Fine Line

di Demetria_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Track n°1: Golden ***
Capitolo 2: *** Track n°2: Watermelon Sugar ***
Capitolo 3: *** Track n°3: Adore You ***
Capitolo 4: *** Track n°4: Lights up ***
Capitolo 5: *** Track n°5: Cherry ***
Capitolo 6: *** Track n°6: Falling ***
Capitolo 7: *** Track n°7: To Be So Lonely ***
Capitolo 8: *** Track n°8: She ***
Capitolo 9: *** Track n°9: Sunflower, Vol. 6 ***
Capitolo 10: *** Track n°10: Canyon Moon ***
Capitolo 11: *** Track n°11: Treat People With Kindness ***
Capitolo 12: *** Track n°12: Fine Line ***



Capitolo 1
*** Track n°1: Golden ***


Track n°1: Golden
 
 
“Guido io, non ti preoccupare, tu chiudi gli occhi e rilassati. Goditi il sole.” Harry indossava degli occhiali da sole marroni, non erano suoi, ma gli piacevano molto. Sentì il vento scompigliargli i capelli, la radio gracchiava a ritmo di Barry White e la ragazza al suo fianco sorrideva verso l’orizzonte, mentre guidava serena verso il mare. Il sole li baciava, entrambi; la decappottabile completamente aperta era stata una necessità vista la calura di quei giorni.

Golden, golden, golden as I open my eyes
Hold it, focus, hoping, take me back to the light

 
La ragazza ora mormorava delle note basse, leggere, poiché la radio aveva smesso di funzionare del tutto, ma erano quasi giunti a destinazione. Harry poteva sentire la salsedine posarsi sul viso. Parcheggiarono sul ciglio della strada, vicino ad un pick up azzurro slavato, rialzarono il tetto della decappottabile e si svestirono velocemente, portandosi dietro solo lo stretto necessario per godersi la spiaggia.

You’re so golden
 
Stesero i teli vicino alla riva, lasciarono le scarpe e i cellulari, lei lo prese per mano e lo condusse in acqua, trascinandoselo in un tuffo. Harry chiuse gli occhi sotto l’acqua salata, sentì i muscoli rilassarsi all’immediato contatto con il mare. Quando tornò in superficie, lei stava sorridendo, i capelli pettinati all’indietro e la pelle le brillava sotto il sole. Dei brividi gli comparvero lungo le braccia per la differenza di temperatura; scosse la testa per sbarazzarsi dell’acqua in eccesso.

I’m out of my head, and I know that you’re scared
Because hearts get broken

 
Lei gli cinse la vita e gli lasciò un piccolo bacio a fior di labbra, ancora sorridente. Harry la guardava incantato e abbagliato, forse chiedendosi fin quanto si sarebbe sentito così sereno.
I can feel you take control
Of who I am, and all I ever known

 
Avevano fatto tutta quella strada per stare da soli: il mare era solo la loro prima tappa, poi avrebbero proseguito andando a fare un’escursione in un Canyon non molto lontano da lì e avrebbero passato la notte sotto le stelle. L’ultima tappa invece era una gita fino alla scritta Hollywood, fatica e voglia permettendo. Lei, d’altra parte si sentiva sollevata per quella piccola fuga che aveva programmato con maniacale cura, ma sapeva che la città non era lontana e con essa, tutti gli impegni e i timori.
 
I’m out of my head, and I know that you’re scared
Because hearts get broken

 
Harry la strinse forte e la sollevò, mentre lei protestava ridacchiando e scuotendo i piedi sopra il filo dell’acqua.

Lovin’ you’s the antidote

Lui la trovava splendente; lei lo trovava accecante.

Golden






 
Prima traccia di Fine Line, primo capitolo di questa storia, per la quale, vorrei precisare, mi sono ispirata alle dichiarazioni che Harry stesso (o chi per lui) ha rilasciato in interviste e quant'altro. La ragazza in questione non ha un volto precisato, un nome o una carriera, potrebbe essere chiunque e, nonostante le speculazioni, io non mi sono rifatta alla relazione di Harry con Camille Rowe, ergo la protagonista non è Camille. I Fatti descritti in questa storia non sono la realtà.

Detto ciò, grazie per aver letto questo primo capitolo, spero sia stato abbastanza. Alla prossima, Demetria_

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Capitolo 2
*** Track n°2: Watermelon Sugar ***


Track n°2: Watermelon Sugar
 
 
“Che ne pensi di questo? Troppo nudo?” Harry fece scorrere i pollici lungo le bretelle, solo per farle schioccare sonoramente contro il suo torso scoperto. Faceva troppo caldo.
“Pantaloni, bretelle, berretto. Sembri proprio mio nonno” ridacchiò la ragazza, stiracchiandosi sulla poltrona di pelle che le si appiccicava addosso. Harry la fermò immediatamente alzando il dito indice, poi prese una maglia di rete nera, trasparente, e se la poggiò al petto.
“Meglio?” chiese. La ragazza si alzò a prendere la grande ciotola di frutta che avevano preparato a pranzo e addentò due fragole rosso cremisi.
“Non saprei. Non sudi di più con quel tessuto?” Harry si distrasse, a guardarle le labbra chiudersi attorno al frutto.

 
I want more berries and that summer feelin’
It’s so wonderful and warm

Faceva caldo, era giugno e le finestre spalancate non riuscivano completamente ad arieggiare le stanze, sarebbe stato meglio accendere il condizionatore, ma Harry non poteva rischiare di perdere la voce durante il tour. Per questo si stava provando una serie infinita di capi d’abbigliamento e perché il suo egocentrismo andava sfamato almeno due volte al giorno. Lei continuava a pescare frutta rossa dalla ciotola, non accorgendosi dello sguardo che la seguiva minuziosamente.
 
Breathe me in, breathe me out
I don’t know if I could ever go without

Se non fosse stato già madido di sudore, sicuramente, Harry avrebbe cominciato a sudare cercando di trattenersi mentre la guardava addentare un piccolo boccone di cocomero.
“Sono strafatta di zucchero” ridacchiò la ragazza, posando finalmente la ciotola sul pavimento, appena sotto la poltrona su cui si era riseduta. Harry non resistette, si fiondò a baciarle le labbra rosse come fosse un avvoltoio.

 
Watermelon sugar high
Watermelon sugar high

Lei gli posò le braccia attorno al collo, portandoselo più vicino; lui le passò una mano sulla pancia scoperta, provocandole una piccola contrazione addominale, mentre si scambiavano baci profondi, caldi.
 
I just wanna taste it, I just wanna taste it
Watermelon sugar high

Poteva sentire il dolce sapore delle fragole sulla lingua, mentre la alzava dalla poltrona e lei gli abbassava le bretelle dalle spalle. Si assaggiavano l’un l’altra, vogliosi e accaldati. La portò in camera, senza mai staccarsi troppo dal suo corpo. Ebbe giusto il tempo di rendersi conto che si era già fatta sera.
“Sai di fragola” le sussurrò, mentre lei si spogliava, faticando per colpa del sudore che faceva attrito contro i vestiti.

 
Tastes like strawberries on a summer evenin’
And it sounds just like a song

“Vieni qui” lo pregò, mentre si stendeva tra le lenzuola gialle.





 
Secondo capitolo e Seconda traccia di Fine Line, come sempre vi invito a leggere e, se volete, lasciarmi una recensione o anche solo un piccolo commento. Ringrazio per le visite ricevute; gli aggiornamenti saranno veloci, poichè la storia è già pressochè terminata.

A presto, forse prestissimo, Demetria_

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Capitolo 3
*** Track n°3: Adore You ***


Track n°3: Adore You
 
 
Tokyo gli piaceva perché era diversa da tutto quello che aveva già visto e da tutto quello che solitamente lo circondava, gli sembrava tutto più stimolante, divertente e nuovo. Poteva dire di adorare quella città. Infatti, voleva registrare il suo nuovo album lì, ma doveva ancora iniziare a scriverlo seriamente.
“Stavo pensando di prendere un gatto o un cane ai miei genitori, per fargli compagnia. Non deve essere facile ritrovarsi la casa vuota tutto a un tratto” gli parlava lei dall’altro capo della cornetta, ma Harry aveva altro per la testa.
“Interessante” stava camminando per la città, era già tardi e faceva un po’ fresco.

You don’t have to say you love me
I just wanna tell you somethin’

“Ti disturbo?” chiese lei, sentendolo poco presente. Sapeva che in Giappone era già ora di cena, ma non avevano molto tempo per sentirsi, se non in quei momenti.
“Non pensarlo mai” le rispose sicuro.
Lately, you’ve been on my mind

“Harry, mi manchi” lei sussurrò con voce tremolante, sopraffatta dalle proprie emozioni.
Oh, honey

Harry sospirò e si fermò al semaforo rosso, in attesa. Non voleva dirle che al mattino si girava nel letto aspettandosi di incontrare il suo sguardo; non voleva dirle che gli mancava ammirarla, che la pensava nei momenti più sporadici della giornata. Non voleva dirle che attendeva un suo messaggio quasi ossessivamente.

I’d walk through fire for you
Just let me adore you

“Ci vediamo presto, te lo assicuro. Sarò con te prima di quanto tu possa immaginare” se la poteva immaginare, sola, sul letto, i calzini rosa e i capelli legati, scomposti e, forse gli occhi lucidi, stanchi. Non poteva dirle che l’adorava, anche il quel modo.
 
Like it’s the only thing I’ll ever do

“Lo so.” Disse lei, arresa.

Just let me adore you -it’s the only thing I’ll ever do






 
Altro aggiornamento molto rapido, probabilmente mi sto facendo prendere dall'entusiasmo.
Comunque, Terzo capitolo e Terza traccia di Fine Line, una delle mie canzoni preferite e, nonostante il testo possa suggerire un altro tono, io la trovo molto malinconica.

Vi invito ancora a dire la vostra, magari sulla canzone stessa, cosa ne pensate voi, se l'avete interpretata come me oppure in maniera differente.

Grazie per aver letto e per avermi dedicato del tempo, Demetria_

 

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Capitolo 4
*** Track n°4: Lights up ***


Track n°4: Lights up
 
 
Ad Harry è sempre piaciuto essere al centro dell’attenzione, non c’era stata una volta in cui non fosse stato grato per il proprio lavoro e amava cantare di fronte a platee di varie forme e colori. Si era sempre sentito una luce proiettata addosso, sin dalle prime recite scolastiche e, poi, con la band in giro per il mondo.
 
Shine, step into the light
Shine, so bright sometimes

Non avrebbe voluto fare altro. La fama era solo una parte del suo lavoro, forse una conseguenza. Ma le persone che non vedevano quella sua luce, che la vedevano solo riflessa, non capivano e, a volte, si sentiva schiacciato da questo peso.
 
What do you mean? I’m sorry by the way
Never coming around

Poche persone lo accettavano per quello che era e le poteva contare sulle dita di una mano. Le altre, andavano e venivano, senza troppe scuse, ma non era un problema. Amicizie, relazioni, non si era mai trovato a doversi fermare per riflettere su ciò che stava succedendo nella sua vita; non si era mai fatto troppe domande.
 
It’d be so sweet if things just stayed the same

E poi, quell’estate, le farfalle nello stomaco, letteralmente, e la terra che viene a mancare sotto i piedi, ma solo per un attimo. Pensieri oscuri gli vorticavano nella mente e temeva di soffermarsi a riflettere troppo a lungo e di lasciarsi sfuggire qualcosa di importante.
 
All the lights couldn’t put out the dark

Era un artista, periodi strani e confusi ne aveva passati e ne era sempre uscito sereno, rinvigorito. Sarebbe stato così anche questa volta, doveva solo smettere di farsi tutte quelle domande, doveva solo continuare a vivere, fare quello che stava facendo. Il suo umore non poteva dipendere da quello di un’altra persona o da decisioni altrui, non più.
 
Lights up and they know who you are
Know who you are

Le luci avrebbero continuato a farlo brillare, la sua carriera da solista era appena sbocciata, dopotutto e le cose andavano nel verso giusto. Eppure, fu necessario ben poco, un breve messaggio, in cui lei gli chiedeva di parlare del futuro, per gettarlo nel buio.
 
Do you know who you are?




 
Quarto capitolo e quarta traccia di Fine Line. Questa è per me una delle canzoni più significative e non è stato facile trascrivere quello che, in parte, può voler dire, contestualizzata in questa storia.
Grazie per aver letto, mi rende molto felice e spero che fin'ora questa raccolta/storia vi stia intrattenendo e, magari, piacendo un po'.
Come sempre, a presto, Demetria_

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Capitolo 5
*** Track n°5: Cherry ***


Track n°5: Cherry
 
 
A Parigi doveva fare piuttosto freddo e probabilmente stava piovendo abbastanza da far circolare poche persone attorno alla torre Eiffel. Di fatto, lei portava un cappello di lana, i guanti senza dita a mostrare le unghie gialle e blu laccate e un cappotto pesante.

 
I, I confess
I can tell that you are at your best

Indossava i soliti stivali di camoscio neri, l’usura del tempo ben visibile nei bordi della suola. Harry la guardava e si sentiva logorare dentro: inconsciamente lei aveva acquisito delle abitudini di lui, e viceversa. Era stato inevitabile, dopo tutto il tempo passato insieme, i momenti condivisi e le passioni in comune. Ma questo, davvero, lo logorava.

Don’t you call him baby
We’re not talkin’ lately

La guardava ridere e scherzare, come era solita fare con lui quando erano insieme. La vedeva indicare i monumenti, correre sotto la pioggia e degustarsi un caffè in un bar parigino. E soffriva perché la vedeva attraverso il cellulare, via Instagram: non era con lei, dopotutto non stavano più insieme e non si sentivano da diverse settimane. Non vedeva il volto di chi la stava riprendendo, di chi la stava facendo sorridere ed imbarazzare, poteva solo immaginarlo. Harry non voleva immaginare quello, però.

I, I just miss
I just miss your accent and your friends

Preferiva immaginarsi assieme a lei, a stringerle le mani fredde, a coccolarla davanti a una cioccolata calda, a portarla per musei e a farle fotografie di nascosto. E poi, accompagnarla a fare shopping ed essere la sua spalla nei giochi di gruppo con i suoi amici e le cene e gli aperitivi. Ad Harry mancava tutto e anche di più. Gli mancava lei, che era come la ciliegina sulla torta.

Don’t you call him what you used to call me




 
Passato più di qualche giorno, ma sono sempre qui ed ecco un nuovo capitolo. Quinta traccia, che odio ed amo e quinto capitolo di Fine Line. 
Ora vi lascio una domanda che mi sono posta sulla canzone: possibile che Cherry si legga alla francese?

Come al solito, vi ringrazio per aver letto, a presto, Demetria_

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Capitolo 6
*** Track n°6: Falling ***


Track n°6:Falling
 

 
I’m in my bed and you’re not here

Il ticchettio dell’orologio appeso sopra al letto era l’unico rumore presente nella stanza e stava decisamente iniziando ad irritarlo. Harry era sprofondato nel materasso, ancora completamente vestito, nonostante fosse tornato in albergo da una buona mezz’ora. Si era semplicemente disteso e aveva preso a fissare il soffitto, lo sguardo vuoto e la mente troppo piena.
 
Forget what I said
It’s not what I meant

“Ho sbagliato, per favore, vieni da me, risolveremo.” Le aveva scritto, appena aveva preso l’ascensore per risalire in camera. Lei non aveva ancora risposto, così non poté fare altro che aspettare. L’orologio segnava le cinque meno un quarto.
 
What am I now? What am I now?
What if I’m someone I don’t want around?

Lei era appena tornata da Parigi, si erano incontrati nella solita caffetteria, per bere qualcosa e parlare, soprattutto parlare. Ma le cose non erano andate del tutto come previsto. La buona volontà di chiarirsi che li avvolgeva entrambi, parve svanire di colpo, una volta seduti uno di fronte a l’altra: il primo a parlare fu Harry e non disse niente di buono. Si era sentito geloso, posseduto da sentimenti contrastanti nei suoi confronti e aveva finito per odiare la persona che era diventato. Lei si era sentita accusata di averlo reso chi qualcuno che non era e lui aveva rincarato la dose e le aveva esplicitamente detto che lei non gli garantiva abbastanza spazio, che non gli permetteva di respirare. E, perciò, lei era sbottata.
“Sei ridicolo. Ti ho sempre aspettato, ti ho sempre rispettato, tu ed i tuoi stupidi spazi. Non venire a dirmi il contrario. Ammetti invece che non vuoi una relazione seria, che non vuoi pensare al futuro, ora!” Gli aveva quasi gridato.

 
What if I’m down? What if I’m out?
What if I’m someone you won’t talk about?

“Certo che ci penso al futuro, certo che ci ho pensato” si difese lui, allora.
“Il tuo egocentrismo stavolta mi stupisce: non mi riferivo al tuo futuro, mi riferivo a noi. Non gira sempre tutto attorno a te, Harry.”
“Però il problema sono io” ribatté lui, sebbene lei non avesse torto. Harry pensò agli ultimi tempi e quanto poco si era dedicato a lei, a loro.
“Non ho detto questo. Intendevo dire che, non credo tu veda un futuro tra di noi. Io non voglio essere solo il tuo cuscino, Harry.”
“E io non voglio illuderti” Aveva detto e ormai non poteva tornare indietro, non valeva niente tapparsi la bocca con le mani coperte di anelli.
“Perfetto. Non c’è altro da aggiungere.” Concluse lei, secca e se n’era alzata, aveva preso il cappotto e se n’era andata, completamente in silenzio, senza rivolgergli nemmeno uno sguardo.
D’altra parte, lui nemmeno aveva proferito parola e non aveva mosso un dito: era rimasto seduto sullo sgabello foderato in eco-pelle, ad arricciare tra le dita lo scontrino. E poi l’albergo, l’ascensore, il messaggio, il letto e l’orologio, che ormai segnava le cinque e tredici minuti.

 
What am I now? What am I now?
What if you’re someone I just want around?

“Non prendiamoci in giro, va bene così Harry, ciao.” Aveva risposto lei, alle cinque e ventidue.
 
I’m falling again, I’m falling again
I’m fallin’






 

Dopo una pausa di pubblicazione più lunga del previsto, ecco il nuovo capitolo. Siamo alla sesta traccia e sesto capitolo, dunque a metà dell'opera. Non ho molto da aggiungere, se non, come sempre, vi invito a leggere e ad esprimere una vostra opinione, sempre ben accetta
Per il resto, vi ringrazio per essere arrivati fin qui, mi scuso per il ritardo nell'aggiornare e a presto, Demetria_

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Capitolo 7
*** Track n°7: To Be So Lonely ***


Track n°7: To Be So Lonely

 
La tristezza era un sentimento assai comune e l’aveva provata molte altre volte nel corso dei suoi venticinque anni di vita e per le più svariate ragioni, ma non era mai stata collegata al sentirsi solo.
Harry era single, ma non disponibile. Non si sentiva affatto pronto ad andare avanti e, neanche lei lo era. A dirla tutta, dopo il fatidico incontro in caffetteria, dopo che già la loro storia era finita da più di qualche settimana, si erano rincontrati per caso ad un compleanno. La scintilla c’era ancora, ed entrambi avevano colto al volo l’occasione per un po’ di sesso post rottura.

 
Don’t blame me for falling
I was just a little boy

E dopo ancora Harry si sentiva abbandonato accanto a una bottiglia di whiskey, a casa, in preda ad un blocco dello scrittore e le sue dita erano state più veloci delle sue sinapsi e l’aveva chiamata piangendo come un bambino.
 
Don’t blame the drunk caller
Wasn’t ready for it all

E lei era corsa, con i pantaloni del pigiama e una camicia estiva raccattata dal cesto dei panni sporchi. Gli aveva tolto l’alcol, preparato un bagno caldo, riordinato la cucina e al momento di accompagnarlo a letto, lui l’aveva tirata a sé, ed era successo una seconda volta. Ma il mattino dopo, con un mal di testa allucinante, Harry fu svegliato da una serie di chiamate da parte della ragazza, che non poté ignorare.
“Non possiamo fare quello che stiamo facendo” le aveva urlato isterica nell’orecchio.
“Okay” sospirò lui, consapevole “possiamo essere amici, no?” domandò retorico. Lei accettò.

 
I just hope you see me in a little better light

E, solo qualche sera dopo, un compleanno di amici in comune li aveva portati ad attendere la stessa festa: risero, scherzarono, flirtarono e ballarono. Lei era stupenda, radiosa, eccitante. Harry era su di giri, colmo di felicità, carico. Poi, un momento tranquillo, appartati nel cortile, sotto un portico e si ritrovarono vicini. Harry poteva sentire la fragranza delicata del suo profumo inondargli i sensi; lei poteva contare i brividi lungo il suo collo e tracciare visivamente il contorno della sua mandibola.
“Mi mancano le tue labbra” le disse, deglutendo a fatica un groppo che gli si era formato in gola. “Mi manchi, piccola” la parola gli sfuggì in un moto di coraggio.

 
Don’t call me “baby” again, you got your reasons

“Amici, Harry” lei poggiò una mano sul suo petto.
 
I know that you’re tryna be friends,i know you mean it

La mano scivolò appena, poggiandosi all’altezza della farfalla tatuata sul suo stomaco. Harry si sentì spingere indietro, lievemente e debolmente, forzatamente. Amici, pensò, ma disse: “piccola”. E lei cedette, sotto quel peso, spostò la mano, lo attirò a sé. Si baciarono convulsamente. Scapparono a casa di lui, frenetici, frettolosi e bruciarono la passione per una terza volta.
 
Don’t call me baby again, it’s hard for me to go home

Il mattino dopo lei non c’era, la stanza non odorava di niente; sentiva gli occhi bruciare, appesantiti dalla stanchezza. Un velo freddo, oscuro lo avvolgeva al posto delle sue braccia. Harry era solo.
 
Be so lonely.





 
 

E siamo giunti alla settima traccia: la canzone mi ha piacevolmente ispirata, sebbene non sia stato facile mettere pace ai pensieri e (am)metterli per iscritto. Comunque, non credo di dover dire altro, spero che questa storia vi stia intrattenendo e grazie per aver letto questo capitolo o fino a qui.

A presto, Demetria_

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Capitolo 8
*** Track n°8: She ***


Track n°8: She
 

Harry era fatto, più che fatto, strafatto. Eppure era mattina, il sole solleticava la città ancora addormentata. Mitch era steso nel suo soggiorno, sul divano, abbracciato alla sua chitarra che sostava beata al suo fianco. Fogli volanti erano sparsi per la stanza, assieme a bottiglie d’acqua e di birra e ad un piattino colmo di cenere e mozziconi. Aveva le orecchie semi tappate, il senso dell’udito come ovattato, mentre osservava placido il risveglio cittadino dalla grande finestra del soggiorno. I suoi timpani schioccarono e in una apparente ripresa delle proprie facoltà, udì il suo vicino di casa uscire dal proprio appartamento. Se lo immaginò, indaffarato come sempre, con i figli che lo sfinivano. Lo vide incespicare fuori dall’ascensore, al piano terra, per poi trascinarsi dietro le pesanti cartelle dei figli fino al garage e lì, caricare la prole in auto, partendo in fine.

Nine in the morning, the man drops his kids off at school

E poi lo immaginò imprecare ad ogni semaforo rosso, gettare occhiatacce ai pedoni che attraversavano le strisce ed accendere la radio, che fungeva da sottofondo all’ennesimo litigio dei bambini. Harry riconobbe la canzone: era la sua e parlava di lei. Anche l’uomo lo sapeva.

And he’s thinking of you, like all of us do

Guardando sempre fuori dalla finestra, vide altre persone risvegliarsi, uscire di casa, cominciare la propria giornata. Lui invece stava lì e pensava a lei. La vedeva come un fantasma tra quelle pareti, che camminava svogliata, semi nuda, ancora assopita.

She, she lives in daydreams with me
She’s the first one that I see, and I don’t know why
I don’t know where she is

Si mosse lento, pesante, verso il bagno, dove la intravide sistemarsi i capelli allo specchio, alla luce fredda delle lampadine a neon. Poi pensò ancora all’uomo, che adesso era solo, sempre in auto, diretto verso l’ufficio, sempre la solita canzone in sottofondo. L’uomo non aveva più fretta, ascoltava la musica e batteva le dita a ritmo sul volante e puntava gli occhi sulla strada, ma si sentiva distante.

He takes a boat out, imagines just sailing away
And not telling his mates
He wouldn’t know what to say

Harry si sentì a disagio, temendo che anche l’uomo la potesse immaginare, lei, come faceva lui. Un’onda di gelosia lo attraversò e si accorse di quanto fosse stanco. Si diresse in camera a passi pesanti e la vide ancora una volta, alla porta. Qui lei stava appoggiata con tutto il corpo, la testa piegata all’indietro, le spalle nude, il fisico coperto da pochi indumenti e gli occhi socchiusi.
 
A woman who’s just in his head

Harry scavalcò quella memoria e si sedette dalla parte destra del letto, poggiando il capo contro la testiera imbottita. Ma, girando il viso, la incontrò ancora una volta, sdraiata alla sua sinistra, tra le lenzuola blu.

And she sleeps in his bed

Poi sbatté le palpebre e lei non c’era più.
 
While he plays pretend

Afferrò il telefono posto sul comodino e si sforzò, ci impiegò tutte le sue energie e le scrisse: “Scusami. Stavo pensando a te, a noi. Scusami, possiamo, io e te, essere amici?”.

So pretend.






 
Ottava traccia e capitolo: inizialmente mi sembrava un grande scoglio da superare, troppo astratta da poter interpretare, invece She mi ha colto di sorpresa e spero di averle reso giustizia con questa mia interpretazione.

Come sempre, spero di avervi intrattenuti anche oggi in qualche modo e vi auguro una buona giornata.
Alla prossima, Demetria_

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Capitolo 9
*** Track n°9: Sunflower, Vol. 6 ***


Track n°9: Sunflower, Vol 6.
 

La tarda primavera era la stagione perfetta per lei: non faceva troppo caldo, era ancora abbastanza mite da indossare una giacca, di sera. E poi, i fiori, ovunque andasse incontrava fiori.
Harry la vide in cucina, vestita comoda, allegra e radiosa, come la luce arancione che entrava dalla finestra spalancata. Era intenta a preparare del pollo speziato per la loro cena, mentre ascoltava le migliori hit estive degli anni 2000. Non l'aveva visto rientrare, quindi.
“Ti ho preso una cosa” disse lui, facendola trasalire solo per un attimo.

Sunflower, my eyes want you more than a melody

Lei sorrise mostrando i denti, poi lo abbracciò energica. Harry ringraziava mentalmente tutte le serre britanniche per avergli fatto trovare due girasoli fuori stagione. I fiori finirono presto in un vaso di vetro a fare da centrotavola e da contorno alla loro cena casalinga. Non erano più stati a letto insieme, ma almeno si parlavano nuovamente ed erano tornati intimi.

But I’ve been trying hard not to talk to you
Sunflower

Harry non le aveva rivelato in che stato era piombato nell’ultimo periodo, si era limitato ad accettare il modo in cui stavano insieme, anche se non stavano insieme. Continuava ad amarla, ma da lontano.
“Footloose?” Lei disse, accendendo la TV. Harry non si oppose, sapeva quanto lei amasse quel genere di film e gli piaceva guardarla, seguirla nella sua quotidianità, un po' come un girasole con la luce solare. Lei era il suo sole.

I couldn’t want you any more
Tonight

Riconosceva di non essere andato avanti, di non poter ancora lasciarla andare del tutto. La voleva ancora e anche lei credeva di volerlo, ma avevano paura, temevano di cadere in vecchi vizi ed errori, temevano di non funzionare insieme. Eppure, in quel momento, erano insieme: lei rimetteva i piatti in lavastoviglie, muovendosi a ritmo di musica e lui l’ammirava beato, in pace. Si alzò e si pose dietro al corpo indaffarato della ragazza ed emulò i suoi movimenti, posandole le mani sui fianchi.
 
I love this shade, sunflower, sunflower

Lei interruppe le sue azioni e i due si guardarono con occhi stanchi: Harry la baciò, in modo casto, veloce e leggero e lei non si oppose.

Kiss in the kitchen like it's a dance floor
I couldn’t want you any more
Tonight

Non si chiesero altro quella sera: un bacio al ballo di fine anno come due giovani spasimanti al primo appuntamento, troppo timidi per andare oltre, sicuri di avere ancora molto tempo. O forse, più come due anziani in cucina, consapevoli di avere speso il loro tempo insieme e speranzosi di averne ancora.




 
Beh, rieccoci e ormai siamo a un passo dalla fine del disco. Vi invito a continuare ad ascoltare e a leggere e, se volete, a dire la vostra. Mi farebbe molto piacere.

Alla prossima, Demetria_

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Capitolo 10
*** Track n°10: Canyon Moon ***


Track n°10: Canyon Moon
 

“Ti ricordi quella volta? Quel giorno in cui siamo andati in spiaggia insieme e poi ci siamo fatti un weekend on the road?” Harry annuì, sorridendo appena. “Ho adorato quel momento, io e te al mare, a giocare come due ragazzini” ridacchiò lei.

 
Gotta see it to believe it, sky never looked so blue

“Non il mio preferito” ammise il ragazzo, abbracciandola da sotto il lenzuolo. “Al Canyon, il giorno dopo, il mio preferito.” Lei si oppose alla stretta e si alzò piuttosto rapida, cominciando a rivestirsi dandogli le spalle.
 
So hard to leave it, that’s what I always do

Harry sospirò e si girò a fissare il soffitto, a disagio per quello strano imbarazzo che li stava avvolgendo. Tornò a pensare a quella notte, quando dopo svariati tentativi riuscirono a montare la tenda e ad accendere il fornello elettrico. Si sentì nostalgico e avrebbe voluto che lei lo stringesse, ancora una volta.
 
So I keep thinking back to a time under the canyon moon

Quella notte la passarono a leggere barzellette su internet, a cercare di indovinare le costellazioni e a fare l’amore. Poi, il mattino seguente, all’alba, Harry si svegliò per primo per godersi lo spettacolo di luci, che per molto tempo lo avvolsero in un abbraccio caldo e lo fecero sentire a casa.
“Dovevamo tornarci, quest’anno” parlò la ragazza, tentando di infilarsi uno degli stivali senza averlo slacciato e fallendo nell’impresa. Harry alzò il busto e la guardò afferrare la borsa ai piedi del letto. Si mise in piedi e si buttò addosso un paio di pantaloni, per accompagnarla alla porta.

 
I’m going, oh, I’m going
I’m going, oh, I’m going home

“Puoi sempre restare, lo sai vero?” le disse, con un briciolo di speranza che magari quella volta potesse accontentarlo. Lei poggiò una mano sulla maniglia e lo guardò, scuotendo leggermente la testa. Harry le si avvicinò, a un tratto timoroso. “Magari potremmo andarci oggi, al Canyon” propose, in un ultimo atto disperato. Lei girò la maniglia e la porta si aprì.
“Ciao, Harry.” Gli sorrise e lo lasciò sull’uscio, senza aggiungere altro.

 
And I keep thinking back to the time under the canyon moon





 
Manca sempre meno. Canyon Moon è probabilmente la traccia più sottovalutata, spero che con questo capitolo io riesca a farvi cambiare idea o a confermarvela, ma soprattutto sappiate che si collega con il prossimo.

Buon Weekend, Demetria_

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Capitolo 11
*** Track n°11: Treat People With Kindness ***


Track n°11: Treat People With Kindness
 
 
Maybe, we can
Find a place to feel good

Il mattino splendeva, nonostante fosse ancora presto, Harry si era seduto sul ciglio della roccia e aveva lasciato le gambe molli ondeggiare nel vuoto sotto di lui, come un bambino al parco giochi. Alla fine aveva deciso di partire, da solo e dopo un aereo e una sveglia alle tre del mattino, aveva preso la decappottabile e si era messo in viaggio verso il Canyon. Era arrivato giusto in tempo per godersi l’albeggiare.
 
I’ve got a good feeling
I’m just takin’ it all in

Si sentiva bene, si sentiva di riuscire a respirare finalmente a pieni polmoni. L’aria lo accarezzava e gli smuoveva qualche capello e il sole cominciava a baciargli la pelle. Ripensò all’ultima volta che era stato lì, ripensò a lei. Istintivamente gli angoli della bocca gli si piegarono verso il basso, ma solo per un attimo, poiché si era ripromesso di non abbattersi, di essere felice.
 
Floating up and dreamin’
Droppin’ into the deep end

Guardò in basso, nello strapiombo ancora ben poco illuminato dal sole nascente e si trovò a trattenere il fiato per qualche secondo. Poi, si alzò e si scosse i pantaloncini dalla polvere e ammirò il paesaggio che gli si delineava davanti: non sapeva come si sentiva e non era sicuro di quello che avrebbe provato nel futuro, ma non si sentiva male. Si sentiva bene, si sentiva buono.
Ripensò all’ultima volta che l’aveva vista e realizzò che non ce ne sarebbe stata un’altra, che quello era stato il loro addio e allora si ritrovò ad inspirare rumorosamente. Si spaventò quando il telefono cominciò a suonargli nella tasca posteriore e per un momento sperò che a chiamarlo fosse proprio lei. Ma era solo un numero privato, forse un call center o qualcosa del genere. Lasciò squillare e la musica lo invase. Le note di Sympathy For The Devil lo riscossero: cominciò a ballare su se stesso, a battere i piedi a ritmo di musica e a ondeggiare la testa, i fianchi e le spalle.

 
Feeling good in my skin
I just keep on dancin’

Il telefono aveva smesso di squillare già da qualche minuto, ma Harry poteva ancora sentire la canzone e gli parve quasi che risuonasse in tutto il canyon. Si posizionò nuovamente sul bordo, le punte dei piedi quasi gli sporgevano, poi allargò le braccia e sorrise di gusto. Lasciò andare un urlo o un ululato forse, mentre il sole cominciava a proiettare la sua ombra sul terreno arido e gli riscaldava la faccia, facendolo sentire vivo e potente.
 
And we can treat people with kindness (Just a little bit of kindness)
Find a place to feel good (Ow)






 
Una delle mie canzoni preferite e spero di averle reso giustizia. Vi ringrazio, ancora, per aver letto fin qui: meno uno.

Demetria_

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Capitolo 12
*** Track n°12: Fine Line ***


Track n°12: Fine Line
 

Harry girò la chiave nella serratura ed entrò in casa. Buttò il cappotto sulla poltrona, accostò la chitarra al muro dell’ingresso e si tolse le scarpe, lasciandole rigorasemente nel mezzo. Accese la luce in salotto e si guardò un attimo attorno, poi prese la bottiglia di scotch e si versò un goccio nel bicchiere di cristallo abbinato. Osservò la penombra della sera attraverso la grande finestra e si sedette al pianoforte, poggiandoci il bicchiere sopra.

 
And, man, I can hate you sometimes

Allungò le dita sui tasti e si trovò a rilasciare un sospiro che non sapeva di aver trattenuto. Suonò due note e si fermò immediatamente; si passò una mano tra i capelli e riprese il bicchiere, dandone un sorso. Poi, storse la bocca in una smorfia per il sapore forte.
 
I dont’ want to fight you
And I don’t want to sleep in the dark

Ripensò a quell’estate in spiaggia, ai viaggi in auto improvvisati e alle carezze, l’intimità e sorrise istintivamente. Ripensò anche ai momenti bui, alle incertezze, le discussioni e  le volte in cui si era svegliato solo.
 
We’ll get the drinks and I’ll get to thinking I’m fine

Finì velocemente il poco scotch e lasciò il bicchiere davanti a sé sul pianoforte, si scrollò di dosso le emozioni e ripose le mani sui tasti. Poche note ancora e si fermò di nuovo: le dita gl tremavano leggermente e sentiva il cuore battergli nel petto, nel silenzio della casa. Fuori, i lampioni cominciavano ad illuminare le strade, i vicoli ed i palazzi. Ripensò all’ultima volta che l’aveva vista e a quello che non era stato. La rivide alla porta, girare la maniglia, salutarlo per l’ultima volta e andarsene e si immaginò che avesse lasciato uno spiraglio aperto, una linea sottile a separarli.
 
We’ll be a fine line

Percepì le farfalle nello stomaco quando, finalmente, riuscì a suonare più di due note di fila.
 
We’ll be a fine line

Si sentì pervadere da una felicità invasiva, la stessa che lo aveva colto alla sprovvista al Canyon, ma non potè fare a meno di piangere, continuando a far scorrere le dita sui tasti. Si rivedeva nei ricordi passati, di come era riuscito a volare in alto tra le nuvole e quasi toccare il sole e allo stesso tempo a sprofondare in un buco così oscuro e profondo da gettarlo nel panico. Si era ritrovato ad odiarsi, alle volte, a detestare chi fosse, o qualsiasi cosa facesse. Ma in quel momento capì che le farfalle nello stomaco erano per lui: mentalmente si perdonava per gli alti e i bassi e per i momenti bui e tristi, mentre nella realtà si spinse un po’ troppo con i piedi e lo sgabello si inclinò a tal punto da farlo cadere all’indietro.
 
There’s things that we’ll never know

A quel punto rimase con la schiena a terra e le gambe alzate, posate contro lo sgabello e cominciò a sorridere, felice, asciugandosi le lacrime con i palmi delle mani. La pensò un’ultima volta, ma senza riflettere sugli errori, sui difetti o sulle ipotesi, piuttosto la rivide alla porta di casa e si immaginò chiuderla. Non c’erano spiragli e andava bene così.
 
We’ll be a fine line
We’ll be alright.




Oh




 
 

Dunque, siamo giunti alla fine dell'album: dodicesima traccia e dodicesimo capitolo. Non ho molto da dire, ma ringrazio chi ha seguito questa storia, chi ha letto anche solo un capitolo e, se non lo avete fatto, vi invito ad ascoltare Fine Line, la vera protagonista.

Staremo bene, TPWK, Demetria_

Volevo dedicare questa storia a Greta, che inconsapevolmente mi ha spalleggiata nella sua stesura.
 

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