Quella prima volta 2 (1° Hunger Games)

di Flamewolf2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione- vuoto e freddo mondo ***
Capitolo 2: *** La dea bendata 1° parte ***
Capitolo 3: *** La dea bendata- 2° parte ***
Capitolo 4: *** La dea bendata- 3° parte ***
Capitolo 5: *** Il regalo ***
Capitolo 6: *** Amore ed odio ***
Capitolo 7: *** Basta avere l'ombrello ***
Capitolo 8: *** Incubo ad occhi aperti ***
Capitolo 9: *** Esporsi ***
Capitolo 10: *** Ieri e domani ***
Capitolo 11: *** Che la fortuna possa essere dalla vostra parte ***
Capitolo 12: *** Punto della situazione- 1° sera ***
Capitolo 13: *** Dei crudeli- 2° mattino ***
Capitolo 14: *** Abbi pietà- 2° pomeriggio ***
Capitolo 15: *** Resa dei conti- 3° mattino ***
Capitolo 16: *** Un umido contatto - 3° pomeriggio ***
Capitolo 17: *** Un vero bagno di sangue- 4° mattino ***
Capitolo 18: *** La mia pace- quarto pomeriggio ***
Capitolo 19: *** Tentazione - 5° mattina ***
Capitolo 20: *** Il peccato originale - 5° pomeriggio ***
Capitolo 21: *** Gran finale- 6° mattina ***
Capitolo 22: *** Epilogo- Dopo la tempesta ***



Capitolo 1
*** Introduzione- vuoto e freddo mondo ***


Riapro gli occhi lentamente, e vengo investito da una violenta luce.
Gli richiudo all'istante, maledicendo il mondo intero. Provo a muovere il braccio, ma lo sento costretto in una morsa poco piacevole. Il mio corpo è intorbidito, le mie membra sono pesanti come l'acciaio, mentre la schiena ulula dal dolore.
Solo allora ricordo: Jack urla, Meredith piange disperata a piani polmoni, tutto è rosso, la mia pelle brucia, le mie narici.... l'aria!
Annaspo cercando ossigeno, ma non lo trovo. Mi agito, provo a chiudere aiuto, ma dalla mia bocca non esce neanche un suono. Mi muovo ancora più ferocemente, mentre i miei polmoni urlano disperati.
No... non può finire così! Non voglio morire! Aiuto! Aiuto!

“Infermiera! Infermiera!” strilla una voce famigliare.

Sento qualcuno avvicinarsi a passo svelto, mentre qualcun altro mi strattona prendendomi per le spalle.
Riprovo a riaprire gli occhi, anche se mi costa una tremenda fatica. Due occhi color nocciola mi stanno fissando. Li ho già visti, ne sono certo, ma non ricordo dove, eppure mi sento già meglio. Mi volto alla mia sinistra, ed intravedo una figura vestita d'azzurro trafficare con il mio braccio. Mi sento di nuovo pesante, ad eccezione della mia testa che diventa leggera come l'aria. Il mio respiro riprende a rallentare, gli occhi si chiudono di nuovo.

“Ti prego, resisti!” mi supplica una voce. Sento che sta aggiungendo qualcos'altro, ma le mie orecchie non collaborano più. Precipito di nuovo in un mondo oscuro e freddo


 

Riapro nuovamente gli occhi, ma questa volta non provo nessun fastidio. Non c'è più nessuna luce violenta, nessun rumore, solamente una profonda pace. Che sensazione strana... ho l'impressione di non provare qualcosa del genere da troppo tempo.
Respiro lentamente, e mi volto a sinistra. Al mio braccio sono collegati diversi tubicini. Dove sono?
Combatto contro l'istinto di riaddormentarmi, e mi giro a destra.
C'è una testa appoggiata sul mio stesso ripiano, che solo ora riconosco essere un letto. La figura ha i capelli corvini e sta dormendo. Non credo per che stia facendo un bel sogno però, le sue guance sono rigate dalle lacrime. Sembra così triste, mi si spezza il cuore a vederlo così. Il cuore...
E' come se fossi colpito da un fulmine. Il respiro mi si blocca in mezzo alla gola, il mio cuore inizia a battere a mille. La pelle ricomincia a bruciare, io, io....

Due mani fredde si appoggiano sulle mie guance, e quegli occhi nocciola ricominciano i fissarmi. Tutto si ferma, mi ritrovo di nuovo nel mio letto.

“È finita” mi sussurra debolmente, come stesse facendo fatica ad affermarlo “È tutto finito” ripete con più forza trattenendo le lacrime “Siamo vivi” conclude infine scoppiando a piangere ad inchinandosi verso di me, appoggiando la testa sulla mia spalla sinistra.

Le mie narici si riempono del suo odore: polvere da sparo, carne grigliata, legna. Albert.
“Dove sono?” gli chiedo confuso, cercando con affanno quegli occhi che tanto amo.

“In un campo-feriti, una sorta di ospedale improvvisato” mi spiega, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
Il mio Albert... cosa gli è successo? Sembra invecchiato di mille anni! È dimagrito dall'ultima volta che l'ho visto, i suoi zigomi sono troppo in risalto, sembra davvero uno scheletro. Il suo volto è più pallido, ha delle occhiaie gigantesche, e... cos'è quel ciuffo bianco sulla tempia? Non l'ha mai avuto!
Mi guardo intorno, mi sento allucinato. Intorno a me ci sono un sacco di letti con sopra sconosciuti pieni di bende, di flebo, di tubi! Oddio!

Mi massaggio la fronte con entrambe le mani. Non capisco. Cosa ci faccio qui? Non ero qui, io... Scaccio con violenza l'immagine di quell'incendio e di quelle urla. Stavo combattendo, questo lo so bene. Il piccolo plotone in cui mi trovavo si era rifugiato nei quartieri ad Est, subito dopo aver perso il controllo della centrale idrica. Quel giorno avevano catturato una decina dei nostri, e massacrati altrettanti. Ormai eravamo rimasti quattro gatti. Cavolo!
“Quanto ho dormito?” chiedo agitato. Non posso crederci di aver abbandonato i miei compagni nel momento del bisogno “Dove sono tutti? Dov'è Meredith? E Jack? Il nostro quartiere...”

Albert mi posa un dito sulle labbra zittendomi. Ha un sorriso amaro sul volto. Ha ripreso a piangere, sebbene in maniera silenziosa. “Abbiamo perso” mi spiega evitando di guardami in faccia.

Scuoto la testa incredulo. No, non è possibile. È vero che stavamo messi male, ma il distretto 13 ci aveva promesso dei grossi rinforzi, avevamo dalla nostra ancora la minaccia nucleare! Come è potuto accadere?

“Il 13 non esiste più” mi spiega Albert notando la mia confusione “Distrutto, raso al suolo, annientato” aggiunge con tono grave.

Fa male. Incredibilmente male, come una pallottola nel petto. Non posso crederci che sia davvero successo. Per cosa abbiamo lottato fino adesso? È davvero tutto finito? Tutti quei morti... per cosa! La nostra libertà, no! Non può essere!
Sento di nuovo quel blocco alla gola, e Albert prova consolarmi accarezzandomi la guancia, ma lo scaccio via in malo modo. Io... non sono triste! Sono arrabbiato! Vorrei poter esplodere, ma il mio corpo è ancora ancorato al letto, i miei sensi rispondono in ritardo agli stimoli. La mia mente è confusa come se si trovasse in una coltre di nebbia. Sono gli effetti dei farmaci? Ho tanto sonno....

“Mi dispiace” sussurra Albert affranto.

Rimaniamo in un imbarazzante silenzio per un po', e nel frattempo continuo a combattere contro il sonno. Non voglio dormire... Ho tanto da fare... Hanno bisogno di me.
“Jack, Meredith...” sussurro dolorante, guardandomi in torno, come se sperassi di vedere quei piccoli volti accanto a me.
Albert abbassa lo sguardo e rimane in silenzio. Allora capisco.

Dalla mia bocca esce un suono che ricorda più il latrato di un animale che un pianto umano. Albert prova ad abbracciarmi, ma lo scanso. Questo fa male più di qualsiasi altra cosa. Più della sconfitta, più della schiena. Più di tutto. Dovevo difenderli, contavano su di me. Si fidavano di me! Gli ho traditi, non gli ho difesi, glielo avevo promesso!

“Daniel! Daniel!” mi richiama Albert, ma non l'ascolto, non voglio. Rivoglio i miei bambini, erano come una famiglia per me! Avevano bisogno di me e io gli ho traditi...

“Si calmi, signore. Adesso le somministro un altro sedativo” afferma una voce femminile.
Mi volto, accanto a me è spuntata una figura vestita d'azzurro. Da dove viene questa?
Provo a ribellarmi, non voglio dormire, voglio vivere il mio dolore in santa pace, ma Albert mi blocca le braccia e non ho abbastanza forza per ribellarmi.

“Bastardo, bastardo!” gli urlo addosso, mentre i miei occhi si chiudono di nuovo. Non voglio dormire....

“Ha saputo di quei due orfanelli?” gli chiede l'infermiera, credendo forse che io stia già dormendo, ma ci sono ancora, e lotto ancora.

“Sì” risponde Albert con voce spenta.

“Sono stati fortunati in fondo” replica l'infermiera. Cosa? Che intende? Che razza di mostruosità! “Se solo sapesse cosa faranno ai bambini” conclude.

Vorrei parlare, vorrei sapere, vorrei urlare! Che cosa sta succedendo? Il mio corpo è sempre più pesante, ho sempre più sonno. Io non voglio, non voglio! Ma precipito lo stesso in quell'assurdo, freddo e vuoto mondo. Al mio risveglio, non avrò più i miei bambini.

 

 

 

Rieccomi. Già, mi annoio. Non aspettatevi aggiornamenti regolarissimi, ma voglio andare fino in fondo questo è sicuro. Questi sono i primi giochi signori!

Mi accontento di 18 tributi per continuare, se no non ha neanche senso. Due a testa al massimo.

 

Distretto 1: occupato

Distretto 2: occupato

Distretto 3: occupato

Distretto 4: occupato

Distretto 5: occupato

Distretto 6: occupato

Distretto 7:occupato

Distretto 8: occupato

Distretto 9: occupato

Distretto 10: occupato

Distretto 11: libero il ragazzo

Distretto 12: occupato

 

Voglio sapere: Nome,Cognome ,Distretto,età aspetto fisico, carattere, storia personale, abilità apprese durante la guerra, famiglia ed amici, cosa ama e cosa odia e qualunque altra cosa vogliate dirmi.

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Capitolo 2
*** La dea bendata 1° parte ***


Yuki Reed, distretto 4, 18 anni

Ispiro a pieni polmoni l'aria fresca dell'aurora, non mi stancherò mai di questo odore.

Osservo nuovamente i miei piedi venire bagnati dall'ennesima onda giunta fino alla riva. Quanto avrà viaggiato quest'acqua? Quante storie avrà da raccontare? Quante volte ha cambiato il suo aspetto? Lei muta sempre, non è mai la stessa, è paziente e tenace, e con la sola forza del tempo può realizzare qualcuna meraviglia. Mamma dice che le persone sono come l'acqua, ma non sono d'accordo. Per me invece sono come questa sabbia: sassi speranzosi distrutti da forze più grandi di loro, inutili granellini che tendono a qualcosa di più grande, senza riuscirci.

Lo stridio di un gabbiano mi allontana per un momento da quella gabbia di negatività in cui mi stavo rifugiando. Sto facendo pensieri più tetri del solito oggi, ma temo sia inevitabile. Non credo ci sia una sola persona felice in tutta Panem oggi. Tranne a Capitol probabilmente.

Sento qualcuno avvicinarsi, ma non ho bisogno di voltarmi per capire chi sia. Questo suono mi ha accompagnato per una vita intera, ed è forse più famigliare delle onde che si frantumano sugli scogli.
“Ti ho portato la colazione” mi annuncia Candice passandomi un cupcake “Arancia con frosting alla cioccolata fondente, il tuo preferito”.

La ringrazio con un accenno di sorriso, per poi addentare quella meraviglia. Mia sorella ha proprio le mani d'oro, un giorno sarà un'ottima mamma.
“Non sei rientrato stanotte” costata lei mentre si siede accanto a me.
Faccio cenno di no con la testa. “Io...”. Vorrei giustificarmi per il mio comportamento, ma faccio fatica a trovare le parole. I discorsi non sono mai stati il mio forte.
Candice appoggia la testa sulla mia spalla “Avevi bisogno del tuo spazio” sentenzia.
Abbasso lo sguardo, e prendo un grosso respiro. Non è facile dirlo. “In realtà ho paura di dovervi dire addio. Per questo ieri sera sono scappato”.
Candice si rialza di scatto, quasi offesa “Yuki! Non dire queste cose neanche per scherzo!” squittisce rimproverandomi.
È così buffa quando utilizza quel tono! I suoi occhi nocciola si spalancano così tanto da sembrare due palle, e tende sempre ad alzarsi sulla punta dei piedi, risultando così ancora più alta.
Trattengo a stento una risata e bofonchio un “scusa”.
Candice sospira rassegnata “Dovresti cambiarti inoltre” aggiunge “Mamma ci tiene che ci presentiamo vestiti bene visto che ci sarà la tv”.
Stringo forte il mio fedele cappello da cowboy dal quale non mi separo mai “Sto benissimo così come sto” .
Candice prova a strapparmi via il cappello, ma indietreggio. Il mio determinato rifiuto la fa sorride. Oh, oh... so già come andrà finire. Mia sorella mi si getta addosso ridendo, tentando in tutti i modi di strapparmi il mio fedele amico, ma ogni suo tentativo va a vuoto. Sa benissimo che non mi arrenderò mai, non su questo punto

“Tempo!” urla una voce grave dietro di noi, assassinando ogni traccia di gioia nell'aria.
Ci giriamo all'unisono. Un pacificatore armato di tutto punto ci segnala che quell'ora è giunta. Era stato così silenzioso fino a questo momento che mi ero dimenticato che era qui da parecchie ore, probabilmente per controllare che io o altri ragazzi nei dintorni non provassimo a fuggire a nuoto.
Mi alzo, ma Candice mi afferra con forza la mano. Mi volto. I suoi occhi sono lucidi, le labbra tremano, la sua pelle è pallida. Il mio cuore perde un battito. Odio vederla in questo stato, vorrei solamente che fosse felice.
“Ho paura” mi confessa “E se mi scegliessero?”
Scuoto la testa “Non lo permetterò mai”.

 

Io e Candice arriviamo in piazza insieme, lei è rimasta aggrappata al mio braccio per tutto il tempo. La grandissima presenza di pacificatori per tutto il distretto l'ha resa ancora più tesa.
Mi guardo intorno; Capitol ha preso sul serio questa faccenda dei giochi. Intravedo gruppi di ragazzini tremanti con dietro pacificatori armati pronti a sparare al primo segnale di fuga. Non scherzava allora il sindaco quando ha affermato che avrebbero controllato di casa in casa per verificare che nessuno fosse rimasto indietro.

“Yuki...” sussurra Candice con voce tremante.
L'afferro per le spalle e la fisso in quegli occhi così simili a quelli della mamma, della nonna, dei miei. “Andrà tutto bene” provo a rincuorarla, non credendo io stesso alle mie parole, ma ha bisogno di me “Facciamo come ci hanno insegnato nei giorni scorsi, e disponiamoci ai nostri posti, ok?”.
Candice annuisce rassegnata per poi abbracciarmi forte. Trema tutta, in questo momento mi sembra molto più piccola dei suoi diciott'anni. È ingiusto tutto questo, profondamente ingiusto. Vorrei tanto poter fare qualcosa, ma sono completamente impotente. Credo di non essermi mai odiato così tanto come in questo momento.

 

Da sopra il palcoscenico spunta una capitolina, deve esserlo per forza, nessun altro si vestirebbe in questo modo. La ragazza (che si presenta come Delphine) indossa un bikini bianco ingioiellato, con delle enorme ali dorate dietro alla schiena. La mise mi perplime. Va bene che ha un fisico ben modellato, ma a Maggio è ancora freddino per andare in giro vestite così... Alcuni ragazzi accanto a me fanno alcuni commenti di cattivo gusto. In particolare, un vecchio sul palco, che non ho mai visto prima, le sta sbavando addosso di brutto. Che sia il coach che seguirà i tributi? Non mi ispira molto.
“Siete tutti bellissimi!” afferma con voce quasi commossa Delphine “State per entrare nella storia! Non siete contenti?”

“Come no!” Risponde ironico un ragazzo qualche fila più in là. La folla scoppia a ridere, ma tace immediatamente quando il giovane viene colpito alla testa dal calcio del fucile di un pacificatore. Il giovane cade in ginocchio, sta perdendo sangue copiosamente.
Mi mordo il labbro per poi distogliere lo sguardo. Combatto con tutto me stesso per non reagire. Quanto sono esagerati! Maledetti...

La capitolina si guarda intorno imbarazzata, evidentemente non si aspettava uno spettacolo del genere. “Dunque...” afferma cercando di riprendere il filo “Sorteggiamo il nome della nostra prima ragazza, allora”.
Delphine si avvicina a una grossa boccetta dove sono posizionati i nomi di tutti i presenti. Tratteniamo il fiato, mentre disperato cerco lo sguardo della mia gemella. Vi prego, non lei, non lei.

“Amalia Perez!” annuncia la donna.
Tiro un sospiro di sollievo. Grazie, grazie davvero.

Rimaniamo tutti in solenne silenzio, finché dalla fila delle diciassettenni esce timidamente una ragazza piuttosto carina dai capelli lillà. Amalia cammina nervosamente fino al palco, dove viene accolta da un caldo abbraccio. La ragazza risponde a disagio, ha l'aria di una che fa ancora fatica a realizzare quello che è successo. Poverina, non posso darle torto.
“Mentre per quanto riguarda i ragazzi...” trattengo il fiato. Ora ho seriamente paura. “...Yuki Reed”.

Per un momento il terreno scompare da sotto i miei piedi, mentre l'urlo disperato di Candice arriva alle mie orecchie.
La sua voce mi dà la forza di reagire; conosco il copione, so che se non raggiungo il palco subito mi verranno a prendere con la forza. Devo risparmiare questo spettacolo alla mia famiglia. Non se lo meritano.
Cammino con lo sguardo basso, e non rispondo neppure all'abbraccio di Delphine.
Guardo il volto terrorizzato di Amalia, e mi chiedo se anch'io in questo momento sto assomigliando ad uno spettro.

 

Kane Wave, distretto 5, 18 anni

Sono pronto, almeno credo. I miei vestiti sono puliti, sto già indossando i miei guanti e ho già messo delle nuove bende, anche se non dovrei farlo, almeno teoricamente, non fanno troppo bene.
Mi tiro su il cappuccio della felpa, sperando in questo modo di coprire il più possibile il mio volto.

Mi sento ridicolo, è proprio necessario uscire? Sarà pieno di gente, avrò gli occhi di tutti puntati addosso... Odio quando mi parlano dietro le spalle.... in effetti odio anche quando lo fanno da davanti.

Mi risiedo sul letto, lasciandomi andare ad un grosso sospiro.
Almeno dovrò affrontare tutto questo solo una volta, poteva andarmi decisamente peggio.

Rudolph finalmente alza quel suo sederone per venirmi incontro ad annusarmi. I suoi baffi mi sfiorano la pelle sana facendomi il solletico. “Se solo potessi venire insieme a me....” gli sussurro malinconico accarezzandogli il testone beige. Rudolph si dimostra sempre il solito, appena smetto di coccolarlo, mi fa cenno con la zampa di riprendere. A volte mi sento un po' il suo schiavetto personale, ma va bene così, per lui farei qualsiasi cosa, è il mio migliore amico, nonché unico...

Da lontano sento i passi di mio padre, deve aver finito di fare colazione, o di provarci almeno. È da settimane che lui e la mamma non fanno altro che piangere, la situazione è diventata davvero pesante. Mi sento così in colpa, è da anni che non faccio altro che dar loro preoccupazioni, sono davvero un pessimo figlio.
E se venissi scelto? Che ne sarà di loro? No, no, no! Non devo pensarci! Sono un tipo fortunato, me la caverò anche questa volta! Vedrai che l'unico problema di oggi sarà affrontare tutta quella gente!

 

Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la cucina, seguito a ruota da Rudolph, come sempre.
Mamma è seduta davanti al suo tè, lo sta ancora mischiando da quella volta, mentre papà è in piedi, appoggiato al frigorifero.

Appena si accorgono di me, gridano il mio nome in maniera apprensiva.
Faccio un passo indietro. Mi sento in colpa a essere freddo con loro, ma credo sia la cosa migliore in questo momento. Abbiamo passato ore e ore a parlare di questi “Hunger Games” è più ne parlavamo e peggio era. Stanno già male, se stessi qui ancora a lungo non oso pensare a cosa potrebbe succedere. Addirittura papà ieri si è offerto di aiutarmi a fuggire dal distretto, grazie ad alcuni contatti, ma come potrei? Il presidente è stato chiaro: se si lasciano i confini, tutti i parenti entro il quarto grado verranno condannati a morte. Non potrei mai far loro qualcosa del genere.

“Io vado” annuncio evitando di guardarli negli occhi.
Non aspetto una loro risposta, vado veloce verso la porta d'ingresso. Prima di uscire però, rivolgo un ultima attenzione al mio cane preferito. Lui non sa, e non potrebbe mai capirlo.
“Sei il migliore” gli comunico ingoiando un grosso rospo in mezzo alla gola “Ti amo da morire. A stasera” concludo dandogli un ultima coccola sul suo muso peloso.

 

Decido di passare in ogni vicolo possibile, sperando così di incontrare il minor numero di persone possibile, ma non è affatto semplice. La popolazione del cinque mi sembra essere triplicata, mi sento occhi puntati addosso da ovunque. Cammino il più velocemente possibile, ma è inutile: tanto stiamo andando tutti nello stesso posto.

 

È tutto così surreale: l'inno di Panem sparato a palla, il discorso senza senso del nuovo sindaco, la capitolina eccitata che sembra essere strafatta di coca, la mentore che cammina nervosamente su e giù per tutto il palco... non può essere reale.
La cosa peggiora ulteriormente quando la presentatrice si avvicina ad un'enorme boccia per estrarre la povera malcapitata ragazza che verrà massacrata.

Beas non rivela subito il nome, probabilmente per creare suspence, ma così facendo rischia sul serio di far venire qualche coccolone. “Annabelle Janice Mullins” esclama infine saltellando.

Nessuno si muove per qualche minuto, finché un pacificatore innervosito non si dirige nel settore delle quindicenni. Prima che arrivi a destinazione però, spunta una ragazzina con un vistoso chignon castano che gli fa una linguaccia, per poi dirigersi verso il palco.
Beas sorride soddisfatta: credo che la ragazza le piaccia.

“Ora tocca al ragazzo”. Prendo un grosso respiro. Ci siamo, devo rimanere calmo e fiducioso “Kane Wave”. Che??? Scherziamo? Possibile che la mia fortuna si sia esaurita?
Mi dirigo titubante verso il palco, gli occhi di tutti sono puntati verso di me. Mi sento malissimo... Per favore, non mi guardate.

“Ciao, bell'avventuriero!” mi apostrofa Beas.
Abbasso lo sguardo e bofonchio un timido ciao. Sono completamente imbrattato dal sudore. Quando finisce questa falsa? Voglio andarmene, portatemi ovunque voi vogliate, ma non qui vi prego!
“Sei tutto nascosto...” si lamenta la capitolina “Perché non ci fai vedere il tuo bel visino?”
“No, ti prego!” urlo disperato, ma è troppo tardi.
Beas mi tira su il cappuccio davanti a tutti, mostrando all'intera Panem il mio volto! Indietreggio spaventato, non può essere successo!
“Mostro” commenta disgustata la capitolina, senza distogliere lo sguardo dalle mie cicatrici da ustione.
Il pubblico inizia a parlottare, e anche la mentore mi sta fissando con aria incuriosita. Il fiato mi si accorcia, la vista si annebbia, la mia testa diventa leggera, mi sento svenire.
Sto per crollare, ma qualcuno mi afferra per il braccio e mi trascina dietro alle quinte, lontano dagli occhi di tutti. Sgrano gli occhi: Annabelle.

Sorrido, no, la mia dose di fortuna non è ancora finita.

 

Melody Russell, distretto 7, 16 anni

La “Secchia rapita” di Salieri ha superato il suo culmine, ma diversamente dal solito non mi sento rilassata e in pace. Se neppure la musica riesce a rilassarmi, allora nulla potrà farlo.

La porta d'ingresso viene aperta bruscamente. Papà entra con il volto paonazzo e il fiato corto.
“I pacificatori hanno iniziato a controllare le case della nostra via, a breve saranno qui!”.
Mi stringo con le braccia terrorizzata. Non sono pronta, non voglio andare.
“Nasconditi!” mi ordina papà urlando.
Sussulto, è da anni che non lo vedevo così agitato. Vorrei controbattere, dirgli che è inutile, ma non ci riesco proprio. Non penso che in questo momento sarebbe in grado di ascoltarmi.

Mi guardo intorno in cerca di un posto. Vediamo... dentro alla credenza? Dietro alle tende? No... meglio nascondersi sotto al letto.
Mi avvio al mio nascondiglio, aspettando il momento fatidico. Noto solo ora che non ho spento lo stereo. Attualmente stanno risuonando le note di “Palmira regina di Persia”.

Che cosa sto facendo? Sanno che vivo qui, sanno che sono viva e vegeta. Ci sono parecchi documenti che lo dimostrano. Eppure... non voglio andare. Non voglio affrontare la folla, né rischiare di venire presa. Che cosa succederebbe se accadesse? Morirei di sicuro! E anche nel modo più violento possibile! Papà rimarrebbe completamente solo! Ha solo me adesso, ed è stata così dura per lui superare le loro morti..

Il campanello di casa suona, risuona e risuona ancora, in maniera sempre più aggressiva, finché papà non si arrende e decide di aprire. Probabilmente ha pensato che se non l'avesse fatto avrebbero sfondato la porta. Il disco ha cambiato brano. Ora risuonano in sottofondo le note de “La fiera di Venezia”.
Sento i passi pesanti dei due ufficiali in netto contrasto con la melodia. Metto entrambe le mani davanti alla bocca, trattenendo il fiato. Non mi devono assolutamente sentire.

“Lo stato di famiglia afferma che qui vive una ragazzina, dov'è?” chiede uno dei due senza neppure salutare.
“È già andata” replica secco papà. Il suo tono di voce è così fermo che non direi neanche che sia una bugia.
“Sai che sta mentendo verrà fustigato in piazza, vero?” domanda l'altro.

Ho un sussulto. Questo non lo sapevo. Nella mia mente si forma l'immagine di lui legato ad un palo, con la schiena piena di segni e di sangue, il volto pallido, e il respiro corto. Il mio cuore ha una stretta. Non sopporterei tutto questo.
“Non sto mentendo” risponde mio padre, ma la sua voce tradisce una certa titubanza.

“Non le dispiace allora se controlliamo la casa, vero?” chiede.

Non aspettano nessun consenso, iniziano semplicemente a rovesciare tutto, senza alcun criterio, cercando di fare il più rumore possibile. Sento posate cadere a terra in una cacofonia assordante, credenze venire svuotate, sedie venire rovesciate.
Il cuore inizia a battermi all'impazzata. Mi troveranno, è solo questione di momenti. Sarò trascinata lo stesso, e papà sarà punito a causa della mia vigliaccheria.

Mi mordo così forte il labbro da farlo sanguinare. Devo farlo, è per il suo bene. Non è detto in fondo che venga scelta, no? Ci sono un sacco di ragazze qui al sette, non è detto che tocca a me. Per una volta, devo cercare di non essere egoista.

Esco di fretta da sotto al letto e mi presento in salone. I tre mi stanno fissando, papà è pallido come un fantasma, e rigido come una corda di violino. Il disco trasmette ora l' “Ouverture in Re Maggiore“, facendo così sembrare la mia entrata ulteriormente d'effetto.
“Papà si sbagliava, stavo uscendo proprio adesso” provo a giustificarmi senza avere il coraggio di guardare nessuno negli occhi.

I due pacificatori rimangono un momento in silenzio, è chiaro che non se la siano bevuta, ma non sembrano neppure essere particolarmente furiosi, più rassegnati direi. Forse la mia non è stata l'unica famiglia così disperata a tentare qualcosa del genere. Forse faranno finta che non sia successo nulla.
Un pacificatore mi prende per il braccio, talmente forte da vedere per le stelle, per poi trascinarmi via.
Papà cerca di raggiungermi, ma il suo collega lo spinge via.
Rivolgo un'ultima occhiata a mio padre. Mi sta fissando con le lacrime agli occhi. Nel vederlo così spezzato, anch'io scoppio a piangere.

 

Il pacificatore molla la presa solamente dopo che ho preso il mio posto all'interno della grande piazza. Il braccio mi fa malissimo, sono sicura che si sia formato un grosso livido. Provo a massaggiarmelo un po', ma la situazione non migliora.
La mietitura inizia in orario secondo programma, credo di essere stata una delle ultime ad arrivare. Nella folla riconosco qualche ragazza che frequentava la scuola con me, ma ricordo a malapena i loro nomi. Loro si ricorderanno di me? Non credo.

Sul palco entra una donna con dei tacchi vertiginosi, vestita di piume bianche e con una vistosa parrucca dello stesso colore. Non posso non notare che sia bellissima, sembra proprio una sposa.
La donna si presenta come Kitty, e promette ai genitori che si prenderà cura dei loro figli. Scuoto la testa, bugiarda, non potrà mantenere in nessun caso questa promessa.
“Il primo tributo in assoluto di questo distretto è...” chiudo gli occhi e prego. Voglio tornarmene a casa, voglio tornare da mio padre. Voglio che tutto finisca, voglio tornare alla mia vita tranquilla. “... Melody Russell!”.

 

Riapro gli occhi, e mi ritrovo sdraiata per terra, molte ragazze mi sono sopra, mentre a fianco a me c'è un uomo, lo stesso che era sul palco fino a poco tempo fa. Cosa è successo? Ero in piedi fino a poco fa...
“Sta bene?” chiede la capitolina.

Sgrano gli occhi, penso proprio di essere svenuta. Che figuraccia...
“Sei pronta, piccola?” mi chiede il signore.
Faccio un debole accenno di sì, ora ricordo. Sono stata scelta, proprio io. Non posso crederci, è terribile. Come starà papà? Spero non abbia fatto follie.
L'uomo mi aiuta ad alzarmi, e rimane al mio fianco fin sopra al palco, dove Kitty mi dà una pacca d'incoraggiamento sulla spalla. Mi stringo all'uomo, in cerca di protezione. Sento che sarà la cosa più simile ad un amico da qui in avanti.
“Il cavaliere che accompagnerà la nostra Melody sarà invece....” mi volto altrove. Ha poca importanza chi condividerà con me questa sfortuna. Ho così tanta voglia di piangere... “... Milo Ruiz”.
Al palco di avvicina un ragazzo ben piazzato, credo sia più grande di me.
A differenza mia non sembra essere eccessivamente spaventato, anche se comunque è abbastanza pallido.
Una volta che ci ha raggiunto, mi dedica un timido sorriso d'incoraggiamento. Temo proprio che ce ne vorrà più di uno.

 

Iris Cruise, distretto 8, 15 anni

“Iris! Muoviti!” grida la mamma.

Esco dal bagno in un batter d'occhi, infilo la giacchetta viola, e raggiungo le mie sorelle all'ingresso. Sono tutte vestite eleganti per l'occasione. Margherita in particolare si è messa una gonna della mamma, e credo sia la prima volta in vita mia che la vedo vestita in maniera così femminile, mentre Viola indossa un vestito a maniche corte con un grosso fiocco dietro alla schiena. Solo Erica non è messa a lucido. È normale però, lei non sarà in prima linea come noi, almeno per quest'anno. Una parte di me l'invidia molto. Forse non dovrà vivere tutto questo, forse Capitol si renderà conto della follia che vuole fare, e il prossimo anno saremo tutti liberi. Lo spero tanto, anche se papà non è d'accordo. Afferma che la ribellione ha inasprito molto gli animi capitolini, e che non avranno alcuna pietà nei nostri confronti. A volte mi chiedo ancora come siamo potuti arrivare fino a questo punto...
Mamma fa accenno di sì con la testa, come ad approvare il look che ho scelto per il giorno. Ci ha dato carta bianca per le mise (tranne a Margherita per ovvie ragioni), voleva che fossimo tutte eleganti per la giornata di oggi. I capitolini affermano sempre che noi dei distretti siamo dei poveri straccioni senza alcun senso estetico, e ci teneva a dimostrare che non era affatto vero, che noi non siamo secondi a loro in nessun caso.

“Io...” prova a dire, ma si ferma subito. Riprende a guardarci una per una, come se volesse trasformare questo momento in una foto perenne, in cui tutto sarà per sempre come oggi: Margherita e il suo ginocchio sbucciato, Viola e la sua coda perfetta, io e il mio rossetto preferito. “Io...” riprova nuovamente per poi nascondere velocemente il viso nel petto di mio padre. Sembra una bambina in questo momento...
Ci dirigiamo in gruppo verso di lei, per stringerla con tutto il nostro cuore. Di fronte a questo gesto, scoppia a piangere più forte di prima.

“Non ci succederà nulla” affermo provando a rincuorarla.
Mamma si asciuga le lacrime con il polso. Nel giro di pochi secondi è tornata ad essere la solita donna orgogliosa che ho sempre conosciuto.
“Bambine” ci apostrofa “Ricordatevi le istruzioni che vi hanno dato per svolgere la mietitura, in caso succeda il peggio non fatevi vedere deboli” Annuiamo, non abbiamo alcuna intenzione di farlo “State unite fino alla piazza, non perdete di vista Viola, ok?” si raccomanda a me e a Margherita, le più grandi.
“Stasera dobbiamo festeggiare però, voglio la pizza!” dichiara allegra Margherita.

“Io le patatine fritte!” aggiunge veloce veloce Erica, che si sta leccando già i baffi per l'eventualità.
La mamma rimane un attimo spiazzata, per poi sorridere “Vi cucinerò tutto ciò che vorrete, ma dovete tornare tutte qui!” replica per poi lanciarmi uno sguardo complice. Sorrido di gioia; quanto amo questa donna! Vorrei così tanto diventare come lei! È forte, orgogliosa, e tanto gentile. Mentre io invece... a volte mi sento ancora così piccola...
“Certo che torniamo!” replica Margherita quasi offesa. “Figurati se vogliono queste noiosone con loro!” aggiunge poi indicando me e Viola.

“Non vorranno neppure una bertuccia come te” replico divertita facendole la linguaccia.
Ci abbracciamo tutti quanti, e ci scambiamo le ultime raccomandazioni. Ispiro i loro odori, augurandomi di sentirmeli nel naso per tutto il giorno.

 

Appena uscita di casa, il mio sguardo cade subito alla casa blu in fondo la via. Quella è la casa di Rachel, la ragazzina da cui tutto è iniziato. Ancora mi stupisco che sia in piedi, al contrario dei suoi proprietari. Tutti morti, dal primo all'ultimo. Erano delle così brave persone... se poi penso che la loro storia ha così tanti punti in comune con la sua... Quel maledetto giorno...

“Iris, ci stanno guardando” mi fa notare Viola afferrandomi per la manica.
Ha ragione, le strade non sono mai state così piene di pacificatori e militari. Ce n'era davvero bisogno? Nelle ultime settimane non hanno fatto altro che ripetere in che guai ci saremmo cacciati se non ci fossimo presentati.

“È perché siamo troppo belle” mento a Viola sperando così di rassicurarla. Capisce che l'ho sparato grossa, e per tutta risposta scoppia a ridere “E poi Margherita ha perfino la gonna!” aggiunge facendo ridere anche me, ma non Margherita che ci mostra un grosso dito medio in tutta risposta.

 

La piazza è gremita, non credevo ci fossero così tanti adolescenti nel settore otto. Il palco è posizionato davanti al palazzo municipale mezzo distrutto, ho sentito dire che a breve incominceranno i lavori di ristrutturazione.

Il nuovo sindaco parla a lungo, descrivendo gli orrori della guerra, la necessità di espiare le nostre colpe e tanti altri discorsi che staranno facendo sicuramente schiumare di rabbia la mamma. Come biasimarla? La ribellione era necessaria, Rachel è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo scarso lavoro, lo sfruttamento, gli abusi delle forze dell'ordine, la mancanza di diritti basilari... ci sono tremila ragioni che urlano a gran voce che avevamo ragione noi. Avrei solamente voluto che le cose fossero andate in maniera diversa. La violenza era davvero l'unica strada?

Finito il discorso, entrano sul palco mano nella mano una giovane coppia. Lei in particolar modo cattura l'attenzione di tutti grazie al suo delizioso vestito rosso lungo e con un profondo spacco sulla coscia. Devo dire che è modesto considerando gli standard di Capitol. Arrivati al centro, l'uomo si inginocchia e le bacia la mano, scatenando in lei un risolino deliziato.
La donna si presenta come Maya, mentre l'uomo come l'allenatore del nostro distretto, Nicolzon, suo marito. Per tutta il discorso, Nicolzon guarda la moglie con uno sguardo innamorato davvero commuovente. Era davvero bello essere guardate in questo modo, mi faceva sentire così speciale, come se avessi un posto in questo mondo. Avevo così tanti sogni allora... tutti distrutti.

 

Margherita mi afferra la mano con forza, come se me la volesse stritolare, riportandomi alla realtà. Maya si è avvicinata alla boccetta, e con un gesto elegante pesca un foglietto.
“Iris Cruise” annuncia seria.
Il mio stomaco fa un salto su se stesso, e per poco non rischio di vomitare davanti a tutti. Margherita mi afferra il braccio con violenza, guardando in cagnesco chiunque si sia voltato verso di noi.
Vorrei lasciarmi andare, afferrarla e fuggire via, ma i miei piedi sono pesanti come il cemento.
Con la coda dell'occhio intravedo un pacificatore avvicinarsi alla mia direzione. D'un tratto mi ricordo della promessa fatta. Nessuna scenata, devo essere come la mamma.
Accarezzo la mano a Margherita, guardandola dritta negli occhi. “Prenditi cura di tutti” affermo prima di liberarmi dalla sua presa, ed avviarmi verso il palco, ignorando le sue proteste.
Maya e Nicolzon mi accolgono con una stretta di mano.
“Grazie per quello che stai facendo per tutti noi” mi sussurra l'uomo.
Non rispondo, ma sostengo il suo sguardo; non voglio che pensi che sia una debole.
“Mentre il ragazzo...” riprende l'annunciatrice “... Jacob Goldwell”.
Un ragazzo alto e muscoloso ci raggiunge a basso sicuro, come se stesse marciando. Provo ad osservarlo per capire che tipo di persona sia, ma i suoi occhi blu sono impenetrabili. Ha tutta l'aria di avere più possibilità di vittoria rispetto a me.... Mi sento peggio di prima, sono nello sconforto più totale.

L'accompagnatrice si volta verso di noi ed alza il pollice, come per congratularci per l'ottimo lavoro svolto. So che dovrei odiarla, ma mi suscita simpatia. Sarà anche una capitolina, ma è pur sempre umana. Vorrei che i suoi concittadini pensassero lo stesso di noi.

 

 

 

 

 

Ecco qui con i primi tributi. Come vedete abbiamo uno scenario più severo rispetto ai libri in quanto le cose non collaudate generano nervosismo in tutti.

Ho ancora1 posto libero: il ragazzo dell' 11. Chi ha preso due pg può ordinarne un terzo, ma solamente se entro 24h nessun altro l'avrà fatto. Riepiloghiamo i tributi:

 

 

Tributo Femminile

Tributo maschile

1

 

 

2

 

 

3

 

 

4

Amalia Perez, 17 anni

Yuki Reed, 18 anni

5

Annabelle Janice Mullins, 15 anni

Kane Wave, 18 anni

6

 

 

7

Melody Russell, 16 anni

Milo Ruiz, 18 anni

8

Iris Cruise, 15 anni

Jacob Goldwell, 17 anni

9

 

 

10

 

 

11

 

 

12

 

 

 

Se va tutto bene Domenica prossima posto la seconda parte.

Spero che i pg vi siano piaciuti, alla prossima!

 

 

p.s. grazie Sasi per avermi fatto conoscere Salieri! Non avevo mai sentito nulla di lui!

 

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Capitolo 3
*** La dea bendata- 2° parte ***


Cassandra Winsdor, distretto 2, 16 anni

Scendo gli ultimi quattro scalini con un solo balzo, eseguo una capriola, per poi atterrare in perfetto equilibrio.
Sorrido a trentadue denti e mi guardo intorno in cerca del mio pubblico.... Dove sono tutti quanti?
Un urlo proveniente dalla cucina risponde alla mia domanda. Scuoto la testa, siamo alle solite. Scommetto che Ariadne ha finito la marmellata di fragole, e ha lasciato il barattolo vuoto nella credenza come al suo solito. Lo definisco “La dolce illusione mattutina”.
Raggiungo in fretta le ragazze, e ho la conferma della mia intuizione: Penelope le sta urlando addosso pure adesso.

“Buongiorno, principessa! Stavo per mandarti le gemelle a svegliarti!” sbotta nervosa Clio.

“Guarda che sono sveglia da un pezzo!” replico un po' offesa, per poi fare una giravolta facendo così vedere il mio look. Ci ho impiegato ore a sceglierlo, ed è assolutamente perfetto. Indosso dei panta-collant bianchi lunghi fino al ginocchio, una gonna corta e nera, una maglia abbinata ai collant, ed infine un giacchetto aderente di jeans. Pratico e ad effetto, come piace a me.

Clio mi squadra a lungo, per poi storcere il naso “Non stai andando a una sfilata di moda” mi fa notare.

Sbuffo gonfiando le guance “Andiamo, Clio!” sbotto “Da quanto non ci capita qualcosa di interessante?” le chiedo. La folla, le telecamere, i capitolini.... sarà come tornare ai buoni vecchi tempi prima della ribellione. Era tutto così divertente allora...

“Senza contare che potrebbe essere la volta buona che ci troviamo un moroso!” aggiunge Ariadne tirando acqua verso il suo mulino, dato che per la giornata ha scelto un look un po' succinto.

Le gemelle lanciano in coro un “Ohhh!” malizioso. Rido di gusto, quanto adoro queste due!

“E tu va a cambiarti!” le esclama addosso Clio “Sei ancora troppo piccola per pensare a queste cose!”.

Trattengo un risolino, prendo di sotterfugio una fetta di pane biscottata, ed esco approfittando della confusione. Non è che non ho voglia di stare con loro, è solo che voglio raggiungere la piazza da sola. Siamo tutte così maledettamente simili con i nostri tratti, e con i nostri capelli color biondo cenere... la gente fa fatica a distinguerci, e non riesco proprio a sopportarlo. Rimpiango soltanto di non aver potuto salutare mamma e papà, ma saranno sicuramente a lavoro, come sempre. Spero che almeno stasera guarderanno la replica delle riprese.

 

Mi guardo intorno con apprensione. In giro c'è molta più gente di quanto immaginassi, sarà difficile individuare Medea ed Elena. Mi arrampico su un palo per avere una visuale migliore, e la mia idea si rivela vincente. Le intravedo poco più in là, vicino alla panchina.

“Ragazze, ragazze!” sbraito agitando le braccia.

Entrambe si girano verso di me. Missione compiuta.

Mi vedo costretta a scendere come una persona normale, non c'è sufficiente spazio per nessuna manovra. Almeno, non c'è se non voglio fare del male a nessuno.
Mi dirigo verso di loro e le abbraccio forte. Devo dire che mi erano mancate, è bello poter nuovamente passare del tempo insieme.

“Sei in forma come al solito, perfino oggi...” commenta sospettosa Elena.

Mi giro dall'altra parte “Certo!”. In fondo, di cosa dovrei aver paura? Non conosco gli Hunger Games, non so come siano. Non ho idea di cosa dovrei aspettarmi, non voglio perdere tempo ad immaginare cose brutte. L'eventualità di.... sì, insomma... perché a me? Che sciocchezza, non può succedere nulla di male!
Mi rigiro verso di loro mostrando il mio sorriso migliore. “Dai, forza, non facciamo tardi!”.

Io e Medea ci incamminiamo, ma Elena rimane per un secondo indietro, a guardarmi con uno sguardo indecifrabile.

 

È incredibile.

Sento la nostalgia percorrermi tutto il corpo, stritolandomi in un abbraccio serrato. È davvero tutto finito, allora. La ribellione, la guerra, i feriti... la vita è tornata a scorrere. Il mondo è di nuovo luminoso e colorato come l'abito della presentatrice, Nicole, la donna più bella che abbia mai visto. È meraviglioso tutto ciò. Mi sento come se mi stessi svegliando da un brutto sogno.

Il buon vecchio sindaco entra accolto da un fragoroso applauso e da urla d'eccitazione. Tutti amano Denny, è il miglior politico che sia mai esistito. È stato a cena da noi diverse volte: non è solo affidabile e gentile, ma è anche un gran burlone. La barzelletta sulle gazzelle e gli aghi inseguitori rimane ancora la mia preferita.

Denny non si smentisce neppure questa volta. Il breve e coinciso discorso afferma che noi tutti siamo degli eroi, e quello che stiamo facendo per l'intera Panem è fantastico. Grazie al nostro sacrificio non ci saranno più guerre, né bombe, né dolore. Mi sento avvolta da un calore indescrivibile, non pensavo che i giochi avrebbero portato a conseguenze così potenti. Essere un tributo deve essere una cosa veramente bella.

 

La capitolina si avvicina alla boccia, e con un gesto elegante estrae un biglietto. Rimaniamo tutti con il fiato sospeso. “Cassandra Winsdor, congratulazioni”.
Rimango a bocca aperta. Io? Ha detto proprio il mio nome? Sento gli occhi di tutti puntati addosso, e perfino qualcuno che mormora “Che invidia”.

Mi precipito verso il palco facendo tre ruote di seguito, ottenendo l'applauso del pubblico, proprio come quando ero al circo. Avevo ragione allora, sta tornando tutto come prima, sono di nuovo al centro del mondo. Anzi, sarà anche meglio, perché lo sarò per sempre. Se tornerò potrò realizzare tutti i miei sogni! Anzi... quando! Sì, andrà tutto bene; anzi, benissimo, perfettamente bene! Chissà cosa ne penseranno mamma e papà quando guarderanno la replica.

“Dopo questa bellissima presentazione, vediamo chi sarà il ragazzo che accompagnerà questa atletica giovane”. La capitolina ripete l'operazione con la boccia dei ragazzi. Sono stra curiosa “Nathan Spencer” annuncia.

Un urlo di dolore riempie tutta la piazza, raggelandomi il sangue. Provo una stranissima sensazione, oltremondo spiacevole, che provo a scacciare via con tutte le mie forze, ma senza riuscirci. Senza sapere bene il perché, ho improvvisamente voglia di piangere.
Un ragazzo dai capelli rossi si muove verso il palco, ma viene raggiunto ed afferrato all'istante da un ragazzo alto e muscoloso.

Ci guardiamo tutti a disagio, nessuno si aspettava qualcosa del genere.

“Logan, per favore...” mormora il rosso, ma viene completamente ignorato.

I pacificatori si avvicinano con calma per sistemare la situazione. Il ragazzo muscoloso è super agitato “Aspettate! Prendete me, prendete me!” urla a squarciagola.
I due pacificatori lo ignorano, e lo afferrano per il braccio. Il ragazzo li strattona via con violenza. Le cose si stanno mettendo male.

“Aspettate!” urla una voce vicina. Mi volto. A parlare è stato Axius Snow, il mentore. I pacificatori si bloccano, il ragazzo ha il fiato sospeso. “Fatelo salire, direi che abbiamo un volontario”.

Il pubblico inizia a borbottare, e anch'io rimango senza parole. Davvero si poteva fare una cosa del genere? Anche la capitolina è esterrefatta, e si rivolge a Snow con aria dubbiosa. “Lascia fare, basta che ci siano due tributi, non importa chi siano”.
Scuoto la testa. In che senso non importa chi siano? E il discorso sugli eroi? Si sta completamente sbagliando, o evidentemente sono io ad aver capito male.

“Ma...” prova a protestare Nicole.

“Fidati di me” replica il mentore secco “L'adoreranno”.

Il ragazzo sale, e stringe immediatamente la mano a Snow con aria grata. “Di nulla, ragazzo” replica lui con aria soddisfatta “Ma ora dicci il tuo nome”.

Il giovane si rivolge verso il pubblico “Logan, Logan Arrow. Grazie per avermi permesso di tenere al sicuro il mio amico. Vi ricompenserò portando onore a questo distretto”.
Il pubblico scoppia in un fragoroso applauso.

Che roba! Mi ha rubato la scena! Non mi farò sottomettere.
Mi avvicino a Logan, e gli afferro la mano, per poi sollevare le nostra braccia in un gesto vittorioso.

Il pubblico va letteralmente in delirio.

Ora sì che si ragiona!

 

Dingir Gutierrez, distretto 3, 18 anni

Bacio la pelle olivastra e morbida di Ashley per tutto il suo fianco, fino ad afferrare con le labbra le sue generose cosce. Lei ride deliziata, sapendo benissimo dove voglio andare a parare. Adoro sentirla in estasi, sapere che con un solo mio gesto posso farla impazzire di piacere. È sotto al mio pieno controllo.
Le accarezzo il clitoride con un dito, giusto per darle un antipasto. Il suo corpo freme dalla voglia, ma voglio che dica ad alta voce quanto mi desideri.

“Dingir...” sussurra lei vogliosa, aggrappandosi con forza alle coperte.

Bene, è un buon inizio. Questo è solo il primo scalino del suo piacere. Prossimamente mi cingerà con le gambe, poi inarcherà la schiena, ed infine soffocherà le sue urla con il cuscino. La conosco fin troppo bene ormai.

“Sei il mio dio del sesso” annuncia con un sorriso a trentadue denti.

Infilo due dita nella sua femminilità, facendole inarcare la schiena. “Non hai ancora visto niente”.

 

Rimaniamo sdraiati ancora a lungo. Ashley ha appoggiato la testa sul mio petto, ed ascolta il battito del mio cuore per tranquillizzarsi, mentre io mi limito a giocherellare con una delle sue lunghe ciocche more finché non suona la sveglia.

Ashley sobbalza. “È già ora?” mi chiede ansiosa fissandomi dritta negli occhi.

“Direi proprio di sì” rispondo con tono pacato.

“Oh...” sussurra sconsolata. Il suo umore precipita ulteriormente, ma non credo di poter far altro per lei.

Inizio a vestirmi con i panni preparati ieri sera: una camicia azzurra con un paio di pantaloni beige. Ashley si muove più lentamente, la sua mente è chiaramente rapita da pensieri oscuri.

“Non hai paura?” mi chiede d'un tratto.

“No” rispondo sinceramente, senza neanche pensarci troppo “Sopravviverà colui che saprà adattarsi meglio alla situazione, non il più forte” aggiungo mezzo citando Darwin. In fondo cosa dovrei temere? Sarà una sorta di prolungamento della guerra, come allora occorrerà stare attenti, non essere impulsivi, ed anticipare l'avversario, nulla di nuovo insomma. Personalmente mi sento perfino avvantaggiato rispetto agli altri.

Ashley sorride soddisfatta della mia risposta, per poi stringermi grata “Sentirti così sicuro, fa sentire meglio anche me” confessa.

Le accarezzo i lunghi capelli. “Figurati, i numeri sono dalla nostra parte” aggiungo facendola ancora più contenta.

È proprio una brava ragazza, spero non venga scelta, dubito fortemente che una così ingenua e buona possa farcela. Merita di meglio di essere un massacro in diretta.

“Andiamo di sotto, i tuoi zii ci staranno aspettando”.

 

Rimango con lei finché non raggiungiamo la piazza. Il distacco è difficile, non sembra proprio volersi separare da me. Ogni volta che provo a salutarla, mi si aggrappa ancora più forte.

“Ashley” la richiamo “Cerca di fare la brava bimba”.

La mia morettina si stacca e mette su il broncio. “Va bene, va bene!” afferma contrariata “Ma guai a te se non torni!”

Sospiro rassegnato. Certo che quando si mette in testa una cosa... “Tornerei in ogni caso, schiocchina”.

Dal suo sorriso, capisco che le ho dato la risposta giusta.

 

I miei coetanei sparlottano tutto il tempo a bassa voce, commentando su un sacco di banalità, come il vestito della presentatrice, o il numero di pacificatori presenti, ignorando invece questioni più importanti. Il nuovo sindaco ad esempio: Walter Sullivan è sempre stato un personaggio completamente scialbo, come ha fatto ad arrivare così in alto? Girano voci che sia stato una spia durante la ribellione, era dunque vero? In questo caso ho fatto benissimo a non fidarmi di lui. In caso contrario avrei potuto anche essere in una cella in questo momento.
L'allenatore che ci ha mandato Capito poi? Sarà una persona affidabile? È rimasto praticamente immobile per tutto il tempo, il suo discorso è stato fin troppo breve e coinciso. Odio avere così poche informazioni a mia disposizione.

Julza si avvicina lentamente verso la boccia dei nomi, pronta a rivelare il tributo femminile di questi primi giochi.

Cerco con lo sguardo Ashley; è l'ultima persona che vorrei invischiata in questa storia. Riesco ad intravederla all'ultimo con la coda dell'occhio. Si sta mangiando le unghie. Che brutta abitudine, devo riuscire a farla smettere.

“Lucile Marshall” annuncia la capitolina.

Buono. Non mi importa nulla di lei, la conosco a malapena, l'importante è che non sia la mia Ashley.
Lucile cammina titubante fino al palco, guardandosi intorno in maniera imbarazzata. Qualcosa mi dice che stia sperando che qualcuno venga a salvarla, ma non accadrà mai.

“Salve, mia cara” la saluta la capitolina con il solito tono lento e pacato.

“Ciao...” risponde lei con un sorriso falsissimo che rivela al mondo intero il suo disagio. Non male, credevo che per un'occasione del genere sarebbe crollata, invece niente. Ha guadagnato un punto.

La capitolina si riavvicina alla boccia “Mentre il nostro ragazzo, sarà... Dingir... Gue.. Guetier...”

“Gutierrez” urlo venendole in soccorso. Chiudo gli occhi, ho bisogno di riflettere un attimo. La legge dei grandi numeri ha giocato contro di me, ma non è per forza un dramma. Ho sempre pensato di essere destinato a qualcosa di grande, e finalmente avrò la mia occasionane. Ho le carte in regola per poter vincere. Ritornerei al tre con un sacco di soldi, diventerei il proprietario di una bella villa, e potrei perfino chiedere ad Ashley di sposarmi. Senza contare che verrò citato nei libri di storia. No, non è male, anzi, forse è perfino una fortuna.

Mi incammino con la schiena dritta e a passo sicuro fino al palco, dove stringo la mano sia a Julza che a Valerio, il nostro allenatore. Entrambi rimangono di stucco di fronte al mio autocontrollo e alla mia educazione, ma è importante fare una buona impressione. Altrimenti perché tutto sarebbe ripreso dalle telecamere, se no?
Getto lo sguardo verso Ashley. È a bocca aperta, completamente immobile come una statuina. Le faccio un debole accenno con la mano, una “V” di vittoria con le dita.

Il suo volto si illumina con un timido sorriso, e la sua pelle riprende colore. Visto? Non c'è nulla di cui preoccuparsi.

 

Zerene Glendower, distretto 6, 18 anni

Esco fuori dal bagno e torno in camera mia, dove Cora ed Isabelle mi stanno aspettando sedute sui loro sacchi a pelo.

“Sto bene?” chiedo. Ho un intero quaderno che mi aiuta a capire quali sono gli abbinamenti giusti in fatto di vestiti e colori, ma un parere in più non fa male dato che i miei occhi non sono affidabili.

“Di merda” risponde schietta Cora.

“Non è vero!” replica veloce Isabelle “è solo che il tuo foulard stona un po'...”

“No” replico secca intuendo il suo suggerimento. Non me lo toglierò mai, lo sanno benissimo, è troppo importante per me.

“Non lo devi mica buttare! È solo per questa volta..” insiste lei.

“No” ripeto ben sicura della mia scelta. So che l'attaccamento a questo pezzo di stoffa nero è irrazionale, ma sono umana anch'io d'altronde.

“Va bene” afferma sconfitta.

Cora ridacchia “Testarda come un mulo come sempre”.

Ispiro e respiro. Sono pronta, dunque. Avrei voluto salutare papà, ma è già a lavoro da almeno tre ore. Non dovrei lamentarmene però, almeno lui ha ancora un lavoro, al contrario di una grossa fetta del distretto. Senza contare che nell'ipotesi peggiore dovrei trovarlo sul treno per Capitol dato che dovrebbe guidarlo lui. È stato comunque molto carino a cucinare una torta di carote per me e le mie amiche, lasciandoci anche un bigliettino di auguri per la giornata di oggi. Stasera, se mi sarà possibile, gli preparerò il suo piatto preferito per ringraziarlo.

“Dato che sono la più grande, vi do qualche ultima raccomandazione” dichiara Isabelle con il petto gonfio.

“Guarda che hai solo diciannove anni...” Le fa notare Cora, ma il suo intervento viene ignorato.

“Non dovete avere paura della paura, e ricordatevi che le probabilità di essere prese non sono molto alte”.

Vorrei replicare, ma è meglio evitare per questa volta, almeno. Uno è pur sempre un numero, occorre prepararsi mentalmente ad ogni occasione. Non facendosi illusioni, le cicatrici guariscono più in fretta.

“Sarò con gli altri negli spalti, pregherò per voi per tutto il tempo”.

La ringrazio con un sorriso, apprezzo comunque il pensiero. Spero che anche Louis stia bene, avrei voluto che passasse la notte con noi, ma il pensiero di stare con tre ragazze in una camera lo imbarazzava, senza contare che i suoi preferivano averlo con loro. Non posso dare loro torto.

Prima di uscire osservo per bene la mia camera. È parecchio in disordine, si vede che è passata Cora. Se le cose andranno per il meglio, me ne occuperò oggi pomeriggio. Dovrò anche innaffiare le mie piantine, comprese quelle grasse che sono a secco da un po'. Speriamo bene, non mi piace quando mi cambiano i programmi.
Un' ultima occhiata la dedico alle pareti, su cui sono disegnate stelline da tutte le parti. Sono disposte a caso, sarebbe bello se riuscissero a replicare le costellazioni, dovrei chiedere un intervento a Louis, ma non ne ho il cuore. In fondo, è uno degli ultimi ricordi della mamma.

 

Il discorso del sindaco è lungo e complesso, e dubito fortemente che sia stato ascoltato dalla maggioranza fino in fondo. È meglio fare interventi precisi e concreti, lunghi al massimo una decina di minuti, o si rischia che il pubblico ti sbadigli in faccia come sta facendo Cora in questo preciso momento.

“Che palle, non possiamo andarcene a casa?” mi domanda sotto-voce.

“Rimani concentrata” le suggerisco.

Benché prolisso, il sindaco dà comunque dei punti di riflessione. È vero che il genere umano ha tendenzialmente ripetuto i propri errori nel corso dei secoli, ma non credo che gli Hunger games siano la soluzione. Il rischio è creare una nazione desensibilizzata alla violenza, e dunque più pronta ad attuare azioni estreme. Sarebbe stato meglio puntare su una buona istruzione, e se fossi stata in Capitol, avrei incentivato i programmi di propaganda. Immagino però che quelle canaglie abbiano trovato questa soluzione molto più divertente. Mi chiedo cosa ne pensi la gente comune della capitale.

Il sindaco cede il suo posto a una giovane, e al suo ingresso si alzano risolini da tutte le parti.

Mi volto verso Cora, confusa “È per via dei suoi vestiti” mi spiega “Top giallo, gonna viola, giacca verde acido”.

Comprendo, in effetti sono abbinamenti improbabili, li ho categorizzati nel mio quaderno come “pugno nell'occhio”.

Poco prima di raggiungere il microfono, la donna inciampa rovinosamente, scatenando l'ilarità generale, compresa la mia, ammetto.

Un colpo di pistola sparato in aria riporta l'ordine fra i presenti.
Mi copro le orecchie per il fastidio, il pacificatore era abbastanza vicino. Cora accanto a me sta bestemmiando a mezza voce.

“Questa non è una scampagnata!” urla l'uomo con la bava alla bocca “Alla prossima cazzata sparo a caso a tre di voi!”.

Silenzio assoluto. Ci irrigidiamo tutti all'istante, schiena dritta e pancia all'indietro. È meglio non provocare questo squinternato.

“Scusatemi, è tutta colpa mia!” ammette la capitolina imbarazzata. “Dunque... dove ero rimasta? Ah sì, io sono Alexa, sono la vostra accompagnatrice, sono un po' emozionata, scusatemi ancora”.

Accenno un sorriso. Si vede che è nuova del mestiere, mi fa un po' tenerezza. Poco però, ha pur sempre accettato di far parte di tutto questo.

“Il nostro tributo femminile è...” Io e Cora ci afferriamo la mano a vicenda, preparandoci al peggio “.. Zerene Glendower”.

Merda.

Stritolo la mano alla povera Cora, e prendo un grosso respiro. Merda, merda, merda!

Ispiro e respiro. Devo trovare la calma, mi stanno guardando tutti, compreso il mio potenziale rivale. Non deve pensare che sia una debole. Sapevo che sarebbe potuto succedere d'altronde, era una possibilità.

Lascio la mano di Cora, e mi avvio verso il palco, cercando di mostrarmi calma e matura, anche se dentro di me vorrei calciare il primo oggetto sotto mano.
Saluto educatamente sia Alexa, sia Balbina, la nostra muscolosa mentore.

“Il tributo maschile è invece...” mi auguro con tutto il cuore che non sia Louis, non sarei mai in grado di fargli del male, neppure se volessi. “Jordan Cold”.

Aguzzo la vista per cercare di ottenere il maggior numero di informazioni possibili, ma non ho molto successo. Non è né alto, nè basso, né grasso, né troppo magro. Sembra un ragazzo qualsiasi. Sta tremando come una foglia, si vede che è terrorizzato, poverino. Appena giunto sul palco inizia ad osservarmi con attenzione, come se mi volesse studiare. Eh già, ormai siamo nemici, devo tenerlo sotto-occhio.

 

Cole Mccallen, distretto 12, 15 anni

Prendo a calci la porta ancora e ancora. Non posso credere che mi abbiano rinchiuso qui dentro. Se mio padre fosse ancora vivo, non si sarebbero neanche azzardati a torcermi un capello.

Mi guardo di nuovo intorno, magari prima mi è sfuggito qualcosa. Lo sgabuzzino è pieno di cianfrusaglie: coperte ammuffite, scarpe bucate ma con la suola ancora buona, una scopa, una paletta, scatole di cartone vuote, inutili stracci, e perfino l'orsacchiotto di quella mocciosa. Non ci sono traccia di forcine, accendini o di qualche detersivo. Nulla per aprire quella merda, o per catturare l'attenzione di qualche adulto.
Mi butto a terra, e do un pugno al pavimento. Non ci credo, sono davvero incastrato qui senza alcuna via di fuga. Secondo i miei piani a quest'ora dovrei già essere nei miei amati boschi da almeno dodici ore, libero per sempre da questo distretto maledetto, ma quei dannati mi hanno anticipato, e mi hanno rinchiuso qua dentro almeno due giorni fa, con la sola compagnia di due bottiglie d'acqua vuote ormai da un pezzo.

Perché devo partecipare a questa stupida mietitura? Non me ne frega niente né di Capitol, né del dodici, figuriamoci del destino a cui andrebbero incontro i miei educatori se fuggissi. Per quanto mi riguarda questo orfanotrofio può bruciare all'inferno.
Sapevo che dovevo rimanere nei boschi, invece no, c'era il funerale di papà, andiamoci, Cole, devi dargli il gesto rispetto, Cole. Fanculo! Non avevamo neppure chissà quale legame... Dargli l'ultimo saluto non gli avrebbe mai fatto cambiare opinione su di me...

Afferro l'orsacchiotto di quella mocciossetta, e lo decapito a morsi per sfogarmi. Sono sicuro che mi ringrazieranno, tanto è ormai troppo grande per giocare ancora con questo coso tutto sporco.

 

Passa ancora una quantità di tempo indecifrabile. Purtroppo da qui riesco solo a comprendere la differenza fra il giorno e la notte. C'è parecchia confusione di fuori, ma qui c'è sempre un casino assurdo. Queste persone non sopravviverebbe neanche un giorno nella natura selvaggia...
Sento qualcuno camminare lungo il corridoio. Che mi stiano portando finalmente da mangiare? Oppure...

La porta si apre bruscamente, facendo entrare nella stanza una violenta luce che mi costringere a chiudere gli occhi.

“È lui allora?” chiede una voce.

“Eh, sì” replica Patricia “Mi dispiace avervi disturbato, ma è un mezzo selvaggio inaffidabile, spero possiate capire” aggiunge con tono sottomesso.

“Ma figurati, siamo qui per questo!” replica un'altra voce.

I miei occhi riescono finalmente ad abituarsi alla luminosità, ed intravedo due pacificatori accompagnati da quella puttana di Patricia. Il primo è di media altezza, ma l'altro è un armadio a due ante.

“Sei dunque tu il soggetto a rischio fuga?” mi chiede quello grosso con un tono canzonatorio.

Per tutta risposta alzo il dito medio.

Diversamente da quanto mi aspettassi, la guardia inizia a ridere, innervosendomi ancora di più. “Adorabile, non a caso è il figlio del vecchio sindaco”.

L'insinuazione a mio padre mi infiamma il corpo “Che vuoi insinuare?” gli chiedo scorbutico.

Il pacificatore si abbassa al mio livello per riuscire a guardarmi dritto in mezzo agli occhi. “Che siete due maledetti piantagrane”.

È più forte di me. Gli sputo in un occhio, e gli do uno spintone. È il momento giusto. Se voglio fuggire, questa è la mia occasione.

Oltrepasso il pezzo di merda, e sgattaiolo fuori dalla porta approfittando dello stupore dell'altro.

Provo a correre, ma i due giorni di quasi immobilità mi hanno rallentato. I due pacificatori ci mettono poco a raggiungermi. L'uomo di prima mi solleva di peso, sta ancora ridendo. “Adoro i tipi come te, rendono il mio lavoro così divertente!” annuncia prima di mollarmi un grosso pugno in mezzo all'addome.
Il dolore è allucinate, il peggiore che abbia mia subito. Il respiro mi si blocca, e il mondo diventa tutto nero.

 

C'è un rumore insopportabile.

Riapro gli occhi lentamente, la pancia mi fa ancora un gran male. Mi trovo in piazza, in un angolo, lontano dai miei coetanei. Vicino a me ci sono nuovamente quei due pezzi di merda di prima. Alla fine ce l'hanno fatta, mi hanno portato alla mietitura.

“Buongiorno, stella del mattina!” mi saluta l'armadio con tono canzonatorio “Giusto in tempo per il grande evento”.

Sto per replicare, ma faccio ancora fatica a respirare. Fottuto pezzo di merda, giuro che me la pagherà, ci volessero cent'anni!

“Vediamo chi si sacrificherà per il bene di tutti!” urla una donna. Mi volto verso il palco. Una ragazza con un taglio di capelli assurdo, il trucco pesante, e vestita in pelle da capo a piedi, si sta avvicinando ad una grossa boccia. Noto che dietro di lei c'è un uomo seduto su una sedia che sta dormendo alla grande. Chi dovrebbe essere quello? “Dunque.. la fortuna è... Anona Dream!” dichiara con un sorriso sadico.

“Fanculo! Io non ci sto!” urla una ragazza.

Ci voltiamo tutti verso la fila delle diciassettenni. A parlare è stata una ragazza tozza, con due codini schiocchi, e vestita in maniera trasandata.

“Io non ci vengo!” ripete con rabbia.

Mi guardo intorno per vedere se qualcuno mi stia ancora guardando, ma abbandono subito l'idea di fuggire. Dove penso di andare con tutta questa gente?

Un pacificatore si avvicina alla ragazza e le punta addosso un fucile. La tipa impallidisce, e i suoi occhi si riempono di lacrime.

“E va bene, e va bene!” esclama infine tirando su con il naso.

Anona sale fino al palco con gli occhi lucidi, evita di salutare la capitolina, per poi sedersi senza grazia vicino all'uomo, che ha continuato a dormire per tutto questo tempo.

La capitolina rimane interdetta per un momento, per poi avvicinarsi alla boccia dei ragazzi.

Stringo i pugni così forte da sudare.

“Mentre il ragazzo... Cole Mccalen!” annuncia allegra.

Sputo per terra. Con il cazzo, che vengo.

Mi dirigo nella direzione opposta, ma il pacificatore grosso mi afferra per la spalla, e mi trascina verso il palco. Provo a divincolarmi fino all'ultimo, ma senza alcun successo. Quel bastardo è veramente troppo forte.

“È tutto tuo, Crazy J” annuncia il pacificatore infine gettandomi verso la capitolina.

Merda! Ora sì che sono senza scampo! Dubito fortemente che avrò altre occasioni!

Mi volto verso la mia compagna di sventure, e sinceramente non saprei dire chi dei due è più incazzato in questo momento.

 

 

 

Con il prossimo capitolo finiamo le mietiture con gli ultimi 4 distretti! Fatemi sapere! Comunque sì, il mentore del due è il padre del nostro Snow!

Alla prossima.

 

 

Tributo Femminile

Tributo maschile

1

 

 

2

Cassandra Winsdor, 16 anni

Logan Arrow, 17 anni

3

Lucile Marshall, 17 anni

Dingir Gutierrez, 18 anni

4

Amalia Perez, 17 anni

Yuki Reed, 18 anni

5

Annabelle Janice Mullins, 15 anni

Kane Wave, 18 anni

6

Zerene Glendower, 18 anni

Jordan Cold, 17 anni

7

Melody Russell, 16 anni

Milo Ruiz, 18 anni

8

Iris Cruise, 15 anni

Jacob Goldwell, 17 anni

9

 

 

10

 

 

11

 

 

12

Anona Dream, 17 anni

Cole Mccallen, 15 anni

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Capitolo 4
*** La dea bendata- 3° parte ***


Diamond Johnson, distretto 1, 18 anni

Provo ad abbottonarmi la camicia, ma questi stupidi bottoni continuano a scivolarmi fra le dita. Perché le mie mani sono così bagnate?

“Vuole una mano, signorino?” mi domanda Douce.

La domestica non aspetta una mia risposta, semplicemente si avvicina, ed inizia ad abbottonarmi, ma nel procedimento finisce inevitabilmente per sfiorarmi il petto.
A quel contatto, la mia pelle inizia a bruciare in maniera insopportabile. Inizio a sudare ancor più di prima.

“Ti piace, eh, fighetta?”.

Questa voce... no, non è possibile.
Indietreggio all'istante, guardandomi intorno in maniera frenetica. No... non c'è nessuno. Qua dentro ci siamo solo io e Douce. La mia mente continua a farmi brutti scherzi.

“Va tutto bene, signorino?” domanda la donna.

Corrugo le labbra. Dannata, è tutta colpa sua, è lei che ha generato questa stupida crisi. “Vattene! Finisco da solo!” le ordino indicandole la porta con gesto secco.
Douce non ribatte. Fa un leggero inchino, ed esegue subito le mie istruzioni.

Una volta lasciato solo, mi accascio sulla sedia con un sol tonfo.
Appoggio la fronte sulla mano destra. Merda... sono troppo nervoso, così non va bene. Che abbia davvero paura? No... credo di essere scocciato più che altro. L'unica cosa che desideravo era tornare alla vita tranquilla che avevo prima della ribellione, invece, per colpa di quei bastardi, nulla sarà più come prima. Dovevano proprio mettere su questo casino? Quei maledetti pigroni... ma lo sanno che dobbiamo fare dei grossi sacrifici per tenere in piedi le nostre aziende? Se non fosse per Capitol, intera economia cadrebbe a pezzi, allora sì che moriremmo di fame! Invece no, tutti ad invidiare il nostro stile di vita, e a far di tutto pur di rubarcelo! Che andassero a lavorare...

Mi alzo, e metto un po' di musica da sala in sottofondo, sperando così di potermi calmare. Questa mietitura è il mio ultimo sacrificio, da domani potrò riprendere in mano la mia vita. Voglio dare priorità innanzitutto al disegno. Questo inverno è mia intenzione lanciare una nuova collezione di gioielli che renderanno sicuramente orgogliosi i miei. In questo momento, la gente ha bisogno di cose belle per dimenticare quelle brutte.

L'immagine di tutte quelle pietre preziose, insieme alle dolci note classiche, riesce finalmente a calmare i miei nervi. Finisco di abbottonarmi la camicia, indosso la giacca, ed inserisco nel taschino un fazzoletto di seta di gelso regalato da mia madre.
Il sindaco si era raccomandato di vestirci bene, e direi che ho più che rispettato i canoni. Mi manca solo un gioiello. Indosso un semplice anello d'argento con incastonato uno zaffiro, il primo che ho forgiato con mio padre, e che ha avuto la sua approvazione.

Ok, salutiamo tutti e partiamo.

 

Le strade sono piene, e tutti sono tirati perfettamente a lucido. Se non fosse per la tensione, e qualche moccioso in lacrime, si potrebbe quasi dire che oggi sia una giornata di festa. Ci sono parecchi pacificatori in giro, ma era inevitabile. Purtroppo anche da noi girava qualche feccia ribelle, e da loro non si può mai sapere cosa aspettarsi. Le nostre guardie sono fortunate però, qui quei dannati sono sempre stati una minoranza, non oso pensare quanto siano tese quelle che si trovano nei distretti poveri. Quanto hanno sofferto i pacificatori di quelle parti? Ho sentito storie orribili in giro: roghi, squartamenti, decapitazioni, e chi più ne ha, più ne metta. Spero che questa storia dei giochi calmerà davvero un po' gli animi, magari è la volta buona che la gente impari sul serio la lezione. Sarebbe bello, ma ne dubito, non ho fiducia nel genere umano.

Intravedo con la coda dell'occhio, un ragazzo biondo che mi fissa dall'altra parte della strada. Un po' è normale visto il mio abbigliamento curato, ma sta durando troppo a lungo.
Mi sento seriamente a disagio, come se fossi completamente nudo. Accelero il passo, e raggiungo la piazza velocemente, ma mi sento ancora quello sguardo addosso.

 

Mi sistemo nella fila dei diciottenni, aspettando pazientemente la fine di questa pantomima. Ancora faccio fatica ad accettare l'idea di essere qui, non ho fatto nulla di male. Non potevano riservare la mietitura solamente ai ribelli noti, o a limite ai distretti poveri? In fondo è solamente colpa loro...
Sospiro. Meglio non starci a pensare, non cambierebbe nulla, la frittata è fatta. Se è la volontà di Capitol, dobbiamo rispettarla. È meglio concentrarsi su cose positive, come il fatto che questa sarà la mia unica mietitura, che Capitol ha già ordinato dei nuovi gioielli, o che abbiamo Crimson come accompagnatrice.

Oh, Crimson! Quanto adoro la sua voce! È come quella di un angelo, ed è un onore sentire l'inno cantato da lei in persona!
Vorrei che lo capisse anche il ragazzo accanto a me. Questo maiale, invece, non fa altro che sghignazzare a causa delle espressioni che la donna compie nell'emettere le note più alte. Ma d'altronde, il padre è il proprietario di un piccolo alimentari, cosa posso pretendere?
Gli pesto il piede con forza, intimandogli il silenzio, o gliela farò pagare in serata. Il cialtrone prova a replicare, ma un pacificatore gli fa cenno di rimanere in silenzio. Oh! Se solo potessi, riderei di gusto!

Crimson finisce di cantare, e viene ringraziata con un meritatissimo applauso.
La donna sorride grata, per poi avvicinarsi alla boccia. Prima le signore, come nelle migliori tradizioni cavalleresche.

“Il primo tributo scelto è... Annah Erodis” annuncia.

Oh, il karma! Penso sia l'esponente perfetto per andare ai giochi! Figlia di un importante ribelle, rappresenta in pieno la volontà di Capitol di punire chi ha alzato la testa. Se la merita in pieno questa estrazione!

Annah cammina con passo tombale, evitando lo sguardo di chiunque. I suoi occhi azzurri sono pieni di lacrime, ma dalla sua bocca non esce un solo lamento, né un singolo singhiozzo. Se non sapessi chi fosse, potrei provare perfino pena.
Crimson l'accoglie con una stretta di mano del tutto superflua, per poi pescare il nome del tributo maschile.

“Diamond Johnson” annuncia solenne.

Sono disgustato. Che scherzo è mai questo? La mia famiglia è sempre stata una delle più fedeli in assoluto, perché a me? Perché dopo tutto quello che ho sopportato!?
Sto letteralmente fumando dalla rabbia, ma non posso fare scenate, c'è in gioco la mia reputazione e quella della mia famiglia d'altronde.

Mi incammino a passo sicuro, con la testa alta, come se la cosa non mi toccasse minimamente. Crimson migliora il mio umore complimentandosi per la mia eleganza. È proprio una gran signora, esattamente come ho sempre immaginato.

La capitolina invita me, e quella schifezza umana, ad avvicinarsi per farci applaudire dal pubblico, ma non sono d'accordo. Annah non merita alcun sostegno, è colpa di persone come suo padre se siamo qui.

Prima che la raggiunga, quindi, le faccio un leggero sgambetto, facendole perdere l'equilibrio. Purtroppo non cade come speravo, ma sono riuscito almeno a farla sembrare goffa.
Annah si gira, e mi lancia un'occhiataccia che non mi fa né caldo, né freddo. Che faccia pure del suo peggio! Ho ventitré persone che vogliono la mia testa, e non mi farò fermare di certo da nessuno di loro.

 

Isabelle Blackwood, distretto 9, 17 anni

La strada è libera, è il momento. Sgattaioliamo fuori dal nostro nascondiglio per raggiungere la recinzione.

Ci guardiamo intorno di nuovo per sicurezza. I pacificatori hanno appena voltato l'angolo, abbiamo un paio di minuti prima che ritornino.

Mi volto verso Eric, e sorrido. Ho l'adrenalina a mille. Mi ero infuriata con lui per avermi svegliata a notte fonda, soprattutto considerando che ero appena riuscita ad addormentarmi, ma quando ho sentito la sua idea, non potevo non esaltarmi. Questi bastardi non si limiteranno ad ucciderci, ma ruberanno la nostra intimità, riprendendo ogni nostro attimo di dolore, di sorpresa, di esitazione. Sono sicura che a Capitol è già partito un grosso giro di denaro, e che molte pance verranno riempite con il nostro sangue. Maledetti...
Forse non possiamo fermare i giochi, ma nulla ci impedisce di rovinarli almeno la festa.

Lo studio di registrazione è all'interno della casa del sindaco, è qui che si trova il vero cuore della mietitura. Potrebbe bastare un cavo principale rotto per impedire, o almeno ritardare, le registrazioni. So che la nostra è poco più che una bravata, considerando soprattutto gli atti compiuti dai veri ribelli, ma è già un qualcosa. Potranno anche strapparci via dalle nostre case, trascinarci sotto le luci dei riflettori, ucciderci, ma rimarremo sempre noi, ed avremmo sempre le nostre idee. Saremo anche piegati, ma non ancora spezzati. Mi rifiuto di vivere come mio fratello.

Scavalchiamo la recinzione, e ci nascondiamo dietro a un cespuglio, aspettando che le guardie rifacciano il giro della casa.
La prossima parte è facile: Oscar ha sempre avuto il naso sensibile, a scuola era sempre quello che apriva le finestre per primo, e non credo che in questi anni sia cambiato. Sono arci-certa, che a casa sua il bagno arieggia sempre.
Eric mi fa cenno con la mano di aspettare. È parecchio concentrato in questo momento, ma sono sicura che anche lui si stia divertendo. Ma che figata sarebbe se avessimo successo? Mi immagino già i volti delusi dei capitolini che non riescono a vedere la nostra mietitura!

“Ehi, sta per iniziare la parte seria, sei pronta?” mi chiede.

Annuisco con vigore. Il cuore mi batte all'impazzata, sento caldo, ho voglia di correre e saltare. Quanto amo sentirmi così!

Eric trattiene un risolino “Guarda che la nostra è una missione! Devi essere più seria” mi rimprovera sottovoce.

“Vale anche per te” gli faccio notare.

Che razza di ipocrita, ma ha ragione, sono troppo esaltata. Prendo un grosso respiro per riprendere la calma. È importante non perdere la concentrazione.

Usciamo fuori dal cespuglio, ed iniziamo a girare il perimetro della casa in cerca di una finestra aperta. Se non la troviamo subito, potrebbero scoprirci, e allora sì che saremmo nei guai! Se non ci beccano con le mani dentro la marmellata, verremmo multati per semplice violazione della proprietà privata. Forse passeremo una notte o due al gabbio, ma niente di straordinario, siamo pur sempre ragazzini. Se ci beccano dentro casa, magari perfino dentro allo studio di registrazione, le cose cambieranno parecchio, ma quello è un problema della me del futuro, inutile pensarci ora.

Troviamo il bagno appena in tempo. Ci intrufoliamo in quattro e quattr'otto, e tiriamo un sospiro di sollievo. Bene, un'altra parte è andata.
Stiamo in silenzio per ascoltare eventuali passi, per poi aprire leggermente la porta per vedere che non ci sia nessuno. Dobbiamo stare incredibilmente attenti, non dobbiamo farci notare. Sono sicura che lo studio sia al primo terra, al lato Est. Ora dobbiamo creare solo un diversivo che catturi l'attenzione, e iniziare a cercare.
Usciamo dal bagno. Creare un macello qua dentro è controproducente, non avremmo via di fuga. Da dove potremmo incominciare?

“Ehi, voi due!”

Merda! Sento il sangue raggelarmi, ogni muscolo del mio corpo è diventato teso. E adesso?

Mi volto verso Eric, ma è assolutamente impassibile. Meno male, ha un piano, posso stare tranquilla.

“Oh, ciao!” lo saluta lui come se nulla fosse.

“Che cosa ci fate qui?” chiede il pacificatore sospetto.

“Beh, ec-ecco...” balbetta Eric a disagio afferrandomi la mano “Volevamo un po' di privacy, e ci sentiamo un po' a disagio a farlo di sopra con Oscar presente...”.

Mi nascondo fra le sue spalle per simulare imbarazzo, ma in realtà è per non scoppiare a ridere. Come gli è venuta in mente una cosa del genere?

Il pacificatore sbotta innervosito “Non cosa ci facevate in bagno, ma cosa ci fate in questa casa!?”.

“Ah, qui?” chiede Eric facendo il finto tonto “Abbiamo dormito dal nostro amico, siamo qui da ieri sera” aggiunge con candore assoluto.

“Sono con me!” conferma con tono acuto una voce alle nostre spalle.

Ci giriamo. Oscar, nostro salvatore! Non lo vedevo da un paio d'anni, e devo dire che lo trovo bene. Ha messo su un po' di peso, la nuova posizione del sindaco del padre gli ha giovato. Sono contenta per lui.

Il pacificatore guarda di traverso prima Oscar, poi noi. Non è del tutto convinto, ma non sembra aver voglia di indagare ulteriormente. In questi giorni starà sicuramente avendo un bel po' di problemi con la mietitura, dubito che un pigiama party improvvisato vi debba rientrare per forza.

“Dovete essere in piazza per le nove” comunica con aria stanca.

“Lo sappiamo, grazie mille” conclude Eric.

 

Appena se ne va, ci giriamo verso Oscar. Ha le braccia incrociate e lo sguardo torvo.

“Te ne dobbiamo una...” affermo imbarazzata. Ci ha salvato davvero la vita con la sua bugia.

“Alla grande!” replica serio “Non so cosa volevate fare, ma non mi importa. Ora fuori di qui prima che quello cambi idea”.

Lo ringraziamo nuovamente, e rispettiamo la sua richiesta.

Uscita fuori dalla casa, mi sento svuotata, incredibilmente stanca. Che odio! Avevamo delle intenzioni così buone, ed abbiamo fallito. Ci riprenderanno, faranno vedere a tutti quanti le nostre debolezze, il momento più brutto delle nostre vite sarà pubblico.
Mi accorgo che sto piangendo. Eric mi abbraccia cercando di consolarmi.

Fuori il sole sta albeggiando.

 

La mietitura è peggio perfino di quanto immaginassi.

I pacificatori camminano avanti ed indietro come degli squali, con i fucili pronti a sparare in caso di insurrezione. La capitolina, Zoe, non fa segreto di essere delusa dall'affiancamento, e che l'aria di campagna proprio non la sopporta. Il peggiore però è il mentore. Vito ha un atteggiamento marziale, ci squadra tutti dall'alto verso il basso. Non mi piace troppo un generale.
Tutto ciò è profondamente ingiusto. Ho voglia di spaccare tutto. Se solo avessi la consolazione di quella missione riuscita...

“La ragazza estratta è... Isabelle Blackwood”.

Boom.

Il fiato mi si blocca all'altezza delle scapole, ma forse è un bene, perché altrimenti urlerei. Ho voglia di spingere e mordere indistintamente chiunque mi stia vicino! Ho una tale rabbia! Bastardi! È la mia vita! Non vi permetterò di strapparmela via! Se proprio la volete, dovrete combattere.
Salgo sul palco con aria di sfida, guardando di traverso i due capitolini. Sappiate che vi odio dal profondo del mio cuore!

“Mentre il ragazzo, è...” Il cuore mi batte perfino più forte di prima. Non Eric, vi prego! Sarebbe una tragedia se venisse anche lui! Non posso sopportare l'idea di perderlo per sempre. “... Eric Murter”.

No... non può essere vero. Le gambe mi cedono, e mi siedo per terra. È un incubo. È ora? Solo uno di noi due sopravviverà... l'altro... No! Non può essere! Non voglio dirgli addio, e... come potrei mai fargli del male!?
Le lacrime hanno ripreso a rigare il mio volto. Non credo di essermi mai sentita così tanto male, neppure per mio fratello...

“Lo conosci, cara?” chiede la capitolina rivolgendomi il microfono.

Alzo la testa. Eric mi sta guardando con dolore, perfino lui sta facendo fatica a nascondere il suo stato d'animo.

“È il mio migliore amico” annuncio con un sorriso malinconico continuando a guardarlo. Eric ricambia in pieno, il suo volto ha ripreso colore. Saremo complici per sempre.

 

Daisy “Isy” Jones, distretto 10, 15 anni

Accarezzo il manto spezzato di Burenka, ringraziandola del latte che mi ha appena regalato. È stata paziente questa volta, credo stia iniziando ad abituarsi ad essere munta. Mi ricordo che la primissima volta aveva provato a calciarmi, e anche le volte successive non era stata dolcissima con quella sua dannata coda. Sta facendo progressi, sono fiera di lei.
Afferro il pesante secchio, e lo trascino fino al grosso recipiente. È quasi pieno ormai, direi che oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro.

Sento dei passi sgraziati in lontananza. Vorrei tanto che fossero quelli della nonna, ma lei non cammina così, no. Purtroppo sono quelli di mio fratello.

Joshua guarda il recipiente con aria soddisfatta, scommetto che sta valutando quanto ci guadagnerà sopra, per poi squadrarmi dall'alto verso il basso.

“Sì, può andare” afferma senza gioia nella voce, giusto per non darmi alcuna soddisfazione. Che bugiardo, sorrideva fino a un secondo fa. “Sei stata comunque troppo lenta” aggiunge poi.

Sospiro, non voglio discutere di nuovo di questa cosa. Non si può avere fretta in questioni così delicate. Una mucca agitata e spaventata fa cattivo latte, e rischia anche di farti male. A quattro anni ho perso i miei incisivi da latte in questo modo, e mi è anche andata bene.

“Andrà meglio la prossima volta” mi limito a dire, sperando così di chiudere la questione. Odio stare nello stesso posto con lui, anzi, odio stare con quasi tutti loro! Ma che scelta ho? Non sono economicamente indipendente. La mia unica possibilità di fuga, sarebbe quella di un matrimonio con il primo che capita fra un paio d'anni, ma non voglio rischiare di saltare dalla padella alla brace.

“Sarà meglio” replica lui duro “Comunque sono solo qui per riferirti che oggi devi pulire la stalla”.

Spalanco la bocca incredula. Si sono dimenticati che giorno è oggi? Eppure anche Paul ha la mietitura! “Devo essere alle nove in piazza oggi. Lo sai che Capitol si arrabbierà tantissimo se non mi presento!”.

Faccio appena in tempo a finire la frasa, che la mano di Joshua mi colpisce con violenza la guancia. Perdo l'equilibrio, e per poco non crollo a terra. La mia vista è annebbiata, la mia guancia brucia.

“Non osare!” mi ringhia, per poi sputarmi addosso “Se abbiamo ancora la nostra fattoria, è solamente grazie a loro! Te lo sei già dimenticata?”.

No. Non mi sono dimenticata di come avete ignorato la mia richiesta di rimanere neutrali, non mi sono dimenticata di come avete tradito il distretto all'ultimo per salvarvi le chiappe, non mi sono dimenticata della vostra avarizia, né del vostro egoismo.
Siete persone orribili, tutti, dal primo all'ultimo. Solo la nonna si salva.

“Io non ho offeso proprio nessuno” replico fredda “Il mio è solamente un dato di fatto. Ti sei forse dimenticato delle sanzioni, fratellone?”.

Lo fisso dritto negli occhi. Non mi fa paura.

Joshua abbassa lo sguardo sconfitto. “E va bene, inizia il lavoro, puoi andartene solo all'ultimo, però”.

Addirittura? Wow, che vittoria! Razza di stronzo...
Joshua sta per andarsene, ma prima però, lancia un ultimo saluto “Stasera però dormi con le mucche, sempre che torni, inutile peso”.

Appena si rivolta gli mostro il dito medio. Meglio l'arena che stare con te.

 

Mi presento in piazza in uno stato a dir poco pietoso. Indosso ancora la salopette, i miei capelli sono pieni di paglia, e puzzo terribilmente di letame. Avrei voluto fare una doccia, e mettermi un vestitino carino come tutte le mie coetanee, ma la mia amorevole famiglia non me ne ha dato il tempo. La nonna almeno mi ha riempito il taschino di viole per cercare di mascherare l'odore. È già un qualcosa.

Cerco comunque di rimanere impassibile, ignorando i borbottii delle ragazze, e la paternale del sindaco. Come può dire che ci siamo meritati tutto questo? La maggior parte di noi era troppo piccola per prendere parte ai combattimenti, ed alcuni perfino per capire cosa stesse succedendo. Se proprio avessero voluto compiere questa mostruosità, dovevano scegliere le proprie vittime fra gli adulti. Loro hanno deciso, loro hanno combattuto. Non è giusto che le colpe dei padri ricadono sempre sui figli.

Il sindaco lascia lo spazio a due ragazze, assolutamente identiche fra di loro. Giuro che non saprei proprio distinguerle: stessi capelli biondi, stesso taglio, stessi vestiti, stessa altezza. Non ci vuole un genio per capire che sono gemelle, ma con i capitolini non si sa mai. Per quanto ne sappia, potrebbero essersi operate chirurgicamente per essere così.

“Io sono Fauna!” si presenta una con un saltello.

“E io Flora!” aggiunge l'altra imitando la sorella.

“E noi siamo.... le vostre accompagnatrici!” concludono in coro.

Sorrido. Sembrano simpatiche dopo tutto. Chissà come sarebbe avere una gemella che conclude le mie frasi...

“Iniziamo Flora?” domanda l'una.

“Ma certo, Fauna!” replica l'altra con lo stesso tono squillante.

Le due si avvicinano contemporaneamente alla boccia, ed è allora che la paura mi assale. Sono stata così occupata con la fattoria e con la mia famiglia, che non ho avuto neppure il tempo di pensare a giochi. Mi sembravano un avvenimento lontano, invece stanno accadendo davvero, sono qui! Sento un nodo alla gola, e un forte desiderio di piangere, ma non posso permettermelo.

“La nostra fortunata, è... Daisy Jones!”.

Barcollo un attimo, ma non perdo l'equilibrio grazie a una gentile ragazza alla mia destra. Mi sento debolissima, la testa mi gira, sento che sto per crollare. Sta accadendo davvero? Mi sembra un sogno.

“Mi dispiace tanto, sii forte” mi sussurra la ragazza di prima.

La squadro un attimo. Perché mi sta trattando bene? Non ho fatto nulla per lei, non so neppure come si chiama!

Le accompagnatrici mi richiamano nuovamente, ed intravedo con la coda dell'occhio che i pacificatori si stanno innervosendo. È ora.

Mi incammino verso il palco, ma non sento bene le gambe, come se non fossero le mie. È come se stessi fluttuando dentro a un brutto sogno. Faccio fatica a credere che sia tutto vero. La mia testa rifiuta di collaborare. Credo che in psicologia si chiami “dissociazione mentale”. Non durerà a lungo, e non oso pensare come sarà tornare alla realtà.

“Il ragazzo sarà invece... Ben Williams!”

Individuo subito il povero sfortunato, grazie il suo pianto a dirotto. Benché provenga dal settore dei quattordicenni, sembra decisamente più piccolo dei suoi anni, con quel fisico magrolino. Un bambino innocente sacrificato per inutili e vuoti ideali.
Flora e Fauna non resistono alla scena, scendono dal palco ignorando gli avvertimenti delle loro guardie del corpo, ed abbracciano il povero Ben.

Ipocrite. Se foste davvero commosse dal suo dolore, fareste qualcosa per bloccare tutto questo. Invece queste due disgraziate si limitano a portarlo sopra al palco con fare materno.
Ben non si ribella a quelle inutili premure, forse perché ha seriamente bisogno di un sostegno in questo momento. Ha funzionato però, ha smesso di piangere.

Sospiro. Oggi è iniziata male, ed è finita peggio. Credo che i miei famigliari daranno una festa stasera. Almeno non dovrò più rivedere i loro brutti musi. Mi dispiace solo per la nonna.

 

Santos Mels, distretto 11, 17 anni

Avrei voluto essere con Damerae in questo momento, ma la zia ha insistito tantissimo affinché passassi almeno la notte qui. In fondo si era impegnata tantissimo per la cena (ha cucinato della carne! Quanto si è indebitata per farlo?), sarebbe stato scortese dirle che non avevo alcuna intenzione di passare le mie possibili ultime ore all'undici in questa gabbia di squinternati.

Non lo facesse neanche apposta, Carlos inizia a sbraitare a destra e a manca perché non trova le sue scarpe buone. Ho paura che a breve chiederà informazioni proprio a me.

“Cuginotto!” urla canticchiando. Ecco, lo sapevo.

Ruoto gli occhi, e finisco per sistemare il cappuccio della mia felpa preferita, rigorosamente viola.

“Se me lo stai per chiedere, no, non ho visto le tue scarpe” lo anticipo.

Per tutta risposta appoggia il gomito sulla mia spalla. Combatto contro l'istinto di indietreggiare di stacco, e di farlo cadere rovinosamente a terra. Carlos sarà anche uno stupidotto chiassoso e volgare, ma è sinceramente una brava persona. Non sono in molti a potersi vantare di una cosa del genere.

“Sei riuscito a dormire? Io non ho chiuso occhio”.

“Non molto” rispondo accennando un debole sorriso. Non potevo, ero troppo furioso. Continuavo a pensare ai visi eccitati dei capitolini durante le interviste al telegiornale. Loro non vedono l'ora che tutto questo accada. Hanno fame della nostra carne, vogliono disdettarsi con il nostro sangue. E se Damerae venisse estratto? Non glielo perdonerei mai. Li ucciderei uno a uno con le mie stesse mani, guarderei con gioia i loro visi diventare blu, e la vita abbandonare i loro occhi. Oppure potrei aprir loro le budella, ed impiccarli con i loro intestini... chissà.

Carlos mi da una pacca sulla spalla, non si è minimamente accorto del mio stato emotivo. “Voglio essere ottimista, però. Continuo a ripetermi che non succederà niente, e magari, se ci credo con tutte le mie forze, accadrà sul serio, no?”.

Quanta ingenuità, ma se la cosa lo fa stare meglio... “È una buona strategia, ci proverò anch'io!” mento, mostrandogli un sorriso d'incoraggiamento. Noto che mi è uscito in maniera fin troppo spontanea, le mie doti da attore stanno nettamente migliorando. È un bene: in fondo, nessuno è veramente interessato al vero te, tutti vogliono una vita tranquilla e basta, senza preoccupazioni. È tutto più facile quando ci si limita a dare ciò che gli altri vogliono.

Appena sono di nuovo solo, afferro dal cassetto del comò il mio coltello preferito, e lo nascondo dentro la tasca. Non mi piace girare senza, non mi fa sentire per nulla al sicuro. È pieno di pacificatori oggi, fra l'altro. Non vorrei che mi servisse, ma non si sa mai.

 

Sopporto in silenzio il lungo abbraccio della zia. So che questo gesto la calmerà per un po', e ne ha proprio bisogno. Non posso non notare però, come il suo odore sia così diverso da quello della mamma... Sono così simili... stessa carnagione olivastra, stessi occhi neri e profondi... eppure così diverse...

“Buona fortuna, ragazzi” afferma infine dando ad entrambi un bacio sulla fronte.

Non sento niente. So che non dovrebbe essere così, in fondo ha fatto tanto per me, è onesta nei suoi sentimenti, ma non riesco ancora a perdonarla del tutto. Una parte di me continua a chiedersi cosa sarebbe successo se lei avesse combattuto sul serio, se non si fosse fermata ai no, se l'avesse convinta a denunciare il tutto. Lei sarebbe ancora viva, ne sono certo. Per quanto mi sforzi, non riesco ad abbandonare questo pensiero.

La saluto comunque con affetto, è quello che sperava in fondo, e mi dirigo in tutta fretta da Damerae, senza aspettare Carlos. So che voleva stare con me fino alla fine, ma ho bisogno decisamente di privacy. Avrò visto Dam solamente ieri sera, ma mi sento come se non lo vedessi da epoche. Ho paura che venga preso, e non so cosa farei se succedesse. Immagino che proverei a difenderlo con tutte le mie forze, ma contro tizi armati fino al collo, non potrei molto. Dam sarà anche alto e grosso, ma è la persona più buona del mondo, si farebbe ammazzare come un'idiota alla prima occasione, ne sono certo. Che ne sarà allora? Lui è la cosa migliore di questo mondo, senza di lui sarebbe tutto vuoto, e freddo.

Diversamente dagli altri, Dam non sembra essersi vestito particolarmente elegante per la giornata, ma è meraviglioso come sempre con quella maglietta aderente.
“Oh, Santos!” esclama appena mi vide. L'ha già capito. Lui capisce tutto. È l'unico che riesce a vedere dietro le mie maschere. È come se ci fosse un legame mentale fra di noi, oltre che emotivo e fisico. Lui è me, e io sono lui. Ci apparteniamo.


Dam si guarda intorno con aria sospetta, per poi afferrarmi per il polso e trascinarmi in un vicolo nascosto.
Lontano da occhi indiscreti, inizia a baciarmi con foga, come se fossi lo stesso ossigeno che lo tiene in vita. Sento il mio membro indurirsi nei pantaloni, non so cosa darei per poterlo spogliare in questo preciso istante, e sentirlo dentro di me.
Ci stacchiamo per riprendere fiato, e solo allora noto che il suo linearmente della mandibola è leggermente più gonfio sulla destra. Lo accarezzo sul punto, e noto che Damerae trattiene a stento una smorfia di dolore.

“Che è successo?” gli chiedo.

Dam è a disagio, come se avesse paura di rispondere. “Promettimi che non avrai colpi di testa”.

Sento già la rabbia montarmi. “Che cazzo è successo” sbotto sillabando ogni parola.

Dam sospira “Hai presente Bev, la ragazzina che abita vicino a me?”.

Annuisco. È una ragazzina scheletrica che sta sempre addosso al mio amore, insopportabile.

“Beh, ecco, stava male da giorni, con febbre molto alta. I guaritori sostenevano che non c'era nulla da fare per lei, malnutrita com'era, che era una questione di giorni prima che... sì insomma, hai capito”.

Comprendo, non è stata la sola ultimamente. Da quando abbiamo perso, le nostre scorte alimentari sono calate di brutte. Noi ce la caviamo abbastanza bene visto che lavoriamo tutti, ma in una famiglia con quella di Beverly, dove c'è solo la madre...

“La madre ha provato a convincere i pacificatori a non portarla alla mietitura, ma le cose sono degenerate. Ho provato ad intervenire, ma non c'è stato nulla da fare. Io mi sono beccato un pugno, ma quelle due...”-

Dam non riesce a completare la frase, il suo pianto non glielo permette.

L'abbraccio forte per consolarlo. Vorrei sgridarlo per essere intervenuto, che poteva andargli molto peggio, ma evito. Non ha bisogno di sentire tutto questo. I pacificatori non scherzano affatto, è meglio non farli infuriare, per ora, ma la pagheranno un giorno, e come se lo faranno!

“Non facciamo tardi, o finiremo nei guai anche noi”

 

Non promette per nulla bene.

Sia l'accompagnatrice che ci hanno affidato, sia il mentore, sembrano usciti da un manicomio. La donna è il male minore: vaneggia molto, si distrae con poco, il suo discorso sembra essere fatto da una continua serie di parentesi mai chiuse. L'uomo però... in fondo non potevo aspettarmi niente di diverso. Amadeus non maschera per niente l'odio nei nostri confronti, augurandoci di morire nella maniera più atroce possibile per quello che abbiamo fatto alla sua famiglia, quasi tutti uccisi dai ribelli.
Posso capire i suoi sentimenti, ma perché accettare questo lavoro, allora? Che sadico masochista....

“La ragazza che verrà estratta, che combatterà per il distretto, e che un giorno potrebbe tornare, non dimentichiamocelo...” Che palle, vai avanti! “ È... Violet Hardlock”.

Ah, la mucca! Tutti la conoscono, è impossibile non notarla con quelle sue macchie bianche! La sua vitiligine la rende una sorta di bersaglio vivente, ma so che ha delle carte in tavola, potrebbe anche farcela.

Violet non si scompone minimamente, ma rimane seria ed impassibile per tutto il tragitto. D'altronde è completamente sola al mondo, non ha nulla da perdere.

Roize è elettrizzata nel vederla. Strano, mi aspettavo una reazione diversa, Violet non da l'idea di essere fisicamente forte. Sarà per via delle macchie?

“Il ragazzo invece...”. Mi pianto le unghie nella carne. Non Dam, non Dam, non Dam, non Dam, non Dam... “...Santos Mels”.

Spalanco gli occhi incredulo.

Wow, non me l'aspettavo. Ok, sempre meglio che Dam, ma proprio io? Fanculo! Andate a farvi fottere, voi il vostro sadismo di merda!
Mi dirigo sul palco non avendo altra scelta, ma mi mostro comunque educato nei confronti della capitolina, e le stringo la mano.

Guardo con occhio torvo Violet. Dovrò stare attento a lei, anzi a tutti. Devo tornare a casa, per Dam, e non esiterò a tagliare molte gole per questo.

 

 

 

 

Eccovi i tributi completi! Curiosità, chi vi ispira di più per ora?Dal prossimo capitolo si passerà a 6 pov, dunque saranno sì più lunghi, ma ci impiegherò più tempo ad aggiornare.

Alla prossima!

 

 

Tributo Femminile

Tributo maschile

1

Annah Erodis, 17 anni

Diamond Johnson, 18 anni

2

Cassandra Winsdor, 16 anni

Logan Arrow, 17 anni

3

Lucile Marshall, 17 anni

Dingir Gutierrez, 18 anni

4

Amalia Perez, 17 anni

Yuki Reed, 18 anni

5

Annabelle Janice Mullins, 15 anni

Kane Wave, 18 anni

6

Zerene Glendower, 18 anni

Jordan Cold, 17 anni

7

Melody Russell, 16 anni

Milo Ruiz, 18 anni

8

Iris Cruise, 15 anni

Jacob Goldwell, 17 anni

9

Isabelle Blackwood, 17 anni

Eric Murter, 18 anni

10

Daisy Jones, 15 anni

Ben Williams, 14 anni

11

Violet Hardlock, 15 anni

Santos Mels, 17 anni

12

Anona Dream, 17 anni

Cole Mccallen, 15 anni

 

Età media dei tributi: 16,6

Tributo più giovane: Ben Williams, distretto 10

Tributi più grandi: Zerene (distretto 6), Diamond (distretto 1) Dingir (distretto 3), Yuki (distretto 4), Kane (distretto 5), Milo (distretto 7), Eric (distretto 9).

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Capitolo 5
*** Il regalo ***


Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni

Continuo a sentire una morsa al petto, e non riesco a sconfiggerla neppure con dei profondi respiri. Che cosa ho fatto? Mi sono gettato nella bocca del lupo, ma non potevo altrimenti. Sarà un massacro, e Nathan non poteva assolutamente farne parte. È ancora distrutto dalla morte dei suoi, è perennemente malinconico e distratto. Come potrebbe uno così resistere a tutti gli ostacoli che troverà dentro all'arena? Non sarebbe mai tornato, e io non mi sarei mai ripreso da questa perdita, l'ennesima. Quando mia madre si è spenta, non ho potuto fare nulla: la malattia era troppo avanzata, ci hanno assicurato che neppure a Capitol sarebbero stati in grado di fare qualcosa per lei. Anche con mia sorella sono stato impotente: un colpo di pistola vagante l'ha presa in testa. È caduta davanti a me senza un solo lamento. Non sono neanche sicuro che si sia accorta di quello che le stava accadendo. Per Nathan però, era diverso. Avevo una possibilità, per quanto scarsa, e l'ho colta subito. Rimarrà al sicuro, nel suo letto caldo. Cercherò di tornare per lui, non voglio fargli affrontare l'ennesimo lutto.

“Dunque” inizia il mentore dopo essersi schiarito la voce “Siete stati bravissimi, tutte e due. Non credevo che la vostra mietitura, la prima in assoluto, potesse avere così tanto successo”.

Cassandra replica con un ampio ed allegro sorriso. Si vede che è una a cui piace molto ricevere complimenti. D'altra parte, anch'io finisco per sorridere un po' imbarazzato. Non era il mio obiettivo primario quello di diventare popolare, ma credo che mi sarà utile. In fondo gli Hunger Games sono un reality show, e in quanto tale, l'amore del pubblico sarà sicuramente un elemento cardine. Devo continuare su questa strada, e accaparrarmi tutta l'attenzione possibile.

“Andremo a Capitol tramite un treno, e là parleremo di quale strategia adottare, non solo per sopravvivere, ma anche per conquistare il pubblico. Questa che vi dico è solo una voce, ma sono sicuro che verrà confermata: tramite un salato pagamento, il pubblico potrà farvi regali dentro l'arena”.

Grande! Lo sapevo! Agito il pugno in aria in segno di vittoria, e anche Cassandra saltella soddisfatta. Questo sarà un enorme vantaggio, devo giocarmelo per bene! Aiuti in arena saranno sicuramente graditi, potrebbero fare la differenza fra la vita e la morte. Devo essere stra-amato da tutti, è troppo importante. Nathan conterà sicuramente sul mio ritorno.

“Un'altra cosa” riprende Snow “Capitol ha pensato a una chicca esclusivamente per i primi due distretti: un ultimo saluto ai vostri cari prima di partire”.

“Davvero davvero?” chiede Cassandra senza riuscire a nascondere l'entusiasmo.

“Davvero, davvero” conferma divertito il mentore.

Rimango sbalordito. Perché solo a noi? A causa della fedeltà dei distretti? Carino, peccato che ero della fazione opposta. Provengo dai bassifondi, e i genitori di Nathan erano le menti dei nostri ribelli. Oh beh, grazie per il regalo!

“Ci saranno anche i miei genitori?” domanda speranzosa Cassandra.

Snow scuote la testa “Hanno davvero bisogno di loro a lavoro, non si sono potuti assentare, ma ti mandano i loro saluti, e hanno promesso una festa per il tuo ritorno”.

L'entusiasmo di Cassandra muore sotto ai nostri occhi. Il suo sorriso si spegne, e le sue spalle si piegano verso il basso. Deve essere orribile avere dei genitori che non ti mettono al primo posto, e chi più di me può capirla? Sono nato in seguito ad uno stupro in fondo...

“Verranno le tue sorelle e le tue amiche, in compenso” afferma il mentore cercando di tirarle su il morale.

Ha in parte successo. Cassandra inizia a sorridere debolmente.

“Ora i pacificatori vi condurranno nelle stanze in cui avrete i vostri incontri. Non avrete molto tempo, approfittatatene. Dopo esisteranno solo i giochi” conclude Snow.

Annuisco. Ce la posso fare.

 

Cammino avanti ed indietro per la stanza. Dov'è Nathan, perché non è ancora qui? Che sia troppo arrabbiato per volermi vedere? No, dai, non credo! Potrebbe anche essere il nostro ultimo incontro, non può perderselo! E se lo facesse, solamente per punirmi? Non potrei sopportarlo!
Mi siedo con un solo tonfo sul divano in velluto blu. Alzo gli occhi verso l'orologio elegante appeso al muro. Sono già passati tre minuti, e non è ancora qui! Ma lo sa che abbiamo poco tempo a disposizione? Nathan, ti prego!

La porta si apre, e mi alzo di scatto. Ho il cuore in gola. Grazie al cielo! Avevo così tanta paura!
Gli occhi di Nathan sono arrossati per il pianto, la sua pelle è completamente pallida, i suoi capelli rossi sono completamente spettinati. Fa male vederlo così, ma era o io o lui. Spero possa capirlo.

“Stupido, bastardo!” sbotta lui caricandomi con un pugno.

Rimango fermo, pronto ad incassare il colpo. Me lo merito, anch'io sarei furioso se fossi nei suoi panni, ma non me ne pento. Ho fatto la cosa giusta, e un giorno lo capirà.
Nathan non riesce a colpirmi però. Prima di raggiungere il mio naso, il suo braccio si blocca. Il mio rosso inizia a piangere, e si accascia contro di me, afferrando stretta la mia camicia.

“Ti odio, ti odio!” dichiara fra un singhiozzo e l'altro.

Lo stringo forte a me, e gli accarezzo i capelli. Scusami tanto, ti ho inflitto un altro duro colpo, ma meglio con il cuore a pezzi che morto.

“Perdonami, amore, non potevo stare fermo al mio posto, lo capisci?” gli chiedo usando il tono più gentile che conosca.

Nathan alza la testa, ed annuisce debolmente “Come farò senza di te, però? Mi rimanevi solo tu...” dichiara per poi scoppiare a piangere.

Lo stringo nuovamente al petto, godendo del calore della sua pelle liscia. Quanto mi mancherà! “Tornerò, tornerò solo per te!” dichiaro cercando di non piangere a mia volta. Ha bisogno che io sia forte, devo dimostrarmi sicuro di me, e della mia possibilità di vittoria.
Non aspetto una sua replica. Gli metto una mano sotto al mento, ed inclino la sua testa con delicatezza. Appoggio piano piano le mie labbra sulle sue, dandogli così tutto il tempo necessario per scansarmi in caso non mi volesse. Non accade però. Nathan mi accoglie, e sento la sua lingua infilarsi avara nella mia bocca. Sento un brivido percorrermi per tutta la pancia, esattamente come quando ci siamo baciati per la prima volta. Vorrei che tutto durasse per sempre, vorrei poter vivere la mia storia con lui alla luce del sole, senza essere costretto a presentarlo a tutti come “il mio amico”. La gente di Panem è tutta ottusa, non riesce a capire che il nostro è amore, non perversione. Nathan è tutto per me: il mio fidanzato, il mio migliore amico, e ora anche la mia famiglia. Non esiste un futuro senza di lui. È vero, sono stato egoista nell'offrirmi volontario, ma non voglio vivere una vita senza di lui, mi rifiuto!

Sentiamo qualcuno bussare alla porta. Ci stacchiamo all'istante, a causa dell'abitudine principalmente.

“Avanti” dichiaro mentre cerco di normalizzare il mio battito.

Un pacificatore si affaccia dall'uscio “Mi dispiace, ma il tempo è finito. Non ci sono altre visite per te, signor Arrow”.

Annuisco. Chi mai potrebbe venire qui oltre a Nathan? Avevo Atena una volta, ma ormai è morta...

Mi volto verso Nathan. Vorrei baciarlo un'ultima volta, ma quel ficcanaso del pacificatore è ancora qui. Mi vedo costretto a stringergli la mano, come se fosse un banale estraneo.
Il mio rosso ricambia il gesto con un sorriso amaro, consapevole anche lui che purtroppo è necessario. Quando tornerò vivremo insieme in una grande villa, e con il mio nuovo status, può darsi che la gente chiuderà un occhio su di noi. Basta solo aspettare.

 

Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni

Mi sforzo di sorridere con tutte le mie forze, sperando così di ricacciare indietro le lacrime. La mia mente si sta nuovamente riempiendo di pensieri oscuri, così come non accadeva da diverso tempo. Una parte di me continua a gridarmi che me la sono cercata questa situazione, che mi sta più che bene, che non importa quanto sei effettivamente migliorata; gli errori del passato non si possono cancellare, soprattutto uno grave come il mio. È davvero così? Cole starà ridendo di me dall'aldilà? Se fosse così, spero proprio che saremo pari, a breve, così non dovrà più maledirmi nel suo oltre-vita.

Sospiro rassegnata. Avrei bisogno di confrontarmi con qualcuno, ma con chi potrei farlo? Mi è stato proibito di parlare con la famiglia, e non conosco né il mentore, né l'accompagnatrice, figuriamoci il mio compagno di distretto. Che tipo è Dingir? È una brava persona? È simpatico? Sarebbe carino stringere una nuova amicizia, in fondo stiamo condividendo una disgrazia, la cosa potrebbe unirci. È vero che siamo nemici, in teoria, ma se proprio qualcun altro deve vincere, è meglio che sia il proprio compagno di distretto, no? Capitol ha promesso un premio per il distretto vincitore, e di questi tempi un po' di soldi farebbero comodo a chiunque. Magari così Amber riuscirà finalmente a mangiare a sazietà, e potranno anche riparare il tetto della scuola. Spero proprio che riaprirà il prossimo anno. Anche se ho brutti ricordi legati a quel posto, mi manca un po' studiare, faticare per raggiungere un obiettivo concreto. Magari potrei diventare compagna di banco di Isidore. Ora che siamo diventati amici, potremmo divertirci insieme, scambiarci bigliettini, suggerirci nelle verifiche, e cose del genere!
Giocherello con l'orlo del mio vestito giallo. Sono contenta di aver scelto questo, e non il completo grigio proposto dalla mamma. È vero, sembro più piccola conciata così, ma vuoi mettere la forza del sole contro la serietà della tempesta? Il giallo mi fa sentire bene, e in questo momento, mi ci vuole proprio.

Mi volto verso destra. Dingir ha finito il suo servizio fotografico, ora tocca alla sola Julza mettersi in posa per i giornali. Lei è proprio bella, sembra essere nata apposta per stare davanti alle fotocamere. Ogni suo gesto sembra essere studiato, i suoi occhi sono in grado di trafiggere da parte a parte. Scommetto che cattura gli sguardi di tutti i ragazzi quando cammina, perfino il mentore non la perde di vista un solo secondo. Mi chiedo come sia essere una femme fatale come lei. Trattengo a stento un risolino. Non mi ci immagino proprio camminare su tacchi vertiginosi come quelli, e spargere due di picche come se fossero margheritine.

Dingir si allontana dai fotografi, e si siede dal lato opposto della stanza. Peccato, avrei preferito si sedesse qui con me, giusto per fare due chiacchiere.
Lo saluto energeticamente con la mano, sperando così di catturare la sua attenzione. Dingir sorride di sbieco, per poi farmi cenno di avvicinarmi a lui. Eseguo subito. Che bello! Così potremo conoscerci!

“Lucile, giusto?” mi chiede “Ho sentito parlare di te”.

Abbasso lo sguardo a disagio. Ahi! Non ci voleva! “Quella è la vecchia me!” replica in fretta, con tono troppo acuto “Non vado fiera di lei” aggiungo infine abbassando la testa il più possibile. Mi sento sprofondare dalla vergogna. Mi libererò mai di lei? Ho fatto così tanto per prenderne le distanze!

Con la coda dell'occhio intravedo Dingir fare le spallucce. “Peccato, la vecchia te riuscirebbe a reggere meglio tutto questo” osserva.

Gli lancio un'occhiataccia. Non mi importa cosa pensa, non tornerò mai ad essere quell'arrogante, presuntuosa, e superficiale ragazza! Ero stupida allora, ho commesso errori gravissimi, e non ho alcuna intenzione di ripeterli! La lezione mi è bastata: con certe scelte si può solamente imparare a conviverci, non c'è modo di cancellarle. Puoi solamente provare a diventare migliore.

Dingir non dà peso alla mia reazione, e riprende il suo discorso “Sono qui per formulare un patto con te, un trattato di non belligeranza, se vogliamo”.

Mi metto seduta composta, sono tutta orecchie.

“Tu non cerchi di ammazzare me, e io cerco di non ammazzare te, a meno che non arriviamo entrambi in finale” spiega “Avremo tante preoccupazioni là dentro, una in meno non ci farebbe male”.

Annuisco. Ha molto senso, in effetti pensavo anch'io a qualcosa del genere, ma la sua proposta non mi soddisfa in pieno “E se andassimo oltre?” controbatto “Potremmo fare una vera e propria alleanza, ed aiutarci a vicenda”.

Dingir rimane in silenzio, ed inizia a massaggiarsi l'orecchio, soppesando bene le mie parole.

“Fino alla finale, è ovvio” aggiungo infine sperando di convincerlo. Ti prego, dimmi di sì! Non mi piace l'idea di stare là da sola!

Il mio compagno sospira “Prenderò in considerazione la tua proposta, ti farò sapere” conclude infine, per poi lasciarmi sola.

Sospiro, la sua risposta mi sa tanto di no. Che diavolo, ma perché? La mia idea mi sembrava così buona...
Sbuffo. Ora mi sento proprio a terra. Mi ci vorrebbe più di una passeggiata sotto le stelle per potermi riprendere! Mi do un pugno sulla coscia. No, non mi arrenderò, rimprovererò stasera!

Un pacificatore mi si avvicina, guardandosi intorno con aria guardinga.
“Accompagno il tributo Lucile in bagno!” sbraita tutto d'un tratto.

Sto per replicare, dirgli che non ne ho bisogno, ma non faccio in tempo. Mi trascina per il braccio, e mi fa uscire dalla stanza.

“Ehi!” protesto una volta fuori, liberandomi della presa.

“È per te” dichiara passandomi un foglio di carta piegato. Ma che cosa?

Lo prendo titubante, e lo apro. Nel vedere la grafia, mi vengono le lacrime agli occhi.

 

Lucile, figlia mia,
è un dolore non poterti dire addio di persona, ma sono almeno riuscito a corrompere questa guardia in modo tale da fornirti questa lettera.

Non oso pensare quali atroci pensieri stiano attraversando la tua testa, ma voglio che ti sia chiara una cosa: siamo fieri di te.

 

Sento le lacrime scorrermi giù per le guance e la mia vista appannarsi, ma continuo a leggere. In fondo, potrebbero essere le ultime parole di mio padre.

 

E questo qualunque cosa succeda laggiù, basta che ritorni. Purtroppo ti spingeranno aldilà dei confini dell'umanità, ma questa volta non lo farai per superficialità, o semplicemente per testare il tuo potere, ma sarà per garantire la tua stessa sopravvivenza. È orribile che proprio tu, che ti stai impegnando così tanto a diventare la brava persona che ho sempre desiderato che tu fossi, sia costretta ad affrontare tutto questo, ma sento che tu possa farcela, sei molto più forte di quello che pensi. Hai un grande cuore, devi solo sviluppare meglio la tua mente. Giocherai un gioco per adulti, è necessario che tu cresca davvero in fretta, e mi dispiace tanto per questo. Hai finalmente capito quale sia la strada giusta per farlo, non abbandonarla.

Pregherò per te e la tua anima. Ti vogliamo tutti bene, ti prego, torna.

Tuo padre.

 

Stringo la lettera al petto.
Papà... grazie, grazie mille per le tue parole! Giuro solennemente che farò del mio meglio per non deludere nessuno di voi!

 

Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni

Melody ha lo sguardo basso, e trattiene a stento le lacrime. Sembra così fragile... perché proprio una come lei doveva essere scelta? Almeno io ho un po' di esperienza in combattimento, ho qualche possibilità di farcela, ma non sono sicuro che sia anche il suo caso. Avrebbero dovuto fare una sorta di pre-selezione, in modo tale da impedire a persone delicate come lei, ma anche ai disabili e ai malati, di partecipare alla mietitura. Capitol però non ha cuore, e con quest'atto ha scavato il fondo. Come gli è venuto in mente una barbaria del genere? Maledetti... faccio ancora fatica a crederci, così come faccio fatica a credere che nessuno stia provando a salvarci! Lo spirito ribelle dei miei compaesani è davvero così distrutto da accettare il sacrificio di due loro figli all'anno? No.. faccio fatica a credere che questa sia la mia casa.
Scuoto la testa. Mi devo calmare, l'agitazione non mi porterà a nulla. Hanno paura, e dopo quello che è successo al tredici non hanno tutti i torti. Probabilmente anch'io lo sarei in questo momento se non avessi la consolazione del premio in denaro. Se riuscissi a vincere, potrei finalmente garantire una vita dignitosa ai miei genitori. Potranno finalmente smettere di lavorare, e potranno perfino mangiare più di una volta al giorno! Avrei così tanto denaro, che potrei finanziare la costruzione di una nuova clinica, visto che la vecchia è andata distrutta. Se tornassi, potrei fare grandi cose, per tutti! Devo resistere e vincere. Solo il cielo sa di quanti aiuti ha bisogno questo posto!

Sento Melody tirare su con il naso. Si sta guardando intorno disperata, forse in cerca della sua famiglia. Anch'io vorrei rivedere i miei, ma mi auguro sinceramente che non vengano. Siamo circondati da pacificatori armati, un incontro potrebbe avere esiti imprevedibili, e non voglio che li accada niente. Se qualcuno vuole bene ai miei genitori, sicuramente li starà fermando.

“Sono sicuro che qualcuno si starà prendendo cura della tua famiglia, abbi fede” le sussurro cercando di tranquillizzarla.

Melody mi sorride grata. Sta per replicare, ma viene bloccata da un pacificatore “Siete pregati di rimanere in silenzio fino alla partenza, non fatemi ripetere!” sbotta nervoso.

Lo guardo torvo. Cos'è? Ha paura che ci coalizziamo per fuggire? E dove potremmo mai andare? Tentare di fuggire adesso sarebbe da stupidi. Non abbiamo altra scelta che salire su quel treno.
Cerco di riaprire il dialogo con Melody, ma sembra essersi nuovamente chiusa in se stessa. Ha lo sguardo basso, e le gote rosse a causa del rimprovero subito. Riproverò sul treno. Sembra una brava ragazza, non credo di dover temere nulla da parte sua.

Sul lato della strada sono presenti dei detriti, e nel vederli mi si ferma il respiro. Là, avevano eretto una statua astratta di legno, in onore di tutti i caduti della ribellione. Non ho mai fatto in tempo a portarci dei fiori. Quando mi sono svegliato, Capitol l'aveva già distrutta. Non ho potuto fare neppure questo per lui... Ernest.

 

Corriamo verso il muro. La gola mi brucia da morire, e sono senza fiato, ma devo resistere. Là dietro potrò finalmente prendermi un attimo di pausa. Un fischio penetra le mie orecchie, chiaro segno che gli hovecraft hanno sganciato una nuova bomba.

Muoviti, Milo!” urla mio fratello.

Velocizzo il passo, mentre una nuova ondata di polvere mi raggiunge. I proiettili continuano a sfrecciare per tutto il campo, intravedo con la coda dell'occhio un uomo cadere con un solo tonfo. Abbasso lo sguardo e digrigno i denti. Di nuovo! Non è possibile! Quante persone sono morte solamente nella giornata di oggi? Dove sono i nostri rinforzi? Maledetti! Il nostro messaggio era chiarissimo, perché non sono a combattere qui con noi? Sono dei fottuti codardi!

Raggiungiamo il muro, ed abbassiamo la testa sperando così di evitare colpi vaganti. Cerco dei proiettili nel marsupio, ma sono finiti. Il mitra è diventato utile quanto un bastone.
Mi volto verso Ernest. È pallido come un fantasma, il suo volto è completamente sporco di terriccio misto a sudore. Non credo di essere messo molto meglio. Sono completamente fradicio, perfino i calzini sono zuppi. Ho le braccia piene di graffi, e piedi mi fanno malissimo, ma so che mi è andata bene. L'aria è continuamente squarciata da urla e proiettili, il terreno è tinto di rosso in molte zone, e c'è un fortissimo odore di zolfo. Il cuore mi batte a mille. Ho paura.

Non dovevo portarti qui!” urla Ernest accanto a me, cercando di non farsi coprire dal rumore delle granate.

Non scherzare, Ernest! Siamo fratelli!” replico con voce sicura. Non sarebbe dovuta andare così! Dovevamo marciare verso Capitol, non ci aspettavamo un contro-attacco del genere! Se solo fossero arrivati i rinforzati...

Sei troppo giovane per tutto questo!” afferma Ernest ignorandomi del tutto. “Se ti capitasse qualcosa, mamma e papà non me lo perdonerebbero mai!”

Scuoto la testa “Dobbiamo resistere! Ce la faremo!”.

Ho appena finito la frase, che un ordigno ci raggiunge nel nostro rifugio. Il tempo si ferma. Alzo la testa, ed incrocio terrorizzato lo sguardo di Ernest. I suoi occhi verdi, così simili ai miei, sono freddi e decisi.

C'arrivo troppo tardi.

Vengo spinto via con violenza. L'ultima cosa che vedo è il viso di Ernest venire illuminato dall'esplosione. Sta urlando qualcosa, ma non riesco a sentirlo. Poi, il buio.

 

Mi tocco la cicatrice sullo zigomo destro. Fa male tutte le volte che ci penso. Non doveva finire così, non dovevi lasciarmi. Il mondo è diventato ancora più spaventoso di prima, e solo il cielo sa di quanto avrei bisogno della tua guida. Ti prego, assistimi da ovunque tu sia.
Vorrei fermarmi qualche minuto, il tempo per fare una preghiera, ma non mi viene concesso neppure questo. Non ho potuto dire addio a nessuno, neppure a lui.

Sento il treno arrivare alla stazione in tutta fretta. È venuto solamente per noi.
Chiudo gli occhi. Non voglio che sia il mio ultimo viaggio, il suo sacrificio non può diventare vano.

Lancio un'ultima occhiata al distretto. Devo tornare.

 

Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni

Mi siedo sulla sedia foderata di tessuto rosso, uno dei pochi mobili della stanza ad essere completamente integro e pulito. Il municipio è ridotto ancora male, ma almeno è ancora in piedi dopo il bombardamento, è già un qualcosa.

Mi volto verso Iris. Ha deciso di rimanere in piedi, probabilmente è ancora troppo tesa per potersi rilassare. In parte la capisco, ma è inutile. Ormai il danno è fatto, non abbiamo altra scelta che accettarlo, ed iniziare a pensare come potersela cavare. Ci sbatteranno direttamente in arena? È una eventualità, ma non credo. Sono sicuro che preferiranno per prima cosa esporci su un palcoscenico come bestie da circo. Altrimenti perché riprenderci durante le mietiture? In realtà non siamo altro che un intrattenimento per i capitolini, alla faccia del sacrificio per il bene comune. Non lo sopporto, preferirei entrare in arena subito, piuttosto. Se non si concludessero con ventitré morti, gli Hunger Games potevano anche essere anche divertenti: ventiquattro sconosciuti, con esperienze e caratteristiche diverse, che si affrontano un ambiente ostile. Avrebbero potuto fare qualcosa del genere; chi si arrendeva veniva portato via, al sicuro, mentre vinceva chi resisteva fino all'ultimo. Una gara di forza di volontà. Sarebbe stato carino partecipare a qualcosa del genere.

“Lo sai che è merito mio, vero?” chiede una voce, ma la ignoro. Non ho voglia di discutere con lui.

“Ho bisogno del bagno” afferma Iris, strappandomi via dai miei pensieri.

Il pacificatore di guardia sospira frustato. “Trattienila” le ordina.

“Ho davvero bisogno del bagno” insiste lei con voce ferma. I suoi occhi castani sembrano andare in fiamme. Faccio fatica ad inquadrarla. A volte mi sembra una bambina insicura, poi ha queste uscite. Che tipo strano.

Il pacificatore si guarda intorno a disagio. Maya e Nicolzon hanno offerto un buffet a tutto il personale che ha partecipato alla mietitura, pacificatori compresi. Solo lui è rimasto indietro per badarci. Si vede che sta antipatico ai più.

“Va bene!” sbotta infine, per poi tirare fuori un paio di manette dal suo marsupio.

Non faccio in tempo a replicare, che mi trovo legato al termosifone. Grugnisco in segno di protesta. Che senso ha? Dove potrei andare? Ci sono decine di pacificatori un paio di stanze più in là, e anche se ce la facessi, avrei l'intera Panem sulle mie tracce. Senza contare che anche mia madre ne pagherebbe le conseguenze, e lei è ultima persona al mondo che vorrei mettere nei guai. La mamma... chissà cosa starà facendo. Spero che le sue amiche si stiano prendendo cura di lei.

“Torniamo subito” dichiara il pacificatori puntandomi addosso il suo dito grassoccio “Niente colpi di testa, chiaro?”.

Annuisco scocciato, e li guardo allontanarsi dalla stanza. Sono di nuovo solo.

“Non sarai mai completamente solo” afferma fredda la solita voce.

Alzo gli occhi al cielo “Ti prego, sparisci” borbotto sperando di non essere sentito da nessun altro.

Papà rimane fermo immobile. I suoi occhi color ghiaccio mi trapassano da parte a parte. Quanto ho odiato quello sguardo, e sono così felice di non averlo ereditato! Grazie al cielo, ho gli occhi blu della mamma.

“Non posso andarmene, sei tu che mi hai invocato. Ricordi? Sono solo una proiezione dentro la tua testa” mi spiega.

Giro lo sguardo dall'altra parte, sperando che tutto questo finisca. Che senso ha tutto questo? Speravo che con la sua morte mi sarei liberato di lui, invece sta ancora qui, con il fiato sul collo. Perché la mia testa mi fa questo?

“Stai già impazzendo, Jacob?” mi chiede papà. Il suo volto severo rivela una nota di delusione, come sempre d'altronde. Non sono mai stato abbastanza per lui: non abbastanza forte, o veloce, o coraggioso. Per tutta la sua vita ha continuato a mettermi alla prova, ed avrebbe continuato a farlo, finché non fossi diventato come lui, ma io non sono lui.

“Lo sei, invece” afferma lui tranquillo, ben sapendo cosa mi passa per la mente.

La sua affermazione mi sconvolge più del dovuto. Provo ad alzarmi per andarmene, ma le manette impediscono movimenti troppo ampi. Sono fregato.

“Non è vero!” sussurro a denti stretti. Perché è ancora qui? Non voglio avere niente a che fare con lui! Tornatene della tua stupida tomba, vecchio!

“Invece sì. Sei un guerriero, esattamente come me, perché io ti ho reso così, e a te piace esserlo”.

Sto per replicare, ma le parole mi muoiono in gola. È vero, mi piace allenarmi e diventare più forte, ma con i miei metodi, non di certo con i suoi! Quante notti ho passato al freddo e al gelo per temperare il mio corpo? E tutti quei lavori forzati? Vogliamo parlare poi delle frustate che ho ricevuto quando contraddicevo gli ordini? La mia schiena ne porta ancora le cicatrici.

“Non sono un mostro come te!” replico maligno, osando guardarlo dritto negli occhi.

Scoppia a ridere di gusto. “Oh, figliolo!” replica divertito “Lo sarai a breve”.

Il sangue mi si gela nelle vene. Ha ragione. Come posso affrontare i giochi, e rimanere pulito? È impossibile, devo per forza farmi strada in mezzo al sangue. Quante vite spezzerò?

Papà alza gli occhi al cielo “Smettila, Jacob, sono pensieri inutili i tuoi, vuoi o non vuoi tornare da tua madre?”.

Una goccia di sudore mi scivola giù dalla tempia. Io non ho davvero scelta. Ha solo me, ormai, non posso abbandonarla. È una donna così fragile e gentile... Non credo sia in grado di sopportare un altro colpo del genere. Non merita tutto questo. L'unica cosa che posso fare è tornare per potermi prendere cura di lei.

“Tu mi odi” riprende mio padre “Ma, l'ho fatto solamente per te. Se hai qualche possibilità di farcela, è grazie a me. Credi che mi piacesse essere così duro?”. Sto per replicare con sì onesto, ma non me ne lascia il tempo “Volevo renderti un uomo pronto a tutto, era il mio compito. Quando avrai dei figli tuoi capirai”.

Abbasso lo sguardo, sono troppo stanco per poter replicare. Elaborare la mia intera vita richiede veramente troppe energie. Mi rifiuto di credere che abbia ragione, ma la mia mente è così confusa... Dove inizio io e finisce lui? C'è qualcosa in cui sono portato oltre agli allenamenti? Non mi sono mai dedicato a nient'altro... magari dentro di me si cela un artista, o un musicista, o un cuoco talentuoso! Mi piacerebbe scoprirlo, ma per farlo, devo per forza tornare qui, e la strada del ritorno non è per nulla pacifica.

La porta si riapre, ed oltre ad Iris e il pacificatore, entrano anche Maya e Nicolzon.

“Siamo pronti, fra poco partiamo”.

Annuisco. È meglio così. In questo municipio ci sono solo fantasmi, è meglio andarsene il prima possibile.

“Scusateci se non vi abbiamo fatto partecipare alla festa, ma avevamo paura che vi sareste sentiti fuori luogo” aggiunge Maya imbarazzata.

Sgrano gli occhi. Perché scusa? Siamo o non siamo la vostra portata principale?

“Non vi preoccupate però, sul treno abbiamo un'enorme cucina, mangerete a sazietà là dentro”.

Alzo il sopracciglio. Treno? Ci dirigiamo a Capitol con un treno? Non me l'aspettavo, ma direi che ha senso. Molti hovecraft sono stati danneggiati o distrutti durante la ribellione, e quelli che rimangono servono per fare da deterrente ai pochi che vorrebbero ancora combattere. Ci impiegheremo giorni ad arrivare, ma non so dire se sia un bene o un male. Da un lato vorrei che tutto finisse in fretta, ma d'altra parte così avrò più tempo per prepararmi.

Noto che Iris mi sta guardando, ma non c'è traccia di malizia nel suo sguardo. Credo sia solamente curiosa. Appena nota che mi sono accorto di lei, gira lo sguardo dall'altra parte in tutta fretta, ed inizia a fischiettare facendo la gnorri.
Sorrido, ma me ne pento subito. Mi mordo labbro con forza. Che sto facendo? È mia nemica, probabilmente perirà per causa mia! Scuoto la testa. No... devo rimanere concentrato. Non ho amici quaggiù.

 

Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni

“Dove stiamo andando? Posso saperlo, per favore!?” chiedo mentre continuo a fissare le schiene bianche pacificatori, ma ancora una volta ottengo solamente del silenzio. In realtà, ho paura di sapere la risposta: l'hovecraft. Non voglio salire su quel coso, lo odio. Il solo pensare al ronzio del suo motore, mi fa accapponare la pelle. Esiste qualcosa di più brutto?

Mi volto verso la ragazza dai capelli rossi, Daisy mi sembra, per cercare rassicurazioni, ma è completamente assorta dai suoi pensieri, non mi sta minimamente considerando.

Non mi sono mai sentito così solo. Continuo a chiedermi come sia potuto accadermi tutto questo, che cosa ho fatto di male. Non ho mai dato problemi a nessuno, sono sempre stato gentile con tutti... Scuoto la testa. A cosa diavolo sto pensando? Neppure il peggior farabutto al mondo meriterebbe tutto questo! Ancora non ci credo... l'arena... sarà così orribile come me la immaginavo? Se solo penso che tutto questo si poteva evitare! Non ho mai creduto in una nostra vittoria, non in questo modo per lo meno. Capitol aveva tutto d'altronde: i soldi, le armi, gli alleati che contano. Era ovvio che ci avrebbe schiacciato ed imposto un pesante tributo da pagare per la nostra impertinenza. Non pensavo però che si sarebbero spinti così tanto in là... Ah! Se solo avessero fatto come speravo! Si poteva procedere benissimo in maniera pacifica attraverso manifestazioni, scioperi, e dialogo! Certo, ci avremmo messo molto più tempo, ma sono sicuro che prima o poi ci avrebbero ascoltato! Non esiste conflitto che non possa essere risolto con le parole!

Finalmente capisco il percorso che stiamo facendo. Non c'è dubbio, stiamo andando verso la stazione. Che posto strano per parcheggiare l'hovecraft... Forse ritenevano pericoloso metterlo in campagna? Chissà. Intanto, si iniziano ad intravedere i binari...

I due pacificatori si fermano, e io e Daisy siamo costretti a seguirli a ruota. Che succede?
Allungo il collo sperando di intravedere qualcosa, e ci riesco. Una nuova guardia sta raggiungendo il nostro gruppo, ha l'aria scocciata.

“I macchinisti hanno bisogno di più tempo. Sembra che il treno abbia bisogno di una piccola manutenzione”.

Treno!? Aspetta un momento, quindi non prendiamo l'hovercraft per andare a Capitol? Tiro un sospiro di sollievo. Meno male. No, cioè! Partire è pur sempre un male, ma se proprio devo scegliere con quale mezzo farlo, preferisco di gran lunga il treno. Almeno loro hanno un tragitto ben definito, sono prevedibili, e soprattutto, non portano morte. Negli ultimi anni, gli hovercraft hanno portato con sé solamente devastazione. Quante persone sono morte nei bombardamenti? Perfino Sarah e Dave... mi mancano così tanto...

“Che palle!” sbotta un pacificatore “Quanto tempo ci vorrà?”

“Quindici minuti, non di più. O almeno, così mi hanno detto” replica il messaggero.

Alzo la testa verso il cielo e chiudo gli occhi. Il vento soffia leggero, ma riesce comunque a portare l'aria della campagna che circonda la cittadella. Sento chiaramente l'odore del fieno, della camomilla, della rosa selvatica. Se mi concentro posso sentire il nitrito del cavallo e il raglio dell'asino.
Sorrido amaro. Non sentirò mai più tutto questo, vero? Per me è davvero finita? In fondo, che speranza può avere uno come me? Non sono mai stato un guerriero, non ho mai combattuto contro nessuno, né tanto meno ucciso. Come potrei mai fare una cosa del genere? Con quale diritto potrei strappare via una vita? Non sarò di certo il solo ad avere qualcuno ad aspettarlo a casa... Oh! Pensare alla mia famiglia fa così male! Avrei dovuto baciare la guancia della mamma, perché non l'ho fatto? Ora non ne avrò mai più occasione... Avrei dovuto anche abbracciare più a lungo papà stamattina, e dire a Manuel che gli voglio bene... non l'ho mai fatto...

“Ben! Ben!” urla una voce.

Il cuore inizia a battermi a mille, conosco questa voce! Mi giro di scatto, pregando che il mio non sia stato un miraggio, il primo segnale di una salute mentale che mi sta abbandonando.

È lei invece. La mamma mi sta correndo incontro, e con lei ci sono anche papà e Manuel.
Non ci sto neanche a pensare. Inizio a correre per raggiungerli, ignorando le urla dei pacificatori. Due di loro iniziano ad inseguirmi, ma non mi importa. L'unica cosa che desidero in questo momento è abbracciarli per l'ultima volta, dire loro che li amo con tutto il mio cuore.

Sono sempre più vicini. Riesco ad intravedere le loro lacrime, le loro guance arrossate. Perfino papà sta piangendo. Basta così poco...

Non faccio in tempo però. Il pacificatore mi si getta addosso, facendomi cadere a terra. Striscio il mento sulla ghiaia, e sento il sapore metallico del sangue dentro la bocca. La gamba destra mi fa malissimo, sono certo che mi sono sbucciato entrambe le ginocchia.
Alzo lo sguardo, e vedo altri tre pacificatori che stanno bloccando la mia famiglia. Altri due sono rimasti accanto a Daisy, per evitare che tentasse la fuga.

“Non fateli del male!” urlo disperato provando a divincolarmi dalla presa, ma senza successo. Il pacificatore è troppo pesante.

“Per favore!” urla mio padre “Fatemi almeno dirgli addio!”

I pacificatori rimangono in silenzio, neppure loro hanno il coraggio di replicare. Sapevo che anche loro erano umani! Cosa gli costa? Solo cinque minuti, non chiedo di più, davvero. Poi vi seguirò senza fiatare, ma vi prego, dateci cinque minuti!

“Che succede qui?” chiede una voce femminile.

Mi volto verso sinistra. Le due accompagnatrici stanno correndo verso di noi, evidentemente allarmate dal rumore. “Sono la mia famiglia!” spiego senza riuscire a trattenere le lacrime “Voglio solo salutarli!”. Sono state così gentili con me durante la mietitura, spero davvero che accolgano la mia preghiera.

Le due si guardano combattute.

“Solo cinque minuti...” aggiungo sperando di riuscire a convincerle.

“Va bene” esclama Flora, facilmente distinguile dalla sorella a causa di un neo sul collo.

Uno dei pacificatori sta per replicare, ma Fauna lo blocca all'istante “Sono d'accordo, che diavolo! È una barbaria non far salutare questi ragazzi le loro famiglie, ne devo parlare con gli strateghi!”.

“Devo davvero?” chiede l'uomo sopra di me.

“Ma certo!” sbotta Flora.

L'uomo esegue, e mi precipito subito fra le braccia della mamma. Le bacio tutto il viso, senza lasciare nessun centimetro. Papà e Manuel ci stringono forte, e noto che mio fratello sta piangendo come una fontana.

“Ti voglio bene!” gli sussurro.

“Te ne voglio bene anch'io, peste!” replica fra mille singhiozzi.

Vorrei che il tempo si fermasse qui, e stare fra le loro braccia per sempre. Sono stati la miglior famiglia che avessi mai potuto avere, e gliel'ho mai fatto capire! Sono stato così fortunato ad averli con me!

Una delle due capitoline si avvicina a noi. Il tempo deve essersi concluso. Ho fatto una promessa, devo essere uomo. Mi asciugo le lacrime, lascio andare la presa, e mi alzo, contrastando i tentativi di mia madre di tenermi con loro.
Guardo per l'ultima volta i loro visi, per poi voltarmi verso la stazione. Sento che stanno provando ad inseguirmi, ma i pacificatori glielo stanno impedendo. Non mi guardo indietro, so che farei solamente del male a tutti. Devo essere forte!

“Vuoi salutare anche tu la tua famiglia?” chiede Flora rivolgendosi a Daisy “Dieci minuti di ritardo non cambieranno le cose”.

Daisy scuote la testa “Non ci tengo. Vorrei solo che riferiate a mia nonna...” si blocca per un attimo, sta cercando le parole migliori “... no, nulla. Sa già tutto”.

Chiudo gli occhi. Il vento non ha smesso di soffiare.

 

Violet “La mucca” Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni

“Fate piano con quella roba, vi prego!” urla agitata la capitolina ai poveri facchini che stanno caricando le sue valigie sul treno. Ma quanta roba si è portata qui nell'undici? Sono tutte piene di vestiti, o si è portata anche altro? Forse ci ha messo dentro anche delle armi per poterci torturare, o chissà cos'altro. Se mi scuoiasse, il mio aspetto sarà tutto uniforme, oppure anche i miei muscoli sono fatti a macchie? Potrebbe essere divertente scoprirlo, scommetto sulla secondo. Sono sicura che anche la mia anima sia spezzata.

Mi volto verso Santos. È stato gentile con tutti fin'ora, ma appena crede che nessuno lo stia guardando, il suo viso si oscura. È una cosa a malapena percettibile, ma mi è molto chiaro. È strano, forse come me, diventeremo sicuramente amici.

Roize mugugna qualcosa di incomprensibile, per poi sedersi accanto a me facendo un grosso sospiro di rassegnazione.

Mi sposto un po' più in là. Non mi piace questa donna, puzza di morte, come tutti i capitolini. Mi chiedo se anche lei fosse presente quando hanno giustiziato i miei genitori, non ne sono sicura. I ricordi di quella giornata sono piuttosto annebbiati, ricordo soltanto la folla, e il rumore dei fucili.

“Ma te guarda che roba....” borbotta lei sopra pensiero.

Non riesco a smetterla di fissarla. Ho sentito dire che a Capitol abbiano dei potenti guaritori in grado di cambiare l'aspetto delle persone. Sarà forse forse vero? E se è così, questo è l'aspetto che aveva alla nascita? Potrebbero fare qualcosa anche con me? Scuoto la testa. Non credo proprio. Se perfino i miei hanno fallito con le loro erbe, nessuno può fare qualcosa per me. Sono semplicemente maledetta, i demoni hanno scelto me, e non posso farci niente.

“Ohi!” si rivolge verso di me Roize.

Sussulto. Cosa vuole da me? Ha forse decido di bruciarmi viva? Anche qui una volta qualcuno aveva proposto di farlo, ma l'idea era stata accantonata. Ma si sa, i capitolini amano le soluzioni estreme più di tutti.

“Sei proprio bella, lo sai?” mi chiede rivolgendomi un grosso sorriso che mostra i suoi denti bianchissimi.

Sgrano gli occhi. Cosa ha detto? Mi sta forse prendendo in giro? Nessuno me l'ha mai detto...

“Sì, sai, sei così particolare... unica direi! Non so cosa avrei dato alla tua età per essere così eccentrica e alla moda. Scommetto che hai gli occhi di tutti puntati addosso, vero?”.

Annuisco, è vero, tutti mi guardano, ma non decisamente in quel modo. Hanno paura di me e del marchio del demonio che mi porto dietro.

“Che c'è, sei timida?” mi chiede nuovamente.

“No” rispondo con un sorriso ampio quanto il suo. Credo che questa sia la conversazione più lunga che abbia mai avuto negli ultimi due mesi, e non mi ha neppure insultata! È davvero dolce, non devo assolutamente farle cambiare idea su di me, devo farla addormentare il prima possibile, così conserverà per sempre un ottimo ricordo del nostro incontro! Ne sarà così felice!

“Ma allora sai sorridere anche tu!” commenta allegra “Sei proprio un amore, sai?” aggiunge, per poi immergere la sua mano nella mia montagna di capelli ricci. Wow, che sensazione strana... cos'è questo calore? “A Capitol ti ameranno tutti” aggiunge infine.

Scoppio a ridere. Amare? Me? Ma sono scemi? Oh... quanto sono tonta! Ma è certo! I capitoli sono dei mostri senza cuore, è ovvio che ameranno il demone che ha deformato il mio corpo! Mi vedranno come una di loro! Almeno lui si sentirà a casa, quanto a me...

Un facchino tutto sudato ci raggiunge “Si-signora...” borbotta con il fiatone.

“Signorina!” lo corregge Roize offesa.

L'uomo si allenta il colletto “Cer-certo, signo-signorina! Vo-volevo solo dirle, che, che, abbiamo qua-quasi finito” afferma sull'orlo del collasso.

Roize sorride soddisfatta, per alzarsi elegantemente dalla panchina.

Sto per seguirla a ruota, ma intravedo Amadeus raggiungerci. Quell'uomo è odioso, non mi piace proprio per niente! La sua voce grave poi ha qualcosa di vagamente familiare, ma non suscita nulla di positivo, anzi, tutt'altro. Ogni sua frase è una coltellata al cuore.

“Sono stati perquisiti?” domanda duro, guardando sia me che Santos come se fossimo due pezzi di sterco.

Roize rimane in silenzio per qualche secondo, completamente interdetta “Io... non credo. Dai, non c'è bisogno, caro!”

Il mentore storce il naso “Secondo me sì” replica serio.

“Non che non ce n'è bisogno!” mi intrometto mostrando le stesso sorriso che a Roize era piaciuto tanto “Santos si è già liberato del suo coltello appena abbiamo abbandonato la piazza!”. Sono sicura che dopo questa rivelazione mi amerà ancora di più!

I due capitolini si congelano come delle statue. Santos mi lancia un'occhiata che ben conosco per una frazione di secondo, per poi scoppiare a ridere. “Non era un coltello, schiocchina, era un cucchiaio! Stamattina mi sono alzato tardi e ho dovuto mangiare il mio yogurt in mezzo alla strada!”

“Oh, meno male!” borbotta la capitolina posando una mano sul petto, per poi tirare un sospiro di sollievo.

“Sicuro? Eppure ne ero proprio certa!” replico allegra. È proprio simpatico questo mio nuovo amico mentre cerca di ingannare tutti! Sarà divertente ucciderlo!

“E tu, mia cara, che cos'hai in tasca, invece?” mi chiede il moro cercando di rigirare la frittata.

Per tutta risposta, estraggo dalle tasche dei pantaloni i fiori rosa dell'oleandro.

“Sono bellissimi!” esclama con voce acuta Roize “Mi ricordano tantissimo una vacanza al distretto quattro fatta parecchi anni fa. Quella volta ero con mio padre, e....”

“L'oleandro?” chiede sospettoso Santos, interrompendo il racconto della capitolina. Conosce anche lui i fiori, quindi!? Abbiamo davvero tanto in comune, allora!

“Sì, perché, non ti piacciono?” domando ingenuamente. Secondo me l'oleandro è una pianta meravigliosa. Non sono è bella, ma provoca anche bradicardia, vomito, nausea, bruciore, assopimento, e a volte perfino la morte! Insomma, è un proprio completa! “Volevo regalarli a Roize” aggiungo poi.

“Ohhhh!” squittisce deliziata la capitolina, per poi portarsi i fiori al naso, annusandoli.

“Oh, santo Dio!” sbotta Amadeus. “Tu!” sbotta indicando Santos “Stai almeno tre metri lontano da me, mentre tu...” aggiunge indicando il facchino “... d'ora in avanti assaggerai sempre il mio cibo!” conclude poi allontanarsi a passo svelto verso il treno.

“Aspetti! Questo non rientra fra le mie mansioni!” prova a protestare l'uomo, ma senza alcun successo.

Scoppio a ridere di gusto, e mi precipito anch'io verso il treno. Non pensavo proprio che i giochi si rivelassero divertenti!

Prima di salirci però, rivolgo un ultimo sguardo verso il luogo che mi ha cresciuta.
Addio, disgraziati, spero possiate tutti quanti bruciare!

 

 

 

 

Eccovi i saluti, cioè circa. Non credo che ci fossero sempre stati, non nella maniera in cui li conosciamo oggi perlomeno.

Ci vediamo fra una decina di giorni sul treno!

Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Amore ed odio ***


Annabelle “Bee” Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni

Le case continuano a scorrermi davanti alla faccia. Intravedo le rovine della fabbrica dove lavorava la mamma, la centrale idrica, il piccolo parco posto ai confini, ed infine il muro. Ho come la sensazione che la mia intera vita mi sia appena fuggita via. Ammetto che la sua maggior parte è stata parecchio noiosa: scuola, casa, amici; nulla di fuori dall'ordinario, ma mi manca tantissimo. Per anni ho sperato di vivere un'avventura, qualcosa di epico che valesse la pena di raccontare una volta anziana, ma mi sono resa conto troppo tardi in quanto fosse stupido il mio desiderio. Il destino mi ha accontentata: prima la ribellione, e ora questo. Gli Hunger Games... mi sembra ancora assurdo. Questa non è una sfida come le altre, non posso tirarmi indietro appena le cose si mettono male. No... sarò costretta ad andare avanti fino in fondo, anche se questo significherà la mia morte, o quella di qualcun altro. Non ho la più pallida idea di come potrò farcela, ma in qualche modo devo. Non voglio morire, voglio tornare a casa. Voglio riabbracciare i miei, rivoglio la mia cameretta, poco importa se devo condividerla con Miriam ed Ellie, rivoglio i miei amici, e anche i miei libri!
Sento che sto per piangere, ma non voglio. Non mi aiuterebbe, e non cambierebbe neppure le cose. Che lo voglia o no, questo è il mio presente.
Mi do una serie di piccoli schiaffi sulla guancia per riprendermi. Non mi devo buttare giù, devo resistere alla tentazione. Sono forte, posso farcela. Non devo far altro che ripetermelo. Posso farcela, davvero. Posso farcela, posso farcela, posso farcela...

Sento qualcuno tirare su con il naso in maniera rumorosa. Mi volto, è Kane. Anche lui sta guardando fuori dal finestrino come facevo io, e sicuramente starà anche pensando alle mie stesse cose. Mi si spezza il cuore. Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo? Kane poi... mi stavo lamentando del mio destino, ma a lui è andata decisamente peggio. Con tutte quelle ferite, non deve aver avuto una vita facile. Il solo pensare a come è stato trattato da quella stronz... cattivona, della accompagnatrice, mi fa ancora ribollire il sangue. Con quale diritto gli ha detto quella cosa? Non ha pensato che soffriva già abbastanza? Tremava così tanto... mi ha fatto così tanta pena! Poco importa se il sindaco mi ha sgridata dopo, ho fatto la cosa giusta, sono sicura che anche i miei abbiano approvato il mio gesto.
Kane chiude gli occhi e sospira sconsolato. Il distretto 5 è ormai andato, e forse non ritornerà mai più. L'idea di morire lontano da casa fa accapponare la pelle, e credo che anche Kane lo stia pensando. Anche se il suo cappuccio è abbassato, e il suo volto è in gran parte coperto dai suoi lunghi capelli scuri, riesco a scorgere lo stesso delle lacrime.

Non resisto, è più forte di me. So che tecnicamente siamo nemici, ma non posso non preoccuparmi per lui, non dopo quello che è successo. Sento come se ormai fosse sotto la mia responsabilità. Non ha nessuno ad aiutarlo. Non di certo l'accompagnatrice, e non credo neppure la mentore. Ha solo me, non posso lasciarlo.
Mi avvicino a lui a passo deciso, e quando mi nota, Kane sobbalza. Si guarda intorno a disagio, come se stesse cercando una via di fuga. Cavolo, devo averlo spaventato. Ora che ci penso, devo aver dato l'impressione di averlo caricato come un toro.

“Va tutto bene!” affermo in fretta cercando di tranquillizzarlo “Volevo solo sapere come stavi”.

Il ragazzo abbassa lo sguardo, cercando in tutti i modi di evitare il mio “Non molto bene, a dire il vero, ma sei gentile ad avermelo chiesto”.
Kane si porta l'indice alla bocca, ed inizia a mordicchiarsi l'unghia. Ora che sono con lui faccia a faccia riesco a vederlo meglio. Aldilà di tutte quelle ustioni, è un bel ragazzo. È alto, con dei lineamenti regolari, e con dei grandi occhi azzurri incredibilmente espressivi. È un peccato, veramente un gran peccato... Oh! Che cosa vado a pensare?

“Io andrei a cercare la mia cabina...” afferma lui d'un tratto, cercando di congedarsi.

“Aspetta!” urlo afferrandolo per il polso.

Kane si ritrae subito, come se la mia mano fosse fatta di lava bollente.

Cavolo, ho sbagliato di nuovo approccio. Devo stare più attenta. “Vorrei parlare un po' con te” provo a dirgli con un tono lento, come farei con un cagnolino incontrato per la prima volta.

Kane annuisce titubante “Ok... va bene, credo”.

Ah, ok, e ora? Cosa potrei dirgli senza ferirlo? Una parte di me vorrebbe indagare sulle sue ustioni, ma mi sembra una cosa molto indelicata da fare. Sì, insomma, non credo che abbia piacere a parlarne, e sembra già parecchio a disagio già adesso...
“Scusa, è che non mi va di stare da sola, e non mi piacciono di quelle due” mi giustifico facendo riferimento alle capitoline. Credo sia una buona uscita per rompere il ghiaccio, in fondo non sto neanche dicendo una bugia. Beas la detesto, mentre Cassandra, non so, non mi fido. Non mi piace il modo in cui ci guarda, come se ci stesse valutando.

Kane scuote la testa “Non è facile abituarsi”.

Alzo il sopracciglio con fare interrogativo. A che cosa si sta riferendo?

“Alla solitudine, intendo” specifica “Ma ci si riesce dopo un po'. Stare da soli ha i suoi lati positivi”.

Soppeso le sue parole. Quanto deve essere triste questo ragazzo? Non ha tutti i torti, anche a me a volte piace stare da sola, ma a volte per l'appunto.

“Kane, tu hai degli amici?” gli chiedo a bruciapelo, sperando di non offenderlo. So che è una domanda delicata, ma ho bisogno di saperlo. Voglio solo rassicurarmi che non sia così solo come sembra.

Il moro si richiude nuovamente in se stesso per qualche secondo. Lo sapevo, purtroppo avevo ragione.

“Ho Rudolph, il mio cagnolone” mi spiega, e la sola idea del suo pelosone, illumina il suo volto. Riesco per la prima volta a vedere un accenno di sorriso. Solo ora riesco a capire quanto sia in realtà dolce questo ragazzo. Credo che non esista nessuno che meritasse meno tutto questo. È proprio una brava persona.

Non devo pensarci troppo. In fondo non voglio fare del male a nessuno, ucciderò solamente se costretta, per legittima difesa e basta, e Kane non mi sembra il tipo che mi attaccherebbe nel sonno. Uno che ama così tanto il suo cane, non può essere una persona cattiva, no?
“E me”

“Cosa?” mi chiede Kane, non riuscendo a capire.

“Anch'io sarò tua amica, anche dentro all'arena. Se ti va, ovviamente”.

Kane rimane letteralmente a bocca aperta. Non si aspettava per niente qualcosa del genere “Sei sicura?” mi chiede “Non so fare nulla di chè, potrei essere solamente un peso per te”.

Scuoto la testa. Sono determinata ad averlo come alleato. Mi fido di lui, ed è la cosa più importante. È inutile aver alleati forti, ma inaffidabili. “Sicurissima”.

Kane sorride, e noto che i suoi occhi sono diventati lucidi.

Sorrido a mia volta. Ora mi sento meno sola.

 

Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni

Osservo a bocca aperta la cabina. Davvero questa roba è tutta mia? Solo e soltanto mia? È molto più grande della mia camera, forse perfino della mia cucina! La parte migliore? Non dovrò condividerla con le mie stupide sorelle! Sola, sola e soletta! Che bello! Sarebbe tutto fantastico se questo treno non mi portasse alla morte. Non c'è una possibilità che tutto questo sia soltanto uno scherzo, vero? Quanto vorrei che si limitassero a portarci via dai nostri distretti per offrirci una vita in serie A! Cibo a volontà, le attenzioni, le feste!

Merda! Non solo non avrò niente di tutto questo se non per pochissimi giorni, ma mi stanno portando via anche il poco che avevo! Saiara... spero stia bene. Se è un po' furba in questo momento si starà facendo consolare da quella sua amichetta, ma ne dubito. Peccato. Era un'occasione d'oro per realizzare i suoi sogni, almeno lei che può, dovrebbe farlo. I miei sogni invece... non che ne avessi di particolari, ma ciò non significa che ho meno diritto di vita rispetto ai miei avversari, o rispetto ai quei disgraziati dei miei coetanei del dodici. Io voglio vivere! Non voglio trasformarmi in carne da macello!
Mi asciugo gli occhi con la manica della felpa. Non ho più intenzione di piangere per colpa di questi stronzi. Se vogliono la guerra, l'avranno! Non mi sono mai sottomessa a nessuno, e non ho proprio intenzione di incominciare!

Inizio ad esplorare la stanza per distrarmi. Spero vivamente di trovare un di quei sciccosi mini-frigo frufrù che fanno vedere spesso in televisione. Sono triste, ho intenzione di mangiare fino a scoppiare! Me lo devono questi stronzi, giuro che li manderò in bancarotta!

Al mio quarto sportello trovo un armadio, pieno zeppo di vestitini pieni di pizzi e merletti. Ne tiro un fuori un paio per vederli meglio, e devo trattenere un conato di vomito. Sono tutti color pastello, stretti ai fianchi, aderenti alle cosce, e scollati. Che schifo! Non mi metterò mai qualcosa del genere!
Getto i vestiti per terra, e ricomincio la mia ricerca, quando qualcuno bussa alla mia porta.

“Avant...burp!” provo a dire, ma la mia frase viene smorzata da un rutto. Ancora? Oggi non la smetto più! Stamattina sono andata avanti solamente a singhiozzi e rutti!

La porta della stanza viene aperta dal vecchio mentore, George mi pare. Credo sia la seconda volta che lo vedo sveglio da quando lo conosco. Che cosa vuole?
“Salute” mormora con aria divertita.

Rispondo con un altro rutto, giusto per fargli capire che non si trova davanti una signorina gnègnè tutta sorrisi e buona educazione. Voglio che sappia che non sono completamente da buttare come tributo.

“Complimenti ancora, ma non sono qui per questo” borbotta a disagio.

Sorrido fiera di me stessa “Dimmi pure, allora”.

George si siede sul bordo del letto con aria stanca, ed incomincia a massaggiarsi il ginocchio “Vedi, cara, ti lascerei anche in pace se fosse per me. Tu e il tuo compagno dovreste conquistare l'attenzione del pubblico, e teoricamente dovrei consigliarvi in questo, ma onestamente non credo abbiate bisogno del mio aiuto”.

Annuisco. “Ovvio, siamo troppo tosti!” replico con voce strillante, sperando che non noti quanto in realtà sia impaurita da tutto questo. La vita dipenderà davvero dall'attenzione che riuscirò a conquistare a Capitol? Sono spacciata, non sono mai stata popolare. Non sono bella come quel puttanone di mia sorella, né una leccaculo come Mika. Io sono io, e solitamente le persone oneste non piacciono mai.

“Crazy J però insiste che vi dia una mano, perché secondo lei, testuali parole, “Devo muovere il culo, e meritarmi il mio stipendio”, incredibile, vero?”.

“Già, che roba!” replico. Non so dire se quest'uomo mi piaccia o meno: è uno stronzo pesaculo, ma almeno non è ipocrita, è già un qualcosa.

“Dunque, pensavamo fosse una buona idea che stringessi un'alleanza con Cole, siete dello stesso distretto, d'altronde, avete tante cose in comune” propone.

“È l'unica cosa che abbiamo in comune” mi lascio sfuggire. Non mi piace per niente quel ragazzo. È sempre sulle sue, ha l'aria tetra ed oscura, e ho perfino sentito dire che ha torturato dei poveri animali indifesi! Deve essere un mostro!

“Per favore...” mi prega il mentore mostrandomi uno sguardo da cucciolo. Cavolo, come fa a sapere che i cani sono il mio punto debole? Forse un tentativo potrei anche farlo, in fondo è meglio allearsi con la propria gente piuttosto che con completi estranei. Inoltre credo che anche lui voglia che il premio finisca a casa nostra piuttosto che altrove. Non ho grosse aspettative, ma tanto vale provarci. Cosa ho da perderci in fondo?

“Va bene ci provo!” annuncio ignorando i festeggiamenti del mentore, ed uscendo fuori dalla porta.

 

Trovo Cole vicino al vagone ristorante, in compagnia dell'accompagnatrice. Deve aver subito il mio stesso discorso, ci tengono proprio che ci alleiamo! Chissà, se vince uno di noi due, loro avranno un cospicuo premio in denaro? Credo proprio di sì, altrimenti non spiego questo interessamento nei nostri confronti.
La capitolina mi nota, e si congeda senza proferir parola. Meglio così, non mi va proprio di dover interagire anche con lei.

“Ciao!” saluto Cole, ma per tutta risposta, questo si limita ad alzare le spalle, e ad ignorami. Ma chi cavolo si crede di essere questo qui?

“Ho detto ciao!” ripeto a voce più alta, quasi urlando.

“Ti ho sentito alla prima, ti stavo semplicemente ignorando!” risponde scocciato.

“È perché non sono alla tua altezza?” gli chiedo sprezzante “Guarda che il tuo papi è morto da un pezzo, ora non sei più in cima al mondo, sei sceso fra noi comuni mortali” gli faccio notare poi. Stupido altezzoso!

Cole mi guarda velenoso. Devo aver toccato un brutto tasto, ma quello che ho detto è vero, qualcuno glielo dovrà pur dire, no? “L'alleanza è una cazzata, non ho intenzione di prendermi cura né di te, né di nessun altro. Quindi vedi di cavartela da sola là dentro, brutta cicciona!”.

Sento il sangue salirmi al cervello, e la temperatura del mio corpo salire. “Ripetilo se hai il coraggio” lo sfido. Le mani mi stanno prudendo.

“Brutta. Cicciona” replica guardandomi dritta negli occhi.

È troppo. Lo carico mentre urlo, lasciandolo competentemente sbigottito. Provo a morderlo in faccia, ma Cole riesce a pararsi in tempo, e cerca di spingermi via, ma non mi arrendo. Lo graffio nel braccio e nel volto, ricevendo in cambio un pugno sul fianco. Indietreggio per il dolore, e mi preparo per un nuovo assalto. Cole è completamente rosso in viso, e ha le mani caricate a pugno. Non mi fa minimamente paura. Sto per assaltarlo di nuovo, ma qualcuno mi spinge via.

“Ehi, ehi!” urla una voce maschile. È George. “Smettetela immediatamente! Risparmiatevi per l'arena!”.

Mi fermo ignorando l'insulto velato. Cole è pieno di graffi, ha il volto scuro, ma non sembra voler proseguire.

“Non finisce qui!” sbraito.

Cole sorride facendo una smorfia, per poi tornare nella sua cabina.
Maledetto bastardo. Sapevo che non poteva funzionare. Dove sono capitata? Questo è davvero sono l'antipasto? Povera me...

 

Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

Guardo completamente basita la tavola imbandita. Non credo di aver mai visto così tanto cibo in vita mia. Credevo di aver raggiunto il limite con il pranzo, ma ora mi rendo conto che non era niente in confronto. Sono presenti sette tipologie di tartine, cinque piatti stra-pieni di formaggi ed affettati, cocktail di gamberi, antipasti misti di pesce, quattro primi, pesce fritto e grigliato, insalate, patate al forno, carote al burro, ed infine una torta a tre piani con tanta panna e cioccolato.

Alla vista di quello spettacolo, lo stomaco di Yuki tuona avaro. “Scusate” borbotta imbarazzato.

Ridacchio divertita. Ci credo che abbia fame, a pranzo non ha toccato niente! È rimasto quasi tutto il giorno chiuso nella sua cabina, probabilmente troppo triste per potersi muovere. Gli avevo portato due mini-hamburger ed una fetta di cheescake alle fragole per tirarlo su di morale, ma mi aveva rifiutata. Mi ha fatto davvero pena, avrei voluto fare qualcosa in più per lui.

“Su, mangiate!” ci incoraggia Caio, il mentore “Avrete bisogno di tante energie!”

Cerco lo sguardo di Yuki, e credo stia pensando la mia stessa identica cosa. Tutto ciò è uno spreco. Con questo cibo si potrebbe sfamare un esercito intero, non è giusto che sia solo per noi quattro. Penso alla gente che sta morendo di fame al nostro distretto, alla fatica che facciamo io e Richard per non rimanere a stomaco vuoto; e mi viene il male.

“Non è avvelenato, davvero!” afferma Delphine notando la nostra incertezza.

“No... è che...”. Sospiro. Che senso avrebbe lamentarsi? I cuochi si sono impegnati per noi, dal loro punto di vista questo è un gesto dolce, dovremmo esserne contenti. “... nulla, mangiamo!” esclamo infine sedendomi a tavola.

Yuki impiega un altro minutino buono prima di arrendersi, evidentemente la fame in questo momento è più forte dei suoi principi.

Mi riprometto di mangiare un po' di tutto, ma al terzo piatto mi sento piena come un uovo. È tutto buonissimo, ma è veramente troppo. Vorrei che Richard fosse qui con me, sono sicuro che andrebbe pazzo per la zuppa che ci hanno preparato. Mi mordo la lingua, che pensiero orribile che ho avuto! È una fortuna che non sia qui, è l'ultimo posto in cui lo vorrei vedere. Sono contenta però che sia già fuori dalla fascia di rischio. Almeno non rischierà mai nulla, neppure i prossimi anni.

“Siete già pieni?” ci chiede Delphine mentre si riempie il piatto di pesce alla griglia e di patate dolci.

“Temo proprio di sì, ma era davvero tutto buonissimo, grazie mille” rispondo cortese.

“Ragazzi, dovete ingrassare, un paio di chili, non di più” aggiunge il mentore.

Lo guardo con aria interrogativa, che cosa vuole dire con questo? “Avete due bei fisici, non voglio che vi roviniate la linea”.

Rimango a bocca aperta. Ma fa sul serio? Sto per replicare, ma Yuki mi precede. Fa strano sentirlo parlare, è quasi sempre in silenzio “Dubito che in questo momento sia il nostro problema principale” afferma con tono diplomatico. Bravo, è inutile cercare lo scontro di fronte, non solo non ne vale la pena, ma la nostra vita dipende da loro.

Annuisco in segno di sostegno. Sono completamente d'accordo con lui.

Caio scuote la testa “Sbagliato. È ufficiale, ragazzi, avrete diritto agli sponsor dentro l'arena”.

Sento il cuore battere forte. Dunque hanno confermato la cosa? Dovrei essere contenta della possibilità di ricevere aiuti, ma l'idea di partecipare a una gara di popolarità mi fa star male. E se non piacessi abbastanza? Se mi trovassero noiosa? Non oso immaginare a come mi sentirei se non ricevessi nulla al momento del bisogno.

Yuki sospira “I giochi sono già iniziati, allora”.

Il mentore annuisce “Esattamente. Siete entrambi attraenti, sono sicuro che che abbiate già dei fan, soprattutto tu Amalia”. Arrossisco. Chi, io? “I tuoi capelli lilla spingeranno le capitoline ad simpatizzare con te, mentre tu, Yuki con quel tuo capello da cowboy sei già sicuramente uscito dall'anonimato”.

“Lo indosso solo perché mi piace..” sussurra a bassa voce il ragazzo come per giustificarsi.

Sorrido. Lui mi piace un sacco. Sono contenta di essere stata estratta con uno come lui, anziché con qualche psicopatico ambizioso che non vede l'ora di scoprire come sono fatte le mie budella. Non so, ma mi ispira fiducia. È un peccato non averlo conosciuto in un contesto diverso, saremmo potuti diventati amici.

“Credo stia per iniziare” si intromettete l'accompagnatrice.

Caio annuisce “Tutti sul divano allora!”.

Guardo Yuki confusa. Solo io non capisco di cosa stiano parlando? “La replica” mi suggerisce con tono fermo.

Sento il cuore battere a mille. La replica... vedrò come sono fatti tutti gli altri tributi, allora. Saranno tutti come Yuki? Scuoto la testa, non credo, sarebbe troppo bello. Spero solo non siano un branco di matti assassini. Oh cielo, magari non lo sono ancora, ma lo diventeranno a breve. Non riesco proprio a realizzare che qualcuno mi vuole uccidere, è più forte di me. Mi sembra ancora tutto così assurdo, come se fosse un incubo. Una parte di me continua a credere che a breve mi sveglierò, e che mi troverò nel mio letto, con Richard che dorme beatamente nella stanza accanto. Ogni volta che ho questa sensazione, mi do dei pizzicotti, ma non funzionano benissimo.

Raggiungo gli altri sul divano, e cerco di posizionarmi lontano da Caio. Mi inquieta quell'uomo, ho notato che a volte quando mi parla, il suo occhio cade nella mia scollatura. Ho provato a rimediare con dei dolcevita, ma mi fa sentire lo stesso ancora sporca...
Il programma inizia, ed è peggio di quanto pensassi. Sento riaffiorare tutte le sensazioni di questa mattina: la nausea, la tachicardia, il mal di testa, la sensazione di vuoto, il terrore, e soprattutto il gelo. A solo sentire l'inno mi viene da piangere.

Sento una mano leggera e fredda toccarmi il braccio. Dura un solo istante, ma è più che sufficiente. Sento il battito tornare regolare, e il sorriso tornare sul mio volto.
Mi volto verso Yuki. Sì, sono stata decisamente fortunata a capitare in questo inferno con lui.

 

Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni

Approfitto della pubblicità per aprirmi un pacchetto di patatine lasciato a disposizione dallo staff. Ho sempre pensato che il cibo spazzatura abbia una sorta di potere magico. Ti tranquillizza tantissimo, oserei dire che ti coccola perfino. Durante la ribellione non si trovava da nessuna parte, ma sono contento di poterci nuovamente mettere le mani sopra. È un segnale che le cose, almeno in parte, stanno tornando a come erano prima. Gli Hunger Games sono un imprevisto che nessuno poteva calcolare. Hanno davvero intenzione di farli tutti gli anni? Spero che le nostre morti cruenti li faranno cambiare idea. È disgustoso pensare che stanno già pensando a come realizzare la prossima edizione.

“Potresti non fare tutto questo rumore mentre mastichi?” mi chiede nervosa Zerene.

Per tutta risposta inizio a masticare a bocca aperta, cercando di fare il maggior rumore possibile.

Zerene si volta disgustata dall'altra parte, mentre Alexa ridacchia divertita. La mia compagna di distretto è un tipo interessante. È fredda, ma è seria e concentrata, credo che potrebbe cavarsela parecchio là dentro. Solo una cosa però: sembra essere in difficoltà con i colori, è stata l'unica qua dentro a non fare commenti sul mio essere albino. A cena le avevo chiesto di passarmi la bottiglia viola, ed è stata a lungo indecisa se passarmi quella o quella blu. È una cosa strana, dovrei chiederle cosa nasconde. Anche l'attaccamento al suo foulard mi incuriosisce. Non se l'è mai tolto nell'arco di tutta la giornata, mi chiedo se ci dorme anche.

“Ecco che riprende, state attenti” ci consiglia Balbina.

Prendo un nuovo boccone di patatine. Sono pronto. Sono curiosissimo di scoprire chi sarà insieme a me in arena, vedere questa replica potrebbe darmi informazioni importantissime.

Come era ovvio aspettarsi, mostrano le mietiture in ordine di distretto, partendo dal distretto 1. Il ragazzo è vestito in maniera elegantissima, e credo di aver già sentito il suo cognome da qualche parte. Ha il petto gonfio come un piccione, e scommetto che dietro di lui ci sia una coda invisibile da pavone.

“Un idiota” mi lascio sfuggire ad alta voce, dimenticandomi per un attimo di non essere solo. Arrossisco. Che vergogna! Però è vero... mi dà l'impressione di essere uno che cede facilmente alle provocazioni.

“Un ricco” mi corregge Balbina “È uno degli eredi dei Johnson. I suoi sono famosi gioiellieri”.

“Non è abituato alle privazioni” setenzia Zerene, andando con la mente già a parare all'arena.

“Vero, ma potrebbe anche essere parecchio popolare fra gli sponsor per via del suo cognome, non lo sottovaluterei” replica la capitolina.

Annuisco. È comunque ben piazzato, e sicuramente meglio nutrito di tutti noi messi insieme.

La sua compagna di distretto sembra decisamente più normale. Occhi color ghiaccio in netto contrasto con il suo umore nero. Il suo cognome però mi dice qualcosa.

“Il padre era uno dei leader della ribellione, non è vero?” chiede Zerene senza distogliere lo sguardo dalla bruna.

Balbina annuisce. “Ironico, vero?”.

Poverina, non deve avere una vita facile. Al suo distretto deve essere odiata da tutti, e a Capitol le cose non saranno molto diverse. Vorrei poterla aiutare, ma anch'io sono nella merda fino al collo. Tutto ciò mi fa sentire davvero male.

Il programma prosegue mostrandoci i due tributi del distretto 2. La ragazza pare affamata di attenzioni, mentre per quanto riguarda il ragazzo, per poco non mi soffoco con le patatine.
Alexa mi passa prontamente un bicchiere d'acqua, evitando il peggio. Ho intenzione di vivere ancora un paio di giorni. Davvero ci si poteva offrire volontari? Che cavolo! Vabbè che non credo che al distretto 6 qualcuno si sarebbe offerto al mio posto...

“Un'amicizia molto profonda per spingere a fare una follia del genere...” osserva Zerene.

Non la definirei proprio amicizia, proprio no. Quei due sono gay come l'arcobaleno e gli unicorni. Fra simili ci si riconosce.

“Come vorrei che qualcuno mi amasse in quel modo!” commenta Alexa con aria sognante.

Visto? Anche una tontolina come lei ci è arrivata subito. È sicuramente omosessuale. Anche se abbiamo qualcosa in comune però, non devo abbassare la guardia. Potrebbe essere dolce con chi ama, quanto spietato con gli estranei. Inutile anche dire che è scontato che sia lui al momento il tributo più popolare.

Il distretto 3 appare in condizioni migliori rispetto all'ultima volta che l'avevo visto al telegiornale. Il ragazzo appare troppo sicuro di sé, il che non è mai un buon segno, ben che meno che qui, mentre la sua compagna ha l'aria di essere una ragazza qualunque. I due del quattro mi danno la stessa impressione, anche se qui è ben altro che cattura la mia attenzione: la reazione di Zerene. Quando appare Amalia, perde per un attimo la sua compostezza, e la guarda come ipnotizzata.
Ci metto un momento di troppo per capirlo.

Mi sfugge una risata. Un'altra. Ma siamo ai Gay Games?

Zerene mi lancia un'occhiataccia “Ma sei mai serio tu?” mi chiede acida.

Non so come replicare senza sembrare maleducato. Non avevo intenzione di offenderla, il mio è stato un gesto completamente spontaneo. Dovrei parlare con lei in privato, e spiegarmi meglio. Non voglio di certo inimicarmela, anche perché mi dà l'impressione di essere una in grado di staccarti le palle a morsi.

“È solo rilassato” si intromettete Balbina “È non sarebbe una cattiva idea prenderlo come esempio. L'ansia può portare ad insonnia, mancanza di concentrazione, debolezza e malessere, tutte cose che sarebbe meglio evitare”.

Allungo il pacchetto di patatine a Zerene in segno di pace.

La ragazza squadra prima la mentore poi me. “Sei il peggior leccaculo mai incontrato, lo sai?” mi domanda accennando un lieve sorriso, ed accettando la mia offerta. Evvai, l'ho conquistata!

Sto cercando le parole per replicare in maniera brillante, ma un urletto di Alexa ci riporta l'attenzione sulle mietiture. Il ragazzo del cinque è messo malissimo. Ha cicatrici da ustione su tutto il corpo, soprattutto sul volto. Mi vengono i brividi al solo pensiero di come si siano formate quelle ferite.

“È orribile” commenta Alexa sconvolta.

“È un sopravvissuto” la corregge Balbina “E gli dobbiamo il nostro rispetto”.

Annuisco. È vero, ma non lo invidio per niente. Non deve essere per niente facile per lui, mi fa davvero pena. In suo soccorso però giunge la sua compagna di distretto, che lo trascina via senza troppi complimenti. L'ha proprio salvato dalla gogna mediatica, sono contenta per lui. Meno male che c'era lei.

Mi volto verso Zerene. E se....?

 

Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni

Non riesco a non darmi dell'idiota. Più guardo le mietiture dei miei avversari, e più lo penso! Alcuni di loro sono stati grandiosi, prima fra tutti il ragazzo del distretto due. In una sola manciata di minuti è riuscito a dimostrare tutto il suo valore e il suo coraggio, sono sicuro che gli sponsors saranno concentrati su di lui. Se solo mi fossi impegnato, ora ci saremmo io ed Isabelle al centro delle scene. Avrei potuto piangere davanti alle telecamere, fingere che fosse la mia donna, e magari chiederla in moglie in quel preciso istante! Allora sì che avremmo mandato tutti in brodo di giuggiole, e conquistato i loro cuori! Invece no, sono rimasto fermo come uno stoccafisso, completamente sconvolto dagli avvenimenti, e ho lasciato che passassimo in sordina. A Capitol dovrò rimediare, non tanto per me, ma per Isabelle. Se non ricevesse gli aiuti necessari al momento del bisogno per colpa di come mi sono comportato, non me lo perdonerei mai. Lei è semplicemente fantastica, la migliore in assoluto, sono stato fortunatissimo ad averla come migliore amica. Deve vivere, trovarsi un bravo ragazzo, sfornare una valanga di bambini che non la facciano mai annoiare, ed infine morire da anziana nel suo letto, circondata dai suoi cari. Io, invece, posso anche fermarmi qui. Ho avuto una vita breve, ma parecchio intesa. Ho conosciuto l'amore profondo di due famiglie, il duro lavoro, e l'amicizia vera; sono sopravvissuto ad una guerra, e ho subito punizioni più di chiunque altro. Posso accontentarmi, mi basta che sia Isabelle quella a sopravvivere.

Mi volto verso di lei. Si è afferrata con forza i pantaloni della tuta, ha i denti digrignati, e sta tremando dalla rabbia. La sua attenzione è stata catturata dalla ragazza del distretto 7, che ha perso i sensi appena ha sentito nominare il suo nome. La comprendo, la comprendo fin troppo bene. Possibile che Capitol non si sia resa conto di aver superato il segno? Siamo dei semplice ragazzi, non degli assassini, e non è giusto che diventiamo i loro sacrificio.

“Questa morirà subito” commenta acida Zoe.

Ci voltiamo di scatto verso di lei. Questa stronza insensibile...

“Hai perso un'altra occasione per startene zitta” le fa notare subito Isabelle, non riuscendo a trattenersi. Ho provato a dirle che è meglio non inimicarsi l'accompagnatrice, ma è come pestare l'acqua nel mortaio.

“L'ultima volta che ho controllato, avevo ancora il diritto di parola!” replica la capitolina con voce strillante.

“Forse è meglio che te ne privi allora, o preparati a passare il resto della tua vita con una cinquantina di gatti”.

In una situazione diversa troverei tutto ciò estremamente divertente, ma in questo momento ho paura delle conseguenze. Quanta influenza avrà Zoe sugli sponsors? Non voglio che Isabelle vada incontro ad ulteriori guai. Devo intervenire? Come posso fermare la situazione? Come dice la signora Blackwood “Isabelle prende fuoco anche senza stoppino”, e una volta accesa è difficile spegnerla. Il mentore non fa altro che sospirare: si è già stancato di questa situazione.

Mi volto verso la televisione. Oh cavolo, la situazione non aiuta per niente! In questo preciso momento stanno trasmettendo la nostra imbarazzante mietitura...

“Toh, guardo chi c'è!” osserva Zoe indicando lo schermo “Non potevate dichiarare di essere fidanzati? Sarebbe stato decisamente più eccitante!”.

So di averlo pensato anch'io, ma il fatto che lo stia notando proprio lei, rende la questione a dir poco disgustosa. Zoe non riesce proprio a vedere il nostro dramma, per lei siamo solamente una delusione che non le farò guadagnare abbastanza. Mi fa venire il vomito.

“La prossima volta limoneremo” propongo ironico.

Isabelle sorride in quel modo che adoro tanto. So già ciò che sta per succedere. “Oppure mi metterò a novanta sul palco!”.

“Che bell'idea! Zoe, dovremmo fare una threesome davanti alle telecamere una volta arrivati!” aggiungo rincarando la dose, mostrandomi il più possibile allegro.

La capitolina ci guarda disgustata “Siete degli animali” afferma.

“Mai quanto te” dichiara Isabelle alzandosi dalla poltrona.

Mi alzo anch'io, seguendola a ruota. Ne abbiamo avuto abbastanza per stasera. Se rimanessimo ancora, rischieremmo la rissa.

“Il programma non è ancora finito!” prova a lamentarsi Vito.

Mi volto verso la televisione. Le telecamere stanno riprendendo un ragazzino del distretto 10 in lacrime. Confermo, ne ho avuto abbastanza.

“Può bastare, buona notte” mi congedo anche da parte di Isabelle, che sta per mostrare il dito medio alla capitolina. La tiro via prima che sia troppo tardi. Questa ragazza mi farà impazzire.

 

Per la mezz'ora successiva non faccio altro che osservare Isabelle passeggiare su e giù per tutta la mia cabina, mentre spara offese a destra e manca contro l'accompagnatrice. È parecchio ispirata stasera, l'insulto “Troia aspira-cazzi” è quello più gentile che le dedica. Rimango in silenzio tutto il tempo, permettendole così di sfogarsi.
Alla fine Isabelle si siede completamente sfinita accanto a me. Ha il volto imperlato di sudore, sembra essere completamente esausta.

Trattengo a stento una risata e la cingo con il braccio. “Va meglio?” le domando.

Isabelle sospira “Non molto”.

“E già qualcosa” le faccio notare.

Rimaniamo in silenzio, non sapendo come potremmo tirarci su di morale. In qualunque modo vada, questi sono gli ultimi giorni che passeremo insieme. L'addio è dietro all'angolo, e non siamo pronti per affrontarlo. Come potremmo d'altronde? Ci conosciamo da sempre, abbiamo condiviso ogni momento delle nostre esistenze, buono o brutto che fosse. Potremmo perfino definirci fratelli dato che la sua famiglia mi hanno mezzo adottato dopo che i miei sono morti.

“Siamo solo io e te” dichiara a bassa voce dopo un po'.

“Come sempre” replico. Non importa cosa succederà, nessuno potrà mai separarci, neppure Capitol.

“Puoi farmi una promessa?” mi chiede fissandomi.

I suoi occhi blu sono incredibilmente seri. “Dimmi”.

“Promettimi che se dovrò morire, sarai tu ad uccidermi”.

Sgrano gli occhi. Cosa?

Isabelle mi porge il mignolo per fare il giuramento, come quando eravamo bambini. “Promettimelo. Solo tu potrai uccidermi!”.

Sorrido malinconico. Chi l'avrei mai detto che le cose sarebbero andate in questo modo? Le stringo il dito “Prometto che impedirò a chiunque di ucciderti” affermo.

Isabelle rimane in silenzio per qualche secondo, per poi agitarsi. Scoppio a ridere. Che carina, non aveva capito!

“Aspetta, non è quello che ho chiesto!” protesta.

Le faccio la linguaccia “Troppo tardi, ormai una promessa è una promessa!”.

Isabelle mi riempie di piccoli pugni, ma non riesco a smettere di ridere. Nessuno le farà del male, non finché ci sarò io.

 

Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni

Giocherello con il ciondolo che mi ha regalato mio padre mentre osservo il sole albeggiare fuori dal finestrino. Ci siamo allora, un'altra oretta e siamo a Capitol City. L'ultima volta che ci è andato papà non è più tornato, e temo proprio che farò la stessa identica fine. Chi se lo aspettava che le cose sarebbero andate in questo modo? Fino a cinque-sei anni fa, il mondo aveva colori completamente diversi. Ero così concentrata sulle mie stoffe e i miei disegni, da non riuscire ad accorgermi della sofferenza che c'era oltre il mio naso. Esistevano solo i miei sogni, poi tutto è andato distrutto: la guerra, le morti, papà...
Stringo le ginocchia al petto. Che fine ha fatto quella bambina? A volte ho l'impressione di essere cresciuta troppo in fretta.

Mi volto verso la porta, dovrei andare a fare colazione. Piuttosto preferisco stare qui a piangermi addosso, davvero. Non ho voglia di sopportare le frecciatine di Diamond, i tentativi di Crimson di farselo, e neppure le storie improbabili di Sabinus; ma devo. Devo assolutamente tenermi in forze, ed accaparrarmi ogni consiglio possibile. Non credo di poter vincere, ma ciò non significa che non ci proverò. Chissà, magari la fortuna sarà davvero dalla mia parte.

Apro l'armadio. È pieno di vestiti messi a disposizione da Capitol, e devo dire che sono tutti di buon gusto. Opto per una una gonna color panna con decorazioni neri, ed una camicetta senza maniche abbinata. Sarà il completo che indosserò una volta arrivata, devo essere più curata del solito, soprattutto considerando che sono già in svantaggio nei sondaggi di gradimento.

Prendo un grosso respiro. Devo resistere, ho affrontato di peggio nella vita. Non sarà un bulletto da quattro soldi a piegarmi.

Diamond, Crimson e Sabinus stanno già facendo colazione, e sono talmente immersi nella loro conversazione da non accorgersi di me. Decido di prendere dal tavolo di portata del succo di mela e un'abbondante porzione di strudel, per poi sedermi accanto a loro, ma Diamond me lo impedisce, gettando la sua giacca sull'ultima sedia libera.

Prendo di nuovo un grosso respiro, e lotto con tutta me stessa per non infilargli la forchetta nell'occhio. Questo idiota mi ha già stancato, e la parte peggiore deve ancora iniziare! Povera me...

“Sei molto carina, Annah” afferma Crimson, staccando per un momento gli occhi dal suo Diamond.

Arrossisco “Grazie mille” replico con un sorriso sincero.

“Già niente male... sembri una bibliotecaria davvero carina” aggiunge perfido Diamond scatenando l'ilarità dell'accompagnatrice.

Come non detto, anche oggi sarà un'altra splendida giornata del cazzo.

“Sta solo scherzando!” lo giustifica Crimson “Trovo che tu stai davvero bene”.

Sorrido di sbieco, non fidandomi del tutto del suo complimento. Appoggio la mia colazione sul tavolo, e trascino una delle poltrone fino a qui. Visto che non avrò una sedia a disposizione, avrò un trono per mangiare.

“Stiamo per arrivare” dichiara Sabinus mentre mastico la mia fetta di torta “Cercheremo di farvi entrare in sordina, per poi farvi brillare stasera”.

“Che programmi avete?” chiedo curiosa.

Il mentore sorride orgoglioso “Vedrete. Abbiamo in mente un paio di eventi che vi faranno brillare ed amare dal pubblico”.

Diamond ride sarcastico senza distogliermi lo sguardo di dosso.

Stringo forte la forchetta. Non credo di aver mai provato così tanta antipatia verso qualcuno. Che cosa mai gli avrò fatto? Capisco che abbia una posizione politica diversa dalla mia, ma non ho mai partecipato attivamente alla ribellione. All'inizio la trovavo violenta e superflua, avevo addirittura pregato papà di fermarsi! Non ho mai combattuto, anzi, ho passato quasi tutto il mio tempo al campo medico insieme alla mamma. Mi sono presa cura dei feriti: ho somministrato cure, cambiato garze, suturato tagli, ed imboccato mutilati. Non mi merito un trattamento del genere!

“Non mi guardare in questo modo” sobilla velenoso Diamond.

“Altrimenti?” replico contraccambiando il suo sguardo pieno d'odio. So che sfidarlo è un pericolo, ma tanto so che non riuscirò mai a fargli cambiare idea su di me, ne sono certa. Anzi, probabilmente sono in cima alla sua lista di persone da ammazzare.

“Dateci un taglio!” urla il mentore alzandosi in piedi. Io e Diamond ci voltiamo all'istante verso di lui. È la prima volta che lo vediamo così infuriato. Ha il volto paonazzo, le narici dilatate, e gli occhi praticamente fuori dalle orbite. Devo dire che fa proprio paura in questo stato. “Credete che sono sopravvissuto così alla guerra? Litigando con chiunque mi stesse antipatico?” Ci chiede, ma non aspetta una nostra risposta “No! Siamo rimasti fianco a fianco a coprirci alle spalle, ci proteggevamo a vicenda dal nemico!”.

Vorrei replicare, dirgli che questo non è un combattimento leale dove puoi fidarti ciecamente dal tuo vicino, ma non ho il coraggio di farlo. Sabinus in questo momento non sembra essere in grado di accettare un'obiezione.

“Avrete bisogno di qualcuno di cui fidarvi là dentro, non potete rimanere vigili ventiquattro ore su ventiquattro. Avrete bisogno di pause per dormire, mangiare e perfino pisciare, che diavolo!” riprende lui con tono più calmo. Sabinus si risiede, in questo momento appare molto più vecchio dei suoi anni. Questi della ribellione devono essere stati anni difficili anche per lui. Me ne devo ricordare. “Stringetevi la mano da bravi amici, ora”.

Io e Diamond ci lanciamo fulmini dagli occhi.

“Ora!” sottolinea nervoso il mentore.

Facciamo ciò che ci viene ordinato, seppur controvoglia. È chiaro come il sole. Io e quest'essere non saremo mai amici, e neppure alleati. Non possiamo fidarci, non gli affiderei neanche il mio ago da cucito sinceramente.

“Ti farò fuori, puttana” mi sussurra a bassa voce, in modo tale da farsi sentire solamente da me.

“Buona fortuna, allora” replico con un coraggio che non sapevo neanche di avere. La ribellione mi ha proprio cambiata, ma non necessariamente in peggio. Non sarò più un'ingenua sognatrice, ma credo di essere diventata più forte, come se papà mi avesse passato il suo coraggio e la sua grinta. Sono tanto fiera di lui.

“Ci siamo quasi!” canticchia Crimson canticchiando. In effetti iniziano a vederci i profili dei grattacieli di Capitol, ma non faccio in tempo a vedere altro dato che gettano sulla testa un asciugamano.

“Ma che cosa!?” esclama Diamond provando a toglierselo, ma viene bloccato dalla capitolina.

“Meglio di no, tesoro, dobbiamo creare suspense. I giornalisti potranno fotografarvi stasera, quando sarete nella vostra forma migliore”.

L'audience, capisco.

Chiudo gli occhi e respiro.

Si va in scena.

 

 

 

 

E con questo capitolo tutti hanno avuto un pov! Dalla prossima volta (una decina di giorni circa) si ricomincia il giro a Capitol City! Ciao!

Alleanze:

Le api :Kane e Annabelle

BFF: Isabelle ed Eric

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Capitolo 7
*** Basta avere l'ombrello ***


Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni

L'asciugamano mi viene sollevato dalla testa, e il mondo torna finalmente a tingersi di tutti i suoi colori.
Mi guardo intorno con aria frenetica, ma rimango delusa in un certo senso. Mi aspettavo di vedere la grande Capitol in tutta la sua potenza ed eccentricità, mentre invece mi trovo al chiuso, in un salone, grande ma poco arredato. È un ambiente vuoto, quasi freddo. Sento l'ansia salirmi nuovamente. Che cosa ci aspetta? Lartius mi ha promesso che non entreremo subito in arena, ma non mi sento lo stesso tranquilla. Forse sarebbe stato meglio avere la grande accoglienza che sognava Kitty: una folla oceanica pronta a festeggiarci. Certo, sarebbe stato un po' ipocrita, ma per lo meno avrei potuto dimenticare per qualche minuto il mio triste fato. Quando sto con gli altri, infatti, per un momento riesco a non pensare a me stessa, e ai miei problemi, ma dura veramente poco. Non riesco quasi mai ad intrufolarmi nei loro discorsi, e ciò mi spinge a sentirmi terribilmente inadeguata. Cosa c'è di sbagliato in me? Perché non posso essere come tutte le mie coetanee? Sarebbe bello fuggire dalla mia solitudine...

L'enorme portone centrale si apre, ed entrano una decina di coloratissimi capitolini. Mi nascondo istintivamente dentro al mentore, per poi darmi immediatamente della stupida. Non sono armati, e anche se lo fossero, non potrebbero farmi del male. La morte mi attende nell'arena, non qui.

“Sono loro?” chiede una donna con una vistosa parrucca verde.

“Sono ancor più adorabili dal vivo!” commenta un ragazzo con la gonna.

“Lei parecchio” commenta il mentore indicandomi. Arrossisco brutalmente. Vi prego, smettetela di guardarmi! “Il ragazzo un po' meno” aggiunge infine indicando Milo.

Il moro gli lancia un'occhiataccia, ma si ferma lì. È strano: sia Milo che Lartius sembrano simpatici, eppure insieme sono come cane e gatto. Hanno litigato più volte durante in tragitto, soprattutto a causa delle diverse visioni politiche. A quanto pare il mio compagno di distretto era nella ribellione, e ha combattuto attivamente per tutti quanti noi. E nel mentre compiva questi incredibili atti, io ero chiusa in casa sperando che il tutto finisse il prima possibile. Mi sento una tale codarda...

Una donna, con dei cuori tatuati sulla guancia, si avvicina, ed inizia ad esaminarmi da cima in fondo, con una tale intensità da farmi sentire nuda.
“C'è del materiale su cui lavorare” sentenzia la donna infine “Non ha il fisico delle mie modelle, ma è tutto sommato carina, ha dei lineamenti molto dolci”.

Sgrano gli occhi. Sta parlando di me?

“Vero” aggiunge il ragazzo con la gonna “Ha degli occhi verdi fantastici, dovremmo assolutamente risaltarli”.

“Sto iniziando ad avere qualche idea...” commenta ad alta voce una donna con degli occhiali triangolari.

Scuoto la testa, sono confusa. Cosa sta succedendo?

“Loro sono il vostro team di preparatori” mi spiega il mentore notando la mia espressione sbigottita “Hanno il compito di prepararvi alla sfilata di stasera”.

“Sfilata?” chiede Milo.

“Sfilata, esatto” ripete il mentore “Passeggerete su e giù per la passerella con degli abiti eleganti, mentre un commentatore vi presenterà al pubblico, e dirà un paio di cose su di voi, tutto qui”

“Un po' come al mercato degli schiavi” commenta acido Milo.

Il mentore sospira, ma decide di ignorare la frecciatina “Servirà per farvi conoscere, ed amare dal pubblico. La sera prima dell'arena faremo qualcosa di più personale”.

“Del tipo?” chiedo incuriosita.

“Un'intervista”.

Deglutisco. Oh, cavolo. E adesso come me la cavo? Non sono un tipo così interessante, non avrò nulla di carino da raccontare. Non ho di certo voglia di parlare di mio fratello e di mia madre, potrei al massimo raccontare della mia passione per la musica. Ma se poi mi chiedessero di suonare un pezzo al pianoforte? Non mi sono mai esibita davanti ad un pubblico, non so come me la caverei, non vorrei che l'emozione prendesse il sopravvento... Che brano potrei suonare? Uno triste, o uno allegro? Cosa potrebbe piacere di più a questo pubblico?

“Vi faremo bellissimi, vedrete!” dichiara con voce squillante un uomo con la testa completamente rasata.

“Spoiler! Spoiler! Datemi degli spoiler sui completi!” trilla Kitty super eccitata.

“Pensavo a dei fiori di stoffa lungo tutta la scollatura” dichiara eccitata la donna con i tatuaggi senza farsi pregare due volte “Voglio che Melody sembri una principessa delle fiabe, in modo da catturare l'attenzione degli adulti con figli. Poi....”

“Ehi!” mi sussurra Milo distogliendomi dalla conversazione delle due capitoline. “Posso parlarti in privato? Solo un attimo”.

Mi guardo intorno. Sono tutti concentrati sulla discussione, nessuno ci sta considerando. Se ci allontanassimo di poco, quel che basta per non far capire il nostro discorso, non dovrebbe succedere nulla di male. Mi chiedo però cosa Milo voglia da me. Le mani stanno già iniziato a sudarmi.

Ci allontaniamo di pochi passi, sotto lo sguardo vigile del mentore che, diversamente da quanto credessi, non ha mai abbassato la guardia.
“Stavo pensando ad una cosa” inizia il mio compagno “Davvero non abbiamo altra strada che quella di combattere?” mi chiede.

Abbasso lo sguardo. Non credo proprio. Me ne sono fatta una ragione ormai. Non possiamo fuggire, l'arena è la nostra unica alternativa. Certo, possiamo cercare di evitare lo scontro, ma prima o poi saremo costretti a farlo. Solo uno ne uscirà vivo.

“E se non lo facessimo?” propone Milo “Se fin dall'inizio ce ne stessimo fermi, e ci rifiutassimo di fare qualsiasi cosa? Abbiamo ancora l'arma della protesta pacifica!”.

Mi sforzo in tutti i modi di evitare il suo sguardo entusiasta. Credo che qualcuno accetterebbe anche questo piano, ma non so che tutti i tributi estratti siano brave persone. Non ci si può fidare a priori degli altri, si rischiano brutte sorprese. Se avessimo più tempo per conoscerci e legare, forse una cosa del genere sarebbe fattibile, ma in queste condizioni...

“Troverebbero un modo per spingerci a farlo” rispondo imbarazzata.

Milo sbuffa “Sì, credo che tutti avrebbero da ridire, in fondo quei soldi fanno gola anche a me. Dimentica ciò che ho detto”.

Soldi? No... sarà una questione di vita o di morte. Si ucciderà soprattutto per paura, saremo più bestie che umani là dentro. È così che finirà la mia vita? In completa solitudine circondata da persone spaventate? Almeno potrò dire che sarà in linea con la vita che ho vissuto.

Guardo fuori dalla finestra. È pieno giorno, ma le stelle ci sono lo stesso, solo che non si vedono. A breve mi congiungerò a loro, e nulla potrà mai più sfiorarmi, almeno spero. La cosa dovrebbe rasserenarmi, allora perché sono ancora così triste?

 

Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni

Urlo con tutto il fiato che ho in corpo. La pelle mi sta bruciando, ogni mia cellula si sta contorcendo dal dolore, mentre mi implora di vendicarla. Provo ad alzarmi per fuggire, ma la capitolina mi spinge nuovamente giù nel lettino, pronta a proseguire la mia tortura. Non ho mai provato così tanto odio verso qualcuno. Vorrei strapparle la faccia a morsi, giusto per farle capire cosa sto provando.

“Fanculo!” le urlo addosso.

La donna ruota gli occhi verso il cielo esasperata “Esagerata, è solo una ceretta”.

Stronza. Fa davvero male questa roba. Chi è il pezzo di merda che l'ha inventata? Spero stia bruciando all'inferno. Anzi, no. Spero sia legato ad un palo, e cotto lentamente in acqua bollente, mentre qualche demone studia il modo migliore per mangiarselo. Oppure che lo stia scuoiando pezzo per pezzo. Sì, così dovrebbe andare.

La capitolina si riavvicina al contenitore della cera calda. Scuoto la testa. Non di nuovo!

“Basta!” la supplico.

“Non è colpa mia se sei pelosa come una scimmia, dobbiamo proseguire” afferma.

Non ci sto proprio. Al diavolo! Tanto non sarò mai la più figa della festa, perché proseguire allora? Mi alzo dal lettino. Basta così! Non mi farò più toccare da questa serpe, fosse l'ultima cosa che faccio! Mi rifiuto di soffrire già da adesso!

“Non abbiamo finito!” protesta la donna.

“Invece sì, addio!” affermo fiera mentre mi rimetto i miei amati pantaloni della tuta.

Esco fuori dalla stanza dando un calcio alla porta, ed ignorando le proteste della sadica bastarda. Che sbraiti pure quanto vuole, che faccia pure del suo peggio! Non mi avrà mai! Già sono costretta a subire questa pagliacciata dei pre-giochi, e quella merda di arena, direi che può bastare, no?

Fuori nel corridoio incontro Crazy J, pronta a rimproverarmi per la mia scenata. Non sono dell'umore per sopportare anche lei, quindi blocco la sua manfrina con un sonoro rutto. L'accompagnatrice mi guarda disgustata, per poi lasciarmi andare. Finalmente! Direi che sono libera per un'oretta almeno! Mi piacerebbe dedicarmi a qualcosa che mi piace, come mangiare o cercare qualche cane da coccolare, ma mi è severamente proibito allontanarmi di troppo. Ho già tirato abbastanza la corda oggi, è meglio non esagerare, o potrebbero torturarmi in maniera perfino peggiore rispetto a prima.

Mi siedo per terra, aspettando che lo stilista venga a chiamarmi. L'ho supplicato per un abito comodo e senza tacchi. Spero davvero possa accontentarmi, anche perché con quelli cadrei sicuramente dal palco.
Mi osservo le gambe, e trattengo a stento una risata. Sono buffissima! Ho una gamba ultra pelosa, mentre l'altra è rossastra, ma liscia, per metà. Chissà, magari lancerò una nuova moda, a breve tutte si faranno la mezza ceretta! Sarebbe fantastico!


Una porta si apre, ed esce fuori una ragazza, il tributo del distretto 4 senza ombra di dubbio. Con quei capelli è difficile sbagliarsi.

“Sei fuggita anche tu?” le chiedo a bruciapelo, notando che è stata davvero poco in quella stanza.

Sta per rispondermi, ma viene zittita da un urlo dalla stanza accanto. Ci voltiamo. Proviene dalla stanza con sopra un grosso tre disegnato sopra. Non deve star passando un bel momento.

“No, veramente, no” mi risponde lei intimidita.

Alzo gli occhi al cielo. Ma certo, che domande! Miss sirenetta deve avere le gambe perfette, non avrà avuto bisogno della ceretta come tutte noi comuni mortali! “È facile essere belle come te, sono sicura che non ti starai neanche impegnando per conquistare il pubblico, ti vorranno già tutti!”.

La lilla sgrana gli occhi interdetta. “Non credo di essere così amata, credo che quel primato ce l'abbia la ragazza del due. L'ho vista arrivare al centro, è stata accolta come una diva” mi spiega.

Ma certo, Cassandra è un'altra fregna, naso a parte. È snella, atletica, bionda! Non le manca niente! “Che palle! Siete tutte della gran fighe!” sbotto incrociando le braccia.

La ragazza arrossisce “Tanto non è una gara di bellezza, questa”.

La guardo torva “Stai forse insinuando che siccome sono cessa devo puntare sulla simpatia?”.

La ragazza indietreggia di un passo intimorita. “Cosa? No! Non intendevo questo!” prova a giustificarsi, ma so benissimo a che cosa stava pensando, che razza di bugiarda! “Io trovo che tu sia carina!”.

Alzo il sopracciglio “E quale parte ritieni che sia la mia migliore?” le chiedo. Vediamo, sono curiosa. Che cosa risponderà? La mia pelle pallida? I miei occhi di un colore scuro indefinito? La mia ciccia? Oppure la mia naturale eleganza?

Amalia si guarda intorno completamente a disagio. È il momento che aspettavo, adoro quando i bugiardi vengono smascherati!

La porta accanto si apre, ed esce fuori un'altra biondina con gli occhi color del miele. Inizio a pensare che sia una congiura!

“Va tutto bene? Ho sentito che stavate litigando...” ci chiede lei.

Amalia scuote con frenesia le mani, in segno di diniego “No, va tutto bene!” replica in tutta fretta.

“Le stavo chiedendo cosa trova di carino in me. Tu cosa mi risponderesti?” chiedo alla ragazza del tre.

la bionda si gratta la tempia con l'indice “È una domanda stupidotta, se permetti. È così tanto importante? Ognuno è bello a modo suo”.

Alzo gli occhi al cielo. Che risposta vuota! Non è del mio stesso avviso Miss sirenetta, che guarda Occhimiele con gratitudine.

Alzo le braccia al cielo esasperata, che perdita di tempo! Gli altri tributi sono insopportabili, quanto mi manca Saiara! Le lascio alla loro discussione, sicuramente vorranno parlare di quanto sia strana, e che lo facciano pure! In fondo, non sono qui per fare amicizia.

 

Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni

Mi guardo nuovamente allo specchio, e sinceramente faccio fatica a riconoscermi. Non credo di essere mai stata così elegante. Indosso un vestito azzurro fatto con tessuti preziosi, lungo fino al ginocchio. Indosso delle scarpe con tacco color argento, e i miei lunghi capelli neri sono raccolti in una crocchia delicata. Il trucco sembra leggero e naturale. Se non fossi stata presente, non direi mai che ci hanno messo un'ora per applicarlo.
Faccio un giro su me stessa per osservarmi anche dietro, ma mi sento parecchio stupida subito dopo. Che cosa sto facendo? È solo un vestito, sto davvero perdendo il mio tempo ad osservarmi allo specchio? Sono proprio una sciocca.

Mi allontano dal mio riflesso, e mi siedo su una poltrona poco distante. Mi guardo intorno. La stanza è così silenziosa, e non sono affatto abituata alla solitudine. Negli ultimi tempi, ho sempre avuto capitolino addosso, e anche a casa ero sempre circondata da qualcuno.
Mi mancano tanto. Come staranno? Ho chiesto a Margherita di occuparsi di tutti, e sono sicura che stia facendo un ottimo lavoro. È una ragazza molto forte, sono sicura che saprà reggere tutto questo peso. Mi dispiace solamente averla messa in questa posizione...

No, no, no! Mi ero ripromessa di non pensare più a casa! Devo rimanere concentrata sul qui e sull'ora, ad ogni costo! Loro stanno bene, sono io quella ad essere nei pasticci! Devo pensare ad uno modo per vincere, ma come? Non mi considero una sprovveduta indifesa, ma neppure la maggior parte dei tributi lo sembra. Quello che mi preoccupa di più è ironicamente Jacob. Pensavo che appartenere entrambi allo stesso distretto ci avrebbe unito, ma così non è stato. È un tipo assolutamente impenetrabile, freddo come il ghiaccio. Ho l'impressione che non si farà scrupoli ad uccidermi, non importa se siamo nati nello stesso posto. Non dico che volevo farci amicizia, ma almeno stabilire un legame di mutuo rispetto sì. Cosa dovrei fare con lui? Dovrei provare ad insistere, oppure lasciare stare? Vorrei che Micheal fosse qui con me a consigliarmi. Aveva sempre le parole giuste, era divertente, e anche bello... Non doveva morire...
Cavolo, Iris! Sei stupida o cosa? Ho detto non pensare a casa! Uffa!

Mi alzo di scatto. Devo assolutamente trovare qualcosa da fare, o impazzirò. Ma cosa potrei fare? Alla sfilata manca ancora un'oretta, e non ho molta libertà di movimento... Ci sono! Potrei disegnare! È da un po' che non mi dedico al mio hobby preferito, è una buona occasione per rimediare. Capitol è piena di spunti in effetti. È molto colorata, perfino più del distretto 8, ed ha un architettura intrigante. Il mio stato umorale inoltre, è già da solo un'ottima fonte di ispirazione. Tutto ciò che mi serve è un foglio di carta e una matita, posso accontentarmi così.
Decido di uscire fuori dalla stanza, e chiedere l'occorrente al primo membro dello staff che incontro. Dubito che possano negarmi una cosa del genere.

Inizio ad incamminarmi nel centro di preparazione, sperando di non perdermi. Questo edificio è molto più ampio di quanto mi aspettassi, è ricco di corridoi, di stanze, e di scale. Ogni piano sembra essere dedicato ad un'attività ben precisa: il primo è dedicato alla cura del corpo, il secondo è pieno di uffici, il terzo è quello in cui mi trovo attualmente, il quarto è un mistero, mentre nel piano terra afferirà la famosa sfilata.

Sento delle voci in lontananza. Perfetto. Senza ombra di dubbio è lì che devo andare.

Velocizzo il passo, meravigliandomi da sola quanto sia a mio agio su queste scarpe. Mi sembra di portarle da sempre.
Sono quasi arrivata alla fonte del suono, quando mi accorgo di riconoscere le voci. Sono il mentore, sua moglie, e Jacob. È strano trovarli tutti insieme, che vogliano dargli delle raccomandazioni personali? Ho una strana sensazione, e difficilmente il mio istinto sbaglia.
Decido di nascondermi dietro all'angolo per capire di cosa stiano parlando. So che è maleducazione origliare, ma credo che in questo contesto certe regole possano andare a farsi benedire.

“Però mi dispiace per Iris” commenta Maya.

Il mio corpo si irrigidisce in automatico sentendo il mio nome. Stanno parlando di me? Sapevo che c'era qualcosa che non quadrava.

“Ah, lo so” replica il marito.

“Sembra una brava ragazza...” insiste l'accompagnatrice.

Sorrido di sbieco. Sono contenta di piacerle, ma il tono dell'intera conversazione è davvero poco rassicurante. Cosa sta succedendo?

“È non è l'unica!” replica il marito “Sto iniziando a pensare che non sia stata una buona idea candidarsi a questo posto, ma ormai siamo qui, e dobbiamo aiutare. Per essere maggiormente efficienti dobbiamo concentrare le nostre energie su un'unica persona: Jacob”.

Sento le gambe cedermi. Hanno intenzione di abbandonarmi al mio destino? Capisco che lui dia l'impressione di essere forte e in gamba, ma neppure io sono da buttare! Perché non mi danno neanche un'occasione per dimostrare quanto valgo? Maledizione!
Gli occhi iniziare a pizzicarmi. Ho voglia di piangere, ma non voglio lasciar loro questa soddisfazione. Dimostrerò a tutti quanto sono brava!

“Devo continuare ad ignorare le sue attenzioni?” continua Jacob serio come al solito.

“Meglio di sì” risponde il mentore “Personalmente non mi fiderei di nessuno là dentro. È meglio essere soli, piuttosto che in un continuo stato di tensione verso un potenziale alleato”.

“Sono d'accordo” ammette il ragazzo.

Non è un ragionamento completamente sbagliato, ma l'idea di stare sola là dentro mi terrorizza a morte. Ho sempre condiviso i momenti importanti della mia vita con qualcuno, brutti o belli che fossero. O c'erano i miei, o le mie sorelle, o i miei amici, oppure Micheal. Mi sono sempre appoggiata su qualcuno per farcela. Posso cavarmela anche da sola? Forse, ma non voglio scoprirlo in questa occasione, ho troppa paura. Forse hanno ragione loro a non voler puntare su di me...

Mi asciugo le lacrime. Non posso cambiare la mia situazione, posso soltanto agire su me stessa. Non posso piangermi addosso, la mia famiglia mi sta aspettando a casa, non posso causar loro questo dolore. Devo essere forte. Non avrò Jacob dalla mia parte? Non importa, tanti non lo saranno. Cercherò un alleato altrove, e rimarremo insieme finché sarà possibile. Una volta che ci separeremo, combatterò da sola, e dimostrerò a Maya e Nicolzon quanto valgo.

Mi alzo in piedi con un nuovo spirito combattivo. Vedranno!

 

Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni

È la terza volta che vado in bagno, eppure sto ancora male. Mi sento la vescica talmente piena che sembra stia per scoppiarmi. Che mi stia ammalando? Proprio ora? Eppure alla visita medica mi hanno detto che ero in buona salute.

“Freddy Krueger!” urla la capitolina fuori dalla porta “Si sta facendo tardi! Indossa il tuo sorriso migliore, si va in scena!” aggiunge poi ignorando le critiche di Annabelle per il soprannome affidatomi.

Apro la porta lentamente, con il cuore in gola. Non mi piace come mi ha conciato la stilista, non vorrei farmi vedere in questo stato. Indosso un semplice completo blu, ed una camicia bianca sbottonata per i primi tre bottoni, ma sono i capelli a preoccuparmi. Sono stati pettinati, profumati, e raccolti in una coda bassa, lasciando così che il mio volto sia completamente esposto. Faccio davvero paura concitato così, sono sicuro che farò di nuovo piangere qualche bambino. Spero che nessun padre di famiglia proverà a picchiarmi, non lo sopporterei un'altra volta.
Se solo penso che la truccatrice si era offerta per nascondere tutto questo... Avrei voluto che la mentore non si fosse messa in mezzo. Per lei ormai sono conosciuto per le mie ustioni, e nasconderle sarebbe controproducente. Non sono d'accordo, proprio per niente, ma tanto non ho voce in capitolo, perché continuare a lamentarsi?

Alla mia vista, la capitolina mostra un'espressione schifata, mentre Annabelle alza entrambi i pollici verso l'alto, in segno di approvazione.
Sorrido imbarazzato. Bee è troppo gentile, come al solito. È la prima volta che la vedo con i capelli sciolti, e devo dire che sta bene anche così. Indossa un abito con una gonna nera molto vaporosa, e un top argentato pieno zeppo di brillanti. Il tutto ha l'aria incredibilmente costosa.

Vorrei dire che è carina vestita così, ma le parole mi muoiono in gola. Ho paura che pensi che sia una sorta di un bavoso maniaco, e che mi abbandoni anche lei. In fondo, ha resistito anche troppo in mia compagnia.
Mi limito dunque ad imitarla, ed alzo anch'io il pollice. Bee sorride, posso stare sereno.

 

Il fastidio al basso ventre prosegue per tutto il tragitto. La mia testa continua ad urlarmi di fuggire, e vorrei tanto accontentarla. Più cammino, e più sento sguardi puntati addosso, soprattutto quelli degli altri tributi, che incontro per la prima volta. Alcuni mi guardano con puro disgusto, come il ragazzo dell'uno e la ragazza del dodici; altri sembrano provare pena, come i due del sette; mentre altri sembrano incuriositi, come i ragazzi del tre e del sei. Solo una mi sorride: la ragazza dell'undici. È un sorriso strano però, un po' inquietante. È ampissimo, sembra che stesse guardando un tavola bandita di dolci.

Mi avvicino ad Annabelle senza neanche accorgermene, come se cercassi inconsciamente la sua protezione.
“Andrà tutto bene” mi incoraggia lei “È solo una passeggiata su e giù per una passerella. Fai come ti ho detto prima. Pensa alle cose che ti piacciono nel frattempo, finirà in fretta, vedrai”.

Annuisco. Rudolph, le risate dei bambini, i miei genitori, le giornate fredde, intagliare il legno. Devo pensare a le cose belle della vita, devo ignorare la voce dentro alla mia testa, e gli sguardi delle persone. È solo una passeggiata, nulla di chè.

 

La sfilata di presentazione inizia nel peggiore dei modi. La prima ad entrare è la ragazza del distretto 1, che viene accolta da parecchi fischi di disapprovazione, e solamente da qualche timido applauso. La mora cammina a testa alta, cercando di ignorare le critiche, ma posso benissimo capire quanto in realtà stia soffrendo. Sta tremando leggermente, e sono sicuro che i suoi occhi si stiano riempiendo di lacrime. Vorrei poter fare qualcosa, ma sono completamente impotente.

“Bastardi!” commenta il ragazzo del sette, visibilmente arrabbiato.

Non è il solo ad esserlo comunque. Molti stanno simpatizzando per Annah in questo momento, sono pochi quelli indifferenti, o addirittura divertiti. La cosa mi rincuora. La maggior parte di loro è dunque umana. Mi annoto comunque chi non si schiera con lei. Ho la sensazione di dover stare attento a loro.

L'umore del pubblico cambia drasticamente con l'entrata in scena di Diamond e dei due tributi del distretto 2. Sono tutti euforici, e anche il commentatore non fa altro che esaltare il loro aspetto o il loro coraggio. Non potevo aspettarmi reazione diversa d'altronde. Sono tutti e tre belli, valorosi, solari, nati per stare al centro dell'attenzione. Sono l'esatto opposto di me. Potrei quasi definirli i favoriti del pubblico. Non ho chance, mi sto sentendo malissimo.

“Non ti abbattere, Kane!” mi sussurra Annabelle, ma le sue parole non mi arrivano. Non posso sopravvivere a tutto questo, non posso! Mi daranno del fenomeno da baraccone, me lo sento!

“Le cose positive, ricorda!” aggiunge la mia alleata.

Rudolph, le risate dei bambini, i miei genitori, le giornate fredde, intagliare il legno. È solo una passeggiata, ci sono solo io, e nessun altro.

La sfilata prosegue con i tributi del distretto 3 e quelli del quattro, che benché non ricevano lo stesso entusiasmiamo dei magnifici tre, sono comunque accolti con calore, in particolar modo la ragazza del quattro, che con quell'abito a sirena, è perfino più bella del solito.

“Tocca a me, buona fortuna, Kane” mi sussurra Annabelle prima di gettarsi sul palcoscenico.

Il cuore mi batte fortissimo, sto per vomitare. Non posso farlo, non voglio tutti quegli sguardi addosso! Sento che il respiro mi si sta accorciando, gli occhi riempiendo di lacrime! Sto per scoppiare me lo sento! Intravedo la ragazza del distretto 4 cercare di venire in mio soccorso, ma il suo compagno di distretto la blocca. È ovvio, siamo tutti nemici, perché dovrebbero aiutarmi? Sono solo, completamente solo!

“Ispira e respira. L'aria entra dal naso, ed esce dalla bocca”.

Mi volto. A parlare è stata Annah. Mi accorgo di aver catturato l'attenzione di molti con la mia scenata. Mi sento profondamente in imbarazzo.

Rudolph, le risate dei bambini, i miei genitori, le giornate fredde, intagliare il legno.

Annabelle sta tornando, è il mio turno di entrare sul palco.

“Stendili, tigre” dichiara allegro il ragazzo del sette.

Gli sorrido in segno di gratitudine. Sono profondamente dispiaciuto di non ricordarmi il suo nome, dovrò ringraziarlo un giorno.

Mi incammino sul palco, e vengo accolto da una violenta luce, esattamente come quella volta che mi sono risvegliato all'ospedale. Papà non faceva altro che piangere, a chiedermi scusa per avermi trascinato in fabbrica con lui. Mi faceva così pena, non riuscivo ancora ad esprimere bene, ma volevo solo dirgli che, sebbene spaventato da tutte quelle cicatrici, ero felice di essere ancora vivo. Già vivo. Ho continuato ad esserlo nonostante gli insulti, gli spaventi, la solitudine. Io sono vivo.
Sento una lacrima scivolarmi giù per la guancia, ma non per la paura o la tristezza. Sono... felice! E non so neppure spiegarmi il perché. È così stupido considerando il tutto, ma... non so, forse sto impazzendo! Però mi sento in forma, come non mi accadeva da tanti anni. Forse è perché mi sono appena reso conto di essere più forte e fortunato di quanto pensassi? Ho avuto tanto in fondo: i miei genitori, il mio cane, il saper vedere le cose belle della vita, e adesso perfino il supporto dei miei nemici. La vita è bella, non voglio abbandonarla.

In men che non si dica, ancor prima che me ne accorga, mi ritrovo nuovamente fuori dal palco, non mi sono accorto di niente.

Cerco Annabelle, e l'abbraccio, lasciandomi andare ad un lungo pianto. La ragazza contraccambia titubante, non si aspettava questo gesto, ma non importa. Sono felice.

 

Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni

Faccio una piroetta, facendo così sollevare, e ruotare, tutta la mia ampia gonna color rosa. Mi sembra di essere dentro ad una fiaba. Mi sento bellissima vestita così, e le attenzioni appena ricevute mi fanno sentire in cielo. Tutti quegli applausi erano per me, solamente per me! I loro occhi erano assolutamente adoranti, i loro sorrisi ampissimi. Erano felici, e io con loro. Ho voglia di saltare e ballare, non voglio assolutamente andare a dormire! Voglio festeggiare tutta la notte, e parlare con i miei ammiratori. Mi sono mai sentita così viva? Neppure ai tempi del circo ho ricevuto così tanto amore, soprattutto considerando che ho solamente camminato e sorriso. Volevano me, non le mie acrobazie, me! Sono sicura che a casa saranno tutti fieri di me, e forse un pochino mi starando invidiando.

Improvviso un salto acrobatico, sento che in qualche modo devo scaricare tutta questa energia!

“Attenta! Ti si vedono le mutande così!” mi avvisa l'accompagnatrice.

Chi se ne importa! In questo momento mi sento invincibile, come se nessuno potesse mai farmi del male!Abbraccio Nicole con forza, facendola ridere. Vorrei baciare la sua mano per ringraziarla di avermi estratta. Venire qui a Capitol è stata la cosa migliore che potesse capitarmi. Non sono più una delle tante sorelle Winsdor, o un'anonima infermiera da campo, io sono Cassandra, la star degli Hunger Games! Nessuno si dimenticherà mai più di me, sarò scolpita nei cuori di tutti per sempre! Non sarò più al secondo posto rispetto a nessuno.

“Sono contenta che tu ti sia divertita” afferma sincera la capitolina.

“Tantissimo, è stato come un sogno” confesso mostrandole il mio miglior sorriso.

Mi volto verso Logan. Anche lui ha ricevuto una grande accoglienza, ma non sembra essere su di giri come me. Sembra più che altro sorpreso. Si vede che non è abituato al palcoscenico. Ci ho messo un po' di tempo per inquadrarlo come si deve, ma ha decisamente superato l'esame. È un tipo premuroso considerando il suo offrirsi volontario, ed è anche legato alla sua famiglia. Sul treno ha espresso nostalgia verso la defunta madre quando gli hanno servito coniglio selvatico. A quanto pare la madre lo cacciava di persona, e glielo cucinava abbastanza spesso. È inoltre alto e muscoloso, cosa che lo renderà sicuramente pericoloso nei combattimenti corpo a corpo, ed infine mi sembra anche abbastanza intelligente. Sul treno ha giocato a scacchi con Snow più di una volta. Benché abbia sempre perso, il mentore stesso l'ha definito un valido avversario.
Ne sono sicura: lo voglio come alleato. È validissimo, sono sicura che insieme brilleremo un sacco. Non mi accontento però, voglio altre persone in squadra. Sostengo che il numero faccia la forza, e più siamo, più saremo temibili. So già perfettamente a chi puntare. Non voglio i ragazzi dei distretti poveri in primo luogo. Non solo perché alcuni di loro sembrano debolucci e con carenze alimentari, ma perché ho paura che fossero dalla parte dei ribelli. In fondo da quelle parti il partito maledetto era molto popolare, il fatto che l'appoggiassero è veramente probabile. Non voglio rischiare di avere rivoluzionari nel mio gruppo, è troppo pericoloso. Sono per definizione dei traditori, non sono affidabili. Per lo stesso motivo non voglio neppure Annah. Viveva nel distretto più ricco, eppure la sua famiglia non ha esitato a voltare le spalle ai suoi benefattori. Il padre era uno dei pochi a cui era permesso viaggiare da un posto all'altro, doveva essere grato per questo lusso, e invece che fa? Diventa uno dei leader della rivolta. Disgustoso. Non sopporto chi sputa nel piatto su cui mangia, e non credo che la figlia sia molto diversa da lui. Se fossi stata in lei prima, sul palco, sarei scoppiata in lacrime, e avrei chiesto perdono, invece no, era lì, fiera di se stessa. Incredibile. Il suo compagno di distretto poi sembra non sopportarla. Gioiva come un matto quando il pubblico la fischiava. Non posso tenere entrambi sicuramente, e se devo scegliere, prendo lui senza ombra di dubbio.

I tributi dei distretti tre e quattro mi sembrano apposto invece, dovrò chiederli se vogliono formare un'alleanza con me. Il ragazzo del tre avrà anche un aspetto ordinario, ma mi ha dato l'impressione di essere un buon analizzatore durante la sfilata. Guardava tutti con attenzione, senza perdersi un solo istante, un po' come i due ragazzi del sei, solo che sembra più bravo.

Finalmente raggiungiamo l'ascensore, e saliamo nell'appartamento che ci hanno destinato per i prossimi giorni. Ne rimango assolutamente soddisfatta: è ampio, colorato, e lussureggiante. È perfino meglio di casa mia.

“Starete qui per i prossimi quattro giorni” annuncia Snow “I prossimi tre sono dedicati esclusivamente all'allenamento, il quarto all'intervista a cui vi accennavo”.

“Faremo del nostro meglio” afferma Logan con un tono solenne.

“Ne sono certo” replica il mentore con un sorriso “Avete fatto un'ottima figura anche oggi, ho grandi aspettative su di voi in arena”.

“Non ti deluderemo, e ho già un piano per questo”dichiaro.

Tutti e tre si rivolgono verso di me. Ho catturato in pieno la loro attenzione. Eccellente.

“Vorrei creare una grande alleanza per sbarazzarci dei tributi più deboli durante i giochi. Vorrei che ne facessero parte tutti i tributi dei primi quattro distretti, ad eccezione di Annah. Ci stai, Logan?”.

Il mio collega sorride “Mi sembra un'eccellente idea”.

Saltello sul posto. Sapevo che avrebbe approvato. Grande Logan!

“Te l'avevo detto io che questi erano cavalli vincenti” commenta invece il mentore rivolgendosi a Nicole.

“Mi occupo io di Diamond, e dei ragazzi del quattro, ti occupi tu di quelli del tre?” propongo a Logan.

Il mio nuovo alleato annuisce.

Perfetto. Il mio grande piano sta prendendo forma.

 

Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni

Mi stiracchio la schiena, lasciandomi andare ad un rumoroso sbadiglio. È stata senza ombra di dubbio una giornata stancante, ma ampiamente produttiva. Sono riuscito a vedere di persona i vari tributi, e a farmi un'opinione migliore su tutti loro. Devo dire che dovrò stare parecchio attento a qualcuno, ma la maggior parte non sono affatto una minaccia. Meglio così, la strada per la vittoria è più facile di quanto prevedessi inizialmente. Inoltre sono riuscito a conquistare un pochino di popolarità fra i capitolini. Tutto merito della stilista che è riuscita a confezionarmi un abito su misura assolutamente perfetto, nonché fuori dalla norma. Avevo infatti un completo bordeaux, con una camicia nera, e un papillon bianco, che mi ha distinto dai classici completi scuri di tutti gli altri.

Mi siedo sul bordo del letto, ed osservo la mia camera, decisamente più ordinata e pulita rispetto a quella che condivido con Ashley. Ben presto potrò regalarle un posto come questo, non vedo l'ora. Sono sicuro che sarà felicissima.
Vicino alla porta è presente una moderna libreria piena di titoli popolari fra i miei coetanei, ma meno amati da me. Non ho un gran piacere nel leggere young adults, o fantasy, preferisco di gran lunga gli storici, i trattati di antropologia, e soprattutto i miei amati libri di mitologia. Peccato che nessuno di questi rientri nei libri proposti. Mi dovrò accontentare però. In qualche modo dovrò facilitarmi il sonno, giusto?

Sento dalla stanza accanto Lucile che canta sotto la doccia. È lì da un po' ormai, sono sicuro che a breve uscirà da lì e ricomincerà con la sua manfrina. Che essere appiccicoso. Quanto capirà che non ho alcuna intenzione di allearmi con lei dentro all'arena? Durante il tragitto per venire qui ha cercato di ritirare fuori l'argomento un centinaio di volte, ma fortunatamente sono riuscito a scansarlo tutte le volte. Dovrei essere brutale con lei, lo so, ma il problema è che mi ricorda un po' Ashley, e la cosa mi ha rammollito un pochino. Dovrei evitare però. In fondo, a parte una sua scenata, che cosa ho da temere? Non spezzerebbe mai il nostro patto di non-belligeranza, ci rimetterebbe soltanto. Siamo onesti, lei non ha alcuna possibilità di vincere. Ho indagato su di lei, per pura e semplice curiosità. Non ha combattuto durante la ribellione, sa a malapena tenera in mano un'arma. Tutto ciò che sa fare è spingere ragazzini depressi al suicidio. Perché dovrei dunque concederle il vantaggio della mia persona? Ho una buona manualità, ma soprattutto un'intelligenza fine che potrebbe portarmi alla vittoria. I miei suggerimenti hanno portato avanti la ribellione del tre per un sacco di tempo. Ce l'avremmo anche fatta se non ci avessero tagliato i viveri. La scelta era diventata arrendersi o morire di fame, e abbiamo percorso l'unica via percorribile. Già, un gran peccato.

Decido di uscire a prendere una boccata d'aria. Siccome non mi è permesso andare troppo lontano, sarò costretto a salire sul tetto. Ho intenzione di evitare Lucile un altro po', sembra di buon umore, non voglio rovinarle la serata. Un gesto davvero generoso da parte mia. Sono diventando debole o semplicemente generoso?

Pigio il tasto di chiamata dell'ascensore, e quando si apre, spunta fuori il ragazzo del distretto due. Te guarda, Mister popolarità! Cosa ci fa qui? Sta anche lui andando verso il tetto? Non trovo altra spiegazione. Il suo appartamento è al piano di sotto.

“Buonasera” lo saluto con fare educato.

Il riccio mi sorride con fare amabile. Non mi stupisce che sia tanto amato dai capitolini. “Stavo cercando proprio te” confessa.

“Oh, davvero!?” esclamo fingendo sorpreso. Se è qui allora è per due ragioni: vuole dichiararmi inimicizia e picchiarmi, oppure vuole stringere un'alleanza. La prima opzione è da scartare: non avrebbe alcun senso. Non solo qui siamo tutti automaticamente nemici, ma ferirsi a vicenda prima dell'arena è tassativamente vietato come ci ha spiegato il mentore prima di giungere a Capitol. Rimane un'unica opzione: vuole me. Sapevo che le cose sarebbero andate in mio favore, d'altronde sono o non sono destinato a grandi cose? Non ci sono altre spiegazioni, ogni momento della mia vita mi sta portando alla vetta. Se così non fosse, che senso avrebbe avuto tutto quel dolore e quella solitudine? I miei genitori sono stati incuranti verso di me solamente perché si fidavano delle mie capacità e della mia forza, esattamente come gli antichi dei facevamo con i loro figli. Non deluderò le loro aspettative.

“Sì, vorrei parlare con te e la tua compagna, se non è un problema, ovviamente” mi propone Logan.

Storco il naso. Perché vogliono anche lei? Devono averla valutata male. Qualcuno li deve illuminare.

“No, ma parliamo da soli nel tetto, solo tu ed io” replico premendo il bottone per chiudere le porte, senza aspettare una sua risposta. Non aspetto di arrivare in cima prima di riprendere il discorso, tanto anche qui nessuno può sentirci. “Lucile sarebbe un peso inutile, una bocca in più da sfamare e basta. La escluderei dalla nostra alleanza, a meno che tu non voglia uno scudo umano” gli spiego con calma.

Logan rimane in silenzio per qualche secondo, soppesando le mie parole “Sicuro?”.

Annuisco, non ho ombra di dubbio. Non ha senso portarsi appresso qualcuno che non può apportare nulla di buono. Questa è una gara di sopravvivenza, non un ente di volontariato.

“È un peccato, ma non andremo contro la tua volontà”.

Rizzo le orecchie. Andremo?

“Con noi c'è anche Cassandra, e se siamo fortunati anche Diamond e i due tributi del distretto quattro” mi spiega il biondo notando la mia perplessità.

Sorrido. “Vogliamo fare le cose in grande allora!” affermo con voce trillante.

La porta dell'ascensore si apre conducendosi verso l'esterno. L'aria della sera è fresca, ma si sta benissimo. Sorrido di gusto. Non mi aspettavo questo risvolto. Se saremo davvero in sei, possiamo considerare l'arena già nostra. Ci sono solo due problemi: il primo è che dovrò trovare un modo per guidare le azioni di tutti: una squadra caotica potrebbe solamente portare alla mia fine; e in secondo luogo, dovrò trovare un modo per sfruttare la situazione a mio vantaggio e sbarazzarmi di loro uno ad uno. Sarà tosta, ma ho le carte in regola per farcela.

Logan annuisce “A Cassandra piace il grande stile” ammette. Dunque è lei ad aver avuto l'idea? È probabile anche che si proporrà come leader dell'alleanza, facendo così di lei la mia avversaria numero uno. “Sei dei nostri allora?” mi chiede infine.

“Sì, decisamente sì” confermo compiaciuto.

Osservo la luna nel cielo limpido. Devo solamente pensare ad un piano.

 

 

 

 

Eccoci qua. Niente sfilata di carri, penso che quella sia stata inventata dopo. Abbiamo comunque un' esibizione, per quanto piccola. Ci vediamo fra una settimana abbondante!

Alla prossima!

 

Alleanze (appaiono solamente i membri confermati):

Le api :Kane ed Annabelle

BFF: Isabelle ed Eric

I magnifici: Cassandra, Logan, Dingir

Solitari: Jacob

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Capitolo 8
*** Incubo ad occhi aperti ***


Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

“Saranno tre giorni molto tosti, vi invito a sfruttarli al meglio” annuncia il capitolino, guardandoci negli occhi uno alla volta. Quando incrocia il mio sguardo, sento il cuore andare in gola. Ha perfettamente ragione, devo dare il meglio di me. Gli insegnamenti di Richard mi saranno terribilmente utili, sono contenta che abbia insistito così tanto per insegnarmi a combattere. “Ci sono molte postazioni come vi ho detto, e potrete decidere autonomamente a cosa dedicarvi, e per quanto tempo. Personalmente, però, vi consiglio di non ignorare nulla” continua poi.

Annuisco, sono perfettamente d'accordo. Ho già puntato la postazione del pronto soccorso, è la prima a cui vorrei andare. Spero che la dottoressa sia una brava insegnante, ho voglia di approfondire le mie conoscenze in merito. L'idea di studiare nuove medicine mi esalta tantissimo! Sarò utile al gruppo, me lo sento. Voglio fare del mio meglio!

“Potete andare, fate tutte le domande che volete ai vostri istruttori. Ripeto: usate al meglio il vostro tempo” conclude infine.

Rompiamo le file, e ci prepariamo ad affrontare una lunga giornata. Raggiungo immediatamente il mio nuovo gruppo. Ancora non ci credo di essere stata scelta per stare insieme a tutti loro. Davvero mi credono così valida? Abbiamo accettato quasi subito la proposta di Cassandra. Davvero, non poteva andarci meglio di così! I nostri alleati sono parecchio popolari, e splenderemo anche noi, seppur di luce riflessa. Ci aiuteranno ad andare molto avanti, me lo sento. Le possibilità di poter ritornare a casa sono aumentate. Inizio a pensare davvero che potrò riabbracciare mio fratello.

“Allora, cosa facciamo?” chiede Logan.

“Armi, ovviamente” replica Cassandra con un ampio sorriso.

“Oh” mi lascio sfuggire delusa. Imparare a combattere è sicuramente importante, ma ci tenevo davvero ad andare a perfezionare la mia arte medica. Mi piace circondarmi di suture e garze, mi fanno sentire a mio agio. Non esiste niente di meglio al mondo che il sorriso di gratitudine di qualcuno che si sente meglio grazie ai tuoi sforzi.

“Cosa?” mi chiede Diamond notando il mio disappunto.

Deglutisco leggermente. Non mi piace questo ragazzo, non mi fido di lui. È l'unica ragione che mi ha fatto mettere in dubbio questa alleanza. Cassandra è sempre allegra, Logan sembra un bravo ragazzo, mentre Dingir è tipo meticoloso, ma lui... faccio fatica a trovargli dei pregi. Probabilmente a causa della forte avversione contro Annah, che mi sembra una ragazza davvero a posto. Diamond mi fa sentire a disagio, spero di non trovarmi mai da sola con lui.
“Volevo dedicarmi al pronto soccorso” confesso evitando il suo sguardo. Voglio chiudere questa discussione il prima possibile.

Il moro sbuffa “Sei qui per uccidere, non per prenderti cura degli altri” osserva crudele.

Lo guardo torva. Per chi mi ha scambiato? Io.... uccidere, no... cavolo. Ha ragione. Che cosa sto facendo? Questa alleanza esiste apposta... in che guaio mi sono cacciata? Eppure stando con loro è più probabile uscirne viva... E ora?

“Non è una cattiva idea” osserva Dingir venendo in mio soccorso “Non si può mai sapere, Amalia potrebbe diventare indispensabile se le cose si mettessero male”

“Abbiamo tre giorni” aggiunge Yuki “Niente ci impedisce di dedicarci anche ad altro, ma sono d'accordo con Cassandra: è meglio iniziare con attività di gruppo, così potremmo conoscerci meglio”.

Sospiro. La prima crisi è già stata risolta. Sono contenta che Yuki sia qui con me, le sue doti diplomatiche sono davvero utili. Non so se sarei qui se lui avesse rifiutato l'alleanza. Yuki ha questo strano potere di riuscire a tranquillizzarmi in ogni occasione.

“Scusatemi” ci richiama una voce familiare.

Mi volto: è Lucile. Ci sta osservando con aria ferita, facendomi sentire male. Cosa sta succedendo?

“Perché lui sì, ed io no?” chiede indicando Dingir. Ha ragione, perché l'abbiamo esclusa? Capisco Annah, data la presenza di Diamond, ma lei? È una brava ragazza, con la testa sulle spalle. Ieri mi ha aiutato parecchio con quella ragazza del dodici, le sono davvero grata.

“Ognuno di noi è bravo in qualcosa” le spiega Dingir con calma “Tu cosa sai fare, invece?”.

Il volto di Lucile diventa paonazzo. Sto per intervenire in sua difesa, ma Yuki mi ferma, esattamente come quella volta con il ragazzo del cinque.
Mi volto incredula verso di lui. Perché?

“Non è una bella situazione, lo so, non piace neanche a me” mi spiega sussurrandomi a voce bassissima “Ma non possiamo farci nulla. Queste persone ci servono per il momento, dobbiamo rimanere calmi”.

Sarà, ma mi sento male lo stesso. Onestamente non avevo pensato a lei, non credevo che le cose fossero in questo stato. Mi sento una merda, non volevo!
Mi guardo intorno. Nessuno prende le sue difese, tutti sono dalla parte di Dingir, sono completamente freddi e cinici! Non ci credo!

Lucile apre bocca, probabilmente per insultarci tutti quanti, ma all'ultimo desiste, e si allontana semplicemente.

Decido di inseguirla, ignorando gli avvertimenti di Yuki. So che ha ragione, non posso essere amica di tutti qua dentro, ma non posso ignorarla. Ieri è stata gentile con me, non posso contraccambiarla in questo modo!

 

La raggiungo in bagno, dove la trovo seduta in un angolo a piangere.

“Lucile...” esordisco richiamando la sua attenzione. Devo chiederle scusa, assolutamente. Mi sento troppo in colpa. Non volevo ferirla, neppure involontariamente.

“Sei venuta a prenderti gioco di me?” mi chiede asciugandosi le lacrime.

Scuoto la testa energeticamente “No! Volevo solo dirti che mi dispiace, e che....”

“E che cosa?” mi chiede interrompendomi “Sei quel genere di persona che mangia con le pecore, e festeggia con i lupi? Pensavo fossimo amiche, Amalia, invece sei soltanto un'ipocrita. Ti prego, lasciami in pace! Non voglio avere a che fare con persone come te. Sei la peggiore di tutti” conclude, per poi nascondere il viso fra le ginocchia.

Vorrei replicare, ma non so cosa dire. Ha ragione, sono una persona orribile! Perché ho accettato l'offerta? Non ho nulla a che spartire con quelle persone, né con i loro ideali! Sono stata un'egoista! Volevo solamente sopravvivere, non mi importava il prezzo da pagare!

Esco dalla stanza, sono completamente distrutta. Trovo Yuki ad aspettarmi.

“Te l'avevo detto” mi spiega con tono affranto. “Non è colpa tua, sono loro a trasformarci in dei mostri. L'etica qui non conta nulla”.

Mi getto fra le sue braccia. Ho bisogno di lui, sento che è l'unico che possa capirmi!

Mi stringe forte, ed avverto che anche il suo cuore è infranto. Oh Yuki, che cosa ci stanno facendo?

 

Zerene Glendower, tributo del distretto 6, 18 anni

“L'hai notato?” mi chiede Jordan.

Annuisco. Come avrei non potuto farlo, è lampante come il sole. Anche gli altri tributi hanno iniziato ad attuare le loro strategie, e a formare i loro gruppetti. Quelli che mi preoccupano di più sono quei sei dei distretti ricchi. Sono attualmente concentrati sulle armi, e in particolare la ragazza del quattro e quello del due, stanno duellando con le spade. Diversamente da come mi aspettassi, è lei quella ad essere in vantaggio, la sua tecnica è nettamente superiore a quella del biondo riccioluto. Deve aver già ricevuto un addestramento in passato, non vedo altre spiegazioni. Gli altri ragazzi del gruppo fanno il tifo per l'uno o per l'altra, ed è la ragazza del due quella a fare più confusione.

“Mi fanno paura” ammette Jordan candidamente.

Per tutta risposta, mi sistemo il mio amato foulard, tendo l'arco, e scocco una freccia verso il bersaglio di fronte. La punta si incastra nel pieno centro. Forse i miei occhi non mi permetteranno di distinguere i colori, intrappolandomi in una gabbia di grigi, ma riescono perfettamente a scorgere le distanze, e le profondità. Questo talento è stato decisamente utile durante la ribellione, dove ho protetto in più di un'occasione i miei amici. Non ho paura dei ragazzi ricchi, non necessariamente il numero comporta la vittoria.

Jordan mi dedica un applauso, e noto con la coda dell'occhio di aver impressionato un altro paio di tributi, fra i quali quelli del sette e del dieci.
“Ti ho già detto che ti adoro, e che sono fortunatissimo?” mi domanda Jordan.

Accenno un leggero sorriso. “Solo un paio di volte” dichiaro compiaciuta. Jordan mi piace parecchio, se l'avessi conosciuto altrove l'avrei senza dubbio fatto entrare nel mio gruppo. Forse è un po' troppo dispettoso, ma non supera mai i limiti, ed inoltre la sua spensieratezza è una boccata d'aria fresca. Ha ragione Balbina, devo essere calma se voglio rimanere concentrata, e lui mi aiuta molto.

“Solo nella giornata di oggi” nota Jordan strappandomi un altro sorriso.

“Basta così, ruffiano. Vai ad imparare qualcosa che possa aiutarci a sopravvivere e...”

“... devo osservo gli altri, lo so” conclude lui al posto mio.

Bene. Se ci dividiamo i compiti sarà tutto più facile, sono contenta di aver accettato la sua alleanza. Forse non sarà un mostro in combattimento, ma è meglio così, ci penso io alla difesa. Che lui si occupi dell'analisi e dei bisogno essenziali. Insieme potremmo andare lontano, mi fido abbastanza di lui per sapere che non mi ucciderà nel sonno.

Decido di allenarmi ancora al tiro con l'arco, con il solo obiettivo di spaventare un po' gli altri tributi. Spero che in questo modo, almeno, cercheranno di starmi alla larga in arena. L'idea di doverli uccidere non mi elettrizza proprio per niente, ma so che prima o poi sarò costretta a farlo. Mi auguro solamente che Jordan non si unisca mai a questa lista.
Rimango qui finché non sento le braccia iniziare a diventare dolenti.

Rimetto l'arco e le frecce in ordine. Ora ho bisogno di un po' di riposo fisico. A cosa potrei dedicarmi?

Mi guardo intorno. Sono presenti tante postazioni che non si occupano di combattimento. Alcuni capitolini stanno istruendo sull'arte della mimetizzazione, della sopravvivenza di base, e perfino sulla cucina da accampamento. Getto uno sguardo anche sull'enorme muro da arrampicata, e sento un brivido lungo tutta la schiena. Spero che la mia vita non dipenda mai da una cosa del genere, non ce la potrei fare. Odio stare in alto, se fossimo fatti per quello, avremmo le ali.
Scuoto la testa, non devo perdere tempo in queste sciocchezze. A cosa potrei dedicarmi?

“Che palle!” urla una voce femminile.

Mi volto. A parlare è stata una ragazza davvero carina, con il corpo a clessidra, e con i capelli mori ed ondulati. Si trova davanti alla postazione delle piante, dove hanno posizionato un pc in cui è presente un test per verificare le nozioni apprese. Non ho voluto neanche provare, sono sicura che le mie conoscenze in tema siano più che appropriate, ma ora inizio ad esserne incuriosita. Potrebbe essere una buona idea per passare il tempo, e riposarmi un pochino. Magari dopo avrò abbastanza forze per approfondire le tecniche di autodifesa.
Mi avvicino al computer, dove la ragazza sta ancora litigando con il programma. Noto solo ora che ha un piccolo nove stampato sulla tuta. Deve essere Isabelle, la ragazza estratta insieme al suo migliore amico. È strano vederli separati... che abbiano addotto la stessa strategia scelta da me e Jordan?

La ragazza si gira, e mi lancia un'occhiataccia “Passa più tardi, ci sono io adesso” afferma con un tono profondamente scocciato.

Ignoro la sua reazione, ed allungo il collo. Lo schermo mostra che non ha superato la prova, ha attenuto un voto incredibilmente basso.

“Andiamo!” sbotta la mora “Non è possibile! Sono tutte uguali queste piante!” aggiunge poi, prima di ricominciare la verifica.

Continuo ad osservare. Non ne sta azzeccando neanche una. Perché anziché riprovare in maniera cieca, non ripete il corso? Evidentemente ha troppe lagune. Deve essere senza dubbio un tipo testardo, una di quelle persone che non sa accettare una sconfitta.
Di fronte all'ennesimo sbaglio, non riesco più a trattenermi “Devi stare più attenta ai dettagli” dichiaro.

Isabelle mi guarda di nuovo in maniera torva, ma non ci faccio caso. “Devi osservare la forma della foglia, i particolari del suo contorno, la tonalità di verde, la qualità della corteccia. Aspetta, ti faccio vedere”.

Eseguo il test insieme a lei, facendole notare come riesco a distinguere una pianta dall'altra. Isabelle abbassa le sue difese, ed inizia ad ascoltarmi con attenzione, sommergendomi di domande attinenti. Devo dire che è un tipo intelligente, che impara velocemente con i giusti stimoli.
Le faccio rifare il test da sola, e questa volta riesce ad ottenere la sufficienza. Sono sicura che riprovando migliorerà di molto.

Isabelle sorride in maniera luminosa “Grazie mille, sei un'ottima insegnante, lo sai?”.

Arrossisco. Io, una brava insegnante? Non ci avevo mai pensato in effetti, ma darle una mano è stato parecchio soddisfacente, oltre che divertente. Magari se tornassi potrei davvero provare ad entrare nel mondo dell'istruzione. Scuoto la testa. È inutile sognare ad occhi aperti.

Noto che Jordan mi sta guardando da lontano con aria di rimprovero. Ha le braccia conserte, e la bocca corrugata. Saluto Isabelle, e mi avvicino a lui.

“Sai che sei stata un'ora e mezza ad aiutare un'avversaria?” mi chiede.

Spalanco gli occhi. Quanto? Sono davvero stata così tanto tempo con lei?

“Non mi dispiace l'altruismo, in generale, ma forse qui è meglio non esagerare” mi rimprovera un po' a disagio, come se non fosse abituato a farlo.

Cavolo, ha ragione! Ma che mi è preso! Di solito sono sempre guidata dalla logica, mi reputo una persona razionale e fredda! Avrei almeno potuto approfittare della situazione per confonderle ulteriormente le idee, e invece niente!

“Scusami, non so cosa mi sia preso..” borbotto mortificata.

Jordan sorride e mi dà una pacca sulla spalle. “Fa niente, sei proprio una brava persona, Zerene”.

Prendo un grosso respiro per recuperare la mia compostezza. Ormai il danno è fatto, inutile pensarci. “Stiamo perdendo tempo, fila ad allenarti!” ordino al mio alleato.

“Agli ordini, signora!” replica lui imitando il saluto militare.

Scuoto la testa, e sorrido. Che tipo.

 

Violet “La mucca” Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni

Il vento soffia in maniera delicata, accarezzando la mia pelle maledetta, e portando con sé nuovi odori. Provo a concentrarmi: sento l'odore della pancetta abbrustolita, e dell'arancia. I cuochi ci stanno già preparando la colazione. Sono felice di essere qui, non credo di aver mai mangiato così tanto in vita mia! Neppure quando i miei erano ancora vivi andavo a letto con lo stomaco così pieno. Mi sembra di poter scoppiare da quanto mangio! È questa la vita che fanno i ricchi? Se vincessi potrei avere tutto questo tutti i giorni? Mi permetteranno di abbandonare quel buco crudele del distretto 11, oppure dovrò trascorrere là il resto della mia esistenza? In caso poco male però: non sarò più costretta a lavorare, potrei assumere qualcuno per fare le commissioni, e dunque rimanere chiusa in casa per sempre. Mai più sguardi torvi o prese in giro: sarò libera e forse perfino felice.

Continuo la mia passeggiata fra gli alberi del piccolo giardino interno all'edificio. Mi chiedo come mai sia così poco frequentato. Gli altri tributi sono così strani, ma anche buffi! Sono tutti così agitati, che neppure mi considerano! Non sono spaventati dai demoni che vivono dentro di me, anzi, gli ignorano proprio! Devono essere delle persone davvero coraggiose, sono contenta di averli conosciuti! Non avevo mai avuto degli amici, li porterò per sempre nel mio cuore. Sarò buona con loro, è quello che meritano per essere stati così cordiali con me. Userò un veleno che non gli farà soffrire, li farà semplicemente addormentare. Saranno belli per sempre, esattamente come meritano. Saranno seppelliti in bare di cristallo come in quella fiaba che mi raccontava sempre la mamma? Spero di sì, così potrò vederli nuovamente quando andrò a trovarli. Porterò loro dei fiori. Ma quali? Non conosco i loro gusti. Dovrò chiederglielo.

Sento qualcuno avvicinarsi. Aguzzo la vista, e sorrido. Kane! Speravo tanto di poterlo incontrare! Non ho mai conosciuto qualcuno maledetto come me! È così bello non essere più soli! Sento che abbiamo tante cose in comune!
Scendo dall'albero con un solo balzo, stando attenta ad atterrare in maniera corretta, in modo da non farmi male.

Alla mia vista, Kane non riesce a trattenere un urlo.

“Ti ho fatto paura?” gli chiedo.

Il moro mi guarda con gli occhi sgranati, sembra avere ancora il cuore in gola “Sei spuntata all'improvviso, non ti avevo visto...”.

Oh, ha senso! Sorrido nuovamente, fino a sentire male alle guance. Ho notato che lo sto facendo spessissimo ultimamente, come non mi accadeva da mesi. È questa quella che chiamano vita?
“Non ti ha spaventato il mio marchio?” gli chiedo a bruciapelo.

Kane si mordo il labbro confuso “Scusa, non capisc... ah! La pelle, intendi!”

Annuisco con vigore.

“No...” risponde guardando verso il basso, a disagio “Non sarei neppure nella posizione di giudicarti. Ora scusa, dovrei andare” afferma infine provando a girarsi verso l'uscita.

Lo intercetto con uno scatto felino, e mi posiziono davanti a lui. Non posso lasciarlo fuggire! È da quando l'ho visto per la prima volta che desidero questo momento! Sento il cuore battermi fortissimo! Ho così tante cose da chiedergli!
“Sei nato con quei segni? Oppure ti sono venuti? Hai un demone dentro? Odiano anche te per quelli? Qual è la cosa peggiore che ti è capitata? A me hanno gettato dell'immondizia addosso!” mi rendo conto di parlare veloce come una mitraglietta. Non mi sono mai sentita così tanto euforica! Mi sento così felice! Ho tanta voglia di abbracciarlo! È quello che succede quando... si è innamorati?

Cavolo! L'ho pensato sul serio! Mi lascio sfuggire una risatina. Ora mi sento davvero come tutte le altre ragazze! Non pensavo che venire estratta, avrebbe portato così tante cose positive nella mia vita! È un peccato che Kane alla fine dovrà morire come tutti. Lo ucciderò per ultimo, così starà con me fino alla fine. Oh! Ci sono! Mi farò mettere incinta, così avrò un bel bambino maledetto come noi che starà con me per sempre! Non sarò mai più sola, avrò di nuovo una famiglia!

“Ehm... va tutto bene?” mi chiede Kane titubante.

Alzo lo sguardo, e sento una lacrime rigarmi il volto. Sto piangendo? Non ne ero accorta. Mi sento così felice. Forse avrò finalmente la medicina per guarire quest'anima spezzata. Non avevo mai avuto dei sogni prima d'ora.
“Sono tanto felice di averti conosciuto!” gli confesso con un ampio sorriso.

Il moro si guarda intorno, ha il viso completamente rosso “Beh, grazie mille, è un onore anche per me”.

Sto per stringerlo, forse riuscirò anche a strappargli un bacio, ma veniamo interrotti da una stupida voce trillante.

“Kane! Sei qui! Ti stavo cercando dappertutto! La colazione è pronta!”

La osservo meglio. È ovvio! A parlare è stata la sua stupida compagna di distretto, con la sua stupida bellezza, i suoi stupidi grandi occhi castani, e le sue stupide trecce! Cosa vuole? Doveva apparire proprio adesso? Cos'è questo fuoco che sento dentro? È la famosa gelosia? Allora lei deve essere la mia rivale in amore! Anche questa è una cosa che provano le altre ragazze! Allora in fondo in fondo, anch'io sono normale!

“Ero venuto a fare una passeggiata” le spiega Kane “Arrivo subito. Ci vediamo, allora...ehm...”

“...Violet” gli suggerisco notando che è in difficoltà.

“Violet” ripete lui “Ci vediamo, allora. Ehm... ciao” mi saluta infine andandosene con la mia nuova nemica. Che bello! Quante emozioni nuove! Ora ho perfino una rivale! Sarà bello poterla uccidere!

 

Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni

Pigio il tasto dell'ascensore, e mi preparo a scendere all'ultimo piano. Non ci credo che oggi è già l'ultimo giorno d'allenamento, il tempo scorre in fretta, troppo in fretta. Non mi sento pronto, ma dubito fortemente che mai lo sarò. Credo sia normale però, penso che molti si sentano come me. È tutto profondamente così ingiusto! Possibile che non l'abbiano ancora capito? Non importa, proverò ad aggiustare le cose domani sera. Le gemelle hanno detto che domani ci intervisteranno, avrò il mio spazio per esporre il mio pensiero. Cosa mai potrebbe andare storto? Basta ricordarsi di rimanere rispettosi, in modo da non far arrabbiare nessuno. Mi appellerò alle brave persone di Capitol, e chiederò loro di non procedere con questa barbaria. Non sono sicuro di riuscirci, ma se smuoverò qualche cuore, potrò considerarmi soddisfatto.

Raggiungo la palestra, dove i tributi più diligenti hanno già incominciato ad esercitarsi. Molti sono alle postazioni dei combattimenti, ma non credo che mi unirò a loro. Non solo perché in nessun caso potrei apprendere un'arte così complessa in così poco tempo, ma anche se fossi una sorta di genio, dubito fortemente di riuscire a far del male a qualcuno. Mi sento già male ad uccidere i topolini che ci entrano talvolta in casa, figuriamoci come reagirei di fronte ad una persona morta! Mi vengono i brividi solo a pensarci!
Preferisco passare questa giornata ad occuparmi delle basi di sopravvivenza, esattamente come gli altri giorni. In fondo credo ci sia una ragione per la quale abbiano scelto il nome “Hunger Games”. Ho conosciuto la vera fame durante la ribellione, e non ci tengo proprio a sperimentarla di nuovo. All'apice del conflitto, c'eravamo nascosti ai confini del distretto, lontano da tutto e da tutti, e siamo stati costretti a cibarci solamente di erbe e radici. Ricordo ancora i crampi allo stomaco, e l'insonnia, e non li auguro a nessuno.
Mi dedico alla postazione del primo soccorso questa volta, voglio capire cosa fare se mi accorgo di essermi ammalato o di essere stato avvelenato. La capitolina sembra una brava persona, ma è molto prolissa, ed usa termini molto tecnici che non avevo mai sentito prima. Cos'è la brachicardia? E la disartria? A volte la interrompo per chiedere delucidazioni, ma mi rendo conto che per capire al meglio il tutto dovrei fermarla ogni tre secondi. Decido dunque di ascoltare il resto del discorso in completo silenzio, per non rischiare di sembrare maleducato.

“Grazie mille, è stata gentilissima” mi congedo infine.

Che tristezza. È stato completamente inutile, non ho imparato nulla. Mi sento davvero demoralizzato. Una parte di me vorrebbe tornare di sopra all'appartamento, e lasciarsi andare ad un lungo pianto, ma non risolverebbe nulla. Ho già versato troppe lacrime da quando questa storia è iniziata, e mi ero ripromesso di diventare più forte. Vorrei diventare stoico come Daisy, magari in questo modo farò soffrire di meno la mia famiglia.

Daisy... dov'è a proposito? Quella ragazza è silenziosa come un fantasma, è bravissima a far sparire le proprie traccie. È una ragazza davvero strana, non si riesce mai a capirle cosa le passi per la testa. Spero che se la stia cavando bene almeno.

Il mio sguardo cade alla postazione che insegna ad accendere il fuoco. C'è una ragazza mora ad esercitarsi. La riconosco subito: è il tributo del distretto 8. Ieri l'ho vista combattere corpo a corpo contro il ragazzo del quattro, e se l'è cavata. Mi era rimasta impressa come cosa perché non pensavo che una tipa apparentemente così dolce, fosse capace di tirare quei calci.

D'un tratto vedo che dalla mano le sfugge la pietra focaia, e finisce per ferirsi alla mano.
Mi avvicino senza neanche pensarci per osservare meglio. Tiro un sospiro di sollievo: la ferita sembra leggera, è poco più di un graffio in pratica.

Mi volto verso di lei per sdrammatizzare la situazione, ed è allora che mi accorgo che c'è qualcosa che non va. È come se fosse paralizzata. Il suo volto è pallido, e i suoi occhi, completamente sgranati, non fanno altro che fissare la ferita.

“È leggera, guarisce con poco. Perfino un ignorantone come me te lo può dire” provo a rassicurarla, ma non mi risponde. La mora continua a fissare la ferita. Ha iniziato a tremare.

Ho già visto questa reazione, dopo la guerra in tanti hanno iniziato ad avere attacchi simili. Sono quasi certo che sia emofobia. Se ho ragione è una bella sfiga. Questo è il posto peggiore per soffrire di qualcosa del genere. Se lo scoprissero gli altri tributi, sarebbe spacciata. Non possono vederla in questo stato.

Non le dico niente. L'aiuto ad alzarsi, e la porto velocemente fuori dalla palestra, lontana da occhi indiscreti.
La faccio sedere vicino ai bagni, in un angolo ben nascosto. Sta tremando ancor più di prima.

“Chiamo la dottoressa, torno subito” le dico.

Iris prova a replicare, ma non ne ha la forza. Si limita semplicemente ad annuire, mentre le lacrime le scorrono giù le guance. Poverina.

 

“Vedrai che passa in fretta” le comunica la dottoressa dopo aver disinfettato e medicato la ferita “Non dovrebbe darti grossi problemi in arena, ma vedi di stare a riposo il più possibile” conclude infine.

La mora ha smesso di piangere, ma sembra essere davvero a pezzi. Avere un attacco del genere in questo posto non è proprio il massimo.

Decido di sedermi accanto a lei. “Non ti ha notato nessuno” provo a dirle per rincuorarla “E io non dirò niente, lo giuro”.

Iris sorride, e si asciuga le lacrime. “Ti ringrazio molto, sei stato tanto gentile”.

“Figurati, purtroppo non sei neppure l'unica dove quello che è successo...” replico con tono grave. Anch'io ho una reazione del genere quando sento volare un hovercraft. La guerra ha lasciato tante cicatrici in tutti noi, eppure Capitol si comporta come se avesse sofferto solo lei.

“Ti chiami Ben, giusto?” mi chiede.

Annuisco.

“Beh, ecco, come dire, io...” Alzo il sopracciglio. Che sta cercando di dirmi? Iris sbuffa “Ohhh! Insomma, stavo cercando un alleato, ti andrebbe di esserlo? In fondo mi hai già aiutata, e come se lo fossi di già”.

Sgrano gli occhi. Vuole allearsi con me?

“So che dopo quello che hai visto potresti desistere, ma... ti prego...” aggiunge supplicandomi.

“Se proprio ci tieni....” Iris inizia a festeggiare interrompendomi “... ma..” insisto “...stai prendendo un granchio, non so combattere, né ho abilità particolari”.

Iris scuote la testa “Va bene così come sei”.

Sorrido, ma non posso soffocare del tutto i miei dubbi. È una mossa azzardata, ma non rimane più molto tempo per riflettere. Forse dovrei solo fidarmi, sembra una così brava ragazza... Non ho motivi per rifiutare, in fondo. Ho visto che alcuni hanno trovato degli alleati, forse dovrei farlo anch'io.

“Va bene, allora” affermo infine.

 

Santos Mels, tributo del distretto 11, 17 anni

È finalmente il turno della ragazza del nove, la quale si alza con il volto illuminato da un sorriso di sfida. Sembra parecchio sicura di sé, è probabile che abbia qualche asso nella manica. Che dire, buon per lei.

Cambio posizione sulla sedia, mi sto davvero annoiando. Era davvero necessario rispettare l'ordine dei distretti? Sono qui da ore ormai, mi sto davvero stancando. L'unica cosa positiva è che ormai ci siamo quasi, molti tributi sono già tornati nei loro appartamenti. Mi sono già liberato delle battute sprezzanti del ragazzo dell'uno, dell'entusiasmo di quella del due, dell'ansia del ragazzo del cinque, e delle chiacchiere dei due del nove. Se non avessi qui quella lagna di Anona, andrebbe già decisamente meglio. Che ragazza insopportabile! Non invidio per niente il suo compagno di distretto! Non che io sia messo molto meglio però, Violet è incredibilmente inquietante, ma almeno non è chiassosa e volgare come quell'altra! Non è stata zitta un solo secondo, è riuscita perfino a litigare con un paio di tributi. Qualcuno ne ha approfittato per passare il suo tempo divertendosi a provocarla, ma onestamente avrei voluto far fuori tutti.
Ho immaginato di spiaccicare le loro teste come se fossero acini d'uva, di macinarli in un tritacarne, e di usare i loro resti per concimare il prato. Le mie fantasie sono state l'unica cosa che mi hanno impedito di esplodere. Meno male che non sono tutti così. La ragazza del dieci, ad esempio, sembra la persona più tranquilla del mondo. Non potevo avere lei come compagna di distretto? Io mi facevo i fatti miei, lei i suoi, e stavamo tutti bene.

“Fra un poco tocca a noi!” Osserva Violet seduta vicina a me.

Ha ragione, in effetti è appena entrata la rossa del dieci. Appena finirà, sarà il mio turno finalmente.

“Sei agitata?” le chiedo fingendomi interessato. Non so perché lo stia facendo, è quasi un'abitudine ormai, ma forse è meglio così. Ormai molti mi conoscono per essere una persona gentile ed educata, dubito che mi considerino un pericolo. Non sanno che in realtà non vedo l'ora di trafiggerli da parte a parte, e di sentire il loro ultimo respiro. Questi ragazzi non sono nient altro che un ostacolo fra me e il mio amore: se voglio riabbracciare il mio Dam, dovrò calpestare un gran numero di cadaveri.

Violet scuote la testa “No, a breve conoscerò nuove persone!” afferma allegra.

Trattengo un sospiro, è strana come al solito. Dato l'incidente dell'oleandro, credo che farà vedere agli strateghi la sua capacità nel creare veleni. Se ha appreso dai suoi genitori, deve essere veramente brava a farli, quasi quanto me. Io ho un vantaggio però: chiameranno prima me. Io sarò la novità, lei la mia copia che verrà subito dopo. Vedendola preparare un veleno saranno meno interessati, e dunque le presteranno meno attenzioni. Avrò sicuramente un voto più alto del suo. Avrei potuto dimostrare la mia abilità con il coltello, o come ho appreso ad usare l'ascia qui al centro, ma preferisco di gran lunga rendere Violet meno interessante. Sarò agli occhi degli altri un tributo amabile, ma da tenere sott'occhio. È un buon equilibro fra l'essere considerato facile da uccidere, e l'essere il primo della lista fra quelli da uccidere.

“Santos Mels” urla una voce.

Ci siamo, e il mio turno.

Mi alzo in maniera composta, e raggiungo il salone.

 

La stanza è completamente grigia. Sopra un palco sono presenti delle persone annoiate con penne e block notes, mentre al centro c'è un tavolo pieno zeppo di erbe e funghi proprio come avevo richiesto al mentore.
Osservo il tutto beandomi del loro odore. Mi sento come a casa. Ricordo perfettamente la prima volta.

 

Bastardo infame schifoso!
Ti odio, ti odio da morire! Sei un essere immondo, mi vergogno di dover condividere con te il mio patrimonio genetico. Perché sei nato? Il mondo starebbe meglio senza un inutile fannullone ubriacone come te.

Assassino!

Al funerale hai mostrato solamente lacrime da coccodrillo. Se fossi davvero dispiaciuto per quello che hai fatto alla mamma, ti saresti costituito, anziché dare la colpa a me. Lei mi ha solo difeso della tua violenza, perché tu, ottuso, bigotto, omofobo di merda, non riuscivi ad accettare che tuo figlio fosse una checca.
Sì, mi piace il cazzo, papà, l'adoro! Adoro succhiarlo, adoro sentirlo duro, ed ne adoro perfino l'odore! E sai una cosa? Non c'è niente di male in questo. La mamma mi aveva capito ed accettato, ma non si poteva chiedere una cosa del genere a un cavernicolo come te, capace solamente di distruggere ciò che non conosce. La cosa peggiore è che stata la mamma a rimetterci, morta a causa dei tuoi calci, e dei tuoi pugni, ed è orrendo che tu non abbia ancora pagato per questo. Hanno detto che non c'erano sufficienti prove a tuo carico. Incompetenti. Tutti sapevano che tipo di marito fossi, ma nessuno è mai intervenuto, neppure la zia. Tutti hanno fatto finta di niente, non ci si può fidare di nessuno, si può solamente contare su se stessi, e sul vero amore, quello che tu non hai mai sperimentato. Il mio vero amore, ironicamente, è del mio stesso sesso. Che strana la vita, eh papà?

È stato lui ad aiutarmi a trovare quelle erbe che tu stai trangugiando proprio in questo momento. Le ho mischiate nel tuo whisky. Ti piace la mia ricetta? L'ho studiata apposta per te. Vedo che il tuo volto è diventato pallido, che la tua bocca si è riempita di schiuma. Sembra che tu abbia bisogno di aiuto, è un gran peccato che io stia per uscire proprio in questo momento. Vedo che ti allunghi verso di me per chiedermi aiuto, e non posso rispondere che con un gigantesco dito medio. Mi guardi con odio, non ti aspettavi che quel frocio di tuo figlio fosse capace di qualcosa del genere, non è così? D'altronde si sa che i gay sono tutti delle femminucce. Fa arrabbiare quando la realtà non corrisponde agli stereotipi, vero brutto stronzo? Ti sputerei in faccia, ma non voglio lasciare mie tracce. Non voglio correre il rischio che colleghino Dam a tutto questo.
Afferro la giacca, e mi avvio verso l'uscita. Ci si vede, allora. Salutami l'inferno, ciccione di merda.

 

“Eccovi il mio veleno” esclamo infine a lavoro ultimato. Gli strateghi mi guardano di sottecchi, poco interessati. Sapevo io che essere fra gli ultimi non mi avrebbe giovato! Cavolo, non possono ignorarmi, c'è troppo in gioco! “Qualcuno di voi vuole provarlo?” chiedo infine. So che la mia è una provocazione bella e buona, ma ottengo l'effetto sperato: molti di loro si riprendono dal loro tepore, e mi guardando spaventati.

“Il veleno sarà studiato in laboratorio per rivelarne l'efficacia. Grazie così, puoi ritirarti nel tuo appartamento” dichiara un uomo con i capelli tinti di blu.

Li ringrazio per l'attenzione, e faccio un leggero inchino elegante, per poi avviarmi verso l'uscita.

Sono decisamente soddisfatto del mio lavoro, spero di ricevere un voto alto.

 

Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni

Lo staff ha lasciato diverse cose da sgranocchiare durante la trasmissione. Intravedo pop corn, tramezzini, spiedini di frutta, bibite gasate,e pizzette. Decido di optare per una pizzetta classica e basta, sono ancora abbastanza pieno dalla cena. Non è del mio avviso Cassandra, che si sta rimpinzando di tutto. Come fa a mangiare così tanto e ad essere così magra?

“Spero abbiate tutti preso un voto alto” commenta Diamond parecchio nervoso. È l'unico del gruppo ad aver fatto una faccia schifata dopo aver visto la tavola imbandita, come se il cibo proposto non fosse alla sua altezza. È proprio una testa di cazzo questo, ma non importa. L'unica cosa che conta è stare in una grande alleanza che mi aiuti a sopravvivere alle fase iniziali, chi ci sia dentro non ha la benché minima importanza. In fondo solo uno di noi può sopravvivere, e quel qualcuno devo essere io, ad ogni costo. Nathan mi sta aspettando.

“Spero di sì!” squittisce Cassandra “Voi che cosa avete mostrato agli strateghi?” ci chiede.

“Tecnicamente è un segreto” le fa notare Dingir dopo aver preso uno spiedino alla frutta.

Cassandra sbuffa delusa. Dal canto mio ho cercato di far vedere la mia abilità con la lancia, ma non nutro grosse aspettative. In base a cosa hanno fornito il voto? Come calcolano la nostra probabilità di sopravvivenza? Per esempio, ammettiamo che mi considerino un genio del combattimento con la lancia, cosa accadrebbe se non ci fossero lance in arena? Verrei ancora considerato come uno con grandi possibilità di vittoria? Oppure se i ragazzi del quattro hanno dimostrato la loro abilità nel nuoto, e dentro l'arena non ci fossero corsi d'acqua? Queste valutazioni non hanno molto senso, soprattutto considerando che non hanno neppure metri di paragone con tributi di edizioni precedenti. È possibile che i voti siano dati molto alla cavolo, ma sono curioso lo stesso. Potrei comunque ottenere delle informazioni buone.

Mi volto alla mia sinistra. Yuki ed Amalia sono un po' isolati dal resto del gruppo, come al solito. Credo che per Yuki sia normale, è sempre stato un po' silenzioso, ma Amalia si è chiusa parecchio dopo l'episodio di Lucile. Mi preoccupa questa ragazza, credo sia l'anello debole del gruppo, la prima che sarà tentata di abbandonarci.
Prendo una bottiglia di succo di frutta, e riempio un bicchiere quasi fino all'orlo, per poi passarglielo. “Tieni, è importante rimanere idratati” le spiego con tono calmo e rassicurante.

Amalia mi risponde con un sorriso amabile “Grazie, sei gentile come al solito, Logan” replica. Spero che con questi atti di cortesia di riuscire a tenermela buona. Voglio che questo gruppo arrivi integro fino a metà dei giochi. Dopo passiamo tranquillamente scioglierci e combatterci fra di noi, ma per il momento ho bisogno di loro.

“Zitti! Sta per iniziare!” sbraita Diamond.

Ci sediamo tutti composti, la nostra attenzione si rivolge esclusivamente allo schermo.

Il programma inizia con un commento da parte di due giornalisti, i quali dimostrano una certa curiosità, ma anche diffidenza, nei confronti dei tributi che otterranno i voti più alti, in quanto, con grossa probabilità, avranno ottenuto le loro capacità durante la ribellione. Il che è vero da parte mia. I ragazzi credono che abbia combattuto in favore di Capitol, cosa per nulla vera, ma se si sapesse la verità, Cassandra e Diamond mi sbatterebbero fuori alla velocità della luce.
Vengono dimostrati immediatamente i voti di Diamond ed Annah. Il primo se la cava con un onesto nove, mentre la seconda con un misero cinque.

“Sapevo che era una buona a nulla!” commenta fiero Diamond, e anche Cassandra sembra essere d'accordo.

Mi volto verso Amalia. Ha abbassato lo sguardo, profondamente a disagio. Devo tenerla d'occhio.

La schermata cambia, è il turno mio e quello di Cassandra. Ce la caviamo entrambi bene, con un nove, ed un otto rispettivamente.

“Speravo in qualcosa di meglio..” commenta la bionda delusa.

“È un buon voto” replica Yuki rincuorandola.

“Sono stati troppo severi, secondo me sei bravissima” aggiunge Amalia con onestà. Queste due sembrano andare parecchio d'accordo, ma credo lo siano solo ad un livello superficiale. Se la lilla conoscesse meglio la mia compagna di distretto, sono sicuro che le cose cambierebbero. Devo limitare il più possibile i loro contatti.

“C'è Dingir!” esclamo sperando di distrarle.

Il nostro alleato ha preso solamente un misero sei, ma la sua compagna è andata peggio: ha preso un bruttissimo quattro. “Non sono stupito di lei, ma tu...” lo rimprovera Diamond.

“Sono mortificato, ho fatto del mio meglio” replica il moro con fin troppa tranquillità. Che abbia proposto apposta un'esibizione mediocre? Non mi fido tantissimo sinceramente. E se non fosse l'unico? Queste valutazioni sono una pagliacciata peggio di quanto pensassi.

Lo schermo mostra i voti dei due ragazzi del quattro, entrambi hanno guadagnato un otto, come Cassandra.
Amalia si volta verso Yuki, proponendogli di batterle un cinque, a cui il ragazzo risponde dopo un attimo di esitazione.

“Siamo una squadra promettente” osservo, stando attento a sottolineare il termine “Squadra”.

Amalia arrossisce. Ho fatto centro.

La ragazza del distretto sei porta un nove a casa, esattamente come il ragazzo del distretto sette. Non sono stupito della ragazza, considerando l'esibizione con l'arco durante gli allenamenti, ma Milo? Cosa nasconde questo ragazzo?
Non faccio in tempo a riprendermi, che vengo sbalordito dal voto del ragazzo dell'otto. Ha preso dodici, dodici!

“Come cavolo è possibile?” chiede Cassandra strappandomi le parole di bocca. Anche Amalia e Yuki sono praticamente sconvolti.

“'Sto stronzo!” commenta Diamond verde dall'invidia.

“Abbiamo trovato il nostro primo bersaglio. Dobbiamo stare molto attenti a lui” sentenzia Dingir.

Annuisco. Assolutamente. Questo bastardo sarà il mio ostacolo principale per la strada per casa, devo sbarazzarmi di lui il prima possibile, quando il gruppo sarà ancora integro. Con la forza numerica dovremmo sconfiggerlo, almeno spero. In fondo i voti ricevuti rivelano che non siamo delle mezze calzette.

Anche il distretto nove se la cava bene. La ragazza ottiene un nove, mentre il ragazzo...

“Undici... facciamo sul serio!?” esclama Diamond passando dal verde al rosso dell'ira.

“Inizio ad avere veramente paura” si lascia sfuggire Amalia.

“Merda, non pensavo sarebbe stato così difficile!” aggiunge Dingir perdendo la solita compostezza.

“No, ragazzi!” interviene Cassandra “Non possiamo abbatterci in questa maniera! Se staremo insieme, nessuno potrà mai fermarci!”. Lo dice con tono fiero, come se credesse realmente alle sue parole. Che invidia, ad avercela la sua sicurezza...

Le nostre autostime vengono ulteriormente pugnalate dalla ragazza del distretto 10 (che prende un dieci), e dal ragazzo del dodici, che prende un voto perfino più alto. Non li avevo neanche notati questi due. Erano davvero con noi durante gli allenamenti?

“Ci deve essere un errore” commenta Dingir “La media generale è troppo alta”.

“Non credo” commenta invece Yuki “Siamo appena usciti da una guerra, è normale che la maggior parte abbia già combattuto in passato”.

Il ragazzo del tre si alza, ed inizia a passeggiare nervoso lungo tutta la stanza. Sta letteralmente schiumando dalla rabbia. Lo capisco, non è bello rendersi conto di non avere il totale controllo della situazione.
Che pena. Almeno adesso siamo uniti della delusione e dalla paura.

 

 

 

 

Ciao! Eccovi gli allenamenti, prossimamente le interviste! Purtroppo bisognerà aspettare una decina di giorni! Vi lascio la tabella riassuntiva delle alleanze, e lo schema delle valutazioni (che vi ricordo non essere al 100% autentiche). Per i voti mi sono fatta aiutare (dunque prendetevela con il mio assistente XD).

Alla prossima (penultimo capitolo dei pre-giochi)!

 

Alleanze (appaiono solamente i membri confermati):

Le api :Kane ed Annabelle

BFF: Isabelle ed Eric

I magnifici: Cassandra, Logan, Dingir, Amalia, Yuki e Diamond

I Colleghi: Zerene e Jordan

I cuccioli: Ben ed Iris

Solitari: Jacob

 

 

Tributo maschile

Tributo femminile

Distretto 1

9 su 12

5 su 12

Distretto 2

9 su 12

8 su 12

Distretto 3

6 su 12

4 su 12

Distretto 4

8 su 12

8 su 12

Distretto 5

5 su 12

6 su 12

Distretto 6

7 su 12

9 su 12

Distretto 7

9 su 12

6 su 12

Distretto 8

12 su 12

6 su 12

Distretto 9

11 su 12

9 su 12

Distretto 10

6 su 12

10 su 12

Distretto 11

8,5 su 12

8 su 12

Distretto 12

11 su 12

3 su 12

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Capitolo 9
*** Esporsi ***


Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni

Non ho chiuso occhio stanotte. Per quanto mi sforzassi, la mia mente continuava a vagare verso i giorni scorsi. Amalia, Lucile, i miei ideali... per cosa? Pensavo che questa alleanza ci avrebbe aiutato, ma dopo le valutazioni di ieri sera ho incominciato a dubitarne. I ragazzi sembrano essere bravi, ma i nostri avversari lo sembrano ancora di più. Ho pagato un prezzo molto alto per far parte di questa alleanza, e ora mi chiedo se il gioco ne vale la candela. L'utilità del gruppo è scesa, e stando con loro sono solo uno stupido snob che caccia via in malo modo ragazze disperate in cerca d'aiuto. Sono così diverso da Capitol City a questo punto?

Sorrido in maniera asimmetrica. Con che coraggio chiedo ad Amalia di essere più fredda e realista, quando io stesso sono divorato dai dubbi? Ci deve essere una soluzione, ce n'è sempre una...
Mi rigiro dall'altra parte del letto. Fuori il cielo sta incominciando a dipingersi con le prime luci dell'alba. A breve incomincerà una nuova giornata, il tempo stringe, e io devo decidermi. Ci sono solo due alternative: rimanere o andarmene. Se rimango, dovrò accettare di stare con persone che non mi piacciono del tutto, e di cui non mi fido tantissimo, ma che potrebbero portare al sicuro me ed Amalia alla seconda parte dei giochi. Tuttavia questa possibilità è scesa dopo ieri sera. Se me ne vado, invece, sarò solo con Amalia, di cui mi fido ciecamente, ma insieme saremmo meno forti. Più deboli, è vero, ma più liberi di stringere legami altrove. Ho davvero intenzione fra l'altro di andare a caccia di ragazzini, e di ucciderli brutalmente pur di vincere? Certo, combatterò se costretto, ma una cosa è uccidere per difesa, altro è andare a cercare il sangue. Cosa penserebbe la mia famiglia se mi vedesse fare una cosa del genere? Candice ne sarebbe così delusa...

Mi siedo sul letto. Più ci penso, e più mi sembra che ci sia una sola scelta. Ho deciso.

Indosso il mio fedele cappello, esco fuori dalla stanza, e mi dirigo verso la camera di Amalia, ma la trovo in salotto, con un bicchiere di latte in mano. Si volta subito verso di me, e non posso non notare le sue gigantesche occhiaie. Ciò mi dà un'ulteriore conferma. Sto facendo la cosa giusta, Amalia sta soffrendo troppo in questa alleanza. Sento che devo prendermi cura di lei, non so bene il perché. È qualcosa di istintivo. Forse perché in parte mi ricorda Candice. In fondo entrambe sono buone e socievoli, ma non so.

“Ce ne andiamo” le rivelo schietto.

Candice, cioè Amalia, alza il sopracciglio confusa “E dove?” mi chiede guardandosi intorno.

“Fuori dall'alleanza, li lasciamo”.

La lilla sgrana gli occhi incredula “Possiamo? Voglio dire, ce lo permetteranno?” mi chiede con un tono che rivela un certo pizzico di speranza.

La reazione degli altri, non c'avevo pensato, l'ammetto. Onestamente però, non vedo grossi problemi. “Non glielo diremo” sentenzio.

“Aspetta, ma... oh!” dichiara lei infine capendo il mio schema. Faremo finta di rimanere con loro fino all'inizio dei giochi, per poi fuggire alla prima occasione. Li lasceremo confusi e disorientati, permettendoci così di scappare.

“Esatto” le confermo.

“Non è molto onesto però” mi fa notare “Contavano su di noi”.

Scuoto la testa “Rifletti, Amalia. Se rivelassimo le nostre intenzioni, sarebbero furiosi con noi, cercherebbero di ammazzarci subito. Diventeremo il loro bersaglio numero uno. Se li tradiamo all'improvviso, invece, saranno confusi, lasciandoci il tempo per scappare”.

“Vorranno le nostre teste lo stesso...” osserva lei.

Annuisco “Indubbiamente, ma forse quando li rincontreremo saranno più deboli. Potremmo anche farcela. In caso abbiamo la tua abilità con la scherma, e io potrei costruirmi una fionda o cercarmi un arco”.

La mia alleata incrocia le braccia, non del tutto convinta “Lo vorrei tanto Yuki, questa alleanza non mi piace. Uccidere a sangue freddo... e poi hai visto come hanno trattato male Lucile ed Annah? Sono troppo calcolatori, si rivolterebbero contro di noi appena possibile, eppure...”.

“Già...” la interrompo capendo benissimo le sue preoccupazioni. “Possiamo in qualche modo rimediare”.

Amalia rimane in silenzio, non riuscendo a capire.

“Altri alleati” rivelo infine.

La mia alleata sorride leggermente “Ho già un paio di idee, potremmo in questo modo rimediare ai nostri errori”.

Lucile ed Annah, era ovvio che proponesse questi nomi. La seconda è un po' un azzardo considerando la sua scarsa popolarità, ma non è detto che stasera non recuperi in qualche modo. Oppure stando con noi, potremmo far vedere che è una ragazza come tante, non solo la figlia di un importante ribelle. Certo, nessuna delle due ha ricevuto un'ottima valutazione, ma potrebbero avere più risorse di quanto pensiamo. Senza contare che abbiamo tutti e quattro dei nemici in comune, questo dovrebbe unirci abbastanza.

“Va bene, allora” dichiaro “Dobbiamo cercare di avvicinarle entro domani mattina, prima dell'arena”.

Domani mattina... cavolo, manca pochissimo! Mi sembra di aver lasciato ieri il distretto 4! Al solo pensiero mi sale una gran nausea, ma cerco di contrastare questa sensazione.

“Come le avviciniamo?” mi chiede la lilla “I loro compagni di distretto sono quasi sempre nei pareggi”.

Ha ragione. Diamond e Dingir devono essere le ultime persone a sapere cosa stiamo progettando. “Manderemo un biglietto tramite una senza voce. Chiederemo di incontrarci tutti insieme sul tetto stasera”.

“E se non accettassero?” mi chiede triste.

“Almeno avremmo fatto la cosa giusta” replico.

 

Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni

Perché proprio tu? Se ti succedesse qualcosa? Per favore, rimani qui al sicuro”provo a supplicarlo.

Papà sospira, per poi appoggiare la mano sopra la mia testa. Quanto è alto... per quanto cresca, non riesco assolutamente a raggiungerlo.
Non posso tirarmi indietro adesso, non dopo tutto quello che ho fatto” prova a spiegarmi “Che figura ci farei se non mi presentassi? I miei ragazzi contano su di me, gli impegni presi fanno sempre rispettati, Annah”.

Abbasso lo sguardo. So che ha ragione, eppure... “Papà, ho paura” affermo con voce spezzata. Sento che sto per piangere, potrei scoppiare da un momento all'altro. Non voglio perderlo, per nulla al mondo! Ora riuscirò anche a capire il perché delle sue azioni, ma la paura rimane. Ho visto i bombardamenti, ho visto le esecuzioni in diretta tv. So che Capitol è il male, ma so anche quanto può essere vendicativa. Se lo catturassero, non oso pensare a cosa gli farebbero. Non è un semplice ribelle, è uno dei leader, dei distretti ricchi come se non bastasse! È come se si fosse macchiato due volte dell'atto di tradimento ai loro occhi. Saranno oltremondo crudeli con lui.

Papà rimane in silenzio, con gli occhi chiusi. Penso che anche per lui tutto questo sia doloroso, in effetti potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo.

Dopo un minuto buono, mio padre tira fuori dal cassetto del suo comò una scatolina blu scuro. La osservo curiosa. Cosa c'è dentro?
L'avevo presa per il tuo compleanno, ma direi che è l'occasione giusta per dartela” mi spiega.

Apro la scatolina, e trovo all'interno una collana, con un piccolo rubino. È veramente bellissima, deve essere costato davvero tanto!
È troppo preziosa” gli spiego in tutta fretta “Non posso accettarla, preferisco che usi i tuoi soldi per altri scopi”.

Papà scuote la testa “Sei quasi una donna, Annah, è giusto darti un regalo serio. Non ti preoccupare per i soldi, so cosa faccio” afferma poi invitarmi a girarmi, in modo tale da mettermela. Faccio come desidera, ma mi sento comunque a disagio, sento che quella collana pesa tantissimo. “Per gli antichi il rubino è una pietra in grado di contrastare gli spiriti maligni e i pensieri negativi, è il simbolo della vitalità. Se vincessi sarà il simbolo di un nuovo inizio, mentre invece se perdessi...”.

Mi volto, ed intravedo un sorriso malinconico sul suo volto. Sembra diverso, non so, c'è qualcosa di strano. È come se lo vedessi per la prima volta: non è più solo il padre invincibile ed eroico, ma un uomo con grosse responsabilità, e tanti timori. Non ne sono delusa però, anzi, mi sento perfino più fiera di prima. È una persona meravigliosa, che si è preso carico dei più deboli quanto poteva tranquillamente non farlo. Un uomo di mentalità aperta, che ha saputo trarre il meglio dai suoi viaggi di lavoro, e che combatte nonostante le sue insicurezze. E io sono sua figlia.

Dai, Annah, non piangere!” esclama per poi abbracciarmi.

Lo stringo forte, inalando il più possibile il suo odore. Stoffa, polvere da sparo, menta. Papà.

 

Giocherello nuovamente con il ciondolo, non potendo fare a meno di pensare a come stia adesso papà. Dicono che sia ancora vivo, chiuso in delle segrete da qualche parte, che lo giustizieranno dopo gli Hunger Games, in modo tale da vedere le conseguenze del suo fallimento. Dicono che la sua punizione più grande sarà quella di vedere l'amata figlia morire in diretta tv. Non posso non pensare che la mia estrazione non sia stata casuale, deve essere stata manovrata apposta per farmi finire qua. Mi dispiace tanto per papà, ho paura che si senta in colpa nei miei confronti. Non sa che non ha nulla di cui scusarsi in realtà. Non lo ritengo assolutamente responsabile di tutto questo. Anzi, mi chiedo cosa accadrebbe se la figlia del grande ribelle vincesse, forse potrei perfino accendere una nuova speranza, e far risorgere i ribelli. Sarebbe tanto bello, ma dubito che accadrà: sono sola, senza alleati, e con tanti nemici. Nei giorni scorsi ho provato ad imparare a combattere, ma non ho potuto raggiungere il livello di chi lo fa da anni. Fa lo stesso comunque. Ho fatto del mio meglio, e in arena continuerò a farlo. Cercherò di essere d'ispirazione per chi ancora non si è arreso. Sono sicura che papà approverebbe.

La porta si apre bruscamente.
Shein è senza fiato, ha il volto completamente paonazzo, e ha i capelli rosa completamente spettinati.

Mi alzo in piedi allarmata. Cosa sta succedendo?

“Ci ha abbandonate! Ci ha abbandonate! Lei, io... no!” urla parecchio agitata.

“Calmati, Shein!” affermo appoggiando la mano sul suo braccio.

La ragazza prende un grosso respiro, ma senza grande successo. Il volto è ancora rosso, e sembra che debba venirle un infarto da un momento all'altro.

“La stilista ci ha abbandonate! Non vuole più disegnare per te!” mi spiega.

Capisco, la cosa non mi sorprende però. Durante la sfilata ho ricevuto parecchi fischi, e il suo bell'abito nero è stato ampiamente ignorato. Immagino che sto affossando la sua fama senza volerlo.

“Non ho abbastanza esperienza per sostituirla!” mi spiega Shien iniziando a camminare avanti ed indietro lungo la stanza “Sono solo un'apprendista! Non posso mandarti nuda sul palco, o la mia carriera crollerà a picco!”.

Incrocio le braccia, e le lancio un'occhiataccia. Fa davvero?

“Oh, certo, e tu faresti una bruttissima figuraccia!” aggiunge poi cercando di rimediare.

Scuoto la testa. È inutile, Shein è fatta così. Non è una cattiva persona, è solamente troppo concentrata su se stessa, un difetto che condividono troppi capitolini a quanto pare.

Non mi scompongo però. Non ho la stilista? Farò da me! In fondo ho sempre sognato di disegnare i miei abiti.
Mi siedo sulla scrivania, e tiro fuori dal cassetto un foglio, e una matita. Inizio a disegnare, sotto lo sguardo curioso di Shein. Voglio un abito dall'aria raffinata, praticamente privo di scollature, ma che mi lasci la schiena scoperta. Con questo abito voglio essere affascinate, ma anche dare l'impressione di essere tosta. Soprattutto, lo voglio rosso. Rosso come il mio rubino, come la vita, come il fuoco della ribellione. Sono e sarò sempre figlia di mio padre. La mia ribellione sarà sopravvivere.

 

Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni

Sbircio da dietro le tende, e rimango a bocca aperta. La stanza è gremita di persone. Saranno centinaia, no, che dico, forse addirittura migliaia! Devo davvero parlare davanti a tutte queste persone? Mi allento il colletto della camicia, sentendomelo improvvisamente stretto. Cavolo, che disagio! Non so perché, ma mi viene da ridere! Beh, sempre meglio che piangere.

“Via di lì!” mi sussurra un uomo prendendomi per la spalla e tirandomi indietro.

Ops! Che dalla mia postazione fossi visibile a tutti? Beh, non credo che sia un grosso problema tanto. L'intervista di adesso è a dir poco pallosa. Diamond sta occupando il suo tempo a fare pubblicità alla ditta dei suoi genitori, lanciando di tanto in tanto frecciatine agli avversari aziendali. Che roba! Sta occupando una trasmissione vista dall'intera nazione per fare concorrenza sleale. Sono alibito!

“Zerene, stai sentendo? Questo è un vero e proprio squalo!” sussurro alla mia alleata, ma non ottengo nessuna risposta.

Mi volto. Non sta ascoltando né me, né l'intervista, è troppo concentrata in una sorta di dialogo interiore. La capisco. Vuole fare la migliore figura possibile durante l'intervista, e non vuole farsi trovare impreparata di fronte a nulla. Poco male, osserverò il palco anche per lei. In arena purtroppo mi toccherà dipendere molto da Zerene, devo impegnarmi per controbilanciare il suo impegno e rendermi utile. Non sono infatti un combattente nato o boy scout esperto. Dalla mia ho solo la mia capacità d'analisi. Devo sfruttarla al meglio.

“Spero tu sopravviva” afferma Ansel “Sono curioso di vedere la tua nuova collezione, Diamond, anzi, tutti noi lo siamo” la folla reagisce in un boato festoso. Davvero i suoi gioielli sono così famosi? Faccio fatica a credere che una persona così prepotente possa creare qualcosa di così bello.

Diamond accenna un sorriso spavaldo, e saluta le signore in prima fila che si stanno letteralmente sbracciando per lui. Che pallone gonfiato.

“Non hai paura però?” gli chiede curioso intervistatore mentre si sistema una ciocca viola dietro l'orecchio.

Diamond per poco non scoppia a ridere “E di chi dovrei aver paura? Della cicciona? Del ragazzino tutto-cicatrici, o della matta con le macchie?” chiede sarcastico.

Che odio! Si può essere così bastardi? Intravedo con la coda dell'occhio la ragazza del dodici provare ad andare sul palco, ma venire trattenuta da un membro dello staff. La capisco, anch'io farei fatica a trattenermi nei suoi panni.

Diamond abbandona finalmente il palco, lasciando il posto ad Annah.
Mi aspettavo i soliti fischi al suo ingresso, ma invece viene accolta da un banale chiacchiericcio. Perfino l'intervistatore mi sembra sorpreso.

“Che bel vestito!” esclama “Allora erano false le voci che sostenevano che la tua stilista ti avesse abbandonato!”
La osservo meglio. Non me ne intendo un granché, ma sta bene vestita così. Sembra più alta, più elegante, quasi più matura. È forse perfino la bella della serata. Spero per lei che recuperi un po' di simpatie del pubblico. Mi dispiace vederla così tanto in svantaggio. So che ne dovrei gioire visto che è una mia rivale, eppure mi fa così pena!

“Erano vere, invece” replica Annah “Il vestito l'ho fatto io in collaborazione con Shein, del mio staff. Colgo l'occasione per ringraziarla”.

Puttana troia! Che colpo! In un paio di minuti è riuscita a far vedere la sua bellezza, la sua forza di volontà, la sua creatività, e pure la sua umiltà tramite quel ringraziamento! Alla faccia! Questa è tosta, sono sicuro che quel cinque non lo meritava!
Dal pubblico si solleva un timido applauso. Mi ritrovo a sorridere come un cretino. Stupido Jordan, non devi tifare per lei! È tua nemica!

“Un bello sforzo, considerando che la tua mente sarà piena di preoccupazioni” osserva Ansel. “L'arena, tuo padre...”

Voilà! Era ovvio che l'intervista sarebbe caduta su questo argomento.

Annah sospira con aria sconsolata. Evidentemente temeva questo risvolto. “Fa male pensare a lui. Credo che ogni figlio al mondo possa capirmi”.

Buono. Ha risposto in maniera adeguata, senza prendere le distanze da lui, ma neppure giustificandolo. Una risposta neutra, e molto intelligente. Rinnegarlo l'avrebbe aiutata di più, ma avrebbe avuto un peso etico troppo grande.

Annah svia il discorso parlando del suo vestito, oppure di che uomo onorevole sia il suo mentore. Noto che non osserva mai Ansel negli occhi, e che sta parecchio sudando. Deve star facendo uno sforzo sovrumano, si vede che non è un tipo estroverso. Ciò rende la sua intervista ancor più memorabile.

Cassandra invece non ha alcuna difficoltà durante l'intervista, ma da lei non mi aspettavo altro. Entra sul in maniera scenica, attraverso un'esibizione sul trapezio.

“Cadi, cadi!” prega crudele il ragazzo del dodici fra i denti, ma la sua richiesta non viene accolta. Cassandra continua a volteggiare come una farfalla, facendo sembrare la sua arte come la cosa più facile al mondo. Tutti hanno lo sguardo su di lei, ad eccezione del ragazzo del distretto undici, poco interessato al tutto. C'è qualcosa che non mi quadra in lui. È sempre tutto sorrisi e buone maniere, eppure è sempre poco coinvolto quando succedono cose come queste. Mi ricordo che è stato uno dei pochi a non dimostrare irritazione durante la sfilata di Annah. Il mio istinto dice di non fidarmi di lui.

Dopo Cassandra è il turno di Logan, senza dubbio uno dei più amati qua dentro. Viene infatti accolto da un lungo e rumoroso applauso. Il biondino si dimostra adorabile come al solito. Racconta di come ha conosciuto Nathan, il ragazzo per il quale si è offerto, la storia del suo tatuaggio sul braccio destro, ma anche della sua famiglia. Rivela di essere non solo orfano, ma anche di provenire da un contesto molto povero, ai margini del distretto, senza però rivelare troppi dettagli. Dichiara che è fiero delle sue origini, in quanto le difficoltà della sua vita, l'hanno reso la persona che è oggi. Intravedo una signora delle prime file asciugarsi le lacrime commossa.
Alzo gli occhi al cielo. Facile così.

L'intervista del ragazzo del tre non mi rivela niente di nuovo. La suo discorso è molto posato, quasi direzionato. Dingir riesce abilmente a gestire la discussione, sviando tutte le domande che sorvolano su argomenti delicati, come se è fidanzato o meno, se i suoi genitori sono ancora vivi e da che parte stavano durante la guerra, o cose del genere. Strano. Perché è così tanto sulla difensiva? Dingir non sembra fare caso a nulla, comunque, procede tranquillo come un fringuello, sicuro di avere la situazione sotto controllo. L'unica cosa veramente nuova che apprendo su di lui, è che adora l'ordine, ma non è nulla di ché. Dava già l'idea di essere un maniaco del pulito.

Lucile, invece, sembra di nuovo allegra, come non accadeva da un paio di giorni. Risponde con voce squillante, parla addirittura dei suoi sogni post-arena (fare l'educatrice? Deve avere molta pazienza!). Che le sia successo qualcosa di buono? Che potrebbe mai accadere di positivo qua dentro? O l'hanno graziata, ma improbabile, o ha trovato degli alleati.

Sospiro. Buon per lei, ma male per noi. Sono tutti così organizzati... ce la faremo mai ad uscirne vivi?

 

Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni

Si chiama Zerene allora quella ragazza. Sta mantenendo il sangue freddo anche durante l'intervista, non si scompone minimamente neppure durante le domande personali. Si riesce perfino a scoprire perché indossa quel foulard nero tutto il tempo: è un ricordo della madre morta, e sembra che anche lei avesse la stessa bizzarra abitudine.
Che tipo strano, in senso positivo intendo. Questo è l'ultimo posto in cui pensavo di ricevere una mano da qualcuno, mi ha piacevolmente sorpreso questa ragazza. Immagino che in un altro contesto saremmo potute andare d'accordo, forse diventare perfino amiche, anche se mi sembra un tipo un po' troppo riservato e calmo per miei gusti. Temo che se mi conoscesse meglio mi avrebbe già mandato a cagare. Non sono in molti quelli che mi tollerano anche ad alte dosi purtroppo, ma non importa, va bene così. Ho Eric, o almeno ce l'avevo. Non so, da quando siamo arrivati qui sembra essere cambiato, mi sta preoccupando tantissimo. Nei giorni scorsi è stato tutto il tempo ad esercitarsi con il corpo a corpo e con la falce, come se avesse realmente bisogno di rafforzarsi ulteriormente. È già abbastanza forte così com'è, non aveva bisogno di impegnarsi così tanto! Il tempo libero, invece, lo trascorre a progettare solo il cielo sa cosa. Per carità, capisco la serietà della situazione, ma non credo che tutti questi sforzi possano aiutarlo chissà quanto. Ho provato a sdrammatizzare la situazione dicendogli che gli verranno le rughe prima del tempo, ma non mi ha neppure risposto. Personalmente preferisco vivere il presente, e cercare di pensare ai lati positivi della situazione. Tanto per incominciare sto mangiando come un bufalo, e ho appena trascorso tre giorni nella completa attività fisica, sotto gli sguardi di istruttori esperti. Mi sono arrampicata a mani nude per una quindicina di metri, ho utilizzato una spada per la prima volta, e ho perfino imparato ad occultare le mie tracce! Ho sfidato la ragazza del cinque in una gara di tiro con l'arco, e ho vinto io! Potrebbero essere i miei ultimi giorni, e sto cercando di viverli appieno. Vorrei tanto che Eric facesse altrettanto!

Il ragazzo che stanno intervistando adesso dà l'impressione di voler fuggire. Milo sta subendo continue domande circa le sue attività durante la ribellione, e si vede che si sta trattenendo dal rispondere in maniera sincera. Ha il volto imperlato dal sudore, e di tanto in tanto è costretto a mordersi il labbro per non andare troppo oltre. Questo deve essere un gran casinaro, mi piace! Scommetto che ha partecipato attivamente ai combattimenti, esattamente come Eric. Avrei voluto unirmi a loro, e non stare semplicemente di guardia al quartiere, ma dopo quello che era successo a Derek, non potevo dare un altro dispiacere ai miei.

Il turno passa alla sua compagna di distretto, una bambolina delicata dall'aria smarrita. La mia accompagnatrice dichiara di volerla adottare, e riesco benissimo a capirne il perché. Melody è assolutamente deliziosa, ed arrossisce ogni tre secondi. Dà l'idea di essere molto dolce, e sono sicura che la mamma avrebbe voluto che assomigliassi un pochino di più ad una come lei. Invece si è beccata il maschiaccio, pazienza. Scusa 'ma!

La timidezza della piccola sembra sparire d'un tratto quando le portano un pianoforte sul palco. La ragazza si siede, ed inizia a suonare una melodia familiare, ma che non ho idea di dove ho già sentito. È molto delicata, ma anche triste. Mi fa tornare in mente lontane serate d'inverno, trascorse insieme alla nonna quando era ancora in vita. Nella mia mente riaffiora l'immagine del salotto di casa, Eric bambino, e Derek ancora sorridente. Ho improvvisamente voglia di piangere.

“Grazie, Melody. Sei stata bravissima” dichiara l'intervistatore con la faccia seria, quasi malinconica.

Il pubblico le dedica un applauso, e anche qualche tributo, io compresa, si aggiunge al coro.

Wow, che talento! Che spreco che una come lei sia finita qui. Che assurdità... con questi Hunger Games quanti geni perderà Panem? Sono sicura che nei prossimi anni moriranno promettenti artisti, musicisti, scienziati, atleti, e chissà cos'altro! Che rabbia! Era da giorni che non mi sentivo così ardere! Ero così concentrata sull'oggi, da perdere di vista il quadro generale. Mi ero ripromessa di non pensarci più in quanto è solo uno spreco di tempo, ma ora... Ho voglia di salire sul palco e mandare a cagare tutti quanti! Non so cosa mi trattenga sinceramente, forse il buon senso e basta.

Trascorro la successiva mezz'ora a cercare di calmarmi, sfogandomi sottovoce con Eric come al solito. Il mio biondone sembra essere tornato fra di noi, e condivide tutte le mie critiche. È completamente disgustato dal tutto, ma mi ricorda che fare incazzare i capitolini prima di un'arena non è proprio una buona idea.
Prendo un grosso respiro. Ha ragione come al solito.

Lo staff mi lancio un cenno. È il mio turno.

Mi sistemo la scollatura, stando ben attenta che non esca nessun capezzolo, e mi presento ad Ansel con aria spavalda.

“Siediti, cara” mi fa accenno indicandomi la sedia.

Eseguo la sua richiesta, e mi siedo accavallando le gambe.

“Isabelle Blackwood... sai, avevo l'impressione di aver già sentito questo cognome”. Oh no! Non intenderà mica...? “Poi ho capito”.

La luce in sala cambia, e mi volto. Dietro di me è apparsa una foto di Derek, nel giorno più importante della sua vita. Sta incitando la folla ad unirsi alla neonata ribellione. Sta parlando di quella povera ragazzina del distretto otto, Rachel, stuprata ad uccisa da un capitolino rimasto impunito per le sue azioni, in quanto figlio di gente importante. Sembrava così forte quel giorno, come se nessuno potesse scalfirlo. Ora invece...

“È tuo fratello, è corretto?” mi chiede Ansel.

“Sì, è lui” o era lui? Che tempo verbale dovrei usare quando parlo di mio fratello?

“Molti affermano che dovrebbe pagare come gli altri leader della ribellione...” osserva lui.

Scuoto la testa, non mi piace dove sta andando a parare questa discussione “Non era uno dei leader, era troppo giovane ed inesperto” rivelo. Era solo un ragazzo con un forte senso della giustizia, rimasto disgustato di fronte all'ennesima atrocità di Capitol. Ha dato voce alla sua rabbia, e la gente l'ha ascoltato, e si è organizzata; tutto qua.

“Ma è stato lui a dare il là al nove” insiste Ansel.

Stringo le mani a pugno. Che voglia di aggredirlo! Che cosa vuole da me esattamente? “Lui ha già pagato per le sue azioni!” rispondo quasi urlando “Ha perso una gamba, ed è... ed è....” ed è come se fosse morto. È sempre sdraiato nel suo letto, non parla, non mangia, praticamente dorme e basta. Mamma ha rubato delle flebo da lavoro per non farlo morire di fame, e ha dovuto perfino mettergli dei pannoloni, perché non si alza neppure per andare in bagno. Era così pieno di vita, e ora è praticamente un fantasma!

“Non c'è bisogno di scaldarsi. Stiamo solo parlando. Derek con le sue azioni ha causato troppi problemi”

“Lo sa benissimo!” gli urlo addosso mentre mi alzo in piedi. Mi rendo conto di star piangendo. “È il primo a rimpiangere le sue gesta!”.

Non posso andare oltre, ho troppa rabbia addosso. Non doveva tirare fuori questo argomento, fa ancora troppo male! Mi allontano dal palco, ignorando i richiami di Ansel e dello staff.

“Torna indietro, e scusati!” mi ordina Eric.

No, non anche lui! “Vaffanculo anche te!” gli grido “Non ti rendi conto in cosa ti stanno trasformando? Ce l'hai ancora un cuore, o lo hai già venduto in cambio della vittoria?”

Non gli do il tempo per replicare, non voglio stare a sentirlo. Lo lascio solo ed imbambolato. Discuteremo dopo, ora voglio solo piangere.

 

Daisy “Isy” Jones, tributo del distretto 10, 15 anni

La ragazza del nove abbandona il palco in maniera teatrale, lasciando tutti di stucco. Questo brutto carattere non l'aiuterà né con gli sponsors, né in arena. So personalmente quanto sia difficile resistere alle provocazioni, ma bisogna avere l'intelligenza di ignorarle. “Non si dà da mangiare ai trolls” diceva sempre mia nonna, e questo è probabilmente uno dei migliori consigli che mi abbia mai dato. Non sarò da meno neppure questa volta, che Ansel faccia pure del suo peggio!

Tocca a Ben salire sul palco, e sembra parecchio nervoso. Noto solo ora che ha una scarpa slacciata. Spero non inciampi, farebbe una pessima figura, e non se lo meriterebbe. È una brava persona dopo tutto, mi dispiace che gli sia capitato tutto questo. Ha una famiglia amorevole che lo sta aspettando, inoltre. L'ho invidiato parecchio quando sono andati a trovarlo. A pensare che per me piangerebbe solo mia nonna, e forse qualche mucca. L'unico motivo per cui gli altri desidererebbero il mio ritorno, è solo per mettere mano al premio in denaro. Purtroppo sono minorenne, e sarebbero loro a gestirlo fino al compimento della maggiore età. Mi resterà ancora qualcosa per allora? In tal caso dirò addio a tutti, e vivrò per conto mio, finalmente serena e libera.

“Parlaci un po' di te” afferma Ansel rivolgendosi verso Ben.

Il castano si sistema il papillon bianco, fatto dello stesso tessuto del mio lungo e morbido vestito. Devo dire che mi piace. Non mi fa venire il prurito come quello della sfilata, e si intona molto con i miei capelli rossi. Sembro delicata conciata così, quasi eterea, come una dea, anche se non potrei essere il più lontana possibile da quella figura.

“Non ho molto da dire” confessa Ben sistemandosi una ciocca del caschetto “Sono un ragazzo tranquillo, che ama l'aria aperta e la pace”.

“Un bravo ragazzo, insomma” osserva l'intervistatore.

“Esatto” concorda Ben “Cavolo, magari faccio anch'io le mie marachelle, ma non merito questo, nessuno di noi lo merita”.

Sgrano gli occhi. È impazzito? Vuole fare politica là sopra? Ha intenzione di morire prima del tempo? Il suo non è coraggio, è stupidità! Se qualcuno non lo ferma, non oso pensare che cosa succederebbe!

“Ringraziamo Ben per la sua presentazione, e auguriamogli buona fortuna!” dichiara Ansel. Il pubblico applaude, soffocando le proteste del ragazzo. “Che venga avanti la sua compagna di distretto, Daisy Jones!”.

Mi incammino a passo svelto, sperando così di togliere i riflettori da Ben il prima possibile. Mi auguro che tutti dimentichino in fretta questa sua uscita.

“Ma non ho praticamente parlato!” afferma il ragazzo, ma perfino io faccio fatica a sentirlo. Dalla regia hanno disattivato il suo microfono.

“Sto salvando la vita a te, e alla tua famiglia, giovanotto. Lascia il palco alla tua amica” gli sussurra Ansel in tutta risposta.

Tiro un sospiro di sollievo. Meno male che il presentatore ha un cervello funzionante. Se Ben avesse continuato, sono sicura che avrebbero trovato un modo per ucciderlo alla prima occasione. Spero che non sia troppo tardi per lui.

“Salve, Daisy” mi saluta Ansel.

Gli porgo la mano, e lancio un'occhiataccia a Ben, invitandolo in silenzio ad andarsene da qui il prima possibile. Ora dovrò fare un grande sforzo per salvare la situazione. Non possiamo passare come un gruppo di ribelli, o saranno parecchio severi con tutti quanti. Gli altri hanno già fatto un ottimo lavoro, perfino Milo si è trattenuto. Certo, Isabelle è andata in escandescenza, ma almeno ha detto che il fratello si è pentito, quindi è andata bene tutto sommato. Ora tocca a me rimediare agli errori di Ben. In nessun modo dovrò accennare alla guerra appena conclusa.

“Allora, dicci, hai ottenuto un voto altissimo alle valutazioni, possiamo chiederti come hai fatto?”.

È tecnicamente un segreto, ma sono sicura che la mia risposta schioccherebbe il pubblico, distraendolo da quanto successo. “Semplice, ho fatto qualcosa che al dieci faccio spesso: gli ho fatto vedere come si macella una lepre”.

L'intervistatore scoppia a ridere “Non me lo sarei mai aspettato da una ragazzina minuta come te” ammette.

Scuoto la testa “I miei mi hanno insegnato che se vuoi mangiare, devi lavorare”

“Un giusto insegnamento” osserva lui “Devono essere molto saggi”.

Eh, come no! Adorano sfruttarmi fino all'inverosimile, un po' come Capitol fa con i distretti, ma non è il caso di dirlo. “Sì” replico mostrando un sorriso falsissimo.

“E dimmi, ti sei fatta degli amici qui?”.

Amici... che parola strana. Sono solo due le persone che ho definito tali in questo mondo: la nonna e Cara. Non credo che nessun altro potrà mai rientrare in questa categoria. Come ci si può fidare facilmente degli altri? L'essere umano è per natura spregevole.

“No, non direi. Non credo che mi vedrete stringere legami in giro. Me la so cavare anche da sola” affermo con voce ferma. L'unico modo per sopravvivere è cavandosela con le proprie forze, gli altri ti possono sostenere per un pochino in un modo o nell'altro, ma essenzialmente lo sforzo principale lo devi fare tu.

“Mi dispiace, Daisy, l'unione fa la forza, si sa” mi fa notare Ansel.

“Ma chi fa da sé, fa per tre” replico mesta mostrando un sorriso.

Ansel ride nuovamente “Vedo che hai una mente sveglia, e una lingua pronta”.

“E delle dita affusolate” aggiungo mostrandogli le mie mani ingioiellate “Sono prodotti dalla ditta del ragazzo di prima?” gli chiedo.

L'intervistatore osserva i gioielli con occhio esperto “Sì, direi proprio di sì”.

“Allora fa bene a vantarsi così tanto” replico lanciando una piccola frecciatina a quel pallone gonfiato del distretto 1.

“Vuoi farci vedere anche tu qualche talento come Cassandra o Melody?” mi chiede infine.

Rimango un attimo in silenzio.

“Se volete portarmi un'altra lepre...” propongo ironica.

“No! Grazie!” esclama il capitolino per poi ridere di nuovo, ed infine salutarmi.

Quando esco dal palco, tiro fuori un sospiro di sollievo. Temevo di fare una pessima figura considerando la mia scarsa esperienza in relazioni sociali, mentre invece non sono andata per nulla male. Forse non sarò brillante come Eric, dolce come Amalia, o solare come Lucile, ma spero di aver fatto comunque vedere che anch'io ho un certo guizzo. Rimane il fatto che lo sforzo mi ha stancato tantissimo.

Le successive quattro interviste procedono bene, grazie al cielo. Nessun colpo di testa alla Ben. Non credevo vista l'impulsività di Anona, mentre invece è stato perfino divertente lo scambio di battute che ha avuto con Ansel. Come gli è venuto in mente di ruttare l'intero alfabeto? Ammetto che il suo sia un vero e proprio talento. Io non ce la farei mai.

Quando entra l'ultimo ragazzo, Cole, mi vengono i brividi. Ho sentito che il padre avesse contribuito a far scoppiare la guerra. Spero non faccia un casino, o gli sforzi di tutti per sembrare amabili andranno alle ortiche.
Le cose vanno meglio di quanto pensassi: il ragazzo del dodici si siede, riceve una domanda (cosa pensa degli altri tributi), risponde brevemente con “Spero che moriranno tutti velocemente”, si alza, e se ne va così, a discussione appena iniziata, giustificandosi con un “Mi sono rotto già il cazzo, non mi va di continuare”.

Beh, poteva andare decisamente peggio.

 

Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni

“Voglio avere Ben come alleato” rivelo al mio team appena raggiunto l'appartamento.

Si voltano tutti verso di me piuttosto sorpresi. Posso capirli, in fondo. Ben è il tributo più giovane qua dentro, e non sembra avere particolari talenti, ma dopo stasera sono certo che sia la persona giusta. Ha ottimi principi, ed è molto coraggioso. Forse è un po' uno sprovveduto, ma non posso non apprezzare il suo spirito ribelle. Per un momento durante l'intervista mi è sembrato di tornare ai vecchi giorni: da quanto non sentivo qualcuno dire ad alta voce il proprio pensiero? Da quando il distretto 13 è stata abbattuto, sembra che tutti abbiano perso la lingua.

Sì, Ben è decisamente la persona giusta.

“Ma fai davvero?” mi chiede sprezzante il mentore, ma lo ignoro. Non mi importa minimamente il suo pensiero. Ho perso già fin troppo tempo a tergiversare su chi voglio con me. Avevo escluso fin da subito i tributi del distretto 4 e 9 dato che si erano comportati i loro compaesani nelle ultime fasi della guerra, e all'elenco degli esclusi si erano rapidamente aggiunti persone arroganti come Diamond o prepotenti come Cole. Ma su quelli rimasti, non sapevo su chi puntare: mi sembrano tutti bravi ragazzi...

“Melody, ci conviene andare a chiederglielo adesso” le propongo.

La mora sgrana i suoi grandi occhi verde acqua, e si guarda intorno confusa.

Ora mi sento in imbarazzo. È vero che non abbiamo mai formalizzato la nostra alleanza, ma davo per scontato che ci fosse. Voglio dire: andiamo d'accordo, e soprattutto proveniamo dallo stesso distretto. La vittoria dell'uno o dell'altro porterebbe ugualmente degli aiuti alle nostre famiglie.

“Ecco...” prova a dirmi titubante con un piccolo sorriso.

“Melody, aspetta” la interrompe il mentore. Lo guardo. Lartius sembra diverso dal solito. Non ha alcuna espressione sarcastica, nessun sorrisetto odioso. È serio, terribilmente serio. Il suo volto si è improvvisamente riempito di rughe, e i suoi occhi grigi sembrano spenti. “Penso che tu sia una brava ragazza, e voglio solamente il tuo bene, davvero. So che è ipocrita dirtelo, ma è così, e credimi, ti sto parlando con il cuore in mano”.

Io e la mia compagna di distretto rimaniamo in silenzio, completamente assorbiti dal suo discorso. Sembra così sincero... non mi aspettavo che fosse in grado di provare sentimenti così profondi. Non capisco però, dove vuole arrivare?

“Il fatto è che non credo che sia una buona idea allearti con Milo”.

“Cosa!?” esclamo stupito.

“Non mi interrompere!” mi zittisce Lartius fulminandomi con lo sguardo, per poi rivolgersi in maniera amorevole verso la mia compagna “Mel, si sono già diffuse voci circa il fatto che Milo fosse apertamente un ribelle, e dopo stasera, anche Ben avrà gli occhi degli strateghi puntati addosso. Se starai con loro, posso assicurarti che sarai in pericolo”.

La sua rivelazione fa più male del previsto. So che ci sono discrete probabilità di essere preso di mira, ma sentire questa teoria confermata è decisamente brutto. Cosa potevo aspettarmi d'altronde? Capitol non è famosa per giocare in maniera corretta. Sento una gran rabbia montarmi addosso. Lartius vuole forse dirmi che sono già spacciato? No! Mi rifiuto di crederci! Posso ancora farcela, gliela farò vedere! Tornerò a casa dai miei con il premio in palio. Non renderò il sacrificio di mio fratello vano! “Non le succederà niente!” affermo quasi urlando “La proteggerò io!” aggiungo poi voltandomi verso Melody.

La ragazza guarda me, poi il mentore, ed infine abbassa lo sguardo incerta.

Un nuovo colpo dritto allo stomaco, abbastanza potente da far crollare per un attimo le mie certezze. Allora le cose stanno così? Sono così pericoloso da far desistere una ragazza dolce come lei? Non importa. Non ho bisogno di Melody per vincere. Glielo dimostrerò anche a lei!

Mi dirigo a passo pesante verso l'ascensore, pronto a raggiungere Ben al decimo piano.

“Milo, aspetta! Io... mi dispiace!” mi urla la mora, ma non me ne faccio nulla delle sue scuse. Ha preso la sua decisione, e che ora ne affronti le conseguenze!

Me ne vado senza neanche voltarmi indietro.

 

Ben mi apre la porta con aria parecchio assonata. Noto che sta indossando il pigiama.

“Tu. Io. Alleati” affermo schietto senza aspettare che realizzi chi io sia. Sono ancora così nervoso! Come hanno potuto farmi questo!? Lartius avrebbe dovuto aiutarmi, è perfino pagato per questo! E vogliamo poi parlare di Mel? So che non era obbligata a stare con me, ma rifiutarmi così...

“Cosa? Tu chi saresti?” mi chiede Ben confuso, con la bocca ancora pasticciata dal sonno. Davvero dormiva di già? Come ha fatto ad addormentarsi così in fretta, soprattutto questa notte?

“Milo, distretto 7” spiego lentamente. Mi devo calmare, o finirò per spaventarlo e ricevere un altro rifiuto “Ti vorrei come alleato. Ho seguito la tua intervista, e ho trovato molto coraggiosa la tua uscita”.

Ben abbassa lo sguardo affranto “Forse non è stata una genialata la mia” ammette.

“No!” replico mesto “Qualcuno doveva pur dirlo! Allora, ci stai?” chiedo infine.

Il ragazzo rimane in silenzio, soppesando la mia offerta. Mi accorgo solo ora che siamo ancora in mezzo al corridoio.

“Ho già un'alleata, però” osserva.

“Bene! Così saremo in tre! È deciso allora!” replico allegro. Che bello, sarò in una grande alleanza, allora! Questo mi darà un grande vantaggio, alla faccia di Lartius e Melody!

Mi ridirigo verso l'ascensore. “Ci vediamo in arena, allora!”

“Aspetta!” mi urla Ben “Non sai neppure chi sia la mia alleata, e io non ho ancora accettato!”

Ah, giusto! Mi sono fatto prendere troppo dall'entusiasmo! “Chi sarebbe, allora?” gli chiedo.

“Iris, distretto 8” risponde lui dopo un attimo di titubanza.

Iris... distretto 8... l'ennesima mora, mi sembra. Ah! Ora ricordo! È la ragazza con tante sorelle tutte con nomi di fiori! Se Ben, si fida di lei, allora lo farò anch'io. Non credo che un tipo del genere si sia preso una compagna crudele o burbera.

“Mi sta bene” replico allungandogli la mano. “Saremo una grande squadra, vedrai!”aggiungo mostrandogli un gran sorriso. Mi sento combattivo ed ottimista stasera!

Ben allunga la mano, e me la stringe, stipulando il contratto con un timido sorriso. “Ne devo ancora parlare con Iris, ma non credo che rifiuterà!”.

Grande! Sono sicuro che andrà tutto bene!

 

 

 

 

 

 

 

Ecco le interviste!

Domanda: per voi quanti tributi dovrebbero morire nel bagno di sangue? Chi vorreste che si salvasse a tutti i costi?

Ci vediamo il prossimo week-end con l'ultimo del pre-arena! Alla prossima!

 

Alleanze:

Le api :Kane, Annabelle

BFF: Isabelle, Eric

I magnifici: Cassandra, Logan, Dingir, Diamond

I giusti: Yuki, Amalia

I colleghi: Zerene, Jordan

I cuccioli ribelli: Ben, Iris, Milo

Solitari: Jacob, Daisy

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Capitolo 10
*** Ieri e domani ***


Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni

Fisso la porta, sperando che il misterioso tributo arrivi da un momento all'altro. Chi potrà avermi scritto quel bigliettino? Non ne ho proprio idea! Non mi sono relazionata con molti tributi, e con quei pochi non ho passato dei bei momenti. Deve essere qualcuno su cui ho fatto colpo senza volerlo. Non mi importa chi sia a questo punto, sarò lieta di accettare qualsiasi proposta. È un tale sollievo sapere che non sarò sola in arena! Con un alleato potrò dormire serena per almeno qualche ora, e perché no, anche scambiare due chiacchiere per allentare la tensione. Diventeremo amici, me lo sento. Come potrebbe essere altrimenti? Condivideremo insieme un'esperienza troppo importante per non legare!

La maniglia si abbassa, la porta si sta per aprire.
Inizio a tremare per l'eccitazione. Chi è? Sono troppo curiosa! Muoviti, per favore!

Sento i muscoli delle guance farmi male da quanto sto sorridendo. È Annah! Che bello! La mia alleata è una ragazza!
Non ci penso due volte. Mi dirigo verso di lei, e mi butto fra le sue braccia completamente grata. Odora come un negozio di vestiti, che forza!
Sento la mia nuova alleata irrigidirsi, per poi darmi una leggera pacca sulla spalla.
Mi stacco da lei, e la fisso nei suoi stupendi occhi color ghiaccio. “Grazie per avermi invitata!” le dico con tono squillante.

Annah alza un sopracciglio confusa “Aspetta, non sei stata tu a scrivere il bigliettino?” mi chiede.

“Ma... cosa?”. A questo punto, anch'io sono senza parole. Se non è stata lei, allora chi...

“Siamo stati noi” rivela una voce maschile.

Mi volto. Ah, loro.

Amalia e il suo compagno di distretto sono apparsi dalle scale. Il castano è serio come al solito, con quell'espressione in netto contrasto con il suo buffo capello. Amalia è dietro di lui, e ha l'espressione completamente affranta. Evita di guardarci negli occhi, trovando molto più interessanti le sue scarpe da ginnastica.

L'ammetto, sono davvero delusa. Cosa ci fanno loro qui? Stanno forse cercando di prenderci in giro un'altra volta? Non sono già alleati con i ragazzi super snob?
Mi volto verso la mora del distretto 1. Anche lei sembra avere un umore molto simile al mio. La capisco, d'altronde anche lei è stata presa di mira come me.

“Ah” mi limito a dire con tono spento “Molto divertente, adesso io e Annah ce ne andiamo”.

“Aspettate!” grida Amalia agitata “Vorremmo davvero fare un'alleanza con voi due!”.

“Voi avete già un'alleanza” nota scettica Annah incrociando le braccia.

“Solo ufficialmente” le spiega Yuki “Non abbiamo più intenzione di stare con loro, vogliamo tradirli appena inizieranno i giochi”.

“Non vi convengono più?” chiede Annah togliendomi le parole di bocca. Mi sembra un ragionamento fin troppo calcolatore. Chi li impedisce di tradire anche noi dopo?

“In parte” ammette candidamente il castano “Il costo morale che dovevamo pagare non è più controbilanciato”.

“La verità è che ci siamo sempre trovati male con loro” aggiunge Amalia “Non vogliamo essere quel genere di tributo che loro desiderano al loro fianco. Non vogliamo essere assassini. Inoltre...” la lilla alza finalmente lo sguardo, rivolgendosi al profondo dei nostri cuori “... il modo in cui vi hanno, in cui vi abbiamo trattato...” si corregge in fretta “...è imperdonabile. Ci dispiace davvero tanto. Vogliamo rimediare”.

Annah sospira sovrappensiero, per poi chiudersi in se stessa. Anch'io vengo trascinata dai miei pensieri. Amalia mi ha veramente ferito nei giorni scorsi, ma sembra sincera. In fondo chi sono io per giudicarla? Non sono stata meglio di lei in passato, anzi. Almeno lei si è resa conto in tempo dell'errore che stava facendo, al contrario mio. Ero così stupida all'epoca, non mi rendevo conto della gravità delle mie azioni. Cole era un ragazzo chiuso in se stesso, sempre silenzioso, e con la fama dello sfigato. Andava in giro con scarpe sempre rotte, vestiti tre volte più grandi di lui, occhiali sempre storti. Ridacchiava di fronte ai nostri continui punzecchiamenti, pensavo che si divertisse anche lui, mentre in realtà faceva così solamente perché sperava di essere lasciato in pace. Voleva dimostrare di essere auto-ironico e brillante, un tipo figo nonostante la sua situazione economica. Non lo capimmo, e continuammo ad andare avanti sempre di più. Iniziammo a prendere di mira anche la sua famiglia, e chiunque si avvicinasse a lui per fare amicizia. Lo spingevamo per terra nel fango, gli nascondevamo lo zaino, sabotavamo le sue interrogazioni. Una volta arrivammo a fare un mega-graffito che lo rappresentava mentre si scaccolava. Ridevano tutti, sembrava così tanto divertente, che non notammo che Cole giorno dopo giorno diventava sempre più triste e cupo, finché un giorno semplicemente non si presentò più a scuola.

Fu una doccia fredda scoprire che si era ammazzato perché non ci sopportava più. L'avevamo distrutto sotto ogni aspetto, finché di lui non era rimasto più nulla. Non pensavo che le mie azioni avrebbero portato a conseguenze di questo genere, pensavo solamente che ci stessimo tutti divertendo, invece non era vero. Ero diventata senza volerlo un'assassina.

Quella sera piansi con tutte le forze. Non potevo crederci. Parlai con i miei per ore quella volta, così come non accadeva da un sacco di tempo. Chiesi loro aiuto, una soluzione per tutto quel dolore, ma mi dissero che non esisteva nessun rimedio, nulla avrebbe cancellato ciò che era successo. Potevo solo andare avanti, e diventare una persona migliore, per fare in modo che nulla di tutto questo accadesse di nuovo. Ed eccomi qui invece, costretta ad assistere ad una nuova tragedia. Dicono che il karma sia una puttana, ma in realtà è un giudice severo. Prima di partire, la mamma di Cole mi ha gridato da lontano che mi sono meritata tutto questo, e ha ragione.

Scuoto la testa. Che senso ha pensare al passato? Nulla riporterà Cole in vita. Posso solo seguire l'ultimo consiglio di mio padre.

“Va bene” annuncio infine “Ti credo” aggiungo poi sforzandomi di sorridere.

Amalia sospira sollevata. Sono felice di aver fatto pace con lei.

“E tu che ne pensi, Annah?” chiede Yuki rivolgendosi alla bruna.

“Va bene” replica con un timido sorriso “Sembrate delle brave persone, e tutti possono fare degli errori”.

“Grande!” esclamo allegra “Faremo faville insieme!”.

I miei nuovi alleati annuiscono sereni. Sento che ce la faremo.

 

Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni

I miei passi rimbombano per tutto il corridoio, creando un caos infernale. Mi auguro che nessuno mi senta, non ho voglia di dover dare spiegazioni. Non credo di essere autorizzato ad essere qui, ma nessuno me lo ha esplicitamente vietato in fondo.

Il fatto che è sono troppo agitato, ho bisogno di sfogare la tensione con del buon vecchio esercizio fisico. In palestra c'è un sacco da boxe, penso che utilizzerò quello. Forse poi mi dedicherò un po' alla meditazione. L'unica cosa che conta adesso è trovare la pace interiore, e poi... già, e poi? Mi sento così vuoto in questo momento, sono assolutamente demoralizzato. Durante le interviste, alcuni tributi hanno parlato dei loro sogni, ed è stato imbarazzante non poter raccontare anch'io di grandi progetti. Il mondo per me non ha offerto nient'altro che gli allenamenti, e gli insegnamenti crudeli di mio padre, oltre non ho mai avuto nulla. Ovvio, ho avuto l'amore di mia madre, ma era troppo schiacciata dalla figura di mio padre per potermi offrire altro.
Ho come l'impressione che quando uscirò dall'arena, sarà per me come aprire gli occhi per la prima volta. Finalmente scoprirò i colori della vita, e questo è l'unico pensiero che mi tira su di morale.


Mi avvicino alla porta e la apro. Grazie al cielo, non era chiusa a chiave.
Con enorme stupore scopro che le luci sono accese. Mi guardo intorno. Chi potrà mai esserci qui a quest'ora?

“Oh, ciao” mi saluta una voce femminile.

Sospiro. Dovevo immaginarlo. Questa ragazza ha mostrato una grande passione per la ginnastica, penso sia normale che abbia scelto di trascorrere le sue ultime ore pre-arena proprio qua dentro.
La saluto con un cenno del capo, e mi dirigo verso il mio sacco.

Sto per tirare il primo pugno, quando vengo interrotto. “Sei Jacob, giusto?” mi chiede.

Mi volto verso la bionda. Cassandra è una ragazza minuta ed atletica, con degli enormi occhi da cerbiatta, e con dei lineamenti raffinati. Se non la conoscessi, potrei pensare che sia una donzella dolce ed affettuosa, ma ho visto cosa ha fatto. Ha radunato un'accozzaglia di potenziali assassini, guarda caso tutti provenienti dai distretti ricchi. Dietro alla apparenze, è una ragazza crudele.
“Sì, e allora?” le chiedo sulla difensiva prima di tornare a tirare qualche pugno.

“Volevo solo....”

“.... niente risse prima dell'arena” la interrompo ricordandole la regola d'oro. Non mi fido di lei, non ci vuol niente che ci siano i suoi alleati nascosti da qualche parte pronti a farmi la festa. È meglio ricordarle che una cosa del genere è severamente proibita, a meno che non voglia ripercussioni durante i giochi.

La bionda si allontana di qualche passo, per poi incominciare a piroettare tutta allegra e canticchiando anche nel frattempo.

Prendo un grosso respiro. Non è possibile, giuro che questa non la sopporto proprio! “Ma che problemi hai?” le chiedo sbottando.

Cassandra si ferma sbalordita. Non si aspettava di certo questa reazione da parte mia. Tendenzialmente infatti tendo a stare per i fatti miei, ma ciò non significa che sia una persona passiva, anzi.Intravedo l'ombra di mio padre sorridermi sarcastico. Scuoto la testa. Ormai sono libero da lui.

Tu che problemi hai” replica scocciata.

Sento le narici dilatarsi. Non posso più trattenermi “Il tuo esibizionismo continuo” le spiego “Perché cerchi sempre di metterti in mostra? Cos'è, i tuoi non ti dedicavano abbastanza attenzioni?” mi mordo il labbro. Ho esagerato. Perché me la sto prendendo così tanto con lei? Neppure la conosco! Mi sento così nervoso!

“È così, hai indovinato” confessa per poi sedersi per terra “Ho cinque sorelle, tutte molto simili a me, e sono cresciuta con la convinzione che i miei non sapessero distinguerci l'una dall'altra. Ad essere onesta, non credo di occupare neppure il 5% dei loro pensieri, neppure oggi. Che cosa sciocca, vero?” mi chiede.

Appoggio la mano sul sacco, e chiudo gli occhi. Adulti, sono esseri disgustosi. Perché fare figli, se poi non si è in grado di gestirli? Mi ricordano mio padre. Lui mi vedeva, ma non mi sentiva.
Riosservo di nuovo la ragazza del due, questa volta sotto una nuova luce. Anche lei sta dunque cercando una sua identità?

“No, non è una cosa sciocca. Scusa se ti ho aggredito” affermo.

La bionda solleva il sopracciglio “Mi hanno sempre descritto voi dei distretti poveri come dei gorilla senza cuore e senza cervello, mentre invece tu mi sembri educato tutto sommato”.

Emetto un verso di disapprovazione “È questo che vi raccontano nelle vostre grandi ville? Non dovresti credere a tutto ciò che ti dicono”.

“Tu dici?” mi chiede pensierosa “Eppure avete ucciso così tante persone innocenti!”

Noi!?” esclamo sbigottito “Ma tu hai idea di cosa succede dalle nostre parti?” le chiedo.

Cassandra apre la bocca per rispondere, per bloccarsi subito dopo, ed arrossire per l'imbarazzo. “La guerra ha rovinato le nostre vite. Il mio circo ha chiuso per colpa vostra, e poi...”

“Mio padre era un militare” le rivelo interrompendola “Non parlare al plurale dando tutto per scontato. E poi...” aggiungo guardandola dritta negli occhi “... non siete i soli ad avere sofferto. Prendi la mia compagna di distretto, ad esempio. Il suo fidanzato è morto durante la ribellione per difendere la sorellina da un pacificatore”.

Cassandra abbassa lo sguardo, per poi rialzarsi. “Sono stanca, vado a dormire” si congeda senza nascondere una certa rabbia nel tono della voce.
È inutile, una come lei non potrà mai capire finché non vede la verità con i propri occhi. Peccato, non è una persona completamente da buttare, ma è viziata e troppo ingenua.

“Ah, una cosa, Jacob” afferma prima di lasciare la stanza “Domani ti uccideremo”.

Non me ne stupisco. Non è forse l'obiettivo di tutti quello di uccidere gli altri? “Sempre che non vi ammazzi prima io” dichiaro sicuro. Beh, che dire, fatevi sotto.

 

Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni

Per quanto ci stia dando dentro con il bagnoschiuma, continuo a sentirmi addosso il fetore degli altri tributi. Non lo sopporto, davvero. Vorrei che fossero già tutti morti, vorrei essere a casa. Ancora non ho accettato l'idea di essere qui, l'idea di dover affrontare l'arena, e di dover sopravvivere a ventitré potenziali assassini, mi fa ribollire il sangue. Mi innervosisce dover far parte di un'alleanza, ma purtroppo quei ragazzi mi servono. Non mi farò ingannare però, so benissimo qual è il loro obiettivo primario, so benissimo che proveranno ad uccidermi nel sonno. Dovrò avere sempre un occhio aperto. Possiamo giocare agli amichetti quanto vogliono, ma sappiamo tutti come andrà a finire.

“Cercheranno di fotterti, proprio come piace a te” mi suggerisce la solita voce maligna.

Mi sfrego con maggiore forza. Per quanto mi sforzi, continuo a non sentirmi pulito.

L'acqua continua a scivolarmi addosso, la pelle ormai è arrossata, e le unghie sono diventate morbide. Ho passato troppo tempo qua sotto, mi devo arrendere. Neppure questa volta ci sono riuscito. Il mio corpo è ancora infetto.

Prendo in tutta fretta un asciugamano pulito, evitando ad ogni costo di guardarmi allo specchio. Odio sentirmi così a disagio con il mio corpo nudo, ma ogni volta che mi vedo, non posso che pensare a quella settimana d'inferno. Ogni volta mi tornano in mente i suoi commenti, i suoi sguardi, le sue risate, le sue mani. Perché quella volta ho avuto un'erezione? Io non capisco! Odiavo quello che mi stava succedendo! Non mi sono mai sentito così male in vita mia! Quello che mi ha fatto... è.... immorale, ingiusto, ripugnante! Il solo pensarci mi fa salire la bile! Ho voglia di spaccare la faccia a quel bastardo di un ribelle, Richard Smith, e lo farei se non stesse marcendo dentro ad una cella! La mia famiglia non tratta con i rapitori!

“Tanto ti piace” continuava a ripetermi “Il tuo cazzo è così grosso e duro”, ed era vero. Perché il mio corpo ha reagito così quella volta? Mi rifiuto di credere che sotto sotto mi sia piaciuto! Quello che mi ha fatto...

Tiro un pugno contro al muro, talmente forte da sentire dolore alle nocche. Cazzo! Cosa mi è venuto in mente? Ritiro la mano, ed osservo la ferita. È tutto a posto, grazie al cielo, solo una sbucciatura e sicuramente domani avrò un livido, ma non dovrebbe essere nulla di grave. Ci mancava solo che in un impeto di rabbia mi bruciassi la possibilità di uscire vivo da qui!

Mi vesto, e mi asciugo i capelli in fretta. Domani mi laverò di nuovo, e mi pettinerò in maniera perfetta. Voglio entrare in arena nelle migliore delle mie forze.

Apro la porta per entrare nella mia stanza, e rimango a dir poco sbalordito alla vista. L'accompagnatrice è seduta sul mio letto, con le gambe accavallate. È truccata magnificamente, i capelli sono perfettamente conciati, ed indossa un abitino semi trasparente che lascia intravedere un'abbondante porzione di seno. Riesco a sentire il suo profumo caramellato fin da qui. Miele, rosa, ed orchidea direi.
Giro lo sguardo dall'altra parte, a dir poco a disagio. Cosa ci fa qui? Perché è vestita così? Spero vivamente di aver mal interpretato le sue intenzioni...

“Ciao” mi saluta con voce melodiosa Crimson.

“Cosa ci fai qui?” le chiedo brusco. Perché sta facendo una cosa del genere? Non lo voglio! Temo che lei abbia capito male. È vero, nell'ultima settimana abbiamo parlato spesso insieme, le ho fatto molte domande sulla sua vita privata e su quella lavorativa, ma non era perché me la volessi fare! Ero sinceramente interessato al suo stile di vita e alla sua voce melodiosa, la migliore che abbia mai ascoltato. Sono andato molte volte in teatro ad ascoltarla prima della guerra, e tutte le volte ero rimasto incantato. La facilità con cui prendeva anche le note più alte, la delicatezza dei suoi gesti, la potenza della sua voce! Perché sta rovinando tutto? Era così pura per me!

“Ho pensato che ti sentissi solo questa notte, e che avessi bisogno di un po' di compagnia” mi spiega per poi alzarsi dal letto e dirigersi con passo sensuale verso di me.

Faccio un passo indietro disgustato, lasciando di stucco la capitolina. “Tutto bene, Diamond?” mi chiede preoccupata.

Arriccio le labbra “Fuori da qui, per cortesia”. Cerco di essere gentile, in memoria dell'ammirazione che provavo per lei. Era così candida, mentre ora è solo una marpiona schiava dei suoi istinti. Che delusione.

Crimson sussulta ferita “Non mi trovi abbastanza bella?” mi chiede.

Ruoto gli occhi. Non ha capito proprio nulla. “Vattene subito”.

La capitolina scuote la testa, non ha intenzione di arrendersi. “Potrebbe essere la tua ultima notte...” insiste per poi sfiorarmi il petto con la mano.

Sento un brivido lungo tutto il corpo, ho di nuovo quella sensazione di bruciore. Le spingo via la mano in maniera brusca. “Vattene, ho detto!” le urlo addosso, riempiendo i suoi occhi di lacrime.

Crimson scappa via fra mille singhiozzi, senza farselo ripetere un'altra volta.

Una volta solo mi accascio sul letto, e fisso il soffitto in silenzio.

Che brutta sensazione. Doveva proprio capitarmi una cosa del genere? È proprio vero che i propri eroi non vanno mai incontrati.... Se lo raccontassi alla mamma, ne rimarrebbe sconvolta. Anche lei la idolatrava. Mentre i miei fratelli mi prenderebbero in giro per non essermela scopata. La verità è che non l'avrei fatto in nessun caso. Certo, era oggettivamente bellissima, ma qualcosa in lei mi disgustava. Quel seno grande e grasso, quell'odore dolciastro... senza contare che le donne sono strane a letto. Fanno tutti quegli acuti, quelle espressioni rivoltanti... No, decisamente non me la sarei mai portato a letto.

Sospiro. Forse le femmine non mi piacciono e basta. A dire il vero non mi sono mai piaciute sul serio. Pensavo che ultimamente fossi disgustato dall'idea di uscire con una ragazza a causa di quello che mi era successo, ma inizio a pensare di essere semplicemente gay. Che la cosa possa spiegare quell'erezione? Credo di no considerando tutto l'odio che provavo allora, ma in questo momento direi che è un'ipotesi, per quanto disgustosa.

A casa riusciranno ad accettare una cosa del genere? Adesso ho un motivo in più per tornare. Devo conoscermi meglio, e trovare la mia strada. Forse c'è ancora speranza per me.

 

Annabelle “Bee” Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni

Rigiro il fogliettino che mi sono ritrovata sul letto: “Diventeremo grandi amiche” recita. Non ho la più pallida idea a cosa si riferisca. Cosa dovrebbe significare? Che sia uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualche altro tributo, oppure è una richiesta di alleanza? Chissà, non si è neppure firmata.

Lo appoggio sul comodino. È inutile starci a pensare, ho ben altre preoccupazioni, purtroppo. Con che coraggio riuscirò a dormire stanotte? La mentore ci ha consigliato di farci una doccia calda e profumata per rilassarci, ma non ha funzionato granché. Mi sento tesa quasi quanto prima. Continuo a pensare che domani potrebbe essere il mio ultimo giorno di vita, che questa potrebbe essere la mia ultima notte, il mio ultimo letto,che domani avrò il mio ultimo pasto, e altre cose del genere! Ho così tanta paura che non riesco neppure a piangere! Vorrei che la mia famiglia fosse qui. Ho voglia di coccole. Vorrei sentire la mamma accarezzarmi i capelli, papà consigliarmi su cosa fare, e perfino sentire i miei fratelli litigare! Invece non avrò niente di tutto questo! A casa, a volte, quando ero stressata leggevo libri dell'orrore per rilassarmi. Entravo così in mondi crudeli, ma tanto lontani da casa. Mi facevano sentire al sicuro, e grata per la vita che avevo, ma ora che sono dentro ad un horror, dubito che funzionerebbero.

Sento il bisogno di confrontarmi con qualcuno, e ho solo una persona su cui puntare: Kane. Dubito che stia già dormendo conoscendolo, deve star peggio di me di sicuro. Devo riconoscere però che sta migliorando. Oggi se l'è cavata meglio rispetto alla sfilata. Certo, ha sudato e balbettato, ma almeno non è svenuto o ha avuto un attacco di panico. Magari mi sbaglio, e sta già dormendo. Chissà, preferisco controllare comunque.

Mi alzo e mi infilo la camicia da notte rosa che mi hanno regalato al mio arrivo qua. È davvero comodissima. Se tornerò a casa, ne regalerò una simile alla mamma.

Il corridoio è buio, ma ci sono parecchi rumori in sottofondo, chiaro segnale che gli altri si stanno coricando proprio ora. Spero che Kane sia ancora sveglio: ho davvero bisogno di lui in questo momento.

Busso delicatamente alla porta, e sento qualcuno avvicinarsi. Meno male. Non ho voglia di stare sola stanotte.

Kane indossa il solito felpone grigio, ma non ha le solite bende per nascondersi. Dovevo immaginarlo, non deve essere facile dormire con quelle. Ora che ci penso, in arena non potrà portarle: si sporcano facilmente, e non potrà quasi sicuramente cambiarle. Spero che saprà gestire bene la cosa.

“Ciao” mi saluta un po' sorpreso “Hai bisogno?” mi chiede poi.

Sospiro “Non riesco a dormire, sono troppo agitata. Posso entrare?”.

Kane si irrigidisce di botto, come se la sua spina dorsale fosse diventata d'un tratto di ferro. “Un attimo!” esclama con un tono più alto del solito.

Il moro mi chiude la porta in faccia un attimo dopo, per poi riaprirla dopo un minuto buono.

Alzo il sopracciglio confusa. Che strana reazione... che dovesse sistemare qualcosa prima? Oh cielo! Se avesse avuto la biancheria sporca in giro? Che imbarazzo!

Guardando la stanza sembro aver conferma della mia teoria: tutto sembra essere messo alla rifusa, intravedo perfino dei pantaloni sbucare da sotto un tappetto.

“È carina la stanza” osservo per rompere il ghiaccio.

“È vero” concorda lui “Non ho mai avuto una stanza così priva di pelo canino”.

Abbasso lo sguardo. Casa. Tutti quanti, soprattutto stanotte, avremo la testa rivolta in quella direzione. Né io, né Kane siamo un'eccezione.

“Rudolph deve essere un cane eccezionale, vorrei proprio conoscerlo” affermo.

Il volto del mio alleato si ravviva, come poche cose riescono a fare. È solitamente di poche parole, eppure con certi argomenti diventa perfino prolisso. Era sempre così prima del suo incidente? “Rudolph ti piacerà un sacco, ne sono certo! Adora le palline da tennis, ma solamente quelle vecchie, ed essere grattato. Ama le passeggiate notturne molto di più quelle diurne e poi... e poi...”.

Il moro si siede sul letto, ed incomincia a piangere silenziosamente, e neppure io riesco più a trattenermi. So che mi ero ripromessa di non farlo, eppure... a quante cose sto dicendo addio? Troppe. Non è giusto, non è assolutamente giusto!

“Scusa, non volevo rattristarti” dichiara asciugandosi gli occhi con la manica della felpa “È solo che continuo a pensare a ciò che mi lascio indietro, e ciò che non conoscerò mai. Non ho mai sciato ad esempio, o visitato gli altri distretti. Dicono che il sette odori di pino ed erbe aromatiche da tutte le parti. Deve essere stupendo. E poi....” rimane in silenzio, a soppesare frammenti di sogni distrutti.

“Potresti ancora farlo!” affermo sperando di tirarlo su di morale “C'è sempre la possibilità di farcela!”.

“Già...” replica lui poco convinto.

Ritorniamo nel pesante silenzio di prima. I pensieri tornano a tormentarmi. Mi manca la mamma, e papà, e i miei fratelli! Dovevamo fare quella gita al lago ad inizio estate...

“Avrei voluto diplomarmi” dichiaro d'un tratto lasciandomi andare anch'io alla depressione. “Ed avere una casetta tutta mia, con un piccolo giardino sul retro. Non sono mai stata al mare, non ho mai pattinato sul ghiaccio, e neppure mai baciato un ragazzo”.

Gelo. Mi rendo conto troppo tardi di quello che ho detto. Stupida, stupida, stupida! Cosa ti è saltato in testa di dire una cosa del genere?

Guardo di sottecchi Kane: è rosso come un peperone.

Sento improvvisamente un gran caldo! “Ehm... mi è venuto sonno, ora, che strano! Ci vediamo, allora!” farfuglio dirigendomi verso l'uscita.

“Asp-aspetta!” grida Kane fermandomi “Ec-ecco.... in... in realtà... nep-neppure... io...”. Voglio sotterrarmi. Ora! Dove sono i tributi come Diamond o Cole quando servono? “Se vuoi... provare...” suggerisce Kane con così tanta fatica addosso che sembra che stia scalando una montagna.

Lo fisso a bocca aperta. L'ha davvero detto? Proprio uno timido come lui? Alla faccia! Davvero gli piaccio? Proprio io? Ma non sono nulla di ché....

“Sc-scusa!” balbetta lui super-imbarazzato “Dimenticati tutto, ok?” aggiunge poi per girarsi dall'altra parte.

Abbasso lo sguardo. Questa potrebbe essere la mia ultima occasione, e voglio davvero scoprire che cosa si prova. Forse Kane non è l'amore della mia vita, ma è in questo momento il mio migliore amico, e voglio vivere questa esperienza con lui.

Mi avvicino a passo fermo, appoggio la mano sulla sua guancia, e lo giro verso di me. Lo fisso un attimo negli occhi: sono così profondi ed azzurri..

Appoggio le mie labbra sulle sue, e mi meraviglio nello scoprire quanto siano morbide nella parte sana, e calde soprattutto. È una sensazione strana, ma piacevole. Mi sento decisamente meglio. Non è stato eccitante come pensavo, ma tenero sì.
Mi stacco, e appoggio la testa sul suo petto. Il cuore di Kane sta battendo a mille.

Il ragazzo mi stringe forte. Sento che finché sarò con lui andrà tutto bene.

 

Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni

Anona ha alzato praticamente al massimo il volume della televisione, impedendo praticamente chiunque al piano di poter chiudere occhio. Credo che voglia soffocare in questo modo i suoi pensieri o qualcosa del genere, ma sarà completamente inutile. Crede davvero in questo modo di poter sfuggire al suo destino? La verità è che domani morirà, e con lei molti altri.

Guardo fuori dalla finestra. Ecco, questo è un modo rapido per far finire questa follia. Ci si butta di sotto, qualche secondo, ed è tutto finito. Mi chiedo se qualcuno ci stia effettivamente pensando. Spero di sì, darebbe una grossa mano a tutti. Mi rifiuto di pensare che potrei morire a breve, è assurdo! Non voglio! Semplicemente non voglio! Non possono schiattare questi disgraziati? Velocemente, se è possibile? Voglio tornare ai miei boschi il prima possibile. Voglio tornare a respirare l'aria del pino silvestre, sdraiarmi in mezzo alle foglie con un buon libro, ed isolarmi dal resto del mondo, non chiedo altro. Non ho bisogno di nessuno, posso passare il resto della mia mia vita in completa solitudine, non avrei alcun problema in merito. Gli altri creano solamente problemi, e questi ventitré idioti chiusi qui con me ne sono un perfetto esempio. Cosa credono di fare diventando tutti alleati? Si pugnaleranno alle spalle alla prima occasione, ne sono certo. Adesso si fingono tutti adorabili amichetti, ma vedrai come cambieranno idea quando inizieranno a vedere il sangue! Stolte, e disgustose creature! Mi fanno davvero schifo nella loro ipocrisia. Rispetto ben pochi di loro, gli altri sono solamente una accozzaglia di bugiardi futuri traditori. Capiranno anche loro a breve come funziona veramente la vita. Per mia fortuna io sono già preparato.

 

Entro di soppiatto dalla finestra.

È stato bello fuggire un po' nei boschi, ma ho voglia di un letto comodo, mi sono stufato di dormire fra gli alberi. Adoro fare colazione con frutti di boschi e scoiattoli arrosto, ma inizia a mancarmi la cioccolata. Spero che papà l'abbia finalmente trovata. Essere sindaco dovrà pur portargli qualche vantaggio, o no?

La camera è come al solito, sono felice che non sia entrato nessuno. Papà minaccia sempre di bruciarmi tutto se non mi decido di fare ordine prima o poi, ma non mi va proprio. Penso che la mia stanza sia perfetta così com'è, non ha bisogno di nessun cambiamento.
Sto per sdraiarmi, ma sento delle voci provenire dal salotto. Chi c'è in casa a quest'ora? Non credo che papà si sia trovato una compagna, continua a pensare stoltamente alla mamma, una parte di lui continua a sperare che un giorno tornerà. Povero fesso. Inoltre non vorrei nemmeno che si fidanzasse, non sopporterei di condividere i miei spazi con una squattrinella che mira solo ai suoi soldi.

Decido di investigare.

Esco dalla stanza, e mi avvicino quatto quatto al salotto, stando attento a non farmi sentire. Devo ringraziare i miei boschi ancora una volta: cacciare mi ha insegnato ad essere estremamente silenzioso.

Ci dispiace tanto, signor sindaco, ma pensiamo sia l'unica soluzione” afferma una voce maschile appartenente a uno dei tanti lecca-culo di papà.

Mi sporgo. Papà è girato di schiena, e sta guardando fuori dalla finestra le macerie del distretto 12. Ci sono andati giù pesanti ultimamente, la polvere è arrivata fino ai boschi. Certo, è andata anche abbastanza bene considerando cosa hanno appena fatto al tredici. Non credevo che Capitol potesse spingersi così tanto in là, ma confesso che nei loro panni non avrei agito troppo diversamente. Il nucleare era diventato ormai l'unico modo per chiudere in fretta questa storia senza arrendersi.

Sono d'accordo. Abbiamo perso, ormai. Senza il tredici non abbiamo più alcuna speranza”.

Sospiro. Immaginavo che la cosa avrebbe preso questa direzione. Pazienza. Ho già uno zaino extra pronto per lui. Sarà uno stress condividere il mio posto speciale con papà, ma non posso abbandonarlo di certo qua. Potrebbe perfino essere divertente in fondo: per una volta sarà lui a dipendere completamente da me. Dovrò insegnargli tutto: come si caccia, come si pesca, come si nuota, come ci si arrampica sugli alberi, e perfino come si accende un falò. Sarà divertente vederlo trafficare in tutte queste cose che ha sempre considerato “da selvaggi”. Capirà finalmente quanto valgo, che non sono un semplice bambino viziato.

Scrivo io i documenti ufficiali?” chiede il lacchè.

Papà scuote la testa.”Non c'è bisogno. Mi consegnerò personalmente già stasera”.

Cosa?” mi lascio sfuggire ad alta voce.

I due uomini si voltano verso di me. Non ha più senso nascondersi. Entro nella stanza con passo pesante, ancora incredulo di aver sentito quello che ho sentito.

Cole!” mi chiama mio padre sorpreso.

Fai davvero? Vuoi davvero consegnarti a Capitol?” gli chiedo con rabbia. Non ci credo. Che fine hanno fatto tutti quei discorsi appassionati? “Dobbiamo ribellarci! Dobbiamo vincere! Non ci avranno mai!” urlava con tutto il fiato che aveva in corpo. Bugiardo!

Devo. È l'unico modo per salvare il distretto 12. Se non lo farò, lanceranno l'atomica anche contro di noi” prova a spiegarmi con calma.

Fanculo al distretto 12!” gli urlo addosso “Hai già fatto troppo per questi idioti! Dobbiamo fuggire!” provo a suggerigli.

Cole!” replica lui con il mio stesso tono duro “Sei un bambino egoista”.

Indietreggio come se mi avesse tirato uno schiaffo. Forse è vero, sono soltanto un egoista, ma almeno sono un egoista vivo. Cosa pensa di risolvere facendo così? Il distretto sarà di nuovo al punto di partenza, non sarà cambiato un bel nulla! Cosa saranno valsi tutti questi sacrifici? Tanto vale morire con il nostro orgoglio!

Mi volto verso il segretario di papà, è rimasto in silenzio per tutto questo tempo. È davvero ancora qui? Con che coraggio? Come può chiedere a papà di consegnarsi dopo tutto quello che ha fatto per lui? Bastardo ingrato! Se non fosse per lui, sarebbe morto di fame da un bel pezzo! Lui e quella sua famiglia di pezzenti! “Davvero non lo fermi?” gli chiedo puntandogli in dito addosso.

Il moro abbassa la sguardo affranto, e prova a borbottare qualche scusa patetica, ma non lo ascolto, non mi importa niente di lui, anzi, di nessuno! Che mi abbandoni anche mio padre! Ce la faccio benissimo anche da solo!

Scappo via nuovamente verso i miei boschi, ignorando le urla di papà, e le lacrime che stanno scivolando sulle mie guance.

Non ho bisogno di nessuno, posso vivere anche da solo!

 

Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni

Salgo nuovamente su, e sento i muscoli degli addominali contrarsi nuovamente. So che dovrei smettere e riposare, ma non credo che ci riuscirò in ogni caso, tanto vale utilizzare il proprio tempo in maniera efficiente. Devo essere pronto, devo essere forte. Isabelle conta su di me. Devo proteggerla ad ogni costo, anche se lei non lo capisce. Ci sono rimasto davvero male quando prima mi ha urlato contro, ma in fondo credo di essermelo meritato. Derek è ancora una questione troppo delicata per lei, era prevedibile che avrebbe agito in quel modo, però... cavolo, spero che la sua uscita non l'abbia danneggiata. Ha fatto la figura dell'infantile impulsiva, non credo che questa cosa possa piacere al pubblico. Possibile che non capisca quanto la sua vita dipenda dalla popolarità? Non ci sarò sempre io a proteggerla, dopo che morirò dovrà cavarsela da sola. È ovvio, cercherò di resistere il più possibile, ma poi? Ho così tanta paura, non posso tollerare l'idea di vederla morire! Lei è tutto ciò che mi rimane! E se oggi fosse il nostro ultimo giorno insieme? Noi l'avremmo passato a litigare. Siamo due idioti. Devo rimediare, o me ne pentirò sicuramente.

Mi alzo, e mi dirigo a passo svelto verso la sua camera. Spero non stia già dormendo, o allora sì che la vedrò veramente arrabbiata!

Busso alla sua porta con il cuore in gola. Non devo peggiorare la situazione, devo mostrare tutto il mio carisma!

Isabelle non mi apre. Che non voglia vedermi? È così tanto arrabbiata? Busso nuovamente, con più forza questa volta “Andiamo, Isa, non fare la rancorosa vecchia zitella. Parliamone”.

La porta si apre di scatto. Isabelle è in tenuta da notte, con i capelli legati ed arruffati. Ha lo sguardo basso, evita di guardami negli occhi. Conoscendola si è già pentita di aver usato quel tono con me, eppure nello stesso tempo non mi ha ancora perdonato.

“Ehi” mi saluta senza alcun entusiasmo “Sei venuto a parlare di nuovo di strategie?” mi chiede poi con una nota di rancore.

Ingoio l'attacco senza controbattere, me lo sono meritato. Ha ragione, ho effettivamente esagerato ultimamente con la questione dei giochi, mi sono trasformato in un vecchio rompicoglioni palloso come pochi, ne sono consapevole. È solo che mi sento così inerme! Non ho potuto evitare la sua mietitura, né l'arena. Anche se sopravvivesse, dovrà affrontare un vero e proprio incubo, e non vorrei che si riducesse come suo fratello. Anche lui era coraggioso e sicuro di sé come lei, ora invece è praticamente un vegetale! La depressione è una malattia con una certa familiarità, non è da escludere che colpisca anche lei. Starei già impazzendo all'idea se non fosse per la speranza che domani forse sarà tutto migliore.

“No” rispondo sincero “Volevo solo far pace, non voglio scendere in arena con te in questo stato”.

Isabelle incrocia le braccia sulla difensiva “Sei stato cattivo prima. Hanno parlato male di Derek, e non hai difeso né me, né lui, eppure dicevi di volergli bene”.

“E glielo voglio!” replico veloce, un po' ferito dall'insinuazione, ma cerco di sopportare per il bene della nostra amicizia “È solo che sono preoccupato per te, dannazione, Isa! Se ti succedesse qualcosa...”

“Mi è già successo qualcosa!” replica con rabbia “Ho praticamente perduto un fratello, mi hanno strappato via di casa, hanno distrutto i miei sogni, mi hanno fatto esibire come un animale da circo, e ora ho perso anche te!” afferma tutto d'un fiato.

“Non mi hai perso! Io sono ancora qui!” replico con il cuore in mano.

Isabelle riabbassa lo sguardo rapidamente, ma ho fatto in tempo a notare come i suoi occhi si siano nuovamente riempiti di lacrime. “Ne sei sicuro, Eric? Da quanto tempo non ridiamo più? Da quanto tempo non ci cacciamo più insieme nei guai? Non ho neppure ricordo di come era divertici insieme”.

Sospiro. So che ha ragione, questi momenti mancano pure a me, eppure non è più il momento di queste cose. Ma se un'ultima bravata può farla felice... “Facciamolo ora” le propongo “Rubiamo le parrucche di Zoe, tagliamole tutti i suoi abiti, andiamo a sgraffignare dolci dalle cucine!”.

Isabelle mi sorride di nuovo, ma per poco tempo. Il suo volto si rabbuia, e la sua gioia muore di nuovo. “Non possiamo, vero?” mi chiede, cercando un ulteriore conferma.

Abbasso lo sguardo. L'epoca degli scherzi è morta, nulla sarà più come prima. Solo uno di noi due sopravviverà nella migliore delle ipotesi, e chi tornerà a casa, avrà per sempre un peso insopportabile addosso. Come potrei vivere senza la mia Isa? È sempre stata con me, fin dai miei primi anni di vita.

“Mi dispiace” le rivelo d'un tratto con la voce rauca “Non avrei voluto tutto questo per te”.

“Eric!” esclama Isabelle con gli occhi sgranati “Ma stai piangendo!?” mi chiede stupida.

Ho cercato di trattenermi per tutto il tempo, avevo fino a questo punto mascherato le mie emozioni perfettamente con tutti. Ma sono stanco adesso.

“Mi dispiace di essere stato così petulante ed insensibile in questi giorni, mi sono concentrato troppo sui giochi. E solo che...”

Non faccio in tempo a finire la frase che Isabelle mi stringe forte a sé.

Contraccambio il gesto, appoggiando la fronte sulla sua spalla “Ho già visto i miei morire” affermo riprendendo il discorso “Sei l'unica famiglia che mi rimane”.

“E lo saremo sempre” replica lei sicura “Ce la faremo in qualche modo, l'abbiamo sempre fatto. Anche se uno di noi perisse, l'altro vivrà per sempre nel cuore dell'altro. Vedrai, saremo immortali”.

“Ci puoi giurare” replico con un sorriso stringendola forte a me.

 

 

 

 

Finita la prima parte della fanfiction. Dalla prossima volta i tributi inizieranno a diminuire, tant'è che il prossimo capitolo sarà l'ultimo con 6 pov. Ho deciso di seguire i vostri suggerimenti e di ucciderne 5 o 6 soltanto, ma ho una brutta notizia: per l'arena bisognerà aspettare quasi due settimane. Sorry!

Vi consolo con questo piccolo spoiler: il tributo più popolare in assoluto sopravviverà. Chi è? Non ve lo dico di certo io! Inoltre ora tutti i pg hanno avuto due pov.

Per ultima cosa preciso una cosa sul pov di Diamond: durante uno stupro può capitare l'erezione. Semplice reazione fisiologica, non significa che la cosa piaccia, ma a molti uomini stuprati il dubbio viene.

Alla prossima!

 

Alleanze:

Le api :Kane, Annabelle

BFF: Isabelle, Eric

I magnifici: Cassandra, Logan, Dingir, Diamond

I giusti: Yuki, Amalia, Lucile, Annah

I colleghi: Zerene, Jordan

I cuccioli ribelli: Ben, Iris, Milo

Solitari: Jacob, Daisy, Cole, Melody, Violet, Santos, Anona

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Capitolo 11
*** Che la fortuna possa essere dalla vostra parte ***


Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni

Sento dei rumori confusi, a dir poco fastidiosi. Mi copro la testa con il cuscino, e borbotto di fare silenzio. Ma si può dormire bene una volta buona? Che città fastidiosa che è Capitol! Bordello a tutte le ore, è impossibile chiudere occhio da queste parti!
Una grande luce riempie la stanza, costringendomi a nascondermi sotto le coperte. Quanto odio...

“È il grande giorno, bella bambola, bisogna prepararsi!” annuncia trillante Crazy-J.

Il grande giorno?

Merda!

Getto via le coperte, e mi lancio in piedi tutta d'un botto. Facciamo sul serio? Come può essere già arrivato quel giorno? Mi ero appena addormentata, era ancora buio! Il tempo non può essere trascorso così velocemente! Che stregoneria è mai questa?

“Mettiti pure quella robaccia che chiami vestiti, tanto prima di entrare ti faremo cambiare” annuncia la capitolina “Partirai subito dopo colazione. Ti direi di mangiare più che puoi, ma sarebbero parole gettate al vento”.

La sua frecciatina mi entra da un orecchio e mi esce dall'altro. Il cuore mi batte troppo forte per poter dar retta a questa stronza! Cazzo, cazzo, cazzo! Non sono pronta!

Faccio comunque quanto mi viene chiesto, non vorrei che saltasse fuori dall'armadio un pacificatore armato pronto a minacciarmi. I miei gesti però sono più bruschi del solito, finisco perfino per mettere i calzini alla rovescia. Mi devo calmare, tutta questa agitazione non può aiutarmi. Cosa penserà Cole vedendomi in questo stato? Non voglio dargli altri motivi per prendermi in giro, o per fargli pensare che sia debole. Sono sicura che mentalmente stia già affilando i suoi coltelli. Chissà quanto sarà felice all'idea di uccidere personalmente qualcuno! Psicopatico del cazzo!

Prendo un grosso respiro, e raddrizzo la schiena. Sono pronta.

 

Il salone ha una tavola più bandita del solito, ed intravedo subito una torta al cioccolato e panna fuori di testa. So già cosa mangiare oggi. È talmente bella e perfetta, che mi accorgo solo in un secondo momento della presenza di un paio di pacificatori.
Deglutisco in maniera rumorosa. Alla mente mi ritorna quell'orribile mietitura. Una parte di me si sente già spacciata. Vorrei piangere come una bambina, ma non lascerò questa soddisfazione a nessuno!

Intravedo Cole già seduto a tavolo, con del succo di frutta in mano. Il moro mi sorride crudele. Pezzo di merda! Spero che tu sia il primo a crepare! Gli mostro in tutta risposta il dito medio, facendolo divertire ancor di più.

“I signori sono qui per iniettarvi dei microchip addosso” mi spiega il mentore “Serviranno per rintracciarvi, e per sapere le vostre condizioni di salute in ogni momento. Cole l'ha già fatto, manchi tu” aggiunge poi rivolgendosi a me.

Sospiro. Sono davvero costretta? Non mi piace l'idea di subire una puntura, non sono proprio dell'umore. Vorrei controbattere, ma i fucili di quegli omoni non lasciano molto spazio al dialogo.
Allungo il braccio verso i pacificatori, e distolgo lo sguardo. Sento un corpo estraneo infilarsi sotto la mia pelle, e subito dopo un forte bruciore.

Inizialmente mi limito a mordermi il labbro, ma non resisto a lungo. Lancio un urlo, e sento una lacrima scivolarmi giù per la guancia. Che male, cazzo!
Appena ha finito, inizio a massaggiarmi il braccio. Sul polso intravedo una piastrina sotto-pelle. Provo a toccarla. È dura, e fa male. Vorrei che mi fosse già tolta.

Mi siedo a tavola, e i pacificatori rimangono con noi. Capisco che devono scortarci fuori, ma devono rimanere qui pure adesso? Vogliono vederci mangiare? Bene, godetevi lo spettacolo!
Inizio a strafogarmi con ogni cosa che mi capita sotto mano, masticando a bocca aperta, e ruttando dopo ogni sorso di succo bevuto. L'accompagnatrice e Cole mi guardano con disgusto, e riesco a lasciar di stucco perfino i pacificatori. Solo George sembra essere divertito dalla mia perfomance. Che grand'uomo, devo dire che mi mancherà. Ora l'unica persona con cui riuscivo a scambiare due chiacchiere qua dentro.

Una volta che sento la pancia talmente piena da poter scoppiare, mi arrendo all'evidenza dei fatti. È andata, ora di fronte a me c'è solo una scia di morte. Una parte di me spera ancora di potercela fare, ma non ne sono del tutto convinta. Ho visto gli altri combattere, e so di non avere grandi possibilità. Spero solo di non morire in maniera scema. Magari in qualche maniera figa, che scateni un po' di ammirazione in giro. Sarebbe carino essere ricordata come “Quella figa del distretto 12”, chissà.

 

Io e Cole veniamo separati, e ne sono particolarmente felice. Saliamo su degli hovercraft 'sto giro, niente treno. Me ne meraviglio. Come mai questa scelta? Che abbiano trovato solo adesso dei mezzi per noi? Mi piacciono però, mi fanno sentire una star!
A bordo trovo il mio stilista ad aspettarmi. Sgrano gli occhi. Cosa ci fa qui Aural?

“Ciao, Anona, spero non ti dispiaccia vedermi” mi saluta.

Scuoto la testa. Non proprio, per lo meno. Abbiamo avuto i nostri alti e bassi, ma tutto sommato è stato gentile. È vero, in impeti di rabbia ha criticato più volte il mio fisico non esattamente da modella, ma si è sempre scusato una volta calmatosi. Una testa di cazzo con una coscienza, insomma.

“Ti volevo far vedere questo. Sarà la tua divisa da arena. Direttive da Capitol, non prendertela con me”.

Alzo il sopracciglio. Il fatto che stia mettendo le mani avanti non è un buon segnale.
Apro la busta, e rimango a dir poco disgustata. Devo trattenermi per non gettare questa roba fuori dal finestrino. Durante l'arena dovrò indossare una gonna, una fottuta gonna. Che diavolo li è venuto in mente? Scommetto che i maschi non dovranno indossare questa stronzata!


Lancio un'occhiataccia ad Aural, che sospira “Sapevo che non ti sarebbe piaciuto”.
Ovvio che no! Maledetti bastardi...
Ritorno ad esaminare il mio vestiario. Oltre alla gonna con fantasia scozzese, sono compresi un paio di calzettoni pesanti neri, che dovrebbero arrivarmi pressapoco al ginocchio, delle scarpe da ginnastica semplici e nere, una camicia bianca, ed infine uno schifoso gilet di lana.

“È uno scherzo?” chiedo infine.

“Almeno non hanno incluso una cravatta” afferma Aural con un sorriso cercando di sdrammatizzare.

Arriccio il labbro e stringo le palpebre a fessura. Vi odio tutti.

 

Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni

Mi guardo allo specchio. Mi sento strana con questa divisa addosso, continuo a chiedermi del perché della gonna. Immaginavo che ci avrebbero fornito una comoda tuta da ginnastica, ma temo di dovermi accontentare. Non è male, per carità, solo che mi sembra poco pratica.

“Sei molto carina!” esclama Eick con un gran sorriso “Ma ti conviene legare i capelli, sai com'è” aggiunge poi passandomi un elastico.

Faccio come mi viene chiesto, legando i miei lunghi capelli in uno chignon basso, lo stesso che portava la mamma. Mi fa strano vedermi con i capelli legati, di solito li porto sempre sciolti, anche in estate. La capitolina ha ragione però, così sono decisamente più pratici, e sicuri soprattutto. Se qualcuno mi afferrasse per i capelli e mi trascinasse giù per terra per poi tagliarmi la gola? Se si impigliassero in un cespuglio di rovi bloccandomi durante una fuga? Al solo pensiero di vien voglia di rasarmi a zero.

“Sei proprio un amore, Melody!” squittisce la stilista per poi abbracciarmi, senza notare minimamente il mio turbamento. Mi sento pesante, il mio corpo risponde in ritardo ad ogni mia richiesta. Ho un nodo enorme all'altezza del petto, e non riesco a scioglierlo in nessun modo, fa quasi male. Ho voglia di urlare, di spingere via Eick e graffiarla, non so cosa mi prende.

Senza neanche accorgermene, inizio a piangere.

“No, no! Non fare così, tesoro!” mi supplica la stilista passandomi un fazzoletto.

Una parte di me vorrebbe respingerlo, ed urlarle contro. Se fosse davvero dispiaciuta, mi aiuterebbe a scappare, ma sto chiedendo troppo. Se lo facesse, finirebbe in guai seri. Come ho potuto pensare ad una cosa del genere? È una brava donna, non merita di finire nei guai per me! Sono così egoista...

“Andrà tutto bene, vedrai” aggiunge la donna per poi stringermi di nuovo. Ricambio il gesto, ben sapendo che potrebbe essere l'ultimo abbraccio che ricevo. Non posso non pensare a papà. Sarà così tanto in pena... Senza di me è completamente solo ormai.

Mi dirigo verso l'ascensore con il cuore di piombo e con passi quasi robotici. Non so perché sono ancora qui, soprattutto quando tutto il mio corpo mi grida ben altro. Ma che scelta ho?

“Buona fortuna!” mi grida la stilista mentre la porta trasparente si chiude.

Il mio cuore perde un battito, ed indietreggio in automatico.

No, non sono pronta! Torna indietro, ti prego!

Fatemi uscire!

Il respiro si accorcia, mentre inizio ad essere avvolta da una luce artificiale.

Chiudo gli occhi. Ho troppa paura. Vorrei semplicemente scomparire. Sono talmente tesa, che perfino le dita dei piedi si sono piegate!

Riapro gli occhi.

“Benvenuti ai primi Hunger Games della storia, che la fortuna possa sempre essere dalla vostra parte” annuncia una voce registrata “Siete pregati di non scendere dalla vostra postazione fino al giungere dello zero, o verrete squalificati”. Squalificati? Che significa? L'ha detto con un tono così minaccioso...

60....

Nessuno si muove. Mi guardo intorno in maniera frenetica. Sono sopra ad una pedana, in un ambiente chiuso, con il parquet di legno, e le pareti bianche. A terra ci sono dei segni bianchi e paralleli, come nella palestra della mia vecchia scuola.

...50...

Una scuola? Siamo davvero in una scuola? Una parte di me desiderava tornarci dopo quel lungo isolamento, ma non immaginavo di certo in questo modo!

...40...

Ci sono degli zaini sparsi per la stanza. Quelli vicini sono piccoli, mentre quelli grandi sono al centro, insieme a parecchie armi. Non voglio assolutamente avvicinarmi a quella zona!

… 30....

Mi guardo intorno. Gli altri tributi sono disposti a cerchio. Ci sono il ragazzo del distretto nove, e quello del distretto 11 accanto a me. Meno male, sembrano entrambi due tipi gentili.

...20...

Il tempo sta per scadere! Che faccio? Ci sono delle vie d'uscita, o siamo tutti bloccati qua dentro? Mi guardo intorno. Porte! Ho visto delle porte! Meno male, ma là fuori cosa c'è?

...10...

Inizio ad ansimare. No, vi prego, no! Vi prego, no!

...0.

Mi guardo intorno. Ci stiamo guardando tutti intorno, indecisi sul da farsi. Mi rendo conto che siamo solamente un gruppo di bambini spaventati, nessuno di noi vorrebbe essere qui.
Mi stringo forte in me stessa, ho paura di muovere il benché minimo passo.

È il morettino del distretto 12 il primo a farlo. Ci lancia a tutti un'occhiataccia, per poi dirigersi a passo sicuro verso il centro della stanza.
Molti altri lo seguono, a partire da Diamond, poi il ragazzo dell'undici accanto a me, e i due tributi del distretto 6, per poi passare a tutti gli altri. Devo farlo anch'io? Cosa faccio? Prendo uno zaino?
Scendo dalla pedana, con passo titubante. Non sono la sola ad essere confusa. Il ragazzo del distretto 10 ha l'aria smarrita, così come la ragazza del tre. Intravedo con la coda dell'occhio quella del dieci uscire da una delle porte senza portarsi niente appresso. Forse dovrei imitarla... I ragazzi del distretto 5 l'hanno già fatto.

Sto per fare il primo passo, quando avverto un urlo agghiacciante, ma breve.
Osservo meglio. Al centro della stanza c'è una ragazza tozza, con i capelli castani raccolti in due codette. È riversa a terra, in un bagno di sangue. Al centro della schiena ha un grosso buco. Non si muove, non respira. È morta.


Caccio un urlo acutissimo. Tutti si voltano prima verso di lei, poi verso Diamond, con ha una spada insanguinata in mano “Che c'è?” chiede urlando “Non siamo qui per questo?” aggiunge poi, quasi giustificandosi.

Uno xilofono, in scala ascendente, suona in sottofondo, richiamando la nostra attenzione “Anona Dream ha appena lasciato questa vita” conferma una voce meccanica, per poi lasciare spazio ad una scala discendente.

È il caos.

I tributi iniziano a correre, cercando di afferrare quell'arma o quello zaino. Il ragazzo che era accanto a me, urla il nome di una ragazza, ed inizia a correre come un forsennato.

“Il piano, dobbiamo seguire il piano!” urla un altro che non riesco a capire chi sia.

“Sono qui, sono qui!” urla la ragazza del quattro, prima di andare a sbattere contro il ragazzino del distretto 10, e cadere con il sedere a terra.

“Ben!” grida un' altra ragazza. Dietro di lei è apparso il ragazzo del distretto 11. È armato.

Indietreggio. Devo andarmene, devo assolutamente andarmene!
Mi volto indietro, ed incomincio a correre con tutte le mie forze verso una delle porte.

Non è vero, non può essere! E ora che faccio? Aiuto!

 

Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni

Sento il citofono suonare. La mia schiena si irrigidisce in automatico. Chi potrebbe mai essere a quest'ora? Non vorrei che fossero dei pacificatori venuti a controllare che non ci siano armi in casa. Il quartiere purtroppo è tornato sotto al controllo di Capitol, e stanno facendo di tutto per debellare i ribelli rimasti.

Faccio un cenno con la testa a Viola, e lei scatta subito, ben capendo la situazione. È piccola, ma è molto sveglia. Non abbiamo molto in casa, ma anche una semplice pistola può metterci nei guai.

Mi alzo dalla sedia, e mi dirigo verso l'ingresso. Vorrei che i miei fossero a casa, ma nessuno dei due lo è. Sono entrambi da degli amici a studiare un piano per ribaltare una situazione sempre più disperata, e in questo momento sono io la più grande in casa. Devo essere pronta a tutto, devo proteggere le mie sorelle.

Apro la porta con il cuore in gola, ma davanti a me trovo Axel. Sgrano gli occhi, non capisco. Perché è qui? Non sono neanche le sei del mattino...
Il mio quasi-cognato
ha una faccia sconvolta. È completamente sudato e spettinato, ha gli occhi rossi, ed è pallido come un fantasma. Con la coda dell'occhio vedo che Margherita si è posizionata poco lontana da me, evidentemente troppo curiosa per stare nel suo nascondiglio. È la solita, dopo dovrò farci un discorsetto.

Ciao, Axel, tutto bene?” gli chiedo preoccupata.

Iris!” esclama con voga “All'incrocio fra la biblioteca e la farmacia. Ieri... ieri... non c'è stato nulla da fare... sangue...” prova a spiegarmi agitato.

Calmati, Axel, non capisco” affermo confusa.

Il rosso deglutisce “Rosmarie è uscita ieri sera”.

Cosa?” chiedo quasi urlando. Ha violato il coprifuoco? Cosa le è saltato in testa? È pericolosissimo girare di notte! Alla sua età, poi!

Nuvola era scappato di casa” mi spiega Axel. Capisco. È stra-affezionata a quel gattino, ma poteva comunque aspettare il sorgere del sole almeno.

Come sta? Dov'è Rosmarie?” gli chiedo preoccupata. È solo una bambina! Non vorrei che le fosse successo qualcosa!

Lei sta bene!” mi rivela in tutta fretta facendomi tirare un sospiro di sollievo “Stava per essere aggredita da un pacificatore, ma Micheal l'ha trovata in tempo, ma...” Axel interrompe il suo racconto, scoppiando a piangere “Mi dispiace tanto, Iris, ma lui....”.

È uno scherzo, sta scherzando, deve star scherzando! Non può essere successo, Micheal stava bene ieri pomeriggio, abbiamo passato tutto il tempo assieme! Era in forma, parlava dei suoi progetti una volta finita la guerra. Voleva fare qualcosa di diverso, in modo tale da non finire anche lui chiuso dentro ad una fabbrica. Voleva far tornare di moda le biciclette come ai tempi dei nostri bis-nonni, ne aveva trovata una arrugginita, e ne stava studiando i meccanismi.

Indietreggio incredula, andando a sbattere contro Margherita.

Mia sorella mi afferra in maniera delicata. “Iris... cavolo, mi dispiace tanto. Non si meritava una cosa del genere, era un bravo ragazzo. Mi piaceva l'idea che a breve sarebbe entrato in famiglia”.

Mi stacco violentemente, e mi afferro i capelli con forza. Non sta succedendo, non è vero! Mi rifiuto di crederci!

Margherita, prenditi cura di tutti!” affermo con rabbia, per poi correre verso il luogo indicatomi. Micheal sta bene, mi stanno mentendo, non può essere! Lui è vivo, e passeremo la giornata di oggi di nuovo insieme, e ci baceremo tutto il tempo! Lui sta bene, lui sta bene... lui...

Rosmarie sta piangendo ed urlando, poco lontano c'è sua madre svenuta a terra, qualcuno sta cercando di rianimarla.

C'è anche papà, è seduto sul marciapiede. È pieno di lividi e di tagli, ha i vestiti sporchi, e il naso rotto. Mamma è accanto a lui, e lo sta medicando. “Ho provato a difenderlo, ma ho finito solo per prenderle. Scusami, tesoro”afferma lui.

Intravedo del sangue all'inizio del vicolo.

Il cuore mi si ferma, è come se tutto diventasse improvvisamente buio. I suoni diventano tutti distanti, come se appartenessero ad un altro mondo. Il mio corpo si muove da solo. Devo vederlo. Ho bisogno di vederlo con i miei occhi, o non ci crederò mai.

Sento mio padre che mi supplica di non avvicinarmi, ma non riesco a fermarmi.

Davanti a me si apre un orrore di carne e di sangue. Tutto è rosso, ed irriconoscibile. Al centro c'è praticamente solo una carcassa con gli arti messi in posizioni innaturali. Le dita sono schiacciate, il cranio è spappolato, e sta uscendo della materia grigia. Uno dei suoi occhi si vede ancora, però. È verde, come i suoi.

Tutto diventa buio.

 

“Ben!” urlo a gran voce.

Devo ricongiungermi al mio alleato il prima possibile, e metterlo al sicuro! Non stanno scherzando qui! Non posso crederci che abbia ucciso quella ragazza senza neanche pensarci due volte! Quando ho visto quel sangue mi è venuto da vomitare, e sono solamente riuscita a riprendermi quando ho notato Ben a terra. Sta bene? Si è fatto male? Non posso tollerare di perdere qualcun altro!

Attorno c'è solo il caos. Intravedo il ragazzo del distretto 6 prendere un pugno in faccia dal ragazzo del distretto 4, e farsi fregare lo zaino. Subito dopo, il castano inizia a correre verso la sua compagna, ancora seduta a terra a massaggiarsi la fronte, lì dove ha sbattuto con Ben.
Devo muovimi, e raggiungerlo, prima che sia troppo tardi. Yuki mi sembra agguerrito, non ci vuole nulla che colpisca anche lui, o che lo uccida addirittura. Con la coda dell'occhio intravedo anche Milo. Si sta litigando uno zaino con la ragazza del tre, non si è neppure accorto che Ben è in difficoltà. Sarà stata una buona mossa prenderlo come alleato? Ci penserò dopo.

“Dietro di te!” mi grida Ben.

Faccio in tempo a voltarmi. Il ragazzo del distretto 11 è dietro di me, con la falce in mano, ed è pronto a colpirmi. Metto le braccia davanti alla faccia in un inutile tentativo di difesa.

Tutto diventa buio.

Margherita, ti stai prendendo cura di tutti?

 

Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni

È iniziata dunque. Sembrava troppo bello che nessuno avesse effettivamente il coraggio di iniziare questo massacro. Sapevo che purtroppo era una questione di momenti, la paura è una cosa tremenda. Ne so qualcosa, in effetti. Mi sono ritrovato fra la ragazza del sette e quella del due, nessuna traccia della mia Isabelle. Mi sono guardato intorno per tutto il tempo, per poi trovarla vicino a quella ragazzina strana del distretto 11, praticamente dal lato opposto rispetto a dove ero io. Ho provato a farle qualche accenno, per farle capire che dovevamo lasciar stare quelle leccornie, e scappare via subito, ma mi ha fatto capire con un gran sorrisone che non ne aveva la benché minima intenzione.

Ho sospirato. Cosa potevo pretendere da lei? Non rinuncerebbe mai a qualcosa senza prima combattere, ed è per questo che l'adoro così tanto. Sapevo che ci stavamo cacciando nel guaio più grosso della nostra vita, ma mi andava bene lo stesso. Per un momento mi sono fatto travolgere dalla malinconia, da quella adrenalina che ci ha cullato per così tanti anni. Io ed Isabelle di nuovo insieme contro il mondo intero.

Eppure eccomi qui, a correre come un disperato. Mi ero fatto distrarre da un succulento zaino da cui spuntavano fuori dei bastoncini per una tenda. Ho pensato che fosse un'occasione d'oro, mi sono chinato un attimo... e voilà! Anona è morta, e si è aperto il vaso di Pandora. Sono andati tutti letteralmente nel panico, hanno iniziato ad agitarsi, e a combattere.

Mi ero accorto giusto in tempo che quel nanetto malefico del distretto 12 stava per attaccare Isabelle con un coltello.

Ho gridato il suo nome, lei si è voltata, ed è riuscita a schivare per poco il fendente.

Ho ignorato lo zaino che mi avrebbe sicuramente rallentato, e ho iniziato a correre per raggiungerla il prima possibile. Devo assolutamente aiutarla.

Cole è un abile combattente; prova a colpire nuovamente la mia compagna sul collo, ma lei riesce ad evitare nuovamente il colpo indietreggiando, per poi contrattaccare con il suo coltello, mirando a sua volta al petto. Il moro riesce a parare il colpo, per poi spingere via il braccio di Isabelle con la sua sola forza. Non va bene, Isabelle non ha mai combattuto nella breve distanza, durante la ribellione è sempre stata nei posti di vedetta, armata di fucile, o nei periodi più critici perfino con arco e freccia, ma non ha mai affrontato una situazione del genere.

Lo xilofono suona nuovamente per la seconda volta, a segnalare una seconda morte, ma non mi volto per capire chi sia la vittima. Non me ne importa nulla in questo momento, sono quasi arrivato.

Cole sta caricando un nuovo colpo, ma questa volta riesco a fermarlo. Afferro la mano armata, lasciando di stucco il ragazzo, che non si aspettava affatto il mio intervento.

Isabelle prova a colpirlo approfittando del momento, ma Cole riesce a difendersi tirandole un calcio dritto nello stomaco. La mia corvina si piega in due dal dolore, portando la mano disarmata all'altezza della zona colpita. Ha la bocca aperta, in cerca disperata d'ossigeno.

“Isabelle!” urlo preoccupato, ma non dovevo distrarmi.

È un attimo. Cole si libera dalla mia presa allentata, si gira, e mi colpisce con il coltello alla bocca dello stomaco.

Abbasso lo sguardo incredulo, mentre il mio gilet inizia a tingersi di rosso. Come ho fatto ad essere così sprovveduto? Ero così concentrato su Isabelle, che...

Il mondo inizia ad oscurarsi, sento le forze venire a meno. Un urlo disumano squarcia l'aria, sento le ginocchia tradirmi, e farmi finire a terra. Ogni rumore è attutito. Sento urla, grida disperata, ma soprattutto sento Isabelle.

Mi sforzo di alzare la testa, per scoprire cosa stia succedendo. Sta ancora combattendo contro Cole, con una rabbia che non le avevo mai visto addosso. I suoi attacchi sono rapidi e potenti, privi di qualsiasi strategia. È guidata solamente da una furia cieca. Cole ne approfitta, e decide di colpirla più volte in punti non vitali come le braccia, in modo tale da prolungare quello scontro che lo sta evidentemente divertendo. Isabelle non capisce la provocazione, e continua ad attaccare, ignorando il dolore come una vera guerriera.

Sorrido, è sempre stata una persona forte, l'ho sempre ammirata per questo. Il mio unico desiderio da bambino, era diventare come lei. Ci sarò riuscito? Dubito di avere ulteriori possibilità di scoprirlo. Mi sento sempre più debole.

Sento le palpebre pesanti, ma provo a resistere. Non posso morire prima di sapere che Isabelle ha vinto. Rialzo lo sguardo, e mi accorgo che Cole ha una ferita sul petto, mentre un rivolo di sangue sta uscendo dalla bocca di Isabelle. Ora che lo noto, è stata colpita ad una guancia. I suoi colpi sono diventati un po' più deboli, ma anche quelli di Cole lo sono. Isabelle deve avergli lacerato qualche muscolo, e si vede che il moro fa fatica a sollevare le braccia. Grande, ce la può fare, allora.

La mia mora approfitta della debolezza del suo avversario, per colpirlo alla gola con un ultimo grido di guerra. Dalla ferita fuoriesce in maniera violenta un litro di sangue o più, che riveste in pieno la mia amica.

Isabelle lascia trasparire un'espressione disgustata, mentre lo xilofono suona un'altra volta. Cerco di ridere, ma il tentativo mi causa un dolore atroce.

La mia corvina mi corre incontro, e si inchina verso di me. Osserva la mia ferita con gli occhi lucidi, portandosi entrambe le mani davanti alla bocca incredula. Sembra così fragile in questo momento...

“Devi andare” le sussurro a fatica.

“No! Non ti lascio qui!” prova a protestare lei.

Le afferro la mano, e gliela stringo per l'ultima volta “Vinci anche per me, ok?”

Isabelle scoppia a piangere. Vorrei che avesse tutto il tempo del mondo per elaborare il tutto, ma deve andarsene, deve farlo ora. Sento qualcuno che combatte poco più in là, ed appena finirà, il vincitore verrà sicuramente qua. Gli altri tributi, in fondo, sembrano essere tutti quanti andati via... “Va'! Ora!” la incito lasciandole la mano.

Isabelle si asciuga le lacrime, si alza, e prende lo zaino del ragazzo del dodici.

“Siamo immortali, ricordi?” le dico un'ultima volta, sperando così di consolarla un pochino.

Isabelle sussulta un attimo, ma non compie l'errore di voltarsi indietro. Inizia a fuggire come le ho richiesto, sebbene fra mille singhiozzi.

Bene, ho resistito anche troppo. Chiudo gli occhi. Non è andata così male. Lei è salva, e a breve rivedrò i miei genitori. È stata una vita breve, ma intensa.

 

Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni

“Il piano, dobbiamo seguire il piano” ci ricorda Dingir.

Afferro la lancia a doppia punta con entrambe le mani, e prendo un grosso respiro. Ci siamo, allora. A breve dovrò davvero sporcarmi le mani di sangue. Ho sempre evitato di pensare a questo momento, ma ora non posso più sfuggire. Jacob sembra un tipo apposto, con la testa sulle spalle, non ho nulla contro di lui, ma devo farlo. Avverto le preghiere di Nathan fin da qui, sento i suoi occhi puntati addosso. Lui vuole che io viva, e voglio davvero tornare da lui. Per farlo però dovrò sporcarmi le mani, ad incominciare proprio da quel ragazzo innocente. Non ho dimenticato la sua valutazione, uno del genere è troppo pericoloso, lo dobbiamo far fuori subito, quando siamo ancora uniti e freschi.

“È lì!” urla Cassandra alla mia sinistra.

Mi volto. Jacob sta scappando con in mano una mazza da guerra, e uno zaino sulle spalle. Non deve andare oltre, uno del genere non può vivere.

Lancio uno sguardo d'intesa a Diamond, poco lontano da me, e con la spada ancora sporca del sangue della ragazza del dodici. Dobbiamo fare quello che va fatto.

Ci lanciamo all'inseguimento del biondo, seguiti a ruota da Cassandra e da Dingir. Noto che Cassandra ha optato per una grossa ascia, decisamente troppo grossa per lei. Capisco che se quella ti becca fa dei grossi danni, ma lei ha abbastanza forza fisica per maneggiarla? So che non è così debole come sembra, ma questa scelta mi sembra un azzardo. Perché non ha preso la spada come da programma?

“Dove sono i due del quattro?” sbraita Dingir, fuori di sé dalla rabbia.

Do una rapida occhiata intorno, finché non li vedo in compagnia di Lucile ed Annah, mentre scappano via da una delle porte.

“Fanculo!” urla Diamond anticipandomi, e voltandosi verso di loro per tentare di raggiungerli. Merda! Sapevo che sarebbe successa una cosa del genere prima o poi, ma non mi aspettavo di certo subito! Come ho potuto sbagliarmi così tanto?

“Maledetti codardi traditori!” impreca Cassandra imitando Diamond.

“Fermi!” li blocca Dingir “Penseremo dopo a loro, ora tocca a Jacob”.

Abbasso lo sguardo. Ha ragione, non possiamo dimenticarci del nostro obiettivo. Jacob è più importante di chiunque altro. Spero che Cassandra e Diamond possano momentaneamente mettere da parte il loro orgoglio ferito.

Diamond sputa per terra irritato, per poi risposare la propria attenzione verso il ragazzo del distretto 8. Cassandra dà un'ultima velenosa occhiata ai vecchi alleati, per poi ricongiungersi a noi. Non credo che lo ammetterà mai, ma secondo me è rimasta ferita più del dovuto da questa cosa. Non solo a causa dell'orgoglio ferito, ma anche perché Amalia stava iniziando a piacerle sul serio. Forse è meglio così, almeno quando dovremo combattere contro di loro, non avrà scrupoli.

Jacob si gira verso di noi, e anziché iniziare a correre più veloce, si ferma, e si volta verso di noi, lanciandoci uno sguardo di sfida.

Mi blocco. Ha davvero intenzione di affrontarci a sangue freddo? Sento una goccia di sudore scivolarmi giù per la tempia. Sto davvero facendo la cosa giusta? No, devo rimanere concentrato! Non posso farmi prendere dall'agitazione! Devo farlo! Per Nathan!

Diamond si avventa sul biondo, e io e Cassandra lo seguiamo a ruota. In base ai piani, Dingir farà solamente da supporto nei combattimenti, dato che per sua stessa ammissione non è molto forte.

Il primo a colpire è proprio Diamond tramite un fendente, ma il suo colpo viene parato tramite la mazza. Jacob lo contrattacca con un colpo preciso, che il nostro moro non riesce del tutto a schivare. Vedo la mazza colpire in parte il petto di Diamond, e il suo volto contrarsi in una leggera morsa di dolore. Il ragazzo indietreggia, posando la mano sopra al punto colpito. Temo purtroppo che sarà fuori combattimento almeno per qualche minuto.

Io e Cassandra non rimaniamo di certo indietro, e lo attacchiamo su due fronti diversi. Come immaginavo Cassandra fa fatica a maneggiare la vistosa arma, e il suo colpo viene parato in fretta, mentre il mio viene schivato con maggiore difficoltà.

Un coltello da lancio soffia vicino al mio orecchio, mancando di poco il collo di Jacob. Dingir ha fallito nel suo tentativo, ma non è stato per nulla male. Lo vedo con la coda dell'occhio imprecare sottovoce.

Cassandra cerca di approfittarne per attaccare Jacob nuovamente, mirando direttamente al suo collo. Il biondo non si fa prendere alla sprovvista, ma anzi, colpisce senza difficoltà la ragazza al braccio con tutta la sua forza, creando un suono acuto, e facendola ululare di dolore. Cassandra fa cadere l'arma a terra, e Jacob si prepara a colpirla mortalmente alla testa, ma non glielo permetto.

Lo colpisco di spalle, dritto in mezzo alle scapole.

Il biondo sussulta, e lascia cadere la sua mazza. Estraggo la lancia con un colpo secco, e rimango a guardare mentre il temibile avversario cade a terra senza neanche un lamento.

Lo xilofono suona per una quinta ed ultima volta, mentre una voce metallica conferma la morte del ragazzo.

Mi faccio cadere a terra, sfinito a causa del duello. Mi guardo intorno. Nella palestra non è rimasto nessuno a parte i cadaveri dei caduti.

“Come da programma” commenta soddisfatto Dingir, di nuovo calmo come al solito.

“Tutto bene?” chiedo ai miei alleati.

Diamond tossisce, continuando a massaggiarsi la parte colpita “Sì. Maledetto stronzo, mi ha fatto un male cane”.

“E tu Cassandra?” chiedo rivolgendomi alla mia compagna di distretto. Ho sentito un suono orrendo quando è stata colpita, non vorrei che la sua fosse una ferita grave.

“Una meraviglia!” squittisce massaggiandosi anche lei la parte colpita “Ce l'abbiamo fatta, l'abbiamo davvero ucciso!” aggiunge poi quasi incredula.

Noto che la bionda sta evitando in tutti i modi di guardare il corpo del ragazzo dell'otto. È la prima volta che uccide qualcuno, mi sa. Io l'ho fatto in passato, durante la ribellione, per legittima difesa e basta. Erano uomini crudeli, che desideravano solamente la mia fine. Ma Jacob? Era lui quello a difendersi in questo caso.

Scuoto la testa per l'ennesima volta. Perché sto perdendo tempo a pensare a queste cose? Era necessario, per Nathan!

 

Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni

Quello stupido xilofono suona nuovamente, segnalando una nuova morte. Sono certo che finirò per odiare questo strumento. Una voce metallica annuncia la morte del tributo: “Iris Cruise ha appena lasciato questa vita”.

Il sangue mi si gela nelle vene. Merda! Era una mia alleata! Non abbiamo neppure fatto in tempo a conoscerci! Sto perdendo troppo tempo qui per questo maledetto zaino!

Decido di dare uno spintone violento a Lucile, facendola cadere a terra in un gran tonfo. Mi dispiace trattare così male una ragazza, ma spero capisca che la situazione lo richiede.

Indosso lo zaino nero sulla schiena, e mi guardo intorno in cerca di Ben.

Lo intravedo all'ultimo mentre esce terrorizzato da una delle porte, completamente privo di qualsiasi oggetto. Devo raggiungerlo in fretta, prima di perderlo di vista.

Inizio a corrergli appresso, passando vicino ai due tributi del distretto 4. I due si mettono subito sulla difensiva appena mi vedono, per poi tirare un sospiro di sollievo appena capiscono che sto tirando dritto. Non mi importa nulla di loro, almeno per il momento. La mia unica priorità in questo momento è Ben.

Esco fuori dalla palestra, per ritrovarmi un ampio corridoio pieno di polvere, e scarsamente illuminato. Fuori dalle finestre intravedo un cielo cupo, completamente coperto da nuvole nere e minacciose. L'aria è pregna di odore di pioggia. Ho una brutta sensazione.

“Ben!” urlo sperando in una sua risposta, ma sento solamente i passi confusi di altri tributi che fuggono verso un posto sicuro.

Perché diavolo non mi ha aspettato? Cazzo, deve essersi fatto prendere dal panico. Non posso dargli torto però, soprattutto se ha assistito alla morte di Iris. Perché non ero lì con lui? Mi dispiace così tanto, povera ragazza... se non mi fossi distratto con questo zaino, forse lei a quest'ora...

Scuoto la testa. Non posso farci nulla, ormai la frittata è fatta, e dovrò convivere per sempre con questo senso di colpa. L'unica cosa che possa fare ora, è impedire che la situazione peggiori.

“Ben!” urlo nuovamente, ma ancora una volta ottengo solamente il silenzio come risposta.

Incomincio a correre, ignorando un paio di ratti fuggire alla mia vista. Sono belli e grossi, ma nulla di nuovo rispetto a quelli che ho visto al distretto 7.

“Ben!” urlo di nuovo mentre intravedo i due tributi del distretto 6 scendere un paio di scale poco più avanti. Spero che non stiano inseguendo il mio alleato, anche se ne dubito. Nessuno dei due mi ha dato l'impressione di essere quel genere di tributo.

Dove si è cacciato allora?

Continuo a correre lungo il corridoio, finché non mi ritrovo davanti alla porta d'ingresso dell'edificio.

Ora riesco a vedere meglio la situazione. Fuori c'è una leggera pioggerellina, e un lungo sentiero di ciottoli che conduce a quel che sembra un grande bosco.

Ispiro a pieni polmoni. Ora riconosco l'odore di casa. Sono sollevato che l'arena non sia composta solamente da questo edificio. In un bosco hai più possibilità di trovare risorse, nonché di tendere agguati ai nemici. Questo posto sarà sicuramente la nostra miglior risorsa.

Aguzzo la vista, ed intravedo in lontananza un ragazzino con i pantaloni a fantasia scozzese correre verso i primi alberi. Ha un caschetto castano, deve senza dubbio il mio alleato.

“Ben!” grido nuovamente, ma questo inizia a correre più veloce di prima.

Che non mi abbia riconosciuto? Inizio a correre ancora di più, approfittando del fatto di essere più veloce di lui.

Afferro Ben per la spalla, causando in lui una reazione isterica. Il castano inizia ad urlare, ed agitarsi, e cerca di liberarsi dalla mia presa. Cerca addirittura di mordermi!

“Sono io, Milo, dannazione, calmati!” gli urlo addosso, ma senza grande successo.

È completamente sotto schock, le mie parole non gli arrivano per niente. Per fortuna ho una medicina per queste situazioni.

Tiro un potente schiaffo al mio alleato, talmente forte da farlo praticamente ribaltare.

Il ragazzo si blocca all'improvviso, inizia ad osservarmi, e finalmente mi riconosce. Lo super-schiaffo non delude mai.

Il castano rimane un attimo in silenzio, per poi scoppiare in un pianto a dirotto.

Lo stringo forte a me, ben capendo cosa stia provando in questo momento. Ricordo quando ho ripreso i sensi quella volta, e mi avevano rivelato che Ernest era morto. Il mondo mi era caduto addosso, avevo pianto ed urlato, rovesciato cose, e distrutto. Il dolore era quasi accecante, e non riuscivo a liberarmene in alcun modo. Pensavo che ne sarei morto. Non so quanto questi due fossero legati, ma non deve essere stato lo stesso piacevole.

“Non ho potuto fare niente!” grida il ragazzo cercando di giustificarsi, come se ne avesse bisogno “Un attimo era lì, poi la sua testa..” interrompe il suo racconto, ritornando a singhiozzare.

Cazzo! Non sapevo che fosse stata addirittura decapitata! Che modo orrendo per andarsene! Ora capisco perché era così sconvolto! Poverino... Se solo fossi stato presente... forse sarei riuscito a difenderla, e in questo momento saremmo tutti e tre insieme! È colpa mia, non avrei dovuto perderli di vista. Sono un fottuto idiota.

“Scusami, è colpa mia, non vi ho difeso” ammetto rosso dalla vergogna.

Ben scuote la testa “Almeno hai rimediato uno zaino” afferma cercando di consolarmi “Io non ho preso neppure quello”.

Già, lo zaino. Cosa ci sarà dentro? Spero che ne sia valsa la pena, è costato una vita intera, in fondo.

Sarei curioso di aprirlo adesso, ma sento in lontananza dei passi. Non possiamo rimanere qui, dobbiamo nascondersi.

Mi volto verso Ben, in allerta come me per i rumori sentiti.

Ci scambiamo uno sguardo d'intesa, e corriamo verso il bosco.

Che i giochi abbiano inizio.

 

 

 

 

 

Cavolo, l'ho fatto. Questo per me è il capitolo più difficile da scrivere, spero di non aver deluso nessuno. Dal prossimo capitolo passiamo a 5 pov! Dunque aumentano le possibilità di aggiornamenti regolari.

Alla prossima (fra una settimana circa)!

P.S. Buon compleanno Anonimo!

 

Ora parte il processo di sponsorizzazione. Premetto che ogni commentatore ha 1 moneta base, a cui ne ho aggiunto altre in base alla popolarità dei loro personaggi. La popolarità l'ho calcolata in base ai commenti positivi che ho ricevuto. Quelli più popolari hanno diritto a 3 monete, quelli in mezzo 2, e infine quelli meno apprezzati solo una. Il personaggio più popolare in assoluto avrà 4 monete (nel nostro caso, Yuki, che è stato graziato anche per questo). Ne consegue che:

Sasi: 1+3+2= 6 monete

Anonimo: 1+1+3+3= 8 monete

Thresh: 1+2+1= 4 monete

Cody: 1+2+2= 5 monete

Katniss: 1+1+3= 5 monete

Antoine: 1+2+3= 6 monete

Eyes in the fire: 1+2+2= 5 monete

SeikoMaizono: 1+2+1= 4 monete

FireStar: 1+3+3= 7 monete

Lady Blackfyre: 1+2+1= 4 monete

PaleMaster: 1+3= 4 monete

Shyanddreamy: 1+4+2= 7 monete


 

Spero che questo sistema renda la sponsorizzazione più verosimile al libro. Non disperatevi se avete poco denaro comunque: ad ogni commento d'ora in poi guadagnerete una moneta.

 

Per quanto riguarda i costi:

Acqua (un litro): 1 moneta

Cibo: 2 monete

 

Coltellino svizzero (schiaccianoci, pinza, supporto smontabile per innesto punte per cacciavite, forbice, chiavi inglesi, apri scatole, pinzetta): 5 monete

Filo di nylon: 2 monete

Amo: 1 moneta

Coperta d'alluminio: 5 monete

Ago e filo: 2 monete

Corda: 3 monete

Ombrello: 1 moneta

Impermeabile: 3 monete

Trappola per piccoli roditori: 3 monete

Tintura di iodio: 2 monete

Borraccia: 2 monete

Torcia: 4 monete

 

Laccio emostatico: 1 moneta

Bende e garze: 2 monete

Antidolorifico (generale): 4 monete

Antidoto: 7 monete

Mercurocromo: 4 monete

Pomata per ustioni: 3 monete (non è potente come quella del libro, ma pur sempre efficace)

Antipiretici (per abbassare la febbre): 4 monete

 

Pantaloni di cotone di ricambio: 2 monete

Maglietta di ricambio: 2 monete

Calzini di ricambio: 1 moneta

Guanti:1 moneta

Maglia pesante: 3 monete

Giacca: 2 monete

Impermeabile: 4 monete

 

Armi (qualsiasi genere): 11 monete

 

Tutto chiaro? Se avete dubbi fatemi sapere. Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

21° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, ucciso da Isabelle (2 pov)

22° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, ucciso da Logan (2 pov)

 

Alleanze:

Le api :Kane, Annabelle

I magnifici: Cassandra, Logan, Dingir, Diamond

I giusti: Yuki, Amalia, Lucile, Annah

I colleghi: Zerene, Jordan

I cuccioli ribelli: Ben, Milo

Solitari: Daisy, Melody, Violet, Santos, Isabelle

 

 

Masterkiller:

Diamond (1 uccisione)

Santos ( 1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Isabelle (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

 

Feriti:

Tutti (un po' sconvolti)

Ben, Amalia (livido sul sedere e bernoccolo sulla fronte)

Jordan (occhio nero)

Lucile (lividi sul braccio)

Isabelle (diversi tagli sul corpo, completamente sporca)

Diamond (contusione al petto)

Cassandra (ferita al braccio)

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Capitolo 12
*** Punto della situazione- 1° sera ***


1° giorno- sera

 

Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni

Gli ultimi raggi di sole stanno abbandonando questo posto, e ben presto scenderà la notte. L'idea di stare nel buio più completo un po' mi terrorizza, saremo più esposti ai nemici, e temo anche il freddo a dire il vero. I vestiti che ci hanno dato non sono molto pesanti, gilet a parte, non vorrei che congelassimo.
Milo ci ha scherzato su dicendo che male che vada faremo una corsetta sul posto, ma non l'ho trovato molto divertente. Non sarebbe male accendere un fuoco, ma con questa pioggerellina non so quanto potrebbe funzionare. La pietra focaia che abbiamo trovato nello zaino temo che sarà completamente inutile.
Sospiro sconsolato. Iris alla fine è morta in quella maniera orribile per una pietra focaia, quattro banane, una borraccia vuota, un taccuino con una penna, e dei calzini puliti; tutto qui. Eppure se chiudo gli occhi, riesco ancora a vedere quella scena.
Un lungo brivido mi attraverso la schiena, e lotto contro l'impulso di vomitare. Non potrò mai dimenticare una cosa del genere, il suo ultimo sussulto terrorizzato rimbomba ancora nelle mie orecchie.

“Pensi che ci stia ancora seguendo?” mi chiede Milo strappandomi via dai miei pensieri cupi.

Gonfio le guance sovrappensiero “Spero di no” replico “Credo ci abbia perso di vista”.

“È quello che pensavo anch'io” afferma Milo prima di afferrare il grosso ramo su cui ci siamo posizionati, e scendere giù per terra.

“Milo!” lo richiamo a mo' di rimprovero. Non so quanto sia una buona idea uscire allo scoperto. Quassù siamo al sicuro.

“Dobbiamo un po' sgranchirci le gambe” si giustifica lui “Dai scendi anche tu, o diventerai rachitico”.

Ha ragione, sono qui da troppe ore, inizia a mancarmi la terra. Scendo con facilità dall'albero, e stendo finalmente le gambe. È così piacevole tornare a stare in piedi!

“Che ti avevo detto?” afferma Milo dandomi un'amichevole pacca sulla schiena.

Sorrido leggermente. Non è così male questo ragazzo, non capisco perché abbia avuto così tanta difficoltà a trovare un alleato. Certo, è un impulsivo, e neppure un attento pianificatore, ma è davvero in gamba. Ad esempio mi ha insegnato che anche gli insetti sono un'ottima fonte di nutrimento, ma bisogna stare attenti ad evitare i bruchi, e tutti gli insetti dai colori sganciarti. Ne abbiamo mangiati un paio prima, stando attenti a rimuovere prima le zampe, la testa, e le ali. È stato disgustoso, soprattutto all'inizio, ma almeno non ho fame nonostante sia passata da un pezzo l'ora di cena. Inoltre prima mi sono graffiato con un ramo, e mi ha medicato con del semplice muschio, è stato fighissimo. Se fosse stato con me durante le ultime fasi della guerra, la mia famiglia avrebbe certamente sofferto di meno. Ha perfino proposto di rimediare del miele per il mio bernoccolo, ma l'ho spinto a lasciar perdere. Non vale la pena rischiare così tanto per una banale ferita.

Milo inizia a trafficare con lo zaino. Che voglia prendere le banane? No, avevamo stabilito di non toccarle prima di domani. Con mia sorpresa prende invece il taccuino con la penna.

“Cosa ci vuoi fare con quello?” chiedo incuriosito.

“Scherzi? Questa roba è utilissima!” mi spiega entusiasta “Possiamo buttare giù un po' di idee, e inoltre possiamo usare questa penna come arma!” afferma per poi far finta di pugnalarsi il collo con la punta.

Alzo il sopracciglio poco convinto. Non mi piace per niente questa idea, proprio no. Non mi importa cosa voglia Capitol da noi, non voglio trasformarmi in un assassino. Non voglio vedere altre Iris morire sotto ai miei occhi, e soprattutto, non voglio essere io la causa della loro morte.

“Voi del distretto 10 vi eravate specializzati in guerriglia urbana durante la ribellione, vero?” mi chiede a bruciapelo il mio compagno.

Sento un brivido lungo la schiena, e mi guardo istintivamente intorno. La mia mentore dopo l'intervista mi ha fatto un cazziatone assurdo, spiegandomi perché non dovessi parlare delle mie idee, o accennare alla ribellione. Secondo lei ora sono una sorta di bersaglio degli strateghi per la mia uscita, e devo stare super-attento a ciò che dico d'ora in avanti. Ma ora? Mi faranno esplodere se rispondessi? Che faccio?

“Allora? Non è così?” insiste Milo non notando il mio turbamento.

“...Sì?” rispondo chiudendo poi gli occhi, ed aspettandomi un'esplosione da un momento all'altro, ma non succede nulla. Ora mi sento un idiota.

“Perfetto!” esclama il mio alleato allegro “Due teste esperte sono meglio di una! Dobbiamo preparare una trappola!” rivela infine.

Sgrano gli occhi. “Cosa?” domando.

“Una trappola” ripete lui tutto tranquillo “Quel bastardo sa che siamo nei dintorni, e credo che domani mattina riprenderà la sua caccia. Non possiamo farci cogliere impreparati, dobbiamo difenderci, d'altronde lui è armato a differenza nostra”.

Deglutisco. So che ha ragione, so perfettamente che lui non avrà pietà di noi, esattamente come non l'ha avuta con Iris, ma il solo pensiero mi fa star male, esattamente come odiavo l'idea di aiutare a creare quelle trappole contro l'esercito di Capitol.

“Ben...” mi richiama Milo “Quel bastardo ha ammazzato Iris!” mi fa notare.

Lo so! È solo che non credo che la vendetta sia una strada giusta da percorrere, anche se stiamo parlando di un ragazzo senza scrupoli come Santos.

Milo sospira, per poi appoggiare la mano sulla mia spalla “O noi, o lui, ormai è una questione aperta. Ho fallito nel tentativo di proteggere Iris, non fallirò anche con te, chiaro?” mi domanda guardandomi dritto negli occhi.

Annuisco, riesco a capire il suo punto di vista, ma continuo a sentirmi in colpa. Però non vedo altre soluzioni. Che cosa potremmo fare in fondo? Anche se fuggissimo in eterno fino a rimanere solo noi tre, alla fine ci spingerebbero a scontrarci. Una protesta pacifica sarebbe sedata subito, esattamente come è successo alla mia intervista, e dubito che Santos sia disposto al dialogo, o a un trattato di pace.

Non abbiamo alcuna scelta, nessuna libertà.

Siamo in trappola.

 

Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni

Calpesto un ramo per terra, creando un rumore tale che secondo me si è sentito per tutto il bosco.
I miei alleati si girano allarmati, temendo che quei ragazzi ci abbiano trovato.

“Sono stata io, scusate!” affermo di fretta rossa per la vergogna.

I miei tre alleati sospirano rasserenati. Hanno ragione ad essere così tesi, sappiamo tutti benissimo che è un miracolo se non abbiamo ancora quei quattro appresso. O ce li abbiamo? Aiuto!

“Siamo troppo agitati, dovremmo riposare un attimo” suggerisce Annah rivolgendosi a Yuki. Ho notato che ci è venuto naturale eleggerlo come nostro leader, a pensare che lui non si è imposto minimamente. Deve avere una sorta di carisma naturale. Un pochino lo invidio, vorrei essere anch'io così seria e posata, dovrei prenderlo come esempio.

“Sono d'accordo, non dovremmo sforzarci troppo” conferma Amalia mentre si sistema una ciocca lilla sfuggita dalla sua lunga treccia.

Anche Yuki annuisce “Va bene, direi anche di organizzare i turni di guardia per la notte. Il primo sono io, segue Amalia, Annah, ed infine Lucile. Siete d'accordo?”.

Annuiamo tutti quanti, anche se non so dire se effettivamente stanotte riuscirò a dormire. Sono ancora molto tesa per gli eventi di oggi, ho rischiato grosso per quello stupido zaino che fra l'altro ho anche perso. Cosa mi è soltanto in mente? Il ragazzo del sette avrebbe potuto benissimo uccidermi! Volevo così tanto dimostrarmi utile al gruppo, mentre invece sono stata l'unica a non rimediare niente.
Yuki è riuscito a rimediare una fionda per se stesso, e una spada per Amalia, mentre quest'ultima ed Annah sono riuscite a rimediare due zaini contenenti due panini, una piccola bottiglietta d'acqua fresca, una scatoletta di tonno, tre pacchi di cracker, delle garze, del cotone, un cuscino da viaggio, una felpa, ed infine dell'ago e del filo. Avrei voluto davvero fare qualcosa anch'io per il gruppo. Mi sento così inutile...

“Qualcuno vuole prendere il cuscino?” chiede Amalia dolce come sempre “Lo vuoi tu, Lucile?” aggiunge rivolgendosi a me.

Scuoto la testa “No, non lo merito, faremo un'altra volta, magari”.

“Ma sei l'unica di noi rimasta ferita...” mi fa notare lei.

Sospiro trattenendo una lacrimuccia. Amalia, così mi fai sentire peggio!

“Non è l'unica” le fa notare Annah “Il bernoccolo sulla fronte ti è cresciuto. Hai nausea, mal di testa, vertigini, o altri sintomi?” chiede poi con fare professionale. Cavolo, anche Annah è così matura! Insieme a loro mi sento un po' una bambinetta. Per quanto mi sforzi, continuo a sentirmi inferiore a tutti loro. Non c'è da sorprendersi che Dingir mi abbia abbandonato alla prima occasione.

“Sto bene” risponde Amalia con un sorriso “Fa male solo se lo tocco”.

“Allora non toccarlo” affermo sperando di farla ridere. Le due ragazze sorridono, ed Annah riesce perfino a farmi una linguaccia indispettita. Posso fare questo per loro, rendere la loro esperienza meno pesante, mostrarmi una brava amica, dimostrare al mondo intero che non sono più quella persona orribile.

“Amalia, prendi tu il cuscino” dichiara infine Yuki “Sei quella più a rischio di mal di testa, e non abbiamo antidolorifici con noi”.

Amalia prova a protestare, ma le sue parole sono gettate al vento. Nessuno di noi vuole accettare un suo rifiuto. La lilla infine cede, e si sdraia con il morbido bottino conquistato.

“La felpa non la tirerei fuori per adesso, meglio conservarla” propone Yuki.

“Già, tanto si bagnerebbe in breve qua sotto” osserva Annah.

È vero. La quantità di pioggia sta iniziando ad aumentare. Siamo fortunati che non faccia freddo, almeno per il momento, altrimenti starà qui bagnati ed infreddoliti potrebbe essere fatale. Sarebbe stato bello rimanere al sicuro dentro la scuola, ma siamo certi che i tributi ricchi siano rimasti là dentro, con tutte le armi e gli zaini che non sono stati presi. Nel nostro caso, la scuola è il posto più pericoloso in assoluto.

“Come facciamo Yuki? Se il tempo peggiora?” chiede Amalia allarmata.

Il castano sospira, e posa in automatico la mano per sistemare il suo famoso capello, e rimane deluso quando si ricorda che non gli è stato permesso portarselo dietro. Forse però è meglio così. Quel capello l'avrebbe reso fin troppo riconoscibile ai nostri nemici. “Intanto cerchiamo di stare lontani dalla scuola il più possibile, cercheremo di stare ai confini dell'arena” suggerisce.

“Questo posto ha delle barriere?” mi chiedo ad alta voce. Una domanda ingenua in effetti, non ci permetterebbero mai di fuggire da qui, poco ma sicuro.

“Sicuramente” risponde Annah senza neanche esitare.

Fuggire da qui... magari fosse possibile. Anche se ci riuscissimo però, avremmo mai vita lunga? Mi tocco il braccio, nel punto in cui mi è stata istallata questa maledetta piastrina. No, andarsene è assolutamente impossibile. Siamo tutti condannati a morire qua dentro, tranne uno, e spero che quella eccezione appartenga a questo gruppo. Amalia, Yuki ed Annah sono tutti brave persone, meritano veramente di vivere. E io? Io merito di vivere dopo tutto quello che ho fatto? Forse no... è meglio che sia uno di loro a tornare casa. Le famiglia di Amalia ed Annah sono praticamente distrutte, non reggerebbero un altro lutto, mentre ho saputo che Yuki ha una sorella gemella a cui è molto affezionato. Nessuno piangerebbe troppo la mia morte invece. La mia famiglia mi aveva già persa una volta, si abituerebbe in fretta a una perdita definitiva, e dopo aver mollato il mio vecchio gruppo, ho solo una persona che posso definire amica. Non mi ero mai resa conto di essere così tanta sola.

“Lucile, stai bene?” mi chiede con aria preoccupata Amalia.

Che scema che sono! Mi sono fatta prendere troppo da tutti questi pensieri, e mi sono incupita talmente tanto da farlo notare a qualcun altro! Che fine hanno fatto i miei propositi? Non devo pesare a loro ulteriormente, devo mostrarmi sempre allegra! Li sosterrò con il mio sorriso!

“Benissimo! Che ne dite di giocare un po' a “C'era una volta” per rilassarci un po' prima di dormire?” propongo.

I ragazzi mi guardano con gli occhi spalancati. Davvero non conoscono questo gioco? “In pratica uno inizia una storia, che dovrà essere continuata dagli altri, e conclusa da un'altra persona ancora. Inizio io se volete!”.

Yuki ed Annah rimangono un po' perplessi, mentre Amalia sembra essere divertita dalla mia idea.

“Mi manca passare una serata in allegra” confessa la lilla “E da una vita che non mi diverto”.

“Ma sì, dopo la giornata di oggi ce lo meritiamo. Se ci rilassiamo, dormiremo meglio” concorda Annah.

Guardo Yuki, il quale dà un leggero accenno di consenso con la testa. Perfetto!

“C'era una volta...”

 

Daisy “Isy” Jones, tributo del distretto 10, 15 anni

Apro un armadietto, ma neppure in questo ci trovo qualcosa, se non polvere e ragnatele.
Dannazione! Cosa spero di ottenere aprendoli tutti? Spero davvero di trovarci qualcosa? Non avrebbero mai potuto renderci le cose così facili.

Mi siedo per terra sconsolata. Inizio a pentirmi di non aver preso uno zaino quando potevo, anche se era pericoloso provarci. Sono sicura che le cinque vittime di oggi siano cadute per questo. Tuttavia il mio stomaco sta iniziando a brontolare, e anche la gola inizia ad essere molto secca. Ho provato a bere un po' di acqua piovana, ma senza un contenitore ne prendo troppa poco per dissetarmi completamente. Ho notato comunque che rispetto all'inizio, l'intensità della pioggia è un pochino aumentata, da quasi inesistente, a leggera e fastidiosa. Non ci vuole un genio per capire che fra qualche giorno ci sarà un nubifragio, sempre se qualcuno sia ancora vivo per allora. Ho avuto fin da subito questa intuizione, ed è per questo che sono scappata al piano di sopra, anziché correre verso il bosco come tutti. Però qui non c'è cibo, e sono troppo esposta ai tributi ricchi. Cavolo, è vero che ci sono i ratti eventualmente, ma non fido molto di loro, non vorrei che fossero tutti malati. Inizio a pensare che il mio non sia stato un buon piano. Forse è meglio andarsene da qui, per poi tornare appena noto che il tempo sta per peggiorare, sperando però di non essere notata da nessuno.

Sento qualcosa di metallico cadere per terra in lontananza.

Scatto velocemente in piedi. Non sono sola allora? Ero sicura di essere l'unico tributo su questo piano, l'avevo ispezionato per ben benino! Che siano i tributi ricchi? No... sono stata attenta ai loro movimenti, ho avuto l'orecchio sempre teso per capire se stavano abbandonando la palestra. Sono sicura che prima di domani mattina non si muoveranno da lì, sono troppo stanchi per andare a caccia.

Chi è allora?

Afferro un detrito di cemento grosso quanto un sasso da per terra . Non è l'arma migliore del mondo, ma potrebbe comunque aiutarmi in caso di bisogno.

Mi incammino a passo leggero, stando attenta a non fare il benché minimo rumore. Non posso ignorare la questione, è troppo pericolosa. È meglio affrontare subito certe situazioni.
Apro la stanza da cui proveniva il rumore di prima.

Mi trovo nuovamente a quella che era l'aula d'informatica. È un peccato che i computer siano tutti visibilmente rotti, mi sarebbe piaciuto usarne uno per la prima volta. Nella mia scuola ce n'era uno, ma non potevano accedervi i minori di dodici anni. La mia famiglia mi ha fatto abbandonare la scuola prima d'allora per farmi lavorare, e dunque non ne ho mai avuto la possibilità. Un'altra ragione per avercela con loro.
Faccio un altro passo, ma sento improvvisamente un filo tendersi all'altezza delle caviglie. Perdo l'equilibrio, e per poco non sbatto a terra, ma riesco ad evitarlo aggrappandomi a uno dei banchi.
Sento qualcuno correre via, ma non faccio in tempo a vedere chi sia.
Non posso farlo fuggire! Ora sa che non è solo, e soprattutto sa chi sono io, e dove mi nascondo! E se mi vendesse ai tributi ricchi in cambio della sua vita? Non posso permettere una cosa del genere!

Mi lancio all'inseguimento del misterioso tributo, riuscendo a scovarlo in breve tempo. Non riesco a riconoscerlo, ma senza ombra di dubbio è una ragazza con dei lunghi capelli castani raccolti in un chignon basso.
La ragazza si volta terrorizzata, e appena capisce quanto sia vicina a lei, inizia a correre più veloce di prima, sempre se quello si può definire veloce. È poco muscolosa, sicuramente non allenata od abituata a sforzi fisici eccessivi come questo, e per tale ragione riesco a raggiungerla in poco tempo.

Appena la ragazza si accorge che la sua fuga non può aver successo, si volta verso di me, e prova ad aggredirmi, cercando di graffiarmi in faccia. Lo fa ad occhi chiusi, troppo tesa per poter vedere cosa stia succedendo. Mi rendo conto che è come un cucciolo di gatto lontano dalla sua mamma, spaventato ma completamente innocuo.
Le blocco facilmente il braccio destro, e glielo piego dietro alla schiena come faceva mio fratello Robert quando provavo a difendermi dai suoi soppressi. Te guarda, ho trovato un motivo per essergli grata. Deve essere un miracolo degli Hunger Games!
La ragazza continua ad agitarsi per cercare di liberarsi dalla presa, ma so per esperienza che è una cosa difficilissima da fare.

“Datti, una calmata” le ordino.

La castana si ferma evidentemente confusa “Non vuoi uccidermi?” mi chiede.

Sospiro. So che dovrei farlo, è un'occasione d'oro, ma non me la sento. Questa tipa è completamente indifesa, una povera ragazza gettata nella gabbia delle tigri! Sarebbe come uccidere una capretta appena nata! Con che cuore puoi compiere certe gesta? “Tu vuoi uccidermi?” le chiedo di rimando, giusto per sicurezza. Ho il cuore troppo tenero, dannazione!

“No!” squittisce lei senza pensarci due volte “Pensavo che tu volessi farlo”.

Ho capito, è stato un malinteso più che giustificato. D'altronde siamo entrambe qui da ore, e non ha mai provato ad attaccarmi, deve pur significare qualcosa. Per ora non dovrei temerla, più avanti si vedrà.

Lascio la presa, e la castana inizia a massaggiarsi i polsi doloranti “Cavolo, sei forte!” osserva.

Scuoto la testa. Non credo di esserlo così tanto, è solo lei ad essere deboluccia.

La ragazza mi osserva attenta “Che facciamo ora?” mi chiede anticipando i miei pensieri.

Mi massaggio la tempia. Questa non è una bella situazione. Non vogliamo ucciderci quindi abbiamo due possibilità: separarci, ma mi sembra ridicolo dopo quello che è successo, oppure allearci. Ne vale la pena però? È deboluccia, non è brava a combattere, ma neppure io lo sono. In compenso ha un bell'istinto di sopravvivenza a quanto pare. Una compagna potrebbe comunque essere utile. Magari ha dei talenti nascosti.

“Cerchiamo di andarcene prima dell'alba” le spiego con calma “È troppo pericoloso stare qui” osservo.

La castana annuisce “Lo pensavo anch'io, non mi piace l'idea di stare sotto la pioggia, ma non vedo alternative ormai. Ma come usciamo da qui?” chiede infine.

Ha centrato il punto. Non possiamo semplicemente uscire dalla porta principale, è un posto troppo esposto. Mi volto verso la finestra. E se...

“I cavi dell'aula di informatica. Sei brava ad intrecciare cose?” le chiedo.

La mia nuova alleata annuisce. Lo immaginavo.

“Faremo una corda con quelli, ed usciremo via dalla finestra. Dobbiamo muoverci però” aggiungo.

Iniziamo ad incamminarci verso l'aula, quando la castana mi blocca.

“Sono Melody, a proposito” afferma timidamente.

Ah, giusto, che maleducata. “Daisy, piacere di conoscerti”.

 

Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni

Apro lentamente gli occhi, mi sento le palpebre ancora pesanti. La bocca ha uno strano sapore, gli occhi mi bruciano, e mi gira la testa. Mi sento debole, veramente tanto stanca.
Alzo lo sguardo verso il cielo. È notte, ormai, devo aver dormito tantissimo. È un miracolo che nessuno mi abbia trovata nel frattempo, ed approfittato della situazione per tagliarmi la gola.

Alzo la schiena, e mi trascino con il sedere all'albero più vicino, in modo tale da stare più comoda.
L'ennesima lacrima mi scivola giù per la guancia. Eric... Non posso crederci che tu sia veramente morto. Avrei dovuto ascoltarti, avremmo dovuto andarcene. Per che cosa ti ho perso poi?
Tiro su con il naso, sento del muco impasticciarmi il volto, ma non ho niente con cui pulirmi. I miei vestiti sono ridotti malissimo, e non sono qui neppure da ventiquattro ore, che disastro! Aveva ragione la mamma quando mi diceva che senza di lei non sarei andata in giro neppure con un paio di mutande pulite. Che ironia...

Mi sento così male... perché è morto Eric e non io? Cosa ci faccio ancora in questa vita?
Chiudo gli occhi. Ma sentimi, sembro Derek appena persa la gamba. Finirò anch'io immobile in un letto come lui? Voglio davvero diventare tutto ciò che odio? Eric mi tirerebbe uno schiaffo se fosse qui.

Apro la bocca, e cerco di far entrare qualche gocciolina di pioggia al suo interno. Ho così tanta sete... Forse dovrei davvero aprire quello stupido zaino e scoprire cosa c'è dentro, ma mi vergogno troppo a farlo. Aprirlo sarebbe come ammettere di aver perso Eric per sempre. Se non ci fosse nulla di interessante, sarei così delusa da ammazzarmi, giuro. Quello zaino, e questo coltello, sono costati la vita della persona più importante al mondo. Una parte di me vorrebbe bruciarli, ma non mi restituirebbero mai il mio Eric.

Sospiro, devo agire. Spero di trovare dentro dell'acqua, e qualcosa per poter curare queste ferite. Avrei dovuto pensare subito a mendicarmi, ma ero troppo distrutta per quello che era successo, sia a livello emotivo che a livello fisico, e ho finito invece per addormentarmi. Non va molto meglio però ad essere onesti, ma almeno ho quasi finito le lacrime che ho in corpo. Un po' per forza, sono praticamente disidratata.

Sollevo la cerniera, pregando con tutta me stessa che ci sia qualcosa per cui ne sia valsa la pena, che possa consolarmi un pochino.
La prima cosa che noto, è una grossa bottiglia di cola, doveva essere questa che pesava parecchio. Mi viene quasi da ridere. Al distretto nove è rara una cosa del genere, si beve solamente durante le feste in pratica. Sento che se la bevessi, sarebbe come se festeggiassi la morte di Eric. Però è pur sempre acqua e tanto zucchero, non è male in fondo.

Prendo un grosso respiro, e decido di berne fino a dissetarmi. Poco importa se così facendo ne berrò quasi la metà, la bottiglia mi rimane in ogni caso, e potrò pur sempre riempirla con acqua piovana. Dovrei trovare un modo per purificarla per allora, ma questo è un problema di una prossima Isabelle.
Continuo la mia ricerca. Trovo dentro allo zaino un tirapugni, una corda, dei grissini con cui domani farò colazione, delle mutande pulite, ed infine del nastro isolante. Rovescio lo zaino all'ingiù, ma non cade niente. Il mio bottino consiste in questa mangiata di cose.
Scoppio a ridere. Eric è morto per queste cazzate.

Do un pugno al terriccio umido. Sono un'idiota, la peggior idiota mai esistita! Il mio miglior amico è morto per un coltello, una cola, e un paio di mutande pulite! Sento l'esigenza di dover vomitare, ma cerco di trattenermi, o perderò quei pochi liquidi che ho assento con quella bottiglia.
Prendo dei grossi respiri. Non posso esplodere di nuovo, non me lo posso permettere. Raccogliere di nuovo i pezzi è troppo difficile e stancante, e io devo combattere. Ho promesso ad Eric che sarei sopravvissuta e che avrei vinto anche per lui, non posso rimangiarmi la parola data! Non posso deluderlo di nuovo!

Mi osservo le ferite, sono ancora aperte. Non sto sanguinando, ma ad ogni movimento brusco riprendono a farlo. Fa così male...Prendo il nastro isolante e me lo avvolgo sulle braccia, nei punti in cui quello psicopatico del cazzo mi ha tagliato stamattina. Non sono delle suture, né tanto meno delle garze, ma mi devo ahimè arrangiare con quello che ho. Sto attenta a non stringere troppo forte, perfino un'ignorante in materia come me sa che se blocco la circolazione è finita.
Decido anche di cambiarmi le mutande, anche se è imbarazzante farlo davanti all'intera nazione. Meno male che indosso questa stupida gonna, con un pochino di abilità dovrei far il tutto senza far vedere niente. Ci riesco alla perfezione, e subito dopo lancio una linguaccia verso la telecamera nascosta in male modo fra due rami. Speravate di vedermi la patata, eh, vecchi maiali?

E questa è fatta. Almeno non indosso più biancheria insozzata da quel bastardo del dodici. A proposito, cosa rischio con tutti questi vestiti incrostati di sangue mio ed altrui? E con queste ferite? Ora che ci penso, quella ragazza del distretto 6 mi aveva parlato di piante con proprietà curative.
Scuoto la testa, meglio lasciar stare. Non ci vuole nulla che per la stanchezza finisca per confondere le cose, o che sbagli a prenderne le quantità. Ricordo questa pianta con dei fiori viola, ad esempio, che aveva proprietà analgesiche, ma che se la prendessi in quantità eccessiva, diventerebbe tossica. Non ne ricordo il nome preciso, ma mi è rimasto impresso il suo soprannome “Radice del diavolo”. Sarebbe carino incontrare di nuovo quella ragazza, e chiederle un ulteriore approfondimento in merito, ma non so se sarà nuovamente così tanto gentile per allora.

L'unica persona di cui potevo fidarmi ciecamente qua dentro è morta, e ora sono completamente sola.

Rivolgo lo sguardo verso il cielo. Mi chiedo se Eric mi stia osservando da lassù. Spero che non ce l'abbia con me per colpa della mia sciocchezza. Una cosa è certa però, manterrò la promessa, tornerò a casa, e lo farò vivere per sempre dentro di me. Lui sarà sempre il mio immortale.

 

Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni
Mi stringo nella grande felpa XXL trovata in uno dei tanti zaini, mentre osservo Diamond spargersi il petto con la medicina inviatagli dagli sponsors. Che invidia! Perché lui sì e io no? Anch'io ho bisogno di una medicina! Eppure pensavo di aver fatto colpo sul pubblico! Neppure ventiquattro ore fa, osservavano ammaliati la mia esibizione sul trapezio! È colpa del fatto che per poco Jacob non mi ha ammazzato? Quella stupida ascia! Mi sembrava un'arma così elegante ed originale, non pensavo fosse così difficile da utilizzare, insomma, quelli del sette ci riescono benissimo! Se lo sapevo avrei utilizzato qualcosa di più piccolo e leggero...

Con la coda dell'occhio noto che Dingir sta osservando di sottecchi il mio braccio ferito. In tutta risposta, sposto ulteriormente il tessuto della felpa, in mondo tale da nascondere meglio l'arto. Che disastro! Non volevo crederci quando l'ho visto, eppure è così. È rotto, fin troppo rotto! Ne ho visti troppi di braccia conciate così in quel maledetto campo medico dove la mamma ci ha obbligato a lavorare. Odiavo quel posto, quella divisa anonima, e quell'odore di disperazione! Certo, ho aiutato degli eroi, e sono entrata nei loro cuori, ma la sola idea di quel posto mi fa venire il disgusto, ora più che mai! Cosa faranno gli altri quando lo scopriranno? Quel bastardo mi ha proprio colpito al braccio portante! Posso anche fingermi ambidestra, ma rimango pur sempre con un grosso handicap! Se Amalia fosse ancora qui, potrei contare su di lei, sono sicura che mi avrebbe difesa da questi malintenzionati... oppure no? Faceva tanto la santerellina, eppure non ha esitato a tradirci! Come ha potuto! L'abbiamo trattata benissimo, insieme abbiamo riso e scherzato! Ci siamo allenati insieme per tre giorni interi! Non le sopporto le persone come lei!

“Quando andiamo a caccia dei traditori?” chiedo sia per curiosità, che per distogliere l'attenzione dal mio braccio.

“A breve” mi risponde Dingir “Prima è meglio controllare il perimetro però, dobbiamo essere sicuri che nessuno si nasconda in questa scuola”.

“Ma...!” provo a protestare, ma vengo subito interrotta da Dingir.

“Siamo in meno del previsto, è meglio non separarci. La prima cosa è mettere al sicuro le nostre scorte. Poi penseremo a vendicarci” mi spiega con un tono quasi superbo, come se stesse spiegando concetti elementari ad una bambina.

Sbuffo infastidita, e cerco con lo sguardo Logan, sperando in una sua complicità, ma non ottengo nulla. Il ragazzone è troppo preso dalla sua zuppa precotta al curry, per dare ascolto alla conversazione. È parecchio strano oggi, non parla quasi mai. Che sia rimasto sconvolto dalla morte di Jacob? Quel ragazzo era... scuoto la testa al ricordo di ieri sera. Quella discussione è stata decisamente non piacevole, se lo sapevo la evitavo. Quelle cose che ha detto... non è vero che do' le cose per scontato, e che credo a tutto quello che mi dicono! E solo che mi fido ciecamente delle mie fonti! I miei sono persone influenti al distretto, conoscono molte persone, hanno viaggiato tanto, e sanno un sacco di cose! Perché non dovrei fidarmi del loro giudizio? Non sono al vertice della società per caso! E poi sono pur sempre i miei genitori, se non mi fido di loro, di chi dovrei farlo? Loro sono fantastici, ammirati da tutti! Sono intelligenti, astuti, acculturati, talentuosi! E i loro amici sono uguali a loro! Per questo mi devo impegnare così tanto, devo essere alla loro altezza! Così finalmente riusciranno ad amarmi! Aspetta... cosa ho pensato? È ovvio che mi amano! Loro... mi amano!? Mi amano, giusto?

“La medicina capitolina è la migliore al mondo!” esclama Diamond stiracchiandosi con gusto. Osservo il suo petto. Non c'è traccia di nessun ematoma, e come se non fosse mai stato colpito. È meraviglioso. A Capitol hanno qualcosa di così potente anche per il mio braccio?

“È un bene che tu ti sia ripreso” osserva Dingir soddisfatto “Soprattutto ora che siamo rimasti in tre”.

Il mio cuore perde un battito, mentre un profondo senso di gelo si espande per tutto il mio corpo. Dura solo un secondo però: il cuore inizia ad accelerare, i muscoli delle gambe si irrigidiscono, ed inizio a sentire un caldo feroce che mi stritola fino a soffocarmi.
Mi faccio sfuggire una risatina “In quattro” lo correggo, mentre una goccia di sudore mi scivola giù per la tempia. È uno scherzo, deve esserlo! Non possono volermi uccidere! Sono stata io che a formare questa alleanza, senza di me non sarebbero neppure qui! Che fine hanno fatto tutti quei bei momenti passati insieme? Anche loro hanno intenzione di tradirmi? Perché?

Diamond afferra la spada con fare minaccioso.

Provo ad alzarmi, ma Logan mi afferra per il polso sano. Lo fisso negli occhi, che ora non mi sembrano più accoglienti come il cielo, ma freddi come il ghiaccio “Cassandra, sappiamo che il tuo braccio è rotto, abbiamo sentito tutti quel suono, e l'abbiamo immediatamente riconosciuto. Non puoi andare avanti in questo stato”.

Mi libero dalla presa con uno strattone, e mi alzo. I miei ex-alleati mi imitano senza fretta.

“Aspettate!” provo a protestare “Potrebbe arrivare anche a me una medicina come a Diamond, posso ancora farcela! Posso ancora essere utile e brillare!”.

I ragazzi non replicano, ma si limitano ad avvicinarsi a me con passo grave.

Indietreggio in maniera spontanea, guardandomi intorno per una via d'uscita. Dalla porta di destra intravedo il cadavere di Jacob, lì dove l'abbiamo lasciato insieme agli altri. Non voglio unirmi a loro! Non voglio morire! Ho tanto per cui vivere! Sei troppo giovane, per favore! Non fatemi questo!

“Vi prego, no...” li supplico con le lacrime agli occhi. Non potrò mai andare lontano! Non con loro tre alle calcagne, e con il braccio in questo modo! Devo farli ragionare!

Logan abbassa lo sguardo infranto. Meno male! Forse posso ancora convincerlo!

Gli afferro con forza il braccio con la mano sana. “Logan, ti prego, almeno tu! Proveniamo entrambi dal distretto 2!” provo a ricordargli sperando così di poterlo intenerire.

Logan mi spinge via, senza neanche guardarmi in faccia. “Ricordi il discorso del sindaco? Stai morendo da eroina, Cassandra” afferma con ironia.

Cado sulle mie ginocchia, completamente stravolta dalla rivelazione subita. Che cosa ho fatto? In che cosa ho creduto? Come sono potuta finire in questo inferno? Mi sento così stupida... Jacob aveva ragione!

“Per favore... vi prego...” supplico un'ultima volta.

Diamond alza il braccio con la spada pronto a colpirmi.

Chiudo gli occhi, mentre sento le lacrime scivolarmi giù dagli occhi.

 

 

 

 

Eccoci qua con il nuovo capitolo! Non è successo quasi nulla di sconvolgente (o quasi...), mi serviva un capitolo per far tirare un sospiro di sollievo a tutti. Ci vediamo fra una settimana abbondante!

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

 

Alleanze:

Le api :Kane, Annabelle

I magnifici: Logan, Dingir, Diamond

I giusti: Yuki, Amalia, Lucile, Annah

I colleghi: Zerene, Jordan

Le improvvisate: Daisy, Melody

I cuccioli ribelli: Ben, Milo

Solitari: Violet, Santos, Isabelle

 

 

Masterkiller:

Diamond (2 uccisioni)

Santos ( 1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Isabelle (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

 

Feriti (appaiono solamente quelli apparsi nel capitolo):

Melody, Daisy (leggera sete, leggera fame)

Isabelle (diversi tagli sul corpo, debolezza)

Milo, Ben (leggera sete, ma possono rimediare seppure lentamente)

Lucile (lividi al braccio, umore depresso)

Amalia, Ben (bernoccolo sulla fronte)

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Capitolo 13
*** Dei crudeli- 2° mattino ***


2° Giorno- Mattina

 

Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni
Guardo fuori dalla finestra, e noto che sta iniziando ad albeggiare, a breve dunque inizierà la caccia.

Mi volto verso la palestra, dove i miei alleati stanno dormendo dentro a dei sacchi a pelo. Sembrano così indifesi in questo momento, sarebbe così facile ucciderli, ma mi servono ancora. Ci sono ancora troppi tributi in giro, non posso abbassare le mie difese. Verrà il loro momento, ma non ora. Non devo farmi prendere dall'ansia di raggiungere il mio obiettivo il prima possibile, devo rimanere calmo, e seguire il piano. Primo: mettere al sicuro il nostro bottino; secondo: uccidere il maggior numero di tributi; terzo: aspettare di scendere a meno dieci prima di agire. Li ucciderò nel sonno probabilmente, anche se mi piacerebbe qualcosa di più raffinato, con del materiale elettrico. C'è però elettricità in questo posto? È vero che non ho praticamente esplorato ancora nulla, ma mi sembra un posto completamente abbandonato da chissà quanti decenni.

Cosa intendevano però quando parlavano di squalifica ieri mattina? È praticamente da allora che non riesco a pensare ad altro. È ovvio che parlassero di ucciderci in caso scendessimo dalle pedane prima dello zero, ma come? Non riesco a capire, e la cosa mi dà parecchio sui nervi. Il mio cervello sopraffino che non riesce ad arrivare alla soluzione? Impossibile, devo solo raccogliere altri indizi.
Direi che è inutile pensarci ora, devo concentrarmi sulla prima fase del piano per il momento. Devo tornare in palestra a svegliare quei pelandroni. Non avranno mica intenzione di dormire fino a mezzogiorno, spero, dobbiamo cogliere gli altri di sorpresa.

Intravedo all'entrata la gola tagliata di Cassandra che mi sta fissando. Sta gridando giustizia, ma è tutto inutile. In questo mondo non esiste niente del genere, ancor di meno in questo microcosmo che chiamano Hunger Games. Sei morta così facilmente, Diamond ti ha tagliato la gola con la stessa facilità con cui si taglia il burro, non posso credere che un tempo ti sopravvalutavo. Cosa credevi di fare con quell'atteggiamento da esibizionista? Conquistare l'attenzione dei tuoi genitori? Davvero? Patetica poppante. Dovevi imparare a farcela da sola, come abbiamo fatto tutti d'altronde. Se non ti prestavano attenzione, era perché ritenevano che non ne avevi bisogno, no genia? Eri una dei pochi eletti, ma hai lasciato sfuggire la tua grande occasione fra le dita. Non farò il tuo stesso errore, non perderò di vista la mia vera natura. Sono più forte di te, e ieri sera te l'ho mostrato apertamente, razza di sfigata. Sopravviverò, perché io sono destinato a qualcosa di più grande.

 

Apro il frigo sperando di trovare qualcosa da mangiare, ma trovo solamente una manciata di banconote di piccolo taglio al suo interno.
Sbuffo. Neppure questa volta hanno fatto la spesa, ma almeno si sono preoccupati di lasciarmi qualcosa per farmela fare a me, miracolo!

Non ho voglia di uscire però. Sono stato via tutto il giorno, non ho certo intenzione di andare a comprarmi qualcosa!
Mi butto sul divano, e fisso il soffitto. Che faccio ora? È troppo presto per andare a dormire, e non ho intenzione di studiare. Non capisco perché i miei coetanei passino così tante ore sui libri, basta stare attenti a lezione per prepararsi all'interrogazione. Sono stupidi, o forse sono io che sono troppo intelligente?

Mi guardo intorno. Sopra al tavolino ci sono delle cartaccie, il pavimento è pieno di polvere, e il copri-divano è pieno di macchie non specificate. Possibile che la mamma non riesca a trovare due minuti per pulire questo posto? Fa davvero schifo! Io non ho di certo intenzione di farlo, perché devo sempre occuparmi io di tutto? Ho solo tredici anni, che cavolo! Meno male che c'è quella ragazzina, Ashley, che ha preso a cuore la mia situazione, e talvolta mi cucina qualcosa, altrimenti mangerei solamente surgelati e biscotti confezionati. Ha delle manine d'oro, nessuno sa cuocere la carne come lei. Potrei andare a trovarla, ma poi mi toccherebbe interagire con i suoi zii, estremamente convinti che io sia il suo fidanzato. Bah. Non è brutta, per carità, è solo che... uff. Le ragazze sono davvero noiose!
Forse potrei leggere uno dei libri che ci ha lasciato in eredità il nonno, sperando che siano ancora integri.

Vado nello sgabuzzino, ed inizio ad aprire qualche scatolone. Trovo parecchi vestiti che odorano di naftalina, qualche inutile cimelio, ed infine quello che cercavo: libri.
Sono messi parecchio male; le pagine sono ingiallite, ed alcuni esemplari hanno la copertina rotta, o le pagine mangiucchiate da qualche insetto, ma tutto sommato l'inchiostro non ha perso intensità.

Starnutisco a causa della forte polvere presente. Devo cambiare ambiente, o finirò per soffocare. Prendo il primo libro a caso, e torno a spaparanzarmi sul divano.

Il libro che ho scelto ha un titolo noiosetto: “Miti e leggende dell'antica Grecia”, che roba originale. Vediamo un po', però. Spero che il contenuto sia migliore di quello che sembra.

Rimango incollato per ore sul libro, finché non lo finisco tutto. È geniale! Guerra, tradimenti, passione, vendetta! Questa mitologia ha tutto! Perché un'opera del genere era in quello scatolone a marciare? Questo è il miglior libro di sempre!
Quello che mi è piaciuto di più, è stato senza ombra di dubbio la genesi degli dei. Provengono tutti da situazioni orribili, perfino peggiori della mia. Crono ha cercato di mangiare tutti i suoi figli, e lui stesso si è visto costretto ad evirare il padre. Il conflitto genitore-figlio è ancora presente in molti altri miti: Edipo, Era con Efesto, Zeus e la sua prole! Tutti genitori orribili, ma che sono in qualche modo riusciti a tirar su delle leggende. Perché dovevano impegnarsi in fondo? I loro figli erano speciali, talentuosi oltre ogni dire. Uccidevano animali pericolosi fin dalla culla, o hanno contribuito all'evoluzione della razza umana fin da bambini. Ermes ha inventato la lira il giorno della proprio nascita, ad esempio, ed Artemide ha aiutato la madre a partorire il suo gemello. Che sia una possibile spiegazione? In fondo sono più sveglio dei miei coetanei, prendo il massimo dei voti senza alcuno sforzo, devo essere anch'io destinato a qualcosa di grande, in grado di cambiare radicalmente la storia umana. Deve essere così, non vedo altre soluzioni.

Stringo forte il libro contro il petto, grato per averlo conosciuto, e per avermi illuminato il cammino.

Io devo essere come un dio.

 

Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni

Apro gli occhi, e la prima cosa che avverto è il dolore alla schiena. È lancinante, e colpisce tutta la parte in basso. Questa mensa avrà dei tavoli enormi, ma sono durissimi! Mi manca tantissimo il mio letto...

Merda!

Scendo giù dal mio letto improvvisato, e cerco Zerene con lo sguardo. Si arrabbierà tantissimo se scopre che mi sono addormentato! Dovevo rimanere sveglio fino all'alba, e invece...

“Calmati, va tutto bene” afferma la mia alleata con aria stanca. Noto che le occhiaie sotto i suoi grandi occhi neri sono peggiorate, riuscendo quasi a nascondere le sue lentiggini. Non deve aver chiuso occhio neppure stanotte. Non va bene, di questo passo finirà per crollare.

“Scusami, ero stanchissimo, le palpebre si sono chiuse da sole!” le spiego cercando di giustificarmi, anche se in realtà non esistono scuse che tengano. I ragazzi ricchi sono rimasti al piano terra, non troppo lontano da noi. Se avessero deciso di esplorare il posto e ci avessero trovato? Saremmo passati dal sonno alla morte senza neppure accorgercene!

“Almeno tu hai dormito” mi spiega Zerene mentre si massaggia le tempie.

“Mal di testa?” le chiedo.

La bianca annuisce “Sono in pre-mestruo, è abbastanza normale per me. Bella fortuna, eh?”.

Corrugo il labbro sinceramente dispiaciuto. È una fortuna essere nato uomo, e di non avere di questi problemi, ma in effetti la cosa mi pone qualche domanda. Ad esempio: esistono ragazze con il ciclo in arena in questo momento? Se la risposta è sì, come se la stanno cavando con le perdite? Tamponi interni regalati dagli sponsor? Oppure le imbottiscono di ormoni per evitare il rischio? Se la risposta è quest'ultima, perché non hanno fornito niente a Zerene? Che pensino forse che non dureremo così tanto? Non è un buon segno. Mi chiedo cosa si inventeranno per farci fuori così in fretta.
“Posso fare qualcosa per te?” le chiedo con cortesia, ricordando quanto mia madre sia nervosa in quei giorni.

Zerene scuote la testa “Sono più preoccupata per la nostra situazione, che per il mio corpo. Siamo praticamente in un enorme scantinato, in trappola. Se sapevo che questo posto era così, non ci sarei mai venuta”.

Annuisco, ha ragione, ma ormai è tardi per piangersi addosso. Avevamo visto quella pioggia, e abbiamo pensato subito alla possibilità di prendere freddo. Ci siamo spaventati, per questo siamo scesi qui di sotto. Tuttavia non abbiamo vie d'uscita da qui, e soprattutto, tutti questi rubinetti e fornetti sono completamente inutili. Non abbiamo né gas per cucinare qualche ratto, né tanto meno acqua potabile od elettricità. Dalla nostra abbiamo solamente il contenuto dello zaino: una felpa, un impermeabile, tre panini, del disinfettante, una corda, ed ovviamente l'arco e le frecce che Zerene è riuscita a sgraffiare. Ora come ora però, lo baratterei senza esitare con un po' d'acqua. La mia gola sta ardendo e graffiando come sabbia nel deserto! Se solo non mi fossi fatto fregare lo zaino da quel ragazzo del quattro, o se ci fosse almeno qualcosa di utile in questa stupida cucina, ad incominciare dal del ghiaccio per mio occhio! Invece le scorte di cibo presenti qua dentro sono tutte marcite od ammuffite! Quando ho visto quel formaggio circondato da tutte quelle larve mi è venuto da piangere. Io adoro il formaggio!
“Siamo armati” ricordo alla mia alleata per consolarla. Male che vada uccideremo qualcuno.

Zerene sospira “Non è così facile, soprattutto se veniamo circondati. Forse porterei qualcuno nella tomba, ma ci vuole un po' di tempo per ricaricare l'arco, e quegli attimi potrebbero esserci fatali. L'arco è pur sempre un'arma da combattimento a distanza, non da breve”.

Capisco. Avremmo bisogno di un punto in alto, come il tetto, per essere in vantaggio. Avremmo dovuto andare verso l'alto piuttosto che verso il basso, ma ci siamo fatti prendere troppo dall'agitazione e dalla confusione del momento per pensarci. Dannazione! C'erano così tante urla, e così tanta disperazione, che i nostri cervelli sono andati in pappa! Credo che una parte di noi vorrebbe scoppiare a piangere, ma né io, né Zerene, siamo persone che crollano così facilmente.

Sto per aprire di nuovo bocca, quando avverto dei passi provenire in lontananza.

Io e la mia alleata ci guardiamo negli occhi, completamente congelati. Merda!
Non abbiamo tempo da perdere! Ci guardiamo intorno in cerca di un nascondiglio, non possiamo farci beccare! Non possiamo uscire vincitori da uno scontro contro di loro! Io sono disarmato, mentre loro tre lo sono, e hanno sicuramente esperienza nel combattimento! Zerene non potrebbe mai farcela da sola!
Corriamo verso la cucina, dove optiamo per due nascondigli diversi. La mia alleata sceglie una credenza in alto, mentre io opto per il forno. Tanto il vetro è talmente sporco, che non riuscirebbero mai a vedere attraverso.

“Toh, una mensa” osserva una voce maschile che identifico come quella del ragazzone del due.

“Una disgustosa mensa” lo corregge Diamond “Senti che puzza!”

“Controlliamo bene” ordina una terza voce “Di sopra c'era qualcuno, ma ce lo siamo fatti sfuggire, non ripetiamo lo stesso errore”.

Da oltre lo sportello vedo che abbiamo dimenticato lo zaino sul pavimento! Cazzo! Se lo vedono siamo finiti! Esco immediatamente fuori dal forno, lo afferro, e torno indietro, sperando con tutto il cuore che non mi abbiano sentito.
Sento il cuore battere a mille, con un ritmo tale che ricorda una batteria. Ho paura che sia proprio lui a tradire la mia posizione. Fa troppo rumore!

Sono sempre più vicini, sento che stanno aprendo alcuni sportelli. Chiudo gli occhi, e faccio qualcosa che non avevo mai fatto prima: prego. Non voglio morire, non oggi, ti prego! Sono ancora vergine!

Intravedo i piedi di uno dei tributi. Sono qua davanti. Non aprite il forno, per favore, per favore, per favore!
Un tuono squarcia l'aria, catturando l'attenzione dei tributi ricchi.

“Il tempo sta peggiorando” osserva Logan.

“Forse qualcuno potrebbe tornare dentro per scappare dal prossimo temporale” osserva il ragazzo del tre “È meglio tornare di sopra, tanto qui non c'è nessuno”.

Li sento allontanarsi, ma aspetto almeno cinque minuti prima di tirare un sospiro di sollievo.

Esco dal mio nascondiglio, e noto che anche Zerene lo sta facendo contemporaneamente.

“Che ti è saltato in mente!” mi sgrida lei con i pugni stretti “Pensavo che ti avrebbero scoperto per quello stupido zaino! Stavo per uscire per difenderti!”

Mi gratto la nuca a disagio “Se non l'avessi fatto, ci avrebbero scoperto di sicuro!” noto.

Zerene sospira “Hai ragione, lo so, ma mi hai spaventata lo stesso” confessa.

“Ma allora ci tieni a me!” esclamo con un tono squillante, ricevendo in cambio un pugno sul braccio.

“Fai silenzio, porco cane!” mi sgrida divertita.

Però ha ragione: non è ancora finita.

 

Annabelle “Bee” Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni

Lamia viene colpita al cuore, ancora, ancora, e ancora. La mia migliore amica si gira, e mi guarda nei negli occhi, prima di esalare il suo ultimo respiro.

 

Mi sveglio di soprassalto, con il cuore in gola. Di nuovo quell'incubo... da quanto tempo non ce l'avevo? Sono passati quasi tre anni da allora, pensavo ormai di aver superato quel trauma. Mi controllo in fretta la gonna, ma grazie al cielo non l'ho bagnata. Meno male. Ricordo che le prime settimane dopo la sua uccisione, mi capitava spesso e volentieri di farmela addosso durante la notte. Sognavo di vederla di nuovo morire, e la mia vescica faceva il resto. Almeno questa volta non mi è capitato, sarebbe stato troppo umiliante altrimenti. Perché l'ho sognata, perché proprio oggi? Che sia l'arena a risvegliare vecchi ricordi? Possibile, eppure ho una brutta sensazione...

Sento un leggero fastidio alla mano, come se qualcosa mi stesse toccando. Mi volto, ed intravedo un mostruoso ragno con le zampe grosse e pelose camminarmi sulla mano.
Urlo a pieni polmoni, mentre caccio via l'essere con una manata. Kane si sveglia di scatto completamente allarmato, guardandosi intorno per comprendere dove sia nemico, per poi rilassarsi alla vista del ragno che sta fuggendo via.

“Scusa, ne sono terrorizzata!” mi giustifico dopo aver controllato che non ne abbia altri addosso.

“Conosco quella specie, è innocua nonostante l'aspetto, a meno che tu non sia un insettino, è ovvio” mi spiega lui con calma “Devi avergli fatto prendere un bello spavento, povero cucciolo”.

Povero cucciolo? Ma l'ha visto bene? Era enorme! Aveva tutte quelle zampe nere e pelose! Che schifo! Odio i ragni, li odio!
Scuoto il capo disgustata. Non importa cosa dicono di loro, non riuscirò mai a farci pace. Ricordo ancora quando mio fratello me ne aveva fatto trovare uno nel letto per scherzo. Non mi sono mai più ripresa.

“Va tutto bene, Bee?” mi chiede Kane con dolcezza.

Arrossisco. Da quella sera le cose fra di noi sono un po' cambiate, credo, ma non so bene come. Tanto per cominciare, non so più come definirlo. È il mio fidanzato, o semplicemente il mio migliore amico? Oppure mi sto immaginando tutto, e in realtà è semplicemente un mio alleato? No... mi vuole davvero bene, di questo ne sono sicura. Non mi farebbe mai del male, neppure se ci fossimo solo noi due in tutta l'arena. E io? Io cosa provo per lui? Sono così confusa...

Il silenzio viene rotto da un rumore proveniente dal mio stomaco. Inizio a ridacchiare imbarazzata. È da ieri che non mangio nulla, e sto iniziando a sentirne gli effetti. Peggio ancora però è la sete.
Siamo riusciti a creare una sorta di contenitore rovesciando l'ombrello trovato dentro allo zaino, ma non è molto efficace. L'acqua non è neppure buonissima, ha un retrogusto strano, tipo fango, spero solo di non aver contratto nessuna malattia. So che prima della costruzione della centrale idroelettrica, capitava spesso di ammalarsi con acqua infetta. Colera, Epatite A e Tifoide sono solo le prime malattie che mi vengono in mente. Ma se la scelta è fra morire di sete oggi, o rischiare di morire domani di qualche pestilenza...

“Ho fame anch'io” confessa Kane dando uno sguardo sconsolato al nostro zaino.

Al suo interno abbiamo trovato dei calzini di riserva, del ghiaccio secco, un ombrello, una torcia, ed una bussola. Nessun cibo, ad eccezione di quei ramen istantanei che richiedono comunque dell'acqua per essere mangiati. Pensavamo di pazientare per raccoglierne un po' con l'ombrello, ma dovremmo scaldarla prima di poterla utilizzare. Non ho mai provato a fare del ramen istantaneo con dell'acqua a temperatura ambiente, ma credo serva per forza dell'acqua calda. Ma come facciamo ad accendere un fuoco con questa pioggia? Adesso sta piovendo in maniera leggera, prima ha perfino tuonato, non c'è più la pioggerellina dell'inizio. Certo, abbiamo trovato un posto abbastanza riparato grazie alla presenza di fitti rami, ma l'aria continua ad essere troppo umida. I vestiti stanno incominciando a bagnarsi, e ho anche un po' di freddo a dire il vero. È una fortuna che è Maggio e non Dicembre.

“Andiamo a cercare qualcosa? Bacche, o mele, o.. ci dovrà pur essere qualcosa in questo bosco!” esclamo irritata. Temo di aver intuito perché abbiano chiamato questo massacro “Hunger Games”.

Kane annuisce non del tutto convinto “Non abbiamo scelta, ma durante gli allenamenti ho sentito qualche tributo chiedersi se ci sono piante velenose qui, o cose del genere. Se avessero ragione? Se la frutta qui fosse pericolosa?”.

Mi stringo fra le braccia. È un'eventualità, ma inizio ad avere davvero fame.

“Oppure potremmo trovare qualche stramberia capitolina” gli faccio notare, più per tirarlo su di morale che per altro “Tipo che ne so, l'albero degli spaghetti, o la vigna degli spiedini alla brace!” propongo con un sorriso.

Kane ride “Sai che nel XX secolo hanno fatto un documentario scherzo sull'albero degli spaghetti? Era un pesce d'Aprile fatto da un'emittente televisiva”.

“E come fai a sapere una cosa del genere?” chiedo incuriosita mentre mi siedo accanto a lui. Che strano aneddoto.

“Nel distretto guardavo molta televisione, sai, non mi piaceva tanto uscire fuori di casa”.

Giusto, le sue cicatrici. Se penso a tutti gli sforzi fatti per nasconderle per così tanti anni, e poi così brutalmente esposte da Capitol. Prima alla mietitura, poi alla sfilata, ed adesso qui. Non ha potuto mettersi le sue bende, solo i vestiti standard proposti dagli strateghi. Si vedono molto bene, sono così profonde! Chissà quanto deve aver sofferto quella volta...

Senza rendermene conto, mi ritrovo ad allungare la mano verso il suo volto.
Kane per un momento vacilla spaventato, per poi decidere di farsi toccare.

“Bee...” sussurra intimidito “Io...”.

Un forte rumore risuona nel cielo. Sembra il verso di un volatile, ma non saprei di preciso quale. Non sono mai stata una grande esperta di ornitologia.

“Forse dovremmo spostarci” osserva Kane mentre osserva i spiragli di cielo visibili dalla nostra zona “Hai urlato forte prima, qualcuno potrebbe averti sentito”.

Abbasso lo sguardo pieno di vergogna. Non ci avevo proprio pensato! “Credi che qualche tributo sia nei dintorni? Non abbiamo visto o sentito nulla da quando siamo fuggiti da quella scuola!”.

“Neppure io, eppure...” Kane si guarda intorno con aria attenta. Tendo l'orecchio, a parte la pioggia e qualche animaletto non si sente nulla “... non so, forse sono solo paranoico!” esclama prima di mettere lo zaino sulle spalle.

Sospiro. Speriamo di trovare al più preso del cibo.

 

Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

Mi succhio le guance, assaporando quel poco di sapore che mi è rimasto in bocca. Quel panino al prosciutto e formaggio era davvero buonissimo, il migliore che abbia mai mangiato, o forse è solo la fame a parlare. A dire il vero, me lo sarei volentieri mangiato tutto, ma ne avevamo soltanto due, e noi siamo in quattro. È vero, abbiamo ancora i cracker e la scatoletta di tonno, ma è meglio conservarli per un altro momento. Con il cibo possiamo tranquillamente arrivare a stasera, e vorrei che fosse lo stesso anche per l'acqua. Quel mezzo litro è già finito, e l'acqua piovana non è la fonte migliore per dissetarsi. In primo luogo potrebbe essere inquinata, e poi non è potabile, non ha sali minerali. Certo, ci causerebbe danni solamente se rimanessimo qui a lungo, ma... in effetti quanto rimarremo ancora qui? È già passato un giorno... dovremmo davvero aspettare che quasi tutti siano morti? Hanno davvero intenzione di andare fino in fondo? Non sono bastati tutti quei ragazzi? Che pena, se solo penso alle loro famiglie, o a Cassandra! Yuki ha detto di non sentirmi in colpa per lei, perché sicuramente ci avrebbe voluto morti dopo il tradimento di ieri mattina, però non riesco a smettere di pensare al suo sorriso, a quella energia che emanava... aveva così tanta voglia di vivere... Perché è dovuta finire in questo modo? È questo è solo l'inizio! Io... io non voglio! Non riesco a tollerare tutto questo! La sola idea che qualcuno di noi potrebbe essere il prossimo mi fa impazzire!

“Ehi!” esclama tutto d'un tratto Lucile indicando un punto alla nostra sinistra.

Ci voltiamo, ed intravediamo un corpo riverso a terra. È di una ragazza, con la carnagione chiara, e con dei capelli mori, incrostati di fango e di sangue.
Non ci penso due volte. Mi dirigo verso di lei per vedere come sta, ignorando gli avvertimenti di Yuki alla prudenza.

So che potrebbe essere una trappola, ma potrebbe anche essere semplicemente una persona bisognosa d'aiuto, e non posso abbandonarla.

Mi inchino verso di lei, riuscendo finalmente a riconoscerla come la ragazza del distretto 9, quella che aveva fatto la sfuriata durante l'intervista. Mi pare che si chiami Isabelle.

Osservo il suo corpo. Ha i vestiti bagnati come noi tutti, completamente sporchi di sangue e fango. Ha diversi tagli sulle braccia, malamente coperti da dello scotch, e uno sulla guancia. Quest'ultimo è gonfio, rosso, e ne fuoriesce del pus. Non ci vuole niente che anche le altre ferite siano conciate nello stesso modo. Le tocco la fronte. È calda.

Cavolo.

Sento gli altri raggiungermi alle mie spalle, e rivolgo lo sguardo immediatamente ad Annah, sperando che possa in qualche modo smentire la mia diagnosi, ma il suo sguardo non promette nulla di buono.

“Fatemi un po' di spazio, per favore” ci chiede la bruna.

Eseguiamo immediatamente i suoi ordini, e stiamo semplicemente ad assistere, mentre Annah presta ad Isabelle la prima assistenza. Dunque le iperstende il capo, le apre la bocca per vedere che non abbia corpi estranei che le ostacolino il respiro, le guarda il torace, le tocca la guancie, ed infine ascolta se le esce aria dal naso, esattamente come suggeriva il mio manuale di pronto soccorso. Cavolo, quanto è brava! Diventerò anch'io come lei con un po' di pratica?

“È solo svenuta, ma ha delle ferite infette. Potrei suturarle con il materiale che abbiamo, ma...”

“...non abbiamo niente per disinfettare le ferite” provo a concludere la frase per dimostrarle che anch'io ho qualche conoscenza medica.

Annah volge lo sguardo a destra, non del tutto convinta. Ho sbagliato qualcosa? “Non so se sarebbe sufficiente, credo che a questo punto ci servano degli antibiotici”.

Cacchio, la situazione è grave, allora. Se non fosse così tanto infetta, potrei prepararle degli infusi, sempre che qui ci siano le erbe necessarie, ma ormai la vita di questa ragazza dipende solo dagli sponsor.

“Oh...” si lascia sfuggire Lucile mentre si inchina anche lei per vedere meglio la situazione.

Yuki è rimasto in disparte, e ha l'aria pensierosa. Sono sicuro che sia combattuto fra l'aiutarla o meno visto che è nostra rivale, ma è una brava persona, sono sicura che farà prevalere il suo buon cuore. Di sicuro io non la lascio qui. Finché non le arrivano i farmaci sarà indifesa, e non posso accettare per lei una morte del genere, soprattutto se potevo evitarla tranquillamente.
Ci guardiamo negli occhi, ben consapevoli della realtà dei fatti.

“Siamo tutti d'accordo, allora?” domanda Lucile con un sorriso.

Annuisco. Isabelle sarà una dei nostri.

Yuki si avvicina per prenderla in braccio. Ferita o no, non possiamo rimanere fermi in un posto troppo a lungo, soprattutto con i ragazzi ricchi alle nostra calcagna. Bene, direi che possiamo alzarci da per terra.

“Annah, attenta!” urla Lucile.

Succede così velocemente che me ne rendo a malapena conto.
La biondina spinge via la nostra alleata, e viene attaccata al collo da un serpente lungo all'incirca tre metri.

Alzo la spada, e colpisco la bestia, tagliandola a metà, ma è ormai troppo tardi.
Lucile è a terra, si sta tenendo il punto colpito con entrambe le mani, si sta agitando come una forsennata.

“Lucile!” grido mentre mi scaravento verso di lei.

Il collo si è gonfiato, il volto della bionda è diventato bluastro. Lucile si gratta il collo con forza, fino a lasciarsi dei solchi con le unghie. Non respira!

“Non ha senso!” urla agitata Annah “È stata appena morsa, non può accadere così in fretta!”

“Doveva essere un ibrido, fanculo!” impreca Yuki, e noto che è la prima volta che lo sento imprecare.

Afferro la mano di Lucile, e la guardo dritto nei suoi occhi una volta color del miele, ora iniettati di sangue. Non è vero, non sta accadendo sul serio! Non può essere! No, ti prego, no!

La bionda mi guarda, e per un attimo ho come l'impressione che mi stia sorridendo, ma dura un secondo. La sua presa diventa sempre più debole, fino a scomparire.

“No, no, no!” urlo mentre il maledetto xilofono inizia a suonare “No!”

“Lucile Marshall ha appena lasciato questa vita”.

 

Santos Mels, tributo del distretto 11, 17 anni

Lo xilofono suona in scala discendente, finendo così di annunciare la morte di un nuovo tributo. A questo punto siamo rimasti in diciassette. Ho solamente sedici persone davanti a me, poi potrò finalmente tornare a casa dal mio Damerae. Come starà in questo momento? Sta dormendo male quanto me? Si è staccato almeno un attimo dallo schermo, almeno per bere e mangiare? Non riesco a smettere di immaginarmelo davanti alla televisione, pallido e dimagrito, mentre fissa ogni mia mossa con delle enormi occhiaie sotto gli occhi. Non posso tollerare tutto questo! Devo far fuori tutti, prima che si consumi per la troppa ansia! Voglio tornare da lui, mi manca troppo! È solo per Dam che odio così tanto gli altri ragazzi, sono solamente dei maledetti ostacoli! Voglio trucidarli, spezzarteli, calpestarli e squagliarli! Li voglio tutti morti! Sono già riuscito a far fuori uno di loro, e a breve ne farò fuori altri due! So che sono in questa zona, me lo sento, li avevo visti. Ho purtroppo perso le loro tracce, ma il mio istinto mi suggerisce di continuare.

Mi osservo intorno. Il terreno è bagnato, ma nonostante questo non ci sono orme di piedi, solamente di qualche animali fugace. Non ci sono odori particolari, ad eccezione di quello della pioggia, né tracce di fumo nell'aria. Temo che mi toccherà continuare vagare alla cieca.
Mi appoggio ad un albero, concedendomi un attimo di tregua. Ho ormai tutti i vestiti bagnati, e sento che la pelle sta incominciando ad irritarsi. Forse non avrei dovuto lasciare la scuola, ma avevo visto che molti correvano di fuori, e non ho resistito. Qualcuno sarà rimasto là dentro? Credo di sì, era un covo troppo ghiotto con tutti quegli zaini e quelle armi. Dovrei assolutamente tornarci una volta sistemata questa storia, ormai è una questione personale, non posso lasciarli andare, non dopo aver perso già una giornata a loro appresso. La scuola però sarà il mio prossimo obiettivo, senza ombra di dubbio. Voglio del cibo vero poi, sono stufo di andare avanti a bacche. Devo dire che questo bosco è abbastanza fornito di erbe e di piante, alcune sono velenose, ma basta sapere gli elementi fondamentali di botanica per potersela cavare. Mi chiedo però se qualcuno cascherà nella trappola degli strateghi, e finirà per ammazzarsi da solo. Sarebbe fantastico! Lavoro risparmiato! Ho visto in precedenza piante pericolose come il Tasso, l'Abro e anche l'Aconito napello, e ne ho approfittato subito per bagnare la mia falce con il suo prodotto. In questo modo, anche con un semplice graffio potrò causare dei danni. Se non ricordo male, dovrebbe provocare vomito, irregolarità del battito cardiaco, coma e, se sono fortunato, anche morte.

Vorrei poi dell'altra acqua. Nel mio zaino ho trovato del succo di frutta alla pera (disgustamene dolce fra l'altro), ma l'ho quasi finito. Non ho quasi nient'altro di utile con me, ad eccezione di qualche cerotto, e dei pantaloni di ricambio che però non posso usare in questo momento. Ho anche trovato una cartolina in cui è raffigurata una famosa spiaggia turistica del distretto quattro, probabilmente messa per tirare su di morale qualche tributo marittimo. Sembra carina, mi chiedo se a Damerae possa piacere un posto del genere. Mi sarà permesso viaggiare in quanto vincitore? Potrei regalargli una vacanza per scusarmi di quello che gli sto facendo passare. Me lo immagino già mezzo nudo, con le gocce marittime che scivolano giù per i suoi addominali scolpiti, fino ad entrare nel suo costume, ed accarezzare quel suo enorme...
Scuoto la testa, mi devo calmare. Con i pantaloni ridotti in questo stato, si vedrebbe fin troppo facilmente un'erezione. Certo, sarebbe una bella dedica al mio amore, ma è meglio non passare per un pervertito che si eccita mentre cerca orme nel fango.

Sento qualcosa provenire dall'alto. Alzo lo sguardo. In cielo è apparso un piccolo paracadute bianco, a cui è legato una scatola argentata di media grandezza. Ci metto un po' a realizzare che deve essere una delle famose sponsorizzazioni di cui ci parlava il mentore. Questo significa che ho qualcuno che tifa per me a Capitol, magnifico.
Prendo il pacco al volo, e lo apro. Al suo intorno trovo un amo, no anzi, un uncino da pesca.

Strabuzzo gli occhi. Cosa dovrei farmene di una cosa del genere? Non sono del distretto quattro, non ho esperienza di pesca. Potrei usarlo come arma nella breve distanza, ma neppure questo ha molto senso, soprattutto considerato che ho una falce con me, arma decisamente più letale di un uncino.
Non capisco, eppure ci deve essere una ragione dietro a questo regalo.
Me lo giro fra le mani, osservo tutte le sue parti, dal corpo, alla lama abbastanza affilata per poter tagliare della carne o delle piante. Che mi vogliano invitare a creare dei veleni? Può farsi, però...
Provo ad infilarmi l'uncino in tasca. Ci entra perfettamente. Ora capisco. È un'arma che si può nascondere molto più facilmente rispetto ad una falce, non mi serve per attaccare, ma bensì per difendermi.

Il mio cuore perde un battito. Qualcuno sta mirando espressamente a me? Non ci sono dubbi, devono essere quei due ragazzi a cui sto dando la caccia, stanno preparando un contrattacco! Mi vogliono mettere in trappola, e questo regalo non vuole far altro che mettermi in guardia da loro!

Mi guardo intorno in maniera frenetica. Dove sono? Quanto è vicino il pericolo? Dov'è la trappola?

Merda!

Voglio davvero farmi fesso? Come osano quei bastardi? Non hanno davvero ancora capito con chi hanno a che fare?

Stringo forte l'uncino. Mentre sento una gran rabbia montarmi.

Vedremo chi è il vero ingenuo.

 

 

 

 

 

Altro giro, altra morte. Anche questa volta abbiamo un solo morto, ma non abituatevi... Fatemi sapere per le sponsorizzazioni il prima possibile! L'antibiotico per Isabelle non l'avevo messo in elenco, ma per la cronaca costa 5 monete. Fatemi sapere presto se volete acquistarlo.

Mi scuso anche per il pov di Santos, più corto degli altri.

Ci vediamo fra una decina di giorni circa.

Alla prossima!

 

 

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

 

Alleanze:

Le api :Kane, Annabelle

I magnifici: Logan, Dingir, Diamond

I giusti: Yuki, Amalia, Annah, Isabelle

I colleghi: Zerene, Jordan

Le improvvisate: Daisy, Melody

I cuccioli ribelli: Ben, Milo

Solitari: Violet, Santos

 

 

Masterkiller:

Diamond (2 uccisioni)

Santos ( 1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Isabelle (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Altro (1 uccisione)

 

Feriti (appaiono solamente quelli apparsi nel capitolo):

Un po' tutti tranne i magnifici e i colleghi (bagnati, un po' infreddoliti)

Kane, Annabelle (fame, un po' di sete)

Jordan (un po' di mal di schiena, sete, occhio nero)

Zerene (assonata, mal di testa, sete)

Amalia, Yuki, Annah (un po' di sete, sconvolti)

Isabelle (debolezza, ferite infette, febbre)

Santos (assonato, un po' di fame)

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Capitolo 14
*** Abbi pietà- 2° pomeriggio ***


2° giorno-pomeriggio

 

Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni

Mi appoggio ad uno dei tronchi, ed inizio a giocherellare con una delle mie ciocche sfuggita dalla mia lunga coda. È praticamente fradicia, l'intensità della pioggia continua ad aumentare di ora in ora. Di questo passo, rischiamo di venire sommersi. Cosa faremo allora? Temo che prima o poi saremo costretti a tornare alla scuola, e lì ci aspetteranno i nostri nemici. Diamond desidera uccidermi dal primo giorno, e credo che sarà accontentato.

Mi guardo intorno con ansia. Spero che Amalia e Yuki tornino al più presto, e con buone notizie. È stato brutto separarci, ma era necessario. Con Isabelle in queste condizioni, infatti, non potevamo continuare a muoverci. Ci siamo fermati, almeno il tempo per medicarla come si deve, e loro due hanno deciso di lasciarci per assicurarsi che la zona sia sicura. Sono rimasta da sola, a meno per ora, con una ragazza che non conosco, e priva di sensi.
Ho cercato di fare tanto per lei, ma senza antibiotici, rischia di essere del tutto inutile. Le ho chiuso le ferite, e ho provato anche a pulirgliele con il cotone e le garze che avevamo, ma senza acqua pulita, non è stato semplice. Le ho anche cambiato i vestiti. Ho buttato via la sua camicia e il suo gilet, e le ho fatto mettere quella felpa rossa che avevamo trovato. Le mie risorse sono finite, ora è tutto in mano ai capitolini, e la vedo piuttosto nera. Ricordo la sua intervista, ha fatto una brutta sfuriata, ed è improbabile che ci sia qualcuno che la ami. È in una situazione molto simile alla mia, alla fin fine. Entrambe imparentate con i nemici della patria, con una famiglia allo sfacelo, e ad un passo dalla propria morte.

Vorrei che Lucile fosse ancora qui con noi, soprattutto ora. Aveva un sorriso così bello, ed era in grado di tirarci su di morale in ogni situazione. Invece è morta per colpa mia. Se fossi stata più attenta, se mi fossi trovata in un punto diverso, a quest'ora... forse... È successo tutto così velocemente, non ho potuto fare assolutamente nulla! Mi sento così inutile!
Mi asciugo gli angoli degli occhi. Non voglio far vedere al mondo quanto sia triste e demoralizzata in questo momento. Pensavo che Capitol mi avesse già portato via tutto, ma invece c'è sempre un nuovo fondo. Accadrà davvero, allora, moriremo davvero tutti. Una parte di me, una molto piccola, continuava a sperare che... Sono un'idiota, ma almeno non sono la sola. Assistere a quella morte, ha gettato un velo d'oscurità perfino ad uno stoico come Yuki, e non parliamo di Amalia invece. Non ha praticamente mai smesso di piangere, per una persona dolce e buona come lei deve essere stato ancora più orribile assistere ad una scena del genere. Non abbiamo potuto neppure seppellirla! Le abbiamo lasciato un fiore sopra al petto, un giglio per la precisione, ma so che non è abbastanza. Non meritava di certo tutto questo.

Dalla bocca di Isabelle esce un lamento, simile ad un grugnito.
Mi allungo verso di lei. Che abbia finalmente ripreso i sensi?

Isabelle apre gli occhi, e si guarda intorno disorientata, per poi sobbalzare alla mia vista. La mora cerca qualcosa intorno all'elastico della gonna, probabilmente il coltello che le abbiamo tolto. Poverina, è normale essere così spaventate!

“Calmati, sei al sicuro, va tutto bene” le dico con calma.

Isabelle mi lancia un'occhiataccia, per poi allontanarsi di qualche passo. “Dove sono?” mi chiede guardinga.

“Sempre in arena” le rispondo stando attenta a non spostarmi neanche di un centimetro “Ti abbiamo trovato svenuta in mezzo al nulla, ed abbiamo deciso di prenderci cura di te”.

Isabelle lascia cadere lentamente lo sguardo verso di sé. Nota in primo luogo i vestiti diversi, e poi le suture sul braccio e sulla guancia. Il sospetto lascia il posto all'incredulità “Perché?”mi chiede.

Vorrei scoppiare a ridere. Già, perché? Siamo tutti nemici qua dentro, eppure stiamo continuando ad aiutarci fra di noi, senza perdere la nostra umanità. Alla fine ci hanno piegati, ma non ancora spezzati. Vaffanculo a Capitol! Noi saremo sempre noi! “Perché è giusto così” rispondo accennando un sorriso.

La mora sta per replicare, ma perde improvvisamente l'equilibrio, ed è costretta ad aggrapparsi ad un ramo per non cadere.
Scatto in piedi allarmata. Come pensavo, la sua situazione sta progressivamente peggiorando. Le sue guance sono rosse, e sta sudando freddo, riesco a scorgerlo nonostante la pioggia. “Hai bisogno di medicinali, ma non li abbiamo con noi, mi dispiace. Possiamo solamente aspettare gli sponsors”.

Nel volto di Isabelle appare un ghigno “Che si fottano gli sponsors!” borbotta prima di massaggiarsi le tempie.

Sentiamo dei cespugli venire spostati. Isabelle si mette in automatico in posizione di difesa, ma io rimango serena. Conosco il rumore di questi passi.

“Ti sei ripresa!” esclama Amalia, mostrando il primo sorriso dopo ore.

La mora si volta verso di me evidentemente confusa.

“Loro sono nostri alleati, siamo in quattro in tutto, te compresa” le faccio notare.

“Sempre che tu lo voglia” aggiunge in fretta Amalia imbarazzata.

“Sempre che tu abbia altra scelta a questo punto” la corregge Yuki, non ancora del tutto sicuro del nostro nuovo acquisto. Posso capirlo però. In fondo non ci conosciamo, e più passa il tempo, più è pericoloso ingrandire un'alleanza.

“Già” borbotta Isabelle prima di sedersi, ancora esausta. Non credo che sia contenta di stare con noi, ma come ha sottolineato il nostro capo, o con noi o la morte, soprattutto nelle sue condizioni. Dovremo imparare a fidarci l'uno dell'altro, non abbiamo scelta.

“Abbiamo trovato delle tracce non troppo lontano da qui, dobbiamo andarcene” aggiunge il castano.

Mi volto verso Isabelle, sono preoccupa per lei. Ce la farà a sopportare tutto questo nel suo stato?

Come per rispondermi, la mora si alza, e si mette in spalla il suo zaino. Ne rimango stupita. Deve avere una grande forza di volontà! “È più leggero” nota.

“Scusa, eravamo assetati, e ci siamo scolati un po' della tua cola” ammette Amalia con lo sguardo basso “Ma te ne abbiamo lasciato un po'!” aggiunge subito dopo come per scusarsi.

La mora non sembra prendersela, e finisce in un sorso quel poco che era rimasto.

“E con questo abbiamo finito le nostre scorte liquide” costata Yuki con un sospiro “Dovremmo arrangiarci con l'acqua piovana”.

“Ce la fai ad incamminarti?” chiede Amalia ad Isabelle.

La mora sorride spavalda “Non mi sottovalutare, non ho intenzione di morire così facilmente!”

 

Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni

Affondo il piede in una pozzanghera, imprecando a mezza voce. Sento l'acqua penetrarmi la scarpa e bagnarmi il calzino. Meraviglioso! Se non mi cresceranno dei funghi entro fine giornata sarà un miracolo! Che palle! Doveva capitarmi proprio un'arena così umida? Non ne capisco il senso, la pioggia sta iniziando a diventare così fitta che le riprese saranno sicuramente disturbate! E chi vedrà a questo punto il mio bel faccino? Come faccio a tenere ben saldo l'amore degli sponsor, se sono costretto a girare con un impermeabile di un orribile giallo di cadmio? Senza contare che mi sono rovinato le scarpe, e non le abbiamo di ricambio. Se non fossi stato mietuto, a quest'ora sarei sicuramente davanti ad un cammino, con in mano un buon libro, e nell'altra un bicchiere di vino! Che razza di sfiga!

“Smettila di grugnire ad ogni passo, sei fastidioso!” mi avverte Dingir.

“Non dirmi cosa fare o non dire!” borbotto infastidito. Chi si crede di essere questo? Da quando siamo entrati in arena, non ha fatto altro che dare ordini a destra e manca. Ma sa almeno con chi sta parlando? Stare con questi due straccioni mi sta costando più fatica di quanto immaginassi! Come ci sono finito in questa alleanza? Io appartengo alla crème de la crème della società, mentre loro due sono solamente due poveri orfani! Forse non dovevo far fuori Cassandra, almeno lei poteva comprendere il mio stile essendo cresciuta anche lei in un Signor Contesto. O forse, avrei dovuto allearmi con quella ragazzina del distretto 7. Sarà anche lei una poiveraccia, ma almeno ha dato prova di capirci qualcosa in fatto di musica!

“Non ha tutti i torti a lamentarsi” s'intromette Logan in mia difesa “Questa pioggia impedisce di individuare le tracce, e il rumore è così assordante che difficilmente sentiremo qualcosa” osserva.

“Avete un piano migliore, allora?” chiede Dingir “Non abbiamo alternative, se non procedere alla cieca”.

È tutta colpa sua. Era meglio rimanere nella scuola, altrochè. È ovvio che quei pezzenti prima o poi cercheranno di rubare le nostre scorte, come i poveri ratti che sono. L'intesità della pioggia sta aumentando sempre di più, non so quanto sarà fattibile stare di fuori di questo passo.

Sto per urlaglielo in faccia, ma Logan s'intromette nuovamente “Siamo tutti stanchi, è meglio prenderci una pausa. Sotto quegli alberi dovremmo stare al riparo” suggerisce indicando un punto non troppo distante dalla nostra postazione.

“Sotto un albero in mezzo ad un temporale, ma che bell'idea!”esclamo. Basta! Non ce la faccio più a stare in mezzo a loro! Ma ce l'hanno un cervello almeno?

“Qui è tutto controllato” ribatte Dingir “Non faranno mai fuori ben tre tributi in un sol colpo. Toglierebbe del divertimento ai capitolini”.

Alzo un sopracciglio. Odio ammetterlo, ma ha ragione. Non ci farebbero mai fare una morte così stupida. Che divertimento ci sarebbe allora? È meglio spingerci ad ucciderci l'un l'altro.

Mi arrendo alla loro volontà, e li seguo fino alla zona con gli alberi fitti. Qui l'acqua effettivamente penetra un po' di meno, si sta un po' di più all'asciutto. L'aria però rimane comunque umida, e mi lascio sfuggire uno starnuto.

“Salute!” afferma Logan con un tono canzonatorio.

“Fottiti” ribatto orgoglioso. Come se fosse realmente interessato al mio stato fisico. So che in realtà sta sperando in una mia malattia, gli renderebbe le cose decisamente più facili. Non commetterò l'errore di Cassandra, non dimenticherò che nessuno qui è mio amico, ma che anzi, desiderano solo la mia morte.

“Ricordate ancora le valutazioni?” ci chiede Dingir.

“Ovvio” replico sicuro di me e della mia memoria fotografica “So benissimo a chi dare priorità in caso di situazioni ambigue, ovvero colloro che hanno il punteggio più alto, e che sono ancora in vita: i traditori del quattro, quei due dell'undici, le ragazze del sei, del nove, e del dieci, ed infine la feccia del distretto 7”.

“Ben poche persone” riflette sarcastico Logan.

“Esatto, troppe persone” commenta amaro Dingir “Di questi, quella con il voto più alto era la rossa del dieci”.

“Una ragazza magrolina, se non mi sbaglio” osserva Logan “Da quel che mi ricordo, ha ottenuto il suo voto per il suo sangue freddo, e le sue capacità di sopravvivenza”

“Sempre che non abbia mentito durante l'intervista, è meglio non fidarsi di nessuno” replico.

“Neppure di noi?” commenta con un finto sguardo da cucciolo Logan.

“Ben che meno di voi” affermo sincero “È decisamente più probabile morire per mano vostra, che per altre ragioni”.

Logan scoppia in una falsa risata “Il vero castigo per chi mente, non è quello di non essere più creduto, ma di non poter credere più a nessuno” commenta.

Un brivido mi sale lungo la schiena, mentre il cuore mi si ferma per un momento. Questa citazione… io l'ho già sentita! Non posso dimenticarmi di una cosa del genere! Quel bastardo… l'aveva detta una volta! Si era rivolto così ai suoi complici durante un loro litigio! Tornato in libertà, avevo cercato la citazione in ogni libro che avevo in casa, finché mio padre non mi aveva illuminato: era la frase di un certo signor Shaw, una delle menti malate che aveva portato alla ribellione. Chi potrebbe usare una citazione del genere, se non un ribelle? Quei fanatici adorano le citazioni di quel miserabile! Mi sono davvero alleato con un ribelle, che sia mai possibile?

“Che bella citazione, dove l'hai sentita?” domando fingendo il sorriso più amabile del mondo.

Logan sgrana gli occhi, preso in contropiede. Si è sicuramente reso conto di aver fatto una cazzata. È la prova definitiva. Questo stronzo era un ribelle! Come ho fatto a non accorgermene? Era ovvio! L'ha detto anche durante l'intervista che era un povero ragazzo dei bassifondi, si sa che i ribelli erano tutte persone squattrinate ed invidiose! Come ho fatto a non rendermene conto prima? Sono un idiota!

“In giro, credo” risponde con aria vaga.

Gli lancio un'occhiata sospettosa. Crede davvero di potermi infinocchiare in questo modo? In cima alla mia lista di priorità c'era Annah una volta, ma questo ragazzo è appena riuscito a scavacarla. Devo solo trovare l'occassione buona, e poi giuro che gli taglierò la gola! Devo solo trovare un modo per non farmi scoprire da Dingir… oppure uccido anche lui già ci sono? Ci devo pensare.

“Basta con questa pausa, riprendiamo. Se entro il crepuscolo non troviamo niente, torneremo indietro”.

Annuisco, senza però distogliere lo sguardo da quel dannato traditore. Uccidendolo, non solo soddisferò in parte il mio bisogno di vendetta, ma aumenterò la mia popolarità a Capitol. Saranno felicissimi nel sapere che ho buttato fuori altra immondizia.

 

Zerene Glendower, tributo del distretto 6, 18 anni

Io e Jordan rimaniamo in silenzio, ormai sfiniti. Il nostro brainstorming non ha portato purtroppo a nulla di buono. Che facciamo ora? Siamo in trappola. Salire di sopra è pericoloso, potremmo facilmente ritrovare quei ragazzi. Certo, potremmo provare a fare un'imboscata, ma ci sono troppe variabili in gioco, non sarebbe sicuro. Non voglio morire per un errore di calcolo. Non è un gioco questo, dobbiamo osservare ogni situazione da qualunque punto di vista, non possiamo farci fuggire nulla! Per questo ringrazio di aver Jordan qui con me. Si sta rivelando un analizzatore molto capace, e il fatto che poi sia perfettamente lucido, aiuta molto. Vorrei poter fare anch'io qualcosa in più, se non fosse per questa stupida testa! Se fossi al distretto sei, rimedierei le mie solite erbe, e a quest'ora mi sarebbe già passato, ma qui, invece! Che odio! Sta aumentando di intensità di ora in ora, lo stress che sto subendo non aiuta affatto! È talmente tanto peggiorato, che mi è venuta perfino la nausea! Devo stare attenta ad ogni movimento, o altrimenti rischio sul serio di vomitare da un momento all'altro. E fossero solo questi i nostri problemi! Ho una sete assurda, e anche un po' di fame, ma quello non è un vero problema. Lo sanno tutti che la disidratazione uccide prima. Se solo riuscissimo ad uscire da qui in sicurezza, avremmo almeno risolto questo problema. L'intensità della pioggia è aumentata così tanto, che riusciamo a sentirla anche da qui. Se uscissimo, potremmo finalmente bere. Certo, uno di noi si bagnerebbe fino al midollo visto che abbiamo un solo impermeabile, ma ci accontentiamo. In questo momento non mi importa neppure della possibilità di ammalarmi. Eventuali virus, ci impiegherebbero un po' prima di agire, a quell'ora potremmo già essere fuori da qui. Si prenderebbero cura di noi, dopo, però? Ne sono quasi certa. Sarebbe veramente anti-climatico un vincitore che muore per conseguenze dirette dell'arena.

Una nuova fitta mi colpisce alla tempia sinistra, facendomi sfuggire una smorfia di dolore.

“Ti sta peggiorando ancora, non è vero?” mi chiede Jordan.

Annuisco debolmente. “Fosse solo questo il problema. Stiamo qui a non far niente, e...”

“... temi per gli sponsors, vero?” mi anticipa il mio alleato.

Esattamente. Come potrebbero trovarci interessanti, se tutto quello che facciamo è stare fermi a scervellarci? Di questo passo, finiremo in secondo piano, e gli strateghi potrebbero perfino cercarci di uccidere per aumentare un po' l'audience. Così tanti problemi, così poche prospettive...

“Dai, ci inventeremo qualcosa” afferma Jordan con un debole sorriso “Non siamo persone noiose, qualcosa tireremo fuori”.

Alzo il sopracciglio incuriosita. “Del tipo?” chiedo.

“Potremmo scopare”.

Scoppiamo a ridere quasi all'unisono. Me lo sentivo che stava per dire una stronzata! “Scusami, Jordan, ma non sei il mio tipo”.

“E tu il mio, credimi. Ma potrebbe essere un esperimento sociale interessante, due gay che si cimentano in sesso etero”.

Arrossisco. Da cosa l'ha capito? Non ho mai lasciato trapelare nulla sulle mie preferenze! Neppure mio padre lo sa! Almeno, lo sapeva, visto che questo ha rivelato tutto in mondo visione! Che idiota! Spero che papà non se la sia presa. Aveva capito che non ero interessata ai ragazzi, ma credevo che mi considerasse immatura sessualmente, o perlomeno asessuata!

“Non te ne vergognerai mica, spero” mi chiede allarmato.

Scuoto la testa, quello no. Temo un po' la reazione dei miei concittadini, c'è parecchia chiusura mentale in giro. Da noi non è esplicitamente vietata come altrove, ma non è comunque vista di buon occhio.

“Mio padre se ne vergogna” rivela Jordan “Piagnucola sempre che non gli darò mai dei nipotini, e ogni tanto prova a presentarmi qualche bella ragazza sperando che possa cambiare idea, ma prima o poi cederà di fronte alla realtà dei fatti”.

Sorrido in maniera amara. Non sapevo di questa sua situazione, non parla mai della sua famiglia. Non deve essere bello, ma almeno non è stato cacciato via di casa come altri.

“Ma parliamo di cose serie” riprende lui con un'espressione concentrata “Chi ti faresti delle ragazze rimaste in gara?”.

Ruoto gli occhi verso al cielo. Dovevo aspettarmelo. Perché continuo a prenderlo sul serio? Che domanda idiota, non c'è spazio per l'amore qua dentro! Che senso avrebbe innamorarsi di qualcuno che potrebbe morire da un momento all'altro?

“Te le faresti tutte, vero zozzona?” chiede sornione il mio alleato.

“No!” replico in fretta cercando di non urlare. Che cosa assurda! Non sono mica una pervertita! È vero che ci sono delle ragazze carine, ma stiamo esagerando!

“La ragazza del quattro” prova a suggerire lui.

Arrossisco di nuovo. È vero, lei è la più carina in assoluto, ed inoltre è anche molto dolce, è decisamente il mio tipo. Anche la ragazza del nove non è male... ma cosa vado a pensare! “Smettila!” lo amunisco imbarazzata. Il cuore mi batte fortissimo, non ho mai avuto una discussione del genere, neppure con i miei amici del distretto 6. Loro sanno della mia natura, ma sanno anche che ho bisogno di più tempo per imparare a gestire la cosa.

Jordan ridacchia divertito, ben consapevole di avermi stuzzicata più che a sufficienza. A volte penso che dietro la sua faccia da bravo ragazzo, si nasconda un gran sadico. Almeno questa distrazione mi ha fatto sentire meno il male alla testa.

Un rumore misterioso ci distrae dalla nostra conversazione. Tendiamo le orecchie. Cos'è sta roba? Mi ricorda tanto....
Una macchina radiotelecomandata si avvicina a noi. È bianca, e ha legata sopra di sé una scatola argentata. Si sta dirigendo verso di noi.

Io e Jordan ci guardiamo negli occhi. Non vediamo altre spiegazioni, potrebbe essere un'unica cosa. Allora non stiamo annoiando il pubblico!

La apro, e trovo al suo interno delle pastiglie per il mal di testa, e una borraccia piena d'acqua. Mi viene quasi da piangere!

“Osserva bene, Zerene” mi richiama Jordan indicando la macchinina. La osservo meglio. È bagnata, dunque proviene dall'esterno. Da dove è entrata?

Seguiamo le tracce delle ruote, e ci accorgiamo che finisco contro un muro. Ci inchiniamo, e lo osserviamo meglio. Proviamo a batterci sopra, e riceviamo in cambio il chiaro segnale che dietro è vuoto. C'è un passaggio segreto! Spero che sia abbastanza grande per farci passare!

Facciamo pressione sul muro semplicemente con le nostre mani, finendo per abbatterlo. Era di un materiale molto più fragile di quanto sembrasse, ma così facendo abbiamo fatto parecchio rumore. I ragazzi ricchi ci devono aver sicuramente sentito, ma poco importa. Da qui riusciamo a vedere un tunnel che porta fino all'esterno. È piccolo, ma strisciando dovremmo cavarcela.
A breve saremmo di fuori, e non saremo più in trappola!

Io e Jordan ci guardiamo negli occhi, e sorridiamo. Siamo a cavallo.

 

Violet “La Mucca” Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni
Kane è così carino quando sorride. Sono felice che abbia finalmente un aiuto da parte degli sponsor. Gli serviva proprio quell'acqua pura per poter mangiare quella sorta di zuppa con gli spaghetti dentro. Mi chiedo che sapore abbia però, dalle mie parti non c'è nulla del genere, neppure nel mio piccolo zaino, dove ho trovato invece dell'ago e del filo, una borraccia vuota che ho già riempito con dell'acqua piovana, una camicia pulita, ed infine delle forbici. Purtroppo niente di quel cibo colorato e strambo di Capitol, ma poco importa, la natura mi sta continuando a nutrire come ha sempre fatto. Sarebbe bello però mangiare quello che mangiando Kane. Non sarebbe magnifico se ci fossi io al posto di quella stupida ragazza? Potremmo gustarcelo insieme, e parlare nel frattempo delle cose che ci piacciono. Anche lui ama la natura come me? Credo proprio di sì, visto come è stato gentile con quel ragno stamattina! È proprio un tesoro il mio amore! Sono sicura che mamma e papà sarebbero stati felicissimi se li avessi portato un ragazzo del genere a casa! Forse papino sarebbe stato un po' geloso, ma la mamma sarebbe stata pazza di gioia! Gli avrebbe cucinato della carne la sera stessa, regalandogli uno paio dei tanti calzini di lana che si divertiva tanto a fare. Il giorno dopo saremmo andate a cercare insieme la stoffa per fare il mio abito da sposa, e sarebbe stato tutto perfetto! Sono sicura che anche adesso sia felice da dovunque lei sia. Temeva che per colpa delle mie macchie, sarei stata per sempre sola, e invece non sarà così! Io e Kane staremmo insieme fino all'ultimo qui in arena, e poi crescerò da sola il nostro bambino maledetto, che io e solo io, sarò in grado di amare!

Come lo chiamerò però? Se è maschio di sicuro Kane, mentre se è femmina... come la mamma! È ovvio! Le sarebbe piaciuto tantissimo! Vorrei tanto che fosse ancora viva, qui con me...

Ho solo un ostacolo però fra me e il mio sogno...

Lancio un'occhiataccia alla castana seduta accanto a lui. Ladra! Ho usato perfino accarezzarlo prima! Perché mi fa questo? Io non le ho fatto niente! E poi lei è anche carina, potrebbe avere qualunque ragazzo a questo mondo, perché proprio lui, allora? Non lo sa che Kane è l'unica persona al mondo per me? È cattiva, crudele da morire, ma io so cosa si fa a persone del genere...

 

Cosa stai facendo, mamma?” chiedo incuriosita osservando dentro il pentolone.

La mamma si stacca per un momento dal suo mestolo, per poi accarezzarmi una guancia. La sua pelle ha un odore così buono! È il migliore del mondo! “Sto cucinando, tesoro, vuoi darmi una mano?” mi chiede.

Annuisco con vigore, per poi andare a prendere un grembiulino accanto alla porta. È pieno di strappi, purtroppo, ma ne abbiamo altri buoni in tutta la casa. Non ce ne possiamo permettere degli altri, nè possiamo aspettarci che ce ne regali uno la vicina come faceva una volta. Da quando questa maledizione è sorta, tutti quanti hanno iniziato ad avere paura di me, e ad evitare di conseguenza anche i miei genitori.

Cosa cuciniamo questa volta?” domando curiosa.

Il solito, tesoro” risponde con un tono trillante, per poi chiedermi di passarle un altro po' di succo di belladonna. È da tempo ormai che non si cucina altro qui in casa, mi mancano le torte di mele, ma va bene lo stesso. In questo modo ho passato tanto tempo con i miei genitori, e ho imparato molte cose utili!

Secondo te che sapore ha?” chiedo mentre osservo il liquido trasparente, apparentemente così simile all'acqua.

Mia mamma ridacchia nuovamente “Non saprei, non l'ho mai assaggiato, e non ci tengo affatto, ma se non si sono ancora accorti di nulla, significa che è completamente insapore, come da programma”.

Annuisco, posso comprendere. È importante che non risalgano a noi, o potremmo fare una brutta fine. A volte ci penso nel cuore della notte, e mi viene da urlare, ma devo fidarmi dei miei genitori. Sanno cosa fanno, eppure..

Sei ancora triste, Violet?” mi domanda lei senza distogliere lo sguardo dal suo prodotto.

Rimango immobile, quasi paralizzata. È incredibile come riesca sempre a percepire cosa mi passi per la testa, forse hanno ragione quelli del distretto a definirla una strega, e io la figlia del demonio!

Noi dobbiamo farlo”mi spiega lei con tutta la calma del mondo “Dobbiamo avvelenare il raccolto, dobbiamo far capire ai capitolini che non è giusto rubare il nostro cibo. Questa è una punizione, mia cara, le persone cattive devono sempre essere fermate...” noto che ha iniziato a mescolare con maggior vigore “... o finiranno per non imparare mai la lezione, e continuare a fare del male in giro, e questo noi non lo vogliamo, non è vero?” mi chiede infine recuperando la sua compostezza.

Scuoto la testa. È necessario. Quello che stiamo facendo è pericoloso, ma necessario. Siamo come degli eroi. A costo di venire condannati a morte, noi fermeremo i cattivi!

 

Ho perso tempo per trovare i funghi e le piante necessarie, ma alla fine ce l'ho fatta! È una fortuna che questo bosco sia così ricco e generoso! E piove pure fra l'altro! Amo la pioggia, rimarrei qui per sempre!
Prendo in mano la cerbottana che ho creato con del bambù, e ci infilo dentro l'unico ago trovato nello zaino, ovviamente bagnato con uno dei tanti veleni che mi ha insegnato la mamma. Forse non sarà insapore come il suo preferito, ma non importa, tanto non deve essere ingoiato.

Prendo la mira verso il collo bianco della ragazza del cinque, e soffio.
L'ago si conficca nel punto preciso che volevo. Annabelle sussurra, per poi girarsi verso il punto in cui è stata colpita. È un momento però: la ragazza crolla terra, completamente paralizzata, è solo una questione di minuti prima che muoia.

Kane si inchina verso di lei allarmato, ed inizia a scuoterla e a chiamarla, ma lei non può rispondere, sta perdendo il controllo del proprio corpo.
Questa ladra ha finalmente ricevuto la sua punizione, giustizia è fatta mamma!

Scendo dal mio albero, pronta a ricevere i giusti festeggiamenti. Oh, Kane! Ti ho appena salvato da un falso amore! Ora potremmo stare insieme!

 

Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni

È un incubo, non può star accadendo davvero.

Scuoto Annabelle, la chiamo, urlo il suo nome, ma non ricevo nulla in cambio. Che cosa è successo? Stava bene fino a poco tempo fa! Stavamo chiacchierando, mi stava parlando della sua famiglia, e ora...

“Bee, Bee, ti prego! Rispondimi!” ripeto con le lacrime agli occhi.

Sento il cuore battere a mille, mentre il mio respiro si sta accorciando. Non mi può lasciare! Non la voglio perdere! Lei è l'unica... è l'unica... Bee!

Sento qualcuno avvicinarsi. Alzo lo sguardo, ed intravedo una ragazzina di colore, magra come un chiodo, con folti capelli ricci, e con delle macchie bianche su buona parte del corpo. È senza ombra di dubbio la ragazzina del distretto 11, quella con cui ho chiacchierato quella mattina. Meno male! Mi era sembrata una persona amichevole, anche se un po' strana!

“Aiutami, ti prego!” le urlo addosso senza volerlo. So di essere stata maleducato, ma la testa mi sta scoppiando! Non può essere, non sta succedendo davvero! Che cos'ha? Stava bene fino a poco tempo fa!

La ragazzina inizia a ridacchiare, e ogni sua nota è come un colpo dritto al cuore. Cosa sta facendo? È forse pazza?

“Ma io ti ho già aiutato, schiocchino!” replica con una voce squillante “Ti sto liberando da lei, e dal suo sortilegio amoroso, non sei contento?”.

Scuoto la testa senza neanche rendermene conto, mentre un'ondata di nausea mi coglie all'improvviso. È talmente violenta, che per poco non vomito. Ho capito male, non può essere. Perché? Bee è gentile, ed altruista, perché qualcuno le vorrebbe mai far del male? Non capisco, non può essere!

Mi volto verso di lei. Il suo volto è diventato pallido, il suo respiro è sempre più debole. No, per favore, no!

“Salvala!” urlo addosso alla ragazzina mentre ho le lacrime agli occhi. Se è vero che le ha fatto questo, allora può anche rimediare, giusto? Non è ancora troppo tardi!

“Non posso, era una delle ricette speciali della mamma” afferma lei con calma, gettandomi ancor di più nel panico. Il mondo si sta tingendo di nero, sento che potrei svenire da un momento all'altro. Bee... Bee! “Morirà a breve, dobbiamo solo aspettare qualche secondo, poi potremo coronare il nostro sogno d'amore!”.

Di cosa diavolo sta parlando? Sta mentendo, mi sta prendendo in giro! La mia Bee non può morire, è l'unica ragazza che abbia mai amato! L'unica che mi considerava, che era in grado di vedere oltre alle mie cicatrici! L'unica che non mi considerasse un mostro!

La stringo forte a me, ma non avverto più alcun battito. Mi allontano un attimo, e la guardo dritto nei suoi occhi spalancati. Non sta accadendo, non è vero!

Uno xilofono inizia a suonare. Non è vero, non può essere per lei! È una bugia!

“Annabelle Janice Mullins ha appena lasciato questa vita” annuncia una voce metallica priva d'anima, seguita poi da altre note musicali.

Dalla mia bocca esce fuori un verso animalesco più che umano, mentre stringo la mia amata fra le braccia. Il mio corpo sta tremando, i miei occhi stanno bruciando, mentre dentro di me qualcosa sta urlando e scalciando. Perché me l'hanno portata via? Lei era diversa, era migliore, era buona! Era come la luce in una notte senza luna, era la speranza per una vita migliore! Bee...

Sento qualcosa che mi abbraccia da dietro. Mi giro di scatto, allontanando da me la ragazzina di colore.

La tipa mi guarda con espressione confusa e ferita. Cosa vuole da me questa?

“Vattene!” le urlo con odio indicandole la prima direzione a caso. Voglio che sparisca, non mi importa dove. Voglio solo rimanere con la mia Bee...

“Ma... ma... tesoro!” borbotta lei come sorpresa dalla mia reazione “Non capisci? Ora che lei è morta, possiamo stare finalmente insieme!” esclama allegra.

Non ci credo, non può averlo detto sul serio! Questa è pazza sul serio, allora! “Vattene, non ti voglio, sparisci!” ripeto con maggiore rabbia, per poi tuffarmi fra le braccia della mia alleata, in mezzo a mille lacrime.

La ragazzina non si muove, rimane come impassibile “Ma noi due ci apparteniamo! Siamo entrambi marchiati, vedi?” mi domanda avvicinando il suo braccio al mio.

“Vattene...” ripeto, questa volta supplicandola. Non ho la forza per discutere con lei, in questo momento voglio solo morire anch'io!

“Siamo fatti per stare insieme!” insiste lei “Non capisci, grazie a te non sarò più sola!”.

Sento la rabbia montarmi nuovamente. Come può dire una cosa del genere? Soprattutto dopo aver ucciso la mia Bee! Non posso perdonarla! Non mi importa niente se non ci sta con la testa!

“Sei già sola!” sbraito velenoso “E non per via delle tue macchie, ma perché sei malata dentro, sei un mostro privo di qualunque empatia! Io non ti voglio, e non ti vorrò mai, e ora sparisci!”.

Sento il cuore battere di nuovo fortissimo. Non mi sono mai rivolto a qualcuno in questo modo, ma è stato liberatorio. Non mi pento assolutamente della mia uscita, poco importa se adesso lei sta piangendo!

“No...” borbotta lei fra i singhiozzi “Tu sei l'unico per me, non ti lascerò andare! Grazie a te avrò di nuovo una famiglia, e non sarò più sola! Sono così stanca di essere odiata da tutti!”.

Mi volto dall'altra parte, non mi interessa. Non mi importa del suo dolore. Ha commesso qualcosa di imperdonabile. Bee non tornerà mai più da me, non sentirò più la sua voce, né vedrò più il suo splendido sorriso. È andata, e una parte di me è morta con lei!

Con la coda dell'occhio vedo la ragazzina asciugarsi le lacrime con rabbia. “Avrò la mia famiglia, che tu lo voglia o no!” esclama per poi spingermi con forza.

Cado a terra, non mi aspettavo affatto questa sua reazione. La tipa allunga le mani verso la mia cintura, e prova a toglierla. Che cosa ha intenzione di fare?

La spingo via, ma lei resiste, sicura delle proprie intenzioni. “Smettila!” le urlo mentre tengo su i pantaloni ben saldi. Non vorrà mica... è perfino più malata di quanto pensassi!

“No!” ribadisce prima di attaccarmi nuovamente.

La spingo nuovamente, ma lei mi attacca di nuovo graffiandomi le braccia. Provo a bloccargliele, ma in cambio ricevo un morso sul braccio, talmente forte da sentire il sangue scivolarmi giù fino alla mano.

Mollo la presa, e Violet ne approfitta per slacciarmi la cintura definitivamente, ed abbassarmi le mutande.

Sento accanto al braccio un sasso. Non ci penso due volte, non subirò anche questo!

Afferro il sasso, e la colpisco in testa, all'altezza della tempia.

Violet ha un sussulto, per poi cadere da un lato, senza fare un lamento. Osservo il suo corpo privo di sensi, mentre un rivolo di sangue fuoriesce dal punto in cui l'ho colpita.

Lo xilofono suona nuovamente, raggelandomi completamente. Non dirmi che io... ho davvero....

“Violet Hardlock ha appena lasciato questa vita”.

Io... sono un assassino.

 

 

 

Soddisfatti? Mi sono resa conto di aver fatto fuori un po' troppe ragazze, mentre i maschietti se la stanno passando fin troppo bene... rimedierò...

La citazione di Logan è di uno scrittore irlandese, George Bernard Shaw, qui diventato una delle mente della ribellione.

Ci vediamo la prossima settimana!

 

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

 

Alleanze:

I magnifici: Logan, Dingir, Diamond

I giusti: Yuki, Amalia, Annah, Isabelle

I colleghi: Zerene, Jordan

Le improvvisate: Daisy, Melody

I cuccioli ribelli: Ben, Milo

Solitari: Santos, Kane

 

 

Masterkiller:

Diamond (2 uccisioni)

Santos ( 1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Isabelle (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

Altro (1 uccisione)

 

Feriti (appaiono solamente quelli apparsi nel capitolo):

Tutti- tranne Zerene e i magnifici che hanno un impermeabile- (bagnati ed infreddoliti)

Diamond (leggermente raffreddato)

Zerene (assonata, leggera fame)

Jordan (leggera fame)

Kane (lutto grave, qualche graffio, morso sul braccio)

Amalia (ancora sconvolta, un po' di sete)

Annah, Yuki (un po' di sete, stressati)

Isabelle (ferite infette, debolezza, febbre)

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Capitolo 15
*** Resa dei conti- 3° mattino ***


3°giorno-alba

 

Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni

Una calda lacrima mi scivola giù per la guancia, andando in seguito a bloccare la sua corsa sulla corteggia in cui mi sono appoggiato. Non credevo di averne ancora, ne sono stupito. Esiste però un limite alla sofferenza? Credo proprio di no, è quello che ho imparato ieri.
Rimango con lo sguardo piantato nel terreno, evitando a tutti i costi di alzarlo. Loro due sono ancora lì, mi stanno osservando, e giudicando, me lo sento. Non ho potuto salvare Bee, e ho spezzato la vita di quella povera pazza. È vero, era un'assassina, ma mi ha dato l'impressione di avere disperatamente bisogno d'aiuto, ma non potevo essere io l'ancora della sua salvezza. Non provo odio per lei, so che è strano dopo quello che mi ha fatto, ma dentro di me provo solo... come posso chiamare questa sensazione? Disperazione? No, non credo. Non provo alcuna agitazione dentro di me. Ero disperato dopo l'incidente, nello scoprire che ero stato orribilmente sfigurato, e che nessuno mi avrebbe mai più visto come prima. Questo è peggio. Mi sento debole, non ho voglia di fare nulla. Perché dovrei farlo in fondo? Cosa mi rimane? Bee è morta, e non tornerà più indietro. A questo punto, avrei voluto non averla mai incontrata.

Prima di lei avevo accettato tutto.... questo. Sapevo che sarei rimasto solo, sapevo che nessuno mi avrebbe mai amato in quel modo, e mi andava bene lo stesso. Avevo l'affetto dei genitori, e di Rudolph, e tanto mi bastava. Sarei stato con loro fino alla loro morte, e sarei passato da un cane all'altro fino alla mia. Solo, in una casa un po' isolata, costretto ad uscire solamente per lavorare. Una vita semplice, senza infamia e senza lodi. Avevo imparato ad accontentarmi, ma ora è tutto distrutto. Come posso tornare a quella prospettiva, dopo aver sentito il mio cuore battere così forte, ed aver assaggiato l'amore? È assolutamente impossibile, anche perché so che non avrò mai più niente del genere. Lei era l'unica, non esistono altre ragazze come la mia Bee.

Ora è chiaro come il sole: non c'è niente per me là fuori, la mia vita è finita.

Ho le palpebre pesanti, ma è normale visto la nottataccia che ho fatto. Non ho chiuso occhio, sentivo i loro sguardi su di me, sentivo la loro delusione. Perché io sono ancora vivo mentre loro no? Avevano più prospettive rispetto a me, soprattutto Bee. Sono sicuro che se fosse tornata a casa, si sarebbe dimenticata in fretta di un ragazzo timido come me, avrebbe trovato l'amore della sua vita, ed avrebbe messo su famiglia, un'adorabile accozzaglia di bambini allegri quanto lei. Violet non se la sarebbe cavata così facilmente, ma con i soldi della vittoria, avrebbe potuto permettersi le cure necessarie per affrontare la sua malattia, e forse essere felice un giorno. Tuttavia quello a rimanere in vita è solamente un inutile mostro con le mani sporche di sangue, destinato al massimo ad una vita vuota. Non dovrei preoccuparmi però, è improbabile che uscirò vivo da qui. Chi metterà fine alla mia esistenza? Il ragazzo sicuro di sé del distretto 1, oppure il ragazzo silenzioso del quattro? Questo è l'unico quesito che mi rimane.

Sospiro, e mi osservo la mano. Una formichina mi sta camminando fra le dite. Che vita strana la sua, così ordinata e chiara, con un unico scopo che realizza volentieri. È davvero così semplice per gli animali? Soffrono anche loro, ed alcuni muoiono molto facilmente, proprio come questa formichina. Mi basterebbe stringere la mano per non lasciare di lei neanche la benché minima traccia. È questa la vita, in fondo, no? Un continuo dolore con qualche parentesi allegra. Forse mi aspetta ancora qualche momento felice, ma che senso avrebbero ora che sono consapevole che tutto prima o poi finisce, e che ritornerò in questo stato? Non è meglio finirla subito, e risparmiarsi tutto questo dolore?
Mi sento così stanco... perché proprio a me, cosa ho fatto di male? Ho solo diciott'anni, e ho sofferto più di quanto avrei dovuto. L'incidente, la riabilitazione lunga e dolorosa, il corpo sfigurato, l'isolamento sociale, la solitudine, l'odio delle persone, e ora anche questo. La mia situazione sta peggiorando e basta, ogni nuova sfiga è peggiore della precedente. Mi domando cosa mi aspetterebbe se uscissi vivo da qui. I miei uccisi in maniera orribile? Rudolph torturato da qualche sadico? Un linciaggio? Forse ha ragione Violet ad avermi definito maledetto. Porto solo tragedie con me. Sono un essere immondo che non merita affatto la vita.

Volgo lo sguardo verso le due ragazze. I loro corpi sono rigidi come se fossero fatti di legno. La loro pelle è pallida, e si sono formate anche piccole vesciche in alcuni punti. Succederà anche al mio corpo quando morirò?
Noto sul collo di Bee un piccolo ago. Deve essere stato quello ad averla uccisa.

Mi alzo a fatica. Le gambe mi stanno formicolando, sono stato fermo in questa posizione fin troppo tempo.
Mi incammino a fatica, cercando di ignorare il dolore, e mi inchino verso di lei. Le accarezzo la guancia, e mi accorgo che la superficie della sua pelle è leggermente afflosciata. Sta già succedendo allora. Provo a chiuderle gli occhi, ma le sue palpebre sono come fossilizzate, immobili per sempre in quell'espressione. Bee, mi dispiace tantissimo! Mi sarei dovuto occupare del tuo corpo subito, ora è troppo tardi! Ora rimarrai per sempre in questa posizione con quell'espressione così spaventata in volto! Sono stato proprio inutile in tutto e per tutto!
Dalla mia bocca esce una sorta di risata amara, priva di qualsiasi traccia di gioia, mentre il mio sguardo ricade nuovamente sull'ago avvelenato.
Sarà ancora efficace? Se lo piantassi dentro al mio corpo, anch'io...?

Estraggo l'ago a fatica, e ne osservo la punta tinta di verde. Bee è morta velocemente, con tanta paura negli occhi, ma non sembra aver sofferto molto. Dopo tutto, la sua è stata una morte abbastanza dolce. S'è andata in pochi minuti, la vita l'ha semplicemente abbandonata. Non è stata squartata, né bruciata, e non è morta neppure per disidratazione. Esistono modi peggiori di andarsene rispetto al suo avvelenamento...

Chiudo gli occhi, e muovo la mano armata verso il mio collo. Pochi secondi, e poi sarà l'inizio della fine. Pochi minuti, e smetterò di soffrire per sempre. Basta poco, così poco...
L'ago è sempre più vicino, il mio cuore batte fortissimo, i denti sono serrati. Pochi millimetri... coraggio, pochi millimetri, e poi... e poi...
Il mio braccio si muove da solo, e getta lontano l'ago. Io... non ce la faccio! Non ne ho il coraggio!
Scoppio nuovamente a piangere, e mi nascondo il volto fra le ginocchia. Sono così debole...

 

Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni

Sento un rumore lieve provenire alla mia destra.

Mi giro di scatto temendo il peggio, ma mi ritrovo Diamond ancora seduto al suo solito angolino, con in mano la sua spada che sta di nuovo tirando a lucido.

“Dormi ancora, oggi sarà una nuova giornata di caccia, ti devi riposare” mi suggerisce falsamente premuroso, con in volto un piccolo sorriso maligno.

Maledizione! Non si è mosso da lì neanche di mezzo millimetro per tutta la notte! Non ha fornito nessuna possibilità di fuga! Volevo andarmene durante il mio turno di guardia, ma non me l'ha mai permesso. Non va bene così! So che lui sa, e non ci vorrà molto prima che tenti di uccidermi. Dove andarmene il prima possibile. Cercare di fargli capire che si è sbagliato su di me sarebbe inutile. Diamond è un tipo più sveglio di quanto sembri, non cascherebbe mai nelle mie lusinghe.

Mi volto verso Dingir, il quale sta fingendo di dormire ancora. Se gli proponessi un'alleanza segreta per abbattere Diamond? Accetterebbe? Oppure mi tradirebbe, e farebbe il doppio gioco contro di me?

Sto sudando talmente tanto da avere le mani infradiciate. Cosa dovrei fare? Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia! Il mio corpo sta strepitando, i miei muscoli sono tesi, il mio cuore batte veloce! Faccio fatica a tenerlo a bada, devo attingere a tutte le mie forza mentali. Non posso commettere errori a causa dell'angoscia, devo rimanere attento, ed attendere l'occasione giusta, o potrebbe essermi fatale. Cerco di pensare a Nathan ogni volta che posso. Il pensiero di tornare fra le sue calde braccia, è l'unica cosa che non mi fa impazzire. Come potrei tirare avanti altrimenti con tutte queste persone che mi vogliono morto? Oh, amore mio, sono così felice che tu non sia qui! Come avrei potuto sopportare di vederti star male come sto male io in questo momento? La cosa mi avrebbe ucciso. Almeno sei al sicuro, è l'unica cosa che conta.

Ritorna il rumore alla mia destra, questa volta più forte rispetto all'inizio.
Mi volto nuovamente, e mi accorgo che questa volta anche l'attenzione di Diamond è stata catturata.

Ci guardiamo confusi, per poi risentirlo nuovamente, ancora più forte di prima.
Anche Dingir si alza, e si rivolge verso una delle porte. “Non promette nulla di buono” osserva.

Afferro la mia lancia per precauzione, e mi metto in posizione di difesa. Che cosa può essere? Un altro tributo? Non credo. Non solo il suono non corrisponde a dei passi umani, ma non avrebbe neppure senso. Chi sarebbe così stolto da sfidarci? Non esiste un'alleanza più grande e potente della nostra.
Rimaniamo tutti e tre in silenzio, finché non sentiamo uno squittio.
Tiro un sospiro di sollievo, sono solo i ratti che infestano la scuola, meno male.

“Preparativi!” urla invece Dingir allarmato.

Non capisco, perché è così teso? Abbiamo avuto a che fare con quegli animaletti fin dal primo giorno, e non ci è mai successo niente! Che sia semplicemente non abituato alla loro presenza? Dovrebbe trasferirsi dalle mie parti allora! I bassifondi del distretto 2 sono pieni di quegli esseri! Mia sorella Atena era diventata bravissima ad ucciderli con i pugnali da lancio.

Il rumore si fa sempre più forte e vicino. Sento con chiarezza il numero di diverse zampette, ed inizio a rabbrividire. Non stiamo parlando di qualche roditore, ma di un'intera colonia.
Spalanco gli occhi, questa volta terrorizzato. Non va bene, proprio no.

Dalla porta orientale entra una marea grigia e pelosa, accompagnata da una cacofonia assordante di squitti acuti. Sono tanti, tantissimi, non ne ho mai visti così tanti in vita mia! Sono troppi per poter essere affrontati! Dobbiamo fuggire!
Non abbiamo bisogno di confrontarci sul da fare, tutti e tre ci dirigiamo senza esitare alla porta occidentale, oltrepassando i cadaveri gonfi e puzzolenti dei tributi caduti. Spero che quei cosi si accontentino di questo banchetto, e che ci lascino in pace, ma così non accade.

Mi volto indietro, e rimango esterrefatto. Per quanto mi sforzi, non riesco a vedere la fine della colonia.

Un rumore metallico mi coglie alla mia sinistra. È la questione di un momento.

Indietreggio all'istante, finendo per andare a sbattere contro i roditori, che ne approfittano subito per mordermi alle caviglie. Stringo i denti, e sopporto il dolore, ben sapendo che non posso permettermi di abbassare la guardia in questo momento.
Diamond ha la spada in mano, e sembra avere l'intenzione di attaccarmi nuovamente, quando anche lui inizia ad essere morso. Ti sta bene! Davvero volevi uccidermi proprio ora? Peggio per te, non ho mai abbassato la guardia, neanche per mezzo secondo!

“Addio, idioti!” urla da lontano Dingir, ormai lontano.

Noto con la coda dell'occhio che ha uno zaino con sé. Dove ha trovato il tempo per prepararsene uno? Oppure l'aveva già pronto in caso di evenienza? Maledetto bastardo! Come ho fatto a non pensarci anch'io? Posso comunque ancora seguire il suo esempio, però. Combattere con Diamond è troppo pericoloso ora, soprattutto con questi ratti alla calcagna che stanno continuando a morderci.

Diamond mi guarda in cagnesco “Non è finita qui, sporca feccia” mi urla addosso prima di fuggire via.

Lo so benissimo, so che non mi lascerà più in pace, esattamente come sta facendo con Annah, a cui continua a sputare addosso il suo odio nonostante non la veda da giorni. Odia veramente i ribelli quello, ma cosa gli abbiamo fatto? Inizio a dubitare che i suoi sentimenti derivino esclusivamente dalla propaganda capitolina come era successo a Cassandra.

Riprendo la mia corsa, e punto ad una delle finestre rotte dell'aula di chimica, incontrata durante una delle nostre ronde.
Scavalco il muretto senza troppe difficoltà, riuscendo anche ad evitare i cocchi di vetro presenti.

Mi volto indietro, i ratti sono rimasti dentro alla scuola, impossibilitati ad arrampicarsi come ho fatto io.
Alzo lo sguardo verso il cielo grigio.

Sta piovendo a dirotto, e io sono senza impermeabile e cibo. Ce la farò? Beh, almeno sono ancora vivo. Meglio scuoiarsela comunque, priva che mi trovi Diamond.

 

Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni

Mi massaggio la spalla con vigore, sperando in questo modo di trovare un po' di sollievo. È da ieri che mi fa male, ma non voglio lamentarmi, o finiranno sicuramente per cedermi quel dannato cuscino da viaggio. Lo sto odiando, anche ieri sera abbiamo finito per discutere per colpa sua, preferirei a questo punto non averlo affatto. Lo cederei volentieri con dell'acqua che non sa di fango, o con un pasto caldo. Mi mancano tanto i dolci di Candice, non so cosa darei per una delle sue crostate alla marmellata, o una delle sue torte di mele. Ieri sera avevo così tanta fame, che per un momento ho avuto perfino l'impressione di sentirne l'odore. Non mi dispiacerebbe neppure un piatto di zuppa di pesce della mamma. La serviva sempre con dei crostini di pane abbrustoliti al punto giusto, con sopra un filo d'olio e un pochino di sale. Era tutto così squisito...

Un mio stomaco riecheggia così forte, che potrebbe essere tranquillamente scambiato per un tuono. Ho così tanta fame, eppure non mangio praticamente nulla da solo ventiquattro ore. Isabelle è riuscita ad indicarci delle bacche poche ore fa, erano uno dei pochi esemplari su cui era sicura della non-tossicità. Erano abbastanza buone nonostante il loro retrogusto aspro, ma erano troppo poche per poterci soddisfare.
Forse dovrei provare a non pensarci, magari così soffrirò di meno. Vorrei avere la spigliatezza di Candice in questo momento, o la chiacchiera di Lucile. In questo modo potrei parlare a vanvera per tutto il tempo, e distrarre tutti quanti dai nostri tormenti. È un peccato invece essere così silenzioso per natura, ma non posso farci niente. Perfino Amalia parla molto meno del solito, sono preoccupato per lei. Stanotte l'ho sentita piangere durante il mio turno di guardia. Mi sono seduto accanto a lei, e le ho stretto la mano finché non si è addormentata nuovamente. Avrei voluto piangere anch'io con lei, ma ho cercato di mostrarmi forte, in modo tale da non gettarla ulteriormente nella disperazione. La capisco così tanto... ho paura di non farcela, di non rivedere mai più mia sorella, e di assistere nuovamente alla morte di una delle ragazze. Si fidano di me, e io non sto riuscendo a far nulla per loro! Non sono riuscito a salvare Lucile, e neppure a catturare uno sponsor! Sono così avvilito!

Mi volto verso Isabelle. Si sta impegnando tantissimo, ed ammiro davvero i suoi sforzi, ma si vede che sta per raggiungere il suo limite. I suoi passi sono sempre più pesanti, a volte trascina perfino i piedi a causa della sua debolezza. Il suo viso è sempre più rosso. Prima girava addirittura in reggiseno a causa del forte caldo che provava. Così facendo ha mostrato le braccia, ormai viola. A vederle in quello stato, Amalia ha ricominciato a piangere, ed Isabelle si è rivestita subito per non turbarla ulteriormente. Annah le sta vicino come un'ombra, e non la perde di vista neanche per un secondo, soprattutto da quando stanotte ha avuto un episodio di delirio mentale. Era convinta di star facendo tardi per andare a scuola. Sono preoccupato, non so quanto resisterà a lungo in questo stato.

Mi lascio sfuggire uno starnuto, seguito da un altro, e da un altro ancora.

“Almeno non solo l'unica malata” ci scherza su Isabelle con un debole sorriso.

“Conosco molti rimedi per il raffreddore” afferma lesta Amalia “Peccato che richiedono tutti dell'acqua calda...”.

“Avvisaci se ti viene la febbre, o dolore al torace, o la nausea” aggiunge Annah con uno sguardo pensieroso “Non vorrei che ti venisse qualcosa di serio anche a te..”.

“Sto bene” replico trattenendo un nuovo starnuto per non farle preoccupare ulteriormente. Devo distarle, non voglio che il loro umore peggiori ulteriormente. Mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa aiutarmi, finché non intravedo qualcosa. “Lì!” esclamo indicando un punto davanti a noi.

Si scorge a malapena, ma si vede un corso d'acqua. Il rumore della pioggia lo nasconde quasi del tutto, ma la sento spostarsi. Sento il cuore battermi forte. Certo l'acqua di fiume non mi è famigliare come quella del mare, ma in questo momento mi va bene lo stesso. Potremmo avere dell'acqua potabile, e forse anche del cibo. È vero, non abbiamo né reti, né canne da pesca, ma forse se io ed Amalia unissimo le nostre forze, potremmo prendere lo stesso del pesce. Come lo cuciniamo dopo però? È impossibile accendere un fuoco con questo tempo. Crudo è troppo pericoloso, ma ho così tanta fame..

La curiosità è troppo forte, e decidiamo di investigare meglio.
Di fronte a noi si apre un vasto fiume, ampio e sicuramente profondo. Vicino alla superficie stanno nuotando dei pesci. Ottimo, è perfino più pieno di vita di quanto mi aspettassi. Mi chiedo quanto sia lungo. Possibile che circondi l'intera arena segnalandone i confini? Avrebbe senso. Quasi nessuno sa nuotare qui, e anche noi faremmo fatica ad attraversalo data la sua grandezza, e la nostra stanchezza.

Mi volto verso Amalia, le stanno brillando gli occhi. Come abitante del distretto 4, riesco a scorgere perfettamente i suoi desideri in questo momento: vuole nuotare. Cosa c'è di meglio di galleggiare in mezzo al nulla, e di sentire il tuo corpo leggero come l'aria? Tanto siamo già completamente bagnati, cosa cambierebbe?
Amalia inizia ad incamminarsi tutta allegra, praticamente sta scodinzolando come un cagnolino. Sorrido nostalgico ripensando a casa, ai bagni fatti con Candice, e a quando i miei mi hanno insegnato a nuotare, quando vengo colto da una brutta, orribile, sensazione.

“Aspetta!” urlo alla mia alleata, mentre un enorme coccodrillo sbuca fuori dall'acqua.

Amalia urla terrorizzata. Non mi farò cogliere impreparato anche questa volta. Non ci sarà un'altra Lucile!

Prendo la mia fionda, e la carico con un sasso che avevo già in tasca, messo lì apposta per emergenze come questa. Lancio il colpo, e prendo l'animale dritto nell'occhio.

Il coccodrillo grugnisce per il dolore, mentre Annah afferra per il braccio Amalia, e la trascina via.

“Scusate, mi sono fatta cogliere di sorpresa” ammette rossa dall'imbarazzo.

Sto per tranquillizzarla, quando appaiono altri due coccodrilli dalle acque. Stringo i denti per la tensione. “Dobbiamo fuggire, ora!” urlo alle ragazze.

Amalia ed Annah si muovono all'istante con tutta la forza che hanno in corpo, mentre Isabelle rimane indietro, rallentata a causa delle sue condizioni fisiche. La raggiungo con un balzo, la prendo sottobraccio, e l'aiuto a fuggire via. Nessuno rimarrà indietro finché ci sarò io.

 

Daisy “Isy” Jones, tributo del distretto 10, 15 anni

È strano, ma mi viene naturale continuare a pensare a casa. I giorni come questi, erano gli unici tranquilli che avevo. Mi obbligavano a stare nella stalla con le mucche per verificare che non si agitassero troppo, è vero, ma nessuno veniva a scocciarmi o a provocarmi. Ero da sola, in mezzo al caldo fiato dei miei amati animali, e stavo bene così. In quei giorni speravo di vivere in quel modo per il resto della mia esistenza, mentre in realtà sto trascorrendo i miei ultimi in una maniera così atipica. Il mondo intero sta osservando ogni mio singolo gesto, la gente parla di me, ed ho accanto una ragazza appena conosciuta che mi tratta in maniera gentile, così come poche persone hanno fatto in vita mia. Non sono abituata. Ogni suo “per favore” o “grazie” mi suona malissimo, e una parte di me continua a chiedersi cosa stia nascondendo. Mi devo impegnare per capire che non c'è nulla di sbagliato in tutto ciò, a parte me. Come ho fatto a trasformarmi in una musona acida e perennemente sospettosa? Di questo passo finirò per diventare come mia madre, ed è l'ultima cosa che voglio. Dovrei sforzarmi per essere più gentile, e soprattutto sorridere di più. Se è troppo tardi però? Se non ci fosse più alcuna possibilità per crescere e migliorare? Che sia finita così per me?

Sorrido amara. Cosa mi sta succedendo? Da quando vengo colta da pensieri come questi? Che abbia i rimpianti tipici di un malato terminale? Sono così patetica.

“Daisy...” mi richiama la mia alleata con voce titubante.

Melody ha lo sguardo basso come al solito, per quanto si sforzi, non riesce ancora a guardarmi negli occhi. È così timida ed insicura, come posso continuare a tenere la guardia alzata con una persona del genere? Mi accorgo che ha un fiore in mano. L'ho già visto, ne sono certa, mia nonna li teneva in camera sua. È una Dalia se non mi sbaglio, anche se mi sembra strano che possa vivere in un posto umido come questo. È senza dubbio modificato geneticamente, o non avrebbe senso di esistere.

La ragazza stringe gli occhi fino a serrarli, per poi passarmelo “È per te” dichiara tutta d'un fiato.

Sgrano gli occhi. Per me? Nessuno mi ha mai regalato un fiore. Pensavo di riceverlo un giorno da qualche goffo spasimante precedentemente approvato dalla mia famiglia, non di sicuro da una ragazza.

“Melody...” provo ad iniziare il discorso, ma non so che parole scegliere. Come si rifiuta una dichiarazione senza sembrare dei grandissimi stronzi?

“Ho letto in un libro, che quando si ha difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, si può rincorrere ai fiori, in quanto ognuno di loro ha un significato ben preciso, e con questo vorrei dimostrarti la mia gratitudine”.

Apro la bocca basita. No... io non merito questa gentilezza. Ho semplicemente evitato di ucciderla, non ho fatto nulla per lei. Quando ho visto che se la cavava da sola con le piante, o perfino smesso di darle suggerimenti su cosa mangiare e cosa no. L'ho ignorata quando la sentivo piangere durante la notte, e l'ho sempre tenuta sott'occhio, temendo un suo tradimento. Non sono stata una buona alleata, proprio per niente. “Perché?” le chiedo confusa.

“Perché sei una brava persona” ammette lei candida mentre accarezza con delicatezza i petali rosa del fiore “Mi stai aiutando a sopravvivere nonostante tu non mi debba niente. Senza di te sarei già impazzita”.

“Melody, io...” provo ad interromperla, ma la castana non me ne lascia il tempo.

“Era da tanto tempo che non avevo un'amica!” esclama infine con un grosso sorriso.

La sua dichiarazione mi colpisce con la stessa forza di una pugnalata. Amica? Come può considerarmi tale? Si ricorda forse che soltanto uno di noi può uscire vivo da qui? Siamo tutti nemici, perfino le alleanze più solide si basano in realtà su un mero approfondimento del prossimo! Eppure sembra così sincera... che sia io quella a sbagliarmi? Cosa c'è di storto in me?

“Scusami Daisy, non volevo renderti triste..” afferma la castana con aria dispiaciuta.

Sto per chiedermi del perché di questa sua uscita, quando mi accorgo che qualcosa mi sta strisciando giù per la guancia. Inizialmente penso che sia l'ennesima goccia di pioggia, ma è troppo calda per esserlo. È una lacrima, una mia lacrima. Sto... piangendo? Ma cosa mi sta succedendo?

Mi asciugo la guancia, sempre più sbalordita. Non mi era mai successa una cosa del genere. Ho sempre avuto un controllo totale sulle mie emozioni, fin da bambina ho imparato a nascondere cosa provassi in quanto i sentimenti portano solamente ai guai. Il cuore è irrazionale, si ficca nei casini ogni volta che può, è il cervello quello ad aver portato così lontano l'essere umano. Sono sempre stata fedele a questo principio, cosa mi succedendo ora?

Melody mi sta ancora guardando preoccupata, sento di doverle dire qualcosa “Scusami tu, non sono abituata molto a queste manifestazioni. Non ho molto amici” quasi nessuno in realtà, ma non glielo dico, non ho voglia di scaricare su di lei i miei problemi, ne ha già abbastanza in questo momento.

“Neppure io in realtà” replica con timidezza “Forse era proprio destino che ci incontrassimo”.

Sorrido amara. Già, che bel destino!

“Oh scusa!” dichiara velocemente notando come la sua osservazione non sia stata proprio corretta “Non volevo dire che meritavamo stare qui!”.

Scuoto la testa “No, ho capito cosa intendevi, sono io ad essere troppo fredda”.

Melody accenna un sorriso “Vai bene così però, mi piaci lo stesso. Anzi, ti dirò, vorrei essere più come te”.

Alzo un sopracciglio. Come me?

“Sì, tu sei sempre focalizzata sul presente, hai sempre le idee chiare su cosa fare, sei indipendente e fiera, mentre io...” Melody sospira “...io sono schiava delle mie emozioni. Sai, al bagno di sangue c'era una ragazza in pericolo. Il ragazzo dell'undici la stava inseguendo con una falce in mano, ed era chiaro che stesse mirando a lei. Avrei potuto urlarle di stare attenta, che la volevano attaccare, e invece sono fuggita e basta! Non faccio altro che pensarci. Se fossi stata più coraggiosa, e mi fossi esposta, magari a quest'ora sarebbe ancora viva...”

Sto per replicare, ma la castana riprende a parlare come un fiume. Aveva davvero bisogno di sfogarsi con qualcuno, temo.

“E poi, Milo, il mio compagno di distretto! L'ho lasciato solo, non so neppure dove sia in questo momento! È sempre stato gentile con me, mentre io... sono così egoista!” esclama infine per poi scoppiare in lacrime.

Le appoggio con titubanza la mano sulla spalla, sperando di farle capire che le sono vicino. Questo posto ha un potere strano, anch'io mi sto ritrovando a rimuginare su tanti aspetti del mio carattere. Onestamente, è uno dei motivi principali per cui vorrei uscire di qui, ancor più di stare finalmente all'asciutto.

“Non avevi scelta, Melody, non è gioco onesto questo. Possiamo solo cercare di andare avanti fino ad uscirne, lo capisci vero?”.

La castana annuisce, ma i suoi occhi tradiscono i suoi dubbi. Gli Hunger Games sono in primo luogo una battaglia contro noi stessi, poi contro gli altri. E io? Io cosa farò quando sarà il momento delle scelte? Non voglio pensarci.

 

Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni

Stringo forte il terreno cercando in questo modo di allentare la tensione, ma finisco solamente per insozzarmi le unghie di fango. Il cuore mi batte a mille, e il mio respiro è corto, ma a differenza di Ben voglio guardare. Abbiamo lavorato a lungo su questa trappola, non può fallire, le nostre vite ne dipendono troppo!
Sento qualcuno avvicinarsi, ed avverto Ben irrigidirsi ancor più di prima. Ci siamo, è il momento della verità. A breve scopriremo se i nostri sforzi sono stati vani o meno, ed inoltre avremmo la possibilità di eliminare il nostro aguzzino. Hai smesso di stalkerarci, bastardo!

Ora riesco perfino a vederlo. Ecco Santos, con la sua carnagione olivastra, e la sua finta faccia da bravo ragazzo. Razza di bugiardo, non lo sopporto proprio! A pensare che credevo fosse una brava persona, invece ha reso gli ultimi miei giorni un inferno in terra! La pagherà per la paura che ci ha lasciato addosso, e la pagherà anche per Iris! Nessuno può far male alla mia squadra impunemente!

Pochi passi e ci siamo, basta pochissimo!

Solo un altro, e poi... e poi...

“Evviva!” mi lascio sfuggire mentre la trappola scatta, e Santos finisce all'interno della nostra rete fatta esclusivamente con le nostre forze. È sospeso per aria, e grazie al solido albero che abbiamo scelto, rimarrà lì finché non ci pare a noi.

Il ragazzo si lascia sfuggire un'espressione di puro odio, con i denti digrignati e le labbra arricciate, ma dura un solo istante. Non vuole lasciarci la soddisfazione di averlo preso, e ritorna praticamente subito alla sua solita maschera serena e composta. Che faccia il duro quanto vuole! È disarmato! La sua falce è qui per terra, assolutamente irraggiungibile!

Io e Ben usciamo dal nostro nascondiglio. Ora finalmente è la resa dei conti. Questo bastardo imparerà che non si scherza con noi!

Santos si volta, e sorride sarcastico “Finalmente vi ho trovati!” esclama.

“Siamo noi ad aver trovato te!” gli abbaio contro, lanciandogli contro la peggiore delle mie occhiatacce. Non gli sopporto i prepotenti come lui. Avrebbe potuto attaccare chiunque quel giorno, e ha scelto invece una delle ragazze più tranquille di tutte! Vigliacco!

Ben si inchina verso la falce di Santos, conoscendolo ha intenzione di allontanargliela ancora di più, per ulteriore sicurezza. Non credo proprio che abbia intenzione di appropriarsene. Lui e l'assassinio sono due mondi distanti, lo dimostra il fatto che ha degli scrupoli di coscienza perfino nell'uccidere perfino dei grilli.

“Non la toccherei se fossi in te” lo avverte Santos “Ne ho avvelenato la lama”.

Ben fa un balzo indietro terrorizzato. No! Mi rifiuto di crederci! Non può avere ancora tutto questo potere su di lui! È in trappola ormai!

“È solo un bluff” dichiaro a Ben per tranquillizzarlo.

“Ne sei sicuro?” mi domanda Santos “Perché non ci provi? Vedere per credere”.

Stringo forte i pugni, mentre sento la rabbia montarmi ulteriormente. Come fa questo bastardo ad essere così tranquillo perfino in una situazione del genere? Crede davvero di poterla fare franca? Possibile che non abbia ancora capito di essere in una situazione di svantaggio? Che ci stia ancora sottovalutando? Crede forse che non abbiamo il coraggio di ucciderlo? Forse Ben no, ma io sì.

Afferro la falce di Santos con presa ben salda, ed intravedo Ben voltarsi dall'altra parte a disagio. Meglio così, sono certo che non gli piacerà quello che sto per fare.

“Non sai cosa farci con quella” mi canzona il moro.

“Sì invece!” replico urlando “Ho già ucciso persone come te durante la ribellione! Capitolini e lealisti che non capivano la forza delle nostre idee e la nostra sete di libertà!”

“Milo!” squittisce Ben allarmato. Cosa? Perché fa così?

“Tranquillo, cucciolo, gli strateghi non agiranno mai contro di lui, neppure ora che parla dell'argomento proibito”.

Alzo un sopracciglio. Cosa intende dire? Non capisco.

Santos sorride crudele, e riprende a parlare, rivolgendosi nuovamente a Ben “Vedi, si gonfia il petto come un piccione, si riempie di belle e nobili parole, ma sono parole vuote le sue”.

Indietreggio incredulo. Come può dire qualcosa del genere? Ma lo sa che cosa ho sacrificato per la causa? Ho perso mio fratello in guerra, dannazione! Ero ancora piccolo, potevo farmi i fatti miei, stare chiuso in camera sperando che i bombardamenti finissero al più presto, mentre io ero lì, in prima linea, con un fucile in mano, e le narici pregne dell'orrore dei morti! Ma che ne sa lui degli orrori che ho visto! Che ne sa delle urla, dei pianti, e della perdita! È lui a parlare a vanvera!

Di fronte alla mia reazione, Santos inizia a ridere “Neppure te ne sei reso conto” dichiara.

Scosto lo sguardo infastidito “Di cosa stai parlando?” gli chiedo nervoso.

“Stai facendo il loro gioco. Sei solamente un loro burattino. Ma quale ribelle? Non hai fatto nulla per fermare questo macello, anzi, stai perfino contribuendo! Non ho mai combattuto durante la ribellione, non per i ribelli, né tanto meno per i capitolini, eppure guardami! Appeso come un salame pronto a farmi ammazzare”.

Sento le braccia tremare, la presa sulla falce farsi meno forte. È vero, non ho fatto nulla, ma cosa potevo fare? Ero solo, mi avrebbero sicuramente ucciso se avessi aperto bocca! Sarei morto per... per cosa? Sarei forse potuto diventare un martire per la causa? Avrei forse potuto rianimare gli animi? Ed Ernest? Mio fratello avrebbe approvato questa scelta? Così non avrei reso il suo sacrificio invano? Eppure anche lui credeva nella causa... No! Non devo cedere, non devo farmi ingannare!

“Tu hai ucciso Iris!” dichiaro con rabbia mentre stringo nuovamente l'arma.

Santos sorride nuovamente “Non hai mai detto di oppormi al sistema, anzi, questa arena mi permette di realizzare alcune mie fantasie. Ce ne ho una su di te proprio adesso e ho intenzione di realizzarla”.

Non faccio in tempo a capire cosa intenda, quando sento la rete rompersi, e Santos atterrare con i piedi ben saldi a terra.

Il mio sguardo cade sulla sua mano destra. Ha in mano un uncino. Da dove spunta quello? L'ha sempre avuto? Merda!

Una fitta al collo mi coglie impreparato, togliendomi il fiato. Guardo davanti a me. Santos mi ha appena colpito con il suo uncino, e ha in volto un sorriso macabro ed inquietante, a dir poco malato.

Il ragazzo toglie l'arma dal mio collo, e recupera la falce strappandomela dalle mani. Cado a terra, ed intravedo il povero Ben venire colpito al braccio.

“Scappa, cucciolo, ho intenzione di farti vivere un altro giorno” dichiara Santos con entusiasmo.

Sento Ben eseguire l'ordine e darsela a gambe, mentre la mia vista sta iniziando ad appannarsi. Il mio corpo inizia a non rispondere più ai richiami, mi sento sempre più debole. Finisce così allora? Mi viene da ridere. Che vita sprecata.

Sento Santos mentre a cavalcioni sopra di me, con la falce in mano, e lo stesso sorriso malato di prima.

“Bene, è ora del mio divertimento. Buona notte, piccolo ribelle”.

 

 

 

E anche questa faida si è chiusa! Fatemi sapere cosa pensate, soprattutto riguardo le sponsorizzazioni. Ben ed Isabelle richiedono urgentemente degli aiuti!

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

 

Alleanze:

I giusti: Yuki, Amalia, Annah, Isabelle

I colleghi: Zerene, Jordan

Le improvvisate: Daisy, Melody

Solitari: Santos, Kane, Logan, Diamond, Dingir, Ben

 

 

Masterkiller:

Diamond (2 uccisioni)

Santos (2 uccisioni)

Cole (1 uccisione)

Isabelle (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

Altro (1 uccisione)

 

Feriti (appaiono solamente quelli apparsi nel capitolo):

Un po' tutti - tranne Zerene e Dingir (bagnati ed infreddoliti)

Kane (depressione, assonato, leggera fame)

Diamond, Logan (assonati, diversi morsi di ratto)

Melody (sensi di colpa)

Isabelle (ferite gravi, debolezza, fame, sete)

Amalia, Yuki, Annah (fame, sete, stressati)

Yuki (raffreddore, dolori muscolari)

Ben (ferito al braccio, avvelenato)

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Capitolo 16
*** Un umido contatto - 3° pomeriggio ***


3° giorno – tardo pomeriggio

 

Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni

No, non di nuovo.

Sento la parte sotto la lingua ingrossarsi nuovamente. So benissimo cosa sta per succedere, ma non voglio!
Lo stomaco mi si stringe, sento il conato di vomito farsi strada lungo l'esofago. Chiudo gli occhi. Non posso più combattere, è troppo tardi.
Apro la bocca, e lascio uscire quel poco che avevo ancora dentro. Cosa mi sta succedendo? Che l'arma di quel ragazzo fosse veramente avvelenata? Oh Milo, temo proprio che non stesse bluffando!

Una potente fitta mi colpisce alla pancia, piegandomi in due dal dolore. Non ho mai provato così tanto male in vita mia, mi sembra di impazzire! Non ne posso più, vi prego, aiutatemi!
Una nuova ondata di nausea mi coglie all'improvviso, e mi mordo forte il pugno per reprimere il tutto. Non voglio vomitare di nuovo, sono stanco! Mi fanno male gli addominali, la bocca ha un sapore disgustoso, e non più praticamente niente dentro alla pancia! Che senso ha ancora?

In lontananza avverto qualcuno ridere, anzi, più di una persona.
“Chi è?” urlo allarmato guardandomi intorno, ma il movimento mi costa caro. Tutto sta iniziando a vorticare velocemente intorno a me, come se fossi all'interno di una giostra.
Nel coro di risate se ne aggiunge una più limpida ed infantile, che riconosco come quella di mio fratello Manuel quando era ancora un bambino. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che l'ho sentita? Eravamo alla fiera del distretto, a fine estate, festeggiamo la fine della stagione calda, la peggiore per noi. Avevamo montato come al solito il vecchio ed arrugginito carosello, ma era l'unica giostra che possedevamo, e l'amavamo tantissimo. Ora non c'è più: Capitol l'ha distrutta per punirci della ribellione. Ti ricordi, Manuel, quanto era divertente salirci sopra? Quanto aspettavamo con ansia quel giorno?
La risata di mio fratello si fa sempre più forte, e riesco a vederlo mentre sfreccia nella pioggia, mentre ha in mano una pannocchia di granturco. Era tutto così divertente, quanto vorrei tornare a quei giorni... aspetta! Manuel? Che ci fa qui? Non può essere, e in ogni caso oggi non ha più quell'aspetto! È cresciuto ormai, è quasi un uomo!
Mi stringo forte la testa fra le mani. Sto impazzendo, non può essere! Sto avendo delle allucinazioni! Che sia anche questo colpa del veleno, o è la mia testa che sta partendo di suo? Sarebbe anche normale dopo tutto quello che ho visto! Prima Iris, e adesso anche Milo! Milo... perdonami se sono fuggito come un vigliacco, ma non potevo far nulla per te!

“Non ti perdono!” mi urla una voce che risuona come quella del mio vecchio alleato “Tu non sai cosa ha fatto al mio corpo quel bastardo! Come pensi che reagiranno i miei, quando vedranno il mio corpo mutilato? Mi hai tradito, Ben!”

Mi copro istintivamente le orecchie, anche se so benissimo che è del tutto inutile, visto che questi suoni provengono dalla mia testa. Sono i sensi di colpa e il veleno che stanno parlando! Devo resistere, è tutto una bugia! Milo non è qui, e neppure mio fratello!

“Ma io ci sono invece, caro cucciolo” dichiara una nuova voce, ferma e crudele.

Mi volto. È apparso Santos, e ha in mano la falce sporca di sangue. È un'allucinazione anche questa? Come posso saperlo? Non capisco più nulla!

“Ben, sei tu?” mi chiede una voce dietro di me.

Mi giro. Daisy mi sta guardando con gli occhi spalancanti, ed accanto a lei c'è una ragazza, un tributo di cui non mi ricordo né il nome, né il distretto di appartenenza. Entrambe mi sembrano dimagrite dall'ultima volta che le ho viste, e i loro vestiti sono così fradici, da aderire completamente ai loro corpi. “Daisy?” chiedo per sicurezza. Cosa sta succedendo? Non capisco più niente! Cosa è vero e cosa è no? Santos non dovrebbe esserlo, o a quest'ora sarei già morto! Oppure mi sto sbagliando? La testa.... mi sta scoppiando!

“Stai bene? Sei così pallido...” afferma la ragazza castana accanto alla mia compagna di distretto.

No... deve essere anche questa un'allucinazione! Daisy non si fida degli altri, non prenderebbe mai nessuno accanto a sé! Sono circondato solamente da bugie, devo andarmene da qui, o finirò per impazzire.

Inizio a correre con tutta le energie che mi sono rimaste in corpo, ignorando le varie voci che mi richiamano a sé. Dannazione! Il mio corpo e la mia mente stanno collassando! Non voglio morire così, non voglio! Voglio tornare a casa! Mamma, mamma!
Sento qualcosa di duro sbattermi contro la caviglia, perdo l'equilibrio, e cado dentro un' enorme pozzanghera di fango.
Alzo la testa, ed inizio a tossire, sputando fuori quel poco che ho bevuto del liquido. Mi giro dall'altra parte,e rimango sdraiato.
E ora? Cosa ne sarà di me? Il mondo sta iniziando a tingersi di colori innaturali, gli alberi stanno diventando viola, il cielo verde, e la pioggia rossa, mentre nelle mie orecchie risuona la risata infantile di mio fratello. Lo stomaco continua a farmi male come se qualcuno lo stesso continuamente calciando, mentre la testa è pesante come un macigno. Se Santos ha ragione, non mi resta molto vivere, e in questo momento non riesco a trovare nulla per contraddirlo. È ovvio che sto per morire per davvero.
Una lacrima mi scivola giù per la guancia, mentre dalla mia bocca fuoriescono dei singhiozzi. Ho tanta paura, cosa ne sarà di me? Esiste un aldilà, ho diritto di accedere ad un paradiso? E la mia famiglia? Cosa sta provando in questo momento? Stanno piangendo per colpa mia? Sono un tale disastro, non voglio che soffrano! Mi mancano, voglio tornare da loro.

“Apri gli occhi, Ben” mi sussurra dolcemente una voce femminile.

Eseguo gli ordini, e mi ritrovo al mio capezzale una ragazza con dei capelli scurissimi legati in due trecce carine ed innocenti. Iris. Mi chiedevo come mai non fosse ancora apparsa.
La mia vecchia alleata mi indica una scatola argentata poco lontana, posizionata sopra a una macchina radiotelecomandata, come una di quelle che volevo da bambino, ma che i miei non potevano permettersi. Un'altra allucinazione? Strano però, non avevo mai visto niente del genere...

“Non è ancora giunta la tua ora” mi spiega la ragazza “Lì c'è la tua salvezza”.

Mi risiedo per terra, sono completamente confuso. Possibile che quello sia davvero un regalo da parte degli sponsor? Per me? È reale? Forse dovrei tentare, cosa potrebbe accadere di male?

Mi trascino verso la scatola, e la tocco. È solida e liscia, e soprattutto è reale. Oppure esistono anche allucinazioni tattili? Ah! Che importa!
La apro, e trovo all'interno una grossa siringa, con un ago a dir poco gigantesco.
Deglutisco, sarà sicuramente poco piacevole, ma se mi salva la vita sono disposto a tutto.
Mi inetto il liquido bianco sul braccio, poco sopra la ferita inflittami da Santos, stringendo i denti, e sopportando il dolore. Avverto un bruciore che inizia dal braccio, e che poi si propaga per tutto il corpo.
Stacco la siringa, e mi sdraio nuovamente per terra. Sono sicuro che sia stato reale, il dolore era vero. Sono salvo allora? Vedremo, ma intanto il cielo è tornato ad essere grigio.

 

Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni

“Sei sicura di non volerlo andare a cercare? Non sembrava stare molto bene” chiedo alla mia alleata. Ben era in uno stato pietoso. Era pallido, ferito al braccio, e non sembrava neppure stare bene con la testa. Continuava ad agitarsi, e a guardarsi intorno spaventato. Cosa gli sarà successo? Volevamo aiutarlo, ma non ce l'ha permesso. Mi dispiace averlo lasciato andare, in fondo è pur sempre il compagno di distretto di Daisy, dovrebbe aiutarlo dato che almeno lui è ancora vivo, mentre il mio.. Oh, Milo! Non avuto alcuna possibilità per chiederti scusa! Mi dispiace così tanto...

Daisy scuote la testa “Fra poco farà buio, è pericoloso muoversi adesso. E poi non è ancora stata annunciata la sua morte, credo che se la stia cavando”.

Inizio nuovamente a tossire. Ho incominciato qualche ora fa, esattamente come Daisy, che in breve tempo si è ritrovata con il naso completamente chiuso. È normale però, sono quasi due giorni che siamo sotto la pioggia. A volte vorrei tornare indietro verso la scuola, almeno lì sarei riparata, ma ho paura che i ragazzi ricchi siano ancora là dentro. Soltanto uno di loro è morto, e quelli ancora vivi mi fanno ancora paura. Siamo entrambe disarmate e... ma cosa dico? Anche se avessi un'arma cosa potrei combinare? Durante gli allenamenti avevo preso in mano qualche coltello da lancio, ma gli avevo lasciati subito stare quando avevo sentito il ragazzo dell'uno ridermi dietro. Forse avrei dovuto insistere, e provare ad imparare ad usarli. In fondo erano leggeri, e Devis diceva che avevo un'ottima mira. Come al solito però mi sono fatta fregare dal giudizio altrui. Mi piacerebbe essere più forte di così, ma per quanto mi sforzi, non riesco minimamente a migliore. Cosa c'è di sbagliato in me?

Una leggera volata di vento si alza, facendomi rabbrividire fino alle ossa. Ci mancava solo il vento.
Mi volto verso Daisy, seduta sotto un angolo in cerca di un piccolo riparo dalla pioggia. È inutile però; sta piovendo così forte ormai, che non c'è nessun angolo asciutto in questo bosco.

“Temo che dobbiamo fare come nella fattoria” afferma la rossa dopo aver tirato su con il naso.

“Cioè?” chiedo.

La ragazza mi fa cenno di sedersi accanto a lei.

Oh, ora ho capito! È un po' imbarazzante, ma credo che non abbiamo altra scelta. Seguo il suggerimento della rossa, e mi siedo accanto a lei, appoggiando la testa sulla sua spalla. Sento il corpo di Daisy irrigidirsi al mio tocco, ma dura solamente un istante. Non piace neppure a lei questa situazione, ma non abbiamo davvero altra scelta.

Tossisco nuovamente, spingendo Daisy a guardarmi preoccupata.

“Abbiamo bisogno di un posto asciutto, non possiamo continuare così” osserva.

“Ma qui siamo al sicuro...” le faccio notare dopo aver tossito nuovamente.

Daisy volge lo sguardo dall'altra parte, ben sapendo che in fondo ho ragione. Preferisco morire di malattia, che trafitta dalla spada di qualche tributo. Non voglio una morte violenta, non voglio morire come loro. Papà non mi ha mai fatto vedere i loro corpi, ma una compagna di scuola me li aveva descritti per il solo scopo di terrorizzarmi. Erano scheletri secchi, su cui erano attaccati ancora qualche capello al cranio. I loro vestiti erano stracciati, ma tutto sommato ancora integri seppure sporchi. Erano stati trovati dentro ad una fossa, l'uno accanto all'altra, per sempre insieme anche nella morte. I detective hanno detto che Devis è morto dissanguato, mentre mia madre è stata picchiata a morte, come dimostravano le varie ossa rotte. Quest'immagine non ha fatto altro che terrorizzarmi da allora. Seppure non li ho mai visti, i loro corpi si manifestano davanti a me ogni volta che chiudo gli occhi. Me li immagino abbracciati, con la bocca aperta e sdentata, e le orbite vuote. Perché tutto questo? Non ho neppure mai ricevuto una risposta in merito! Negli anni mi sono fatta molte teorie in merito, ma nessuna di esse ha mai avuto riscontro. So di certo che sono stati minacciati per anni prima dell'accadimento. A dieci anni avevo trovato quella famosa lettera, che non sono mai riuscita a leggere fino in fondo. Era ricca di parolacce, e di minacce, ma ero troppo piccola per capire. Che il tutto sia successo per colpa di debiti non saldati? Che i miei abbiano chiesto soldi a gente poco raccomandata? Oppure c'era qualcosa di più personale dietro? Faida? Tradimenti? Semplici psicopatici? In ogni caso non lo saprò mai. Papà si è rifiutato di spiegarmi la verità, temendo che ciò mi avrebbe troppo turbata. Ora non avrò più occasione per sapere cosa c'era dietro, del perché metà della mia famiglia sia stata assassinata. Siamo sempre di meno, è vero, ma onestamente non so come spiegarmi il fatto di essere ancora viva. Solo fortuna, immagino, ma non può durare per sempre.

Mi stringo più forte alla mia compagna, godendo del calore del suo corpo, mentre il mio viene colpito nuovamente dagli spasmi della tosse. Mi sento più al sicuro accanto a lei, sono fortunata ad averla incontrata. Sembra cattiva e senza cuore, mentre in realtà ha un cuore d'oro. Mi piacciono le persone così, con un lato fragile che nascondono con tutte le forze. Le ho sempre trovate affascinanti. Se fosse stata un ragazzo, avrei potuto innamorarmene. Sarebbe stato bello avere un fidanzato come lei. Silenzioso, ma onesto, intelligente, e razionale, pronto a tenermi sempre con i piedi per terra. Ma quando avrei potuto incontrare un tipo del genere? Da quando è successa quella tragedia, non mi sono più mossa da casa. Mio padre me l'aveva richiesto, ed io avevo accettato senza alcuna esitazione.

“Il mondo là fuori, è un posto crudele” rifletto ad alta voce, per poi tossire nuovamente.

“Anche dentro casa, fidati” replica lei seria.

Mi sposto per guardarla meglio in volto. Che cosa intende? Che uscita strana... che non stia bene con la sua famiglia? Che la trattino male? Durante l'intervista però aveva parlato bene dei suoi genitori...

La rossa scuote la testa “Lascia stare, sto solo vaneggiando”.

Mi rimetto seduta nella mia precedente posizione, riappoggiando nuovamente la testa sulla scheletrica spalla di Daisy.

Sono così stanca, mi si stanno chiudendo gli occhi...

Sto per addormentarmi, quando sento risuonare le note dello xilofono.
Mi alzo di scatto, guardandomi intorno in cerca del pericolo.
Mi volto verso Daisy, anche lei tesa, e con le orecchie ben aperte per scoprire che sia il nuovo deceduto.

Una voce meccanica inizia a parlare.

 

Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni

Apro gli occhi. Il mondo è sempre stato così luminoso? Cosa sta succedendo? Mi sento diversa, leggera oserei dire. Ho ancora caldo, ma questa sensazione non è minimamente paragonabile a quella che provavo fino a stamattina. Sento la pancia meno gonfia, il mal di testa mi è passato, e anche il dolore alle braccia è diminuito.

Mi guardo intorno. Questi strani e pazzi ragazzi sono tutti intorno a me. Amalia ha gli occhi lucidi, e sta finalmente sorridendo, così come gli altri due. Mi rivolgo verso Annah, la mia gentile infermiera. Dopo la morte Eric, non pensavo di potermi più affezionare ad un altro essere umano, ma lei è stata in grado di smentirmi. Si è presa cura di me in maniera encomiabile, con gesti delicati e precisi, nonostante la fatica e la fame. Non mi ha mai abbandonata, né incolpata per la situazione del gruppo. Le sono grata. È raro incontrare persone come lei. Ancora non riesco a capire il perché di tutte queste premure, era facile lasciarmi in quell'angolo a marcire, ma va bene così. Mi stanno permettendo di vivere, e di rispettare la promessa fatta.

“Ha avuto effetto!” esclama con tono squillante Amalia “Stai meglio, vero?”

Alzo un sopracciglio confusa, e mi gratto la nuca. Di che cosa sta parlando?

“Gli sponsor sono rimasti commossi dalla tua determinazione, e ti hanno premiata con degli antibiotici. Te li abbiamo somministrati un'oretta fa, mentre eri svenuta”.

Sgrano occhi e spalanco la bocca incredula. Cosa? Loro hanno... scoppio a ridere. Non ci credo. Hanno davvero deciso di salvarmi? Eric, hai sentito? Ho ancora una possibilità concreta! Temevo che la mia unica possibilità di vittoria fosse quella di stare in un angolo ferma ed immobile, mentre gli altri si uccidevano fra di loro, mentre, guardami! Sto recuperando le forze, posso ancora farcela! Per davvero stavolta! Non sprecherò questa opportunità, credimi! Ti renderò fiero di me.

Mi alzo in piedi, ma per poco non cado nuovamente giù. La testa mi ha girato un attimo.

“Sei ancora in ripresa” mi spiega Annah anticipando la mia domanda.

Annuisco. Ci sta. Devo solamente avere un po' di pazienza, e poi? Già, e poi? Qual è il piano? Era Eric quello con le idee geniali. Io so solo che voglio arrivare fino in fondo.

La mia attenzione viene catturata da un rumore strano, tipo elettrico. Credo di averlo già sentito da qualche parte, ma non ricordo.

“Un altro sponsor?” chiede Amalia ad alta voce, per poi fare un grosso starnuto ricco di muco. Si è raffreddata anche lei? Di questo passo avremo bisogno di un camion di fazzoletti... Yuki aveva iniziato ad usare i miei vecchi panni sporchi, ma credo che ormai siano inutilizzabili anche per quello scopo.

Comunque, a quanto pare questo suono anticipa uno sponsor. Interessante.

“Ne dubito” replica Yuki, andando in automatico a sistemarsi un cappello che non c'è più. Le abitudini sono dure a morire “Per noi ne è appena arrivato uno da poco, non avrebbe senso mandarcene due di fila”.

Quindi c'è un altro tributo nei dintorni! È la mia occasione per avvicinarmi di più alla mia meta.

Mi incammino a passo svelto verso la sorgente del rumore, ignorando per un momento le vertigini derivanti dalla pressione bassa, e i richiami preoccupati dei miei soccorritori. Sto meglio, e voglio approfittarne! Sono stata così vicina alla morte, che ora ho una disperata sete di vita! Voglio tornare a casa il prima possibile, voglio riprendermi tutto, e anche di più! Vivrò in maniera più vorace, non mi risparmierò alcuna esperienza! Il suono delle mie risate arriveranno anche ad Eric!

Impugno il mio pugnale nascosto nell'elastico della gonna, e mi preparo. Uno in meno, posso farcela. Ho già ucciso in passato, posso rifarlo benissimo.

Davanti a me c'è un tributo con i capelli lunghi e mori, inchinato davanti ad una macchinina radiotelecomandata. Ha in mano un thermos, sicuramente con dentro qualche liquido caldo.

“Qualcuno mi pensa ancora, allora” riflette il ragazzo ad alta voce, con una traccia malinconica nella voce.

Faccio un passo in avanti, catturando la sua attenzione. Il tributo si gira, ed è allora che lo riconosco. Quelle cicatrici... proprio lui dovevo incontrare? È un ragazzo innocuo, alle prove individuali aveva perfino ottenuto un voto basso. Non è un pericolo, ed onestamente mi fa perfino pena, ma è l'arena che lo richiede. Solo uno di noi esce da qui vivo, e quella persona devo essere io! Spero che questo ragazzo possa capirlo e perdonarmi. Non è nulla di personale, in una situazione normale ci avrei scambiato volentieri due chiacchiere, deve avere una storia molto interessante alle spalle, ma questo purtroppo non è il posto adatto.

Il ragazzo mi fissa, senza muoversi neanche di un millimetro, come se fosse paralizzato. I suoi occhi sono sgranati dal terrore, il suo volto è completamente pallido. È solo per un momento, però. Appena mi vede scattare verso di lui, inizia a correre, ma perde troppo tempo per rialzarsi in piedi. Lo acciuffo in breve tempo, e gli taglio la gola, cercando così di dargli la morte più rapida ed indolore possibile.

La lama si infila facilmente nella sua pelle, aprendogli una profonda ferita rossa.
Il ragazzo delle cicatrici barcolla per un momento, per poi cadere a terra, privo di vita.

Lo xilofono inizia a suonare, quando vengo raggiunta dagli altri ragazzi.

Alla vista del cadavere, Amalia trattiene a stento un urlo, mentre Yuki mi guarda disgustato.

“Cosa?” gli chiedo, mentre sento la rabbia montarmi dentro. Come osa giudicarmi in quel modo? Si è forse dimenticato dove siamo, e perché siamo qui? “Non possiamo essere amici di tutti!” replico stizzita.

“Se avessimo ragionato come te, a quest'ora saresti morta” osserva Annah.

Scosto lo sguardo ferita. Non mi piace l'idea di averla delusa, ma cosa posso farci? Perché non mi capisce? Solo una persona può uscirne viva, solo una... “Bene!” esclamo stringendo le mani a pugno “È chiaro che non ragioniamo nella stessa maniera! È meglio se ci separiamo!” affermo per poi prendere lo zaino della mia vittima, ed incamminarmi.

Decido però di rimanere pur sempre vigile riguardo ai loro movimenti. Non credo che mi attaccheranno alle spalle, ma non si sa mai. Vorrei voltarmi indietro, per guardare un'ultima volta la mia salvatrice, ma evito di compiere questo errore. So che guardare Annah per un ultima volta potrebbe far vacillare le mie convinzioni. Che pena! Le cose dovevano proprio andare in questa maniera? Se continueranno a ragionare così, moriranno tutti in breve tempo! Sono brave persone non meritano... Scuoto la testa. La verità è che sono tutti miei nemici.

 

Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni

Scuoto la testa, non può, mi rifiuto di crederci. Non posso stare male, non ora! Ho ancora dodici persone davanti a me, devo essere al massimo della mia forma fisica! Non ho intenzione di morire qua dentro, per nulla al mondo! Non mi farò fermare da un po' di febbre! Io voglio tornare a casa, devo! Ho tanto per cui vivere, dannazione! Perché a me? Non ci volevo venire qui, non sono un esaltato come Cassandra, o un pazzo suicida come Logan, io stavo bene dove stavo! Avevo i miei sogni, i miei progetti, la mia famiglia! Davanti a me c'era solamente un brillante futuro! Non sono come gli altri tributi, destinati al massimo a zappare qualche campo, per me c'era una strada piena di gemme preziose, riunioni, e feste sfarzose! E poi... sospiro. C'è ancora quella questione.

Mi siedo per terra, in mezzo al fango, per riprendere un attimo il fiato. La testa mi sta girando, e mi sta salendo anche la nausea come se non bastasse. Sollevo l'orlo dei pantaloni, ed osservo il punto in cui quel fottuto ratto mi ha morso. Vicino alla ferita ho delle bolle rosse e gonfie, la pelle è tirata e sofferente. Non doveva finire così. Logan doveva semplicemente morire mentre era distratto. Un solo fendente, e continuavo la mia corsa. Perché cavolo ha schivato? Ha distrutto ogni mio piano! Mi ha così sconvolto, che mi sono fatto perfino mordere!

Appoggio la testa vicino ad un tronco, e sento le gocce di pioggia scivolarmi giù per il viso. Devo rimanere positivo, questo è solamente un altro ostacolo al mio percorso, ce la farò come sempre. Sono troppo giovane per morire, non può accadermi niente. Insomma, non ho neppure mai conosciuto quel tipo d'amore. A pensare che in passato odiavo vedere le coppiette in giro. Non sopportavo quei loro sorrisi da ebeti, il loro continuo sbaciucchiarsi, le loro risate spensierate. Solo recentemente mi sono reso conto che la mia era solo invidia, perché in fondo avrei voluto ricevere anch'io quel tipo di attenzioni. Com'è diventare insostituibile agli occhi di qualcuno? Legare inesorabilmente il proprio destino a quello di qualcun altro? Esiste davvero a questo mondo qualcuno a cui donerei così tanta fiducia? Se la risposta è sì, deve essere un tipo veramente speciale. E soprattutto deve essere paziente. Mi lascio sfuggire un sorriso. Già, decisamente non sono una persona facile, ma mi piaccio così, e anche lui dovrà accettarlo.

Sento qualcosa muoversi. Dei passi, non ho dubbi. Sogghigno. L'avevo detto che oggi era una giornata di caccia d'altronde! Afferro la spada, e mi alzo in piedi. Sono curioso di capire chi avrò a breve davanti. Non credo che siano quei due traditori del distretto 4, è impossibile che si siano separati, né tanto meno Logan, il cui passo è decisamente più pesante di questo.

Il tributo si è fermato, deve essersi accorto della mia presenza. Non ho intenzione di farlo fuggire! Devo approfittare immediatamente di questa situazione! Un tributo morto, è un passo in più verso casa, dove mi attende il mio radioso futuro! Starò anche male, ma sono quasi tutti spaventati da me, sarà semplice sfruttare ciò a mio vantaggio. Ed inoltre, esclusi quei tre, chi potrebbe mai rappresentare un pericolo per me qua dentro? Ho già la vittoria in tasca.

Accelero il passo, ignorando per un momento il dolore nascente alla testa. Niente mi può fermare.

Raggiungo il tributo in un batter d'occhio, e lo riconosco subito. Sono pochi qua dentro ad avere uno aspetto così ordinario e noioso. “Quanto tempo” lo saluto con un sorriso.

Dingir prende un lieve respiro, probabilmente per placare la sua ovvia paura. “Diamond” mi saluta con calma “Hai la faccia piuttosto rossa, va tutto bene?”

Digrigno i denti. Bastardo! Come può essere tranquillo anche in questa situazione? Il solito altezzoso di merda! Non la calcola nemmeno la sconfitta! “Sto benissimo” rispondo fra i denti, senza smettere di fissarlo per un solo secondo. Indossa un impermeabile, è completamente asciutto, e non sembra neppure stanco. Era pronto ad andarsene in qualsiasi momento. Sapevo che non dovevo fidarmi di lui! Accettare di entrare in quell'alleanza, è stato il più grande errore che abbia mai fatto!

“Non sembra, proprio” ribadisce “Sai, non sono mai stato morso da un ratto, ma non deve essere una bella esperienza”.

Non ho intenzione di continuare a sentire le sue parole, ne ho abbastanza di lui! Ho dovuto sopportarlo per troppo tempo! Carico il mio attacco, pronto ad ucciderlo con un solo colpo. Mi basta tagliargli la gola, oppure infilzarlo all'altezza del cuore, basta poco. A metà tragitto però, vengo colto da una potente fitta all'altezza dello stomaco, così forte da farmi piegare in due. Dannazione! Non ora.

Mi fermo un attimo, e lotto contro l'impulso di vomitare. Perché adesso? Devo ucciderlo! Devo resistere solamente qualche minuto! Questo non è neppure un vero scontro! Dingir è uno scarsone, l'ho visto combattere!

Alzo lo sguardo, e vedo che Dingir strappare un ramo da un albero, e impugnarlo come se fosse un mazza.

“Non oserai...” provo a dire, ma prima che finisca la frase, vengo colpito dal ramo all'altezza della guancia.

Perdo l'equilibrio, e finisco dritto in mezzo al fango. La testa mi gira più forte di prima, il mondo non fa altro che vorticarmi intorno. Lo stomaco mi si stringe ulteriormente, e finisco per vomitare. Che umiliazione! Le sto davvero prendendo da uno come Dingir? Se solo non stessi così male, a quest'ora...

“Sei stato sfortunato” afferma il moro con un tono sicuro “Non avresti mai potuto farcela contro di me, ho un destino molto più grande del tuo. Sarò io a vincere, e a fare la storia di questo Paese”.

“Ma di cosa cavolo...?” provo a chiedere, ma in cambio ricevo solamente un'altra bastonata alla nuca. Il mondo per un momento diventa nera, mentre il dolore si fa strada con i suoi tentacoli fra il collo e la testa. Provo a rialzarmi, ma il mio corpo risponde in ritardo ad ogni ordine. Ho male dovunque, ho caldo, e pure le vertigini. Muoviti, stupido corpo! Non vedi che siamo in pericolo? Non possiamo morire! Non così! Non contro questo tipo! È uno dei più scarsi qua dentro! Muoviti, ti prego!

Pianto le mani a terra, e faccio leva sui muscoli delle braccia per rialzarmi, quando vengo colpito un'altra volta, e poi ancora, ed ancora. Sento qualcosa di denso bagnarmi la testa, e l'odore metallico del sangue riempire l'aria. È così che finisce allora? Non è giusto! Dovevo essere io quello a vincere! Che ne sarà della mia nuova linea di gioielli? E della mia famiglia? E della mia anima gemella? Non è giusto, non è assolutamente giusto...

 

Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni

È morto, non ci credo. Credevo che un tipo del genere sarebbe arrivato più in là, e che avrebbe addirittura vinto, e invece...

Mi sento sottosopra, non so cosa pensare, né tanto meno cosa provare! Una parte di me vorrebbe cantare e ballare, perché sa benissimo che questa morte mi ha porta più vicino a casa, eppure... era pur sempre un ragazzo molto giovane, con i suoi sogni e le sue ambizioni. Era molto legato alla famiglia da quanto ne ho capito, e sono sicuro che dietro alla sua rabbia si nascondeva qualcosa di grande e profondo. Spero che adesso, almeno nella morte, possa stare in pace.

“Siamo rimasti in dodici, allora. Metà di noi è morta” osserva Zerene.

“E altri undici dovranno morire ancora” aggiungo con un tono cupo. Fa male realizzare quanto tutto questo sia reale. Fino a ieri, io e Zerene eravamo al sicuro, sotto a un tetto, lontano da tutto e tutti. Eppure oggi siamo qui, sotto questa pioggia torrenziale, in mezzo al massacro. Stamattina abbiamo intravisto il dell'undici, con una falce sporca di sangue in mano, e un sorriso malato in volto. Sapevo che c'era qualcosa che non andava in lui. Sono rimasti nascosti per un bel po', ed è stata una fortuna che non ci abbia visti. Vabbé che Zerene ha il suo arco, ma eviterei lo stesso qualsiasi tipo di scontro. Non ho mai visto un cadavere, e vorrei evitare di guardarne uno in faccia ancora per un po'.

“Abbiamo solamente dieci persone di cui preoccuparci ora” afferma Zerene con un lieve sorriso.

“Anche questo è vero” concordo mentre mi strofino le mani fra di loro cercando così di scaldarmi un pochino. Ha sempre fatto così freddo qua fuori, o è solo una mia impressione? È vero che ho addosso quella felpa trovata dentro allo zaino, ma non mi sarebbe dispiaciuto avere un impermeabile come la mia alleata. In parte mi pento di averglielo ceduto, ma era giusto comportarsi da gentiluomo! Con che faccia l'avrei guardata mentre avrebbe tremato per il freddo? I miei mi hanno educato meglio di così!

“A questo proposito pensavo ad una cosa...” dichiara lei con lo sguardo basso.

Mi volto, prestandole tutta la mia attenzione, anche se spero di aver già capito cosa voglia propormi. Anzi, sono sicuro di averlo già capito. È strano. Ci conosciamo solamente da una decina di giorni, eppure riesco già ad anticipare buona parte dei suoi pensieri, come se fossimo cresciuti insieme, l'uno accanto all'altra, e in un certo senso è davvero così. Non mi sento più il ragazzo spensierato di una volta. “Dimmi” la incoraggio.

“Voglio arrivare in finale con te, voglio che sia tu il mio ultimo avversario. La vittoria deve essere del nostro distretto, per il bene delle nostre famiglie”.

Annuisco. Ci avevo preso anche stavolta. Sono d'accordo con lei, non voglio separarmi da Zerene, fosse l'ultima cosa al mondo. In questo malato mondo, è la mia unica famiglia rimastami. Che vinca io o lei, sarei ugualmente contento. “Va bene, ma aggiungo una clausola”.

Zerene incrocia le braccia nel suo buffo impermeabile giallo. Le sta davvero enorme! Sembra così goffa vestita così! “Chi vince dovrà prendersi cura della famiglia dell'altro. Ti auguro buona fortuna, papà è un tipo veramente pesante! La mamma però è un tipo apposto!”.

Zerene sorride e scuote la testa “Il mio è un tipo silenzioso, ma è un bravo cuoco. Ha un pessimo pollice verde, però. Se le mie piantine sono ancora vive, ti prego, preditene cura”.

Sorrido, e le allungo la mano per sigillare il patto, a cui le risponde senza alcuna esitazione.

Stiamo per riprendere il nostro cammino in cerca di altre bacche, quando uno strumento musicale inizia a suonare. Non è il solito xilofono però, ma una tromba. Al solo sentirlo mi viene da ridere. Mi ricorda i vecchi film di guerra di scarsa qualità che guardava mio padre.

“Si annuncia ai tributi rimasti, che domani all'alba la pioggia ininterrotta, che vi sta colpendo fin dal primo giorno, diventerà altamente acida. Si consiglia per allora di trovare un posto sicuro”.

Il mio cuore perde un battito, mentre avverto una profonda sensazione di gelo penetrarmi fino alle ossa. Che cosa ha detto? Ho sentito bene? No, non è possibile!

Mi volto verso Zerene, e riesco ad intravedere il suo volto imperlato di sudore, e gli occhi sgranati nonostante il cappuccio. Allora è vero, hanno intenzione di spingerci a combattere ad ogni costo. Domani mattina ci troveremo tutti nello stesso punto, con una minaccia dal cielo a renderci ancora più stupidi di quanto lo saremmo normalmente. Ho paura di cosa potrebbe accaderci. Sarà come il primo giorno, con la differenza che questa volta siamo pienamente consapevoli a che cosa stiamo andando incontro. Sarà una strage questa volta, un vero bagno di sangue, e non possiamo esimerci, o sfruttare la confusione altrui a nostro vantaggio. Questa volta non ce la caveremo così facilmente.

È vero, Zerene è armata, ma è pur sempre un'arma a lunga distanza, e non possiamo di certo nasconderci in un albero a sparare a destra e manca! Non solo perché non ci sono alberi così vicini della scuola, ma anche perché se rimaniamo all'esterno rischiamo di morire! Sarà davvero così acida questa pioggia? Cosa rischiamo concretamente se ignoriamo l'annuncio? Non può essere una buona idea in ogni caso!

E se...

Qualcosa mi afferra la guancia, ed avverto subito dopo un forte dolore.

Allontano immediatamente la mano di Zerene, facendomi fuggire un “Ahi” di dolore. Manaccia ai suoi pizzicotti! Sono i peggiori!

“Stai calmo, ho già un piano” annuncia la mia compagna.

Sgrano gli occhi ed apro le orecchie, pronto ad ascoltare qualsiasi sua proposta.

La mia alleata abbassa lo sguardo verso l'arco preso durante il primo giorno, per poi chiudere gli occhi mentre emette un sospiro sofferente.

“Hai presente quando siamo usciti da quel passaggio segreto?”

Annuisco, mi ricordo. Ha senso. Entreremmo dentro senza farci notare da nessuno, e saremmo salvi, almeno per un po'.

“Non so se ti ricordi, ma c'era una corda di cavi non troppo lontana da lì, che conduceva direttamente al primo piano”.

Sgrano gli occhi. Perché entrare da lì? Che senso ha? Possiamo accedere in maniera tranquilla, perché rischiare di... oh! L'arco. Wow. Vuole davvero farlo? “Zerene, tu soffri di vertigini” le ricordo sperando in questo modo di farla desistere.

Zerene chiudi gli occhi e deglutisce “Lo so, ma pensaci è la nostra occasione migliore. Abbiamo sempre giocato in difesa fino a questo momento, è ora di passare all'attacco. Potrebbe essere l'ultima occasione di liberarci di gente pericolosa come il tributo dell'undici, o la ragazza del dieci, o i due del quattro! Non possiamo continuare con la solita strategia, non può salvarci all'infinito”.

Mi mordo il labbro. Non mi piace l'idea, ma so che ha ragione. Non possiamo evitare il conflitto in eterno.

Guardo la mia alleata negli occhi, sembra esser ben decisa. Dubito di poterle fare cambiare idea. Sospiro. E guerra sia. Diamoci sotto.

 

 

Ciao! Questo era probabilmente l'ultimo capitolo con 5 pov, e dal prossimo... beh, avete letto l'annuncio? Aspettatevi un secondo bagno di sangue!
I morti dovevano essere Isabelle e Ben originariamente, ma sono stati sponsorizzati, quindi ho dovuto scegliere altra gente, ed è stato difficilissimo!

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov)

 

Alleanze:

I giusti: Yuki, Amalia, Annah

I colleghi: Zerene, Jordan

Le improvvisate: Daisy, Melody

Solitari: Santos, Logan, Dingir, Ben, Isabelle

 

Masterkiller:

Diamond (2 uccisioni)

Santos (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

Altro (1 uccisione)

 

Feriti:

Tutti- tranne Zerene, Logan, Dingir che hanno un impermeabile (bagnati, sporchi ed infreddoliti)

Ben (fame, ferita sul braccio)

Melody (tosse)

Daisy, Yuki, Amalia (raffreddati)

Zerene, Jordan, Santos (leggera fame)

Logan (febbre da morso di ratto, un po' di fame)

I giusti, Isabelle (affamati)

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Capitolo 17
*** Un vero bagno di sangue- 4° mattino ***


4° giorno- Alba

 

Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni

Raccolgo la corda di cavi, e la osservo con intensità, come se potessi aggiustarla con il solo sguardo. Era il nostro ingresso sicuro, ora non ci rimane più niente. Ed ora?

“L'hanno rotta” sentenzia Daisy “Guarda qui” aggiunge indicando un punto preciso in con è stata recisa in malo modo “Chiunque sia stato, voleva essere l'unico al piano superiore”.

Annuisco debolmente dopo aver tossito un altro po', ma in realtà non riesco a smettere di pensare di aver perso la nostra occasione. Speravo di entrare in tranquillità senza essere osservata, nello stesso identico modo con cui ero uscita. Ma ora....

Daisy mi dà uno schiaffetto alla mano, facendo cadere la corda “Lasciala stare, quella non ci porterà da nessuna parte. Cerchiamo un'altra via secondaria”.

Annuisco con maggiore forza. Ha ragione, stando qui non combineremo nulla. Forse possiamo ancora evitare lo scontro con gli altri. Ho così tanta paura! Cosa sta per succedere? Non vedo gli altri tributi da molto tempo, e non ho idea di come potrebbero essere cambiati da allora. Si saranno trasformati in macchine assassine senza scrupoli? Avranno pietà di me? Mi sono sforzata di passare inosservata, e di non stare antipatica, forse la mia invisibilità mi proteggerà anche stavolta. Non credo che qualcuno mi consideri un pericolo, ma arrivati a questo punto dei giochi, non so più cosa pensare. So solo che ogni mio respiro, potrebbe essere l'ultimo, e il pensiero è così doloroso da farmi impazzire! Pensare a papà che mi aspetta a casa non aiuta, posso solo affidarmi a Daisy. Tuttavia, se si stancasse di me proprio per questo, così come hanno fatto i miei vecchi amici? Sono una frana assoluta!

La mia alleata mi afferra per il polso, ed inizia a trascinarmi lungo il perimetro di tutta la scuola, sperando di trovare una finestra aperta o qualcosa del genere, ma sono tutte sbarrate con assi di legno. L'unica che non lo è, ha diversi armadietti davanti che ne impediscono l'entrata. Proviamo a spingerli via con tutte le nostre forze, ma non ci riusciamo. Sono incastrati alla perfezione.

“Qualcun altro ci ha anticipato” osserva la rossa nervosa.

Sento il battito accelerarmi. Davvero non abbiamo alternative, quindi? Siamo davvero costrette ad affrontare gli altri? Come possiamo fare? Siamo disarmate, e deboli! Io non ho forza fisica, non ho mai fatto a botte con nessuno! L'unica volta che ci ho provato, è stata la prima serata qui, e ho fatto una figuraccia a dir poco pessima! Daisy ne è capace? È così magra! Un Logan o un un Santos potrebbero sopraffarla senza alcuna difficoltà!

“Chi facciamo?” le chiedo dopo un nuovo colpo di tosse, mentre avverto il fiato accorciarsi, e le ascelle inumidirsi di sudore. “Daisy! Che facciamo!” ripeto in tutta fretta, senza darle il tempo di rispondere.

Daisy chiude gli occhi, e prende un profondo respiro, evidentemente per cercare un piano, un'alternativa, o che ne so io! Aspetto per qualche secondo, ma la situazione non cambia! È ancora ferma lì a pensare!

“Daisy!” la richiamo scuotendola per il braccio.

“Non lo so!” sbotta lei stizzita, liberandosi dalla mia presa.

Deglutisco, capendo bene di aver oltrepassato il limite. Sono la solita, è per questo che sono sola, che nessuno vuole avere a che fare con me. Sono un assoluto disastro. È normale che finirà per odiarmi, una come lei merita un alleato forte e sicuro di sé. “Scusa” sussurro a bassa voce, cercando di non piangere. Non voglio pesarle ulteriormente.

“Scusami tu. Sono la solita brusca... ahi!” esclama Daisy all'improvviso, voltandosi verso la propria mano.

Sto per chiederle cosa le sia preso, quando avverto qualcosa di caldo ed irritante colpirmi la guancia. Mi tocco la zona colpita, e mi annuso la mano. Sento un odore a me completamente estraneo, ma decisamente non piacevole.

“È iniziata” afferma con gli occhi sgranati Daisy, anche lei terrorizzata “Dobbiamo muoverci!” aggiunge poi stritolarmi il polso, prima che abbia la possibilità di replicare, o di lamentarmi per il dolore che mi sta procurando.

Daisy inizia a correre con foga, e mi vedo costretta a seguire il suo passo con estrema fatica. Quanto è rapida, e la continua tosse non mi aiuta affatto! Le gocce malsane stanno aumentando di numero, e mi accorgo che dove vengo colpita, la pelle diventa rossa. Non va bene così! Non oso immaginare come sarà la pioggia quando si sarà completamente convertita!

Raggiungiamo il piazzale, siamo le prime, ma gli altri non sono poi così distanti da noi! Ben ad esempio, è solamente ad un paio di metri di distanza, e dietro di lui c'è un gruppo formato da ben tre persone!
In lontananza intravedo anche il tributo del distretto 2, con in mano una lancia. Sta correndo come un forsennato, ha il viso praticamente livido! Sembra così feroce... che possibilità avrei con un gigantone come lui? Mi sento così piccola. Mi stringo forte a Daisy, sperando di provare la stessa sensazione di sicurezza che ho provato nei giorni scorsi standole accanto. La rossa questa volta non si ritrae, forse si sta davvero abituando alla mia presenza. Questo significa che siamo davvero amiche? Non me lo sono immaginata, allora? Avverto una sensazione di calore per tutto il corpo. Sono così felice...

Sento qualcosa sfrecciare, e subito dopo un dolore lancinante al petto. Il fiato mi muore, la bocca inizia ad annaspare in cerca d'ossigeno. Daisy si ferma, e mi lancia uno sguardo terrorizzato. È pallida come non mai, i suoi occhi sono sgranati all'inverosimile, e la sua presa è diventata improvvisamente morbida.
Sento le sue mani abbandonare il mio polso, mentre i suoi occhi si riempono di lacrime. La rossa si gira nuovamente verso la scuola, e riprende la sua corsa, lasciandomi indietro.

Cado sulle ginocchia, ed allungo la mano verso di lei, mentre una lacrima solitaria scivola giù per la guancia. Non abbandonarmi, ti prego! Daisy, ho paura! Non voglio morire! Non lasciarmi! Ho paura! Non voglio finire come la mamma! Ti prego...
Nuove frecce cadono dal cielo, sento gente urlare, ma è tutto ovattato e lontano. Il mondo si sta tingendo di nero, la testa mi gira. Continuo ad annaspare, ma faccio fatica a respirare, non riesco a rialzarmi, né a muovermi. Tutto brucia, il mondo sta cadendo a pezzi. Allungo la mano verso la porta della scuola, la mia salvezza, o forse no? Forse per me non c'è mai stata alcuna speranza.

Una nuova freccia fibra nell'aria.

 

Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

La seconda freccia si conficca nel terreno, poco distante della prima. Sussulto, e singhiozzo, mentre mi paro la testa con entrambe le mani. So che è stupido, non credo che una cosa del genere possa salvarmi, ma non ho idee migliori al momento. So solo che non ci sono ripari nei dintorni, che dobbiamo muoverci, e cercare di raggiungere quell'entrata il prima possibile. L'aria è già cambiata, e ad ogni goccia che mi cade addosso avverto un leggero bruciore. Non è niente di intollerabile, ma è comunque fastidioso, così come il suo odore chimico ed innaturale. È solo l'inizio però, ne sono consapevole. Quell'avviso era fin troppo minaccioso e chiaro: se rimaniamo qui fuori, moriremo, e io non voglio finire così! Ho così tanta paura! Perché ci stanno facendo questo? Non capisco! Come possono trovare divertente tutto ciò? Basta guardarsi intorno! La ragazza castana è a terra, con la freccia conficcata nel petto. Si sta agitando, e boccheggia come un pesce fuor d'acqua, nella ricerca disperata d'aria. Ha le mani protese in avanti, verso solo Dio sa cosa. È uno spettacolo orribile, perfino peggiore della morte di Lucile. Scosto la testa altrove, ma non la situazione non migliora. Intravedo il ragazzino del distretto 10 urlare, mentre si tiene stretto un braccio con una ferita aperta, mentre Logan sta imprecando a voce altissima. È molto indietro, spero che arrivi alla scuola in tempo.

“Pensa a correre!” mi sgrida Yuki, spingendomi a riconcentrarmi verso l'obiettivo.

Gli faccio un accenno con la testa, e mi rivolto verso la porta d'ingresso, la nostra salvezza. Le gocce si sono fatte più grosse e dolorose, ma il mio compagno ha ragione. Non devo distrarmi, devo concentrarmi. Devo solamente pensare a salvarmi. Richard mi sta guardando, e sta facendo il tifo per me. Mi sembra quasi di sentirlo urlare dal distretto: “Muoviti, Amy” o “Più veloce, più veloce, cazzo”. Solamente a pensarlo, mi viene da sorridere. È lui che mi ha reso la donna che sono oggi. È lui che mi ha insegnato a combattere e a non arrendermi, non posso deluderlo. Per questo per quanto faccia male, chiudo gli occhi, e continuo a correre, anche quando sento un'altra freccia fischiare fino al suo bersaglio. Un altro tributo sussulta, per poi cadere a terra, ma non ho lusso di verificare che sia. Devo seguire il consiglio di Yuki.

Una piccola mano, con delle dita affusolate e femminili, mi afferra forte il polso, spingendomi a correre ancora più forte di prima, proprio mentre una quarta freccia fibra nuovamente.
Stringo gli occhi più forte che posso, ignorando il dolore alla milza, e il bruciore al petto. Ce l'ho quasi fatta, sono vicinissima! Troppo vicina per essere ancora sotto tiro! Ce l'ho fatta!

“Spostatevi, vacche del cazzo!” urla un vocione maschile, spingendo via di lato sia me che Annah.

Apro gli occhi, e riesco a malapena a riconoscere il moro il distretto undici, proprio mentre una quinta freccia fibra nell'aria. Santos ha gli occhi fuori dalle orbite, è completamente fuori di sé. È una fortuna che non sia io l'oggetto della sua rabbia, e purtroppo non ci vuole molto ad immaginare chi lo sia. Subito dopo veniamo raggiunte e sorpassate anche dal ragazzo del dieci, e anche da Isabelle, la quale non ha neppure il coraggio di guardarci in faccia.

Non mi importa degli altri tributi, non in questo momento almeno. Un paio di passi, e posso definirmi al sicuro. Mi volto verso i miei alleati. Annah mi sta ancora stringendo il polso con così tanta forza da farmi bloccarmi la circolazione. Scosto gentilmente il braccio per liberarmi, ma lei non cede, limitandosi a spingermi verso l'ingresso.

Non capisco. Perché fa così? Lo xilofono inizia ad emettere le sue prime note, ed è in quel momento che il sangue mi si gela nella vene. Un'orrenda sensazione mi assale. Dov'è Yuki?
Mi giro indietro in maniera meccanica, quasi obbligando un corpo ribelle, e lo trovo lì, con una freccia nel volto.

“Yuki Reed, e Melody Russell hanno appena lasciato questa vita”.

Il respiro mi si blocca a metà. Inizio a boccheggiare, in cerca di ossigeno, ma un grosso nodo all'altezza del petto mi impedisce di respirare. Il mondo diventa nero, mentre un urlo squarcia l'aria. Non è vero, non può essere successo! Mi rifiuto di crederci!
Apro la bocca, e sento un verso feroce, che non riesco in alcun modo ad associare a me, anche se la mia testa insiste nel dirmi che quella è la mia voce. Non è vero, dimmi che non è vero! Non lui! Non lui, ti prego!

Si stanno sbagliando, è ancora vivo, è solo ferito! Succedono cose incredibili nel mondo, a volte si riesce a sopravvivere a ferite apparentemente mortali! Yuki è senza ombra di dubbio uno di loro! Lui non può morire! È stato accanto a me fin dal primo giorno, ha asciugato ogni mia lacrima, condiviso ogni mio sorriso! Non può avermi lasciato! Lui non lo farebbe mai! Vi state sbagliando! Lui è vivo, è vivo!
Provo a lanciarmi verso il mio alleato, ma vengo afferrata da Annah “Lasciami andare! Lasciami andare!” urlo così forte da sentire male alla gola.

“È troppo tardi per lui, dobbiamo metterci al sicuro!” insiste lei, mentre mi afferra con entrambe le braccia cingendomi in uno stretto abbraccio da dietro.

Bugiarda! Non ci credo! Sta mentendo, è una fottuta bugiarda! Yuki è vivo, non può essere morto! Mi agito con tutte le mie forze, gridando e graffiando la mora. Perché mi sta fermando? Ha bisogno del mio aiuto! Yuki sta bene! Si stanno tutti sbagliando! È una bugia, deve essere una bugia! Non può essere morto! Mi rifiuto di crederci!
Annah mi stringe con maggiore forza, arrivando perfino a piantarmi le unghie nella carne.

“Ti prego! Ti prego, Amalia, ascoltami!” mi richiama fra i singhiozzi, mentre una nuova freccia viene scoccata “È morto, se n'è andato! Ti prego, non voglio abbandonarti! Dobbiamo andare” aggiunge per poi scoppiare in un pianto a dirotto.

Mi blocco. Perché sembra così disperata? Perché sento che gli occhi mi pizzicano? Perché sto tremando? Non capisco, non capisco più nulla! Sono così stanca! Yuki... Richard... dove siete? Ho tanta paura! Ho freddo, e fame! Sto impazzendo! Sono stanca! Fa così male! Voglio soltanto urlare! Ditemi che non è vero, per favore!

“Andiamocene” mi sussurra la mora dopo avermi accarezzato il volto.

Annah ha sempre avuto gli occhi così azzurri? Mi ricordano il ghiaccio. Ti ricordi il ghiaccio, Richard? Non nevica quasi mai al quattro, per questo eravamo così stupiti quell'inverno. Avevamo provato a fare una “sirena di neve”, ma senza alcun successo. Secondo te c'era anche Yuki da qualche parte in quella spiaggia? Forse è ancora lì! Mi sta aspettando, forse, devo andare! Annah ha ragione.

Annuisco debolmente, senza togliere gli occhi di dosso dalla mia alleata.

Annah sorride debolmente, per poi trascinarmi via, senza staccarsi un attimo dalla mia mano. Ce l'ha così piccola e fredda...

 

Zerene Glendower, tributo del distretto 6, 18 anni

“Davvero?” mi chiede Jordan incredulo “Quella piccoletta era innocua!”.

Stringo l'arco innervosita “Hai idea di quanto sei difficile colpire bersagli in movimenti mentre fuori piovono cani e porci?” gli chiedo stizzita “Non stavo mirando a lei!” aggiungo per poi lanciare una nuova freccia, ma vuoi il nervoso, vuoi le difficoltà oggettive, finisco per centrare il terreno.

“Pazienza” afferma Jordan “Abbiamo altre quattro frecce tanto”.

Già, veramente troppo poche. Che fastidio! L'unica che sono riuscita a colpire per ora, neppure mi interessava come bersaglio. Miravo alla sua alleata, Daisy. Fra quelli ancora in vita, era una di quelle che aveva ricevuto il punteggio più alto alle prove. Invece guarda cosa ho fatto! Ho ferito mortalmente una talentuosa pianista, che avrebbe sicuramente potuto donare a questa ferita nazione un po' di sollievo con la propria musica! Scuoto la testa. No... non ho tempo di pensare a queste cose!
Carico un nuovo colpo, e miro al ragazzo del distretto 4, un altro di quelli che mi preoccupa parecchio. Ha mostrato un certo talento durante gli allenamenti, e poi è sempre stato così silenzioso e concentrato, che sono sicura che nasconda anche un bel cervello. Un avversario temibile, senza dubbio. Se voglio garantire la salvezza mia e di Jordan, lui è il prossimo. Mi dispiace tanto, non mi hanno lasciato scelta. Neppure io volevo essere qua.

Sposto il dito dalla corda fra un battito del cuore e l'altro, centrandolo in pieno volto. Il ragazzo cade a terra senza neanche un lamento. Mi chiedo se abbia fatto in tempo ad accorgersi di quello che gli è successo, e dare mentalmente un addio ai suoi cari.

“Tutto a posto?” mi chiede Jordan notando il mio turbamento.

Annuisco. Non è la prima volta che uccido, l'ho già fatto durante la ribellione. Certo, le mie vittime erano pacificatori che avevano scelto quella vita, non erano di certo giovani come loro, e...

Jordan mi appoggia la mano sulla spalla “Possiamo fermarci qui” dichiara.

Scuoto la testa, non è vero. Non finirà mai, non finché ne rimarrà uno solo, e quella persona devo essere io o Jordan, non ci sono alternative. Lo sguardo mi cade sulla ragazza del distretto 7. È ancora viva, e sta visibilmente soffrendo. Mi dispiace, non desideravo di certo questo! Se le avessi centrato almeno il cuore, a quest'ora sarebbe in un posto migliore. Di questo passo morirà soffocata dal suo stesso sangue, un modo orribile per andarsene. Devo rimediare, ho delle responsabilità nei suoi confronti. L'unico modo per scusarmi, è mettere fine alle sue sofferenze.
Prendo un profondo respiro. Sprecherò una freccia così, ma non posso lasciarla in questo stato, sarebbe troppo crudele, e io non sono un mostro.

Scocco un nuovo attacco, centrandola questa volta dritta in mezzo agli occhi.
Bene. Ho due frecce, ancora. Intravedo in fondo al gruppo il ragazzo del distretto 2. Deve essere il mio prossimo bersaglio. È fisicamente fra i più forti, in uno scontro ravvicinato non avremmo alcuna possibilità.

Tendo l'arco. Sono pronta.

“Sta arrivando qualcuno!” urla Jordan allarmato.

Ho un sussulto, e lascio andare la freccia senza aver preso la mira. Il mio penultimo colpo finisce per colpire nuovamente il terreno. Dannazione, Jordan!

“Mi hai fatto deconcentrare!” mi lamento a denti stretti.

“Ma sta arrivando veramente qualcuno!” ripete fra l'agitazione.

Tendo l'orecchio, ed inizio avvertire chiaramente dei passi pesanti in movimento. Chiunque sia, sta venendo verso di noi. Lancio un'occhiata confusa a Jordan. Cosa possiamo fare ora? Se usciamo da qui, rischiamo di incontrarlo.

Jordan si muove prima di me, ed inizia a spostare banchi e sedie, mettendoli davanti alla porta, formando così una barricata primitiva, in caso di necessità. Non è detto che stia proprio venendo qua, ma non si sa mai. “Continua, pure” mi invita lui.

Non so quanto possa funzionare una cosa del genere, ma decido di rispettare i suoi sforzi. Si sta dando da fare per il bene del gruppo, e non posso essere da meno.

Miro al ragazzo del due, il quale ha iniziato a muoversi a zig-zag dopo l'ultimo colpo. Deve aver capito che è lui il mio prossimo bersaglio. Non ho altra scelta però. Gli altri tributi ormai sono fuori portata. Quel ragazzone è la unica possibilità.
Scocco la mia ultima freccia, e rimango in attesa per scoprire se ha avuto successo o meno, mentre avverto il misterioso tributo cercare di sfondare la porta. Il colpo va dritto a segno, anche se non dove speravo.
Il biondo perde l'equilibrio, e cade con la faccia a terra, mentre il suo ginocchio inizia ad insanguinare, lì dove l'ho colpito. La ferita non è assolutamente mortale, ma con un po' di fortuna, l'ho messo comunque fuori gioco.

“Zerene, non resisterò ancora lungo!” grida Jordan, appiccicato alla porta per impedire l'ingresso del nostro avversario.

Mi lancio immediatamente in suo soccorso, e spingo anch'io, ma mi accorgo che le spallate del nostro nemico sono parecchio potenti, due scriccioli come noi non possono fare molto a lungo.

“Esci dalla finestra, passando per il cornicione puoi raggiungere un'altra stanza, e metterti al riparo. Ci penso io a lui” suggerisce il mio albino.

Sbuffo “Ma cosa vuoi fare tu?” gli chiedo “Sei al massimo un sollevatore d'ipotesi, Jordan!”. È solamente dopo aver finito la frase che mi rendo conto che si sta proponendo di sacrificarsi. No... mi rifiuto! Non gli farò fare una cosa del genere!

Apro bocca per oppormi a questo suo folle piano, quando il legno sopra di noi viene sfondato dalla punta di una falce. Merda! Non ci sono dubbi! Il tributo dall'altra parte è senza ombra di dubbio il ragazzo dell'undici! Se sapevo che era lui, avrei usato adesso la mia ultima freccia! Nella breve distanza, però? Sarebbe stato comunque rischioso... forse non avremmo avuto alcuna chance in alcun caso... Inutile pensarci però, non potrò mai scoprirlo.

“Non ha senso che moriamo entrambi! Abbiamo fatto una promessa, ricordi?” mi chiede Jordan.

Rimango ferma, imbambolata come una perfetta cogliona. Non posso lasciarlo, non voglio! Non può morire! Lui è il miglior amico!

“Muoviti, Zerene, cazzo!” mi urla addosso, per la prima volta completamente fuori di sé “Non resisterò ancora a lungo!”.

Stringo forte le palpebre, mentre una lacrima mi scivola giù per la guancia. Non ci posso credere di star facendo davvero quello che sto per fare. Bacio la guancia di Jordan per un'ultima volta, per ringraziarlo di tutto, e mi dirigo verso la finestra.

Siamo in alto, tre o quattro metri mi separano dal terreno. E se cadessi? Mi sento lo stomaco sotto-sopra!

“Zerene!” mi richiama Jordan rimproverandomi.

Ha ragione, devo superare questa paura, non posso rendere tutto questo vano. Oltrepasso il muretto ed appoggio il piede sul cornicione. Il primo passo è fatto, posso farcela, dai.

Metto anche il secondo piede, ed inizio a strisciare contro il muro, tenendo gli occhi chiusi per quasi tutto il tempo, finché non ho raggiunto la finestra più vicina.
Sto per scavalcarla, quando lo xilofono inizia a suonare, e subito dopo viene annunciato il nome di Jordan. Il mio petto viene colpito da una fitta, ed avverto chiaramente il mio cuore spezzarsi in due, ma non posso fermarmi! Devo andarmene da qui, devo correre!

Scavalco la finestra, e ritorno con i piedi piantati per terra. Inizio a correre più veloce che posso, mentre le lacrime continuano a solcare il mio volto.

 

Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni

Allungo le mani verso la fanghiglia, e cerco di aggrapparmi a qualcosa di solido, per quanto sia difficile trovare qualcosa che non sia stato ancora corrotto da questa pioggia malefica. Mi trascino in avanti, cercando di ignorare il dolore lancinante al ginocchio. Come faccio adesso? La mia gamba non risponde più ai miei comandi, non riesco più a camminare! Avrei bisogno almeno di un bastone, o di un alleato, ma sono solo, e mi tocca arrangiarmi con le mie forze.

Non manca molto all'ingresso, posso ancora farcela. Una volta arrivato alla scuola, penserò ad un modo per cavarmela. Forse, sarò sponsorizzato di nuovo, chissà. Da quanto mi sono separato da quegli stronzi, ho ricevuto un sacco di cose: garze, medicinali, e perfino un impermeabile! Devo dire che quest'ultimo dono, si sta rivelando molto utile in questo momento. La tela cerata mi sta offrendo una certa protezione contro un'intemperia innaturale che sta peggiorando di minuto in minuto. Lo sanno benissimo quelle poche parti non coperte; le mie mani si sono gonfiate, diventando completamente rosse. Ogni nuova goccia è un'agonia, ma sento di essere in grado di resistere ancora. Lo devo fare per il mio Nathan. Lo sto facendo preoccupare anche troppo, il mio povero amore.

Sto raggiungendo la porta, si può dire che è andata. Le cose non saranno di certo in discesa, ma non voglio arrendermi, non posso permettermelo, io non morirò! Ho già avuto troppe sfighe nella mia vita, mi merito un futuro tranquillo! Sono cresciuto in mezzo al degrado, ho sofferto la fame, mia madre è morta di AIDS quando avevo solamente sette anni, ho perso in guerra mia sorella, e il mio amore non è socialmente accettato! Mi sta bene lo stesso, davvero, ma solo se posso bilanciare tutto questo dolore in cambio di un po' di serenità. Sì, anch'io sarò finalmente felice! Smetterò di guardare con invidia le famiglie passeggiare serene lungo il quartiere commerciale, potrò avere un tetto privo di infiltrazioni d'acqua, e soprattutto potrò dormire ogni notte con il mio angelo personale, l'unica cosa veramente buona nella mia vita! Lui è stato uno dei pochi a non discriminarmi in quanto figlio di una prostituta, ma anzi, è sempre stato gentile con me, fin dal primo giorno. Nessuno è stato così disposto ad ascoltare i miei problemi, a parte la mia povera sorella, nessuno mi ha mai fatto ridere così tanto! Quando ha detto di amarmi, ho provato una tale gioia! Sorridevo e piangevo nello stesso tempo! È stato così bello! Il nostro primo bacio, poi? Ti ricordi, Nathan? In quel preciso momento esistevamo solo io e te, ce ne fregavamo del resto del mondo! Potevano anche scoprirci in quel momento, non ci sarebbe importato nulla. E poi, tutto è degenerato. Il distretto 13 è stato distrutto, i tuoi genitori sono stati catturati ed uccisi, l'annuncio degli Hunger Games, ed ora questo. Mi rifiuto di far finire le cose così! Non ci meritiamo tutto questo! Vedrai amore, troverò un modo di farcela anche da zoppo. Tornerò solo per te! Mi mancano solo pochi metri.

Una nuova goccia mi cade sulla mano, ma questa volta succede qualcosa di diverso. Il dolore è diventato incredibilmente più intenso, come se qualcuno mi avesse spento una sigarette addosso. Trattengo a stento un urlo, per poi lanciare un'occhiata rapida sul punto colpito. Sulla mano destra è apparsa una macchia bianca e molle, che faccio seriamente fatica a riconoscere come la mia pelle. È questo che ci succede allora se non ci mettiamo al riparo? Dannazione! Che razza di sadici di merda! Almeno sono quasi arrivato! È vero, ci ho messo un po', ma purtroppo ero parecchio distante dalla scuola quando è uscito l'annuncio. Volevo solamente il più possibile prendere le distanze da Diamond, e guarda cosa è successo!

Poco importa ora, però. Mi basta allungare la mano, e sono dentro. Sto effettivamente per farlo, quando la porta d'ingresso viene improvvisamente chiusa. Alzo gli occhi, e mi trovo Dingir aldilà della porta di vetro. Accanto a lui c'è una sedia, proprio sotto la maniglia, che la sta bloccando.

Sgrano gli occhi per l'incredulità, ignorando una nuova goccia di puro acido cadermi sul polso. Non vorrà mica....? No! Non, ti prego, apri!

Mi avvicino alla porta usando le mie ultime forze, ed inizio a battere sul vetro con entrambi i pugni, mentre Dingir mi osserva con un sorriso crudele. Dingir! Mi ero dimenticato di lui! Dov'era? Non l'ho visto correre con gli altri prima! Che sia rimasto nascosto nella scuola per tutto questo tempo? Oppure è semplicemente arrivato prima di tutti noi?

“Ma te guarda chi si vede!” esclama “Siamo in ritardo, giovanotto! Non puoi più entrare senza una giustificazione firmata da uno dei tuoi genitori!”.

Bastardo! Gli pare il momento di scherzare? Sto per urlarli addosso tutto il mio disprezzo, quando avverto un dolore lancinante al fianco. Mi volto indietro: lì dove sono stato colpito, la tela si è sciolta, e il liquido acido mi ha colpito in pieno, distruggendomi anche i vestiti.

Il mio petto viene serrato da una morsa di puro terrore, profondo e potente come non l'avevo mai provato in vita mia, neppure quando ho visto Atena morirmi davanti ai miei occhi. Inizio a battere con più forza contro la porta, fino a non sentire più le mani a causa del dolore. Non riesco a sfondarla, è troppo pesante! Se solo il mio ginocchio fosse integro!

“Niente giustificazione?” mi domanda sarcastico fingendo innocente stupore “Che peccato, signor Arrow, ci vediamo domani!” aggiunge per poi voltarsi dall'altra parte, ed iniziare ad incamminarsi.

Urlo, e continuo a battere contro la porta con tutte le mie forze, mentre le gocce acide aumentano di numero, distruggendomi l'impermeabile e il corpo.

“Apri la porta!” urlo fino a sentire male alla gola “Aprila!” urlo nuovamente fuori di me, mentre il dolore si fa sempre più intenso e diffuso.

Non posso morire così! Nathan! Aiutami, ti prego!

“Aprila!” grido ancora, ma ormai Dingir non si vede più.

Mi accascio al suolo, fra l'incredulo e il terrorizzato. Urlo e mi agito, sbraito e maledico il mondo intero, finché di me non rimane più nulla.

 

 

Ciao, scusate il casino, ma come ho detto nell'intro, ho perso i dati d'accesso del mio vecchio account, così come la mail d'iscrizione, che mi è stata chiusa. Ho scritto ad Erika per risolvere la questione, ma non ho idea di quando riceverò risposta. Pur di non lasciarvi orfani, continuo la storia in questo account d'emergenza, spero capirete. Pian piano ripristinerò qui anche i capitoli precedenti.

Rimangono 8 tributi, e vorrei chiedervi un favore, ovvero se mi mandate via pm quale sarebbe la vostra classifica ideale dei rimanenti, compreso chi vorreste come vincitore. Non è obbligatorio, soprattutto considerando che ho già i miei piani, ma in caso di indecisioni mi aiutereste!

Alla prossima!

 

p.s. i giusti sono stati sponsorizzati, riceveranno cibo nel prossimo capitolo.

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov)

12° Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni, ucciso da Zerene (3 pov)

11° Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni, uccisa da Zerene (5 pov)

10° Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni, ucciso da Santos (4 pov)

9° Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni, ucciso dalla pioggia acida (5 pov)

 

Alleanze:

I giusti: Amalia, Annah

Solitari: Santos, Dingir, Ben, Isabelle, Daisy, Zerene

 

Masterkiller:

Santos (3 uccisioni)

Diamond (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Zerene ( 2 uccisioni)

Altro (2 uccisione)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

 

Feriti:

Tutti -tranne Dingir e Zerene – (leggere ustioni, infreddoliti e bagnati)

Amalia (mentalmente instabile, fame, leggera sete, graffi, raffreddore)

Annah (fame,leggera sete, graffi alle braccia)

Ben (sfinito, fame, sete, ferita infetta)

Dingir (leggera sete)

Isabelle (fame, leggera sete)

Daisy (leggera sete, raffreddore)

Santos (leggera sete)

Zerene (lutto grave)

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Capitolo 18
*** La mia pace- quarto pomeriggio ***


4° giorno – pomeriggio

 

Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni

Il topo più grosso che abbia mai visto mi si avvicina, ed inizia ad annusarmi con interesse, per poi guardarmi dritto in mezzo agli occhi. L'ha già capito, è proprio vero che agli animali basta veramente poco. Le caprette al pascolo riuscivano a capire se avevo avuto una giornata storta solamente attraverso il rumore dei miei passi, e la mia vicina un giorno mi ha raccontato che il suo gatto aveva capito prima di tutti che il nonno stava per lasciare questo mondo. Ora tocca a questo topo dare questo triste annuncio, ne sono certo.

Allungo la mano ancora sana verso l'animale, e ne accarezzo il muso con delicatezza. L'animale rimane fermo, accettando volentieri il mio affetto. È così carino e dolce, sono felice di aver passato i miei ultimi momenti con un amico. Mi mancava stare accanto ad uno di loro, mi sembra di stare lontano da casa da una vita. Quanto tempo sarà passato in realtà? Dieci giorni? O forse di più? Non ne ho idea, so solo che inizio a far fatica a ricordare. Come si chiamava quella mucca che ho visto partorire? Dove avevo trovato quell'agnello che si era smarrito? Manuel preferiva prendersi cura delle galline o delle pecore? Che odore avevano le torte della mamma? Che suono aveva la voce di papà? È tutto così confuso in questo momento... sento soltanto freddo, dolore, e sete, tantissima sete. La mia gola sta ardendo, la mia pancia sta brontolando, la mia testa sta urlando. Non ce la faccio più.

Sposto lo sguardo verso la ferita al braccio, quella procuratami da quel mostro, e rimango disgustato da quello che vedo. Era messa malino stanotte, ma l'esposizione a quella pioggia maledetta l'ha peggiorata di brutto. È gonfia, piena di bolle e di pus, ed è di un colore innaturale. Sposto la camicia ancora zuppa in modo tale da nasconderla. Non che in questo modo la situazione migliori, ma non vederla mi fa stare un pochino meglio.

Decido di sdraiarmi per terra, mi sento veramente tanto stanco. Le palpebre pesano un sacco, ma sono sicuro che se mi addormento, non mi sveglierò mai più. Non sarebbe però meglio così? È chiaro ormai che non potrò mai uscire vivo di qui, non potrò mai sconfiggere uno come Santos, e neppure gli altri ad essere onesti. Non sarò mai come lui, neppure se lo volessi. Non potrei mai alzare una falce contro un altro essere vivente, significherebbe rinunciare a tutto ciò a cui credo, e di conseguenza, smettere di essere me stesso. Che senso avrebbe continuare a vivere dopo essersi smarriti? Cosa rimarrebbe di me anche nella migliore delle ipotesi? La verità, è che ero già spacciato il giorno stesso in cui sono stato estratto, anzi, tutti lo siamo, perfino uno come Santos. Ricordo che i primi giorni faceva finta di essere una brava persona, sempre gentile e sorridente con tutti. Durante gli allenamenti mi aveva salutato un paio di volte, e una volta durante il pranzo mi aveva addirittura passato il sale con un sorriso sul volto. Era bravo a fingere, ma ora la sua maschera è caduta, e tutti sanno. Che vita potrebbe attendergli una volta tornato a casa, ora che si sa che è un essere diabolico e senza cuore? Avranno paura di lui? Gli gireranno alla larga? Gli sparleranno dietro alle spalle? Riuscirà a trovare moglie con la sua nuova fama? Almeno io sono sicuro che sarò pianto, perché non ho permesso a questo posto di cambiarmi, al contrario di Milo, pace all'anima sua. Neppure Iris è stata cambiata, ma onestamente non ne ha avuto neppure il tempo. Forse oserei dire che stata fortunata, almeno si è evitata tutto questo: l'angoscia, le notte insonni, la sete, il mangiare insetti, la paura, il veleno, l'essere braccata come un animale...

Sbuffo, non ho nemmeno la forza di piangere. Che situazione strana. Il giorno è cui tutto è iniziato, avevo pianto a dirotto, davanti a tutti. Continuavo a pensare a come sarebbe stato separarmi per sempre dalla mia famiglia, o come sarebbe stato vivere questo preciso momento, mentre in realtà sto bene, o meglio, pensavo fosse peggio. Forse è perché ho rinunciato ad ogni mio sogno o speranza. Tutto sembra distante e lontano, come se riguardasse qualcun altro. A dire il vero, mi sento... sollevato. A breve sarà tutto finito, ed otterrò finalmente del meritato riposo. Niente più dolore, niente più pioggia, niente più fame, solo... silenzio.

Un rumore familiare risuona nell'aula in cui mi sono nascosto. Sembra proprio... no, non è possibile.
Mi giro, ed intravedo una macchina radiocomandata venirmi incontro. Ancora? Mi stanno davvero inviando ancora degli aiuti dopo tutto? Come è possibile che ci sia ancora qualcuno che tifa per me? Voglio dire, ormai è ovvio che non durerò ancora a lungo!

Mi sforzo di sedermi, nonostante le vertigini e la debolezza, ed apro la scatolina argentata. Al suo interno trovo una borraccia piena d'acqua, limpida, fresca, e soprattutto sana. Insieme a questa trovo anche delle pastiglie, medicinali per il braccio suppongo.

Stringo gli oggetti al mio petto con tutte le mie forze, mentre una lacrima mi scivola giù per la guancia. Cosa mi è preso? Avevo appena accettato la mia prematura morte! Perché invece sto reagendo così? Se fossi coerente, rifiuterei questi regali, e mi lascerei andare! Eppure...

Apro la bottiglia, e ne bevo il contenuto fino all'ultima goccia. La mia gola inizia a cantare e a ballare, e sorrido io stesso quando avverto il liquido scivolarmi giù per l'esofago. Mando giù anche una delle pastiglie senza esitare.

Senza neanche rendermene conto, ho ricominciato a piangere. Sono proprio un bambino.

Provo ad asciugarmi la faccia, ma la camicia è completamente bagnata, non aiuta molto, anzi peggiora solamente la situazione. Sono un disastro sia dentro che fuori, chissà quante risate si staranno facendo i telespettatori. I capitolini mi hanno regalato un altro giorno di vita, ma non riesco a capirne proprio il perché. Che mi vogliano davvero bene, oppure vogliono solamente prolungare il loro divertimento? Chissà, lo scoprirò a breve in ogni caso.

 

Santos Mels, tributo del distretto 11, 17 anni

Provo a smuovere la testa dell'albino con un piede, ma mi rendo conto che questo corpo non è più molle come era all'inizio, anzi, è diventato rigido come il legno. È strano vedere come ci si trasforma dopo la morte, ha un non so ché di affascinante. Mi piacerebbe stare qui ancora, ed osservare meglio il lento decadimento di questo disgraziato, ma la verità è che ho già perso troppo tempo. L'ammetto, mi sono fatto tentare dal regalo degli sponsors, ed una cosa tira l'altra, sono rimasto qui a riposare, anziché andare a caccia della puttana che per poco non mi faceva fuori. Merda! Se sono ripenso di essere stato così vicino alla mia fine, mi viene ancora da urlare! Sarebbe bastato pochissimo, non ero troppo lontano da quel gruppo. Sarei potuto morire senza neanche un lamento, come quel povero idiota del ragazzo del distretto 4. Quando ho capito cosa stava succedendo, per un attimo mi sono sentito come allora, completamente indifeso. Era come quando ero un bambino, e quella merda di padre tornava a casa nuovamente ubriaco e nervoso, voglioso solamente di menare le mani. E proprio come allora, il mio primo istinto è stato come di cercare una credenza in cui nascondermi, sperando in quel modo di potermi salvarmi. Mi sono odiato in quel momento, mi ero ripromesso che non mi sarei mai più sentito in quel modo, che non avrei mai più subito, e che se la vita era uccidere o essere uccisi, allora mi sarei sporcato le mani di sangue senza alcuna esitazione. Eppure quella ragazza per un momento ha cancellato tutto, per un momento mi sono sentito nuovamente quel bambino impaurito. Puttana! La pagherà per questo, e non solo.

Do un altro piccolo calcio al ragazzo del distretto 6. L'ammetto, è stato in grado di sorprendermi. Era mingherlino, ben lontano nell'aspetto da un Logan o da un Jacob, eppure ha combattuto con tutte le sue forze, senza esitare neanche per un istante. Continuava ad urlare alla sua alleata di correre, era più preoccupato per lei che per se stesso. Non so che legame ci fosse fra i due, ma era ovvio che lui le volesse veramente molto bene, e nonostante questo, lei è fuggita. Io non l'avrei mai fatto. Se qui ci fosse stato Dam, con il cavolo che l'avrei lasciato a morte certa, anche a costo di rimetterci la mia stessa vita! Di cosa mi stupisco però? Gli esseri umani sono così; egoisti fino al midollo. Quando arriva il momento di entrare in gioco e di rischiare sul serio, anche le persone apparentemente più buone fuggono via. Basta guardare mia zia ad esempio, che non ha mai denunciato gli abusi di mio padre sebbene lei sapesse. Quella ragazza non deve essere molto diversa da lei. Più conosco le persone, e più mi disgustano, anche se grazie al cielo esiste un'eccezione a questo mondo. Mi manca veramente poco per poter tornare da lui... solo sette persone, sette! Quelli che sono rimasti però sono piuttosto pericolosi, ad eccezione del mio cucciolo del dieci, o non sarebbero ancora qui. Devo rimanere vigile, e continuare a concentrarmi, non devo abbassare la guardia.

Forse ho fatto bene a prendermi un momento per me e rilassarmi, effettivamente mi sento meno stanco adesso. Da quanto tempo non mi prendevo cura di me? Una volta lo facevo spessissimo...

Ho usato i vestiti che avevo trovato nel mio zaino e in quello di Milo per cambiarmi, e ora sono quasi completamente asciutto, ed inoltre la mia pelle è già tornata fresca e rosea grazie alla pomata degli sponsor. Mi ero un attimo preoccupato vedendola tutta rossa ed irritata, ma ora è già passato. È proprio vero che la medicina capitolina fa miracoli. Considerando che sono ancora armato, direi di essere in vantaggio almeno sulla metà dei tributi ancora presenti in gara. L'unico vero problema è la sete. Ora non ho più neppure l'acqua piovana a disposizione, e sto incominciando a sentirne gli effetti. La testa mi gira leggermente, e la gola è secca come un fottuto deserto. La mia pancia ha ripreso ha brontolare, supplicandomi di mettergli qualcosa dentro, anche delle stupide bacche, ma neppure quelle sono più a disposizione.

Ora che ci penso, nella palestra fino a qualche giorno fa c'erano un sacco di zaini, ricchi sicuramente di scorte alimentari, ma non è detto che ci siano ancora, né che il posto sia pieno di tributi in agguato. Dovrei andare a controllare sicuramente, anche se mi scoccia, sarà sicuramente pericoloso. Magari attenderò ancora un po', per il momento in fondo non mi sento così disperatamente bisognoso di cibo. Continuerò a riposare, e quando mi sentirò fresco come una rosa, passerò all'attacco.

Lancio un'occhiata al cadavere dell'albino. E se invece... Scoppio a ridere, no, è troppo perfino per me. Non credo che arriverei al punto di mangiare carne umana, anche perché so che dai racconti di sopravvissuti a tragedie immani, non ha neppure un buon sapore. Una ragione in più per finire questa storia il prima possibile. Appena tornerò a casa, comprerò un mucchio di carne, ed offrirò a Dam una grigliata fuori di testa, così ricca e grassa, che il suo odore si spargerà per tutto il distretto, facendo crepare di invidia quei gran sfigati. Se mi avanza qualcosa lo darò ai miei zii e a quel casinaro di Carlos. In fondo hanno almeno provato a farmi sentire uno di loro, temo di avere qualche piccolo debito nei loro confronti, ma poi basta. I miei atti di gentilezza verso il mondo si chiuderanno qui. Per quanto mi riguarda, appena giungerò alla mia nuova casa, mi chiuderò là dentro con Dam, e passerò il resto della mia vita a fotterlo, uscirò solamente per fare la spesa. Recuperò tutto il tempo perso con gli interessi. Ah! Quel culo mi chiederà pietà, lo giuro! Fuori di qui mi aspetta il paradiso, e me lo merito davvero dopo aver attraversato l'intero inferno!

Aspetterò ancora un po', e poi mi alzerò. Casa mi aspetta, ma prima ho ancora dei conti da saldare.

 

Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni

Do un calcio ad un sassolino, continuando a sbuffare nel tragitto. Quegli stupidi! Non li sopporto! Per quanto mi sforzi, non riesco ad abbandonare quella maledetta sensazione! Non sono io quella ad essere nel torto, ma loro! Non sono una cattiva persona, sono solo determinata a tornare a casa! Se fossi così crudele come credono, avrei ucciso quelle due prima, ed invece non ho fatto niente! So che ho un debito nei loro confronti, soprattutto nei confronti di Annah, e nonostante tutto le rispetto, per questo non farò loro del male.

Do un altro calcio al sassolino, allontanandolo da me di qualche altro metro. E se rimanessimo solo noi tre? Scuoto la testa, chissene frega! Ho una promessa da mantenere, e neppure loro due mi possono distogliere dal mio obiettivo! Lo devo ad Eric! Mi rifiuto di credere che sia morto per niente!

Mi asciugo una capricciosa lacrima che sta cercando di sbucare fuori. Mi sento così sola, mi manca così tanto! Sono sicura che lui mi avrebbe capita e consolata! Uccidere quel ragazzo non è stato bello neppure per me! Io... ho dovuto farlo! È Capitol che mi ha costretta! Sono una brava ragazza, io! Certo, magari a volte mi comporto un po' da teppista, ho combinato la mia buona dose di guai, ma nulla di irrimediabile o imperdonabile. Quello che ho fatto non conta, non è un posto normale questo.

Tiro un altro calcio. Quel ragazzo non ha neppure provato a difendersi. Era come se lo volesse. Fanculo! Non possono giudicarmi! Intanto è grazie a me che ci sono due avversari in meno, uno dei quali era quello psicopatico del distretto 12. Chissà quante persone avrebbe ancora ucciso se non lo avessi fermato! Potrei perfino definirmi un'eroina! Non è giusto che mi senta così male per colpa loro!

Mi asciugo le lacrime con l'orlo della camicia pulita provata nello zaino del ragazzo del distretto 5. Grazie a lui sono almeno in parte asciutta. Un'altra ragione per considerare giusta la mia azione. Non sono un mostro, sono solo disperata. Dovrei smettere di piangere però. Ho finita la mia scorta d'acqua, non posso permettermi di disidratarmi, anche perché ora non posso più approfittare di questa maledetta pioggia. Posso soltanto sperare in un altro sponsor, o cercare di uscire viva da qui prima di morire di sete, non ci sono alternative. A meno che... la palestra, ma è ovvio! Era pieno di scorte lì, forse posso ancora trovare qualcosa!

Mi dirigo verso il centro della scuola, penso di ricordarmi ancora bene la strada per raggiungerla. Nella mia mano destra continuo a tenere stretto il mio coltello, in caso incontrassi altri tributi che hanno avuto la mia stessa identica idea. Non ho intenzione di certo di farmi uccidere da uno di loro! Chi rimane ancora di pericoloso? Amalia di sicuro, la cecchina del distretto sei, poi.. cavolo non conosco le abilità degli altri. Molti di loro però hanno ricevuto un voto alto, come la ragazza del dieci e il ragazzo dell'undici. Non dovrei però preoccuparmi né di Annah, né del ragazzo del dieci per lo meno. Penso di potercela fare davvero, in fondo ora mi sento perfettamente in forma! Certo ho un po' di fame e di sete, ma nulla di tragico, non più per lo meno. Mi è stata data una seconda possibilità, e non la sprecherò per nulla al mondo!

Sono quasi arrivata, quando mi accorgo della presenza di alcuni cadaveri, e di alcuni enormi ratti che li circondano. Mi tappo il naso per proteggermi dall'odore. Quei corpi sono a dir poco disgustosi. Sono gonfi, di un colore verdastro. I loro volti sono tumefatti, quasi irriconoscibili. I loro bulbi oculari sono protesi, le loro labbra sono gonfie e blu, mentre i loro vestiti sono sporchi di liquidi corporei. In diverse parti hanno chiari segni di morso. Aguzzo la vista, e riconosco in una delle ragazze (deve esserlo, ha una gonna!) i tratti della ragazza del distretto 12. Accanto a lei c'è anche il ragazzo del distretto 8, radicalmente cambiato. In vita aveva la pelle dorata, era muscoloso, e dall'aria virile mentre adesso... Riconosco anche quel bastardo di Cole, ed accanto a lui... no... non è possibile!

Mi getto sul suo corpo con il fiato sospeso. Osservo ogni dettaglio di quel corpo, mentre inizio a sudare freddo. Non è vero! Non è possibile, non può essere lui! Eppure i tratti sono quelli, così come i capelli biondi... Come è possibile? Come ha fatto la morte ha cambiare così tanto un ragazzo una volta così bello? Questo ammasso puzzolente non può essere lui! Eric! Che cosa ti hanno fatto? Sento le lacrime riaffiorare nuovamente, mentre la mia testa si riempie di immagini relative a quel maledetto giorno, in cui la mia impulsività l'ha condannato a morte. Perché è dovuto succedere tutto questo? Non doveva morire! Non meritava tutto questo! Grazie al cielo i suoi genitori non sono più fra noi, non oso immaginare quale sarebbe stata la loro reazione nel vedere il suo corpo! Ci permetteranno di riportarlo a casa una volta che tutto questo sarà finito? Ci permettano almeno di dargli un ultimo saluto? Un funerale, non chiediamo altro, una bara su cui poterlo piangere! Non è giusto che marcisca qua dentro! Almeno nella morte, deve essere libero!

Sento uno squittio. Mi volto. Uno stupido ratto gli sta mordicchiando le caviglie! È colpa sua allora se è ridotto in questo stato!

“Vai via!” gli urlo addosso dandogli una manata.

L'esserino urla di dolore, per poi andarsene lontano con la coda fra le gambe.

“Mi dispiace tanto, Eric!” affermo tremante mentre gli stringo la mano rigida e fredda “Non avrei voluto questo per te, meritavi molto di meglio. Vedrai io...” in sottofondo avverto nuovamente degli squitti, ma questa volta sono di più rispetto a prima.

Alzo lo sguardo, ed intravedo un esercito di ratti venirmi incontro. Sgrano gli occhi dal terrore. Oh, cazzo!

Mi alzo, ed inizio a correre, ma quei piccoli bastardi, sono veramente troppo rapidi.

“Lasciatemi in pace!” urlo quando ormai hanno raggiunto le mie caviglie, ed iniziano a mordermi con ferocia, fino a farmi uscire del sangue.

Stringo i denti, e provo a resistere al dolore. Continuo a correre, ma ormai ce li ho ovunque. Provo a guardarmi intorno, ma non vedo nulla su cui arrampicarmi per sfuggirli.

“Smettetela, smettetela!” urlo nuovamente, ma questi iniziano a mordermi ancora più forte, facendomi cadere per terra. I ratti iniziano a saltarmi addosso, mordermi i fianchi, le guance, le spalle. Li spingo via con le braccia, ma ad ogni ratto cacciato via, ne arrivano altri cinque. Sono troppi! Di questo passo, io...

“Aiuto, aiuto!” urlo, ma nessuno giunge in mio soccorso, sono sola.

I ratti continuano ad assaltarmi, i loro morsi diventano sempre più feroci e profondi. Urlo per il dolore mentre continuo a combattere. Non può finire così, non in questo modo! Ho promesso che sarei sopravvissuta, che ce l'avrei fatta, che avrei vissuto anche per Eric! Cosa mi rimane ora? Non voglio morire! Aiutami, per favore! Per favore...

 

Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni

Il maledetto xilofono suona di nuovo, facendo urlare disperata Amalia, la quale si copre le orecchie sperando in questo modo di non scoprire che sia la nuova vittima.
L'abbraccio, e la stringo con tutte le mie forze, soprattutto quando annunciano che la sfortuna è proprio Isabelle.

Proprio come pensavo, Amalia inizia ad urlare ancora più forte di prima, mentre le sue lacrime mi bagnano ulteriormente la camicia.
Le faccio timidamente cenno di far piano, ma la lilla non mi ascolta, ormai persa in un mondo oscuro in cui non riesco più a raggiungerla. Cosa faccio adesso? E se ci trovassero per colpa di una delle sue reazioni isteriche? Ho cercato l'angolo più nascosto ed oscuro della scuola, qui nei sotterranei, ma di questo passo verremo scoperte. Vorrei che si riprendesse in fretta, vorrei che tornasse la ragazza sorridente di prima, ma ho paura che quella Amalia sia ormai già morta. Un animo buono come il suo, non ha retto questo posto, e si è spezzato in mille pezzi. Mi accontenterei che tornasse lucida, quello sì, depressa ma ancora razionale. Ti prego, ragazza mia. I giochi si stanno avvicinando sempre di più alla fine, e non potrò proteggerti per sempre. Già... cosa farò se non si riprenderà? Non voglio abbandonarla, va contro tutto quello in cui credo, ma sarei pronta a sacrificare la mia vita per lei, dire addio alla mamma, ai miei sogni, e alla mia casa, per una che tutto sommato conosco da meno di una settimana? Dovrei vergognarmi di me stessa, sto facendo dei pensieri orribili! Cosa penserebbe di me papà? Già, papà... sarà davvero ancora vivo e costretto ad assistere a tutto questo? Cosa farebbe nei miei panni? Avrebbe trovato un modo per mettere fine a questo massacro, ne sono certa, ma io non ho il suo carisma, né il suo coraggio. Se alzassi la voce, mi ucciderebbero subito, e ho troppa paura per poter rischiare... E io che mi vantavo di essere la sua degna erede.... Sono solo un pagliaccio.

“Anche Isabelle è nella spiaggia” borbotta Amalia.

Sbuffo. Ancora questa spiaggia, ma di che cosa diavolo sta parlando? “Sì, tesoro, è in un posto migliore, insieme a Yuki” la assecondo facendola nuovamente calmare. Quella Isabelle... ho passato parte dei miei giochi a prendermi cura di lei, e questa una volta che si riprende, ci lascia per poi morire poco tempo dopo! Che sia un messaggio del destino per dirmi di essere più egoista?

Mi volto verso la lilla. Amalia ha iniziato a giocare con uno dei bottoni della mia camicia, vicino al punto in cui una volta c'era la mia amata collana, portatami via dagli strateghi come tutto il resto. Sembra così innocente in questo momento... le sue ciglia sono lunghe come quelle di un cerbiatto, i suoi occhi sono limpidi come il cielo, e le sue labbra sono rosee, e si stanno muovendo impercettibilmente, come se stesse canticchiando a sé stessa una ninna nanna. Come si potrebbe mai fare del male ad una creatura del genere? Sono propria una sciocca a pensare a cose cattive come abbandonarla, o peggio ancora, ucciderla.

La lilla si irrigidisce all'istante, e nasconde il volto nel mio petto. Mi volto confusa, ed intravedo una macchina radiocomandata color argento, la stessa usata dagli strateghi. Un aiuto? Meno male.

“È un regalo” sussurro ad Amalia sperando di tirarla su di morale “È per noi” aggiungo per poi dirigermi ad aprire la grande scatola.

Sollevo il coperchio, e trovo al suo interno due contenitori e delle posate. Nel primo contenitore trovo una zuppa calda, a base di legumi, in cui solo odore mi fa riempire la bocca di bava.

“La conosco!”squittisce improvvisamente Amalia, con le guance nuovamente rosee “Era uno dei piatti serviti al centro d'addestramento, un piatto tipico del distretto nove se non mi sbaglio” a pronunciare la parola nove, si rabbuia nuovamente, probabilmente per l'immediato collegamento ad Isabelle.

Le passo immediatamente la zuppa, prima che possa di nuovo piangere “Tieni, è calda, ti farà sicuramente bene”.

La lilla mi sorride debolmente, ed allunga la mano accettando in silenzio la mia offerta. Si è nuovamente chiusa in se stessa, non va per nulla bene. Forse sono solo pessimista, magari ha solo bisogno di un po' di tempo per gestire il lutto.

Apro il secondo contenitore, e trovo al suo interno una pappa rossastra, da cui emergono con chiarezza alcuni fagioli scuri e della carne. Carne! Da quanto tempo non ne mangiavo?

Mi riempio completamente la forchetta, per poi infilarmela tutta in bocca. Le mucose iniziano ad urlare a causa dell'improvviso calore. Cavolo, se è piccante! Devo dire però che mi sento già accaldata! Se l'obiettivo era scaldarci oltre che a nutrirci, direi che hanno fatto centro!

Tiro fuori la forchetta, e cerco di combattere contro l'impulso di sputare via il prezioso cibo.

Amalia mi guarda con un sopracciglio alzato, evidentemente confusa “È piccante” le spiego “Non sono abituata”.

La mia alleata annuisce distratta, per poi concentrarsi nuovamente sul suo piatto di zuppa. Una volta non avrebbe reagito così; mi avrebbe sicuramente proposto di scambiarci i piatti per venirmi incontro, o per lo meno avrebbe voluto assaggiarlo in preda alla curiosità. Non ci sono più dubbi. Questa ragazza non è la mia Amalia, è solo un involucro pieno di dolore e di disperazione. La mia lilla potrà mai tornare e prendere il posto di questo spettro? Purtroppo non è più rimasto così tanto tempo per poterlo scoprire.

Mi siedo accanto a lei, e mangio piano piano il mio regalo piccante. Solo il cielo sa che cosa accadrà.

 

 

 

Ultimo capitolo con una sola morte, ed ultimo capitolo con 4 pov. È stato un capitolo di transizione, lo so, ma penso che ci voleva dopo quello che è successo. Mi scuso anche se per questo è particolarmente corto. Con i capitoli introspettivi faccio fatica a raggiungere la lunghezza standard.

Ben doveva morire in questo capitolo, ma è stato salvato all'ultimo, e ho dovuto cambiare vittima.

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov)

12° Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni, ucciso da Zerene (3 pov)

11° Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni, uccisa da Zerene (5 pov)

10° Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni, ucciso da Santos (4 pov)

9° Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni, ucciso dalla pioggia acida (5 pov)

8° Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni, uccisa dai ratti (5 pov)

 

 

Alleanze:

I giusti: Amalia, Annah

Solitari: Santos, Dingir, Daisy, Zerene, Ben

 

Masterkiller:

Santos (3 uccisioni)

Altro (3 uccisione)

Diamond (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Zerene ( 2 uccisioni)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

 

Feriti:

Tutti- tranne Annah, Amalia e Dingir- (più o meno fame e sete)

Tutti -tranne Dingir, Zerene e Santos – (leggere ustioni, infreddoliti e bagnati)

Ben (demoralizzato, fame)

Amalia (mentalmente instabile)

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Capitolo 19
*** Tentazione - 5° mattina ***


5° giorno- mattina

 

Zerene Glendower, tributo del distretto 6, 18 anni

Quali fiori volete mettere nella corona?'” chiede la signora gentile.

Rimango in silenzio, non so davvero cosa rispondere. Mi sembra ancora tutto così assurdo! È vero, la mamma è sempre stata di salute fragile, ho sentito dire da alcuni che è stato un miracolo che abbia raggiunto l'età adulta, eppure...

Quali ti piacciono, Zerene?” mi incoraggia mio padre “Scegli tu, secondo me sono tutti carini”.

Vorrei poter scappare, non voglio stare qui, ma papà è stato chiaro: dobbiamo scegliere un tributo floreale per omaggiare la mamma, in modo tale da darle il nostro ultimo saluto in maniera onorevole.
Deglutisco, ed osservo meglio l'ambiente circostante: la stanza è piena zeppa di fiori, sono sicura che alla mamma sarebbero piaciuti tanto. Lei adorava tutte le cose belle e delicate: dai colori, alle stelle. Prima di ammalarsi di nuovo, mi aveva ridipinto la cameretta, in modo tale da simulare un cielo stellato. Ha detto di aver ricreato alcune costellazioni, e me le aveva anche indicate. Aveva messo molta enfasi su quella dell'orsa minore, in quanto lì c'è la stella polare. In caso mi perdessi nel bosco fuori dal paesino, devo seguire quella stella. Solo così potrò tornare a casa.

Ti vanno bene queste?” domanda la donna venendomi incontro, indicando una pianta con tanti fiori piccoli e bianchi “Personalmente li trovo molto eleganti”.

Rimango immobile, con la bocca semi-aperta. Ha effettivamente ragione, però c'è qualcosa che non mi convince, ma non capisco cosa. Continua a sembrarmi tutto così strano!

La perdoni” afferma mio padre mettendomi la sua grande mano sopra la spalla “È ancora molto scossa, fa fatica a parlare perfino con me. Non è un periodo facile questo, per nessuno di noi”.

La donna si appoggia la mano al petto, con aria affranta “È normale, prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno. Mi dispiace tantissimo per la vostra perdita”.

Perdita... perdita... la mamma...

Non c'è n'è bisogno” afferma mio padre scuotendo la testa “Le abbiamo fatto perdere anche fin troppo tempo. Prendiamo quei fiori bianchi”.

La signora annuisce, e si avvicina con un paio di forbici alla pianta, ma in quel momento sento una feroce morsa al petto. Sento improvvisamente caldo, perfino il mio stomaco sta facendo un salto su se stesso! La fronte si è riempita di sudore, la bocca è diventata secca. Non voglio!

No!” urlo sbattendo il piede a terra.

La donna si ferma, e mi guarda con gli occhi sgranati, e anche mio padre mi fissa sconvolto.

Non uccida quei fiori!” aggiungo mentre le lacrime iniziano a sgorgarmi dagli occhi “Non voglio che muoiano! Devono vivere!”

 

Mi risveglio di soprassalto, andando a sbattere con la testa contro una delle pareti dell'armadietto. Mugolo per il dolore, mentre cerco di massaggiarmi la parte colpita. I miei movimenti però qua dentro sono troppo limitati, ho bisogno di uscire, e di prendere aria.
Tendo le orecchie, in modo tale da sentire se qualcuno è qui nei dintorni, e quando sono sicura che qua fuori non c'è nessuno, esco fuori dal mio nascondiglio.

Stendo le gambe, e il mio corpo inizia a scricchiolare dolorante. Ho male dovunque, soprattutto alla schiena. Non è stata una buona idea chiudersi là dentro per tutte quelle ore, ma che scelta avevo? Quel dannato mi starà sicuramente dando la caccia, e io sono rimasta senza frecce! Dovevo nascondermi, e quella era la mia unica alternativa sicura. Vorrei che Jordan fosse qui, sono sicura che avrebbe trovato il modo di scherzarci sopra. Mi manca la sua risata, il suo modo tranquillo di fare, e anche le sue chiacchiere. Non riesco a credere che...

Mi mordo forte il labbro. Non posso permettermi di scoppiare nuovamente a piangere, sto rischiando la disidratazione. Ho finito le mie scorte d'acqua, e la sete ha ricominciato a farsi sentire con tutta la sua prepotenza. La pioggia purtroppo non è più un'opzione.
Ho anche fame a dire il vero, ma quella riesco a sopportarla già di più, anche se mi mancano un sacco i manicaretti di mio padre. Avrei voluto che Jordan assaggiasse almeno una volta una delle sue torte...
No! Zerene! Lo stai facendo di nuovo! Devi rimanere concentrata sull'arena, non devi farti schiacciare da questo posto. Se sopravvivi, avrei tutto il tempo del mondo per piangere, ma non ora!

Sento un rumore meccanico venire verso la mia direzione. Sorrido. Uno sponsor! Era quello che ci voleva!
Mi inchino verso la macchinina, pronta ad aprire il pacco. Sollevo il coperchio, mentre sento i muscoli delle guance tirarmi così tanto da farmi male.

Frecce, beneamate frecce.
Le afferro, e le metto immediatamente dentro alla faretra. Questo mi rimette sicuramente in gioco, sento di avere nuovamente qualche chance di vittoria. Devo vincere, per me, ma anche per la famiglia di Jordan. Ho promesso di prendermi cura di loro, e voglio mantenere la parola, devo farmi perdonare. Non l'ho difeso, sono fuggita via come una vigliacca. Ho un enorme debito nei suoi confronti. Rimedierò, mi ci volesse tutta la vita!
Abbasso lo sguardo, ed intravedo una piccola macchia grigiastra sul terreno. È liquida, e sembra anche recente. Sento il sangue gelarmi nelle vene. Possibile che sia...?
Scatto in piedi, e giro immediatamente la testa, cercando di guardarmi il didietro. Inizio a sudore freddo. Non è possibile, non ora! Eppure non ci sono altre spiegazioni! I miei vestiti hanno un'enorme chiazza, non ci sono dubbi, mi sono venute le mestruazioni.
Fanculo! Merda, merda, merda, merda!

Mi tolgo l'impermeabile, ed inizio a farlo a pezzi con l'ausilio delle frecce. Creo dei piccoli rettangoli, sperando che possano almeno in parte coprire i danni.

Sospiro. Ci mancava solo questo.

 

Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni

Mi afferro la testa con entrambe le mani, piantandomi le unghie dentro alla carne. Ho voglia di urlare, ma se lo facessi, gli altri tributi mi troverebbe facilmente. E ora che faccio? No! Tutto questo è un errore, si stanno sbagliando! Io sono Dingir, uno degli strateghi della ribellione, da solo ho mandato a monte un'intera promettente alleanza, sono stato la causa della morte di due dei tributi più promettenti qua dentro! Io sono un predestinato! Una sorta di divinità in terra! Io scriverò la storia di questo Paese, non posso morire in questo posto!

Mi mordo forte il labbro fino a farlo sanguinare. Mi serve un nuovo piano, uno migliore, ce la posso fare! Io sono un genio d'altronde. Sono uscito da situazioni ben peggiori di questa! Non posso manomettere la palestra come desideravo? Pazienza, tirerò fuori un'altra idea brillante. Eppure, il mio piano era così perfetto! La palestra è piena di mine anti-uomo, avrei voluto capirlo prima. Era così ovvio! Era quello il modo in cui volevano punirci in caso di disobbedienza! Però, come avrei potuto sfruttare la situazione prima? La scuola era vuota fino a qualche giorno fa, ad eccezione dei miei alleati e di me medesimo. Una manomissione precoce sarebbe stata controproducente. Ora era la situazione ideale, peccato che quei fottuti topi si sono messi in mezzo! La morte di quella sfigata del distretto 9 me l'ha spiegato molto bene: chi si avvicina troppo a quella stanza, è un uomo morto. Anzi, a dire il vero, se non fosse stato per lei, a quest'ora sarei io quello nel bel mezzo di un processo digestivo. Se solo penso che sono vivo per così poco! Mi bastava arrivare dieci minuti prima, e di me non sarebbe rimasto più nulla! Avrei fatto una fine miserabile, non degna di certo della mia persona! L'essere ancora vivo non mi consola però, non ho più alcun piano.

Devo respirare, devo calmarmi, e concentrarmi! Ci sarà pur qualcosa su cui mettere mano... Uno, due, tre. Ok, sono di nuovo calmo. Sono quello più intelligente qua dentro, quelli rimasti sono solo un branco di babbei. A differenza loro non ho ustioni dovute alla pioggia, il mio stomaco è abbastanza pieno, e la sete la stiamo soffrendo tutti qua dentro, non solo io. Dalla mia ho anche la spada di quel pallone gonfiato di Diamond. Sono armato a differenza di molti, e non è detto che siano tutti dei gran esperti nel combattimento. Certo, è ancora viva Amalia, lei è sicuramente un osso troppo duro se fossi costretto ad affrontarla faccia a faccia. Devo mirare a lei, mi serve un suo punto debole, un'occasione, un...

Un tuono squarcia l'aria, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Cazzo! Ero così vicino ad un'illuminazione! Perché questa merda di arena ce l'ha così tanto con me? La odio da morire!

Do un calcio ad una delle sedie dell'aula, facendola cadere per terra. Il mobile finisce vicino a una delle tele squarciate e a delle tempere ormai secche. Ah! Se almeno quei colori fossero fatti di sostanze tossiche! O forse sì? E se lo fossero per davvero? In fondo questa non è una scuola come tutte le altre, ma anche se fosse, come potrei sfruttare una cosa del genere a mio vantaggio? Sarebbe troppo difficile avvelenare il cibo altrui. Come potrei mai avvicinarmi a qualcuno? Non posso di certo offrire cibo avvelenato come se nulla fosse! Chi si fiderebbe mai di me? Amalia e Annah ormai mi conoscono, quegli altri tre non sono di certo dei sprovveduti, forse l'unico che potrei raggirare è quel ragazzino del dieci. Come è che si chiama? Ah già, Ben.

Ho un'altra mezza idea, molto semplice, ma forse potrebbe funzionare con i sopravvissuti più idioti.

Prendo uno dei fogli più integri della stanza, e ci scrivo sopra con una matita “Non entrare, ambiente tossico”. In questo modo almeno mi riservo un nascondiglio. Certo, non è la migliore delle mie idee, ma considerando quanto sono scemi gli altri, potrebbe anche funzionare.

Infilo un po' di tempere secche nella tasca, prendo un po' di nastro adesivo, e appiccico il foglio all'esterno della porta.

Ho quasi finito la mia opera, quando avverto qualcuno dietro di me. Mi giro di scatto, temendo il peggio, e tengo ben stretta la spada di Diamond in mano, ma rimango sollevato nel vedere solamente il ragazzo del distretto 10. Ben è imbambolato, completamente pallido per il terrore. Ha il corpo pieno di piccole ustioni, ma sembra stare tutto sommato bene. Sta per scattare via, ma lo fermo.

“Aspetta, non voglio farti del male!” annuncio.

Il ragazzo si blocca, e mi guarda con titubanza. Lo osservo meglio. In mano ha una scatola argentata, chiaro segno che ha appena ricevuto uno sponsor. Mi è appena venuta un'idea.

“Hai ricevuto un regalo!” esclamo fingendomi amichevole.

Ben stringe a sè il pacco, ed indietreggia di un passo. È chiaro che non si fida di me.

“Tranquillo!” affermo con un sorriso “Ero solo curioso! Dai, dimmi cosa hai ricevuto!”.

Il ragazzino mi lancia un'occhiataccia, ma alla fine cede, ed apre la scatola davanti a me. Al suo interno c'è un contenitore, con dentro del cibo, una pappa gialla con l'aspetto non proprio invitante, e con del sugo di salsiccia sopra.

“Cos'è quello?” chiedo fingendo un interesse genuino.

“È polenta” mi spiega “Non l'hai mai assaggiata, davvero?” mi chiede poi quasi incredulo.

Scuoto la testa, si vede che è un piatto della tradizione contadina. Mai stato così felice di essere cresciuto nel distretto 3. “Senti, ho un'idea” gli propongo tirando fuori la tempera dalla tasca. Gli altri tributi non si fideranno di me, ma di lui sì. Forse così potrei sbarazzarmi di qualcun altro “Metti queste tempere dentro al tuo cibo, ed offrirlo a qualcuno. Lo ucciderei in questa maniera” suggerisco.

Ben indietreggia di un altro passo “È un cosa orribile! Non la voglio fare!”.

Cerco di reprimere il disgusto per l'eccesso di bontà appena assistita. Ma dove pensa di essere? Questo è sicuramente il più stupido di tutti, mi domando come faccia ad essere ancora vivo. “Ma come, non c'è nessuno che odi qua dentro, qualcuno di cui vorresti sbarazzarti?” domando.

Ben abbassa lo sguardo incerto. Ho fatto centro. “Non sarebbe corretto” afferma con minor decisione rispetto a prima.

Gli infilo le tempera nella tasca “Pensaci su, e buona fortuna, mio caro” dichiaro lanciandogli un occhiolino.

Mi allontano senza dargli tempo di replicare. Speriamo che il pesce abbocchi.

 

Daisy “Isy” Jones, tributo del distretto 10, 15 anni

Mi spargo la pomata che mi hanno regalato gli sponsor, e noto che fa subito effetto. La mia pelle ritorna nel giro di pochi minuti nuovamente rosea e liscia. Perché mi hanno fatto questo regalo? Volevano forse dirmi che hanno approvato la mia scelta di lasciare indietro Melody? Che potevo farci in fondo? Era troppo ferita, poteva salvarla solo un chirurgo a quel punto...

Mi asciugo le lacrime. Non è vero, sono fuggita perché avevo paura, non c'è stato alcun ragionamento dietro, ero solamente terrorizzata, volevo scomparire dalla portata di mira il prima possibile. L'ho lasciata lì senza neanche esitare. Ha ragione la mia famiglia a definirmi un essere inutile ed egoista. Non mi sarei mai dovuta alleare con lei, lo sapevo. Perché ho ceduto in questa maniera? I legami fanno solamente soffrire, è meglio essere completamente soli a questo mondo. Essere indipendenti è l'unico modo per essere felici, non so perché mi ostino a fare diversamente. Sono davvero stupida? Chiunque altro avrebbe già imparato la lezione al mio posto! Eppure, quel poco tempo passato insieme è stato piacevole... e io ho ripagato quelle sensazioni con l'abbandono! Sono sicura che sia morta maledicendomi! Non merito di essere io quella ad uscire viva da qui!

Nascondo il viso fra le ginocchia, e mi lascia andare ad un lungo pianto. Sono tanto stanca! Vorrei essere incapace di provare qualsiasi sentimento! Non sarebbe migliore una vita così? Essere realmente logici e razionali come mi sono sempre vantata di essere? Fredda come uno dei robot sperimentali del distretto 3, una vera macchina da lavoro come voleva la mia famiglia.

Un urlo maschile rompe la mia barriera destandomi. Questa voce... Ben? È in pericolo? Dov'è? Non capisco... sembra essere vicino.

“Daisy!” urla la sua voce.

Mi volto, ora riesco a vederlo. È dimagrito molto rispetto ai giorni trascorsi a Capitol City, ha la pelle piena di chiazze, e i vestiti ridotti a degli stracci, ma è sicuramente lui. È sudato dalla testa ai piedi, e il suo volto è paonazzo.

“Corri!” mi urla.

Allungo il collo, ed intravedo un altro tributo correre dietro di lui. È molto bello, con la carnagione olivastra, e i capelli spettinati, e soprattutto è armato. Stringo i denti. Non è possibile. Perché dovevo incontrare proprio lui? Dannazione a Ben per avermelo portato qui!

Inizio a correre come da suggerimento, ormai affiancata dal mio compagno di distretto. Noto che ha in mano un contenitore pieno di cibo, che stringe a sé come se fosse il suo tesoro più prezioso. Beh, non posso biasimarlo.

In breve tempo inizio a sentirmi il fiato già corto, la gola bruciarmi, e la milza farmi male. La sete, e la stanchezza accumulata stanno avendo i loro effetti, di questo passo non so se durerò ancora a lungo.
Mi volto indietro, e sembra che Santos che non abbia alcuna intenzione di rallentare. Come fa ad essere così in forma? Quanti aiuti avrà ricevuto? Non è giusto! Dannazione, è sempre più vicino, di questo passo ci raggiungerà! “Dividiamoci!” ordino a Ben.

Il castano mi guarda intimorito, per poi annuire, sa anche lui che non abbiamo alternative. In questo modo, almeno uno dei due sopravviverà. Santos non può sdoppiarsi, almeno spero. Guardo Ben nei suoi occhi color castagna, consapevole che questa sarà l'ultima che lo farò. Per un istante ripenso a quella scena davanti alla stazione, con la sua amorevole famiglia in lacrime ad abbracciarlo. Tutto ciò è profondamente ingiusto.

Allo svincolo del corridoio ci dividiamo, io a destra e lui a sinistra. Mi volto indietro per sicurezza, ma mi rendo conto che Santos ha scelto me come sua vittima, è ancora qua dietro. Mi mordo fortissimo il labbro, trattenendo a stento una bestemmia. Perché io? Pensavo che ce l'avesse con Ben! Che sia colpa del mio karma sudicio? Dovevo tenerne conto. La mia strategia in fondo doveva salvare uno dei due, e ha funzionato, dovrei esserne contenta lo stesso. Ben almeno ha qualche possibilità in più di tornare a casa, almeno lui ha qualcuno, mentre io...
Il dolore alla milza si fa troppo feroce, il fiato è troppo corto. Ogni passo è un'agonia, mi rendo conto che sto rallentando troppo. Il mio corpo non ne più. Sento qualcosa salirmi su per l'esofago. Mi fermo, e vomito più che altro un liquido trasparente, e quelle poche bacche che avevo ancora dentro allo stomaco. Il mio corpo sta bruciando, sono priva di qualsiasi forma di energia. Le ginocchia cedono, e mi accascio al suolo, mentre il sudore finisce per gocciolare per terra. Non riesco a respirare in maniera normale.

Mi volto. Santos mi ha raggiunto con calma, e tiene ben salda la falce fra le mani. Mi guarda per un attimo, per poi sorridere “Perché seguire un cucciolo di cane, quando posso avere un ariete? Era meglio se mi facevi perdere tempo gettandomi Ben addosso” mi spiega.

Sorrido di sbieco. Non ha tutti i torti. Sarebbe stata decisamente una strategia migliore, ma il pensiero non mi ha neppure sfiorato. Sì, è vero, sono proprio stupida, oppure troppo buona, non fa differenza.

Chiudo gli occhi, non ha senso provare a scappare, o a combattere. Sono disarmata, e troppo stanca. È la fine. Che vita di merda, spero che almeno la morte sia rapida. Che cosa si prova quando si spira? In ogni caso spero che non ci sia un aldilà, né una reincarnazione. Non riuscirei a sopportare tutto questo di nuovo.

Sto aspettando il colpo finale, ma non arriva. Al suo posto giungono rumori confusi, insulti, ed urla.

Apro gli occhi, e subito dopo la bocca, a dir poco sbalordita. Non ci credo, non sta succedendo davvero, è assordo! Ben è aggrappato alla schiena di Santos, e sta lottando contro di lui, a colpi di morsi. Attualmente i suoi denti sono serrati sul suo orecchio destro, e sta cercando letteralmente di strapparglielo via, mentre Santos urla dal dolore, e cerca di strapparselo di dosso. A terra, poco lontano, c'è il prezioso contenitore di cibo.

Quello stupido! Cosa ci fa qui? Perché non s'è andato? Doveva approfittarsene! Vuole davvero rischiare la vita per una come me? Oh, Ben...

“Vattene via!” mi urla il ragazzo staccandosi dall'orecchio in parte maciullato “Non gli permetterò di far fuori qualcun altro a cui tengo!”

Tenere a me? Fuggire di nuovo? Io... che mi prende? Perché i miei piedi non si muovono? Perché i miei occhi sono nuovamente umidi? “Io...” provo a dire, ma le parole mi muoiono in gola. Mi sento così male! Non so cosa dovrei fare! Una parte di me mi urla di fare come dice lui, però non voglio! Continuo ad apparirmi l'ultima espressione di Melody, e... non posso. Non posso rivivere due volte la stessa esperienza! Io... so che morirò, ma non voglio essere come il resto della mia famiglia, voglio essere migliore! Perdonami Melody, ti prego! Sei stata la prima amica sincera che abbia mai avuto!

Santos riesce a scrollarsi di dosso Ben, il quale finisce per sbattere la testa contro il muro, perdendo momentaneamente i sensi. Noto che gli si è aperta una ferita sulla testa, e sta sanguinando copiosamente. Il moro dell'undici sta per colpirlo, ma lo carico e provo a strappargli via la falce, iniziando così a combattere per il controllo dell'arma. La sua presa è ben salda, è senza alcun dubbio di forte di me, ma non voglio arrendermi così facilmente. Le mani mi scivolano a causa del sudore, e i miei muscoli sono tesi fino all'inverosimile, non durerò a lungo. Se solo Ben si riprendesse...

Santos riesce a strapparmi via l'arma con uno strattone, per poi colpirmi al braccio e al petto con un unico fendente. Cado dall'altra parte, mentre il fiato mi muore a causa del dolore. Il pavimento nel frattempo si sta tingendo di rosso. La vista mi si sta annebbiando, ma cerco comunque con lo sguardo il mio alleato. Ben ha ripreso i sensi, e ha incominciato a strisciare verso il contenitore del cibo che aveva con sè. Gli sembra una priorità in questo momento? Dovrebbe approfittarne per fuggire via!

Improvvisamente lo vedo tirare fuori qualcosa dalla tasca, e mischiarlo alla pappa gialla, polenta credo. Che la stia avvelenando? Che gran figlio di puttana. Oh, Ben, ti ho sottovalutato per troppo tempo! A questo punto nessuno dei due ne uscirà vivo, ma forse ci porteremo qualcuno nella tomba, sai?

“Prima le signore” afferma sadico Santos prima di calare la sua falce su di me. Sorrido debolmente. Ben, Melody, sapete? È stato bello giocare a questo gioco insieme a voi.

 

 

 

 

Siamo agli sgoccioli! Come vi sentite? Vi avverto che questo è l'ultimo capitolo in cui potete sponsorizzare, dal prossimo capitolo non accetto più niente! Non ci sarà inoltre alcun festino.

Ho segnato fra le ferite di Zerene “ciclo” in quanto in questo contesto è effettivamente un handicap. Qualcuno vuole sponsorizzarle assorbenti? Ahahahah

Amalia e Annah riceveranno lo sponsor nel prossimo capitolo.

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov)

12° Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni, ucciso da Zerene (3 pov)

11° Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni, uccisa da Zerene (5 pov)

10° Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni, ucciso da Santos (4 pov)

9° Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni, ucciso dalla pioggia acida (5 pov)

8° Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni, uccisa dai ratti (5 pov)

7° Daisy Jones, tributo del distretto 10, 15 anni, uccisa da Santos (5 pov)

6° Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni, ucciso da Santos (5 pov)

 

Alleanze:

I giusti: Amalia, Annah

Solitari: Santos, Dingir, Zerene

 

Masterkiller:

Santos (5 uccisioni)

Altro (3 uccisione)

Diamond (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Zerene ( 2 uccisioni)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

 

Feriti:

Zerene (ciclo, sete, fame, dolori alla schiena)

Amalia (quasi priva di ustioni, mentalmente instabile, infreddolita, bagnata, graffi)

Annah (quasi priva di ustioni, infreddolita, bagnata, graffi)

Dingir (leggera fame e sete)

Santos (orecchio in parte staccato)

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Capitolo 20
*** Il peccato originale - 5° pomeriggio ***


5° giorno – pomeriggio

 

Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

Immergo il dito nella polvere, ed inizio a muoverlo fino a disegnare una piccola faccia stilizzata. In seguito ci aggiungo sopra un cappello, come quello che indossava sempre Yuki. Non gli ho mai chiesto se dietro a quell'indumento ci fosse una storia. Che fosse un regalo della sua amata sorella? Oppure era un'eredità di un parente lontano? E Lucile invece? Come mai adorava così tanto il giallo? Non è un colore che assoceresti facilmente al distretto 3. Che non amasse casa sua? Ad Isabelle invece cosa piaceva? Ho tante domande da fare, spero di incontrarli tutti a breve. Mi stanno aspettando, non è così? Sono allegri come me li ricordavo? Perché non dovrebbero esserlo d'altronde? Sono così lontani da qui!Le loro pance saranno piene, le loro membra riposate, le loro facce fresche e rosee come dovrebbero essere. Sono in un posto dove c'è sempre il sole, nessuna pioggia infernale, con vestiti colorati ed integri, e non con divise scure e sporche. L'aria che staranno annusando saprà sicuramente di salsedine, e non di ruggine e di disperazione. Là non c'è dolore, ma solo pace.

Mi copro le orecchie, cercando di non sentire gli squitti dei ratti che popolano questa scuola. Perché sono ancora qui? Non ce la faccio più! Dove sono tutti? Yuki, Richard, perché mi avete abbandonata? Voglio festeggiare insieme a voi, ballare intorno ad un falò finché non mi cedono le gambe, per poi nuotare libera nel mare. Non voglio stare qui, vi prego, prendetemi con voi! Cosa ho fatto di male? Questo posto è peggio dell'inferno! Ogni volta che chiudo gli occhi vedo tutte quelle cose! Lucile che soffoca, il ragazzo del distretto 5 in un bagno di sangue, Isabelle che ci abbandona, ed infine lui! Yuki! Non può essere accaduto sul serio, mi rifiuto! È una bugia! Solamente una bugia! Perché la testa mi sta torturando in questo modo? Io non volevo tutto questo! Volevo stare in pace, nella mia casina, insieme al mio fratellone, a studiare per poter diventare un giorno un medico. Fa così male pensare a come sarebbe diverse le cose se il mio nome non fosse stato pescato! Questo è solamente un incubo, in realtà siamo tutti vivi e sani! A breve mi sveglierò, e sarò nel mio letto. Come prima cosa darò un bacio sulla guancia a mio fratello, e poi andrò a cercare Yuki. Farò amicizia anche con sua sorella, e noi tre diventeremo inseparabili. Avremo una vita da sogno, non soffriremo mai più.

Mi volto. Il pavimento è completamente coperto di sangue, sta entrando acqua dal soffitto. I liquidi si mischiano fra di loro fino a creare un vortice che si sta spostando verso di me. Mi ucciderà, ne sono certa! Morirò soffocata, esattamente come Lucile! Io non voglio! Provo a muovermi, ma il mio corpo non risponde ai miei comandi. Sono paralizzata, e sto sudando! Aiuto, aiutatemi!

“Amalia, va tutto bene” mi sussurra con dolcezza Annah venendomi incontro, ed iniziando ad accarezzarmi la guancia. “Sono qui, e sono reale” aggiunge poi.

Mi volto verso di lei. I suoi occhi sono così chiari, ma completamente diversi da quelli di mio fratello. Sono più simile a quelli della mamma. Quelli di Isabelle erano blu invece... no, non erano, sono. È ancora viva, lo sento.

Mi volto nuovamente verso il centro della stanza, ma il pavimento è tornato normale, grigio e polveroso come sempre. L'unica cosa che si muove in quel punto è un semplice scarafaggio. Sto davvero impazzendo allora! Cosa mi sta succedendo? La testa... mi fa così tanto male....

Annah mi guarda con uno sguardo apprensivo, ricco di pietà, lo stesso che mi sta lanciando da quasi due giorni. Mi rendo conto che le cose sono cambiate fra noi, e come se non riuscissimo più a comunicare, ed è un peccato, perché mi piaceva tanto. Mi manca scambiarci conoscenze mediche, ma anche parlare di cose più banali come i vestiti. Era davvero di sua creazione l'abito della sua intervista, ed era meraviglioso. Sarebbe bello indossare qualcosa fatto da lei. Potrei diventare la sua modella. Di giorno medico, e di notte modella, non sarebbe male.

“Annah, la prossima volta che sarò ad un grande evento, mi disegnerai tu il vestito?” le chiedo sperando in questo modo di ricucire almeno in parte il nostro rapporto.

Annah non sembra essere affatto commossa dalla mia richiesta, anzi, è piuttosto incredula. Perché? Non capisco. Crede che le stia mentendo? “Sì, certo, va bene” replica con un tono accondiscendente.

Si sta comportando di nuovo in maniera strana. Cosa le prende? Oppure è colpa mia? Non le piaccio più forse? Dovrei chiederglielo direttamente? Mi sembra una cosa un po' da maleducati.

Ci sto pensando sopra, quando avverto un rumore familiare e dolce. Uno sponsor, non ci sono dubbi. Mi è piaciuto l'ultimo regalo che abbiamo ricevuto, spero che anche questo sia buono. Non mi dispiacerebbero dei vestiti nuovi, caldi se è possibile, oppure che ci restituiscano il cappello di Yuki, a lui piacerebbe tanto riaverlo indietro.

Annah si avvicina alla macchinina, ed apre il pacco collocato sopra ad essa. Al suo interno trova una pomata, e due buste da lettera.

“La conosco” esclama allegra la mora prendendo in mano la pomata “È contro le ustioni!”.

Mi guardo le mani. Sono tutte rosse e secche, e se mi tocco, sento anche male. In particolare la notte è difficile trovare una posizione adeguata in cui dormire. Se la pomata migliorerà la situazione, allora accetto volentieri il dono.

“La dividiamo?” propongo.

Annah annuisce, ed inizia a spargere la crema su di me, e su se stessa. La mia attenzione però rimane concentrata sulle due buste azzurre. Su una è scritta “Per Amalia”, e sull'altra “Per la signorina Erodis”.

“Cosa facciamo? Le leggiamo?” chiedo.

Annah annuisce, e prende la sua lettera, e io faccio altrettanto. Al solo vedere la calligrafia, gli occhi mi si riempiono di lacrime.

 

"Ciao Amalia, vederti in questo stato mi angoscia veramente tanto, ma ho deciso di scriverti una lettera appena ho saputo che fosse consentito. Ti ricordi della mia calligrafia?

 

Come non potrei, Richard? Mi manchi così tanto!

 

Sono il tuo adorato fratello.
Non capisco ancora perché tra tutte le ragazze del 4 il fato abbia scelto proprio te, faccio il tifo da quando hai messo piede su quel palco dove ti hanno intervistata. Quindi sei anche diventata famosa, hai visto?
Tralasciando la leggerezza: mi manchi, Amalia. So per certo che perdere qualcuno non sia facile, sai cosa ho provato dopo la perdita di nostro padre, pensa che in questi ultimi giorni la mamma ha dato accenni di vitalità! Quanto sarebbe felice nel rivedere accanto a lei la figlioletta che ha sempre adorato?

 

Mamma! Davvero si sta riprendendo? Deve essere un miracolo questo! Sta davvero uscendo dal tuo oscuro mondo, quello ricco di bugie, di musica, e di... oddio!


Tu sei speciale cara sorellina, un po' come il colore inspiegabile dei tuoi capelli con cui sei nata e cresciuta. Ti affido questa pomata sperando che ritornerai in forze, non far arrabbiare Annah, mi raccomando! Devo ringraziarla per esserti vicino, così come dovevo dapprima ringraziare Yuki.
Ti voglio bene, sorellina, adesso dipende tutto da te, usa bene la tua spada, ma soprattutto il tuo cuore.
Dal tuo caro fratello,
Richard"

 

Oh, Richard!

Stringo la lettera al petto, mentre le lacrime mi scivolano giù per le guance. Cosa sta succedendo? Sono così confusa! Cosa è reale e cosa no? Yuki allora è veramente... no. È successo davvero, allora? Ho ricordi agli antipodi nella mia testa! In uno è in una spiaggia insieme a Lucile ed Isabelle, nell'altro invece... fa così male! La testa! Mi sta scoppiando!

“Annah...” balbetto debolmente, cercando il supporto morale della mia alleata. Ho bisogno di lei in questo momento, devo confrontarmi con qualcuno, ma il suo viso è diventato improvvisamente buio.

 

Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni

Cara signorina Erodis,

legga attentamente questa lettera, e non faccia parola del contenuto con nessuno, o ne pagherà le conseguenze.

Come lei ben sa, suo padre si trova in uno dei nostri carceri. La sua vita è nostre mani, ma può passare nelle sue. Data la popolarità che ha conquistato, abbiamo deciso di darle una possibilità per vivere felice, accanto a quel traditore del suo genitore, ma nulla è gratuito nella vita. Per tale ragione le chiediamo un atto di lealtà nei nostri confronti e nei nostri principi; dimostri che la forza di Capitol è necessaria per garantire la pace e l'ordine a Panem, dimostri che senza di noi i distretti penserebbero egoisticamente solo ai propri interessi. Vuole sapere come? Uccida la signorina Perez, ora, senza alcuna esitazione. Dimostri che è una sporca traditrice come suo padre, e in cambio avremo pietà dei suoi genitori, e, se uscirà viva di qui, garantiremo a lei, e alla sua famiglia, un posto sereno in cui vivere, lontano da tutto questo. Una vita per una vita.

In caso di fallimento, apprezzeremo comunque i suoi sforzi, e in segno di rispetto, faremo trascorrere a sua madre una vita serena, priva di qualsiasi capo d'imputazione.

Cordiali saluti.

 

Sto tremando, non riesco a tenere il foglio in mano come si deve. Come osano? Questo... non è assolutamente leale! Come possono farmi una richiesta del genere? Questo è un ricatto bello e buono! Stanno dicendo che se non farò come dicono, metteranno anche la mamma nei guai? Lei non c'entra niente! Il suo unico crimine è stato quello di rimanere con papà anche nei periodi più critici! Lei non c'entrava nulla con la ribellione! Anzi, si è presa cura di tutti in quel periodo, non le importava affatto a quale fazione appartenessero! È una donna buona, non ha mai fatto nulla di male! No... stiamo parlando di Capitol, hanno fra le mani tutto il potere del mondo, possono fare quello che vogliono, pure creare prove contro un'innocente come lei. Queste minacce sono reali, non ne dubito. Razza di bastardi! Non hanno creato già abbastanza dolore alla mia famiglia?

Però... saranno altrettanto sinceri con le loro promesse? Davvero se faccio come dicono loro ed esco fuori di qui viva, potrò stare insieme a mio padre? Potremo davvero essere liberi? Sono sicura che papà non cederebbe mai a questo ricatto, e sarebbe profondamente deluso da me se lo facessi, ma almeno sarebbe vivo, arrabbiato, ma vivo, e anche la mamma sarebbe al sicuro... Che faccio? Come devo comportarmi? Ho paura! In qualunque direzione mi muova, farò un grave torto a qualcuno, talmente grave da non riuscire a guardarmi mai più nello specchio! In ogni caso sono spacciata, se non morirò fisicamente, lo farò almeno moralmente.

Guardo di sottecchi la spada, appoggiata poco distante, e poi guardo Amalia. Ha il volto più rilassato rispetto a stamattina, sembra che il contenuto della sua lettera le abbia fatto bene. Tuttavia ha le labbra corrucciate, e mi guarda con apprensione, deve aver capito che c'è qualcosa che non va. È sempre stata così: dolce, e buona, un angelo in persona. Come potrei mai farle del male, soprattutto ora che è così fragile? Sono un mostro solamente a pensare ad una eventualità del genere, però, ci sono le vite dei miei genitori in ballo! Come posso preferire un'estranea, per quanto dolce e speciale, a loro? Che razza di figlia sarei? Non mi importa se tutti mi odieranno, io devo farlo! Il mio primo dovere è proteggere la mia famiglia, il resto non importa! Perdonami Amalia, ti prego! Non ce l'ho assolutamente con te, lo giuro!

Mi alzo in piedi di scatto, tenendo le mani strette a pugno sperando in questo modo di allentare almeno un po' la tensione. Non posso crederci che sto per farlo davvero! Ma che scelta ho d'altronde? In nessun caso saremmo potute uscire da qui entrambe! Era solo una questione di tempo, l'unica cosa che ha fatto Capitol, è stata quella di darmi una spinta! Non prendiamoci in giro, questo non è mai stato un gioco onesto, e sono stata una sciocca a pensare l'opposto!

“Annah, va tutto bene?” mi chiede Amalia.

Smettila, smettila! Non comportarti da amica, ti prego! Io sono solamente un mostro! Mi dispiace, mi dispiace tantissimo!

Trattengo a stento le lacrime che mi stanno fuoriuscendo dagli occhi, e provo ad ignorare il grosso groppo che mi si sta formando nella gola. Afferro la spada lasciata incustodita, e mi rivolgo verso Amalia, la quale mi guarda con aria incuriosita. Possibile che non abbia ancora capito le mie intenzioni? Davvero si fida così tanto di me? Che cosa sto facendo? Come posso davvero fare una cosa del genere dopo tutto quello che abbiamo passato? La fame, la tensione, la pioggia, i lutti, e i tradimenti non sono davvero contati nulla? Papà mi sta perfino guardando! Eppure... devo farlo. Per la mamma, per la libertà mia e di papà. Sarò macchiata per sempre, ma il mio sacrificio darà una nuova possibilità alla mia famiglia. Perdonami Amalia, davvero.

Urlo a causa della rabbia che ho represso per così tanto tempo, e provo a colpire Amalia con un singolo fendente, cercando di imitare uno dei movimenti che ho appreso durante gli allenamenti.

La lilla spalanca gli occhi completamente sconvolta, e riesce ad evitare all'ultimo il mio colpo. “Che stai facendo, Annah?” mi chiede terrorizzata.

Sento che sto per crollare. Vorrei cadere sulle ginocchia, e chiederle perdono, ma non posso farlo. Devo resistere, devo essere pronta a tutto! Lo faccio solamente per loro, non ho alternative. Se non lo faccio, condanneranno anche la mamma.

Provo a colpirla nuovamente, ma i miei movimenti sono lenti, la spada è troppo pesante per le mie braccia, ed Amalia riesce nuovamente a schivare il colpo con facilità.

“Ti prego, smettila!” mi urla contro con la voce tremante.

“Solo una” sussurro con la voce spezzata “Solo una può uscire da qui” ripeto mentre provo a colpirla di nuovo.

Amalia questa volta però reagisce. Mi afferra il polso con la mano sinistra, per poi colpirmelo forte con l'altra mano. Sento un dolore lancinante, ed avverto la mia presa allentare. La lilla ne approfitta, e prova a strapparmi via l'arma. Non posso lasciarmi disarmare, quella spada è la mia unica speranza! Stringo la presa sull'elsa, ed inizio a lottare con Amalia per il controllo dell'arma. Sento i muscoli bruciarmi da morire, le mie braccia stanno iniziando a tremare a causa dello sforzo. Stringo i denti, mentre avverto il mio volto farsi caldo come una brace. Quanto diavolo è forte è questa ragazza?

La presa mi scivola dall'elsa, e la lama mi colpisce al petto, dalla spalla sinistra, al fianco destro.

Abbasso lo guardo, e vedo i miei vestiti tingersi di rosso. La testa diventa improvvisamente leggera, ed avverto il mondo inizia a girarmi intorno. Intravedo perfino le budella fuoriuscire dalla ferita. Sono spacciata. Nessuno è in grado di aiutarmi qua dentro, e sicuramente non lo farebbero anche se lo fossero.

Cado sulle mie ginocchia, senza perdere di vista una Amalia terrorizzata, che ha iniziato a tremare per l'orrore.

“Mi dispiace, non volevo! Scusami, scusami!” mi urla con foga mentre fa cadere l'arma a terra.

“Scusami tu” sussurro debolmente mentre avverto le ultime energie scivolarmi via. Ho fallito. Papà è definitamente condannato, ma almeno la mamma sarà salva, me l'hanno promesso.

 

Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni

Lo stomaco emette un brontolio di protesta , ma mi trovo costretto ad ignorarlo. La fame purtroppo sta iniziando a farsi sentire, ma non ho nulla per placarla. Poco importa però, ormai manca davvero pochissimo, devo resistere un altro po', poi potrò finalmente ingozzarmi con le migliori leccornie che questo mondo ha da offrire. Basta vivere come un pezzente, accontentarsi solamente di un misero lavoro, e di una casetta anonima nel distretto. A breve avrò tutto, mi manca tanto così. Ashley diventerà a breve la donna più invidiata dell'intera Panem, scommetto che come vincitore supererò di popolarità perfino il presidente. Chi vorrebbe mai stare con un vecchio e noioso politico, quando ci sono io, il popolare vincitore che è uscito da qui usando solamente con la propria brillante testa? Il solo pensiero mi soddisfa perfino più di quell'acqua che ho appena ricevuto dagli sponsor! In fondo, sono sopravvissuto ad una ventina di persone, che guai potranno mai causarmi questi tre? Zerene ed Amalia possano uccidersi tranquillamente fra di loro, tanto sono certo che dopo l'incidente delle frecce ci sia dell'astio fra di loro, mentre invece per quanto riguarda Santos...

Allungo il collo, ed osservo la mia prossima vittima. Il moro ha ormai finito di medicarsi la ferita che aveva all'orecchio, e ha la testa in buona parte fasciata, ma non mi preoccupa la cosa, né tanto meno la forte popolarità che ha guadagnato a Capitol. L'ho visto mentre si suturava da solo, privo di qualsiasi anestesia, e non so come abbia fatto a non impazzire dal dolore. Sarà anche salvo, ma i suoi sforzi sono stati eccessivi, e si vede che sta per crollare dal sonno. Devo solo aspettare, non può rimanere sveglio in eterno, anche perché sono sicuro che nell'ultima settimana ha dormito pochissimo, come tutti d'altronde. Appena lo sentirò russare, mi avvicinerò con la mia spada, e... zac! Gli taglierò la gola da parte a parte, e tanti saluti al temibile tributo del distretto 11. Dopo di lui avrò solamente una di quelle due ragazze davanti alla strada, e sono certo che troverò un modo per sbarazzarmi anche di lei. Se sarà Amalia potrei appellarmi al suo buon cuore ed attaccarla a tradimento, mentre se è Zerene... Quella ragazza è abbastanza impenetrabile, non ho ancora scovato punti deboli, ma in ogni caso dovrò cercare a tutti i costi un combattimento ravvicinato. In fondo, se preferisce combattere con arco e frecce, significa allora che da vicino è poco pericolosa.

Tengo lo sguardo fisso su Santos, e lo intravedo sbadigliare con educazione. Prendo un grosso respiro. Di questo passo non durerà ancora a lungo, devo resistere un altro po', è importante che rimanga fermo ed immobile nel mio nascondiglio. Se mi scoprisse sarebbe sicuramente la fine, ma non sarà il caso. Sono sempre stato bravo a nascondino fin da bambino, e durante la ribellione ho avuto modo di affilare ulteriormente i miei sensi. È come se avessi vissuto fino ad ora solamente per vivere questo momento, sono certo di non poter fallire, non accadrà di nuovo. Vedo che dal suo zaino sbuca fuori quella pappa gialla. Non l'ha ancora mangiata, e a questo punto non so se lo farà, non dopo aver ricevuto quel grosso hamburger, ma il piano B sarà sufficiente per poterlo stendere. Ancora un po', solamente un altro po'.

Il moro chiude gli occhi, il sonno sta vincendo. Non devo ancora avventarmi, devo far in modo che sia nella fase rem prima, o rischio che si svegli al benché minimo rumore.

Guardo fuori dalla finestra. Il cielo è talmente coperto che non si riesce a capire se sia giorno o notte. Da quand'è che non vedo il sole? Inizia davvero a mancarmi.

Rimango in silenzio ancora per po', finché non sono certo che Santos stia dormendo. Quando vedo la sua testa scivolare dolcemente contro la parete, decido di agire.

Scivolo via dal mio nascondiglio, e mi indirizzo a passo furtivo verso la mia vittima. Quella che sto per fare è sicuramente una grande impresa. Questo è senza dubbio uno dei tributi più pericolosi rimasti, se lo uccidessi mi acclamerebbero come un eroe, come il grande re Davide.

Gli sono davanti, è quasi andata. Sorrido spavaldo, mentre osservo il dolce volto innocente del ragazzo. Sembra un bravo bambino in questo momento, eppure sono sicuro che sia stato lui ad uccidere Ben e quella ragazza silenziosa del distretto 10, magari nello stesso identico modo cruente in cui ha ucciso quella ragazzina dell'otto. Un mostro con la faccia d'angelo, niente da ridire. Sono certo che un tipo del genere non mancherà a nessuno. Ho vinto io.

Sto per alzare la spada, quando il moro apre improvvisamente gli occhi, e mi fissa con uno sguardo crudele. “Boo!” esclama con un sorriso malvagio.

Indietreggio a causa della sorpresa. L'ho svegliato? Eppure sono stato molto preciso nei miei movimenti! No... lui stava fingendo di dormire! Come ho fatto a cascare nella sua trappola, proprio io, il più intelligente fra tutti?

Digrigno i denti. Devo fare qualcosa subito! Merda! Come posso ribaltare la situazione nuovamente a mio favore? Devo pensare ad un piano! Mi rifiuto di perdere, non ora che sono arrivato così tanto in là!sono un passo dalla vittoria! Pensa... pensa!

Non faccio in tempo a reagire, che Santos mi tira un forte calcio alla caviglia destra, facendomi perdere l'equilibrio. Agito le braccia nella speranza di recuperarlo, ma prima che me ne accorga, il moro mi ha colpito nuovamente, questa volta con una ginocchiata al petto, seguita subito dopo da una gomitata alla schiena.

Mi ritrovo sdraiato a terra, a pancia in giù, ed avverto la mia bocca riempirsi del sapore metallico del sangue. Che cosa sta succedendo? Non può essere! Non sta accadendo sul serio! Non è questo il mio destino!

“Finalmente ti sei mosso” dichiara Santos mentre si siede sopra di me e bloccando ogni mio tentativo di ripresa. “Mi stavo annoiando a morte ad aspettare che facessi la prima mossa. Un altro minuto, ed avrei abbandonato il gioco” aggiunge poi.

Bastardo! Allora è vero! Stava fingendo tutto questo tempo! Provo a muovermi, ma mi è quasi impossibile. Santos è troppo pesante, e posso solamente dimenarmi come un pesce fuor d'acqua. Se solo fossi fisicamente più forti, potrei anche provare qualche mossa! “Fottiti!” gli urlo contro.

Il moro ridacchia divertito “Potevo ammazzarti subito, ma volevo capire che persona eri, anche perché hai recentemente provato a farmi uno scherzo, e volevo capire se eri tu il responsabile”.

Non capisco, di cosa... ah, la polenta. Stringo i denti a causa della rabbia. Sapeva anche di questo.

“Mi chiedevo come mai il mio cucciolo si fosse diretto verso la polenta anziché provare la fuga” mi spiega “Quindi ho esaminato il cibo, e mi sono accorto che aveva un odore strano. Ho capito che fosse stato avvelenato, ma mi sembrava strano che Ben avesse avuto un'idea del genere, ci doveva essere qualcuno dietro. Non è così?” mi chiede.

Rimango in silenzio. Non voglio lasciargli anche questa soddisfazione.

“Volevo far sperimentare a te quel veleno, ma non ho voglia di perdere altro tempo per te. Ti ammazzerò alla vecchia maniera”.

Cosa? No! Non può farlo! Mi rifiuto di morire! Che senso avrebbero allora avuto tutte le mie sofferenze? Volete forse dirmi che la vita è stata... inutile? No, non voglio! Mi rifiuto di essere una banale formica, io voglio essere un leone! Mi avete sentito!? No... vi prego... per cosa è falsa la pena tutto questo? Non posso crederci, mi faccio pena da solo. Sono così... impotente.

Dingir Gutierrez ha appena lasciato questa vita”

 

 

 

Ci siamo, nel prossimo capitolo ci sarà la finalissima, e sarà anche il penultimo capitolo. Avremo solamente due pov. Chi volete vedere vincitore fra Santos, Zerene ed Amalia? Fatemi sapere!

Alla prossima!

 

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov)

12° Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni, ucciso da Zerene (3 pov)

11° Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni, uccisa da Zerene (5 pov)

10° Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni, ucciso da Santos (4 pov)

9° Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni, ucciso dalla pioggia acida (5 pov)

8° Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni, uccisa dai ratti (5 pov)

7° Daisy Jones, tributo del distretto 10, 15 anni, uccisa da Santos (5 pov)

6° Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni, ucciso da Santos (5 pov)

5° Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni, uccisa da Amalia (5 pov)

4° Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni, ucciso da Santos (5 pov)

 

Masterkiller:

Santos (6 uccisioni)

Altro (3 uccisione)

Diamond (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Zerene ( 2 uccisioni)

Amalia (1 uccisione)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

 

Feriti:

Zerene (ciclo, molta fame, dolori alla schiena, stanca)

Amalia (in parte ustionata, mentalmente instabile, sete, bagnata, infreddolita, stanca, mal di testa)

Santos (stanco)

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Capitolo 21
*** Gran finale- 6° mattina ***


6° giorno-mattina

 

Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni

Continuo a vagare senza alcuna meta. Ogni passo risuona nel vuoto, non faccio alcun tentativo per nascondere la mia presenza. Che senso avrebbe ormai? La mia vita è segnata ormai, qualsiasi cosa io faccia. Nulla potrà mai cancellare il fatto che le mie mani sono sporche di sangue. Con che coraggio posso continuare a studiare, sapendo che ho spezzato una vita? Il mio sogno è distrutto, non potrò mai essere un medico credibile. Ho ucciso un'innocente davanti all'intera nazione. Tutto ciò che mi rimane è questa spada. È stato Richard ad insistere per insegnarmi ad usarla, io avevo accettato solamente perché volevo passare del tempo con lui, nient'altro. Immagino che uscita qui o mi chiuderò in casa, o farò domanda per diventare un pacificatore, non ci sono alternative, ogni altra strada mi è preclusa. Come potrei stare tranquillamente in mezzo agli altri dopo aver ucciso una mia amica? Come potrei tollerare i giudizi della gente? La famiglia di Yuki si chiederebbe in eterno perché lui no e io sì, e non saprò mai cosa rispondere. Yuki è morto, se n'è andato per sempre, e mi tocca accettarlo. Mentre vedevo Annah morire, mi sono ricordata di ogni cosa, con estrema chiarezza. I miei amici non sono in una spiaggia, ma sono diventati cibo per vermi e nulla più. I loro corpi sono stati sfregiati dalla pioggia, e non avranno diritto neppure ad un onorevole funerale. Mi sono solamente raccontata un fiume di bugie, esattamente come fa la mamma in relazione alla morte di papà. Immagino che la mela non cada lontano dall'albero. Mi sto riducendo come lei? Sarò anch'io un peso per Richard per tutto il resto della mia vita? Come posso far questo all'unica persona al mondo che mi ama ancora? Porto solo tragedie e distruzione, era meglio se mio fratello continuasse ad odiarmi come faceva quando eravamo bambini. A quest'ora almeno non soffrirebbe.

Giro l'angolo del corridoio, ed intravedo una ragazza. Ha la gonna sporca di sangue, è alta, molto magra, e con delle lentiggini sparse un po' in tutto il corpo. Appena mi vide, la ragazza cerca immediatamente una freccia nella sua faretra, pronta ad attaccarmi. Non mi muovo, anzi, rimango immobile ad osservare le sue dita callose e lunghe, le stesse che hanno decretato la morte del mio Yuki. Ci incontriamo finalmente. Mi ricordo poco di te. So che passavi spesso il tuo tempo con un ragazzo albino. Dov'è lui adesso? È morto? Anche il tuo cuore è spezzato come il mio? Cosa ci hanno fatto?

Mi accorgo che ho ripreso a piangere ancora una volta. Ormai si può dire che ho passato l'intera arena a farlo. Eppure ho continuato sempre ad andare avanti, ma questo solo perché avevo i miei amici accanto a me. Avevo Yuki a stringermi la mano, Annah ad asciugarmi le lacrime, e Lucile a farmi tornare il sorriso sul volto. Ora non rimane più nessuno, neppure la prospettiva di un futuro sereno. Non rimane più nulla per me in questo mondo a parte mio fratello.

Nel vedermi in questo stato, la ragazza abbassa l'arma, fra la confusione e la pietà.

“Sei stata tu ad uccidere Yuki” affermo senza alcuna esitazione. Non ho bisogno di alcuna sua conferma, lo so già, non potrebbe essere nessun altro.

La ragazza abbassa lo sguardo colpevole “Mi dispiace, non c'era nulla di personale nelle mie azioni, spero tu lo capisca” dichiara.

Nulla di personale? Era il mio migliore amico! È stato il primo con cui ho legato in questo inferno! Era giovane, ed intelligente, e tanto buono! Aveva una famiglia amorevole che lo aspettava! Aveva ancora tanto da dare, e sono sicura che se fosse vissuto, sarebbe riuscito a migliorare la vita di tante persone, esattamente come ha fatto con la mia!

Stringo le mani a pugno per la rabbia, ma dura poco. Che senso ha ormai? Yuki se n'è andato per sempre, e non tornerà mai più. Questa ragazza ha fatto in fondo solamente ciò che le serviva per tornare a casa. E io invece? Che intenzioni ho? Voglio davvero di nuovo combattere? Mi sento così stanca... mi sembra di lottare da una vita intera! Sono davvero costretta ad uccidere questa ragazza? So che è l'assassina di Yuki, ma non riesco a fargliene una colpa. I veri responsabili sono le alte sfere di Capitol. Sono loro ad averci messo l'uno contro l'altro, sono loro ad averla armata. Non ha neppure senso chiederle perché proprio lui fra tutti, perché arrivati a questo punto, l'uno vale l'altro. Se non fosse stata lei, qualcun altro l'avrebbe ucciso. Eppure... avrei voluto tanto che ce la facesse! Sarei stata disposta a sacrificare la mia vita pur di farlo tornare a casa! Non si meritava tutto questo!

“Hai qualcuno che ti aspetta a casa?” chiedo a bruciapelo alla ragazza.

L'arciera sgrana gli occhi incredula, non se l' aspettava. “Mio padre” risponde onestamente “E i miei amici, ma soprattutto devo tornare per tenere fede ad una promessa”.

Annuisco debolmente. Lei ha ancora delle ragioni per voler vivere. Chi sono io per negargliele? Non ho già fatto abbastanza danni con Annah? Anche lei aveva un genitore che l'aspettava a casa, e grandi sogni da realizzare. Sono sicura che sarebbe diventata un'ottima stilista! Per colpa mia, il mondo non vedrà mai le sue creazioni.

Mi inginocchio per terra, di fronte allo sguardo incredulo della mia avversaria. “Fallo” la incoraggio con un umido sorriso.

La bianca indietreggia, completamente sconvolta “Aspetta, che stai dicendo? Non provi neppure a difenderti?”.

Nel mio volto appare una smorfia amara. Che senso avrebbe farlo? La verità è che sono un'assassina che non può portare nulla di positivo alla società. Merito una punizione per tutti i miei crimini. Non solo ho spezzato una vita, ma non ho potuto far nulla per salvare i miei amici. Sono inutile e dannosa, il mondo starà meglio senza di me.“Volevi una sfida all'ultimo sangue?” le chiedo “Mi dispiace, ma non posso accontentarti”.

“Non è questo che...” la ragazza si blocca, e sospira “Mi dispiace, mi stavi anche simpatica” aggiunge poi finalmente sconfitta, mentre carica nuovamente l'arma.

Sento all'improvviso un forte dolore all'altezza dello stomaco. Che sia paura? In fondo sto per morire! Devo farlo però, o questo, o devo uccidere di nuovo, e io sono stanca di giocare a questo stupido gioco! Non mi va più di seguire queste diaboliche regole! A pensarci bene, avrei dovuto farlo subito, sarebbe stato un gesto di protesta bello e buono all'epoca. Guarda invece dove sono arrivata!

“Per favore, fai che sia indolore” la supplico, per poi rivolgermi ad una delle telecamere, e guardare dritto verso l'obiettivo “E tu non guardare” aggiungo poi, rivolgendomi direttamente a mio fratello.

Richard, ti prego perdonami, spero tu possa capire e comprendermi. Sono stata una pessima sorella, ma questa è purtroppo la mia unica via di fuga. Non voglio più uccidere, non voglio più soffrire. Se uscissi di qui, vivrei con i fantasmi come la mamma, e non voglio.

Chiudo gli occhi.

 

Santos Mels, tributo del distretto 11, 17 anni

Lo xilofono smette di suonare, e subito dopo compare un nuovo suono: una campanella, simile a quella che c'era nella mia scuola. È il segnale, lo scontro finale sta per iniziare. Stringo forte la mia falce. Damerae, sto per tornare, mi manca pochissimo, una sola vittima e poi sarò tuo per sempre. Non so perché il fato si sia opposto così tanto a noi, ma poco importa: mio padre è morto, il distretto può anche fottersi con tutti i soldi che avremo, e anche questo ultimo ostacolo si sta per concludere. A breve saremo insieme per sempre, e nulla ci potrà mai più separare. Non mi importa che fine farà questo Paese finché tu sarai al mio fianco. È vero, probabilmente mi toccherà consolare il tuo cuore gentile ad ogni nuova mietitura, ma non vedremo mai i nostri figli sopportare tutto questo, grazie al cielo non possiamo averne. Soltanto quella stronza di una cecchina si trova in mezzo ai coglioni. Avrei preferito affrontare quell'altra, la sirenetta del quattro, sarebbe stato uno scontro più divertente ed onesto, ma dovrò accontentarmi, in fondo ho un conto aperto con quella tipa. Su di lei sfogherò tutta la rabbia che mi circola ancora in corpo, sono sicuro che almeno lei sarà in grado di soddisfarmi. Deve farlo, il suo sarà il mio ultimo omicidio legalizzato. Con mio padre quella volta siamo stati fortunati a non farci beccare, ma non credo che anche la prossima volta le cose andranno in quel modo. Ho un'ultima occasione per realizzare ogni mia fantasia, anche quella più becera. Voglio pisciarle nel cranio, squartarle la pancia, e tirare fuori tutti i suoi organi, similmente a come ho fatto con quell'ipocrita del distretto sette. Voglio vedere da vicino come è fatto un utero, così per curiosità. Per ovvie ragioni Milo non ha potuto accontentarmi. Le strapperò tutti i denti poi, ho sempre trovato le loro radici estremamente affascinati. Devo solo trovarla per primo.

Un fischio squarcia l'aria, dandomi un brivido familiare lungo tutta la schiena.

Faccio un balzo all'indietro, riuscendo a schivare per poco una freccia. Merda! Mi ha trovato prima lei.

Mi guardo intorno con frenesia. Dov'è? Dov'è quella puttana?

Avverto un nuovo fischio, ma questa volta non sono così rapido a schivare, ma fortunatamente la stronza non ha preso bene la mira, e la freccia finisce solamente per graffiarmi la guancia.

Sento un rivolo caldo scivolarmi dal viso, fino al collo. Una nuova cicatrice nel corpo, dopo il regalo del cucciolotto del distretto 10. Dopo questa esperienza sicuramente non sarò più considerato bello come prima, ma il mio Damerae mi amerà lo stesso. Rimane il fatto che avrò dei segni che mi ricorderanno per sempre di quei momenti in cui qualcuno mi ha schiacciato, come se tutte le botte che ho ricevuto da bambino non fossero bastate. Fanculo! Quella troia farà la stessa fine di quel maledetto!

Finalmente la vedo. È al piano di sopra, sta sparando da una crepa del pavimento. Bingo.

La bianca si accorge della cosa, ed intravedo il suo volto impallidire. Ora tocca te ad avere paura. Ora capirai finalmente cosa significa mettersi contro di me!

Inizio a correre a zig-zag verso la prima rampa di scale che trovo. So che probabilmente mi starà aspettando all'ultimo gradino, ma devo rischiare. Non posso rimanere di certo fermo a fare da bersaglio!

Come supponevo, quella stronza è già pronta in postazioni, con quel fottuto arco in mano. Sono in una posizione di svantaggio, ma non mi importa. Sono sopravvissuto alle trappole di quei due ragazzini, all'assalto del cucciolotto, ad un tentativo di avvelenamento, e all'assedio di quello stronzo del distretto 3. Sono invincibile ormai! Sono già sopravvissuto a queste frecce, non fallirò di certo ora!

Schivo con facilità altri due colpi. La tensione e i miei movimenti imprevedibili le impediscono di prendere la mira come si deve. Mi getto sopra di lei con un sol balzo, esattamente come una tigre farebbe come una gazzella, lasciandola completamente di stucco. Voglio ucciderla con calma, voglio gustarmi quest'ultimo omicidio. Voglio annientare ogni sua resistenza, ogni suo orgoglio e speranza. Voglio che soffra, deve pagare per quello che mi ha fatto!

La ragazza inizia ad agitarsi, e a colpirmi i fianchi con le ginocchia, ma i suoi colpi sono troppo deboli. Per tutta risposta, la colpisco in pieno volto con un pugno, prima alla zigomo, poi all'occhio destro. Se la pianterà in questo modo di sparare a destra e a manca!

La bianca si lascia sfuggire un urlo di dolore, e mi spinge via da sé con maggiore forza. Finisco per perdere l'equilibrio, e sento che sto per rotolare giù per le scale, ma non cadrò da solo. All'ultimo l'afferro per il braccio, ed insieme cadiamo di sotto, fino al pianerottolo.

Tutto il mio corpo sta ululando di dolore, soprattutto il mio fianco sinistro. Forse mi sono incrinato una costola, ma l'adrenalina in corpo mi dà la forza per reagire.

Mi volto, e cerco Zerene con lo sguardo. Sta cercando la sua faretra, caduta poco lontana da lei. Non si è ancora arresa? Possibile? È un osso tosto questa, non mi sorprende che sia arrivata fino alla finale! Ha ancora speranza di farcela nonostante il volto tumefatto, e il sangue che sta perdendo all'altezza delle cosce. Sicuramente ucciderla mi darà molta soddisfazione, perfino più di quanto pensassi! Non quanto quella merda che sono stato costretto a chiamare padre, ma certamente più di Milo o di Ben. Forza, Zerene! Fammi vedere di che colore sono le tue budella!

Riafferro in mano la falce, e mi scaravento nuovamente verso di lei, ma mi accorgo all'ultimo che ha una freccia in mano.

Il fiato mi si blocca, boccheggio disperatamente, mentre il sangue straripa violentemente dalla mia gola, andando ad infradiciare la sporca assassina. È questo che si prova allora? Non doveva finire in questo modo!

Zerene mi spinge via, e cado al suo fianco senza alcun lamento. Che ne sarà di me? Che ne sarà di Damerae e del nostro amore? Sarà tutta una storia passata? Non voglio finire nell'oblio! Mi state guardando, vero? Non dimenticatemi di me! Io sono Santos, io sono ancora vivo!

Damerae!

Damerae!

Dam....

 

 

 

 

Signori, è finita! Manca un solo capitolo, in cui tirerò le file di tutte queste storie. Contenti del finali? Avevo in mente Zerene come vincitrice da tempi immemori. A volte pianificavo di cambiare le cose, ma alla fine sono rimasta fedele alla mia idea originale.

Sabato prossimo, ultimo capitolo!

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov)

12° Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni, ucciso da Zerene (3 pov)

11° Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni, uccisa da Zerene (5 pov)

10° Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni, ucciso da Santos (4 pov)

9° Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni, ucciso dalla pioggia acida (5 pov)

8° Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni, uccisa dai ratti (5 pov)

7° Daisy Jones, tributo del distretto 10, 15 anni, uccisa da Santos (5 pov)

6° Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni, ucciso da Santos (5 pov)

5° Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni, uccisa da Amalia (5 pov)

4° Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni, ucciso da Santos (5 pov)

3° Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni, uccisa da Zerene (6 pov)

2° Santos Mels, tributo del distretto 11, 17 anni, ucciso da Zerene (6 pov)

VINCITRICE: Zerene Glendower, tributo del distretto 6, 18 anni (6 pov)

 

Masterkiller:

Santos (6 uccisioni)

Zerene (4 uccisioni)

Altro (3 uccisione)

Diamond (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Amalia (1 uccisione)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

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Capitolo 22
*** Epilogo- Dopo la tempesta ***


Otto mesi dopo

 

Zerene Glendower, distretto 6, 19 anni

Stringo forte la tazza, ed osservo il caldo fumo uscire fuori da essa. Tutti quei ragazzi sono stati cremati. I loro corpi erano troppo rovinati dalla pioggia o dai topi per avere un'altra fine. Ricordo ancora il giorno in cui hanno bruciato i resti di Jordan. Il fumo era nero come la pece, non bianco come questo.

“Zerene, stai bene?” mi chiede mio padre.

Spalanco gli occhi. Mi ero incantata di nuovo. Dopo tutti questi mesi continua a capitarmi con la stessa identica frequenza, è come se una parte di me fosse bloccata ancora in quell'incubo. La situazione peggiora nei giorni di pioggia. In quei momenti sono letteralmente incapace di stare da sola. Se è giorno invito i miei amici nella mia nuova casa con qualsiasi scusa, mentre di notte la questione diventa più dura. Possibile che alla mia età mi devo ancora rifugiare nel lettone di papà perché ho paura dei tuoni? Mi vergogno così tanto, ma da sola entro in un tale stato di terrore da farmela letteralmente addosso. Non posso evitarlo, purtroppo. Ad ogni tuono mi rispunta l'immagine di Santos con la falce in mano, oppure l'ultima espressione di Amalia. Quella povera ragazza... lei mi appare in sogno ogni notte, anche in quelle serene. Ho fatto bene ad ucciderla? Razionalmente so la risposta, eppure il mio cuore non riesce a darsi pace. Ci saremmo dovuti arrendere tutti subito come lei? Sarebbe stato un grande gesto di ribellione, magari a quest'ora le cose sarebbero diverse per l'intera nazione, e invece abbiamo giocato al loro gioco senza alcuna esitazione. Mi sento tanto sporca. Appoggiavo i ribelli, ho ucciso per loro, mentre ora sono il simbolo della supremazia di Capitol.

“Non tanto papà” rispondo con onestà mentre mi massaggio una tempia. Quanto vorrei dormire con serenità come facevo una volta! L'unica mia consolazione è che con questo sonno disturbato riesco a più spesso le mie amate stelle. In arena non sono quasi mai riuscita a vederle, il cielo era sempre coperto.

“Oggi è il compleanno della signora Cold, vero?” mi chiede cercando di sviare la discussione.

Annuisco, per poi osservare la pianta che ho comprato appositamente per lei. È una semplice Beaucarnea recurvata, conosciuta anche come Nolina, o pianta mangia-fumo, ideale per l'ambiente inquinato del nostro distretto, spero veramente possa piacerle. Diversamente da come immaginavo, la signora Cold non mi odia, o almeno non mi dimostra di farlo, ed è sempre stata gentile con me. Probabilmente è perché in me rivede l'adorato figlio, non saprei dire, ma sto cercando di prendermi cura di lei in ogni modo. Il signor Jordan è più freddo con me, ma posso capirlo, la sua è una reazione molto umana. Anch'io mi odierei se fossi nei suoi panni.

“Sì, sto andando adesso a darle la pianta, vuoi che te la saluti?” chiedo a papà.

“Ma certo! Dille che andrò a visitarli stasera dopo il mio turno di lavoro” replica.

Accenno un lieve sorriso. Papà ha molto legato con quei due durante i giochi. Era naturale d'altronde: i loro figli erano nella stessa tremenda situazione, ed erano anche alleati fra loro inoltre. Frequenta la coppia perfino più di me, soprattutto il signor Cold, con cui gioca spesso a carte durante il giorno di riposo.

Do un bacio alla guancia a mio padre, lo saluto, prendo la pianta, ed inizio a dirigermi a casa Cold con il cuore in gola, esattamente come la prima volta. Avevo una paura immensa allora, temevo che mi mettessero le mani addosso, ma invece non è successo nulla del genere, anzi. Il signor Cold era silenzioso e triste tutto il tempo, ma la moglie mi ha abbracciata, e ringraziata per aver mantenuto la promessa fatta al figlio. Ha il cuore veramente grande, esattamente come mi aveva detto Jordan.

Arrivo davanti alla porta, e suono il campanello, sperando che il signor Cold sia già andato a lavoro. Ho promesso di prendermi cura anche di lui, ma i suoi sguardi ricolmi di rimpianti mi fanno sentire veramente troppo in colpa.
La porta si apre, e dall'altra parte appare la signora Cold, vestita con un semplice abito scuro. Nel suo volto ci sono delle enormi occhiaie, non deve aver dormito molto stanotte: d'altronde è il suo primo compleanno senza il figlio.

“Zerene, ciao! Che bello vederti!” esclama cercando di nascondere il dolore dietro ad un sorriso.

“Tanti auguri di buon compleanno, signora, le ho portato un regalo” spiego passandole la pianta.

“Oh!” replica compiaciuta l'albina “Non dovevi, Zerene”

“Non richiede molto cura, ma durante i mesi freddi è meglio che stia dentro casa” aggiungo dandole qualche piccola indicazione per prendersi cura della creatura.

La signora annuisce “Vieni dentro, ho preparato una torta di mele!” afferma.

Sorrido debolmente. Ho già fatto colazione, ma non posso rifiutare. Solo il cielo sa di quanto bisogno di compagnia abbia questa donna.

La casa è pulita ed ordinata come al solito, e ci sono dovunque foto del povero Jordan. La sua presenza è dovunque, è come se non se ne fosse mai andato. A volte mi sembra perfino di sentire il suo odore. Come fa la signora a vivere qui senza impazzire? Quando era morta la mamma, papà aveva cambiato buona parte dell'arredamento proprio per evitare questa atmosfera.
Mi siedo sulla poltrona del salotto, accanto a quella che era la preferita del figlio, rimasta inviolata fin dalla sua partenza forzata.

L'albina appoggia la pianta in un angolo del salotto, e si allontana un attimo in cucina, per prendere una fetta di torta apposta per me. Mi piacciono i suoi dolci, anche se non sono speciali come quelli di mio padre. Non sono mai riuscita a farli assaggiare a Jordan...

“Ecco qua, cara!” esclama la donna offrendomi il piattino, per poi sedersi nel divano. “Tutto bene a casa?” mi chiede poi.

Annuisco “Sì, stasera mio padre vorrebbe passare per farle gli auguri di persona”.

“Tuo padre è un amore come al solito” replica la donna “Come sta il tuo occhio invece?”.

“Bene” annuisco “Ormai è del tutto guarito”. Sono stati mesi duri per lui. Quel pugno finale di Santos mi aveva procurato danni molto gravi, per poco non ho rischiato di perderlo. Meno male che a Capitol ci sono i migliori chirurghi dell'intera nazione...

La donna sorride, per poi abbassare lo sguardo ed osservarsi le mani. “Senti, vorrei chiederti una cosa...” .

Tendo le orecchie, e la incoraggio a sputare il rospo. Non voglio che si trattenga con me, non ha alcun dovere nei miei confronti.

“Ho saputo che d'ora in avanti farai da mentore ai nuovi tributi del distretto 6, è vero, o sono solo voci di corridoio?”.

Mi lascio sfuggire un gemito. Magari fossero solo voci! Non potevo crederci quando mi è stato comunicato! Non voglio tornare a Capitol! Faccio fatica a guardare la stazione senza pensare all'arena, figuriamoci stare là! Sarò poi in grado di aiutare quei ragazzi? Mi ero detta che mi sarebbe piaciuto diventare un insegnate in caso fossi sopravvissuta, ma non intendevo esattamente questo.

“Lo immaginavo” afferma la donna dopo aver osservato la mia reazione “Immagino che nessuno possa essere più utile di te per quei ragazzi”.

“Lo spero tanto, ma non so quanto lo potrei essere. Hanno detto che ogni anno cambieranno l'arena e...” sospiro “... avrò le loro vite nelle mie mani, lo capisci?”.

La signora Cold annuisce nuovamente “Non deve essere una bella posizione, proprio no, ma devi impegnarti, molti conteranno su di te”.

Faccio un sorriso forzato, non avevo bisogno di altre pressioni. Non potrò salvarli tutti, è impossibile. Avrò altre morti sulla coscienza, mi viene da piangere.

“Zerene, non fare così, ti prego” mi supplica la donna appoggiandomi la mano sulla spalla “Sappiamo che farai del tuo meglio, scusami per averti reso triste, non volevo”.

Mi lascio sfuggire una lacrima. Devo essere forte, se crollo, crolleranno anche lei e mio padre. “Va tutto bene, davvero” mento asciugami la guancia.

“Non ci voleva per te, soprattutto dopo quel maledetto tour della vittoria... non ti ho mai chiesto come è andato di preciso, temevo non ne volessi parlare”.

Scuoto la testa “Effettivamente è stato terribile, soprattutto nel distretto 2 e nel distretto 4” le spiego “Ho causato la morte del ragazzo del due, e lui era diventato molto popolare durante i giochi, ho ricevuto molti fischi. Nel quattro invece ho ucciso entrambi i ragazzi, e ho dovuto sopportare gli sguardi accusatori della famiglia di Yuki, soprattutto della sorella, a cui hanno impedito all'ultimo di urlarmi addosso tutto il suo disprezzo, mentre per Amalia non c'era nessuno in piazza. La madre era morta di dolore, mentre il fratello era in prigione. Aveva provato a fare un quarantotto dopo tutto quello che era successo, ma senza risultati. L'unica cosa che ha ottenuto, sono state delle frustate ed una condanna.

“Almeno hai visto posti nuovi...” prova a consolarmi l'albina.

“È vero, gli altri distretti sono molto diversi dal nostro” affermo ricordando bene l'opulenza del distretto 1. Ho intravisto anche la villa dove abitava Diamond. Era meravigliosa, ed anche la sua famiglia non sembrava essere malvagia, anche se aveva un po' di puzza sotto il naso. Ho conosciuto anche la mamma di Annah. Dicono che dopo la morte della figlia e l'esecuzione del marito, si sia trovata un secondo lavoro, in modo tale da tenere la mente sempre occupata. Spero per lei che funzioni, e che non abbia un esaurimento.

“Quello che ti ha colpito di più?” mi chiede la signora Cold.

Ci penso un attimo. L'uno mi ha sicuramente colpito, ma non è quello che mi è piaciuto di più. Vediamo... “Il distretto nove era pieno di grano, non ho mai visto così tanto giallo in vita mia” spiego. Oggi giorno quel distretto è guardato di traverso da tutti gli altri. Tutto l'associano ad Isabelle e alla sua condotta riprovevole. Come se tutti si fossero dimenticati dalla lealtà del suo amico Eric, una persona fedele e buona almeno quanto il mio Jordan. Della famiglia di Eric nessuno è ancora in vita, dunque passerà purtroppo all'oblio, un po' come quel ragazzo del distretto 12, Cole, o quella ragazzina inquietante del distretto 11. I loro nomi saranno segnati distrattamente in qualche libro di storia, ma nulla di più. Nessuno li piangerà come sicuramente meritano.

Vorrei aggiungere che anche il distretto 11 è molto bello con tutte quelle piante, ma non posso non associarlo a Santos. Era un vero e proprio mostro quel ragazzo, il soprannome che gli hanno affibbiato, “Il triste mietitore”, non era causale, eppure durante il mio discorso in piazza, ho notato un ragazzo in prima fila con una sua foto in mano, che piangeva come un disperato. Perfino uno come lui è riuscito a farsi amare da qualcuno. Che ci fossero lati buoni di lui che non ho avuto modo di conoscere? Probabile. In fondo quel posto ha tirato fuori il lato peggiori di tutti. Lo sanno bene i famigliari del ragazzo del sette. So che sono stati emarginati dal resto del distretto a causa del comportamento del figlio. Che cosa crudele. Hanno perso entrambi i figli, non si meritavano di certo anche questo. Che io sappia sono stati seppelliti l'uno accanto all'altro. Spero possano riposare in pace anche se non li mai conosciuti.

“Non sembri essere felice a ripensarci...” osserva la signora Jordan.

Scuoto la testa. Come potrei? È stato orribile parlare di valori a cui non credo davanti a tutte quelle persone! La famiglia di quel ragazzo ustionato non faceva altro che piangere durante tutto l'evento! Ricordo che si erano portati con loro perfino il loro cane sul palco... Vicino a loro c'era anche la famiglia di quella ragazza morta avvelenata, Annabelle mi pare. Anche loro erano distrutti, sembravano una famiglia davvero unita, famiglia che non sarà mai più la stessa, come quella della ragazza dell'otto, composta da così tante ragazzine, tutte a rischio di una prossima mietitura. Spero che si salvino, non credo che i loro genitori sopporterebbero un'altra perdita. Almeno loro però saranno ricordati. Le famiglie di Anona e di Daisy erano stra-annoiata durante la celebrazione, avrebbero decisamente preferito stare a casa a dormire piuttosto che elogiare le loro figlie, così come i genitori di Cassandra, che sono fuggiti a metà evento per motivi di lavoro. Che tristezza... non mi stupisco che quella ragazza fosse così affamata di attenzioni.

“Mi dispiace Zerene, avrei voluto tanto accompagnarti per starti vicina” prova a consolarmi l'albina.

Sorrido amara. “È stato meglio così si fidi, anche se è stato interessante scoprire la cucina del distretto 3” confesso.

Immediatamente mi torna in mente il pianto disperato della fidanzata di Dingir. Fortunatamente non ho avuto a che fare con lui, ma ho visto cosa ha combinato durante i giochi tramite le registrazioni. Jordan aveva avuto una strana impressione su di lui, e come al solito non si era sbagliato. Eppure anche lui è stato amato... Tutte quelle vite spezzate...

“Zerene?” mi richiama la signora Cold.

Faccio un sobbalzo. Cosa? Cosa succede? Dov'è il pericolo?

“Calma!” afferma, appoggiando la sua mano sul mio braccio “Ti avevo fatto una domanda, ma eri rimasta in silenzio, ed eri completamente imbambolata... mi sono preoccupata. Tutto qui”.

Sospiro. È successo di nuovo, continuo ad avere i nervi a fiori di pelle come se fossi ancora là dentro. Forse sto impazzendo come il padre di Melody. Dicono che si sia chiuso definitivamente in casa, e che sia diventato un accumulatore compulsivo. Non si è neppure presentato alla celebrazione. Al suo posto c'era una vicina di casa, che ha ripetuto il copione di Capitol parola per parola. Ha affermato che spera che il sacrificio di Melody e di tutti gli altri ragazzi impedisca lo scoppio di una nuova guerra. Come se ne fosse valsa la pena! Vai a dire ai genitori di Ben o di Lucile che la morte dei loro figli è stata giusta! Non posso dimenticare quei pianti strazianti....

Ho sentito dire che anche la madre del ragazzo dell'otto se la sta cavando male, e che se si stia facendo morire di fame. Se non fosse per mio padre, anch'io farei una fine simile alla loro?

“Scusami, ero... distratta” affermo giustificandomi.

La signora Cold mi guarda poco convinta “Sai che se vuoi parlare io ci sono, vero tesoro?” mi chiede.

Abbasso lo sguardo. Le ho già portato via un figlio, non posso pesarle ulteriormente.

“Sto bene!” mento mentre mi alzo in piedi “Scusami, si sta facendo tardi e devo andare” aggiungo poi cercando di congedarmi. Devo andarmene, il prima possibile. Sento gli occhi pizzicarmi, potrei scoppiare da un momento all'altro. La testa mi si sta riempiendo di ricordi e di immagini. Mi sembra di sentire la risata di Jordan, ma anche di rivedere lo sguardo glaciale di Santos. Devo andarmene.

Saluto in fretta la signora, ed esco fuori dalla porta. La testa ha incominciato a girarmi, sento caldo, mi sento improvvisamente debole. Avverto il battito cardiaco accelerare, e il mio respiro velocizzarsi. In breve tempo mi trovo ad iperventilare.

Mi nascondo in un vincolo, e provo a respirare lentamente nel tentativo di calmarmi. Finirà mai tutto questo? Devo soltanto continuare a ripetermelo: sono a casa, sono a casa, sono a casa, sono a casa, sono a casa....

Sono a casa.

 

 

Abbiamo finito una nuova avventura! Tutto bene? Grazie mille per avermi seguito!

Ciao!

 

 

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)---- La buzzurra

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)---- Il fiore innocente

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)--- Il ragazzo dimenticato

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)--- L'amico fedele

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)--- Il freddo soldato

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)----La ginnasta

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)--- La ragazza che sorrideva

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)-- La ragazza della porta accanto

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)---- La yandere

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)---- L'ipocrita ribelle

14° Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni, ucciso da Isabelle (4 pov)--- Freddy Krueger

13° Diamond Johnson, tributo del distretto 1, 18 anni, ucciso da Dingir (4 pov) ---- Il primo a colpire

12° Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni, ucciso da Zerene (3 pov)---- Il cowboy del silenzio

11° Melody Russell, tributo del distretto 7, 16 anni, uccisa da Zerene (5 pov)---- La pianista

10° Jordan Cold, tributo del distretto 6, 17 anni, ucciso da Santos (4 pov)--- Raggio di sole

9° Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni, ucciso dalla pioggia acida (5 pov)--- Il volontario

8° Isabelle Blackwood, tributo del distretto 9, 17 anni, uccisa dai ratti (5 pov)--- La traditrice

7° Daisy Jones, tributo del distretto 10, 15 anni, uccisa da Santos (5 pov)--- La riservata

6° Ben Williams, tributo del distretto 10, 14 anni, ucciso da Santos (5 pov)----- Il cucciolo

5° Annah Erodis, tributo del distretto 1, 17 anni, uccisa da Amalia (5 pov)------ L'infermiera rossa

4° Dingir Gutierrez, tributo del distretto 3, 18 anni, ucciso da Santos (5 pov)---- Zizzania

3° Amalia Perez, tributo del distretto 4, 17 anni, uccisa da Zerene (6 pov)------ La sirenetta

2° Santos Mels, tributo del distretto 11, 17 anni, ucciso da Zerene (5 pov)----- Il triste mietiture

VINCITRICE: Zerene Glendower, tributo del distretto 6, 18 anni (7 pov)---- La cecchina sanguinaria

 

Masterkiller:

Santos (6 uccisioni)

Zerene (4 uccisioni)

Altro (3 uccisione)

Diamond (2 uccisioni)

Isabelle (2 uccisioni)

Amalia (1 uccisione)

Dingir (1 uccisione)

Cole (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

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