Espiazione

di Severa Crouch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambi di prospettiva ***
Capitolo 2: *** I segreti di Lord Voldemort ***
Capitolo 3: *** La fine e l'inizio ***



Capitolo 1
*** Cambi di prospettiva ***


Note introduttive: questa storia nasce da una sfida che mi ha lanciato inzaghina sul gruppo Facebook Caffè e Calderotti.

È nata come una sfida-divergence: le regole chiedevano di sfidare qualcuno a scrivere di coppie di cui non si è soliti scrivere (altrimenti che sfida è?) ma siccome Rosmary è una admin clemente, e sa che il primo giro di queste attività dobbiamo prendere la mano, ha permesso questa eccezione visto che Regulus e Alex non sono per me una coppia insolita.

Ora, ho deciso di usare questa sfida-divergence per scrivere una Alex/Regulus che fosse canon-divergence, quindi non seguirà affatto Kintsugi. È un immenso what-if? Diviso in tre capitoli che posterò a intervalli piuttosto brevi.

Non c’è bisogno di aver letto Kintsugi.

Lo scopo è sommergere inzaghina di fluff e romanticismo e dare un lieto fine a questa ship.

 

 

Capitolo 1

Cambi di prospettiva

 

1977 - 1978

 

“Come sono andate le ferie in Grecia?”

“Molto bene. Ho trovato delle persone interessate alle nostre uova di Spinato e sono riuscito a piazzare ben tre Gallesi. Ci sarebbe anche qualcuno interessato a un Nero delle Ebridi, ma gli ho detto che ci lavoreremo e gli farò sapere non appena ne avremo uno sottomano. A te, invece?”

Orion saltò sulla poltrona ed esultò: “Sei un grande, Ed!” sembrava molto soddisfatto dell’andamento dei loro affari estivi. Si rilassò tornando ad abbandonare la schiena contro il cuoio della poltrona e sospirò: “A me come al solito, siamo stati da Cygnus e Druella in campagna. Sai com’è Walburga, non vuole muoversi, per lei l’estate è relax, feste e passeggiate in campagna.”

“Non ha tutti i torti però.”

Edward e Orion si erano rivisti dopo quasi tre settimane di separazione che, per i loro standard, era un tempo incredibilmente lungo. Erano comodamente seduti nello studio di Orion, sulle poltrone di cuoio davanti il camino mentre dividevano il ricavato di quella fruttuosa vendita di uova di drago. Un vizio che avevano sin da quando si erano incontrati a Hogwarts diversi decenni prima.

“Che dici, raggiungiamo le signore?” domandò Orion.

Edward si disse che, a conoscere i loro affari, molto probabilmente, Walburga avrebbe alzato gli occhi al cielo, con quell’espressione adorabile che aveva quando qualcosa non andava come lei si attendeva. Edward aveva provato a convincerla che il bello della vita era quando capitavano delle sorprese, e che la sfida era proprio tenere la scopa dritta durante le tempeste. Walburga, però, gli rispondeva ogni volta che durante le tempeste non si dovrebbe proprio volare con la scopa. Darlene, nemmeno a dirlo, le dava ragione. C’erano una marea di cose su cui le loro mogli erano completamente d’accordo – forse anche troppe secondo Orion – perché finivano sempre per coalizzarsi tra loro e riuscire ad averla vinta.

Edward seguì Orion fuori lo studio, in direzione del salone, quando sentirono delle voci venire da quella che era la sala di lettura di Walburga.

“Mi sei mancata, Alex.”

“Anche tu, Reg.”

Orion ed Edward si scambiarono uno sguardo complice e Orion fece cenno a Edward di ascoltare. I ragazzi avevano lasciato la porta socchiusa, probabilmente per ascoltare i rumori del corridoio, o perché Walburga e Darlene sarebbero andate su tutte le furie se li avessero sorpresi in una stanza con la porta chiusa. Erano seduti sul divano ed Edward non riuscì a trattenere un sorriso nel vederli.

“Sei diventata molto carina, lo sai? Quest’anno a Hogwarts avrai un sacco di corteggiatori.” Orion ed Edward scossero la testa. Regulus stava sbagliando tutto, non doveva tirare in ballo gli altri. Non si fa mai. I ragazzi erano proprio imbranati, certe volte.

“Cosa importa dei corteggiatori? Sai come la pensano i miei…” sospirò Alexandra.

“Invidierò tantissimo il fortunato.” Regulus le sfiorava le mani ed Edward vide la sua piccola Alex sospirare: “Anch’io invidierò la fortunata.” Strinse le dita di Regulus e lui si morse un labbro prima di dire: “Continuo a trovare tutto questo ingiusto. Insomma, siamo cresciuti insieme, sei una Purosangue, mia mamma ti adora, però non puoi essere la mia fidanzata. È assurdo.”

Alexandra allontanò le mani, spaventata, tornò a sistemare le pieghe del vestito. Edward lesse il nervosismo, la paura e la tristezza negli occhi di sua figlia. “Lo sai quali sono le regole. L’erede dei Black non può sposarsi una Turner.”

“Zia Lucretia ha potuto sposarsi quel babbanofilo di zio Ignatius e io dovrei rinunciare a te? Sapendo che una volta sposata prenderesti il mio cognome? Capisci quanto è folle tutto ciò?” Persino Regulus era triste, e arrabbiato al tempo stesso. Edward e Orion si scambiarono un altro sguardo.

Alexandra si strinse nelle spalle e non sapeva cosa rispondere se non: “Sono le regole, non le ho fatte io, ma non ti arrabbiare, altrimenti se ci scoprono finiremo nei guai.” Regulus la strinse a sé e le posò un bacio sulla fronte mentre le diceva di non avere paura, che non sarebbe successo nulla.

Edward fece cenno a Orion di andare via. Il suo amico sembrava turbato tanto quanto lui e nessuno dei due sembrava in grado di poter affrontare Darlene e Walburga. Tornarono nello studio di Orion.

“Li hai visti, Edward?”

“Orion, a me si spezza il cuore a vedere i nostri figli in quel modo.”

“Ha ragione Regulus. Sono regole assurde. Dobbiamo parlarne con Walburga. Ho già visto a cosa conduce la disperazione di un figlio, non voglio perderne un altro.”

Orion si passava le mani nei capelli e poi si sistemava la barba. Era nervoso, tanto quanto lui. Si sistemarono le cravatte. Entrambi erano d’accordo e le mogli avrebbero dovuto capitolare. Edward si augurava vivamente che Darlene non si mettesse in mezzo alla felicità di Alexandra perché non l’avrebbe tollerato. Non questa volta.

“Amico mio, sei il capostipite dei Black, credo che tocchi a te. Ti darò manforte,” gli disse Edward.

“Mi sembra giusto, altrimenti Walburga e Druella ti salteranno al collo come due iene prima che io possa dire che sono d’accordo. Andiamo.”

 

***

 

Alexandra aveva appoggiato la testa contro il petto di Regulus. Riusciva a sentire il battito del suo cuore sotto la camicia. Le loro dita erano intrecciate e i loro corpi distanti in modo da non spiegazzare gli abiti. Ogni tanto, Regulus alzava una mano e le accarezzava la testa e lei pensava che quella potesse essere la felicità.

Non avrebbe saputo spiegare come fosse successo, perché Regulus Arcturus Black si fosse improvvisamente accorto di lei, o deciso a far quel passo nella sua direzione. Da parte sua, poteva dire di essere innamorata di Regulus da che ne avesse memoria e di non aver mai preso in considerazione l’idea che loro due un giorno sarebbero stati separati. Tuttavia, il discorso che sua madre le aveva fatto quando Regulus aveva preso l’Espresso di Hogwarts per la prima volta, aveva installato la certezza che un giorno avrebbero dovuto separarsi.

Sua madre le aveva detto che ognuno aveva un posto nel mondo, e che un Black era in cima alla scala, un aristocratico appartenente alle Sacre Ventotto, mentre lei, che pure era una Purosangue, ma di estrazione borghese, avrebbe potuto aspirare al figlio di un dirigente del Ministero della Magia o, meglio ancora, a un collega del San Mungo, così sarebbe diventata una coppia di Guaritori come lo erano i suoi genitori, o come avevano intenzione di diventare suo fratello Robert ed Emily, la sua fidanzata.

Quel discorso le era sembrato assurdo, ma si era resa conto che sua madre stava – a suo modo – cercando di proteggerla dal mondo reale. Se ne era accorta appena entrata in Serpeverde, dal modo in cui le ragazze di alcune famiglie – sempre le stesse – si atteggiavano diversamente a seconda del cognome del loro interlocutore. Regulus avrebbe potuto sposare una Rosier, ma non certo una Turner, sebbene Regulus amasse lei e non Eloise Rosier.

Erano così terrorizzati dall’idea di essere scoperti e di finire in punizione (che avrebbe significato non vedersi fino al primo settembre) che erano tornati seduti uno di fronte all’altro, avevano aperto un libro e Alexandra leggeva. Regulus non prestava attenzione, si limitava ad ascoltare la sua voce e del resto nemmeno Alexandra era molto concentrata sul testo che stava leggendo.

Videro la porta aprirsi e Kreacher avvisarli di raggiungere i genitori per il tè. Si alzarono in sincrono e questo gesto li fece sorridere. Poi, Regulus le cedette il passo e Alexandra seguì l’elfo domestico nel salone mentre sistemava nervosamente le pieghe del vestito. Quel contatto con Regulus l’aveva turbata e si sentiva come se avesse fatto qualcosa di male.

“Prendete posto,” disse Walburga con uno sguardo che, per la prima volta, ad Alexandra sembrò indecifrabile. Era diventata abbastanza esperta a riconoscere i segni di approvazione o di disapprovazione, la cortesia, il fastidio e le varie emozioni che Walburga manifestava al di là del suo aspetto algido e impeccabile. Guardò sua mamma prendendo posto sul divano che le aveva indicato Walburga, ma non capì nemmeno il suo sguardo. Suo papà e Orion, invece, sembravano stanchi ma di buon umore, come se avessero fatto uno sforzo incredibile per qualcosa. Si disse che molto probabilmente c’entrassero le loro uova di drago.

“Regulus siediti là, accanto ad Alex.”

Regulus obbedì e si scambiarono uno sguardo perplesso e inquieto. Non avevano motivi di credere di essere finiti nei guai. Insomma, si erano sfiorati la mano per qualche minuto e poi erano stati abbracciati pochissimo, era impossibile che li avessero visti. Tuttavia, quei toni e quella situazione, in cui loro erano seduti sul divano e le famiglie li circondavano, era tipica di quando stavano per ricevere una punizione. Altrimenti, Regulus avrebbe dovuto sedersi ben lontano da lei.

Alexandra notò che il tè non era stato ancora servito e questo poteva significare soltanto che erano finiti nei guai. Sperava solo di scoprire presto cosa avesse fatto di sbagliato, in che modo avesse deluso sua madre, perché quell’attesa la stava terrorizzando.

“Vedete, ragazzi,” Orion esordì, “vi abbiamo chiesto di raggiungerci,” si interruppe, “Alexandra ha già notato che il tè non è stato ancora servito,” le fece un sorriso e Alexandra ebbe ancora più timore, “perché dobbiamo parlarvi di una cosa piuttosto importante.” Orion fece una pausa e sembrò cercare lo sguardo di Walburga e Darlene, si scambiò anche uno sguardo con Edward che gli sorrise incoraggiante.

“Abbiamo pensato a lungo all’amicizia che lega le nostre famiglie e al fatto che voi due siete cresciuti insieme e siete sempre andati d’accordo.”

Alexandra abbassò lo sguardo e fissò le mani posate sulle sue ginocchia, controllava ossessivamente la posizione delle mani, temendo di aver fatto qualcosa di inappropriato, mentre una voce nella sua testa continuava a ripeterle che lei e Regulus erano stati scoperti. Regulus doveva temere la stessa cosa perché sembrava aver smesso di respirare.

“Insomma, per farla breve, abbiamo pensato che un fidanzamento che unisse le nostre famiglie fosse il modo migliore per celebrare la nostra amicizia.”

Rimasero in silenzio, sia lei che Regulus. Entrambi erano terrorizzati dall’idea di parlare.

“Non dite niente?” domandò Orion.

“Padre,” esordì Regulus sbattendo le palpebre, “mi era stato detto che era un argomento fuori discussione. Sono solo un po’ confuso.”

Edward sorrideva a Regulus. “È normale che tu lo sia, Regulus… Diciamo che abbiamo preso in considerazione molti fattori per fare questa scelta.”

“Il livello deludente delle altre candidate, tra le altre cose,” aggiunse Walburga profondamente irritata.

Alexandra sollevò lo sguardo verso Walburga e domandò: “Non è uno scherzo, dunque?”

“No, non è uno scherzo. Abbiamo riconsiderato una serie di circostanze. Sappiamo che tu e Regulus siete molto legati, Orion ed Edward sono convinti che le vostre affinità di carattere vi possano aiutare ad attraversare questi tempi complicati. Siete abituati ad aiutarvi da quando eravate bambini, non avete mai creato molti problemi e pensiamo che un fidanzamento possa essere l’evoluzione naturale del vostro rapporto.” Darlene parlava stando in piedi nella sua postura rigida, sempre accanto a Walburga. “A meno che non abbiate qualcosa in contrario,” aggiunse scrutandoli con i suoi occhi azzurri come quelli di Robert.

Alexandra arrossì e si scambiò uno sguardo con Regulus. Era certa che anche lui fosse terrorizzato all’idea di lasciar trasparire quanta gioia stesse provando. Si limitarono a scuotere la testa e sorridersi furtivamente.

“Oh bene, se anche i ragazzi sono d’accordo, possiamo servire il tè,” esclamò Orion soddisfatto. Edward aveva stretto la spalla di Regulus come faceva spesso, quando era fiero di lui, e gli aveva detto sottovoce: “Benvenuto in famiglia. Tratta bene Alex che non hai idea della fatica che abbiamo fatto per convincere Walburga e Darlene.”

“Grazie, Edward, io non la deluderò…”

Suo papà fu la prima persona alla quale Alexandra riuscì a sorridere mentre realizzava quanto stava accadendo. Walburga le domandò delle vacanze estive, se la Grecia le fosse piaciuta e Alexandra le raccontò del mare, dei panorami e delle visite archeologiche che aveva effettuato. Discussero anche della cucina e delle usanze. Sua mamma si era lamentata per tutto il tempo della quantità di aglio e cipolla che veniva utilizzata dai popoli mediterranei, mentre Alexandra ricordava quanto fossero deliziose le olive.

Ogni tanto lei e Regulus incrociavano il loro sguardo e si sorridevano meravigliati, senza avere il coraggio di modificare il proprio comportamento. Così, erano rimasti ben distanti su quel divano con le mani rigidamente impegnate con tazze e piattini. I genitori dovettero accorgersene e fu solo quando si salutarono, dandosi appuntamento all’indomani, che Walburga disse a Regulus: “Guarda che puoi salutare la tua fidanzata, altrimenti penserà che sei una statua.”

“Posso?” domandò Regulus perplesso.

“Non più di un baciamano o un casto bacio sulla guancia, mi raccomando,” gli disse Walburga alzando gli occhi al cielo.

Alexandra alzò il viso e incrociò lo sguardo di Regulus e il suo sorriso. Non le sembrava vero che fossero in Grimmauld Place e Walburga avesse appena dato a Regulus il permesso di darle un bacio per salutarla. Aveva il terrore di rovinare tutto. Regulus si chinò su di lei sussurrandole “Buona notte” e le diede un bacio sulla guancia.

“Buona notte.” Si sentiva le guance in fiamme e il cuore che le batteva furiosamente in petto. Seguì suo papà nel camino, mentre la mamma si era attardata in salone con Orion e li stava raggiungendo. Sentì la voce di Darlene che salutava Walburga quando le fiamme verdi l’avvolsero e iniziò a roteare per i camini insieme a suo papà.

Darlene uscì dal camino e la raggiunse in camera da letto. “Ascoltami bene, Alex,” le disse, “quanto è successo oggi non è frequente. Finirai sotto la lente di ingrandimento di tutte le Ventotto famiglie. Dovrai essere impeccabile e non sbagliare nemmeno un passo. Non dovrai mai nemmeno sognare di imbarazzare Walburga. Sarai una fidanzata esemplare. Si solleveranno molte sopracciglia non appena si diffonderà la notizia. Io ero contraria perché so cosa ti faranno: l’ho vissuto quando mi sono fidanzata con Edward. Pensi che non abbia visto quanti si sono domandati perché una Rowle era finita con un Turner? Le insinuazioni su qualcosa di sbagliato che doveva essere accaduto, su scandali nascosti. Io lo so come ragionano e se sono crudele è perché preferisco prepararti al male che dovrai affrontare. Gli antidoti hanno sempre una porzione dell’elemento velenoso al loro interno.”

“Farò di tutto per essere all’altezza delle aspettative. Voglio bene a Regulus e non vorrei mai mettere in imbarazzo lui o la sua famiglia.”

“Brava, ora vai a letto. Devi rimanere carina.”

Alexandra si chiuse in bagno per rinfrescarsi e cambiarsi per la notte. Cercava di allontanare la pressione che le aveva caricato addosso sua mamma e ripensò a Regulus, ai suoi occhi grigi e al modo in cui le aveva stretto le dita sul divano della sala lettura. Non riusciva a immaginare come sarebbe stata la loro vita senza doversi più nascondere, essendo liberi di chiacchierare e camminare vicini.

Non dovette attendere molto perché l’indomani tornarono a Grimmauld Place: occorreva trovare il modo per annunciare il fidanzamento tra i due ragazzi e formalizzare gli accordi della sera prima. Alexandra e Regulus si ritrovarono al cospetto di una serie di adempimenti burocratici e di formalità sociali. La novità rispetto al passato era che Regulus poteva tenerle la mano sotto il tavolo e si potevano guardare e sorridere. Persino le partite a Scacchi Magici sembrarono più divertenti ed era quasi come essere ad Hogwarts.

All’ora del tè vennero raggiunti da Druella e Cygnus insieme a Bellatrix, Rodolphus, Narcissa e Lucius. Tutti loro si congratularono per il lieto evento. Alexandra e Regulus erano imbarazzati per tutte quelle attenzioni, anche perché – fino al giorno prima – erano stati impegnati a nascondersi e improvvisamente si erano trovati sotto i riflettori.

“Druella, cara,” esordì Walburga, “vorrei un tuo consiglio. Il primo settembre i ragazzi partiranno per Hogwarts e dovremo attendere Yule per annunciare il fidanzamento, tuttavia, visto che a qualcuno abbiamo comunicato la bella notizia, potrebbe essere opportuno anticipare i tempi. Non vorrei che vedessero i ragazzi in sala comune e pensassero a un fidanzamento riparatore. Sai quanto sarebbe sconveniente!”

Druella aveva l’esperienza data dal fidanzamento e successivo matrimonio di Bellatrix e Rodolphus e dal recente contratto di Narcissa e Lucius che si sarebbero sposati l’anno successivo e avrebbero annunciato il loro fidanzamento ufficiale a Yule.

“Organizza una festa di fine estate per dare la notizia del contratto, poi la festa di fidanzamento la farai quando i ragazzi avranno finito Hogwarts.” Lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo, scrutando la cognata da sopra la tazza di porcellana.

Walburga e Darlene si scambiarono un cenno di assenso e iniziarono a discutere di quella festa. Druella insistette perché venisse organizzata nel Wiltshire visto che il giardino era meraviglioso per una festa di fine estate.

Alexandra osservava sorpresa tutto quell’entusiasmo che sembrava circondare lei e Regulus e che aveva creduto di non poter vedere mai. Fu Bellatrix a sorprenderla, le cinse le spalle con un braccio e le disse: “Sono molto felice di sapere che sarai tu ad entrare nella nostra famiglia. Sei già praticamente una di noi ed è bello sapere che persino zia Walburga se n’è accorta. Il mio consiglio è quello di ignorare ogni sopracciglio alzato di quei pettegoli. Sarà inevitabile che avranno qualcosa da ridire. Pensate solo che le famiglie sono dalla vostra parte.”

 

***

 

Rodolphus diede una pacca sulla spalla a Regulus e gli disse: “Dopo tutto ti è andata molto bene, ma smettila di essere così ingessato o penserà di essersi fidanzato con una statua.”

Regulus, in realtà, era molto imbarazzato da quell’entusiasmo. Aveva lottato una vita intera per nascondere i propri sentimenti per Alex, per sminuirli e ricondurli ad un’educata amicizia, come la definiva sua madre, e adesso tutti sembravano sorprendersi perché loro due sembravano un po’ troppo compiti per essere due fidanzati? Il suo stupore aumentò quando suo padre lo prese sottobraccio, dopo che tutti gli ospiti erano andati via, gli aveva detto che Rodolphus aveva ragione e che era arrivato il momento di affrontare un certo discorso. Regulus sospirò e mai avrebbe creduto che suo padre gli spiegasse che le ragazze hanno bisogno di attenzioni che vanno al di là del bacio e che, per quanto occorra evitare di fare pasticci prima del matrimonio, è bene che due fidanzati prendano confidenza e aumentino l’intimità (soprattutto adesso che il contratto era stato firmato). In questo modo, aveva aggiunto, gli eredi sarebbero arrivati subito dopo il matrimonio. Orion era arrivato persino a proporre una gita in una casa di piacere, ma Regulus era riuscito a dissuaderlo.

“Grazie, padre, è tutto chiarissimo,” disse, “ma fino a ieri mi era proibito sfiorare la mano di Alexandra e adesso mi state chiedendo di appartarmi con lei. Sarò felice di accontentarvi se ci date modo di trascorrere del tempo insieme.”

“Certo, Regulus, certo. Hai ragione. È solo che siamo tutti molto emozionati. Darlene ed Edward sono i nostri migliori amici e sapere che le nostre famiglie si uniranno ci riempie di gioia. Vorremmo che le cose andassero per il meglio.”

“Dateci solo un po’ di tempo.”

Si erano ritrovati, dunque, a trascorrere l’ultima settimana prima del rientro a Hogwarts nella villa di zio Cygnus dove prima della partenza per la Grecia, lui e Alex si erano limitati a studiare all’ombra della grande magnolia del giardino e a passeggiare nel roseto, mentre la mamma, Darlene e zia Druella chiacchieravano dietro di loro.

Adesso avrebbero avuto il permesso di passeggiare da soli e persino di appartarsi come due veri fidanzati.

I signori Turner accompagnarono Alexandra e poi si congedarono per tornare al San Mungo, affidando la figlia a Orion e Walburga.

Regulus aveva sentito una morsa allo stomaco e il cuore che saltava un battito quando l’aveva vista comparire in giardino con indosso uno splendido abito azzurro, le spalle scoperte e i capelli sciolti che ondeggiavano nella brezza del pomeriggio. Si erano sorrisi e lui le era andato incontro dicendole: “Sei un incanto.” Le aveva dato un bacio sulla guancia e si erano fermati a prendere il tè con la mamma e la zia.

Erano seduti l’uno accanto all’altra, come innumerevoli volte prima di allora, eppure sembrava una situazione inedita. Alexandra sedeva composta e chiacchierava amabilmente con sua madre dei dettagli della festa di fine estate. Le avevano chiesto se avesse un colore preferito e lei aveva risposto che i colori di Serpeverde erano una combinazione perfetta, suscitando l’approvazione della mamma e della zia. Era strano sentire la mamma non alterarsi e non dissentire, a differenza delle chiacchiere e delle discussioni che c’erano state al tempo del matrimonio di Bella e Rod. Alexandra era estremamente paziente, come Narcissa, ascoltava e prendeva nota dei suggerimenti. Regulus notò che su molte cose chiese consiglio a Walburga e lui sapeva quanto sua madre adorasse avere l’ultima parola.

Dopo il tè andarono a passeggiare in giardino, finalmente soli. Regulus riuscì a prenderle la mano e intrecciare le sue dita a quelle di lei. Era bello sapere di poter camminare mano nella mano senza che nessuno avesse qualcosa da obiettare. Si fermarono vicino una siepe e Regulus riuscì a stringerla a sé. Questa volta i loro corpi erano vicini e sentiva la testa di Alexandra contro il suo petto. Si domandò se lei riuscisse a sentire il suo cuore battere così forte da sembrare che volesse uscire dal corpo.

“Mi sembra un sogno, Reg,” gli aveva detto, “mi sento frastornata.”

“Anch’io, Alex. Sai che mio padre ha addirittura detto che devo darti più attenzioni?”

Sul volto di Alexandra comparve un sorriso furbetto: “E tu che gli hai risposto?”

“Che sarei più che felice di farlo se ci dessero modo di stare un po’ per conto nostro.”

“È per questo che possiamo stare abbracciati, dunque? Perché Orion ha detto a tua mamma di lasciarci un po’ di spazio? Non ti sembra tutto un po’ forzato?”

“Mi sembra strano dover esibire quello che fino a due giorni fa dovevamo nascondere. Se prima dovevo sforzarmi per non sorriderti, adesso mi sembra che debba sorriderti in continuazione.” Avevano ripreso a camminare per smaltire la tensione nervosa che le famiglie avevano riversato su loro due e per discutere, finalmente, tra loro quella nuova situazione. Non avrebbe mai creduto che la realizzazione di un sogno potesse essere tanto destabilizzante.

Si sedettero su una panchina vicino il laghetto dove facevano il bagno nudi da bambini. Le loro dita erano intrecciate da quando si erano allontanati dal tè, ed era passata almeno un’ora tra chiacchiere e passeggiate. Alexandra lo osservava con i suoi occhi marroni, così caldi e luminosi, e Regulus sentì il bisogno di baciarla. Era difficile, dannatamente difficile, aveva appena trovato il coraggio di confessare i propri sentimenti ad Alexandra e non aveva fatto in tempo a fare il primo passo che si era trovato fidanzato in casa con lei. Questa situazione gli metteva addosso una pressione incredibile, aveva paura di fare brutte figure, di deluderla o, peggio ancora, di offenderla. Voleva fare le cose per bene, ma gli stavano dicendo di non passare per un pappamolle e non capiva quale fosse l’equilibrio giusto da tenere.

Sospirò. Alexandra strinse le dita e gli confessò: “Ho paura di non essere all’altezza di tutte queste aspettative e la cosa di cui ho più paura è quella di deluderti.”

“Anch’io sono terrorizzato. C’è una parte di me che mi dice che sei sempre la solita Alex e un’altra che dice che tutto cambierà e io ho paura di rovinare tutto. Dovrei essere io a prendermi cura di te e ho paura di non saperlo fare.”

“Io so solo che quando siamo insieme sono meno spaventata,” gli disse e poi si sporse verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia. Regulus arrossì mentre il cuore gli batteva all’impazzata. Si chinò su di lei e le posò un bacio sulle labbra. Fu un bacio a stampo improvviso e le labbra di Alexandra erano secche. Vide lei arrossire e inumidirsi le labbra, come per assaporare il bacio. Si guardarono di nuovo negli occhi e si scambiarono un altro bacio. Questa volta fu più lento e sentì Alexandra schiudere le labbra e rispondere al bacio.

Si sorridevano imbarazzati. Aveva immaginato di vivere quei momenti a Hogwarts in clandestinità, mai si sarebbe sognato di essere invitato da suo padre a stare con Alexandra. Lei aveva quattordici anni e lui sedici e temeva di forzarla a fare qualcosa per cui non si sentiva pronta.

“Mi prometti che se dovessi sentirti a disagio nel fare qualcosa me lo dirai? Non voglio forzarti.”

Alexandra annuì: “Te lo prometto, Reg. Tu farai altrettanto?”

Regulus annuì. Rimasero a scambiarsi altri baci su quella panchina, anche se Regulus sentiva i pantaloni che iniziavano a stargli stretti, ma non voleva in nessun modo correre. Voleva gustarsi ogni momento di quel fidanzamento. Si disse che avevano tutta la vita davanti per amarsi.

 

***

 

La sera della festa di fine estate Alexandra era nervosa. Darlene era arrivata con il vestito che le aveva ordinato da Madama McClan: un abito tradizionale in seta blu notte che esaltava il candore della pelle con le braccia scoperte e lo scollo non troppo profondo. Si guardò allo specchio e sospirò pensando a quante sopracciglia si sarebbero alzate. Certamente, quelle dei Rosier, che speravano di sistemare Eloise con Regulus. C’erano anche i McNair, e Alexandra ricordava tutte le volte in cui era stata attaccata da Margareth, accusata di voler monopolizzare Regulus. Adesso avrebbero trovato la conferma alle loro teorie.

Lei amava Regulus, ma da quando era arrivata ad Hogwarts aveva trascorso il tempo a studiare con Barty e lasciato a Regulus tutto il tempo di coltivare altre amicizie. Era stato lui a orbitare intorno a loro, e unirsi a tavola, e trascorrere insieme le serate in sala comune, proprio per sfuggire a quelle che definiva le insopportabili oche.

Lei non era appariscente come Eloise né bella come Margareth. Si sentiva ancora in parte una bambina, con il corpo che era in subbuglio e faceva fatica a immaginarsi in questo ruolo di fidanzata dell’erede dei Black. Non era un problema di regole e di etichetta, però, no, a lei piaceva seguire il galateo, lo trovava come una guida rassicurante che le permetteva di non sbagliare e di non far fare brutte figure. Per questo motivo lo studiava con meticolosità.

“Stai bene,” le disse Walburga, “ma non dovresti avere quell’aria da cucciola spaventata. Sei la fidanzata dell’erede dei Black, servirà che impari a tenere testa a quanti là fuori vogliono prendere il nostro posto.”

“Spero di essere all’altezza delle aspettative,” mormorò. Non le era mai capitato che Walburga le parlasse così direttamente. La vide stringere le labbra e incrociare le braccia mentre raddrizzava la postura davanti a lei. Sembrava una figura imponente, mentre Alexandra iniziava a sentirsi sempre più piccola, una mocciosa in confronto a quella strega così sicura di sé e impeccabile.

“Senti, Alex, voglio che ti metta in testa che non saresti mai diventata la fidanzata di Regulus se io e Darlene non ci fossimo convinte che tu sia la soluzione migliore. Il tuo status di sangue è assolutamente all’altezza, il tuo portamento, il comportamento, la sobrietà e l’eleganza sono impeccabili. Siete rimaste tu e Narcissa come streghe di cui non ci si deve vergognare in società. Smettila di pensare al cognome, è un dettaglio. In questi giorni hai dimostrato anche di avere la stoffa per essere una buona padrona di casa: ho apprezzato i suggerimenti per l’apparecchiatura, i fiori scelti e il modo in cui hai istruito gli elfi sulle indicazioni di Druella. Purtroppo, come sai, mia cognata è una Rosier e alla fine fa di testa sua, con quel gusto un po’ kitsch, ma sappi che a me non è sfuggito nulla. Quando tornerai da Hogwarts potrai darmi una mano per organizzare a Yule la festa per Narcissa e Lucius.”

“Sarebbe meraviglioso!” esclamò. Alexandra non riusciva a credere alle proprie orecchie. La terribile Walburga Black la stava rimproverando perché era troppo impeccabile per sentirsi inferiore alla Rosier e alla McNair. Aveva addirittura lodato le sue scelte di mise en place.

Era stato un gioco che avevano fatto qualche pomeriggio fa: Druella aveva fatto tirare fuori agli elfi i servizi di piatti e bicchieri e chiesto a lei, Narcissa e Bellatrix di ideare delle apparecchiature immaginando anche la decorazione floreale della tavola. Alexandra aveva scelto dei piatti di porcellana inglese bianchi con il bordo lavorato in rilievo e li aveva abbinati a dei calici di cristallo elfico e decorato la tavola con delle ortensie di un bianco freddo che si sposava bene con l’argento delle posate. Narcissa aveva scelto un servizio francese con delle meravigliose decorazioni floreali e dei calici a tulipano e delle peonie per decorare la tavola. Bellatrix, invece, si era defilata.

Aver avuto l’approvazione di Walburga riempì di gioia Alexandra e le diede il coraggio sufficiente per affrontare quella serata. Il resto del coraggio glielo diede Regulus, quando si videro in giardino mentre gli ospiti iniziavano ad arrivare. Darlene, Edward, Orion e Walburga accoglievano gli invitati e ricevevano le congratulazioni, visto che la notizia aveva iniziato a girare informalmente.

Eloise e Margareth erano arrivate imbronciate e avevano salutato Regulus e rivolto a lei uno sguardo sdegnoso. Regulus le aveva accarezzato la schiena e si era chinato a sussurrarle: “Ci pensi che mi hai salvato da una vita con una di queste due?” Si erano scambiati un sorriso e lui le aveva chiesto di ballare in modo da poter sfuggire ai commenti dei compagni di scuola e degli amici di suo padre che cercavano di coinvolgerlo in chiacchiere che non interessavano né a lui né a loro.

“Ho avvisato Barty,” le aveva detto sottovoce avvicinandosi al suo orecchio. Alexandra aveva annuito: “Anch’io. Ho sempre pensato che sarei finita con lui.”

“Avresti preferito Barty?”

“Non lo so, non ho mai pensato di dover scegliere.”

“Non farlo. Scegliere, intendo. Barty resterà nella nostra vita. Se lo vorrai.”

“Non vedo come sia possibile, è come se avessi scelto te, alla fine.”

“Fidati di me.”

Era così che era nata la storia tra loro tre. Solo una volta tornata ad Hogwarts Alexandra avrebbe scoperto del legame tra Regulus e Barty. Le tremarono le gambe quando incrociò lo sguardo divertito di Barty e il suo sorriso obliquo mentre si congratulava per la notizia del fidanzamento.

Iniziarono ad incontrarsi in segreto in aule deserte nei sotterranei, passando il tempo a scambiarsi baci e carezze. Era difficile resistere alla tentazione di intrecciare le dita a quelle di Barty durante le lezioni e limitarsi a sembrare solo amici. Tuttavia, l’essere diventata la fidanzata di Regulus Arcturus Black aveva innalzato la sua posizione dentro quel branco di classisti con la puzza sotto il naso. Persone che fino a giugno non le rivolgevano la parola o insultavano lei per la sua amicizia con Barty, a causa di tutti i provvedimenti adottati dal signor Crouch, adesso la cercavano e la riempivano di chiacchiere. Persino la McNair e la Rosier le rivolgevano il saluto quando si incrociavano in sala comune o tra i corridoi.

C’erano momenti in cui lei e Regulus si trovavano per stare insieme camminando mano nella mano per i prati di Hogwarts, o sedevano lungo qualche corridoio isolato nei giorni di pioggia e chiacchieravano intrecciando le dita e guardandosi negli occhi, prima di cedere alla tentazione di scambiarsi baci.

Era seduta sulle ginocchia di Regulus con le braccia intorno al suo collo e il cuore che saltava battiti, mentre si perdeva negli occhi grigi di lui. Amava baciare Regulus e non riusciva a credere di non doversi nascondere più.

“Allora è vero che ti sei fidanzato con la piccola Alex!”

La voce di Sirius arrivò all’improvviso. Alexandra vide Regulus alzare gli occhi al cielo senza rispondere.

“Vuoi lasciare che mamma diriga ogni aspetto della tua vita o hai un po’ di spina dorsale?” continuò con il suo tono sarcastico, “quando penserai con la tua testa?”

Regulus strinse la presa intorno alla vita di Alexandra per impedirle di alzarsi e allontanarsi da lui. Si limitò ad alzare lo sguardo verso il fratello e rispondergli annoiato. “Ti sembrerà strano, Sirius, ma noi siamo innamorati da anni, a prescindere da mamma.”

Sirius alzò un sopracciglio scettico. “Lasciami dubitare del fatto che tu sia in grado di provare sentimenti, altrimenti certe voci non sarebbero vere.”

Regulus si irrigidì e Alexandra afferrò il suo braccio sinistro, per impedirgli di fare sciocchezze. Non doveva cogliere le provocazioni di Sirius. Avevano capito a cosa si riferisse, come se tenere alto il nome dei Black non fosse dovuto dal fatto che lui fosse scappato di casa. Come poteva tirarsi indietro Regulus?

“Da quando presti fede alle voci, Sirius?” domandò Alex.

“Stanne fuori, Alex, non sono cose che riguardano una mocciosetta.”

Questa volta fu Regulus ad afferrarle il braccio e impedirle di reagire.

“Hai altro da dirmi o vuoi lasciare in pace me e la mia fidanzata?” domandò stancamente al fratello, spostò lo sguardo verso di lei e le sorrise.

“Vado, vedo che mamma ha trovato il modo perfetto per tenerti legato alla sottana: ne ha trovata una nuova.”

Alexandra si morse il labbro e strinse il braccio di Regulus. Sirius aveva sempre saputo dove infierire. Quando l’aveva sorpresa a raccontare a Walburga quanto fosse entusiasta del libro sulle buone maniere che le aveva regalato, Sirius aveva iniziato a chiamarla Walburghina e, insieme a Robert, inscenavano delle imitazioni delle due Walburghe che discutevano in modo grottesco su come apparecchiare, poi scoppiavano a ridere di lei che rimaneva male ogni volta per quelle prese in giro. Si sentiva umiliata, una sciocca mocciosa che si interessava a cose prive di importanza, a quella che Sirius e Robert definivano l’apparente bellezza che nascondeva l’orrore di casa Black.

Robert condivideva le stesse idee di Sirius sulla guerra e per questo aveva deciso di diventare Guaritore, come volevano mamma e papà, per rimanere lontano dagli schieramenti e salvare quante più vite possibili a prescindere dallo stato di sangue. Era una scelta politica, la sua, e Alexandra sentiva che lei e suo fratello si stavano allontanando, proprio come si erano allontanati Sirius e Regulus.

Dopo che Sirius si allontanò fu difficile tornare a baciarsi con la stessa serenità. Lui distruggeva sempre ogni cosa, proprio come Robert.

Si era stretta a Regulus, decisa a non pensare alle prese in giro di Sirius e a dimostrare a sé stessa e a Regulus che lei non era affatto come Walburga né che era una mocciosa. Insomma, stava per compiere quindici anni! Aveva preso per mano Regulus e lo stava conducendo verso i sotterranei, dove c’erano le aule abbandonate che usavano per pomiciare con Barty.

“Cos’hai in mente?” gli domandava Regulus incredulo.

“Dimostrarti che la mia sottana non è come quella di tua mamma!”

“Alex, non dare peso a Sirius. Non voglio che la nostra prima volta sia influenzata da lui,” le disse fermandola. Alexandra si avvicinò a Regulus e posò la sua testa sul petto sentendo le carezze di lui sulla testa. Lo amava terribilmente e non si era mai sentita così confusa.

“Non voglio più essere una mocciosa.”

“Non lo sei, Alex, non lo sei mai stata. Non ai miei occhi,” le diceva sollevandole il mento per guardarla negli occhi. “Tu non hai idea di quanto tu sia divertente, premurosa, gentile e meravigliosa. Io sono fortunato ad essere il tuo fidanzato e voglio che la nostra prima volta sia perfetta.”

“Con te lo sarà di sicuro. Io sono pronta.”

“Sicura?”

Alexandra annuì convinta. Non ne poteva più di carezze e sfioramenti che la lasciavano tremante e scombussolata, con la curiosità di sapere come sarebbe stato spingersi oltre. Nei dormitori sentiva i racconti di Eloise Rosier su Jago Mulciber e quelli di Margareth McNair su Desmond Avery, e persino la sua compagna di dormitorio Lizzie aveva iniziato ad uscire con Ezra Travers e sembrava che avessero superato quel confine.

Era sicura che Barty stesse aspettando che lei e Regulus compissero quel passo e non era nemmeno certa che Regulus e Barty non l’avessero già fatto tra loro. Aveva paura di essere tagliata fuori perché considerata da tutti una stupida mocciosa, proprio come aveva detto Sirius. Una bambolina che andava bene per l’ora del tè ma che rischiava di rompersi o sporcarsi in altre circostanze. Invece, lei sapeva di essere molto di più.

Regulus la osservava incredulo mentre in quella stanza dimenticata si stava togliendo il maglione dell’uniforme. Teneva lo sguardo fisso su di lui mentre si spogliava e sorrideva. Era rimasta con la camicia della divisa scolastica sopra la lingerie e si era avvicinata a Regulus e gli aveva sfilato il maglione mentre lui infilava le mani ad accarezzarle la schiena e scendere a sfiorarle i fianchi.

“Sei bellissima, Alex,” gli disse sottovoce. Le mani di lui si posarono sul seno, Alexandra sentì le dita che si intrufolavano sotto il reggiseno e le stringevano i capezzoli. Un brivido le scese lungo la schiena e qualcosa si mosse nel basso ventre, lì tra le gambe che sentiva sempre più deboli, mentre le mani di Regulus salivano verso il collo e lasciavano scivolare la camicia lungo le braccia. I movimenti di Regulus erano fluidi e le sembrò di impazzire quando le accarezzò la schiena e si soffermò a slacciarle il reggiseno.

Si chinò su di lei a succhiarle un capezzolo, mentre continuava a stimolare l’altro con le mani. Alexandra sentiva i capelli di Regulus che le solleticavano il petto e il suo odore di bagnoschiuma e borotalco. Chiuse gli occhi e strinse la testa di lui contro il suo petto. La mano di Regulus lasciò il suo seno e scivolò accarezzandole il fianco fino a insinuare un dito sotto l’elastico dei suoi slip. Finì di spogliarla e la fece sdraiare sulla coperta che aveva evocato. Allargò un ginocchio e scese a baciarle l’interno coscia mentre continuavano a guardarsi e Alexandra continuava a sospirare. Era decisamente meglio dei baci che aveva ricevuto fino a quel momento. Aveva perso la cognizione di cosa stava accadendo tra le sue gambe e temeva di essere in disordine.

Regulus la sfiorò lì con il naso e Alexandra sentì una scossa sconvolgerle il corpo.

“Alex sei così invitante,” le disse prima di posarle un bacio e poi sentì la lingua di lui muoversi tra le sue gambe strappandole gemiti di piacere. Le veniva da piangere per quanto fossero belle quelle sensazioni così nuove. Le mani di Regulus, la sua bocca, il respiro di lui e il modo in cui la guardava ogni tanto sollevandosi da lì sotto.

Tornò a baciarla sentendo il suo odore e lui che le sussurrava quanto fosse delizioso stare lì sotto, che aveva appena trovato il suo dessert preferito.

“Sei sicura?” le domandò prima di entrare in lei. Alexandra annuì, sconvolta dal piacere e immaginando che ne avrebbe provato di altro, ancora più intenso. “La prima volta sarà strano, potrebbe farti male,” le disse, “Avvisami. Cercherò di fare piano,” le disse prima di fare un incantesimo contraccettivo ed entrare in lei.

Regulus aveva ragione. Era strano sentirlo muoversi dentro di lei, ma lui era bellissimo. Si sorridevano e continuavano a guardarsi e Alexandra pensava che avrebbe voluto vederlo per tutta la vita.

“Cosa c’è?” le domandò sottovoce.

“Sei bellissimo.”

“Anche tu lo sei.” Regulus aumentò l’intensità degli affondi “Dimmi se ti faccio male”, Alexandra scosse la testa, perché sembrava che il suo corpo si fosse abituato alla presenza di Regulus dentro di lei. Amava sentire le mani di lui su di lei e vederlo muoversi e affondare in lei. Sentì anche quando raggiunse il culmine del piacere e si lasciò andare.

Rimasero abbracciati per un po’ e poi ricominciarono ad accarezzarsi e baciarsi e fecero di nuovo l’amore e quella volta Alexandra riuscì a sentire piacere mentre Regulus si muoveva sopra di lei e le sembrò la sensazione più bella che avesse mai provato.

Dopo cena andò a letto, troppo scombussolata dalle emozioni accumulate durante la giornata. Fu solo dopo, quando finalmente si ritrovarono insieme a Barty che Alexandra scoprì quanto potesse essere intenso il piacere nel fare l’amore.

 

****

 

Regulus non poteva essere più felice. Da quando era stato ufficializzato il suo fidanzamento con Alexandra si sentiva rinato. Adorava stringerla a sé e persino uscire insieme a lei per Hogsmeade e infilarsi da Scrivenshaft a fare incetta di Piume e pergamene era diventata un’esperienza romantica.

Era stato preso in giro fino allo sfinimento da Barty perché aveva chiesto ad Alexandra di andare da Madama Pie’ di Burro per San Valentino, ma Regulus era convinto che ogni tanto occorreva far vedere che lui e Alexandra facevano anche le tipiche attività da fidanzati.

L’aveva persino baciata davanti l’intera Serpeverde dopo la vittoria contro Corvonero ed era stato meraviglioso. In quel momento si era sentito invincibile: era uno studente modello, Capitano della squadra di Quidditch ed era fidanzato ufficialmente con la ragazza di cui era innamorato da sempre. Non gli sembrava vero di poter essere tanto felice.

C’era solo una cosa che iniziava a fargli paura ed era il giuramento che aveva fatto quando tutto il mondo sembrava crollare e lui voleva solo dimostrare il suo valore. Adesso, però, vedeva i suoi amici finire ad Azkaban o cadere sul campo di battaglia e il solo pensiero di essere separato da Alexandra era in grado di mozzargli il respiro e farlo tremare di terrore. Barty continuava a proclamare la sua fiducia nell’Oscuro Signore e fare pressioni affinché venisse ammesso nella cerchia dei fedelissimi. Regulus non era certo di poter confidare i suoi dubbi a Barty e temeva che su quel punto si sarebbe potuta verificare una rottura tra loro.

L’estate arrivò in fretta e con essa la richiesta dell’Oscuro Signore di avere Kreacher in prestito. Era stato un onore che, tuttavia, aveva sollevato un sacco di dubbi, soprattutto perché l’Oscuro Signore non aveva voluto coinvolgerlo nella missione. Aveva usato il suo elfo domestico e glielo aveva restituito moribondo e tremante. Regulus aveva avuto paura e si era fatto raccontare da Kreacher cosa volesse da lui l’Oscuro Signore.

Era stato complicato costringere l’elfo a dirgli per filo e per segno quanto accaduto e Regulus era rimasto sconvolto. Poco dopo, Alexandra si era presentata a Grimmauld Place per prendere il tè con Walburga e salutare Regulus e lui non era stato in grado di nasconderle le sue preoccupazioni.

“Cosa ti è successo?” gli domandò non appena l’aveva visto. Aveva l’aria preoccupata e Regulus si disse che avrebbe dovuto tranquillizzarla per non metterla in agitazione. Non poteva condividere quelle informazioni con nessuno.

“Una missione per l’Oscuro Signore,” rispose vagamente.

“Ho avuto un sogno pieno di presagi di sventura. Trovarti in questo stato mi terrorizza.”

Barty li aveva presi in giro, ma Regulus si fidava delle abilità di Alexandra in Divinazione, era convinto che il suo Occhio Interiore fosse inaspettatamente lucido e affidabile. Sapere che Alexandra aveva avuto un sogno con presagi di sventura lo aveva turbato ancora di più. Non poteva mentirle quando lei sentiva quello a cui lui stava andando incontro. Le prese le mani tremando, chiuse la porta della sua stanza ed evocò un Muffliato per essere certo di non essere ascoltato da nessuno.

“Prometti che resterà tra di noi quello che ti sto per dire? Nemmeno Barty può saperlo.”

“Te lo prometto.” Gli occhi marroni di Alexandra lo guardavano attenti e pieni di preoccupazione.

“Credo che l’Oscuro Signore abbia profanato con la magia oscura un medaglione antico. Voglio capire cosa ha fatto.” Alexandra venne scossa da un brivido e Regulus la sentì tremare tra le sue mani. “Cosa succede?”

“Quando hai nominato questo medaglione antico ho avuto un brutto presentimento. Stai attento.”

“Ho un sospetto e se fosse vero…”

“Oh, Regulus, non fare imprudenze, lo sai cosa succede ai traditori. Hai sentito Bellatrix?” La voce di Alexandra tremava al ricordo dei racconti di Bellatrix. Lui aveva visto le Cruciatus lanciate dalla cugina, aveva sentito la sua risata, visto il Marchio Nero lanciato in aria da Rabastan, mentre Rodolphus tentava di riportare l’ordine e scagliava l’Anatema che Uccide sulla povera vittima. Se il racconto aveva terrorizzato Alexandra, il ricordo non aveva fatto dormire Regulus per diverse notti. Ancora adesso continuava a sentire le urla delle vittime e i loro volti deformati dal dolore quando chiudeva gli occhi.

“Alex, ho partecipato a delle spedizioni punitive. So cosa succede.” Vide la preoccupazione crescere nello sguardo di Alexandra. “Come posso vivere sapendo cosa fa? E se lui non fosse affatto interessato alla causa dei Purosangue? E se fosse solo interessato al potere e a instaurare un regime di terrore?”

“Tu sapevi cosa faceva da prima di entrare nella sua cerchia più ristretta, Regulus, sapevi che da quel giuramento non si sarebbe potuti tornare indietro.”

“Devo riscattarmi da questo errore.”

“Non puoi rimanere come ti preferisco io?” gli domandò tra le lacrime. Regulus sbatté le palpebre incredulo: “Come sarebbe?” Alexandra avrebbe voluto che lui rimanesse un Mangiamorte? Era diventata così forte la sua adesione alle idee dell’Oscuro Signore? E dire che era sempre stata la più tiepida di loro tre.

“Vivo, Reg, ti preferisco vivo. Non posso immaginare di vivere senza di te. Tu pensi che il più grande mago oscuro vivente non abbia preso precauzioni? Che non abbia profanato chissà quanti medaglioni?” Alexandra venne scossa da un altro brivido mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Si strinse a lui e la voce lo supplicava: “Ti prego, Regulus, non commettere imprudenze. Promettimi che farai attenzione e che lascerai perdere questa storia. Pensa a quanto abbiamo dovuto aspettare per essere così felici, insieme.”

“Non pensi che potrei aiutare chiunque deciderà di sconfiggere l’Oscuro Signore?”

Sentì le mani di Alexandra accarezzargli il viso, mentre con gli occhi umidi di lacrime lei lo implorava: “Rimani vivo e lo aiuterai quando comparirà. Parlane con il professor Silente, lui saprà consigliarti. Resta con me fino ad allora. Ti sosterrò in ogni tua scelta, sarò sempre al tuo fianco, anche a costo della vita, ma ti prego, non mi lasciare adesso.”

“Lo sai che c’è una guerra fuori?”

Alexandra annuì. “Pensi che non sia terrorizzata al pensiero dei due anni in cui sarò ad Hogwarts e tu sarai qua fuori? Avevo pensato di rinunciare a prendere i M.A.G.O. per rimanerti vicina.”

Regulus rimase sconvolto da quella confessione. Scosse la testa e le disse: “No, è fuori discussione. Tu devi completare la tua educazione magica. Andrai a lavorare al Ministero della Magia e diventerai un importante consigliere del Wizengamot o Ministro della Magia. Salazar solo sa se avremo bisogno di essere influenti.”

Si chinò a baciarla, mentre le asciugava le lacrime. Come poteva lasciarla da sola? Come aveva potuto pensare di separarsi da lei? Alex aveva ragione, avrebbe potuto parlare con Albus Silente, l’unica persona che l’Oscuro Signore temesse e collaborare con la resistenza una volta che fosse comparso qualcuno in grado di affrontarlo. Forse avrebbe potuto prendere contatti con Sirius. Non aveva senso sacrificare tutta la sua felicità adesso. Forse, senza la sua Alex, l’avrebbe fatto.

Walburga aprì la porta e li trovò in piedi, abbracciati, il viso di Alexandra tra le mani di Regulus, mentre lui la baciava.

“Non è appropriato che stiate con la porta chiusa,” si limitò a dire. Un tempo avrebbe urlato, anche quello era un passo avanti. “Alexandra sembra sconvolta, cosa è successo?”

“Un piccolo crollo di nervi,” disse Alexandra mentre si ricomponeva velocemente.

“Ti faccio preparare una tazza di tè, non è il caso che qualcuno ti veda in queste condizioni,” le disse portandola via. Regulus rimase nella stanza ad osservare il modo in cui sua madre portava via Alex e le sembrò quasi amorevole.

 

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Capitolo 2
*** I segreti di Lord Voldemort ***


Capitolo 2

I segreti di Lord Voldemort

 

 

1978-1979

 

Lo studio del professor Silente era accogliente, ma gli oggetti che affollavano gli scaffali lungo le pareti emettevano strani suoni, sbuffavano, sibilavano e rotavano, finendo per distrarlo in continuazione.

“È la cosa giusta, figliolo,” disse il ritratto del prozio Phineas.

“Devo proteggere la nostra famiglia, prima di tutto,” fu la risposta Regulus. Si era confrontato con il ritratto in Grimmauld Place, perché credeva che Phineas Nigellus Black fosse la persona più autorevole per dargli un consiglio su come uscire da quella situazione tutelando il nome dei Black. La sua famiglia non avrebbe retto l’impatto di un altro scandalo. Il ritratto annuì benevolo e poi sentì il preside entrare.

“Come posso aiutarti, Regulus?”

Albus Silente lo osservava attraverso gli occhiali dorati a mezzaluna con due occhi di un azzurro scintillante. “Non avere paura, qui puoi parlare.”

“Ho fatto un errore, un po’ di tempo fa. Uno stupido e tremendo errore,” disse. Tremò e decise che un gesto potesse valere più di tante parole che faticavano ad uscire. Scoprì la manica sinistra dell’uniforme e mostrò il Marchio Nero al preside.

Albus Silente mantenne la calma e sembrò non essere sorpreso della visione. “Questo è un passo da cui non è semplice tornare indietro, ma possiamo aiutare te e la tua famiglia. Sirius ha già fatto questo passo e anche tua cugina Andromeda.”

“Ma non posso abbandonare la mia famiglia…” balbettò.

Silente sorrise benevolo: “Avremo bisogno di informazioni da dentro la cerchia di fedelissimi. So che sei un bravo Occlumante. Sono curioso, tuttavia, di sapere cosa ti ha spinto a una simile iniziativa. Mi era parso di capire che tu fossi molto motivato a intraprendere quel sentiero.”

Regulus sospirò. “È successo qualcosa quest’estate che mi ha illuminato su alcuni aspetti che lui nasconde.”

Silente rimase in ascolto continuandolo ad osservare. Piegò leggermente la testa e Regulus capì di poter parlare. “L’Oscuro Signore mi ha convocato e mi ha detto di aver bisogno di un elfo domestico. Ero molto onorato della richiesta e ho messo a disposizione il mio Kreacher,” disse. Silente l’ascoltava attentamente. “Kreacher è tornato da quella missione quasi morto. Mi sono fatto raccontare cosa gli avesse fatto l’Oscuro Signore. Kreacher è un elfo fedele, molto attaccato alla mia famiglia, e sono stato cresciuto da lui. So che mia madre non approva, ma in un certo senso gli sono affezionato.”

“È ammirevole da parte tua, Regulus. Hai scoperto cosa è successo a Kreacher?”

“Sì, è stato condotto in una grotta, dove l’Oscuro Signore ha nascosto un medaglione. Kreacher ha detto che l’oggetto e il posto erano pieni di magia oscura.”

“A cosa gli serviva l’elfo domestico, se posso chiedere?”

“Il posto è protetto dalla Materializzazione e l’oggetto è nascosto in un recipiente, protetto da una pozione che causa allucinazioni e porta a voler bere fino a desiderare di annegare nel lago della grotta, pieno di Inferi, a quanto pare. Mi sono fatto dare il ricordo da Kreacher, professore. Credo che il medaglione sia quello di Salazar Serpeverde.”

Estrasse dalla giacca una fialetta e la porse al professor Silente.

“Questa è un’informazione estremamente preziosa, Regulus. Da tempo sapevamo che fosse ossessionato dai cimeli antichi.”

“Questo non è collezionismo, preside, se guarda il ricordo, vedrà che l’oggetto è stato profanato con la magia oscura. Come può un mago dire di rispettare le nostre tradizioni se insozza con le Arti Oscure i nostri cimeli più preziosi? Come posso fidarmi di un simile mago?”

Silente sorrise e annuì. Prese la fiala che Regulus gli aveva passato e la versò nel Pensatoio. La bacchetta sfiorò appena il liquido argenteo producendo una serie di onde concentriche. Il preside si voltò e gli disse: “Vieni con me, Regulus, vediamo di fare chiarezza su questo mistero.”

Entrarono dentro il ricordo di Kreacher e Silente osservò in silenzio l’intera scena. Sembrava attento ad ogni dettaglio: il luogo, lo sguardo dell’Oscuro Signore, i suoi gesti e le sue parole. Naturalmente, molta attenzione andò al medaglione. Poco dopo, si ritrovarono di nuovo nello studio, il preside disse a Regulus: “Avrò bisogno di parlare con Kreacher e di farmi portare in quel posto.”

“Posso venire con lei?” domandò Regulus.

“Mi dispiace, Regulus, non posso farti correre un simile rischio. Dovrai fidarti di me. Temo che il Marchio che hai sul braccio sia uno strumento di controllo e non possiamo incrinare la fiducia che lui nutre nei tuoi confronti.”

Regulus annuì. Aveva perfettamente senso.

“Adesso vai, rischi di fare tardi a Incantesimi. Goditi il tuo ultimo anno ad Hogwarts. Ti do la mia parola che saprai l’esito della mia missione.”

“D’accordo, professore. Grazie.”

Regulus uscì dallo studio del preside frastornato e in parte sollevato dall’idea di aver dato un contributo a colui che stava organizzando la resistenza a Lord Voldemort. Si decise a seguire il consiglio del preside e godersi il suo ultimo anno ad Hogwarts.

 

***

 

Alexandra sapeva che Regulus aveva fatto la cosa giusta nel parlare con Albus Silente. La guerra contro il più potente mago oscuro non era una faccenda che potessero portare avanti due studenti di Hogwarts, soprattutto considerando le famiglie da cui provenivano.

Era determinata a rendere l’ultimo anno di Regulus a Hogwarts meraviglioso, perché sapeva che negli anni successivi le sarebbe mancato terribilmente. Si trovavano nelle loro aule abbandonate insieme a Barty e si amavano tutti e tre. Evitavano di parlare di politica con Barty, ed era difficile considerando le proposte che il padre stava portando avanti, ma l’amore che provavano gli uni per gli altri e il poco tempo a disposizione erano ottimi diversivi.

Barty fremeva di potersi unire alla Causa dell’Oscuro Signore e di mostrare il proprio valore e per quanto Regulus cercasse di frenare i suoi entusiasmi, sentivano di non riuscirci del tutto.

Durante le vacanze di Yule, nel salone delle feste di Grimmauld Place, i Black e i Turner diedero la festa ufficiale di fidanzamento di lei e Regulus. Era stato dato l’annuncio delle trattative durante la festa di fine estate e adesso si trattava di formalizzare il contratto di fidanzamento.

Alexandra trascorse letteralmente le vacanze a Grimmauld Place con Walburga e Darlene per organizzare la serata che, nella sua ottica, doveva essere perfetta. Aveva persino realizzato degli schizzi su come sognava le decorazioni e le aveva inviate a Walburga via gufo mentre era ad Hogwarts.

“Dobbiamo decidere il tono della festa,” disse Walburga durante il tè. Alexandra aveva il sospetto che le facesse delle domande a trabocchetto, forse per sondare la sua preparazione, anche se in quel momento c’era una sola risposta possibile.

“La festa si svolgerà in concomitanza con i riti di Yule, quindi sarà una festa tradizionale. Mi piacerebbe che usassimo le decorazioni tradizionali di Yule: il vischio, l’agrifoglio, le candele, l’abete,” disse convinta.

“Sei sicura, mia cara?” domandò Walburga guardandosi con Darlene. Accanto a loro, Bellatrix sembrava annoiarsi, mentre suo marito chiacchierava con Orion ed Edward.

Alexandra annuì. “Ne sono sicura. Viviamo in tempi bui. Salazar solo sa se abbiamo bisogno del ritorno della luce, anche nelle nostre famiglie dopo gli ultimi… ehm… incidenti. Vorrei che questo fidanzamento fosse di buon auspicio.” Incontrò lo sguardo di Regulus e si scambiarono un sorriso.

“Questa sensibilità è apprezzabile,” disse Walburga, “Ti ricordo che il tono della festa genererà delle aspettative sul tono del matrimonio e sul tipo di sposa che sarai. Ci sono molte ragazze che insistono per personalizzare queste feste.”

“Allora vorrà dire che gli invitati si aspetteranno un matrimonio secondo le regole della tradizione magica. Insieme alla mamma mi avete istruita sull’importanza delle nostre tradizioni, a scuola ho approfondito alcuni aspetti dei nostri riti e sul modo di coltivare la magia e renderla più forte. Non ho intenzione di venire meno alla nostra storia né di far sfigurare i Turner, i Rowle e i Black in un solo colpo.” Poche volte nella sua vita si era sentita certa di qualcosa come nel rispondere a Walburga. Si rendeva conto di essere nel giusto quando persino l’opinione di sua madre e Walburga aveva iniziato a perdere di importanza, così come il parere delle altre persone. Intercettò lo sguardo di Regulus e lui annuì con un sorriso: aveva capito ed era dalla sua parte.

“Sono d’accordo con Alexandra. Sarebbe un peccato sprecare la magia di Yule per fingerci moderni. È vero che siamo entrambi molto giovani, ma siamo ben consapevoli di quelle che sono le nostre tradizioni magiche. Yule rappresenta la speranza della rinascita, la prospettiva della primavera. Non posso non pensare ai nostri alberi genealogici e al bisogno che hanno della primavera.”

“Parla proprio come l’erede dei Black, Walburga,” disse Darlene voltandosi verso l’amica. Walburga annuì: “Mi sembrate convinti. Volevo essere certa delle ragioni della vostra scelta. Molte ragazze si nascondono dietro i riti tradizionali per pigrizia, sciatteria o per paura di dire la cosa sbagliata, ma vedo che voi ci avete riflettuto. Non potrei essere più d’accordo con mio figlio.” Lo sguardo di approvazione di Walburga distese Regulus. Quei tè in famiglia finivano per essere sempre molto stancanti, era come essere sotto esame per tutto il tempo.

Alexandra raccontò: “In sala comune abbiamo iniziato una riflessione grazie a Lucien Dolohov, il figlio di Antonin. Lui ha portato a scuola dei testi antichi della sua famiglia, proprio sui sabba. Raccontava che, laddove non dovesse ottenere i G.U.F.O. necessari per accedere a una carriera all’Ufficio Misteri, gli piacerebbe approfondire gli aspetti delle tradizioni magiche e diventare un esperto di rituali nelle lingue antiche. Grazie a lui abbiamo iniziato a domandarci quale fosse il ruolo dei Purosangue nel nostro mondo e al momento la risposta che ci convince di più è che non si tratta solo di avere cura del nostro sangue, ma di coltivare la magia e recuperare le tradizioni che sono andate perse.”

“È bello che voi giovani stiate pensando a coltivare la magia,” disse Rodolphus, “La nostra generazione è impegnata in una guerra per rivendicare lo spazio di esistenza dei Purosangue. Fa piacere sapere che gli sforzi non verranno vanificati.”

“Faremo il possibile perché ciò non accada,” disse Regulus, annuendo a Rodolphus Lestrange. Alexandra sentì la mano di Regulus sulla sua e le guance arrossire. Non riusciva a fare a meno di imbarazzarsi quando lui compiva quei gesti d’affetto davanti la famiglia.

La sera della festa Grimmauld Place era semplicemente meravigliosa. Alexandra e Regulus accoglievano gli invitati accanto ai loro genitori.

“Congratulazioni, sorellina,” le disse Robert accompagnato dalla sua Emily, “Sono felice per te. Non è possibile immaginare voi due separati e sono sicuro che darete molta più soddisfazione ai nostri genitori di quanta ne potremo dare noi due.”

“Grazie, Robert,” disse Regulus.

“Ehi! Trattami bene Alex o sarò costretto ad affatturarti!” scherzò con Regulus. Robert non era mai stato un fratello particolarmente geloso. Aveva sofferto molto quando Sirius, il suo vecchio compagno di giochi, aveva lasciato Grimmauld Place per andare a vivere dai Potter e da allora si era defilato, adducendo lo studio come pretesto per non essere costretto a frequentare i Black. Tuttavia, il fidanzamento di sua sorella era qualcosa di troppo importante per riuscire a defilarsi, anche se, Alexandra ne era certa, lui ed Emily avrebbero provato ad andare via non appena possibile. Avevano iniziato il loro percorso come Guaritori al San Mungo e gli studi di Medimagia occupavano gran parte del loro tempo, così come i tirocini tra le corsie dell’ospedale magico.

Continuarono a chiacchierare con gli ospiti e cercarsi in continuazione con lo sguardo. Entrambi erano dispiaciuti per l’assenza di Barty. Il signor Crouch aveva rifiutato l’invito, dicendo che non fosse opportuno e loro sentivano che mancava un componente importante della loro unione.

“Benvenuta in famiglia, Turner!”

Rodolphus Lestrange le si presentò davanti porgendole un bicchiere di vino elfico e un sorriso maledettamente affascinante. Alexandra sentì lo stomaco sobbalzare e impiegò tutte le sue forze per rimanere lucida. “Grazie…” era incerta su come chiamarlo. Rodolphus dovette accorgersene, le prese la mano e le fece un galante baciamano. Alexandra dimenticò improvvisamente come si respirasse e si perse nella contemplazione degli occhi scuri di Rodolphus. “Puoi chiamarmi cugino Lestrange, come Regulus, o semplicemente Rodolphus,” le disse con un sorriso. La sua mano era ancora saldamente stretta tra quelle di Rodolphus.

“Allora, grazie, Rodolphus,” disse.

“Ho apprezzato molto il tuo attaccamento alle tradizioni magiche e voglio dirti che so come ci si sente ad essere l’altra metà di un Black…” Lucius Malfoy passò accanto a loro e Rodolphus lo chiamò, “Lucius, vieni qui, per favore!”

Malfoy arrivò con il labbro arricciato: “Sei già ubriaco, Rodolphus?” domandò.

Rodolphus scoppiò a ridere: “No, stavo dando il benvenuto alla giovane Turner in famiglia. Noi sappiamo com’è essere impegnati con un Black.”

“Molto bene,” convenne Lucius.

“Insomma, vorrei che sapessi che se le cose dovessero improvvisamente diventare strane, complicate…”

“…esasperanti,” aggiunse Lucius.

“Ecco, potrai contare su di noi. Noi ci siamo passati prima e possiamo darti una mano a gestire il tutto.”

“Rod, la stai spaventando,” disse Lucius guardando il cognato. Sembrava che ci fosse una grande intesa tra loro due, anche se non potevano essere due maghi più diversi: Rodolphus era alto, imponente, con lunghi capelli neri, i cui ricci quasi sfioravano le spalle, il viso coperto da una folta barba scura e due occhi, altrettanto neri e luminosi.

Al contrario, Lucius era longilineo, dal viso pallido e magro, messo in risalto dai lunghi capelli biondi che in quell’occasione portava legati con un nastro di velluto verde scuro. Gli occhi di Lucius erano glaciali e attenti, lo sguardo sembrava perennemente infastidito e il vizio di arricciare il labbro quando qualcosa non era di suo gradimento non faceva altro che rendere palese la sua insofferenza.

Alexandra pensava che fossero i compagni perfetti per Bellatrix e Narcissa e si augurava che lei potesse essere vista da loro come la perfetta compagna per Regulus. In fondo, aveva ragione Rodolphus nel dire che loro erano accomunati dall’essere legati a un Black.

“Non starete iniziando a parlarle male dei Black, spero!” esclamò Regulus arrivando alle sue spalle, “Aspettate che scenda dall’altare, almeno!”. Regulus scherzava con Lucius e Rodolphus, le pose una mano sulla vita e le chiese di ballare congedandosi dai due. Alexandra lo seguì e danzarono insieme, approfittando della possibilità di tenersi per mano, per sentire la mano di Regulus sulla sua schiena, mentre faticava per non scendere un po’ troppo. Amava il suo sorriso e il modo in cui i suoi occhi grigi la cercavano e nemmeno nei suoi sogni più sfrenati avrebbe immaginato di poter essere tanto felice e fortunata.

 

***

 

La festa di fidanzamento non fu l’unico evento di quelle vacanze natalizie. Regulus dovette affrontare alcune missioni insieme a Bellatrix, Rodolphus e Rabastan Lestrange. Si ricordò dell’accordo con il professor Silente e, protetto dall’Occlumanzia, continuò a adempiere ai suoi compiti di Mangiamorte.

Bellatrix prese l’argomento: “Ho visto Kreacher a casa, poi lo hai prestato all’Oscuro Signore?”

Regulus annuì.

“A cosa gli serviva?” domandò lei, mentre puliva la sua bacchetta. Forse era curiosa di conoscere un segreto del suo Signore, forse diffidava di lui. In ogni caso, la risposta di Regulus non sarebbe cambiata: “Non ne ho idea, Bella, mi sono limitato a obbedire a una richiesta del nostro Padrone. Ho vietato a Kreacher di rivelare a chicchessia quanto accaduto, di questi tempi non possiamo correre rischi.”

“Hai fatto benissimo.”

“Ha chiesto un favore anche a te?” domandò poi.

“Solo di custodire una cosa nella nostra camera blindata.”

“Deve essere molto preziosa,” osservò.

Bellatrix scrollò le spalle: “Non lo so, mi ha chiesto un luogo sicuro e non c’è nulla di più sicuro della Gringott. Forse Hogwarts, ma la Gringott è più comoda.”

Regulus annuì: “Sì, certo. Beh, mi fa piacere sapere che i Black trovano il modo per servire al meglio l’Oscuro Signore.”

Bellatrix allungò un braccio sulla sua spalla e l’attirò a sé: “Anch’io, cuginetto, sono proprio contenta e orgogliosa del modo in cui ti stai facendo valere. Lui ha notato il tuo amico, il figlio di Crouch, sai? È ancora dell’idea di unirsi a noi?”

Regulus sospirò. Faceva dannatamente male dare quella risposta, ma sapeva che Barty avrebbe fatto di tutto per entrare nella cerchia dei Mangiamorte e Regulus non avrebbe potuto far nulla per impedirglielo. “Sì, è ancora convinto.”

“E la tua fidanzata?”

Regulus guardò Bellatrix: “Basto io, Bella. Alex dopo il diploma deve entrare al Ministero e deve pensare a dare un erede, altrimenti chi la sente mia madre!”

“Parli come Rodolphus! Siete fissati con questa storia degli eredi solo perché non siete voi a dover portare in grembo un figlio per nove mesi! Se foste voi uomini a fare i bambini, ci sarebbe molta più flessibilità.”

Regulus capì di aver toccato un nervo scoperto. “Non sono come Rodolphus, io non faccio nessuna pressione, ma conosco Alex da quando era bambina e lei ha sempre detto che da grande avrebbe avuto almeno due figli. Quando Sirius è andato via, ha detto che i figli dovevano essere tre, perché così se uno fosse andato via, gli altri due si sarebbero fatti compagnia, come te e Narcissa e non come me e lei che siamo rimasti soli. Robert è praticamente scomparso dopo la fuga di Sirius e credo che abbia sentito l’assenza del fratello.”

“Quella ragazzina a volte fa dei discorsi che nemmeno tua madre…” disse Bellatrix infilando le dita tra i capelli di Regulus. Sentiva le dita di sua cugina fargli i grattini come quando era un bambino. Regulus sorrise nel pensare alla sua Alex, condivideva le sue paure perché avevano vissuto lo stesso senso di abbandono.

“D’accordo, sono sicura che apprezzerà la motivazione. Dirà che è il compito di una lady Purosangue quello di mandare avanti la linea di sangue. Poi mi guarderà e aggiungerà, a meno che non si preferisca versare il sangue nemico sul campo di battaglia… gli piace provocarmi, sa che effetto mi fa.”

Regulus si irrigidì un po’ a quelle parole: “Ma non è che tu…”

“Sei piccolo per queste cose. Sono complicate. Te le spiego dopo il matrimonio, ora raggiungi la tua fidanzata,” tagliò corto Bellatrix, liquidandolo come un bambinetto.

Regulus, tuttavia, non era un bambinetto e lo avrebbe dimostrato al mondo intero. Si ritrovò con il professor Silente non appena rientrato ad Hogwarts.

“L’informazione che ci hai fornito la volta scorsa è stata infinitamente preziosa, Regulus,” gli disse il preside dietro la sua scrivania. Aprì un cassetto e Regulus vide il medaglione spezzato in due. “Era una magia oscura delle più terribili che ha distrutto irrimediabilmente un cimelio molto antico. Non ne farò il nome, ma ho ragione di credere che ne siano state realizzate altre.”

Regulus annuì. “Pare che abbia chiesto a mia cugina Bellatrix di custodire qualcosa nella sua camera blindata alla Gringott. Bellatrix ha anche aggiunto che non esiste luogo più sicuro della Gringott, a parte Hogwarts, crede che qualcosa possa essere stato nascosto qui a scuola?”

Silente incrociò le dita davanti il naso adunco, i suoi occhi si sollevarono per riflettere. Erano scintillanti e Regulus pensò che la mente del mago stesse lavorando intensamente. “È una pista di indagine molto interessante. La scuola è stata setacciata più volte, ma l’osservazione di Miss Lestrange è degna di essere considerata. Senza contare che adesso abbiamo una pista su cui lavorare. Grazie ancora, Regulus, per le informazioni preziose che stai fornendo.”

Regulus uscì dall’ufficio e tornò nella sua vita da studente dell’ultimo anno, deciso a godersi gli ultimi due trimestri in compagnia di Alexandra. Avrebbero dovuto passare due lunghissimi anni a distanza, in attesa che lei prendesse i M.A.G.O. e sapeva quanto le sarebbe mancata. Era deciso anche a usare quel tempo per dedicarsi alla scoperta dei segreti del mago oscuro più potente del mondo.

Forse, insieme al professor Silente, l’avrebbero sconfitto e quando Alexandra avrebbe preso il diploma la guerra sarebbe cessata. Barty non avrebbe corso alcun pericolo e loro tre sarebbero potuti rimanere insieme per sempre. Era il solo modo che vedeva per proteggere le persone che amava.

Si impegnò a fondo in ogni corso di studi, trascorse moltissime ore in biblioteca con i piedi tra quelli di Alexandra, seduto accanto a Barty, sentendo il braccio di lui sfiorare il suo e scambiandosi sorrisi ogni volta che alzavano lo sguardo dai libri.

Il giorno del diploma arrivò troppo velocemente e Regulus si ritrovò in mezzo ad Alexandra e Barty a dire addio a quei luoghi. Abbracciò Alexandra mentre erano sul prato, guardando il Lago Nero e il tentacolo della Piovra Gigante che spuntava dalla superficie. Sospirò: “Quanto mi mancherà questo posto.”

“Quanto ci mancherai tu,” disse Barty, avvicinandosi in modo che le loro cosce potessero sfiorarsi. Era così difficile per loro due stare vicini in giro senza alimentare troppi sospetti. Avevano dovuto controllare i loro impulsi, soprattutto negli spogliatoi di Quidditch, quando l’adrenalina era a mille (e avevano giocato un campionato spettacolare, al punto da vincere la Coppa del Quidditch!) e Regulus avrebbe voluto avventarsi sulle labbra di Barty, e persino Barty si era trattenuto quando lo vedeva baciare Alexandra davanti la squadra. Certo, recuperavano dopo, in privato, ma tutti e tre sentivano quanto pesasse non poter vivere i loro sentimenti in pieno.

Da mesi combatteva contro la gelosia solleticata da un pensiero che gli sussurrava che il prossimo anno Barty e Alex sarebbero stati da soli, liberi di amarsi alle sue spalle. No, in sua assenza, non alle sue spalle. Doveva fidarsi, ma era difficile sentendo quanto l’allontanamento tra lui e Barty fosse imminente.

Quando arrivarono alla stazione di King’s Cross, Alexandra disse a entrambi: “Vediamoci da me nei prossimi giorni. Resteremo uniti e voi due non sarete costretti a separarvi, almeno finché non ci toccherà andare nel Wiltshire.”

“Pensi che potremo invitarlo?” domandò Regulus.

Alexandra annuì: “Sì, ma non so se il signor Crouch accetterà.”

Barty annuì rassegnato. Lo abbracciarono forte. Alexandra gli prese la mano e gli disse: “Resisti, Barty. Ci vedremo prima di settembre.” Regulus si chinò a dargli un bacio e sentì le labbra di Barty accoglierlo e ricambiare. Si morse un labbro mentre scendeva dal treno, deciso a mettere la sua maschera di bravo ragazzo agli occhi della madre.

Regulus aiutò Alexandra a scendere dal treno. Sospirarono e si gettarono nella recita di impeccabili fidanzati Purosangue che tanto appassionava le loro famiglie.

 

***

 

L’estate era trascorsa pigramente tra incontri clandestini a casa Turner, giornate nel Wiltshire, passeggiate nei boschi con Regulus e un’infinità di baci.

La guerra infuriava e Alexandra continuava a scrutare le foglie di tè, preoccupata per Barty e la sua solitudine che lo rendeva vittima di pensieri sempre più tossici. Aveva rispettato la promessa fatta a Regulus e non aveva intenzione di informare Barty sui quelli che chiamavano “i segreti dell’Oscuro Signore”, ma non poteva fare a meno di avanzare dubbi e sollevare perplessità, nella speranza che Barty ragionasse. Era un ragazzo brillante e attento, non avrebbe ignorato le sfumature.

Alexandra capì che tutto era perduto, il giorno in cui si presentò a casa Turner con il Marchio Nero sul braccio e l’espressione entusiasta sul volto. Fu molto complicato essere felici per lui e non aver paura per quelle che sarebbero state le conseguenze. Un brivido le era sceso lungo la schiena e si era gettata tra le braccia di Barty insieme a Regulus cercando di scacciarlo, stringendo Barty il più possibile vicino a sé, facendogli sentire tutto l’amore che provava per lui e sperando che ricordasse, in ogni momento, che lui non era solo, mai, che lei e Regulus lo amavano, da morire.

La cosa bella della prima estate trascorsa in veste ufficiale di fidanzata di Regulus Arcturus Black fu non tanto il dover presenziare agli eventi mondani, come il matrimonio di Jago Mulciber ed Eloise Rosier, ma il poterlo fare con Regulus e la libertà di potersi defilare insieme a lui.

Una sera erano intenti a passeggiare nel giardino dei Malfoy, Regulus le teneva la mano e le mostrava le rose di cui era orgogliosa Narcissa quando sentirono dei sospiri e la voce di una strega fare il nome di Rodolphus. Si guardarono, lei e Regulus decisero di svignarsela, non volendo finire in situazioni troppo imbarazzanti. Corsero trattenendo le risate e si lasciarono andare solo una volta che furono dentro, quando Regulus si chiuse alle spalle una pesante porta di legno.

“Chissà chi era?” domandò Regulus ridacchiando.

“Di certo non sembrava tua cugina,” disse Alexandra ridacchiando con lui.

Sollevarono lo sguardo e rimasero a bocca aperta nel vedere l’enorme biblioteca dei Malfoy. “Che meraviglia,” si lasciò sfuggire Alexandra. Regulus le prese la mano e le fece cenno di seguirlo. Girarono insieme tra quegli scaffali che contenevano libri antichi e pubblicazioni più recenti su ogni branca della magia. Accanto allo scaffale delle genealogie, Regulus la strinse a sé e si chinò a baciarla. Sentì le labbra di lui contro le sue, accolse la sua bocca. Regulus le dava baci sul viso, e scendeva sul collo, e le sussurrava che Rodolphus gli aveva appena fatto venire in mente il modo migliore per ravvivare quella festa noiosa.

Alexandra sorrise, allungò le sue braccia intorno al collo di Regulus e lasciò che i loro corpi aderissero e sentì l’erezione premere nei pantaloni di lui. “Finiremo nei guai se ci scoprono.”

“Non ci scoprirà nessuno,” le sussurrò mentre la sollevava su uno scaffale e la sua mano risaliva la coscia sotto la seta della veste. Alexandra intrecciò le sue gambe intorno la vita di Regulus e con una mano gli sbottonò i pantaloni, guardandolo con un sorriso malizioso mentre ne accarezzava l’erezione.

Regulus chiuse gli occhi e sospirò. Si chinò, fece scomparire le sue mutandine ed entrò dentro di lei. Strappò un gemito mentre affondava in lei. Si stringevano e si guardavano negli occhi, felici e sempre increduli della bellezza di ogni momento che si trovavano a vivere insieme. Fu mentre si abbandonarono all’orgasmo che Alexandra sentì alle sue spalle qualcosa che si muoveva. Lo sentì anche Regulus che allungò la testa verso un volume in pelle nera che si agitava.

“Non lo toccare,” le sussurrò mentre si lasciava andare con gli ultimi affondi. Si chinò a baciarla e morderle il collo e si sussurravano che si amavano. Il libro si agitò nuovamente, con più violenza. Si ricomposero, estrassero le bacchette e Regulus osservò quel volume.

“Cosa ci fa tra le genealogie magiche un libro che è pieno zeppo di Magia Oscura?” si domandò. Lo fece lievitare e lo posizionò su un tavolo. Alexandra prese la sua bacchetta e sollevò la copertina: era vuoto. Più che un libro sembrava un diario. Regulus lo fece voltare e notò, incisa sulla pelle, la scritta “Tom Marvolo Riddle”.

“Sembra il nome del proprietario. Non è quindi un libro dei Malfoy,” disse Alexandra. Prese un altro volume della biblioteca e lo mostrò a Regulus: “Guarda, Reg, i volumi dei Malfoy sono catalogati e hanno il loro stemma timbrato nell’interno della copertina.”

“Se non è di Lucius, posso prenderlo e studiarlo,” disse Regulus, “non sembra pericoloso.”

“Stai attento, hai visto come si è agitato quando ci siamo baciati?”

Regulus ridacchiò: “Un libro allergico all’amore.”

“Che ne dici se non lo tocchi e lo tieni avvolto in un panno?” Alexandra evocò uno dei suoi foulard e vi avvolse il volume per poi porgerlo a Regulus che annuì: “Mi sembra una mossa prudente, grazie.”

Tornarono a seguire il resto del ricevimento, ballando e continuando ad essere l’adorabile coppia di fidanzati Purosangue. Alexandra vide Rodolphus accanto a Bellatrix, lui le sorrise e lei si sentì arrossire. Abbassò lo sguardo e tornò a concentrarsi su Regulus. Doveva superare quella sciocca infatuazione, soprattutto perché erano nella stessa famiglia. Concentrò tutte le sue attenzioni su Regulus che era dolce, premuroso e, soprattutto, lei lo amava immensamente da che ne avesse memoria.

Nei giorni successivi, la prima volta in vita sua, Alexandra venne invitata a trascorrere qualche giorno a casa dei Nott, ospite della sua compagna di dormitorio Elizabeth. Aveva accettato l’invito perché sentiva di aver bisogno di uscire da quell’atmosfera di cupa guerra che si respirava tra Grimmauld Place e casa Turner. Barty era sparito per il suo addestramento e non si avevano sue notizie se non qualche sporadico gufo che la informava di essere vivo, mentre Regulus era impegnato a studiare quel libro che avevano trovato nella biblioteca dei Malfoy e sul quale si era consultato con il preside.

I Nott erano una famiglia deliziosa e lei ed Elizabeth avevano trascorso il tempo a passeggiare, chiacchierare, dipingere e prendere il tè. Il pomeriggio si stendevano in giardino a guardare le nuvole e lei pensava sempre a Regulus. Elizabeth le confessava di essersi innamorata di Ezra Travers e che le loro famiglie avevano intrapreso le trattative per il loro fidanzamento, per questo motivo aveva bisogno di un’amica che le facesse compagnia in quei giorni e l’aiutasse ad allontanare l’ansia e la tentazione di scrutare il cielo in attesa dell’arrivo di un gufo.

“Un gufo come quello?” domandò Alexandra mentre osservava un pennuto avvicinarsi a loro. Elizabeth scattò a sedersi e il gufo planò proprio accanto a lei. Raccolse la busta e non appena riconobbe la grafia saltò: “È Ezra!” La lettera comunicava la buona riuscita delle trattative. Ci furono abbracci, congratulazioni e persino lei venne coinvolta nelle discussioni sui preparativi.

Tornò a Hogwarts con lo spirito più sollevato dopo i giorni dai Nott in compagnia di Elizabeth. Regulus l’aveva accompagnata al binario 9 e ¾ e si erano salutati seguendo meticolosamente le direttive di Walburga. Si diedero appuntamento al primo finesettimana a Hogsmeade, insieme a Barty.

Adesso, senza Regulus, diventava complicato frequentare Barty. Non potevano dare scandalo e lei non voleva nemmeno lasciarlo da solo, perché sapeva che la solitudine intossicava i pensieri di Barty. Lo aveva trovato di ottimo umore e sembrava che l’addestramento dei Lestrange gli avesse dato una speranza. Si sentiva realizzato.

Scrivevano a Regulus, studiavano e si incontravano di nascosto nella loro aula abbandonata. Avevano deciso di usare un giro in più di Giratempo per i loro incontri. Approfittavano delle ore in cui i loro compagni erano a lezione per essere certi di non essere scoperti. Vederli insieme di sera, infatti, avrebbe alimentato sospetti. Il solo fatto di frequentare le stesse lezioni e studiare sempre insieme aveva originato un chiacchiericcio che avevano fermato sul nascere dicendo che loro studiavano insieme dalla scuola primaria, ma sapevano di essere sotto osservazione.

La fidanzata dell’erede dei Black era troppo intima del figlio del signor Crouch, ripetevano, e loro dovevano dimostrare che quelle voci fossero infondate, visto che non potevano dire che sì, erano intimi e che nella loro intimità era compreso Regulus. I professori, per fortuna, li riempivano di compiti al punto tale da rendere superflua ogni speculazione. Alexandra trascorreva le sere con Elizabeth e le sue compagne di dormitorio, mentre Barty con i suoi compagni di squadra e ogni tanto i loro sguardi si incrociavano in sala comune.

Le uscite a Hogsmeade duravano sempre troppo poco per i loro gusti e Regulus li portava in una stanza che aveva affittato sopra Scrivenshaft per non destare troppi sospetti. L’aveva presa per tutto l’anno, in modo da poter avere un rifugio quando il clima a Grimmauld Place diventava troppo asfissiante.

“È terribile trovarsi a casa per tutto quel tempo,” confidò mentre era pigramente steso sul letto tra le braccia di Barty.

Alexandra annuì e allungò una mano per intrecciare le dita alle sue. “Lo immagino, tua mamma sa essere un po’ pesante…”

“Non ero più abituato.”

Barty alzò lo sguardo verso Regulus, gli sorrise e disse: “Vogliamo divertirci o preferite passare il tempo a parlare di Walburga Black?”

Scoppiarono a ridere tutti e tre. Barty aggiunse: “Lasciamo che il nostro Regulus si liberi di alcuni cattivi ricordi…” Si chinò su di lui a baciarlo ed erano entrambi eccitati e felici di ritrovarsi. Barty si voltò verso di lei e le domandò: “Vuoi guardare o vuoi unirti a noi? Il tuo fidanzato sta soffrendo, devi confortarlo.”

Trascorsero tutto il pomeriggio a confortare Regulus Black e a fargli dimenticare il pensiero di Walburga, fino a quando non fu il momento di tornare a scuola. Barty andò per primo, si intrufolò da Scrivenshaft per prendere un po’ di pergamene mentre Alexandra e Regulus camminarono mano nella mano fino al cancello della scuola. Regulus le diede un bacio appassionato prima di osservarla oltrepassare il cancello della scuola. Alexandra si voltò per salutarlo e lo vide Smaterializzarsi.

 

***

“Forza, Regulus, sai cosa devi fare…”

La voce di Bellatrix gli arrivava come un sussurro nell’orecchio, le dita della strega stringevano intorno alle sue spalle, mentre la vista era annebbiata dalle lacrime. La voce gli tremava: “Bella… io… io non…”

“Forza, Regulus, sai qual è la punizione per chi tradisce,” disse Rabastan con quella risata sguaiata che lo seguiva sempre.

“È stata lei a metterti strane idee in testa, vero?” domandò Bella afferrando per i capelli Alexandra. Era a terra, in lacrime, sconvolta dal dolore. “Che peccato dover rovinare un così bel faccino…” Tirò i capelli più forti e Alexandra urlò per il dolore.

“Se non lo fai tu, Regulus, lo faccio io, e tu sai quanto mi diverta…”

Regulus esitò e, prima di poter dire qualsiasi cosa, sentì la voce di Bellatrix dire: “Crucio!” Le urla di Alexandra riempirono l’aria.

Regulus si alzò sul letto.

Un incubo. Di nuovo. L’ennesimo incubo da quando era iniziata quella storia. Da quando l’Oscuro Signore aveva chiesto in prestito Kreacher e lui aveva scoperto il suo segreto.

I suoi segreti.

I progressi con il professor Silente erano stati notevoli. Regulus non ci stava a passare per un ragazzino ingenuo, voleva sapere a cosa stesse andando incontro, non era una pedina da manovrare. Non si era limitato ad obbedire a Lord Voldemort, non l’avrebbe fatto con Albus Silente, il tempo in cui si fidava ciecamente dei suoi superiori era decisamente finito. In gioco c’era la sua vita e quella delle persone che amava, come ogni notte incubi diversi tornavano a ricordargli.

Aveva analizzato il diario prima di consegnarlo al professor Silente e aveva capito di cosa si trattasse: un horcrux, una magia oscura estremamente potente. Un frammento dell’anima di Lord Voldemort custodita in un oggetto per assicurarsi la sopravvivenza in caso di morte del corpo.

Silente aveva distrutto il medaglione di Serpeverde e quel cimelio preziosissimo era andato perduto per sempre, poi era stato distrutto anche quel diario. Regulus si domandava quanti altri oggetti oscuri fossero stati disseminati per il mondo magico. Bellatrix ne aveva uno, ed era di difficile accesso, un altro poteva essere nascosto a scuola, perché insieme alla Gringott era il posto più sicuro del mondo magico. Poi, non aveva idee e non poteva fare altre domande.

Si limitava a adempiere alle missioni per conto dell’Oscuro Signore e aveva seguito il consiglio di Lucius Malfoy: fare domanda per un tirocinio al Ministero della Magia. Era entrato all’Ufficio Applicazione Legge Magica dove lavorava con il consigliere Parkinson che gli presentava consiglieri del Wizengamot e altre personalità illustri e, soprattutto, lo teneva al riparo dagli Auror.

Edgar Parkinson era un grande amico suo padre e non faceva altro che raccontargli aneddoti sui tempi trascorsi a Hogwarts, mentre Regulus imparava a destreggiarsi tra quella selva di regolamenti e decreti ministeriali.

Il ministero era il luogo perfetto per incontrare clandestinamente il professor Silente, senza dare troppo nell’occhio, e persino per relazionarsi con i Mangiamorte. Era passato dall’influenza di Bellatrix a quella di Augustus Rookwood che seguiva e coordinava i giovani Mangiamorte infiltrati al Ministero della Magia. Questo cambio di vertice aveva determinato il fatto che la vita di Regulus fosse diventata molto più preziosa per l’Oscuro Signore che non intendeva coinvolgerlo in scontri sul campo di battaglia e preferiva avere pedine da muovere sulla scacchiera del ministero.

Regulus era sollevato dal non dover più partecipare alle cacce al Babbano e di non dover sentire più le urla delle vittime torturate da Bellatrix e la sua sadica risata che finiva, inevitabilmente, per popolare i suoi incubi.

Barty gli aveva detto che si era rammollito, mentre Alexandra gli aveva detto che era la scelta giusta e si era detta fiera di lui. A differenza di Barty, poi, Alexandra sapeva delle sue missioni con Silente e che non era un rammollito.

Trovò il professor Silente nella sua stanzetta ad Hogsmeade un sabato piovoso in cui gli studenti di Hogwarts erano rinchiusi tra le mura del castello e lui non aspettava nessuno, era solo fuggito dalle chiacchiere di sua madre e zia Druella.

“Buonasera, Regulus,” gli disse il preside comparendo all’improvviso in quella stanzetta. Si guardò intorno e annuì tra sé e sé. “È una scelta piuttosto semplice per uno di una famiglia nobile come la tua. Si potrebbe pensare che sia un rifugio.”

“È proprio questo, professore, un rifugio per quando il clima a casa diventa opprimente.”

Silente ridacchiò tra sé e sé mentre osservava le tende e alcuni libri che si era portato per compagnia in quel fine settimana di ritiro. “Ho insegnato a Walburga Black e so quanto sia esigente su certe cose e possa sembrare rigida, ma ricorda che ognuno è figlio del suo tempo e gli occhi della famiglia sono sull’unica madre che ha avuto dei figli maschi.”

Regulus annuì. Non capiva perché il preside gli parlasse di sua madre. “Scelta di libri interessante,” gli disse poi, “sono lieto di sapere che continui a studiare, Regulus.”

“Grazie, professore.”

“Sono venuto per dirti che penso di aver scoperto dove si trova un altro horcrux. Ti va di venire con me?”

“Certo!” esclamò Regulus. Era felice di poter vedere Albus Silente in azione. Il professore gli porse il braccio, Regulus lo afferrò e si Smaterializzarono. Comparvero in una cittadina che Regulus non conosceva. Seguì il professore con la bacchetta in mano guardandosi intorno, un’insegna recitava: “Benvenuti a Little Hangleton”.

Sembrava che Silente sapesse dove andare. “È sicuro di dove stiamo andando?” domandò.

“Sono sicuro della nostra destinazione, ma non dell’esito della missione. Mi sto muovendo sulla base di una voce e di un sospetto, ma converrai con me che la faccenda è troppo importante per non approfittarne. Lui vive in Cornovaglia da tua cugina, vero?” Regulus annuì. Ripensò alle frasi adoranti di Bellatrix e persino agli incontri clandestini di Rodolphus: quel matrimonio era una farsa.

Oltrepassarono un cancello, in fondo a un viale sorgeva una meravigliosa villa padronale. Sembrava abbandonata. Il professor Silente la superò e non la degnò di attenzione, si diresse sul retro della casa dove più distante, quasi vicino il bosco, si ergeva una vecchia capanna diroccata.

“È quella la nostra meta,” disse Silente. Regulus annuì. “Sento tracce di magia oscura.” Silente sorrise come se avesse detto un’ovvietà. Chissà da che distanza un mago del suo calibro riusciva ad avvertire le tracce di magia oscura.

Riuscirono a entrare nella baracca e si guardarono intorno: l’ambiente era misero e sembrava abbandonato da tempo. Chi lo aveva abitato, poi, doveva essere ridotto in miseria e poco incline a prendersi cura dei pochi possedimenti.

“Guardati intorno, Regulus, dove nasconderesti un oggetto prezioso se abitassi in questa casa?”

Regulus socchiuse gli occhi e scandagliò l’ambiente riflettendo attentamente. I mobili erano pochi e sicuramente avrebbero attirato la curiosità dei malintenzionati. “Le cose che non voglio far trovare a mia madre, io le nascondo sotto delle assi del pavimento.”

Silente ridacchiò. “È un’ottima scelta, anch’io da ragazzo avevo nascosto delle lettere compromettenti sotto le assi del pavimento della mia stanza. Sarebbe stato imbarazzante se mio fratello le avesse trovate.”

Regulus sbatté le palpebre. Lui non aveva menzionato nessuna lettera, era rimasto molto più vago e di certo non aveva fatto riferimento ad alcunché di imbarazzante. Pensò alla reazione di Sirius, se solo avesse scoperto il contenuto del suo scomparto segreto, sospirò: “Sarebbe imbarazzante anche per me se mio fratello scoprisse il mio nascondiglio. Non ci sono solo lettere.” C’erano anche le mutandine di Alex, per Salazar, e una maglietta di Barty che aveva ancora il suo odore e Regulus, quando si sentiva solo, apriva le sue assi e sentiva l’odore delle persone che amava. In quei mesi, poi, in cui era rimasto da solo a Grimmauld Place, mentre loro due erano ad Hogwarts.

“Non è un peccato nascondere souvenir d’amore, Regulus, ma non tutti hanno la capacità di capire le molteplici forme e sfumature dell’amore,” disse Silente. Regulus si domandò se il preside si fosse mai innamorato. Si disse di sì, se parlava in quel modo.

Si limitò ad annuire silenziosamente. Non voleva farsi distrarre dalle parole di Silente, ma poi si ricordò di quanto accaduto nella biblioteca, così continuò. “È vero, professore, l’amore ha molteplici forme e molti non riescono a capire che è possibile amare e amarsi in più persone.”

“Il legame con il signor Crouch e la signorina Turner sarà molto complicato da gestire. La società in cui vivi, temo che non sia pronta per questo genere di unioni.”

“È solo che non posso fare a meno di provare questo sentimento. L’amore non è prevedibile.”

Delle assi vibrarono. Il professor Silente gli rivolse uno sguardo di trionfo e si avvicinarono al punto da cui era provenuto quel rumore. “L’amore suscita sempre una reazione stizzita della magia oscura,” gli disse mentre puntava la bacchetta e le assi si sollevavano.

Trovarono una scatola d’oro. Silente l’aprì e trovarono un anello.

“Non lo tocchi, professore. La magia oscura che viene dall’oggetto è qualcosa di estremamente potente.”

Silente annuì. Agitò la bacchetta e fece levitare l’anello per osservarlo meglio. Regulus disse: “Quello è…”

“Il simbolo dei Doni della Morte, sì,” disse Silente, “Ho pensato che fosse andato perduto.” Lo sguardo del professore si velò di tristezza, come se fosse alle prese con ricordi dolorosi. Regulus non ebbe il coraggio di fare delle domande.

“L’ho cercato a lungo quando avevo la tua età, Regulus. Anch’io all’epoca commettevo errori sciocchi e davo fiducia a qualcuno che in futuro mi avrebbe fatto soffrire.”

“Gellert Grindelwald,” mormorò.

Regulus aveva letto su vecchi ritagli della Gazzetta del Profeta del legame di Albus Silente con il terribile mago oscuro Grindelwald. Qualche racconto lo aveva ascoltato anche dalla bocca di suo padre e di Edward. Insomma, non era un segreto, ma Albus Silente era una persona così limpida e autorevole che sembrava strano immaginarla come un giovane che commette degli sbagli. Per lui era sempre stato il preside di Hogwarts, il celebre mago che aveva sconfitto in duello Grindelwald, il professore che aveva sempre la parola giusta e persino un dolcetto per i suoi studenti.

Silente annuì. “Spero che la nostra missione possa avere successo prima che il signor Crouch prenda i M.A.G.O. ma devi essere preparato all’eventualità che vi troverete su fronti opposti di questa guerra.

“Ho già messo in conto una simile eventualità professore.”

“Purtroppo non sempre riusciamo a salvare le persone che amiamo.”

Regulus annuì, afferrò il braccio del professore e si ritrovò nella stanzetta di Hogsmeade. Era felice di aver trovato un altro horcrux, il terzo, ma le parole di Silente l’avevano gettato nell’angoscia. Il pensiero di perdere Barty era qualcosa di terribile.

I mesi successivi si trascinarono stancamente, Regulus si impegnava nel suo lavoro con il consigliere Parkinson e al tempo stesso si arrovellava su come poter entrare nella camera blindata di Bellatrix. Era certo che un horcrux si trovasse lì dentro, ma non aveva idea di come poterlo fare.

Alexandra e Barty gli scrivevano regolarmente lettere piene di amore ed entrambi avevano deciso di interrompere i loro incontri e di aspettare solo i finesettimana a Hogsmeade perché non riuscivano a stare insieme senza di lui. Alexandra gli aveva detto che durante gli ultimi incontri lei e Barty avevano passato il tempo abbracciati a ricordare momenti trascorsi con lui. Alex incantava le sue lettere: se Walburga avesse controllato la posta, avrebbe trovato una romantica lettera piena di nostalgia, domande sulla famiglia e aneddoti scolastici, ma Regulus sapeva che con la loro parola in codice compariva il vero messaggio, quello che Walburga non avrebbe dovuto leggere.

Durante una riunione dei Mangiamorte la situazione si sbloccò.

Rabastan si lamentava con il fratello di una commissione da fare alla Gringott e del fatto che non ne avesse voglia perché i Goblin erano creature disgustose. Regulus si guardò intorno e vide Bellatrix alle prese con l’Oscuro Signore. Certamente non l’avrebbe considerato.

“Io devo andare a fare un deposito nella mia camera blindata domattina. Se hai bisogno, cugino Lestrange, posso aiutarti io.”

Rabastan socchiuse gli occhi perplesso: “Lo faresti sul serio?”

Regulus scrollò le spalle annuendo: “Sì, insomma, sono abituato ad avere a che fare con i Goblin per via del lavoro con il consigliere Parkinson. Lui si occupa proprio dei rapporti con la Gringott. Sono in banca quasi tutti i giorni, non mi pesa né la burocrazia né farti un favore. Insomma, in famiglia ci si dà una mano.”

Rabastan si scambiò un’occhiata con il fratello: “Dici che possiamo fidarci?”

Rodolphus gli sorrise: “Di certo Regulus non viene a derubarci. Se persino quel vecchio trombone paranoico di Parkinson si fida di lui, di sicuro non combinerà danni!” Rodolphus lo prese sottobraccio e gli disse: “Vedi, ho bisogno che tu depositi questa scatola nella nostra camera blindata. Questa è la chiave.”

“Cos’è?” domandò Regulus.

“Un cadeau d’amore che una gentile fanciulla mi ha restituito perché è rimasta incinta del marito e la nostra storia è diventata pericolosa.”

“È la Yaxley, vero?” domandò.

“Ah, ma allora hai spirito di osservazione!” esclamò divertito, “non ti perdi ad ammirare i begli occhi della tua dolce fidanzata!”

Regulus sorrise: “Cugino Lestrange, riesco a fare entrambe le cose.”

“Ma dimmi, come va questa separazione forzata? Ti manca? Non pensi che lei a Hogwarts si possa divertire?”

“Con chi? Con Lucien Dolohov?” domandò ironico.

“Con Crouch, è molto amica di Crouch. Sai ho visto nella mente di quel ragazzino sadico e lui qualche pensierino sulla tua fidanzata l’ha fatto…”

“Mi fido di Alex, so che non farebbe mai nulla di male. Ci amiamo da quando eravamo bambini e comunque non posso farci niente, quindi la scelta è tra fidarmi o rovinarmi il fegato.”

“La scelta è tra fidarti mentre lei si diverte o divertirti anche tu! Potresti unirti a noi la prossima volta che andiamo nella casa di piacere di Nocturn Alley…”

Regulus sorrise: “Ho già declinato quando mio padre mi ha proposto di andare lì a prendere lezioni, non ho intenzione di iniziare adesso, ma grazie per l’interessamento!”

“Ti credevo più sveglio, Regulus.”

“Domani il tuo cadeau sarà depositato.”

“Non farne parola con Bella, mi raccomando.”

“Hai la mia parola, cugino Lestrange!”

L’indomani, di buon’ora, Regulus si presentò alla Gringott.

“Buongiorno Bogrod,” esordì con un sorriso davanti il Goblin che accoglieva i clienti. Regulus era abituato ad averci a che fare praticamente tutti i giorni.

“Buongiorno signor Black, è un piacere vederla. In cosa posso aiutarla?”

Regulus sorrise cortese: “Sono venuto per ritirare i documenti per il consigliere Parkinson, ma prima dovrei fare un favore a mio cugino Lestrange ed effettuare un deposito nella sua camera blindata.”

“Ha la chiave con sé?”

“Certamente.”

Mostrò la chiave che gli aveva consegnato Rodolphus e Bogrod l’affidò a Griphook. Salirono a bordo del carrello che scendeva nelle profondità della banca. Scesero a fondo fino al drago albino che custodiva le camere blindate delle famiglie magiche più potenti. I Black avevano la camera blindata proprio accanto ai Lestrange. Il Goblin aprì la porta e lasciò a Regulus la possibilità di entrare per posizionare l’oggetto. Avvertì la presenza di magia oscura intorno a sé. Si guardò intorno e si disse che i Lestrange collezionavano oggetti oscuri da generazioni e che l’horcrux doveva mimetizzare la propria forza tra gli altri cimeli di famiglia. Toccò una moneta e vide che si sdoppiò: “La maledizione Gemino,” disse tra sé e sé. Pronunciò la formula per bloccarne gli effetti e iniziò a cercare.

Chiuse gli occhi alla ricerca di un posto dove nascondere il cadeau di Rodolphus dalla possibile vista di Bellatrix. Questo gli avrebbe dato una scusa nel caso avessero trovato qualcosa fuori posto. Iniziò a girare dicendo sottovoce: “Barty, amore mio, Alex, amore mio, lo faccio per voi. Vi amo immensamente.” Qualcosa si mosse. Regulus guardò verso uno scaffale e vide che il rumore proveniva da una coppa d’oro. Sorrise. Puntò la bacchetta e sollevò la coppa, la fece scivolare in un sacco e la nascose nel mantello. Poi, lasciò la scatola di Rodolphus dall’altra parte della camera. Uscì raggiungendo Griphook.

Tornarono su e Regulus venne trattenuto a lungo nell’ufficio di Bogrod che gli parlava dei documenti richiesti da Parkinson, con la solita boria e pedanteria. Regulus annuiva, minimizzava e sopportava pazientemente le dichiarazioni del Goblin, come ogni santa volta in cui metteva piede in quell’ufficio, facendo leva sulla sua buona educazione.

Venne rilasciato dopo un’oretta, che a lui parve un tempo infinito. Si Smaterializzò diretto in Cornovaglia e consegnò la chiave della camera blindata a Rodolphus che si dilungò in ringraziamenti insieme a Rabastan. Si congedò con la scusa di dover tornare al Ministero della Magia dal consigliere Parkinson.

Quel giorno il Wizengamot era sottosopra. Gli Auror avevano catturato dei sostenitori dell’Oscuro Signore e c’erano i consiglieri al gran completo. Regulus intravide Albus Silente. Doveva avvicinarsi al professore senza dare nell’occhio. Urtò contro il mantello del preside mentre camminava con il consigliere Parkinson e riuscì a incrociare lo sguardo di Silente.

Dopo l’udienza, tra il caos dei consiglieri che si affrettavano a tornare in ufficio, e altri che si Smaterializzavano, Regulus riuscì ad avvicinarsi a Silente. Nascosti dagli scranni dell’aula, passò il sacco contenente la Coppa.

“Dalla camera blindata,” gli disse.

“Adesso ne manca solo uno, ma credo di aver trovato un indizio,” sussurrò il preside. “Ottimo lavoro, Regulus.”

 

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Capitolo 3
*** La fine e l'inizio ***


Capitolo 3

La fine e l’inizio

1981

 

L’ultimo anno di Hogwarts era volato con la stessa velocità con cui era volato il sesto anno. La differenza, rispetto all’anno precedente, era che Alexandra riceveva in continuazione gufi da Walburga e sua madre per discutere dei preparativi del matrimonio con Regulus.

Le due donne sembravano assolutamente determinate a farli sposare non appena lei avesse ottenuto i suoi M.A.G.O., mentre Alexandra avrebbe preferito attendere Yule e sposarsi nel caldo di una dimora cittadina, in modo da poter organizzare il matrimonio con calma una volta tornata a casa, ma le sue osservazioni erano finite nel vuoto e persino Regulus sembrava impaziente di sposarla.

Le uscite a Hogsmeade avevano consentito di spezzare l’attesa e di ritagliarsi dei momenti di piacere insieme a Barty. Regulus sembrava rifiorito durante l’ultimo anno, nonostante la guerra e i provvedimenti presi dal signor Crouch contro l’avanzata dei Mangiamorte. Sembrava sereno e, avrebbe osato dire, persino ottimista sull’imminente fine della guerra.

Alexandra non aveva avuto il coraggio di domandare a Regulus del medaglione profanato o di come andassero le indagini con il professor Silente. Sapeva che da quando lui aveva parlato con il preside, i presagi funerei erano cessati e persino nelle foglie di tè non trovava più traccia di quegli orribili segni premonitori e si era tranquillizzata. Restava la preoccupazione per Barty che, al contrario, si incupiva ad ogni provvedimento preso da suo padre. Alexandra usava tutta la sua influenza per evitare che venisse fatto oggetto di attacchi diretti da parte degli altri studenti, ma tutti le avevano fatto presente di non essere affatto contenti di quella situazione.

Avevano consegnato da poco l’ultima prova dei M.A.G.O. e lei e Barty erano scesi lungo i prati, decisi a godersi gli ultimi giorni di tranquillità prima del rientro a casa e del loro ingresso nel mondo degli adulti. Erano riusciti a trovare un angolo appartato sulla riva del Lago Nero e Barty si era disteso poggiando la testa sul grembo di Alexandra che si divertiva a far scorrere pigramente le sue dita tra i capelli sottili di lui. “Sai che amo le tue lentiggini?” gli domandò.

Barty sorrise. “Mi mancheranno questi momenti con te.”

“Ne avremo altri, insieme a Regulus. Non appena avessero sbrigato quella formalità del matrimonio.”

Barty sospirò: “È che mi piacerebbe essere tuo marito. Vorrei che entrambi lo fossimo. Invece, sarò costretto ad osservarvi fare le promesse all’altare e poi nella tenda, quando vorrei intrufolarmi anch’io.”

Alexandra scoppiò a ridere: “Creeremmo uno scompiglio tale che del nostro matrimonio si parlerà nei secoli!” Passò un’altra volta le dita tra i capelli di Barty, lo sentì irrigidirsi e alzarsi di scatto.

“Cosa succede?” domandò preoccupata. Barty toccò il suo braccio e le disse: “Il Marchio Nero sta bruciando. Non capisco perché…”

“Ma non puoi Materializzarti da lui, sei a Hogwarts.”

Si guardavano intorno confusi. Sembrava che non ci fosse nessuno studente intorno a loro. Sentirono il rumore di alcune esplosioni in lontananza e si diressero verso la scuola per capire cosa stesse accadendo. Nessuno di loro due si aspettava di trovare i Mangiamorte e gli Auror che combattevano sui prati della scuola.

Sembrava che, in qualche modo, l’Oscuro Signore avesse abbattuto tutte le difese della scuola.

“Sei arrivato tardi, Tom,” disse Albus Silente, “il tuo segreto è stato scoperto e sei di nuovo mortale.”

“Basta con queste chiacchiere!” sbottò Bartemius Crouch, guardò Lord Voldemort e disse: “La dichiaro colpevole per crimini contro il mondo magico e quello babbano! Si arrenda e avrà un processo equo.”

Lord Voldemort scoppiò a ridere, seguito dagli altri Mangiamorte. Guardò in direzione di Barty. Alexandra gli afferrò il polso per impedirgli di andare. Barty si voltò verso di lei, scosse leggermente la testa e sfuggì alla sua presa raggiungendo i Mangiamorte. Sembrava eccitato dall’idea di affrontare suo padre.

“Salve padre!” esclamò.

“Barty! Cosa fai?” Il signor Crouch era sconcertato. Barty aveva un ghigno di trionfo sul volto e mostrò il braccio sinistro al padre. Fu quel gesto che gli impedì di difendersi dall’Anatema che Uccide scagliato proprio da Bartemius Crouch. “Tu non sei mio figlio!” esclamò mentre il figlio cadeva per terra privo di vita e il padre tornava a combattere contro gli altri Mangiamorte.

Nel momento in cui la maledizione colpì Barty Alexandra urlò “No!” e corse verso il corpo del ragazzo che amava, ma non riuscì che a fare pochi passi. Regulus, alle sue spalle, la trattenne stringendola tra le braccia, mentre il suo corpo si dimenava per correre da Barty.

Erano entrambi in lacrime, Regulus le sussurrava tra i singhiozzi: “Non tutte le persone che amiamo possono essere salvate. Barty è caduto in battaglia, come aveva sempre voluto.”

La costrinse a rimanere ai margini della battaglia, immobilizzata tra le sue braccia, mentre osservavano cadere, una dopo l’altra, le persone con cui erano cresciute. Dopo Barty assistettero alla morte di Bellatrix Lestrange e l’aria si riempì dell’urlo disperato di Lord Voldemort, poi fu il turno dei Lestrange. Si ritrovarono da soli contro una decina di Auror e fu impossibile per loro non soccombere.

Alastor Moody, Bartemius Crouch, Rufus Scrimgeour e Amelia Bones avevano circondato Lord Voldemort mentre combatteva contro Albus Silente. Approfittarono del momento in cui Lord Voldemort stava rispondendo a un incantesimo di Silente per attaccarlo insieme. L’Anatema che Uccide scagliato dai quattro Auror fece cadere al suolo il mago oscuro più potente della storia, mettendo fine alla guerra magica.

I Mangiamorte sopravvissuti si Smaterializzarono, approfittando delle difese abbattute della scuola, mentre gli studenti osservavano quella scena atterriti.

“Sai che non approvo questi metodi, Bartemius.”

“Suvvia, Albus, in guerra non possiamo andare per il sottile. Si è preso mio figlio quello stronzo. L’importante è che questa minaccia sia cessata.”

Alexandra si avvicinò al corpo di Barty insieme a Regulus, si inginocchiò e scoppiò in lacrime.

“Tuo figlio era amato, nonostante tutto.” Il professor Silente continuava a parlare con il signor Crouch. Adesso era tutto finito, che senso aveva fingere ancora?

“Mio figlio è sempre stato un ingrato,” concluse Bartemius, “Quando lo saprà Evelyn morirà di crepacuore, povera donna.”

Alexandra non capì mai dove Regulus trovò la forza per alzarsi dal corpo di Barty e andare dal signor Crouch. Lo guardò negli occhi e gli disse: “Vorrei che ci permettesse di seppellirlo come si deve. Eravamo molto affezionati a Barty.”

Bartemius gli rivolse un’occhiata frettolosa e disse: “Ma sì, fate pure quello che volete. Non è più mio figlio.”

Alexandra alzò lo sguardo e vide il corpo di Bellatrix, poco distante. Si chinò a pulirle il viso dalla fuliggine e le chiuse gli occhi, rimasti spalancati. Fece lo stesso con Rabastan e poi si ritrovò accanto al corpo di Rodolphus. Sorrise tristemente mentre spostava i ricci neri dalla fronte. “Adesso potrò contare solo su Malfoy come compagno di un Black…” Sospirò.

Spostò lo sguardo verso Regulus e lo trovò di fronte a Sirius, si puntavano la bacchetta a vicenda senza perdersi di vista. “Speravo che avresti capito, ma invece ti ritrovo dalla parte sbagliata,” disse Sirius.

“Dovresti riconsiderare tuo fratello, Sirius,” lo interruppe Silente avvicinandosi ai due. Alexandra raggiunse Regulus. “Senza l’intervento di Regulus, oggi Voldemort non sarebbe morto. È stato determinante nella ricerca degli horcrux e ha corso un grande rischio come infiltrato tra i Mangiamorte.”

Sirius rimase sorpreso.

“Sono stato solo un po’ più lento a capire,” disse Regulus rivolgendosi al fratello, e forse anche quella era una colpa da espiare. I due fratelli si riabbracciarono dopo sei anni in cui non si erano nemmeno rivolti la parola. Alexandra sorrise e si scambiò uno sguardo con quella che doveva essere la ragazza di Sirius, Laelia, le pareva che si chiamasse.

I giorni successivi furono assorbiti dal pianto per i defunti. Alexandra e Regulus decisero di rinviare le nozze a Yule per segno di lutto nei confronti di Bellatrix, dei Lestrange, ma soprattutto di Barty, la cui assenza sembrava divorare la loro anima.

Le loro famiglie furono sconvolte dal dolore che lessero sui volti e sui corpi di Alexandra e Regulus, sullo sguardo smarrito e il sorriso spento. Non riuscivano a spiegare l’intensità del loro dolore, era come se avessero strappato una parte del loro corpo. La possibilità di stare insieme li aiutava ad affrontare il lutto, si dicevano che si sarebbero amati anche per Barty e continuavano ad andare a trovarlo al cimitero.

Fu solo dopo l’estate che Walburga riuscì a trascinarla da Twillfitt and Tatting’s per l’abito da sposa. “Madama McClan non è assolutamente all’altezza di un matrimonio Purosangue tradizionale,” le disse mentre camminava impettita per la via principale di Diagon Alley.

“Per nulla,” convenne Darlene, “Non ti dico gli orrori che ci ha mostrato per il matrimonio di Robert ed Emily lo scorso anno. Orrori! Così pacchiani e privi di gusto!”

“Le ultime volte che ho ordinato un abito, però, ho realizzato io il disegno,” provò a dire Alexandra che, invece, era sempre andata da Madama McClan e non aveva avuto l’impressione che non fosse un ottimo negozio.

“Certo, cara, le vesti da strega vanno bene, ma l’abito da sposa è un altro discorso!” Darlene camminava avanti, impettita come la sua amica, mentre Walburga le arpionava il braccio e Alexandra cercava di tenere il passo. Si sentiva vulnerabile senza Regulus.

Quando si avvicinarono al negozio incontrarono Narcissa ed Elizabeth Nott. La prima indossava una splendida veste da strega nera, mentre la seconda indossava un abito chiaro sui toni del blu che rendeva meravigliosa la sua carnagione.

“Lizzie!” esclamò Alexandra, felice di vedere un volto amico.

“Tua madre ci ha gentilmente avvertite,” le disse Narcissa, “Hai bisogno del parere di streghe che ti siano vicine di età.”

“E sufficientemente beneducate,” aggiunse Elizabeth, attirando una risatina di Narcissa e delle signore mentre entravano nel negozio. Madama Tatting le accolse con una voce che sembrava il cinguettio di un uccellino. “Lady Black, che piacere! Oh, Lady Rowle, ma è sempre un incanto!” esclamò facendole accomodare in un salottino, mentre le squadrava una per una, dalla testa ai piedi.

“Lady Malfoy, resta sempre la mia modella preferita!” disse guidando Narcissa su una poltroncina.

“Troppo gentile Madama Tatting!”

“Ma qui c’è anche Miss Nott! Vuole sbirciare per il suo prossimo matrimonio? Congratulazioni!”

“Grazie. In effetti, spero di avere qualche spunto anche per le mie nozze!”

Madama Tatting si voltò verso Alexandra e le sorrise: “Dunque tu sei la sposa! La fortunata ragazza che ha rubato il cuore del nostro giovane Black! Ricordo ancora quando Lady Walburga è venuta a farsi fare gli abiti per la gravidanza!”

Alexandra arrossì e annuì imbarazzata: “Sì, sono io, molto piacere!”

“Chi è che ti ha fatto questa veste discutibile?” domandò Madama Tatting, “Darlene, non dirmi che tua figlia va da quella cialtrona della McClan?”

“Sai come sono i ragazzi… Con il matrimonio, però, le servirà un guardaroba degno di una strega per bene. Torneremo a fare un po’ di compere. Conserva le misure di Alexandra che è appena diventata una tua nuova cliente.” Sua madre non aveva perso un attimo e le aveva risposto a tono. Aveva minimizzato quella che poteva essere una gaffe e incentivato la strega a fare un ottimo lavoro in vista delle future commesse che avrebbe ottenuto dalla sua nuova cliente. Alexandra sentiva di essere appena entrata nel mondo delle streghe adulte.

Il metro magico si agitava intorno a lei rimbalzando da terra al fianco, alla spalla, correndo lungo le braccia, mentre Madama Tatting dettava le misure a una Piuma Prendiappunti e commentava ad alta voce: “Molto interessante!”, “Oh, incantevole!”, “Mia cara, il decolté lo valorizziamo, d’accordo?”

Venne spinta nel camerino e le passarono alcuni modelli di abito da sposa, ma ogni volta che usciva dal camerino tutte le sue accompagnatrici scuotevano la testa. Dopo il quarto cambio di abito, Alexandra perse la pazienza e disse a Madama Tatting, davanti le altre accompagnatrici.

“Questi abiti non vanno bene perché sto cercando di organizzare una cerimonia tradizionale. Voglio unire i riti per il sabba di Yule con quelli matrimoniali e questi abiti non vanno bene, sono troppo… moderni. Ho bisogno di un abito dal sapore antico.”

“Peccato, avevi un corpo perfetto per poter osare! Ma ogni sposa ha il suo abito ed è giusto che la sposa di un Black osservi le tradizioni.”

Madama Tatting tirò fuori alcuni abiti, Alexandra ne scelse uno in seta verde chiaro con decorazioni floreali in pizzo bianco, con uno scollo ampio e le maniche lunghe in pizzo che richiamavano le illustrazioni con cui veniva ritratta Morgana. Lo trovò incantevole. Indossò l’abito ma non le stava bene per nulla. Il colore contrastava con la sua carnagione. Si stava scoraggiando quando Madama Tatting si illuminò e le disse: “Credo di avere il vestito perfetto per te!” corse fuori dal camerino, la sentì agitare la bacchetta e pochi istanti dopo tornò con un abito in tulle bianco con applicazioni floreali e un bellissimo scollo che le lasciava le spalle scoperte.

Alexandra provò l’abito e rimase incantata davanti allo specchio. Era meraviglioso. Sapeva di antico, ma non era vecchio, la faceva sembrare una creatura leggera. Le applicazioni floreali in pizzo la facevano sembrare appena uscita da un bosco. Uscì a sottoporsi al giudizio delle sue accompagnatrici che, nel frattempo, chiacchieravano.

Le vide annuire tutte quante e lei era felicissima di aver finalmente trovato l’abito. Davanti lo specchio, Madama Tatting le disse: “Adesso immagina di vedere il tuo sposo in fondo alla navata. Come ti senti?” Alexandra immaginò Regulus, lo sguardo che le avrebbe rivolto vedendola con quell’abito e sentì lo stomaco sobbalzare. Annuì sorridendo. Trattenne la lacrima che minacciava di sfuggirle, temendo che Darlene e Walburga avrebbero disapprovato.

“È l’abito giusto?” domandò Madama Tatting.

Alexandra annuì.

 

***

Regulus rientrò in casa più tardi del solito e trovò Alexandra intenta a sfogliare riviste piene di fiori e mostrare a Walburga le sue scelte. Si era attardato al Ministero con il consigliere Parkinson su alcune trattative che si erano arenate. Aveva trovato sua mamma esausta, mentre Alexandra sembrava ancora fresca e pronta a discutere di tutti i dettagli. Regulus sorrise nel vedere, per la prima volta, sua madre in difficoltà.

“Oh, Regulus, sei tornato! Guarda tu i fiori con Alexandra, io devo ritirarmi nelle mie stanze!”

Sentirono la porta sbattere e Regulus ridacchiò: “Hai messo in fuga mia mamma?”

“Oh, Salazar! Si è fatto tardi! Non mi ero resa conto dell’orario! È che ci sono così tante cose da decidere e per ogni cosa devo spiegare perché è importante che ci sia quel fiore, il suo significato, il periodo dell’anno, l’utilità nei riti.”

“Alex, fermati.” Regulus le prese il volto tra le mani per guardarla negli occhi, “È tardi. Ne parliamo domani.” Era così abituata alle sessioni intensive di ripasso a Hogwarts che perdeva il senso del tempo. Occorreva riportarla con i piedi per terra: “Pensa se alla Alex bambina avessero detto che un giorno avresti fatto fuggire Walburga da una conversazione sui fiori!”

Alexandra scoppiò a ridere. Aveva una risata deliziosa, quasi sottovoce, di quelle che non disturbano, ma chi la osservava vedeva che rideva con l’anima. “Dove sei stato fino a quest’ora?” gli domandò.

“Al Ministero con Parkinson. Ci sono delle trattative che si sono bloccate. Ti ho portato gli annunci per i nuovi tirocini. Se continui a mettere alla prova mia madre in questo modo, sono sicuro che tirerà un sospiro di sollievo quando inizierai a lavorare al Ministero!”

Alexandra lo abbracciò ridacchiando: “Sei così dolce, ti amo anche per questo.”

Regulus sentì le labbra di Alexandra sulle sue e ogni volta che si baciavano in quella casa gli sembrava di impazzire di gioia. Presto si sarebbero trasferiti nell’appartamento all’ultimo piano, quello che aveva anche un piccolo terrazzino sui tetti di Londra. Avrebbe passato la vita a baciarla in quella casa e persino a fare l’amore e avrebbero cresciuto i loro bambini. Grimmauld Place si sarebbe riempita di amore, e di sorrisi, di giochi e risate. Non sarebbe stato più il posto cupo e grigio in cui era cresciuto, perché loro erano diversi da Orion e Walburga e sarebbero stati in grado di rendere i loro antenati fieri senza rinunciare alla felicità.

La sera di Yule si unirono in matrimonio con un rito tradizionale. Si ritrovarono a casa Turner, per rispettare il lutto di zia Druella e zio Cygnus per la perdita di Bellatrix. Intorno a loro c’erano le famiglie sopravvissute alla guerra, qualcuno era persino finito ad Azkaban e quelli che rimanevano si guardavano smarriti.

Era stato difficile far capire alle famiglie Purosangue la natura delle sue azioni e il perché l’Oscuro Signore non era stata la risposta giusta alle domande delle loro famiglie. Alexandra lo aveva aiutato a spiegare come fossero stati profanati i loro cimeli e come dietro la politica della tutela del sangue si nascondesse la sete di dominio di un uomo che puntava all’immortalità.

La scelta del rito tradizionale, dunque, si poneva in continuità con quella che era l’antica e nobile storia delle famiglie magiche e sembrò una scelta apprezzata.

Regulus era nervoso davanti lo specchio di quella che un tempo era stata la stanza di Robert. Aveva invitato Sirius, ma suo fratello aveva declinato, dicendo che per certe cose ci vuole tempo, che alcune ferite non si sanano come se nulla fosse accaduto e, soprattutto, non era pronto per rivedere e sorridere a sua madre come se nulla fosse. Si erano dunque visti qualche sera prima del matrimonio e avevano bevuto una Burrobirra al Paiolo Magico, contenti di non doversi più nascondere o mantenere alcuna copertura.

Robert entrò nella stanza per verificare che fosse tutto a posto, seguito da Aldous Yaxley ed Ezra Travers.

“Lizzie mi dice che Alex è in ansia,” disse Ezra sorridendo.

“Come sempre,” commentò Robert strappando una risata anche a Regulus. “È un cerchio che si chiude, sai? Non sono mai riuscito a immaginare l’una senza l’altro. Fin da quando passavate i pomeriggi a giocare a Scacchi Magici. Io e Sirius ci domandavamo che cosa ci trovassi di tanto divertente, ma adesso penso di averlo capito.”

“Ne avete impiegato di tempo,” ridacchiò Regulus, mentre Aldous dal ciglio della porta faceva loro segno di poter andare.

Regulus sentì il sospiro sospendersi per tutto il tempo in cui Alexandra percorse quel corridoio di sedie che riempiva il salone delle feste di casa Turner. Era bellissima nel suo abito da sposa e non riusciva a smettere di sorriderle nervosamente e toglierle gli occhi di dosso.

Lucien, il loro celebrante, li richiamò iniziando la funzione. Recitarono le formule magiche e sentirono le loro vite unirsi per sempre.

“Puoi baciare la sposa”

Si scambiarono un bacio che era dolce, lento e perfetto. Le loro labbra si allontanarono e Regulus incontrò gli occhi luminosi di Alexandra e il suo sorriso. Si presero per mano e non si lasciarono per tutto il resto della serata, nonostante i parenti e gli amici cercassero di catturare le loro attenzioni. Rimasero vicini, cercandosi con lo sguardo e intrecciando le loro dita perché entrambi avevano paura di perdersi se si fossero allontanati troppo.

Nel giardino casa Turner era stata allestita la tenda tradizionale per il rito della consumazione del matrimonio. Regulus vide arrivare Alexandra con indosso solo una vestaglia bianca piena di ricami preziosi. Le sorrise mentre entravano nella tenda e andavano verso il letto.

“Non sai quanto mi secca che stiano qui fuori a guardare,” le sussurrò.

Alexandra sorrise: “Lo sai che il rito non si perfeziona se saltiamo questo passaggio. Lasciali guardare, io amo solo te.” La sorresse mentre lei si sollevava sulle punte per baciarlo allungando le sue braccia sottili oltre il suo collo per accarezzargli le spalle. Scese a baciarla sul collo, sentendo il profumo di talco del bagno schiuma, lo stesso che utilizzava lui, e la trovò invitante. Sciolse il nastro che chiudeva la vestaglia e la guidò sul letto.

Si perse ad ammirarla, baciarla e accarezzarla, sentendo il corpo di lei che tremava sotto le sue carezze e la schiena che si inarcava verso di lui, quasi fosse un incantesimo di Appello. Affondò in lei lentamente, assaporando ogni momento, ogni sensazione, perdendosi negli occhi della donna che amava da sempre.

Aveva ragione Robert, era un cerchio perfetto che si chiudeva. Fin da quando si sorridevano nell’atrio di Grimmauld Place, quando lei arrivava e lui le andava incontro. I pomeriggi passati a giocare a Scacchi Magici e origliare le conversazioni delle madri, la punizione presa l’estate dei suoi undici anni, quando volevano trovare un modo per convincere il Cappello Parlante a farlo finire in Serpeverde. Tutto li aveva condotti fin lì. Persino Barty, l’amore che entrambi continuavano a provare per lui e che resisteva al passare del tempo, aveva finito per rafforzare il loro legame, rendendolo indissolubile.

Adesso Alexandra lo guardava e chiamava il suo nome e infilava le dita tra i suoi capelli neri in quelle carezze che gli provocavano brividi in tutto il corpo. Si abbandonarono all’orgasmo e continuarono a baciarsi e poi ad amarsi altre volte, come avrebbero fatto nelle notti successive.

Il giorno dopo, incuranti delle battutine dei testimoni del loro amore, partirono per il viaggio di nozze. Stavano preparando le ultime cose quando lo sguardo di Regulus venne attratto da una scatolina sulla toeletta di Alexandra, si avvicinò e l’aprì. Trovò degli orecchini che aveva già visto, ma era assurdo. Non aveva assolutamente senso.

“Ti piacciono?” domandò Alexandra, “È stato un pensiero carino, non trovi?”

“Da parte di chi provengono?” domandò incuriosito.

“I Lestrange. Sono un dono di nozze. Avevano dato disposizione alla Gringott di farmeli recapitare il giorno del matrimonio.”

Regulus osservò Alexandra incuriosito e decisamente sorpreso. Quella era la scatola che lui aveva riposto nella camera blindata dei Lestrange su richiesta di Rodolphus. Doveva essere il cadeau che la Yaxley aveva restituito a Rodolphus. Oppure no?

“Mia cugina Bella ti ha regalato questi orecchini?” continuò a domandare, sempre più scettico, “Non è un regalo da lei…” mormorò mentre osservava quei due diamanti. Era un regalo molto bello ed elegante.

“In effetti sul biglietto c’è solo il nome di Rodolphus, guarda!” Alexandra gli passò il biglietto mentre continuava a chiudere le valigie e controllava di aver preso tutto.

Con l’augurio che possano sempre illuminare il tuo sorriso. Con affetto, Rodolphus Lestrange.

“Quel grandissimo stronzo!” esclamò indignato. Alexandra sollevò lo sguardo dalla valigia perplessa: “Reg!” esclamò e quasi gli ricordava quando da bambini lui imprecava se si faceva male o un incantesimo non gli usciva bene. “Insomma, Rodolphus è pure morto! Non mi sembra il caso di reagire così. È stato un bel pensiero.”

“No, lui aveva messo gli occhi addosso a te! Quello stronzo ha chiesto a me di mettere questa scatola nella sua camera blindata.”

“Ma non ti eri proposto tu?”

“Non lo difendere, Alex! Adesso mi spiego tutte quelle domande su dove fosse la mia bella fidanzata, se riuscissi a studiare o mi perdessi a contemplare i tuoi begli occhi. Ho sempre pensato che mi stesse prendendo in giro, ma lui voleva provarci con te!”

“Ma figurati, Reg! Era sposato con Bellatrix, che è una moglie decisamente più bella di me, e comunque non ha senso questo discorso, visto che sia lui che Bella sono morti, e non puoi essere geloso di un morto!”

Alexandra fece levitare le valigie con la bacchetta e prese sottobraccio Regulus dicendo: “Non voglio passare il viaggio di nozze pensando ai Lestrange!” Regulus sospirò, ma un senso di mal di stomaco gli rimase per un po’ di tempo, finché Alexandra non gli fece tornare il buon umore in una splendida pasticceria spagnola.

Dopo la guerra sentivano il bisogno di sole e calore e avevano pensato che un posto come la Spagna potesse dar loro ciò che ricercavano. Si persero tra i vicoli del quartiere magico di Barcelona, nel pieno del Barrì Gotic e assaporarono la cucina locale. Bevvero, ballarono e risero moltissimo. Scesero verso sud e attraversando Valencia fino a Siviglia, Cadice, Malaga.

Si riempirono gli occhi di fiori, profumi, sapori nuovi e sole, tantissimo sole, per scacciare le tenebre del mondo in cui erano vissuti.

Londra non era così generosa con la luce, ma Regulus si disse che avrebbero potuto rendere più accogliente la loro casa. Tre mesi dopo il loro rientro a casa, Alexandra gli annunciò che presto avrebbero avuto il loro primo figlio.

Walburga, Darlene, Edward e Orion furono al settimo cielo per la notizia e non persero tempo a diffonderla per il mondo magico ad amici e conoscenti. “I Black avranno un nuovo erede!”

Si era creata una certa armonia a Grimmauld Place che Regulus non aveva creduto possibile. Alexandra aiutava Walburga nelle sue incombenze e a volte era così meticolosa da stancarla (Regulus pensava che sua madre stesse solo invecchiando). La domenica si trovavano con Narcissa, Lucius e il piccolo Draco che stava imparando a camminare.

Regulus avrebbe voluto che quando era bambino qualcuno gli avesse detto che non sarebbe stato poi così male diventare adulto. Avrebbe voluto sapere che era meraviglioso svegliarsi al mattino con la persona che amavi da sempre e persino il lavoro al Wizengamot era meno noioso e più divertente di quanto gli avessero mai fatto credere.

 

***

 

Grimmauld Place, Natale, 1986

“Alioth non correre per le scale!”

Quel bambino la faceva impazzire, era perennemente irrequieto. Adesso che stavano arrivando Sirius, Lele, Robert ed Emily, con i cuginetti, poi, sembrava incontenibile. Continuò a spazzolare i capelli di Talitha e le disse: “Mi raccomando, tu non prendere da tuo fratello!”

La bambina le restituì un sorriso. Era adorabile nel suo abitino di velluto verde. Alexandra si chinò a darle un bacio sul guanciotto. “No, mamma, mi sporchi!” protestò la bambina che, insieme al fratello, sembravano considerarla un po’ troppo espansiva nei suoi gesti d’affetto. Tuttavia, Alexandra non aveva più intenzione di nascondere l’amore che provava da quando aveva scoperto che era il modo migliore per allontanare l’oscurità dalla sua vita e da quella della sua famiglia.

Il ricordo di Barty rimaneva un monito e lei e Regulus si erano giurati che nessuno dei loro figli avrebbe provato la paura, la solitudine e l’angoscia che loro avevano provato durante l’adolescenza.

Arrivò nell’atrio a controllare se tutto fosse in ordine. Sistemò il rametto di vischio proprio dove da bambini lei e Regulus avevano sentito il desiderio di darsi un bacio e vide Regulus scendere le scale con Alioth in braccio. Erano identici, entrambi con gli occhi grigi e i lunghi capelli neri che scendevano in morbide onde.

Alioth aveva quattro anni oramai, era arrivato subito dopo il matrimonio e aveva portato la serenità d’animo a cui sua madre anelava negli ultimi giorni di vita. Walburga si era spenta serenamente lo scorso inverno e dopo poco Edward l’aveva seguita, mentre Orion e Darlene sembravano più amici che mai.

Bussarono alla porta e Alexandra accolse Robert, Emily e il piccolo Edward che si lanciò dalle braccia del papà per baciare la zia sotto il vischio. Sulle scale Alioth premeva per andare incontro al cuginetto. Spuntò anche Talitha da dietro le gambe di Regulus che la prese per mano e guidò i nuovi arrivati nel salone.

“Kreacher, è tutto pronto per il pranzo di Natale?” L’elfo annuì: “Oh, sì, padrona, la mia cara vecchia padrona sarebbe contenta di queste feste in famiglia!”

“Lo spero Kreacher, stiamo per fare un miracolo! Tra un po’ arriva Sirius!”

“Padrona, ma Sirius ha spezzato il cuore della mia padrona.”

“Ma il perdono è una grande virtù e guarda i bambini come sono felici. C’è una cosa che serve per far crescere una pianta forte e antica come quella dei Black, oltre al sangue, ed è l’amore.” Kreacher non sembrò molto convinto, ma dopo una vita al servizio di Walburga era inevitabile che diventasse così chiuso. Alexandra si era detta che prima di lasciare questo mondo, persino Kreacher avrebbe cambiato modo di pensare.

Bussarono alla porta e questa volta vide Lele che la salutava con un abbraccio e Sirius che entrava in casa senza nascondere il disagio.

“Buon Natale!” esclamò Alexandra abbracciando Lele e dandole due baci sulle guance sotto il vischio. Era stato difficile organizzare quel Natale e senza l’aiuto di Lele non ci sarebbe mai riuscita. Dopo quella riconciliazione sul campo di battaglia, Alexandra e Lele avevano iniziato a scriversi perché erano entrambe convinte che i due fratelli dovessero riprendere a parlarsi.

Avevano organizzato degli incontri casuali per Diagon Alley, poi erano arrivate a usare la scusa dei bambini e del gelato da Florian, persino i giochi al parco, fino a che poco a poco, i due fratelli Black non avevano trovato normale vedersi e parlarsi. I bambini avevano iniziato a legare e poi era diventato naturale darsi degli appuntamenti per farli giocare insieme.

Tuttavia, quello era il primo pranzo di Natale in cui Sirius metteva piede a Grimmauld Place. Avevano dovuto attendere la morte di Walburga perché si decidesse a entrare in quella che considerava una prigione. Alexandra si era impegnata molto negli anni precedenti e poi dopo la morte di Walburga per alleggerire quegli ambienti e renderli più luminosi, pur rispettando la tradizione.

“Non ci sono più le teste degli elfi!” notò Sirius.

Alexandra gli sorrise guidandolo al piano di sopra: “Abbiamo fatto un po’ di cambiamenti, vedrai.”

Nel salone si respirava un’atmosfera natalizia come non l’avevano mai vissuta da bambini e soprattutto c’era calore dato dal camino che scoppiettava allegro e dalle candele incantate che decoravano l’albero e vari posti della casa.

Non era proprio Natale, era il pranzo della Vigilia ed era l’incastro perfetto. Nel pomeriggio, Robert, Emily e il piccolo Edward sarebbero partiti per l’Irlanda, dai genitori di Emily, Sirius, Lele e il piccolo Lealius sarebbero andati dai Potter, mentre loro erano invitati dai Malfoy per i riti di Yule.

“Prima che andiamo a tavola, Sirius, vorrei rimediare all’errore di mamma. Questa resta sempre casa tua.”

Sirius si strinse sulle spalle e scosse la testa: “No, Regulus, lascia stare. Mamma ha preso atto di una mia scelta. Ho impiegato troppo tempo per andare via da questa casa, non voglio che quell’arazzo venga riparato.”

Scese un silenzio imbarazzato. Robert annuì alle parole del suo migliore amico e prima che il silenzio diventasse gelo, Alexandra provò a sdrammatizzare, “Vorrà dire che Sirius sarà il seme di un nuovo ramo dei Black.”

“Black-Kendrick,” la corresse Sirius.

“Certo, Black-Kendrick, non volevo dimenticare Lele. Vogliamo andare a tavola e fare un brindisi per questo nuovo corso? Per i legami che si rinsaldano, le strade che si incrociano e il perdono, perché tutti noi possiamo sbagliare.”

Regulus le posò un bacio sulla guancia mentre andavano a tavola. Alexandra guardò le persone sedute intorno al tavolo e pensò a Walburga, a quante cose sbagliate avrebbe trovato intorno a quella che non era una tavola impeccabile.

C’erano Sirius, Lele e Laelius con un discutibile maglione natalizio e dei jeans babbani, c’erano Robert, Emily ed Edward con i loro completi eleganti di foggia babbana e c’erano lei, Regulus, Alioth e Talitha, e il piccolo in arrivo, che erano vestiti con l’abbigliamento tradizionale dei maghi. Walburga avrebbe detto che non era chiaro il tono della cena, e forse avrebbe fatto qualche commento sgradevole sullo stato di sangue di Emily e Lele, ma Alexandra e Regulus avevano imparato a ignorare i commenti di Walburga, convinti che la luce che vedevano negli occhi delle loro famiglie fosse più preziosa e più importante del tipo di sangue che scorreva nelle loro vene.

I sorrisi e le chiacchiere, alimentate dal vino elfico, aiutarono a riscaldare l’amicizia. Regulus prese la macchina fotografica e scattarono moltissime foto magiche dei due fratelli e delle loro famiglie che, finalmente, si erano riunite.

Quel Natale rappresentava la fine di un mondo e l’inizio di uno nuovo.

 

 

 

 

 

Note:

Eccoci alla fine di questo viaggio. Ho dato una gioia non solo a Regulus ma anche a tante altre persone, purtroppo ho dovuto sacrificare personaggi che amo immensamente come Barty e i Lestrange. Il canon-divergence è come le Arti Oscure, richiede sempre il pagamento di un prezzo. Alla fine, la morte può essere vista come una sorte migliore di Azkaban. Soprattutto se pensiamo al destino che il canon ha riservato a Barty Crouch Jr.

Non sapete la fatica per bloccare tutte le deviazioni Rodolphus/Alex (che ormai sono una delle mie OTP) e ho immaginato un sacco di scene e dialoghi dove ero con gli occhi a cuoricino, ma mi sono detta che no, bisognava dare una gioia a Regulus.

Vi sarete accorti che l’intervento di Regulus con Silente ha alterato il canone di un bel po’. Voldemort si presenta a Hogwarts a metà giugno 1981 perché si è accorto che Silente ha trovato il Diadema di Corvonero e lo ha distrutto. Nagini sarebbe stata creata nel 1994 con l’uccisione di Bertha Jorkins e ovviamente ancora non è andato dai Potter, quindi gli horcrux sono meno rispetto alla saga originaria.

Ho immaginato che per sconfiggere il più grande mago oscuro abbiano dovuto giocare sporco (ed è una cosa che mi aspetto tranquillamente da Bartemius Crouch che aveva autorizzato l’uso delle maledizioni senza perdono da parte degli auror). Quindi Voldemort è impegnato a duellare contro Silente (mica il primo che passa) e poi altri quattro Auror cazzuti gli vanno addosso e lui soccombe (era anche sconvolto dalla morte di Bella). Spero che la scelta convinca le fan di Voldemort.

I nomi dei figli di Alex e Regulus: Alioth e Talitha, sono nomi di stelle dell’Orsa Maggiore, per richiamare la tradizione dei Black di dare nomi delle stelle ai figli.

Laelia Morrigan Kendrick, detta Lele, è la protagonista di Until the very end di Lina Lee che mi ha gentilmente prestato la sua OC (grazie ancora!). Naturalmente, quello che ho scritto qui è totalmente inventato, immaginando come sarebbero andate le cose se la guerra fosse finita in quel modo. La storia di Lina Lee è completamente diversa.

So che avrei potuto usare la mia Alice, ma volevo una OC che non fosse purosangue e Lele era perfetta. Inoltre, Until the very end sembra del tutto speculare a Kintsugi e noi ci siamo scoperte di recente e questa cosa ci sta facendo ridere al punto da portarci a scambiare storie in cui Lele e Alex si fanno scherzi o dispetti.

Se vi piacciono i buoni, vi consiglio la lettura.

Grazie per aver letto fin qua! Non fatevi tante illusioni, questo universo collasserà su sé stesso e tornerò a scrivere dei miei amati Lestrange.

Sev

 

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