Capitolo
2
I
segreti di Lord Voldemort
1978-1979
Lo studio del professor Silente
era accogliente, ma gli oggetti che affollavano gli scaffali lungo le pareti emettevano
strani suoni, sbuffavano, sibilavano e rotavano, finendo per distrarlo in
continuazione.
“È la cosa giusta, figliolo,”
disse il ritratto del prozio Phineas.
“Devo proteggere la nostra
famiglia, prima di tutto,” fu la risposta Regulus. Si era confrontato con il
ritratto in Grimmauld Place, perché credeva che Phineas Nigellus Black fosse la
persona più autorevole per dargli un consiglio su come uscire da quella
situazione tutelando il nome dei Black. La sua famiglia non avrebbe retto
l’impatto di un altro scandalo. Il ritratto annuì benevolo e poi sentì il
preside entrare.
“Come posso aiutarti, Regulus?”
Albus Silente lo osservava
attraverso gli occhiali dorati a mezzaluna con due occhi di un azzurro
scintillante. “Non avere paura, qui puoi parlare.”
“Ho fatto un errore, un po’ di
tempo fa. Uno stupido e tremendo errore,” disse. Tremò e decise che un gesto potesse
valere più di tante parole che faticavano ad uscire. Scoprì la manica sinistra
dell’uniforme e mostrò il Marchio Nero al preside.
Albus Silente mantenne la calma
e sembrò non essere sorpreso della visione. “Questo è un passo da cui non è
semplice tornare indietro, ma possiamo aiutare te e la tua famiglia. Sirius ha
già fatto questo passo e anche tua cugina Andromeda.”
“Ma non posso abbandonare la mia
famiglia…” balbettò.
Silente sorrise benevolo:
“Avremo bisogno di informazioni da dentro la cerchia di fedelissimi. So che sei
un bravo Occlumante. Sono curioso, tuttavia, di sapere cosa ti ha spinto a una
simile iniziativa. Mi era parso di capire che tu fossi molto motivato a
intraprendere quel sentiero.”
Regulus sospirò. “È successo
qualcosa quest’estate che mi ha illuminato su alcuni aspetti che lui nasconde.”
Silente rimase in ascolto
continuandolo ad osservare. Piegò leggermente la testa e Regulus capì di poter
parlare. “L’Oscuro Signore mi ha convocato e mi ha detto di aver bisogno di un
elfo domestico. Ero molto onorato della richiesta e ho messo a disposizione il
mio Kreacher,” disse. Silente l’ascoltava attentamente. “Kreacher è tornato da
quella missione quasi morto. Mi sono fatto raccontare cosa gli avesse fatto
l’Oscuro Signore. Kreacher è un elfo fedele, molto attaccato alla mia famiglia,
e sono stato cresciuto da lui. So che mia madre non approva, ma in un certo
senso gli sono affezionato.”
“È ammirevole da parte tua,
Regulus. Hai scoperto cosa è successo a Kreacher?”
“Sì, è stato condotto in una
grotta, dove l’Oscuro Signore ha nascosto un medaglione. Kreacher ha detto che
l’oggetto e il posto erano pieni di magia oscura.”
“A cosa gli serviva l’elfo
domestico, se posso chiedere?”
“Il posto è protetto dalla
Materializzazione e l’oggetto è nascosto in un recipiente, protetto da una
pozione che causa allucinazioni e porta a voler bere fino a desiderare di
annegare nel lago della grotta, pieno di Inferi, a quanto pare. Mi sono fatto
dare il ricordo da Kreacher, professore. Credo che il medaglione sia quello di
Salazar Serpeverde.”
Estrasse dalla giacca una
fialetta e la porse al professor Silente.
“Questa è un’informazione
estremamente preziosa, Regulus. Da tempo sapevamo che fosse ossessionato dai
cimeli antichi.”
“Questo non è collezionismo,
preside, se guarda il ricordo, vedrà che l’oggetto è stato profanato con la
magia oscura. Come può un mago dire di rispettare le nostre tradizioni se
insozza con le Arti Oscure i nostri cimeli più preziosi? Come posso fidarmi di
un simile mago?”
Silente sorrise e annuì. Prese
la fiala che Regulus gli aveva passato e la versò nel Pensatoio. La bacchetta
sfiorò appena il liquido argenteo producendo una serie di onde concentriche. Il
preside si voltò e gli disse: “Vieni con me, Regulus, vediamo di fare chiarezza
su questo mistero.”
Entrarono dentro il ricordo di
Kreacher e Silente osservò in silenzio l’intera scena. Sembrava attento ad ogni
dettaglio: il luogo, lo sguardo dell’Oscuro Signore, i suoi gesti e le sue
parole. Naturalmente, molta attenzione andò al medaglione. Poco dopo, si
ritrovarono di nuovo nello studio, il preside disse a Regulus: “Avrò bisogno di
parlare con Kreacher e di farmi portare in quel posto.”
“Posso venire con lei?” domandò
Regulus.
“Mi dispiace, Regulus, non posso
farti correre un simile rischio. Dovrai fidarti di me. Temo che il Marchio che
hai sul braccio sia uno strumento di controllo e non possiamo incrinare la
fiducia che lui nutre nei tuoi confronti.”
Regulus annuì. Aveva
perfettamente senso.
“Adesso vai, rischi di fare
tardi a Incantesimi. Goditi il tuo ultimo anno ad Hogwarts. Ti do la mia parola
che saprai l’esito della mia missione.”
“D’accordo, professore. Grazie.”
Regulus uscì dallo studio del
preside frastornato e in parte sollevato dall’idea di aver dato un contributo a
colui che stava organizzando la resistenza a Lord Voldemort. Si decise a
seguire il consiglio del preside e godersi il suo ultimo anno ad Hogwarts.
***
Alexandra sapeva che Regulus
aveva fatto la cosa giusta nel parlare con Albus Silente. La guerra contro il
più potente mago oscuro non era una faccenda che potessero portare avanti due
studenti di Hogwarts, soprattutto considerando le famiglie da cui provenivano.
Era determinata a rendere
l’ultimo anno di Regulus a Hogwarts meraviglioso, perché sapeva che negli anni
successivi le sarebbe mancato terribilmente. Si trovavano nelle loro aule
abbandonate insieme a Barty e si amavano tutti e tre. Evitavano di parlare di
politica con Barty, ed era difficile considerando le proposte che il padre
stava portando avanti, ma l’amore che provavano gli uni per gli altri e il poco
tempo a disposizione erano ottimi diversivi.
Barty fremeva di potersi unire
alla Causa dell’Oscuro Signore e di mostrare il proprio valore e per quanto
Regulus cercasse di frenare i suoi entusiasmi, sentivano di non riuscirci del
tutto.
Durante le vacanze di Yule, nel
salone delle feste di Grimmauld Place, i Black e i Turner diedero la festa
ufficiale di fidanzamento di lei e Regulus. Era stato dato l’annuncio delle
trattative durante la festa di fine estate e adesso si trattava di formalizzare
il contratto di fidanzamento.
Alexandra trascorse letteralmente
le vacanze a Grimmauld Place con Walburga e Darlene per organizzare la serata
che, nella sua ottica, doveva essere perfetta. Aveva persino realizzato degli
schizzi su come sognava le decorazioni e le aveva inviate a Walburga via gufo
mentre era ad Hogwarts.
“Dobbiamo decidere il tono della
festa,” disse Walburga durante il tè. Alexandra aveva il sospetto che le
facesse delle domande a trabocchetto, forse per sondare la sua preparazione,
anche se in quel momento c’era una sola risposta possibile.
“La festa si svolgerà in
concomitanza con i riti di Yule, quindi sarà una festa tradizionale. Mi
piacerebbe che usassimo le decorazioni tradizionali di Yule: il vischio,
l’agrifoglio, le candele, l’abete,” disse convinta.
“Sei sicura, mia cara?” domandò
Walburga guardandosi con Darlene. Accanto a loro, Bellatrix sembrava annoiarsi,
mentre suo marito chiacchierava con Orion ed Edward.
Alexandra annuì. “Ne sono
sicura. Viviamo in tempi bui. Salazar solo sa se abbiamo bisogno del ritorno
della luce, anche nelle nostre famiglie dopo gli ultimi… ehm… incidenti.
Vorrei che questo fidanzamento fosse di buon auspicio.” Incontrò lo sguardo di
Regulus e si scambiarono un sorriso.
“Questa sensibilità è
apprezzabile,” disse Walburga, “Ti ricordo che il tono della festa genererà
delle aspettative sul tono del matrimonio e sul tipo di sposa che sarai. Ci
sono molte ragazze che insistono per personalizzare queste feste.”
“Allora vorrà dire che gli
invitati si aspetteranno un matrimonio secondo le regole della tradizione
magica. Insieme alla mamma mi avete istruita sull’importanza delle nostre
tradizioni, a scuola ho approfondito alcuni aspetti dei nostri riti e sul modo
di coltivare la magia e renderla più forte. Non ho intenzione di venire meno
alla nostra storia né di far sfigurare i Turner, i Rowle e i Black in un solo
colpo.” Poche volte nella sua vita si era sentita certa di qualcosa come nel
rispondere a Walburga. Si rendeva conto di essere nel giusto quando persino
l’opinione di sua madre e Walburga aveva iniziato a perdere di importanza, così
come il parere delle altre persone. Intercettò lo sguardo di Regulus e lui annuì
con un sorriso: aveva capito ed era dalla sua parte.
“Sono d’accordo con Alexandra.
Sarebbe un peccato sprecare la magia di Yule per fingerci moderni. È vero che
siamo entrambi molto giovani, ma siamo ben consapevoli di quelle che sono le
nostre tradizioni magiche. Yule rappresenta la speranza della rinascita, la
prospettiva della primavera. Non posso non pensare ai nostri alberi genealogici
e al bisogno che hanno della primavera.”
“Parla proprio come l’erede dei
Black, Walburga,” disse Darlene voltandosi verso l’amica. Walburga annuì: “Mi
sembrate convinti. Volevo essere certa delle ragioni della vostra scelta. Molte
ragazze si nascondono dietro i riti tradizionali per pigrizia, sciatteria o per
paura di dire la cosa sbagliata, ma vedo che voi ci avete riflettuto. Non
potrei essere più d’accordo con mio figlio.” Lo sguardo di approvazione di
Walburga distese Regulus. Quei tè in famiglia finivano per essere sempre molto
stancanti, era come essere sotto esame per tutto il tempo.
Alexandra raccontò: “In sala
comune abbiamo iniziato una riflessione grazie a Lucien Dolohov, il figlio di
Antonin. Lui ha portato a scuola dei testi antichi della sua famiglia, proprio
sui sabba. Raccontava che, laddove non dovesse ottenere i G.U.F.O. necessari
per accedere a una carriera all’Ufficio Misteri, gli piacerebbe approfondire
gli aspetti delle tradizioni magiche e diventare un esperto di rituali nelle
lingue antiche. Grazie a lui abbiamo iniziato a domandarci quale fosse il ruolo
dei Purosangue nel nostro mondo e al momento la risposta che ci convince di più
è che non si tratta solo di avere cura del nostro sangue, ma di coltivare la
magia e recuperare le tradizioni che sono andate perse.”
“È bello che voi giovani stiate
pensando a coltivare la magia,” disse Rodolphus, “La nostra generazione è
impegnata in una guerra per rivendicare lo spazio di esistenza dei Purosangue.
Fa piacere sapere che gli sforzi non verranno vanificati.”
“Faremo il possibile perché ciò
non accada,” disse Regulus, annuendo a Rodolphus Lestrange. Alexandra sentì la
mano di Regulus sulla sua e le guance arrossire. Non riusciva a fare a meno di
imbarazzarsi quando lui compiva quei gesti d’affetto davanti la famiglia.
La sera della festa Grimmauld
Place era semplicemente meravigliosa. Alexandra e Regulus accoglievano gli
invitati accanto ai loro genitori.
“Congratulazioni, sorellina,” le
disse Robert accompagnato dalla sua Emily, “Sono felice per te. Non è possibile
immaginare voi due separati e sono sicuro che darete molta più soddisfazione ai
nostri genitori di quanta ne potremo dare noi due.”
“Grazie, Robert,” disse Regulus.
“Ehi! Trattami bene Alex o sarò
costretto ad affatturarti!” scherzò con Regulus. Robert non era mai stato un
fratello particolarmente geloso. Aveva sofferto molto quando Sirius, il suo
vecchio compagno di giochi, aveva lasciato Grimmauld Place per andare a vivere
dai Potter e da allora si era defilato, adducendo lo studio come pretesto per
non essere costretto a frequentare i Black. Tuttavia, il fidanzamento di sua
sorella era qualcosa di troppo importante per riuscire a defilarsi, anche se,
Alexandra ne era certa, lui ed Emily avrebbero provato ad andare via non appena
possibile. Avevano iniziato il loro percorso come Guaritori al San Mungo e gli
studi di Medimagia occupavano gran parte del loro tempo, così come i tirocini
tra le corsie dell’ospedale magico.
Continuarono a chiacchierare con
gli ospiti e cercarsi in continuazione con lo sguardo. Entrambi erano
dispiaciuti per l’assenza di Barty. Il signor Crouch aveva rifiutato l’invito,
dicendo che non fosse opportuno e loro sentivano che mancava un componente
importante della loro unione.
“Benvenuta in famiglia, Turner!”
Rodolphus Lestrange le si
presentò davanti porgendole un bicchiere di vino elfico e un sorriso
maledettamente affascinante. Alexandra sentì lo stomaco sobbalzare e impiegò
tutte le sue forze per rimanere lucida. “Grazie…” era incerta su come
chiamarlo. Rodolphus dovette accorgersene, le prese la mano e le fece un
galante baciamano. Alexandra dimenticò improvvisamente come si respirasse e si
perse nella contemplazione degli occhi scuri di Rodolphus. “Puoi chiamarmi
cugino Lestrange, come Regulus, o semplicemente Rodolphus,” le disse con un sorriso.
La sua mano era ancora saldamente stretta tra quelle di Rodolphus.
“Allora, grazie, Rodolphus,”
disse.
“Ho apprezzato molto il tuo
attaccamento alle tradizioni magiche e voglio dirti che so come ci si sente ad essere
l’altra metà di un Black…” Lucius Malfoy passò accanto a loro e Rodolphus lo
chiamò, “Lucius, vieni qui, per favore!”
Malfoy arrivò con il labbro
arricciato: “Sei già ubriaco, Rodolphus?” domandò.
Rodolphus scoppiò a ridere: “No,
stavo dando il benvenuto alla giovane Turner in famiglia. Noi sappiamo com’è
essere impegnati con un Black.”
“Molto bene,” convenne Lucius.
“Insomma, vorrei che sapessi che
se le cose dovessero improvvisamente diventare strane, complicate…”
“…esasperanti,” aggiunse Lucius.
“Ecco, potrai contare su di noi.
Noi ci siamo passati prima e possiamo darti una mano a gestire il tutto.”
“Rod, la stai spaventando,”
disse Lucius guardando il cognato. Sembrava che ci fosse una grande intesa tra
loro due, anche se non potevano essere due maghi più diversi: Rodolphus era
alto, imponente, con lunghi capelli neri, i cui ricci quasi sfioravano le
spalle, il viso coperto da una folta barba scura e due occhi, altrettanto neri
e luminosi.
Al contrario, Lucius era
longilineo, dal viso pallido e magro, messo in risalto dai lunghi capelli
biondi che in quell’occasione portava legati con un nastro di velluto verde
scuro. Gli occhi di Lucius erano glaciali e attenti, lo sguardo sembrava
perennemente infastidito e il vizio di arricciare il labbro quando qualcosa non
era di suo gradimento non faceva altro che rendere palese la sua insofferenza.
Alexandra pensava che fossero i
compagni perfetti per Bellatrix e Narcissa e si augurava che lei potesse essere
vista da loro come la perfetta compagna per Regulus. In fondo, aveva ragione
Rodolphus nel dire che loro erano accomunati dall’essere legati a un Black.
“Non starete iniziando a
parlarle male dei Black, spero!” esclamò Regulus arrivando alle sue spalle,
“Aspettate che scenda dall’altare, almeno!”. Regulus scherzava con Lucius e
Rodolphus, le pose una mano sulla vita e le chiese di ballare congedandosi dai
due. Alexandra lo seguì e danzarono insieme, approfittando della possibilità di
tenersi per mano, per sentire la mano di Regulus sulla sua schiena, mentre
faticava per non scendere un po’ troppo. Amava il suo sorriso e il modo in cui
i suoi occhi grigi la cercavano e nemmeno nei suoi sogni più sfrenati avrebbe
immaginato di poter essere tanto felice e fortunata.
***
La festa di fidanzamento non fu
l’unico evento di quelle vacanze natalizie. Regulus dovette affrontare alcune
missioni insieme a Bellatrix, Rodolphus e Rabastan Lestrange. Si ricordò
dell’accordo con il professor Silente e, protetto dall’Occlumanzia, continuò a
adempiere ai suoi compiti di Mangiamorte.
Bellatrix prese l’argomento: “Ho
visto Kreacher a casa, poi lo hai prestato all’Oscuro Signore?”
Regulus annuì.
“A cosa gli serviva?” domandò
lei, mentre puliva la sua bacchetta. Forse era curiosa di conoscere un segreto
del suo Signore, forse diffidava di lui. In ogni caso, la risposta di Regulus
non sarebbe cambiata: “Non ne ho idea, Bella, mi sono limitato a obbedire a una
richiesta del nostro Padrone. Ho vietato a Kreacher di rivelare a chicchessia
quanto accaduto, di questi tempi non possiamo correre rischi.”
“Hai fatto benissimo.”
“Ha chiesto un favore anche a
te?” domandò poi.
“Solo di custodire una cosa
nella nostra camera blindata.”
“Deve essere molto preziosa,”
osservò.
Bellatrix scrollò le spalle:
“Non lo so, mi ha chiesto un luogo sicuro e non c’è nulla di più sicuro della
Gringott. Forse Hogwarts, ma la Gringott è più comoda.”
Regulus annuì: “Sì, certo. Beh,
mi fa piacere sapere che i Black trovano il modo per servire al meglio l’Oscuro
Signore.”
Bellatrix allungò un braccio sulla
sua spalla e l’attirò a sé: “Anch’io, cuginetto, sono proprio contenta e
orgogliosa del modo in cui ti stai facendo valere. Lui ha notato il tuo amico,
il figlio di Crouch, sai? È ancora dell’idea di unirsi a noi?”
Regulus sospirò. Faceva
dannatamente male dare quella risposta, ma sapeva che Barty avrebbe fatto di
tutto per entrare nella cerchia dei Mangiamorte e Regulus non avrebbe potuto
far nulla per impedirglielo. “Sì, è ancora convinto.”
“E la tua fidanzata?”
Regulus guardò Bellatrix: “Basto
io, Bella. Alex dopo il diploma deve entrare al Ministero e deve pensare a dare
un erede, altrimenti chi la sente mia madre!”
“Parli come Rodolphus! Siete
fissati con questa storia degli eredi solo perché non siete voi a dover portare
in grembo un figlio per nove mesi! Se foste voi uomini a fare i bambini, ci
sarebbe molta più flessibilità.”
Regulus capì di aver toccato un
nervo scoperto. “Non sono come Rodolphus, io non faccio nessuna pressione, ma
conosco Alex da quando era bambina e lei ha sempre detto che da grande avrebbe
avuto almeno due figli. Quando Sirius è andato via, ha detto che i figli
dovevano essere tre, perché così se uno fosse andato via, gli altri due si
sarebbero fatti compagnia, come te e Narcissa e non come me e lei che siamo
rimasti soli. Robert è praticamente scomparso dopo la fuga di Sirius e credo
che abbia sentito l’assenza del fratello.”
“Quella ragazzina a volte fa dei
discorsi che nemmeno tua madre…” disse Bellatrix infilando le dita tra i
capelli di Regulus. Sentiva le dita di sua cugina fargli i grattini come quando
era un bambino. Regulus sorrise nel pensare alla sua Alex, condivideva le sue
paure perché avevano vissuto lo stesso senso di abbandono.
“D’accordo, sono sicura che
apprezzerà la motivazione. Dirà che è il compito di una lady Purosangue quello
di mandare avanti la linea di sangue. Poi mi guarderà e aggiungerà, a meno che
non si preferisca versare il sangue nemico sul campo di battaglia… gli piace
provocarmi, sa che effetto mi fa.”
Regulus si irrigidì un po’ a
quelle parole: “Ma non è che tu…”
“Sei piccolo per queste cose.
Sono complicate. Te le spiego dopo il matrimonio, ora raggiungi la tua
fidanzata,” tagliò corto Bellatrix, liquidandolo come un bambinetto.
Regulus, tuttavia, non era un
bambinetto e lo avrebbe dimostrato al mondo intero. Si ritrovò con il professor
Silente non appena rientrato ad Hogwarts.
“L’informazione che ci hai
fornito la volta scorsa è stata infinitamente preziosa, Regulus,” gli disse il
preside dietro la sua scrivania. Aprì un cassetto e Regulus vide il medaglione
spezzato in due. “Era una magia oscura delle più terribili che ha distrutto
irrimediabilmente un cimelio molto antico. Non ne farò il nome, ma ho ragione
di credere che ne siano state realizzate altre.”
Regulus annuì. “Pare che abbia
chiesto a mia cugina Bellatrix di custodire qualcosa nella sua camera blindata
alla Gringott. Bellatrix ha anche aggiunto che non esiste luogo più sicuro
della Gringott, a parte Hogwarts, crede che qualcosa possa essere stato
nascosto qui a scuola?”
Silente incrociò le dita davanti
il naso adunco, i suoi occhi si sollevarono per riflettere. Erano scintillanti
e Regulus pensò che la mente del mago stesse lavorando intensamente. “È una
pista di indagine molto interessante. La scuola è stata setacciata più volte,
ma l’osservazione di Miss Lestrange è degna di essere considerata. Senza
contare che adesso abbiamo una pista su cui lavorare. Grazie ancora, Regulus,
per le informazioni preziose che stai fornendo.”
Regulus uscì dall’ufficio e
tornò nella sua vita da studente dell’ultimo anno, deciso a godersi gli ultimi
due trimestri in compagnia di Alexandra. Avrebbero dovuto passare due
lunghissimi anni a distanza, in attesa che lei prendesse i M.A.G.O. e sapeva
quanto le sarebbe mancata. Era deciso anche a usare quel tempo per dedicarsi
alla scoperta dei segreti del mago oscuro più potente del mondo.
Forse, insieme al professor
Silente, l’avrebbero sconfitto e quando Alexandra avrebbe preso il diploma la
guerra sarebbe cessata. Barty non avrebbe corso alcun pericolo e loro tre
sarebbero potuti rimanere insieme per sempre. Era il solo modo che vedeva per
proteggere le persone che amava.
Si impegnò a fondo in ogni corso
di studi, trascorse moltissime ore in biblioteca con i piedi tra quelli di
Alexandra, seduto accanto a Barty, sentendo il braccio di lui sfiorare il suo e
scambiandosi sorrisi ogni volta che alzavano lo sguardo dai libri.
Il giorno del diploma arrivò
troppo velocemente e Regulus si ritrovò in mezzo ad Alexandra e Barty a dire
addio a quei luoghi. Abbracciò Alexandra mentre erano sul prato, guardando il
Lago Nero e il tentacolo della Piovra Gigante che spuntava dalla superficie.
Sospirò: “Quanto mi mancherà questo posto.”
“Quanto ci mancherai tu,” disse
Barty, avvicinandosi in modo che le loro cosce potessero sfiorarsi. Era così
difficile per loro due stare vicini in giro senza alimentare troppi sospetti. Avevano
dovuto controllare i loro impulsi, soprattutto negli spogliatoi di Quidditch,
quando l’adrenalina era a mille (e avevano giocato un campionato spettacolare,
al punto da vincere la Coppa del Quidditch!) e Regulus avrebbe voluto
avventarsi sulle labbra di Barty, e persino Barty si era trattenuto quando lo
vedeva baciare Alexandra davanti la squadra. Certo, recuperavano dopo, in
privato, ma tutti e tre sentivano quanto pesasse non poter vivere i loro
sentimenti in pieno.
Da mesi combatteva contro la gelosia
solleticata da un pensiero che gli sussurrava che il prossimo anno Barty e Alex
sarebbero stati da soli, liberi di amarsi alle sue spalle. No, in sua assenza,
non alle sue spalle. Doveva fidarsi, ma era difficile sentendo quanto
l’allontanamento tra lui e Barty fosse imminente.
Quando arrivarono alla stazione
di King’s Cross, Alexandra disse a entrambi: “Vediamoci da me nei prossimi
giorni. Resteremo uniti e voi due non sarete costretti a separarvi, almeno
finché non ci toccherà andare nel Wiltshire.”
“Pensi che potremo invitarlo?”
domandò Regulus.
Alexandra annuì: “Sì, ma non so
se il signor Crouch accetterà.”
Barty annuì rassegnato. Lo
abbracciarono forte. Alexandra gli prese la mano e gli disse: “Resisti, Barty.
Ci vedremo prima di settembre.” Regulus si chinò a dargli un bacio e sentì le
labbra di Barty accoglierlo e ricambiare. Si morse un labbro mentre scendeva
dal treno, deciso a mettere la sua maschera di bravo ragazzo agli occhi della
madre.
Regulus aiutò Alexandra a
scendere dal treno. Sospirarono e si gettarono nella recita di impeccabili
fidanzati Purosangue che tanto appassionava le loro famiglie.
***
L’estate era trascorsa
pigramente tra incontri clandestini a casa Turner, giornate nel Wiltshire,
passeggiate nei boschi con Regulus e un’infinità di baci.
La guerra infuriava e Alexandra
continuava a scrutare le foglie di tè, preoccupata per Barty e la sua
solitudine che lo rendeva vittima di pensieri sempre più tossici. Aveva
rispettato la promessa fatta a Regulus e non aveva intenzione di informare
Barty sui quelli che chiamavano “i segreti dell’Oscuro Signore”, ma non poteva
fare a meno di avanzare dubbi e sollevare perplessità, nella speranza che Barty
ragionasse. Era un ragazzo brillante e attento, non avrebbe ignorato le sfumature.
Alexandra capì che tutto era
perduto, il giorno in cui si presentò a casa Turner con il Marchio Nero sul
braccio e l’espressione entusiasta sul volto. Fu molto complicato essere felici
per lui e non aver paura per quelle che sarebbero state le conseguenze. Un
brivido le era sceso lungo la schiena e si era gettata tra le braccia di Barty
insieme a Regulus cercando di scacciarlo, stringendo Barty il più possibile
vicino a sé, facendogli sentire tutto l’amore che provava per lui e sperando
che ricordasse, in ogni momento, che lui non era solo, mai, che lei e Regulus
lo amavano, da morire.
La cosa bella della prima estate
trascorsa in veste ufficiale di fidanzata di Regulus Arcturus Black fu non
tanto il dover presenziare agli eventi mondani, come il matrimonio di Jago
Mulciber ed Eloise Rosier, ma il poterlo fare con Regulus e la libertà di
potersi defilare insieme a lui.
Una sera erano intenti a
passeggiare nel giardino dei Malfoy, Regulus le teneva la mano e le mostrava le
rose di cui era orgogliosa Narcissa quando sentirono dei sospiri e la voce di
una strega fare il nome di Rodolphus. Si guardarono, lei e Regulus decisero di
svignarsela, non volendo finire in situazioni troppo imbarazzanti. Corsero
trattenendo le risate e si lasciarono andare solo una volta che furono dentro,
quando Regulus si chiuse alle spalle una pesante porta di legno.
“Chissà chi era?” domandò
Regulus ridacchiando.
“Di certo non sembrava tua
cugina,” disse Alexandra ridacchiando con lui.
Sollevarono lo sguardo e
rimasero a bocca aperta nel vedere l’enorme biblioteca dei Malfoy. “Che
meraviglia,” si lasciò sfuggire Alexandra. Regulus le prese la mano e le fece
cenno di seguirlo. Girarono insieme tra quegli scaffali che contenevano libri
antichi e pubblicazioni più recenti su ogni branca della magia. Accanto allo
scaffale delle genealogie, Regulus la strinse a sé e si chinò a baciarla. Sentì
le labbra di lui contro le sue, accolse la sua bocca. Regulus le dava baci sul viso,
e scendeva sul collo, e le sussurrava che Rodolphus gli aveva appena fatto
venire in mente il modo migliore per ravvivare quella festa noiosa.
Alexandra sorrise, allungò le
sue braccia intorno al collo di Regulus e lasciò che i loro corpi aderissero e
sentì l’erezione premere nei pantaloni di lui. “Finiremo nei guai se ci
scoprono.”
“Non ci scoprirà nessuno,” le
sussurrò mentre la sollevava su uno scaffale e la sua mano risaliva la coscia
sotto la seta della veste. Alexandra intrecciò le sue gambe intorno la vita di
Regulus e con una mano gli sbottonò i pantaloni, guardandolo con un sorriso
malizioso mentre ne accarezzava l’erezione.
Regulus chiuse gli occhi e
sospirò. Si chinò, fece scomparire le sue mutandine ed entrò dentro di lei. Strappò
un gemito mentre affondava in lei. Si stringevano e si guardavano negli occhi,
felici e sempre increduli della bellezza di ogni momento che si trovavano a
vivere insieme. Fu mentre si abbandonarono all’orgasmo che Alexandra sentì alle
sue spalle qualcosa che si muoveva. Lo sentì anche Regulus che allungò la testa
verso un volume in pelle nera che si agitava.
“Non lo toccare,” le sussurrò
mentre si lasciava andare con gli ultimi affondi. Si chinò a baciarla e
morderle il collo e si sussurravano che si amavano. Il libro si agitò
nuovamente, con più violenza. Si ricomposero, estrassero le bacchette e Regulus
osservò quel volume.
“Cosa ci fa tra le genealogie
magiche un libro che è pieno zeppo di Magia Oscura?” si domandò. Lo fece
lievitare e lo posizionò su un tavolo. Alexandra prese la sua bacchetta e sollevò
la copertina: era vuoto. Più che un libro sembrava un diario. Regulus lo fece
voltare e notò, incisa sulla pelle, la scritta “Tom Marvolo Riddle”.
“Sembra il nome del
proprietario. Non è quindi un libro dei Malfoy,” disse Alexandra. Prese un
altro volume della biblioteca e lo mostrò a Regulus: “Guarda, Reg, i volumi dei
Malfoy sono catalogati e hanno il loro stemma timbrato nell’interno della
copertina.”
“Se non è di Lucius, posso
prenderlo e studiarlo,” disse Regulus, “non sembra pericoloso.”
“Stai attento, hai visto come si
è agitato quando ci siamo baciati?”
Regulus ridacchiò: “Un libro
allergico all’amore.”
“Che ne dici se non lo tocchi e
lo tieni avvolto in un panno?” Alexandra evocò uno dei suoi foulard e vi
avvolse il volume per poi porgerlo a Regulus che annuì: “Mi sembra una mossa
prudente, grazie.”
Tornarono a seguire il resto del
ricevimento, ballando e continuando ad essere l’adorabile coppia di fidanzati
Purosangue. Alexandra vide Rodolphus accanto a Bellatrix, lui le sorrise e lei
si sentì arrossire. Abbassò lo sguardo e tornò a concentrarsi su Regulus.
Doveva superare quella sciocca infatuazione, soprattutto perché erano nella
stessa famiglia. Concentrò tutte le sue attenzioni su Regulus che era dolce,
premuroso e, soprattutto, lei lo amava immensamente da che ne avesse memoria.
Nei giorni successivi, la prima
volta in vita sua, Alexandra venne invitata a trascorrere qualche giorno a casa
dei Nott, ospite della sua compagna di dormitorio Elizabeth. Aveva accettato
l’invito perché sentiva di aver bisogno di uscire da quell’atmosfera di cupa
guerra che si respirava tra Grimmauld Place e casa Turner. Barty era sparito
per il suo addestramento e non si avevano sue notizie se non qualche sporadico
gufo che la informava di essere vivo, mentre Regulus era impegnato a studiare
quel libro che avevano trovato nella biblioteca dei Malfoy e sul quale si era
consultato con il preside.
I Nott erano una famiglia
deliziosa e lei ed Elizabeth avevano trascorso il tempo a passeggiare,
chiacchierare, dipingere e prendere il tè. Il pomeriggio si stendevano in
giardino a guardare le nuvole e lei pensava sempre a Regulus. Elizabeth le
confessava di essersi innamorata di Ezra Travers e che le loro famiglie avevano
intrapreso le trattative per il loro fidanzamento, per questo motivo aveva
bisogno di un’amica che le facesse compagnia in quei giorni e l’aiutasse ad
allontanare l’ansia e la tentazione di scrutare il cielo in attesa dell’arrivo
di un gufo.
“Un gufo come quello?” domandò
Alexandra mentre osservava un pennuto avvicinarsi a loro. Elizabeth scattò a
sedersi e il gufo planò proprio accanto a lei. Raccolse la busta e non appena
riconobbe la grafia saltò: “È Ezra!” La lettera comunicava la buona riuscita
delle trattative. Ci furono abbracci, congratulazioni e persino lei venne
coinvolta nelle discussioni sui preparativi.
Tornò a Hogwarts con lo spirito
più sollevato dopo i giorni dai Nott in compagnia di Elizabeth. Regulus l’aveva
accompagnata al binario 9 e ¾ e si erano salutati seguendo meticolosamente le
direttive di Walburga. Si diedero appuntamento al primo finesettimana a
Hogsmeade, insieme a Barty.
Adesso, senza Regulus, diventava
complicato frequentare Barty. Non potevano dare scandalo e lei non voleva
nemmeno lasciarlo da solo, perché sapeva che la solitudine intossicava i
pensieri di Barty. Lo aveva trovato di ottimo umore e sembrava che
l’addestramento dei Lestrange gli avesse dato una speranza. Si sentiva
realizzato.
Scrivevano a Regulus, studiavano
e si incontravano di nascosto nella loro aula abbandonata. Avevano deciso di
usare un giro in più di Giratempo per i loro incontri. Approfittavano delle ore
in cui i loro compagni erano a lezione per essere certi di non essere scoperti.
Vederli insieme di sera, infatti, avrebbe alimentato sospetti. Il solo fatto di
frequentare le stesse lezioni e studiare sempre insieme aveva originato un
chiacchiericcio che avevano fermato sul nascere dicendo che loro studiavano
insieme dalla scuola primaria, ma sapevano di essere sotto osservazione.
La fidanzata dell’erede dei
Black era troppo intima del figlio del signor Crouch, ripetevano, e loro
dovevano dimostrare che quelle voci fossero infondate, visto che non potevano
dire che sì, erano intimi e che nella loro intimità era compreso Regulus. I
professori, per fortuna, li riempivano di compiti al punto tale da rendere
superflua ogni speculazione. Alexandra trascorreva le sere con Elizabeth e le
sue compagne di dormitorio, mentre Barty con i suoi compagni di squadra e ogni
tanto i loro sguardi si incrociavano in sala comune.
Le uscite a Hogsmeade duravano sempre
troppo poco per i loro gusti e Regulus li portava in una stanza che aveva affittato
sopra Scrivenshaft per non destare troppi sospetti. L’aveva presa per tutto
l’anno, in modo da poter avere un rifugio quando il clima a Grimmauld Place
diventava troppo asfissiante.
“È terribile trovarsi a casa per
tutto quel tempo,” confidò mentre era pigramente steso sul letto tra le braccia
di Barty.
Alexandra annuì e allungò una
mano per intrecciare le dita alle sue. “Lo immagino, tua mamma sa essere un po’
pesante…”
“Non ero più abituato.”
Barty alzò lo sguardo verso
Regulus, gli sorrise e disse: “Vogliamo divertirci o preferite passare il tempo
a parlare di Walburga Black?”
Scoppiarono a ridere tutti e tre.
Barty aggiunse: “Lasciamo che il nostro Regulus si liberi di alcuni cattivi
ricordi…” Si chinò su di lui a baciarlo ed erano entrambi eccitati e felici di
ritrovarsi. Barty si voltò verso di lei e le domandò: “Vuoi guardare o vuoi
unirti a noi? Il tuo fidanzato sta soffrendo, devi confortarlo.”
Trascorsero tutto il pomeriggio
a confortare Regulus Black e a fargli dimenticare il pensiero di Walburga, fino
a quando non fu il momento di tornare a scuola. Barty andò per primo, si
intrufolò da Scrivenshaft per prendere un po’ di pergamene mentre Alexandra e
Regulus camminarono mano nella mano fino al cancello della scuola. Regulus le diede
un bacio appassionato prima di osservarla oltrepassare il cancello della
scuola. Alexandra si voltò per salutarlo e lo vide Smaterializzarsi.
***
“Forza, Regulus, sai cosa devi
fare…”
La voce di Bellatrix gli arrivava
come un sussurro nell’orecchio, le dita della strega stringevano intorno alle
sue spalle, mentre la vista era annebbiata dalle lacrime. La voce gli tremava:
“Bella… io… io non…”
“Forza, Regulus, sai qual è la
punizione per chi tradisce,” disse Rabastan con quella risata sguaiata che lo
seguiva sempre.
“È stata lei a metterti strane
idee in testa, vero?” domandò Bella afferrando per i capelli Alexandra. Era a
terra, in lacrime, sconvolta dal dolore. “Che peccato dover rovinare un così
bel faccino…” Tirò i capelli più forti e Alexandra urlò per il dolore.
“Se non lo fai tu, Regulus, lo
faccio io, e tu sai quanto mi diverta…”
Regulus esitò e, prima di poter
dire qualsiasi cosa, sentì la voce di Bellatrix dire: “Crucio!” Le urla di
Alexandra riempirono l’aria.
Regulus si alzò sul letto.
Un incubo. Di nuovo. L’ennesimo
incubo da quando era iniziata quella storia. Da quando l’Oscuro Signore aveva
chiesto in prestito Kreacher e lui aveva scoperto il suo segreto.
I suoi segreti.
I progressi con il professor Silente
erano stati notevoli. Regulus non ci stava a passare per un ragazzino ingenuo,
voleva sapere a cosa stesse andando incontro, non era una pedina da manovrare.
Non si era limitato ad obbedire a Lord Voldemort, non l’avrebbe fatto con Albus
Silente, il tempo in cui si fidava ciecamente dei suoi superiori era
decisamente finito. In gioco c’era la sua vita e quella delle persone che
amava, come ogni notte incubi diversi tornavano a ricordargli.
Aveva analizzato il diario prima
di consegnarlo al professor Silente e aveva capito di cosa si trattasse: un
horcrux, una magia oscura estremamente potente. Un frammento dell’anima di Lord
Voldemort custodita in un oggetto per assicurarsi la sopravvivenza in caso di
morte del corpo.
Silente aveva distrutto il
medaglione di Serpeverde e quel cimelio preziosissimo era andato perduto per
sempre, poi era stato distrutto anche quel diario. Regulus si domandava quanti
altri oggetti oscuri fossero stati disseminati per il mondo magico. Bellatrix
ne aveva uno, ed era di difficile accesso, un altro poteva essere nascosto a
scuola, perché insieme alla Gringott era il posto più sicuro del mondo magico.
Poi, non aveva idee e non poteva fare altre domande.
Si limitava a adempiere alle missioni
per conto dell’Oscuro Signore e aveva seguito il consiglio di Lucius Malfoy:
fare domanda per un tirocinio al Ministero della Magia. Era entrato all’Ufficio
Applicazione Legge Magica dove lavorava con il consigliere Parkinson che gli
presentava consiglieri del Wizengamot e altre personalità illustri e,
soprattutto, lo teneva al riparo dagli Auror.
Edgar Parkinson era un grande
amico suo padre e non faceva altro che raccontargli aneddoti sui tempi
trascorsi a Hogwarts, mentre Regulus imparava a destreggiarsi tra quella selva
di regolamenti e decreti ministeriali.
Il ministero era il luogo
perfetto per incontrare clandestinamente il professor Silente, senza dare
troppo nell’occhio, e persino per relazionarsi con i Mangiamorte. Era passato
dall’influenza di Bellatrix a quella di Augustus Rookwood che seguiva e
coordinava i giovani Mangiamorte infiltrati al Ministero della Magia. Questo
cambio di vertice aveva determinato il fatto che la vita di Regulus fosse
diventata molto più preziosa per l’Oscuro Signore che non intendeva
coinvolgerlo in scontri sul campo di battaglia e preferiva avere pedine da
muovere sulla scacchiera del ministero.
Regulus era sollevato dal non
dover più partecipare alle cacce al Babbano e di non dover sentire più le urla
delle vittime torturate da Bellatrix e la sua sadica risata che finiva,
inevitabilmente, per popolare i suoi incubi.
Barty gli aveva detto che si era
rammollito, mentre Alexandra gli aveva detto che era la scelta giusta e si era
detta fiera di lui. A differenza di Barty, poi, Alexandra sapeva delle sue
missioni con Silente e che non era un rammollito.
Trovò il professor Silente nella
sua stanzetta ad Hogsmeade un sabato piovoso in cui gli studenti di Hogwarts
erano rinchiusi tra le mura del castello e lui non aspettava nessuno, era solo
fuggito dalle chiacchiere di sua madre e zia Druella.
“Buonasera, Regulus,” gli disse
il preside comparendo all’improvviso in quella stanzetta. Si guardò intorno e
annuì tra sé e sé. “È una scelta piuttosto semplice per uno di una famiglia
nobile come la tua. Si potrebbe pensare che sia un rifugio.”
“È proprio questo, professore,
un rifugio per quando il clima a casa diventa opprimente.”
Silente ridacchiò tra sé e sé
mentre osservava le tende e alcuni libri che si era portato per compagnia in
quel fine settimana di ritiro. “Ho insegnato a Walburga Black e so quanto sia
esigente su certe cose e possa sembrare rigida, ma ricorda che ognuno è figlio
del suo tempo e gli occhi della famiglia sono sull’unica madre che ha avuto dei
figli maschi.”
Regulus annuì. Non capiva perché
il preside gli parlasse di sua madre. “Scelta di libri interessante,” gli disse
poi, “sono lieto di sapere che continui a studiare, Regulus.”
“Grazie, professore.”
“Sono venuto per dirti che penso
di aver scoperto dove si trova un altro horcrux. Ti va di venire con me?”
“Certo!” esclamò Regulus. Era
felice di poter vedere Albus Silente in azione. Il professore gli porse il braccio,
Regulus lo afferrò e si Smaterializzarono. Comparvero in una cittadina che
Regulus non conosceva. Seguì il professore con la bacchetta in mano guardandosi
intorno, un’insegna recitava: “Benvenuti a Little Hangleton”.
Sembrava che Silente sapesse dove
andare. “È sicuro di dove stiamo andando?” domandò.
“Sono sicuro della nostra
destinazione, ma non dell’esito della missione. Mi sto muovendo sulla base di
una voce e di un sospetto, ma converrai con me che la faccenda è troppo
importante per non approfittarne. Lui vive in Cornovaglia da tua cugina, vero?”
Regulus annuì. Ripensò alle frasi adoranti di Bellatrix e persino agli incontri
clandestini di Rodolphus: quel matrimonio era una farsa.
Oltrepassarono un cancello, in
fondo a un viale sorgeva una meravigliosa villa padronale. Sembrava abbandonata.
Il professor Silente la superò e non la degnò di attenzione, si diresse sul
retro della casa dove più distante, quasi vicino il bosco, si ergeva una
vecchia capanna diroccata.
“È quella la nostra meta,” disse
Silente. Regulus annuì. “Sento tracce di magia oscura.” Silente sorrise come se
avesse detto un’ovvietà. Chissà da che distanza un mago del suo calibro
riusciva ad avvertire le tracce di magia oscura.
Riuscirono a entrare nella
baracca e si guardarono intorno: l’ambiente era misero e sembrava abbandonato
da tempo. Chi lo aveva abitato, poi, doveva essere ridotto in miseria e poco
incline a prendersi cura dei pochi possedimenti.
“Guardati intorno, Regulus, dove
nasconderesti un oggetto prezioso se abitassi in questa casa?”
Regulus socchiuse gli occhi e
scandagliò l’ambiente riflettendo attentamente. I mobili erano pochi e
sicuramente avrebbero attirato la curiosità dei malintenzionati. “Le cose che
non voglio far trovare a mia madre, io le nascondo sotto delle assi del
pavimento.”
Silente ridacchiò. “È un’ottima
scelta, anch’io da ragazzo avevo nascosto delle lettere compromettenti sotto le
assi del pavimento della mia stanza. Sarebbe stato imbarazzante se mio fratello
le avesse trovate.”
Regulus sbatté le palpebre. Lui
non aveva menzionato nessuna lettera, era rimasto molto più vago e di certo non
aveva fatto riferimento ad alcunché di imbarazzante. Pensò alla reazione di
Sirius, se solo avesse scoperto il contenuto del suo scomparto segreto,
sospirò: “Sarebbe imbarazzante anche per me se mio fratello scoprisse il mio
nascondiglio. Non ci sono solo lettere.” C’erano anche le mutandine di Alex,
per Salazar, e una maglietta di Barty che aveva ancora il suo odore e Regulus,
quando si sentiva solo, apriva le sue assi e sentiva l’odore delle persone che
amava. In quei mesi, poi, in cui era rimasto da solo a Grimmauld Place, mentre
loro due erano ad Hogwarts.
“Non è un peccato nascondere
souvenir d’amore, Regulus, ma non tutti hanno la capacità di capire le
molteplici forme e sfumature dell’amore,” disse Silente. Regulus si domandò se
il preside si fosse mai innamorato. Si disse di sì, se parlava in quel modo.
Si limitò ad annuire
silenziosamente. Non voleva farsi distrarre dalle parole di Silente, ma poi si
ricordò di quanto accaduto nella biblioteca, così continuò. “È vero,
professore, l’amore ha molteplici forme e molti non riescono a capire che è
possibile amare e amarsi in più persone.”
“Il legame con il signor Crouch
e la signorina Turner sarà molto complicato da gestire. La società in cui vivi,
temo che non sia pronta per questo genere di unioni.”
“È solo che non posso fare a
meno di provare questo sentimento. L’amore non è prevedibile.”
Delle assi vibrarono. Il
professor Silente gli rivolse uno sguardo di trionfo e si avvicinarono al punto
da cui era provenuto quel rumore. “L’amore suscita sempre una reazione stizzita
della magia oscura,” gli disse mentre puntava la bacchetta e le assi si
sollevavano.
Trovarono una scatola d’oro.
Silente l’aprì e trovarono un anello.
“Non lo tocchi, professore. La
magia oscura che viene dall’oggetto è qualcosa di estremamente potente.”
Silente annuì. Agitò la
bacchetta e fece levitare l’anello per osservarlo meglio. Regulus disse:
“Quello è…”
“Il simbolo dei Doni della
Morte, sì,” disse Silente, “Ho pensato che fosse andato perduto.” Lo sguardo
del professore si velò di tristezza, come se fosse alle prese con ricordi
dolorosi. Regulus non ebbe il coraggio di fare delle domande.
“L’ho cercato a lungo quando avevo
la tua età, Regulus. Anch’io all’epoca commettevo errori sciocchi e davo
fiducia a qualcuno che in futuro mi avrebbe fatto soffrire.”
“Gellert Grindelwald,” mormorò.
Regulus aveva letto su vecchi
ritagli della Gazzetta del Profeta del legame di Albus Silente con il terribile
mago oscuro Grindelwald. Qualche racconto lo aveva ascoltato anche dalla bocca
di suo padre e di Edward. Insomma, non era un segreto, ma Albus Silente era una
persona così limpida e autorevole che sembrava strano immaginarla come un
giovane che commette degli sbagli. Per lui era sempre stato il preside di
Hogwarts, il celebre mago che aveva sconfitto in duello Grindelwald, il
professore che aveva sempre la parola giusta e persino un dolcetto per i suoi
studenti.
Silente annuì. “Spero che la
nostra missione possa avere successo prima che il signor Crouch prenda i
M.A.G.O. ma devi essere preparato all’eventualità che vi troverete su fronti
opposti di questa guerra.
“Ho già messo in conto una
simile eventualità professore.”
“Purtroppo non sempre riusciamo
a salvare le persone che amiamo.”
Regulus annuì, afferrò il
braccio del professore e si ritrovò nella stanzetta di Hogsmeade. Era felice di
aver trovato un altro horcrux, il terzo, ma le parole di Silente l’avevano
gettato nell’angoscia. Il pensiero di perdere Barty era qualcosa di terribile.
I mesi successivi si
trascinarono stancamente, Regulus si impegnava nel suo lavoro con il
consigliere Parkinson e al tempo stesso si arrovellava su come poter entrare
nella camera blindata di Bellatrix. Era certo che un horcrux si trovasse lì
dentro, ma non aveva idea di come poterlo fare.
Alexandra e Barty gli scrivevano
regolarmente lettere piene di amore ed entrambi avevano deciso di interrompere
i loro incontri e di aspettare solo i finesettimana a Hogsmeade perché non
riuscivano a stare insieme senza di lui. Alexandra gli aveva detto che durante
gli ultimi incontri lei e Barty avevano passato il tempo abbracciati a ricordare
momenti trascorsi con lui. Alex incantava le sue lettere: se Walburga avesse
controllato la posta, avrebbe trovato una romantica lettera piena di nostalgia,
domande sulla famiglia e aneddoti scolastici, ma Regulus sapeva che con la loro
parola in codice compariva il vero messaggio, quello che Walburga non avrebbe
dovuto leggere.
Durante una riunione dei
Mangiamorte la situazione si sbloccò.
Rabastan si lamentava con il
fratello di una commissione da fare alla Gringott e del fatto che non ne avesse
voglia perché i Goblin erano creature disgustose. Regulus si guardò intorno e
vide Bellatrix alle prese con l’Oscuro Signore. Certamente non l’avrebbe
considerato.
“Io devo andare a fare un
deposito nella mia camera blindata domattina. Se hai bisogno, cugino Lestrange,
posso aiutarti io.”
Rabastan socchiuse gli occhi
perplesso: “Lo faresti sul serio?”
Regulus scrollò le spalle
annuendo: “Sì, insomma, sono abituato ad avere a che fare con i Goblin per via
del lavoro con il consigliere Parkinson. Lui si occupa proprio dei rapporti con
la Gringott. Sono in banca quasi tutti i giorni, non mi pesa né la burocrazia
né farti un favore. Insomma, in famiglia ci si dà una mano.”
Rabastan si scambiò un’occhiata
con il fratello: “Dici che possiamo fidarci?”
Rodolphus gli sorrise: “Di certo
Regulus non viene a derubarci. Se persino quel vecchio trombone paranoico di
Parkinson si fida di lui, di sicuro non combinerà danni!” Rodolphus lo prese
sottobraccio e gli disse: “Vedi, ho bisogno che tu depositi questa scatola
nella nostra camera blindata. Questa è la chiave.”
“Cos’è?” domandò Regulus.
“Un cadeau d’amore che una
gentile fanciulla mi ha restituito perché è rimasta incinta del marito e la
nostra storia è diventata pericolosa.”
“È la Yaxley, vero?” domandò.
“Ah, ma allora hai spirito di
osservazione!” esclamò divertito, “non ti perdi ad ammirare i begli occhi della
tua dolce fidanzata!”
Regulus sorrise: “Cugino
Lestrange, riesco a fare entrambe le cose.”
“Ma dimmi, come va questa
separazione forzata? Ti manca? Non pensi che lei a Hogwarts si possa divertire?”
“Con chi? Con Lucien Dolohov?”
domandò ironico.
“Con Crouch, è molto amica di
Crouch. Sai ho visto nella mente di quel ragazzino sadico e lui qualche
pensierino sulla tua fidanzata l’ha fatto…”
“Mi fido di Alex, so che non
farebbe mai nulla di male. Ci amiamo da quando eravamo bambini e comunque non
posso farci niente, quindi la scelta è tra fidarmi o rovinarmi il fegato.”
“La scelta è tra fidarti mentre
lei si diverte o divertirti anche tu! Potresti unirti a noi la prossima volta
che andiamo nella casa di piacere di Nocturn Alley…”
Regulus sorrise: “Ho già
declinato quando mio padre mi ha proposto di andare lì a prendere lezioni, non
ho intenzione di iniziare adesso, ma grazie per l’interessamento!”
“Ti credevo più sveglio,
Regulus.”
“Domani il tuo cadeau sarà
depositato.”
“Non farne parola con Bella, mi
raccomando.”
“Hai la mia parola, cugino
Lestrange!”
L’indomani, di buon’ora, Regulus
si presentò alla Gringott.
“Buongiorno Bogrod,” esordì con
un sorriso davanti il Goblin che accoglieva i clienti. Regulus era abituato ad
averci a che fare praticamente tutti i giorni.
“Buongiorno signor Black, è un
piacere vederla. In cosa posso aiutarla?”
Regulus sorrise cortese: “Sono
venuto per ritirare i documenti per il consigliere Parkinson, ma prima dovrei
fare un favore a mio cugino Lestrange ed effettuare un deposito nella sua
camera blindata.”
“Ha la chiave con sé?”
“Certamente.”
Mostrò la chiave che gli aveva
consegnato Rodolphus e Bogrod l’affidò a Griphook. Salirono a bordo del
carrello che scendeva nelle profondità della banca. Scesero a fondo fino al
drago albino che custodiva le camere blindate delle famiglie magiche più
potenti. I Black avevano la camera blindata proprio accanto ai Lestrange. Il
Goblin aprì la porta e lasciò a Regulus la possibilità di entrare per
posizionare l’oggetto. Avvertì la presenza di magia oscura intorno a sé. Si
guardò intorno e si disse che i Lestrange collezionavano oggetti oscuri da
generazioni e che l’horcrux doveva mimetizzare la propria forza tra gli altri
cimeli di famiglia. Toccò una moneta e vide che si sdoppiò: “La maledizione
Gemino,” disse tra sé e sé. Pronunciò la formula per bloccarne gli effetti e
iniziò a cercare.
Chiuse gli occhi alla ricerca di
un posto dove nascondere il cadeau di Rodolphus dalla possibile vista di
Bellatrix. Questo gli avrebbe dato una scusa nel caso avessero trovato qualcosa
fuori posto. Iniziò a girare dicendo sottovoce: “Barty, amore mio, Alex, amore
mio, lo faccio per voi. Vi amo immensamente.” Qualcosa si mosse. Regulus guardò
verso uno scaffale e vide che il rumore proveniva da una coppa d’oro. Sorrise.
Puntò la bacchetta e sollevò la coppa, la fece scivolare in un sacco e la nascose
nel mantello. Poi, lasciò la scatola di Rodolphus dall’altra parte della
camera. Uscì raggiungendo Griphook.
Tornarono su e Regulus venne
trattenuto a lungo nell’ufficio di Bogrod che gli parlava dei documenti richiesti
da Parkinson, con la solita boria e pedanteria. Regulus annuiva, minimizzava e
sopportava pazientemente le dichiarazioni del Goblin, come ogni santa volta in
cui metteva piede in quell’ufficio, facendo leva sulla sua buona educazione.
Venne rilasciato dopo un’oretta,
che a lui parve un tempo infinito. Si Smaterializzò diretto in Cornovaglia e
consegnò la chiave della camera blindata a Rodolphus che si dilungò in
ringraziamenti insieme a Rabastan. Si congedò con la scusa di dover tornare al
Ministero della Magia dal consigliere Parkinson.
Quel giorno il Wizengamot era
sottosopra. Gli Auror avevano catturato dei sostenitori dell’Oscuro Signore e
c’erano i consiglieri al gran completo. Regulus intravide Albus Silente. Doveva
avvicinarsi al professore senza dare nell’occhio. Urtò contro il mantello del
preside mentre camminava con il consigliere Parkinson e riuscì a incrociare lo
sguardo di Silente.
Dopo l’udienza, tra il caos dei
consiglieri che si affrettavano a tornare in ufficio, e altri che si
Smaterializzavano, Regulus riuscì ad avvicinarsi a Silente. Nascosti dagli
scranni dell’aula, passò il sacco contenente la Coppa.
“Dalla camera blindata,” gli
disse.
“Adesso ne manca solo uno, ma
credo di aver trovato un indizio,” sussurrò il preside. “Ottimo lavoro,
Regulus.”