva ragione, però non potevo lasciarti… solo io ho avuto la buona volontà di stare con te, nessuno osava avvicinarsi… dovresti apprezzarmi per questo! >>
<< Che fantasia! Devo ammettere che sei insuperabile nell’inventare storielle! >> replicò il Signore Oscuro in un sibilo.
Merope era a bocca aperta, avvilita, demoralizzata.
<< Abbassa la bacchetta se non vuoi essere rispedita da dove sei venuta >> la avvertì alla fine il fratello.
<< Perché… perché non credi mai a ciò che ti dico? >> qualche lacrima ribelle solcò le sue guance.
<< Perché da quando sei venuta qui non fai altro che mentirmi. >> rispose il fratello, e Merope provò l’indole violenta di picchiarlo << Per non parlare del fatto che sei corsa in difesa di un mio Mangiamorte, quando mi hai sempre ripetuto che di loro non ti importa nulla >>
La bambina perse un battito.
Voldemort colse il suo turbamento: << Come mai, mi chiedo… >> sorrise malefico, sicuro che sarebbe arrivato all’obiettivo.
<< Devo saldare un debito. Ha fatto ciò che avresti dovuto fare tu! >> sbottò furente Merope, con le lacrime agli occhi << SALVARMI LA VITA! >>
Prima che il fratello si stupisse dell’affermazione, la piccola Riddle sollevò la bacchetta ed esclamò a voce alta: << STUPEFICIUM! >> un raggio di energia rosso-blu fuoriuscì dalla punta e sfiorò Voldemort, che si ritrasse appena in tempo, facendo esplodere l’incantesimo su una vetrina piena di argenteria del salone.
Il fracasso durò parecchi secondi e Voldemort le lanciò un’occhiata talmente basita che all’improvviso sembrava essere un’altra persona.
<< Tu hai…? >>
<< Non dovevi spostarti, miravo alla tua brutta faccia! >>
<< Come diamine hai fatto! >> chiese Tom, ignorando la sua ultima frase.
Merope sospirò e poi ringhiò: << Ti avevo detto che avrei imparato gli incantesimi difensivi senza il tuo aiuto! Credevi scherzassi? Invece no, in questi giorni ho studiato molto, anche se è la prima volta che provo uno Schiantesimo con la bacchetta! >>
Voldemort continuava a guardarla sbigottito: << Sei troppo giovane per certi tipi di incantesimi! >>
<< Tu mi sottovaluti, Tom! Non mi prendi sul serio solo perché sono piccola, ma ricorda che la mia anima ha 60 anni suonati! >> finito di sfogarsi, girò sui tacchi e fece per andarsene, ma dopo un paio di passi si fermò e con la faccia ancora bagnata dal pianto, disse << Per tua informazione, a Natale è successo davvero qualcosa… Ho rischiato di morire, ma per fortuna c’erano Lucius, Draco, Narcissa e Bellatrix che mi hanno salvata… >>
<< Cosa?? >> gli occhi rossi di Voldemort si restrinsero maggiormente, e in quel momento dimenticò la faccenda degli incantesimi.
<< E ancora una volta tu non c’eri… >> proseguì triste Merope, guadagnandosi il volto serio del fratello << E quindi non crederai neanche a questa storia, perché per te sono solo una mocciosa che racconta menzogne. >>
Il respiro del Signore Oscuro si fece più aggressivo e rabbioso: << Hai delle prove? >>
Merope non se l’aspettava, ma d’altronde era determinata a dimostrargli la verità. Sperando che non avrebbe causato problemi ai Malfoy e a Bellatrix, Merope si abbassò il colletto della maglia che indossava, mostrando i segni dell’aggressione.
<< Eccole. >>
Voldemort fu come attraversato da un lampo che all’improvviso gli rianimò un crudele istinto omicida: << Quelli cosa sono?? >>
<< Hanno provato a strangolarmi. >> rispose semplicemente Merope, in tono spazientito << Tutto questo mentre tu eri al Ministero a fare nulla. >>
<< CHI E’ STATO?? >>
<< Bellatrix e gli altri mi hanno salvata, chi sia stato a farmi questo non ha alcuna importanza, tanto non mi crederesti nemmeno se te li presentassi! Buon compleanno, fratellino. >>
La bambina fece dietrofront e si diresse alla porta, quando suo fratello afferrò di getto la propria bacchetta e la puntò contro Merope.

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***


La verità

La bambina fece dietrofront e si diresse alla porta, quando suo fratello afferrò di getto la propria bacchetta e la puntò contro Merope.
<< Non pensavo che sarei arrivato a tanto, ma non mi lasci altra scelta. >> disse dolcemente Voldemort, senza staccarle gli occhi di dosso.
Merope si voltò appena lui finì la frase, e vedendo la sua aria minacciosa, per un tremendo secondo era convinta che volesse ucciderla.
<< Cosa stai…? >>
Non ebbe il tempo di capire le sue intenzioni, perché l’ultima parola che udì da Tom fu: << Legilimens! >>
All’improvviso la grande sala di Villa Malfoy scomparve; al suo posto si figurò il soggiorno, in cui c’era lei che era appena scesa dalle scale e si era accorta di Goyle e Nott. Poi tutto susseguì veloce nella sua testa come un film: i due che tornavano alle loro sembianze e l’attaccavano, mancandola per un soffio, e mentre Ballatrix, Lucius e Narcissa la proteggevano scappava di sopra, inseguita da quello che prima era Nott e che ora cercava di soffocarla.
Dopo l’immagine del suo salvataggio da parte di Draco, Merope vide tutto nero e urlò a squarciagola.
Finalmente era tornata nel mondo reale, ma si trovava stesa per terra e piangeva. Quando aprì gli occhi, suo fratello era poco lontano che la fissava con sguardo sconvolto.
<< PERCHE’ LO HAI FATTO? PERCHE’? VOLEVO DIMENTICARE! >> la piccola si strinse sulle ginocchia e si appoggiò al muro, il viso rigato di lacrime.
<< Chi erano quelli!? Rispondimi! >> esclamò Voldemort, il quale adesso provava talmente tanta rabbia per ciò che aveva visto che si sarebbe avvertita l’intensità nell’intero mondo magico.
Lei esitò, ma poi si fece coraggio e disse: << I miei assassini… >>
Il fratello rimase leggermente spiazzato: << Merope…! >>
<< Non puoi negarlo più ormai! Te l’avevo detto che mi stavano cercando e alla fine mi hanno trovata! Volevano liberarsi di me per non rischiare di finire ad Azkaban e di non far cadere il Ministero in un grosso scandalo! Sono loro, Tom. Loro sono gli uomini che mi uccisero più di 50 anni fa! Sono ex Auror, non li hai sentiti?? >> riprese a piagnucolare e ad agitarsi, evitando debitamente il suo sguardo.
<< Ma questo è impossibile! >> protestò il fratello, anche se ora lo diceva con una nota insicura nella voce fredda. La scena a cui aveva assistito non poteva certo essere biasimabile: due maghi erano subentrati in casa e avevano tentato di farle del male. Tuttavia, pure con le prove alla mano, non riusciva ad ammettere che fosse vero, o semplicemente non voleva.
<< No, Tom… è la verità >> asserì Merope, triste e scuotendo la testa.
Passò un eterno minuto in cui Voldemort la osservò con una serietà da mettere i brividi, come per scoprire che stesse mentendo.
Purtroppo dovette riconoscere che la sorella non sarebbe stata capace di piangere e tremare in quel modo per una bugia. A malincuore riconobbe di essere stato in torto.
<< Non riveleranno il nascondiglio >> borbottò d’un tratto la bambina, sempre senza guardarlo in faccia << Hanno espressamente detto che il loro unico intento è farmi fuori… al Ministero non interessano informazioni su di te, basta che mi ammazzino >>
<< E questo dovrebbe farmi sentire meglio? >> chiese retorico Tom Riddle, e Merope si decise a voltarsi verso di lui, stupita << Ti hanno messo le mani addosso! >>
<< Non sapevo che ti importasse… >> commentò flebile la bambina.
<< M’importa eccome. >> sbottò indignato Voldemort.
<< Bellatrix mi ha detto che non mi vuoi bene. >> disse Merope, ancora guardando altrove.
Voldemort indugiò un momento, poi sospirò: << Ma secondo te cosa posso dire a un Mangiamorte? >>
La bambina sgranò le palpebre, incredula. In pratica le aveva confessato che in realtà lui ci teneva. Non sapeva come mai, ma un moto di felicità nonostante tutto riempì il suo cuore.
<< Tu aspetta qui. >> le ordinò prima di dirigersi all’uscita.
Merope si risvegliò dallo stato di trance e si affrettò a raggiungerlo: << No, un momento! Che vuoi fare? >>
Voldemort le rivolse un’occhiata eloquente.
<< Nott e Goyle non hanno colpa, gli hanno fatto un tiro mancino e li hanno Schiantati a loro insaputa. >>
<< Se non avessero parlato della mia retata al Ministero non avrebbero scoperto il luogo in cui mi sto nascondendo e a te non sarebbe successo niente! >> esclamò il fratello, che prese ad avanzare fin dove si erano rifugiati i Mangiamorte rimanenti. Merope lo seguì col cuore che batteva all’impazzata.
<< Goyle, Nott! Venite qui. >>
I seguaci guardarono i due interpellati: se Nott era confuso, Goyle grondava di sudore. Aveva l’impressione di c’entrare in qualcosa di grosso dal momento che Merope aveva reagito in maniera strana al suo saluto. Ora che Voldemort stesso lo aveva chiamato ne era più che sicuro.
Si avvicinarono, e mentre arrivava anche Merope a occhi bassi e imbarazzata, i Malfoy e Bellatrix si chiesero cosa stesse accadendo: c’entrava la questione del diario?
<< Ditemi cosa vi è successo la notte di Natale. >> disse categorico e a voce bassa.
L’affermazione di Voldemort lasciò spiazzati i due Mangiamorte.
Draco guardò terrorizzato la bambina, che si nascose dietro il fratello.
<< La notte di Natale? Perché vuole saperlo, mio Signore? >> domandò Nott, stranito.
Merope giurò di aver sentito un ringhio dalla gola di Voldemort.
<< Perché, si dia il caso, è successa una cosa gravissima mentre voi eravate belli e svenuti al Paiolo Magico. >> rispose maligno, e Lucius (che nel frattempo si era ripreso), Narcissa e Bella si scambiarono un’occhiata di shock. Merope esibì un lieve cenno col capo del tipo “non chiedetemi nulla, sono stata costretta”.
Goyle e Nott deglutirono.
<< C-Come fa a saperlo…? >>
Il Signore Oscuro sembrava sul punto di urlare: << Fidati, è meglio che non ve lo dica >>
<< Ehm… be’… >> Goyle si schiariva la gola e lanciava in continuazione segnali visivi a Nott << La notte del 24 siamo andati a bere al pub, e… a un certo punto qualcuno ci ha assalito da dietro… non abbiamo avuto la possibilità di vederli in faccia, ci hanno Schiantato mentre eravamo indifesi… ma, mio Signore, non capisco cosa… >>
<< Silenzio. >> li ammutolì Voldemort, che adocchiò i Malfoy e la sua luogotenente a qualche metro di distanza << Perché non vi avvicinate anche voi? >>
Merope percepì quattro paia di occhi spaventati, puntati su di lei.
<< Vorrei proprio ascoltare le vostre giustificazioni. >>
<< Mio Signore. >> parlò Bellatrix, che come gli altri ormai aveva capito cosa intendeva << Siamo subito intervenuti per salvare sua sorella… non ci aspettavamo che fossero due intrusi, avevano bevuto la Pozione Polisucco. >>
Draco e Lucius erano i più impauriti.
Voldemort soffiò in maniera sinistra e fissò assassino Nott e Goyle.
<< Cosa dovrei farvi, adesso? >> chiese dolcemente e con un sorrisetto falso.
I due Mangiamorte non risposero, ma erano decisamente agghiacciati all’idea di dover essere i secondi Lucius Malfoy. Tuttavia non cessò la loro confusione: del discorso che Bellatrix aveva aperto erano totalmente estranei.
Il mago rispose ai volti interrogativi: << Due tizi si sono spacciati per voi e hanno attaccato Merope. >>
<< Cosa?? >> soprattutto Goyle era orripilato. Ecco perché della sua reazione! Divenne bianco al solo pensarci.
<< A causa della vostra negligenza è quasi morta. >> li informò con fin troppa calma, per poi alzare la bacchetta e pregustare un’altra tortura << Quante volte vi ho detto di essere prudenti quando siete in pubblico?? >>
I Malfoy e Bellatrix indietreggiarono trattenendo il fiato, mentre Nott e Goyle sotto shock si inginocchiarono per implorare perdono.
Merope non voleva assistere di nuovo a una scena pietosa come quella di pochi minuti prima, così intervenne.
<< No! >> gli afferrò il braccio a cui era impugnata la bacchetta bianca e guardò negli occhi il fratello << Non ce n’è bisogno. >>
Voldemort ricambiò arrabbiato, ma poi la sorella si rivolse ai Mangiamorte ai loro piedi e sussurrò.
<< È tutto apposto, potete andare >> disse Merope a Nott e Goyle, i quali alzarono lo sguardo mezzi sbigottiti << Forza…! >> li incoraggiò, visto che rimasero immobili e ammutoliti. Alla fine si sollevarono da terra e scapparono a gambe levate.
<< Mai avrei immaginato che un giorno sarei arrivata a difendere dei Mangiamorte… >> soffiò scioccata Merope.
Narcissa, Lucius, Draco e Bellatrix erano a bocca aperta: la piccola aveva impedito a Voldemort di infliggere dolore. Lui infatti le lanciò un’occhiata velenosa, ricambiata da quella severa di Merope.
<< Non puoi sempre risolvere i problemi torturando la gente! >>
<< Si può sapere >> Tom ignorò la sorella << Per quale motivo non mi avete messo al corrente dei fatti di Natale?? >>
I Malfoy rimasero in silenzio, colpevoli. Bellatrix evitava di incrociare le pupille rosse del suo amato Signore.
<< Li ho convinti io a non dirtelo >> a parlare fu Merope, preparandosi alla sfuriata del fratello.
L’espressione di Voldemort era un misto di indignazione e minaccia, invece i suoi salvatori spalancarono le palpebre dallo stupore.
Lei iniziò a girarsi i pollici: << Loro mi hanno salvato la vita e gli ero debitrice, ma sapevo che tu ti saresti arrabbiato per il fatto che avevano lasciato entrare i miei assassini e magari li avresti torturati, così gli ho detto di tenere l’acqua in bocca >>
<< Ma davvero? >> fece scettico il Signore Oscuro, squadrando prima lei e poi i quattro imputati << Oggi ho sprecato troppa energia usando la Maledizione Cruciatus su di te, Lucius >>
Quest’ultimo respirò profondamente, sollevato insieme al resto della famiglia.
<< Alla fin dei conti vi siete fatti perdonare >> aggiunse con voce acuta, riferendosi al salvataggio di Merope << Lord Voldemort raramente si dimostra misericordioso con i propri sudditi, ritenetevi fortunati >>
<< Grazie… grazie, mio Signore! >> esclamò Bellatrix.
Merope ne fu felice, non poté essergli più grata.
Lui abbassò lo sguardo per vederla meglio e chiese: << C’è una cosa però che non comprendo. >> il suo tono di voce ribollì di rabbia << Come facevano a sapere che tu eri con me?? >>
Quella domanda li rese interdetti. Fino ad allora non ci avevano proprio pensato. Ma la bambina emise un gemito di consapevolezza e diede subito la risposta.
<< È stata un’insegnante di Hogwarts… >> rivelò, ricordando i particolari delle sue ultime ore alla Scuola di magia. Appena sentì gli occhi trafiggerla da ogni parte, aggiunse << Si chiama Dolores Umbridge >>
Draco e Lucius sgranarono le palpebre, allibiti. Voldemort si limitò ad assumere un’aria perplessa.
<< Che cosa?? >> fece Draco << Ma lei è la mia professoressa preferita! E non farebbe mai una cosa simile! >>
Prima che Merope gli scoppiasse a ridere in faccia, Lucius s’intromise.
<< Fino a pochi mesi fa lavorava al Ministero, la conosco personalmente, è una donna deliziosa! >>
<< No, non direi >> negò la bambina, categorica << Quella brutta rospa frustrata ha tentato di uccidermi, altroché deliziosa! >>
Mentre padre e figlio si sconvolgevano, Voldemort sibilò: << Ha tentato di ucciderti? >>
<< Anche questo te l’ho già detto! >> ora si girò verso Tom << Sono fuggita appena in tempo da Hogwarts. Quella maledetta donnaccia è quasi riuscita a lanciarmi una Maledizione, ma io ho attivato la mia magia un secondo prima e l’ho messa k.o. Aveva sentito che sarei dovuta tornare da te, così ha avvertito i miei assassini che mi trovavo a Scuola, e avrebbero avuto la possibilità di uccidermi. >> dopo la spiegazione, i Malfoy furono maggiormente interdetti.
<< Dolores complice del tuo omicidio? Non ci posso credere. >>
Merope corrugò la fronte: << Al Ministero sono tutti complici! E lei lavora lì, che coincidenza, vero?? >> sbottò sarcastica << Giuro che se la incrocio per strada la massacro, quella vecchia megera rimbambita! >>
Draco si infastidiva a ogni imprecazioni nei confronti della Umbridge, incredulo alle parole di Merope.
<< Modera il linguaggio, sorellina >> sospirò Voldemort, che sembrava assorto nei propri pensieri, anche se si poteva intuire la quantità di collera che scorreva nelle sue vene soltanto osservandogli le pupille sanguigne.
<< Il problema adesso non è lei >> intervenne Bellatrix all’improvviso << Sono quei due ex Auror >>
Voldemort la guardò come se gli avesse fatto un torto personale: << Voi non vi intrometterete. Me ne occuperò io stesso. >>
Merope si voltò di scatto ed esclamò: << Non se ne parla! >> e quando il Signore Oscuro stava per replicare in malo modo, aggiunse: << Voglio ucciderli io. >>
Un lungo silenzio rimbombò nella stanza. Voldemort non sapeva se essere confuso, divertito o entrambe le cose.
<< Li ucciderò io. >> ripeté con convinzione agli sguardi sbigottiti dei presenti << E non me lo impedirete >>
<< Spero tu stia scherzando. >> ringhiò il fratello, severo.
Narcissa convenne: << Sei troppo piccola per affrontare due maghi adulti! >>
Merope si dimostrò irremovibile: << Se non lo faccio io lo faranno loro! Hanno rubato la mia vita, devono pagarla! >>
In quell’istante si sentì orribilmente simile a Voldemort, ma d'altronde era ciò che provava da molto tempo: la voglia di vendetta aumentava col passare dei minuti, delle ore, dei giorni…
Il Signore Oscuro fece cenno agli altri di andarsene e lasciarli soli.
<< Non guardarmi così! >> disse Merope al fratello, poiché la stava scrutando con gelo. Lei non riusciva a ricambiare; una tristezza immensa la colpì al petto come un macigno.
<< La tua mania di fare l’eroina ti porterà dritta nella tomba… di nuovo >> asserì roco Voldemort, guadagnandosi la smorfia seccata di Merope.
<< Fino a dieci minuti fa non mi credevi nemmeno! Adesso, tutto a un tratto, ti preoccupi? >> borbottò la bambina.
Voldemort la fissò serio: << Ma certo che mi preoccupo >>
<< Non è necessario, sul serio! Insomma… vorrei soltanto avere giustizia, ma da me stessa. Hai visto come so difendermi! >>
<< Pensi che basti sapere a memoria degli Incantesimi? Tu non farai proprio nulla >> rispose Tom Riddle << Ti vendicherò io. >>
<< Ma non sappiamo dove sono adesso! Non torneranno qui se ci sei tu >>
<< Non è un problema per me. Quando devo trovare qualcuno, lo faccio finché non ottengo quello che voglio >>
<< Sembri piuttosto convinto… non hai da inseguire Harry Potter? >> chiese lei dopo un attimo di quiete, ma subito si pentì alla vista dell’espressione truce del fratello << Scusa… >> voleva parlare, ma le parole le si bloccavano in gola. Tacque e si voltò dalla parte opposta, desiderosa di sottrarsi al suo sguardo di rimprovero. Stava malissimo e lui se ne accorse.
<< Prima potrei occuparmi dei tuoi assassini che hanno osato ridurti in questo stato >> propose retorico e indignato il Signore Oscuro. Merope trattenne delle lacrime stringendo i pugni: << Non sto così per quello che mi hanno fatto… >>
<< Ne dubito >> disse Voldemort.
Stavolta la piccola Riddle ebbe il coraggio di incrociare le iridi rosse del fratello.
<< Sono odiata da tutta la comunità magica! Come dovrei sentirmi, secondo te?? >>
<< Ma che sogni infantili… >>
<< Prova a dire il contrario, dai! Il Ministero mi ha ucciso per una stupida profezia interpretata male e ora sta cercando di rifarlo per non finire sui giornali,  a Hogwarts i ragazzi mi odiano, i loro genitori altrettanto! Sono condannata, e tutto perché sono tua sorella! >> urlò Merope << Non sopporto questa situazione, non sopporto di essere emarginata… io non ho fatto nulla per meritarmelo! Perché mi succede questo?? >> iniziò a piangere a dirotto, dimenticando che il fratello si innervosiva ogni volta che accadeva, ma in quel momento Voldemort parve passarci sopra.
<< Mi paragonano a te, pensano io sia come te! E lo sai anche tu che non è vero! >>
<< Infatti non è così. >> sibilò Voldemort, inginocchiandosi alla sua altezza. Finalmente incontrò gli smeraldi lucidi di lei << Cosa ti importa del giudizio altrui? >>
Merope si aggiustò una ciocca di capelli dietro l’orecchio: << È difficile ricevere insulti ed essere disprezzata ingiustamente. Tu sei abituato, ma almeno hai i Mangiamorte dalla tua parte! Io sono da sola! >>
<< Hai me >> la rimbeccò il fratello, lasciandola a dir poco spiazzata.
<< Tu? >> lo chiese con un misto di stupore e scetticismo, che non sfuggì al Signore Oscuro, ma prima che potesse ribattere, la bionda si spostò verso una finestra da dove si scorgeva la bufera di neve all’esterno << Mi hai spaventata molto quando hai usato la Maledizione Cruciatus su Lucius… >>
Voldemort esibì una smorfia contrariata: << Non vedo cosa c’entri questo, adesso… >>
<< C’entra >> rispose severa Merope, ammirando la neve cadere dal cielo << Se veramente tieni a me, in mia presenza non dovrà più succedere una cosa simile. >>
Al fratello suonò come una minaccia, una provocazione. Ma allora perché non aveva alzato la sua bacchetta e non la stava torturando per un simile affronto?  
Poi la bambina cambiò tono, divenne malinconico e spezzato: << Odio Lucius anche per questo… perché ha permesso che il tuo pezzo di anima venisse distrutto >>
Il Signore Oscuro decise di non fiatare. Merope intravide il luccichio rosso delle sue pupille riflesse sul vetro della finestra.
<< Ma non vuol dire che debba essere seviziato in quel modo… >> e si voltò di scatto << Hai altri cinque pezzi di anima al sicuro, quindi non mi sembra il caso di agitarsi così tanto. Controllati, ok?? >>
Avrebbe tanto voluto gridargli in faccia che se non avesse diviso la sua anima, a quest’ora non si sarebbe trovato con un pezzo mancante. Preferì non rischiare, aspettandosi la mandata a quel paese del fratello, che inaspettatamente disse:
<< Va bene >> fu un sussurro che emanava sofferenza, ma chiaro e conciso. Naturalmente mentì per non sentirla frignare.
Merope, all’inizio stranita, si sbalordì e rimase a bocca aperta: << Sul serio? >>
<< Se è questo che vuoi… >> di nuovo mormorò la frase, anche se la sorella lo udì benissimo e si illuminò.
<< Chi sei tu, che ne hai fatto del vero Tom? >>
Voldemort alzò gli occhi al cielo: << Sei una stupida. >>
Neanche il tempo di dirlo che Merope lo raggiunse e gli gettò le braccia al collo: << Ti voglio bene anch’io… >>
Voldemort non amava per niente gli abbracci o qualsiasi manifestazione di affetto, eppure non riuscì a muoversi quando si ritrovò la sorella aggrappata sulle spalle. Provò una remota e minuscola scintilla d’amore in un mare di pietra quale era il suo animo colmo d’odio.
<< Staccati, per favore. >> le ordinò, a disagio. Nel profondo, però, avrebbe voluto ricambiare << Prima che qualcuno ci veda. >>
<< Se qualche Mangiamorte ci vede posso Schiantarlo con questa, no? >> rispose Merope dopo aver sciolto la stretta e aver tirato fuori la propria bacchetta con un sorriso beffardo sulle labbra.
Voldemort fece per dire qualcosa, ma lei fu più veloce.
<< Non vedo l’ora di usarla sui miei assassini! Li farò rimpiangere di essere nati, ah! >> esultò, ignorando il fatto che il mago oscuro la fissasse storto.
<< Starei più tranquillo se questa la tenessi io… >> incalzò Voldemort mentre strappava di mano a Merope la sua bacchetta.
Merope gli rivolse un’espressione scandalizzata: << Uffa, ma è mia! >>
Ma il fratello se ne stava già andando: << Visto che hai più volte dimostrato la tua ingenuità gironzolando di notte da sola, se permetti non mi fido. >>
<< Credi che scapperei di qui per cercare i due Auror? >> la bimba corse verso di lui, rendendosi conto che ciò che aveva appena detto sarebbe stata una buona idea.
<< Ti conosco fin troppo bene. >> commentò gelido Voldemort, gli occhi rossi in quelli verdi di Merope.
<< Ti giuro che non lo farò >> sputò lei senza pensarci, ma il suo tono suonò contraddittorio.
Tom Riddle ridusse le pupille a fessure, percependo la bugia uscita dalla bocca della sorella: << Assomigli sempre di più a nostra madre, lo sai? >>
<< Cosa? >> Merope non colse il nesso.
<< Va’ a giocare con Nagini >> si congedò alla fine il Signore Oscuro, facendo svolazzare il mantello nero come la pece e scomparendo al di là di una porta.
La bambina era ferma e fissava il punto in cui il fratello era sparito. Perché aveva nominato la madre così dal nulla? Cosa voleva intendere?
Confusa, Merope andò da Nagini. Lei era l’unica a cui Voldemort lasciava toccare il suo serpente, e la piccola non aveva niente in contrario perché ci andava molto d’accordo e il rettile le era molto affezionata: per il fatto che fosse un Horcrux o che fu la prima che Nagini conobbe quando entrò a far parte della famiglia Riddle nel momento in cui la acquistò a Diagon Alley per il compleanno del fratello poco le importava…
Le sue preoccupazioni adesso vertevano sulla sua bacchetta. Non poteva difendersi dai suoi assassini se ne era priva… voleva a tutti i costi trovarli e ucciderli lei, la sua mente e il suo corpo lo imponevano. Dopotutto, non era così che recitava la profezia? Lei si sarebbe vendicata. Silente gliel’aveva riferito quando era a Hogwarts e l’aveva anche avvertita sul non fare scelte di cui si sarebbe pentita.
Non sapeva cosa fare, Voldemort le aveva sequestrato il dono della sua mamma e la sua unica speranza di liberarsi di Cesar e Johnson era riposta in quella bacchetta. Aveva studiato tanto solo per quello scopo e non voleva rendere tutto vano.
Nagini si attorcigliò attorno al suo corpo e soffiò con affetto. Merope era consapevole che qualunque decisione avesse preso avrebbe avuto conseguenze sulla sua vita, e riflettendoci su era giunta alla conclusione che la salvezza di suo fratello dipendeva unicamente dalla salvezza di lei. Era tornata con l’obiettivo di redimerlo, ma con la minaccia di due maghi assetati di sangue non ce l’avrebbe mai fatta.
C’era solo una soluzione: ucciderli. Il come non lo sapeva, però Merope capì che non aveva alternative. Non doveva farlo Voldemort, era lei la predestinata.
La bacchetta. Doveva prendere la bacchetta.
Aveva avuto modo di dimostrare le sue doti magiche ed era sulla buona strada per migliorare fino a sapersi difendere sul serio, ma evidentemente il fratello aveva timore di perderla un’altra volta, o almeno sperava fosse così…
Mentre si scervellava sulla strategia da prendere per recuperare il bastoncino di legno suo di diritto, il serpente si strusciò su di lei, desideroso di attenzioni.

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 22 ***


Revelations

<< Ancora?? >> sbraitò Hermione contro Fred e George.
Era la notte di Capodanno e lei, i Weasley e Harry erano appena tornati a Hogwarts dopo l’infelice evento che aveva visto protagonista il signor Wealsey. Evidentemente il tentato omicidio del padre non aveva turbato abbastanza i gemelli da far smettere i continui test clandestini dei loro prodotti.
Hermione guardò l’ennesimo bambino del primo anno, vittima delle famose Pasticche Vomitose.
<< Non stiamo facendo nulla di male! >> sentenziarono all’unisono Fred e George.
<< Nulla di male? È dall’inizio dell’anno che non la smettete coi vostri stravaganti esperimenti! Vi proibisco di usare ragazzini come cavie, chiaro?? Io sono un Prefetto! >> li attaccò Hermione, rossa dalla rabbia << Ron, vieni ad aiutarmi! >>
Ma lui non ne aveva intenzione: << Lasciali fare… >>
<< Cosa? >>
Harry avrebbe tanto voluto essere in un altro posto. Seduto sulla soffice poltrona della sala comune, fissava il fuoco che illuminava la cicatrice “Non devo dire bugie” impressa sulla sua mano scoppiettare nel camino, con il rimbombo delle urla di Hermione nelle orecchie.
Stava impazzendo… da due giorni interi non faceva che pensare a una cosa sola. Doveva dirlo a qualcuno o sarebbe esploso.
<< Che razza di Prefetto sei, Ron?? >>
<< Non mi sembra stiano commettendo reati >> rispose tranquillo il rosso.
<< A dire il vero sì! Rischiano di essere espulsi se la Umbridge li scopre! >> disse Hermione.
<< E allora? >> biascicò Fred, indifferente << Non ci importa un bel niente di finire gli studi. Questa scuola non ci offrirebbe il giusto compenso per il nostro talento >>
<< Il talento di far vomitare i bambini del primo anno per tutta Hogwarts?? >> fece sarcastica Hermione.
George ghignò: << Almeno ci abbiamo guadagnato un bel gruzzoletto! >>
<< Sai dove puoi ficcarteli quei galeoni?? >>
<< Potete fare un po’ di silenzio?! >> Harry si era alzato e si massaggiava la fronte. Andò dagli altri e gli rivolse uno sguardo di rimprovero, ma poi pensò fosse bene approfittare del momento per parlare con loro. Controllò che non ci fosse nessuno ad ascoltare e con sollievo vide che nella sala erano rimasti solo Dean, Seamus e qualche allievo del primo e secondo anno, a distanza di sicurezza.
<< Ha iniziato lei! >> protestò Fred, venendo poi interrotto da Harry.
<< Devo dirvi una cosa… l’altro ieri ho avuto un’altra visione >>
L’affermazione improvvisa fece trasalire Hermione e i fratelli Weasley.
<< L’altro ieri? E solo ora ce lo dici? Oh no… non dirmi che riguarda papà! >> si spaventò Ron.
<< No… vostro padre non c’entra >> disse Harry, e i volti sbiancati di Fred, George e Ron ripresero subito colore.
<< Menomale… passare il Natale al San Mungo è stato già troppo estenuante >>
Hermione lanciò a Harry un’occhiata di preoccupazione, e per un secondo lui temette gli volesse ricordare delle lezioni di Occlumanzia che avrebbe dovuto prendere con Piton, ma chiese soltanto: << Cos’hai visto? >>
Qui il Prescelto indugiò, non era certo di ricevere reazioni positive alla notizia, specie perché lui stesso ne era rimasto alquanto turbato, ma poi decise di parlare.
<< Ho avvertito la rabbia di Voi-Sapete-Chi… un suo seguace deve aver commesso un grave errore perché la cicatrice mi faceva male da morire… sentivo che era molto infuriato. >> fece una pausa, e nel frattempo gli occhi dei presenti erano puntati su di lui.
George inarcò un sopracciglio: << Non hai visto chi stava torturando? >>
<< No… non ci sono riuscito, e a volte neanche sentivo le parole di Voi-Sapete-Chi >> rispose Harry, massaggiandosi di nuovo la cicatrice.
Hermione aveva l’aria di voler sbottare qualcosa, peccato che Harry non aveva ancora finito.
<< Beh >> strinse le spalle Fred << Finché la vittima non è un membro della nostra famiglia, non dovremmo preoccuparcene >>
<< Ce dell’altro >> disse Harry come per zittirlo << Merope… >>
Fred e Gorge spalancarono le palpebre e Hermione trattenne il respiro.
<< Hai visto la bambina?? >> George quasi urlò, sembrava attendesse da molto tempo sue notizie.
Harry annuì, il suono del fuoco scoppiettante l’unico rumore nella sala: << Sì… a quanto pare è tornata dal fratello >> lo disse con una nota si sollievo e ansia nella voce.
<< Fammi capire, era lì? Cioè, era lì mentre Tu-Sai-Chi stava torturando un Mangiamorte?? >> chiese Fred, agitato.
<< Ehm… >> Harry cercò di ricordare << Penso di sì… ma le immagini erano confuse, non ci ho capito granché >>
I Weasley e Hermione esibirono volti impauriti per la sorte di Merope.
<< Spero non le abbia fatto del male! >> esclamò Hermione.
Un ulteriore sforzo mentale e Harry impallidì di colpo, non passando inosservato ai suoi amici.
<< Ragazzi… >>
<< Che c’è? >> mormorò Fred.
Harry stava per rivelare un fatto che inspiegabilmente lo terrorizzava.
<< Adesso ricordo… Merope... la sentivo invenire contro Voi-Sapete-Chi! Lei… oddio! >> il cuore prese a battere forte nel suo petto.
<< Cosa, cosa?? >> gli fece eco Hermione, mentre i fratelli dai capelli rossi restringevano le pupille dall’angoscia.
<< Gli ha gridato: “Stai zitto, brutto bastardo!” >> ripetendo ciò che aveva sentito gli tremò la voce. Harry ammirò le facce sconvolte e sotto shock degli amici che non riuscivano a emettere suono nonostante la bocca spalancata al massimo.
<< L-l-lei ha… >> Ron per poco non svenne.
George e Fred si scambiarono un’occhiata basita: << Non può averlo fatto sul serio… >>
<< No, NO! >> gridò Hermione con le lacrime agli occhi << L’avrà uccisa sicuramente! >>
Harry scuoteva la testa, costringendosi a credere che fosse davvero così, che fosse ancora viva. Ma lui purtroppo non poteva saperlo con certezza.
<< Non so se l’ha uccisa, Hermione >> e nel dirlo, provò una collera incredibile contro Voldemort << Dopo non ho percepito nient’altro… ma sembrava che lei volesse attaccarlo da come si rivolgeva >>
<< Attaccarlo?? >> Ron era senza parole << Mi stupirei se fosse viva e vegeta in questo momento… >>
<< Ron! >>
<< Che c’è? Lo ha chiamato bastardo, come può averla lasciata in vita? >> disse a Hermione.
<< Non dire assurdità! >> lo rimbeccò George << Voglio pensare che stia bene, mi piaceva un sacco quella bimbetta! >>
<< Secondo me l’ha risparmiata >> intervenne Harry << Sì… probabilmente è così >>
Le sue parole furono un balsamo per le orecchie di tutti, furono ciò che volevano ascoltare. E in qualche modo, il fatto che lo avesse detto Harry, diede loro un gradevole senso di sicurezza.
Hermione smise di piangere e singhiozzare, e i gemelli si calmarono un po’.
<< Non so voi, ma io la adoro >> spezzò il silenzio George, incrociando il sorriso d’intesa di Fred << Gridare una cosa del genere davanti al fratello… cavolo! Ce la vedrei bene in Grifondoro! >>
<< In effetti ci vuole coraggio per farlo… >> convenne Fred Weasley.
Per la prima volta Harry rise. Non ci aveva pensato, era divertente riflettendoci… la sorella dell’Erede di Serpeverde in Grifondoro! Un brutto colpo per Lord Voldemort…
Solo Ron era rimasto impassibile all’uscita di Fred, e dalla faccia si vedeva che era anche abbastanza contrariato.
<< A me non piacerebbe >>
<< Come? >> chiese Harry.
<< Non mi piacerebbe che fosse in Grifondoro! Anzi, non mi va a genio proprio lei… >> confessò Ron, abbassando lo sguardo. Si guadagnò il fastidio di Harry e l’incredulità di Hermione e i fratelli.
<< Non ti piace? >> fece George, guardandolo torvo << E perché? Ti ha fatto qualcosa di male?? >>
Ron sbuffò sonoramente al tono del fratello: << Non è che non mi piace! Dico solo che non possiamo fidarci troppo, è la sorellina di Voi-Sapete-Chi, per Merlino! >>
Harry ringhiò: << Ma lei non è come il fratello! >>
<< E voi che ne sapete? Che ne sapete se da grande non diventerà alla stessa stregua? Trovandosi con lui e con i Mangiamorte può apprendere insegnamenti sbagliati. >> spiegò spazientito, Ron.
<< Lei vuole cambiarlo, è resuscitata apposta per questo! >> ribatté Hermione, le iridi infuocate verso Ron.
Prima che i gemelli le dessero ragione, l’altro Weasley sfoggiò una risatina triste.
<< Davvero, Hermione? Ti risulta che da quando vive con lui sia cambiato qualcosa? Mio padre avrebbe da ridire al riguardo >>
I presenti s’incupirono e non seppero che replicare. Harry non poteva credere che il suo migliore amico avesse tirato in ballo quell’argomento contro Merope.
<< Oh certo, perché redimere il Signore Oscuro è talmente facile >> disse Harry << Non puoi pretendere che il cambiamento avvenga dal giorno alla notte, Ron! Ti rendi conto che Merope è piccola e ha al tempo stesso una responsabilità così grande? >>
Fred, George e Hermione annuirono, lanciando occhiate di disappunto al rosso.
<< Intanto papà è quasi morto perché la piccolina invece di adempiere al proprio lavoro giocava con le bambole! >> esclamò furioso, Ron.
Harry e Hermione lo fissarono sconcertati, Fred e George ancora peggio.
<< Ma stai scherzando?? >>
<< Dovremmo ammirarla per quello che sta facendo. Grazie a lei potrebbero essere risparmiate molte vite, e tu la giudichi solo perché è sua sorella! >> sbraitò Hermione, il dito puntato sul suo petto.
Le orecchie di Ron divennero rosse, segno che si stava alterando: << Sì, esatto! Perché è sua sorella! Sorella del mago oscuro più temibile di tutti i tempi! >>
A Harry venne voglia di spaccargli la faccia: << L’hai sentita la sua storia? Hai sentito cosa ha dovuto passare? Cosa sta passando a causa del Ministero?? >> non riusciva a capire come Ron potesse essere tanto insensibile alla realtà di Merope, a ciò che aveva voluto addossarsi per salvare Voldemort dal male. Non comprendeva come potesse paragonarla a lui, quando avevano constatato fin da subito che i due non si somigliavano affatto. Merope era una bimba normale, rideva e piangeva, era curiosa e le piaceva giocare come un normale bambino. Voldemort da piccolo non era così, non provava emozioni (tranne forse per sua madre e soprattutto per la sorella), ma era totalmente indifferente verso gli altri esseri umani, Babbani in special modo. A lui interessava il potere, guadagnarsi l’immortalità… Merope non era nulla di tutto questo.  
<< Mi spiace per lei e per tutto quello che ha subìto per i suoi assassini, ma io preferisco non fidarmi! >> non li lasciò rispondere, che abbandonò a passo svelto e pesante la Sala Grande.
Hermione, Harry, Fred e George vennero investiti da un senso di frustrazione e rabbia crescenti. Fissarono il ritratto della Signora Grassa da dove era scomparso Ron e nessuno dei quattro aveva intenzione di spezzare la quiete creatasi.
Poi uno dei gemelli parlò.
<< Idiota. >> disse in un soffio Fred.
<< Harry… >> Hermione si era girata verso l’amico e sul suo volto trapelava un’espressione preoccupata.
Harry, che rimuginava ancora sul discorso senza senso di Ron, sbuffò con impazienza: sapeva già cosa volesse.
<< Dovrai impegnarti al massimo nelle lezioni di Occlumanzia >>
<< Come immaginavo… >>
<< Harry, è importante che tu chiuda la mente a Tu-Sai-Chi! >> abbaiò Hermione.
George precedette Harry.
<< Dobbiamo scoprire se Merope è ancora viva! >>
<< Ma lei starà sicuramente bene! >> replicò Hermione, con una nota incerta nella voce << Non possiamo permettere… >>
<< George ha ragione >> fece Harry.
<< Grazie! >>
<< Cosa? Harry, ma…! >>
<< Voglio solo assicurarmi che Tu-Sai-Chi non le abbia fatto niente >> aggiunse il Prescelto. Non dava a vederlo, ma era davvero in ansia per la bambina. In quel momento desiderava viaggiare per la mente di Voldemort di sua spontanea volontà per rivedere Merope tutta intera << Poi mi impegnerò in Occlumanzia >>
Dalla faccia di Hermione, si notava benissimo che non era d’accordo: << Piton ti tormenterà, ne sei consapevole? >>
<< Figurati, è ciò che fa da cinque anni a questa parte! Ormai sono abituato >> rispose subito Harry, guadagnandosi le risate di Fred e George.
Alzando le pupille al cielo, Hermione se ne andò. I gemelli Weasley rivolsero a Harry uno sguardo intenso e dissero: << Appena saprai qualcosa, avvisaci, per favore >>
<< Ovviamente >> e dopo di che li salutò, ma la sua testa era rivolta altrove…
Non solo Neville, ora persino Ron voleva tenere le distanze da Merope e a lui, pensandoci, faceva rabbia. Dentro di sé sentiva che la bambina fosse buona. Una strana aura interiore gli dava tale convinzione, anzi, per lei provava un sentimento di affetto fraterno che non aveva mai provato per nessuno.
 
Merope aprì gli occhi e sbadigliò: era giorno e il debole sole invernale fece capolino dalla sua finestra, filtrando nelle sue palpebre.
Appena si mise a sedere sul letto ebbe un violento infarto: << Aaah! Ma dai, non di nuovo! >>
Di fronte alla bambina, seduto su un’antica poltrona, vi era Lord Voldemort che la fissava ossessivamente, con le pupille verticali allerta e un ghigno malevolo.
<< Ben svegliata >> sibilò freddo il Signore Oscuro, rimanendo immobile e non togliendole lo sguardo di dosso.
<< Fino a quando vorrai continuare?? >> chiese irritata Merope, la faccia segnata dal risveglio improvviso << È da ieri che non mi molli più, e che cavolo! Non puoi fissarmi così mentre dormo! >>
<< Lord Voldemort deve controllarti, sorellina >> disse beffardo lui, che ricevette l’occhiataccia della bambina.
Merope scosse la testa, saltò giù dal letto e gli indicò un punto vicino, ringhiando: << Quella è la porta. >>
Lui la ignorò: << Come ti senti? >>
<< Mi hai fatto la stessa domanda ieri mattina >> puntualizzò scocciata la sorella << E ti ripeto che è tutto apposto. >>
In realtà non aveva ancora del tutto superato il trauma subìto la notte di Natale; i segni della violenza di Johnson non erano scomparsi completamente dalla sua pelle e Merope sapeva che Voldemort si riferisse a quello.
<< Quindi non c’è alcun bisogno di venire nella mia stanza a spiarmi! Non scappo, tranquillo! >>
<< Tu sei capace di qualsiasi cosa >> la rimbeccò severo il mago oscuro.
<< Secondo te come faccio a cercare i miei assassini senza la mia bacchetta?? >> sbottò Merope, lanciandogli apposta la freccia.
Voldemort rise gelido: << Per questo motivo te l’ho confiscata >>
<< Beh, sappi che me la riprenderò! Dammi solo il tempo di escogitare una maniera per rubartela e poi vedrai! >> lo canzonò la bambina.
<< Quella bacchetta resterà dove l’ho nascosta. Fuori dalla tua portata. >> disse atono Voldemort << Tu sei molto abile nel procurarti la morte >>
Merope incrociò le braccia e sbuffò, talmente seccata che sembrava non gli importasse di chi aveva di fronte.
<< Soprattutto perché ti piace uscire nelle ore notturne >> stavolta la frecciata la diede Voldemort, e la bionda pensò sul serio di esplodere.
<< Piantala di ricordarmelo sempre! Non sai nemmeno perché sono uscita quella notte! >> esclamò Merope, ma nel giro di un secondo si pentì amaramente di averlo detto.
Come aveva previsto, infatti, il fratello le si avvicinò a passo deciso e asserì: << Sarei proprio curioso di saperlo… >>
Merope ingoiò l’aria: perfetto… lei e la sua maledetta bocca!
<< Non posso dirtelo >> liquidò, sventolando la mano nervosa.
Voldemort tirò fuori la sua bacchetta e la mise in mostra con fare di avvertimento. La sorella rabbrividì al pensiero di essere posseduta di nuovo dal mago attraverso la Legilimanzia.
<< Ti giuro, è una sciocchezza! >> il tono in cui lo proferì non la aiutò di certo.
<< Non credo >> sillabò roco Voldemort.
<< Mi uccideresti di sicuro se te lo dico >>
<< Come se non avessi avuto voglia di ucciderti, in questi ultimi giorni… >> ribatté sarcastico il Signore Oscuro.
A quel punto Merope si arrese e, inspirando profondamente, ammise ad occhi bassi: << Sono andata da papà… >>
Un eterno istante di silenzio, in cui la bambina non aveva il fegato di alzare lo sguardo verso il fratello, che scommetteva tutta la sua magia le avrebbe urlato le peggiori imprecazioni.
Alla fine incrociò timida le iridi sanguigne di Tom, il quale ebbe un totale istinto di repulsione nei suoi confronti. Si massaggiò il volto con una mano bianca, incredulo, allibito e furioso insieme.
<< Sei andata da nostro padre. >> ripeté, desiderando ardentemente che fosse uno scherzo di cattivo gusto.
<< Ok, prima che ti arrabbi… >>
<< Da quel lurido, schifoso Babbano >> ruggì Voldemort.
Il cuore di Merope batté forte. Non sapeva cosa ribattere e come affrontare la discussione: << Ma… mi avrebbero ammazzato comunque, Tom… >>
Voldemort non riuscì più a trattenersi e urlò a pieni polmoni: << PERCHE’ VOLEVI VEDERLO?? >>
Merope si schiacciò sulla parete e tremò da cima a fondo, la bocca spalancata: << T-Tecnicamente non l’ho mai incontrato, visto che era già morto… n-non c’era nessuno in casa e ho pensato avesse traslocato… >>
Contava sul fatto che ciò avrebbe placato la sua ira, invece peggiorò soltanto l’umore di Voldemort. Avanzò verso di lei, e dimezzò così tanto la distanza tra loro che quasi le sfiorò il naso.
<< Non hai risposto alla mia domanda! >>      
<< I-io… volevo parlare con lui! Volevo conoscerlo! Quando all’epoca mi dicesti che per papà non eravamo niente mi sono intristita, volevo dimostrare che si sbagliasse, perciò sono andata a casa sua e ovviamente non ho trovato anima viva… non mi avevi mica confessato di averlo ucciso! >> sbottò la bambina, spaventata e col battito accelerato.
Il Signore Oscuro avrebbe volentieri spaccato tutto a suon di bacchetta.
<< Ovvio che non te l’ho detto! Come potevo? >> sibilò feroce Voldemort << E pensare che ero sicuro di averti cancellato dalla testa ogni attrattiva per quell’essere! >>  
La piccola Riddle emise dei singhiozzi silenziosi: << Io desideravo un papà… >>
<< Meglio senza padre, piuttosto che averne uno come lui >> commentò sprezzante Voldemort.
<< Se intendi il fatto che era un Babbano, beh… >> rispose Merope, e il fratello non la lasciò finire.
<< Sì, intendo proprio quello! >>
La sorella esibì una smorfia disperata: << Per quanto mi riguarda, quello era l’ultimo dei problemi! A me interessava che spiegasse la ragione per cui ci aveva abbandonato e non mi… non ci voleva bene! >>
<< Pensavo l’avessi capito dal tuo primo incontro con lui >> disse dolcemente il mago oscuro.
<< Veramente non ci avevo capito un acca. >>
Voldemort sollevò lo sguardo al soffitto: << Avrei dovuto aspettarmelo… >>
<< E non ho avuto nemmeno il tempo di parlargli perché tu lo hai fatto fuori insieme ai nonni. >> continuò lei, in tono aggressivo << Almeno hai avuto il buon senso di non farmi assistere… >>
<< Ci aveva abbandonato perché noi e nostra madre eravamo maghi, e a lui la magia non piaceva. >> chiarì il fratello, guardandola storto << E comunque, sapere che avresti voluto l’approvazione di un lurido Babbano mi urta parecchio. >>
Merope sbatté le braccia sui fianchi: << Infatti mi sono pentita subito di averlo fatto! Non credere che a me papà andasse a genio… dopo la mia morte ho dovuto sopportare la sua indifferenza persino nell’aldilà! Ma che ne sai tu…! >>   
<< Oh, davvero? >> chiese Voldemort, sarcastico << Non lo avrei mai immaginato… >> 
Qui la bambina lo interruppe, e rischiò di scoppiare a piangere: << Parla per te, Tom! Io ho sofferto molto perché ci tenevo ad avere un papà che mi amasse… come lo avevano tutti gli altri bambini! Non mi sembrava di chiedere troppo. >>
<< A lui chiedevi troppo >> precisò il Signore Oscuro << Ricordi quando ti dissi che non sapeva fare il padre? Ci ho vissuto insieme per nove anni e so di cosa parlo. >>
<< Solo per nove anni? Io per cinquanta! >> sbottò Merope su tutte le furie, ricordando con rancore il periodo trascorso all’altro mondo in presenza del padre << Tutto mi aspettavo fuorché ricevere tanto odio da parte sua… non gli avevo fatto niente e non sapeva neanche della mia esistenza! >>
Voldemort ridacchiò tetro: << I Babbani sono fatti così. Prima o poi lo comprenderai. >>
<< Va bene, va bene. Lui non era granché e su questo siamo entrambi d’accordo. Ma che fosse Babbano non c’entra nulla >>
<< Sono la razza più orribile, inferiore e sporca presente nel mondo. Eppure è da quando sei nata che cerco di istruirti al riguardo >> la contraddette Voldemort, mentre il sole illuminava la stanza e i suoi raggi tappezzavano i muri.
Merope replicò in tutta tranquillità: << Lo sai che noi due siamo Mezzosangue, vero? >>
A quelle parole, Voldemort ebbe come uno scatto involontario.
<< Quindi stai insultando metà di te stesso >>
<< Non azzardarti a ripeterlo. >> la minacciò il fratello << Secondo te perché ho fatto di tutto per cambiare il mio aspetto? Non volevo condividere niente con quell’inutile essere inferiore, neanche il sangue. >>
<< Ecco, l’unica cosa buona che avevi preso da lui, la bellezza, e che potevi fare a meno di storpiare. >> puntualizzò la bambina, severa << Tu e le tue stupide fissazioni! >>
<< Curioso… avverto una strana ostinazione da parte tua nel difendere i Babbani >> inarcò un sopracciglio Voldemort, e prese a fissarla impaziente della risposta.
Merope arrossì leggermente e per un po’ rimase zitta, incapace di proferire parola.
<< Non li difendo… e di certo non difendo papà >>
<< Se scopro che hai ereditato anche questa caratteristica da nostra madre… >> la minacciò, facendo entrare nel panico la bambina.
<< P-Perché non parliamo di cose più importanti? Tipo la mia bacchetta? >> tentò di cambiare discorso Merope, ma il fratello si dimostrò irremovibile. Le rivolse uno sguardo indagatore e sembrava quasi che volesse leggerle l’anima.
<< Devi dirmi qualcosa. >> non era una domanda, ma un’affermazione. Qui Merope sudò freddo e arrossì violentemente, maledicendo la capacità di Voldemort di leggere la mente.
Non parlò; prese a fissarlo col terrore negli occhi, e in questo modo non fece altro che alimentare i sospetti del mago.
<< Mi ricordo >> esordì d’un tratto Voldemort, mentre il cuore della sorella sobbalzava << Che quando andavi a scuola eri tormentata da uno stupido moccioso Babbano >>
Fu un attimo: Merope abbandonò ogni prudenza con ingenuità, innocenza… in fondo non c’era nulla di male nel dire una cosa del genere, e in quel momento dimenticò che il fratello era il Signore Oscuro, Lord Voldemort, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…  
Pensando al suo vecchio amico d’infanzia, divenne più rossa di quanto non fosse già ed esclamò di getto: << Oooh, sì! Eric, il mio fidanzatino…! >> subito dopo si accorse di ciò che aveva appena detto e si tappò la bocca talmente in fretta che si fece male.
L’espressione di Voldemort non si poteva descrivere facilmente: era la stessa che assunse quando il professor Dippet gli aveva annunciato la morte della sorella. Ma quando la sua faccia si contorse in una smorfia rassegnata, Merope si chiese cosa avrebbe dovuto aspettarsi di lì a pochi secondi.
<< A quanto pare… i miei insegnamenti non sono valsi a niente. >> commentò aspro il mago oscuro.
Merope si sentì sprofondare: << Ma era il mio migliore amico! E poi è successo decenni fa… >>
<< Non mi interessa! >> sibilò il fratello << I Babbani sono feccia, FECCIA! Te lo ripetevo migliaia di volte anche da giovane! >> all’improvviso gridò e la bambina si spaventò sul serio.
<< Ti risulta che ti abbia mai ascoltato, Tom? >>
Prevedeva un Avada Kedavra dritto in petto, ma al contrario, si guadagnò il ghigno mezzo divertito e mezzo disgustato di Voldemort.
<< Hai ragione… chi nasce rotondo non muore quadrato… >>
<< Andiamo, eravamo piccoli! Ci siamo messi per gioco! Non c’è bisogno di fare queste scenate! Andavo a una scuola elementare babbana, è logico che conoscevo solo Babbani! >> sbraitò Merope, da brava testa calda quale era.
<< Solo parassiti >> precisò severo Voldemort << Sai una cosa? Mi piacerebbe sapere se è ancora vivo… vediamo così se questa volta mi ascolta >>
Alla piccola montò una rabbia senza precedenti: << Non ti è bastato minacciarlo da bambino? Non cambi mai, eh >>
<< E tu come fai a saperlo? >> chiese infastidito il Signore Oscuro.
Merope provò un istante di ansia: non poteva dirgli di averlo incontrato di recente, al suo ritorno da Hogwarts… alla fine rispose: << Me lo disse lui >>
<< Interessante >>
<< Beh, che c’è? Non guardarmi così perché hai torto marcio! >>
<< Non mi è piaciuto scoprire che stai seguendo le orme di tua madre. >>
La bimba ringhiò sarcastica: << Ma menomale che sono come lei! Pensa se fossi stata uguale a papà! >> poi aprì la porta, ignorando lo sguardo furibondo del maggiore, e disse in tono più pacato: << Eric almeno è venuto al mio funerale… tu no. La persona che più di tutti avrebbe dovuto esserci… risparmia il fiato. >>
Quando Voldemort la vide varcare la soglia ebbe l’istinto di fermarla, però qualcosa lo bloccò. Rimase fisso a contemplare il punto in cui prima c’era Merope, riflettendo su quanto ancora stesse soffrendo per quel dannato giorno che non lo vide vicino alla sua tomba a piangerla. Ancora, non si capacitava del modo in cui il fratello l’avesse ripudiata per essere stata uccisa da due finti Babbani… e lui, Voldemort, forse, iniziava a comprendere ciò che provava, nel profondo…

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 23 ***


Un Babbano a Hogwarts

Appena scese le scale, Merope udì il grido inconfondibile di Bellatrix. Il suo grido psicopatico e folle. Capì che lei e altri Mangiamorte stavano duellando, e anche se l’idea di dover parlare con loro la ripugnava, era decisa ad andare in fondo al suo obiettivo.
Raggiunse il salone in tempo per vedere Bella che scagliava una Fattura contro Macnair, tramortendolo.
<< AHAH! Buoni a nulla! >> sghignazzò compiaciuta la migliore tenente di Voldemort, mentre i suoi compagni facevano a gara per sfidarla e Narcissa scrutava apprensiva lo spettacolo, col desiderio che la sorella smettesse di mettere alla prova la solidità del Malfoy Manor.
Lucius non c’era, probabilmente era a lavoro, ma Merope avrebbe scommesso quintali d’oro che anche lui avrebbe temuto che la casa sarebbe crollata, sottoposta a tutti quegli Incantesimi.
<< Non mi faccio battere da una donna… levatevi dai piedi! >> disse Macnair, riprendendosi e issandosi da terra.
Alcuni risero di gusto, tra fischi e bevute di boccali interi di Whisky Incendiario.
Merope in quel momento si schiarì la voce: << Potrei avere la vostra attenzione? >>
Immediatamente la sala calò in un innaturale silenzio. Quando poi tutti si voltarono e la videro, assunsero il solito sguardo infastidito che facevano ogni volta che la bambina si rivolgeva a loro.
<< Guasta feste! >>
<< Stai zitta, Alecto >> replicò Merope << Puoi ubriacarti più tardi insieme ad Amycus! >>
I fratelli Carrow la guardarono in cagnesco.
<< Se non ti spiace siamo occupati. >> sibilò Macnair con tanta cattiveria che la piccola tremolò come una foglia.
<< Me ne sono accorta, Walden. Direi che, oltre a fare il solletico a Bellatrix, stai distruggendo la casa di Narcissa. Forse è meglio fare una pausa, non credi? >> Merope sentì lo stridore di denti di Macnair e la frustrazione di non poter lanciarle una Maledizione.
<< Posso parlare adesso? >> roteò le pupille.
Bellatrix esclamò a braccia incrociate, e con l’aria un po’ seccata: << Prego, fai pure >>
<< Mi serve un favore. >> iniziò Merope, la quale previde l’ondata di disappunto che ne sarebbe scaturita.
Infatti i seguaci del Signore Oscuro si rabbuiarono e fecero già comprendere alla piccola che non volevano saperne nulla.
Narcissa, che era la più scocciata di tutti, le chiese: << Che tipo di favore? >>
<< Uno grande grande… >> continuò lei, imponendo le mani in preghiera << Lo avrei chiesto a Draco se non fosse tornato a Hogwarts… >>
<< Deduco c’entri Lord Voldemort, allora…! >> ruggì la moglie di Lucius, ricordando fin troppo bene le volte in cui Merope aveva coinvolto suo figlio in faccende che avrebbero potuto metterlo nei guai col Signore Oscuro.
Merope volse lo sguardo smeraldino su di lei e annuì in risposta.
<< Scordatelo! >> sbottò Narcissa Malfoy.
Prima che la bambina potesse ribattere, intorno a lei si levarono proteste silenziose.
<< Nei tuoi sogni! >>
<< Travers, anche tu?? >> Merope sbatté le braccia lungo i fianchi.
<< Non siamo le tue marionette, mocciosa! >> disse Goyle.
<< Tu sei in debito con me, ti ho salvato da Voldemort! E anche tu, Nott! >> fece la piccola Riddle, accalorandosi.
Goyle e Nott ebbero un attimo di sbandamento, poi il primo asserì: << Non ci teniamo a pagarla in questo caso! >>
Merope scosse il capo, incredula e avvilita: << Siete dei codardi! >> si girò verso Bellatrix, che ricambiò voltandosi dall’altra parte. La bimba era certa che Bella sarebbe stata capace di attuare una cosa simile, ma essendo la fedelissima di Voldemort, evidentemente non voleva perdere il suo titolo a causa di una birichinata di Merope.
<< Potresti anche agire da sola, per una volta. >> bofonchiò Dolohov, lanciandole un’occhiataccia.
<< No, non potrei. Lo avrei già fatto, altrimenti. >>  
I Mangiamorte trattennero a stento delle imprecazioni.
<< Il fatto è che quell’idiota di mio fratello non mi lascia in pace un secondo. Sono sorvegliata a vista >> spiegò poi la bambina, guadagnandosi occhi fuori dalle orbite e una voce gelida alle sue spalle.
<< Grazie dell’idiota, sorellina. >> disse dolcemente Voldemort.
Lei sussultò e arrossì, ma invece delle minacce che, insieme ai Mangiamorte, si aspettava, ricevette delle sonore pacche sulla testa dal maggiore.
<< Scommetto che hai imparato questo linguaggio dai tuoi amici Babbani. >>
Un leggero fragore sconvolto echeggiò nella sala, con Merope che non poté credere alle proprie orecchie.
<< Già. Alla mia cara Merope piacciono quei sudici esseri. È normale, secondo voi? >> chiese retorico alle fila dei suoi seguaci, che a intermittenza negarono convinti. In passato non avrebbero mostrato davanti a lui il palese disgusto, ma ora non potevano fingere di rispettarla dopo una novità così discutibile.
La sorella tolse la grossa mano bianca dalla sua testa: << Più di te sicuro! >>
Voldemort ridacchiò maligno e le puntò addosso le mezzelune rosse: << Per fortuna sei ancora piccola. Presto guarirai. >>
<< Guarirò? >> a Merope sanguinavano i timpani.
<< Ci penserò io a sistemarti >>
<< Ti voglio bene, ma ribadisco che sei un’idiota. >> esclamò collerica Merope, che solo a sentirlo le veniva un conato di vomito.
Il fratello la fissò assassino, poi le sibilò in serpentese: << Se provi a riprenderti la bacchetta, ti farò rimpiangere di essere tornata. >>
La bambina deglutì e sudò freddo. Il tono che suo fratello aveva usato le mise i brividi e subito comprese che pochi minuti prima aveva ascoltato la sua conversazione con i Mangiamorte.
Si scostò dalla salda stretta e lo guardò malissimo.
<< Voi >> gridò il Signore Oscuro ai seguaci, che rizzarono la schiena appena si sentirono nominare << Se vi permettete di assecondarla saranno dolori. Chiaro il concetto? >>
Bellatrix, Narcissa e tutti gli altri annuirono senza esitazione, per poi ammirare Lord Voldemort Smaterializzarsi con eleganza.
<< Finalmente!! >> soffiò esausta la bambina, e si rivolse ai Mangiamorte << Ora, tornando a noi… >>
<< Frena, nanerottola. >>
Merope dovette cercare a lungo prima di accorgersi che colui che l’aveva interrotta era  Augustus Rookwood. Guardandosi intorno, però, non le ci volle molto per capire che un po’ tutti i Mangiamorte la stavano squadrando da capo a piedi.
<< Io non ho alcuna intenzione di aiutare una filobabbana! >>
<< Cosa?? >> la bambina era senza parole.
Tiger convenne: << Ha ragione! >>
<< Oh, che peccato. Proprio adesso che incominciavamo a conoscerci meglio… >> disse sarcastica.
<< Fa’ meno la spiritosa! >> grugnì Rosier, un Mangiamorte dal volto burbero << Io non ne sarei tanto fiero, lo sai?? >>
Merope, disperata, cercò aiuto in Narcissa e Bellatrix, che come gli altri parevano disgustate.
<< Ma perché ascoltate mio fratello?? Lo ha detto solo per vendicarsi; prima gli ho fatto notare una cosa troppo scomoda per lui. Il vostro bel Signore è permaloso alle volte… >> commentò sprezzante e a braccia conserte.
<< Non parlare male del Signore Oscuro! >> sbraitò Bella.
Alecto e Amycus, sempre con i boccali stretti nelle mani e mezzi brilli, urlarono in coro: << Sudicia babbanofila! Balorda… schifosa… >>
Ampie risate di scherno fecero largo tra i presenti, e Merope non sapeva in che muro sbattere la testa.
<< MA SIETE SCEMI?? >>
Nott prese un vecchio giornale e lo pose sotto il naso di Merope: << Questo è ciò che succede ai traditori del proprio sangue. Lo meriteresti anche tu! >> chiese divertito, mentre la piccola ammirava l’immagine animata in primo piano: un uomo dai stempiati capelli rossi steso su un lettino del San Mungo, l’ospedale dei maghi. Il titolo non lasciava spazio all’immaginazione.
<< Il… Il signor Arthur Weasley attaccato al Ministero da un… serpente? >> fu abbastanza per Merope. Avvertì all’istante lo stomaco contorcersi e una rabbia orribile crescere nelle sue vene.
Quel cognome le era familiare: ad Hogwarts c’erano molti ragazzi Weasley, e lei ricordava in special modo i gemelli Fred e George che erano stati gentilissimi nei suoi confronti, a differenza della maggior parte degli studenti della Scuola. Di sicuro Arthur doveva essere il padre…
Sapere che Voldemort lo aveva quasi ucciso tramite Nagini annebbiò il suo cervello di un furioso odio. Arrotolò velocemente il giornale e lo ributtò in faccia a Nott << A… A me non farebbe mai una cosa simile! >>
<< Ahahah! Io ho sempre sospettato della tua vera natura! >> biascicò Dolohov, rosso in viso per il troppo Whisky ingurgitato << Come fai ad essere la sorella di Lord Voldemort? Insomma, è assurdo! >> rise, attorniato dalle grida divertite dei compari.
Merope aveva l’aria di voler spaccare tutto: << Certo, è risaputo che i fratelli devono per forza pensarla alla stessa maniera!! >> esclamò sarcastica, e pensando all’attacco contro il signor Weasley, aggiunse << Paragonarmi a quel deficiente è un insulto per entrambi! >>
<< BASTA! >> Bellatrix la raggiunse furibonda e con la bacchetta puntata << Ti ordino di non aprire più bocca contro il mio Signore! >>
Merope la fissò con sfida, troppo arrabbiata con Tom per spaventarsi della strega. Ma poi sospirò profondamente, e nella speranza di trovare qualcuno disposto a darle una mano, chiese: << Per favore… dovete aiutarmi! >>
<< Ti abbiamo detto di no! >> Rowle andò su tutte le furie << A prescindere dal fatto che noi a una maledetta filobabbana non rivolgiamo nemmeno mezzo sguardo, il Signore Oscuro ci ha raccomandato di non darti retta! >>
Un moto di approvazione attraversò il salone di Villa Malfoy.
Merope fu preceduta da Narcissa.
<< È vero. Mi spiace, ma stavolta dovrai arrangiarti da sola. >>
<< Ho bisogno soltanto che mi prendiate un oggetto dalla camera di Voldemort… >> la piccola si ostinò, anche se iniziava a perdere le speranze.
<< Non insistere, mocciosa! >> sbottò Alecto.
Passò un minuto abbondante di silenzio, in cui Merope venne assalita da uno stato d’ansia opprimente. Senza la sua bacchetta si sentiva vuota, indifesa… doveva riprendersela e cercare i propri assassini e ucciderli, ad ogni costo!
<< Un momento! >> esordì d’un tratto un Mangiamorte ubriaco << Forse c’è qualcuno che può aiutarti! >> e nel proferirlo, la cerchia intuì al volo e scoppiò in una fragorosa risata.
Merope sollevò le iridi nella sua direzione: << Sono seria, Selwyn! >> ma quando finì, vide il gruppo di Marchiati sospingere una persona, la quale non aveva alcuna intenzione di assecondarli, verso di lei.
<< Forza Codaliscia, non fare il timido AHAH! >> Goyle trascinò Peter Minus di fronte Merope, che esibiva un’espressione di pura eloquenza.
<< Lui?? State scherzando! >>
Codaliscia si strinse su sé stesso, terrorizzato.
Yaxley sorrise beffardo: << Per fare ciò che vuoi ci vuole fegato, quindi eccoti un autentico Grifondoro pronto per il brivido! >>
L’intera sala schiamazzò furiosamente, tranne Narcissa che scuoteva la testa da ormai dieci minuti e la bambina, che mostrò il suo completo stupore.
<< Tu eri Grifondoro?? >>
<< S-Sì… >> squittì Minus.
Merope non riusciva a credere che un codardo come lui, il peggior Mangiamorte di suo fratello, fosse stato smistato nella Casa di Grifondoro anni orsono…
<< Ma dai, non ci credo >>
Codaliscia si sorbì le ultime risatine dei colleghi: << N-non aspettarti che ubbidisca ai tuoi ordini! >>
<< Wow! Quanta audacia, sono colpita! >> replicò.
<< Forza Minus! >> urlò Travers, anch’egli leggermente sbronzo << Accontentala! Cos’è che la nanerottola vuole, recuperare un oggetto? Trasformati in topo e spera che Nagini abbia già mangiato >>
Ora anche Bellatrix rise come una pazza, e nel frattempo Merope ebbe un’illuminazione.
Era folle ed avventato, ma assolutamente geniale!
<< HO TROVATO! >>
I presenti si zittirono all’istante, chiedendosi il motivo di così tanta felicità nella voce di Merope.
<< Diventerò un’Animagus! >>
Di nuovo la sala piombò in un inquietante silenzio. Poi un boato di urla e pugni battuti sul pavimento lacerò l’aria e numerosi maghi e streghe caddero rischiando di far esplodere i propri polmoni, lanciando qua e là raggi di luce rossa e nera dalle bacchette.
Codaliscia la fissò allibito: << Dici sul serio o era una battuta? >>
<< Dico sul serio! Cosa c’è che non va?? >> chiese offesa la piccola, vedendo i Mangiamorte contorcersi a terra dal divertimento << Se divento un’Animagus non avrò bisogno del vostro aiuto e potrò riprendermi ciò che è mio senza che Voldemort se ne accorga! Sì… è perfetto! >>
<< Ma lo sai che ci vogliono anni per diventare un’Animagus? >> domandò Codaliscia, che aveva l’impressione di star parlando con un Troll.
Dalla faccia che assunse Merope, Minus evinse che non lo sapesse.
<< Anni…? >> l’entusiasmo della piccola evaporò in un colpo.
<< Ti senti, mocciosa?? AHAHAHAH! Animagus… Animagus tu? Una traditrice del proprio sangue? >> sghignazzò Rebastan Lestrange, che fino a quel momento era rimasto zitto.
La bimba digrignò i denti e si chiese da dove provenisse la sua infinita pazienza: di solito quando una persona la insultava in quel modo, rispondeva senza esitazioni. E soprattutto reagiva molto male quando veniva punta nell’orgoglio; infatti non permise agli scagnozzi del fratello di metterle i piedi in testa ancora a lungo.
<< Ah, sì? Credete che sia un’incapace? Bene, vi prometto che ci riuscirò! Vi sorprenderò talmente tanto che vi pentirete di avermi derisa! Dopotutto sono la sorella di Lord Voldemort! >>
Bellatrix le lanciò un’occhiata scettica: << Non c’entra essere o no sua sorella! È una capacità difficile da acquisire! Solo un mago molto potente e abile è in grado di diventare un Animagus. E tu… beh, non lo sei decisamente! >>
<< Beh, Codaliscia ci è riuscito da ragazzino >> disse Alecto, non ancora ripresasi dalla sbronza << E se ci è riuscito lui, ci riescono tutti, ahahah! >>
<< Davvero?? >> fece la bambina a Peter Minus << Quindi posso farcela! >>
Codaliscia sospirò irrequieto: << Ero sempre più grande di te! Non farti illusioni, sei troppo piccola! >>
Merope lo ricambiò con lo stesso tono: << Siete come mio fratello… mi sottovalutate! Dovreste ringraziarmi che ho deciso di agire per conto mio! >>
La tenente di Lord Voldemort fece per rispondere, ma Narcissa la interruppe.
<< E va bene! Allora dimostraci quello che vali, esercitati e facci vedere di cosa sei capace! >> la assecondò per levarsela di torno, e per fortuna sembrò funzionare.
<< Aspettate e vedrete! >> Merope abbandonò la scena saltellando allegramente.
I Mangiamorte tirarono un grosso, collettivo sospiro di sollievo.
<< Quella Gnoma è più asfissiante di un macigno! >> commentò Macnair, acido.
Codaliscia, dopo qualche attimo di indugio, trovò le parole giuste per chiedere, incuriosito: << Secondo voi in che animale si trasformerebbe? >>
Bellatrix e Narcissa arricciarono le labbra prima che Amycus rispondesse per loro, tra una risata e l’altra: << Uno scarafaggio. Piccolo e sporco, inutile quanto un elfo domestico e facile da schiacciare. >>
 
Il portone della Sala d’Ingresso venne percosso da dei violenti colpi, proprio mentre gli studenti di Hogwarts stavano pranzando.
<< Visitatori a quest’ora? >> abbaiò Gazza, che raggiunse la porta con Mrs. Purr al suo seguito. Quando la aprì, trovò oltre la soglia due uomini: uno sulla quarantina e l’altro doveva avere almeno 60 anni. Entrambi imbacuccati e tremanti per via della bufera in corso.
Gazza strabuzzò gli occhi appena vide il più giovane: << Tu sei Leonard Ward! >>
<< Da quanto tempo >> lo salutò amichevolmente il mago. Si diedero la mano e Gazza, munito del più untuoso grugnito, li lasciò passare.
Il suo compagno ammirava ipnotizzato l’interno del Castello. Sembrava non avesse mai visto nulla di simile in vita sua.
<< Nel caso non l’avessi capito, lui è mio padre >> chiarì Leonard, un po’ imbarazzato per il comportamento del genitore.
Nel sentirsi interpellato, l’uomo si riscosse e balbettò al custode: << Oh, giusto… Piacere, mi chiamo Eric Ward >>
<< Eric Ward… un momento! Se tuo figlio è Nato Babbano, allora… tu sei un Babbano! >>
I due, soprattutto Eric, avevano l’aria di essere piuttosto di fretta.
<< L’ho accompagnato io, Gazza! Ti spiegheremmo volentieri, ma non abbiamo tempo. Puoi dirci cortesemente se… >>
Eric lo interruppe, brusco: << Albus Silente! Può dirci dove si trova in questo momento? È urgente. >>
Gazza rimase spiazzato alla strana richiesta. Rivolse loro uno sguardo sospettoso e ribatté: << Volete vedere il preside di Hogwarts? E perché? >>
<< Devo parlargli >> rispose atono Eric, e Gazza aggrottò ancora di più la fronte.
<< Cosa dovrebbe volere un Babbano da Albus Silente? >> non lo chiese con strafottenza, ma con sincera curiosità.
Stavolta fu il figlio a replicare: << Non lo so nemmeno io. Non vuole dirmelo… >>
<< Purtroppo è una cosa troppo delicata. Ho bisogno di parlare con lui in privato… per favore, è importante! >> lo implorò alla fine Eric, e Gazza si vide costretto ad accontentarlo.
Riluttante, li accompagnò verso le grandi scalinate della Sala Grande.
Durante il tragitto, Eric non poté fare a meno di guardarsi intorno: era incredibile l’atmosfera magica che si respirava lì dentro. Suo figlio gliene aveva parlato tante volte, però lui non riusciva a immaginarlo entro un certo limite. Tutto splendeva di oro e argento, candele a mezz’aria che illuminavano la Sala e il tetto che ritraeva un cielo limpido e terso…
Quasi non si accorse dei ragazzi seduti sui quattro lunghi tavoli che presero a seguirli con gli occhi, straniti.
Harry, Ron e Hermione, seduti l’uno vicino all’altro e con la bocca piena, si scambiarono un’occhiata perplessa prima che una voce da bambino rompesse il silenzio.  
<< Ma quello è il mio papà! Ciao, papà! >> era del primo anno e della Casa di Tassorosso. Sventolò eccitato la manina, per poi scorgere la figura del nonno restando basito << Eh? Anche il nonno? Ciao nonno! >>
Leonard fece cenno al figlio di zittirsi, perché le sue urla avevano attirato maggiore attenzione da parte degli alunni di Hogwarts e loro volevano passare inosservati.
Vedendo ciò, Gazza li trascinò velocemente ai piani alti, lontani da sguardi indiscreti.
<< Chi saranno quelli? >> chiese Ron, addentando una coscia di pollo.
<< E chi lo sa? >> disse Harry, non trovando la faccenda molto importante << Io sto già pensando alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure che affronteremo tra mezz’ora… >>
Hermione si voltò verso la piattaforma rialzata che ospitava il tavolo degli insegnanti: << A proposito della Umbridge… >> e indicò agli amici la professoressa in rosa.
Ron e Harry rotearono le pupille, eloquenti.
<< La faccia dice tutto >> commentò Ron. La Umbridge aveva lanciato da lontano un’occhiata bieca a Gazza, ma poi aveva deciso di seguirli di soppiatto.
<< Ehm… >>
<< Non ci provare >> lo avvertì Hermione << Non andremo anche noi >>
<< Col Mantello dell’Invisibilità potremmo… >> tentò Ron.
<< No! >> esclamò categorica.
Harry però non era d’accordo: << Invece ci andremo, Hermione. Dobbiamo scoprire cosa ha in mente la Umbridge. Non ti pare strano che li stia seguendo di nascosto?  >>
Per fortuna o per miracolo, Hermione non fu in grado di controbattere, e si intuiva la sua frustrazione dai muscoli contratti della faccia.
<< Perfetto! Ma prima fatemi finire il pollo! >> boccheggiò Ron, solenne.
Nel frattempo, alla torre più alta del Castello, qualcuno bussò all’entrata dell’Ufficio di Silente.
<< Avanti! >> si sentì dal suo interno, e Gazza aprì per far entrare Leonard ed Eric.
<< Buon Pomeriggio, signor preside >> esordì Leonard a Silente, tendendogli la mano << Io sono Leonard Ward, si ricorderà di me, spero. >>
Dietro gli occhiali a mezzaluna, il preside lo scrutò intensamente e fece un gran sorriso.
<< Io ricordo tutti i miei studenti, ragazzo! In special modo quelli più svegli e talentuosi! >> esclamò, mentre i suoi occhi azzurri cadevano sull’altra figura più anziana, la quale era occupata ad ammirare la stanza rotonda e piena di oggetti bizzarri d’argento.
Il figlio gli diede una gomitata e di nuovo Eric si ricompose.
<< Mi scusi… Mi presento, io sono Eric Ward >>
<< Mio padre è Babbano, signor Silente. Ci siamo Materializzati a Hogsmade e siamo venuti qui su sua richiesta. Vorrebbe parlare con lei a quattrocchi, in privato… quindi tolgo il disturbo, se non vi dispiace >> spiegò in poche parole Leonard.
Silente parve vagamente colpito, ma permise il congedo al giovane senza pensarci due volte.
<< Allora, cosa la porta fin qui, signor Ward? >> chiese sorridente il preside, come se la presenza di un Babbano dall’aria nervosa non la ritenesse una perdita di tempo.
Eric deglutì e iniziò a sudare, nonostante il freddo invernale.
<< Stia tranquillo, a me può dire tutto >>
<< Beh… >> l’uomo non sapeva da che parte incominciare… era dannatamente difficile, ma si disse che non poteva perdere altri minuti preziosi.
Poi una donna entrò improvvisamente nell’ufficio. Eric la guardò e la prima cosa che gli venne in mente fu che era una gran maleducata.
<< Dolores… anche tu qui? >> Silente non nascose un vago fastidio nelle labbra.
La Umbridge si fermò a squadrare Albus e poi l’uomo: << Suo figlio mi ha appena detto che voleva parlare col preside. Posso sapere cosa vuole? >> chiese in tono insolente. Di sicuro aveva capito di avere di fronte un Babbano.
Silente precedette Eric: << Me lo stava giusto per dire >>
<< E lei chi sarebbe? >> chiese di rimando l’uomo, leggermente seccato dalla presenza di un’altra persona. Con Silente voleva discutere da solo e senza intrusioni.
<< Dolores Umbridge. Scusi se mi permetto di interferire, ma sa… in qualità di  Inquisitore Supremo di Hogwars ho il dovere di essere al corrente di tutto ciò che accade nella Scuola >>
Eric percepì falsità nella nota leziosa della strega, ma decise di non badarci.
<< Se vuole può accomodarsi vicino a Eric e ascoltare con me quello che ha da dirmi >> la invitò Silente, e la Umbridge ubbidì volentieri. Osservò Eric che era più confuso che mai, e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più fittizi.
<< Dunque… >> soffiò Eric, cercando di ignorare lo sguardo soffocante della strega in rosa << Io… Io so che qualche mese fa è venuta una bambina qui a Hogwarts… >>
La gioia della Umbridge non si poteva descrivere, ma dovette fingere di essere sorpresa.
Invece Silente era stupito per davvero: << Sì, infatti. Chi glielo ha…? >>
<< Mio nipote Jacob è qui a Hogwarts. Lui lo ha detto a mio figlio che lo ha detto a me… >> spiegò Eric, frettoloso.
<< Se è venuto qui per sollecitarmi a cacciarla, non ce n’è bisogno. Se n’è andata di sua spontanea volontà e adesso non sappiamo neanche dove sia >>
<< No, non sono venuto per questo… >> disse l’uomo, visibilmente sconvolto << Io volevo parlarle di lei… la conoscevo da prima che tornasse >>
Quella frase non fu colta al volo da Silente e dalla Umbridge, i quali strizzarono gli occhi in segno di incomprensione.
<< In che senso, signore? >> fece calmo Silente.
Eric respirò a fondo e si girò verso la porta per controllare che non potesse sentire nessuno, poi sussurrò: << Più di 50 anni fa andavamo alle elementari insieme >>
Mago e strega si trattennero dallo spalancare la bocca.
<< Oh, ma davvero? >> Silente era piacevolmente colpito. La Umbridge invece assunse un’espressione pensierosa e scioccata insieme.
<< Sì… era la mia fidanzatina >> continuò Eric, che gli mostrò una vecchia foto in bianco e nero ritraente una classe di almeno una ventina di bambini << Questo sono io e questa era lei >> disse indicando un bambino e una bambina, l’uno accanto all’altro. Merope era la più carina e il suo sorriso spiccava tra i tanti presenti.
<< Com’è piccolo il mondo, non è vero? >> ridacchiò commosso Silente.
<< Già… ma raccontare fatti del mio passato non è lo scopo per cui sono venuto fin qui. Sono mesi che vivo con quest’incubo e non sapevo a chi altri rivolgermi >> si rimise nella tasca del cappotto la foto che custodiva con cura da moltissimi anni.
<< Mi pongo a sua completa disposizione >>
<< Dunque, ehm… dopo che se n’è andata da Hogwarts l’ho trovata mentre girovagava nella mia città, l’ho riconosciuta e l’ho ospitata a casa. >> iniziò a raccontare, con i due che erano tutti orecchie << Mi ha spiegato che stava tornando da… da suo fratello >>
La voce gli si spense all’improvviso, talmente l’orrore che provava.
La Umbridge gracchiò a bocca chiusa, ma non fiatò.
<< Sì, lo ha riferito anche a noi prima di andarsene >> convenne rammaricato il preside << Deduco quindi che lei conosceva… >>
<< Tom Riddle… purtroppo sì. >> annuì Eric << Ma non è questo che mi preoccupa, Lei-Sa-Chi sarà pure sadico e spietato, però a Mery non farebbe nulla, ne sono convinto >>
<< E lei come fa a saperlo, signor Ward? >> chiese perplesso Silente.
<< Da piccolo ho visto come le era attaccato… >> ricordò a malincuore l’uomo << Comunque ciò che mi turba è un altro fatto >> qui Eric accelerò i battiti, di nuovo prese a grondare di sudore e a disperarsi << Quando se ne stava andando, ha farfugliato qualcosa su degli assassini… diceva che volevano ucciderla! >>
La donna in rosa sgranò le palpebre dallo shock: che avesse nominato lei o il Ministero al vecchio Babbano? Era impossibile, visto che al momento delle presentazione avrebbe dovuto riconoscerla…
Silente dapprima lo fissò inquieto, poi sospirò in tono paterno.
<< A questo punto, mi pare giusto che lo sappia anche lei… >>
Il preside passò i successivi cinque minuti a raccontare a Eric la storia della profezia su Merope, dei suoi due carnefici che in realtà erano maghi e che probabilmente facevano parte del Ministero, complice del suo assassinio.
Eric spalancò la mascella. Era incredulo e sgomento per quello che aveva appena sentito.
<< Il Ministero ordinò…?? >> l’uomo divenne rosso dalla rabbia e saltò dalla sua sedia facendola cadere << Chi la ammazzò erano due Auror?? Che cosa?! >>
<< Purtroppo si sono finti due Babbani per non essere incolpati del suo omicidio. Credevano di aver ucciso la futura minaccia per il mondo magico, quando in realtà la vera minaccia era suo fratello >> spiegò addolorato Silente, guardandolo dritto negli occhi.
Eric urlò: << Questo è inaccettabile! Come può, il Ministero, aver preso parte a questo gioco diabolico?? Hanno ucciso una mia amica… e adesso la stanno perseguitando un’altra volta per non essere scoperti! E lei… lei, Silente! Lei se ne sta qui con le mani in mano?? >>
<< Lui non ha il potere per intervenire contro il Ministero >> le parole le uscirono dalle labbra involontariamente. La Umbridge non incrociò lo sguardo furioso dell’uomo e quello di rimprovero di Silente, ma sentì che questa sarebbe stata un’opportunità per avvicinarsi alla bambina. Una trappola ben studiata che avrebbe portato Merope Riddle incontro alla morte senza alcuno sforzo.
Sorrise al pensiero.
<< E allora faccia da solo! Non è il più grande mago del nostro tempo?? >>
Silente asserì: << Mi dispiace, signor Ward, se avessi un minimo indizio su chi possano essere e dove si possano trovare i suoi assassini, sarei il primo ad intervenire… >>
<< Dunque mi sta dicendo che non farà nulla! >> fece indignato Eric << Sono venuto qui apposta per chiedere il suo aiuto! Sono mesi che il pensiero mi strazia, ho paura che le facciano del male… non voglio perdere di nuovo la mia migliore amica, ha capito?? >>
<< Eric >> Silente era davvero afflitto nel dargli un responso negativo, ma era la verità: lui non poteva intervenire, sia perché non faceva parte del Ministero, sia perché non aveva informazioni sufficienti per proteggere la bambina << Mi piace pensare che adesso si trova con Lord Voldemort e perciò al sicuro da qualsiasi pericolo >>
La Umbridge rabbrividì al quel nome: << Non è con Lord Voldemort perché non è mai risorto! >>
Eric la guardò accigliato, alquanto infastidito: << Negarlo è da sciocchi, signora. Senza offesa >>
<< Signorina >> lo corresse la Umbridge << Guardi, ho ascoltato ogni sua singola parola. Quello che penso? Che sia tutto un terribile equivoco. Quella bimba non può essere la sorella di Lei-Sa-Chi, anche perché non ci sono prove che effettivamente abbia avuto sorelle. >>
Silente scosse la testa e rivolse ad Eric un’occhiata di imbarazzo, come se avesse voluto scusarsi tramite lo sguardo.
A Eric infatti venne voglia di sputare le peggiori imprecazioni.
<< Io sono stato suo amico da piccolo, mi ha sentita? Conoscevo Tom Riddle, il ragazzo che sarebbe diventato Lord Voldemort e che SAPEVO fosse suo fratello! >>
<< Tutto ciò non è dimostrabile. Lavoro per il Ministero della Magia e mi creda, non esiste alcun complotto per uccidere quella povera creatura >> mentì spietata la Umbridge, con la sua solita voce zuccherosa.
<< Lei lavora per il Ministero, eh?? Si vede! >> sbottò Eric << Ho visto come era spaventata Merope, mi fido molto di più di una bambina che di politici corrotti! >>
La Umbridge tirò fuori la bacchetta, minacciosa: << Un Babbano osa parlare così a una strega? >>
Eric mantenne la calma, anche se quel bastoncino di legno puntato addosso lo terrorizzava a dir poco.
<< Ti prego Dolores, non siamo qui per litigare. >> spezzò il silenzio Silente, che seduto comodamente sulla sua sedia, pareva di aver soltanto fermato una zuffa tra adolescenti.
La strega levò la bacchetta e sorrise beffarda: << Ma certo, Silente. È inutile scontrarsi per queste sciocchezze, no? >> chiese retorica a Eric, il quale non sapeva se provare disgusto o odio << A tal proposito, visto che la bimba è passata da lei, dovrebbe farmi la cortesia di indicarmi il suo indirizzo. Sa, per avere delle tracce e poterla trovare. >>
L’uomo restò immobile qualche secondo. Il fatto gli suonava un po’ sospetto.
<< Non credo sia necessario. >> esordì Silente, vedendo l’esitazione giustificata di Eric.
<< Invece sì che lo è. La bambina è fuori chissà dove ed è giusto avviare delle ricerche… >> rispose categorica la Umbridge, dandosi del genio assoluto nella mente. Quella era proprio un’idea intelligente << A meno che il signor Ward qui presente non abbia altro da riferirci. Altrimenti lo sa che potrebbe essere inserito nel registro magico degli indagati? >>
<< Cosa? >> Eric sussultò.
<< Per quanto ne sappiamo, potrebbe anche averla rapita lei >> lo canzonò la Umbridge, perfida e malefica nel proseguire col suo piano perfetto.
Eric era scioccato: << Non lo farei mai, ma che dice?? E va bene, allora le darò il mio indirizzo! >>
La faccia da rospo non poteva esserne più entusiasta.
<< Luton, nord di Londra, numero 67 Wellington Street! >> esclamò l’altro a pieni polmoni << E non si permetta più di insinuare una cosa del genere! Se vuole può anche perquisire la mia casa! >>
<< Faremo il possibile per ritrovare la bambina, questo è sicuro >> disse la Umbridge dopo aver fatto comparire un taccuino e una penna d’oca e aver annotato il tutto. Senza dire una parola si congedò, ma sul viso aveva dipinto un sorriso carico di soddisfazione.
<< Che modi! >> commentò disgustato Eric, per poi spostare l’attenzione su Silente << Dunque lei non può fare niente? >>
Silente aveva sempre un’espressione perplessa e sospettosa nei confronti della professoressa di Difesa, tuttavia ricambiò l’uomo con uno scuotimento del capo.
<< Non credo, purtroppo >> voleva fargli notare come avesse sbagliato a rifilare il proprio indirizzo alla Consigliera di Caramel, e si stava già preparando quando Eric decise di andarsene.
<< Molto bene… significa che mi muoverò io al suo posto >> fece risoluto, ma quando si voltò Silente chiese tranquillo: << A cosa si riferisce? >>
Eric gli lanciò un’occhiata fugace e rispose solo: << Non voglio perderla di nuovo. Quando arriveranno gli Auror nella mia abitazione mi farò ingaggiare per cercarla insieme, e non mi importa se sono un Babbano. >> raggiunse la porta e si chiuse fuori, non aggiungendo altro… non sapendo cosa pensasse Silente in quel momento: se la trovava un’idea folle o coraggiosa, se lo trovava un pazzo o un uomo a cui teneva a un’amicizia spezzata da una morte prematura.
Non lo seppe mai, perché appena uscì dal suo ufficio, Eric se ne andò via col figlio, lasciando il corridoio vuoto… o quasi.
Harry, Ron e Hermione si tolsero di dosso il Mantello e tutti e tre avevano una faccia sconvolta.
<< Non ci voglio credere >> disse Harry.
Ron era sbiancato: << A cosa non vuoi credere? Al fatto che la sorellina di Tu-Sai-Chi fosse fidanzata con un bambino Babbano o al fatto che quello stesso Babbano è venuto fin qui a Hogwarts per chiedere aiuto a Silente? >>
<< Un po’ tutto, a dire il vero… >>
<< Ragazzi >> sussurrò Hermione, a occhi sgranati << Ci avevamo visto giusto, la Umbridge ha in mente qualcosa. Perché ha voluto sapere l’indirizzo di quell’uomo? Ho un brutto presentimento. >>
<< Anch’io >> ringhiò Harry, il petto ricolmo di odio verso quella donnaccia.
<< Ed è coinvolto il Ministero sicuramente. >> concluse a denti stretti Hermione, fissando i migliori amici terrorizzata << Le stanno dando di nuovo la caccia. >>

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 24 ***


L'Animagus

Passarono due mesi da quando Merope promise ai Mangiamorte che sarebbe diventata un’Animagus.
Per lei non fu facile esercitarsi con Voldemort dietro al collo quasi ogni minuto della giornata, tanto che a un certo punto si chiese come mai non la seguisse anche in bagno. Diceva sempre che le avrebbe fatto piacere ricevere un po’ più di attenzioni da parte del fratello, ma così lo trovava esagerato. Ormai stava dimenticando l’aggressione di Natale perciò l’attaccamento di Tom pesava sul suo stato d’animo. Sicuramente si sentiva in colpa, perché lui non c’era mentre la sorella aveva rischiato di morire, e su questo Merope non aveva dubbi, tuttavia era una situazione abbastanza frustrante.
Per fortuna però riusciva a ricucirsi dei momenti di solitudine per impegnarsi a raggiungere il suo obiettivo. Sarebbe arrivata fino in fondo e avrebbe fregato Voldemort sotto il naso, riprendendosi la bacchetta.
I seguaci del fratello erano certi che non ce l’avrebbe fatta. Dopo tutto era impossibile che una bambina di otto anni diventasse un’Animagus in poco tempo… ma un giorno, durante l’apprendimento, successe qualcosa che sconvolse Merope.
Era da sola nella propria cameretta, in uno di quei rarissimi casi in cui Voldemort non le era appiccicato, e per poco non svenne dalla paura.
Corse al piano di sotto, facendo finta che non fosse accaduto nulla, e vi trovò i Mangiamorte in sala da pranzo.
Girò varie volte la testa, ma del fratello nessuna traccia. Respirò sollevata.
<< Potresti non disturbarci mentre discutiamo di lavoro? >> chiese seccato Tiger.
La bambina lo ignorò bellamente e prese posto su una sedia.
<< Parlerete di come uccidere Harry Potter più tardi >> liquidò Merope, scossa dalla punta dei capelli dorati a quella dei piedi. Sembrava volesse annunciare qualcosa di importante, e infatti il gruppo marchiato notò lo strano atteggiamento della bambina.
<< Che c’è, non ti senti bene? >> chiese indifferente Bellatrix, di fronte a lei e munita di un brutto cipiglio già di prima mattina.
Merope alzò lo sguardo e vide che molti Mangiamorte la fissavano incuriositi, altri divertiti.
<< Ehm… r-ricordate quando vi assicurai che sarei diventata un’Animagus? >>
I presenti si scambiarono occhiate d’intesa, poi di nuovo la squadrarono in malo modo.
<< Ah sì, quella sciocchezza che sparasti dalla bocca due mesi fa. >> commentò Travers.
<< Oh, me ne hanno parlato, sai? >> rivelò Lucius, finto ammirato << Forse è la cosa più assurda che tu abbia potuto affermare >>
Alecto e Amycus annuirono ghignanti e una serie di risatine di scherno si sollevarono nell’aria.
<< Esatto >> convenne timidamente Codaliscia, alle spalle di Malfoy << Siamo a marzo ormai e non abbiamo visto alcun risultato. Era ovvio che fosse impossibile per una bambinetta viziata diventare un’Animagus! >>
Merope roteò le pupille e guardò con sfida i Mangiamorte: << Peccato che ci sia riuscita. >>
Una quiete innaturale rimbalzò tra loro all’istante, mentre la bambina sollevava un sopracciglio e incrociava le braccia come input per rompere quel tedioso silenzio.
Bellatrix alla fine scoppiò a ridere: << Cosa? >>
<< Beh, è così… o almeno in parte >> spiegò Merope, che riacquistò un tono preoccupato.
<< Ci prendi in giro, mocciosa? Come puoi aver imparato così in fretta?? >> sbottò Rowle, seduto al capo sinistro della tavola.
La piccola fece per rispondere che Codaliscia la interruppe.
<< Infatti ci sta prendendo in giro! >>
<< Non vi sto prendendo in giro! >>
Narcissa, che stava facendo da spettatrice, esclamò scettica: << Quindi puoi trasformarti in un animale adesso? >>
La domanda spontanea di Narcissa turbò un po’ Merope: << Non proprio… ve lo stavo dicendo, ci sono riuscita solo in parte. So trasformare solo gli occhi e i denti >> nella voce si leggeva chiaramente disagio e angoscia, ma i seguaci del Signore Oscuro erano interessati ad altro.
<< Quante stupidaggini! >> soffiò incredulo Lucius.
<< Esatto >> scosse la testa Goyle.
<< Non ci crediamo finché non lo vediamo. >> rimarcò Rosier, quel giorno particolarmente di cattivo umore.
<< Allora ve lo mostrerò! >> disse la bambina, infastidita dalla sfiducia dei Mangiamorte << Anche se… non mi piace affatto l’animale che… s-spero che non sia ciò che penso… >> aggiunse in preda al panico.
Alcuni dei presenti ridacchiarono ancora.
<< AH! Ragazzi, ve lo avevo detto che sarebbe diventata uno scarafaggio! >> esultò beffardo Amycus, e tutta la platea si piegò in due dal ridere.
Merope gli lanciò un’occhiataccia: << Sono più che certa di non essere uno scarafaggio! >>
<< Allora facci vedere! Forza, noi siamo qui apposta! >> la burlò Bellatrix, la quale si mise in una posizione comoda per potersi sbellicare a dovere poco dopo.
Ora che molte paia di occhi erano puntate su di lei si agitò maggiormente, ma decise di accontentarli e di dimostrare loro che non scherzasse.
Si concentrò qualche secondo chiudendo le palpebre, poi le riaprì in contemporanea  alla bacca.
Appena lo fece, coloro che erano davanti a lei saltarono dalla sedia, e dei Mangiamorte che erano in piedi caddero a terra dallo shock.
Le sue iridi erano diventate due mezzelune verdi, mentre i canini si erano allungati di almeno cinque centimetri ed erano divenuti più sottili.
Narcissa urlò e si coprì le labbra talmente fu improvvisa la sorpresa. La sorella aveva le pupille ristrette e il cuore che le batteva furioso nel petto. Lucius rimase immobile e senza parole. Codaliscia sbiancò in un attimo. Il resto dei seguaci di Voldemort indietreggiò tremante.
<< Visto?? >> disse Merope, che con la lingua si leccava i canini da cui fuoriuscivano gocce di veleno << Che cos’è secondo voi? >>
Alecto si fissò allibita con i compagni.
<< Q-quello è un… >>
<< Non dire un serpente, ti prego… >> la implorò Merope, temendo sul serio che fosse quello il suo Animagus. Non sapeva il perché, ma tale fatto non la faceva stare bene.
Tutti, nessun escluso, erano lì lì per annuire convinti, quando qualcuno entrò velocemente nella sala.
<< Che sta succedendo? >> chiese Voldemort a voce acuta.
Merope sobbalzò e per poco non si tagliò con i propri denti affilati. Una paura tremenda che scoprisse le fattezze del suo volto la investì, e infatti dall’aria che esibiva il mago oscuro, i seguaci compresero che stava perlustrando la casa in cerca della bambina.
<< Ah, sei qui. >> bofonchiò, avanzando verso di lei.
Appena arrivò alle sue spalle, si stupì di trovare i Mangiamorte che scrutavano la piccola come se avessero visto un lupo mannaro.
<< Che diamine prende a tutti? >> sibilò arrabbiato Tom Riddle.  
Alla velocità della luce, Merope cercò di tornare normale prima che il fratello le rivolgesse la parola.
Un istante dopo, Voldemort si voltò verso la sorella, che guardava da un’altra parte, e la chiamò: << Merope? >>
<< Sì? >> la sorella lo incrociò. Aveva perso le sembianze da serpente giusto in tempo. Gli sorrise gnorri, col cuore colmo di ansia.
Per tutta risposta Voldemort fissò di nuovo i seguaci, sospettoso, e questi scattarono d’un tratto in direzione dell’uscita, sconvolti e decisi ad allontanarsi il più possibile dalla bambina.
Merope sgranò gli occhi prima che Tom le chiedesse: << Mi dici cosa è successo qui dentro? >>
<< Ooh! >> la piccola deglutì e sudò freddo << Gli ho raccontato una storiella dell’orrore. Era talmente spaventosa che sono scappati, hai visto? >> pregò che bastasse quella bugia per disinteressarlo, e in effetti parve funzionare.
Voldemort annuì poco convinto, ma non andò oltre. Prese a scrutarla col suo sguardo di fuoco e Merope sapeva già cosa avrebbe brontolato, perciò si tenne pronta e incominciò a sbuffare.
<< Non dovresti allontanarti tanto da me >>
<< Mi stai soffocando. >> disse subito Merope << Non mi lasci mai in pace! Quante volte devo ripeterti che non hai motivo di preoccuparti?? >>
Il fratello assottigliò le palpebre, ma invece di risponderle a tono cambiò argomento.
<< Da quando sei in confidenza con i miei Mangiamorte? >> chiese dolcemente e lanciando un’occhiata furtiva alla porta da cui erano fuggiti.
Merope si strozzò: << Con quelli? Non farti strane idee, non diventerò mai amica di quei… meglio che non lo dico. Ma purtroppo sono costretta a conviverci, perciò non vale la pena ignorarli per sempre… >>
<< Capisco >> sibilò rauco Voldemort, per poi scostare la faccia della sorella con la mano.
<< Che fai?? >> Merope levò dal suo viso le dita acuminate di Tom.
<< I segni sono spariti >>
<< Grazie, lo so. Sono passate settimane! >> convenne irritata << Potresti almeno non tirare in ballo il fattaccio ogni santo giorno?? >>
<< Dipende da come ti senti tu, sorellina >> replicò Voldemort in un soffio.
Merope sospirò: << Per l’ennesima volta, io sto benissimo! Ti prego, basta! >>
Il mago oscuro annuì e la guardò maligno: << Come vuoi >> ma nel momento esatto, vide la sorella assumere un atteggiamento contraddittorio. Aveva gli occhi puntati verso il basso, irrequieti, e sembrava assorta nei propri pensieri.
<< Benissimo, dici? >> la canzonò Voldemort. 
La bambina si riscosse immediatamente e disse: << Sto solo riflettendo… >> quando entrambi gli sguardi s’intrecciarono, chiese << Posso farti una domanda? Non c’entra nulla con la storia dei miei assassini. >>
<< Dimmi. >> fece il fratello, aspettandosi di ricevere uno dei suoi interrogativi stupidi.
<< La figura del serpente cosa rappresenta nel mondo magico? >> una nota di timore e ansia fuoriuscì dalle sue labbra. Merope aveva paura della risposta, soprattutto perché avrebbe svelato il significato del proprio Animagus. E se fosse stato negativo, confermava ciò che lei si rifiutava di accettare.
Guardò Voldemort che con sua sorpresa esibiva un’espressione di pura meraviglia.
<< Non immaginavo una domanda così interessante da te… >>
<< Tu rispondimi e basta! >> fece spazientita, ma si zittì non appena lesse il disappunto sul volto di Tom per il suo comportamento << Cioè… per favore >>
<< Il serpente >> iniziò Voldemort con veemenza e squadrandola << è il simbolo dell’astuzia e dell’ambizione. >>
<< Solo? >> chiese perplessa Merope, che non sapeva se esserne sollevata o meno << non rappresenta anche il lato oscuro? >>
Voldemort ghignò: << Può darsi. Non per forza lo è >>
La sorella parve confusa: << In che senso? >>
<< Se pensi che rappresenta il male, sarà così per te. >> spiegò paziente il mago << Perché lo pensi, non è vero? >>
<< Ehm… >> Merope arrossì. Stava ancora rimuginando sulle parole del fratello e più lo faceva più appariva dubbiosa << Sì, lo ammetto… ma è la tua faccia da serpente che mi convince di questo… >> fu prudente ad evitare le iridi infuocate del fratello dopo ciò che aveva detto. Difatti Voldemort emise una risatina priva di allegria.
<< Quindi credi che io sia malvagio. >>
La bimba deglutì: << Beh… di certo non sei uno stinco di santo… >>
<< A me piace definirmi realista >> ribatté Tom Riddle << Allo stesso modo del nostro antenato Salazar Serpeverde. E lui non era cattivo, era soltanto più… selettivo. In un certo senso sono uguale a lui. >>
<< E scommetto che il suo animale preferito era il serpente. >> continuò turbata Merope.
<< Ovviamente. È da lui che abbiamo ereditato la capacità di parlare ai serpenti. Ma perché all’improvviso ti interessa il significato del-… >>
<< Non c’è un motivo. >> sputò subito Merope << Semplice curiosità… >>
Voldemort inarcò un sopracciglio: << Deduco che non ti piacciano i serpenti >>
Merope negò col capo, sempre sconvolta: << Non è che non mi piacciono… >> poi il fratello la interruppe.
<< Adesso che ci penso, con Nagini vai abbastanza d’accordo >>
<< Cosa c’entra? Nagini mi piace solo perché ospita un pezzo della tua anima >> s’imporporò quando lo guardò negli occhi << Cavolo, l’ho detto sul serio ad alta voce? >>
Voldemort la ricambiò serio, ignorando l’ultima uscita della piccola: << Sicura che fosse semplice curiosità? >>
Merope sospirò amaramente: in seguito alla conversazione col fratello, poteva definirsi persino più ignorante in materia di quanto non lo era poco prima.
Se il suo Animagus era un serpente, significava che era o sarebbe divenuta cattiva come Tom? Del resto, con la divisione della sua anima lui aveva assunto l’aspetto di un rettile, ciò stava a dimostrare che il male si raffigurava solitamente in quella forma.
Ma lei non era come il fratello… forse il suo Animagus era un simbolo di intraprendenza, astuzia e intelligenza come lo aveva definito Voldemort… o almeno sperava.
<< Sì, Tom >> annuì risoluta.
 << Hai timore di diventare come il sottoscritto, eh? >> chiese d’un tratto il mago, guadagnandosi una bocca spalancata.
<< Cosa? No! >>
<< Tranquilla, non sei affatto come me. >> asserì deciso il Signore Oscuro, che sorrise malizioso alla sorella << Di carattere ci somigliamo molto, però. >>
Merope si avvilì. La prospettiva di dargli ragione la terrorizzava, ma d’altro canto non poteva farci nulla. Doveva pur esserci un motivo differente per cui il suo Animagus fosse il rettile favorito del Signore Oscuro, perché lei non riusciva proprio a trovarlo.
<< Spero di somigliare a Tom Riddle e non a Voldemort… >> gli rispose la bambina, che tolse cautamente il disturbo, lasciando da solo il fratello mentre la seguiva con uno sguardo minaccioso << E non provare a seguirmi! >>
 
Merope tornò dai Mangiamorte, che si erano rifugiati in una stanza del secondo piano della Villa. Probabilmente preferivano stare il più lontano possibile da lei dopo aver assistito a quell’orribile visione.
Quando si ripresentò davanti a loro di nuovo, ebbero una reazione molto simile alla precedente, ma Merope sapeva che lo avevano fatto perché erano stati colti in flagrante nel parlarle alle spalle.
<< Non ti avvicinare! >> urlò Goyle con gli occhi fuori dalle orbite e la bacchetta puntata.
<< Siete seri? Non vi mangio mica! >>
<< Non ancora, a quanto pare >> commentò Narcissa, anch’ella spaventata al massimo.
Merope si sbatté una mano in fronte. Più si girava intorno più vedeva i seguaci di Voldemort indietreggiare dalla sua traiettoria. Codaliscia la scrutava attentamente, come se fosse una creatura mitologica da studiare.
<< Ho appena parlato con mio fratello, e prima di ritrovarmelo di nuovo appiccicato al sedere ho bisogno che siate sinceri con me. >> sospirò la piccola, ricevendo un’ondata di perplessità da parte dei Mangiamorte.
<< Riguardo cosa? >> chiese Bellatrix, a debita distanza.
<< Secondo voi io sono uguale a lui? >>
<< Uguale a lui? >> ripeté Rowle, certo di aver sentito male. Si scambiò un’occhiata con i compagni, e tutti sembravano essere della stessa opinione << Come puoi paragonarti a Lord Voldemort? >>
Alcuni si permisero il lusso di ridacchiare, però dovettero smettere quasi subito, visto che Merope all’improvviso scoppiò in lacrime. Fu così inaspettato che i Mangiamorte non sapevano se intervenire e consolarla o restare fermi a guardarla.
<< E a-allora perché il mio Animagus è un s-serpente?? L-la figura del male…? >>
<< Innanzitutto non è garantito che sia un serpente! >> cercò di tranquillizzarla Macnair, senza risultato.
<< Sì che lo è, si vede benissimo! >> replicò Merope, il viso rigato di lacrime.
<< Potrebbe essere anche un pipistrello >> disse Tiger, burbero.
<< I p-pipistrelli sono ciechi, idiota! >>
Lucius alzò la voce: << Ma anche se fosse, quale sarebbe il problema? >>
La bimba si asciugò gli occhi e tirò su col naso: << Il problema è che io non voglio essere cattiva come Voldemort! >>
<< L’Animagus è strettamente legato alla tua personalità. >> rivelò d’un tratto Codaliscia, dall’altra parte della sala << Quindi può essere che in te ci sia… >>
<< NO! >> sbottò Merope << Ci dev’essere una spiegazione plausibile…! >>
I presenti sollevarono le spalle e scossero la testa.
Era ciò che temeva: perfino i Mangiamorte non erano in grado di dare un’analisi alternativa… Ora non desiderava altro che fosse tutto un sogno e che non avesse mai avuto la brillante idea di diventare un’Animagus.
<< In effetti con noi sei abbastanza perfida. >> disse Alecto con leggerezza.
Merope la guardò malissimo: << Voi vi meritate il mio disprezzo! >>
<< Hai ragione, principessina. >> convenne sarcastico Travers << Per tua informazione il sentimento è reciproco >>
Trascorsero pochi istanti, dopo i quali Merope sprofondò a terra in una fontana di pianto, ma stavolta qualcuno ebbe il buon senso di soccorrerla piuttosto che fare da spettatore.
Narcissa la sollevò, dicendole: << Non è la fine del mondo >>
<< S-Sì, invece… i-io sono malvagia come lui… sono un serpente v-velenoso… >>
<< Può darsi che rappresenti qualcos’altro >> ipotizzò Nott.
<< Davvero, e cosa?? >> fece scettica Merope, e come si aspettava nessuno seppe rispondere << V-va bene, ho deciso… smetterò di esercitarmi >>
<< Ormai hai iniziato, devi terminare il lavoro. >> disse Amycus, che insieme agli altri si stupì delle parole della bambina.
Merope negò categorica: << Non ho intenzione di scoprire lati di me che non conoscevo. >>
<< Guarda che se sei riuscita a ottenere questo risultato in così poco tempo, vuol dire che sei predisposta di natura. >> Codaliscia vide lo shock trapelare nei lineamenti di Merope << È molto probabile che in passato, nel tuo caso più di 50 anni fa, hai mostrato già dei segnali che potevano lasciar intendere questa tua predisposizione >>
<< Ma io non ho mai avuto gli occhi e i denti da serpente! >> esclamò scioccata la bambina << No che io sappia… non conoscevo neanche il significato di “Animagus”! >>
Peter Minus inspirò con pazienza: << Non c’entra conoscerne il significato. Ricordi se da più piccola è accaduto qualcosa del genere? >>
<< No! >> ringhiò Merope << Io non sono mai stata cattiva, se è questo che stai insinuando! >>
<< Sai che c’è? Lascia stare! è inutile parlare con una mocciosa che non capisce niente! >> fece Codaliscia sbattendosi le braccia sui fianchi.
<< B-bene! >> balbettò Merope, ricominciando a piangere << Perché anche voi non capite nulla di ciò che sto passando! >> aprì la porta e abbandonò il campo in fretta, non guardandosi indietro e, soprattutto, determinata a smettere una volta e per sempre il suo processo di trasformazione in Animagus.

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Capitolo 25
*** CAPITOLO 25 ***


La prima volta

Sotto le coperte era ancora più difficile liberare la mente.
Quella notte Merope non riusciva a dormire: pensava e ripensava alle parole di Codaliscia, del fatto che probabilmente aveva mostrato segni di vita del proprio Animagus già da piccola… ma lei era sicura che si sbagliasse, perché altrimenti si sarebbe ricordata di aver mutato le pupille e i canini almeno una volta.
Si girò per ore sul materasso stando ben attenta a non fare molto rumore, visto che, tanto per cambiare, Voldemort si trovava lì insieme a Nagini. Anche se stavano dormendo, Merope non voleva essere disturbata dai fari sanguigni del fratello puntati nella sua direzione.
Arrivarono le tre del mattino quando finalmente la bambina si abbandonò tra le braccia di Morfeo.
 
9 Aprile 1939  - Great Hangleton
Una donna dai lunghi capelli neri era intenta a preparare la cena per lei e sua figlia. Non aveva marito, perché quasi cinque anni prima l’aveva abbandonata. Tutto ciò che possedeva era quella piccola casa e i suoi bambini: Tom, che adesso aveva tredici anni, e Merope di soli tre anni.
Tom, nonostante fosse introverso e solitario, riusciva a darle molte soddisfazioni grazie al suo rendimento scolastico. La piccola, che aveva il suo stesso nome, invece preferiva passare le giornate a giocare e a divertirsi con gli altri bambini; non le piaceva affatto andare a scuola e spesso Merope senior la rimproverava per questo motivo. Ma ogni giorno ringraziava il cielo che i due fratelli si volessero bene, seppur fossero uno l’estremo dell’altra.
<< Cosa stai disegnando, tesoro? >> chiese la donna alla figlioletta seduta al tavolo del soggiorno.
La piccolina, dai boccoli d’oro e due smeraldi incastonati, sorrise e abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzata: << Io e Thomas che ci teniamo per mano! >> disse, mostrandole il disegno colorato << Ti piace, mammina? >>
Merope Gaunt smise di roteare la bacchetta per tagliuzzare le verdure e raggiunse sua figlia, a bocca aperta: << Oh tesoro, ma è bellissimo! >>
<< Ho usato le matite e i colori che mi ha regalato a Natale! Vedi, mamma, si muovono! >> esclamò radiosa Merope, indicando le figure disegnate che magicamente si spostavano lungo il foglio.
La madre le scompigliò i capelli e tornò in cucina.
<< Mamma? >> la chiamò la bimba.
Merope si voltò: << Mmh? >>
<< Io voglio chiedergli di sposarmi! >> disse, con tutta l’innocenza e purezza del mondo, tant’è che la donna si lasciò sfuggire un coltello per aria e scoppiò a ridere.
La figlia non capì cosa ci trovasse di divertente e assunse uno sguardo offeso: << Uffa, che c’è? >>
<< Vuoi sposare tuo fratello? >> boccheggiò la mamma, che si diede un tono più serio per assecondarla.
<< Sì! È così buono con me, mi piace moltissimo! >>
Gaunt la fissò commossa, e non volendo rovinare quel bel momento per la bambina, disse ridacchiando: << Allora dovrai confessarglielo, no? Che ne dici di… >> ma Merope la interruppe.
<< Glielo dirò al mio compleanno! Dopodomani! Che bello, che bello, non vedo l’ora! >>
<< Oh… Merope… >> la madre s’intristì all’improvviso e la piccola se ne accorse. Le lanciò un’occhiata interrogativa, poi la strega disse << Tom non ci sarà alla tua festa… >>
La bambina si scurì in volto, triste e arrabbiata al tempo stesso.
<< Di nuovo? Mi… mi aveva promesso di esserci quest’anno! >>
<< Lo so, amore, ma non può tornare da Hogwarts quando gli pare e piace… lì studia ed è lontano da qui… >> la interruppe ancora.
<< Non mi interessa, io lo voglio! >> Merope mise il broncio e incrociò le braccia.
La mamma non sapeva come tirarla su: << Ci saranno i tuoi compagni di classe, tesoro! >>
L’altra la ricambiò torva: << Tom è più importante! >>
<< Quest’estate avrai tutto il tempo per giocare con lui >> tentò la madre, sfinita dalla testardaggine della bambina, che come se non bastasse si innervosì ancora di più.
<< D’estate porterà i suoi amici, e a me non piacciono perché sono cattivi! >>
Merope senior si mise una mano sul cuore: << Cattivi? Non dire sciocchezze! Persino Abraxas non ti è simpatico? >>
<< Lui è il peggiore! >> grugnì velenosa la piccola.
<< Va bene, sai che facciamo? >> la strega ne ebbe abbastanza, si sedette di fronte a lei e richiamò la sua attenzione << Adesso scriviamo a tuo fratello una bella letterina dove gli confessi di essere innamorata di lui. Ti va? >>
Merope sospirò affranta e per poco non iniziò a lacrimare: << Voglio dirglielo di persona… >>
<< Non fare i capricci! >> la rimproverò la donna mentre faceva comparire dal nulla una pergamena e una penna d’oca << Siccome non sai scrivere, m’impegnerò io a farlo per te >>
Dopo qualche minuto, Gaunt aveva finito, ma lesse il risultato davanti alla figlia per sincerarsi che fosse tutto apposto.
<< “Caro Thomas, ti scrivo con la mano di mamma per chiederti se vuoi sposarmi. Appena scendi organizziamo un bel matrimonio, visto che alla mia festa di compleanno non potrai esserci :(
Con affetto, la tua sorellina <3” >> recitò, cercando di restare seria e non scoppiare in una sonora risata.
Con suo gran sollievo, la bimba sembrò entusiasta: << È perfetto! Spero mi risponda di sì! >>
Le due si scambiarono un sorrisetto, quando d’un tratto sentirono dei colpi alla porta piuttosto violenti.
<< Mamma, chi è? >> chiese spaventata Merope, e da ciò che vide pure la madre parve turbata.
<< Non lo so, amore. Tieni, prendi la lettera e portala in camera tua >> le ordinò con premura, per poi impugnare la sua bacchetta.
La piccola la guardò preoccupata: << Che devi farci? >>
<< Vai in camera, ho detto! >> sbottò la madre che aveva un brutto presentimento. Se fosse stato qualche malintenzionato almeno poteva salvare la figlioletta. Quest’ultima ubbidì titubante e corse al piano di sopra.
Accertatasi che non fosse riscesa, Merope Gaunt sbirciò dalla finestra e il cuore le batté a mille… non poté credere ai propri occhi. Aprì la porta massacrata dai colpi, immobilizzata dallo shock.
Suo padre e suo fratello, Marvolo e Morfin Gaunt oltre la soglia. Entrambi brutti, rozzi e con gli occhi che guardavano in due direzioni diverse.
<< Eccola qua, la sgualdrina! >> sibilò in serpentese Marvolo, che scaraventò violentemente la donna sul pavimento.
<< P-padre? >> biascicò Merope, iniziando a tremare. Vide il fratello Morfin ridersela a crepapelle e ciò scaturì nella strega orribili ricordi di quando era giovane e abitava insieme ai suoi famigliari.
<< Questa è la catapecchia dove vivi adesso? >> disse Morfin con crudeltà << Dov’è quel sudicio Babbano che hai sposato, eh? >>
Merope non reagiva, era bloccata insieme ai propri poteri e non aveva la forza di recuperare la bacchetta e lanciargli incantesimi.
<< N-non c’è… lui non c’è >> rispose lei, in lacrime.
Marvolo in quell’istante le si avventò al collo: << Maledetta infida Maganò… ci hai disonorati! Te ne sei andata senza dirci niente, hai copulato con uno sporco Babbano! >> sputò con tutta la rabbia che aveva in corpo mentre la figlia soffocava alla sua stretta << Ti abbiamo cercata dappertutto, nel nostro villaggio, senza pensare che eri a pochi chilometri da noi! Ora, prima che ti ammazzi, ti conviene dirmi dove hai nascosto il Medaglione di Salazar Serpeverde! Parla, dov’è!!! >>
La donna si divincolò, ma la morsa del padre era troppo forte. Era certa che se gli avesse confessato di averlo venduto anni orsono se ne sarebbe pentita amaramente.
Tra pochi secondi non sarebbe più riuscita a respirare e i suoi pensieri s’indirizzarono alla sua bambina, che non solo non aveva mai conosciuto il padre, ma ora rischiava di rimanere anche orfana di madre.
<< Ahahah! >> rise perfido Morfin, che osservava la scena con una freddezza orribile.
Merope Gaunt pianse, agghiacciata all’idea di non rivedere più i suoi figli, e sperando di essere pronta a un eventuale attacco, aprì bocca per rivelare il fatto, peccato che…
<< Mamma? >>
Il cuore le si fermò per un secondo. Marvolo e Morfin si voltarono verso l’uscita della cucina e intravidero una bambina di al massimo quattro anni, spaventata e scioccata.
<< Sei impazzita?? Ti ho detto di non venire! >> gridò sconvolta la madre, adesso che Marvolo aveva allentato la presa.
Ma Merope non si mosse, gli occhi lucidi fissi sui due uomini: << Chi siete voi? Che state facendo alla mia mamma?? >>
<< Non ci posso credere! >> ruggì Marvolo in modo terribile << Tu, brutta schifosa Maganò! Tu hai infangato la tua progenie col sangue babbano??! >>
La figlia per tutta risposta tremò dalla testa ai piedi; la bambina prese a piagnucolare dalla paura.
Marvolo puntò la bacchetta contro la strega e disse: << Crucio! >>
Le urla strazianti di Merope Gaunt avrebbero potuto essere udite a chilometri di distanza. Per parecchi secondi si contorse a terra dal dolore, sotto lo sguardo sgomento della piccolina, costretta ad assistervi.
<< NOOO, MAMMAAAAA! >> urlò di rimando e con le lacrime che le scorrevano a fiotti.
<< Uccidi la mezzosangue! >> ordinò l’uomo a Morfin mentre continuava a torturare la figlia e senza remora di togliere di mezzo la sua unica nipotina.
Morfin non ci pensò su neanche un attimo, afferrò la bacchetta e avanzò verso la bambina.
<< Vieni dallo zietto, tesoro >> sibilò maligno il fratello di Merope Gaunt, mentre la nipote indietreggiava e si schiacciava alla parete, col respiro corto e i battiti accelerati.
<< NO, LEI NO! VI PREGO, NON FATELE DEL MALE! MEROPE, SCAPPA! >>
<< Oh, le hai dato il tuo stesso nome! Ma mi spiace per te, la mocciosa non sopravvivrà. Non posso sopportare che la discendenza del nostro grande antenato venga contaminata dal sangue marcio di un Babbano! >> Marvolo le mise di nuovo le mani intorno al collo << E dopo sarà il tuo turno! >>
<< MAMMA! >> pianse a dirotto Merope, poi raggiunta da Morfin che aveva lo sguardo ancora più pazzo del solito.
<< Non preoccuparti, presto la raggiungerai! >> rise quando le puntò in fronte la bacchetta.
Tremando e piangendo, la piccola Riddle spostò le iridi smeraldine dallo zio alla madre, le cui grida soffocate stavano pericolosamente per spegnersi.
Una rabbia allucinante percorse le sue vene e una scarica di adrenalina pura le diede la forza di reagire.
Le sue pupille divennero a mezzaluna e due dei suoi denti si allungarono di qualche centimetro e divennero sottilissimi.
Morfin sobbalzò all’indietro, sotto shock: << Ma cosa…?! >>
<< LASCIA STARE LA MIA MAMMAAAA! >> esclamò Merope nella lingua dei serpenti precipitandosi da Marvolo, che si girò appena in tempo per ammirare la bambina tramutata di aspetto. Gli occhi e i canini erano diversi, ma non ebbe possibilità di chiedersi cosa stesse succedendo perché Merope lo morse all’altezza del gomito e gli iniettò molto veleno.
Il mago anziano ululò dal dolore, mentre Morfin era immobile e con le palpebre spalancate. Però la bambina non aveva intenzione di lasciarli scappare senza che essi non avessero sperimentato un bel po’ di sofferenza, così con la sua magia innata li lanciò per aria e li fece sbattere sulla parete dietro di loro, decine di volte.
Alla fine li lasciò andare e il nonno e lo zio fuggirono a gambe levate nella notte.
Dalla collera che provava, Merope ansimava rauca, ancora con la vista e i canini tipici di un rettile.
<< M-Merope… >> sua madre aveva visto tutto ed era rimasta senza parole, ma non quanto nel momento in cui la figlioletta si voltò verso di lei. Un ennesimo grido fuoriuscì dalla sua gola, orripilata.
<< Che c’è, mamma?? >> disse la piccola, non capendo cosa avesse la madre. Pian piano tornò col bel visetto originario, ma sembrava non si fosse accorta di nulla fin dall’inizio.
Gaunt, nonostante fosse spaventata, non poteva non esserle riconoscente per averla salvata: << N-niente, bambina mia, niente… >>
<< Mammina… >> la figlia si buttò fra le sue braccia, in lacrime << Stavano per ucciderti… >>
<< Shh, va tutto bene! >> la tranquillizzò << Siamo al sicuro adesso… mi hai salvato la vita, grazie amore mio! >>
Merope ricambiò con un abbraccio più intenso: << Non so come ho fatto…! Ho avuto tanta paura, mamma! >>
<< Non importa, è tutto finito! >>
<< Chi erano quegli uomini malvagi? Perché ti stavano facendo male? >> chiese la bimba in un sussurro.
<< Erano… erano mio padre e mio fratello… ma, tesoro, non devi preoccuparti per me… >> rispose Merope Gaunt col cuore che le batteva a mille.
Ma al posto di calmarsi, la figlia rabbrividì sgomenta: << Il… il tuo papà e tuo fratello? È impossibile! Un papà e un fratello non farebbero mai una cosa tanto brutta! >>
<< Lo so, lo so amore mio… >> suo malgrado s’intenerì ad ascoltare quelle perle d’innocenza infantile.
Le due si guardarono negli occhi, finché la donna proferì, emotivamente a pezzi: << Non diciamo niente a tuo fratello, ok? >>
La bambina fece una smorfia stranita: << E perché? >>
<< L-lo sai come la prenderebbe… si arrabbierebbe molto. Promettimi che non gli dirai nulla! >> le ordinò severa Merope Gaunt.
<< Va bene… te lo prometto… >> annuì insicura la piccola.
Ma non solo lei doveva mantenere un segreto: ciò che la madre aveva visto fare a Merope non lo avrebbe mai dimenticato, si era quasi trasfigurata in un serpente… Qualcosa di inspiegabile e scioccante e che di sicuro non era da sottovalutare. Tuttavia non avrebbe aperto bocca su questo e sulla vicenda di Marvolo e Morfin nemmeno a Tom… conosceva il figlio e sapeva che avrebbe messo a soqquadro il mondo pur di vendicarle.
<< Vieni, andiamo a spedire la letterina a Thomas… >>
 
Un brusco risveglio fece tornare Merope al presente.
Aveva appena sognato un evento accadutale mezzo secolo prima di cui non ricordava neanche l’esistenza… Lei e la sua mamma attaccate da Marvolo e Morfin.
Restò scioccata da ciò che vide: forse era una risposta alle tante domande che quella notte la stavano tormentando? Quindi era vero che aveva manifestato qualcosa già in tenera età? Lei aveva salvato Merope Gaunt dal suo padre crudele e dal fratello… e aveva morso il nonno con i suoi lunghi canini.
Come mai solo ora lo riportava alla mente? Purtroppo non sapeva rispondere, ma oltre ai brividi provocati da quel ricordo orrendo in cui il nonno e lo zio cercarono di eliminare la sua mamma, altri pensieri offuscarono la sua testa.
Se il sogno rispecchiava la realtà, significava che il suo Animagus era sempre stato dentro di lei e non se n’era mai andato. Era parte di lei da quando era nata…
Ma allora poteva definirsi buona o cattiva? Iniziò a disperarsi nel buio e a voler svegliarsi da quel maledetto incubo, quando si rese conto che la sua visuale era cambiata. Intorno alla piccola era completamente nero, ma sembrava avesse la vista notturna…
Vide le sagome di Voldemort e di Nagini, immobili e assopiti, che emanavano luce blu chiaro come il resto dell’ambiente.
Cosa le stava accadendo?
Fece per alzarsi dal letto, ma non riuscì a scostare le coperte. Non aveva le mani… e né le gambe, i piedi e le braccia…
Davanti a sé c’era un grande armadio-specchio e nel momento in cui guardò il suo riflesso gettò un urlo senza voce.
Non era più un’umana, era diventata un serpente!
Scioccata e incredula, senza fare il minimo rumore, Merope strisciò ai piedi del letto e si specchiò. La prima cosa che pensò fu che seppur fosse un serpente era meglio di quel che credeva. A quanto pare il suo Animagus aveva scelto bene in quanto a bellezza.
Aveva la pelle squamosa argentata e il corpo snello e liscio, grossa quanto un pitone ma della grandezza di un cucciolo, gli occhi a mezzaluna non avevano perso il loro colore e la coda ospitava una punta simile all’acciaio, affilatissima e tagliente.
Doveva ammettere che era un serpente molto carino…
Ancora sgomenta dall’accaduto, Merope decise di non starsene lì impalata e magari farsi scoprire dal fratello. Uscì dalla porta socchiusa della sua stanza, sperando che col loro fiuto non la sentissero.
“E adesso?” si chiese la bambina tra sé “la bacchetta, devo trovare la bacchetta!”
In effetti era quello il fine ultimo per cui si era esercitata nel trasformarsi, pertanto accantonò ogni timore e ansia riguardo al come avrebbe fatto poi a tornare normale e partì spedita alla sua ricerca.   
Era davvero una sensazione unica di muoversi, si abituò subito al nuovo corpo e non avrebbe mai immaginato di trovarsi a suo agio nell’essere un serpente.
Dopo qualche minuto arrivò nella stanza di Voldemort, nei sotterranei, dove sicuramente aveva nascosto la sua bacchetta.
Cercò in lungo e in largo, facendo anche un po’ di baldoria tra oggetti rotti e messi alla rinfusa. Controllò dappertutto ma del bastoncino di legno nessuna traccia…
Dove poteva averlo messo?
A malincuore risalì in casa, ancora sotto forma di rettile, spostandosi silenziosa e guardinga.
Sbirciò per tutta la casa, per tutti gli angoli e altezze possibili senza risultato. Era passato un sacco di tempo perché la luce dell’alba faceva capolino dalla finestra del soggiorno. Si disse a sforzo che doveva sospendere il lavoro e che al massimo ci avrebbe pensato la notte successiva. Così si diresse all’uscita della sala, riflettendo sul modo in cui sarebbe tornata alle sue sembianze umane senza farsi scoprire da Voldemort, quando la figura del fratello le si materializzò davanti, prendendola alla sprovvista.
<< DOV’E’ QUELLA PICCOLA PESTE! >> gridò freddo e a squarciagola.
Merope si spaventò a morte; per giunta in quell’attimo era posizionata su un mobilio pieno zeppo di argenteria delicata. S’immobilizzò e pregò di risultare mimetizzata a sufficienza.
Al seguito del Signore Oscuro, entrarono Bellatrix, Narcissa e Lucius, tutti sonnolenti e stanchi. Evidentemente Voldemort li aveva svegliati apposta.
<< M-mio Signore, noi non l’abbiamo vista… >> disse Narcissa, intontita e terrorizzata.
<< Ma qui non ce n’è traccia… >> commentò Bellatrix, flebile.
Lord Voldemort lanciò loro un’occhiataccia allucinante, che li fece trasalire.
<< QUELLA LURIDISSIMA MAGANO’! >> era talmente infervorato che oltre alle pupille, tutto il corpo pareva un vulcano attivo << Se scopro che è uscita di nuovo nel cuore della notte… giuro che la ucciderò con le mie stesse mani! >>
Merope era indecisa se sentirsi offesa dall’epiteto di Maganò, che oltretutto le ricordò orribilmente il tono del nonno Marvolo, oppure impietrita al pensiero di cosa le sarebbe capitato se si fosse trovata tra le grinfie di Voldemort.
Lucius deglutì: << Può darsi che sia nei sotterranei, mio Signore… >>
Il mago oscuro lo guardò bieco per poi assumere un espressione di consapevolezza.
<< Cosa? E perché dovrebbe andare nei sotterranei? >> gli chiese Bellatrix.
<< Lo so io perché. >> rispose Voldemort incattivito, prima di Smaterializzarsi davanti ai loro occhi senza una minima spiegazione.
La bambina-serpente s’impegnò a rimanere ferma. Sudò freddo pensando al guaio in cui si era cacciata: dopo aver rovistato nella stanza del fratello, si era dimenticata di rimettere tutto in ordine, e quindi non ci sarebbe voluto un genio per capire che di lì era passato un intruso…
Passarono una decina di secondi e, esattamente come previsto, Voldemort ricomparve ancora più irato di quanto non fosse già.
<< MALEDETTA, PICCOLA BASTARDA! >>
Narcissa, Bellatrix e Malfoy si scambiarono sguardi allucinati.
<< Era nei sotterranei? >> mormorò timida Narcissa.
Il Signore Oscuro prese a camminar avanti e indietro, ringhiando e scuotendo la testa con fare minaccioso: << No, ma ha lasciato la sua firma! >>
I tre compresero subito, ma non osarono fiatare per non incrementare la rabbia di Voldemort.
<< Questa volta le darò una lezione che non si scorderà mai… aspettate che la trovi! Non può essere andata lontano! >> esclamò furibondo.
Merope a quel punto si vide in trappola. Che cosa avrebbe fatto per evitare il fratello? Doveva proprio scappare di casa per non essere punita.
Non trovando altre vie d’uscita, la piccola cercò di scivolare lungo il mobile il più cautamente possibile, peccato che Lucius, Bellatrix e Narcissa si accorsero della presenza del serpente e sgranarono le palpebre.
Ma prima che potessero segnalarlo al Signore Oscuro, Merope tornò nelle sembianze di una bambina e cadde rovinosamente a terra, portando con sé numerosi oggetti di vetro che si frantumarono al contatto col suolo.
I Mangiamorte la fissarono scioccati, mentre Voldemort si voltò a causa del rumore.
La piccola era a dir poco sconvolta e riusciva a malapena a guardarli in faccia.
<< Bene, bene, bene… >> fece Voldemort, assaporando la prossima carneficina << Eccoti qui. >>
Merope rimase ammutolita e a bocca aperta. Tremò dal terrore e voltò lo sguardo verso i tre Mangiamorte ancora sotto shock per ciò che avevano visto. Col linguaggio visivo li implorò di non dire nulla, ma ben presto dovette fare i conti con l’ira del fratello.
<< Hai ficcanasato nella mia dimora. >> ruggì Tom Riddle, le pupille infuocate.
<< N-no… non l’ho fatto! >> tentò di salvarsi la piccola, invano.
<< COME HAI OSATO? >>
Merope strillò impaurita: << Non sono stata io! >>
Voldemort la sollevò a forza con la sua bacchetta, e per la sorella fu così inaspettato che provò un dolore atroce.
Narcissa, Lucius e Bellatrix tolsero volentieri il disturbo, pensando che quello era un affare da risolvere tra fratelli. Nella mente Merope avrebbe tanto voluto un sostegno psicologico contro Voldemort, che in rari casi la spaventava come in quel momento.
<< Con chi pensi di avere a che fare, eh?? >> sbottò il maggiore, mentre la bambina iniziava a piangere dalla paura << Non raccontarmi frottole! >>
<< Mi stai facendo male! >> esclamò Merope, che aveva la sensazione di essere stretta da una grossa corda.
Per tutta risposta, Voldemort la soffocò maggiormente nella sua morsa.
<< Il mio intento è quello! Brutta, sudicia, piccola babbanofila! Stavi cercando questa? >> il mago tirò fuori dal suo mantello la bacchetta di Merope, la quale sospirò di pura indignazione.
<< L’hai… l’hai sempre avuta tu…! >> balbettò, sfinita dalla magia di Voldemort.
<< Ovviamente. >>
<< Dammela! >> urlò la sorella.
Voldemort rise gelido: << Ti piacerebbe, mocciosa. >>
Merope continuò a piangere a dirotto, incatenata alla presa salda del fratello: << QUELLA BACCHETTA E’ MIA, SPETTA A ME DI DIRITTO! >>
<< Beh, hai ragione >> rispose dolcemente il Signore Oscuro << Se non dovessi usarla per andare incontro alla morte te la restituirei subito >>
<< Io… io devo uccidere i miei assassini! O loro uccideranno me! Dammi la bacchetta!! >>
Voldemort scosse il capo in maniera odiosa: << In fondo ti sto facendo un favore… ti proteggo da te stessa. >> sibilò << Dovresti ringraziarmi invece di frignare! >>
<< Questo secondo te vuol dire proteggermi?? >> gli chiese allibita e con le lacrime. un attimo di pausa in cui si guardarono dritti negli occhi, poi Tom Riddle la liberò violentemente, facendola cadere sui vetri rotti e ferendola. Non contò i minuti in cui restò lì a singhiozzare dal male che provava, finché la voce fredda e penetrante del fratello non la ridestò.
<< Se proprio vuoi che ti ridia la tua bacchetta, dovrai guadagnartela. >>
La bambina alzò su di lui gli occhi gonfi di lacrime, con sfida, attendendo la dura sentenza.
<< Disarmandomi. >> concluse Voldemort, sorridendo maligno e soddisfatto all’occhiata sgomenta di sua sorella << Quando ci riuscirai, potrai tenerla. >>
Le stava praticamente dicendo che non avrebbe più rivisto la sua arma, oggetto ereditato dalla madre e che ubbidiva a lei e a lei soltanto… di certo non sarebbe mai riuscita a Disarmare il fratello, neanche i Mangiamorte ce l’avrebbero fatta.
<< Sei cattivo! >> esclamò Merope, desiderando con tutto il cuore di diventare di nuovo un serpente per avvelenarlo tramite un morso.
Si osservò le mani insanguinate. Aveva i piedi e le gambe tagliate, e persino le guance presentavano dei graffi.
Voldemort era sempre un passo avanti… non poteva competere o fregarlo in alcun modo. Se prima aveva una mezza possibilità di riprendersi la bacchetta, adesso non vedeva alcuna speranza, nemmeno trasformandosi.
Scoppiò a piangere per la frustrazione e il senso di inadeguatezza che scaturì nel suo animo. Nonostante fosse al sicuro si sentiva condannata, e in questo il fratello non aiutava affatto, anzi peggiorava solo la situazione.
<< Finiscila o ti lascio qui a marcire. >>
<< C-come sei dolce con me… >> replicò sarcastica la bambina.
<< Alla prossima ci penserai due volte prima di sgattaiolare fuori dalla tua stanza e mettere sottosopra il mio rifugio per i tuoi capricci. >> disse Voldemort, in tono di avvertimento.
Merope prese coraggio a due mani e, col viso inondato di acqua salata, si rivolse a lui: << Riuscirò a Disarmarti. >>
Quelle parole fecero ridere un sacco il Signore Oscuro: << Davvero? >>
<< Guardati le spalle. >> aggiunse roca Merope, carica di una forza interiore che non sapeva di avere << B-brutto idiota! Così vediamo se mi chiamerai ancora “lurida Maganò”! >>
<< Mi spiace che tu abbia dovuto sentire… >> disse falso Voldemort.
Merope gli lanciò un’occhiata di tale ferocia che per un’istante al fratello sembrò di vedere sé stesso riflesso nei suoi occhi.
<< Gli assomigli orribilmente. >> commentò amara la piccola, dopo interminabili attimi di quiete.
Voldemort la ricambiò indignato: << Cosa hai detto?? >>
<< Non parlo di papà. >> disse Merope in risposta all’espressione bellicosa di Tom, ma invece di spiegare, sospirò a fondo e se ne andò, sbattendo apposta contro il fratello.
Dover accettare il fatto che nonno Marvolo e Thomas fossero così uguali caratterialmente era troppo persino per lei.

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Capitolo 26
*** CAPITOLO 26 ***


Il terrore di Voldemort

In giardino era molto più facile distrarsi dai propri problemi, specie se era una splendida giornata di sole e ci si poteva rilassare sdraiandosi sul prato e rincorrendo maestosi pavoni bianchi.
Merope ne approfittò per restare lontana da suo fratello dopo ciò che le aveva fatto nelle prime ore del mattino. Da lui non se lo sarebbe mai aspettato, attaccarla come se fosse un suo Mangiamorte che aveva sbagliato qualcosa e che per questo meritava una punizione…
<< È inutile che li insegui, non si fanno toccare >> una voce femminile fermò il suo tentativo di accarezzare un pavone. Si voltò e vide Narcissa che la fissava a braccia conserte. Stretta tra le mani aveva un grosso libro logoro.
<< Sono molto belli, però >> disse Merope, non esattamente felice di vederla.
<< Lo so, devi vedere quanto ci sono venuti a costare! >> esclamò Narcissa, tanto per fare conversazione.
Ma la bambina non era stupida. La moglie di Lucius non si sarebbe mai sognata di andare da lei di sua volontà.
<< Fammi indovinare: Voldemort ti ha ordinato di sorvegliarmi perché è troppo codardo per venire di persona. >>
Narcissa si morse un labbro, sorpresa dalla sua schiettezza: << Non parlare così dell’Oscuro Signore! Comunque sì, me lo ha chiesto lui… >>
<< In effetti è un compito così arduo che da solo non ce la farebbe >> disse sarcastica Merope << D’altra parte è un sollievo non averlo appiccicato a me una volta tanto… cosa sta facendo? >>
<< È con i Mangiamorte a discutere su come, ehm… affrontare il problema Harry Potter >> rispose Narcissa, che vide la piccola scuotere la testa, arrabbiata << Qualche problema? >>
<< Prima o poi lo costringerò a farla finita con questa storia. >> asserì secca << Le sue ossessioni lo hanno portato solo alla rovina! >>
La signora Malfoy non aveva idea di come ribattere sapendo già l’opinione della bambina quale era, quindi si affrettò a cambiare argomento.
<< Vorrei parlarti di un’altra cosa adesso. Ti dispiace se ci sediamo? >> chiese Narcissa e Merope accettò immediatamente.
Si accomodarono su una panca di pietra in mezzo al giardino. Merope era confusa: non le era mai capitato di scambiare una chiacchierata a quattrocchi con quella donna.
<< Innanzitutto, come stai? >> vide la bimba perplessa, così aggiunse << Sai, dopo la sfuriata di Lord Voldemort, stamattina… >>
Merope sospirò: << Sono abituata ormai, grazie dell’interessamento. >> sembrava volesse chiuderla lì e andarsene; tirare in ballo il fratello non era proprio il suo piano per passare una giornata serena.
<< Ma lui ancora non lo sa? Non glielo hai detto? >> chiese poi la strega.
<< Non gli ho detto cosa? >>
<< Che sei un’Animagus >>
Merope rimase un attimo in stato di trance, finché non la guardò stranita e rispose spicciola: << Non deve saperlo. >>
Narcissa prese a fissarla in maniera intensa e rivelò: << Noi ti abbiamo vista >>
<< Eh? >> la piccola non capì all’inizio, ma il volto serio della donna la fece comprendere.
<< Io, mio marito e Bellatrix… ti abbiamo vista mentre eri un serpente… >>
Gli occhi di Merope si spalancarono, all’improvviso impaurita: << Sì… è accaduto ieri notte. Io speravo ancora che non fosse quello, ma a quanto pare… è confermato che sono un serpente. >> proferì con la vergogna nella voce.
<< Si può sapere com’è successo? Hai solo otto anni! >> esclamò Narcissa, ora molto incuriosita.
<< Non lo so come ho fatto. Mi sono svegliata ed ero già trasformata >> spiegò la bambina << Per favore, non ditelo a mio fratello! >>
<< Ho informato soltanto gli altri Mangiamorte >> disse Narcissa.
Merope aprì la bocca, basita: << Era proprio necessario?? >>
Cissy scrollò le spalle: << Avevano il diritto di esserne al corrente >>
<< Grr! E va bene, basta che non gli sfugga niente davanti a Voldemort! >> sbatté le braccia lungo i fianchi. Decisamente per lei non era una bella notizia << Anche perché sarebbe inutile dirglielo, ho deciso di non trasformarmi più. >>
<< Cosa? >> la strega la guardò esterrefatta.
Merope abbassò lo sguardo e, contemplando l’erba lucente sotto i suoi piedi, disse: << Volevo diventare un’Animagus solo per recuperare un oggetto che mi appartiene e che Tom… Voldemort mi ha nascosto. Oggi ho scoperto che lo teneva nel suo mantello e mi ha promesso che lo riavrò solo se riuscirò a Disarmarlo! >>
Narcissa rimase sconvolta nell’udire le condizioni poste dal Signore Oscuro.
<< Disarmarlo? >>
<< Esatto. Ciò vuol dire che non me lo restituirà mai. >> rispose triste la bambina, mentre la signora Malfoy cercava le parole adatte per non sembrare troppo invadente.
<< Ci devi tenere molto a questo… qualunque cosa sia >>
Merope annuì mesta: << L’ho ereditato da mia madre, in un certo senso… e lui non capisce che è mio e non può sottrarmelo! Il fatto è che non si fida di me, ha paura che io faccia sciocchezze! >>
<< Potresti ritentare a trasformarti in serpente e riprendertelo… ma non voglio invogliarti ad andare contro Lord Voldemort >> disse premurosa Narcissa, appoggiandole una mano sulla spalla.
<< No, ci ho già rinunciato… >> commentò la piccola Riddle << Non so neanche come abbia fatto a diventarlo, dubito ci riuscirei ad occhi aperti. >>
Passò un eterno istante di silenzio, in cui Narcissa afferrò il vecchio libro che aveva sin dall’inizio e lo pose davanti a Merope.
<< Sai, quando ho visto quel bellissimo serpente nel mio salone mi sono chiesta se l’avessi incrociato da qualche altra parte >>
Merope la fissò mezza incuriosita e mezza dubbiosa.
Narcissa continuò: << Quindi ho fatto qualche ricerca e ho trovato questo libro che acquistai da ragazza >> fece vedere la copertina alla bionda, la quale sgranò le palpebre.
<< “Biografia di Salazar Serpeverde”? >>
<< Racconta molte cose sulla sua vita privata e pubblica, delle sue imprese e delle sue convinzioni… >> ma fu interrotta da Merope.
<< Scusami, cosa c’entra la biografia di Salazar col mio problema? >> disse impulsiva.
La donna la riprese con un’occhiata fulminante, poi si schiarì la gola: << Ho trovato una cosa molto interessante in questo libro. >> sfogliò un bel po’ di pagine << Ecco qua >>
Le mostrò un’immagine animata del suo antenato in compagnia di uno dei suoi fidati serpenti, ma appena controllò meglio, Merope sobbalzò dall’incredulità.
<< Quello è… >> non ci voleva credere.
<< Te ne sei accorta? >> chiese retorica e sorridente Narcissa << Ophide Argenti… è la stessa specie di serpente di cui tu hai preso le sembianze. Argentato, liscio, bellissimo e molto raro… a quanto pare era il preferito di Serpeverde. Qui lo descrive come “migliore di qualsiasi essere umano abbia mai incontrato”, gli dava consigli e gli era inseparabile, era con lui quando ha costruito la Camera dei Segreti e sempre con lui era nel momento in cui ha lasciato questo mondo. >>
Merope era a dir poco senza parole. Quasi faticava a respirare.
<< E mio fratello è il suo Erede… >> fece due più due << Aspetta… no, non può essere! >> si alzò di scatto dalla panca, letteralmente scioccata.
<< E perché no? Tutto torna. Significa che sei destinata a stare al suo fianco! >> esclamò Narcissa, affascinata.
<< Io voglio stare al suo fianco, ma non appoggio quello che fa! >> disse Merope, adesso incerta persino sulla sua persona << Io… io non capisco… >>
<< Non vuoi capire, è diverso. >> fece Cissy severa, chiudendo il libro tra le mani << Devi dire al Signore Oscuro che sei un’Animagus, vedrai che in questo modo guadagnerai più rispetto e fiducia da parte sua. >>
La bambina le lanciò un’occhiata sorpresa: << Ne sei convinta? >>
L’altra assentì: << Ma certo! Credi che Lord Voldemort non abbia letto la biografia del suo antenato? Ne sarà di sicuro a conoscenza e capirà tutto non appena ti vedrà nelle vesti dell’Ophide Argenti >>
Quella prospettiva rendeva Merope inspiegabilmente felice, fece un mezzo sorriso a Narcissa e mormorò: << Forse hai ragione… pensi che così mi ascolterebbe e mi ridarebbe ciò che è mio? >>
<< È probabile >> rispose la strega, prima che la bambina riacquistasse un brutto cipiglio.
<< Non lo so… è ancora arrabbiato con me per stanotte… >>
<< Tentar non nuoce, giusto? >> la incoraggiò Narcissa, issandosi anche lei dalla panca per tornare dentro.
Merope rimase zitta a guardarla, finché alla fine non le chiese: << Come mai mi stai aiutando? Tu mi odi >>
Narcissa non si aspettò quella domanda senza peli sulla lingua, però disse: << è vero, tu non mi piaci, soprattutto dopo che hai messo nei guai Draco con il Signore Oscuro… però hai anche salvato mio marito dalla sua ira, e tutti noi quando ha scoperto che sono venuti i tuoi assassini in casa… >>
La bimba sorrise.
<< Quindi ho pensato che un piccolo consiglio non poteva farti male. Mi dispiaceva non aiutarti dopo che hai dovuto subire l’attacco di tuo fratello. Non lo augurerei al mio peggior nemico. >> spiegò la donna, guadagnandosi l’espressione commossa di Merope.
<< Non so cosa dire… ti ringrazio, Narcissa >> era insolito che ringraziasse un seguace di Tom con sincerità, ma doveva ammettere che il gesto di Narcissa era stato davvero profondo.
Entrambe si diressero in casa, dove erano presenti gli altri Mangiamorte e Voldemort nella loro riunione plenaria.
Merope rifletté col cuore martellante nel petto. E se la notizia avrebbe mandato su tutte le furie il fratello, invece di rallegrarlo? Non sapeva fino a che punto sarebbe stata una mossa saggia, ma contava sul fatto che una volta scoperta la sua natura, Voldemort le avrebbe mostrato un po’ più di fiducia, e magari le avrebbe finalmente restituito la sua benedetta bacchetta.
Era a metà strada però che la bambina si bloccò all’improvviso. Narcissa non si rese conto di nulla e continuò a camminare, e in quei lunghi istanti Merope credette di morire.
Sentì una strana sensazione dentro di sé, come se qualcosa o qualcuno la stesse risucchiando dall’interno. Perse l’equilibrio e cadde di peso a terra, il respiro corto e il cuore che rallentava i battiti.
<< Che succede?? >> la signora Malfoy si accorse delle sue condizioni e si precipitò da lei, per aiutarla.
Merope non rispose, era diventata bianca e la sua vista si offuscò. Non riusciva a stare nemmeno seduta, così si sdraiò sul pavimento, quasi priva di sensi.
<< Merope! >> disse Narcissa, terrorizzata alla vista della bambina che sembrava un cadavere ancora sveglio.
La piccola con uno sforzo immane si rivolse alla donna: << C-Chiama… chiama Tom… c-chiamalo… >> disse talmente flebile che Narcissa dovette avvicinare al massimo l’orecchio per sentirla. Annuì e la appoggiò alla parete, implorandola di non addormentarsi, e corse alla velocità della luce dal Signore Oscuro, che in quel momento era in riunione con i Mangiamorte.
<< Padrone! >> urlò Narcissa appena arrivò in sala, interrompendo bruscamente la voce di Voldemort.
I seguaci la guardarono con tanto d’occhi, perché una persona sana di mente non si sarebbe mai permessa di troncare la parola del mago oscuro in quel modo.
Voldemort si mostrò visibilmente irritato e si voltò verso la donna: << Stavo parlando, Narcissa. >>
<< M-mio Signore… sua sorella… lei…! >>
<< Cos’altro ha fatto, stavolta? >> Tom Riddle roteò le pupille a mezzaluna << Ti avevo incaricato di sorvegliarla. E comunque sia, adesso sono occupato, non ho tempo da perdere appresso a una lurida filobabbana. >>
Bellatrix vide la sorella scaldarsi. Scambiò un’occhiata fugace con Lucius e si chiesero se entrambi non stessero pensando la medesima cosa.
L’agitazione di Narcissa c’entrava con l’Animagus della mocciosa?
Alla fine, la strega bionda riuscì a esalare, tremante: << Si è sentita male. >>
D’un tratto molte paia di pupille si posarono su di lei, sconvolte. Solo Voldemort non la degnò della minima attenzione.
<< E allora? Portala a letto. >> sibilò l’Oscuro Signore, apparentemente disinteressato.
<< No! L-lei… non riesce a respirare, è molto pallida! >> esclamò Narcissa, non curandosi del tono troppo informale.
A quel punto Lord Voldemort la fissò severo e sconcertato insieme, mentre i Mangiamorte iniziavano a farfugliare tra loro, sommessi.
<< In che senso? >> chiese roco e gelido.
Narcissa aveva il cuore in gola, ma rispose all'istante: << è crollata a terra all’improvviso e… e stava perdendo conoscenza quando l’ho soccorsa >>
Il soffio di Voldemort si udì per tutta la sala. Si alzò di scatto dalla sedia e chiamò a sé Nagini, che si trovava sotto al tavolo e ora gli strisciava intorno con ansia.
<< E va bene. Portami da lei. >> le ordinò il mago, preoccupato << Voi non vi muovete. >> aggiunse ai suoi seguaci, per poi seguire Narcissa a passo pesante.
Quando raggiunsero la bambina, pareva già defunta da come si presentava. Aveva gli occhi chiusi ed era ancora più bianca di prima.
Narcissa sgranò gli occhi: << è svenuta… >>
<< Spostati! >> ruggì il Signore Oscuro alla donna, chinandosi per esaminare le condizioni della sorella. Purtroppo non dava segni di ripresa; sentì che era viva ma non si muoveva neanche.
Nagini le si acciambellò accanto e poggiò afflitta il muso sul suo grembo, come per proteggere la bambina dalla morte.
<< M-mio Signore… >>
<< Che cosa le hai fatto? >> sibilò in maniera inquietante, tant’è che la schiena di Narcissa fu percorsa da un brivido terribile.
<< Cosa? No! Non ho fatto nulla! >>
Voldemort provò una rabbia fuori dal comune solo a guardare Merope ridotta in quello stato. Estrasse la bacchetta dal mantello e gliela puntò in faccia: << Tu eri con lei. Vuoi insinuare che non ne sai niente? >>
Narcissa sudò freddo, deglutì e indietreggiò: << Fino a un minuto fa stava benissimo! La stavo portando da lei perché voleva parlarle e l’ho ritrovata per terra! >> non sapeva che cosa aggiungere oltre alla verità appena detta, peccato che Lord Voldemort non fosse molto incline alle sterili spiegazioni.
<< Non ti credo. >> rispose semplicemente il mago, che con la sua magia fece comparire un laccio intorno al collo di Narcissa, soffocandola. La tirò a sé finché non annullarono la loro distanza e poi Voldemort disse: << Dimmi la verità. >>
<< L-lo giuro, Padrone! Non le… farei mai… del male! >> tossicchiò Narcissa, che faticava a emettere suono a causa del laccio. Alla fine la lasciò andare con veemenza e tornò a dare attenzione alla sorella.
Narcissa aveva appena terminato di riprendere fiato che propose: << P-potremmo darle una medicina per l’influenza… >>
<< Ma se non sappiamo nemmeno che cos’ha! >> ruggì Voldemort, guardandola malissimo.
<< Vuole che la porti a Hogwarts? >> mormorò cauta Narcissa, ma si guadagnò l’occhiata truce del Signore Oscuro.
<< Di nuovo? >> chiese retorico, mentre la prendeva in braccio << Non credo proprio, qui non stiamo giocando! >>
Narcissa si ritrasse imbarazzata, consapevole di essere totalmente inutile in quella situazione.
<< Dì agli altri che la riunione è sospesa. >> sibilò il mago, tenendo stretta la sorellina e dirigendosi al piano di sopra.
<< M-ma… Signore! Dove la porta? E se ha bisogno di cure? >> domandò bruscamente la moglie di Malfoy.
Voldemort rispose: << So solo io di cosa ha bisogno! Sparisci! >>
Narcissa, decisa a non proferire nient’altro, fece dietrofront e andò ad avvisare i Mangiamorte sul cambio di programma, intanto che il Signore Oscuro portava una Merope priva di sensi nella sua cameretta.
Appena la mise sotto le coperte, Nagini si infilò dentro con lei. Voldemort non obiettò, anche perché aveva altro a cui pensare.
Più la osservava e più sembrava un cadavere che respirava. Non l’aveva mai vista così smunta e a ogni secondo cresceva in lui la paura di perderla.
Ormai lo aveva capito da un bel po’.
Lord Voldemort non era in grado di amare o di stringere legami affettivi con qualsiasi essere vivente, tranne che con Merope.
La nascita della bambina era forse uno dei pochissimi ricordi felici del suo passato, ma a causa del suo orgoglio non lo avrebbe mai ammesso. Così come non avrebbe mai ammesso che una parte di lui era morta per sempre il giorno in cui fu uccisa.
Fu lì che decise in definitiva di percorrere la strada del male. Talmente la rabbia in quei lunghi anni di solitudine, che la ragione gli si offuscò lasciando il posto all’oscurità. Dopo la creazione degli Horcrux non poteva più tornare indietro e nemmeno Merope stessa poteva fare nulla, nonostante fosse scesa sulla Terra unicamente per quello scopo.
Ci aveva litigato spesso (e in certe occasioni avrebbe voluto ammazzarla sul serio), però ora che la vedeva in quello stato pietoso si rendeva conto di quanto non avrebbe sopportato l’idea di assistere alla sua seconda dipartita, che lo terrorizzava quasi quanto l’immagine della morte stessa.
Si sedette su una sedia vicino al letto e decise che quello sarebbe stato il suo posto finché Merope non avesse aperto gli occhi, assicurandosi che non si addormentasse per sempre.
Non aveva la febbre, quindi non riusciva a capire il motivo del suo malessere.
Per ore ed ore non cambiò nulla; a volte venivano i Mangiamorte a far visita alla bambina, ovviamente non perché ci tenessero, piuttosto per mostrare la buona faccia davanti all’Oscuro Signore. Comunque non li faceva mai restare per più di due minuti, desideroso com’era della tranquillità assoluta. Perfino Bellatrix e Lucius furono cacciati subito.
Arrivò il tardo pomeriggio e Merope ancora non si era svegliata. Per Voldemort l’attesa divenne snervante ma si disse che sarebbe stato meglio essere pazienti.
Non aveva alcuna intenzione di riportarla a Hogwarts da sola, con il pericolo dei suoi aguzzini alle costole. Tantomeno spedirla all’ospedale San Mungo… sarebbe stato un rischio troppo elevato per la sua sicurezza e quella dei Mangiamorte.
Nagini si strinse al suo corpo con fare protettivo, quando d’un tratto le palpebre di Merope si sgranarono e con la bocca prese un grosso respiro mentre sollevava la schiena dal materasso.
Il serpente ritrasse la schiena soffiando, Voldemort invece sobbalzò dalla sorpresa e, sotto sotto, dal sollievo.
La bimba stava riprendendo colore, ma pareva disorientata, sgomenta, e aveva ancora un mal di testa atroce.
<< Dove sono? Nagini? Oh… scusa… >> bofonchiò Merope nell’accorgersi della presenza del serpente, euforico per il suo risveglio, sotto le coperte con lei. Poi si voltò e vide il fratello fissarla sconvolto.
<< Thomas! Perché… perché sono nel letto? Fino a poco fa ero… >> era stanchissima e a malapena riusciva a parlare, tuttavia ciò che successe dopo la mise a tacere come nessun’altra cosa aveva fatto prima.
Voldemort la raggiunse e l’abbracciò, lasciando Merope interdetta e incredula oltre che disorientata. S’immobilizzò, incapace di elaborare quel che le stava accadendo.
<< Maledetta mocciosa… non permetterti mai più di spaventarmi in questo modo! >>
<< Che cosa ti succede? >> chiese << Sei veramente Tom? >>
Non ricevette risposta, ma a lei non importò. Essere abbracciata da Voldemort era già abbastanza strano ed emozionante allo stesso tempo… l’ultima volta che l’aveva stretta in quel modo fu al suo settimo compleanno.
Senza pensarci ricambiò con affetto: << Non eri arrabbiato con me? >>
<< Lo sono ancora >> rispose il fratello che finalmente sciolse l’abbraccio.
Merope esibì un mezzo sorriso e prese a lisciare Nagini: << Perché allora mi hai abbracciata? Non è da te >>
Voldemort le rivolse uno sguardo severo: << Non ti ricordi di essere svenuta? >>
La bambina si bloccò e spalancò la mascella: << Sono svenuta? Davvero?? >>
<< È naturale che tu sia confusa, è successo all’improvviso >> convenne tranquillo il Signore Oscuro, mentre Merope controllava fuori dalla finestra e si rendeva conto che il sole era già calato.
<< Ma… io non ero svenuta, ero sveglia! Stavo parlando con… >> qui si ammutolì, e con la mano prese ad accarezzare freneticamente il serpente.
<< Stavi sognando di parlare con qualcuno? >> disse indifferente Voldemort, ma la sorella era convintissima di ciò che pensava.
<< No… non era un sogno… >> fece evasiva la bambina, per poi alzarsi dal letto e camminare avanti e indietro, riflettendo.
Quando la vide, Voldemort la rimproverò: << Rimettiti nel letto, ti sei appena svegliata! >>
<< Tom! Non stavo sognando… >> disse Merope in tono categorico, nel momento in cui il fratello la ributtò sotto le coperte. Decise di ignorarla, ma la piccola aggiunse << Stavo parlando con la mia migliore amica >>
<< Da quando hai una migliore amica? Su, riposati. >>
<< La mia migliore amica dell’aldilà! È venuta a trovarmi per parlare un po’ con me, è per questo che sono svenuta! >> esclamò Merope.
Quell’informazione gettò il mago oscuro nel più completo shock: << Che cosa stai dicendo? >>
La sorella scostò le braccia di Tom e le coperte: << Per caso sembravo morta? >>
<< Di più, sembravi un cadavere vivente. >> asserì Voldemort << Cosa c’entra ora questo? >>
<< Beh, significa che ero in uno stato di “quasi morte”, altrimenti non sarei riuscita a comunicare con la mia amica >> rispose semplicemente Merope.
Il Signore Oscuro la guardò come se fosse impazzita e saettò le pupille rosso-sangue nella sua direzione: << Come, prego? >>
<< Mi ero del tutto dimenticata di lei! Oh Tom, mi manca moltissimo! >> continuò sognante.
<< Spiegati perché non sto capendo. >> le chiese il fratello che incominciava a scaldarsi per le troppe informazioni incomprensibili che Merope stava rilasciando.
<< Ehm… >> la bimba tornò alla realtà e si rese conto che effettivamente un comune mortale non avrebbe afferrato a pieno le sue parole senza un dovuto chiarimento << Le anime dei defunti non possono presentarsi in carne e ossa per comunicare, così è stata lei a portarmi lì… >>
A Voldemort suonò ancora più assurdo: << Mi stai dicendo che sei andata nell’aldilà? >>
Merope annuì concisa: << Anche se non ero proprio morta… evidentemente ero… >>
<< È un po’ surreale, non trovi? >> la interruppe il mago << Secondo me hai fatto solo un sogno lucido >>
<< Quindi anche tu stai sognando, visto che i morti non dovrebbero resuscitare >> lo canzonò la bambina, ammutolendolo << Per favore, devi credermi! >>
<< Ti credo. >> sospirò, dopo qualche secondo di esitazione << Con te non dovrei stupirmi più di nulla >>
Merope arrossì: << Grazie, Thomas. È importante per me sapere che mi credi >> disse, guadagnandosi il volto altrettanto imbarazzato di Voldemort.
<< E questa… amica >> si schiarì la voce l’Oscuro Signore << Cosa ti avrebbe detto? >>
La sorella tacque un attimo, come se avesse paura di rivelare il fatto. Distolse le iridi smeraldine e le posò su Nagini, che era inspiegabilmente vogliosa di coccole.
<< Voleva… voleva salutarmi. Sai, non ci vediamo da tanto… >> deglutì. Sperò che il fratello non scoprisse tramite il suo sguardo che stava mentendo, poiché quella era soltanto una mezza verità. Non poteva di certo dirgli che l’amica in questione l’aveva avvertita sul portare avanti il proprio compito e di non chiudere un occhio sulle azioni del fratello… del resto era tornata sulla Terra per un motivo ben preciso! 
<< Ah, salutarti. >>
<< Già… ahaha… >>
Voldemort parve infuriato: << E per salutarti ha fatto stare in pena me?? Per sua fortuna è già morta, l’avrei uccisa volentieri a sangue freddo. >>
<< Ecco il vero Tom, cominciavo a preoccuparmi >> roteò le pupille, Merope << Non essere cattivo con Ariana! >>
<< Ariana? >> sbuffò il mago.
<< Sì, si chiama Ariana! È morta molto prima di me, aveva 14 anni e… >>
<< Non mi interessa >> la troncò di nuovo, rimettendo Merope nel letto << Dormi. Domani starai meglio… >>
<< Tom, è vero che mi credi? O lo dici solo per farmi contenta? >>
Il fratello fece un respiro profondo ed esasperato: << Sì, ti credo! >>
La bambina rise: << Com’è possibile? È passata qualche divinità a miracolarti? >>
<< Il tuo sarcasmo non mi mancava affatto >> replicò Voldemort << E non sono in vena di scherzi. Mi è venuto un colpo vedendoti in quelle condizioni! La tua amichetta farebbe meglio a non ripresentarsi! >>
<< Non penso che tornerà… >> disse Merope, per poi incrociare lo sguardo sanguigno del maggiore e incupirsi all’improvviso.
Voldemort le si avvicinò e con voce fredda chiese: << Che cos’hai? >>
<< Niente… >> la sua espressione però la contraddiceva. Era molto triste e purtroppo non poteva raccontare niente al fratello. Ariana non le aveva fatto visita solo per avvertirla, ma anche per metterla in guardia sul non rivelare a Voldemort di essere un’Animagus. Sarebbe stato controproducente per il suo obiettivo di raddrizzare Tom, e se avesse saputo che Merope era un Ophide Argenti chissà quali malsane idee avrebbe architettato per farla passare dalla sua parte e usarla per i suoi loschi scopi.
Erano solo supposizioni, ma nonostante ciò Ariana era stata severissima a riguardo.
<< Quando una donna dice “niente” vuol dire esattamente l’opposto. >>   
<< Infatti io sono una bambina, non una donna >> rispose ironica Merope, mantenendo il viso scuro << Beh, buonanotte. >> lo liquidò frettolosa.
Voldemort decise di non indagare oltre, anche perché non ne aveva alcuna voglia.
<< Puoi lasciarmi Nagini, almeno? >> domandò la piccola che aveva il serpente attorcigliato intorno al corpo.
Il Signore Oscuro la fissò severo, poi si sedette sulla sedia accanto al letto: << Io non devo andarmene >>
<< Ma guarda che non sono malata >> commentò la sorella << Sei stato qui tutto il tempo, vero? >> chiese commossa.
Voldemort fu colto alla sprovvista: << E se anche fosse? >>
<< Ti ringrazio, Thomas… >> sorrise Merope << Sei stato molto carino >>
<< Carino? >> sibilò minaccioso il fratello << Prova a ripeterlo! >>
Per tutta risposta, la bambina ridacchiò: << Per non parlare del tuo abbraccio! >>
<< Ah, sì? >> Voldemort s’irrigidì, leggermente in imbarazzo.
<< Me li devi dare più spesso >> disse sincera la piccola.
<< Te lo puoi scordare. Facendolo una volta ho perso già abbastanza dignità. E a proposito di questo, non azzardarti a spifferarlo in giro! >> esclamò serio Tom Riddle.
Merope avrebbe voluto scoppiare in una sonora risata, ma si limitò a sorridergli beffarda e a girarsi dalla parte opposta, stringendo Nagini a sé e ripensando alle raccomandazioni della sua migliore amica, a come avrebbe dovuto nascondere a Voldemort il suo Animagus. Era così felice di rivelarglielo e ora doveva fare di tutto perché non lo scoprisse…
Ma Ariana Silente aveva fiducia in lei.
<< Buonanotte, Tom >> sussurrò, prima di addormentarsi insieme a Nagini.

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Capitolo 27
*** CAPITOLO 27 ***


Il sentimento di vendetta

La mattina seguente allo svenimento di Merope, poteva dire di essersi ripresa completamente, seppur il discorso della sua amica Ariana continuasse a tormentarla.
Era in soggiorno a sfogliare il libro di Narcissa “Biografia di Salazar Serpeverde”, quando la sua quiete fu spezzata dall’arrivo di alcuni Mangiamorte.
<< Chi si vede! >> disse Rowle, canzonatorio << Ehi, ragazzi! La principessa è tornata in pista! >>
Merope udì delle risatine di scherno, ma chiuse gli occhi cercando di raccogliere tutta la pazienza che possedeva per non gridargli parolacce.
<< Buongiorno Merope, come stai? Oh, bene grazie, menomale che c’è qualcuno che si preoccupa della mia salute!! >> fece sarcastica.
A poco a poco, nel solone si presentarono tutti i seguaci di Voldemort, tra cui Bellatrix che la accolse nel solito tono aggressivo.
<< Passato lo svenimento, signorina Dante Alighieri? >> disse mentre molti scoppiavano a ridere.
Merope si chiese se un giorno non troppo lontano avrebbe vissuto un attimo di tranquillità senza Bellatrix e i compagni tra i piedi.
Non rispose, preferendo di gran lunga concentrarsi sulle pagine del libro e ignorarli.
<< Ieri hai interrotto la nostra riunione con Lord Voldemort, lo sai? Abbiamo dovuto posticipare per oggi. >> bofonchiò Amycus alle spalle di Merope, dandole una pacca potente sulla schiena che la fece innervosire ancora di più.
<< Davvero? Che peccato, me ne farò una ragione. >> fece sarcastica e non staccando gli occhi dalla Biografia illustrata.
<< Non iniziate! >> li rimproverò Lucius che si sedette vicino alla bambina << A momenti lui arriverà! >>
I presenti sbuffarono come a dire “guastafeste!” e alzarono le mani in segno di resa.
Passò un minuto di silenzio, in cui i Mangiamorte osservarono Merope non spiccicare parola e sfogliare il grosso libro che aveva davanti.
<< Quindi perché saresti svenuta? Ahahaha! >> chiese all’improvviso Tiger.
La bimba ringhiò: << Meno domande! >>
<< Avrà preso l’insolazione a furia di stare fuori a rincorrere pavoni >> commentò Dolohov con un sorriso perfido.
Tanto per cambiare, nella sala echeggiarono grasse risate e Merope aveva una voglia immane di spaccare la faccia a qualcuno. Guardò Lucius con fare assassino, intimandogli in modo implicito di gestire i colleghi e i loro infantili comportamenti, e possibilmente di cacciarli via.
Lucius la capì al volo, ma appena aprì bocca Narcissa superò la soglia d’entrata.
<< Merope! >> esclamò sconvolta, vedendo la bambina viva e vegeta.
L’interessata le sorrise e la salutò.
<< Stai bene! >> Narcissa andò incontro alla piccola e la strinse a sé, cosa che stupì e non poco il marito, la sorella e il resto dei Mangiamorte.
<< Sì, per fortuna… >> disse Merope, lieta di rivolgersi a una persona gentile una volta tanto.
<< Da quando siete diventate amiche? >> chiese Bellatrix, stranita.
Le due non la ascoltarono. La signora Malfoy fissò intensamente Merope e domandò: << Ho pensato che forse la causa di tutto questo fosse il tuo Animagus >>
<< Eh? >> la bambina inarcò un sopracciglio.
<< Non è che per caso hai ingerito il tuo stesso veleno senza rendertene conto? >> proseguì imperterrita Narcissa, convinta di ciò che diceva.
Prima di sentire altri schiamazzi non graditi da parte dei Marchiati, Merope rispose subito.
<< No! Il mio Animagus non c’entra niente! >>
<< Non ha tutti i torti >> disse Goyle, che non aveva parlato fino a quel momento << è possibile che tu sia svenuta per questo >>
Merope scosse la testa e dopo aver incrociato le iridi di tutti gli adulti presenti, rivelò: << Non è stato nessun veleno! Sono svenuta perché la mia amica dell’aldilà è venuta a trovarmi per dirmi una cosa importante! >>
La calma piatta che si diffuse appena finì di raccontare la storia se l’aspettava, anche se avrebbe preferito che le loro budella non esplodessero dal divertimento. Certi caddero a terra e sbatterono i pugni sul pavimento, altri avevano le lacrime agli occhi, e altri ancora persero la voce a forza di gridare.
Solo Narcissa, Lucius e Bella non si unirono alla commedia, perché presero a guardarla con incredulità e confusione.
<< La tua cosa? >>
<< Avete sentito! >> sbottò la piccola, disturbata dalle risa esagerate dei Mangiamorte << Volete finirla?? >>
Ma gli interessati non ci pensarono neanche a smettere di sbellicarsi.
<< Di un po’, hai anche il fidanzatino nell’aldilà? >> chiese Alecto, viola per la mancanza di ossigeno.
Dopo due minuti buoni di sole risate, Merope ne ebbe abbastanza.
<< Per vostra informazione, sto leggendo la biografia del mio antenato. Questo serpente è lo stesso in cui io mi trasformo >> e indicò il disegno del rettile << Che dice qui? Oh, guardate! Il suo veleno è uno dei più potenti del mondo magico! Sarebbe proprio un peccato se accidentalmente mordessi uno di voi! >> esclamò beffarda, guadagnandosi nell’immediato il silenzio assoluto.
<< Grazie. >> sorrise trionfale la bambina, mentre i seguaci di Voldemort la guardavano in cagnesco.
<< Stupida mocciosa >> borbottò uno di loro, ma Merope non si diede la pena di controllare chi fosse stato, piuttosto si voltò verso Narcissa ed esordì: << Ho deciso di non dire nulla a mio fratello >>
La signora Malfoy si stupì moltissimo: << Mi sembravi convinta ieri… >>
<< Sì, beh… ho cambiato idea >> rispose Merope << La mia amica mi ha detto di non rischiare. Non so come potrebbe prenderla Voldemort… preferisco che rimanga un segreto >>
Bellatrix sbuffò: << Ma questa fantomatica amica avrà pure un nome?? >>
<< Si chiama… >> fu interrotta da Lucius.
<< Ti fai comandare da un fantasma immaginario? >>
Qualcuno ridacchiò e la bambina iniziò a scaldarsi, però non riuscì a parlare come si deve perché un uomo le si parò davanti.
<< Sei sicura che non ci stai raccontando baggianate? >> le chiese, chiaramente più di là che di qua. Aveva un boccale in mano.
Merope gli rivolse uno sguardo disgustato: << Ubriaco di prima mattina, Travers? >>
<< Che ti importa?? >> fece brusco e sbattendo il bicchiere sul tavolo.
Bella, Narcissa e Lucius assunsero un’espressione allarmata, ma Travers continuò intanto che tutti presero a fissare avidamente la scena.
<< Devi darci un taglio… qui tu non comandi, e soprattutto non ci prendi in giro! >> esclamò il mago tra un singhiozzo e l’altro.
Merope lo ascoltava indifferente.
<< Ci credi tanto idioti, eh?? La tua amica dell’aldilà è venuta da te? E magari hai visto anche gli snasi volare! Ma perché non ti cuci quella boccaccia da mocciosa che ti ritrovi, fai più bella figura! >>
Si vedeva che era ubriaco fradicio e a un certo punto incominciò a insultarla in maniera pesante.
I Malfoy sgranarono le palpebre mentre i colleghi assistevano inermi alla “lite”, ma poi Narcissa trattenne il fiato e il motivo lo scoprirono a malincuore anche il marito e la sorella, che distolsero lo sguardo spaventati, e in seguito i Mangiamorte che si allontanarono lentamente dai due, gnorri.
<< …E ti dirò un’altra cosa! >> aggiunse Travers, che non si accorse della quiete surreale creatasi all’improvviso << Sei l’essere più inutile e insignificante che abbia mai incontrato! >>
Merope annuì finta ammirata: << Va’ avanti >>
<< Scommetto che sei anche figlia illegittima! >>
<< Questa mi mancava… >> disse, roteando le pupille.
<< Tua madre è andata con un altro uomo? AHAHAHAHAH! >>
Narcissa e Lucius avevano gli occhi fuori dalle orbite e si coprirono il viso dalla vergogna.
<< Ehm… no, sono abbastanza sicura che io e Voldemort abbiamo lo stesso padre. >> lo beffeggiò la piccola Riddle.
<< Per non parlare del fatto che sei una sudicia babbanofila! >>
<< Ehi! Questo può dirlo solo mio fratello! >>
L’uomo bevve un’altra sorso di Whisky Incendiario e sputò: << Sai? Ieri speravo che schiattassi una volta per tutte! Ho pregato che morissi finalmente e ti levassi dalle nostre vite, ma è evidente che non sono stato ascoltato… >>
<< Mi spiace >> rispose ironica la bambina.
<< E adesso dovrei ascoltare le tue storielle fantasiose sull’aldilà?? Fammi il piacere, invece di sognarla, vacci direttamente! >> concluse Travers, rosso in viso per via della sbronza.
Merope, per nulla toccata dalle uscite infelici del Mangiamorte, incrociò le braccia e sorrise beffarda: << Posso darti un piccolissimo consiglio? >>
Travers mugugnò qualcosa in segno di assenso.
<< Quando devi dirmi certe cose, assicurati che dietro di te non ci sia nessuno. >>
<< Perché? >> l’uomo si girò spontaneo, ma piuttosto che scoprire chi c’era, si sarebbe volentieri sotterrato vivo.
Infatti Lord Voldemort era lì, fermo e con una faccia assassina. I padroni di casa e gli altri Mangiamorte erano semplicemente sgomenti.
<< M-mio Signore…! >> deglutì e indietreggiò, mentre dietro di lui Merope trattenne le risate.
Voldemort gli lanciò una terribile occhiataccia.  
<< Insomma, Tom! Non devi Materializzarti così in silenzio, o i tuoi amici non saranno più liberi di insultarmi come vogliono! >>
Travers le tappò la bocca: << Stavo… stavo scherzando! Non penso veramente quelle cose! >>
<< Giù le mani da mia sorella. >> ordinò il Signore Oscuro, con una pericolosa calma.
L’uomo tolse il palmo dalla bocca della bambina che era sul punto di soffocare, poi vide Lord Voldemort estrarre la propria bacchetta ed emettere degli strani ringhi.
<< Preferisci morire all’istante o provare un po’ di dolore prima di passare a miglior vita? >> chiese maligno il mago, guadagnandosi dei sospiri di terrore da parte dei Mangiamorte e di Travers.
<< No! Mi avevi promesso che in mia presenza non avresti dato in escandescenza! >> lo rimproverò la sorella.
Voldemort la squadrò: << Vuoi dirmi che non sono gravi le cose che ti ha detto? >>
<< Sì, ma non fa niente. È ubriaco, poverino… non è in sé >> incredibile ma vero, Merope tentava di salvare Travers da una fine precoce, anche se con grande sforzo. Il resto dei seguaci rimase senza parole, soprattutto le sorelle Black e Lucius << E poi è colpa mia, se gli avessi detto subito che tu credi alla mia storia non si sarebbe permesso di parlarmi in quel modo >>
I seguaci si scambiarono occhiate per metà confuse e per metà spaventate.
<< Gliel’hai raccontato? >> chiese il fratello, perplesso.
Merope annuì: << Ma ovviamente non mi credono… va be’, me lo immaginavo, non sono intelligenti come te, Tom. >>
Voldemort arrossì appena mentre abbassava la bacchetta.
<< Quindi non torturarlo! Se sono degli stupidi buzzurri Troll è inutile correggerli >> disse la piccola, lanciando uno sguardo disgustato a Travers.
Voldemort alzò gli occhi al cielo: << Noto con piacere che sei tornata in te… D'accordo, ti accontento solo per questa volta. >>
Merope e Travers tirarono un sospiro di sollievo.
<< Voi tutti, prendete posto, adesso. >> ruggì, e quando il Mangiamorte colpevole gli fu accanto, lo afferrò per la collottola del mantello e sussurrò << Prova ad avvicinarti di nuovo a mia sorella e giuro che ti ammazzo >> dopo di che lo lasciò andare bruscamente.
Appena si sedettero (Travers sudava come non mai), il Signore Oscuro notò che Merope non si alzò dal suo posto.
<< Vuoi restare qui? >> chiese il fratello << Non puoi andare a riposare? >>
<< Sto molto meglio oggi, non preoccuparti >> disse premurosa Merope, non staccando gli occhi dal suo libro.
 << Non voglio che tu stia qui. >>
<< Perché, devi parlare dell’omicidio di Harry Potter? >> domandò diffidente la bambina, sempre non guardandolo in faccia.
Nella sala non si udì alcun rumore per un minuto abbondante, durante il quale Voldemort osservò la sorella con severità: << Cosa stai leggendo? >>
Il cuore di Narcissa le finì in gola. Merope invece incrociò le sue iridi iniettate di sangue e rispose di getto: << Ehm… veramente sto vedendo solo le immagini >>
Ma non poteva fregare il fratello: << Quella è la Biografia di Serpeverde >> commentò meravigliato.
La sorellina deglutì: << Sì… io… io >>
<< Non sapevo ti stessi informando sul nostro antenato >> proseguì compiaciuto.
Mentre la calma divorava la sala e tutti la fissavano ossessivamente, la piccola cercò la maniera per uscirsene: << No, sto guardando solo le foto… >> non sapeva cosa inventare. Fissò Narcissa che la ricambiò con una sollevata di spalle, così si buttò << Questo serpente è molto bello, non credi anche tu? >>
Voldemort vide l’immagine in movimento dell’Ophide Argenti e all’improvviso si illuminò.
<< Era il serpente di Salazar, l’Ophide Argenti… per moltissimi anni ho cercato di trovarne uno, ma senza successo >>
Merope quasi si strozzò: << Perché volevi trovarne uno? >>
<< Perché oltre alla sua bellezza, ero catturato dal suo valore e dalla lealtà che dimostrava nei confronti del Padrone. Dopo aver viaggiato in lungo e in largo sono giunto alla conclusione che un simile serpente è più unico che raro. Alla fine ci ho rinunciato, ma avrei pagato fiumi di oro per averlo. >> raccontò Voldemort. Inutile dire che l’intera platea di Mangiamorte puntò le palpebre sgranate in direzione di Merope, che nel frattempo era diventata un pomodoro.
<< Fiumi di oro…? >> sussurrò incredula.
<< Da giovane ero innamorato di quel serpente >> fece mente locale il mago oscuro.
<< Innamorato?? >> disse flebile Merope, avvampando ancora di più e sprofondando sulla sedia.
<< Tu non puoi capire, sorellina >> sogghignò Voldemort.
<< P-purtroppo capisco benissimo… >> rispose imbarazzata la bambina, che sentì alcuni Marchiati frenare delle risatine << Ok, basta così! >> chiuse il libro e si alzò di scatto.
Voldemort le rivolse un’occhiata stizzita: << Guarda che era in senso figurato. >> precisò in virtù della parola “innamorato”.
<< Fosse quello il problema… >> disse Merope, rabbrividendo. Si voltò per lasciare la stanza quando sulla soglia spuntò Codaliscia.
<< Padrone? >>
Merope si accorse che Minus era sbiancato, come se avesse visto qualcosa di spaventoso e al tempo stesso orribilmente ordinario.
<< Non voglio altre interruzioni, Codaliscia. >> lo avvertì Voldemort.
<< Volevo soltanto chiederle se il cadavere di quel Babbano che ha ucciso posso spostarlo da un’altra parte. >>
La bambina spalancò la bocca in un grido silenzioso e guardò infuriata il fratello: << CHE COSA??? >>
Per quanto i suoi seguaci non fossero minimamente impressionati perché per loro era la routine, Voldemort inarcò un sopracciglio.
<< Quale Babbano? >>
<< C’è un Babbano morto al di là del cancello della Villa, Signore >> informò Codaliscia.
<< Io non ho ucciso nessun Babbano… almeno non nelle ultime 48 ore >> fece disinvolto il mago oscuro.
Merope ringhiò: << Ah, no?? Non ci posso credere, non cambi mai! >>
<< Se lo avessi ucciso io non lo avrei messo in bella mostra davanti al Malfoy Manor. Nonostante ciò, non posso certo dire che mi dispiaccia >> rise maligno Voldemort, facendo innervosire la sorella << Evidentemente c’è stata qualche zuffa e per uno di loro è finita male. Buttalo dove vuoi, Codaliscia. Non m’interessa. >>
<< Aspetta, vengo con te! >> esclamò la bambina, avviandosi fuori con Peter Minus.
Non riusciva a capire come il suo Animagus potesse essere un Ophide Argenti se questo significava essere d’accordo con la mentalità del fratello…
Gioire di fronte alla morte di qualcuno solo perché Babbano lo trovava rivoltante.
<< Sei venuta per assistere all’incenerimento di un cadavere? >> chiese retorico Codaliscia appena aprì il cancello.
Merope non lo ascoltò. Era la prima volta che vedeva un uomo morto da così vicino.
I particolari che le saltarono subito all’occhio furono due macchie ampie di sangue sulla camicia del malcapitato, sul petto e sul basso ventre.
Stava per chiedersi che diamine ci faceva lì, quando i suoi occhi ricaddero sul volto dell’uomo e d’un tratto tutto il suo mondo si sgretolò in mille pezzi.
<< No… NOOOOO!! >> urlò a squarciagola la bambina, non curandosi della presenza di Codaliscia che sussultò dallo spavento << ERIC, NO! MIO DIO, ERIC!!! >> scoppiò a piangere.
<< Cosa c’è, per Merlino, che ti prende?? >>
Merope cadde in ginocchio a contemplare l’ammasso di carne senza vita del suo amico d’infanzia, che adesso non c’era più, se n’era andato per sempre…
Le lacrime appannarono la sua vista, si sentì inutile e impotente davanti a una simile crudeltà. Chi era stato a torturarlo?? Perché il suo cadavere era posizionato davanti alla Villa?
Non fece in tempo a desiderare una risposta, che questa corse verso di lei e Minus in una scia azzurrognola.
<< Un Patronus? >> si chiese Codaliscia, stranito.
La bambina aprì gli occhi e un secondo più tardi il toro d’argento parlò.
<< Abbiamo rapito il tuo amico più di due mesi fa e lo abbiamo torturato fino alla morte. Se non ti presenterai nel tuo villaggio di nascita entro mezzanotte, uccideremo anche il piccolo Ian. Non portare nessun altro, o lui morirà. Ti aspettiamo al patibolo. >> il toro si dissolse.
Minus era a dir poco sgomento, ma Merope non riusciva a emettere alcun suono talmente l’orrore che stava provando.
Eric era stato ucciso da Cesar e Johnson… e avrebbero fatto fuori anche il suo amichetto Ian se avesse scelto di non agire.
Riprese a piangere incessantemente, finché Codaliscia non la trascinò di peso dentro casa.
<< NO, NO! ERIC, NON PROPRIO LUI! NO! >>
<< Lord Voldemort! >> chiamò disperato l’uomo, visto che la bambina si dimenava come una posseduta per raggiungere il cadavere di Eric.
Il Signore Oscuro, insieme ai suoi seguaci, si precipitò nella sala d’ingresso dopo aver sentito il trambusto.
<< Che succede?? >> sbuffò a causa dell’ennesima interruzione. Rimase scioccato nel vedere il comportamento di Merope.
<< Oh mio Dio >> Narcissa raggiunse i due e afferrò con forza la bambina, che tentava di staccarsi e correre fuori.
Codaliscia, ormai libero, spiegò tutto sottovoce al Signore Oscuro, il quale assunse un’espressione indescrivibile.
<< Merope! >>
La piccola non aveva smesso di urlare e divincolarsi, e i Mangiamorte provarono un senso di angoscia alla scena.
<< Lasciatemi andare! >> disse Merope tra le lacrime.
Voldemort non ebbe altra scelta se non bloccarla con la magia. Le puntò addosso la bacchetta e magicamente Merope si fermò.
<< Calmati, dannazione! È vero quello che mi ha detto Codaliscia?? >>
La bimba singhiozzò a lungo prima di proferire: << Era il mio amico… era Eric, lo hanno ucciso!! Lo hanno ucciso!!! >>
<< Come fai a sapere che è lui?! >>
<< Io… io lo a-avevo incontrato quando s-stavo tornando da Hogwarts… lui mi ha… riconosciuto subito e mi ha ospitato a casa sua… >>
Il fratello intervenne: << Sei andata a casa di un uomo adulto?? >>
Merope iniziò ad impazzire: la questione non era per niente quella che voleva sollevare Voldemort.
<< Tom… i miei assassini… i miei assassini hanno ammazzato il mio amico… HANNO AMMAZZATO ERIC! >>
Voldemort pareva furioso, però alla sorella non importava. In quel momento percepì un sentimento di vendetta crescerle dentro, un’essenza che non sapeva neanche di avere.
<< Gli hanno… gli hanno sparato negli stessi punti in cui hanno colpito me… è un chiaro messaggio! Lo hanno torturato e… e infine ucciso! Tutto per arrivare a me! Tom, ti prego… >>
<< So dove vuoi arrivare! >> sbottò il fratello, nero dalla rabbia << E te lo puoi anche scordare! Merope, è di un lurido Babbano che stiamo parlando! >>
La piccola Riddle sentì come se migliaia di lame l’avessero trafitta.
<< L-Lurido… Babbano? >> ormai non ci vedeva più a furia di generare lacrime.
<< Perché ti ha ospitato a casa sua, eh? Quante volte ti ho detto che è pericoloso dare confidenza agli adulti?? >>
<< Era felice di vedermi! Mi ha solo ospitata a casa sua per parlare! Lui ti conosceva perché ha un figlio Nato Babbano che gli raccontava tutto, e sapeva che io ero tua sorella, ma nonostante questo mi ha accolta! Si ricordava di me e del fatto che eravamo amici, non mi ha mai dimenticata! Cosa hanno fatto invece i figli dei cari maghi? Mi hanno discriminata e trattata malissimo, compresi i bravissimi figli di questi idioti!! >> gridò indicando i Mangiamorte.
<< E con questo cosa vorresti dire? >> ruggì il Signore Oscuro in modo inquietante.
Merope gli si avvicinò: << Che andrò ad ucciderli! Devo vendicare il mio amico, hai capito?? >>
<< Non andrai da nessuna parte! >> la ammonì Voldemort, categorico << Né ora, né mai! È quello che vogliono! >>
<< Avevi un Babbano come amico? >> la voce di Bellatrix si diffuse per tutta la sala, e il suo tono mutava dal perplesso al disgustato.
Merope e Voldemort si girarono a guardarli, senza pensare che i Marchiati avevano ascoltato ogni loro parola. Infatti quest’ultimi esibivano volti esterrefatti e nauseati.
<< E quindi? Qualche problema?? >> la bambina era visibilmente nervosa.
<< Non andare oltre. >> la minacciò il fratello, che si vergognava anche lui di ammettere una cosa tanto umiliante.
<< Era un mio amico d’infanzia! >>
<< Ma era un Babbano, no? Non è una grossa perdita. >> disse Lucius, nel tentativo di tranquillizzarla. Purtroppo però fece l’esatto contrario.
<< N-non è una grossa… perdita? >> Merope tremò, un istinto omicida percorse il suo piccolo corpo.
<< Dovresti capire che i Babbani non possono entrare in relazione con noi! Sono la specie più schifosa presente sulla faccia della Terra! Che t’importa della sua morte? Se lo sarà meritato >> il commento indesiderato arrivò da Travers, e per la bimba fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Merope digrignò i denti, corse da lui, gli sferrò un calcio sulle parti basse e un gancio destro in viso che gli fece rompere i denti. Accadde così velocemente che Voldemort stesso sgranò gli occhi. Sembrava una seconda Bellatrix Lestrange.
<< Sei impazzita?? >>
Ma la sorella non aveva ancora finito: con la sua magia scaraventò violentemente Travers sulla parete opposta e cadde a terra privo di sensi.
Narcissa, Lucius, Bella e gli altri Mangiamorte rimasero paralizzati dallo shock.
<< Se l’è meritato, eh?? Brutti bastardi, meritereste voi quella fine! >> sbraitò con tutto il fiato che possedeva, poi si voltò verso il fratello che era immobile e sconvolto e lo raggiunse con foga << Dammi la mia bacchetta. >>
Voldemort la fissò severo: << Stai veramente dando di matto per una feccia? >>
<< Dammela, ora! Sono a Great Hangleton, se faccio in tempo tra qualche minuto saranno già morti per mano mia! >>
Il salone piombò di nuovo in un silenzio carico di tensione, insieme allo stupore nello scoprire che la bambina possedesse una bacchetta.
Il Signore Oscuro estrasse il bastoncino di Merope, ma non aveva nessuna intenzione di dargliela: << Intendi questa? >>
<< Sì, proprio quella! >> esclamò rabbiosa la bambina.
<< Sarebbe molto più semplice se andassi io ad ucciderli, non ti pare? Così la facciamo finita una volta per tutte. >> propose Voldemort, lasciandola interdetta.
<< Devo vendicarlo io! Dammela! >>
Il fratello sibilò: << Ti ricordo che per guadagnartela dovresti Disarmarmi! Quindi non credo proprio! >>
A quel punto Merope non ce la fece più. Presa dal panico e da altre mille emozioni insieme, si lanciò contro Voldemort e afferrò la bacchetta della madre, cercando di sfilargliela con quanta forza poteva.
<< Sei selvaggia quanto quei luridi Babbani! >> commentò l’altro, che manteneva l’impugnatura senza problemi.
Fu lì che successe. Forse la frase di Voldemort la convinse, oppure fu del tutto un gesto involontario, fatto sta che Merope trasfigurò i suoi occhi in pupille smeraldine a mezzaluna e i canini in denti acuminati e affilatissimi da serpente.
Il Signore Oscuro sobbalzò dalla sorpresa e nel farlo lasciò cadere la bacchetta di Merope, che la recuperò mentre il suo volto tornava normale.
<< Merope…? >> balbettò Voldemort.
Lei non si rese conto di niente, era contenta di ciò che era successo e non si chiese nemmeno il motivo dello spavento del fratello.
<< Io… io devo andare! Mi dispiace! >> pianse la piccola, indietreggiando dalla paura. I Mangiamorte non sapevano come comportarsi: se fermarla o lasciarla scappare, anche perché il mago oscuro non stava reagendo.
Alla fine, ancora stralunato dall’evento, Voldemort tornò alla realtà.
<< O uccideranno anche lui! >> aggiunse terrorizzata, riferendosi a Ian.
<< Cosa? Di chi parli?? >>
Lei non replicò, girò sui tacchi e fece per andarsene, quando sentì una mano afferrarle il braccio.
<< Ferma! >>
<< Per favore, lasciami! Mi sono stancata di questa situazione! >> lo implorò la sorella, divincolandosi.
Voldemort la fissò intensamente, poi sospirò: << Ci andremo insieme. >>
Il cuore di Merope batté forte: << D-davvero? No, aspetta! Hanno detto che non devo portare nessuno altrimenti lo…! >>
<< È un altro Babbano, vero? >> chiese guardingo il fratello, mentre merope distoglieva lo sguardo.
<< Un… un mio amico… >>
Non c’era bisogno di costringerla dato che la verità le si leggeva in faccia. Voldemort se lo aspettò, seppur dentro stesse esplodendo dalla delusione.
<< Se vieni con me non ti succederà niente. O vuoi di nuovo morire? >>
<< Io non ho paura della morte, Tom. >> scosse la testa Merope, lanciando la freccia al fratello << Voglio solo che il mio amico abbia giustizia >>
<< Bene. >> il Signore Oscuro non comprendeva un minimo della sua morale, però nel profondo voleva aiutarla, e soprattutto voleva che fosse al sicuro dal pericolo dei suoi assassini. Finalmente avrebbe avuto l’opportunità di conoscerli e dare loro filo da torcere; finalmente avrebbe vendicato la morte di sua sorella… desiderava con ardore vederli soffrire come aveva sofferto lui quando venne a sapere all’improvviso che Merope non c’era più.
I due si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi Voldemort la prese per mano e si Smaterializzarono sotto il naso dei Mangiamorte atterriti.

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Capitolo 28
*** CAPITOLO 28 ***


Great Hangleton

Al confine di una modesta cittadina chiamata “Great Hangleton” due persone comparvero dal nulla.
Lord Voldemort e Merope si guardarono intorno, riconoscendo il villaggio in cui molti anni prima vissero la loro infanzia.
<< Perfetto, andiamo! >> disse la bambina, che iniziò ad incamminarsi con la rabbia che le scorreva in corpo.
<< Non avere fretta! >> la fermò il fratello << Dobbiamo capire innanzitutto dove si trovano! >>
Merope sbuffò: << Non lo scopriremo mai se non entriamo! >>
Voldemort le si avvicinò risoluto, ponendole la sua mano: << Resterai attaccata a me. Che ti piaccia o no! >> esclamò mentre il volto della sorella assumeva un’aria di meraviglia. Dopo parecchi secondi di mutismo, il mago oscuro sbottò: << Vuoi muoverti?? >>
<< Oh, sì… sì. >> Merope lo prese per mano e insieme superarono il confine. Era piuttosto sorpresa del gesto di Tom; solo qualche giorno innanzi non lo avrebbe mai fatto, e ciò le fece capire quanto per il fratello lei doveva essere importante.
Poi i suoi pensieri sorvolarono su altro.
La paura aggredì violentemente il suo animo e la tristezza prese il sopravvento. Di lì a pochi minuti si sarebbe trovata faccia a faccia con i suoi assassini e al momento non sapeva come avrebbe fatto a ucciderli, ma di una cosa era certa: avrebbe vendicato Eric, anche se il prezzo fosse stata la sua stessa vita.
Una nuova determinazione invase il suo petto nel medesimo istante in cui il sole mattiniero batté sulle sue palpebre. Ma gettò in secondo piano il piacevole torpore primaverile e bloccò bruscamente il fratello.
<< Copriti il volto! >>
<< Cosa? >> ringhiò il Signore Oscuro.
Merope gli lanciò un’occhiata di esasperazione: << Non credo che i Babbani sarebbero tranquilli nel vedermi insieme a te >> e allo sguardo infuriato di Voldemort, aggiunse << Scusami, ma fai spavento col tuo muso da serpente! >>
Il Signore Oscuro avrebbe riso volentieri a crepapelle, ma poi, ricordandosi del volto trasfigurato della sorella e dei suoi abnormi canini, mantenne la serietà.
<< Guardati tu, sorellina >> commentò alzandosi il cappuccio del mantello e non andando oltre.
Merope lo osservò confusa, ma scrollò le spalle indifferente.
<< E ti prego, ti scongiuro, ti supplico di non uccidere nessun Babbano. Chiaro? >> lo minacciò la sorella.
<< Mi chiedi l’impossibile >> soggiunse Voldemort, senza distogliere lo sguardo dal vecchio villaggio.
<< Dico sul serio! >> disse << Fai un sacrificio per una volta, non possiamo dare nell’occhio! E poi lo sai che non mi piace quando uccidi persone innocenti senza motivo! >>
Voldemort sospirò seccato: << Non ti prometto niente. >>
<< Gli unici che moriranno oggi saranno quei due vecchi bastardi >> replicò atona Merope << Intesi?? >>
L’altro non rispose e Merope non sapeva se prenderlo per un sì o un no. Sperò ardentemente che l’avrebbe accontentata, visto che altri pesi sulla coscienza non li voleva avere.
Man mano che si addentravano, nella mente della bambina riaffiorarono bellissimi ricordi. Non soltanto quelli appartenenti alla sua infanzia, ma anche i momenti di spensieratezza passati col suo amichetto Ian subito dopo essere risorta. Le mancava moltissimo, era davvero speciale per lei… e adesso non aveva la più pallida idea di dove fosse, se stesse bene o se Cesar e Johnson l’avessero rapito.
Impallidì solo a pensarci.
Non aveva altri pensieri mentre percorreva una delle tante strade che faceva da piccola. La cittadina non era cambiata molto da quando lei era morta, si era un po’ modernizzata ma nel complesso rimaneva un umile paesino di provincia.
<< Tornare qui è come regredire >> soffiò Voldemort da sotto il cappuccio.
Merope lo guardò storto: << Non è vero, è bellissimo invece! >>
<< Pieno zeppo di feccia. >> aggiunse il Signore Oscuro quando davanti a loro incominciarono a sbucare i primi Babbani della giornata, chi per andare a lavoro e chi a scuola, tutti che sistematicamente si giravano verso di loro a causa degli strani abiti che avevano indosso.
<< La vera feccia sono i due maghi che hanno ucciso il mio amico! Uffa, dove potrebbero essere nascosti?? >> si domandò la bambina, prima che qualcosa attirasse la sua attenzione. Corse verso la vetrina di un negozio di antiquariato e chiamò Tom.
<< Guarda! >> disse, indicando al fratello il manifesto. Impresso, c’era il volto di Eric Ward e al di sotto la dicitura “SCOMPARSO: si offrono mille sterline a chiunque avesse informazioni utili alla sua ricerca”.
<< E allora? >> fece annoiato Voldemort, che ricevette l’occhiata gelida della sorella.
<< Non capisci?? Vuol dire che dei suoi parenti abitano qui! >>
<< Ti rammento che siamo venuti per uccidere quei due, non per il tuo… amico! >> Voldemort ebbe la nausea a pronunciare quella parola.
Merope si zittì, dando malgrado ragione al maggiore. Anche se si fossero trovati davvero da quelle parti, lei non avrebbe potuto incontrarli e dare loro la notizia della morte di Eric… come poteva informare i figli o i nipoti di una cosa tanto brutta? Non l’avrebbe sopportato. Ma immaginare la flebile speranza dei parenti di trovarlo ancora vivo, quando il suo corpo giaceva al di là della dimora Malfoy, le fece salire un groppo alla gola.
<< Merope?? >> ad un certo punto una voce femminile echeggiò dal marciapiede opposto.
Appena la sentì, la bambina trattenne il respiro e riuscì a scorgere la smorfia disgustata di Voldemort prima di voltarsi e vedersi una donna arzilla sulla sessantina piombarle addosso.
<< Signora Parker? >> Merope venne travolta dall’abbraccio forzuto della Babbana. Era castana, esile e bassina di statura.
<< Da quanto tempo! Come stai, tesoro, va tutto bene?? Ero così in pensiero per te! >> la donna la strinse amorevolmente tra le sue braccia e soltanto un miracolo divino permise a Merope di staccarsi e di non soffocare.
<< Ehm… salve signora, è bello rivederla… >> mormorò preoccupata, dato che accanto a lei c’era il fratello in evidente stato di irritazione.
La donna s’inginocchiò alla sua altezza e chiese: << Quindi hai già incontrato tuo fratello? Giustamente sono passati mesi…! >>
Merope deglutì allo strano sibilo di Voldemort: << Io… sì, l’ho incontrato. Beh, ecco… >>
<< Ahh! Scommetto che è lui! >> esclamò Rose Parker alla vista dell’individuo incappucciato, porgendogli la mano << Piacere, il mio nome è Rose, Rose Parker! Ma… perché indossa un mantello? Per caso è un attore? Oh, che bello, io adoro gli attori! >>
Inutile dire che Voldemort scattò all’indietro, schifato e con nessuna intenzione di ricambiare il saluto.
La bambina si mise le mani nei capelli: << Ha indovinato, è lui! Indossa quel mantello perché… la sua pelle è molto delicata e non può esporsi al sole! >> s’inventò di sana pianta, sperando di cuore che Voldemort non esplodesse << Ed è anche molto timido, quindi non si aspetti che parli…! >>
Con suo grande sollievo, la donna sembrò comprendere e si allontanò.
<< Capisco, capisco! Beh, allora perché sei qui? Tuo fratello voleva visitare questo posto sperduto? >> rise la Parker, generando un moto di imbarazzo in Merope che doveva badare all’umore del maggiore.
<< D-diciamo di sì… >> Merope non vedeva l’ora di lasciarla, se non che la signora se ne uscì con una frase che la lasciò inchiodata al suolo e la fece arrossire in maniera estrema.
<< Dì la verità, sei tornata per rivedere il tuo amico Ian! >> ammiccò maliziosa Rose, e nel frattempo la bambina l’avrebbe volentieri trucidata.
<< C-cosa?? >> tutta rossa e paralizzata, Merope non aveva il coraggio di voltare lo sguardo sul fratello, il quale era sicura stesse saettando le pupille iniettate di sangue su di lei, con fare assassino.       
La signora Parker continuò: << L’ho incrociato pochi minuti fa, stava andando a scuola! Se fai in tempo potresti raggiungerlo >>
<< Un… un momento! Ian sta bene?? >> chiese incredula Merope.
<< Ovvio. Perché non dovrebbe? >>
La bambina parve sollevata. Ciò significava che il ragazzino non era stato rapito dai suoi due assassini.
<< Lui sta bene, però da quando te ne sei andata… devi vederlo, tesoro! È sempre triste e non esce più di casa! >> rincarò la dose la signora.
Merope fece per rispondere, peccato che Rose non avesse finito: << Eh, bella mia, te lo dico io… tu gli piaci! >>
<< Non diciamo fesserie! >> disse la piccola Riddle, ancor più spaventata dallo sguardo di fuoco del fratello, che ora stringeva i pugni e respirava pesante.
<< Come no? Si vede lontano un miglio! Non fa altro che parlarmi di te quando viene a comprare la verdura! >>
<< Ma noi siamo solo amici! >> Merope quasi gridò dallo sconcerto.
Per un eterno e bellissimo attimo, sembrò che Rose volesse darci un taglio, ma purtroppo per lei, in serbo aveva anche altro.
Si spostò una ciocca di capelli dalla fronte e biascicò: << Sei proprio come tua zia Merope! Di nome e di fatto, non c’è che dire, ahahahaha! >>
<< Mia zia, certo… >> la bambina coprì la visuale che permetteva il contatto visivo con Voldemort, troppo paralizzata per guardarlo in faccia.
<< Quando andavamo a scuola, tua zia era sempre attaccata a un bambino di nome Eric. Lei mi diceva sempre che erano amici, ma io li ho beccati in flagrante, eh già! >> iniziò a raccontare la Parker, e qui Merope credette seriamente di morire per mano del fratello << Alla sua festa di compleanno –che poi fu il suo ultimo compleanno, ahimé- si appartarono tutti e due dietro un albero a baciarsi! >> scoppiò a ridere << Per almeno tre ore intere! Loro non si sono accorti che noi li guardavamo! Avevano solo sette anni! >>
<< Non ci posso credere, brutti spioni! >> commentò la bambina a voce troppo alta, per poi zittirsi all’istante << Cioè… Davvero non era necessario che lo dicessi! >> fece a denti stretti Merope, che non osava immaginare cosa stesse provando Voldemort. Non si permise nemmeno di sollevare gli occhi nelle sua direzione.
<< Solo suo fratello non si era accorto di nulla AHAHAHAHA! >>
<< E infatti era l’ultimo che doveva saperlo!! >> Merope voleva sotterrarsi, disperata e terrorizzata da Tom, di cui ora riusciva a intravedere il luccichio adirato delle sue mezzelune rosse.
<< Mi domando come abbiano fatto a sfuggirgli! Sai, lui era molto possessivo nei suoi confronti, un giorno addirittura minacciò Eric sul non avvicinarsi a lei… lui però non si è lasciato intimidire! >> concluse trionfale la donna, mentre Merope si stringeva i capelli con le mani << Perciò non venirmi a riferire le stesse cavolate, furbacchiona! Tu e Ian siete fatti per stare insieme! >>
La bambina quasi scoppiava a piangere dalla frustrazione: << Per favore… non parli più… >>
<< Ops, scusa! Con questo non volevo affatto insinuare che la tua zietta fosse libertina già in tenera età! >>
Voldemort fece un gesto improvviso che per Merope assomigliò molto al tentativo di prendere una bacchetta.
Sudando freddo, la piccola si affrettò a rispondere: << Nessuno pensa questo! >>
<< Mi viene da piangere se solo rimugino sulla sua scomparsa… povero Eric… >>
<< È il tipo sul manifesto? >> chiese gnorri Merope, cercando di eliminare la vampata di calore alle guance.
Rose annuì: << Già… sua figlia abita qui e il nipote è un amichetto di Ian. Approfittane per  parlare con lui, così magari sboccia l’amore! >>
<< N-non sboccerà nessun amore! Noi dobbiamo andare, arrivederci! >> la piccola si sbatté una mano sulla fronte e agguantò il palmo di Tom con l’intenzione di allontanarsi il più possibile da Rose.
<< Di già? Tieni, tesoro, prendi questi >> disse la donna, premurosa.
<< 50 sterline? >> disse Merope.
<< Prenditi un gelato, ti vedo un po’ deperita… >> aggiunse sorridente << Ci vediamo dopo se vuoi! >> e infine si congedò, lasciando una Merope scioccata con in mano 50 sterline e un Voldemort che era troppo silenzioso per i gusti della sorella.
Quest’ultima fece per aprire bocca, ma Voldemort staccò con sgarbo il braccio da lei e disse semplicemente: << Non commento. >>
<< Tom…! >> lo raggiunse correndo << Non essere arrabbiato con me… >>
Il Signore Oscuro la fissò sinistro: << E per cosa? Per aver scoperto che a mia sorella piacciono così tanto i Babbani che se li bacia per tre ore intere dietro a un albero? >>
Merope deglutì.
<< All’insaputa del fratello? >> continuò disgustato Voldemort.
<< Grr, stupida Rose! Anche da piccola era fin troppo loquace! >> imprecò la bambina, frustrata << Ti ho nascosto quelle cose perché sapevo che avresti reagito in questo modo! >>
<< A quanto pare mi hai nascosto anche qualcos’altro! >> la rimbeccò il fratello.
Merope sospirò avvilita: << Quando sono risorta sono rimasta qui per circa sei mesi, poi sono venuta da te… >>
<< E che aspettavi a dirmelo?? Io non so davvero cosa fare con te! >> sbottò Voldemort, su tutte le furie << Chi è l’altro tuo fidanzato Babbano?? >>
<< Non è il mio fidanzato!! >> arrossì Merope << è un mio amico, lui e la sua famiglia mi hanno ospitato in casa loro appena sono tornata in vita. Senza il loro aiuto avrei vissuto sotto ai ponti, non puoi dire nulla! >>
Voldemort assunse un’espressione di pura indignazione: << E per 6 mesi sei stata in compagnia di questo… bambino? Quanti anni ha la feccia? >>
<< Ne ha nove! Ma non c’entra niente adesso! Non ascoltare quella scema. Era una mia compagna di classe ed è stata sempre così ruffiana! Siamo solo amici, quindi non farti film! >> esclamò rude Merope.
<< Purtroppo hai ereditato la parte peggiore di nostra madre, la simpatia per i Babbani! >> commentò aspro e crudele Voldemort, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della sorella.
<< Tom… io ho vissuto nell’aldilà. Non ricordo molto di quel posto, ma posso assicurarti che lì i maghi e i Babbani non si distinguono. Siamo persone, anime e basta! È per questo che io non ho pregiudizi, perché è stupido, è veramente stupido, Tom… >> spiegò indispettita.
Dopo averla ascoltata, il Signore Oscuro poteva dirsi ancor più nauseato: << Ma davvero? Un motivo in più per odiare la morte! >>
<< “Siamo venuti per cercare i tuoi assassini” >> gli ricordò la sorella, guardandolo con un brutto cipiglio << Non voglio discutere sull’argomento Babbani, ok?? >>
Voldemort s’incamminò a passo pesante: << Non mi sorprenderebbe se ne sposassi uno! >>
Merope si scaldò: << È questa la tua paura… che sposi uno di loro! Guardi soltanto ciò che ti conviene, ma non ti interessa minimamente del fatto che quella famiglia mi abbia salvato la vita! Certo, per te chiunque non sia un mago Purosangue non merita di esistere, e secondo la tua logica avrei dovuto vivere per strada piuttosto che accettare un tetto Babbano sulla testa!! >>
<< Tua madre ha fatto la stessa cosa e com’è stata ricompensata? >> chiese retorico il mago oscuro.
La bambina frenò all’improvviso dopo aver sentito pronunciare l’ultima frase dal fratello. Quando l’altro si voltò e la vide lanciargli un’occhiata raggelante, Merope gli chiese: << La mamma da quel punto di vista è stata sfortunata, è vero. Papà non poteva definirsi esattamente il miglior padre dell’anno… >>
<< È ciò che ti puoi aspettare da un lurido Babbano. >> asserì a voce acuta Voldemort, ricambiandola con disprezzo.
<< Tu la conosci la storia della mamma? >> sussurrò << A te ha mai raccontato cosa passava con la sua famiglia prima che conoscesse papà? >>
Per la prima volta, il Signore Oscuro si ammutolì e prese a fissare in maniera incuriosita la sorella.
Lei sorrise mesta: << Non lo sai… in effetti non eri uno a cui piaceva ascoltare le storie altrui… neanche la sua! Sai che il padre e il fratello la picchiavano e la torturavano psicologicamente?? >>
Voldemort rimase immobile per un lungo momento: << No, non lo sapevo. >>
<< Ed erano maghi Purosangue! Vorresti dirmi che erano migliori dei Babbani che mi hanno accolto?? >> continuò imperterrita Merope, arrabbiata come mai lo era stata.
<< La Purezza di Sangue è importante e prevale sulla feccia babbana a prescindere da come un mago si comporta! >>
Merope era a bocca aperta: << Posso ripetermi? Gli assomigli orribilmente! >>
Il fratello ringhiò: << Stupida… non provare a paragonarmi a…! >>
<< A papà? Mi dispiace, ma non mi riferisco a lui! >> esclamò la bimba << Sei uguale identico a nonno Marvolo! >>
<< Come fai a saperlo se non lo hai mai conosciuto? >> rise malignamente Tom Riddle.
<< Lo dici tu…! >> rispose Merope, ricevendo lo sguardo interrogativo del fratello << Sei cattivo proprio come lui… bravo solo a gridare “feccia” a destra e a manca! Egocentrico e violento!! >>
<< E questo chi te lo ha detto? Sempre tua madre? >> alzò gli occhi al cielo il Signore Oscuro, che cominciava a pensare fosse tutto frutto della sua fantasia.
<< No, l’ho visto con i miei occhi!! >> scoppiò a piangere la sorella << Avevo tre anni quando è entrato in casa nostra insieme a Morfin! Voleva… voleva uccidere la mamma, e… e poi me… perché ero Mezzosangue! >>
<< Non ti credo. >> disse Voldemort, non sapendo se essere sconcertato o infuriato con lei.
<< Io e mamma non te lo abbiamo detto per non farti preoccupare… ma è successo! Per fortuna ho salvato mamma dalle grinfie del nonno e poi ho… ho ucciso Marvolo… >>
Il tempo parve arrestarsi e l’aria appesantirsi. Voldemort la fissò impietrito.
<< Che diavolo stai farneticando?? >>
Avrebbe scommesso che fosse uno scherzo, ma la faccia di Merope la diceva lunga.
<< Io… non ne vado fiera, però ho dovuto…! Voleva eliminarci! >>
<< Il giorno in cui ho visitato la catapecchia dei Gaunt, Morfin mi ha detto che Marvolo era morto avvelenato! Come puoi averlo ucciso tu?? >> finì di formulare la domanda che una improvvisa consapevolezza lo bloccò al suolo.
Rivolse un’occhiata sgomenta alla sorella e l’immagine di lei con i lunghi canini da serpente e il terrore di Morfin nell’apprendere che Tom era figlio di Merope acquistò molto più senso.
<< Non ricordo come ho fatto >> mentì la bambina, decisa a non confessargli di essere un’Animagus << Avevo tre anni, forse è stato accidentale, non lo so… >>
<< Merope. >> la chiamò, serio in volto e categorico nel timbro di voce << Sei sicura che non devi dirmi qualcosa? >>
Merope e Tom si scambiarono un’occhiata intensa prima che la bambina girasse sui tacchi e si incamminasse lungo la strada acciottolata, senza proferire parola. Lui la seguì e la prese di nuovo per mano.
Rimasero in silenzio per parecchi secondi, finché Merope non fiatò.
<< Non ho nulla da dirti. >>
<< Tks… come no >>
<< Non voglio parlarne, Tom >> insistette la sorella.
Voldemort scosse la testa: << Sei un pozzo senza fondo quando si tratta di segreti, eh? Lascia che ti dica una cosa, io non sono stupido. >> e quando sentì il mutismo da parte di Merope, aggiunse << E di certo non ti picchierei mai, quindi simili paragoni non dovresti nemmeno pensarli. >>  
<< Solo quello ti distingue da lui >> disse tristemente, evitando ancora il suo sguardo << Per il resto sei uguale. Anche quando mi chiami “lurida Maganò”… era l’epiteto preferito che il nonno usava per screditare mamma. E lo stesso fai tu con me! >>
<< Suvvia, lo uso soltanto quando mi fai infuriare. >> si giustificò, visibilmente preso alla sprovvista dalla rivelazione.
<< Quindi è meno grave, giusto? Senti, è meglio che non discutiamo >> si arrese la bambina, cercando di superare la malinconia che la travolgeva << Controlliamo al cimitero? >>
Il Signore Oscuro si sistemò meglio il cappuccio e sbuffò: << E perché mai dovrebbero essere lì? >>
<< Non lo so, sento che dobbiamo andarci >>
<< Ma è dall’altra parte del villaggio. >>
<< E allora? Abbiamo tutta la giornata >> disse Merope << Sarà meglio sbrigarci, non voglio fare altri incontri indesiderati >> proseguì nervosa, ma un secondo dopo trattenne il fiato dallo sconcerto.
Voldemort le lanciò un’occhiata indispettita e chiese: << Che c’è, adesso?? >>
<< Oh, no… nascondimi! >> fece la piccola Riddle, tentando di celarsi dietro il mantello del fratello.
<< Cosa fai?! >>
Lei lo implorò di fare silenzio, ma poi un bambino comparve vicino a loro con un gran sorriso stampato sulla faccia.
<< Non ci credo, sei tornata! >> esclamò, mentre Merope imprecava sottovoce e Voldemort tratteneva l’ennesima smorfia di disgusto.
<< Ciao, Robbie… >> lo salutò la bimba, colta in flagrante. Pregò che suo fratello non impazzisse come aveva già minacciato di fare precedentemente.
Robbie era biondo con gli occhi azzurri, di all’incirca nove anni e in spalla aveva uno zaino molto pesante. Stava andando a scuola quando aveva adocchiato la sua amica per strada.
<< Sono sette mesi che non ti fai sentire! Dì un po’, sei venuta per far visita a Ian? >> chiese facendole l’occhiolino, e Merope divenne di nuovo rossa.
<< No, veramente… >>
<< Non fare la preziosa! Lo sanno tutti che sei innamorata di lui! >>
La piccola si strozzò e quasi cadde all’indietro. Era evidente che si erano messi tutti d’accordo sul rischiare di morire a colpi di bacchetta da Voldemort. Già percepiva i suoi spasmi inquietanti.
<< Ma che cavolo! Non è vero, ve lo siete inventato voi! >>
Robbie rise: << Beh, a scuola gira questa voce… >>
<< A quanto pare non solo a scuola! >> gridò Merope, riferendosi alle insinuazioni di Rose Parker << Ascolta, sono venuta per un affare urgente... dobbiamo lasciarti! >> e con ciò, cercò di trascinare via Voldemort da lì.
<< Chi è questo tipo, il Conte Dracula? >> chiese scherzoso Robbie, guadagnandosi lo sguardo basito di Merope.
<< Cosa? >> ruggì il Signore Oscuro, indignato.
<< Lui è il mio vero fidanzato! >> rimediò la bambina, abbracciandolo con affetto e tirandogli il mantello da dietro per avvertirlo di non fare sciocchezze << Ma è molto geloso, quindi ti consiglio di non provocarlo! >>
Voldemort dal canto suo pensò fosse diventata matta, però non aprì bocca e cercò di non andare fuori dai gangheri.
Robbie era senza parole: << Va all’università? Lo vedo un po’ troppo grande >>
<< Che ti importa?? >> sputò spazientita.
<< Niente… va be’, contenta tu. >> s’intristì l’altro << Stavo per chiederti io di essere la mia fidanzata, uffa! >>
Merope si rassegnò: << Non mi dire…! >>
<< In realtà tutti i miei compagni ti vogliono, ma non hanno mai avuto il coraggio di dirtelo >>
Voldemort iniziò a infuriarsi e Merope se ne accorse, perciò deglutì e disse: << Ah… M-mi dispiace, ma io non… >> fu interrotta dall’amichetto che le si avvicinò con espressione maliziosa e sussurrò.
<< Se ti lasci col Conte Dracula ti andrebbe di diventare la mia ragazza? >> chiese speranzoso, e Merope avvampò esageratamente non sapendo cosa rispondere.
All’improvviso un lungo bastoncino bianco li divise.
<< Ti piacerebbe, sporco Babbano. >> Voldemort puntò il bambino con la sua bacchetta; le pupille a mezzaluna che riflettevano lucenti sotto il cappuccio.
<< Tom, controllati! >> lo rimproverò Merope, col cuore che le batteva a mille.
<< Cos’è questa? >> chiese spaventato Robbie mentre indicava l’arma del Signore Oscuro << E p-perché ha gli occhi rossi? Mery, che sta succedendo?! >>
Voldemort divenne un vulcano in eruzione: << Non si chiama Mery! Il suo nome è Merope, schifosa feccia! >>
<< Thomas!! >> batté i piedi per terra per intimarlo di calmarsi, peccato che la furia di Lord Voldemort era solo ai suoi esordi.
<< Avada… >> sibilò freddo e crudele.
Merope scattò in avanti: << NO! >> colpì la bacchetta e la puntò in alto, nello stesso momento in cui la Maledizione Mortale fuoriusciva dalla sua punta in un lampo di luce verde.
Merope stava per fornire una spiegazione plausibile al bambino, ma con sommo orrore si rese conto che il cappuccio di Voldemort era calato e Robbie si ritrovò davanti il volto serpentesco del mago oscuro. Strillò e fuggì a gambe levate. Merope invece ringraziò che la stradina in cui si trovavano fosse quasi deserta; non li vide nessuno.
<< Lo stavi per uccidere!! >> sbottò allibita, rivolgendosi al fratello che la fissava in cagnesco.
<< Il limite è stato oltrepassato. >>
<< Anche tu lo hai oltrepassato! Per Merlino, ti avevo chiesto solo una cosa!! >>
<< Quel lurido Babbano ha osato invadere i tuoi spazi >> disse rauco Voldemort, osservandola dall’alto al basso.
Merope si sbatté una mano sulla fronte: << Guarda che stavo per rispondergli di no! Non c’era bisogno di arrabbiarsi così tanto! E poi sei pregato di non tentare di uccidere i miei amici! >>
<< Tu hai troppi amici Babbani per i miei gusti. Specialmente maschi. >>
<< Intanto potresti alzarti quel dannato cappuccio, Mister Gelosia??! >> esclamò irritata la sorella.
Il Signore Oscuro le rivolse un sorrisetto beffardo mentre si ricopriva: << Ho centrato il punto >>
La bambina sbuffò: << Sono fidanzata con te da cinque minuti e già non ti sopporto più! >>
<< Pensi che per me sia stato bello sapere che un branco di Babbani dalle vene sudice e sporche ti vada dietro? >> chiese Voldemort.
<< Capirai che tragedia! Come se tu da giovane non fossi circondato da ragazze! Per non parlare di Bellatrix che sbava come una lumaca solo a guardarti! Anche a me da fastidio se per questo! >>
<< Ma io le ho sempre ignorate, tu invece… >> preferì non terminare la frase; la sorella però comprese ciò che voleva dire e si arrabbiò ulteriormente.
<< Portarti con me è stata una cattiva idea. >>
<< Dovevo lasciarti da sola a farti ammazzare, vero? Se ci sono io quei due moriranno in men che non si dica >>
<< Chi ti ha detto che non me la caverei? Tom, devo ucciderli io! Mi sembra di avertelo ripetuto un’infinità di volte! È che non hai fiducia in me! >>
<< Sei tu, stupida, che non capisci! >> disse Voldemort per poi inginocchiarsi alla sua altezza e fissarla intensamente negli occhi << Non posso permettere che ti facciano di nuovo del male. >>
Merope assunse un mezzo sorriso triste: << E io non posso permettere che altra gente muoia per colpa mia... >>
<< Non pensare agli altri! Pensa a te stessa, al fatto che vuoi rischiare la vita per un… >>
<< …Per un mio amico >> completò Merope, correggendo il suo intento di chiamarlo “sporco Babbano” << Un innocente, ammazzato da due vigliacchi per arrivare a me! >>
<< Ascolta >> sospirò il fratello, ma fu fermato da Merope.
<< No, ascoltami tu >> disse, raccogliendo un coraggio enorme << Noi non ci assomigliamo per niente, nonostante tu dica il contrario. Io non sono come te… io non ragiono come te! >>
Il fratello scosse il capo risoluto: << Ti sbagli… noi siamo molto più simili di quanto credi >> sibilò, pensando alle sembianze serpentine assunte dalla sorella a Villa Malfoy.
<< Io questa somiglianza non la vedo. >>
<< L’ho vista io, con i miei occhi. Presto la noterai anche tu. >> insistette Voldemort, e Merope, che non capì a cosa si riferisse, si limitò a soffiare malinconica.
<< Non è così… >> sbottò disperata, quasi con le lacrime agli occhi << Io… Noi…! Senti, andiamo al cimitero, per favore… devo uccidere due persone oggi. >>
Il mago oscuro la fissò severo per qualche istante, finché senza dire una parola e controllando che non ci fosse nessuno, la prese per la spalla e si Smaterializzarono.

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Capitolo 29
*** CAPITOLO 29 ***


Al cimitero

Il sole illuminava tutte le tombe presenti nel campo santo, rendendole meno lugubri e cupe.
Per fortuna era troppo presto per i Babbani far visita ai propri cari, così i due fratelli non attirarono l’attenzione di nessuno durante la Materializzazione.
<< Stiamo solo perdendo tempo. >> il commento contrariato di Voldemort non tardò ad arrivare.
<< Secondo me, no. Non so perché, ma ho un brutto presentimento >> rispose Merope, per poi voltarsi e scoccare al maggiore uno sguardo d’intesa << Indovina quale tomba visiteremo? >>
Voldemort rimase paralizzato dallo sdegno. La guardò negli occhi e le rivolse due palpebre semichiuse e una smorfia di rabbia: << Era questo il tuo obiettivo, maledetta furbastra! >>
<< Invece di lamentarti, seguimi! >> sbuffò la sorella << Il sepolcro mio e di mamma si trova in fondo… siamo state sepolte una accanto all’altra >>
<< Ti sei accorta che qui non c’è nessuno?? Possiamo provare altrove! >>
Merope gli lanciò un’occhiata torva: << Se non vuoi venire, basta dirlo subito! >> con la delusione nella voce, estrasse la sua bacchetta dalla veste e s’incamminò verso il tumulo dove fino a pochi mesi prima il suo corpo riposava.
Il Signore Oscuro all’inizio non la fermò, deciso a non dargliela vinta. Ma un senso di insicurezza s’instillò in lui, che prese a guardarsi nervosamente intorno per timore che qualcuno sbucasse all’improvviso e attaccasse la bambina. Alla fine, suo malgrado, la seguì il più velocemente possibile.
Non era ancora giunta a destinazione che un grido trattenuto percorse la gola di Merope.
Fece cadere a terra la bacchetta, scioccata da ciò che stava vedendo. 
<< Che succede? >> chiese perplesso Voldemort a qualche metro di distanza, ma quando le fu vicino si bloccò all’istante.
La gigantesca lapide di Merope Riddle era stata completamente distrutta, e con lei anche la statua dedicata alla morte di madre e figlia, che raffigurava una donna sofferente abbracciata a una bambina, e che univa le due tombe come se ne fosse una sola.
Un silenzio irreale, gelido e inaspettato si diffuse all’improvviso, poi Voldemort sentì che la sorellina aveva iniziato a piangere, anche se era evidente che desiderava celarlo al suo udito. Voleva dimostrare di essere forte, ma quella visione orribile le ricordò quanto era stato crudele il mondo (magico) nei suoi confronti e quanto odio aveva dovuto sopportare.
<< Sono… sono passati di qui >> bofonchiò Merope, non chiedendosi il perché il fratello avesse cambiato idea e l’avesse raggiunta. Adesso provava rabbia, tristezza, paura, risentimento, tante emozioni insieme. Guardava quel piccolo cumulo di macerie come una sconfitta, una speranza perduta…
Un’ondata di ira investì anche Voldemort, il quale cercò di rimanere impassibile e indifferente davanti al pietoso scenario, ma il suo istinto urlava disonore e vendetta.
<< Stai vicino a me >> disse il fratello mentre tirava fuori la bacchetta << Reparo >>
Pochi secondi e i resti del marmo tornarono nel loro precedente stato. Adesso la lapide di Merope e la statua commemorativa erano di nuovo intatte e per la prima volta il Signore Oscuro ammirava la tomba di sua sorella.
Fu strano per lui dopo oltre 50 anni guardare quella pietra incisa. Il fatto che la sorella morta fosse accanto a lui, viva e vegeta, e non lì sotto gli pareva ancora più assurdo.   
Non sapeva quale sensazione prevalesse nel suo animo, sapeva soltanto che se era quello lo scopo di Merope ci era riuscita in pieno. Un moto di rimorso percorse le sue membra come una scossa elettrica. In passato rifiutò di partecipare al funerale della madre e della sorella soprattutto perché non aveva avuto il coraggio di guardare la morte in faccia; la morte delle due uniche persone al mondo per cui aveva mai provato qualcosa che assomigliasse anche lontanamente all’amore. Fu lì, infatti, che la sua paura verso il mistero della morte aumentò, favorendo il processo di de-umanizzazione apportato con gli Horcrux.
Ma ora che vedeva le due lapidi, che per svariati anni non avevano avuto l’onore di ricevere visite, si chiese quanto doveva essere stato stupido…
<< DOVE SIETE, BRUTTI VIGLIACCHI?? SO CHE VI NASCONDETE QUI! >> il grido di Merope interruppe i pensieri di Voldemort, che si voltò allarmato.
<< Merope! >>
Lei prese la sua bacchetta e dalla collera incominciò a scagliare incantesimi per aria, nel tentativo apposito di farsi localizzare.
<< Basta! >> il fratello la fermò << Calmati! Li troveremo e li uccideremo, ma non devi dare di matto! >>
Merope lo fissò con gli occhi colmi di lacrime: << Hanno profanato la mia tomba! >>
<< Me ne sono accorto! >> sbottò il Signore Oscuro, prima che il cielo limpido sopra di loro si coprisse di nuvole nere e un freddo pungente li circondasse.
La bambina vagò lo sguardo dal cielo al suolo, stranita: << Che succede? >>
Voldemort  non la stava più ascoltando, occupato ad osservare con sospetto l’ambiente incupito.
<< Sono stata io? >> chiese Merope, che pensava fosse stata la magia scaturita dalla sua bacchetta a causare quel cambio repentino di temperatura.
Ancora nessuna risposta da Tom, e la bambina nel frattempo percepì una strana ondata di malinconia e inquietudine dentro di sé. Sentì come se tutta la sua felicità fosse sparita nel nulla.
<< Non posso crederci. >> soffiò incredulo Voldemort.
<< Vuoi dirmi cosa sta…?? >> ma Merope non finì la frase che un’espressione orripilata ornò la sua faccia. Davanti a lei c’erano una manciata di brutti fantasmi neri e putrescenti, diretti verso di loro << E quelli cosa sono?? >>
Il fratello rispose roco: << Dissennatori… non muoverti! >> disse, spingendola dietro.
La bambina era terrorizzata, e in più tremava dal freddo.
<< Le guardie di Azkaban?? Com’è possibile? >>
<< Li hanno portati loro >> concluse Voldemort serio.
Merope spalancò la bocca dallo shock: << Oh no… cosa mi faranno? Ho tanta paura! >>
<< Se resti attaccata a me non ti succederà nulla! >> esclamò il mago oscuro, vedendo il passo deciso dei Dissennatori che si dirigevano verso di loro.
Quando furono abbastanza vicini, frenarono la corsa appena si accorsero della presenza del Signore Oscuro. Alcuni cercarono di passare dai lati, ma furono respiri con un’onda d’urto creata dalla bacchetta di Voldemort. Tutto ciò, però, non sarebbe servito a lungo per contrastarli.
Merope credette d’impazzire, si sentiva depressa per via dell’improvvisa assenza di felicità calata nel villaggio.
<< Provo a parlarci >> disse Voldemort, non sapendo come altro agire.
<< Cosa? Non puoi ucciderli?? >>
<< Non si possono uccidere! Torno subito, non ti muovere. >>
Dopo di che, Tom Riddle li raggiunse con cautela e iniziò a dialogarci. Cosa si dicevano la bambina non lo capiva, poiché in quel momento si stava impegnando a non svenire dalla pazzia. Si domandò come facesse Voldemort ad avvicinarsi a quegli orribili esseri e a parlare con loro…
Poi a un certo punto suo fratello si voltò verso di lei, e nel momento in cui urlò con il suo timbro gelido: << SCAPPA! >>, un paio di Dissennatori lo scavalcarono e scivolarono nella direzione di Merope.
<< AAHHHH! >> strillò la bambina nel vedersi due creature mostruose piombarle addosso. Senza pensarci spiccò il volo, schivando le loro orrende bocche << Che schifo, che schifo! >> rabbrividì mentre era sospesa per aria, peccato che i Dissennatori si librarono nella sua direzione. Proprio quando pensava di essere spacciata, Voldemort comparve accanto a lei e la afferrò, allontanandola da lì.
<< Quei bastardi hanno ingaggiato dei Dissennatori per ucciderti >> commentò Voldemort.
<< Ma bene, che magnifica notizia! >> sbottò di rabbia Merope, stretta al suo braccio << Perché non ti hanno ascoltato? Non hanno paura di te? >> chiese incredula.
<< Sono affiliati al Ministero della Magia, fatti un po’ i conti! >>
<< Ecco, ora capisco! >> disse lei, pensando ai due ex Auror.
Voldemort continuava a controllare i movimenti degli esseri oscuri.
<< Come mai non si possono ammazzare?? >>
<< Sono creature senz’anima, anche l’Avada Kedavra non avrebbe alcun effetto! >>
<< Ci dev’essere un modo per sconfiggerli! >> disse la bambina, preoccupata di cosa i Dissennatori avrebbero potuto farle.
Lanciò un’occhiata d’intesa al fratello che adesso esibiva una smorfia di consapevolezza.
<< Scommetto che quel modo esiste! >> lo canzonò spazientita Merope << Ehi, attento, Tom! >> un altro Dissennatore si era avvicinato, e Voldemort, che ne aveva abbastanza, si Smaterializzò insieme alla sorella in un punto lontano e offuscato del cimitero.
<< Li terremo a bada per un po’ >> disse dolcemente il Signore Oscuro, posando per terra Merope che lo guardava con ansia.
<< Allora?? Non c’è nulla che possiamo fare? >>
Voldemort sospirò irritato: << Noi non possiamo fare niente! >>
<< Prego? Ma tu non eri uno dei più grandi maghi di tutti i tempi?? >> chiese di getto la bambina, che si guadagnò l’occhiata di fuoco del fratello.
Punto nell’intimo, la fissò severo e disse: << In realtà ci sarebbe un incantesimo efficace >>
Merope esultò: << Oh, grazie al cielo! >>
<< Ma non sono in grado di farlo. >> continuò lui, e un gelo interiore coprì la bambina nel giro di un secondo.
Tremando come una foglia per il freddo generato dai Dissennatori, Merope gli scoccò uno sguardo sconvolto.
<< Non ci credo nemmeno se mi paghi! Di che incantesimo parli? >> domandò scettica.
<< Dell’Incanto Patronus. >> replicò, non guardandola negli occhi.
Merope ricambiò con ostinazione: << Parli dell’animale trasparente? Tom, cosa c’è che non va? >>
<< Forse è meglio che ce ne andiamo di qui >> commentò flebile il Signore Oscuro.
<< E lasciare che quei cosi gironzolino per la città? >> lo attaccò la sorella << Da quando ti tiri indietro di fronte agli ostacoli? >>
In quel momento Tom la ricambiò con fare assassino: << Vuoi capirlo o no che non so evocare un Patronus? >>
Merope, sempre dubbiosa, disse: << A me sembra che tu non voglia evocarlo! >>
<< Tu sai come si evoca?? Con un ricordo felice! >> esclamò in risposta Voldemort per zittirla. La bambina infatti non riuscì a emettere suono per almeno un minuto pieno; aprì leggermente le labbra dallo shock e lo fissò amareggiata.     
<< Stai insinuando che non hai un…? >>
<< Sì. >> la interruppe il fratello, per poi afferrarle il braccio e trascinarla << Andiamo via >>
Ma Merope si divincolò e staccò la presa: << No! Io non me ne vado fino a quando non vedrò i Dissennatori spariti! >>
Voldemort le lanciò un’occhiata di rimprovero: << Cosa vorresti fare tu? >>
<< Se proprio non vuoi aiutarmi, agirò da sola! Al contrario tuo, io ho un sacco di ricordi felici! >>
<< Quell’incantesimo è troppo avanzato per te. >> la informò atono il mago.
<< Non m’importa un accidente! Se non ci provo non potrò mai saperlo! Sai una cosa? Non ci credo che non hai un solo ricordo felice!! >> e detto ciò, la bambina uscì allo scoperto e si fece rendere visibile dai Dissennatori.
<< EHI, SONO QUI! VENITE A PRENDERMI! >>
<< Merope! Sei impazzita?? >> le gridò da dietro Voldemort, ma di rimando ricevette l’occhiata delusa della sorella mentre un branco di fantasmi neri e tangibili avanzavano verso di lei.
Aspettò che fossero abbastanza vicini e si preparò con la bacchetta. Man mano che la loro distanza si dimezzava, il senso di tristezza e inquietudine diventava insopportabile. La brezza gelida la fece barcollare, ma non si perse d’animo e cercò di raccogliere quanto più coraggio poteva.
<< Non credo sia così facile. >> la voce di Voldemort la destò, e quando lei si voltò e lo trovò accanto ne fu inspiegabilmente felicissima.
<< Thomas…! >> mormorò emozionata << Allora lo faremo insieme! >>  
<< Come? >> chiese stupito il Signore Oscuro.
Merope annuì risoluta: << Sarà la prima volta per entrambi. Dovremo collaborare, giusto? >>
Lui la osservò in maniera intensa prima di sorridere malignamente e dire: << Sei proprio come tua madre… >>
Ormai i Dissennatori li avevano quasi raggiunti.
Merope sorrise a sua volta: << Sapevo che mentissi sul fatto di non avere ricordi felici! >> puntò la bacchetta contro le creature e d’un tratto si sentì più sicura di sé stessa.
<< Ci proverò >> asserì Voldemort, prendendola per mano << Devi gridare “Expecto Patronum”. Sei pronta? >>
<< Sono nata pronta! >> esclamò la bambina e si mise in posizione insieme al fratello.
Appena i Dissennatori furono prossimi ad attaccare, i due urlarono.
<< EXPECTO PATRONUM! >> dalle punte delle due bacchette fuoriuscirono raggi di luce opaca accecante che si trasformarono in due fasci candidi e trasparenti.
In un battibaleno, i Dissennatori vennero respinti dai due scudi evanescenti e fuggirono lontano, mentre l’atmosfera intorno a loro tornava calma e solare.  
<< Ci siamo riusciti, ci siamo riusciti! >> saltellò dalla gioia Merope, che non percepiva più malinconia e freddo.
Voldemort però non fiatò; aveva gli occhi sgranati, senza parole.
<< Hai visto, ho evocato un Patronus, e anche tu!! >>
<< È impossibile… >> bofonchiò il fratello, guadagnandosi lo sguardo contrariato della bambina.
<< A quanto pare no! >>
Voldemort continuava ad ignorarla, incapace di credere a quello che stava vedendo: ma ciò che lo scioccò più di tutto non fu che lui avesse evocato un Patronus, o che lo avesse fatto la sorella di appena otto anni…
In quell’istante le due figure bianche si mostrarono davanti a loro, e qui Merope comprese il perché suo fratello fosse rimasto allibito.
<< Abbiamo lo stesso Patronus… >> fece la piccola Riddle, per poi scambiare un’occhiata con Tom.
<< È… è un serpente >> si agganciò Voldemort, pensando che fosse tutto una specie di scherzo.
<< Oh, che coincidenza! >> biascicò la bambina che già doveva abituarsi alla sua forma di Animagus e ora scopriva che anche il suo Patronus era un rettile.
Il Signore Oscuro corrugò la fronte: << Sei consapevole, vero, che normalmente i Patronus dovrebbero essere differenti a seconda del mago? >>
<< Vuoi dire che non dovremmo averceli uguali? >>
<< Esatto. >> confermò Voldemort, rauco.
Merope non sapeva che rispondere: << Beh… forse… forse abbiamo utilizzato agli stessi ricordi! >> ipotizzò veemente << Io ho pensato al nostro primo incontro a Villa Malfoy! >>
<< Ma che… potevi fare a meno di dirlo! >> la sgridò il fratello, imbarazzato e leggermente arrossito in volto << Comunque il mio ricordo non è stato quello… e anche se fosse non c’entra nulla. >>
Merope ci rifletté su: << Allora significa che… noi siamo… >> guardò Voldemort e avvampò << Insomma, siamo… >>
<< Mi spiace ma ti vedo solo come una sorella >> disse sarcastico, mentre le gambe di Merope quasi cedettero.
<< Non hai capito! >> lei voleva dire “legati dal destino”, ma doveva aspettarsi che il fratello non ci sarebbe arrivato.
Voldemort la ricambiò con un’occhiata infastidita: << Invece ho capito tutto, e non mi piace affatto. >>
<< In che senso non ti piace? >>
<< Non mi piace che una persona condivida qualcosa con me, specie se è una mocciosa di otto anni! >>
<< Aspetta… >> Merope lo fissò malissimo << Sei diventato matto?! Trovi che sia umiliante per te che abbiamo lo stesso Patronus?? >>
<< Il serpente è il mio simbolo, non il tuo! Sono io l’Erede di Serpeverde! >> sbottò Voldemort.
La bambina restò pietrificata: << Lo so che sei tu l’Erede di Serpeverde! Pensi che io voglia rubare il tuo posto?? >>
<< A questo punto credo proprio di sì! >>
<< E lo deduci da un animale trasparente?? Tom, io non sono minimamente interessata a… essere come te! Non l’ho deciso io di avere il Patronus identico al tuo! >> Merope trattenne le lacrime. Era sconvolta da quello che Voldemort stava proferendo.
<< Non sei interessata, eh? Ne dubito. >> ringhiò il Signore Oscuro, con il volto serpentesco della sorella che gli tornò alla mente << Potresti essere tornata per questo >>
<< Che cosa!? Lo sai il motivo per cui sono tornata qui, non iniziare a supporre cose non vere! >> disse Merope col cuore palpitante.
Voldemort la squadrò, poi scosse il capo: << Ho visto abbastanza da poter essere certo di ciò che affermo. >>
<< Hai… hai trasformato una cosa bellissima in un complotto inventato! >> balbettò Merope che era sull’orlo delle lacrime << Come puoi accusarmi di una cosa del genere quando decenni fa venni massacrata per sbaglio per questo motivo!? Ti sei dimenticato che avresti dovuto morire tu, e invece fui sacrificata io da quei due Auror?? >>
<< Direi che mi hanno fatto un favore! >> gli uscì spontaneo, incontrollabile e spietato. Si rese conto un secondo più tardi di aver esagerato, da come Merope s’immobilizzò al suolo, gli occhi sgranati e devitalizzati, umidi per le innumerevoli strisce di acqua salata che presero a sgorgare lungo le goti, la bocca tremante e il respiro corto…
<< A me… non piacciono neanche i serpenti… >> singhiozzò la piccola.
Tom Riddle, pentito e dispiaciuto seppur non dava a vederlo, tentò invano di rimediare: << Merope… >>
<< Non mi toccare!! >> gridò lei appena vide la mano del maggiore avvicinarsi alla sua spalla.
<< Credimi, non volevo >>
<< R-raccontalo ai tuoi amici Mangiamorte! >> sbraitò Merope.
<< Non parlavo sul serio… >>
Lei si esibì in una risatina triste: << Come no! Sono stata una stupida, tu non cambierai mai! Sei spregevole… senza speranza! ...Tks… scommetto… scommetto che il tuo bel ricordo felice era la notte in cui hai ucciso papà! Ovvio, troppo bello per essere vero! >>
<< Ti sbagli… >> ribatté Voldemort.
Non le avrebbe mai rivelato che in realtà aveva ricordato la sua nascita, il momento in cui la bambina era venuta al mondo, il giorno in cui sua madre mise alla luce l’unica persona per cui avesse mai provato amore; il giorno in cui la prese in braccio e i loro sguardi s’incrociarono per la prima volta…
<< Ah, no? Non prendermi in giro, maledetto idiota! Sei falso quanto i tuoi abbracci! >>
Il mago fece per rispondere, ma la sorella lo interruppe, piangendo.
<< Lascia perdere…! Sai? I-io stavo per dirti che… che è probabile che abbiamo gli stessi Patronus perché… le nostre vite sono legate… Nell’aldilà ho stipulato un patto che… p-prevede la mia morte se tu venissi sconfitto e… i tuoi Horcrux distrutti. >>
<< Che cosa hai fatto?? >> chiese Voldemort sotto shock e indignato.
<< MA A TE CHE IMPORTA? >> disse Merope, rossa in viso << Oggi mi hai dimostrato che è del tutto inutile redimerti…! Tu fai finta di tenere a me! >>
Il fratello inspirò dalla rabbia: << Questo lo pensi tu! >>
<< Non farmi ridere! Un’anima divisa in sette pezzi non può esserne capace! S-sono un’illusa… e sono stanca! >> concluse rammaricata e indietreggiando.
<< Che stai dicendo?? Torna subito qui! >> urlò disperato il Signore Oscuro, ma quando la sorella si voltò, la sua faccia valeva mille parole.
Col viso rigato di lacrime e la voce sormontata da continui singhiozzi, la bimba avvilita esclamò: << No! Non voglio vederti mai più, mai più! Ho sopportato troppo… T-tieniti pure stretto il tuo Patronus-Serpente e sparisci dalla mia vita! >> girò i tacchi e s’incamminò dalla parte opposta, lasciandolo solo e incredulo per ciò che le sue orecchie avevano udito.
La osservò correre veloce e l’istinto gli disse di seguirla, ma qualcosa lo frenò.
Merope sentì un sonoro crac, si voltò di nuovo e vide che il fratello era scomparso, si era Smaterializzato. Come per timore che comparisse vicino a lei, controllò intorno ma non c’era nessuno.
Se n’era andato…
Meglio così, pensò, visto che non aveva intenzione di guardarlo negli occhi da allora in avanti.
Ne fu lieta in un certo senso, nonostante la rabbia che schizzava da ogni poro della sua pelle.
Eppure nel profondo del suo cuore temeva di essere stata troppo dura. Lui era la sua famiglia, tutto ciò che rimaneva del suo passato e, nonostante la sua ultima uscita infelice, gli voleva ancora bene.
D'altronde doveva accettare una volta per tutte il fatto che suo fratello era Voldemort e non più Thomas…
Una minuscola parte di lei desiderava che il Signore Oscuro non fosse scomparso, lasciandola in balia di sé stessa e senza aiuto. Questa per Merope era un’ulteriore prova che avesse ragione: lui non l’amava e mai l’avrebbe amata al medesimo modo. Voldemort era troppo egocentrico per provare un sentimento meraviglioso come l’amore, ma lei ci aveva davvero creduto. Aveva lasciato l’aldilà per poter adempiere a un compito molto arduo e che ora giudicava impossibile.
Suo fratello non aveva speranze di rimediare al male che nei suoi anni di terrore aveva inflitto agli altri e a sé stesso…
Le venne un nodo alla gola mentre le ultime lacrime le solcavano il viso.
L’aveva persa.
Superato il cimitero, arrivò in piena campagna. Era sola, adesso. Piccola, fragile… debole.
<< Chi va là? >> dei rumori di foglie calpestate la destarono. Sollevò la bacchetta in attacco, ma non vide nessuno. Il cespuglio però continuava a muoversi, e presa dal panico si avvicinò lentamente per controllare.
Appena arrivò abbastanza vicina, una voce alle sue spalle la fece inchiodare al suolo.
<< Alla fine sei venuta >>
Merope si voltò con cautela, quasi paralizzata dall’orrore.
A pochi metri da lei, due uomini anziani la osservavano famelici. Il più robusto Cesar e l’esile Johnson inarcarono le labbra in un sorrisetto di trionfo.
<< Voi… >> mormorò la piccola, stringendo forte la bacchetta.
<< Ti avevamo avvertito di non portare nessuno. >> disse Cesar, avanzando a piccoli passi nella sua direzione << Ma per nostra fortuna ti sei data la zappa sui piedi da sola. >>
Johnson ghignò e l’altro rise di gusto.
<< Avete spedito al cimitero i Dissennatori perché avevate paura di mio fratello, non è così? >> disse Merope, prendendo coraggio << Dopo aver distrutto la mia lapide… Vigliacchi! >>
<< Se non altro… ci hai pensato tu a liberarci del Signore Oscuro >> sorrise maligno Johnson << Ora siamo solo noi tre, come i vecchi tempi >>
Merope provò una montata di collera fuori dal comune: << Bastardi… cosa avete fatto… COSA AVETE FATTO AL MIO AMICO ERIC?? >> gridò, puntando la bacchetta verso i due avversari << LO AVETE UCCISO, MALEDETTI BASTARDI! >>
Cesar e Johnson ricambiarono con l’ennesimo sogghigno.
<< Sì, lo abbiamo ucciso. Curioso, in effetti… ci è stata offerta questa opportunità su un piatto d’argento e noi l’abbiamo colta al volo per arrivare a te! >> spiegò Cesar, divertito.
<< Come facevate a sapere che era un mio amico?? Rispondete, è un ordine! >> esclamò a squarciagola la bambina, mentre alcune lacrime scesero di nuovo lungo le sue guance.
<< Ti doveva essere molto affezionato… era molto preoccupato che ti succedesse qualcosa, sai? >> disse in tono falso Johnson.
Merope parve confusa: << Che state farneticando?? >>
<< È andato a Hogwarts per chiedere a Silente tue notizie. >> rivelò in un soffio il mago robusto, con la piccola Riddle che rimase pietrificata << A quanto pare sapeva che qualcuno voleva farti fuori, così ha chiesto ad Albus Silente se poteva intervenire… ma lui non poteva, non aveva abbastanza informazioni da permettergli di farlo. >>
In quel momento Merope fece cadere a terra la bacchetta. Era stata lei a dire ad Eric che qualcuno voleva ucciderla… ma lo shock più grosso fu quello di scoprire che pur di venirne a capo, l’amico d’infanzia aveva viaggiato fino ad Hogwarts per chiedere aiuto… era talmente spaventato che non ci aveva pensato due volte.
Le voleva bene fino a quel punto…
Iniziò a piangere come una fontana, prima che Cesar continuasse la storia.
<< …Il nostro informatore ci ha avvisati immediatamente; ha preso il suo indirizzo e ci ha mandati a casa sua. Quel Babbano mammalucco aveva intenzione di ricercarti da solo, con le squadre di Auror del Ministero, senza sapere che pochi giorni dopo saremmo venuti noi e lo avremmo sequestrato. Per due mesi lo abbiamo torturato, sperando che dicesse qualcosa su di te, ma niente, ha resistito fino all’ultimo e così lo abbiamo ammazzato. Era inutile, anche se il suo corpo morto è stata un’esca perfetta. >> quando finì di parlare, Merope aveva esaurito i liquidi nel suo corpo.
I suoi occhi erano più rossi e gonfi che mai e non riusciva a respirare.
Eric, il suo amico, era stato ucciso nel tentativo di aiutarla, cercarla, salvarla…
<< La Umbridge… è stata lei… >> bofonchiò a voce soffocata.
<< Quindi la conosci! Esatto, è stata lei a metterci al corrente di tutto. E grazie a lei oggi morirai per mano nostra! >> sbottò Johnson, che insieme al collega drizzarono le bacchette, vogliosi di concludere finalmente la faccenda.
Ma Merope aveva lo sguardo fisso a terra, incredula e sgomenta. Strinse i palmi così forte da farsi male, digrignò i denti e tremò: << Eric… voi… la pagherete… LA PAGHERETE CARA! >> e scagliò più incantesimi che poteva.
Non vedeva e sentiva altro che i suoi rivali. Non si chiedeva neanche come facesse a lanciare e a parare gli attacchi avversari con tanta bravura. Forse la rabbia che scorreva nelle sue vene le diede il vigore necessario.
<< EXPELLIARMUS! >> urlò Johnson, ma Merope annullò l’incanto con la bacchetta.
<< STUPEFICIUM! >>
<< STUPEFICIUM! >>
<< FIANTO DURI! >> Merope schivò giusto in tempo l’attacco di Cesar, che la guardò con fare di ammirazione.
<< Però… non è solito che mocciosi della tua età sappiano duellare così bene >>
La bimba si riprese dallo sforzo e commentò: << Forse siete voi troppo scarsi. >>
Johnson in risposta lanciò un altro “Stupeficium” addosso a Merope, la quale lo affatturò al grido di “Glacius!” e l’uomo cascò pesantemente al suolo.
<< Ehi! >> Cesar la puntò << Petrificus…! >>
La bimba fu più veloce: << Everte Statim! >> disse, per poi osservare la sagoma del mago scagliata a qualche metro di distanza.
Johnson era ancora congelato e Merope poté almeno recuperare le energie. Cesar si presentò pochi secondi dopo, dolorante e incattivito al massimo.
<< Finite! >> l’incantesimo che bloccava Johnson si sciolse. Cesar guardò la bambina assassino, come se volesse ucciderla con gli occhi << Dove hai imparato? >>
<< Ho studiato. Volevo mostrarmi preparata in seguito alla vostra visita di Natale. >> rispose subito Merope << Quindi non azzardatevi a sottovalutarmi! >>
Il più magro sghignazzò: << Siamo due contro uno, mostriciattolo. >>
<< Vi ucciderò prima che possiate farlo voi! >> ruggì la piccola, gonfia di adrenalina.
Cesar e Johnson si scambiarono un’occhiata divertita e compiaciuta. Proprio quando Merope voleva chiedergli il motivo di tanto gaudio, Cesar disse.
<< Ne sei sicura? Incarceramus! >>
Merope si scostò dallo spavento, ma l’uomo non aveva mirato a lei, bensì in un punto alle sue spalle. Si voltò e un attimo dopo vide sbucare dai cespugli un bambino, che sembrava venir trascinato da qualcosa di invisibile e che gridava dalla paura.
Non poteva crederci…
<< IAN! >>
I due uomini afferrarono il bambino, che era già immobilizzato a casa delle funi invisibili.
Non aveva il coraggio di guardare la sua amichetta negli occhi, la quale era a dir poco sconvolta.
<< Bene, bene, bene… uno sporco, piccolo Babbano guardone! >> sbraitò crudele Johnson.
<< Merope! Mi dispiace… >> Ian le lanciò uno sguardo d’aiuto e Merope si coprì la bocca dallo shock.
<< Lasciatelo stare! Ian, cosa ci fai qui, perché mi hai seguita?? >>
Cesar lo precedette: << è piuttosto ironico pensare che abbiamo minacciato la mocciosa di rapirti e torturarti per farla venire, e poi tu stesso sei cascato nella trappola! >>
Il bimbo si divincolò senza successo, poi allacciò le sue iridi azzurre a quelle smeraldine di Merope, e disse: << Merope scappa! Non preoccuparti per me, devi salvarti tu! Ti prego, vattene! >>
<< No, io non ti lascio! >>
<< Che cosa commovente! >> fece Johnson, ridendo malignamente << Peccato che il tuo fidanzatino ci lascerà le penne se non ti arrenderai! >>
Merope si bloccò, incapace di pensare in maniera razionale. Il panico s’impossessò di lei e il terrore di perdere anche Ian, il suo migliore amico, la stava distruggendo.
Il bambino arrossì alla parola “fidanzatino”. Guardò Merope e arrossì ancora di più.
<< Non lasciarti convincere, Merope! >> la incoraggiò, mentre la bambina piangeva per lo sfogo << Salvati, ho detto! Sei qui per un motivo, sei più importante di me! >>
Lei sospirò di meraviglia, ma scosse la testa: << Anche la tua vita è importante! >> impugnò stretta la sua bacchetta e la puntò di nuovo contro i suoi avversari << Liberatelo. Adesso. >>
<< Non credo proprio. >> Cesar mormorò un incantesimo e una luce rossastra venne espulsa dalla punta del suo bastoncino di legno.
Quella luce colpì in pieno petto Merope, che stavolta non era riuscita a evitare l’attacco.
<< AHH! >>
<< NO! MEROPE! >> gridò disperato Ian, che vide la sua amica del cuore scaraventata all’indietro e sbattuta contro una parete di roccia. Cercò di liberarsi dalla trappola di funi e corde, ma era del tutto inutile. Scoppiò a piangere a quella bruttissima scena.
La bimba cadde a terra, svenuta, mentre la sua bacchetta volò lontano.
 

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Capitolo 30
*** CAPITOLO 30 ***


Vittoria

<< MEROPE! >> gridò ancora una volta il piccolo Ian, scoppiando in lacrime alla vista della sua migliore amica svenuta.
<< Non preoccuparti, adesso è il tuo turno, moccioso! >>
Cesar e Johnson sciolsero l’incantesimo che teneva il bambino legato da funi invisibili, poi lo buttarono a terra violentemente e gli puntarono la bacchetta sulla fronte.
<< Quella lì ha la pellaccia dura, dubito sia morta. Finiremo il lavoro dopo aver sistemato anche te! >>
Ian era terrorizzato, ma con le lacrime agli occhi trovò la forza di dire: << Non dovete azzardarvi a toccarla! >>
I due ex Auror sfoggiarono le loro più perfide risate.
<< E cosa speri di fare tu? Sei solo un’inutile Babbano. >> disse compiaciuto Cesar.
<< Un Babbano a cui piace giocare col fuoco. >> aggiunse Johnson << Da quando sei in ascolto? >>
<< Vi ho visti mentre distruggevate la tomba di Merope! >>
<< Ma quindi sai tutto di lei? >> chiese sorpreso il mago robusto.
Ian gli lanciò un’occhiataccia assassina: << So che è una strega, so che è stata uccisa decenni fa, e so che voi siete i suoi assassini! Vi dirò una cosa… non riuscirete a ucciderla di nuovo! Se solo provate a torcerle un capello…! >>
<< AHAHAHAHAH! >> Cesar e Johnson non riuscivano a contenere il divertimento. Un moccioso dal sangue sporco che li minacciava dovevano ancora vederlo…
<< Ci avevo visto giusto, sarai il suo fidanzatino, vero? >> rise a perdifiato Johnson.
A quel punto Ian perse le staffe: << No, non lo sono… Ma lei mi piace molto! >> confessò, prima di alzarsi da terra e scrutarli con fare minaccioso << E appena vi farà fuori le chiederò di diventare la mia fidanzata! Perché lei vincerà… lei è più forte di due vecchi schifosi assassini di bambini! >>   
I due maghi avrebbero continuato a ridere di gusto, ma davanti alla sfacciataggine di un essere inferiore, preferirono passare ai fatti.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa finché Cesar non scaraventò un’altra volta il bambino a terra e non esclamò insieme a Johnson: << Crucio! >>
Le urla di dolore del piccolo erano strazianti. Per parecchi minuti non fece altro che contorcersi e piangere dall’agonia, mentre gli Auror non sembravano intenzionati a smettere.
Ma quel male che stava attraversando il suo corpo per lui era una croce leggera da sopportare, sapendo che stava guadagnando tempo per far rinsavire Merope.
Nonostante le lacrime, Ian riuscì a scorgere la migliore amica a qualche metro di distanza, anche se questa non si muoveva nemmeno di un millimetro.
Provò una grande paura al pensiero che poteva essere morta. Qualcosa dentro di lui, però, gli diceva che non era così; che era viva e presto si sarebbe alzata più forte di prima.
Lo sperava, perché voleva davvero chiederle di fidanzarsi, quando sarebbe finito tutto… era perdutamente innamorato di lei.
<< AAAHHHH! >> ululò dal dolore, cercando di resistere e di non impazzire.
<< Sei fortunato se glielo chiederai nell’aldilà! Ahahahah! >> gongolò Johnson, unendosi nell’infliggere la tortura.
<< NO… NO! BASTA, VI PREGO! >>
I suoi versi strazianti arrivarono fin dove si trovava Merope, che dopo le ultime implorazioni di Ian, lentamente schiuse le palpebre.
Le girava la testa, sentiva soltanto urla infantili echeggiare intorno a lei. Furono proprio quelle a svegliarla.
<< I-Ian… >> si sollevò piano con le braccia. Tremava e dalla fronte usciva molto sangue. Vide grosse gocce rosse cadere sul terreno quando decise di guardare nelle direzione da cui provenivano le urla.
Il terrificante spettacolo le si presentò davanti come un film dell’orrore.
Il suo amico flagellato e torturato dai suoi stessi assassini. La Maledizione Senza Perdono che tormentava ogni centimetro del corpo del piccolo, generandogli uno spasimo inimmaginabile.
Lo stesso che provò la sua mamma quando il nonno le fece del male pochi giorni prima del suo quarto compleanno…
Ora si trovava davanti alla stessa scena, stessa crudeltà e stesso dolore.
 << FINITELA IMMEDIATAMENTE! >>
I due ex Auror interruppero il lavoro e si voltarono verso di lei.
Uno sguardo furibondo adornò il viso di Merope; strinse così forte i pugni che per miracolo non sanguinarono anche quelli; digrignò i denti e un’energia sconosciuta la animò all’improvviso.
Seppur non avesse la bacchetta tra le mani era determinata a fargliela pagare.
<< Lo sapevo >> commentò aspro Cesar, mentre Ian si allontanava ansimante. Agli uomini non importava del moccioso, perciò lo lasciarono andare. Adesso il loro obiettivo era Merope, che li fissava come se volesse ucciderli a distanza.
Ma Ian non si allontanò per scappare, al contrario, era intenzionato ad aiutare la sua amica ad ogni costo. Per questo motivo si mise alla ricerca della sua bacchetta, volata chissà dove tra le sterpaglie.
Gli ci volle qualche minuto, ma poi la localizzò e andò a prenderla il più velocemente possibile. Mentre la afferrava, gli sembrò di intravedere dei luccichii scarlatti che subito dopo sparirono.
Ancora terrorizzato dalla situazione, non si fece domande e raggiunse Merope.
<< Prendi! >> disse il bambino, porgendole il bastoncino di legno.
Ma Merope non lo guardò nemmeno: << Non mi serve quella. >>
<< Cosa?? >>
<< AHAHAHAHAH! Hai deciso di lasciare questo mondo per la seconda volta, eh? Ti accontenteremo! >> esclamò Cesar, beffardo.
Ian scoccò un’occhiata sgomenta all’amica, che però non si scompose.
<< Merope, cosa hai in mente?? >> le sussurrò all’orecchio << Ti serve la bacchetta per difenderti! >>
<< Non ti intromettere! >> sbottò in risposta la piccola, lasciando Ian senza parole.
Johnson e Cesar ripuntarono le armi su di loro e presero ad avanzare biechi.
<< Hai sentito, Babbano? Non ti intromettere. >> disse il mago mingherlino.
<< Lo sai, mocciosa, che lo Statuto Internazionale di Segretezza vieta alla comunità magica di rivelare la propria esistenza ai Babbani? >> chiese retorico Cesar.
Ian deglutì dalla paura, ma cercò comunque di fare da scudo e di proteggere la bambina.
Quest’ultima non batté ciglio: << Io non seguo le regole del Ministero. Ne ho già avuto abbastanza a che fare. >>
<< E cosa speri di ottenere? La sua compiacenza? Vuoi compensare la mancanza di affetto del tuo caro paparino Babbano? >> ghignò Johnson.
Merope sgranò le palpebre e le labbra e una nuova montata di ira la ricoprì in un attimo.
Cesar rincarò la dose: << Non credo che tuo fratello sarebbe contento se lo sapesse. >>
<< Mio fratello non comanda la mia vita. >> rispose rauca la bambina.
<< Ma avrai sulla coscienza la vita del tuo amico. >> e così dicendo, Johnson estrasse una pistola Babbana.
Istintivamente Merope si mise davanti a Ian, proprio nel momento in cui il mago aprì il fuoco e decine di proiettili sfrecciarono nella loro direzione.
Merope non si mosse e con la sua magia bloccò i proiettili per aria che alla fine caddero a terra, innocui.
<< Wow, Merope! Come ci sei riuscita?? >> mormorò piacevolmente colpito, Ian. Non aveva mai visto una cosa del genere.
<< Devi andare a casa! Qui è troppo pericoloso per te! >> lo rimproverò, e al volto contrariato di lui, aggiunse << Devi ascoltarmi! Per favore, torna indietro! >>
<< Vedo che hai imparato a schivare gli attacchi babbani. >> disse Cesar mentre Johnson gettava via la pistola.
Merope gli rivolse un’occhiata in cagnesco.
<< Tanto morirai comunque. >> fece il mago tozzo con la bacchetta sull’attenti.
<< Questo lo vedremo! >>
<< Perché, non vuoi raggiungere la tua mammina nell’aldilà? Si sentirà sola adesso che la sua figlioletta non c’è! >>
<< Grr… state… state zitti! >> la bambina era al limite, desiderava ucciderli a mani nude.
Johnson però continuò: << La tua stupida madre che ha preferito lasciare solo suo figlio piuttosto che sopravvivere. È per questo che non è venuto al vostro funerale, non è vero? >>
Ian era sconcertato dalla cattiveria di quei due individui: << Ma come vi permettete?? Merope, non li ascoltare, vogliono solo provocarti! >>
<< Era umiliante per il Signore Oscuro avere per parenti femmine deboli e indegne.... E tu, povera piccola mocciosa, hai intrapreso la strada di tua madre! Tom non tornerà mai più da te, come tuo padre non è mai tornata da Merope Gaunt! >>
Era troppo, non poteva sopportare oltre.
Sentì la sua seconda natura farsi strada dentro di lei, scaturita da una rabbia insormontabile e implacabile.
<< Merope! >> la chiamò il suo amico quando si rese conto che la bambina stava camminando verso i suoi aguzzini, seria e determinata.
A un certo punto si fermò e, guardando negli occhi i due, ringhiò: << Vedremo chi avrà la meglio, stavolta. >>
Cesar e Johnson all’inizio non compresero, ma poi s’inchiodarono al suolo con una faccia che traspariva assoluto scandalo.
Anche Ian vi assistette e l’unica reazione che ebbe fu quella di farsi sfuggire la bacchetta di Merope dallo shock.
La bimba tramutò i suoi occhi a mezzaluna e i canini in zanne da serpente, poi il suo corpo divenne liscio, squamoso e snello.
Diventò uno splendido Ophide Argenti.
<< Che diavolo…?? >> i due, all’unisono, sobbalzarono. Merope prese a strisciare nell’erba alta, scomparendo dalla visuale dei colleghi maghi.
<< È un’Animagus! >> gridò allibito Cesar, che con la coda dell’occhio controllava ogni angolo intorno a loro << Quella bastarda… è un serpente, Johnson, stai attento! >>
Per parecchi secondi gli ex Auror scagliarono incantesimi alla rinfusa contro l’erba, nella speranza di colpire Merope. Si strinsero uno di fianco all’altro a petto martellante.
Non si vedeva nulla, pareva scomparsa nel nulla.
Poi il rumore di un cespuglio smosso attirò la loro attenzione.
<< Eccola! >> urlò Johnson << Avada Kedavra! >> però dal cespuglio non sbucò nessun serpente morto << Vado a controllare >>
<< ATTENTO! >> Cesar avvertì il collega, ma fu troppo tardi.
L’Ophide Argenti aprì la mascella e si lanciò a capofitto su Johnson, che le dava le spalle. I lunghi e affilati canini trapassarono la gola dell’uomo, mentre il corpo del serpente si avvolgeva su di essa e il mago tentava disperatamente di liberarsi.
<< Maledetta! >> ruggì Cesar, levando la bacchetta per aria nell’esatto momento in cui Johnson cadeva in ginocchio privo di sensi, o forse privo di vita.
Merope si slegò dal collo della vittima per concentrarsi sulla sua prossima preda.
Cesar fece per bofonchiare una Fattura Pungente, quando il serpente lo attaccò mostrandogli i denti acuminati. Non lo colpì, ma lui  sussultò per lo spavento e perse la bacchetta.
Era nei guai, doveva recuperare la sua arma e ucciderla ad ogni costo, o Merope avrebbe ammazzato lui!
Si tenne lontano dall’essere strisciante e si riprese la bacchetta a mano tremante; appena si voltò, sorrise e disse: << È la tua fine! >> peccato che non aveva fatto i conti con la coda dell’Ophide.
D’un tratto il corpo liscio e argentato si mosse a velocità fulminea, tant’è che Cesar non capì cosa stesse succedendo fino a quando non percepì una sensazione strana all’addome, come se un coltello affilatissimo lo avesse infilzato.
Merope aveva usato la sua coda tagliente per ucciderlo.
Il malcapitato guardò il suo sangue sgorgare a fiotti dalla ferita, poi pose le iridi spente sul rettile che, con fiera postura, ricambiava sibilando dolcemente.
<< Non… non è possibile… >> tossì altro sangue prima che Merope ritrasse la coda appuntita dall’addome di Cesar, pregustandone il sangue. L’uomo si accasciò, ormai impotente e prossimo a morire, ma trovò comunque la forza di sussurrare << S-sei la degna sorella di Lord V-Voldemort… non c’è che d-dire >>
Merope lo fissò un attimo, poi, presa dall’indignazione per quelle parole, gli iniettò un grande quantitativo di veleno, mordendolo sul collo.
Dopo poco tempo, Cesar spirò insieme al suo compagno.
Finalmente era finita… era davvero finita.
<< Merope! >> esclamò Ian, che aveva gli occhi fuori dalle orbite e non riusciva a muoversi.
Lei si girò e, pian piano, tornò umana. Aveva un’espressione pressoché sconvolta: il suo braccio e la fronte erano colorati di rosso e sembrava avesse corso una lunga maratona per come faticava a respirare.
I suoi assassini non c’erano più. Aveva vendicato il suo amico Eric, ma soprattutto sé stessa…
Tuttavia era terrorizzata all’idea di incrociare lo sguardo di Ian, pensando che dopo ciò che aveva attuato non avrebbe avuto più il coraggio di guardarla negli occhi.
<< Ian… io… mi dispiace… >>
<< Ti sei trasformata in un… >> il bambino boccheggiava, a dir poco incredulo.
Merope scoppiò in lacrime: << Ho dovuto farlo…! Io… scusami tanto, non avrei dovuto! È stato p-più forte di me! Non credere che sia un mostro, ti prego! >>
Di sicuro sarebbe scappato a gambe levate, ne era convinta. Ma per sua sorpresa, Ian non fuggì, invece sfoderò un gran sorriso ed esclamò.
<< Vuoi scherzare?? È la cosa più fica che abbia mai visto! È… pazzesco! Sul serio, come cavolo hai fatto?? È stato spettacolare! >>
Merope spalancò le labbra e si preparò a piangere dalla gioia. Non poteva crederci… non era spaventato e non provava disgusto nei suoi confronti.
<< D-davvero…? >>
<< Sei stata straordinaria! Hai ucciso quei due imbecilli con una facilità unica! Ma poi il serpente in cui ti sei trasformata è bellissimo, che razza è? Non ne avevo mai visto uno così magnifico! E vogliamo parlare di come hai bloccato i proiettili?? Cavolo… fenomenale! >> continuò lui, rivolgendosi con così tanta ammirazione che Merope rimase allibita.
Sentirsi dire di essere straordinaria da un Babbano era per lei la cosa più bella.
Ciò che non aveva accettato suo padre e che aveva generato in Merope una cicatrice che non era mai rimarginata, lui lo accettava senza problemi…
Temeva di averlo atterrito a causa delle sue capacità, invece Ian si era dimostrato un non-mago molto aperto di mente.
D’un tratto la bimba arrossì e nuove emozioni suscitarono in lei sentimenti che non sapeva di provare nei confronti del suo migliore amico.
Iniziò a guardarlo con occhi diversi. Gli sorrise d’istinto e per un po’ perse la parola.
Era mai possibile che si fosse innamorata di un Babbano proprio come la sua mamma?
<< Che ti prende? >> le chiese, resistendo alla tentazione di abbracciarla per quanto era carina. Voleva che venisse a conoscenza del suo amore, seppur fosse un bambinetto immaturo di nove anni.
Di certo non l’avrebbe preso sul serio, tuttavia desiderava almeno provarci e chiederle se avesse voglia di diventare la sua fidanzatina.
Del resto lo aveva promesso a sé stesso ed era una cosa che si portava avanti da mesi. Non gli importava se era una strega, anzi per lui questo non era affatto una complicazione.
La vide guardarlo intensamente, così esordì: << Ehm, senti Merope, io… >> e fu proprio lì che la bambina si gettò tra le sue braccia, facendolo arrossire più del dovuto.
<< Ti ringrazio… >> singhiozzò Merope, stringendolo con affetto.
Ian la ricambiò e le accarezzò i capelli per calmarla: << E di che? È la verità, sei stata fantastica! >> disse, restituendole la sua bacchetta.      
<< Non… non ti ho fatto paura? >>
<< Ehm… ti ho mai detto che i serpenti sono i miei animali preferiti? >> sorrise il bambino, che si guadagnò le lacrime di gratitudine di Merope.
<< Oh, Ian! Credevo di…! >>
<< Non potrei mai avere paura di te! Al massimo l’hanno avuta quei farabutti! Li hai spediti sottoterra come meritavano e hai fatto bene, non devi sentirti in colpa, Merope! >>
La bimba si commosse ulteriormente e lo strinse di nuovo a sé, ma poi Ian s’impietrì e trattenne il respiro.
<< Cosa c’è? >> per un eterno secondo, Merope temette che Cesar e Johnson si fossero risvegliati. Levò la bacchetta prima di assumere un volto di puro stupore.
Suo fratello era lì che li guardava con uno sguardo per metà minaccioso e per metà scioccato.
Merope si mise subito davanti all’amichetto. 
<< Cosa ci fai qui?? >> domandò, impaurita più per la sorte di Ian che per altro.
Voldemort la penetrò con le sue pupille rosso-sangue: << Pensavi veramente che me ne fossi andato? >>
<< Se devo essere sincera, sì! >>
<< Sciocca >>
Merope spinse ancor più indietro Ian e fulminò il fratello con lo sguardo: << Fammi capire: io rischiavo di rimetterci la pelle e tu ammiravi lo spettacolo da dietro le quinte?? >>
<< Dovevi ucciderli tu, ricordi? Me lo hai ripetuto mille volte, e io ti ho accontentata >> replicò flebile il Signore Oscuro, saettando le mezzelune sanguigne dalla bambina al moccioso Babbano.
<< E tu avresti potuto proteggermi! >> sbottò arrabbiata Merope << Non c’era bisogno che te lo dicessi, doveva venirti spontaneo! Invece sei stato lì a guardare per tutto il tempo…! >>
Voldemort commentò: << Quanto siete lunatiche, voi donne… >>
<< Fermo! >> gridò la sorella quando vide che si stava avvicinando << Dimmi che cosa vuoi! >>
Il passo del Signore Oscuro rallentò per poi bloccarsi. Fissò la minore con occhi spietati quando prese la bacchetta per proteggere quel sudicio Babbano da lui.
<< Mi sembra ovvio, ti riporto al rifugio. >> disse, con una nota sprezzante nella voce fredda.
Merope scosse il capo: << Ti ho già detto che non voglio più vederti! >>
<< Non è quello che pensi >> la canzonò crudele, e purtroppo per lei aveva ragione. Merope non diceva sul serio, perché l’ultima cosa che voleva era abbandonare suo fratello, ma le parole con cui si era rivolto nei suoi confronti furono la goccia. Sperava che un allontanamento temporaneo gli avrebbe fatto aprire gli occhi sul suo comportamento e sul suo essere un non-umano.
Cercò di non far trasparire la tristezza riflessa sul suo volto e disse: << Voglio prendermi una pausa >>
<< Una pausa di cosa? Non fare la stupida! Non capisci che noi due siamo destinati a stare insieme? >> domandò Voldemort in tono retorico e Merope abbassò la bacchetta, munita di espressione turbata.
<< Hai scoperto come ho ucciso il nonno, quindi… >> mormorò << Avevo promesso alla mia amica di non fartelo sapere… >> disse la bambina.
Voldemort fece un passo deciso verso di lei: << La tua amica Ariana, eh? E a lei cosa importa del tuo Animagus? >>
<< Oh, sì che le importa! >> esclamò Merope, su tutte le furie << Temeva proprio quello che stai facendo in questo istante! Adesso mi vuoi solo perché sono un Ophide Argenti! Lo hai detto tu che ne desideravi uno da tutta la vita, e ora che hai l’opportunità di tenerlo a portata di mano non vuoi lasciartela scappare! >>
<< No, Merope. Voglio portarti con me perché sei mia sorella. >> rispose semplicemente Voldemort, procurandosi risa beffarde.
<< Sei un bugiardo. Tu non mi hai mai voluto bene e ciò che mi hai detto prima lo dimostra! >>
Il fratello corrugò la fronte e ringhiò in maniera inquietante, ma Merope proseguì.
<< Torna dai Mangiamorte, a quest’ora saranno preoccupati >> sputò << Senza di me, ovviamente. >>
<< Tu verrai con me. >> sibilò minaccioso il Signore Oscuro mentre puntava la bacchetta verso Ian << O il tuo amico dal sangue sporco morirà! >>
Ian indietreggiò dalla paura.
Merope spalancò la bocca e scoppiò in lacrime: << Tom, no! Non farlo! >>
<< Se ci tieni alla vita della feccia, ti consiglio di seguirmi. >> abbaiò atono e ostile Voldemort.
<< E io ti consiglio di abbassare quella bacchetta! >> lo rimbeccò la sorella.
Come previsto, o come Merope sperava di prevedere, Voldemort ebbe un attimo di esitazione.
Per un po’ i fratelli incrociarono i loro sguardi, poi lui assunse un tono di sfida: << Altrimenti? >>
<< Mi perderai per sempre. >> sussurrò tra le lacrime.
<< Capisco… >> disse gelido Tom Riddle, che distolse l’arma dalla traiettoria del bambino. Pareva a dir poco furioso, tuttavia decise di non far esplodere la sua rabbia << Sentiti libera di avvinghiarti a quel lurido Babbano. Ma poi non permetterti di tornare da me, a meno che tu non voglia strisciare ai miei piedi! >>
Merope ebbe un colpo al cuore: << Io non ti sto abbandonando! Voglio solo che tu comprenda la gravità delle tue azioni e a cosa possono portare! >>
<< Davvero pensi che lo farei… per te? Una balorda Maganò! O una schifosa babbanofila, se preferisci. >>
<< No… non parlarmi così, lo sai che non mi piace! >> urlò Merope.
Voldemort sogghignò: << Ha importanza? Volevo congratularmi con te per aver affrontato egregiamente i tuoi assassini e averli uccisi, ma è evidente che la mia compagnia non ti è gradita. Preferisci le effusioni di una feccia. >>
<< No, non è così! E non parlare del mio amico in questo modo! Credimi, io voglio stare con te, però tu devi cambiare! Devi renderti conto che hai compiuto degli sbagli e che continui a farli! >> ormai la bambina era nel pieno della disperazione.
<< Io ho compiuto degli sbagli? Io? >> il Signore Oscuro si animò di nuova collera << Forse dovresti accorgerti di quanto sia stato inutile per te tornare sulla Terra, allora. Sei una povera illusa. >>
Merope lo vide allontanarsi improvvisamente e, incredula, elaborò le ultime parole del maggiore mentre scoppiava in un fiume di pianto. Tentò di raggiungerlo, ma Ian la fermò con la forza.
<< Ricordati che è a causa tua se sono diventato ciò che sono, è tardi per rimediare. >>
<< Tom, ti prego! >>
<< Ora mi supplichi? Non credo proprio >>
<< Io tornerò, Thomas! >> pianse a dirotto Merope.
<< Non tornerai. Ti ho dato la possibilità e hai rifiutato. Inoltre sei stata tu per prima a ripudiarmi… le preghiere pietose degli ipocriti non le ho mai sopportate. >> sibilò freddo e tetro Lord Voldemort, lasciando completamente sconcertata la sorella << I miei sentimenti nei tuoi confronti non sono mai mutati, al contrario di ciò che insinui tu! Cosa pensi che abbia provato quando sei stata uccisa, eh?? Gioia, allegria?? Ero furibondo, indignato con il mondo intero! E tu… tu osi affermare che non ti ho mai voluto bene?? >>
Merope era sbiancata e non riusciva a ribattere. Si sentiva un gran senso di vergogna nel cuore… ad aver anche solo proferito quelle parole.
<< Dopo la tua morte ho deciso di diventare Lord Voldemort e non posso più cambiarlo! È stato frutto delle mie scelte, del cammino che ho deciso volontariamente di intraprendere! E di certo non lo ritengo uno sbaglio, non mi sono mai pentito! >>
<< M-ma io… io sono rinata per questo… il mio unico scopo è…! >>
<< IL TUO UNICO SCOPO E’ SOSTENERMI, ACCOMPAGNARMI E STARE AL MIO FIANCO! Il fatto che sei un’Ophide è solo un valore aggiunto, Merope! >> gridò d’un tratto il fratello, facendo sussultare dal terrore sia Merope che Ian << Sei un Ophide Argenti! Dovresti seguirmi senza esitare! >>
La bambina era talmente abbattuta che avrebbe allagato l’intera campagna a suon di lacrime.
Il fratello le aveva appena tagliato le gambe riguardo la sua missione, le aveva già anticipato che sarebbe stato un compito impossibile, al limite della fantascienza.
In quel momento le sue certezze crollarono e d’un tratto la sua seconda esistenza le sembrò inutile, vuota, priva di un fine concreto…  
Però lei non voleva arrendersi. Il desiderio di salvare l’anima di Voldemort non l’aveva mai abbandonata, neanche quando lo aveva cacciato dal cimitero pochi minuti prima…
<< Aspetta! >>
Il fratello le lanciò un’occhiataccia: << Se proprio vuoi stare vicino a me, questa è la tua ultima possibilità. Ti sto facendo un regalo, quindi riflettici bene. >>
<< Io… >> sospirò Merope, non sapendo cosa fare.
<< Merope! >> il piccolo Ian la richiamò e quando lei gettò la testa nella sua direzione, la guardò come per avvertirla di fare la scelta giusta e di non cedere.
La bambina si voltò verso entrambi e sentiva che nel profondo avrebbe voluto dividersi a metà e accontentare tutti e due.
Ma non poteva…
Alla fine stabilì cosa fare, ma era certa che si sarebbe pentita amaramente.
Con un dolore nel cuore, Merope diede un ultimo sguardo fugace a Voldemort per poi dargli le spalle e raggiungere Ian.
Non aveva il coraggio di guardare il fratello negli occhi e si mise a singhiozzare intensamente. L’amico la abbracciò, terrorizzato ma anche rassicurato dalla scelta saggia della bambina, mentre Voldemort non sembrava troppo sorpreso, anzi quasi se lo aspettava.
<< Molto bene >> commentò il mago oscuro, disgustato << Hai preso la tua decisione. >>
<< Hai Nagini. N-non hai bisogno di un altro serpente >>
<< Giusto >> rispose lui << In effetti… Nagini è più utile e servizievole di una lurida traditrice >>
Merope lo ascoltò in pena, sempre voltata dalla parte opposta.
<< Divertiti col tuo amico Babbano >> la schernì, con la voce fredda stranamente sottile << E non provare a ripresentarti… te ne pentiresti. >>  
Il rumore forte di una Smaterializzazione echeggiò nella campagna proprio nel momento in cui Merope si coprì la bocca e cadde in ginocchio piangendo.
Ian la strinse più forte e, tirando un sospiro di sollievo nel constatare che quel mostro se n’era appena andato, provò a consolarla: << Ehi… va tutto bene, tutto bene… >>
<< N-non va affatto tutto bene! >> sbottò devastata << Mio fratello mi ha l-lasciata, non vuole più vedermi… ma io l’ho fatto per lui… non voglio c-che si perda… >>
Le lacrime e i continui singhiozzi la facevano tremare.
<< Non succederà… Merope, devi andare avanti a testa alta e impegnarti per, ehm… salvarlo! Del resto è quello il motivo per cui sei qui! >> disse Ian, un po’ incerto dopo aver assistito dal vivo alla scenata di Lord Voldemort.
Lei annuì e si asciugò le palpebre.
<< Se ti va posso ospitarti di nuovo a casa mia. Vedrai che tra qualche giorno starai meglio! >> propose il bambino per tirarla su.
<< No >> rispose subito Merope, procurandosi l’espressione delusa dell’amico << Ian, ti ringrazio tanto, ma… questo non è il mio mondo, non è il mio posto, capisci? Sono una strega, qui non mi sento completamente a casa. >>
Lui tentò di ribattere prima che Merope lo interrompesse.
<< A-avviserò i parenti di Eric che… >> le ennesime lacrime fuoriuscirono dai suoi bulbi oculari << Che non c’è più… il problema è che il suo corpo è stato incenerito dal servo di Tom e… >>
<< Vieni… >> Ian la accolse tra le sue braccia quando si esibì di nuovo in un pianto isterico << Era il nonno di un mio compagno di classe… Hai detto che lo conoscevi, non è così? >>
<< E-era il mio migliore amico, 50 anni fa… >> soffiò Merope << Un uomo meraviglioso… e per colpa mia è morto… >>
<< Non è stata colpa tua! Su, non piangere… >>
<< Ian, io… voglio partire domani >>
<< Cosa?? È da tanto che non ti vedo! >>
<< Anche tu mi sei mancato, però devo andare… devo andare a Hogwarts! >> lo informò la piccola, all’improvviso ravvivata dalla determinazione.
<< Alla Scuola di Magia? E perché vuoi andarci? >>
 << Devo risolvere un piccolo problemino. >> disse Merope, pensando con rancore alla professoressa Umbridge << Ovviamente dopo aver parlato con i parenti di Eric… sai dove si trovano? >>
Ian sospirò dalla sconforto. Si era messo in testa di confessargli i suoi sentimenti, ma purtroppo doveva accettare il fatto che in quella circostanza non sarebbe stato proprio il caso…
La guardò e sorrise: << Sì, li conosco… andiamo, ti accompagno >>
I due lasciarono il cimitero e si diressero a casa della figlia di Eric per dare la terribile notizia. Dovettero avvisare l’altro figlio Nato Babbano Leo per convincerli che non ci sarebbe stato un corpo su cui piangere e Merope, seppur non dell’umore giusto, fu costretta a rivelare la propria identità, avvalorata dalle vecchie foto d’infanzia che Eric teneva custodite e che ritraevano i due bambini insieme, sorridenti e felici.
Leo rimase scioccato nello scoprire che suo padre conosceva la sorellina del Signore Oscuro e per fortuna non aveva avuto grossi problemi nell’accettarlo, anche se all’inizio la sua presenza lo metteva a disagio, soprattutto ricordando che mesi prima aveva minacciato di ritirare suo figlio da scuola a causa di Merope. Ma la bambina si era dimostrata assai solidale e gentile nei loro confronti, cosa che gli permise di accettarla quasi nell’immediato.
A quel punto Leo capì il motivo per cui Eric pretese di far visita a Silente; la bambina raccontò ogni particolare e i famigliari non poterono far altro che unirsi nel dolore.
Fino al giorno seguente, Merope stette a casa di Ian e dei suoi genitori, che la accolsero come fecero la prima volta. Non sapevano che fosse una strega, ma i due la consideravano una seconda figlia e per lei era tutto ciò che contava veramente.
<< Ciao, Merope! >> la salutò Ian la mattina dopo, guadagnandosi un abbraccio affettuoso.
<< Ci rivediamo, te lo prometto! >>
<< Mi hai detto la stessa cosa l’ultima volta >> le fece notare il bambino.
<< Non preoccuparti, tornerò >> arrossì Merope, consapevole di essersi presa una cotta per il Babbano. Peccato che non sapeva di essere ricambiata.
<< Lo spero… ma cerca di venire il fine settimana! Non voglio marinare ancora la scuola o mamma e papà alla fine lo scopriranno! >>
Merope ridacchiò: << Tranquillo >>
<< Abbi cura di te e stai attenta! >> disse Ian.
La bionda gli sorrise dolcemente: << Certo, ti manderò un gufo! Controlla sempre in camera tua, non posso inviarli all’ingresso, i tuoi non devono scoprire che sono una Strega! >>
I due si fissarono con calore.
<< E non essere triste per tuo fratello, intesi? >> la raccomandò il piccolo.
La bambina annuì malinconica, ma lo abbracciò di nuovo, come per riacquistare un po’ di allegria.
<< Ciao… >>
Merope salutò anche i genitori di Ian e finalmente partì. Armata di bacchetta e di un viso più spento che mai andò fuori città, dove poi sarebbe partita in volo verso Londra.

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Capitolo 31
*** CAPITOLO 31 ***


Ritorno a Scuola

Merope indugiò qualche istante prima di aprire il grande portone di quercia del castello di Hogwarts.
Ci aveva messo relativamente poco a giungere a destinazione, forse perché non vedeva l’ora di trovarsi faccia a faccia con quella donnaccia chiamata Umbridge…
Provò un senso di timore davanti al magnifico edificio. Quasi si era dimentica della sua infinita bellezza, dello scoglio su cui sorgeva, del Lago Nero e della Foresta Proibita…
L’ultima volta che ci mise piede fu diversi mesi prima, quando fuggì dalla grinfie dell’Inquisitore Supremo. Eppure la prospettiva di fargliela pagare non la rendeva felice quanto si sarebbe aspettata.
Durante il viaggio, la piccola non fece che pensare al suo fratellone. Entrambi si erano voltati le spalle a vicenda e adesso non sapeva se lo avrebbe più rivisto, o peggio, se Voldemort sarebbe stato propenso ad accoglierla di nuovo.
Lei voleva stare con lui, ma al tempo stesso non aveva intenzione di accontentare i desideri del Signore Oscuro. Il suo Animagus lo avrebbe spinto a continuare con la sua vita criminale e Merope non era tornata di certo per questo.
Inoltre i suoi pensieri si indirizzarono a Ian. Il suo migliore amico per cui, solo ieri, si era resa conto di provare qualcosa. Si era innamorata, e purtroppo della persona sbagliata.
Ian era un bambino premuroso, dolce e gentile… sarebbe stato un fidanzatino perfetto se non fosse per quel piccolo neo: era un Babbano.
Merope non era una persona carica di pregiudizi, al contrario del fratello, però sarebbe stato un grosso problema se avesse manifestato apertamente i suoi sentimenti. Voldemort non glielo avrebbe mai permesso: sia per non cadere nello stesso errore che fece la madre, e sia perché non avrebbe mai acconsentito che sua sorella instaurasse un rapporto di affetto con un essere inferiore.
A malincuore, aveva deciso di dimenticarlo, di toglierselo dalla testa… doveva proteggerlo dalla furia di Voldemort, che seppur l’avesse abbandonata, niente le avrebbe assicurato che il bimbo non sarebbe stato in pericolo.
Non voleva perdere un altro amico, non lo avrebbe sopportato.
Un paio di lacrime solcarono il suo viso, ma le asciugò velocemente e si concentrò sul suo obiettivo del giorno.
Respirando a fondo, aprì l’enorme porta della scuola. La Sala d’Ingresso era proprio come se la ricordava: immensa, lucente, maestosa e magica.
Non c’era nessuno, nemmeno il custode.
Salì in fretta e furia le scalinate di marmo, pensando che a quell’ora dovevano essere tutti nella Sala Grande a pranzare.
Il chiasso concitato degli studenti permeava le mura. Il cuore della bambina batté forte nel petto. Il momento era arrivato.
Appena entrò, decine di voci echeggiarono nelle sue orecchie. Studenti e insegnanti erano seduti ai propri posti. Vide i professori, tra cui Silente e la Umbridge, in fondo sul loro tavolo.
Una rabbia smisurata scosse le sue vene alla vista della faccia da rospo.
Accadde tutto in un secondo, finché quelle voci allegre e spensierate si spensero all’improvviso.
Gli studenti si erano accorti della sua presenza, l’avevano riconosciuta e avevano iniziato a ululare in silenzio dallo stupore.
<< Ma quella è… >> Hermione aveva fatto cadere la sua forchetta. Il suo volto traspariva sgomento.
Anche Harry e Ron si girarono verso la porta e rimasero a dir poco pietrificati.
Draco la vide e si sbrodolò addosso il succo di zucca: << Ma che diavolo ci fa qui?? >> chiese sotto shock, mentre il tavolo di Serpeverde, come le altre tre Casate, era intento ad ammirare la figura immobile della bambina.
<< Merope! >> George era saltato dalla sedia, inspiegabilmente sollevato nel vederla a qualche metro di distanza, viva e vegeta.
Il grido di quel nome fece zittire anche i professori.
Hagrid, Vitious, la Mcgranitt, la Sprite, la Cooman e Piton si voltarono per primi e spalancarono la bocca. In seguito la Umbridge, che assunse un’espressione di puro sdegno, quasi spaventata dal fatto che fosse lì.
Mentre Silente la adocchiò per ultimo. Non sapeva cosa dire o pensare, sapeva solo che di sicuro aveva lo sconcerto dipinto in faccia.     
<< Sei tornata! >> esclamò Hagrid, facendo sussultare i colleghi, ma la bimba non rispose. Era piuttosto seria e squadrava in particolare un punto preciso, quello della Umbridge.
In quell’istante gli insegnanti, tranne quest’ultima, lasciarono il posto e fecero per precipitarsi da lei, ma Silente li bloccò.
<< Merope…! >> le sussurrò Harry << Che ci fai qui?? >>
La bimba incrociò il suo sguardo e in quell’istante la cicatrice di Harry pizzicò di dolore.
Il ragazzo si massaggiò la fronte e Merope distolse subito gli occhi da lui perché scrutò il vecchio preside avvicinarsi.
<< Piccola, perché sei tornata? >> chiese Silente, inginocchiandosi alla sua altezza e guardandola in maniera intensa.
Merope era arrabbiata anche con lui, ma finalmente parlò: << Affari urgenti, preside. >> disse in tono retorico.
Silente sembrò non capire, così rivolse le iridi verso gli altri insegnanti, che cercavano risposte.
Ma la bambina pose l’attenzione sull’unica persona rimasta seduta al tavolo dei professori, sorrise sarcastica ed esordì a voce alta.
<< Sorpresa di vedermi, Dolores? >>
La diretta interessata mantenne il sangue freddo nonostante la sua postura stesse cedendo.
<< Come, scusa? >> domandò, finta tonta e col solito timbro sgraziato.
Harry, Ginny, Fred, George, Hermione e Draco si alzarono per vedere meglio cosa stesse accadendo. Preoccupati, percepirono l’atmosfera pesante creatasi.
<< Sorpresa di vedermi ancora viva? >> precisò perfida Merope, mentre il resto del corpo insegnanti la fissò confuso.
Silente pareva ancora più perplesso, però non fiatò e rimase accanto alla bambina.
La Umbridge deglutì, tuttavia si impegnò a mostrarsi impassibile: << Non so di cosa tu stia parlando. >>
Merope rise: << Ma davvero? >>
Hagrid scambiò un’occhiata sconvolta con la Mcgranitt.
<< Signorina, per favore, puoi dirci il motivo per cui sei tornata? >> chiese la professoressa di Trasfigurazione, stufa di tutti quei misteri.
<< N-non eri con Tu-Sai-Chi? >> si accodò la Sprite, timidamente.
La bambina disse: << Non voglio parlare di lui. >> e dopo aver ricevuto una sgranata di occhi generale, si rivolse ancora alla Umbridge << Perché qui dentro qualcuno ha compiuto un atto terribile. Tu lo sai di chi sto parlando, VERO PROFESSORESSA UMBRIDGE? >>
Ora la professoressa di Difesa si sentiva puntata da numerosi raggi laser. Ogni sguardo era orientato verso di lei.
<< Come ti permetti! Devi darmi del lei, mocciosa! >> stavolta Dolores trovò la forza di ribattere.
<< Non do del lei a una persona che non rispetto >> asserì la piccola, con le labbra degli studenti che si spalancavano dall’ammirazione.
Hermione si coprì la bocca, forse per paura che venisse punita o forse solo perché non se lo aspettava. Harry aveva gli occhi fuori dalle orbite, invece Fred e George avevano l’aria di chi volesse adottarla immediatamente.
<< Basta, Merope! >> Silente assunse un tono arrabbiato per via dell’atteggiamento della bambina. Fino a prova contraria si stava rivolgendo a un adulto e non poteva comportarsi in quel modo.
Merope scattò la testa nella sua direzione, trattenendo imminenti lacrime. Approfittò del mutismo in Sala per porre una domanda.
<< Scusate se sono entrata senza salutare >> iniziò la piccola con i primi singhiozzi << Ma dovevo per forza passare di qui. Signor preside >> e Silente annuì con veemenza << Per caso qualche mese fa è venuto un uomo Babbano di nome Eric Ward? >> fece in modo che sentissero tutti e, come previsto, gli studenti alimentarono l’ennesimo mormorio.
Gli insegnanti si scambiarono sguardi consapevoli.
<< Sì, Merope. Due mesi fa >> disse Silente, stupito << Come lo sai? >>
In quel momento la bambina scoppiò a piangere. Aveva fatto il possibile per resistere, ma non ce la fece.
Hagrid, la Mcgranitt e Piton accorsero in aiuto di Silente per tranquillizzarla, mentre gli alunni di Hogwarts provarono tristezza alla scena. A Harry montò una collera fuori dal comune.
<< Tesoro, che ti prende? >> fece dolcemente Hagrid.
<< E-era venuto per me, vero? >> tirò su col naso e rivolse gli occhi gonfi a Silente, che la penetrò da dietro gli occhiali a mezzaluna.
La Umbridge si sentì d’un tratto troppo accaldata e cercò di non gravare in atteggiamenti contraddittori.
<< Parli di mio nonno? >> a un certo punto si levò in aria la voce di un ragazzino appartenente alla Casa di Tassorosso, visibilmente triste << è scomparso da tanto tempo, la mia famiglia non riesce a trovarlo! >>
Merope fece un respiro profondo e disse: << Ho avvisato io la tua famiglia. Eric è morto! >>
<< Cosa? >> Piton gridò, allibito.
Il nipote di Eric si zittì e sbiancò, in evidente stato di shock.
La Mcgranitt si avvicinò alla bimba piangente, la mano sul cuore: << Come sarebbe a dire? >>
<< Merope… >> Silente la incoraggiò a continuare.
<< È stato ucciso! Ucciso dai miei assassini! >>
Il clamore che generò non si poteva descrivere. Ma la bambina continuò, cercando di fermare i singhiozzi.
<< Lo hanno usato come esca per arrivare a me! è stato rapito, torturato e infine ammazzato! >> lo sguardo furente sulla Umbridge << E tu! Tu hai dato il suo indirizzo a quei due bastardi! SEI STATA TU, MALEDETTA MEGERA! >>
Hermione non poté stare a guardare oltre. Corse dalla bambina e la abbracciò da dietro quando i professori indietreggiarono a quell’affermazione.
<< Shh! Tranquilla! >>    
<< Sei sicura di ciò che affermi? >> chiese la Mcgranitt alla bimba.
Lei annuì mesta.
<< C’è qualcuno che può confermarlo? >> intervenne Piton, sconvolto.
La Umbridge si vide in trappola, ormai tremava dal nervosismo.
<< Io >> adesso Silente fissava la professoressa Umbridge con fare sospetto << Era nel mio ufficio e ha preso il suo indirizzo per poter inviare… >> e qui fece due più due << …degli Auror a casa del signor Eric. Era preoccupato per te, sapeva che qualcuno voleva ucciderti, ed è venuto dal sottoscritto per chiedere aiuto >>
<< Dolores! >> esclamarono all’unisono Vitious e Sprite. Ma lei non batté ciglio.
<< Questo non dimostra nulla, signor preside >> cinguettò leziosa << Non abbiamo alcuna prova che ciò che la bambina sta dicendo sia la realtà. E se fosse vero, potrebbe essere stato ucciso da qualche malintenzionato Babbano >>
Merope esplose di un odio inimmaginabile: << SONO STATI I DUE AUROR A DIRMELO! >>
Il sorrisetto falso della Umbridge scomparve, al suo posto una smorfia di orrore.
Silente strabuzzò le palpebre: << Merope, tu hai…? >>
<< Io li ho affrontati! >> urlò, esibendo un fiume di lacrime << Ieri stesso! Volevano farmi fuori, ma io sono stata più veloce e li ho uccisi! >>
<< Oh mio Dio… >> mormorò Hermione, che faticava a mantenere il corpo tremante della bambina.
<< COSA?? >> gli insegnanti e Silente erano senza parole e spaventati insieme.
Harry, Ron, Fred e George si guardarono terrificati. La Umbridge, se possibile, ancora peggio.
<< Io non c’entro niente con tutto questo! Non so che cosa volessero quelle persone e non le conosco! Silente, prenda provvedimenti, perché è inammissibile accusare me, Inquisitore supremo, di un… >>
Merope la interruppe: << STAI ZITTA, BALDRACCA! >>
<< Merope! >> la ripresero gli altri professori, sconcertati.
La Umbridge sembrava una belva da cui usciva fumo dalle orecchie: << Come mi hai chiamata? >>
<< Ti ho chiamata baldracca! Se vuoi ti appioppo altri nomignoli, VECCHIA RIMBAMBITA! >>
Fred e George erano a bocca aperta, e non solo loro.
<< Tu hai permesso ai miei assassini di trovare il mio amico… lo avete usato come carne da macello! >> esclamò concitata Merope << Io però l’ho vendicato! Mi spiace, Dolores, ma non siete riusciti nel vostro intento! Se vuoi cercare i resti dei tuoi amichetti, sono nella campagna adiacente di Great Hangleton! >>
Silente non sapeva chi guardare tra la bambina e la professoressa di Difesa contro le Arti Oscure. Incredulo come i professori e gli studenti, uniti dallo stesso sentimento.
<< Sicuramente il Ministero accetterà di andare a controllare >> fece la Mcgranitt a Merope << Vero Dolores? >>
La strega le rivolse un brutto cipiglio: << Ne sono certa! Ma voi davvero credete che una bambinetta tutta sola sia riuscita a uccidere due uomini adulti?? Dai, siate ragionevoli! È un’assurdità inventata! >>
<< Vedremo quanto sarà inventato quando il Ministero troverà i corpi di quei bastardi! >> rispose atona Merope.
La Umbridge non ci vide più: << Assurdo! Tutto questo per un misero Babbano? Siamo alla frutta, signor preside! >>
A quel punto la platea intera, tranne i membri di Serpeverde, tormentò la donna con tante paia di occhi puntati. Ma la più irritata era proprio la bambina, che si liberò a forza dalla presa di Hermione e avanzò verso di lei digrignando i denti.
<< Giusto… perché la vita di un Babbano non vale nulla! >>
La faccia da rospo fece un passo indietro, intimorita dal passo della piccola.
<< Si può tranquillamente torturare e uccidere… tanto era un lurido Babbano, vero??? >> Merope si bloccò.
<< Ah, proprio tu ragioni in questo modo?? >> sbraitò la Umbridge, riferendosi al fatto che fosse la sorella di Lord Voldemort.
<< Sì, perché io non sono e non sarò mai come mio fratello… >>
Hermione si commosse, Harry e Ron sorrisero involontariamente e persino Neville la ammirò per un istante.
<< …E nemmeno come te! >> sputò infine.
Adesso quasi tutti gli studenti di Hogwarts e gli insegnanti la guardavano con occhi diversi. Era talmente palese che alcuni non volevano crederci, ma la bambina era davvero diversa da Lord Voldemort. Non ragionava e non agiva come lui… era una bambina normalissima e buona come pochi.
<< Eric era un uomo meraviglioso! Non ha esitato ad accogliermi a casa sua, non aveva pregiudizi nei miei confronti… e voi me lo avete portato via, BESTIE! >> pianse la bambina << MI FAI SCHIFO! TU E IL MINISTERO AVETE UCCISO UN UOMO INNOCENTE! >>
Hagrid stava per fermare la sua furiosa corsa, quando Merope tirò fuori la sua bacchetta e la levò verso la Umbridge.
<< Merope, quella è una bacchetta?? >> chiese Silente, raggiungendola.
<< Esatto, è la mia bacchetta! >> rispose Merope, spostandosi dalla sua traiettoria per prendere di mira la Umbridge << Se volete scusarmi, devo dare una lezione a quella donnaccia! >>
Silente e gli altri ignorarono i fatti sulla bacchetta e si allearono per farla ragionare.
<< In mano a un bambino, una bacchetta è molto pericolosa. Dalla a noi, Merope >> sussurrò Piton, nella speranza di convincerla.
Purtroppo non era così facile e la bimba, in lacrime, disse: << Dovete promettermi che andrete a Great Hangleton a cercare i cadaveri…! >>
<< Va tutto bene… >> la Mcgranitt le accarezzò i capelli << Adesso però abbassa la bacchetta >>
<< No! Non deve passarla liscia! È complice dell’omicidio di Eric! >>
<< Silente, faccia qualcosa! >> sbottò Vitious, spaventato.
Il preside sospirò amaramente: << Merope, non cedere alla collera. Tu non sei come lui… >>
Merope gli lanciò un’occhiata triste, rabbiosa, vendicativa… non capiva cosa stesse provando, era come se le sue emozioni si fossero fuse in un unico vortice confuso.
Si guardò intorno e l’intera Sala la stava osservando in un silenzio teso. Non valeva la pena mostrare il proprio lato debole a un pubblico che già non la vedeva bene. Voleva dimostrare agli altri di essere diversa.
Fece per distogliere l’arma, non rendendosi conto che la Umbridge aveva levato la sua.
<< EHI! >> fu Harry a urlare, accortosi prima di tutti di ciò che voleva fare la donna. Prese la sua bacchetta e corse verso Merope per proteggerla.
Silente si voltò appena in tempo. Vide Dolores estrarre il bastoncino di legno e puntarla contro la bambina.
Nell’esatto momento in cui anche Piton e la Mcgranitt stavano per difenderla, Merope sollevò lo sguardo su di lei e urlò.
<< Expelliarmus! >> dalla punta della bacchetta venne scagliato un raggio di colore rosso che colpì in pieno la Umbridge, scaraventandola all’indietro e facendo cadere alla rinfusa piatti, bicchieri, cibo e posate per terra. Anche lei cadde al suolo, svenuta e con ancora la bacchetta tra le mani.
Un lungo periodo di silenzio seguì l’incredibile scena. Per aria non volò una mosca, finché i professori, tranne la Mcgranitt, Hagrid e Silente, non accorsero.
<< Ops. >> fece Merope, sarcastica << Chiedo scusa, mi è scivolata la mano. >>
Draco era completamente allibito.
<< C-come ci sei riuscita??! >> Hagrid s’immobilizzò dallo shock, considerando che Merope avesse solo otto anni.
<< Tanta esercitazione, Hagrid >> ghignò soddisfatta la bambina.
Minerva si girò verso di lei a occhi spalancati: << Signorina. >>
<< Lo so, lo so, non dovevo >> avrebbe voluto mostrarsi dispiaciuta, ma proprio non ce la faceva. Quindi aspettò la dura sentenza della Mcgranitt, che però non fu come se la immaginava.
<< Volevo solo dirti che ti stimo >> la corresse Minerva, sorridendole e facendole l’occhiolino.
Merope era stupita: << Ah… beh, grazie! >>
<< Non diciamo sciocchezze >> intervenne Silente, per poi rivolgersi alla bambina con tono severo << Non devi più farlo, hai capito? È un membro del Ministero. Siamo già ai ferri corti, non vogliamo ulteriori problemi. >>
<< Preferiva che mi colpisse? >> chiese infastidita.
<< No, Merope… avremmo agito noi >>
<< Ho attaccato per difendermi! Hanno ammazzato Eric, è il minimo che io le avessi fatto! >>
<< Oh, piccola… >>
<< Di sicuro non verrà mai condannata perché è protetta dal Ministero! Signore, il mio amico è morto, e lei… lei non ha fatto niente! Le ha chiesto aiuto personalmente, se ci fosse stato lei a quest’ora sarebbe ancora vivo! >> il viso di Merope fu solcato dalle ennesime lacrime.
Silente, avvilito, si rialzò allontanandosi: << Ne parliamo dopo. Adesso ho altro a cui pensare >> disse, in riferimento alla professoressa svenuta << Hagrid, resta qui e controlla che non faccia altri danni. >>
Hagrid annuì e quando anche la Mcgranitt si unì ai colleghi per portare la Umbridge in Infermeria, la bambina sentì gli sguardi di ogni singolo studente filtrare ogni centimetro del suo corpo.  
Si girò e arrossì, consapevole di essere al centro dell’attenzione.
<< Ehm… buongiorno >> scrollò le spalle, imbarazzata.
In un lampo, e senza che lei potesse prevederlo, i ragazzi di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero si alzarono in piedi e le applaudirono, fischiando ed emettendo urla di tifo.
Merope sorrise di meraviglia. Con la coda dell’occhio si accorse che solo un bambino di Serpeverde fece altrettanto con entusiasmo. 
Appena le loro pupille si incrociarono, lui le lanciò un sorrisetto malizioso, facendola avvampare all’improvviso, ma non ebbe alcuna possibilità di osservarlo meglio perché le braccia di Hermione si strinsero di nuovo intorno al suo collo.
Non capiva se la ragazza stesse piangendo o ridendo per l’accaduto, ma la bimba la ricambiò, mentre Fred e George scavalcavano in un balzo il tavolo insieme a Harry, Ron e Ginny, che si buttarono a capofitto su di lei per farle i complimenti.
<< Con tutto il cuore, non solo la Mcgranitt ti stima! >> esclamò Fred, abbracciandola.
Ron si aggregò: << Davvero, hai fatto ciò che noi studenti avremmo voluto fare dall’inizio dell’anno! >>
<< Insegnami, maestro! >> disse George, prostrandosi ai suoi piedi.
La bimba ridacchiò, ancora velata dalle precedenti lacrime di tristezza.
<< Hai eseguito un Incantesimo di quel calibro nonostante la tua età! Notevole! >>
<< Vi ringrazio… mi sono allenata molto ultimamente! >>
<< Sei stata straordinaria! La Umbridge se l’è meritato, hai fatto benissimo! >> Hermione pareva felice. Non le era solito approvare simili condotte, ma dopo quello che aveva udito dalla bambina, pensò che il limite era stato oltrepassato << Se è vero che è stata lei a permettere che trovassero il tuo amico e lo uccidessero… oh, credimi, Merope… mi dispiace un sacco…! >>
La bambina sospirò e abbassò lo sguardo: << Già… era un buon amico. >> poi si voltò verso il nipote di Eric, Jacob, il quale era seduto a contemplare il vuoto, chiaramente depresso << I suoi parenti sono distrutti… >>
<< Sono sicuro che Eric sarà fiero di te >> esordì una voce famigliare.
<< Harry! >> esclamò emozionata Merope, abbracciandolo con affetto e con gli occhi umidi << Lo pensi davvero? >>
Lui non replicò, perché la cicatrice gli faceva un male cane. La bimba gli rivolse un’occhiata preoccupata.
<< Tutto bene? >> chiese, tutti gli occhi puntati su di lui. Ma non fece in tempo a proferire qualcosa perché Hagrid prese in braccio la bambina.
<< La mia Grifondoro preferita! Vieni qui! >>
<< Mi sei mancato, Hagrid! >>
Gli altri rimasero di sasso.
<< Frena! Tu sei una Grifondoro?? >> Ron aveva le pupille ristrette. A quella notizia gli studenti della Casa si eccitarono maggiormente, invece i Serpeverde non la presero bene, soprattutto Draco che pensava di aver sentito male.
<< Non ve lo ha riferito? >> chiese Hagrid.
Harry, Ron, Hermione e Ginny si scambiarono occhiate di felicità.
<< Beh, sì… sono una Grifondoro. Lo scoprii il giorno in cui andai nell’ufficio di Silente, lì c’era il Cappello Parlante e l’ho indossato… >> Merope divenne un peperone.
<< Oh, ragazzi, ve lo avevamo detto! Batti il cinque, compagna! >> disse George, che premette il palmo contro quello della piccola ridendo come un pazzo << Fate largo, gente! È una dei nostri! >>
I ragazzi si risedettero sui loro posti, con il Guardacaccia e Merope al seguito.
<< Il tuo fratellino inquietante lo sa? >>
<< Scherzi, Ginny? Non penso proprio di dirglielo… non so come la prenderebbe. Anzi lo so, malissimo >>
<< E chi se lo sarebbe mai aspettato? >> bofonchiò scioccato Ron << La sorellina di Voi-Sapete-Chi una Grifondoro… >>
Hagrid la posò su una sedia, accanto ai gemelli: << Sì, in effetti ci sono rimasto anche io… >>
<< Allora potrai restare con noi! >> asserì Hermione << Non preoccuparti, non permetteremo che ti trattino come l’ultima volta >> si voltò verso Neville che distolse lo sguardo.
<< Credo che mi sia guadagnata la loro simpatia appena ho Schiantato quella brutta schifosa megera >> ribatté Merope, provocando il riso generale << Non le darò pace, adesso! >>
Fred la strinse a sé: << Conta pure su di noi, biondina! >>
<< Se uniamo le forze, renderemo la sua vita un inferno! >> aggiunse Fred.
<< Voi due mi siete mancati più di tutti! >> Merope era al settimo cielo. Il ritorno a Hogwarts si stava rivelando meno traumatico di quanto avesse pensato.
Ora che gli studenti erano disposti a trattarla un pochino meglio si rasserenò, anche se l’aver nominato suo fratello le fece tornare alla mente il suo ultimo ricordo con lui…
Uno spasimo da parte di Harry la destò.
Si stava massaggiando ancora la cicatrice e sembrava che gli procurasse molto dolore.
<< Harry… la cicatrice! >> disse Merope, osservandolo con sospetto.
<< S-sto bene… tranquilla… ah! >> Harry si piegò in due per la fitta lancinante. Gli amici accorsero in suo aiuto e perfino Hagrid si spaventò.
Hermione lo guardò con severità e disse: << Ci risiamo! Avevi detto che eri riuscito a chiudere la mente a…! >> ma si ammutolì, sapendo che davanti c’era la sorella di Voldemort in ascolto.
Merope però non era stupida: << Chiudere la mente a mio fratello? >>
I ragazzi si girarono imbarazzati nella sua direzione, ma la bambina si concentrò su Harry. Nel momento in cui i loro occhi si intrecciarono, la cicatrice pulsò ancora sulla sua fronte.
<< Tu lo sai? >> chiese Hermione, a dir poco sorpresa.
<< Ovvio che lo so… >> fissò di nuovo Harry, tormentato dall’ennesima fitta.
<< Ma come fai a saperlo? >> fece Hagrid.
<< Me ne sono accorta dalla prima volta che sono venuta. So come agisce Tom… è a causa mia se gli fa male >>
<< Cosa?? No, non sei tu, Merope! >> ma nel dirlo, Harry provò un dolore terribile.
Lei trattenne le lacrime: << Certo che sono io! Percepisce la mia presenza… Harry, non devi lasciarti controllare da lui! >>
<< F-fosse facile! >> biascicò il ragazzo, agonizzante.
<< Allora forse sarebbe saggio per entrambi che non ti stia vicino… >> sentenziò rammaricata << Ieri abbiamo litigato e ci… ci siamo detti addio… non voglio che qualcuno mi ricordi mio fratello, almeno per un po’ >>
<< Vi siete detti addio?? Ma che è successo? >> chiese Ron.
Merope scoppiò a piangere: << Preferisco… preferisco non parlarne… >>
I Weasley, Hermione e Hagrid non sopportavano di vederla in quello stato, così la strinsero in un abbraccio collettivo.
<< Quindi il tuo intento di farlo rinsavire non ha funzionato? >> sussurrò imprudente Ron, dato che la bambina lacrimò più forte.
Hermione gli diede una gomitata: << Ron! >>
<< Scusa! >> brontolò il rosso.
<< V-vi spiegherò tutto quando me la sentirò… ora non voglio proprio pensare a Thomas >>
<< Beh, puoi venire da me, se ti va. Zanna sarà felice di vederti >> le propose dolcemente Hagrid.
Lei lanciò un’altra occhiata al povero Harry e fece “no” con la testa.
<< Vado in Infermeria. Di sicuro gli insegnanti vorranno spiegazioni… poi ammirare la Umbridge svenuta sul quel letto mi tirerà su il morale >> con la manina li salutò e corse in direzione dell’infermeria.
<< Aspetta! Devi raccontarci cosa hai combinato negli ultimi mesi! Come hai fatto a uccidere quei due? Ehi, non scappare! Ecco, non mi ha sentito >> disse George.
<< Ahhh! Io l’adoro quella bimba, non posso farci niente! >> disse Fred << Baldracca… Baldracca! Chi avrebbe avuto il fegato di gridare in faccia all’arpia una tale offesa così sfacciatamente? >>
Ma gli amici non li ascoltarono, occupati a controllare le condizioni di Harry.
Infatti le parole della bimba si dimostrarono veritiere, perché una volta andata via, la sua cicatrice smise si pizzicare.
<< Come va? >> gli chiese Ginny, apprensiva.
<< Meglio… >>
<< Amico, è Merope che ti fa questo effetto >> Fred gli scoccò la freccia.
<< Me ne sono accorto, grazie mille >> rispose Harry, che finalmente si era ripreso.
Hermione lo guardò accigliata: << Aveva ragione, quindi… Harry, devi cercare di evitarla, purtroppo >>
<< Ma io non voglio evitarla! >> protestò contrariato.
Ron seguì Hermione: << Altrimenti sentirai sempre dolore alla cicatrice >>
<< Non basta Silente? Adesso deve evitarmi anche lei? >> sbuffò il Prescelto.
<< Si vede che è necessario. Per lo meno non darai campo libero a Tu-Sai-Chi di aprirti la mente! >> lo rimbeccò Ron.
<< Bene così, più Merope per noi! >> esclamò George, sorridendo al gemello.
<< E per me pure! >> si aggregò Ron.
Fred lo guardò storto: << Ma che, tu nemmeno ti fidavi di lei! Guarda caso adesso ti è simpatica! >>
<< L’attacco alla Umbridge è stata la cosa più bella che abbia visto quest’anno! Tutti la amerebbero! >>
Harry a quelle stupide affermazioni andò su tutte le furie: << Voi non dovete toccarla, chiaro?? >> gli sembrò che non fosse lui ad averlo urlato, ma qualcun altro dentro di sé… difatti i fratelli Weasley, Hagrid e Hermione ne restarono alquanto allibiti.
<< Che ti prende? Mica è tua sorella >> fece Fred, la fronte aggrottata.
<< Già… sì, hai ragione >> Harry scosse il capo tra le sue mani, pensando che fosse stata la stanchezza a farlo parlare in quel modo.
Hermione e Ron si preoccuparono.
<< Deve tenere molto a lei, Voi-Sapere-Chi… >> dissero all’unisono.

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Capitolo 32
*** CAPITOLO 32 ***


Confidenze

Merope arrivò all’ingresso dell’infermeria e la prima cosa che vide fu un assembramento di persone che discutevano tra loro sull’accaduto, accerchiati intorno a un letto.
Tutti i professori e Silente sembravano preoccupati, cosa che divertì molto la bambina, visto che di sicuro stavano fingendo.
Sentì distintamente i piagnucolii leziosi della Umbridge mentre Madama Chips cercava di calmarla. A quanto pare la donna si era ripresa dallo svenimento.
Bussò tre volte sulla porta in modo da segnalare la sua presenza, e quando i maghi si zittirono e si voltarono, lei esibì un sorrisetto beffardo.
<< Come sta la baldracca? >> chiese, raggiungendoli a saltelli.
Silente le rivolse uno sguardo allucinante, invece la Mcgranitt trattenne a stento un risolino.
<< Come osi parlarmi così, piccola maleducata! >> si agitò la Umbridge, la quale sussultò dal terrore appena sbucò dall’orda di insegnanti.
Ma Merope, dal canto suo, godeva come un bambino col suo primo lecca-lecca.
<< Ritieniti fortunata, brutta racchia! Ieri mattina ho spaccato i denti a un Mangiamorte, se vuoi saperlo! >>
Piton, Cooman e Sprite sgranarono gli occhi. Vitious e Mcgranitt si fissarono mezzi increduli e mezzi ammirati.
<< C-cosa? >> fece la Umbridge, ora spaventata sul serio.
<< Merope! >> Silente agguantò la piccola e la portò fuori mira. La guardò con intensità e disse << Smettila di comportarti in questo modo! Ti ho già detto che non è il caso! >>
La bambina aprì bocca per rispondere, ma fu preceduta dalla Umbridge.
<< Tenete quel mostro… lontano da me! >> sputò, immobilizzata e dolorante.
<< AH! Divertente! >> Merope estrasse la sua bacchetta e con fare minaccioso la puntò contro la Umbridge, la quale ebbe un colpo al cuore insieme ai suoi colleghi che non sapevano come reagire << Tu e i tuoi amichetti uccidete un mio amico e io sarei il mostro?? Ahahahaha! Vai al diavolo! >>
<< Signorina! >> la voce tonante della Chips rimbombò nella stanza << Sei pregata di non spaventare i miei pazienti, questa è un’infermeria! E bentornata, eh! >>
Merope provò una grande rabbia, tuttavia capì che stava esagerando e decise di non andare a fondo.
<< Ha ragione, devi calmarti! >> Vitious, per quanto era minuto, si mostrò talmente severo che la bambina annuì a malincuore e abbassò l’arma.
Piton tirò un sospiro di sollievo: << Grazie al cielo >> disse mellifluo.
<< Già che ci sei, perché non vai al San Mungo a farti curare?? >> sbraitò crudele la Umbridge, e Merope sentì l’istinto omicida attraversarle il cervello.
Con uno scatto e una furia senza pari, la piccola cercò di fiondarsi addosso alla strega e picchiarla a sangue, ma fortunatamente fu bloccata in tempo dalla Mcgranitt.
<< BRUTTA STREGA ASSASSINA! VOLDEMORT E’ PIU’ BUONO DI TE! SCHIFOSO ESSERE! >>
Seppur gli insegnanti rabbrividirono al suono di quel nome, lanciarono alla Umbridge un’occhiataccia.
<< Agitarsi non serve a nulla! Vieni con noi, su! >> la professoressa di Trasfigurazione trascinò via Merope da lì, con al seguito Silente, Piton, la Cooman e Vitious.
Uscirono fuori e lasciarono andare la bambina. Lei guardò i visi scuri e fermi degli adulti e una parte di lei avrebbe voluto scoppiare in lacrime dalla collera che le premeva dentro.
Silente pareva il più nero di tutti: << Non tollero simili comportamenti nella mia scuola. Soprattutto da te, Merope! Quando ti ho conosciuta mi hai dato un’impressione diversa. >>
<< Ma non capite che ha compiuto un crimine?? Eric è morto e voi siete qui che la difendete! >> Merope aveva un diavolo per capello e vide gli altri insegnanti dare ragione a Silente, facendola infuriare ancora di più.
La Mcgranitt ribatté: << Lungi da me difendere… quella. Purtroppo, però, per avvalorare le tue accuse servono prove concrete, quindi finché il Ministero o chi che sia non trova i corpi dei tuoi assassini nel luogo in cui li avresti uccisi, non possiamo fare nulla… >>
<< E anche se ci saranno le prove >> esordì Piton, soave << La Umbridge fa parte del Ministero. Difficilmente verrebbe condannata, se nel caso è coinvolto persino il Ministro in persona >>
Merope aveva voglia di spaccare tutto. Era un’ingiustizia, una grossa e orribile ingiustizia!
<< Questa bacchetta dove l’hai presa? >> chiese d’un tratto il preside in tono autoritario.
<< Era la bacchetta di mia madre >> spiegò la bimba << Però adesso è mia, mi ha scelto >>
<< Ti ha scelto? >> Silente sembrò alquanto stupito.
<< Sì, signore! >>
Vitious intervenne: << Non hai ancora 11 anni, vero? >>
<< No… non so com’è successo, ma mi è fedele! Anche mio fratello non se lo aspettava. >> disse Merope, accennando un piccolissimo sorriso che svanì subito << Lui pensa che mi ubbidisce perché sono identica a mia madre di carattere… >>
Dopo un eterno minuto di silenzio, Silente sospirò e le strappò dalle mani la bacchetta.
<< Comunque sia, finché non capirai che non è un giocattolo per minacciare la gente, non la vedrai per un po’. >> sentenziò mentre se l’infilava nel mantello.
Merope si disperò: << Eh? No, aspetti! >>
<< Devi imparare la lezione, mi dispiace! >> esclamò alla fine Silente, non ammettendo repliche.
<< La prego… Tom me l’ha confiscata troppe volte… me la sono sudata quella bacchetta! >> quasi lo supplicò in ginocchio. Non aveva intenzione di perderla di nuovo… era l’unico ricordo della sua mamma.
I professori guardarono dispiaciuti Silente, che alla fine dovette sforzarsi di esaudirla. Evidentemente avergli fatto notare che Voldemort aveva agito nella stessa maniera lo convinse a cedere.
Merope trovò di nuovo il sorriso, ma il preside non voleva andarsene senza sbraitare la dovuta ramanzina.
<< Te la do, a patto che non la usi per attaccare o ferire in qualsiasi modo certi professori o anche studenti. >>
<< Ma per chi mi ha presa? >> la bimba era sconcertata << Secondo lei farei del male agli studenti o a voi? Solo alla Umbridge, ovvio! >>
La Mcgranitt si morse il labbro per non ridere, perché tutti gli altri parevano più che seri.
<< Neanche la Umbridge. Serve cautela di questi tempi, col Ministero >> disse la Cooman a voce velata.
<< Oh, certo! Quindi dovrei rispettare un’istituzione che ha cercato di uccidermi, è questo che mi state dicendo?? >> sbottò Merope. Prima che Piton potesse proferire qualcosa, lei proseguì << Sapete che a Natale i miei assassini sono penetrati nel rifugio di mio fratello e hanno tentato di strangolarmi?? >>
Vitious si strozzò, la Mcgranitt e la Cooman si coprirono la bocca con la mano, Piton fece una smorfia di disappunto mentre Silente si limitò a sospirare.
<< Sapete che, prima che li facessi fuori, hanno profanato la mia tomba?? Sapete che mi hanno mandato decine di Dissennatori per Baciarmi?! >> era così infuriata che le sue pupille vibravano. Non poteva capacitarsi del fatto che a loro non importasse di andare a fondo alla questione e di condannare quella maledetta donnaccia.
<< Ci dispiace davvero tanto… dev’essere stato terribile affrontare tutto questo da sola >> biascicò la Mcgranitt, le palpebre umide.
Merope a quella frase si bloccò, riempì i polmoni e cercò di non piangere: << Non ero sola… mio fratello era con me… >>
<< Era con te? >> ora Silente acquistò un tono più paterno << Ti ha aiutato? >>
Intanto che Merope stroncava sul nascere i primi singhiozzi, Piton, Vitious, la Cooman e la Mcgranitt assunsero uno sguardo a dir poco sconvolto.
Lei annuì, rossa in viso: << Quando è accaduto l’episodio di Natale, lui era andato al Ministero, quindi non era p-presente. Io gliel’ho riferito solo una settimana dopo… dovevate vedere com’era imbestialito. Nei giorni seguenti non faceva altro che controllarmi, si sentiva in colpa perché non era riuscito a proteggermi come il giorno in cui fui uccisa… a un certo punto diventò asfissiante, però capivo che lo faceva per me, anche se non voleva ammetterlo >> numerose lacrime le rigarono il viso << Ieri poi, di mattina presto, all’ingresso del nostro rifugio ho trovato il corpo di Eric… desideravo vendicarlo a ogni costo, ma Tom non era disposto a lasciarmi di nuovo… così mi ha accompagnato a Great Hangleton. E poi… sono arrivati i Dissennatori >>
<< E come avreste fatto a evitarli? >> chiese incredula la Cooman, ansiosa di sapere il seguito.
<< Esatto! Vi siete Smaterializzati? >> si accodò Vitious.
Ai presenti sembrava lecito dubitare che una bimba di otto anni e Lord Voldemort, il mago oscuro per eccellenza, non fossero stati in grado di cacciarli via grazie all’Incanto Patronus: Merope perché era troppo piccola, mentre il Signore Oscuro non poteva semplicemente neanche provarci…
<< No. Abbiamo evocato un Patronus. >> rivelò la bambina, lasciandoli a bocca spalancata. Dalle facce che trapelavano, si vedeva che faticavano a crederci.
Silente stesso fece una smorfia divertita e scettica.
<< Tu-Sai-Chi che evoca un Patronus? >> l’insegnante d’Incantesimi rise di gusto, pensando fosse una battuta.
<< Lui? >> fece eco la Mcgranitt, esibendo una smorfia confusa.
<< Non è affatto l’Oscuro Signore, allora. >> commentò aspro Piton.
<< Lui non è mai stato in grado di eseguire un Incanto Patronus per la sua mancanza di ricordi felici. Né tantomeno dovrebbe riuscirci una bambina. È un incantesimo troppo avanzato alla tua età. Scusami se diffido, ma è già assurdo pensare che Lord Voldemort provi amore per una persona e che voglia proteggerla, figuriamoci credere che abbia un Patronus. >> confessò Silente.
Merope non ne fu molto entusiasta: << Io l’ho visto, ho visto il suo Patronus uscire dalla sua bacchetta e il mio Patronus dalla mia! Dopo che i Dissennatori si sono dileguati però Tom si è arrabbiato, perché… >> l’ennesimo velo di tristezza la scurì in volto.
La Mcgranitt le mise una mano sulla spalla per incoraggiarla: << Perché…? >>
<< P-perché avevamo g-gli stessi Patronus… >>
<< Cosa? >>
Merope tirò su col naso: << A lui non piace che qualcuno abbia una caratteristica in comune, non lo sopporta… nemmeno se quel qualcuno sono io! >>
Silente iniziò ad acquistare interesse, così la richiamò e in tono comprensivo le chiese: << Che forma avevano? >>
<< Beh, potreste arrivarci da soli >> roteò le pupille.
I colleghi di Hogwarts si scambiarono un’occhiata d’intesa.
<< Un serpente? >>
<< Sì… >>
<< Puoi provarlo? Potresti evocare il tuo Patronus adesso? >> chiese la Cooman, curiosa.
Merope si rabbuiò, consapevole di non averci provato più da quando suo fratello l’aveva lasciata: << Non sono dell’umore giusto >>
<< Se dici la verità, significa molto >> esordì Silente, avvicinandosi a lei.
<< L-lo penso anch’io >> e scoppiò in lacrime << Ma lui ha detto che normalmente i Patronus sono diversi da persona a persona! >>
<< È vero, ma a volte succede che se si è legati particolarmente a qualcuno, il Patronus può assumere la stessa forma >>
A quelle parole Piton fece uno strano verso malinconico, ma nessuno ci badò.
<< Il giovane Harry Potter, per esempio, ha lo stesso Patronus di suo padre: un cervo >> continuò Silente, calmo.
Ma dalla sua espressione si capiva che era alquanto dubbioso riguardo il suo racconto.
Merope scosse il capo: << Non ci posso credere…! Per questa sciocchezza mi ha accusata di voler prendere il suo posto al potere, visto che “il serpente è il mio simbolo, non il tuo!”. Quel brutto idiota! >>    
<< Sei sicura di quello che stai dicendo? >> fece il preside, poco convinto.
<< Sì, signore! Ovviamente non è vero, ma a causa di ciò abbiamo litigato molto, finché io non l’ho ripudiato… >> calde lacrime si posarono sulle labbra screpolate << Non ne potevo più, pensavo fosse sulla strada giusta del cambiamento… invece era rimasto il mostro che è sempre stato >> si asciugò il viso e proseguì, con gli insegnanti che la ascoltavano sconsolati << Non voleva lasciarmi e insisteva di riportarmi al rifugio, mi ha incolpato di mancanza di fiducia perché non poteva accettare che io pensassi che non mi volesse bene. In pratica mi ha detto in faccia che in realtà mi ha sempre amata… e io… io p-potevo raggiungerlo, lì, in quel momento… tuttavia ho rifiutato, p-per fargli comprendere… i suoi errori >>
Silente la strinse in un abbraccio consolatore, sotto gli occhi impietriti degli insegnanti che non sapevano se crederle o imitare le gesta del preside.
<< Vieni qui… va tutto bene >>
<< C-ci siamo detti entrambi addio… io pensavo che il suo Patronus fosse la prova che stesse cambiando, invece… >>
<< Non so… non sono convinto >> disse Piton, dubbioso.
Merope lo fissò: << Su cosa? >>
Piton ricambiò col suo sguardo vacuo: << Non mi convince… tutto. Il Signore Oscuro che prova sensi di colpa ed evoca un Patronus… io lo conosco, sono stato un Mangiamorte anni fa, se non lo sai, e ti posso assicurare che non è minimamente capace di amare una persona >>
<< Ha ragione >> si accodò la Mcgranitt, preoccupata << Sarebbe un miracolo se così fosse >>
Vitious approvò: << Mi dispiace, ma non riesco a crederti >>
La bambina montò di nuovo collera dentro di sé. Vide Silente non ribattere e sospirare come uno che non conosce risposta. Ancora una volta si accorgeva di essere sola: << Lui si comporta così solo con me! Mi vuole bene, volete capirlo?? >>
Tutti si guardarono in silenzio.
<< Vorremmo tanto capirlo, Merope… >> commentò Silente.
<< La prima volta che sono venuta a Hogwarts mi credevate! Cos’è successo?? >> ringhiò la bimba, su tutte le furie.
<< Non biasimarci, piccola… probabilmente è vero che tiene molto a te, insomma forse… ma dire che abbia usato l’Incanto Patronus ci fa dubitare di tutto il resto >> fece la Cooman, osservandola dietro i suoi enormi occhiali rotondi.
Merope era incredula, desiderava sbottare le peggiori parole esistenti, ma si trattenne: << Quindi non credete neanche che io, da sola, abbia ucciso i miei carnefici. >>
Un altro lungo istante di quiete si diffuse intorno a lei, e a Merope venne da piangere per l’ennesima volta.
<< Beh, è un po’ surreale, non trovi? >> chiese retorica la Cooman, con una punta di timore nella voce.
<< Tks, ovvio… scommetto che adesso darete piena solidarietà alla Umbridge, vero?? >>
<< Merope… >> soffiò Silente nell’intento di calmarla, ma fu inutile.
<< LEI NON PARLI! >> esplose la piccola Riddle, in lacrime << NON HA FATTO NIENTE PER AIUTARE ERIC! NIENTE! >>
Mentre i professori sussultavano dallo sgomento, Silente non si scompose, un velo di tristezza sul volto.
<< In questo periodo non ho avuto la possibilità di muovermi. Sono successe un sacco di cose >>
<< Ah, sì?? Bella scusa! Eric intanto è morto stecchito! >>
<< Dobbiamo trovare il suo corpo prima di condannare la Umbridge, Merope… >> disse Vitious.
<< Come?? Non vi basta la mia parola? Non credete nemmeno all’omicidio del mio amico?! >> sbottò la bambina, arrabbiatissima.
Silente tentò di rimediare: << Sul tuo amico non ho dubbi, è stata lei a passare le informazioni ai tuoi assassini e noi tutti sappiamo che dici la verità, che è stato rapito e ucciso. Ciò non toglie, però, che questo non prova il resto della tua storia >>
Merope era a bocca aperta. Di nuovo le salì l’istinto omicida, ma non contro la Umbridge, bensì contro Silente, cosa che non pensava potesse accadere.
<< S-sapete una cosa? Era meglio che tornavo da mio fratello! >>
<< No, tesoro… non devi dire questo! >> esclamò la Mcgranitt, accigliata.
Merope abbassò lo sguardo e bofonchiò: << Io non sono come lui, ma è comunque un membro della mia famiglia… l’unico rimasto. A questo punto mi chiedo se abbia fatto davvero la scelta giusta ad abbandonarlo… >>
Si voltò per andarsene, singhiozzante, ma Silente la prese e la fermò.
<< Tu lo avrai anche abbandonato, ma lui ha fatto la stessa cosa. Da questo dovresti dedurre che tipo sia tuo fratello. >>
<< Sono stata io a volerlo. Lui voleva portarmi con sé. >>
Silente insisté: << E per cosa? Per collaborare nei suoi crimini! >>
Merope si ammutolì, spiazzata.
<< Ho indovinato, non è così? Merope, tuo fratello ama solo il potere e la magia oscura, nient’altro! Da quanto tempo cerchi di redarguirlo? Se ti avesse amata veramente più della magia, a quest’ora sarebbe cambiato. Secondo me lui tiene a te, ma non abbastanza. Ammiro il tuo coraggio e la tua perseveranza nel voler raggiungere i tuoi obiettivi, però questo tuo obiettivo è al limite dell’impossibile… e mi rincresce. >>
Quelle parole ferirono Merope con più ferocia di una spada. Non si sarebbe mai immaginata un livello tale di sfiducia da parte di chi avrebbe dovuto sostenerla nella sua battaglia. Soprattutto da Silente, il mago più valoroso e potente del mondo…
Lo guardò mesta, percorsa dal rancore e dalla freddezza del momento.
Si curò di abbassare la voce quando pronunciò al preside le seguenti parole: << Come fa ad essere il fratello di Ariana? >>
In quell’attimo di puro stupore, Silente parve congelarsi sul posto, incapace di reagire.
Merope gli lanciò un’ultima occhiata di rabbia prima di dileguarsi, piangendo a dirotto.
La Mcgranitt fece per correre verso di lei, ma Piton la trattenne. Di sicuro la loro presenza non sarebbe stata gradita dalla bambina, ma i professori erano comunque dispiaciuti, nonostante si rispecchiavano a pieno nelle insinuazioni di Silente.
<< Lasciamola sola… >> proferì Vitious.
<< Sì, sarà meglio. >> disse Piton << Cos’ha, professor Silente? >>
Il preside aveva assunto un’espressione sconvolta e allibita. Quando Piton lo interpellò, per qualche secondo rimase nella sua posizione, poi sussultò al suo richiamo. Gli insegnanti lo fissavano preoccupati, ma lui si rivolse con finta disinvoltura.
<< Niente, niente… forza, andiamo dalla Umbridge. Avrà bisogno di sostegno >> disse per distrarli, perché i suoi occhi erano ancora incollati alla figura della piccola, ormai lontana.
 
Voltò l’angolo del corridoio, decisa a non vedere nessuno.
Merope avrebbe voluto più appoggio dagli insegnanti di Hogwarts. Le fece male udire le parole di Silente, perché erano le stesse che aveva pronunciato suo fratello poco prima di Smaterializzarsi.
Voleva morire di nuovo… non riusciva a tollerare così tanta sofferenza.
La verità era che Tom le mancava da impazzire. Doveva celarlo agli altri, però. Loro non erano capaci di capire cosa stesse provando nelle ultime ore… la sensazione di abbandono, di solitudine e tristezza che sentì quando il suo papà fece finta di non conoscerla.
Calde lacrime inumidirono le palpebre della bambina.
Non sapeva dove stesse andando, ma proprio nell’istante in cui pensò di dirigersi nella Sala Comune dei Grifondoro per buttarsi sul divano e dormirci su, una mano sconosciuta punzecchiò la sua spalla.
<< Ehi, ciao…! >>
Appena si voltò, Merope ebbe il cuore il gola e inspiegabilmente arrossì di botto: << Ci conosciamo? >>
Davanti a lei c’era un bambino del primo anno, moro, occhi neri e penetranti, espressione arguta e di bell’aspetto.
Siccome vide che stava piangendo, il ragazzino la guardò imbarazzato: << Oh, non volevo… ecco, disturbarti >>
Merope lo ricambiò con un’occhiata perplessa, poi la sua faccia si contorse in una smorfia indignata: << Mi stavi spiando, per caso? >>
<< Ehm… >> il bimbo si vide in trappola. Deglutì e le rivolse uno sguardo di scuse << In mia difesa posso dirti che non ero l’unico. Quando hai finito di discutere con i professori, Harry Potter e i suoi amici sono scappati via >>
<< Cosa! >> la bimba era triste e infuriata insieme << Quei tre… a quanto pare seguirmi in ogni dove è il loro sport preferito! Aspetta che li trovi…! >> avrebbe sproloquiato volentieri tutto il giorno, ma dato che il tizio rimaneva lì a fissarla con un sorrisetto beffardo, gli chiese << Che c’è? >>
<< Sei carina quando ti arrabbi >> e le fece l’occhiolino.
Merope divenne letteralmente un pomodoro: << Scusami?? Ma si può sapere chi diavolo sei? >>
Il bimbo si schiarì la gola con aria spavalda: << Gaius Greengrass, piacere. >>
<< Il mio nome lo saprai già. >> disse fredda la bambina, dopo che Gaius le porse la mano.
<< Giusto. Sei Merope Riddle, la sorellina di Tu-Sai-Chi e bla bla bla… >>
Merope non sapeva il motivo dei suoi battiti accelerati. Eppure con gli estranei si comportava sempre con indifferenza…
<< Da quando sono arrivata mi stai fissando in maniera strana >> esordì intimidatoria << Di un po’, dove vuoi arrivare? >>
Gaius soffiò, scostandosi i ciuffi di capelli corvini: << In che senso, piccolina? >>
<< Ok, parti già male >> sbuffò Merope << Mi spiace, Gaius… ma in testa ho un altro bambino, e poi ti conosco da appena due minuti. >>
<< Beh… io posso fartelo dimenticare >> rispose lui, scrollando le spalle.
Merope iniziò a guardarlo intensamente. Lei amava Ian, ma voleva e doveva dimenticarlo… perciò la frase di Gaius la colpì molto.
<< Non credo sia così facile >> incrociò le braccia << Per esempio gli spacconi a me non piacciono. Sei Serpeverde? >>
Gaius sorrise malizioso: << Serpeverde Purosangue. Sarei perfetto per te, non credi? >>
La bambina aprì la bocca e si sforzò di non ridere, piacevolmente ammirata. Un lato di lei desiderava che non se ne andasse mai, o forse era la sua parte irrazionale a pensarlo?
<< Ti ho già detto che mi piace un altro… >> ripeté, rossa in viso.
<< E chi è, un bambino Grifondoro? Non dirmi che anche tu hai pregiudizi sui Serpeverde >> asserì in tono finto offeso.
<< Io sono l’ultima che versa pregiudizi verso qualcuno… e poi, no. Non frequenta Hogwarts >>
<< Ah, ho capito. Ha la tua età, quindi non può ancora mettere piede qui dentro >> rispose Gaius, girandole intorno con fare suadente.
Merope scosse il capo. Era evidente che nessuno si aspettava che la sorella di Lord Voldemort si innamorasse di un Babbano…
<< Esatto, ha la mia età. Tu invece sei troppo grande per me, quindi… >> e lo ricambiò con un mezzo sorrisetto di sfida.
<< Il prossimo mese compio 11 anni! Non sono nemmeno tre anni di differenza. >>
<< Ma per favore! >> s’irritò la bambina, ancora arrossita ma determinata a smettere quella sottospecie di conversazione << Non ho voglia di giocare! Voi maschi siete degli stupidi idioti! >>
Gaius le si avvicinò fino a toccare la punta del suo naso: << Non sto giocando, mi interessi davvero. Quando hai Schiantato quella brutta racchia è stato fantastico! Il mio applauso era più che sincero! >>
Merope trattenne il respiro e all’improvviso le sue lacrime e il gonfiore agli occhi scomparvero.
<< Anche tu odi la Umbridge? >>
<< Eccome! >> esclamò Gaius << Anche se è la Direttrice della mia Casa, non la sopporto proprio! Le lezioni di Difesa sono noiosissime, e poi lei è antipatica! Non capisco come facciano i miei compagni e i ragazzi più grandi a rispettarla… >> dopo di che voltò lo sguardo sul visetto roseo di Merope e aggiunse << Specie se contiamo ciò che ha fatto a te… insomma, al tuo amico Babbano… non deve essere stato facile >>
La piccola inarcò le labbra, radiosa: << Tu mi credi…? >>
<< Perché non dovrei? Quella donna è cattiva! >> ringhiò a sé stesso << Io le avrei fatto di peggio ahahah! >>
<< M-ma… >> ora Merope cercava di trovare un senso a tutto ciò << Non ti disgusta il fatto che io avessi un amico Babbano? >> chiese, sapendo di trovarsi davanti a un Serpeverde.
In qualche modo si aspettava un’affermazione simile, così Gaius sospirò: << La maggior parte dei miei compagni li disprezza. Un po’ anche i miei genitori, ma… a me non importa tanto. Voglio dire, non è colpa loro se non sono nati maghi, no? >>
<< In effetti… >> la bambina rimase colpita.
<< Bene, allora ci vediamo alla Sala Comune di Serpeverde alle ore otto >> ammiccò Gaius pimpante, mentre Merope sussultò presa alla sprovvista.
<< Non ti ho dato il mio consenso per un appuntamento! >>
<< Sul serio? Beh, troppo tardi >> sollevò le spalle Gaius, lanciandole un sorrisetto d’intesa.
Merope arrossì ancora di più: << Ti ho detto che mi piace un altro bambino! >>
<< E io ti ripeto che te lo farò dimenticare >> disse tranquillo il ragazzino, ottenendo il mutismo della bambina << Ti aspetto stasera! >>
<< Aspetta, ehi! >>
<< Oh, a proposito! Stima per la tua missione, comunque! >> e con un pollice all’insù e un ultimo cenno malizioso si dileguò, lasciando Merope interdetta.
<< Ci mancava solo questa… >> bofonchiò tra sé e sé.
Aveva percepito troppe emozioni nel giro di poco tempo, però doveva ammettere che, nonostante fosse uno spaccone, quel Serpeverde era davvero carino… perché il suo cuore batteva forte? Eppure provava già qualcosa per Ian, non poteva essersi innamorata di un'altra persona…
Si picchiettò la testa, autoconvincendosi che quella per Gaius doveva trattarsi semplicemente di simpatia, ma d’altra parte ripensò al suo amico Ian, che era un Babbano, del quale amore non sarebbe durato. Si disse che altri amori, più degni e legittimi per suo fratello, sarebbero stati meno rischiosi.
E Gaius era un Serpeverde Purosangue… praticamente perfetto.
Dopo aver riflettuto a lungo, prese la sua decisione: alle otto lo avrebbe raggiunto nella Sala Comune.
Almeno si sarebbe distratta dagli avvenimenti di quella mattina.

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Capitolo 33
*** CAPITOLO 33 ***


L'appuntamento

<< Già di ritorno? >>
<< Cosa hai fatto tutto questo tempo? >>
Le domande di Hermione e Ron non tardarono ad arrivare quando Merope irruppe nella Sala Comune dei Grifondoro decisamente scombussolata.
Li guardò con un sopracciglio inarcato e le braccia conserte, mentre i due erano intenti a studiare.
<< Esattamente ciò che mi avete visto fare >> rispose la bambina in tono sarcastico.
Ron e Hermione sollevarono lo sguardo, imbarazzati.
<< Di che parli? >> chiese Hermione, sudando freddo.
<< Lo sapete benissimo. >> disse sottecchi.
Un secondo dopo, Fred e George, che erano seduti accanto a loro, si misero a ridere.
<< Beccati! Ahahaha! >>
Hermione guardò dispiaciuta Merope: << Scusaci, ma non abbiamo resistito… >>
<< Per la cronaca abbiamo sentito tutto >> sussurrò Ron.
<< E lo hanno detto anche a noi >> aggiunse George che arricciò le labbra.
<< Dovete finirla di spiarmi! >>
<< Non potevamo non sapere… >> si giustificò Ron, sperando che non si arrabbiasse ulteriormente.
La bambina sbuffò, ma non andò in escandescenza: << Va be’, non voglio parlarne… >> si sedette vicino a loro e assunse un’aria triste nel ricordare la litigata con Silente e i professori.
<< Sicura di non volerne parlare? Noi per assurdo ti crediamo… >> le disse Ron per consolarla.
<< Sono sicura. Non voglio affrontare l’argomento “Voldemort” fino a data da destinarsi. >> annuì Merope, ricevendo gemiti di puro terrore al suono di quel nome << Ops, chiedo scusa… >>
<< N-non fa niente >> Ron però fu attraversato dai brividi.
<< Che ne pensi se stasera ti portiamo a fare un giro nel campo da Quiddich della scuola? Così ti schiarisci un po’ le idee >> le propose affettuosamente Fred con un sorriso stampato in faccia.
Lui e il gemello non vedevano l’ora di passare del tempo con la bambina, perché per loro era come una sorellina più piccola.
Merope ne restò allettata, ma poi le venne in mente che quella sera non poteva esserci.
Hermione e i fratelli Weasley la videro arrossire all’improvviso e domandarono: << Che ti prende? >>
<< Dov’è Harry? >> chiese lei, prendendo a guardarsi intorno con nervosismo.
<< Da Hagrid, in teoria >> rispose Hermione.
Merope tirò un sospiro di sollievo, per poi rivolgersi ai ragazzi a voce flebile.
<< Non posso venire al campo, alle otto ho un… appuntamento >> rivelò, e i presenti spalancarono la bocca.
<< Appuntamento? >> George suo malgrado sorrise.
Ron sembrava divertito: << Conquistatrice, eh… >>
La bambina era diventata rossa e abbassò lo sguardo dalla vergogna del momento.
<< E chi è il fortunato? >>
<< Beh… è un bambino del primo anno di Serpeverde. Si chiama Gaius Greengrass. >> disse Merope.
Come previsto, Hermione e i Weasley cambiarono subito umore.
<< Serpeverde? Io non mi fiderei tanto, Merope… >> le spiegò Fred, severo.
<< Dai… non sono tutti cattivi! A me pare un tipo ok, a parte il fatto che è un po’ gradasso >> rimuginò la piccola << Devo dire che è molto carino! >>
Hermione ridacchiò: << Sei tu che decidi, alla fine >>
<< Non so se sto facendo la cosa giusta, però >> sospirò Merope, pensierosa << E non perché è Serpeverde! >> puntualizzò prima che Fred e George dessero fiato alla bocca.
<< E allora perché? >> domandò Ron che chiuse il libro di Pozioni senza nessun rimpianto.
<< Perché… >> Merope vide quattro paia di occhi fissarla in modo ossessivo, così si fece forza e confessò << Breve storia triste: sono innamorata di un Babbano e mio fratello è Lord Voldemort. >>
Quella notizia fece fare un salto di sorpresa ai ragazzi davanti a lei, che per la prima volta ignorarono il nome del Signore Oscuro e si concentrarono sul resto della frase.
<< Sul serio?? >> chiese sgomento George.
Merope annuì abbattuta.
<< Oh… brutto affare >> commentò Fred.
<< E… e lui, insomma tuo fratello… ne è al corrente? >> Hermione era scioccata.
<< Ma vi pare? Non ci penso proprio neanche ad accennarglielo! È per questo motivo che ho accettato l’uscita con Gaius, perché voglio dimenticarmi di lui… non posso permettere che rischi la vita per mano di Tom… e per giunta mio fratello non mi guarderebbe più in faccia se mi vedessi con un bambino non-mago! >> esclamò mesta Merope.
<< Quindi vuoi proteggerlo… >> disse Ron, ammirato.
<< Ovvio! Poi magari con Gaius andrà bene, chi può dirlo? >> asserì la bionda, arrossendo di nuovo.
Fred, George, Ron e Hermione la osservarono per qualche istante, profondamente colpiti dall’indole buona e gentile di Merope, la quale sarebbe capace di sacrificare la propria felicità per il bene di qualcun altro.
<< Secondo me non dovresti interessarti a Gaius solo per compiacere le credenze assurde di tuo fratello… >> commentò Hermione, seria in volto.
<< Intanto eviterò problemi >> liquidò Merope con un velato dolore negli occhi, ma poi si rivolse di nuovo ai ragazzi e disse << Mi raccomando, non dite nulla a Harry! >>
<< Eh? >>
Merope fece un gesto impaziente: << Vi ricordo che è posseduto da mio fratello! In qualsiasi momento potrebbe esplodere, specie se sa che mi frequento con qualcuno… >> rabbrividì << Quindi è meglio che non sappia nulla. >>
George sgranò le palpebre: << In che senso “specie se sa che mi frequento con qualcuno?” >>
<< Secondo voi? >> Merope si sbatté una mano sulla fronte << Tom è geloso di me! Non tollera che un qualsiasi maschio mi si avvicini. >>
I quattro si scambiarono occhiate di shock, perché ricordarono tutti la scenata di Harry contro i gemelli e Ron quando si misero a lanciare elogi nei confronti della bambina.
<< Cioè, si comporta come un qualsiasi fratello maggiore nei confronti della propria sorellina… >> dichiarò Ron.
Merope scosse il capo, decisa: << No, Tom è peggio. Ieri ha quasi ucciso un mio amichetto perché mi aveva chiesto di mettersi con me… >>
<< Ah. >> replicò spaventata Hermione.
<< E anche quando i Mangiamorte mi si avvicinavano troppo si imbestialiva >> continuò lei.
<< Ok, abbiamo capito… >> fece Fred << Per tuo fratello dovresti vivere sotto una campana. Neanche il Medioevo. >>   
<< Ma adesso lui non c’è, giusto? >> alzò d’un tratto la voce, Merope << Quindi posso fare quello che voglio e con chi voglio! Almeno assaporo un po’ di libertà! Nel rifugio non faceva che controllare ogni mia mossa, diceva che era per il mio bene… sì, certo, che stress! >>
<< Allora preparati e fatti bella per il tuo primo appuntamento! >> ammiccò George << Però devi stare attenta! I maschi vogliono solo una cosa! >>
A quelle parole Hermione, Fred e Ron quasi caddero all’indietro; la sola persona confusa era Merope.
<< George, sono troppo piccoli! >> roteò gli occhi Hermione << Che diamine! >>
<< Già, cosa ti viene in mente?? >> fece eco Ron, mentre George se la rideva a crepapelle.
<< Non capisco, di cosa state parlando? >> per fortuna la bambina non comprese l’allusione del gemello, così tutti tapparono la bocca a George e le risposero.
<< Oh, nulla! Parla del fatto che noi maschi siamo fissati col… ehm… lo sport! Perciò forse ti obbligherà a giocare a Quiddich per tutta la notte… >> s’inventò di getto il rosso, che avrebbe davvero voluto sotterrare vivo il fratello.
Merope sembrò cascarci: << Non è un problema per me, in passato Tom mi insegnò le regole del gioco! >>
<< Eheh… menomale! >> disse Fred, che faceva di tutto per non scoppiare a ridere.
 
Giunto il fatidico orario, Merope si ricordò di non sapere la strada che portava alla Sala Comune dei Serpeverde.
Dopo aver lasciato Hermione e Ron a studiare e sperando di non incontrare Harry per tutto il tragitto, arrivò in Sala Grande. Proprio quando pensò che sarebbe stato meglio chiedere a uno studente, adocchiò Draco Malfoy insieme a un’altra ragazza.
<< Ehi, Draco! >> gli corse incontro con entusiasmo, visto che da parecchi mesi non lo vedeva.
I due si voltarono e appena lei li raggiunse, la ragazza vicino a Draco fece una smorfia alquanto infastidita.
<< Guarda, la Serpeverde mancata. >>
<< Non ora, Pansy! >> la ammonì Draco.
La bambina guardò storto la tipa col la faccia da bulldog e disse: << E tu chi sei, la sua fidanzata? >>
Pansy aggrottò la fronte con indignazione, al che Malfoy la intimò di andarsene.
<< Non dovrei parlarti, lo sai? >> asserì Draco in tono sbruffone.
<< Motivo? >> sorrise beffarda Merope.
<< Oh, non lo so… forse perché hai dichiarato di essere amica di uno sporco Babbano, o forse perché hai Schiantato la mia professoressa preferita… o forse perché sei una Grifondoro! >>
<< Sono ancora in debito con te per avermi salvata da quei due, quindi per stavolta non ti manderò a quel paese >> disse la piccola Riddle, sbuffando << Hai sentito di ciò che mi ha fatto quella brutta megera, a parer mio si meritava di peggio. Il fatto che sono Grifondoro non l’ho deciso io, è stato il Cappello Parlante >> sollevò le spalle, calmissima << E per ultimo, persino mio fratello ha accettato che fossi amica di un Babbano, e se lo ha accettato lui potresti farlo benissimo anche tu! Bene, adesso che ci siamo chiariti, gradirei che mi accompagnassi nella tua Sala Comune. >>
Draco restò qualche secondo in più per elaborare tutte quelle informazioni, così assunse un’espressione sospettosa appena capì l’ultima parte del suo discorso.
<< Non dovresti andare nell’altra Sala Comune? >>
La bionda sospirò paziente: << Ho un appuntamento, caro Malfoy. >>
<< Un appuntamento? Non hai di meglio da fare che flirtare con i ragazzini della mia Casa? >> chiese disgustato.
<< Oh, per la barba di Merlino! >> s’irritò Merope << Non so nemmeno cosa significa flirtare! >>
Ma poi vide Draco con un sorriso strano sulle labbra.
<< E se scrivessi una lettera a mio padre dicendo che sei qui a far danni? >>
<< A far danni di che?? >>
<< Potrei accennare anche al tuo appuntamento… >> aggiunse Malfoy, malevolo.
<< Ma sei impazzito?? Se lo leggesse Tom ucciderebbe tutte le persone del mondo per quanto è geloso! E poi non deve sapere che sono qui! >> Merope sbiancò letteralmente.
<< Beh, allora cavatela da sola >> disse il ragazzo pallido, incrociando le braccia e lanciandole un sorrisetto enigmatico.
Merope lo fissò senza parole: << Che Prefetto competente che sei! >> e indicò la spilla sull’uniforme di Draco.
<< Io aiuto solo i membri della mia Casata, perciò… >>
<< Ma davvero? >> fece sarcastica, prendendolo in modo brusco per la collottola.
Dato che non avrebbe ottenuto granché con le semplici minacce, decise di spaventarlo seriamente, così gli parlò in serpentese.
<< Ti ordino di guidarmi >> era consapevole che non lo capisse, però sapeva che quella lingua terrorizzava chiunque la ascoltasse, incluso un fanfarone come Malfoy. Infatti egli rabbrividì dall’orrore e lei sorrise compiaciuta.
<< D’accordo, d’accordo! >> piagnucolò.
Pochi minuti dopo arrivarono nella Sala Comune dei verde-argento, nei sotterranei. A primo impatto, Merope si disse che era completamente diversa da quella dei Grifondoro. Le pareti e il soffitto erano di pietra e, appese a delle catene, c’erano lampade rotonde e verdastre. Un camino dalle sculture elaborate spiccava in mezzo a numerose sedie scolpite, su cui erano appollaiati numerosi bambini e ragazzi che chiacchieravano animatamente.
Merope cercò con lo sguardo Gaius.
<< Buon appuntamento e addio. >> lo salutò sgarbato Malfoy, dileguandosi.
Seguirono altri cinque minuti di nulla totale, finché il ragazzino non la avvistò e con la mano si fece localizzare.
<< Merope, sono qui! >> esclamò Gaius, saltando sul posto.
La bambina sarebbe stata felicissima, se non fosse che intorno a lui un gruppetto di ragazzine del primo anno la guardavano in cagnesco.
<< Credevo mi avresti piantato >> ridacchiò Gaius quando Merope lo raggiunse.
<< Non faccio queste cose >> rispose lei, arrossendo.
<< Quindi è vero?? Ti vuoi mettere con la traditrice del suo sangue?? >> domandò crudele una ragazzina coetanea.
Merope la prese subito in antipatia e stava per ribatterle a tono, ma con stupore vide che Gaius la stava difendendo.
<< E a te che importa, Rosie?? >>
<< Sul serio te ne vai con le mocciose di otto anni?? Hai rifiutato me… ME, per una bimbetta Grifondoro e filobabbana! >> stavolta si aggregò un’altra ragazzina altezzosa e dall’aria di chi stesse per sputarle su una scarpa.
<< Non sono obbligato a mettermi con una razzista come te >> disse semplicemente Gaius, guadagnandosi un sospiro di ammirazione da parte di Merope.
<< C-come osi?? >>
<< L’hai sentito >> esordì la bambina con coraggio, guardandola negli occhi e afferrando la sua bacchetta da sotto al mantello << Non scherzate con me, o potreste finire come la Umbridge >>
Il gruppetto le inviò occhiate impaurite, poi Gaius prese per le spalle Merope e borbottò: << Forse è meglio andare in un luogo meno affollato, che ne dici? >>
<< Sì, hai ragione. >> approvò Merope, ricambiando le ragazzine con una smorfia velenosa.
Entrambi lasciarono la Sala Comune e s’incamminarono verso la Sala Grande.
Dopo lunghi attimi di silenzio assoluto, la bimba si rivolse a Gaius, rossa come un peperone.
<< Ehm… grazie di avermi difeso >>
Lui le ammiccò: << Figurati, quelle non le sopporto >>
<< Dimmi una cosa >> d’un tratto Merope si bloccò, in corridoio << è vero che hai rifiutato la tua amica per stare con me? >>
<< Ma certo >> disse Gaius prendendola per mano << Sei tu che mi piaci, non quella stupida! >>
Merope avvampò appena il ragazzino unì i palmi nei suoi: << Non correre troppo, però. >>
Gaius la squadrò divertito: << Non sto correndo, zuccherino. >>
<< Ecco, stai correndo troppo. Niente nomignoli, ok? >>
<< Va bene! Come sei difficile, comunque! >> protestò lui.
<< Non sono difficile! È che tu sei più grande di me… e poi non ti conosco bene! >> replicò Merope.
<< Capisco, non voglio metterti fretta >> alzò le mani il bimbo Serpeverde.
La piccola tirò un respiro di esasperazione: << Sei proprio certo che è questo che vuoi? >>
<< In che senso? >>
<< Io sono la sorella di Vol… di Tu-Sai-Chi! Non hai paura? >> chiese preoccupata, mentre i suoi occhi si coprivano di una sottile compassione.
Gaius attese un po’ prima di darle una risposta: << Beh… ammetto che nel profondo sono un tantino spaventato >> poi voltò le pupille color pece su di lei e si accorse che sospirava in maniera pesante << Stai bene? >>
<< Sto solo pensando alla reazione che potrebbe avere mio fratello se lo scoprisse >> rivelò Merope.
<< Sono Serpeverde Purosangue, ricordi? >>
<< Non c’entra niente, Gaius! Anche se è Voldemort… scusami. Anche se è Tu-Sai-Chi, si ingelosisce appena mi vede vicino a un maschio! >>
Gaius si trattenne dal ridere: << Merope, lui non c’è. Non ci può vedere… >>
<< Questo lo so, ma… >>
<< Poche storie, tu mi piaci. Perché non dovremmo provare? >> la interruppe l’11enne con una sollevata di sopracciglia, cosa che fece arrossire di nuovo la bambina.
Era frustrante non poter dire a nessuno del problema di Harry, che era “controllato” da Tom e che quindi poteva essere considerato un Voldemort numero 2.
Sperava solo di non incontrarlo mai in quei giorni, e seppur non aveva nulla contro il povero Harry Potter, la situazione sarebbe diventata insostenibile se ogni volta doveva badare allo stato della sua cicatrice.
<< D’accordo. Vediamo se mi farai togliere dalla testa l’altro bambino. >> lo canzonò infine e dandogli una gomitata amichevole.
Gaius la intese come una sfida: << Scommetti che entro domani mattina saremo fidanzati? >>
Merope non ne era molto sicura, ma annuì per assecondarlo.
<< Bene! >>
Nel frattempo arrivarono in Sala Grande che grazie al cielo era vuota.
<< Come primo appuntamento penso che una passeggiatina in riva al Lago Nero non sia una cattiva idea… >> iniziò a suggerire Gaius.
La bambina lo guardò intensamente: << Ahaha! Io volevo una cenetta a lume di candela! >>
<< Cosa? Neanche per sogno! Quella è roba per grandi, e poi io non so cucinare! >> ghignò il ragazzino, scherzoso.
<< Può andare, allora >> Merope stava per dirigersi al portone della Sala, ma Gaius la fermò, la afferrò per un braccio e se la trascinò addosso << C-che stai facendo? >> lei ormai era lava vivente.
<< Niente… ho solo notato quanto sei carina >>
<< Potresti dirmelo anche non tenendomi stretta in questo modo! >> Merope tentò di liberarsi, ma la sua presa era troppo salda << Ah, ho capito. Vuoi obbligarmi a giocare a Quiddich. >>
Gaius sorridendo scosse il capo e la avvicinò ancora di più a sé: << Me lo dai un bacio? >>
<< Prego? È troppo presto! >>
<< In fondo anche tu vuoi baciarmi >> la sedusse, facendola imbarazzare più del dovuto. Ma la cosa peggiore era che quello stupido ragazzino spaccone aveva ragione. Le piaceva essere stretta, abbracciata… dopo tanto che non riceveva affetto, sembrava l’unica certezza della sua vita in quel momento.
<< Ehm… no, ti sbagli. >>
<< Non hai mai baciato in vita tua? >> chiese Gaius in tono seducente.
Merope gli lanciò un’occhiatina maliziosa: << Sì, cinquant’anni fa, a sette anni… adesso sono più matura. >>
<< Sicuramente adesso che ne hai otto sarai maturata tantissimo… >>
<< Otto e mezzo! >>
<< Mmh, fa lo stesso >>
<< Bello, il mio bacio te lo dovrai guadagnare! >>
Ridendo e scherzando però non si resero conto che la Sala Grande si stava affollando. Alcuni studenti Tassorosso e Grifondoro videro i due avvinghiati e risero per la tenerezza della scena. C’erano anche Hermione, Ron e Luna, che quando scorsero le figure di Gaius e Merope si unirono alle risate commosse.
Ma purtroppo il divertimento era destinato a finire, perché la grande porta della Sala venne aperta e sulla soglia comparve Harry che stava tornando da casa di Hagrid.
Hermione e Ron si guardarono agghiacciati e si precipitarono da lui per distrarlo, però fu troppo tardi. Harry girò la testa e la scena di Merope “molestata” da un bambino più grande gli balzò davanti come un fulmine a ciel sereno.
La cicatrice cominciò a pulsare sulla sua fronte, ma lui non sentiva dolore, solo una grande rabbia riaffiorare dai meandri più oscuri della sua mente.
Neanche il tempo di essere raggiunto dai suoi migliori amici, che il Prescelto corse ringhiando nella direzione dei bambini.
<< EHI VOI! >>
I due ragazzini sobbalzarono.
<< Harry? >> biascicò allarmata Merope, pensando che lei e la sfortuna evidentemente viaggiavano a braccetto.
Il Prescelto sembrava un vulcano pronto ad eruttare e la piccola ebbe l’orribile sensazione di trovarsi davanti a suo fratello.
<< COSA STATE FACENDO? >>
<< Cosa stai facendo tu! >> ribatté Gaius, accigliato.
Quelle urla attirarono l’attenzione degli alunni di Hogwarts, che ora osservavano lo spettacolo a bocca aperta.
Inutile dire che Ron e Hermione erano impalliditi e al loro sgomento si aggiunsero anche Neville, apparso dal nulla alle loro spalle, e Fred, George e Ginny.
<< Volete spiegarmi cosa significa tutto questo?? >> continuò imperterrito Harry, che emanava rabbia da tutti i pori.
Merope era come se avesse perso il dono della parola e guardava affranta il ragazzo. Lei e Gaius si staccarono e quest’ultimo gli disse: << Non sono problemi tuoi, amico! >>
Harry ruggì: << Non sono problemi miei?? Ti stavi strusciando su Merope! >>
<< Cosa? >> Gaius scoppiò a ridere << Come ti viene in mente?? >>
<< Ti hanno visto tutti! >> disse, indicando con lo sguardo furente la folla di studenti << Non ti vergogni, brutto pervertito?? Lei ha solo otto anni! >>
Merope si coprì la faccia, non riuscendo più a sostenere lo shock dovuto al comportamento imbarazzante di Harry. La medesima mossa fecero i suoi migliori amici, a dir poco scandalizzati.
Gaius spalancò la mascella in un grido di incredulità: << Ma chi ti credi di essere, suo padre?! >>
<< Basta, per favore, finitela! >> esclamò la bionda, incapace di resistere alla tentazione di piangere.
Harry girò di scatto la testa verso di lei: << Tu invece che scusa hai da inventare?? Sei troppo piccola per lui! Hai visto che ti stava molestando?? >>
<< Molestando? E che cavolo significa?? >> chiese gridando.
<< Ma sei impazzito! >> Gaius la circondò di nuovo tra le sue braccia, a mo’ di protezione. In quel momento aveva molta paura che Harry le facesse del male.
Neville restrinse le pupille, completamente allibito: << Cosa succede a Harry? >>
Ron non riuscì davvero a trovargli una risposta. Rimase immobile, come tutti gli altri, ad assistere a quella litigata scandalosa.
<< Toglile le mani di dosso! >> s’incavolò Harry, la voce rauca << Cosa hai intenzione di farle, eh?? >>
<< Cosa vuoi che le faccia?? Nulla! >> rispose disperato Gaius.
La fronte di Harry arse di dolore, e ciò contribuì a renderlo ancora più infervorato: << Sei solo un moccioso depravato! >>
Merope ne ebbe abbastanza: << Insomma, piantala! Ci stanno guardando tutti! >>
Sapeva che era Tom a parlare e non Harry. Il legame con lui che aveva con la cicatrice lo faceva delirare in quel modo assurdo, perciò la bambina si ritrovò impreparata a reagire adeguatamente, era come bloccata da qualcosa di indefinibile.
<< Che cosa sta succedendo qui?? >> la professoressa Mcgranitt accorse nella loro direzione, in compagnia del professor Piton << Potter, sei tu che strilli? >>
<< Portatelo via, è pazzo furioso! >> li implorò Gaius, sempre stringendo Merope in un abbraccio protettivo.
La Mcgranitt squadrò Harry con severità: << Perché li stai infastidendo? >>
<< Infastidendo? >> sibilò il moro << Quel ragazzino era avvinghiato a Merope. La stava costringendo a baciarlo! >>
<< Ma non è vero! >> protestò Gaius.
Piton osservava lo scenario cercando di non mostrarsi troppo sconcertato.
<< Harry, basta! >> s’innervosì la piccola Riddle << Ti stai rendendo ridicolo! Stavamo solo giocando, non mi ha costretta a fare niente! >>
Harry rise sarcastico: << Certo, lo dici a me! >>
Fred e George si fissarono basiti.
<< Per mille Nargilli… >> commentò Luna, gli occhi più sporgenti del solito.
<< Cavolo. >> disse Hermione con una mano sulla fronte.
<< Ti avevo raccomandato di evitarci l’un l’altro! Guarda come reagisci! Ti sembra normale?? >> fece Merope << Harry, non sei tu che parli… >>
La Mcgranitt trattenne il respiro, mentre Piton lanciò uno sguardo languido al ragazzo.
<< Non sono io che parlo, eh? >> ringhiò Harry e si massaggiò la fronte per il bruciore insistente.
La bambina proseguì, facendo finta di star discutendo con Tom: << Non sei tu! E ti dico una cosa! >> prese per mano Gaius, il quale arrossì << Io sono libera di vedermi con chi voglio! Questo è il nostro appuntamento e tu… TU NON LO ROVINERAI! >>
I presenti sgranarono le palpebre.
Harry non la prese bene, gli suonò quasi come un oltraggio. Ma tale emozione non proveniva da lui… un altro essere lo tormentava con quella ondata di collera e Harry, con un intimo disgusto, percepiva le sue vibrazioni negative racchiuse nella cicatrice a forma di saetta.
<< Tu ora ti stacchi da quel Serpeverde pervertito! >>
<< Potter! >> sbottò la Mcgranitt << Sono solo bambini, per l’amor del cielo! >>
Ma il moro non voleva sentire ragioni: << Vieni qui, è un ordine! >>
Gaius indietreggiò con Merope, decisi a non dargliela vinta.
<< MI HAI SENTITO!? >> urlò Harry, facendo sussultare dallo shock gli amici e il resto degli alunni della scuola.
Un attimo eterno di pausa seguì i suoi scleri, e lì Merope lo fissò con arrogante e spudorata sfida.
Pian piano avanzò verso di lui e, fermandosi a mezza distanza, soffiò in serpentese: << Io non sono di tua proprietà. >>
La Mcgranitt si spaventò e arretrò di qualche passo insieme a una buona fetta di ragazzi, compresi i fratelli Weasley e Hermione. Non avevano mai sentito Merope parlare la lingua dei serpenti e udire quei tremendi sibili da una dolce bambina fu un bel colpo.
<< S-sta parlando in… >> Fred sbiancò.
<< Aha… >> annuì Neville, altrettanto cereo.
<< Rassegnati Tom, io non sono come te. >>
Harry la guardò stralunato, confuso… perché lo chiamava Tom? In quell’istante gli parve tutto molto sconnesso. Il sentimento di rabbia che scorreva nelle sue vene non lo faceva ragionare, e quando Merope terminò, capì che solo lui fu in grado di comprenderla. Aveva appena parlato serpentese.
Gaius aveva gli occhi fuori dalle orbite. Al contrario della maggior parte delle persone, lui rimase affascinato.
<< Wow… forte! >>
Merope gli afferrò di nuovo le mani e, scoccando loro un’occhiataccia, lo spinse via, lontano da Harry e da tutti.
Quando né Gaius, né Merope si videro più all’orizzonte, Hermione e Ron si avvicinarono a Harry proprio mentre la Mcgranitt tentò di chiedergli spiegazioni.
<< Potter, esigo-… >>
Ma Harry era troppo paralizzato e incredulo per poter rispondere a qualsiasi domanda, così prese la saggia decisione di andarsene, evitando l’imbarazzo di incrociare sguardi indiscreti.
La Mcgranitt, avvolta da un insolito silenzio, si voltò verso Ron e Hermione: << Voi non ne sapete niente, vero? >>
I due scossero il capo, ancora a palpebre spalancate.
<< Beh, Severus >> disse rivolgendosi a Piton, il quale era alla stessa stregua di Hermione e il rosso << Credo non sia stata una buona idea interrompere le lezioni di Occlumanzia… >>

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Capitolo 34
*** CAPITOLO 34 ***


Sfogo

Non era poi tanto male starsene da sola, seduta sul pavimento di uno degli infiniti corridoi di Hogwarts, nel più completo silenzio e in compagnia dei propri pensieri.
Merope rimuginava sull’episodio del giorno prima, della reazione di Harry appena l’aveva vista insieme a Gaius. Riflettendoci non sapeva se ne fosse triste o semplicemente stupita: in fondo era stato Tom a parlare servendosi del corpo del ragazzo, quindi perché provava sia inquietudine che quello strano senso di nostalgia?
Una lacrima ribelle solcò il suo visetto, ma subito se l’asciugò perché vide qualcuno avvicinarsi.
<< Ciao >> la voce timida e impacciata di Neville raggiunse la bambina, che lo guardò dal basso, presa alla sprovvista. Vide che in mano aveva una piccola e bizzarra pianticella, simile a un cactus, ma grigio e ricoperto di bolle.
<< Oh… ciao… >> si chiese il perché fosse proprio lì, visto che dal primo momento le aveva fatto capire che non la sopportava.
Neville accennò a un sorrisetto poco convincente: << Ehm, posso sedermi? >>
Lei annuì non degnandolo di uno sguardo, così Neville posò la sua Mimbulus Mimbletonia a terra e si accomodò accanto alla piccola Riddle. Notandola fin troppo taciturna, dopo qualche minuto di nulla assoluto, ruppe il ghiaccio.
<< Allora… alla fine com’è andato il tuo appuntamento? >>
<< Bene >> Merope ridacchiò e divenne rossa << Tutto sommato è stata una bella serata. Abbiamo passeggiato in riva al Lago Nero e abbiamo chiacchierato un po’… >>
<< E lui è un bravo bambino? >>
<< Sì, è davvero dolce… mi ha regalato dei fiori! >> disse, avvampando ancora di più nell’immaginare il volto di Gaius << Ma non gli ho concesso di darmi un bacio… almeno non ancora >>
<< Giusto, meglio aspettare >> esclamò divertito Neville, per poi ritornare serio e aggiungere << Insomma… quindi Harry non ha fatto grossi danni >>
Merope s’incupì e, scuotendo la testa, disse: << Non era Harry quello. >>
Neville le rivolse un’espressione preoccupata, ma prima che potesse proferire qualcosa, Merope lo precedette.
<< Io… io sono venuta qui per cambiare aria. Volevo stare lontano da tutto ciò che potesse ricordarmi mio fratello… il suo abbandono mi ha distrutta e ora… mi tocca affrontare la realtà dei fatti: lui è dappertutto. >> iniziò a piangere dallo sconforto, non le importò se c’era il ragazzo a guardarla, perché a quel punto ogni cosa le parve superflua.
<< Non credo che evitare Harry per strada rivolva la situazione, però >> la ammonì dolcemente Neville, che si guadagnò uno sguardo retorico.
<< Mi spiace per lui. So che è un bravissimo ragazzo… >> Merope abbassò gli occhi umidi << Ma ogni volta che mi guarda è come se vedessi Thomas riflesso nei suoi occhi. >>
<< Non starai un pochino esagerando? >> le chiese Neville, trovando la similitudine fuori luogo.
La piccola rispose col silenzio. Per lei non era esagerato essere consapevole che dentro Harry vivesse un pezzo di anima di Voldemort. Nessuno a parte lei ne era a conoscenza.
Dopo qualche istante Neville, notando l’aspetto malinconico di Merope, disse: << A cosa stai pensando? >>
<< A nulla >> ma Merope stava mentendo e il giovane Grifondoro lo capì.
<< Se è per la scenata di ieri, io ho subito di peggio, può consolarti? >>
La bionda scattò le labbra all’insù per un’istante, ma la sua faccia tornò a velarsi subito di tristezza: << Voi non potete comprendere… >>
<< Cosa? >> chiese perplesso Neville.
<< Nessuno di voi, professori, studenti, maghi e streghe qualsiasi…! Nessuno può minimamente immaginare come mi sento! >> esclamò, gli occhi inondati di lacrime.
Neville dal canto suo le dava ragione, perché nonostante si stesse impegnando, ancora non riusciva a capire.
<< Hai paura di tuo fratello? >> tentò la sorte. Infatti gli sembrava la possibilità più ovvia << In tal caso non saresti l’unica… >>
Ma Merope lo fissò con disperazione: << Ecco cosa intendevo quando ho detto che nessuno può comprendermi! La comunità magica lo odia e non c’è una sola persona che non provi orrore nel guardarlo… però io no, non ho paura di lui! Anzi, gli voglio bene… appena Harry ha reagito in quel modo ho rivisto Tom… i-io ero scossa, ma nel profondo del mio cuore ero felice di ritrovarmelo davanti, capisci?? >>
<< Eh?? Come fai?? >> soffiò sconvolto Neville. La domanda gli sorse spontanea e violenta e non fu capace di frenare la lingua in tempo, così non si sorprese più di tanto quando Merope gli rivolse un’occhiataccia.
<< Cavolo, è mio fratello! Non riesco ad odiarlo, anche se ha passato una vita intera a fare del male… anche se è diventato un serpente antropomorfo! Lui è la mia famiglia e… e…! >> altre lacrime e singhiozzi fuoriuscirono a fiotti e Neville le accarezzò la schiena mentre scoppiava in una fontana << E mi manca tantissimo! >>
<< Su, basta piangere… >>
Lei cercò di riprendersi e si asciugò le guance bagnate, poi lo guardò e mormorò in un fil di voce: << M-mi manca più di ogni altra cosa… ma non so se è lo stesso per lui… litigavamo sempre >>
<< Mi avrebbe stupito il contrario… >> disse Neville.
<< Beh… io e lui siamo diversi, quindi molte volte ci scontravamo… però sapevo che non mi avrebbe mai toccata, avevo più paura dei suoi seguaci. Loro mi odiano a morte >> spiegò la piccola Riddle, poggiando la testa sul muro.
Neville sgranò le palpebre: << Hai vissuto tutto questo tempo insieme ai Mangiamorte? >>
<< Purtroppo sì… >> annuì Merope << Al rifugio erano onnipresenti. Ma quella che mi stava più antipatica era Bellatrix… brutta strega! >>
<< Bellatrix? Bellatrix Lestrange?? >> quasi urlò il ragazzo.
<< Aha… tu la conosci? >>
<< Se la conosco? >> ora fu Neville a incupirsi << Fin troppo bene. Lei ha… t-torturato i miei genitori con la Maledizione Cruciatus fino a farli impazzire. >>
Merope trattenne il respiro, incredula, e un’ondata di compassione e dolore la travolse: << Cosa?? Oddio, non lo sapevo! Mi… mi dispiace… >>
<< Non si può tornare indietro nel tempo… >> commentò amaramente Neville, più a sé stesso che alla bambina.
<< Sapevo che era folle, ma non fino a questo punto… >> si aggregò Merope << Motivo in più per odiarla. >>
Il ragazzo sollevò il viso e indirizzò le pupille spente verso di lei: << Ti ha fatto qualcosa di brutto? >>
<< Per fortuna no. >> all’improvviso arrossì << Mi da solo fastidio che fa la gatta morta con Vol… con mio fratello >>
<< In che senso, scusa? >>
<< Eh, come posso dirtelo nel modo giusto? È innamorata di lui >>
Neville restrinse le pupille e un attimo dopo fece una smorfia disgustata: << Che schifo! >>
<< Già, lei mi fa proprio schifo! >> ringhiò Merope, anche se Neville si riferiva a Voldemort, non a Bellatrix… o più precisamente non ce la faceva davvero a immedesimarsi in Bella e provare dei sentimenti per una persona che non poteva neanche definirsi umana.
<< Ovvio… lei >> rise nervoso << Beh, ma quale sarebbe il problema? >>
Merope incrociò le braccia e una rabbia venuta dal nulla le salì al cervello.
<< Non mi piace che gli ronza intorno… e che gli sbava dietro >> ammise la bambina, imbarazzata.
<< Ho capito. >> sorrise beffardo << Sei gelosa di lui! >>
<< Non è gelosia! È lei che non mi piace! >>
<< Sì certo… lo direbbe anche tuo fratello nei confronti di Gaius >>
La piccola Riddle divenne un peperone: << Ok, va bene. Sono gelosa! Contento? >>
<< Lo sapevo >> rise Neville mentre ammirava le bolle della sua Mimbulus Mimbletonia << Una persona gelosa di Tu-Sai-Chi dovevo ancora trovarla >>
<< Sì… con l’unica differenza che io non reagisco come lui… >> rispose atona la bambina, rimanendo poi in silenzio.
<< Ma lui ti vuole bene allo stesso modo? >> chiese dopo qualche minuto, il Grifondoro.
Merope sospirò: << Allo stesso modo non lo so, ma sono sicura che provi dei sentimenti sinceri per me. Una volta mi ha abbracciata perché pensava fossi morta… >>
Neville si strozzò e spalancò la bocca: << Ti ha abbracciata?? Com’è possibile? Da quello che so, non è un tipo che manifesta affetto >>
<< Per la millesima volta: solo con me fa così! Sono sua sorella ed è logico che vedendomi bianca e cadaverica si sia spaventato >>
<< Che ti era successo? >>
<< Lunga storia… sta di fatto che adesso mi manca da morire e non so se lo rivedrò più… >> di nuovo cadde nello sconforto e i suoi occhi tornarono rossi e gonfi.
Neville le asciugò le lacrime e chiese: << Perché vi siete divisi? >>
<< P-perché… lui mi avrebbe usata per i suoi brutti scopi e io non volevo assecondarlo. Quando ho ucciso i miei assassini si è come illuminato, mi ha detto che eravamo destinati a stare insieme e io ero destinata a servirlo… il problema è che non sono tornata per questo! Così gli ho voltato le spalle. >> raccontò avvilita la bambina, sprofondando sulla parete fredda del corridoio.
<< Hai fatto una scelta coraggiosa, Merope! Andare contro a Tu-Sai-Chi non è facile! Secondo me, anche solo per averti fatto una proposta del genere, significa che in realtà non ti amava veramente >>
<< No… mi ha detto espressamente che mi ha sempre voluta bene… >>
<< Allora lo faceva nella maniera sbagliata >> accorse il ragazzo, convinto << O non ti avrebbe mai chiesto di unirti a lui >>
La bambina non era per niente d’accordo, a maggior ragione del fatto che Voldemort non si sarebbe mai invento una cosa simile. Se fosse stata una bugia, non avrebbe nemmeno perso tempo a mentirle.
<< Tu non eri quello che non mi sopportava? >>
Neville si trovò spiazzato, ma si schiarì la gola e sussurrò: << Ecco, ho pensato fosse stupido incolparti dei crimini di tuo fratello, o paragonarti a lui… si vede che non siete la stessa persona >>
<< Tks… lo ha capito pure lui… ha rinunciato da un bel pezzo a convertirmi ai suoi stupidi ideali >> disse Merope, sollevandosi da terra e raggiungendo l’impacciato Neville << Avevo un grande bisogno di parlare con qualcuno, grazie… >> gli sorrise e lo strinse forte, con affetto.
Neville non se lo aspettò, tuttavia ricambiò l’abbraccio.
<< Come siete carini! >> all’improvviso nell’aria si levò la voce di Albus Silente, che passò di lì talmente senza far rumore che non lo notarono.
I due si staccarono subito. Merope, però, non fu tanto felice di vederlo.
<< Professore! Ehm… noi stavamo… >> biascicò Neville, poi interrotto dal preside.
<< Ho visto che vi siete abbracciati, altrimenti non avrei esclamato “che carini”. >> sorrise Silente << Ma lei, signor Paciock, non dovrebbe essere da un’altra parte adesso? >>
Neville sussultò: << Questa è la mia ora libera, professore… >>
<< Motivo in più per esortarti a studiare. Quest’anno tu e i tuoi compagni non avete i G.U.F.O.? >> gli chiese con calma Silente, incrociando in contemporanea lo sguardo di Merope, la quale girò di scatto la testa con un’espressione arrabbiata.
<< Oh… certo, ha ragione >> il Grifondoro afferrò la sua Mimbulus Mimbletonia e tolse il disturbo.
La bambina non avrebbe voluto che se ne andasse e la lasciasse da sola con il preside: in quel momento era l’ultima persona con cui voleva discutere.
Vide Silente squadrarla coi suoi occhi azzurri da dietro gli occhiali a mezzaluna: << Bella giornata, oggi… >> disse mentre assumeva un tono più disinvolto.
<< Finché non è arrivato lei >> rispose Merope, gelida.
<< Non voglio che ci sia questo rapporto tra di noi, va bene? >>
Merope ebbe la netta sensazione che il motivo della sua visita fosse proprio parlare con lei, e in tutta sincerità non ne aveva affatto voglia. Ma prima che potesse congedarsi ed evitare una seccatura, Silente le fece una domanda.
<< Potresti seguirmi nel mio ufficio? Vorrei parlarti. >>
<< E a che serve se poi non crede a quello che dico? >> ribatté testarda e a braccia conserte.
<< Si tratta di un argomento molto delicato >> spiegò in poche parole il mago.
Merope tirò a indovinare, sempre distaccata: << Scommetto che ha saputo che mi sto vedendo con un alunno di Hogwarts. Vuole mettermi in guardia? >>   
Silente scosse il capo: << Non è questo… >>
<< È per quello che è successo ieri sera con Harry? >> aggiunse inflessibile e cercando di non ripensare alla scenata del giorno prima.
<< No… >>
<< Allora la Umbridge è morta! >> disse speranzosa.
<< No, Merope! >> stavolta Silente parve spazientito. Merope si stupì anche quando il preside si guardò intorno per controllare che fossero soli e poi le sussurrò << Come sai di mia sorella? >>
La piccola Riddle si ammutolì per qualche istante, le palpebre sgranate, la pelle magicamente bianca. La sua espressione facciale cambiò, così al posto del sarcasmo prese posto la tristezza e la serietà.
Sospirò e gli voltò le spalle, come timorata dallo sguardo indagatore di Silente.
<< È la mia migliore amica. >>
Il volto del preside d’un tratto si rilassò, incorniciato dalla sorpresa: << Lei è cosa? >>
<< La mia migliore amica. >> ripeté Merope, ora guardandolo in faccia << Nell’aldilà stavamo sempre insieme, se è questo che vuole sapere. >>
Silente era come se si fosse bloccato e nel suo cervello vagassero solo le ultime parole di Merope: << Voi siete… amiche? >>
La bambina lo fissò sconvolta perché la persona davanti a lei sembrava totalmente diversa dal dolce e vecchietto Albus a cui era abituata.
<< Sì… più o meno come lo siete lei e mio fratello >> ma la battuta non fece ridere nessuno, o almeno Silente non rise. Si limitò a scoccarle un’occhiata interrogativa.
<< E lei… lei com’è? >>
<< In che senso? >> chiese Merope, un po’ spaventata dall’atteggiamento strano dell’uomo.
Infatti quest’ultimo la prese e la agitò per le spalle, quasi gridando: << Ariana! Ariana… com’è? Sta bene, è felice… o non lo è? Dimmi qualcosa! >>
Merope scorse delle lacrime ribelli rigargli il viso e un senso di angoscia la investì.
Come poteva non averlo capito subito? Lui viveva con quel rimorso fin da quando era giovane e vederlo piangere perché finalmente poteva avere delle risposte la fece commuovere.
<< Non si preoccupi… sta bene ed è in pace. Signore, so cosa prova… >>
<< Non credo, Merope… >> soffiò Silente, confortato dalle parole della piccola, ma ancora scosso << Tu non sai com’è andata veramente… >>
<< No, signore… io lo so. Ha paura che il colpo che l’ha uccisa sia partita da lei, non è vero? >>
Silente le rivolse uno sguardo sgomento: << Pochissimi sanno questa storia… >>
Merope accennò a un piccolo sorriso: << Ariana conosce la verità, e anche io. Le assicuro che Di Là non esiste il rancore e sua sorella vuole soltanto vederla felice >>
<< Come posso essere felice sapendo che posso essere stato io l’artefice della sua morte? >> il mago respirò a fondo per non cedere alle lacrime. Non succedeva spesso, ma quando accadeva era sempre per un motivo.
<< Gliel’ho detto, io conosco la verità >>
<< L-la verità…? Tu sai chi è stato a lanciare la Maledizione?? >> di nuovo assunse un tono impulsivo, ma la bambina lo ricambiò con rammarico.
<< So chi è stato a scagliare quell’incantesimo, tra lei, suo fratello e Grindelwald… mi creda che non posso nemmeno immaginare come si sente, però non posso dirglielo >>
<< Non puoi dirmelo?? >> sbottò furioso Silente << Per quale motivo?? >>
<< Perché ci sono leggi che non si possono infrangere… mi spiace professore, ma questa è una cosa che solo col tempo le verrà rivelato >> rispose Merope, avvilita.
Silente la lasciò, frustrato e irritato: << Sei qui davanti a me… con la risposta alla domanda che ho più bisogno di sapere e tu non vuoi dirmelo! >>
<< Professore! >> lo richiamò, sovrastando le sue grida di rabbia << Capisco che non sia facile, però la prego… Ariana non vuole che lei sia triste o preoccupato. Deve stare tranquillo, perché qualunque sia la verità, non ha mai smesso di volerle bene! >>
Alla fine non ce la fece e la piccola scoppiò in lacrime. Parlando di Ariana si era accorta di quanto le mancasse. Silente, che se avesse potuto avrebbe imitato la bambina, le si avvicinò e la abbracciò.
<< Ne sei proprio sicura? >>
Merope annuì: << M-ma certo! È ciò che lei stessa mi ha detto tante volte! >>
Silente sospirò e l’ombra di un sorriso di sollievo apparve sul suo viso.
<< E tu perché piangi? >> disse alla bimba in un fil di voce.
<< Io e Ariana siamo molto simili… >> si asciugò le lacrime e guardò negli occhi il mago anziano, che non replicò, ma attese il seguito << Entrambe abbiamo un fratello che ha fatto scelte sbagliate. Entrambe siamo morte tragicamente e il momento in cui siamo passate all’altro mondo ha segnato il destino dei nostri fratelli. Uno ha scelto la via del bene, e l’altro… >> non terminò la frase visto che le sue iridi si inumidirono di nuovo.
Silente non poté che approvare: era molto affezionato alla figura di Merope, e forse una delle ragioni principali era che gli ricordava un sacco la sua di sorellina, morta a 14 anni per colpa di terzi…
<< Si starà chiedendo perché non è tornata anche Ariana, giusto? >> tirò su col naso.
<< Ammetto che, da quando ti ho incontrata, non faccio che domandarmelo… >> le disse cauto e con premura.
<< Semplicemente perché non poteva… le leggi della natura non si discutono, ma anche perché nessuno desidera tornare in una dimensione piena di sofferenza. Io ho voluto fare questo sacrificio unicamente per salvare mio fratello e sono stata accontentata. Ci è voluto un po’… >>
Silente la osservò in maniera intensa, poi le asciugò le ultime strisce di acqua salata e disse: << Tom non lo sa, ma è molto fortunato ad averti come sorella. Devi tenere moltissimo a lui >>
A quell’affermazione, Merope prese la sua bacchetta da dentro il mantello e, respirando a fondo, svuotò la mente da ogni pensiero negativo, si concentrò su un ricordo ben preciso e ruotò in aria il bastoncino.
<< Expecto Patronum! >> sussurrò, e dalla punta fuoriuscì un alone argenteo e compatto dalla forma di serpente.
Non pensava che l’Incanto avrebbe funzionato, era la prima volta che ci provava senza il fratello accanto che le infondeva sicurezza.
Il preside rimase di stucco, gli occhi fuori dalle orbite.
<< Non sa quanto, signore… >> gli rispose poi la bambina, mentre il serpente opaco le volava intorno con ardore.
<< Tom…! Ma allora è… >>
Merope sorrise nell’osservare il rettile trasparente “fare le fusa”: << Io non dico bugie, professore… >> e dopo un po’ il Patronus si dissolse.
Silente era ancora sotto shock: << Impressionante… sei riuscita ad evocarne uno, alla tua età! >>
<< Il suo era identico… >> disse, tirando su col naso << E invece di esserne felice mi ha sputato addosso un sacco di brutte parole, pensando che fosse la prova definitiva che io volevo prendere il suo posto… >> fece un attimo di pausa << Quel brutto idiota… non so come faccia a… >>
Visto che il mago non fu in grado di proferire nulla, Merope continuò.
<< …Mancarmi. Io voglio tornare da lui, ma significherebbe assecondare i suoi orridi voleri. Non so cosa fare… Ariana mi ha già avvertita una volta e non lo rifarà di nuovo. >>
<< Ti ha avvertita? >> chiese Silente, perplesso.
Merope annuì triste: << Lei è quella che mi supporta di più. Qualche giorno fa, poi, è venuta a trovarmi perché stavo perdendo di vista la mia missione >>
A quelle parole Silente balzò in avanti: << Ariana è venuta a trovarti?? Si può?? E come ha fatto?? Perché con me non è mai successo? >>
<< Era un intervento necessario. È stato obbligata… e comunque non è una bellissima esperienza, sono dovuta svenire per vederla >> nel ricordare l’episodio, la bambina non sapeva se essere emozionata o spaventata << Non è una cosa che possono fare i comuni mortali. Io ci sono stata nell’aldilà e so come comportarmi, per questo ne sono uscita indenne. Per tutte le altre persone può significare morte certa >>
Silente fece cenno di aver compreso, ma poi vide Merope arrossire vistosamente: << A quanto pare non stai pensando solo a mia sorella… >>
<< Beh… >> la bambina alternava sorrisi timidi a espressioni malinconiche << In effetti è così. Mi sono appena ricordata di quando Tom quel giorno mi ha abbracciata >>
<< Cosa? >>
<< Quando Ariana è venuta a trovarmi sembravo morta e lui si è spaventato, poi mi sono svegliata e mi ha abbracciata. Non lo aveva mai fatto prima… >>
Il preside fece cadere la bacchetta per l’incredulità: << Merope… tutto questo è straordinario! >>
<< No, non direi >> sospirò Merope << Si dimostra così solo con me, e nonostante ciò mi ha detto esplicitamente che lui non cambierà solo perché lo voglio io >>    
<< Ti ha detto questo? >> chiese Silente inarcando un sopracciglio.
Merope scoppiò da capo a piangere: << Sì… la prego, mi dia qualche consiglio… non so davvero che fare! >>
<< Piccola, purtroppo io non ti sarei molto di aiuto. Tuttavia il fatto che sei stata capace di fargli evocare un Patronus non è di poco conto >> la consolò in tono paterno.
Però Merope sembrò irritarsi: << è solo un ipocrita! Avrà ricordato l’omicidio di papà per evocarlo, ne sono sicura! Non è mai cambiato! >>
<< E tu che ne sai che abbia utilizzato proprio quel ricordo? >>
<< Per come è mio fratello… ci scommetto anche l’anima! >>
<< E se avesse ricordato qualcosa che ha a che fare con te? >> ipotizzò Albus Silente in tutta tranquillità, ricevendo una smorfia di puro stupore da parte di Merope.
<< Che ha a che fare con me? >> si chiese la bambina, ammutolendosi all’improvviso.
Non ci aveva pensato… per tutto quel tempo era convinta della sua idea, ma ora iniziò ad avere qualche dubbio. Perché le piaceva immaginarlo? E perché stava sorridendo?
<< Non… non significherebbe nulla! Cioè, non… >> disse frettolosa ed evitando il suo sguardo, con il viso rosso che la tradiva.
<< Merope! >> ad un certo punto una voce la chiamò ed entrambi si voltarono.
<< Gaius! >> s’illuminò la piccola appena adocchiò il bambino a metà del corridoio.
<< Oh, salve signor preside… >> fece il Serpeverde per poi indicare la bambina << Potrei rubargliela? >>   
Merope guardò imbarazzata Silente e arrossì ancora di più: << è il tipo con cui mi sto vedendo… >>
<< Ahh, capisco! >> ridacchiò sotto i baffi e fece l’occhiolino a Gaius << Ma certo che può, giovanotto >>       
La piccola Riddle corse ad abbracciare Gaius. Silente invece si dileguò in silenzio.
<< Perché parlavi col preside? >> chiese lui.
<< Ehm… sai, ieri… >> s’inventò di sana pianta, guadagnandosi uno scuotimento di testa dal Serpeverde.
<< Non farmici pensare… comunque sono libero per tutto il giorno >> esordì Gaius, malizioso << Quindi mi chiedevo se potessimo passare insieme-… >>
Merope non lo lasciò finire: << Ovvio che sì! Devo decisamente riprendermi da ieri sera >> e gli scoccò un’occhiata suadente << Se tutto va bene, può darsi che riceverai un bacio entro stasera >>
Gaius andò in ebollizione mentre Merope lo trascinava per mano fuori dal castello.
      

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Capitolo 35
*** CAPITOLO 35 ***


L'incontro col Ministro

In compagnia di Gaius, Merope trovò difficile pensare alla discussione avuta con Albus Silente. Per fortuna si stava talmente divertendo col ragazzino Serpeverde che accantonò per qualche ora il problema “Voldemort”, comprese le illusioni e le speranze che lo stesso preside era riuscito a procurarle.
<< Uffa, non ci riuscirò mai! >>
<< Non è così complicato! Basta alzare la mano destra e gridare “su”! >> disse Gaius per l’ennesima volta.
<< Lo sto facendo da un pezzo, ma rimane sempre lì! >> replicò Merope, guardando impaziente la scopa ai suoi piedi che traballava per terra, senza il minimo segno di voler sollevarsi.
Il Serpeverde le scoccò un sorrisetto beffardo: << Io ce la feci al primo colpo >>
<< E che vuoi, un premio? >>
Non erano soli al parco.
Quel giorno era particolarmente sereno e molti studenti delle diverse Casate decisero di passare il tempo libero del pomeriggio a passeggiare sul prato e a studiare all’aperto. Tra questi anche dei compagni di Gaius, che da lontano li vedevano ridere e scherzare, e le ragazzine Serpeverde incontrate il giorno prima da Merope che commentavano sprezzanti la scena davanti a loro, piene d’invidia.
Merope se ne accorse, ma fece finta di nulla.
<< Secondo me è inutile imparare a usare la scopa, so già volare senza! >> esclamò rassegnata.
Gaius sgranò gli occhi: << Sai volare senza scopa?? Non ci credo, mostrami! >>
<< No, ho la gonna! Si vedrebbe tutto! >>
<< E allora? Non mi dispiacerebbe mica, ahahahah! >>
Merope spalancò la bocca e gli sferrò un ceffone.
<< Ahia! Ok, me lo sono meritato… >> roteò gli occhi lui, mentre la bambina lo fulminava con lo sguardo, arrossita.
<< Non possiamo fare qualcos’altro? Questa stupida scopa non vuole ubbidirmi >> protestò Merope.
<< Al nostro prossimo appuntamento voglio farmi il giro in volo per tutto il Castello, quindi devi imparare subito! >> le spiegò categorico, guadagnandosi una smorfia dalla piccola Riddle.
<< Mi vuoi davvero, eh? >> lo stuzzicò con un sorriso che lo fece diventare un pomodoro.
<< Sì, e voglio anche un bacio. >>
Merope ridacchiò: << Per quello dovrai aspettare. >> e intanto che teneva ancora il braccio teso verso il manico, vide Hagrid in lontananza << Ma è Hagrid! Ehi… Hagrid! >> però non la sentì.
Iniziò a urlargli dietro per salutarlo quando la scopa si sollevò di colpo e la centrò in piena faccia, cadendo di sedere per terra.
I compagni e le amiche di Gaius che vi assistettero scoppiarono a ridere.
<< Merope! >>
<< Ahi… >> la bimba si massaggiò il viso e prese a lacrimare << M-mi sono fatta male…! >>
Gaius accorse ad aiutarla, la sollevò e cercò di consolarla.
<< Va tutto bene, può succedere… >> disse, accarezzandola e stringendola a sé.
Merope avvampò di nuovo. Non ne capì il motivo, ma era come se il suo abbraccio fosse tutto ciò di cui aveva bisogno.
Le piaceva molto essere accostata al suo petto, la faceva sentire protetta.
Appena li videro, le coetanee Serpeverde di Gaius assunsero un’espressione nauseata e sotto sotto Merope godette tantissimo.
<< Ti va una pausa? >> le chiese quando si staccarono, anche se lui continuava a tenerla per mano << Forse le scope non fanno per te >>
<< Credo che tu abbia ragione >> ghignò Merope, paonazza << E poi si è fatto tardi… meglio se torniamo dentro >>
<< Pensavo sarebbe stato romantico guardare il tramonto sul Lago Nero… solo tu e io… >> prese a fantasticare Gaius con il suo solito sorrisetto.
La bambina lo ricambiò: << Mancano due ore al tramonto. Siamo stati tutta la giornata insieme, ci saranno altre occasioni… >>
<< Ho capito, hai vinto tu! >> si rassegnò Gaius << Ma ti accompagno io. >>
<< Guarda che la strada la so >>
<< Ti accompagno comunque >> e così dicendo le pose la mano, un gesto che involontariamente le ricordò suo fratello che fece la stessa cosa quando entrarono a Great Hangleton.
Ogni volta la solita storia… nel momento in cui decideva di non pensare a Thomas, ricadeva come un’ingenua.
Si bloccò per un istante e il suo umore precipitò. Gaius però lo percepì.
<< Che cosa c’è? >> domandò preoccupato, tentando di sollevarle il mento per guardarla dritta negli occhi, ma Merope lo scostò.
<< Niente… andiamo. >> mentì prima di dirigersi verso il castello, con Gaius che la raggiunse poco convinto.
Entrarono nella Sala d’Ingresso, poi salirono le scalinate di marmo senza dire una parola. Il ragazzino trovò Merope fin troppo silenziosa e lui non era stupido.
<< Qualcosa non va? >>
<< No >> mentì ancora la bambina.
<< Non mi sembra >> disse Gaius mentre si spostavano verso un corridoio.
<< Insomma, non farmi domande! >> lo liquidò in malo modo, lasciandolo di sasso. Ma Gaius non ebbe il tempo di ribattere a tono che qualcuno sbucò dal fondo << Ehi Draco, hai visto Harry e gli altri, per caso? >>
Malfoy aveva uno strano ghigno malevolo, ma Merope era sicura si trattasse della sua abituale espressione da superiore. Solo quando si avvicinò e constatò che non era da solo, rimase allibita.
Aveva Hermione ancorata a sé, confusa e terrorizzata… ma non fu l’unico spettacolo a cui assistette. Dietro di lui seguirono altri membri di Serpeverde che trascinavano alcuni Grifondoro con noncuranza, tra cui Harry, Ron, Ginny, Fred, George, Luna e Neville.
Era incredula e allibita, tant’è che persino Gaius spalancò la mascella e si pietrificò.
<< Cosa state facendo?? >>
Ma Draco non la degnò di attenzione. Invece gli amici Grifondoro le rivolsero un’occhiata da funerale.
<< Ragazzi! Dove state andando? >> urlò sconvolta la piccola, a cui pareva aver visto dal vivo l’arresto di delinquenti.
<< Cavolo, li porteranno dalla Umbridge… non vorrei essere al loro posto. Cosa avranno combinato? >> esordì il bambino.
Merope non rispose, troppo occupata ad accorgersi della presenza della vecchia megera in carne e ossa davanti a loro, col suo sorriso lezioso e soddisfatto di chi ha appena fatto Bingo.
<< Colti sul fatto! Ah! >> esclamò pimpante la professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure.
La sorella di Voldemort ebbe un rigetto appena la adocchiò tanto appagata. Poi la Umbridge si voltò verso di lei e si fermò, guardandola un po’ impaurita e un po’ con atteggiamento di sfida.
<< Tu…! >>
<< No, Merope! >> la fermò Gaius, prima che la professoressa si allontanasse con sguardo stizzito << Non mettermi nei guai, è la direttrice della mia Casa! >>
La bambina sbuffò e a malincuore non poté far altro che accontentarlo: << E va bene! Tu aspetta qui, io li seguo. >>
Fece per andare nella loro direzione quando il piccolo Serpeverde la bloccò di nuovo.
<< Che c’è?? >>
<< Io vengo con te. >> disse risoluto Gaius, con Merope che restò alquanto sorpresa.
<< Non mi hai appena implorato di non farti mettere nei guai? >>
Gaius la fissò intensamente per poi ribattere: << Non voglio neanche che ti metta tu nei guai… >>
Lei arrossì in maniera vistosa, e ancora di più nel momento in cui il bambino la prese per mano e la trascinò per inseguire la Umbridge e i suoi scagnozzi in punta di piedi.
Merope non contò i minuti di lunga camminata, anche perché era troppo occupata a farsi passare il rossore alle guance. Solo dopo parecchio tempo, Gaius frenò la corsa all’angolo di un corridoio, intimandola di fare silenzio.
Avevano il fiatone .
<< Sono nell’ufficio del preside! >> esalò il bambino sotto voce.
La piccola era scioccata nel constatare che avevano davvero fatto tutta quella strada. Fece capolino appena la Umbridge, i membri di Serpeverde e gli amici di Grifondoro entrarono nella stanza di Silente.
I due ne approfittarono per avvicinarsi all’uscio e visto che la porta era socchiusa riuscirono anche ad origliare.
<< Bene, Potter… suppongo che tu sappia perché sei qui, vero? >> si compiacque Caramel, il Ministro della Magia in persona. Merope lo guardò meglio e l’istinto di sputargli in un occhio divenne fortissima. Lui non era solo il Ministro, ma era anche colui che aveva ordinato i suoi assassini di ucciderla.
Un sentimento di odio si diffondeva in lei a ogni secondo che passava, mentre Caramel si rivolgeva a Harry con un’aria di maligna soddisfazione.
<< Sss… no >> rispose Harry.
<< Prego? >> chiese Caramel.
<< No >> disse Harry deciso.
<< Non sai il perché sei qui? >>
<< No, non lo so >>
Gaius strizzò lo sguardo: << Ma che diavolo ci fa il Ministro, qui?? >>
<< SHH! >> lo zittì Merope, che cercava di capire cosa si stessero dicendo.
Rimasero per qualche minuto nel più totale mutismo, e ciò permise a Merope di intendere cosa fosse successo. Evidentemente i ragazzi avevano organizzato qualcosa di illegale dentro la scuola e una di loro aveva fatto la spia.
<< Poveretta… tutte quelle pustole in faccia >> sussurrò disgustato Gaius, osservando il volto sfigurato di Marietta.
Ma Merope non era intenzionata a chiacchierare. Stava fissando con un bruciante disprezzo la vecchia megera della Umbridge e il Ministro Caramel, i quali insieme, doveva riconoscere, erano una bella accoppiata…
Dopo aver discusso con Silente e gli studenti di Grifondoro Caramel, con l’aria di chi vuole chiarire la faccenda una volta per tutte, disse: << Dolores… la riunione di stasera… quella che sappiamo per certo esserci stata… >>
Merope e Gaius si scambiarono un’occhiata interrogativa.
<< Sì… >> la Umbridge riacquistò faticosamente il controllo ed estrasse dalla sua tasca una lista di nomi, poi la consegnò al Ministro << Mi è bastato leggere il nome di Potter sulla lista per capire di cosa si trattava >> concluse a voce bassa.
<< Eccellente >> Caramel sorrise << Davvero eccellente, Dolores. E… per tutti i tuoni! Visto che nome hanno scelto? Esercito di Silente >>
Merope spalancò la bocca, come se all’improvviso la verità le fosse piombata addosso. Gaius non si accorse di nulla e continuò ad ascoltare.
<< E così il gioco è finito >> esordì Silente << Gradisci una confessione scritta, Caramel, o ti basta una dichiarazione di fronte a questi testimoni? >>
La Mcgranitt, presente nell’ufficio, assunse un’espressione ansiosa e impaurita.
<< Confessione? >>
<< Esercito di Silente, Caramel. Non Esercito di Potter, Esercito di Silente >>
<< L’hai organizzato tu?? >>
<< Esatto. >> annuì Albus.
<< Hai reclutato questi studenti per il tuo… esercito? >> sbottò il Ministro, su tutte le furie << Hai complottato contro di me e il Ministero? >>
Silente assentì tranquillo: << Quella di stasera era la nostra prima riunione, per scoprire fino a che punto erano disposti a unirsi a me. Temo però che sia stato un errore invitare anche la signorina Edgecombe… >> e indicò Marietta.
<< NO! >>
<< Sta’ calmo, Harry. O temo che dovrai uscire dal mio ufficio. >> lo rimbeccò Silente per poi rivolgersi a Caramel << Bene, sa la verità, arresti me >>
Caramel, felice come una pasqua, esclamò: << Weasley! La confessione… hai preso nota di tutto? >>
<< Sì, signore! >> rispose Percy, zelante.
<< Benissimo! Fanne una copia per la Gazzetta del Profeta! In quanto a te, Silente… adesso sarai scortato al Ministero per la formalizzazione dell’accusa e poi spedito ad Azkaban in attesa di giudizio! >>
La Mcgranitt e i ragazzi dell’Esercito di Silente, specie Harry, sgranarono le palpebre, allibiti.
Non furono gli unici: al di là della porta, Gaius e Merope erano a dir poco sotto shock.
<< Ah, sì… sì, penso che ci sia un piccolo intralcio >> fece Silente.
<< Intralcio? >> domandò brusco il Ministro, seguito dall’espressione assassina della Umbridge.
La bambina, seppur triste per quello che aveva scoperto in quel momento, non ce la fece più e decise di entrare. Inutili i tentativi di Gaius di fermarla, perché Merope sbarrò la porta, arrabbiatissima, ma il preside era già scomparso sotto le ali della sua magnifica fenice Fanny.
<< No… dov’è…. dov’è! >>
<< È fuggito… da g-gran vigliacco! >> ruggì l’Inquisitore Supremo, rialzandosi da terra.
Caramel e la Umbridge dovevano ancora riprendersi dall’accaduto e, subito dopo che Phineas Nigellus spiegò al Ministro di quanto Silente avesse stile, Hermione gridò.
<< Merope! >>
Tutti si voltarono verso Merope e Gaius, il quale era terrorizzato, ma tuttavia era intenzionato a restare accanto alla bambina.
Draco assunse uno sguardo retorico e scosse la testa; i membri dell’esercito trattennero il respiro e la Umbridge e il Ministro si ammutolirono di colpo.
<< Salve… Ministro >> disse maligna Merope, guadagnandosi l’occhiata raggelata di Caramel.
<< Lei è…? >>
La Umbridge annuì a occhi chiusi, tremante.
Il Ministro guardò Merope e un brivido lungo la schiena lo percorse.
<< Scommetto che mi conosce >> sorrise beffarda la bambina e girò lo sguardo sui ragazzi << Lasciateli andare. >>
<< Qui gli ordini non li dai tu! >> sbottò Dolores.
Merope tirò fuori la sua bacchetta, minacciosa: << Stai zitta. >>
Caramel indietreggiò sgomento, evitando per un pelo di finire nel fuoco del camino.
<< Signore! >> Percy estrasse la sua arma e la puntò contro Merope, fissò il Ministro come per chiedergli “Posso?”, ma lui non riusciva a muoversi né a pensare.
Merope capì che doveva essere il fratello di Ron e i gemelli grazie ai capelli rossi e alle lentiggini. Quando fece quella mossa rimase di stucco.
Gaius, spaventato, le fece da scudo e nel frattempo uscì anche lui la sua bacchetta.
<< Lo faccio o no? >> chiese Percy con insistenza. Di sicuro Caramel gli aveva rivelato la storia di Merope e della necessità di ucciderla, essendo suo assistente.
Ron urlò: << Ma sei impazzito?? È solo una bambina! Lasciala in pace, Percy! >>
<< Non ti permettere, brutto idiota! >> disse Fred.
Caramel, ripresosi, abbassò il braccio di Percy e gli scoccò un’occhiata di rimprovero.
<< Ho detto di liberarli. >> sbraitò rauca Merope, incanalando odio da tutti i pori << ADESSO, E’ CHIARO?? >>
I presenti sobbalzarono, così Draco e la Pensy, decisi a non farselo ripetere due volte, tolsero il disturbo insieme agli altri. Merope cercò di non incrociare lo sguardo con Harry, ma poté notare con la coda dell’occhio come i Grifondoro e la Mcgranitt fossero orripilati all’idea che la bambina si trovasse da sola con quei due.
L’ingresso venne chiuso e alla fine poterono parlare.
<< E così… continuate sempre con la farsa di mio fratello che non è mai resuscitato, voi del Ministero >> rise sprezzante la piccola, attaccata al Serpeverde.
<< Tu dovresti essere morta! >> esplose Caramel, a petto gonfio << Dovresti essere sotto terra! >>
Gaius si fece avanti, furioso: << Lo dica un’altra volta! >>
<< No, Gaius! Ci penso io. >>
<< Ma… >>
<< Tu, giovanotto, dovresti essere nel tuo dormitorio! E tu… pensi di valere così tanto, brutta mocciosa, da sfidare il Ministro in persona?? >> la Umbridge contorse la sua faccia da rospo in maniera orribile… cattiva.
Merope scoppiò a ridere e levò più in alto la bacchetta: << Silente stesso vi ha fregato sotto il naso. Non ho paura di un inetto e di una vecchia megera. >>
<< Che cosa?? >> ringhiò Caramel, prima che Percy intervenisse, la bacchetta impugnata.
<< Lo sai con chi stai parlando?? >> fece il Weasley.
La bambina sorrise: << Con due bastardi. >>
La Umbridge, nera dall’ira, le si avvicinò mentre Gaius man mano allontanava Merope.
<< Sei soltanto una disgrazia… brutta piccola, sudicia mocciosa…! Come osi burlarti dell’autorità del Ministero?? >>
<< Quel Ministero che mi ha ucciso e che ha cercato di farlo una seconda volta? >> chiese in tono di sfida Merope, ricevendo un attimo di colpevole silenzio << Volete dimostrare a tutti i costi che mio fratello non c’è, eppure io ci ho vissuto sotto lo stesso tetto per mesi. E dovrei avere paura di voi? AHAHAHAH! >>
Caramel non ci vide più: << Tu-Sai-Chi non è tornato! >>
<< Certo, ci credo. >> scosse il capo la bimba << Come io non ho ucciso a sangue freddo i miei ex assassini che VOI avete ingaggiato per farmi fuori… >> sollevò le spalle con aria sarcastica.
All’istante i due cambiarono umore. Dapprima furibondi e minacciosi e adesso allarmati.
La Umbridge fissò il Ministro per invogliarlo a contraddire, però lui assunse un timbro più freddo e flebile.
<< Ieri Silente mi ha mandato un gufo >> iniziò a spiegare, scettico << Voleva che il Ministero controllasse se al cimitero di Great Hangleton ci fossero due cadaveri appartenenti ad ex Auror, e diceva che una certa bambina… tu… li avessi uccisi. >>
Merope fu felice di sapere che Silente aveva risposto alla sua richiesta. Incrociò le braccia con le labbra incurvate all’insù.
<< Continui >>
<< Li abbiamo trovati. >> disse Caramel, sforzandosi enormemente << Ma non sono stati uccisi da te! Abbiamo controllato la scena e a quanto sembra sono stati attaccati da un serpente! >>
<< Ma davvero? >> chiese gnorri, Merope. Gaius intanto ascoltava la storia con tanto d’occhi.
<< Sei solo una mocciosetta che vuole ottenere attenzioni. Come avresti fatto ad ammazzare due maghi esperti, seppur anziani?? >> inveì Caramel.
Merope ancora se la rideva e Gaius incominciò a non capirci nulla.
<< Che tipo di serpente era? >> fece la Umbridge, scossa alla notizia della morte effettiva dei due colleghi.
Ora il Ministro prese a guardare l’Inquisitore Supremo, scuro in volto.
<< Dovrebbe essere stato un serpente molto raro… si chiama… >> ma Merope lo interruppe, derisora.
<< Ophide Argenti? Il serpente che, secondo la leggenda, apparteneva a Salazar Serpeverde? >>
La coppia le rivolse un’occhiata truce.
<< Sì >> disse Caramel, sospettoso << Proprio quello >>
<< E tu come fai a saperlo? >> sgranò gli occhi la Umbridge.
<< Siete sordi? >> rise di gusto la bambina << Li ho uccisi io. >>
A quel punto Gaius poté definitivamente constatare di non starci capendo niente, e lo stesso valeva per il Ministro e la professoressa, i quali la squadrarono come se fosse una pazza.
<< Insisti, eh? Ti ho appena detto che è stato un serpente ad ucciderli! >>
<< Certo che è stato un serpente… ma quel serpente ero io. >>
D’un tratto non si udì alcun genere di suono, né da parte di Cornelius e la Umbridge, né da Gaius, che forse aveva intuito. Però per lui era talmente assurdo che non voleva crederci.
Caramel batté le palpebre, in totale confusione: << D-di che stai parlando? >>
Merope soppesò entrambi con lo sguardo, poi sospirò e disse: << Lo vedrete. >> rivolse a Gaius un’occhiata del tipo: “Non aver paura” e si posizionò di fronte a loro.
Nel giro di pochi secondi, la bambina assunse una nuova forma, più lunga, elastica, selvatica… appena si trasformò in un serpente, tutti quanti fecero cadere la bacchetta dallo shock.
<< AAHHH! >> strillò Dolores, catapultandosi dietro Percy.
<< M-Merope… >> Gaius era senza parole.
<< Non posso crederci! È… è un Animagus! T-tu lo sapevi, Dolores?? >>
La Umbridge da dietro il giovane Weasley scosse la testa, terrorizzata.
Merope sibilò con la lingua biforcuta, poi aprì la bocca e mostrò i canini acuminati. Caramel, Percy e la Umbridge fecero una decina di passi indietro prima che la bambina tornasse normale.
Gaius era lì, vicino a lei, immobile e col cervello che vorticava mille pensieri.
<< Caso chiuso. >> disse Merope, munita di un sorrisetto di trionfo.
<< A-aspetta un attimo! >> ringhiò la Umbridge << Allora è vero… li hai uccisi! >>
<< Sì, e se lo sono meritato. Sai, Dolores, io mi sono solo difesa. Se non avessero ucciso il mio amico Eric e tentato di farmi fuori non gli sarebbe successo niente! >>
Caramel incominciò inconsapevolmente a tremare, nemmeno stesse guardando Lord Voldemort in persona.
<< Dovrei fare lo stesso con voi, ora. >> dichiarò Merope.
Percy sollevò la bacchetta a mo’ di avvertimento.
<< …Ma siccome non sono come mio fratello… non lo farò. >>
I tre la fissarono sottecchi mentre Merope proseguiva.
<< Vi consiglio, però, di non sottovalutarmi… o potrei mordervi quando meno ve lo aspettate. >> concluse compiaciuta la piccola, che si guadagnò dei visi sgomenti.
Gaius la osservò con ammirazione.
<< Cosa sono queste minacce?? >> sbraitò Caramel << Sei al corrente del fatto che, essendo un’Animagus, devi registrarti al Ministero?? >>
Merope rimase spiazzata per un’istante, ma poi rispose: << Registrarmi al Ministero? Siete davvero convinti che lo farei? >>
Percy andò in soccorso a Caramel: << Certo che sì, è una procedura obbligatoria. >>
<< E a me che importa? >> si strinse sulle spalle << Non ho intenzione di farlo. >>
<< Hai ucciso due dei nostri. >> si scaldò il Ministro << Secondo te dovremmo lasciarti libera di uccidere?? >>
Stavolta Gaius non resistette e sbottò: << Perché voi non avete cercato di ucciderla, vero?? >>
<< Tu non ti impicciare! >> disse la Umbridge.
Merope le puntò la bacchetta sulla fronte e Dolores sobbalzò all’indietro.
<< Non rivolgerti a lui in quel tono, vecchia bacucca! >> e quando la professoressa fece per prendere la sua arma, lei gridò: << Expelliarmus! >>
Il bastoncino di legno della Umbridge volò via, anche se avrebbe desiderato tantissimo scaraventarla di nuovo contro il muro.
<< Ascoltatemi bene, schifosi criminali. >> esordì in tono di avvertimento, non lasciando il tempo a Percy e Caramel di stupirsi per la bravura di Merope nell’incantesimo << Io non mi registrerò mai al Ministero, mi fate schifo quanto i Mangiamorte. Siete complici del mio assassinio e del mio secondo tentato omicidio! Vi potete anche scordare che mi abbasserò a ubbidirvi! >>
Gaius le sorrise, provando all’improvviso un profondo rispetto. Invece Caramel, Dolores e Percy non fiatarono, sommersi completamente da un senso inspiegabile di timore nei suoi confronti.
<< Non ho mai ascoltato nessuno, neanche Voldemort >> al suono di quel nome i tre s’innervosirono, ma la bambina continuò << Perciò voi non mi fate paura! >>
<< Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato >> Caramel cedette alla rabbia << NON E’ TORNATO! >>
Merope scoppiò in una sonora risata: << Al posto suo mi dimetterei, signor Ministro! Ormai la verità la sanno anche le pietre! Siete ridicoli! Se veramente mio fratello non è tornato, allora perché molti Mangiamorte sono fuggiti da Azkaban? Perché Silente ha organizzato qui a Hogwarts un esercito apposito contro Voldemort? >>
Emise un singhiozzo di tristezza all’ultima frase, ma nessuno lo considerò.
<< Grr! S-silenzio! >> grugnì la Umbridge << Fai silenzio! >>
<< Altrimenti? >> la minacciò la piccola Riddle << Non vorrà attaccarmi? Forse non se n’è accorta, ma i quadri hanno orecchie… >>
Caramel ne ebbe piene le tasche: << Weasley! Andiamocene! >>
Percy si riscosse e balbettò: << S-sì, signore! >>
Con un ghigno soddisfatto, Merope guardò l’assistente del Ministro scomparire nel camino, e prima che lo facesse anche lui, si voltò bofonchiando.
<< Tra poco emetterò il Decreto che ti promuoverà a Preside di Hogwarts, Dolores. >> annunciò, guadagnandosi la felicità estrema della professoressa.
Gaius e Merope si scambiarono un’occhiata allucinante.
<< Mi raccomando, stai attenta. >> disse, indicando con la coda dell’occhio la bambina.
Alla fine sparì dietro il falò generato dal camino e la Umbridge saltellò vittoriosa e gongolante sul posto.
<< Avete sentito? Fuori dal mio ufficio. >> disse leziosa e al tempo stesso letale.
Gaius aveva l’aria di chi dovesse partecipare a un funerale. Non era affatto contento di quella notizia, lui odiava quella donna.
<< E tu hai sentito? Stai attenta… o ti renderò la vita impossibile. >> e detto ciò, Merope mutò le pupille in mezzelune e i canini in aghi affilati, sibilando nella sua direzione.
La strega cadde a terra dallo spavento e gridò a squarciagola mentre la bambina e Gaius risero come pazzi e uscirono dalla stanza.
Insieme scapparono via attraverso la scala a chiocciola della torre e tornarono indietro, sempre ridendo.
Ma poi Merope ebbe la necessità di fermarsi e di rivolgersi al Serpeverde in maniera seria.
<< Gaius? >>
<< Mmh? >> chiese, reduce del riso precedente.
<< Prima… cosa hai pensato? >> respirò a fondo la bimba.
Gaius inarcò un sopracciglio: << Che sei stata in gamba! Soprattutto quando hai tenuto testa alla Umbridge! Cavoli, quanto ti ho ammirato! >>
Merope arrossì di colpo: << Intendo quando sono diventata un serpente… cosa hai pensato quando mi hai vista? >>
Il ragazzino non si aspettò quella domanda, ma al suo volto scurito e pieno di vergogna, lui sorrise radioso e affermò: << Ho pensato: “caspita, questo sì che è un bel serpente!” >>
La bambina alzò gli occhi verso l’amico e una sensazione di sollievo si infuse nel suo cuore, che iniziò a battere forte nel petto.
<< Il serpente più bello del mondo… >> la avvicinò a sé e Merope temette di finire in ebollizione.
<< Gaius… >> sussurrò la bambina, emozionata.
Sapeva cosa aveva intenzione di fare e sperava che lo facesse davvero.
D'altronde dimenticare Ian sarebbe stata l’opzione migliore per lei e il Babbano, perché doveva proteggerlo da Tom e le sue ossessioni di Purezza.
Eppure con Gaius era nato qualcosa di vero… 
Non poteva più nascondere i suoi sentimenti. Quel bambino le era piaciuto fin dal primo incontro…
In quell’istante Gaius parve frenare il desiderio di baciarla, forse per paura di non essere ricambiato o di essere preso per “maniaco”. Lei lo notò, così decise di fare la prima mossa e con la punta dei piedi gli stampò un lungo bacio sulla bocca.
Lui rispose con entusiasmo alla magia che durò un minuto abbondante, poi finalmente si staccarono e si fissarono in modo intenso, entrambi rossi come pomodori.
<< Beh… >> esordì Merope << Te l’ho detto che entro stasera avresti ricevuto un bacio >>
Mezzo scioccato, trovò il coraggio di sorriderle e, mano nella mano, si avviarono alla Sala Grande.

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Capitolo 36
*** CAPITOLO 36 ***


Il nome di un mostro

Merope e Gaius tornarono nella Sala Grande, dove si erano radunati i membri dell’Esercito di Silente, o meglio ex Esercito, e gli altri professori per discutere della scomparsa del preside.
I volti preoccupati di tutti riaffioravano a ogni angolo, e quando la bambina scorse i suoi amici Grifondoro ebbe un nodo alla gola ripensando che, a sua insaputa, avevano organizzato un’armata contro suo fratello.
Loro la videro qualche istante dopo, ma dalle espressioni che trapelarono, in primis Harry, si capiva che l’ultima persona con cui avrebbero voluto parlare fosse proprio lei.
<< Ti raggiungo più tardi >> disse a Gaius, accennando un mezzo sorriso << Mi raccomando, non farti sfuggire per nessun motivo che sono un’Animagus, chiaro? >>
<< Va bene >> rispose il Serpeverde, ed entrambi si stamparono un fugace bacio sulle labbra, dopodiché lui tornò dai suoi compagni e Merope si diresse al tavolo rosso-oro.
Hermione s’intenerì: << Avete visto? Che carini! >>
<< Si, purtroppo abbiamo visto. >> commentò Harry, a dir poco irritato.
Gli altri quasi si erano dimenticati del problema di Harry e si scambiarono occhiate oblique.
<< Non incominciare, per favore! Sta venendo qui! >> lo avvertì Ron.
Fred, George e Ginny ridacchiarono, ma tornarono seri non appena Merope si presentò davanti a loro.
<< Merope, noi… >> tentò di ricavare qualcosa Ron, senza successo, perché la bambina girò dalla parte opposta e si sedette su una sedia, decisa a non guardarli in faccia e a non rivolgergli la parola.
Gli altri le si sedettero accanto, un po’ imbarazzati e con l’aria colpevole.
<< Sappiamo che sei arrabbiata >> iniziò George.
<< E forse ti sentirai tradita… >> continuò Fred.
Merope fissava il piano del tavolo, ammutolita.
<< Siamo stati costretti a farlo >> esordì Neville, impacciato << La Umbridge non ci faceva esercitare con gli incantesimi… e poi… poi dovremmo imparare a… >>
<< Difendervi da Tom? >> finì per lui, Merope.
Harry, che era seduto di fronte, sentì la cicatrice pizzicare.
Ron la corresse: << Da Tu-Sai-Chi… >>
<< Vuoi dire da Voldemort? >> lo canzonò con forza, e i presenti rabbrividirono. Lei li guardò quasi divertita << Che senso ha combattere contro una persona se avete paura del suo stesso nome? >>
Visto che tutti si zittirono, Merope pensò bene di alzarsi e togliere il disturbo, peccato che Fred la afferrò per un braccio.
<< Sappi che non volevamo ferirti in alcun modo. >>
<< Io non sono ferita… io… avrei preferito che me lo diceste subito. Mi sono confidata con voi e sapete il perché sono qui, avreste potuto fare lo stesso con me. >> soffiò triste la piccola, trattenendo alcune lacrime.
Hermione intervenne, dispiaciuta: << Non sarebbe stato facile dirtelo… sei l’unico individuo al mondo che vuole bene a… a quel… >>
<< Sì, ho capito. >> sbottò Merope, che non voleva sentire più nulla << A quel mostro. >>
<< Beh… ha ucciso i miei genitori >> disse Harry atono, mentre la sua cicatrice continuava a fargli male << E molte altre persone >>
La bambina non sapeva come ribattere in quanto riconosceva che avessero più che ragione.
<< Ha ucciso anche mio padre, se è per questo… >> disse alla fine, guadagnandosi il silenzio generale << Ma non lo odio. >>
<< Merope… >> tentò di farla ragionare Ginny, ma fu tutto inutile, perché alle spalle della bambina sbucarono la Mcgranitt, Piton e Vitious ansiosi di sapere cosa fosse successo nell’ufficio di Silente.
<< Allora, come è andata? >> chiese frettolosa e preoccupata la Mcgranitt.
La piccola desiderava soltanto buttarsi nel letto a casa di Hagrid. Si sentiva triste e avvilita; non aveva voglia di fare niente in quel momento.
Voltò lo sguardo verso Piton e Vitious, poi lanciò un’occhiata eloquente alla Mcgranitt: << Vi anticipo già che domani avrete una brutta sorpresa… >> disse, riferendosi alla Umbridge e alla sua nuova nomina di preside della scuola.
Quando se ne andò, i professori guardarono i propri studenti, perplessi.
<< Che cos’ha? >> domandò Piton.
<< Ehm… >> balbettò Ron << Non lo sappiamo >>
I tre docenti li fissarono con sospetto.
<< Potter >> disse la Mcgranitt, sottecchi << Non credi che sia una buona idea spiegarci qualcosa riguardo il vostro “Esercito”? >>


20 Giugno 1941 - Great Hangleton.

<< Quante volte devo ripeterti che devi studiare?? >> gridò Merope Gaunt alla figlioletta di 6 anni, che da almeno mezz’ora era in piedi davanti a lei a testa bassa e tratteneva a stento le lacrime.
<< Ma mamma! >>
<< Niente “ma”! Questa è l’ennesima insufficienza e ormai la scuola è finita! Si può sapere cosa fai tutto il pomeriggio al posto di aprire i libri? >> sbottò ancora più infervorata.
La bambina non rispose, anche perché la madre non le avrebbe dato ragione a prescindere. Si limitò a fissare il pavimento, come faceva tutte le volte che la donna la rimproverava a causa del suo cattivo rendimento scolastico.
<< Il gatto ti ha mangiato la lingua? >>
<< Io non… >> voleva giustificarsi in qualche maniera, ma non riusciva a inventarsi nulla di credibile.
Merope Gaunt afferrò il compito in classe della figlia e le mostrò il brutto voto: << Ascoltami una volta per tutte! Questi risultati non voglio più vederli, chiaro?? Eppure spesso ti aiuto anche io, non capisco perché appena metti piede in classe diventi una capra! E io so che sei più intelligente di così! >> disse per rimediare, dato la piccola iniziò vagamente a piangere.
In quel momento, un ragazzo alto, moro e dal viso pallido comparve dal grosso falò color smeraldo del camino che si generò all’improvviso. Il ragazzo si pulì dalla cenere in eccesso, ma non poté fare a meno di udire le grida lanciate dalla donna contro Merope.
<< Casa dolce casa >> commentò sarcastico Tom Riddle dopo aver buttato a terra le valige che aveva addosso.
Le due omonime si voltarono e la bambina s’illuminò quando si accorse che il fratello maggiore era tornato da Hogwarts.
Come un fulmine fuggì dalle grinfie della mamma e si precipitò da Tom, il quale non fece in tempo a evitare l’abbraccio morboso della sorella.
<< Che bello, sei tornato! >> esclamò gioiosa, stringendolo forte e stampandogli numerosi baci sulla guancia.
Tom lo detestava, ma d’altronde si aspettò un bentornato del genere.
<< Ciao, Tom >> lo salutò la madre, non abbandonando il brutto cipiglio << Scusami se non siamo venute a prenderti >> e guardò bieca la figlia << Sono dovuta passare alla scuola di tua sorella >>
Lui fece spallucce con evidente indifferenza: << Fa niente, ho utilizzato la Metropolvere dalla casa di un mio amico… Vuoi staccarti per piacere? >> fece irritato alla bambina, che non voleva saperne di lasciarlo.
<< Mi sei mancato >> disse Merope jr al maggiore, gli occhi da cucciolo e leggermente rossi.
<< A me per niente >> scherzò Tom, ricambiando a fatica l’abbraccio. Lui non era molto propenso a manifestare qualunque tipo di affetto, ma con sua sorella era diverso. Era l’unica persona al mondo con cui riusciva a sciogliersi quasi del tutto.
Di lì sembrava che il peggio fosse passato e che la madre si fosse dimenticata del problema di Merope, così la bambina tirò un sospiro di sollievo.
<< È inutile che ti aggrappi a tuo fratello, signorina. Non credere di svignartela! >> disse la signora Riddle, e Merope sprofondò di nuovo nell’incubo.
Tom scoccò un’occhiata prima alla più piccola, poi alla più grande: << Che cos’altro è successo? >>
<< Cos’è successo?? >> ripeté furiosa Gaunt << Ha preso l’ennesima insufficienza a una verifica! Quest’anno non ho mai visto da parte sua un bel voto e ho dovuto implorare la sua maestra che non la bocciasse! >>
Merope abbassò di nuovo lo sguardo, piena di vergogna al pensiero che c’era suo fratello, il suo eroe, ad ascoltare. Non voleva che la ritenesse una bimba fallita, stupida e ignorante.
<< Lo sai che tuo fratello era bravissimo in tutte le materie?? >> continuò la signora Riddle. La bambina emise un leggero grugnito di rabbia all’ennesimo paragone con Tom, cosa che la fece sentire ancora più a disagio. Ovviamente lui era sempre stato un ragazzino studioso e brillante, al contrario suo che non le piaceva neanche andare a scuola.
<< È un’inutile scuola babbana >> le fece notare Tom in tono saccente << Cosa vuoi che ti importi se va bene o no? >>
Merope jr gli sorrise grata, mentre la donna non poteva dirsi altrettanto d’accordo.
<< Oh, ti prego, non ricominciare con questa storia! Non c’entra la questione “babbano e non babbano”, tua sorella non ha proprio intenzione di aprire un dannato libro! >>
A quel punto la piccola proferì: << Ma a quel compito è andata male tutta la classe... >>
Tom ridacchiò prima che la madre sbottasse, su tutte le furie.
<< Sempre le stesse scuse!! Non mi importa se gli altri sono dei caproni, ciò non significa che anche tu devi esserlo! >>
Talmente urlò che Merope si nascose dietro il maggiore.
<< Uffa, a me non piace studiare, non mi piace andare a scuola! >> e scoppiò a piangere tra le braccia di Tom, che cercò di consolarla mentre guardava storto la madre.
<< Ecco la confessione. >> commentò acida Gaunt << Per tua informazione studiare è importante, idem la scuola! Quando andrai a Hogwarts non potrai ragionare così! >>
Il pianto ininterrotto della figlioletta smorzò l’aria e Gaunt alzò le pupille al cielo a mo’ di implorazione.
<< Già che c’è Tom >> esordì dopo un lungo minuto di singhiozzi e lacrime vari << Potresti farti aiutare da lui a capire alcuni argomenti. E ti avverto, quest’anno è andato, ma l’anno prossimo esigo maggior impegno! O potrai scordarti di vedere la luce del sole e andare al parco a giocare con i tuoi amici! >>
La bimba annuì in silenzio, asciugandosi il viso.
<< Madre >> s’intromise il ragazzo, che fino a quel momento non sapeva che pesci prendere tra lei che sbraitava e la sorella che gli piangeva sulla spalla << Secondo me sei troppo esigente nei confronti di una scuola fuori dalla sua portata. >> e il suo riferimento, come al solito, era sulla natura babbana di essa << E poi chi ti dice che a Hogwarts non si impegnerà? >>
Merope Gaunt sbuffò dall’esasperazione: << Un abitudine presa da piccolo difficilmente cambia. >>
<< E va bene >> scosse il capo Tom, prendendo in braccio la sorellina che si ancorò su di lui come fa un cucciolo di koala << La aiuterò io >>
<< Ah grazie! >> disse sollevata la strega << Vediamo se in questo modo cambierà qualcosa! >>
Tom roteò gli occhi e dentro di sé avrebbe voluto sbuffare, ma si vide bene dal farlo davanti alla madre così arrabbiata.
<< Andiamo in camera mia, Merope. È meglio… >> fece il maggiore, guadagnandosi la felicità estrema della bambina.
<< Sìììì! >>
Quando salirono i primi gradini per arrivare al piano di sopra, la donna li bloccò di nuovo. Dal tono pareva essersi un po’ calmata.
<< Badale tu, ok? Devo vedermi con la mamma di un una sua amichetta. >>
<< Da una Babbana? >> chiese schifato il figlio.
Merope non ci badò, lo conosceva fin troppo bene e sapeva che i Babbani non gli andavano a genio: << Sì, non fate disastri in mia assenza. >>
Tom la fissò basito: << Per chi mi hai preso? Ho 15 anni. >>
<< Ma tua sorella ne ha 6. Controllala, si ficca sempre nei guai. >> e detto ciò si mise un cappotto leggero intorno alle spalle e uscì di casa.
Arrivati in camera di Tom, quest’ultimo sibilò: << Potresti levarti di dosso, adesso? >>
La bimba fece no con la testa: << Non mi farai studiare, vero? >> chiese in tono supplichevole.
<< Non ci penso nemmeno, sono appena tornato >>
<< Oh, menomale! >> esultò la piccola.
<< Sto aspettando >> sbuffò Thomas, e Merope all’improvviso gli diede un bacio sulle labbra per poi staccarsi.
Il ragazzo rimase un attimo in uno stato di trance e arrossì leggermente: << Merope. >>
<< Sì? >> disse lei, che nel frattempo era balzata sul letto.
<< Non farlo mai più >> la guardò serio e con fare categorico.
<< Ma noi siamo fidanzati! >> protestò Merope, abbracciandolo forte << è questo che fanno i fidanzati, no? Si baciano. >>
Tom avrebbe voluto ridere per la limpida ingenuità della sorellina.
<< Non vedo l’ora di sposarmi con te! >> proseguì entusiasta, mentre il ragazzo cercava di trattenere al massimo le risate << Tra qualche anno sarai mio marito! Così quelle odiose delle tue amiche non potranno più sbavarti dietro! >>
Tom era sul punto di esplodere dalle risate: << Ah già… a proposito di questo… >>
<< Non dirmi che ti sei innamorato di un’altra! Guarda che io sono gelosa. >> disse Merope, sottecchi.
<< Non è come pensi >> e incrociò le braccia << Beh, sei abbastanza grande per saperlo, ormai… >>
<< Sapere cosa? >> chiese perplessa la bambina.
Il Serpeverde sospirò nel tentativo di trovare le parole giuste: << Che tra fratelli non ci si può sposare >> non fu capace di frenare un sorriso divertito alla vista della faccia sconvolta della più piccola.
Per Merope era come se gli avessero annunciato un grave lutto: << In… in che senso? >>
<< Nel senso che io e te non potremo sposarci >> ripeté Tom, preparandosi alla sua reazione, che purtroppo sapeva quale sarebbe stata.
<< Ma… >> la bimba ebbe i primi segnali di pianto << Possiamo dire agli altri che non siamo fratelli! >> trovò subito la soluzione, ricevendo però il volto contrariato del maggiore.
<< Non si può fare, mi spiace >> sollevò le spalle Tom.
<< V-vuoi dire che è sbagliato? >>
<< Esatto. >>
D’un tratto il sorriso originario di Merope scomparve completamente, e al suo posto un’espressione triste e rabbiosa si dipinse sul suo volto.
Nel giro di pochi secondi scoppiò di nuovo in un mare di lacrime e, talmente era furiosa, prese a pugni il cuscino: << NON E’ GIUSTO, NON E’ GIUSTO, NON E’ GIUSTO! >>
Tom chiuse la finestra per evitare che insorgessero i vicini, ma intanto stava ridendo da matti.
<< IO VOLEVO SPOSARTI, UFFA! CHI HA FATTO QUESTA STUPIDA REGOLA?? IO VOLEVO SPOSARTI! >>
<< Non è la fine del mondo >> commentò lui, sovrastando le sue urla.
<< INVECE SI! >>
<< Presto lo supererai! >> roteò le pupille il ragazzo e aggiunse ironico << Ti avrei sposato volentieri, ma la legge è la legge >>
Merope pianse ancora di più e si buttò stesa sul letto: << Questo è il giorno più brutto della mia vita >>
Tom rise: << Addirittura? >>
<< Prima mamma che mi rimprovera per l’insufficienza e ora scopro che non potrò mai sposarti! >>
<< Però possiamo rimanere fidanzati, se ti va >>
Merope lo fissò malissimo: << Che senso ha se non possiamo sposarci?? >> e dopo aver messo il broncio, sbottò << Vattene via >>
<< Cosa? >> fece Tom << Questa è la mia stanza, eh >>
<< Voglio stare da sola ad autocommiserarmi! >> gli rispose, nascondendo la testa sotto il cuscino per frenare in qualche modo la rabbia che l’attanagliava.
Il ragazzo scosse il capo, disperato e al tempo stesso divertito: << Dai, domani te ne sarai già dimenticata >>
<< Tu credi? Dubito esista qualcosa di peggio! >>
In quel momento il campanello della casa suonò.
<< Ah, hanno fatto presto >> disse Thomas, guardando l’orologio per poi precipitarsi in fondo alle scale.
Merope si asciugò le lacrime e, incuriosita dagli ospiti ignoti, si alzò e raggiunse il fratello al piano di sotto.
Appena scese, un moto di sconcerto e rabbia la investì. Infatti nel loro soggiorno si presentarono gli amici di Tom che lei tanto odiava. E per giunta erano quelli che le stavano più antipatici.
<< Buonasera, Lord >> lo salutò Abraxas con una stretta di mano, e Merope non capì il perché aveva usato quello strano termine per definirlo. Non lo aveva mai sentito rivolgersi in quel modo, a dire il vero.
Ma per quanto non sopportasse la sua presenza, incredibilmente, Merope quella sera non si concentrò sulla figura di Malfoy o sulle cose incomprensibili che proferiva.
No, la sua attenzione ricadde soprattutto sulle due ragazze al seguito di Abraxas, Lucretia e Walburga, due ragazze bellissime le quali, dalle espressioni che trapelavano, si vedeva lontano un miglio che erano venute solo ed esclusivamente per vedere Tom.
Suo fratello le aveva già invitate l’anno precedente a casa e Merope aveva avuto modo di conoscerle bene.
Quel pensiero la irritò in una maniera assurda, così uscì allo scoperto e si diresse a passo pensante verso di loro.
<< Tom! >> esclamò la bambina, un diavolo per capello.
Gli altri sussultarono dallo spavento, invece Tom esibì un’espressione contrariata.
<< Che ci fai qui? Non avevi detto che volevi dormire?? >>
Lucretia Black si inginocchiò alla sua altezza e, in tono falso, squittì: << Da quanto tempo! Come sei cresciuta, piccolina! >>
Merope scostò il suo braccio, squadrando lei e Walburga con sospetto.
<< Ci sei proprio mancata, lo sai? >> le fece l’occhiolino Abraxas, guadagnandosi solo una smorfia e una linguaccia.
<< Perché li hai invitati?? >> si lamentò la piccola Riddle.
<< Merope! Sono i miei sudd-… ehm, amici. >> si corresse subito il ragazzo, sperando che la sorella non ci abbia fatto caso << Non mi risulta che debba chiedere il permesso a te per invitarli. >>
Lei sbatté i piedi per terra dalla frustrazione e si mise a braccia conserte con un brutto cipiglio in volto. Ma il suo umore peggiorò ulteriormente quando vide Walburga avvicinarsi troppo a Tom e parlargli con fare suadente.
<< Non preoccuparti >> disse la ragazza, sorridendo e trascinando il proprio palmo sul suo petto << A noi non dà fastidio >>
<< Ehi! >> a quella scena, la bambina la spinse in malo modo lontano da suo fratello e lo abbracciò protettiva << Lui è mio! >>
Tom preferì non dire nulla, altrimenti avrebbe fatto scendere tutti i santi.
Malfoy, Lucretia e Walburga invece ridacchiarono beffardi.
<< Puoi, gentilmente, sparire dalla mia vista? >> stavolta le parlò in un tono tutt’altro che fraterno. Sembrava più freddo e maligno, anche se Merope non diede segno di essersene accorta.
<< Ma oggi dovevi stare con me! Non voglio che stiano anche loro! >> disse triste e con gli occhi umidi.
D’un tratto intervenne Abraxas Malfoy, in silenzio fino a quel momento e ora che lanciava alla bambina uno sguardo tagliente: << Con che coraggio ti rivolgi a Lord Voldemort in quel modo? >>
L’atmosfera si raggelò insieme ai volti dei presenti. Tom lo fulminò assassino, imprecando nella mente. Eppure glielo aveva detto un milione di volte che la sorella e la madre non sapevano nulla riguardo la sua nuova identità…
<< Lord...? >> fece Merope, che inarcò un sopracciglio stranita e si girò verso il fratello << Come ti ha chiamato? >>
<< Oh, è il suo soprannome! >> cercò di rimediare Lucretia, vedendo Tom leggermente alterato << Noi amici stretti lo chiamiamo così >>
Merope fece una faccia disgustata e scandalizzata: << Ma è bruttissimo! >>
<< Bruttissimo? >> chiese il fratello, come se ritenesse valida la sua opinione << Perché lo dici? >>
<< Sembra il nome di un mostro! >> gli rispose sconvolta.
Tom parve a dir poco offeso, ma non lo diede a vedere: << A me piace, però. >>
<< Beh, a me no. >>
<< E se >> aprì bocca Walburga, che scoccò uno sguardo languido ai coetanei << Per ipotesi… tuo fratello volesse chiamarsi così, in futuro? >> nel chiederlo adoperò le sue migliori capacità recitative, perché di fronte a lei Tom Riddle l’avrebbe volentieri uccisa a sangue freddo per aver chiesto alla bambina una cosa del genere.
Merope assunse un’espressione che valeva più di mille parole: << E perché mai dovrebbe cambiare il suo nome con uno tanto inquietante? >>
Abraxas grugnì nel tentativo di soffocare l’ennesima risata, ma fu raggiunto dall’occhiata tremenda di Tom.
<< Va bene, statemi a sentire >> all’improvviso Merope sfoggiò un timbro autoritario nei confronti degli ospiti, i quali rimasero di sasso nell’ascoltarla << Mio fratello si chiama Thomas, no Voldecoso! Che razza di amici siete che gli date un soprannome così brutto?? >>
Dal canto suo, il maggiore non sapeva se essere più infuriato per la sfacciataggine che stava dimostrando o per aver definito vergognosa l’identità cui lui stesso si era procurato nelle mura di Hogwarts.
<< Direi che può bastare. >> soffiò gelido il ragazzo mentre la prendeva per il braccio per trascinarla fuori dalla stanza << Va’ di sopra e non disturbarci! >>
La sorella oppose resistenza: << Questa è anche casa mia! >> esclamò, per nulla contenta che il fratello dovesse stare da solo, insieme alle due Black e a Malfoy.
Tom allora non ci vide più e sibilò in serpentese: << TI HO DETTO DI ANDARE IN CAMERA TUA! >>
Il cuore degli amici gli balzò in gola, ma non si mossero finché la sorellina non si decise ad ubbidire, riluttante.
<< Scusatemi >> disse sarcastico << Adesso possiamo stare tranquilli >>
Non si accorse però che Merope non era mai salita al piano di sopra, e come un razzo sfrecciò verso Abraxas per mollargli un potente calcio sulle parti basse.
<< MEROPE! >> urlò Tom << Se ti prendo…! >>
Lei strillò con un sorriso soddisfatto sulle labbra e se la svignò, il suono delle potenti risate che risuonavano per tutta la casa.
Walburga e Lucretia si coprirono la bocca, scioccate, invece Tom non poteva credere ai suoi occhi. Guardarono Abraxas ansimante e piegato in due dal dolore e lo tirarono su.
<< C-com’è simpatica… la tua s-sorellina, eh? >> balbettò.
<< Sì, la adoro >> disse Tom, prendendo posto sul divano del salone insieme agli altri << Ignoratela e basta >>
Walburga si accomodò appositamente vicino a lui e, con non chalance, protese il petto in avanti e gli si avvicinò con fare seduttivo.
<< Se ti può far stare meglio, trovo il tuo “soprannome” davvero eccitante >> lo sedusse, stringendo il petto per far scoprire maggiormente i seni e alzandosi la gonna nel tentativo di mostrare le cosce in tutto il loro splendore, tant’è che Abraxas faticò a distogliere lo sguardo dallo spettacolo.
<< Tra poco quelle bombe esploderanno, lo sai? >> commentò lui, sorridendole malizioso e squadrandole il petto.
Walburga rise di gusto e altrettanto maliziosa: << Bisogna ammettere che quel bambinone di Hagrid è molto meno impegnativo da gestire rispetto a Merope >> aggiunse la Black, che allungò un braccio intorno alla spalla del ragazzo.
<< Giusto, Burga >> si accodò Lucretia, sistemandosi i boccoli neri dietro l’orecchio << Non so come tu faccia, Lord >>
Tom sorrise maligno e fece per replicare, se non fosse che la diretta interessata si presentò in salotto a passo deciso e si appollaiò di fronte alla coppia seduta sul divano, fissandoli accigliata.
<< Vuoi passare i guai, per caso? >> sbottò Tom, innervosito.
Era abituato ad essere servito e temuto dalle persone che lo circondavano, ma Merope a quanto pare non aveva imparato a non provocare la poca pazienza del fratello.
Per tutta risposta, la bambina si buttò in mezzo ai due per separarli, con grandissimo disappunto di Walburga che le scoccò un’occhiataccia.
<< Mi è venuta una gran voglia di farvi compagnia >> disse la bambina.
<< Ah, basta che non mi dai altri calci dove non batte il sole! >> Abraxas la fissò in cagnesco, peccato che Merope lo stesse bellamente ignorando.
Infatti si voltò in direzione della ragazza e la minacciò con lo sguardo: << Per tua informazione, Tom è il mio fidanzato! >>
<< Ti prego! >> l’Erede di Serpeverde alzò le pupille al cielo quando la sorella gli si avvinghiò con tutte le forze, come se temesse di perderlo per mano della Black.
<< Oddio, scusami! >> sbuffò Walburga con disprezzo << Non pensavo che fosse fidanzato con sua sorella >>
Malfoy non resistette oltre e scoppiò a ridere con Lucretia.
<< Diglielo anche tu, fratellone! Non si rubano i fidanzati altrui! >>
<< Mi inchino a cotanta maturità >> annuì la ragazza, fingendo di provare ammirazione.
A quel punto Tom, stufo, si alzò e andò in cucina.
<< Non lasciarmi da sola con loro! >> gridò, dato che i tre avevano tutta l’aria di volerla picchiare.
Un minuto dopo, il maggiore tornò con un bicchiere di succo di zucca.
<< Per te. Bevi. >> disse Tom mentre porgeva alla sorellina il bicchiere.
Sorpresa, Merope non si fece domande e bevve in un sorso il suo succo preferito, sotto gli occhi perplessi di Malfoy, Lucretia e Burga.
<< Tre… due… uno… >> contò Riddle, prima che la bambina svenisse senza un’apparente ragione << Grazie a Salazar. >>
<< Che è successo?? >> trattenne il fiato Lucretia.
<< Pozione soporifera >> tagliò corto il giovane, prendendo in braccio la sorellina e sedendosi di nuovo sul divano << Per fortuna quella roba non scade… mia madre glielo metteva nel biberon quando la notte piangeva e non voleva saperne di addormentarsi. >>
<< Tua madre…? >> chiese incredulo Abraxas, guadagnandosi un ghigno divertito da parte di Tom.
<< Okay… può darsi che lo facevo io di nascosto >>
Walburga sbuffò e gli rivolse un’occhiata infastidita: << Perché non la porti di sopra, allora? >>
Il ragazzo ricambiò con lo stesso cipiglio, anche se capì perfettamente dove voleva arrivare l’amica.
<< Non ti ha detto che io e lei siamo fidanzati? >> domandò beffardo mentre teneva la sorellina stretta a sé e le accarezzava i capelli.
Burga la prese come una mancanza di rispetto nei suoi confronti e si allontanò delusa.
Approfittando del silenzio generale, Tom parlò di nuovo.
<< Potevi anche evitare di gridare il mio nome davanti a Merope, Abraxas. >> commentò poi, stavolta rivolto a Malfoy che deglutì imbarazzato.
<< Ho agito di impulso, Lord >> rispose sudando freddo.
<< Me ne infischio dei tuoi impulsi. >> replicò severo Tom << Ora chi mi dice che non lo va a spifferare a mia madre? Loro due si parlano, idiota >>
<< Perdonami, non ne avevo intenzione. >> abbassò il capo Abraxas, non sapendo come giustificarsi.
<< Te la perdono solo per questa volta. >> sbottò << Ma io non sono misericordioso in eterno >>
Walburga e Lucretia deglutirono, improvvisamente accaldate.
<< Tua madre non ha saputo dell’apertura della Camera dei Segreti? >> chiese cauta Lucretia, abbassando la voce nel timore che Merope Gaunt sbucasse all’improvviso nel salotto.
Tom indugiò per qualche istante, poi disse: << Non credo lo abbia saputo. In questo schifoso villaggio babbano è difficile avere notizie sul mondo magico e Hogwarts. Inoltre non legge molto La Gazzetta del Profeta, perciò… di sicuro se avesse ricevuto notizie strane mi avrebbe bombardato di lettere. >>
I presenti annuirono.
<< Ma non credo che potrai nascoderglielo per sempre >> intervenne Abraxas, tirando un sorso d’acqua dal suo bicchiere.
<< Anche se lo venissero a sapere >> fece Tom, calmo << Non mi importerebbe un fico secco. Tra qualche anno me ne andrò di casa e potrò fare quello che voglio. Basta che non mi faccia scoprire durante la mia permanenza a Hogwarts… ho rischiato abbastanza con la morte di quella lurida Nata Babbana e devo ringraziare soltanto che i professori abbiano creduto alla colpevolezza di Hagrid e sia stato espulso al posto mio >>
<< E cosa farai dopo aver terminato gli studi? >> chiese Walburga, ancora irritata dal precedente rifiuto del ragazzo.
Quest’ultimo vagò un po’ lo sguardo e sembrò per un attimo assorto dai propri pensieri: << Non lo so con certezza. >> rispose atono << L’apertura della Camera è stata rischiosa, ma ho voglia di spingermi oltre, anche se non so in che modo >>
Burga, Lucretia e Abraxas si scambiarono espressioni interessate.
<< E voi ovviamente sarete sempre al mio fianco, dico bene? >>
<< Certo! >> esclamò subito Walburga, col suo solito fare seduttore << Mio Lord… >>
L’altra Black e Malfoy ghignarono di rimando.
<< E la piccoletta? Potrebbe essere benissimo la tua seguace numero uno, ahahahah! >> rise Abraxas, che volse le pupille argentee sulla bambina svenuta.
Tom si morse il labbro, seccato: << Prima di tutto, non chiamarla piccoletta. >> lo minacciò << Secondo, noi due non abbiamo nulla in comune. Dubito che in futuro approverebbe le mie idee. È come mia madre… >>
Merope emise un leggero lamento nel sonno e si aggrappò più saldamente al petto di Tom.
<< Ma che carina >> commentò Walburga roteando gli occhi, tutt’altro che sincera e visibilmente gelosa << Davvero adorabile >>
<< Già, è l’amore della mia vita >> disse sarcastico, seppur dentro di lui lo ritenesse un fondo di verità << Si è fatto tardi, meglio che ve ne andiate prima che arrivi mia madre e vi riempia di domande >> aggiunse mentre si alzava con Merope tra le braccia.
Quando se ne andarono tramite la Metropolvere, Tom portò a letto la bambina e nel frattempo rifletté.
Con le sue parole, Merope si era dimostrata riluttante nell’accettare il vero nome del fratello. Per lei era brutto e inquietante… e l’Erede di Serpeverde non riusciva a immaginarsi il momento in cui la piccola avrebbe acconsentito alle azioni che forse aveva in mente di operare. La conosceva troppo bene.
Sotto sotto, però, sperava di avere il suo appoggio.
La guardò e le stampò un bacio sulla guancia, poi si stese accanto a lei e la avvicinò per sentire il suo calore.
Merope era la sua unica debolezza, e probabilmente l’unica persona che amava. Pensare di perderla o che qualcuno potesse farle del male era la sua seconda più profonda paura.

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Capitolo 37
*** CAPITOLO 37 ***


Al Ministero 

Nel periodo in cui la Umbridge prese il posto di Silente come preside di Hogwarts, Merope poteva dire di aver passato le giornate più belle, strane e divertenti della sua vita.
Moltissimi studenti creavano apposta scompiglio per tenere occupata la vecchia megera, tant’è che entro pochissimo tempo lei e Gazza temettero di impazzire.
E in questi scherzi indesiderati, ovviamente, c’entravano per lo più i Gemelli Weasley, con i quali la bambina, nonostante fosse ancora arrabbiata con loro e gli altri membri dell’Esercito, fu felicissima di collaborare alle marachelle che molto spesso attuavano contro la professoressa, anche se non si aspettava per niente che Fred e George prendessero la decisione di lasciare la Scuola all’improvviso.
Per lei fu un duro colpo, ma decise volentieri di ereditare la loro professione, spaventando la Umbridge ogni qualvolta le capitava a tiro e ben sapendo che fosse terrorizzata alla sua forma di Animagus.
Passarono i giorni, le settimane… verso la fine della Primavera, Merope si rese conto che Harry, Ron e Hermione non avevano poi così tanto tempo da perdere con lei, occupati com’erano a studiare e ripassare per i G.U.F.O. Tuttavia non lo ritenne un problema: da quando aveva scoperto della loro organizzazione clandestina sentì che il rapporto si era raffreddato.
Un po’ ne stava soffrendo, ma si disse che presto (o tardi) l’avrebbe superato, perciò colmò quel vuoto stando in compagnia di Gaius.
Ormai i due potevano considerarsi fidanzati. Stavano sempre insieme e sembravano innamoratissimi l’uno dell’altra. Mangiavano, giocavano, trascorrevano i pomeriggi e le sere in coppia, e ormai la cosa era talmente palese che tutta Hogwarts ne era al corrente.
Gaius in questo modo fu felice di non dover incrociare i suoi compagni Serpeverde per i corridoi dei sotterranei, anche se giurò di aver udito frasi di invidia contro di lui da parte dei maschietti della sua Casa. Non ci diede tanto peso; d’altronde sapeva che Merope era molto carina e doveva aspettarsi una certa impennata di livore.
Lo stesso non valse per Merope. La piccola dovette sopportare a lungo le occhiatacce delle ragazzine Serpeverde, incapaci di capire per quale motivo un bambino bello e carismatico come Gaius avrebbe scelto una mocciosetta come fidanzatina.
<< Non dare retta a quelle >>
<< Non sto dando retta a nessuno >> replicò Merope, abbracciata a Gaius e poggiata su un albero del giardino della Scuola.
<< Allora possiamo continuare? >> chiese sollevato.
<< Ovvio >> sorrise lei, per poi tirarlo a sé e riprendere a baciarlo.
Gaius staccò un attimo le sue labbra da quelle della bambina e disse: << Spero non sbuchi dal nulla un certo Harry Potter >>
<< Ha gli esami, adesso >> rispose Merope, che non aveva intenzione di fermarsi << Non pensare a lui… abbiamo tutta la giornata >>
<< Peccato che è l’ultimo giorno di G.U.F.O. Sentirò di nuovo il suo fiato sul collo… >> commentò amaro Gaius, riferendosi al Prescelto e alla sua intrinseca gelosia.
Merope lo guardò severa: << Lui non ha il diritto di invadere la nostra privacy. Sono già stata controllata abbastanza >>
I due continuarono a sbaciucchiarsi per almeno una buona mezz’ora e trascorsero la serata seduti in riva al Lago Nero, in attesa del tramonto.
Tutto lasciava presagire la più completa tranquillità, finché il portone del castello non si spalancò e non uscirono Hermione e Harry seguiti dalla professoressa di Difesa contro le Arti Oscure.
Gaius era pronto a nascondersi dalla vista di Harry, ma Merope restò immobile e dall’espressione della sua faccia era evidente che aveva un brutto presentimento.
<< Dove stanno andando? >> chiese il Serpeverde, stranito.
La bambina inarcò un sopracciglio: << Nella Foresta Proibita… >>
<< E perché mai? >>
<< Non lo so >> fece lei, turbata << Torniamo dentro, è tardi >>
Quando era pronta per raggiungere la Scuola, Gaius la afferrò per un braccio: << Scusami, non vuoi scoprire cosa hanno in mente? >>
Merope roteò le pupille: << Cosa dovrebbero avere in mente? Non voglio più immischiarmi nei loro affari. >>
<< Non ti sembra strano che li stia portando nella Foresta a quest’ora? >>
<< Certo che mi sembra strano, ma non vedo perché io debba intromettermi >> rispose acida al suo ragazzo.
Gaius la squadrò indagatore: << Non è che sei arrabbiata ancora con loro per via dell’Esercito di Silente? >>
<< Come? >> sussultò Merope << No, assolutamente! È solo che… beh, da quel giorno mi sono un po’, come dire… allontanata >> confessò a occhi bassi e in tono malinconico.
<< Capisco… >> disse Gaius mentre si incamminava con lei verso la Scuola.
Una volta entrati nella Sala Grande, la guardò divertito.
<< Secondo te accetterebbero un Serpeverde al tavolo di Grifondoro? >>
Merope gli sorrise di rimando: << Se la sua ragazza è Grifondoro penso che non ci sia nulla di male… >>
La vera ragione però era l’alto tasso di studenti verde-argento presenti alla propria postazione. Giustamente Gaius non aveva voglia di subire le occhiate e i commentini gelidi dei compagni, e nemmeno Merope voleva sorbirsi brutte parole da quelle ragazzine viziate.
<< Ma tu non studi mai? >> chiese d’un tratto la bambina.
Lui assunse uno sguardo quasi offeso: << E chi ha voglia di studiare? >>
<< Cavolo >> disse Merope trattenendo il respiro << Quante cose abbiamo in comune >> fece per girare la testa, e in quel momento qualcosa catturò la sua attenzione.
Mentre Gaius se la rideva, la piccola Riddle prese La Gazzetta del Profeta lasciata incustodita sul piano del tavolo e scorse un piccolo articolo di giornale sottostante a un’immagine in movimento all’angolo dell’ultimo foglio.
Il sorriso di Merope scomparve, sostituito da un’aria sconvolta.
<< Tutto bene? >> chiese Gaius, vedendola in quello stato.
<< No… >> gli fece leggere l’articolo e anche il buon umore di Gaius svanì.
<< Oh… hanno ucciso dei Babbani >>
Merope cercò di frenare le lacrime: << Quei bastardi del Ministero hanno dedicato a questa notizia un misero pezzettino >> disse, scaraventando il giornale lontano, dal nervosismo.
<< È scritto che forse è stata opera di alcuni Mangiamorte evasi >> replicò il ragazzino << Perché stai male? >>
<< Gaius, per la miseria! >> sbottò la bambina, e lui sobbalzò dallo spavento << Ti sei dimenticato che fino a qualche mese fa io ci vivevo con quei tipi? >>
<< Sì, ma… e con questo cosa vorresti…? >> si bloccò di colpo, rivolgendo un’occhiata obliqua a Merope, che si sbatté una mano sulla fronte e iniziò a prendere a pugni il tavolo dalla rabbia.
<< È stato mio fratello a ordinarglielo! >> esclamò, su tutte le furie.
Gaius non sapeva cosa rispondere, era completamente allibito: << Merope… non vorrei contraddirti, ma da Tu-Sai-Chi cosa ti saresti aspettata? >>
Pensava di ricevere un ceffone da un momento all’altro, invece dovette assistere al pietoso spettacolo della bambina che scoppiava a piangere.
Lui la abbracciò per consolarla: << Non fare così… Non è mica colpa tua >>
<< Non è colpa mia?? >> strillò << Sta facendo la stessa identica cosa che ha fatto da giovane, quando sono morta. Sfoga la rabbia per avermi “perso” uccidendo Babbani innocenti… e lo fa nonostante sappia che a me i Babbani piacciono! >>
<< Ne sei sicura? >> domandò Gaius, perplesso << Non sarebbe la prima volta che uccide dei Babbani… magari è solo una coincidenza >>
Merope gli scoccò un’occhiata esasperata: << Una coincidenza che ne ammazza a centinaia tutti insieme? Ha fatto una strage! E come al solito la responsabile del suo comportamento sono io! >>
<< Non puoi sapere con certezza che lo abbia fatto per te! È di Tu-Sai-Chi che stiamo parlando, non credi possa avere altri motivi per compiere un massacro di tale portata? >> iniziò a spazientirsi il ragazzino, che non sopportava sentire la fidanzatina affibbiarsi perennemente la colpa anche quando non c’entrava nulla.
<< Conosco bene Tom. >> commentò lei, cocciuta << Voleva che lo seguissi ma io ho rifiutato, e lui non accetta rifiuti. Sai che le persone che non gli ubbidiscono le fa fuori? >>
Gaius continuò ad osservarla mentre la bambina si dedicava a una pausa drammatica.
<< Io sono sua sorella, quindi non può uccidermi, così ha pensato che in questo modo avrebbe potuto superare il distacco >>
<< Ma dai >> sbottò Gaius << Sei troppo severa con te stessa, Merope! >>
La bambina sospirò stizzita. Ma appena fece per alzarsi dal suo posto, i suoi amici Neville, Gilly, Ron e Luna subentrarono nella Sala e, visibilmente provati, corsero verso l’uscita senza degnarla di uno sguardo.
<< Ehm… >> Gaius la guardò eloquente << Dove staranno andando? >>
Merope pareva annoiata: << E che ne so? Non m’interessa. >>
<< E se fosse qualcosa di importante? >> la stuzzicò il Serpeverde, sperando di riaccendere la fiamma della curiosità in Merope.
<< Fatti loro. >> tagliò corto la bambina.
Gaius si spazientì: << Cosa?? Ma…! >>
<< Meglio che vada a dormire. >> e senza neanche salutarlo, Merope si alzò e si diresse alla Sala Comune dei Grifondoro.
Da quando Hagrid era stato aggredito da alcuni membri del Ministero diversi giorni prima ed era fuggito, tutte le notti dormiva su uno dei comodi divani della Sala.
La faccia da rospo a volte sapeva essere molto più crudele di suo fratello. Tuttavia c’era una differenza sostanziale: dalla Umbridge riusciva a guadagnarsi il giusto timore oltre a tenere a bada il suo schifoso carattere, con Tom era il contrario.
Quei poveri Babbani erano morti a causa sua, ne era sicura. Thomas non era mai stato così furbo da celare la sua profonda indole quando di mezzo era presente sua sorella.
Si chiese se quelle persone sarebbero sopravvissute se lei avesse acconsentito a stare al suo fianco…
Sensi di colpa martellavano la sua testa. Ogni volta che era triste il motivo era sempre lui… sembrava lo facesse apposta a farla stare male, eppure dal giorno in cui se ne andò e la lasciò da sola sentiva terribilmente la sua mancanza.
Fu con il cuscino e il volto umido di lacrime che si assopì, ma il nervosismo e l’agitazione non la abbandonarono del tutto.
<< Merope, svegliati! Svegliati! >>
La piccola balzò di soprassalto sul divano, ancora abbracciata al cuscino: << Cos… Gaius! >> esclamò, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando << Che ci fai qui?? >>
<< Ho scoperto una cosa pazzesca! >> disse lui, però non era euforico come si sarebbe potuto pensare, piuttosto aveva un’espressione tesa e allarmata.
<< C-come hai avuto la parola d’ordine? Non è vietato agli studenti delle altre Case andare delle Sale Comuni altrui? >> gli chiese Merope dopo essersi resa conto che il ragazzino era entrato nella Sala Comune dei Grifondoro.
Gaius aveva tutta l’aria di andare di fretta: << Sì, ma ho implorato un Grifondoro del sesto anno di farmi entrare! >> indicò il ragazzo seduto vicino al camino e che li guardava sospettoso, poi disse a Merope << è urgente! >>
<< Ma che ore sono?? >>
<< Le undici! >>
<< Le undici? Non potevi dirmelo domani mattina?? >> protestò la bimba.
<< Ti ho detto che è urgente! Senti… poco fa ho seguito i tuoi amici >> confessò a voce più bassa, di modo che i presenti Grifondoro non lo sentissero. Vide soltanto la bocca spalancata di Merope.
<< Che cosa? E per quale motivo?? >> sbottò infuriata.
<< Lasciami finire! >> rispose Gaius << Ho scoperto che hanno dato la Umbridge in pasto ai Centauri e tutti insieme sono partiti per il Ministero della Magia usando i Thestral >> disse in parole povere, anche se le cose da raccontare erano molte di più.
La piccola Riddle rimase incredula: << Un attimo… la Umbridge è stata portata via dai Centauri?? >> d’un tratto sorrise, come se avesse sentito solo quella parte della storia.
<< E poi i tuoi amichetti sono partiti alla volta del Ministero della Magia! >> ripeté il fidanzatino, pensando fosse lenta di comprendonio.
<< Al Ministero? Che cosa dovevano farci al Ministero? >> ora Merope iniziava a incuriosirsi.
<< Da quanto ho capito, Potter ha avuto una visione… pare che tuo fratello abbia rapito una persona… a lui cara... e lo abbia portato al Ministero >> spiegò velocemente Gaius, mentre il volto di Merope si scuriva all’improvviso.
<< Mio fratello… ha rapito un suo amico? >> era davvero senza fiato, allibita << Hai... hai sentito il suo nome, per caso? >>
Qui Gaius si zittì per un’istante, indeciso se parlare o no: << Sì, l’ho sentito… ma sinceramente ho paura a pronunciarlo >>
Merope lo fissò interrogativa, ma anche apprensiva.
<< Sirius Black >> sussurrò flebile, e Merope perse un battito, però non ebbe tempo di replicare che Gaius continuò << è ricercato in tutto il mondo magico, ha assassinato molti Babbani ed era un alleato di Tu-Sai-Chi… >>
La bambina sbiancò, ricordandosi dell’apparizione dell’elfo domestico Kreacher a Villa Malfoy e di quando aveva parlato con Tom e i Mangiamorte di un certo Sirius Black.
Ora tutto combaciava, o forse…
<< Però >> ragionò lei << Se è un alleato di mio fratello, perché lo ha rapito per attirare Harry? È un suo parente? È un doppiogiochista? >>
<< Io non lo so! Sta di fatto che adesso i tuoi amici hanno lasciato senza permesso Hogwarts per raggiungere il Ministero della Magia… dove probabilmente c’è tuo fratello! >> esclamò Gaius col cuore che gli batteva forte nel petto.
Merope scosse il capo dall’incredulità, si alzò e fece avanti e indietro riflettendo: << Sono andati senza di me… non mi hanno avvertito >>
<< Che stai blaterando?? Non dirmi che hai intenzione di seguirli! >>
<< Ho l’opportunità di rivedere mio fratello! >> disse Merope, seria << Devo parlargli >>
<< Parlargli? Ma è pericoloso! >> Gaius era senza parole.
<< Non per me. >> precisò lei.
Il ragazzino la prese per le spalle con aria severa: << Non puoi affrontare un viaggio così lungo e in piena notte da sola. >>
Lei arrossì: << Vuoi venire con me? >>
<< Sì >>
<< Mi spiace, Gaius >> rispose Merope << Non voglio che rischi l’espulsione per un mio capriccio >>
<< Se è per questo anche i tuoi amici rischiano di essere espulsi. >> puntualizzò il Serpeverde, non eliminando il cipiglio autoritario sul suo viso.
Merope scosse di nuovo la testa, categorica: << Non insistere, è un problema tra me e Tom >>
<< Ma sei proprio testarda! >>
<< Già, anche tu. >> e così dicendo, si staccò e si diresse alla finestra della Sala Comune. La spalancò e si arrampicò sul parapetto.
Gaius si spaventò a morte, ma poi si ricordò che lei sapeva volare: << Aspetta, Merope! >>
Lei si voltò e gli sorrise: << Oh, giusto… >> scese dal parapetto e lo baciò con livore << Torno presto, non preoccuparti >>
Gaius avrebbe tanto voluto fermarla, ma quel bacio lo paralizzò dal piacere, facendolo arrossire violentemente.
Solo quando non la vide più, realizzò che si era appena librata in aria e a tutta velocità sfrecciava verso la luna piena, lontano dal castello, in direzione Londra.
Osservò quel puntino sparire all’orizzonte disegnato dal Lago Nero.
Aveva fatto bene a lasciarla? Una paura terribile che potesse succederle qualcosa s’impadronì di lui.
La sua parte razionale gli diceva che aveva già affrontato viaggi simili e anche più pericolosi, e nonostante ciò non le era accaduto nulla.
Tuttavia il suo cuore lo spingeva a dubitare… era combattuto, ma la scelta era se dare ascolto alla pancia e di non rischiare di finire espulso alla fine della scuola, o dare ascolto al suo cuore.


Merope non ricordava di aver affrontato un viaggio tanto lungo ed estenuante. Non si fermò neanche un attimo a rilassare i muscoli provati dal volo, perché per tutto il tempo non aveva fatto altro che cercare di individuare gli amici maghi che, a detta di Gaius, erano in groppa a dei Thestral in direzione del Ministero.
Ma lei più controllava e più si convinceva di averli persi di vista, cosicché arrivò la mattina presto nella capitale stanca morta.
A Londra si sapeva orientare bene: mezzo secolo prima andava col la madre a King’s Cross ogni anno per salutare o dare il bentornato a Thomas durante i suoi anni scolastici a Hogwarts.
Il problema è che non aveva proprio idea di dove si trovasse il Ministero della Magia. E Londra era una città immensa.
Decise quindi di andare al Paiolo Magico, ovvero il bar da cui era possibile accedere a Diagon Alley, per chiedere informazioni.
<< Buongiorno >> Merope irruppe nel locale, che di prima mattina appariva più buio e dimesso del solito.
I primi clienti erano seduti su un tavolo a sorseggiare sherry, ma non diedero segno di averla sentita, così si avvicinò al barman.
<< Mi scusi? >> appena vide il vecchio calvo, avvizzito e sdentato le tornò in mente che lei quell’uomo già lo conosceva. Il mago, intento a lucidare un bicchiere, alzò lo sguardo prima che la bambina dicesse << Lei è il signor Tom! >>
Il barman restò in silenzio per qualche secondo, cercando di ricordare dove aveva già visto quella faccia familiare: << Ci conosciamo noi due? >>
<< Ma certo! >> esclamò Merope << Io e mia madre passavamo sempre da lei quando dovevamo andare a prendere mio fratello da Hogwarts! >>
Tom si scervellò nella speranza di ricordare, poi le chiese perplesso: << Ah sì? Come ti chiami, signorina? >>
<< Merope >> rispose con tranquillità.
<< Merope… >> ripeté osservandola << Merope… un attimo. >> d’un tratto immagini passate di una madre e una figlia sfrecciarono davanti ai suoi occhi come un film. Per sbaglio fece cadere il bicchiere che finì in frantumi, ma il suo corpo era talmente invaso dalla paura che non ci badò nemmeno.
<< Tutto bene…? >> domandò la piccola, preoccupata.
<< Tu sei… Riddle… Merope Riddle! >> balbettò Tom, mentre nel locale calava all’improvviso un innaturale silenzio.
I clienti lo avevano sentito e ora il loro sguardo sconvolto volava da lui alla bambina ad intervalli regolari.
Il signor Tom continuò: << La sorella di Tu-Sai-Chi…! >>
Merope impiegò un notevole sforzo ad ignorare i vari borbottii dei presenti alle sue spalle: << Si ricorda di mio fratello, quindi >>
<< A-allora è tutto vero… sei tornata! >> Tom tremava dalla testa ai piedi e la bambina iniziava a pentirsi di essere entrata nel bar. Ma si pentì ancora di più quando i clienti scattarono in piedi e gridarono terrorizzati, neanche ci fosse stato un Troll minaccioso.
<< Faccia qualcosa, per l’amor del cielo! >> strillò una donna a Tom, indicando Merope, che la fissò in maniera incredula.
<< E… e cosa dovrei fare? >> chiese di rimando il barman.
<< Cacciarla! Non può stare qui! >> disse un mago anziano piuttosto trasandato.
Merope, indignata, si rivolse ai presenti: << Che cosa??? Io non sono Voldemort, brutti maleducati! >>
Il suono di quel nome li fece rabbrividire e alla fine, col terrore negli occhi, fuggirono a gambe levate lasciando il locale completamente deserto.
Il vecchio Tom rimase senza fiato e fissò Merope con un misto di rabbia e paura: << Ha-Hai spaventato i miei clienti! >>
Ma la bambina era occupata a trattenere le lacrime: << E che mi importa?! Mi hanno trattata come un rifiuto! >>
<< Sì… effettivamente… >> l’uomo non poteva giustificarsi, visto che anche lui avrebbe voluto scomparire << Mi ricordo molto bene di te… sei… sei cresciuta >>
<< E lei è invecchiato >> commentò con un sorriso forzato per via dell’episodio appena accaduto << Così… la voce della mia resurrezione si è sparsa ovunque... >>
<< Beh, molti qui hanno figli e nipoti che frequentano Hogwarts >> rispose Tom, sforzandosi di apparire disinvolto << E sanno che ti sei trasferita lì, però hanno anche paura. Non credono alla versione del Ministero, perciò temono che tu sia, ehm… alleata di Tu-Sai-Chi… >>
Merope emise un ridolino triste: << Ci avrei scommesso… perché mai pensare che una mocciosa di otto anni possa essere diversa da un vecchio imbecille megalomane? >>
Tom quasi cadde all’indietro dallo shock: << Non insultarlo! >> disse, guardandosi le spalle.
<< Che paura… ci ho vissuto insieme per mesi e in faccia gli ho detto di peggio! >>
Inutile descrivere l’espressione del barman, che sembrava Pietrificato.
<< Adesso potrei chiederle questa dannata informazione? >>
<< Eh? Oh… oh, g-giusto… dimmi pure… >> ma dal volto cinereo era evidente che stesse avendo un crollo di pressione.
<< Devo andare al Ministero della Magia, ma non so dov’è. Potrebbe indicarmi la strada? >>
Tom, dapprima atterrito, diventò alquanto sospettoso: << Perché al Ministero? >>
Merope sospirò profondamente, poi rispose: << Forse c’è mio fratello lì dentro >>
<< C-c-cosa? >> se possibile, il mago divenne ancora più bianco e la bambina si rese conto che non avrebbe dovuto essere così esplicita.
<< Sì… o meglio, non lo so. Ho bisogno di parlare con lui, di recente abbiamo litigato un pochetto e… >>
Tom non la lasciò finire: << Hai litigato con Tu-Sai-Chi? >> biascicò a fatica, squadrandola dall’alto al basso << Non è che sto parlando con il fantasma di Merope Riddle? >> la toccò con un dito, ma dovette constatare che quella che aveva di fronte era una bambina in carne e ossa.
Lei gli scoccò un’occhiata basita: << Fortunatamente io posso permettermi il lusso di litigare con Voldemort e non essere uccisa, sa? >>
<< Ti prego, non pronunciare q-quel nome! >> la rimproverò.
<< Mi vuole aiutare o no? >> sbottò impaziente.
<< Ecco… >> il vecchio non sapeva se accontentarla. In fondo era solo una bambina innocente, ma pensare che era anche la sorella del mago oscuro più terribile di tutti i tempi frenava ogni sua buona intenzione.
Dopo un minuto pieno di attesa, Merope si rassegnò: << Ho capito… vado a chiedere a qualcun altro. Magari una persona che non mi conosce e che non avrà paura di rivolgermi la parola. >>
<< Aspetta! >> l’uomo afferrò il suo braccio, impedendole di andarsene << E va bene, ti ci porto io >>
<< La ringrazio! >> gli sorrise grata << è molto gentile! >>
Tom arrossì: << Come fai ad essere sorella di quel… va be’, lasciamo stare… dunque, ci sono due modi per entrare nel Ministero: la prima è con la Metropolvere, ma dato che non non puoi usarla passerai dall’ingresso per i visitatori. >>
Merope ascoltò con interesse: << E quale sarebbe questo ingresso? >>
Per tutta risposta, il barista Tom la prese per mano e insieme si Smaterializzarono vicino a una cabina telefonica. Merope sentì girare la testa ed ebbe una leggera sensazione di nausea.
<< Non poteva avvertirmi?? >>
<< Scusa, è per fare in fretta. A quest’ora non ci sono molti Babbani in giro, non posso farmi scoprire mentre mi Smaterializzo >> spiegò Tom.
<< D’accordo, d’accordo… quindi da dove entriamo? >> chiese subito Merope.
Tom indicò la cabina: << Entra dentro >>
La bimba ubbidì senza fiatare.
<< Adesso digita il numero 6-2-4-4-2, poi rispondi alla domanda della voce che sentirai >>
<< Lei non viene con me? >> Merope lo guardò interrogativa.
Tom deglutì e sudò freddo: << Stai scherzando? Non voglio rischiare di incontrare Tu-Sai-Chi >>
<< Ho capito >> roteò le pupille << Grazie ancora per l’aiuto >>
<< D-di niente e buona fortuna >> un attimo dopo sparì dalla sua vista.
Respirando a fondo, Merope compose il numero dal dischetto del telefono e immediatamente risuonò una voce fredda femminile.
<< Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore, dichiarate il vostro nome e il motivo della visita. >>
<< Ehm… >> la piccola fu presa alla sprovvista << Merope Riddle… sono qui per, ehm… vedere mio fratello >>
<< Grazie >> disse la voce fredda << Il visitatore è pregato di raccogliere la targhetta e assicurarla sul vestito >>
Una lucente targhetta con su scritto: “Merope Riddle, Riunione di famiglia” rotolò fuori la fessura di metallo sotto al disco. Se l’attaccò alla maglia per poi udire di nuovo la voce robotica.
<< Il visitatore del Ministero ha l’obbligo di sottoporsi a perquisizione e di presentare la bacchetta perché sia registrata al banco della sorveglianza, all’estremità dell’atrio. >>
<< Ma col cavolo >> sussurrò Merope, mentre il pavimento vibrava e pian piano scivolava giù, avvolgendola nell’oscurità per qualche secondo.
Il tempo di riprendersi da quell’orribile sensazione di claustrofobia e l’ascensore si fermò con un sussulto.
<< Il Ministero della Magia le augura una piacevole serata >> disse la voce femminile, e la porta della cabina si spalancò rivelando un immenso atrio luminoso.
Non aveva mai visto un ambiente così grande e tirato a lucido, con tutti quei camini incassati nei muri… ma adesso doveva concentrarsi sul suo obiettivo.
Uscì dalla cabina e si guardò intorno, l’atrio però sembrava deserto.


 

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Capitolo 38
*** CAPITOLO 38 ***


Amore o odio?

Merope uscì dalla cabina e si guardò intorno, l’Atrio però sembrava deserto.
<< Thomas >> esclamò gonfiando il petto << Tom! Dove sei? >>
Nessuno le rispose. Se il fratello fosse stato lì si sarebbe fatto subito vedere e non l’avrebbe fatta attendere inutilmente.
Così, dopo vari minuti, constatò con amarezza che stava perdendo tempo.
Sola e disorientata, la bimba cercò di trovare una possibile via da cui i suoi amici potevano essere passati, un ingresso o qualcosa di simile. Doveva spingersi all’avventura, visto che nell’Atrio non c’era la minima traccia di loro.
I tanti pensieri che le turbinavano come nuvole in testa la distrassero dalla maestosità del luogo. Appena vide la Fontana dei fratelli maghi rimase incantata: il mago e la strega con la bacchetta in pugno e il centauro, l’elfo domestico e il folletto in adorazione, completamente ricoperti d’oro e che sputavano zampilli d’acqua nella vasca sottostante…
Restò immobile e col mento sollevato per parecchi attimi, catturata dal meraviglioso monumento. Poi una voce di donna, sottile, penetrante e orribilmente familiare echeggiò, in seguito all’apertura improvvisa di una porta.
<< AHAHAH! VIENI A PRENDERMI! >> gracchiò Bellatrix Lastrenge, mentre correva euforica in direzione dell’Atrio.
Merope si nascose all’istante dietro la scultura e lontano dalla Mangiamorte, implorando che non l’avesse vista.
<< Ho ucciso Sirius Black AHAHAHAH! Potteruccio adesso è arrabbiato? >>
La bimba si coprì la bocca dallo shock nello scoprire che la donna che più odiava in assoluto aveva appena ucciso quel Sirius Black.
Harry Potter comparve alle sue spalle, livido dalla rabbia e desideroso di vendetta.
<< Crucio! >> urlò Harry con le lacrime agli occhi. Aveva ceduto ad usare una Maledizione Senza Perdono, tuttavia Bellatrix non si fece nulla, lo fissò con sfida.
<< Devi volerlo davvero >> sibilò la strega << Codardo ahahah! >>
Harry resistette alla tentazione di lanciarle un altro incantesimo. La cicatrice gli faceva malissimo, ma lui non demorse.
<< Ora dammi la profezia, Potter, e ti prometto che non morirà nessun altro oggi. >>
<< Sei arrivata tardi! >> ringhiò Harry, tronfio << La profezia è andata distrutta, non potete fare più nulla! >>
<< Che cosa stai dicendo?? >> scattò Bellatrix, su tutte le furie.
Harry ripeté: << È finita, andata, in mille pezzi! >> la sua fronte pulsò di dolore << E indovina un po’? Il tuo capo lo sa! >>
Bellatrix puntò la bacchetta contro di lui: << Impossibile! Hai tu la profezia! SEI UN BUGIARDO! >>
<< Fattene una ragione! Non esiste più! >>
<< NO! ACCIO PROFEZIA!! >> sbraitò la strega, senza ottenere risultato << N-non può essere! >>
<< Invece sì! >>
<< No… P-Padrone, io non ne avevo idea… non punitemi, vi scongiuro! >> iniziò a pregare Bellatrix.
<< È inutile, non può sentirti! >> disse Harry.
<< Non posso, Potter? >>
Quel timbro freddo e dolce non poteva essere che di una persona. Merope trattenne il respiro, consapevole del fatto che era apparso suo fratello da non si sa dove.
E adesso? Doveva uscire allo scoperto o restare nascosta fino a quando le acque non si fossero calmate?
Il problema è che nella stessa stanza vi erano Harry e Voldemort… decisamente le acque non si sarebbero calmate neanche nella fantasia.
<< E così hai rotto la mia profezia? >> chiese a voce bassa, scrutandolo con i suoi spietati occhi rossi << No, Bella, non dice il falso… vedo la verità nella sua mente indegna… mesi di preparativi, mesi di sforzi… e ancora una volta i miei Mangiamorte hanno permesso a Harry Potter di tagliarmi la strada >>
<< Padrone, mi dispiace, non sapevo, stavo combattendo l’Animagus Black! >> singhiozzò Bella, gettandosi ai piedi di Voldemort che avanzava lentamente << Padrone, voi lo sapete… >>
<< Taci. Con te farò i conti fra poco. Credi che sia venuto al Ministero della Magia per ascoltare le tue scuse e i tuoi piagnistei? >>
<< Ma Padrone… >>
Voldemort non le badò. Nel frattempo Merope, che era in disparte ad assistere alla scena, non sapeva cosa pensare. Era a dir poco sconvolta.
Stavano blaterando su una profezia. Ma cos’era quella storia? Cosa aveva a che fare la profezia di cui parlavano con Tom e Harry?
Non ci stava capendo niente.
Poi d’un tratto sentì il fratello gridare: << Avada Kedavra! >>
La bambina si spaventò a morte, sia per la Maledizione che stava per colpire il ragazzo, sia perché la statua del mago rivestita d’oro prese vita e balzò giù dal piedistallo, facendo rimbalzare l’incantesimo.
Merope si abbassò per non essere vista.
<< Cosa...? Silente! >> urlò Voldemort, e Merope ebbe un altro infarto.
Il preside di Hogwarts comparve dietro Tom e puntò la bacchetta sui resti della fontana. La strega d’oro si animò e con un balzò poderoso, bloccò Bellatrix al suolo, mentre il mago spinse Harry indietro, lontano dalla battaglia.
<< Sei stato uno sciocco a venire qui stanotte, Tom >> esordì, la barba argentea un po’ bagnata << Gli Auror stanno per arrivare. >>
<< Per allora me ne sarò andato, e tu sarai morto! >> sibilò Voldemort.
In quel momento scoppiò un putiferio. I due iniziarono a duellare e la bambina era indecisa se preoccuparsi per suo fratello o per Silente.
Vide Harry al di là della fontana che assisteva inerme e lei all’improvviso cominciò a tremare.
Aveva affrontato un lungo viaggio solo per discutere con Tom, ma a quel punto non era certa che lo avrebbe ritrovato intero. Silente era il mago più potente del mondo magico, dopotutto…
La battaglia s’intensificò con il passare dei minuti, tant’è che Merope faticava a rimanere celata agli occhi altrui.
Non ci volle molto perché l’intero Atrio venisse distrutto e persino la fontana d’oro finisse interamente sfregiata. Alla fine Silente intrappolò il Signore Oscuro in una bolla d’acqua gigante e per alcuni interminabili istanti si potevano notare soltanto i suoi contorni sfocati, increspati…
<< PADRONE! >> urlò Bellatrix.
La bambina stava impazzendo, aveva paura, per sé stessa, per Harry, per Tom…
L’acqua ricadde al suolo e Voldemort, bagnato fradicio, si rialzò subito con aria di sfida.
<< Tutto qui? >> disse con voce acuta.
Silente lo squadrò intensamente, poi sbottò: << Eppure credevo che in questo periodo avessi altro a cui pensare >>
<< A cos’altro avrei dovuto pensare? Illuminami, Silente. >> rispose crudele.
<< Sbaglio o hai una sorella a cui badare? >>
Merope sgranò le palpebre, non potendo credere che l’uomo l’avesse nominata in maniera tanto spudorata davanti a Voldemort.
Il suo cuore si fermò, in attesa del responso del fratello, che sapeva già non le sarebbe piaciuto.
E infatti…
<< Sorella? >> sputò con disprezzo Tom Riddle << Io non ho una sorella. >>
Quella semplice risposta la avvilì come nessun’altra cosa al mondo.
Si era ripromessa di non dare molto peso alle sue parole, ma realizzò che così non ce l’avrebbe mai fatta.
“Io non ho una sorella”. Una frase che suonava terribilmente uguale a quella di suo padre il giorno in cui la conobbe: “Ma io non ho una figlia!”.
Era la primissima volta che li trovava somiglianti, e purtroppo non era un fattore positivo.
Però lei tenne duro e non versò neanche una lacrima, perché nel profondo sapeva che non era ciò che il fratello pensava veramente.
<< Ah, non ce l’hai? >> continuò irremovibile Silente, la bacchetta sempre sollevata << Strano. Avrei giurato di aver incontrato una bambina a Hogwarts che diceva di essere tua sorella. >>
Voldemort rise spietato: << Quindi non è rimasta con i suoi amichetti Babbani, eh? Non le piacevano i suoi simili? >>
Merope aggrottò la fronte e una rabbia senza precedenti la investì.
<< Si vede quanto siete differenti >> commentò severo Silente.
<< Già, me ne sono accorto >> disse Voldemort << Per fortuna non ho nulla in comune con quella piccola, sudicia babbanofila. >>
Silente sollevò le sopracciglia: << Nulla in comune? Sicuro? >>
Probabilmente nello stesso istante, Merope e Tom pensarono la stessa cosa: il loro Patronus.
Un nodo si attorcigliò alla gola di Voldemort, il quale fece scomparire il sorriso perfido dal suo volto: << Insomma, sei venuto fin qui per dirmi che devo fare il babysitter piuttosto che passare il tempo a cercare di sconfiggere il mio nemico? >>
<< Lo sai che a lei manchi? >> rincarò la dose Silente.
<< Aspetta che mi commuovo >> rise di nuovo Tom << Ha fatto la sua scelta. Ha voluto lasciarmi lei. Che ora si pianga addosso da mocciosa quale è, mi fa solo sorridere. >>
Harry, che ascoltava passivo, non poté non indignarsi alle parole ostili di Voldemort.
<< Stai insinuando che non ti importa niente di tua sorella? >> proseguì il preside << Che non le vuoi bene? >>
<< AHAHAHAHAHA! Io non amo nessuno, tanto meno lei. Non puoi capire, Silente, quante volte maledico il giorno in cui è nata! >>
Merope ebbe la sensazione di essere trafitta da mille coltellate.
<< Davvero? >> commentò calmo Silente << Secondo me stai mentendo a te stesso >>
<< E cosa te lo fa pensare? >> disse Voldemort, le pupille a mezzaluna sempre più ristrette << Ti sembro un tipo che dimostra affetto per un essere umano? Sul serio credi che io tenga a un incidente di otto anni? >>
Un altro battito rallentò nel petto della bimba, che stavolta fece fatica a trattenere una lacrima ribelle.
Silente rimase sgomento: << Tu mi disgusti. >>
<< Il sentimento è reciproco >> rispose indifferente Tom Riddle.
<< Qui l’unico incidente sei tu! >>
Voldemort si girò e vide Harry in piedi, ancora protetto dalla statua, che inveiva contro di lui.
<< Non osare parlarle in quel modo! >> continuò Harry, ringhiando.
<< Ma che succede? >> chiese il mago oscuro guardandoli divertito << Siete così affezionati a lei? >>
Silente e Harry non aprirono bocca, ma la risposta era implicita. In realtà molte persone a Hogwarts si erano affezionate alla bambina, ma loro due in maniera particolare: Harry la considerava come una sorellina minore, Silente rivedeva in lei la sua amata Ariana. Entrambi le erano legati per motivi diversi seppur molto simili, e sentire le cattiverie di Voldemort nei suoi confronti non fece altro che aumentare la loro rabbia.
<< Potete anche tenervi la spazzatura, io ambisco a molto di più. >> proseguì con freddezza Voldemort << Per esempio al farti fuori, Potter. >> sollevò la bacchetta per colpire Harry, ma una Fattura di Silente lo sfiorò.
<< Il tuo avversario sono io. >> disse il preside, desideroso di dargli filo da torcere dopo aver udito le sue parole velenose.
Ma dietro la fontana, Merope non aveva più intenzione di starsene impalata a sorbirsi gli insulti di suo fratello. Nera dall’ira e a pugni stretti, sbucò dietro di lui.
Harry aveva gli occhi spalancati ma non riuscì a emettere suono, perché la bambina ci pensò da sola a farsi notare.
Prese da terra un pezzo di marmo e, con tutta la forza che aveva la lanciò contro Tom.
<< BRUTTO IDIOTA! >>
Voldemort s’immobilizzò per qualche secondo, mentre Silente assunse la stessa faccia del Prescelto.
<< Ma guarda… le sorprese non finiscono mai! >> esclamò beffardo il Signore Oscuro, voltandosi per guardarla.
<< Merope? Cosa ci fai qui? >> domandò Silente, ma la bimba lo ignorò, fissando invece suo fratello con fare assassino.
<< Ti avevo avvertito. >> ruggì poi Voldemort, il timbro minaccioso << Ti avevo esplicitamente raccomandato di non ripresentarti. Ti piace giocare col fuoco, vero? >>
Merope lo guardava arrabbiata, voleva urlargli addosso tante di quelle cose che non sapeva da dove incominciare.
<< Me la sto facendo sotto! >> urlò sarcastica e tirando fuori la sua bacchetta.
Harry e Silente persero un battito. Non avevano mai incontrato qualcuno capace di rivolgersi così a Lord Voldemort…
Quest’ultimo non si mosse, ma si potevano benissimo percepire i suoi ringhi in sottofondo.
<< S-sei contento… di avermi chiamata incidente? S-spazzatura?? >> disse, rossa in viso e la bacchetta sollevata.
<< Quindi hai sentito >> convenne il fratello, per nulla impietosito.
<< Ogni parola. >>
<< La verità fa male, lo so >>
Merope non ci vide più: << Smettila! Non lo pensi davvero! >>
<< AHAHAHAH! Ma per chi mi hai preso? Menomale che dicevi di conoscermi! Signorina, io non mento mai. >> rispose perfido.
<< STAMMI A SENTIRE! >> urlò Merope con le lacrime agli occhi, mentre Harry e Silente sussultavano e Tom assumeva uno sguardo indignato << Tu puoi prendere in giro i tuoi schifosi Mangiamorte! >> e diede un calcio a Bellatrix che era ancora bloccata al suolo dalla strega d’oro.
<< Brutta mocciosa! >> reagì Bella, ma l’altra non la degnò di attenzione.
<< A me però non freghi! Stupido idiota menomato! >>
Voldemort le scoccò un’occhiata gelida: << Non sei cambiata di una virgola >>
<< Vedi di fare silenzio! Sono venuta fin qui, nel freddo della notte, beccandomi quasi una polmonite e tu mi accogli in questo modo?? >>
Voldemort non rispose, si limitò a scrutarla famelico.
<< Prova ancora ad insinuare che non tieni a me…! >>
<< Perché dovrei dire il falso? >>
Merope esplose: << Non dovresti dirlo perché non è vero! Ti vergogni ad ammetterlo davanti alle altre persone, davanti ai tuoi seguaci! Per te è umiliante perché sei misero dentro! >>
<< Cosa? >> fece Tom Riddle, infuriato << Parli tu di miseria? Chi è stato a ripudiare per primo l’altro?? Chi è stato ad abbandonare per primo il proprio fratello?? >>
Questa volta Merope non seppe ribattere. Abbassò leggermente la bacchetta, a sguardo basso. Dalle labbra di Voldemort fuoriuscì tutto il rancore che si portava dentro da mesi e che ora, finalmente, riusciva ad esternare.
<< È per questo che hai ucciso tutti quei Babbani? >> chiese la bambina, flebile.
Voldemort rise: << Ti dai troppa importanza >>
<< Rispondimi! >> esclamò Merope, guardandolo dritto negli occhi.
<< Quando compi un’azione devi tenere conto anche delle conseguenze. >> ammise, senza mostrare il minimo pentimento.
Merope capì immediatamente e un’immensa tristezza la pervase. Ci aveva visto giusto.
<< Non dovevi… perché… perché lo hai fatto? >> gli chiese amareggiata.
<< E tu perché te ne sei andata? >> rincarò la dose il fratello, velenoso << Avresti dovuto strisciare da me, piccola ingrata. Il serpente che è in te doveva fare carte false pur di stare al mio fianco! >>
La bambina scosse la testa, terrorizzata. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era di far sapere a Silente e Harry che fosse un Animagus… e soprattutto quell’Animagus.
Voldemort capì al volo e un ghigno crudele gli adornò il viso: << Loro non lo sanno? >>
Merope gli scoccò uno sguardo allarmato.
<< Non gli hai detto niente? >> la canzonò con più cattiveria.
<< Di che cosa stai parlando? >> chiese Silente alle sue spalle, veemente.
<< Perché non glielo fai vedere? >> fece Tom Riddle, provocandola. Ma lei era decisa a rimanere al suo posto.
<< No… >> sussurrò Merope, attenta a non incrociare le iridi color sangue del fratello, il quale scoppiò a ridere.
<< No? >> ringhiò Voldemort << Hai paura che ti giudichino? Hai paura che ti paragonano a me? >>
Il coraggio di guardarlo negli occhi andò sempre più scemando, tuttavia cercò di non dargli la soddisfazione di vederla piangere.
Silente, che insieme a Harry non riusciva a comprendere la natura del discorso, insistette: << Per quale motivo dovremmo paragonarla a un mostro come te? >>
Voldemort non si voltò, ma si rivolse al vecchio mago: << Il motivo lo saprai quando la vedrai trasformata, Silente. >>
I due parvero confusi.
<< Io non mi trasformerò! >> disse Merope a pieni polmoni << Non otterrai niente da me! >>
<< Oh, sul serio? Peccato, perché non riesco proprio a trovare altre utilità di questo nostro incontro… >>
<< Di sicuro non sono venuta per accontentare i tuoi malsani desideri! Volevo semplicemente… ecco, io... mi sei mancato molto. >> lo informò a denti stretti, sottolineando il finale con indignazione.
Voldemort non rispose, aveva un’espressione assente e annoiata, come se la notizia non gli riguardasse nemmeno.
<< Ti sono mancato, eh? >>
Lei annuì, infuriata: << Non ti sto chiedendo il motivo per cui sei qui, o perché la tua Pupilla ha ucciso un uomo >>
Qui Harry emise un grugnito di rabbia e dolore.
<< O perché cercavi una stupida profezia! >> continuò imperterrita la bambina << Sta di fatto che, nonostante tutte le cose brutte che mi hai detto, sono… sono felice di rivederti… >>
<< Hai finito? >> chiese Voldemort, che puntò la bacchetta contro la sorella << O devo finirti io? >>
Merope si bloccò all’improvviso, il cuore in palpitazione.
Il tono del fratello le risuonò terribilmente serio.
Cosa voleva farle? Davvero voleva ammazzarla?
Silente gridò: << Abbassa la bacchetta! >>
<< È tutto apposto, professor Silente >> lo fermò Merope.
Lui rimase in silenzio, ma non smise di tenere d’occhio il Signore Oscuro, mentre Harry in disparte impazziva e non si capacitava al pensiero di dover stare a guardare la scena senza poter agire.
<< Non è affatto tutto apposto >> la rimbeccò con aria da superiore Tom Riddle << Ti ho sopportato anche troppo a lungo. >>
<< E cosa hai intenzione di farmi? >> gli chiese in tono di sfida << Uccidermi? Non lo farai… non vuoi farlo! >>
<< Ah, sì? Lo credi davvero? >> disse Voldemort, la bacchetta serrata nel palmo.
Merope sospirò e lo fissò intensamente: << Sì… perché mi vuoi bene! >>
<< Ahahahah! E chi ha detto questa sciocchezza? >>
<< Sei stato tu! >> esplose la piccola, guadagnandosi il volto scuro di Voldemort << Me lo hai detto in faccia, prima di lasciarmi! >>
<< Non so di cosa tu stia parlando >> negò sfacciato il fratello, al che Merope non poté credere alle proprie orecchie. Si paralizzò dallo sconforto e una parte di lei morì in quello stesso istante.
<< Io sono tua sorella… >>
<< Io non ho una sorella >> sibilò di nuovo Voldemort, crudele.
Merope provò un sentimento di angoscia, delusione e odio. La sua mente si svuotò del tutto quando scosse il capo e proferì: << Avrei dovuto aspettarmi che un giorno saresti diventato come papà… >>
Un attimo dopo, Lord Voldemort si Materializzò a pochissimi centimetri da lei e la prese per la collottola.
Silente si avvicinò con cautela, ma lo sguardo di Merope lo convinse a non fare mosse affrettate.
<< Prova a ripeterlo. >> disse dolcemente il mago oscuro mentre le attaccava al collo la sua arma << Provaci soltanto. >>
La bambina trattenne le lacrime: << Anche lui mi ha rinnegato in questo modo! >>
Voldemort premette ancora di più la bacchetta.
<< Lasciala! Lasciala stare! >> urlò Harry, strofinando la mano sulla cicatrice dolorante.
A quel punto Merope, vedendo il comportamento di Harry, si rivolse al fratello e gli disse: << Tu non vuoi uccidermi. >>
Lo affermò con così tanta sicurezza e fermezza rispetto a prima che Riddle fu preso alla sprovvista: << Come? >>
<< Harry è terrorizzato >> la piccola guardò il ragazzo, poi di nuovo Voldemort, che la fissava sbalordito << Pensi che non ti conosca bene, Thomas? >>
<< Stai zitta… zitta. >> disse in modo orribile, tenendo salda la presa.
Merope sapeva che non avrebbe mai usato un Incantesimo Senza Perdono contro di lei, perciò non reagì e attese, col cuore che gli batteva forte.
Il tempo sembrò fermarsi, l’atmosfera raggelò… i due fratelli che incrociavano i loro sguardi e Silente col braccio sollevato, pronto ad attaccare.
Poi, d’un tratto…
<< Merope! >>
La bimba e Harry spalancarono le palpebre, sotto shock. Tutti e quattro i presenti si voltarono per individuare l’intruso.
Quella voce era del fidanzatino di Merope. Il viso cinereo, i capelli neri scompigliati e il fiato corto non erano nulla in confronto alla paura che stava provando alla visione della piccola trattenuta minacciosamente da Lord Voldemort.
<< Gaius!? >> Merope era sconvolta, però il ragazzino non guardava lei, bensì il fratello.
Si avvicinò, estrasse la bacchetta e gridò: << Non la toccare! >>
Silente lo trascinò via da lì, ma Gaius non aveva intenzione di mollare.
<< E tu chi sei? >> sibilò Voldemort, impassibile.
Merope sudò freddo al pensiero di cosa il fratello gli avrebbe fatto se avesse scoperto chi fosse: << Per la barba di Merlino, Gaius… perché sei venuto?? Che ti è saltato in testa! >>
Voldemort ora puntò le pupille rosso-sangue sulla sorella: << Chi è? >> le chiese aggressivo.
Lei fece per rispondere: “un mio amico”, peccato che Gaius la precedette.
<< Sono il suo fidanzato! Lasciala andare o te ne pentirai! >>
<< Oh no… >> Merope si sbatté una mano sulla fronte.
Appena lo sentì, Voldemort scoccò alla sorella un’occhiata talmente inquietante che se la sarebbe ricordata per sempre.
<< E così… hai trovato subito il mio sostituto >> le sussurrò all’orecchio, in modo che lo sentisse solo lei. Merope rimase a bocca aperta.
<< Sostituto…? >> ribatté incredula << Certo che sei il solito narcisista! Non posso amare solo te, sai? >>
Il fratello esibì una smorfia infastidita, e la sorella capì di aver centrato il punto.
<< Non ho mai detto questo. >> sibilò, con una nota seccata sulle labbra << Ma non è un po’ troppo grande? >>
Merope si staccò finalmente dalla sua presa: << Cosa c’è, sei geloso? >> lo provocò, e Voldemort rise << Già, non puoi esserlo… del resto io sono un incidente, uno sbaglio! Cosa può importarti di me? O se ho un ragazzo più grande? >>
Il fratello non seppe rispondere, si limitò a scrutarla con ribrezzo.
<< Almeno lui mi vuole bene veramente… e non si vergogna ad ammetterlo. >> concluse la bambina.
Quella fu la goccia.
Voldemort sollevò il braccio e come un fulmine gridò contro Gaius: << Stupeficium! >>
<< NO! >> esclamò Merope, mentre Gaius veniva spinto indietro da Silente che parò il colpo.
Il Serpeverde restò paralizzato e non riuscì a muoversi dallo sgomento, ma fu raggiunto di corsa dalla piccola che lo abbracciò.
A quella vista, se possibile, il Signore Oscuro s’infuriò maggiormente.
<< Non ti permetto di attaccare i miei alunni, Tom >> lo avvertì Silente, in un tono che non ammetteva repliche.
Merope ringhiò: << Ma che problemi hai?? Perché lo hai attaccato??>> in cuor suo, però, sapeva già il motivo.
<< Ha osato sfidare Lord Voldemort >> sorrise maligno.
<< Sì, come no! Ci crediamo tutti! >> disse la sorella, abbracciando di nuovo Gaius per calmarlo.
L’umore di Voldemort calò drasticamente, così il preside li sollecitò a raggiungere Harry e trovare un luogo sicuro per nascondersi.
Si preannunciava un’altra battaglia.
<< Andiamo >> disse Gaius, prendendola per mano e dirigendosi insieme verso il Prescelto.
A metà strada Silente lanciò al mago oscuro uno Schiantesimo che lui subito parò, ricambiando con un’immensa vampata di Fuoco Ardemonio a forma di serpente.
Silente cercò di spegnerlo, ma il Fuoco era troppo grande e godeva di vita propria. Difatti riuscì a sfuggire ai suoi attacchi, concentrandosi sui tre ragazzini che, dietro le quinte, assistevano ammaliati alla scena.
Il suo obiettivo era Harry.
<< Scappa, Harry! >> disse Merope, capendo le intenzioni di Voldemort.
Il ragazzo lo depistò fuggendo lungo le varie colonne dell’Atrio, ma poi il grosso serpente iniziò a perseguitare anche Gaius.
<< Gaius, no! >>
Da dietro le quinte, Voldemort se la rideva a crepapelle e Silente tentava invano di rendere offensivo il Fuoco.
<< Sei impazzito?? Spegni quel dannato coso! >> urlò Merope al fratello mentre vedeva il suo ragazzo e Harry fuggire disperati.
Voldemort fece orecchie da mercante.
<< AHHH! TOM! >> la piccola strillò dall’orrore quando davanti a lei puntò minaccioso il serpente infuocato << FERMALO, FERMALO! >>
<< MEROPE! >> Gaius accorse in suo aiuto.
Silente levò la bacchetta per distruggere il Fuoco Ardemonio, ma ci pensò Voldemort, il quale appena vide che stava per attaccare Merope, lo spense con la magia.
Spaventato, fece per raggiungerla, ma si bloccò nel momento in cui la scorse avvinghiata al ragazzino.
<< Stai bene? >> le chiese Gaius, tenendola stretta a sé per proteggerla e farle da scudo.
Lei annuì tremante, stringendolo ancora di più e piangendo dalla paura.
<< Non preoccuparti… ci sono io >> sussurrò prima di incrociare lo sguardo del Signore Oscuro, come per accusarlo di averle fatto del male.
<< Venite, forza! >> disse Harry, portandoli lontano da lì.
Voldemort era indeciso se provare rancore, rabbia o sollievo. Poteva mentire fino allo sfinimento, tuttavia nel profondo non desiderava altro che essere al posto di quel piccolo verme insignificante quale era il suo “fidanzato”… Voleva essere lui a rassicurarla e ad abbracciarla, dirle che andava tutto bene…
Ma che andava pensando?
Non poteva permettere che degli effimeri sentimenti per una mocciosa lo distraessero dal suo compito, ossia dal distruggere Harry Potter.
Doveva dimenticarla per sempre… cancellarla dalla sua vita! In un modo o nell’altro, doveva. Se lo era ripromesso da quando l’aveva abbandonata qualche mese prima, ma ogni volta che la guardava negli occhi si lasciava travolgere da quell’orrenda debolezza umana chiamata amore…
<< Dov’è andato? >> Gaius non lo vide più, e neanche Merope e gli altri.
La bimba però ebbe un brutto presentimento. Si girò intorno per cercarlo, ma un secondo dopo le sue previsioni si rivelarono esatte.
Harry era crollato a terra, le pupille di un colore diverso e l’espressione vuota.
<< Uccidimi adesso! >> disse Harry a Silente. Voldemort era entrato nel suo corpo.
<< No, Tom! >> si coprì la faccia Merope, terrorizzata dalla scena.
Ovviamente il fratello la ignorò.
<< Harry… >> mormorò Silente, mentre il ragazzo tentava invano di resistere ai comandi del Signore Oscuro << Sii forte… tu non sei come lui >>
<< Ti prego, basta! >> urlò Merope in un mare di lacrime << Esci da lì! Mi hai sentito?! Lascialo stare! >>
Non si accorsero che nel frattempo gli amici di Harry che avevano appena finito di combattere con i Mangiamorte si erano precipitati nell’Atrio. Non si chiesero perché c’erano anche Merope e Gaius con lui e Silente. Rimasero ad assistere in silenzio, inermi.
<< Harry >> disse stavolta il preside, con più enfasi, visto che Voldemort non intendeva dare ascolto alla sorella << Non importa quanto siete simili, ma quanto non lo siete… >>
In quel momento il Prescelto prese coraggio e parlò direttamente a Lord Voldemort: << Se non accetti il suo affetto non saprai mai cosa si prova davvero ad essere amati… >>
Merope capì a cosa si riferiva; un dolore atroce pervase il suo animo.
<< Sei tu il debole… e mi dispiace per te. >> continuò Harry a voce rauca, e Voldemort si staccò dal suo corpo come un demone dopo un esorcismo.
<< Harry! Come stai?? >> fece la bambina, disperata e ancora con gli occhi gonfi.
Harry iniziò a sollevarsi, prima che Merope si rivolgesse al fratello, il quale le lanciò una fugace occhiata.
<< Aspetta, non andare! >> gli urlò dietro senza risultato, perché Tom prese Bellatrix per il braccio e si Smaterializzò. Lei scoppiò a piangere sulla spalla di Gaius che, sotto shock, la accolse tra le sue braccia.
<< È tornato… >> commentò una voce intrusa.
Numerosi dipendenti del Ministero irruppero attraverso i camini con la Metropolvere, tra cui Percy Weasley e il Ministro della Magia in persona, proprio colui che aveva pronunciato la frase.
<< Ebbene, Cornelius? >> esordì Silente a Caramel << Adesso ci credi? >>
<< I-io non… >> balbettò.
<< Suppongo tu debba delle scuse a Harry dopo aver finito di arrestare i Mangiamorte >>
Caramel non riusciva a eliminare lo sconcerto dalla sua faccia, come del resto i suoi dipendenti, che avevano un’espressione indescrivibile in volto.
<< Ma insomma! Come è… possibile? >>
Merope, mezza arrabbiata mezza disperata, raggiunse Silente e sbottò al Ministro: << Le conviene dimettersi! >>
<< Tu? >> fece Caramel, impaurito << Piccola serpe! >>
Hermione, Ginny, Neville, Luna, Ron e Harry si posizionarono intorno a lei, a mo’ di scudo.
<< Ha ragione, sa? Dovrebbe dimettersi, signor Ministro. >> disse Neville.
<< Non è necessario litigare adesso, ragazzi miei >> commentò Silente in tono calmo, per poi rivolgersi alla piccola Riddle, ancora avvinghiata a Gaius e che espelleva acqua come una fontana.
<< Non pensarci più >> le disse Gaius accarezzandole i capelli.
Lei gli sorrise: << Sei venuto per me? >>
<< Ma certo che sì! Non potevo lasciarti da sola ad affrontare tuo fratello! >>
<< Ti ringrazio… almeno ci sei tu che mi dai conforto… >> arrossì lei, stampandogli un bacio sulle labbra.
<< Oh, piccola… vieni qui >> disse Luna, prendendola e stringendola in un abbraccio collettivo, ma Merope non smetteva di piangere.
<< Perché ci hai seguiti? >> mormorò Hermione.
<< Volevo parlare con Tom… ma è stato tutto inutile >> spiegò la bimba, afflitta.
I ragazzi scossero il capo, feriti e scombussolati anche dallo scontro con i seguaci di suo fratello, cui erano stati protagonisti.
Silente la penetrò da dietro i suoi occhiali a mezzaluna: << Faremo meglio a tornare a Hogwarts, Madama Chips vi sistemerà a dovere. È stata una lunga e intensa nottata… e, Merope, più tardi vorrei parlarti. >>
La bambina deglutì, consapevole che si riferisse al suo Animagus. Avrebbe voluto scappare da tutto e da tutti, perché in quel momento l’unica cosa a cui stava pensando era il brutto atteggiamento che suo fratello aveva avuto nei suoi confronti.
Di certo, rivelare di essere un Ophide Argenti al preside, e probabilmente anche agli studenti di Hogwarts, non era nei suoi piani per trascorrere decentemente una giornata già piena di commiserazioni.




ANGOLO AUTRICE: E come potete vedere, è successo un altro macello xD
Beh, il nostro zio Voldy è proprio ostinato. Non ce la fa proprio a trattare bene la povera Merope, non so nemmeno io come faccia a mancarle. Al posto suo lo avrei mandato a quel paese, ahaha!
Cosa ne pensate? Ho bisogno di opinioni, please, vi prego, vi scongiuro in ginocchio * nah, scherzo * però una recensione ogni tanto non mi dispiacerebbe! ^^’
Ho apportato una modifica a questa parte importante del libro per ovvie esigenze di trama, ma penso e spero di aver fatto un buon lavoro.
Al prossimo aggiornamento! Vi voglio bene, palesatevi però, ahahaha!

 

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Capitolo 39
*** CAPITOLO 39 ***


Be yourself

Merope non contò quante ore si stette sdraiata su uno dei soffici divani della Sala Comune di Grifondoro. Probabilmente era pomeriggio inoltrato quando se lo chiese per la prima volta, anche se in quel momento tutto pensava fuorché ad alzarsi e raggiungere gli amici e i professori nella Sala Grande.
Lacrime infinite sgorgavano dal suo viso depositandosi nella stoffa del cuscino.
L’incontro con suo fratello quella mattina presto la inabissò in un vortice di tristezza, e quando tutti tornarono a Hogwarts non ebbe il coraggio di restare con Harry e gli altri in infermeria.
Voleva restare da sola, nemmeno Gaius aveva voglia di vedere, e con la Sala Comune svuotata dei suoi studenti (di sicuro affollati nell’atrio insieme ai membri delle altre Casate per sapere qualcosa di più sugli avvenimenti della notte) fu facile per Merope sfogare ogni goccia di malinconia lontano da occhi indesiderati.
Non credeva ancora a ciò che era successo.
Tom, suo fratello, non solo aveva finto che non gli importasse nulla di lei, ma aveva anche cercato di uccidere il suo fidanzatino.
Per vendetta, gelosia, rabbia… la bambina non riuscì a comprenderlo, fatto stava che Gaius aveva rischiato grosso per un capriccio di Voldemort.
Si asciugò le palpebre e si mise a sedere, poi prese la bacchetta e con un movimento deciso, soffiò: << Expecto Patronum! >>
Un serpente d’argento fuoriuscì dalla sua punta e fluttuò intorno a lei con vivacità. Nel vederlo, Merope scoppiò di nuovo in lacrime.
<< Quello è il tuo Patronus?? >> la voce squillante di Hermione quasi la spaventò.
La ragazza, in compagnia di Harry, Ron, Ginny e Neville, era appena entrata nella stanza.
Merope aveva tutta l’aria di non gradire la visita, ma loro non ci badarono e rimasero per un po’ ipnotizzati dal suo Patronus completo.
Ginny si voltò verso Ron e disse a bocca aperta: << Quindi è vero che sa evocare un Patronus! >>
<< Ehi… >> fece poi Harry alla piccola che non lo degnò di uno sguardo, così accennò agli altri di andare vicino a lei << Come ti senti? >>
Sapeva che era una domanda stupida, tuttavia ci provò lo stesso. Merope alzò finalmente i suoi smeraldi e una volta incrociate le occhiate di tutti, rispose: << Non v-voglio parlarne… >>
I Grifondoro si fissarono per qualche secondo finché la bimba non chiese: << E voi come state? >>
<< Molto meglio… >> disse Neville titubante, sedendosi accanto << Beh, a dire il vero siamo ancora un po’ scombussolati dopo lo scontro con i Mangiamorte… >>
<< Adesso capite con chi ho dovuto avere a che fare per mesi, eh? >> Merope stirò un sorriso che però scomparve subito dal suo bel visetto. Malgrado gli amici cercassero di tirarla su con la loro presenza, lei non riusciva a smettere di lacrimare.
Hermione la abbracciò: << Pensi ancora a Tu-Sai-Chi, non è vero? >> le chiese mentre osservava la serpe strisciare per aria.
Merope annuì: << Sarò ripetitiva, ma… mi manca, mi manca un sacco! >>
<< Ti ha trattata male >> disse contrariato Ron, guardandola severo << Almeno è quello che ci ha raccontato Harry… >>
Il Prescelto incrociò le braccia: << Eccome se l’ha trattata male! Ha minacciato di ucciderla! >>
<< Non diceva sul serio >> ribatté Merope, stringendo il cuscino fradicio << Lo conosco troppo bene >>
<< Merope… devi aprire gli occhi! Tuo fratello è pericoloso sia per noi che per te! Devi stare lontano da lui e dai suoi seguaci! >> esclamò furioso Harry, che iniziava a stancarsi del suo atteggiamento buonista.
Quelle parole colpirono nel profondo la bambina. Abbassò lo sguardo e bofonchiò: << Mi dispiace per Sirius Black >>
La rabbia di Harry divenne subito dolore, la sua espressione s’incupì e ora anche lui tentava di trattenere le lacrime.
<< Era un tuo parente? >>
<< Il mio Padrino >> le rispose Harry, atono.
<< Credimi, sono terribilmente dispiaciuta… >> continuò Merope << Però come tu stai affrontando un lutto, anch’io sto cercando di accettare una perdita >> spiegò in tono serio, tant’è che i ragazzi assunsero all’improvviso sguardi eloquenti << Non mi sembra giusto che ti rivolga a me in questo modo >>
<< Oh, no! Non voleva rimproverarti, voleva solo farti capire… >> Ginny fu interrotta da Harry.
<< Potreste lasciarci soli? >>
Hermione, Neville, Ron e Ginny si scambiarono un’occhiata perplessa, ma poi uscirono in fila indiana dalla Sala.
Merope vide Harry inginocchiarsi alla sua altezza e d’un tratto il cuore incominciò a batterle forte: per lei era come se fosse Tom a guardarla negli occhi.
<< Dimmi una cosa >> esordì il moro, ricevendo l’interesse della bambina << Io per te chi sono? >>
<< Eh? In che senso? >> Merope inarcò un sopracciglio.
<< Sono Harry o sono Tom? >>
Merope sbiancò a quella domanda così specifica: << I-io non… >>
<< La prima volta che ci siamo visti, tu mi hai abbracciato, senza che mi conoscessi. >> disse Harry con serietà e non staccandole gli occhi di dosso << Anzi, conoscevi la storia di Harry Potter che all’età di un anno ha sconfitto il Signore Oscuro. Ebbene, perché allora sei corsa da me e mi hai trattato come un amico? Perché non mi odiavi? >>
<< Ecco, io… >> la bimba non sapeva rispondere, si sentiva in trappola.
<< E perché quando ho dato di matto davanti a te e a Gaius mi hai chiamato col nome di tuo fratello? >>
<< Harry… >> fece di tutto per non piangere un’altra volta, però i suoi smeraldi ridiventarono umidi.
<< So già la risposta… >> concluse amareggiato, fissandola con la delusione dipinta sul volto.
Merope scosse il capo, in un mare di lacrime: << Non devi fraintendermi, ti prego… Harry, tu sei un bravissimo ragazzo, sei gentile, audace… >>
<< Ma…? >> intervenne lui, spingendola ad arrivare al sodo.
<< Per tutto il tempo io vedevo quel legame che univa te e Thomas… come se potessi essere vicino a lui attraverso te, mi capisci? >>
<< Purtroppo sì… >> commentò Harry, e la bimba sospirò mesta.
<< Non sto insinuando che voi due siete uguali, perché non è così! Harry, tu sei il suo esatto opposto, sei buono e… >> di nuovo numerose strisce di acqua salata le rigarono il viso << …e al contrario suo non faresti male a una mosca. Sono stata felice di conoscerti, però ero anche felice al pensiero che Voldemort, in un certo senso, non mi avesse mai lasciata… >>
Harry ascoltò ogni parola e proprio non ce la fece a rimanere arrabbiato. Non poteva giudicarla quando la sua unica colpa era di cercare amore da un essere infido che non era capace di donarlo.
<< Perdonami… perdonami! >> balzò dal divano e gli gettò le braccia intorno al collo << Io ti voglio bene… >>
<< Non chiedermi perdono, non ce n’è bisogno… >> ricambiò Harry con la stessa intensità << Stai tranquilla, anch’io ti voglio bene >>
Quando la bambina si staccò aveva la faccia rossa e gli occhi gonfi, nonostante ciò si sforzò di sorridere.
<< Non credo che si impossesserà di nuovo della mia mente >> il moro le asciugò via le lacrime.
<< In fondo è una bella notizia, no? >> biascicò Merope, poco convinta.
Harry si accorse della sua riluttanza, così riempì i polmoni e soffiò: << Non lo farà perché ha paura. >>
Merope parve confusa: << Paura? >>
<< Hai sentito anche tu cosa gli ho detto… quando è entrato nel mio corpo >> iniziò Harry, sedendosi sul divano insieme a lei.
La piccola Riddle rimuginò su quegli attimi di puro terrore, per poi realizzare ciò che intendeva Harry e intristendosi ulteriormente.
<< Non voglio demoralizzarti, Merope… né tantomeno illuderti. Ma nel momento in cui tuo fratello mi stava controllando ho sentito le sue emozioni, le sue volontà… lui è intenzionato a cancellarti dalla sua vita, vuole dimenticarti. >> confessò il ragazzo.
Fu difficilissimo pronunciare quelle parole, ancor di più quando si rese conto che Merope iniziò a fissarlo col cuore spezzato.
<< Non è vero…! >> balbettò in lacrime << Non può essere vero! >>
<< È così >>
<< Perché dovrebbe farlo? A che scopo?? >> ma la risposta arrivò da sé come un fulmine, e la piccola si paralizzò sul posto nella più totale incredulità.
<< Vuole dimenticarti perché sa che se ci sei tu lo ostacoleresti >> disse Harry << Ecco Merope, questo è tuo fratello. Stai combattendo per una causa persa. >>
Merope era troppo triste per ribattere. Fiotti di lacrime lasciarono la prigione oculare e le bagnarono il vestitino. Guardò timidamente il ragazzo e, a voce flebile e quasi impercettibile, chiese: << C-cosa riguardava quella profezia? >>
Harry rimase un attimo spiazzato.
<< Per quale motivo era così interessato? >> aggiunse la bambina senza incrociare il suo sguardo.
<< Ehm… a dire il vero non ne ho idea >> mentì lui. Non voleva raccontare a Merope della questione della profezia e di cosa conteneva; era già avvilita per tutto il resto e metterla al corrente anche di quello non l’avrebbe aiutata di sicuro.
<< Harry…! Io non sono stupida. >> lo fulminò, scettica.
<< Non ho ascoltato la profezia >> continuò imperterrito Harry.
La bimba si arrese e scosse leggermente il capo, mentre il Patronus da lei prodotto svaniva nel nulla.
Per evitare che si abbandonasse di nuovo al pianto, il moro la prese per mano: << Vieni… Il professor Silente desidera parlarti >>
<< Non voglio! >> protestò Merope << E poi immagino già cosa vuole sapere… non sono dell’umore giusto. >>
<< Non durerà molto >> fece Harry << Dai, sei stata abbastanza qui dentro! >>
Alla fine vinse lui e, tra vari capricci da parte della piccola, insieme superarono il quadro della Signora Grassa e si diressero da Silente.
La prospettiva di parlare col preside non le piaceva affatto, si sentiva vuota e smarrita dopo la conversazione con Harry e non aveva alcuna intenzione di essere pure trapassata dallo sguardo tagliente del vecchio mago.
<< Non stiamo andando nel suo ufficio? >> chiese a un certo punto Merope, visto che stavano facendo tutt’altra strada.
<< Ora è nella Sala Grande che ti aspetta >> rispose il Prescelto.
Il tempo di arrivare che Merope ebbe l’infarto: non c’era soltanto il preside, ma anche tutti i professori e molti studenti di Hogwarts!
<< Io pensavo che fosse da solo! >> esclamò a bassa voce la bimba.
Harry la ignorò e la portò da Silente, accerchiato dai suoi colleghi che si voltarono verso di lei con aria preoccupata.
C’era anche la Umbridge, la quale era contornata da un’espressione velenosa ma sembrava appena scampata a una rissa.
<< Ah, Merope. >> la chiamò Silente.
La bambina arrossì e vide gli studenti della Scuola, tra cui Draco che sembrava alquanto infuriato per fatti suoi, e i figli dei Mangiamorte, che la perseguitavano con le loro occhiate per metà curiose e spaventate. Harry andò vicino Hermione e Ron.
<< Voleva vedermi? >> chiese imbarazzata Merope, ancora con gli occhi rossi.
<< Adesso lo vedrete personalmente! Quella brutta mocciosa è uno schifoso serpen…! >>
La Mcgranitt interruppe i deliri della Umbridge.
<< Dolores, credo che la piccola sia in grado di mostrarcelo senza che qualcuno le gridi addosso inutili cattiverie. >>
<< Non sei ancora morta, brutta bacucca? >> Merope partì all’attacco e la professoressa Umbridge indietreggiò tremante.
<< Per favore, non iniziate >> le ammonì Silente, per poi rivolgersi alla bambina << Merope, temo che tu debba dirci qualcosa >>
<< Lo sapete già, o sbaglio? >> s’irrigidì << Dolores ve lo avrà detto. >>
Gli insegnanti la guardarono tetri.
Silente le si avvicinò e la prese per le spalle: << Avresti dovuto dircelo subito >>
<< Ah, sì? Avevo appena guadagnato la simpatia dei vostri studenti, signore. Dire una cosa del genere avrebbe scatenato ennesimi pregiudizi da parte loro… e da parte vostra, nei miei confronti >> spiegò subito Merope.
Piton disse, mellifluo: << Se mi posso permettere, queste sono tue insinuazioni, signorina. >>
<< Se mi posso permettere, le vostre facce me lo confermano >> ribatté la piccola, squadrando le figure della Sprite, di Vitious e della Cooman che parevano alquanto impauriti.
<< Ma di cosa parlate? >> intervenne Pansy Parkinson di Serpeverde << Lo chiedo a nome di tutti! >>
Harry, Ron, Hermione, Neville e Ginny scrutarono Merope perplessi.
<< Lo scoprirete tra non molto, ragazzi miei >> rispose Silente.
La bambina sgranò le palpebre: << Non se ne parla! >>
<< Noi vogliamo accettarti per come sei, mia cara. In tutto il tuo essere. >> aggiunse la Mcgranitt per convincerla.
<< E chi vi dice che mi accetteranno se io stessa non mi sono accettata?? >> domandò, lasciando i presenti e soprattutto Silente senza fiato.
<< Io ti ho accettato >> disse una voce alle spalle di Merope. Era Gaius, a braccia conserte ed espressione rigida.
La bambina si girò, stupita, e arrossì vistosamente. Tutti sorrisero commossi.
<< Perché loro non dovrebbero farlo? >> le chiese ancora Gaius, avvicinandosi a lei e guardandola negli occhi.
<< Non lo so… >> fece Merope << Ho paura >>
<< Non devi averne. >> replicò Silente, calmo << Non siamo qui per giudicarti, dico bene? >> lanciò un’occhiata d’intesa ai suoi colleghi, i quali ricambiarono con un annuire convinto.
Merope allora guardò gli studenti.
Harry, Ron, Hermione, Neville, Luna e Ginny la incoraggiarono, facendole capire che per loro non sarebbe cambiato nulla.
Ciò che le diede maggiore forza, però, fu lo sguardo di Harry, il suo sorriso. Fu come se un’improvvisa sicurezza si fosse impadronita di lei.
<< Vai >> Gaius le diede l’ultima spinta, così Merope respirò a fondo e si concentrò.
In un battibaleno, quella che prima era una graziosa bambina si trasformò in un lungo e bellissimo serpente grigio platino.
I professori e gli studenti rimasero a dir poco sconvolti. Draco aveva la bocca spalancata dall’incredulità, e lo stesso Silente, ma in senso positivo.
<< Ma… è stupefacente! >> commentò la Mcgranitt.
<< Oddio, è un’Animagus! >> Hermione aveva gli occhi fuori dalle orbite.
<< Ed è un… >> Ron non terminò la frase, non ce n’era bisogno.
Harry non poté certo dirsi preparato a una cosa del genere. Era abituato all’Animagus di Sirius… scoprire che anche Merope lo fosse lo rese inspiegabilmente estasiato. Forse pensava che fosse un segno, un aiuto per elaborare il suo lutto…
<< Conosco questa specie, è un’Ophide Argenti. >> Piton rimase di stucco << La leggenda narra che Salazar Serpeverde ne abbia posseduto uno… >>
Una serie di sospiri sconvolti echeggiò per tutta la Sala, compresi quelli dei professori.
<< Mio Dio, hai ragione! >> strizzò gli occhi Vitious.
<< È bellissimo… >> commentò la Cooman alla vista del corpo elegante del rettile << Ma ciò significa che… >>
<< Adesso si spiega tutto. Voldemort è l’Erede di Serpeverde e Merope è… >> Silente aveva l’aria di chi avesse fatto una scoperta epocale.
Il serpente sibilò, mostrando i canini acuminati.
<< AAHHH! Questa è la prova concreta che è un mostro travestito! Via, portatela via! >> strillò la Umbridge con orrore.
Gli insegnanti le scoccarono un’occhiata infastidita, poi Piton intervenne.
<< Beh, a prescindere dal fatto che sia un’Ophide, diventare un’Animagus in tenera età non è affatto così scontato, professoressa Umbridge. Direi che denota, anzi, un’affinata intelligenza. Non vedo il motivo per cui dovremmo cacciare una strega di grande talento come lei. >>
Silente concordò, lanciando un mezzo sorriso alla piccola: << Giusto, Severus. È davvero straordinario. >>
La Umbridge non la prese molto bene e assunse una smorfia disgustata in direzione del professore di Pozioni.
<< Hai visto?? >> fece eccitato Gaius, mentre Merope gli si strusciava intorno dalla felicità.
<< Devo ammettere che non me lo aspettavo! >> esclamò Vitious, piacevolmente colpito.
<< Già… >> annuì la Cooman.
<< Come vedi >> esordì di nuovo Silente verso la bambina << Ti accettiamo per come sei, Merope… non devi sentirti esclusa >>
Nonostante il brusio intenso e le centinaia di occhi fissi su di lei, Merope parve di sognare.
Per la prima volta si sentiva accolta davvero, e non un mostro come si era considerata fino a quel momento.
<< Io non sarei tanto d’accordo! >> sputò la Umbridge con ribrezzo << Vi siete dimenticati che l’Animagus è strettamente connesso alla personalità?? Quella mocciosa è perfida, si vede dai suoi occhi! >>
A quelle parole, Harry mancò per un pelo di scagliarle la Maledizione Cruciatus, mentre la bambina tornava alle sue sembianze.
<< Parli tu di perfidia?? >> rise beffarda.
<< Sì! S-sei uguale a Tu-Sai-Chi! >>
<< Adesso ci credi che è tornato, eh? Caramel ti ha messo al corrente? >>
<< Non nominare il Ministro! >> sbottò Dolores << Torna da dove sei venuta, mocciosa! >>
<< E tu tornatene nella tua fogna, megera! >> sbottò talmente infuriata che Gaius fu costretto a trattenerla.
<< Stiamo calmi, adesso! Per la barba di Merlino! >> le avvertì la Mcgranitt, che non aveva alcuna voglia di assistere a una scazzottata tra Merope e la Umbridge.
<< Ciò che dice è vero, professoressa Umbridge. >> Silente preferì ignorare la breve e concitata rissa << Tuttavia si deve riconoscere una cosa >> volse lo sguardo alla piccola, che lo soppesava con ansia << Voldemort, proprio per la sua forma di Animagus, le aveva proposto di seguirlo, ma lei non ha voluto, perché sapeva delle sue intenzioni. >>
Divenne scarlatta dall’imbarazzo, perciò Merope abbassò la testa nella speranza che i riflettori non si posassero tutti su di lei.
<< E quindi?? >> fece la professoressa di Difesa << Non capisco dove vuole arrivare! >>
<< Dovrebbe capirlo, invece. Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo, sono le nostre scelte. >> asserì il preside.
Harry sorrise al ricordo di quella frase impartitogli da Silente qualche anno prima. Così semplice eppure tanto significativa… e che ora era indirizzata a un’altra persona con i suoi stessi dubbi, con entrambi la stessa paura: quella di assomigliare a Lord Voldemort…
<< Dopotutto parliamo dell’Ophide Argenti… un serpente letale, ma di inestimabile valore. Bellissimo e raro come la perla di un’ostrica, protettivo quando c’è in gioco la vita di un suo caro… Non poteva che essere la nostra Merope >>
La bambina si mise a piangere dall’emozione: << La ringrazio, professore! >>
<< Ohh! >> Hermione la raggiunse correndo e la strinse forte << Non devi preoccuparti, non sarai mai una minaccia per noi! >>
Nel giro di pochi secondi, la piccola dovette ricambiare un sacco di abbracci da parte dei suoi amici. Quando arrivò a Harry, i due si scambiarono occhiate complici e l’intensità dell’amplesso fu maggiore rispetto agli altri.
Avere il suo supporto, il loro supporto, era una delle fortune più belle che potessero capitarle. Ma mai avrebbe immaginato che quei gesti di affetto sarebbero arrivati anche dagli insegnanti di Hogwarts.
La Mcgranitt, Piton, la Sprite, Vitious e la Cooman… tutti fecero sentire il loro totale appoggio e assenza di pregiudizio, e di ciò Merope fu loro eternamente grata.
<< Tranquilla, l’abbiamo licenziata. Domani stesso se ne va >> rivelò Minerva all’orecchio di Merope, che aprì la bocca dall’eccitazione al pensiero di non rivedere mai più la Umbridge.
Silente poi la prese e disse: << Spero che tu stia bene. Sai… dopo l’incontro con tuo fratello… >>
<< No, davvero professore… non rovini questo momento >>
<< Niente affatto. Semplice premura… >>
Merope inarcò leggermente le labbra: << Dov’è stato tutto questo tempo? Quando è sfuggito al Ministro, intendo >> gli chiese.
<< Dove sono stato io non è fondamentale saperlo >> rispose lui << Piuttosto, sono contento che ti sei finalmente aperta a noi >>
<< Già… >> ma Merope cambiò d’un tratto espressione, sembrava giù di tono.
Silente se ne accorse e le rivolse un’occhiata in tralice: << Qualcosa non va? >>
<< No, è tutto apposto… >> mentì la bambina, dato che stava rimuginando di nuovo sulle intenzioni di Tom di volerla dimenticare. In quei minuti di felicità si era quasi scordata della faccenda che rese quel giorno il più brutto della sua vita. Non voleva parlarne con Silente, anche perché non avrebbe retto un’altra conferma di come di fatto suo fratello la considerava.
<< D’accordo >> annuì il preside con aria solenne << Presumo che Gaius non veda l’ora di passare del tempo con te >> le fece l’occhiolino e indicò con lo sguardo il ragazzino Serpeverde, che sembrava impaziente di averla tutta per lui.
<< Prima che tu vada, desidero dirti una cosa >> asserì Silente << Il fatto che tu sia un Ophide non significa niente… Sta a te decidere da che parte stare >>
La bimba allacciò i suoi occhi a quelli azzurri del preside, arrossendo.
<< Non cedere mai alle sue volontà, Merope… il serpente che è in te non deve in alcun modo alimentare la sua sete di potere >>
La piccola lo squadrò emozionata: << È ciò che ho promesso anche ad Ariana… >> disse, guadagnandosi il volto altrettanto emozionato di Silente << Non si preoccupi, signore >>
<< Bene… >> bofonchiò il mago, visibilmente felice di aver sentito pronunciare il nome di sua sorella da Merope << Tolgo il disturbo >>
Quando gli studenti, tra cui i suoi amici Grifondoro, e gli insegnanti (la Umbridge sbraitando cose senza senso) lasciarono la Sala Grande, Merope e Gaius si ritrovarono finalmente da soli.
<< Hai visto che non è successo nulla? >> fece Gaius con un ghigno malizioso, per poi trascinarla a sé e sollevarle il mento << La mia serpentella preferita… >>
Merope andò in ebollizione. Diamine, quel bambino le dava sempre quell’effetto… nemmeno con Ian riusciva a provare una sensazione tanto forte.
L’istinto le diceva di baciarlo, e lo avrebbe fatto per tutta la serata fino al giorno dopo se non fosse per un piccolo problema…
Le piangeva il cuore anche solo pensarci, ma il ricordo del fratello che tentava di ucciderlo ancora la tormentava. Non lo aveva attaccato perché Gaius aveva osato sfidarlo, lei sapeva che era per gelosia e non poteva permettere che il suo ragazzo rischiasse la vita per i sentimenti malati di Tom.
<< Ehm… >> Merope si staccò prima di toccare le sue labbra.
<< Che c’è? Ho l’alito che puzza? >> chiese Gaius.
<< No! >> nonostante fosse turbata, la bimba esibì un breve ridolino << Ecco, io… devo parlarti >>
Il giovane Serpeverde inarcò un sopracciglio e Merope non capiva il perché lo trovasse ancora più bello di quello che già era.
<< Conosco quello sguardo… sei preoccupata per qualcosa? >> Gaius le si avvicinò, ma Merope indietreggiò di qualche passo << Che cos’hai? >>
<< Io spero che tu mi comprenda >> disse lei tristemente << Ti prego di non odiarmi, Gaius… >>
<< Mi stai spaventando >> rispose << Non tenermi sulle spine! È per la faccenda del tuo Animagus? Lo hai visto che tutti l’hanno presa bene! >>
Merope fece “no” con la testa: << Non è per quello… >> con un respiro profondo e prendendo il coraggio a due mani, aggiunse << Secondo me è meglio se ci separiamo… >>
All’inizio Gaius era convinto di aver sentito male, però si ricredette alla faccia seria della fidanzatina.
<< Come, scusa? >> chiese, sperando che fosse uno stupido scherzo.
<< Dobbiamo rompere, Gaius. >>
Il ragazzino era incredulo: << Merope… ti senti bene? >>
<< Mai stata meglio >> rispose rammaricata, con la vergogna negli occhi.
<< Ma… perché?? >> Gaius si sforzò di rimanere calmo << Dimmelo! Ho sbagliato qualcosa? >>
Merope si morse il labbro, trattenendo le lacrime imminenti.
<< O forse sei ancora innamorata dell’altro bambino? >> chiese a denti stretti e con la delusione nella voce.
<< Oh, no… credimi non è questo. Anzi, tu sei riuscito in pieno a… farmelo dimenticare… insomma, è solo un mio amico >>
Gaius le scoccò un’occhiata indagatrice: << Sei sicura? Io non mi faccio prendere in giro. >>
<< È la verità. A me piaci tu, Gaius… >> alcune lacrime le rigarono il viso.
<< E allora per quale assurdo motivo vuoi farla finita?? >> stavolta il Serpeverde si mostrò arrabbiato. Per lui la bambina stava attraversando una fase di delirio mentale.
Merope si asciugò il viso bagnato e disse: << Ho paura che mio fratello ti faccia del male >>
Ci fu un eterno istante di silenzio, in cui Gaius abbandonò la rabbia, dando posto alla comprensione.
<< Quindi è per tuo fratello… >> mormorò severo.
<< Non puoi prendere sottogamba ciò che ha cercato di fare stamattina. Voleva ammazzarti. >> spiegò la bambina, tremante.
<< Merope… >> Gaius fu interrotto.
<< Ha lanciato il Fuoco Ardemonio verso di te e… in quel momento ho avuto tanta paura di perderti… >> scoppiò a piangere come una fontana << E tutto per colpa mia… perché lui è geloso e… >>
<< Merope! >> urlò Gaius, bloccando all’improvviso la bambina << So cosa ha tentato di fare. Ma credi che me ne importi? >>
<< Hai rischiato di morire! >> esclamò allibita.
Il Serpeverde scosse il capo: << Ho rischiato di morire perché volevo proteggerti. >>
<< Lo so… e sei stato molto coraggioso, ma… >>
<< “Ma” niente >> soffiò lui << Se avessi avuto timore di morire per mano del Signore Oscuro non ti avrei neanche seguito fino al Ministero! Sapevo che avrei trovato tuo fratello lì, ma ciò che m’interessava era essere certo che tu stessi bene! >>
Merope avvampò a quelle parole. Non credeva che qualcuno potesse amarla fino a quel punto…
<< E se davvero mi fosse importato di cosa pensa tuo fratello della nostra relazione, non mi sarei mai messo con te. >> proseguì Gaius, prendendole le mani e fissandola dritta nelle iridi color smeraldo << Chi se ne frega di lui, Merope… io voglio stare insieme a te per sempre >>
<< Per sempre? >> sussurrò, emozionata a quella dichiarazione d’amore.
<< Esatto! >> non ebbe il tempo di riprendere fiato che la piccola scattò in avanti e lo baciò con passione. Quando si staccò vide le guance di Gaius che erano diventate due forni roventi.
<< Allora mi aspetterai? >> sorrise Merope.
<< Aspettarti? >> chiese confuso il fidanzatino.
<< Devo tornare da Tom >> lo informò la piccola, mentre il suo bel sorriso sfumava.
Gaius era sotto shock: << Cosa? Ma non hai visto come ti ha trattata? Non mi dirai che vuoi di nuovo vederlo! >>
<< Devo farlo, Gaius. Sono tornata in vita per questo… >>
<< Vuol dire che dobbiamo separarci? >> chiese il Serpeverde, un po’ triste.
<< Saremo ancora fidanzati >> gli assicurò << Ma questa è una cosa che riguarda me e mio fratello, e se ci sei tu, beh… mi distrarresti >>
Gaius non era sicuro se esserne onorato od offeso: << Capisco… non vuoi che venga con te, dico bene? >>
<< Sì >> annuì Merope << Devo assolutamente adempiere al mio compito. Dopo l’assalto al Ministero ho capito che c’è ancora moltissimo lavoro da fare… >>
<< Quindi pensi che ci sia speranza? >>
Merope rifletté un attimo sulle parole di Harry, di come voleva convincerla che la sua fosse una causa persa.
Strinse i pugni e decise che quelle, al contrario, sarebbero state per lei l’incoraggiamento necessario per raggiungere vittoriosa il suo scopo.
<< Ne sono certa >>
<< D’accordo, ti aspetterò. >> disse Gaius, infondendole una fiducia senza pari << Giuro che non guarderò nessuna ragazza in tua assenza >>
<< Come minimo! >> rise la bambina, per poi tornare seria << Però spero che non abbia cambiato rifugio >>
<< Ah, su questo mi sa che devi chiedere a Draco >> rispose Gaius, ricevendo uno sguardo basito dalla fidanzatina.
<< Draco? >>
<< Non hai letto il giornale? Il Ministero ha scoperto che Tu-Sai-Chi usava Villa Malfoy come Quartier Generale >>
Merope spalancò le palpebre: << Lo hanno scoperto? Non ci credo! >> e all’occhiata interrogativa di Gaius, disse << Io ne ero al corrente visto che ci ho vissuto per mesi… >>
<< Giusto, è vero! >> realizzò il Serpeverde << Ma lo sai che hanno arrestato il padre? >>
<< Cosa?? Lucius Malfoy? >>
<< Sì, era un Mangiamorte. Draco è furibondo, non fa che lanciare imprecazioni contro Potter… >>
<< Sinceramente non mi dispiace affatto. Lucius non è un tipo tanto docile, ci ho avuto a che fare >> commentò, incrociando le braccia << Il problema è che adesso Tom e i suoi seguaci avranno cambiato tana. Come faccio a sapere dove andare? >>
<< Te l’ho detto, chiedi a Draco. Forse lui lo sa >> le rispose Gaius.
<< Hai ragione >>
<< Uhh, parlando del diavolo… >>
Merope si voltò e adocchiò la figura di Malfoy in compagnia di Tiger e Goyle che subentrò nella Sala con aria fortemente irritata.
Gaius le diede una spintarella e disse: << Se non ti dispiace vado a riposarmi. Buona fortuna >> e si scambiarono un ultimo bacio in bocca come saluto.
Chissà perché non le piaceva per niente l’idea di chiedere un’informazione a Draco, in quel momento.

 

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Capitolo 40
*** CAPITOLO 40 ***


Casa Riddle

Merope andò da Malfoy con una certa ansia. Vederlo così arrabbiato non la faceva stare per niente tranquilla.
<< Draco >> lo chiamò la piccola prima che Malfoy interrompesse i suoi versi rabbiosi e, insieme a Tiger e Goyle, si voltasse a guardarla.
Quest’ultimi fuggirono terrorizzati, mentre Draco si sbatté una mano sulla fronte.
<< E tu che vuoi adesso?? Hai intenzione di trasformarti in serpente e avvelenarmi? Oggi me lo aspetterei proprio! >> sbottò Draco, visibilmente infuriato.
<< No >> rispose la bambina, sconvolta dal comportamento di Tiger e Goyle << Ho saputo di Lucius, e mi dispiace davvero >> disse poi, in tono suadente.
Draco la squadrò con i suoi occhi grigi: << Potresti ripeterlo senza mentire? >>
<< Oh beh, diciamo che tuo padre non era il massimo della simpatia >> sbuffò Merope, incapace di fingere che le importasse << Anche se avrei preferito di gran lunga che arrestassero Bellatrix >>
<< Va bene, sei stata chiara! >> sputò Draco << Quindi non sei venuta per chiedere di mio padre, eh? >>
Merope annuì e scrollò le spalle: << Gaius mi ha detto che il Ministero ha perquisito casa tua… ha scoperto che mio fratello viveva lì. >> iniziò a braccia conserte << Per caso sai se lui e i Mangiamorte hanno cambiato dimora? >>
Draco cambiò espressione. La rabbia venne meno, sostituita da un’angoscia improvvisa.
<< Che c’è? >> domandò la piccola alla faccia impallidita di Draco.
<< Mia madre mi ha scritto una lettera >> prese il foglio e glielo mostrò, senza levare dal viso lo sguardo spaventato << Mi ha detto che il Signore Oscuro vuole qualcosa da me, ma non sa cosa… >>
<< Vuole qualcosa da te? >> si allarmò << Che altro ha in mente quel cretino?? >>
<< SHHH! >> la zittì furente << Non insultarlo, per piacere! >>
La bambina alzò le pupille al cielo e aprì bocca per parlare, ma Malfoy la precedette, rispondendo alla sua domanda.
<< So solo che una volta a Londra, mia madre mi porterà da lui. Del dove non sono stato informato. >> rivelò il ragazzo.
<< Davvero? >> Merope s’illuminò << Anche io devo tornare da lui! Possiamo andarci insieme, allora! >>
<< Cosa? >> chiese Malfoy con tanto d’occhi << Ma non ti sei separata apposta da tuo fratello? >>
<< Purtroppo Harry mi ha confermato che è un totale imbecille - ma per l’amor di Dio, Draco! - penso che per il bene di tutti sia meglio che io stia con lui >>
Malfoy la guardò sgomento: << Non capisco perché sarebbe meglio… >>
<< Fidati che è così. >> tagliò corto la bambina << Piuttosto, quando partirete con l’Hogwarts Exspress? >>
<< Dopodomani >> rispose lui.
<< Perfetto, ci vediamo in treno. Mi raccomando, informami sul tipo di compito che ti affibbierà Tom… magari riesco a convincerlo a non farti fare brutte cose. >> disse Merope, che già immaginava cosa aveva in mente suo fratello dopo l’arresto di Lucius.
Di sicuro non lo avrebbe mandato a raccogliere fiori.
<< Eh? V-vuol dire che mi aiuterai? >> Draco riacquistò colore.
<< Ma certo. Sono ancora in debito con te, dopotutto. >>
<< Che io ricordi, hai già saldato il debito… >>
Merope ridacchiò: << Draco, pensi veramente che averti salvato dalla furia di Voldemort sia sufficiente a saldare un debito così grande? >>
<< Ehm… sì >> disse risoluto Malfoy.
<< Invece no! Tranquillo, ti proteggo io dal mio fratellone >> ammiccò, facendolo imbarazzare.
<< Wow, ok…grazie! >>
<< Figurati… non riesco proprio a capire come fate ad avere paura di lui >> commentò spontanea la piccola Riddle.
Malfoy sollevò le sopracciglia e replicò: << Non è paura, è rispetto >>
<< Rispetto per un vecchio megalomane? >>
<< Per la barba di Merlino, vuoi finirla?? >> ruggì Draco all’ennesimo insulto di Merope nei confronti di Lord Voldemort.
Lei alzò le mani: << Scusa >>
<< Vuoi farmi credere che tu non lo rispetti? È pur sempre tuo fratello maggiore >> aggiunse, dopo parecchi secondi di silenzio tombale.
A quelle parole, Merope contorse il viso in una smorfia livida: << Io non rispetto le sue idee medievali e ignoranti, è diverso. Peccato che per lui è più importante la sudditanza rispetto al sentimento fraterno… quell’idiota. >>
Draco la guardò malissimo e la bambina si ammutolì.


Due giorni dopo, gli studenti di Hogwarts erano tutti pronti per partire. Orde di ragazzi si accalcarono oltre il Lago Nero, dove c’era il treno magico ad attenderli.
Merope decise di viaggiare insieme agli altri, curiosa di provare per la prima volta il tragitto a bordo dell’Hogwarts Exspress, una cosa che desiderava fare fin da quando Tom frequentava la Scuola di Magia e Stregoneria da giovane.
Ma non era solo quello il motivo: lei e Draco dovevano raggiungere Londra e Smaterializzarsi con Narcissa nel nuovo rifugio di Voldemort. E ovviamente non avrebbe detto nulla a Harry, Ron e Hermione… altrimenti sarebbero sorti seri guai.
<< Ciao, Hagrid! >> saltò sul Mezzogigante, tornato dopo che era fuggito per scampare agli uomini di Caramel, per abbracciarlo << Mi mancherai >>
Hagrid arrossì: << E tu dove andrai? >>
<< A casa mia >> disse Gaius, salvandola << Ora potrei averla indietro? >>
Merope sorrise al Guardacaccia e tornò di nuovo a terra dal suo amato, si presero per mano e salirono sul treno un minuto prima che partisse.
Il viaggio sarebbe durato molte ore, perciò lei e Gaius cercarono uno scompartimento vuoto in cui passare il tempo tranquilli.
<< Uffa, è tutto pieno >> disse il Serpeverde qualche minuto dopo << Non ho voglia di stare con i miei compagni… o con quelle… >> si zittì appena vide l’occhiata accigliata di Merope.
<< Fai bene a non averne voglia. >> disse, con una leggera nota di gelosia << Stiamo in corridoio? >>
<< Ehi, Merope! >> uno scompartimento si aprì e rivelò la figura di Ron che le rivolgeva un sorriso rilassato << Se vuoi puoi stare con noi… >>
Fecero capolino Harry, Ginny, Neville e Hermione, salutandola e incoraggiandola ad entrare.
<< Ehm… >> la bimba guardò Gaius, del quale sguardo valeva più di mille parole << Mi spiace, ma avevo programmato di stare con Gaius >>
<< Oh, va bene! >> esclamò Harry, e Merope notò come fosse diverso dall’ultima volta che li trovò attaccati << Divertitevi >>
Quando chiusero le portiere, Merope venne spinta verso la parete del vagone ritrovandosi davanti il ghigno del suo ragazzo.
<< Hai sentito Harry, no? Divertitevi. >>
<< Vuoi baciarmi qui? >> chiese divertita la piccola.
<< E dove, in bagno? >> rise il ragazzino << Dai, tra qualche ora ci separeremo… >>
<< Ahaha! Ma voi maschi non pensate ad altro? >>
<< Devo fare rifornimento >> disse malizioso, mentre le sue labbra avanzavano verso le sue.
Lei lo bloccò subito, sembrava stesse riflettendo.
<< Che c’è, ancora? >>
<< Secondo me staresti bene con i capelli a spina >> rispose Merope, munita di un ghigno altrettanto malizioso.
Gaius però non comprese: << I capelli come? >>
<< A spina >>
<< Non ne ho mai sentito parlare >> bofonchiò il Serpeverde.
<< I maghi non fanno le stesse capigliature dei Babbani? >> domandò la bambina, sorpresa.
Gaius la fissò incredulo: << Perché, i Babbani infilano le spine nei capelli? >>
Merope si piegò in due dalle risate: << Come non detto, ahahahah! Peccato perché… io adoro i bambini con i capelli a spina >> lo provocò intenzionalmente, e infatti Gaius parve d’un tratto interessato.
<< Ah, è così? >> disse, passandosi una mano sui capelli neri e lisci, per poi sorriderle con malizia << Mi informerò >>
<< Comunque a me piaci così come sei… >>
<< D’accordo, quindi possiamo finalmente arrivare al sodo della…? >> non ebbe la possibilità di terminare la frase che Merope gli si gettò addosso e lo baciò.
Il fidanzatino la ricambiò con entusiasmo e per parecchi minuti nel corridoio del vagone non si sentì altro che rumore di baci.
Merope ci mise tutta sé stessa stavolta, in fondo per un po’ non si sarebbero visti e a lei sarebbe mancato come l’aria. In sua compagnia si sentiva al sicuro, protetta e amata… si sentiva bene, e nei momenti in cui lo guardava negli occhi percepiva sensazioni sempre più forti.
Era innamoratissima. Non riusciva nemmeno a immaginare quale sarebbe stata la sua reazione se lo avesse perso per colpa di Voldemort…
Man mano che i paesaggi, fuori dal finestrino, cambiavano ambientazione, il cielo diventava sempre più scuro.
Per fortuna non li vide nessuno, tranne forse la vecchietta del carrello dei dolci, che accorgendosi di loro, a disagio, fece finta di essere cieca e passò avanti.
Entrambi avrebbero voluto che il tempo si fermasse per assaporare a pieno ogni secondo insieme. Ma poi, all’improvviso...
<< Chiedo venia, piccioncini >>
Merope e Gaius sussultarono dallo spavento al suono della voce di Draco. Si voltarono indignati, anche se erano rossi come pomodori.
<< Che cavolo ci fai qui?? >> sbottò Merope, in disappunto per essere stata interrotta. Senza alcuna remora, Malfoy afferrò il suo braccio e la trascinò verso il suo scompartimento.
<< Ehi! >> gridò Gaius << Che stai facendo?? >>
<< Te la rubo un attimo >> disse sgarbato Malfoy.
<< Aspetta! Io voglio stare con Gaius! >> si disperò la bambina mentre si allontanava dal suo fidanzato.
<< Non puoi portarla via! >>
<< Poche chiacchiere, continuerete a limonare più tardi. >>
Gaius rimase allibito a quella scena surreale.
<< Noooo! >> Merope venne tirata a forza dentro lo scompartimento di Draco, che chiuse la porta e la intimò di fare silenzio.
Appena la piccola si zittì, si accorse che al suo interno vi erano anche Tiger, Goyle e Pansy Parkinson.
<< Uffa, perché mi hai separato dal mio Gaius?? >> sbottò, ancora rossa in viso dalla vergogna.
I tre amici di Malfoy ridacchiarono, ma Merope li fulminò con lo sguardo e loro si ritrassero impauriti.
<< Perché siamo quasi arrivati a Londra e tu e il tuo cagnolino vi state baciando da stamattina. >> spiegò Draco, accigliato.
Merope sbuffò.
<< In realtà da l’ora di pranzo >> intervenne Pansy.
<< Ma a voi cosa importa? >> fece la bambina, mettendo il broncio.
<< Vedi di non lamentarti e siediti >> le ordinò Malfoy in malo modo.
<< Non fare l’antipatico con me, non ti conviene. >> disse Merope in tono di avvertimento. Solo dopo si rese conto che l’unico posto disponibile era quello in mezzo a Tiger e Goyle. Incrociare i loro visi da troll non fu una bella esperienza.
<< Ehm… posso restare in piedi? >>
Draco sbatté i piedi: << E muoviti! >>
<< Okay, okay! >> alla fine prese posto tra i migliori amici di Draco, seppur non ne fosse affatto felice. Malfoy era seduto di fronte, con la stessa espressione impaurita del giorno prima. Pansy gli era accanto e con una mano dietro la schiena cercava di consolarlo.
<< Ci stai ancora pensando? >> gli chiese Merope.
<< Tu che dici?! >> sospirò aggressivo Draco.
<< Devi esserne onorato, invece >> commentò la Parkinson << Vuol dire che il Signore Oscuro ti ritiene già degno di eseguire un suo compito >>
Merope esibì una smorfia eloquente. Per lei le cose di cui si doveva essere onorati erano altre, ma da un po’ aveva capito che le priorità di molti Serpeverde erano differenti dalle sue.
<< Se lui non se la sente, mica può obbligarlo >> ribatté la bambina.
<< Ah, sì? >> fece Pansy, con aria da saputella << Proprio tu ragioni così? >>
Una rabbia improvvisa iniziò a ribollire nelle vene di Merope: << Ragiono così perché sono una persona normale! E mio fratello non lo è! >>
La faccia di Tiger, Goyle e Parkinson si dipinse di puro terrore.
<< Osi parlare di lui in quel modo? >> soffiò la Pansy.
Merope sollevò le pupille dalla noia. Era come se stesse parlando con i Mangiamorte.
<< Adesso capisco perché non sei Serpeverde >>
<< Non sono Serpeverde perché insulto Voldemort? >> rise Merope.
<< Insomma, fatela finita! >> sbraitò Draco, su tutte le furie << Tra pochi minuti saremo arrivati. Preparatevi. >>
Pansy e Merope si scambiarono una serie di occhiatacce, poi la bimba disse: << Devi stare calmo! Ti prometto che ti aiuterò, ma un po’ di coraggio non ti farebbe male, eh! >>
<< Stiamo parlando di Lord Voldemort! Non siamo tutti Grifondoro coraggiosi come te che si permettono di offenderlo anche in pubblica piazza! Sicuramente sarà imbestialito con mio padre per aver fallito la sua missione, chissà cosa vorrà… >> asserì serio Malfoy, strofinandosi il viso nelle mani.
<< Qualunque cosa ti chieda non sarà un’impresa mastodontica… dopotutto sei solo un ragazzo >> rifletté Pansy Parkinson.
A Merope sfuggì un risolino: << Mio fratello non bada all’età dei suoi seguaci. Se ti dà un compito devi ubbidire senza discussioni >>
<< Oh, grazie! Sono più tranquillo, ora. >> fece Draco, sarcastico.
Non trascorse molto tempo quando all’orizzonte s’intravide la piattaforma del binario nove e tre quarti e la stazione di King’s Cross.
Mentre Malfoy e gli altri si preparavano, alcuni studenti si riunirono alle uscite del treno. Merope uscì in corridoio e vi trovò Gaius ad aspettarla.
<< Bambolina! >> esclamò Gaius, stringendola forte.
<< Io devo andare con Draco… posso scriverti, se ti va >> gli propose la piccola.
Il ragazzino scosse il capo: << Non ho ancora detto ai miei che sto con te. Sanno che sei la sorella di Tu-Sai-Chi e non so come la prenderebbero >>
Merope avrebbe potuto offendersi, ma in verità comprendeva benissimo la sua situazione.
<< Oh, beh… non fa niente. Però mi mancherai un sacco! >> disse la bambina abbracciandolo.
<< Anche tu mi mancherai >> le sorrise dolcemente prima di baciarla.
Il treno si fermò e le persone presero a scendere in massa dal treno.
<< Ci vediamo, serpentella! >> la salutò ammiccante mentre scendeva dal treno per raggiungere i genitori.
Merope respirò a fondo, preparandosi ai suoi tristi futuri giorni senza di lui. Riuscì a salutare di sfuggita Harry, Ron, Hermione e Neville, poi si accoppiò con Draco e posò i piedi in stazione.
La calca di studenti evitò loro di nascondersi troppo, visto che, soprattutto ai Grifondoro, sarebbe suonato strano che i due viaggiassero insieme.
<< Ecco mamma >> Malfoy indicò una donna in lontananza, in tunica estiva che aspettava il figlio con una certa fretta.
Quando la raggiunsero, Narcissa sgranò gli occhi.
<< M-Merope…? >>
<< Buonasera Narcissa >> ricambiò Merope, stirando un mezzo sorriso, in imbarazzo.
<< Ehm… Ciao… >> La strega la abbracciò, ma era alquanto confusa e forse anche un po’ spaventata. Lanciò uno sguardo languido a Draco per chiedere spiegazioni.
<< Vuole venire con noi >> disse Malfoy, guadagnandosi due palpebre spalancate.
<< Prego? >>
<< Devo rivedere Tom >> aggiunse Merope in tono di implorazione.
La signora Malfoy scattò leggermente, come se si aspettasse quelle parole e avrebbe voluto non sentirle affatto.
<< No! >> esclamò categorica la Black << A-assolutamente no! Draco, cosa ti è saltato in mente di dirglielo?? >>
Il figlio aveva l’aria di non voler rispondere. Abbassò lo sguardo e si concentrò sulle mattonelle del marciapiede.
Invece la bambina aggrottò la fronte e replicò: << Ma io voglio vedere mio fratello! >>
<< Oh, Merope… >> le rivolse un’occhiata dispiaciuta << Lord Voldemort vuole parlare con Draco, non credo che sarebbe contento di… >> si bloccò all’ultimo, incerta se continuare o meno la frase.
<< …Di incontrarmi? >> completò la piccola Riddle al posto suo.
Narcissa non confermò né negò, piuttosto girò la testa verso Draco che stava concentrando la sua attenzione sulla perfetta angolatura delle mattonelle.
<< Non possiamo portarla con noi >>
Draco si decise a sollevare le pupille grige per incontrare lo sguardo della madre, controllò che nessuno potesse udirlo e le sussurrò: << Mi ha assicurato che in caso mi affidasse un compito troppo duro, lo convincerà a rinunciare >>
La donna ci mise un po’ per assimilare la notizia. I suoi occhi roteavano da lui a Merope più velocemente di un fulmine, ma dall’ambiguità che traspariva il suo volto non si poteva dire se fosse stupita o indignata.
<< Beh, con me cede sempre, no? >> si giustificò la bambina, sentendosi addosso i raggi laser di Narcissa.
<< Draco. >> disse, ora guardando bieca il figlio << Hai una minima idea di come il Signore Oscuro reagirebbe se la vedesse con noi?? >>
<< Perché, scusa? >> chiesero all’unisono Draco e Merope.
Narcissa si coprì la faccia talmente era agitata.
<< Tesoro… Tu non c’eri quando Lord Voldemort ha dato di matto dopo che lei, sì esatto tu, Merope, lo ha lasciato! >>
<< Ha dato di matto? >> fece la piccola << In che senso? >>
<< Era talmente infuriato che per poco non ha distrutto casa nostra a colpi di bacchetta! Ha ucciso persino alcuni Mangiamorte dalla rabbia! >> spiegò tremante Narcissa.
Malfoy deglutì impallidito, invece Merope spalancò la mascella sotto shock, poi la strega proseguì.
<< Per un giorno intero non ha fatto che urlare: “Non la voglio più vedere quella lurida Maganò!” >>
<< Cosa?? >> ringhiò la diretta interessata << Mi aveva promesso di non chiamarmi più Maganò! >>
Narcissa per poco non la strozzava: << Non è questo il punto! >> gridò così tanto che balzò all’indietro pure Draco << Se ti vedesse con noi sarebbe la fine! Credimi, ti porterei volentieri, ma non sono sicura che ne usciresti indenne, e neanche noi. >>
Merope la fissò stralunata: << Pensi che mi ucciderebbe? >>
<< È molto ma molto probabile! >> rispose << Dopo l’attacco fallito al Ministero, quando è tornato a casa era incavolato nero. Non voleva, anzi non vuole sentir più parlare di te. >>
<< Sta mentendo >> disse subito Merope, autoconvincendosi che fosse la verità << E voi gli credete pure? >>
Draco e Narcissa si scambiarono occhiate oblique.
<< Io non voglio altri guai. Tuo fratello non guarda noi Malfoy più bene come una volta a seguito dell’arresto di Lucius… >> una lacrima ribelle solcò la sua guancia, ma resistette al pianto.
Merope s’intristì a vederla. Lucius non le piaceva, ma Narcissa amava il marito più di qualsiasi cosa al mondo insieme a Draco e si immedesimò parecchio quando pensò a cosa avrebbe fatto lei se avesse perso Gaius.
<< Mi spiace per tuo marito >> disse la piccola << Senti, Voldemort può dire ciò che vuole, ma secondo me sono solo paroloni >>
<< Se erano solo paroloni non trucidava cinque Mangiamorte in una volta! Merope, lui non è un tipo che scherza! >> ribatté Narcissa, nervosa.
<< Sì, ma quando si tratta di me si contraddice sempre! Ti prego, voglio almeno provare a parlarci! Mi prendo io la responsabilità! >>
Draco sospirò: << Non può andare peggio di quando ha distrutto casa, in fondo… >>
<< Se non altro ha cambiato dimora… e casa nostra è al sicuro >> la strega iniziò a rifletterci su, seppur con l’amaro in bocca.
<< Non farà casino, ve lo dico io >> ridacchiò Merope di fronte all’esitazione dei due << Non vuole ammetterlo, ma a me ci tiene >>
<< E va bene… >> si rassegnò Narcissa, ricevendo l’esultanza della bambina << Ma solo perché hai fatto una promessa a mio figlio! E perché non avresti altri posti dove andare… >>
<< Ti ringrazio! >> saltellò dalla gioia mentre prendeva la sua mano per Smaterializzarsi.
<< So già che me ne pentirò… >> commentò la donna a malincuore, aspettandosi la reazione violenta del Padrone.
<< Conosci l’indirizzo del suo nuovo rifugio? >> chiese Draco alla madre.
<< Ovvio. Tenetevi forte. >>
La bambina si preparò all’imminente nausea causata dalla Smaterializzazione. La stazione di King’s Cross scomparve e un secondo dopo toccarono terra, o meglio, terreno.
<< Eccola, è questa. >> disse Narcissa, osservando la zona circostante.
Appena Merope aprì le palpebre, le saltò all’occhio un giardino trasandato di quella che doveva essere una casa abbandonata da tanti anni.
Aguzzò la vista per il buio e in quel momento la piccola si raggelò.
<< Che fai lì impalata? >>
Narcissa e Draco stavano già attraversando il giardino dell’enorme villa quando la donna si era accorta che Merope era rimasta immobile.
Non poteva crederci, sbiancò completamente dall’incredulità.
Tom aveva scelto casa Riddle… la casa del loro defunto padre Babbano come Quartier Generale dei Mangiamorte…
<< Cosa stai aspettando?? >> la chiamò di nuovo Narcissa, al che Merope si riscosse dal trauma e finalmente li raggiunse.
Perché aveva scelto proprio quella casa? Lui, che rigettava il mondo babbano come fosse veleno, che odiava il padre dal giorno in cui era nato, aveva deciso di utilizzare la sua villa come rifugio…
Considerando anche il racconto di Narcissa sulle sue reazioni violente, forse si poteva affermare con certezza che Voldemort fosse impazzito del tutto.
Arrivarono alla porta, che era semichiusa.
<< Aspettate >> disse d’un tratto, per poi trasformarsi in un bellissimo serpente argentato.
Draco e Narcissa restarono un attimo abbagliati, poi compresero che la sua intenzione era quella di non farsi notare dal fratello troppo presto. E pensarono, giustamente…
Irruppero in quella buia e fredda casa abbandonata. Merope sotto forma di serpente rabbrividì al ricordo della prima e unica volta in cui ci mise piede, la notte in cui Tom uccise il padre per vendetta…
Entrare lì fu per lei un ritorno al passato.
<< È permesso? >> fece Narcissa, il cuore che le batteva forte nel petto << Sono Narcissa, mio Signore. Ho portato Draco >>
Malfoy deglutì prima che una voce gelida e acuta, proveniente dal soggiorno, non li accolse.
<< Sono qui. >>
Merope si emozionò, ma cercò comunque di non farsi sentire. Lentamente, strisciò accanto ai due finché non giunse sulla soglia della stanza e non si posizionò lì, attenta a non farsi scoprire, in attesa di poter uscire allo scoperto.
<< V-voleva vedermi, Signore? >> balbettò Draco.
L’oscurità lo copriva quasi del tutto, era in piedi e di spalle, che osservava il panorama da una finestra impolverata e semicoperta da una tendina. Avvolta sul suo corpo c’era Nagini, la quale si ritrasse appena Malfoy parlò.
<< Sì >> disse voltando la testa verso di lui e puntandogli le pupille iniettate di sangue, per poi sibilare in maniera inquietante << Buonasera. È da tanto che non ci vediamo >>
Narcissa si mise in disparte, ma era molto preoccupata e non faceva che prendere grossi respiri per calmarsi.
<< Mi spiace avervi disturbato >> aggiunse falsamente Voldemort << Avrei volentieri affidato questo arduo compito a tuo padre, Draco, se non avesse fallito stupidamente l’ultima volta. >>
Merope ebbe l’impressione che il suo tono fosse molto più cattivo che in passato. Restò ben nascosta, aspettando il momento giusto per venire fuori.
Draco ingoiò l’aria, tremante: << M-mi spiace, Signore… >>
<< Ebbene tu, giovanotto, stai per adempiere all’incarico più importante e necessario alla mia ascesa al potere… >>
D’un tratto si bloccò, come se si fosse accorto di qualcosa.
Madre e figlio gli rivolsero un’occhiata interrogativa.
<< Narcissa >>
<< Eh? S-sì? >> chiese lei, presa alla sprovvista.
Voldemort sembrava sul punto di ucciderli con lo sguardo: << Perché non mi hai avvisato che avresti portato degli ospiti? >>
Il cuore della donna fece una doppia capriola, mentre Merope sotto forma di Ophide Argenti imprecò tra sé e sé… si era fatta scoprire.
<< Veramente noi… >> Narcissa non sapeva in che modo giustificarsi, sperava soltanto che la bambina facesse per prima la mossa di svelarsi, altrimenti avrebbe passato i guai insieme a Draco.
Forse (e per fortuna) era stata letta nel pensiero, visto che nella stanza irruppe strisciando un bellissimo serpente argentato.
Merope si fermò di fronte al fratello e lo fissò ipnotizzante coi suoi occhi a mezzaluna.
Narcissa non aveva il coraggio di guardare in faccia il Signore Oscuro, certa di assistere a una delle sue brutte sfuriate.
E infatti, Voldemort avanzò di scatto e afferrò la bacchetta.
<< Tu? >> ringhiò, a dir poco furibondo << Osi presentarti davanti a me? >>
Nagini iniziò a soffiare contro di lei, pensando fosse semplicemente un intruso. Draco stava sudando freddo dal terrore, invece Narcissa si chiese se avesse fatto bene a cedere e portarla con sé.
Dopo una manciata di secondi, Merope tornò umana e Nagini chiuse la bocca, sorpresa di vedere all’improvviso la sorella del suo Padrone al posto del rettile.
<< Ciao, fratellino >> esordì la piccola, per nulla spaventata << Accogliente come sempre >>
Voldemort non era in vena di scherzi. Guardò la strega e suo figlio che avevano l’aria colpevole e subito capì.
<< Voi… avete portato qui questa lurida Maganò! >>
Narcissa fece per rispondere, prima che Merope sbattesse le braccia lungo i fianchi e dicesse al suo posto: << Non provare a dare la colpa a loro, sarei venuta comunque! >>
Voldemort le scoccò uno sguardo così gelido che sarebbe riapparso di sicuro nei suoi incubi.
<< Oh! E “Lurida Maganò” vallo a dire a qualcun altro! >>
<< Che cosa vuoi da me!? >> sputò su tutte le furie, facendo venire i brividi ai Malfoy, ma non scalfendo minimamente la piccola Riddle.
<< È così strano che una sorella voglia vedere il proprio fratello? >> domandò sarcastica Merope.
Sentì i sospiri minacciosi di Voldemort, la sua rabbia che sembrava emanare calore… aveva la sensazione di trovarsi davanti a una sua copia molto più malvagia e crudele, molto più spietata e orribile.
<< Io non ho una sorella. >>
<< Sì che ce l’hai! >> ribatté a braccia conserte la bambina.
Voldemort fece finta di non sentirla e, girandosi dall’altra parte, ordinò ai due, categorico: << Portatela via. >>
Merope lo ricambiò con sfida: << Non sai farlo da solo? O hai bisogno dei badanti? >>
Narcissa e Draco sgranarono le palpebre, mentre il Signore Oscuro pareva essersi Pietrificato.
<< Chiaro, ormai hai quasi 70 anni… la demenza senile ti avrà bacato il cervello! >>
<< Merope! >> gridò sottovoce la moglie di Lucius, sotto shock. Draco, se possibile, era ancora più allibito. Se c’era un momento in cui aveva bisogno di dimostrare il suo coraggio, quello era il meno adatto…
Adesso la collera di Lord Voldemort quasi si palpava, soprattutto quando prese a scalpitare nella sua direzione con la bacchetta puntata.
<< No, la prego! >> Narcissa venne travolta dalla paura, perché sia lei che Draco compresero cosa il mago aveva intenzione di fare.
<< Oh, tranquilla Narcissa… è sempre la stessa storia, lui che mi minaccia e al momento di attaccarmi desiste. Scommetti che questa volta sarà lo stesso? >>
Il fratello arrivò a pochi centimetri da lei, sorrise beffardo e ghignò: << No, non questa volta… >>
La bambina credeva scherzasse, ma poi si accorse del luccichio perverso delle sue iridi rosse e afferrò, troppo tardi.
<< Stupeficium! >> urlò Voldemort.
Un lampo di luce rossa colpì la piccola al petto, scaraventandola violentemente sulla parete. Lo strillo acuto di Narcissa echeggiò per tutta la casa e il corpo privo di sensi di Merope ricadde a terra.
Draco aveva la bocca spalancata, incredulo insieme alla madre.
Il Signore Oscuro aveva fatto del male a sua sorella, l’unica che poteva ritenersi privilegiata dal subire i suoi attacchi… Avevano assistito alla prova concreta di quanto Merope non fosse più così importante per lui.
E ora Malfoy su chi poteva contare? Chi lo avrebbe aiutato nell’impresa affidatagli per espiare le colpe del padre?
Senza pensarci, Narcissa si precipitò dalla piccola, per controllare le sue condizioni.
<< Mio Signore… perché lo ha fatto? >> cercò di risultare più cauta possibile, anche se le labbra vibravano a ogni parola.
Voldemort la squadrò annoiato, come se non avesse commesso nulla di male: << È ciò che succede quando un’inutile mocciosa babbanofila mi interrompe >> rispose tetro << Sbaglio o stavamo parlando del compito di tuo figlio, Narcissa? >>
La donna lo fissò terrorizzata: << Ma… ma Signore! È svenuta… >>
<< Ah, non è morta? >> chiese deluso.
<< No… >> disse la strega, sconvolta e anche disgustata, tuttavia si premurò di celarlo.
Il mago riprese il solito brutto cipiglio e sibilò: << Buttala fuori. Non voglio più vedere quello schifoso essere! >>
<< Buttarla fuori? Ma… >> Narcissa non riusciva a capacitarsi di quanta rabbia e rancore Lord Voldemort stesse riversando sulla bambina. Tale prospettiva non se la sarebbe mai immaginata.
<< Esatto. Portala lontano da me. Hai bisogno degli incoraggiamenti?? >> ruggì il mago oscuro, mostrando minaccioso la sua bacchetta.
Nagini strisciò verso Merope, evidentemente preoccupata.
<< Non ti azzardare! >> disse in serpentese Voldemort. Nagini si fermò e, dopo qualche istante di esitazione, tornò da lui contrariata.
Narcissa vedendo la scena realizzò che non poteva assecondare un ordine tanto infame. Insomma, lasciare chissà dove una bambina svenuta per i suoi capricci le pareva assurdo e immorale! E lei che era mamma capiva cosa significasse…
<< Se ne andrà quando si riprenderà. >> la prese in braccio e la portò in salotto, sotto gli occhi attoniti del figlio che percepiva gli spasmi pericolosi del Signore Oscuro.
Incredibilmente non reagì alla disubbidienza di Narcissa, tuttavia non abbandonò il tono ostile e aggressivo.
<< Bene Malfoy, veniamo a noi… >>

 

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Capitolo 41
*** CAPITOLO 41 ***


Dubbi
 
Passò qualche minuto dall’attacco di Voldemort contro Merope. Narcissa l’aveva adagiata sul divano del salotto in attesa che si svegliasse.
Non riusciva ancora a credere che il Signore Oscuro fosse stato capace di una mossa tanto efferata… colpire al petto con uno Schiantesimo la sorella di soli otto anni! In passato non lo avrebbe mai fatto, mai e poi mai.
Se lo avesse saputo prima non l’avrebbe portata con sé; era certa che seppur fosse arrabbiatissimo con lei, alla fine si sarebbe allentato un po’, o almeno ne era certa Merope.
Eppure non fu così.
Sperava davvero che sarebbe stata d’aiuto a suo figlio, però con la dipartita della piccola le sue paure aumentarono a dismisura.
Si chiese se fosse meglio andare a supportare Draco e lasciarla lì da sola, ma il colpo che aveva ricevuto era stato molto forte e probabilmente non si sarebbe ripresa fino alla mattina seguente.
<< Mamma… >>
Narcissa sussultò. Era arrivato Draco e aveva una faccia cinerea, più pallida del solito.
<< Figliolo! Allora? Cosa ti ha chiesto? >> fece lei, con una mano intenta ad accarezzare la testa della bambina.
Malfoy mostrò il volto spaventato alla madre e, controllando che Lord Voldemort non stesse nelle vicinanze, mormorò in tono da funerale.
<< Devo uccidere Silente >>
Quelle parole paralizzarono la donna e ne trasfigurarono l’espressione. D’un tratto non le importò più di Merope e di chiunque altro… aveva appena ricevuto un’orribile notizia.
Suo figlio 16enne doveva uccidere il mago più potente del mondo? Era uno scherzo?
Malfoy tremò: << E non è tutto… >> alzò la manica e mostrò alla madre il Marchio Nero tatuato sul braccio.
<< Oh, mio Merlino… >> Narcissa avrebbe voluto svenire. Lord Voldemort lo aveva designato Mangiamorte senza il suo consenso << No… non può essere >>
<< I-io… non so se sono pronto >> disse disperato Malfoy.
<< Ok… Ok, t-tranquillo, troveremo una soluzione >> ribatté a bassa voce la madre, ma sotto sotto era in stato di totale smarrimento e sconforto.
Draco roteò gli occhi su Merope: << E lei? >>
<< Non credo potrà aiutarci… >>
<< Sei sicura? Potrebbe… >> Draco non sapeva neanche cosa stesse dicendo, era consapevole che si stava illudendo, tuttavia confidava fino all’ultimo che la piccola avesse qualche asso nella manica.
La strega lo interruppe indignata.
<< No, Draco. Non ci ha pensato due volte a ferirla, secondo te cederebbe alle sue implorazioni? >>
Malfoy non rispose.
<< Andiamocene di qui >> gli ordinò Narcissa, prendendo a camminare verso l’uscita.
Draco lanciò un’occhiata preoccupata alla bambina svenuta per poi seguire la madre e insieme congedarsi e Smaterializzarsi.
Voldemort si trovava ancora nel vecchio soggiorno dei Riddle, avvolto dall’oscurità spezzata dal colore rosso dei suoi occhi.
Il silenzio lo circondò per parecchi minuti mentre i suoi pensieri vagavano dalla difficile prova affidata al giovane Malfoy alla mocciosa nell’altra stanza.
Nel momento in cui pensava di essersene finalmente liberato, ecco che rispuntava come un fungo nella sua vita. Si era ripromesso di non pensarla, di eliminarla dal suo albero genealogico allo stesso modo dei suoi parenti Babbani. Ma lei, nonostante la separazione, nonostante tutto, riusciva sempre a ritrovarlo…
La sua presenza non faceva che distrarlo dal suo piano di conquista del mondo e non poteva permetterlo. Non aveva creato gli Horcrux e arruolato Mangiamorte per nulla, non bastava l’ostacolo di Harry Potter? Doveva immischiarsi anche una sporca e ingrata babbanofila?
Era proprio quello il suo obiettivo, costringerlo ad abbandonare le sue idee e azioni suprematiste costate anni e anni di sacrifici. Davvero credeva che lo avrebbe fatto? Davvero era così stupida da pensarlo?
Capì che doveva liberarsene se non voleva altri bastoni fra le ruote.
Sfoderò la bacchetta e raggiunse il salotto, dove la sorella, anzi la mocciosa che non considerava più sorella, stava ancora dormendo.
Non se ne sarebbe accorta, dopotutto. Forse lui avrebbe avuto meno sensi di colpa se l’avesse uccisa mentre era incosciente, senza le sue urla a riempirgli le orecchie, o senza il suo sguardo impaurito davanti agli occhi…
Levò l’arma nella sua direzione, deciso a farla fuori una volta per tutte.
Per lui era un gioco da ragazzi togliere la vita a qualcuno, ma stavolta la parola “Avada Kedavra” non voleva saperne di uscire dalle sue labbra.
Rimase immobile per un bel po’, fissando Merope e preparandosi psicologicamente alla visione del suo cadavere.
Desiderava ucciderla, tuttavia una forza sconosciuta glielo impediva. Cercò di svuotare la mente da ogni resistenza ed emozione che facevano da scudo al suo intento.
La bambina era lì, sola e indifesa… nel medesimo salotto in cui cancellò dall’esistenza suo padre e i nonni. Ed ora eccolo a fare lo stesso con la persona che mai avrebbe immaginato di Maledire.
Se avesse aspettato ancora si sarebbe svegliata e agire sarebbe stato molto più difficile, perciò riempì i polmoni e avanzò di qualche passo.
<< Avada… >> Voldemort non terminò di pronunciare l’incantesimo, poiché sentì i sibili di Nagini che strisciava concitata verso Merope.
<< Che cosa fai?? >> le chiese arrabbiatissimo il Signore Oscuro, in serpentese.
Nagini soffiò contro di lui, cosa che non aveva mai fatto prima.
<< Lasciala in pace. >>
<< Non intrometterti! >>
Per tutta risposta, il rettile salì sul divano e si accoccolò sopra la bambina, guardandolo come a dire “Vediamo se adesso ne hai il coraggio”.
<< Mi stai sfidando, eh? >> ringhiò il Signore Oscuro << Molto bene. >> con un movimento rapido riposizionò la bacchetta e bofonchiò di nuovo l’incantesimo, peccato che dovette fare i conti con la ferocia di Nagini, la quale scattò in avanti per attaccarlo e gli fece lanciare la bacchetta per aria.
Voldemort non sapeva se essere sconvolto, indignato o a bocca aperta.
Intercettò lo sguardo del serpente e notò come lo squadrava minaccioso.
<< Cosa ti prende? La mocciosa ti ha annebbiato la ragione? >>
<< Sei tu che hai la ragione annebbiata >> rispose Nagini a tono, e Lord Voldemort si ammutolì prima di scoccarle un’occhiata severa e disgustata.
<< Ma davvero? >> domandò beffardo.
Nagini non fiatò, ma quel silenzio fece scontrare Tom Riddle con la realtà. Non aveva il fegato di ammazzarla. Già colpirla con uno Stupeficium gli costò un grande sforzo psicologico, figurarsi ucciderla… non lo avrebbe mai ammesso, specie con i Mangiamorte, ai quali aveva fatto intendere di non provare più alcun sentimento positivo.
Rassegnato, indietreggiò fino alla soglia della porta, poi si rivolse a Nagini e le disse: << Goditela finché puoi, perché domani mattina dovrà sloggiare! >>
Quando se ne andò, il serpente le si mise accanto per dormire insieme a lei, ignorando il discorso del suo Padrone. Ciò che riteneva importante adesso era proteggere Merope.
La considerava un’amica e una sorella, non avrebbe tollerato qualsiasi atteggiamento di violenza nei suoi confronti, che fosse di un comune mortale o di Voldemort stesso.



Le palpebre di Merope si aprirono lentamente e la prima cosa che vide fu il lampadario del salotto, sopra di lei.
Le ci volle un po’ per ricordarsi del perché avesse dormito fino al mattino. Scattò a sedere, ma un dolore atroce alla schiena e alla testa la investì.
Le conseguenze dello Schiantesimo di Tom non erano svanite, riusciva a malapena a muovere le gambe e le braccia.
Ma cosa gli era preso? Perché l’aveva attaccata? Non voleva credere che fosse cambiato a tal punto da ferirla senza remore…
Si alzò dal divano e, benché le facesse male dappertutto, decise di andare dal fratello per parlarci. Come l’avrebbe accolta non lo sapeva, la paura non la sfiorava nemmeno nel modo in cui si sarebbe aspettata. Il suo unico desiderio era chiarirsi con lui e riappacificarsi, del resto non le importava…
Arrivata alla soglia del soggiorno, si accorse che Voldemort era ancora lì dalla sera prima. Vide però una cosa davvero strana: Nagini, sempre appiccicata al mago oscuro, si trovava a debita distanza, e Voldemort presentava un brutto cipiglio. Sembrava avessero litigato.
<< Buongiorno, Tom >> esordì la piccola per farsi notare, e quando lui la guardò non le rispose, come se a parlare fosse stata una mosca.
Nagini invece la raggiunse senza esitare, felicissima. Merope la accarezzò con affetto, ma poi si concentrò sul fratello, che evidentemente cercava di ignorarla.
<< Thomas? >> ancora nessuna risposta << Tom, perché mi hai colpita? >>
Posò a terra il serpente, avvicinandosi a Voldemort. Questi le lanciò un’occhiata sanguigna e un paio di lunghi ringhi rimbombarono nella sala.
<< Mi hai fatto molto male, lo sai? >> insistette la bambina, visto che non aveva intenzione di spiccicare nulla << Che cosa ti è preso? Fino a pochi mesi fa non lo avresti mai fatto… >>
<< Appunto >> sibilò velenoso Lord Voldemort << Chiediti il perché >>
<< Tom… >>
Voldemort la prese per il colletto: << Non mi chiamo Tom! >> urlò infuriato, mentre la sorella lo fissava sconvolta << Non te lo ripeterò più, mocciosa! >>
<< Mi spiace… ma per me è solo un brutto soprannome. >> disse Merope in un sussurro.
Stufo, il Signore Oscuro allentò la presa, spingendola in malo modo all’indietro. Lei lo ricambiò con un’alzata di sopracciglia.
<< Avrei preferito un abbraccio, sinceramente… >>
<< Oh! >> sibilò in tono orribile, intuendo dove la sorella volesse andare a parare << Ti riferisci ai miei falsi abbracci? >>
Merope si zittì per un’istante e un secondo dopo assunse un’aria mesta.
<< Non voglio aprire questo argomento… >> disse a occhi bassi e sedendosi su una sedia. Il fratello si ostinava a non degnarla di attenzione, così lei si schiarì la gola e aggiunse << Sei arrabbiato perché ti ho dato del demente? >>
Il Signore Oscuro ringhiò nel silenzio e Merope provvide a parlare di altro.
<< Per assurdo non ce l’ho con te per avermi colpita >>
In quel momento Voldemort si decise a voltarsi, le pupille più rosse del solito.
<< So che lo hai fatto perché c’erano Draco e Narcissa. Per dimostrare loro che non t’importa nulla di me. >>
<< Cosa? >> il mago rise a crepapelle << Viaggi troppo di fantasia >>
Merope sorrise beffarda: << Ah sì? Allora perché non hai usato l’Avada Kedavra? >>
Voldemort s’immobilizzò.
<< Ma pensi di prendermi per i fondelli?? >> sbottò Merope << Ti conosco meglio di chiunque altro! Ho capito cosa stai facendo, vuoi dimenticarmi, ho ragione? >>
<< L’ho già fatto >> rispose Voldemort.
<< In questo caso non avresti avuto alcun problema ad uccidermi! >> ribatté la bimba, imperterrita.
<< Semplicemente non spreco le mie energie nell’uccidere un’inutile mocciosa ficcanaso >>
Merope voleva ridergli seriamente in faccia, ma si trattenne: << Perciò non mi vuoi bene >>
<< Risponditi da sola >> fece il Signore Oscuro, in tono aggressivo.
Lei scosse la testa: << Sul serio ti aspetti che io ci creda? >>
<< Senti >> Voldemort iniziò a scaldarsi.
Merope era l’unica persona al mondo in grado di parlargli in quel modo, cosa che non gradiva affatto.
<< Hai un’ora di tempo per andartene da questa casa! Altrimenti saranno dolori, e non scherzo! >>
La bambina lo fissò seria e disse: << Io non me ne andrò >>
Il fratello batté i palmi sul tavolo: << Sì che te ne andrai! Tu e il tuo faccino insolente non siete più i benvenuti sotto il mio stesso tetto! >>
Per quanto le facessero male quelle parole, Merope insistette.
<< Non posso. Senza di me diventi peggio di quel che sei >> rivelò in un soffio, guadagnandosi l’occhiataccia di sangue del fratello << Diventi sempre più cattivo ogni qualvolta mi allontano da te. >>
<< Io sono sempre stato così, forse non lo hai ancora capito >> commentò Voldemort, velenoso.
Merope però era convinta di ciò che diceva. Era impazzito da giovane quando era morta e anche adesso si stava comportando alla stessa maniera.
<< Sì, certo… hai ragione tu >> concluse la piccola, con la tristezza dipinta nei suoi smeraldi.
Sospirò guardandosi intorno, poi si ricordò all’improvviso di una cosa: << Dove sono Draco e Narcissa? >>
<< Sono andati via ieri sera >> replicò, penetrandola con lo sguardo arrabbiato.
<< Cosa?? Oh, no… gli avevo promesso… >> si tappò la bocca troppo tardi, perché Voldemort la infilzò con le sue mezzelune rosse.
<< Per quale motivo mi nascondi le cose pur sapendo che ti tradisci da sola? >> le chiese ridacchiando, ma era una risatina senza allegria, vuota e inconsistente.
Merope arrossì, maledicendo il suo vizio di ripetere i suoi pensieri ad alta voce: << Avevo promesso a Draco di convincerti a rinunciare se tu gli avessi affidato un compito troppo duro >>
<< Mmh… >> annuì Voldemort, stranamente calmo << Avrei dovuto aspettarmelo. >>
<< Cosa gli hai fatto fare? >> domandò preoccupata la bambina << Se scopro che lo hai costretto a uccidere qualcuno…! >>
<< Nulla che ti riguardi >>
<< Mi riguarda eccome! Sono in debito con lui per avermi salvata! >> esclamò Merope.
<< E a me cosa interessa? >>
Il cuore di Merope iniziò a battere forte: << Non sarà qualcosa di pericoloso, vero? Ma perché non vuoi dirmi nulla?? >>
Voldemort prese a studiare la sua bacchetta con aria solenne: << Rischi di mandare tutto a monte, non posso permetterlo >>
<< Sei proprio un bastardo! >> disse Merope, scattando in piedi e voltandogli le spalle << E pensare che ero felicissima di vederti! >>
<< Come ben sai, tale sentimento non è ricambiato >> asserì il mago, squadrandola con fare assassino.
<< Ahaha! Vuoi forse dirmi che appena mi hai vista trasformata in serpente non hai provato nulla?? >>
Voldemort non fiatò, ma avanzò di qualche passo: << L’unica cosa che ho provato è stato ribrezzo, per un essere di cui non riesco a liberarmi! >>
Man mano che camminava verso di lei, Merope indietreggiava impaurita.
<< Una piccola, sporca e sudicia traditrice filobabbana! >> continuò spietato, come se il suo desiderio fosse farla scomparire a ogni falcata.
<< Tu scegli casa di papà come rifugio e la filobabbana sarei io? >> chiese seria, facendolo destabilizzare.
<< Non ci provare >> ringhiò, schiacciandola sulla parete << Non ho avuto scelta. Era la sola casa abbastanza grande che ho trovato. >>
<< Beh, potevi farne a meno! Ti ricordi cosa è successo quando ci entrai con te?? >>
<< Non devi preoccupartene visto che tra non molto te ne andrai e non tornerai più! >> ghignò caustico il mago, mentre Merope assumeva un’espressione di disappunto.
<< E dove dovrei andare? >> soffiò sconvolta.
<< Il tuo amichetto Harry Potter non ti ha proposto di ospitarti a casa sua? >>
La bambina vide il rancore farsi strada nelle pupille serpentine del fratello. Rimase un attimo in silenzio e lo osservò intensamente.
<< Harry è un bravissimo ragazzo. I problemi che hai tu con lui non mi riguardano >> spiegò Merope, corrucciando la fronte.
Prima che Voldemort ribattesse a tono, lei aggiunse: << E se proprio vuoi saperlo, mi piaceva stare in sua compagnia soprattutto perché percepivo il legame che aveva con te! Era come se non ti avessi mai lasciato! >>
<< Quindi preferisci “percepirmi” piuttosto che vivere in carne e ossa col sottoscritto… davvero commovente >> la canzonò Tom Riddle con disprezzo.
Merope sbuffò sonoramente e si sbatté una mano sulla fronte. Era proprio determinato ad avere la ragione anche quando non ce l’aveva: sapeva bene il motivo per cui lo aveva lasciato, e nonostante ciò continuava a fare la vittima incompresa.
<< Era meglio se andavo a casa di Gaius! >> sbottò su tutte le furie.
Voldemort ebbe una scossa. Alzò lo sguardo inasprito su di lei e le lanciò un’occhiata gelida.
<< Ahh, mi ero quasi dimenticato del pervertito >>
<< Pervertito a chi?? >> Merope divenne di colpo un pomodoro << Non ti permetto di parlare così del mio fidanzato! >>
<< Uno che si mette con una bambina di 8 anni lo considero un pervertito >> rispose lui << Quanti anni ha? >>
<< Ha da poco compiuto 11 anni! >> sputò Merope, arrabbiata.
<< 11 anni? È troppo grande >> incalzò Voldemort, severo.
Merope era senza parole: << Perché avere un fratello di 70 anni invece è normalissimo! >>
Voldemort sospirò dalla noia: << Sono due questioni diverse >>
<< Beh, sai cosa penso io?? Che sei la persona più incoerente del mondo! Prima dici che vuoi eliminarmi dalla tua vita e che non mi vuoi bene, poi ti preoccupi per il mio fidanzatino troppo grande? Fai pace col cervello! >> urlò Merope.
<< È un semplice consiglio da parte di un totale sconosciuto >> si giustificò, tranquillo << Non significa nulla, anzi. >>
<< Totale sconosciuto… >> ripeté la bambina, non potendo credere fin dove poteva arrivare Voldemort con i suoi capricci << E allora perché hai cercato di ucciderlo al Ministero? >> sorrise beffarda e curiosa di quale scusa stavolta avrebbe inventato.
Per tutta risposta, Voldemort scoppiò a ridere: << Mi sembra di avertelo già specificato. Perché ha osato sfidarmi apertamente. >>
<< Ma chi vuoi prendere per il… >> non terminò la frase che venne raggiunta dai raggi laser di Voldemort << Dì pure quello che ti pare! Sta di fatto che io me lo sposerò, alla faccia tua! >>
Lui annuì con finta ammirazione: << Auguri. Sposarsi le persone sbagliate è molto comune tra le donne >>
<< E da cosa lo deduci che sia la persona sbagliata?? >>
<< Intuito maschile >> ghignò << Chissà cosa ti avrà costretto a fare… >>
Merope sbatté i piedi spazientita e, stanca di sentire certe baggianate, gli si avvicinò a passo pesante e disse: << Non mi ha costretto a fare niente! Però in compenso abbiamo occupato gran parte del tempo a baciarci in ogni angolo di Hogwarts! >> lo fece apposta, giusto per vedere la sua reazione quale sarebbe stata. Notò come il fratello la squadrasse peggio di un serial killer, eppure riuscì a mantenere una postura diritta e un’espressione ferma.
<< Non immagini come bacia bene il mio puffolo! >> proseguì a occhi sognanti.
<< Se adesso sei così, figuriamoci quando crescerai >> commentò il fratello, a dir poco schifato << Non voglio neanche pensarci… >>
<< Che cosa vorresti insinuare?? >>
<< L’ora sta per scadere, miss Libertina. >> la informò, rifiutandosi di risponderle << Ti consiglio di sloggiare al più presto >>
Merope spalancò le palpebre: << Ma non ho un posto dove andare! >> esclamò a denti stretti.
<< Considerando ciò che mi hai detto, credo che stare in strada non sarebbe un grosso problema per te >>
<< Spero di aver capito male >> bofonchiò la bambina, scioccata << Mi stai dando della poco di buono? >>
Voldemort si lasciò sfuggire una lieve risatina.
Merope sollevò le sopracciglia con fare saccente e, per nulla turbata, disse: << Non è che forse ti stai confondendo con Bellatrix, fratellino? >>
Gustandosi l’espressione contrariata di Tom, si girò dalla parte opposta e varcò la soglia.
<< D’accordo, me ne vado >> si congedò infine, mentre le pupille di lui la seguivano.
<< Sia ringraziato Salazar! >> esultò Voldemort.
Merope da dietro esibì uno sguardo triste. Non comprendeva il motivo per cui era così intransigente nel fingere che non gli importasse nulla… certo era che non gliel’avrebbe data vinta così facilmente, e col cavolo che se ne sarebbe andata!
<< Bene… allora io vado… >> disse a voce velata, sperando che Tom la fermasse per dirle di non abbandonare quella casa, che era troppo preziosa per lui e che non avrebbe sopportato il pensiero di lasciarla incustodita per strada come un cane…
Eppure nessun Thomas si fece sentire, né la salutò con premura.
Desiderava piangere, ma si fece forza e sgattaiolò di nascosto al piano di sopra.



Salì una vagonata di scalini, ma non aveva voglia di perlustrare i corridoi per visitare la casa. Se fosse stato per lei non avrebbe mai più rimesso piede lì dentro dopo l’omicidio di suo padre, tuttavia doveva ingoiare il rospo se il suo desiderio era restare con Tom.
Sperò di non farsi scoprire e nel frattempo arrivò ai piani più alti. E pensare che potevano fare la vita da ricchi e vivere in quella lussuosa villa… sarebbe stata un’altra cosa se il padre non li avesse abbandonati, soprattutto per Tom.
Scacciando dalla mente tali riflessioni, Merope si accorse di un’antica scala retrattile che portava alla soffitta.
Vide la porta socchiusa e si disse che non era peccato darci un’occhiata. Almeno si sarebbe distratta dall’esito imbarazzante del suo colloquio con Voldemort.
Appena entrò il buio assoluto la ricoprì. Estrasse la bacchetta e sussurrò: << Lumos! >> riempiendo di luce il sottotetto.
Era molto impolverato e disordinato. C’erano numerose scatole e sacchi accatastati sul pavimento. Di sicuro dovevano essere i beni della famiglia Riddle, che non avendo eredi legittimi a cui affidarli, erano stati buttati in soffitta alla mercé della sporcizia.
Non che ci fosse qualcosa di interessante, la piccola pensò di andarsene, ma poi fu catturata dallo scatolone più grosso.
Una vocina la spinse ad aprirla, e lei così fece, mentre davanti ai suoi occhi apparivano le foto di suo padre con i suoi genitori.
<< Chi è là?? >> sobbalzò dalla paura nell’udire il suono di un vaso che cadeva a terra in mille pezzi. Levò la bacchetta nel tentativo di scorgere la figura di suo fratello << Perdonami, Tom! Ti prometto che me ne andrò presto, stavo solo curiosando…! Eh? Nagini! >>
Merope invece di Voldemort si ritrovò davanti il serpente e si tranquillizzò.
<< Che spavento! >> tirò un sospiro di sollievo << Non farlo mai più, pensavo fossi Tom! >>
Nagini la raggiunse e si strusciò sulla padroncina. Merope ricambiò con affetto.
<< Un attimo… lui sa che mi hai seguita?? >> chiese, il cuore che le batteva a mille. Il rettile fece “no” con la testa e dopo che la bambina si calmava di nuovo, le domandò in serpentese << Ma avete litigato, voi due? >>
Nagini la fissò per alcuni secondi per poi sibilare: << In un certo senso, sì >>
<< Non credevo potesse succedere…! >> rise Merope << E perché avete litigato? >> evidentemente Nagini non aveva intenzione di risponderle, così distolse lo sguardo e fece finta di non averla sentita.
<< Capisco, non vuoi dirmelo… >> non sembrò darci troppo peso. Accarezzò il corpo liscio del serpente e prese una fotografia in bianco e nero da dentro la scatola << Guarda. Questa è il mio papà! >> disse, indicando un uomo alto e moro con una divisa elegante << Tom era uguale a lui… peccato che si è rovinato in quel modo… sarebbe stato un bellissimo uomo >>
Determinata a non piangere a causa di suo fratello, Merope sgraffignò un’altra fotografia.
<< Oh, questi invece sono i miei nonni con papà! >> osservò i volti dei nonni e non poté fare a meno di intristirsi nel ricordarsi che le loro anime, nell’aldilà, si erano sempre rifiutate di rivolgerle la parola. Prima di allagare il pavimento delle sue lacrime, prese una foto più piccola e più vecchia.
<< Sei tu? >> chiese spontanea Nagini guardando il quadratino.
Merope sorrise: << No, questa è mia nonna Babbana! Io sono spiccicata a lei, nessun altro della famiglia è biondo con gli occhi verdi… Qui era una bambina >>
All’improvviso scoppiò in lacrime, quasi inconsapevolmente. Tutto ciò che aveva sempre desiderato era un padre che l’amasse e magari anche dei nonni amorevoli… purtroppo però la sua vita ebbe un disegno ben diverso.
Il nonno materno, inoltre, non poteva neanche definirsi tale, visto che era un misogino violento che aveva tentato di ucciderla insieme alla sua mamma. Per non parlare dello zio Morfin…
Nessun membro della famiglia, a parte la mamma e Tom, c’erano mai stati per lei. Adesso Merope senior era all’altro mondo e come se non bastasse suo fratello stava cercando di sbarazzarsi di lei.
Pareva un brutto incubo da cui non riusciva a svegliarsi. Non avrebbe sopportato di perdere anche Tom, sarebbe morta piuttosto!
Nagini le asciugò le lacrime con il muso e la strinse forte.
<< S-secondo te è vero che non mi vuole bene? >> domandò Merope tra le lacrime. Il serpente di Voldemort la guardò stralunata per un attimo, poi scosse la testa con fermezza.
<< Sta mentendo >> disse semplicemente.
La piccola non sapeva se ridere o piangere ancora di più: << Perché non sono sorpresa? Quell’idiota… si diverte a farmi soffrire! >>
<< Si è infuriato perché l’hai paragonato a vostro padre >> aggiunse Nagini, strofinandosi intorno al collo di Merope.
Quest’ultima trattenne il respiro, sconcertata: << Poverino! Il bambino si è offeso?? >> gridò dalla rabbia << Intanto è la verità, è diventato proprio come lui! Sta fingendo di essere un perfetto estraneo, di non amarmi…! >>
A quel punto Nagini la canzonò: << Tu sei stata la prima a disconoscerlo >>
<< S-sì, ma… >> Merope arrossì di botto << Io me ne sono subito pentita! Invece Tom continua tuttora con il suo stupido muso lungo! >>
<< Il Padrone non si arrabbia mai per un motivo futile >>
<< Vuoi dire che è una cosa grave averlo paragonato a papà? >>
<< Per Lord Voldemort sì >> rispose il rettile.
Merope si mise le mani nei capelli: << Ma dai… solo perché era una Babbano! Se fosse stato un mago non avrebbe reagito così! >> esclamò, mettendo il broncio << Nemmeno un bambino di cinque anni è tanto permaloso. >>
Mise a posto le fotografie e si diresse verso l’uscita della soffitta. Silenziosamente scese gli scalini retrattili al seguito di Nagini, che la guidò ai piani più bassi.
Nagini conosceva già quella casa, poiché un paio d’anni prima vi si stabilì insieme a Voldemort e Codaliscia, quando il Signore Oscuro non aveva ancora con sé un corpo integro e al pieno delle forze e si cibava del suo veleno.
Quando toccarono il piano terra non avevano incontrato il mago, segno che non si era mosso dalla sala da pranzo. Eppure doveva essere passata una mezz’oretta dal congedo di Merope…
Alla chetichella si avvicinò alla soglia del soggiorno, e soltanto nel momento in cui fu abbastanza vicina, si rese conto che il fratello stava parlando con qualcuno.
Si affacciò, ma le venne subito l’urto del vomito.
E chi poteva mai essere, se non
lei?

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Capitolo 42
*** CAPITOLO 42 ***


Cecilia

Bellatrix fissava il Signore Oscuro quasi non ascoltando le sue parole severe e minacciose. Anche se era visibilmente infuriato con lei dopo il fallimento dell’attacco nell’Ufficio Misteri, la strega non riusciva proprio a levargli lo sguardo di dosso. Era più forte di lei.
<< Non te lo ripeterò di nuovo >> disse Voldemort in tono freddo.
<< Eh? >> sussultò Bella, troppo concentrata ad ammirare i malvagi lineamenti del suo Signore << S-sì… sì, ho capito. >>
<< Non mi stavi ascoltando, vero? >>
<< Cosa? No! No, mio Signore… l’ho sentita… forte e chiaro >> balbettò la donna, che arrossì all’improvviso.
Voldemort sapeva che tipo di sentimento la sua Pupilla provava, sebbene lui ne fosse totalmente indifferente. Le si avvicinò fino a poterla toccare e, come si aspettava, Bellatrix s’irrigidì come una statua di marmo.
<< Ti consiglio di non distrarti >> sibilò provocatorio, prendendo ad accarezzarle la chioma riccia << Se non vuoi finire in castigo. >>
Lei tremò dall’eccitazione: << C-castigo? >>
<< Lo sai di cosa parlo… >> disse, sorridendo maligno.
<< M-mio Signore… >> ogni suo centimetro di pelle fremeva. La mente di Bellatrix iniziò a volare, immaginandosi le cose più sporche col suo amato Padrone. Ma ben presto dovette ripiombare nella realtà, perché Voldemort perse il ghigno perverso che gli contornava il viso fino a quel momento e ritornò più serio di prima.
<< Prova a fallire un’altra volta e giuro che la tua graziosa voce la userai soltanto per gridare il mio nome e implorarmi di risparmiare la tua vita. >> le sussurrò all’orecchio, mentre la diretta interessata rabbrividiva a quell’avvertimento << Chiaro o no? >>
Bellatrix abbassò lo sguardo impaurita e deglutì: << Tutto chiaro >>
<< Molto bene. >> fece categorico << Ci capiamo al volo noi due >>
Sarebbe potuto sembrare anche un complimento, però Bella non ebbe il tempo di pensarci visto che entrambi furono distratti dal rumore improvviso di una porta sbattuta. I due si voltarono e non poterono credere ai loro occhi.
<< Che. Cavolo. Sta. Succedendo. >> appuntò Merope, le palpebre spalancate dal disgusto di quella scena assurda.
Bellatrix talmente era stupita che per una manciata di secondi la guardò senza fiatare: << Tu?? Non mi aveva informato che c’era anche lei… >> disse poi rivolta al mago oscuro.
Questi la ignorò, preferendo urlare a squarciagola contro Merope: << Ti avevo ordinato di andartene! >>
<< E io ti avevo detto che non lo avrei fatto! Sono stata in soffitta tutto il tempo. >> gli rispose, guadagnandosi il volto furente del fratello << E menomale che non me ne sono andata. >> aggiunse, lanciando un’occhiata di odio verso Bellatrix << Non posso assentarmi un attimo che ti ritrovo a provarci con Tom! >>
<< Che? >> rise la strega, per poi essere raggiunta dalla bambina e spintonata a terra da lei .
<< Stagli lontana! >> ringhiò Merope, abbracciandolo con fare protettivo.
<< Ma buongiorno! >> sbottò Bella << Come mi sei mancata! >>
Voldemort staccò in malo modo la bambina: << Stammi tu lontana! >>
<< Ahia! Ma cosa… >> disse prima di vedere il fratello aiutare Bellatrix ad alzarsi << Ehi! Ma… >>
<< Dovresti essere da tutt’altra parte adesso. >> soffiò malvagio Voldemort alla sorella.
Merope corrugò la fronte: << Tornerei comunque, perciò è inutile, lo sai! >>
<< Maledetta piccola… >> bofonchiò il Signore Oscuro mentre scuoteva la testa.
Bellatrix ricordò la rabbia e il rancore del suo amato dopo aver litigato con la mocciosa, tant’è che non ne voleva più sentir parlare.
No che non le dispiacesse, anzi era molto contenta.
<< Basta fare finta che non esista, mio Signore >> propose gongolante la Mangiamorte, con la faccia di Merope che si contorceva dallo sgomento, ma il peggio fu quando il fratello sembrò approvare.
<< Hai ragione. Però sta sempre tra i piedi. >>
<< Se vuole mi offro volontaria a insegnarle le buone maniere >> rincarò la dose Bellatrix, felicissima di andare d’accordo col Signore Oscuro su un argomento che fino a qualche mese prima non si poteva neanche aprire in sua presenza. Ora, il fatto che si siano distaccati, rendeva la faccenda molto più facile.
<< Non ci riesco io, come pensi di riuscirci tu? >>
<< Io un metodo efficace ce l’avrei! >> esclamò euforica.
La bambina era incredula: comprese ciò a cui la strega si riferiva e non poté fare a meno di notare come Voldemort non la stesse difendendo per niente. Perché? Perché li vedeva tanto affiatati? Le faceva così schifo che per un pelo non vomitò.
<< Ottima idea. >> il mago lanciò un’occhiataccia alla piccola << Servirebbe la Maledizione Cruciatus. Vediamo se in questo modo capisce >>
Bellatrix si esibì nella sua psicopatica risata, sotto gli occhi atterriti di Merope, la quale preferì credere che fosse tutto un brutto sogno.
Davvero sapeva fingere così bene? Davvero era arrabbiato a tal punto da non scomporsi minimamente nel rivolgerle quelle perfide parole?
Quando i due si accomodarono sulle due sedie del tavolo del soggiorno, Merope pensò bene di unirsi, giusto per controllare le azioni di Bellatrix. Prese posto proprio di fronte a lei.
Voldemort alzò le pupille al cielo e borbottò tra sé e sé cose incomprensibili.
<< Non disturbo, vero? >> chiese con aria di minaccia e guardando sottecchi la Mangiamorte.
<< A dire la verità, sì! >>
<< Non prenderla in considerazione >> disse il Signore Oscuro alla Mangiamorte << Prima o poi sparirà dalla nostra vista >>
Merope gli scoccò uno sguardo basito.
<< Questa casa >> esordì poi Bellatrix, soddisfatta del trattamento che l’oscuro Signore stava riservando a quell’essere insignificante << Non credo sia degna di ospitare un mago del Suo spessore… ci metto un attimo a levare tutte le cianfrusaglie babbane, se è d’accordo >>
<< Che lecchina…! >> sussurrò la bimba, disgustata. Ma Bella la sentì.
<< Hai detto qualcosa? >> chiese sprezzante.
Merope la ricambiò con lo stesso sorriso falso: << Ho detto che sei una lecchina >> e prima che l’altra potesse ribattere, proseguì << Perché ti sforzi tanto di ottenere le sue attenzioni? Non può darti ciò che vuoi, lo sai bene. >>
Voldemort fece finta di essere sordo e guardò altrove, invece la Mangiamorte divenne scarlatta dalla rabbia.
<< Mi sono persa un pezzo? >> cercò di mantenere la calma, ma le era difficile trattenersi.
Merope le lanciò un’occhiata di sfida: << Non fare la finta tonta. Ti ho beccata in flagrante! So cosa hai intenzione di fare! >>
<< Non capisco di che parli >> continuò Bellatrix, sostenendo lo sguardo accusatore della mocciosa.
<< Io purtroppo l’ho capito. >> disse e si voltò verso il fratello << E tu ci stavi cascando come uno gnomo! >>
Voldemort non voleva neanche ascoltarla, però la sua voce irritante echeggiava per tutta la casa ed era impossibile ignorarla.
<< Sono tutt’orecchi >> asserì la strega.
La bambina la fulminò e disse convinta: << Volevi baciarlo per rimanere incinta! >>
La stanza entrò in un silenzio surreale per parecchi secondi, finché sia Bellatrix che Voldemort non esplosero in una tremenda risata malvagia.
Merope non ci vedeva nulla di divertente e infatti non comprendeva il motivo delle loro risa. Ovviamente s’irritò ancora di più nel vederli entrambi in sintonia.
<< Cosa vi prende?? >>
<< Oh, n-niente… AHAHAHAHAH! >> Bellatrix per poco non rotolava a terra. Voldemort era piegato in due.
<< Ma perché ridete?? >> sbottò la bambina, che davvero non riusciva a capire.
<< Non ce la posso fare, ahahahah! >>
<< Non ci sto capendo un tubo! Che avete da starnazzare tanto?? >>
Dato che non volevano saperne di fermarsi, Merope sovrastò le loro urla: << Continuate pure, dai! Intanto ho ragione! E sai che c’è, brutta gatta morta? Io te lo impedirò! >>
<< Gatta morta? >> la rimbeccò Bella << Sta parlando la sudicia babbanofila! >>
Merope non rispose, attese che il fratello la difendesse.
Invano. Reazioni zero.
<< Almeno io non sono una sgualdrina! >> esclamò con odio la bimba << Che si veste scollata apposta! >>
Bellatrix assunse un’espressione indescrivibile: << Capisco che sei nata nel Medioevo, ma per tua informazione i tempi sono cambiati >>
<< Beh, a me dà fastidio! >> puntualizzò << E anche a mio fratello, se è per questo! >>
Voldemort si mise a ridacchiare: << Io non ho fiatato >>
La sorella lo fissò scandalizzata.
<< Non è che sei invidiosa? >>
<< Come?? >> Merope istintivamente si guardò sotto la maglietta.
<< In confronto, questo tavolo è meno piatto >> disse, mantenendo una certa serietà. Del resto se voleva liberarsi di lei con facilità, perché non colpirla proprio nel punto debole di ogni donna?
<< Non è vero!! >> esclamò offesa Merope, toccandosi il petto << C-come osi? >>
Bellatrix grugnì dal ridere.
<< Scusami, ho toccato un tasto dolente? >> la canzonò il fratello, sorridendo beffardo.
Umiliata al massimo e con la faccia rossa, la piccola si alzò e raggiunse l’uscita scalpitando i piedi.
Ancora con la soddisfazione dipinta in volto, il Signore Oscuro la fermò.
<< Puoi restare quanto vuoi, benché non incroci mai la mia strada. Sono stato chiaro? >> il suo tono era tornato alla solita vecchia nota crudele e Merope sospirò avvilita.
Perché ci teneva a trattarla così male?
<< Certo… va bene! Così sarete liberi di sbaciucchiarvi quanto vorrete! >> gridò, prima di andarsene e sbattere la porta.
Voldemort scosse la testa e lanciò un’occhiata di vergogna a Bellatrix, che era rimasta zitta.
<< Devi immaginarti che non esista >>
<< Lo sto già facendo, Padrone >> rispose lei, grata del fatto che erano di nuovo soli.
<< È sempre stata di questa pasta… non è cambiata minimamente, povero me. >> disse il mago, ricordandosi di quando in passato i suoi compagni di classe, ovvero i suoi primi seguaci, facevano conoscenza con la bambina. Sopratutto le ragazze finivano per non sopportarla a causa della sua gelosia.
<< Comunque è vero >> aggiunse d’un tratto Voldemort, facendo sussultare la Mangiamorte.
Per un attimo pensò si riferisse alle (vere) insinuazioni di Merope, secondo cui Bella era innamorata di lui, ma poi…
<< Questa casa è fin troppo babbana per i miei gusti >>
<< Oh sì! Sì, è vero… non mi sento a mio agio qui dentro >>
<< Se le dessi un’aggiustatina mi farebbe piacere >> continuò Voldemort << Più di un bacio, sicuramente >>
Bellatrix avvampò.
<< Non voglio correre il rischio di metterti incinta >> si permise il lusso di scherzare, anche se non era affatto da lui. La provocò di proposito perché in fondo sapeva che Merope non avesse torto, sebbene a lui non importava un fico secco del sentimento ossessivo della sua serva.
<< Giusto >> lo assecondò la Mangiamorte, le gote in fiamme.
<< Eccoti qua >> commentò Voldemort guardando in basso. Nagini stava strisciando nei dintorni. << Sei arrivata tardi, la tua amichetta se n’è appena andata. >>



Merope uscì fuori con le lacrime agli occhi, decisa a non vedere nessuno. Era infuriata con suo fratello e con il mondo.
<< Quel cretino! Preferisce un’aprofittatrice piuttosto che sua sorella! >> sbottò scalciando il terreno circostante.
In quel momento desiderava prendere un po’ d’aria e rinfrescarsi le idee, e per fortuna il sole splendeva nel cielo sereno.
Girovagò per la collina, in mezzo all’erba alta che non veniva tagliata da secoli.
“Potrei andare a trovare Ian” pensò all’improvviso, visto che Greath Hangleton non era tanto lontano. Da un pezzo non vedeva il suo migliore amico e le mancava molto, ma riflettendoci su arrivò alla conclusione che non sarebbe stata una mossa saggia, no se nei paraggi erano presenti il fratello maggiore o peggio, i Mangiamorte. Non poteva rischiare che gli facessero del male… così rinunciò.
<< Uffa, che barba >> borbottò annoiata la bambina, che stava per rientrare dentro se non fosse che un secondo dopo qualcosa attirò la sua attenzione.
Un persona stava vegliando sulla tomba del padre.
Ne era sicura, anche se il cimitero era distante da dove si trovava lei. Non capiva se era un uomo o una donna, ciononostante decise di indagare.
A grandi passi dimezzò la distanza che li separava e in pochi minuti scese la collina e giunse al cimitero. Si rese conto che “l’intruso” non era altro che una tenera vecchietta dai capelli bianchi e ingobbita per l’età avanzata.
Merope, rispettando il silenzio del camposanto e schivando le numerose lapidi presenti, si avvicinò alla tomba di Tom Riddle. Non le fece né caldo e né freddo passargli accanto: per lei non aveva alcun significato affettivo, come se il sepolcro vuoto e senza valore fosse l’esatta descrizione del padre.
Il problema era che la signora vi pregava e metteva fiori con devozione e lei non ne capiva il perché. Non poteva essere una parente… o no?
<< Ehm… mi scusi? >> uscì allo scoperto, nella speranza di non spaventarla.
La donnina si voltò tranquillamente e strizzò gli occhi, sembrava mezza cieca.
<< Ma che bella bambina! Hai bisogno di qualcosa, tesoro? >> le chiese con gentilezza.
Merope s’intenerì al suono della sua voce gracchiante e al tempo stesso dolce: << Passavo di qui per caso >> mentì << Chi è lei? >>
<< Mi chiamo Cecilia >> la vecchietta sorrise << Sei di queste parti? >>
<< No, ecco… sono in vacanza con i miei genitori >> s’inventò di sana pianta, per poi spostare lo sguardo dalla signora al sepolcro del padre << Lo conosceva? Era un suo amico? >>
<< Più di un amico! >> rispose Cecilia, ponendogli altri fiori.
Merope rimase di stucco. In che senso “più di un amico”?
<< Ma vieni! È sempre un piacere chiacchierare con qualcuno! >> la donna la tirò a sé e la piccola ebbe l’impressione che non aspettasse altro. Era evidente che fosse una vecchietta sola e che appena le si presentava l’occasione non vedeva l’ora di raccontare i suoi vissuti.
<< Non mi hai detto il tuo nome, però >>
<< Sono Merope, molto piacere! >> disse lieta la bambina, ma Cecilia assunse una strana smorfia di orrore << Cosa c’è? >>
La vecchia Babbana cercò di rimediare, ma il suo volto non riusciva a forzare neanche un sorriso.
<< Hai lo stesso nome della donna che ha mi ha rovinato la vita >>
<< Eh? >> all’inizio non pensò si riferisse alla madre. Forse intendeva un’altra donna con lo stesso nome… come potevano conoscersi loro due?
<< Sei imparentata con una certa Merope Gaunt? >> domandò dopo qualche secondo Cecilia, e lì la bimba sgranò le palpebre.
Com’era possibile? Chi era quella donna? Perché insinuava che la madre le avesse rovinato la vita? Cosa stava succedendo?
<< I-io… non la conosco… questo è un nome molto comune nel nord dell’Inghilterra >> disse falsamente.
<< Ah, menomale! Beh, non per nulla, tu sei troppo beneducata per essere come lei! Me ne sarei accorta subito, altrimenti. >> asserì Cecilia, lasciando una Merope ancora più turbata di quanto non lo fosse prima.
<< Posso sapere cosa le ha fatto? >>
Cercò di non rivelare troppo il tono sconsolato e confuso. A quanto pare la madre si era fatta una nemica e non glielo aveva mai detto… lei che si confidava per ogni cosa, anche minima, non le aveva mai raccontato di questa Cecilia. A quel punto era curiosa di saperne di più, desiderava sapere il motivo per il quale Gaunt avrebbe rovinato l’esistenza a quella tenera vecchietta.
In cuor suo era certa che la ragione ce l’avesse la madre, perché era sempre dalla sua parte quando si trattava di schierarsi. Di sicuro doveva essere stata una “complicata” lite adolescenziale…
<< Quest’uomo, Tom Riddle, era il mio fidanzato >> rivelò Cecilia << Finché quella donna non me lo ha portato via >>
Merope balzò con violenza all’indietro, incredula.
<< Era il suo fidanzato?? >> chiese sconvolta.
L’altra non percepì l’eccessiva enfasi della domanda, così non cambiò tenore: << Sì… poi all’improvviso è scappato con… quella! La figlia di quegli squilibrati dei Gaunt. Oh, non pensare che io discrimino la gente povera, no! Ma Tom non si sarebbe mai messo con lei… disprezzava la sua famiglia, capisci? >>
<< Ma… forse si era semplicemente innamorato di Merope… >>
<< Tom era innamorato di me, ancora oggi mi chiedo cosa gli sia accaduto il giorno che mi ha lasciata per quella… difatti dopo anni ha abbandonato lei e i suoi figli, ora non so che fine abbia fatto il figlio maschio, ma so che la femminuccia venne uccisa. >>
Merope non riuscì a fiatare, era paralizzata dallo shock.
<< Povera anima… mi spiace solo per lei, ma per Gaunt non ho provato nulla quando è morta, sarò cattiva ma è così… Beh, sta di fatto che quando Tom è tornato alla casa dei genitori voleva ricominciare con la sottoscritta. Diceva che era stato ingannato, che in realtà quella donna era una strega e che per tutto il tempo gli aveva somministrato una pozione d’amore. Roba da matti, eh? >> continuò la vecchietta, sospirando << Pensava veramente che ci cascassi! Non l’ho più voluto vedere, però è stato il mio primo e unico amore… >>
La bambina sentì una sensazione di vergogna e disgusto scivolarle lungo la schiena. Aveva appena scoperto il motivo dell’abbandono di suo padre, il perché non li amasse.
Era come se un macigno le fosse caduto addosso. Fu davvero terribile ascoltare la storia di Cecilia e constatare che la madre, la sua principale figura di riferimento, colei che l’aveva sempre sostenuta, in realtà avesse preso in giro Riddle e distrutto un amore sincero che c’era tra lui e Cecilia…
Non ricordava tutto dell’aldilà, ma probabilmente nemmeno lì Gaunt glielo aveva confessato.
Ed ecco che il suo esempio crollava a mo’ di castello di carte. Tutto non aveva più senso adesso… era distrutta.
<< Da quando fu assassinato vengo ogni estate al cimitero… non l’ho mai dimenticato e per questo non mi sono sposata. Per me doveva essere lui mio marito, nessun’altro… a volte mi sale una tristezza… >>
Merope espulse un paio di lacrime che le rigarono il viso. Maledì la sua decisione di averle fatto visita. In cuor suo non avrebbe voluto sapere quelle brutte cose sulla sua mamma, ma ormai era troppo tardi.
<< Mi dispiace tantissimo… >>
<< Non volevo farti piangere, piccola >> si scusò la signora, avvicinandosi per abbracciarla << Dovrei piangere io, piuttosto >>
<< S-sto bene… non si preoccupi >> disse Merope, staccandosi e asciugandosi le guance.
<< Dovrei andare adesso >> sospirò Cecilia, sorridendole nonostante tutto << Ti va accompagnarmi all’uscita del cimitero? Non ci vedo da un occhio… >>
Merope rinsavì, e anche se non era dell’umore adatto, rispose: << Oh, sì… volentieri >>
Fece giusto qualche passo con la vecchietta aggrappata al suo braccio, quando un forte crac e uno scalpiccio di passi umani echeggiò in lontananza.
A un certo punto la bambina udì un grido.
<< Ehi, mocciosa! >>
Merope raggelò e si fermò bruscamente.
<< Cosa c’è, cara? >> chiese Cecilia, cui evidentemente la sordità non le mancava.
<< Oh no! >> la bambina si girò verso la voce e vide quattro Mangiamorte incappucciati e mascherati a debita distanza << Voi qui?? >>
Con orrore si accorse che tre di loro iniziarono ad avanzare nella sua direzione e non sapeva come mettere al riparo Cecilia, la quale essendo una Babbana sarebbe stata in grave pericolo.
<< Sta arrivando qualcuno? Non ci vedo molto bene, purtroppo >> disse la donna, incurante del rischio che stava correndo << Porgigli un saluto da parte mia >>
Merope sudò freddo: << Stia dietro di me >>
<< Non ci credo… anche tu da queste parti? >> Rodolphus Lestrange si tolse la maschera, rivelando il suo bello e cattivo viso. Seguirono la medesima azione Selwyn e Codaliscia.
<< Eh sì… >> disse a cuore battente, non sapendo se essere schifata dalla loro vista o spaventata per la sorte di Cecilia << Da quanto tempo… come va? >>
Tuttavia i Mangiamorte non sembravano molto irritati nel vederla, malgrado non gli andasse affatto a genio la bambina. Merope notò che la osservavano incuriositi.
<< Sei andata nel rifugio di Lord Voldemort?? >> chiese secco Codaliscia.
Lei annuì: << Sì, perché? >>
Selwyn, Rod e Codaliscia si scambiarono un’occhiata di puro stupore.
<< Lo hai incontrato?? >> fece eco Selwyn.
Merope annuì di nuovo, non comprendendo la loro alterazione.
<< Q-quindi non ti ha uccisa… >> proseguì Rodolphus, col fiato sospeso.
<< Come potete vedere voi stessi… >> rispose la piccola.
<< AH! Visto? Cosa vi avevo detto?? Mi dovete 5 galeoni! >> esclamò euforico Selwyn agli altri due.
<< Scordatelo >> lo rimbeccò Rod col suo accento francese, sbattendo le braccia sui fianchi dalla delusione.
<< Io non ho il becco di una falce… >> muggì Codaliscia.
Merope li guardò allibita.
<< Ma dai! Una volta tanto che vinco una scommessa, casualmente non avete soldi! >>
Rod scosse il capo: << 5 galeoni è una rapina bella e buona >>
<< Scusate!! >> sbottò Merope, a occhi spalancati << Potete spiegarmi, per cortesia? >>
I Mangiamorte si voltarono verso di lei.
<< Cioè, avete scommesso su di me?? >>
<< Non esattamente >> rispose Rod con un ghigno << Abbiamo scommesso sul Signore Oscuro, casomai ti fossi fatta viva davanti a lui >> disse, lo sguardo della bambina come raggi laser assassini << Io e Codaliscia pensavamo ti ammazzasse, Selwyn invece diceva che non lo avrebbe fatto >>
<< E difatti ho vinto! >>
Scoppiarono a ridere, ma Merope si sarebbe volentieri strappata i capelli.
<< Esigo i miei soldi, eh…! >> continuò a festeggiare Sel.
<< Oh, abbiamo capito! >> sbuffò Rodolphus, fulminandolo.
<< No, va be’… >> disse la piccola, sbattendosi una mano sulla fronte.
<< Cosa stanno dicendo? >> esordì la vecchietta, dopo che i seguaci di Voldemort si zittirono. Merope sussultò terrorizzata, perché in quel momento l’attenzione dei tre si focalizzò su Cecilia.
La faccia da topo di Codaliscia si contorse: << Quella è una Babbana? >>
<< No! No, non lo è! >>
<< Si può sapere perché vai sempre appresso alla feccia?? >> intervenne Rod, che levò la bacchetta nella direzione della signora.
<< A-aspettate! >>
<< Cosa c’è, cara? >> chiese Cecilia.
Allora Merope la prese e la trascinò all’uscita del camposanto: << Se ne vada di qui! >> appena girò la testa, vide il Mangiamorte iniziare a pronunciare l’Anatema che Uccide.
<< Non ti azzardare! >> esclamò lei, e all’improvviso i suoi denti e le sue pupille cambiarono forma, divenendo identici a quelli dei serpenti.
Rodolphus indietreggiò spaventato e ritrasse la bacchetta.
<< Va bene, piccola. È stato un piacere conoscerti! >> si congedò la donna, che oltrepassò il cancello del cimitero e scomparve.
<< Guastafeste! >>
<< Siete degli idioti! Non c’è bisogno di ammazzare una vecchietta indifesa! >> gridò Merope, su tutte le furie.
Selwyn picchiettò la spalla di Lestrange per calmarlo: << Lascia stare, non ne vale la pena >>
<< Perché parlavi con una Babbana? >> domandò Codaliscia, oscurato dall’abito nero come la pece.
D’un tratto alla piccola tornò in mente il racconto di Cecilia e il malumore calò di nuovo a cascata su di lei: << Fatevi gli affari vostri >>
<< Andiamo! Chi era quella? >> insisté Selwyn.
La piccola mise il broncio ma non replicò.
<< Non è una novità. Sono i suoi migliori amici, i Babbani… >> commentò sprezzante Rod << Giusto? Ahahahah! >>
Merope aveva poca voglia di ascoltarli, così si diresse verso la collina a passo pesante.
<< È vero, perché ti offendi? >> disse Selwyn al suo seguito.
<< Lasciatemi in pace! >> sbraitò infastidita, procedendo velocemente verso casa Riddle; non si ricordò, però, che lungo la strada era rimasto a guardare un altro Mangiamorte, il quale aveva ancora la maschera indosso ed era piuttosto taciturno. Quando lo incrociò, la bimba arrestò la sua corsa.
<< Che piacere! Mi siete mancati un sacco, devo dire…! Chi sei tu, Travers? Goyle? Amycus? Non ne bastavano tre? >> chiese annoiata e incavolata insieme. I Mangiamorte erano le ultime persone sulla Terra che avrebbe voluto vedere adesso… Dalla padella alla brace!
Aspettò una risposta dall’uomo misterioso, ma il mascherato non spiccicò parola.
<< Prontoo? >>
Niente di niente.
<< Ah beh, meglio così >> scrollò le spalle, Merope << Voi Mangiamorte sembrate più intelligenti quando non parlate >>
Nel frattempo Codaliscia, Rod e Selwyn la raggiunsero.
<< Visto che dobbiamo percorrere la stessa strada puoi venire con noi >> propose Rodolphus in un soffio.
Merope rimase di stucco: << No, grazie. >>
<< Coraggio, non l’abbiamo mica uccisa quella lurida Babbana! >> sbuffò scocciato Codaliscia.
<< Non sono arrabbiata per questo! O almeno non solo… >>
<< E allora che c’è? >> chiese Selwyn.
La bambina pensò bene di non raccontare nulla della storia di Cecilia, anche se le costò grande fatica non piangere: << Mio fratello… >>
I Mangiamorte sospirarono consapevoli: << Ahhhhh >>
<< Scommetto che ti ha cacciata dal rifugio >> disse Lestrange, rude.
<< Quasi… ha detto che posso restare, a patto che non gli rompo >> rispose intristita.
I tre uomini si scambiarono un’occhiata scettica, poi la spinsero verso casa.
<< Vieni con noi >>
Lei non obiettò, ma teneva sempre lo sguardo basso. In realtà era avvilita sia per aver scoperto che la madre non era così tanto buona, sia per il comportamento che Tom le stava riservando.
Aveva l’impressione che fosse un periodo pieno di ingiustizie e sfortune contro di lei.
Arrivati all’ingresso, Merope aprì la porta e irruppero a fila indiana. Il quarto Mangiamorte era rimasto ammutolito per tutto il tragitto, ma non le importò granché, anzi, non si chiese neanche il motivo per cui i suoi seguaci fossero più gentili del solito quel giorno…
Il principale obiettivo della bambina era correre in un’altra stanza e stare da sola, senza né Mangiamorte né Voldemort tra le scatole.

 

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Capitolo 43
*** CAPITOLO 43 ***


Patto con i Mangiamorte

Appena entrarono, la prima cosa che Merope notò fu l’illuminazione. In aria levitavano delle candele accese e tutto intorno era spolverato e lucidato. Evidentemente Bellatrix parlava sul serio quando aveva detto di voler rendere la casa meno babbana…
<< Ti sei trovato la donna delle pulizie? >> scherzò la bambina, guardando il fratello dalla soglia del soggiorno.
Lui la ignorò e non la guardò nemmeno, si limitò a fissare il soffitto con aria pensierosa.
Merope, nel tentativo di non buttarsi nello sconforto dovuto anche a ciò che aveva scoperto sulla madre, aggiunse: << Sono arrivati i tuoi amichetti >>
<< Ah, finalmente degli ospiti graditi! >> esclamò d’un tratto Voldemort, prima che apparissero i quattro Mangiamorte vicino a lei.
Quest’ultima scosse la testa e sospirò avvilita.
<< Buongiorno, mio Signore >> disse Codaliscia, togliendosi la maschera.
<< Buongiorno >> seguì Selwyn, che consolò Merope con una pacca sulla spalla e, in silenzio, la incoraggiò ad entrare. Lei ne restò a dir poco stupita ma non disse nulla.
<< Quello è cibo? >> chiese poi, vedendo la tavola imbandita.
<< Non è per te, ferma! >> sbottò Voldemort invano, perché la bambina si era già fiondata e aveva afferrato due tramezzini. I suoi seguaci ridacchiarono, ma il Signore Oscuro alzò gli occhi al cielo.
<< Sono ore che non mangio! >> protestò Merope, incurante dell’occhiataccia letale da parte del fratello.
<< Fa niente, io non ho fame >> fece Rodolphus, che insieme a Selwyn e Codaliscia iniziò a levarsi il mantello.
<< Fatto! >> esclamò frizzante Bellatrix mentre entrava nella sala con aria alquanto soddisfatta << Ho eliminato tutto ciò che può ricordare vagamente i Babbani >>
Nel sentirla, Merope pensò di vomitare: << Brava, vuoi un applauso?? >> commentò, versandosi un bicchiere di succo di zucca.
La migliore combattente di Voldemort non le rispose, piuttosto le scoccò una smorfia altezzosa.
<< Mio Signore >> esordì Selwyn dopo che calò uno strano silenzio << Come da lei richiesto, lo abbiamo portato qui >>
<< Perfetto. >> disse Voldemort, acquistando un cipiglio sgradevole.
Il quarto Mangiamorte non si era ancora tolto la maschera, ma quando avanzò verso il suo Padrone, Merope credette di aver già visto da qualche altra parte quella camminata caratteristica…
<< Hai coraggio da vendere per presentarti davanti a me, Severus >> continuò Tom Riddle.
L’uomo si tolse la maschera e il cappuccio nell’esatto momento in cui Merope sputò violentemente il succo di zucca che stava bevendo.
<< Professor Piton?! >> gridò sconvolta la piccola.
Piton la guardò serio, non spiccicando parola.
<< Ma come… cosa… quando, perché! >> balbettò lei, incredula.
<< Vuoi stare zitta? >> disse Bellatrix.
<< Ciao, Merope… >> la salutò mellifluo il professore di Pozioni << Non credevo saresti tornata dal Signore Oscuro >>
Merope rimase a bocca spalancata e non riuscì a replicare.
<< Neanche io >> rispose per lei, Voldemort << Purtroppo la spazzatura si è rivelata appiccicosa >>
Selwyn, Rodolphus e Minus si scambiarono sguardi eloquenti, Bellatrix rise sotto i baffi mentre la bambina tratteneva le lacrime.
<< Pensavo fosse dalla parte di Silente… >> bofonchiò a occhi bassi, cercando di non piangere.
Piton, con tutta la tranquillità del mondo, disse: << Non è esatto >>
<< Non sono affari che ti riguardano, mocciosa! >> s’infuriò il fratello << Cosa ti ho detto appena mezz’ora fa?? Non devi incrociare la mia strada! E adesso levati dai piedi! >>
<< Ma io… >>
Voldemort assottigliò le palpebre e ringhiò: << È un ordine! >>
Alla fine Merope non ebbe altra scelta che andarsene. Resistette al massimo per non scoppiare in una fontana, poi lanciò un’ultima occhiata a Piton, non capacitandosi ancora che fosse un seguace di Tom e che in realtà fosse un doppiogiochista che stava prendendo in giro il povero Silente, e tolse il disturbo, con il ghigno divertito di Bellatrix stampato nella mente.
<< Vale anche per voi. >> sibilò il Signore Oscuro un attimo dopo, rivolto ai suoi fedeli servi.
Loro, senza obiettare, uscirono dalla stanza.
<< Sì, pure tu, Bellatrix. >> aggiunse autoritario, visto che la strega non si era mossa di un millimetro nella speranza di avere da lui stesso il privilegio di assistere.
Quando uscì e raggiunse i compagni, vide Rodolphus urlare in direzione delle scale.
<< Non andare, vieni qui! >>
Merope urlò di rimando: << No! Non ho voglia di parlare con nessuno! Men che meno con voi! >>
<< Dobbiamo parlarti, è importante! >> controbatté Sel, andando verso le scale.
<< Ah, sì? Quando mai voi Mangiamorte mi avete considerata?? >> sputò velenosa, ancora con le lacrime che le scendevano a fiotti.
Bellatrix sbuffò: << Ottima osservazione, mocciosa. Vai a frignare di sopra e non disturbarci >>
Merope si arrabbiò maggiormente alla vista di quella gatta morta svergognata, ma almeno trovò una scusa valida per restare da sola, perciò ubbidì volentieri.
Rod la guardò male: << Che ti è saltato in testa?? Ti sei scordata che… >>
<< Non l’ho dimenticato >> lo rimbeccò la moglie << Ma come al solito non perde occasione di trattarmi come una pezza Babbana quando sono vicina a Lord Voldemort >>
<< E tu vai appresso a una mocciosetta di otto anni?? >> disse Selwyn.
<< Lo sai com’è fatta, suvvia >> seguì Rodolphus, prendendola alla leggera.
<< E tu sai come sono fatta io, Rod! Non esiste che mi faccio scavalcare da una lurida babbanofila! Non sopporto più il suo atteggiamento e il brutto è che ogni volta devo controllare l’istinto di ucciderla! Se proprio volete accordarvi con lei fate pure, basta che non mi immischiate! >> sbottò Bellatrix, irritata.
<< Intanto tu puoi provare a non stare sempre appiccicata a Lord Voldemort… >> esordì timido Codaliscia.
La Mangiamorte gli lanciò uno sguardo di puro odio e indignazione.
<< In questo modo risparmi le scenate della mocciosa… >> continuò Minus.
<< AHAHAHAHAHA! >> Bella esibì la sua risata psicopatica << Cioè, pensate che quell’aborto vivente debba condizionare la mia vita?? Sono la Pupilla del Signore Oscuro, mi sembra ovvio che gli stia non sempre, ma spesso vicino…! >>
A quel punto intervenne Selwyn: << Ehm… ultimamente voi due non avete litigato? Per la faccenda del Ministero… >>
Bellatrix ebbe una scossa improvvisa, ma si limitò a squadrarlo severa.
<< Guarda che ci siamo chiariti! >>
<< Okay, okay! Calmati! >> alzò le mani, Sel.
<< Ascolta >> disse Rodolphus alla moglie << Perché non sotterri l’ascia di guerra con Merope? Mi pare abbastanza ridicolo questo senso di rivalità che c’è tra voi due, per cosa poi? >>
<< Chissà… per cosa? >> Selwyn rise sotto i baffi insieme a Codaliscia, guadagnandosi il viso alterato della Mangiamorte.
<< Hai finalmente imparato il suo nome, Rod? >>
<< Non cambiare discorso >> disse il marito.
<< Dovresti chiederlo alla diretta interessata! È lei che ha problemi, io ho sempre fatto il mio lavoro e basta! >> esplose la donna, gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia.
<< Ne sei sicura? >> chiese beffardo Selwyn, sollevando ritmicamente le sopracciglia. Bellatrix ringhiò e si sbatté le braccia lungo i fianchi.
<< Io vado a casa. >>
<< Come, non aspetti gli altri? Tra poco arriveranno, e anche tua sorella ci sarà >> la fermò Rod.
<< E che me ne frega? >> disse con non chalance prima di Smaterializzarsi.
I tre si scambiarono occhiate oblique.
<< Certo che tra lei e la mocciosa c’è l’imbarazzo della scelta… >> commentò basito Codaliscia.



Seduta sul letto matrimoniale di una enorme camera luminosa c’era Merope, che non si preoccupò di controllare in che stanza fosse entrata, poiché desiderava soltanto stare per conto suo a sfogare lacrime.
Di sicuro quello doveva essere il luogo in cui suo padre o i suoi nonni dormivano, ma a pensarci bene un dettaglio del genere non le importava. Da sempre avrebbe voluto vivere con il papà, tuttavia adesso sentiva un senso di estraneità ogni volta che esaminava incuriosita la casa, peggiore di quanto lo fosse stato prima…
La consapevolezza di essere nata tramite un falso amore fece nascere in lei un sentimento di compassione nei confronti di Tom Riddle senior, cosa che mai avrebbe immaginato accadesse.
Capì che per tutto quel tempo, sulla Terra e nell’Aldilà, aveva odiato (o almeno disprezzato) il genitore sbagliato. Fu la madre a sbagliare, fu la sua mamma la causa della sua mancanza paterna… Lui non l’amava e Gaunt lo aveva ingannato con una pozione per soddisfare un amore finto.
Pozione… pozione d’amore… Magia.
La magia era la responsabile di tutto. Per colpa della magia, suo padre li aveva abbandonati. Per colpa della magia suo fratello si era ridotto in quel modo. Per colpa della magia lei era morta.
Per colpa della magia, ereditata dalla loro madre.
All’improvviso provò ripugnanza e disgusto verso un tratto del suo “Io”, il sangue che le scorreva nelle vene era per metà quello della madre, una manipolatrice che ha pensato al suo ego piuttosto che dare un vero padre ai suoi figli.
Per Merope lei era il cardine della sua esistenza, un esempio da imitare… ora si accorgeva di quanto fosse maledettamente simile a Bellatrix, anche se quest’ultima non si sarebbe mai azzardata di usare un potente incantesimo contro il Signore Oscuro… Ecco, sua madre si era spinta oltre, e ciò la poneva ancora più in basso.
Così la piccola prese la bacchetta, che in passato apparteneva a Gaunt, e con una rabbia indescrivibile la lanciò contro la parete.
Non aveva intenzione di toccare qualcosa che le facesse ricordare lontanamente la madre. Da adesso in poi quella donna non esisteva più, e con lei anche la magia all’interno del suo corpo.
Se non fosse stato per le sue origini, il sangue magico non avrebbe influito sui pensieri malsani del fratello, non avrebbe mai deciso di dividere la sua anima, a prescindere dalla sorte della bambina e del suo omicidio. Perciò tutti i problemi che aveva adesso non sarebbero neanche sorti.
Perché era la figlia di Merope Gaunt? Perché doveva nascere in quella famiglia di maghi squilibrati?
Riddle aveva ragione a disprezzarli, aveva fatto bene ad abbandonarli.
La magia è pericolosa così come il suo utilizzo. Ferisce ed uccide più di due proiettili babbani sul torace.
In quel momento immaginò di essere una Babbana, libera da tutto ciò che fino ad allora l’aveva fatta soffrire. Non era poi così male non avere a che fare con Mangiamorte, Auror assassini, Incanti che torturano e uccidono, e con Voldemort… colui che, pur essendo suo fratello, la stava trattando malissimo per uno stupido capriccio.
Si stese sul lato del letto, cercando di calmare lo spirito ribelle che pian piano iniziava a emergere.
Erano passate un paio d’ore quando sentì dei forti colpi alla porta.
<< Occupato! >> esclamò ferma Merope, non muovendosi dal suo posto. Ma i colpi continuarono incessanti e più violenti << Ho detto che è occupato! Grr… e va bene! >>
Andò ad aprire e fuori vi trovò Selwyn. Sapeva che era un Mangiamorte (Tom non avrebbe mai bussato a una porta) non per questo era molto propensa ad accoglierlo con il sorriso sulle labbra.
<< Cosa vuoi? >>
<< Volevo solo dirti che gli altri Mangiamorte sono arrivati poco fa. >> asserì Selwyn rude, entrando nella camera e guardandosi intorno.
<< Beh, e con questo? >> chiese Merope, seccata.
Sel non badò al tono della bambina: << Dobbiamo parlare con te… in privato >>
Merope corrugò la fronte: << E di cosa, scusa? >>
<< Scendi e lo scoprirai… >>
<< Non sono dell’umore giusto >> liquidò imbronciata la bambina, tornando a sedersi sul letto.
<< È piuttosto urgente, sai? >> proseguì l’uomo.
<< Se dovete ricordarmi quanto non mi sopportate, grazie ma già lo so >>
<< Mi spiace deluderti, ma non è questo >> disse Selwyn, lisciandosi la barba grigia con circospezione.
<< Allora di che si tratta? >> insistette la piccola.
Il Mangiamorte, capendo che altrimenti non ne sarebbe più uscito la accontentò e rispose: << Ti anticipo che riguarda Lord Voldemort >>
Merope desisté un attimo, poi gli lanciò un’occhiata languida: << Quel rimbambito? >> e dopo che Selwyn la fulminò con lo sguardo, aggiunse << Credevo riguardasse voi >>
<< In effetti… anche noi >> rivelò il mago.
<< Come siamo misteriosi, oggi… >>
<< Poche storie, vieni con me! >> esclamò scocciato, mentre le sue pupille si posavano a terra << E quella? >>
Merope vide che afferrò la bacchetta che aveva lanciato per aria.
<< Mica tutti i bambini della tua età hanno già la bacchetta bella che pronta! Non è un giocattolo, eh. >> la rimproverò, ma Merope gli rivolse un’occhiata indifferente.
<< Puoi anche tenertelo quello schifo, tanto non la userò più. >> e affermato ciò uscì, lasciando Selwyn interdetto. Un po’ confuso e senza dirle nulla, però, se la infilò nel mantello e la seguì giù per le scale.
Nel corridoio, la piccola si accorse del fratello, il quale era appena uscito dal salotto.
<< Ehi, Tom! >> disse, correndo verso di lui.
Questi si voltò con aria poco amichevole.
<< Posso parlarti? No, aspetta, non anda…! >> ma non ebbe la possibilità di terminare la frase che Voldemort la superò per entrare in un’altra stanza.
Merope s’intristì ulteriormente: voleva ad ogni costo chiarire con lui, fare pace e rimediare ai suoi errori. Tuttavia il fratello stava rendendo le cose ancora più complicate. Era evidente che volesse sul serio eliminarla dalla sua vita, anche se una parte di lei continuava a sperare non fosse così…
Poteva lasciarglielo fare, peccato che gli voleva bene ed oltre lui non aveva nessuno al mondo.
<< Su, vieni. >> Selwyn la spinse nel salone principale, in cui numerosi Mangiamorte erano occupati a conversare tra loro. Nel giro di pochi secondi smisero di parlare e incrociarono lo sguardo della piccola, che dalla faccia s’intuiva tutto il suo disappunto.
<< Ohhh! La mocciosa! Da quanto tempo! >> rise Amycus, urlando come un ebete.
Lei lo ignorò.
<< Merope! >>
<< Narcissa! >> esclamò prima di ricevere un forte abbraccio dalla giovane donna.
<< Stai bene, vero? Non ti sei fatta male? >> chiese poi Narcissa, riferendosi al colpo ricevuto da parte di Lord Voldemort.
Merope annuì: << Tranquilla, è tutto ok >>
Quando la lasciò andare, vide lo sguardo minaccioso di un certo Mangiamorte. Lì per lì le venne da ridere, ma si contenne.
<< Ti sono ricresciuti i denti, Travers? >>
L’uomo le sorrise sarcastico, rivelando molti denti d’oro che sostituivano quelli che Merope gli ruppe dopo averlo picchiato.
Riconobbe le facce di Goyle, Macnaire, Tiger, Dolohov e molti altri che rispondevano al suo sguardo fugace con un grugnito di ossequio, poi vide lui.
<< Salve… professore >> disse la bimba sottecchi.
<< Ci siamo già salutati o mi sbaglio? >> chiese Piton mentre sorseggiava un bicchierino di liquore.
Merope alzò le mani, eloquente: << Allora? Cosa dovete dirmi? >> fece, rivolta alla platea di Marchiati che la squadravano dal capo alla punta dei piedi.
Non si rese conto però che uno di loro la stava fissando in maniera diversa, quasi con appetito. Emetteva degli strani versi, non umani, e si leccava i baffi solo a guardarla.
<< Mhh… che bel bocconcino… >> commentò la figura incappucciata.
Gli altri Mangiamorte si allarmarono all’improvviso nel vedere Greyback avvicinarsi troppo alla bambina.
<< E tu chi diavolo sei? >> domandò Merope, ignara del pericolo.
Narcissa balzò in avanti: << No, fermati!! >>
<< Ehi! Non puoi farlo! >> gridò Rosier in sottofondo, finché il cappuccio di Greyback non ricadde e Merope credette di svenire.
<< Cosa… cosa è quello?? >>
Il lupo mannaro uscì la dentatura affilata e si buttò a capofitto su di lei.
<< AAHHHH! >>
<< Incarceramus! >> borbottò Piton e in un batter d’occhio Greyback si ritrovò legato a delle funi, che bloccarono il suo intento.
I Mangiamorte tirarono un sospiro di sollievo, Merope invece era sbiancata.
<< Idiota! Te lo abbiamo ripetuto decine di volte che quella è la sorella del Signore Oscuro! >> disse Alecto, mezza scioccata.
<< Non ho resistito… scusate! >> ruggì, liberandosi dalle corde magiche.
<< Io l’ho detto che avere un lupo mannaro come compagno non sarebbe stata una buona idea, e infatti… >>
<< Ahh, sta zitto Piton! >> sbottò Greyback.
Merope, sempre impallidita, scoccò loro un’occhiataccia: << Quindi è un lupo mannaro?? Ma voi siete completamente matti! >>
Selwyn intervenne difensivo: << Lo ha ingaggiato Lord Voldemort, per tua informazione >>
<< Come?? Ma quell’idiota che criteri ha quando deve assumere i Mangiamorte?? E io che pensavo che Bellatrix fosse la peggiore! >>
<< Non parlare male di mia moglie! >> esclamò Rodolphus.
<< Non preoccuparti, è stato solo un incidente di percorso… >> si giustificò Grayback, maligno << I bambini mi fanno venire l’acquolina in bocca, non è colpa mia >>
Piton gli diede una pedata: << Può bastare. >>
<< Un ottimo biglietto da visita, devo dire >> commentò ironica e schifata la piccola.
<< Ci sei mancata anche tu >> soffiò Rowle.
<< Ora possiamo concentrarci sulle cose importanti?? >> Selwyn parve spazientito.
A quelle parole tutti quanti si ammutolirono, così Merope sospirò e incrociò le braccia, in attesa della fantomatica novità.
<< Penso ti sia già accorta del comportamento del Signore Oscuro… >>
<< L’ho provato sulla mia pelle >> rispose seccata la bimba nel ricordare il colpo inferto da Tom il giorno prima.
Il Mangiamorte annuì: << Bene, so che può sembrarti strano, ma sappi che noi siamo… >> d’un tratto si bloccò, come se si vergognasse a proseguire. Merope gli lanciò un’occhiata confusa e lo incoraggiò a finire.
<< Avanti, diglielo. Tanto lo capirebbe comunque… >> disse Codaliscia, rimasto in silenzio fino a quel momento.
<< Noi siamo dalla tua parte >> disse a voce bassa per evitare che Voldemort lo sentisse.
Merope sgranò le palpebre, incredula: << Aspettate… che?! >>
<< Hai capito perfettamente. >> alzò le pupille Macnaire << E aggiungerei, purtroppo. >>
<< Ma su cosa? Insomma… spiegatemi! >> era così sconvolta che non riusciva a guardare in una sola direzione.
<< Sul fatto che sta… ehm… >> Alecto non ebbe il fegato di continuare la frase, perciò ci pensò il fratello, sempre con un filo di voce.
<< Esagerando >>
La piccola Riddle era senza parole.
<< Esatto >> convenne Rodolphus, annuendo insieme gli altri seguaci << Quando mesi fa è tornato senza di te è impazzito del tutto >>
<< Questo gliel’ho detto io >> disse Narcissa.
<< E le hai detto anche che ha ucciso cinque di noi? >>
<< Sì, Goyle >> si schiarì la gola, Merope << L’ho saputo… >>
L’atmosfera stava diventando sempre più gelida. Da una parte era rincuorata al pensiero di avere qualcuno dalla sua parte, ma dall’altra non aveva mai parlato in maniera tanto amichevole con i Mangiamorte…
Piton emise un ghigno quasi impercettibile: << Menomale che non c’ero >>
<< Per tua fortuna… >> disse Selwyn << Perché quel giorno sembrava una iena. Non lo avevo mai visto tanto arrabbiato da quando lo conosco >>
<< Non esattamente. È stato peggio quando ha attaccato mio marito per quel diario… >> un lieve singhiozzo uscì dalla gola della signora Malfoy, ma nessuno le badò.
<< Nah, secondo me ha superato sé stesso l’ultima volta >> commentò Dolohov.
Merope li zittì: << Va bene! Quindi cosa volete? >>
<< Vorremmo fare un patto con te >> rispose Amycus << E ti conviene accettarlo, ne va delle nostre vite. >>
<< Addirittura? >>
<< Ha ragione >> disse Rodolphus << Ti stiamo chiedendo solo un favore >> e dopo aver inspirato abbastanza, disse << Che qualunque cosa accada, tu non lascerai mai questa casa. >>
<< Intendete…? >> Merope fece due più due.
<< Sì, mocciosa. Se non ci sei tu s’incattivisce ulteriormente. Non per nulla, però non vorremmo rischiare di morire ogni giorno per colpa della tua assenza >> bofonchiò Macnaire.
<< Un attimo! State insinuando che mio fratello diventa più cattivo se non sono con lui? >>
Alecto annuì: << Almeno tu lo ammorbidisci. Beh, hai capito, no? >>
Merope avrebbe voluto gridare dalla soddisfazione: << Ma allora non lo dico solo io! Ve ne siete resi conto anche voi! Non posso crederci! >>
<< SHHH! >> fecero all’unisono i Mangiamorte nel timore che le sue parole fossero volate al di là della sala.
<< Scusate… >>
<< Comunque le cose stanno così >> asserì Selwyn << Dipende da te e dalle tue intenzioni per il futuro. >>
La bambina tornò alla realtà, un po’ amareggiata: << Io accetterei volentieri… ma chi vi dice che se ci sono io si calmerà? Non mi considera più sua sorella… non vuole più vedermi e mi sta trattando peggio di un rifiuto. >>
Rod ridacchiò: << Ah sì, la spazzatura appiccicosa… >>
In molti si unirono alle risate, peccato che lei non fosse proprio in vena.
<< Appunto! Mi vuole cancellare… dice che non mi vuole bene! Prima non lo ascoltavo, ma ora ho l’impressione che lo dica sul serio… >>
Pensava di non ricevere poi tanti dissensi, ma notò con sorpresa che tutti non erano d’accordo.
<< Ti vuole eliminare dalla tua vita, però non ti uccide… non ti pare un po’ incoerente? >> scosse la testa Goyle.
<< Già… lui di solito va al sodo senza battere ciglio >> disse Codaliscia.
<< A me ha detto “Non spreco il mio tempo nell’uccidere una mocciosa” >> spiegò Merope e, come immaginava, si guadagnò una serie di facce divertite.
<< Sta palesemente mentendo >>
<< Ma è ovvio >>
<< Io non gli credo >> disse Alecto con fermezza.
<< Nemmeno io >> fece eco Piton, lanciandole uno sguardo penetrante.
Merope trattenne il respiro, a dir poco stupita di ciò che stava scoprendo.
<< Non ci vuole un magiscienziato per capire che sta facendo finta… anche se si tratta di Lord Voldemort >> alzò le spalle, Selwyn << E dai, su! >>
<< Perciò credete a me e non a lui?? >> esclamò la bambina << Oddio, ma è un miracolo! >>
<< Sono sicuro che questa sua, ehm… “fase” del non riconoscerti come sua sorella finirà tra qualche giorno massimo, non oltre… >>
<< Lo pensi davvero? >> soffiò speranzosa.
<< Lo abbiamo capito che non sa resisterti… Sei l’unica persona che è capace di stargli vicino senza avere paura >> disse Dolohov a nome di tutti.
<< Ecco, modestamente… >> Merope arrossì. Quelle parole la riempirono di speranza e forza emotiva. Forse era come dicevano loro… stava veramente fingendo… forse il suo era un periodo difficile e doveva solo smaltire la rabbia accumulata per colpa sua . In poco tempo sarebbe tornato “normale”.
<< Non so, ragazzi… non ne sono molto sicura >> esordì all’improvviso Narcissa, piuttosto scettica << Siete così certi che stia fingendo? Ieri l’ho visto mentre la colpiva con uno Schiantesimo… non sembrava poi tanto una recita >>
<< Ti ha colpita? >> chiese Severus Piton con interesse.
Merope si voltò verso la donna e disse: << Secondo me lo ha fatto perché stavate tu e Draco >>
<< Dici? >>
<< Sono d’accordo >> rispose per lei, Piton << Considerando ciò che mi ha chiesto poco fa il Signore Oscuro, sono assolutamente convinto che lo abbia fatto con costrizione >>
<< Cosa ti ha chiesto? >> fece Rosier, incuriosito.
Il professore strinse le labbra: << Mi ha fatto promettere di non aprire bocca >>
<< Scommetto che ha a che fare con me >>
<< Esatto, Merope >> affermò Piton. La bimba s’irrigidì nel sentire lo stesso nome di quella manipolatrice di sua madre, ma ci passò sopra, desiderosa come gli altri Mangiamorte di scoprire la fantomatica conversazione tra lui e Voldemort.
<< Non è nulla di che, in realtà… >>
<< Me lo dica. >> gli ordinò a denti stretti.
Piton sospirò: << Potrei anche farlo, se mi prometti di non farne parola con tuo fratello. Non ci tengo ad essere ammazzato >>
La bimba roteò gli smeraldi lucenti: << Lo prometto. >>
<< Perfetto. >> cedette Piton << Mi ha chiesto del tuo fidanzatino >>
Merope spalancò la mascella, inorridita: << Cos’è che ha fatto?? >> divenne più rossa di un pomodoro, perché intorno a lei fluirono risatine e mormorii vari.
<< Fidanzatino? Che storia è questa? Ahahahah! >> Tiger rise come un ebete.
<< Che bello, Merope! Perché non mi hai detto nulla? >> Narcissa fu l’unica contenta dell’inaspettata notizia. Infatti il resto dei seguaci iniziò ad additarla beffardi.
<< Ti sei data da fare, eh? >> scoppiò Alecto, con tanto di sopracciglia che facevano su e giù.
<< Ti accompagna alle giostre magiche? >> si piegò in due Codaliscia, insieme ai suoi compagni che non ce la facevano più a forza di sghignazzare.
<< MA CHE CAVOLO! >> sbottò Merope, su tutte le furie << Che gli interessa del mio ragazzo?? Per favore, posso sapere cosa le ha chiesto?? >> sapeva già che se ne sarebbe pentita, ma attese arrabbiata la risposta.
Piton proseguì, anche se dall’espressione che traspariva sul volto si capiva che fosse qualcosa di imbarazzante: << Mi ha domandato se ti ha costretto a… >>
<< MA E’ UN IDIOTA! >> non lo lasciò finire. Purtroppo aveva compreso.
<< Non gridare!! >> la rimproverò Goyle << E non insultarlo! >>
<< Non è tutto… >> aggiunse Piton << Voleva sapere dove abitasse… Tranquilla, gli ho detto che non lo so… a quanto pare vuole “punirlo” perché secondo lui un bambino di 11 anni che si mette con una bambina di 8 è solo un pervertito… >>
Ormai Merope era talmente rossa da essere paragonata a un vulcano in eruzione, e udire in sottofondo le risate potenti dei Mangiamorte non aiutava per niente: << MA COME SI E’ PERMESSO?? QUEL DEFICIENTE, IPOCRITA E BIGOTTO! IO LO AMMAZZO! >>
<< Parole sue… >> disse Piton.
<< Ieri mi ha ripetuto le stesse scemenze, ma come cavolo gli viene in mente di… Grr! Menomale che non era geloso, si vede! Vecchio falso che non è altro! Il bello è che nel frattempo mi chiama spazzatura e mi tratta malissimo! >> poi guardò il professore << Quando gli ha detto che era un Serpeverde si è tranquillizzato, almeno? >>
Piton negò: << Non ho dato dettagli, tutto il tempo l’ho passato a cercare di convincerlo che era un bravo ragazzino… ma lui è rimasto irremovibile >>
<< Meraviglioso… >> sbuffò sarcastica << Ora devo preoccuparmi anche di questo! >>
<< Visto? È la prova schiacciante che sta recitando >> soffiò Rod, smettendo finalmente di ridere.
<< Ed è una ragione in più per non lasciare questa casa >> aggiunse Selwyn, ponendole la mano << Allora, sei disposta a patteggiare con noi? >>
<< Ehm, quindi… dovrei diventare vostra amica? >> chiese timida e riluttante la piccola.
Travers intervenne: << Amica è una parola grossa… diciamo che potremmo sopportarci a vicenda… >>
<< Beh… in questo caso… affare fatto! >> esclamò, stringendogli la mano.
<< Ah, mi stai dicendo che da adesso in poi dovrei trattarla bene? >> chiese ironico Amycus.
Merope scosse la testa e ridacchiò: << Lo stesso vale per me… è difficile non odiarvi, cosa credete? >>
<< Okay, ci siamo tolti questo pensiero… >> disse una Narcissa sorridente, abbracciandola << Devo avvisare Bellatrix! >>
La piccola Riddle fece una smorfia appena nominò la migliore combattente di Voldemort, ma d’un tratto ebbe un flash.
<< A proposito… Rodolphus! >>
<< Sì? >> rispose subito lui.
<< Ti consiglio di controllare la tua mogliettina. Sai, a volte si dimentica di avere un marito… >>
Grasse risate echeggiarono nel salotto, ma Rod sembrò non capire.
<< Che vuoi dire con questo? >>
Merope sollevò un sopracciglio. Evidentemente lui era l’unico a non essersi accorto dell’atteggiamento troppo spinto di Bella nei confronti del suo Signore.
<< Oh, chissà… >> Amycus si trattenne, stava per esplodere dalle risate.
<< Merope! >> ruggì Narcissa, che non le piaceva quando la bimba parlava male di sua sorella << Ancora con questa storia! >>
<< Se permetti, sta troppo appiccicata a mio fratello e lui se ne va appresso! Inoltre è una delle cause per cui litighiamo… >>
Rodolphus la guardo storto: << Ti rendi conto che lavora per lui? >>
<< Ma a te non dà fastidio, scusa? >>
<< Perché dovrebbe darmi fastidio? >>
<< Non lo so… >> Merope scrollò le spalle, sarcastica << Forse perché se fosse per lei starebbe tutto il giorno a baciarlo! >>
Il salotto calò nell’assoluto silenzio, con i seguaci di Voldemort che si scambiavano sguardi del tipo “non ci posso credere, glielo ha detto davvero!”.
Narcissa si sbatté una mano sulla fronte, intanto Rodolphus prese a scrutare la bambina con intensità. Stranamente non si arrabbiò, anzi era piuttosto calmo.
<< Nulla di nuovo >>
Merope saltò: << Eh? >>
<< Me ne sono accorto >> continuò impassibile Rod, guadagnandosi lo shock della piccola << Pensi che l’abbia sposata per amore? L’ho fatto solo perché era Purosangue >>
<< Ma che…! >> le sue pupille color smeraldo si rimpicciolirono al massimo << Sei serio? Non la ami?? >> cercò lo sguardo di Narcissa, per la quale fu inaspettato allo stesso modo.
<< La rispetto e basta. È una strega potente e carismatica… >>
<< No, è soltanto una psicopatica! >> lo rimbeccò << Come si fa a sposare una persona che non si ama? Io non ce la farei! >> subito le venne in mente la madre e un brivido di disgusto attraversò la sua spina dorsale.
<< Nella maggior parte dei casi, noi Purosangue ci accoppiamo per convenienza >> spiegò Rod per essere più chiaro.
<< Non andare oltre >> commentò Narcissa.
Merope alzò le mani: << Sono senza parole. Contento tu, Rod… >>
<< Vedete di andare d’accordo. >> cambiò discorso Lestrange, lanciandole un’occhiata d’avvertimento << Assistere alle vostre liti ogni volta stufa >>
<< Fammi pensare un attimo… no. >>
Lui preferì non aggiungere altro e si congedò, rassegnato. Dopo un po’ i Mangiamorte iniziarono ad andare via, con grande sollievo di Merope, poiché aveva una gran voglia di stendersi sul letto e riposarsi.
<< Mi raccomando, col Signore Oscuro dobbiamo comportarci come se non avessimo mai parlato. >> l’avvertì Selwyn prima di superare l’uscio.
<< Non c’era bisogno di specificarlo >> disse la bimba quando accanto passò Greyback munito di un ghigno preoccupante.
<< Speriamo di diventare amici, noi due… >>
Merope, di rimando, gli sorrise falsamente: << Contaci >>
Nella sala restarono solo lei e Piton e, non ne capì il motivo, qualcosa la spinse verso di lui per scambiare quattro chiacchiere.

 

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Capitolo 44
*** CAPITOLO 44 ***


Cambiamento

<< Hai bisogno di qualcos’altro? >> chiese Piton dopo aver notato la piccola che lo fissava taciturna.
<< Sì, professore. >>
<< Puoi darmi del tu, adesso >>
<< Scusi. Non sono abituata a vederla nelle vesti di un Mangiamorte >> rispose seria, raggiungendolo.
Piton annuì in silenzio e posò su un comodino il suo bicchiere ormai vuoto di Whisky Incendiario: << Immagino già cosa tu voglia chiedermi >>
<< Perché ha tradito Silente? >> domandò Merope di getto, in un tono che con lui non aveva mai usato. Lo sguardo categorico che lanciò mise alle strette Severus, il quale mantenne a fatica il contatto visivo.
<< Non sono mai stato dalla sua parte >>
<< Quindi ha finto per tutto questo tempo? Ha insegnato a Hogwarts condividendo segretamente gli ideali di mio fratello? >>
<< Hai capito tutto >> Piton accennò a un sorriso stirato, che scomparve subito in risposta all’occhiataccia della bambina.
<< No, non ho capito! Non ho capito come fate a dargli corda e come abbiate potuto farvi fare il lavaggio del cervello! Non sopporto che abbia tanti seguaci che lo servono come una divinità… che nonostante non si scomoda a uccidere senza pietà anche loro lo portano sul palmo di mano! >> sbottò Merope, infuriata << E lei, professore… da lei non me lo aspettavo! >>
Il Mangiamorte l’ascoltò fino all’ultimo e non poté non meravigliarsi della potenza di quelle parole.
<< Permettimi di dissentire >> esordì poi Severus << Non abbiamo subìto alcun lavaggio del cervello. Ci siamo uniti a Lord Voldemort di nostra spontanea volontà, non ci ha obbligati nessuno, tanto meno lui. >>
<< Non m’importa… fatto sta che più seguaci possiede, più Tom si idealizza, e di conseguenza diventa sempre più difficile per me farlo rigare dritto… >> disse la piccola Riddle.
<< Ah, sì… è vero >> soffiò indifferente << Su questo non posso aiutarti. Anzi, secondo me perdi tempo prezioso >>
Merope sollevò lo sguardo indignato verso l’uomo: << Non ha fiducia in me, eh? Silente ce l’ha, invece! >>
<< Davvero? >> chiese scettico Piton, e qui la bambina assunse un’espressione stupita << Ne sei così sicura? >>
<< Beh… sì! >>
<< Mi duole dirti che lui è il primo che vuole sbarazzarsi di tuo fratello >>
<< Questo lo so, ma lui crede che io possa farcela! >>
Piton arricciò le labbra e Merope se ne accorse.
<< Cosa le prende?? >> chiese.
<< L’ultimo giorno di lezioni mi ha detto che forse aveva scoperto un metodo efficace per ucciderlo >> la informò, lasciandola disorientata per un attimo << Anche se non era molto convinto >>
Merope ci mise un po’ per elaborare, indecisa se mostrare confusione, rabbia o incredulità.
Piton la precedette: << Non mi ha dato delucidazioni al riguardo >>
<< Come sarebbe?? >> la bimba si sentiva svenire << Io ero più che certa del suo appoggio! >>
<< Come puoi vedere… Silente non è così buono come molti dicono >> rispose roco Piton, prima di ammutolirsi all’improvviso per via dell’irruzione di qualcuno.
<< Severus! >> ruggì Voldemort, facendo sussultare Merope che si trovava di spalle, mentre nella sua testa turbinavano mille pensieri.
<< Sì, mio Signore? >> biascicò mellifluo il mago.
Voldemort assottigliò le palpebre e sibilò: << Ti ho raccomandato di non parlare con la mocciosa!! >>
Merope cercò di non offendersi: sapeva che stesse fingendo, purtroppo però le sue uscite velenose ferivano lo stesso. Avrebbe voluto rispondergli a tono, ma l’informazione avuta da Piton la demoralizzò così tanto che non ci riuscì.
Reputava Silente un grande mago nobile d’animo e altruista verso il prossimo… e lo pensava ancora! Allora perché nemmeno lui era stato in grado di fidarsi di lei? Non era un compito facile, lo riconosceva. Però avrebbe preferito più solidarietà…
A quel punto un’altra preoccupazione riaffiorò dal suo cuore: se Silente non era dalla sua parte, Hermione, Ron, Harry e tutti gli altri amici di Hogwarts, invece?… Come potevano esserlo se Silente era il loro mentore?
D’un tratto una montagna di certezze crollò ai suoi piedi e un senso di sconforto la travolse.
<< Mi ha chiesto solo da quando facessi parte dei Mangiamorte >> si giustificò Piton, che sovrastò lo sguardo incattivito del Signore Oscuro << Ne approfitto per congedarmi… arrivederci, mio Signore. >> e dopo aver salutato con gli occhi anche la bambina, si Smaterializzò.
I due fratelli rimasero da soli, ma Merope non aveva intenzione di sopportare il grugno serpentesco del fratello, così fece la mossa di andarsene, senza guardarlo in faccia.
<< Ferma dove sei >> disse Voldemort quando la sorella lo superò.
Lei ubbidì, sorpresa: << Sei stato tu a dirmi che non devo incrociare la tua strada >>
<< Infatti >> si voltò verso la piccola << Ma vorrei farti notare che hai dimenticato qualcosa >>
<< Non ho dimenticato nulla >> scrollò le spalle, Merope.
<< Ah, sì? >>
Merope ebbe un potente infarto appena il fratello estrasse dal mantello la bacchetta della madre. Di lì si irrigidì ancor di più: insomma, non bastava l’allontanamento di Tom e la mancata collaborazione di Silente? Si era dimenticata di quel piccolo dettaglio riguardo Gaunt e avrebbe preferito rimuoverlo dalla mente.
Si sforzò di rimanere impassibile.
<< Selwyn mi ha riferito che vuoi sbarazzartene >> sibilò a denti stretti, col le pupille rosse che saettavano continuamente nella sua direzione << Mi chiedo il perché >>
<< Perché? >> rise senza allegria, la bimba << Mi ricorda che sono simile a mamma. Ora, per piacere, falla sparire dalla mia vista! >>
Voldemort parve fin troppo sgomento. Non si aspettava proprio quell’uscita.
<< Stai scherzando? >>
Merope gli lanciò un’occhiata gelida: << Sono serissima. Vuoi insinuare che solo tu puoi disprezzare quella lurida donna?? >>
<< Merope! >> urlò il fratello, ma non per il contenuto della frase, quanto piuttosto per il fatto che la bambina non avrebbe mai detto una cosa del genere, visto che con la madre andava fin troppo d’accordo…
<< Non chiamarmi con quel nome!! >> sbottò di rimando, guadagnandosi il volto perplesso di Voldemort.
<< Ma cosa ti sta succedendo? Perché parli così di tua madre? >>
Merope incrociò le braccia e corrugò la fronte: << Di solito la spazzatura non parla. >> fece dietrofront e uscì dal salone, poi si rivolse a lui con un falso ghigno << Tieniti pure quella schifezza, sto meglio senza! Puoi anche buttarla se vuoi! >>



Nel bagno era certa di guadagnarsi quel minimo di privacy che le serviva per carburare le idee. Si chiuse a chiave e si mise davanti allo specchio.
La sua immagine riflessa la disgustava. In meno di un giorno aveva scoperto così tante cose che per lei era difficile riflettere con criticità ad una sola di esse.
Sentiva che per affrontarle doveva reagire. Il rapporto con la madre lo considerava ormai morto e decise di eliminarla dalla sua vita, un po’ come stava facendo Tom nei suoi confronti, ma non per capriccio, bensì per necessità morale.
Il primo passo sarebbe stato non usare più la magia, quel dono che condivideva con Gaunt e che molte volte l’aveva messa nei guai.
Poi, inconsciamente, si toccò i capelli. I suoi lunghi boccoli color oro le ricordavano per qualche assurdo motivo la chioma nera della mamma.
Se voleva ripartire da zero, avrebbe dovuto cambiare anche quello.



Il giorno dopo Merope si svegliò all’ora di pranzo. Aveva usato una stanza per gli ospiti del terzo piano, giusto per assicurarsi di non incontrare Voldemort. Non fu affatto un problema dormire in un umile alloggiamento, a parte l’inconveniente di quando le pareti si tappezzarono di un colore rosa shocking da far venire il mal di testa. Era il suo colore preferito da sempre ed evidentemente non era riuscita a controllare abbastanza i suoi poteri che a una seppur piccola manifestazione di tristezza durata massimo cinque minuti ci fu la risposta immediata.
Scese al piano terra col proposito di non dover avere a che fare con la magia d’allora in poi e di dimenticare tutti i suoi problemi. Ciò che le importava era mangiare, aveva una fame da lupi.
Entrò in cucina nella speranza di trovare qualcosa da mettere sotto i denti, peccato che non ci fosse nulla, così andò nel soggiorno annesso in cui vi era in corso una riunione tra il fratello e i Mangiamorte.
Nel momento in cui irruppe, alcuni Mangiamorte che la videro sgranarono gli occhi e smisero di parlare.
<< Per caso è passato l’esercito? >> chiese, visto che in casa non c’era l’ombra di un panino.
I seguaci del Signore Oscuro iniziarono a squadrarla scioccati.
<< Ci sarà una volta, una sola, in cui non ci interromperai per le tue sciocchezze da inutile mocciosa?? >> Lord Voldemort si voltò verso di lei, spazientito, ma un secondo dopo si ammutolì e spalancò le palpebre come i suoi Mangiamorte << Che… diavolo ti sei combinata? >>
Merope mostrava un taglio di capelli diverso da quello che aveva fino al giorno precedente. Dapprima lunghissimi, adesso corti fin sopra le spalle e leggermente mossi.
<< Non avete mai visto una bambina coi capelli corti? >> chiese indifferente alla platea << Quindi io che mangio, scusate? >>
Voldemort la guardava come se fosse impazzita, però decise di non pensarci e ignorarla.
<< Abbiamo già mangiato! >> esclamò irritata Bellatrix, appostata vicino a Voldemort << Se ti svegli a quest’ora cosa speri di trovare? >>
La bimba avanzò verso il tavolo a braccia conserte e, intanto che gli altri Marchiati la fissavano confusi, esordì con un sorrisetto.
<< Rodolphus, puoi venire qui? >>
Tutti ora rivolsero lo sguardo a Lestrange, il quale sperò che non lo avesse fatto per il motivo che temeva: << Perché dovrei? >>
Merope fulminò Bellatrix con la coda degli occhi e rispose: << Nulla, qui c’è un posto libero >>
Bella sollevò le sopracciglia, incredula.
<< Ma è uguale >>
<< Muoviti. >> gli ordinò categorica, non lasciando altra scelta al Mangiamorte di accontentarla << Cosa c’è di meglio per un marito e una moglie essere seduti uno di fronte all’altra? Sono sicura che avrà occhi solo per te, Rod >>
Bellatrix e Voldemort la fissarono con un misto di rabbia e remissività, soprattutto lui che aveva l’impressione che la sorella avesse ricevuto qualche botta in testa dal giorno prima.
<< Ti dispiace non disturbarci e andartene?? >> chiese aggressivo.
<< In realtà mi era venuta voglia di assistere. Mi metterò lì, vicino al lupo mannaro. Nessun problema, vero? >> Merope gli fece l’occhialino e si sedette al posto lasciato da Rodolphus.
Voldemort era senza senza parole: << Quale parte di “non incrociare mai la mia strada” non ti è chiara, esattamente? >>
Poteva sembrare una pretesa fatta con disprezzo, ma nel profondo desiderava soltanto che si allontanasse dal lupo mannaro.
La piccola fece orecchie da mercante: << Lo inserirò nella lista delle cose di cui non me ne frega niente >>
I seguaci del mago oscuro distolsero gli occhi da lui, che pareva alquanto furibondo.
<< Come va? >> sorrise la bimba agli uomini intorno, che le fecero un cenno di saluto, un po’ straniti dalla situazione.
<< Il buongiorno si vede dal mattino… >> soffiò Dolohov con un ghigno.
Lei non rispose: << Yaxsey! Ehilà! >>
<< Da quanto tempo, eh? >> rispose il mago col suo tono rude.
<< Sei più affascinante del solito, oggi! >> aggiunse pimpante Merope, e Yaxsey si mise a ridere.
<< Ehm… grazie? >>
Tom Riddle gli lanciò un’occhiata minacciosa.
<< Nulla da togliere a Rodolphus e Selwyn! Che ne pensi, Alecto? >>
<< Beh… hai ragione >> rispose perplessa la donna, che trovò la bambina stranamente simpatica quel giorno.
Bellatrix la infilzò col lo sguardo: << Prego? >>
<< Ahahah! Che ti sei bevuta stamattina? >> Amycus stava esplodendo.
<< Nulla che non ti sia bevuto tu >> la bimba si unì alle risate generali.
Gli unici che non ridevano erano Bellatrix e Voldemort, che pensavano stesse semplicemente delirando. Quest’ultimo era anche innervosito dal fatto che la sorella fosse seduta accanto a Greyback, ma s’impegnò a non farlo notare. Non voleva farlo notare.
<< Puoi smetterla di sbavarmi addosso? >> fece Merope a Greyback, il quale si ritrasse subito e si pulì la bocca.
<< Pardon. >> si scusò << Sei troppo invitante >>
Voldemort trattenne il suo istinto omicida.
<< Beh, resisti, no? >> la bimba roteò le pupille << Oh, c’è anche lei, professore! >>
Piton le sorrise: << è sempre un piacere >> disse mellifluo.
<< Qualcuno è di buon umore, stamattina >> commentò Codaliscia all’altro capo del tavolo.
<< Ci puoi scommettere, Minus! Hai presente quando un giorno ti svegli e scegli di abbandonare il tuo passato ricominciando da zero? Ecco >>
<< Abbandonare il passato?? >> sussurrò tra sé Voldemort, arrabbiato. Nessuno lo sentì.
<< Come mai? >> chiese Selwyn, sorpreso.
<< Beh, suppongo che sia una cosa che accada per caso, non si decide… >>
<< Ahh! Hai avuto la famosa illuminazione! >> sghignazzò Goyle.
<< Se vogliamo chiamarla così, ahahaha! >>
Rosier mugugnò: << Buon per te… A otto anni io non ero così volenteroso >>
<< Comunque stai bene con quel taglio di capelli >> esordì Macnaire, di fronte a lei.
<< Vero, ti donano molto >> disse Lestrange.
Merope arrossì: << Vi ringrazio, me li sono tagliati da sola! >>
Nel frattempo il Signore Oscuro assisteva allo spettacolo con un cipiglio pericoloso in volto.
<< Ah però! Dovresti fare la magiparrucchiera! >> ululò Alecto.
<< Tu dici? Il mio sogno è quello di fare la… >>
<< Scusate se vi interrompo. >> sibilò in maniera inquietante Lord Voldemort << Ma vi ricordo che, prima che venisse la mocciosa, noi stavamo facendo una riunione. >>
I Mangiamorte tornarono seri alla velocità della luce e Merope sbuffò come a dire: “guastafeste”. Solo in quel momento si rese conto che poco distante c’era anche Narcissa, il viso basso e lo sguardo vuoto. Sembrava triste.
<< E tu sei pregata di non dare fastidio! >>
<< Guarda che sei tu che stai dando fastidio >>
<< Come? >> soffiò collerico, mentre i suoi seguaci si scambiarono occhiate allarmate.
<< Non è che dobbiamo fare i muti solo perché non conosci il senso dell’umorismo. E poi mi sembra che fino ad ora tu mi abbia ignorato e chiamata incidente, oggi non ci riesci? >>
Lui prese a soppesarla con le iridi sanguigne, esacerbato dalla sua arroganza.
<< Merope! >> la rimproverò Piton a denti stretti e dandole un calcio da sotto al tavolo.
La bimba ebbe un tic nervoso alla pronuncia del suo nome: << Che c’è? È lui che ha iniziato >>
<< Ma come ti permetti, brutta nanerottola?? >> intervenne Bellatrix, su tutte le furie.
<< Zitta, Bellatrix >> fece il mago oscuro, guadagnandosi la delusione della sua Pupilla << Non preoccuparti, presto capirà chi comanda qui dentro. >>
<< Vorresti comandare su di me? Non sono mica tua sorella >>
Un gelo improvviso riempì la sala alla frecciata tagliente di Merope. I Mangiamorte nascosero la loro faccia dietro ai bicchieri pieni di Sherry, facendo finta di bere un liquore infinito.
Voldemort rimase zitto, la squadrò dall’alto al basso, mentre la sua schiena si raddrizzava a causa di una scossa e le sue labbra cercavano di non tradire alcuno sforzo di recitazione.
<< Hai ragione >>
<< Vedi che ci capiamo? >> disse soddisfatta Merope.
<< Ma quei capelli fanno schifo >> sorrise maligno lui.
<< Francamente me ne infischio del parere degli estranei. >> rispose spietata << I tuoi Mangiamorte hanno più gusto >>
Per miracolo Voldemort non afferrò la bacchetta e non uccise tutti a sangue freddo.
<< Narcissa >> disse poi alla signora Malfoy, intento a non pensare più al comportamento della bambina << Noto che non hai portato tuo figlio >>
La donna sussultò nel sentirsi nominata, si girò in direzione del Signore Oscuro e balbettò: << N-no, lui… è a casa… se avessi saputo che lo voleva qui lo avrei portato >>
<< In effetti sarebbe stato meglio >> soffiò Lord Voldemort con cattiveria << Gli avrei dato volentieri qualche consiglio >>
Narcissa non si scompose, ma deglutì a cuore battente.
<< Dopotutto non è un compito facile ciò che gli ho affidato >>
<< Ne è consapevole, mio Signore… >>
Merope fece finta di non ascoltare. Non aveva intenzione di agitarsi per gli affari sporchi di suo fratello, aveva già sopportato abbastanza da quando era tornata sulla Terra…
<< Ebbene? Vuole finire come suo padre, forse? >> aggiunse Voldemort senza remora.
La Black trattenne un singhiozzo e incrociò le sue pupille vuote e sinistre.
<< N-non è così >>
<< Non dirmi che stai ancora pensando a quel buono a nulla di tuo marito >> rincarò la dose il Signore Oscuro.
Narcissa abbassò il capo e cercò di non scoppiare in lacrime.
<< Per questo sei così strana? >> le chiese d’un tratto Tiger, che si accorse della tristezza della donna fin dall’inizio.
Lei non parlò, lasciò che il silenzio desse loro la conferma.
<< È stato poco intelligente e si è fatto catturare. Non vale la pena starci male >> dichiarò Amycus con basso tatto.
<< Facile a dirsi >> Narcissa scoccò ai Mangiamorte un’occhiata di rimprovero, prima che Merope intervenisse all’improvviso.
<< Come ti capisco, Narcissa… io sono tre giorni che non vedo il mio puffolo bambolotto… >>
Tante paia di occhi puntarono alla sua figura e alcuni scossero la testa beffardi.
<< Non credo si possano fare paragoni, in questo caso… >> commentò Codaliscia.
<< Ho detto solo che la capisco. Perdere la persona che ami non è facile! >>
Voldemort si zittì e assunse un’espressione di disappunto. Non poteva essere più infastidito ora che la mocciosa aveva tirato in ballo il ragazzino pervertito.
<< Ah, ma sei fidanzata? A otto anni? >> chiese a occhi sgranati, Yaxley.
<< E allora? >>
<< Pff! Vuoi dire il cagnolino che ti seguì al Ministero? >> rise Bellatrix << Scommetto che era un Sanguemarcio! Tu andresti solo da quelli! >>
Narcissa, Piton, Rodolphus e Voldemort furono gli unici oltre Merope a non ridere. La bimba scorse la rabbia negli occhi sanguigni di Tom, e quel senso di appagamento che fluì dentro di lei come un fiume in piena le diede il coraggio di replicare a tono.
<< Se avevi voglia di saperlo, potevi benissimo sollevare la statua che ti teneva bloccata a terra come uno scarafaggio e chiederglielo. >>
< C-che cosa?? >> Bella divenne paonazza e fulminò il marito appena si permise di ridacchiare.
<< Oppure potevi chiedere al signore vicino a te. Oh, giusto… era troppo occupato a lanciargli un serpente gigante addosso per gelosia >>
Alcuni Mangiamorte grugnirono dal ridere, ma si voltarono altrove per non incontrare la faccia adirata di Lord Voldemort.
Quest’ultimo non reagì, limitandosi a tamburellare le dita dal nervoso.
<< Ma quindi non è un Sanguemarcio? >> chiese Greyback.
<< No! È un Purosangue! >> sbuffò per poi fissare il fratello << Un Serpeverde Purosangue. >>
<< Cosa? >> Alecto era incredula << Ti sei presa un Purosangue? Tu? >>
Voldemort sembrava essere diventato muto, ma in verità avrebbe voluto mostrare il suo completo stupore.
<< Posso confermare >> disse Piton.
<< A te non piacevano i Babbani? Hai cambiato sponda? >> Dolohov starnazzò insieme ad Amicus, tuttavia Merope non la prese come un’offesa. Infatti gli rispose con tranquillità.
<< Veramente all’inizio ero innamorata di un Babbano >>
Di nuovo, una quiete irreale si diffuse nel soggiorno. I Mangiamorte avevano le palpebre spalancate e una smorfia di ripugnanza dipinta in viso.
<< Bleah…! Ma che schifo, non ti vergogni?? >> fece Bellatrix.
Merope la ricambiò con lo stesso tono: << Sta parlando quella a cui piacciono i vecchi… >>
Amycus si sbrodolò il liquore addosso.
<< Ehi! Mi stai dando del vecchio? >> fece Rod con ironia, mentre i colleghi quasi se la facevano sotto dalle risate insieme a Merope.
Bellatrix invece voleva ucciderla con lo sguardo.
<< Almeno io vado da quelli della mia età… tu preferisci prenderteli alla casa di riposo e fare la badante. Ahahahahah! >> ovviamente parlava del fratello.
Tom Riddle non ci diede peso, al contrario di Bellatrix che le usciva fumo nero dalle orecchie.
<< Però, a parte gli scherzi… Non è normale che ti piacciano i Babbani! E dai, che orrore! >> disse Alecto, tornando seria.
<< Già… c’è un limite a tutto! >>
<< Come facciamo a rispettarti se ci dici una cosa del genere? >>
<< Perché, che c’è di male? >> sbuffò retorica Merope.
Rowle, seduto accanto alla bambina, le diede una spallata e le disse di non proseguire, dato che il Signore Oscuro era presente e stava sentendo ogni cosa. Lei gli rivolse un’occhiata irrisoria.
<< Davvero?? Oh, no! Ad ogni modo… >> disse sarcastica, fregandosene del fatto che Voldemort era a pochi metri da lei << Prima di andare ad Hogwarts mi piaceva il mio migliore amico, che era un Babbano >>
<< Lo avevo capito subito >> sibilò Tom Riddle, disgustato << Da come ti avvinghiasti a quella feccia. >>
<< ...Ma non ho voluto confessargli i miei sentimenti perché sapevo che qualcuno non avrebbe approvato. >> concluse Merope, lasciandolo per una volta a bocca asciutta.
I Mangiamorte compresero al volo, perciò non parlarono.
<< D’altra parte… sono contenta di averlo fatto. In questo modo ho incontrato il mio principe >> sorrise sognante la piccola.
<< Non è che lo stai prendendo in giro e sei ancora in fissa col Babbano? >>
La bimba si voltò verso Rodolphus e disse severa: << Prego? Non sono come mia madre, non inganno le persone. >>
Il fratello pensò di aver sentito male.
<< Mi dissocio >> roteò gli occhi Rod, consapevole di non poter insinuare nulla sulla madre del Signore Oscuro. Anche gli altri per fortuna lo capirono, perciò non chiesero spiegazioni.
<< Beh, alla fine chiunque è meglio di uno sporco e lurido Babbano >>
<< Se sento ancora certi termini volgari vi faccio neri. >> li minacciò Merope << Stavo dicendo… sono felicissima così! Non potevo chiedere di meglio! Aspetto solo qualche anno per sposarlo >>
<< Pensi già al matrimonio? Ahahaha, poveretto. >> muggì Codaliscia.
Lord Voldemort stava seriamente trattenendo il desiderio di ammazzare più persone possibili.
<< Già, perché lui sarà il mio futuro marito! E avremo dieci figli, nove femmine e un maschio! >>
<< Nove femmine e un maschio?? >> Yaxley rise a crepapelle.
<< Ovvio, no? Per cambiare. >> rispose la bambina.
<< Ah, sicuro… per cambiare! Ahahaha! >>
<< Dieci figli. >> mormorò in tono preoccupante Voldemort, sospirando di rabbia.
Non c’era un Mangiamorte che non fosse piegato in due dal divertimento. Forse solo Bellatrix e il suo Padrone erano le eccezioni.
<< Tu corri troppo, ragazza. >> la avvertì Macnaire.
<< Ma si può sapere almeno il nome del fortunato? >> chiese Amycus, non smettendo di sghignazzare.
Merope sorrise: << Si chiama Gaius. Gaius Reginald Greengrass >>
Selwyn, che in quel momento era occupato a pregustare il suo Whisky Incendiario, sputò letteralmente tutto il sorso in faccia a Greyback.
<< Grazie, idiota… >>
<< Hai detto Gaius Greengrass?! >> quasi urlò Selwyn, tossicchiando.
Merope parve confusa: << Ehm, sì… perché? Non dirmi che lo conosci! >>
D’un tratto Voldemort acquistò un vago interesse.
<< Se lo conosco?? È mio nipote, per la barba di Merlino! >> rispose lui, e adesso fu Merope a spalancare la mascella.
<< Come?? >>
Bellatrix e tutti gli altri compagni lo guardarono con tanto d’occhi.
<< No va be’… stai scherzando? >> chiese Merope.
Selwyn la ricambiò con uno sguardo eloquente: << Mai stato così serio. È il figlio di mia sorella. >>
<< Ohhh! Com’è piccolo il mondo, vero? >> fece Alecto.
<< Questo sì che è uno scoop >>
<< Ma… ma lui non mi ha detto che ha uno zio Mangiamorte! Anzi, si vantava con me che la sua famiglia non aveva alcun legame con voi! >> esclamò scioccata la piccola Riddle.
<< Può essere che io non gli abbia mai detto che sono un Mangiamorte? >> soffiò sarcastico.
<< Non lo sa?? >>
<< No. Mia sorella e suo marito non vogliono che lo sappia. >>
<< Non posso crederci! Mi ritrovo ad essere imparentata con un Mangiamorte… >> Merope non sembrava arrabbiata, il contrario << Ti dovrei chiamare zio, ora? >>
Selwyn la fissò sgomento mentre in sottofondo i colleghi se la ridevano: << Per piacere! Non se ne parla. Comunque hai scelto bene, quel marmocchio è un pezzo di pane, non mi assomiglia per niente, in effetti. >>
<< A dire il vero è stato lui a fare la prima mossa, ahahahah! >>
<< Ah, sì? Strano che non mi abbia detto niente… Ma cosa facevate a Hogwarts? >>
Merope arrossì di colpo e istintivamente guardò il professor Piton che non ce la fece a non ridere.
<< Ci baciavamo… ahahahah! >>
<< Di continuo. >> aggiunse Piton.
<< In ogni angolo del Castello! >>
<< Una volta li ho beccati nel reparto proibito della Biblioteca >>
<< Mi ricordo! Poi siamo scappati e siamo andati nel bagno fuori uso delle ragazze! >> sorrise Merope nel ricordare quei momenti con il suo amore.
Severus bofonchiò: << Questo non lo sapevo >>
I Mangiamorte, tra cui Selwyn, scoppiarono dalle risate, ma la festa finì subito poiché percepirono il calore proveniente da Voldemort. Un calore dato dal più profondo sdegno.
“Maledetto pervertito” disse nella mente, così da assicurarsi di non essere udito da nessun altro eccetto sé stesso.
<< Senti, se le cose stanno così… qualche volta potresti portarmi da lui? >> gli propose Merope, cogliendo l’opportunità al volo.
<< Portarti da lui? >> chiese Selwyn.
<< Sai dove abita, no? >>
Le orecchie di Voldemort si misero sull’attenti.
<< Certo che lo so… >>
<< Allora potrò andare a trovarlo quando vorrò! >> la bambina si agitò sulla sedia dall’emozione per aver trovato il modo di rivedere Gaius, anche se erano molto distanti l’uno dall’altra…
<< Ehm… a proposito di questo… >> l’uomo non fece in tempo a terminare la frase che la voce fredda e acuta di Lord Voldemort trapassò le loro orecchie un secondo dopo.
<< Interessante. >>
Merope e Selwyn si pietrificarono.
<< Davvero molto interessante, Selwyn. >> continuò il Signore Oscuro.
<< Oh-oh… >> la bimba fissò il Mangiamorte impallidita, poi, a denti stretti << Non dovevi dirlo… >>
Selwyn non sapeva come comportarsi, ma grondò acqua come se si fosse appena buttato in una vasca. Piton fece occhio languido, preparandosi psicologicamente alla condanna a morte del suo piccolo studente Gaius.
<< Ti ringrazio di avermi interrotto per l’ennesima volta, mocciosa. Ma se non ti spiace, il tempo per le stupidaggini è finito. >> sibilò crudele, non lasciando spazio alla fantasia sulle sue intenzioni.
Merope voleva morire. Aveva sacrificato i suoi sentimenti per Ian apposta perché Voldemort non gli facesse del male, e adesso a causa di due parole di troppo rischiava di vedere morto il suo attuale fidanzatino.
Era evidente che del suo stato di sangue non gli importasse nulla… ciò che contava per Tom Riddle era “proteggerla” da eventuali maschi orchi di qualsiasi età, ovvero tutti i ragazzini che osavano confessarle di essere innamorati di lei… Non lo diceva a parole, ma Merope sapeva bene che la pensasse così, nonostante le sue insensate recite da bimbo offeso.
<< Più tardi io e te scambieremo due chiacchiere >>
Il battito di Sel accelerò all’ordine di Voldemort.
<< Scusa, perché?? >> sbottò Merope, che capì dove il fratello voleva andare a parare.
Lui la fulminò e replicò: << Non mi sembra che stia parlando con te >>
Merope riempì i polmoni e si rivolse a Selwyn: << Non ascoltarlo! Vuole usare la Maledizione Cruciatus per estorcerti… >>
<< Per carità, non ti intromettere! >> pregò il Mangiamorte, terrorizzato.
<< Cos’è che stavi dicendo? >> la canzonò Tom Riddle mentre pregustava il suo Whisky.
A quel punto la bambina non ce la fece più e lo squadrò con minaccia: << Se ti azzardi a toccare Gaius, giuro su Iddio che ti ammazzo nel sonno. >> ci fu una piccola pausa, durante la quale tutti avevano occhi spalancati solo per lei; Voldemort la ricambiava severo << E con te anche i tuoi preziosi Horcrux sparsi per il paese. >>
L’atmosfera si surriscaldò all’improvviso. In aria non volò un mosca e per un po’ non si udì altro che il respiro collettivo dei Mangiamorte, che non sapevano dove mettere la faccia da quanto imbarazzo stavano provando.
<< Lo sai che conosco i loro nascondigli >> aggiunse in tono pericoloso.
Voldemort esibì una leggera risatina di scherno.
<< Oh, io non riderei se fossi in te >> sorrise falsamente, guadagnandosi di nuovo la serietà del fratello << Ti ricordo che a soli tre anni ho ucciso il nonno, non ci metto niente a fare fuori anche te col mio veleno. Ma tu gioca pure col fuoco. >> e detto ciò si alzò da tavola e si dileguò.
Bellatrix era a dir poco sdegnata. Come osava rivolgersi così sfacciatamente al Signore Oscuro, quella sudicia nanerottola??
Prese la bacchetta e fece per seguirla, ma Lord Voldemort la fermò.
<< Non è necessario. >>
<< Ma Padrone… si è permessa di parlarle in quel modo ignobile! >> sbottò la sorella di Narcissa, furibonda.
<< Sta recitando la sua parte. Non ve ne siete accorti? >> disse il mago oscuro ai suoi seguaci, i quali si scambiarono occhiate per metà divertite e incredule. Il bello era che poche ore prima quello che stava recitando pensavano fosse proprio lui… a quanto pare non era l’unico.
<< Credete di conoscerla meglio di me? >>


 

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Capitolo 45
*** CAPITOLO 45 ***


Violenza

Nel tardo pomeriggio, Merope sentì bussare alla porta. Era talmente rilassata sul suo letto a meditare sui segreti dell’esistenza (in particolare della sua) che non le andava proprio di alzarsi ed aprire.
<< Sapete che non dovete disturbarmi! >> esclamò, convinta fossero i Mangiamorte che volevano aggiornarla su ciò che era successo appena dopo la sua fuga.
Dovette però ricredersi.
<< AHH! >> urlò Voldemort nel momento in cui irruppe e vide la stanza immersa completamente nel colore rosa << I miei poveri occhi! >>
<< Oh, no… sei tu?? >> sbuffò la bambina << Da quand’è che usi metodi babbani per entrare? >>
Voldemort aveva l’aria di voler discutere di tutto, tranne che di quello.
<< Ci sono decine di camere in questa casa, avrei perso solo tempo a Materializzarmi in ognuna di esse! Piuttosto, vuoi spiegarmi cosa diamine ti è saltato in mente di tappezzare le pareti di questo colore orrendo?? >>
<< Colore orrendo?? Si dia il caso che è il mio colore preferito! >>
<< Non esiste il rosa nel mondo magico, stupida! >> sibilò il Signore Oscuro, il quale con un colpo di bacchetta fece tornare i muri della loro tonalità originale.
<< Come, non esiste? Ma chi ti ha detto di toglierlo? A me piaceva!! Grr, lascia perdere! >> e si ributtò sul letto, il cuscino sopra la sua testa << Se hai finito di rompermi, te ne puoi andare!! >>
Ma lui non lo fece. Prese a guardarsi intorno con circospezione, finché una pergamena scarabocchiata sulla scrivania della stanza non attirò la sua attenzione.
<< A chi stai scrivendo? >> chiese in tono dispotico il fratello. Non fece in tempo a dirlo che Merope, con un solo balzo, giunse alla scrivania e prese al volo la lettera, così che non potesse leggerla.
<< Non sono affari tuoi! >> arrossì la bambina << La privacy non esiste più?? >>
<< Tranquilla, ho solo notato la tua grammatica scadente… dovresti tornare a scuola, sai? >>
<< E tu dovresti chiedermi il permesso prima di entrare! Degli sconosciuti non mi fido. >> lo rimbeccò beffarda.
Voldemort assunse uno sguardo incattivito e aprì bocca per replicare, ma Merope lo precedette.
<< Allora, hai Cruciato Selwyn come da copione? >>
<< Non ho Cruciato nessuno, e non vedo perché avrei dovuto farlo. >> asserì Tom Riddle, soppesandola con lo sguardo.
Merope scosse il capo: << Continua a mentire, prendi in giro solo te stesso! >>
<< Puoi anche chiedergli se l’ho torturato o no >> disse roco << E di certo non l’ho fatto per timore di una tua reazione. Figurati se m’importava qualcosa delle tue ridicole minacce… >>
<< Guarda che non scherzavo. >> Merope lo fulminò con le palpebre ridotte a fessura << Se scopro che hai fatto del male a Gaius non ci perdo nulla a ucciderti! >>
<< Va bene… >> disse il mago oscuro, che incenerì la pergamena con la sua magia.
<< EHI! >> fece sgomenta la bimba.
<< Mi spiace informarti che il tuo adorato “puffolo” non potrà avere il privilegio di conoscere il mio rifugio, col rischio di spifferarlo in giro! >>
<< Ok, vuoi che ti faccia fuori adesso?? >>
Voldemort roteò le iridi sanguigne, poi prese qualcosa da sotto al mantello, la vera ragione per cui si era presentato: << Senza bacchetta la vedrei un po’ dura… >>
Merope dalla rabbia indietreggiò e sbottò: << Perché insisti? Non la voglio più quella schifezza! >>
<< Schifezza? >> chiese retorico.
<< Secondo te perché mi sono tagliata i capelli?? Mi ricordavano troppo mamma! E quella bacchetta ancora peggio! >> era così infuriata che voleva picchiarlo.
Il fratello non cambiò tono, ma alle parole di Merope gli venne spontaneo rivolgerle una faccia scandalizzata.
<< Si può sapere che ti è preso?? Perché all’improvviso dici di odiare tua madre? >>
<< Nostra madre! Fino a prova contraria è anche la tua! E poi sì, la odio! Ho scoperto delle cose orribili sul suo conto… e il pensiero che vengo paragonata a quella… donnaccia!… mi fa una rabbia…! >>
<< Qualcuno ti ha dato una botta potente in testa, altrimenti non si spiega. >> commentò Voldemort, preoccupato per la sua salute mentale.
Merope gridò in risposta: << NON SONO PAZZA! Come devo spiegartelo?? Era una manipolatrice e ha ingannato sia papà che noi! >>
Voldemort rimase in silenzio, attendendo trepidante che finisse di delirare.
<< S-sai una cosa? Riddle ha fatto bene ad abbandonarci… aveva ragione! >> continuò in lacrime << Quasi quasi mi pento di aver salvato mamma da Marvolo… meritava quella fine! T-tu quella notte dovevi uccidere lei, non papà! >>
In un attimo di puro sgomento Merope si ritrovò a terra, colpita dal sonoro schiaffo che il fratello le aveva sferrato.
<< Solo tu puoi costringermi a usare queste tecniche babbane medievali! Ma va bene così… almeno non avrai problemi a capire la gravità delle tue parole! >> sbottò su tutte le furie, nella speranza si fosse ripresa dalle sue farneticazioni. Purtroppo ciò che ottenne furono i frigni esasperanti della bambina.
<< Mi hai fatto male! >> urlò tra i singhiozzi.
<< Questo è il minimo che ti meriti! >>
<< S-sei soltanto un’ipocrita! Anche a te mamma non piaceva! >> disse alzandosi da terra e puntandolo con gli occhi gonfi.
<< Non a tal punto da desiderare la sua morte! Era pur sempre una strega! >> rispose il Signore Oscuro.
Merope qui si mise a ridere con disprezzo: << Hai centrato il punto! Era una strega! E le streghe cosa fanno? Usano la magia! Quella stessa magia che mi ha negato un padre, ha causato la mia morte e ti ha ridotto in questo stato!! >>
Voldemort la ricambiò indignato: << Cosa vuoi dire?? >>
<< Voglio dire che io detesto la magia!! >> strillò alla fine, mentre dai suoi occhi iniziarono a fuoriuscire fiumi di lacrime e il fratello la guardò neanche avesse detto una bestemmia << È la cosa peggiore che abbia ereditato da lei. Non fa che causarmi sofferenza da quando sono nata e io… non voglio più sentirne parlare, non voglio più essere una strega! >>
<< Non capisco cosa ti sia preso! >>
<< Vuoi negarlo?? Papà ci ha lasciati perché la odiava… e direi che non aveva torto! Guarda dove ti ha portato la tua ossessione per la magia e la paura della morte! E io dovrei condividere una cosa che mi ha rovinato la vita, mi ha portato via una delle persone che amo?? Non credo proprio! >> non si era nemmeno accorta di aver urlato l’ultima frase con più enfasi e spessore delle altre, in quell’istante voleva solo morire e riposare nella pace in cui già riposava una volta…
Voldemort le scoccò un’occhiata severa, ma non l’attaccò come lei si sarebbe aspettata.
<< Non so cosa tu abbia scoperto su nostra madre e, francamente, non mi interessa granché. Sappi però che negare la propria natura è ancora più stupido che disprezzarla. >>
<< E me lo dici proprio tu?? >> sbraitò Merope << Che hai diviso l’anima fino a storpiare il tuo corpo solo per non assomigliare a un Babbano! >>
<< Appunto, perché io non sono un Babbano, e neanche tu se per questo >> puntualizzò il mago oscuro.
<< Beh, avrei voluto esserlo! >> esclamò, ricevendo l’occhiata di scandalo del fratello.
<< Non dici sul serio… >>
<< Ti piacerebbe, invece sono seria! Se fossi stata una Babbana mi sarei risparmiata molti problemi…! Per prima cosa avrei avuto te… in un unico corpo! E non diviso in animali e oggetti! Ti rendi conto di cosa io provi sapendo che non sei completamente… hai capito! >> spiegò adirata la bambina.
<< Ancora con questa storia! >> rispose veemente.
Merope sbatté i piedi per terra e continuò: << Per non parlare di come mi stai trattando in questo periodo! Beh, sai che c’è?? Neanche m’importa più di te, né di mamma e né della magia!! Per me non esistete più!! E fammi il favore di non insistere oltre su quella stupida bacchetta, perché da oggi non mi servirà! >>
<< Ne sei davvero sicura? >> chiese Voldemort con fare d’avvertimento.
<< Eccome! >>
<< Non sarei molto tollerante a manifestazioni simil-babbane sotto il mio stesso tetto… >>
<< Dovrai farci l’abitudine, allora! >> rispose sfrontata.
<< Merope, non mi piace questo tuo…! >> l’attaccò, ma fu interrotto.
<< Già che ci siamo, non chiamarmi più con quel nome! D’ora in poi mi chiamerò Mary >>
Voldemort sollevò le sopracciglia, in assoluto sdegno: << Sei impazzita? >>
<< Merope è anche il nome di quella lurida donna! Mary è molto più bello! Nonna si chiamava così, mi pare. >> proseguì pimpante.
<< Io spero vivamente che tu stia scherzando! O forse lo dici perché il tuo nome l’ho deciso io? >> domandò furioso, e Merope lo fissò incredula.
<< Sei stato tu a deciderlo?? Ah, adesso si spiega tutto! >> commentò lei.
Voldemort ne ebbe abbastanza: la prese per la collottola e le puntò la bacchetta sulla fronte: << Senti, mocciosa! Vedi di riprenderti o andrà a finire che ti torturerò così tanto che rimpiangerai lo schiaffo di prima! >>
Merope si spaventò a tal punto che si mise a piangere, e con lui non era mai successo.
<< Intesi?? >>
<< S-sì…! >>
<< Stai mentendo! >> ruggì Tom Riddle, spietato << Vuoi che vada a trovare a sorpresa quel depravato del tuo fidanzatino?? >>
<< No! Ti prego, no!! >>
<< Ti avverto che sono capace di tutto! >> disse mentre spingeva la sua bacchetta sempre più sulla gola della sorella.
Quest’ultima, cercando di resistere alla paura, biascicò: << Avevi detto che per te io ero solo spazzatura! N-non dovrebbe interessarti nulla delle mie decisioni! >>
<< Può darsi che stessi recitando! >>
<< Quindi è vero… lo ammetti! >> trattenne il fiato Merope.
<< …Esattamente come stai facendo tu in questo momento! >> confessò rabbioso Lord Voldemort.
<< No… I-io non sto recitando! >>
<< Peggio per te >>
Nell’attimo seguente tutta la casa fu scossa dagli strilli terrorizzati della piccola.
I Mangiamorte, che si trovavano al piano di sotto, udirono tutto e, d’istinto, sollevarono il capo in direzione del soffitto con un’espressione preoccupata dipinta in volto.
<< Avete sentito anche voi? >> chiese Rodolphus.
<< C’è il Signore Oscuro di sopra… >> disse sconvolto Codaliscia, prima che tutti di nuovo si scambiassero occhiate oblique.
Narcissa si coprì la bocca: << Per la barba di Merlino… Merope! Cosa… cosa le sta facendo?? >> come un razzo si precipitò alle scale, ma Dolohov la bloccò.
<< Sei matta?? Non possiamo impicciarci! >>
La donna guardò verso Selwyn, che cercava di non incrociare lo sguardo di nessuno. Temeva infatti che la stesse torturando per colpa sua e di ciò che aveva rivelato riguardo Gaius.
<< Già… meglio far finta di nulla! >> si accodò Alecto.
Bellatrix esibì una risata isterica: << Finalmente sta avendo ciò che si merita! Quanto godo! >>
Narcissa e i colleghi Mangiamorte la fissarono crucciati.
<< Ti sembra una buona notizia? Quando litiga con lei per noi è la fine. Ti sei scordata di cosa ha fatto mesi fa?? >>
Ma la nota di Macnaire non scompose minimamente Bellatrix, anzi contribuì a rallegrarla ancor di più.
<< In queste situazioni a me non tocca mai. Sono la sua Pupilla! Al massimo dovreste preoccuparvi voi e, ad essere sincera, non me ne frega un fico secco. >> rispose con non chalance la luogotenente di Voldemort, guadagnandosi il disprezzo profondo dei suoi colleghi, compreso il marito.
<< Fai schifo, Bellatrix. Lo sapevi? >> chiese Piton, quasi non muovendo le labbra.
<< Bah, mi hanno detto di peggio >>
<< Insomma! >> Narcissa s’infuriò con la sorella << Possibile che provi felicità sapendo che una bambina innocente sta soffrendo?? >>
<< Se si parla della mocciosa non la definirei tanto innocente, ma d’altronde… chi sono io per giudicare? >> rise maligna.
Altre urla si levarono in aria.
<< Lascia perdere! >> sbottò in faccia a Bellatrix, per poi girare sui tacchi e avanzare un’altra volta verso le scale.
<< Fermati! >> esclamò Yaxley, esasperato.
Narcissa si fermò, non per suo ordine, ma perché si rese conto che il serpente Nagini l’aveva preceduta. Pian piano strisciò sugli scalini, seguendo la scia delle grida strazianti dell’amica.
I Mangiamorte si guardarono l’un l’altra e deglutirono.
<< La vedo brutta. >> disse Travers, impallidito.
Nel frattempo Merope lottava con tutte le sue forze contro gli attacchi perpetrati da suo fratello, anche se la sua presa era troppo salda e non riusciva a staccarsi.
<< Fuocondro! >>
<< AHHH! BASTAAA! >> si disperò la piccola, colpita già numerose volte dall’incantesimo e che ora era ricoperta di bruciature.
Voldemort premette la mano bianca intorno al collo della sorella.
<< Lo sto facendo per il tuo bene >>
<< Ha-hai un insolito modo di d-dimostrarmelo! >> rispose lei, la voce soffocata in gola per la mancanza d’ossigeno.
<< Rimangiati le castronerie che mi hai appena detto e ti lascerò andare >> la minacciò Voldemort con gli occhi iniettati di sangue.
Merope ricominciò a piangere: << Mi avevi promesso che non mi avresti mai toccato! >>
<< Ripeto. >> e la strozzò con maggior forza << Rimangiati ciò che hai detto! >>
<< Perché… non rispetti… le mie scelte?? >>
<< E tu le mie le rispetti?! >> la canzonò, generando in lei un senso d’impotenza.
Un’altra lingua di fuoco colpì la sua pelle e le causò molto dolore, facendola lacrimare fino allo sfinimento.
<< AHHH! T-ti prego… lasciami andare! >>
Il fratello non voleva saperne di mollare la presa.
<< L-lasciami, per favore, lasciami! >> singhiozzò la bambina, e fu in quel momento che Nagini entrò e attaccò il Padrone.
Immediatamente Voldemort si staccò dalla sorella, che cadde a terra ululando di dolore. Nagini non gli arrecò danni, ma sibilò con fare aggressivo nella sua direzione, per poi strisciare turbata intorno a Merope.
<< Vuoi che ammazzi anche te?? >> ringhiò il Signore Oscuro, prima di trovarsi davanti l’orribile realtà di ciò che aveva fatto.
Merope non la smetteva più di lacrimare a causa delle ustioni e del sangue che colava dal suo corpo; per quanto Tom Riddle si stesse sforzando, non poté fare a meno di guardare la bimba sotto shock e di scorgere ormai quel lampo di orrore nelle sue iridi smeraldine che avevano perso ogni grammo di fiducia in lui. Lui, che si era ripromesso di non farle del male per nessun motivo al mondo e che invece l’aveva appena torturata.
Si pentì amaramente di aver perso la ragione in un impeto d’ira, e ci mise un po’ di tempo per comprendere l’effettiva portata delle sue azioni. Quando se ne rese conto era troppo tardi, perché la sorella indietreggiava terrificata a ogni suo passo.
<< Merope… >>
<< Non toccarmi!! >> lo scostò via e corse verso la porta.
<< Ascolta, mi dispia…! >> non finì la frase che Merope aveva già sbattuto la porta.
Sapeva che avrebbe guadagnato anche il disprezzo di Nagini, perciò si vide bene dall’incrociare il suo sguardo; sentiva i soffi rabbiosi del serpente uniti ai sensi di colpa che ora presero a martellargli la coscienza, cosa che non accadeva mai con nessuno tranne che con lei… non aveva il coraggio di seguirla.
Intanto Merope scese a fatica gli scalini, tra i singhiozzi e le strisce di acqua salata che le rigavano il viso.
I Mangiamorte si voltarono, attirati da quei suoni, e capirono subito che si trattava della bambina.
Un attimo dopo sbucò sulla soglia del salone, sanguinante, ferita da ustioni e coi vestiti rovinati dalle bruciature.
Narcissa ebbe un nodo alla gola e riuscì soltanto a sospirare di paura a quella orribile vista. Lo stesso fecero tutti gli altri compagni presenti, tranne ovviamente Bellatrix, che dal canto suo non provava nulla se non goduria.
<< Mio Dio… Merope! >>
La piccola raggiunse la donna e la strinse forte, come per trovare un rifugio sicuro dal dolore.
Piton, Codaliscia, Selwyn, Macnaire, Alecto, Amycus, Dolohov… nessun escluso, si scambiarono occhiate sgomente.
<< Che è successo?? >> chiese la moglie di Lucius alla bambina, che tremava come una foglia.
<< M-mi ha fatto del male… col fuoco… mi ha bruciata… >> balbettò Merope, asciugandosi gli occhi gonfi di lacrime.
Narcissa l’abbracciò di nuovo, incapace di credere che Lord Voldemort, davvero, avesse fatto una cosa del genere alla propria sorellina: la pelle delle braccia, del collo e della faccia erano metà fra il nero e il rosso del sangue che grondava a fiotti.
<< Aspettami qui, prendo qualcosa per medicarti! >> le disse la donna correndo in cucina, mentre Merope continuava a piangere.
Gli altri Mangiamorte si avvicinarono.
<< Vuoi dirci il perché ti ha fatto questo? >> soffiò a occhi spalancati Rowle.
Lei distolse lo sguardo, facendogli capire di non volerne parlare.
<< Se è per quello che ho detto su Gaius, beh… scusami, non immaginavo che ti avrebbe torturata… >> intervenne Selwyn a voce bassa, imbarazzato e dispiaciuto.
Merope scosse la testa: << Non è stato p-per quello… ahi! >>
<< Fa’ vedere. >> disse Piton, esaminandola con attenzione.
<< Ahia!! >>
<< Ha usato l’Incanto Fuocondro? >>
<< Sì… >>
<< Non è grave. Guarirai presto >> la informò nel suo solito tono piatto.
<< Che consolazione >> rispose sarcastica.
Narcissa arrivò con dell’acqua fredda e una spugna, mentre Piton cantilenò più volte l’incantesimo: << Ferula >> per avvolgere le numerose ustioni della piccola con delle bende.
<< Vieni >> disse la strega, facendola sedere e pulendole il corpo dal liquido rosso.
<< Ahi…! >>
<< Lo so che fa male… >>
<< Poverina >> commentò all’improvviso Bellatrix, che sfoggiava un sorrisetto falso.
Merope le lanciò uno sguardo di puro odio e risentimento, ma sentiva di non avere abbastanza forza mentale per poter ribattere.
<< Non incominciare! >> disse Dolohov.
<< Ma io ho detto solo “poverina”… del resto non è colpa sua se il Signore Oscuro si è infuriato con lei >> poi guardò la bambina e allargò il sorriso << O forse sì? >>
Presa da un attacco di rabbia, cercò di alzarsi dalla sedia, ma fu trattenuta da Narcissa.
<< VAI PURE DA LUI, SIETE FATTI L’UNO PER L’ALTRA!! BRUTTA VIPERA!! >>
<< Ahahahah! Ben ti sta, mocciosa! Non puoi pretendere di passarla sempre liscia! >>
<< Basta, Bellatrix! Va’ via! >> l’avvertì Narcissa, e la maggiore finalmente tolse il disturbo ridacchiando forte.
<< Ehi, calmati! Devi ignorarla! >> disse il professor Piton alla piccola Riddle. Per tutta risposta ricevette un’occhiata gelida.
<< Diamoci una calmata, eh. Per favore. >> disse Greyback con serietà.
<< Dovrei calmarmi io?? >>
<< Dicci piuttosto il motivo per cui il Signore Oscuro ti ha ridotto in questo stato! >> le ordinò esasperato Dolohov.
Dopo qualche istante di titubanza e lo sguardo incoraggiante di Narcissa, Merope rispose: << Gli ho detto che odio la magia… >>
I Mangiamorte fecero una faccia che valeva più di mille parole.
La moglie di Lucius sgranò le palpebre.
<< Cosa? >> Selwyn la guardò stralunato.
<< Non lo hai detto sul serio…! >> Alecto era allibita.
Merope non voleva fornire spiegazioni. Il perché lo sapevano solo lei e il fratello e non aveva voglia di ricevere ulteriori giudizi malevoli.
<< Scusami… >> Piton mostrava un viso più pallido e turbato degli altri << Perché gli avresti detto una cosa del genere? >>
Lei fissò il pavimento e non fiatò.
<< Bah… certo che te le vai a cercare! >> commentò Travers, burbero << Secondo te cosa ti aspettavi che facesse uno come Lord Voldemort? Stavolta hai passato il limite. >>
La bimba si ostinava a non guardarli e a rimanere muta, ma una rabbia smisurata crebbe dentro di lei come lava rovente.
<< Io non ho ancora capito perché gli hai detto questa cosa… >> soffiò Rodolphus.
<< Sarà impazzita del tutto, non c’è altra spiegazione >> scrollò le spalle, Macnaire.
<< Già… prima si taglia i capelli e poi dice di odiare la magia. Qualcosa le è successo di sicuro. >> commentò Codaliscia.
Narcissa, che la stava medicando, percepì uno strano calore proveniente dal suo corpo farsi sempre più intenso. Era preoccupata che facesse qualcosa di stupido: magari trasformandosi in serpente e seminando il panico tra i Mangiamorte, oppure urlando a squarciagola tutta la sua rabbia repressa… invece sollevò semplicemente lo sguardo verso di loro e bofonchiò.
<< Il motivo lo sa Voldemort. Se volete potete chiederlo a lui. E già che ci siete, potete riferirgli il mio messaggio: che è l’essere più schifoso, infame e cattivo che sia mai esistito. Non voglio più vederlo in vita mia! >>
<< Non gridare, per carità!! >> fece a denti stretti Selwyn alla piccola, che a suo parere aveva alzato troppo la voce.
Merope non ci vide più: << MAGARI MI SENTE! EH, BRUTTO IDIOTA?? NON HAI IL FEGATO DI SCENDERE? >>
Narcissa cercò di tapparle la bocca, ma la bambina non demorse.
<< MEGLIO CHE NON TI FAI PIU’ VEDERE! MI FAI SCHIFO, TI ODIO, TI DETESTO! >>
<< Merope!! >> finalmente Narcissa riuscì a farla tacere, sotto lo sgomento generale dei seguaci di Voldemort che a quel punto si aspettavano di veder comparire il mago oscuro da un momento all’altro, con l’intenzione di far fuori un po’ di gente. Nessuno si presentò nella sala, anche se avrebbero scommesso che la sfuriata di Merope si fosse udita in tutta la casa.
La signora Malfoy la fulminò con lo sguardo, ma in compenso la bimba le lanciò addosso due occhi pieni di lacrime.
<< Non dovrei odiarlo dopo ciò che m-mi ha fatto?? >> disse, indicando le numerose ferite sparse sul suo corpo << Guardatemi… mi ha fatto del male… >>
<< Va tutto bene… >> Narcissa l’abbracciò all’ennesima ondata di lacrime << Sei sicura di voler restare? >>
<< Cosa? >> Yaxley precedette Merope << Non può farlo! >>
<< Non può farlo? Yaxley, ma hai visto come l’ha ridotta?? >>
Selwyn intervenne, timido: << Avevamo un accordo, Narcissa. >>
<< L’accordo non prevedeva di certo che avrebbe torturata! Non capite cosa vuol dire?? A Lord Voldemort non interessa più niente di lei, inutile girarci intorno! >> ribatté la strega mentre asciugava il visetto bagnato di Merope.
I Mangiamorte s’impietrirono.
<< Ma se lei non c’è, il Signore Oscuro si sfogherà con noi! >> esclamò Alecto.
Narcissa sospirò seccata: << Non penso proprio. Ormai è lampante che non la considera più sua sorella. O c’è o non c’è non farebbe differenza. >>
Merope avrebbe riso di gusto, dato che non era vero. Pochi minuti prima, Voldemort le aveva confermato senza troppi giri di parole che in quei giorni stava recitando e che non era vero che la considerava spazzatura… ma il male che le aveva fatto non se lo sarebbe mai dimenticata.
Di lì non desiderava altro che andarsene e scappare via da colui che adesso riteneva un mostro. Voleva seguire Narcissa e non essere più costretta ad avvicinarsi a Voldemort, però pensò al patto stretto con i Mangiamorte…
Promise di non lasciare per nessuna ragione quella casa, per preservare la loro vita dal pericolo del Signore Oscuro.
Chi le garantiva che, una volta fuggita, lui non avrebbe reagito come tutte le altre volte? Non se la sentiva di aggropparsi la responsabilità di altre morti… a causa sua erano già stati uccisi cinque suoi seguaci.
<< Allora? Puoi venire a casa mia, se vuoi… >> le propose Narcissa con fare materno, ma la risposta della bambina la sconvolse.
<< No >> sospirò Merope << Hanno ragione, un patto è un patto >>
<< Come? Merope… davvero, per me non è un problema portarti alla Villa, a mio rischio e pericolo >>
<< Ho promesso che non me ne sarei andata, Narcissa… ed è quello che farò >>
<< Ma…! >>
La bimba scosse la testa, ostinata: << Non devi preoccuparti per me >>
<< Ne sei sicura? >> chiese Selwyn << A questo punto non sei obbligata >>
<< Sono sicura. Seriamente, non dovete preoccuparvi >> ripeté la piccola Riddle.
<< Merope, devi comprendere che… >> il professor Piton fu interrotto.
<< Non mi chiami così… non con quel nome! >>
<< Ma è il tuo nome >>
<< Non m’importa, non mi piace, lo odio! >> sbraitò la bambina, e i Mangiamorte si scambiarono tutti un’occhiata di shock.
<< Sei impazzita sul serio? >> fece Selwyn.
<< Va bene… forse è meglio che vai a riposarti >> liquidò Narcissa.
Merope ubbidì volentieri, ma non appena si avvicinò alla soglia dell’uscita, Amycus disse: << è vero che hai ucciso tuo nonno? >>
Una quiete assurda si diffuse intorno a loro mentre la piccola si voltava e li squadrava seria.
<< Sì… molti anni fa >>
<< E per quale motivo?? >> domandò Narcissa, a dir poco scioccata.
Merope le fece capire di non voler rispondere, ma si fece coraggio: << Voleva eliminarmi. >>
<< Anche lui? >> ridacchiò Travers, che ricevette la spallata e lo sguardo di rimprovero da Rodolphus.
<< Già >> rispose la bimba con aria triste << Bella famigliola, non trovate? >>
Narcissa l’abbracciò: << Mi dispiace tanto… >>
<< Anche a me. >> poi guardò le scale e di nuovo le montò un grande rabbia << E purtroppo qualcuno di mia conoscenza ha preso tutto da lui! >> disse ad alta voce, si staccò e salì di corsa al terzo piano, dov’era situata la sua stanza.
Sperava soltanto che il fratello non fosse rimasto lì per tutto il tempo, perché non aveva più intenzione di preoccuparsi di lui o di qualsiasi cosa gli riguardasse. Sentiva di odiarlo fino al midollo, non provava più nulla se non ribrezzo e schifo, come adesso lo provava nei confronti della madre.
In poche ore aveva perso entrambi, la sua famiglia, tuttavia non era triste ma sollevata. Aveva cancellato due persone orribili dalla sua esistenza.
Aprì la porta e la camera era vuota.
Rimase un attimo a contemplare quel vuoto, in cuor suo appagante, fregandosene di dove potesse essersene andato. Lontano sarebbe stato perfetto, in egual misura ai suoi sentimenti verso un fratello che non avvertiva più come tale…
Si stese sul letto e adocchiò la bacchetta della madre poggiata sul comodino. Voldemort l’aveva lasciata lì, forse per convincere la sorella a cambiare idea.
Una parola semplice ed efficace vorticò nella sua testa: MAI.

 

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Capitolo 46
*** CAPITOLO 46 ***


Two types of love

La mattina seguente, Merope era intenta a fare colazione in compagnia di Narcissa.
Ringraziò il cielo che Voldemort non si stesse facendo vivo, perché in quel momento era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere. Le sue ferite erano ancora evidenti e le procuravano molto dolore, ma aveva giurato a sé stessa di non dargli soddisfazioni: la sua bacchetta era destinata a fare la polvere sul suo comodino, così come il suo legame con lui e la magia.
D’allora in avanti avrebbe vissuto da normale Babbana.
<< Tutto bene? >> chiese alla strega di fronte a lei, che esibiva uno sguardo spaesato e malinconico rivolto al tavolo.
Narcissa le sorrise a sforzo: << Oh, sì… benissimo, perché? >>
<< Non si direbbe >> rispose Merope. Qualcosa le diceva che la colpa fosse di suo fratello, poi d’un tratto si ricordò << Non è che ha a che fare con il compito che Voldemort ha dato a Draco? >>
La donna fu presa alla sprovvista e cercò di cambiare discorso: << No… piuttosto, tu come ti senti? >>
<< Credimi, tu stai peggio di me… si vede dalla tua faccia >>
<< Non… non ho intenzione di metterti in mezzo >> disse Narcissa << Non dopo quello che ti è successo >>
Merope scosse il capo: << Avevo promesso a Draco di aiutarlo e purtroppo non ho più potuto. Se fa stare male anche te vuol dire che è un compito troppo duro per lui, vero? >>
<< Sì >> cedette la moglie di Lucius << Sì. Ma non devi preoccuparti, forse ho trovato qualcuno che può… venirci incontro, ecco… >> tentennò prima di versare qualche lacrima.
La Bambina s’imbestialì nell’assistere alla sua disperazione, e il risultato fu un’ulteriore ondata di odio nei confronti del fratello.
<< Narcissa, ti prego… dimmi cosa gli ha ordinato >>
L’interpellata le scoccò un’occhiata di terrore, per poi aggiungere: << Gli ha detto che deve uccidere Silente >>
Merope fece cadere il biscotto nella tazza del latte, incredula.
<< Ma tu non aprire bocca, intesi? Mi ha raccomandato di tenerlo per noi >>
<< Uccidere Silente…?? >> bofonchiò la piccola, che doveva ancora realizzare.
Quella fu la conferma definitiva che tutti i suoi sforzi per redimere Voldemort si erano dimostrati inutili. Nonostante le litigate e i pianti vari, lui non era cambiato affatto, anzi, continuava ardito a percorrere la strada sbagliata.
Non era triste, piuttosto divenne consapevole di aver sprecato tempo prezioso per un essere incapace di capire i sentimenti altrui, i sentimenti di sua sorella. Aveva il voltastomaco, ma ciò che la scioccò maggiormente era che della sorte di Silente non le importava… anche lui aveva agito alle sue spalle e non si era fidato. L’aveva illusa di aver ottenuto un alleato su cui contare, e invece il suo obiettivo di distruggere Voldemort era rimasto immutato.
Per ora, l’unica persona di cui era preoccupata era Malfoy.
<< E tuo figlio… come l’ha presa? >> chiese con cautela, a fronte dei singhiozzi più consistenti di Narcissa.
<< C-come doveva prenderla? >>
<< Non posso crederci… cosa gli è venuto in mente!? Chiedere a un ragazzo di uccidere il mago più potente del mondo! Quel demonio…! >> esclamò, facendo tremare il tavolo talmente era infervorata.
Narcissa la calmò a gesti, dicendole che non era il caso di peggiorare la situazione: << Vuole punirci per il fallimento di Lucius al Ministero… ma io sono terrorizzata all’idea che Draco debba compiere un atto così… pericoloso! >> scoppiò a piangere col trucco che le colava sulle guance.
Merope andò a consolarla, anche se in quell’occasione nessun abbraccio avrebbe sistemato quella brutta faccenda.
<< Giuro che lo ammazzo quel brutto…! >>
<< Ammazzare chi? >>
Le due si voltarono e riconobbero Bellatrix mentre entrava nel soggiorno con aria solenne.
<< Ci mancavi solo tu! >> sbottò Merope.
Narcissa si affrettò ad asciugarsi il viso e a non farsi vedere dalla maggiore in quello stato.
<< Buongiorno anche a te… ti sei alzata presto, stamattina? >> sorrise malevola la luogotenente di Voldemort.
<< A quanto pare anche tu ti sei alzata presto… volevi trovare Voldemort da solo per limonartelo? >>
Narcissa alzò gli occhi al cielo. Sentire i loro battibecchi era l’ultimo dei suoi pensieri.
<< Visto che il tuo quoziente intellettivo è meno di zero, non risponderò a questa domanda >> la canzonò sarcastica Bellatrix.
<< Beh, per me non ci sono problemi. Non m’interessa più di quel mostro immondo… puoi anche fidanzarti con lui. >> scrollò le spalle la piccola.
<< Peccato che ho un marito! >>
<< Come se contasse qualcosa >> commentò acida la bimba.
Bellatrix ridacchiò compiaciuta: << Oh, hai il broncio da ieri sera! Perché mai? Non ti è passata la bua? >>
<< Bella! >> gridò Narcissa << Puoi evitare? >>
<< Mi fai il solletico con le tue frecciatine >> disse indifferente Merope.
<< Ad ogni modo >> si resettò Bella << Sono venuta qui per chiedervi se, per caso, avete visto il Signore Oscuro >>
<< No >> rispose la bimba, tornando al suo posto per gustare il latte.
Ma Bellatrix parve impaziente: << Impossibile. Non può essersene andato senza dirmi nulla! >>
<< Perché, qui non c’è? >>
<< No, Cissy… è sparito >>
<< Che magnifica notizia! >> esultò Merope << Allora ieri mi ha sentito mentre gli dicevo di non farsi più vedere! >>
Bella la guardò malissimo, quasi a volerla Cruciare con gli occhi.
<< Credi che Lord Voldemort possa turbarsi alle parole di una sporca mocciosa come te?? Avrà avuto un affare urgente… di solito avvisa sempre noi Mangiamorte quando va via! >>
Merope sollevò le sopracciglia e le lanciò un ghigno: << Non sarà che ti sei offesa perché non ti ha avvisato? >>
<< La finirai, prima o poi, di dire sciocchezze? >> chiese Bellatrix, accigliata.
<< Beh, spero non si faccia più vivo >> sorrise maligna Merope, sapendo che tali insinuazioni infastidivano molto la strega << Anzi, spero sia morto. >>
Le due sorelle sospirarono con un misto d’incredulità ed esasperazione.
<< Prova a ripeterlo! >> disse Bella.
<< Spero sia morto >> ripeté Merope.
<< Tu, piccola sudicia… >> la Mangiamorte afferrò la bacchetta con l’intento di attaccarla, sotto lo sguardo incredulo di Narcissa che non realizzò in tempo ciò che voleva fare la sorella.
<< Expelliarmus! >> esclamò una voce alle loro spalle, prima che la bacchetta di Bellatrix volasse dall’altra parte della sala.
Le donne si voltarono e videro Codaliscia, Rodolphus e Selwyn irrompere nel soggiorno. Rod teneva levata la sua arma contro sua moglie, la quale gli rivolse un’occhiataccia.
<< Non è troppo presto per fare festa? >> le chiese Lestrange.
<< Ciao, ragazzi! >> li salutò felice la bambina, che ultimamente stava trovando più gradevole la loro compagnia.
Bellatrix sbatté le braccia: << Ora che ho la possibilità di torturarla, me lo impedisci? >>
<< Non fare i capricci. >>
<< Oh, certo! >> sbottò lei.
<< Come stai? >> domandò Selwyn a Merope.
<< Molto meglio, grazie. Gli altri non sono venuti? >>
<< Non sappiamo se verranno >> replicò Rod << È qui il Signore Oscuro? >>
Narcissa scosse il capo: << A quanto pare si è volatilizzato >>
<< Cosa? >> squittì Minus << Non vi ha detto dov’è andato? >>
<< No… >>
<< Senza dire niente? >> continuò l’Animagus.
<< Me lo sto chiedendo anch’io >> sospirò Bellatrix.
<< Sul serio? È piuttosto strano… >> disse Sel, togliendosi il mantello.
<< Perché siete preoccupati? >> esordì d’un tratto Merope, che si guadagnò le facce perplesse dei Mangiamorte << Io al posto vostro sarei felicissima. Non c’è quel mostro tra i piedi, finalmente! >>
<< Ma parla per te! >> sbraitò la luogotenente di Voldemort << Al contrario tuo, noi non abbiamo problemi personali con lui! Perciò piantala! >>
Merope assunse una smorfia disgustata e finì di bere il suo latte: << Tenetevelo pure. >> poi si alzò e andò verso l’uscita << Io esco >>
<< Esci? Non ti sei ancora ripresa! >> fece Narcissa.
<< Mica non posso muovermi, eh >>
<< E dove vai? >>
<< Ehm… a fare una passeggiata… >> disse evasiva la piccola, ma i colleghi si scambiarono sguardi eloquenti.
<< Davvero? >> incrociò le braccia Rodolphus.
Merope annuì: << Sì… solo una passeggiata >>
<< Ci nascondi qualcosa? >>
<< No, perché? >> sudò freddo lei.
<< Ci nascondi qualcosa >> confermò Codaliscia.
<< Beh, che c’è? Dovete controllarmi anche voi? Non bastava Voldemort? >> sbuffò Merope, seccata.
<< Vorremmo solo sapere cosa devi fare >> puntualizzò Selwyn.
A quel punto Merope cedette, per farli stare zitti: << Vado a trovare il mio migliore amico >>
Ai Mangiamorte ci volle un secondo in più per capire cosa ciò significasse.
<< Aspetta… >> soffiò Bellatrix, seguita dal marito.
<< Non parlerai di… >>
Narcissa, Codaliscia e Selwyn in quel momento compresero, mentre una vaga nausea dipingeva i loro volti.
<< Il mio migliore amico Babbano, esatto. >> Merope alzò gli occhi al cielo quando i presenti esibirono lamenti sconvolti.
<< Che schifo >> commentò Bella.
<< Incommentabile >> muggì Codaliscia.
<< Ho per caso detto che dovete venire con me?? Sono mesi che non lo vedo e ho bisogno di parlare con qualcuno! >>
<< Sì, ma non con un Babbano! >> sbottò schifato Selwyn << Con noi non puoi parlare? >>
Merope ridacchiò: << Intendo con qualcuno della mia età! >>
<< Che è un Babbano >> rincarò la dose Rodolphus.
<< Uffaaaa! Voi state qui, torno tra qualche ora! >> sbuffò la piccola, girando sui tacchi.
Selwyn allora se ne uscì con: << è quel bambino di cui eri innamorata? >>
<< Esatto, ma è acqua passata >>
<< Non è che adesso tradisci mio nipote con quello?? >>
Merope spalancò le labbra sgomenta, invece le sorelle Black e gli uomini iniziarono a ridere.
<< Perché a otto anni si può parlare di relazioni serie >> disse sarcastico Rodolphus.
Però Selwyn era austero: << Conosco Gaius e so che, in caso, ci rimarrebbe male. Guai a te se lo deludi! >>
<< Ma che…?? Ciao! E non provate a seguirmi! >> Merope scappò, a dir poco irritata dalle parole di Selwyn.
Lei amava Gaius, no Ian, e questo lo aveva capito da un bel po’ di tempo. Come osava pensare che lo avrebbe tradito?? Voleva soltanto andare a trovare il suo migliore amico dopo che lo aveva lasciato per raggiungere Hogwarts…
Le mancava molto stare con lui, giocare e sorridere spensierati. Dopotutto la sua famiglia l’aveva accolta sin dall’inizio, appena resuscitò, quindi era particolarmente legata all’amichetto e ai suoi genitori…
In seguito all’attacco di Voldemort e la storia su sua madre, Merope percepiva un vuoto dentro incolmabile. Sfogarsi con qualcuno che l’avrebbe fatta sentire compresa e amata divenne la sua priorità, e Ian era perfetto per questo scopo.
Passò un quarto d’ora quando la bambina arrivò nella cittadina di Greath Hangleton.
Tantissimi ricordi emersero nella sua mente, di quel piccolo villaggio che nel corso dei decenni è andato sempre più ingrandendosi.
Le piazze, i negozi, le scuole, le vie e le abitazioni storiche erano ancora presenti dopo tutto quel tempo.
Sperava di non incontrare gli altri amichetti per strada o qualche adulto preoccupato per le sue ferite non ancora rimarginate… il suo unico desiderio era parlare con Ian, il resto non contava.
Qualche minuto più tardi, Merope si trovava ormai a pochi metri di distanza dalla sua casa. C’era molta gente in giro perché era estate, e giustamente i ragazzini si davano appuntamento nelle piazze o nelle stradine per giocare.
Poco prima di raggiungere la casa dell’amico, delle urla in lontananza la distrassero. Si voltò e riconobbe la comitiva di Ian che giocava con animo a pallone. Avrebbe voluto nascondersi, se non fosse che in mezzo ai ragazzini c’era proprio lui…
Il suo cuore batté forte per l’emozione.
Si avvicinò cauta, e arrivò proprio nel momento in cui Ian fece gol e gridò vittorioso con i suoi compagni.
Uno di loro si accorse di Merope, che rimase dietro senza fiatare, guardando a terra per la vergogna, e questi assunse un’occhiata sconvolta.
A poco a poco tutti smisero di festeggiare e guardarono Ian.
<< Che succede? >> chiese lui, voltandosi indietro. Le sue palpebre si sgranarono, le sue mani tremarono.
Merope gli sorrideva imbarazzata, cercando di coprirsi là dove era stata ferita dal fratello la sera precedente.
<< M-Merope…? >>
<< Noi abbiamo da fare un servizio adesso… ci vediamo domani, Ian. >> il bambino gli fece l’occhiolino e, insieme agli altri, li lasciarono appositamente da soli.
<< Merope?? >> stavolta era il Babbano che sorrideva, felice e sconvolto allo stesso tempo.
<< Mi sei mancato tanto… >> non terminò la frase che subito venne avvolta dalla stretta stritolante di Ian.
<< Anche tu mi sei mancata!! >> quasi pianse a quel bellissimo miraggio. Lei, la sua migliore amica, la persona di cui era innamorato follemente, era lì e non era affatto un sogno << Ma ti sei tagliata i capelli? >>
<< Sì, ahahah! >>
<< Stai molto bene! >>
<< Grazie! ...Ahi! >>
<< Oh, scusa… >> Ian si staccò, ma solo lì si accorse che la bimba era ferita ed era coperte di bende.
<< Non ti preoccupare… >> liquidò, mantenendo a stento il sorriso iniziale.
<< Ma che ti è successo?? >>
<< A-ahia! >> continuò lei, ora col sorriso completamente svanito << Non è nulla… ti spiegherò tutto >>
Ian la accompagnò su una panchina dove poter riposarsi. Lui le si sedette vicino, guardandola con apprensione. Aveva numerose ustioni sulle braccia e sul collo e quella visione non fece che montargli una rabbia smisurata.
<< Merope… chi ti ha ridotto così? >>
Lei incrociò le iridi smeraldine con le sue.
Non era cambiato nonostante fosse passato un sacco di tempo. I suoi occhi color oceano che gli donavano uno sguardo intenso e i capelli castani disordinati… forse era cresciuto di un paio di centimetri, ma per il resto era rimasto identico a come lo aveva lasciato.
Il suo tono dolce, che aveva il potere di calmarla ogni volta, la intenerì.
<< Avevo bisogno di parlare con qualcuno di cui mi fido ciecamente >> inarcò le labbra all’insù e lui arrossì << N-non è facile per me… questo periodo… >>
<< Dimmi tutto >>
Una lacrima rigò il viso di Merope, che cercava di non palesare la sua infinita tristezza.
<< Ieri… m-mio fratello mi ha fatto del male >> rivelò in un sussurrò e scoppiando a piangere.
Ian era senza parole: << Cosa?? V-vuoi dire… Voldemort? Lui ti ha fatto questo?? >> e alla sua conferma, il bimbo non voleva crederci.
<< Si è infuriato perché gli ho detto che odio la magia >> ad ogni sillaba la bimba lacrimava a fiotti << E lui ovviamente non poteva accettarlo… >>
<< Scusami… ma non lo avevi abbandonato? >> esclamò il bambino, sgomento << Mesi fa… ti eri divisa da lui o sbaglio? >>
Merope sospirò più volte. Discutere di ciò le stava costando più fatica del previsto.
<< Sì, ma a un certo punto sono tornata. Volevo rivederlo, mi mancava… che stupida che sono >>
<< Non ti aspettavi che lo facesse, eh? >> chiese Ian, comprensivo.
Lei annuì, gli occhi gonfi: << Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai toccata… >>
Il migliore amico l’abbracciò per consolarla, anche se il suo tentativo risultò vano. Merope non la smetteva di piangere e le sue ferite sanguinavano ancora.
<< Sai? Neanche io lo credevo. >> rivelò il Babbano in un sussurro << Insomma, è terrificante, fa venire i brividi… ma quel giorno avrebbe potuto uccidermi benissimo e non lo ha fatto solo perché tu lo hai implorato… capisci che per amore nei tuoi confronti ha rinunciato ad eliminare un Non-Mago che lui tanto odia? >>
<< Amore nei miei confronti? >> Merope quasi si mise a ridere << Per favore! Non ci casco più, lui non può provare amore, né per gli altri né per me! Ho sempre pensato di conoscerlo fino in fondo e che nel profondo qualcosa fosse cambiato… ma non è affatto così! Ultimamente ha iniziato a trattarmi male e il culmine è stato ieri. Gli ho detto che odio la magia proprio perché è stata quella a rovinarlo, a renderlo meno umano! E lui cosa fa? Mi tortura! Beh, è davvero troppo! >>
Ian l’ascoltò dall’inizio alla fine e non poté non darle ragione. Non immaginava nemmeno cosa stesse provando dentro di lei.
<< Mi dispiace. >>
<< A volte penso a cosa diavolo avevo in testa quando decisi di tornare sulla Terra >> rifletté arrabbiata, guadagnandosi uno sguardo di rimprovero da Ian.
<< Lo hai fatto per una giusta causa >>
<< Giusta causa… >> le pupille di Merope si levarono al cielo e una lacrima ribelle rigò il suo viso << Voglio tornare dalla mia amica Ariana… voglio rivedere Eric, che è morto per colpa mia… >>
<< Sei davvero convinta che non ci siano più speranze? >> domandò serio il bambino Babbano.
Merope annuì avvilita: << Ormai ci ho rinunciato >>
Qualche minuto di silenzio precedettero la curiosità di Ian.
<< Ma se tu adesso sei qui… lui… >>
<< Siamo rifugiati nella cittadina accanto… ma stamattina è come sparito >> lo interruppe la piccola Riddle, pensierosa.
<< Sparito? >> chiese con ansia, voltando la testa da tutte le parti per timore che stesse origliando di nascosto.
<< Non è qui, sicuro. Si tiene alla larga da tutto ciò che sembra vagamente Babbano. >> rispose lei << Se devo dirti la verità, la cosa non mi disturba. Spero sia andato lontano e che non torni più… ne ho abbastanza. Non gli voglio più bene! >>
Ian si stupì di quella frase detta con così tanta enfasi: << Ma tanto non lo dici sul serio >>
<< No, Ian. Per me non è più mio fratello! Voglio eliminare tutta la mia famiglia, a partire da mia madre. È stata lei la causa di tutto questo. >> commentò aspra.
<< La tua mamma? Cosa è successo con tua madre? >>
<< Ho scoperto che mi ha sempre mentito e ora la odio! È da lei che ho ereditato la magia… vorrei solo diventare Babbana e finirla con tutti i miei problemi… >>
<< Ma tu non sei una Babbana. >> replicò severo Ian << Non puoi odiare te stessa! La magia fa parte del tuo essere! >>
Merope gli lanciò un’occhiataccia: << Possibile che nessuno mi capisce?? >> fece per andarsene via a passi pesanti, quando l’amico la fermò.
<< Aspetta! >>
Lei prese ad ascoltarlo, di spalle.
<< Merope… tuo fratello ha sbagliato e deve fare i conti con la sua coscienza. Però tu non puoi negare le tue origini e i tuoi poteri per un torto subìto! >> cercò di risultare calmo mentre pronunciava quelle parole taglienti, aspettando solo la reazione della bambina.
Infatti essa non tardò ad arrivare: si girò verso di lui e lo guardò con le lacrime agli occhi.
<< Non l’ho deciso per ciò che mi ha fatto Voldemort! >> disse singhiozzando << Ian, la magia ha causato la mia morte! Ha fatto a pezzi mio fratello! E non ho un padre perché non gli piaceva la magia! >>
<< Sì, ma… >> fece una pausa, imbarazzato, poi le rivolse uno sguardo solare << Grazie alla magia ti ho conosciuta… >>
Merope si bloccò, colpita da quell’inaspettata uscita.
<< E a me la magia piace… >>
A poco a poco tra di loro calò il silenzio, spezzato solo dal fischio del vento estivo e dalle voci echeggianti dei bambini che giocavano.
Qualcosa le diceva di attendere. Il volto di Ian divenne paonazzo.
<< Non so come dirtelo >> soffiò timido il bambino.
<< È con me che stai parlando, non avere paura >>
Ian respirò a pieni polmoni, cercando di raggruppare ogni goccia di coraggio che aveva in corpo per confessare ciò che da molto tempo teneva nascosto. Ogni volta non riusciva a reggere la bellezza dell’espressione innocente dell’amichetta, dei suoi smeraldi luminosi e del suo sorriso perfetto.
<< Da quando ti ho conosciuta e mi hai rivelato di essere una strega, ho sempre pensato di quanto sia magnifico il tuo mondo >> disse velocemente, rosso in viso << Per me la magia non è una cosa negativa, ma una bellissima qualità. E tu… beh… tu mi piaci anche per questo >>
Merope rimase immobile finché non terminò, poi sgranò le palpebre.
<< Quello che voglio dire è che… tu mi piaci molto, Merope, e… ecco io, insomma… sono innamorato di te fin dall’inizio… >> balbettò alla fine, super imbarazzato.
Lei non si aspettò minimamente una cosa del genere e non sapeva come ribattere. Lo conosceva da più di un anno, era certa che da parte sua ci fosse solo amicizia e tanto affetto… non credeva possibile che il migliore amico Babbano potesse provare dei sentimenti nei suoi confronti.
Sentì una morsa al petto, ricordandosi di come mesi prima, in seguito all’uccisione di Cesar e Johnson, una scintilla d’amore la trafisse davanti all’audacia di Ian, che, nonostante senza difese, era intervenuto per proteggerla contro i due maghi pericolosi.
Anche Merope, in quell’occasione, si era innamorata perdutamente di lui. Tuttavia, durante il soggiorno a Hogwarts, si era accorta che quella fugace passione in realtà non fosse grande quanto l’affetto provato per il maghetto Gaius.
Quella cottarella non era nulla in confronto al legame instaurato col suo fidanzatino. Non aveva bisogno di riflettere su ciò, perché ne era estremamente convinta.
La consapevolezza precedette la tristezza. Il passo più difficile sarebbe stato dirglielo.
<< …E mi chiedevo se tu provassi la stessa cosa >> concluse Ian, le pupille ostinate verso il marciapiede.
<< Oh, wow… >> arrossì << E chi l’avrebbe mai detto? >>
<< Ahahaha… >>
<< Ehm… ok, ascolta >> sospirò la piccola Riddle << Sono felice che io ti piaccia… e che il fatto che sono una strega non ti dia fastidio… >>
Non trovava le parole giuste per dirgli la verità.
<< Quindi…? >> chiese Ian, ansioso e col cuore battente.
Merope incrociò finalmente il suo sguardo e replicò: << Io… non ti ho riferito una cosa importante >>
<< C-cosa? >>
<< Ho il fidanzato >>
La faccia di Ian, dapprima fiduciosa, si rabbuiò. Alla bambina si spezzò il cuore poiché era evidente che ci sperava tantissimo. Ma del resto non poteva prenderlo in giro, lei non era come sua madre.
<< Hai il fidanzato? >> si sforzò di non rimanerci troppo male.
<< Sì… l’ho conosciuto a Hogwarts, lui è figlio di maghi >> rispose Merope.
<< Ah… >>
<< So che non era questo ciò che volevi sentire >> si scusò, avanzando verso di lui.
Il Babbano scosse il capo: << No, tranquilla! Ero solo… convinto che mi ricambiassi, non… io sto bene! >> lo disse più a sé stesso che all’amica, ma le lacrime già iniziavano a scendere sulle sue guance.
<< Ian, tu sei il mio migliore amico e non ti mentirei mai. Non direi la verità se insinuassi che tu mi piaci e il mio fidanzato no… io sono innamoratissima di lui… >>
<< Perché è un mago, giusto?? >>
<< No! Ian, non è così! Io non guardo lo stato di sangue delle persone, non mi farei problemi se l’altro fosse Babbano, Nato-Babbano o chi che sia, anche se mio fratello è Lord Voldemort! Il fatto che fosse Purosangue è solo una casualità, ciò che mi ha attratta è stata la sua personalità e il suo carattere. >>
<< Anche a me non importa se tuo fratello è Lord Voldemort! >> urlò all’improvviso, ricevendo il volto scuro della bambina, alla quale sfuggì una lacrima.
<< Io amo lui, Ian… >>
<< Capisco >> sussurrò distrutto il bambino, accorgendosi di aver esagerato e di aver agito d’impulso << Ti chiedo scusa, Merope… >>
<< Non devi >> fece lei << Hai fatto bene a confessarmelo. I migliori amici si dicono tutto, no? >>
Alla parola “migliore amico” Ian ricevette una coltellata.
<< Già… hai ragione. >>
<< Oh, Ian… >> lo abbracciò intensamente << Mi dispiace tanto, sappi che ci sarò sempre per te e ti vorrò sempre bene >>
<< Anche io. Spero almeno sia un tipo apposto e che non ti faccia soffrire >> biascicò a sforzo il Babbano, come se ogni secondo dovesse combattere contro la sua voglia di piangere.
Merope gli sorrise di rimando, poi estrasse dalla tasca del vestito una foto magica.
<< Certo che è un tipo apposto! >> esclamò, mostrandola fotografia in cui i protagonisti si muovevano << Questa ce l’ha fatta un amico di nome Hagrid >>
Ian vide i due ragazzini mentre, all’esterno del Castello, si abbracciavano divertiti e si baciavano.
Non fu per niente bello ammirare quello spettacolo, ma il piccolo non lo diede a vedere. Piuttosto, ciò che gli saltò all’occhio fu un’altra cosa.
<< Ma è grande? >>
<< Ha 11 anni, si chiama Gaius >>
<< 11 anni? Ma… >>
<< No, non è troppo grande per me. >> rispose subito, dato che sapeva già la natura della domanda << Non ragionare come Voldemort, ti prego… >>
Ian inarcò un sopracciglio.
<< Lo dice anche lui, lo chiama pervertito. Nessuno vede in Gaius quello che vedo io… >>
<< A me basta che ti rispetti >> disse d’un tratto Ian, la voce tremante << Se per caso ti fa qualcosa non esitare a venire da me >>
Merope si mise a ridere: << Lui è tutto tranne che violento, non farebbe male a una mosca. Al contrario di mio fratello! >>
<< Ah beh, quello è sicuro… >> rise anche Ian.
<< Ci siamo divisi giorni fa perché io volevo tornare da Voldemort, ma adesso penso che avrei fatto meglio ad andare a casa di Gaius… avrei evitato quel mostro e la sua violenza. >> continuò.
<< Merope >>
<< Puoi non chiamarmi con quel nome? Mary va benissimo >> lo interruppe.
<< Perché, scusa? >> chiese confuso l’amichetto, ma lei liquidò.
<< È il nome di mia madre. Sentirlo mi ricorda con che razza di donna ho avuto a che fare >>
Ian era senza parole, però non aveva voglia di contraddirla, così ci passò sopra: << Come vuoi… ehm, senti, io… >>
<< Sì? >> gli chiese premurosa.
<< Volevo dirti che hai tutto il mio appoggio e… insomma, l’importante è che tu sia felice con Gaius >>
Gli costò molto pronunciare una frase così difficile, ma ciò che fece Merope pochi secondi dopo gli riempì il cuore di gioia.
Lo strinse forte, quasi stritolandolo: << Grazie, amico mio… >>
Lui la ricambiò e per parecchi istanti avrebbe voluto che quel momento non finisse mai… infine si staccò ed entrambi si scambiarono un raggiante risolino.
<< Ora che farai? >>
Alla domanda di Ian, Merope buttò l’occhio sul cielo azzurro e l’aria estiva che le accarezzava il viso. Ci pensò qualche secondo.
<< Dovrei tornare nel rifugio >>
<< Vuoi che ti accompagni? >> soffiò dolcemente, preoccupato per sue le ferite non ancora rimarginate.
<< Possiamo aspettare >> e gli lanciò un sorrisetto mentre afferrava il pallone con il quale poco prima Ian stava giocando insieme ai compagni << Che ne dici di una partitina solo tu e io? >> propose solenne, guadagnandosi lo stupore e poi la felicità dell’amico.
<< Ne sei sicura? Non provi dolore? >>
<< Nah, non preoccuparti! >>
<< Ok, ci sto! >>
Giocarono a calcio per due ore. Si divertirono un mondo, come i vecchi tempi. A Merope serviva proprio una ventata di aria fresca, un po’ di serenità dopo intere giornate da dimenticare… Ian si era dimostrato molto comprensivo e per quanto riguardava la relazione tra lei e Gaius, aveva deciso di non intromettersi e di accettarlo. Dopotutto era stata sincera e lo apprezzò molto.
Certo che proseguire la vita col primo amore andato in fumo sarebbe stata dura, ma Ian non avrebbe mollato. Il suo affetto non era cambiato e per lei provava ancora qualcosa di profondo. Ciò che poteva fare era augurarsi che Merope fosse felice, che Voldemort non le facesse più del male e che la loro amicizia avrebbe resistito di lì fino alla fine dei suoi giorni.


 

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Capitolo 47
*** CAPITOLO 47 ***


Mezzosangue

Come succede ogni volta che ci si diverte, le ore passarono in un lampo a Great Hangleton e Merope dovette tornare nel rifugio prima che diventasse buio.
Ian si offrì di accompagnarla, ma la bambina gli disse che sarebbe stato meglio che fosse da sola per evitare possibili reazioni sgradite da parte dei Mangiamorte nel vedere il Babbano gironzolare intorno casa Riddle.
Tuttavia, quando Ian se ne andò, sentì un’irrefrenabile desiderio di andare al cimitero della città.
Non ci avrebbe messo troppo, in fin dei conti doveva visitare solo la tomba di un amico.
Nonostante il sole calato da tempo, il cielo continuava ad emettere una lieve luce color arancio all’orizzonte. Un tramonto così bello non lo vedeva dall’ultima uscita con Gaius sul Lago Nero, a Hogwarts.
Subito scacciò quei fugaci pensieri nostalgici e dopo qualche minuto giunse alla sua meta.
La propria lapide e quella di sua madre spiccarono tra le altre, ma Merope ebbe un conato di nausea solo a intravedere il sepolcro di Gaunt. Lo superò e cercò con lo sguardo quello di Eric, il suo ex migliore amico barbaramente massacrato dagli Auror che in passato uccisero anche lei.
Quando lo vide, pian piano vi si avvicinò, mentre il suo cuore afflitto piangeva sangue. Il nome “Eric Ward” e la data di nascita e di morte spiccavano a chiare lettere sul bianco perla della pietra sepolcrale. La foto attaccata sulla lastra lo ritraeva sorridente, quasi a voler burlarsi del brutto destino cui era stato protagonista.
Merope cadde in ginocchio.
I famigliari aveva deciso di seppellirlo nella sua città natale, nonostante non ci vivesse più da tantissimi anni. Per la bambina fu una scelta saggia.
Era un bellissimo uomo, dolce, gentile… esattamente come lo era da piccolo. Fu il suo temperamento a farla innamorare di lui all’epoca, ma ora, consapevole di essere stata la causa della sua dipartita, non poté non piangere a dirotto.
<< Perdonami, amico mio… non dovevo immischiarti nei miei pasticci >>
Per parecchi minuti non si mosse da lì, riflettendo sulle sue scelte e sulle conseguenze che hanno comportato nella sua vita. Più passava il tempo, più si rendeva conto di quanto avesse sbagliato a tornare sulla Terra.
Eric sarebbe stato ancora vivo se tutto fosse rimasto così com’era. Il suo coraggio nell’affrontare il pericolo pur di aiutarla non se lo sarebbe mai dimenticato… provava un profondo senso di gratitudine nei suoi confronti che si disse che quella memoria l’avrebbe conservata per sempre nel cuore.
<< Cosa farei per riaverti qui, Eric… siamo ancora amici, vero? >> chiese tra le lacrime e i singhiozzi.
<< Non credo che un morto possa risponderti >>
Merope sussultò alla voce improvvisa di un uomo alle sue spalle: << Rodolphus! Che spavento! >>
Il mantello scuro del Mangiamorte svolazzava dolcemente tra il vento e rendeva il suo volto ancora più indurito di quanto non fosse già.
<< Quando avevi intenzione di tornare?? >> la rimproverò a braccia conserte.
La bambina si asciugò in fretta la faccia dalle lacrime: << Non mi sono accorta dell’orario >> non si alzò; non voleva lasciare il suo amico da solo.
<< È da stamattina che sei andata via. Ora che il Signore Oscuro non c’è dobbiamo sorvegliarti noi. Puoi farci il favore di non sparire più per un giorno intero? La vita è già abbastanza difficile senza che una bimbetta ce la sconvolga. >> commentò aspro.
<< Come, Voldemort non è ancora tornato? >> domandò Merope, stranita.
<< No… be’, se non ci ha detto nulla presumo non dovrebbe riguardarci. >> rispose col suo accento francese.
Merope tirò un sospiro di sollievo. Che quell’essere non fosse in casa Riddle non le dispiaceva affatto. Continuò a guardare la lapide incisa del defunto Eric e Lestrange la osservò perplesso.
<< Che cosa ci fai qui? In un cimitero? >>
<< Cosa si fa in un cimitero oltre a piangere un morto? >> soffiò sarcastica e malinconica insieme, non staccando lo sguardo dalla foto dell’amico.
<< Chi era questo tizio? >>
La bimba roteò le pupille, seccata dall’intrusione del Mangiamorte proprio in quel momento delicato: << Ricordi l’uomo che Codaliscia trovò davanti al cancello di Villa Malfoy? >>
Rod rammentò: << Quello che hanno ucciso per cui poi sei impazzita? >>
<< Sì… è lui. >>
<< Dicesti che era un tuo conoscente o sbaglio? >> chiese in tono serio, Lestrange.
<< Non sbagli… >> disse Merope, abbattuta << Era un mio compagno d’infanzia e… be’ >> arrossì un po’ prima di proseguire << Anche il mio fidanzatino >>
La faccia di Rodolphus valeva più di mille parole: << Era fidanzato con te?? >>
<< Da bambini! >> precisò Merope scuotendo la testa.
<< Ahh! Menomale! >> rise lui << Adesso capisco perché ti eri arrabbiata così tanto alla notizia della sua morte >>
<< Mi sono arrabbiata perché lo hanno ucciso solo perché lo conoscevo. >>
<< Fammi capire >> esordì il mago dopo interminabili secondi di silenzio << Sei stata tutta la giornata in un cimitero a fissare la tomba di un vecchio Babbano, nonché il tuo ex? >>
<< No! Fino a poche ore fa sono stata col mio amico Ian a giocare! >>
<< Ah, non intendevi il morto? >>
Merope sbuffò, alzandosi: << Lascia perdere… torniamo a casa! >> disse, leggermente scossa da brividi di freddo.
<< Guarda che anche se è estate, la sera fa freschetto >> puntualizzò beffardo Rodolphus, che la guardò severo.
La bimba mise il broncio: << Non prevedevo mica di fare tardi! >>
Neanche il tempo di dirlo, che il Mangiamorte si tolse il mantello per sfilarsi la maglietta che aveva indosso.
Merope arrossì di colpo nel vederlo a torso nudo.
<< Tieni >> Rod le porse la maglia, ma Merope era come incantata << Vogliamo fare notte?? >>
<< Oh, scusa! >> tutta rossa, la bambina afferrò l’indumento e si coprì, continuando a guardarlo in maniera strana.
Lestrange l’aveva già capita e un ghigno divertito abbellì il suo volto.
<< Che c’è, non hai mai visto un uomo a petto nudo? >>
<< Perché non divorzi da Bellatrix? >> chiese senza pensarci due volte, ancora ipnotizzata da quella visione paradisiaca, tuttavia nell’attimo seguente si accorse del danno e si tappò la bocca.
<< Cosa? Ahahahah! Tu mi fai paura, sai? Andiamo >>
Iniziarono ad incamminarsi e Merope, sempre paonazza, si rivolse all’uomo e disse: << Sul serio, perché non ti separi? Ormai lo sanno tutti che non vi amate >>
<< Tra Purosangue il divorzio non è visto bene >> spiegò in poche parole << E anche se fosse io non voglio separarmi >>
<< Ma che senso ha? Non avete nemmeno figli! >>
<< E allora? Una coppia non è obbligata ad allargare la famiglia >> rispose in disappunto Rodolphus.
Merope corrugò la fronte, confusa: << Be’, se non avete figli significa che non vi siete mai baciati. Come fate a resistere? >>
Rodolphus si fermò e scoppiò a ridere a crepapelle.
<< Perché ridi?? >> chiese la bambina, accigliata.
<< Niente… >> quando smise di sghignazzare, la fissò cercando di rimanere serio << E tutti i tuoi bambini dove li nascondi? >>
<< Come? >>
<< Proprio ieri ci hai detto che a Hogwarts tu e il tuo fidanzato non facevate altro che baciarvi… sarai rimasta incinta, no? >> era ovvio che fosse sarcastico, seppur Merope non se ne rendesse conto.
Un sorriso consapevole la illuminò: << Credi di prendermi per stupida? >>
Rodolphus stava per replicare “sì” quando la bimba proseguì.
<< Io sono troppo piccola per avere figli! Sfrutto questo periodo per baciarmi con Gaius in tranquillità, poi da grande lo farò solo se deciderò di avere un bambino! >> spiegò con una sicurezza tale da far morire dalle risate il Mangiamorte.
<< Io non capisco cosa ci troviate di divertente! >> esclamò seccata, ricordandosi che oltre a lui risero anche Voldemort e Bellatrix per lo stesso motivo.
<< Rido al pensiero di te, una mocciosa piagnucolona, che già vuole diventare madre >> s’inventò il francese, non sapendo come giustificarsi << Ne se già convinta, eh? >>
Merope gli lanciò uno sguardo di sfida: << Certo che sì! È il mio sogno avere dei bambini! >>
<< E Lord Voldemort sarebbe d’accordo? >> domandò all’improvviso il mago, guadagnandosi l’espressione scandalizzata della piccola.
<< Perché dovrebbe importarmi della sua opinione?? Per me non è più mio fratello! >>
<< Lo so >> Rod si apprestò a rimediare << Ma se in futuro vedesse i tuoi figli come una minaccia? >>
<< Cosa?? >> Merope era a bocca aperta.
<< Be’… lui è… ecco, come dire… ossessionato dal potere. Un eventuale parente stretto lo considererebbe… >>
Merope lo interruppe: << In quel caso avrebbe ucciso me da un bel pezzo! >>
<< Ma tu sei femmina >> le fece notare il mago.
<< Che c’entra che sono femmina?? >> ora la bambina incominciava a scaldarsi.
<< C’entra eccome. Lord Voldemort non ha molta considerazione delle donne… pensa che siano inferiori >>
<< Ah, buono a sapersi! Mi considera inferiore! >> sbottò Merope, incredula << Intanto l’ultima volta mi fece una scenata senza senso perché aveva paura che io volessi prendere il suo posto! >>
<< E questo quando è successo? >>
<< Prima che lo abbandonassi! >>
Rodolphus la guardò con stupore: << Non lo sapevo… in ogni caso, secondo me, non sarebbe contento che ti facessi una famiglia, specialmente se hai la possibilità di avere figli maschi… >>
<< Di certo non devo chiedere a lui se posso fare figli o no, maschi o femmine che siano! E poi, tranquillo, saranno molto più educati e rispettosi di quel brutto mostro! Non permetterei mai che intraprendano la strada del male, o peggio, la sua strada. Li ammazzerei, piuttosto! >>
<< Ok, era una domanda stupida, pardon. >> alzò le mani il Mangiamorte, zittendo quella conversazione che per poco sarebbe sfociata in una litigata.
Ora, però, la bambina venne travolta da una nuova ondata di paura. Ciò che aveva insinuato Rodolphus non era poi così assurdo, Voldemort era capace di qualsiasi cosa pur di non avere nessuno tra i piedi nella sua ascesa al potere.
Tentò di non pensare al peggio, ma la disperazione si fece strada nel suo animo già abbastanza ferito. Il pensiero che in futuro sarebbe potuta essere mamma le stava dando la forza di vivere quella vita oramai per lei insensata, ciononostante Rodolphus le aveva appena messo dei dubbi anche su tale possibilità.
Aveva ragione sul rischio di mettere al mondo dei figli che Voldemort, nella sua mente malata, avrebbe considerato nemici? Sarebbero stati al sicuro con il Signore Oscuro in agguato?
Le veniva da piangere… il suo desiderio più grande si sgretolò sotto i suoi piedi come un castello di carte.
<< Indovinate chi è tornato? >> esordì l’uomo dopo essere entrato in soggiorno insieme a Merope.
Non lasciò trapelare i suoi sentimenti. Non voleva affrontare altre discussioni.
Le sorelle Black, Codaliscia e Selwyn non avevano ancora lasciato l’abitazione.
<< Oh, era anche ora! >> borbottò Sel, posando la Gazzetta del Profeta sul tavolo.
Narcissa, che stava facendo avanti e indietro nella stanza, tirò un sospiro di sollievo appena la vide.
<< Cavoli, ero così preoccupata! >> disse abbracciandola << Non devi tardare così tanto, Merope! Come vanno le…? >>
<< AHI! >> urlò la bimba al tocco della strega.
<< …Ferite… >>
Bellatrix, che al contrario di Narcissa non badò minimamente alla mocciosa, fissò il marito con tanto d’occhi.
<< Siamo in spiaggia, per caso?? >> lo aggredì, puntando la sua maglietta attorno alle spalle di Merope.
Rod replicò senza battere ciglio: << Aveva freddo. >>
<< E certo, aveva freddo! >> sbottò Bellatrix << Conciato così chissà quante donne Babbane ti ci avranno fatto un pensierino! >>
<< Tranquilla, ci ho fatto solo io il pensierino >> rispose beffarda Merope, prima che Selwyn, Codaliscia e, suo malgrado, Narcissa scoppiassero in una sonora risata.
<< E aggiungo che tuo marito è davvero un bel gnoccolone >> disse facendogli l’occhiolino.
I presenti, tranne Bellatrix, erano piegati in due.
<< Che c’è, non posso apprezzare anch’io un po’ di carne fresca? >>
<< Grazie >> rispose ironico il Mangiamorte, che si riprese l’indumento e finalmente si coprì.
<< Precoce, eh… >> commentò Minus, sconvolto.
<< Io direi piuttosto pervertita >> puntualizzò la luogotenente di Voldemort.
Merope sbuffò: << Disse quella che ama Voldemort ma fa false scenate di gelosia per suo marito… >>
<< Non apriamo certi argomenti! >> l’avvertì Narcissa, accorgendosi subito della scintilla omicida nelle pupille della sorella << Allora, cosa hai fatto fino ad ora lì fuori? >>
<< Sono stata col mio migliore amico e poi sono andata un attimo al cimitero >>
<< Sì, a visitare la tomba di quel Babbano morto che trovammo davanti casa tua, Narcissa… >> spiegò veloce Rod.
<< Be’, visto che i figli lo hanno seppellito a Great Hangleton ne ho approfittato >> convenne la piccola.
<< Che tenerezza, quasi quasi mi commuovo >> sputò Bellatrix, ma Merope la ignorò.
<< La prossima volta avvisaci se devi stare via tutto il giorno. Eravamo preoccupati! >> la rimproverò la moglie di Lucius.
<< Va bene, va bene! >> disse seccata << Voi invece cosa avete fatto in mia assenza? >>
I Mangiamorte e Narcissa si scambiarono sguardi languidi, poi Bellatrix assunse un sorrisetto malevolo e Merope assottigliò le palpebre, sospetta.
<< Dovete dirmi qualcosa? >>
<< Ehm… >> biascicò Selwyn << Nulla, abbiamo solo scoperto che hai avuto una sosia >>
La bambina sembrava un pesce lesso dalla faccia che traspariva: << Prego? >> chiese, avvicinandosi. Restò impietrita da ciò che vide.
<< Siamo passati un attimo in soffitta e… >> spiegò vago il Mangiamorte.
Decine e decine di fotografie babbane in bianco e nero occupavano tutta la superficie del tavolo. Codaliscia teneva con fierezza in mano una di queste, che ritraevano una bambina bionda assomigliante a Merope.
<< Una sosia Babbana, a quanto pare >> rise Peter Minus, influenzando Selwyn e Bellatrix.
<< Non mi stupirebbe se fosse tua parente, mocciosa. In effetti da come ti atteggi potresti essere benissimo una sudicia Sanguesporco! >> commentò malvagia << Forse, più che sorella, sei la sorellastra di Lord Voldemort! >>
<< Suvvia, non esageriamo >> la calmò Selwyn, che non voleva sentire altri litigi da parte delle due << Però è comunque curioso. Praticamente sono due goccia d’acqua! >>
<< Che infantili, è una semplice coincidenza! >>
<< Sicuramente… >> approvò Narcissa.
Merope intanto li ascoltava e si chiedeva quale forza interiore la trattenesse dall’urlare a squarciagola.
Loro non conoscevano la verità poiché Voldemort, furbescamente, gliel’aveva nascosta. Adesso era giunto il momento, per lei, di smontare poco a poco una delle maggiori bugie inventate dal fratello per auto-elevarsi agli occhi dei suoi seguaci.
<< E se fosse vero, invece? Ci pensate? >> ribatté Bellatrix, con un sorriso perfido dipinto in viso << Figlia illegittima, a insaputa del Signore Oscuro! Può essere che la madre non gli abbia rivelato i fatti. >>
<< Ma che dici? >> Narcissa si sbatté una mano sulla fronte.
<< Troppa fantasia, tesoro >> disse Lestrange, scuotendo la testa.
<< Già. Secondo te Lord Voldemort avrebbe potuto nasconderci una cosa del genere? È solo una bambina che le somiglia, mica può essere… >>
<< Mia nonna >> lo interruppe Merope.
All’improvviso i presenti si girarono verso di lei a occhi sgranati.
<< Quella è mia nonna. >>
Gli altri si guardarono di nuovo e per un attimo pensarono stesse delirando, finché Bellatrix non se ne uscì con un grido esaltato.
<< AH! Avete sentito? Avevo ragione! Non è la vera sorella di Lord Voldemort, è una sporca Mezzosangue, lo sapevo! >>
<< ...Ed è anche la nonna di Voldemort >> concluse Merope, zittendo la Black all’istante.
Non ci fu una sola bocca che non fosse completamente spalancata.
<< Ma che cavolo stai farneticando?? >> sbottò Bellatrix, su tutte le furie.
Merope però era irremovibile: << Quello che non ti ha detto il tuo amato Signore Oscuro. Cosa c’è, pensavi veramente che fosse Purosangue? Le sue storielle le ha raccontate bene, peccato non siano vere. >>
Selwyn era a dir poco basito. Scambiò un paio di occhiate con Rodolphus, Codaliscia e Narcissa.
<< Ci stai dicendo che il Signore Oscuro è un Mezzosangue? >>
<< Entrambi lo siamo, perché abbiamo gli stessi genitori. Quella bambina è mia nonna, ovvero la madre di mio padre, che era un Babbano! Questa casa era di mio padre! >>
A quel punto i Mangiamorte persero il dono della parola, ma poi Codaliscia esordì timido.
<< A dire il vero… io lo sapevo >>
Bellatrix scattò la testa nella sua direzione, a mo’ di minaccia, mentre Merope asserì una smorfia del tipo “Menomale!”.
<< Lo sapevi?? >> chiese Narcissa, una mano che le copriva la bocca.
<< Sapevo che il padre era un Babbano >> confermò a occhi bassi.
<< Scusami >> intervenne Selwyn, ancora sotto shock << Quando lo hai scoperto?>>
<< Il giorno in cui l’ho aiutato a risorgere… uno degli ingredienti fondamentali del rito era l’osso del padre… >>
<< E hai notato che la sua tomba era in un campo santo babbano. Per non parlare del nome, babbano anche quello >> continuò per lui la bambina.
Codaliscia annuì tremante, perché lo sguardo furente di Bellatrix non smetteva di aggredirlo.
Merope non riuscì a non ridere a pieni polmoni dall’incredulità: << È il re della menzogna! >>
<< Non è niente di tutto ciò! >> ruggì la luogotenente di Voldemort contro la piccola, che la fissava dal piedistallo << Il Padrone è l’Erede di Salazar Serpeverde! Non può essere un Mezzosangue, lui li detesta quanto i Sanguemarcio! >>
<< Li detesta perché gli ricordano mio padre, che lui ha ucciso personalmente, tra l’altro. >> rispose tranquilla << Non vi ha detto nulla per il semplice fatto che si vergogna delle sue origini. Perché pensate abbia deciso di dividere la sua anima e avere quell’aspetto non umano? Per non assomigliare a lui! >> dopo averlo detto, prese una foto di Tom Riddle senior e gliela mostrò << Il nostro papà Babbano! Voldemort da giovane era spiccicato a lui! >>
<< Basta, non posso sentire certe sciocchezze!! >> esclamò furibonda Bellatrix.
Merope si voltò verso Narcissa: << Abraxas non vi ha mai raccontato di quando veniva a casa nostra? >>
La donna fu presa alla sprovvista: << Non che io ricordi… >>
<< Tks… quante volte ci faceva visita il caro papà di Lucius! Uno dei suoi primi Mangiamorte con cui ho avuto a che fare. >> soffiò, squadrando Bella come i raggi x << Ma ovviamente Voldemort gli ha proibito di rivelare i suoi segreti, persino ai suoi parenti! Abraxas sapeva dei miei genitori, sapeva che mio fratello odiasse essere Mezzosangue, odiasse il suo stesso padre! Con tutti gli altri ha inscenato una storia falsa sulla sua famiglia, dicendo di essere Purosangue e figlio unico, dopo che sono morta! Come potete vedere, però, non è così! >>
<< Non è vero, brutta mocciosa! >>
<< Non è vero?? >> gridò stavolta Merope, spaventando il resto dei presenti << Hai paura di amare un Mezzosangue, eh Bellatrix?? >>
La strega tirò fuori la bacchetta e gliela puntò sulla testa.
<< Bella! Non fare stupidaggini! >> la minacciò Rodolphus.
La bambina, indifferente al pericolo, riprese: << Non capisci… non capite! Vi ha mentito sulle sue origini per tutto questo tempo, vi ha fatto credere di far parte della famiglia perfetta di soli maghi! Be’, le cose sono molto diverse! >>
<< È assurdo… >> borbottò Selwyn.
Bellatrix gli lanciò un’occhiataccia: << Assurdo che la state ad ascoltare! Per esempio, il fatto che il padre è stato sepolto in un cimitero Babbano non significa che lo sia! >> disse rivolta a Minus.
<< Tom Riddle ti sembra un nome da mago Purosangue?? >> fece eco Merope, seccata dalla sua insistenza.
<< Ci sono un sacco di maghi che si chiamano Tom! >>
<< Ma ce la fai?? >>
<< Okay, mettiamo il caso che Lord Voldemort ci abbia mentito su questo punto >> Selwyn si schiarì la gola, cercando di zittirle << In fin dei conti non cambierebbe granché, comunque… >>
Adesso Merope scoppiò in una risata stridula: << Oh, giusto! A parte quel piccolo dettaglio di voler creare un impero di sole famiglie Purosangue quando lui è il primo che non lo è! >>
<< NON DIRLO! >> esplose Bellatrix.
<< Lo ha ammesso persino Codaliscia! >> ribatté la bambina alla strega << Possibile ti abbia accecata fino a questo punto?? Io e lui siamo di sangue misto, fattene una ragione! >>
Un ringhio percorse la gola della Mangiamorte, ma non attaccò. Abbassò la sua arma sotto gli occhi sgomenti dei compagni.
<< Se fossi in voi mi farei qualche domanda sulla coerenza del vostro Signore! Vi ha ingannato per anni al fine di essere adorato come un Dio! Cavolo, dove lo trovate il coraggio di servirlo?? Un essere cinico che non ci ha pensato due volte ad affidare a Draco un compito pericoloso, e tutto per fare un dispetto a Lucius! >>
Gli occhi di Narcissa si riempirono di lacrime.
<< Non nominare Draco! Ha ricevuto l’opportunità della vita, Lord Voldemort lo ha nominato Mangiamorte! >> disse Bellatrix, le pupille in fiamme.
<< Ma che opportunità?? Quella di suicidarsi? >> sbottò Merope << Il fatto che lo ha nominato Mangiamorte non vuol dire niente! Persino Voldemort ha timore di Silente!! >>
Bella in quel momento si mostrò più adirata che mai. Avanzò verso di lei a passi così pesanti che trasudavano minaccia.
<< Il Padrone non ha paura di nessuno! Ti consiglio di misurare le parole prima di dare fiato a quella boccaccia! >>
Merope rispose con lo stesso tono: << Sei contenta che tuo nipote debba combattere una battaglia persa? >>
<< Stiamo cercando una maniera per… >> iniziò Narcissa, singhiozzante.
<< Quindi lo farà? >> chiese la bambina, severa.
La moglie di Lucius annuì in silenzio: << Non possiamo rifiutarci, non lo capisci? >>
<< Lo ucciderà?? E come? >> fece sconvolta.
Narcissa non rispose e la piccola Riddle sospirò affranta, immedesimandosi nella donna e nella croce che stava affrontando.
Comprese di non poter aiutarla, che la loro posizione non era certo privilegiata a tal punto da poter opporsi al Signore Oscuro in persona. Non poté far altro che compatirla.
<< Io al posto vostro mi sarei ribellata. >>
<< Non funziona così >> esordì Selwyn << Ha avuto la possibilità di scegliere, ma ormai Draco ha accettato il suo compito, ha accettato di diventare un Mangiamorte, e i Mangiamorte sottostanno al loro Padrone. Forse non lo hai ancora capito, ma lui non ci ha obbligati a seguirlo >>
Merope ricordò le parole di Piton e un nodo alla gola la bloccò dal ribattere.
<< Siamo stati noi a volerlo, pur sapendo ciò a cui potevamo andare incontro… se sei dentro non puoi più uscire e ne siamo consapevoli. >>
<< Ma vi siete pentiti >> disse convinta Merope.
I presenti la guardarono male.
<< Non ci siamo mai pentiti >> sussurrò Rodolphus.
<< Sicuri? >> Merope si voltò verso Codaliscia, che si contraddiceva con lo sguardo.
<< Perché mi fissi? Io grazie al Signore Oscuro ho trovato la salvezza. >>
<< Ti ha fatto tagliare una mano per risorgere. >>
<< Ma me ne ha donata una nuova di zecca! >> esclamò di rimando, mettendo in mostra il palmo argentato.
<< Smettila! >> fece Bellatrix a Merope << Non provare a insinuare il falso! >>
<< Tu non ti sei mai pentita, Bellatrix, lo so… >> commentò velenosa.
<< Da cosa lo deduci che siamo pentiti? Guarda che se abbiamo acconsentito a certe cose è perché le condividiamo. Per quanto riguarda il passato del Signore Oscuro, può anche averci mentito sul suo stato di sangue o sulla sua famiglia, ciò non toglie che gli obiettivi che persegue siano sinceri >> le interruppe Selwyn, accigliato.
<< Allora auguri a voi e a Draco. >>
<< Aspetta! >> Narcissa fermò Merope che, seccata dalla situazione, si stava dirigendo in camera sua.
La bimba incontrò lo sguardo supplichevole della donna, la quale non ce la fece a trattenere le lacrime.
<< Ti prego… fa’ qualcosa per mio figlio… >>
<< Narcissa, io… >>
<< Per favore! >> insistette lei, disperata.
Bellatrix la fulminò: << Mi sembra che avessimo già stabilito un accordo, Cissy! >>
<< Lo so benissimo, ma lei ha più probabilità di…! >>
<< No >> le tagliò le gambe Merope << Non ho più probabilità dopo il male che mi ha procurato. Non sono mai riuscita a smuoverlo nonostante sia sua sorella, figuriamoci ora che ho chiuso con lui >>
La faccia della Black valeva cento coltellate e alla bambina fece molto male sapere di non essere utile a un’amica che aveva bisogno di aiuto.
<< Mi dispiace, Narcissa… ma non voglio più avere a che fare con… >>
<< Non preoccuparti, ho in mente cosa fare >> e lanciò un’occhiata fugace alla sorella << Volevo solo essere certa di avere un’alternativa >>
In seguito a qualche istante di religioso silenzio, Selwyn e Rodolphus si alzarono da tavola.
<< Sarà meglio che andiamo a casa >>
<< Sì, anch’io >> muggì Codaliscia.
<< Non ti dispiace se ti lasciamo sola, stanotte? >> chiese Selwyn alla bambina, che scosse il capo.
<< Bene, perché non credo nemmeno che in questi giorni ci saremo… almeno finché il Signore Oscuro non torna >> disse Rodolphus.
<< Nemmeno tu, Narcissa? >> chiese speranzosa.
<< No purtroppo, meno che mai gli altri Mangiamorte… sai, abbiamo famiglia, lavoro… >>
<< Ok, capisco >> replicò Merope << Me la caverò >>
<< In cucina, grazie a un incantesimo, compare del cibo ogni volta che lo richiedi. Quindi non dovresti avere problemi… >> la informò premurosa.
<< Basta, Cissy. Non si merita tutte queste attenzioni. >> commentò Bellatrix, spinta dal marito verso la porta.
La piccola roteò le pupille e le fece la linguaccia da dietro.
<< Non ti cacciare nei guai >>
<< Sì, Selwyn >>
<< E non uscire di casa per nessun motivo >> disse Minus.
<< Okay! >> sbottò Merope.
Narcissa l’abbracciò: << Appena troverò del tempo libero verrò a farti compagnia. Non farci preoccupare, intesi? >>
Merope le sorrise in risposta e annuì.
<< E non morire, altrimenti dovremmo risponderne noi! >> se ne uscì la luogotenente di Voldemort gridando dall’ingresso.
<< Non ascoltarla! >> seguì Rodolphus.
<< Ci vediamo presto >> sussurrò Narcissa alla bambina, poi la salutò insieme agli altri che abbandonarono l’abitazione Smaterializzandosi.
Merope fece per raggiungere le scale per salire in camera sua, ma si bloccò un attimo, decidendo di ammirare le vecchie foto sparpagliate sul tavolo del soggiorno. Suo padre e i suoi nonni, rappresentati in tutte le età, rispondevano alle sue occhiate tristi.
Pensò a come sarebbe stato se Voldemort non avesse creato gli Horcrux, se il suo aspetto fosse stato identico a quello del papà, senza l’incubo di avere un’anima divisa a pezzettini che lo rendevano un mostro.
Una riga di acqua salata bagnò la fotografia che aveva in mano, ritraente Tom Riddle senior in uniforme, alto, bellissimo e fiero.
Come lo avrebbe voluto nella sua esistenza… in un momento in cui si sentiva tagliata fuori da mondo e figlia di nessuno. In un momento in cui non vedeva futuro e cresceva la sua paura di diventare mamma dopo le parole di Rodolophus…
Desiderava soltanto una famiglia normale e felice, ma adesso non percepiva nulla nel suo cuore che non fosse rassegnazione.
Non si accorse nemmeno di essersi addormentata avvolta dalle lacrime, con la testa appoggiata sul piano del tavolo e la suddetta foto appiccicata sulla guancia.
Le braccia di Morfeo la trasportarono in un mondo privo di tristezza e odio.
Un mondo dove lei c’era già stata…

 

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Capitolo 48
*** CAPITOLO 48 ***


Merope vs Silente

Una distesa di luce bianchissima invadeva la visuale di Merope. Un bianco diverso da quello che conosceva. Era puro, immacolato e donava una pace indescrivibile.
Si guardò intorno appurando di essere sola, proprio nel momento in cui capì che lei, in quel luogo meraviglioso, c’era già stata.
L’aldilà…
Ma come era possibile? Non era morta! Perché si trovava lì?
<< Stai sognando, Merope. >>
La piccola sgranò gli occhi.
Quella voce… così calda e serena… così bella!
Poteva riconoscerle fra mille le sue treccine bionde, il vestitino antico e il pallore dei suoi occhi vitrei. Nulla però fu come ammirare il sorriso splendente della ragazza appena Merope si voltò.
<< Ariana! >> gridò Merope, che corse ad abbracciare la migliore amica.
Questa ricambiò con ardore ed entrambe piansero dalla felicità; la bimba la strinse così forte da soffocarla e le lacrime di Ariana si mischiarono con le sue.
<< Non sai quanto mi manchi! >>
<< Anche tu, amica mia… >> rispose la sorella di Silente, sorridendole premurosa.
Quando alla fine si staccarono, Merope vide che il sorriso di Ariana iniziava a sgonfiarsi, ma inizialmente non ci badò.
<< Perciò sto solo sognando…? >> chiese con aria triste.
Ariana annuì: << Sì… però sono venuta per un motivo ben preciso. Desideravo dirtelo di persona, ma… ho preferito evitare, insomma… non volevo che svenissi un’altra volta >>
Il volto della ragazza diventava sempre più scuro e Merope sentì uno strano senso di soggezione e timore, cosa che accadeva soltanto quando Ariana si arrabbiava con lei.
<< Di cosa si tratta…? >> domandò timorosa.
<< Di cosa si tratta?? >> Ariana mostrò chiaramente la sua delusione verso la migliore amica. La voce echeggiò in quel luogo infinito che tuttavia sembrava fatto apposta per ospitare solo loro due << Ti rendi conto di come ti stai comportando? >>
Merope comprese subito a cosa si riferiva. Di nuovo provò qualcosa di spiacevole, ma stavolta era vergogna mista ad impotenza. Era consapevole del fatto che il suo compito di rimettere in riga Voldemort l’avevano organizzato insieme, e che insieme avevano deciso che sarebbe tornata sulla Terra per tale scopo…
La sua faccia si fece più seria che mai, e d’un tratto Merope comprese di non poter fuggire. L’aveva delusa e adesso l’unica cosa che poteva fare era chinare la testa e non incrociare il suo sguardo.
<< Ricordati che sei resuscitata anche grazie a me! Sono stata io ad insistere! Non puoi buttare tutto al vento per un tuo capriccio, Merope! >> sbottò Ariana infuriata.
<< Per un mio capriccio? >> sibilò la bambina, affrontandola con coraggio << Tu non sei mai stata torturata da tuo fratello! >>
Un gelo da far venire i brividi calò all’improvviso tra di loro, e un breve silenzio carico di tensione precedette i sospiri di Ariana.
<< Ascolta… so quello che stai provando. Credimi, non sto giustificando il comportamento di Voldemort… devi capire che… >>
<< Io invece capisco >> la interruppe con sgarbo << Capisco di essere tornata a vuoto! >>
Ariana scosse il capo: << Non è come dici tu. >>
<< Ti sembra che sia cambiato? No, è rimasto il mostro che è sempre stato. All’epoca ero troppo piccola e ingenua per rendermene conto… ora sono arrivata alla conclusione che Thomas in realtà non è mai esistito, al contrario è sempre esistito Lord Voldemort. Ha finto per una vita intera! >>
<< Lui ti vuole bene, Merope! >> esclamò Ariana.
<< Non è vero >> rispose convinta lei << Ha recitato la parte di quello che ama sua sorella nonostante tutto… be’, ieri ha dimostrato che ciò che afferma sono menzogne! >>
La ragazza l’ascoltò avvilita, perché in fondo, molto in fondo, non poteva darle torto. Immaginava quanto fosse giù per quella situazione, per un fratello che non ha avuto nessuno scrupolo nel farle del male.
S’inginocchiò alla sua altezza, fissandola negli occhi.
<< Voldemort ha commesso un gravissimo errore, è vero. Però non ti sei accorta che era davvero dispiaciuto… >>
<< Non m’interessa! >> esclamò Merope << Non m’importa se il signorino si è dispiaciuto! Troppo comodo fare prima le cose e poi pentirsi, non è la prima volta che succede! Non chiedermi di sopportare oltre, perché ha passato il limite! >>
<< D’accordo. Hai ragione, non è difendibile. >> alzò le mani Ariana << Ma sai che c’è? Torniamo sempre a quel punto. Tuo fratello si comporta così perché ha l’anima divisa in pezzi! >>
Merope ridacchiò: << Nulla di più falso! E quando ha ucciso papà non lo conti? Non aveva ancora creato gli Horcrux! >>
<< Ma lo ha fatto per creare il primo! Aveva la mente contorta dalla sete di potere! >> ribatté severa << Non vuoi capire, vero? Voldemort può anche essere così di natura, ma avere l’anima spezzata ha reso il tutto più difficile. Guarda Albus, da giovane inseguiva il potere come lui, ma poi è cambiato. Per quale motivo tuo fratello dovrebbe essere diverso? >>
<< Tom non è come tutti gli altri esseri umani! Non prova amore, non può provarlo! >>
<< Certo che lo prova! Lui ama te e basta! >>
<< Ancora con questa storia? >> Merope roteò le pupille << Non ci credo più, ormai! >>
<< Come, non ricordi quando ti abbracciò? >> insistette Ariana.
Merope arrossì un po’ nel rammentare quel momento, ma subito replicò: << Lui e i suoi famosi falsi abbracci… >>
<< No, Merope. Quell’abbraccio era sincero. >>
<< E tu come fai a saperlo, te lo ha detto lui?? >>
<< L’ho percepito >> la zittì, fulminandola con lo sguardo.
<< Ah, ovvio, l’hai percepito! >> rise incredula la piccola << E hai percepito la sua sincerità anche quando mi ha chiamata incidente? >>
<< Lì stava mentendo >> rispose Ariana.
Stavolta Merope scoppiò a ridere fino a piegarsi in due: << Fammi capire, tu sei dalla sua parte o dalla mia?? >>
<< Dalla tua, stupidina. >> fece la migliore amica, il viso pallido quasi invisibile nella luce << Sei talmente arrabbiata con lui che sei diventata cieca. Tutti compiamo degli errori, che siano gravi o meno gravi… e Voldemort ha sbagliato di grosso! Ciò non significa che non puoi perdonarlo. >>
<< L’ho perdonato troppe volte! >> ruggì Merope.
<< E puoi farlo anche adesso >> aggiunse Ariana << Avete così tante cose in comune… >>
La piccola Riddle le scoccò un’occhiataccia: << Ma dove?? Non dirlo neanche per scherzo! >>
<< I fratelli hanno sempre qualcosa in comune >>
<< Infatti non lo considero più mio fratello! >> esclamò rabbiosa.
Ariana sospirò, poi sorrise: << Il tuo Patronus non ti dice nulla? >>
L’aria si bloccò, così come i movimenti di Merope.
<< Pura coincidenza, a me neppure piacciono i serpenti! >>
<< Ma il fatto che abbia potuto evocarne uno dovrebbe essere un buon segno. Lo sostenevi anche tu, no? >> rifletté solenne la sorellina di Silente.
<< Buon segno un cavolo! Non hai visto che si è indignato perché ce li avevamo identici?? >> chiese, piena di rabbia << Andiamo, perfino la Umbridge ha un Patronus, e quella è una sadica manipolatrice! Chissà perché non mi ha rivelato il ricordo con cui lo ha evocato! Secondo te può mai essere stato un pensiero positivo? >>
Ariana distolse le pupille da lei e si mise a ridacchiare sotto i baffi. Merope non la prese bene; come poteva scherzare su un argomento così serio?
<< Io so quale ricordo ha usato per evocare il Patronus… >> confessò altezzosa la ragazza.
<< Per questo ridi? >> chiese offesa l’amica << Be’, non è che sia difficile capirlo… a giudicare dal tipo di mostro che è, avrà pensato alla notte in cui ha ucciso papà… >>
Ariana scosse la testa, sempre con un sorriso borioso dipinto in faccia: << No, Merope. >>
<< Ne sono più che sicura, invece! >>
<< No. >> ripeté Ariana, sospirando e divenendo più seria << Ha ricordato il giorno della tua nascita >>
La bimba si ammutolì all’istante, il respiro corto e il cuore che batteva forte nel petto. Le rivolse un’occhiata confusa, pensando avesse sentito male o magari lo avesse semplicemente immaginato. Tuttavia per Ariana non c’era bisogno di parole per esprimersi…
<< È una bugia >>
<< Ti piacerebbe, ma non lo è! >> disse soddisfatta la sorella di Silente.
<< Tanto non ci credo! >> insistette Merope, ma il suo tono la tradiva.
<< Non ti mentirei mai… >> commentò infine Ariana, prendendola per le spalle e lanciandole un mezzo sorriso << Te lo giuro sui miei fratelli. Merope, lui ti vuole bene… >>
A quel punto la bambina era talmente sgomenta e sotto shock da non riuscire nemmeno a decifrare i sentimenti che stava provando.
Poteva mai…? Voldemort aveva davvero ricordato il giorno in cui era nata per evocare il Patronus?
Anche Silente aveva dedotto qualcosa del genere, ma non avrebbe mai immaginato che il fratello, veramente, avesse un ricordo felice. E soprattutto quel ricordo felice.
Il suo cuore ricominciò a martellare tra le costole, emozionata come anche perplessa. Era talmente sovraccarica di pensieri che le sembrava di essere sveglia…
<< Hai percepito anche questo? >> sussurrò a occhi spalancati, le labbra strette.
Ariana allungò ancor di più il sorriso: << Non l’ho percepito, gliel’ho sentito spifferare di persona al suo serpente… >>
<< Come? A Nagini? >>
<< Già. Poco prima che tu venissi a trovarlo a casa di tuo padre… era solo con lei e… >>
<< Ho… ho capito… >> disse Merope, non sapendo come prenderla. Indietreggiò e prese a camminare avanti e indietro cercando di darsi una spiegazione a tutto ciò che aveva appena scoperto, ma quello che riusciva a ottenere era solamente il nulla. Non c’era nessuna spiegazione, era fin troppo chiaro…
La sua migliore amica seguiva ogni suo passo con una smorfia di trionfo, peccato che Merope, nonostante volesse gioire, era alquanto esitante.
Si fermò e guardò Ariana con preoccupazione dopo che un particolare importantissimo le tornò alla mente.
<< L-lui come sta? >>
L’altra afferrò al volo e la ricambiò con uno sguardo triste.
<< Non bene >> rispose << Gli manchi molto… >>
Merope venne travolta da una valanga di ansia: << Perché non bene? Chi si sta occupando di lui in mia assenza?? >>
Ariana distolse le iridi azzurre dalla bambina, che immediatamente fece due più due.
<< Lo sai che non mi piace stare con… >>
<< Chi se ne sta occupando?? >> gridò infuriata.
<< Non è molto propenso a stare con altre persone… vuole solo te >> le spiegò Ariana con cautela << E da quando te ne sei andata non la smette più di piangere… ma piange in una maniera, come dire… fastidiosa. Nessuno ha intenzione di avvicinarsi… >>
Merope non voleva crederci: << Mi stai dicendo che è da solo?? Cioè, è lì a piangere e a nessuno importa?? >>
<< Alcuni ci hanno provato, sotto grande sforzo… è lui, però, che li allontana. Hanno provato anche a prenderlo in braccio, ma non c’è stato verso… continua a piangere ed è così da anni… >>
<< Oh, no… >> si disperò Merope << Ha bisogno di me… io devo tornare da lui! >>
<< Non puoi tornare qui. >> la bloccò severa Ariana << Quando sarà il tuo momento potrai riabbracciarlo… Ormai sei sulla Terra e hai una missione da portare a termine, ovvero impegnarti affinché neanche il resto degli Horcrux venga distrutto e faccia la sua fine. >>
Merope scoppiò in lacrime, improvvisamente investita dal senso di colpa per aver abbandonato il pezzo di anima di Voldemort nell’aldilà. Sperava ci fosse stato qualcuno che ne se sarebbe occupato, ma purtroppo lui si calmava soltanto in sua compagnia, se non vedeva o sentiva l’essenza dell’anima di sua sorella non riusciva a tranquillizzarsi…
Poi, d’un tratto, un lampo di fulmine illuminò la sua coscienza.
Perché l’Horcrux si comportava in quel modo? Perché l’amava… le voleva bene. E così doveva essere per gli altri Horcrux…
<< I-io… >>
<< Amica mia… sei la strega più forte che abbia mai conosciuto >> disse Ariana, lanciandole la frecciatina.
<< Io non mi sento più una strega… >> singhiozzò la bambina.
<< Non fare la stupida, Merope! In questo Voldemort ha ragione, non sei una Babbana. Sei una strega… una strega che deve lottare per suo fratello, che deve salvarlo! >>
<< E dimmi come! Finora non ci sono riuscita… è una testa calda! >> esclamò la piccola Riddle, nel pieno nelle lacrime.
Ariana sospirò, mentre il paesaggio di luce circostante cominciava a sfocarsi. Merope pregò che l’amica le rispondesse prima che terminasse il sogno, finché la ragazza non la fissò preoccupata.
<< Inizia col recuperare il resto degli Horcrux. >> rispose Ariana, la voce che si affievoliva << Sbrigati prima che sia troppo tardi… Albus è arrivato nella catapecchia dei Gaunt per distruggere l’anello! >>
Merope, sotto shock, non ebbe la possibilità di chiedere nulla alla sua amica perché scomparve insieme all’ambiente luminoso.
Aprì le palpebre in quel preciso momento, saltando sulla sedia dove si era addormentata. Sulla guancia era ancora attaccata una vecchia foto del padre…
Non le ci volle molto per ricordare ogni cosa…
Ariana era passata da lei in sogno per rimproverarla, ma soprattutto per avvertirla del pericolo che stava per giungere.
Si accorse che era notte fonda, tuttavia non ci pensò due volte a precipitarsi verso l’ingresso e a uscire fuori col cuore in gola.
Si era completamente dimenticata che poco distante, in fondo alla collina, sopravviveva in condizioni pietose la casa dei Gaunt.
Corse più veloce che poteva nella sua direzione, fregandosene del freddo notturno che accarezzava le sue ferite ancora aperte, e vide una piccola sfera luminosa provenire dall’interno della dimora di legno.
Silente era già dentro, pronto a colpire. E se lo aveva già fatto?
Non poteva permetterlo… doveva salvare suo fratello ad ogni costo.
Giunse alla meta col fiatone che la soffocava, ma trovò la forza necessaria per spalancare la porta con un calcio ben assestato.
Davanti a lei, la figura di un mago anziano dalla lunga barba argentea che impugnava una spada incastonata di rubini e la puntava verso il basso. Sembrava volesse dare il colpo di grazia a qualcosa… o meglio qualcuno.
<< NO! >> urlò Merope un secondo dopo.
Silente si voltò di colpo, e dalla faccia che trapelava era evidente che non si aspettasse visite. La luce della sua bacchetta splendeva vicino a lui e ne contornava i lineamenti, gli occhi celesti troppo simili a quelli di Ariana…
<< Tu qui? >> chiese sgomento, la voce bassa e affaticata << Com’è possibile? >>
Merope aveva il fiato corto: << Potrei farle la stessa domanda, sa?? >>
Silente la guardava immobile, cercando di nascondere la spada di Grifondoro dietro la schiena, ma la bambina l’aveva già individuata.
<< A che le serve quella!? >>
<< Merope… >>
<< Oh, so già la risposta! >> sputò, completamente fuori di sé << Per mia fortuna sua sorella mi ha avvisata in tempo! >>
Silente trattenne il respiro per un attimo, poi aprì bocca e parlò: << Mia sorella? >>
<< Proprio lei! E mi ha detto anche che vuole distruggere l’anello, non è così?? >>
Seguì un eterno istante di quiete, sormontato dagli spasmi colpevoli di Silente che non sapeva se mantenere il contatto visivo o ammirare il pavimento lercio. All’ultimo si calò a prendere l’Horcrux da terra, mostrandolo alla piccola Riddle.
<< Devo farlo. >> disse categorico, lo sguardo più serio che mai.
Merope scosse il capo e una rabbia indescrivibile la ricoprì: << IO MI FIDAVO DI LEI! >>
<< Purtroppo, dopo l’episodio al Ministero, non ho visto alternativa. Mi duole ammettere che la tua missione si stia rivelando fallace >> replicò a tono.
<< E cosa glielo fa pensare, eh?? >>
Silente abbassò gli occhi e la squadrò per intero: << Devo immaginare chi ti abbia fatto questo? >>
Merope mentì, abbattuta: << È stato un Mangiamorte >>
<< Non solo tuo fratello è Legilimens, piccola >>
<< Non ha importanza! >> scoppiò in lacrime la bimba << L-l’ha fatto in un momento di rabbia… non voleva… lui… lui… è stato solo un incidente! >>
<< Difendere certi gesti, oltre che malsano, è non riconoscere la verità >> la canzonò il mago << Che tuo fratello è irrecuperabile. Se è arrivato a fare del male alla sorellina… temo non ci siano speranze >>
<< Ariana non la pensa così. >> ringhiò Merope.
Silente si ammutolì.
<< Non comprendo come possiate essere fratelli… >>
<< Non stiamo parlando di lei, adesso. >> disse Albus, stavolta infastidito dall’atteggiamento della bambina << E pur che fosse, perché non viene da me? Preferisce te piuttosto che convincere direttamente suo fratello? O devo pensare che sia tutto una menzogna? >>
Merope gli rivolse un’espressione incredula. Quando si parlava di Ariana, l’anziano mago diventava un’altra persona…
<< Probabilmente sì… preferisce parlare con la sua migliore amica perché sa mantenere le promesse e sa cos’è la fiducia! Ciò che lei, professore, non dimostra nei miei confronti! >> ribatté con aria di sfida, mentre il viso di Silente si rabbuiava all’improvviso.
<< Mmh… davvero? >>
<< Pensavo di avervi convinti… e invece… >> calde lacrime rigarono le guance di Merope << Mi ritrovo a dover difendere mio fratello da morte certa! >>
<< Forse non ti suonerà giusto, ma tutti abbiamo un orario stabilito >> rispose calmo, Silente.
<< Anche lei, infatti! >> sbottò di rabbia la bambina << Lo sa che Draco è stato ingaggiato da Tom per ucciderla? >>
Nel dirlo, provò un lieve sentimento di gioia. Si disgustò da sola appena se ne rese conto, ma era dovuto al rancore che albergava dentro di lei e che ora stava dando i suoi frutti.
Tuttavia Silente non sembrava sorpreso.
<< Ah, sì? Curioso… non mi aspettavo che chiedesse al ragazzo di uccidermi. >>
<< Come ci si sente a sapere che dovrà morire?? >> domandò minacciosa.
<< Al contrario di tuo fratello io non ho paura della morte. E poi non è detto che Draco raggiunga il suo scopo… non è che in fondo ci stai sperando? >>
<< No… io non voglio niente del genere! Voglio solo che lasci stare quell’anello! >>
Silente la scrutò severo da dietro gli occhiali a mezzaluna: << Mi spiace, ma il male deve essere debellato dal mondo. E quest’anello ne fa parte. >>
Merope singhiozzò, in un fiume di lacrime: << Grazie mille… >> disse mentre Albus la fulminava << M-mi ha fatto capire quanto sia stato inutile confidarmi con voi, ad Hogwarts… credevo di aver guadagnato degli alleati, degli amici su cui contare… d’ora in poi darò retta solo a me stessa! >> sputò con disprezzo, in special modo contro di lui e il suo doppio gioco << C-come ha scoperto che Tom ha diviso la sua anima?? >>
<< Ho le mie fonti >> soffiò indifferente.
<< Quindi i suoi colleghi sapranno del suo piano di distruggere gli Horcrux, dico bene?? >>
<< Non è esatto, ma penso che il giovane Harry Potter presto dovrà saperlo… >> replicò senza remora, guadagnandosi lo sguardo torvo della bambina.
<< Ha intenzione di coinvolgere anche lui?? >>
Silente alzò la voce: << Ne va della sua vita, Merope. >>
Quest’ultima ebbe l’impeto di strangolarlo. Non credeva alle sue orecchie: l’uomo parlava della distruzione degli Horcrux come se non fosse nulla, sia per lui che per lei!
<< Ma è impazzito?? >> gridò << è consapevole che Harry è anch’egli un Horcrux?? >>
<< Ne sono consapevole. >> confermò Silente.
<< C-cosa…?? >>
<< Lui non lo sa. Suppongo lo scoprirà a tempo debito >>
<< I-io… non ci credo!! Mi sta dicendo che vuole uccidere Harry?? >> farfugliò la bimba, mettendosi le mani nei capelli << Secondo me ha perso la testa! >>
<< Non ho mai detto che ucciderò Harry >> rispose il vecchio mago, che iniziava a stancarsi << Quello che sto perdendo è solo la pazienza. Se non ti spiace ho un lavoro da portare a termine. >>
A quel punto, Merope gli scoccò un’occhiataccia: << Non me ne andrò senza combattere! >>
<< Combattere? Contro di me? >> chiese, guardandola come se fosse matta.
Solo lì la piccola Riddle si ricordò di non avere la sua bacchetta. Stupidamente l’aveva lasciata a casa.
E adesso cosa avrebbe fatto?
<< Non è che sei tu quella che ha sbattuto la testa? >> Silente ridacchiò << Affrontare il più grande mago di tutti i tempi non sarebbe una passeggiata per una piccola streghetta >>
Merope non trovò la maniera di rispondere, era nella più completa disperazione e un pianto ininterrotto irruppe dai suoi smeraldi.
Albus ne approfittò per allontanarsi, posare l’anello a terra e puntarvi contro la spada di Grifondoro. Sarebbe stato rapido e indolore, ma Merope non aveva intenzione di arrendersi.
<< LASCI STARE MIO FRATELLO! >>
I canini e le iridi si affilarono fino a diventare identici a quelli dei serpenti. Raggiunse subito il professore, che vedendola mutata, bloccò ogni sua azione.
Lo fissò con minaccia spietata, quasi ad avvertirlo che se avesse fatto un solo passo falso se ne sarebbe pentito.
Silente non si mosse, ma ricambiò severo: << Non costringermi a usare la magia. >>
<< Ci provi pure. >> commentò beffarda lei, trasformandosi del tutto in serpente e strisciando verso l’uomo, che indietreggiò spaventato.
Un attimo dopo si accorse dell’anello lasciato a terra e si affrettò a recuperarlo prima che lo facesse l’Ophide.
Purtroppo lei fu più veloce e, spalancando la mascella, schizzò una grande quantità di veleno contro la mano del mago, che si bruciò all’istante.
Ritraendosi dal dolore, Silente fece cadere la spada ed osservò la sua mano che si anneriva sempre di più col passare dei secondi.
Merope mise al sicuro l’Horcrux e nel frattempo soffiava nella sua direzione, per nulla risentita.
<< Impedimenta! >> disse Albus, scagliando l’incantesimo contro la bambina che, con la sua agilità da rettile, mancò per poco di essere colpita. Per intimidirlo gli mostrò i denti, ma non sarebbe bastato se voleva avere la meglio.
Il problema era che Merope non voleva attaccarlo più di quanto già aveva fatto. In fondo non lo odiava, era pur sempre il fratello di Ariana…
<< Non fare sciocchezze, ti prego >> Silente si dimostrò calmo nel pronunciare quelle parole, poiché anche lui non desiderava ferirla << Dammi l’anello >>
Merope, sotto forma di Ophide, non batté ciglio.
Se doveva scegliere tra lui e Voldemort, preferiva il secondo.
Con uno scatto fulmineo, il serpente afferrò la spada di Grifondoro situata dietro l’anziano mago e tornò alle sue sembianza umane. Però nello stesso attimo Silente la colpì gridando: << Stupeficium! >>
Merope finì al muro, la spada ancora tra le mani e l’anello che rotolò sul pavimento.
<< Ti avevo avvisato >> disse Silente, afferrando l’anello << Nessuno ha speranze contro di me >>
La bambina, dolorante, gli fece un sorriso di scherno. Nonostante avesse ricevuto una bella botta riuscì a risollevarsi, l’arma di Grifondoro sempre impugnata: << Le ricordo che anche io sono Grifondoro! Non sono il tipo che demorde, professore. >>
<< Non sei così diversa da Tom, a quanto vedo… molto bene, allora non mi lasci altra scelta. >>
<< Non voglio farle male! Ariana non me lo perdonerebbe… ma io devo salvare mio fratello! >> si giustificò la bambina, in lacrime.
<< Ma questo è… >> d’un tratto Silente non l’ascoltava più. Fu invece occupato ad ammirare la pietra dell’anello dei Gaunt, che fino ad allora non aveva studiato nei dettagli.
Un lampo di gioia lo pervase.
Merope lo fissò allarmata: << Cosa intende?? >>
Silente la ignorò di nuovo, ipnotizzato da quella pietra.
<< Le ho chiesto cosa intende!! >> gridò la piccola, pronta ad attaccare con la lama.
<< Potrò vederla… finalmente >> sembrava confuso da qualcosa più grande di lui, fuori dal mondo.
Seguirono parecchi attimi di oblio finché Merope non capì con orrore cosa stava per fare Albus.
Quest’ultimo prese l’anello e, inebriato dall’opportunità di rivedere sua sorella morta tragicamente e forse per colpa sua, fece per infilarselo al dito.
<< PER MERLINO, NO! NON LO FACCIA! >>
Riddle si buttò a peso morto sul mago per evitare la tragedia. L’Horcrux volò dall’altra parte della stanza mentre la bambina si precipitava a prenderlo.
<< C-cosa l’è venuto in mente?? >> sbottò sconvolta << Questo anello è Maledetto! Sarebbe morto se se lo fosse infilato! >>
Silente, che si era rialzato, era più scioccato di lei: << I-io volevo solo… rivederla… >>
<< Di che cavolo sta parlando?? >>
<< Ariana… io non… >> sospirò l’uomo, in evidente stato di shock.
Merope allentò la rabbia nel sentirgli nominare la sorella: << Voleva rivedere Ariana? E come…? >>
Lui non fiatò, non voleva parlare.
<< Okay… non ci sto capendo niente, ma… sappia che non posso… m-mi dispiace, l’anello lo tengo io! >> balbettò, per poi correre spedita verso la porta, con la paura di essere attaccata alle spalle.
Per sua sorpresa non ricevette nessun attacco, poiché Silente restò immobile inginocchiato sul pavimento, tremante ma conscio di essere appena stato salvato da Merope.
Era indeciso se seguirla e riprendersi l’Horcrux o lasciarla andare, tuttavia qualcosa gli intimò di non fermarla.
Recuperò la spada di Grifondoro e, con l’affanno e provato dall’accaduto, continuò ad osservare l’uscita della catapecchia per un periodo molto lungo prima di, suo malgrado, Smaterializzarsi.
Merope era tornata già da un po’ nel rifugio.
Le gambe le cedettero nel momento in cui entrò, il fiato corto e l’orrore negli occhi. Sul petto strinse con forza l’anello dei Gaunt, come per proteggerlo, anche se ormai il pericolo era passato.
Aveva rischiato grosso questa volta, ma non solo lei.
Se fosse arrivata un secondo più tardi, sarebbe stata la fine per il pezzo di anima di suo fratello… non se lo sarebbe mai perdonato.
Seppur la rabbia che provava nei confronti di Tom, Merope si rese conto che in realtà non lo odiava. Credeva di odiarlo. Quell’istinto materno emerso pochi minuti prima ne fu la prova.
Non aveva dimenticato le torture subite, ovvio. Ma come le aveva detto Ariana, esse non erano altro che la conseguenza delle misere condizioni dell’anima di Voldemort, per le quali lei, appunto, era risorta.
Non poteva tirarsi indietro e buttare via il suo lavoro… dopotutto il fratello aveva mostrato pentimento per ciò che aveva fatto.
Adesso credeva nelle parole della sua migliore amica. Doveva lottare fino alla fine per lui, la sua unica famiglia. E se era stata capace di affrontare Albus Silente in persona, non vedeva perché non ricolmarsi di coraggio per gli altri ostacoli che sarebbero sorti.
Corse in bagno a vomitare a causa dello shock, di quei terribili attimi di paura.
Quando andò a coricarsi, teneva ancora in mano l’Horcrux. In questo modo era come se Tom stesse dormendo vicino a lei…
Ma dov’era finito Voldemort? Dov’era andato?
Si sentì male al pensiero che il fratello l’avesse ascoltata e se ne fosse andato sul serio per sempre.


 

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Capitolo 49
*** CAPITOLO 49 ***


Sadness

Nei giorni seguenti, Merope dovette combattere in solitudine la constante sensazione di paura che l’attanagliava dopo lo scontro con Silente.
I Mangiamorte erano stati di parola, poiché non si presentarono a casa Riddle per svariate settimane. Ma non solo loro…
Voldemort non era ancora tornato e la bambina, a fronte di ciò che stava per capitare all’anello dei Gaunt, dire che era preoccupata era davvero poco.
Ebbe un attacco di bulimia per il nervosismo, tant’è che non riusciva a smettere di mangiare e puntualmente vomitava tutto quello che aveva ingurgitato.
Si aggiunsero persino gli attacchi di panico e i tremori persistenti, oltre alla mancanza di controllo della sua magia, che causava esplosioni di vasi, soprammobili, argenteria, piatti e ogni altra cosa a cui Merope desse attenzione.
Anche se avesse voluto trattenerla, sarebbe stato inutile. Non amava tanto quella manifestazione dei suoi poteri, ma ormai era consapevole che la sua natura non poteva cambiarla, seppur il desiderio di eliminare le caratteristiche che la accomunavano con la madre era ancora forte e pensare a lei le provocava sempre un certo fastidio.
Come detto da Ariana, però, cercare di sembrare una Babbana era alquanto stupido. Senza la magia infatti non avrebbe mai salvato l’Horcrux di suo fratello, che non perdeva di vista nemmeno per un secondo.
Lo teneva al sicuro nella tasca del suo vestitino, mentre le ore passavano velocemente e l’ansia di non rivedere più Tom la divorava dall’interno.
<< Permesso? >> esordì Narcissa appena entrò dall’ingresso principale << Merope? >>
<< Sicura che sia in casa? >> chiese suo figlio Draco, che irruppe subito dopo di lei insieme ad altri Mangiamorte.
<< Be’, lo spero… >>
<< Sai, non mi dispiacerebbe mica trovare la sua carcassa >> Bellatrix spuntò vicino alla sorella con un sorriso perfido sulle labbra.
Narcissa scosse il capo e grugnì: << E a me non dispiacerebbe che ogni tanto chiudessi il becco! >>
<< Sei esagerata. Cosa può esserle successo in queste tre settimane? >> sbuffò Amycus in tono rude, rivolta a quest’ultima.
La donna lo fulminò con lo sguardo: << Appunto, l’abbiamo lasciata da sola tutto questo tempo! E io le avevo promesso che qualche volta sarei venuta a farle compagnia. >>
<< Lord Voldemort sarà sicuramente tornato >> puntualizzò Bellatrix, roteando le pupille << Suvvia, quante storie per una mocciosa! >>
<< Ha ragione, è impossibile che il Padrone sia ancora fuori… >> commentò Nott, levandosi la maschera e il mantello.
Mentre il mucchio di seguaci si sistemava, Narcissa e Draco si avviarono a cercare Merope e Voldemort. Per trovare la bambina non dovettero faticare molto.
Si affacciarono nella cucina e la trovarono seduta a terra con una vaschetta di gelato tra le mani e la bocca sporca di cioccolato.
<< Merope! >> esclamò la strega, gli occhi sgranati per la sorpresa.
Lei li ricambiò con uno sguardo minaccioso del tipo “mi aspettavo di vedervi” senza spiccicare una parola. A Draco venne l’istinto di ridere, e intanto davanti alla bambina si presentò anche il resto dei Mangiamorte, attirati dall’urlo concitato di Narcissa.
In silenzio la guardarono come se fosse impazzita, poi Merope esordì: << Sapevo che eravate voi. Ho sentito la voce irritante di Bellatrix da chilometri di distanza >>
Bella sollevò le sopracciglia, ma non replicò.
<< Alla fine vi siete ricordati di me… oh ciao, Draco. >>
Il ragazzo fece un piccolo cenno di saluto, imbarazzato.
<< Ehm… >> Selwyn alzò il dito << Cosa stai facendo? >>
<< Sto mangiando, non si vede? >> rispose lei, con una nota pericolosa.
Narcissa e Draco si scambiarono un’occhiata eloquente: entrambi avevano percepito un’aura strana intorno alla piccola e ciò si trapelava anche dalla sua espressione.
Alecto, vedendola in quello stato, a fatica tratteneva le risate: << Te lo sei scolato tutto? >>
<< Ahahahahah! Aveva fame, poverina! >> convenne Travers, ignorato bellamente da Merope che si concentrò sul gustare un altro cucchiaio di gelato.
I seguaci di Voldemort si piegarono in due.
<< Non hai mangiato nulla in questi giorni? >> disse Rodolphus.
<< Mi sa proprio di no >> sorrise Minus.
<< Forse ha fretta di crescere >> sogghignò Nott.
<< Peccato che l’unica cosa che sia cresciuta sono i suoi capelli >> si unì Amycus, riferendosi ai boccoli d’oro della bambina che erano tornati alla loro lunghezza originaria. Lei non se n’era nemmeno accorta, ma probabilmente fu solo frutto della sua magia incontrollata.
Stufa delle risatine di sottofondo, Merope trasformò i suoi canini e le iridi che diventarono serpentini e soffiò aggressiva nella loro direzione.
<< Avete voglia di scherzare, eh?? >> gridò.
Narcissa prese il figlio per le spalle e lo spostò all’indietro, invece i Mangiamorte si zittirono all’istante, deglutendo.
<< Nervosetta oggi… >> commentò Mcnaire.
<< Calmati! Stavamo scherzando! >>
<< Ah sì, Goyle?? A me sembra che stiate facendo tutto tranne che scusarvi! >> sbottò la bambina, fuori di sé.
Selwyn aggrottò la fronte: << Scusarci per cosa? >>
Merope si sollevò dal pavimento e lanciò loro un’occhiataccia raggelante, specie a Narcissa, la quale comprese subito e abbassò gli occhi per non incrociare i suoi.
<< Hai il coraggio di chiedermelo, Sel?? Tre settimane… TRE! Nessuno che abbia avuto la buona volontà di venire a trovarmi durante un periodo d’inferno! Ok che siete Mangiamorte e un po’ non vi sopporto, ma piuttosto che stare sola come una completa idiota…! >>
Navigava talmente tanta rabbia e frustrazione dentro di sé che non cercò neanche di regolare la voce. Il fatto di non aver avuto una spalla o qualcuno su cui sfogarsi (a parte il cibo) l’aveva indebolita sia mentalmente che fisicamente.
<< Aspetta! Quindi Lord Voldemort non è qui?? >> intervenne Rowle.
<< No! Non si è fatto vivo neanche lui! >>
I presenti si guardarono di nuovo, totalmente confusi.
<< Non abbiamo sue notizie da quando se ne andò >> disse Tiger.
<< Com’è possibile che non sia ancora tornato?? >> sbottò all’improvviso Bellatrix alla bambina.
<< E lo chiedi a me?? Io pensavo avesse fatto sapere qualcosa a voi. >> ruggì Merope, disperata.
Era certa che i seguaci del fratello avessero avuto sue notizie… sperava che almeno ai suoi discepoli il fratello avrebbe dato qualche aggiornamento sul dove si trovasse o quando sarebbe tornato. Ma nulla…
In quel momento la sua agitazione ed ansia aumentarono a ritmo accelerato: e se Silente fosse a conoscenza del nascondiglio degli altri Horcrux e li avesse già distrutti? E se nel frattempo si fosse incrociato con Tom e lo avesse ucciso?
<< No… >> mormorò tra sé e sé, spaventatissima al pensiero.
<< Credevamo fosse in casa… >> disse Codaliscia.
<< E invece…!! >>
<< Si può sapere perché ci aggredisci? Non è mica colpa nostra se sei rimasta da sola, molti di noi hanno famiglia e lavoro… >>
<< Grr… lasciate perdere!! >> ruggì Merope a Mcnaire, che si scambiò una serie di sguardi rassegnati con i colleghi.
<< Allora se il Signore Oscuro non è presente mi sembra inutile rimanere >> esordì Rabastan Lestrange, stringendosi nelle spalle.
<< Già. In fondo, abbiamo eseguito i suoi ordini a sufficienza >> convenne Alecto.
Merope scattò la testa verso di loro: << Che genere di ordini? >>
I Mangiamorte ridacchiarono malevoli.
<< Niente di che, eliminare inutili Babbani >>
<< E infondere caos nelle loro città >>
<< Greyback si è fatto una bella scorpacciata >> aggiunse Travers con un ghigno.
<< Devi venire con noi un giorno, è maledettamente divertente… >>
La bambina spalancò la bocca dallo schifo che stava provando. Doveva immaginarlo… non ne era tanto sorpresa.
Scuotendo il capo, soffiò: << Grazie, ma no grazie! >>
<< Ci vediamo! >> esclamarono all’unisono numerosi Mangiamorte, congedandosi per non sentire le lagne della mocciosa.
<< Io resto >> disse Selwyn.
<< Anche noi >> Narcissa parlò dopo essere rimasta in silenzio fino a quel momento, ancora con la vergogna negli occhi.
Draco fu d’accordo e si sedette al tavolo di fronte a Merope, che, nonostante la sua lamentela per la mancata compagnia, adesso avrebbe voluto che non ci fosse nessuno.
<< Bah… a questo punto rimango anch’io… >> disse Bellatrix, con un tono di costrizione.
La piccola Riddle cadde in un malumore assurdo appena udì la frase di quella brutta strega. Tra tutti i seguaci del fratello che poteva sopportare, lei era davvero l’ultima della lista.
Quando rimasero solo Selwyn, Draco, Narcissa e Bellatrix, la fissarono straniti.
<< Stai bene? >> fece Selwyn, come se non avesse aspettato altro che chiederglielo. Infatti l’espressione della bambina andava aldilà della semplice depressione.
<< Benissimo. >>
<< A me non sembra >> disse Malfoy, anche lui quasi alla stessa stregua di Merope.
<< Che vi importa? >> rispose lei.
Bella la soppesò dall’alto al basso per poi mugugnare sprezzante: << Cosa c’è, hai litigato con qualcuno? >>
Merope sospirò: << No. >>
<< Vedo che le tue ferite sono scomparse… >> attaccò bottone Narcissa, che non aveva intenzione di assistere a una possibile litigata tra lei e la sorella.
<< Già… >> annuì Merope.
Draco, Selwyn e Narcissa si guardarono truci.
<< Insomma, cosa ti prende?? >> stavolta Sel non ci vide più, stufo del suo linguaggio vago.
<< Nulla, sono solo annoiata. Stare da sola per tre settimane non è proprio il massimo del divertimento. >>
<< Oh, scusami Merope! >> esplose la moglie di Lucius, dispiaciuta << Vedi, io e Draco dovevamo trovare un modo per… ecco… >> non continuò, poiché Selwyn era lì ad ascoltare.
<< Non fa niente >> tagliò corto la bambina, per poi rivolgersi al ragazzo << Allora, come farai a uccidere Silente? >>
Draco, Narcissa e Bellatrix sgranarono le palpebre, mentre Selwyn sollevò le sopracciglia sgomento.
<< Deve uccidere Silente?? >>
<< Merope…! Non doveva saperlo! >> sbottò Narcissa.
<< E quindi? Voldemort non c’è. E poi tra poco lo scopriranno anche gli altri. >>
<< Cioè, ti ha incaricato di fare fuori Silente? >> chiese agghiacciato a Malfoy, il quale arricciò le labbra in disappunto.
<< A quanto pare sì… ma ho trovato qualcuno disposto ad aiutarmi >>
<< E chi? >>
<< Adesso basta con le domande. >> lo ammutolì Bellatrix << L’importante è che alla fine raggiunga il suo scopo. Il come non ti è dato saperlo. >>
Selwyn alzò le mani.
<< Pensi veramente di riuscirci? >> gli domandò Merope, con aria stranamente neutrale e indifferente, cosa che non sfuggì ai presenti.
<< Ehm… >> balbettò Draco, sorpreso della domanda << Se la fortuna sarà dalla mia parte, sì. >>
<< Mmh… >> annuì la bambina, riprendendo ad osservare la composizione lignea del tavolo.
Narcissa aprì bocca e soltanto dopo un secondo riuscì a formulare le parole: << Non sei arrabbiata? >>
Lei alzò gli occhi verso la donna e sembrava decisa a non rispondere.
<< Di solito quando sono queste cose fai la paladina della giustizia. >> commentò dura Bellatrix.
<< A essere sincera di Silente non mi interessa un fico secco. Dovrei preoccuparmi anche per lui, ora? Ho già troppi pensieri per la testa! >>
<< Ah, quindi sei preoccupata per qualcuno! >> esclamò ad alta voce Selwyn.
Lei di nuovo non fiatò, determinata a non voler fornire ulteriori dettagli. Ma Bellatrix d’un tratto parve illuminarsi e, incredula quanto sfacciata, le si piazzò di fronte con un ghigno.
<< Preoccupata per il Signore Oscuro? >> suonò mielosa e falsa insieme, uno degli aspetti che Merope più odiava della luogotenente di Voldemort.
Gli ospiti attesero trepidanti una sua reazione, e la bambina, presa alla sprovvista, cercò di mantenere il timbro e la postura saldi.
<< Lui? Non farmi ridere, perché dovrei essere preoccupata per quel mostro? >>
<< Non so… per chi altri, se no? >> chiese ancora Bella, sempre col suo atteggiamento da superiore.
<< Non perdo tempo prezioso a preoccuparmi di Voldemort! >> ribatté con vigore la bambina, che in realtà pensava l’esatto opposto. Poi all’improvviso ebbe un’idea << è che… mi manca il mio fidanzatino >>
Non era del tutto una menzogna. In quei lunghissimi giorni di stagno totale, Merope sentì nostalgia soprattutto di Gaius, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di renderla felice. Detestava vederla triste e ogni qualvolta accadeva, lui si accingeva subito a farle passare il broncio.
Le sue carezze, le sue coccole, la sua allegria e serietà erano per lei un raggio di sole in mezzo a tanti, troppi nuvoloni grigi. Sicuramente, notandola in quello stato pietoso, non ci avrebbe pensato un attimo a consolarla…
<< Ahhh, adesso capisco >> sorrise Narcissa, intenerita.
<< Anche a Gaius manchi molto >> disse Sel, guadagnandosi una smorfia di stupore da Merope.
<< Davvero?? Ti ha detto che sta con me? >>
<< Veramente no, ma è giù di morale… di sicuro sta pensando a te >> la tranquillizzò il Mangiamorte.
<< Che carino >> commentò sarcastica Bellatrix << Un moccioso e una mocciosa fatti l’uno per l’altra. >>
<< È di mio nipote che stai parlando! >> la attaccò Selwyn, minaccioso.
Merope la ignorò.
<< E i suoi genitori sono d’accordo sul vostro… “fidanzamento”? >> rise la donna.
<< Se non ho capito male non ha detto ancora nulla >> rispose per lei Selwyn.
<< Infatti non lo sanno >> convenne Merope.
Bellatrix esibì l’ennesima espressione compiaciuta: << E perché mai? Non dovrebbe essere una cosa bella per un marmocchio di undici anni? >>
<< Smettila, Bella! Avrà avuto i suoi motivi! >>
<< Non sa come la prenderebbero, visto che sono la sorella di Voldemort >> disse alla fine, in un tono che non ammetteva repliche.
<< C’era da aspettarselo >> Selwyn alzò gli occhi al cielo, non era sorpreso << Mia sorella e suo marito non hanno una grande simpatia per le Arti Oscure >>
<< E che c’entra Merope con le Arti Oscure? >> chiese spontaneo Draco.
<< Intendevo… be’, forse Gaius ha paura che i suoi pensino che la bambina sia uguale a… >>
<< Su, dillo pure… >> lo incoraggiò Merope con aria depressa.
<< Ahahahahah! Allora dovrebbero schiarirsi un po’ le idee! Questa uguale a Lord Voldemort! >>
<< Mi stai facendo un complimento, Bellatrix >>
<< Io al posto tuo me la sarei presa >> sbottò rude verso di lei << Se davvero gli piaci come vuole far credere, non avrebbe nessun problema a informare mammina e papino >>
Selwyn non ci vide più: << Vuoi chiudere il becco?? Non conosci mio nipote perciò stai zitta. >>
Merope lo ringraziò con lo sguardo, ma la frase della Mangiamorte le aveva fatto molto male all’animo.
<< Okay, okay. Come siete irascibili stamattina, eh >> si arrese Bella, che uscì dalla stanza senza dire altro.
Narcissa scosse il capo, esasperata: << Non darle retta. >>
<< Un consiglio che seguo da quando la conosco >> commentò Merope.
<< Ma perché hai quella faccia? >> sbuffò Malfoy indisponente, osservando l’espressione apatica della bambina << Non devi uccidere il più grande mago del mondo, sai? Sicura che sia solo perché ti manca il moccioso? O c’è qualcos’altro? >>
<< Per cosa dovrei essere triste, secondo te?? >>
Draco continuò a guardarla per parecchi secondi: << Non la racconti giusta >>
<< Sul serio? Be’, allora Voldemort dovrà impartirti lezioni di Legilimanzia, così almeno potrai colmare questa curiosità! >> sbottò Merope, irritata dall’insistenza del ragazzo.
Non sopportava essere importunata nei momenti no, e ciò succedeva sempre da quando iniziò a convivere con i Mangiamorte.
<< Ehi, piantatela! >> li avvertì Narcissa, che scoccò un’occhiataccia a Draco << Tutti e due! >>
<< Volevo soltanto sapere il motivo del suo malumore. >> poi si voltò verso la piccola Riddle << Scusami se per una volta qualcuno al di fuori di tuo fratello si interessa della tua vita! >>
Non fu in grado di tenere a freno la lingua, ma come una Maledizione Senza Perdono, le parole di Malfoy arrivarono dritte al petto della bambina, trafiggendolo in ogni punto.
Un paio di lacrime scivolarono sulle sue gote e in un attimo si trasformarono in una fontana.
Narcissa fissò malissimo il figlio, mentre Selwyn sospirava con titubanza, non sapendo come comportarsi.
<< N-non potete capire che cosa sto passando… >>
<< Va bene… perciò non è solo Gaius il problema >> rifletté cauto Sel.
<< Lo dicevo io… >> mormorò Draco senza delicatezza.
La madre lo fulminò di nuovo con lo sguardo.
<< I-il problema è… >> balbettò Merope che divenne rossa. Non era sicura di volerlo confessare, sarebbe suonato loro molto strano… e in più ciò avrebbe dato adito a Bellatrix di beffarsi di lei. Tuttavia ormai l’avevano vista piangere e nascondere i suoi sentimenti sarebbe stato inutile.
<< Sono preoccupata per Voldemort >>
I presenti, come previsto, non se lo aspettarono e balzarono leggermente all’indietro.
<< Stai scherzando? >> fece Selwyn. Lei scosse la testa.
<< Ma in che senso sei preoccupata? >> chiese Narcissa, incredula.
<< Ho… ho paura che lo uccidano >>
<< Cosa?? >> Selwyn scoppiò a ridere << Parli sul serio? Ma lo sai quanto è potente Lord Voldemort? >>
Merope lo sapevo eccome, peccato che lui non sapesse della tentata distruzione dell’Horcrux da parte di Silente…
<< Questa è bella… >>
<< Sono settimane che non si fa vivo! Non posso preoccuparmi? >> ribatté.
Narcissa però era stordita da altro…
<< Scusami, Merope! Ma fino a tre settimane fa dicevi di odiarlo dopo quello che ti ha fatto, che non lo consideravi più tuo fratello… ora hai paura che venga ucciso? Che ti è successo? >>
Merope rimuginò sulla considerazione della strega.
Non aveva dimenticato il dolore di quel giorno e mai lo avrebbe fatto, ma quando scoprì tramite Ariana che Voldemort aveva ricordato il momento della sua nascita per evocare il proprio Patronus, sentì di non poter essere così drastica nei suoi confronti.
<< Il passato è passato, Narcissa >>
<< Sì, ma…! >>
Selwyn la interruppe: << Possibile che voi donne andate sempre appresso ai vostri carnefici? >>
<< Cosa?? >> s’impuntò Narcissa.
<< Non che voglia parlare male di Lord Voldemort! Ma se io fossi stato suo fratello non lo avrei perdonato >>
<< Non voleva farlo. >> disse Merope, distogliendo gli occhi dall’uomo.
Ora i tre trasparivano la stessa identica faccia allibita.
<< Siete tutte uguali >> commentò Sel.
<< Non hai tutti i torti, sai? >> esalò Draco con una smorfia.
<< Che discorsi sono?? >> fece Narcissa, in disappunto << Non giudicate fatti che non potete comprendere! >>
La bambina si accodò: << Voi non potete parlare, visto che Voldemort ha ucciso e tortura decine di Mangiamorte e nonostante tutto continuate ad andargli dietro! Chi va appresso ai propri carnefici, eh? >>
Selwyn fu costretto a tacere, non sapendo come ribattere. Draco rabbrividì al solo pensiero e Narcissa sospirò.
<< Non litighiamo >> li pregò la donna << Tesoro, non devi preoccuparti. Lord Voldemort sarà sicuramente da qualche parte a uccidere qualcuno. Presto tornerà. >>
<< Che consolazione. >>
<< Andiamo, su col morale! >>
<< Ho voglia di essere triste >> rispose la bimba a Selwyn, il quale sbuffò e fece comparire una pergamena con inchiostro e calamaio.
<< Che ne diresti di scrivere una bella letterina a Gaius? >>
Merope s’illuminò all’improvviso.
<< Così la finisci di deprimerti! >> continuò il Mangiamorte.
<< Grazieee! >> esclamò euforica, cancellando le lacrime e gli occhi rossi.
<< Sul serio lo vuoi fare? E se il Signore Oscuro lo scoprisse? >> intervenne spaventata Narcissa.
<< Non credo che il Padrone decida di perdere il suo tempo andando a casa di mia sorella… >> rispose lui, un tantino preoccupato ma deciso ad accontentare Merope. Infatti quest’ultima prese a saltellare sulla sedia dall’emozione.
<< Sbaglio o gli avevi riferito il suo indirizzo? >> aggiunse la strega, perplessa.
<< Sì, e allora? Non cambia nulla. Secondo te dovrebbe far visita a mio nipote- per cosa, poi? -quando ha affari più importanti da portare a termine? >>
<< Be’… >>
<< La voglio scrivere io, la voglio scrivere io! >> Merope non li stava ascoltando talmente era elettrizzata all’idea di contattare il suo fidanzato.
Selwyn le passò la pergamena e il calamaio e insieme si apprestarono a scrivere qualcosa.
<< Allora… “Ciao, amore mio. Come stai?” >> iniziò a farfugliare, sorridente.
<< Come? Ahahahah! >> Draco scoppiò a ridere, e malgrado tutto anche gli altri due.
Merope li guardò male: << Che c’è di divertente?… Okay, okay, ho capito! Dunque… “Ciao, puffolo bambolotto del mio cuore, ti scrivo per chiederti come stai. Tutto bene? Io sì, a parte il fatto che mio fratello quasi un mese fa mi ha torturata con la sua bacchetta, ma tranquillo, nulla di serio… Ora non è qui con me, se n’è andato e né io né i Mangiamorte sappiamo dove sia.
Non so dirti se mi manca oppure no, ma so per certo che tu mi manchi tantissimo e spero di poterti rivedere presto e baciarti tutte le ore! Ti amo.
Tua serpentella! <3”. >>
I presenti ce la misero tutta per non scoppiare di nuovo a ridere.
<< “Serpentella” >>
<< “Puffolo bambolotto” >> rise Selwyn.
<< È risaputo che i fidanzati si scambiano nomignoli >> disse saccente Merope mentre ripiegava la lettera.
<< Dà qua >> senza riguardo, Draco le strappò dalle mani la pergamena e la lesse con fare critico << Ma le regole grammaticali le hai buttate nel cesso? >>
<< Draco! >>
<< Scusami se non vado a scuola da decenni! >> protestò la bimba, il volto imporporato dall’imbarazzo.
<< Lo correggo io… >> roteò gli occhi Selwyn, che con un colpo di bacchetta sistemò tutto << Ecco fatto. Quindi vuoi riferirgli dell’episodio con tuo fratello? >>
Merope annuì: << Non voglio che ci siano segreti tra noi >>
<< Mi sembra giusto >> disse Narcissa, ammirata.
<< Prega che Lord Voldemort non lo scopra… >>
<< E tu smettila di portare iella! >> sbottò lei, facendo le corna.
<< Va bene! >> li zittì il Mangiamorte << Vado a prendere il mio gufo. Fortuna che Gaius non lo conosce… >>
<< Quanto tempo ci metterà ad arrivare? >>
<< Considerando che è abbastanza lontano… e considerando la velocità del mio gufo… più o meno una settimana >>
<< Cosa? Così tanto?? >> soffiò disperata << Uffa! >>
Nel momento esatto in cui Selwyn si alzò per comandare l’allocco, irruppe una Bellatrix alquanto sgomenta. Non si curò di regolare il linguaggio quando esclamò con tranquillità: << Ma gli altri non se n’erano andati? Ho beccato Macnaire al terzo piano con una prostituta. Gli sta facendo un bel lavoretto… ah, sei ancora qui, mocciosa… >>
Narcissa le rivolse uno sguardo così assassino che l’avrebbe uccisa di lì a pochi secondi. Malfoy fece finta di non capire, invece Selwyn sgranò le palpebre.
<< Cos’è una prostituta? >> chiese Merope a Draco.
<< Ehm… >> si vedeva che non voleva rispondere, difatti Narcissa lo implorò con gli occhi di inventarsi una cavolata << è una… ehm… è una donna che fa divertire gli uomini… >>
Selwyn tossì a forza.
<< Bello! >> ci rifletté Merope, che nella sua mente ingenua e innocente non immaginava nulla se non due persone che ridevano e scherzavano << Quindi Bellatrix è la prostituta di Voldemort? >>
Narcissa quasi cadde dalla sedia, seguita dall’esplosione di risate di Draco.
<< Li vedo sempre insieme a divertirsi… >> spiegò la bimba.
Bellatrix, chiazzata oscenamente di rosso, scosse la testa con rassegnazione: << Ma magari, mocciosa! >>


 

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Capitolo 50
*** CAPITOLO 50 ***


Fight

La frescura di fine estate che aleggiava nella cittadina di Salazar Valley, dava modo a Gaius Greengrass di non soffrire troppo il caldo mentre, seccato per non poter uscire a giocare con i ragazzi del quartiere, era costretto a darsi avanti con i compiti.
Come ogni altro giorno, si trovava da solo in casa poiché i genitori lavoravano al Ministero dalla mattina al pomeriggio inoltrato. Nella sua cameretta, non circolava alcun suono se non quello della penna d’oca che graffiava la pergamena.
Aveva avuto così tanti compiti che la sua non sembrava affatto una vacanza. In quel momento avrebbe voluto fare qualunque cosa tranne scrivere un tema lungo cinque fogli di pergamena sull’utilità e il come produrre la Pozione Peperina. Ma il brutto era che, finito con quella, doveva studiare un intero libro di Trasfigurazione entro il weekend. E gli conveniva sbrigarsi se non voleva subire il rimprovero raccapricciante della Mcgranitt…
<< Chi va là? >>
All’improvviso udì un picchiettìo dall’esterno del vetro della finestra della sua cameretta. Un allocco color argento era posato sul bordo e continuava a battere col becco in maniera insistente.
Gaius lo lasciò entrare e srotolò la lettera legata alla zampetta del volatile.
Pensò a chi poteva avergli scritto visto che non conosceva nessuno che avesse quella razza di gufo. Però appena si mise a leggere sgranò gli occhi.
<< Non ci credo! >> divenne talmente felice che avrebbe stritolato l’allocco in un forte abbraccio << Merope! >>
Si sedette e, dopo qualche secondo, giusto il tempo di comprendere il contenuto della pergamena, prese inchiostro e calamaio per rispondere.
Poi, mentre il ragazzino rifletteva sul cosa scrivere, il gufo volò e si posò sul parapetto, turbato da qualcosa.
Gaius si spaventò a sua volta, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi cosa fosse successo che il suo cuore accelerò il battito e un brivido di orrore scosse la sua spina dorsale.
Con un coraggio che non sapeva di avere, il Serpeverde si voltò e per poco non svenne dalla paura. Scattò in piedi e si schiacciò sul muro, tremando dalla testa ai piedi e trattenendo il respiro.
Le iridi sanguigne che risaltavano da sotto il cappuccio nero, il quale si estendeva a mantello e arrivava a toccare terra. La veste, seppur fosse abbastanza lunga, non riusciva a celare completamente le braccia sottili e le lunghe mani bianche simili a ragni.
Nagini gli strisciava intorno con fare indagatore.
<< Bene, bene, bene… >> sibilò a voce acuta Lord Voldemort, rivelando la fisionomia serpentesca al povero Gaius, che in quell’istante pensava di star per morire.
Il Signore Oscuro estrasse la sua bacchetta e osservò minaccioso il ragazzino: << L’indirizzo è quello giusto… Tu! >>
Gaius crollò sul pavimento: << C-c-che cosa ci f-fa qui?? >>
Aveva le palpebre spalancate dal terrore. Non capì neanche come avesse fatto a formulare la domanda quando davanti a lui non c’era un semplice essere umano, ma il mago oscuro più potente di tutti i tempi, colui che per una parola fuori posto era capace di fare una strage.
Quest’ultimo sorrise compiaciuto al comportamento del ragazzino, che non ce la faceva proprio a smettere di tremare.
<< Dov’è finita la grinta che hai tirato fuori al Ministero? >> mormorò letale.
<< Come… c-come fa a sapere dove abito?? >> chiese ancora, la gola asciutta e il petto in fiamme.
Voldemort sogghignò mentre con una mano soppesava la sua arma: << Non sono affari tuoi. >>
Gaius non replicò, sarebbe stato stupido solo pensarlo… ma a quel punto si chiese il motivo della sua visita.
Il suo intento era quello di ucciderlo?
<< Sul serio credi che sia venuto qui per ucciderti? >> domandò d’un tratto il Signore Oscuro, con i muscoli di Gaius che si rilassarono leggermente in risposta. Gli aveva letto nel pensiero.
<< Malgrado volessi farlo, una certa personcina non mi perdonerebbe. Sono costretto a tenerti in vita. Purtroppo. >> aggiunse in tono crudele, saettando le pupille rosso-sangue nella sua direzione.
<< A-allora… cosa vuole da me? >> balbettò il ragazzino, che cercava di non piangere.
Nagini soffiò contro di lui, e intanto che Gaius si beccava un infarto, Voldemort avanzò di pochi passi e si fermò a metà strada.
<< Vuoi proprio saperlo, piccolo schifoso pervertito? >> disse dolcemente.
L’altro annuì a scatti.
<< Sono venuto per chiederti, anzi ordinarti, di lasciare in pace mia sorella. >>
<< Eh? C-cosa…? >> il bambino pensò di aver sentito male.
Voldemort, adirato, lo sollevò di peso e lo sbatté contro il muro: << Mi hai sentito, parassita! Non accetto obiezioni! >>
Gaius avrebbe potuto sputare il cuore dalla paura. Per quanto si sforzasse, non fu in grado di ribattere o di dire nulla.
<< Il gatto ti ha mangiato la lingua? >> disse il Signore Oscuro, che lo lasciò andare con violenza << Ho detto che non ti ucciderò, vuoi che cambi idea? >>
<< No… >> sussurrò, evitando il suo sguardo assassino.
<< Allora ti conviene darmi ascolto. >>
Gaius finalmente trovò la forza di guardarlo dritto negli occhi. Non capiva perché ci tenesse tanto che si lasciassero, o perché pensasse di avere di fronte un “parassita”. Tutto quell’astio nei suoi confronti a cosa era dovuto? In fondo erano solo bambini!
<< Perché dovrei? >> chiese dopo interminabili secondi di silenzio.
Voldemort non se lo aspettò, ma lo ricambiò con un’espressione di superiorità, di sfida…
<< Voglio sapere il motivo per cui dovrei lasciare Merope. >> aggiunse il ragazzino Serpeverde, sperando di non sembrare troppo cauto.
<< Hai la faccia tosta di chiedermelo? >>
<< Sì, Signore >>
<< Per la verità >> soffiò aggressivo il mago << Di motivi ce ne sono vari, alcuni dei quali conosco solo io >>
Greengrass parve un po’ confuso.
<< Ma uno di questi sai bene qual è >> proseguì Voldemort.
<< N-non mi dica. >> disse Gaius, roteando le pupille e sbuffando << La mia età. >>
Voldemort fece una smorfia di approvazione e indietreggiò verso Nagini, che si era acciambellata sul tappeto del letto.
<< Non solo >> disse malevolo << Anche perché sei un pervertito. >>
Gaius a quel punto non ci vide più: non gli importò chi avesse di fronte o se rischiava di essere ucciso, ma quella specie di soprannome non lo avrebbe più sopportato.
<< BASTA CON QUESTA STORIA, IO NON SONO UN PERVERTITO! >> urlò a pieni polmoni, per poi tapparsi la bocca appena Lord Voldemort si voltò con l’aria di volerlo ammazzare.
<< Ah, non lo sei? >> alla fine ci rise su. Una risata macabra, da far venire la pelle d’oca.
<< Onestamente… non capisco cosa glielo fa pensare. >> il bambino trattenne le lacrime. Non era la prima volta che lo chiamavano così. A Hogwarts era routine quotidiana da parte dei suoi coetanei ma anche dei più grandi…
<< Il tuo modo di agire >> rispose Voldemort.
<< Bene, in che senso? >> mantenne la calma, Gaius.
<< Non c’è bisogno che lo dica, sai? >>
<< Se si riferisce al fatto che ci baciavamo… >> iniziò il Serpeverde, arrossendo. Peccato che dovette fare i conti con l’istinto omicida del mago oscuro.
<< Esattamente! >> sibilò minaccioso, di nuovo stringendolo alla parete << Come hai osato toccarla, brutto infido vermiciattolo? >>
<< M-ma… >> esordì Gaius, la gola più secca di un deserto << Erano solo baci! >> giudicò inutile mettere in evidenza un’ovvietà del genere, ma Voldemort non voleva sentire ragioni: per lui era come se avesse fatto chissà quale cosa sporca.
<< Solo baci… >> gli sussurrò funesto << Presto non ti basteranno solo i baci. >>
Gaius spalancò la bocca e avvampò di nuovo: << Che vuol dire? >>
<< Hai capito perfettamente, schifoso moccioso. >>
<< A-a-aspetti! >> era talmente incredulo e imbarazzato che riprese a tremare << S-sono consapevole che lei è piccola! E anche io sono piccolo! Insomma… non penso certe cose! >>
<< Da ciò che ho visto del tuo futuro, non si direbbe… >> commentò Voldemort, guadagnandosi lo sguardo perplesso del ragazzino.
<< Il mio futuro…? >>
<< Niente domande. >> lo zittì l’uomo << Sappi solo che questo è il motivo principale che mi ha spinto a venire a casa tua. Non voglio nemmeno pensare che possa davvero avverarsi…! >>
Ora parlava più tra sé che con il bambino, il quale però adesso si incuriosì di tutti quei misteri.
<< L-lei conosce il mio futuro? E come ha fatto…? >>
Voldemort lo fulminò: << Ti ho detto >> e gli puntò addosso la bacchetta << Niente domande! Il mio obiettivo è impedire che ciò che ho visto non si avveri! Lascia mia sorella e non ti succederà niente! >>
Ma senza volerlo, il Signore Oscuro offrì a Gaius una chiave di lettura e immediatamente parve comprendere.
<< M-mi sta dicendo che… io e lei ci sposeremo, non è vero? >> domandò piuttosto emozionato e felice al tempo stesso.
Voldemort rimase immobile.
<< E avremo anche dei figli?? >>
Qui il mago ringhiò e strinse i pugni in segno di patimento.
Per Gaius fu una conferma e un sorriso di trionfo gli apparve sulle labbra: << Evvai!! >>
Voldemort lo minacciò con la bacchetta. Ma il ragazzino era troppo felice per esserne spaventato.
<< Se ti azzardi a farlo di nuovo, giuro che finisci all’altro mondo grazie al sottoscritto! >> disse su tutte le furie.
Gaius replicò: << Be’, io ho sempre pensato che fosse la persona giusta! >>
<< Vorrà dire che ti rovinerò i piani >>
Voldemort prese Nagini che si attorcigliò sul suo collo, e mentre le accarezzava la pelle liscia, squadrò dall’alto al basso il bambino Serpeverde.
<< Fortunatamente sono informazioni da prendere sotto gamba. Le profezie non sempre si avverano. Ma siccome non voglio rischiare… >> e gli scoccò un’occhiataccia << Dovrai fare come ti dico, o la lasci in pace oppure te la vedrai con me! Tutto chiaro? >>
<< E se io non volessi lasciarla? >> chiese all’improvviso Gaius, in tono di sfida.
<< Ti costerebbe la vita, decidi tu. >>
Gaius corrugò la fronte, contrariato: << Okay, mi uccida allora. >>
Voldemort lo guardò severo, non aspettandosi tale risposta.
<< Mi uccida. A me piace tantissimo Merope, farei qualsiasi cosa per lei! Anche morire! E se davvero in futuro la sposerò sarò l’uomo più felice del mondo! Dunque si rassegni! Io voglio stare con sua sorella! >> esclamò con coraggio il bambino, chiedendosi dove mai lo avesse trovato.
<< Anche se ha me come fratello? >> disse il mago, maligno.
<< Non m’importa! >> sputò arrabbiato, Gaius << Vuole capirlo o no? So per certo che non siete uguali, altrimenti non mi sarei mai innamorato di lei! >>
<< Commovente >> ruggì il Signore Oscuro, seppur stupito dalla parole del marmocchio << Però io non me ne andrò di qui finché non ti sarai convinto. >>
Gaius sbatté i piedi per terra: << Cosa devo fare per convincere lei? >>
Il mago alzò le spalle: << Nulla, ho già le mie convinzioni. Tu non mi vai a genio, sei un pervertito, e questo è assodato. >>
<< Un pervertito, eh…? >>
<< Proprio così >> disse soave, non levandogli gli occhi di dosso.
<< Mi sta giudicando per qualcosa che letteralmente non ho ancora fatto! >> protestò sgomento il Serpeverde.
<< Ma che farai… per quanto può sembrare ingiusto, tutto ciò è necessario. Devo proteggerla da gente come te. >>
Gaius avrebbe voluto sbellicarsi dalle risate. Era evidente che stesse rigirando la frittata per dimostrare la propria assurda tesi.
<< Proteggerla? >> ripeté a denti stretti, stufo della situazione. Preferiva di gran lunga la morte a quella tortura psicologica. << Da me? Io, al contrario suo, non l’ho mai torturata. >>
L’atmosfera raggelò. La stanza diventò un turbine di disagio e per parecchi istanti non si percepì altro che i sospiri lenti e forzati di Voldemort.
Ci fu un attimo in cui Gaius provò puro terrore, pensando che di lì a poco lo avrebbe fatto fuori. Invece il Signore Oscuro rimase al suo posto, come Pietrificato ma col viso cinereo stravolto dalla rabbia.
<< Il bue che dice cornuto all’asino >> riprese il ragazzino con coraggio << Crede che in questo modo guadagnerà la sua fiducia?? Come si è permesso… picchiare una bambina! Dopo quello che sta facendo per lei… le ha fatto del male! >>
Non ebbe il tempo di finire poiché venne raggiunto da una Maledizione Senza Perdono che Gaius scansò per un pelo. La sua scrivania non poté definirsi ugualmente fortunata.
Dalla paura si accasciò a terra e ricominciò a tremare.
<< Tu… osi rivolgerti a Lord Voldemort con quel tono?? >> sibilò maligno, avanzando verso di lui con la bacchetta impugnata.
Gaius non aveva vie d’uscita. Poteva solo sperare che lo risparmiasse.
<< Chi te l’ha detto? >> chiese minaccioso.
<< I-io… >>
<< RISPONDIMI! >>
<< M-mi ha scritto una lettera >> rispose titubante il bambino, lo sguardo fisso sul pavimento << è arrivata poco fa… >>
Il mago oscuro lo guardò sottecchi, poi si girò e vide la pergamena spiegata sulla scrivania.
<< E così vi scrivete… >> disse con un sorriso falso e l’aria di voler effettuare una carneficina.
<< No! È la prima volta che mi scrive! >> corse ai ripari, Gaius.
Voldemort lo scrutò attentamente, le pupille infuocate e tanta voglia di ucciderlo a sangue freddo: << Visto che sei sincero, piccolo insolente, chiuderò un occhio. Forza, alzati! >> disse, sollevandolo con la forza e spingendolo verso la scrivania << Adesso farai quello che ti dico, e ti conviene darmi ascolto. >>
Gaius barcollò sulla sedia e annuì, terrorizzato.
<< Sempre se non vuoi vedere morti i tuoi cari genitori. >>
<< No…! Non tocchi la mia famiglia…! >> lo implorò il ragazzino.
<< Se ubbidirai non gli succederà nulla. >> sorrise maligno Voldemort << E anche a te. >>



Era passata un’altra lunga settimana.
Nonostante le numerose giornate serene, ottime per prendere aria o giocare all’aperto, Merope aveva come unico pensiero suo fratello.
Ignorò la presenza dei Mangiamorte che, in virtù del rimprovero subìto da parte della bambina, avevano deciso di fare a turno e rimanere con lei in casa Riddle fino a quando Voldemort non fosse tornato.
Ma Merope non gradì per nulla il fatto che Bellatrix stesse sempre tra i piedi. Ultimamente sentiva di non sopportare neanche l’ombra di quella psicopatica, e sapeva bene che non aveva intenzione di andarsene soltanto per dimostrare al Signore Oscuro di essere una brava donna.
Macché. Bellatrix odiava i bambini, non sarebbe stata lì se non fosse stata costretta…
Anche per questo motivo, Merope passò quasi l’intero suo tempo chiusa in camera, facendo avanti e indietro e bestemmiando l’anello dei Gaunt.
Più lo guardava, più si rendeva conto che adesso non provava affatto tristezza, solo tanta rabbia. Rabbia perché Tom era scomparso da un mese e lei non aveva la minima idea di dove potesse trovarsi.
Perché non tornava? Dov’era finito?
Nella sua mente via via si concretizzava la possibilità che Silente avesse commesso davvero qualcosa di brutto al fratello.
Sbiancò al pensiero.
<< Sei il solito deficiente! >> gridò in serpentese rivolta all’Horcrux stretto nel suo palmo << Dove cavolo ti sei cacciato, eh?? >>
Per tutta risposta, l’anello divenne bollente e Merope lo posò all'istante sul suo comodino.
<< Sono io che dovrei infuriarmi e già lo sono! >> disse la bimba, che per lo sdegno chiuse l’anima di Voldemort in un cassetto per non doverlo guardare “negli occhi”.
Respirò a fondo tentando di calmarsi e infine, presa dalla disperazione, iniziò a pregare.
<< Per favore, fa che non sia morto… fa che rientri presto… >>
<< Cosa preghi, il nulla? >> Bellatrix irruppe in stanza senza nemmeno bussare. Munita del solito sorrisetto falso e del tono da perfettina che la rendeva più insopportabile che mai, osservò Merope brandendo un coltellaccio.
Quest’ultima, senza badare alla lama e preferendo non chiedersi il motivo per cui ce l’avesse, ribatté.
<< Mi spiace informarti che Dio esiste e non è lo stesso che adori tu. Ci sono stata nell’aldilà e so di cosa parlo. >>
Bellatrix emise un lieve risolino di scherno: << Va bene, va bene… non ti scaldare. Volevo solo farti presente che, pregando, non riapparirà magicamente. >>
<< Oh, mamma! E allora tu cosa proponi? Visto che lo ami, perché non vai a cercarlo fino in capo al mondo invece di rompermi le scatole?? >> chiese spazientita.
La donna non fiatò per qualche secondo, ma dalla sua faccia non scomparve la smorfia perversa che aveva da quando era entrata.
<< Stai tranquilla che non se n’è andato per sempre >>
<< Wow, è arrivata la bocca della verità! >> sbottò sarcastica, Merope << Dovresti fare la veggente! >>
<< Intanto abbassa i toni, nanetta. >> iniziò a minacciarla << Neanche a me piace stare dentro quattro mura con te, ma che ci vuoi fare? Gli altri sono andati via e qualcuno dovrà pur sorvegliarti… La vita è fatta di sacrifici. >>
Merope sbuffò: << Preferivo il sacrificio di ammirare tuo marito a petto nudo. >>
Bellatrix la fissò disgustata, poi soppesò con lo sguardo il coltello e disse: << Da questa mattina non faccio che chiedermi una cosa. >> e avanzò verso la bambina, che percepì una strana atmosfera << L’utilità della tua presenza. Non fai che piangere e lamentarti di come tuo fratello non ti ascolti, di come non cambi… be’, secondo me non hai ancora capito che Lord Voldemort non intende cambiare strada. >>
Merope alzò gli occhi al cielo. Quel discorso fino alla fine l’aveva nauseata.
<< Mai dire mai >>
Bellatrix sorrise subdola: << Pensavo che, forse… se sei qui dovresti seguire il Padrone in maniera diversa da come fai tu >>
<< Intendi che dovrei sbavargli dietro? >> la canzonò.
<< No. >> rispose subito Bellatrix, mostrandole troppo bruscamente la lama del coltello. Merope si spaventò, ma restò immobile.
<< Se devo sopportarti, sarà perché dovrai essere obbligata a rimanere. >> sibilò in maniera inquietante, per poi afferrare il braccio sinistro della bambina e puntarlo col coltello.
Merope si divincolò, intuendo che le intenzioni della strega non presagivano nulla di buono: << Che vuoi fare con quel coso?? >>
Le pupille di Bellatrix brillarono di pazzia: << Inciderti il Marchio Nero. >>
<< COSA?? >> ora la piccola venne scossa da veri brividi di paura. Quella brutta strega voleva renderla una Mangiamorte e condannarla a sottostare ai servigi di Tom.
<< Fifa, eh? Non preoccuparti, sentirai un lieve bruciore, ma passerà presto >> sussurrò roca, esibendo una soddisfazione esagerata.
<< NO! LASCIAMI, LASCIAMIIII! >>
<< In questo modo diventeremo colleghe, non sei contenta? >> sorrise maligna.
Merope lacrimò dalla paura: << Voldemort non sarebbe d’accordo! >>
<< Tu dici? Non lo sapremo mai se non ci proviamo >> soggiunse beffarda Bellatrix. Avvicinò ancora di più il coltello Maledetto, la cui lama entro pochi secondi avrebbe lacerato la pelle della bambina.
Sconvolta e spaventata insieme, Merope si guardò intorno alla ricerca di qualcosa per depistarla. Si ricordò della bacchetta poggiata sul comodino, la famosa bacchetta della madre che non desiderava più toccare ma che in quel momento poteva essere l’unica via di salvezza.
Alla fine, senza pensarci troppo, la afferrò e con la punta di essa accecò la strega, facendola barcollare all’indietro ululante.
<< Stupida mocciosa! >> esclamò dal dolore, mentre Merope fuggiva in corridoio.
Bellatrix la seguì, una mano che le copriva l’occhio colpito.
<< Ti conviene non fare passi falsi. >> la avvertì, con la bambina ferma davanti a lei super spaventata.
<< Altrimenti?? >>
<< Potrai dire addio al tuo bel faccino! >> disse la luogotenente di Voldemort, sollevandole contro la bacchetta.
<< Anche io ho un’arma e non ho paura di usarla! >> ringhiò Merope, attuando la medesima mossa.
Bella ridacchiò all’improvviso: << Non eri quella che diceva di odiare la magia?? Tu, con quegli orrendi indumenti da Babbana?? >>
Merope si guardò d’istinto il vestitino che indossava: << Il rosa è il mio colore preferito! >>
<< Il rosa è il mio colore preferito! >> la scimmiottò sprezzante << Renditi conto del modo in cui ti comporti! Come speri di diventare una strega competente se il tuo hobby preferito è imitare quei sudici Babbani?! >>
Intanto che parlava, non si rese conto che stava “scivolando” lentamente verso le scale. Merope, grazie alla sua rabbia, fece comparire dal nulla ai piedi di Bellatrix un paio di pattini.
Soltanto dopo vari secondi se ne accorse.
<< Che succede?? >>
<< Aspetta, ti aiuto io. >> disse la bambina, ornata da un’espressione da oscar. Andò dalla donna e, con non chalance, la spinse al grido << BOMBA IN ARRIVO! >>
Bella ruzzolò lungo le rampe di scale fino al piano terra, strillando di dolore.
<< AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! >> rise Merope, che si precipitò giù e vide Bellatrix incenerire i pattini e risollevarsi a fatica.
<< TU! >> sbottò appena Merope le si presentò davanti.
Era piegata in due a forza di ridere: << È la cosa più divertente che sia mai successa da quando sono qui! Ahahahahahahahahah, aiuto! >>
<< Divertente un corno! Potevo spezzarmi l’osso del collo, brutta mocciosa! >> la voce della strega tremolo.
<< Ben ti sta! Così impari a volermi fare certe cose! >> ribatté pronta, la bimba.
Bellatrix non ci vide più dalla rabbia e scagliò uno Schiantesimo potente nella sua direzione. Merope lo deviò per un pelo e si rifugiò nel salotto.
<< Non riuscirai a cavartela così! >> disse la Black, entrando nel salone e trovando Merope che le lanciava uno sguardo di sfida.
<< Benissimo, fatti sotto! >>
<< Expelliarmus! >>
Merope stavolta non fu abbastanza veloce e venne colpita, ma grazie alla sua abilità di volare, atterrò in piedi.
<< Ebublio! >> la bacchetta gettò una serie di bolle esplosive che attorniarono Bella e scoppiarono in simultanea, circondandola di fumo nero << AH! Te l’ho fatta! >>
Ma Bellatrix spuntò indenne dall’Incanto: << Excelsiosempra! >>
Sentì il pavimento allontanarsi dai suoi piedi. Una forza magica la tratteneva mentre veniva librata in aria e successivamente fatta ricadere al suolo con violenza.
Un forte crac della gabbia toracica la terrorizzò dopo aver realizzato di trovarsi a terra e di doversi risollevare in brevissimo tempo.
<< M-mi hai rotto una costola! >> esclamò Merope, in lacrime.
<< E ti piangi addosso? >> chiese una Bellatrix assetata di vendetta. Un secondo dopo, disse: << Rictusempra! >> e la scaraventò lontano.
Merope non aveva più lacrime per il dolore, e quando il colpo iniziò a produrre l’effetto solletico, non sapeva se piangere o ridere.
<< Non si scherza con me, mocciosetta! >> sputò la strega, rinforzando l’incantesimo.
La bimba però riuscì a prendere la sua bacchetta e con un movimento leggiadro del braccio fece apparire un palloncino pieno d’acqua che scoppiò sopra la testa di Bellatrix, infradiciandola da capo a piedi.
Rimase a bocca aperta per parecchi istanti e si sorbì le risate luttuose di Merope che aveva visto la scena.
<< Speri di battermi con questi trucchetti da quattro soldi?… Waddiwasi! >>
Piccoli oggetti vennero sparati a tutta velocità verso la bambina che, presa alla sprovvista, si limitò a pararli come meglio poteva.
Non conosceva quella magia e pian piano si stava accorgendo che Bellatrix non era certo una strega qualsiasi… era troppo potente per lei. Il fratello l’aveva addestrata personalmente.
Cercò di ricordarsi degli incantesimi efficaci, poi ricambiò con il primo che le venne in mente.
<< Bombarda! >> un raggio esplosivo e assordante sfiorò di poco la donna, la quale si spostò in tempo prima che il muro dietro di lei venisse distrutto.
<< Ah, sei passata all’artiglieria pesante? D’accordo! >> una luce diversa dal solito brillò nelle pupille di Bellatrix. Una luce folle quanto il suo temperamento << Bombarda Maxima! >>
Merope non sapeva cosa effettivamente l’avesse salvata, in quanto l’esplosione generata dalla bacchetta dell’avversaria fu molto più intensa e causò la devastazione della parete alle sue spalle e di parte del tetto adiacente. Utensili e mobili del piano di sopra ricaddero nel campo di battaglia e la bambina fu invasa completamente dalla polvere. In più venne colpita da dei mattoni vacanti che le fece sanguinare la fronte in maniera copiosa.
Non badò alla fitta che la stava divorando, voleva soltanto dimostrarsi forte agli occhi di Bellatrix. Voleva far passare il messaggio che lei, pur essendo piccola, non era una mollacciona.
<< Ops. >> si scusò per finta, l’altra << Poverina, ti sei fatta la bua? Ahahahah! >>
<< Stupeficium! >> gridò la piccola Riddle, centrando finalmente il bersaglio.
Quando Bella si rialzò incominciò un vero e proprio duello magico, che durò almeno mezz’ora e causò la distruzione più totale. Il salotto era irriconoscibile, così come vari punti della casa e il soffitto del primo piano.
<< Pensi di essere migliore di me? >> urlò tra i detriti, Bellatrix, soppesandola altezzosa << Pensi che il Signore Oscuro preferisca te a me? >>
Merope venne scagliata per l’ennesima volta dalla magia della Black: << N-non lo so… >> soffiò con l’affanno, la costola rotta e la schiena a pezzi che le provocavano un dolore lancinante << Ma spero di sì! >>
<< AHAHAHAHAHAHAHAH! >> Bellatrix rise di gusto << Lo pensi ancora dopo che ti ha torturata? Con me non lo ha mai fatto! >>
Il mondo di Merope andò in mille pezzi.
<< Rassegnati, mia cara. Sei inutile quanto i Babbani per lui! Se non diventassi Mangiamorte, quale sarebbe la tua strada? >> inarcò le labbra in un sorriso soddisfatto, vedendo la bambina piangere a dirotto << Persino il tuo lurido padre non ti ha mai voluto! >>
Merope spalancò la bocca e tremò dalla collera: << Non… non azzardarti…! >>
<< Oh, sì che mi azzardo! Ci vuole impegno per farsi disprezzare da un Babbano! La feccia della feccia… se non ti ha considerata lui, come speri di contare qualcosa per tuo fratello? >>
Quell’argomento era il suo punto debole.
La piccola Riddle non aveva superato, e non l’avrebbe mai fatto, la mancanza di affetto del suo papà. Sia sulla Terra che nell’Aldilà, per Tom Riddle senior lei non esisteva neanche…
Un colpo dritto in petto e il cuore riprese ad accelerare.
A un certo punto fu pervasa da un’ondata di adrenalina che le diede la forza necessaria per alzarsi da terra e correre nella sua direzione. I denti digrignanti e i palmi stretti a pugno.
Bellatrix non se lo aspettò. Venne scaraventata sul pavimento pieno di calcinacci e cemento frantumato, e Merope le si buttò addosso, picchiandola con tutto il livore imprigionato in corpo.
<< Non nominare mio padre… farabutta! >>
<< Levami le tue zampacce di dosso! >> esclamò la donna, che non riusciva a scostarsi dalla morsa della piccola.
<< Mio fratello… non è come lui… mi vuole bene… hai capito?? Tu non sei… nulla… io sono sua sorella! >>
Oltre al sangue gocciolante dalla fronte, il liquido rosso fuoriusciva dalla sua bocca a ogni parola che formulava, mescolandosi con le lacrime. Sentiva la debolezza e i giramenti di testa prendere il sopravvento, non era più in grado di agire con lucidità poiché la sua vista iniziava ad appannarsi anche a causa della pressione e delle polveri sottili.
Le dita di Bellatrix si attorcigliarono sul suo collo nel tentativo di allontanarla e, magari, soffocarla. Ma lei era così presa dal volerla sconfiggere a mani nude che se la prese anche con i suoi capelli. Sembrava volesse strapparglieli uno ad uno.
<< Ehi, fermatevi! >> d’un tratto un paio di braccia separarono Merope dalla strega. Era Selwyn, che insieme a Rodolphus che pensò invece a sua moglie, si era Materializzato nell’abitazione.
Ma non erano soli. Tutti i Mangiamorte erano lì, impietriti da quello spettacolo di distruzione.
<< Che cazzo vi è preso?? >> commentò Rod rivolta a Bellatrix.
Merope desiderava a tutti i costi concludere il lavoro, era a dir poco assatanata e si divincolava dalla presa di Selwyn come un animale.
<< Oddio >> dissero molti seguaci di Voldemort, vedendo il disastro che avevano combinato.
Bella decise di tacere, mentre Merope dopo un po’ si calmò. Era esausta; aveva speso tutte le sue energie e sentiva che da un momento all’altro sarebbe svenuta per il troppo sangue versato.
<< Sei ferita?? >> chiese retorico Selwyn, per poi udire una voce acuta e fredda dall’ingresso di quello che ormai non poteva più definirsi salotto.
<< Per l’amor del cielo, cosa è successo qui?! >>
Tutti i presenti, compresi i due soccorritori delle donne, si voltarono sgomenti.
Il Signore Oscuro era tornato, e squadrava la situazione visibilmente imbestialito. Ma fu alla vista di Merope che avrebbe potuto definirsi il diavolo in persona.
<< Merope! >> soffiò, spalancando le palpebre nel vedere la sorella ridotta in quello stato.
La bambina lo fissò incredula per un’istante, poi sorrise: << F-fratellone…! Allora le mie p-preghiere sono state ascoltate…! >> dopodiché sputò una grande quantità di sangue e crollò a terra priva di sensi.
Un lunghissimo e scioccato silenzio calò tra i Mangiamorte.
Bellatrix avrebbe voluto sotterrarsi, consapevole che l’attenzione ora era rivolta tutta su di lei. Si nascose dietro i suoi compagni nella speranza di non morire per mano del suo Signore.

 

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Capitolo 51
*** CAPITOLO 51 ***


Pardon

La sensazione di avere un macigno all’altezza del petto svegliò Merope da un periodo indeterminato di convalescenza.
Per un attimo dimenticò il motivo per cui aveva perso i sensi e si concentrò sul peso che la stava soffocando. Abbassò lo sguardo e vide che Nagini era accucciata vicino a lei.
<< Nagini! >>
Bastò questo per farle ricordare ciò che era successo poche ore prima (o giorni: non sapeva quanto tempo fosse passato). Lei e Bellatrix avevano combattuto ferocemente e alla fine era tornato Voldemort; del resto buio totale.
Fece due più due e la consapevolezza del ritorno di suo fratello la scosse a tal punto che inarcò la schiena all’improvviso, svegliando il serpente dal torpore. Appena la vide ripresa, Nagini le fece le fusa entusiasta.
Ma Merope era presa da altro: i suoi sensi, con molta lentezza, tornarono alla normalità. Si rese conto di non essere nel suo letto, ma su divano di una delle sale da ritrovo di casa Riddle. Aveva la fronte abbondantemente fasciata, così come il petto scoperto.
Solo in quel momento percepì il dolore lancinante provenire dalla testa e dalle costole… poi, quasi in contemporanea, udì una serie di urla strazianti.
<< Su, spostati >> senza pensarci due volte, saltò giù dal divano anche se faticava a respirare e la fronte pulsava.
Nagini tentò di fermarla, ma lei non voleva retrocedere. Aveva riconosciuto la voce di Tom tra le grida, e in cuor suo sapeva già cosa stava avvenendo.
Quando arrivò all’ingresso del salone principale e fece capolino, rimase a dir poco scioccata.
<< Perdono, mio Signore! >>
<< Perdono?! >> disse freddo Voldemort, scagliando la Maledizione Cruciatus addosso a Bellatrix mentre i compagni Mangiamorte e Narcissa si limitavano a osservare terrorizzati la scena << Mi chiedi perdono dopo quello che hai fatto? >>
<< Pensavo… che sareste stato d’accordo… >> biascicò la strega, rannicchiata sul pavimento con una faccia da cane bastonato.
<< Pensavi cosa? >> sibilò il Signore Oscuro, torturandola ancora.
Merope provò sentimenti contrastanti: se da una parte lo trovava uno spettacolo osceno, dall’altra realizzò che c’era suo fratello, mancato per oltre un mese senza fornire sue notizie. Tuttavia, stranamente, non poteva dirsi felice… piuttosto, era arrabbiata.
Voleva sapere dove fosse finito tutto quel tempo, cosa avesse combinato e, magari, sapere chi avesse ucciso durante il viaggio.
Esigeva una spiegazione!
Irruppe in silenzio e dopo che entrò Nagini sbatté la porta per farsi sentire.
Voldemort si bloccò di colpo e i Mangiamorte si voltarono verso di lei a occhi sgranati.
Merope, con tutta la calma del mondo, fissò sottecchi il fratello ma non spiccicò parola.
<< Merope >> disse Narcissa, spaventata dal fatto che la piccola fosse in piedi nelle sue condizioni. Fece per raggiungerla prima di essere fermata da Voldemort.
<< Perché ti sei alzata?? >> sbottò il mago oscuro mentre avanzava verso di lei, guadagnandosi la smorfia indignata della sorella.
<< Sto benissimo. >> farfugliò in tono categorico, guardando Tom con un misto di collera e disgusto.
<< Si vede, infatti! >> disse Voldemort, tirandola con forza per un braccio << Ti riporto di là, andiamo! >>
Ma la bambina reagì e gli sferrò un ceffone.
I Mangiamorte divennero cinerei e alcuni, nonostante conoscessero il comportamento che Merope a volte aveva con suo fratello, rischiarono di svenire dalla sfrontatezza del gesto. Loro sarebbero finiti nel braccio della morte se avessero fatto una cosa del genere a Lord Voldemort.
Quest’ultimo squadrò malissimo la piccola, ma si vide bene dal contraccambiare. Era certo che ce l’avesse ancora con lui per averle fatta del male e in cuor suo non la biasimava.
<< Ho detto che sto benissimo. >> ringhiò roca.
<< Va bene. >> la lasciò andare dopo qualche secondo di esitazione e non disse più nulla, cosa che Merope gradì molto.
I seguaci non se lo aspettarono, anzi, erano già pronti all’eventuale sfuriata.
<< Grazie. >>
Codaliscia fuggì terrorizzato dalla sua traiettoria quando si accorse che la bimba iniziò ad avvicinarsi a Bellatrix, avvolta da un’imbarazzata quiete da parte dei colleghi Mangiamorte che esibivano ancora delle bocche spalancate.
<< E così… alla fine ha torturato anche te. >> commentò soddisfatta la bambina, godendosi la vista della strega che si rialzava tremante da terra e le lanciava uno sguardo pietoso.
<< Come vedi c’è sempre una prima volta per tutti, Bellatrix >> continuò Merope, sprezzante.
La Black intercettò l’espressione del suo Signore e, sapendo cosa volesse intendere, prese un grosso respiro e balbettò: << Ehm… io volevo… chiederti scusa per ciò che ti ho fatto >>
Merope sollevò le sopracciglia e mise le braccia conserte: << Prego? >>
<< Quello che hai sentito >> rispose sotto sforzo Bellatrix. Era evidente che non lo pensasse davvero. << La mia è stata una mossa meschina e inopportuna… mi dispiace molto. >>
L’altra scosse la testa: << Quanto tempo ci hai messo ad imparare a memoria la commedia? >>
<< L-la mia non è una commedia >>
<< Sta lontana da me, psicopatica! >> gridò Merope appena si avvicinò, poi scoccò un’occhiata fugace al fratello << Se credi che io sia così stupida, be’ ti sbagli di grosso! Sei stato tu a costringerla a dire queste scemenze! >>
Voldemort non sapeva come comportarsi davanti al temperamento della sorella. Non voleva peggiorare la situazione visto che non si era ripresa del tutto.
<< Non l’ho costretta. Sta dicendo la verità. >>
<< AHAHAHAHA! Sì, come no! >>
<< Merope! >> la chiamò Narcissa, severa << Non credi che sia il caso che voi due andiate d’accordo? >>
La bambina la fissò incredula.
<< Ha ragione. Non è possibile che litighiate ogni volta come due Troll! >> commentò Rodolphus, che era rimasto senza parole alla scena di distruzione di poche ore prima.
Merope si guardò intorno e notò dagli sguardi dei Mangiamorte come ci tenessero sul serio che quella dannata storia finisse.
Lei però non aveva alcuna intenzione di muovere il primo passo.
<< Io con quella non andrò mai d’accordo! >>
<< Certo, perché siete uguali. >> disse Voldemort.
<< Cosa? >> dissero all’unisono lei e Bellatrix. Entrambe la presero come un’offesa.
<< Questo è il peggior insulto che abbia mai ricevuto. >> disse Merope.
<< Chiedo perdono allora >> rispose sarcastico il mago << Ma sai, dopo aver constatato di cosa siete capaci di fare se rimanete da sole per più di due minuti, sono arrivato a questa conclusione. >>
Merope sentì di nuovo un’ondata di odio riaffiorare dal profondo del suo cuore. Si era azzardato a paragonarla a quella pazza furiosa…
<< Ti ha detto che voleva incidermi il Marchio Nero? >> sbottò.
<< Sì Merope, lo so! >> alzò gli occhi al cielo, Voldemort.
<< E non dovevo difendermi, questo mi stai dicendo?? >> proseguì la bambina.
<< No, ma affrontare una strega potente come Bellatrix non è una mossa saggia >>
<< Ah, bene! Vuoi vedere che adesso è colpa mia!? >> si agitò Merope, incapace di comprendere per quale motivo il fratello non avesse ancora ucciso la sua luogotenente. Delle lacrime incominciarono a scivolarle lungo le gote.
<< Finiscila di lagnarti! >> ruggì il Signore Oscuro nel vederla ad occhi gonfi << Non ti sto dando la colpa, voglio solo che non si ripeta più quello spettacolo indecente! Vieni qui e chiedi scusa a Bellatrix. >>
Merope sollevò lo sguardo, ammattita: << Aspetta… cosa?? >>
<< È un ordine! >>
<< Ma oltre ai capelli e al naso hai perso anche il senno? >> chiese la sorella.
Amycus non riuscì a trattenersi e grugnì dal ridere.
Voldemort però esplose: << MEROPE! >>
Lei saltò dallo spavento.
<< QUANDO PARLI CON ME ESIGO RISPETTO! HO DETTO CHE DEVI CHIEDERE SCUSA! SE NON UBBIDISCI TE LA VEDRAI COL SOTTOSCRITTO, CHIARO?? >>
Il cuore della piccola tamburellò dallo shock: << Sì, ma per cosa?? >>
<< Ti ricordo che mi hai buttato giù per le scale! >> intervenne Bella.
<< Perché tu volevi infilzarmi con un coltello! >>
<< Merope. >> la interpellò per l’ennesima volta il fratello << Muoviti. >>
La bimba abbassò le palpebre colme di lacrime.
<< Avanti. >> la incoraggiò Voldemort in tono più calmo ma deciso.
Per Merope fu un’umiliazione raggiungere Bellatrix con decine di paia di occhi puntati nella sua direzione. Sentiva un’atmosfera asfissiante e soprattutto di ingiustizia circondarla.
Perché mai avrebbe dovuto chiedere lei scusa? Cosa aveva fatto se non difendersi?
Annullò la distanza che la separava dalla strega e, quando la guardò in faccia, si rese conto del piacere che Bellatrix stava provando. Era appagante per lei vederla “sconfitta” o “sottomessa” al fratello, vederla cercare di sovrastare la sua figura senza successo.
Merope lo intuì dal sorrisetto di trionfo spuntato sul suo viso scarno, che non traspariva nessun pentimento di ciò che le aveva inferto.
<< Sto aspettando, moscerino. >> le sussurrò.
Quella fu la goccia. Comprese che non poteva perdere la dignità in quel modo stupido.
Lei era più forte e determinata della sottospecie di donna che le si trovava di fronte.
Si voltò di nuovo verso Tom, con grande stupore dei Mangiamorte che previdero le sue intenzioni e pensarono fosse diventata matta.
<< Che altro c’è? >> sibilò Voldemort, ritenendo un oltraggio che la bambina non gli avesse ubbidito.
Merope soffiò di rabbia ed esplose: << Io non chiedo scusa, l’ho fatto perché se l’è meritato! Secondo te come avrei dovuto comportarmi alla vista di una psicopatica che impugnava un coltello?? Mi sono stancata di dover accettare passivamente ogni cavolata che fa, se la cava sempre con una ramanzina da parte del suo Signore e poi via, tutto nel dimenticatoio! Avresti dovuto ucciderla seduta stante, come minimo! Invece ti limiti a Cruciarla, quando a lei queste cose piacciono da brava pazza quale è, soprattutto se gliele fai tu! Non permetterti di paragonarmi a lei! Mi spiace ma io ho rispetto per me stessa e non sono tenuta ad ubbidirti per forza, non sono una cagna che ti sbava appresso, al contrario di questo soggetto! Io dovrei chiedere scusa? E tu che mi dici? Tu, che mi hai torturata fino all’osso, e ora te ne esci dopo un mese… UN MESE. Non hai avuto il riguardo di chiedermi TU perdono per ciò che mi hai inflitto, di chiedermi come mi sentissi a seguito di un duello in cui potevo rimetterci la pelle! E tutto questo per cosa? Per scusarmi con la tua Pupilla?? Pensi davvero che sia sincera sul voler fare pace? Bene! Visto che sei così scemo da crederle, perché non vi sposate e non vivete felici e contenti in un isola deserta?! Sareste una coppia perfetta: un idiota patentato e una iena pazzoide! Fottetevi tutti e due! >>
Riprese finalmente fiato, la bocca asciutta e la voce che quasi se n’era andata del tutto. La gabbia toracica arse di dolore. Si poggiò una mano sul petto, massaggiando la ferita che di nuovo prese a sanguinare. Ma per lei ne era valsa la pena.
Aveva urlato a squarciagola liberandosi della frustrazione cresciuta in quel periodo di malessere che aveva vissuto, in attesa di erompere nel momento giusto.
Narcissa si coprì la bocca, sgomenta. Non credette di aver sentito nulla di più avventato in vita sua, specie con destinatario Lord Voldemort in persona. Non ebbe il coraggio di muoversi o di scorgere il volto del mago, però lo stesso non si poteva dire degli altri Mangiamorte, i quali furono talmente raccapricciati che in molti si Smaterializzarono e fuggirono dall’ira prossima del Signore Oscuro.
Bellatrix, nonostante i gesti impliciti della sorella sul seguire i compagni, era occupata a sgranare le palpebre dallo scandalo. Non sapeva se essere più indignata per il nomignolo di cagna, psicopatica e simili, o per la sfacciataggine che la mocciosa aveva dimostrato contro il Padrone.
Quest’ultimo fissò incredulo la sorella, assumendo un’aria furibonda che non le aveva mai rivolto prima. Pareva volesse torturarla un’altra volta, ma col solo potere dello sguardo.
<< Andatevene. >> ordinò alle persone rimaste a guardare.
Narcissa e la maggiore si scambiarono occhiate sgomente e scomparvero insieme agli altri, lasciandoli da soli.
Merope aspettò inerme la sua punizione, magari uguale a quella di Bellatrix, mentre la vista le si appannava dallo spasmo. Tuttavia quella punizione non arrivò mai, ma venne raggiunta da Voldemort.
Quando si inginocchiò alla sua altezza, lei distolse gli occhi e li puntò al pavimento. In quell’istante si rese conto di ciò che aveva detto e la vergogna galoppò nel suo animo come un fiume.
Temeva di aver esagerato con le parole e che il fratello si sarebbe arrabbiato molto, questi invece prese semplicemente la sua mano e la Materializzò nella sua camera.
<< Sei contenta adesso? >> chiese il mago oscuro, fin troppo calmo a giudicare dalla sua espressione.
La bambina si riscosse dopo un secondo: << Non voglio! Sto bene! >>
<< Non stai bene. >> insistette lui, sollevandola di peso e mettendola nel letto << Stenditi. La ferita si è riaperta. >>
<< E quindi?? >> sbottò Merope << Chi se ne frega! Non m’importa! >>
<< A me purtroppo importa! >>
<< Ah sì?? >> il tempo di reggere lo sguardo del fratello che scoppiò a piangere.
Voldemort fece per borbottare seccato, ma la sorella in quel momento gli saltò al collo e lo abbracciò. Fu talmente inaspettato per lui che restò fermo senza sapere cosa fare.
Era sicuro che lo odiasse e che non volesse più vederlo…
<< D-dove sei stato…? >>
<< Merope… >>
<< Hai idea di quanto fossi preoccupata? >> disse in lacrime << Ti sei assentato per un mese! >>
Voldemort sospirò: << Sei stata tu a dirmi di andarmene >>
<< Io?? >>
<< Sì >>
La piccola Riddle ricordò il giorno in cui le fece del male e dal piano di sotto gli urlò di non farsi più vedere.
<< Non dicevo sul serio… >> spiegò dopo parecchi attimi di silenzio.
<< Non c’è bisogno di negare >> disse il fratello << E ti do ragione. Sono stato perfido con te, non avrei dovuto… >>
Merope aprì la bocca, sorpresa: << Tom… non preoccuparti. Non sono arrabbiata. >>
<< Dovresti >> rispose lui << Non riesco a perdonare me stesso >>
<< Tom! >> esclamò Merope, che fino ad allora non lo aveva mai sentito parlare in quel modo << A me basta che tu abbia riconosciuto l’errore, e se si parla di te… direi che è già un buon risultato. >>
<< Non credo sia così semplice >>
Merope lo strinse di nuovo: << È tutto apposto, fratellone >>
<< Menomale >> rispose, non molto convinto << Per favore, staccati >>
<< Mi vuoi dire dove cavolo sei stato tutto questo tempo? >> ripeté la bimba, sedendosi sul letto con le lacrime agli occhi.
Voldemort aveva l’aria di non voler fiatare: << Mi sono regalato una piccola vacanza, niente di che >>
<< Sei uno stupido! >> pianse a dirotto << Per l’ansia di non rivederti più mi sono ingozzata di cibo e ho vomitato anche l’anima! P-pensavo… pensavo fossi morto! >>
<< Cosa? >> il Signore Oscuro la fissò come se fosse impazzita << Addirittura? Ma chi credi di avere davanti? >>
<< Lo so! >> disse Merope, consapevole di non potergli raccontare all’improvviso la storia dell’Horcrux e di Silente << Ma non hai avvisato neanche i Mangiamorte… mi sono spaventata, pensavo fossi andato via per sempre! >>
Voldemort era a dir poco esterrefatto: << Non so se offendermi o provare pietà >>
<< Sei il solito egoista! Non vuoi proprio dirmi cosa hai fatto per un mese intero?? >>
<< Non lo reputo importante >> liquidò il mago oscuro.
Confidarle di essere giunto fuori paese, da uno dei migliori veggenti in circolazione allo scopo di conoscere il suo futuro infatti, non gli sembrò cauto.
<< Dimmi che non hai ucciso nessuno >> si disperò la piccola.
Voldemort esibì una smorfia ambigua: << Forse… >>
<< Mamma mia… >> la sorella si sbatté una mano sulla fronte << Almeno potevi uccidere Bellatrix, mi avresti resa felicissima! >> sputò con disprezzo, guadagnandosi l’espressione adirata di Voldemort.
<< L’ho punita a sufficienza. >>
<< No, non l’hai fatto! >>
<< E tu ti sei sfogata abbastanza, mi sembra >> aggiunse lui, riferito alla sfuriata di Merope di qualche minuto prima.
<< Non capisci?? Io non posso vedere quella donna! >>
<< Chissà per quale assurdo motivo >> disse sarcastico.
Merope arrossì: << Non solo per te! Ha cercato di rendermi Mangiamorte! L’ho scampata per un pelo! >>
Voldemort nel profondo la comprendeva, ma il fatto che si fosse messa in pericolo combattendo con lei lo faceva imbestialire.
<< Dovete trovare un punto d’incontro, voi due. >>
<< Preferirei baciare la tavoletta del water >> commentò la bambina.
<< Merope! >> ruggì Voldemort << Non sto scherzando. Non esiste che dobbiate sempre litigare! >>
<< Ma è una psicopatica! Non voglio trovarmela ancora vicino, mi terrorizza! >> confessò Merope, poi scoppiò di nuovo in lacrime << M-mi ha detto che se anche papà mi disprezzava… allora s-sono più inutile dei Babbani… >>
Voldemort corrugò la fronte, indignato: << Come sa di quella feccia? >>
Merope tirò su col naso e si asciugò il viso: << Hanno visto le foto in soffitta… la nonna era uguale a me >>
Un lungo sospiro rauco interessò la gola di Voldemort, che decise però di passarci sopra. In quel momento, che i Mangiamorte sapessero della sua natura Mezzosangue, era l’ultimo dei problemi.
<< E tu ti sei offesa per…? >> non terminò la frase che la bambina abbassò il capo e si abbandonò a un pianto isterico.
<< Merope…! Sempre la stessa storia >>
<< Non ho mai superato il fatto… che non mi amasse… >>
<< Sono passati decenni. Dovresti fartene una ragione una volta per tutte. >> affermò severo << Quell’uomo non era degno di essere chiamato padre. Smettila di pensarlo! E dire che hai disconosciuto tua madre senza una ragione… >>
Merope ringhiò d’un tratto: << Lei era peggio di lui! Odio essere sua figlia, detesto aver ereditato la magia da lei! >>
<< Ah sì… dimenticavo che sei una Babbana, signorina Mary. >>
<< No… è stupido negare l’evidenza. Non sono una Babbana… e Merope è il mio nome. >> soffiò a bassa voce.
<< Che sollievo. Quindi il problema qual è, me lo spieghi? >>
<< Il problema >> sibilò << è che mamma mi ha negato una figura paterna, di avere un papà… perché aveva troppa fifa di confessargli di essere una strega! >>
Voldemort non poté più sentire oltre e la stese sul letto con la forza.
<< Quante sciocchezze… stai ferma, per Salazar! >>
<< Sei anche un dottore, adesso? >> domandò imbronciata.
<< Non ho voglia di richiamare il medimago. Altrimenti dovrò di nuovo cancellargli la memoria! >> rispose Voldemort, pulendo il sangue che era colato << Guarda tu… cosa mi tocca fare per una mocciosa. >>
Merope si stupì: << Hai portato un medimago a curarmi? >>
<< Ovvio. Chi doveva aggiustarti la costola rotta, se no?? >>
<< E non l’hai ucciso? >> soffiò a occhi spalancati. Non se lo aspettava per niente.
<< Come dire… non ero in vena. >>
<< Oh… >> era davvero senza parole << Ma quanto tempo è passato? >>
<< Dodici ore, più o meno >> disse secco.
<< Ehm… non è che potrebbe venire Narcissa a finire il lavoro? >> chiese rossa in viso, scostando la mano del fratello dalle fasciature del petto.
<< Siamo solo noi in casa >> Voldemort le rivolse un’occhiata eloquente << Non dirmi che ti vergogni. >>
<< Be’… >> fece spallucce la piccola, imbarazzata << Un pochino >>
<< Piantala, che sono tuo fratello >> la zittì subito << E poi cosa dovrei vedere? >>
<< Uff… Divertente. >> commentò Merope.
<< Gradirei silenzio, se non ti spiace. >>
<< Sei arrabbiato? >>
Tom Riddle la guardò in modo inquietante, e ciò fece capire a Merope che aveva ragione.
<< Perché ti ho chiamato idiota patentato? O perché ho detto le parolacce? >> continuò.
<< Fosse solo per quello! >> esclamò adirato il Signore Oscuro mentre fasciava la sua ferita << Ti avverto, non accetto più che pensi a quel lurido Babbano! >>
<< Non posso farci niente… >>
Voldemort scosse il capo, fuori di sé: << È morto, Merope! È sottoterra! Nel luogo in cui sta marcendo! >>
La sorella percepì fin troppo rancore nelle labbra di Tom.
<< In realtà la sua anima è più viva che mai >> disse lei, triste << E non ha fatto altro che ignorare la mia esistenza, nell’aldilà >>
<< Appunto, tu devi fare lo stesso! >>
<< Non ci riesco! È da quando sono nata che desidero una figura maschile di riferimento… >>
<< E IO NON SONO UNA FIGURA MASCHILE? >>
Tutto parve congelarsi dopo quella frase. Merope si ammutolì di colpo, non avendo la più pallida idea di come ribattere, presa alla sprovvista da qualcosa che mai avrebbe immaginato di sentire.
<< Ma… tu sei mio fratello… >>
<< Dimmi che diamine di differenza fa. >> ringhiò Voldemort.
Merope sembrò non comprendere e lo guardò storto: << Non è la stessa cosa >>
<< Non è la stessa cosa >> ripeté indignato << Vedo che ancora non capisci >>
<< Sono sincera, non capisco >> convenne la bambina.
Voldemort fece un respiro profondo, trattenendo la voglia di ammazzarla a sangue freddo.
<< Che novità! >>
<< Ma che ti prende…? >> chiese sconvolta.
Adirato com’era decise di non rispondere. Si voltò per raggiungere la porta a passi pesanti.
Merope si spaventò; era terrorizzata all’idea che Tom se ne andasse come aveva fatto l’ultima volta. Quel timore si insidiò in lei a tal punto che non poteva nemmeno osservare il fratello cambiare stanza perché immediatamente pensava di non rivederlo più.
<< Aspetta! >> gridò d’istinto, alzandosi dal letto. Ma dovette fare i conti con il dolore lancinante all’altezza del cuore che la mise subito k.o.
Quei lamenti bloccarono il Signore Oscuro che, senza rifletterci, tornò indietro allarmato.
<< Non ti devi muovere, non sei ancora guarita del tutto! >>
Lei annuì.
<< Ti porto Nagini, va bene? >> sospirò in tono piatto.
<< Tu non puoi restare…? >>
Voldemort rispose solo dopo qualche secondo: << Non sono tuo padre >>
<< Cosa? >> esclamò incredula.
<< Perché, era un segreto? >> proseguì Tom, con l’astio nella voce.
Merope rimase letteralmente di sasso: << Che razza di risposta è! Tom, per favore, se hai qualcosa da dirmi io sono qui! >>
<< Non ho niente da dirti, mocciosa! Resta dove sei che chiamo Nagini. >> sibilò Voldemort, insistendo a non guardarla negli occhi.
<< Se chiamassi Nagini sarebbe uguale! >>
<< Ah bene, così non sentirai la mia mancanza >>
<< E poi saremmo noi donne quelle complicate, eh? >> sbottò Merope.
<< Non paragonarmi a una donna >>
<< Certo, noi siamo inferiori! >> disse ironica.
<< Esatto >> asserì il mago oscuro << E la prova schiacciante sei tu. >>
<< Il motivo? >> cercò di restare calma, ma Merope era lì lì per scaldarsi.
<< Arrivaci da sola se ne sei capace >>
La sorella ce la mise tutta, ma nulla. Non riusciva davvero a capire: << Mi dispiace, io proprio non… >>
<< Era palese, sorellina >> la interruppe con sgarbo.
<< Non ci posso credere. >> scosse la testa << Scommetto che con Bellatrix non ti comporti in questo modo! >>
Voldemort per poco non esplose: << In effetti Bellatrix non è così lenta di comprendonio. >>
<< Quindi in fondo aveva ragione, preferisci lei a me! Non mi sorprenderebbe se fossi innamorato di lei! >>
<< Ecco, mi hai appena dato un’ulteriore conferma della mia tesi >> si rassegnò Voldemort, che puntava ossessivamente le iridi color sangue sulla bambina nella speranza che prima o poi le desse una risposta.
Ciò che ottenne, però, fu l’oblio totale.
<< Visto che sono ignorante, spiegati! >> lo implorò Merope, le lacrime che le rigavano il visetto roseo << Non dirmi che in realtà mi hai sempre voluto bene, me lo hai già specificato tempo fa! >>
<< Non è questo! >> ruggì il Signore Oscuro << Possibile che ti ci voglia tanto per arrivarci?? Hai sempre in bocca Bellatrix, quando ti ho ribadito migliaia di volte che per lei provo soltanto una goccia infima di rispetto, a differenza degli altri miei seguaci! Se hai timore che possa “persuadermi” o cadere in tentazione, vuol dire che lo fai apposta ad essere tonta… io non amo nessuno eccetto che te. Non riesco a dimostrare affetto verso qualsiasi altro essere umano, e tu cosa fai? Ricerchi quell’amore da un essere indegno che ti ostini a chiamare padre! Un lurido Babbano che ci ha abbandonato e non ha avuto remora di chiedersi come stesse suo figlio e che non sapeva avesse creato un’altra vita. Ha fatto finta di non conoscerci appena ci vide insieme, nella sua casa, fino al suo ultimo respiro! Non ti accorgi del male che stai procurando a te stessa… e a me! Da quando sei nata sono stato io a farti da padre, mi sono preso cura di te quanto potevo, perché in moltissime occasioni tua madre si rintanava a piangere per il caro ex marito. Immagina un bambino di nove anni che si preoccupa di dare il biberon a una neonata, di cambiarle il pannolino e farla addormentare… Davvero un piccolo sforzo in confronto a un mantenuto che non ha fatto nulla per guadagnarsi il perdono della sua famiglia! E nonostante non volesse saperne persino nell’altro mondo, tu continui imperterrita a inseguire l’impossibile e a piangerti addosso per questo? La verità è che non accetti l’evidenza. Sei identica a tua madre, e non m’importa se ti offendi. Anche lei ha cercato un contatto con lui e ha atteso invano che tornasse, ma era soltanto un’illusa, esattamente come te! Vittime di un uomo egoista, a cui tu hai avuto il coraggio di paragonarmi! >>
Quando si fermò, si accorse che Merope era rimasta tutto il tempo a bocca spalancata. Fu come se un velo artefatto fosse stato appena sfilato dalla sua realtà, la quale la bambina credeva di conoscere bene…
Per tutta la vita non aveva mai preso in considerazione l’eventualità che anche il fratello potesse provare determinati sentimenti. Fin da piccolo dimostrava una certa indipendenza e indifferenza dalle cose del mondo, e Merope non aveva fatto mai caso alle gesta di altruismo che il fratello riservava solo a lei; non lo riteneva più di un fratello, non sapeva che da neonata si fosse presa cura di lei in assenza della madre, proprio come lei si era presa cura del frammento della sua anima nell’aldilà…
In fin dei conti lei un padre lo aveva sempre avuto, ma la sua superficialità la spingeva a voler vedere quel “più” in un’altra figura, anche se quella figura esisteva già.
Ora finalmente comprendeva il suo stato d’animo, cosa provasse Voldemort ogni volta che la sorella pronunciava la parola “papà”…
Il cuore le si strinse nel petto in un morsa dolorosa.
<< Tra poco verrà Nagini… mi raccomando, non ti muovere >> si limitò a dire prima di voltarsi e abbandonare la stanza, non dandole la possibilità di fornirgli una risposta o una giustificazione…
Ma Merope era intenzionata a farlo. I suoi occhi riversarono una fontana di lacrime mentre si alzava e correva verso la porta.
<< Thomas! >> strillò in corridoio. Il balzo improvviso dal letto le provocò un giramento di testa inimmaginabile e la fronte ricominciò a pulsare per la fitta, tuttavia avrebbe fatto qualunque cosa pur di rimediare ai suoi errori.
Voldemort la guardò in disappunto: << Per la barba di Merlino, ti avevo detto di non muoverti! >>
<< T-Tom… mi… mi dispiace… >> balbettò piangendo << Mi dispiace…! >>
Lui non si mosse di un millimetro e la fissò severo.
<< Sono una stupida… ho sempre pensato… a me stessa… non avevo idea che tu provassi tutto questo… Ha-hai ragione su papà… Ti prego, perdonami! >>
<< Pensi che bastino dei piagnistei?? >>
<< Per favore…! >>
<< Non avevi detto che non avresti mai perso la dignità chiedendomi scusa? >> la canzonò maligno.
Ormai Merope non sapeva più cosa inventarsi per farsi perdonare: << Che vuoi che ti dica…? È evidente che sono stata anche io un’egoista. >> e riprese a piangere, mentre le fitte alla testa si facevano più intense << Se vuoi vai… Io resterò da sola >>
<< Attenta >> sbuffò Voldemort afferrandola al volo, dopo che stava perdendo l’equilibrio.
<< Non ho bisogno di aiuto >> s’imporporò la bambina.
<< Lo dici sempre e poi… >> sorrise ambiguo Voldemort << Sei più testarda di uno Gnomo >>
<< Allora, mi perdoni? >> domandò speranzosa Merope.
<< Lord Voldemort è misericordioso fino a un certo limite. >> rispose il Signore Oscuro.
Lei gli lanciò uno sguardo da cucciolo ferito: << Non voglio che mi odi! >> e gettò le braccia attorno al suo collo, scoppiando a piangere.
Il mago di solito detestava gli abbracci, ma in quel momento qualcosa lo spinse a ricambiare. Gli costò molta fatica, però alla fine riuscì a cingerla, a farle sentire il suo raro calore.
Capì che non poteva privarle del perdono. Lei lo aveva perdonato quando non se lo meritava… Merope teneva moltissimo al loro rapporto, e anche lui. Non avrebbe permesso che niente lo rovinasse.
<< Io non ti odio >> sussurrò Tom Riddle << Vieni qui >> la prese in braccio e la riportò nella sua stanza, mentre lei non ne voleva sapere di staccarsi dal maggiore.
<< Scusami Tom… t-tu non sei come lui… >>
<< Va tutto bene >> la tranquillizzò per poi stenderla sul letto << Mi sa che mi tocca restare >>
Merope parve esserne entusiasta.
<< Altrimenti scappi >>
<< Infatti, non te ne andare! Dormi con me >> propose Merope.
Voldemort sospirò paziente: << Era quello il mio intento >>
<< No, dico vicino a me! >> esclamò felice la sorellina, facendogli spazio.
Il fratello arrossì lievemente: << Ehm… cosa? >>
<< Dai! >> insisté Merope.
<< Non mi piace dormire con altre persone nello stesso letto >> commentò atono.
<< Su fratellone, da piccoli dormivamo sempre insieme! >>
Il Signore Oscuro roteò le pupille, vedendosi costretto ad accettare. Era evidente che non era più abituato, visto che nel momento in cui si stese si irrigidì subito. Da quando aveva storpiato la sua anima, anche semplici espressioni d’affetto gli risultavano difficili se non impossibili… abbracciarla era già troppo.
<< Accontentata >> sibilò contrariato.
Merope si strinse vicino a lui per avere un contatto. Voldemort divenne ancora più rigido e di nuovo un leggero rossore colorò le sue gote bianche.
Solo lei era capace di fargli quell’effetto.
<< Grazie per esserti preso cura di me >> disse la bambina << Non ti avevo mai ringraziato per questo, vero? >>
<< Non che io ricordi >> sorrise sarcastico << Meglio tardi che mai >>
La sorella si accoccolò maggiormente al petto del fratello. Non aveva paura, si fidava al cento per cento ed era certa che non le avrebbe fatto mai più del male. Ma Voldemort provava molto disagio e fastidio, nonostante una piccolissima parte di lui fosse felice di averla accanto, e soprattutto al sicuro.
<< Tom, devo confessarti una cosa… >> esordì d’un tratto Merope, guadagnandosi l’occhiata stanca del fratello.
<< Ancora? Dimmi pure >>
La bimba aprì bocca, ma la richiuse all’istante.
Sembrava proprio il momento adatto di rivelargli il vero motivo per cui era così preoccupata che non tornasse a casa. Nascondere a Voldemort la storia del suo scontro con Silente accaduto appena un mese prima lo reputava controproducente adesso che si erano sfogati l’uno con l’altra…
Ma poi pensò alla sua reazione, a come avrebbe assimilato una simile notizia. Sapere che il mago più potente del mondo avesse attaccato sua sorella gli avrebbe provocato un attacco d’ira spaventoso… e lei non volevo questo. Al contrario, desiderava che Tom comprendesse la necessità di riunire i pezzi della sua anima, di salvarli dalla distruzione, poiché a quanto pare non erano gli unici ad esserne a conoscenza.
Il pericolo era in agguato e non poteva permettersi errori.
Decise di tacere.
<< Ecco… non fa niente, te lo dico un’altra volta >>
<< Quanti segreti >> commentò ironico << Ti ricordo che sono un Legilimens. Potrei leggerti nella mente >>
<< Grazie dell’offerta, ma no >> e lo baciò sulla guancia, mettendolo definitivamente al tappeto << Buonanotte, fratellone. >>



 

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Capitolo 52
*** CAPITOLO 52 ***


Sincerity

Merope rimase a letto per altri due giorni. Le medicine e gli unguenti avevano funzionato, e adesso la costola non le faceva più male così come la ferita della fronte che si era cicatrizzata.
Era mattina quando, finalmente, si svegliò priva di dolore. Dopo svariati minuti a osservare il soffitto in silenzio, si voltò verso il comodino e con una mano recuperò dal cassetto l’anello dei Gaunt.
Osservò la pietra nera sospirando.
Cosa avrebbe dovuto fare? Silente poteva aver già distrutto gli altri Horcrux per quanto ne sapesse… più il tempo passava, più quel rischio diventava alto.
Neanche si accorse di aver fatto apparire dal nulla una maglietta. La indossò, si alzò e si mise l’anello in tasca, valutando l’opzione di rivelare al fratello quanto avvenuto la fatidica notte.
Prima o poi doveva scoprirlo, ma Merope aveva molta paura di ciò che avrebbe scaturito. Non le restava che incrociare le dita e sperare in un miracolo, soprattutto considerando che Tom avrebbe potuto arrabbiarsi con lei per aver aspettato tre giorni a dirglielo.
Aprì piano la porta della piccola sala, in cui qualche anno prima Voldemort aveva ucciso il vecchio custode, illuminata a malapena da un paio di candele sospese per aria. Sulla poltrona c’era il Signore Oscuro a dormire, Nagini invece ronfava sul pavimento.
In punta di piedi avanzò e si buttò a capofitto su di lui.
<< Sveglia! >>
<< AH! Dannazione! >> bestemmiò Voldemort che aprì gli occhi di soprassalto, mentre Merope si posizionò di peso sul suo petto << Ma che ti salta in mente?? >>
<< Volevo solo che aprissi gli occhi >> si giustificò la bambina, stampandogli un bacio sulle labbra.
Voldemort arrossì e ringhiò dall’indignazione.
<< Perché hai quella faccia? >> proseguì scherzosa.
Riddle le rivolse uno sguardo obliquo: << Oh niente >> disse sarcastico << è solo che i baci mi disgustano >>
<< Dovresti ringraziarmi che te li do, altrimenti nessuno lo farebbe. Comunque… >> aggiunse dopo essersi guadagnata due pupille iniettate di sangue << Sono ufficialmente guarita. Menomale, non ce la facevo più a stare stesa sul letto! >>
<< Davvero? Fai vedere. >>
<< No! >> esclamò categorica Merope, stringendosi di più la maglietta << Non c’è bisogno! >>
Voldemort alzò le mani: << Va bene. Ti spiace scendere o hai intenzione di schiacciarmi? >>
<< Abbiamo svegliato Nagini >> rise Merope saltando giù e vedendo il serpente strisciare infastidita.
<< Non solo lei >> esordì una voce femminile, impastata dal sonno.
La bambina si pietrificò e un senso di nausea la travolse. Fece per girarsi prima di accorgersi della presenza di Bellatrix che si stiracchiava sul divano in cui stava dormendo.
Guardò immediatamente il fratello a bocca aperta, mentre nella sua testa milioni di film mentali prendevano vita in stile horror.
<< Cosa c’è? Sei sorpresa? >> chiese melliflua la strega.
<< Non ci credo! >> gridò Merope, indignata << Che cavolo ci fai qui?? >>
Voldemort colse lo sguardo della sorella e subito intuì i suoi pensieri. Scosse il capo con rassegnazione per non iniziare di nuovo a litigare su quell’argomento ormai del tutto chiarito.
<< Non sono tenuta a darti spiegazioni >> rispose Bellatrix, che si alzò e impugnò la bacchetta.
Merope indietreggiò d’istinto, ma un rabbia fuori dal comune le scorreva nel sangue a ogni battito di cuore.
<< Bellatrix >> la chiamò il Signore Oscuro, in tono perentorio.
Prevedibilmente, la strega si sciolse al suono dolce del suo Padrone.
<< S-sì…? >>
<< Cosa ti avevo detto a proposito? >>
<< Lo so, mio Signore >> disse lei << Ce la sto mettendo tutta >>
<< Non mi sembra >> sibilò Voldemort.
<< Potrei sapere anch’io? >> fece Merope, supponente.
<< Bellatrix mi ha promesso che avrebbe cercato di andare d’accordo con te >> spiegò poi il maggiore, guadagnandosi una risata sonora dalla sorella.
<< Mi pare di averti già detto che con questa non potrò mai andare d’accordo! >> replicò la bambina a braccia conserte, per poi fissare la Black col suo stesso cipiglio velenoso << Perché hai dormito nella stessa stanza di Tom?? >>
Voldemort si mise una mano sulla fronte, esasperato. Bellatrix invece la ricambiava con un sorrisetto e un sopracciglio inarcato.
<< Perché avevo sonno e non mi andava di tornare a casa mia? >> rispose con sarcasmo.
Merope però non era scema: << Ascoltami, carina. Ho conosciuto due tue parenti Black e so bene cosa vi passa per il cervello appena vedete Voldemort. Quindi ti anticipo, anzi lo saprai già, che a lui non interessa avere una ragazza, e soprattutto non una pazza psicopatica come te! È inutile che ne approfitti sempre! >>
<< Merope. >> soffiò il fratello, allibito.
<< In più >> continuò la bambina, ignorandolo << Mi spiace deluderti, ma sono a conoscenza di cosa può succedere quando un uomo e una donna si trovano da soli in una stanza, o pensi che non lo sappia?? >>
<< Sono sicura che tu non lo sappia >> fece spallucce Bellatrix, mentre Voldemort assisteva scandalizzato alla scena.
<< Oh, invece sì! Non ho cinque anni, amica. Sono fidanzata anch’io e con Gaius cercavamo i migliori nascondigli per baciarci! >> esclamò Merope << Se scopro che l’hai baciato senza il suo consenso te la farò pagare! >>
Bellatrix non sapeva se ridere o piangere.
<< Magari lo hai fatto mentre dormiva, così da rimanere incinta e tenerlo incatenato ai tuoi folli desideri! >> concluse la piccola Riddle << Lo sai che fai ribrezzo? Potrebbe essere tuo padre! >>
<< Hai finito di delirare? >> commentò Voldemort << Ti sei già scordata del discorsetto che ti ho fatto l’altro ieri? È evidente che è più forte di te andarle contro. >>
Merope rispose: << Certo! Ha provato a rendermi Mangiamorte e mi ha quasi uccisa… >>
Lui sospirò: << Puoi andare, Bellatrix >>
Quest’ultima ubbidì lanciando un’occhiata cattiva alla piccola.
<< Vai a fare compagnia a tuo marito! E sarà meglio che non ti avvicini più! >> urlò Merope.
<< Sei proprio cocciuta, eh? >> incalzò il mago quando richiuse la porta.
<< Ti ronza sempre intorno! La odio! >>
<< Per Salazar! >> sbottò Voldemort << Neanche mi ero accorto che stava dormendo con me! Ora mi tocca anche darti spiegazioni. >>
<< Be’, sono sicura che prima o poi ti costringerà a fidanzarti con lei, anche se tu non vuoi >> insistette Merope, raggiunta dallo sguardo sfinito del Signore Oscuro.
<< Sei tu la mia unica fidanzata >> roteò le pupille sarcastico, guardando il panorama illuminato dall’alba fuori dalla finestra.
Merope arrossì un po’ e, sicura che dicesse sul serio, si menò avanti: << Ma io sono già fidanzata con il mio bambolotto >>
Voldemort s’innervosì a dir poco nel sentire il soprannome di quel pervertito. Ancora di più s’innervosì perché si ricordò di ciò che gli aveva fatto vedere il veggente riguardo il suo futuro con Gaius.
<< Purtroppo ne sono al corrente… >>
<< Tu sei troppo vecchio per me >>
<< Ho capito >> sorrise maligno il fratello << Non dovevi confessarmi qualcosa tu? >>
Merope ebbe un colpo. A furia di imprecare contro Bellatrix, se n’era completamente scordata.
<< Qualcosa che ha a che vedere con il tuo fidanzatino, forse? >> rincarò la dose.
Il sorrisetto controverso del fratello la mise in confusione. Doveva rivelare il fattaccio avvenuto con Silente? Gaius non c’entrava nulla in quel momento… o no? Aveva una paura tremenda.
<< Visto che siamo in tema >> proseguì Voldemort, minaccioso << Dimmi la verità, gli hai scritto? >>
Il cuore di Merope batté all’impazzata e la sua faccia divenne così rossa da sembrare un peperone.
<< Eh? N-no… >>
<< Sicura? >> sorrise ancora.
<< Okay, sì, gli ho scritto >> cedette la bambina, non riuscendo più a reggere il suo sguardo << Ma solo una lettera! >>
Voldemort se l’aspettò, del resto lui sapeva già tutto da quando si era presentato a casa del ragazzino. Guardò la sorellina e fece il finto tonto.
<< Immaginavo… >>
<< Come hai fatto a capirlo? >>
<< Il mio intuito non sbaglia mai >> mentì << Ti conosco benissimo >>
<< Non arrabbiarti, mi mancava molto… >> lo pregò Merope.
<< Non sono arrabbiato >> rispose Voldemort in tono piatto << L’importante è che i vostri contatti si limitino a questo >>
Merope si sbatté una mano sulla fronte: << Non capisco perché Gaius non ti piaccia! È un mago Purosangue, è Serpeverde… preferivi che mi mettessi col Babbano? >>
<< Niente affatto. Preferivo non ti fidanzassi con nessuno. >> disse con sincerità.
<< Non lo decidi tu, Tom. A me, se piace un bambino, mi ci metto subito, senza troppi giri di parole… >>
<< Benissimo. Allora non inscenare scatti inutili di gelosia ogni volta che trovi Bellatrix vicino a me >>
<< Non è la stessa cosa >> si giustificò lei << Io e Gaius siamo bambini e fidanzati, mentre quella perfida strega è sposata e nonostante ciò ti va appresso sbavando. Non è normale… Poi è una schizzata! Io di te mi fido, è di lei che non mi fido! >>
<< …Per la barba di Merlino! Non c’è speranza. >> scosse la testa Voldemort << E io che dovrei dire? Non mi fido del pervertito. >>
Merope lo guardò male: << Uffa, non chiamarlo così! Gaius è il bambino più gentile del mondo! >>
Il fratello rimase qualche istante in silenzio. Cercò di non scaldarsi a quella frase, rimembrando ciò che aveva appreso in Francia dal veggente. L’immagine di Merope e il ragazzino ormai adulti, con ben tre bambini, lo faceva uscire fuori dai gangheri. Ma ovviamente non glielo poteva dire, o meglio, sperava che fosse solo una falsa previsione…
<< Chissà se davvero riuscirò a sposarlo >> esordì dopo un po’ la bambina, il viso velato di tristezza.
Voldemort ebbe una leggera scossa.
<< Sarebbe bellissimo… se fosse vero >>
“Se sapessi…” disse nella mente il mago oscuro. << Ora perché dici questo? >> chiese gnorri.
Merope sospirò affranta: << Be’, non è detto che resterò con lui per sempre. E se ci lasciamo? >>
<< Magari >> commentò seccato il fratello.
<< Inoltre… non è detto neanche che riuscirò a sopravvivere. >> aggiunse la bambina, e Tom Riddle le scoccò un’occhiata truce.
<< Ma che vai dicendo?? >>
<< Ho rischiato mille volte di morire. Prima per i miei assassini, per Bellatrix… insomma, non ce la faccio proprio a non mettermi in pericolo! >> spiegò accarezzando con affetto Nagini.
<< Non hai nemmeno nove anni e vai a pensare certe cose! Ma guarda tu… >> replicò roco Voldemort << Vuoi scommettere che non sarà così? >>
<< Non prevedi il futuro, Tom >>
<< Io no, ma qualcun altro sì >>
Merope corrugò la fronte: << Eh? >>
<< Non vuoi proprio saperne di lasciare il pervertito? >> domandò con l’aria di uno che deve andare a un funerale.
<< Certo che no! >> rispose lei, perplessa << A meno che non succeda qualcosa… o che scopra che è andato con un’altra bambina… >>
A Voldemort venne da ridere, peccato che la verità non giocava a suo favore. O almeno non corrispondeva alle sue aspettative…
Non aprì bocca, attendendo il continuo da sua sorella, che non tardò ad arrivare.
<< Se tutto va bene, appena finisco di frequentare Hogwarts mi voglio sposare >>
<< Cosa? >>
<< Esatto >> sorrise Merope << Mi hanno rubato già troppo tempo, a quest’ora sarei nonna, e invece… >>
<< A me non garba tale prospettiva >> disse schifato il Signore Oscuro, che fece per aggiungere altro ma la bambina lo interruppe.
Lo fissò con severità, come se sapesse ciò che intendeva: << So cosa ti frulla per la testa, fratellino >>
<< Ah, lo sai? >>
<< Aha. Tu non vuoi che io abbia figli perché li considereresti dei rivali per la tua ascesa al potere. >> rivelò Merope, che si guadagnò l’occhiata sconvolta del fratello.
<< Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito! >> esclamò.
Non stava mentendo. Non riusciva a credere che la sorella avesse potuto pensarlo… non gli era minimamente sorto una simile castroneria. In realtà, la sua preoccupazione era l’idea che un ragazzo o uomo che fosse, la toccasse.
Gli risultava strano immaginare Merope adulta e sposata… per lui era e sarebbe sempre stata una bambina.
<< Dici sul serio? >> chiese scettica.
<< Secondo te dovrei aver paura che qualcuno mi soffi il posto? Nessuno è identico a me, io sono l’unico essere supremo del mondo magico! >>
<< Ma tu ti arrabbiasti con me per questo motivo, quando evocammo i nostri Patronus >>
<< Ho fatto solo una considerazione sbagliata. In effetti sono stato uno sciocco… credere che una femmina potesse battermi… >>
<< Okay, hai centrato il punto! >> lo zittì per non ascoltare i suoi discorsi maschilisti.
<< Se l’avessi pensato veramente, fidati, non saresti qui a chiedermelo >>
Merope sorrise nervosa e deglutì, ma parve convincersi. Difatti s’illuminò di felicità.
<< In effetti… hai ragione! Quindi non hai nulla in contrario? Neanche se avrò figli maschi? Che sollievo! >>
<< All’incirca… >> sussurrò.
<< Che bello, non vedo l’ora di avere i miei dieci bambini, ahahaha! >>
Agli esulti della bambina si opponevano i ringhi molesti del fratello. Sperava che il futuro che aveva visto fosse soltanto frutto di uno sbaglio, ma ormai non poteva più tornare dal veggente a sincerarsi, dato che l’aveva ucciso.
L’unico modo di assicurarsi che andasse come voleva lui era la lettera che aveva fatto scrivere a Gaius in risposta a quella di Merope.
Il messaggio avrebbe messo immediatamente fine alla relazione, se così si poteva chiamare, tra i due ragazzini. Era talmente intriso di cattiverie che Merope si sarebbe vista costretta a lasciarlo, per la grande felicità di Voldemort.
<< Sai… in un certo senso, non capisco come tu abbia fatto a vivere non provando amore verso un’altra persona, eccetto me ovviamente… >> disse d’un tratto Merope, distogliendolo dai suoi pensieri << Gaius mi rende molto felice, a essere sincera lui è uno dei pochi motivi che mi dà una ragione valida di restare sulla Terra. Se dovessi perderlo adesso sarebbe un colpo durissimo… >>
Fu un fulmine a ciel sereno. Quelle parole lo trafissero in ogni parte e il senso di colpa ancora di più.
Lui desiderava la sua felicità, ma non riusciva ad accettare che qualcun altro potesse donargliela. Certo era che se avesse letto quella lettera per poi scoprire l’inganno del fratello, non l’avrebbe mai perdonato…
<< Ma non succederà, almeno non adesso >> concluse ferma la bambina.
<< Già… >> soffiò Voldemort che non osava guardarla negli occhi.
<< Sono sicura che sarai uno zietto fantastico! >>
<< Mmh… Al massimo uno zio potente, capo di un impero di maghi >> sogghignò il fratello, non troppo ironico.
Merope ridacchiò. Per lei non sarebbe stato così.
Passò un minuto senza che entrambi spiccicassero parola, e i respiri della bambina si fecero più accelerati.
Decise che quello sarebbe stato il momento di parlargli dell’anello dei Gaunt e di come aveva rischiato di essere distrutto da Silente. Si toccò la tasca e l’Horcrux era ancora lì, al sicuro.
Prese coraggio e disse: << Ehm, Tom… in realtà ciò che dovevo confessarti non era questo… >>
Quando ebbe l’attenzione del fratello, lei aprì bocca ma dovette subito richiuderla, perché una serie di colpi secchi alla porta la interruppero.
<< Oh, no. Vuoi vedere che è di nuovo quella brutta strega?? >> commentò Merope.
<< Permesso? Ah, è qui, mio Signore >> non era Bellatrix, era Piton che con la sua chioma nera untuosa fece capolino.
<< Professore! >> esclamò la bimba, raggiungendolo e abbracciandolo.
Ma Piton ebbe una sorta di repulsione appena lo toccò, cosa che non sfuggì a Merope. Quest’ultima si staccò dubbiosa.
<< Ah, Severus… >>
<< Salve… >> ricambiò il professore, sempre guardando bieco la piccola Riddle << Gli altri mi hanno detto che è tornato da poco >>
Voldemort rispose soave: << Esattamente. Perché sei qui, Severus? >>
<< Ecco, ho sentito dell’incidente tra Bellatrix e vostra sorella… volevo sapere come stesse. >>
<< Sicuro che è venuto per questo? >> chiese lei, scettica. La reazione che aveva avuto nei suoi confronti non le sembrò molto carina, quindi pensò che ci fosse dell’altro.
Severus s’inginocchiò alla sua altezza e le scoccò un’occhiata rassicurante.
<< Ma certo. Sono contento che tu stia bene, per fortuna non è successo nulla di grave. >> disse scompigliandole i capelli.
Merope non gli credette. Aveva la vaga sensazione che stesse mentendo.
<< Sono arrivati i Mangiamorte? >> domandò Voldemort.
<< Sì, sono di sotto >>
<< Molto bene >> avanzò verso l’uscita della stanza, poi si bloccò, guardò la sorella ed estrasse dalla veste una bacchetta << Questa è tua, signorina. Basta che non ne fai un uso improprio! Ci siamo intesi? >>
Merope la prese senza fiatare. Aspettò che se ne andasse prima di rivolgersi a Piton.
<< Si può sapere cosa le prende? >>
<< Non capisco >> rispose vago Piton.
Ma la bambina si accorse che nel frattempo l’uomo era indietreggiato di qualche passo, in apparenza intimorito da qualcosa.
<< Non so… il suo atteggiamento mi insospettisce. >>
<< Di che parli? Forza, sarà meglio scendere >> liquidò lui, precipitandosi in fondo alle scale.
Merope restò a bocca aperta.
Che cavolo gli era successo? Perché sembrava avesse paura di lei?
Quando scese al piano di sotto vi trovò i seguaci del fratello. Li salutò con un cenno di mano per poi accorgersi che c’erano anche Narcissa e Draco.
<< Ehi! >> corse dalla donna e l’abbracciò.
<< Merope, ti sei ripresa allora! >> disse Narcissa stringendola forte << Menomale, temevo che il Signore Oscuro ti avesse punita dopo la tua ramanzina… >>
Merope rise: << No, figurati… ciao, Draco! >>
<< Tutto bene, mocciosa? >> sussurrò il ragazzo << Mia zia ti ha conciato per le feste, mi hanno riferito… >>
<< Anch’io l’ho conciata per le feste! A proposito, non voglio che si avvicini più a me e a mio fratello! >> sbottò verso Narcissa.
Questa sospirò: << Non volete proprio saperne di fare pace, eh? Forse non si avvicinerà a te, ma mi spiace, non posso obbligarla a non avvicinarsi a Lord Voldemort. Lei è la sua… >>
<< Pupilla, sì lo so! Bleah! >> si schifò la bambina << Come mai hai portato tuo figlio, oggi? >>
<< Dopodomani parto per Hogwarts >> la voce di Draco s’incrinò << Dobbiamo mettere a punto col Signore Oscuro in che modo ucciderò Silente >>
Merope s’immobilizzò: tra le tante, aveva dimenticato anche questo.
Provò un po’ di pena, ma non poteva farci niente. Lei da sola non sarebbe riuscita a impedire al fratello di comandarlo, ci aveva già provato invano.
<< Sapete dirmi del professor Piton? >> chiese all’improvviso la bambina.
I due si riscossero.
<< C-come? >>
<< Non avete notato che è un po’ strano? >>
Mamma e figlio si scambiarono uno sguardo allarmato, ma era impossibile che si riferisse al Patto Infrangibile, probabilmente non sapeva neanche che esistesse…
<< No >> dissero all’unisono.
<< Non mi convince >> commentò Merope, allontanandosi e osservando Piton parlare in disparte con Tom.
In quel momento voleva sapere cosa si stessero dicendo, peccato che una fila di Mangiamorte le coprì la visuale.
<< Chi si rivede! >> esclamò beffardo Amycus.
<< Ehilà >>
<< Uh, sei ancora viva? >> muggì Codaliscia alle sue spalle.
<< E che vi aspettavate? >>
<< Ehi, ehi! >> la chiamò un uomo biondo << è vero che hai combattuto con Bellatrix? >>
<< Sì, Yaxley >> confermò Merope, sorridendogli maliziosa.
<< Be’, voglio che tu sappia che meriti una medaglia al valore >>
Lei arrossì: << Wow, davvero? >>
<< Mi associo >> esordì Selwyn, grugnendo << Quella nessuno la sopporta >>
<< Ma per piacere! >> li rimproverò Narcissa << è stato solo un suicidio. Fortuna che il Signore Oscuro è tornato in tempo >>
Selwyn trattenne le risate, in cui si aggregarono Macnaire e Avery.
<< Mi ricordo ancora la sua espressione assassina mentre la malmenava >>
<< Che bei momenti >> disse sognante la bimba, raggiunta dall’occhiata truce della donna.
<< Io non l’avrei mai affrontata. Quella è un osso duro, comunque >> rifletté Minus.
Merope sbuffò: << Non a caso sono quasi morta… va be’, ne è valsa la pena >>
<< E quando l’hai insultata davanti a tutti? “Cagna!” >> sogghignò Amycus << Dovremmo farti una statua! >>
<< Adesso basta! >> urlò contrariata la madre di Draco.
<< Poi voi che siete scappati >> aggiunse beffarda la bambina.
<< Pensavamo che il Signore Oscuro ti avrebbe ammazzata dopo tutte quelle parole che gli hai sputato in faccia… >> rispose Avery.
Merope scosse il capo e si mise a ridere: << E ora dov’è la psicopatica? Non è attaccata a mio fratello come al solito… >>
Amycus grugnì, un boccale di Whisky Incendiario stretto in un palmo: << Non è qui, è andata da suo marito >>
<< Tks, sì… il marito cornuto. Povero Rodolphus… >>
Draco e gli altri Mangiamorte si piegarono in due dalle risate, tranne Narcissa che lanciò alla piccola un’occhiataccia.
<< Merope, smettila! >>
Nel frattempo Piton e Voldemort erano assorti nella loro chiacchierata.
<< Mi raccomando, Severus. A Hogwarts vedi di controllare il giovane Malfoy… il compito che gli ho affidato non è affatto facile e non credo abbia la stoffa giusta per concludere il lavoro. Del resto… parliamo del figlio di quel buono a nulla di Lucius… >> commentò aspro il Signore Oscuro mentre sorseggiava dal suo bicchiere di vino.
Ma Piton non sembrava tanto concentrato ad ascoltarlo, piuttosto non la smetteva di voltarsi nervoso verso Merope.
Ovviamente Voldemort lo notò subito: << Cosa c’è, Severus? Sai che detesto non essere guardato negli occhi quando parlo. >> disse minaccioso.
<< N-nulla… >>
<< Perché insisti a guardare mia sorella, me lo spieghi? >> aggiunse il mago, che si girò anche lui << Sta solo conversando con i tuoi colleghi. Sebbene siano troppo vicini per i miei gusti. >>
Piton si vide scoperto, così prese coraggio e sputò il rospo: << Devo dirle una cosa importante >>
<< Ovvero? >> chiese Voldemort, facendo roteare il liquido rosso nel bicchiere.
<< Giorni fa ho incontrato Silente… >>
<< Lo hai salutato da parte mia? >> chiese beffardo.
<< La sua mano destra era completamente nera. Era come se qualcosa l’avesse scarnificata. >>
Voldemort rimase qualche attimo in silenzio, poi esordì sorridente: << Si sarà incidentato con un incantesimo? L’età avanza per tutti… non riesco a immaginare che qualcun altro lo abbia leso in quel modo. >>
<< No, mio Signore >> biascicò il Mangiamorte << Gli ho chiesto cosa fosse successo e… >> di nuovo diede un’occhiata alla bambina, la quale rideva e scherzava con Yaxley, Amycus, Nott e Draco.
<< E cosa? >> lo incoraggiò annoiato il mago oscuro.
<< Non so quanto potesse essere vero… all’apparenza era imbarazzato, poi alla fine ha vuotato il sacco >> deglutì Severus << Mi ha detto che poche ore prima aveva incontrato Merope e si era scontrato con lei. >>
Quelle parole non ebbero il tempo di essere pronunciate che Voldemort rischiò di sputare il vino che stava bevendo.
Piton se l’aspettò, e con quello anche lo sguardo assassino del Signore Oscuro.
<< Cosa diavolo ho appena sentito?? >> cercò di non gridare, ma la notizia lo scioccò talmente tanto che avrebbe tranquillamente ucciso tutti dall’indignazione.
<< A quanto pare sarebbe stata sua sorella a ferirlo… >> proseguì Piton.
Voldemort lo fissò sottecchi, del tipo “sei impazzito?”: << Severus, mi meraviglio di te. Credi davvero che Merope abbia le capacità di affrontare un mago del calibro di Silente? E poi come si sarebbero incontrati se lei era qui e lui non sa del nostro nascondiglio?? >>
Piton non sapeva cosa rispondere.
<< Forse il nostro caro Albus sta iniziando ad avere gli acciacchi >> ringhiò disgustato Voldemort << O forse si vergognava troppo ad ammettere di essersi ferito da solo! Ascoltami bene… >> e si guadagnò l’attenzione di Severus << La prossima volta che osa nominare mia sorella nelle sue storielle inventate, avvertimi. Sarei felice di scontrarmi ancora con lui. >>
Piton annuì.
<< Non ho intenzione di sentire altre sciocchezze come questa. >> concluse Voldemort << Una bambina! Una bambina che vince una battaglia contro Silente… roba da matti! Me lo avrebbe riferito da un pezzo, non credi? >>
<< M-mio Signore, se posso permettermi… >> soffiò Severus col cuore che gli batteva forte nel petto << Io sono un Legilimens e non mi sembrava che stesse mentendo… >>
<< Ah, sì? Allora dovresti affinare le tue abilità, Severus. >> lo ammutolì << Ti ha detto per quale motivo si sarebbero… scontrati? No? Ebbene, mi pare stupido restare qui a discuterne. >>
Ma il professore di Pozioni era tutt’altro che rassicurato. Continuò a lanciare sguardi terrorizzati alla piccola Merope che era occupata a conversare con alcuni Mangiamorte.
<< Se non vuoi che ti stacchi i bulbi oculari seduta stante, puoi dirmi per piacere perché stai tremando? >> sibilò retorico il Signore Oscuro.
<< Be’… non sto tremando. Mi chiedo solo se quella di Silente fosse la verità o no… >> deglutì Piton.
<< Quindi credi che io mi sbagli >>
<< No, mio Signore! >> corse ai ripari.
<< Mettiamo in chiaro una cosa: è impossibile che l’assurda storia di quel vecchio allocco sia vera, perciò fissare mia sorella e tremare, neanche avessi visto un Troll, non mi sembra opportuno, Severus. >> disse su tutte le furie << Dovresti avere paura guardando me negli occhi! Io sono il tuo Padrone! >>
<< Giusto. >> annuì di nuovo Piton.
Voldemort fece per andarsene prima di sussurrare: << Per fortuna entro fine anno sarà sottoterra. >>
Merope intanto stava dicendo ai Mangiamorte: << Sapete che ho trovato Bellatrix dormire nella stanza di Tom? >>
<< Pff! Veramente? Ahahahah! >> rise Amycus.
<< Non c’è niente da ridere, solo da piangere! >> sbottò in disappunto la bambina.
<< Ma cosa vuoi che succeda?? >> fece Malfoy, incredulo e divertito insieme.
<< So io cosa vuole fare quella stupida! >>
<< Be’, in effetti anche noi >> sghignazzò Nott << Ma è impossibile ci riesca >>
Yaxley scoppiò a ridere in maniera pacata: << Guarda che non è come pensi tu >> disse rivolto a Merope.
<< Ah, no? La becco sempre a fissare il suo uccellino >>
Amycus sputò letteralmente il sorso di Whisky Incendiario e si buttò a terra dalle risate. Nott e Draco si aggregarono, invece Yaxley assunse uno sguardo sconvolto.
<< Che c’è? È vero. >> commentò lei.
<< Menomale che Narcissa si è allontanata… >> roteò le pupille Yaxley.
<< Solo tu puoi notare certe cose, ahahahah! >> disse Nott, non riuscendo a respirare.
<< È quello che fanno le ragazze quando sono innamorate >> rivelò Merope << Io lo faccio con Gaius, non so perché… >>
Altre grasse risate si levarono nell’aria. Ciò che rendeva più divertente il tutto era che ne parlava con tutta l’innocenza del mondo.
<< …E menomale che anche Selwyn si è allontanato… >> aggiunse Yaxley.
<< Ti assicuro che non avremmo voluto saperlo >> disse Draco sarcastico.
<< Sicuri che è il ragazzino il pervertito, qui? >> fece Amycus.
<< Non capisco cosa ci sia di così pervertito >> disse la bambina.
<< Non c’è bisogno di fornirci ulteriori dettagli >> la implorò Draco, sorridente << Abbiamo capito perfettamente >>
<< Bene, allora concorderete sul fatto che Bellatrix è innamorata, anzi no, ossessionata da mio fratello >>
<< E se anche fosse? >> chiese Nott << Non cambia nulla, lei è sposata >>
<< Appunto! Non è normale che guarda Tom mentre ha un marito! >>
Amycus replicò: << Succede spesso una cosa del genere >>
<< Devi ancora crescere, piccolina >> sogghignò Yaxley.
<< Cosa? >> fece Merope indignata << Quindi per voi è normale? Io quando mi sposerò con Gaius non guarderò di certo gli altri ragazzi, perché sono rispettosa nei suoi confronti. >>
<< Ognuno è diverso >> disse Draco.
<< Mah… sta di fatto che mi da fastidio. >>
<< Scusate il disturbo. >> esordì la voce fredda e acuta del Signore Oscuro.
I Mangiamorte saltarono dallo spavento e lo guardarono ammattiti, come nella speranza che non avesse udito il discorso che si stavano facendo.
<< Posso rubarvela per un minuto, o è di vostra proprietà? >> domandò con una punta d’ironia nemmeno tanto velata.
I suoi seguaci gli diedero il “permesso” e se ne andarono senza esitazione.
<< Che c’è, fratellone? >>
Voldemort la prese per un braccio e la trascinò fuori dalla sala, in corridoio.
<< Potevo benissimo camminare sulle mie gambe. >> disse infastidita.
<< Qui staremo tranquilli. Ora… >> sibilò il mago << È arrivato il momento di sputare il rospo. >>


 

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Capitolo 53
*** CAPITOLO 53 ***


Death

Merope guardò il fratello, confusa da quell’ordine improvviso.
<< Cosa intendi? >>
<< Ciò che dovevi confessarmi >> rispose Voldemort in un sibilo dolce << Allora? Sono tutt’orecchi >>
Era consapevole che il fatto incriminato non potesse mai corrispondere al racconto assurdo di Piton, tuttavia ebbe la sensazione che la sorella nascondesse comunque qualcosa.
Merope non era preparata e per un po’ rimase ammutolita. Pensò a come avrebbe dovuto dirgli tutto nella migliore maniera possibile. Il momento era arrivato…
Sapeva che si sarebbe arrabbiato molto, ma prima o poi lo avrebbe scoperto.
Il cuore incominciò a batterle forte. Un’ansia pazzesca opprimeva il suo petto. Poi, quando alla fine aprì bocca, le uscirono parole diverse da quelle che avrebbe voluto dire.
<< Ciò che devo confessarti è che… desidero che riunifichi i pezzi della tua anima >>
Non capì perché non ebbe il coraggio di parlargli dell’episodio di Silente, anche se in qualche modo l’argomento c’entrava.
Forse nel profondo aveva ancora paura di una sua brutta reazione, e quindi il suo inconscio era intervenuto a farle da scudo.
Voldemort la fissò stralunato, le pupille a mezzaluna ristrette puntate su di lei come raggi laser.
<< Ah… era questo >> commentò, dandosi dello stupido da solo.
<< Sì… >>
<< Capisco >> disse in tono burbero, guardandola severo << Merope, quando ti rassegnerai al fatto che tuo fratello non ha intenzione di tornare indietro? >>
La bambina gli posò uno sguardo triste: << Ma… >>
<< Niente ma >> sibilò Voldemort << Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo? Ho speso i miei migliori anni a creare gli Horcrux, per diventare immortale… e ora tu pensi che bastano due preghierine per convincermi a distruggere tutto ciò che ho costruito? >>
Merope rimase in un silenzio sospeso, non sapendo come ribattere.
<< So che rivuoi il caro vecchio Tom Riddle >>
<< Esattamente >> rispose lei a occhi bassi.
<< Non accadrà mai >> le tagliò le gambe << Mettitelo in testa. >>
<< Tom… io non voglio che riunifichi la tua anima solo per questo >> esordì alla fine Merope << È che ho paura… >> di nuovo i battiti accelerarono nel suo petto << E se qualcuno scoprisse dell’esistenza degli Horcrux? E se… qualcuno a nostra insaputa li distruggesse? >>
Le venne un nodo alla gola al pensiero che Silente o chicchessia potesse davvero fare una cosa tanto meschina.
Incontrò le iridi stupite del fratello, che la soppesò per qualche istante a occhi sgranati ed esalò: << Non potrà mai accadere >>
<< Ne sei così sicuro, Tom? >> chiese roca la sorella, trattenendo le lacrime << Come puoi saperlo?? Ti ricordo che io ho solo te in questo mondo…! Non voglio pensare che ti succeda qualcosa! >>
<< Sono nascosti da decenni. Nessuno sa del mio segreto, a parte te e alcuni Mangiamorte. >>
Merope avrebbe voluto gridargli a pieni polmoni che invece, a quanto pare, c’era chi l’aveva scoperto. Ma non ne ebbe il coraggio…
<< E i nascondigli li conosciamo solo tu e io >> concluse il Signore Oscuro << Non ti fare paranoie inutili! >>
<< Io sono tornata sulla Terra apposta per questo >> gli rinfrescò la memoria.
Voldemort sbuffò: << Ti ho ribadito più volte che non ho intenzione di accontentarti. >>
<< Giusto… allora la mia venuta è stata pressoché superflua… >> disse sarcastica.
<< Direi che potresti anche fartene una ragione. Cosa t’importa dei miei Horcrux? Sono al sicuro, fuori dalla portata di tutti. >>
A quel punto Merope rispose severa: << Be’, sai com’è… tengo ad ogni parte di mio fratello e non voglio che si riducano come il diario… >>
Voldemort tacque per un lungo attimo, poi fu preceduto dalla sorella.
<< Se tu ti sei preso cura di me qui sulla Terra >> commentò la bambina << Io ho fatto lo stesso con te nell’aldilà. Non mi aspetto che tu capisca, ma almeno sai cosa è significato per me… badare a un frammento di anima in condizioni pietose? E soprattutto da sola?? >>
<< Purtroppo è successo a causa della negligenza di un mio discepolo >> rispose soave il mago oscuro << Non avrebbe dovuto essere distrutto, hai ragione. Ciò però non toglie l’assurdità della tua richiesta. >>
<< Tom…! >>
<< Ti dico che è impossibile che qualcuno scopri dove ho celato il resto degli Horcrux. Faccio volentieri a meno delle tue preoccupazioni. >>
Merope sbatté le braccia, rassegnata: << Ma che parlo a fare… >>
<< Brava, non parlare. Stai tranquilla e non mi assillare più con questa storia, intesi? >> la minacciò.
<< Sai cosa? >> lo attaccò Merope << Perdo meno tempo coi tuoi Horcrux che con te! Perché sei così… così cocciuto!? >>
Lord Voldemort scosse il capo e fece dietrofront per tornare nel salone.
<< Se tornassi nell’aldilà? Eh? Cosa faresti?? Sarebbe inutile che io restassi! >>
Lui la ignorò.
<< Dovrei prendermi cura del tuo frammento di anima ucciso, in questo momento! Sarà sicuramente in pena perché non gli sono accanto! Dovrei… dovrei essere… con lui… >> svariate lacrime bagnarono il viso della bambina << Ha bisogno di me…! >>
Il fratello la sentì, tuttavia preferì non fermarsi.




Invece di andare in camera sua, Merope decise di giocare un po’ con Nagini mentre Voldemort e i Mangiamorte discutevano sui loro loschi affari.
Se doveva essere sincera, ascoltarli ormai non la turbava più. In quel momento voleva distrarsi da ciò che si era detta con il fratello…
Rifletté sul ruolo che stava ricoprendo e arrivò alla conclusione che, se lui non era intenzionato a ricostruire la propria anima, la sua presenza diventava effimera.
Era lì in quella casa, a non combinare nulla, senza preoccuparsi dell’altro frammento di Tom che nel Limbo ricercava il suo contatto…
Iniziò a sentirsi tremendamente in colpa. Ariana le aveva già anticipato dello stato di solitudine in cui albergava il fratello, ma da come le si rivolgeva sembrava che non fosse così importante.
Invece no! Per lei era molto importante, troppo…
<< Daiiii! Ahah! Nagini, basta! >> strinse forte il serpente, coccolandola.
Poi dei bruttissimi pensieri tormentarono il suo animo: magari se avesse lasciato in anticipo la vita terrena… avrebbe riabbracciato l’Horcrux distrutto…
Scosse il capo con fermezza.
Perché all’improvviso riteneva il suicidio un’alternativa valida al restare chiusa in quelle quattro mura? Cosa diavolo le passava per la testa?!
<< Ascoltatemi >> il sibilo acuto di Voldemort interruppe i vocii dei Mangiamorte. Aveva appena terminato di discutere sul compito di Draco.
Ora Malfoy e la madre, insieme agli altri colleghi, scrutarono il Padrone con remissività.
Bellatrix, al solito, era seduta accanto a lui ed era anche l’unica che pendeva dalle sue labbra e lo fissava avida.
<< Uno di voi, mentre ero via il mese scorso, ha per caso incrociato Silente? >>
Merope spalancò le palpebre al suono di quel nome, ma cercò di non farsi notare. Era seduta per terra con Nagini attorcigliata sul suo corpo, perciò le risultava difficile spostarsi.
Per quale motivo lo aveva nominato??
<< Ehm… >> Avery guardò Codaliscia, che lanciò lo sguardo verso i suoi compagni. Tutti parevano perplessi.
<< No, mio Signore >> rispose Yaxley.
<< No >>
<< No >>
Perfino Bellatrix negò.
<< Perché avremmo dovuto incontrarlo? >> chiese Rodolphus, spaesato.
Voldemort si voltò in direzione di Narcissa e Draco: << Neanche tu? >>
<< E-ecco… no, mio Signore… >> rispose il ragazzo.
<< Interessante. >> disse il mago oscuro, per niente soddisfatto << Severus >>
Piton, seduto tra Avery e Bellatrix, annuì alla chiamata.
<< Per favore, racconta quello che Silente ti avrebbe detto >>
<< Tutto quanto? >>
<< Tutto. >> confermò minaccioso.
Nonostante la lunghezza del tavolo e il distanziamento tra ogni Mangiamorte, la rabbia e gli spasmi pericolosi del Signore Oscuro si avvertivano perfettamente.
Tutti si scambiarono occhiate inquiete prima che Piton raccontasse la vicenda.
La fronte di Merope grondò di sudore freddo quando si rese conto di sapere di cosa stesse parlando il professore. Come era potuta essere tanto stupida? Avrebbe dovuto immaginare che Silente riferisse il fattaccio a Piton dato che lavoravano insieme…
E adesso?
<< Cosa? È stato ferito? Sul serio?? >> quasi gridò Alecto, sotto shock dal racconto di Piton.
<< Già. Non mi ha detto come, però. >>
I Mangiamorte levarono brusii scioccati e la bambina un po’ si tranquillizzò.
<< E chi può essere stato? >> si chiese Selwyn << Non è mica facile colpire Silente! >>
<< Avrà avuto un’incidente >> commentò Bellatrix, sorridendo << Quel vecchiaccio è a un passo dalla fossa >>
Nott disse: << Quel “vecchiaccio” è ancora in splendida forma, altroché! >>
Merope sperava di passarla liscia o presto avrebbe avuto un esaurimento nervoso.
A un certo punto, Voldemort diede segno a Piton di continuare, con l’aria di uno che stesse per uccidere tutti.
<< Chi è stato me lo ha riferito, sì >> disse per rispondere a Selwyn.
<< Davvero?? >> fece Greyback.
La bambina stava per morire, ancora di più quando il professore di Pozioni spostò lo sguardo verso di lei.
<< A quanto pare saresti stata tu, Merope. >>
Alcuni Mangiamorte rischiarono di strozzarsi col vino che stavano bevendo, altri invece si limitarono a saltare sulla sedia e sgranare le palpebre.
<< COSA? >> gridò Narcissa, senza parole.
Draco sbiancò.
<< Ma che assurdità >> disse Codaliscia, tremante.
<< È davvero ridicolo! Piton, ma che dici?? >> soffiò sconvolto Rodolphus.
In tutto questo, Bellatrix fissava con odio la piccola Riddle, sicura che ciò fosse una sua trovata per attirare l’attenzione su di sé. Di certo non credeva affatto a una simile storia.
Merope subì i raggi laser degli uomini che non sapevano se avere paura di lei o non fidarsi di Severus. Era senza vie d’uscita, per giunta anche il fratello la squadrava malevolo.
Non poteva farsi scoprire in quel modo… si disse che rivelare la verità pur conoscendo la posizione di Voldemort sulla riunificazione dei suoi Horcrux, sarebbe stato pressoché inutile.
Così alla fine mentì. Si mise a ridacchiare in tono falso ed esalò: << Cioè, professore, lei gli crede pure? Insomma, ho otto anni! Secondo lei sarei in grado di duellare con un mago forte come Silente? Andiamo, che dice! >>
<< Io non ho mai parlato di un duello >> soggiunse Piton sospettoso.
Merope rimediò: << Ah, no? Mi era parso di capire questo >>
Voldemort e Severus si guardarono fugacemente.
<< Ad ogni modo, perché dare importanza alle farneticazioni di un vecchio? >> chiese poi la bambina.
<< Quindi tu non c’entri niente? >>
<< No >>
<< Dovrei pensare che Silente sia impazzito? >> proseguì Piton.
<< Esatto. Anzi, direi più che è fuori come un balcone >> convenne Merope con un finto sorriso.
<< Be’, dev’essere per forza così >> esordì Macnaire, trovandosi d’accordo con tutti gli altri << Neanche Lord Voldemort è riuscito mai a batterlo… figuriamoci tu >>
<< Appunto. Ha la demenza senile, caso chiuso. >> fece spallucce lei, guadagnandosi l’espressione indecifrabile del fratello.
Prima non lo avrebbe mai detto, ma ora il Signore Oscuro non era più così sicuro dell’innocenza della sorella.
<< In effetti una che si veste da sudicia Babbana non ce la vedrei proprio ad affrontare Silente >> borbottò beffarda Bellatrix, che fu raggiunta dalla gomitata di Narcissa. Già prevedeva le conseguenze, e difatti, prima che fosse rimproverata da Voldemort, Merope le scoccò un’occhiataccia di fuoco.
<< Streghe superficiali come te sanno solo giudicare in base agli abiti che si indossano, eh? >>
Piton intervenne, composto: << Hai ragione, Merope. Anche perché non stai dicendo la verità. >>
<< Come…? >> Merope si bloccò, mentre i Mangiamorte rimasero di nuovo stizziti.
Ma fu la mossa violenta di Voldemort che spaventò davvero i presenti, compresa la bambina, che ebbe un tuffo al cuore.
<< Stai mentendo! >> urlò il Signore Oscuro.
Lei non rispose, si limitò a fissarlo con dispiacere.
<< Hai la faccia tosta di raccontare fandonie nonostante tu sappia che io e Piton siamo Legilimens?? >>
Draco era scioccato e prese a guardarla con tanto d’occhi insieme al resto dei seguaci di Voldemort.
Com’era possibile che stesse mentendo? Allora era tutto vero…?
<< Forse Silente non è l’unico a essere impazzito >> rispose sfacciata Merope. Il suo orgoglio le impedì di ammettere di starsi arrampicando sugli specchi, neanche quando vide il fratello raggiungerla con sguardo minaccioso.
Narcissa si spaventò a morte, al contrario di Bellatrix che invece stava godendo da matti.
<< Parla! >> esclamò il mago oscuro << Fallo o te ne pentirai! >>
Merope era consapevole che non le avrebbe fatto nulla, ma ormai il danno era fatto. Avrebbe voluto nasconderglielo e dimenticare quell’episodio, però non ebbe altra scelta.
Incrociò le sue iridi color sangue e soffiò: << E va bene. Sì, sono stata io. >>
Silenzio. Una quiete assordante fece largo tra i presenti, i quali rimasero sconvolti dalla naturalezza con cui lo aveva confessato.
Voldemort, più di tutti, era semplicemente scioccato: << Tu hai…? >>
<< Sì. >> annuì dileggiante Merope, incrociando le braccia << Non te lo aspettavi, vero? >>
<< C-cosa?? >> tremò come una foglia Codaliscia.
<< Ma è impossibile! >> protestò Avery.
Poi Piton si alzò e si avvicinò ai fratelli: << Si può sapere come cavolo è successo? >>
<< Il preside non gliel’ha riferito? >> ruggì Merope, e al dissenso di Piton, disse << Si vede che è bravo a raccontare le cose a metà >>
Draco iniziò ad avere paura di lei, il che era assurdo.
<< Merope! Dimmi che cosa ti ha fatto! >> le ordinò il maggiore spaventatissimo. Ma lei non aveva intenzione di rispondere.
<< Potevi avvertire anche noi Mangiamorte! >> le fece notare Narcissa.
<< Voi dovevate sorvegliarla in mia assenza! >> sbottò Voldemort ai suoi seguaci << Dove diamine eravate?? >>
I Mangiamorte deglutirono ed evitarono d’incrociare il suo sguardo.
<< Ehm… m-mio Signore, noi siamo mancati solo qualche giorno… eravamo certi di averla lasciata al sicuro… >> sussurrò Selwyn.
Il mago gli rivolse un’occhiata talmente agghiacciante da fargli venire i brividi.
<< Non metterli in mezzo, adesso >> lo riprese la sorella << Non ho mica paura di Silente! >>
<< Spiega cosa è accaduto! >> sibilò Voldemort.
<< È apparso all’improvviso di notte. Lui… voleva fare una cosa brutta… >>
<< E cosa? >> chiese mellifluo Piton.
<< Una… una cosa bruttissima… >> rispose ancora vaga.
<< Silente che vuole fare una cosa brutta? >> chiese scettico Nott.
<< Voleva ucciderti?? >> fece Voldemort, inginocchiato all’altezza di Merope nella speranza di ricevere una replica.
<< Non me…! >> disse alla fine.
Il fratello la soppesò confuso, finché Merope non proseguì.
<< Quando mi sono accorta della sua presenza lui era… nella casa dei Gaunt >>
<< Aspetta un attimo… >> ora Voldemort iniziava a capire e un cipiglio orribile comparve sul suo volto.
La bambina annuì: << Per fortuna sono arrivata in tempo. >>
<< MALEDETTO BASTARDO! >> urlò il Signore Oscuro, il quale senza dire una parola si diresse verso la porta.
<< No, Thomas, tranquillo! L’Horcrux è al sicuro! >> esclamò la sorella.
Voldemort si fermò e la fissò meravigliato.
<< Eh? L’Horcrux? >> si chiesero perplessi i Mangiamorte.
Bellatrix sgranò le palpebre per la prima volta.
<< L’ho salvato io! >>
<< Hai… affrontato Silente per un Horcrux? >> soffiò Piton, mentre Voldemort le si avvicinava di nuovo.
<< Sì! Voleva distruggerlo! Io… non potevo permettergli di uccidere una parte di mio fratello! >> spiegò Merope concitata.
<< Come hai fatto a combattere contro di lui? >> le domandò calmo il professore.
Voldemort non riuscì ad esalare un solo suono. L’idea che Merope avesse rischiato la vita per salvare l’anello lo lasciò allibito.
<< Non avevo la bacchetta >> rivelò la piccola Riddle << Me l’ero dimenticata >>
<< Eri disarmata?? >> ringhiò il Signore Oscuro, ancora più sotto shock << Ma lui ti ha ferita?? >>
<< Be’… mi ha Schiantata un paio di volte >>
Voldemort non ci vide dalla rabbia, strinse così forte i pugni che quasi spezzò in due la sua bacchetta.
<< Ti ha Schiantata nonostante fossi disarmata?? >> disse Rodolphus.
<< Severus… portami da lui. >> sibilò Voldemort con fare d’avvertimento.
In quell’istante l’unica sua consolazione sarebbe stata fargliela pagare cara…
<< No! Non fare mosse affrettate, non è stato nulla di che! A me importava soltanto salvarti, per questo mi sono trasformata in Ophide Argenti e gli ho dato filo da torcere! >>
<< Stai dicendo che l’hai ferito…? >>
<< Col mio veleno. >> continuò per lui, Merope << L’ho letteralmente sputato dai canini. >>
<< Merope… >> soffiò sconvolto il fratello.
<< Questo è quanto. >> aggiunse categorica, guardando severa il maggiore << Non ti illudere. Non è stata bravura… ma solo fortuna. >>
Voldemort restò immobile a contemplarla, poi chiese titubante.
<< Come faceva a sapere dove si trovasse l’anello…? >>
<< Ah, non lo so, dimmelo tu! >> lo attaccò << E già che ci sei, dimmi anche come faceva a sapere degli Horcrux!! >>
D’istinto, Voldemort si voltò verso Piton, che subito si giustificò.
<< Io non ho mai riferito nulla, mio Signore. >>
Poi fece lo stesso anche con gli altri seguaci, i quali reagirono alla medesima maniera.
Percepì la sincerità in loro, così Voldemort scrutò la sorella che a sua volta lo fissava austera.
<< Pensi che ti abbia chiesto di riunire i frammenti della tua anima senza un motivo? >> gli domandò, e lì il fratello mise insieme i pezzi.
<< Dov’è l’anello? >>
<< Ti ho già detto che è al sicuro! Non cambiare discorso! >>
<< Merope, mi sembra di averti specificato la mia posizione a riguardo! >> s’innervosì Tom Riddle.
La bambina sbottò: << Cosa?? Ma hai capito o no cosa è successo un mese fa?? >>
<< Certo che ho capito e ti ringrazio di avermi salvato. >> borbottò Voldemort, rintracciando l’espressione arrabbiata della sorella << Ma questo non significa che debba partire prevenuto. Anche se sapesse dove si trovano gli altri Horcrux- cosa impossibile visto che non l’ho rivelato a nessuno -non sarebbe in grado di distruggerli. >>
Merope era a dir poco basita dall’indifferenza e senso d’imprudenza del fratello.
<< E tu che ne sai?! >>
<< Al massimo posso rafforzare gli Incantesimi di Protezione che ho scagliato su di loro. >> disse soave << Cosicché perfino un mago del calibro di Silente non sarebbe capace di sviarli >>
<< Ma come fai ad essere calmo?? Mi sto preoccupando io per te! >>
<< Va tutto bene >> ma il tono di Voldemort si tradiva da solo.
<< Non è vero, Tom! Perché non segui il mio consiglio?? >>
<< Ehi! Non alzare la voce quando parli con il Padrone! >> disse Bellatrix, stufa di sentire la sua commedia.
Merope sbuffò spazientita: << Ecco l’avvocato difensore! >>
<< Che ne sai di cosa è meglio per lui?? >> aggiunse Bella, velenosa.
<< Forse a salvarlo sono stata io, non tu! E non rivolgermi la parola! >> rispose Merope, su tutte le furie.
<< Stiamo calmi. >> commentò Draco raggiungendo la bambina << Mocciosa, non complicare la faccenda. Lord Voldemort sa badare a sé stesso. >> le sussurrò poi, guadagnandosi una sonora risata.
<< Se non fossi intervenuta a quest’ora avremmo un Horcrux in meno! >> cercò con lo sguardo suo fratello, che adesso stava parlando a dei Mangiamorte << Hai intenzione di ascoltarmi o no?? >>
Quando gridò l’ultima frase, i seguaci di Voldemort sobbalzarono leggermente di paura. Adesso guardandola era come se avessero davanti un avversario potente e non una dolce bambina.
<< Andrò a controllare di persona oggi pomeriggio. Contenta ora? >> disse il maggiore con fermezza.
<< Per niente! Non devi soltanto controllare che ci siano, devi riunificare… >>
<< Non posso >> la interruppe << Per farlo dovrei provare rimorso per tutto ciò che ho fatto. Ti sembra che sia pentito? >>
Merope sentì il cuore spezzarsi.
Non lo aveva previsto… non credeva che ci dovessero essere delle condizioni per ricostruire un’anima mutilata.
Se Tom non era davvero pentito, lei come avrebbe potuto raggiungere il suo scopo? A quel punto era pressoché irraggiungibile…
<< Scusami, non pensi a me?? Dovrei vivere con l’ansia che un giorno Silente possa scoprire tutto… e magari distruggere la tua anima di nascosto! È questo quello che vuoi? >>
<< Non succederà! >> sbottò categorico << Dubiti del mio potere?! >>
Merope non ce la fece più ed esplose: << Non dubito di te! Sono solo terrorizzata all’idea che possa accadere sul serio! Sei uno stupido egoista! Io… ti ordino di fare come ti dico! >>
Narcissa e i Mangiamorte spalancarono la bocca.
<< Santo cielo, Merope… >> scosse la testa, Voldemort << Sei la solita cocciuta. Non accadrà nulla ai miei Horcrux, sono io quello che deve preoccuparsi, non tu. Se proprio hai timore che Silente faccia qualcosa, potrei fargli una visitina e il problema si risolve >>
<< Quel compito non spetta a Draco?? >> ringhiò la piccola, sarcastica.
<< Ah, sì, a tal proposito… morirà comunque. Ergo, non c’è da allarmarsi. >> convenne il Signore Oscuro.
Ma Merope non ci stava: << Ragionando in questa maniera avrei potuto ucciderlo io! Tom, per favore, rifletti… >>
<< Ho già riflettuto abbastanza, e il mio parere non cambia. Codaliscia! >>
<< S-sì? >> si riscosse Minus.
<< Non lasciare questa casa finché non sarò tornato. Non so quanto tempo ci metterò. >>
<< Va bene, mio Signore. >>
Merope stava per scoppiare in lacrime. Non riusciva a capire come il fratello non vedesse la gravità della faccenda. Aveva tentato fino all’ultimo ma era stato inutile… Voldemort non avrebbe ricomposto la sua anima, nemmeno sotto tortura.
Scorse Nagini strisciare verso il suo padrone e lì pensò che almeno un Horcrux era ben protetto… il serpente non sarebbe mai stato in pericolo con Voldemort al suo fianco.
Forse stava esagerando ed effettivamente il fratello aveva ragione. I nascondigli degli altri Horcrux erano sigillati in modo tale da preservarli da ogni insidia… quindi non doveva angosciarsi così tanto, non poteva.
Si toccò la tasca e l’anello era sempre al suo posto, all’insaputa di Voldemort.
Presto però avrebbe scoperto dove si trovava…
<< Selwyn >> chiamò Merope all’improvviso.
L’uomo ebbe uno scatto fulmineo, ma si rivolse a lei con garbo.
<< Dimmi >>
<< Il tuo gufo non è ancora arrivato? >>
<< No… dovrebbe arrivare in questi giorni >> rispose, disorientato da quel repentino cambio di argomento << Perché? >>
Merope cercò di trattenere le lacrime: << Quando arriverà, rispondi tu alla lettera di Gaius… e digli di perdonarmi. >>
Così, senza fornire alcuna spiegazione e lasciandolo alquanto perplesso, Merope si diresse all’uscita del salone.
Incrociò il fratello, non lo guardò nemmeno in faccia.
<< Dove vai? >> chiese Voldemort, burbero.
<< In camera mia >> disse seria e rassegnata insieme.
Il Signore Oscuro la fermò: << Sappi che sono in debito con te. Non dimenticherò mai quello che hai fatto >> le sussurrò in modo da non farsi sentire dai Mangiamorte.
Lei gli scoccò un mezzo sorriso mesto: << Lo sai che per te affronterei il diavolo in persona, Tom >>
<< Saresti potuta morire, ne sei consapevole? >>
<< Non m’importa >>
<< A me sì, invece. Quel lurido vecchio ha osato attaccarti nonostante fossi inerme. Giuro che prima o poi la pagherà. >>
<< Sto bene, non fare cavolate >> ridacchiò la bambina, per poi tornare triste << Scusa se ti ho fatto arrabbiare >>
<< Ci sono abituato. L’anello dove l’hai messo? >> chiese Voldemort, mantenendo la calma.
Merope si staccò da lui e replicò: << In un posto sicuro >>
<< Ok, mi fido. >> soffiò dolcemente il fratello << Basta che me lo ridai indietro >>
<< Ovvio, stanne certo >> le sue labbra vibrarono di malinconia << Spero tu abbia ragione… e che gli altri Horcrux siano illesi >>
<< Non dubitare mai di me, sorellina. >>
La bimba sospirò e lo guardò intensamente, non riuscendo a credere di star pensando davvero ciò che voleva fare.
Gli dispiaceva soprattutto per il fratello e il suo fidanzatino, le uniche due persone al mondo che riteneva la sua famiglia… ma anche nell’Aldilà vi era una parte di essa: il diario distrutto.
Solo ed indifeso… aspettava soltanto che la sua sorellina tornasse ad accudirlo…
<< Segnati questa data, Thomas… >>
<< Cosa? >>
<< Ti voglio bene >> disse abbracciandolo e congedandosi.
Voldemort arrossì al gesto della bambina. Non si fece domande e la lasciò andare, ignaro delle sue intenzioni.

Giunse il pomeriggio inoltrato.
Molti Mangiamorte lasciarono l’abitazione su ordine del Signore Oscuro, che diede loro l’incarico di continuare ad attaccare punti sensibili del mondo magico e babbano con la complicità dei Dissennatori.
Nulla che non avessero già fatto, ma questa volta anche Voldemort aveva i suoi crucci.
Di lì a qualche minuto sarebbe partito per controllare che i suoi Horcrux stessero al proprio posto. Vide Bellatrix e Nott affrontarsi in un duello amichevole, mentre Narcissa e Draco erano in disparte a conversare. Codaliscia, Piton e Selwyn invece discutevano sulle ultime novità.
Voldemort era certo che parlassero di sua sorella, per questo preferì non sentirli.
Fece apparire un lungo mantello nero e se l’infilò.
<< Codaliscia, mi raccomando, non andartene da qui finché non sarò tornato. >> gli ordinò a voce alta, ricevendo un segno di timido assenso << Voi altri siete liberi. >>
<< Quanto ci metterà, mio Signore? >> chiese Piton.
<< Non saprei >> rispose vago Voldemort, che diede il suo commiato e uscì dal salone in compagnia di Nagini.
In quell’esatto momento si spalancò la finestra del corridoio a causa del vento e del diluvio che si stava consumando. Con la sua bacchetta la richiuse, ma qualcosa lo bloccò.
Una brutta sensazione.
Seppur ingiustificata e senza fondamento, il Signore Oscuro venne attraversato da uno strano brivido di angoscia.
Non comprese la fonte di tale sensazione, ma ricordò il giorno in cui per la prima e unica volta, da ragazzo, lo sperimentò.
<< Resta qui >> sibilò in serpentese a Nagini, che ubbidì.
Si precipitò sulle scale e raggiunse la camera di Merope. Non sapeva spiegare cosa lo avesse spinto; voleva solo sincerarsi che la sorellina stesse bene.
La porta era chiusa, così bussò.
<< Io me ne sto andando >> disse perentorio << Sono venuto a salutarti >>
Nessuna risposta. Poggiò l’orecchio sulla superficie di legno, ma da dentro non si percepivano rumori di alcun tipo.
<< Ebbene? Ti sei addormentata? >> in effetti di solito Merope a quell’ora schiacciava un pisolino. Però Voldemort decise di entrare lo stesso.
Aprì piano la porta cigolante e la prima cosa che vide fu il letto vuoto.
<< Merope? >>
Si guardò intorno, stranito, alla ricerca della bambina. Sembrava non esserci nella stanza.
<< Dove sei? >> chiese ancora. Per un nanosecondo pensò che fosse scappata dalla finestra, ma essa era chiusa dall’interno; poi pensò che magari era andata in bagno, peccato che trovandosi al piano terra, in caso si sarebbero incrociati…
<< Non mi piacciono questi scherzi >> la minacciò.
Dopo parecchi secondi di nulla assoluto, avanzò lentamente verso l’altra parte del letto, credendo stesse giocando a nascondino.
<< Hai finito o no di gioc…?! >> non riuscì a terminare la frase che una terribile visione si presentò davanti ai suoi occhi.
Si lasciò sfuggire la bacchetta tra le mani, l’orrore dipinto in faccia e l’incredulità che lo manteneva immobile…
Il corpo di Merope riverso a terra, senza vita, tormentò lo sguardo del Signore Oscuro fino a farlo crollare in ginocchio dalla disperazione.
Il braccio destro della piccola, poggiato sul petto, era talmente annerito e consumato che si intravedevano le ossa. Infilato al dito aveva l’anello dei Gaunt.
Quando il mago si rese conto che quello era il suo Horcrux, capì di non poter fare più niente…
<< Merope! MEROPE! >> urlò Voldemort, scuotendola nella speranza, ormai vana, che si svegliasse. Purtroppo però era un’illusione, il cuore non batteva più << Perché… perché?? Perché lo hai fatto! >>
Il volto della piccola era sereno nonostante la morte dolorosa che aveva appena passato. Il veleno della Maledizione contenuta nell’anello aveva attraversato tutto il suo corpicino fino ad arrivare al cuore.
Voldemort sfilò l’anello dalla sua mano e lo buttò via. Non gli importava se era il suo Horcrux… Merope era morta, non c’era più… in quell’istante sentì come se anche lui fosse morto con lei, e il peggio era sapere che, a ucciderla, fosse stata una parte di sé stesso, nonostante la bambina di fatto avesse agito in autonomia…
L’anello che lei aveva salvato dalle grinfie di Silente si era trasformato nel suo aguzzino.
Se solo fosse arrivato in tempo… probabilmente sarebbe riuscito a salvarla.
La prese e l’abbracciò, distrutto dal dolore.
Voleva tanto essere ricambiato…
Perché si era tolta la vita? Cosa l’aveva indotta…?
Non riusciva a rispondere, preso dai singhiozzi e dalle lacrime.
Per la prima volta nella sua esistenza, Voldemort pianse.
Era un pianto puro, non mischiato alla rabbia come accaduto alla sua prima data di morte…
Ora era consapevole che non avrebbe mai più avuto il privilegio di rivederla… l’amore che provava per lei, la sua vera famiglia, sarebbe stata seppellita sotto chili di terreno per sempre.
Alcune lacrime caddero sul viso pallido della sorellina.
<< Come hai potuto…? Tu, piccola ingrata… come hai potuto farmi questo? >> chiese retorico il Signore Oscuro, in sottofondo il violento temporale e i fulmini impetuosi << Volevi punirmi per non averti ascoltato, giusto? >> ringhiò al cadavere << Perché ti ho detto che non avrei mai riunificato la mia anima…?? >>
Ovviamente non ottenne responso. Ma Voldemort sapeva di avere ragione…
<< Dì qualcosa… >> sussurrò in preda ai singhiozzi << N-non dovevi lasciarmi… >>
Non seppe calcolare quanto tempo era rimasto in quella posizione, con Merope tra le braccia e lui a piangere come un bambino. Alla fine la adagiò sul letto e la osservò per intero, cogliendo gli effetti devastanti della Maledizione.
Si odiò profondamente per averle causato tutto quel male.
L’aveva uccisa lui. Solo esserne consapevole lo devastò e, pensando alle sue ultime parole, si chiese come fosse possibile…
“Ti voglio bene”… Sì, voleva bene a un mostro che prima l’aveva torturata e poi ammazzata.
Ancora con le lacrime che gli scivolavano a fiotti, si incamminò verso l’uscio e imboccò le scale tremante, cercando di non figurarsi l’immagine di Merope priva di ogni traccia vitale.
Doveva rassegnarsi, l’aveva persa. Sentì che nulla avrebbe avuto più senso ormai, e perfino l’eventualità di essere visto dai suoi seguaci in quelle condizioni non lo scalfì minimamente.


 

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Capitolo 54
*** CAPITOLO 54 ***


Il lato umano di Voldemort

Nagini era ancora ad attendere al piano di sotto quando Voldemort, con molta fatica e trattenendo le lacrime, scese gli scalini, che in quel momento gli sembrarono più ripide del monte Everest.
A stento riusciva a muoversi. Doveva ancora realizzare la tragedia che era appena accaduta.
Non voleva crederci… per lui era soltanto un brutto incubo da cui sperava di svegliarsi il prima possibile.
<< Che succede? >> chiese Nagini nella sua lingua, stupita nel vedere il suo Padrone piangere per la prima volta.
Quest’ultimo si limitò ad asciugarsi le palpebre e a sibilare: << Ti consiglio di non salire >>
Il serpente non rispose, ma restò un po’ perplesso mentre lo seguì strisciando verso il salone.
Ci mise parecchi secondi a decidersi ad aprire la porta. I Mangiamorte non se n’erano andati e quando il Signore Oscuro superò la soglia, Narcissa, Draco e tutti gli altri smisero di fare ciò che stavano facendo e lo guardarono impietriti.
Un assordante silenzio investì la casa all’improvviso. Nessuno di loro era mai stato testimone di un simile evento. Da quando avevano memoria, Lord Voldemort non aveva mai ceduto all’emotività che lui definiva “schifosamente umana”.
Eppure adesso, davanti ai loro occhi, c’era quello stesso mago che versava in un pianto ininterrotto.
<< M-mio Signore? >> sussurrò sconvolta Bellatrix dopo aver interrotto il duello con Nott.
Piton, Narcissa e Draco si scambiarono sguardi spaventati.
<< M-mio Signore… che cosa è successo? Non doveva andare…? >> chiese Narcissa, ma Selwyn le diede una pedata poiché vide Voldemort ignorarli di proposito.
Se avesse potuto li avrebbe uccisi lì, uno ad uno… non era davvero il momento giusto per subire un interrogatorio.
Ma a quel punto, non ricevendo risposta e osservando lo sconforto del Signore Oscuro, Piton si fece avanti.
<< Cosa è accaduto, mio Signore? >> domandò con fermezza.
L’altro finalmente sollevò le iridi rosso-sangue e la prima cosa che pensò Severus fu che, di qualunque faccenda si trattasse, doveva essere di sicuro grave.
<< Stamattina… >> iniziò Voldemort, arrestando a stento i singhiozzi << P-prima che… mia sorella salisse, ha detto per caso qualcosa di strano? >>
I presenti rimasero zitti per un eterno attimo, confusi da quella insolita domanda, poi Selwyn si schiarì la gola.
<< A dire il vero… a me sì >> disse, ricevendo lo sguardo angosciato del Signore Oscuro. Non capì bene a cosa sarebbe servito, ma il Mangiamorte
glielo rivelò lo stesso: << Mi ha detto di rispondere alla lettera di mio nipote, quando sarebbe arrivata… e di chiedergli perdono. Ma non ho capito cosa intendesse… >>
<< Per l’amor di Dio…! >> sibilò Voldemort, crollando su una poltrona e massaggiandosi le tempie << P-perché non mi hai avvertito…? >>
Lo chiese senza rabbia, provava solo tanta disperazione.
<< Non lo ritenevo importante… >>
<< Va tutto bene, mio Signore? >> muggì cauto Codaliscia, che aveva gli occhi fuori dalle orbite come i compagni.
<< AFFATTO! >> urlò Voldemort, sempre con le lacrime che gli scivolavano sul viso cinereo << Come posso stare bene sapendo che mia sorella non c’è più?? >>
L’atmosfera raggelò di punto in bianco mentre le parole del mago oscuro facevano violentemente breccia negli animi dei presenti.
Narcissa trattenne il fiato, sotto shock: << In… in che senso non c’è più? >> in realtà aveva compreso, ma non accettava che quella fosse la verità.
<< Nel senso che è morta! >> esclamò avvilito.
<< Cosa?? >> mormorò Draco a bocca aperta.
<< Per la barba di Merlino… >> dissero all’unisono Selwyn e Piton.
Bellatrix non ebbe una reazione esagerata. Non ne fu né felice né triste, le dispiaceva soltanto che il suo amato Padrone stesse soffrendo orribilmente.
<< Alla fine l’ha uccisa?? >> fece spontaneo Nott, guadagnandosi l’occhiata terrorizzata generale.
Voldemort levò le iridi sanguigne verso di lui, che d’un tratto emanavano una scintilla assassina.
<< Avada Kedavra! >> dalla sua bacchetta zampillò un lampo di luce verde che prese in pieno Nott assassinandolo prima che il suo corpo toccasse il pavimento.
Codaliscia si raggomitolò sul muro, spaventato. Gli altri invece abbassarono lo sguardo intimoriti.
<< Se qualcun altro osa di nuovo insinuare che l’abbia uccisa io… questa sarà la sua fine! >> ringhiò Tom Riddle, che riprese a tremare dallo sconforto.
<< E allora perché è morta? >> chiese Piton, in pena per il Signore Oscuro.
<< Lei… si è ammazzata. >>
<< Eh?? >> Narcissa scoppiò a piangere << Si è suicidata?? Oh mio Dio! >> così, senza nemmeno avere il permesso, lei, Draco, Selwyn, Bellatrix, Piton e Codaliscia si precipitarono nella cameretta della bambina, increduli più che mai che Merope avesse potuto compiere un gesto estremo.
Per alcuni minuti, Voldemort restò in compagnia di Nagini, che aveva già percepito una brutta aura e adesso strisciava impazzita in tutta la sala.
Non poté biasimarla. Presto anche lei avrebbe avvertito l’assenza della padroncina e sarebbe stato devastante… non sapeva fino a che punto si sarebbe ripresa, ma sapeva che lui non l’avrebbe mai superato.
Si sentì in colpa di non averla ascoltata, era a pezzi…
Neanche da seduto riusciva a calmare il tremolio; non era preparato a quell’ondata emotiva…
<< Lord Voldemort >> esordì la voce di Selwyn appena rientrò insieme agli altri. Narcissa piangeva come una fontana, sorretta da un Malfoy altrettanto scosso. Piton, Codaliscia e Bellatrix non sapevano cosa dire poiché la vista di Merope senza vita fu così tremenda da levargli la parola.
<< Le nostre condoglianze >> disse Piton.
<< Me ne faccio un baffo delle vostre condoglianze. >> commentò Voldemort senza guardarli in faccia.
I Mangiamorte sospirarono e si scambiarono un’occhiata truce.
<< P-perché il suo braccio è tutto nero? >> balbettò la moglie di Lucius.
<< Si è infilata l’anello al dito. >> chiarì Voldemort, il tono grave << Lo avevo Maledetto appositamente… e lei lo sapeva. >>
Narcissa non ce la fece più e se ne andò via insieme a Draco.
Selwyn esalò timido: << Mi dispiace tanto, mio Signore… >>
<< Lasciatemi da solo. >> li implorò << Tutti quanti. >>
<< Io voglio rimanere! >>
Voldemort fissò Bella con odio: << Proprio tu, Bellatrix… hai il coraggio di voler restare, quando sei stata la prima a trattare male mia sorella! >>
Bellatrix non si aspettò quella reazione dal suo Signore, anzi, a dirla tutta un po’ si sentì offesa.
<< Ho sempre cercato di andare d’accordo con lei… >>
<< Hai sempre finto! >> la corresse infuriato << Meglio per te se sparisci dalla mia vista in quest’istante! >>
Bellatrix pensò non valesse la pena ribattere e peggiorare la situazione, perciò, a volto scurito, si Smaterializzò. Lo stesso fecero Selwyn e Codaliscia, Piton invece non si mosse e continuò ad osservare incantato il pianto di Voldemort.
<< Padrone… posso capire il dolore che sta passando >>
<< Non ti avevo comandato di andartene?? >> sbottò Riddle.
<< Lo so. Ma è la prima volta che vi vedo patire in questo modo e… >>
<< Grazie, Severus! >> lo interruppe sarcastico << Ma mi ritengo abbastanza maturo da gestire da solo le mie emozioni! >>
Piton lo guardò intensamente, poi propose: << Se vuole… le do una mano a seppellirla >>
Voldemort sputò ancora più lacrime di quante ne avesse: << Non mi serve il tuo aiuto! >>
<< Ho capito… >> soffiò il Mangiamorte << Allora non la disturberò >>
Fece per andarsene, quando Voldemort all’improvviso lo fermò.
<< Aspetta >>
<< Sì? >> chiese Piton.
Dopo parecchi secondi di nulla assoluto, sormontati dai vani tentativi di fermare i singhiozzi, Voldemort disse: << Cosa devo fare per… per superare? >>
Piton ebbe un magone. Tutto ciò gli ricordò in maniera atroce la morte della sua Lily Evans, solo che adesso, la medesima sorte, era toccata proprio al suo omicida, il quale aveva appena perso una persona amata, l’unica persona amata… non fece altro se non pensare: “La ruota gira per tutti”.
<< Si può superare… >> rispose Severus << Col tempo, forse… >>
<< Il tempo è un mero inganno! Ti fa credere di averlo superato, ma in realtà il pensiero è sempre lì… pronto a trafiggerti l’anima! >>
<< Difatti è impossibile dimenticare. >> aggiunse cauto Piton << Ci si limita ad elaborare il lutto, mio Signore… >>
<< E come si fa…? Dimmelo, Severus! >> sibilò abbattuto.
<< Lei come ha fatto la prima volta che è accaduto? >>
Voldemort ci rifletté su prima di replicare: << Ero giovane, pieno di ambizioni… certo che rimasi sconvolto, ma la mia rabbia coprì tutto il resto… Allora fu più facile perché decisi di dimenticarla e concentrarmi sulla mia ascesa al potere… Ora non so… pensare che in questa circostanza è stata colpa mia mi fa impazzire… >>
<< Non è stata colpa sua, Padrone >> cercò di consolarlo, Piton << Quella di togliersi la vita è stata scelta esclusiva di Merope, a prescindere dall’uso o meno del suo Horcrux >>
Tom Riddle scosse il capo: << No, lo ha fatto perché non accettava che non volessi riunificare la mia anima! >>
<< In tal caso, be’… mi spiace dirlo, ma è stata una mossa egoista >> mormorò sottecchi Piton << Non ha rispettato il libero arbitrio di suo fratello e, di conseguenza, non ha tenuto conto dei suoi sentimenti a seguito del gesto. Ha pensato soltanto a sé stessa. >>
<< Non saprò mai cosa le è passato per la testa in quel maledetto momento! >> disse Voldemort, gli occhi gonfi e umidi << Non mi sento in diritto di incolparla… io le ho fatto del male, l’ho torturata! >>
<< Ma Merope l’ha perdonata >> convenne Piton.
<< Io no! Io non mi sono perdonato per ciò che le ho fatto… lei ha salvato l’anello e io… >>
<< Mio Signore >> lo richiamò all’attenzione il Mangiamorte, dato che aveva ricominciato a lacrimare << La colpa non è sua. Ha ribadito le sue intenzioni a Merope e lei non le ha accettate. Non poteva sapere che sarebbe andata a finire così >>
Voldemort sembrò rassegnarsi, anche se l’alone di tristezza e disperazione non lo aveva abbandonato.
<< Lasciami solo, Severus… >>
Piton prese fiato e disse: << Mi mancherà molto, era una brava bambina. >>
Il Signore Oscuro gli diede le spalle, silenzioso.
<< E anche molto coraggiosa… le mie più sentite condoglianze. >> dopodiché si Smaterializzò.
Trovandosi solo, Voldemort si sentì più libero di versare le sue lacrime.
Superare… come poteva superare quella tragedia? Il pianto non l’avrebbe riportata indietro, ormai il corpo di Merope era destinato a decomporsi mentre la sua anima a vivere lontano… sì, perché non riusciva a cogliere la sua presenza, sentiva che non gli era vicino…
Poi un continuo bussare al vetro della finestra lo riscosse.
Quando si voltò, se possibile, si avvilì maggiormente: il gufo di Selwyn era tornato da casa di Gaius con la famosa lettera che gli costrinse a scrivere stretta nel becco.
Voldemort aprì la finestra e l’allocco, bagnato fradicio per la pioggia, volò all’interno per ripararsi. Il mago afferrò la pergamena e provò un odio indescrivibile verso sé stesso.
Non sarebbe più servita quella stupida lettera… Merope era morta e di certo Gaius non risultava più un potenziale “pericolo”, così la disintegrò col solo potere dello sguardo.
Non avrebbe mai immaginato di pensarlo, ma in quell’istante preferì che il futuro predetto da quel veggente francese fosse reale, che Merope sposasse il pervertito e avesse figli… perlomeno presagiva un futuro in cui la bambina viveva, diventava adulta…
Si diede dello stupido per aver creduto che fosse tutto vero… del resto la materia profetica non era mai stata una scienza esatta nel mondo magico.
Cosa non avrebbe fatto per riaverla… desiderava con tutto il cuore che, di nuovo, tornasse sulla Terra e lo riabbracciasse.
Purtroppo un sogno troppo fantasioso.
Passarono le ore e la tempesta sulla cittadina di Little Hangleton non accennava a diminuire. Quelle gocce che picchiettavano i vetri ripetutamente imitavano l’andamento del dolore di Voldemort, il quale teneva posato lo sguardo verso le nuvole nere oltre la finestra.
<< D-dammi un segno… >> mormorò, accarezzando una Nagini agitatissima.


La mattina seguente il Signore Oscuro ebbe il coraggio di risalire nella camera di Merope.
Nella notte non era riuscito a chiudere occhio dalle troppe lacrime che aveva versato. Quel giorno, dato che la tempesta era passata ed era sorto il sole, pensò che sarebbe stato adatto per seppellire la sorella in tranquillità.
Solo il suono della parola “seppellire” gli fece venire la nausea, non reputandolo assolutamente appropriato per una bambina.
Eppure lui, nel corso della sua vita contrassegnata da non pochi omicidi, era stato anche protagonista di delitti di marmocchi e lattanti che considerava inferiori persino alle donne.
Ma quella volta fu diverso. A morire, di nuovo, non fu un bimbo qualunque, nonostante Voldemort avrebbe tanto voluto che lo fosse.
Quando irruppe nella stanza, seguito da Nagini, una quiete surreale lo avvolse.
Il corpo di Merope era ancora lì, rigido e freddo. Guardandolo, il maggiore fu attraversato da un’ennesima ondata di tristezza.
<< Spostati. Dobbiamo portarla al cimitero. >> sibilò in serpentese al rettile, il quale era strisciato sul letto e si era avvolto intorno alla padroncina per proteggerla.
A giudicare dal modo in cui la strinse, si poteva dire che anche Nagini fosse distrutta.
Alla fine prese in braccio Merope, o quello che ne restava, e cercando di non guardarla si Smaterializzò al campo santo di Great Hangleton, proprio nel punto dove si trovavano le tombe delle due omonime.
Con la magia creò una fossa nel terreno e sollevò il coperchio della tomba sottostante, ma prima di farla risposare in pace l’abbracciò un’ultima volta.
<< Come hai potuto lasciarmi? >> sussurrò alla salma << Come hai potuto farmi questo? Spero tu mi stia sentendo… >> dopodiché la posò all’interno della tomba insieme alla bacchetta che aveva ereditato dalla madre. L’unico oggetto prezioso che possedeva.
Per fortuna, in quei mesi trascorsi sulla Terra, era cresciuta solo di pochi centimetri perciò poté evitare di ingrandire il sarcofago. Difatti, ora che la osservava bene, pareva essere rimasta all’età di sette anni scarsi. O forse era lui che la vedeva perennemente piccola…
Crollò in ginocchio e per parecchi minuti restò lì a piangerla.
<< Sei stata davvero perfida. >> commentò Voldemort, richiudendo il sepolcro e ricoprendola di terra << Ma non ti dimenticherò come ho fatto da giovane. >> poi sollevò le pupille al cielo e sibilò << Almeno stavolta… ero presente al tuo funerale. >>


Un luogo luminoso e pieno di pace circondava l’aura di decine di anime che, a seguito della chiamata da parte dell’amica Morte, avevano avuto il privilegio di sostarvi per il resto dell’eternità.
Ma, seppur sentimenti positivi quali felicità e beatitudine ne facevano da padroni, vi era qualcuno che non riusciva proprio a essere sereno.
Merope era rinata da poco in Paradiso, tuttavia non si era ancora unita alla moltitudine di spiriti festanti.
Rimase immobile per tutto quel tempo, facendo un’unica cosa: osservare suo fratello.
Non poté affermare di sentirsi bene dopo ciò a cui aveva assistito. La reazione di Tom dopo la scoperta del suo cadavere di certo non se l’aspettava minimamente. Il cuore le si frantumò in mille pezzi quando vide il maggiore seppellire il suo involucro di carne senza vita.
Cos’era quel senso di angoscia che l’opprimeva?
Le sembrava di non essersi comportata nella maniera giusta… ma ormai riteneva inutile restare sulla Terra.
Era consapevole che l’anello, nonché l’Horcrux di Tom, fosse Maledetto, che contenesse veleno. Non vedeva altra scelta se non farla finita. In quegli attimi si sentì in dovere di accontentare la volontà del fratello, malgrado ciò avesse significato per lei soccombere.
Non poteva ignorare di aver lasciato sola l’altra parte di Voldemort, distrutta da Harry Potter al secondo anno ad Hogwarts… come un neonato che cerca il seno materno, lui cercava l’anima della sua sorellina, poiché non accettava che nessun altro si avvicinasse.
Voleva stare con lei.
Si sentì costretta a tornare indietro…
<< Sei contenta, adesso? >> soffiò una voce femminile alle sue spalle.
<< Non posso credere che lo abbia fatto sul serio! >> esclamò invece una voce maschile.
Merope sbuffò sonoramente appena udì gli amici.
<< Non voglio litigare di nuovo! >> disse, voltandosi verso Ariana ed Eric << Per vostra informazione, non sono pentita. >>
L’uomo le scoccò un’occhiata severa: << Cosa dovremmo dire? Che hai fatto bene a suicidarti?? >>
<< Eric, per favore, non ti ci mettere anche tu! >> esclamò la bambina.
Nonostante fosse stata felicissima di poter rivedere il suo migliore amico, Eric non l’accolse con il calore che sperava. Tra lui e Ariana, era il più arrabbiato.
<< Ah no, mi ci metto eccome! >> ribatté l’amico. Il suo sguardo limpido si allacciò a quello colpevole di Merope << Hai compiuto un bruttissimo gesto, lo capisci? Potevi diventare grande… >>
Merope scosse il capo: << Lo so, è stato vigliacco… ma non ce la facevo più. >>
I due amici si scambiarono sguardi arrabbiati.
<< Hai resistito due anni, eri a un passo dalla fine della tua missione! >> sbottò Ariana << E adesso sei qui impalata a guardare Voldemort piangere… piangere! Ti rendi conto che non era mai accaduto? Ti rendi conto di come tu l’abbia cambiato? Avresti mai scommesso che un’anima tanto mutilata potesse riuscire a esternare un sentimento importante come il dolore? >>
<< E con questo? >> la bambina cercò di tenere i piedi ben saldi, però dentro si sentiva malissimo << Mi ha detto di non voler riunificare la sua anima. Cosa avrei dovuto fare, costringerlo? Sapete bene che Tom non è il tipo che si sottomette facilmente! >>
<< L’avrebbe capito in seguito, Merope! >> disse Ariana, con le trecce bionde che ondeggiavano al vento << Ora che sei morta cosa dovrebbe imparare? Per l’amor del cielo, non ti sono venuta in sogno senza una ragione! >>
Merope sospirò, era a pezzi: << Infatti salvando l’anello non è cambiato nulla. >>
<< Lo dici tu! >> fece Eric, su tutte le furie.
<< Sì, lo dico io! Vi sembra che abbia torto? Ho tentato in tutti i modi di convincerlo, gli ho fatto capire che gli Horcrux incustoditi erano in grave pericolo visto che Silente ne era a conoscenza… e lui cosa decide di fare? Rafforzare le difese! >>
<< Potevi trovare tutte le maniere possibili per fargli cambiare idea! >> ruggì Ariana << Mio fratello non ha gli strumenti adatti per impossessarsi degli Horcrux, al contrario di ciò che pensi! >>
<< Si sarebbe fatto aiutare da Harry. >> rispose Merope, mettendo il broncio << O da chiunque altro… E pensare che mi fidavo di lui… Invece ha agito sempre alle mie spalle. Nessuno ha mai avuto fiducia in me! >>
<< Noi sì, Merope! >>
<< Avrei preferito più supporto sulla Terra >>
Eric si schiarì la gola, visibilmente irritato: << E a me non conti? Diamine, Mery, sono morto nell’intento di proteggerti da due pazzi assassini e tu rendi vano questo mio sacrificio uccidendoti! >>
<< Io non… >> la bambina cadde in una profonda afflizione. Neanche i suoi migliori amici comprendevano la sua scelta…
<< Hai lasciato il tuo fidanzatino! >> aggiunse arrabbiato Eric.
Merope si ammutolì per un eterno attimo, rimuginando sull’ipotetica reazione di Gaius una volta scoperto il fatto.
<< È la stessa cosa che è accaduta anni fa. Posso solo immaginare come si sentirà… esattamente come mi sentii io quando sei stata assassinata, con l’unica differenza che in questo caso sei stata tu a volerlo! >>
<< Sono certa che lui capirà >> rispose flebile Merope, senza guardarlo in faccia a causa delle imminenti lacrime.
<< Capirà?? >> fece l’uomo, inferocito.
Merope non potendone più s’incamminò verso una meta ignota.
<< E adesso dove vai? >> chiese Ariana.
<< Da mio fratello. >> sbottò la bambina, fissandoli truce << Da quel fratello che non avete avuto la bontà di aiutare in mia assenza. >>
Ariana intervenne in loro difesa: << Te ne ho già parlato. È lui che non si fa avvicinare! >>
<< Bene, allora perché mi rimproverate per essermi suicidata? Se proprio volete saperlo, l’ho fatto anche per tornare da lui. >> rivelò secca Merope << Per quanto mi riguarda, ora è l’Horcrux che si trova qui che ha più bisogno di me. Il testone di laggiù sa benissimo badare a sé stesso. >>
Appena voltò le spalle agli amici, Eric la fermò.
<< Che c’è? >> chiese spazientita la piccola Riddle, che aveva perso la voglia di parlare con loro.
Il Babbano inspirò profondamente prima di esordire: << Tua madre vuole parlarti >>
Merope credette di aver capito male e gli lanciò un’occhiata incredula.
<< E perché mai vorrebbe parlare con la sottoscritta? >> disse sarcastica, visto che in cuor suo il motivo lo conosceva.
<< Merope, non fare l’immatura >> l’ammonì Ariana << È davvero triste per quello che hai detto nei suoi confronti >>
<< Se pensa di avere la coscienza pulita, come mai non è venuta lei da me? Dov’è adesso? >> rise Merope << Sicuramente non a prendersi cura di mio fratello! >>
<< È un brutto momento per lei. Vuole essere ascoltata e compresa… non so cosa abbia fatto di brutto da spingerti a disprezzarla, ma tu sei sua figlia e lei ti vuole bene! Dalle una possibilità… >>
<< Non ne ho la minima intenzione! >> sputò con odio Merope << Mi ha rovinato la vita! Andasse all’inferno! >>
<< Aspetta, Mery! >> gridò Eric dopo che la migliore amica scomparve nella luce.
Si scambiò uno sguardo accigliato con Ariana e borbottò: << La solita testarda. >>


Con la sola forza del pensiero, Merope comparve in un altro posto, lontano da Eric e Ariana.
La luce era sempre la predominante seppur meno intensa di quella del Paradiso. L’ambiente era più spoglio e indefinito, e le persone presenti lì si comportavano con più diffidenza nei confronti degli altri.
Ma nell’esatto momento in cui giunse nel Limbo, ciò che catturò la sua attenzione fu il suono di un pianto stridente.
Merope si girò e vide un neonato raggrinzito e ricoperto di sangue strillare e gattonare spaesato. Sembrava cercasse una fonte vitale da cui attingere protezione, peccato che alcuna anima si avvicinasse per soccorrerlo.
<< Tom! >> la bambina non ci pensò un attimo e lo raggiunse.
Trovò disgustosa l’indifferenza delle persone intorno a lui, come se avesse una malattia contagiosa. Per un tempo infinito, il fratello era rimasto da solo, senza nessuno che lo sorvegliasse, e pensandoci le salì una rabbia senza precedenti.
<< Sono qui >> disse Merope al frammento di anima quando lo prese in braccio.
Quest’ultimo dopo qualche secondo la riconobbe e smise subito di piangere. Aprì gli occhi per accertarsi che fosse davvero lei, finché non si attaccò con forza al suo petto come segno di bentornato.
Merope si commosse: era evidente che l’aspettava da tanto, che aveva vissuto il distacco con estrema sofferenza.
<< Anch’io sono felice di vederti >> sussurrò cullandolo dolcemente tra le braccia << Non preoccuparti, non ti lascerò mai più >>
Si guardò in giro ed ebbe la vaga impressione che i defunti presenti fossero sollevati all’idea di non dover più sentire le urla gracchianti del neonato. Lei non ci badò. Del resto sapeva che, ancora una volta, avrebbe dovuto occuparsi da sola del fratello maggiore.
<< Sei molto diverso dal Tom sulla Terra >> commentò la bambina all’Horcrux << Lui detesta gli abbracci >>
Il neonato, per tutta risposta, si avvinghiò maggiormente.
<< Sai, a volte non faccio che chiedermi… come tu abbia avuto il coraggio di ridurti così >> disse intristita << Eppure da giovane eri bellissimo >>
Difatti il diario racchiudeva la parte di anima di un Tom sedicenne. Merope ricordò di quanto fosse innamorata di lui, di come lo considerasse il suo eroe…
<< Come vorrei modificare il passato >> disse, mentre una figura dietro di lei si palesava silenziosa.
<< Già, anch’io. >>
Merope si pietrificò nell’udire quella voce così familiare e al tempo stesso così estranea.
Nel voltarsi per guardarlo in faccia, non poté credere stesse parlando davvero con lei. Prima d’allora non le aveva mai rivolto la parola.
<< P-papà…? >> balbettò scioccata, mantenendo il fratello in braccio che, sentendo la voce dell’uomo, si agitò irritato.
Tom Riddle senior fissava la figlia con un misto di rancore ed eloquenza, poi aprì bocca: << Menomale, sei qui. >>
La bambina non riuscì a ribattere talmente era sorpresa.
Possibile che il padre fosse lì per chiarire i loro rapporti?
<< Ciao papà! Che bello, finalmente ti sei deciso a parlarmi! >> esclamò felice << Visto, fratellone? Alla fine avevo ragione io! >>
Ma l’uomo non era della stessa opinione. Inarcò un sopracciglio e precisò le sue ragioni indignato: << Di che cosa blateri? Non sono venuto per dirti che adesso ti considero mia figlia, perché non è così. >>
Il sorriso della bambina scomparve, al suo posto un velo di malinconia coprì il suo viso.
<< Volevo soltanto essere sicuro che non te ne andassi di nuovo >> spiegò Riddle << Io e i miei genitori non abbiamo più la pazienza di sopportare i lamenti di quel mostro >>
<< Come… come lo hai chiamato? >> soffiò roca.
<< Perché, quel coso secondo te sarebbe un essere umano? >>
Merope provò un astio talmente violento che neanche sulla Terra lo aveva mai sperimentato.
<< Allora? Resti tu a fargli da babysitter? >> continuò l’uomo.
<< Sì. >> ringhiò Merope, velenosa.
<< Perfetto, quindi posso stare tranquillo >> disse, per poi girarsi dall’altra parte e andarsene.
La piccola, ancora sotto shock dall’atteggiamento assunto dal padre, si riscosse in pochi attimi: << Quel mostro è tuo figlio… tuo figlio! >>
Lui si fermò e disse: << Mio figlio non mi avrebbe mai ucciso. >>
<< Se ti fossi comportato da genitore vero, non lo avrebbe fatto! >>
<< Mettiamo in chiaro una cosa >> soffiò maligno << Io non ho mai voluto sposare tua madre, quella donna mi ha ingannato. >>
Merope si zittì, consapevole che avesse ragione.
<< Mi ha stregato con una pozione d’amore che usano quelli della vostra razza! >> proseguì << E tutto ciò senza il mio consenso! Hai il coraggio di dire che sarei dovuto essere io il genitore vero? >>
<< Hai ragione, anche mamma ha le sue colpe. Fate entrambi schifo. >> disse senza peli sulla lingua.
Tom Riddle senior si mise a ridere: << Che caratterino! >>
<< Mi stai dicendo che non sapevi di fare schifo? >>
<< Per quanto mi riguarda, non sapevo nemmeno di aver generato una mocciosa così impertinente. >> rispose freddo il Babbano, avanzando verso di lei a grandi passi << Tale e quale alla donna che mi ha rovinato la vita. Il fatto che ti abbia ignorato per tutto questo tempo non ti ha fatto pensare? >>
Merope era sull’orlo delle lacrime.
<< Un essere dagli strambi poteri magici non la considero mia figlia, né tantomeno quella sottospecie di aborto. >> aggiunse indicando il neonato in braccio a Merope << Io non ho figli, per me siete dei completi estranei, degli incidenti! Voi e la strega di Biancaneve poi diventata mia moglie. >>
La bambina più lo sentiva più rischiava di vomitare: << E tu non sei mio padre. >> disse a denti stretti << Non sei nostro padre. Colui che mi ha fatto sul serio da papà è stato Thomas! È lui che mi ha curato e protetto durante la mia breve esistenza… mentre io, stupida come sono, cercavo invano questo ruolo nell’uomo che non mi ha mai voluta bene, che non mi conosceva neanche! >>
<< A proposito, qual era il tuo nome? >> chiese retorico mentre se ne andava dalla parte opposta.
Merope contò fino a dieci per non sbottare malamente.
Di tutto il discorso, lui non aveva ascoltato una sola parola. Gli importava soltanto non rivederla più, dimenticarsi di avere una prole.
Voltò lo sguardo e disse: << Continua pure così che il Paradiso lo vedrai col binocolo! >>
Riddle si limitò a scrutarla severo in lontananza.
<< Spero tu rimanga intrappolato nel Limbo per l’eternità! Sei spregevole, nonostante tutto Tom è migliore di te! Non avvicinarti più! >> gridò a squarciagola, mentre il Babbano scompariva nella fioca luce.
A Merope andò più che bene. Dopo quel colloquio orribile non ci avrebbe tenuto di nuovo ad incontrarlo.
<< Ehi… ehi! Se n’è andato! >> sussurrò al fratello, che si stava dimenando tra le braccia di Merope a causa dell’indesiderata presenza del padre << Non starlo a sentire, Tom. Noi… non siamo incidenti, hai capito? >>
Il neonato si accollò saldo al petto della bambina nel frattempo che lei iniziava a piangere.
<< Non lo siamo… >>.


 

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Capitolo 55
*** CAPITOLO 55 ***


Una brutta sorpresa

Piton bussò cauto alla porta dell’ufficio del preside, che era occupato a conversare con qualcuno al suo interno.
Il Mangiamorte udì la voce di Silente zittire quella dell’ospite, per poi consentirgli di entrare. Quando superò la soglia, vide il vecchio mago in compagnia di un uomo grassoccio e con un paio di baffi da tricheco.
<< Ah, Severus! >> lo salutò Silente da dietro la sua scrivania << Anche tu qui per discutere del programma di quest’anno? >>
Piton guardò Lumacorno, che lo ricambiava sorridente.
<< Sono molti anni che non insegno. Ho perso il gomito, ormai >> commentò scherzoso Horace << Già che sei qui, Severus, ne approfitto per ringraziarti di avermi ceduto il posto di Pozioni! >>
<< Si figuri >> rispose Piton in tono piatto << La cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure non poteva restare vuota >>
<< Hanno già terminato di festeggiare? >> fece Silente.
<< Sì, i ragazzi dovrebbero essere a letto >> disse Severus dopo qualche secondo, scrutandolo con eloquenza << Se posso permettermi, vorrei parlarle >> e si rivolse a Lumacorno << In privato >>
L’anziano professore ridacchiò, torcendo le punte dei suoi baffoni.
<< Va bene, ho capito >> disse spingendo in fuori il pancione << Vi lascio da soli… Non dimenticarti di farmi vedere dove si trova il Ripostiglio Ingredienti, Severus! >>
<< Certo, non si preoccupi >> bofonchiò appena prima che Horace si chiudesse la porta alle spalle.
La luce della luna illuminava a tratti la barba argentata di Silente, che lo pregò di accomodarsi sulla sedia di fronte a lui.
Per qualche istante non si sentì altro che lo sbatter d’ali di Fanny la fenice. Piton era indeciso se raccontare l’accaduto in quel modo, pensando che forse sarebbe risultato poco delicato…
Non sapeva da dove cominciare, le sue labbra si rifiutavano di aprirsi.
<< Cosa dovevi dirmi? >> domandò Silente, inconsapevole dei sentimenti che il Mangiamorte stava provando in quel momento. Erano passati due giorni dalla morte di Merope, eppure lui si sentiva ancora così addolorato…
<< Non sarà successo qualcosa? Già il primo giorno di scuola questi ragazzi si cacciano nei guai? >>
<< No, professore >> rispose Piton, sospirando << O almeno… non è successo nulla qui >>
Silente lo squadrò da dietro i suoi occhiali a mezzaluna: << Puoi spiegarti meglio, Severus? >>
Questi non incrociò lo sguardo del mago, piuttosto prese ad interessarsi alle sfere argentate posate sulla scrivania di legno.
<< Non ha intenzione di raccontarmi cosa è successo tra lei e la bambina quella famosa notte? >>
Quella richiesta stupì Silente, il quale era convinto di aver fornito i dovuti chiarimenti al suo fedele. Uscì fuori la mano annerita, fino ad allora tenuta nascosta, e replicò: << Mi sembra di averlo già specificato >>
Piton difatti conosceva tutta la storia visto che Merope stessa l’aveva rivelata, ma era comunque curioso di sentire la versione di Silente.
<< Lo so. Mi chiedevo soltanto… come avesse fatto a ferirla >>
<< Un incidente, niente di cui allarmarsi >> liquidò il preside << Capitano a tutti, purtroppo, anche al mago più potente di sempre. Non penserai mica che sia stata la bravura della bambina? Ahaha! >>
<< E il perché di questo vostro… scontro, non vuole ancora dirmelo? >> rincarò la dose, Piton.
Silente scosse il capo con un sorrisetto: << La curiosità non è mai un male, Severus. Ma ritengo opportuno tenere per me tale informazione. >>
<< Giusto… >> soffiò scettico Piton.
<< Sai? Riflettendo sull’accaduto, sono giunto alla conclusione che Merope non sia così diversa dal fratello >> esordì d’un tratto il mago più anziano.
Severus impuntò nella mente il presente del verbo utilizzato dal preside. Gli fece male pensare che, d’ora in poi, avrebbero dovuto usare il passato per riferirsi a lei.
<< Non credo proprio >>
<< Invece sì >> ripeté convinto Silente << Hanno lo stesso temperamento. Se vogliono qualcosa fanno di tutto per ottenerla. Con ciò non dico che è uguale a Voldemort, anzi… Merope è molto coraggiosa, fin troppo… >>
Man mano che lo ascoltava, Piton rischiava di esplodere.
<< Ma continua a difenderlo anche dopo che l’ha torturata… >> proseguì pensieroso.
<< Non le ho detto che lei l’ha perdonato? >>
<< Davvero? >> disse, seppur dal tono non sembrava sorpreso << Come volevasi dimostrare… non ha intenzione di rassegnarsi al fatto che Voldemort non vuole cambiare. Abbiamo pure litigato per questo… >>
<< Non ha più bisogno di rassegnarsi, signore. >> mormorò inflessibile Piton.
Silente alzò gli occhi verso di lui, quando all’improvviso e senza un’apparente ragione, Severus si alzò e gli diede le spalle.
<< Suppongo tu non sia qui per la storia mia e di Merope, vero? >>
<< La smetta di nominarla! >> sbottò Piton.
<< Ok, Severus >> Silente lo raggiunse, tenendo ferma la mano ferita. Comprese che c’era dell’altro. << Sai che non puoi mantenere segreti con me. Dimmi, cosa c’è che non va? C’entra per caso lei? >>
Piton non riuscì più a trattenersi.
<< Merope è morta. >>
Il silenzio calò nell’ufficio alla velocità della luce. Silente rimase immobile, le pupille ristrette dallo shock. Fissò Piton come se avesse detto una battuta squallida.
<< Stai scherzando >> affermò con convinzione.
<< Assolutamente no >> rispose altrettanto convinto, Piton.
Silente indietreggiò di qualche passo, cercando di mantenere l’equilibrio. Non poteva credere che fosse vero… vide gli occhi di Piton inumidirsi e lui, deciso a non dare vincita al suo istinto, si costrinse a non imitarlo.
<< Severus. >> mormorò flebile Silente << L’ha uccisa Voldemort? >>
<< No. >>
<< E chi, allora? >> chiese Silente, scorgendo la riluttanza del professore.
Piton prese un grosso respiro, poiché non riusciva a parlare senza che la voce gli si spezzasse.
<< Ti capisco >> commentò l’anziano mago << è difficile da accettare… anche per me. Ma com’è successo, Severus? Voglio… devo saperlo. >>
<< Lei era… solo una bambina… >> bofonchiò tra sé e sé << Purtroppo si è tolta la vita >>
Silente sgranò le palpebre: << Lei si è…? >>
Piton annuì mentre il preside tentava di mantenersi da un imminente svenimento. Per un po’ nessuno disse nulla, poi Silente sollevò lo sguardo afflitto sul Mangiamorte.
<< Perché mai avrebbe dovuto farlo? >>
<< Aveva d-discusso con il fratello su una questione importante e… quando ha capito che non poteva convincerlo è andata in camera sua… >> Piton si bloccò tra le lacrime, lasciando a Silente il tempo di comprendere il seguito.
Certo era che avrebbe preferito non capirlo.
<< Oh, per la barba di Merlino… povera piccola… >> scosse la testa Silente, che non sapeva quale atteggiamento assumere in una circostanza simile.
Doveva piangere, arrabbiarsi? Cosa doveva fare? L’unica certezza era che Merope se n’era andata per sempre, e che la colpa di tutto ciò era di Voldemort. Come al solito.
<< Io ero nella stessa casa in quel momento… se l’avessi saputo sarei intervenuto… nessuno dei Mangiamorte se n’è accorto. >> proseguì in lacrime.
<< Nemmeno lui? >> chiese retorico Silente.
Piton sospirò triste e nella sua mente comparve l’immagine di Lord Voldemort prigioniero di un pianto ininterrotto.
<< È stato il Signore Oscuro a scoprire per primo il cadavere >>
<< Come ha reagito? >> chiese incuriosito e sconvolto insieme.
<< Non bene >> rispose Piton << Per la prima volta in vita mia l’ho visto piangere >>
Silente ne restò spiazzato: << Sul serio? Tom Riddle ha versato lacrime vere? >>
Piton confermò con un cenno del capo: << E dovevate vederlo. Era a dir poco distrutto. Non l’ho mai visto in quelle condizioni… >>
Silente rifletté sull’ultimo incontro avuto con la bambina, di come lei avesse insistito sul fatto che Voldemort fosse cambiato. Lui non le aveva creduto, specie a fronte della tortura subita da Merope, ma adesso incominciava a dubitare delle proprie convinzioni.
<< Mi stai dicendo la verità? >>
<< Sì. >> ripeté l’uomo << Pensa sia stata colpa sua, perché non ha voluto darle retta… sinceramente, professore, ho provato pena per lui >>
<< E chi non ne proverebbe? Ha appena perso l’unica persona in grado di amarlo. >> commentò Silente, il cuore intriso di malinconia. In quella orribile tragedia rivide molto sé stesso, quando da giovane assistette alla morte della sorellina Ariana. Erano passati tantissimi anni, ma la sua mente vagava sempre intorno a quell’evento.
Ora l’Oscuro Signore si trovava nella medesima situazione. Ora, entrambi, avevano qualcosa in comune.
Per esperienza personale, poté essere certo che i sensi di colpa non lo avrebbero mai abbandonato, seppur Lord Voldemort riteneva determinati sentimenti effimeri.
<< Ricordo, al Ministero, le parole di odio che le ha rivolto… >>
Piton aveva l’aria di non voler continuare il discorso, ma Silente insistette.
<< Be’… alla fine, la verità viene sempre fuori. So cosa vuol dire e posso immaginare soltanto come stia in questo momento… In più, la consapevolezza di averle fatto del male non lo aiuterà a superare presto il lutto. >>
All’improvviso Piton lo guardò sottecchi, le palpebre ridotte a fessure.
Silente criticava Voldemort quando era stato il primo ad attaccare la bambina senza difese. Piton lo considerava un gesto altamente vigliacco, e il bello era che l’interessato non sembrava ricordarselo.
<< Non dovremmo dire nulla ai ragazzi? >> chiese il Mangiamorte in tono risentito.
Silente fece di “no” con la testa: << Potranno sospettare che tratti con Lord Voldemort, Severus. >>
<< Ah, già… e Potter? Non lo sa? >> aggiunse Piton.
<< Evidentemente no. Non l’ho visto sofferente, e neanche i suoi amici. Le erano molto affezionati… >> constatò l’anziano mago, scosso.
<< Quindi non gli ha aperto la mente come accadeva l’anno scorso. >>
<< A dire la verità, forse è meglio così. Il problema è se lo scopre il suo fidanzatino. >>
Piton ebbe un tuffo al cuore: << Ovviamente non lo sa, professore. >>
<< Spero non lo saprà mai… >> fece eco Silente.
A quel punto Piton si tuffò verso la porta, deciso ad andare a letto non pensando sempre allo stesso argomento.
<< Severus >>
<< La prego signore, non ho più voglia di parlarne… >> disse con le lacrime agli occhi.
<< Volevo soltanto sapere se l’avesse sepolta >> mormorò Silente.
<< Presumo di sì, sono trascorsi due giorni… >>
<< Va bene, puoi andare >> lo liquidò dopo parecchi istanti, tentando invano di non apparire triste << Non voglio che questa brutta notizia ti consumi troppo, amico mio. Ricorda che hai il giovane Malfoy da sorvegliare. >>
<< Sì… s-sarà meglio che vada… >> balbettò prostrato il Mangiamorte, che uscì dall’ufficio chiudendo la porta.
Silente, con molta fatica, si trasportò sulla sedia ripensando a quella bruttissima notizia.
Di tutto si sarebbe aspettato tranne che la morte della bambina, o per lo meno immaginava sarebbe accaduto per mano di Lord Voldemort. Invece aveva avuto il coraggio di uccidersi da sola…
Si sentì male al pensiero che una bambina così piccola potesse aver compiuto un gesto tanto orribile. Lui le voleva bene, anche se non sembrava… ma alla fine non poté far altro che constatare di avere ragione riguardo il suo difficile compito. Voldemort non avrebbe mai cambiato i propri ideali per assecondare i voleri della sorella, e lei, piccola ingenua, ci aveva creduto sul serio…
Si guardò la mano annerita dal veleno di Merope. Menomale che non gliel’aveva morsa.
Quella notte a Little Hangleton aveva perso un Horcrux, ma in compenso aveva guadagnato un altro po’ di tempo da vivere. Era in debito con lei per avergli salvato la vita, impedendogli di infilarsi l’anello… peccato che non poteva ringraziarla ormai…
Un paio di lacrime scivolarono sul suo viso segnato dalle rughe.


Il giorno dopo, nei sotterranei di Hogwarts i gruppi del secondo anno di Tassorosso e Serpeverde erano intenti a riprodurre fedelmente la Pozione Dilatante mischiando con attenzione tutti gli ingredienti nel calderone.
Ogni postazione dell’aula era invasa dall’odore acre di ingredienti morti e i bambini rischiarono di dare di stomaco dopo solo un’ora di lezione.
<< Bene, ragazzi >> esordì allegramente il professor Lumacorno mentre si lisciava i grossi baffi << Dovrebbe essere il momento adatto per aggiungere l’ingrediente più importante! Avete ancora dieci minuti a disposizione. >>
<< Presto, dobbiamo prendere gli occhi di pesce palla! >> esclamò una ragazzina serpeverde.
L’interessato si voltò verso di lei: << Perché non vai a prenderli da sola, Kassee? >> sbuffò Gaius, per nulla contento di dover lavorare insieme alla compagna. Quando il professore aveva ordinato loro di disporsi a coppie, lui scommetté mille galeoni che quell’antipatica si sarebbe fiondata al suo fianco.
Kassee lo guardò storto e, abbassando la voce, disse: << Cosa? Ti ricordo che dobbiamo collaborare. È a questo che servono i compiti di coppia, no? >>
<< Dipende cosa intendi tu per “coppia” >> commentò il ragazzino, lo sguardo assente che vagava dal calderone al vapore rilasciato dalle decine di ampolle sfolgoranti.
Lei gli lanciò un’occhiata maliziosa completa di sorrisetto beffardo: << Come vanno le cose tra te e tua… fidanzatina? >>
Gaius nel frattempo stava tagliuzzando zampe di rana e quando la udì, conficcò il coltello nel legno del tavolo.
Si era ripromesso di dimenticare Merope in seguito della visita a sorpresa di Voldemort, ma proprio non ci riusciva. Era ancora innamoratissimo di lei nonostante fosse sicuro che adesso lo odiasse. Difatti, nella lettera dettata dal Signore Oscuro, aveva scritto cose talmente crudeli che se davvero lo avesse lasciato non l’avrebbe biasimata.
Con l’inizio dell’anno scolastico era deciso a ricominciare tutto da capo, senza pensare alla bellissima ex fidanzatina. Peccato non fosse affatto facile. Si sforzò di andare contro i suoi sentimenti anche per proteggere i suoi genitori, che erano finiti nel mirino di Voldemort, il quale se non l’avesse ascoltato li avrebbe uccisi.
Non aveva detto nulla a Kassee e nemmeno ci teneva a farlo. Per lui la sua amicizia non era così importante.
<< Alla grande >> rispose con una sorriso falso.
<< Ah, davvero? >>
<< Davvero. >>
<< Allora perché ad Alcyus hai detto che l’hai lasciata? >> chiese con soddisfazione la ragazzina.
Gaius sospirò rabbioso e lanciò un’occhiataccia al compagno due banchi più avanti che stava preparando la pozione insieme ad un altro bambino, per poi urlare: << DOVEVA ESSERE UN SEGRETO, BRUTTO IDIOTA! >>
Tutti si voltarono nella sua direzione, straniti.
<< Insomma! >> sbottò Lumacorno tirando in fuori il pancione mentre raggiungeva la postazione di Gaius e Kassee << Cos’è questo baccano? >>
<< Niente >> farfugliò Gaius, guardando malissimo Alcyus che distolse gli occhi da lui e fece finta di nulla.
<< Mi sa che “niente” è ciò che avete concluso tu e la tua amichetta >> commentò il professore in disappunto, vedendo il calderone ospitare un liquido ancora troppo giallo << I vostri compagni Tassorosso sono molto più avanti di voi. Se non volete beccarvi un’insufficienza vi conviene sbrigarvi! >>
Kassee annuì e appena Lumacorno si allontanò buttò in fretta e furia le zampe di rana nel pentolone.
<< Ferma! Prima dovevamo aggiungere le foglie di fico! >> esclamò Gaius, che sbiancò alla vista del liquido dapprima giallo paglia diventare di un intenso blu elettrico e aumentare di volume.
<< Oh-oh >> soffiò Kassee, ricevendo lo sguardo infuriato di Gaius.
<< Andiamocene! >>
I due si precipitarono all’uscita dell’aula, dando a malapena il tempo al professore di urlare: << Dove diamine state andando? >> che il fluido contenuto nel loro calderone esplose e molti ragazzini furono vittime dell’incantesimo Dilatante.
Nasi, occhi, mani e quant’altro che diventavano grossi come meloni… grida e panico a non finire…
Lumacorno accorse in aiuto dei bambini colpiti dalla pozione, e Kassee e Gaius ne approfittarono per filarsela il più velocemente possibile.
Una volta al sicuro in corridoio, arrestarono la corsa e ripresero fiato.
<< Tu… sei la peggiore compagna che potessi avere! >>
<< Senti chi parla! Guarda che la maggior parte del lavoro l’ho fatto io! >> ribatté lei.
<< Grandioso! Questo disastro abbasserà la mia media. Che bell’inizio dell’anno, ti ringrazio! >> inveì Gaius.
<< Tranquillo, abbasserà anche la mia >>
Greengrass, sbuffando sonoramente, si sistemò la divisa e il mantello e iniziò a incamminarsi verso la Sala Grande, non rivolgendole la parola. Kassee lo seguì.
<< Allora? Mi dici perché l’hai lasciata? >>
Gaius era certo che glielo chiedesse, per questo motivo evitò di rispondere.
Lei capì la stesse ignorando apposta e insistette: << Terra chiama Gaius…! >>
<< Che ti importa perché l’ho lasciata?? >> chiese il ragazzino, aumentando il passo.
<< Be’, sei mio amico >>
Gaius finalmente si fermò e replicò scoccandole un’occhiata categorica: << Appunto, un amico. Niente di più! >>
Kassee rimase in silenzio per qualche secondo, delusa, finché non aggiunse: << Pensi ancora a quella mocciosetta, eh? >>
<< Non chiamarla mocciosetta. >> la minacciò.
<< Dì pure quello che vuoi, ma era ovvio non funzionasse! È una bambina, per giunta sorella del Signore Oscuro! Con lei al tuo fianco saresti stato costantemente in pericolo! >>
Gaius ebbe una scossa lungo la spina dorsale: << Non… non mi interessa se è sua sorella! >>
<< E allora perché hai troncato i rapporti? >> ripeté Kassee, stavolta mostrando più fastidio che compassione.
<< È una lunga storia. >> liquidò amareggiato, proseguendo lungo il corridoio.
<< Se ci tenessi sul serio non l’avresti lasciata. >>
<< Lo dici tu! >> fece Gaius << Non sai nulla, quindi non puoi parlare! >>
<< Voglio solo farti comprendere che ormai il passato è passato. La tua è stata solo una… fase… di solito a voi maschi piacciono le più grandi! >>
Il serpeverde la fissò schifato: << La nostra conversazione finisce qui. >>
<< Ma Gaius! >> esclamò lei per farsi sentire dal compagno che aveva alzato il passo, poi lo raggiunse << Hai dodici anni, non puoi andare appresso a una di otto! >>
<< Innanzitutto ho ancora undici anni e Merope ne ha nove! >> precisò seccato << Ma anche se fosse, quale sarebbe il problema?? >>
<< Il problema è che potresti stare con una più grande! Tipo, che so… con me! >> si dichiarò Kassee, arrossita leggermente di guance.
Gaius replicò solo dopo parecchi attimi carichi di tensione: << Mi spiace deluderti, ma non sei il mio tipo >>
La ragazzina si sentì sprofondare.
<< Io amo Merope, ok? La questione è chiusa. >>
<< MA L’HAI LASCIATA! >> sbottò offesa Kassee, che adesso incominciava a provare profondo odio per quella inutile mocciosa.
<< Non l’ho voluto io. E adesso lasciami in pace. >> spiegò in parole povere Gaius, che senza aggiungere altro si diresse agli scalini del castello.
Lei tentò di seguirlo, ma non dovette faticare molto, perché Harry Ron e Hermione gli tagliarono la strada.
Gaius non era granché in vena di incontrare Potter. Nonostante l’anno precedente avessero chiarito ogni malinteso, non gli infondeva esattamente buon umore quando lo incrociava per i corridoi.
<< Ehi! Ehm… ciao! >> lo salutò Harry, un po’ imbarazzato.
Gaius ricambiò con un’espressione triste.
<< Uh, ce l’hai ancora con lui? >> se ne uscì Ron.
<< Spero di no >> si accodò Harry, perplesso << Mi pareva di aver fatto pace con te mesi fa >>
Gaius non cambiò tono quando disse: << Infatti non ce l’ho con te >>
<< Sei triste perché non c’è la tua fidanzatina? >> lo stuzzicò Hermione, domando la sua chioma castana e levandoseli da davanti agli occhi.
Non fece in tempo a rispondere che Kassee lo precedette.
<< La sua ex fidanzatina. >> puntualizzò appena gli si mise accanto.
Il trio si guardò attonito.
<< Cosa? >> chiese il rosso.
<< E come mai? >> Harry non se l’aspettava.
Gaius sbatté le braccia lungo i fianchi: << Era proprio necessario?? >> sbottò rivolto a Kassee.
<< Be’, prima o poi l’avrebbero saputo >> liquidò la serpeverde con un'alzata di spalle.
Mentre Gaius pensava seriamente di ammazzarla, Ron Hermione e Harry acquistarono curiosità.
<< Avete litigato? >> chiese Hermione.
<< No. >>
<< L’hai tradita con lei? >> Ron indicò Kassee e lei scoppiò a ridere e arrossì.
Gaius si sbatté una mano sulla fronte: << No! >>
<< E allora che cosa è successo? >> chiese Harry.
<< Sentite… non sono stato io a volerlo… e non voglio parlarne! >> disse esasperato, pensando che quello fosse proprio il metodo peggiore per dimenticarsi una volta per tutte di Merope.
Ron intervenne: << Non sei stato tu? Che vuoi dire? >>
Gaius, sotto pressione dallo sguardo laser del pubblico, alla fine esplose: << Mi ha costretto Voi-Sapete-Chi! >>
Kassee sgranò le palpebre insieme al trio, completamente attonito.
<< Cosa hai detto?? >>
<< Ma che, scherzi?? >>
<< No. >> disse Gaius, composto.
<< Perché diavolo non mi hai detto nulla? >> fece indignata Kassee.
D’istinto Hermione e Ron fissarono Harry, che pensò la stessa identica cosa degli amici. Avrebbe potuto avvertire qualcosa tramite la cicatrice, ma dall’episodio al Ministero della Magia non era più accaduto che Voldemort gli aprisse la mente…
<< Perché avrei dovuto? >> rispose lui, eloquente.
<< Per la barba di Merlino! Gaius, ti ha fatto qualcosa? >> domandò spaventatissima Hermione.
Il ragazzino esibì una risata nervosa al ricordo di quel giorno.
<< Ha solo minacciato di uccidere i miei genitori se non avessi lasciato la sua sorellina. Tutto normale. >> fece sarcastico.
Harry restò sconcertato da ciò: << Immagino quanto tu abbia avuto paura >>
<< Infatti… non potete immaginarlo. >> soffiò tremante Gaius << Ho rischiato di finirci secco, perché all’inizio ho opposto resistenza… >>
Hermione si coprì la bocca: << Mi dispiace tanto! Oh mio Dio, dev’essere stato terribile! >>
Kassee si limitò a osservarlo angosciata, mentre l’amico annuiva e rispondeva.
<< Non era la prima volta che lo vedevo, ma… be’, non mi aspettavo di certo di incontrarlo a casa mia… >>
<< Come faceva a sapere dove abiti? >> chiese spontaneo Ron.
<< Ah, boh >> disse Gaius << Non l’ho ancora capito… >>
<< Forse qualche conoscente gli ha rivelato il tuo indirizzo… >>
<< Non lo so e non mi interessa, francamente! >> sbottò il ragazzino, avvilito.
<< Non posso crederci >> soffiò Harry << Si è presentato a casa tua solo per costringerti a lasciarla… e menomale che aveva promesso di dimenticarla… >>
<< Direi proprio che non ci è riuscito >> commentò Ron.
Gaius sospirò di tristezza: << Vorrei che lei fosse qui… >>
<< Se è con Tu-Sai-Chi è evidente che preferisce la sua compagnia, altrimenti avrebbe fatto i salti mortali a costo di tornare da te! >> disse accigliata Kassee, guadagnandosi un sonoro sbuffo da parte di Gaius.
<< Stai zitta, Kassee! >>
<< No che non sto zitta! Ormai hai rotto con la mocciosa, dovresti guardare quelle della tua età, piuttosto! >> esclamò la serpeverde davanti al trio d’oro, il quale le scoccò un’occhiata languida.
<< Ti ho detto di non chiamarla così! >> disse su tutte le furie.
<< Vuoi dirmi che non lo è? Cavolo, Gaius! È una filobabbana! >>
Hermione sollevò le sopracciglia, soppesando il suo discorso da tipica serpeverde.
<< Ma ha anche dei difetti >> rispose tranquillo Gaius.
Ron, Harry e Hermione gli rivolsero uno sguardo d’ammirazione, lo stesso non si poteva dire di Kassee, che lo squadrò in malo modo.
<< Ma vai al diavolo! >>
<< Cosa sta succedendo? >> la voce sottile e penetrante di Draco attraversò i timpani dei presenti.
Vicino a loro sbucò il suo viso pallido e contorto da una smorfia.
<< Sapete che non si grida in corridoio? >>
<< Piantala, Malfoy. Non sei più un Prefetto, te ne sei scordato? >> gli ricordò Gaius.
Draco non replicò, si voltò verso i grifondoro della situazione.
<< Ah, Potter. >> sorrise Malfoy << Il naso è tornato come nuovo? >>
Harry non ci badò.
<< Mi chiedo perché due membri della mia Casa stiano chiacchierando con dei rozzi grifondoro. >> proseguì imperterrito il figlio di Lucius, mentre alle sue spalle Ron Weasley moriva dalla voglia di tirargli un pugno in faccia.
<< La cosa non ti riguarda. >> lo informò Harry.
<< Davvero? Ehi marmocchio, di cosa stavate parlando? >>
Gaius stava seriamente avendo una crisi di nervi. In quel momento voleva restare da solo, invece si ritrovò ben cinque persone a fargli il terzo grado.
Ma all’improvviso ebbe un’illuminazione.
<< Hai notizie di Merope? >> chiese il bambino a Malfoy.
Quest’ultimo cambiò drasticamente umore e il sorriso di scherno dipinto sulle sue labbra scomparve.
<< Io? >>
<< Lo sanno tutti che tuo padre è un Mangiamorte, Draco… >> disse Gaius sotto il naso di Harry, Ron e Hermione.
Malfoy ringhiò in silenzio: << E con questo? >>
<< E con questo… lei è da suo fratello, che lavora con i Mangiamorte… insomma, tu in estate non l’hai proprio incontrata? >>
<< C-cosa vuoi che ne sappia?? >> borbottò severo, cercando di non immaginarsi la scena della piccola Riddle senza vita nel suo letto.
Gaius però percepiva che stesse mentendo: << Adesso mi odia, vero? >>
<< Perché dovrebbe? >> fece scorbutico Malfoy.
<< Perché l’ho lasciata >>
<< Ah… non lo sapevo. Come mai? >>
<< Credimi, meglio che non te lo dico >>
<< Mi spiace. >>
<< Va be’, si vede lontano un miglio che non sei sincero. >> lo canzonò Gaius.
Draco scosse la testa dall’esasperazione: << Detesto le perdite di tempo! Non mi fare più certe domande, hai capito?? >>
<< I-io… voglio solo sapere se Merope sta bene… sarà arrabbiata di sicuro, ma non la vedo da tanto e… >> non terminò la frase che venne raggiunto dalla smorfia disgustata di Kassee e il commento poco delicato di Malfoy.
<< Allora non credo la rivedrai più >>
Gaius lo guardò col volto incupito, non capendo cosa intendesse.
<< La finezza non è il tuo forte, Malfoy, eh? >> biascicò Hermione.
<< Grenger, se non sai i fatti, fai meglio a tacere. >> rispose aggressivo il biondo.
Kassee non la prese così male: << Spero tu abbia ragione, Malfoy. >>
<< Mi spieghi cosa significa? >> disse Gaius, confuso.
Malfoy non aveva intenzione di raccontare ciò che era accaduto a casa Riddle, soprattutto non in presenza dei suoi nemici perenni. Così fissò categorico il ragazzino.
<< Lo scoprirai a tempo debito >>
<< Ancora non capisco! Cosa vuol dire? Che non vuole più avere a che fare con me? Che intende restare con Tu-Sai-Chi per sempre? >> Gaius iniziava a disperarsi con tutti quei misteri. Voleva avere assolutamente notizie della sua ex fidanzatina. Gli mancava un sacco e percepiva già un vuoto sapendo di non poterle mai più scrivere…
Poi, l’ardua rivelazione scoperchiò l’arcano, davanti agli sguardi sgomenti dei ragazzi.
<< Moccioso, Merope è morta. >>
Gaius ci mise un po’ ad elaborare la frase di Draco, poi il suo cuore cessò di battere. Sembrava che la temperatura fosse scesa in picchiata, perché sentì il gelo penetrare nelle ossa e improvvisamente perdere la capacità di parola.
Ma non fu l’unico a reagire così: Harry, Ron e Hermione spalancarono la bocca sotto shock, mentre Kassee non sapeva se prenderlo sul serio.
<< C-come…? Cosa hai detto? >> Gaius cercò di non piangere. Era certo che fosse uno scherzo di cattivo gusto.
Draco però pareva più che serio: << Che è morta. Quindi ti consiglio di non pensarci più, non ne vale la pena. >>
Gaius era incredulo, una parte di lui rifiutava di crederci, e dalla replica di Harry constatò non fosse il solo a pensarlo.
<< Malfoy >> soffiò Harry, fin troppo calmo << Non so quale problema tu abbia, ma inventarsi una cosa del genere mi sembra troppo perfino per uno come te. >>
Draco levò le iridi grige su quelle color smeraldo di Harry, e a voce flebile e spezzata disse: << Non sto inventando nulla. >>
Il Prescelto si pietrificò dalla sincerità emanata da quelle semplici parole.
Ron e Hermione si limitarono a rabbuiarsi maggiormente, a dir poco scioccati.
<< Io… ho visto il suo cadavere. >>
<< Oddio! >> alla fine Hermione lasciò cadere i libri che aveva in mano e si coprì il viso per le lacrime imminenti. Ron la consolò, senza tuttavia abbandonare la sua espressione sconvolta.
<< Dimmi che è una bugia! Dimmelo! >> esclamò disperato il ragazzino, urlando come un pazzo << Come può essere vero?? >>
Harry strinse i pugni nel tentativo di non esplodere allo stesso modo di Gaius: << Sai com’è accaduto? >> chiese pacato, anche se il suo animo era a pezzi.
<< L’ha uccisa Tu-Sai-Chi? >> domandò Ron mentre abbracciava Hermione. L’aura di malinconia non risparmiò nemmeno lui.
Malfoy sospirò per un lunghissimo attimo prima di avere il coraggio di rispondere: << No. Si è suicidata… >>
Gaius a quel punto non resistette ancora e scoppiò a piangere talmente forte che Kassee dovette mantenerlo.
Idem Hermione, che strinse Ron fino a stritolargli le ossa. Harry invece restò immobile, contemplando Malfoy nella speranza che gridasse un “pesce d’aprile” anticipato. Purtroppo però, Draco rimase zitto con lo sguardo basso, anch’egli dispiaciuto.
<< Scherzi? >>
<< No! >>
<< Perché si sarebbe suicidata?? Aveva otto anni! >> sbottò Harry, che non accettava per niente al mondo una cosa del genere.
<< Non lo so! Lo ha fatto di nascosto, nessuno se n’è accorto! >> disse Malfoy.
<< Vorresti dirmi che neanche il fratello se n’è accorto? >>
<< Sentite, io non ne so niente! >> mentì Malfoy << Ho solo visto Merope senza vita, del come si sia suicidata non mi è dato saperlo! >>
Gaius intanto continuava a lacrimare a dirotto. Lasciò cadere la bacchetta a terra, ormai senza forze.
<< Harry! >> fece Ron << Tu non hai visto niente? Tramite la cicatrice, intendo! >>
Harry non ci aveva pensato, e difatti gli parve strano che non avesse percepito nulla dalla mente di Voldemort.
<< Già, Harry! >> si aggregò Hermione.
<< No, niente… >> disse Harry.
<< Ne sei sicuro? >> disse Ron, speranzoso.
<< Sì, altrimenti ve lo avrei raccontato! >>
<< Quando è stato? >> chiese all’improvviso Kassee, che tentava di sembrare triste.
<< Tre giorni fa. >> rispose Draco.
Gaius era distrutto. Man mano che passavano i minuti, si convinceva sempre di più che il colpevole di tutto ciò fosse proprio lui. Iniziò a pensare che la piccola si fosse tolta la vita dopo aver letto la sua lettera.
Forse per la bambina, che riteneva importante il rapporto col fidanzatino che amava alla follia, leggere quelle orribili parole era stato un brutto colpo.
Sentì una rabbia smisurata verso sé stesso e il Signore Oscuro, che l’aveva costretto a scrivere quella dannata lettera. Se non fosse stato per lui, per loro… Merope sarebbe stata ancora viva!
<< Impossibile… io non ci credo! Secondo me l’ha uccisa Vol… Voi-Sapete-Chi! >> esclamò Ron con convinzione.
Malfoy girò sui tacchi e si congedò dicendo con altrettanta sicurezza: << Non l’ha uccisa lui. >>
Quando di Draco non si vide più l’ombra, l’unico suono che si udì in corridoio fu quello dei singhiozzi infiniti di Gaius e Hermione.
Seppur Harry e Ron si sforzassero, dai loro occhi cedette lo stesso qualche lacrima…
Non riuscivano a capacitarsene. Era assurdo tutto ciò… Merope, tornata sulla Terra allo scopo di salvare il fratello maggiore nonché Lord Voldemort in persona, si era suicidata.
Per Harry fu come perdere la sua famiglia, e non solo per il legame con Voldemort, ma anche per la profonda amicizia instaurata con la bambina. Era più di una semplice amica. Merope era speciale.
<< Gaius… >> mormorò Kassee all’amico, che non la smetteva di singhiozzare dallo shock.
<< I-io… voglio stare da solo… >>
<< Ma… abbiamo lezione di Erbologia…! >> disse lei, a cui della morte di Merope non importava chissà quanto. Ed evidentemente Gaius lo aveva capito.
<< Ho detto di lasciarmi da solo! >> ruggì il serpeverde alla compagna, precipitandosi verso la sala comune della sua Casa.
<< Aspetta! >> lo seguì di corsa Kassee.
Il trio si guardò in faccia e si asciugò le lacrime.
<< Secondo voi… Malfoy ha detto la verità? >> soffiò Ron, impallidito.
<< Sì, era sincero >> confermò a malincuore Harry.
<< Per me l’ha uccisa il fratello >>
<< Non è stato lui, Ron. >> ribatté il moro.
Hermione tirò su col naso, le gote arrossate: << C-come avrà reagito…? >> chiese, riferendosi a Voldemort.
<< Non ne ho idea >> sbuffò Harry e scosse la testa, per scacciare tutti quegli orrendi pensieri.
Passò un eterno minuto di stagno totale prima che qualcuno intervenisse.
<< F-forza… l’aula di Trasfigurazione è… d-da quella parte >> balbettò Hermione, cercando di non esplodere di nuovo in una fontana mentre con i suoi migliori amici si avviava in silenzio a destinazione.



 

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Capitolo 56
*** CAPITOLO 56 ***


Confessioni

<< Dove mi trovo? >> si chiese Lord Voldemort mentre percorreva un lungo varco semi illuminato e dall’ignota destinazione.
Dopo qualche minuto di nulla assoluto, come per magia si ritrovò all’interno di una stanza spoglia e oscura, ma non sapeva dire se fosse casa Riddle o un’altra dimora…
<< Sto sognando >> concluse il mago, che una scena del genere l’aveva vissuta più volte nelle ultime due settimane.
Si guardò intorno, cercando di ricordare il motivo per cui ogni notte tornava sempre nello stesso punto. Poi qualcuno picchiettò le dita sulla sua spalla, e lui, abituato ad essere interpellato a suon di “mio Signore…”, voltò la testa su tutte le furie.
<< Chi osa rivolgersi a me in questo mo…? >> la voce gli si bloccò in gola appena vide davanti a sé una bellissima ragazza bionda e dagli occhi verdi, vestita da sposa.
<< Chi vuoi che sia?? Tom, ti sei dimenticato che è il giorno del mio matrimonio?? >> sbottò Merope alla vista del fratello non ancora pronto per presentarsi alla cerimonia.
Voldemort rimase sgomento e una sensazione di deja-vu lo impantanò al suolo. Quell’incubo aveva preso piede dal giorno in cui la bambina era morta e ancora adesso continuava a tormentarlo, dal momento in cui chiudeva le palpebre fino al sorgere del sole.
<< Quale matrimonio? >>
<< Il mio! Non vedi l’abito che ho indosso? >> rispose Merope, che doveva avere al massimo diciotto anni.
<< Tu non puoi sposarti, sei morta! >> disse il Signore Oscuro.
Merope gli scoccò un’occhiata divertita: << Ma io non sono morta! >>
<< Sì che lo sei! Ti ho vista… e ti ho seppellita io! >> ringhiò Voldemort, non potendo sopportare oltre la visione della sorella con l’abito bianco.
Ma Merope non la smetteva di ridere: << Sei sicuro che sia davvero morta? >>
<< Ne sono sicuro! >>
<< Allora perché Gaius mi sta aspettando all’altare? >>
<< Cosa? Quel pervertito?! >>
<< Sei sorpreso… eppure già sapevi che ci saremmo sposati >> ribatté Merope con sguardo luminoso.
<< Quella stupida profezia non era vera. Tu non sei reale, non esisti! Sparisci dalla mia vista! >>
<< Ma Thomas! >> esclamò la ragazza, incredula.
<< Ho detto sparisci! >>
Merope svanì all’istante e con lei anche il luogo cambiò completamente.
Voldemort pensava che finalmente si sarebbe svegliato, tuttavia si accorse che era ben lontano dall’aprire gli occhi.
D’un tratto si ritrovò nella sala d’aspetto dell’ospedale San Mungo, precisamente del reparto Maternità.
Intorno a lui decine di mariti, compagni e parenti di donne che, dall’altra parte della porta, erano in procinto di partorire.
Si chiese cosa diamine ci facesse in quel posto. A lui disgustava immaginare una donna dare alla luce un bambino, figuriamoci sentire le loro grida isteriche nel mentre dell’atto. Oltretutto non riusciva a comprendere perché le persone che lo circondavano non avessero timore di lui, come se non percepissero nemmeno la sua presenza…
<< Il signor Riddle è qui? >> gridò un’infermiera, facendo capolino dall’ingresso della stanza d’ospedale.
Voldemort la fissò stranito: << Cosa vuole da me?? >> disse, impugnando minaccioso la bacchetta.
<< Volevo solo informarla che è nata >> rispose la donna indifferente.
<< È nata chi?? >>
<< La bambina, signore >>
<< E io che c’entro?? >> ringhiò Voldemort.
L’infermiera, senza alcuna paura che avesse di fronte Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in persona, lo prese e lo tirò dentro.
Il mago non ebbe il tempo d’indignarsi che vide la stessa ragazza di prima con l’abito da sposa, ma stavolta stesa sul letto con un pargolo tra le braccia. A fianco c’era quello che doveva essere il marito di lei, moro e dai lineamenti marcati, sorridente e consapevole di essere appena diventato padre.
<< Ah, Tom! >> disse Merope, voltandosi insieme a Gaius per guardarlo << Vieni qui a conoscere la tua nipotina! >>
Voldemort pensò di svenire: << Nipotina…? >>
Fu quando iniziò a sentire i vagiti della neonata che tutto svaporò dal suo capo visivo, compresi Merope, Gaius, la figlioletta e l’intera stanza d’ospedale.


Il Signore Oscuro si risvegliò di colpo. Era seduto sulla sua poltrona e sentì il cuore battere tremendamente nel petto.
Lo aveva fatto di nuovo. Aveva sognato di nuovo una Merope adulta, prima nei panni di una sposa e poi da madre…
Perché sognava una cosa del genere? La sorellina era morta, non c’era più… non poteva crescere, e di certo non poteva sposarsi e procreare!
Stava impazzendo?
Non sapeva dire se considerarli incubi o speranze dettate dall’inconscio, ma ormai erano trascorse due settimane e puntualmente riprendevano quei sogni ricorrenti… voleva smettere di dormire per non vedere più niente e per non ricordare che era stato lui a negarle di diventare quella ragazza adulta…
Si alzò e aprì le tende del salone, gli si affacciò un accenno di sole che però non contribuì a risollevargli l’umore.
Dalla morte di Merope, ogni mattina Voldemort si recava al cimitero di Great Hangleton per contemplare il corpo della sorella, ed era capace di restare lì anche per diverse ore.
Ancora non aveva accettato la tragedia. Per lui fu una novità dover gestire quei sentimenti sconosciuti, che non aveva mai provato prima, e a dire la verità sognarla tutte le notti non faceva altro che peggiorare il suo stato d’animo.
Persino il serpente aveva la stessa aria depressa. Nagini strisciò verso il suo Padrone per poter Smaterializzarsi insieme al cimitero, ma Voldemort più osservava il feretro di Merope, più si distraeva dal suo piano di ascesa al potere, nonché dalla creazione del suo oscuro impero.
Qualcosa di profondo, però, lo spingeva da lei… sentiva che andarla a trovare fosse molto più importante.
<< Andiamo, Nagini >> disse in Serpentese, prima di udire qualcuno bussare con cautela alla porta.
<< È permesso? >> chiese Bellatrix quando l’aprì << Salve, mio Signore… >>
Voldemort non era affatto felice di vederla. La guardò infastidito e, soppesandola per qualche istante, esordì dispotico: << A quest’ora non dovresti fare cose con tuo marito? >>
Bellatrix non si scompose, ma riuscì a mantenere un tono controllato: << Desideravo solo… >>
<< Cosa, Bella? >> ruggì il Signore Oscuro.
<< Be’, sono giorni che non la vedo. >> deglutì la strega.
<< Forse perché ti ho chiesto io di non farti viva? >> fece lui sarcastico e lanciandole un’occhiata feroce.
<< Ecco… volevo sincerarmi che fosse… tutto apposto… >> concluse Bellatrix. Il suo volto, ancora più bianco e scavato, non traspariva alcun senso di compassione. Si sforzava di sembrare sincera e di mostrare un minimo di pietà nei confronti della morte della mocciosa, ma proprio non ci riusciva.
Voldemort ne era ormai conscio.
<< Che fosse tutto apposto? >>
<< O meglio, sincerarmi che lei stesse bene… >> aggiunse la donna.
Lui scosse il capo, sospirando di rabbia: << Non mi vedrai più piangere, se è questo che intendi >>
<< No, no di certo! >> corse ai ripari Bellatrix.
<< Dì la verità, ti sei impressionata nel guardarmi. >> sorrise maligno.
<< È stata la prima volta che vi ho visto piangere, mio Signore >>
<< Ovviamente. >> sibilò Voldemort mentre avanzava nella sua direzione << E cosa hai pensato quando mi hai visto? >>
Bellatrix sentì il fiato del suo amato Padrone sul collo. Le era così vicino che arrossì in maniera vistosa.
<< Nulla… >>
<< Nulla, eh? >> chiese retorico il mago, con uno sguardo che incuteva terrore << Non hai ancora imparato che mentirmi non serve a niente, Bella? >>
Quest’ultima sudò freddo e si ammutolì, poi distolse lo sguardo dalle pupille color sangue di Voldemort. Lui però la costrinse a guardarlo in faccia.
<< Te lo dico io cosa hai pensato >> esalò velenoso << “Addirittura piange per quella stupida mocciosa?” >>
<< Mio Signore… >>
<< “Piange per una bimbetta inutile!” >> rincarò la dose Tom Riddle << “Se fossi morta io come avrebbe reagito?” >>
Le guance di Bellatrix divennero porpora e Voldemort sorrise soddisfatto per aver centrato il punto.
<< Ho ragione, non è così? >>
<< Mio Signore! >> esclamò indignata Bellatrix, che si rese conto più tardi di aver alzato troppo la voce << Se ci tiene tanto che glielo dica, va bene. Sì, sua sorella non mi piaceva. >>
Quando lo confessò avvertì una sensazione di leggerezza pazzesca.
Dopo un anno e mezzo di finzione, finalmente lo aveva ammesso davanti al suo Padrone. Pensò che non valeva la pena tenerlo ancora nascosto e anche se le avesse fatto qualcosa non le avrebbe importato. La verità era quella, volente o nolente.
Attese perciò l’ardua punizione, ma il Signore Oscuro si limitò a scrutarla intensamente e a ridacchiare.
<< Mi è venuto il dubbio quando l’hai quasi uccisa. >> disse con una lieve nota di rancore.
<< Presumo che neanche lei mi sopportasse. Il sentimento era reciproco, mio Signore. Sarei stata un’ipocrita se avessi pianto alla sua scomparsa. >> spiegò Bellatrix senza peli sulla lingua.
Voldemort le rivolse un’occhiata inquietante: << Tu sai perché ce l’aveva tanto con te >>
Bella arrossì di nuovo: << Era convinta che io fossi, ehm… >>
<< Ossessionata da me >> rispose per lei Voldemort.
Lei rimase zitta, ma avrebbe voluto sotterrarsi in quell’istante: << Eh? Ma no, Padrone… >>
<< Be’, innamorata non è proprio la parola giusta >>
<< Si sta sbagliando >> insistette Bella in tono contraddittorio.
<< Ti prego… lo ha capito mia sorella, figurati se non dovevo capirlo io. >> commentò il Signore Oscuro a fronte aggrottata.
Allora la strega si vide in trappola. Non avrebbe voluto rivelarglielo e la vergogna iniziò a galoppare nel suo petto, ma non poteva più negare l’evidenza.
<< Ho accettato il fatto di non avere speranze. >> il suo colorito testimoniò il senso di imbarazzo che stava provando.
Quando risollevò lo sguardo non si stupì di scorgere l’espressione eloquente del suo Signore.
<< Perciò tutti quei pensieri impuri che mi rivolgevi come dovrei considerarli? >> la canzonò.
Bella diventò ufficialmente un pomodoro: << F-finché sono solo pensieri non vedo il problema… >>
Voldemort fece per scoppiare a ridere, tuttavia si trattenne e le scoccò un’occhiata assassina.
<< Il problema lo vedo, invece. Sai che non tollero certi comportamenti, e il tuo è di quanto più disgustoso possa esistere. >>
Bellatrix aprì bocca per ribattere, invano.
<< Preferisci lasciare tuo marito in bianco e rincorrere qualcosa che non avverrà mai! Non ti sei stancata di trovare Rodolphus ogni notte con un’amante diversa? >>
Lei non osò fiatare.
<< Non ti sei stancata di sbavarmi dietro senza ottenere nulla? >> aggiunse provocatorio.
<< No >> rispose la strega con coraggio, guadagnandosi il sorrisetto perfido dell’amato Padrone.
<< Proprio non comprendo… >> soffiò ostile lui << Come tu faccia ad essere tanto stupida. >>
<< L’essere innamorati non equivale per forza all’essere stupidi, mio Signore >> Bellatrix si mise sulla difensiva, la voce quasi impercettibile.
<< Io credo che tu sia una stupida, e questa ne è la dimostrazione. Sei ossessionata da me e dal mio carisma, dici di amarmi… ma se mi amassi sul serio saresti in pena per la mia perdita! >> sbottò, le labbra che gli vibravano dall’ira.
Bellatrix restò ferma a contemplarlo, ma nel momento esatto in cui avrebbe voluto immergersi nelle sue pupille a mezzaluna simili a due laghi di sangue, si riscosse.
<< Sua sorella mi ha sempre trattata come erbaccia. >>
<< Tu facevi lo stesso. >> ruggì Voldemort a denti stretti << Hai cercato di inciderle il Marchio Nero! Non pensare che l’abbia dimenticato. >>
<< Io… gliel’ho già detto. Ero certa che lei, mio Signore, fosse d’accordo… >> provò a giustificarsi, sudando freddo.
A quel punto il Signore Oscuro azzerò la distanza fra i due, tant’è che la strega finì schiacciata alla parete con le gote in fiamme. Ma lui era ben lontano dal volerla baciare, visto che avrebbe potuto cruciarla col solo sguardo.
<< Ah, no! Non sono un idiota, Bella. Tu sapevi che non avrei mai permesso una cosa del genere, però hai tentato di farlo comunque, per assicurarti che vivesse male il resto della sua vita! >> esclamò altero << E ora che non c’è più sei felice. Solo l’idea che non ci siano ostacoli tra me e te… ti manda in fibrillazione, vero? >>
Bellatrix non rispose, si limitò a distogliere gli occhi da lui.
Voldemort lo prese come un sì: << Già… peccato che sarà una felicità inutile. Perché l’unica persona al mondo per cui ho avuto un minimo di affetto non sei tu, ma colei che in questo momento è sottoterra! È morta! L’unica che abbia mai amato…! Mettiti l’anima in pace! >>
<< C-capisco… rispetto alla mocciosa io passo in secondo piano >> sussurrò le ultime parole in modo che Voldemort non potesse sentirle, ma evidentemente sottovalutava le capacità del suo Signore.
<< Chiamala per nome! >> sibilò minaccioso e puntandole la bacchetta alla gola.
<< Rispetto a Merope io passo in secondo piano. >> ripeté Bellatrix in faccia a Voldemort, il quale la lasciò andare con violenza rivolgendole un’occhiata truce.
<< È sempre stato così, non farti illusioni! >>
<< O forse da quando è tornata… >> precisò Bellatrix.
<< Giusto, da quando è tornata! E vuoi sapere cosa ho provato quando l’ho rivista per la prima volta?? >>
<< Non lo so. >> rispose seccata.
<< È stato il giorno più felice della mia vita >> ammise il mago oscuro << Dopo la sua nascita, ovviamente. >>
Bellatrix era così infastidita che glielo si leggeva nello sguardo.
<< Pensavo saresti stata onorata di ricevere le mie confessioni. Non ho mai parlato a nessuno riguardo il mio rapporto con Merope… cosa c’è, sei delusa che tali sentimenti non li provi per te? >> domandò beffardo dopo aver incrociato i suoi occhi lucidi << Lei è sempre tornata da me, nonostante io le abbia… fatto del male… più e più volte. E non per paura come fate voi Mangiamorte, bensì perché mi amava allo stesso modo. >>
<< Io sono sempre stata al suo fianco! >> protestò la donna, sdegnata.
<< Ah sì? Quando Silente stava per distruggere il mio Horcrux, tu dov’eri?? >>
<< Io… dov’ero…? >> balbettò la strega, punta nell’intimo.
<< Sei stata tu a salvare il mio Horcrux, o mia sorella?? >>
<< Non sapevo che aveste nascosto un Horcrux in quella catapecchia! >>
<< Ti saresti senz’altro accorta della presenza di Silente e avresti agito di conseguenza! Invece quel giorno tutti quanti voi avete lasciato Merope sola davanti al pericolo! E lei ha avuto il fegato di affrontare un mago del suo calibro… per salvare la mia anima! >> spiegò collerico Voldemort << Ancora ti chiedi come mai preferisco lei a te, Bellatrix? >>
La Black lo fissò con una rabbia indescrivibile.
<< Preferisce una che si è suicidata, fregandosene del fratello che tanto si vantava di voler bene! >> esclamò di getto, non potendo sopportare oltre le gigantesche lodi nei confronti di una mocciosa inutile.
Voldemort dapprima rimase in silenzio e la puntò famelico. Poi ribatté piuttosto calmo, al contrario di come si sarebbe aspettata Bellatrix.
<< Ne ho parlato anche con Severus, e mi ritengo responsabile di ciò che è accaduto. >>
<< Non è stata colpa sua! >> disse lei, sconvolta.
<< Certo che lo è stata… lei non ha accettato la mia decisione e l’ha fatta finita. >> spiegò abbattuto Voldemort, guardando bieco la sua migliore luogotenente << Se avessi studiato un minimo di psicologia femminile a quest’ora sarebbe ancora viva… >>
Bella sollevò un sopracciglio, perplessa.
<< Non capirò mai voi donne… siete creature inferiori e al tempo stesso così complicate. >>
<< Non è il mio caso >> rispose la strega, a braccia conserte << Di sicuro io non mi uccido per uno stupido capriccio. >>
Anziché replicare, il Signore Oscuro le diede le spalle, sospirando mesto e stringendo i pugni.
La sua Pupilla comprese che stava soffrendo ma non sapeva come consolarlo. Non lo aveva mai visto patire in quel modo e anche se avesse voluto, sentiva che non sarebbe riuscita a dargli quel conforto che meritava.
<< Posso fare qualcosa per lei, mio Signore? >> propose timidamente al mago, che si accingeva ad accarezzare il corpo liscio di Nagini come fosse un antistress.
<< Non puoi riportarla in vita… >>
Bellatrix respirò a fondo, dispiaciuta: << Va bene… io torno a casa. >>
Prima di Smaterializzarsi, udì la voce spezzata del suo Padrone.
<< Da giorni e giorni non faccio che sognare sempre la stessa cosa… >>
Lei si voltò a guardarlo e scorse delle lacrime scivolargli sul viso.
<< Merope adulta e vestita da sposa… poi, sempre mia sorella adulta, in una stanza d’ospedale che partorisce una bambina… >>
La donna sgranò le palpebre dallo stupore, ma Voldemort continuò.
<< Ogni volta lei mi dice che non è scomparsa… che è ancora tra noi. Sembra tutto così reale… >>
<< E lei crede che sia vero…? >> chiese Bella, osservandolo con compassione per la prima volta.
<< Non lo so! È solo un sogno, però mi sveglio sempre di colpo e con la stessa sensazione… >>
<< Mio Signore, se posso permettermi >> intervenne Bellatrix << I sogni riflettono le nostre emozioni. Sono trascorse due settimane e non ha ancora accettato la morte di sua sorella, per questo motivo la sua mente agisce da scudo e proietta l’immagine adulta di Merope. >>
<< Sì? Buono a sapersi… che dire? Sarò un pazzo, ma… forse una parte di me sperava fosse vero. >> commentò Lord Voldemort, asciugandosi le lacrime << Che magari avessi fatto un sogno profetico… cosa può portare la disperazione… >>
<< Lei non permetterebbe mai a sua sorella di sposarsi… o avere un figlio. Dev’essere per forza frutto della sua immaginazione. >>
Voldemort annuì e fece una mezza risata malvagia: << Anche questo è vero. Però mi duole ammettere che, piuttosto che seppellirla, avrei preferito di gran lunga accompagnarla all’altare… era il suo sogno diventare madre… >> di nuovo s’incupì e Bellatrix sospirò stanca.
<< Merope non c’è più. >> gli ricordò con fare categorico << Se fossi in lei volterei pagina… e immagino che anche sua sorella lo vorrebbe. >>
<< Hai ragione, ma non ci riesco. >>
<< Allora non so che dirle. >> rispose Bellatrix severa, Smaterializzandosi senza aggiungere altro, il volto scurito.
Lui non ci badò. Dalla tasca prese l’anello dei Gaunt, il suo Horcrux, e lo osservò con attenzione.
Proprio l’oggetto che aveva ucciso la sorella.
Quell’anello era sé stesso, per cui adesso provava assoluto ribrezzo.
Quell’anello era stata la causa della sua agonia. Lo posò su un mobile del salone, ma il suo intento era di sbarazzarsene il prima possibile.
Non avrebbe più sopportato la sua presenza, poiché quando vi cadeva l’occhio pensava sempre la stessa cosa…
Con le pupille umide, si rivolse a Nagini: << Sei pronta? >> le domandò, per poi comparire direttamente al cimitero di Great Hangleton.


Nel frattempo, nel Limbo una bambina e il suo fratellino si accingevano a giocare insieme.
Come al solito nessun’anima osava unirsi ai due, per paura di una reazione negativa da parte del brutto neonato.
<< Sei pronto, Tom? >> chiese entusiasta Merope al fratello, seduto sull’erba a poca distanza e con un’aria alquanto annoiata.
Questi sbuffò prima di ricevere la palla da Merope.
<< Forza! Passamela! >> gli fischiò dietro, e dopo parecchi secondi di nulla assoluto, Tom spinse il pallone verso la sorella.
Molto lentamente arrivò a destinazione e lei esultò in maniera esagerata.
<< Hai visto che ce l’hai fatta? Ti avevo detto che era divertente! >>
Il neonato però non aveva più voglia di giocare.
<< Che c’è? >> chiese la piccola Riddle appena vide il neonato raggiungerla carponi.
Niente da fare: se non le stava in braccio non era contento.
Merope non ce la faceva più a tenerlo, ma lui non voleva saperne di staccarsi.
<< Insomma, non puoi starmi sempre appiccicato! >>
Per tutta risposta, Tom le infilò la manina sotto la maglietta, facendola diventare rossa.
<< Cattivo! >> disse, scostandolo dal suo petto << Quanto ti ci vuole per capire che non ho le tette?? Non sono la tua mamma! >>
Più passava il tempo con lui, più si rendeva conto che era come prendersi cura di un figlio, nel quale, a causa della mutilazione spirituale che aveva subito, erano rimasti intatti certi istinti primordiali. Per questo motivo a volte usava comportarsi da neonato normale.
Ciò che lo influenzava era anche il fatto che Merope fosse la sua caregiver, colei che lo accudiva e l’unica figura di riferimento che avesse nel mondo ultraterreno, oltre che essere la sua adorata sorellina.
<< Fermati! >> continuò la bimba, imbarazzata << Sei un piccolo pervertito, lo sai? >>
Ma lui, ostinato, cercò di ciucciare il latte (inesistente) da sopra la sua maglietta.
<< Ahhh, no! Non si fa! Non piangere… ti ho detto che non si fa! Grr… d’accordo, continua! >> disse disperata, mentre il fratello ricominciava beato << Uffa, che pazienza… >>
<< Dovresti ricordargli che ha già una madre >>
Merope non si accorse della figura femminile comparsa davanti a lei all’improvviso. Quella voce la ripiombò nel passato, a quando era piccola e viveva ancora nella sua casetta a Great Hangleton.
Sollevò lo sguardo, mezza seccata e mezza sconvolta.
<< T-tu…? Che ci fai qui?? >>
Gaunt la soppesò solenne, mentre l’espressione vacua e priva della luce di una volta si posizionava sulla figlia.
<< Ciao, tesoro… >> fece per abbracciarla, ma lei si allontanò disgustata.
<< Non ti avvicinare a me e a mio fratello! >>
La madre la ricambiò addolorata, quasi incapace di comprendere il perché si comportasse in quel modo.
<< Amore mio, sono la vostra mamma… >>
<< Davvero? >> la sfidò Merope, mettendole davanti il neonato e dicendogli << Attaccati alle sue tette! >>
Tom protestò tra le sue braccia e si incollò maggiormente al petto della sorella.
Per lui quest’ultima era la sua mamma, non c’era verso. Merope fissò beffarda la madre.
<< Quale mamma?? Dove sei stata per tutto questo tempo?? Non hai mai voluto aiutarmi ad assistere Tom, mi hai sempre lasciata sola! >> sbottò su tutte le furie e con una voglia inimmaginabile di cacciarla via.
<< Tuo fratello si è rovinato la vita… ammetto di essere stata egoista nel non aiutarti, ma non riesco proprio a guardarlo in faccia dopo tutto ciò che ha commesso… agli altri e a sé stesso. >> disse indicando il neonato.
Merope non poteva biasimarla, tuttavia non era disposta a concederle la sua commiserazione.
<< Tu non sei da meno, però! Mi hai sempre mentito sul tuo conto e su papà! Mi hai fatto credere che ci avesse abbandonato senza una ragione! >>
Gaunt si morse il labbro e sospirò: << Non ho avuto il coraggio di dirtelo, amore mio… non volevo soffrissi ancora. Sapevo desiderassi un papà e il fatto che lui non esisteva per te, per noi… mi dispiaceva un sacco >> si inginocchiò alla sua altezza, ma Merope distolse lo sguardo, arrabbiata << Non fare così… ti prego, dammi una possibilità >>
<< Perché hai ingannato papà?? >> sputò lei con disprezzo << Lui aveva già una fidanzata. Si chiamava Cecilia e insieme dovevano sposarsi! >>
Gaunt sgranò le palpebre sotto shock.
<< Dimmi! Sono curiosa di come tu abbia fatto a conquistarlo, visto che, da quanto ho appreso, lui schifava la tua famiglia! >>
<< T-tesoro…! >> la fermò la madre, incupita << E va bene… è giunto il momento di raccontarti tutto. >>
Guadagnata l’attenzione della figlioletta, Gaunt cominciò: << Da giovane mi innamorai di Tom Riddle. Non potevo dirlo a nessuno, neanche a mio padre e a mio fratello… li hai conosciuti, no? Non avrebbero sopportato che mi mettessi con un Babbano… ma al tempo stesso non desideravo altro che andarmene da quella casa dove venivo continuamente maltrattata e abusata… i-io volevo soltanto essere amata da qualcuno… >> i suoi occhi divennero lucidi, e man mano che proseguiva nel racconto, Merope sentì l’amarezza invadere il suo cuore.
<< Così ho usato un filtro d’amore e be’… il resto lo sai. Lui lasciò la sua fidanzata per scappare con me. Ovviamente da parte sua non era… vero amore >> scoppiò in lacrime << Era amore finto, causato da quel siero… per sicurezza ho continuato a somministrarglielo, poi quando rimasi incinta di tuo fratello ho smesso… p-pensavo che ormai da parte sua ci fosse un sentimento sincero… >>
<< E invece… >> comprese subito la bambina, scuotendo il capo avvilita.
Gaunt si asciugò le palpebre: << E invece ero un’illusa. Appena capì di essere stato ingannato voleva andarsene, ma essendo incinta e senza un soldo l’ho convinto a restare, per il bene del bambino. Purtroppo non è stato un matrimonio felice. Lui odiava suo figlio e me perché eravamo maghi… ha resistito per nove anni, fino a quando non ha deciso di lasciarci e tornare dai genitori. Quel giorno scoprii di aspettare la mia dolce bambina… >>
Il suo tentativo di accennare a stento un sorriso fallì vedendo Merope a volto basso mentre cercava di trattenere le lacrime.
<< Hai usato un filtro d’amore…? Mamma, come hai potuto?? >>
<< Lo so, lo so, amore mio… sono stata una stupida… >>
<< Hai distrutto la nostra famiglia e hai rubato l’uomo a una povera ragazza! >>
<< Io… ero giovane, ansiosa di liberarmi di tuo nonno e tuo zio… e avrei fatto qualunque cosa…! >> si giustificò in lacrime << Scusami tanto! Per favore, perdonami! >>
Merope la osservò inflessibile, poi guardò il frammento di anima stretto tra le sue braccia e chiese: << Per questo Tom non prova amore? >>
La donna guardò la bambina. Per qualche istante evitò di rispondere, ma alla fine si vide costretta: << Ho sempre saputo fosse per quello… >>
<< Ma dai…! >> Merope si sbatté un palmo sulla fronte, imbestialita << Non posso crederci! >>
<< È tutta colpa mia… >> commentò disperata Gaunt, con il viso tra le mani.
Merope però ci rifletté su: non poteva essere solo la madre la colpevole. Tom aveva deciso di trasformarsi in Voldemort a causa della sua prima morte, come sentenza alla sua vita segnata da continue sofferenze.
Se fosse sopravvissuta all’epoca, forse il giovane Riddle non sarebbe mai riuscito a dividere l’anima e a deturparsi il corpo.
<< No, mamma… la colpa è anche mia. Non dovevo morire cinquant’anni fa… sono certa che in mia presenza non gli sarebbe venuto in mente di diventare quel che è adesso. >>
<< Cosa dici? >> fece turbata Gaunt.
<< Lui ama solo me… Per amore nei miei confronti non avrebbe fatto nulla! Ne sono convinta… >>
La mamma l’abbracciò e, inaspettatamente, Merope accolse quell’abbraccio.
<< Lo sai? Anch’io ne sono convinta >> le sorrise << Il giorno della tua nascita è stata la prima volta in nove anni in cui l’ho visto davvero felice, seppur non volesse ammetterlo. >>
<< Non lo ammetterà mai, mamma >> disse ridacchiando, per poi rivolgersi al neonato << Anche se, lui, me lo sta dimostrando eccome >>
<< Anche il Tom che si trova sulla Terra ti ha dimostrato molte volte di volerti bene >> aggiunse la donna << Tesoro, perché ti sei tolta la vita? È stato un gesto bruttissimo! >>
<< Non voglio parlarne… >> soffiò l’altra, triste.
<< Stavi facendo un buon lavoro… >>
<< Intanto non ha voluto ascoltarmi, e mi sono rotta le scatole! >> ma nel dirlo, la bimba si mise a piangere e scoccò alla madre un’occhiata supplichevole << Mi dispiace… >>
Gaunt la strinse di nuovo a sé per calmarla.
<< Mi dispiace… >>
<< Tranquilla >>
<< Non avevo scelta… mi sentivo incatenata >>
<< Posso capirti… >>
<< Mamma… >> sussurrò la bambina << Scusa se ti ho detto quelle cose… >>
<< Amore mio, non devi scusarti >> la rassicurò la donna, accarezzandole i capelli.
Tuttavia Merope non riusciva a darsi pace: << Ti ho giudicata nonostante io abbia commesso un’atrocità peggiore. Mi sono suicidata sotto lo stesso tetto di Tom… ho permesso che mi scoprisse in quelle condizioni… sono stata crudele! >>
<< Non è vero, piccola mia. Hai ceduto ad un momento di debolezza… come ho fatto io. >>
Ora la piccola era un esplosione di lacrime e singhiozzi. Quando la puntò con le sue iridi color smeraldo, le si buttò a capofitto ed esclamò: << Ti voglio bene, mamma! >>
Gaunt si commosse più del dovuto: << Ti amo anch’io, bambina mia! >>
L’aver perdonato la mamma la risollevò da un peso insostenibile, perché lei era stata l’unica a parte Tom ad essere davvero dalla sua parte. Era sempre stata il suo sostegno e la sua forza… si diede dell’idiota da sola per averla insultata ed umiliata davanti a Voldemort e ai Mangiamorte. Nonostante le sue scelte sbagliate, aveva sempre cercato di sostenere al meglio la sua famiglia anche senza il marito e aveva dimostrato ai suoi figli un amore immenso che non poteva gettare via come spazzatura.
Ora si sentiva davvero felice.
Dopo attimi eterni, le due sciolsero l’abbraccio al suono del piagnucolio del neonato.
<< Cos’altro c’è? >> gli chiese Merope, che prese a cullarlo.
In quel momento apparvero Ariana ed Eric. Evidentemente aveva avvertito la loro presenza.
Sembravano piuttosto agitati.
<< Ariana, Eric! >> li salutò la bimba.
<< Salve, signora Gaunt! >> dissero all’unisono, ricambiati dalla donna.
L’uomo parve contento: << Vi siete parlate? >>
Gaunt annuì: << Sì, ci siamo chiarite. >>
<< Oh, menomale! >> esclamò Ariana, sorridente.
<< Che succede? >> Merope avvertì un’atmosfera strana. Li fissò confusa finché entrambi non spiegarono i fatti.
<< Non abbiamo molto tempo! Merope, devi venire con noi! >>
<< Ehm… perché? >> chiese lei.
Eric e Ariana si scambiarono uno sguardo complice.
<< Be’… può darsi che hai la possibilità di tornare sulla Terra. >> rivelò l’amico d’infanzia, lasciando madre e figlia di sasso.
<< COSA?? >>
<< Sì! Anche se… non hai la possibilità, devi farlo e basta. >> disse Ariana.
<< Un attimo…! Non può essere! >>
<< Ne abbiamo parlato con il Creatore e secondo lui dovresti tornare indietro. Il patto è sempre vincolante. >> disse Eric.
Merope non sapeva se esserne contenta oppure no.
<< Ma è meraviglioso! Amore, puoi rinascere di nuovo! >> esultò Gaunt, non ricevendo alcun segno di assenso << Piccola, che c’è che non va? >>
<< Che c’è che non va? >> fece retorica << Non posso tornare sulla Terra! Ormai sono qui… >>
<< Non hai capito? Il tuo compito non è finito. Non avresti dovuto ucciderti! >> spiegò Ariana.
<< Cioè, mi state dicendo che devo scendere? >>
<< Esatto! >> disse Eric.
La bambina pareva spaesata e impaurita. Si guardò intorno e una grande ansia la pervase: << Quindi sono costretta?? >>
Ariana ed Eric annuirono.
<< In pratica il tuo suicidio è stato inutile… almeno avrai imparato la lezione >> strinse le spalle l’uomo.
<< Ma… io non voglio! Non posso lasciare qui Tom! >> protestò Merope stringendo di più a sé il neonato.
<< Ascolta, Albus ha in mente di distruggere gli Horcrux. >> la informò Ariana.
<< Diciamo che lo avevo capito >> soffiò sarcastica.
<< Ma stavolta ha intenzione di coinvolgere anche Harry! La questione è seria! Se non ti sbrighi, ti ritroverai altri sette neonati da badare! >>
La piccola Riddle trattenne il fiato, terrorizzata: << Thomas ha detto che sono al sicuro! >>
<< Io non ne sarei così covinta. Con l’aiuto di Albus c’è un’alta probabilità che scopra i loro nascondigli! Lo abbiamo visto, vuole che Harry sappia tutto sugli Horcrux. Merope, devi intervenire! >>
<< Oh, no… fratellone… >> mormorò Merope, in lacrime al solo pensiero << Io però non posso abbandonarlo di nuovo… >>
A quel punto Gaunt si fece avanti: << Tesoro, non preoccuparti. Penserò io a lui. >>
Merope soffiò di stupore: << Dici sul serio? >>
<< Certo, devo farmi perdonare per non averti aiutata >>
<< Grazie, mamma! >> ma prima di affidarle il fratello, la bimba ebbe un’idea. Di per sé pareva una follia, ma visto che doveva rinascere sotto obbligo, decise di farlo a una condizione.
<< Aspetta… >> lanciò uno sguardo fugace alla madre e agli amici, poi al neonato attaccato al suo petto e disse << Ok, lo farò. Ma solo se potrò portare con me Tom. >>
Gaunt, Eric e Ariana spalancarono la bocca.
<< C-come? Mery, ne sei sicura? >> domandò il Babbano.
<< Al cento per cento. >>
<< Merope… >> biascicò la madre, sconvolta.
Lei le rivolse un’occhiata laser: << Se il mio obiettivo è quello si riunificare l’anima di mio fratello, quell’anima dev’essere intera! >>
<< Non sappiamo se Lui accetterà… >> disse Ariana, scettica.
Merope li raggiunse a passi pesanti: << Puoi starne certa che accetterà! Altrimenti non torno sulla Terra, chiaro?? >>
I due restarono attoniti, ma non proferirono nulla. Invece Gaunt pianse dalla gioia.
<< Bene, andiamo allora! Tom, non sei contento di tornare in vita? Non sarai più un brutto bimbo raggrinzito! >>


 

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Capitolo 57
*** CAPITOLO 57 ***


La sofferenza di Gaius

Nell’aula di Trasfigurazione della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si respirava aria di tensione.
Gli alunni di Serpeverde e Grifondoro del secondo anno dovevano essere valutati dalla professoressa Mcgranitt sull’uso dell’incantesimo Feraverto. Tutti si erano preparati per l’imminente esame.
Alcuni decisero di esercitarsi prima che entrasse la professoressa, volteggiando a scatti le proprie bacchette nella speranza di ricordarsi tutte le mosse e di fare un’ottima figura.
Ma non tutti erano propensi al ripasso.
In prima fila c’era Gaius, a braccia conserte e con poca voglia di fare lezione. Accanto a lui il suo amico Alcyus lo guardava preoccupato.
<< Ehi >> sussurrò al compagno << Che stai facendo? Tra non molto arriverà la professoressa >>
Gaius rispose senza neanche voltarsi: << Non parlo con i traditori >>
L’amico comprese che ce l’aveva ancora con lui per aver spifferato a Kassee che si era lasciato con Merope, perciò assunse un’aria colpevole e si concentrò ad esercitarsi con l’incantesimo.
<< Scommetto che ti sei esercitato tutta la notte, allora >> esordì una voce femminile alle sue spalle, sbucando da dietro munita di uno sguardo suadente.
<< Macché >> sbuffò Gaius, annoiato << Non perdo tempo con queste stupidaggini >>
Kassee e Alcyus si fissarono sgomenti.
<< Come?? Vuoi dire che non hai studiato… di nuovo?? >> fece la ragazzina.
<< Problemi? >> chiese il moretto, sempre a braccia incrociate << Saranno affari miei o no? >>
<< Che ti è saltato in testa? La Mcgranitt ti ha dato un ultimatum! >> commentò Alcyus << Se scopre che anche stavolta non ti sei esercitato finirai nei guai >>
<< Che paura. >> borbottò Gaius, sbadigliando.
Era evidente che non gliene importasse più nulla, e Kassee sapeva che il motivo fosse la mocciosa. Da quando avevano scoperto della sua morte, Gaius sembrò essersi arreso alla vita e iniziò a non studiare più come prima. Ogni giorno si presentava in classe impreparato e i professori notarono un cambiamento radicale della sua condotta.
Questa cosa faceva irritare molto Kassee, non solo perché Gaius rischiava di essere cacciato letteralmente da Hogwarts, ma anche perché stava dimostrando una totale incapacità di dimenticarsi della sua ex fidanzatina. Detestava il fatto che la pensasse ancora, detestava quella inutile bimbetta anche da morta.
<< Buongiorno ragazzi >> disse la Mcgranitt appena irruppe in aula.
Quando gli alunni (tranne Gaius) ricambiarono il saluto, la professoressa raggiunse la cattedra in modo tale da avere una visuale completa.
<< Molto bene, vedo che stamattina siete ansiosi di cominciare. Vi siete allenati con l’incantesimo? >> chiese facendosi avanti.
<< Sì, professoressa! >> risposero all’unisono e mettendo in mostra le bacchette impugnate.
Minerva estrasse la propria e disse: << Ricordate i passaggi? Si punta la bacchetta e si conta fino a tre, poi si esclama “Feraverto!”. Quindi… chi vuole cominciare? >>
Nessuno alzò la mano, ma la professoressa ebbe il tempo di accorgersi di un bambino in particolare che la squadrava infastidito.
<< Qualcuno che vuole essere salvato da una bocciatura precoce, magari? >> sibilò severa in direzione di Gaius.
Quest’ultimo si poggiò sullo schienale e sbadigliò talmente forte che sembrava dovesse addormentarsi all’istante.
<< Signor Greengrass >> sbottò alla fine la Mcgranitt.
Tutti si voltarono verso di lui, che forse non aveva ancora capito di trovarsi in classe. Kassee si preparò al peggio.
<< Che c’è?? >> fece Gaius con sgarbo, guadagnandosi occhiate allibite da parte dei compagni Serpeverde e Grifondoro.
La Mcgranitt lo fulminò: << Hai svolto il compito che ti ho assegnato? >>
Gaius sollevò le iridi color pece e dopo qualche secondo replicò con un sorrisetto: << No >>
Kassee e Alcyus sgranarono le palpebre insieme a tutti gli altri. Parlare in quel modo alla professoressa Mcgranitt significava morte certa.
Difatti la strega si trattenne dal lanciare un urlo di esasperazione. Le si vedevano i nervi sulla tempia per quanto pulsavano.
<< Greengrass >> esalò a denti stretti << Sei consapevole di non essere nel contesto adatto per fare lo spiritoso? >>
<< Ma non stavo scherzando >> soffiò Gaius, tranquillo.
<< Ovvero? Non hai studiato? >>
Gaius alzò le spalle.
<< Va bene >> respirò a fondo la Mcgranitt, guardandolo negli occhi << Io mi ritengo abbastanza buona da permettere ai miei studenti di non finire con l’acqua alla gola alla fine dell’anno per quanto riguarda la mia disciplina. Adesso prendi la tua bacchetta e fai un tentativo. Devi semplicemente trasformare questo calamaio in un calice. Pensi di esserne capace? >>
<< Sa cosa penso? >> domandò invece Gaius << Che sia la cosa più barbosa del mondo. E no… non ci provo nemmeno perché è una perdita di tempo. Non ho voglia di sprecare le mie energie, se permette. >>
L’aula entrò in un silenzio surreale. Il brusio iniziale sparì del tutto quando pronunciò quelle parole, ma niente poteva confrontarsi con l’ira della Mcgranitt, che gliela si leggeva su ogni capello bianco spuntato all’improvviso.
<< Adesso basta! Sono stufa di questo tuo atteggiamento! Esigo parlare con i tuoi genitori, e stai certo che lo farò oggi stesso! >>
<< E chi se ne importa. >> borbottò Gaius.
<< Ma sei impazzito?? >> disse a voce bassa Kassee, piena di vergogna per lui.
<< Chi se ne importa, eh?? >> gridò la strega, sbattendo la bacchetta sul suo banco << Sono settimane che vieni in classe solo per riscaldare il banco! Si può sapere cosa ti è preso?? L’anno scorso andavi molto meglio! >>
<< Sarà che l’anno scorso ero felice e senza pensieri >>
Minerva lo fissò sottecchi, poi si raddrizzò: << Ho capito. Ti manca una certa signorinella, ho ragione? >>
Kassee fece occhio languido perché prevedeva già cosa sarebbe accaduto. Ma prima che Gaius dicesse qualcosa, Alcyus intervenne in suo soccorso.
<< No, professoressa! Non è lei il problema, si sono lasciati da un bel po’! >>
D’un tratto la classe venne investita da un eco generale di stupore.
Gaius si voltò verso Alcyus con uno sguardo talmente assassino che mai avrebbe rimosso dalla mente.
<< Oh, la vostra storia d’amore è finita >> convenne la professoressa << Suppongo non sia stata una tragedia… in fondo hai ancora una vita davanti per trovare l’anima gemella. >>
Il ragazzino Serpeverde udì i commentini beffardi dei compagni della sua casa e anche delle risatine. Le sue vene ribollirono d’ira.
<< E-era lei… la mia anima gemella! >> mormorò tremante, mentre un paio di lacrime gli rigarono il viso.
Gli altri non lo sentirono, tuttavia la Mcgranitt notò la sua tristezza.
<< Invece di piangere, potresti dirmi il vero motivo per cui non ti stai impegnando a studiare? Sei arrabbiato perché Merope ti ha lasciato? Non voglio pensare che tu sia così immaturo. >>
<< Cavolo. >> disse Kassee mentre vedeva il suo amico soffrire orribilmente.
Gaius voleva esplodere. Nessuno poteva capire cosa stesse passando, nessun rimprovero lo avrebbe rinsavito dalla depressione che stava provando…
<< MI LASCI IN PACE!! >> urlò a pieni polmoni in faccia alla professoressa, che si ritrasse poco prima di ammirare il suo alunno fuggire dall’aula.
La Mcgranitt ebbe a malapena il tempo di realizzare cosa fosse successo che cercò di raggiungere l’alunno, ma quando perlustrò il corridoio esso era vuoto.
Kassee si coprì la faccia e scosse il capo, a dir poco sconvolta.
<< Non ci posso credere >> commentò Minerva.
<< Professoressa! >> esclamò la ragazzina, alzando la mano << Vado io a cercarlo! >>
La Mcgranitt la fissò da dietro gli occhiali col suo sguardo altero, ma alla fine fece un cenno di assenso.
<< E vedete di tornare in classe il prima possibile! >> l’avvertì mentre Kassee correva verso la porta.
Intanto Gaius arrivò fino al margine della Foresta Proibita.
Si fermò con l’affanno, le lacrime che continuavano a scendergli instancabilmente lungo le guance.
Non voleva più rimettere piede a Hogwarts se ogni giorno avrebbe dovuto sentirsi dire da professori e amici frasi come: “Non è una tragedia, la vita va avanti”, o, peggio ancora, risatine e pettegolezzi da parte dei suoi coetanei…
Pur essendo sorella del più grande mago oscuro di tutti i tempi, i Serpeverde avevano sempre mantenuto una posizione neutrale nei suoi confronti. La maggior parte di loro non approvava la sua relazione con Merope, ritenendola troppo piccola e addirittura una spina del fianco che non faceva altro che rovinargli l’immagine.
Gaius infatti, prima di conoscere la bambina, era molto popolare tra le ragazze. Il classico “marpione” che non perdeva occasione di stuzzicare le femminucce della sua Casa. Ma da quando l’aveva conosciuta la sua visione del mondo era cambiata e si considerava il ragazzino più felice della Terra ogni volta che le stava vicino.
Tutto questo si frantumò in mille pezzi nel momento in cui scoprì che Merope era morta. Naturalmente gli altri non lo sapevano, e neanche i professori, e di certo non se la sentiva di rivelare il fatto usandolo come scusante per la sua poca voglia di studiare.
Era emotivamente distrutto, perché dentro di sé sapeva che lei era l’amore della sua vita. Rimase di sasso quando Voldemort gli confessò che si sarebbero sposati e avrebbero avuto dei figli… tanto che aveva già cominciato a progettarsi un futuro con la fidanzatina.
Peccato che le profezie non sempre si avverino…
Avrebbe dovuto immaginare che era troppo bello per essere vero, non solo per l’intervento del Signore Oscuro, per il quale ora sentiva di provare un odio smisurato, ma anche per l’inaspettata e tragica morte di Merope.
<< Gaius! >>
Non appena sentì Kassee avvicinarsi, si asciugò in fretta le lacrime.
L’amica lo raggiunse, visibilmente scossa: << Ma che diavolo ti è preso?? >>
<< Non sono affari tuoi! >> le rispose Gaius, gli occhi rossi e gonfi.
<< Ti rendi conto che hai mancato di rispetto alla Mcgranitt? >>
<< Me ne sono accorto e ti dirò, non me ne frega niente! >> Gaius le voltò le spalle, ma lei lo prese per un braccio e lo costrinse a guardarla.
<< Dobbiamo tornare in classe. >> disse lei, categorica.
<< Io non torno lì dentro! >>
<< Santo cielo! >> sbottò Kassee << Sono trascorse due settimane e ancora devi toglierti dalla testa quella storia! >>
Gaius ricominciò a piangere: << Vorrei vedere te al mio posto! Facile parlare quando non si è coinvolti! >>
Kassee gli rivolse un’occhiata indispettita. A lei Gaius piaceva molto, perciò non accettava che i suoi pensieri fossero perennemente ancorati a un’unica destinataria.
<< Lagnarsi non la riporterà in vita! Devi fartene una ragione, Gaius… rischi di ripetere l’anno! È questo che vuoi? >>
<< Quello che voglio l’ho perso… e le tue parole non riusciranno a consolarmi! >> disse il ragazzino su tutte le furie.
La compagna però era arrabbiata: << Ma guardati… ti sei rammollito! >>
<< Cosa?? >>
<< Prima non eri così… prima non piangevi mai! Eri stronzo al punto giusto… ora sei un mollaccione disperato perché ha perso la sua mocciosa! >>
Gaius le si avvicinò, fulminandola sottecchi: << Come ti permetti! Secondo te è una sciocchezza aver perso qualcuno che amo?? >>
<< Certo che no, ma non dovresti più pensare a lei. Te lo dico io, quella ti ha rovinato. La tua notorietà è scesa a caduta libera dopo che ti ci sei messo. >>
<< MA CHE M’IMPORTA DELLA NOTORIETA’! >> urlò Gaius, incavolato nero.
<< Dovrebbe importarti >> replicò Kassee, per nulla scomposta << Sei un Serpeverde. >>
<< Sai una cosa? Penso che il Cappello Parlante quel giorno abbia commesso un errore. Il solo fatto di non ragionare come te ne è la prova! >>
Kassee lo guardò senza rispondere, poi assunse un sorriso malizioso e annullò la distanza fra loro: << Dimenticati della mocciosa. >>
<< Si chiama… Merope! >> ringhiò lui.
<< Non credo che a un cadavere faccia differenza come lo chiamo >>
Gaius digrignò i denti talmente era furibondo: << Non farmi incazzare Kassee. Non ti conviene. >>
<< Ohh! Adesso sì che mi piaci! Fai uscire il maschio alpha che è in te! >> lo provocò la compagna.
Ma il ragazzino non ebbe modo di risponderle a tono visto che un secondo dopo sentì la sua mano toccargli una parte del corpo non consentita. Gaius si ritrasse disgustato.
<< CHE COSA FAI?? >>
<< Che c’è? Non ti è piaciuto? >> disse Kassee, sempre munita di sorrisetto. Gli si avvicinò ancora col chiaro intento di baciarlo sulle labbra.
Gaius la spintonò via: << Hai superato il limite! >>
<< Credevo che ai maschi piacessero queste cose >> commentò imperterrita l’amica.
<< Stammi lontana, sei una pervertita! >>
<< Andiamo… che ti costa? >>
<< Senti, noi due non stiamo insieme! E io non faccio certe schifezze! >> il ragazzino divenne rosso dalla rabbia. In seguito a ciò che gli aveva fatto, desiderava solo trovarsi il più lontano possibile da lei.
Kassee si esibì in una risatina: << La mocciosa non ci sapeva fare? >>
A quel punto Gaius le sferrò uno schiaffo ben assestato. Lei ululò di dolore e lo guardò indignata.
<< Mi hai picchiata! Hai picchiato una ragazza! >>
<< Te lo sei meritato, brutta maniaca! Stai parlando di una bambina di nove anni, non ti fai ribrezzo?! >> sputò lui.
<< Una bambina di nove anni che NON ESISTE PIU’! >> gridò Kassee.
Gaius sibilò: << Esiste eccome! E per quanto mi riguarda io sto ancora con lei! Non credere di potermi stregare, perché verso di te provo solo schifo dopo che ti sei permessa di toccarmi! >> quando iniziò a dirigersi al Castello, l’amica esordì.
<< Anche tu mi hai toccata. >>
<< Non è minimamente paragonabile! Hai insinuato delle brutte cose su Merope. >> convenne Gaius, fermandosi << Stai certa che racconterò tutto al preside, poi voglio vedere se riderai ancora! >>
Ma Kassee colse la palla al balzo: << Secondo te potranno credere mai che sia stata una ragazza a far del male a un ragazzo? >>
Gaius si voltò e vide l’occhiata vittoriosa dell’amica.
<< A meno che io non spifferi in giro che mi hai schiaffeggiata, e ti assicuro che lo farò, dubito passeresti dalla parte della ragione. >>
<< Ah, ho capito >> il Serpeverde comprese il suo gioco << Kassee, non ti sembra opportuno crescere un pochino? Non dico di altezza, ma almeno di cervello. >>
<< Ahah, che vorresti dire? >>
<< Voglio dire che vendicarti di me solo perché non sei arrivata all’obiettivo di possedermi, be’… lo ritengo a dir poco infantile. >>
La ragazzina ridacchiò e lo raggiunse senza incrociare il suo sguardo: << Allora se non vuoi avere una brutta reputazione a scuola, ti consiglio di dimenticare il cadavere in putrefazione e fidanzarti con la sottoscritta. >>
Il suo tono minaccioso non intimidì affatto Gaius, il quale la soppesò per alcuni istanti prima di rispondere.
<< Preferisco finire sottoterra anch’io. Non me ne vado appresso a una che si crede una ventenne. Abbassa la cresta cocca, che da oggi hai guadagnato tu una brutta reputazione. >>
Ci fu silenzio da parte di entrambi prima che l’amica sorridesse soddisfatta e si avviasse verso Hogwarts.
<< Torniamo in classe, su! >> lo richiamò tranquilla.
Gaius per un attimo pensò di non seguirla, ma non ne valeva la pena: era più che sicuro che le cose non potessero andare peggio di così.

Era piena notte quando qualcuno prese a colpire forte la porta della camera di Gaius.
Il bambino si svegliò di soprassalto insieme ad Alcyus e un altro compagno con cui condivideva la stanza. Alquanto stordito, Gaius si precipitò ad aprire, chiedendosi chi diavolo fosse a quell’ora. Sull’uscio comparve la figura del Prefetto di Serpeverde.
<< John? >> fece lui, cercando di non chiudere gli occhi dalla stanchezza.
<< Sei Gaius, giusto? Devo portarti all’ufficio del preside >> lo informò il ragazzo.
Gaius credette fosse uno scherzo e lo fissò allucinato.
<< Ah! Che hai fatto stavolta, amico? >> rise Alcyus.
<< Io non ho fatto niente! >> ma in quell’istante gli si accese una lampadina. Si ricordò della promessa di Kassee di raccontare a tutti di averle dato uno schiaffo.
Sicuramente, quella infida manipolatrice, aveva deciso di dirlo anche a Silente che perciò lo aveva convocato nel suo ufficio.
Il suo umore calò prima ancora di realizzare.
<< Non so cosa voglia il preside, ma la Mcgranitt ha insistito che ci fossi >> rispose John, anche lui piuttosto assonnato.
Gaius, già con un diavolo per capello, accettò e si fece accompagnare fin sopra la torre più alta di Hogwarts. Dovevano essere le tre del mattino e il Serpeverde si disse che non poteva essere legale una cosa del genere.
Appena John tornò a letto, Gaius bussò per entrare.
Si aspettava il tipo di discorso che gli avrebbe fatto: “Non si picchia una ragazza!”, “Dovresti imparare le buone maniere” oppure “Se ci saranno altri episodi sarai espulso!”. Avrebbe potuto difendersi, ma non sarebbe valso a nulla, perché, come specificato da Kassee, nessuno avrebbe creduto alla sua versione dei fatti…
Udì più di una voce in sottofondo dall’altra parte della porta e quando il preside lo invitò dentro, esse si fermarono di colpo.
<< Voleva vedermi, signor…? >>
Il cuore gli balzò in gola. Davanti a lui non solo c’era Silente, ma anche la professoressa Mcgranitt e… i suoi genitori!
Quest’ultimi lo fissavano biechi, come se volessero ucciderlo con lo sguardo.
<< M-mamma… papà? >>
<< Buonasera, Gaius >> disse dolcemente il preside, seduto alla sua scrivania << Mi duole doverti disturbare a quest’ora, ma avrai ben notato che abbiamo degli ospiti >>
Il bambino non badò molto alla brutta cera che mostravano i professori, entrambi in pigiama e con le occhiaie, poiché troppo occupato a contemplare i volti scuri dei genitori.
Si erano sistemati a dovere per la visita a sorpresa: lei, bionda e occhi azzurri, in abito formale violetto che copriva la sua magrezza, i lineamenti delicati che avevano perso tale caratteristica dall’eccessivo sdegno che traspariva. Il padre era la sua fotocopia, tranne per i capelli brizzolati e la costituzione robusta. La fronte aggrottata e il viso rosso non presagivano nulla di buono.
<< Che ci fate qui? >> domandò Gaius, anche se intuì già la risposta.
La Mcgranitt si schiarì la gola con aria colpevole.
<< Signorino! >> sbottò la donna, fuori di sé << Pensavi che non l’avremmo saputo, eh?? >>
<< Saputo… cosa? >>
<< Greengrass, ti avevo avvertito che avrei contattato i tuoi genitori. >> dichiarò Minerva a braccia conserte, seppur lievemente dispiaciuta per la situazione.
Gaius a quel punto mise insieme i pezzi. Kassee non c’entrava, a quanto pare i genitori erano venuti a Hogwarts a causa della segnalazione della professoressa.
Non sapeva se esserne sollevato o impaurito.
<< Già, ma sarebbe stato meglio che veniste di mattina >> puntualizzò Silente, che desiderava tornare sotto le coperte all’istante.
<< Ci scusi, signor preside. Ma appena letta la lettera della Mcgranitt ho costretto Alexander a venire. >>
<< Non ti preoccupare, Artemisia. >> disse Minerva, riferendosi alla mamma di Gaius.
Il ragazzino voleva scappare.
<< Gaius. >> lo richiamò severo il padre << Vieni subito qui. >>
<< Sì… >> annuì a testa bassa, mentre avanzava verso i genitori.
La madre lo squadrò da capo a piedi per poi sbraitare: << La professoressa ci ha riferito tutto! Allora, vuoi spiegarci il motivo per cui non stai studiando?? >>
Lui deglutì, non sapendo cosa inventarsi: << Io… ehm, non lo so… non ne ho voglia… >>
<< Come sarebbe a dire, non ne hai voglia?? >>
<< Che razza di scuse sono, giovanotto?? >> ruggì il padre.
<< Be’… è così >>
Artemisia non ci vide più: << Chi vuoi prendere in giro?? Ascoltami bene, non sopporto le bugie, lo sai. Ti consiglio di dire la verità se non vuoi che permetta al preside di metterti in punizione a vita! >>
Silente, inaspettatamente, accorse in aiuto di Gaius.
<< Suvvia Artemisia, non è necessario essere tanto severi >> il tono era sempre piatto, quasi innaturale per uno come lui e il bambino non capì il perché << Avrà subìto qualche brutto episodio che gli ha fatto perdere la voglia di stare sui libri. >> ipotizzò.
Alexander e Artemisia si scambiarono occhiate scettiche.
<< Non ci dev’essere altra spiegazione! >> borbottò Alexander << Non è possibile che tutto a un tratto si comporti in questo modo! >>
<< Gaius, parla! Ha ragione il professor Silente? Ti è successo qualcosa? >>
Non voleva replicare. Ogni pensiero rivolto alla ex fidanzatina gli stringeva il petto in una morsa letale.
<< Ehm… ecco… >>
<< Quindi avevo ragione! >> esordì all’improvviso la Mcgranitt, fin troppo seria << La colpa è di Merope, dico bene? >>
Silente non lo diede a vedere, ma le sue labbra ricaddero senza un’apparente ragione. Invece Gaius spalancò le palpebre in una smorfia di orrore.
Sollevò lo sguardo sulla professoressa poco prima di subire i raggi laser dei genitori, che ci misero un po’ ad elaborare.
<< Che c’entra la bambina, Minerva? >> sussurrò scioccato il preside, e lei avrebbe anche risposto se non fosse stata interrotta da Artemisia.
<< D-di quale bambina state parlando? >>
Gaius si sbatté una mano sulla fronte, e fu lì che la professoressa comprese.
<< Oh… non gli avevi detto nulla? >> fece imbarazzata la Mcgranitt, ricevendo lo sguardo infuriato del ragazzino.
Per alcuni istanti regnò un silenzio surreale, poi la mamma si rivolse al figlio, terrorizzata.
<< N-non starete parlando di quella Merope? >> aggiunse flebile. Lei e suo marito conoscevano la storia della sorellina del Signore Oscuro, per questo sbiancarono nel sentirla nominare.
Silente e Minerva non ebbero altra scelta che annuire.
<< E cosa c’entra con nostro figlio?? Gaius, che sta succedendo?? >> disse il padre.
Gaius si sentiva in trappola e non aveva idea di come uscire da quella faccenda, ma al solito intervenne Silente.
<< Se mi permette, Alexander, potrei parlargliene io… >>
<< No! È Gaius che deve parlare! >>
<< E VA BENE! >> urlò il ragazzino, zittendo i presenti << Se proprio volete saperlo sì, si riferiscono alla sorellina di Voi-Sapete-Chi! >>
Artemisia e il marito trattennero il fiato, decisamente presi alla sprovvista.
<< Io e lei… ecco… >>
<< No…! >> la donna afferrò, ma nei suoi occhi spaventati rifletteva ancora la speranza che si sbagliasse.
<< Esatto >> tagliò corto Gaius, visto che entrambi i suoi genitori ci erano arrivati.
Artemisia quasi svenne a differenza del consorte che sembrava essersi pietrificato dallo shock.
Gaius si preparò alla sfuriata, che non tardò ad arrivare.
<< MA CHE COS’HAI NELLA TESTA!? PER LA BARBA DI MERLINO! TI RENDI CONTO DEL PERICOLO IN CUI CI HAI MESSO? >> il papà andò fuori dai gangheri, e lo stesso poteva dirsi della madre, che rischiava di perdere i sensi da un momento all’altro.
Gaius non ribatté. Restò immobile a sorbirsi la ramanzina mentre Minerva e Albus assistevano allo spiacente spettacolo.
Silente in particolare aveva una faccia che valeva più di mille parole. Addirittura pareva più triste del ragazzino.
<< Gaius, ti prego, ti supplico…! Questa storia non può continuare! Rischiamo di finire nel mirino di Tu-Sai-Chi! >>
<< Ed è qui che casca l’asino >> affermò la professoressa << Vostro figlio non studia perché la loro relazione è finita. >>
Il piccolo Serpeverde trattenne a stento le lacrime, ma i suoi genitori si mostrarono così sollevati che non lo notarono.
<< Oddio, grazie al cielo…! >>
<< Per fortuna…! >>
Un paio di lacrime ribelli scivolarono sulle gote di Gaius.
<< Tesoro, hai fatto la cosa giusta! Non… non permetterti mai più di prendere simili decisioni…! >> lo raccomandò la madre, per poi abbracciarlo << Non ci fraintendete, non abbiamo nulla contro la bambina, ma è pur sempre la sorella del Signore Oscuro! E tu, giovanotto! Potresti guardare quelle della tua età la prossima volta! >>
Gaius strinse i pugni per non esplodere in un pianto ininterrotto. Sentire quelle cattiverie nei confronti della sua dolce metà lo faceva stare male, specie prendendo in considerazione il fatto che il discorso della madre suonava tremendamente simile a quello di Kassee.
<< Be’, il fatto è che non lo ha ancora superato. Evidentemente non studia perché pensa sempre a Merope… >> continuò la Mcgranitt, in tono altero.
Stavolta fu il padre a riprenderlo: << Figliolo, sono cose che possono accadere. Sei davvero innamorato a tal punto da smettere di impegnarti a scuola? >>
<< E soprattutto… innamorato di lei!? >> espresse con disappunto la madre, orripilata al solo pensiero.
<< Non credo dobbiate fargliene una colpa >> lo difese Silente, disapprovando l’atteggiamento della donna.
<< Questo lo so, professor Silente! Ma non penso lei abbia colto la gravità della cosa… insomma, mio figlio non può stare con la sorella di quel… di quel mostro! E se diventasse come lui?? >>
<< Merope non è come lui! >> protestò Gaius, infuriato.
La madre fece finta di non averlo sentito: << Per non parlare del fatto che se succedesse qualcosa alla bambina ci ritroveremmo Voi-Sapete-Chi alle calcagna! Onestamente non so cosa gli sia preso per non essersi preoccupato della nostra incolumità! >>
Il preside non rispose, ma sembrava cercasse di non rivolgerle brutte parole.
Detto ciò, Artemisia e Alexander si voltarono verso il loro unico figlio. Non si resero conto però che questi era sull’orlo di una crisi di nervi.
<< Ci siamo intesi, Gaius?? Levati dalla testa la bambina! Fidati, è meglio che vi siate lasciati! Ora il tuo unico obiettivo sarà quello di andare bene a scuola! Mi hai sentito?? >>
<< Io non posso! Non posso dimenticarla! >>
<< Stai scherzando?? >> soffiò Alexander.
<< No! Mi dispiace, ma non posso farlo… >>
<< Non essere sciocco! Hai undici anni, sei ancora piccolo per fare questi ragionamenti! >>
<< Troppo piccolo per amare, eh? >> disse Gaius, scoppiando a piangere.
Silente e la Mcgranitt s’impietosirono, ma i genitori non vollero sentire scuse.
<< Smettila di piangerti addosso >> bofonchiò severo Alexander << Se l’amavi davvero perché l’hai lasciata, allora? >>
<< Ho dovuto farlo! E’ MORTA! >> gridò a squarciagola in faccia ai presenti, i quali rimasero sconvolti.
Silente era incredulo e si chiese come avesse avuto quell’informazione. Di sicuro non poteva averglielo detto Piton…
La Mcgranitt spalancò la mascella, in totale shock: << Che cosa?? >>
Non ricevette risposta. Gaius prese a lacrimare e a singhiozzare, senza curarsi della loro presenza.
<< Greengrass, esigo una spiegazione! >> soffiò Minerva.
Ancora nessuna replica.
<< Gaius >> disse Silente << Chi te l’ha detto? >>
Prima che la Mcgranitt si domandasse il perché fosse così calmo, Gaius ebbe la forza di parlare: << M-Malfoy… >>
Silente fece due più due e capì che non stava mentendo. Draco era diventato un Mangiamorte, quindi sicuramente era a conoscenza dell’accaduto.
<< Albus! Che significa? Sul serio Merope è…? >>
Il preside guardò negli occhi la professoressa e annuì.
<< Lei lo sapeva?? >> sbottò Gaius d’un tratto.
<< Sì… >>
Minerva si coprì la bocca.
<< Ho udito il giovane Malfoy raccontarlo ad un compagno all’inizio dell’anno >> mentì, la voce fioca e quasi impercettibile.
<< Ma come fa Malfoy a saperlo?? >> disse la professoressa, stordita dalla notizia.
<< Be’, avrà avuto dei contatti con i seguaci di Tu-Sai-Chi… come ben sai, Minerva, suo padre è uno di loro, ricordi? >> inventò ancora Silente.
Gaius riprese a piangere come una fontana, mentre la Mcgranitt faticò a non svenire.
<< Per Merlino… com’è potuto succedere? >>
<< Non si sa… >> disse Albus, addolorato. Decise di non rivelarle del suicidio, in quanto la riteneva una storia troppo forte da sopportare.
Intanto i genitori del ragazzino, che erano rimasti in disparte e non esattamente dispiaciuti, si schiarirono la gola.
<< Dunque… non c’è più? >> domandò Artemisia, in tono falsamente contrito.
<< Purtroppo… >> disse Silente, togliendosi gli occhiali a mezzaluna e massaggiandosi le palpebre.
<< Bene! >> esclamò Alexander, ma rimediò subito al volto indignato dei professori << Voglio dire… mi rincresce moltissimo… ma a questo punto, Gaius, devi accettare che non la rivedrai più >>
<< Scusate, ma il ragazzo ha subìto una perdita enorme! Ora capisco il suo comportamento… e non lo biasimo! >> la Mcgranitt non riuscì a credere che fossero così insensibili, e difatti il figlio li squadrò alla bene e meglio.
<< Io non sminuisco il suo dolore, professoressa! Però concorderà con noi sul fatto che non può sacrificare un intero anno scolastico per un lutto! Neanche alla morte di sua nonna era così triste! >> ribatté Artemisia << E se proprio devo essere sincera, non avrei mai approvato una sua relazione con la sorella del Signore Oscuro! C’è un limite a tutto! >>
<< IO LE VOLEVO BENE! >> ruggì Gaius alla madre.
<< Non potevamo sapere se fosse diventata uguale a lui…! >> disse Alexander.
Poi Silente si alzò di scatto dalla sedia e li interruppe, furibondo.
<< Non accetto simili pregiudizi nella mia scuola, Alexander! Posso assicurare a te e a tua moglie, visto che l’ho conosciuta, che la bambina non era affatto incline ad indole violenta come nel caso di suo fratello! Vi chiederei gentilmente che evitaste di sporcare la sua memoria in questo modo, perché non solo suo figlio le voleva bene, ma tutti noi di Hogwarts! >>
Quell’invettiva inaspettata zittì i due all’istante. La Mcgranitt permise a una striscia di acqua salata di rigarle il viso, ormai velato di dolore.
<< Grazie, professor Silente… >> mormorò Gaius << C-chiedo scusa se non mi sto impegnando a studiare, ma… io l’amavo e… n-non posso pensare che sia morta davvero… non riesco ad accettarlo! >>
<< Va tutto bene, Gaius >> lo perdonò la Mcgranitt.
<< Invece no! >> fece la madre << Devi superarlo, tesoro! Ormai non puoi fare nulla per tornare indietro! >>
<< Io m-mi sento responsabile… >>
<< Cosa? Non è mica colpa tua se è morta! >>
Gaius guardò il padre disperato, ma non ebbe il fegato di aprire bocca. Riferire che la bambina si era tolta la vita avrebbe comportato raccontare anche della visita di Voldemort a casa loro a fine estate.
Tuttavia il ragazzino si sentiva il responsabile della morte di Merope: era convinto che si fosse suicidata dopo aver letto la pergamena piena di cattiverie che le aveva scritto a seguito della costrizione del Signore Oscuro. Una tale consapevolezza lo stava distruggendo dall’interno da due settimane a quella parte.
<< No… è colpa mia…! >> singhiozzò il Serpeverde.
<< Non è vero, Gaius! Qualunque sia stata la causa, tu non c’entri nulla. >> cercò di consolarlo Silente, ma invano.
Il bambino scoppiò di nuovo a piangere e si precipitò fuori chiudendosi la porta alle spalle. Non poteva più sostenere oltre… prima l’essere stato violato da Kassee e ora questo.
<< Tesoro! >> esclamò Artemisia, spaventata. Iniziò a raggiungerlo quando Silente la fermò.
<< Temo che in questo momento voglia restare da solo, Artemisia. >>
<< Ma… >>
<< Poveri noi… in che razza di guai ci ha cacciati! >> commentò il papà di Gaius.
<< Non vi ha cacciato in nessun guaio. Vostro figlio voleva molto bene a Merope e non gli importava di chi fosse parente. Ritengo che sia una grandissima dimostrazione d’amore. Dovreste andarne fieri. >> lo canzonò il preside.
I coniugi si fissarono per un attimo, a dir poco inquieti. Sembravano aver compreso il discorso, tuttavia non era così facile come volevano farlo passare.



 

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Capitolo 58
*** CAPITOLO 58 ***


Risveglio

I raggi del sole, quel dì, erano oscurati da fitti nuvoloni grigi.
Nonostante fosse giunto soltanto il mese di ottobre, sembrava una fredda giornata d’inverno. La bella stagione era ormai terminata, e con essa il risveglio di nuova flora.
Tuttavia, al cimitero del piccolo paese di Great Hangleton, una bambina bionda e dagli occhi color smeraldo fu protagonista di una vera e propria rinascita.
Apparve dal nulla, distesa ai piedi della sua stessa tomba, col corpo intatto e ricoperto di terra. In mano teneva salda la bacchetta ereditata dalla mamma e, accanto a lei, uno strano libricino veniva mosso dalle ali del vento.
Dopo vari secondi, Merope aprì gli occhi.
La prima cosa che percepì fu un gelo quasi insopportabile, poi, disorientata, sentì un dolore atroce alle articolazioni.
Doveva riabituarsi al corpo terreno ma anche all’ambiente circostante. La consapevolezza di essere tornata in vita però le diede l’energia necessaria per sollevarsi da terra.
Le faceva male dappertutto e a stento riusciva a reggersi sulle sue gambe. Vide il suo braccio che non era più annerito a causa della maledizione dell’anello… aveva ancora il suo vestitino preferito addosso e il suo mantello. Voldemort doveva aver pensato che fosse la miglior cosa seppellirla col mantello, per darle una morte più da “strega”.
Si guardò intorno. Per fortuna non c’era nessuno che potesse accorgersi di lei.
Si massaggiò la testa, cercando di raggruppare gli ultimi ricordi che aveva dell’aldilà: era stata costretta a ritornare per adempiere al suo compito… ma lei aveva posto una condizione…
Ebbe una scossa improvvisa. Il cuore cominciò a batterle fortissimo.
Quando era sul punto di tornare, aveva portato con sé l’Horcrux distrutto di Tom, il brutto neonato di cui si prendeva cura con amore.
Si voltò, impaurita che qualcosa fosse andato storto perché, aperti gli occhi, del suo fratellone non c’era traccia…
<< Thomas! >> urlò Merope, subito prima di accorgersi della presenza di uno strano libro vicino al proprio sepolcro.
Lentamente lo raggiunse e lo prese. Il tempo di scorgere la copertina che saltò letteralmente dalla gioia.
Non era un libro, quello era il diario di Tom! Era rinato sotto forma di Horcrux…
<< Che bello, che bello!! >> la voce le usciva a fatica dalla gola, ma le lacrime che sgorgarono dai suoi occhi l’aiutarono ad acquistare ulteriore vigore.
Cadde in ginocchio dall’emozione. Finalmente non doveva più preoccuparsi del neonato… lui era vivo, tra le sue braccia e al sicuro.
<< Fratellone, sei contento? Ora sei qui con me! >>
Lo strinse a sé con tutta la forza che possedeva, stordita dalla felicità.
<< Scommetto che anche Voldemort sarà contento! >> disse con il sorriso sulle labbra, che si spense immediatamente appena la bambina pensò a lui.
Ciò che aveva fatto era stato terribile soprattutto nei suoi confronti. Aveva deciso di suicidarsi perché non ne poteva più di non essere ascoltata, derisa e ignorata. Pensava che lasciando suo fratello al proprio destino gli avrebbe spianato la strada verso la libertà, cosa che lui voleva più di ogni altra cosa. Di certo non si aspettava per niente di vederlo piangere in quel modo… sapeva che le volesse bene, ma non a tal punto.
Lo aveva fatto soffrire moltissimo e si sentì tremendamente in colpa. Ariana aveva ragione: fino a poco tempo fa Lord Voldemort non sarebbe mai riuscito a versare nemmeno una lacrima, invece lei lo aveva cambiato…
Non poteva rinunciare al suo compito. Avrebbe affrontato chiunque pur di riunificare l’anima spezzata di Tom e salvarlo da un’esistenza priva di amore.
Fece un passo e si bloccò.
Perché era così difficile? Provava vergogna e dispiacere, non aveva il coraggio di tornare a casa e guardare negli occhi il suo fratellone dopo il gesto estremo compiuto solo quattro settimane prima.
Eppure doveva andare e parlare con lui, doveva mettere in chiaro le sue posizioni sugli Horcrux. Doveva convincerlo a tutti i costi, altrimenti Silente e Harry avrebbero agito indisturbati distruggendoli uno ad uno.
Già… Silente.
Diede un respiro profondo e fissò il diario. Una grande rabbia iniziò a scorrere nelle sue vene ormai vitali.
Il preside di Hogwarts non aveva ancora toccato gli altri Horcrux, da quanto aveva appreso nell’aldilà, ma il pensiero che stesse architettando l’uccisione di suo fratello la fece imbestialire.
Nessuno al mondo doveva azzardarsi a fargli del male, poco importava chi fosse! Merope era amica di Silente e di Harry, però al primo posto nella sua vita c’era sempre Tom.
Da adesso in poi era disposta a diventare loro nemica, e se avessero anche solo toccato gli altri Horcrux se la sarebbero vista brutta. Alla fine arrivò alla conclusione che per farsi ascoltare avrebbe dovuto uscire gli attributi.
Fece dietrofront e, dopo aver sistemato il diario di Tom nel mantello nero, si mise in cammino verso Casa Riddle.
Non poteva pensare di lanciare un avvertimento a Silente senza farsi vedere prima da suo fratello. Chissà come avrebbe reagito al suo ritorno?
Una parte di lei era elettrizzata, ma dall’altra aveva paura che non l’avrebbe perdonata.
Prese coraggio e proseguì con molta lentezza, gli arti le facevano ancora male e il vento gelido si scontrava violentemente con i suoi occhi, ma non si fermò neanche per un secondo.
Uscì dalla cittadina e passò attraverso un viale di campagna che l’avrebbe portata poi a Little Hangleton. Una volta superata la strada alberata, Merope percepì qualcosa di strano.
Lo stesso gelo di prima, ma stavolta più penetrante e pungente. La felicità provata all’iniziò svanì nel nulla per far posto a un senso di malinconia e angoscia.
Non ebbe il tempo di chiedersi cosa stesse accadendo che, alzando lo sguardo, sbiancò dallo shock. Nelle vicinanze vagavano liberi decine e decine di Dissennatori…
Rimase bloccata, non capendo come mai ci fossero quegli esseri orribili a Little Hangleton, poi le si accese una lampadina.
<< Oh, Thomas… cosa diamine hai in mente? >> disse tra sé e sé, mentre usciva allo scoperto e si dirigeva svelta (sempre dolorante) verso casa Riddle.
Cercò di evitare di essere intercettata dalle creature oscure e per miracolo arrivò vicino al cimitero. Si fermò per riprendere fiato, travolta dall’affanno e dal profondo gelo, si voltò e vide la collina in cima alla quale sorgeva il rifugio di Voldemort. Con tutta la sua forza di volontà ricominciò a correre, finché un Dissennatore non sbucò all’improvviso da dietro di lei.
Merope indietreggiò spaventata, scorgendo le putride bocche mangia-anime che pian piano le si avvinavano bramose.
<< State scherzando?? Sono appena tornata in vita, non otterrete nulla da me! >> gridò, fuggendo dalla parte opposta. Peccato che altri Dissennatori la circondarono e la lasciarono senza vie d’uscita.
Pareva un film dell’orrore. Era come se non sarebbe mai più stata felice in vita sua… come se tutta la gioia del mondo fosse stata risucchiata in un buco nero.
Ma lei non voleva mollare, doveva raggiungere suo fratello e sapeva che ci sarebbe riuscita! Nessun mostro gliel’avrebbe impedito!
Così pensò al momento in cui Tom l’abbracciò per la prima volta, quando era svenuta, e con un brivido di adrenalina estrasse la sua bacchetta e urlò a pieni polmoni.
<< Expecto Patronum! >> dalla punta fuoriuscì un lungo serpente argentato che allontanò all’istante i Dissennatori.
Era da tantissimo tempo che non usava il suo Patronus. Guardandolo, Merope si emozionò, perché si ricordò di quello identico di Tom.
<< Grazie, mi hai salvata! >>
Il serpente d’argento la fissò per un attimo, poi proseguì a scacciare il resto dei Dissennatori, permettendole di seguirlo al sicuro.


<< Codaliscia! >> sibilò con rabbia Lord Voldemort, accomodato su una delle sedie del lungo tavolo della sala principale.
Con una mano accarezzava dolcemente Nagini, mentre le sue pupille color sangue saettavano dall’anello dei Gaunt, nonché suo Horcrux, alla finestra aperta difronte a lui.
Era trascorso più di un mese dalla morte di Merope e ancora non faceva altro che pensarla. Nemmeno il proseguimento del suo lavoro riusciva a distrarlo e ormai tutto ciò che gli accadeva intorno era diventato un pretesto per infuriarsi con i suoi Mangiamorte e ucciderli, talvolta senza ragione.
Credeva di superare il lutto in maniera diversa, magari concentrandosi sulla fine risolutiva di Harry Potter, invece in quel periodo aveva l’impressione di star sopravvivendo.
A intermittenza osservava l’Horcrux “assassino” e si chiedeva come facesse a trattenersi nel distruggerlo. Non poteva più vederlo, ma d’altronde non conosceva posti in cui rifilarlo, e anche se se ne fosse sbarazzato, non sarebbe cambiato granché, purtroppo…
respirò a fondo prima di udire i passi affrettati di Codaliscia.
<< Mi ha chiamato? >> squittì Minus.
<< Sì >> disse irritato Voldemort, per poi lanciargli uno sguardo tagliente << Perché i Dissennatori sono andati via? >>
Il Mangiamorte deglutì e guardò fuori dalla finestra il cielo terso privo di nuvoloni neri. In effetti aveva già avvertito l’assenza del tipico gelo che caratterizzava i Dissennatori, ma non aveva capito che fossero scomparsi.
<< Ehm… >> sudò freddo nella speranza di non innervosirlo, o avrebbe fatto la fine di molti suoi colleghi << Veramente non ne ho idea, mio Signore… >>
<< Non lo sai? >> chiese retorico il mago oscuro, con una vaga nota seccata. Lasciò la presa su Nagini e si alzò contro Codaliscia.
<< Dovevamo mettere a punto le condizioni della nostra alleanza! DOVE DIAVOLO SONO ANDATI!? >>
Minus tremò come una foglia al timbro crudele della sua voce.
<< Cosa stavi facendo nel frattempo? Contavi le mosche che volano?? >>
<< I-io… stavo p-preparando il cibo per il vostro serpente… >>
Voldemort assunse un’aria divertita e incredula: << Dovresti pensare a cose più importanti! La tua utilità non dovrebbe ridursi a questo, ne sei consapevole?? >>
Codaliscia annuì a scatti.
<< Se non ti deciderai a svegliarti il prossimo pasto di Nagini sarai tu! Mi sono spiegato?? >>
<< M-mio Signore…! >> tentò di replicare il servo, non smettendo di tremare << Non per biasimarla, ma… non ci sono solo io in casa… c’è anche Selwyn! >>
<< E il fatto che ci sia anche lui ti darebbe il diritto di trascurare il tuo ruolo? >> sibilò maligno Voldemort.
<< Assolutamente no! >> rispose Codaliscia, il quale iniziava a non poterne più dell’atteggiamento violento (più del solito) del Padrone. Lui era quello che subiva maggior angheria da parte sua e prima o poi sentiva che sarebbe esploso.
In quell’esatto momento, Selwyn scese dal piano di sopra.
<< E tu dov’eri imbucato?? >> sbottò Voldemort, stavolta al collega di Minus.
Selwyn si bloccò sulla soglia, preso alla sprovvista dalla domanda.
<< Ero nella… >>
<< Lascia stare! Piuttosto, hai visto dove sono andati i Dissennatori? >> domandò il mago oscuro, ricevendo la faccia disorientata del seguace. Era evidente che non se ne fosse proprio reso conto.
Voldemort cercò di trattenere la voglia di Cruciarli entrambi, prima che Selwyn esordisse: << Perché, sono andati via? >>
Minus lo fissò funereo mentre Voldemort gli scoccava un’occhiata di fuoco.
<< Sono l’unico ad essermene accorto, allora. A che serve avere dei seguaci se poi non svolgono correttamente i compiti per cui sono pagati dal sottoscritto?? >>
I due Mangiamorte si scambiarono sguardi eloquenti. Come Codaliscia, anche Selwyn aveva notato il cambiamento repentino di Voldemort, e non in meglio. Sapeva ovviamente la causa e per questo decise di cambiare discorso.
<< Ero nella cameretta di Merope >>
Il Signore Oscuro si ammutolì per parecchi istanti, poi lo guardò.
<< Sei stato nella sua camera?? >> soffiò indignato.
<< Be’… ho trovato qualcosa che forse potrebbe aiutarla a stare meglio >> spiegò Selwyn, che si guadagnò la bocca spalancata di Codaliscia e il suo presagio di una carneficina imminente.
In risposta a tale presentimento, Voldemort sfoggiò loro un’espressione che valeva più di mille Maledizioni.
<< Quindi fammi capire >> ringhiò con freddezza << Tu pensi che abbia bisogno di aiuto? >>
<< Cos… no! >> si spaventò l’uomo.
<< Invece è esattamente quello che intendevi! >> disse estraendo la bacchetta con fare minaccioso << Ho compiuto omicidi per molto meno, sapete? >>
Mentre Minus era lì lì per svenire, Selwyn corse ai ripari.
<< No, mio Signore! Volevo solo mostrarle cosa ho trovato nella stanza di sua sorella! A mio parere sarebbe un ottimo modo per affrontare la vostra brutta situazione. >>
Codaliscia di nuovo lo guardò allibito, perché Voldemort aveva tutta l’aria di volerlo uccidere.
<< Vorrei proprio vedere! >> disse sarcastico.
Selwyn tirò fuori dal taschino della sua uniforme un mucchio di piccole foto.
<< E queste dove le hai trovate? >> domandò il Signore Oscuro, senza parole.
<< Le aveva nascoste in un cassetto >> rispose Selwyn, lanciando un sorrisetto a Minus che per poco non lo bestemmiò << Sono sue fotografie… se le interessa… >>
Voldemort non aprì bocca, ma non poté non chiedersi a cosa diamine sarebbero servite delle stupide foto se la parte fondamentale, la materia prima, ovvero la bambina in carne e ossa, ormai non esisteva più.
<< Non mi interessa. >> soffiò gelido.
<< Non vuole neanche darle un’occhiata? >> Selwyn cercò di suonare abbastanza cordiale, ma ciò che otteneva era totale rifiuto.
<< Ho detto di no! >>
<< Al massimo può conservarle per ricordo… >> propose il Mangiamorte.
Nel momento in cui il Signore Oscuro stava seriamente per gettargli addosso un Incantesimo Senza Perdono, Selwyn gli mise davanti le fotografie.
Alla sola vista credette di vomitare.
<< MA CHE COSA…! >> urlò talmente tanto dallo sdegno che quasi cadde all’indietro. Non erano foto qualunque, ma quelle che Merope e Gaius si erano scattati a Hogwarts. Naturalmente in tutte le foto animate volavano baci sulle labbra.
<< Ehm… ho dimenticato di dirle che c’era pure Gaius nelle foto… >>
<< Congratulazioni, Selwyn. Grazie a te, stanotte sarò tormentato dagli incubi… come se già non li avessi! >>
<< Come? >> si permise di ridacchiare.
<< Tieni quelle disgustose raffigurazioni lontane da me! >> sbottò l’altro su tutte le furie.
<< Scusi, ero convinto le sarebbero servite… sa, per alleviarle la giornata… >> si giustificò Selwyn.
Codaliscia fissò languido il collega, pensando si stesse scavando la fossa da solo.
Voldemort infatti avrebbe potuto farlo fuori in quell’esatto momento.
<< Secondo te guardare mia sorella molestata da quel pervertito di tuo nipote dovrebbe alleviarmi la giornata?? >>
Selwyn aprì bocca in difesa del ragazzino: << Non sono proprio d’accordo sul tacciarlo come pervertito e molestatore, mio Signore. >>
<< Ah, no? Vedi in che modo la bacia… è palesemente uno schifoso depravato! >>
<< Be’, però sua sorella ci stava eccome. >> ribatté Selwyn, a dir poco stufo dei suoi gratuiti insulti rivolti a Gaius.
Al volto imbruttito di Voldemort, Minus temette il peggio. Indietreggiò per paura di essere raggiunto da una probabile Maledizione, ma prima di scappare a gambe levate, il mago oscuro buttò per terra le fotografie con un gesto brusco della mano.
<< Merope è stata solo una povera vittima di quel lurido approfittatore! Devo ammettere che il lato positivo di tutta questa storia è che potrò stare tranquillo sul suo futuro, senza che certi pervertiti le ronzino intorno! >> aggiunse spietato, lasciando il Mangiamorte di sasso.
<< Non ho ancora capito cosa ci sia di pervertito in un bacio… >> sussurrò Selwyn a Codaliscia.
<< Il problema non è il bacio, è il moccioso! >> rispose Voldemort dopo averlo sentito benissimo << Per fortuna non dovrò più preoccuparmene! >>
I due Mangiamorte scossero il capo appena ne ebbero la possibilità, poi il Padrone sibilò con fare d’avvertimento.
<< Se sento ancora pronunciare qui dentro il nome di mia sorella, e se osate insinuare di nuovo che abbia bisogno di aiuto, giuro che vi spedisco nell’aldilà con gli interessi! >>
<< Va bene. >> sospirò Selwyn, rassegnato.
Minus invece annuì meccanicamente.
<< Non dovete preoccuparvi per me >> disse beffardo, raggiunto dalle smorfie scettiche dei Mangiamorte << Perché io sto una meraviglia! >>
Non fece in tempo a proferire altro, che appena pose lo sguardo alla finestra alle spalle di Selwyn e Codaliscia, scorse una scia argentata a forma di serpente, maledettamente simile al proprio Patronus e a quello di Merope.
Sbatté le palpebre e non lo vide più, tuttavia restò immobilizzato per parecchio tempo.
<< Padrone…? >>
Voldemort si riscosse al richiamo di Selwyn, era talmente turbato che lo si notava a chilometri di distanza.
<< Tutto bene, mio Signore? >> chiese lo zio di Gaius, il quale era sicuro che non fosse per nulla “a meraviglia” come decantava lui. Certo, era in grado di capire se qualcuno gli mentisse, ma talvolta anche Lord Voldemort stesso sapeva essere bugiardo.
<< Sì, sto bene! Ehm… andate pure >>
<< Andate? E dove? >>
<< Andate a cercare i Dissennatori! Non saranno andati lontano… trovateli! >>
Era evidente che stesse sorvolando sulla questione, perciò i due uscirono senza sollevare quesiti sgraditi.
Una volta solo, Voldemort rifletté su ciò che aveva visto.
Era stata un’allucinazione? Non poteva essere il Patronus di Merope… era impossibile! O forse apparteneva a un’altra persona ed era per questo motivo che i Dissennatori avevano sloggiato?
Sentiva di star diventando pazzo…


<< Dammi retta, quello non ci sta più con la testa >> commentò Selwyn appena giunsero fuori.
Codaliscia tremolò: << Abbassa la voce! >>
<< Non m’importa >> disse l’altro << Non vuole ammettere di stare male per la morte di Merope e si sfoga su di noi, esattamente come mesi fa, quando litigarono! >>
<< L’ho capito bene anche io, ma tu potresti anche evitare di rivolgerti in quella maniera nei suoi confronti! >> lo rimproverò Minus.
Selwyn grugnì e roteò gli occhi: << Non sono riuscito a trattenermi. Non mi va giù che debba sempre giudicare mio nipote! >>
<< Lo fa perché stava con sua sorella… è normale >>
<< Normale? Capisco fosse preoccupato per lei, ma addirittura chiamare Gaius pervertito! Non lo conosce neanche! >>
<< Be’, per Lord Voldemort non dev’essere stato un bello spettacolo vedere quelle foto. >> disse Codaliscia.
<< E capirai! Si stavano solo baciando! >>
<< Sì, ma… in effetti sembrava stessero limonando come due adolescenti >>
Selwyn si fermò e gli scoccò un’occhiataccia: << Che cosa vuoi dire?? >>
<< Voglio dire che forse comportarsi così alla sua età non sia tanto… ecco, nella norma… e con ciò non intendo che il Signore Oscuro avesse ragione! >> aggiunse poi, vedendo l’espressione assassina del collega.
<< Ma sei scemo, Minus? Sono piccoli, chi di noi da bambino non ha mai imitato i grandi?? >>
Codaliscia sospirò.
<< E anche se fosse, Gaius non l’ha mai costretta! Erano entrambi d’accordo su quello che facevano! Però Voldemort guarda solo mio nipote… giustamente! >> sbottò Selwyn, infervorato.
<< Ripeto >> muggì Codaliscia mentre lo seguiva lungo la strada << Era la sua sorellina ed è ovvio che volesse proteggerla. >>
<< Sì, proprio lui che l’ha torturata… bah, lasciamo perdere! >>
Passò qualche minuto, durante i quali i due Mangiamorte raggiunsero il cimitero.
<< E comunque non gli ho detto una cosa >> esordì Selwyn d’un tratto, cercando con lo sguardo il compagno.
<< E cosa? >> chiese distaccato Codaliscia.
<< Che Gaius ha scoperto tutto. Sa che Merope è morta. >> rivelò.
Minus rimase basito: << Aspetta… come lo ha saputo?? >>
A quella domanda, Selwyn rise per non piangere.
<< Guarda… meglio che non lo dico, o potrei bestemmiare. >>
<< A me non puoi dirlo? >> fece in tono furbo.
<< Se lo sapessi non farebbe differenza, tanto quello che si è beccato la sfuriata dai suoi genitori sono stato io… >>
<< Non mi dire… tua sorella e suo marito? E che c’entri in questa storia? >>
Selwyn fece per rispondergli, ma fu distratto dalla comparsa improvvisa di un serpente argentato che strisciò fluttuando davanti a loro come un vero rettile.
I due spianarono le bacchette nella sua direzione, allarmati al massimo.
<< Merda, un Patronus! >> grugnì Selwyn.
<< Ecco perché i Dissennatori sono spariti… >> realizzò Codaliscia.
Entrambi si scambiarono un’occhiata terrorizzata.
<< C’è qualcuno qui intorno! >>
<< Non sarà mica un Auror? >>
Slewyn e Minus presero ad avanzare con la bacchetta puntata, pronti ad un eventuale attacco a sorpresa.
<< Cazzo, potrebbero essere anche più di uno. Siamo fregati! >> si lamentò Codaliscia.
<< Io ad Azkaban non ci torno, poco ma sicuro! >> ruggì invece Selwyn << Esci un po’ di coraggio una buona volta, Minus, e combatti! >>
Peter lo guardò male, poi sentì un rumore strano tra dei cespugli vicini. Sollevarono la bacchetta con fare minaccioso, finché non spuntò sul viale in pietra davanti a loro una testolina bionda.
<< FERMO DOVE SEI, NON PUOI PROSEGUIRE! >> gridò Selwyn, pronto ad attaccare insieme al collega.
Non riuscì a dire altro che la figura di una bambina di a malapena nove anni gli si piazzò di fronte con aria stupita. Aveva il vestito ricoperto di terra e sembrava malaticcia.
<< Ma siete scemi o cosa? >> chiese Merope dopo averli riconosciuti << Abbassate le armi, sono io! >>
Selwyn tirò un sospiro di sollievo: << Ahhh, sei tu, menomale! >>
Ci vollero almeno cinque secondi per lui e Codaliscia affinché realizzassero.
In quell’istante entrambi trattennero il fiato e si scambiarono occhiate di orrore.
<< Già! >> esclamò Merope, felice nonostante tutto di rivederli << Sono tornata! >>
<< AH! UN INFERIUS! >> esclamarono sgomenti i Mangiamorte, allontanandosi dalla sua traiettoria.
Merope restò alquanto senza parole: << Un che?? >> chiese prima di essere colpita da uno Schiantesimo lanciato spietatamente da Codaliscia.
<< Ahhh! >> la piccola venne scaraventata a terra senza pietà, e quando videro il suo corpo inerme che non si muoveva fuggirono a gambe levate verso casa Riddle.
Pochi minuti e la raggiunsero, aprirono la porta d’ingresso e si precipitarono nella sala di ritrovo dove Lord Voldemort era solito passare il tempo libero in compagnia di Nagini.
<< MIO SIGNORE! >> urlarono all’unisono, facendo saltare dallo spavento il diretto interessato, accomodato su una poltrona. Si girò e mostrò loro un volto che non avrebbero mai dimenticato.
<< Ma che modi sono! >> sbottò su tutte le furie << Spero ci sia un valido motivo per questo! >>
Selwyn e Codaliscia, seppur travolti dall’affanno, cercarono di articolare una frase di senso compiuto.
<< L-Lord… al cimitero… la strada… la bambina…! >>
<< Non ho capito nulla! >> sibilò Voldemort << Se il vostro intento era di darmi fastidio ci state riuscendo benissimo! Volete che vi uccida, per caso?? >>
Selwyn si sbatté una mano sulla fronte e, quando riprese a respirare correttamente, disse: << Padrone, giù al cimitero… c-c’è… >>
<< Cosa?? >> ringhiò seccato, mentre il sole rifletteva sui suoi occhi color sangue.
<< Un Inferius! >> concluse Minus, tremante.
Voldemort esibì uno sguardo di pura collera e borbottò scettico: << Un Inferius a Little Hangleton?? >>
<< S-sì…! Lo abbiamo visto, era proprio lì! >>
Il Signore Oscuro si chiese se non fosse il solo ad avere le visioni.
<< Quindi siete scappati come due femminucce per un misero Inferius? Non è mica difficile scacciarne uno. >> soffiò, anche se non credeva a una parola di ciò che stavano blaterando.
<< Ehm… m-mio Signore… non era un Inferius qualunque >> aggiunse timido Selwyn, adocchiando languido Minus << Era di Merope >>
In quell’esatto attimo, Voldemort ebbe come la sensazione che il cuore gli stesse sprofondando al centro della Terra.
All’iniziò pensò stessero scherzando, ma le loro facce parlavano diversamente.
<< Di chi?? >>
<< D-di sua sorella, Padrone… >> ripeté Codaliscia.
<< Siete impazziti sul serio! >>
<< Non stiamo mentendo! >> si difese Selwyn.
<< Come osate inventarvi una cosa del genere!! Avete una bella faccia tosta! >> era talmente fuori di sé che la voce non la si riconosceva più.
<< Siamo sicuri che era lei! >> ribatté Selwyn.
Voldemort tentò di mantenere la calma: << Ah sì? E pensate io sia così stupido da crederci?? >>
<< Mio Signore… >>
<< Silenzio! Vi avevo detto di non nominare più mia sorella! >> disse a denti stretti il mago oscuro.
<< Le assicuriamo che è la verità! >>
<< State inventando tutto! Chi e perché avrebbe dovuto far rivivere il suo corpo? Per usarlo come spaventapasseri?? >>
<< Questo non lo sappiamo, ma… >>
<< Stamattina la sua tomba era integra! >> rivelò Voldemort, interrompendo Selwyn << Vi consiglio di controllare la vostra salute mentale, a meno che non vogliate essere spediti all’altro mondo dal sottoscritto! >>
Di lì i Mangiamorte ne ebbero abbastanza. Quando si trattava di aprire l’argomento “Merope” il Signore Oscuro diventava di colpo un’altra persona. Stufi di starlo a sentire, posarono le proprie mani sulla spalla del Padrone e si Smaterializzarono nel punto incriminato.
<< Vi ho chiesto forse il permesso?? >> ruggì l’erede di Serpeverde. Di solito non lasciava in vita così a lungo persone capaci di mettere a dura prova la sua pazienza, ma stavolta voleva vedere fin dove i seguaci si sarebbero spinti.
<< È lì! >> esclamò Selwyn.
<< Cosa, il frutto della vostra immaginazione?? >> sbottò Voldemort, ma Codaliscia e Selwyn insistettero e lo guidarono verso la meta.
<< Eccola…! >> disse Minus fermandosi impaurito e indicando la figura distesa al suolo, priva di sensi.
Quando Voldemort si avvicinò era certo di non trovare assolutamente nulla, tuttavia dovette fare un passo indietro. Nel momento in cui la vide, ogni muscolo del suo corpo si bloccò e fece cadere a terra la bacchetta.
<< Oh, cavolo… >> borbottò Codaliscia, fissando eloquente Selwyn.
Il colorito della bambina era fin troppo naturale per essere un morto vivente… quindi voleva dire che…
<< Ma questo… non è un Inferius! >> esclamò sotto shock il Signore Oscuro, per poi inginocchiarsi accanto al corpo della sorella.
Non poteva credere a ciò che stava vedendo… quella era davvero sua sorella? Non era un sogno?
Gli tremavano le mani dall’agitazione e non faceva che premerle sul suo petto nella speranza di sentire il battito del cuore.
<< È… è viva… >> disse sconvolto il mago, in un fil di voce.
<< Come, è lei?? Non è che è una che le somiglia?? >> fece Selwyn a occhi spalancati.
Voldemort la osservò con attenzione: i vestiti erano gli stessi che indossava il giorno in cui lui la seppellì; intorno alle spalle era attaccato il suo mantello da strega… sapeva che era lei, avrebbe riconosciuto il suo bel faccino tra mille, anche se tutta sporca di terra.
Ma com’era possibile? Ancora non riusciva a spiegarselo… una parte di lui continuava a non accettare.
<< Insomma, è lei o no? >> domandò timido Codaliscia.
Voldemort non rispose subito. Pareva essersi mummificato.
<< C-come l’avete trovata? >>
<< È comparsa all’improvviso… temevamo ci fossero gli Auror perché c’era un Patronus nelle vicinanze… >> disse Selwyn.
<< Un Patronus? >> chiese il mago oscuro, ricordandosi di averlo visto anche lui << E… che forma aveva? >>
<< Era un serpente, Padrone >>
A quel punto, Voldemort rimase così esterrefatto che non fiatò per parecchi secondi. Poi guardò la bambina e all’istante capì di trovarsi davanti proprio la sua sorellina. Sicuramente si era difesa dai Dissennatori.
<< Non sappiamo da dove sia venuto e chi l’abbia evocato, comunque >> proseguì Codaliscia.
<< So io a chi apparteneva >> mormorò Voldemort.
Trattenne a stento le lacrime. Non voleva rischiare di fare una figuraccia in presenza dei proprio seguaci, ma ci fu un attimo dove avrebbe seriamente voluto sfogare quella felicità. Ma in testa gli balenarono miliardi di domande, tra cui…
<< Mi dite perché è svenuta?? >> chiese velenoso ai due Mangiamorte.
<< Ehm… >> deglutì Selwyn, che fece cenno a Minus di proseguire.
Quest’ultimo, sudando freddo, muggì: << P-può darsi che l’abbia… Schiantata? >>
<< COSA!? >> urlò infuriato Voldemort.
<< Non l’ho fatto apposta! A primo impatto sembrava un Inferius che volesse attaccarci, mio Signore! >> tentò di giustificarsi Minus, guadagnandosi i ringhi pericolosi di Lord Voldemort.
Ma invece di ucciderlo, il mago ci passò sopra: << Ritieniti fortunato, Codaliscia. Per stavolta ti risparmierò. Prendetela e portatela al rifugio. >>
I due annuirono e Selwyn la prese in braccio.
<< Bada a dove metti le mani. >> sibilò minaccioso.
Selwyn roteò le pupille di nascosto. Nemmeno avesse dovuto trasportare una pietra preziosa…
<< E lei che deve fare, Padrone? >> chiese Codaliscia.
Voldemort sospirò a fondo prima di replicare: << Devo controllare una cosa. >>



 

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Capitolo 59
*** CAPITOLO 59 ***


Insieme

<< Che dici, secondo te è lei? >>
<< Lord Voldemort ne è assolutamente sicuro >>
Codaliscia e Selwyn presero a discutere della faccenda dopo aver posato la bambina nel letto della sua cameretta. Per vari minuti continuarono ad osservarla con sospetto, soprattutto Selwyn che trovava il fatto alquanto assurdo.
<< Ma scusami >> obiettò quest’ultimo << Perché sarebbe dovuta tornare in vita un’altra volta? >>
Minus scrollò le spalle: << Non so… un conto in sospeso? >>
<< Non credo. Stavo pensando… e se fosse un’altra persona che ha preso le sue sembianze grazie alla Pozione Polisucco? >> propose Selwyn.
<< Ehm >> Codaliscia lo fissò basito << E perché un estraneo avrebbe dovuto camuffarsi nella mocciosa? Col rischio di farsi scoprire dal Signore Oscuro, per giunta… >>
Selwyn non gli diede torto: << Mhm, vero… ma non riesco ancora a capire il perché sarebbe resuscitata di nuovo! >>
Un secondo dopo si accorsero che la bambina iniziava a svegliarsi.
<< Dovremmo chiederglielo direttamente >> disse Codaliscia, che con il collega attese paziente che Merope aprisse gli occhi.
Quando i suoi smeraldi incontrarono i raggi del sole, la piccola cercò di sollevare la schiena, seppur le facesse un male cane insieme a tutte le ossa del corpo.
Ci mise un po’ a capire di star seduta su un letto, e non uno qualunque, bensì quella della sua vecchia stanza. Non fece in tempo a domandarsi come ci fosse arrivata che udì delle voci familiari nominarla.
<< Ben svegliata, principessa. >>
Merope alzò lo sguardo e vide Minus e Selwyn a pochi metri di distanza osservarla straniti.
Sentì un terribile mal di testa.
<< V-voi? Oh, è da tempo che non ci vediamo… mi avete portata a casa? >> esordì Merope, non molto lucida.
I due si scambiarono un’occhiata truce, poi Selwyn le si avvicinò.
<< Quindi… sei veramente tu? Sei Merope? >>
<< E chi dovrei essere, scusa? >> chiese, pensando avessero ricevuto una botta in testa.
Codaliscia e Selwyn non erano ancora convinti.
<< Allora dicci, quanti anni ha Lord Voldemort? >> disse Selwyn, mettendola alla prova.
<< Davvero siete così scemi da non riconoscermi?? >>
<< Potresti essere un impostore! Avanti, rispondi! >>
Merope li accontentò, sbuffando: << Il 31 dicembre farà 70 anni. È diventato vecchio il mio caro fratellone… >> rispose tranquilla, mentre i Mangiamorte si guardarono a bocca spalancata.
Solo una persona in tutto il mondo avrebbe avuto il coraggio di parlare in quella maniera.
<< Sei davvero tu! >>
<< Non ci posso credere! >> dissero indietreggiando in stato di shock.
Merope ridacchiò per poi scendere a fatica dal letto: << Sì… sono tornata! >>
<< Ma… ma! >> balbettò Codaliscia << P-per quale motivo? Ti eri suicidata! >>
<< Be’, è una lunga storia in realtà… >> sorrise Merope, tuttavia all’improvviso le venne in mente un dettaglio non di poco conto << Un momento! Ora ricordo… prima mi hai Schiantata e… sono svenuta! >>
Codaliscia cercò lo sguardo di Selwyn: << Pensavo volessi attaccarci! >>
Merope gli lanciò un’occhiata incredula: << Io attaccarvi? Voi non siete normali! >>
<< Ora è tutto apposto, però >> liquidò Selwyn << Giusto? >>
<< Più o meno >> disse Merope, ancora dolorante << Aspettate… mio fratello! Lui dov’è? Voglio vederlo, per favore portatemi da lui! >>
<< Altolà! >> la fermò Selwyn dal suo tentativo di uscire dalla camera << Il Padrone non è qui. >>
<< Cosa? >>
<< Già, non ci ha detto cosa doveva fare. >>
Il cuore di Merope fece un balzo. Era al settimo cielo al pensiero di poter riabbracciare Tom, ma contemporaneamente sapeva di essere nel torto marcio. Quel brutto sentimento di colpevolezza era sempre lì, pronto a trafiggerla da parte a parte nell’anima.
Abbassò le palpebre e con aria triste, chiese: << Lui… mi ha vista? >>
I due percepirono lo stato d’animo della piccola e compresero quanto stesse soffrendo. Non avrebbero voluto essere al suo posto.
<< Più o meno >>
Ma Merope non ascoltò la risposta di Codaliscia, perché fu assorbita dalla disperazione: << Cavolo, cosa dovrei dirgli? Dopo ciò che ho fatto! >> disse mettendosi le mani nei capelli << E poi sono tornata solo per… a proposito, il mantello! Dove avete messo il mio mantello?? >>
D’un tratto iniziò a girare istericamente nella stanza.
<< Rilassati! È appeso lì, non lo vedi? >> fece Selwyn.
La bambina vi si precipitò e ne tastò l’interno, constatando la presenza del diario di Tom Riddle.
Tirò un grosso sospiro di sollievo mentre i Mangiamorte la guardarono confusi.
<< E il motivo di tanta preoccupazione sarebbe…? >>
<< Oh, ehm… nulla. >> rispose evasiva Merope.
<< Allora? >> esordì poi Selwyn, a braccia conserte e con espressione severa.
Merope notò una certa rabbia trasparire dal suo volto, quasi come se volesse rimproverarla di qualcosa.
L’uomo scosse il capo, spazientito: << Non hai niente da dire? >>
<< C-cosa dovrei dire? >> domandò, un po’ intimorita.
<< Ah, non lo so. Forse cosa ti sia passato per quella testa bacata il giorno in cui ti sei uccisa. >>
La piccola Riddle si ammutolì, assumendo uno sguardo duro. Non aveva il coraggio di sostenere la sfida visiva con Selwyn, perciò posò di nuovo gli occhi sul pavimento.
<< Non è stato mica bello scoprire il tuo cadavere in putrefazione! >> continuò il mago.
<< Nessuno vi ha invitato a guardare >> si giustificò.
Selwyn le rispose con un’occhiataccia.
<< Volevi ti scoprisse solo il Signore Oscuro? >> aggiunse Minus, severo.
Merope bloccò l’istinto di piangere. Ricordare il momento in cui il fratellone scoprì il suo gesto estremo le spezzò il cuore. Fu terribile assistere senza far nulla, dall’aldilà, mentre lui piangeva disperatamente per averla persa. Davvero terribile.
<< Guarda che questa tua bambinata è costata la vita a molti nostri compagni! >> sibilò Selwyn.
<< È impazzito di nuovo, vero? >> chiese con timore, visto che sapeva già la risposta.
<< Tu che dici? >> disse retorico il Mangiamorte << Si è comportato allo stesso modo quando litigaste. >>
Merope si sbatté una mano sulla fronte: << Mi dispiace, non volevo che voi ne passaste le conseguenze. Però non ho avuto scelta… lui è così cocciuto! >>
<< Be’, lo hai mandato in depressione. Cosa a cui non avrei mai pensato di assistere in vita mia >> commentò sempre lo zio di Gaius << Non so come tu faccia a renderlo tanto… umano. >>
Merope approvò le parole di Selwyn, però dapprima non credeva che addirittura Voldemort avrebbe pianto.
La verità è che rimase sorpresa quanto loro del comportamento del fratello, quando ammirò tutto dall’aldilà. Fu il colpo di grazia definitivo per la sua anima, ciò che le fece capire di aver compiuto uno sbaglio e che ormai non poteva più tornare indietro.
O almeno era quello che pensava.
<< Io… vado a lavarmi. Puzzo di terra. >> esordì dopo vari secondi di silenzio.
Ma non riuscì ad aprire la porta che questa si spalancò di colpo. A primo impatto era convinta fosse Tom, finché non vide le lisce squame da serpente di Nagini.
Il rettile aveva avvertito l’odore della bambina e si era gettata a capofitto nella camera.
<< Nagini! >> esclamò commossa Merope, che abbracciò l’amica non appena le si fiondò addosso per darle il bentornato. La strinse forte a sé, fino a rischiare di soffocarla, ma la bambina era felicissima di vederla.
<< Sei viva! >> disse il serpente nella sua lingua.
<< Sì! Mi sei mancata molto! >> rispose lei, per poi lanciare un sorrisetto agli altri due << Perché voi non mi avete accolto con lo stesso entusiasmo? >>
Selwyn fece una smorfia sarcastica, invece Codaliscia sollevò un sopracciglio con eloquenza.
Il serpente continuò a stringerla dall’euforia, non chiedendosi nemmeno come avesse fatto a tornare. Da quando Merope l’aveva lasciata, Nagini stava peggio del suo padrone. Triste e sconvolta per la perdita, aveva passato l’ultimo periodo a consolare invano Voldemort con la sua compagnia. Ma era perfettamente inutile se contava che anche Nagini in quei bruttissimi giorni avrebbe voluto un po’ di conforto…
Adesso che era davanti a lei, viva e vegeta, sentiva di aver recuperato un pezzo della sua famiglia.
<< Ahah! Fermati! >> disse Merope mentre il serpente le si strusciava su tutto il corpo.
<< Non starà esagerando? >> chiese preoccupato Codaliscia, vedendola quasi soffocare nella morsa di Nagini.
<< Ma no, è solo troppo entusiasta >> disse Merope.
Questa, per tutta risposta, cercò di affondare i denti nel braccio di Minus facendolo allontanare terrorizzato.
Merope le diede un buffetto sulla testa: << Non si fa! >> poi si rivolse ai due << Si può sapere dov’è andato a finire Tom?? >>
In quel momento la porta della stanza si aprì con violenza, palesando la figura di Lord Voldemort, che fissò immobilizzato la sorella.
D’un tratto calò uno strano silenzio.
Il cuore di Merope batté all’impazzata appena riconobbe il fratello, e provò così tante emozioni insieme da non saper come reagire. Era felice, impaurita, ansiosa, piena di vergogna… certa che non l’avrebbe accolta allo stesso modo di Nagini. Il volto del Signore Oscuro parlava da sé.
Sembrava avesse perso il dono della parola, ma la guardava con fare severo e incredulo. I suoi occhi iniettati di sangue non osavano spostarsi dall’obiettivo e per parecchi secondi la bambina pensò volesse torturarla di nuovo.
Selwyn e Codaliscia immaginarono che volessero rimanere soli, perciò si congedarono lanciando uno sguardo di augurio alla piccola.
Quando chiusero la porta, tra Merope e Voldemort scese un gelo peggiore di quello che si percepisce in presenza di un Dissennatore.
Lei non aveva il coraggio di rompere il ghiaccio, tuttavia la faccia infuriata del fratello la costrinse a farlo.
<< Ciao, Thomas… >> mormorò intimorita << E-ecco, io… come vedi sono di nuovo qui… >>
La mano di Voldemort premette sulla sua bacchetta fino quasi a spezzarla.
Merope deglutì: << Ehm… f-forse ti starai domandando perché sono tornata… la verità è che… n-non dovevo… s-sui...cidarmi >> aveva una paura matta, tant’è che fece fatica a pronunciare l’ultima parola sapendo che la sua morte fosse stata la causa della sofferenza del fratello…
Infatti lui continuò a non proferire nulla, limitandosi ad osservarla sottecchi.
<< N-non era ancora la mia ora… è stata una mossa… >> disse sottovoce << Inutile… Sono dovuta scendere un’altra volta… non è buffo? >>
Sapeva non ci fosse niente di divertente, ma l’espressione del fratello la metteva troppo in soggezione.
Dato che non si decideva a ribattere, lei s’innervosì.
<< Insomma, dì qualcosa! Non sei contento di rivedermi? >>
A quel punto Voldemort avanzò lentamente verso di lei, munito del suo caratteristico cipiglio alterato.
Merope tremò nell’incrociare quegli occhi velenosi puntati nella sua direzione. L’osservò per qualche istante, finché Nagini non strisciò dinanzi al suo Padrone come ad intimargli di non fare sciocchezze.
<< Dove sei stato? >> chiese infine.
Riuscì a scorgere il suo palmo sollevarsi. All’inizio pensò volesse scagliarle un Incantesimo Senza Perdono (più che meritato), ma poi sentì l’altra mano colpirle la guancia.
Voldemort le aveva tirato un ceffone, e anche bello forte.
Fu così inaspettato che il dolore lo sentì molto più tardi.
<< AHIA! >> gridò in lacrime e rivolgendogli un’occhiata da cane bastonato.
Attese che parlasse, tuttavia il mago restò muto e con la furia negli occhi.
<< Okay… forse me lo sono meritato >>
<< Forse? >> soffiò all’improvviso Voldemort, facendole raggelare il sangue. Era un’eternità che non sentiva la sua voce… le fece effetto udire i suoi sibili freddi e inquietanti.
Aprì bocca per ribattere, ma la richiuse non appena scorse i vani tentativi di Tom di trattenere le lacrime imminenti.
<< Vuoi sapere dove sono stato, eh? >>
Merope indietreggiò al suo avanzare pericoloso. Era come se volesse ucciderla.
<< Al cimitero. >> ruggì a voce spezzata << A controllare… la tua tomba! >>
La bambina sentì un’ondata di imbarazzo ricoprirla dalla testa ai piedi.
<< Ed era vuota… >>
<< Tom… >> mormorò lei con dispiacere.
<< Tu! >> la interruppe ancora il Signore Oscuro mentre la sua rabbia cresceva a dismisura << Ti sei ammazzata con il mio Horcrux! >>
Merope si vergognò un sacco e distolse lo sguardo da lui.
Sapeva di non avere giustificazioni e che un simile gesto, da parte sua, era stato a dir poco codardo. Lo aveva ferito come mai prima d’allora, risucchiandolo in un vortice di tristezza durato per più di un mese.
A pensarci bene, non meritava di essere perdonata. Se l’avesse cacciata di casa non l’avrebbe affatto biasimato, ma il suo unico desiderio era restare con il fratello dopo tutto quel tempo nell’aldilà…
Sospirò profondamente e fece per dire qualcosa, prima di accorgersi che Tom aveva iniziato a piangere.
Merope ebbe un colpo. Vederlo espellere lacrime, dal vivo, fu sconvolgente, seppur non quanto ciò che successe in seguito.
Senza neanche premeditarlo, Voldemort l’abbracciò.
La strinse con una forza incredibile, come per paura che scappasse o che scomparisse. Le sue ossa le facevano ancora male, ma non si divincolò né cercò di staccarsi.
Era così emozionata di ricevere il suo abbraccio che non badò al dolore. Sentiva il petto del fratello tremare dal pianto, e le sue lacrime scivolare lungo la sua spalla.
Gli permise di sfogarsi, di esternare le sue emozioni… era la prima volta che assisteva a una scena simile e non poté che infonderle commozione e amarezza. Era stata capace di scalfire il suo cuore oscuro in profondità, e lui adesso era lì, che la teneva stretta a sé e non voleva saperne di mollarla nemmeno per un secondo.
Merope ricambiò, ma non riuscì a calmarlo del tutto. Continuava a versare innumerevoli lacrime mentre lei cercava un modo per guardarlo dritto negli occhi e per dirgli che non se ne sarebbe mai più andata, che non l’avrebbe mai più abbandonato.
Comprese in quel momento quanto l’amasse veramente. Fu una sensazione unica percepire il suo calore e le sue emozioni così tanto umane…
<< Come hai potuto… f-farmi questo? >> balbettò rude Lord Voldemort.
<< Scusami Thomas! Non immaginavo che… ecco… >>
<< Hai idea di come mi sia sentito?? Piccola, perfida maganò! >>
Merope non replicò. Era consapevole del suo stato d’animo e decise di non arrabbiarsi all’appellativo.
<< Non permetterti… mai più di fare una cosa del genere! >> disse il Signore Oscuro, non smettendo di piangere.
<< Ascoltami! >> s’impuntò alla fine la bambina, staccandosi dalla sua presa.
Fissò con intensità le sue pupille a mezzaluna color sangue prima di aggiungere: << Ho fatto una cosa orribile, lo ammetto. Però… ero arrabbiata con te… >>
<< Lo avevo capito! >> sbottò il fratello, facendola arretrare dallo spavento << Se avessi saputo che avresti usato l’anello per… io ti avrei accontentata, Merope! >>
Lei scosse il capo, risoluta: << No, riunificare la tua anima non doveva essere un contentino! Dovevi volerlo tu! Non potevo costringerti… mi dispiace tanto! >> l’abbracciò di nuovo, e stavolta con più enfasi e lacrime.
Voldemort era infuriato, ma non aveva voglia di sgridarla quando invece avrebbe potuto godersela per la felicità del momento.
<< Guarda come mi sono ridotto… per colpa tua >> commentò in riferimento al pianto costante cui si era reso protagonista.
Merope arrossì: << Non c’è nulla di cui vergognarsi. Vuol dire che sei felice di vedermi >>
<< Ma certo che lo sono >> sospirò il mago << E molto… non mi aspettavo mica che tornassi. >>
La piccola fece svanire il sorriso dal suo volto, lasciando Voldemort alquanto perplesso.
<< Qualcosa non va? >>
<< Perdonami, Tom >> esordì dopo vari istanti Merope, lo sguardo puntato al pavimento.
Il fratello si ammutolì dalla sorpresa, ma attese la spiegazione della bambina.
<< Sono stata costretta a tornare sulla Terra… >>
<< Costretta? >> chiese Voldemort, che la guardò preoccupato.
Merope riuscì a incrociare il suo sguardo e annuì: << Mi sono tolta la vita anche perché… volevo rivedere il tuo Horcrux distrutto anni fa… sapevo che era solo e che mi cercava… nessuno se ne stava prendendo cura. Non volevo tornare perché in questo modo lo avrei lasciato un’altra volta, in balia di sé stesso… >>
<< Capisco… >> soffiò scioccato il fratello. Non voleva insinuare nulla, ma il pensiero che fosse tornata sotto costrizione non gli piacque << Ciò vuol dire che lui… ovvero, l’altra parte di me… è da solo, adesso? >>
Fu lì che Merope riacquistò un sorriso raggiante, ricordandosi di quel piccolo dettaglio per cui Voldemort sicuramente sarebbe stato entusiasta.
<< Be’, non proprio >>
<< Qualcun altro è con lui? >> insistette Riddle.
Merope si diresse verso il mantello che precedentemente portava in spalla e sfoggiò un’espressione vittoriosa: << Non ti avrei mai abbandonato, fratellone >>
Mentre Voldemort l’osservava si chiese come mai fosse tanto felice.
<< Perciò ho posto una condizione: sarei tornata soltanto se con me avessi potuto portare… >>
<< Merope >> sibilò Lord Voldemort, il quale aveva intuito ciò che intendesse e non voleva crederci << Cos’hai fatto? >>
Neppure il tempo di domandarglielo, che la sorellina tirò fuori un vecchio diario con aria tronfia.
Appena lo riconobbe, il Signore Oscuro rimase letteralmente a bocca aperta. Fissò incredulo Merope, nella speranza di svegliarsi e scoprire che quello che aveva visto era solo un sogno.
Più che felicità, percepì un’angoscia indescrivibile. Il diario che la sorella teneva saldamente in mano era stato distrutto, però lo aveva riportato in vita insieme a lei… dopo che lui le aveva fatto del male, insultata e torturata, nonostante tutto ciò che aveva dovuto passare a causa sua, Merope si era imposta per salvare l’Horcrux…
La bacchetta cedette alla forza di gravità e rotolò per terra, ma Voldemort era troppo concentrato sulla figura di sua sorella che non le diede minimamente attenzione.
<< Non dovrò più preoccuparmi. Ora anche il pezzo mancante è al sicuro! >> esultò la bambina, stringendo tra le sue braccia il diario << Non immagini come sia felice! Thomas… va tutto bene? >> gli chiese, vedendolo strano.
Infatti il fratello ricadde all’improvviso in ginocchio.
<< Tom! >> gridò la bambina, che lo raggiunse allarmata << Stai bene, fratellone? >>
In risposta ricevette i due laghi di sangue di Voldemort, ma stavolta privi della solita scintilla malvagia che li distingueva.
<< Sì… sì >> disse iniziando a lacrimare.
<< Che ti succede? Non è da te piangere così >> cercò di tranquillizzarlo, anche se risultò inutile visto che lui continuò senza sosta << Non volevi che ti riportassi in vita? Cioè… il tuo Horcrux… >>
Voldemort la zittì dolcemente: << Hai… hai fatto benissimo, Merope… >>
<< E allora perché piangi? >> disse la piccola.
<< Piango perché… >> la guardò negli occhi con severità, ma verso sé stesso << M-mi sto rendendo conto di non meritarti… >>
La bambina si portò la mano sul cuore. Poteva suonare come una bella dichiarazione, però lei non voleva pensasse questo.
<< Chiunque l’avrebbe fatto >> rispose Merope, inginocchiandosi vicino a lui.
<< Io voglio sapere il perché. >> disse lui.
<< Perché sei mio fratello e ti voglio bene! >> esclamò l’altra, alquanto offesa da quella domanda stupida.
Voldemort però scosse la testa, categorico: << No, no, no! Come puoi averlo fatto dopo che io… >> ingoiò un grumo di saliva, trovando la dose di coraggio necessario per sputare il rospo << Merope, io ti ho torturata! TI HO TORTURATA! >>
Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui Merope gli rivolse uno sguardo afflitto: << Oh, Thomas… pensi ancora a quel giorno? >>
<< Tu che dici?? >> ruggì il fratello << Ti pare una cosa da poco? >>
<< Tom, ti ho già perdonato per ciò che mi hai fatto >> soffiò sconvolta << Non puoi essere così duro con te stesso >>
<< No se la vittima sei tu! >>
Merope lo ammutolì: << Basta con questa storia. Non sono arrabbiata con te, altrimenti non avrei mai riportato in vita il tuo Horcrux! >>
Voldemort non rispose. Si limitò a distogliere le mezzelune dalla sua traiettoria mentre lei proseguiva.
<< Guardalo, Tom… è integro! È questo l’importante, il resto non conta! >> disse severa.
Lo vide osservare l’Horcrux quasi con distacco e ancora una volta non fiatò.
<< Sai? È un sollievo averlo qui… sano e salvo… >> aggiunse con un paio di lacrime che le scivolarono sulla guancia << Nell’aldilà era ridotto male. Essendo un neonato aveva sempre bisogno di attenzioni… appena mi ha rivista mi ha abbracciata come hai fatto tu poco fa! >>
<< Dovrei esserne felice? >>
<< Thomas! >> lo riprese la sorella.
Avrebbe voluto che lo fosse. Ora i pezzi della sua anima erano al completo, lo aveva fatto per lui, perché l’amava. Non comprendeva il suo atteggiamento. Da un lato sapeva come si sentisse in colpa, ma non desiderava si odiasse per un episodio causato da un impeto d’ira.
Dato che non si decideva a parlare, Merope cambiò argomento, stufa di vederlo in quelle condizioni. Non era proprio da lui comportarsi così.
<< Allora… che ci facevano i Dissennatori qui? >>
Voldemort sollevò finalmente lo sguardo e si alzò da terra. Prima di replicare inspirò profondamente.
<< Abbiamo formato un’alleanza >> disse a bassa voce, ben conoscendo quale sarebbe stata la reazione della sorella.
Infatti Merope gli scoccò un’occhiata di delusione e rabbia.
<< Tu… ti sei alleato con quei cosi?? >> sbottò su tutte le furie.
<< Non ho chiesto la tua opinione >> si giustificò in tono contraddittorio.
<< Ma prima mi hanno attaccata! Volevano mangiarmi l’anima! >>
Voldemort si alterò appena la udì, tuttavia cercò di celarlo: << Ho visto il tuo Patronus… >>
<< E se non avessi saputo evocarlo che avrei fatto?? >> lo provocò.
<< Non potevo di certo sapere che saresti tornata >>
Merope si portò una mano sulla fronte: << Tom… perché vi siete alleati? >>
<< Sono fondamentali per la mia ascesa al potere >> spiegò in parole povere << Devo sconfiggere Harry Potter, ricordi? >>
Merope era visibilmente irritata. Sbottò scuotendo la testa per poi ribattere: << Le tue priorità sono altre adesso. >> disse indicandogli il diario.
Voldemort aprì bocca con l’intento di dire la sua, ma lei lo interruppe.
<< Non osare opporti! Non è possibile che pensi sempre a una cosa! Tom, Harry e Silente hanno intenzione di distruggere i tuoi Horcrux! >>
<< Questo è quello che mi hai detto poco prima di entrare qui dentro per l’ultima volta. >> la rimbeccò acido.
<< Parlo sul serio! L’ho visto dall’aldilà… ho percepito le intenzioni di Silente! >> lo implorò Merope col cuore che le batteva come un tamburo.
<< Loro non sanno dove li ho nascosti >> aggiunse Voldemort.
A quel punto Merope esplose: << Ciò non significa che non potrebbero scoprirlo! Dobbiamo recuperarli tutti e… >> non concluse la frase, cosciente di come il fratello la pensasse sul riunificare l’anima.
Assunse un’aria abbattuta e prese a fissare il suolo, mentre con tutta la sua forza di volontà tratteneva il pianto.
Il Signore Oscuro la vide e si precipitò da lei, inginocchiandosi alla sua altezza: << Va bene… se davvero lo vuoi, lo farò. Riunificherò la mia anima. >>
Quella rivelazione fece breccia nel petto della bambina, il cui ardore però si spense subito.
<< No! Lo stai dicendo per farmi contenta! Devi essere tu a volerlo, devi essere pentito…! >>
<< Sono in debito con te per aver riportato l’Horcrux >> soffiò amaramente, e la bimba capì che lo stesse dicendo sotto sforzo << E poi… non posso rischiare che ti ammazzi di nuovo >>
Merope trattenne il fiato, sgomenta: << Vuoi farlo solo per questo? Perché hai paura che compia lo stesso gesto? Non mi permetterei mai! >>
<< Lo pensavo anch’io prima di accorgermi del tuo cadavere! >> esclamò, fissandola truce << Non voglio perderti >>
<< Non mi perderai! Piuttosto perderai qualcos’altro se non ti deciderai a riunire i tuoi Horcrux! >> gli rammentò la sorella << E non dire che vuoi ricomporre la tua anima, perché si vede lontano un miglio che non è tua intenzione! >>
Voldemort le esibì un ghigno: << Quale modo migliore di dimostrare il mio affetto per te? >>
<< Non rinunceresti all’immortalità tanto facilmente! >> disse Merope, che non cascò nelle lusinghe del fratello. Quando il Signore Oscuro la lasciò andare, sbuffando di stizza, sentì la sua voce divenire più fredda.
<< Chi mi assicura che potrò stare tranquillo? Con te non è possibile. >>
<< Te lo assicuro io! Giuro che non mi ucciderò per nessun motivo al mondo! Però ti prego, ascoltami! >> lo implorò sull’orlo delle ennesime lacrime << Non pretendo che riunifichi l’anima, desidero soltanto che porti tutti gli Horcrux al sicuro! Così posso stare io tranquilla! >>
Strinse gelosamente al petto il diario di Tom Riddle. Aveva richiesto di scendere sulla Terra con lui e l’idea di trovare il resto dei pezzi distrutti la faceva impazzire. Finché avesse vissuto, non avrebbe permesso ad alcuna condizione tale eventualità.
Voldemort le rivolse un’espressione seria mentre riprendeva la sua bacchetta e accarezzava Nagini.
<< Ancora non capisco come dovrebbero riuscire a trovarli. >> si sentì in trappola allo sguardo supplichevole della sorella. Ci pensò su, poi disse: << D’accordo… li porterò a casa. >>
La bimba cominciò a saltellare dalla gioia: << Sul serio?? >>
<< Sì… ritieniti fortunata, non concedo a nessuno favo-… >>
Merope gli si buttò a capofitto per abbracciarlo: << Lo sapevo che avresti preso la decisione giusta! >>
Voldemort arrossì letteralmente al suo abbraccio, ma non si lamentò. Essere avvolto dal suo corpo dopo la tragica morte che l’aveva portata via da lui lo fece sentire appagato. Seppur gli stesse facendo male dalla foga del momento poco gli importò.
<< Lord Voldemort sa sempre qual è la decisione giusta. >> si auto-elogiò, guadagnandosi il risolino di Merope.
<< Sei il solito narcisista >>
<< C’è un problema però >> disse d’un tratto il mago oscuro << Uno degli Horcrux si trova all’interno di Hogwarts. >>
<< Intendi il diadema? Sì, è nella Stanza delle Necessità… un giorno ci parlai. >>
<< E come dovrei fare per recuperarlo? >>
Merope lo guardò stralunata, non sapendo cosa rispondere: << Cavolo, è vero! Non ci si può Materializzare nel castello! >>
<< E se anche riuscissi a penetrarvi, Silente mi darebbe filo da torcere. A meno che il giovane Malfoy non riesca a ucciderlo… ma la vedo difficile. >> soggiunse Voldemort.
<< Be’, sai che c’è? Silente ha proprio rotto le scatole! Non credevo di poterlo dire, ma se morisse non me ne fregherebbe nulla! >> sputò accigliata la bambina, con il fratello che sgranò le palpebre dalla sorpresa.
<< Merope! >>
<< Non preoccuparti di lui! >> disse la piccola << L’ho affrontato anch’io una volta e ha i suoi punti deboli. Tu sei molto più potente di me, potresti benissimo batterlo! >>
Voldemort era alquanto stupito. Non l’aveva mai sentita parlare in quel modo…
<< Lui è il mago più forte del nostro tempo >> la informò rauco.
<< E lo sei anche tu! >>
Cercò di nascondere il rossore, ma per Voldemort risultò complicato a causa del colore pallido del suo viso.
<< Ne sono consapevole… >>
<< Poche storie, lo farai e basta! Anzi, lo faremo. Io verrò con te. >> si menò avanti con aria trionfale.
Il Signore Oscuro pensò fosse diventata matta e la scrutò dall’alto al basso: << Non se ne parla, è troppo pericoloso! >>
<< Invece sì che verrò, fratellino! Sono tornata per starti vicino, non voglio che niente ci divida più! E poi mancano solo la metà degli Horcrux sulla lista: l’anello, Nagini e il diario ce li abbiamo già! >>
<< Io… come vuoi… >> sotto shock, Voldemort liquidò il discorso.
Qualunque obiezione in merito non l’avrebbe convinta a desistere, perciò era inutile farglielo capire. Ma in verità quell’idea non gli piaceva minimamente e ancora non riusciva a capacitarsi di come volesse aiutarlo dopo il trattamento subìto nei suoi confronti…
Non poté che ammirarla e al tempo stesso farsi schifo.
<< Sei sicuro, Thomas? >> gli chiese, vedendolo spaesato.
<< Certo, sorellina >> annuì l’uomo << Questo ed altro per te >>
Merope sorrise e lo circondò di nuovo tra le sue braccia.
<< Da quando sei così gentile? >>
Non ottenne risposta, ma vide gli occhi lucidi del fratello un attimo dopo.
<< Sei l’unica con cui riesco ad esserlo… >> sibilò in tono dolce e le accarezzò i capelli << N-non provare mai e poi mai a usare i miei Horcrux per fare brutte cose…! >>
<< Te lo prometto >> disse Merope, commossa << Però non piangere più, sei inquietante! >>
<< Come desidera la principessa… >>
Passò qualche minuto in cui entrambi rimasero abbracciati. Per la piccola era una sensazione stupenda stare con l’unica persona della sua famiglia e poterla toccare. Naturalmente questo valeva anche per lui.
Si ripromise che avrebbe fatto il possibile pur di renderla felice. In fondo non gli costava nulla riunire i suoi Horcrux a casa Riddle… ma di ricomporre l’anima non voleva saperne. Aveva impiegato anni per dividerla e diventare immortale, e non poteva buttare tutto all’aria per un’infondata paura della bambina. Era certo che, nonostante Silente e Potter gli stessero dando la caccia, non sarebbero mai stati in grado di eliminarli dall’esistenza.




 

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Capitolo 60
*** CAPITOLO 60 ***


Sogno profetico

Quella notte Voldemort decise di dormire insieme alla bambina.
Non che ce ne fosse bisogno, ma dopo averla trovata morta nella sua stanza divenne piuttosto restio a lasciarla sola. La paura che potesse fare qualcosa di avventato lo spaventava a tal punto che ormai non si fidava nemmeno della sorveglianza di Nagini.
Merope stava già sonnecchiando profondamente quando lui le si sdraiò accanto. Rimase sveglio per svariate ore perché non riusciva a dormire, pensava alla “fortuna” di averla di nuovo tra le sue braccia, l’unica donna della sua vita, che per tornare indietro, sulla Terra, si era imposta di portare con sé anche l’Horcrux distrutto…
Non sapeva da dove cominciare per dimostrarle tutta la sua gratitudine, anzi, non era davvero abituato a ringraziare. Sentiva di non meritarsi niente da lei, eppure Merope non si stancava mai di aiutarlo nonostante l’avesse trattata peggio di una Sanguemarcio.
Era questo dunque l’amore?
Lui giudicava certe cose ridicole, una perdita di tempo… Lord Voldemort non si sarebbe mai sognato di sacrificarsi per una persona, forse neanche per la sorella. Quest’ultima invece era stata capace di andare oltre, di salvare l’anello e il frammento della sua anima in nome di un amore incondizionato, a suo parere incomprensibile.
La strinse di più verso di lui, ponendo la mano bianca simile a un ragno sul suo petto e cercando i battiti del suo cuore. Voleva assicurarsi che quel cuore non smettesse all’improvviso di battere. Si diede dello stupido da solo, ma l’idea di vederla priva di vita per la terza volta, senza una ragione, lo rendeva vulnerabile.
Pian piano iniziò a chiudere gli occhi, mentre la speranza che Merope divenisse adulta e magari mamma (tutto piuttosto che vederla dentro a una bara), come desiderava lei da sempre, si faceva strada nel proprio inconscio.
Poi d’un tratto si ritrovò in un sogno.


Voltò la testa in tutte le direzioni, ma continuò a non vedere nulla. Era buio pesto e l’unica fonte di luce presente in quel luogo sconosciuto era una piccola candela sul tavolino su cui era seduto.
Sembrava un tavolino da bar e pensò si trovasse dentro il “Testa di porco” a giudicare dall’odore di alcool che invadeva con insistenza le sue narici.
Non ebbe la possibilità di chiedersi per quale motivo fosse lì dentro a non combinare nulla, quando udì una voce femminile alle sue spalle.
<< Gradisci della Burrobirra? >> gli domandò la figura che si accomodò al suo stesso tavolo, di fronte a lui.
Dal timbro era sicuro si trattasse di una ragazzina, ma non poté constatare chi fosse data la scarsa luminosità del locale.
Inarcò un sopracciglio prima di rispondere con un secco: << Con chi credi di parlare? >>
<< Ah scusa, tu preferisci il Whisky Incendiario! >> rise l’ignota ragazza, che poteva avere al massimo tredici anni o poco meno << Va be’, ormai l’ho presa. Guarda che mi offendi se non la bevi. >>
Voldemort s’infuriò nell’ascoltare il tono disinvolto con cui quella totale sconosciuta gli rivolgeva la parola.
<< Perché sto parlando con una mocciosa che non conosco? >> sibilò tra sé e sé, ma a voce abbastanza alta da farsi sentire da lei.
Questa ridacchiò dallo stupore, provocando un moto di astio nel Signore Oscuro, che sbatté i palmi sulla superficie di legno e le levò la bacchetta contro.
<< Osi rivolgerti così a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?! Al più grande mago di tutti i tempi? >>
La ragazzina pareva non essersi minimamente impressionata, al contrario continuò a ridere: << Io pensavo ti chiamassi Tom Riddle >>
A quel punto l’uomo la scrutò con attenzione. Per un attimo credette di avere davanti una Merope cresciuta. Solo lei aveva il coraggio di parlargli così… il problema era che, a causa del nero circostante, non riusciva proprio a riconoscerla.
<< Tu sei…? >>
<< Sono Artemisia, tu però di solito mi chiami Missy >> lo interruppe brusca << Sul serio non ti ricordi di me? >>
Voldemort ebbe la conferma che non fosse la sorella. La guardò stranito, non comprendendo in che modo avesse dovuto ricordarsi di lei.
<< Non conosco nessuna con questo nome >> replicò, scoccandole un’occhiata assassina. Ma all’improvviso la luce tenue della candela fu in grado di definire i lineamenti della ragazza per un attimo…
Il mago sgranò le palpebre, allibito.
<< Ora ho capito a chi somigli! >> sputò gelido, non credendo ai suoi occhi.
Colei che lo stava importunando era praticamente la fotocopia di Tom Riddle senior: bellissima, gli occhi nerissimi così come i capelli raccolti in una coda, lo sguardo furbo e magnetico. Dagli abiti che indossava non sembrava affatto una strega.
<< Sbaglio o sei identica a quel lurido Babbano di mio padre? Ha altri parenti sparsi per il paese? Eppure le avevo ammazzate tutte quelle fecce. >>
Artemisia scoppiò di nuovo a ridere, facendolo infuriare sul serio.
<< Sappi che non lascio facilmente in vita i Sanguesporco. >> disse categorico Lord Voldemort, che ancora non capiva cosa lo spingesse a non ucciderla in quell’istante.
<< Io non sono una Babbana >>
Il mago la squadrò per intero, non molto convinto: << Sei sicura? >> chiese sarcastico.
Lei tirò fuori la sua bacchetta da sotto il tavolo con fare saccente e gliela sventolò in faccia.
<< Sì e somiglio al nonno tanto quanto somiglio a te >> disse col sorriso, bevendo un sorso della sua Burrobirra.
Il Signore Oscuro fu colto da un infarto e per qualche secondo restò immobile, poi le sue labbra tremarono: << N-nonno? Somigliare a me… ma che cosa…?? >>
<< Ti sei dimenticato che anche tu somigli a lui? >> chiese, lanciandogli un ghigno divertito.
<< Ma tu chi sei?? >>
<< Come sarebbe a dire? Mi conosci da quando sono nata. >> ribatté lei, incredula.
<< Mi stai mentendo! >> esclamò, leggermente spaventato. Chi diavolo era quella, e che cosa voleva??
<< Per niente. Io non mento mai… devo ammettere che è l’unica cosa che ho ereditato da te, oltre l’aspetto. E menomale, se avessi il tuo caratteraccio non mi sopporterebbe nessuno >> roteò le pupille, mentre si apprestava a svuotare il suo boccale con aria solenne.
Voldemort giunse alla conclusione che la mocciosa fosse completamente fuori di testa. Non l’aveva mai vista in vita sua eppure si comportava come fossero in stretta confidenza. Soltanto a Merope permetteva di parlargli in quel modo.
Certo era che non credeva (o non voleva credere) a una sola parola di ciò che stava farneticando.
<< Tu non esisti nella mia parentela. >> la scrutò sottecchi e con fare minaccioso, poi Artemisia si fece sfuggire delle risatine.
<< Non ancora >>
<< Cosa? >> sgranò le palpebre a quella risposta secca.
Lei lo fissò come se stesse conversando con un mulo: << Ho chiamato nonno il tuo papà. Cos’è che non comprendi? >>
Voldemort restò sconvolto abbastanza da diventare muto per i successivi trenta secondi.
Intendeva dire che… ma non poteva essere vero!
Quando si riprese però scoppiò in una grossa risata maligna.
<< Io non mai avuto intenzione di avere figli. >> sibilò perentorio.
Lei lo guardò con pietà: << E io non mai ho detto di essere tua figlia >>
A quel punto, il Signore Oscuro capì tutto. Le rivolse un’occhiata mista tra lo shock e l’avversione, intanto che Artemisia esplodeva dalle risate.
<< Dovresti vedere che faccia hai adesso! >>
<< Impossibile! Mi rifiuto di crederci! >> ruggì Voldemort, a dir poco imbestialito.
<< Ahahahah! No, sul serio. Guardati! >> sghignazzò la ragazzina, chinandosi per prendere uno specchio spuntato da chissà dove e mettendoglielo davanti.
Appena Voldemort vide il suo riflesso nello specchio, si accorse che non aveva più fattezze serpentesche ma umane. Riconobbe il volto Babbano del padre, anche se era lui ma con più rughe e segni dell’età.
Cacciò un urlo di ribrezzo e disgusto.

Fu in quell’esatto momento che si svegliò di soprassalto, e con lui Merope, ma non per il sobbalzo del fratello, bensì perché le sue unghie affilate le avevano graffiato il petto.
<< AH! Che è successo?? >> biascicò, la voce impastata dal sonno.
Si girò e vide Voldemort seduto sul letto che riprendeva fiato.
<< Tom! Hai dormito qui con me? >> gli chiese prima di rendersi conto della sua espressione terrorizzata << Cosa ti prende? Sembra tu abbia visto un mostro >>
Quando udì la voce della sorella, scattò la testa nella sua direzione come un leone che punta alla preda. In quel momento provò forti sentimenti di rabbia e di delusione nei suoi confronti, ma al tempo stesso sapeva che quello che aveva fatto era un sogno… un sogno orrendo.
Le rivolse un’occhiata infastidita ed esordì: << Ho solo avuto un incubo >>
<< Il Signore Oscuro che ha incubi? Questa è nuova! >> rise Merope, sebbene il fratello non ci trovasse nulla di divertente << E comunque mi hai fatto male alle tette! >>
<< Chiedo scusa. >> soffiò collerico, sdraiandosi di nuovo sul materasso con l’intento di addormentarsi e di non rivolgerle la parola.
Lei lo imitò, ma si girò verso di lui e lo guardò intenerita.
<< Che c’è?! >> sbottò Voldemort in tono freddo.
<< Dovresti vedere la tua faccia >> dichiarò Merope con un sorriso.
Il mago oscuro ebbe la nausea nel constatare che la sorella aveva appena fatto la stessa battuta della ragazzina nel suo sogno.
Come se non fosse tutto già abbastanza inquietante…
<< Che cosa hai sognato? >> gli domandò cauta, non curandosi dell’atteggiamento di Tom.
<< Niente di che >> rispose lui, irritato.
La piccola gli prese la mano e gli scoccò uno sguardo da cucciolo: << Be’, da come sei spaventato non si direbbe >>
Voldemort strappò la mano dalla sua presa e sbuffò: << Ho sognato che avevo la stessa faccia di quel lurido Babbano. >> disse per zittirla, omettendo deliberatamente il resto. La conosceva fin troppo bene per non prevedere le strane idee che le sarebbero balenate in testa se gliel’avesse raccontato.
Merope non si aspettò quella dichiarazione e cambiò subito umore.
<< Oh… ora capisco perché sei arrabbiato >>
<< Certo. >> ringhiò il fratello.
<< Non preoccuparti, è stato solo un brutto sogno. Ma almeno eri più bello, no? >> scherzò cercando di tranquillizzarlo, senza riuscirci. Infatti Voldemort continuava a lanciarle sguardi furiosi.
Sebbene l’ultima parte del sogno fu quella che lo spaventò di più, l’uomo non poté non pensare alla ragazzina di nome Artemisia, al suo carattere orribilmente identico a quello di Merope e al volto così uguale al…
Rabbrividì al pensiero, ma cercò di mantenere la calma. Si disse che era inutile scervellarsi su un frutto della sua mente. Non poteva sapere il futuro della sorella, né tantomeno sapere se la mocciosa fosse effettivamente figlia di Merope.
Di sicuro erano solo paranoie… va bene che nessun mago nel mondo magico eguagliava la sua bravura (togliendo Silente), tuttavia accettava i propri limiti ed era consapevole di non essere un veggente capace di scoprire il destino di una persona tramite i sogni. Anche il fatto di ritrovarsi con il volto umano alla fine dell’incubo lo convinse che tutto ciò non avrebbe mai potuto risultare reale.
<< Lascia stare >> sibilò, avvicinandola di nuovo a sé e rimettendosi a dormire.


Il giorno dopo Merope si sentì piena di energia. Si era completamente ripresa dal trauma della resurrezione e i dolori articolari già erano scomparsi.
Avrebbe voluto stare un po’ col fratello maggiore e magari decidere il momento in cui partire per raccogliere gli Horcrux dai loro nascondigli. Quella mattina però non ebbe modo di uscire l’argomento, in quanto casa Riddle venne invasa da decine di Mangiamorte.
Era da tempo che non li vedeva tutti insieme, seppur le loro divise e maschere la turbavano sempre come la prima volta.
Quando i seguaci di Voldemort la incrociarono, fu investita da un’ondata di stupore e curiosità. Non erano molto sorpresi di vederla e lei pensò che, evidentemente, Selwyn e Codaliscia gli avevano riferito i fatti ormai da parecchie ore.
Non si aspettava di ricevere così tante pacche sulla spalla e comprensione da parte loro, soprattutto dopo aver raccontato del motivo per cui era tornata. Era certa che l’aver fatto impazzire Voldemort e di conseguenza l’averlo aizzato contro di loro avesse prodotto un sentimento comune di rancore. Invece si limitarono a rimproverarla per il suo gesto estremo e a tranquillizzarla.
D’un tratto credette di avere davanti degli impostori, poi rifletté e si rese conto che, forse, la sua morte non aveva cambiato solo il fratello.
Forse erano cambiati anche i suoi seguaci. O almeno in apparenza era così.
<< Quindi il tuo suicidio è stato pressoché inutile… >> convenne Travers.
<< Vi assicuro che è troppo lungo da raccontare… >>
<< Secondo me sei immortale >> commentò Amycus con un ghigno.
<< Sarebbe bello, ma no >> rise Merope.
<< In effetti nessuno è mai resuscitato due volte… >> aggiunse Yaxley, comparso improvvisamente alle sue spalle.
Merope gli rivolse un sorrisetto beffardo: << Dì che sei felice di rivedermi! >>
<< Devo dirlo per forza, altrimenti il Signore Oscuro mi fa fuori >> rispose lui, prendendolo a ridere. Ma la bambina sospirò affranta.
<< So che ha ucciso molti di voi per colpa mia >>
Macnaire, che si tolse la maschera in quell’istante e si levò il mantello raggrinzito, disse: << Nah, non è stata colpa tua >> abbassò la voce << È che non sa elaborare i lutti, tutto qui >>
<< Adesso che sei tra noi, immagino non ci farà brutti scherzi >> disse Selwyn, rimasto in silenzio fino a quel momento.
<< Sicuro. Voi cosa avete combinato nel frattempo? >> chiese Merope per sviare il discorso.
<< I soliti compiti di routine >> soffiò Amycus con la sua solita smorfia cagnesca << Ammazzato qualche Babbano di troppo o nel migliore dei casi Auror impiccioni >>
La bambina assunse uno sguardo contrariato, ma decise di non replicare. Tanto era tempo sprecato. Fece per voltarsi prima di scorgere la figura massiccia del lupo mannaro Greyback, il cui volto era semicoperto dal cappuccio della divisa da Mangiamorte, ma ciò le bastò per accorgersi della sua bocca sporca di sangue.
Per poco non vomitò.
<< Scommetto che tu eri con loro, vero? >> gli chiese, cercando di resistere dalla tentazione di andare di stomaco.
Greyback mostrò i denti insanguinati con aria di trionfo: << Come lo hai capito? >>
I seguaci intorno a lei si piegarono in due dalle risate, mentre Merope stava seriamente avendo un attacco di nausea.
<< Ok, dov’è Voldemort? Prima che vediate il mio vomito per terra… >> fece disgustata.
Tra una risata e l’altra le indicarono il punto della casa in cui il fratello si trovava.
Raggiunse il fondo della sala e lo beccò a discutere con un Mangiamorte. Non capì chi fosse, dato che era girato dalla parte del mantello, perciò avanzò nella loro direzione.
<< Ehi Tom! Hai deciso per caso quando dovremmo fare Tu-sai-cosa? >>
Voldemort non le diede risposta, ma appena bloccò la conversazione col Mangiamorte, quest’ultimo la guardò in faccia.
Merope divenne più rossa di un peperone. Si bloccò di scatto e ancorò le iridi sul fisico scultoreo che le si presentò davanti.
Solo dopo vari secondi riconobbe Rodolphus e la sua famosa abitudine di girare senza maglietta. Non poteva rimanere in quella posizione sapendo che c’erano i raggi laser di suo fratello pronti a riprenderla, tuttavia le fu difficile distrarsi da un meraviglioso panorama come quello.
<< Allora? >> esordì Rod.
Merope si riscosse a fatica e, ingenuamente, rispose: << Per me è un dieci >>
Voldemort la fissò indignato, neanche avesse detto una parolaccia.
Rodolphus invece ridacchiò di gusto: << Cosa? >>
<< Oh…! Oh, scusami! Pensavo dovessi dare un voto ai tuoi pettorali >> ammiccò maliziosa la bambina, senza perdere d’occhio quest’ultimi con occhi avidi << E ai tuoi addominali anche… Posso toccarli? >>
<< Merope! >> sbraitò il fratello a denti stretti, mentre Rod cercava di trattenere al massimo le risate.
Merope sbuffò e alzò le mani.
<< Intendevo chiederti come va >> precisò il Mangiamorte, non perdendo il sorriso << Mi hanno raccontato tutto. Sono felice che tu sia qui >>
<< Anch’io… >> disse lei, che non aveva ancora smesso di ammirare il torso nudo di Rod con la bava alla bocca.
Voldemort non ne poté più e si mise in mezzo: << Puoi andare! E fammi il piacere di metterti qualcosa addosso! >> sibilò assassino al marito di Bellatrix.
Quando tolse il disturbo, Merope guardò male il maggiore: << Guastafeste! >>
<< Tu a volte mi spaventi >> commentò Voldemort.
Merope sorrise dileggiante: << Che c’è, mi è proibito apprezzare della carne fresca? Ma come fa Bellatrix a preferire te a lui?? Salazar… quant’è figo! >>
<< Per la barba di Merlino >> disse, sbattendosi una mano sulla fronte << Ringrazia che sono felice del tuo ritorno, perché mi sta venendo voglia di ucciderti! >>
<< Spero che Gaius diventerà così in futuro. Ahhh, magari! >> aggiunse la piccola Riddle, ignorando le parole del fratello.
Questi puntò le iridi simili a fiamme infernali verso la sorella.
Si era completamente dimenticato del moccioso e aveva rimosso dalla mente quanto gli facesse calare l’umore ogni volta che Merope lo nominava. Adesso che era viva, doveva preoccuparsi che Gaius le stesse lontano il più possibile. Non sopportava l’idea che la toccasse o, cosa ben peggiore, che la costringesse a baciarlo. Al ricordo di quelle fotografie deplorevoli ebbe un conato. Un ricordo forse peggiore dell’incubo avuto quella stessa notte…
<< Cambiamo argomento, è meglio. >>
<< Ah, sì! Volevo sapere se avessi deciso quando… insomma >> si guardò intorno per assicurarsi che non sentisse nessuno << Raccogliere gli Horcrux >>
<< Non avere fretta. In questi giorni ci andrò sicuramente >> le rispose truce.
Merope aggrottò la fronte: << Devo esserci anch’io! >>
<< Già… non sono ancora sicuro di portarti all’avventura con me >>
Voldemort lesse lo sconforto negli occhi della sorellina, ma non poteva farci niente. Aveva il terrore che le succedesse qualcosa di brutto e se così fosse stato non si sarebbe mai perdonato.
La bambina, però, non la prese bene: << Ieri sera mi hai detto che mi avresti portata insieme! >>
<< Lo so, ma stanotte ci ho riflettuto su e… >>
<< Ti preoccupi troppo! Cosa dovrebbe accadermi? Guarda che rischio di più se resto da sola in casa! Voglio venire con te, ti prego! >>
Il Signore Oscuro sbuffò esasperato. Si era dimenticato del temperamento odioso della sorellina.
<< E poi quando andremo a prendere il diadema a Hogwarts voglio salutare il mio fidanzato… è da tanto che non lo vedo! >> esclamò di getto, guadagnandosi la furia animosa di Voldemort a frase detta.
<< Quindi vuoi venire con me soltanto per rivedere quel pervertito? Va bene, ti ho già capita. >> ringhiò il mago oscuro, che come aveva previsto appena udì nominare quell’essere il suo umore calò bruscamente.
Possibile che non riusciva a fare a meno di pensarlo?? L’unico di cui doveva importarle era suo fratello, nessun altro!
Merope alzò gli occhi al cielo: << Non ho detto questo! E piantala di chiamare Gaius pervertito! >>
<< Lo chiamo così perché è la verità >>
<< No, lo chiami così perché sei geloso! Il suo nome è Gaius ed è il mio fidanzato, fattene una ragione! >>
Ci volle poco che Voldemort non la mandasse a quel paese, ma prima che la liquidasse con sgarbo Selwyn si avvicinò incuriosito.
<< Mi scusi, mio Signore >> soffiò timidamente per poi scoccare uno sguardo d’intesa alla bambina << Ho sentito che parlavate di mio nipote >>
<< Se intendi il depravato, hai sentito bene >> commentò acido il Signore Oscuro, raggiunto dall’occhiataccia della sorella.
Selwyn fece finta di niente e disse a Merope: << Devo informarti di una cosa >>
<< Sono tutta orecchi! Ha a che fare con il mio bambolotto? >>
Voldemort provò ripugnanza, ma non lo diede a vedere.
<< Esatto. Ma… forse è meglio che ti sieda >> esalò in tono prevenuto. La bambina lo fissò confusa.
<< Che è successo? >>
<< Ehm… >> Selwyn incrociò le pupille sanguigne di Voldemort, il quale fece intendere di voler ascoltare pure lui, con inaspettato interesse << Siediti, per favore. >>
Merope ubbidì, chiedendosi cosa avrebbe dovuto dirle di così complicato. All’improvviso divenne il centro dell’attenzione di tutti, perché il resto dei Mangiamorte si avvicinò per la curiosità.
<< Potresti sbrigarti? >> chiese imbarazzata.
<< Be’, da dove comincio? >> grugnì Selwyn a braccia conserte.
La bambina si sentì come se la stesse rimproverando.
<< È accaduto un macello >>
<< Un macello in che senso? >> deglutì Merope.
L’uomo proseguì, sapendo di avere decine di paia di occhi, tra cui quelli del suo Padrone, rivolti nella sua direzione: << Parto dall’inizio, allora. Innanzitutto Gaius ha scoperto che sei morta >>
Merope spalancò le palpebre e la mascella, inorridita: << L’ha scoperto?? Ma come?! >>
Voldemort pensò subito a Piton, ma Selwyn lo fece ricredere.
<< È stato Malfoy a dirglielo… >>
Sospiri di sorpresa si levarono nell’aria.
<< Draco?? >> la piccola balzò dalla poltrona << Ma è un idiota! Perché gliel’ha detto? >>
<< Non ne ho idea >> replicò contrariato il Mangiamorte.
Merope andò su tutte le furie: era consapevole che prima o poi l’avrebbe scoperto, ma adesso che era tornata in vita giudicava perfettamente inutile riferirglielo. Non comprese per quale assurdo motivo Malfoy gliel’avesse spifferato.
<< Oh mio Dio, Gaius! Come sta lui? Hai saputo qualcosa? >>
Qui Selwyn assunse un’espressione che valeva più di mille parole. Merope ebbe la sensazione di morire dai sensi di colpa.
<< Ha pianto dal dolore, poverino? Ahahah! >>
<< Sta’ zitto, Rosier! È stato molto male >> rispose poi alla bambina << Per giorni ha smesso di studiare, tant’è che hanno chiamato i suoi genitori, ovvero mia sorella e il marito. >>
Merope trattenne il respiro e cercò di non piangere. A causa del proprio egoismo Gaius non si stava impegnando a scuola e stava soffrendo. Per tale consapevolezza si odiò profondamente.
<< Oh no… >>
<< E non è tutto >> rincarò la dose il mago << Ha dovuto spiegare perché era così abbattuto e quindi ha rivelato loro della sua relazione con te >>
<< S-sul serio? >> balbettò Merope, triste.
<< Non gliel’aveva detto, eh? >> s’intromise Voldemort, tutt’altro che commosso << Si vergognava di te? >>
Merope sbottò: << Non si vergognava di me! >>
<< Più che altro aveva paura della loro reazione >> disse Selwyn alla bambina << E direi che aveva ragione… >>
<< Perché, che hanno fatto?? >> ora Merope sentiva una brutta pressione addosso. Lei era felicissima con Gaius, era il suo principe azzurro, non voleva che nessuno ostacolasse il loro amore, nemmeno suo fratello!
Il viso di Selwyn però sembrava trasparire l’opposto di quel che sperava lei, e il fatto che ci fosse il Signore Oscuro ad assistere non lo aiutava.
<< Non erano affatto contenti che stesse… con la sorella del Signore Oscuro… non so se hai capito. Specie mia sorella… non l’ha presa bene. >> non avrebbe voluto aggiungere l’ultimo dettaglio, ma il suo Signore era un Legilimens perciò era inutile mentire.
<< Cosa?? >>
Vodemort rise a crepapelle, in maniera perfida e malvagia.
Merope gli lanciò uno sguardo di indignazione: << E tu che hai da ridere?? >>
<< Vorrei proprio conoscere tua sorella, Selwyn >> sibilò gelido mentre si versava dell’acquaviola in un bicchierino << E farle presente di come il suo caro figlioletto sia un lurido pervertito. È evidente che non se ne sia ancora accorta. Rivedrei un po’ i metodi educativi, se fossi in lei. >>
Merope sbatté esasperata le braccia lungo i fianchi: non ce la faceva più a sentirlo parlare in quel modo del suo fidanzatino.
<< Il problema è un altro, Tom! È che al solito mi giudicano soltanto per essere tua parente! Mi sono proprio rotta le scatole! >>
<< E in tutto ciò >> continuò Selwyn schiarendosi la gola << Si è infuriata col sottoscritto perché a detta sua “avresti dovuto far ragionare Gaius sulle conseguenze di tale comportamento” >> scimmiottò alla fine, in tono irritato.
Voldemort rise di nuovo, ma con meno crudeltà: << Potresti riferirle che il Signore Oscuro si trova perfettamente d’accordo? >>
Merope digrignò i denti e gli lanciò un’occhiata furente: << Ma come si permette di comandare sulla vita di Gaius?? >>
<< Be’, sai… è la madre >> puntualizzò Codaliscia, sarcastico.
<< Non può mica decidere di chi si può innamorare! Selwyn, dì a tua sorella che se pensa che io lasci Gaius per un suo capriccio si sbaglia di grosso! >> esclamò Merope.
Selwyn le rivolse uno sguardo eloquente, prima di essere interrotto da Voldemort.
<< E se anche io lo volessi? >> le soffiò minaccioso.
Ma Merope rispose con prontezza: << Sei consapevole del fatto che io e lui ci sposeremo e avremo tanti figli? >>
<< Ne sei così sicura? >> Voldemort esibì un ghigno divertito. I Mangiamorte si aggregarono e scoppiarono a ridere tutti insieme generando un’ondata vocale spacca-timpani.
La bambina divenne rossa dalla rabbia: << Sì, ne sono sicurissima! E tu, fratellino, sarai in prima fila al mio matrimonio! Anzi, accanto a te metterò la mia futura suocera e io e Gaius ci faremo beffe di voi! >>
<< A questo punto non credo proprio che verrebbe >> sbuffò Selwyn.
<< Mi dici come dovrei fare per entrare nelle sue grazie?? >>
<< Magari lasciarlo >> propose retorico Yaxley.
Ovviamente Merope lo ignorò, ma d’un tratto le si accese una lampadina.
<< Va bene, allora chiamerò la mia prima bimba col suo nome! Così sarà contenta, no? Le concedo questo privilegio. >> dopo aver ricevuto l’espressione scettica del Mangiamorte, aggiunse << Come si chiama tua sorella? >>
Selwyn roteò le pupille, pensando fosse solo una perdita di tempo: << Artemisia. >>
In quell’esatto istante, Voldemort si strozzò con l’acquaviola.
Aveva sentito bene o lo aveva immaginato?
<< Com’è che si chiama?? >> gli chiese sotto shock.
Il seguace ripeté il nome e il Signore Oscuro rimase talmente attonito che fece cadere a terra il bicchierino, frantumandolo in mille pezzi.
Non poteva essere una coincidenza… la ragazzina nel sogno aveva detto di chiamarsi Artemisia, ora scopriva che la madre del pervertito aveva lo stesso nome…
Tentò con tutte le sue forze di convincersi che non fosse reale. Era assurdo, impossibile… non poteva essere vero! Però i pezzi combaciavano alla perfezione: il veggente francese che gli predisse che si sarebbe sposata e avrebbe avuto tre figli col moccioso, poi l’incubo in cui la giovane “Missy” si autoproclamava figlia di Merope…
Appena gli piombò addosso la consapevolezza di aver sognato il futuro, e che ciò significava che davvero Merope avrebbe sposato Gaius, divenne isterico. Non si domandò nemmeno come avesse fatto a predirlo pur non essendo in alcun modo un chiaroveggente, profeta o chicchessia, che si precipitò adirato dalla sorellina.
<< Che c’è? >> Merope restrinse le pupille allo sguardo da diavolo del fratello.
<< Tu non vedrai più quel pervertito! >> gridò.
<< Ma che ti prende?? >> la bambina non capì da dove venisse tanta collera. Non si era mai mostrato così le altre volte che parlavano di Gaius.
<< So io cosa mi prende! D’ora in poi voi due sarete perfetti estranei! >> Voldemort non poté spiegare bene la faccenda e non ne aveva intenzione. Da quel momento era deciso a non far avvicinare più il lurido pervertito alla sorella.
Merope si dimenò furiosa: << Sei impazzito?? Neanche per sogno! >>
<< Tecnicamente già lo sono >> si mise in mezzo Selwyn, ricevendo dalla piccola un’occhiata assassina.
<< Che diavolo dici?? >>
Selwyn annuì: << Lui pensa che sei morta. Quindi in teoria siete già ex… >>
<< Ma…! >> Merope non era affatto della stessa opinione, però il Mangiamorte non la lasciò concludere.
<< E poi non è finita qui. >> sospirò l’uomo, preparandosi all’ondata emotiva che avrebbe generato la notizia << Qualche giorno fa Gaius mi ha spedito una lettera e mi ha riferito che… gli è accaduta una cosa… >>
Merope acquistò attenzione, perché il tono del Marchiato non presagiva nulla di buono.
<< Si è finalmente reso conto di essere un piccolo maniaco? >> disse Voldemort, che scoccò uno sguardo malevolo alla sorella.
<< No… >> rispose Selwyn << Ecco… non so se posso dirlo >>
<< Così mi spaventi! Cosa diavolo è successo?? >> la bimba lo implorò di proseguire.
Era indubbio che il Mangiamorte non volesse aggiungere altro, per di più penetrato dagli sguardi curiosi dei colleghi, tuttavia si vide costretto a parlare: << Mi ha confidato che una sua compagna lo ha… ehm… circuito >>
Voldemort e gli altri sollevarono le sopracciglia, non sapendo se ridere o fare i finti tonti.
L’unica che non aveva compreso fu Merope: << Che vuol dire? >>
Selwyn sapeva che non era argomento di cui discutere con una bambina di nove anni. Difatti Voldemort gli lanciò occhiate d’avvertimento e i compagni si coprirono la bocca per non scoppiare a ridere.
<< Oh, niente… >>
<< Niente?? >> Merope iniziò a scaldarsi. Aveva percepito l’atmosfera pesante e lo sguardo di Selwyn era fin troppo chiaro << Dimmi cosa significa! >>
<< Come dire? Una mattina Gaius stava piangendo per te… Poi una compagna- si chiamava Kassee se non mi sbaglio -lo ha raggiunto vicino la Foresta Proibita e… >>
Aveva paura di continuare, ma non valeva la pena tirarla per le lunghe. Dato che a quel punto anche Lord Voldemort risultò interessato, sputò il rospo: << Insomma… senza il suo permesso gli ha toccato una parte che non doveva toccare… >>
Sperò non avesse afferrato, d’altronde tenne per scontato che la sua innocenza avrebbe preservato il peggio. Dopo qualche secondo sentì gli esulti e gli applausi dei presenti, che sotto i baffi sghignazzarono maliziosi.
Voldemort parve sorpreso, ma suo malgrado assunse una smorfia d’ilarità. Invece Merope s’immobilizzò con gli occhi fissi davanti a lei; sembrava essersi tramutata in una statua di sale.
Mentre i Mangiamorte, raggiunti dai rimproveri visivi dello zio di Gaius, non la smettevano di ridacchiare, la bambina strinse i pugni talmente con violenza che le ossa per poco non le si rompevano. Il suo volto si contorse dall’indignazione.
Aveva capito benissimo ciò che intendeva Selwyn.
All’improvviso si udì un forte terremoto che fece tremare tutta la casa.
I presenti, terrorizzati, cercarono di reggersi da qualche parte, mentre Voldemort riprese la sorella con lo sguardo e la intimò di calmarsi.
Facile a dirsi… a quell’ordine si arrabbiò ancora di più.
<< Ehi, fermati! >> la pregò Travers che sperò fino all’ultimo che il soffitto non cedesse.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, Merope esplose: << QUELLA GRANDISSIMA…! >> seguì una parolaccia dispregiativa verso le donne che accapponò la pelle dei Mangiamorte e che fece sgranare le palpebre al fratello. In contemporanea la sala in cui si trovavano fu protagonista di numerose esplosioni generate dalla rabbia della bambina, riducendola molto male.
I seguaci di Voldemort tremarono sconvolti.
<< Sei posseduta, per caso?? >> sbottò Amycus.
<< C-come ha potuto… ME LA PAGHERA’ QUELLA BRUTTA SGUALDRINA! >> esclamò lei a denti stretti.
Il fratello non l’aveva mai vista tanto nervosa, tuttavia per lui la situazione non appariva così tragica come voleva farla intendere: << Tieni a freno i tuoi poteri! Non starai esagerando un pochino? >>
Merope si voltò verso Tom con una faccia assatanata: << ESAGERANDO? TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HA FATTO QUELLA POCO DI BUONO?? >>
<< Sì. E sentiamo, quale sarebbe il problema? >> rispose serio Voldemort.
Selwyn e Merope gli rivolsero un’occhiata contrariata.
<< QUAL E’ IL PROBLEMA?? >> urlò Merope << IL SUO UCCELLINO E’ SOLO MIO! >> quando si rese conto di aver sparato la cavolata più grossa della sua vita si tappò la bocca, ma era troppo tardi perché Voldemort e i suoi seguaci la stavano già fissando traumatizzati << C-cioè… Gaius! Gaius è solo mio…! >>
<< Vado a lavarmi le orecchie col Fuoco Ardemonio >> commentò Avery.
<< Mi associo >> disse Codaliscia a bocca aperta.
Selwyn, seppur scioccato più degli altri, fece orecchie da mercante. Ciò non valse per Tom Riddle che avrebbe voluto soffrire di perdite di memoria.
<< Non badate alle stupidaggini, adesso! Quella lurida di Kassee ha fatto del male al mio principe! Sapevo che dovevo tenerla d’occhio… quando ero a Hogwarts faceva la gatta morta nonostante lui fosse con me! Giustamente ha approfittato della mia assenza! Il mio Gaius… chissà cos’ha provato… >> borbottò triste.
I Mangiamorte scoppiarono di nuovo a ridere.
<< Avrà provato solo piacere! AHAHAHAH! >>
<< Come?? E cosa te lo fa credere?? >> disse Merope a Macnaire.
<< Sveglia! A noi maschi piacciono queste cose! Devi ancora crescere, tesoro! >> soffiò Amycus, sghignazzando.
Merope corrugò la fronte, confusa. Cercò aiuto in Voldemort che però non diede segno di obiettare.
<< Già. Se era una bella ragazzina della sua età non avrà resistito >> si aggregò Rodolphus.
<< Guardate che ha detto espressamente che non l’ha gradito! >> fece Selwyn, incredulo per le cazzate propinate dai compagni.
<< E tu ci credi? Ahahahah certo, come no! >>
<< Che vorreste dire con questo?? >> sbottò Merope.
I Mangiamorte si scambiarono sguardi d’intesa col sorriso sulle labbra. Merope rischiava di sbottare malamente alla vista delle loro espressioni poco serie, ma poi si fece avanti Amycus.
<< A 11 anni i ragazzini hanno occhi solo per le coetanee più sviluppate >> spiegò con fare saccente, guadagnandosi il silenzio indignato della bambina e i grugni divertiti degli altri colleghi.
<< Quando dici “sviluppate” intendi di cervello, vero? >> gli chiese, il timbro minaccioso di chi però aveva capito cosa volesse dire.
Amycus non riuscì a non piegarsi in due dal ridere: << No >>
Tutti si unirono alle risate, tranne Selwyn e Voldemort, mentre Merope si guardava il petto e veniva investita da un odio senza precedenti.
<< Mi state dicendo che io non sono sviluppata?? >> sibilò digrignando i denti e arrossendo.
<< Ah, perché, era un segreto? >> rise Travers, al che Merope scattò la testa verso di lui << Si sa che a quell’età i maschi guardano le più grandi, e tu non solo hai nove anni e sei piatta come una mazza di scopa, ma sembri anche più piccola! >>
Altre risa echeggiarono nella sala e la bambina era arrivata a un punto di non ritorno.
Fissò in maniera inquietante il Mangiamorte per poi replicare: << Hai qualcosa sulla faccia >>
<< Eh? >>
<< Questo! >> Merope gli tirò un pugno sul naso.
<< AH! MA CHE DIAMINE! >> esclamò il mago dal dolore.
Voldemort si sbatté una mano sulla fronte e i Mangiamorte si ammutolirono di colpo.
<< Bene, c’è qualcun altro che ha voglia di spararla grossa?? >> li avvertì Merope, velenosa.
<< Ma è la verità >> disse uno di loro, prontamente raggiunto dai raggi mortali della bambina.
<< Gaius stesso non sopporta quella sciacquetta da quattro soldi, anche se è sviluppata, ve lo posso assicurare! >>
<< Ciò non toglie che gli sarà piaciuto sicuramente >> aggiunse Codaliscia, sogghignando.
<< Perché voi lo conoscete, certo! >> rispose sarcastica e indignata insieme.
Voldemort s’intromise: << Da bravo pervertito quale è… >>
Merope divenne ancora più rossa di prima: << L’unica pervertita qui è Kassee! A Gaius non piacciono quelle cose, e io non mi sono mai permessa di toccarlo! Giuro che appena la vedo la strangolo, quella brutta pu-…! >>
<< Ti proibisco di usare questo linguaggio in mia presenza! >> la sgridò il fratello.
<< Be’, non puoi negare che lo sia! >>
<< Invece secondo me lui c’è stato alla grande… per di più pensa che sei morta, niente ci attesta che l’abbia rifiutata come decanti tu. >> muggì Yaxley.
Merope ebbe un mancamento. Il fatto che fossero così sicuri che Gaius l’avesse assecondata iniziò a preoccuparla.
Lei si fidava di lui, non era tipo da fare certe schifezze… però la convinzione dei Mangiamorte sul presunto piacere maschile nei confronti di tali trattamenti la destabilizzò. Ma ciò che la rese più triste era che, in caso fosse stato vero, non avrebbe potuto definirlo un tradimento, visto che il Serpeverde aveva appena scoperto del suo suicidio.
Non trovando altri appigli oltre suo fratello, si voltò con uno sguardo da cucciolo ferito: << Dì qualcosa! >>
<< Cosa dovrei dire? >> chiese con l’aria di chi stesse godendo della cattiva reputazione del moccioso.
<< Che non è vero quello che insinuano… che Gaius non l’ha assecondata! >>
Voldemort rimase in silenzio e la guardò scuotendo il capo, dandole implicitamente la conferma del contrario.
Quale occasione migliore per farli dividere? Qualunque fossero state le conseguenze, non avrebbe mai permesso che il futuro da lui predetto si avverasse. Non sarebbe esistita nessuna cerimonia matrimoniale, nessuna mocciosa di nome Missy e nessun altro figlio in comune con quel piccolo pervertito.
Non gli avrebbe mai permesso di possederla perché sapeva che non sarebbe stata la persona giusta per lei. O meglio, nessuno lo sarebbe stato.
Merope venne colpita da una crisi di pianto infinito.
In poco tempo il pavimento fu sommerso da migliaia di lacrime e il maggiore, sebbene non sopportasse di vederla ridotta in quello stato, non si preoccupò di consolarla. Lasciò che si sfogasse nella speranza che magari, alla fine, nascesse in lei un sentimento di puro astio contro il marmocchio.
La bambina scappò al piano di sopra con gli occhi pieni di lacrime.
<< ASPETTA! >> gridò Selwyn << Non starli a sentire! Ma che bravi, davvero complimenti! >> disse ai colleghi una volta sparita dietro la porta.
<< Be’, si è offesa per un’ovvietà >> puntualizzò Amycus, seguito dall’assenso generale.
Selwyn divenne nero: << Vi sfido a leggere la lettera di mio nipote e a dedurre che gli sia piaciuto! >>
<< E tu da cosa deduci che delle parole scritte su una pergamena siano vere? Non sono mica imbevute di Veritaserum. >> sibilò Lord Voldemort, lo sguardo minaccioso diretto verso il seguace << Mi commuove il tuo voler difenderlo a tutti i costi, ma sai come la penso sulla sua relazione con mia sorella… >>
Selwyn deglutì al tono d’avvertimento del Padrone.
Purtroppo non aveva la possibilità di opporsi, sarebbe significata morte certa…
<< Mi auguro che, dopo questa, Merope la smetta di stare dietro a quel piccolo depravato. >>
La sala fu invasa dal silenzio teso dei Mangiamorte, tra cui lo zio di Gaius, che annuì nonostante dentro di sé traboccasse di sdegno.



 

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Capitolo 61
*** CAPITOLO 61 ***


Superare

Quando il Signore Oscuro raggiunse la sorellina, la trovò a rovistare in fretta e furia in un armadio dopo aver già messo a soqquadro tutta la stanza.
Era alquanto agitata. Sembrava stesse cercando qualcosa di estrema importanza.
<< Cosa stai combinando? >> le chiese in tono gelido, puntando gli occhi rosso-sangue verso di lei che si voltò visivamente triste e arrabbiata.
Non si aspettava che la seguisse e di sicuro non avrebbe voluto.
<< Non riesco a trovare… delle cose di mia proprietà >> rispose evasiva.
I suoi smeraldi erano ancora lucidi, tuttavia le sue guance s’infiammarono di colpo all’occhiata ambigua del fratello.
Questi richiuse la porta e la guardò con un sorrisetto malizioso: << Parli delle foto di te e del tuo spasimante che mi hai nascosto? >>
Merope ebbe l’impulso di sotterrarsi viva. Lo fissò imbarazzata, prima di diventare ancora più rossa: << Le hai viste?? >>
<< Me le ha mostrate Selwyn, a dire il vero >> rispose Voldemort, che venne attraversato da un brivido di disgusto << Devo ammettere che è stata una mossa saggia >>
<< Appunto. Secondo te perché le ho nascoste? >> gli chiese retorica.
Sapeva che Voldemort non sopportasse affatto Gaius. Per come era possessivo nei suoi confronti non avrebbe retto molto la vista dei due mentre si baciavano appassionatamente.
<< Non giudicarmi >>
<< Non ti sto giudicando. >> sibilò in tono contraddittorio. Il modo in cui la guardò in quel momento non aveva eguali << Ma preferirei non ci fossero segreti tra noi >>
Merope spalancò gli occhi con fare indignato. Di solito lui non scherzava mai, ma stavolta era certa che fosse ironico… altrimenti sarebbe risultato un totale imbecille.
<< Mi prendi in giro? Tu odi il mio fidanzato! Se le avessi viste, come minimo saresti piombato a casa sua e lo avresti costretto a lasciarmi! >>
Voldemort rimase zitto e cercò di non mostrare l’espressione colpevole dipinta in faccia. Il bello era che lo aveva fatto davvero, per un altro motivo ma lo aveva fatto…
Non ebbe il coraggio di incrociare le sue pupille innocenti. Il solo pensiero che lo scoprisse per poi non perdonarlo lo terrorizzava.
<< A cosa ti servono quelle foto? >> le domandò per cambiare discorso.
La bambina sospirò amareggiata e si sedette ai piedi del letto. Il fratello le si mise accanto e le cinse le spalle per confortarla, seppur il suo volto scurito non cambiò tenore.
<< Volevo spedirgli una lettera e dirgli che sono tornata in vita >> esordì dopo qualche minuto.
Voldemort andò in collera.
Sperava che da quel momento avesse deciso di dimenticarlo, invece doveva fare i conti con la poca dignità della sorella. Si chiese cosa la spingeva a cercare un moccioso dai cattivi intenti quando aveva già un fratello che non desiderava altro che proteggerla.
<< Una lettera? >> ringhiò, ma Merope non ne colse l’intonazione minacciosa, perciò proseguì.
<< Poi volevo aggiungere una foto che ci siamo fatti a Hogwarts come prova che fossi davvero io… oh, Tom! Starà passando l’inferno… e tutto per una sgualdrina! >>
<< Tks… La cosiddetta solidarietà femminile >> commentò lui in maniera sarcastica, ma non generò alcun moto d’ilarità in Merope anzi, contribuì a innervosirla maggiormente.
<< Non posso essere solidale con una ruba-fidanzati! Specie sapendo che ha fatto del male al mio principe azzurro! >>
Voldemort assunse una smorfia divertita: << “Del male” >>
<< La pensi anche tu come i tuoi seguaci ignoranti?? >> Merope lo fissò crucciata, mentre il maggiore scuoteva il capo e le rivolgeva uno sguardo di fuoco.
<< Da qui a parlare di violenza ce ne passa >>
La piccola Riddle trattenne il fiato e s’infuriò così tanto che si staccò da lui e gli diede le spalle. Cosa ci vedeva di piacevole in quella faccenda? Non poteva certo mettersi nei panni di Gaius e parlare a suo nome!
<< Inutile che ti offendi, sorellina >> soffiò dolcemente, guadagnandosi la totale indifferenza di Merope << I maschi sono fatti così >>
<< Tranne Gaius! Lui non è così! >> rispose a tono.
Voldemort roteò le pupille simili a laghi di sangue e la raggiunse, ma lei gli tenne sempre le spalle.
<< Ti posso assicurare che tutti i maschi sono uguali >>
Merope finalmente si voltò. Aveva gli occhi socchiusi e pieni di rabbia.
<< Lo sai? Forse hai ragione! Infatti mi ricordo quando venivano a casa quelle sciacquette di Walburga e Lucretia e tu le assecondavi come un cagnolino! >>
La frecciata andò dritta a segno.
Vide Voldemort offendersi alla sua insinuazione, e subito mutò di umore. Era il suo obiettivo farlo sentire alla pari di un essere umano qualunque, di farlo sentire più piccolo di quanto ostentasse.
Ancora credeva di essere al di sopra del resto del mondo, una divinità celata sotto le spoglie di un uomo dall’anima distrutta… ma Merope non l’avrebbe mai considerato tale.
<< Cosa pensi che facessi con loro? Di sicuro non le sbaciucchiavo come faceva il pervertito con te. >> rigirò la frittata, visivamente punto nell’intimo.
Merope sbuffò forte. Era evidente che avesse cambiato argomento per convenienza. A volte non lo sopportava proprio.
<< Quindi per te che Gaius mi abbia dato dei semplici baci è motivo di scandalo, ciò che ha fatto Kassee a lui non vuol dire nulla, invece?? >>
<< Forse non ti è chiaro un piccolissimo dettaglio >> ringhiò Voldemort, le iridi rosse che la penetravano da ogni parte << Tu sei femmina, lui è maschio. >>
La bambina gli scoccò un’occhiata indescrivibile. Le veniva sia da ridere che da piangere: << E questo che cavolo dovrebbe significare?? >>
Simili discorsi non riusciva davvero a tollerarli. O era lei limitata, oppure il fratello maggiore pensava di vivere nel Medioevo.
<< Che le cose sono diverse >> spiegò in parole povere, ma in un tono che non ammetteva repliche.
<< Ehm, no. >> rispose categorica Merope << Direi proprio di no. >>
<< Devo farti un disegnino? >>
<< A quanto pare mi serve. >>
Il Signore Oscuro si alzò dal letto all’improvviso e la bruciò viva con lo sguardo: << Al maschio non serve il consenso, alla femmina sì >>
Merope lo fissò peggio di prima.
Sul serio doveva ascoltare quelle scemenze?
<< Secondo quale logica? >> la bimba suo malgrado ridacchiò di gusto.
<< Della natura. >>
<< Oh Salazar. >> soffiò incredula << Che mi tocca sentire. >>
<< La verità fa male, ma è pur sempre la verità >> commentò Voldemort sorridendole maligno << Per questo esigo che il tuo “principino” non si avvicini a te entro limiti prestabiliti. >>
Quel giorno era insolitamente caldo, tuttavia la piccola Riddle sentì ribollirle così tanto il sangue da accaldarsi più del normale.
Non riteneva possibile che il maggiore avesse quella mentalità retrograda.
<< Cioè, sei veramente convinto che Gaius mi costringesse a baciarlo?? >>
Voldemort annuì, e Merope pensò fosse impazzito del tutto.
<< Allora non mi conosci affatto, fratellino! >> esclamò la bimba << La maggior parte delle volte glielo chiedevo io. >>
<< Perché ti abbindolava per bene >> sibilò severo il fratello, non lasciando ribattere Merope che avrebbe potuto ammazzarlo in quell’istante << Ma adesso che sei con me non avrà il coraggio di fare nulla. >>
La sorella sbatté i piedi dalla frustrazione: << Uffa, non potevo nascere maschio e risparmiarmi certi discorsi che non stanno in piedi?? >>
In quel momento Voldemort la guardò negli occhi e le si rivolse con una tremenda serietà: << Niente affatto. Contavo tantissimo che fossi una femmina. >>
La sorella si ammutolì, presa alla sprovvista: << E perché? >>
<< Un altro maschio in casa lo avrei visto come un rivale. Avevo già in mente qualche stratagemma per farti fuori, nel caso… Al contrario una femmina non sarebbe mai stata una minaccia. >>
Merope spalancò la mascella fino a terra. Era indecisa se indignarsi di più per la sua considerazione sulle femminucce o per aver rischiato di morire il giorno della propria nascita se fosse stata del sesso opposto.
<< Ahaha! Questa è buona! Per un attimo ho pensato dicessi sul serio! >>
Il fratello però la fissò truce e lei smise di ridere.
<< Dicevi sul serio… Per Merlino, eri psicopatico fin da piccolo! >>
<< Avevo le mie ragioni >> si giustificò Voldemort << Però alla fine le mie preghiere sono state esaudite >>
Quella frase, inconsapevolmente e nonostante fosse arrabbiata, la fece arrossire. Forse per il modo in cui glielo aveva detto o come l’aveva guardata nel mentre… sta di fatto che le ci volle qualche secondo per riprendersi. Non aveva timore del volto e delle pupille da serpente. Merope riusciva a guardare oltre, dentro di lui. Del resto non le importava, nemmeno della sua visione maschilista della donna.
Le sue guance erano diventate roventi, così distolse lo sguardo e balbettò: << I-io… Tom, lo so che in tutti questi anni ti sei preso cura di me e che nei miei confronti ti sei comportato sempre come un papà… so che vuoi proteggermi, ma ti assicuro che Gaius non mi ha mai forzato a fare nulla. Non è un pervertito! >>
Il Signore Oscuro la scrutò dall’alto, osservandola con attenzione, conscio che la sorellina non avrebbe mai potuto immaginare la reale portata dei suoi sentimenti.
Era naturale che parlasse così del fidanzatino, ma Merope era la sua famiglia, l’unica persona che a sua volta l’amasse veramente. Non riusciva a gradire a pieno l’idea di un futuro senza di lei, che fosse assente nella sua vita per magari crearsi una propria famiglia…
E se a lungo andare l’avesse dimenticato?
Attese che continuasse. Non aveva voglia di ribattere su ciò che era in grado di procurargli solo sofferenza.
Ma Merope riprese a sospirare afflitta e a fare avanti e indietro per tutta la stanza.
<< Cosa ti prende ora? >>
<< Sto pensando a ciò che ha detto Selwyn… >> disse, buttandosi un’altra volta ai piedi del letto << Io sono sicura che il mio bambolotto mi ama ancora, però ho molta paura che leggendo la mia lettera non mi perdonerà, dopo ciò che ho fatto! >> Merope ebbe un ulteriore infarto << E se quella brutta strega di Kassee ne approfittasse per portarmelo via con l’inganno?? Se lui smettesse di amarmi…? >>
<< Per l’amor del cielo, Merope, hai quasi nove anni! Dovresti giocare con le bambole, non con i “bambolotti”! >> sibilò il fratello, allibito.
Ma la piccola iniziò a piangere e Voldemort tirò un grosso respiro paziente.
<< Io voglio sposarlo e avere tanti bambini con lui! >> esclamò tra le lacrime, guadagnandosi lo sguardo infastidito del Signore Oscuro.
Vi era la possibilità che tutto ciò si avverasse, e al solo pensiero gli venne un nodo nello stomaco.
<< S-secondo te… è vero quello che dicono i Mangiamorte? >> gli chiese, tentando di fermare i singhiozzi incessanti << A Gaius è piaciuto c-ciò che ha fatto Kassee? >>
Voldemort per canto suo avrebbe preferito non rispondere, d’altronde però il suo più grande desiderio era farle levare definitivamente dalla testa il ragazzino.
<< A mio parere è molto probabile. >>
<< No! Io mi fido di lui! >>
<< Contando il fatto che lui è convinto che sei morta, e quindi non state più insieme, non mi sorprenderebbe se a quest’ora si sia messo con lei >> rincarò la dose il Signore Oscuro, lasciandola pietrificata sul posto e indecisa se scoppiare di nuovo in una fontana o morire dentro.
<< No… non ci posso pensare! Gli devo spedire subito la lettera. Tom, aiutami a scriverla! >>
Fece per precipitarsi alla scrivania quando Voldemort la bloccò con la forza, guardandola dritta negli occhi nella speranza che si calmasse una volta per tutte.
<< Ti sei dimenticata forse del vero motivo per cui sei qui? >> le domandò severo, mentre la bambina lo scrutava afflitta << Sei tornata sulla Terra per aiutarmi con i miei Horcrux. >>
Merope non fiatò. Effettivamente aveva deciso di tornare soltanto per il bene del fratello… a Gaius non aveva proprio pensato. La verità era che se non fosse stato perché era costretta, non sarebbe scesa.
All’improvviso si sentì un’orribile egoista. Aveva spezzato il cuore al suo fidanzatino e sicuramente non avrebbe voluto più avere niente a che fare con lei. Ora si sentiva persa, sola, svuotata, senza la sua dolce metà…
<< Merope! >> sibilò il maggiore appena scorse altre lacrime rigarle le guance << Ciò che è fondamentale adesso è recuperare gli Horcrux! Ci andremo insieme, non sei contenta? È quello che volevi. >>
La bimba annuì, sempre sull’orlo del pianto.
<< Non perdere tempo con lui, ormai è andata così. Eviteresti molti problemi. >>
<< O-ovvero? Tu e sua madre? >> chiese retorica e, non potendo più resistere, esplose a piangere.
Voldemort d’istinto accennò un sorriso di scherno: << Esatto. Fidati, è una bella seccatura >>
<< Che consolazione… >> soffiò sarcastica, le palpebre gonfie.
<< Sei ancora piccola, sorellina. Non devi preoccuparti del tuo futuro, pensa al presente! >>
Con sua grande felicità, Voldemort scorse il volto di Merope che sembrò rassegnarsi. Si asciugò le lacrime e spense a fatica gli spasmi involontari.
In fondo il mago non aveva tutti i torti: era piccola e immatura, quando sarebbe cresciuta di sicuro sarebbe diventata una persona diversa, con un carattere differente… inoltre non poteva sapere se sarebbe durata a lungo con Gaius, seppur il suo istinto volesse continuare a dipingerlo come la sua anima gemella.
Tuttavia la sua mente si soffermò su altro, che contribuì a farla ricadere nel buio. Incrociò timidamente lo sguardo del Signore Oscuro e mormorò.
<< Riuscirò mai… a diventare mamma? >> disse in lacrime.
Voldemort non fu in grado di risponderle. Il ruolo di madre lo riteneva parecchio inutile e francamente non comprendeva il suo voler esserlo a tutti i costi. Da un po’ di tempo aveva iniziato a notare come la sorella volesse da subito bruciare le tappe, cosa che non gli andava tanto a genio.
<< Ti risponderai da sola tra qualche anno >> disse dopo qualche secondo di titubanza. Parlare di figli gli ricordava ogni volta il sogno della notte precedente ed era una tortura. Per fortuna le circostanze stavano volgendo dalla parte giusta.
<< Io voglio diventare mamma! >> insistette Merope con aria triste.
<< Quindi volevi sposare il moccioso solo per fare figli? >> la canzonò il maggiore, che ricevette lo sguardo offeso della bimba.
<< No, certo che no! >>
A Merope piaceva davvero Gaius… Però non vedeva l’ora di avere dei bambini con lui. Aveva passato troppo tempo nell’aldilà per colpa di quei due Auror che la uccisero a sangue freddo, togliendole l’opportunità di vivere e crearsi una famiglia. Non sopportava il fatto di essere piccola… voleva essere una donna a tutti gli effetti, diventare grande!
<< Ricordati che posso leggerti nella mente >> sorrise maligno il mago oscuro << Sei così ossessionata? Spero che quando crescerai la tua maggior ambizione non sarà fare da incubatrice >>
<< Incubatrice? Essere mamma è la cosa più bella del mondo! >> ribatté accigliata la sorellina.
<< E tu che ne sai se non l’hai mai provato? >>
Merope allora lanciò un lungo e geloso sguardo al diario di Tom Riddle custodito sul comodino accanto al suo letto.
Non ci fu bisogno di parole. Voldemort osservò il volto di Merope che traspariva nostalgia e affetto, che mostrava la fatica di una bambina nel prendersi la responsabilità di un eterno neonato e che nonostante la mancanza di aiuto, non aveva mai mollato e gli era sempre rimasta vicino. Esattamente come aveva fatto lui quando lei era una neonata.
<< Quello non vale >> disse falsamente Voldemort.
<< Mi infilavi le mani sotto la maglietta per cercare il latte. Altroché “non vale”! >> esclamò scherzosa Merope.
<< Ah, sì? Dovevo essere proprio disperato >>
<< Cosa hai detto? >> fece arrabbiata.
<< Oh, niente >>
<< Vuoi che ti picchio come ho fatto con Travers? >>
<< Preferirei non vederti triste per un moccioso che non ti merita. >> rispose Voldemort con serietà.
Merope abbassò lo sguardo e si trattenne dal piangere per non infastidire ulteriormente il maggiore, ma lui non la giudicò anzi, cercò di tranquillizzarla.
<< Se può consolarti, io sono ancora disponibile >> sibilò sorridendo.
<< No, tu sei vecchio e poi non posso sposarti >> disse la bambina, pensierosa << Potrei riprovarci con Ian… >>
Appena adocchiò lo sguardo furibondo del fratello si rimangiò tutto: << Stavo scherzando…! A me piace solo… >> si rifiutò di continuare, altrimenti era sicura che Voldemort l’avrebbe squadrata con più collera. Ma poté risparmiarsi i suoi discorsi filosofici perché qualcuno bussò cautamente alla porta.
<< Permesso? >> chiese Codaliscia facendo capolino << Mio Signore, Bellatrix è tornata >>
<< Finalmente >> commentò Voldemort.
Merope si era dimenticata dell’esistenza di Bellatrix e ora si spiegava il motivo per cui era stata così tranquilla nelle ultime 48 ore…
Sentirla nominare le provocò molto fastidio, però sapeva che tra lei e Tom non poteva succedere nulla. Ormai aveva capito cosa provasse Voldemort per la sua luogotenente: assolutamente niente, ed era stato il fratello stesso ad assicurarglielo. Tuttavia era sempre incapace di frenare quel disgusto che la investiva ogni volta che li vedeva vicini.
Scesero gli scalini e Merope vide le due sorelle Black poco lontane, che discutevano con animo.
Incrociò lo sguardo con Narcissa e corse verso di lei sorridente.
<< Merope! Allora è vero, sei tornata! Quando me l’hanno raccontato non ci credevo! >> esclamò la mamma di Draco, in lacrime.
<< Sono contenta di rivederti! >> disse Merope, che considerava Narcissa quasi come una seconda mamma.
Non poteva affermare lo stesso su Bellatrix, la quale le lanciò un’occhiata tutt’altro che commossa.
<< Non essere troppo felice, mi raccomando >> esalò la piccola, sarcastica.
La donna aveva un’aria più sciatta e pallida del solito. Sembrava avesse passato un lungo periodo di tempo in malattia. Ma ciò non scompose di certo la sua indole sadica.
<< Ti preferivo da morta >> disse a denti stretti, prima che Voldemort la raggiungesse.
<< Vuoi subire una Maledizione Cruciatus dal sottoscritto, Bellatrix? >>
Al sibilo gelido del Padrone, Bella divenne un’altra persona. Chinò il capo e s’inginocchiò venerante, bramando il momento di averlo alla distanza di pochi centimetri.
<< Mi scusi, mio amato Signore >>
Merope fece una smorfia disgustata e Narcissa l’allontanò.
<< Hai fatto ciò che ti ho ordinato di fare? >> chiese Voldemort in tono categorico.
Bellatrix gli mostrò un sorriso crudele e annuì: << Proprio ieri, Padrone >>
<< Spero che una cosa del genere non accadi più. >>
<< Assolutamente no! >>
<< Bene, così mi piaci >> asserì il Signore Oscuro, dandole una pacca sulla spalla.
La bambina s’imbestialì a quel gesto fin troppo amichevole e li raggiunse.
<< Potrei sapere di cosa state parlando?? >>
<< Merope, non sono argomenti per bambini della tua età! >> la riprese Narcissa, consapevole di come avrebbe reagito se avesse scoperto il fatto.
Merope però li squadrò maggiormente: << Non devo pensare male, vero? >>
Voldemort la fissò esasperato, perciò preferì non risponderle. Invece Bellatrix, pur di levarsela di torno, la accontentò.
<< Un paio di settimane fa ho scoperto di essere incinta >> rivelò la strega, lasciando una Merope più interdetta che mai.
Spalancò la mascella fino a terra e mugugnò: << T-tu… incinta?? >> poi guardò sospettosa il fratello e chiese << E di chi? >>
Bellatrix avrebbe voluto seriamente distruggerla in quell’istante, d’altronde Voldemort era della stessa stregua.
<< Per Salazar! >>
<< Secondo te?? Di mio marito! >> sbraitò la Mangiamorte, anche se aveva tanta voglia di prenderla a parolacce.
Merope tirò un grosso sospiro di sollievo: << Grazie al cielo! >>
<< Merope! >> fece Narcissa, imbarazzata.
<< Dicevo, sono rimasta incinta e per un po’ non ho potuto lavorare >> proseguì Bella, irritata dalla presenza della mocciosa.
Merope però si mostrò abbastanza elettrizzata: nonostante si trattasse di quella odiosa di Bellatrix, il fatto che fosse incinta fu per lei una novità gradevole. Almeno una volta era stata in grado di creare, e non spezzare, una vita.
La cosa positiva sarebbe stata che, occupata con il figlio, avrebbe avuto una scusa valida per non stare perennemente appiccicata a Tom.
<< Che bella notizia! Finalmente ti sei decisa a fare qualcosa di buono! >> commentò entusiasta Merope, intanto che Bella le scoccava un’espressione contrariata << Allora? Quando nascerà? Sai se sarà un maschietto o una femminuccia? Come lo chiamerai? >>
Voldemort alzò le pupille al soffittò: << Merope… >>
<< Se avrai difficoltà non esitare a chiamarmi! Io so occuparmi molto bene dei neonati! Mi piacciono un sacco! >>
<< Ehm… tesoro? >> la interpellò Narcissa, a bocca aperta.
<< Quanto manca al parto? Le streghe partoriscono in ospedale come le Babbane? Oh, be’… per me è indifferente! Sarà un’esperienza bellissima, vedrai! >>
<< Vuoi chiudere il becco?? >> urlò la Mangiamorte senza remora, sapendo che c’era il Signore Oscuro guardingo << Non ci sarà nessun bambino! >>
Il sorriso di Merope sfumò all’improvviso, e al suo posto comparve una smorfia spaesata: << Ma hai detto che sei incinta! >>
<< Infatti… ero incinta >>
<< Eri? Oh, no… è morto nella pancia?? >> disse intristita.
Bellatrix guardò complice la sorella e soffiò: << Più o meno. Sono stata io a levarlo, contenta? >>
La bimba rimase così di sasso che non fiatò per parecchi attimi.
<< E menomale. >> commentò Voldemort, freddo.
La donna convenne con un cenno del capo, mentre Merope la guardava con più odio di quanto non ne provasse già.
<< Ma… perché l’hai fatto?? Che colpa ne aveva?? >>
<< Non avrei avuto il tempo di compiere i miei doveri da Mangiamorte >> spiegò annoiata << E poi io detesto i poppanti. >>
Per Merope quella non era assolutamente una scusa valida che giustificasse una simile azione: << Non posso crederci! Ogni tanto che fai qualcosa di buono lo butti nel gabinetto! >>
<< Hai una minima idea di cosa significa crescere un bambino? >> chiese sprezzante Bella alla piccola, che subito rispose con un secco: << Eccome se lo so! >>
<< Sorellina >> esordì d’un tratto Voldemort, sperando che finisse l’ennesima sceneggiata << Per tua informazione, gliel’ho detto io di farlo >>
Merope ebbe un mancamento e per un attimo pensò la stesse prendendo in giro, ma poi vide l’espressione seria del fratello e sentì un’ondata di sdegno investirla.
<< Aspetta… tu le hai detto di uccidere suo figlio?? >>
<< Esatto >> rispose Voldemort, guadagnandosi la bocca spalancata della bambina.
Il peggio era che non poteva arrabbiarsi con lui, ben sapendo di come agisse di solito. No, la sua rabbia si spostò di nuovo su Bellatrix e la fissò con un’occhiata terrificante.
<< Quindi hai eliminato tuo figlio perché te l’ha detto lui?? >> sbottò Merope, indignata.
Non poteva farci niente: quando si trattava di neonati, o futuri neonati, diventava molto sensibile. Sapere che Bellatrix si era sbarazzata del suo per ordine del fratello non fu per niente bello.
La strega aveva l’aria di una che non vedeva l’ora di andare a dormire, così si limitò a sbuffare: << Quindi? Non sono affari che ti riguardano. >>
<< Mi riguarda il fatto che non sia stata una tua scelta! >> esclamò Merope << Se ti diceva di lanciarti da un ponte, gli avresti dato ascolto?? Ovviamente quando si tratta di mio fratello perdi ogni cognizione di causa! >>
<< Come mi sono mancati i tuoi sproloqui… >> soffiò irritata Bellatrix, con il suo Padrone che guardava entrambe allo stesso modo di come avrebbe guardato un gruppetto di mocciosette litiganti.
<< Andiamo, Tom non capisce nulla sulla bellezza di crescere un bambino in grembo! Secondo te cosa poteva mai chiederti, di tenerlo?? Non sei capace di importi, per una volta?? >>
Voldemort tirò un enorme respiro paziente e si rassegnò al fatto che non avrebbe mai cambiato l’opinione di Merope sull’essere madre.
<< Mi sembra inutile stare qui a discuterne, ormai è andato! >> sbottò la donna << Ed è stata la cosa migliore. Pensa se fosse uscito come te! >>
<< Bellatrix! >> ruggì il Signore Oscuro in un sibilo.
<< Non devi farne una tragedia, è stata una sua decisione >> Narcissa rimproverò Merope, la quale la rimbeccò all’ultima frase.
<< Sua decisione non direi proprio. Sono curiosa di sapere la posizione di Rodolphus a riguardo! >>
Bella le lanciò un sorrisetto sgraziato, che mise in risalto la sua caratteristica vena psicopatica: << È stato d’accordo >>
<< Ah-ah! Sicuramente! >> disse ironica Merope << Sai cosa credo io? >> voltò la testa verso il maggiore e assottigliò le palpebre con fare di minaccia << Se il bambino fosse stato di qualcun altro, e sappiamo tutte e due di chi parlo, avresti fatto carte false pur di tenerlo! >>
Bellatrix divenne più rossa dei capelli dei Weasley, tant’è che le si vedevano i nervi pulsare. Voldemort invece trattenne una sfuriata.
Eppure gliel’aveva ribadito centinaia di volte, pensava di averla convinta che tra lui e Bellatrix non ci sarebbe mai stato nulla… ma nonostante ciò non perdeva mai occasione di punzecchiare la sua migliore Mangiamorte da quel punto di vista.
<< E pur che fosse? >> la provocò Bellatrix, per niente intimorita né da lei né dalla presenza del Signore Oscuro.
Merope la fissò con scandalo e alla fine sputò: << Mi vergogno di appartenere al tuo stesso genere! >>
<< Ma di cosa ti preoccupi? >> disse Bella, sorridendo maligna << La stai prendendo troppo sul personale. Non ho mica tolto a te la libertà di avere mocciosi urlanti in futuro. >>
A quelle parole, Merope si bloccò di colpo.
Involontariamente, le aveva ricordato il motivo per cui in quel momento era così triste e arrabbiata.
Lei aveva perso il grande sogno di sposarsi con Gaius e formare una famiglia felice.
A parere di Merope avere un figlio era una benedizione, un dono bellissimo, ed era quello che avrebbe voluto insieme al suo fidanzatino. Ma ora vedeva solo un punto grigio.
Si ripromise di non pensarci più e di rassegnarsi alla dura realtà, però lei lo amava ancora come la prima volta. La sua anima sperava sempre di ricongiungersi a lui prima o poi… il suo cuore rifiutava di separarsi…
Bellatrix notò il cambio repentino di atteggiamento della bambina e subito capì. Un sorriso più falso del precedente le adornò il volto.
<< Che è successo tra te e il mocciosetto? >>
<< N-non sono affari tuoi! >> esclamò a voce spezzata, Merope.
Narcissa le rivolse un’occhiata curiosa, ma la bambina non era intenzionata a dare spiegazioni. Bellatrix non meritava la sua confidenza, e detta con sincerità, avrebbe preferito continuare a litigare piuttosto che mettere in mostra i sentimenti che stava provando.
<< Conosco quello sguardo >> la canzonò la strega, soddisfatta << La vostra storiella d’amore è finita, vero? >>
<< Ho detto che non sono affari tuoi! >> sibilò a denti stretti la piccola Riddle.
Bella, appena si rese conto di averci visto giusto, ridacchio tronfia: << Ora capisco tutta la tua frustrazione! Che peccato… hai perso l’opportunità di sfornare i tuoi adorati mostriciattoli! >>
Merope stava per prendere le sembianze dell’Ophide Argenti e conficcarle i canini in gola, quando Voldemort, intuendo ciò che voleva fare la sorellina, si mise in mezzo alle due litiganti ed evitò il peggio.
<< Come sempre non perdete occasione di litigare, voi due. >> disse sprezzante e con aria severa verso entrambe le streghe.
Quest’ultime smisero di inviarsi sguardi velenosi al rimprovero del mago oscuro. Bellatrix abbassò il capo in segno di rispetto, mentre Merope tolse il disturbo non prima di assestare un potente calcio alle gambe della più grande.
<< AHI! >>
<< Merope! >> gridò Narcissa, arrabbiata. Ma la bambina non si scusò né si premurò di rispondere alla mamma di Draco.
<< È adorabile, non trovate? >> disse freddo il Signore Oscuro e scoccando un’occhiata di fuoco a Bellatrix.
<< Già, molto >> non sapeva se nascondere la nota sarcastica o spacciarla davanti al suo Padrone col rischio di rimanerci secca.
Ovviamente però, Voldemort era consapevole di quanto a Bella non piacesse Merope, e di quanto fosse infastiditata all’idea di riaverla attorno.
La sua morte era stata una specie di liberazione per lei, come se avesse eliminato una persona tossica dalla sua vita, perciò non si stupì più di tanto.
<< Vorresti sistemare il nostro rapporto prendendotela con mia sorella? >> le chiese senza peli sulla lingua, al che la Mangiamorte divenne di nuovo porpora.
<< È stata lei ad aggredirmi per prima >>
<< Ho notato >> rispose gelido << Sbaglio, o hai qualche anno più di lei? Dovresti dimostrare di essere una donna matura, magari così le dai il buon esempio, Bellatrix. >> puntualizzò il Signore Oscuro, che si guadagnò il mutismo imbarazzato della seguace.
Narcissa se ne andò alla chetichella al primo segnale di una discussione accesa.
<< Ma… mio Signore! >>
<< Non interrompermi >> ringhiò Voldemort << Sai com’è fatta, non c’è bisogno di fare teatro. Sopratutto davanti a me! >>
<< Questo lo so…! >> cercò di giustificarsi Bella, prontamente zittita dal mago oscuro.
<< Tu pensa solo ad ubbidirmi! È il tuo unico compito! >>
Bella non ci vide più: << E il compito di sua sorella quale sarebbe? Darmi fastidio? >>
Si aspettò chissà quale brutale punizione, tuttavia Voldemort si limitò a fissarla sottecchi: << Lei può fare quello che vuole, tu sei asservita al sottoscritto. Sei ancora invidiosa, eh? L’averti fatta abortire non è già una chiara evidenza di come io ti consideri necessaria? Con quel parassita in grembo, saresti stata fuori uso per nove mesi, o anche di più. >>
<< Difatti lo avrei tolto comunque >> soggiunse la Mangiamorte.
<< Non me ne sarei stupito >> sorrise malevolo << D’altra parte… sono contento che tu e tuo marito abbiate ritrovato la vostra intimità. Spero ti sia d’aiuto per la tua malattia >>
Bella non volle replicare, ma lo guardò con un misto di rabbia e rancore.
Per il suo Signore, l’amore (o l’”ossessione”) che Bellatrix sentiva nei suoi riguardi era paragonabile a una malattia. Non poteva aspettarsi altro da colui che tale sentimento, eccezion fatta per sua sorella, non sapeva nemmeno cosa fosse. Però Voldemort era l’unico che riusciva a provocarle le farfalle nello stomaco, il batticuore continuo ogni volta che le stava accanto… avrebbe voluto dirgli di essere fiera, allora, di essere malata, perché quando adempiva ai suoi ordini e accontentava tutte le sue richieste poteva ritenersi davvero felice.
Era tornata con Rod solo per rassegnazione, dopo il lungo dialogo avuto con Voldemort a seguito della morte di Merope. Nel momento in cui le mise categoricamente i paletti e le fece capire che tra loro non avrebbe potuto mai esserci nulla, si decise a concludere qualcosa col consorte.
Fino ad allora aveva sempre sperato di ottenere una possibilità, ma si arrese all’evidenza che il posto principale nell’esistenza del Signore Oscuro fosse solo uno, purtroppo occupato da una mocciosetta inutile.
Il problema era che non riusciva ad accettarlo, nonostante fosse passato più di un mese dal suo rifiuto.
<< Sai che tengo solo a lei >> esordì d’un tratto Lord Voldemort, probabilmente dopo aver letto nella sua mente << Non vorrai mica che ti ripeta la manfrina, vero? >>
<< No di certo >> rispose altrettanto acida, la donna.





 

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Capitolo 62
*** CAPITOLO 62 ***


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Era arrivata l’ora di cena e Merope, reduce dall’ennesima litigata con Bellatrix, aveva proprio voglia di mettere qualcosa sotto i denti.
Quando si sedette a tavola attendendo che Narcissa finisse di prepararle il piatto, si unirono con lei anche alcuni Mangiamorte.
La loro presenza non la seccava più di tanto, ma in quel momento avrebbe preferito rimanere da sola a contemplare il silenzio, perché la sua testa vorticava di mille pensieri.
Nonostante si fosse ripromessa di dimenticare Gaius, il ricordo di lui e del suo carisma era un chiodo fisso. Sicuramente egli stesso, per quanto poteva saperne, stava facendo di tutto per dimenticarla e magari costruire un’altra relazione…
Pensare che il suo ex fidanzatino avesse con ogni probabilità ceduto alle avance di una manipolatrice la faceva disperare, tuttavia cercò di autoconvincersi che il suo voler andare avanti fosse normale, che aveva il pieno diritto di essere padrone della sua vita.
Merope guardò il pollo nel suo piatto e all’improvviso le passò l’appetito.
<< Qualcuno è di cattivo umore oggi >> notò Yaxley, accomodato di fronte alla bambina.
Narcissa, seduta vicino Merope, gli lanciò uno sguardo di rimprovero, mentre Selwyn, Rodolphus, Codaliscia e Greyback alzarono gli occhi per sincerarsene.
Merope lo fissò annoiata: << Non sono di cattivo umore >> disse in tono contraddittorio.
<< Ah, no? >> sorrise il lupo mannaro Greyback, gustandosi una grossa fetta di carne cruda << Stai così da quando hai scoperto che il tuo spasimante ti ha sostituito con una femmina sviluppata >>
Lei roteò le pupille, decisamente innervosita: << Pensa a mangiare la tua cotoletta di folletto! >>
Gli altri Mangiamorte ridacchiarono, ma smisero non appena furono raggiunti dall’occhiata furiosa di Merope.
<< Lasciali stare, tesoro >> scosse il capo Narcissa, affondando il coltello nella coscia di pollo.
<< Io non penso che Gaius l’abbia lasciata per quella lì >> esordì Selwyn con la bocca piena.
<< Sì certo, nei tuoi sogni >> sogghignò Codaliscia << Non penso che tuo nipote sarebbe così stupido da rifiutare attenzioni del genere >>
Selwyn non fiatò per non sfociare in spiacevoli parolacce, piuttosto volse lo sguardo verso Merope nella speranza di suscitarle un moto di sorpresa con la sua uscita, ma inaspettatamente la bambina non fece una grinza. Continuò a fissare passiva il piatto sotto di lei e a sospirare.
<< Pronto? >> la richiamò Selwyn << Ho detto “non penso che Gaius ti abbia lasciata per…” >>
<< Ti ho sentito >> lo interruppe << Il problema è che non lo sai… lo pensi. >>
Un minuto di silenzio seguì la conversazione.
Selwin non era affatto d’accordo. Non aveva letto la lettera di Gaius e percepito il tenore con cui l’aveva scritta. Il fatto che la ragazzina di nome Kassee l’avesse circuito non significava a priori che lui ci era stato, al contrario di come la pensavano tutti i suoi colleghi, e non riusciva a capire il perché Merope, tanto innamorata, si fosse già rassegnata.
<< Non voglio parlare di questo argomento! >> disse d’un tratto la piccola Riddle, alzando la voce per farsi udire dai presenti << Il lato positivo è che ho trovato una sgualdrina peggiore di Bellatrix su cui riservare il mio odio >>
<< Oh! >> esclamò Rodolphus, dipinto di meraviglia << Che miracolo! >>
Narcissa sospirò.
<< Davvero? Prima abbiamo sentito che litigavi con lei >> mugolò Minus.
Merope trattenne una risata sprezzante e lo guardò dall’alto al basso, per poi spostare le iridi verso il marito Lestrange.
<< Perché, come al solito, ha dimostrato di avere la dignità di un vermicolo! E aggiungiamoci anche te, Rod, già che ci siamo! >>
<< Cosa avremmo fatto? >> chiese Rodolphus, calmo.
<< Sei consapevole che tua moglie ha abortito per volere di mio fratello?? >> sbottò Merope, lasciando i presenti di sasso.
<< Sul serio? Era incinta? Ecco il motivo delle sue assenze… >> commentò Greyback continuando a mangiare con foga.
Ma l’uomo prima di replicare le lanciò uno sguardo serio e disse: << Sì, so che n’è sbarazzata. E quindi? >>
<< Quindi ha ucciso tuo figlio senza motivo >> gli spiegò la bambina come se stesse parlando con un ritardato mentale.
<< Il motivo c’era invece: il Signore Oscuro temeva non sarebbe più stata utile per lavorare >>
<< Appunto, l’ha fatto solo perché gliel’ha chiesto lui. Non ti suona un po’ ingiusto? >> rincarò la dose, Merope.
Rod sbatté il bicchiere sul tavolo appena finì di bere: << Quello che fa Bellatrix del suo corpo non m’importa >>
<< Ma dai, che circo. >> disse incredula la bambina << Siete o no marito e moglie? Non ti pare che sia il caso di chiedere il divorzio? Non riesci nemmeno a capire che ama Voldemort e non te… >>
Di nuovo si diffuse una quiete surreale e per un’istante Narcissa ebbe l’istinto di darle una padellata in testa, finché il diretto interessato ruppe il silenzio.
<< Perché speri tanto che mi lasci con lei? >> lo domandò con un tono che cercava di scongiurare una possibile sfuriata, ma Merope rispose con lo stesse sarcasmo.
<< Perché così puoi girare a petto nudo per la casa senza che ti rimproveri, e io posso godermi lo spettacolo >>
A quel punto Selwyn, che come gli altri stava scuotendo la testa dall’esasperazione, non ci vide più.
<< Qual è il tuo problema?? >>
<< Il mio problema?? >>
<< Che t’importa di quello che fa Bellatrix?? In verità tu stai male per via di mio nipote e ti sfoghi su di lei! >>
<< Questo non è affatto vero! >> soffiò sconvolta Merope.
<< Te lo si legge in faccia! Se ti piace ancora Gaius, perché non ti sforzi almeno di rimediare?? >> insistette Selwyn << Non sai mandare una lettera e spiegargli tutto? Non ci vuole uno scienziato! >>
La bambina sbuffò e distolse gli occhi da lui, quasi vergognandosi di proferire il seguito: << Stavo per mandargliela… poi Tom mi ha convinta a rinunciare >>
Una serie di tintinnii di forchette echeggiò intorno a lei, che vide i Mangiamorte smettere di mangiare e guardarla con un’espressione indecifrabile. Non sapeva se avesse fatto bene a dirglielo, ma dalla faccia di Selwyn capì ben presto di aver fatto un’errore madornale.
<< Sei curiosa, piccola >> rise di gusto solo per non cedere alla tentazione di strangolarla << Hai il coraggio di giudicare Bellatrix perché ubbidisce agli ordini del suo Padrone, quando tu fai esattamente lo stesso >>
Merope spalancò le labbra indignata, soprattutto cogliendo i sorrisini di scherno dai suoi colleghi.
Per un po’ rimase ammutolita, non avendo idea di come controbattere. Si girò verso Narcissa sperando di essere aiutata almeno da lei, però quello che ricevette da parte sua non fu altro che indifferenza.
Pensò fosse colpa del suo atteggiamento nei confronti di Bellatrix, quindi non la biasimò e a malincuore comprese che avrebbe dovuto affrontare la questione da sola.
<< Non mi ha costretto, me lo ha consigliato. >>
<< Aha… non te l’ha detto per gelosia >> fece sarcastico lo zio di Gaius.
Merope corrugò la fronte e tirò un grosso respiro: << No, me l’ha detto per il mio bene! E poi non ha tutti i torti. Ora che sa che sono morta, di sicuro starà cercando qualcun’altra con cui fidanzarsi! Se non si è già messo con quella gatta morta di Kassee, ovviamente… >>
<< Vedo che ti ha fatto bene il lavaggio del cervello >> commentò Selwyn con un sorrisetto falso, lasciando la bimba e gli altri di sasso.
<< Sì, ma abbassa la voce! >> lo rimproverò Yaxley.
Selwyn grugnì qualcosa di incomprensibile e finì di mangiare in fretta e furia.
Merope era convinta che volesse parlare a quattrocchi con lei e che non poteva per i troppi occhi puntati.
<< Non mi ha fatto nessun lavaggio del cervello! Mica sono una Mangiamorte! >> esclamò offesa.
<< L’importante è esserne consapevoli >> rispose ancora ironico l’uomo, continuando a imboccarsi rabbiosamente.
<< Mettiamo in chiaro una cosa >> si schiarì la gola, mentre l’attenzione veniva spostata tutta su di lei << Tom è mio fratello maggiore e sa cos’è meglio per me. Non vuole che io stia male a causa di un ragazzo, insomma, non ho neanche nove anni! >>
A quel punto il mago smise finalmente di mangiare e la guardò in faccia, con supponenza: << Queste sono proprio le parole che direbbe il Signore Oscuro. >>
<< Selwyn. >> lo riprese Narcissa a mo’ di avvertimento.
<< Che vuoi?? >>
<< Finiscila, ok? >>
<< Certo, quando la mocciosa ammetterà di essere manipolata come Bellatrix >> disse freddo il Mangiamorte.
Le guance di Merope avvamparono d’ira: << È una faccenda tra me e Gaius, tu non intrometterti! >>
<< Ah, ora non posso intromettermi? Chi ti ha prestato il gufo per mandargli la tua stupida lettera?? >>
<< Un gufo all’avanguardia, visto che ha perso per strada la risposta di Gaius! >>
<< Ringrazia che ti ho fatto il favore! >>
<< Dovrei ringraziarti?? Hai mostrato a Tom le mie foto con Gaius. Ma dico, i tuoi genitori hanno anche figli normali?? >>
<< Volevo tirargli su il morale. Ti svelo un segreto, era andato in depressione per colpa tua! >>
<< Le ho nascoste apposta, erano foto private! >> urlò Merope.
Nel frattempo Yaxley, Rodolphus, Codaliscia, Narcissa e Greyback non sapevano davvero dove mettere la faccia. A intervalli regolari spostavano lo sguardo da Selwyn a Merope, assistendo alla litigata più imbarazzante del secolo.
La moglie di Lucius si mise un palmo sulla fronte, a dir poco stufa di quella situazione.
<< Ragazzi! >> sbottò Rod, ma i due lo ignorarono.
<< Sai? Credo tu faccia bene a rompere con mio nipote! Non ci perderebbe nulla! Sei aria fritta. >>
<< Aria fritta perché ragiono con la mia testa, eh? >>
<< “Con la tua testa”… era una battuta? >> ringhiò Selwyn.
<< Dì pure quello che vuoi, sta di fatto che ormai ho preso la mia decisione! Tua sorella ne sarà certamente contenta! >> gli menò una frecciata potente che andò dritta a segno, poiché l’uomo iniziò a scaldarsi sul serio.
Con un gesto fulmineo, Selwyn la raggiunse e la prese per il colletto, spaventando a morte sia Narcissa che il resto dei presenti, che persero letteralmente l’appetito.
<< Primo, non permetterti di nominare mia sorella! Secondo, vai a sfogare le tue frustrazioni su qualcun altro. Noi non abbiamo intenzione di diventare i tuoi giocattoli! >> sibilò infuriato.
Merope sosteneva il suo sguardo assassino con una serietà da far tremare i polsi.
Passarono vari secondi, in cui la bambina poté percepire ogni singolo battito del suo cuore mentre il respiro iniziava a mancarle.
Fissò le iridi infiammate di Selwyn. Le guardò in un modo diverso, come quando le guardava in passato. Occhi tipici da Mangiamorte, intrisi appunto di morte, e all’improvviso venne catapultata indietro di due anni.
<< Cosa stai facendo? >>
Selwyn udì un soffio di voce gelida, da far venire i brividi, e subito insieme ai colleghi si rese conto che Voldemort si era appena Materializzato in silenzio nella stanza. Sbiancarono alla vista della sua espressione maligna.
Lo zio di Gaius non ebbe nemmeno il tempo di realizzare, che il Signore Oscuro lo staccò violentemente dalla bambina.
<< Mio Signore… non avevo intenzione di-… >>
<< Fuori da qui! >> ruggì alla fine Voldemort, con una nota minacciosa fin troppo esplicita << Tutti quanti! >>
Narcissa, seppur dispiaciuta per l’episodio, se ne andò a testa bassa seguita da Rod, Minus, Yaxley e Greyback. Selwyn lasciò la stanza per ultimo, non prima di lanciare un’occhiata di delusione in direzione di Merope.
Lei fece finta di niente, anche se dentro stava malissimo. Nonostante ciò si sentiva più al sicuro adesso che era arrivato suo fratello.
<< Stai bene? >> chiese apprensivo, dopo esserle seduto accanto.
Merope fissò il piatto ancora pieno di cibo sotto al suo naso, decisa a non guardarlo negli occhi, e disse per tranquillizzarlo: << Non è la prima volta che un uomo mi mette le mani addosso >>
Voldemort però non si calmò affatto. Le aveva detto un milione di volte che non gli piaceva la confidenza che dava ai suoi seguaci, eppure lei come al solito continuava a sottovalutare il pericolo.
<< Non riesci proprio ad ascoltarmi. >> la rimproverò, le pupille iniettate di sangue << Sai che non voglio che ti avvicini ai Mangiamorte. >>
Merope inaspettatamente emise un gridolino divertito: << Hai ragione. Mi ero dimenticata di quanto fossero inquietanti i tuoi amici. Pensavo lo uccidessi, però. Cosa ti è successo? >>
Voldemort percepì un velo di ammirazione nello sguardo candido della sorellina e non poté non arrossire d’imbarazzo alla consapevolezza che, in effetti, l’idea di ucciderlo era stata la sua prima opzione, tuttavia…
<< Immaginavo che non avresti gradito >> esalò il Signore Oscuro, guadagnandosi un sorriso grato da parte di Merope.
<< Menomale che mi conosci a fondo, fratellone >>
<< Quello che non conosco è il motivo per cui quel verme ti stava strattonando. >> sibilò ora più velenoso e freddo il maggiore, che in verità si era sforzato molto affinché non cedesse all’istinto di farlo fuori.
Merope cambiò umore nel giro di un secondo. La sua tristezza era palpabile e l’atmosfera si fece più pesante.
<< Non chiamarlo così >> disse la piccola, e prima che Voldemort potesse ribattere, proseguì << Era solo arrabbiato… >>
Il mago non replicò subito, ma la sua risposta gli parve dannatamente simile a quella che aveva usato per giustificare il momento in cui lui la torturò a sangue freddo.
Gli venne un nodo allo stomaco poiché quel brutto ricordo lo logorava dentro da ormai troppo tempo; cercò comunque di non farlo notare alla minore.
<< Arrabbiato per cosa? >>
La bimba sospirò avvilita: << Perché ti ho dato ascolto sul lasciare Gaius… >>
<< Le piacevi così tanto come fidanzatina del nipote? >> domandò ironico, seppur trasparisse una certa austerità.
<< Evidentemente >> rispose lei << Mi ha dato sui nervi il fatto che mi ha paragonata a Bellatrix. Pensa che sono come lei per averti ubbidito, ma io non l’ho lasciato perché me l’hai detto tu! >> sbottò alla fine, lasciando stupito il fratello, il quale non proferì parola finché non fu la sorella a fornire le dovute spiegazioni.
Merope incrociò il suo sguardo, leggermente turbata, e disse in un fil di voce: << Quando mi sono tolta la vita non ho pensato a Gaius… ho pensato solo a te >> fu difficilissimo ammetterlo a sé stessa. Ogni volta che ci rifletteva su, provava un senso di vergogna e ripugnanza, si sentiva una cattiva persona… Gaius l’amava tanto e lei non si era preoccupata di pensare a come avrebbe reagito il ragazzo nel scoprire il suo gesto.
Voldemort intanto la fissò a occhi aperti, non aspettandosi una confessione del genere.
Aveva sempre avuto paura che il pervertito potesse occupare un posto speciale nel cuore di Merope, invece, a quanto pare, non era così. Quel posto era riservato a suo fratello, cosa che non riteneva possibile dopo ciò che le aveva fatto.
Quasi traboccò di felicità, ma ovviamente si premurò di nasconderlo bene.
<< Forse ero solo convinta di amarlo… forse non ci tenevo come pensavo… >> soffiò triste la bambina << Ho capito che mi sono messa con lui per pura convenienza. In quel periodo desideravo disperatamente un papà, e tu mi avevi abbandonato… avevo paura che nessuno volesse amarmi. >>
<< Perciò ti sei buttata a capofitto sul primo ragazzino che ti ha fatto la corte… >> continuò retorico, Voldemort.
Merope lo picchiò per finta: << Mi aveva colpito sul serio… Ho passato molti momenti piacevoli con lui! A pensarci bene, andavamo d’accordo su tutto… anche sul sposarci presto e avere tanti figli! >>
Il fratello non poté evitare di soprannominarlo di nuovo “pervertito” nella mente. Certo… cosa poteva mai sperare un depravato?
<< Sarei stata molto felice di chiamare la mia prima bambina Artemisia! >> esclamò poi, mentre Voldemort si strozzava da solo << È un nome meraviglioso, non trovi? >>
<< ...Già… >>
<< Magari avrebbe ereditato la tua bellezza… quella del giovane Tom, ovviamente >> disse sognante la piccola Riddle.
Il maggiore sperava terminasse subito di parlare della fantomatica Artemisia. Ricordarsi della ragazzina impertinente del suo incubo, tanto assomigliante a lui, gli rovinava sempre la giornata.
<< Viaggio troppo di fantasia, eh? >> si rammaricò infine Merope, che decise di chiudere definitivamente quell’argomento.
Tom però non era certo che dicesse la verità. Sembrava piuttosto confusa riguardo i suoi sentimenti, o almeno era ciò che capì leggendo la sua mente…
<< Sei sicura di voler chiudere? O me lo stai dicendo per farmi abbassare la guardia? >> chiese con fare d’avvertimento.
Merope evitò il suo sguardo e divenne rossa: << Io… sì… oppure… oh, sono così confusa! >> si disperò, mettendosi le mani nei capelli.
Voldemort lo sapeva. Conosceva sua sorella, non si sarebbe mai messa con un bambino se non le fosse piaciuto veramente, ma percepì la sincera voglia di dimenticarlo e di andare avanti. Si stava sforzando di eliminarlo dalla sua vita per il bene di Voldemort, per concentrarsi sul suo compito principale, quello di salvarlo da un destino privo di amore.
Lanciò un meraviglioso sorriso al fratello, il quale arrossì in maniera vistosa.
<< Adesso l’unico di cui voglio occuparmi sei tu >>
<< Ah, tu vuoi occuparti di me? >> disse Voldemort con un sorrisetto maligno.
Merope rise a sua volta: << Intendo dei tuoi Horcux! >>
<< Non sono affatto facili da distruggere >> si schiarì la gola, il maggiore << In teoria sono già al sicuro >>
<< Anche il diario non doveva essere facile da distruggere >> puntualizzò severa l’altra << Eppure Harry ci è riuscito… >>
Voldemort già aveva capito dove voleva andare a parare, così la zittì: << Sì, d’accordo. Lo faccio solo perché me lo hai chiesto tu… e perché non voglio trovare di nuovo la sorpresina nella tua stanza. >>
Merope avvertì la nota acida con cui aveva esalato l’ultima frase.
<< Almeno l’essere tornata nell’aldilà ha avuto i suoi lati positivi… >> fece per rimediare, lanciandogli uno sguardo innocente << Ho potuto rivedere l’altra parte di te e riportarla qui! >>
Ma il Signore Oscuro non era in vena di assecondarla. Quando il discorso cadeva sul gesto spropositato che aveva compiuto la minore, lui diventava molto più rigido del solito.
<< Non posso dimenticare quello che hai fatto. >>
<< Nemmeno io. Ma il tuo Horcrux era tutto solo e mi cercava…! >>
<< Va bene, però seppellirti è stata la cosa più brutta che potesse capitarmi. >> sibilò imperterrito, mentre la bambina assumeva un’aria piuttosto avvilita.
Lei aveva assistito alla scena dall’aldilà e sapeva che per Tom non fosse stata una passeggiata. Seppur distrutto dall’accaduto, aveva trovato la forza d’animo necessaria per darle perlomeno una sepoltura decente, e questo Merope lo apprezzò moltissimo.
Divenne rossa all’improvviso e soffiò: << Ti ringrazio di averlo fatto >>
<< Spero di non doverlo fare mai più. >> soggiunse sconvolto, per poi vedere la sorella esibire una risatina malinconica.
<< Non ho la minima intenzione di tornare lì. >>
Lo disse in un modo strano. Non era proprio un desiderio, ma qualcosa che le procurava dolore al solo ricordo.
A Voldemort ovviamente non poteva sfuggire nessun dettaglio: << Cosa intendi? >>
Merope per un attimo ebbe paura di rispondere, ma alla fine sputò il rospo: << È successa una cosa… >>
<< Una cosa brutta? >> la incoraggiò Voldemort.
<< In un certo senso… >> annuì a occhi bassi << Per la prima volta papà mi ha parlato >>
Voldemort era talmente allibito da dimenticarsi di respirare. Un misto di disgusto e rabbia prese piede dentro di lui e per poco non rischiò di urlarle in faccia.
<< Cosa?? >> sbottò infuriato, le pupille ridotte a fessura << Si può sapere cosa ti ha detto?? >>
Merope teneva sempre lo sguardo basso, con l’evidente intento di non voler parlare, e fu lì che il Signore Oscuro afferrò la questione.
Di certo, se l’esito fosse stato buono, avrebbe riferito subito ogni minimo particolare. Ma il suo silenzio insistente parlava da sé.
Un po’ gli dispiaceva vederla così, d’altronde però, l’aveva avvertita su che tipo di uomo fosse Tom Riddle senior…
<< Non è stato bello >>
<< E tu perché gli hai rivolto la parola?? >>
<< È stato lui ad avvicinarsi >> spiegò giocherellando con il cibo del suo piatto, mentre un grugnito di rancore si dipinse sul suo volto << Non voglio più sentir nominare quel lurido Babbano. >>
Voldemort la fissò con tanto d’occhi e quasi saltò dalla sedia: << Ti senti bene, sorellina? >>
<< Mai stata meglio. >> rispose indifferente << Perché, non ho ragione? >>
<< Al contrario >> disse, ancora scombussolato << Non pensavo avresti mai usato certe parole >>
<< Allora è arrivato il momento! Avevi ragione ad odiarlo, è un essere ripugnante! >> esclamò furiosa la bambina, cercando però di non far colare sul viso lacrime ribelli << Non hai idea di come mi ha trattata… insomma, sono sua figlia! Per lui non sono mai esistita e neanche tu! Ti ha chiamato aborto! >>
Voldemort scoppiò a ridere dall’incredulità. Davvero era stato capace di definirlo tale quando lui stesso era la prima feccia del mondo?
Disprezzare i propri figli per il loro sangue magico lo rendeva migliore del cosiddetto aborto?
<< Pensava di ferirmi? AHAHAHA! >>
<< Tranquillo, ti ho difeso io da quello schifoso. Non si merita nulla se non tutto il nostro disprezzo! >> ringhiò Merope che avrebbe desiderato averlo davanti per umiliarlo alla bene e meglio << Non capisco come abbia fatto mamma a innamorarsene… a proposito, mi sono chiarita con lei! >>
Non sembrò tanto stupito. Tom era stato sempre testimone del forte legame che univa la sorella e la mamma e sentirla parlare male di Gaunt, nel periodo in cui diceva di disprezzarla, non gli piaceva per niente. Fu felice della svolta.
<< Già… sono stata una stupida. Se non altro, lei mi amava veramente… >> sospirò atona << Sai? Prima di tornare, mamma si è offerta di occuparsi del tuo Horcrux in mia assenza! Non lo aveva mai fatto prima, ma io ho insistito affinché lo portassi con me! >>
Voldemort s’imporporò leggermente: << Scelta saggia… >>
<< Non avrei sopportato l’idea di lasciarti di nuovo >> continuò sorridente, poi il suo volto si scurì.
L’argomento “Horcrux” aveva un significato importante per lei. Era resuscitata per proteggerli da Silente e Harry, che per quanto ne sapeva avrebbero potuto già essere in viaggio con l’obiettivo di trovarli e distruggerli uno ad uno.
Stavano perdendo troppo tempo; dovevano fare in fretta se non volevano finire col sedere per terra…
<< Tom >> esordì d’un tratto Merope, girando di scatto la testa verso il fratello maggiore, che notò un lampo di determinazione nei suoi occhi << Andiamo domattina. >>
Lui non ebbe una reazione fulminea, come se non avesse voluto risponderle.
<< Partiamo domani e li raccogliamo tutti! >> rincarò la dose.
<< Non credo di farcela, domattina… >> sibilò Voldemort in tono autoritario, senza guardarla in faccia.
Merope, com’era prevedibile, sbuffò di stizza: << Perché?? >>
<< Devono… venire i Dissennatori… >> un’impressione di vergogna si poteva leggere nella sua voce. Avrebbe scommesso qualunque cosa che la sorella si sarebbe infuriata, ma quando i loro sguardi s’incontrarono, lei si limitò a roteare gli occhi.
<< Ah, sì… la vostra famosa alleanza. >> disse seccata.
<< So cosa stai pensando >>
<< Davvero? Allora perché continui a fare il contrario di quello che dico? >>
<< Non puoi darmi ordini >> rispose Voldemort con saccenza, guadagnandosi il volto cupo della sorella.
Possibile che il suo unico pallino fosse Potter, quando rischiava di trovarsi senza un’anima a causa sua e di Silente?? Non riusciva proprio a capacitarsene… Il suo atteggiamento la faceva stare ancora più male.
<< Non mi piacciono i Dissennatori. >> disse flebile.
<< Non piacciono a nessuno, ma in compenso sono molto utili >> spiegò il maggiore con serietà, ma Merope non volle sentire ragioni.
<< Utili per cosa?? Sono gli esseri più abominevoli e malvagi che esistano! Forse più di te, e ho detto tutto! >>
Per tutta risposta, Voldemort si limitò a penetrarla con uno sguardo tagliente. In maniera implicita le fece intendere che non l’avrebbe mai accontentata, e Merope questo lo sapeva bene, perché non c’era persona al mondo che lo conosceva più di lei.
Appena realizzò che non ci sarebbe stato alcun cambio di rotta da parte del fratello, la bambina si alzò da tavola e gli diede le spalle.
<< Credevo che l’aver costretto Bellatrix a uccidere suo figlio fosse stato il massimo, invece… >>
<< Il lavoro è lavoro, sorellina >> sibilò dolcemente.
<< Fa’ come vuoi! >> gli sputò amareggiata, per poi voltarsi e guardarlo con fare supplichevole << Promettimi che dopo la loro visita andremo a prendere gli Horcrux >>
Voldemort ci mise un po’ a darle una risposta, sempre rivolgendole un’occhiata seria: << Va bene, Merope. Te lo prometto. >>
Ma lei colse una certa riluttanza nelle sue parole. Sentì un’ondata di delusione travolgerla, però il senso di colpa fu più forte.
Non voleva costringerlo a fare nulla, ma ciò che comprese Merope era che il fratello non avesse alcuna intenzione di togliere i suoi Horcrux dai relativi nascondigli… si stava sforzando di farlo per lei, solo perché glielo aveva chiesto in ginocchio. Era già un punto a suo favore, tuttavia la bambina preferiva vederlo davvero convinto.
<< Perché non mi dici la verità? >> gli chiese giù di morale.
<< Lord Voldemort non mente mai >> replicò il Signore Oscuro.
Merope rise per non piangere: << Non vuoi farlo, ho ragione? >>
<< Non ho detto questo >> soffiò lui, che si alzò e la raggiunse costringendola a guardarlo negli occhi << Penso solo che sia una cattiva idea, ma voglio fidarmi di te >>
<< E io voglio che tu lo faccia per te stesso, non per me! >> esclamò la piccola Riddle << Se non te la senti puoi dirmelo, non ti giudicherò >>
Voldemort la soppesò per qualche istante senza emettere suono.
Gliene aveva già parlato eppure sembrava che non le importasse. Se avesse rifiutato la sua proposta, non sapeva come Merope avrebbe reagito. L’ultima volta si era ammazzata, e seppur gli aveva promesso che non sarebbe accaduto più, determinate cose non sarebbe riuscito a superarle.
<< Vai a dormire >> esordì, preferendo cambiare discorso << E domani mattina non scendere fino a quando i Dissennatori non saranno andati via. >>
La bambina capì che aveva cambiato argomento apposta, ma si disse che era meglio non allungare il brodo.
Lo guardò sconsolata e annuì.
Cosa avrebbe fatto adesso? Non aveva più voglia di partire sapendo che Tom non fosse disposto in maniera sincera a quel sacrificio.
Con grande amarezza prese la decisione di rinunciare al piano, insieme a tutto ciò che ne conseguiva. Sperò che Silente e Harry non arrivassero al loro obiettivo e che il fratello avesse ragione.
Si voltò verso la porta per andarsene quando comparve Selwyn sulla soglia.
<< Ehm… buonasera >>
Voldemort gli lanciò un’occhiata maligna: << Non sei il benvenuto! >>
Ma Selwyn scorse il viso di Merope rivolgergli un’espressione calorosa. Non era arrabbiata con lui e in cuor suo sapeva il motivo della sua visita.
<< Senti, volevo scusarmi… >>
<< Non ti preoccupare. >> lo interruppe Merope, che gli diede una pacca sulla spalla prima di abbandonare la stanza.
Il Mangiamorte non se l’aspettò. Restò immobile il tempo necessario per accorgersi che il mago oscuro lo stava praticamente avvelenando con lo sguardo. Comprendendo il messaggio che gli stava lanciando, Selwyn deglutì e scomparve dalla sua vista.



 

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Capitolo 63
*** CAPITOLO 63 ***


Il diario perduto

Great Hangleton a quell’ora della notte sembrava quasi abbandonata. Le luci della cittadina si spensero completamente allo scoccare della mezzanotte, tant’è che il buio divorò anche la campagna circostante.
Neppure il cimitero venne risparmiato.
L’atmosfera della morte, nel camposanto, era più palpabile nelle ore notturne. Di solito i cancelli chiudevano appena le campane della piccola cappella del cimitero esibivano il loro caratteristico suono, per poi riaprire alle sei della mattina dopo.
Ma in quel momento, nonostante il cimitero fosse deserto, due figure misteriose apparvero all’improvviso dal nulla, come per magia, davanti a una tomba in particolare.
L’uomo più anziano aveva una lunga barba argentata e degli occhiali a mezzaluna; in mano teneva stretto il vecchio e logoro Cappello Parlante. Il suo compagno era molto più giovane e con una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.
Entrambi contemplarono per qualche minuto il sepolcro della piccola Merope, in silenzio, risucchiati da un senso d’inquietudine senza precedenti.
<< Professore >> esordì Harry Potter, non potendo sopportare oltre la vista di quella tomba.
Non ce la faceva, era troppo per lui… aveva provato molto affetto nei confronti di Merope, era stata dalla sua parte quando si scontrò con Voldemort al Ministero, la considerava una sorella.
Non riusciva ancora ad accettare la sua fine infame.
Silente lo ricambiò a occhi lucidi, anche lui provato dal rammarico di non aver salutato per l’ultima volta, in maniera adeguata, la bambina.
Pensare che si fosse tolta la vita a causa di Voldemort lo rattristava, perché lui l’aveva avvertita fin dall’inizio che fosse una perdita di tempo, però lei, cocciuta come il fratello, non l’aveva ascoltato.
Le voleva bene e non avrebbe mai immaginato facesse una cosa simile. Se avesse avuto la possibilità avrebbe fatto di tutto per salvarla…
<< Sì, Harry? >> chiese in un fil di voce.
<< È sicuro che il diario l’abbia portato qui? >>
Il ragazzo era voltato in direzione opposta alla lapide di Merope. Preferì cercare con lo sguardo la collina su cui sorgeva Casa Riddle.
Silente lo raggiunse e si mise anche lui ad osservare la vecchia casa che a quella distanza pareva un puntino grigio.
<< Sicuro no, ma d’altra parte… dove altro potrebbe essere? >>
Da quando il diario di Tom Riddle scomparve misteriosamente dalla scrivania del preside, lui e Harry misero a ferro e fuoco il castello di Hogwarts per trovarlo.
Qualcuno doveva averlo preso, ma per quale ragione? Era stato distrutto, e per giunta era protetto nell’ufficio di Silente. Lui stesso non sapeva spiegare cosa fosse accaduto, tuttavia fin da subito ebbe uno strano presentimento.
Qualcosa gli disse che c’entrava Voldemort, anche se doveva ancora capire in che modo c’entrasse.
<< E se Lei-Sa-Chi fosse lì dentro? >> chiese poi il Prescelto, preoccupato.
<< Secondo me, dopo la morte di Merope, ha abbandonato la casa del padre >> disse Silente.
Harry trattenne le lacrime al ricordo della bambina e bofonchiò: << Spero sia così. Non vorrei trovarmi di nuovo faccia a faccia con lui. >>
<< Per questo ti ho fatto portare il Mantello dell’Invisibilità >> convenne il preside con aria solenne << In caso succeda, ce l’hai a portata di mano. >>
<< E lei, professore? >>
<< Io? Non ho bisogno di nascondermi, giovanotto. >> rispose con un sorriso, mentre il ragazzo annuiva poco convinto << Stai tranquillo, il mio istinto non sbaglia quasi mai >>
Harry era allarmato appunto per il “quasi”, ma non replicò. Piuttosto, si mise a sospirare amareggiato e a lanciare sguardi verso la tomba.
Gli ci volle un po’ per riprendersi e chiedere a Silente: << Staremo facendo la cosa giusta? >>
Silente lesse lo sconforto nei occhi di Harry, e in cuor suo conosceva la causa: << Devi fidarti di me >>
<< Merope non l’avrebbe voluto… >> disse infine Harry, che raggiunse il tumulo della bambina e lo contemplò con aria abbattuta.
<< Lo so, ragazzo mio. Ma ricordati che, proprio per questo, lei non c’è più. >> rispose cauto Silente.
Harry però non era ancora convinto. Aveva la sensazione che stessero facendo un grave errore.
Merope era morta per i suoi ideali non corrisposti dal fratello, ma era stata una morte sofferta. Di certo distruggere gli Horcrux di Voldemort non sarebbe stato un suo desiderio dopo tutto ciò che aveva passato, eppure Silente voleva ad ogni costo proseguire col piano.
<< Lei teneva a quell’Horcrux, professore, ricorda? >>
Silente ci pensò su e annuì: << Era una parte di Voldemort, mi sembra scontato che ci tenesse… tuttavia lui non ci teneva allo stesso modo. >> bofonchiò per poi incrociare le pupille verdi del Prescelto << Non credere che ciò che stiamo facendo sia una passeggiata per me. Mi sento in colpa per come potrebbe considerarmi se fosse viva… ma ritengo necessario eliminare i frammenti di anima di Voldemort. Con esse custodite chissà dove, il mondo magico sarà sempre in costante pericolo. >>
Harry ascoltò senza battere ciglio il discorso di Silente e non poté non concordare a malincuore.
Finché ci fossero stati gli Horcrux, lui e i suoi cari, insieme a streghe, maghi e Babbani, sarebbero stati in una situazione critica per moltissimi anni.
Pregò che Merope lo perdonasse, perché sapeva quanto volesse bene al fratello, ma al tempo stesso era consapevole di quanto il destino di tutti loro dipendesse dalla distruzione degli Horcrux.
<< Sei pronto? >> chiese il preside.
<< Sì >> disse Harry.
Sentì il tocco di Silente sulla sua spalla prima di Smaterializzarsi.


Il chiaro di luna brillava attraverso la finestra della stanza di Merope.
Stranamente la bambina non riuscì a prendere sonno, complice la discussione avuta con Tom qualche ora prima.
Non faceva che pensare alla sua decisione di non partire più, a cosa sarebbe significato lasciare al fato l’incolumità degli Horcrux.
Aveva tanta paura, ma non poteva agire se il fratello non era d’accordo con lei.
Si alzò dal letto e si sedette sulla scrivania, facendo attenzione che Voldemort e Nagini non si svegliassero.
Decise di combattere quella tristezza che premeva nel suo petto, così prese il diario del fratello e ne sfogliò le pagine bianche. Forse parlare con l’Horcrux anziché con Voldemort sarebbe risultato più facile.
Tremò nell’afferrare e intingere la penna d’oca nell’inchiostro, ma quando lo fece si sentì al settimo cielo.
Quella sarebbe stata la prima volta dopo tantissimi anni che avrebbe rivolto la parola all’anima giovane di Tom, e soprattutto all’anima viva di Tom.
Cercando di essere il più silenziosa possibile, Merope compilò a mani tremanti la prima riga.
“Ciao fratellone, come stai? Sono Merope!” attese qualche secondo prima di ricevere una risposta.
“Amore mio, aspettavo con ansia che mi scrivessi” la frase comparve e scomparve poco dopo, giusto il tempo necessario per far emozionare Merope a tal punto che pianse di gioia.
Quello era il modo in cui le parlava quando era un ragazzo, con quel fare seducente che lei adorava, visto che era innamorata persa di lui… ricordava ancora le sensazioni provate al suono della sua voce, della quale ora non poteva godere.
“Mi sei mancato un sacco!”
“Anche a me, sorellina. Grazie di essere stata sempre al mio fianco, nell’aldilà… e di avermi riportato in vita.” soggiunse Tom Riddle, mentre Merope rischiava seriamente di farsi scoprire per quanto fosse commossa.
“Avrei fatto qualunque cosa per te” scrisse la bambina “Voglio rivederti in carne e ossa…”
“Purtroppo adesso non è possibile” rispose l’Horcrux.
Merope sospirò affranta: “Va bene. Qui in camera c’è l’altra parte di te!”
“Il me del futuro?” chiese Riddle.
“Sì! Ma sta dormendo in questo momento.”
Non fece in tempo a comunicarglielo che percepì una strana sensazione lungo il braccio, come se qualcosa le stesse strusciando addosso.
Si spaventò a morte, ma poi si accorse che era Nagini.
<< Ah, sei tu… >> Merope si mise la mano sul cuore. Per poco non le venne un infarto. Ma il serpente la osservò sospetta per poi fissarla in malo modo.
<< Cosa stai facendo? >> domandò Nagini nella sua lingua.
<< Sto parlando con l’Horcrux di Tom. Tu non dirgli nulla, ok? >> sussurrò sottovoce la bambina, intimandola di non fare la spia.
Nagini si ritirò con indifferenza e uscì fuori dalla stanza strisciando. Per fortuna, in tutto quel trambusto, Voldemort non si era svegliato.
“Ci sei ancora?”
“Certo, non scappo mica”
Merope intuì il sarcasmo tagliente tipico del maggiore e ridacchiò di gusto, ma dovette bloccarsi di nuovo, perché dal piano di sotto udì dei rumori strani.


Harry e Silente irruppero nella casa abbandonata in punta di piedi, avvolti dall’oscurità. Estrassero la bacchetta e farfugliarono un timido: “Lux” e la punta di essa si accese.
L’interno non sembrava poi tanto spoglio e degradato come l’esterno. Tutto era tirato a lucido, anche se aleggiava un tanfo di morte che probabilmente perdurava negli anni. Quello era lo stesso luogo in cui Voldemort aveva ucciso suo padre e i nonni… e ora Harry era costretto a camminare sopra le loro ceneri.
Niente li assicurava che il Signore Oscuro non fosse ancora lì, magari in una stanza a dormire. Harry era terrorizzato, tuttavia era più sicuro in compagnia di Silente. Con lui al suo fianco non avrebbe dovuto temere nulla.
Dopo qualche minuto impiegato a controllare se il diario fosse custodito nel corridoio o nella sala da ritrovo, l’anziano invitò l’allievo a fermarsi.
<< Da questa parte >> mormorò poi il preside di Hogwarts, che iniziò ad avanzare verso le scale.
Ad ogni passo il pavimento sotto i piedi di Harry scricchiolava odiosamente, e il ragazzo supplicò l’universo che non fosse così rumoroso da farsi scoprire da un eventuale mago oscuro.
Arrivarono vicino ai primi scalini, quando Silente frenò all’improvviso la marcia costringendo Harry a fare altrettanto.
<< Cosa c’è, professore? >> domandò a voce bassissima e col cuore tamburellante.
Non aveva mica visto Lord Voldemort?
Ma Silente non rispose, si limitò a tirarlo indietro e dire: << Prendi il Mantello! >>
Harry ubbidì, chiedendosi cosa stesse succedendo da far reagire Silente in quella maniera. Entrambi si coprirono bene sotto il Mantello dell’Invisibilità e spensero le bacchette.
Soltanto dopo parecchi secondi, il Prescelto comprese il motivo del suo comportamento: dalla scalinata apparve un grosso e orribile serpente, un serpente molto familiare. Harry ricordò di aver sognato l’anno prima di essere quel serpente, e una tremenda consapevolezza lo investì.
Nagini, l’animaletto di Voldemort, era a pochi metri di distanza da loro, che annusava l’aria dopo aver percepito distintamente l’odore di intrusi.
Cercarono di rimanere calmi e di non emettere alcun suono, peccato che Nagini prese a soffiare minacciosa nella loro direzione. La sua vista infrarossi non aveva chance di sovrastare l’abilità del Mantello, ma la sicurezza che ci fosse qualche estraneo nella sua dimora ancorò il serpente di Voldemort sul pavimento e in posizione di attacco.
Non sapendo cosa fare, i due indietreggiarono a passo silenzioso, attenti a non provocare l’istinto di difesa dell’animale. Nagini rimase dov’era, con gli occhi fissi e predatori, mentre Silente pensò di lanciarle l’incantesimo Confundus per spianare la via.
Fece per dire la formula, ma fu interrotto dal rumore di una persona che scendeva velocemente le scale.
Per lo spavento, il preside ritrasse l’arma, solo che restò paralizzato da ciò che vide. Harry, se possibile, era ancora più sconvolto.
<< Nagini! >> esclamò Merope, facendo sobbalzare il rettile << Cosa stai combinando?? >>
Silente tappò la bocca a un Harry prossimo a urlare.
Quella di fronte a loro era Merope! Era davvero lei, viva e vegeta! Il faccino pieno di vitalità e splendore non sembrava proprio il volto di un cadavere… a giudicare dal pigiamino che aveva indosso, era evidente che fino a qualche secondo prima stava dormendo.
In quell’istante migliaia di sentimenti contrastanti presero piede nel suo animo. Era felice, scettico, sollevato, confuso…
Perché Draco aveva detto che era morta?
La stessa domanda se la pose Silente, il quale provò le stesse emozioni di Harry. La piccola stava bene, era più viva che mai, non sapeva se restare impalato e nascosto sotto quella stoffa invisibile o correre ad abbracciarla. Entrò in uno stato di trance e per qualche ragione non smise di guardala con intensità, finché non richiamò l’attenzione di Harry e con un cenno del capo indicò la bambina.
Potter la osservò per poi spalancare le labbra.
Tra le braccia teneva stretto un diario dalla rilegatura uguale a quella di Tom Riddle.
Era l’Horcrux… ed era anche come nuovo! Com’era possibile?? Perché ce l’aveva lei?
<< Nagini, per favore, che ti prende? >> chiese esasperata, dopo l’ennesimo tentativo di riportare di sopra il serpente.
Quest’ultimo finalmente parlò: << C’è qualcuno. >>
Harry deglutì.
<< Guarda che qui non c’è nessuno. Hai le allucinazioni? >> rispose la bambina in serpentese. Al che, l’afferrò di peso per costringerla a salire, ma era troppo pesante per lei. Nagini si agitò tra le sue braccia e Merope, che doveva pensare anche a reggere il diario, per poco non impazziva.
<< Devo cacciarli! >> insistette.
<< Chi dovresti cacciare?? Siamo solo noi qui dentro! >>
Nagini tentò di colpire gli intrusi e sferrò un attacco con i canini. Silente e Harry dovettero impegnarsi molto per non fiatare mentre schivavano.
<< Ma cosa fai, sei impazzita?? >> la piccola stavolta alzò la voce e la picchiò per punizione << Finiscila e vieni a dormire! >>
Ovviamente Nagini non ebbe alcuna intenzione di ascoltarla e infatti provò un’altra volta a mordere l’aria.
Merope non ce la fece più: << HO DETTO BASTA! >> sibilò nella sua lingua, tirandola a sé con tutte le sue forze.
In quel trambusto però non si rese conto di aver fatto cadere per terra il diario e Harry e Silente lo presero subito di mira.
Entrambi ebbero l’istinto di afferrarlo di nascosto e fuggire via, ma con Nagini alle calcagna la videro dura, in più Harry si chiese se fosse la scelta giusta “rubarlo” dalle mani della povera Merope.
Avevano appena scoperto che era viva, il fatto che teneva saldamente in mano l’Horcrux non doveva farli riflettere? Il modo in cui lo stava stringendo al petto, quasi con gelosia, frenò l’adrenalina di Harry.
Doveva esserci una ragione precisa per cui il diario, dalla scrivania del preside, era finito nelle braccia della piccola Riddle.
O no?
D’un tratto si sentì uno schifo, e terribilmente in colpa, perché voleva toglierle qualcosa di prezioso e infinitamente importante.
Il diario era vivo, morto…? Non gli importava. Ma in passato Merope gli aveva fatto capire quanto tenesse a Voldemort, e confiscarle uno dei suoi frammenti di anima sotto il naso non lo trovava affatto bello.
Silente lo guardò in attesa, poi il suono di una voce sottile e penetrante li destò dai propri pensieri.
<< Merope! >> disse il Signore Oscuro, scendendo le scale a passi pesanti.
Lui odiava tante cose, ed essere svegliato nel cuore della notte a causa di una mocciosa urlante era una di queste.
Il cuore di Harry fece una capriola. All’improvviso si ritrovava davanti al Signore Oscuro e dalla faccia di Silente intuì che nemmeno lui se l’aspettava.
Alla fine ci aveva visto giusto… Voldemort non si era mai mosso da Villa Riddle, ma d’altronde dovevano capirlo già dalla presenza di Merope e Nagini.
Cercò di restare calmo nonostante il dolore alla cicatrice, che iniziò a pulsare senza sosta appena comparve il mago oscuro.
<< Tom! >>
<< Sei proprio fissata sul girovagare di notte da sola! Spiegami perché non sei nel tuo letto! >> sbottò infuriato.
Merope cercò di trattenere Nagini: << La signorina è impazzita >>
Voldemort la fissò maligno e poi squadrò il suo serpente: << In che senso? >>
<< Dice che c’è qualcuno >> precisò la sorella, che da un momento all’altro l’avrebbe lasciata andare per l’esaurimento nervoso << Ma qui non c’è nessuno! >>
<< Ah sì? >> il maggiore spostò le iridi in tutte le direzioni, e seppur li circondasse il buio totale, poté constatare l’assenza di qualsivoglia estraneo << In effetti… >>
Nagini si attorcigliò sul suo Padrone, dando una tregua a Merope, e sibilò con rabbia: << C’è davvero qualcuno! >>
<< Ma perché insisti? >> chiese seccata la bambina << Tom, non avrà qualche problema? >>
Ma lui non replicò e voltò lo sguardo dove aveva indicato il serpente. A palpebre ristrette, Voldemort avanzò di qualche passo annusando l’aria con sospetto.
<< E questo? >> chiese a Merope dopo aver raccolto da terra il diario.
Lei arrossì, presa alla sprovvista: << Ehm… >>
<< Ci hai parlato? >> continuò il fratello, severo.
<< Sì… >>
<< Portalo in camera tua. >> disse in tono categorico e con un vago allarme nelle labbra.
Merope non comprese il motivo per cui era così ansioso, di solito la portava di peso nel letto senza tanti giri di parole. Però quella volta sembrava preoccupato.
<< Qualcosa non va? >> gli domandò timidamente.
Voldemort grugnì e impugnò con forza la bacchetta: << Non voglio che tu assista. >> di colpo lanciò una magia alle sue spalle, e Merope non ebbe la possibilità di domandarsi cosa diavolo avesse in mente che la sagoma di un uomo anziano dalla lunga barba argentea apparve nell’oscurità ed evocò un incantesimo scudo per proteggere lui e il compagno più giovane.
Harry assunse un’espressione indecifrabile, mentre la bambina si copriva la bocca e lanciava un grido spaventato che si poté udire per tutto il vicinato.
Quando li riconobbe pensò di svenire.
<< Ma che…?? >> Merope era talmente scioccata da non reggersi in piedi << Harry… professore?? >>
<< Bene, bene… >> ghignò Voldemort, allontanando la sorella << Che magnifica sorpresa… >>
La fronte di Harry divenne una brace ardente, ma cercò di mantenere un minimo di lucidità.
Si trovava davanti a Lord Voldemort in persona, non avrebbe potuto permettersi il lusso di abbassare la guardia. Il terrore nei suoi occhi schizzò alle stelle.
<< Buonasera Tom. Da tempo non ci vediamo. >> disse tranquillo Silente, che aveva la bacchetta puntata contro di lui.
La sua mano annerita riaffiorava da sotto la manica, e nonostante ciò riusciva a tenerla ben salda.
Voldemort squadrò famelico i due ospiti indesiderati, soprattutto il preside, il quale ostentava il contatto visivo con aria di sfida.
<< Hai un bel coraggio a presentarti nel mio rifugio. >> soffiò dolcemente il mago oscuro, poi guardò Harry e sorrise di soddisfazione << Vedo che mi hai portato un regalino >>
Merope lanciò ad Harry un’occhiata di orrore.
Si aggrappò alla veste del fratello, tremando dalla paura. Voldemort però non gradiva che stesse lì, sarebbe stata sicuramente in pericolo se fosse scoppiato un duello all’ultimo sangue…
<< Merope, vai di sopra! >>
Ma la sorellina non aveva intenzione di lasciarlo da solo, così si aggrappò sempre di più a lui.
<< Come fai ad essere viva? >> Silente stavolta si rivolse alla bambina, che spalancò le palpebre dalla sorpresa.
Voldemort lo guardò assassino, quasi scorticandolo con lo sguardo.
<< Si è diffusa in fretta la voce, eh? >> chiese il mago oscuro al posto di Merope.
<< Non è con te che sto parlando >> ribatté Silente.
Prima che Voldemort rispondesse a suon di Maledizioni Senza Perdono, Merope finalmente uscì allo scoperto e parlò.
<< Quindi lo avete saputo anche voi… be’, come può vedere, professore, sono tornata. Presumo non debba raccontarvi tutta la storia. >>
Silente e Harry colsero il tono sprezzante e infastidito della piccola, che oltre ad essere impaurita adesso era anche arrabbiata.
<< Siamo felici che tu stia bene… >>
<< Risparmi il fiato! >> esclamò Merope, guadagnandosi lo stupore sia del fratello che degli altri due.
<< Dico la verità, ero davvero scioccato quando ho scoperto della tua morte. Merope, noi teniamo a te. Non pensare neanche per un secondo che non sia così. >> disse Silente, che ricevette il silenzio e poi la rabbia della piccola.
<< Non m’interessano le sue false lusinghe. Voglio sapere perché si è intrufolato in casa nostra, e per quale assurdo motivo ha portato Harry con sé! >>
Silente comprese l’agitazione che stava provando. Per un po’ rimase zitto, mentre Harry subiva gli sguardi tanto diversi quanto violenti dei fratelli.
<< Si rende conto del pericolo in cui l’ha messo!?? >> proseguì Merope.
<< Basta >> disse Voldemort, autoritario << Ti ho detto di salire. Qui ci penso io. >>
La bambina non si mosse di un millimetro. Non se ne sarebbe andata fino a quando non avrebbe ricevuto una risposta adeguata da Silente.
Quest’ultimo, dopo averla scrutata per vari secondi, disse: << Non è una questione di cui possiamo discutere. >>
<< A questo punto sono curioso anch’io, Silente >> sibilò l’Oscuro Signore << Un mago potente come te che si riduce a questi giochetti infantili. Avevi paura ad entrare senza il Mantello dell’Invisibilità? >>
<< L’ho fatto per proteggere Harry. Non volevo rischiasse la sua vita in questo modo, tuttavia era importante che ci fosse. >> spiegò deciso, il professore.
Merope esplose: << Importante per cosa?? >>
<< Per quello. >> Silente indicò il diario che Merope aveva tra le braccia.
Lei sbiancò, diventò un cencio.
Avrebbe dovuto immaginarlo! Stavano cercando gli Horcrux… erano già in cammino per cercarli!
Voldemort fece da scudo alla sorella, che strinse più forte il diario, terrorizzata.
<< Ti conviene non fare un solo passo, Silente, o giuro che ti ammazzo! >>
<< Perché sei così preoccupato? È solo un diario, Tom >> lo canzonò, guadagnandosi un ringhio.
<< Tu sai cos’è, non è vero? Non sono così stupido come credi. >> disse Voldemort, che avanzò senza perdere la presa sulla bacchetta.
<< Ma certo che lo sa! Tom, te l’avevo detto! >> urlò piangente la piccola Riddle.
Ora il suo peggior timore si stava avverando. Non era preparata… stava accadendo tutto all’improvviso, si sentiva impotente.
<< Fa’ silenzio, Merope. E non muoverti. >>
Silente lo incalzò: << Sai, in teoria quel diario appartiene a me, dato che l’hai lasciato incustodito per mezzo secolo a Hogwarts. Per non parlare del fatto che, fino a qualche giorno fa, si trovava nel cassetto della mia scrivania, completamente distrutto. >> fece una pausa << Mi chiedo come sia riuscito ad arrivare nelle vostre mani… >>
<< Vuole proprio saperlo?? >> ruggì Merope, gli occhi infuocati dall’ira << Quando sono tornata dall’aldilà, ho portato anche mio fratello con me! >>
Silente sussultò, incapace di digerire un’informazione così inaspettata. Persino Harry aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Quello era l’Horcrux che lui stesso, a 12 anni, aveva affrontato nella Camera dei Segreti, e poi ucciso con il veleno del Basilisco. Adesso era di nuovo in vita grazie a Merope.
Non sapeva dire se esserne ammirato o spaventato. Quel frammento di anima non spiccava di certo di simpatia e bontà… si chiese se Merope sapesse davvero con cosa (o chi) aveva a che fare.
<< Devo farti i miei complimenti… non è facile stupirmi, signorina >> le rivolse un mezzo sorriso. La bimba ricambiò con un’espressione dura e carica di odio.
<< E io le faccio i complimenti per aver perso totalmente la mia fiducia! >>
<< Ti ho detto fin dall’inizio quali erano le mie intenzioni. >> rispose Silente.
<< Sì, uccidere mio fratello… nonostante sappia che il mio scopo è quello di proteggerlo! >>
<< Non puoi capire >> la liquidò solo con queste parole, sufficienti a farla ribollire di rabbia.
A quel punto Voldemort si mise in mezzo, stufo del teatrino. Guardò in cagnesco Silente e ordinò a Merope di andarsene.
<< Dai per scontato che oggi vincerai? Mi spiace deluderti, ma non sarà così >> disse in un sibilo, le pupille da serpente puntate ostinatamente su di lui << Pensi che non sia al corrente di quello che hai commesso? >>
Merope gli lanciò un’occhiataccia e bofonchiò un: “Oh, no…”
<< Di che stai parlando? >>
<< Fai il finto tonto. Mi deludi, Silente. Non è da te >> ringhiò con cattiveria, mentre la sua voce vibrava insieme a un grande desiderio di vendetta.
Silente afferrò in seguito, ma non proferì parola perché Voldemort lo interruppe di nuovo.
<< Hai attaccato mia sorella, una bambina! E dici di tenere a lei?? Solo un gran vigliacco sarebbe capace di farlo! >>
Harry corrugò la fronte e d’istinto si voltò verso Silente.
Aveva attaccato Merope? Che significava? Non ci stava capendo nulla…
Quando incrociò lo sguardo della piccola, si accorse che anche lei aveva lo sconcerto dipinto in faccia.
Ma Silente non parve scomporsi più di tanto: << Dovresti fare questo discorso a te stesso. >>
Appena pronunciò quelle parole, Merope spalancò le palpebre per l’indignazione. Purtroppo era consapevole di cosa avrebbe provocato, e infatti vide il fratello allentare la nota minacciosa.
Alla bimba ribollì il sangue: non sopportava il pensiero che Tom si sentisse in colpa per qualcosa su cui avevano chiarito più di una volta. Quando Silente glielo rinfacciò rimase ammattita.
<< Ma come si permette!? >> gridò infuriata.
Harry era lì immobile, evidentemente l’unico a non sapere nulla su ciò che stavano discutendo. Iniziò a chiedersi quanti segreti il professore gli avesse nascosto, prima di udire la sua risposta cristallina.
<< Ho il potere di permettermi questo ed altro >>
<< Anche far leva sui sensi di colpa delle persone?? >> continuò imperterrita la bambina.
<< Merope, vattene. >> la scongiurò Voldemort, alquanto giù di tono ma deciso ad ammazzare il vecchio.
<< No! >>
<< Non può provare sensi di colpa. Insisti nel volerlo difendere? >> chiese Silente, spietato.
<< Lei non lo conosce quanto lo conosco io! >> urlò Merope, che trattenne a stento le cattive intenzioni del fratello << Tom, non dargli retta! Ti sta provocando! >>
Ma Voldemort era ormai andato. Il ricordo del brutale gesto inferto alla sorellina lo destabilizzò, facendo piombare nel dispiacere Merope, che ora era costretta ad assistere inerme al suo indebolimento emotivo.
Era certa l’avesse superato, invece ci pensava ancora, troppo spesso.
Strinse i pugni e guardò di bieco Silente << Mi è caduto proprio in basso, professore! Da lei non me l’aspettavo! >>
Silente soffiò: << Perché non è il diretto interessato a parlarmi? >>
<< Ha per caso paura di me?? >> ribatté Merope, che aveva un diavolo per capello. Abituata ad ammirare la forza e la cattiveria del maggiore, vederlo dolersi in quel modo per una faccenda che la riguardava, la fece imbestialire. << Cosa spera di insegnare a Harry usando trucchi psicologici da quattro soldi?? >>
Harry, col cuore che gli batteva a mille, non poté fare a meno di approvare. In quel frangente, la mossa del preside gli sembrò piuttosto cattiva, anche perché per la prima volta vedeva Voldemort provare sentimenti umani.
Non conosceva l’episodio incriminato, ma la sua cicatrice contribuì a percepire lo stato d’animo del Signore Oscuro e non era affatto piacevole.
<< Io l’ho perdonato. Questo mi basta! >>
<< Lo perdoni troppe volte, però. Non è per questo motivo che ti sei tolta la vita? >>
Stavolta Merope ebbe una voglia irrefrenabile di ucciderlo: << Sono affari nostri! >>
<< Stai confermando la mia tesi? >>
<< Adesso basta. >> ringhiò d’un tratto Voldemort, fissando la sorella con un misto di severità e stanchezza << Ti ho detto che ci penso io alla feccia. Tu vai di sopra! >>
Merope lo ignorò: << Secondo me nell’ultimo periodo è impazzito, Silente. Ma d’altra parte, se usa certi sistemi da seconda elementare, perché io non posso fare lo stesso? >> fece una pausa, in cui Harry e il professore la guardarono perplessi, poi esordì << Il nome “Ariana” non le dice nulla? >>
Un silenzio assordante circondò i presenti, mentre l’anziano mago faceva i conti con la sua coscienza. Un’onda d’urto di tristezza s’insinuò nel suo Io, costringendolo ad abbassare l’arma.
<< Ariana? >> chiese retorico Voldemort.
Harry si chiese chi fosse quando Merope riprese.
<< Che bello fare il gradasso con le azioni altrui, eh? Il problema è che lei ha fatto di peggio! >> esclamò più adirata e soddisfatta che mai.
Il volto di Silente si scurì di colpo, facendo strada a un’espressione di disappunto che fece godere la bambina.
<< Vieni qui! >> Il Signore Oscuro non fece in tempo a spostarla dalla traiettoria dell’incantesimo di Silente.
<< Expelliarmus! >> gridò, per poi ammirare il diario di Tom Riddle volare via dalla presa di Merope e cadere nelle mani del vecchio.
<< NO! >> dissero i due fratelli.
Voldemort, per timore che si Smaterializzassero, cercò di lanciargli un Controincantesimo, ma la bambina fu più veloce. Estrasse da sotto la maglia del pigiama la sua bacchetta e urlò.
<< Expelliarmus! >>
Non centrò il diario, quanto piuttosto il Cappello Parlante che teneva stretto Silente.
Lo prese al volo, lasciandolo sinceramente atterrito.
<< Perché hai preso il Cappello?? >> sbottò Voldemort, che puntò di nuovo la sua bacchetta per riprovarci, ma Merope lo fermò con un sorriso sulle labbra.
<< Be’, cosa fate, non ve ne andate? >>
Silente la fissò adirato, mentre Harry confuso.
<< Harry, prendilo! >> gli ordinò il professore, e lui avrebbe anche ubbidito se non fosse che qualcosa di sconosciuto lo bloccava.
Non poteva usare la magia, tantomeno aggredire Merope per uno stupido cappello logoro. Non riusciva a fare un solo passo e non pensare che con ogni probabilità avrebbe fatto del male alla bambina…
<< Presumo sia un elemento importante, vero? >> li canzonò Merope.
<< Harry, ti ho detto di prenderlo! >> disse Silente, il quale controllava che Voldemort non lo attaccasse << Ti concedo di usare la magia! >>
<< Non farlo! >> disse lei rivolta a Harry.
Quest’ultimo era combattuto e non sapeva chi ascoltare.
Ad essere sincero, avrebbe voluto ubbidire a entrambi.
<< Se ci tieni alla tua vita, Potter, ti consiglio di retrocedere. >> sibilò minaccioso Voldemort << A meno che tu non voglia passare a miglior vita. Adesso che ci penso, Silente mi ha fatto un bel regalo a portarti qui. Non trovi anche tu? >>
Harry raggelò, tuttavia restò dietro lo scudo di Silente, a sorbirsi lo sguardo penetrante e assassino del Signore Oscuro.
<< Non provare ad ucciderlo, Tom! >> lo rimproverò la sorella.
<< E perché, di grazia? >>
<< Perché… >> voleva rivelargli la verità: che anche Harry era un Horcrux. Ma non ce la fece a confessarglielo. Lanciò un’occhiata di allarme all’anziano mago e sbottò << Non gliel’ha ancora detto?? >>
Harry guardò Silente, che non rispose subito.
<< Non è il momento. >>
<< Sa perché non è il momento?? Perché lei stesso è consapevole che se Harry lo sapesse non lo seguirebbe all’avventura rischiando il suicidio! >>
Silente ne ebbe abbastanza. Levò la bacchetta nella sua direzione, ma non per attaccarla, bensì per riprendersi il Cappello Parlante, visto che a quanto pare Harry non era in grado.
Voldemort però le si parò davanti e gridò: << Stupeficium! >>
Silente ricambiò e in poco tempo il corridoio fu pervaso dalle scintille color rubino dei due incantesimi che si scontravano.


 

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Capitolo 64
*** CAPITOLO 64 ***


Lacrime e sangue

I zampillanti raggi color rubino incantarono Merope, che rimase immobile e con una faccia terrorizzata.
Vide gli occhi del fratello brillare di vendetta mentre cercava di resistere all’attacco di Silente, lei però sembrava impotente e non sapeva cosa fare. Aveva paura per lui, per il diario, per Nagini…
Costrinse il serpente a salire al piano di sopra, perché quella notte sarebbe potuta essere l’ultima per la persona che più amava in assoluto.
<< Tom, fermati! >> gridò la bambina, in lacrime.
Lui si voltò, furibondo: << TI HO DETTO DI SALIRE! >>
Ma Merope non l’avrebbe fatto senza l’Horcrux. In quel momento Silente lo teneva stretto nella mano annerita, e la piccola pensò a qualche stratagemma per riprenderselo.
Guardò il Cappello Parlante che gli aveva strappato, notando che al suo interno vi era il riflesso di qualcosa che luccicava. Nonostante il gran fracasso dovuto agli incantesimi, a Merope si accese una lampadina.
<< Harry! >> esclamò Silente dopo aver colto il sorrisetto vittorioso della bambina << Per l’amor del cielo, prendi quel dannato cappello! >>
Harry, che come Merope era rimasto inchiodato al suolo, incrociò il suo sguardo e sollevò la bacchetta.
Gli tremava il polso, le dita attorcigliate sulla sua arma scivolavano per il sudore.
<< La smetta di dargli ordini! Non vede che è spaventato?? >> disse a Silente, rabbiosa.
Non ebbe neanche il tempo di riprendere fiato che l’anziano mago interruppe il duello con Voldemort e puntò verso di lei, lanciandole silenziosamente un Expelliarmus.
Merope deviò per un pelo l’attacco, ma Voldemort s’infuriò non poco.
<< Brutto vecchio decrepito, sono io il tuo avversario! >> sbottò su tutte le furie, rivolgendosi poi alla sorella << Vuoi che ti cacci a pedate?! Rischi di rimanere ferita! >>
<< Senza il diario io non mi muovo! >> rispose determinata.
Voldemort scosse il capo e si chiese da chi diavolo avesse prese il suo carattere. Dai Mangiamorte era sempre trattato con rispetto e gli risultava molto semplice farsi ubbidire, lei invece era una testa calda e nemmeno le peggiori minacce da parte sua riuscivano a scalfirla.
<< E io non mi muoverò senza quello. >> la canzonò Silente, per poi prepararsi a lanciare un altro Incanto. Merope lo frenò.
<< Perché?? A cosa le serve uno stupido cappello per distruggere un Horcrux? >> chiese retorica.
Harry si rese conto che il preside faticava a darle una risposta. Continuava a fissarla con una serietà allucinante, quasi aggressiva.
Voldemort iniziò a pensare che ci fosse davvero qualcosa sotto e osservò perplesso Merope finché la stessa non esordì.
<< Forse le ci vuole un aiutino >> così dicendo, estrasse dal Cappello Parlante una lunga spada ricoperta di pietre preziose.
Era la spada di Godric Grifondoro.
Il volto del Signore Oscuro si contorse in una smorfia di puro stupore.
<< C-cosa? >> Harry aveva la stessa faccia di Voldemort. Quella spada l’aveva usata esattamente quattro anni prima per combattere contro il Basilisco nella Camera dei Segreti, e ora la bambina la brandiva come se niente fosse.
Quest’ultima, ignorando gli sguardi sotto shock del fratello e di Harry, prese a fissare con aria solenne l’anziano mago. La soddisfazione che provò nell’ammirare la sua faccia non gliela diede nessuno.
<< Il famoso coniglietto nel cilindro >> commentò lei con sarcasmo.
<< Gradirei riavere ciò che è mio >> disse Silente, per nulla in vena di scherzi.
<< Se lo può scordare. Con questo vuole distruggere il diario! >>
<< Non può distruggerlo con quello. >> s’intromise Tom, guardandola in maniera strana.
<< Sì che può! >>
<< Vuoi saperlo meglio di me? >> sibilò maligno, non lasciandola neanche ribattere << Mi meraviglia che uno come te non sappia i metodi per distruggere un Horcrux, Silente. >> disse poi, voltandosi verso di lui ornato di un’espressione compiaciuta.
Silente rispose incurvando le labbra, e Merope sudò freddo come non aveva mai fatto prima.
<< Tom, vuoi ascoltarmi?! >> urlò.
<< FAI SILENZIO! >> ricambiò il fratello.
Lei si ammutolì, ma era talmente arrabbiata da non riuscire a rispondergli. Sapeva che la lama era intrisa del veleno del Basilisco e che se avesse sfiorato in qualche modo il diario sarebbe stata la fine.
Non poteva permetterlo.
<< Se proprio vuoi, puoi riaverlo >> sogghignò Voldemort, certo di avere la ragione sull’efficacia della spada.
Purtroppo però, sia Silente che Merope erano perfettamente consapevoli del contrario.
<< Menomale >> fece il preside che iniziò già ad assaporare la vittoria.
<< NO! >> disse Merope, scansando la mano di Voldemort che tentò di prendere la spada di Grifondoro << Sei un idiota! Come al solito non vuoi mai darmi retta! >> e a quel punto, stufa di limitarsi a guardare, levò la sua bacchetta in direzione di Silente, poi, senza averlo premeditato o averci riflettuto, gridò a pieni polmoni << AVADA KEDAVRA! >>
Una luce verdastra fuoriuscì dalla punta alla stessa velocità di un proiettile, ma nonostante ciò, Silente ebbe l’istinto di schivarlo appena in tempo. Lo sgomento arrivò dopo, quando Harry accorse ad aiutarlo a rialzarsi da terra ed entrambi la fissarono a occhi sgranati.
Persino Voldemort squadrò la sorella a bocca aperta.
<< Merope! >> esclamò indignato Harry << Quello era un Incantesimo Senza Perdono! >>
La bimba si riprese in pochi secondi.
Era piuttosto scossa. Non aveva agito in maniera razionale, e non comprendeva cosa l’avesse spinta a farlo, seppur dentro di lei ancora dimorava una rabbia smisurata.
Il fratello la raggiunse allarmato. Non gli piacque per niente ciò che aveva fatto. Lei non era così, odiava la magia oscura e tutto ciò che ne conseguiva. Di certo quella non era sua sorella.
<< Non farlo mai più! >> la rimproverò dolcemente << è un Incantesimo troppo pericoloso per la tua età, hai capito?? >>
Ma Merope non lo ascoltò. Prese a guardare sottecchi i due intrusi con un rancore indescrivibile.
<< Chi le ha insegnato quella Maledizione? >> chiese severo Silente << Non fa bene stare in tua compagnia, Tom >>
La bambina non ci vide più e gli lanciò uno Stupeficium all’improvviso.
<< Non provi a dargli la colpa! Voglio solo quel diario indietro! E me lo riprenderò ad ogni costo! >>
Nel giro di pochi secondi, Merope iniziò a scagliare ogni sorta di incantesimo sia contro Silente che contro Harry.
Il ragazzo non ebbe altra scelta se non contrattaccare, anche se avrebbe voluto fare qualunque altra cosa che non fosse quella. Intravide le pupille smeraldine di Merope brillare di un fuoco vivo, che le dava la forza di parare i colpi inferti da lui e da Silente, il quale si stupì della tenacia e della volontà che la spingeva a continuare, rischiando pure la vita.
Merope resisteva, ogni secondo, ogni minuto… a denti digrignanti e pugni stretti cercava di contrastare le mosse degli avversari. Ma era tutto inutile.
Loro erano molto più forti di lei e solo un miracolo le permise di rimanere ancora in piedi. Fu in quel momento che ricercò l’aiuto del fratello.
Voldemort era rimasto a guardare la scena come un bambino che guarda per la prima volta un film dell’orrore.
Era la prima volta che osservava la sorellina scatenare tutto quel potere sopito allo scopo di proteggere una parte di sé stesso. Quel diario era molto importante per Merope, lo aveva capito da tempo, tuttavia ora comprese a pieno fino a che punto le importasse.
Stava combattendo contro un ragazzo più grande di lei e il mago più potente del mondo per il bene del fratello… questo pensiero lo tenne ancorato al suolo finché non capì che il compito di proteggere era anche il suo. Perciò sollevò la bacchetta bianca e con un gesto secco e violento pose fine alla battaglia, causando la totale rovina del corridoio e della sala circostante.
<< Sei diventata matta?? >>
<< Devo riprendermi quel diario! >> si giustificò lei, furente e prossima a lanciare un nuovo attacco.
<< Non metterai un’altra volta la tua vita in pericolo. >> ringhiò Voldemort, ma Merope fece orecchie da mercante.
<< In questo momento in pericolo è la tua anima!! >>
<< Non potranno mai distruggerla con quella! >> rispose il fratello che indicò con lo sguardo la spada incastonata nelle mani di Merope.
<< Non è così, Tom! >>
Nel frattempo, il fumo si dissolse nell’aria e Silente e Harry poterono agire indisturbati mentre i due erano distratti.
Insieme scagliarono un Expelliarmus contro la bambina, colpendo rispettivamente la bacchetta e la spada di Godric.
Colta di sorpresa, Merope non poté far altro che ammirare l’anziano mago appropriarsi della lama lucente.
<< NO! >>
Voldemort la trattenne, perché si era già buttata a capofitto verso Silente. Egli mostrò un’espressione di vittoria quando constatò di avere in pugno l’unica arma in grado di distruggere il diario.
Merope si divincolò dalla presa di Tom, il quale appariva fin troppo tranquillo per i suoi gusti.
Era assolutamente ignaro delle conseguenze che avrebbe procurato…
<< Molto bene, Silente. Hai ottenuto ciò che volevi… Temo, però, che non servirà a nulla per sconfiggermi. >> disse Voldemort.
<< Ne sei proprio convinto? >> lo canzonò il preside.
<< Non lo faccia! >> Merope scoppiò a piangere. Era così frustrata dal fatto che Tom non la ascoltasse e non cogliesse il grave errore che stava commettendo che cedette alle lacrime. Non riusciva a capacitarsi di come lo stesse perdendo, dopo averlo riportato indietro. Se avesse posto davvero fine alla sua vita, sarebbe morta anche lei di dolore…
<< Merope, smettila! È solo un illuso, non lo capisci?? >> sbottò il maggiore, esasperato.
Harry la osservò, stavolta con più severità che pietà.
La Maledizione Senza Perdono che aveva lanciato pochi minuti prima, distorse la visione positiva che aveva di lei: vivere sotto lo stesso tetto con Lord Voldemort alla fine aveva portato i suoi frutti. Prima di allora, Merope non avrebbe mai usato quel genere di Incantesimo, nemmeno per proteggere il fratello…
Decise quindi di seguire le indicazioni che gli avrebbe dato Silente, qualunque cosa fosse stata, a discapito anche della fitta alla cicatrice.
<< Hai ragione, sono un illuso >> sorrise il preside di Hogwarts << Mi stai dicendo che se provassi ora a distruggerlo con questa, fallirei miseramente? >>
Voldemort lo ricambiò con un ghigno: << Dai, provaci! >>
<< NON CI PROVI! >> gridò Merope << Non si azzardi a fare un solo passo! >>
L’altro le rivolse un’occhiata bieca: << Perché? Tuo fratello è d’accordo >> disse sarcastico.
<< Perché è uno stupido, ma io non lo sono! >> e non curandosi dello sguardo velenoso di Voldemort, continuò << Io sono tornata solo perché ho avuto l’opportunità di portare anche lui! Non posso lasciarla agire indisturbato, non glielo permetterò! >>
Per tutta risposta, Silente diede la spada a Harry e posò il diario a terra, davanti a lui.
Merope ebbe un infarto.
<< Vediamo chi sarà ad avere la meglio >> Voldemort rise di gusto, ma fu subito ripreso dalla minore che aveva gli occhi impazziti e sembrava indemoniata.
<< FA QUALCOSA, FERMALO! >> urlò prima che Harry puntasse la spada verso l’obiettivo.
Voldemort però non aveva la minima voglia di preoccuparsi.
<< Vai. >> ordinò Silente a Harry.
A quel punto la bambina ebbe l’impressione che il suo cuore dovesse esplodere da un momento all’altro.
Entro pochi secondi l’Horcrux sarebbe morto, e lei, che aveva promesso di proteggerlo da ogni pericolo presente sulla Terra, lo avrebbe visto sparire per sempre… sarebbe rimasto nell’aldilà, di nuovo, da solo, cercando l’unica fonte di sopravvivenza che riteneva degna di lui ma che, purtroppo, non poteva raggiungerlo.
Il pensiero di perderlo riaccese all’improvviso i suoi poteri da strega, che senza bacchetta non poteva contrattaccare in alcun modo.
Harry era pronto a infilzare il diario, come aveva fatto in precedenza col dente del Basilisco, quando Merope scomparve dalla vista di Voldemort e dopo un nanosecondo riapparve al posto che occupava l’Horcrux, in piedi, facendogli da scudo.
Il Signore Oscuro fece giusto in tempo ad accorgersi della sorellina a qualche metro di distanza. Tutto accadde in un attimo.
Prima ancora di comprendere cosa stesse accadendo, Voldemort vide la lama della spada trafiggere il petto di Merope.
Uno strillo acuto si levò nell’aria, con un principio di lago rosso che iniziò a sgorgare dalla ferita.
Harry se ne accorse troppo tardi, così come Silente.
<< Harry! >>
Il ragazzo sfilò immediatamente la lama dalla carne della bambina, mentre questa ricadeva a terra in una pozza di sangue.
Un altro grido soffocato evase dalle sue labbra per poi divenire un flebile lamento che via via si spegneva inesorabile.
<< No… Merope! >> disse disperato Harry.
Silente guardò la scena sgomento, ma non poté far altro che allontanare il suo allievo in vista della furia imminente del Signore Oscuro.
Voldemort infatti si precipitò all’istante dalla sorella. Non seppe spiegare cosa gli avesse impedito di ammazzare entrambi senza remora, sapeva soltanto che adesso Merope era riversa sul pavimento e avvolta nel suo stesso sangue.
Il suo primo pensiero fu assisterla, cercando di rimanere calmo. Ma come poteva?
L’orrore e lo shock che aveva vissuto alla prima e alla seconda morte di Merope, ora gli si presentava davanti per la terza volta.
Tamponò la ferita sul suo petto con la mano, poi le sollevò il capo e la scrutò con infinito dolore.
Grazie al cielo non era morta, almeno non ancora, e Voldemort pensò a cosa avrebbe dovuto fare per affrontare di nuovo un’esperienza così atroce. Non era pronto, non lo sarebbe mai stato.
<< Merope…! A-apri gli occhi! >>
Lei lo fissò, anche se i suoi smeraldi avevano perso quella vitalità che li contraddistinguevano: << Tom… >> mormorò in un fil di voce e sorrise leggermente.
Harry non si dava pace. Era stato lui a colpirla e a segnare la sua fine.
Sentiva lo stato d’animo di Voldemort e la saetta sulla fronte bruciare come un carbone ardente. Se non ci fosse stato Silente a trattenerlo, si sarebbe inflitto lo stesso male che aveva procurato alla bambina.
Non provava tanta sofferenza da quando era morto Sirius… stavolta però il carnefice era lui.
Aveva appena infilzato Merope con la spada di Grifondoro. Il perdono a chi l’avrebbe chiesto? La considerava una sorella, le voleva un bene dell’anima! Come aveva potuto fare una cosa simile?
Si mise a piangere e Silente, che teneva gli occhi fissi sui fratelli, lo abbracciò per consolarlo.
Ma non c’era conforto che potesse lenire una colpa così grande.
<< Che diavolo ti è saltato per la testa?? >> sbottò il mago oscuro alla piccola Riddle, arrendendosi alle lacrime << T-ti avevo detto che non sarebbe successo niente…! Quella spada non aveva il potere di distruggere il diario! P-perché… perché ti sei messa in mezzo?? >>
Gli tremavano i polsi e il cuore accelerò i battiti in maniera vertiginosa, ma gli bastò ricevere lo sguardo candido di Merope per sciogliersi completamente.
Lei scosse la testa a scatti lenti e faticosi e gli rispose: << No… la lama… ha assorbito… i-il veleno del… Basilisco… >>
A quelle parole, Voldemort si bloccò di colpo: << Il Basilisco? >>
<< Harry aveva combattuto c-contro il Basilisco >> spiegò Merope, che lottava con tutte le sue forze per non addormentarsi << Al secondo anno… e ha usato la spada per ucciderlo, p-poi ha distrutto il diario >>
Voldemort prese l’Horcrux da terra, proprio vicino a lei, e turbato contemplò la sorella.
Era tutto più chiaro, adesso. La spada avrebbe davvero eliminato l’Horcrux se non fosse stato per l’intervento di Merope. Lei lo sapeva e lo aveva protetto senza pensarci due volte.
Gli venne un magone e un senso di rabbia.
Se stava perdendo (ancora) l’unica persona al mondo che amava era a causa di Harry Potter. Quel piccolo bastardo, fonte dei suoi tormenti da ben 15 anni, aveva fatto l’errore più grosso di tutti.
<< Non ti sei stufata… di salvarmi la vita? >> pianse il Signore Oscuro, che ormai aveva il braccio ricoperto del sangue della sorella.
Lei sorrise a stento, senza più energie. Gli strinse le mani e rispose semplicemente: << No >>
Il fratello non aveva le parole adatte per commentare. Era a pezzi e presto purtroppo l’avrebbe vista spirare tra le sue braccia senza aver potuto fare nulla.
<< S-sai che farei qualsiasi cosa per te… >> disse a voce bassissima, ma subito il suo volto si rabbuiò. Con quel buco nel petto le era difficile respirare, poteva solo guardarlo negli occhi e piangere lacrime amare, consapevole che le rimaneva poco da vivere.
<< Devi resistere! >> la implorò il maggiore, quasi in tono di rimprovero.
<< Non… >>
<< Cosa…? >>
<< Non voglio morire… >> mormorò.
<< Merope! >> fece d’un tratto Harry << M-mi dispiace… io non volevo! >>
Nel sentirlo, Voldemort divenne cieco d’ira. In un attimo afferrò la propria bacchetta e la puntò contro Harry mentre con l’altra mano manteneva la sorella.
<< Dì le tue preghiere, Potter! >>
Silente lo spinse indietro e levò anche la sua bacchetta: << Lascialo stare, non lo ha fatto di proposito! >>
Ma il Signore Oscuro non aveva intenzione di sorbirsi le loro chiacchiere ingiustificate. Il danno ormai era fatto e Merope sarebbe morta da un momento all’altro. L’unica cosa che poteva fare era vendicarla.
Lanciò una Maledizione Cruciatus contro Harry, assaporando già il lieto spettacolo delle sue grida contorte, tuttavia qualcosa andò storto: l’Incantesimo non venne mai scagliato.
Sembrava che la bacchetta non gli rispondesse più come faceva di solito.
Una quiete improvvisa si diffuse intorno a loro, con Lord Voldemort che orribilmente prendeva coscienza di cosa gli stesse accadendo.
Anche Silente lo capì, e ne rimase stupito.
<< A volte succede perdere i propri poteri dopo un forte trauma, Tom >> commentò il preside di Hogwarts.
Voldemort gli rivolse un’occhiata velenosa mischiata con le lacrime. Fissò per qualche secondo l’arma che per anni l’aveva accompagnato nelle sue malefatte e che ora aveva deciso di interrompere il proprio compito, e per la prima volta si sentì vulnerabile. Non solo per la perdita della magia, ma anche per i sentimenti umani che lo stavano soffocando.
<< D’accordo >> sibilò rassegnato Tom Riddle, guadagnandosi sguardi perplessi da parte di Silente e Harry << Che stai aspettando, vecchio? Non vuoi finirmi? >>
Non si sarebbe mai aspettato di udire quelle parole dal Signore Oscuro in persona.
Lui, che aveva paura della morte più di chiunque altro, gli stava chiedendo di ucciderlo senza opporre resistenza?
<< Prima dobbiamo salvare tua sorella. >> rispose Silente.
Voldemort lo squadrò peggio di un pazzo da internare: << Salvarla? >> disse a denti stretti << Tu vuoi salvarla?? >>
Harry non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Persino lui era convinto che il preside stesse farneticando e che non ci fosse più alcuna speranza, ma Silente insistette.
<< Sì. Non è ancora morta, possiamo provarci. >>
<< Non ti permetterò nemmeno di sfiorarla con un dito! >> soffiò come un serpente a sonagli pronto a mordere la preda << Il veleno del Basilisco sarà già entrato in circolo! Come speri di poterla guarire?? >>
Silente rispose con calma: << Con le lacrime della mia Fenice. È così che l’ho curata la prima volta che è venuta a Hogwarts >>
Voldemort assunse un’espressione attonita.
<< Che c’è, non lo sapevi? >>
<< Ora vuoi fare la parte dell’eroe? Prima il tuo burattino me l’ammazza, poi ti mostri pentito?? Non funziona così, brutto schifoso! >>
<< Non pensavo si sarebbe spinta fino a questo punto. >>
Voldemort scoppiò di nuovo a piangere e ringhiò: << Nemmeno io! >>
Silente e Harry furono quasi spaventati dalla scena. Non lo avevano mai visto in quello stato. soffrire per un altro essere umano non era sua abitudine… eppure adesso lo stava facendo.
<< Ascolta… come tu desideri che si salvi lo desideriamo anche noi. Se riuscissi a tenerla sveglia il tempo necessario per andare e tornare da Hogwarts, magari riusciremmo a portarle la cura. Sotterriamo l’ascia di guerra per questa notte, che ne dici? >> propose Albus, nella speranza di ricevere un responso positivo.
<< Tu vaneggi! Ci impiegheresti troppo! Non ci vorrà molto prima che… >> preferì non terminare la frase. Alzò lo sguardo carico di rancore e sbottò << Giuro che me la pagherete cara… soprattutto tu, Potter! Me la pagherai! >>
Harry era terrorizzato, ma non se la sentì di dargli torto. Merope stava morendo per colpa sua, sentiva un macigno pesantissimo nel cuore e che forse avrebbe portato per tutta la sua esistenza.
<< Era appena tornata da me! L-lei… io non posso stare senza di lei! >> gridò Riddle stringendola tra le braccia, mentre numerosi zampilli color rosso vivo fuoriuscivano copiosamente dal suo petto << Piuttosto fatemi fuori! Avrei la gioia di vivere con lei per sempre! >>
Silente pensò per un attimo che avesse fatto uno scambio di persona, perché il Voldemort che conosceva lui non avrebbe mai parlato in quel modo.
Era più che evidente (non potevano più negarlo) quanto amasse la sorella. Sarebbe stato capace di affrontare la sua peggiore paura pur di non perderla, ed entrambi ne rimasero colpiti.
Fu lì che compresero quanto Merope avesse cambiato in meglio suo fratello. Pensare che erano sempre stati scettici a riguardo, e ora stavano testimoniando di persona questo “miracolo”…
<< Ne sarei felice, però… >> esordì Silente, guardando rammaricato la piccola << Io sono in debito con lei. Mi salvò la vita quella notte in cui ci scontrammo, e io farò lo stesso. >>
Dei lamenti da parte della piccola li interruppe. Merope improvvisamente aprì gli occhi e i suoi smeraldi quasi privi di anima soppesarono per un po’ il fratello maggiore, che nel vederla ancora viva sussultò.
<< Va tutto bene! >> esclamò Voldemort per tranquillizzarla << Sono qui >>
Lei inarcò le labbra all’insù: << Fratellone… devi lasciarmi >> sussurrò, le labbra che faticavano a muoversi.
Il Signore Oscuro lo intese come il suo ultimo saluto e fece per piangere di nuovo, ma Merope, completamente ricoperta di sangue, proseguì.
<< Posami a terra… >>
<< Sei una lurida maganò! >> si sfogò Voldemort tra le lacrime << Come puoi darla vinta a Silente? Non vedi l’ora di lasciarmi, piccola babbanofila! >>
Merope ignorò gli insulti del fratello, ben sapendo che non fossero sinceri, e ripeté con premura di adagiarla sul pavimento.
<< Ti prego… resta sveglia! >> le soffiò all’orecchio, non ricevendo nessuna risposta. Pensò che forse stava arrivando la sua ora e che il suo distacco fosse un semplice tentativo di non mettere in mostra la sua morte, come aveva fatto quando si era suicidata con l’anello.
Delicatamente la posò a terra, mentre un’ondata di disperazione lo investivano come un fiume in piena.
<< L’offerta è ancora valida, Tom >> esordì Silente, che insieme a Harry provò molta tristezza alla scena.
Voldemort scattò la testa nella loro direzione, furibondo a dir poco. Avrebbe tanto voluto vedere i due intrusi al posto di Merope. Perché doveva essere lei a lasciare questo mondo? Perché aveva il presentimento che il destino non fosse mai dalla sua parte?
<< Cosa speri di sistemare, eh?? La sua vita è agli sgoccioli! >>
Harry tentò di dire qualcosa, ma fu frenato subito dal Signore Oscuro, che si sollevò e lo raggiunse a grandi passi. Il volto che traspariva odio puro si contorse in una smorfia assassina.
Seppur avesse perso la magia, Voldemort riusciva sempre a trasmettere quella crudeltà intrinseca che aveva ampiamente dimostrato fin da giovane, proprio per questo il preside di Hogwarts non ci pensò due volte a fare da scudo al suo protetto.
<< Ti chiedo scusa, ok? >> disse Harry con violenza, terrorizzato alla vista di Voldemort.
<< Credi che bastino delle scuse?? Non potrai avere la guardia del corpo per sempre, Potter! Appena riavrò i miei poteri ti darò la caccia per farti fuori una volta per tutte, e non m’importa cosa dovrò affrontare! >> le pupille rosse sfrecciavano da Harry a Silente come fulmini.
<< Dovresti affrontare me. Non so quanto ti convenga. >> rispose l’anziano mago.
<< Non ho più nulla da perdere, vecchio! >> ringhiò Riddle << Combatterei con te altre decine di volte… pur di vendicarla! >>
<< È stato un incidente! È apparsa all’improvviso… non le avrei mai fatto del male! >> esclamò Harry, scoppiando anche lui in lacrime.
Silente lo calmò, prima che il Signore Oscuro ribattesse.
<< MA LO HAI FATTO, MALEDETTO FIGLIO DI BABBANA! >>
<< Vorrei ricordarti che tu, fino a poco tempo fa, la chiamavi spazzatura >> disse Silente, secco << In più l’hai anche torturata. >>
In fondo gli procurava una piacevole sensazione pungere Voldemort nei suoi punti deboli. Vedere l’ego smisurato del mago oscuro rimpicciolirsi così rapidamente dava l’idea di quanto in realtà fosse un essere insignificante.
Il Signore Oscuro ridusse gli occhi sanguigni a due fessure e trafisse Silente con uno sguardo iracondo.
<< Sei molto bravo a far riemergere i miei sensi di colpa, eh? >> replicò sarcastico e con una punta di abbattimento nella voce << Mi sono scusato più di una volta per ciò che le ho fatto. Devo ammettere però che hai ragione, ancora adesso mi vergogno a guardarmi allo specchio, nonostante lei mi dicesse che non le importava. Non puoi capire cosa si prova. >> fece una pausa, in cui il preside lo fissò con eloquenza, poi proseguì << Mi sono pentito anche di averla chiamata spazzatura e incidente. Ovviamente non dicevo sul serio. Era la rabbia che parlava per me. Ma tu chi sei per giudicarmi? Con tutti i segreti che nasconderai nei meandri della tua mente perversa, non sei nella posizione di poterlo fare. >>
<< Non ne sarei così sicuro >>
<< Invece sì! Mi pare evidente che mia sorella ne sappia più di me della tua vita, quindi dimmi, chi sarebbe questa Ariana? >>
Stavolta fu Riddle a godere del disorientamento di Silente. Il preside non aveva alcuna voglia di rispondergli.
<< Non è solo la sua migliore amica, vero? >> soggiunse spietato.
<< Se non te l’ha spiegato lei, perché dovrei farlo io? >> gli chiese Albus.
Voldemort fece per replicare, tuttavia Silente all’improvviso assunse un’espressione di puro stupore. Harry trattenne il fiato e indicò il corpo di Merope che prima sembrava morto, ma che invece adesso si muoveva.
Quando il fratello si voltò per guardarla, ella iniziò a trasformarsi.
<< Merope! >> disse Voldemort.
Lei, cercando di resistere alla fitta sul petto e a non svenire a causa della troppa fuoriuscita di sangue, pian piano divenne un meraviglioso serpente argentato.
<< Che cosa fai?? >> continuò allarmato, mentre la piccola si avvolgeva su sé stessa e raggiungeva con la testa la ferita aperta.
I tre presenti non capirono quali intenzioni avesse, finché non videro la bambina usare i canini affilati per iniettare il suo veleno nella lacerazione.
Rimasero tutti senza parole, ma Harry e Silente non lo erano quanto Tom, il quale era convinto che volesse soltanto accelerare il processo di morte… altrimenti doveva pensare fosse diventata matta.
Non potendo più starsene lì impalato a guardare, Voldemort decise di fermarla, peccato che prima di giungere da lei, Merope tornò alle sue fattezze umane.
Prese una boccata enorme d’ossigeno, come se fosse stata in apnea per un lunghissimo tempo, e aprì lentamente le palpebre, disorientata. Pareva non rendersi conto di cosa fosse accaduto o di dove si trovasse.
Il fratello si spaventò a tal punto da immobilizzarsi e spalancare la bocca, e Silente e Harry lo imitarono con tanto d’occhi.
<< Merope…? >>
La piccola era così debole da non riuscire a muoversi. Cercò di respirare correttamente, ma i suoi polmoni erano ancora provati dal precedente sforzo di mantenerla in vita.
Voldemort le si buttò a capofitto: << Dimmi che stai bene, parlami! >> ce la mise tutta per non piangere di nuovo davanti a lei, ma le prime strisce d’acqua salata iniziarono a rigargli le gote scheletriche.
La bimba riacquistò un po’ di lucidità. Si voltò verso di lui, limitandosi ad abbozzare un mezzo sorriso mentre il fratello la sollevava di schiena.
Vide che era bianca come un cadavere. Non se ne stupì visto tutto il liquido rosso che aveva perso, ma nonostante si fosse salvata da sola sembrava più morta che altro.
Voldemort si domandò se effettivamente il veleno dell’Ophide aveva funzionato e smaltito gli effetti del veleno del Basilisco, perché in apparenza la ferita si era limitata a cicatrizzarsi e la bambina faticava persino ad aprire le palpebre.
<< Tom… >> mormorò sommessa << Dov’è il diario…? >>
Quella domanda lo spiazzò.
Aveva affrontato Harry Potter e Silente, scampato a una fine orrenda e aveva appena ripreso conoscenza, tuttavia la sua principale preoccupazione era stato l’Horcrux. Quello stesso Horcrux a causa del quale lei lo stava per lasciare di nuovo solo…
Non avrebbe mai compreso cosa la spingesse ad amarlo così tanto. Sentiva di non meritarselo.
<< Ce l’ho io, non preoccuparti! >> rispose frettoloso.
Intanto Harry che aveva assistito al lieto evento insieme al professore, fu estremamente felice di constatare che la bimba non se ne sarebbe andata. Il suo cuore si alleggerì di sollievo, ma ora avrebbe dovuto scusarsi con lei per averla quasi uccisa, perché era conscio di essere l’unico responsabile di quella tragedia mancata.
<< Merope! Volevo solo dirti che mi dispiace, io… >>
Voldemort lo interruppe, furibondo: << Stalle lontano! >> esclamò proteggendo la sorella tra le sue braccia.
Harry non reagì, attese che Merope dicesse qualcosa, e fortunatamente fu accontentato un istante dopo.
<< Tranquillo… >> soffiò in maniera impercettibile, ma forte abbastanza da farsi udire dai presenti.
Il fratello non era molto d’accordo. In quel momento bramò con avidità ogni singola goccia del sangue nemico, desideroso di dargli una lezione che avrebbe ricordato per sempre. Nessuno poteva toccare Merope senza subirne le conseguenze, nemmeno Potter e quel bastardo di Silente.
Quest’ultimo, senza farsi intimidire dal tono di Riddle, avanzò ed esordì sconvolto alla piccola: << Come hai fatto? >>
Una timida risatina emerse dalla sua gola, poi lo puntò con aria sarcastica.
<< Sa… la magia >> rispose a bassa voce.
Silente percepì l’asprezza di quell’affermazione, ma non poté dire di non aspettarselo.
<< Per fortuna sei sana e salva >>
<< Fai meglio a sparire insieme al tuo gingillo! >> sbottò assassino il Signore Oscuro << Approfittane ora che non posso attaccarti >>
<< No. >> disse d’un tratto Merope al maggiore, il quale la guardò contrariato. Ma prima che potesse obiettare, la bambina si staccò da lui per alzarsi sulle sue gambe.
Tremava dalla testa ai piedi ed era completamente prosciugata di energie, il petto cicatrizzato e ricoperto di sangue… Solo la forza di volontà la incoraggiò a porsi faccia a faccia con il preside di Hogwarts, rivolgendogli uno sguardo competitivo e severo.
<< Non avvicinarti! >> l’avvertì Voldemort e la raggiunse all’istante, peccato che lei frenò il suo tentativo di portarla via di lì.
Non aveva certo intenzione di dargliela vinta, né a Silente né a Harry.
Osservò entrambi con interesse scientifico: Harry provò vergogna nel guardarla negli occhi, ma Merope non si risparmiò di fulminare anche lui. Silente invece riuscì a sostenere la sua occhiata truce.
<< Ebbene… c-come vede ho la pelle dura >>
<< Non sforzarti troppo nel parlare >> le consigliò Silente, sorridendo.
Merope scosse il capo: << Per lei non è successo niente di grave, vero? Ha il brutto vizio di prendere le cose alla leggera. >>
<< Mi sembra di averti chiesto scusa, Merope. >> s’intromise Harry.
<< Lo so, non sono stupida >> fece la piccola, sprezzante << E a me non importa un cavolo del fatto che tu mi abbia infilzato! N-non capite… stavate ammazzando mio fratello! >> ringhiò con tutto il disgusto che poté esternare. Non aveva paura dei tremori o di come le sue ginocchia sarebbero collassate da un momento all’altro, voleva sputare loro addosso ciò che il proprio animo sentiva di dovergli rimproverare.
Neanche Voldemort riuscì a farla calmare, talmente era fuori di sé. Era molto preoccupato per la sua salute; se avesse continuato così minimo sarebbe svenuta.
<< Io esigo che chiediate scusa per questo! >>
<< Cosa? >> chiese Silente, ammattito << Dovremmo chiedere scusa per aver cercato di distruggere il diario? >>
Merope lo fissò peggio di prima: << Pensa che non dovrebbe farlo?? >>
Lui e Harry non risposero, continuarono a scrutarla inflessibili.
<< Non pretendo effimere scuse da loro. >> la tranquillizzò Voldemort, che la vide fin troppo agitata.
<< Io non chiederò mai perdono per aver cercato di salvare il mondo da un essere spregevole. >> commentò Silente.
<< Siete voi gli esseri spregevoli! >> gridò Merope, le cui guance pallide si chiazzarono di rosso dalla rabbia << Sappiate che finché vivrà la sottoscritta nessuno, e dico NESSUNO, si dovrà azzardare a sfiorare un solo Horcrux! Nemmeno lei! Non può capire quanti sacrifici ho fatto per prendermi cura di Tom nell’aldilà, davvero era così ingenuo da pensare che me ne sarei stata con le mani in mano?? Ciò che ho fatto stanotte lo rifarei altre mille volte! >>
I due intrusi l’ascoltarono fino in fondo con le palpebre spalancate. Idem il Signore Oscuro, che un’altra volta credette di non meritarsela.
<< Non voglio più vederla. E anche tu, Harry! FUORI DA CASA NOSTRA! >>
<< Ma… >> fece Harry in disaccordo.
<< Va bene. >> disse Silente, atono << Come vuoi. Harry… ci riproveremo un altro giorno >>
<< Non ci sarà un altro giorno. >> aggiunse Merope << Voi due non tenterete ancora una cosa del genere! Non toccherete, o proverete a cercare gli altri Horcrux finché vivrò! Mi sono spiegata? >>
Stavolta entrambi la guardarono come se fosse impazzita, soprattutto Silente che non era per nulla intenzionato ad assecondarla.
<< E perché il mago più potente di tutti i tempi dovrebbe dare ascolto a una bambina? >> la canzonò il preside, soppesandola da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
Merope sospirò pesante e si scambiò un’occhiata determinata col fratello, poi disse: << Se mi darà ascolto, io le prometto che troverò un modo per farle incontrare Ariana. >>
Il conseguente silenzio fu spezzato dai respiri sommessi di Silente. Come sempre, quando nominava Ariana ricadeva nel suo universo di sensi di colpa, di brutti ricordi e odio verso sé stesso.
Ogni volta gli pareva di rivivere quella parte della sua storia che molti anni prima aveva deciso di dimenticare.
Mentre Harry e Voldemort esibivano la medesima espressione, Silente rivolse a Merope uno sguardo penetrante.
<< Non esistono modi per rievocare i morti, signorina. Nemmeno la magia può, dovresti saperlo. >>
La bimba fu irremovibile: << Troverò io un modo, costi quel che costi. Sono sicura che ne sarebbe felice >>
Il preside non rispose, continuò a fissarla con scetticismo.
<< Si deve fidare di me. Per una volta, la prego, lo faccia! >> disse esasperata.
Silente percepì sincerità in lei, e nel profondo desiderava sul serio darle fiducia, ma per quanto il suo intento fosse nobile, la pratica era pressoché impossibile.
<< Non le sto chiedendo nulla di così complicato! >> continuò sull’orlo delle lacrime << Voglio soltanto che lasci in pace mio fratello! >>
<< D’accordo >> esordì inaspettatamente Albus, seppur con una nota amara nella voce.
Voldemort restò incredulo: << Come no >>
<< Dico davvero. Mi ha convinto. >> confermò Silente, guadagnandosi lo stupore del mago oscuro e di Harry << Spero che manterrà la sua promessa. Sono curioso di sapere cosa ti verrà in mente, Merope. >>
La piccola annuì risoluta. Era consapevole che il preside fosse piuttosto dubbioso sui suoi intenti, ma era comunque stata sincera. Per l’uomo era molto importante chiarire con Ariana e lei sarebbe stata ben lieta di risolvere quel dilemma che lo assillava da tutta la vita.
<< Un’ultima cosa >> disse Merope, seria in volto << Prima di andarvene. >>
Harry e Silente la videro avvicinarsi con fatica, distaccandosi dalla presa iperprotettiva di Voldemort, cui il solo pensiero che fosse a pochi centimetri dai due lo allarmava più di ogni altra cosa.
Nonostante ciò, la bambina ebbe la forza necessaria per non prendere in considerazione i suoi divieti.
Pian piano la sua pelle stava tornando al suo colore naturale, anche se si sentiva sempre debole e priva di energie.
Sollevò gli occhi color smeraldo e intravide l’arma macchiata del suo sangue stretta tra i palmi di Silente, poi pose la mano nella loro direzione.
<< Voglio la spada. >>
<< Cosa? >> bofonchiò Harry.
<< Avete sentito. >> insistette Merope << Datemela adesso. >>
Silente non ne aveva proprio intenzione. Quella spada era appartenuta a Godric Grifondoro e per moltissimi secoli aveva trovato rifugio nella Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Non poteva finire nelle grinfie di una ragazzina…
<< Perché? >>
<< Per assicurarmi che non facciate sciocchezze. >>
<< Quindi nemmeno tu ti fidi di noi. >>
<< Io mi fido, siete voi che mettete alla prova la mia buona fede. >> rispose Merope, facendo segno di porle subito la spada.
Voldemort non poté credere che quella lì fosse davvero la sua sorellina. Non l’aveva mai vista tirare fuori gli attributi in quel modo, soprattutto di fronte Silente. Fino a pochi minuti prima gli risultava difficile immaginarla affrontare il vecchio nella capanna dei Gaunt, si era chiesto più volte come ciò potesse essere stato plausibile, ma ora aveva appurato con i suoi occhi quanto Merope fosse coraggiosa e che, quando si trattava degli Horcrux, non ci pensava troppo a rischiare il tutto per tutto…
Fu quando il preside accettò la condizione che rimase ancora più esterrefatto.
La bimba afferrò l’impugnatura della lama e la trasse gelosamente a sé, quasi a voler rivendicarne la proprietà.
<< Mi auguro di non pentirmene. >> soffiò severo Silente.
<< Professore, è in debito con me per aver scongiurato la sua morte >> gli ricordò saccente << Il giorno in cui abbiamo duellato. Basta per convincerla? >>
Silente suo malgrado accennò a un sorriso: << Mi era mancata la tua tenacia… Be’, che dire, sarà la volta buona per ammettere la mia sconfitta. Non sono molto abituato a tale circostanza, mi capisci? >>
Merope non era affatto in vena di ridere e scherzare con lui. Sia Silente che Harry avevano perso la sua ammirazione, e anche la sua amicizia. Ciò che stavano per attuare non l’avrebbe mai rimosso dalla mente.
Perciò quando Albus prese la bacchetta e intimò Harry di seguirlo, non provò alcun sentimento di nostalgia, bensì soltanto di rabbia e dolore (fisico ed emotivo).
Prima che Potter posasse la mano sulla spalla di Silente, guardò rammaricato Merope. Cercò di infonderle tutto il suo dispiacere per l’accaduto, ma dovette accettare il fatto che in quel momento l’ultimo dei suoi pensieri era quello di perdonarli.
<< Merope… >>
Lei si voltò dall’altra parte, finché non sentì il crac caratteristico della Smaterializzazione. In quell’istante la piccola si precipitò da Voldemort e scoppiò a piangere. Voldemort l’abbracciò cercando di calmarla.
<< Va tutto bene, è finita… >>
<< Abbiamo vinto, Tom! >>
<< Tu hai vinto, io stavo per perderti ancora… >>
Merope lo strinse più forte: << Dovevo farlo >>
Lui la costrinse a incrociare il suo sguardo, che era per metà arrabbiato e per metà comprensivo. Persino adesso che era attaccata al suo petto, continuava a non capacitarsi che fosse viva per miracolo.
O meglio, non per miracolo…
<< Come sapevi che il tuo veleno ti avrebbe guarita? >> chiese con sincera curiosità.
Merope sorrise consapevole e a tratti si mise anche a ridere: << L’ho letto nella biografia di Salazar… >>
Voldemort restò di sasso e, involontariamente, rise pure lui: << Cosa? >>
<< Te lo giuro. All’improvviso ho avuto un flash: “Il veleno del Basilisco può essere neutralizzato solo dalle lacrime di Fenice, ma Salazar Serpeverde scoprì che anche il veleno del suo serpente poteva fungere da antidoto…”. Sarei stata spacciata se non me lo fossi ricordato… >> spiegò la bambina.
<< Tu mi farai uscire pazzo >> sibilò il fratello << Vuoi smetterla una buona volta di pensare a me? Quel vecchio bastardo e il suo burattino ti hanno quasi ucciso. Hai rischiato grosso, stanotte! >>
<< E rischierei di nuovo, anche se il mio avversario fosse un’altra volta Silente! >> ribatté Merope con audacia.
<< No! Non devi avvicinarti più a loro, mi sono spiegato?? >>
<< Se non faranno stupidaggini, forse. >>
Il Signore Oscuro scosse la testa, tuttavia si vide bene dal discutere in quel momento così delicato, giacché la sorellina necessitava urgentemente delle sue cure.
Ormai il profondo taglio si era chiuso del tutto, ma il suo corpo e i suoi vestiti erano sporchi di sangue, e per giunta doveva ancora riappropriarsi del suo colorito roseo.
<< Dammi la spada. >> le ordinò Voldemort, e quando fu accontentato disse << Noi due dobbiamo fare quattro chiacchiere >>
Era il minimo, dopo averla vista estrarre la lama dal Cappello Parlante… e non solo questo: sentiva che dovesse raccontargli un bel po’ di cose che lui ignorava.
<< Okay, ma più tardi se non ti spiace >> convenne Merope << Devo farmi un bagno. >>


 

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Capitolo 65
*** CAPITOLO 65 ***


Light and Darkness

Dopo essersi sbarazzata del sangue con un lungo bagno freddo, Merope era troppo stanca per parlare. Voldemort avrebbe voluto chiederle un sacco di cose, prima fra tutte di Ariana e di come facesse Silente a conoscerla. Più volte l’aveva tirata in ballo come la sua migliore amica, ma di sicuro doveva c’entrare qualcosa con la vita di Silente, perché solo nominandola era stata in grado di far desistere lui e Potter e farli tornare a Hogwarts a mani vuote.
A pensarci bene non gli costava nulla aspettare il giorno dopo per ricevere le dovute spiegazioni.
A seguito dell’incidente di quella notte, la piccola non vedeva l’ora di riposare e recuperare le forze, difatti si addormentò nel giro di pochi secondi. Ciò diede la possibilità a Tom di pensare a sé stesso.
In un certo senso ringraziò il cielo che si fosse assopita subito.
Guardò la sorella sotto le coperte, poi spostò gli occhi sulla sua bacchetta.
Gli sembrò surreale, eppure era ciò che gli stava accadendo… nelle sue vene dal sangue magico che ora assomigliavano più a quelle sporche di un Babbano.
La mancanza dei suoi poteri lo fece sentire insignificante, debole, un essere repellente… era diventato ciò che per tutta la vita aveva disprezzato, e anche se l’effetto sarebbe stato temporaneo, il pensiero di ridursi in quello stato d’inferiorità lo disorientò.
Non avrebbe mai immaginato che la vista di Merope in fin di vita avrebbe avuto tali conseguenze sul suo corpo. Non la informò a riguardo e, francamente, non ne sentiva la necessità.
Esporsi in quelle condizioni a sua sorella era una vergogna per lui, il più temibile mago oscuro di tutti i tempi ridotto alla stregua di un Sanguemarcio… sperò con ogni goccia del suo spirito indegno che gli venisse restituita la magia il prima possibile, senza che Merope, o peggio i suoi seguaci, si accorgessero del fatto.
Gli tremarono le mani, ma cercò di stare calmo. Nessuno doveva sospettare niente, tantomeno la piccola, che per giunta doveva riprendersi da un brutto trauma.
Nagini fu l’unica capace di donargli un po’ di sollievo in quell’attimo di crisi interiore. Strisciò nella sua direzione e si arrampicò tra le sue braccia, ma Voldemort le rivolse uno sguardo malinconico.
Di nuovo si sentì tremendamente in colpa per quello che era accaduto a Merope: erano sempre loro, i suoi Horcrux, a metterla in pericolo. Prima con l’anello e ora il diario…
Iniziò a provare un profondo odio verso quegli oggetti che riteneva sacri, la ragione delle sue sofferenze. Se avesse dato ascolto alla sorellina circa i rischi di tenerli incustoditi, avrebbero evitato inutili spargimenti di sangue. Invece il suo dannato ego aveva vinto ancora, e a causa di ciò stava pagando un prezzo molto alto.
Meditò sulla possibilità di accontentare Merope e raccogliere dai rispettivi nascondigli i frammenti della sua anima. Non poteva sapere se Silente avrebbe ubbidito alla bambina non mettendosi più in mezzo, perciò ritenne saggio comportarsi di conseguenza.
L’unico problema era dove sistemare dopo gli Horcrux, perché si era ripromesso di nasconderli alla vista della bambina. Non voleva che si avvicinasse più a ogni singolo pezzo, ritenendo già un miracolo farla avvicinare a sé quando neanche lui doveva meritarla…
Forse l’aver perso i poteri era positivo: avrebbe allontanato Merope in maniera naturale, o almeno così pensava. Lei era diversa da lui, tuttavia perdere la protezione di suo fratello non sarebbe stata una brutta cosa se fosse significato scostarsi dalla vera minaccia per il suo futuro.
Decise quindi di seguire la pancia anziché l’intelletto.
Prese una decisione che mai al mondo avrebbe creduto di prendere, ma se desiderava che Merope fosse al sicuro in sua compagnia, non aveva altra scelta.


La luce del sole aveva appena accennato di espandersi all’orizzonte quando la piccola Riddle si svegliò di soprassalto.
Era piuttosto stordita seppur si sentisse molto meglio rispetto alla notte precedente. Il suo colorito tornò normale e la ferita non c’era più, segno che il proprio veleno aveva sortito l’effetto sperato contro quello del Basilisco.
Il pericolo che aveva corso non poteva certo dimenticarlo: era stato Harry sotto ordine di Silente a farla quasi fuori… coloro di cui si fidava ciecamente si erano trasformati nei suoi tentati aguzzini.
Da quel momento in poi non avrebbe dato retta ai sentimenti; ormai non riteneva nessuno degno di comprendere il suo ruolo in quel mondo. Nessuno avrebbe capito appieno il compito affidatole, quindi decise una volta per tutte di agire da sola, senza che qualcuno potesse ostacolare la sua strada. Il motivo per cui era tornata era suo fratello e avrebbe rivolto soltanto a lui le dovute attenzioni.
D’ora in poi, per il bene di Tom, avrebbe uscito il coraggio necessario per salvarlo da sé stesso, dai vari Silente e Harry Potter che girovagavano indisturbati.
Scostò via le coperte e cercò il diario tra le lenzuola, ma l’Horcrux era sparito. Pensò l’avesse preso il fratello quindi non si preoccupò.
Uscì dalla sua cameretta e scese al piano di sotto, convinta di trovarlo nel grande soggiorno di Casa Riddle, dovette però ricredersi quando vicino alla porta d’ingresso vide l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare di mattina presto.
Bellatrix sembrava avesse parlato con qualcuno pochi istanti prima. Esibiva un’espressione leggermente perplessa e anche lei, alla vista di Merope, cambiò subito umore. Entrambe rotearono le pupille e sbuffarono all’unisono, finché Bella non esordì.
<< Mocciosa. >>
<< Sgualdrina. >> ricambiò pacata e in tono di sfida.
La donna fece finta di non averla sentita e le si avvicinò incrociando le braccia, rivolgendole un’occhiata sospettosa: << Già sveglia a quest’ora? >>
<< Già venuta a rompere? >> chiese di rimando. Doveva ancora riprendersi psicologicamente dagli eventi susseguiti quella notte… ci mancava solo Bellatrix a fracassarle l’anima.
Quest’ultima sollevò lo sguardo verso gli scalini e con l’aria insolitamente preoccupata sibilò: << Cosa è successo al mio Signore? >>
Merope rimase un attimo in silenzio per carburare la domanda.
<< Era piuttosto strano quando ci ho parlato. >> insistette Bella.
<< Che ti ha detto? >> fece la bambina.
In cuor suo sapeva a cosa si riferisse. Prima di lei, Voldemort era rimasto traumatizzato dalla sua mancata dipartita. Aveva pianto, molto… un’esperienza del genere non poteva mica essere rimossa dalla mente in una manciata di ore. Per lui la vita della sorellina aveva un grande valore ed era stato in quella circostanza che Merope aveva capito fino a che punto Tom l’amasse.
<< Mi ha solo ordinato di sorvegliarti >> rispose la strega.
Merope spalancò le labbra: << Eh?? Perché tu dovresti sorvegliarmi?? >>
Bellatrix fece una faccia che valeva più di mille parole. Evidentemente si chiedeva pure lei la stessa cosa.
<< Non ho avuto nemmeno il tempo di chiederglielo, è scappato di sopra. >>
<< Ma… tra poco arriveranno i Dissennatori, se n’è scordato?? >> sbottò la bambina.
<< Lascia stare i Dissennatori! >> l’aggredì Bella, ora alquanto spazientita << Piuttosto dimmi cosa hai fatto al Padrone! Non è lo più stesso…! >>
A Merope non piacque affatto che l’avesse anche solo notato: << Se proprio ci tieni a saperlo, abbiamo passato una nottataccia >>
<< Nottataccia in che senso? >> domandò guardinga.
<< Nel senso che non sono affari tuoi! E ora scusami, vado da lui a chiedergli come sta! >>
Bella la fermò dal suo tentativo di raggiungere le scale prendendola per il colletto. La spinse indietro e le scoccò uno sguardo da arpia.
<< Il suo braccio destro sono io, mocciosa. Tu pensa a fare colazione e a nasconderti dai Dissennatori se non vuoi finire con l’anima divorata. >> commentò la donna.
Merope sollevò le sopracciglia: << Magari potresti andare con la divisa un po’ più abbottonata. Non ci arrivi proprio a capire che non gli piacciono le tue tette da sgualdrina?? >>
<< Ha parlato la tavola da surf >> sibilò la strega, girandosi dalla parte opposta.
La bambina divenne rossa di rabbia e le tagliò la strada: << Vado io da lui, tu non ti impicciare in fatti che non ti riguardano! >>
<< Adesso è diventato un reato preoccuparmi per il mio Padrone? Chissà cosa avrai combinato >>
<< Credimi, meglio che tu non lo sappia! >> soffiò infastidita Merope.
Nel giro di qualche secondo iniziarono a bisticciare sonoramente, come al solito quando si trovavano da sole. Non si accorsero però che il Signore Oscuro le aveva sentite ed era sceso per dividerle.
<< Non è possibile! >> disse prima di staccarle l’una dall’altra. Le sue iridi sanguigne trafissero Bella e Merope con un’occhiata di fuoco, facendole venire la pelle d’oca. La piccola lo osservò e oltre ad essere arrabbiato sembrava esausto.
<< Mi assento un minuto e vi trovo a litigare! Bellatrix, cosa ti avevo detto?? >>
<< Io volevo solo… mio Signore, ero preoccupata per voi… >> tentò di giustificarsi Bella << La vedo un po’ giù di tono >>
<< Non dovrebbe interessarti! >> rispose Merope per lui.
Voldemort la guardò male, ma in quel momento il suo ultimo pensiero era litigare con due femmine. Doveva aspettarsi che la sorella non avrebbe gradito la presenza di Bellatrix, sebbene ogni volta desiderasse dare loro una possibilità. Ma nulla poteva contro la gelosia di entrambe.
<< Lasciate stare… Bella, vattene. >> la cacciò senza darle spiegazioni, cosa che la Mangiamorte non gradì. Dal volto che traspariva il mago si vedeva che era per una giusta causa, tuttavia Bellatrix era abituata alle confidenze del suo Signore. Tutti quei segreti tra lui e la mocciosetta non faceva altro che intensificare il suo livore nei confronti di Merope.
<< Ma sono appena arrivata… dovevo sorvegliare-… >>
<< Ho visto come ci riesci. Tranquilla, lo farò per conto mio. >>
<< Ne è sicuro, Padrone? Posso fare qualcos’altro per lei o…? >>
<< No, niente. Dì ai tuoi compagni di non venire oggi >> rispose Tom, categorico.
Merope ovviamente ne fu felicissima. La sua presenza era abbastanza inutile, specie in quel momento delicato in cui i due avevano bisogno di parlare…
<< E i Dissennatori? >> tentò ancora una volta, invano.
<< Pensi non sappia difendermi da loro, Bella? >> le chiese malevolo, tant’è che la donna si ammutolì all’istante.
Fu così convincente che alla fine la luogotenente sospirò affranta e si Smaterializzò.
<< Finalmente!… Ahia! >> disse Merope dopo aver ricevuto una botta in testa dal fratello.
<< Che c’è?? Mi ha chiamata tavola da surf! >>
Voldemort continuò a fissarla con severità e lei soltanto in seguito capì di aver di nuovo esagerato. Ma guardandolo negli occhi notò che aveva qualcosa di diverso dal solito, quasi come non fosse completamente lui.
<< Perché hai detto a quella di sorvegliarmi? So badare benissimo a me stessa! >>
<< Lasciarti esposta alla mia protezione non è mai stata una buona idea >> sospirò per poi stringerla forte, mentre Merope arrossiva tra le sue braccia.
<< Come stai? >>
<< Sto bene, Tom >> disse con un timbro seccato << Tu invece? >>
Voldemort non replicò subito. Ripensare al fatto di aver perso i poteri o peggio aver quasi perso lei lo bloccava ogni volta.
<< Che cos’hai, fratellone? >> chiese retorica, anche se immaginava benissimo il problema << So che stai pensando a ieri notte… ma io sono qui, non ti lascio. >>
Voleva rassicurarlo ed era certa di esserci riuscita per un paio di secondi, quando Voldemort incurvò le labbra e fece uno dei suoi rarissimi sorrisi stirati, che però si afflosciò nell’immediato.
Aveva timore di confessarglielo, era troppo orgoglioso per ammettere le sue debolezze…
<< Dove sei stato prima? >> chiese d’un tratto la piccola, volgendogli le sue meravigliose pupille smeraldine.
Voldemort non si aspettò tale domanda e rispose titubante: << Stavo… stavo mettendo al sicuro il diario e l’anello… in soffitta. >>
<< Perché? Che differenza fa averle tra le mani o in soffitta? >> disse lei, stranita.
<< La differenza è che in questo modo staranno lontane da te >>
Merope lo fissò maggiormente stralunata.
<< Più sei vicina ai miei Horcrux, più rischi di finire sotto terra. Non posso sopportare oltre questo supplizio! >> esclamò Voldemort inginocchiandosi alla sua altezza e lasciandola a dir poco senza parole.
Non credeva che avesse sviluppato avversione verso i suoi stessi frammenti di anima per colpa sua… Merope non desiderava questo.
Ricambiò con uno sguardo carico di angoscia, sospirò e disse: << Non sono stati loro a farmi del male, sono stati sempre agenti esterni! Tom, non pensare minimamente che i tuoi Horcrux siano un pericolo! Se stanotte non fossi intervenuta il diario sarebbe stato distrutto… l’ho fatto per te, per proteggerti da Harry e Silente! Dovresti nasconderli da loro, non da tua sorella! >>
Niente da fare, era sempre convinto di ciò che il suo cervello aveva partorito. Non sopportava vederlo divorato dai suoi sensi di colpa, guarda caso quando il movente era lei!
<< Ci ho riflettuto >> esordì la piccola, nella speranza di far riaffiorare un pizzico di buon umore nel fratello << E penso che non sarà più necessario riunificare la tua anima >>
Voldemort sgranò così tanto le palpebre che per un attimo le sue pupille parvero farsi sottili.
<< Già. Quando si tratta di Ariana, Silente prende le questioni molto sul serio. Vedrai che non si avvicinerà più agli Horcrux! So che per te sarebbe difficile tornare indietro… non voglio che ti senta costretto, perciò… sappi che non m’importa se resterai Lord Voldemort, comunque sia sarai sempre mio fratello! >> si aspettò una raffica di domande sul cosa c’entrasse la sua amica Ariana nel discorso, tuttavia Voldemort si limitò a sospirare amareggiato.
In passato sarebbe stato contento della nuova posizione di Merope, ma ora sentiva una strana sensazione nel petto. Indietreggiò e si diresse verso il soggiorno.
<< Vieni, devo dirti una cosa. >> soffiò con decisione.
La sorella incuriosita lo seguì e si sedettero al tavolo, uno accanto all’altra. Percepì un’atmosfera grave, intrisa di tensione…
Lo sguardo di Voldemort glielo fece capire. Non traspariva quella lucidità crudele tipica di lui, al contrario mostrava buio e inquietudine.
<< Così mi fai preoccupare >> disse Merope, fissandolo intensamente.
<< Riguarda gli Horcrux >> rivelò il fratello, che respirò a fondo prima di continuare << Ciò che ti è successo non dovrà più verificarsi. >>
<< E non lo farà, Tom. >>
<< Ne sei davvero convinta? >> le chiese rude.
<< Te l’ho detto. Ho fatto una promessa a Silente, e visto che ho nominato anche Ariana sono certa che d’ora in poi ci penserà due volte prima di fare passi falsi! >>
<< Non m’interessa della tua amica adesso, né di Silente. >> sbottò Voldemort, fin troppo serio << Nelle ultime ore ho riflettuto molto. Vederti in quelle condizioni non è stato piacevole, e sento che se non ti fossi salvata io non sarei… >> voleva aggiungere “sopravvissuto” ma la parola non gli uscì dalle labbra come avrebbe dovuto << …non c’è bisogno che te lo dica… >>
<< Ma Tom… >> lo interruppe sconvolta.
<< Lasciami finire! Credo di aver preso una decisione. Non so se sia giusta o meno, ma a mio parere è l’unica che può permetterci di vivere serenamente… riunificherò la mia anima. >>
Merope spalancò gli occhi e la bocca in un grido silenzioso.
Aveva sentito bene? Suo fratello, il mago oscuro più terribile di tutti i tempi, Lord Voldemort in persona aveva deciso… non poteva essere vero!
Lui era ossessionato dall’immortalità e dal potere, aveva fatto sacrifici enormi per dividersi l’anima e ottenere la tanto agognata perpetuità, e adesso, all’improvviso, aveva cambiato idea? E tutto ciò a causa sua??
Non seppe decifrare i sentimenti di quel momento che provò: come doveva comportarsi? Non era sicura che fosse pienamente sincero, o se fosse pentito delle sue azioni orribili perpetrate negli anni, perché il pentimento era fondamentale per recuperare gli altri frammenti di anima.
<< Tu vuoi…? >>
<< Comprendo che sia difficile da credere >> rispose Tom Riddle << Non so neanche io come lo abbia deciso >>
Merope, per quanto riluttante, non fece conclusioni affrettate. Lo guardò con calore e disse: << Ma è davvero questo quello che vuoi? >>
<< Indubbiamente >> sibilò Voldemort << È quello che desideravi anche tu, no? >>
<< Sì. >> annuì subito Merope, seppur mostrando un’espressione tutt’altro che allegra << Ecco… non immaginavo che l’incidente di ieri ti avesse spaventato così tanto… insomma, tu odi la morte, hai creato gli Horcrux per questo motivo… manderesti a monte i tuoi progetti >>
Voldemort rimase in silenzio per un po’, contemplando lo splendore del suo viso innocente. Le rivolse un mezzo risolino per poi esordire: << Ho tenuto conto anche di questo, però mai come stanotte ho capito quanto tu sia importante per me, e perderti di nuovo sarebbe stato devastante. In quei pochi attimi mi sono reso conto di come le mie azioni nuocessero alla persona che amavo, ho visto come fossero ingiuste le conseguenze delle mie scelte… >>
Non ebbe la possibilità di terminare che udì già i primi singhiozzi della bambina.
Merope si commosse.
Solo ora poté esternare le sue vere emozioni. Prima non ci credeva ancora, pensava che fosse un’allucinazione, di star sognando qualcosa che sapeva non sarebbe mai accaduto. Invece suo fratello era lì a dimostrarle quanto fosse cambiato.
Era veramente lui? Era Tom quello?
Non avrebbe mai immaginato che si trasformasse in maniera tanto radicale… perfino dopo avergli garantito il suo sostegno nell’eventualità fosse rimasto con l’anima mutilata, lui restò irremovibile nella sua decisione.
Saltò dalla sedia e lo abbracciò in lacrime. Era così felice che non riusciva a respirare.
<< Giuro che questo è il giorno più bello della mia vita! >> esclamò entusiasta la piccola.
Lui ricambiò la stretta e si alzò, mentre l’occhio gli cadeva sulla sua bacchetta. Un’onda di tristezza lo investì nuovamente, ma s’impegno a celarlo.
<< Non farne parola con i Mangiamorte >> soffiò Voldemort con aria distratta << Non devono mettersi in mezzo. >>
Merope si staccò: << Cosa farai quando riunificherai la tua anima? Continuerai ad inseguire Harry Potter e tutto il resto? >>
<< Dopo i fatti di stanotte non credo proprio che lo lascerò tranquillo. >> rispose il fratello, ma Merope assunse uno sguardo preoccupato. Si era appena ricordata di un dettaglio non di poco conto e che Tom ancora ignorava. Adesso era arrivato il momento di confessarlo e sarebbe stata pronta a qualunque sua reazione, perché una cosa del genere non poteva essere digerita velocemente.
<< Che c’è? >> le chiese lui, perplesso.
<< Non devi uccidere Harry. >> biascicò a occhi bassi ma con la convinzione nella voce.
Voldemort la scrutò non troppo sorpreso. Non aveva mai fatto mistero del suo legame affettivo con Harry Potter, e anche la notte prima ne aveva dato enorme prova nonostante l’avesse infilzata.
Però ora aveva l’impressione che dietro a tutto ciò ci fosse una questione molto più grande della semplice simpatia.
<< Per quale motivo non dovrei? >> domandò retorico.
Il cuore di Merope batté forte sulla gabbia toracica, finché non ebbe abbastanza coraggio da sputare il rospo: << Sai perché Harry mi piace? >>
<< Me lo dicesti; perché in qualche modo era unito a me… e ti ricordava me. >> spiegò a braccia conserte il Signore Oscuro, attendendo il responso.
<< Esatto… ma c’è una ragione precisa di questo collegamento, non te lo sei mai chiesto? >>
Voldemort si ammutolì e iniziò a ragionare. Effettivamente non lo sapeva, non se l’era domandato soprattutto l’anno precedente, in cui le connessioni mentali fra i due divennero molto frequenti.
Guardò la sorellina incuriosito per poi udire la sua risposta.
<< La notte in cui hai cercato di uccidere Harry, l’Incantesimo Senza Perdono non ha funzionato perché era protetto dall’amore della madre. Quando L’Avada Kedavra è rimbalzato su di te… ha diviso ulteriormente la tua anima e quel pezzo si è agganciato a lui. In poche parole una parte di te vive dentro Harry. >> rivelò in un fiato, guadagnandosi il totale sconcerto di Voldemort, che spalancò le palpebre in maniera innaturale.
Non riuscì ad esalare il minimo suono, talmente era allibito. D’altronde però ogni cosa tornò ad avere un senso… ecco spiegato come aveva fatto a sopravvivere al rimbalzo dell’incantesimo, e perché era capace di interconnettere la sua coscienza con quella del ragazzo…
<< Come hai fatto a saperlo…? >> sibilò sotto shock.
<< L’ho sempre saputo, ma non trovavo il modo di dirtelo… >> sospirò Merope << Quando lo guardavo negli occhi mi accorgevo subito che non era solo Harry. È stato il giorno in cui mi sono messa con Gaius che ho avuto la conferma di ciò… dovevi assistere alla sua scenata, non era affatto lui quello che sbraitava >> gli lanciò un sorrisetto malizioso.
<< Quindi >> tagliò corto Voldemort, ignorando la frecciata della sorella << Io non potrei ucciderlo >>
<< Non devi ucciderlo perché colpiresti il tuo frammento di anima >> concluse severa Merope << A meno che tu non sia masochista >>
Il fratello era ormai troppo scombussolato per continuare la conversazione. Si rese conto di come tutte le sue azioni commesse negli ultimi anni nei confronti di Potter fossero state perfettamente inutili, data l’impossibilità di poterlo eliminare. Le sue sicurezze crollarono in pochi istanti.
Si sedette di nuovo per non svenire. Pareva più pallido di quello che già era. Merope gli si avvicinò, consapevole di ciò che stesse provando…
<< Non è la fine del mondo >> gli sussurrò dolcemente.
<< Sì che lo è. Se io non posso sconfiggerlo, sarà lui ad uccidermi! >>
<< Tu sei molto più forte di lui! >> fece turbata Merope, pensando se ne fosse scordato << Non potrebbe mai riuscirci! >>
<< Ha il vecchio bastardo dalla sua parte. >> mugugnò Voldemort.
<< Silente non ti toccherà, non lo permetterò! Devi reagire! >> lo rimproverò la sorella << Hai detto che riunificherai la tua anima, giusto? Bene, lo farai anche col frammento intrappolato nel suo corpo! >>
Voldemort venne catapultato in un’altra dimensione, in un’altra realtà.
Pensò ai rischi dell’impresa che avrebbe dovuto compiere, al viaggio che avrebbe dovuto intraprendere per riappropriarsi degli Horcrux. Se il tutto fosse stato impegnativo, recuperare il pezzo all’interno del ragazzo lo sarebbe stato ancora di più.
Come avrebbe fatto? Potter godeva della protezione di Silente, che era l’unico mago che sapeva resistergli, gli incuteva timore soltanto guardandolo… quale sarebbe stata la sua sorte?
Fu in quel momento che sentì la mano di Merope posarsi sulle sue.
<< Non preoccuparti, ti aiuterò io. >> disse la bambina come se gli avesse letto nel pensiero.
Tom le accennò un mezzo sorriso e la tirò a sé per sentirla vicina.
Lei era la ragione principale per cui aveva trovato la forza di affrontare quel viaggio; era stata l’unica che aveva fatto per lui del bene, l’aveva perdonato nonostante non lo meritasse e lo aveva salvato più di una volta… ora era determinato a ricambiare il favore. Voleva renderla felice e ci sarebbe riuscito riunificando la sua anima. Del resto era il desiderio di Merope fin dal suo primo ritorno sulla Terra…
<< Cosa mi hai fatto diventare, eh? >> commentò Tom << La mia piccola grifondoro… >>
La bambina saltò letteralmente dallo shock e lo fissò incredula.
Lui si mise a ridere maligno: << Pensavi non l’avessi capito? >>
<< Come hai…? >> balbettò Merope.
<< Quando hai estratto la spada dal Cappello Parlante. Conosco molto bene la storia… “solo un vero grifondoro può usare la spada di Godric” >>
Merope pareva terrorizzata all’idea che lo sapesse. Non lo guardò neanche negli occhi.
<< Non sei arrabbiato? >> chiese timida.
<< No >> sibilò Voldemort quasi divertito << Ho capito finalmente perché litighiamo spesso. >>
Quella risposta la fece ridere, ma dovette ammettere che non si aspettava per niente l’apertura del fratello. Aveva paura che la disprezzasse per il fatto di non essere Serpeverde, invece a quanto pare non gli importava granché di quale Casa fosse.
<< Avrei dovuto intuirlo. Hai affrontato tante volte la morte in faccia. Sei molto più coraggiosa di me. >>
Merope divenne rossa come un peperone: << Non è vero… ho lanciato un Incantesimo Proibito a Silente… è stato un gesto vigliacco, non ne vado fiera. >>
<< Eri solo arrabbiata >> la giustificò severo il fratello, che vide il viso di Merope scurirsi di colpo << Succede anche a me, a volte. >>
<< Per non dire sempre >> lo corresse lei << Cosa farò adesso? E se mi mandano ad Azkaban? E se il Ministero mi darà di nuovo la caccia? Non voglio finire in prigione! >> esclamò impaurita.
Voldemort scoppiò a ridere per la sua ingenuità. L’adorava quando faceva così.
<< Sei troppo piccola per andarci >>
Merope tirò un sospiro di sollievo: << Ah, menomale…! Per un attimo ho pensato che avrei vissuto il resto della mia vita in una cella >>
<< Con tutti i Babbani e i maghi che ho ucciso in 50 anni, dovrei preoccuparmi io, non certo tu >> replicò, stavolta in tono più rigido e maligno.
<< Ma tu sei il mago più potente del mondo! Sapresti difenderti ad occhi chiusi dagli Auror. >>
La sorellina percepì un’aura strana: quella di Tom non si era limitata ad essere una semplice risposta eloquente, poiché dietro ad essa celava un profondo senso di angoscia che in maniera palese non fu in grado di velare.
Lo osservò spostare lo sguardo sanguigno sulla sua bacchetta e poi sul vuoto a intervalli regolari, cosa che la fece insospettire maggiormente.
<< Tutto bene…? >> soffiò cauta, sperando non si arrabbiasse.
<< Potrei stare meglio >> rispose serio Voldemort.
Merope capì che le stava nascondendo qualcosa, così insistette: << Dimmi cosa ti prende. >>
<< Nulla >> liquidò lui senza aggiungere altro. Si vedeva che non voleva continuare il discorso, ma la sorellina non era d’accordo.
<< Non sono una Legilimens, ma sono abbastanza sicura che tu stia mentendo >>
<< Che t’importa di cosa mi prende?? >> sbottò alla fine, facendo sgranare gli occhi alla bambina che non si aspettava per niente una reazione così esagerata. Più tardi anche Voldemort comprese di aver alzato troppo la voce, ma non era comunque intenzionato a proferire parola.
Merope inarcò il sopracciglio e vide il maggiore che iniziava a sospirare pesante e a scrutare ossessivamente la bacchetta stretta tra le mani.
<< Sei un pessimo bugiardo, fratellone. Perché non vuoi dirmelo? >> chiese avvicinandosi a lui.
Il modo in cui lo guardava mise Voldemort alle strette. Era disgustato all’idea di doverle confessare la sua vulnerabilità, abituato com’era a farsi osannare e adorare alla pari di un Dio. Ma ora sentiva estraneo quell’attributo. Non avere i poteri significava regredire, divenire cenere. Si vergognava troppo ad ammetterlo, eppure fu costretto (forse dal suo sguardo o semplicemente dal fatto che era lei) a raccontarle tutto.
Respirò a fondo, poi disse: << Mi fa ribrezzo soltanto pensarlo… >> abbassò lo sguardo mentre Merope attendeva incuriosita << Stanotte mi è successa una cosa… ti sarai domandata perché non ho ucciso subito quei due bastardi >>
La bimba fece mente locale e in effetti si ricordò di quando il fratello aveva rinfacciato a Silente che non poteva attaccarli. Così annuì e Tom poté proseguire.
<< Il fatto è che non potevo… >> sussurrò roco, con una nota di rancore verso sé stesso << L’immagine di te in fin di vita mi ha procurato un forte trauma che mi ha fatto… perdere le mie abilità magiche… >>
Merope rimase senza parole per la prima volta dopo tanto tempo. Scorgere l’imbarazzo negli occhi serpenteschi di Voldemort nel confessare una cosa del genere le fece comprendere quanto un simile evento non fosse così comune, e che per un mago potente come lui fosse difficile da accettare. Del resto però, fece fatica a immaginarsi lo stato d’animo del maggiore in quei minuti di terrore, se la conseguenza era stata perdere la magia…
Non seppe davvero cosa dire.
<< L’effetto non è permanente, per fortuna >> sibilò angustiato Voldemort << So solo che mi faccio schifo… >>
<< Tom! >>
<< È come essere quei luridi Babbani dalle vene infette! >> esclamò rabbioso, e Merope riconobbe improvvisamente il caro vecchio Riddle << Mi sembra di vedere il riflesso di nostro padre nelle mie pupille…! >>
<< Che?? >> sbottò la bimba su tutte le furie.
Perché si paragonava a quell’indegno? A volte non lo capiva proprio…
<< Non sembra anche a te? >> chiese con un misto di disperazione e collera.
Merope gli rivolse un’occhiataccia: << Nemmeno lontanamente! >>
<< Non puoi capire… è una disgrazia! >>
<< Per me no. >> disse in tono di sfida.
<< Per te no?? >>
<< Almeno Bellatrix non ti ronzerà più intorno >>
Voldemort la fissò incredulo ed esasperato insieme. Non riteneva il momento adatto per scherzare anzi, il contrario! Per Tom Riddle la faccenda era molto seria, e non riusciva a capacitarsi di come Merope lo ignorasse.
<< Non è affatto divertente! >> sbottò con i nervi a fior di pelle.
<< Quindi ora sei un Magonò? >> continuò lei imperterrita, non accorgendosi di star facendo innervosire il maggiore << E poi insultavi me chiamandomi lurida Maganò, ahahaha! >>
<< NON TI PERMETTO DI RIDERE DI ME! >>
La bimba sussultò al grido isterico di Voldemort, il quale era davvero a disagio per quella situazione. Se ne rese conto solo allora e subito si pentì di aver parlato troppo. Gli scoccò un’occhiata di dispiacere e corse ai ripari.
<< Scusami, Tom. È anche colpa mia se hai perso i poteri… capisco che non ti piaccia, ma questo non ti rende uguale a papà! Sarai anche il mago più spietato mai esistito, però ti assicuro che sei migliore di quell’uomo! Non devi preoccuparti, presto riavrai la magia e tornerai forte come prima! >> disse con dolcezza, mentre Voldemort dovette sforzarsi al massimo per non arrossire in maniera vistosa. Era in occasioni simili che odiava avere la pelle cadaverica.
<< Non si tratta solo di assomigliare alla feccia! >> sibilò il Signore Oscuro.
<< E allora perché fai così? >>
<< Mi spieghi come farò a proteggerti?? >>
<< Eh? Guarda che so proteggermi da sola! >> esclamò indignata Merope, che non sopportava la visione troppo conservatrice del fratello.
Questi non rispose, sicché la bambina ebbe il tempo di aggiungere: << E poi da cosa dovrei essere protetta? >>
Il cielo si annerì e l’aria divenne umida e gelida. Una serie di fulmini squarciò i nuvoloni grigi appena comparsi, quasi a preannunciare l’imminente natura della visita.
Merope e Voldemort si voltarono verso la finestra e la piccola rabbrividì.
<< Oh, no… i Dissennatori >>
<< Vai in camera tua. >> le ordinò.
<< Non posso esserci anch’io? >> fece lei di rimando.
<< Dannazione, per una volta vuoi ubbidirmi?? >>
Il nervosismo e il timore che le potesse succederle qualcosa era palpabile. La sorellina lo comprendeva perfettamente, ma non aveva alcuna intenzione di separarsi.
<< Cosa dovrebbe accadermi? Che devi dirgli? >>
<< Che intendo sciogliere la nostra alleanza >> disse in parole povere, e Merope raggelò, guardandolo per metà ammirata e allarmata.
<< Tu… vuoi sciogliere la vostra alleanza…? >>
<< Esatto, ma siccome non so come potrebbero reagire… meglio che giri a largo. >> spiegò il fratello, che come previsto ricevette un “no” convinto da parte di Merope.
<< Secondo te dovrei starmene in camera mia quando quei mostri potrebbero farti del male?? >>
Forse il mago non aveva ancora capito di che pasta era fatta la sorella. Sul serio pensava che sarebbe rimasta con le mani in mano?
Non gli chiese il motivo del suo dietrofront con i Dissennatori, però se significava rischiare di perdere l’anima, Merope avrebbe fatto di tutto per impedirlo.
<< Non ho bisogno di essere difeso da una mocciosa! >>
<< Ma per la miseria, hai perso i poteri! >> ribatté severa << Possibile che voi maschi siate sempre così orgogliosi?? >>
Il gelo si fece più violento e penetrante, le ossa della bambina divennero ghiaccioli e un senso di tristezza e angoscia oppressero il suo petto.
Sentì che erano molto vicini.
Innervosito, Voldemort si diresse alla porta d’ingresso.
<< Stanno arrivando. Resta dove sei e non ti muovere. >> la minacciò categorico << Sono stato chiaro? >>
Merope sbuffò e incrociò le braccia: << Chiarissimo. >> disse in tono contraddittorio. Ma il suono improvviso di vetri infranti li destò da ogni altro pensiero.
Erano stati i Dissennatori, i quali avevano deciso misteriosamente di fare irruzione con violenza all’interno della casa, attraverso le finestre. Si riversarono nel soggiorno circondando i due fratelli, e Merope tremò dalla paura.
Ogni volta che li vedeva era come se fosse la prima… scorse la figura di suo fratello che le intimava di rimanere calma, ma in tutta onestà non sapeva se ci sarebbe riuscita.

 

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Capitolo 66
*** CAPITOLO 66 ***


Guerra senza sangue

Erano presenti talmente tanti Dissennatori che la bambina a malapena riusciva a respirare. L’aria era contaminata dall’assenza di speranza e felicità; tutto ciò che percepiva Merope era disperazione e paura; circondata da decine di loro, le sembrava di essere all’interno della prigione di Azkaban.
Avrebbe voluto fuggire a gambe levate, se non fosse che ogni possibile uscita era bloccata. Tremò dalla testa ai piedi e in quel momento ricordò il perché aveva terrore di quegli esseri ripugnanti. Non ne aveva mai visti così tanti in una volta sola… Perché erano così tanti?
Guardò di sfuggita il fratello, il quale non ebbe il tempo di indignarsi per l’entrata scenografica degli ospiti che vide Merope trattenere le lacrime.
<< Stai calma! >> ruggì Lord Voldemort, ma la sorellina non era abituata a una presenza massiccia di Dissennatori.
<< T-Tom… sono troppi…! >> balbettò lei.
Anche volendolo, Voldemort non avrebbe potuto raggiungerla a causa dello scudo di guardie di Azkaban creatosi tra i due. Ciò che avrebbe potuto fare era respirare profondamente e dialogare con tranquillità, in fondo non si sarebbero mai sognati di attaccare la bambina sapendo di avere contro il Signore Oscuro. Pregò soltanto di non dover ricorrere alla magia, perché altrimenti non avrebbe potuto avere modo di proteggerla.
<< Quali sono i nostri accordi? >>
Merope rabbrividì. A parlare era stato un Dissennatore…
La sua voce era più fredda e sottile di quella del fratello, incuteva più orrore ed emanava una vaga fragranza di morte.
Mentre attendeva che la riunione finisse il prima possibile, rimase immobile come una statua nella speranza che nessuno di loro la toccasse. Era certa che molti dei presenti fossero gli stessi che aveva affrontato nel cimitero di Little Hangleton, ora però si sentiva stranamente indifesa nonostante avesse in pugno la bacchetta. Sembrava che con tutti i pensieri positivi di cui si stavano cibando, stessero assorbendo anche la sua forza di contrattaccare.
Cercò di resistere, ma l’aria era pestilente e rarefatta di tristezza.
<< Ho una notizia per voi >> sibilò Riddle, buttando un occhio sulla sorella << I nostri accordi saltano >> rivelò poi, senza giri di parole.
Merope non credeva che sputasse il rospo sin da subito, tuttavia non poté pensare altro che un’agitazione generale scosse il soggiorno di Casa Riddle. La piccola vide i Dissennatori volare infuriati da ogni parte, distruggere ciò che trovavano nella sala, alcuni la sfiorarono e sentì il gelo penetrarle le ossa.
Voldemort li fissò impassibile. Immaginava che non l’avrebbero presa bene.
<< I nostri accordi saltano? >> ripeté roco e maligno il Dissennatore con cui stava parlando << E per quale motivo? >>
<< Non sono molto propenso alla confidenza, lo sapete, no? >> rispose beffardo il Signore Oscuro.
La guardia di Azkaban gli si avvicinò minaccioso, tanto che Voldemort avvertì il suo fiato privo di vita.
<< Per allearci con lei ci siamo ribellati al Ministero. >> soffiò il Dissennatore.
Merope non emise il minimo suono, ma qualcosa le diceva che non sarebbe finita a tarallucci e vino. Era preoccupata per Tom, che senza poteri era completamente inerme.
<< Lo tengo presente >> disse Voldemort con fermezza << Ma ho preso la mia decisione. >>
Un’istante di silenzio seguì i sospiri corti e pesanti dei due. Per qualche motivo il mago pensava di averlo convinto e che, con rassegnazione, sarebbero spariti dalla sua vista, lontani da lui e soprattutto da Merope. Invece il suddetto Dissennatore aveva ancora voglia di discutere, solo che stavolta il suo tono era molto più crudele e spietato di quanto non fosse già.
<< Sua sorella… >>
La bambina ebbe un tuffo al cuore, mentre Voldemort gli scoccava uno sguardo assassino.
<< Cosa c’entra mia sorella?? >>
La creatura infernale voltò il teschio coperto nella sua direzione, e Merope trattenne le lacrime.
<< Al Ministero hanno fissato una taglia su di lei >> rivelò, provocando un moto di shock in entrambi i fratelli.
<< Non ho capito bene… >> Voldemort tentò di mantenere la lucidità che in quel momento risultava ormai precaria.
Il Dissennatore, seppur il volto fosse scurito dal cappuccio, traspariva assoluta soddisfazione: << La sua testa vale diecimila galeoni. Sarebbe così sicuro di sciogliere la sua alleanza con noi se l’alternativa fosse consegnare la mocciosa al Ministero? >>
Voldemort sgranò le palpebre, sgomento. Non sapeva se esserlo di più per aver appena scoperto che Merope fosse ricercata tanto quanto lui, o per il semplice fatto che la vita della sorellina fosse in pericolo per l’ennesima volta.
Merope indietreggiò col terrore negli occhi. Scoppiò a piangere dalla paura e la sensazione di essere spacciata s’impadronì di lei.
Non riuscì a credere che il Ministero le stesse ancora alle calcagna, e pensare che era sicura di aver risolto i suoi malintesi al termine dell’estate, quando finalmente Caramel si era convinto del ritorno di suo fratello! Ma evidentemente aveva sopravvalutato le capacità di raziocinio del ministro della Magia… ora i Dissennatori stavano corrompendo Tom in maniera subdola. Erano consci di come Voldemort, alla nomina della minore, fosse capace di cedere su qualsiasi cosa.
<< State scherzando? Non vi permetterò che le facciate del male! >>
<< Allora le conviene non rifiutare. Senza il suo appoggio saremmo scoperti da entrambi i fronti, e peggio di avere contro il Signore Oscuro è avere contro l’intero Ministero. >> ruggì il Dissennatore << A lei la scelta. >>
Voldemort respirò profondamente, non avendo la minima idea di cosa fare. Maledì la perdita delle sue abilità magiche e guardò con la coda dell’occhio Merope, la quale tremava dalla testa ai piedi e piangeva a dirotto.
Odiava vederla in quello stato; desiderava renderla felice ma al tempo stesso avrebbe voluto che fosse al sicuro, lontana dalle grinfie del Ministero.
Passarono una manciata di minuti, finché Merope non scorse il sospiro sommesso del fratello maggiore.
Capì cosa significava, ma la bambina non era affatto d’accordo. Provò un livore smisurato verso quelle orride creature, capaci di approfittarsi dei sentimenti di un uomo per i propri fini.
Strinse i pugni e digrignò i denti, poi gridò a pieni polmoni: << Non farlo, Tom! Ti sta ricattando, non ascoltarlo! >>
I due si voltarono prima che Merope, piena di rabbia, sollevasse la propria bacchetta: << Expecto…! >> non riuscì a terminare l’incantesimo, poiché un Dissennatore la sorprese alle spalle e le strappò l’arma dalle mani.
<< EHI! QUELLA E’ MIA! >>
La guardia la ignorò e con un gesto secco le spezzò a metà la bacchetta.
Il mondo di Merope crollò a pezzi. Assistette alla scena a rallentatore, trattenendo il fiato e rendendosi conto soltanto allora di quanto fosse prezioso quel bastoncino di legno ereditato dalla madre.
Si sentì una strega incompleta, a metà, intanto che lo sconforto si faceva strada nel suo animo ferito.
Quella era la sua bacchetta, la sua fonte di magia… e loro si erano permessi di portargliela via.
Se prima stava piangendo, ora poteva considerarsi una fontana in mare aperto. Puntò le pupille umide su Tom, che non aveva abbastanza parole per esprimere il suo sdegno.
<< L-la mia… >> Merope esplose di lacrime << La mia… >>
Il Dissennatore intrattenuto col Signore Oscuro all’improvviso pose l’attenzione su di lei e la raggiunse, così Voldemort estrasse d’istinto la sua bacchetta, con l’intento di lanciargli un potente Incantesimo-Senza-Perdono come era abituato a fare, ma poi si ricordò che un Incanto Proibito non avrebbe sortito alcun effetto, inoltre lui aveva perso i poteri.
Preso dalla frustrazione, non poté far altro che correre nella sua direzione e urlare: << STALLE LONTANO! Merope, attenta! >>
La bambina si accorse più tardi del mostro. In un millisecondo rifletté sul come avrebbe potuto contrastarlo e, a mente fredda, iniziò a guardarsi intorno per cercare qualcosa di utile a tale scopo. Poi ebbe un’idea.
Non lontana da lei c’era la spada di Grifondoro, ancora sporca di sangue, poggiata a una delle quattro mura del soggiorno. Fino a quel momento non l’aveva notata.
<< MEROPE! >> fece il fratello.
La bimba balzò all’indietro e afferrò la spada il più velocemente che poteva, pochi attimi prima che il Dissennatore la tirasse a sé.
<< Vieni con noi >> esalò maligno.
<< NON LA TOCCARE! >> urlò imbestialito Lord Voldemort.
<< AAHHHHH! >> Merope impugnò forte la spada e, senza pensarci, sferrò un taglio netto alla testa della creatura, la quale si staccò e divenne polvere.
Il resto del corpo putrido ricadde al suolo e anch’essa s’incenerì, rivelando l’espressione sconvolta di Tom Riddle che aveva assistito alla scena.
La stessa Merope era sotto shock, aveva le palpebre spalancate e le labbra vibravano dall’adrenalina. Non capì subito cosa fosse successo.
<< Sorella… >>
<< Non… chiedermi… nulla… >> disse sconvolta.
Ma la pace era destinata a non durare, o almeno era quello che avevano capito i due fratelli che non ebbero la possibilità neanche di scambiarsi reciproci sguardi, poiché la moltitudine di Dissennatori incominciò ad agitarsi rabbiosa.
<< Tom…! >>
Voldemort la raggiunse e tentò di rassicurarla, ma l’espressione di Merope rifletteva orrore allo stato puro.
<< Cosa diavolo ti è venuto in mente?? >>
<< Mi hanno spezzato la bacchetta! >> si giustificò la piccola, tremante.
<< Per l’amor del cielo! >> bestemmiò il fratello << Avrei risolto la questione per conto mio! Perché devi fare sempre di testa tua! >>
Merope intuì le sue intenzioni dal luccichio dei suoi occhi. L’anima gli si ravvivò all’improvviso, come se qualcosa di profondo lo avesse toccato. Accadeva ogni volta che la sorellina si trovava in pericolo di vita e le sue emozioni in quei momenti diventavano palpabili.
A un certo punto si alzò, la bacchetta in pugno, seppur fosse totalmente inutile.
<< Non puoi affrontarli! >> esclamò Merope.
<< Devo. >> rispose lui.
<< No… è troppo pericoloso per te! >> dopo che Voldemort le lanciò uno sguardo indignato, aggiunse << Non hai più la magia! Lascia che ci pensi io! >>
<< Hai forse deciso di rischiare la morte tutti i giorni?? >> sbottò il Signore Oscuro << Ci tieni davvero tanto a farmi del male! >>
Merope lo fissò stizzita prima di ribattere: << Non dire scemenze, quello che sta rischiando ora qui sei tu! >> poi si rivolse ai Dissennatori << EHI, BRUTTI FANTASMI RAGGRINZITI, PERCHE’ ACCONTENTARVI DI UN FRAMMENTO DI ANIMA QUANDO POTETE AVERNE UNA INTERA? >>
Schiere di guardie incappucciate si riversarono su di lei, ululando di collera.
Voldemort avrebbe voluto strozzarla, ma la bambina gli disse con forza: << Andrà bene, li porterò fuori e li distruggerò. Tu devi stare al sicuro, chiaro? >>
<< Dovrei essere io a dirtelo! >>
Merope non l’ascoltò e volò fuori dalla finestra per attirare i Dissennatori.
Questi la seguirono e in poco tempo Voldemort rimase da solo, completamente paralizzato e con una voglia immensa di imprecare contro la sorella. Stava di nuovo rischiando di finirci secca, per colpa sua e del suo stupido orgoglio.
Voleva unirsi a lei, tuttavia non poteva farlo. La perdita della magia lo aveva reso vulnerabile, gli sembrava di essere un misero e inutile Babbano… ancora una volta non sarebbe stato in grado di proteggerla da dei nemici, stavolta, molto più malvagi e spietati di Silente.
Guardò verso la finestra e rimase inchiodato al suolo non appena vide l’orda di guardie circondare la bambina.
Milioni di pensieri fluirono velocissimi nella sua mente, e nel frattempo cercò di non perdere il controllo di sé stesso. Avvertiva il dovere di aiutarla, non gli importava come, ma quando pensò che tutto fosse perduto e di non avere alternative se non stare ad assistere impotente, i suoi occhi rosso-sangue si spostarono verso il soffitto.
Ebbe un’idea, anche se era molto rischiosa.


<< Fatevi sotto! >> gridò Merope sguainando la spada. Era tremendamente pesante, ma le sue spalle ressero lo sforzo di tagliare in due i corpi mummificati dei Dissennatori.
Nel farlo, sputò adrenalina da tutti i pori. Nonostante la fatica e la paura che la divoravano dall’interno, si sentiva più viva che mai.
Concentrata al massimo, teneva d’occhio ogni singola guardia di Azkaban intorno a lei: aleggiava un’aura minacciosa, e Merope era sicura che tutti avessero come unico obiettivo catturarla e portarla al Ministero, dove non sapeva cosa avrebbero potuto farle…
Un odio viscerale ribollì nelle sue vene. Giurò a sé stessa che per nessun motivo al mondo avrebbe messo piede in quell’edificio. Un’istituzione di corrotti; era diventata sua nemica dal giorno della sua nascita, prima ingaggiando Johnson e Cesar per ucciderla, poi fissando una cifra da capo giro sulla sua testa… si domandò come abbia fatto a non ritrovarsi alle calcagna l’intero personale Auror, perché se le cose stessero davvero così, i dipendenti del Ministero la stavano cercando per tutta la Gran Bretagna.
Un altro colpo e lo scheletro di un altro Dissennatore ricadde al suolo e si polverizzò.
Avrebbe pensato ai suoi dilemmi più tardi, ora doveva cercare di non finire nelle grinfie di quei mostri incappucciati.
Le forze iniziavano ad abbandonarla ma non voleva mollare. Con la spada di Grifondoro tra le mani sarebbe stata invincibile ed era determinata a distruggere tutti i Dissennatori presenti. Non doveva restarne nemmeno mezzo.
A un certo punto spiccò il volo verso sinistra, colta di sorpresa da uno di loro. Era come se ciò che c’era di positivo nel mondo fosse stato spazzato via, come se l’unica emozione che si poteva provare fosse angoscia e dolore. Non era abituata a un’ondata così violenta di negatività, erano davvero troppi e seppur volesse ammazzarli uno ad uno, non era così convinta di farcela.
Se solo avesse avuto la sua bacchetta avrebbe potuto evocare un Patronus e scacciarli all’istante…
<< AHHH! >> strillò non appena una mano fredda e scheletrica le strinse il braccio. Il mostro la tirò a sé e lei, in panico, si divincolò per liberarsi.
In quel momento non riuscì a usare la spada, quindi non poté difendersi mentre il Dissennatore le succhiava avidamente ogni goccia di felicità.
Merope tentò un’altra volta di scappare, ma la sua presa era troppo salda. Si mise a piangere e lo implorò di lasciarla senza nessun risultato, poi uno Schiantesimo lo colpì in pieno dando a Merope il tempo di fuggire.
<< Ma cosa…? >>
<< EHI, MOCCIOSA! >> disse una voce famigliare.
La bimba si voltò e non poté credere ai suoi occhi. Moltissimi Mangiamorte si erano Materializzati lì, non immaginando di trovarsi accerchiati da decine di guardie di Azkaban.
Codaliscia, Selwyn, Macnaire, Goyle, Alecto, Bellatrix… quasi tutti i seguaci di Voldemort erano presenti, e avevano un’espressione che valeva più di mille parole.
<< C-che ci fate qui?? >> urlò allibita, schivando la presa di un altro Dissennatore e raggiungendoli velocemente.
Gli interpellati erano troppo sgomenti per ribattere, ma alla fine Codaliscia rispose.
<< Abbiamo percepito la loro presenza… m-ma perché sono così tanti?? >> chiese terrorizzato.
<< Perché ti stanno attaccando?? >> domandò Selwyn.
<< E perché li stai affrontando da sola?? Dov’è il Signore Oscuro? >> fece Macnaire a occhi spalancati.
Merope avrebbe voluto volentieri rispondere se non fosse che rivelare della condizione attuale del fratello non sarebbe stata una mossa molto delicata.
<< A-ascoltate… dove sia Tom in questo momento non è importante… lui… non può venire >> spiegò tentennante la piccola, intanto che alcuni dei Mangiamorte attaccavano i nemici per rallentare la loro corsa.
Alecto la guardò incredula: << Non può venire?? È andato di nuovo via? >>
<< N-no, lui… è in casa… >> come previsto, gli adulti esibirono facce meravigliate. Purtroppo lei non conosceva la maniera migliore per dirgli la verità, non sapeva proprio cosa inventare per mantenere intatta la dignità del fratello.
Bellatrix, dopo aver colpito un Dissennatore, si girò di scatto ed esordì: << Cioè, è in casa e non ti sta aiutando? >>
<< Ma ci stai prendendo in giro?? >> sbottò Tiger.
Merope sbuffò: << No, vi sto dicendo la verità! >>
<< Quindi manda te a combattere con questi cosi sapendo che puoi restarci secca? Com’è possibile?? >> disse Minus, turbato alla vista delle guardie carcerarie.
Poi Bellatrix intervenne di nuovo, stavolta il suo viso brillava di orrore: << Non gli sarà mica successo qualcosa! >>
Lei deglutì. Detestava ammettere che Bella lo conoscesse bene, tuttavia non poteva negarlo. Perfino lei sapeva che il Signore Oscuro non avrebbe mai lasciato incustodita la sua sorellina ad affrontare quegli esseri abominevoli… si accorse che arrampicarsi sugli specchi non sarebbe bastato per molto.
<< Sentite, io… >> fu interrotta da Selwyn, il quale la fissava come se fosse impazzita.
<< Lord Voldemort aveva stipulato un’alleanza con i Dissennatori! Ci dici cosa sta succedendo?? >>
Merope esplose: << Succede che Voldemort ha sciolto l’alleanza! >>
Una serie di sospiri di sorpresa echeggiarono tra i seguaci, che restarono un attimo interdetti dalla rivelazione.
<< Lord Voldemort… che?? >> sputò Amycus, gli occhi fuori dalle orbite.
Merope annuì.
<< E per quale motivo?! >> insistette Yaxley, che sembrava più arrabbiato che altro.
<< Insomma, basta domande! >> esclamò Merope, disperata << Vi spiegherò tutto dopo, adesso dovete aiutarmi! >>
Fenrir il lupo mannaro le si rivolse con sguardo indignato, mentre scacciava un Dissennatore nelle vicinanze: << Lo stiamo già facendo, se non te ne sei accorta! >>
<< No, no! Intendo con un Patronus! Sapete evocarne uno, vero? >> chiese speranzosa e guardandoli con le palpebre umide di pianto.
Purtroppo le sue aspettative risultarono troppo alte: i Mangiamorte si scambiarono sguardi eloquenti, lasciando intendere alla bambina l’esatto opposto di ciò che avrebbe voluto sentire.
<< Nessuno di voi…? Bellatrix, neanche tu?? >> chiese perfino alla strega che più odiava, ma la risposta fu sempre la stessa.
A quel punto credette di essere spacciata: << Se è uno scherzo non è affatto divertente! >>
<< Non lo è, mocciosa! Ti pare che staremmo qui a lanciare incantesimi a caso se sapessimo evocarlo?? >> sbraitò Macnaire, sotto pressione dall’avanzare veloce dei Dissennatori.
<< È l’unico incantesimo che non sappiamo fare >> aggiunse Selwyn << Non è così semplice, sai? >>
<< Be’, io so evocarlo. >> li informò nervosa, guadagnandosi file di smorfie incredule.
Bellatrix ridacchiò nella sua malsana maniera: << Ahahaha! Tu che evochi un Patronus? Ne hai dette di stronzate, ma questa le batte tutte! >>
Merope desiderò con ardore di sbatterle un tubo di ferro in faccia, ma respirò a fondo e replicò: << E invece è così! >>
<< Persino il Signore Oscuro non è in grado di usare questo tipo di magia, è troppo complessa ed elaborata per una bambina della tua età! >>
<< Allora facci vedere questo tuo fantomatico Patronus! >> la sfidò Greyback con un sorrisetto malevolo, mentre la piccola Riddle avvampava di rabbia.
<< Molto volentieri! Peccato che un Dissennatore bastardo mi ha spezzato la bacchetta! >> esclamò livida.
Tutti sgranarono gli occhi.
<< Cosa?? >>
<< Ah, non ci voleva proprio >> commentò Minus.
Merope sbuffò e sbatté le braccia sui fianchi: << Per questo motivo sto combattendo con una spada, idioti! >> disse, mostrando l’arma.
Ma in quel preciso istante, la Pupilla di Voldemort trattenne il fiato e, di colpo, i colleghi Mangiamorte si voltarono nella sua direzione e si ammutolirono.
Ebbero timore solo a guardarla, perché quando assumeva tale sguardo diabolico non prometteva mai nulla di buono.
<< Che vuoi?? >> fece Merope alla donna, che le rivolgeva un’occhiata fin troppo oltre i suoi standard.
Bella non smise di fissare ossessivamente l’impugnatura della spada, così ricca di pietre preziose che quasi vi si specchiava per quanto fossero lucide: << Dove l’hai presa? >> domandò con voce gelida, da far venire l’orticaria.
Merope non se l’aspettò e d’un tratto il suo cervello si spense.
<< Ti ho chiesto >> incalzò Bellatrix a denti stretti << DOVE L’HAI PRESA? >>
<< È così importante adesso?? >> chiese gridando, con gli altri Mangiamorte che assistevano passivi allo spettacolo.
<< Bella, per favore…! >> la pregò Rod, intento a scacciare via gli esseri incappucciati.
<< Stai zitto! Sì, quella spada era nella mia camera blindata della Gringott! >> sputò Bella, su tutte le furie.
Merope si paralizzò. Cosa avrebbe dovuto dirle, ora? Era stato Silente a prenderla e a portarla con sé, mica poteva sapere che era di proprietà di Bellatrix.
<< E che diavolo è la Gringott?? >> chiese sconvolta.
La strega esibì una terribile risata: << Non fare la finta tonta, brutta marmocchia da strapazzo! Ti sei intrufolata nella banca appena sei tornata in vita e me l’hai sgraffignata! >>
<< E secondo te come avrei potuto farlo?? >> urlò la piccola.
<< Allora perché ce l’hai tu?! >> rincarò la dose.
Merope desistette, il cuore a mille: << N-non posso dirlo… >>
<< Non puoi dirlo, eh?? >>
<< EVITATE DI LITIGARE PER LA MILIARDESIMA VOLTA, PER MERLINO! >> sbottò Yaxley alle prese con i Dissennatori, ma le due ovviamente non l’ascoltarono.
<< Io non ho rubato niente, e questa non è tua! È la spada di Godric Grifondoro! >>
Bella le si avvicinò a passo pericoloso: << Non è nemmeno la tua, bamboccia! >> e detto ciò strattonò la spada dalla sua presa.
Merope cercò di impedirglielo e iniziò un lungo e faticoso tiro alla fune.
<< Maledizione! >> si sfogò Alecto, distraendosi dagli obiettivi principali << Sembrate delle poppanti! >>
<< Ehi, finitela! >> disse Rosier, anche lui abbassando la guardia.
<< Basta, per l’amor di Dio! >>
Le due non vollero saperne di staccarsi, tuttavia presto si sarebbero decise a smettere, ma per ben altre ragioni…
<< ROSIER, ATTENTO! >> urlò terrorizzata Merope appena si girò e scorse la figura di un Dissennatore che aveva varcato le difese e raggiunto lo sfortunato Mangiamorte.
Questi non fece in tempo a voltarsi che il mostro oscuro gli afferrò la testa e lo Baciò. Il tutto in un millesimo di secondo.
La bimba strillò di orrore e si coprì la bocca con le lacrime agli occhi, consapevole di non poter fare più niente per l’uomo ormai privo di un’anima.
<< Merda! >> esclamarono all’unisono gli altri, che presero le rispettive scope e si allontanarono da quel punto << Andatevene da lì! >>
Bella decise di lasciare finalmente la spada, pensando che la sua vita valesse di più di una lama, e spiccò il volo a bordo della scopa, invece Merope rimase dov’era, a dir poco sotto shock.
Il cadavere, se così si poteva definire, giaceva a terra, mentre il Dissennatore assaporava gli ultimi grumi di anima dalla sua bocca.
Un altro morto sulla sua coscienza, un altro che non c’era più per colpa sua…
Sentì una scarica elettrica attraversarle la spina dorsale, e di nuovo una collera smisurata prese possesso del suo corpo.
Non poteva permettere di nuovo una simile tragedia, anche se si trattava dei seguaci di suo fratello!
Quando il resto della schiera partì contro i Mangiamorte, l’assassino si accorse di Merope e avanzò verso di lei.
La bambina lo attese trepidante, e appena fu abbastanza vicino utilizzò ogni grammo di forza per tagliarlo in due con la spada.
Il grido di adrenalina si sentì a metri di distanza, così come il tonfo al suolo dello scheletro in putrefazione.
Non vedeva l’ora di fare la stessa cosa con gli altri. Non stava nella pelle per quanta “non-vita” inutile avrebbe eliminato dalla faccia della Terra.
Udì i Mangiamorte urlare, e quando si girò nella loro direzione vide alcuni di quei mostri divorargli lo spirito. I soli Schiantesimi non erano sufficienti per contrastarli, perciò l’unica alternativa era la fuga.
I sopravvissuti si allontanarono, non smettendo di opporre resistenza, mentre Merope partiva all’attacco con le lacrime agli occhi.
Presa dalla rabbia ne distrusse tre in un colpo. Sorrise soddisfatta, ma sospesa in aria e ansimante, era convinta di non avere più la forza necessaria per usare un’arma così pesante.
Cercò disperatamente la figura di Codaliscia tra i fantasmi neri e l’atmosfera spettrale, e quando lo trovò gli disse: << Minus, facciamo a cambio! >>
L’uomo sussultò un po’ sulla sua scopa: << Cosa?? >>
Merope sapeva che era un grifondoro e, se non lei, era l’unico tra tutti a poter gestire bene la spada. Tuttavia il suo volto trasfigurato di orrore pareva dire il contrario.
<< Ti prego, non ce la faccio! >> lo implorò.
<< Io non mi avvicino! >> balbettò Codaliscia, ricevendo sguardi imbarazzati dai compagni.
<< Sei una femminuccia, Minus! >> esclamò indignato Selwyn << Anzi, le femmine hanno più palle di te! >>
<< Sta’ zitto, vorrei vedere te al mio posto! >>
Yaxley schivò un Dissennatore e rispose rude: << Al tuo posto c’è una bambina di neanche nove anni che sta combattendo creature oscure, e tu sei qui a cacarti sotto! >>
La piccola Riddle, che non poté sopportare oltre un altro battibecco infantile, sbottò a pieni polmoni: << INSOMMA MINUS, CHE RAZZA DI GRIFONDORO SEI?? VIENI AD AIUTARMI! >> sbottò alla fine
Ma Bellatrix la fissò all’improvviso e disse: << Guardati le spalle! >>
Merope non fece in tempo ad obbedire che venne colpita da dietro e la spada le scivolò dalle mani. Precipitò per vari metri prima di toccare il suolo. Il tonfo fu molto forte, quasi come se fosse caduto un macigno, e in quell’istante la bambina pensò al peggio.
Sentì la mano sottile e ossuta del Dissennatore stringersi sul suo polso per trascinarla via, lei però non voleva arrendersi e lo strattonò con tutte le sue energie, senza ottenere risultato. Non avrebbe avuto la possibilità di essere aiutata dagli altri, perché occupati ad affrontare il restante gruppo di guardie. Era in trappola.
Avvolta dall’angoscia e dalla disperazione, cominciò a piangere nell’ennesimo tentativo vano di liberarsi. Il Dissennatore prese a nutrirsi della sua felicità e dei suoi sentimenti positivi. Era talmente sopraffatta e bloccata che non riuscì a reagire. Si disse che forse era giusto così, che doveva andare in quel modo e che morire era il suo destino, quindi smise di piangere e attese che arrivasse il suo momento.
Poi, d’un tratto, la creatura infernale fu centrata da un Incantesimo Respingente. Merope precipitò giù, mezza svenuta, e dopo qualche attimo di trance aprì le palpebre e cercò di rialzarsi.
<< Vuoi una mano? >>
<< Ce la faccio da sola! >> esclamò Merope, prima di bloccarsi all’improvviso.
Quella voce era maledettamente simile a…
Sollevò lo sguardo e in quell’esatto attimo perse il dono della parola, le palpebre sgranate e la bocca intenta a raffigurare un grido silenzioso.
<< Che caratterino >> commentò severo il Tom Riddle del diario.
Ma la bambina non poteva badare al suo tono mentre dentro di sé si concentravano milioni di emozioni insieme.
Davanti a lei c’era davvero suo fratello giovane, o stava sognando? Il bellissimo ragazzo di cui era innamorata anni prima, che considerava il suo eroe, era lì in carne e ossa…?
<< Ho capito, vuoi una mano >> disse con un sorrisetto, vedendola in evidente difficoltà a muovere un solo muscolo.
Quando l’aiutò, la sorellina esibiva la medesima espressione. Era come se il suo cervello si fosse spento.
Tom la squadrò sarcastico per poi ridacchiare, e fu in quel momento che Merope si riprese: << Sei cresciuta parecchio >>
<< S-sei… sei… >> la bimba tremò emozionata e iniziò a piangere.
<< Chi dovrei essere, secondo te? >> fece Riddle quasi offeso << Non mi riconosci? >>
A quel punto, Merope si dimenticò completamente dei Mangiamorte e di avere alle calcagna decine di Dissennatori. Incontrare dopo svariati anni il suo fratellone in forma ancora umana e non serpentesca, e soprattutto fuori da quello stupido diario, non le fece capire più nulla. Si buttò a capofitto su di lui e lo strinse tra le sue braccia, facendolo soffocare.
Sapeva che non amasse gli abbracci, ma non le importava. Forse quella era la sorpresa più bella che avessero mai potuto farle, e nemmeno la presenza delle guardie di Azkaban avrebbe intaccato la sua felicità.
Tom la guardò in disappunto, tuttavia non poteva negare che in fondo anche lui era contento di rivederla. Perciò ricambiò volentieri l’abbraccio.
<< Mi ero dimenticato di quanto fossi appiccicosa >>
<< E io mi ero dimenticata di quanto fossi bello >> disse la piccola al ricordo del suo aspetto nell’aldilà.
<< Perché dici così? >> chiese Tom, facendo il finto tonto.
Merope avrebbe voluto rispondergli ma gli sorse spontanea un’altra domanda: << Come hai fatto a uscire dal diario? >>
<< Magari te lo spiego dopo >> replicò il maggiore, che osservò la situazione tragica intorno a loro << Ora abbiamo un problema più grosso. Cosa ti prende? >> chiese poi alla vista della bambina che lo fissava con gli occhi a cuoricino.
<< Niente… >> disse lei, distogliendo lo sguardo e arrossendo di colpo.
<< Ti ricordo che il matrimonio tra fratelli non è permesso >> aggiunse serio.
Merope, ancora imporporata, lo vide estrarre la bacchetta bianca di Voldemort: << Te l’ha data lui…? Dov’è adesso?? >>
<< Non dovresti preoccuparti. Piuttosto mi dici cosa ti è saltato in testa? Attaccare dei Dissennatori è pericolosissimo per una bambina della tua età. >> la rimproverò pacato.
<< Ma…! >>
<< Chi sono quelli? >> la interruppe Tom.
<< I tuoi Mangiamorte. >> disse Merope, voltandosi in direzione delle urla.
Riddle emise uno strano verso contrariato: << E tu ci stavi parlando? >>
<< Ti sembra questo il momento di fare il fratello iperprotettivo? Oh no…! >> esclamò la sorellina, che assistette al Bacio mortale di altri maghi impotenti << No…! Ti prego Tom, fa’ qualcosa! >>
Lui guardò la scena indifferente e con una nota pietosa dipinta in faccia: << Perché ci tieni tanto? >> le domandò minaccioso.
Merope sbuffò sonoramente: << Dovresti tenerci tu, sono i tuoi seguaci! >>
<< D’accordo, la spada non è sufficiente? >>
<< È troppo pesante, non ce la faccio a reggerla! Thomas… >>
<< Non chiamarmi con quel nome. >> ruggì maligno.
La piccola teneva conto di avere il vecchio Tom davanti, perciò non si stupì alla sua insurrezione: << Serve un Patronus per cacciare via quei mostri! >>
<< Capisco… >> sibilò freddo il maggiore, senza provare un minimo di pietà per i caduti in battaglia che precipitavano al suolo come sacchi vuoti << Ma io non so evocarlo >>
<< Sì che puoi! >>
<< Ehi mocciosa! >> sbottò Bellatrix dalla sua scopa << Stai facendo il riposino? Non vedi che abbiamo bisogno di aiuto?? >> solo allora si accorse del ragazzo intruso, e la prima cosa che notò fu il suo aspetto << Oh, e questo bel giovanotto chi sarebbe? >>
Tom la fissò in malo modo, mentre Merope s’innervosì e non poco.
<< Non ci provare, brutta sgualdrina! >>
<< Cosa sta succedendo qui? >> disse Selwyn, distrutto dalla fatica << Merope, devi venire ad aiutarci, molti nostri compagni sono stati Baciati! Lui chi è? >> chiese riguardo Tom.
<< Ehm… >> Merope non sapeva cosa rispondere, ma visto che il diretto interessato fu preda di un mutismo selettivo, inventò una cavolata << è un nuovo Mangiamorte, mio fratello lo ha assunto poco fa >>
<< Già. >> ringhiò lui a braccia incrociate, squartando Selwyn con lo sguardo per aver osato rivolgere la parola alla sorella.
<< Dimmi che sai evocare un Patronus! >> lo pregò Selwyn.
<< No, mi spiace. >>
<< Non è vero! >> disse Merope che guardava il fratello piena di ammirazione << Sa farlo eccome! >>
Tom respirò a fondo per non alterarsi.
<< Insomma, sa evocarlo o no?? La situazione è critica, non so se mi spiego! >> gridò il Mangiamorte, voltandosi continuamente per paura di finire vittima di un Dissennatore.
Bellatrix in tutto ciò fissava l’ospite con un certo interesse, infatti gli sorrise ed esclamò col suo timbro da psicopatica: << Secondo me è bravo a fare altro, ahahaha! Non è vero, maschione? >>
Tom sollevò le sopracciglia.
<< Sgualdrina tu e tua madre!! >> rispose a tono Merope.
Selwyn, innervosito, s’incazzò così tanto che sarebbe servito un esorcista per farlo riprendere: << TI RICORDO CHE ABBIAMO DEI DISSENNATORI DA DISTRUGGERE! >>
<< Esatto, quindi levati dai piedi! Oh, cavolo… Bellatrix, attenta!! >> esclamò Merope dopo aver intravisto una guardia avvicinarsi veloce alla strega.
Purtroppo però non reagì subito, e la donna si ritrovò nelle sue grinfie ancor prima di rendersene conto.
<< Merda! >> fece Selwyn quando il Dissennatore la Baciò.
Merope non poteva crederci. Bellatrix era stata Baciata… la migliore seguace di suo fratello non aveva più un’anima. Era più che certa che lei sarebbe sopravvissuta, invece adesso vedeva il suo corpo ricadere giù e non rialzarsi.
Qualcosa dentro di lei cambiò nel profondo: odiava quella strega con tutto il suo cuore, allora perché stava provando una sensazione strana nel petto? Non capì il motivo della grande rabbia che ne scaturì, ma si disse che era meglio buttarla fuori piuttosto che reprimerla.
Senza pensarci e senza alcuna difesa, spiccò il volo verso l’assassino.
<< Che fai?? >>
<< Merope! >> si spaventò Tom.
Merope ignorò i lamenti e a denti digrignanti raggiunse il Dissennatore, sferrandogli un potente calcio che gli staccò la testa.
Selwyn e Tom la fissarono impietriti.
<< Ma che…?! >> soffiò il Mangiamorte, sgomento << Si può sapere come diavolo ci sei riuscita?? >>
Per quanto le riguardava, la bambina era più scioccata di loro: << N-non lo so… >>
<< Vieni subito qui! >> la rimproverò il fratello, guadagnandosi il volto stranito del seguace.
<< Chi sei tu, suo padre? >>
<< Di sicuro non lo sei tu >> sogghignò Tom minaccioso, al che Selwyn rabbrividì.
Nel frattempo la bambina tornò indietro, rossa dalla collera: << LI AMMAZZERO’ TUTTI QUESTI SCHIFOSI ESSERI! >>
<< Ragazzi, aiuto! >> il gridò proveniva da Alecto, che con Minus tentava disperatamente di sconfiggere le guardie.
Selwyn allora prese un bel respiro profondo e, gocciolante di sudore, disse alla bambina: << Vado io, voi cercate una soluzione! >>
Appena restarono soli, Merope guardò triste Tom: << Sei l’unica speranza, fratellone! >>
Lui la fissò eloquente: << Non posso fare quello che intendi tu, ma intanto potrei portarti via da qui. >>
<< Cosa ti ha fatto uscire a fare dal diario, l’altra parte di te?? >> sbottò la piccola, scorgendo con la coda dell’occhio il cadavere di Bellatrix.
<< Sorellina, so riconoscere i miei limiti >> disse severo il maggiore << E se devo essere sincero m’importa più di te che di questi buoni a nulla. >>
<< Ti sbagli, sei perfettamente in grado di evocare un Patronus! Voldemort ci è riuscito! >>
Il volto di Tom trasparì un vago stupore, che subito scomparve e fu soppiantato dalla sua solita serietà: << Come può esserci riuscito? Io non ho ricordi felici. >>
Merope scosse il capo, cocciuta: << Sei un bugiardo! Sai benissimo che il tuo ricordo più bello è stato il giorno della mia nascita! >>
Riddle stavolta venne colto da un’ondata d’imbarazzo: << Cosa osi insinuare…? >>
<< Poche storie! >> Merope afferrò la spada di Grifondoro << Ce la farai, ho fiducia in te! >> disse dirigendosi con un sorriso trionfale verso i nemici.
<< E pensi che mi farò dare ordini da una mocciosa grifondoro?? >>
<< Sì! >>
Tom la guardò esterrefatto mentre si allontanava sempre si più da lui. Non si era mai abituato al suo carattere sfacciato…
Il primo istinto fu quello di seguirla. La vide usare un paio di volte la lama senza successo e dei Mangiamorte scacciare via dei Dissennatori alquanto famelici. Ma senza un Patronus tutta la loro fatica sarebbe risultata vana.
<< Rod! >> gridò in lacrime Merope prima che venisse Baciato come la moglie << Minus! >> gridò di nuovo, seppur sfortunatamente non ci fosse nulla da fare nemmeno per lui. Non riuscì a comprendere quante lacrime stesse versando. Dalla rabbia lo infilzò con la spada e il mostro finì disintegrato, tuttavia gli avversari erano ancora in vantaggio numerico.
Tom allora tentò di usare l’Incanto Patronus. La prima volta, la seconda volta, la terza, la quarta… era maledettamente difficile provarci con l’intera schiera di guardie che lo circondava. Si stava già convincendo di rinunciare, quando udì le grida disperate della sorella.
<< TOM! AHHHH! >> le strapparono di mano la spada. Fu bloccata da un Dissennatore e non poteva più usare le braccia. Sentì l’alito di morte che stagnava dalle sue labbra, per poi sbiancare all’istante non appena un altro di loro la puntò minaccioso con la sua stessa spada.
Avevano veramente intenzione di ucciderla. Volevano barattare la sua testa con i soldi offerti dal Ministero…
Non servì a niente l’intervento di Selwyn e Alecto, ormai gli unici rimasti a combattere con lei. I mostri non volevano saperne di mollare l’osso.
<< Sei finita. >> sibilò gelido il Dissennatore all’orecchio di Merope, che scoppiò a piangere terrorizzata.
<< N-non fatelo, vi scongiuro! >>
<< No! >> fece Selwyn, che non riusciva a colpire i nemici abbastanza forte.
La lama affilata arrivò all’altezza del suo petto, e la piccola credette di non avere più alcuna speranza di salvezza, poi d’un tratto…
<< NON TOCCATELA! >> gridò a squarciagola Tom Riddle, in un tono che trapelava un’indignazione e rabbia fuori dal comune. Volò verso di loro, e con la bacchetta in pugno disse: << Expecto Patronum! >>
Una luce bianchissima provocato da un serpente d’argento invase la collina.
In un battibaleno, il Patronus mise alla fuga tutti i Dissennatori presenti, il cielo tornò sereno e Merope finalmente venne liberata.
Tom pareva essersi trasformato in una statua per quanto fosse incredulo: quell’incantesimo era l’unico che non era mai riuscito a padroneggiare, soprattutto dopo la morte di Merope. La consapevolezza che non avrebbe più rivisto né toccato la sorellina lo aveva trascinato in un abisso di inquietudine, inducendolo a credere di non provare alcuna emozione se non odio e indifferenza. Ma ora che ce l’aveva fatta, capì come in realtà lui possedesse dei ricordi felici…
Quando si rese conto che la sorella stava bene l’abbracciò e cercò di tranquillizzarla, mentre il suo serpente strisciava beato da ogni parte.
<< Ce l’hai fatta! >> esclamò entusiasta la piccola << Sei il mio eroe! >>
Tom evitò di guardarla negli occhi visto che aveva iniziato ad arrossire.
<< Ehi! >> Selwyn intervenne visibilmente scosso, e il ragazzo lo squadrò in malo modo. Il Mangiamorte pareva aver attraversato una guerra, ma appena scorse il serpente a mezz’aria rivolse a Tom un’occhiata sospetta: << Tu… il tuo Patronus… >>
<< Che ha che non va? >> chiese sottecchi.
Selwyn fece per parlare ma ci ripensò: << Ehm… nulla… >>
<< Non dirmi che tu e Alecto siete gli unici sopravvissuti! >> lo implorò la bambina, staccandosi dal fratello.
L’uomo puntò Alecto che controllava i cadaveri sotto di loro, e con un volto che traspariva un senso di sconfitta le fece un cenno di assenso.
Vide Goyle, Macnaire, Yaxley, Tiger e molti altri riversi a terra.
Merope si sentì molto male, perché in parte fu anche colpa sua. L’obiettivo dei Dissennatori era lei e i Mangiamorte erano intervenuti per difenderla… come avrebbe reagito Voldemort alla notizia?




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Capitolo 67
*** CAPITOLO 67 ***


Due facce

<< Porca miseria. >> commentò Alecto quando, insieme a Selwyn Merope e Tom, scese a terra per contare i cadaveri.
Numerosi sacchi vuoti e privi di anima ricoprivano il terreno circostante, le palpebre aperte che li fissavano con aria terrorizzata… la bambina fece fatica a mantenere la lucidità. Nonostante non vedesse di buon occhio i Mangiamorte, vederli morire in quella maniera fu un’esperienza raccapricciante.
Cercò di non versare altre lacrime, anche perché non sarebbe servito a molto. Ormai non c’era più nulla da fare per loro, non ci sarebbe stata nessun aldilà ad accoglierli, niente di niente.
Fu alla vista di Bellatrix, però, che sentì una sensazione forte di nausea: sul volto le era rimasto impresso un barlume di pazzia, le sue pupille erano rivolte verso di lei ed era come se la scrutasse in profondità.
Il pensiero che fosse morta la Pupilla di suo fratello la fece raggelare e per un momento s’incantò a guardarla.
<< Ehi >> Tom le toccò la spalla e lei sussultò << Stai bene? >> chiese in tono serio. Dall’espressione che trapelava, era evidente che la scena non gli procurasse chissà quale emozione. Era sempre stato molto apatico quando si trattava delle disgrazie altrui.
<< Eh? Oh, sì… sì, sto bene >> rispose Merope, distogliendo lo sguardo da Bella.
<< Siamo nella merda >> commentò all’improvviso Selwyn, che aveva finito di ispezionare i corpi degli ex colleghi. Scosse il capo e aggiunse: << Cosa diremo al Padrone? Quando scoprirà che anche Bellatrix è morta andrà su tutte le furie! >>
Merope detestava riconoscerlo, ma Selwyn aveva ragione. Bellatrix era il fiore all’occhiello di Voldemort, la seconda in fatto di abilità e potenza, e adesso era diventata un ammasso di carne in decomposizione.
Alecto batté in ritirata: << Ah be’, cavatevela da soli, io me ne vado. >>
<< Non fare la vigliacca, Carrow! >>
<< Senti, ho appena perso mio fratello e i miei compagni, non rischio ulteriormente la vita appresso al Signore Oscuro. E poi, se proprio vogliamo dirlo, il primo vigliacco è stato proprio lui che ci ha lasciati soli a combattere. >> ringhiò la donna, che ricevette le occhiate bieche di Merope e Tom.
Quest’ultimo sogghignò, forse per non mostrare troppa offesa per quelle parole che “tecnicamente” non erano rivolte a lui.
<< Dovreste mostrare più lealtà al vostro Signore piuttosto che giudicare situazioni che non conoscete. >> disse il ragazzo, fin troppo calmo.
Merope sperò non sarebbe scoppiata una carneficina, ben sapendo quale fosse il carattere di suo fratello maggiore, ma per fortuna Alecto aveva tutta l’aria di voler abbandonare la partita prima di litigare.
<< Lealtà un corno! Ci ha messo nei casini dopo aver sciolto la sua alleanza. Sapeva benissimo che non sapessimo difenderci dai Dissennatori e lui non è intervenuto! Tu sei nuovo, magari avrà maggior riguardo nei tuoi confronti. Che dire, buona vita! >> e proferito ciò, salì sulla scopa e se ne andò lontano, lasciandoli a bocca asciutta.
Tom provò a reprimere l’astio che stava emergendo dentro di sé, anche se gli risultò parecchio faticoso. Si limitò ad assumere uno sguardo assassino e a ringhiare sottovoce.
<< Mi spiace dirlo, ma non ha torto >> soffiò Selwyn a Merope.
<< Non potete affermare una cosa del genere! >> ribatté la piccola, che teneva d’occhio le reazioni del grande.
Il Mangiamorte ruggì: << E allora spiegami perché non è venuto ad aiutarci! È alle prese con il sonnellino pomeridiano?? Da un po’ di tempo sta perdendo colpi! >> attese palpitante una risposta da Merope che era intenta a trattenere la rabbia del fratello, tuttavia le iridi dell’uomo ricaddero su un particolare.
Scorse la bacchetta di Lord Voldemort stretta in mano al nuovo arrivato e d’istinto gli chiese: << Per quale motivo ce l’hai tu?? >>
Tom non replicò subito, si trovò spiazzato dalla domanda improvvisa così come Merope. Entrambi si scambiarono occhiate complici e il ragazzo disse: << Me l’ha prestata >>
<< Mi prendi per il culo? Lord Voldemort non darebbe mai la sua bacchetta a un estraneo. Non permette di toccarla nemmeno a lei che è la sorella! >> sbottò indicando Merope.
<< Ehm… >> quest’ultima fece mente locale per cercare una soluzione, ma non le veniva in mente nulla.
<< Non sono affari che ti riguardano. >> liquidò Riddle, gelido.
Selwyn nell’incontrare le sue pupille color pece venne sopraffatto da un brivido di paura, che solo con il Padrone riusciva a provare.
L’osservò meglio e non poté non notare come Merope fosse attaccata in maniera strana al giovane.
Con aria sospetta, domandò: << Per caso siete parenti? >>
Merope arrossì vistosamente. I due si scambiarono di nuovo un’occhiata fugace e Tom inarcò le labbra all’insù.
<< Io parente di questa? >> fece sarcastico, guadagnandosi la fronte aggrottata della sorellina << Non sopporterei una grifondoro nella mia famiglia. >>
<< Ah già… >> commentò Selwyn alla vista della spada << Ora capisco perché non andavamo d’accordo. >>
La bambina lanciò raggi laser al giovane Tom che la ignorò bellamente, poi udì la domanda alquanto imbarazzante del Marchiato.
<< Non è che è il tuo nuovo fidanzato? >>
<< Che spiritoso! >> Merope divenne rossa. Sapeva che scherzasse, peccato che anni prima lo considerava davvero tale…
<< Ah, non mi trovavi bello? >> la provocò Tom con un ammiccamento, che peggiorò ulteriormente il rossore della bambina.
<< Saresti capacissima. Hai un pericoloso interesse per i ragazzi più grandi, tu >> commentò Selwyn.
Merope iniziò a sudare freddo: << Io?? Figurati, che sciocchezza! >> non osò guardare suo fratello, che doveva essere sicuramente l’ultimo ad ascoltare certi discorsi.
<< Come no… mio nipote però ti piaceva. Quanto siete stati insieme, 6 mesi? Forse anche di più >> aggiunse il Mangiamorte con non-chalance, e la bambina avrebbe voluto ammazzarlo in quell’esatto momento. Tom difatti non sapeva dell’esistenza di Gaius e conoscendo la sua gelosia Merope desiderò sotterrarsi.
Come se gli avesse letto nel pensiero, il fratello prese a squadrarla maligno.
<< Stava con il nipote di un Mangiamorte? >> chiese mantenendo la calma.
<< Eh già, è il figlio di mia sorella. Si chiama Gaius. Dovevi vedere come si sbaciucchiavano quando stavano insieme… >>
<< Ah, ma davvero? >> sibilò il ragazzo a denti stretti e rivolgendole uno sguardo di fuoco.
Merope, completamente avvampata, s’innervosì: << Insomma, come cavolo ti viene in mente di spifferare al vento queste cose? >>
<< E allora? Menomale che non è tuo fratello, altrimenti ti avrebbe massacrata. >> disse Selwyn, al che la piccola, sbattendosi una mano sulla faccia, resistette dal bestemmiarlo.
<< Ma certo, menomale! >>
Tom la fissò severo prima che Selwyn aggiungesse: << A proposito, se vuoi ti restituisco le foto! >>
<< Cos…? Non è necessario, non stiamo più insieme! >> giunse subito ai ripari la bimba.
Ma il Mangiamorte aveva appena estratto le fotografie animate dalla tasca della sua uniforme e gliele aveva porse con disinvoltura << Tieni, è inutile che le tenga io! >>
Merope era rimasta così paralizzata da non riuscire a muovere un muscolo. Vide Tom studiare tutte le foto con esplicito disgusto per poi rivolgerle uno sguardo iracondo, e fu in quell’istante che ebbe la prontezza di afferrarle e nasconderle rigorosamente nel suo vestito.
<< Va bene, grazie, noi andiamo! >> disse prendendo per mano il maggiore e trascinandolo insieme a lei, con le guance ancora imporporate.
<< Andate pure, io mi sbarazzerò di queste carcasse >> rivelò Selwyn a voce sommessa.
Merope si fermò e si voltò nella sua direzione, il cuore che le batteva a mille. L’uomo incenerì i cadaveri dei compagni con l’Incanto Fuocondro e, assistendo, la piccola Riddle si sentì sprofondare.
Deglutì e, dopo vari secondi di elaborazione dell’accaduto, gli chiese: << Vieni con noi? >>
<< Non credo >> rispose aspro Selwyn dopo che ebbe finito il lavoro sporco << Ho fatto fin troppo oggi. E poi non mi va di vederlo. >> disse riferendosi a Voldemort. Prese la sua scopa e spiccò il volo, scomparendo all’orizzonte.
Un silenzio assordante avvolse entrambi i fratelli. Merope non riusciva a smettere di pensare alla sorte dei Mangiamorte, a come avevano trovato la loro fine in modo così cruento. Si mise nei loro panni e per poco non ebbe un rigetto. Quello sarebbe potuto essere benissimo il destino suo e di Tom…
Si girò verso di lui e le fece scalpore la serietà con cui osservava la scena. La capacità di celare il suo vero volto gli diede la possibilità di non essere scoperto dalla madre e dalla sorella durante la sua giovinezza, per questo motivo Merope quasi si spaventò nel leggere lo stesso sguardo di Lord Voldemort in lui.
<< Mi dispiace, Tom… >> sussurrò la bambina.
<< E per cosa? >> le chiese il ragazzo, non cambiando espressione.
<< Per i tuoi seguaci… non ci sono più per colpa mia >>
<< Non m’importa di quelle mezze calzette >> rispose austero, per poi ricambiarle lo sguardo << Piuttosto mi vuoi dire chi sarebbe questo Gaius? >>
Merope lo squadrò indignata.
Possibile che in quel momento drammatico doveva tirare in ballo il suo ex? I suoi seguaci erano appena andati in pasto a dei Dissennatori e di certo non se la sentiva di discutere su una questione chiusa da tempo.
<< Non era nessuno. >> sbuffò la piccola Riddle.
Tom le scoccò un’occhiataccia: << A me è parso di capire che stavate insieme. >>
<< Infatti, stavamo. Ora non più, per tua grande felicità! >> esclamò mentre si dirigeva a grandi passi verso casa.
<< Peccato, lo avrei ucciso volentieri. >> la seguì Tom.
<< Ovvio! Tu sai come risolvere i problemi nel modo giusto! >> ribatté rabbiosa.
<< I pervertiti non mi sono mai piaciuti. >> sentenziò il fratello, e qui Merope si bloccò di colpo e lo fissò piena di sdegno.
<< Non sei cambiato di una virgola! Non voglio parlare di lui, ho cose più importanti a cui pensare! Ti ricordo che abbiamo appena assistito a Baci di Dissennatori nei confronti di tuoi seguaci! Non è stato un bello spettacolo per me, lo capisci?? >> urlò scoppiando a piangere. Fino ad allora aveva tenuto tutto dentro, ma non ce la fece più e si sfogò come aveva sempre fatto << Il Ministero ha messo una taglia su di me… sono ricercata senza una ragione… quei mostri volevano catturarmi e portarmi da loro… ho paura! >>
Tom comprese la situazione e l’abbracciò. Lui non poteva fare niente, ma la sorellina l’aveva aiutato a tornare in vita. Era in debito con lei, per non averlo abbandonato e per essergli sempre stato vicino…
<< Ti proteggerò io >> le sorrise facendola andare in ebollizione << Tu lo hai fatto con me, nell’aldilà. >>
<< Sì, è vero… >> continuò imbarazzata.
<< Anche se mi fa ribrezzo pensare di aver avuto bisogno di qualcuno per sopravvivere… >>
<< Quindi ti ricordi cosa mi facevi? >> gli chiese divertita.
Tom ci mise un po’ per rispondere: << A dire la verità no >> disse falsamente.
Merope ridacchiò prima di intristirsi di nuovo: << Dimmi che lui sta bene… >>
<< Lui? >>
<< Voldemort! Perché non è venuto con te? Perché non è uscito di casa? >> domandò, impaurita all’idea che gli fosse successo qualcosa.
Il fratello la fissò con intensità: << Lui sta bene, ma per farmi uscire dal diario ha dovuto cedere la maggior parte della sua energia >>
<< Q-quindi significa che… >> balbettò Merope, che non perse neanche un attimo e si precipitò verso la villa. Tom però la trattenne.
<< Aspetta. >>
<< Che c’è?? Per favore, fammi andare da lui! >> lo supplicò piangente.
Il maggiore insistette: << Ti chiedo solo un minuto >> era talmente serio che le venne un colpo al cuore. Sembrava stesse meditando la maniera migliore per esprimere le proprie paure, cosa che impressionò molto la sorella.
Il sole, il vento, l’aria cristallina illuminarono il suo sguardo così scuro e nero. Trasmisero a Merope l’immagine di un Tom diverso, più responsabile ed emotivo del solito.
<< È vero che ti ha fatto del male? >>
La bambina sbiancò: << Perché dici questo? >>
<< Non fare la stupida. >> soffiò severo il fratello, guardandola pieno di vergogna << Lo sai il perché. >>
Merope sospirò affranta, quasi intimorita dal dover rispondere: << Come fai a saperlo? >>
<< La tua amica ne parlava sempre col Babbano. >> disse riferendosi ad Eric << E percepivo le tue emozioni quando stavi con me… >>
<< Tom. >> lo interruppe la sorellina, in un tono che non ammetteva repliche << È acqua passata. >>
Il giovane non la vedeva allo stesso modo. Sapere che l’altra parte di lui l’avesse ferita lo turbò. Non riusciva a incrociare il suo sguardo limpido che adesso mostrava una certa freddezza.
<< Non credo proprio. Tu sei la cosa più preziosa che ho, non posso credere che ti abbia torturata… >> la voce gli si bloccò in gola come se si rifiutasse di continuare. Merope capì che cercava di non cedere a sentimenti per lui troppo umani, ma non aveva intenzione di vederlo in quello stato.
<< Neanche io lo pensavo >> soffiò la piccola, zittendolo << Eri arrabbiato con me per un sciocchezza che ho detto e sei esploso. Mi sembra di aver ribadito più volte che ho superato la faccenda. >>
Tom però non ne era tanto convinto: << Una cosa del genere non si supera così facilmente! >> esclamò infuriato << Te lo assicuro io che ho ammazzato e torturato tantissimi maghi e streghe! Ma tu… non dovevi essere minimamente toccata dal sottoscritto! >>
<< Già… hai ragione. Sai, prima di te ho subìto violenza da parte della maestra dell’asilo, del nonno, dei miei due assassini, dei Dissennatori… quando lo hai fatto tu è stato diverso… mi stava ferendo mio fratello, la persona che più amavo. >>
<< Quindi è come dico io. >> si disperò Tom.
Merope attese qualche istante, poi disse: << Sì… non posso dimenticare una cosa del genere >> e dopo aver percepito i sospiri sommessi del maggiore, aggiunse << Ma so che è stata la tua condizione a causarlo. Se la tua anima fosse stata apposto non sarebbe accaduto nulla. Per me è difficile non pensarci, ma non devi preoccuparti… l’aldilà mi ha aiutato a superarlo… è stata Ariana a farmi ragionare. >>
Tom emise dei grugniti al suono di quel nome, però non ci badò e rivolse alla sorellina un’occhiata grave. Si inginocchiò alla sua altezza e le chiese: << Non provi ribrezzo nei miei confronti? >>
<< Sei mio fratello. >> rispose arrabbiata << Mi hai cresciuta e curata tu quando mamma non ce la faceva. Ti ho difeso da quel lurido di nostro padre dopo che ti ha chiamato aborto! Sai come l’ho avuta questa?? >> sbottò mostrandogli la spada incastonata di rubini << Ho combattuto contro Silente e ho rischiato la vita pur di proteggere il diario! Hai il coraggio di farmi una domanda così stupida?? >>
Riddle non seppe cosa ribattere e l’unica sua reazione fu quella di abbracciarla.
<< Stai tranquillo, Tom… >> disse baciandolo sulla guancia << Tutti commettiamo errori >>
<< Io ho il terrore che possa ferirti di nuovo. >>
<< Non succederà. >>
Lui rimase per un po’ in ginocchio mentre Merope si dirigeva velocemente verso la villa.
Sperò con tutto il cuore che fosse vero; era terrorizzato all’idea che la sorellina sarebbe stata in pericolo ogni volta che gli si avvicinava… ma lei si fidava più di sé stesso ed era sicura che quella parte di lui non sarebbe riemersa una seconda volta.
Prese un grosso respiro e, ancora sgomento, la seguì a occhi bassi. Decise di non pensarci, o quantomeno di provarci. Lei sarebbe stata d’accordo, in fondo…
Appena entrò in casa, la bambina chiamò a voce alta Voldemort senza ottenere risposta.
<< È nella sua stanza >> la informò il ragazzo, che comparve alle sue spalle in silenzio.
Preoccupata fino al midollo, Merope balzò lungo le scale e raggiunse la camera del fratello con l’Horcrux al seguito.
<< Thomas! >> esclamò spalancando la porta.
Non era molto spaziosa come sala, ma il letto era abbastanza grande da ospitare almeno due persone… proprio lì c’era Voldemort, disteso e con l’aria malaticcia. Pareva addormentato.
Merope si precipitò da lui e per prima cosa notò la sua bacchetta spezzata posata sul comodino. La osservò a lungo e, nonostante il sentimento di tristezza che provava, pensò fosse stato un gesto molto carino da parte sua quello di non buttarla via.
Accanto ad essa vi trovò il diario.
<< Svegliati! >> disse la bimba, scuotendolo << Tom, sono viva! >>
Non si aspettava che aprisse gli occhi così presto. Immediatamente Voldemort sgranò le palpebre, come destato da un brutto sogno, e incontrò le iridi smeraldine della sorellina.
Un gran sollievo travolse il mago oscuro che le accennò un lieve sorriso e le strinse le mani in segno di conforto. La debolezza fisica e spirituale gli impedivano di parlare, ma anche solo tramite lo sguardo Merope comprese tutto.
Lo ricambiò anch’ella con un sorriso e per poco non si commosse: << Hai evocato il tuo Horcrux per aiutarmi? >>
Voldemort annuì a fatica.
<< Ti ringrazio! >>
<< Gradirei non ti avvicinassi troppo >> commentò il giovane, scrutando il mago oscuro con fare minaccioso.
Merope roteò le pupille: << Idiota, lui è te. >>
<< Purtroppo lo so >> disse mentre si squadravano a vicenda.
<< Smettila con questa storia. Non mi faresti mai del male! E poi ha perso i poteri… >> proseguì Merope, apprensiva.
Tom sogghignò, guadagnandosi l’espressione adirata della sorella: << Allora posso stare tranquillo >>
Merope sbuffò sonoramente e lo raggiunse a passi pesanti.
<< Se non ti fidi di te stesso, come posso io fidarmi di te? >> sibilò scrupolosa, e il maggiore si ammutolì di colpo, non sapendo come ribattere.
Per svariati attimi la stanza fu occupata da un silenzio assoluto, sicché la bambina ebbe la prontezza di esordire: << Voglio che rientri nel diario >>
<< Cosa? >> Tom la fissò allibito.
<< Altrimenti Voldemort non si riprenderà >> disse girandosi verso il letto e guardando il fratello inerme.
Il giovane si rabbuiò: << Credevo fossi felice di vedermi >>
<< E lo sono! Ma voglio parlare con l’altra parte di te. >> rispose Merope, che prese ad ammirarlo dall’alto al basso con le labbra inarcate.
Quando vide il fratello rassegnarsi, soffiò: << Mi mancherai molto >>
<< Anche tu >> la ricambiò arrabbiato << Promettimi che non ti fidanzerai mai >>
<< Questo non posso promettertelo >> rise lei, circondandolo tra le sue braccia << Ma sarai sempre tu il mio eroe! >>
Tom arrossì, come ogni volta che gli si rivolgeva in quel modo, poi si staccò e si diresse verso il diario.
<< È stato bello rivederti >> continuò sorridente Merope.
Lui non rispose. Diede una fugace occhiata al suo omonimo così diverso nell’aspetto ma uguali nell’anima. Non proferì parola, ma appena allacciò le sue iridi color pece con quelle rosse di Voldemort i loro sguardi rimasero in sospeso, colmi di ostilità.
Alla fine distolse l’attenzione da lui, aprì il diario in una pagina qualsiasi e fece per toccarla, ma poi Merope lo fermò.
<< Era molto bello il tuo Patronus >> gli scoccò una sbirciata maliziosa << Cosa hai pensato per evocarlo? >>
Tom emise un ghignò e rispose: << All’omicidio di nostro padre >>
<< Ne ero certa >> disse sarcastica la sorella, che sapeva bene che stesse mentendo.
In quel momento il ragazzo toccò il diario e scomparve alla vista della sorellina. L’Horcrux sfogliò intere pagine richiudendosi da solo e, travolto da un’ondata di energia, Lord Voldemort sentì riacquistare tutte le forze che aveva perduto.
Scattò sul letto e si mise a sedere.
<< Merope! >>
<< Fratellone! >> esclamò saltandogli addosso.
Lui la strinse a sé, ancora spaventato dal pensiero di perderla. Osservò il diario con apprensione prima di guardare intensamente la sorellina, e pian piano iniziò a carburare nella sua testa la consapevolezza che non era morta e che, davvero, era riuscito ad “aiutarla” nonostante non fosse presente.
<< Dove sono i Dissennatori…? >> chiese in un fil di voce, vedendo la spada di grifondoro in mano alla bimba.
Merope si accomodò accanto a lui: << Sono fuggiti tutti. Tom mi ha aiutato! O meglio… tu mi hai aiutato! >> esclamò felice.
Voldemort ci mise qualche secondo per ribattere. Sembrava alquanto riluttante: << Ce l’ha fatta, allora… >>
<< Non vedo il perché ti stupisca. Se ci sei riuscito tu, ci sarebbe riuscito benissimo anche lui! Io ero senza bacchetta, perciò… >> soffiò la piccola << E a proposito… >> aggiunse diventando rossa << Grazie per averlo riportato qui… >>
Il fratello non rispose di nuovo, si limitò a scrutarla languido e a sospirare, comportamento che a Merope non sfuggì. Smise di sorridere e gli rivolse uno sguardo preoccupato, tant’è che per un momento pensò che avesse assistito alla dipartita dei suoi seguaci e fosse triste per quel motivo. Un moto di angoscia la incupì, ma Voldemort ruppe il silenzio con un’altra questione.
<< Non ero sicuro di star facendo la cosa giusta >> confessò il mago << Il me del passato era molto più subdolo e crudele di quanto lo sia adesso >>
Merope rimase di sasso, in senso negativo. Lo fissò incredula, non capacitandosi di come ora avrebbe dovuto ragionare con lui proprio dopo aver fatto ragionare il Tom giovane nei confronti del vecchio: << Avevi paura che mi facesse cose brutte? >>
Voldemort girò gli occhi verso di lei, un po’ imbarazzato: << Ricordo com’ero ai tempi… devi comprendermi >>
<< Io non ci ho trovato alcuna differenza >> lo interruppe brusca << Chi può riconoscerlo meglio di me? Tom, sei sempre tu! Anche se da giovane eri più bello… >> rise alla fine << So che mi hai amata fin da bambino, non devi smettere di fidarti di te stesso per colpa mia. >>
Per l’ennesima volta non diede cenno di risposta, così lei aggiunse: << Anche il tuo Horcrux non si fida di te >>
Voldemort, che fino a quel momento era sempre stato serio, emise un ghigno di falsa allegria: << Lo so… mi ha rinfacciato il perché. E come biasimarlo? >>
Merope avrebbe voluto rimproverarlo senza mezzi termini, visto che evidentemente era duro di comprendonio e che di perdonarsi non ne aveva intenzione. Si era stancata di farglielo notare, ma in tutta onestà le infondeva amarezza vederlo ogni giorno che passava più abbattuto per quella faccenda.
<< Non ricominciare. >> lo avvertì Merope.
<< Giusto >> disse atono, per poi soppesarla con lo sguardo << Non ti sei fatta nulla, vero? >>
<< No… >> rispose la bambina.
<< Hai usato la spada per tutto il tempo prima che intervenisse l’Horcux? E sei riuscita a batterli da sola? >> domandò stupito.
Merope si rattristò all’istante, ricordandosi del sorte infame dei Mangiamorte: << Ehm… più o meno >>
Il Signore Oscuro percepì la nota dolente delle sue labbra: << Più o meno? >>
La bimba deglutì. Non sapeva come dirglielo…
<< Non ti arrabbiare, ti prego >>
<< Perché dovrei? >> chiese sospettoso il maggiore, lanciandole un’occhiata sinistra.
<< Non ero sola quando stavo affrontando i Dissennatori… a un certo punto sono arrivati i tuoi seguaci >> spiegò dispiaciuta Merope, evitando di guardarlo in faccia << Mi hanno aiutata il più possibile, ma… molti di loro sono stati Baciati >>
La rivelazione non parve procurare eccessivo stordimento in Voldemort, che in seguito alla sorpresa iniziale, sbuffò brutale e sibilò dolcemente: << Branco di incapaci. >>
Merope sospirò sommessa e col cuore palpitante.
<< Credevo dovessi dirmi qualcosa di più importante… cosa m’importa di loro? Non ho perso niente >> commentò burbero.
<< Tom… anche Bellatrix è stata Baciata >>
Parecchi attimi di quiete susseguirono le parole della bambina, la quale non si meravigliò della reazione del fratello che sembrava avesse appena saputo della morte della madre.
Come temeva, la sua scomparsa la considerava in maniera diversa rispetto alle altre… per tal motivo ebbe riluttanza dal principio nel dirglielo. Sapeva che era la sua Pupilla, la migliore dopo di lui, e seppur la odiasse non provò altro che pena al volto scurito di Voldemort.
<< Com’è successo? >> chiese sibilando, le pupille meno scintillanti del solito.
<< Troppo in fretta >> rispose di getto la bambina << è apparso alle sue spalle e io… non ho potuto fare nulla >>
Il fratello annuì, per metà arrabbiato e metà rassegnato.
<< Tom… >> lo scosse la piccola, notando un certo mutismo da parte sua << Ti senti bene? >>
La risposta che ricevette fu l’esplosione improvvisa della lampada sul suo comodino. Si spaventò, ma subito dopo comprese il significato.
Fissò sconvolta il maggiore e disse: << T-ti sono tornati i poteri… >>
<< Lasciami solo >> fece Riddle, alzandosi di colpo dal letto.
<< Mi dispiace tanto… >>
Tom si voltò nella sua direzione, poi si girò di nuovo e ribadì il suo desiderio di restare da solo.
Merope abbassò il capo, mesta. Prese i pezzi della sua bacchetta e uscì dalla stanza. Richiuse la porta dietro di sé vi poggiò l’orecchio per controllare che non esplodesse di rabbia.
<< Non mi hai sentito?? >> fece il fratello dall’altra parte.
La bambina corse al piano di sotto.
Non era sicura di come prenderla: nonostante sapesse del suo rapporto con Bellatrix, le dava comunque fastidio che Voldemort stesse male per lei, una strega che non aveva fatto altro che renderle la vita impossibile e che aveva cercato addirittura di Marchiarla…
Cercò di non cedere alla gelosia, ma non era facile. Merope, al momento, aveva perso tutto tranne Tom. Non riusciva a immaginare di non innervosirsi al pensiero di lui mentre rimuginava continuamente sulla strega.




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Capitolo 68
*** CAPITOLO 68 ***


Promise

15 giugno 1942 – Great Hangleton.


Il silenzio riempiva già da qualche giorno la vecchia casa in cui in precedenza vi abitavano insieme i coniugi Tom Riddle e Merope Gaunt.
Da quando l’uomo un anno prima, stanco delle bugie della moglie, se ne tornò dai suoi genitori, Merope e suo figlio dovettero cavarsela da soli.
Il piccolo Tom era felice di non dover mai più dividere lo stesso tetto con quello sporco Babbano, tuttavia per sua madre non era la stessa cosa.
L’abbandono del marito fu devastante per lei, che adesso si trovava completamente al verde e con due bambini da mantenere.
Sentiva di non avere la forza per sopportarlo. In quegli attimi era come se amasse soltanto l’uomo che l’aveva ripudiata senza scrupoli piuttosto che la sua prole… nemmeno la nascita della sua bambina contribuì a risollevarle l’umore.
Aveva finto di essere al settimo cielo davanti al primogenito, invece dentro provava un grande dolore. Riddle non era a conoscenza del fatto di avere una seconda figlia, e lei, Gaunt, non la riconosceva nemmeno come tale.
Erano passati pochi mesi e la situazione non era migliorata anzi, era ulteriormente peggiorata.
Si rifiutava di allattarla, di cambiarla, di coccolarla… tutte cose che una mamma fa di consueto. Tutto ciò che riusciva a ottenere durante la giornata era la commiserazione del figlio maggiore, il quale fu costretto a occuparsi della sorellina mentre la madre era intenta a piangersi addosso.
Quel pomeriggio era molto ventoso.
Tom si premurò di chiudere le finestre di casa per evitare che la piccola si ammalasse inutilmente, poi prese a muovere la culla per farla addormentare.
La considerava una bella seccatura, e a essere onesti lui detestava fare il babysitter a tempo pieno. Quello era il compito della madre che, a quanto pare, aveva deciso di andare in ferie nel momento meno opportuno. Sapeva il motivo del suo distacco e per questo sperimentò un forte odio nei suoi confronti.
<< Che vuoi, adesso? >> chiese rude il bambino di nove anni, distratto da un vagito sonoro della sorella.
Quest’ultima aprì gli occhietti vispi, intonati perfettamente con i ciuffi biondi della sua testolina, e sorrise appena incrociò il suo sguardo.
<< Sei fortunata che sei nata femmina, mocciosa. >> ruggì Tom, cercando di ignorare la tenerezza del suo viso << Se no saresti già all’altro mondo >>
Un altro vagito fuoriuscì dalla gola della bambina, che protese le manine verso di lui.
Ormai Tom aveva capito che quando la neonata aveva fame, sete o aveva fatto i bisogni, scoppiava in un pianto isterico. Stavolta voleva solo andare in braccio al fratellone.
<< Non ne ho voglia. Vedi di dormire, piuttosto. >> disse sbuffando, per poi allontanarsi con l’intenzione di andare nella sua camera e riposarsi. Ma la bimba, notando la sua assenza, si mise a piagnucolare.
Tom si bloccò di colpo e sospirò rassegnato.
Nonostante fosse nata da pochissimo, si sentiva già stremato. Non poteva lasciarla un attimo che subito si disperava.
Forse lo aveva preso per la mamma… o per il suo papà.
Si voltò in direzione della culla e con la magia fece sì che dondolasse da sola, nella speranza che quella piccola e fastidiosa creatura si addormentasse una volta per tutte.
Ma era troppo bello per essere vero. La bimba continuò a piangere senza sosta.
Innervosito, e con un gran voglia di ucciderla, si precipitò da lei ringhiando: << Insomma, lasciami in pace brutta mocciosa! >>
Ovviamente non cambiò nulla, così Tom la sollevò delicatamente e guardandola truce, sibilò: << Ascoltami bene. Tra qualche anno governerò l’intero mondo magico e sottometterò quei luridi Babbani. Non ho tempo da perdere con te! >>
Merope emise dei gridolini divertiti.
<< Già, ridi finché puoi. >> soffiò serio il ragazzino << Perché se in futuro oserai intrometterti nei miei piani, ti ucciderò, hai capito? >>
La piccola ridacchiò di nuovo e si attaccò al collo del fratello.
<< Non sono stato sufficientemente chiaro >> borbottò, guadagnandosi un bacetto sulle labbra dalla sorellina.
Tom avvampò, indignato: << Non hai idea di cosa ti farei… se solo avessi una bacchetta tutta mia! >>
Merope non fece caso al tono crudele del maggiore e si strinse con più foga al suo petto. Lui ringhiò dall’esasperazione, seppur sotto sotto iniziasse a piacergli quel contatto…
Rimasero così per un po’, Merope non aveva proprio intenzione di staccarsi. Dopo qualche minuto, Tom udì dei passi furtivi dal corridoio.
<< Mamma, ti ho sentita! >> esclamò furibondo.
Ancora con la bimba in braccio, il ragazzino si affacciò fuori dalla stanza e vide la madre sobbalzare vicino alla porta d’ingresso.
<< Dove pensi di andare?? >> sbottò Tom.
Gaunt aveva l’aria di chi era stata appena beccata a compiere un omicidio: << Tesoro, bada a tua sorella mentre non ci sono… >>
<< Non hai risposto alla mia domanda! >>
<< Esco con le amiche >> s’inventò la donna.
Tom la squadrò per intero: << Intendi che andrai a bere?? >>
La strega sussultò: << Eh? M-ma cosa dici…! >>
<< Non fare la finta tonta. Ogni sera ti sento tornare a casa ubriaca fradicia! >> ruggì su tutte le furie e mettendo alle strette la madre << Non ti sei ancora dimenticata di quel Babbano schifoso?? >>
Gaunt assunse un brutto cipiglio. Gli si avvicinò minacciosa, il dito indice puntato contro: << Non parlare in questo modo di tuo padre! E poi non è assolutamente come pensi tu! >>
<< Allora perché ti rifiuti di allattare Merope? >> la canzonò il figlio << Ti rendi conto che sono piccolo e da solo non riesco ad occuparmi di lei? >>
<< Neanch’io ci riesco. >> rispose secca Gaunt, mentre Tom la fissava con le palpebre spalancate.
Non aggiungendo nulla, la strega si coprì e uscì di casa, ma prima che chiudesse la porta, Tom urlò con tutta la rabbia che aveva dentro: << TU AMI QUELL’UOMO PIU’ DI ME E DI MIA SORELLA! NON SEI DEGNA DI ESSERE UNA STREGA! >>
Nessuna replica. La quiete divenne un’altra volta il sottofondo della casa.
<< I Babbani sono esseri pericolosi. >> sibilò tra sé e sé Tom, che poi si rivolse alla bimba << Guarda come papà ha ridotto nostra madre… >>
Merope lo scrutò incantata.
<< Se scopro che andrai appresso ai Babbani anche tu…! >> si zittì. Guardando le sue pupille color smeraldo gli risultò difficile formulare una frase compiuta senza arrossire. Era troppo tenera persino per lui.
A dire il vero, era così dal giorno in cui la sorellina venne al mondo. Qualcosa che a parole non sapeva spiegare e che, di certo, non avrebbe mai ammesso a nessuno. Uno come lui non poteva pensare di affezionarsi a una persona che non fosse sé stesso, anche se Merope lo metteva seriamente alla prova da quel punto di vista.
<< Sarà meglio che non diventi come lei! >> l’avvertì il bambino, ricevendo un paio di occhioni da cucciolo.
Tornò nel salone per rimetterla in culla, stremato dalla fatica, ma non appena la posò Merope scoppiò di nuovo in lacrime.
<< Mio Merlino! >> sbuffò irritato Tom, che non aveva più voglia di andarle dietro << Taci e dormi! >> aggiunse prima che la sorellina iniziasse a strillare più forte. Provò a usare il ciuccio ma fu del tutto inutile, continuava a sputarlo via.
Dopo parecchi minuti d’inferno, il ragazzino decise di passare alle maniere forti: corse in camera da letto dove la madre nascondeva le sue pozioni magiche. Frugò all’interno di un cassetto vicino al matrimoniale e dopo aver scartato numerosi intrugli, tra cui uno dal nome “Amortentia”, trovò finalmente la Pozione Soporifera. Prese il biberon e la mescolò con il latte riscaldato, poi tornò dalla neonata.
<< Su, bevi! >> disse, prendendola e ficcandole in bocca il biberon.
Non sapeva quanto fosse potente la pozione, fatto stava che le ci volle pochissimo per addormentarsi.
Tom sospirò di sollievo mentre Merope era attaccata ostinatamente al suo petto. L’idea di dover subire quella tortura per altri lunghi mesi gli fece venire la febbre. Svegliarsi ogni due ore, anche di notte, per nutrirla e pulirla era a dir poco stancante…
Rimise la piccola nella culla, ma d’un tratto qualcuno bussò all’ingresso.
<< Chi è? >> gridò ben sapendo che non fosse la madre.
Sentì dei passi timidi finché non apparve sulla soglia del salotto la figura di un ragazzino della sua età, capelli corvini, occhi marroni e lo sguardo spaventato. Era evidente che fosse venuto sotto costrizione.
Tom lo riconobbe e, con visibile disgusto, sbottò: << Cosa sei venuto a fare in casa mia?? >>
L’altro raggelò. Tom gli incuteva molta paura, seppur non ne comprendesse il motivo.
<< Ehm… s-sono venuto per darti i compiti… >> balbettò il bambino di nome Samuel << M-me l’ha detto la maestra… >>
<< Non m’interessa dei compiti. >> sibilò il maghetto in tono inquietante.
<< Perché non stai venendo a scuola? >> chiese poi Samuel.
Tom respirò pesante: << Non sono affari tuoi, sporco Babbano! Non permetterti un’altra volta di inquinare la mia casa con la tua presenza! >>
Era più forte di lui, vedere un non-mago girargli intorno, specie da quando il padre li aveva abbandonati, gli procurava sempre un’enorme fastidio. Per questo odiava andare a scuola e nell’ultimo periodo smise anche di frequentarla per accudire la sorella.
<< Va bene… >> mormorò disperato il compagno di classe, ignorando la parola “Babbano” di cui non conosceva il significato << La maestra mi ha ordinato di portarteli, quindi te li do lo stesso… >> disse riferendosi ai compiti, nella speranza di non finire picchiato.
Tom lo fissò sottecchi, con l’unico desiderio di ammazzarlo riflesso nelle pupille color pece: << Un giorno vi inchinerete davanti a me, esseri inferiori. >> sussurrò tra sé e sé.
<< Hai detto qualcosa? >>
<< Dammeli e basta! >> sbottò Riddle.
Samuel lo raggiunse tremante e glieli consegnò: << La maestra vuole che torni, altrimenti dovrà bocciarti >> soggiunse a occhi bassi.
<< Ah sì? E tu dille di farsi una scopata invece di impicciarsi nei miei problemi. >> rispose burbero.
<< In che senso una scopata? >>
<< Puoi sparire, gentilmente? >> disse strappandogli i fogli dalle mani.
Il bambino fece per ubbidire volentieri, tuttavia si bloccò all’improvviso alla vista della neonata in culla.
<< Che carina! >> disse Samuel << è la tua sorellina? >>
Tom, già innervosito dalla distanza ravvicinata, borbottò a denti stretti un secco: << Sì. >>
<< Posso prenderla in braccio? >>
Tom non rispose, era talmente nauseato che non riuscì a ribattere, nemmeno quando il Babbano la prese senza alcuna delicatezza.
<< È proprio tenera! >> esclamò Samuel, mentre Thomas da dietro tratteneva una rabbia smisurata << Ed è anche cicciona! >>
<< Come osi toccarla con le tue sudice manacce da Babbano?? >> esplose alla fine Tom, il quale si mise a fissare in maniera strana Samuel che, dopo un po’, iniziò a perdere sangue dal naso e dalla bocca.
All’improvviso avvertì una sensazione dolorosa al torace talmente forte che dovette piegarsi in due. Non capì cosa gli stesse accadendo, ebbe la possibilità solo di cogliere Riddle mentre si riprendeva con bramosia la sorella.
<< Ti consiglio di andare dal dottore, Sam >> ghignò Tom, per poi assistere alla fuga terrorizzata del compagno.
Quando si levò di torno, Riddle guardò la sorellina che si appiccicò di nuovo sul suo petto. Rifletté su ciò che era appena successo e comprese che il suo non era un semplice attaccamento fraterno.
Lui era proprio geloso.
Non aveva mai provato prima la gelosia, neanche per sua madre che ora disprezzava con tutto sé stesso.
Pregò che non fosse amore. Lo riteneva un sentimento ingannevole ed inutile, capace di provocare dolore invece che gioia. Temeva che la sorella gli avrebbe rovinato la vita così come aveva fatto Riddle senior con la mamma.
Ma no… non poteva essere quello, non amore.
Confuso, si avvicinò alla finestra. Vide all’orizzonte l’ombra della collina al ridosso di Little Hangleton su cui sorgeva la casa lussuosa del padre e dei nonni.
Non sarebbe stato il presunto affetto verso una mocciosetta a impedirgli di uccidere quell’uomo dalle vene sporche, tuttavia il bagliore di un pensiero scomodo fece capolino nella sua mente.
Lei come avrebbe reagito?
Scosse la testa con violenza.
Perché gli importava di una sua ipotetica reazione?? Lei, che nemmeno avrebbe mai conosciuto il padre?
<< Già sveglia? >> chiese non appena le palpebre di Merope si aprirono all’improvviso << Non ci posso credere! Quanto cavolo dura quella pozione?? >>
Merope ammirò innamorata il volto del fratello maggiore e ridacchiò di gusto.
Tom non sapeva che altro inventarsi per farla dormire, era esausto: << Tu mi farai uscire pazzo. >> disse contro la bambina che se la rideva.
<< Ti stai burlando di me, per caso? Vuoi finire come il caro Sam? >>
<< Tati… ta… >>
<< Ho un’intelligenza al di sopra della media ma credimi, non ti capisco >> fece sarcastico.
Lei per tutta risposta gli diede un altro bacio sulle labbra e lui per poco non bestemmiò.
<< Cosa ho fatto di male…? >> si domandò da solo e poi la costrinse a guardarlo in faccia << Se sei convinta di potermi abbindolare con la tua tenerezza hai preso un granchio enorme. Non mi farò ricattare da una marmocchia, e se un giorno dovessi conquistare il mondo magico e tu non fossi dalla mia parte, non tornerei mai indietro per te! Chiaro il concetto?? >>



1996 – Presente


Merope fissava la sua bacchetta spezzata ormai da ore. Accomodata sul tavolo del soggiorno e avvolta dal silenzio, non riusciva a non essere preoccupata per il fratello.
Dopo averla cacciata dalla camera in seguito alla confessione della morte di Bellatrix, Voldemort non si fece più sentire. Si chiese cosa stava combinando di sopra e perché non scendeva… quella notizia doveva averlo scioccato più del previsto e a essere onesti non le andava per niente a genio.
Non poteva essere gelosa di una “morta”, ma in quel momento le venne una gran rabbia al pensiero che stesse più male per la ex Mangiamorte che per lei, la quale era scampata di nuovo all’ennesimo pericolo.
Guardò ancora i pezzi della sua bacchetta, e piena di tristezza cercò di rimetterli insieme. Le veniva da piangere; si sentiva impotente.
<< Mamma, perdonami. Ho perso l’unico tuo ricordo >> sussurrò verso l’alto, certa che la sentisse. Ma poi ebbe un flash, prese dalla tasca le foto datele da Selwyn tra lei e il suo fidanzatino.
Perché ce le aveva ancora? La sua storia con Gaius era finita, era stata tradita in modo spudorato.
Riguardò le foto animate.
All’improvviso le sue gote divennero rosse e, accortasi dell’incidente, scosse il capo e respirò a fondo.
<< Sono una cretina >> commentò a sé stessa, imbarazzata e indignata << Non voglio perdere la mia dignità per un brutto traditore! >>
Fece per strapparle, ma qualcosa la bloccò e non sapeva cosa… ciò la fece innervosire maggiormente. Era convinta di non provare nulla e che non ci sarebbe stata più alcuna possibilità con lui.
Allora per quale assurdo motivo il suo cuore stava battendo all’impazzata?
<< Mi dispiace! >> disse arrabbiata e distogliendo lo sguardo dalle fotografie << Ho un altro fidanzato adesso, molto migliore di te! >>
<< Ah, davvero? >>
Merope saltò dalla sedia e, imprecando sottovoce, si affrettò a togliere di mezzo le sue vecchie foto.
Voldemort le rivolse un’occhiata eloquente prima di sedersi accanto a lei.
<< M-mi hai spaventata… >> disse lei, ma non ebbe il tempo di cambiare subito argomento che il fratello la interruppe.
<< Chi sarebbe questo nuovo fidanzato? >>
<< A dire il vero mi riferivo a te >> rispose in tono di sfida.
Il volto che traspariva non sembrava così segnato dal dolore come si sarebbe aspettata. Il suo comportamento era piuttosto normale.
Infatti sorrise all’uscita di Merope, la guardò con intensità e disse: << Lo so che sei ancora innamorata del pervertito, non c’è bisogno di nascondere le prove >>
Merope arrossì di colpo: << Questo non è affatto vero! Figurati se mi deve piacere uno falso come lui! >>
<< Allora dammi quelle foto >>
<< Eh? >>
<< Hai detto che non ti piace più, quindi posso buttarle via. >>
<< No >> fece all’istante la bambina.
Voldemort trattenne le risate: << Perché no? >>
<< Perché… >> non riuscì a trovare una scusa adeguata, così prese le foto e le mise velocemente sotto la maglietta. Lì di sicuro non sarebbe potuto andare a ficcanasare…
<< Perché devo buttarle io… più tardi >> aggiunse facendo finta di niente.
Il maggiore guardò la scena e non sapeva se ridere o piangere. La conosceva fin troppo bene per non capire che stesse pensando a Gaius; il colore delle sue guance la tradiva, e persino la curvatura delle sue labbra che tentava invano di nascondere descrivevano un mezzo sorrisetto molto convincente.
<< Ti credo sulla parola. >> aggiunse sarcastico.
<< Ma è vero, non lo amo più! >> disse a braccia conserte.
Voldemort per un attimo scorse la figura di Gaunt nel volto di Merope. Le stesse parole, infatti, le usava abitualmente lei quando in casa si apriva il discorso “Tom Riddle”.
In fondo le due erano sempre state identiche da quel punto di vista.
<< Sei proprio la figlia di tua madre. >> commentò severo.
<< Mi sembra ovvio >> rispose Merope, che non comprese l’allusione del fratello << Anche tu sei figlio di mamma >>
<< E chi l’avrebbe mai detto? >> sogghignò ironico il Signore Oscuro.
Ma in quel momento Merope non aveva voglia di ridere, sospirò e ricominciò a pensare alle cose serie. Possibile che si fosse ripreso così in fretta dalla perdita di Bellatrix? Colei che considerava quasi degna del suo rispetto, la seconda in fatto di potenza e abilità magiche, la strega più simile a lui di chiunque altro…
Qualcosa non quadrava.
<< Come ti senti? >> domandò cauta.
Ciò che ricevette fu un breve mutismo da parte del fratello, che si tramutò presto in una smorfia rassicurante. Il modo in cui la scrutò fu molto strano, era come se in un certo senso lo inteneriva.
<< Non ho intenzione di pensarci >>
<< Ma non sei triste? >>
<< Per chi mi hai preso? >> chiese severo.
Merope arrossì di nuovo: << Be’, prima lo sembravi… >>
<< È stato uno shock ma no, non sono triste >> si girò verso di lei << Grazie per l’interessamento >>
<< Tom >> proseguì Merope mentre lo osservava maneggiare la bacchetta << Scusa se non sono riuscita a salvarla >>
Vodemort buttò le pupille rosse e vitree su di lei e inarcò le labbra all’insù: << Tu non c’entri nulla. È successo e basta. >> vide la sorellina abbassare lo sguardo, sicché aggiunse << Mi aspettavo ne fossi felice visto che eri gelosa >>
<< Non ero gelosa! >> disse arrabbiata << Speravo solo che la riportassero ad Azkaban, non certo che finisse con l’anima mangiata! >>
Lui non replicò, seppur un accenno di sorriso beffardo continuava a imprimersi sul suo volto.
Dopo qualche secondo, Merope disse preoccupata: << Sicuro che è tutto ok? >>
<< Cosa ti fa pensare il contrario? >> soffiò tranquillo, senza distogliere gli occhi dal vuoto.
<< Lei era la tua preferita! >>
<< Ti ho già detto che sto bene >>
<< Ma… >>
<< Non ci tenevo così tanto come pensi >> disse brusco il fratello << Se fosse accaduto qualcosa a te sarebbe stato peggio. >>
Merope sorrise d’istinto. Lo sapeva bene, lo aveva osservato mentre piangeva a dirotto per la sua morte… però non si capacitava del suo distaccamento per quella tragedia personale.
<< Mi rendo conto soltanto ora di quanto foste diverse >> disse all’improvviso il mago oscuro, guadagnandosi l’occhiataccia di Merope.
<< Quindi credevi che fossimo uguali… >>
Voldemort la ignorò: << Quando sei morta lei ha finto di essere dispiaciuta, nonostante io stessi soffrendo terribilmente. Non vedeva l’ora che ti dimenticassi per avere più attenzioni da parte mia. >>
La piccola non ne fu affatto sorpresa e in tutta sincerità non voleva nemmeno sprecare giudizi inutili.
<< Tu invece… >>
<< Capisco >> lo bloccò la sorellina, arrossendo << Ma non voglio essere elogiata per qualcosa che dovrebbe essere normale >>
<< Mmh >> Voldemort sibilò ghignante, poi si protese verso di lei e la costrinse a guardarlo << Dovresti esserlo. Secondo me hai un super potere nascosto dentro di te… non c’è altra spiegazione se sei riuscita a cambiare un mago del mio calibro >>
In quel momento Merope ribollì d’imbarazzo: << Ma che dici… >>
<< Da piccolo mi ero ripromesso di non farmi soggiogare dal tuo bel faccino. Come temevo ho fallito >> rise maligno il Signore Oscuro, con la sorellina che lo fissò piena di sconcerto.
<< Tu che? >>
<< È la verità. Parlavo spesso con te quando eri neonata. Devo ammettere che eri un’ottima ascoltatrice… >> la beffò il fratello, facendola diventare rossa.
<< Menomale che non capivo >>
Voldemort le rivolse un’occhiata sarcastica: << Lo notavo da come mi ridevi in faccia. Sei sempre rimasta la stessa, eh, mocciosa? >>
Seguirono lunghi istanti di calma, in cui Merope era talmente imbarazzata da non poter aprire bocca. Ma per fortuna fu il maggiore per primo a rompere il ghiaccio.
<< Stavo pensando che tra poco compirai gli anni >> esordì solenne.
Merope, se possibile, si meravigliò ancora di più.
<< Ehm… sì… >>
<< Che ne diresti se ti facessi un regalo? >> propose mellifluo.
<< Sei Tom o un impostore? Mi stai facendo paura. >> domandò sospettosa.
Lord Voldemort sorrise nel suo tipico modo inquietante e le accarezzò i capelli: << Non c’è niente che desideri più di qualunque altra cosa? >> chiese retorico.
Merope ci rifletté su. In effetti c’era qualcosa che desiderava ardentemente…
<< Le tette grosse! >> esclamò tutta convinta, al che il fratello cambiò subito espressione e la fissò del tipo: “sei seria?”.
<< Che c’è? >> fece la piccola alla faccia di Voldemort.
<< Grazie a Salazar per quello dovrai aspettare >> roteò gli occhi << A parte ciò, cos’altro vuoi? >>
<< Be’… >> Merope osservò la bacchetta spezzata e implicitamente il maggiore comprese cosa voleva dire, ma la sua risposta fu un secco no.
<< Una bacchetta non può essere aggiustata dalla magia, nemmeno il mago più potente potrebbe riuscirci >> le spiegò pacato, ricevendo lo sguardo triste della bambina << A 11 anni te ne regalerò una nuova >>
<< Ma io non ne voglio una nuova… >>
<< Purtroppo non si può riparare >> ripeté Voldemort << Posso farti un altro regalo, però >> la incoraggiò in tono serio.
Merope sollevò le palpebre, le quali s’illuminarono appena incrociò quelle del fratello. Non aveva bisogno di regali se c’era lui al suo fianco…
<< Non voglio nulla >>
<< Sicura? >> chiese scettico. Dopo che la sorella rimase zitta, Tom si alzò e le diede delle piccole pacche << Vorrà dire che te lo farò lo stesso. >>
<< Ti garantisco che non voglio nessun regalo. L’unica cosa che conta per me è che mi resti vicino per sempre >> confessò la bambina, con Voldemort che diventò paonazzo a quella rivelazione. Fece finta di niente e continuò a sospirare, fino a quando non si diresse fuori.
Se aveva intenzione di riunificare la propria anima doveva farlo subito. Merope era sopravvissuta un’altra volta per miracolo e lui non poteva permettere che i frutti del suo regime del terrore la coinvolgessero ancora. Decise che quello sarebbe stato il momento propizio… lo avrebbe fatto per lei, poiché l’unica cosa che voleva era vederla crescere serena e senza stigmi sociali. Doveva studiare a Hogwarts come tutti i bambini maghi, diventare una strega potente e coraggiosa, ma se lui fosse rimasto Lord Voldemort sarebbe stato molto più difficile per la sorellina farsi strada da adulta.
Sì, quello era il regalo di compleanno perfetto…
Pensò a cosa avrebbe dovuto affrontare di lì a pochi minuti e gli tremarono i polsi. Riunificare gli Horcrux non era roba da dilettanti. Il dolore che avrebbe percepito se lo sarebbe ricordato per tutta la vita, ma ormai aveva preso la sua decisione.
<< Aspetta! Dove stai andando? >> chiese la piccola.
<< Resta qui. >>
Merope lo raggiunse con l’aria preoccupata. L’ultima frase l’aveva detta nello stesso tono che aveva usato lei quando poi si suicidò. Sembrava che dovesse andare al patibolo.
<< Che vuoi fare? >>
<< Sei proprio cocciuta, eh! >> esclamò il maggiore per poi inginocchiarsi alla sua altezza << Non preoccuparti, dovrò assentarmi per qualche minuto. >>
<< Posso venire con te? >>
<< Meglio di no >> rispose freddo << Ti fidi di me? >>
Lei annuì, sempre con l’angoscia dipinta in viso.
<< Allora mi aspetterai qui >>
<< Va bene… fai presto, fratellone >> disse dandogli un bacio sulla guancia. Lui la fulminò, anche se apprezzò il gesto. Era la sua firma da quando era piccola e lui l’aveva sempre gradita nonostante dimostrasse l’opposto.
Mentre saliva al piano di sopra, la bambina non gli tolse gli occhi di dosso. Cercò di non badarci e in cuor suo sperò che non lo seguisse.
Dalla cantina recuperò l’anello e lo portò nella sua stanza, aggiungendolo al diario e a Nagini che strisciava libera sul pavimento. Si chiuse dentro e prese un bel respiro profondo.
O adesso o mai più.


 

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