62442 - Benvenuti al Ministero della Magia

di Severa Crouch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** OS - I find your lack of faith disturbing - Bertie Higgs - Ufficio Auror ***
Capitolo 2: *** OS - Girls just want to have fun - Bertha Jorkins - Ufficio Regolamentazione Giochi e Sport Magici ***
Capitolo 3: *** Come un cartone animato - Audrey Warren - Ufficio comunicazione - reparto illustratori ***
Capitolo 4: *** Inizio di carriera - Dolores Umbridge - Dipartimento Uso Improprio delle Arti Magiche ***



Capitolo 1
*** OS - I find your lack of faith disturbing - Bertie Higgs - Ufficio Auror ***


I find your lack of faith disturbing

Bertie Higgs

 

 

Ministero della Magia, 8 giugno 1979

 

“Riteniamo che Tu-Sai-Chi stia costruendo un esercito e stia ampliando il numero di persone da coinvolgere. Secondo i nostri sospetti, le famiglie tradizionaliste sono troppo poche per riuscire a formare un esercito, forse i loro membri sono i generali, ma in guerra c’è bisogno anche della fanteria e di chi scava le trincee.”

Rufus agitava la bacchetta davanti i giovani Auror. Bertie Higgs e Frank Longbottom si scambiarono uno sguardo di intesa mentre prendevano appunti.

Frank alzò la mano: “Che genere di soldati?”

“Giovani, principalmente. La Testa di Porco ha assistito a strane frequentazioni da parte di studenti di Hogwarts. Serpeverde, se ve lo state domandando.”

Un mormorio nella sala di risatine, un “sono sempre loro…” venne rotto dal borbottio brusco di Alastor Moody: “Non siamo a Hogwarts, io ero in Serpeverde. Bartemius era in Serpeverde e se la nostra Casa era piena di figli di puttana pronti a uccidere Babbani, sono sicuro che le altre Case ne erano altrettanto piene. Il marcio è ovunque, basta solo saperlo cercare!” Li guardò torvo con i suoi occhi azzurri e i lunghi capelli biondi che cadevano disordinati ai lati del viso: “Non mi stancherò mai di ripeterlo: non escludete mai un sospettato se non siete certi della sua innocenza. Vigilanza costante!”

Bertie appuntò il consiglio sul taccuino. Frank alzò la mano, di nuovo. “Mi chiedevo, potrebbero esserci anche delle donne tra i Mangiamorte?”

Moody e Scrimgeour si scambiarono uno sguardo divertito. Rufus gli disse: “Longbottom, di gonnelle che uccidono Babbani finora non ne abbiamo registrate.”

“Ma Signor Scrimgeour, se guardiamo le foto degli ultimi delitti, quelle recuperate dalla polizia babbana, possiamo vedere una serie di indizi che rendono il delitto compatibile con la presenza di una donna. Abbiamo un capello nero lungo, sulla scena del crimine di Allison Park, la prima vittima babbana. Abbiamo impronte di tacchi sul pavimento dell’ospedale babbano andato a fuoco in Cornovaglia e i testimoni dell’esplosione del palazzo a Glasgow hanno riferito di aver sentito la risata sinistra di una donna.”

“Giusto, Longbottom. Non escludiamo un sospettato finché non siamo certi della sua innocenza,” esclamò Moody. Si avvicinò al banco, li scrutò attentamente e disse: “Perché tu e Higgs non vi camuffate da streghe e vedete se riuscite a farvi reclutare dai Mangiamorte?”

Una serie di risatine di scherno si diffusero per l’aula fino a diventare sempre più alte. Hestia Jones esclamò: “Ehi, Longbottom, se vuoi ti presto un abito!” Facendo scoppiare a ridere persino Alice.

“Molto divertenti,” esclamò Frank seccato.

Così, Bertie e Frank si trovarono a condividere una scorta di Pozione Polisucco, la trasfigurazione di abiti e un mese di serate alla Tana di Porco e altri postacci simili, cercando di agganciare qualcuno che volesse reclutare due streghe dall’aria poco raccomandabile.

La missione fallì miseramente, non riuscirono a provare che i Mangiamorte stessero reclutando anche streghe, ma la loro amicizia ne uscì rinsaldata.

 

. * . * . * .

 

Ministero della Magia, 21 maggio 1980

 

“L’ho visto uscire da Borgin & Burke!”

Frank gli era arrivato di soppiatto e lo aveva arpionato mentre stava per infilarsi al Paiolo Magico ed uscire da Diagon Alley. Era un giorno importantissimo quello e Bertie doveva assolutamente andare al cinema. Nemmeno Tu-Sai-Chi in persona avrebbe potuto impedirgli di prendersi una pausa dalla guerra.

“Chi hai visto?”

“Lestrange, Higgs, Rabastan Lestrange.”

“E cosa c’è di strano? Sarà andato a vendere qualche cimelio di famiglia o a comprare qualche regalo di dubbio gusto.”

“No, non hai capito, è entrato con fare circospetto.”

“Frank, io ti voglio bene, sei il mio migliore amico, ma sul serio, io non ho tempo per pensare a Lestrange. Devo andare al cinema.”

“Cosa?”

“Mi hai sentito. Devo andare al cinema. Oggi esce l’Impero colpisce ancora, il secondo episodio della saga di Star Wars, ma dove vivi?”

“Noi maghi non andiamo molto al cinema.”

“E fate male. Vedi perché in Inghilterra sta succedendo tutto questo casino? Perché non vi mescolate con i Babbani! Senti, perché non vieni al cinema con me?”

“Cosa dico ad Alice? È incinta.”

“Dille di raggiungerci. Possiamo trasfigurare gli abiti in quelli dei personaggi del film, dai, sarà divertente! L’ho già fatto a Brooklyn quando è uscito il primo film.”

Alice con il suo viso tondo a forma di cuore era perfetta come principessa Leia, nonostante la pancia per il prossimo arrivo del piccolo Neville. Frank divenne un fantastico Han Solo e lui, Bertie, era ovviamente Luke Skywalker, l’aspirante Jedi.

Frank e Alice sembrarono divertiti dalla novità e seguirono Bertie al cinema che spiegò l’usanza di mangiare pop-corn, bere una bibita gassata e godersi un film meraviglioso.

Bertie amava Star Wars. Era merito del film “Una nuova speranza” se era riuscito a convincere suo padre a lasciarlo partire per l’Inghilterra.

Poco dopo l’uscita al cinema del film, infatti, Rufus Scrimgeour era andato a trovarli nella loro casa di Brooklyn e aveva raccontato come l’Inghilterra stesse precipitando nel caos. Probabilmente pensava di convincere il vecchio Albert Higgs a tornare in madrepatria a dare una mano, ma suo padre non avrebbe mai lasciato New York. Non ora che si stava godendo la pensione dopo una vita passata a rincorrere i seguaci di Grindelwald.

Così, era stato Bertie a raccogliere il testimone, eccitato dall’idea di conoscere il paese di origine di suo padre e combattere il Lato Oscuro della Forza. Si sentiva come Luke che aveva appena incontrato il vecchio Obi-wan Kenobi. I Mangiamorte, con le loro maschere e la scia di morte che si lasciavano dietro, non erano diversi dagli eserciti guidati da Lord Fener.

“I Babbani sono incredibili!” esclamò Frank uscendo entusiasta dal cinema, “Insomma, sembra che abbiano capito cosa sta succedendo nel nostro mondo! Le affinità sono molteplici! Hai visto i mantelli? E le spade laser? Insomma, sono delle bacchette! Anche se i colori delle maledizioni sono sbagliati, ma insomma, cosa ne sanno loro, è sorprendente uguale!”

Parlava senza fermarsi con un entusiasmo contagioso e Bertie rideva pensando che avrebbe cercato una sala in cui trasmettessero “Una nuova speranza” così avrebbero potuto guardarlo insieme e poi sarebbero andati a vedere insieme il prossimo film.

“Ha ragione Frank, persino Neville ha gradito il film!” esclamò Alice entusiasta, “Noi siamo il Senato Imperiale che deve resistere ai tentativi di corruzione portati avanti dal Lato Oscuro e…” abbassò la voce per non farsi sentire, “l’Ordine della Fenice non è altro che la Ribellione!”

“Esatto, Alice! Moody deve vedere questo film!”

“Moody ci direbbe che è una perdita di tempo, che la guerra si deve combattere sul campo e non sullo schermo,” gli ricordò Bertie prima di salutarli e ritornare nel suo appartamentino vicino King’s Cross.

 

. * . * . * .

 

Ministero della Magia, 25 giugno 1981

 

Bertie stava per concludere il suo primo anno da Auror. In quell’anno lui e Frank ne avevano viste tante, al punto che ora lavoravano in squadra insieme a Jacob Williamson, un Auror con qualche anno in più di esperienza. Un tipo atletico, dai lunghi capelli biondi che spesso li portava legati in uno strano groviglio.

Jacob aveva saputo inserirsi nella coppia formata da lui e Frank, e Alastor Moody non avrebbe potuto creare un trio più differente: un vichingo, un newyorkese e un fottutissimo britannico.

Quel giorno avrebbero dovuto esaminare i nuovi arrivati all’accademia degli Auror, vedere come reagivano durante gli interrogatori, se erano in grado di resistere allo stress. I Mangiamorte, del resto, usavano metodi più persuasivi delle tecniche di interrogatorio per estorcere informazioni.

Crollare in una simulazione avrebbe rivelato loro su cosa bisognasse lavorare o se indirizzare il candidato verso una posizione più idonea all’interno del Ministero della Magia. Molti sognavano di diventare Auror per il prestigio, ma pur essendo ottimi maghi, non tutti avevano la tempra per il campo di battaglia. Loro potevano allenare il carattere, rafforzare lo spirito, ma erano costretti a rinunciare agli anelli deboli per non compromettere la sicurezza di tutti.

“Come va con Bertha?” gli domandò Frank mentre sorseggiava il suo tè mattutino nel caffè nell’Atrium del Ministero della Magia. Avevano preso l’abitudine di fare colazione insieme per discutere di quanto sarebbe accaduto durante la giornata.

Bertie lo guardò sorpreso e per poco non inondò il tavolo con il suo caffè americano. Bertie non riusciva proprio ad abituarsi al tè. Se non beveva la sua bella tazza di caffè americano (almeno tre al giorno) il suo cervello non riusciva a connettere e sembrava che si trascinasse in giro per il Ministero. Il caffè, invece, era in grado di svegliare tutti i sensi e fargli fare delle connessioni tra nomi, luoghi e circostanze che non credeva possibile. Era il miglior stimolante per la mente che fosse mai stato inventato.

“Dai, sono in casa con un bambino, nemmeno mi ricordo più cosa si prova le prime volte,” lo supplicò Frank.

Jacob li guardava attraverso le pagine della Gazzetta del Profeta. In prima pagina, Bartemius Crouch raccontava gli ultimi arresti.

Bertie sospirò, guardò il soffitto cercando le parole migliori per mettere fine a quella situazione imbarazzante e confessò: “Temo di non avere molto da raccontare. A quanto pare, Hestia l’ha vista in un ripostiglio con Ludo Bagman.”

“No!” esclamò Jacob abbassando la prima pagina del giornale.

“Ma Ludo non è affidabile, cosa ci troverà in uno come lui?” aggiunse Frank posando la sua tazza di tè. Bertie trovava divertente l’aplomb britannico che Frank riusciva a mantenere con i suoi orribili cardigan, le camicie stirate e la fila di lato.

“Grazie per la solidarietà, ragazzi. Sapete come sono le donne, dicono che amano il bravo ragazzo, quello con il faccino pulito, e poi scappano con il primo stronzo che passa. Non era niente di serio, comunque. Ci siamo solo divertiti. Insomma, conoscete Bertha Jorkins.”

“Meglio di te, visto che era compagna di dormitorio di Alice e non dire che lei non ti avesse avvisato.”

Bertie alzò le mani divertito: “Certo, è tutta colpa mia. Mi sono lasciato abbindolare da quei boccoli alla Marylin Monroe.”

Jacob scoppiò a ridere: “Forse è meglio che andiamo a sentire questi aspiranti Auror se resistono alla pressione di un interrogatorio.” Pagarono le loro consumazioni e si ritrovarono nell’Atrium diretti agli ascensori.

Frank camminava con le mani in tasca come al suo solito, scuoteva la testa dicendo: “Francamente è una cosa inutile: i Mangiamorte non userebbero questi strumenti per carpire delle informazioni.”

Jacob raccolse una ciocca di capelli che era sfuggita alla sua coda e sospirò paziente: “Beh, Scrimgeour dice che se non resistono all’interrogatorio di un Auror non hanno speranze contro i Mangiamorte. È pur sempre qualcosa.” Avevano fatto quella discussione già un centinaio di volte e Frank continuava a non essere convinto.

“Secondo livello. Ufficio per l’Applicazione della Legge Magica, Dipartimento Auror, Servizi Amministrativi per il Wizengamot.”

Le porte dell’ascensore si aprirono, presero il corridoio per andare in ufficio e Bertie incrociò una strega che non aveva mai visto e che le sembrò un angelo per il modo leggiadro con cui camminava.

“Chi è?” domandò voltandosi verso di lei, sentendo la gola improvvisamente secca.

“Dolores Umbridge. Dovresti conoscerla,” gli disse Frank disgustato. La Umbridge non godeva di ottima fama al Ministero della Magia, anche se Bertie non aveva mai avuto modo di conoscerla direttamente.

“No, l’altra,” sospirò.

“Una a cui piacciono i faccini puliti.” Jacob sghignazzava divertito tra sé e sé e aggiunse: “È la ragazza di Crouch.”

“Così giovane e carina?” domandò Bertie confuso.

Jacob gli rivolse uno sguardo scandalizzato e disse: “Del figlio. Vieni, oggi dobbiamo il suo interrogatorio. È uno delle nuove reclute.”

Bertie non capiva il perbenismo ipocrita degli inglesi, insomma, a New York poteva capitare che ci fossero coppie con grandi differenze di età e il signor Crouch era pur sempre un uomo di potere che teneva la sua vita privata estremamente riservata. A New York nessuno si sarebbe sorpreso se avesse avuto una compagna più giovane.

Nell’aula in cui interrogavano le reclute, Bertie se lo trovò seduto davanti, il figlio di Bartemius. Aveva lo stesso sguardo sicuro del padre, la stessa postura impettita e l’aria di chi non si lascia intimorire. C’era qualcosa che non tornava in quel ragazzo, lo sentiva a pelle. Non gli piaceva.

Frank aveva mostrato al ragazzo delle foto di scene del crimine perché individuasse i segni delle maledizioni e le tracce dell’uso di Arti Oscure e lui le aveva individuate con una velocità fin troppo sospetta e, a differenza delle altre reclute, non si era nemmeno impressionato per lo stato in cui si trovavano i cadaveri dei Babbani.

“Cosa mi sa dire di questa foto?” domandò Frank, Bertie lo osservava attentamente.

“È la scena di un crimine.” Barty guardò la foto con sufficienza.

“Ci sa dire quali maledizioni sono state utilizzate?” Frank era sempre dannatamente formale negli interrogatori, era difficile che qualcuno iniziasse a sentirsi a suo agio e si lasciasse andare. A New York stavano sperimentando delle tecniche diverse, su suggerimento del FBI babbano.

“Servirebbe essere sul posto per fare le verifiche,” disse Barty guardando la foto.

“Cosa verificherebbe?”

Si avvicinò alla foto e socchiuse gli occhi, come per studiarla, poi disse indicando con un dito le parti della fotografia che commentava: “Le tracce di bruciato sembrerebbero indicare l’uso di Ardemonio. Il legno non sembra incendiato, ma interamente consumato, è un residuo diverso da quello che lascia l’incantesimo Incendio. La posizione dei corpi è compatibile con l’uso di qualche maledizione, come la Cruciatus, e naturalmente l’assenza di ferite mortali sembrerebbe lasciar intendere che sia stato utilizzato l’Anatema che Uccide.”

“Da cosa lo deduce?” domandò Bertie.

“Guardi la posizione del bambino.”

“Non la impressiona questa foto?”

“Se mi lasciassi impressionare non avrei fatto domanda per questo lavoro,” gli rispose freddamente.

“Beh, trovarsi davanti una scena del crimine è sempre diverso.”

“Sono cresciuto con foto del genere in giro per casa, con Alastor Moody e mio padre che parlavano di omicidi fino a notte fonda. Non c’è nulla che possa impressionarmi.” Le risposte erano troppo sicure.

“Ne ha mai visti di Mangiamorte?”

“Sulla Gazzetta del Profeta. Sa, ad Hogwarts non ci sono Mangiamorte.” Quanto gli stava sul cazzo quel sorrisino sarcastico.

“Sa cosa si prova ad avere una bacchetta puntata?”

“Non ho paura di una bacchetta puntata.” Eccolo, il solito sbruffone.

“E se le portassero via ciò a cui tiene?” gli domandò, “la sua fidanzata, per esempio? Lo sa che Tu-Sai-Chi e i suoi seguaci optano per le vendette trasversali? Se le chiedessero delle informazioni su una missione in cambio della vita della sua fidanzata, cosa direbbe?”

Barty gli rivolse un’occhiata gelida e Bertie in quel momento avvertì un brivido di paura scendere lungo la schiena. Il corpo del giovane Crouch sembrava immobile, ma Bertie riusciva ad avvertire come ogni fibra sotto la superficie fosse in tensione. Era troppo bravo a simulare indifferenza per essere solo una recluta.

“Se i Mangiamorte prendessero la mia fidanzata, ucciderebbero lei e me immediatamente dopo aver ricevuto le informazioni, come è avvenuto per la morte di Meadowes. Dargli le informazioni condannerebbe non solo me e lei, ma anche le altre persone. La sola difesa è, come dice Alastor Moody, la vigilanza costante e la consapevolezza che la mia fidanzata sa difendersi.” Si guardarono negli occhi e Barty aggiunse: “L’ho istruita personalmente, Auror Higgs.”

“Torniamo alla scena del crimine.” Frank intervenne per stemperare il clima gelido che si respirava in quella stanza. “Se le faccio vedere questa foto, cosa mi dice?”

Bertie colse un bagliore negli occhi di quel ragazzo, quasi lo scatto di un sorriso, un’ombra che scomparve un istante dopo, veloce come un battito di ciglia.

“È una morte da annegamento ad opera di Inferi,” disse sicuro.

“Come fa a dirlo?”

“I segni di trascinamento sull’addome della vittima. Sembra che sia stata tirata sul fondo del lago da una di quelle creature.”

“Come fa a sapere che la vittima è stata ripescata da un lago?” domandò Higgs.

Barty si fermò e disse con lo stesso tono freddo, meno sicuro di un attimo prima: “La foto ritrae del terriccio e foglie di alberi che sono incompatibili con una spiaggia. Senza contare che non ci sono notizie di Inferi nei mari.”

Bertie e Frank si scambiarono uno sguardo. Frank riprese le foto dal tavolo e le infilò nella sua cartelletta: “Può andare. Le faremo avere la valutazione tra qualche giorno.”

Barty si sistemò la cravatta, si alzò dalla sedia e salutò entrambi stringendo la mano. Aveva una stretta di mano ferma e decisa, la mano non gli sudava e non era nemmeno gelida, come se quell’interrogatorio non lo avesse affatto innervosito. Jacob, che era rimasto in un angolo ad osservare come loro due se la cavassero, chiuse la porta non appena Crouch uscì dall’aula. Silenziò la stanza e disse: “Higgs, che cazzo fai? Lo sai che è il figlio del Direttore del nostro ufficio?”

“Sì, e sa troppe cose per essere una recluta.”

“È cresciuto con Moody in casa!”

“Ha inquadrato da una foto la località dove è stato commesso un omicidio: non un bosco, non uno stagno, non un fiume, ha detto un lago! Quel ragazzo sa troppe cose per essere uno che origliava le conversazioni del padre! Sono figlio di un Auror anch’io!”

“Senti, a te non piace perché hai scoperto che è il fidanzato della strega che hai incontrato.”

“Oh, andiamo! Quella ragazza non c’entra niente. L’ho vista a malapena. È lui che non torna. Come dice Alastor? Non eliminiamo nessun sospettato finché non siamo certi della sua innocenza? Hai visto le risposte? Hai visto il controllo dei nervi che ha? Non si è scomposto nemmeno al pensiero della morte della fidanzata.”

“Bertie,” la voce di Rufus Scrimgeour irruppe nella stanza, facendoli sobbalzare. “La prossima volta ricordatevi di bloccare tutti gli accessi,” disse indicando la porta sull’altra parete. “Quello che stai sostenendo è molto grave. Non ti devo ricordare di chi è il figlio, in che casa è cresciuto. Suo padre è conosciuto come Cuore di Pietra, i nervi freddi sono tra le caratteristiche di quella famiglia. Tutto quello che hai raccontato, che a te sconvolge, è esattamente il ritratto di Bartemius. Se quel ragazzo diventa Auror e supera l’addestramento, possiamo aspettarci grandi cose da lui.”

“Rufus, io ho visto dell’altro. Ho visto un lampo di oscurità sul fondo di quegli occhi, un ghigno che è scomparso come un battito di ciglio.”

“È troppo poco per sospettare qualcuno. Se questa cosa salta fuori e non hai le prove, nemmeno io posso pararti il culo. Ognuno di noi ha un po’ di oscurità in sé.”

Bertie pensò alla Principessa Leia e disse a Rufus: “Un giorno ti sbaglierai anche tu e spero solo di essere lì.”

 

. * . * . * .

 

Ministero della Magia, 31 gennaio 1982

 

“Vi voglio tutti nell’aula d’udienza! Subito, cazzo!”

Rufus Scrimgeour li aveva guardati torvi attraverso le cortine della sua folta criniera rossastra. In quei momenti sembrava ancora di più un leone da battaglia. Era arrivato quella mattina presto stanco e sconvolto, con i muscoli che ancora tremavano per l’adrenalina e la preoccupazione sul volto.

“Che succede, Rufus?”

“Muoviti, Higgs. Cazzo, avevi ragione. Porca puttana.”

Bertie lo guardò perplesso mentre si domandava su cosa potesse avere ragione. Stavano lavorando da giorni alla ricerca dei responsabili della tortura a Frank e Alice Longbottom. Era andato a trovarli al San Mungo, anche se Moody aveva detto loro che non erano coscienti, ma Bertie aveva insistito. Erano i suoi compagni di accademia e i suoi migliori amici, dopotutto. Erano diventati Auror insieme, con una sfilza di serate al Paiolo Magico o alla Testa di Porco dopo le lezioni, oppure in bettole malfamate alla fine delle ronde.

Scese nell’Aula dieci, dove venivano celebrate le udienze e sentì il freddo dei Dissennatori. Il Patrono di Alastor Moody gli corse davanti e migliorò la situazione. Entrò nell’aula e vide quattro sedie di fronte l’emiciclo. Moody gli passò davanti e andò a sedersi in alto, vicino Albus Silente. Bertie si fermò a metà, rimanendo in piedi e mescolandosi tra i fotografi della Gazzetta del Profeta.

Rita Skeeter gli fece l’occhiolino, lui le sorrise in rimando. Era simpatica Rita, e ogni tanto era comodo farle arrivare qualche notizia, per testare l’effetto che faceva sui loro obiettivi. La stampa era fondamentale quando il loro nemico era un pazzo omicida alla ricerca di popolarità.

Il vecchio Bartemius Crouch chiamò gli imputati: Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Bellatrix Lestrange e Bartemius Crouch Jr.

Bertie si coprì la mano e disse: “cazzo.”

L’occhio corse a Rufus che lo guardò rabbrividendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice:

Bertie Higgs è nominato da Cormac McLaggen in treno con Lumacorno nel Principe Mezzosangue. Di lui si sa solo che va a caccia di Nogtails con Rufus Scrimgeour e Tiberius McLaggen (lo zio di Cormac). Tutto il resto: il suo essere Auror, di New York, in fissa con il cinema babbano e Star Wars e dell’età di Frank è un mio ricamo.

Per chi segue Kintsugi, vedremo Bertie Higgs come personaggio durante il periodo de “L’Ordine della Fenice” quando la Umbridge è a Hogwarts. A partire dal capitolo 52, ma quello che succede è un missing moment che non influisce e non spoilera nulla della long.

Di Jacob Williamson si sa che è un Auror con una lunga coda bionda che strattona Caramell/Fudge quando arrivano al Ministero dopo la battaglia all’Ufficio dei Misteri e vedono Voldemort. Lui esclama: “È tornato, lui è tornato!” e Caramell gli risponde abbastanza risentito. L’ho immaginato di qualche anno più grande di Bertie e mi piaceva metterlo come referente di lui e Frank.

Il titolo è una citazione di Darth Fener in Star Wars “The Empire Strikes Back” e allude a come si è sentito Bertie nel sapere di aver avuto ragione. Non solo, ma in tutti gli episodi ci sono dei riferimenti a chi avrebbe causato la tortura dei Longbottom. Frank era arrivato a intuire la presenza di Bellatrix e quella dei Lestrange, Bertie quella di Crouch. Se i superiori avessero dato peso a quelle piste di indagine, forse Frank sarebbe ancora integro.

 

 

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Capitolo 2
*** OS - Girls just want to have fun - Bertha Jorkins - Ufficio Regolamentazione Giochi e Sport Magici ***


 

Girls just want to have fun

Bertha Jorkins

Ufficio Regolamentazione Giochi e Sport Magici – settimo livello

 

*

 

Ministero della Magia, 25 giugno 1988

 

“Se non hai bisogno di me, io vado!”

“Bertha, io ho sempre bisogno di te! Come puoi pensare che io possa spendere un minuto della mia esistenza senza di te?”

Bertha ridacchiò.

Ludo, il suo capo, esagerava sempre, e lei ci cascava ogni volta. Adorava cascarci. Si avvicinò alla sua scrivania con un sorriso invitante e il decolté, che lui amava, ben in vista e gli domandò: “Cosa posso fare per te?”

Notò il tempo che Ludo impiegò per alzare lo sguardo verso i suoi occhi, oramai era abituata, era come avere il potere delle Veela concentrato nella scollatura.

“Non fa niente, vai pure, ci vediamo domani.”

Gli sorrise grata e uscì dall’ufficio, diretta nell’Atrium dove aveva appuntamento con Alexandra Turner. Avevano condiviso una stanza all’ufficio Applicazione Legge Magica, quando era stata l’assistente personale di Amelia Bones, mentre Alexandra era ancora l’assistente di Dolores Umbridge. Poi, Bertha era stata trasferita al Dipartimento per il Trasporto Magico e infine era arrivata all’Ufficio Regolamentazione Giochi e Sport Magici e aveva capito che il suo posto era proprio con Ludo.

“Turner!” alzò la mano per farle cenno e Alexandra le andò incontro sorridendo. Era una cara ragazza, molto sfortunata, con il marito che era stato spedito ad Azkaban dopo un mese dal loro matrimonio e un anno dopo era morto. Ogni volta che pensava alla vita di Alexandra si rattristava e per questo cercava di farla divertire un po’.

Sperava che un giorno la sua amica avrebbe incontrato qualcuno che le avrebbe fatto perdere la testa. Era convinta che dietro quell’aspetto serio ci fosse una donna appassionata, ma bisognava tirarla fuori da tutte le regole in cui l’avevano imbrigliata. Ne aveva conosciute di ragazze algide in quel modo che alla prima occasione si erano rivelate molto più divertenti e disinibite di quanto ci si aspettasse.

“Eccomi, Jorkins!” la vide esclamare facendole un cenno con la mano.

“Sono così contenta che tu abbia accettato di concederti una serata tra ragazze! Vedrai, ci divertiremo un sacco!” le disse mettendole un braccio intorno alla spalla. Per Godric quanto era rigida quella ragazza!

Si infilarono nel Paiolo Magico e Tom diede loro un tavolo da cui potevano controllare la sala e – soprattutto – da lì erano ben visibili. Non capitava tutti i giorni che due streghe giovani e piacenti come loro volessero divertirsi in quel pub, di solito affollato da rumorose comitive di impiegati del Ministero della Magia e viaggiatori.

Ordinarono due Burrobirre e dei nachos per accompagnare il bere, mentre Bertha studiava la situazione.

“Allora, come ti trovi nel nuovo ufficio?” le domandò Alexandra.

“Oh, benissimo, Ludo Bagman è un amore. Niente a che vedere con Amelia Bones. Credo di aver trovato l’ufficio adatto per me: divertente, stimolante e pieno di affascinanti giocatori di Quidditch!” ridacchiò. Le si illuminò lo sguardo e si sporse verso di lei: “Guarda chi è entrato! Cornelius Fudge! Dicono che voglia candidarsi a Ministro della Magia quando la Bagnold lascerà.”

“Sul serio?” domandò Alexandra.

“Sì, strano che tu non lo sappia. La tua Dolores non è sua amica? Oh, eccola!”

Alexandra lanciò uno sguardo allarmato e si voltò di spalle, nascondendosi tra le pagine del menu: “Oh, Salazar, speriamo che non mi vedano! Non ho voglia di essere coinvolta nelle loro discussioni!”

“Sono in compagnia di un’altra persona!” esclamò Bertha, “un affascinante uomo biondo!”

Alexandra alzò lo sguardo e Bertha si disse di aver ragione, che Alexandra era proprio in cerca di un uomo, esattamente come lei. Forse, le piacevano gli uomini biondi, le sembrava di ricordare che il marito avesse i capelli chiari.

“Cosa ci fanno con Lucius Malfoy?” domandò Alexandra sottovoce.

“Lo conosci?” domandò Bertha, “è sposato?”

Alexandra scoppiò a ridere: “Sì, è sposato. Conosco anche la moglie, era la cugina del mio migliore amico. Hanno un figlio, ma possibile che non conosci i Malfoy?”

Bertha mosse la mano, annoiata dall’argomento. Era certa che ci fossero persone più interessanti in quella sala. “Vado a ordinare un’altra Burrobirra al bancone!” esclamò. Voleva dare un’occhiata in giro e studiare meglio la situazione. Lasciò Alexandra seduta al tavolo a finire la sua Burrobirra, certa che l’avrebbe trovata come l’aveva lasciata.

Salutò un paio di colleghe, prese altre due pinte di Burrobirra e tornò al tavolo dove, con suo stupore, trovò Alexandra intenta a parlare con un biondino. Sollevò il sopracciglio sorpresa: quella ragazza aveva delle doti nascoste! Sorrise nel pensare di aver avuto ragione.

“Eccomi!” esclamò allegra porgendole il bicchiere. Si voltò a studiare i due presenti. Alexandra le disse: “Bertha, ti ricordi di George Quirk, un nostro collega all’Ufficio Applicazione Legge Magica?”

“Ehm… Certo!” disse un po’ incerta. Non poteva lasciare Alexandra sola per un attimo che un tizio noioso si era aggregato al loro tavolo.

“E quindi Fudge è di là con la Umbridge e Malfoy?” domandò Quirk ad Alexandra, senza minimamente considerare la presenza di Bertha.

“Sì, lo abbiamo visto entrare e andare al piano di sopra, sai, dove ci sono le salette riservate.”

“L’altro giorno ha fatto una riunione con il consigliere Parkinson,” le disse Quirk, “le voci su una possibile candidatura si stanno consolidando!”

Bertha sbuffò piano, guardò la sua Burrobirra, mentre pensava che non avrebbe mai immaginato di dover fare il terzo incomodo in un appuntamento di due noiosissimi appassionati di politica.

“Scusa, George, c’era coda ai servizi.” Alzò lo sguardo verso quella voce dall’accento così strano e rimase colpita da due bellissimi occhi azzurri.

“Non fa niente, Bertie, ne ho approfittato per fare due chiacchiere con la mia collega Turner.”

“Siediti con noi!” esclamò Bertha che improvvisamente trovò utile la presenza di quel George. Alexandra avrebbe potuto discutere di politica tutta la sera con quel biondino con gli occhiali, mentre lei avrebbe ammirato quei bellissimi occhi azzurri.

“Grazie, volentieri!” esclamò.

George dovette ricordarsi di fare le presentazioni e disse: “Loro sono Alexandra Turner, mia collega al Wizengamot, e Bertha Jorkins che ora lavora…”

“… all’ufficio Regolamentazione Giochi e Sport Magici!” concluse Bertha, “molto piacere!” gli porse la mano e Bertie le fece un baciamano. Nel momento in cui la mano di lui strinse leggermente le sue dita per portarle vicino la bocca e la scrutò con i suoi occhi celesti, Bertha sentì un tuffo allo stomaco.

“Con Ludo!” esclamò allegro, “è un piacere, signore, io sono Albert Higgs, ma tutti mi chiamano Bertie.”

“Il piacere è nostro!” esclamò Bertha porgendo il bicchiere per un brindisi. Bertie le sorrise e brindarono a quell’incontro. George spiegò loro che Bertie era un suo amico che lavorava al Dipartimento Auror. Non solo era estremamente carino, ma era anche un Auror.

“Mi sembra di capire che tu non sia inglese…” gli disse senza riuscire a distogliere lo sguardo, si sentiva come ipnotizzata da quel sorriso e quegli occhi celesti. Alexandra e George, nel frattempo, avevano ripreso a parlare di politica.

“No, sono di New York, anche se sono circa dieci anni che vivo qui a Londra.” Per Godric, quanto era figo quando sorrideva!

“Quindi hai combattuto durante la guerra?”

“Sono venuto da New York proprio per darvi una mano. Rufus Scrimgeour, il nostro capo ufficio, è venuto a Brooklyn per convincere mio padre a dargli una mano, ma sono venuto io. Il MACUSA mi aveva applicato a gestire i casi di magia minorile, una noia tremenda. Non ho resistito al richiamo dell’azione!”

“Sei un uomo d’azione, quindi…”

“È molto più divertente, non trovi?”

“Oh, sì, è il motivo per cui sono passata dal secondo al settimo livello.”

“Immagino che sia molto più divertente lì. Hai anche i biglietti per il Quidditch?”

“Quanti ne vuoi! Dimmi la tua squadra preferita che ti procuro i biglietti! Abbiamo un sacco di contatti,” gli disse con un sorriso. C’erano un sacco di squadre che le dovevano dei favori e un paio di allenatori che avevano una cotta per lei. Avrebbe ottenuto i posti d’onore senza il minimo sforzo.

“E riesci a lavorare con tutti i giocatori che ti ronzano intorno?”

Bertha scoppiò a ridere, arrossì leggermente, mentre non riusciva a togliere lo sguardo da lui. Si morse un labbro e gli disse: “Cerco di fare del mio meglio… e tu? Con tutte le stagiste, le assistenti e le consigliere che ci sono…”

“Eh… le colleghe del mio livello preferiscono la politica,” con lo sguardo indicò Alexandra che parlava fittamente con George sulle implicazioni della candidatura di Fudge. Quei due sembravano essere completamente fuori dal mondo.

“Ti va di andare a fare un giro? Credo che siamo diventati di troppo a questo tavolo,” le domandò continuando a sorridere e Bertha annuì. “Vuoi venire da me per un caffè o un Firewhisky?” gli domandò senza crederci troppo. Bertie sorrise e le disse: “Ne sarei onorato.”

Entrambi si alzarono, attirando finalmente lo sguardo dei loro compagni di tavolo.

“Dobbiamo già andare?” domandò George.

Alexandra guardò Bertha che le sorrise e cercò di farle segno di rimanere pure seduta. “Io e Bertie andiamo a fare un giro, voi continuate con le vostre analisi politiche,” esclamò allegra, fece segno ad Alexandra che l’indomani si sarebbero aggiornate. La vide scrollare le spalle, osservare perplessa Bertie, e poi tornare a concentrarsi sulla conversazione con George. Bertha notò la pacca sulla spalla che Bertie diede a George e invidiò il modo semplice che gli uomini avevano di comunicare tra loro.

La serata proseguì in modo esplosivo.

Non appena arrivati sulla soglia del suo appartamento non seppe resistere al sorriso di Bertie e nemmeno lui ebbe molta resistenza, a giudicare dal modo in cui si avventò sulle sue labbra. Era appassionato, forte e Bertha si sentì fremere quando i loro corpi aderirono. Disseminarono il pavimento con i loro vestiti, mentre Bertha lo conduceva in camera da letto. Il ragazzo aveva un fisico niente male pur non essendo un giocatore di Quidditch e decisamente ci sapeva fare tra le lenzuola.

L’indomani, Bertha incontrò Alexandra nell’Atrium.

“Allora?” domandò Alexandra, “non siete più tornati dal vostro giro!”

“Ti posso assicurare che abbiamo girato tutta la notte, tra le lenzuola!” esclamò divertita. Si toccò le guance per sentire se non fosse arrossita di colpo. Non riuscì a trattenere l’aria sognante, mentre le confessava: “Per tutti i draghi, erano secoli che non avevo una notte così! Avevo sottovalutato gli Auror! Lui lo diceva di essere uno che preferisce l’azione!”

Alexandra sollevò gli occhi al cielo e scosse la testa con la solita espressione nauseata.

“A te com’è andata con quel George?” domandò Bertha, curiosa di avere qualche aneddoto piccante. Sperava che la serata della sua amica fosse stata movimentata tanto quanto la sua.

“Bene, siamo stati buttati fuori dal Paiolo Magico quando Tom doveva chiudere. Stiamo già immaginando la campagna elettorale di Fudge, ma ci sono un sacco di dettagli da mettere a fuoco.”

“E poi? Cosa avete fatto dopo che siete usciti?”

“Poi ci siamo salutati e tra un po’ ci rivedremo in ufficio.” Fu il turno di Bertha alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa. Alexandra se ne accorse ed esclamò: “Non avrai mica pensato che io e George? No, Salazar! No! Non è per niente il mio tipo!”

“E invece avete un sacco di cose in comune! Vi immagino a decidere come mettere ai voti la posizione in cui fare sesso…” esclamò divertita Bertha.

Alexandra le rivolse uno sguardo indignato, ma non riuscì a trattenere la risata. Bertha era certa che avrebbe ceduto e che quello stesso giorno, Alexandra avrebbe guardato George con occhi diversi. Era tutta questione di abitudine e non c’era nulla di male a lasciarsi andare e divertirsi un po’.

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice:

Ciao a tutti e se siete arrivati fin qua, grazie per aver letto!

Questa one shot è un missing moment della mia long Kintsugi (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3890097) che tuttavia può essere letto anche senza conoscere la long. Il marito di Alexandra è Barty Crouch Jr che appunto scompare dopo la caduta dell’Oscuro Signore, avvenuta un mese dopo il loro matrimonio e nel 1988 tutti (moglie inclusa) credono che sia morto ad Azkaban.

George Quirk e il consigliere Parkinson sono mie invenzioni (Quirk compare nel capitolo 38 di Kintsugi come un tirocinante collega di Alexandra con cui discute di politica e ho immaginato che negli anni abbiano continuato a confrontarsi), mentre Bertie Higgs è un personaggio che viene nominato da Cormac McLaggen a Lumacorno come un amico di Rufus Scrimgeour e Tiberius McLaggen con cui va a caccia di Nogtail. Io l’ho reso un Auror di origini americane e tutta la caratterizzazione è mia. In questa raccolta trovate la one shot a lui dedicata (sarà presente anche in Kintsugi a partire dal capitolo 51).

Spero che vi sia piaciuta, è una storia senza molte pretese.

Un abbraccio,

Sev

 

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Capitolo 3
*** Come un cartone animato - Audrey Warren - Ufficio comunicazione - reparto illustratori ***


Come un cartone animato

Audrey/Percy

 

Il momento tra la consegna di un lavoro e l’assegnazione del successivo era uno di quelli in cui Audrey riusciva a sentirsi in pace con il mondo. Ne approfittava per ricaricare le energie e raccogliere le idee per possibili ispirazioni. Prese l’ultimo numero di “Design is Magic!” la sua rivista preferita che la informava sulle ultime tendenze dell’illustrazione e del disegno nel mondo della magia.

Essere un illustratore nel mondo della magia significava svolgere un lavoro a metà tra il mondo magico e quello dei Babbani. Significava portare le idee sviluppate dai Babbani all’interno di un mondo magico piuttosto arretrato. In fondo alla piramide degli innovatori, c’erano gli autori di ritratti magici che giravano solo tra le famiglie magiche realizzando sempre i soliti ritratti. Certo, l’incantesimo per incorporare la memoria della persona ritratta era affascinante, ma era un lavoro lungo, noioso e spesso si aveva a che fare con persone egocentriche (chi altrimenti vorrebbe un ritratto?) e soprattutto con idee che davano i brividi.

“Warren!”

La voce del capo la riportò al presente: “Mi è arrivato un dispaccio urgente dal nuovo Ministro della Magia. Arriverà un lavoro grosso a momenti. Sta arrivando il suo assistente perché illustri le richieste. Voglio che tu faccia l’incontro.”

“Io?”

“Sì, io devo andare in riunione con il Ministro e non posso sdoppiarmi, mi affido a te per gli aspetti pratici,” le si avvicinò e sussurrò, “anche perché se ci basiamo su quello che riporta Smith…”

Audrey sorrise e annuì. Prese il taccuino degli appunti, la matita e il pennino. Voltò lo sguardo verso la porta e vide un ragazzo con i capelli rossi spettinati e gli occhiali storti che si guardava intorno con aria incerta. Sembrava uscito da un cartone animato.

La forma del viso era interessante, ma era il colore dei capelli ad attirarla, il modo in cui la luce si rifletteva in sfumature ora più intense, ora più chiare. Non seppe resistere alla tentazione di fare uno schizzo. Sorrise nel momento in cui lui si sistemò gli occhiali sul naso. Doveva aver corso per arrivare nei loro uffici il prima possibile. Lo vide tossicchiare e cercare di ricomporsi in un modo che trovò molto buffo. Sì, sembrava proprio uscito da un cartone animato.

“Ehm… Warren?” domandò ad alta voce leggendo un pezzetto di pergamena.

Audrey si domandò come mai il Ministro avesse un assistente tanto buffo, ma poi si ricordò che il ministro precedente era Fudge e sì, con quella bombetta verde e quel nome, doveva per forza avere un assistente buffo.

“Eccomi!”

“Percy Weasley, assistente personale del nuovo Ministro della Magia, Rufus Scrimgeour,” si presentò stringendole la mano in modo deciso con l’atteggiamento formale tipico degli impiegati del Wizengamot. Lo vide sistemarsi gli occhiali sul naso e continuare: “Avrai saputo dell’attacco dei Mangiamorte, del ritorno di Tu-Sai-Chi, eccetera. Dobbiamo preparare una guida di autodifesa per maghi.”

“Una guida?” domandò Audrey, comprendendo perché il suo capo l’avesse definito un lavoro grosso.

“Sì, e anche piuttosto in fretta. Non possiamo lasciare che i Mangiamorte imperversino tra la popolazione.”

Audrey annuì. “Avete già il testo?” domandò, “Sapete quali saranno le dimensioni di questa guida?”

“Non vogliamo fare nulla di troppo corposo, altrimenti le persone non la leggeranno. Una squadra di Auror e funzionari dell’Ufficio Applicazione Legge Magica sta lavorando al testo, ma avremo bisogno anche delle illustrazioni. Abbiamo il titolo al momento: Come proteggere casa e famiglia dalle forze oscure”.

Audrey annuì riflettendo su diverse possibili soluzioni. Scartabellò nel portfolio dell’ufficio e mostrò a Percy alcuni opuscoli esplicativi che avevano realizzato in passato per il San Mungo su come riconoscere quando una pozione era andata a male.

“Qualcosa del genere può andar bene?” gli domandò, “Come impaginazione e divisione tra testo e immagini, intendo…”

Percy annuì: “Direi che è perfetto.”

Lo vide corrucciare un attimo lo sguardo e guardare sulla sua scrivania. “L’hai fatto tu?” le domandò. Alzò lo sguardo incredulo verso di lei e le domandò imbarazzato: “M-mi hai disegnato?”

“Hai un viso interessante e mi piace il colore dei tuoi capelli con questa luce. Guarda.” Audrey prese uno specchio e gli mostrò la sua immagine. Non era la prima persona che la sorprendeva a fare schizzi, ma la realtà spesso offriva spunti interessanti per nutrire la sua arte, aveva imparato a gestire chi scopriva di esser diventato un modello a sua insaputa. Gli sorrise mentre mostrava il riflesso nello specchio: “Guarda questi toni di rosso come cambiano… non è frequente imbattersi in un simile colore. Di solito tendono al biondo, ma i tuoi capelli sono… diversi.”

Percy sorrise imbarazzato: “Suppongo che siano i geni irlandesi della mamma.”

“Beh, ringrazia la mamma!”

Lo disse senza pensarci, ma si accorse di quanto dovesse suonare strana quella frase nel momento in cui vide le orecchie di Percy diventare rosse. Per Corinna, era ancora più buffo, era un vero e proprio cartone animato!

“Beh… sì, suppongo di sì… Ora devo andare. Mi aspettano di là con il testo della guida. Torno più tardi, eh… Ci-ci vediamo… ehm… Warren.”

“Audrey, chiamami Audrey.”

“D’accordo, Audrey. Io sono Percy, a dopo.”

“A dopo.”

Non appena Percy uscì dall’ufficio Audrey sentì il desiderio impellente di sprofondare sottoterra: “Ringrazia la mamma, eh? L’ho detto davvero?” Si tappò gli occhi con le mani e sospirò: “Voglio morire!”

Scosse la testa, prese un sorso di tè e iniziò a tracciare schizzi di case, famiglie in pericolo e a sfogliare la Gazzetta del Profeta per recuperare l’immagine di quelli che erano diventati i simboli dei Mangiamorte: la maschera d’argento e il Marchio Nero. Disegnare quelle cose le metteva i brividi, ma ciononostante non riusciva a nascondere un sorriso.

“È proprio un cartone animato.”

 

 

 

 

  

Note dell’autrice: Questa storia nasce nell’ambito dell’iniziativa “Scrivimi!” del gruppo Facebook Caffè e Calderotti. Il prompt è stato gentilmente offerto da Ferao che mi ha chiesto:

Percy/Audrey (Kintsugi!verse)

Prompt: il loro primo incontro (scegli tu il pov che preferisci)

Lunghezza: drabble/flashfic

 

Mi rendo conto che ho sforato il limite della flashfic, ma ci tenevo a caratterizzare un po’ di più Audrey che ha veramente poco spazio nella long. Peraltro avevo iniziato a immaginare tutta la sua back-story e magari ci tornerò su. È evidente che Percy ha un debole per le Corvonero, dopo Penny, non ho potuto resistere a inserire anche Audrey in Corvonero (e non è detto che non si siano incrociate in sala comune!). Taccio sul fatto che anche Ferao è Corvonero e questo conferma la validità della Perao (Percy/Ferao). Ma concentriamoci su Audrey di cui conosciamo solo il nome (povera, nemmeno il cognome!) e quindi il cognome e il suo lavoro sono una mia idea. Mi incuriosiva la vita degli artisti/disegnatori/illustratori nel mondo magico e ho pensato che Percy con una creativa che però deve essere anche professionale e precisa potesse trovare un buon equilibrio. L’Ufficio comunicazione con il reparto illustratori non esiste nel canon, ma un Ministero che emana opuscoli e guide non può non averlo al suo interno e quindi l’ho ideato io.

Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.

Sev

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Capitolo 4
*** Inizio di carriera - Dolores Umbridge - Dipartimento Uso Improprio delle Arti Magiche ***


Inizio di carriera

Dolores Jane Umbridge

 

 

Era passata appena una settimana da quando aveva ricevuto i risultati dei M.A.G.O. Finalmente la scuola era finita e Dolores poteva concentrarsi interamente sulla sua carriera. Aveva accarezzato a lungo il sogno di dirigere un importante ufficio del Ministero della Magia, magari proprio l’Ufficio Applicazione Legge Magica in cui era stata ammessa.

Al momento, tuttavia, doveva accontentarsi dell’impiego al livello più basso del Dipartimento Uso Improprio delle Arti Magiche, ma era pur sempre il primo gradino per una scalata che immaginava meravigliosa.

Mirava il suo completo da impiegata del Ministero: giacca grigia, gonna coordinata e, come unico vezzo, una blusa rosa con un morbido fiocco sul petto, al posto di quelle noiosissime camicie bianche e cravatte che era stata obbligata a indossare per sette anni ad Hogwarts. Le aveva odiate, con i bottoni che tiravano quando metteva su un po’ di peso e il maglione che nascondeva il suo decolté, la migliore eredità di quella Babbana di sua madre.

Adesso, tuttavia, poteva osare di più con le bluse che mascheravano con discrezione le sue forme e lo scollo che lasciava intravedere quello che era giusto si vedesse. In fondo, era tra quegli uffici che avrebbe incontrato il suo futuro marito. Magari sarebbe stata notata da un consigliere del Wizengamot che l’avrebbe guidata nella carriera grazie alla sua sapienza e influenza. Forse, un giorno, sarebbe arrivata ad essere molto vicina al Ministro della Magia.

Inspirò profondamente per controllare l’eccitazione di quel momento. Prese in braccio la sua gatta, Dolly, e iniziò ad accarezzarla raccontandole il futuro che aveva in mente. Si preparò anche l’ultimo tè da studentessa: l’indomani sarebbe diventata ufficialmente una giovane donna in carriera.

Suo padre Orford le aveva detto di non farsi troppe illusioni, che il Ministero era un ambiente difficile in cui muoversi, che quelli come loro, che non appartenevano al mondo che conta, la carriera non riuscivano mica a farla. Dolores gli aveva risposto che lui non apparteneva al mondo che conta solo perché non si era mai premurato di provare a entrarci e che lei, a differenza sua, era intenzionata a far carriera, a qualsiasi costo.

Il giorno successivo, pertanto, si presentò puntuale come un orologio al Ministero della Magia. Effettuò il controllo della bacchetta, sentì una particolare emozione mentre ritirava il tesserino identificativo e un sorriso le comparve sul volto quando le assegnarono una scrivania. Un giorno avrebbe avuto un ufficio tutto per sé.

Sistemò le sue piume nuove di zecca sulla scrivania in modo meticoloso, lasciando che l’ordine desse l’immagine di professionalità che voleva trasmettere.

“Umbridge, seguimi!”

Il suo capo, un mago mediocre che non aveva mai fatto carriera (o così riferivano le voci di corridoio che aveva raccolto dopo il colloquio), la trascinò in un sobborgo della periferia londinese dove dei “simpaticoni” avevano pensato bene di fare uno scherzo ai Babbani. Alcune cabine telefoniche mordevano l’orecchio all’incauto utente o gli urlavano volgarità.

“Bisogna riparare il danno e cancellare la memoria dei Babbani,” le disse facendole vedere il disastro che li circondava.

Dolores inspirò, agitò la bacchetta e pronunciò “Finite Incantatem!” ma con suo grande disappunto non accadde nulla. Il suo collega più anziano, Philip Longman, la guardò sghignazzante: “Pensavi che fosse così semplice, Umbridge? Questa è una fattura mordente piuttosto avanzata e la contromaledizione è Quietus!” le disse agitando la bacchetta mentre la cornetta vibrava e poi si fermava. “Naturalmente, ora dobbiamo pensare alle oscenità e qui basta un bel Silencio!

Philip passò la cornetta a Dolores e la incoraggiò a provarla con un cenno del capo. Titubante e un po’ spaventata, Dolores puntò la bacchetta contro la cornetta. Sembrava a posto. Avvicinò l’apparecchio all’orecchio e sentì il classico suono di quell’aggeggio babbano che usava sua madre. Sorrise e annuì. Sistemarono tutte le cabine telefoniche del quartiere e rimossero la memoria dell’accaduto a tutti i Babbani coinvolti e a coloro che erano intervenuti.

Poco prima che tornasse il suo capo, tuttavia, Dolores ebbe un’illuminazione: praticò un incantesimo non verbale a Philip e rimosse il ricordo di lui che le suggeriva l’incantesimo. Il capo li raggiunse e si accertò che avessero finito, lamentandosi di quanto fosse difficile e complicato avere a che fare con la polizia babbana.

“Non sono comprensivi come gli Auror!” sbuffò mentre si guardava intorno.

“Capo, bisogna avere pazienza,” annuì Philip.

“Allora, com’è andata, Dolores? Ti sei divertita sul campo? Che primo giorno eccitante!”

“Oh, sì, moltissimo! Ho usato un Quietus e un Silencio per risolvere il problema delle cornette telefoniche, è stato un gioco da ragazzi!” disse sorridendo compita al suo capo.

Philip la guardò confuso, ma non disse nulla e le sorrise. Il capo lo stava fissando incuriosito così si limitò a rispondere: “È in gamba la nostra Dolores!”

Arrivati al Ministero della Magia, si congedarono per la pausa pranzo. Dolores era riuscita a scoprire dove andavano a pranzo molti consiglieri del Wizengamot: un ristorantino babbano appena fuori il Ministero, gestito da un Mezzosangue. Decise che valesse la pena investire una parte del suo stipendio in pranzi in quel ristorante, perché incontrando i consiglieri a pranzo e nei corridoi, l’avrebbero avvertita come una di loro e, presto o tardi, ne era certa, avrebbe avuto modo di scambiare qualche parola con qualcuno di loro.

Chiese un tavolo per una persona e la misero in un angolino dal quale vedeva l’intera sala del ristorante. Fingeva di leggere la Gazzetta del Profeta quando sentì una voce chiamarla: “Dolores Umbridge, ma sei tu?” Alzò lo sguardo sorpresa e vide il suo amico di Serpeverde. “Cornelius, carissimo, anche tu da queste parti?”

“Sì, sono con il consigliere Abraxas Malfoy. Sai, sono il suo nuovo assistente. Tu? Tu cosa fai?”

“Al momento mi hanno sbattuto al Dipartimento per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, ma conto di trovare un posto più consono quanto prima. Mi raccomando, se sai qualcosa, avvisami!”

“Certo, quel posto non è per nulla adatto a te,” le disse Cornelius annuendo. Loro si capivano benissimo. Era dai tempi in cui animavano il club di dibattito di Serpeverde che erano in sintonia, anche se le loro idee non erano proprio affini. Cornelius era un po’ troppo moderato per i gusti di Dolores, che era più appassionata e pronta a schierarsi ideologicamente. Tuttavia, la stima tra loro era enorme e avrebbero continuato a sostenersi a vicenda sempre, perché in quel posto occorreva avere degli alleati.

“Senti, Dolores, ho appena avuto un’idea, perché non ti unisci per pranzo con me e il mio consigliere? Sta arrivando un altro consigliere e dobbiamo discutere della prossima campagna elettorale. Magari puoi darci una mano, ti fai conoscere, e vedremo di trovare un modo per farti uscire da quell’ufficio, cosa ne pensi?”

Dolores annuì, sorrise a Cornelius: “Molto volentieri, ne sarei onorata, Cornelius.”

Trascorse il pranzo più istruttivo della sua vita, si scambiò i contatti con il consigliere Malfoy e il consigliere Parkinson e concordò con molti dei loro punti di vista sui Purosangue e su alcune idee tradizionaliste che stava portando avanti un giovane mago.

Tornò in ufficio con il sorriso sulle labbra e passò il pomeriggio a lavorare velocemente pensando che fosse solo questione di tempo, prima che Cornelius la portasse via dai bassifondi per elevarla ai livelli più alti della politica, in mezzo ai consiglieri del Wizengamot. Un giorno, forse, ne avrebbe sposato uno, o lei stessa avrebbe seduto su quegli scranni, con indosso la toga porpora e i fascicoli delle udienze, mentre Philip Longman poteva rimanere a fare la muffa tra le pareti di quel posto, continuando a mangiare i sandwich di carne che gli preparava la moglie mentre borbottava contro gli ultimi provvedimenti del Wizengamot.

Amo i politici

Immaginatevi che dramma

Tutta la gente che vi odia

Vi odia pure anche la mamma

E poi volete solo fare il vostro dovere di legislatori

Verranno tempi migliori

Senza uomini impuri

(Amo i politici, Duo bucolico)

 

 

 

 

 

 

Nota dell’Autrice:

 

Ciao a tutti, questa storia nasce da una delle innumerevoli iniziative del gruppo Facebook Caffè e Calderotti. Il prompt è stato gentilmente offerto dalla cara Ferao ed è “il primo giorno di Dolores Umbridge”.

Ho cercato di inserire tutte le caratteristiche di Dolores e mi sono ispirata alla backstory che ha pubblicato la Rowling su Pottermore ora Wizardingworld.

La trovate qui: https://www.wizardingworld.com/writing-by-jk-rowling/dolores-umbridge

La citazione della canzone del Duo bucolico, invece, è una mia idea e niente, ogni volta che la ascolto penso alla Umbridge e Caramell/Fudge (sì, lo so che sono strana) e dovevo inserirla. Il riferimento agli uomini puri, ovviamente, è ai Purosangue e la sua adesione spontanea alle idee di Voldemort pur senza mai esserne formalmente affiliata. C’era solo una comunanza di visioni.

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