Koumei

di hellisnotonfire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Rin si svegliò di soprassalto. Aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che si muoveva tra i cespugli. Respirando affannosamente, cercò di vedere oltre la coltre di oscurità. Ma era notte inoltrata, e tra le fronde degli alberi non riusciva a penetrare neanche uno spiraglio di luce lunare. 

Dove era il signor Sesshomaru? E Jaken?

Un nuovo rumore provenne dai cespugli, e contemporaneamente un brivido di terrore corse lungo la schiena della bambina. In notti buie come quella, gli incubi venivano sempre a trovarla, ed era inevitabile ricadere nel passato. Ricordi fumosi tornarono a galla, terribili: un branco di lupi, la foresta, una corsa disperata… e poi il nulla. Il ricordo successivo, due incredibili occhi dorati, che l’avevano attirata come splendidi soli verso la vita.
E la sua di vita, da quel momento era completamente cambiata: ora viaggiava in compagnia di un demone potentissimo, e quanto le piaceva! Ogni giorno in un posto diverso, a fare nuove esperienze, ma sopratutto lontana da quel villaggio che l’aveva fatta soffrire così tanto. E soprattutto, viveva con la consapevolezza che nessuno le avrebbe fatto più del male. 

Tuttavia, al buio era ben più difficile rimanere coraggiosi. 

Forse i lupi erano tornati a prenderla. 

Cercò di riscuotersi da quei cupi pensieri. Nessuno mostro l’avrebbe più ferita, mai più, non ora che al suo fianco aveva il signor Sesshomaru, pronto a proteggerla da qualsiasi minaccia. 

Però ora il signor Sesshomaru sembrava essersi volatizzato, e lei doveva affrontare il pericolo incombente. Nel frattempo, al frusciare dei cespugli si era aggiunto un suono flebile, quasi un gemito. Un lampo di comprensione la scosse: forse c’era qualcuno ferito aldilà dei cespugli, e aveva bisogno del suo aiuto! Tremante, si fece coraggio, e incominciò ad avanzare verso la fonte del rumore, fino ad arrivare davanti al cespuglio. 

 

"Ora o mai più” pensò tra sé e sé, scontando con forza i rami frondosi.

“O mio dio” ansimò la bambina, davanti allo spettacolo che le si palesò davanti, “un cucciolo di lupo”. 

 

Davanti  a lei si trovava una delle creature più belle che avesse mai visto, che non aveva nulla a che fare con i ricordi tremendi della sua infanzia. Come poteva un essere così fragile essere paragonato anche solo lontanamente ai mostri che tempo addietro le avevano tolto la vita? Rin sentì la paura scivolare fuori dal suo giovane cuore, l’odio per un passato così vicino rimpiazzato da un sentimento molto più forte e intenso: amore, e un desiderio di protezione così puro che solo un bambino può provare. 

 

Il cucciolo la guardò spaventato, e capendo che il suo nascondiglio era stato scoperto, cercò di scappare sotto la radice di un grande albero, ma Rin si apprestò ad acciuffarlo affondando le mani nel pelo folto e soffice. Era bellissimo: con il manto bianco come la neve, che neanche la sporcizia della tana improvvisata poteva celare, e con due splendidi occhi color ambra. 

Il cucciolo di lupo cercò di opporre una debole resistenza alla stretta della bambina, ma poco dopo con un tenue uggiolio si abbandonò a quel calore inaspettato, rannicchiandosi meglio contro il suo petto. 

Rin sentì gli occhi riempirsi di lacrime, al pensiero che quell’esserino, che aveva risposto in lei una fiducia così immediata, potesse essere tutto solo nella foresta, alla mercé dei predatori e dei cacciatori. Le ricordò un tempo non molto lontano, quando anche lei non aveva avuto nessuno.

“Dov’è la tua mamma?” bisbigliò alla figurina tremante raggomitolata sul suo petto, quasi aspettandosi una riposta. Si guardò attorno, sperando di vederla apparire, ma in quella notte senza luna sembrava che fossero loro due gli unici esseri viventi sulla terra. 

E intanto, del signor Sesshomaru neppure l’ombra. 

Considerando il da farsi, tornò al suo giaciglio accanto al fuoco, e stringendo più forte il lupo prese risolutamente una decisione: 

“Mi occuperò io di lui!” annunciò al silenzio che l’avvolgeva, “nell’attesa che ritorni la sua mamma”. E forte di quel nuovo intento si addormentò, col sorriso sulle labbra. Aspettava l'alba. 


Angolo autrice
Ciao a tutti!  Sono tornata (prima del previsto stranamente) con una nuova storia su Rin e Sesshomaru. Qua Rin è ancora una bambina, e si trova, per mezzo di un incontro fortuito, a dover fare i conti col suo passato, ma soprattutto (cosa ancor più importante) col suo prensente. La storia si compone di due due capitoli, quindi la conclusione la vedremo nel prossimo capitolo, e non vedo l'ora. A presto!

 

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Sesshomaru guardò sorgere l’alba seduto sulla cima dell’albero più alto della foresta. Rin era a qualche chilometro di distanza, al sicuro che dormiva accanto al fuoco, mentre Jaken, di ritorno dal villaggio più vicino, li avrebbe raggiunti in mattinata. Con un balzo scese dall’albero, avviandosi all’accampamento dove dormiva la bambina. Era il momento di rimettersi in viaggio. 

 

Mentre si stava avvicinando al fuoco, ormai brace, scandagliò con i suoi sensi sviluppati l’area circostante. Rin dormiva ancora, riusciva a sentire chiaramente il battito del suo cuore che scandiva un ritmo regolare, rilassandolo. All’improvviso si fermò, percependo il battito di un altro cuore, vicinissimo a quello di Rin. La scena che si trovò davanti lo lasciò senza fiato: vide Rin, raggomitolata nel suo giaciglio, che stringeva tra le sue braccia un cucciolo di lupo, come se fosse un tenero pupazzetto. Il cucciolo, al sicuro tra le braccia della bambina, fiutò la minaccia, e si divincolò dalla stretta per mettersi davanti a Rin, in un maldestro tentativo di protezione, che, se fosse stato un individuo migliore, avrebbe quasi ritenuto tenero. 

 

“Patetico”, pensò il demone “come se potessi davvero fare del male a Rin”. La bambina nel frattempo si era svegliata, e senza dare tempo a Sesshomaru di prendere parola, corse nella sua direzione, con il lupo alla calcagna:

“Guardi signor Sesshomaru cosa ho trovato! Un cucciolo, e tutto solo! Ho deciso di prendermi cura di lui, lo terrò con me fino a quando non troveremo la sua mamma, non può rimanere nella foresta senza nessuno, morirebbe subito e…”

 

“No”. La risposta di Sesshomaru risuonò stentorea nell’aria.

“No..?” ripetè Rin, come se non potesse credere alle proprie orecchie, sicura di aver capito male.

 

“No Rin, non porteremo il lupo con noi, il suo posto è qua, non con una bambina e un demone. La questione è chiusa”. E con questo si girò, senza più proferire parola.

Prima di andarsene aggiunse da sopra la spalla “preparati, tra cinque minuti partiamo”. Con un balzo andò poi a posizionarsi sul ramo di un albero. 

 

Rin rimase in silenzio, ammutolita. Si guardò intorno, spaesata, come se all’improvviso non sapesse neppure come c’era finita lei, a viaggiare insieme ad un demone. L’uggiolio del suo nuovo amico la riscosse, e nel tentativo estremo di tenerlo con sè, lo prese in braccio stringendolo forte. Sottili lacrime le rigavano il volto, mentre bisbigliava all’orecchio del lupo che sarebbe andato tutto bene, quando in realtà lei la prima a dover essere consolata. Come avrebbe fatto ad abbandonarlo? Come? 

Con una voragine al posto del cuore e i piedi pesanti come piombo incominciò a preparare le sue cose. Il cucciolo, ignaro di tutto, saltellava attorno alle sue gambe, mordicchiandole l’orlo del vestito. 

 

Rin finì in fretta di fare i bagagli, procrastinare le stava straziando il cuore. Gettò uno sguardo fugace al signor Sesshomaru, che la stava scrutando con impazienza. Poi, con un singhiozzo a malapena trattenuto accarezzò ancora una volta il cucciolo.

“Starai bene”, sussurrò la bambina. “Sai, anche io una volta ero sola, ma poi la mia vita è cambiata, e anche se non posso prendermi io cura di te, anche tu troverai qualcuno che ti vorrà bene, quasi quanto la tua mamma”. Un sorriso tremulo le attraverso il viso. 

 

“Prima di partire, però, ti darò un nome, affinché tu non ti possa mai più perdere, e chi ti cerca ti possa sempre ritrovare: Koumei, che significa luce luminosa, la stessa che vidi io prima di tornare alla vita”. E detto questo si incamminò verso il demone. 

Sesshomaru aveva osservato tutta la scena senza proferire parola. A dire la verità, più che altro le ultime parole della bambina lo avevano fatto del tutto ammutolire. Davvero Rin si ricordava…?

Fu così, mentre si allontanavano dalla foresta librandosi in aria, che seppe di aver preso una decisione. 

 

 

 

Angolo autrice

Sono tornata. Chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma purtroppo il mese di agosto si è rivelato molto più difficile di quanto potessi immaginare. Non ho avuto molto tempo per scrivere, e a dirla tutta nemmeno la testa. Anche per questo motivo ho deciso di dividere la storia in tre parti, e non le originali due come mi ero prefissata: preferisco aggiornare più lentamente piuttosto che pubblicare un prodotto del quale non sono convinta. Spero comunque che questo nuovo capitolo vi possa piacere. A presto!!! 

 

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Capitolo 3
*** Parte III ***


Da quando erano partiti all’alba, Rin non aveva più aperto bocca. Un evento più unico che raro, per una bambina che di parole sembrava non spenderne mai abbastanza, e del quale solo Jaken si era rallegrato. Sesshomaru invece sembrava persino più cupo del solito. Non sapeva come comportarsi davanti ad un atteggiamento fin troppo anomalo per una Rin di solito così loquace, e la cosa aveva finito con l’infastidirlo. Per questo decise di fermarsi ben prima che il sole cominciasse a tramontare. 

 

Rin dal canto suo si sentiva persa. Sembrava passata un’eternità da quando avevano abbandonato Koumei nel bosco, e la paura di tutto quello che poteva essergli successo le stava facendo venire gli incubi. Fu proprio mentre stava sistemando il giaciglio per la notte che il dolore della perdita le prese con forza lo stomaco. Era riuscita a trattenersi tutto il giorno, ma l’arrivo della notte con le sue ombre la fece quasi impazzire dalla disperazione: scoppiò in un pianto disperato. 

 

“Rin” gracidò Jaken con incredulità “ma sei impazzita?”, poi incominciò a chiamare a gran voce il nome del suo padrone. Tuttavia la bambina non ebbe neppure la forza di articolare una frase. Lei doveva essere col suo cucciolo! Doveva proteggerlo!

 

Dal buio arrivò la voce di Sesshomaru, che fendette l’oscurità come una lama. 

“Rin, smetti di piangere”

“Non posso” riuscì a malapena a sibilare tra le lacrime. “Perchè, signor Sesshomaru? Perché abbiamo dovuto abbandonarlo? Era solo al mondo, proprio come me!”. 

La verità di quelle parole per un attimo la sopraffece, così asciugandosi le lacrime in fretta e furia fece per scappare nel bosco, per nascondersi alla vista dei due demoni. 

La sua corsa durò ben poco tuttavia, perché senza neanche accorgersene si trovò tra le braccia del demone cane. 

 

Tenendo tra le braccia la bambina, il demone allungò una mano artigliata e le asciugò una lacrima rimasta impigliata tra le ciglia. 

“Rin, smetti di piangere” ripetè Sesshomaru. “Ti devo far vedere una cosa”, e senza aggiungere ulteriori parole con un balzo si librò in volo. 

Rin non riuscì a formulare un pensiero coerente: era la prima volta che il signor Sesshomaru la faceva volare con sé, un evento più unico che raro, e in quanto tale l’aveva lasciata nel più completo silenzio. Non le restò che rannicchiarsi tra le braccia del demone per difendersi dal vento che le frustava la faccia e vedere dove l’avrebbe portata. 

 

ll viaggio durò molto meno di quanto la bambina si sarebbe aspettata, e terminò sulla cima frondosa di una quercia secolare. Rin non riusciva a capire come mai il signor Sesshomaru l’avesse strappata dall’accampamento per farla arrivare proprio lì, così si accinse ad aprire bocca per chiederglielo, ma fu bloccata sul nascere dalla mano di Sesshomaru, che la invitò con un cenno di diniego a rimanere in silenzio, per poi indicare col dito un punto sotto di loro. Rin si sporse leggermente dalla stretta del demone, e quello che vide la lasciò senza fiato: era Koumei! 

 

Dalla felicità la bambina incominciò a divincolarsi, rischiando quasi di cadere nel vuoto, e decise anche di chiamarlo a gran voce, quando si accorse tuttavia che il suo amico non era solo. Accanto al cucciolo, infatti, stava accucciato il più bell’esemplare di lupo che in avesse mai visto in tutta la sua vita: era enorme, e il pelo folto, bianco come il latte, alla luce della luna assumeva quasi riflessi argentei. Il lupo adulto osservava Koumei in ogni suo movimento, quasi non volesse mai perderlo di vista, nemmeno per un istante. 

Rin ci mise ben poco a realizzare, che alla fine, la madre si era ricongiunta col figlio. 

 

Guardò Sesshomaru alla ricerca di una conferma, che non tardò ad arrivare nel brusco cenno di assenso del demone. Rin guardò per l’ultima volta il suo amico, salutandolo con occhi colmi di lacrime di gioia, e consapevole che non lo avrebbe mai dimenticato. Poi si rivolse a Sesshomaru e mormorò “adesso possiamo tornare a casa, signor Sesshomaru”. 

Il viaggio di ritorno all’accampamento si svolse, come all’andata, nel più completo silenzio, mentre la bambina rimuginava su quei giorni che erano stati così intensi e pieni di emozioni.

Ritornati davanti al calore del fuoco, tuttavia la bambina si accorse che quella volta il demone non era scomparso per  arrampicarsi su un albero, ma piuttosto si era seduto accanto al fuoco, come se stesse attendendo qualcosa. 

“Sa, signor Sesshomaru” mormorò la bambina, rannicchiata nel suo giaciglio “penso proprio di dovermi scusare, ho commesso un terribile errore”. 

“Per cosa, Rin?” il mormorio del demone le arrivò quasi intellegibile. 

“Perché mi sono resa conto di aver detto una falsità. Quando abbiamo lasciato Koumei nel bosco, lei doveva aver già sentito che la sua mamma stava arrivando, non è vero?”. Niente trapelò dagli occhi di Sesshomaru, che non confermò né smentì quell’affermazione. 

Così Rin riprese a parlare. “Ero arrabbiata, perché pensavo che mi sarei potuta prendere cura del mio nuovo amico. Quando l’ho trovato nel bosco, pensavo fosse abbandonato, impaurito, e che non avesse nessuno al mondo. Ho pensato che fossimo molto simili, in realtà, io e Koumei. Ma questo non è vero. Io ho capito cosa mi voleva far vedere questa sera, signor Sesshomaru: che Koumei non è solo, come io non sono mai sola, e mai lo sarò. Perché io ho lei. Non è cosi?”.

 

Per un momento nessun suono provenne dal demone. 

Poi, due parole, nette come una lama. “È così”. 

La bambina non aggiunse nulla, altre parole sarebbero state superflue, ma gli rivolse un sorriso raggiante e lentamente si avvolse nelle coperte, con le palpebre che si facevano sempre più pesanti. Qualche istante, e il sonno la reclamò implacabile. 

 

Così rimase Sesshomaru, nel silenzio della notte, a guardare quella bambina che in poco tempo aveva cambiato la sua esistenza. La guardò, la vegliò, la protesse, nella consapevolezza che finchè ci sarebbe stato lui, nessuno avrebbe potuto ferirla. 

Inconsapevole di come sarebbe diventata ancor più importante, una volta divenuta donna. 

 

“È così”, bisbigliò alla notte. 

“Per sempre”.  

 

 

Angolo autrice

Ciao a tutti! E così, alla fine, non senza ritardi stratosferici, la storia ha raggiunto la sua conclusione. Sono felicissima, si tratta della mia prima storia con più di un capitolo, e sono anche molto soddisfatta della sua conclusione. Mi ha anche emozionato, e spero che possa farlo anche con chi la leggerà. A presto!

 

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