Ci sei sempre stata

di karter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Francoforte ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Casa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
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Prologo





 

“Cosa c’è di più bello che sentire la mano di un bambino nella tua? Così piccola, soffice e calda, come un gattino che si raggomitola tra le tue braccia.”  

Marjorie Holmes




 

Quindici giorni al matrimonio

 

Un bambino dai ribelli capelli color del caramello e due vispi occhi verdi correva intorno agli scatoloni che riempivano il salotto. Aveva un sorriso felice sulle labbra, come se nulla al mondo potesse turbarlo. 
A qualche metro di distanza una giovane donna lo rincorreva saltando tra quegli stessi scatoloni, ma senza mai avvicinarsi troppo. 
Adorava vedere il suo bambino felice. Se per sentirlo ridere sempre in quel modo doveva rincorrerlo per tutta casa, non avrebbe esitato un solo istante. Se lui era felice, lo era anche lei. 
«Tanto ti prendo» disse ridendo la donna. 
Il bambino rise più forte girando intorno al divano del soggiorno mentre, con uno scatto che lo fece sobbalzare per la sorpresa, la mamma lo raggiunse e lo strinse forte tra le braccia per poi tempestargli il viso di baci e solleticargli il pancino.
Aveva un suono così bello la sua risata, era la melodia che Lexi preferiva. 
«Basta» sussurrò tra le risate il piccolo mentre un paio di lacrimucce gli abbandonarono gli occhioni color dello smeraldo «Mammina, ti prego» 
Sorrise, Alexandra, lasciando la presa e facendo sedere il bambino sulle sue gambe prima di dargli un sonoro bacio sulla guancia rosea.
Bacio che fu subito ricambiato dal piccolo che le tempestó il volto di bacini minuscoli.
Erano bellissimi, il ritratto della dolcezza e della felicità. 



 

🐝~🐝~🐝



 

«Pronta?» 
La luna era sorta da qualche minuto e pian piano il cielo stava oscurandosi per lasciar posto alla notte. 
Leo era in soggiorno con un ragazzo dalla pelle olivastra e i ribelli capelli mori. Giocavano ai videogame. Calcio. Brasile vs Australia. E il piccolo stava stravincendo mentre il più grande si lamentava. 
Lexi, invece, era in cucina, stava sorseggiando un the verde alla menta, insieme ad un ragazzo di qualche anno più grande di lei e una ragazza dai vispi occhi nocciola. 
«Non proprio» ammise nascondendo l'espressione preoccupata dietro la tazza «Ma non posso continuare a scappare»
Chloé sorrise portandosi una ciocca castana dietro l'orecchio. 
«Andrà tutto bene» 
Ne era convinta. Credeva in lei, sapeva che sarebbe riuscita a farcela. Avrebbe affrontato i fantasmi del suo passato e ne sarebbe uscita vincitrice.
«Sei più forte di quello che credi, Lex» 
La voce di Carlos era profonda e sincera. Non parlava spesso, ma quando lo faceva sapeva sempre cosa dire per farla stare meglio.
«Mi piacerebbe credere in me quanto voi» 
 Lexi sorrise ai due amici e subito venne stretta dalle braccia della francese. 
Chloé odiava vederla in quel modo. 
Alex era dannatamente forte. La vita non aveva fatto altro che metterla alla prova e lei era riuscita a rialzarsi, ogni singola volta. Era una leonessa e non se ne rendeva nemmeno conto. 
Carlos le osservò. Detestava vedere la loro amica così. Gli sarebbe piaciuto prenderla per le spalle e scuoterla fino a farle tornare un po' di buon senso, ma sapeva sarebbe stato inutile. C'erano solo due persone in grado di risollevarle il morale in quei casi. Purtroppo una delle due era tornata in Inghilterra pochi giorni prima. 
«Mamy» urlò Leo correndo in cucina interrompendo l'abbraccio tra le due e lanciandosi addosso alla madre che lo prese al volo «Ho stracciato zio Pepe tre volte di fila» aggiunse sorridendo orgoglioso e mettendo in mostra la finestrella lasciata dalla caduta dei due incisivi superiori. 
«Ma quale stracciato» 
Pepe li raggiunse versandosi un bicchiere di succo d'arancia e fingendo un broncio. 
«La verità è che ti ho lasciato vincere solo perché sei un mostriciattolo» 
«Non è vero» si indispettí il bambino aggrappato al collo della madre «Sei tu che sei scarso» 
Risero le due ragazze a quella scenetta tanto familiare mentre Santana scuoteva il capo. 
Fortuna che l'altra era il piccolo Leo e lui sarebbe stato sempre al suo fianco. La vita non avrebbe potuto farle regalo più bello. 
Quel bimbo era stato un raggio di sole che con il suo sorriso non faceva altro che rendere le giornate più belle, non solo alla sua mamma, ma anche a tutti loro. 



 

🐝~🐝~🐝



 

La serata era passata in fretta. Avevano ordinato una pizza e guardato una commedia romantica, una di quelle che riuscivano sempre a far piangere Chloé e storcere il naso a tutti gli altri. Avevano chiacchierato e prima di andar via l'avevano aiutata a sistemare le ultime cose. 
L'indomani sarebbe stato un giorno importante. Avrebbe iniziato il suo viaggio verso casa dopo dieci anni e moriva letteralmente di paura. 
Era una quindicenne quando era andata via. Sarebbe dovuta rientrare da diciannovenne, ma nulla era andato come avrebbe dovuto e la sua vita aveva percorso binari che l'avevano portata sempre più lontana da casa e dalla sua 'famiglia'. Era normale avere una fifa blu, no? 
Si rigirò per l'ultima volta tra le lenzuola a pois di quel letto. 
Chi sa cosa era cambiato in quegli anni? Avrebbe riconosciuto la sua città? E i suoi vecchi amici? Magda le parlava spesso di loro, ma non aveva mai avuto il coraggio di cercarli. Non aveva mai avuto il coraggio di cercare lui
E con quale faccia tosta, poi? 
Sospirò, non sarebbe stato affatto facile, ma non poteva farsi scoraggiare prima ancora di arrivare. 
«Mamy?» 
La voce di Leo la ridestó dai suoi pensieri facendola sollevare sui gomiti per incontrare lo sguardo assonnato del piccolo. 
Era ai piedi del suo letto, una mano a stropicciare l'occhietto e l'altra a stringere una zampa di Baloo, il suo adorato orso di peluche. 
«Posso dormire con te?» 
Non attese risposta, però, che subito si lanciò sul letto e gattonó fino a raggiungere la madre che lo accolse tra le braccia. 
Lexi sorrise intenerita osservandolo posare il capo sul suo petto e aggrapparsi con la mano libera alla maglietta che usava per dormire. 
Senza dire una parola lo avvolse tra le sue braccia e iniziò a canticchiare una melodia proveniente dalla sua infanzia mentre gli accarezzava i capelli. E ci volle poco prima che il piccolo si addormentasse con il sorriso sulle labbra cullato dalle attenzioni della sua mamma per essere poi seguito dalla stessa che, a contatto con il corpicino caldo della sua ragione di vita, riuscì a mettere da parte le preoccupazioni e prendere sonno. 




 
 
 
 
 
 
 






 
Salve gente! ^^
Mi chiamo karter e questa è la mia prima volta su questo fandom.
Ho sempre amato l'anime e quando mi è balenata una piccola idea ho decisp di volermi mettere alla prova, quindi eccomi qui.
Ci sei sempre stata è una delle mie prime long e occupa un posto speciale nel mio cuore. Spero possa occuparlo anche nel vostro!

Ma bando alle ciance e passo a darvi qualche dettaglio.
Il titolo è ispirato ad una delle mie canzoni preferite di Ligabue, che davvero, è meravigliosa *-*
Per quanto riguarda i nostri amati protagonisti, invece, dovete sapere che sono sulla soglia dei trenta. Alcuni di loro hanno già messo su famiglia, altri lo stanno per fare, altri ancora pare non ne abbiano intenzione.
In questa prima parte abbiamo incontrato Carlos Santana con la fidanzata Chloé (mia OC di origine francese) e Pepe.
Inoltre vi ho presentato quella che sarà la protagonista femminile della vicenda, Alexandra, Lexi per gli amici, e la peste che le rallegra le giornate, Leo.

Grazie a tutti per essere giunti fin qui nella lettura e spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate.
A presto

karter


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Francoforte ***


   


Capitolo 1
Francoforte


 
“E quando negli occhi risplende la luce dei ricordi, lasciati trasportare nel viaggio, anche se le
mani rimangono vuote.”
EliSaby

Quattordici giorni al matrimonio


Lexi sorrise osservandosi intorno. Erano passati tanti anni, eppure riusciva ancora a riconoscere i contorni di quella città che tanto amava da bambina. Se si fermava ad osservare con attenzione le pareva quasi di scorgere una se stessa più giovane che rideva trascinandosi dietro suo cugino che non faceva altro che protestare solo per darle noia. Sapeva benissimo che adorava anche lui quelle gite che si concedevano quando non era impegnato con la squadra.
Quanto le mancava quello zuccone. Forse avrebbe potuto scrivergli per avvisarlo del suo essere in Germania, anche se solo di passaggio...
Scosse il capo dandosi mentalmente dell'idiota.
Il loro rapporto non era più quello di una volta. Erano cambiate troppe cose e per quanto continuasse a volergli bene, non credeva di essere pronta a scontrarsi con l'azzurro dei suoi occhi senza leggerci la solita malcelata felicità.
«Ho fame»
Leo sorrise portandosi la mano libera a coprire il pancino che aveva appena fatto sentire la sua voce, ridestando così Alexandra da quei pensieri.
«Il tempo di posare le valige in hotel e andiamo a mangiare qualcosa, ti va?»
Il piccolo annuì felice e strappò un sorriso anche alla madre.
Se Leonardo era con lei, anche i cattivi pensieri diventavano gestibili.


🐝~🐝~🐝

 
«Ma è buonissima!»
Lex sorrise osservando il piccolo prendere un ennesimo pezzo della sua 'schnitzel'.
Era certa gli sarebbe piaciuta. Da bambina era anche il suo piatto preferito. Non che avesse smesso di amarlo, ma le riportava a galla troppi ricordi, e poi si era promessa che lo avrebbe mangiato ancora solo assieme ai due cugini.
Si portò il bicchiere alle labbra gustando il dolce sapore di quel vino che solo recentemente aveva iniziato ad apprezzare.
Doveva smettere di pensare a Karl e Marie. Per quanto volesse loro bene, li aveva dovuti lasciare indietro per poter andare avanti con la sua vita.
Pensava di avercela fatta, ma mettere piede in Germania aveva risvegliato ricordi sopiti da troppo tempo. Era così stanca di scappare dal suo passato...
«Sei il solito idiota!»
Una voce squillante dal perfetto accento tedesco la riscosse dai suoi pensieri.
Due tavoli davanti al loro una ragazza dai lunghi capelli biondi stava fulminando con lo sguardo un tipo poco più grande che la guardava annoiato. Al loro fianco vi erano altri due giovani uomini. Se tre di loro erano chiaramente tedeschi, occhi e capelli chiari, il quarto era decisamente straniero.
Lexi li osservò attentamente, avevano qualcosa di familiare. Possibile che li conoscesse?
Scosse il capo prendendo l'ultima patatina dal suo piatto e portandosela alle labbra.
Doveva essere un brutto scherzo della sua mente, non poteva essere tanto
sfortunata da scontrarsi con il suo passato neanche due ore dopo aver rimesso piede in Germania.
Eppure...
«Potete pensare quel che vi pare» riprese la ragazza ad un volume più normale fulminando i tre seduti al tavolo con lei «Ma io so che ci sarà e nel momento in cui me la ritroverò davanti le butterò le braccia al collo perché mi è mancata davvero e non permetterò al vostro stupido orgoglio di rovinare quel momento!» aggiunse sbattendo il tovagliolo sul tavolo prima di dirigersi nella loro direzione, probabilmente per andare in bagno.
E fu un istante.
Il grigio del cielo in tempesta si scontrò con l'azzurro delle acque del mare in una giornata di sole.
Le due ragazze si osservarono ad occhi sbarrati, incredule. Prima, però, che Marie potesse fare qualsiasi cosa, Lexi prese il piccolo Leo per mano, posò una manciata di banconote sul tavolo e si diresse verso l'uscita stando ben attenta a passare il più lontano possibile dal tavolo al quale era seduto il suo passato.
«Ma io volevo il dolce» si lamentò il piccolo mentre la madre lo prendeva in braccio per poter accelerare il passo e allontanarsi il più in fretta possibile dall'Adolf Wagner.
Non poteva davvero credere di essere stata tanto sfortunata(?).
Certo le erano mancati, ma non aveva la forza di affrontarli, non era pronta.
Ma lo sarebbe mai stata?
Scosse il capo, non era certa di avere la risposta a quella domanda.

«Ma tu non dovevi andare in bagno?»
Karl osservò la sorella tornare al tavolo verso di loro con espressione basita. Pareva avesse visto un fantasma.
«Io...»
«Amore, che succede?»
Hermann le strinse una mano per tentare di farla riprendere. Solo un secondo prima era furiosa con loro e poi...
Non era da lei, non se l'argomento preso in causa era Lexi. Marie sperava ancora di poterla riabbracciare, al contrario di tutti loro che avevano ormai perso la speranza.
«Ho bisogno di una boccata d'aria, ci vediamo in hotel» proruppe d'un tratto alzandosi in piedi con espressione determinata e lanciandosi fuori dal locale
lasciando i tre a osservare il nulla.
«Tua sorella è completamente impazzita»
Genzo parlò per la prima volta dando voce al pensiero anche dei due amici.
«Perché è mai stata normale?» Karl scosse il capo beccandosi un colpo sulla spalla dal cognato prima di scoppiare a
ridere trascinando con sé anche i due amici.


🐝~🐝~🐝

 
Lexi camminava serena diretta verso il loro hotel indicando angoli o locali che portava nel cuore.
Il piccolo Leo la ascoltava estasiato trascinandola nei luoghi che più lo incuriosivano.
Avendo messo un po' di distanza dal locale, la venticinquenne si era tranquillizzata e stava assecondando il piccolo in ogni sua richiesta, forse per fargli dimenticare quella fuga frettolosa.
Avevano quasi raggiunto il Grand Hotel Downtown quando una voce nota la ghiacciò sul posto. Possibile che fosse riuscita a raggiungerli?
Stava per proseguire facendo finta di nulla quando due braccia sottili l'avvolsero da dietro.
Avrebbe riconosciuto quell'abbraccio tra mille.
«Ti prego non mandarmi via» sussurrò.
Aveva la voce rotta dai singhiozzi.
Lexi sorrise mentre calde lacrime rigavano anche il suo volto.
Le era mancato così tanto quel calore.
Leonardo osservò la scena curioso mentre uno sbadiglio gli deturpava il volto stanco.
«Andiamo a letto, mamma?» chiese aggrappandosi alla sua vita e nascondendo il volto sull'addome della madre.
Lexi sorrise passandogli una mano tra i crini color del caramello, mentre Marie rompeva l'abbraccio.
Quel bambino aveva detto mamma?
Possibile che?
Scosse il capo, non voleva nemmeno pensarci.
«Ti va di bere qualcosa?»
Poteva leggere la curiosità negli occhi della cugina, ma non era certa di poter dare una risposta a tutte le sue domande.
Marie non ci pensò un solo attimo prima di annuire e incamminarsi verso quello che aveva capito essere l'hotel della maggiore osservandola di sottecchi mentre portava quel bambino tra le braccia.
Era cambiata così tanto.
Della ragazzina sempre con il sorriso sulle labbra che era stata il suo modello era rimasto poco. Lexi era diventata una donna, una donna bellissima che sembrava aver perso quella luce che da sempre la caratterizzava.
Scosse il capo. Perso era il termine sbagliato. Era vero, non era più quella che ricordava, eppure riusciva ad intravedere quella luce in ogni gesto che dedicava al bambino che aveva tra le braccia.
Sorrise posando lo sguardo su di lui. Doveva avere un cinque, sei anni. Aveva i capelli più scuri di quelli di sua cugina e le pareva gli occhi fossero verdi. La forma di questi ultimi poi era leggermente più allungata, aveva il naso a patata e labbra molto sottili.
Dal volto non pareva avere nulla in comune con Lexi, allora perché...
Non ci stava davvero capendo nulla.


🐝~🐝~🐝

 

«Buonanotte, pulce»
Lexi posò un tenero bacio sulla fronte del suo bambino prima di lasciarlo solo in quella stanza.
Nella hole, sua cugina la stava aspettando e sapeva che le domande cui avrebbe dovuto rispondere sarebbero state fin troppe. Sarebbe riuscita a dirle la verità?
Scosse il capo.
Non era pronta. Non in quel momento. E poi aveva sempre pensato che sarebbe stato lui la prima persona cui avrebbe rivelato ogni cosa.
Sorrise rivedendo la sua immagine con gli occhi della mente. Quando lo aveva visto al locale il suo cuore aveva avuto un singulto, ma non vi aveva badato. Credeva fosse stata l'atmosfera una volta familiare.
Si sbagliava.
Il suo cuore lo aveva riconosciuto ancor prima della sua mente.
Si portò una mano al petto scuotendo il capo. Non doveva pensarci. Doveva restare concentrata sulla serata che le si prospettava.


🐝~🐝~🐝

 

«Spero che i tuoi gusti non siano cambiati»
Marie era seduta ad un tavolino appartato sul quale erano posate due birre, bionde, ghiacciate.
Sorrise, Lexi, rivedendo una se stessa più giovane rubare la bottiglia di birra ad un ragazzino biondo che la fulminava con lo sguardo sotto le risate della sorellina di lui. Aveva sempre amato la birra e rubarla a Karl prima e Genzo poi era uno dei suoi
sport preferiti.
«Decisamente invariati» si sedette di fronte alla più piccola prendendo un sorso della sua bibita e assaporandola estasiata.
Non c'era storia, la birra tedesca era la più buona che avesse mai assaggiato.
Sorrise, la minore, osservandola.
Aveva ragione. Dietro quella scorza da dura c'era ancora la loro Lexi. Doveva solo trovare il modo di farla tornare a galla. Magari quei tre idioti avrebbero potuto aiutarla. Era certa che nonostante tutto l'avrebbero accolta a braccia aperte, uno in particolare.
«Allora devi assolutamente provare un pub che ha aperto da poco. La miglior birra artigianale che abbia mai assaggiato, garantisce quella piaga di mio fratello»
Lexi sorrise. Ricordava bene quanto fosse puntiglioso il cugino. Karl non beveva nulla che non lo facesse andare in estasi e la cosa era abbastanza complicata, ecco perché era tanto divertente rubargli la birra.
«Se ti va potremmo andarci domani» propose mascherando la speranza dietro il suo boccale.
Voleva davvero che le cose tornassero come quando erano bambini.
La maggiore sorrise. Era sempre la sua Marie.
«Non è possibile» iniziò vedendo il sorriso speranzoso sul volto dell'altra spegnersi.
Le faceva davvero tenerezza.
«Ad ora di pranzo abbiamo l'aereo per Zurigo»
La piccola di casa Schneider sbarrò gli occhi mentre una lieve speranza si accendeva nel suo cuore. Non aveva detto di no, aveva detto che non poteva perché la sera seguente non sarebbe più stata in Germania.
«Se vuoi puoi venire con noi allo zoo»
Non finì nemmeno di pronunciare quelle parole che la sorella del kaiser annuì felice.
Non le pareva vero di poter passare un po' di tempo con la cugina e poco importava che ci fossero troppe questioni in sospeso. Avevano troppo poco tempo per poterlo passare a litigare.
«Vedrai che anche gli altri saranno felici di riabbracciarti» disse piena di entusiasmo immaginando già le loro espressioni.
Hermann avrebbe sbattuto le palpebre incredulo prima di sorridere.
Karl avrebbe messo il muso, nascondendo un sorriso felice.
Genzo sarebbe rimasto ghiacciato prima, poi avrebbe messo il muso offeso, ma gli sarebbe bastato sentirla ridere per sciogliersi.
«Mi dispiace, Marie, ma non posso affrontare anche loro. Posso accettare Hermann, ma loro...»
La piccola Schnaider sbatté le palpebre. Sua cugina non poteva aver detto davvero ciò che aveva sentito.
«Ti prego non chiedermelo, non ora»
Lexi aveva gli occhi lucidi, ma il volto asciutto.
Se affrontare lei era una cosa che le faceva paura, Karl e Genzo erano un altro paio di maniche. Aveva il terrore di trovarseli davanti. Loro avrebbero voluto risposte e non aveva il tempo materiale per fornirgliele.
Si osservarono e la più piccola parve leggere tutto ciò che turbava la cugina.
Non era giusto. Se solo quei due idioti si fossero accorti di lei a cena...
Sospirò, prima di annuire.
Se ne sarebbe stata zitta, ma avrebbe trovato il modo per farli chiarire. Rivoleva la sua famiglia.
Lexi le sorrise grata prendendo un sorso dalla sua birra, imitata subito dall'altra.
E rimasero così a chiacchierare del più e del meno, riportando alla mente ricordi passati che riuscirono a farle ridere fino alle lacrime.
Ne avevano combinate davvero di tutti i colori da piccole.
«Posso chiederti una cosa»
Avevano riso e scherzato tranquillamente. Non aveva fatto domande, ma aveva bisogno di risposte. Voleva sapere se poteva continuare a sperare.
«Il bambino che è con te...»
«Leonardo»
Lexi sorrise intuendo la direzione che avevano preso i pensieri della cugina. Anzi era piuttosto confusa dal fatto che si fosse tenuta quella curiosità per tutta la sera. La Marie che ricordava lei non ce l'avrebbe fatta. Era davvero cresciuta.
«Ha sei anni ed è un piccolo uragano» disse giocando con il bordo del bicchiere mentre un sorriso dolcissimo le dipingeva le labbra «È stato capace di tenermi a galla quando credevo di annegare e da allora mi salva ogni giorno con il suo sorriso»
E lo rivide con gli occhi della mente quel piegarsi di labbra capace di rallegrarle la giornata. Perché anche quando i brutti pensieri bussavano alla sua porta, le bastava incontrare l'espressione felice del suo bambino per stare subito meglio.
«Anche se non sono stata io a metterlo al mondo, è il mio bambino, la persona più importante della mia vita»
Marie sorrise.
Non lo credeva possibile, ma aveva ottenuto più di ciò che aveva chiesto. Non solo si era letteralmente innamorata del piccolo che sperava di conoscere il giorno seguente, ma aveva avuto anche la sua risposta.
Perché anche se Lexi non lo aveva detto chiaramente, la conosceva abbastanza per poter capire che al momento nella sua vita non c'era nessun altro oltre quel piccolo angioletto.
La cosa non poteva che renderla felice. Forse c'era ancora speranza per quei due zucconi!


🐝~🐝~🐝

 
Tredici giorni al matrimonio
 

«E tu che ci fai già in piedi?»
La bionda sorrise colpevole in direzione del fratello mentre si sistemava i lacci delle scarpe.
Sperava di riuscire ad evitarlo invece era stata troppo lenta e Karl l'aveva beccata.
«Vado a fare un giro, così voi tre siete liberi di affrontare tutti i discorsi da uomini che volete» rispose mettendo su la sua espressione più convincente, che però non funzionò con l'attaccante.
Era certo che sua sorella stesse loro nascondendo qualcosa.
Non solo la sera prima li aveva abbandonati a metà cena per poi ricomparire a notte fonda con una strana espressione felice sulle labbra, ma lei che adorava poltrire era già in piedi alle otto di mattina.
C'era decisamente qualcosa che non andava.
«Non chiedermelo» lo anticipò prima che potesse pronunciare parola «Non costringermi a mentire» aggiunse con espressione sofferente.
Karl sbatté le palpebre a quelle parole e per un attimo gli parve di scorgere una ragazzina diversa, più piccola, dai capelli più corti e gli occhi più chiari.


«Non chiedermelo»
Erano immobili, uno davanti all'altra.
Lexi aveva un'espressione stanca ma decisa. Karl una preoccupata ma determinata.
Voleva sapere dove fosse sparita la cugina per tutto il giorno. Lo aveva fatto morire di paura. Con quella premessa figurarsi se non l'avrebbe costretta a dirgli tutto ciò che voleva sapere.
«Non costringermi a mentirti» lo supplicò la ragazzina facendogli sbarrare gli occhi.
Aveva percepito dolore in quelle parole, un dolore così grande da lasciarlo senza fiato. Come poteva insistere con le sue domande sapendo di starle facendo del male?



Scosse il capo. Non doveva pensare a lei, ma allora perché Marie aveva usato quelle parole precise?
Lei sapeva...
«Vi spiegherò tutto oggi pomeriggio, ma ora lasciami andare, per favore»
E il kaiser non poté far altro che annuire, ancora scosso da quel ricordo che gli era parso così vivo.
Non sapeva perché ma aveva il presentimento che qualsiasi cosa sua sorella gli avrebbe raccontato non gli sarebbe affatto piaciuta.


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Lexi sorrise prendendo un sorso dal suo succo di mirtilli osservando Leo che tentava di mangiare in un sol boccone il suo cornetto.
Era davvero buffo con le briciole che gli ricoprivano il mento e le labbra sporche di cioccolato.
«Sei un piccolo disastro» lo rimproverò senza convinzione aiutandolo a pulirsi con un tovagliolino ottenendo un sorriso sdentato in cambio prima che il bimbo tornasse a dedicarsi alla sua colazione.
Marie li osservava in silenzio.
Erano adorabili e dopo aver conosciuto il piccolo capiva perché la cugina ne era tanto innamorata.
«Sei pronta per un'ora tra urla e schiamazzi?»
Avevano finito di fare colazione ed erano in attesa dell'autobus che li avrebbe condotti allo zoo.
«E cosa ci sarebbe di diverso rispetto alla mia vita di tutti i giorni?» rispose la più piccola ghignando al pensiero della squadra del fidanzato.
Quando ci si mettevano erano davvero peggio dei bambini allo zoo.
Lexi rise a quelle parole prima di acciuffare nuovamente Leo e salire sulla navetta.
Sarebbe stata una mattinata indimenticabile.


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«Dobbiamo proprio andare via?»
Erano le dieci e mezza, le due ragazze e il piccolo Leo si apprestavano a lasciare lo zoo.
Il loro volo per Zurigo partiva all'una e non potevano permettersi di perderlo dato che nemmeno due ore dopo l'arrivo in Svizzera dovevano prendere quello per Singapore.
«Sì, scricciolo»
Lexi sorrise scompigliandogli i capelli.
«Non possiamo fare tardi o zia Magda non ci aspetta quando arriviamo»
Leo parve illuminarsi a quelle parole e uno splendido sorriso comparve anche sul volto della fidanzata di Kaltz.
Allora aveva ragione, stava davvero tornando a casa.
«Quindi ci rivedremo tra una settimana» commentò la ragazza tedesca non riuscendo a trattenere la felicità per quella scoperta.
Alexandra si limitò ad annuire.
Aveva paura ma non si sarebbe tirata indietro.
«Fate buon viaggio»
Marie li strinse entrambi in un abbraccio prima di lasciarli salire sulla navetta che li avrebbe portati in aeroporto.
Era felice di aver passato quella mattinata con loro, ma aveva paura di ciò che sarebbe accaduto da quel momento in poi. Non sapeva perché ma aveva il
presentimento che suo fratello e gli altri non avrebbero preso bene quel silenzio.


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«Ti è piaciuta questa breve sosta?»
Avevano preso posto e Leo non riusciva a scrollare gli occhi dal finestrino. Quella città gli era piaciuta tantissimo anche se vi era stato così poco. E poi la cugina della sua mamma era decisamente simpatica, non vedeva l'ora di rivederla. Annuì quindi, senza staccare gli occhi dal panorama e Lexi sorrise promettendosi che appena possibile sarebbe tornata per mostrare al suo piccolo quanto quella nazione fosse meravigliosa.


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Marie prese un profondo respiro prima di aprire la porta dell'appartmento che per quella settimana condivideva con i tre calciatori.
Aveva preso tempo prima di tornare a casa, ma non poteva più rimandare, aveva detto a suo fratello che gli avrebbe spiegato nel pomeriggio e lei non era una persona che fuggiva, anzi.
«Ciao, pelandroni» si annunciò, ma non fece neanche in tempo ad entrare che avvertì tre paia di occhi osservarla.
Certo che erano peggio delle comari! Possibile che li avesse fatti preoccupare con il suo comportamento?
Probabile, ma non era dipeso da lei, non fino a quel momento.
Sospirò andando a sedersi accanto al fidanzato lasciando che le sue braccia l'avvolgessero. Aveva bisogno di tutto il suo coraggio.
«Dimmi che sono paranoico»
Fu la voce di Karl la prima ad interrompere quel silenzio strano che era calato tra loro.
«Dimmi che questa mattina le parole che hai pronunciato sono state solo una coincidenza»
Marie sorrise triste prima di lasciare il porto sicuro delle braccia di Hermann e raggiungere Karl per stringere lui in un abbraccio.
Sapeva che suo fratello avrebbe capito.
«Mi dispiace, ma non potevo dirvelo» e fu come se un enorme peso stesse pian piano abbandonando le sue spalle mentre gli occhi dei tre ragazzi si sgranavano increduli.
«Ieri sera, la ragazza bionda con la felpa nera, quella che non si era tolta un attimo il cappuccio»
«Era seduta al tavolo con un bambino dall'accento strano»
Hermann si portò una mano al mento mentre pronunciava quelle parole cercando di focalizzare nella sua mente la giovane donna di cui la sua fidanzata parlava. Sforzo che Genzo non dovette fare. Quella giovane donna aveva attirato subito la sua attenzione. Il suo modo di muoversi, quel sorriso che aveva intravisto un paio di volte. Ne era stato subito affascinato, ma non vi aveva badato più del necessario. Gli capitava spesso di cercarla in ogni donna che si trovava davanti.
«Quando mi avete fatta infuriare ho incrociato lo sguardo con lei e l'ho riconosciuta. Potrei distinguere i suoi occhi tra mille»
«È per questo che sei scappata»
La ragazza annuì alla constatazione del fratello prima di riprendere il suo racconto.
E buttò tutto fuori. La gioia nel rivederla, la paura di essere scacciata, la speranza quando l'aveva vista sorridere, le risate. Parlò senza fermarsi lasciando gli altri tre ad ascoltarla senza mai interrompere quel monologo che faceva bene al loro cuore, ma anche male.
Perché lei era lì e loro non l'avevano riconosciuta. Perché lei era stata lì e non aveva voluto vederli.
«E comunque avevo ragione» aggiunse quando il silenzio calato tra quelle mura divenne insopportabile «Sta tornando a casa»
E fu strano, perché quelle parole riuscirono a far nascere un sorriso sui volti di tutti e tre i ragazzi.
Erano feriti? Certo.
Arrabbiati? Tantissimo.
Volevano delle spiegazioni? Più di ogni altra cosa.
Eppure era bastata quella semplice frase per ridare loro speranza.










 
Buongiorno! ^^

E dopo più tempo di quanto avessi previsto, eccomi di nuovo qui ad aggiornare questa storia.
Questa volta ci troviamo in Germania e ovviamente non potevamo evitare di incontrare alcuni dei nostri amati protagonisti.
Sto parlando dei fratelli Schneider, Marie e Karl Hanz, del fidanzato della prima, Hermann Kultz,e ovviamente del nostro portiere preferito, Genzo Wakabayashi.

Grazie a tutti per essere arrivati fino a questo punto e spero che finora la mia piccola avventura vi stia piacendo.
A presto!

karter



 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Casa ***


 

 

Capitolo 2
Casa






 

“Con le ginocchia sotto il mento
Fuori piove a dirotto
Qualcosa dentro ti si è rotto
E sei più bella” 

Fatti bella per te - Paola Turci




 

Tredici giorni al matrimonio 


Arrivare a Zurigo fu un attimo. 
Neanche il tempo di sistemarsi che era già il momento di atterrare. E da lì la corsa per trovare il gate giusto e imbarcarsi nuovamente questa volta diretti a Singapore. 
Lexi  sospirò soddisfatta. Leo era stato un angelo. Nonostante tutto ciò lo avesse disorientato se n'era stato buono ascoltando ciò che gli veniva detto senza mai protestare. E altra cosa da non sottovalutare, le valigie spedite a destinazione quindi essere in viaggio solo con il bagaglio a mano. Non era certa che sarebbe riuscita a sopravvivere altrimenti. Troppi scali e in questo caso anche troppo poco tempo. 
Sorrise osservando quella piccola peste al suo fianco dormire. Il volo sarebbe stato davvero lungo e sperava che Leo passasse la maggior parte del tempo a dormire. Non sarebbe stato facile tenerlo buono in caso contrario. Quel piccolo uragano aveva bisogno di muoversi e quello non era decisamente il posto adatto. 
Più serena per essere a metà dell'opera, Lexi si lasciò scivolare sul sedile. Era esausta. La giornata precedente era stata stressante sia a livello fisico che mentale e tutto quello stress lo stava accusando in quel momento. Quanto le sarebbe piaciuto trovarsi seduta sul davanzale della sua finestra con una tazza di tè in una mano e un libro nell'altra a respirare il sole di San Paolo. Le mancava già il Brasile.
Sospirò tirando fuori le sue amatissimo cuffie. Sapeva che non sarebbe riuscita a dormire e piuttosto che abbandonarsi ai pensieri preferiva lasciarsi travolgere dalla musica. Ne aveva dannatamente bisogno. 
Quindi, ringraziando di aver raggiunto l'altitudine necessaria a poter riaccendere il telefono, si preparò a farsi riempire i timpani dalle note delle sue canzoni preferite. Stava già gustandosi gli accordi d'apertura di 'November Rain' quando notò un messaggio non letto. 
Curiosa controllò. Del resto le uniche persone che avrebbero potuto scriverle le aveva sentite quella mattina prima di partire da Francoforte. 
Era un numero che non aveva in memoria. 
Corrucciata lesse le cifre. Le parevano familiari, ma non riusciva proprio a collegarle ad alcun nome. 
Frustrata si decise a leggerne il contenuto e per poco il telefono non le cadde dalle mani. 
Com'era possibile? 
Come…. 
Marie. 
Se lo sarebbe dovuta immaginare, anzi aveva aspettato anche fin troppo prima di vuotare il sacco. 
Con mani tremanti rilesse nuovamente quelle parole. 

 

"Non potrai evitarci per sempre. Non me. Non lui. K.H.S.

 

Perché le parevano tanto una minaccia? 
Stupido Karl, non poteva aspettare qualche altra ora prima di scriverle? Che so, magari un paio di giorni, anche più di un paio. 
Sospirò, ma chi voleva prendere in giro. Un messaggio simile le avrebbe fatto lo stesso effetto in qualsiasi momento. 
Suo cugino la conosceva fin troppo bene. 
E le aveva appena rovinato le restanti dieci ore di volo. Era sempre il solito antipatico. 



 

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«Ciao, straniera» 
Una ragazzina di tredici anni era seduta sugli spalti. Durante l'allenamento della giovanile dell'Amburgo non erano ammessi curiosi, ma essere la cugina del kaiser aveva i suoi vantaggi. 
Quel giorno, però, la piccola Lexi non era serena come al solito. Anzi, se ne stava seduta, con le ginocchia sotto il mento e le braccia attorno ad esse. Aveva lo sguardo spento, come se d'improvviso il mondo le fosse caduto addosso. 
Dal campo, Karl la osservava preoccupato. Da quando aveva parlato con Magda la sera prima, Lexi si era come spenta. Non sorrideva e parlava a malapena. Le aveva provate tutte per farle tornare il sorriso, inutilmente. Sperava solo che il portiere avesse più fortuna di lui. 
«Oggi non sei scesa in campo per dimostrare la tua superiorità?» chiese sedendosi al suo fianco e alzando lo sguardo verso il cielo. 
Immensi nuvoloni grigi lo nascondevano. Sarebbe potuto iniziare a diluviare da un momento all'altro. 
La bionda alzò le spalle in risposta. 
Non aveva la forza di emettere suono. Era preoccupata per Zane e non sopportava di essere bloccata in Germania, non quando il suo migliore amico aveva avuto un incidente. Aveva provato a chiedere agli zii il permesso per tornare a casa prima, ma non ne avevano voluto sapere. Quindi non poteva fare altro che lasciarsi sopraffare dalla preoccupazione. 
Genzo sospirò a quella vista. Sperava che la rivalità con lui sarebbe riuscita a smuoverla, inutilmente. Lexi era come spenta e gli faceva male vederla in quel modo. 
Una goccia di pioggia si posò su una gota chiara. Sembrava una lacrima. Il giapponese la osservò qualche secondo e si ritrovò ad avvampare. Lexi era bella anche in quel modo, con lo sguardo spento, i capelli spettinati e il volto bagnato dalla pioggia. 
Scosse il capo dandosi dello stupido, mentre le gocce di pioggia che cadevano su di loro diventavano sempre più numerose. 
Eppure la ragazza sembrava non badarci. 
Sospirò il portiere prima di alzarsi e sollevarla tra le braccia lasciandole posare il capo sulla sua spalla. 
Lexi si sentì avvolgere dal calore del suo amico e non poté impedire ad un sorriso di incurvarle le labbra. Perché anche se era preoccupatissima per Zane, sapere di poter contare su di lui la faceva stare bene. 
Sorrise aggrappandosi alla sua felpa ormai zuppa. Genzo era il suo pensiero felice. 


Lexi aprì gli occhi di scatto trovandosi davanti l'espressione curiosa del piccolo Leo. Dagli altoparlanti le hostess comunicavano di prepararsi alla fase di atterraggio. 
La ragazza sorrise dando un buffetto al suo angelo prima di aiutarlo ad allacciare la cintura per poi passare alla sua. 
Ma era distratta. Quel sogno, no, quel ricordo la stava destabilizzando. 
Se lo ricordava come fosse stato solo pochi attimi prima quel giorno. Era stato sotto quella pioggia scrosciante, con il cuore colmo di preoccupazione per il suo migliore amico, ma allo stesso tempo sereno per quei piccoli gesti rivolti solo a lei, che aveva trovato la forza di far combaciare le loro labbra. Ed era stato un istante stupendo. 
Sorrise portandosi una mano sul cuore che non voleva saperne di smettere di battere. 
Era sempre colpa (o forse merito?) di suo cugino. 



 

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Dodici giorni al matrimonio 


«Ciao, turisti!» 
Lexi sorrise richiamando l'attenzione di Leo che correva per un corridoio "verde", o almeno così lo avevano denominato loro dato che c'erano un sacco di piante, fiori e alberi dalle forme e i colori disparati. 
«Zio Jamie, zia Sarah» salutò entusiasta facendo ridacchiare i due dall'altro lato del telefono. 
Tutte quelle ore di volo lo avevano reso decisamente iperattivo. 
«Come sta andando?» 
Sarah sorrise osservando Leo saltellare a destra e sinistra. Non invidiava per nulla l'amica. A lei sarebbe già venuto un grandissimo mal di testa. 
«Bene, tra qualche minuto dobbiamo imbarcarci per l'ultima volta. Questa sera alle nove saremo a destinazione» 
Lexi sorrise al pensiero. Quel viaggio stava diventando fin troppo lungo per i suoi gusti, non vedeva l'ora di arrivare. 
«Mamma, ho fame!» si lamentò Leo facendo sollevare gli occhi alla ragazza e ridere i due amici. 
Era raro che facesse i capricci, ma se iniziava era davvero insopportabile. 
«Ho fame» 
«Voi tra quanto arrivate?» 
«Ho fame» 
«Partiamo tra quattro giorni, ma non abbiamo nessuna intenzione di fare tutti i tuoi scali» 
James sorrise osservando Leo iniziare a saltare a destra e sinistra per attirare l'attenzione. 
«Ho fame» 
«Ehi, non tutti sono calciatori professionisti con uno stipendio milionario» 
«Touchè» 
«Mamma, ho fame» 
Risero tutti e tre prima di salutarsi. 
Era stato divertente, ma non era il caso di esagerare. 
«Forza, piccola peste, andiamo a prendere da mangiare, per l'ennesima volta. Tra poco si parte» 
Leo rise saltando in braccio alla madre che si abbandonò ad un dolce sorriso. 



 

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Una bambina di sei anni se ne stava da sola, le gambe rannicchiate al mento e le braccia ad abbracciarle. 
I grandi occhi color della tempesta erano arrossati dall'enorme quantità di lacrime versate in quei giorni. 
Era passato un anno dalla morte del suo papà e le mancava ogni giorno di più. 
Se poi ci si aggiungeva che in quel postaccio doveva lottare ogni giorno contro i dispetti di quegli idioti, non era certa di riuscire a sopravvivere a lungo. 
«Ehi, nanerottola! Che ci fai qui?» 
Una ragazzina di quattordici anni la osservava con espressione curiosa. I lunghi capelli mori raccolti in una coda disordinata e una sigaretta tra le labbra sottili. 
Lexi parve non accorgersi di ciò che la circondava. Il suo sguardo era puntato sull'orizzonte, ma la sua mente era persa in ricordi lontani, sensazioni che sperava di non dimenticare mai. 
Magada la osservò.
La conosceva, in casa famiglia la conoscevano tutti, era l'ultima arrivata. Aveva sei anni, ma pareva molto più piccola ed era il bersaglio preferito di tutti i più grandi, soprattutto perché non lasciava che le mettessero i piedi in testa. Aveva fegato. 
«Ti conviene asciugare quelle lacrime, se Josh e gli altri ti vedranno, troveranno il modo di ridere anche del tuo dolore» 
La salutò in quel modo prima di tornare da dove era venuta. 
La bambina sorrise tra le lacrime. Da quando il suo papà era morto, era la prima volta che qualcuno le riservava una parola gentile. 
Con mani tremanti si asciugò il volto con la manica del golfino azzurro che indossava prima di rimettersi in piedi. 
Non avrebbe permesso a nessuno di ridere del suo dolore. Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti e avrebbe reso il suo papà fiero di lei. 



 

Lexi sorrise aprendo gli occhi. 
Stava diventando una brutta abitudine quella di farsi sommergere dai ricordi durante le ore di volo. Doveva però ammettere che quella volta le era andata bene. Si era appisolata solo pochi minuti e Leo dormiva ancora. 
Sospirò volgendo lo sguardo fuori dal finestrino. 
La sua Australia era sempre più vicina. Se si concentrava le pareva quasi di poter sentire l'odore dell'oceano. 
Quanto le era mancata la sua isola. Non vedeva l'ora di atterrare. Certo, da lì sarebbero iniziati i problemi, ma poteva farcela.



 

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Respirò a pieni polmoni. 
Fiori esotici, sabbia, salsedine. 
Era finalmente a casa. Quanto le era mancato quell'ambiente. Era rimasta lontana per anni, ignorando il senso di vuoto in fondo al suo cuore. Era stato come se fosse mancata una parte di sé...
Sorrise, non era mai stata tanto completa come in quel momento! 

 

«Nanerottola! Leoncino!» 
Una splendida donna dai capelli mori si sbracciò attirando la loro attenzione mentre al suo fianco un uomo dalla pelle ambrata scuoteva il capo reggendo un cartello con la mano destra, mentre la sinistra gli copriva gli occhi. Nessuno sapeva metterlo in imbarazzo come la sua futura moglie. 
«Zia!» urlò Leo lasciando la mano della madre per correre incontro alla donna e lanciarsi tra le sue braccia facendo ridere Lexi come non faceva da troppo tempo. 
Magda trovava sempre il modo di stupirla. 
«È stata una sua idea» 
Roberto sorrise abbracciando la ragazza che subito ricambiò. 
Non aveva avuto dubbi. 
Solo quella pazza della sua 'tutrice' avrebbe potuto scrivere "AAA Cercasi Nanerottola e Leoncino. NO perditempo" per attirare la loro attenzione. 
«Ci avete riconosciuti subito, però» 
«Era difficile non farlo. Le tue urla si sentivano fin sulla pista d'atterraggio» 
Una risata abbandonò le labbra del mister della nazionale brasiliana, mentre la sua futura moglie si esibiva in una linguaccia. 
Il piccolo Leonardo invece rideva felice. 
Gli zii gli erano mancati un sacco e poi, finalmente, avrebbe visto le terre nelle quali era cresciuta la sua mamma. 
Non stava più nella pelle!



 

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«Mi sa che qualcuno qui ha sonno» 
Si erano fermati a mangiare qualcosa in aeroporto e per tutto il tempo Leo non aveva fatto altro che raccontare aneddoti del viaggio appena affrontato soffermandosi principalmente sulla mattinata a Francoforte. Si era divertito veramente tanto. Era normale che non si reggesse più in piedi, non erano stati giorni leggeri quelli che si erano lasciati alle spalle. 
«Direi di andare a casa» 
Roberto prese il piccolo in braccio avviandosi verso il parcheggio esterno seguito a ruota dalle due donne che si tenevano per mano. 
Era dal momento in cui si erano rincontrate che non riuscivano ad allontanarsi. Un pizzicotto, un abbraccio, una carezza. Avevano bisogno di un contatto che facesse capire loro di essere di nuovo insieme. Erano passati così tanti anni, erano successe talmente tante cose… 
Certo erano rimaste in contatto e spesso si erano anche viste, ma non era la stessa cosa.
In quel momento erano insieme nello stesso luogo in cui erano cresciute. In quella città che le aveva viste piangere e ridere, per poi dividersi con la promessa di non lasciarsi mai. Promessa che finalmente, a dieci anni di distanza, era stata mantenuta. 
Sorrise Magda stringendo più forte la mano di quella che per lei era sempre stata una sorellina da difendere. 
«Bentornata a casa!» 














 
Buongiorno! ^^

Eccomi tornata ad aggiornare questa piccola avventura.

Questa volta ci troviamo in viaggio. Lexi e Leo hanno lasciato la Germania e dopo due brevi soste a Zurigo e Singapore arrivano finalmente a destinazione. Quale? Perth in Australia, la terra dove la nostra protagonista è cresciuta.
Quindi vi pare che non vi porto a conoscere qualche nuovo personaggio?

Impossibile, ma andiamo con ordine.
I due con i quali Lexi parla a telefono sono due dei suoi più cari amici James Watson calciatore di origine inglese e sua moglie Sarah avvocato di successo londinesee.
Arrivati in Australia, invece, ci troviamo davanti i futuri sposi Roberto Hongo e la sua fidanzata, nonché tutrice di Lexi, Magda Hill.

Bene, per oggi ho concluso. Grazie a tutti per essere arrivati fino a questo punto e spero che finora la mia piccola avventura vi stia piacendo.
A presto!

karter
 

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