The sound of someday

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Promesse infrante ***
Capitolo 2: *** Promesse mantenute ***



Capitolo 1
*** Promesse infrante ***


“Lo hai promesso….”
“Sammy, sei ferito. Non puoi….”
“Lo hai giurato...”
“Lo so, lo so...”
“Insieme Dean. Io e te….” ma una fitta di dolore violento propagatosi dal centro del petto , fece gemere il più giovane dei Winchester , accasciato a terra, ferito.
“Sam?!” lo richiamò con preoccupazione Dean poggiando la mano tra la guancia e il colo con quel gesto ormai così familiare.
“...io e te contro il mondo. Ricordi?!”
“Si, si...ricordo, fratellino!” fece premendo con la mano libera sulla ferita.
“E hai promesso...affronteremo tutto insieme...e se dovesse essere la morte….affronteremo insieme anche quella. Lo hai giurato...lo hai...” ma questa volta il dolore al centro del petto fu così forte che Sam non riuscì a combattere contro la perdita di coscienza.
Dean, spaventato, gli mise una mano alla giugulare e accertatosi che il battito ci fosse ancora, sospirò sollevato. Almeno un po’.
Poi poggiò la testa del fratello sul terreno e alzò lo sguardo verso Castiel che era loro vicino.

L’angelo, ancora senza poteri a causa di uno degli svariati incantesimi finali lanciati da Chuck, lo conosceva ormai fin troppo bene. E in quell’assurda decisione che vide dipinta sul volto del cacciatore, intuì i suoi propositi.
“Non farlo Dean!” sembrò già supplicarlo o forse rimproverarlo.
“Cass, amico...”
“No!!” perentorio.
“Castiel...”
“Per favore...Non puoi farlo da solo. Bisogna agire in due. Se lo farai da solo , l’incantesimo ti annienterà!!”  ora, quasi disperato.
“Non ho scelta Cass.  Sam non è in grado di fare niente al momento.” indicando un Sam privo di sensi, steso sul terreno. “E non avremo un’altra occasione!”
L’ennesimo mostro scatenato da Chuck contro di loro, c’era decisamente andato giù pesante con il più giovane dei Winchester.
“Verrò io con te!” fece l’angelo senza esitare.
“No! Mi dispiace ma ci vuole un essere umano per portare a termine l’incantesimo. Con te non funzionerebbe. E poi ...lui..avrà bisogno di te quando tutto sarà finito. E...se questo è un modo per tenerlo al sicuro, allora sia!!” fece con un’amara consapevolezza. “Lui...non morirà stanotte! Questa volta siamo davvero alla fine della storia e nessuno più deve morire se posso evitarlo.”
“Dean, no!!” sembrò supplicarlo, Castiel.
“Ascolta, quando tutto sarà finito e l’incantesimo avrà fatto il suo corso, tutti gli equilibri saranno ristabiliti, i vincoli con cui Chuck ha imprigionato Jack svaniranno, Paradiso e Inferno saranno di nuovo on line e Chuck resterà confinato come fu per Amara! Jack prenderà il posto che gli spetta ai piani alti. Tu ritornerai ad essere l’angelo che mi salvò il culo dall’Inferno, riavrai i tuoi pieni poteri e potrai guarire Sam.” disse spostando di nuovo lo sguardo sul fratello minore ferito al torace. “Prenditi cura di lui finchè potrai. Non fargli commettere sciocchezze perché questa volta non servirebbe a nulla e quando gli sarà passata l’incazzatura, perché credimi sarà incazzato, digli solo una cosa. Ricordagli solo una cosa.”
“Dean , ti prego...” continuava Castiel con una mano ferma sul torace ferito di Sam e l’altra tesa verso Dean, come a volerlo fermare.
“Ricordagli quello che mi disse quando andammo a recuperare Donatello rapito da Nick e...”
“Cosa?!” fece confuso, Castiel.
“..e digli che è vero. Che è tutto vero e che non l’ho mai rimpianto.” disse sottovoce ma convinto mentre accarezzava piano la guancia del fratello svenuto.  “Lui capirà!” concluse, dopo di che corse verso la cripta in cui l’incantesimo doveva essere portato a termine.
Sorrise mentre corse via, ignorando il richiamo disperato dell’amico angelo.

“Vinciamo noi, Sammy!!” sussurrò prima di entrare in quella cripta.

Pochi minuti dopo, il potere dell’incantesimo esplose in tutto il suo fulgore.
Castiel, d’istinto, si chinò sul corpo privo di conoscenza di Sam per proteggerlo da quella magica onda d’urto. Istintivamente anche lui chiuse gli occhi e quando li riaprì, silenzio. Ovunque.
Gli alberi intorno a loro erano a terra , spezzati alla base. La terra sembrava come arsa da un fuoco violento. Perfino la cripta era ridotta in un misero mucchio di rovine e calcinacci.
L’angelo, dopo essersi assicurato che Sam respirasse ancora,  si costrinse ad allontanarsi dal giovane Winchester e corse verso quello che era ormai solo un rudere. Guardò con attenzione e paura quelle pietre dismesse e distrutte, cercò ovunque. Spostò con panico travi , pezzi di lapidi e mezzi blocchi di cemento. Niente.
Di Dean non vi era traccia.
Più nessuna traccia.

“Deaaannnn!” gridò al vuoto intorno a lui. Ancora e ancora e ancora finché perfino la sua voce angelica divenne rauca per lo sforzo.
Sperò in una risposta, in un flebile richiamo, perfino in un gemito doloroso.
Niente.
Tutto era finito!
E stava ancora cercando quando…

“Castiel?!!”
La voce di Sam lo raggiunse mentre era ancora curvo a spostare i detriti.

“Castiel ...cosa è successo? dov’è Dean?!” chiese il fratello più giovane , tenendosi una mano al petto per sopportare il dolore e premere sulla ferita.
“Sam...lui…” provò a spiegare. Ma come poteva?
E riuscì solo a ripetere “lui...lui...lui..”
Gli occhi di Sam, si strinsero in una dolorosa e consapevole fessura.
Si guardò intorno.
Vide lo sfacelo che lo circondava e nonostante la sua mente gli aveva già palesato ciò che era accaduto, il suo cuore lo rifiutava.
“No...no...no...non può averlo fatto…..lui non può essere….”
“Sam...mi dispiace. Ho provato a….”
“No, no, no...” sempre più dolorosi sfuggivano dalle sue labbra tremanti. Gli occhi pieni di lacrime disperate.
“Ho provato a fermarlo, ma lui...”
“Dean, no!” singhiozzò disperato.  “L’avevi promesso….l’avevi giurato...”
Cadde in ginocchio un secondo prima che Castiel riuscisse a raggiungerlo. Ma l’angelo gli si fece comunque vicino anche se si bloccò sul posto quando vide Sam battere un pugno furioso al terreno e gridare al Cielo o forse all’universo intero.
Il suono emesso dal cacciatore superstite non fu nemmeno un “no” o un “Dean”.   No!
Fu il più profondo e doloroso grido che anima umana potesse esprimere in suono.  Un suono che nel suo tono aveva la disperazione della perdita, la paura per la futura solitudine, la rabbia per una simile fine, la frustrazione per la provata impotenza a poter cambiare gli eventi.

Il tempo, per infiniti minuti, si fermò, incapace di andare avanti. Fermo ad ascoltare quel grido. Colpevole di non poter cancellare quel dolore.
Fermo ad ascoltare quello grido che divenne un pianto. Colpevole di non essere in grado di confortarlo.
Fermo ad ascoltare quel pianto che divenne un flebile fruscio di limpide lacrime. Colpevole di non essere in grado di asciugarle.

Passarono anni da quella notte.
Anni da quella pira funebre che bruciò vuota.
Passò la disperazione di Sam, rivolta a Castiel che non aveva fermato il fratello; rivolta a Dean che per l’ennesima volta, l’ultima, aveva scelto di salvargli la vita a costo della sua; rivolta a quella stessa vita che avrebbe dovuto vivere senza suo fratello.

Tutto , poi, col passare di altro tempo, divenne malinconica rassegnazione e amara accettazione.

Passarono dieci anni da quella rabbia.
Il Paradiso e l’Inferno trovarono il loro equilibrio mistico. Il male che si aggirava nell’oscurità, di tanto in tanto, tornava a mettere paura, ma un angelo, memore di una promessa fatta, continuava a tenere, quello che fu uno tra i più temuti tra i cacciatori, lontano da quello stesso male.

*****************

Sam, come ogni anno da quando quella sua nuova vita era iniziata, risaliva lentamente la piccola collina sulla cui cima una piccola targa di bronzo era stata incastonata in una roccia. Un sasso di granito nero, massiccio e possente, venato di piccole striature verdi proprio come il verde di quegli occhi che ancora , a volte, Sam, sognava di notte.

Metteva cautamente un passo dopo l’altro, poiché , di tanto in tanto, sentiva la piccola manina che stringeva nella sua, stringersi a sua volta, quando quei piccoli passi erano incerti.
“Siamo arrivati, papà?!”
“Si, piccolo. Ci siamo. Solo pochi passi ancora.” lo incoraggiò dolcemente.  “Sei stanco? Vuoi che ti prenda in braccio?!” volle sincerarsi, accarezzando la piccola fronte madida.
“No, sono forte. Ce la faccio!!”
“Lo so, lo so che sei forte!!” rispose orgoglioso.

Poco dopo erano davanti alla roccia di granito. Protetta da una grande quercia e da un intreccio morbido di edera verde. Quasi come se solo chi sapeva della sua esistenza avesse potuto raggiungerla e ammirarla.
Il piccolo si sporse spostando con la punta delle dita alcune foglie e lesse piano, sillaba dopo sillaba, con cura ciò che vi era scritto.

Dean Winchester,
colui che salvò il mondo.
    Mio fratello.
Fu mio padre. Fu mio amico.
Sarà sempre il mio eroe.

Il bambino diede un altro sguardo alla strana incisione. Nella sua mente infantile si chiedeva come poteva una sola persona essere fratello padre e amico di una stessa persona. Poi alzò lo sguardo verso il padre, accoccolato accanto a lui.
“Si chiama come me?!” chiese curioso.
“Si, Dean. Questa piccola targa è a ricordo di mio fratello maggiore. Tuo zio. Tu porti il suo stesso nome e ne devi essere orgoglioso e andare fiero!”
“Non c’è più?” chiese incerto mentre scrutava con attenzione quella roccia tenuta nascosta da alcune rampicanti.
“No!” rispose con triste dolcezza.
“E’ in cielo?!” chiese con innocenza.
“Sì, lui ...lui è in Cielo!” confermò. Sperando , data la sua vita passata, che fosse così.
“Perchè c’è scritto che era fratello , padre, amico. Come può essere?!” chiese perplesso.
“Lui era questo per me. Mi ha cresciuto come farebbe un padre, mi è stato sempre accanto come fa un amico, ed era sempre pronto a rimettermi in piedi come farebbe un fratello.”
“E eroe?!” con più curiosità.
“Mi ha salvato in talmente tanti modi che nemmeno potrei ricordare, piccolo.” confessò senza esitare.

Il ragazzino di circa 5 anni fu così colpito dalle parole del padre e dalla leggera malinconia con cui l’uomo gli stava parlando, preoccupato anche dagli occhi improvvisamente lucidi del padre, che ormai la sua curiosità era alle stelle.
“Mi parli di lui, papà?!”
Sam sospirò di malinconia ma anche di felicità nel poter raccontare di quanto fosse stato speciale quello zio che purtroppo il suo adorato figlio non avrebbe mai potuto conoscere.

Si sedette sull’erba, accanto alla roccia e sulle sue lunghe gambe incrociate fece sedere suo figlio.
“Allora... tuo zio Dean era un tipo testardo. Tanto tanto testardo.” iniziò sorridendo.
“Tu mi dici sempre che sono testardo!” esclamò orgoglioso di quella somiglianza.
“Infatti , in alcuni aspetti del tuo carattere gli somigli tanto.” fece scompigliandogli i capelli. “Ma era anche l’uomo più buono, coraggioso ed eroico che io abbia mai conosciuto. Pensa che mi salvò la vita la prima volta quando aveva circa la tua età!” raccontò evitando particolari.
“Davvero?!” esclamò sorpreso il piccolo.
“Già!! Ed erano poche le cose che lo spaventavano. Davvero davvero poche!” disse subito per non entrare nei particolari di quel primo salvataggio.
“Tipo?” fece curioso.
“Che io mi facessi male, che la sua macchina si rompesse, che nel ristorante in cui mangiavamo non ci fosse una crostata per dolce.” elencò sorridendo.
Il piccolo Dean rise a quell’insolita lista. Poi guardò di sghembo il padre.
“Mi stai prendendo in giro. Queste non sono le paure di un eroe!!”
e a quel punto anche Sam rise.

Poi uno leggero sfarfallio, che non sentiva da anni, ma che avrebbe riconosciuto ovunque, gli mise in allarme i sensi.
Si guardò cautamente intorno, stringendosi al petto il figlio.
Poi la vide. Quella sagoma cosi familiare che intravvedeva appena da dietro l’albero alle loro spalle.
Dio!! quanto tempo era passato.
“Ascolta piccolo...la mamma ti starà aspettando perché è ora di merenda. Torna al parco, io ti raggiungo tra un po’. Fa’ attenzione, ok?!”
“Un passo alla volta!” recitò il piccolo.
“Esatto amico. Un passo alla volta.” convenne a quell’insegnamento che fu tale anche per lui.
“Papà, mi parlerai ancora dello zio Dean?!”
“Tutte le volte che vuoi, Dee.” promise.
“E anche di quella macchina che tieni coperta in garage o di quella strana scatoletta con la chiave che a volte ti rigiri tra le mani?”
“Ecco un altro aspetto di tuo zio. Sempre vigile e attento a tutto!”
“Lo hai detto tu che gli assomiglio!!” affermò fiero , il bambino.
“Già! Ora, va’ dalla mamma, campione!” e prima di girarsi, aspettò che il figlio fosse fuori la visuale e ormai quasi giunto dalla madre che gli fece cenno quando il bimbo le fu vicino.
Poi sospirò.
“Ciao, Castiel!”

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

“Ciao, Castiel!” fece, girandosi poco dopo verso quella sagoma che pian piano venne fuori dall’ombra creata dall’albero.
“Ciao Sam!”
“Come mai questa visita? Dopo anni di ...niente?”
“So che non mi sono fatto vedere da molto tempo, ma credimi Sam, c’ero sempre assicurandomi che tu stessi bene, che quel male che hai sempre combattuto non potesse raggiungerti di nuovo.”
“Mi hai...fatto da cane da guardia??!” azzardò ironico.
“No, sono stato sempre io. Non mi sono mai servito di un cane per...”
“Oh cavolo Castiel!!” esclamò a quella solita schiettezza dell’angelo. “Non sei cambiato affatto!!”
L’angelo ancora perplesso, si guardò.
Di certo , il suo tramite non era mai mutato, specie in un cane!!!
“Sam io..c’ero quando le hai chiesto la prima volta di uscire...” fece guardando verso il parco, la donna che giocava con il bambino.
“Cosa?” esclamò per lo più in imbarazzo, ricordando l’incertezza che aveva mostrato nel momento di quell’invito.
“Dovevo assicurarmi che lei non fosse...”
“Un mostro? Un demone?” azzardò.
E l’angelo annuì solo mentre Sam sorrise , nonostante tutto.
“Io c’ero al tuo matrimonio, alla nascita di tuo figlio, quando si è rotto il braccio...” riprese, quasi a giustificarsi.
“Beh! In quel caso, dato che c’eri , saresti anche potuto intervenire. Sai com’è? In nome dei vecchi tempi!” lo provocò Sam, ma la risposta dell’angelo lo spiazzò.
“L’ho fatto, Sam. O non sarebbe stato solo il braccio a rompersi.”
“Tu...”
“L’abitudine a dover e voler salvare un Winchester!” fece innocentemente.
“Ohw!” sussurrò in imbarazzo. “Beh! Allora grazie!”
“Non c’è di che!”
“Ok!, comunque...come mai da queste parti?!”
“E’ imbarazzante ma...mi mancava parlare con te.” ammise abbassando lo sguardo. “E poi oggi è...” ammise mesto, memore della data che quel giorno rappresentava.
Sam comprese e una pesante tristezza tornò a ferire il centro dell’anima.
“Sono dieci anni. Dieci anni senza di lui. Ti capisco. Ci sono cose che mancano anche a me quando stavamo...” e per un po’ tacque, malinconico. Addolorato.
Castiel percepì immediatamente quel forte dolore che si era ripresentato nell’animo di Sam e cercò altro da dire.
“Sai...c’è una cosa che lui...” fece guardando la piccola targa. “..mi disse quella sera. Una cosa che non ho mai compreso, ma che invece, a quanto pare, avresti compreso tu! Te la dissi, ricordi? Ma non ho mai avuto il coraggio di chiedertene il significato.”
Sam ricordò immediatamente quel momento. Il momento in cui Castiel gli disse del sacrificio di Dean e delle ultime parole che il maggiore gli aveva lasciato come preziosa eredità.
Annuì , sorridendo appena.
“Quando trovammo Donatello in quella fabbrica, mentre Dean lo liberava, Nick riuscì ad attaccare me. Mi conciò male, davvero davvero male e se Jack non mi avesse salvato, non sarei qui, oggi.” ricordò.
“Ma quello che disse Dean?!” chiese ancora.
“In quei momenti prima di perdere i sensi, sapevo di stare male e ..insomma...volevo ringraziarlo per quello che aveva fatto per me. Gli dissi: Mi hai sempre messo davanti a tutto. Per tutta la tua vita, hai sempre messo prima me!” gli riferì.
“Dean mi disse che non lo aveva mai rimpianto.” rammentò Castiel, senza esitare.
Sam deglutì a vuoto. Che altro poteva fare se non accettare quella che era sempre stata l’unica regola ferma del maggiore: Proteggerlo. A qualunque costo. Anche a costo della vita.
“Non avrebbe mai permesso che mi accadesse qualcosa.”
“No, mai!” convenne l’angelo.
“Mai. E ora io devo vivere senza di lui!” disse quasi con rancore.
“No, Sam. Una parte di lui sarà sempre con te.”
Sam lo guardò perplesso.
Castiel allora guardò verso il piccolo Dean. “Il sangue di tuo fratello è il tuo sangue. Il tuo sangue è quello di tuo figlio. Dean continua a vivere grazie a te, attraverso lui.” asserì deciso fissando il ragazzino che giocava nel parco ai piedi di quella collina. “E tu lo sai o non lo avresti chiamato Dean!” azzardò, prima di diventare improvvisamente serio.
“Che c’è?!” chiese Sam, riconoscendo quello sguardo.
“Mi stanno richiamando!” rivelò.
“Così Radio Angelo è di nuovo in piena attività?!”
“Sì, da un po’. Stiamo cercando di rimettere le cose a posto come lo erano all’inizio e come dire...le comunicazioni..sembrano essere fondamentali! E Jack sta facendo un gran lavoro.” rispose orgoglioso.
“Jack!!” sussurrò malinconico Sam. “Come sta?”
“Saresti orgoglioso di lui, Sam. Io lo sono e di certo lo sarebbe anche Dean. E...” rimanendo in sospeso.
“E?”
“E gli manchi.”
Sam sorrise e in quel sorriso mille ricordi per quello che avevano considerato “loro figlio”.
“Quando lo vedi….digli che mi manca anche lui.” e l’angelo annuì.
“Ora devo andare Sam, ma ricorda, io...io ci sarò sempre!” e prima che sparisse...
“Castiel??!” lo richiamò, Sam.
L’angelo si voltò in attesa.
“Grazie.” disse. “Di tutto!” e poi si ritrovò da solo.

Si voltò mesto verso la roccia, ci si accoccolò davanti. La ripulì da alcune foglie cadute e passò una mano sulla scritta, restando appena qualche momento in più sul quel nome tanto amato.
“Mi manchi, Dean. Mi manchi ogni giorno. Ma il mio piccolo Dean, ti assomiglia così tanto che a volte riesco a sopportare la tua mancanza. Lui ti adorerebbe. E tu adoreresti lui.” passò ancora la mano solo sul nome inciso e ..
“Mi manchi fratellone.” e alzandosi, ritornò dalla sua famiglia.
Quella nuova famiglia.

“Papà!” fece il piccolo Dean saltandogli letteralmente tra le braccia.
“Ehi, campione. Pronto a giocare a calcio con il tuo fratellino!?” chiese sorridendo al bambino che sgambettava nel passeggino sistemato accanto alla moglie.
“No, Bobby John è troppo piccolo!!”
“Credo tu abbia ragione!”

*********************


In un posto lontano, tra i luoghi celesti, nel suo paradiso personale, immerso tra macchine da riparare, musica classic rock a tutto volume, birra e la sua Baby in bella vista, Dean, si ritrovò a chiudere gli occhi. Respirò profondamente, buttò giù un sorso di e con un lieve sorriso, sussurrò un dolce amaro:
Mi manchi anche tu, fratellino!”

*********************

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Capitolo 2
*** Promesse mantenute ***


Sam Winchester morì alla veneranda età di 92 anni, riscaldato dall’amore di sua moglie, una donna che della caccia aveva voluto solo sapere l’intento, che aveva ascoltato ogni storia, compreso ogni rimorso, accettato ogni errore, consolato ogni dolore.  Vegliato dai suoi adorati nipoti e dei suoi tre preziosi figli: Dean, Bobby John e la più giovane, Mary.
Ma per quello che , sarebbe stato disappunto per Dean, suo fratello, non era né diventato calvo, tanto meno grasso o imbottito di Viagra.
Fu un battito di ciglia.
Sam chiuse gli occhi e il momento dopo si ritrovò a fissare il vecchio sé stesso compianto dalla sua famiglia.
Ma per sua somma sorpresa, guardandosi le mani e sfiorandosi appena il viso, le sue sembianze erano quelle di un uomo sui trentacinque anni.
Quelle stesse sembianze che aveva quando ancora cacciava e quando smise di farlo.

“Non credo che questa volta ci saranno proteste o ripensamenti, vero Sam?” fece una voce ancora conosciuta alle sue spalle.
“Billie?” fece non troppo sorpreso. “Pensavo fossi in pensione ormai dopo tutto quello che è successo!”
“La Morte non va mai in pensione, dovresti saperlo. Nonostante tutto!!”.
Sam annuì soltanto. “Allora?!” fece poi in attesa del prossimo definitivo passo.
“Come disse il mio predecessore: Vita ben spesa. Ben fatto, ragazzo!”
“Grazie!” sussurrò per quello che sembrava essere un complimento.
“Ed è per questo che è stato concesso un ultimo favore!” disse la Morte.
“Favore?!”

“Ciao Sam!” si palesò Castiel.

“Castiel?? cosa...”
“Ho chiesto di poter essere io ad accompagnarti.”
Sam sorrise abbassando appena il capo. “Quindi ….piani alti?!” sembrò quasi azzardare.
“Senza ombra di dubbio, amico mio!” asserì orgoglioso l’angelo poggiandogli una mano sulla spalla.

Un attimo dopo, Sam si ritrovò davanti ad una porta bianca, su cui vi era apposta una strana targa su cui sopra vi era incisa la sua data di nascita e , facendolo sorridere mestamente, tutte le date delle sue morti.
“Decisamente strano!”  ammise.
“Già. Per voi Winchester la data di morte è stata sempre un’incognita.” e a quell’uscita dell’angelo ancora al suo fianco, Sam strabuzzò gli occhi. Di sicuro doveva esserci un’altra porta con una targa simile.
Lo guardò timoroso di fare quella domanda. Poi cedette.
“Lui?...anche lui è...”
“Un passo alla volta , Sam.” lo fermò Castiel, aprendo la porta del suo paradiso. “Ora devi fare questo!”

Sam vi entrò, qualche passo in avanti e si ritrovò accerchiato da libri di ogni sorta e dimensione. Un sottofondo smielato dovuto alla voce di Celine Dion che cantava Immortality con tanto di Bee Gees a farle da coro.
“Non posso crederci!” esclamò e Castiel vide che era decisamente radioso.
“Nemmeno io, ma qualcuno non ha sentito ragioni. O facevamo così o ha giurato che ci avrebbe messo sotto sopra il Paradiso!” confessò enigmatico , l’angelo.
Sam si voltò di scatto verso di lui. “Ma cosa...” e in quella posizione, alle sue spalle , una voce.

“Ciao, Sammy!”

Sam non poteva crederci e non ci credeva a tal punto che non riuscì a muoversi, a girarsi.
Lo sguardo fisso sull’angelo di fronte a lui. Gli occhi increduli fissi in quelli dolcemente soddisfatti di Castiel.
Se quella voce….se non fosse stato lui, se fosse solo una voce donatagli dal Paradiso per dargli conforto, se... se… se... se.
E poi…
“Ce ne hai messo di tempo ad arrivare. Stavo impazzendo a giocare a poker con questi sfigati piumati. Non ti danno nemmeno il gusto di barare!” fece deluso, mentre Sam sentiva quella voce sempre più vicina. E lui ancora incapace di voltarsi.
“E’ peccato barare. Oltre che poco onorevole per l’Uomo Giusto. Devi già ringraziare che ti passino la birra!!” lo redarguì Castiel, sperando che quel suo mettersi a battibeccare come ai vecchi tempi , avesse dato tempo e coraggio al più giovane dei Winchester di girarsi.
“Ehi...se Ash può avere un bar ed Einstein farsi il suo White Russian, io posso avere la mia birra!!” replicò convinto.

Sam stava per girarsi quando sentì un tocco.
Quel tocco deciso. Quella mano ferma. Quella presa sicura.
La roccia su cui si era aggrappato per tutta la vita.
Decise.
Si voltò.
Ed eccolo. Di nuovo. Il viso di Dean, i suoi occhi verdi brillanti e pieni di luce viva, il suo sorriso dolce ed impertinente, i suoi lineamenti gentili e forti al tempo stesso. In quei lineamenti niente più dolore, frustrazione, colpa o delusione.
“Ehi, Sammy!!”

Sam continuò a fissare quello che, per una parte della sua vita, quella parte più assurda, più eccitante, più inspiegabile, più incredibile, era stato suo fratello.
Voleva dire tante cose. Dirgli tante cose.
Raccontargli quell’altra sua vita, quella che si era costretto ad avere senza di lui.
Voleva dirgli che gli era mancato, che lo aveva odiato per tanto tanto tempo per averlo lasciato in quel modo in quel cimitero.
Voleva parlargli dei suoi figli e di quanto Dean, il suo Dean gli somigliasse.
Voleva davvero trovare la forza di dire tutte le cose che gli stavano passando per la testa in quel momento.

Poi, quasi speculare di un momento accaduto anni e anni addietro, il giovane colpì con un pugno in pieno viso il fratello ritrovato per poi gettarsi , con un gesto veloce, letteralmente tra le sue braccia.
Fu un abbraccio di una disperazione e di una felicità tale che le due emozioni contrastanti trovarono in quella stretta un equilibrio perfetto.

“Dean!!” sussurrò emozionato, il minore.
“Sammy!!” rispose con quella stessa emozione mal trattenuta, ignorando completamente il colpo appena ricevuto.

“Non ci posso credere….non ci speravo nemmeno nei miei desideri più segreti! Tu? Sei tu!!” confessò, Sam, allontanandosi appena ma rimanendo con le mani ben salde sulle spalle del maggiore.
“Si, fratellino, sono io.”
“Ma tu...tu...” fece poi rivolto all’amico angelo. “Quando venisti da me non mi avevi detto che...che potevi...che tu e lui...”
“Quando quel giorno, dopo tutti quegli anni tornai da te, il Paradiso ancora non mi permetteva di vederlo. Dean doveva completare il suo esistere. Doveva….completarsi. E quando ti dissi che mi mancava ...era vero!” si giustificò Castiel.
“E come...” cercò di capire ancora.
“Grazie a te!” intervenne Dean, sorprendendo il fratello, che attese stranito, la spiegazione.  Il maggiore sorrise. “Sam...ricordi quando decidesti di dare l’Impala a Dean, come regalo per i suoi 16 anni?”
Sam potè solo annuire, quasi sconvolto. Dean, suo fratello, davvero aveva costantemente vegliato su di lui anche se non era al suo fianco?!
“Sì!” riuscì a sussurrare.
“Gli hai insegnato a guidare. Gli hai insegnato come aggiustarla, come prendersi cura di lei, come continuare a renderla parte della storia dei Winchester. Di una nuova generazione di Winchester. In quel momento hai deciso di andare definitivamente avanti. Hai voltato pagina. Hai lasciato che la storia andasse avanti. Che avesse un nuovo inizio. Hai permesso a me di completare ciò che avevo iniziato con te. Il mio cerchio era...completo.”
“Dean...” esalò emozionato.
“E’ sempre stato il mio compito: prendermi cura del mio fratellino!” lo rassicurò Dean poggiandogli una mano sul petto. Sul cuore.
Sam annuì. Fiero. Orgoglioso. Grato.
“E Jack?! Nemmeno lui….” chiese poi.
“Anche lui non poteva vederlo per la mia stessa ragione!” rispose Castiel, emozionato anche lui.
“Beh!! spiegazioni fatte!” esclamò soddisfatto Dean. “Stiamo diventando troppo emotivi e questo è il momento per festeggiare. Le crisi ormonali post mortem le lasciamo per un altro giorno!!” scherzò al suo solito modo. Modo che era mancato terribilmente a Sam. “Ora..che dire?? la tua vacanza è finita, Sammy. Ora hai di nuovo il tuo fratellone a romperti le scatole e qui...come dire...non fanno molto caso ai reclami!!”
“Non è un albergo Dean!” replicò Castiel, che aveva assistito entusiasta all’incontro. “E devi smetterla di appendere un cartellino per la colazione fuori dalla tua porta!!” lo rimproverò, mentre Dean sorrideva allegro e faceva l’occhiolino al fratello ancora vicino a lui.
“Devi farti sempre riconoscere, eh?!” lo rimproverò bonariamente, Sam, sorridendo al fare spallucce dell’altro.
“Ok! Se non me la portano loro, vuole dire che me la porterai tu.”
“Cosa??!” balbettò confuso, il minore.
“Siamo vicini, Sammy!” fece Dean indicando la porta che separava il suo Paradiso da quello di Sam. “Ma tranquillo , pareti insonorizzate. Richiesta mia!!” fece orgoglioso. “Non ho intenzione di sorbirmi l’Usignolo del Quebec per l’eternità!!, ma sentiti libero di approfondire la tua cultura rock e una birra da favola quando e quanto vuoi, basta bussare!! Il nuovo degli Ac/Dc è una bomba!!” e Sam rise, stranamente sollevato.
Sentendo , per la prima volta, quella pace, quella vera pace che aveva sempre cercato.
Per lui. Per Dean.

I due fratelli si ritrovarono a guardarsi negli occhi.
Per un po’…. silenzio.
Avevano passato tutta la vita che gli era stata donata a seguire uno il coraggio dell’altro, a guardarsi le spalle l’un l’altro. A soffrire , a gioire, a ridere e piangere spalla a spalla. A litigare, a gridarsi dietro rimproveri o semplicemente a chiamare allegri o spaventati i loro nomi.
Avevano passato una vita a salvare vite.
A salvare il mondo.
E ogni suono che quelle loro vite aveva creato, ora, sembrava , farli respirare di nuovo.
Sembrava averli portati finalmente a casa. Per sempre.
“Mi sei mancato così tanto!” sussurrò Sam. “Che a volte mi mancava il fiato!” ammise emozionato.
Dean gli si avvicinò appena, mettendogli una mano tra la guancia e il collo. Quel tocco così fraterno che tanto era mancato al più giovane. Con quel tocco si erano divisi in Terra. Con quel tocco si erano ritrovati in Cielo.
“Mi sei mancato anche tu fratellino, ma ti giuro, ti giuro...che non ho mai smesso di vegliare su di te.” ed era così sincero nel dire quella semplice frase che Sam, non potè collegarla che al fatto di aver avuto una vita piena, una moglie, dei figli anche grazie a quella promessa mantenuta perfino dal Paradiso.

Poi arrivò il suono più bello...

“Ciao, idiota!”
“Ciao, stronzetto!!”

 

Tutto ciò che è andato , oggi è qui.
Ritrovo lo spazio per respirare.
Seguo il tuo modo di fare,
 e nonostante i suoni di alcuni giorni,
sono a casa!( Sounds of someday, Jensen Ackles by Radio Company Vol.1)

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