Ojamajo Fami

di 7vite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Tanti auguri, Fami! ***
Capitolo 2: *** La scelta di Hanna ***
Capitolo 3: *** Fami diventa apprendista ***



Capitolo 1
*** Prologo - Tanti auguri, Fami! ***


Prologo
-Tanti auguri, Fami!-
 

«Tanti auguri cara fami, tanti auguri a te!»
Fami era arrossita violentemente quando avevano iniziato a cantarle tanti auguri, non le piaceva per niente stare al centro dell´attenzione ed era lieta che anche quel giorno fosse quasi giunto al termine.
«Andiamo signorinella, esprimi un desiderio prima di soffiare sulle candeline.»
L´aveva incitata sua madre con un caloroso sorriso.
Fami abbassò gli occhi sulla fiammella danzante in cima al numero di cera che annunciava i suoi dodici anni e sospirò. C´era solo una cosa che desiderava, una solamente.
“Vorrei rivedere mia nonna Doremi, un´ultima volta”
Pensò con intensità stringendo gli occhi, poi soffiò delicatamente sulla candelina e annusò il fumo acre che aveva ceduto il posto al fuoco. Con titubanza aprì un occhio e scrutò i volti delle persone dinnanzi a sé. Sospirò sonoramente, Doremi non era apparsa dal nulla materializzandosi nella stanza. Chiaramente se lo aspettava, era grande abbastanza da sapere che un desiderio di compleanno non avrebbe potuto resuscitare la sua adorata nonnina, però sperare non costava nulla.
«Che ti prende, Fami?» Aveva domandato sua madre accortasi del suo cambio di umore. Per Harmony sua figlia era come un libro aperto, riusciva a decifrare ogni sua emozione solamente guardandola. La bambina scosse la testa cercando di nascondere la sua delusione, ma persino suo padre si accorse che qualcosa non andava.
«Nessuno dovrebbe essere triste nel giorno del suo compleanno.»
Affermò Daisuke con voce dolce affettando in due la torta che aveva preparato per sua figlia.
«Anche perché altrimenti la panna rischierà di sciogliersi e finiremo per mangiare delle disgustose fragole umidicce.»
Sorrise facendole l´occhiolino, ma Fami sapeva che la cosa era impossibile. Suo padre era il miglior pasticcere di Misora, i ristoranti e le confetterie della regione se lo contendevano. Era persino stato scelto dalla tv locale per fare il giudice di un concorso dolciario di un programma che andava molto in voga in quel periodo, ma Daisuke aveva rinunciato per passare più tempo insieme alla sua famiglia.
«Cosa stiamo aspettando allora? Coraggio, non ci vedo più dalla fame.»
Suo zio Kureo aveva afferrato il coltello dalle mani di Daisuke e aveva inciso la torta in un punto totalmente a caso, cosa che fece irrigidire il cognato.
«Che cosa pensi di fare? Stai rovinando la torta di Fami!»
Strilló sua sorella cercando di sfilargli l´utensile dalle mani.
«Che vuoi che sia Harmony? Dovevamo comunque mangiarla, no?»
Rise Kureo scansando la presa e incidendo ulteriormente la torta rovinando il disegno.
«Sei proprio un mascalzone, stai rovinando la festa di compleanno di Fami.»
Urlò Harmony a pieni polmoni con lo sguardo furioso che Fami le aveva visto rivolgere solo al fratello minore.
In quel momento, proprio mentre nessuno se lo aspettava, Fami iniziò a ridere.
Vederli bisticciare in quel modo, come due bambini viziati, le ricordava i numerosi siparietti dei suoi nonni. Tutti quelli che li avevano visti crescere affermavano che Harmony e Kureo amavano pizzicarsi proprio come i giovani Tetsuya e Doremi e Fami non poté proprio fare a meno di riportare la memoria ai suoi defunti nonni.
“So che non mi hanno veramente mai lasciata. Sono ancora qui da qualche parte, nei gesti di mia madre, nelle risa di mio zio, e perché no? Anche dentro di me. È solo che ho dovuto dir loro addio troppo presto.”
«Smettete di fare i bambini e datemi una fetta di torta, sono o no la festeggiata?»
Li rimbeccò Fami scherzosamente portandosi le mani sui fianchi.
Tutti la guardarono e poi scoppiarono in una fragorosa risata.
«Sembra quasi vostra madre.»
Ridacchió sua zia Kyou con una mano davanti alla bocca.
«È proprio vero, ha proprio gli stessi modi di fare di Doremí.»
Concordó sua zia Bibí facendole l´occhiolino.
Era il complimento piú bello che potesse ricevere.

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Capitolo 2
*** La scelta di Hanna ***


Capitolo 2
-La scelta di Hanna-

Hanna guardava le foglie sparse sul suolo con sgomento, senza riuscire a smettere di tremare. Come era potuto succedere?
Da quando era salita al trono, 7 anni prima, il Regno delle Streghe aveva subíto una grande rivoluzione quando Hanna aveva ordinato di aprire in via definitiva il portale che collegava il loro mondo a quello dei Maghi. Non era stato facile, alle Streghe non piaceva il cambiamento, ed anche per il Re dei Maghi, Akatsuki, non era stato facile raccogliere consensi tra i suoi sudditi, ma alla fine i due regnanti avevano tenuto duro e portato avanti la causa in cui credevano fortemente, suggellando l´accordo tra mormorii di dissenso. C´era da dire però, che la decisione aveva portato solamente vantaggi: dopo una prima diffidenza iniziale, Maghi e Streghe avevano iniziato a cooperare imparando gli uni dagli altri, sia a livello magico che personale. Nuove piante ed erbe magiche erano state importate nel loro mondo, che non solo imbellivano i giardini delle dimore, ma che, se lavorate nel modo giusto potevano produrre energia, finendo per sostituire le costose note magiche.
E così l´impero di Hanna, iniziato sotto una cattiva stella, era stato rinominato “l´Era dei cambiamenti”.
Tuttavia Hanna non voleva limitarsi solamente a quello, voleva estendere il loro regno altrove, aprendo anche il portale che conduceva al Mondo degli esseri umani. Il consiglio delle Streghe aveva storto il naso una seconda volta: cosa avrebbero mai potuto imparare dagli esseri umani? Essi non conoscevano alcun incantesimo, e le loro piante erano prive di qualsiasi beneficio magico. Hanna non aveva demorso, benché conscia che la sua posizione iniziava a vacillare e che il popolo cominciava a nutrire dei sospetti nei suoi confronti. Ma questo era veramente troppo!
Le doleva il cuore al pensiero che qualcuna delle sue Streghe potesse arrivare a tanto. Conosceva personalmente ogni abitante del Regno e non riusciva a credere che qualcuna di loro potesse portare nel cuore tanta crudeltà.
Con le mani ancora tremanti si asciugò le lacrime, poi raccolse i resti di quello scempio e lo portò con sé come prova.
Adesso sì che avrebbe fatto di testa sua eludendo ogni regola del Consiglio magico.
A mali estremi, estremi rimedi.
 

Quando qualcuno bussò al portone d´ingresso Hanna, sovrappensiero, ebbe un fremito.
«Avanti.»
Disse con tono deciso componendosi sul trono. Una regina non doveva mai distrarsi, questo le aveva insegnato Yuki durante le sue lezioni private di bon ton, anche se Hanna lasciava ancora la sua testa divagare lontano dal suo corpo.
Majolin fece il suo ingresso inchinandosi.
«Maestà, alcune Streghe hanno chiesto di poter conferire con te.»
«Di chi si tratta, Majolin?»
«Strega Eufonia, Strega Malissa e Strega Clef.»
«Molto bene, lasciale entrare, per favole.»
Majolin s´inchinò nuovamente confermando.
«E poi devo informarti che Re Akatsuki ha chiesto un colloquio privato…Urgentemente.»
«Disquisirò volentieri col Re subito dopo l´incontro con le tre streghe. Ti prego di riferirgli la mia decisione.»
«Come desideri.»
Con un ultimo inchino Majolin uscì dalla sala del trono e cedette il posto a tre Streghe dall´aria confusa.
Eufonia, Malissa e Clef entrarono con lo stesso passo, perfettamente sincronizzate quasi come se si fossero esercitate per giorni interi.
Con la stessa simultaneità si inchinarono al cospetto di Hanna, e solo quando lei fece loro segno Eufonia prese la parola.
«Hanna, posso chiederti che cosa significa questo?»
Chiese con voce roca brandendole sotto il naso un foglio dall´aria ufficiale.
«Significa quello che ho scritto Eufonia, recluto Streghe che reclutino a loro volta apprendiste nel mondo degli esseri umani.»
Eufonia fece un´immensa fatica a trattenere la rabbia, ma si diede un contegno e cercò di parlare con una voce calma e pacata che non le apparteneva e che invece tradiva la sua collera.
«Credevo che il consiglio avesse votato a sfavore della mozione, quindi perché ti stai frapponendo tra le streghe anziane? Di un po´piccola capricciosa, non hai capito che regnare sul nostro mondo comporta una serie di sacrifici tra cui la rinuncia ai desideri personali?»
Aveva pronunciato le ultime parole quasi urlando, lasciando affiorare la sua frustrazione.
«Con chi credi di avere a che fare, Eufonia? So bene cosa significa essere la regina, vengo educata a questo da quando sono una poppante, non azzardarti mai più a rivolgermi epiteti poco lusinghieri o ti farò esiliare.»
Aveva replicato Hanna alzandosi in piedi e puntandole un dito contro. Yuki avrebbe scosso la testa sbattendosi il palmo della mano sulla fronte, una vera regina non perde mai la pazienza, quante volte gliel´aveva ripetuto?
«Allora smetti di fare la bambina viziata per una buona volta e comportati da adulta responsabile.
«Io lo sto facendo!»
Gridò Hanna su tutte le furie.
«Non è vero, hai solo a cuore i tuoi interessi e te ne freghi del bene della comunità magica.»
«Lo credi davvero Eufonia? Allora guarda un po’ in cosa mi sono imbattuta oggi stesso!»
E, senza aggiungere altro, mostrò loro le foglie appassite di una pianta.
Le tre streghe spalancarono gli occhi con sgomento, portandosi le mani sulla bocca.
«Ma questo… Non è possibile.»
Sussurrò Eufonia scuotendo il capo.
«Vorrei poter dire che si tratta dell´unico esemplare. Oggi ho fatto una terribile scoperta: qualcuno ha sradicato dal suolo nove piante della vita in stato avanzato. I boccioli si sarebbero schiusi tra poco meno di un mese. Io…»
Disse Hanna con voce rotta dal dolore, venendo meno a un´altra regola di comportamento regale.
«Io non riesco a credere che nel nostro mondo possa trovarsi un´assassina.»
Pronunciò le ultime parole velocemente, come se volesse lasciarle andare via dalla sua bocca per non dover più tenerle nella sua mente.
«Sei sicura che non possa essere stato uno dei maghi a fare questo?»
Ipotizzò Malissa con una nota di speranza nella voce, evidentemente l´idea di convivere con un mostro non aggradava nemmeno a lei.
Hanna scosse la testa.
«I maghi non hanno accesso a quella zona, così come alle streghe è vietato recarsi dove cresce l´erba vertenza. Mi spiace affermare che si tratta di una strega.»
«E che cosa possono fare delle apprendiste?»
Questa volta fu Clef a parlare. Clef era una strega robusta dal viso bonario. Aveva lunghi capelli blu elettrico racchiusi in due chignon ai lati della testa e profondi occhi violacei.
«Il potere di una strega apprendista non è molto forte, ma il potere cerchio magico è dieci volte più forte di qualsiasi cristallo fatato, dovreste saperlo bene.»
«Hanna, questo significa dover addestrare almeno tre apprendiste.»
Fu di nuovo il turno di Eufonia di parlare.
«Lo so bene, ma credo sia la scelta migliore. Su questo regno si è abbattuta una forza maligna davvero potente e, non me ne vogliate, ma non so proprio di chi poter continuare a fidarmi.»
Continuò a dire fissando le streghe una alla volta negli occhi.
«Ma ripongo grandissima fiducia in ognuna di voi tre. Confido nel vostro giudizio e so che fareste un ottimo lavoro con le vostre apprendiste… Se accetterete l´incarico.»
Le tre streghe si scrutarono come se volessero comunicare telepaticamente. Ognuna osservava la propria vicina cercando di prevedere la sua mossa. Fu Eufonia la prima a rompere il silenzio.
«Hanna, ti ho cresciuta io e mi fido di te e delle tue decisioni. Per quanto questa scelta azzardata rischi di rovinare la tua – e la mia – immagine, sappi che io ti sosterrò sempre, quindi sì, fa´ pure conto su di me.»
«Se Eufonia accetta allora ci sono dentro anche io! Vedrete, troverò un´apprendista che sia dieci volte più abile della tua.»
«Ma possibile che tu non pensi ad altro che non sia mettermi i bastoni tra le ruote? Dovresti concentrarti sulla giusta causa e smettere di voler sempre primeggiare.»
Strillò Eufonia mostrando l´ugola.
«Sei solo spaventata perché sai che dico la verità e temi di fare una figuraccia davanti all´intero mondo magico ancora una volta.»
Sentenziò Malissa facendo spallucce, senza lasciarsi scomporre dalla reazione della sua rivale.
«Hanna accetto anche io questo incarico.»
Disse infine Clef ponendo fine alla discussione. Il suo viso tondo era arrossito ora che era calato il silenzio e che tutte la stavano guardando.
«Molto bene. Allora vi affido l´incarico di recarvi nel mondo degli esseri umani per reclutare un´apprendista. Siate sagge, per favore.»
Concluse Hanna ponendo fine al loro incontro. Guardò ognuna delle streghe e fu lieta di scorgere la determinazione nei loro occhi. Confidava in loro, sapeva che non avrebbero fallito, ne valeva della vita di altre streghe.
 
 
«Accidenti che cosa terribile.»
Aveva pronunciato Akatsuki quando Hanna gli aveva raccontato la tragedia che si era abbattuta sul suo mondo e la sua decisione di ingaggiare delle apprendiste.
«E, se posso permettermi di chiedertelo, sul serio questa tua decisione non ha nulla a che vedere con il tuo obiettivo di aprire il varco tra il nostro mondo e quello degli umani?»
Hanna scosse lievemente la testa.
«Immaginavo me l´avresti chiesto, ma questa volta è diverso. Il cerchio magico sprigiona una forza che il singolo cristallo fatato di una strega non può eguagliare. Lo faccio per il bene del mio regno, di ogni singola strega e di ogni singola pianta.»
«Questo ti fa onore, Hanna. Spero solo che dopo aver visto l´impegno delle tue apprendiste i tuoi sudditi si ricrederanno sulla posizione che hai deciso di assumere. Anzi sai cosa? Voglio esserti utile reclutando io stesso tre apprendisti maghi.»
«Che cosa? Ma è una cosa possibile?»
Domandò Hanna issandosi di colpo.
«A dire il vero non lo so, non è mai successo nel nostro mondo.»
Rifletté Akatsuki passandosi un dito sulla guancia.
«Ma consulterò i vecchi registri, sono certo che si possa fare.»
Ipotizzò a voce alta parlando più a sé stesso che alla regina.
«Hanna, desidero riaprire il varco col mondo degli esseri umani tanto quanto te. Doremi ha fatto molto anche per il nostro mondo e non dimenticherò mai la sua generosità o il suo buon cuore. Se in quel mondo esiste anche solo una persona che abbia il suo stesso coraggio e la sua stessa bontà d´animo, allora sarò pronto a rischiare una ritorsione da parte del mio popolo per incontrarlo.»
Hanna sorrise. Le faceva sempre piacere sentir parlare in quel modo della sua mamma.
Sapeva per certo che nel mondo degli umani ci fosse qualcuno che incarnava le virtù appena citate da Akatsuki e sperava con tutta sé stessa di incontrarla al più presto.

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Capitolo 3
*** Fami diventa apprendista ***


Capitolo 3
-Fami diventa apprendista-

 

Fami entrò in aula e si diresse verso un banco al centro della stanza su cui era stato adagiato un fogliettino di carta col suo nome. Prese posto e diede una rapida occhiata in giro cercando un volto a lei noto, ma non scorse nessuno che le fosse anche solo vagamente familiare.
”Questa sì che è sfortuna vera, nessuno dei miei vecchi compagni delle elementari è finito in classe con me. Devo proprio essere la bambina più sfortunata della terra!”
Pensò sbuffando tra sé e sé.
Quando la professoressa fece il suo ingresso gli alunni si issarono sulle gambe e fecero un profondo inchino. La donna sorrise e si inchinò un poco a sua volta. Aveva un´aria gentile e questo la rasserenò un poco.
La professoressa chiamò l´appello e chiese a ogni studente di raccontare qualcosa di sé.
Quando fu il suo turno, Fami si alzò in piedi di scatto sbattendo contro lo spigolo del banco e facendo cadere per terra il suo portacolori, provocando una risata generale.
“Ecco, ben fatto! Niente di meglio che iniziare il nuovo anno scolastico. E dire che volevo scrollarmi di dosso il soprannome “Goffami” che mi è stato appioppato in prima elementare. Sono veramente la bambina più sfortunata dell´intero universo!”
«Coraggio bambini, smettete di ridere.»
Li rimbeccò dolcemente la professoressa, ma Fami scorse un leggero sorriso sulle sue labbra. Quando si chinò per raccogliere il portacolori sbatté la testa contro il banco suscitando un´altra fragorosa risata che anche la professoressa non riuscì a dissimulare.
“Ahia che male, si può essere più tonti? Sono la bambina più sfortunata della galassia!”
Pensò carezzandosi il bernoccolo che si gonfiava sulla sua nuca.
«Ecco, tieni.»
La bambina che le sedeva di fronte le stava porgendo l´astuccio. Era molto gentile da parte sua, e Fami notò che non stava sghignazzando come tutti gli altri. Fami mugugnò un “grazie” poco udibile e finalmente si presentò alla classe.
«Mi chiamo Fami Inata, ho compiuto da poco dodici anni e ho sempre vissuto a Misora, così come la mia famiglia da diverse generazioni. Sono figlia unica, e la mia passione più grande è la musica: suono il pianoforte da quando ero molto piccola, inoltre amo leggere i manga specialmente quelli fantasy e… Beh, credo non ci sia nient´altro da dire su di me.»
«A parte che sei una grande pasticciona, ehiii ci sono, potremmo chiamarti Imbra-Inata!»
A parlare era stata una bambina che sedeva al primo banco. I capelli ricci color verde militare le ricadevano sulle spalle, mentre sulla fronte si apriva una frangetta sbarazzina. Gli occhi, dello stesso colore, erano circondati da folte ciglia nere.
Fami fece per replicare, ma i suoi compagni concordarono trovando l´idea alquanto geniale.
«Ma come osi? Che nessuno si azzardi a chiamarmi così!»
Inveì Fami issandosi in piedi e brandendo un pugno minaccioso verso nessuno in particolare.
«Basta, bambini! Un po´di ordine su! Tocca alla vostra compagna presentarsi: Mila Fujita.»
Fami riprese posto tra bisbigli di approvazione, non le piaceva affatto quella sensazione.
Ad alzarsi in piedi invece fu proprio la bambina che sedeva di fronte a Fami. Era alta circa quanto lei e aveva dei corti capelli rossi stretti in due codini che cadevano ai lati della testa.
«Mi chiamo Mila Fujita, ho dodici anni e vivo a Misora da pochissimo tempo, mi sono trasferita da Tokyo poco dopo l´inizio delle vacanze.»
Si interruppe un attimo, incerta su come proseguire.
«E sono figlia unica, vivo insieme alla mia mamma e ai nostri tre gatti: Nana, Hachi e Kyu.”
Disse sorridendo, anche gli altri sorrisero con lei.
«Nel tempo libero mi piace suonare il flauto di pan e cantare nel coro delle voci bianche, e ovviamente giocare con i miei tre gattini.»
Dopo Mila toccò alla bambina coi capelli verdi fare la sua presentazione. Fami la trovava già antipatica, sperava che facesse o dicesse qualcosa che la potesse mettere in ridicolo.
«Il mio nome è Trilly Nakao, ho dodici anni e mezzo e sono nata a Misora. Ho due sorelline minori, due gemelle pestifere che adorano cacciarsi nei guai. Nel tempo libero mi piace giocare a pallamano, suonare la chitarra, dipingere e osservare le stelle. Sono una persona super impegnata, ma sarà proprio la mia ambizione a farmi arrivare lontano.»
Trilly si sedette incrociando le gambe con aria soddisfatta, tutti la guardavano con grande ammirazione.
«Wow, tu sí che ti dai parecchio da fare.»
Aveva commentato una delle loro compagne.
«Naturalmente, solo chi eccelle può aspirare un giorno a diventare qualcuno che conta. Per quanto mi riguarda voglio essere la migliore in tutto, e avrò modo di dimostrarvelo nel corso di questo anno scolastico.»
“Ma quante arie si dà? Giuro, non la sopporto!”
Si ritrovò a pensare Fami mentre una gocciolina le scendeva sulla fronte.
“Beh, poco male se è tanto impegnata, questo significa che non avrò modo di trovarmela tra i piedi, almeno qualcosa di positivo c´è.”
 
 
Fami aveva appena varcato il cancello d´ingresso della scuola quando qualcuno aveva rischiato di investirla con la sua bicicletta.
«Aiuto!»
Strillò Fami parandosi gli occhi con le mani.
«Ehi, guarda un po´dove vai!»
Gridò una voce familiare.
«Ah, dovevo immaginare che fossi tu, Imbra-Inata. Guarda dove metti i piedi o rischierai sul serio di farti male, ti avviso.»
La ragguagliò Trilly rivolgendole un sorriso maligno, pedalando a tutta velocità senza darle il tempo di replicare.
«Non azzardarti mai più a chiamarmi in quel modo!»
Urlò Fami, ma quella era ormai lontana e le faceva un cenno di saluto con la mano.
«Ma guarda te se devo beccarmi un soprannome così crudele il primo giorno di scuola!»
Disse a nessuno imboccando la strada che l´avrebbe condotta verso casa.
«Spero solo che non prenda piede anche tra gli altri compagni, che guaio sarebbe!»
Rifletté a voce alta con le mani dietro la nuca.
Presa com´era nel suo delirio non si era accorta del gatto bianco che la seguiva a distanza.
«E poi non sono così imbranata come dice lei, è solo che a volte mi lascio sopraffare dall´emozione.»
Solamente in quel momento avvertì una strana sensazione alle proprie spalle, come se qualcuno la stesse pedinando, ma quando si voltò si trovò di fronte un piccolo gatto bianco che le corse tra le gambe miagolando.
«Oh piccolino e tu chi sei? Devi esserti perso. Non sei sicuramente un randagio, si vede dalla lucentezza del tuo pelo. Il tuo padrone deve volerti molto bene se ti cura in questo modo, chissà, adesso sarà enormemente preoccupato per la tua assenza. Mh, mi sa che dovrò riportarti a casa, ma come faccio? Non hai nemmeno una medaglina.»
Disse carezzando il collo della bestiola, che intanto prese a fare le fusa.
«Beh, troveremo un modo per farti tornare dal tuo proprietario, di certo però non posso lasciarti nel bel mezzo della strada, potrebbe essere pericoloso.»
E così dicendo issò il gatto e lo prese tra le braccia.
«Hai anche un ottimo profumo, oh come sei morbido, sembri un animale di pezza!»
 Camminò per un po´ ipotizzando il nome della creatura, e solo dopo un paio di metri si accorse di una donna poco distante appoggiata contro il muro che pareva la stesse attendendo.
«Ah, brutta bestiaccia, ecco che fine avevi fatto!»
Gridò la donna puntando un dito verso Fami, che inizialmente non comprese perché le stava urlando contro.
«Mi scusi, ma io…»
«Non dicevo a te, piccola, parlavo col sacco di pulci che tieni tra le braccia. Vieni Lalá»
Con eleganza il gatto balzò via dalle mani di Fami e corse verso la donna. Fami non aveva mai visto una persona più esoterica di quella: indossava un lungo abito nero corredato di un mantello, anche se non faceva così freddo. I capelli verdognoli erano stretti in due chignon ai lati della testa e i suoi occhi color rubino la fissavano con interesse.
«Suppongo di dover ringraziarti per aver trovato il mio gatto, non credi? Di ´un po’, vuoi che ti legga la mano? Potrei prevedere il tuo futuro.»
«Eh? Oh sì sì la prego, mi legga la mano.»
Eufonia sorrise e si avvicinò alla bambina. Aveva grandi e curiosi occhi rosa identici a quelli di Doremi e per un attimo esitò. Quanto tempo era passato da quando Doremi aveva la sua età?
«Ha forse cambiato idea?»
Domandò Fami con la mano tesa, vedendola tentennare.
«No, certo che no, ragazzina. Dunque vedo che ti chiami Fami, hai dodici anni e… Hai subíto un terribile lutto che ti ha portato via tanta gioia e spensieratezza eppure uhm... Qui vedo qualcosa di interessante, una novità che cambierà radicalmente la tua vita. Vedo un regno nascosto, un´amicizia profonda e una meravigliosa nuova avventura che ti aspetta.»
Fami la guardava con occhi sognanti.
«Un’avventura in un regno nascosto?»
Disse come se fosse imbambolata. Qualcosa nelle parole di quella donna le aveva ricordato le storie che era solita narrarle sua nonna. Parlavano di un mondo magico abitato da Streghe, con porte volanti appese in aria e bambini che nascevano da fiori.»
 «Allora, che te ne pare?»
«Sarebbe bello, se fosse vero… Ma la magia non esiste.»
Disse con delusione più a sé stessa che alla sua interlocutrice.
«Esiste, se ci credi.»
La corresse Eufonia, e Fami la guardò negli occhi. Era la stessa cosa che le ripeteva Doremi quando era una bambina e si rifiutava di crederle.
 
«Ma nonna, se davvero esiste un mondo così bello, perché mai è nascosto?»
Chiese la bambina con occhi grandi mentre la nonna le rimboccava le coperte.
«Per restare protetto. Se gli esseri umani potessero usare la magia, molti la userebbero solamente per i propri fini.»
«Ed è così sbagliato?»
Domandò ancora, e Doremi capì che la nipote non si sarebbe addormentata fino a quando non avesse dato una risposta soddisfacente ai suoi quesiti.
«Ci sono persone che usano la magia per aiutare gli altri, e questo è sempre un bene, ma ci sono persone malvagie che possono servirsi degli incantesimi per ferire gli altri. La magia va conquistata cara Fami, e come ogni cosa, ha delle regole che non si devono mai infrangere.»
«Nonna Doremi, credi che io possa usarla un giorno?»
La più anziana fece per lasciare la stanza spegnendo la luce
«Chi lo sa, Fami? Tuttavia spero che non sarà mai necessario.»
 
«Se esistesse la magia lei sarebbe ancora qui.»
Disse Fami con tono duro prendendo le distanze dalla strega.
«Sono felice che lei abbia ritrovato il suo gatto. Arrivederci.»
Fece un educato inchino e si allontanò dalla donna proseguendo verso casa.
«Aspetta Fami, non andartene così.»
La supplicò Eufonia parandosi davanti a lei.
«Perché? Cosa vuole da me?»
«Voglio che tu capisca che… Che insomma, la magia è reale.»
«Lei si comporta in modo molto strano, signora.»
Replicò la bambina mettendosi sulla difensiva e facendo dietro front.
«Dammi il tempo di spiegarti.»
«Mi lasci stare!»
Urlò infine Fami correndo verso la direzione opposta.
«No! Fermati subito! Dannazione, dove scappa? Lalá bloccala!»
Gridó Eufonia. Il gatto parti alla rincorsa e superò Fami, poi le si parò davanti ordinandole di fermarsi.
«Non devi aver paura!»
Esclamò una voce dolce e un attimo dopo il gatto si era trasformato in una minuscola fatina, così piccola da poter stare nel palmo chiuso di una mano.
Fami divenne blu dallo spavento, com´era possibile? Il gatto aveva parlato e poi si era trasformato in quella cosa.
«Ci credi adesso?»
Chiese Eufonia atterrandole di fianco sul suo manico di scopa.
«Ma io, ma questo, ma…»
Boccheggiò Fami convinta di essere impazzita.
«Non può essere vero.»
Si disse scuotendo la testa per scacciare le sue visioni, ma la strega e la fata erano ancora dinnanzi a lei più vivide che mai.»
«Devi accettare la cosa, adesso che ti stiamo di fronte, non credi?»
Domandò Lalá rivolgendole un largo sorriso.
«Quindi tu sei…»
Disse Fami allargando le gambe e puntando l´indice dritto verso la donna.
Eufonia sorrise, lieta che stesse accadendo.
«Sei una…»
«Sí?»
«Una strega!»
Le labbra della donna si curvarono in un sorriso.
«Esattamente, e ora che hai svelato la mia vera identità sono costretta a fare di te un´apprendista strega cara Fami.»
«Un´apprendista…?»
 
«Un apprendista è qualcuno che non ha ancora imparato il mestiere.»
Le spiegava Doremi mentre, mano nella mano, passeggiavano lungo il parco per ammirare la fioritura dei sakura.
«Io e le mie amiche apprendevamo la magia per poter divenire un giorno delle streghe a tutti gli effetti. Certo non è stato facile, abbiamo dovuto sostenere dieci esami diversi prima di poter diventare delle vere e proprie fattucchiere ed ottenere il nostro cristallo fatato.»
«Ed erano degli esami difficili?»
Chiese Fami, che poteva avere massimo cinque anni, mentre si chinava per raccogliere un petalo particolarmente bello.
«Dipende. Quando hai nove anni tutto sembra più difficile di quanto lo sia. E quando invece invecchi diventa l´esatto contrario.»
«Voglio diventare un´apprendista strega e superare gli esami, nonnina. Voglio ricevere anch´io un cristallo fatato tutto mio»
Doremi le rivolse un´occhiata gentile e divertita allo stesso tempo.
 
«Mia nonna mi aveva parlato di un jingle set.»
Replicó Fami  osservando la mano di Eufonia.
«Tua nonna è stata apprendista circa quaranta anni fa, le cose cambiano.»
Replicó Eufonia stizzita agitando la mano sotto agli occhi della bambina.
«Adesso indossa la collana e premi il centro del ciondolo.»
Le ordinò ficcandole la catenina tra le mani.
«E va bene.»
Fami eseguì gli ordini e un attimo dopo venne pervasa da una forte luce giallastra. Quando la luce si dissolse, stava indossando la sua divisa da apprendista, rosa proprio come i suoi capelli.
«Non ci credo!»
Strillò correndo a specchiarsi. Aveva un delizioso abito fornito di corpetto e gonna a palloncino. Sulla sua testa esibiva un cappello a punta e sulle mani e i piedi erano apparsi guanti e stivaletti.
«Allora era tutto vero. Tutte le storie di nonna Doremi, il mondo della magia, la regina delle streghe, i maghi, le fatine…? Esiste davvero tutto?»
Eufonia e Lalá annuirono all´unisono.
«Ma quindi tu… Tu hai conosciuto mia nonna? So che è così Eufonia, non mentirmi, per favore.»
Gli occhi della strega si rattristarono, e Lalá le volò sulla spalla per darle conforto.
«Ho conosciuto tua nonna Doremi, è vero. A tempo debito, giuro che ti racconterò tutto quanto, ma adesso è ancora troppo presto.»

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