our hearts are tied together

di Hikari_1997
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Differenze ***
Capitolo 3: *** Eredità ***
Capitolo 4: *** Mancanza ***
Capitolo 5: *** Consapevolezza ***
Capitolo 6: *** Bacio ***
Capitolo 7: *** Unione ***
Capitolo 8: *** Presenza ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Odio, ira e sgomento.
Mai nessuno aveva osato così tanto come quel misero mezzo demone, reo di aver macchiato la sua stirpe con il suo sangue umano.
Sesshomaru era furioso, lo aveva spogliato di tutto; l’affetto del padre, Tessaiga, il braccio sinistro, il rispetto.
Inuyasha lo aveva colpito nel profondo del suo orgoglio, facendo aumentare l’immenso ribrezzo che provava per lui e per i suoi consimili.
-Padre, perché hai lasciato la tua eredità più preziosa a lui e non a me? Perché ho soltanto una spada scartata, un’inutile lama incapace di tagliare?
Non ho nulla da proteggere, non vedo beneficio nel riportare in vita mille futili esistenze-
La luce del tramonto gli infastidiva le iridi, ancora rosse dopo la trasformazione, aveva perso molto sangue dallo scontro con il fratello e –odiava ammetterlo- ma ne era uscito vivo per miracolo.
Non aveva molta forza rimasta, ma questo era sicuro, la prossima volta che avrebbe nuovamente incrociato il cammino con quell’infimo essere, gli avrebbe restituito l’umiliazione con gli interessi.
D’un tratto, avvertì un odore sconosciuto nell’aria –ben diverso da quello ferroso del suo stesso sangue, e da quello pungente del sottobosco- seguito da un fruscio.
Voltò il capo e, tra i cespugli, la vide.
Un’umana.
Una bambina umana.
Non riusciva a muoversi, tuttavia si sforzò per digrignare la mandibola, mostrando le zanna, grugnendo per cercare di allontanarla.
La bambina sobbalzò, indietreggiando di qualche passo, in mano stringeva una strana borraccia.
La vide fissarlo insistentemente, avanzando verso di lui.
Tolse il coperchio al contenitore, versando dell’acqua sulle parti della sua pelle sporche di sangue.
Era la prima umana che si era volutamente avvicinata a lui senza paura, senza vili intenzioni, col solo scopo di aiutarlo.
-Vuole … salvarmi? –
Mentre osservava la piccola creaturina sciacquare i segni rossastri sul suo corpo, permettendole di toccare il braccio, la coda e i vestiti, sentì Tenseiga pulsare.
La spada del padre che lo aveva protetto dall’attacco di Inuyasha, catapultandolo in quel bosco.
-Tenseiga, perché mi hai lasciato qui? –

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Capitolo 2
*** Differenze ***


Rin era tornata sana e salva, dopo lo scontro con Takemaru Setsuna dove aveva collaborato con Inuyasha per sigillare definitivamente Sou’nga.
Quel fantoccio di carne aveva addirittura osato violare il riposo del padre per recuperare il suo braccio mozzato dalla lama di Tessaiga, aveva messo in pericolo Rin e la compagna sacerdotessa del fratello col rischio di far emergere il mondo dei morti.
Ma quello che, ora, lo spingeva a riflettere sulle sue azioni, erano state le parole pronunciate dallo spirito della spada.
“Queste femmine, sono della stessa risma di Izayoi; Sesshomaru e Inuyasha soffriranno molto se le uccidi”
Sesshomaru digrignò i denti stringendo il pugno.
-Sesshomaru-sama? –
Mosse le iridi verso destra, notando Rin a poca distanza da lui –Oggi non andate a controllare la zona? –
Era solito controllare ogni notte che nessun demone si avvicinasse alla radura dove Rin, Jaken e Ah Un riposavano, ma –per quanto odiasse ammetterlo- quella battaglia lo aveva sfinito.
Aveva colto la preoccupazione sugli occhi di Jaken quando lo aveva visto in ginocchio, stremato a causa del combattimento contro la spada demoniaca.
Rin sembrava aver capito le ragioni, gli occhi scuri erano fissi su di lui, le sopracciglia piegate in una preoccupata espressione.
-No- si limitò a rispondere secco.
Rin sorrise, come al solito il signor Sesshomaru era di poche parole, ma lei riusciva a capire che con quel semplice “no” intendeva cercare di nascondere i suoi pensieri, non voleva mostrarsi stanco di fronte a loro.
Si inginocchiò vicino a lui, chiedendo –Posso restare qui vicino a voi? –
Sesshomaru alzò curioso un sopracciglio, ma non la fermò.
Rin captò il silenzioso consenso, accucciandosi meglio al suo lato destro, vicino alla morbida coda.
Jaken le avrebbe dato della sfacciata senza ombra di dubbio, ragion per cui aveva aspettato che il Kappa dormisse per sgattaiolare vicino al demone.
Erano poche le notti che passava con loro, e lei adorava passare del tempo con lui.
Amava scrutarlo, osservare i suoi lineamenti, captare tutte le differenze che distinguevano il nobile Sesshomaru dagli esseri umani.
I suoi genitori e i suoi fratelli erano stati brutalmente uccisi da dei banditi, e gli abitanti del villaggio la maltrattavano sempre.
Era stato lui il primo, un demone, a chiederle una sua opinione, a domandarle perché aveva evidenti lividi sul corpo, involontariamente sorrise.
Lo sentì sospirare –Perché sorridi? –
Non era la prima volta che le porgeva quella domanda, ma lei non sapeva mai come rispondergli, quindi sorrise nuovamente, spostando poi gli occhi sull’unico braccio del demone.
-Sesshomaru-sama … le vostre ferite non sono ancora guarite giusto? –
Per essere una bambina umana era sveglia, a volte fin troppo.
Sussultò, percependo le minute mani di Rin sfiorargli la cute della mano, accarezzando le bruciature rimaste per aver impugnato Tessaiga, l’arma che desiderava dal profondo dell’orgoglio e che la sua stessa natura di Yokai gli impediva di brandirla.
Ritrasse l’arto.
-Oh, mi scusi … l’ho toccata senza chiederle il permesso-
-Non sarebbe la prima volta- pensò Sesshomaru, osservando la triste espressione apparsa sul suo viso.
Lo irritava vederla così.
Sospirò.
-Evita di toccare le unghie e le mie zanne, posso inavvertitamente rilasciare del miasma-
Gli occhi di Rin iniziarono a brillare di luce propria, quello che Sesshomaru non si aspettava, fu la presenza dell’indice sinistro della piccola sulla sua fronte, ripassando il contorno della luna viola.
-è bella- sussurrò.
Sesshomaru inclinò il volto con fare interrogativo, azione che venne copiata dalla ragazzina perché, per qualche strana ragione, si divertiva a replicare i suoi movimenti.
-Rin! Dove sei? Rin! –
Rin mostrò una smorfia, adocchiando alla sua sinistra per notare la presenza di un apprensivo Jaken che la chiamava a squarciagola.
Evidentemente si era svegliato e, non vedendo la bambina di fianco a lui, era entrato nel panico.
-Rin do- OH! Padron Sesshomaru-
Il Kappa pietrificò notando la bambina in braccio al potente Yokai –Piccola sfrontata- pensò lui, limitandosi però a inchinarsi e ritornare a dormire.
Aveva la vaga impressione che il padrone non avrebbe tollerato ulteriormente la sua presenza in quel momento.

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Capitolo 3
*** Eredità ***


-Sesshomaru, credevi forse di essere un Dio? –
Quello gli aveva detto la madre, schernendolo di fronte al corpicino senza vita di Rin, Jaken era in lacrime, lo sterminatore Kohaku a stento riusciva ad autocontrollarsi e lui era rimasto in silenzio.
Poco prima, nell’aldilà, stringeva il suo fragile corpo tra le braccia, maledicendo Tenseiga perché la sua sete di potere gli aveva tolto la preziosa vita di Rin.
Si era ricordato della sua domanda, settimane prima.
“Quando morirò, vi dimenticherete di me?”
No, ovviamente no … perché la verità era che nulla poteva essere paragonato a lei.
Ma ora il suo corpo era freddo, morto.
-Piccolo demone, perché piangi? – domandò sua madre.
-Mi chiamo Jaken signora.
Padron Sesshomaru per sua natura non verserebbe alcuna lacrima, quindi lo farò io al suo posto-
I taglienti occhi della madre lo squadrarono curiosa –Sesshomaru, sei forse triste? –
Lui non rispose, restando fermo e austero di fronte a lei.
-Sappi che questo non succederà più-
Appoggiò la pietra lasciatole in eredità dal padre sul petto di Rin, la vide brillare, emanando una luce bluastra finché, il suo udito percepì il fievole battere di un cuore.
Rin aprì gli occhi.
-Rin! - esclamarono all’unisono Jaken e Kohaku.
Sesshomaru non si era mai mosso così velocemente in vita sua, vederla tossire, muoversi, respirare.
Viva.
Le sfiorò la guancia sinistra con la mano, la vide sobbalzare sorpresa all’improvviso contatto, sgranando gli occhioni scuri alla vista del suo sorriso.
Quello, è stato il suo primo sorriso genuino, non un ghigno pieno di scherno o pietà.
-La ringrazio signora, a nome mio e del padron Sesshomaru- gracchiò Jaken inchinandosi.
-Dici che mio figlio è felice? – Domandò lei.
-Molto felice- concordò Jaken.
Inukimi guardò Sesshomaru perplessa, mentre osservava la bambina sorridere, rincuorare suo figlio giurandogli che stava bene, senza sciogliere l’abbraccio delle loro mani.
-Quanto clamore per un semplice cucciolo d’uomo- sentenziò lei –Ha ereditato un aspetto interessante dal padre-

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Capitolo 4
*** Mancanza ***


Rin avanzava con un cesto pieno di erbe medicinali, quella mattina aveva aiutato Jinenji a raccoglierne un po’ dal campo nord.
Era passato un anno esatto dalla fine di Naraku, e lei era stata lasciata al villaggio Musashi sotto le cure della sacerdotessa Kaede.
Si ricordava ancora il girono che si era separata dal Signor Sesshomaru, aveva pianto fino a tarda notte, non voleva lasciarlo.
Le settimane seguenti era anche sgattaiolata di nascosto dalla sua tenda, inoltrandosi nel bosco per cercare di raggiungerlo … ma prontamente riportata al villaggio da Inuyasha o Kohaku.
Col tempo aveva imparato ad obbedire, iniziando a studiare con altri bambini e compiere piccole mansioni con Kaede.
L’aveva assistita nel parto gemellare di Sango, aveva imparato a scrivere grazie agli insegnamenti di Miroku, e Jinenji le stava dando delle basi nella medicina.
Ma a lei mancava, enormemente.
Le mensili visite non erano abbastanza per lei.
Ad ogni incontro le portava dei kimono, uno più bello dell’altro, con stoffe pregiate e decisamente costose.
Amava trascorrere quei pomeriggi con lui, riempiendolo di domande su dove fosse stato.
Le prime visite erano praticamente un monologo, ma piano, piano, anche Sesshomaru aveva iniziato a farle domande, a chiederle di mostrargli cosa aveva imparato, ed esprimere quelli che –secondo uno sbalordito Shippo- erano dei complimenti.
Ridacchiò tra sé e sé, quando –di passaggio dal pozzo mangiaossa- notò Inuyasha.
Era inginocchiato vicino al pozzo, le mani appoggiate al ligneo bordo e gli occhi fissi sul fondo.
Le orecchie canine abbassate, piangeva.
Non era un mistero per gli abitanti di Musashi, Inuyasha passava per il pozzo ogni giorno, dalla sconfitta di Naraku anche due volte –una alla mattina e una alla sera-
Rin si avvicinò, Inuyasha captò la sua presenza, affrettandosi ad asciugale le lacrime –Rin cosa ci fai qui? –
-Ero al campo nord con Jinenji, sto ritornando al villaggio- rispose lei appoggiando il cesto per terra e sedendosi di fianco a lui.
-Allora dovresti rientrare in fretta, si sta facendo buio, l’inverno è alle porte, rischi di prenderti un raffreddore-
Rin continuava a fissarlo negli occhi, a volte Inuyasha temeva che quella bambina riuscisse a leggergli l’anima.
-Ti hanno mai detto che è facilissimo capire cosa pensi? O meglio a chi? –
Inuyasha mosse le orecchie –Come? Chi? –
Rin sorrise –A Kagome-chan-
Inuyasha grugnì.
-Ahah, sei uguale a Sesshomaru-sama! –
Inuyasha la guardò storto –Rin, lo so che lo stai dicendo in buona fede ma, per favore, non paragonarmi più a quel pezzo di ghiaccio.
Neanche lui ne sarebbe contento-
-Il signor Sesshomaru non è affatto un pezzo di ghiaccio, è disponibilissimo, premuroso e gentile- affermò convinta.
La scelta di quelle parole fece tremare Inuyasha dalle orecchie fino ai piedi, suo fratello? Disponibile? Premuroso?
-Non ti stanchi a fissare il fondo del pozzo tutto il tempo? – domandò la bambina, sporgendosi.
-Ehi, stai seduta- disse Inuyasha allontanando Rin dal bordo –Se cadi è la volta buona che Sesshomaru mi spedisce all’altro mondo, in modo definitivo però-
Rin ascoltò il mezzo demone, iniziando a selezionare le erbe poste nella cesta.
-Ti capisco- disse all’improvviso.
-Come? –
-Ti capisco Inuyasha, anche io so cosa significa quello che stai provando … la mancanza di non avere chi ci è caro vicino- spiegò.
-Oh … Sesshomaru mi ha accennato che sei orfana- commentò Inuyasha.
-Non solo per quello- pigolò lei – Aspetto l’arrivo di un nuovo mese con ansia, aspetto di vederlo apparire da un momento all’altro.
Per cui, da oggi in poi verrò a farti compagnia al pozzo! –
-Eh? Non è necessario-
-Ma voglio farlo! Perché la gioia che si prova quando il senso di mancanza svanirà, sarà enorme! –
***************
Due anni dopo.
Rin era seduta di fianco a Kagome, la aiutava ad intrecciare i giunchi per creare nuove ceste.
-E così Sesshomaru ti ha portato un nuovo kimono? –
-Si! – esclamò lei –Si è fermato pochissimo oggi, da quanto detto da Jaken c’è un demone che sta creando scompiglio qui vicino-
-Beh, ora ha ufficialmente ereditato la posizione di suo padre- commentò Sango –Dev’essere molto occupato-
-Si- disse Rin –Però … -
Inuyasha guardò la ragazzina osservare il cielo notturno, gli venne in mente lo strano dialogo scambiato due anni prima, perché infondo, capiva.

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Capitolo 5
*** Consapevolezza ***


Ormai aveva 15 anni.
Il tempo sembrava volare, Kaede le ripeteva spesso che non riusciva a capacitarsi del fatto che erano passati ben sette anni da quando l’avevano ospitata al villaggio Musashi, per iniziare una nuova vita.

“Ti stai trovando bene al villaggio? Nessuno ti manca di rispetto vero?”

Di nuovo, Rin sentiva quelle parole rimbombare nella sua mente, mentre era intenta a lavare i panni insieme alle gemelle di Sango e Miroku e ad altre ragazze del villaggio, accorciando le maniche del kimono per non bagnare il tessuto.

“Stai indossando il kimono che ti ho regalato l’ultima volta?”

 Rin prese il panno, sfregando con forza il tessuto nell’acqua del ruscello, mentre la mente vagava nelle parole che Sesshomaru le aveva detto anni prima.

“Se ti troverai in pericolo, o se sarai triste o depressa, non importa quando, basta che mi chiami e verrò immediatamente da te”

Rin si mordicchiò il labbro inferiore, sussurrando il nome del principe dei demoni.

“Se non puoi parlare,  fischia tra le dita se preferisci”

Sentì il suo nome e alzò di scatto il capo, occhi sgranati.
Mollò il cesto, iniziando a correre spargendo panni –sporchi e puliti- ovunque.
Le parve di sentire un rimprovero da parte di una sua coetanea, ma non si fermò, scavalcò secchi colmi di stracci, corse a perdifiato calpestando per sbaglio la coda di Shippo.
-AHIA! Rin, attenta! – Si lamentò il piccolo Kitsune.
Ma lei non si fermò, seguitando a correre lanciandosi a braccia aperte verso la possente ed austera figura apparsa tra i boschi, cingendogli la vita.

“Non vi è distanza tra noi, i nostri cuori sono uniti”

-Siete tornato- sussurrò lei stringendo senza paura l’armatura dello Yokai, un’azione che mai nessuno aveva osato compiere.

“La forza della fiducia, vincerà su ogni paura.
Questo sentimento è abbastanza per riempire il tuo cuore”


Sentì il braccio sinistro del demone posarsi sulla sua schiena, stringendola forte, mentre il braccio destro si posava sulla sua testa, la mano accarezzava dolcemente le ciocche castane.

Rin sentì un sorriso formarsi sulle sue labbra a quel contatto.

“Va bene lasciare la situazione com’è al momento, abbiamo molto tempo a disposizione”

-Mh- mormorò lui, com’era solito fare da quando era bambina, facendole battere il cuore come un forsennato.
Sapeva che se n’era accorto, i suoi sensi demoniaci non erano inferiori a nessun altro.

“Puoi comprendere i tuoi sentimenti per me con calma”

-Stai bene? – domandò il demone, forse preoccupato dalla repentina accelerazione dei suoi battiti.

“Fino a quel momento, abbi cura di te”

Rin alzò lo sguardo verso l’affascinante volto di Sesshomaru, rispondendo –Si, sto bene! –
Perché ora capiva.

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Capitolo 6
*** Bacio ***


Era iniziato tutto da quell’improvviso gesto, si era sentita estremamente in imbarazzo ed era fuggita in tutta fretta nella sua capanna.
Kaede era preoccupatissima, aveva dunque chiesto a Kagome di consolarla e provare a parlarle.
La ragazza era la persona più vicina alla piccola Rin, ormai sedicenne, si trovavano d’accordo su molte cose e Kagome la considerava un po’ come una sorellina minore.

-Oh, capisco- disse la giovane sacerdotessa –Ti sei spaventata-
Rin annuì –Non gli ho permesso di continuare, sono scappata bisbigliando qualche scusa in tutta fretta-
-Non preoccuparti Rin, è totalmente normale … dopo andrò a fargli una bella ramanzina- disse Kagome scrocchiando le dita –Inoltre-
-Inoltre? –
-Prima di venire da te, Inuyasha mi ha detto che ha fiutato l’odore di Sesshomaru … Non farlo preoccupare, lo sai che tiene a t. oh Rin? –
Era arrossita fin sopra i capelli, affrettandosi ad afferrare una cesta e dire –Vado a raccogliere erbe al campo di Jinenji, sono occupata-
Kagome era incredula.
Rin che evitava Sesshomaru?

Uscì dalla capanna della sedicenne poco dopo, fermandosi sulla soglia alla presenza di Sesshomaru.
-Oh cognatino! -
Lui fece una smorfia, odiava quando lo chiamava così.
-Ho visto Rin uscire in tutta fretta, miiko esigo spiegazioni- sentenziò lapidario.
-Deve raccogliere erbe medicinali con Jinenji-
-Ho sentito l’odore delle sue lacrime- specificò lui.
Kagome scrutò l’espressione mostrata da Sesshomaru in quel momento, le era estremamente famigliare.
In molte occasioni, sebbene non lo avrebbero ammesso neanche sotto tortura, lui e Inuyasha si assomigliavano e proprio ora, l’accigliata smorfia sul volto del demone, assomigliava a quella mostrata da suo marito quando Koga ci provava con lei.
… Forse?
Kagome cercò di testare la sua teoria dicendo –Oh quello … un ragazzo del villaggio ha cercato di baciarla-
Trattenne a stento una risata allo stupore apparso sul viso di Sesshomaru.
-Bingo! –
******************
Rin appoggiò la cesta sull’uscio del santuario di Miroku, si stava facendo buio, nonostante fossero in primavera, poteva percepire della frescura nell’aria, reduce dal passato inverno.
Fece per incamminarsi verso la sua capanna, sguardo sui suoi sandali.
A causa di ciò sbatté contro qualcuno.
-Ohi-
Alzò lo sguardo massaggiando la fronte, paralizzando alla vista di Sesshomaru.
-Signor-
-Hai finito i tuoi doveri? – domandò.
-Oh, si-
-Seguimi-
A quell’ordine, Rin non poteva disubbidire.

Lo seguì per il villaggio, arrivando ai pressi del bosco.
Lo vide sedersi a terra, la schiena appoggiata al tronco di un albero.
La guardò fissa negli occhi, invitandola a fare lo stesso.
Si accucciò alla sua sinistra, torturando nervosa i lembi delle maniche.
-Sei ferita? –
-Eh? – Rin voltò appena il viso, lo vide fissare il vuoto senza guardarla.
Aveva la stessa espressione del loro primo incontro, quando gli abitanti del villaggio l’avevano picchiata dopo l’ennesimo furto.
-Ti ha fatto male? Quel ragazzo? –
Rin realizzò che era colpa di Kagome che aveva evidentemente spifferato tutto.
-No, no, no! – si affrettò a dire –Non è successo niente, ha tentato di baciarmi ma non gliel’ho permesso.
Mi ha colta di sorpresa e l’ho respinto correndo via, quindi no-

Kaede le aveva accennato che era entrata nell’età giusta per trovare marito, come molte sue coetanee avevano fatto, e che era normalissimo trascorrere del tempo con i ragazzi del villaggio … eppure.
-Era la prima volta che qualcuno cercava di fare una cosa simile e sono entrata nel panico, non volevo concedergli il mio primo bacio, non volevo … non lui- disse.
Sesshomaru si voltò –Non lui? –
Rin tremò, lo aveva detto ad alta voce.
-E allora a chi? –
Perché era così curioso quel giorno? Solitamente era lei a intrattenere le loro conversazioni, ma quel giorno era Sesshomaru a tenere le redini del discorso.
E ora come glielo spiegava?
Che aveva capito i suoi sentimenti per lui, che non voleva baciare quel ragazzo perché nel corso degli anni aveva rifiutato ogni avance a causa sua?

Aveva inconsciamente utilizzato Sesshomaru come paragone con gli altri ragazzi del villaggio, e nessuno poteva essere minimamente paragonabile all’immortale bellezza del demone.
Però Sesshomaru pretendeva una risposta.
Si fece coraggio avvicinandosi un poco, sussurrando –Voi-

Teneva gli occhi serrati, temendo la risposta di Sesshomaru.
Secondo Kagome, quello che il demone le aveva detto durante la gara di scioglilingua di cinque anni prima era una dichiarazione in piena regola, erano state quelle stesse parole a farle realizzare i sentimenti che provava per lui.
Ma ora era spaventata.
Temeva un suo rifiuto, perché aveva praticamente ammesso di volere quel tipo di relazione con lui, se solo gli avesse detto che Daisuke (il poveretto che aveva provato a confessarsi) aveva iniziato il suo discorso sottolineando quanto sia nobile la sua famiglia adottiva “siccome reputi Sesshomaru-sama come un padre”.
Per poco non gli era scoppiata a ridere in faccia.

All’improvviso avvertì un movimento e, quando aprì gli occhi, notò il volto di Sesshomaru a pochi centimetri di distanza dal suo.
La scrutava con le sopracciglia corrucciate, gli occhi fissi in una silenziosa domanda.

Inspirò, chiudendo le palpebre quando Sesshomaru le sfiorò il mento con le dita, le stesse dita che le aveva raccomandato di non toccare da piccola, per evitare di rilasciare il suo potente miasma.
Sentì il respiro del demone sempre più vicino a lei, e con tutto il coraggio che possedeva, decise di baciarlo … sbagliando mira e finendo per depositare il bacio sul lato della bocca.
Lo sentì ridere, cosa assai strana e nuova, e in pochi secondi Sesshomaru mosse la testa baciandole appena le labbra.

Aveva visto parecchie volte Sango e Miroku o Inuyasha e Kagome fare quel gesto, e non riusciva a capire come mai Miroku diceva di raggiungere il Nirvana quando baciava la moglie.
Per Rin, quando Daisuke aveva tentato di baciarla, quella frase aveva assunto un connotato decisamente negativo, perché si era spaventata e non voleva ripetere mai più quell’esperienza.
Ma ora, stretta tra le braccia dello Yokai più potente di quelle terre, capiva il vero significato dietro a quelle parole.

Sesshomaru si allontanò, appoggiando la fronte sulla sua, ghignando appena alla vista delle sue gote in fiamme.
-Sesshomaru? –
Lui la guardò curioso –Le chiedo troppo se può rimandare la sua partenza di un giorno? – pigolò lei nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
Sesshomaru le avvolse il corpo con le braccia, rispondendo –No Rin, affatto-

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Capitolo 7
*** Unione ***


Inuyasha fissava inquieto il cielo.
Suo fratello era passato quella mattina per prendere Rin e portarla al suo palazzo, nel cuore delle terre occidentali … non aveva mai invitato nessuno al suo palazzo.
Neppure sua madre.
-Battere in quel modo il piede a terra non lo farà ritornare più in fretta, lo sai vero? –
Inuyasha si voltò verso la moglie, in piedi sull’uscio di casa con una divertita espressione in volto.
-Ho una strana impressione- disse.
-Oh … Quale? – domandò lei.
-Non lo so ma, non lo avevo mai visto così … inquieto? Non è mai inquieto, sprizza superiorità e sicurezza da tutti i pori, eppure- Disse Inuyasha, continuando a guardare il cielo.
-Hai forse paura di diventare zio? – lo punzecchiò Kagome.
-Già … Aspetta, CHEEE?? –

******************

Il palazzo era immenso, Rin aveva implorato Jaken di farle fare un giro per la vasta magione di Sesshomaru, chiedendogli qualsiasi cosa piena di curiosità.

Era ormai sera quando Rin si stava avventurando tra i corridoi del palazzo per cercare qualcosa da mangiare, quando captò una luce.
Si avvicinò cauta notando la presenza di Sesshomaru.
Era nel suo studio, a revisionare alcuni documenti.
Fece scorrere lo shoji entrando di soppiatto.
-Qualcosa non va Rin? – chiese.
-Oh no solo, ho fame- pigolò lei.
Sesshomaru si alzò, lasciando i rotoli sul tavolino.
-Qui siamo tutti demoni, quindi non abbiamo bisogno di mangiare del cibo umano- rispose lui, prendendo Rin per mano.
Rin ricordò i suoi passati viaggi con Sesshomaru, si era sempre cercata da mangiare da sola per quel motivo.

Lo Yokai fece scorrere uno shoji, rivelando la presenza di una vasta camera che –a giudicare dal pregiato futon- era la camera da letto.
Vicino ad esso vi era un piccolo tavolino con della frutta e alcuni mochi.
-Ho chiesto a Jaken di raccogliere dei frutti prima di venire a prenderti e la sacerdotessa ficcanaso mi ha dato dei mochi nascondendoli da mio fratello-
Rin si avventò sullo spuntino organizzato da Sesshomaru, mangiando con avidità tutti i cibi.
Lo Yokai si sedette sul futon lì di fianco, osservando la ragazza mentre assaggiava i mochi preparati da Kagome.
-Em, Sesshomaru; ho sempre voluto chiederti una cosa- disse lei finendo di mangiare una delle tre mele.
-Dimmi-
-Mi hai sempre detto che non mangi cibo umano … allora, cosa mangi? – domandò lei curiosa.
Sesshomaru non rispose subito.
-Avete … mangiato degli esseri umani in passato? – continuò lei.
Bastò un suo sguardo per farla tacere –Scusa, era una domanda inopportuna- Pigolò Rin tornando a mangiare la sua cena.
Lo sentì sospirare dicendo –No, mai –
-E allora avete mai provato a mangiare del cibo umano? – chiese nuovamente.
-Perché ti interessa? – domandò Sesshomaru –Anche se lo mangiassi non ne trarrei nutrimento, a Yokai come me serve altro per sopravvivere, quindi non-
Si bloccò, percependo uno spicchio di mela tra le labbra.
Rin aveva abbandonato i resti dei frutti e dei mochi, avvicinandosi a lui con quel piccolo spicchio, appoggiandolo decisa sulla sua bocca.
-Forse, ma se non lo assaggia, non lo potrà mai sapere-
Sesshomaru dunque, morse la mela, arrendendosi.
Infondo era sempre stato inutile cercare di discutere con lei, fin dal loro primo incontro, non riusciva ad andare contro un suo volere.
Nel mangiare, le sue zanne sfiorarono la cute dei polpastrelli di Rin; alzò gli occhi verso di lei, vedendola concentrata –quasi in trance- dai movimenti delle sue labbra.

Ingoiato l’ultimo boccone, Rin fece per ritirare la mano ma Sesshomaru la bloccò, con l’oro delle sue iridi sempre fisso sul marrone degli occhi di Rin, le baciò il dorso della mano.
Rin sorrise, muovendosi verso di lui, sedendosi sulle sue ginocchia e iniziando a tracciare i contorni delle sue labbra.
-Quando ero piccola non mi permettevate di toccarvi in questo punto-
Sesshomaru inclinò leggermente il capo, lo faceva sempre quando era curioso, sospirando quando –come previsto- Rin imitò il suo gesto.
-Rin, hai sempre intenzione di emulare ogni mio gesto? – domandò alzando un sopracciglio e ridendo quando Rin cercò di fare lo stesso.
Dunque, sporse il volto verso di lei –Anche ora? –
Rin deglutì, la stava deliberatamente provocando; ma Sesshomaru sapeva che non si lasciava mettere in soggezione.
Rin era stata l’unica persona –E soprattutto l’unica umana- che non aveva mai provato paura o ribrezzo nei suoi confronti.
Quando il gelido carattere dello Yokai tentava appositamente di allontanarla, lei agiva all’opposto, avvicinandosi ancora di più.

Perché lei voleva sapere tutto di lui.
Perché Rin voleva passare il resto della sua mortale vita insieme a Sesshomaru.

Dunque, mosse il viso in avanti, connettendo le sue labbra con quelle del demone.
Sesshomaru fece scorrere entrambe le braccia lungo la sua schiena, perdendosi nei suoi capelli scuri, mentre Rin appoggiava le sue minute manine sull’ampio petto del demone maggiore.
Rin sapeva che la sua presenza aveva un forte impatto su Sesshomaru, lo aveva capito quando aveva appreso a fondo il significato delle sue parole, e quando aveva compreso che lei era innamorata di lui.
Da quel giorno, quando si erano incontrati nel bosco, quando i lupi di Koga l’avevano attaccata, prima di morire aveva pensato a lui, aveva sperato di rivederlo.
E al suo risveglio, grazie a Tenseiga, il suo viso era stata la prima cosa che aveva visto.

Sesshomaru, quel giorno, non indossava l’armatura, era rimasta sorpresa quando al villaggio l’aveva accolta sfoggiando un elegante kimono blu decorato con ricami di foglie azzurre.
Fece scorrere le dita lungo il bordo del suo colletto allargandolo appena.
-Rin-
-Mh-
-Mi serve il tuo consenso- sussurrò lui sfiorandole le labbra.
-A … anche a me- pigolò lei, scaturendo una incuriosita espressione sul suo volto.
-Siete sicuro che, insomma … con un’umana-

Ah … ecco perché.

Sesshomaru aveva odiato Inuyasha per molto tempo, aveva disprezzato la decisione di suo padre di accoppiarsi con una infima donna quale Izayoi, il cui unico reato era l’essere nata umana.
Aveva quasi ucciso Kagome al loro primo incontro, non capendo perché il suo bastardo fratello la amasse.

Cosa c’era di buono nell’amare gli essere umani?
Cosa si provava nel volerli proteggere?

Eppure, anni prima al palazzo della madre, Sesshomaru aveva avuto paura.
Aveva provato quella stessa sensazione sulla sua pelle non percependo più il battito del cuore di Rin.
Sapeva che stava seguendo le orme del padre, che stava per fare quello stesso atto che aveva “condannato” il grande demone cane Inu no Taisho.
Innamorarsi di un’umana, andare negl’inferi per evitarne la morte, vivere sempre al suo fianco, generando dei figli mezzi demoni.

Sesshomaru accarezzò le guance della diciassettenne, sussurrando –Solo con te-

****************

La osservava mentre dormiva, la sua coda –evidentemente scambiata per un cuscino- stretta tra le sue mani.
Alzò il tessuto della coperta per impedire al freddo vento di fine autunno di raffreddarla.
La vide accoccolarsi meglio vicino a lui, sussurrando il suo nome nel sonno.
La abbracciò, depositando un ultimo piccolo bacio sulla sua fronte.
-Padre- pensò –Ora vi posso comprendere-

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Capitolo 8
*** Presenza ***


Rin camminava nel bosco.
Era ormai primavera inoltrata da quando era andata a vivere con Sesshomaru tornava poche volte al villaggio Musashi.

Dopo la notizia della gravidanza di Kagome, le due ragazze avevano deciso di fare quattro passi nel bosco, dimenticandosi momentaneamente dei loro doveri.
-Kagome-chan, sei incinta devi prestare più attenzione- la ammonì Rin vedendola raccogliere delle pesche da un albero.
-Ah, ti preoccupi troppo Rin, un mezzo demone nella pancia non mi fermerà dal fare quello che voglio- disse la giovane sacerdotessa, tendendo uno dei frutti alla ragazza –Piuttosto, tu stai bene? Non ho mai visto Sesshomaru così preoccupato-
Rin annuì era, da qualche giorno che non si sentiva molto bene –è solo un po’ di nausea, da quando Jaken ha provato a cucinare dei cibi andati a male-
Kagome fece una smorfia –Magari gli regalerò un libro base di cucina-
Rin ridacchiò, era da qualche giorno che Sesshomaru le impediva di mettere piede in cucina, non poteva avvicinarsi al fuoco, niente lavori pesanti.
Era sempre stato premuroso, ma, secondo il suo intuito, qualcosa non quadrava.

-Oh, siamo arrivati al confine del villaggio- notò Kagome –In quella capanna io, Inuyasha, Shippo, Kirara, Sango e Miroku ci siamo fermati parecchie volte per riposarci quando davamo la caccia a Naraku.
Nee Rin-chan, ho voglia di Dango, mi fai compagnia? –
-Mh, volentieri-

Le due ragazze di incamminarono verso la piccola capanna, quando, seduto su una panchina di legno, scorsero la presenza di un monaco.
Rin pietrificò, era lo stesso monaco che anni prima aveva tentato di portarla in un villaggio umano e, soprattutto, aveva cercato di uccidere Sesshomaru.
Anche Kagome se ne accorse, facendo subito scudo alla ragazza col suo corpo.

-Avverto una forte aura demoniaca provenire da voi ragazze- disse lui afferrando un rosario.
-Non c’è bisogno di lottare maestro Ungai- disse Kagome –Le assicuro che i danni saranno ben peggiori se tenta di farci qualcosa-
-Io mi preoccupo per la vostra salute, mi ricordo di lei … è una sacerdotessa, eppure come potete permettere di portare nel vostro grembo figli di demoni-
-Mezzo demone- corresse Kagome –E ho anche poteri spirituali quindi posso facilmente contrastare i vostri attacchi-

Il monaco avanzò –Non mi riferivo a lei-

-Eh? –
-L’energia demoniaca dentro di voi è minima- spiegò lui –Ma ne avverto una più forte provenire dalla ragazza vicino a lei … e così ci rincontriamo-
Rin deglutì, di cosa stava parlando?
-Sapevo che non dovevo permetterti di seguirlo quella notte, ha anche osato fare una cosa del genere- disse Ungai.
-Non vi avvicinate, oggi come allora non ho cambiato la mia scelta- spiegò Rin.

-A costo di concepire un figlio di demone? –

Quelle parole caddero su Rin come una doccia ghiacciata, Kagome sgranava incredula gli occhi, guardando Rin, ora impegnata a toccare il proprio ventre.

-Kagome! –
La voce di Inuyasha riscosse Kagome, prendendo la mano di Rin e scappando nel bosco mentre Inuyasha e Miroku si paravano di fronte a Ungai.
-Venerabile Ungai, mi chiamo Miroku; le chiedo per favore di lasciare queste terre … se tenterà di esorcizzare un feto mezzo demone senza il consenso della madre umana ne subirà le conseguenze-
-La ragazza non era evidentemente conscia della sua gravidanza- rispose secco il monaco.
-Ascoltami bene vecchiaccio- esclamò Inuyasha –Le consiglio vivamente di non avvicinarsi più a mia moglie, e per quanto riguarda “l’altra ragazza” come dite voi … fate lo stesso, se tenete alla vostra vita-

*****************

Kagome arrivò al villaggio insieme a Rin, notando la presenza di Ah Un vicino alla sua capanna, poco distante vi era Sesshomaru.
-Vi lascio soli- disse Kagome, tornando al tempio principale per parlare con Kaede.

Sesshomaru si inginocchiò vicino a lei, controllando che non avesse ferite sul suo corpo.
-Sesshomaru … io sono … incinta? –
Sesshomaru prese Rin in braccio, facendola sedere sulla sella di Ah Un –Ungai ha detto che intorno a me vi è una forte aura demoniaca … il che ha senso siccome stiamo insieme tutti i giorni, quindi forse-
-No- la fermò Sesshomaru –Probabilmente ha ragione.
In questi giorni il tuo odore è cambiato, e avevo questo dubbio già da una settimana-
-Perché non me lo hai detto? – pigolò Rin.
-Volevo esserne sicuro-

L’olfatto di Sesshomaru percepì il salato odore delle lacrime di Rin, mischiato a qualcosa di più preoccupante … paura.
-Tu … mi odi? –
Sesshomaru la guardò stranito, come potrebbe mai dire una cosa del genere?
-Rin, ti ricordi cosa ti ho detto qualche mese fa? –
Rin lo guardò interrogativamente.
-Solo con te- rispose Sesshomaru.
Rin iniziò a singhiozzare, abbracciandolo –Sesshomaru, nostro figlio-
-Mh- rispose lui, stringendo forte la donna che avrebbe continuato la stirpe dei No Taisho.

10, 100, 200 anni prima, se mai gli avessero detto che avrebbe concepito un mezzo demone, lui stesso che odiava suo fratello a causa della sua natura, avrebbe ucciso chiunque avesse osato proferir parola.
Ma ora, era diverso.
Le emozioni che provava per Rin riusciva ad esprimerle a fatica, ma la presenza nel ventre della giovane donna, era concreta … qualcosa che avevano creato insieme.

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