Innamorarsi in Vietnam

di The Bride of Habaek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Angel Down ***
Capitolo 2: *** One step closer ***
Capitolo 3: *** Take my breath away ***
Capitolo 4: *** This is war ***
Capitolo 5: *** Shadow of the day ***
Capitolo 6: *** Dreamer ***
Capitolo 7: *** Beyond the stars ***
Capitolo 8: *** I will always love you ***
Capitolo 9: *** Animal instinct ***
Capitolo 10: *** Feel ***
Capitolo 11: *** Here Comes Revenge ***
Capitolo 12: *** This I love ***
Capitolo 13: *** The flowers of Chernobyl ***



Capitolo 1
*** Angel Down ***


Innamorarsi in Vietnam

“Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace, perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra.”
DOUGLAS MACARTHUR -


Angel Down
Insorgeva l'anno 1965 quando in Vietnam, la mia terra natale, in particolar modo nella cittadina di Saigon dove sono cresciuta con la mia famiglia, venne la guerra civile. Di civile vi era ben poco, ovviamente i miei scesero sul campo di battaglia per affiancare i Viet Minh nella resistenza contro gli americani, per poter restituire al nostro Paese la libertà perduta ma le cose non andarono come prestabilito. Mio fratello Xuan si unì ai rivoltosi per fermare l'avanzata dell'esercito americano a Saigon, purtroppo non l'ho più rivisto da quel fatidico giorno in cui divenne un ribelle. Mi piace pensare che sia ancora vivo da qualche parte, forse è stato catturato dai soldati del fronte opposto, nella peggiore delle ipotesi potrei non rivederlo mai più e ciò mi rende inquieta poiché nutro ancora la speranza di poterlo riabbracciare. Nella mia cittadina parteciparono quasi tutti allo scontro fra le due fazioni ad eccezione di alcune donne e bambini. Io rimasi nella mia capanna insieme a mia sorella Linh che in quel periodo aveva appena compiuto 3 anni di vita, mentre il resto della famiglia uscì per andare a combattere. Dal mio rifugio sicuro riuscii a distinguere gli spari provenienti dal confine che delineava il Vietnam del Nord e quello del Sud. Le armate nemiche avanzarono velocemente impugnando fucili, distruggendo tutto ciò che calpestavano finché non ci videro in ginocchio implorando pietà, una seconda opportunità. In casa nostra vennero diversi soldati, in quel periodo avevo solamente 8 anni ma ricordo fin troppo bene i loro volti, uno in particolare. Era un ragazzo alto appena maggiorenne, occhi chiari e malinconici di chi non ha avuto altra scelta se non partecipare a quel massacro come "il nemico". Entrarono in casa nostra degli uomini armati fino ai denti ed iniziarono ad ispezionarla da cima a fondo. Io mi ero rintanata sotto il tavolino con la piccola Linh fra le braccia, piangevo convulsamente ma in silenzio per non farmi udire. Il ragazzo sollevò il lembo della tovaglia e mi vide, il mio sguardo terrorizzato ricadde su di lui come se fosse l'ultimo uomo che avrei visto in vita. Si portò un dito sulle labbra carnose suggerendomi di restare in silenzio e, con un gesto deciso, lasciò scivolare giù la tovaglia dichiarando alle altre reclute che la casa era deserta, che probabilmente erano scesi tutti sul campo di battaglia con i Viet Minh. Tirai un sospiro di sollievo e venne sera, poi un altro giorno ma di mia madre nessuna traccia, ne tantomeno di mio padre o di mio fratello. Sono tutti morti o forse sono tenuti prigionieri dagli americani. Dopo qualche giorno un angelo venne a farci visita portandoci del cibo e dei vestiti nuovi: era il giovane soldato che ci aveva salvato la vita durante lo scontro. In preda alla disperazione cercai di chiedergli dove fossero finiti tutti gli altri. Cosa stava succedendo oltre il confine? Lui non comprendeva la mia lingua, mi guardò tristemente tendendo una mano verso di me intimandomi di seguirlo. In quel preciso istante capii che dovevo afferrare la sua mano e così feci, portando con me la piccola Linh. Una volta giunti al campo ci nascose nella sua tenda per uno o due giorni, dopodiché venne un uomo distinto a prenderci. Nemmeno lui sapeva parlare la nostra lingua ma si fece capire a gesti, alla fine lo seguimmo salendo su una Jeep diretta chissà dove e, man mano che ci allontanavamo, il volto di quell'angelo svanì. Si chiamava Aaron Blair, mentre il mio nome è Kim e questa è la mia storia.
Giunse il 30 Aprile del 1975, i Vietcong riuscirono a conquistare la capitale sud-vietnamita Saigon, ponendo finalmente fine alla Guerra del Vietnam e raggiunsero un accordo che prevedeva la riunificazione del Paese. Ora sono diventata una donna e vivo con la mia famiglia adottiva in Virginia, insieme a Linh che ha appena compiuto 13 anni. Dal giorno in cui mi sono trasferita qui ho imparato l'inglese oltre al dialetto americano, ma non ho mai dimenticato le mie origini vietnamite, come non potrò mai dimenticare Aaron. L'ultima volta che ci siamo visti risale a qualche tempo fa, poiché è continuamente in viaggio per il suo lavoro e non possiede molto tempo libero. Il Signor Richard Gray, ovvero il mio padre adottivo, afferma che il mio salvatore chiede molto spesso di me e che a volte m'invia persino dei regali dall'estero, ma dopo il Natale del 1970 non sono più riuscita a vederlo di persona a  causa della guerra fredda. Ultimamente ricevo da parte sua solo delle corrispondenze, che prima di giungere fra le mie mani vengono revisionate dal capofamiglia. Vorrei tanto ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me, potergli esprimere la mia gratitudine e fra le tante cose che vorrei dirgli ci sono anche queste due semplici parole che riempiono il cuore.
1 Tôi mến bạn.





Note.
1. Ti Amo in vietnamita.

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Capitolo 2
*** One step closer ***


One step closer

"Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo."
- Lao Tzu -

Se esiste un modo per avvicinarmi fisicamente a lui è proprio quello di entrare a far parte del suo mondo. Ho chiesto alla mia nuova famiglia di appoggiare questa mia scelta, per quanto essa possa sembrare pericolosa, e loro hanno acconsentito senza interferire. Desiderano vedermi felice e realizzata:
 "Insegui sempre i tuoi sogni Kim."
Le loro parole mi hanno spinta a fare un passo in avanti. Il mio cuore mi ha portata fin qui per diventare una recluta ed il fatto di essere una donna, in quella che generalmente è una tana per maschi, rende ancora più arduo il mio percorso verso Aaron. Superare le visite mediche è stato semplice possedendo un corpo atletico e flessibile, basti pensare che sono scampata alla guerra del Vietnam senza riportare ferite in superficie, ma nell'animo sono ancora scossa e non credo che potrò mai dimenticare. La venuta di Aaron nella mia vita è stata una benedizione, molti di voi si staranno domandando per quale motivo sto facendo tutto questo. Perché inseguire l'ombra di un uomo arruolandosi nella sua divisione dopo aver visto la morte con gli occhi? Perché arruolarsi con chi consideravo il nemico fino a qualche anno fa? La risposta è semplice. Penso che il soldato sia prima di tutto un uomo, con i suoi punti di forza e le sue debolezze, ma soprattutto credo che egli sia in qualche modo condizionato da chi risiede una carica più alta, un potere decisionale che supera il suo stesso volere. Il Governo è a capo di tutto, Aaron si è arruolato per fare del bene, per difendere la sua Patria ma spesso si finisce col cedere a compromessi di cui avrebbe sicuramente fatto a meno. Non sempre un conflitto nasce su solide basi, alcune volte basta una semplice miccia gettata a terra per appiccare un incendio. Da quando sono emigrata in America ho vissuto un mondo completamente diverso in confronto alla mia amata Indocina. Qui ci sono negozi di ogni genere, le donne svolgono gli stessi lavori degli uomini ed indossano anch'esse i pantaloni. A Saigon era un po' differente, usavamo gli abiti tradizionali, c'erano i campi da lavoro, i mercanti di seta. Mi manca la mia città natale, la natura incontaminata, i dialetti locali, gli sterminati campi in cui passeggiavo indisturbata insieme ai miei fratelli. In futuro vorrei tornare lì, magari sposarmi e avere molti figli che ereditino i suoi occhi: quelli dell'uomo di cui sono innamorata. Oggi sarà la giornata decisiva in cui le nuove reclute incontrano i capi dell'esercito statunitense, finalmente potrò riabbracciarlo dopo molto tempo. Aaron è stato denominato Maggiore a soli 28 anni, mi sorprende il fatto che un ragazzo in gamba come lui non abbia ancora preso moglie, o una fidanzata, molti credono che ci sia già una donna nel suo cuore ma non vuole farne parola con nessuno. Nelle sue missive non ha mai menzionato nessun'altra donna all'infuori di me o di sua madre, perciò dubito che possa avere qualche relazione che vada oltre un sincero affetto. Mi sono allenata duramente in questi ultimi anni prima di gettarmi a capofitto nella carriera militare. Ho frequentato diverse lezioni private per accrescere la mia tecnica di combattimento a mani nude o armata, ho partecipato persino ad un corso di sopravvivenza per rafforzare il mio fisico e renderlo abbastanza resistente da riuscire a sopravvivere anche in condizioni estreme. Tutto questo mi servirà, soprattutto per stare con Aaron, non voglio essere un peso ma un elemento di supporto. Lui è uno sportivo, si allena molto ed è determinato come nessun altro, ma in compenso io potrei colmare le sue lacune con la mia agilità e precisione. Una volta entrata nel campo militare chiedo alle nuove reclute dove posso trovare il Maggiore Blair, in seguito mi dirigo verso il suo ufficio e busso con insistenza.
"Avanti!"
Entro in tuta mimetica indossando un berretto che nasconde solo in parte i miei lunghi capelli corvini. Una volta chiusa la porta alle mie spalle lo metto via, permettendo ai suoi occhi di riconoscermi.
"Tu saresti... Kim??"
Aaron abbandona la sua postazione dietro la scrivania per venirmi incontro.
"Si sono proprio io, in carne ed ossa."
Rispondo stringendolo fra le braccia a mia volta, trattenendo a stento le lacrime.
"Scusami se non sono più venuto a trovarti, ma la guerra in Vietnam ha stravolto i miei piani. Sembrava interminabile."
Si giustifica lui felice di rivedermi dopo 5 anni.
"Sei così cresciuta... eri solo un adolescente l'ultima volta che ci siamo visti."
"Sono venuta qui per restare, mi sono arruolata."
Affermo andando dritta al punto, prima che lui possa chiedermi perché indosso la divisa.
"Kim mi piacerebbe molto che rimanessi davvero, ma questo lavoro è troppo rischioso. Verrò a trovarti più spesso, ma ti prego... ripensaci."
Conclude lui guardandomi con i suoi occhi azzurri.
"Ho già deciso, non ho alcuna intenzione di tirarmi indietro proprio adesso. Sono pronta, mi sono allenata duramente in attesa di questo giorno."
"Perché vuoi farlo? Ti ho preso sotto la mia ala affinché tu potessi vivere una vita serena con una buona famiglia, ti sei salvata per miracolo quel giorno a Saigon e adesso? Vuoi vanificare tutti i miei sforzi? Sei ancora in tempo per tornare indietro, per laurearti o magari per crearti una famiglia."
Le sue parole risuonano dure e accorate, ma qualsiasi cosa lui mi suggerirà di fare io non cambierò idea.
"Aaron non lo capisci? Io ti devo la vita. Permettimi di ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, voglio diventare il tuo braccio destro e non la tua spina nel fianco. Sarò pronta a combattere una guerra qualora esplodesse."
"Tu non mi devi niente, questo mondo è infame. Il mio gesto è stato un modo per riscattarmi dopo aver generato così tanto dolore, dopo aver vissuto una violenza ingiustificabile."
"Invece il tuo è stato un grande gesto, non lo dimenticherò mai."
"Desideri veramente intraprendere la carriera militare?"
Ora il suo tono ha mutato forma. Non è più quello di un ragazzo in balia dei ricordi, ma piuttosto quello di un Ufficiale.
"Si."
"Bene. In questo caso ti mostrerò i tuoi alloggi, seguimi."
Non so con certezza dove mi porterà questo nuovo percorso, ma il solo fatto di seguire i suoi passi mi rende felice.





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Capitolo 3
*** Take my breath away ***


Take my breath away

"Lancia il tuo cuore davanti a te, e corri a raggiungerlo."
- PROVERBIO ARABO -

Aaron mi mostra la mia stanza, piccola ed essenziale, composta da un letto a castello.
"Dormirai qui, almeno non avrai scocciature."
"Chi sarà il mio coinquilino?"
A quel punto Aaron pone l'indice verso di sé e aggiunge:
"Non potrei mai mandarti nel dormitorio degli uomini, finiresti nei guai."
"Tu non sei un uomo?"
"Certo che si, ma con me è diverso. Ti conosco da una vita Kim, so che sei una ragazza di sani principi. Qui non sono abituati a vedere molte soldatesse, perciò ti chiedo di tenere gli occhi ben aperti e di accettare questo alloggio per la tua incolumità. Sempre se intendi restare."
"In questo caso non posso rifiutare, vuol dire che recupereremo il tempo perduto negli ultimi anni."
"Esatto, sarà anche un modo per insegnarti le regole della base."
Aaron mi mostra pazientemente l'intera struttura mostrandomi ogni singola stanza, che spazia dall'igiene e la cura personale, fino a giungere nell'infermeria, nel campo per gli allenamenti, nell'armeria, oltre ad avermi spiegato tutto ciò che un soldato deve sapere sull'arte della guerra. Dopodiché mi consegna un taccuino in cui ha già trascritto gli orari della tabella di marcia, compresi gli allenamenti giornalieri.
"Grazie infinite, non so come ringraziarti."
"Non ho fatto niente di particolare, ora pensa a riposare. Domani sarà una lunga giornata. Vuoi la parte alta o preferisci rimanere in basso?"
Mi chiede indicandomi il letto a castello.
"Per me è lo stesso, ma potendo scegliere preferirei stare in alto."
"Non esitare a svegliarmi se riscontri qualche problema, qualsiasi esso sia. Cerco di riposare un po', sono stanco morto."
Conclude Aaron sdraiandosi nella parte inferiore mentre io salgo la scala a pioli.
"Certamente! Buonanotte Aaron."
"Buonanotte Kim."
Spegniamo le luci, anche se la stanza rimane ugualmente illuminata dalla luce della luna riflessa sul davanzale. Mi giro e mi rigiro in cerca della giusta posizione per addormentarmi, ma 2Hypnos sembra distante anni luce da me.
"Qualcosa non va?"
E' la voce di Aaron che fa capolino dal materasso in attesa di una mia risposta.
"Va tutto bene ti ringrazio, mi dispiace averti svegliato."
"Affacciati Kim."
Guardo verso il basso e noto i suoi occhi azzurri contraddistinguersi nell'oscurità come due fanali.
"Sono veramente sorpreso che tu abbia deciso d'intraprendere questo percorso, sei certa di volerlo davvero? Sappi che te lo sto dicendo non perché voglio che tu te ne vada, ma perché tengo molto a te."
"L'ho intrapreso per lo stesso motivo per cui desidereresti che cambiassi idea."
"Kim."
"Voglio starti vicino, è così difficile da credere?"
"No, non lo è affatto."
Risponde tendendo una mano verso di me.
L'afferro mentre lui incrocia le sue dita alle mie come in un giuramento.
"Ora cerca di riposare, domani sveglia all'alba."
Commenta lui sciogliendo il nodo creatosi fra le nostre mani.
"Ci proverò. 3Giấc mơ ngọt ngào Aaron."
Mi sono allontanata dalla mia famiglia per inseguire il mio cuore, ho lasciato Linh ai suoi studi e mi sono arruolata per vivere al suo fianco. Magari un giorno chissà, riuscirà a ricambiare i miei sentimenti e non mi vedrà più per la bambina che ero, ma per la donna che sono diventata.





Note.
2. Hypnos (in greco antico: Ὕπνος), adattato in lingua italiana in Ipnos o, più raramente in Ipno, nella mitologia greca è il dio del sonno, figlio di Nyx e fratello gemello di Thanatos.
3. Sogni d'oro in vietnamita.

 

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Capitolo 4
*** This is war ***


This is war

“Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio,
la guerra.”
Versi tratti dalla poesia "Promemoria" - GIANNI RODARI -

Suona la sveglia ed Aaron è già in piedi, si sta vestendo dinanzi a me come se fossi un qualsiasi uomo del suo reggimento.
"Forza Kim dobbiamo avviarci. Colazione al volo ed un'intensa mattinata di preparazione alle armi ci attendono."
"Ok, farò in fretta."
M'infilo la divisa velocemente mentre lui è già pronto e guarda l'orologio battendo il tempo.
"Non mi dirai che ti vergogni? Ora sei un marines, non importa se uomo o donna ricordatelo sempre."
"Non lo dimenticherò. Possiamo andare."
Entro nella grande mensa insieme ad Aaron e noto non solo la riverenza nei suoi confronti, ma anche gli sguardi degli altri soldati fissi su di me come radar.
"Lasciali stare, ricorda il giuramento che hai fatto prima di venire qui."
Non dovrà esserci nessuna relazione a sfondo sessuale fra le reclute del reggimento, bisogna rimanere concentrati sulla missione. Anche se dal suo tono sembra più il consiglio di un uomo geloso, piuttosto che un ripasso delle regole.
"Cosa faremo oggi?"
"Per prima cosa dovrai allenarti al poligono, il resto te lo dirò strada facendo."
Risponde Aaron mentre finiamo di fare colazione e ci avviamo verso l'esterno.
"Oggi dovrai dimostrarmi che sei in grado d'imbracciare un fucile."
Raggiungiamo un posto isolato circondato da rocce e bersagli, alcuni immobili ed altri in movimento, dopodiché Aaron prende il suo fucile e si piazza dietro un cumulo di sacchi di sabbia.
"Stai a vedere."
Inizia a sparare ai bersagli con la prontezza di un cecchino, non sbaglia un colpo e le altre reclute rimangono lì ad osservarlo come se fosse un essere di un altro pianeta.
"Ora tocca a te Kim. Ragazzi non perdetevi in discorsi futili e fate il vostro dovere."
"Si Signore!"
Incredibile come un ragazzo dall'aspetto tanto angelico sia in realtà un comandante talentuoso ed autoritario. Afferro l'arma che mi pone fra le mani, è un M1 Garand. Prendo la mira ed inizio a sparare cercando di non deludere troppo le sue aspettative. Colpisco il bersaglio mancando però il suo cuore, c'è un enorme differenza fra una revolver Kimber K6s ed un M1 Garand. Il fucile richiede maggior forza e precisione, se non si fa attenzione si può persino perdere l'equilibrio a causa del contraccolpo.
"Non male per una principiante."
Annuncia Aaron togliendomi l'arma dalle mani.
"Avvicinati, ti mostro un trucco."
Faccio come dice ed un istante dopo lo sento dietro di me, mentre mi spiega il modo corretto d'impugnare l'arma.
"Vedi il calcio del fucile va poggiato contro la spalla per tenere sotto controllo il rinculo... proprio così."
Aaron posa i suoi pettorali sulla superficie della mia schiena e con un gesto deciso afferra la mia mano per posarla insieme alla sua sul grilletto. Un brivido caldo mi fa distogliere lo sguardo dalla canna, per rivolgerlo furtivamente verso di lui.
"Ora lascia spaziare lo sguardo più lontano che puoi e spara, quando credi di aver calcolato al meglio le distanze."
Conclude indicandomi un bersaglio abbastanza distante.
"Ok, sono pronta."
Premo il grilletto e il proiettile schizza via come un missile perforante centrando in pieno l'obiettivo.
"Molto bene, presto sarai un ottimo cecchino."
Dice Aaron annuendo con il capo.
"Cecchino? Non verrò sul campo insieme a te in caso esplodesse una guerra?"
"E' tutto da vedere Kim. Preferirei tenerti il più lontano possibile dal fuoco nemico, non mi aggrada l'idea di vederti morire."
Annuncia senza troppo giri di parole.
"Lo stesso vale anche per me."
Controbatto attirando la sua attenzione.
"Non mi fraintendere, lo dico solo per il tuo bene. Ora ci aspetta un'altra prova ancora più impegnativa."
La guerra simulata. I soldati, prima di recarsi sul campo di battaglia devono avere in mente uno schema ben preciso, non devono prepararsi solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologicamente a quel che sarà un imminente conflitto. Nelle simulazioni s'indossa la tuta anti-proiettile, oltre ad utilizzare pistole e fucili a piombini anziché la tradizionale artiglieria. Aaron mi fa indossare un elmo dotato di visiera protettiva, visto che ho ancora poca esperienza sul campo. Dice che devo affinare i miei sensi affinché possa avvertire un eventuale attacco nemico ancor prima che esso avvenga.
"Come farò a capire quando verrò colpita alle spalle?"
"A volte il nemico è invisibile, per questo ci eserciteremo al buio. E' necessario sviluppare al massimo tutti e cinque i nostri sensi, se possibile anche il sesto."
Risponde lui una volta entrati in un capannone illuminato solo saltuariamente da luci al neon.
"Stai tranquilla non ti accadrà niente, per oggi ti darò una mano."
Mi sussurra Aaron una volta rimasti al buio fra sacchi di sabbia, edifici diroccati in calcestruzzo e recinzioni in fil di ferro. Il via alla prova viene annunciato con uno sparo, improvvisamente tutto intorno a me inizia a muoversi e quell'oscurità visiva viene compensata dalle sue braccia che m'afferrano per farmi evitare una raffica di piombini nella nostra direzione. Strisciamo come serpenti sul terreno sabbioso fino a raggiungere il secondo step, con una gran dose di adrenalina e ben poco fiato in gola.



 

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Capitolo 5
*** Shadow of the day ***


Shadow of the day

“Ogni ombra è figlia della luce.”
- STEFAN ZWEIG -

"Devi fare più attenzione Kim."
Sono le parole di Aaron una volta terminata l'esercitazione.
"Se fosse stata una vera battaglia ti avrebbero già uccisa, te ne rendi conto?"
Le sue verità emesse con rammarico mi feriscono nel profondo. Aaron lo fa per la mia incolumità, urla perché l'istinto gli suggerisce che è l'unico modo per arrivare a me in maniera diretta.
"Mi dispiace, la prossima volta sarà diverso..."
"Non amo alzare la voce, soprattutto con te Kim. Ma voglio che tu comprenda una cosa molto importante."
Smetto di togliermi di dosso il giubbotto anti-proiettile per osservarlo più da vicino. I suoi occhi sono acqua profonda, più li guardo più mi rendo conto che sono lo specchio della sua anima. A volte i suoi modi sono bruschi, ma lo conosco abbastanza da poter dire che ogni suo gesto, ogni sua parola, è una mano tesa nella mia direzione.
"Essere un soldato richiede grande sacrificio. Non puoi distrarti nemmeno un istante se vuoi riabbracciare i tuoi cari su questa terra. Devi pensare alla tua famiglia ancor prima che a te stesso, se tu muori loro continueranno a vivere nel doloroso ricordo di quell'ultimo abbraccio scambiato prima di dirsi addio. Non starò qui ad annoiarti con il mio monologo, desidero solo che tu colga il messaggio. Devi essere forte Kim, devi fare tutto ciò che è in tuo potere per rimanere in vita."
Ciò che inizialmente sembrava una predica, si è tramutata in qualcosa di molto più profondo. E' un consiglio accorato, un insieme di considerazioni che potresti udire solo da un padre, da un fratello o da un uomo capace di amare intensamente.
"Non ho alcuna intenzione di morire, ci sono ancora tante cose che vorrei fare nella mia vita, tante quanti sono i giorni che mi restano da vivere. Sono venuta qui con uno scopo ben preciso, niente avviene per caso Aaron, è il fato che ci indica la via."
"Cosa ti ha suggerito di fare il destino?"
"Seguire te anche in capo al mondo."
Aaron sta per pormi un'altra domanda, ma veniamo interrotti da un altoparlante posto nell'angolo sovrastante gli spogliatoi.
"Le reclute sono pregate di recarsi dinanzi l'infermeria per un controllo medico!"
Annuncia la voce fuori campo, come fosse uno spot pubblicitario o un appello scolastico. Non è nessuna delle due cose, ma preferisco pensarla così visto che molto probabilmente si tratta dei famosi vaccini contro le malattie infettive.
"Ora va, io ho già tutti i vaccini. Ci vediamo più tardi!"
Esclama lui dandomi una pacca sulla spalla.
Mi metto in fila con le altre reclute, finché non giungo nella stanza adibita a studio medico in cui si eseguono le analisi e tutto ciò che concerne la nostra salute, tra cui il controllo della pressione sanguigna. Dopodiché vengo visitata da un neurologo per confermare il buono stato della mia condizione psico-fisica. Il mio primo giorno nella base militare si conclude con una stanchezza tale che finisco con l'addormentarmi, durante una conferenza nella sala riunioni indetta dal Capo di Stato Maggiore dell'esercito statunitense. La sala si svuota e avverto una presa ferrea dietro la schiena e sulla parte posteriore delle cosce. Quando mi risveglio sento un terribile imbarazzo che sopraggiunge, soprattutto per essere crollata in quel modo dinanzi a così tante persone. Per fortuna Aaron mi ha riportata nella nostra camera lasciando che il suo petto mi faccia da cuscino. Faccio finta di dormire ancora per un po', memorizzando il suo profumo e il suo calore corporeo a contatto con la mia pelle. Apro gli occhi solo quando le sue mani posano le mie membra sul materasso, a quel punto lui mi copre come se fossi ancora quella bambina vietnamita di tanti anni fa.
"Grazie. Sono crollata per la stanchezza."
"Non fa niente, non devi giustificarti. Vedrai che presto ti abituerai a questi ritmi serrati e ci farai il callo. Ora riposa, domani sarà un'altra giornata impegnativa."
Conclude posando le sue labbra sulle mie tempie.
"Buonanotte Aaron."
Presto troverò il coraggio per dirti ciò che provo veramente.



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Capitolo 6
*** Dreamer ***


Dreamer

"Ci hanno promesso che i sogni possono diventare realtà, ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni."
- Oscar Wilde -


C'è un grande prato verde, popolato da fiori variopinti e da una fauna selvaggia. Riesco a riconoscerla in lontananza, è la mia Saigon ed insieme a me c'è Aaron. Siamo distesi sull'erba e dialoghiamo in flebili sussurri, il vento ci accarezza la pelle mentre il sole ci riscalda con i suoi luminosi raggi. Ad un certo punto vedo Aaron flettersi su di me posando le mani sugli spigoli del mio viso, chiudo gli occhi e accolgo le sue labbra come fossero una benedizione. Tutto il rumore intorno a noi sembra essersi dissolto in quell'istante di estrema bellezza, il mio cuore batte all'impazzata come se volesse uscirmi dal petto. E' un angolo di Paradiso quello in cui ci troviamo, riesco persino a scorgere la mia vecchia casa, più simile ad una capanna che ad una casa vera e propria. Improvvisamente sopraggiunge un temporale e corriamo al riparo sotto una palafitta costruita dai miei genitori quando ero solo una ragazzina. Aaron mi stringe a sé zuppo dalla testa ai piedi. Avverto la sua felicità, è di poche parole ma i suoi occhi lasciano poco spazio all'immaginazione e non sono in grado di mentire. Al rumore della pioggia si aggiunge quello di uno sparo non molto distante dalla nostra postazione. Aaron guizza in piedi intimandomi di non muovermi e di rimanere a terra. Lo imploro di non andare, di non lasciarmi sola dicendogli che uscire dal ripostiglio nel cuore di una tormenta sarebbe stato come avventurarsi nella giungla bendati, ma lui non mi da ascolto ed esce. Sul fare della sera imbraccia un fucile d'assalto e si avvia verso l'esterno, sotto una pioggia torrenziale. In quel preciso istante sono immobilizzata dalla paura ma trovo lo stesso la forza di reagire afferrandolo di spalle. Lui mi spinge via, dicendo che non sarebbe stata né la prima né l'ultima battaglia che avrebbe combattuto in solitario. Poco dopo venne un altro sparo. Il suo sangue sparso sulla terra paludosa, il suo corpo riverso in una pozza privo di vita come un manichino. Sono uscita anch'io dal rifugio, dopo qualche esitazione, nel disperato tentativo di rianimarlo ma... la pallottola gli ha perforato i polmoni privandolo dell'ossigeno necessario per respirare. Resto accanto a lui confondendo le lacrime con la pioggia, scivolano giù nel ruscello sotto i nostri piedi. Urlo straziata sperando che qualcuno mi senta.
Il mio Amore è andato perduto.
"Aaron! Aaron!!"
"Cosa c'è? Ti senti male?"
Sentendo la sua voce riesco a tornale alla realtà, al letto a castello, alla mia prima notte da recluta.
"Ho fatto un sogno terribile!"
"Me ne sono accorto, ti ho sentita urlare nel cuore della notte, credevo che..."
Lo abbraccio istintivamente senza lasciarlo finire e lui mi ricambia allo stesso modo.
"Sono così felice che tu sia qui."
"Te la sentiresti di raccontarmelo?"
"Si, certamente!"
Narro l'intera vicenda tralasciando il particolare del bacio, finirebbe col capire troppe cose che ancora non ho avuto il coraggio di dirgli.
"Era solo un incubo Kim, ciò non toglie che noi soldati rischiamo la pelle ogni santo giorno."
Afferma lui giocherellando con le sue piastrine.
"Se la cosa può rasserenarti, non ho alcuna intenzione di morire. Significherebbe lasciarti sola in questa tana di lupi."
Ironizza lui riferendosi alle nuove leve.
"Dici che potrebbero sbranarmi?"
Gli domando reggendo il gioco.
"Finché li comanderà il sottoscritto non credo che si azzarderanno. Sempre se non vogliono assaggiare il mio destro!"
Esclama sollevandosi le maniche per mostrarmi i suoi tricipiti.
"Faresti tutto questo per me?"
"In verità vorrei fare molto di più."
Afferma scendendo la scala a pioli per tornare sulla sua branda.
"Ad esempio?"
"Sai che non sono un uomo di molte parole... preferisco i gesti, le dimostrazioni."
"Ciò m'incuriosisce ancora di più."
"Lo scoprirai presto Kim. Ora torniamo a letto."
La luce nella stanza si spegne e tutto torna come prima.
Staremo insieme per sempre non è vero?


 

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Capitolo 7
*** Beyond the stars ***


Beyond the stars

“Scrivevo silenzi, notti, notavo l’inesprimibile, fissavo vertigini.”
- Arthur Rimbaud -

26 Novembre 1976,
Giorno del Ringraziamento. Durante questa festa le strade di Fredericksburg (Virginia) si trasformano in uno spettacolo itinerante, con luci variopinte ed inconfondibili profumi. Finalmente possiamo goderci una giornata di riposo dopo interminabili allenamenti, nottate inquiete in cui finivo col ripetere sempre lo stesso incubo. Aaron mi ha proposto di andare a fare una passeggiata in centro, nel luogo dove allestiscono le bancarelle per l'evento annuale in cui ognuno può sentirsi libero di scambiarsi dei doni. La Festa del Ringraziamento, lo suggerisce la parola stessa, è il giorno per dire "grazie" a quelle persone che ci hanno fatto del bene, verso chi rispettiamo o amiamo.
"Ti piace questo posto Kim?"
Mi chiede Aaron mentre passeggiamo vicini lungo una strada abbastanza affollata.
"Si, moltissimo. A Saigon non esiste questa ricorrenza."
"Questo posto deve il suo nome alla battaglia di Fredericksburg in cui le forze 
unioniste e quelle confederate, forti entrambe di un parco d'artiglieria di oltre 400 cannoni, dettero vita tra l'11 e il 15 dicembre 1862 al primo scontro di trincea della storia."
"Non lo sapevo, sei molto preparato devo ammetterlo."
Ad un certo punto Aaron m'afferra per mano e qualcosa dentro di me inizia a fluire lentamente.
"Stammi vicino. Non vorrei che ti perdessi fra la folla."
"Ti ringrazio, la tua mano sarà la mia guida."
I tuoi occhi saranno i miei.
Affermo stringendola ancora un po' notando, in un secondo tempo, con piacere che gli abiti borghesi gli donano particolarmente.
"Cosa c'è... ti senti a disagio? Se vuoi la lascio."
"No! Scusami mi ero solo persa fra mille pensieri."
Esclamo impedendogli di lasciarla rafforzando la presa. I miei occhi si sono soffermati sulla giacca sbottonata in pelle, che lascia intravedere il petto scolpito segnato da una ferita fresca di battaglia.
"Hai notato la mia cicatrice non è vero? Purtroppo ne ho diverse sparse per tutto il corpo."
Dice lui fermandosi dinanzi un banco di hot - dog.
"Hai fame?"
"Beh, hanno un aspetto invitante."
"Lo prendo per un si."
Ci sediamo su una panca ed iniziamo a parlare, ridere, complici negli sguardi. Da quando mi sono trasferita in Virginia la mia vita è stata totalmente stravolta. Dal cibo alle abitudini, dalla cultura alla religione.
"Tornando al discorso di prima, qualsiasi donna disprezzerebbe le mie cicatrici, il mio corpo e la mia anima sono stati corrotti oltre che corrosi dalla guerra..."
"Questo non è affatto vero. Loro sono una parte di te, non puoi cancellare il passato Aaron."
"Infatti mi riferivo ad una donna qualsiasi. Tu non sei una donna comune Kim, soprattutto per me."
"Cosa intendi dire?"
"Te lo spiegherò strada facendo, ma prima voglio darti una cosa."
Ci allontaniamo dalla folla per scambiarci i doni, la luna nascente è nostra complice, lei sa cosa alberga nei nostri cuori, lei ci ha osservati ogni notte preservando il silenzio fino ad oggi.
"Anch'io ho un dono per te."
Mentre Aaron fruga fra le sue tasche in cerca del mio regalo gli porgo il mio.
"Grazie Kim, non dovevi disturbarti. Di che cosa si tratta?"
"E' un GEEKSLIFE Serpente, un tipico portafortuna Vietnamita. L'ho preso dalla mia umile dimora prima di lasciarla per sempre."
Aaron lo prende fra le mani e l'osserva per bene prima di riporlo in tasca.
"Un pensiero veramente prezioso. Ora tocca a me."
Sgancia il ciondolo per poi richiuderlo dentro la mia nuca. E' a forma di occhio e al suo interno c'è la riproduzione di un iride azzurra come il cielo.
"E' magnifica... è dello stesso colore dei tuoi occhi."
Guardandola bene riesco a riconoscerli: sono proprio loro. Sono gli occhi più belli che io abbia mai visto.
"Quando li guarderai voglio che ti ricordino me."
"Hai forse intenzione di lasciarmi? Partirai per un'altra battaglia senza di me?"
Al solo pensiero non riesco a trattenere le lacrime, sgorgano dal dolore e solcano il mio viso.
"Non ho detto questo, ma è anche vero che in guerra si rischia la vita ogni giorno. Non posso sapere se domani verrò colpito al cuore da una pallottola oppure se..."
Aaron continua a creare immagini terribili nella mia mente e non lo posso sopportare.
"Non dovresti nemmeno pensarle certe cose! Ora sei qui con me, la guerra è finita e possiamo passeggiare liberi da ogni preoccupazione."
Lo interrompo esponendogli il mio punto di vista.
"Questo lo so, ma Kim... credi davvero che questa pace apparente durerà in eterno? Potrebbe durare qualche anno al massimo, ma alla fine un nuovo conflitto esploderà da qualche parte nel mondo. Noi siamo soldati, la nostra missione è assicurarci che nessuno muoia ingiustamente, che l'armata americana primeggi su tutte le altre affinché nessun'altra Nazione si ribelli al nostro amato Paese."
Aaron continua il suo monologo descrivendomi tattiche militari, segreti di Stato e tutto ciò che potrebbe rendere più chiaro e comprensibile il suo ragionamento.
"In pratica vuoi dire che è indispensabile una lotta continua per preservare la pace?"
"Non dipende solo da me, si tratta del modo di pensare delle grandi potenze pronte a tutto pur di occupare i primi tre gradini del podio. A parte questi discorsi noiosi c'è qualcosa che vorrei dirti da molto tempo..."
Dopo un'accesa discussione su cosa sia giusto o meno, finalmente Aaron concentra la sua attenzione su di me. La notte è lunga ed il cielo ricco di stelle, rimaniamo fermi a guardarle seduti vicini su una panchina finché una di loro non cade giù."
 Una stella cadente.
"Hai espresso un desiderio?"
"Si e tu?"
Aaron m'afferra attirandomi verso di sé, quando chiudo gli occhi ed esprimo i miei sogni.
Vorrei tanto tornare a Saigon insieme al mio amore.





 

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Capitolo 8
*** I will always love you ***


I will always love you

“I profumi, i colori e i suoni si rispondono.”
- Verso tratto dalla poesia "Corrispondenze" di BAUDELAIRE

Le sue labbra carnose vengono a posarsi contro le mie, chiudo gli occhi per memorizzare ogni istante, ogni sensazione che lui sprigiona in me anche solo sfiorandomi. Le sue mani avvolgono la mia vita mentre mi confondo fra i suoi meandri, posando i palmi sul suo petto. Quell'incontro di anime sembra infinito, non riusciamo più a tener nascosto ciò che il nostro cuore urla a gran voce.
"Ti Amo Kim."
Riesce a dire Aaron mentre ci baciamo sotto i raggi della Luna.
"Provo la stessa identica cosa per te."
Aggiungo io ormai totalmente persa in quell'abbraccio, irrecuperabile.
Credevo che questo giorno non sarebbe mai giunto, non ci vedevamo da molto tempo ed ho iniziato a temere che lui non provasse i miei stessi sentimenti. Ho sempre vissuto le sue gesta come degli enormi atti di altruismo, di generosità. La nostra differenza d'età all'epoca si notava ma ora non rappresenta più un ostacolo. 10 anni non sono poi molti quando si ama, nemmeno la distanza dei corpi ha mai smorzato il focolare dell'Amore che arde dentro di noi.
"A cosa pensi?"
Mi domanda Aaron vedendomi distesa sulla panchina con la testa posata sulle sue gambe.
"Stavo pensando che questa notte non riuscirò a chiudere occhio."
"Secondo me dovresti, perché domani proseguiremo gli allena. Non voglio che questa cosa causi problemi o distrazioni."
Commenta lui accarezzandomi il viso, mantenendo lo sguardo fisso su di me.
"Tu non sei affatto una distrazione, è così difficile da credere che il destino ci vuole insieme?"
"No, non lo è Kim. Il mio interesse nei tuoi riguardi è nato quel fatidico giorno, ma l'Amore che provo è cresciuto col tempo tanto che ora non riesco più a celarlo."
La sua sincerità a volte mi spiazza a tal punto da non trovare più le parole.
"Non dici niente?"
"Hai già detto tutto, non troverei parole migliori per esprimere ciò che provo."
Aaron si china verso di me ed un nuovo bacio, dolce come lo zucchero filato, ci unisce sotto lo stesso cielo.
Quando torniamo al campo è già notte fonda e avverto una certa stanchezza.
"Posso dormire con te? Sento freddo..."
"Se ci stringiamo un po' c'entriamo entrambi."
Risponde lui serenamente. Dopodiché afferra al volo il mio cuscino e lo posa sulla sua branda.
"Buonanotte Aaron."
"Buonanotte Kim."
Conclude tenendomi stretta fra le sue braccia muscolose.
Poso la testa sui suoi pettorali mentre cerco di prendere sonno. Aaron emana un calore incredibile, di fatto riposa sempre a maniche corte o a dorso nudo anche d'inverno, mentre io soffro molto il freddo. E' ancora presto per passare allo step successivo, so per certo che lui non mi costringerebbe mai a fare qualcosa contro la mia volontà. Gli basta starmi vicino, coccolarmi senza strafare, anche perché una volta che si oltrepassa una certa soglia poi non si torna più indietro. Fare l'Amore con una donna è un po' come impossessarsi del suo cuore ed Aaron in buona parte lo possiede già. Ciò che ora ci unisce non è solo la memoria, quello che è accaduto stasera conferma un sentimento che è andato aldilà del tempo. Quando ci siamo baciati ho sentito molto di più rispetto a quello che avrebbe potuto dirmi a parole, l'ho sentito vero ed è stato inevitabile lasciarsi andare.
Chissà cosa accadrà a partire da domani.


 

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Capitolo 9
*** Animal instinct ***


Animal instinct

“I sentimenti d’impeto devono essere guidati dalla ragione e ogni sforzo deve essere proporzionato all’obiettivo.”
- JANE AUSTEN -


"Kim è ora di alzarsi."
Sento la voce di Aaron che mi rimbomba nella testa sin dalle prime luci dell'alba.
"Eccomi, arrivo subito."
Apro gli occhi e lui m'osserva compiaciuto.
"Forza, scattare! Gli altri saranno già in postazione."
Oggi è particolarmente euforico, sembra rinvigorito.
"Ne approfitto ora visto che davanti alle altre reclute non potrò farlo."
Mi afferra velocemente e poco dopo siamo lì in piedi, come fosse la scena di un film, occhi, bocca contro bocca.
"Sei sveglia adesso?"
"Penso proprio di si, anche se avrei preferito rimanere a letto ancora per un po'."
"Penseremo più tardi ai "sentimentalismi. Ora dobbiamo andare. Che esempio darei alle reclute? Il Maggiore che si presenta in ritardo all'appello, non è una buona reputazione..."
"Se lo dici tu."
La giornata si svolge secondo il protocollo, allenamenti mattutini, una doccia fredda, pasti regolari e ben poco tempo libero per vivere la nostra relazione a trecentosessanta gradi. Nel pomeriggio m'immergo nelle vasche insieme alle altre reclute per migliorare la mia abilità di apnea. Aaron mi ha spiegato che solo l'1% dei Marines riesce a diventare un ranger, non una semplice recluta ma un membro appartenente ai corpi speciali. Io non miro così in alto, ma farò del mio meglio per dimostrare a tutti, soprattutto a lui, che sono una donna in gamba e se mi metto in testa una cosa la porto sempre a termine. Giunta la sera possiamo goderci un po' di sano relax, ogni recluta ha il diritto di trascorrere il suo tempo libero come meglio crede, l'importante è che rispetti gli orari della base oltre che il protocollo militare. Aaron mi porta in un locale dove servono cibo e bevande tipicamente americane. Per l'occasione sfoggio un abito aderente, con un cinturone che mette in risalto i fianchi e la vita sottile. All'inizio lui si oppone dicendo che un abito del genere attirerebbe troppo l'attenzione, ma la verità è un'altra.
"Ti dona molto questo vestito."
Afferma Aaron mentre ordina due drink posando le braccia sul bancone del locale.
"Grazie, è un abito americano."
"Lo vedo, anche le mie reclute l'hanno notato a quanto pare."
Dice riferendosi agli sguardi maliziosi di alcuni ragazzi in sala.
"Non li guardare, non sarai geloso spero..."
"Mi da fastidio il modo in cui ti guardano. E' più forte di me."
I suoi occhi azzurri tornano a posarsi su di me quando congiungo le mie mani alle sue.
"Potranno anche guardare ma non potranno mai avermi."
Non faccio in tempo a terminare la frase, poiché una recluta in borghese s'avvicina al bancone frapponendosi tra noi.
"Hey, bellezza! Vuoi spassartela?"
Mi chiede il soldato evidentemente sbronzo dandomi una pacca sul sedere. Aaron prende il mio posto senza nemmeno chiedermelo, cerco di dirgli che il ragazzo non ha fatto niente di grave, che deve aver alzato un po' troppo il gomito ma le mie parole sembrano volare al vento.
"Perché non ci provi con me?"
Gli propone Aaron in tono provocatorio.
"E tu chi cazzo saresti?"
"Ora te lo spiego."
Aaron gli sferra un pugno in pieno volto facendolo capitolare a terra con il setto nasale sanguinante.
"Aaron cosa stai facendo??"
"Così impara ad importunare la mia donna. Andiamocene."
Risponde lui irato gettando i soldi sul bancone, mentre mi trascina fuori dal locale afferrandomi per un polso.
"Posso comprendere la gelosia, ma così è eccessivo!"
"Volevi farti palpeggiare da quell'ubriacone? Allora vai, accomodati pure Kim!"
"Non ho detto questo, ma vederti così mi fa male. Sono una donna fra tanti uomini, è normale che qualcuno provi interesse nei miei riguardi..."
"Forse non hai ben capito a quale tipo di "interesse" puntano alcuni uomini dopo mesi di astinenza."
"Invece si e so anche un'altra cosa. Che sono innamorata di te e non m'importa se dovrò affrontare mille problematiche per starti vicino!"
Dopo la mia confessione il suo sguardo si addolcisce mutando espressione. Fuori dal locale è buoi pesto, le uniche luci provengono da alcuni lampioni che portano alla via principale.
"Ti chiedo scusa sono stato uno stupido."
Afferma Aaron stringendomi fra le sue braccia senza alcun preavviso.
"L'hai fatto per me, non devi spiegarmi niente."
Forse se fossi uscita con i pantaloni tutto questo non sarebbe mai accaduto, ma volevo mostrarmi attraente ai suoi occhi senza pensare che lo sarei stata anche per altri. La sue gelosia è croce e delizia, un po' mi preoccupa ma al tempo stesso è il suo modo per dimostrarmi quanto tiene a me.

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Capitolo 10
*** Feel ***


Feel

"Mentre lui le insegnava a fare l’amore lei gli insegnava ad amare."
- Fabrizio De André -

Una volta rientrati alla base Aaron si dirige verso il bagno per sbollire la rabbia con una bella cascata d'acqua gelata. Io invece ho ben altro per la testa, è un pensiero che fin'ora non possedevo, ma visto la sua reazione di questa sera non ho potuto fare a meno di pensare ad un modo per tranquillizzarlo. Per dirgli: "Io sono tua e di nessun altro, noi siamo una cosa soltanto."
Mi sfilo l'abito mettendolo nella cabina armadio, dopodiché sollevo le coperte della sua branda nascondendo il mio corpo nudo sotto le lenzuola. Quando lui torna nella stanza non ho la minima idea di cosa stia succedendo.
"Hai freddo anche stanotte?"
Mi domanda Aaron all'oscuro delle mie vere intenzioni.
"Si."
Così solleva le coperte per coricarsi al mio fianco e nota la mia pelle candida come la seta priva di ogni velo.
"Kim..."
"Vieni qui."
"Ne sei proprio sicura? E se dovessi perdere il controllo?"
"Lasciati andare, ora sono pronta."
Stanotte ti voglio.
Lo aiuto a denudarsi e le mie gote esplodono in un rosso fuoco quando vedo il suo corpo statuario.
"Non mi era mai capitato di trovare una donna nuda nel mio letto."
Afferma lui sdraiandosi accanto a me.
"Non fraintendermi, ho avuto una ragazza parecchio tempo fa, ma è stata una storiella di poco conto."
"Con me è diverso? Io non ho mai avuto un ragazzo, puoi immaginare il perché."
"Sono passati più di dieci anni dalla mia ultima volta Kim. Molto probabilmente è per lo stesso motivo."
Le sue mani si posano sul mio viso in un'ampia carezza. Prima di baciarmi Aaron posa le labbra sul mio collo, percorrendo le zone erogene con estrema delicatezza. Siamo così vicini tanto da riuscire a percepire i battiti del suo cuore, il mio va all'impazzata, sembra un cavallo in corsa senza briglie. Lo stringo forte mentre le sue dita esplorano per la prima volta le mie curve e i miei fondali, il suo è il corpo di un guerriero che ha combattuto molte battaglie. Le sue cicatrici lo impreziosiscono anziché deturparlo, poiché anch'io possiedo le mie e so bene cosa significa dover lottare per restare in vita. Il suo modo d'amare è incredibilmente dolce e passionale al tempo stesso, mentre ci amiamo lontani da occhi indiscreti lui non distoglie mai lo sguardo da me. E' come se in qualche modo si stia trattenendo per paura di ferirmi.
"Va tutto bene Kim?"
Mi domanda fermandosi di punto in bianco.
"Si, non credevo che sarebbe stato così..."
"Così come?"
"Travolgente."
Con uno scatto felino mi slancio nella sua direzione bloccandogli i polsi contro il materasso.
"E adesso? Ti è venuta voglia di uccidermi?"
Ironizza lui.
"Chi può saperlo."
Gli rispondo stando al gioco.
Le mie membra rispondono con brividi e gemiti ad ogni suo tocco. Il mio corpo è talmente sensibile da sembrare una foresta in fiamme, l'elemento di Aaron ovviamente è il fuoco. Siamo esausti ma felici, quella serata finita male si è trasformata nell'unione di due corpi che si sfiorano, la cui anima è solamente una.
"E' stata la nottata più intensa che io abbia mai vissuto."
Commenta Aaron avvolgendomi con le braccia tenendo gli occhi socchiusi.
"E' stato incredibile."
Non riesco a trovare parole più adatte per descrivere questo momento.
"Ti amo."
Sussurra lui posando la testa sul cuscino.
"Ti amo anch'io."
Quando mi volto per ricambiarlo lui è già nella fase REM. M'addormento a mia volta rimanendo voltata nella sua direzione, così quando mi sveglierò potrò scorgere il suo volto.





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Capitolo 11
*** Here Comes Revenge ***


Here Comes Revenge
“Occhio per occhio fa sì che si finisca con l'avere l'intero mondo cieco.”
- MAHATMA GANDHI -

Il giorno seguente ci alziamo all'alba come sempre, per recarci nella sala in cui si riuniscono le reclute per eseguire l'appello. Qualcosa va storto e veniamo bloccati in corridoio da un soldato che ci suggerisce di recarci nell'ufficio del Tenente Fleming. Aaron prova a chiedere qual' è il motivo di quell'improvvisa convocazione, ma non ottiene risposta.
"Buongiorno Maggiore Blair, un caloroso benvenuto alla nuova leva!"
Afferma indicandomi con tono beffardo.
"Salve Tenente Fleming, posso chiederle il motivo della vostra convocazione?"
Domanda Aaron andando dritto al punto.
"Ho qualcosa che vi appartiene, una recluta l'ha portato ad esaminare proprio questa mattina."
Risponde l'Ufficiale dell'esercito sollevando con le dita guantate un profilattico usato.
"Il test del DNA ha confermato che appartiene a voi due. Siete a conoscenza del regolamento dalla base e delle eventuali conseguenze, non è vero?"
Io ed Aaron ci guardiamo smarriti pensando alle parole giuste da proferire in un momento come questo.
"Signore noi..."
Inizio a farfugliare.
"Tenente Fleming, ieri sera abbiamo alzato un po' troppo il gomito. Eravamo sbronzi, chiedo venia da parte di entrambi."
Risponde Aaron prontamente, bloccandomi prima che io possa intervenire ulteriormente.
"Maggiore Blair ho grande stima di voi davvero, ma non dovete dimenticarvi che siete l'esempio da seguire per le vostre reclute. Posso comprendere i vostri bisogni fisici, ma non posso assolutamente permettere che questo posto si trasformi in un covo di amanti o in un bordello. Siete d'accordo?"
"Assolutamente. Rinnovo le mie scuse."
"Perdonateci Signore, non si ripeterà."
Rincaro dando un'occhiata ad Aaron.
"Per stavolta chiuderò un occhio, che non si ripeta in un secondo tempo o sarò costretto a prendere dei provvedimenti."
Conclude il Tenente congedandoci.
"Questa volta siamo stati graziati, abbiamo rischiato parecchio. Il Tenente poteva espellerti dalla base e degradarmi per insubordinazione."
Commenta Aaron trascinandomi in un deposito d'armi per parlarmi senza filtri.
"Forse so chi può essere stato. L'uomo del locale... quel soldato che hai preso a pugni per proteggermi."
"Gliela farò pagare te lo prometto."
Dice afferrando le mie mani.
"Comunque ero sobrio ieri notte. Ripeterei ogni cosa Kim."
Confessa guardandomi dritto negli occhi.
"Aaron..."
Nonostante il pericolo appena scampato e le bugie che siamo stati costretti a dire per restare in questo posto, non riusciamo a stare lontani. Non ora che lui ha così tanto bisogno del mio amore. Un bacio passionale ci unisce nuovamente, dietro un tendone che ci tiene all'oscuro dal mondo esterno. Con la mente siamo ancora proiettati agli avvenimenti di ieri sera, è stata veramente dura fingere che tra di noi non ci fosse niente più che un incontro furtivo tra due ubriachi. Aaron ha accampato quella scusa per salvarmi da un inevitabile castigo. Ha agito in fretta ed ha salvato la pelle ad entrambi, non avrei saputo fare di meglio. Una recluta entra nel buio deposito fischiettando l'Inno Nazionale Americano, Aaron mi spinge contro uno scaffale nascondendomi sotto il tendone.
"Maggiore Blair!"
Esclama il ragazzo rivolgendogli un cenno militaresco.
"Avete bisogno di qualcosa Signore?"
"Sto dando un'occhiata alle scorte per il prossimo scarico merci."
Risponde prontamente Aaron.
"E tu soldato?"
"Dovevo giusto prendere delle cartucce di ricarica per il mio M1 Garand."
"Eccole qui."
Dichiara  Aaron lanciando le cartucce nella direzione della recluta.
"Grazie infinite Signore!"
"Alla prossima soldato."
Il ragazzo se ne va e finalmente Aaron mi toglie il tendone di dosso.
"Tutto bene tesoro?"
"Si, ti ringrazio. C'è mancato un pelo."
"Finché staremo insieme sarai al sicuro. Non permetterò che ti facciano del male."
Accarezzo il suo viso con le dita, mentre sfioro le sue labbra carnose.
"Ora dobbiamo andare, continueremo il discorso più tardi."
Il peggio sembra esser passato almeno per adesso, ma gli occhi di lui mi suggeriscono che questa parentesi non è stata del tutto chiusa.
Forse è solamente l'inizio.


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Capitolo 12
*** This I love ***


This I love

"Stelle predestinate
Lui e io ci siamo scontrati come due stelle predestinate e in quel brevissimo istante ho sentito cosa si prova ad essere immortali."
- Lang Leav -


Non termina la giornata che improvvisamente Aaron esce dalla base con una scusa poco credibile. E' facile intuire che sta mentendo, evita di guardarti negli occhi assumendo quell'espressione indecifrabile.
"Dove stai andando?"
"Ho delle commissioni arretrate da sbrigare, tornerò presto non preoccuparti."
Risponde indossando una maschera che mi proibisce d'indagare oltre, anche se quel suo modo schivo come al solito lo tradisce.
"Non fare nulla di sconsiderato, ok? Io ti aspetto al solito posto."
Nella stanza che condividiamo quando la luna prende il posto del sole.
Trascorro il tempo che mi separa da lui scrivendo nuove pagine del mio diario, spedendo missive dove racconto ai miei cari della mia nuova vita al suo fianco. I miei genitori adottivi sapevano che ci saremmo ritrovati e messi insieme in breve tempo, cosa che credevo impossibile fino a pochi mesi fa. Parlavamo spesso di Aaron a tavola, soprattutto durante il Giorno del Ringraziamento e quando lui veniva a trovarmi, con regali di ogni tipologia, sorridevo con gli occhi oltre che con la bocca e arrossivo... diventavo talmente rossa che persino lui finiva con l'accorgersene. Tuttavia, non posso dire che il destino sia stato meschino nei miei confronti, la sofferenza e il dolore che ho vissuto da bambina erano solo un anticipazione della gioia che avrei provato crescendo. E' vero, Aaron è un ragazzo istintivo e turbolento alcune volte, ma sa essere così buono e generoso che ogni difetto passa in secondo piano fino a scomparire quando siamo insieme. Lui possiede un cuore grande e un animo gentile, è il mio principe azzurro in divisa. Da piccola i miei occhi lo vedevano come un eroe, un uomo distante anni luce da me, qualcosa di irraggiungibile. Con lo scorrere del tempo ho iniziato a pensare che volevo stare con lui il più possibile, riuscire ad entrare nella sua mente e nel suo cuore come nessun altro. Oggi posso dire di conoscerlo fin troppo bene, dal nostro avvicinamento ho percepito i suoi sentimenti nei miei confronti, che mi ama più di quanto io abbia mai potuto immaginare. La mia più grande paura è che lui possa compiere delle azioni sconsiderate aldilà di ogni logica e della stessa ragione. Essendo estremamente protettivo e altruista, Aaron è tendente all'odio verso quelle persone irrispettose che tentano di ostacolare il nostro amore per invidia o per pura malvagità fine a sé stessa. La sua reazione in quel locale, generata da un attacco di gelosia, mi ha mostrato una parte di lui che ancora non conoscevo.
"Sono tornato."
Aaron entra nella stanza evitando il mio sguardo.
"Cosa è successo?"
"Niente di cui valga la pena discutere Kim."
"Perché nascondi le mani? Fammi vedere."
Quando me le mostra, noto le nocche arrossate con degli strani segni. Dalla forma sembrano gli incisivi.
"OMG! Aspetta qui, vado a prendere la cassetta del pronto soccorso."
"Non è niente, in ogni caso ha avvertito più dolore il mio avversario."
"Era proprio necessario? Poteva finire male, se fosse stato armato avrebbe potuto persino ucciderti!"
Esclamo mentre disinfetto la ferita sanguinante sulla sua mano destra fasciandola con una garza.
"Se facevo finta di niente lui avrebbe continuato a provarci con te, gettando fango sulla nostra relazione."
"L'hai fatto per me?"
La rabbia iniziale scompare in una bolla, come se una raffica di vento l'avesse spazzata via.
"Per noi."
Risponde lui guardandomi con i suoi occhi blu.
Mi avvicino per abbracciarlo facendo ben attenzione alla sua ferita ancora fresca.
"Non farlo mai più per favore. Hai già fatto abbastanza, non devi dimostrarmi niente."
"Kim."
"Lascia che io mi prenda cura di te."
Aaron si abbandona alla mie medicazioni senza controbattere. Poso un palmo sul suo petto mentre lui l'afferra prontamente, come se non aspettasse altro."Sei speciale, credo di non avertelo mai detto a parole."
Mi sussurra lui mentre siamo distesi l'uno di fronte all'altra.
"Me lo hai fatto capire in molti modi, alcune cose le senti a pelle."
Il richiamo delle sue labbra è per me come il flauto di un incantatore di serpenti.
Le cerco, le accolgo, mi nutro dei suoi baci ad ogni ora del giorno e della notte.



 

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Capitolo 13
*** The flowers of Chernobyl ***


The flowers of Chernobyl
“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.” - ALBERT EINSTEIN -

7 Luglio 1977
Dopo mesi e mesi di duro allenamento ci è stato concesso un periodo di riposo fuori dalla base militare. Il nostro rapporto è germogliato come farebbe un fiore in primavera, credo di non aver provato mai così tanta felicità in tutta la mia vita. Aaron ha acquistato due biglietti aerei senza dirmi la destinazione.
"Dove siamo diretti??"
Muoio dalla curiosità!
Quando stiamo per salire sull'aereo sento un annuncio che mi fa giungere alla conclusione dell'enigma.
"Il volo per Ho Chi Minh partirà fra 20 minuti."
"Siamo diretti lì? Non posso crederci... sto sicuramente sognando!"
"Vuoi accertarti che sono reale?"
Ironizza Aaron offrendosi come cavia, allargando le braccia.
"Sei un tesoro. Grazie!"
"La sorpresa migliore deve ancora arrivare, anzi le sorprese!"
"Non mi anticipi niente??"
"Certo che no, altrimenti che sorpresa sarebbe?"
Afferma lui dopo essersi caricato due enormi valigie.
Trascorro buona parte del viaggio guardando le nubi fuori dal finestrino. Saluto la Virginia con affetto, con un arrivederci anziché un addio. E' la terra in cui Aaron è nato e cresciuto ed è proprio lì che ci siamo ritrovati.
"E' solo una vacanza Kim, torneremo in Virginia in autunno, così potrai trascorrere un po' di tempo con Linh."
Conclude Aaron sorridendo, come se mi leggesse nel pensiero.
"Hai ragione, la tua terra ora è anche la mia. Per quanto Saigon possa mancarmi, sento di aver messo radici profonde in America."
"Chi meglio di me può confermarlo? Sembri più americana di me ormai!"
Esclama lui lanciandomi un'occhiata.
"E' sicuro tornare dopo ciò che è stato?"
"Si, puoi stare serena. Ormai i Vietcong si sono riappropriati dei loro veri, mentre il Governo Americano non ha più contrattaccato dal giorno della resa."
"Ho sempre sognato di ritornarci insieme a te."
"La realtà alcune volte può rivelarsi persino migliore dei sogni."
Mentre scendiamo dall'aereo Aaron si volta verso una coppia sposata con due bambini piccoli avvolti in una coperta.
"Ti piacerebbe mettere su famiglia?"
Non pensavo che nella sua mente ci fosse già il passaggio allo step successivo. Io ci penso spesso, l'ho sempre desiderata una famiglia solo nostra.
"Sarebbe bellissimo. Perché me lo chiedi?"
"Osservando quella coppia ho immaginato come saremmo noi se avessimo dei bambini, un matrimonio e..."
"E?"
"Una casa solo nostra."
Ora che ha raggiunto la soglia dei 30 anni inizia a pensare al futuro, non che prima non lo facesse ma era molto preso dal suo lavoro nell'esercito, con la guerra e tutto il resto.
"Hai in mente un itinerario per oggi?"
"Oh si, cominceremo dal Lago di Hoan Kiem, noto anche come "Lago di Spada". Ti ricordi Kim?"
"Si, è molto famoso. Si tratta del centro storico di Hanoi legato alla leggenda della spada magica."
"Non ho altro da aggiungere. Andiamo!"
Oggi è così solare da riscaldarmi più dei raggi solari. Non so perché ma, qualcosa nel suo modo di fare, mi porta a pensare che questo viaggio non sarà una semplice vacanza estiva. Questo posto ci ha fatti incontrare, all'inizio ho sofferto molto ma adesso so per certo che ero destinata a grandi cose e che, anche da così tanto dolore, può nascere qualcosa di meraviglioso. Poiché anche a Chernobyl nascono i fiori.

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