La giusta decisione

di NotAdele_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***
Capitolo 28: *** Sequel ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Tornando a casa dall'incontro pomeridiano, Anna si sentiva su di giri, era sempre stata una ragazza socievole, parlava un pò con tutti, ma non aveva molti amici, probabilmente perché concentrava tutte le sue energie sulla scuola senza mai perdere di vista l'obiettivo.

Quando qualche giorno fa aveva avuto l'occasione di parlare con questa sua vecchia conoscenza e le era stata proposta un'uscita, nonostante la sensazione di spiazzo iniziale aveva accettato, perché era la cosa giusta da fare, perché doveva avere degli amici, non poteva rimanere completamente sola.

Ancora una volta aveva fatto una scelta razionale e ancora una volta era la scelta giusta, lo sapeva.

Era facile vivere la vita sapendo di fare sempre ciò che era più giusto, senza mai sbagliare, ogni tanto però si chiedeva se trasgredire potesse essere divertente, non che avrebbe mai provato, non aveva tempo per i fallimenti.

La sua sensazione di euforia, realizzava mentre guidava verso casa, era data dalla consapevolezza di aver passato un bel pomeriggio con una sua nuova potenziale amica.

Un pomeriggio in cui aveva dovuto pensare poco alle conseguenze delle sue azioni, si era semplicemente seduta e aveva chiacchierato.

Si era divertita, rilassata e goduta un momento, di tanto in tanto il suo sguardo cadeva sulle zollette di zucchero posate sul tavolino accanto alla teiera, ma la conversazione fitta la distraeva a sufficienza.

Era entusiasta, e mentre schiacciava il pulsante per chiudere la macchina dopo averla parcheggiata, il messaggio di ringraziamento per la bella giornata e la promessa di un futuro incontro, appena ricevuto la fecero sorridere.

Rispose educatamente mentre era in ascensore e tornò in casa, trovando ad attenderla i suoi genitori, e la cena apparecchiata solo per lei.

Loro avevano già mangiato, ma l'avevano aspettata per farsi raccontare l'uscita.

Aveva 20 anni, ma era anche figlia unica, due elementi difficili da gestire insieme, era grande e aveva la sua autonomia, ma era l'unica cosa che teneva insieme la famiglia, l'unico motivo che spingesse i suoi a stare insieme dopo tutti quegli anni, e quindi ogni azione da lei compiuta, veniva condiviso ed analizzato, era sempre stato così.

Ultimamente aveva cominciato a stancarsi di questa situazione, e aveva smesso di essere dettagliata, raccontò in breve i dettagli dell'uscita mentre cenava, rispondendo alle domande di sua madre, soffermandosi talvolta su suo padre che con il telefono in mano fingeva di non ascoltare, ma era li per quello, avevano bisogno di vivere, e lo facevano attraverso di lei, troppo stanchi per cercare emozioni vere e proprie.

Dopo una ventina di minuti di chiacchiere alternate a bocconi poco convinti, vista la tristezza del, si congedò augurando la buonanotte ai suoi genitori e chiudendosi in camera.

Non aveva sonno, quando era emozionata non dormiva mai, quindi da buon topo da biblioteca quale era prese un libro, avventurandosi in una storia d'amore, ciò che lei probabilmente non avrebbe mai avuto.

 

 

Note:

Ciao a tutti, sono oggi vi porto questa storia che mi sta particolarmente a cuore, sono bene accette critiche di ogni tipo.

Spero vi possa interessare la storia di Anna, a breve il capitolo 1.

See ya :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 

 

Inviti

 

Il mattino successivo al fatidico incontro, la sveglia suonò alle 07:30 del mattino, la prima lezione di quella lunga giornata universitaria sarebbe stata “sicurezza internazionale”. 

Il professore era un uomo sulla cinquantina, che aveva il fascino dell’eterno sbadato, scordava sempre di fare qualcosa e aveva sempre l’aria di qualcuno che non sa quale sia il suo posto nel mondo.

Nonostante questo era il suo preferito, quindi era piuttosto soddisfatta di iniziare il lunedì mattina con quella materia.

 

Si separò nei canonici venticinque minuti che impiegava sempre, era una persona estremamente metodica; appena la sveglia risuonava sulle note di payphone dei marron 5 si alzava dal letto, andava in bagno, lavava faccia e denti, poi tornava in camera e si truccava, correttore mascara cipria e terra, per dare un pò di colore a quella pelle che era sempre stata troppo chiara, così diversa da quella dei suoi genitori, quasi la pelle di qualcuno che non conosce la sensazione del sole su di essa.

Successivamente ad una spazzolata al caschetto, ormai un pò troppo lungo, di capelli lisci, color del grano, passava a vestirsi, indossava velocemente gli indumenti selezionati la sera prima, ogni giorno aveva un colore diverso addosso, le piaceva cambiare sempre, in quel lunedì di ottobre, aveva scelto il rosa.

Sembrava un pò un confetto, penso guatandosi allo specchio, per tanto tempo aveva creduto di non potersi permettere i colori, perché la sua forma fisica non era delle migliori, ma si era impegnata, aveva perso più di venti chili, e adesso come ricompensa indossava i colori, il suo unico vezzo.

Fece velocemente colazione ultimando le operazioni mattutine e si diresse poi verso la fermata del bus.

Bologna era una città molto grande piena di persone ignote, e questo le piaceva, non era costretta a fermarsi e salutare qualcuno ogni due passi come succedeva nel paesino dove vivevano i suoi nonni, poteva tenere la testa bassa e leggere il suo libro, durante i quaranta minuti di tragitto leggeva circa cento pagine, il che fece un veloce conto mentre scorreva le dita sul romanzo, le avrebbe consentito di concludere “il racconto dell’ancella” entro la giornata seguente.

 

All’ora di pranzo, mentre mangiucchiava un pacchetto di cracker integrali seduta al banco dell’aula che avrebbe ospitato la successiva lezione, per ammazzare il tempo consultò il telefono che non guardava dalla mattina a colazione, rispondendo ai vari messaggi, e lasciando qualche cuore su Instagram.

Proprio in quel momento notò un messaggio ancora non aperto, era Lucrezia, la ragazza che aveva visto il pomeriggio precedente, sabato sera ci sarebbe stata una festa a casa di un loro vecchio amico comune, lei sarebbe andata per passare un pò di tempo con il ragazzo che stava frequentando, e le aveva chiesto di farle compagnia, per avere qualcuno con cui scappare via nel caso fosse stato un flop.

 

Anna era un pò indecisa, il sabato sera era il suo momento di relax, dove si riposava, mangiava ciò che voleva e aveva la casa tutta per se, vista la vita mondana dei genitori. Uscire significava rinunciare ad un’occasione di pura pace, ma infondo si era trovata molto bene con la ragazza, e non c’era ragione di iniziare con il piede sbagliato quella che sarebbe potuta diventare una bella amicizia stabile. 

Scrisse velocemente, quasi per non cambiare idea, un messaggio di conferma, chiedendo se c’era bisogno di un passaggio, visto che aveva intenzione di andare in macchina.

Lei abitava dal lato opposto della città, quindi una camminata era esclusa a priori, anche se non disdegnava affatto le passeggiate.

 

Sentì il telefono vibrare e aprì il messaggio mentre spostava la vecchia Freitag troppo consumata dalla sedia, per far accomodare il suo compagno di corso, che come suo solito aveva saltato le lezioni mattutine a causa di quella che lui definiva “la spirale del lunedì”, o meglio dire il suo dito che spegneva la sveglia.

Gli fece un cenno visto che il ragazzo stava parlando al telefono e lesse il messaggio.

 

“Veramente mi passa a prendere Marcello ;) Però grazie!!!”

 

Sorrise allo schermo, rispondendo con uno mie ammiccante e pensando che avrebbe fatto bene a portarsi un libro quella sera, visto l’affiatamento dei due non voleva di certo essere il terzo incomodo, e per quanto fosse abile nelle relazioni sociali, sapeva che dopo qualche ora la gente avrebbe iniziato ad essere un pò brilla, e quindi ci sarebbe stati pochi soggetti con cui conversare, pazienza, erano buone esperienza per osservare i suoi coetanei, ne avrebbe fatto tesoro per la tesina di antropologia.

 

Nel frattempo Federico aveva finito la conversazione con la sua ”amica speciale”, ancora si ostinava a chiamarla così e non fidanzata, perché dopo sei mesi non si sentiva pronto ad ufficializzare la cosa. 

Il giovane le diede un buffetto amichevole sulla spalla e tirò fuori il suo laptop malconcio.

 

-Allora Onu, come andiamo oggi? Hai affascinato qualche professore stamattina? Raccontami tutto.-

 

Anna scoppiò a ridere genuinamente, forse era per questo che in poco tempo erano diventati amici, adorava il suo senso dell’umorismo e difficilmente rideva così di gusto, da molto tempo ormai aveva smesso di essere infastidita da qual soprannome, dato perché citando l’amico: “E’ di buon auspicio per il futuro”.

 

-Si Fede, anche oggi i miei ammiratori si sono prostrati tutti chiedendomi una chance.- 

 

Disse lei accavallando le gambe avvolte nei jeans neri, incredibile come riuscissero a ridere della sua triste situazione sentimentale, e buffo che l’unica richiesta di un’uscita da parte di un uomo fosse stata da un prof sessantenne della facoltà di teologia che sarebbe potuto essere suo padre. Comunque seppur imbarazzante aveva creato un pretesto per stringere amicizia con il ragazzo bizzarro che ora le sedeva accanto.

 

Intanto che l’aula iniziava a popolarsi, come di consueto Anna passò al ragazzo una penna usb con gli appunti delle lezioni perse.

 

-Onu, lo sai che non devi, non vorrei mai pensassi che voglio approfittarmi di te.-

 

Apprezzava molto che lui puntualizzasse sempre questa cosa, sapeva che gli appunti gli facevano comodo e li dava via volentieri, ma sentirsi sfruttati non piaceva a nessuno, e lei ne sapeva qualcosa.

Gli scoccò un’occhiata che non ammetteva ulteriori discussione e gli passò il piccolo oggetto.

 

-Sai che è un piacere, e poi se non passi al prossimo anno, non avrò più qualcuno a tenermi compagnia!-

Si sorrisero a vicenda mentre il professore, che si era accomodato qualche minuto prima iniziava ad attirare l’attenzione della classe.

 

Qualche ora dopo le lezioni si erano concluse e i due amici si incamminarono verso la fermata del bus, stavano insieme finché non arrivava la corriera che avrebbe portato il ragazzo ad Imola, e poi dopo sette minuti c’era l’urbano che accompagnava lei nel suo quartiere.

 

-Questo freddo fa schifo, siamo solo ad ottobre e già non ne posso più.- 

 

Federico amava l’estate e la sua perenne pelle abbronzata ne era una prova lampante, mentre si sedeva sulla panchina la ragazza osservò per la milionesima volta la loro differenza di altezza.

 

Non si era mai lamentata del suo metro e sessantacinque, era nella media, andava bene, la faceva passare inosservata, ma i quasi due metri del suo amico la facevano sentire come una bimba, infatti decise di non sedersi accanto a lui ma di stargli di fronte in piedi, così da evitare il torcicollo che le veniva ogni volta che conversavano.

 

-A me piace il freddo.- Disse la ragazza scrollando le spalle.

 

-Si beh a te piace anche studiare, sappiamo che sei problematica.- Le fece l’occhiolino passandosi la mano tra i capelli castani e alzandosi per fermare il bus che stava arrivando.

 

Le diede un buffetto sulla spalla, che era un pò “il loro saluto” e scomparì sul grosso mezzo colorato.

 

Passati i fatidici minuti che passò a spulciare le notifiche abbandonate dall’ora di pranzo, prese il bus e tutto seguì la sua perfetta routine.

 

Libro finito, come previsto, domani avrebbe iniziato “Midnight Sun”, cena veloce, breve conversazione con i suoi, doccia, pigiama e letto.

 

Domani sarebbe iniziata un’altra giornata e tutto sarebbe stato perfetto, esattamente come la giornata appena passata.



Note: 

Ciao a tutti, ecco il primo capitolo, chiaramente poco movimentato in quanto l'ho usato per presentare due personaggi e per buttare le basi della storia, fatemi sapere!!!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2 

 

Inadatta

 

 

Tra le battute di Fede e le lezioni interessanti la settimana trascorse velocemente seguendo i piani, che non la deludevano mai, arrivò la fatidica sera della festa.

 

Erano le 19:00, si alzò dal letto appena sentì i suoi chiudere la porta per andare a cena da alcuni amici di famiglia, accese la cassa e collegò il telefono per ascoltare “Falling” di Harry Styles, non c’era niente di meglio di una bella canzone depressa per iniziare la serata con il piede giusto, scosse la testa per scacciare il pensiero di rimanere a casa dalla testa, e si avviò verso il bagno.

 

Dopo una doccia veloce asciugò i capelli, decise di truccare più accuratamente gli occhi aggiungendo una delicata linea di eye-liner per enfatizzare il verde scuro che si celava dietro le sue palpebre, perennemente abbassate sulle pagine di un libro.

Indossò poi un body a collo alto color senape, un paio di jeans ed un blazer. Di sicuro si era impegnata di più del solito, il colore di oggi era il giallo, quindi non avendo un paio di scarpe abbinate, optò per il cassico paio di vans nere, era stata tentata di portarsi un cambio, qualcosa che la slanciasse, almeno secondo sua madre, ma era completamente impedita, e di cadere davanti a tutta quella gente non aveva nessuna voglia.

 

Prima di uscire infilò nella borsa “Midnight Sun”, raccattò chiavi e portafogli, e si fermò qualche istante per prendere il cappotto, che non avrebbe indossato ma lasciato in macchina in caso di bisogno.

 

Si complimentò con se stessa, ancora una volta era in perfetto orario, il viaggio in macchina fu silenzioso, aveva abbassato il volume dello stereo del suo amato maggiolino giallo perché era pensierosa, e chi la conosceva bene, sapeva quanto per lei i suoi pensieri fossero impossibili da spegnere.

 

Scendendo dalla macchina pensò che ricordava una casa grande, ma non così tanto.

 

L’immensità di quella villa era un qualcosa di imbarazzante, tre piani, una piscina che probabilmente poteva contenere una cinquantina di persone, e quello era forse un campo da calcio?! 

 

L’ultima volta che aveva fatto visita ad Andrea ed alla sua numerosa famiglia, era stato in quinta superiore, poi finito il percorso, ognuno aveva preso la sua strada, e aveva sinceramente pensato che non si sarebbero mai rivisti.

 

Mondi diversi, interessi diversi, sogni diversi.

 

Ed invece eccola li, suonando il campanello si chiese se forse era il caso di aspettare Lucrezia, ma magari lei avrebbe preferito passare del tempo con il suo quasi ragazzo. Sospirò, decidendo mentre sentiva la porta aprirsi, che solo perché lei si sarebbe annoiata, non avrebbe dovuto rovinare anche la serata dell’amica.

 

La porta venne aperta da una signora, che di certo non era la mamma del suo ex compagno di classe, indossava quella che con una buona dose di fantasia poteva considerarsi una divisa da governante, anche se era molto informale.

-Buonasera signorina! Prego si accomodi, vuole lasciarmi la borsa?- Si allungò verso Anna incentivandola con lo sguardo a porgerle la tracolla, ma lei subito fece qualche passo indietro.

 

-Salve, ehm no grazie, se non è un problema preferirei portarla con me, sa cose da ragazze.- Sapeva che non era molto carino andarsene in giro con la borsa, ma aveva bisogno del suo contenuto e non poteva rischiare di non trovarla in tempo in caso di necessità.

 

-Nessun problema, venga la accompagno pure dai ragazzi.- Aveva un sorriso cordiale ed un tono rassicurante, con l’espressione neutra, non si capiva bene se fosse felice del suo lavoro o solo annoiata, ma di sicuro era molto brava, che poi da quando avevano anche i domestici?

 

Mordicchiandosi l’interno della guancia seguì la signora in silenzio fino a che non si trovò nel salotto che riconosceva, quante ore passate a fare progetti di gruppo! Chissà come mai volevano sempre tutti lei quando c’erano da fare quei lavori in collaborazione, e alla fine capitava sempre con Andrea e i suoi allegri amici, che non solo non la aiutavano, ma la importunavano anche, rendendo il lavoro meno piacevole del previsto.

 

Si chiedeva se ci sarebbero stati anche loro, ma prima di terminare il pensiero venne intercettata da niente poco di meno che dal capobranco del suo ex gruppo di studio.

 

-Nana! Ma sei proprio tu? Incredibile!- Quello era Andrea, scarpe Gucci, camicia bianca, skinny jeans neri e faccia da ribelle, il classico tipo da copertina di Vogue praticamente.

 

Bello, ricco, popolare e simpatico. Le aveva tutte lui, sempre le gioie a chi non le merita…

 

-Ehi ciao! Si sono proprio io, spero non sia un problema, sai mi ha invitata Lucrezia come sua “più uno”…- Anna sorrise sentendosi un pò fuori posto, non l’avevano mai fissata in quel modo, guardandola come se fosse una ragazza, di solito lei era la secchiona, che passava i compiti, faceva copiare durante le verifiche, ben voluta da tutti, ma mai amata da nessuno, invece, era forse lussuria quella che leggeva negli occhi del riccio? Si sentiva a disagio in quelle nuove vesti.

 

-Ma figurati se la tua presenza può essere un problema Nana! Lo sai che sul mio diploma c’è anche il tuo nome! Vieni ti presento un pò di gente e ti rimedio qualcosa da bere.-

 

Le afferrò delicatamente un braccio indicandole come spostarsi e presentandole qualche ragazzo ogni tanto, amici di amici per lo più, nomi che non avrebbe ricordato sicuramente.

La memoria fotografica non era come quella dei film, ricordava solo quello che leggeva non quello che le veniva detto.

 

Pazienza pensò, tanto non pensava avrebbe dovuto avere chissà quali rapporti con quei soggetti che sembravo tutti la copia di Andrea.

 

-Beh Nana ma allora? Sei dimagrita tantissimo, adesso si che sei diventata un bel pezzo di ragazza, hai già iniziato a fare strage?- Le fece l’occhiolino porgendole un bicchiere con Dio solo sa cosa dentro, mentre indicava la sua figura alleggerita, lei sorrise passandosi una mano sul blazer eliminando una piega che non c’era, era imbarazzata, ma felice che qualcuno notasse i suoi sforzi.

-Si grazie in effetti ho perso peso, comunque no, sai come sono studio, studio, studio. Grazie per il drink!- Lo sollevò verso di lui come per brindare, lei non beveva, lui lo sapeva, ma ci provava tutte le volte, in un certo senso Anna ammirava la sua ostinazione, fin da piccolo seppur per sciocchezze, non mollava mai la presa, e alla fine spesso vinceva, era ammirevole.

 

-Ah sciocchezze, ogni tanto bisogna pur fare una pausa no? Non preoccuparti, ci penso io a mandare qualche buon partito a cercarti!- Lo disse allontanandosi da lei e non dandole il tempo di controbattere.

 

Si stava chiedendo quale, secondo il ragazzo più sfacciato del mondo, fosse la definizione di buon partito, quando senti il telefono vibrare.

 

“Scusami cara, ma Marcello mi ha sorpresa portandomi fuori a cena, passiamo a fare un saluto dopo, spero di vederti, divertiti!”

 

Sbattè le palpebre un paio di volte incredula, lei non si arrabbiava mai, processava le cose e le accettava, le mandò un pollice in su augurandole buona fortuna.

 

Aveva rinunciato al suo giorno sacro per fare da terzo incomodo ad una festa piena di gente che non sopportava, per poi scoprire che il suo ruolo era ormai superfluo, quando ormai era già stata vista, e non poteva sparire dopo due minuti di apparizione, sua madre diceva che il minimo sindacabile erano due ore.

 

La cosa positiva? Mancava un’ora e cinquanta minuti.

Decise di non elencare la lista dei lati negativi per non infierire ulteriormente su se stessa.

Ora che aveva processato poteva andare avanti con la serata, di certo non incolpava Lucrezia.

La settimana precedente le aveva confidato che aspettava di avere una chance con Michele dalla scuola media, non poteva di certo rinunciare all’occasione della vita.

 

Sospirò, non le avrebbe detto nulla, andava bene così, anzi forse era meglio, poteva restare per un’altra ora e quarantotto minuti per poi defilarsi senza dover aspettare l’amica.

 

Annusò il bicchiere che aveva in mano, era quasi certa fosse alcol puro da quanto puzzava, allontanò il viso facendo una smorfia e sentì una risata dietro di lei.

 

-Non ti piace la vodka Nana?- Non aveva bisogno di girarsi per conoscere la voce della sua interlocutrice, ma si voltò per era educazione, quella che alla sua controparte mancava.

 

Gianna, un metro e cinquantadue di antipatia con un pizzico di cattiveria ben miscelata ad una tintura per capelli lilla, un vestitino nero, un tacco che la portava alla sua altezza e un sorriso che urlava “sono mezza sbronza” sulla faccia, aveva iniziato a bere da casa? Come si faceva ad arrivare a quell’ora ridotti così?

 

-Ciao Gia, ti trovo bene, come va il lavoro?- Non le interessava minimamente del suo lavoro ovviamente, ma si era sentita in dovere di chiederlo, perché era ovviamente la cosa più giusta da fare.

 

-Tutto bene cara, forse avrò una promozione a breve, te come ti trovi all’università? Conosciuto qualche bel ragazzo?- Anna deglutì per prendere tempo, un bel ragazzo? Pensava andasse all’università per cercar marito? Ma non l’aveva mai ascoltata in quei cinque anni passati insieme?

 

-Gli studi procedono bene grazie, ma quello non è Massimo? Penso ti stia salutando.- Gli indicò con la mano uno dei fedeli amici di Marcello, simpatico quasi quanto la ragazza dai capelli lilla e approfittando della sua momentanea distrazione si defilò.

 

Guardò l’orologio mancava troppo tempo, quindi con il caro vecchio bicchiere di quella che, ora sapeva essere vodka, decise di farsi un giro per la casa, per cercare un buon posto in cui leggere indisturbata.

 

Mentre gironzolava nella zona dove era chiaramente consentito l’accesso, salutò qualche vecchio compagno di scuola e scambiò qualche chiacchiera di cortesia, erano tutti contenti di vederla, prima o poi tutti le avevano chiesto aiuto e lei era sempre stata disponibile, quindi nessuno l’aveva mai odiata, era solo un pò esclusa dal gruppo, non che le dispiacesse, anzi, a volte era lei che si autoescludeva.

 

Si incamminò verso la terrazza riscaldata che sembrava deserta e ben illuminata quando qualcuno le mise una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.



Note:

Buongiorno!!! Mi ero ripromessa di aggiornare con una cadenza ben definita, ma dato che ho i capitoli già pronti non me la sento di lasciarli li a marcire... Abbiamo fatto la conoscenza di nuovi personaggi, che vi assicuro rivedremo!
Fatemi sapere se i capitoli vanno bene o sono troppo lunghi/corti, inoltre le critiche costruttive sono sempre ben accette!!!

Grazie per essere passati, a presto!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Scambio 

 

 

Si girò confusa, pensava di aver salutato tutti i suoi compagni di classe, quindi chi rimaneva?

 

-Anna!!! Saranno dieci anni che non ci vediamo! Non dirmi che non ti ricordi di me! Sono Davide!-

 

Il ragazzo era alto poco più di lei, aveva i capelli biondi, un sorriso gentile e dei grandi occhi blu, sapeva perfettamente chi era, si erano sposati al terzo anno di asilo, i loro testimoni erano stati Lucrezia e Andrea, come dimenticare.

Gli sorrise in maniera spontanea al ricordo dei loro giochi, i pupazzi di neve e i puzzle mai finiti.

 

-Davide! Ma certo che mi ricordo di te! Eravamo sposati.- Scoppiarono entrambi a ridere e lui le si avvicinò un pò per sovrastare il chiacchiericcio della festa che ormai aveva preso vita.

 

-Stavo parlando con Andre prima e mi ha detto di venire a reclamarti prima che qualche buon partito ti accalappiasse, ma non ero sicuro fosse serio, aveva una bottiglia di Gin in mano.- Ridaccihò prendendo un sorso dal bicchiere mentre Anna pensava che quell’idiota andava in giro a dire alle persone di “accalappiarla”, avrebbe dovuto processare anche questo.

 

-Oh si sono certa che la sua lista sarà ricca di cavalieri dall’armatura scintillante! Ma dimmi un pò come va con le gare di ciclismo? Ho visto su instagram che vai forte!-

 

Sviò abilmente l’argomento scomodo spostando l’attenzione sul ragazzo che entusiasta dell’argomento intavolato, le spiegò per filo e per segno l’evolversi della sua carriera da ciclista, era un ottimo atleta con un futuro promettente, bisognava ammetterlo.

Ascoltando il fiume di parole uscire dalla sua bocca, si chiese se Federico si sentisse così quando lei gli raccontava delle sue letture. In quel caso forse sarebbe stato il caso di scusarsi, era davvero difficile seguire la conversazione, si limitava ad annuire e sorridere cercando di non perdere il filo.

 

Evidentemente quella era la sua serata, perché dopo una decina di minuti di fitta conversazione, il cellulare del ragazzo squillò e lui un pò rammaricato rispose velocemente chiudendo poi la chiamata dopo pochi secondi.

 

-Sono alcuni miei amici che sono passati a prendermi, ho fatto un salto solo per salutare Andrea, però ti prego, dammi il tuo numero, mi piacerebbe uscire insieme qualche volta.-

 

Anna pensò che nella sua rubrica adesso aveva una potenziale amica ed un potenziale interesse amoroso, evviva.

 

Sorrise gentilmente annotando il numero sul telefono del biondo ragazzo, che le era sempre un pò piaciuto, ma che era fin troppo bello per lei.

 

-Mandami un messaggio così ti salvo!- Gli disse lei restituendogli lo smartphone.

-Ci puoi contare! Dobbiamo assolutamente organizzarci, e giuro che ti farò parlare la prossima volta, lo so che quando attacco sono una palla.- Le sorrise scusandosi con lo sguardo, poi le lasciò un veloce bacio sulla guancia e sparì prima di darle il tempo di fare nulla.

 

Erano passati quarantacinque minuti decretò guardando l’orologio mentre raggiungeva la terrazza.

 

Trovò una specie di poltroncina e ci si sedette appoggiandosi allo schienale con gli occhi chiusi.

 

Quante informazioni da processare.

Era contenta di aver incontrato Davide, anche se aveva avuto una prima impressione un pò sbagliata, probabilmente dettata dal fatto che era infastidita dalla situazione generale, sarebbe stato un bene per lei coltivare quella conoscenza.

 

Non aveva mai avuto un ragazzo, un pò perché non era un fiore di bellezza, un pò perché non lo aveva mai cercato, ma era profondamente convinta di non essere mai piaciuta a nessuno, e il fatto che qualcuno si interessasse a lei la faceva sentire emozionata.

 

Forse non aveva fatto poi male ad andare alla festa, in fin dei conti aveva socializzato, ed ora poteva leggere in santa pace, come al solito tutti i compiti erano stati svolti correttamente.

 

Annuì compiaciuta dalle conclusioni che aveva tratto e decise di controllare il telefono per verificare l’eventuale presenza di Lucrezia alla festa, le avrebbe fatto piacere salutarla se si fosse presentata, era molto simpatica, anche se le avev giocato un brutto scherzo quella sera.

 

Della ragazza non c’erano notizie, ma vide il messaggio di un numero non salvato e subito sorriso per il contenuto.

 

“Ciao mogliettina :)” 

 

Salvò il numero e gli rispose con uno smile, poi decise di riporre il telefono nella tasca dei Jeans estraendo successivamente il libro dalla borsa.

 

Dopo tutto quel fingere di essere una persona socievole e normale, nulla poteva rallegrarla più di un bel mattone di ottocento pagine.

 

Si mise comoda sulla poltrona e si perse nelle pagine del romanzo che tanto aveva aspettato di possedere.

 

Era cresciuta a pane e Twilight, nonostante il velo di trash, lei agognava l’amore profondo e cavalleresco dei personaggi di fantasia.

Ogni gesto di Edward, ogni suo sguardo, ogni suo pensiero, erano per lei, la sua musa, la sua dea.

 

Mentre scorreva le pagine pensava che se avesse avuto la possibilità di provare quelle emozioni di cui aveva tanto letto, almeno una volta, si sarebbe accontentata di quel momento per il resto della vita.

 

Aveva dei progetti da realizzare, cose più importanti da fare, ma desiderava almeno una volta sapere cosa significava essere amati da qualcuno senza una ragione particolare, in modo irrazionale.

 

Sospirò voltando pagina, pensando che non le sarebbe mai successo, forse non lo meritava, o forse era destinata a progetti più grandi, come diceva sempre sua madre.

 

Voleva lavorare all’Onu, voleva sedere dove si prendevano le decisioni, voleva poter dire la sua ed essere ascoltata, voleva rendere il mondo un posto migliore.

 

Forse nel suo grande piano non c’era spazio per futili sentimentalismi.

Magari un giorno avrebbe vinto un nobel per la pace.

 

Si mordicchiò il labbro sentendo sete, con suo grande disappunto la borraccia nella sua borsa era vuota, le capitava sempre di non riempirla prima di uscire, perché tanto in facoltà avevano le fontanelle, ma ovviamente qui non c’era nulla di simile.

 

Bere dal bicchiere che si era portata dietro tutta la sera era ovviamente escluso, ed andare dentro per prendere qualcosa di analcolico non sembrava una buona idea, visto il chiasso che si sentiva nonostante i doppi vetri.

 

Guardò l’orologio e si rallegrò perché mancava meno di un’ora al suo congedo, riaprì il libro intenzionata a finire un altro paio di capitoli.

 

-Hey ti va di fare uno scambio?-



note:

Ciao a tutti! eccomini tornata con il nuovo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie per essere passati!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Osservare

 

Concentrata come era sul libro, ci mise un pò a capire che quella frase era stata pronunciata da una persona vera e non letta dal suo cervello molto fantasioso.

 

Alzò lo sguardo e vide Ettore, membro della “gang” di Andrea, era forse il  meno problematico, stava per le sue, non disturbava più di tanto parlava poco, ed era bravo in matematica.

 

Tutto quello che aveva imparato su di lui in cinque anni lo poteva riassumere in una frase.

 

Lo guardò confusa, uno scambio? Cosa poteva volere? 

 

-Hey ciao! Ehm penso di non capire cosa intendi, perdonami.- Lo disse mentre infilava un pezzetto di carta tra le pagine del mattone che aveva in mano, odiava perdere il segno.

 

Il ragazzo dai capelli scuri, di poche parole come al solito, si sedette sul tavolino che stava davanti alla poltrona, prese il bicchiere con la vodka e le passò una bottiglietta da mezzo litro di acqua.

 

-Visto? Uno scambio.- Le face un cenno, che non poteva davvero essere definito sorriso e prese un sorso di quel liquido puzzolente.

 

Le aveva appena portato quello che aveva desiderato prima? Forse era davvero la sua serata…

 

-Grazie! Ma non c’era bisogno davvero, tanto tra poco vado via, avrei bevuto a casa, sei stato gentilissimo comunque!-

 

Cercò di risultare convincente, ma la realtà era che non stava capendo, e questo per lei non era accettabile.

 

-Fammi indovinare, tra venti minuti vai a salutare.- E questo come faceva ad azzeccarlo? Lo aveva detto con naturalezza, come se lo sapesse con certezza.

 

-Oh beh non che stia tenendo il tempo, però si non contavo di restare ancora per molto, sono arrivata presto.- Si mordicchiò l’interno della guancia confusa da quello scambio, odiava essere l’interlocutore che sapeva meno, la metteva in difficoltà, e cercava sempre di evitare queste situazioni.

Era infastidita, doveva concederglielo, con qualche frase era riuscito a disturbarla, non era da tutti.

 

-E’ sigillata comunque, così puoi essere certa che non è stata manomessa.- Le indicò il liquido trasparente, aveva stranamente ragione, se fosse stata aperta non l’avrebbe bevuta, pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, un punto per lui.

 

-Oh grazie, è solo una stupida fissa, però sei stato carino a ricordartene.- Era in una fase di stallo, non sapeva come doveva comportarsi e questo la spiazzava, probabilmente avevano parlato più quella sera che per tutto il periodo della scuola, come faceva a sapere quelle cose? 

Si affrettò a bere un sorso d’acqua, un pò perché era assetata, e un pò perché non voleva dare una brutta impressione non accettando un “regalo”.

 

Il giovane la fissava in silenzio, era un pò imbarazzante, ma era più abituata a vederlo così che a sentirlo parlare.

 

Iniziò a raccogliere le sue cose, era sicuramente arrivato il momento di andare a cercare il padrone di casa per salutarlo.

Si alzò in piedi e fece un cenno ad Ettore.

 

-E’ stato bello rivederti Achille.- Trattenne un sorriso, mentre utilizzava un soprannome che gli aveva bonariamente affibbiato al secondo anno, anche lei si ricordava delle cose, uno pari.

 

-Sono anni che mi chiami così e che ti ripeto che non ho idea di cosa tu stia dicendo.-

Lo disse alzandosi in piedi, guardandola dall’alto dei suoi almeno venti centimetri in più, con la classica faccia neutra.

 

-E sono anni che ti ripeto che Ettore e Achille sono i protagonisti dell’Iliade, che abbiamo fatto a scuola, è una cosa da secchioni…-

Lo disse scrollando le spalle, era un fatto che le era venuto in mente così giusto per.

Se lei avesse dovuto scegliere chi essere, avrebbe preferito Achille, il vero eroe della storia, ma forse alcuni erano felici di essere degli Ettore.

Probabilmente non lo avrebbe mai saputo, il ragazzo le allungò la bottiglia che era ancora appoggiata sul tavolino e le fece cenno di passare davanti a lui.

 

-Ho notato che sei dimagrita.- A quanto pare era la hit parade della serata, era felice si accorgessero del suo impegno, ma era davvero l’unica cosa che importava?

Prima che lei potesse rispondere lui continuò la frase.

 

-Stai bene? Voglio dire, con il tuo problema, hai perso peso per quello o per estetica?-

 

Aveva davvero sentito quelle parole? Lui sapeva quali problemi lei avesse, e le aveva chiesto se si sentiva male? Era davvero molto confusa, e la sua unica via di uscita, la porta, era a qualche metro di troppo per poter fingere di non aver sentito a causa del rumore, lo guardò negli occhi, che scoprì essere castano scuro, quasi neri, lo immaginava, ma non lo sapeva con certezza, probabilmente prima di quella sera non erano mai stati così vicini da poterci fare caso.

 

-Oh no, sto…Bene, cioè come al solito, l’ho fatto solo per essere ehm più contenta del mio aspetto fisico?-

Si, lo aveva fatto per raggiungere un livello di perfezione superiore, non poteva essere impeccabile se aveva dei chili di troppo, avrebbe potuto dare l’idea di un qualche tipo di mancanza, o almeno questo era quello che le aveva detto la testa, quando aveva deciso di mettersi a correre nel parco vicino casa.

 

Il ragazzo annuì, facendo intuire di aver compreso le sue ragioni, era forse preoccupato?

Non pensava di aver mai visto Ettore preoccuparsi per nulla, figurarsi poi per il suo stato di salute.

Probabilmente era solo annoiato e ancora troppo sobrio.

 

-Beh io ora vado a cercare Andrea per salutarlo, così dopo mi ritiro, grazie ancora per l’acqua!- Gli sorrise facendogli un cenno con la mano allungandosi per aprire la porta, aveva schivato un’altro problema portando a termine la serata.

Si ritrovò a pensare che era l’ennesimo piccolo successo.

 

-Uhm si vengo anche io, tanto qui fuori non c’è più niente di interessante.- Aveva appena alluso al fatto che lei era l’oggetto del suo interesse forse? Non era assolutamente possibile che un soggetto del genere trovasse qualcosa di intrigante in una come lei, doveva essere proprio annoiato per decidere di passare la serata ad osservarla.

 

Si avviarono insieme dentro la casa scansando talvolta qualche ragazzo che era ormai partito per la tangente, Anna cercava di trattenere l’espressione basita che sentiva prendere forma attraverso i suoi muscoli facciali, si girò un secondo verso il suo ex compagno di classe e lo vide impassibile.

Gli aveva sempre invidiato questa capacità di non farsi toccare dalle cose, lei soffriva di ansia cronica e si agitava per nulla, aveva un volto troppo espressivo e due occhi che parlavano, era impossibile non capire quello che le passava per la testa, lui invece, per quanto la riguardava, con quell’espressione vuota, poteva essere anche un sonnambulo che camminava, il che avrebbe spiegato il suo strano comportamento.

 

Vide Andrea e gli andò incontro, seguita da Ettore, sorrise al ragazzo in camicia bianca congedandosi.

 

-Ma come, sei appena arrivata! Rimani un pò dai!- Le mise il braccio attorno al collo attirandola a se mentre le indicava Lucrezia.

 

-Guarda chi c’è, non puoi andare via ora che è arrivata, non ti ha invitata lei?- Anna sospirò annuendo, sarebbe stata una lunga serata.

 

-Va bene dai, mi fermo una mezz’ora in più, vado a salutare Lu!- Ci aveva messo tanto impegno per risultare entusiasta, ma non sapeva il risultato finale come era stato recepito.

 

Andrea sembrava soddisfatto, ed era divertimento quello nello sguardo di Ettore? Si divertiva a vederla soffrire, e lei che aveva pensato chissà che. Bentornata al liceo.

 

 

Note: 

Eccomi con un nuovo capitolo, ho inseriro un nuovo personaggio, fatemi sapere le vostre impressioni!
Le recensioni sono sempre gradite ovviamente, grazie mille per essere passati di qui!

Alla prossima :)

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 

 

 

Ossessione

 

Lucrezia l’aveva trascinata in bagno ancora prima che lei le potesse dire della sua intenzione di andare a casa in tempi brevi, ovviamente eccitatissima per la cena che era andata favolosamente si perse a raccontare per una buona ventina di minuti tutti i dettagli, dalla trama della tovaglia, al dolce condiviso.

 

Anna era sinceramente felice per la ragazza, sapeva che per lei era importante avere un rapporto con Marcello, e finalmente stava raggiungendo il suo obiettivo.

 

La gioia che le si leggeva in volto era talmente evidente che non potè evitare di sentirsi coinvolta ridendo di gusto mentre le veniva raccontata qualche situazione buffa accaduta durante la cena.

 

In fin dei conti vivere attraverso le esperienze altrui non era male, si sentivano le emozioni attenuate, ma era anche più difficile soffrire, visto che il dolore non la riguardava in prima persona, decise che le andava bene cosi.

 

-Beh e tu che mi racconti invece? Ho visto che l’amico di Andre ti fissava.- La stavano fissando? Oddio di sicuro aveva qualcosa dietro la schiena! Si tastò il tessuto della giacca, trovandolo perfettamente liscio.

 

-Ehm ma no Lu, cosa dici! Forse si era incantato, figurati se con tutta le gente che c’è qui qualcuno si mette a guardare me.- Parlando si passò una mano nel cassetto liscio, cercava di non toccarsi troppo i capelli, ma quando era a disagio diventava difficile.

 

-Sarà, ma da quanto ho sentito c’è qualcuno che è un pò in fissa per te. Quando ho raccontato a Marcello del nostro incontro dicendogli che ci saresti stata, mi ha detto che era l’ora di conoscerti visto che ormai aveva la testa piena di chiacchiere sul tuo conto.-

 

Appoggiata al lavello Lucrezia sembrava entusiasta di ciò che aveva appena raccontato, mentre Anna era perplessa, confusa e anche leggermente infastidita.

 

C’era qualcuno che nel suo tempo libero si divertiva a parlare male di lei? Cosa si intende esattamente con chiacchiere? Era stata sicuramente Gianna, ci avrebbe scommesso, sempre pronta a criticare le scelte di vita altrui.

 

E cosa significava che c’era qualcuno in fissa con lei? Oltre ad aver messo in giro voci presumibilmente false o quantomeno ingigantite, c’era anche qualcuno che aveva intenzione di farsi due risate raccontando di come aveva fatto innamorare la solita secchioncella?

 

Non ci voleva di certo un cento e lode allo scientifico per capire che qualcuno le stava tirando qualche brutto scherzo, ma grazie a Lu sapeva dove volevano andare a parare, e avrebbe evitato il problema.

 

Sorrise entusiasta alla ragazza, che seppur inconsapevolmente, le aveva risparmiato una serie infinita di problemi.

 

-Beh adesso sono curiosa di conoscerlo per bene Marcello, l’ho visto solo qualche volta e non ci ho mai parlato!- Lo disse più per far contenta l’amica, ma infondo vederla così su di giri le faceva sorridere il cuore.

 

Il suo braccio venne afferrato dalla bruna e in poco tempo si ritrovò nel grosso salone, questa volta nella zona con i divani, dove il padrone di casa ed i suoi amici conversavano rumorosamente tra un sorso e l’altro.

 

Lu andò subito a sedersi accanto al giovane dai capelli castani, e la indicò con un dito.

 

-Marci, lei è Anna, sono certa che andrete molto d’accordo, è davvero simpatica.- Doveva essere onesta e riconoscere che nessuno l’aveva mai presentata a qualcuno mettendo “simpatica” come sua caratteristica principale, un pò perché non era verissimo, un pò perché di solito erano tutti più interessati al suo cervello, o al lavoro di suo padre.

In ogni caso le fece stranamente piacere, e sorrise genuinamente al ragazzo.

 

Sapeva di avere una fossetta che si vedeva quando sorrideva sulla guancia destra, ma non si aspettava che il ragazzo ci infilasse un dito sopra, ritirandolo poco dopo aver guardato sulla sua testa, come se fosse stato ammonito.

 

-E’ un piacere conoscerti finalmente! Posso chiamarti Nana? Ho sentito che ti chiamano così da queste parti. Ah scusa per la fossetta a proposito, ma era una cosa che ho sempre voluto fare!-

 

La ragazza ancora un pò confusa dalle azioni del ragazzo, decise che per essere amico di Andrea qualche stravaganza doveva averla per forza, e non ci diede molto peso.

 

-Chiamami pure come preferisci, è un piacere incontrarti ho sentito belle cose su di te!- Lo disse lanciando un’occhiata a Lucrezia che lo guardava con quello sguardo un pò perso che hanno le persone infatuate, strinse la mano del castano e si girò verso il resto del gruppo.

 

Poco prima aveva ricevuto un messaggio da sua madre che non vedendola ancora tornare si era allarmata, quindi decise di cogliere la palla al balzo proclamando la fine della sua serata.

 

Dopo qualche protesta fatta più per cortesia che per piacere di restare in sua compagnia, le venne concesso di andare via, salutò tutti con la mano, ma qualche secondo dopo si sentì chiamare e tornò indietro pensando di aver scordato qualcosa.

 

Era Andrea ad aver attirato nuovamente la sua attenzione.

 

-Nana venerdì prossimo devi assolutamente venire al “Rock”, ci sarà anche Davide, gli ho detto che saresti venuta, non deludiamolo.- Le fece l’occhiolino, e lei si chiese se insultarlo in francese sarebbe stato comunque troppo offensivo, quindi si limitò a deglutire.

 

-Io ehm, venerdì ho lezione fino a tardi, non so se è il caso, magari la prossima volta?- Era una scusa debole e lo sapeva, le feste non iniziavano mai prima delle undici, e lei avrebbe avuto tutto il tempo, infatti l’occhiataccia ricevuta da Andrea, seguita da uno sguardo di disapprovazione lanciato da Lucrezia, le fecero capire che non aveva molte possibilità di sviare.

Sospirò ormai rassegnata ad aver perso un’altra serata di relax e annuì, facendo capire che ci sarebbe stata.

Salutò e finalmente lasciò la villa.

 

Guidando per tornare a casa, accompagnata da “I want it that way” dei Backstreet Boys, si chiedeva perché improvvisamente tutti smaniassero per diventarle amici.

 

Riflettendo più attentamente, pensò che infondo era sempre stata invitata alle feste, ma non era mai andata perché vedeva quegli inviti come obbligati.

 

Probabilmente in poco tempo si sarebbero annoiati e l’avrebbero lasciata in pace, trovando magari qualcun’altra da importunare.

 

Quella sera si addormentò velocemente, forse un pò sopraffatta da tutti quei ragionamenti.



Note:

Eccoci qui con un nuovo capitolo :)

Fatemi sapere cosa ne pensate!!!

Grazie per essere passati :)

PS: un ringraziamento speciale va a Lita_85 che mi legge e recensisce sempre, e che è davvero troppo gentile con me!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Sfacciato

Dopo una pacifica domenica passata a studiare, accompagnata da una tranquilla cena in famiglia, la nuova settimana iniziò con il piede giusto.

Federico la derideva perché si stava “mondanizzando”, era in pari con gli appunti, ogni giorno faceva i suoi cinque chilometri di jogging, ed ogni cosa andava splendidamente come sempre.

Non si rendeva conto della fluidità della sua vita finché non iniziava a pensarci, era tutto facile, non si poteva lamentare.

Ricevette qualche messaggio da Lucrezia, che la aggiornava sulla situazione “Marcello”, ma anche lei durante la settimana era impegnata con l’università, quindi aveva meno tempo libero da dedicare al resto.

Il fulmine a ciel sereno arrivò giovedì durante la pausa pranzo.

Già seduta in prima fila, con accanto Fede, stava spiegando all’amico la sua idea per la tesina di antropologia, quando un messaggio fece vibrare il suo smartphone appoggiato sul tavolo.

“Ti passo a prendere domani?” 

Il breve testo arrivava da Davide, quindi Andrea diceva la verità, lui veniva per vedere lei.

La cosa la mise in difficoltà, e spiegata la dinamica al ragazzo accanto a lei, entrambi convennero che sarebbe stato meglio trovarsi li, così se lei si fosse sentita a disagio avrebbe potuto lasciare la festa senza disturbare nessuno.

Se c’era una cosa che amava di Federico, era il suo non giudicare, aveva capito il modo di essere di Anna e quando lei chiedeva consigli, non suggeriva cosa sarebbe stato meglio per lui, ma anzi, pensava sempre alla soluzione migliore per lei. 

Aveva un gran cuore, ed era un’amico fantastico, si sentiva molto fortunata.

Dopo una manciata di minuti inviò la risposta.

“Non ti preoccupare, ci vediamo lì! :)”

Le arrivò uno smile ammiccante qualche secondo dopo, anche quella crisi era scampata.

A fine lezioni Fede la fece riflettere sul fatto che non avrebbe potuto evitare quel tipo di momenti in eterno, e che se era un ragazzo meritevole e ben educato come suggerivano i suoi comportamenti, sarebbe stato carino provare ad instaurare qualcosa di più che una semplice amicizia.

Aveva ragione, come sempre, e il suo ragionamento non faceva una piega.

Eppure lei aveva sempre pensato di dover sentire qualcosa di speciale, come un borbottio nello stomaco, o un battito perduto, e avrebbe capito di essere attratta da qualcuno.

Invece vedeva la possibile relazione come qualcosa di asettico, ma giusto.

Infondo non era importante fare la scelta migliore? Un ragazzo educato, di buona famiglia e con un futuro promettente, tutto ciò che si potrebbe desiderare.

Promise a se stessa che si sarebbe impegnata.

Il venerdì universitario passò tranquillamente e quella sera alla fermata del bus anziché il classico colpetto sulla spalla Fede le lasciò un bacio sulla fronte, un pò come avrebbe fatto un padre con la figlia, augurandole buona fortuna.

Sapevano entrambi che l’ansia la stava divorando, eppure riusciva a mantenere quella calma apparente che la rendeva la diplomatica perfetta.

Tornata a casa mangiò una mela, qualche cracker ed iniziò a prepararsi, troppo nervosa per poter infilare altro cibo nello stomaco.

Quella sera si sentiva particolarmente ispirata e tirò fuori il vestito verde scuro che teneva nell’armadio a prendere la polvere.

Lo aveva comprato mesi prima perché la commessa la aveva convinta che fosse del preciso colore dei suoi occhi, ma non era poi riuscita ad indossarlo.

Aveva una gonna ampia al ginocchio, il collo alto e le maniche lunghe, abbinato ad un paio di calze nere le avrebbe tenuto sufficientemente caldo.

Decise di mettere le scarpe basse di pelle. che teneva nell’armadio per il pranzo di natale o ricorrenze simili, si truccò come suo solito, tanto al buio del locale nessuno avrebbe notato l’assenza dell’eyliner, e preparò una borsetta con il necessario.

Visto l’outfit elegante, non poteva portare la Freitag consumata, quindi optò per una borsetta nera sepolta sotto mille altre, ci infilò il necessario, e il Kindle retroilluminato, sapendo come sarebbe andata a finire la serata.

Aveva una chiara immagine di lei, seduta su una poltroncina appartata, che leggeva la storia di Michelle Obama.

Prima di uscire salutò sua madre, impegnata con le amiche pettegole, o meglio dire il club del libro, e decise di non prendere la macchina.

Il locale prescelto per la serata era a soli otto minuti a piedi da casa sua, lo sapeva perché era accanto alla fermata del bus che prendeva ogni giorno, non avrebbe avuto alcun senso spostare l’auto per così poco.

Camminò con calma e arrivò come al solito in perfetto orario, il buttafuori la fece entrare appena gli disse il suo nome e così si avviò nel locale alla ricerca del gruppo, si rese conto passando davanti al guardaroba, che non aveva preso un cappotto, ma infondo casa sua era talmente vicina, che non ne avrebbe avuto bisogno.

Non vedendo nessuno chiese informazioni ad un PR, che le indicò il privè infondo al locale, ovviamente Andrea non poteva farsi mancare il lusso.

Poco male pensò, almeno non avrebbe dovuto cercarsi un posto per leggere.

Scostata la tenda traslucida che chiudeva lo spazio riservato si ritrovò davanti la comitiva quasi al completo, fece un saluto generico, cogliendo poi il cenno di Davide, che la invitava a sedersi accanto a lui.

-Nana sei venuta! Iniziavo ad avere dei dubbi sai, non ti sei fatta sentire!- Andrea sembrava troppo gentile ultimamente, era socievole, ma non avevano mai avuto chissà che rapporto, da dove veniva questa voglia di vederla?

Si strinse nelle spalle borbottando qualcosa riguardo alle lezioni e sorrise incoraggiante a Lucrezia, che aveva la testa appoggiata sulla spalla di Marcello.

Arrivò il primo giro di shot, il cameriere appoggiò davanti ad ognuno di loro un bicchierino con dentro un liquido azzurro ed andò via prima che potesse dirgli di portarlo indietro.

Decise di lasciarlo appoggiato sul tavolo, allontanandolo un pò da se, probabilmente qualcuno lo avrebbe preso in poco tempo.

Davide monopolizzò la sua attenzione riempiendola di domande sull’università, e non si rese conto del tempo che passava, infondo era piacevole parlare con lui, e si trovavano d’accordo su molti argomenti.

Prima che lei potesse chiedergli come era stata la sua settimana, il cameriere, poco più adulto di lei, tornò con il vassoio pieno di shot, arrivato davanti alla ragazza le appoggiò il bicchierino accanto a quello ancora pieno facendole l’occhiolino.

-Coraggio ragazza, vogliamo vedere il tuo lato selvaggio, manda giù!- Le fece un segno con la mano come per spiegarle cosa doveva fare.

Era normale essere così invadenti o era una sua caratteristica personale? Non era abituata ad andare per locali, quindi non sapeva quale fosse la giusta risposta.

Sorrise gentilmente al cameriere, gli avrebbe spiegato che poteva evitare di portarle gli shot e così avrebbe evitato disagi futuri, peccato che qualcuno l’aveva già battuta sul tempo.

-Lei non beve.-

Note: 

Eccomi con un nuovo capitolo, pian piano gli eventi si stanno allineando. Chi avrà pronunciato quella frase? Vi avviso, che già nel prossimo capitolo ci sarà un colpo di scena!

A presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Concentrazione

 

 

Con sole tre parole pronunciate con tono neutro, Ettore aveva fatto ammutolire tutto il tavolo.

 

Anna era piuttosto perplessa, cercava di mettere a fuoco la situazione, ma non le piaceva che le persone parlassero per lei, dunque si rivolse al cameriere prima di ulteriori interruzioni.

 

-Ehm si scusa se non te l’ho detto prima, ma gradirei solo dell’acqua se non è un problema…- Aveva usato un tono gentile, e gli aveva passato i due bicchierini.

 

-Prendile una bottiglietta e assicurati che sia sigillata.- Di nuovo! Ettore aveva ancora deciso di intervenire al posto suo, che fastidiosa sensazione, era perfettamente in grado di badare a se stessa.

 

Il cameriere lancio un’occhiataccia al ragazzo, ma annuì andandosene, subito dopo la fine di quella scenetta tutti tornarono ai fatti propri, eccetto Davide che la guardava perplesso.

 

-Sai cosa gli è preso?- Sembrava spaesato quanto lei, ma questa volta la ragazza non aveva nessuna brillante osservazione da fare, quindi si limitò a stringersi nelle spalle.

 

Sicuramente era una giornata storta per Ettore, ma non poteva neanche comportarsi in modo così maleducato, sicuramente glielo avrebbe fatto notare appena possibile.

 

Il cameriere le appoggiò una bottiglia da mezzo litro di acqua con il tappo chiuso davanti e si abbassò al suo livello.

 

-La prossima volta il tuo ragazzo fallo sfogare prima di venire qui, così magari è più simpatico!- Le fece l’occhiolino e sparì, veloce come era arrivato.

 

Anna era piuttosto sicura che gli unici ad aver capito la battuta del ragazzo fossero stati lei e Davide, perché aveva davvero parlato molto piano, ma era perplessa.

 

Il suo ragazzo? Era sicuramente problematico quel tizio, c’era poco da processare in questa situazione.

 

-Nana, mi sono perso un pezzo o quello non ha capito nulla?- Adesso ci si metteva anche Davide? Lei aveva una gran confusione in testa ed era infastidita, non aveva proprio voglia di dover dare spiegazioni, specialmente su fatti inesistenti.

 

Si sforzò di usare un tono gentile, come faceva sempre.

 

-Assolutamente no, quel cameriere ha travisato tutta la situazione!- Si tolse un capello dalla manica del vestito e mentre rialzava lo sguardo notò un luccichio di soddisfazione negli occhi del biondo.

 

Forse sarebbe stato meglio rimanere a casa.

Successivamente all’imbarazzante situazione dell’acqua, che aveva beffardamente soprannominato nella sua testa “Il caso H2O”, ci furono shot, seguiti da drink dai colori accesi.

 

Quando erano tutti un pò alticci e più disinibiti, l’azione si spostò sulla pista da ballo che nel frattempo aveva preso vita.

 

Anna intenzionata a non evitare le situazioni scomode, si cimentò in qualche ballo con Davide, non le piaceva molto, ma alla fine bastava dondolare un pò, senza fare chissà che.

 

Doveva ammettere che da sobrio era più simpatico, nella modalità sbronza era un pò scurrile, e tendeva ad allungare le mani.

 

Arrivati al quinto ballo, la situazione iniziava a diventare un pò troppo stressante, e il suo giovane accompagnatore diventava sempre più audace, così stanca, dichiarò che sarebbe andata in bagno.

 

Il ragazzo le annuì e si rimise a ballare in quel modo un pò maldestro, le faceva quasi tenerezza.

 

Qualcuno che avesse conosciuto davvero le sue mille manie, non avrebbe creduto alla storia del bagno, perché lei era schizzinosa, e in quei posti pieni di batteri di ogni tipo non metteva piede, aveva approfittato della loro conoscenza superficiale, ma non se ne faceva una colpa, aveva resistito anche troppo.

 

Si diresse verso il privè che sperava di trovare vuoto.

 

Le sue aspettative non tardarono ad essere confermate, decise di sedersi su uno sgabellino imbottito ed estrasse il Kindle dalla borsa nera.

 

Sorrise pensando che ancora una volta aveva previsto l’esito di una situazione e si mise a leggere delle lezioni di piano che Michelle Obama prendeva quando era piccola.

 

Qualche pagina dopo sentì una presenza spostarsi di fronte a lei, non alzò neanche lo sguardo convinta che fosse un passante, ma dovette ricredersi quando dopo qualche secondo sentì una voce familiare.

 

-Cosa leggi?- Ettore si era seduto di fronte a lei e la aveva distolta dalla lettura, déjà-vu.

 

Era stupita dalla scelta della domanda, non le stava chiedendo il perché della lettura sottintendendo che avrebbe dovuto fare altro, sembrava una cosa chiesta più per aprire una conversazione piuttosto che per rimproverarle la mancanza di socialità.

 

In ogni caso spense il dispositivo decisa ad affrontare il discorso lasciato in sospeso con il cameriere.

 

-Non è stato carino sai? Il modo in cui hai trattato quel ragazzo, e poi giusto per la cronaca ho un cervello pensante, non c’è bisogno che parli al posto mio…-

 

Non aveva usato un tono arrabbiato, non era da lei, ma aveva messo decisione nelle parole che pronunciava e gli aveva lanciato uno sguardo ammonitore.

-Agli ordini Miss, volevo solo evitare che ti disidratassi come l’altra volta.- Alzò le sopracciglia come a puntualizzare che alla fine se non fosse intervenuto, lei non avrebbe avuto la sua acqua, e forse aveva ragione, ma non erano comunque affari suoi.

 

-In ogni caso potevi essere un pò meno sgarbato no? Rovini un gesto gentile con un atteggiamento rude.- Lui poteva anche aver espresso un concetto giusto, ma lei non aveva torto per quanto riguardava i modi usati.

 

-Sei tu quella gentile, io sono diretto, e alla fine ottengo sempre il risultato, non è questo l’importante?- Quella frase l’aveva detta lei una volta durante una lezione di storia, se la ricordava perché la prof era rimasta perplessa da un’affermazione così forte.

 

L’aveva appena citata o era stato un puro caso? Ecco una delle tante cose che non avrebbe mai saputo.

 

Fece spallucce come per eliminare la discussione, non voleva litigare, voleva chiarire la sua posizione in merito a quanto successo, ed ora che lo aveva fatto, poteva tranquillamente tornare al suo libro.

 

Riprese il Kindle in mano e schiacciò il tasto di accensione.

 

-Beh quindi? Non mi hai detto di cosa parla alla fine.-

 


Note: Oggi giornata bonus! Trovate già il prossimo capitolo pubblicato, happy sunday :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***



NOTA: Oggi ho pubblicato due capitoli, quindi assicuratevi di leggere il 7 prima di questo per una migliore comprensione! Buona lettura!



Capitolo 8

 

Sorpresa


 

Sollevò lo sguardo in direzione del ragazzo, quindi aveva intenzione di rimanere li? Sospirò disattivando lo schermo del Kindle.

 

-Leggevo la storia di Michelle Obama, è molto interessante, una donna dai mille talenti, mi piacerebbe essere come lei in futuro.-

 

Ettore aveva lo sguardo concentrato, presumibilmente la stava ascoltando, o forse tratteneva una scoreggia, con quel ragazzo era difficile dare un nome alle espressioni, ne aveva poche e le riciclava spesso.

 

-Tu non sei una first lady, tu sei una presidentessa.- Lo disse con una tale ovvietà e naturalezza, che fu ovvio, non era una supposizione, era certo che quella cosa sarebbe avvenuta.

Perse un battito, non pensava ci fosse qualcuno che le riconosceva tutto quel potenziale.

 

-Ehm non saprei, sarebbe un sogno! E tu invece? Lavori giusto?-

 

Aveva sviato la conversazione, non era gradevole essere sempre la protagonista, le piaceva pensare di poter avere un certo controllo della situazione.

Non era ben chiaro nella sua testa che lavoro facesse il ragazzo, ma era certa che non andasse all’università, già alle superiori era svogliato, non c’erano dubbi sul fatto che si sarebbe fermato.

 

Visto che non si poteva liberare di lui, tanto valeva intrattenere una conversazione, e poi sembrava abbastanza lucido.

 

-Il lavoro procede bene, sono un contabile, quindi niente di emozionante, però mi pagano e gli orari sono buoni.-

 

Lo disse con calma, senza mostrare particolare entusiasmo, quasi come se la risposta fosse data un pò come contentino, aveva un progetto che era stato interrotto e voleva riportare il discorso sulla traiettoria da lui stabilita.

 

Anna era certamente colpita, non si aspettava tale astuzia da qualcuno che aveva così poca voglia di prevalere, o almeno così sembrava.

 

-Beh come ti trovi con Davide? Alla fine sei qui per questo immagino.-

 

Due frasi di fila, ora era quasi commossa. Non sapeva cosa rispondere, come si trovava? Abbastanza bene, ma non lo conosceva a sufficienza per poter stabilire se c’era la possibilità di una relazione, e per stasera non pensava ci sarebbero state altre occasioni di parlare, e poi, tutto quell’interessamento da cosa nasceva?

 

Ripensò alle parole di Lucrezia, i ragazzi avevano parlato di lei, quindi, vista l’improvvisa voglia di dialogare, avrebbe potuto farsi rivelare se c’era qualcosa di losco nelle attenzioni del gruppetto nei suoi confronti.

 

Doveva giocare di astuzia, ma lei era brava a farlo, le parole erano il suo forte, doveva solo premere i tasti giusti.

 

-Non saprei, è simpatico e gentile, ma in fin dei conti ci siamo visti due volte, e poi non sono ben sicura che il suo interesse sia genuino…-

 

Si pizzicò il labbro con i denti, e rimase in attesa, l’esca era stata lanciata, adesso toccava a lui abboccare.

 

La risposta arrivò presto mentre il ragazzo allargò le gambe per trovare una posizione più comoda.

 

-Cosa intendi con genuino scusa? Perché dovrebbe starti dietro altrimenti?- Aveva usato un tono incalzante, non era confuso dall’osservazione, piuttosto era come se volesse farle dire qualcosa in più.

 

Già la reazione di per se poteva darle materiale da analizzare per un mese, sapeva qualcosa, probabilmente qualche retroscena, che lei avrebbe scoperto.

 

-Non so, è tutto un pò forzato, come se fosse troppo bello per essere vero, troppo gentile, troppo disponibile, è una sensazione, non so spiegarmi.-

 

Il ragazzo le sorrise, o almeno interpretò la sua versione di un sorriso.

 

-Sai Anna, qualsiasi cosa tu abbia li dentro, funziona davvero bene.-

 

Quindi c’era qualcosa sotto, questo glielo aveva confermato, e se da un lato si sentiva entusiasta, perché alla fine della giornata, la più intelligente rimaneva lei, d’altro canto essere presi in giro faceva schifo.

 

Doveva sapere di più, era un momento cruciale, ma non avrebbe perso la calma, non ora.

 

-E’ per questo che sei gentile con me? Ti faccio pena perché stanno architettando qualche scherzo a mio danno?- Lo disse con calma, quasi con tono comico, come se non le importasse, si rilassò sulla poltroncina e distese le gambe nello spazio lasciato da quelle aperte del ragazzo, era in attesa.

 

Ettore incrociò le braccia al petto, la guardò per qualche secondo e si avvicinò un pò al suo volto, come se dovesse dirle un segreto.

 

-Non è uno scherzo, ma non penso di poterti dire molto di più, sai per la fratellanza e quelle stronzate li, ma tu sei troppo sveglia per farti fregare, sono certo che ci arriverai.-

 

Così come era venuto, il ragazzo scomparì, senza neanche salutarla, si chiedeva se facesse il misterioso per passatempo o fosse la sua natura.

 

Quindi ricapitolando brevemente, non la stavano prendendo in giro, ma qualcosa del comportamento di Davide non andava bene, qualcosa di grosso se Ettore era uscito dalla sua tana per farglielo notare.

 

Si sentiva una stupida, anni passati sui libri e poi non riusciva a capire le cose basilari.

 

Demoralizzata, decise che le era passata la voglia di leggere, estrasse il cellulare dalla borsa e trovò una notifica.

 

“Il tuo amico di Facebook Ettore Ridossi ti invita a conoscere Alice Bassi.” 

 

Non poteva essere una coincidenza, non sapeva neanche che si potesse invitare la gente a seguire una pagina Facebook, ma questa poi chi era?

 

Aveva un profilo pubblico, con migliaia di followers, una specie di piccola Influencer che sponsorizzava qualche prodotto dalle dubbie qualità, anche lei veniva da Bologna.

 

Una ragazza apparentemente non interessante, se non che avevano degli amici in comune, la lista era breve, ma il nome di Davide spiccava tra gli altri.

 

Il fatto che avesse un’amica influencer non giustificava il comportamento del giovane, così si mise a sbirciare la bacheca, e non ci volle molto per trovare un post di qualche giorno prima, la ragazza aveva festeggiato il quarto mesiversario con niente poco di meno che Davide.

 

Ecco il grande mistero dunque, era impegnato.

Non che fosse stupita, i ragazzi facevano queste cose di continuo, tenere il piede in due scarpe era quasi di prassi, eppure continuava a chiedersi la ragione per cui avendo una ragazza come Alice, un ragazzo cercasse di avvicinarsi a lei, questo la confondeva.

 

Decise che avrebbe dovuto ringraziare Ettore per l’avvertimento, quando alle sue spalle avvertì una presenza, girandosi vide il biondo con un’espressione dispiaciuta, aveva capito che la ragazza sapeva, era ovvio.

 

-Ti assicuro che non è come sembra, ti posso spiegare.- 



Note: Seconda parte dell'aggiornamento di oggi!! Eccoci al colpo di scena!!! Fatemi sapere cosa ne pensate :) 

Grazie per essere passati! See ya :)

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Corretto

 

 

Anna assunse una posizione più composta, mentre Davide le si avvicinava, non aera arrabbiata, non poteva dire di essere stata tradita, ma allo stesso tempo si sentiva infastidita dal fatto che aveva avuto bisogno di aiuto per capire cosa stava succedendo, si era fidata troppo facilmente.

 

-Lei non è importante, ci sto insieme per passare un pò di tempo, ma noi due insieme saremmo perfetti.-

 

Il ragazzo parlò velocemente, era evidentemente annebbiato dall’alcool, eppure quello che aveva detto suonava giusto, ragionato, qualcosa che lei avrebbe approvato.

 

Eppure pensò che questa Alice non meritava di essere presa in giro, era una persona, e non era giusto utilizzarla come passatempo per poi abbandonarla quando un’occasione migliore spuntava.

 

Probabilmente nonostante la genuinità delle sue azioni, Davide pensava di non aver fatto nulla di troppo grave, e questo la preoccupava, perché la prossima vittima dei suoi comportamenti sbagliati sarebbe potuta essere lei.

 

Lo fissò senza dire niente, non voleva urlare o fai la pazza, ma non trovava giusto che lui la passasse liscia, non aveva fatto una bella cosa.

 

-Ti assicuro Nana, se mi dai un’altra possibilità, non ti deluderò, la lascerò domani stesso e potremo ricominciare.-

 

Aveva un tono dispiaciuto, ma questo non era sufficiente, decise che non era il caso di parlarne mentre lui era confuso dai diversi drink.

 

-Senti Davide, ho bisogno di un pò di tempo per processare tutta la situazione, perché non ne parliamo domani sera a casa di Lucrezia? Ci sei anche tu no?-

 

Il ragazzo annuì, confermando che sarebbe stato presente alla cena organizzata dalla ragazza per presentare Marcello ai suoi amici, ancora una volta aveva preso tempo.

 

Si alzò dallo sgabello pronta ad andare a casa, ma la curiosità le impedì di andare via.

 

-Andrea e gli altri lo sapevano di Alice?-

 

Pensava fosse ovvio, ma voleva una conferma, Ettore aveva parlato di fratellanza, cosa voleva dire?

 

-No, non sapevano che ci stavo ancora insieme, gli avevo detto che cercavo una nuova ragazza…-

 

Era stupita, se non lo aveva detto lui, come aveva fatto Ettore a capirlo? Aveva indagato al posto suo? Si era interessato alla situazione? Era strano e le mancavano dei pezzi, diventava difficile capire qualcosa se non aveva tutte le informazioni.

Si congedò con la promessa che domani avrebbero parlato, raccolse le sue cose e si diresse verso l’uscita, salutando chi conosceva lungo il tragitto.

 

Aveva già deciso cosa avrebbe detto a Davide il giorno dopo, c’era poco da pensare, ma durante la strada che percorse per tornare a casa, non potè fare a meno che rimurginare su quanto successo.

 

Infondo anche lei meritava un pò di gioia, perché le veniva sempre negata? Perchè ogni volta che le sembrava di star facendo qualche passo verso una relazione sana finiva così? 

 

Avrebbe influenzato la sua amicizia con Lu tutta quella situazione?

 

Si sentiva male, aveva addossato ad Andrea colpe che non aveva, così come lei, era stato ingannato da parole uscite da una bocca d’angelo.

 

Ci erano cascati tutti, eccetto uno, avrebbe voluto tanto sapere come aveva fatto a capirlo prima degli altri, e poi perché glielo aveva detto? Cosa gli importava?

 

Dovette interrompere il flusso di coscienza per concentrarsi sul rumore di un motore, stava camminando da un paio di minuti, ed era certa che la macchina che le stava poco dietro la stesse seguendo fin da fuori il locale, se i suoi calcoli erano esatti, e lo erano sempre, c’era una grossa probabilità che chiunque stesse guidando quel macchinone nero la stesse seguendo.

 

Era troppo buio per capire da un’occhiata il volto dell’autista, e di certo non era il caso di soffermarsi a fare due chiacchiere.

 

Era stata sciocca, il suo era un bel quartiere, ma le brutte persone erano ovunque, avrebbe dovuto saperlo.

 

L’unica cose che le restava da fare era accelerare il passo, iniziava a sentirsi ansiosa.

 

La macchina silenziosamente seguiva il suo percorso, ma teneva le distanze, quasi come se il guidatore cercasse di non farsi vedere, poco rassicurante e molto criminale.

 

Promise a se stessa che non avrebbe mai fatto una cosa così stupida.

 

Camminava così velocemente che aveva paura che un sassolino di traverso potesse farla schiantare, e quando finalmente vide la luce che illuminava il cancello della sua villetta, iniziò a respirare normalmente.

 

Si infilò dentro casa alla velocità della luce e non volle interessarsi della fine che il suo stalker avesse fatto, probabilmente aveva valutato la situazione e desistito, in quella via c’erano tantissime telecamere.

 

Sfiancata dalla serata si cambiò velocemente e andò a letto.

 

Si lamentava sempre di avere una vita piatta, ma per quale giorno aveva avuto anche troppe emozioni.

 

Ci volle poco per crollare addormentata, con la testa in subbuglio per le mille cose successe.

 

Il mattino successivo la sua routine proseguì come al solito, anni prima aveva promesso a se stessa che qualsiasi cosa fosse accaduta nella sua vita, non avrebbe mai distolto l’attenzione dallo studio, aveva un progetto e lo avrebbe realizzato.

 

Dopo l’esercizio fisico e le diverse ore di studio, i suoi genitori la interpellarono per il pranzo.

 

Il sabato si concedeva di mangiare qualcosa di un pò più sostanzioso, come premio per una settimana passata in riga, e quindi accettò volentieri il pezzo di lasagna che sua madre le aveva offerto.

 

Successivamente, nel primo pomeriggio lesse un pò e fece un pisolino, svegliandosi in tempo per prepararsi.

 

Quella era una serata informale, quindi decise di indossare un paio di jeans, una camicetta di seta bianca e un cardigan blu, accompagnò il tutto ai classici anfibi neri, e raccattata la sua Freitag uscì di casa alle sette in punto.

 

Avrebbe dovuto guidare per una ventina di minuti per raggiungere casa di Lucrezia, quindi non perse tempo e partì a bordo del suo maggiolino, la serata sarebbe stata lunga e piena di conversazioni scomode, ma era pronta.

 

 

Note: Eccoci qui!!! Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie per essere passati!

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

Capitolo 10

 

Uscita

 

Arrivò a casa di Lucrezia leggermente in ritardo, a causa della pioggia che aveva deciso di cadere, non amava guidare, specialmente nelle situazioni pericolose, e quindi rallentò molto la velocità, mettendoci una ventina di minuti in più per eseguire il tragitto.

 

Nonostante questo quando si presentò in casa erano ancora tutti sparsi per il salone, vide Lu impegnata con Marcello e le lanciò un cenno di saluto che venne presto ricambiato da entrambi.

 

Era un tizio strano, ma lei si portava i libri in discoteca, quindi davvero non poteva permettersi di giudicare.

 

Individuò Davide e gli andò incontro, salutò velocemente gli altri ragazzi presenti e successivamente entrambi si diressero fuori sul terrazzino per parlare.

 

La casa di Lucrezia era più piccola e meno maestosa rispetto alla villa di Andrea, ma era molto bella e dotata di un balconcino per ogni stanza, il che dava un effetto molto vintage.

 

Si maledì per aver tolto il cappotto verde indossato, il freddo autunnale iniziava a farsi sentire.

 

-Come prima cosa, lascia che mi scusi per come mi sono comportato con te, sei fantastica e non te lo meritavi.- Il biondo aveva attaccato subito, prima di darle il tempo di pensare alle parole che aveva preparato per lui.

 

-Sai Davide, credo davvero che tu sia dispiaciuto, e questo mi fa piacere, perché mi conferma che sei una brava persona.- Fece una pausa, stava per dire qualcosa che avrebbe distrutto l‘espressione speranzosa del ragazzo, e voleva illudersi ancora per qualche istante di poter essere amata.

Sospirò pesantemente e continuò il discorso che aveva preparato.

 

-Tuttavia, sarebbe difficile per me passare sopra a questa questione se la vedessi come tua ragazza, sarebbe un rapporto iniziato con una bugia, e privo di fiducia, una relazione tossica.- Il ragazzo fece per parlare ma lei lo fermò con la mano, aveva bisogno di finire prima che lui le riempisse la testa di belle parole.

 

-Sai, ci sono tante cose che non vanno nella mia vita, ed essere intrappolata in qualcosa che mi fa soffrire non è un’aggiunta che voglio. D’altro canto ad un amico un colpo di testa si può perdonare. Ti chiedo di rimanere buoni amici, gettarci tutta questa storia alle spalle e vivere tanti bei momenti insieme, inclusa questa serata, impegniamoci a non trasformarla in una guerra, Lucrezia non lo merita.-

 

Aveva parlato velocemente ma era stata chiara, impassibile e non fraintendibile, il ragazzo l’aveva ascoltata in silenzio, e verso la fine le aveva sorriso apertamente.

 

-Sai Anna, a volte penso che tu sia troppo buona per questo mondo, mi sarei aspettato i peggiori insulti, ma quello che hai detto è perfetto, posso solo ringraziarti, so di aver perso la mia occasione, anche se potevamo essere una bella coppia.- Le fece l’occhiolino facendola ridacchiare.

 

-Ma ti prometto che sarò un ottimo amico.- Sembrava sincero, e ne era felice, forse alla fine della giornata, lei era destinata a questo, buone amicizie, qualche uscita e quattro mura solitarie che la aspettavano.

 

I due giovani si strinsero la mano e lui la invitò a rientrare in casa.

 

Dopo aver aggiornato Lucrezia, decise di non monopolizzare la sua attenzione.

 

Fece il giro del salone salutando qualche volto noto, e si imbattè in Andrea, sembrava soddisfatto mentre le si avvicinava con due drink in mano.

 

-Allora Nana sei ancora qui! Dillo che iniziamo a diventarti simpatici! Tieni prendi.-

 

Le passò il bicchiere che lei accettò alzando gli occhi al cielo con un’espressione tragicomica.

 

-Io non bevo, lo sai benissimo.- Lo disse più per abitudine che per speranza che capisse il significato della frase, non era un tipino molto arrendevole lui.

 

-Prima o poi potresti anche cambiare idea, tentar non nuoce mia cara, nel dubbio tienilo, magari ti verrà sete!-

 

Le fece l’occhiolino e si incamminò verso qualcuno che dall’altra parte della sala gli aveva fatto un cenno.

 

Anna si chiese perché si ostinasse tanto con quella storia, scosse la testa come per eliminare il pensiero dal cervello, tanto probabilmente non lo avrebbe mai saputo, e si diresse verso la cucina, per sbarazzarsi di qualsiasi cosa ci fosse nel suo drink.

 

Quando arrivò nella stanza, dopo aver sbagliato per tre volte, sentì alleggiare nella camera una puzza nota, qualcuno stava fumando.

 

Se c’era una cosa che detestava più di ogni altra era il tabacco bruciato, le dava letteralmente la nausea, tossì leggermente infastidita, la fonte di quel fetore aveva la testa fuori dalla finestra accanto al lavello.

 

Il ragazzo si girò velocemente tenendo la mano con la sigaretta fuori, era Ettore.

Buttò via la sigaretta, probabilmente ormai finita, e si girò verso di lei.

Anna pensò di andare via per non impregnarsi di quel brutto odore, ma gli doveva un ringraziamento.

 

-Andrea ci ha riprovato? E’ tenace.- Ridacchiò indicandole il bicchiere che aveva in mano, si avvicinò e le chiese il permesso di prenderlo, lei annuì e lui se lo portò alle labbra bevendone un sorso.

 

-Beh ti era andata bene, è leggero.- Da quando era così socievole? Di solito per tirargli una parola di bocca bisognava costringerlo.

Decise di non perdere altro tempo e di dirgli ciò che doveva, quell’odore era ovunque e voleva solo dileguarsi, probabilmente la sua faccia disgustata parlava fin troppo, perché il moro aveva un’espressione strana, come se si fosse ricordato qualcosa.

 

-Io dovrei dirti ehm…- Tossì, appena aveva aperto bocca il sapore amarognolo le era arrivato dritto in gola.

 

-Ti fa schifo la puzza, è vero! Non ci avevo pensato, vieni.- Le prese una mano e si diressero fuori dalla casa, affrontarono una rampa di scale e si ritrovarono nel parcheggio, illuminato dai vari lampioni.

Si era fatta trascinare, c’era un freddo secco, ancora peggio che sul terrazzino riparato dal leggero vento, rabbrividì,  quella sera c’era un clima di quelli che rovinavano una pelle di porcellana come la sua.

 

Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una chiave e fece illuminare i fari di una macchina nera, una specie di suv, lei non se ne intendeva molto, ma risultava familiare.

 

Le aprì la portiera facendole un cenno, poi una volta richiusa si mise dal lato del guidatore ed accese il riscaldamento.

 

Le aveva davvero aperto la porta della macchina? Pensava succedesse solo nei film, era perplessa, tanto per cambiare.

 

-Dimmi tutto.- Si stava crogiolando nel fatto di avere ragione, era quasi irritante.

 

-Io ti ringrazio per l’avvertimento e qualsiasi cosa tu abbia fatto con Facebook per farmi avere la notifica, mi hai risparmiato problemi e sofferenze inutili.-

 

Era sincera, quindi non dovette pesare molto le parole, mentre il tepore si diffondeva nella macchina continuava a chiedersi perché le risultasse così familiare.

 

Era forse un modello visto in un film?

 

-Sono felice di averti aiutato, però sai, mi piacerebbe una ricompensa.- 

 

Una ricompensa? Voleva tipo dei soldi, un regalo? Era confusa ma prima di poter dire altro venne interrotta, evidentemente lo faceva di proposito.

 

-Concedimi un’uscita, noi due da soli.-





Note: Bentrornati! Oggi un capitolo abbastanza ricco di avvenimenti! Fatemi sapere cosa e pensate e grazie di cuore per essere passati!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

Perplessità

 

 

Era confusa, cos’era questa novità? Perché voleva uscire con lei? Cosa mai poteva volere uno come lui? 

 

Riprese a parlare lasciando i suoi pensieri a metà.

 

-Qualsiasi cosa, una cena, un pranzo, un’aperitivo, mi piacerebbe poter approfondire la nostra conoscenza, e per tua informazione non ho tresche con nessuna.- Lo disse lanciandole una lunga occhiata eloquente.

 

Anna annuì, perché onestamente non pensava di riuscire a trovare una scusa intelligente così su due piedi, e poi perché era una persona riconoscente, non poteva rifiutare, cosa mai sarebbe potuto succedere? Ettore era un tipo tranquillo.

 

-Va bene, però preferirei guidare io.- Lei odiava guidare, e lo pubblicizzava apertamente, l’affermazione appena fatta lasciò il ragazzo perplesso che le chiese spiegazioni con uno sguardo interrogativo, era tornata la fase di mutismo?

 

-Beh come prima cosa di solito bevi sempre qualcosa, o almeno è successo ogni volta che ci siamo visti, quindi preferirei evitare problemi legati al tasso alcolemico.-

 

Era una buona spiegazione, probabilmente gli sarebbe bastata.

 

-Non berrò nulla, altre obiezioni?-

 

Ovviamente no, ormai non avrebbe neanche dovuto stupirsi di non azzeccare quello che gli passava per la testa, sospirò cercando di formare nella sua testa un discorso intelligente.

 

-Va bene, immagino che per te non avrà senso, ma questa macchina per qualche motivo mi da una brutta sensazione, mi ricorda qualcosa, ma non riesco a mettere a fuoco.-

 

Il ragazzo sorrise con aria di chi la sapeva lunga, fortuna che lui ancora aveva delle certezze, perché lei si sentiva una completa idiota.

 

-Sei davvero troppo intelligente per questo mondo.- Le aveva appena fatto un complimento o se lo era immaginato?

 

-Non è una sensazione casuale, ieri sera, ero io che ti seguivo, hai visto questa macchina, per questo ti è familiare.-

 

Certo ora tutto aveva un senso, ma per quale motivo tutta quella sceneggiata di ieri sera? Per poco non le era venuto uno scompenso.

 

-Non pensavo di averti spaventata finché non ti ho vista correre, ma non ho ritenuto opportuno che te ne andassi in giro da sola a quell’ora.-

Era basita, neanche nei sogni più selvaggi Ettore poteva dire quelle cose spontaneamente.

 

-Stai scherzando? Mi hai stalkerata per evitare che mi stalkerizzassero? Mi sono spaventata a morte!- Lo disse con enfasi, con gli occhi che si allargarono per lo stupore dovuto alla realizzazione.

 

-Eri spaventata ma illesa quando sei rientrata, l’importante è l’obiettivo ricordi?-

 

Anna si battè una mano sulla fronte, che cavolo di ragionamento idiota, se le fosse venuto un’infarto cosa avrebbe fatto?

 

Povera lei.

 

-Beh quindi posso prendere la mia macchina adesso che sei tranquilla? Senza offesa ma non sono un fan del giallo.- Stava forse criticando il suo maggiolino? Alzò gli occhi al cielo.

 

-Va bene, vada per la tua macchina.-

 

Si accordarono per una cena per il venerdì successivo, lei aveva proposto il ristorante vegano che voleva provare da un pò, e lui aveva accettato seppur riluttante, le era sempre piaciuto andare in posti particolari, e poi un pò di tofu non avrebbe ammazzato nessuno.

 

Tornarono dentro dopo quella che sembrava un’eternità, in realtà erano passati poco più di venti minuti, ma quando il tuo interlocutore è lunatico e taciturno diventa difficile portare avanti una conversazione.

 

Lucrezia le lanciò un’occhiata confusa quando la vide rientrare con Ettore e le mimò con le labbra la parola “bagno”.

 

Una volta chiuse nella stanza con le mattonelle color cipria, la giovane amica si fece raccontare nei particolari la situazione.

 

Inutile dire che se prima l’unica confusa e perplessa era Anna, adesso erano in due.

 

Chiedere una ricompensa suonava già strano, ma poi passare del tempo con lei? Che era una chiacchierona, che straparlava di scuola e libri? 

 

Che cosa si sarebbero detti per tutta la sera? Sarebbe stato un disastro, ma forse il cibo avrebbe alleggerito la situazione rendendo tutto meno imbarazzante, infondo erano andati a scuola insieme, ma nessuna delle due era molto convinta di questa ipotesi.

 

Questa volta neanche la positività di Lucrezia riuscì ad emergere, era tutto troppo strano.

 

Nonostante questo la mora cercò di essere incoraggiante e la supplicò di imprimersi nella mente tutti i dettagli, non voleva perdersi nulla.

 

Buon per lei che la sua vita fosse come un romanzo, almeno qualcuno si divertiva pensò sconsolata Anna.

 

Arrivata la cena da asporto finì seduta accanto a Davide, e senza l’imbarazzo di un possibile interesse romantico, si trovò molto bene a conversare con lui tra una forchettata e l’altra. 

 

Pensò che infondo alcune persone nascono per diventare amiche.

 

La serata era agli sgoccioli, e lei si ritrovò per la prima volta a non aver sentito la necessità di tirare fuori il libro dalla borsa, forse si stava integrando davvero, ne era felice.

 

-Ehi Nana, ho sentito che tu ed Ettore uscite.- Sobbalzò leggermente mentre si girava verso la voce, era andata in cucina a prendere dell’acqua e pensava di essere sola.

 

Marcello le si avvicinò prendendo una caraffa e mettendoci dentro del ghiaccio in attesa di una sua risposta.

 

-Ehm si, te l’ha detto lui?- Non pensava che i maschi parlassero di queste cose, forse erano meno misteriosi del previsto.

 

-Ovviamente no, figurati, non parlerebbe mai di una cosa così, me lo ha detto Lu.- Ora tutto aveva più senso pensò annuendo.

 

-Beh ho sentito tante belle cose su di te, spero manterrai alte le aspettative.-

 

Non le diede il tempo di rispondere ed andò via, le uscite drammatiche venivano bene a qual gruppo di ragazzi, doveva ammetterlo.

 

Cosa significava quella frase? Perchè non capiva niente?

 

Era stanca, non vedeva l’ora di tronare a casa e mettersi a studiare qualcosa che avrebbe compreso, almeno avrebbe avuto un pò di soddisfazione.

 

Tornò in salotto per evitare di continuare quelle riflessioni inconcludenti.

 




Note: Eccoci con questo capitolo che considero un pò di transizione, perchè ovviamente quello che ci interessa sarà il primo incontro, ma pensavo fosse giusto far vedere la dinamica che li ha spinti ad uscire insieme! Fatemi sapere e grazie per essere passati!!!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

Capire

 

 

La settimana era passata senza intoppi, dopo il sabato a casa di Lucrezia la domenica era volata tra gli appunti da ricopiare e delle letture arretrate, e i giorni successivi furono riempiti dalle lezioni.

 

Quella settimana Federico non si era presentato a lezione, aveva la varicella, particolarmente intristita per il suo amico, venerdì pomeriggio, vista l’assenza di lezioni, e la mancanza dei suoi genitori, partiti per le vacanze tanto agognate da sua madre sulla costa Azzurra, decise di andare a casa sua per salutarlo e portargli la pomata anti cicatrici che suo padre consigliava ai pazienti.

 

A suo dire, un chirurgo plastico in famiglia serviva sempre, e dato che lui non ne aveva uno, sfruttava il papà di Anna.

 

Visto il tragitto lungo e gli imminenti impegni serali decise che si sarebbe preparata, per poi partire verso casa di Fede, così al suo ritorno non avrebbe perso tempo a cambiarsi.

 

Una volta tornata a casa dall’università, fece una doccia veloce, si truccò in maniera più accurata del solito, aggiungendo la sua preziosa linea di eye-liner, decise di indossare una gonna a pieghe nera, con le calze per evitare l’assideramento, e ci abbinò una camicetta di tulle bianca, molto semplice, infilata nella gonna faceva un bell’effetto, e le trasparenze lo facevano sembrare un outfit abbastanza ricercato.

 

Optò per le scarpe nere di pelle e la borsa abbinata, già utilizzata per la serata in discoteca e dopo aver deciso che tutto andava bene, prese al volo il cappotto uscendo di casa per raggiungere l’amico.

 

Il viaggiò passò in fretta, ascoltando “Juice” di Lizzo per almeno una ventina di volte in loop, quella quarantina di minuti volò.

 

Il pomeriggio passò in fretta, l’amico felice di avere la sua pomata e meno entusiasta della pila di appunti le raccontò dei suoi noiosi pomeriggi in assenza della sua “amica speciale”, che non avendo mai avuto la varicella si teneva alla larga da lui.

 

Anna gli fece un riassunto degli eventi importanti, e come sempre Fede aveva una sua opinione.

 

A quanto pareva, lei era cieca, ed Ettore totalmente preso da lei, il che le sembrava strano, lui non si era mai dimostrato aperto all’idea di avere una relazione seria, per di più non le aveva mai dato l’impressione di essere attratto da lei in alcun modo.

 

Era molto più probabile a parer suo, che fosse particolarmente annoiato e provasse un qualche sadico divertimento nel farla irritare, lei ne era particolarmente convinta, l’amico un pò meno, ma decise di non insistere, il tempo avrebbe rivelato le vere intenzioni del giovane.

 

Le aveva fatto i complimenti per i vestiti che a suo dire “facevano vedere il giusto”, chissà poi cosa significava, e l’aveva letteralmente accompagnata fuori da casa per assicurarsi che lei non si intrattenesse più del necessario arrivando in ritardo.

Il viaggio di ritorno fu leggermente più noioso, in radio non c’erano canzoni che le interessavano, aveva l’ansia in salita, e iniziava ad avvertire fame.

 

Arrivata sotto casa sua, dieci minuti prima dell’orario stabilito per l’incontro, parcheggiò il maggiolino e vide la macchina nera accostata di fronte a casa sua, quindi si avvicinò e aprì la portiera.

 

-Sei in anticipo!- Lo disse a mo di saluto, più perché le venne spontaneo che perché ci aveva riflettuto.

 

-Uhm beh anche tu direi, come mai sei uscita? Non ti avevo ancora scritto, ti diverti tanto a stare in mezzo alla strada al buio?- La stava forse rimproverando? Anna alzò gli occhi al cielo e si sedette in macchina, era inutile continuare a discutere.

 

-Stavo parcheggiando e ti ho visto, sono andata da un mio amico oggi pomeriggio.-

 

Lo disse allacciandosi la cintura mentre il ragazzo accendeva il motore per partire.

 

-Un tuo amico? Lo conosco?- Sembrava molto indifferente, ma seppur ingenua non era stupida, gli interessava sapere delle sue frequentazioni?

 

-Si chiama Federico, è una persona meravigliosa, magari un giorno avrete l’occasione di vedervi!- Lo disse sorridendo, quei due non si sarebbero sopportati, poli completamente opposti, due caratteri forti e testardi non particolarmente inclini alla mediazione.

 

-Uhm si perché no.- Era un borbottio ma lei lo sentì comunque, che ragazzo bizzarro.

 

Il restante tragitto fu piuttosto silenzioso, ogni tanto avevano commentato una persona buffa vista per strada oppure un negozio in apertura, ma la verità è che era tutto un pò imbarazzante.

 

Anna si era ripromessa di ordinare prima di iniziare a tartassarlo con le mille domande che le frullavano in testa, quindi passò i momenti morti ad osservare il tessuto velato delle calze, che si intravedevano dal cappotto.

 

Dopo poco arrivarono, appena la macchina fu ferma scese chiudendo la portiera delicatamente, e girandosi se lo trovò di fronte.

 

-Avrei dovuto aprirla io quella sai?- Quindi la settimana precedente non era stata una coincidenza, lui apriva le porte alle ragazze? Se lo rendeva felice, gliele avrebbe fatte aprire, era una femminista, ma non le interessava chi le apriva la porta, le era capitato spesso di tenerla lei stessa per dei ragazzi, era un gesto comune.

 

-Scusi milord, non volevo rubarle il lavoro.- Gli fece l’occhiolino sorridendo e si avviarono all’ingresso del ristorante, dove si fece aprire la porta da lui esibendosi in una riverenza maldestra prima di entrare, pensò che smorzare la tensione scherzando avrebbe fatto bene ad entrambi.

 

Il cameriere indicò ai giovani il tavolo, e seguendo il suo copione da cavaliere dall’armatura scintillante le si piazzò alle spalle per aiutarla a sfilarsi il cappotto.

 

Si fece aiutare, non che ce ne fosse realmente bisogno, ma riteneva inutile litigare per delle minuzie, e poi l’allegro quadretto finì con lui che le porgeva la sedia, sembrava un capitolo di orgoglio e pregiudizio, non una serata tra pseudo amici ventenni.

 

-Beh quindi tutte queste carinerie? Sono il tuo modo per conquistare le ragazze?- Lo disse scherzando per riscaldare un pò l’atmosfera, lui sembrava un pò distratto, ma era semplicemente impossibile comprendere cosa gli passasse per la testa, persino lei, che sapeva sempre tutto, stava iniziando a desistere.

 

-Solo con quelle carine.- Le fece l’occhiolino.

 

-I miei ci tengono parecchio a queste cose, e alla fine mi sono abituato, ti ho forse infastidita?- Si immaginò un piccolo Ettore che imparava ad aprire le porte alla sorellona, un’immagine quasi tenera.

 

-Ehm no, in realtà è solo un pò strano, ma io non me ne intendo molto di appuntamenti, non che questo lo sia.- Stava straparlando, lo sapeva, succedeva quando era nervosa e non aveva il controllo della situazione.

 

-Potrebbe essere un’appuntamento in realtà sai? Se solo tu iniziassi a capire.-

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: Ed eccoci arrivati alla fatidica serata!!! Come sempre lascio a voi i commenti, grazie per essere passati!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Spiegare

 

Capire? Che cosa dovrebbe comprendere? Che lui voleva essere li con lei perché interessato? Federico aveva forse ragione? Assurdo. 

Prima che potesse chiedere delucidazioni il cameriere si palesò chiedendo le loro ordinazioni, inutile dire che nessuno dei due aveva neanche accennato ad aprire il menù, quindi decise di improvvisare prendendo il “piatto unico”, qualsiasi cosa fosse, e il ragazzo di fronte a lei la imitò.

 

Mentre parlava si rese conto che era così tesa e piena di ansia, che non aveva minimamente prestato attenzione al locale, una ventina di tavolini, tutto arredato in stile molto semplice, legno grezzo, tovaglie a quadrettoni, chiacchiericcio diffuso ma dai toni pacati, era un posto tranquillo, che sapeva di casa in campagna e domeniche passate in famiglia, le piaceva.

 

Quando rimasero nuovamente soli, dovette concentrarsi per decidere quale domanda voleva porgere per prima, era difficile pensare quando qualcuno ti osservava così intensamente, era abituata a stare al centro dell’attenzione, ma erano occasioni ufficiali, e di solito aveva il tempo di prepararsi.

 

-Quindi ehm, ti piaccio? Sei voluto uscire con me per questo?- Era stata diretta, e aveva colto una specie di sorriso sul volto di Ettore.

 

-Beh se non mi piacessi non ti avrei chiesto di uscire no?- Era una conferma, ma non si sentiva molto soddisfatta, cosa significava? Perchè adesso?

 

-Ma io non capisco, siamo stati nella stessa stanza per anni, perché me lo dici ora?- Prima che il ragazzo potesse risponderle si illuminò.

 

Era stata così sciocca! Probabilmente il drastico cambio del suo aspetto fisico era stata una variabile importante, prima non era mai neanche stata considerata come una ragazza.

 

-E’ perché sono dimagrita?- Sarebbe stata una spiegazione semplice ma fastidiosa, non aveva mai puntato sull’aspetto fisico, e mettersi con qualcuno che cambiava idea su una persona sulla base di quel fattore era fuori discussione.

 

-Ascoltami bene, non sono cieco, anzi ci vedo anche troppo bene, specialmente stasera.-  Lanciò un’occhiata significativa alla camicetta che lasciava intravedere qualche brandello di pelle in più rispetto al suo solito abbigliamento.

 

-Quindi ovvio che ho notato il tuo nuovo aspetto e l’ho apprezzato, ma posso dirti che tu non sei mai stata brutta, fidati, c’è una grossa differenza tra essere in carne e avere dei lineamenti sgradevoli, tu eri già molto carina, e qualsiasi cosa tu abbia fatto ti ha solo resa migliore.-

 

Le venne da sorridere, cercò di reprimerlo per non sembrare una ragazzina alle prime armi, ma infondo, la descrizione le calzava a pennello.

 

-In ogni caso mi hai sempre intrigato, se vogliamo dirla così, il tuo modo di fare, la tua intelligenza, sei fuori dal comune, sei come fatta di luce, ed io come uno stupido insetto mi sono fatto fregare, però se ti ricordi bene avevi una regola alle superiori.-

 

Era come una luce? Sentiva un tremolio nello stomaco, doveva calmarsi, non poteva farsi condizionare così da qualche parola era lei la diplomatica, e lui da quando parlava così bene?

 

Annuì ricordandosi della sua stupida lista fatta ai tempi del primo anno di liceo.

 

-Mai farsi coinvolgere nel dramma.- L’aveva detta ad alta voce, era qualcosa in cui credeva ancora, la scuola era la sua priorità, e non poteva rischiare di distrarsi a causa di faide e litigi adolescenziali.

 

-Esattamente, se ti ricordi all’inizio della prima ti scrivevo spesso e ti stavo dietro, poi quando ho visto quanto eri brava e ho capito dove potevi arrivare, ho pensato che non sarebbe stato giusto metterti i bastoni tra le ruote, e mi sono allontanato, ho lasciato che realizzasi i tuoi obiettivi.-

 

Pensò che non riusciva a trovare un passaggio inesatto nella narrazione, e le venne in mente che forse pian piano i tasselli stavano tornando al loro posto.

 

-Sei stato tu a chiedere ad Andrea di coinvolgermi nei lavori di gruppo quindi? Ed è per questo che mi chiedevi aiuto per studiare?- Questo le spiegava perché il suo gruppo avesse parlato di lei, anche se sembrava fin troppo elaborato come progetto.

 

-Vedo che stai unendo i pezzi, sapevo che vi conoscevate fin da piccoli e gli ho chiesto un favore.- Perfetto, però si chiedeva perché avesse aspettato quasi due anni per invitarla, aveva finito la scuola a diciotto anni, ora ne aveva venti, mancava ancora qualche pezzo.

 

-Se ti stai chiedendo perché non ti ho proposto di uscire subito dopo il diploma, semplicemente non ci avevo pensato, tu stavi sempre per le tue, non sapevo neanche se saresti restata a Bologna per l’università, poi ci siamo persi di vista, ma quando quella sera ti ho trovata sul terrazzo, ho sinceramente pensato di dover fare un tentativo.-

 

Era forse finita in qualche scherzo televisivo? Le sembrava assurdo che stesse succedendo proprio a lei, era una specie di dichiarazione? La testa le girava vagamente, il suo cervello si stava surriscaldando.

 

-Ho un’altra domanda, perché se Andrea sapeva tutte queste cose ha cercato di farmi avvicinare a Davide? Mi sembra un pò un controsenso.-

 

Effettivamente poteva essere anche tutto un siparietto ben architettato quello del moro, sembrava tutto troppo bello, di solito le cose non erano così facili.

 

-Beh onestamente ho sempre pensato fosse un pò un coglione, poi ovviamente durante i periodo in cui ti ho lasciata perdere, ho avuto altre, ehm, esperienze, e pensava fossi andato oltre.- Fece spallucce, bevendo l’acqua che il cameriere aveva portato durante la loro fitta conversazione, il tavolino era piccolo, ma era grata al ragazzo per essersi messo di fronte e non accanto a lei, o avrebbe sentito il suo cuore battere per come andava veloce.

 

-Io non sono mai stata con nessuno, non so niente di queste cose, non ho idea di quello che devo fare, e tu hai avuto diverse esperienze a quanto ho capito, non so se sono in grado di gestire una relazione, non saprei neanche da dove iniziare.-

 

Parlava velocemente come suo solito, e la punta di panico che aveva nella voce era la solita che appariva quando le cose andavano in modo diverso da quanto programmato.

 

-Senti io non ti sto dicendo che ci dobbiamo giurare amore eterno, perché magari non ti piaccio neanche, oppure insieme saremo un disastro, però ti chiedo di darmi una possibilità, frequentiamoci e vediamo come va.- Era tranquillo e pacato come suo solito, le dava sicurezza.

 

Pensò che infondo una chance poteva concedersela, una volta tanto poteva provare a vedere come sarebbe stata la vita con un pizzico di normalità in più.

 

Era pronta a mettersi in gioco? Si sarebbe impegnata, lo aveva promesso a se stessa e a Fede, lui le piaceva? La realtà è che non ci aveva mai pensato, era un ragazzo oggettivamente carino, e lei non aveva un “tipo” prediletto, si trovò a domandarsi che effetto avrebbe fatto passargli la mano nei capelli scuri, ma distolse velocemente l’attenzione da quella distrazione.

Aveva deciso.

 

-Va bene, proviamoci.- Si sentiva più leggera, e anche leggermente in ansia per la serie di cose ambigue che avrebbe dovuto affrontare nell’imminente futuro, ma ormai era un pò tardi per tirarsi indietro.

Era un sorriso quello sulle labbra di Ettore? Non proprio, ma forse era il meglio che poteva fare, ricambiò sfoggiando la sua fossetta, andava tutto bene, doveva rimanere positiva.

 

-I vostri piatti sono pronti.-

 

 

 

 


Note: Commento solo dicendo a nome di tutti FINALMENTE. Come sempre un vostro parere è gradito, e grazie mille per essere passati di qui!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Donzella

Avevano mangiato lentamente, chiacchierando e raccontandosi aneddoti riguardanti i due anni passati fuori dal liceo, si resero conto che involontariamente sapevano tante cose dell’altro, avevano convissuto per buona parte della loro adolescenza nella stessa stanza, cinque ore al giorno, non era un dettaglio insignificante.

Anna si chiese se quello che le piaceva della situazione creatasi fosse il non doversi giustificare per le sue piccole manie.

Di solito quando conosceva persone nuove, dopo poco doveva spiegare diversi aspetti di se che molti facevano fatica a comprendere, invece con Ettore era tutto semplice, la conosceva, sapeva che era logorroica, fissata con lo studio e ipocondriaca, non si poneva domande, la accettava, e questo le dava serenità, la sensazione che più preferiva al mondo.

Con la scusa di andare in bagno, anche se il volto di lui le fece capire che non era molto convinto delle parole della giovane, verso la fine della cena si avvicinò al bancone per pagare il conto. Le era sembrato giusto, lui ci aveva messo la macchina, la benzina e l’aveva accompagnata a mangiare in un ristorante vegano che a giudicare dalle espressioni del suo volto, non aveva apprezzato poi troppo.

Era solo una strisciata della carta di credito, ma almeno si sarebbe sentita un pò meno in colpa, in bagno poi ci andò davvero, era pulito osservò con un sospiro di sollievo.

Si guardò allo specchio, la camicetta che aveva scelto di indossare le stava bene, doveva ammetterlo, sentiva leggermente freddo avendo le braccia semicoperte, ma per stare seduta ad un tavolo c’era sicuramente abbastanza stoffa.

Raggiunse Ettore, aveva così tante domande da fargli! Ma decise che non lo avrebbe tartassato, dilazionandole nel tempo avrebbe ottenuto risposte più complete, o almeno ci sperava.

-Come era il bagno?- Glielo aveva chiesto davvero? Fortuna che ci era passata.

-Ehm pulito, il che mi ha consolata, di solito non sono una fan dei servizi pubblici.- Una volta in gita, si era fatta venire una cistite pur di non usare il bagno dell’hotel, che lasciava a desiderare.

Fece spallucce, dire che non era una fan era un’eufemismo.

Il ragazzo scoppiò in quella che era forse la prima risata che gli sentiva fare, si chiese cosa aveva detto poi di tanto buffo, si era ricordato anche lui della gita?

Ripresosi dal momento di ilarità chiamò il cameriere chiedendo il conto.

-Non serve signore, è già stato saldato.- E sparì, che velocità, sarebbe potuto restare e salvarla dallo sguardo di fuoco che il suo interlocutore le stava rivolgendo.

-E’ da quando è iniziata la serata che mi impedisci di fare il gentiluomo sai?- Lei fece un sorriso innocente grattandosi la testa.

-Ho pensato fosse giusto, tu ci hai messo il trasporto, io pago il cibo.- Lo disse con tono ovvio, era sempre stata abituata a dividere le spese, non amava farsi offrire le cose.

-Ma tu dovresti essere la donzella in balia del mio fascino, così presa da me da non renderti conto che il mondo gira, così mi rubi il lavoro!- Lo disse con tono scherzoso mentre le porgeva il cappotto.

La ragazza se lo infilò alzando gli occhi al cielo.

-Io non sono una donzella, sono una presidentessa, mi piace agire.- Lo aveva appena citato, e lo aveva fatto di proposito, lo sapeva che se ne sarebbe ricordato, la conversazione era avvenuta neanche una settimana prima.

-Beh signora presidentessa, posso solo ringraziarla allora.- Le disse mentre faceva un cenno al signore che accoglieva i clienti davanti alla porta che prontamente le aprì.

Una volta fuori, l’aria fredda di metà ottobre le pizzicò il naso, che sapeva si sarebbe arrossato in poco tempo, si strinse nel cappotto mentre si dirigevano alla macchina.

Una volta a bordo si rincuorò per il tepore che usciva dalle bocchette, era una sensazione piacevole sentire le dita riacquistare una temperatura umana.

Decisero di continuare la serata, infondo erano passate poco meno di tre ore, guardarono un pò di posti su internet, ma alla fine risultavano tutti troppo lontani oppure già pieni di gente, così alla fine Anna propose di prendere una tisana a casa sua.

Tanto era da sola, un pò di compagnia non le sarebbe dispiaciuta, e poi comunque lui avrebbe dovuto riaccompagnarla in ogni caso.

Il tragitto fu animato dal commento sulla cena, ad Ettore non era piaciuta, ma questo lo aveva già capito.

-La prossima volta ti porto in un posto dove fanno cibo vero.- Lo disse borbottando con tono disgustato, probabilmente ricordando i gusti che tanto aveva disprezzato.

-Se me lo chiedi con questo tono gentile sarò costretta ad accettare.- Ridacchiando scese dalla macchina che si era fermata ed estrasse le chiavi.

Entrati in casa si sfilò giacca e scarpe ed invitò Ettore a mettersi a suo agio, intanto si diresse verso la cucina per preparare il bollitore.

Fece avanti e indietro prendendo quello che le serviva dalla per metterlo sul tavolino da caffè del salotto: la scatola con i vari infusi, due tazze e lo zucchero.

Poi quando l’acqua fu sufficientemente calda portò anche quella sedendosi poi sulla poltrona di fronte al divano sul quale era seduto il ragazzo che aveva in mano una cornice d’argento.

Era il primo giorno di scuola elementare, la gonna scozzese, la camicetta bianca, il fiocco rosso e la faccia sorridente, piaceva sempre a tutti, aveva un’espressione simpatica.

-Eri già una secchioncella.- Le indicò la fotografia che aveva riappoggiato sul pensile accanto a lui.

Lei sorrise alzando gli occhi al cielo, prese una camomilla, le emozioni della serata erano già state tante, non aveva bisogno di caffeina aggiuntiva per restare sveglia e farsi altri cinquecento film mentali.

Lui optò poco convinto per una tisana al carcadè, il cibo sano non lo entusiasmata molto a quanto pare.

-I tuoi genitori staranno via molto? Questa casa è un pò grande per una persona sola.- Lo disse con un tono lievemente preoccupato.

-Sono partiti stamattina, mio padre aveva due settimane di ferie, mia mamma lo ha praticamente costretto a staccarsi da lavoro, ma sto bene, tanto anche quando sono qui, passano pochissimo tempo in casa.- Si pizzicò il labbro con i denti, era abituata a stare da sola, non le arrecava disturbo, anzi le piaceva di solito, era tutto tranquillo e poteva studiare in santa pace.

-Chiaro, beh se ti va domani possiamo prendere qualcosa da asporto e guardare un film.- Le sarebbe piaciuta la proposta, peccato che aveva promesso a Federico un pigiama party all’insegna della preparazione della tesina di antropologia.

Declinò promettendogli che avrebbe tenuto il sabato successivo libero in vista della festa di Halloween organizzata da Andrea.

-Aspetta ma quindi resti proprio li a dormire?- Annuì semplicemente, era già capitato che restassero a dormire reciprocamente a casa di uno o dell’altro, ovviamente in letti diversi, ma Ettore sembrava un pò infastidito, anche se non disse nulla, probabilmente per evitare discussioni.

-Ho una bella brandina cigolante con il mio nome sopra sai? Fede ed io siamo ottimi amici, lui sta male ed io gli faccio compagnia, gli metto la crema per le cicatrici, studiamo e mangiamo una pizza, tutto molto eccitante.- Gli fece l’occhiolino alzandosi per sistemare tutto.

Al suo ritorno lui non aveva più la faccia stranita di qualche minuto prima, quindi chiacchierarono ancora un pò decidendo che si sarebbero rivisti domenica a pranzo, così lei avrebbe avuto il tempo di tornare a casa, e dopo aver mangiato insieme avrebbe studiato fino a sera.

Lo accompagnò alla porta, lui si infilò la giacca, e lei si chiese cosa avrebbe dovuto fare.

Non si sentiva pronta a baciarlo, ma se lui ci avesse provato? Avrebbe rovinato tutto, lo sapeva che era troppo bello!

-Sai, vedo le rotelle del tuo cervello che girano, stai tranquilla, non ti costringerò mai a fare nulla.- Le prese platealmente il dorso della mano lasciandoci un bacio mentre le faceva l’occhiolino e poi sparì.

Non pensava che fosse capace di tutta quella pazienza, ma se le cose fossero continuate così, penso che poteva anche funzionare.

 

 

 

 

Note: Eccoci qui. Come al solito, le recensioni sono gradite! Grazie di cuore per essere arrivato fino a qui!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 

Anticipo

 

Poche volte nella vita aveva avvertito quel senso di inadeguatezza, aveva peccato e si sentiva in colpa.

 

Il sabato a casa di Federico era trascorso tranquillamente, lui la prendeva in giro perchè “si era fidanzata” e lei cercava di farlo concentrare sul compito.

Avevano mangiato la pizza, visto le repliche di programmi trash su mtv, e si erano addormentati tardissimo.

 

Quella mattina per la prima volta aveva rimandato la sveglia, non una, non due ma ben tre volte.

 

Ovviamente la metteva sempre con un certo anticipo cercando di prevenire anche quelle situazioni, e sarebbe arrivata in orario se non si fosse trovata nel pieno di un incidente.

 

Aveva perso una buona ora, a guardare un via vai ben poco definito di persone agitate che sbraitavano per la carrozzeria ammaccata e la poliza cristalli.

 

Era arrivata a casa alle 11:17, tra meno di quaranta minuti Ettore sarebbe arrivato, e lei era ancora in tenuta da serata passata quasi insonne.

Non voleva dargli l’impressione di essersi dimenticata di lui, quindi non aveva neanche preso in considerazione di chiedergli di posticipare.

 

Fece la doccia e lo shampoo alla velocità della luce, si avvolse in un accappatoio di spugna nera, e si asciugò i capelli, mentre andava in camera sentì il campanello.

 

Erano le 11:39 di domenica, avrebbe scommesso qualsiasi cosa che a suonare era stata la signora Donati, con qualche stupido utensile da cucina che sua madre le aveva prestato prima di partire.

Faceva sempre così, chiedeva le cose il sabato mattina, per preparare la cena con i figli e poi gliele riportava prima del pranzo domenicale.

 

Riflettè che sarebbe stato inutile ignorarla, aveva sicuramente visto la macchina che era parcheggiata nel cortile, quindi sapeva che era in casa e non se ne sarebbe andata.

 

Si diresse velocemente verso la porta, aprendo senza controllare, era un quartiere tranquillo, non si preoccupava di rapine a sorpresa.

 

-Beh ma buongiorno! Li accogli così i ragazzi in casa tu?- Era Ettore, con una pirofila vuota in mano, il che la lasciava perplessa, desiderò di sprofondare nell’inferno di Dante.

 

Sperava di presentarsi un pò meglio che con quel pezzo di spugna usato un pò troppe volte, era coperta quindi non si sentiva a disagio, ma certo avrebbe preferito qualche vestito un pò meno stravagante.

 

-La tua vicina mi ha dato questa quando ha visto che venivo verso casa tua, ha detto che le risparmiavo un viaggio, posso entrare?- 

 

Lo disse agitando l’oggetto di vetro e indicandole l’interno della casa.

Doveva ancora riprendersi dallo shock, ma arrivava sempre in anticipo? Secondo i suoi calcoli aveva ancora ventuno minuti.

 

Si spostò di lato facendolo entrare richiudendo la porta d’ingresso, e girandosi successivamente verso di lui.

 

-Io ehm, vado a cambiarmi un attimo, ma tu accomodati pure dove preferisci.- Gli prese dalle mani il cappotto che intanto si era sfilato e la teglia, appoggiandoli sulla consolle, avrebbe messo tutto a posto dopo.

 

-Ma come, mi stai dicendo che non posso venire con te?- Si girarono contemporaneamente l’uno verso l’altra, lui le fece l’occhiolino e lei ricambiò con una linguaccia mentre dissentiva scuotendo la testa, volando su per le scale.

 

Visto che non aveva il tempo di progettare chissà quale outfit elaborato, che tanto non avrebbe mai indossato per stare in casa, decise di optare per un paio di pantaloni della tuta neri, classici, non stancavano mai.

 

Prese al volo la felpa della scuola un pò vecchiotta, si infilò un paio di calzini, e si diede una spazzolata ai capelli.

 

Era bellissima? Neanche un pò, ma era decorosa, e pulita, il che poteva bastare.

Nessuno pretendeva che fosse stupenda, era umana.

 

-Accidenti, il completo di prima era più carino.- Sentì la frase mentre scendeva velocemente le scale e alzò gli occhi al cielo.

 

-Bentornato, sei arrivato presto! Hai già guardato il menù?- Gli indicò la locandina del ristorante che qualche giorno prima avevano deciso di provare.

 

-C’era poco traffico, prendo la bistecca comunque, tu come mai così affannata invece?- Anna si grattò la fronte prendendo il suo iPhone per comporre il numero del negozio, e intanto che sentiva gli squilli gli mimò la parola “incidente” con le labbra.

 

Ettore sembrava confuso e scostò la tenda del soggiorno che affacciava sul cortile per controllare che il maggiolino fosse indenne.

 

Finita la telefonata con il ristoratore lei gli toccò la spalla per attirare la sua attenzione.

 

-Non ero coinvolta, ho solo assistito alla scena e perso tempo.- Erano piuttosto vicini, si rese conto che a separarli c’erano solo i diversi centimetri che lui aveva in più. Per guardare bene le iridi scure del giovane doveva tenere la testa inclinata, il che le faceva venire mal di collo.

 

-Sai Anna, hai davvero degli occhi eccezionali, sono di un colore molto particolare.- Lo disse con semplicità, ma il cuore della ragazza aveva perso diversi battiti.

 

Sapeva di avere degli occhi belli, glielo dicevano spesso, il verde era un colore di per se insolito, ma le pagliuzze dorate davano il tocco aggiuntivo che li rendeva speciali agli occhi delle persone.

 

Anna fece qualche passo indietro mentre sorrideva un pò imbarazzata per l’osservazione, lui sembrava sempre così tranquillo quando le diceva quelle cose, ma per lei era spiazzante, riusciva a lasciarla basita tutte le volte.

 

Decise di cambiare argomento chiedendogli di andare insieme alla festa di Halloween, anche se immaginava già la risposta.

 

-Sarebbe pratico andare con una sola macchina, sei sicura di essere pronta a farti vedere con me? Potrei rovinarti la reputazione- Le diede un buffetto sulla guancia mentre si accomodavano sul divano.

 

Era pronta? Probabilmente non lo sarebbe mai stata, ma questo non giustificava un retrofront, le situazioni le aveva sempre prese di petto.

 

-Speriamo che ci sia qualcosa di più scandaloso da guardare!- Lo disse scherzando, pensando che infondo stava reagendo abbastanza bene a tutti quei cambiamenti avvenuti recentemente.

 

Il pranzo arrivò poco dopo e mangiarono pigramente chiacchierando e commentando qualche scena delle repliche di “Dr House” che scorrevano sullo schermo piatto acceso precedentemente e lasciato in sottofondo.

 

Alla fine del pasto rimasero un pò sul divano a guardare la tv fino a che Anna sentì il respiro del ragazzo che le sedeva accanto farsi regolare, aveva gli occhi chiusi e la testa inclinata sul bracciolo, si era addormentato.

 

Decise di lasciarlo dormire, sembrava sereno, e non le era di alcun disturbo, andò a recuperare i libri e si appoggiò al tavolino da caffè sedendosi per terra, la sessione di studio domenicale sarebbe stata particolare quella settimana.

 

 


Note: Poco da dire, capitolo di transizione con qualche momento un pò imbarazzante, la festa di halloween si avvicina!!! Come sempre se vi va commentate e grazie per essere passati :)

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 

Pensare

 

 

Era al quarto ripasso quando si rese conto che il ragazzo non stava più dormendo, ormai fuori era buio, e lui era rimasto in quella posizione scomoda per tutto il tempo, fino a che ad un certo punto, alzando lo sguardo dal manuale pieno di appunti, si era accorta che si era spostato, decise di lasciar perdere, e finì di studiare.

 

Quando fu sicura della sua teoria, chiuse il libro con un piccolo tonfo e lo guardò con le braccia incrociate sotto al seno.

 

-Lo so che sei sveglio sai?- Il ragazzo aprì un occhio sorridendole e battendo una mano sul divano per invitarla a sedersi accanto a lui.

 

-E’ rilassante guardarti studiare, sei tutta concentrata e ti viene una rughetta qui.- Le appoggiò la punta dell’indice in mezzo alle sopracciglia.

 

-Uhm si immagino quanto la visione della mia faccia sconvolta, con i capelli in disordine ti piaccia.- Fece una smorfia mentre gesticolava con le mani, non aveva mai prestato troppa attenzione a quello che gli altri pensavano del suo aspetto, ma non era cieca e sapeva che in tenuta da casa non era particolarmente affascinante.

 

Ettore si allungò verso di lei, intrappolandola tra il suo corpo e il sofà, era abbastanza vicino da vedere le occhiaie, che sicuramente si intravedevano sotto gli occhiali dalla pesante montatura nera. 

 

-Se tu avessi idea di quello che mi passa per la testa quando ti guardo, mi cacceresti fuori a pedate.-  Era quasi certa di essere sul punto di un arresto cardiaco, si chiese se suo padre nello studio avesse anche un defibrillatore, sarebbe morta di li a poco, se lo sentiva.

 

Non era chiaro se fosse a causa della vicinanza del giovane oppure per le parole scandalose, o ancora perchè nessuno dei due si muoveva e quindi non aveva la possibilità di riprendersi dopo il momento di shock.

 

-Fidati, ti preferisco molto di più così, che bellissima con vestiti che mi distraggono, come la camicetta di sabato sera, quelle trasparenze dovrebbero essere illegali.- Le lanciò un’occhiata sofferente, ed Anna semplicemente scoppiò a ridere.

 

Le capitava spesso di farsi una risata in momenti inopportuni, era una reazione allo stress, e la cosa migliore, era che il moro lo sapeva, quindi non doveva giustificarsi, ma anzi, lui si allungò sul tavolino e le porse un bicchiere d’acqua che mandò giù quando si fu calmata.

 

-Non avevo capito avessi apprezzato tanto, non mi hai detto nulla.- Ed era vero, pensava semplicemente che non avesse fatto molto caso al suo abbigliamento, anche perchè l’indumento in questione era davvero sobrio ed elegante, lo aveva indossato al pranzo di pasqua e aveva ricevuto l’approvazione di tutti.

 

-Fidati, l’ho pensato.- Si passò una mano nei capelli scuri mentre si metteva composto più vicino a lei, prendendo le gambe avvolte nella tuta nera della ragazza e mettendole sulle sue.

 

Non obbiettò, stava comoda ed era carino che cercasse di starle vicino.

 

Ancora una volta gli invidiò la faccia da giocatore di poker, non aveva letto nulla in quella espressione, doveva essere bello riuscire a tenere le proprie emozioni private.

 

-Beh sarai contento di sapere che per Halloween, Lucrezia ha detto che devo assolutamente indossare un completo che ha trovato nel suo armadio e reputa adatto a me.- Lo disse con tono drammatico, lei si era già rassegnata a dei vestiti fuori dal suo range di normalità, ma l’amica non le avrebbe fatto mettere qualcosa di troppo fuori luogo, sapeva che non si sarebbe sentita a suo agio.

 

Ettore fece un suono sofferente chiudendo gli occhi e gettando la testa indietro appoggiandola sullo schienale.

 

-Sarà una lunga serata.- Lo disse con un tono davvero sconsolato, Anna pensò che infondo probabilmente stava scherzando, ci poteva stare l’essere attratti da una persona, ma una vocina le diceva cha magari tutti quegli apprezzamenti servivano a farla sentire bene.

 

Ma li accettò con grazia, capiva il gesto ed apprezzava gli sforzi del suo interlocutore.

 

Parlarono della festa per un pò, mangiarono qualcosa e a sera inoltrata dopo una decina di sbadigli della ragazza, il giovane si congedò, questa volta come ringraziamento per la bella giornata aveva ricevuto un bacio sulla guancia dalla bionda, che aveva raccolto un bel pò di autocontrollo per eseguire il gesto con naturalezza.

 

Si sorprese, era imbarazzata ma non tanto quanto pensava, chiudendo la porta pensò che infondo forse sarebbe riuscita a far funzionare tutto.

 

 

La settimana successiva ebbe parecchio tempo libero, le lezioni erano state quasi tutte annullate a causa delle sessioni di Laurea, i suoi genitori non erano ancora tornati dalla vacanza e Federico regalò a quella che aveva finalmente definito la sua ragazza una settimana sul lago di Garda.

 

Quello che Rebecca non sapeva, era che la villetta apparteneva alla famiglia di Anna, e che il suo soggiorno tecnicamente non era offerto dal suo ragazzo, ma dall’amica mai conosciuta, ma non le dispiaceva essere un benefattore anonimo, quella casa era quasi sempre abbandonata a se stessa.

 

Arrivata a sabato mattina, non aveva letteralmente più nulla da studiare, e probabilmente sarebbe stata a posto per i prossimi dieci giorni visto la settimana vuota che le si prospettava davanti, decise quindi di fare la sua corsa giornaliera e si riposò per poter reggere meglio alla serata.

 

Mangiò qualcosina, fece una doccia e indossò una t-shirt ed un paio di leggings  mentre lasciava asciugare i capelli all’aria, in attesa di Lucrezia che sarebbe arrivata a breve.

 

Si era appena seduta sulla poltrona della sua stanza quando sentì il campanello suonare.

 

Corse giù dalle scale così, velocemente che rischio di fare il volo dell’angelo e aprì la porta.

 

Rimase sorpresa di trovare altre due teste oltre a quella castana della sua amica.

Marcello ed Ettore erano dietro di lei, con facce piuttosto annoiate.

 

-Ciao ragazzi, ehm accomodatevi.- Si fece da parte per farli passare e gli indicò l’appendi abiti per i cappotti, la grossa borsa che Lu si trascinava dietro non la rassicurava poi molto, ma non poteva aspettarsi nulla di meglio.

 

Ettore le fece un’occhiolino mentre le passava accanto, più orientato rispetto all’altro ragazzo.

 

Li fece accomodare offrendo loro qualche snack, a quanto pareva i loro accompagnatori avevano dovuto annullare un calcetto pomeridiano a causa della pioggia, e Lucrezia aveva pensato di invitarli al loro pomeriggio di preparazione.

Non aveva nessun problema con la scelta dell’amica, ma si chiese per quale bizzarro motivo due ventenni avevano deciso di passare un pomeriggio a guardare vestiti.

 

-Certo che ne hai di soldi eh Nana!- Marcello aveva un modo tutto suo di dire le cose, ma non potè biasimarlo, abitava in un quartiere costoso, aveva una casa grande riempita di inutili oggetti di design che costavano ciascuno lo stipendio di un operaio della classe media. Lei era nata li e ci faceva poco caso, ma poteva essere spiazzante per qualcuno che non ci era abituato.

 

Anna ebbe il tempo di stringersi nelle spalle e dire ai due giovani di comportarsi come se fossero stati a casa loro, mentre Lucrezia già le tirava il braccio verso il bagno.




Note: Finalmente vediamo i due giovani approcciarsi alle dinamiche di coppia, il rossimo capitolo avrà una svolta!!! Grazie per essere passati e come sempre le recensioni sono ben gradite! 

A domani:)

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

 

Difficile

 

 

Il pomeriggio era passato velocemente, con Lu si trovava davvero bene, anche se la scelta finale dell’outfit non l’aveva particolarmente convinta, decise che per accontentare l’amica non avrebbe protestato ulteriormente.

 

Il completo tanto elogiato dalla castana, consisteva in una maglia aderente a collo alto, con le maniche lunghe fatta di un tessuto pieno di brillantini e doveva ammetterlo, questa le piaceva molto, mostrava il seno prosperoso ma senza in realtà rivelare nulla, era un abbigliamento un pò audace, che però la faceva sentire bella.

 

Il tasto dolente arrivava con la gonna di pelle nera che Lucrezia aveva insistito tanto di vederle addosso, per di più senza calze.

 

Quella gonna appartenete all’amica, dal corpo decisamente meno formoso del suo, le arrivava poco più sopra di metà coscia, e le rendeva anche i movimenti più basilari complessi, era convinta che se si fosse abbassata a raccogliere qualcosa avrebbe mostrato davvero un pò troppo.

 

Il tutto venne completato con un paio di stivali con il tacco, alti fino al ginocchio, che teneva sepolti nella cabina armadio da chissà quanti anni, il suo classico trucco e i capelli ben piastrati.

 

Nel complesso non stava male, ma non poteva dire di sentirsi a suo agio, era un pò troppo esposta per i suoi gusti.

 

Avrebbe voluto avere il portamento della sua amica, che nel suo mini abito viola sembrava appena uscita da una passerella di Victoria’s Secret, invece era goffa e terrorizzata dall’idea di finire con la faccia a terra.

 

Ultimati i preparativi scesero al piano inferiore, dove i due ragazzi erano occupati in una conversazione su quale marca di tabacco fosse la più economica, mentre Lu attirava la loro attenzione facendo una giravolta, ricevendo i complimenti di Marcello, lei si diresse a prendere i cappotti, era ora di andare.

 

Raggiunto il gruppetto ci fu un momento di imbarazzo dove tutti gli occhi erano su di lei, di solito non attirava l’attenzione per il suo aspetto fisico, la cosa la rendeva nervosa.

 

-Allora? Non è uno splendore? Dovrebbe vestirsi sempre così!- L’amica sembrava particolarmente entusiasta del risultato ottenuto, aveva un vero e proprio sguardo fiero mentre la indicava.

 

-Ha ragione sai? Quella gonna ti fa un culo pazzesco.- L’osservazione poteva venire solo da Marcello, e così come al solito Anna scoppiò a ridere mentre distribuiva i cappotti, preferì non commentare, non sapeva cosa dire.

 

Prima che potesse infilare il suo, Ettore si posizionò alle sue spalle e dopo averla aiutata si avvicinò con le labbra al suo orecchio, la ragazza realizzò che nonostante i tacchi, lui rimaneva più alto.

 

-Sarà dura stasera evitare quei pensieri indecenti di cui ti ho parlato.- Una frase che le aveva scombussolato la lucidità mentale in meno di tre secondi.

 

Il ragazzo si staccò velocemente e uscirono tutti di casa, decisero di andare con due macchine, quella di Marcello e il maggiolino, così non sarebbero stati vincolati dagli orari dell’altra coppia.

 

Vedere Ettore guidare la sua macchina era buffo, il cambio automatico lo destabilizzava, cercava sempre di schiacciare una frizione inesistente, borbottando maledizioni di continuo, le fece scappare diverse risate dalle labbra.

 

Una volta arrivati, ci avevano messo molto più tempo rispetto ai due amici, visto la poca dimistichezza con l’auto, Anna fece per scendere, ma venne trattenuta al posto dalla mano del giovane sul suo braccio.

 

-Dimmi che posso darti un bacio.- Era a pochi centimetri della sua faccia, e lei era in stato confusionale. 

Motivi per dire di no ne aveva, certo, si frequentavano da poco, e sarebbe stata una frana, tutte cose ragionevoli, che lui non avrebbe contestato, eppure non riusciva a non pensare che sarebbe stato bello, e che lo voleva davvero.

 

Annuì convinta avvicinandosi, sentì la barba del giovane pizzicarle il volto mentre le loro labbra si sfioravano, si sentiva impacciata e non sapeva cosa fare, fortunatamente Ettore, evidentemente più esperto di lei la guidò, insinuandosi lentamente nella sua bocca.

 

Era strano, ma piacevole, sentiva il cuore batterle all’impazzata e chiuse gli occhi inclinando la testa mentre assecondava i movimenti del ragazzo.

 

Quando si staccarono non sapeva quanto tempo fosse passato, anche se ragionevolmente non più di qualche minuto, sembrava che tutto intorno a loro si fosse fermato.

 

Si sentiva benissimo e avrebbe volentieri passato la serata seduta in quella macchina a replicare, ma aveva anche il terrore di non aver retto il confronto rispetto alle altre ragazze frequentate dal giovane.

 

-Io… Ehm… Andava bene? Non l’avevo mai fatto, non so se avrei dovuto fare qualcosa di diverso…- Si grattò la base del collo con la mano, non che ne sentisse la necessità, era una specie di tic nervoso.

 

In tutta risposta il ragazzo le stampò un nuovo bacio, questa volta più veloce mentre le faceva l’occhiolino.

 

-Impeccabile, come al solito. E sono lusingato che tu mi abbia concesso l’onore.- Sentiva la faccia calda, non arrossiva di solito, semplicemente si surriscaldava, e sapeva che le stava succedendo.

 

Scendendo dall’auto sentì le gambe molli, si guardò velocemente il volto con uno specchio da borsetta  e lo trovò arrossato nella zona delle labbra, aveva la pelle delicatissima, e l’attrito con la barba l’aveva irritata, sperò che nessuno si avvicinasse abbastanza per notarlo.

 

Una volta entrati in casa, la musica, che da fuori era molto attutita, la stordì completamente, si diressero a salutare Andrea, che lanciò uno sguardo ammiccante all’amico e si complimentò con la ragazza per il bel completo e poi Anna fu risucchiata da Lucrezia.

 

Come al solito, dopo poco si trovarono in bagno a parlare, e lo scandalo bacio aveva fatto letteralmente scappare un urletto di gioia a Lu, che imputava il merito di quella passione al suo outfit.

 

In realtà anche Anna era convinta che il suo abbigliamento fosse piaciuto, a quello che ormai si sentiva di definire il suo ragazzo, si era accorta che gli lanciava occhiate un pò più lussuriose del solito, e si chiese quali fossero i suoi pensieri.

 

Probabilmente non lo avrebbe capito, era terribilmente riservato e difficile da leggere.

 

Decisero dopo una ventina di minuti di tornare alla festa, persi di vista tutti quelli che conosceva, Anna vagò per la sala per una decina di minuti, la penombra non la aiutava a distinguere i volti, e le scarpe scomode le stavano rendendo la serata un vero incubo.

 

Stava ricevendo diversi sguardi, nessuno dei quali particolarmente casto, il che la metteva terribilmente a disagio, quando sentì chiaramente una mano sul sedere, decise che la sua pazienza era finita, quindi si avviò verso il piano superiore, che in teoria era off limits, Andrea avrebbe perdonato l’intrusione domestica.

 

Si diresse verso quella che ricordava essere la camera dell’amico d’infanzia, accese la luce, si sfilò gli stivali e si sedette sul letto allungando le gambe, tirò fuori dalla borsa l’ultimo libro di Christelle Dabos e si immerse nel suo mondo fatto di lettere e personaggi immaginari.


Note: Possiamo dire finalmente? Ho aspettato questo momento con ansia, e spero che l'attesa lo abbia reso più gradevole!
Da ora in poi ci saranno tante cose da scoprire, e spero mi accompagnerete nel viaggio!!! Come sempre grazie per essere passati!

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

 

Sbaglio 

 

Aveva letto diversi capitoli del mattone contenuto nel Kindle quando ad un certo punto l’inconfondibile voce di Andrea le arrivò alle orecchie.

 

-Ragazzi quante volte devo dirvelo di non usare la mia stanza per scop…- Si fermò di colpo trovando la ragazza seduta sul suo letto.

 

-Nana! Ma che ci fai qui?- La guardò confuso entrando nella stanza, probabilmente si era accorto della presenza di qualcuno, grazie allo spiraglio di luce che illuminava il corridoio buio.

 

-Ehm, scusami tantissimo, ma giù ho perso tutti, non ci stavo più capendo niente e ho pensato di stare un’attimo per conto mio, non volevo invaderti la casa, mi dispiace.- Aveva parlato velocemente, mentre iniziava ad infilarsi il primo stivale, quando li aveva tolti, sapeva sarebbe stata un’impresa indossarli di nuovo.

 

-Ma non scherzare neanche, puoi restare qui quanto ti pare, però mi dispiace saperti qui tutta sola quando giù c’è Ettore che con finta indifferenza cerca di capire dove sei.- Le fece uno sguardo furbetto mentre le si sedeva accanto passandole il secondo stivale.

 

Anna finì di lottare con le calzature e rivolse la sua attenzione al proprietario della casa, che aveva l’aria di dover dire altro.

 

-So che può sembrare strano, perchè non abbiamo mai parlato molto noi due, ma sono felice che finalmente tu ed Ettore vi siate trovati, vi completate, o almeno è quello che dice Lu.- Le diede un buffetto sulla pelle scoperta della gamba.

 

-Sai Andre, l’alcol ti rende poetico.- Scoppiarono entrambi a ridere, poi lui si frugò nelle tasche e le offri una bottiglietta sigillata di quella che sembrava essere la minisize di una bottiglia di vodka.

 

-Lo sai che non bevo, ogni volta mi rifili qualcosa, non ti arrenderai mai?- Lo disse con tono drammatico, ma in realtà ormai era diventato più uno scherzo tra loro due.

 

-Non devi berla se non vuoi, ma se la tieni in mano fai un pò di scena.- Quindi per tutto quel tempo non cercava di farla ubriacare, ma semplicemente di farla apparire più “normale” agli occhi del gruppo di amici? 

 

Era sinceramente colpita.

 

-Penso tu sia molto migliore di quello che dai a vedere sai?- Lo pensava davvero, c’era qualcosa sotto a tutti quei capelli ed i vestiti costosi.

 

-Mi raccomando non dirlo a nessuno o mi rovino la reputazione!- Le strinse un braccio intorno alle spalle mentre entrambi ridevano.

 

-Ti ho già detto quanto mi piace questo look a proposito? Fai colpo non c’è che dire.- Sembrava soddisfatto più che sorpreso, come se si aspettasse una cosa del genere da lei.

Le era simpatico, ma era anche piuttosto bizzarro, doveva ammetterlo.

-L’anno prossimo ad Halloween ti regalo un costume da suora, così nessuno farà più apprezzamenti, penso di aver sentito almeno una ventina di ragazzi parlare di te stasera.- La frase in questione era stata pronunciata con un tono ironico da Ettore, che era appoggiato allo stipite della porta e li osservava.

 

-Ci sono anche le suore sexy sai?- Andrea era un caso perso, e mentre si alzava le tese una mano per aiutarla a rimettersi in equilibrio sui trampoli che chiamava stivali.

 

-Sta zitto coglione.- Delicatissimo come sempre quando si rivolgeva all’amico, Ettore aveva la capacità di cambiare tono e modo di essere in base a chi si trovava davanti, questa era una delle sue tante caratteristiche che le faceva girare la testa.

 

Tutti e tre sgomberarono la stanza, e mentre la nuova coppia scendeva le scale il padrone venne fermato da una telefonata alla quale decise di rispondere nel corridoio decisamente più silenzioso.

 

Mentre camminava Anna cercava di abbassare quella gonna che le stava creando più problemi che altro, quando il suo accompagnatore si fermò sui gradini dell’ultima rampa.

 

-Ho sentito dire in giro che un tizio ti ha palpata, o almeno mi è sembrato di capire che parlasse di te, sai dalla descrizione… Stai bene?- Era tranquillo mentre glielo chiedeva, la guardava negli occhi e aveva un accenno di apprensione nello sguardo.

 

-Non è stato particolarmente piacevole ad essere onesta, ma ho preferito ritirarmi con grazia piuttosto che fare una scenata, probabilmente non era molto sobrio.- Si strinse nelle spalle mentre spiegava il suo punto di vista, cosa avrebbe ottenuto dal litigare con un ragazzo ubriaco? Problemi.

 

-Come al solito sei sempre troppo perfetta per questo mondo.- Le schioccò un bacio sulla fronte, sembrava sollevato, ma da quale peso? Il fatto che lei fosse serena? Di averla trovata? 

 

Avrebbe tanto voluto sapere cosa gli passava per la testa.

 

Chiarita la questione si diressero sulla pista da ballo dove ondeggiarono su un paio di canzoni a lei sconosciute, aveva imparato con Davide come far sembrare di star ballando muovendo poco i piedi, quindi non soffrì particolarmente.

 

Anche se iniziò a sentirsi stanca e la testa ogni tanto lanciava dei segnali d’allarme, delle vertigini, da quanto non metteva qualcosa nello stomaco?

 

Passò un’altra ora abbondante prima che entrambi concordarono sul fatto che si erano divertiti, ma era il momento di andare a casa.

 

Passarono a salutare i loro amici, che ognuno in un modo diverso augurò alla coppia una bella nottata, forse ignari della completa impacciataggine della ragazza, e si diressero al maggiolino facendo ritorno a casa di Ettore, dove Anna dopo averlo salutato con un bacio a stampo, si mise alla guida promettendogli che il giorno successivo avrebbero potuto uscire per pranzo essendo lei completamente priva di materiale.

 

Tornata a casa pensò che quella sera aveva avuto modo di sperimentare una delle esperienze più emozionanti della sua vita, il bacio le era piaciuto infinitamente e non vedeva l’ora di poter rivivere l’esperienza.

 

E una nota piacevole fu aggiunta dalla scoperta del buon cuore di Andrea, che per anni aveva mal giudicato.

 

Ogni tanto sbagliava anche lei, doveva ammetterlo seppur a malincuore.

 

Si addormentò dopo ore di ragionamenti vari promettendo a se stessa che non avrebbe più messo quella gonna.

 


Note: Ecco il nuovo capitolo, un pò corto, ma ho adorato lo scambio con Andrea, penso sia un passaggio che ricorderete della storia.

Vi avviso, i prossimi capitoli saranno intensi, è una promessa!

Come sempre grazie per essere passati, e se vi va le recensioni sono sempre gradite!!!!

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 

Serena 

 

 

Era domenica mattina, ed era andata a correre dopo aver fatto colazione, al ritorno fece una doccia veloce e si preparò.

 

Non era sicura di quello che avrebbe fatto con Ettore durante la giornata, quindi optò per un paio di skinny jeans neri, un maglione verde scuro e il suo paio di fedeli anfibi.

 

Nel complesso stava bene, era ordinata e comoda, di sicuro meglio della sera precedente.

 

Poco dopo aver ultimato i preparativi arrivò il ragazzo, era presto quindi decisero che avrebbero aspettato per avviarsi verso il ristorante.

 

Si avviarono sul divano e prima di sperimentare un attacco di codardia Anna lo baciò, erano ancora in piedi e appena comprese le sue intenzioni il ragazzo non esitò a ricambiare.

 

Era un bacio meno impacciato, erano entrambi più consapevoli dell’altro, si spostarono sulla superficie di pelle, Ettore si era accomodato facendo sedere la bionda a cavalcioni su di lui.

 

Da quanto non respiravano? Non lo sapeva, ma era così bello, si sentiva infiammata, il calore si diffondeva nel suo corpo facendola sentire bene, letteralmente al settimo cielo.

 

Si staccarono a causa della mancanza d’aria, e lei appoggiò la fronte su quella del giovane, era bello essere alla stessa altezza ogni tanto.

 

-Beh ma che bel buongiorno!- Ettore le sorrise allungandosi per ricominciare la loro sessione di baci bollenti.

 

Ad un certo punto, vista la posizione particolarmente scomoda, la giovane si sposto un pò per sentirsi a suo agio, per quanto quella situazione in se glielo permettesse, e mentre continuava ad assecondare i movimenti del giovane sentì un suono uscire dalla gola del ragazzo.

Si fermò guardandolo con occhi spalancati.

 

-Ti ho fatto male? Scusami, io non so come muovermi e…- Venne bloccata da un bacio, mentre due mani le tenevano i fianchi per salvarla da una rovinosa caduta, visto il suo poco equilibrio.

 

-Mi hai fatto tutt’altro che male Nana… Anzi scusami tu, alla mia età dovrei controllarmi meglio.- Le lanciò un’occhiata eloquente.

 

Quindi lui si era eccitato? Per lei? Era ovviamente imbarazzante, ma non poteva dire di esserne scontenta. Era felice di sapere che entrambi provavano le stesse sensazioni, e pensò che infondo era piacevole per una volta essere la lettrice di emozioni, piuttosto che il soggetto delle letture, il ragazzo era sempre così imperscrutabile.

 

-Oh no, va bene, immagino sia ehm normale?- Gli lasciò una carezza sul viso guardandolo negli occhi, la sua barba era ruvida, e non volle neanche pensare allo stato della sua faccia in quel momento.

 

-Mhm di solito ho molto più self control, ma devo ammettere che quella gonna di ieri mi ha mandato fuori fase, ogni volta che ci penso mi perdo, stamattina ci ho messo mezz’ora per trovare un pò di contegno, sembravo un fottuto tredicenne.-

 

Anna spalancò gli occhi guardandolo, non era chiaro quali emozioni ci fossero nella sua testa, ma infondo pensava che anche se difficilmente lo avrebbe ammesso, le piaceva fargli quell’effetto, sentirsi desiderata la manda su di giri, e iniziava a sentire una piacevole tensione al basso ventre, come un formicolio.

 

Cambiò leggermente posizione e un nuovo suono, che questa volta identificò come gemito lasciò le sue labbra.

 

-Se vuoi mi sposto, mi dispiace ehm che tu ti senta in difficoltà.- Dicendolo cercò di alzarsi in piedi ma venne trattenuta da Ettore che le posizionò le mani sulle cosce.

 

-Non ho detto che non sia piacevole, solo che ci faccio una brutta figura, sembro un pivello.- Alzò gli occhi al cielo e lo guardò, stupidi maschi che con il loro ego si creavano problemi inesistenti.

 

Si scambiarono un bacio particolarmente intenso, e lei iniziava a sentire chiaramente un rigonfiamento che sfiorava la sua gamba attraverso gli strati di vestiti, non era ingenua, sapeva come funzionavano quelle cose, ma era strano viverle. 

Ad un certo punto lui la fermò, allontanandosi leggermente dal suo volto.

 

-Penso di aver bisogno di una pausa, non credevo che lo avrei mai detto onestamente.- Anna scoppiò a ridere appoggiandogli la fronte sulla spalla.

 

Si fermò a riflettere che era a cavalcioni su un ragazzo e che aveva passato l’ultima mezz’ora a baciarlo, si sentì improvvisamente calda, fio ad un mese prima neanche  aveva mai immaginato di avere un fidanzato, ed ora tutta quella passione.

La vita era decisamente piena di sorprese.

 

-Posso alzarmi ora?- Ricevette un borbottio di assenso mentre si spostava e il ragazzo si congedava per il bagno.

 

Era felice, per la prima volta nella sua vita tutto sembrava andare per il verso giusto e non sentiva alcun vuoto, pensava non sarebbe durato, sicuramente qualche problema sarebbe uscito fuori per renderle la vita complessa ma almeno per qualche giorno, forse una settimana le avrebbe fatto piacere vivere serena.

 

Alla fine decisero di optare per una tigelleria, lei prese un’insalata accompagnata da quei buoni ma calorici dischetti di pane, mentre il giovane, con una forma fisica decisamente meno problematica della sua optò per il tagliere di gnocco fritto.

 

Mentre spiluccava dei pezzetti di kiwi dalla ciotola di macedonia che avevano ordinato il ragazzo le lanciò la bomba della giornata.

 

-Mia madre mi ha chiesto se vuoi venire a pranzo da noi uno di questi giorni.- Lo aveva detto ai suoi genitori che si frequentavano? Lei aveva accennato la cosa ai suoi, e ricevuto un leggero assenso con la solita raccomandazione di non trascurare gli studi.

 

E lui addirittura ne aveva conversato a lungo e aveva ricevuto un’invito per lei?

 

Si sentiva leggermente in colpa, ma pensò che forse gli stava facendo un favore non costringendolo ad un tavolo accanto alla sua famiglia.

 

-Ehm certo, sarebbe carino rivedere i tuoi, si ricordano ancora di me?- Il ragazzo tossì a causa dell’acqua che gli era andata di traverso.

 

-Se si ricordano di te? Quando si sono accorti che ti menzionavo spesso, mi hanno fatto il terzo grado finché non gli ho detto che ci frequentavamo, e mia madre per poco non ha pianto, perchè secondo lei “sei un esempio della perfetta ragazza”.- Mimò l’ultima espressione con una faccia buffa che la fece sorridere.

 

Non era sorpresa, le capitava spesso di fare quell’impressione alle persone e ormai non la imbarazzava più di tanto.

 

-Va bene allora, ci organizziamo per domenica prossima a pranzo? Porto i biscotti alla cannella.- Annuì a se stessa, lei non sapeva cucinare, ma sua madre si, gli avrebbe chiesto un favore, tanto non aveva mai molto da fare nel weekend quando il padre era di turno.

 

-Oh sarà un pranzo entusiasmante, scommetto che mia madre si commuoverà prima della fine dell’antipasto.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Note: Eccoci con un nuovo capitolo! Questa volta abbiamo uno dei primi momenti di intimità tra i giovani! Come andrà il pranzo? Lo sapremo nel prossimo capitolo!

Intanto vi ringrazio per essere passati a leggere la mia storia, e vi auguro un buon proseguimento!

PS: come sempre le recensioni sono molto gradite ;)

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

 

Luce

 

 

Il pranzo con la famiglia di Ettore stava andando alla grande, i suoi genitori erano entusiasti della giovane ragazza, sua madre le aveva fatto mille complimenti, osservando di soppiatto la coppia con gli occhi lucidi, mentre le veniva fatto fare il giro della casa.

 

Giada, la sorella del moro era qualche anno più grande di loro, studiava economia, e al contrario del fratello era una chiacchierona proprio come lei, le stava sinceramente simpatica e si trovava molto a suo agio.

 

Stava indossando il suo vestito lilla dalla gonna ampia, lunga fino al ginocchio, un paio di ballerine e un cardigan abbinato, l'outfit la rendeva un pò simile ad una Kate Middleton dei poveri, ma le piaceva molto.

 

Stavano prendendo il caffè nel salotto quando si rese conto che c’era qualcosa di sbagliato, mentre parlava con il padre di Ettore esponendogli le argomentazioni della tesi di antropologia che stava scrivendo, visto l’interesse dell’uomo nel sociale, iniziò a sentire la testa leggera.

 

Non come alla festa di Halloween dove il fastidio era come accennato, un brutto presentimento, accantonato nella sua testa.

 

Adesso era vicino, avvertiva la difficoltà crescente mentre pronunciava ogni parola, iniziava a sentirsi confusa, avvertì vagamente gli sguardi preoccupati delle persone intorno a lei, e poi il buio la avvolse.

 

Se c’era una cosa che Ettore aveva imparato dopo cinque anni in classe con una diabetica di tipo 1, era che a volte i segnali d’avvertimento arrivavano troppo tardi, e che i sensori non sempre funzionavano.

 

Non era la prima volta che Anna perdeva i sensi in sua presenza, ma in quel caso non c’era un prof addestrato da chiamare e nessuno ad aiutarlo.

I suoi genitori erano completamente nel panico, e lui iniziava a perdere la sua solita calma, l’unica cosa giusta da fare, era chiamare un’ambulanza.

 

Furono i sette minuti più lunghi di sempre, mentre osservava la giovane adagiata sul sofà come se stesse dormendo, pensò che ad una persona così buona, non sarebbero dovute succedere quelle cose.

 

I paramedici la trasportarono sull’ambulanza e lo autorizzarono a salire con lei.

 

-Portatela al Sant’Orsola.- I due soccorritori sembravano confusi.

 

-Non funziona così ragazzo, si va nel posto più vicino.- Era stato sintetico e chiaro, ma Ettore non avrebbe lasciato andare.

 

-Suo padre è il dottor Setti, e sono sicuro che oggi sia di turno, e che vorrebbe la figlia nel suo ospedale.- Lo aveva detto certo di aver ragione, il primario avrebbe voluto la figlia nell’ospedale gestito da lui, anche i due paramedici dovettero ammetterlo.

 

Il viaggio fu rapido, e con una flebo di Dio solo sa cosa al braccio, Anna non dava ancora nessun segno di vita, il che lo preoccupava, aveva forse fatto troppo tardi? Forse doveva intervenire durante l’attesa? Per fare cosa poi? Sapeva che era malata, ma non era in grado di intervenire al posto suo, nessuno glielo aveva mai spiegato.

 

Arrivati in pronto soccorso, non fece in tempo a scendere che vide il Primario di Chirurgia seguito da almeno dieci specializzandi correre verso la barella.

 

Lui aveva una calma impressionante, ma il signor Setti non era da meno, la figlia giaceva inerme, ed era in grado di valutare valori e segni vitali, trovando il tempo di fare una lezioncina agli studenti.

 

Era un uomo straordinariamente dotato, non lo stupiva che Anna fosse così intelligente.

 

Venne fatto accomodare in sala d’attesa, dove la sua famiglia lo raggiunse, erano tutti in apprensione per la bionda, ma stare insieme li aiutava, erano molto uniti.

 

Dopo quella che sembrava letteralmente una vita, Michele Setti raggiunse il quartetto.

 

-Tu sei Ettore?- Si rivolse al ragazzo porgendogli una mano, che subito lui strinse prontamente.

 

-Si dottore, come sta Anna?- Non era il momento dei convenevoli, lo sapevano tutti, l’unica priorità era accertarsi che la ragazza non avesse subito danni.

 

-E’ stabile, e ha chiesto di poterti vedere, in teoria solo i parenti sono autorizzati, ma farò uno strappo alla regola.- Gli sorrise, ed il giovane osservò che sulla sua guancia destra c’era una fossetta, la stessa che sapeva trovarsi sulla pelle pallida della ragazza.

 

-Grazie mille davvero, io vorrei dirle che sono molto dispiaciuto per quanto successo, non so se magari ho sbagliato qualcosa, mi sembrava stesse bene, e poi ad un certo punto, si è come, addormentata.-

 

Se c’era una cosa che i due interlocutori sapevano, era che l’ipoglicemia era questo.

Lo zucchero nel sangue si abbassava a livelli drastici, ed il soggetto privo di forze perdeva i sensi.

Succedeva perchè uno stupido organo non faceva il suo lavoro.

Un ormone fuori fase, e tutto cambiava.

 

-Abbiamo fatto diversi controlli, non c’è nessuna spiegazione plausibile, non è qualcosa che ha mangiato ne un errato dosaggio del farmaco, è stato un caso, a volte succede senza una vera motivazione.- Il dottore era calmo e rassicurante, caratteristiche fondamentali per la sua professione, non c’era dubbio che il suo posto di prestigio se lo fosse guadagnato.

 

-Adesso va da lei, se la vedi pallida non ti spaventare, è normale.- Gli indicò la porta d’ingresso alla zona riservata e spostò l’attenzione sulla famiglia del giovane presentandosi e facendo loro un quadro completo della situazione, riempiendo i pezzi mancanti.

 

Anna guardava il muro bianco della stanza, era arrabbiata con se stessa, aveva rovinato un momento importante, odiava quella dannata malattia.

 

Erano sedici anni che viveva, grazie ad una serie di aghi che quotidianamente infilava nel suo corpo.

 

Faceva sempre tutto correttamente, non lasciava mai nulla al caso, e poi succedevano quelle cose, sempre nei momenti meno opportuni.

 

Vide Ettore affacciato alla sua stanza e gli fece segno di entrare, lui si accomodò sulla sedia accanto al letto e lei si girò per guardarlo, parlò prima che potesse farlo il suo interlocutore.

 

-Devi scusarmi, io ti assicuro che non me ne ero accorta, non avrei mai voluto rovinare il pranzo con la tua famiglia, mi assicurerò di poter replicare il prima possibile, e di scusarmi con tutti loro.-

 

Venne interrotta da un bacio a stampo a sorpresa.

 

-Non hai rovinato nulla, sei stata male, capita a tutti, e siamo felici che tu stia bene, ci sarà un sacco di tempo per stare insieme in futuro.-

 

Anna iniziò ad avere gli occhi lucidi, si sarebbe dovuta tirare indietro, non avrebbe dovuto coinvolgere tutte quelle persone nella sua vita piena di problemi, era inutile spargere dolore su chi poteva vivere felice.

 

-Forse dovresti lasciarmi stare, sono un pò una zavorra, lo sai che questa non è ne la prima ne l’ultima volta che una cosa del genere accade.- La faccia scandalizzata di Ettore le fece spuntare un sorriso.

 

-Io non vado da nessuna parte, ero perfettamente consapevole della tua malattia, ed è una cosa con cui si convive benissimo, devi solo farmi un corso accelerato.-

 

Lei gli sorrise poco convinta, quanto sarebbe durata quella pazienza? Quando si sarebbe scocciato di lei? Sarebbe rimasta sola, doveva prepararsi a quell’evenienza.

 

-Ehi, tu sei la mia luce, ho bisogno di te, ed ora che ti ho trovata non ti lascio andare sai?- Le prese la mano nella sua poggiandovi un dolce bacio sopra.

 

 

Forse non era poi tutto perduto.

 


Note: Eccomi qui con un capitolo che ritengo abbastanza importante, fatemi sapere cosa ne pensate! E specialmente se con i piccoli dettagli che avevo lasciato lungo la storia lo aveva te sospettato!

Vi informo che ho ufficialmente finito di scriverla! Sono 25 capitoli + l'epilogo, e non vedo l'ora di postarveli!!! 

Grazie per essere passati e come al solito se vi va di recensire è sempre cosa gradita! 

A presto :)

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

 

Blu

 

 

Erano passate diverse settimane da quello che Anna definiva “l’incidente”, si era ristabilita e  aveva fatto un corso accelerato ad Ettore su come gestire le situazioni drammatiche.

 

In seguito alla conoscenza casuale di suo padre con il giovane, aveva colto la palla al balzo per invitarlo a cena e fargli conoscere la sua famiglia.

 

Certo, il dottore avrebbe preferito uno dei suoi tanti specializzandi come innamorato della figlia, ma doveva ammettere che sembrava una brava persona, e che teneva a lei, questo poteva bastare.

 

Era il dodici dicembre, un sabato sera, il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno, i suoi  erano fuori città a causa di un convegno sulla medicina rigenerativa a Parigi, e lei era stata invitata dalla famiglia di Ettore a cena.

 

Niente di strano se non che, appena capito che nessuno era in casa, Marta le aveva suggerito di rimanere a dormire da loro, perchè “Tanto la camera di Ettore è molto grande”.

 

Come poteva affrontare con la madre del suo ragazzo un discorso su tutte le sue insicurezze e problematiche varie? Era stato più semplice accettare, e mentre preparava la sua borsa, con tutto il necessario per passare la notte fuori, si chiedeva dove fosse finito il suo cervello durante quella conversazione di qualche giorno prima.

 

La cena era andata bene, e adesso si trovava seduta sul divano a chiacchierare con Giada, le stava spiegando come funzionava il sensore sul suo braccio, visto che aveva notato il particolare interesse.

 

-Com’è davvero avere questa malattia? Ettore ci ha spiegato i sintomi, ma dico, tu come ti senti?- 

 

“Come ti senti.” Tre parole, che le dimostravano per l’ennesima volta come quella famiglia fosse costituita da persone con un cuore grande.

 

Le avevano chiesto tante cose su diversi sintomi, ma nessuno si era mai interessato alle sue sensazioni riguardo a quella zavorra che si portava dietro.

 

-Io ehm, dipende dai giorni, ma di solito c’è un leggero senso di impotenza, è una cosa che non posso controllare, e questo mi fa arrabbiare.-

 

Era stata onesta, e la voce le aveva tirato un brutto scherzo, era tremolante, lei odiava piangere.

 

-E per compensare controlli tutto il resto come un’ossessionata.- La voce di Ettore arrivò dietro di lei, e sentì le mani del ragazzo appoggiarsi sulle spalle.

 

Tutti scoppiarono a ridere, era uno di quei bei momenti di serenità che aveva tanto imparato ad apprezzare negli ultimi mesi.

 

La sua relazione procedeva a gonfie vele, avevano avuto solo una discussione, che era stata risolta velocemente.

 

Con il tempo aveva iniziato a sentirsi meno impacciata durante i momenti di intimità, che comunque per ora si limitavano a lunghe sessioni di baci. Forse era il momento di fare qualche passo avanti.

 

Dopo un’altra mezzora decisero tutti di dirigersi nelle rispettive camere, erano le undici passate e qualche sbadiglio si faceva sentire, lei era piuttosto stanca, aveva studiato molto quel pomeriggio per potersi permettere la domenica libera.

 

La casa era su tre piani, e la stanza di Ettore era stata stabilita in mansarda, l’aveva già vista altre volte, ma era strano pensare che avrebbe dormito li.

 

Si sedette sul grande letto che invidiava al giovane, il suo era letteralmente la metà, si stava sfilando la scarpa con il tacco blu che aveva abbinato al vestito dello stesso colore, quando il giovane si accomodò accanto a lei.

 

-Sei molto bella stasera sai? Questo vestito ti sta d’incanto.- Gli sorrise leggermente imbarazzata, non si era ancora abituata a ricevere complimenti, l’abito indossato era semplice ma elegante, la gonna ambia sopra al ginocchio e lo scollo a barca la facevano sentire a suo agio, ma come al solito non si aspettava che lui lo notasse.

 

-Me lo dici tutte le volte, inizio a credere che tu me lo faccia solo per farmi contenta!- Gli fece la linguaccia mentre lui le si avvicinava mettendole una mano sul ginocchio.

 

Non si sentiva più preoccupata come prima quando succedeva, aveva iniziato a fidarsi, sapeva che non l’avrebbe mai forzata.

 

Calciò via l’altra scarpa mentre si appoggiava ai cuscini che si trovavano alle sue spalle, il ragazzo la baciò, le sensazioni che provava avevano sempre la stessa intensità, sentiva il cuore in gola, non riusciva ad abituarsi, non era diventato noioso, era pura adrenalina, lo adorava.

 

La mano di Ettore continuò a salire, fino che ad un certo punto arrivato nella parte alta della coscia non si staccò da lei guardandola sconvolto.

 

-Hai le autoreggenti?- Cosa? Era confusa, le aveva indossate altre volte e lui non si era mai dimostrato particolarmente interessato, le trovava più comode rispetto ai classici collant.

 

-Ehm si, perché?- Non capiva quale fosse il problema, e la faccia sconsolotata di Ettore non era di grande aiuto, ancora non riusciva a capirlo, incredibile.

 

-Perchè adesso avrò un sacco di pensieri indecenti a frullarmi nella testa, mentre tu sei qui che dormi nel mio letto.- Anna, inutile dirlo, scoppiò a ridere facendo sorridere anche il suo interlocutore.

 

La sessione di baci andava avanti da una ventina di minuti quando Ettore, che si trovava sdraiato sul letto con la ragazza che stazionava sulle sue gambe, chiamò un time out.

 

-Ho davvero bisogno di una pausa adesso, oppure penso non sarò più in grado di controllarmi.- Anna ci aveva pensato in questi giorni, e aveva deciso che solo perché lei non si sentiva pronta, non poteva chiedere al ragazzo di trattenersi sempre, era davvero molto paziente, ma era pur sempre una persona.

 

Decise di lasciargli un caldo bacio sulle labbra, mentre faceva combaciare il tessuto delle sue mutandine con quello dei pantaloni di lui.

 

Si era informata su diversi blog, e a quanto pare, nonostante gli strati di vestiti, con gli giusti stimoli si potevano ottenere buoni risultati.

 

Si complimentò con se stessa per la scelta della calze, Ettore aveva messo la mano sul bordo di quest’ultime senza mai spostarla, gli piacevano parecchio evidentemente.

 

-Nana cosa stai facendo?- La ragazza mosse leggermente i fianchi ricevendo un sussulto da parte del giovane.

 

Continuò con quel movimento, che aveva visto essere gradito, e slacciò il bottone dei jeans del ragazzo con le mani tremanti, era nervosa, ma determinata.

 

Lui le afferrò le mani prima che lei potesse abbassare la zip.

 

-Non devi farlo per accontentarmi, ti ho detto che aspetterò e ho intenzione di mantenere la parola data.- La guardava negli occhi, era serio, e questo la convinceva ancora di più, voleva farlo sentire bene.




Note: Il capitolo dice tutto e non mi sento di aggiungere altro! Ci sentiamo domani per il momento clou hahahaha
Fatemi sapere cosa ne pensate! E grazie mille di cuore per essere passati:)

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

Esploso

 

 

Mentre i movimenti di Anna facevano scontrare il cotone dei due strati di intimo che separavano i ragazzi, osservò che in quei momenti di intimità, Ettore perdeva completamente il classico controllo che lo contraddistingueva.

 

Aveva i capelli disordinati e le guance arrossate che si vedevano sotto la barba, era un casino totale, e le venne da sorridere.

 

Allora anche lui ogni tanto perdeva il controllo, le piaceva sapere di essere la responsabile di quella reazione.

 

Non ci volle molto per farlo capitolare, sentì chiaramente la tensione del ragazzo raggiungere l’apice ancora prima di essere avvisata, e doveva ammettere, che lei stessa si sentiva piuttosto accaldata, era molto piacevole, non poteva negarlo.

 

-A-Anna, io mi sposterei se fossi in te.- Sembrava che gli fosse costato molto dirlo, era teso e concentrato a trattenere una reazione che entrambi sapevano era inevitabile.

 

Decisa a finire ciò che aveva iniziato, applicò ciò che aveva imparato dal buon vecchio internet, e rallentò il movimento rendendolo profondo e intenso.

 

-Cazzo.- Ettore capitolò, rilassando immediatamente tutti i muscoli, la ragazza notò chiaramente la macchia sui suoi boxer e si morse il labbro. Era stata lei a produrre quelle sensazioni piacevoli che attraversavano il giovane, e doveva dire che questo la faceva sentire al settimo cielo.

 

 

Sistematesi entrambi per la notte, il pigiama di seta lilla era stato apprezzato dal ragazzo per il “tessuto liscio”, si ritrovavano abbracciati nel letto a parlare.

 

-Sei stata meravigliosa prima, sei sicura di non avere esperienza?- Scoppiò a ridere guardandolo, era un maldestro tentativo di sapere se aveva mai fatto quelle cose con altri? Già sapeva la risposta, ma decise di darli ulteriore conferma.

 

-Ho fatto delle ricerche. Sono contenta di essere andata bene.- Lui le schioccò un bacio sulla guancia.

 

-Come al solito non fallisci mai, ma dimmi, tu come l’hai vissuta?- Le stava chiedendo quello che pensava? Non credeva che importasse onestamente, specialmente non ai ragazzi.

 

-Ehm, tu vuoi.- Si strozzò con la saliva tossendo. -Vuoi sapere se sono venuta?- Ricevette solo un assenso non verbale, questo era leggermente imbarazzante, in quel momento presa dagli ormoni si era sentita audace, ma parlarne era strano.

 

-Mi sono inumidita, Si può dire?- Ettore esplose in una risata contagiosa.

 

-Penso di aver capito cosa intendi, e non ti piacerebbe finire?- Le rivolse uno sguardo intenso mentre la sua grande mano si spostava sull’addome liscio di lei.

 

Serrò istintivamente le gambe, non si sentiva pronta ad esporsi così tanto, e lui lo capì ritirandosi e lasciandole un bacio sulla fronte, non sembra arrabbiato, sperava che non lo fosse.

 

 

La mattina dopo si svegliò con Ettore che le cantava “Happy Birthday” nell’orecchio, si mise in sesto indossando una felpa nera ed un paio di jeans e scese al piano di sotto.

 

La casa era deserta e passarono il pomeriggio a preparare una torta di compleanno, non che lei avesse fatto nulla, lo osservava cucinare, a quanto pare gli piaceva farlo.

 

Non le era ben chiaro perché avessero fatto una torta quando erano solo in due, ed uno dei loro pancreas non accettava gli zuccheri, ma era contenta che lui si sentisse soddisfatto.

 

Andò in camera prepararsi, sarebbero andati a cena fuori, e lui era andato a fare rifornimento alla macchina.

 

Scelse di indossare un vestito bordeaux lungo fino al ginocchio con le maniche lunghe ed una scollatura abbastanza pronunciata sul seno, era semplice e carino, le permetteva di muoversi senza problemi e la faceva sentire bella.

 

Dedicò più tempo del previsto al suo make-up che questa volta prevedeva una tinta labbra abbinata al tessuto dell’abito.

 

Evitò le calze visto che sarebbero andati in un posto al chiuso con i riscaldamenti accesi e   tirò fuori dal sacchetto le nuove scarpe che aveva ricevuto come regalo di compleanno dai suoi genitori.

 

Era un classico tacco medio di vernice nera, il tipico oggetto da brava ragazza che i suoi genitori amavano acquistare per lei.

 

La rappresentavano, erano sobrie, eleganti, impeccabili.

 

Si chiese se tutti la vedessero in quel modo, perché essenzialmente poteva riassumerle come noiose.

 

Abbandonò i suoi pensieri angoscianti e finì di prepararsi, osservandosi allo specchio si rese conto che i capelli erano diventati troppo lunghi, a lei erano sempre piaciuti corti, avrebbe dovuto tagliarli.

 

Afferrò il cellulare rispondendo ai tanti messaggi di auguri, Federico le aveva mandato una  faccina triste, perché non avrebbero potuto passare la serata insieme, ma gli aveva promesso che la settimana successiva avrebbero avuto un weekend tutto per loro, non voleva che si sentisse trascurato, specialmente adesso, che le cose con Rebecca andavano male.

 

Approfittò dell’occasione per leggere le mail accantonate dal giorno prima, eliminò lo spam e rispose a sua zia che le mandava ogni anno una cartolina digitale.

Il suo cuore perse un battito, una mail dall’università.

Non aveva fatto esami, quindi non poteva essere un voto, l’oggetto parlava chiaro.

 

“Domanda anno all’estero” 

 

Aveva chiesto di poter fare l’erasmus il primo giorno del primo anno. Lo vedeva come il suo trampolino di lancio per una carriera all’estero, il suo sogno.

 

Le cose erano cambiate, stava iniziando ad apprezzare la sua città, perché aveva trovato degli amici e un ragazzo, ma pensò egoisticamente che questo non batteva le sue ambizioni.

 

Con dita tremanti aprì il messaggio, le tante parole vennero lette velocemente, fino alla conclusione, che la lasciò spiazzata.

 

“Se acconsente ad intraprendere il terzo anno accademico alla NYU, situata a New York, USA, è pregata di confermare il suo assenso entro il 13/12/2020 ore 22:00:”

 

Cosa? Da quanto tempo quella mail stazionava li? Dieci giorni, e lei non se ne era accorta, troppo presa a pensare alla sua relazione, per preoccuparsi di quello per cui aveva lavorato duramente per tutta la vita.

 

Prese un respiro profondo, non aveva tempo, non poteva fermarsi a pensare, rispose istintivamente e ripose il telefono scendendo al piano di sotto, lei ed Ettore avrebbero dovuto parlare, e non poteva rimandare la conversazione questa volta.

 

 

-SORPRESA!!!!!!!-

 


Note: La tranquillità finisce qui, salutiamola insieme hahahaha. Come al solito grazie per essere passati e a domani :)

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

Sorpresa

 

Lucrezia, Andrea, Marcello, Ettore e Federico la fissavano con dei grossi sorrisi stampati in faccia mentre lei era confusa.

 

Le aveva davvero organizzato una festa a sorpresa? E lei aveva appena mandato quella mail? Era la persona peggiore del mondo.

 

Si pizzicò il labbro con i denti per trattenere le lacrime che le inumidivano gli occhi, la sua vita stava per cadere a pezzi, deglutì a fatica e decise che non avrebbe rovinato la serata a tutti, poteva rimandare a domani.

 

 

La pseudo festa andò bene, erano in pochi, la musica aveva un volume accettabile, il cibo fatto in casa era eccezionale e tutto le sembrava perfetto, un momento che avrebbe voluto rivivere in loop.

 

Il momento dei regali era sempre stato il suo preferito fin da piccola, adorava farne e riceverne, erano le uniche sorprese che non la destabilizzavano.

 

Questa volta, il giorno del suo ventesimo compleanno, non si sentiva degna di ricevere doni.

 

Seduta sul tappeto, senza scarpe e con le gambe incrociate, aprì il pacco di Lucrezia e Marcello, un paio di stivaletti di pelle nera dalla linea molto moderna, al contrario dei suoi genitori, i due amici avevano scelto un oggetto che non la faceva sentire una disadattata, sorrise grata ad entrambi.

 

Andrea le consegnò direttamente in mano un libro dalla copertina di pelle nera con rifiniture dorate. Forse era un’edizione speciale di qualche classico, ma aprendolo lo trovò vuoto.

 

Era leggermente confusa, era una specie di scherzo?

 

-E’ un diario, sono certo che farai grandi cose nella vita Nana, dovresti tenerne traccia!- Ogni volta che quel ragazzo parlava rimaneva sempre più sorpresa, se solo si fosse impegnato un pò di più, avrebbe raggiunto grandi risultati nella vita.

 

Si alzò per abbracciarlo, era sinceramente commossa per il gesto, la stretta del ragazzo era forte, probabilmente era la prima volta da quando erano piccoli che condividevano un gesto simile, era stato spontaneo, non aveva dovuto rifletterci.

 

Arrivò il turno di Ettore, aveva in mano una scatolina bianca, e sperava con tutto il suo cuore che non fosse quello che pensava. 

Un sospiro le lasciò letteralmente le labbra quando si trovò davanti una collanina, il pendente era dorato e a forma si sole. Sorrise, le diceva sempre che era la sua luce, era qualcosa in cui credeva evidentemente.

 

Mentre le metteva la collanina le sussurrò nell’orecchio un “ti amo”, era stato veloce e flebile, se lo era solo immaginato? Gli sorrise e fu grata a Federico per averle tirato il braccio, l’aveva salvata da una risposta che non si sentiva pronta a dare.

 

Il pacco dell’amico era grande e morbido, si chiese se per caso non le avesse regalato una trapunta nuova, dato che derideva sempre quella con le stelline che era sul suo letto.

 

Strappò velocemente la carta azzurra e quello che vide le fece letteralmente perdere un battito.

 

Il kit di benvenuto della NYU, tazza, felpa, portachiavi e tappetino per il mouse.

Lo avevano visto mesi prima sul sito del college, quando anche Federico aveva fatto domanda per l’erasmus.

 

Lo guardò confusa, ma come faceva a saperlo?

 

-Lo so che ancora non me lo avevi detto, ma sono stato accettato anche io, non te ne avevo parlato perché con i casini di Rebecca non ero in vena, ma ho rivisto le mie priorità. Ed era una mailing List! Mi ricordavo il tuo numero di matricola ed ho visto che eravamo dentro entrambi! E’ meraviglioso!-

 

Le rivolse uno sguardo confuso vista la mancanza di entusiasmo sul suo volto.

 

-Dove sareste entrati? Scusate ma mi sono perso un pezzo.- Ettore non sembrava arrabbiato, solo confuso, almeno per ora.

 

Visto il mutismo di Anna, il suo collega rispose al posto suo.

 

-Alla NYU, per l’anno all’estero! Abbiamo fatto la domanda una vita fa! E finalmente la settimana scorsa sono uscite le graduatorie, Nana era la prima ovviamente ma rientro anche io! Sono felice di poter condividere questa esperienza con lei.-

 

Era letteralmente su di giri mentre lo diceva, e lo sarebbe stata anche lei se non fosse stata nel pasticcio più grande della sua vita.

 

Gli occhi confusi di tutti erano su di lei, e quelli di Ettore erano letteralmente furiosi.

 

-Cos’è questa storia? Non me ne hai neanche parlato! Hai già accettato?- Le si era avvicinato molto, e nonostante lei si fosse alzata in piedi, lui era davvero molto più alto.

 

-Io ho letto la mail solo questa sera, non me ne ero accorta prima, stavo venendo a parlartene quando ho sceso le scale.-

 

Lo sguardo del ragazzo si addolcì mentre la guardava negli occhi.

 

-Capisco, beh allora abbiamo tempo per analizzare la cosa e decidere cosa fare.- 

 

Venne interrotto da una risata ironica di Federico, lo sapeva che quei due non si sarebbero piaciuti, era una sensazione.

 

-Decidere cosa fare? Ma sei impazzito? E’ un’opportunità unica, e Anna ha sgobbato come un mulo lo scorso anno.-

Aveva ragione, aveva perso due diottrie a furia di studiare per ottenere il punteggio più alto della graduatoria, lui c’era e l’aveva vista.

 

-Senti, ti ho invitato perché sei suo amico, ma se permetti le decisioni le prendiamo noi due, tu stanne fuori, giusto Nana?- I due ragazzi adesso la fissavano, entrambi desiderosi di avere ragione.

 

Aveva sempre odiato le scenate, e adesso ne stava vivendo una.

Chi era quella ragazza? Dov’era la Nana che non si faceva coinvolgere nei drammi? Era stanca di quella situazione.

 

Non faceva che pensare che se Ettore l’avesse amata davvero non le avrebbe fatto vivere un momento del genere, non le avrebbe chiesto di restare.

 

La sua istruzione veniva prima di tutto, e il fatto che lui pretendesse di aver voce in capitolo la faceva arrabbiare.

 

Non si innervosiva mai, ma quello era davvero troppo,  avrebbe dovuto sapere quanta fatta ci metteva, tutte quelle ore sui libri e i sacrifici che faceva, e invece? Pretendeva rinunciasse alla NYU? 

 

Sarebbe stata questa la sua vita? Qualcuno che le tarpava le ali ogni volta che si presentava un cambiamento indesiderato? Lei credeva davvero che avrebbero potuto farla funzionare, ma probabilmente aveva commesso il primo errore della sua vita, e lo stava realizzando proprio in quel momento.

 

Era letteralmente furiosa, sentiva la sua faccia andare a fuoco, cercò il coraggio di dire ciò che le si era bloccato in gola.

 

-Veramente non c’è molto di cui parlare, il termine per decidere era questa sera, ho risposto giusto in tempo.- Deglutì rumorosamente mentre il ragazzo si avvicinò fino ad arrivarle ad un palmo dal naso, sembrava impaziente di sapere, l’aveva presa come una specie di offesa personale?

 

-E cosa hai risposto?- Aveva il suo solito tono calmo, ma averlo così vicino le dava un senso di angoscia, sapeva che dentro probabilmente era sul punto di esplodere.

 

-Ho accettato.-


Note: Ecco il nuovo capitolo! Solo 3 aggiornamenti e la storia sarà finita, non sono psicologicamente pronta hahahah. Fatemi sapere cosa ne pensate e come sempre grazie di cuore per essere passati!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

Funzionare

 

 

 

Lo sguardo calmo del ragazzo si trasformò velocemente in uno furioso, non lo aveva mai visto così arrabbiato.

 

-Hai accettato! Senza chiedermi nulla! Come al solito no? Hai deciso una cosa e l’hai portata avanti, non ti importa niente di quello che penso io!- Stava letteralmente urlando, e se possibile Anna impallidì più del solito, i quattro amici alle loro spalle si lanciarono degli sguardi preoccupati, sapevano che la loro presenza non era richiesta.

 

-Forse potremmo parlarne in privato.- Era un sussurro quello di Anna, non le sembrava il caso di coinvolgere anche gli altri nella discussione.

 

In risposta le arrivò una risata beffarda.

 

-Che importa? Tanto loro le cose, le sanno prima di me, non è che io abbia un’esclusiva di qualsiasi tipo.- Si girò verso Federico puntandogli il dito contro.

 

-Sei contento eh?! Avevi ragione complimenti, già vi vedo a New York a condividere l’appartamento e fare la coppia felice, la tua fidanzata lo sa che sarà presto cornuta?-

 

Aveva completamente perso la ragione, Anna strabuzzò gli occhi quando Fede si alzò in piedi sovrastando Ettore con i suoi due metri scarsi.

 

-Non ti devi neanche permettere di dire una cosa del genere, al contrario tuo, io voglio il meglio per lei.- Sembravano entrambi molto minacciosi, e si scambiarono uno sguardo carico di sfida.

 

Anna decise di mettersi in mezzo ai due, dando le spalle all’amico e fronteggiando il fidanzato.

 

-Ettore ti prego rifletti, possiamo farla funzionare, sono solo dodici mesi, dopo tornerò qui e tutto sarà come è adesso, non c’è nessun motivo di fare una scenata.- Aveva il cuore a mille, ma utilizzò un tono calmo, sperava di riuscire a salvare la situazione, ma iniziava a perdere le speranze.

 

Il fatto stesso che lui avesse reagito così, e che non appoggiasse il suo sogno, le avevano fatto capire che aveva confuso il desiderio di essere amata con l’amore, lei non lo amava, ne aveva la certezza.

 

-Farla funzionare? Ma perché sei così ingenua? Queste cose non funzionano mai! Per di più dovrei accettare che tu ti trasferisca a convivere con lui? Ma pensi sia completamente scemo?- Le afferrò le spalle saldamente, non le faceva male, e sapeva che non l’avrebbe ferita, ma era spaventata dal suo sguardo, e delle lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance.

 

-Ti ho dato tutto Anna, ti ho aspettata per anni, sono stato paziente e ti ho aperto il mio cuore, ed è così che mi ripaghi? Andandotene e chiedendomi altro tempo? Pensavo fossi migliore, evidentemente ti ho sopravalutata.- Mentre finiva di parlare afferrò il sole che stazionava sul suo collo e lo tirò con forza spezzando la catenina che gli rimase in mano.

 

Anna piangeva ormai senza sosta, e il gesto fece aumentare i suoi singhiozzi, non tanto per il dolore, ma perché sapeva che quello era un addio.

 

Prima che se ne rendesse conto un pugno colpì la mascella di Ettore.

 

Marcello lo aveva letteralmente mandato al tappeto con un solo gesto.

 

-Vedi di darti una calmata amico, non si trattano così le persone.- Federico e Lucrezia la scortarono fuori dalla casa e la riaccompagnarono alla sua villetta vuota.

 

Pianse per ore tra le braccia degli amici che la consolarono rassicurandola fino a che non si addormentò. 

 

La mattina successiva si svegliarono tutti e tre sul divano, il campanello aveva suonato facendoli sobbalzare.

 

Erano Marcello e Andrea con la colazione e una borsa contenente le cose lasciate a casa di quello che ormai era il suo ex ragazzo.

 

Tutti provati dalla notte passata quasi in bianco mangiarono in silenzio, le faceva male la testa e i suoi occhi verdi erano gonfi e iniettati di sangue.

 

Era in cucina per prendere l’acqua quando il fidanzato di Lucrezia le passò accanto per poggiare le tazze nel lavello.

 

-Grazie per quello che hai fatto ieri, è tuo amico, immagino ti sia costato molto difendermi.- Lo pensava davvero, e credeva fosse giusto dirglielo.

 

Era andato contro al ragazzo per aiutare lei, che non era nulla di più che una conoscente.

 

-Non c’è bisogno di ringraziarmi, si è comportato da stronzo, e non te lo meritavi.- Si avvicinò e le lasciò un buffetto sulla guancia, dove quando sorrideva appariva la fossetta.

 

-Io non so quanto sia difficile entrare in questa NYU, ma immagino sia faticoso, Andrea dice sempre che sei una specie di genio, e penso che non dovresti rinunciare a questa possibilità.- Lei gli sorrise, si era sforzata quindi non sapeva il risultato quanto fosse credibile, ma il cenno del ragazzo le fece capire che poteva andare.

 

Marcello non la conosceva, ma aveva ragione, il suo futuro veniva prima, era l’unica cosa che non l’avrebbe abbandonata o ferita.

 

Erano anni che lavorava per realizzare i suoi sogni, non poteva arrendersi ora che era così vicina.

 

Probabilmente un giorno avrebbe trovato qualcuno che supportava le sue ambizioni e la rendeva una persona migliore.

 

 

 

 

I mesi passarono velocemente, Anna aveva provato tantissime volte a contattare Ettore, che non aveva mai cercato di chiarire con lei.

 

Tutto quello che riceveva erano squilli vuoti che non portavano a nulla, quando lei andava ad una festa magicamente lui aveva impegni e spariva.

Le aveva provate tutte, aveva parlato con i genitori e la sorella di lui, che non si spiegavano il comportamento del giovane, le dissero tutti che ci voleva tempo.

 

E lei glielo aveva concesso, dopo circa tre mesi era sparita.

Era andata avanti, aveva fatto fatica inizialmente, ma poi si era adattata, i suoi amici l’avevano supportata e i preparativi per il nuovo anno accademico in America la tenevano occupata.

 

Il legame con Marcello, Lucrezia e Andrea si era rafforzato molto, e nonostante l’addio imminente si promisero di vedersi per le vacanze, e su Skype il più possibile, erano persone meravigliose, non le avrebbe perse.

 

Tutto andava bene, avrebbe condiviso l’appartamento a pochi metri dall’università con Federico, seguito le lezioni e realizzato i suoi sogni, tutto era perfetto.

Sarebbero partiti il 27 agosto, aveva ancora due giorni in Italia, mentre controllava il calendario del cellulare una notifica attirò la sua attenzione.

 

Ettore le aveva mandato un messaggio.

Dopo mesi si era rifatto sentire.

Forse il famoso tempo che tutti predicavano era passato, adesso era pronto per parlare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Note: Eccoci con il penultimo capitolo!!! A separarci dalla fine sono il capitolo 25 e l'epilogo, fatemi sapere cosa ne pensate! E come sempre grazie per aver letto :)

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 

Coincidenze

 

 

C’era caldo, indossava un paio di pantaloncini di jeans e una t-shirt mentre stava seduta su una sedia di un bar in Via dell’Indipendenza.

 

Era lì che lei ed Ettore avevano deciso di incontrarsi, sarebbe partita il giorno successivo e voleva finalmente chiudere quella storia.

 

Quando il ragazzo arrivò le lasciò un bacio sulla guancia prima di accomodarsi, era strano e imbarazzante, eppure avevano condiviso momenti ben più intimi.

 

-Ho sentito che stai per partire e voglio scusarmi per come ti ho trattata, non ho idea di quello che mi sia preso, e poi quel silenzio stampa, io non so davvero perché ho reagito così, ero ferito immagino.-

 

Sembrava dispiaciuto, per quanto la sua faccia poco espressiva lasciasse trasparire almeno.

 

-Capisco davvero, eri deluso, ed è successo tutto all’improvviso, mi dispiace esserci persi di vista, ma non ti biasimo.- Aveva scelto con cura le parole da dire, e aveva provato la faccia davanti allo specchio.

 

Era tranquilla, ma una leggera tristezza la invadeva, era stata felice, e poi tutto era crollato come un castello di carte.

 

-Io stavo pensando che potremo farla funzionare sai? Ricominciare da capo e vedere come va, sono stato uno sciocco, non avrei dovuto lasciarti andare.-

 

Dopo mesi di assenza le chiedeva di tornare insieme il giorno prima che lei partisse? 

Non sapeva cosa pensare, ma le era chiara una cosa, aveva lottato molto per andare avanti, e adesso non si sarebbe rimessa nella posizione di dover rifare tutto da capo.

 

-Ettore, ascoltami, apprezzo il gesto, ma è passato troppo tempo, ormai sto per iniziare un nuovo capitolo della mia vita, e penso che per entrambi sia il caso di passare oltre.

Ci tenevo a chiudere ufficialmente la cosa, per poter restare amici, e condividere dei momenti anche in compagnia degli altri.- Gli sorrise speranzosa, pensava davvero che avrebbe potuto ripristinare un rapporto civile, infondo era un bravo ragazzo, aveva solo passato un brutto momento, tra l’altro a causa sua, ma come aveva detto a Davide mesi prima, ad un amico gli sbagli si perdonavano più facilmente e lei era porta a farlo.

 

Poteva perdonarlo, ma non poteva rifare lo stesso errore, lei imparava dagli sbagli, non li ripeteva.

 

-Come al solito dici sempre la cosa giusta Nana.- Le fece l’occhiolino sorridendole, non sembrava deluso o sospeso, probabilmente se lo aspettava, ma fu felice di quella conversazione, aveva chiuso il cerchio.

 

Passarono il pomeriggio a chiacchierare dei mesi trascorsi lontani e quando Anna dichiarò di dover andare si abbracciarono, e lui le augurò buona fortuna.

 

-Arrivederci Nana.- Le fece un cenno del capo.

 

-Arrivederci Achille.- Adesso era tranquilla, tutto era al suo posto.

 

Ancora una volta Ettore le aveva fatto un regalo, donandole quella serenità che le mancava.

 

Anni dopo avrebbe scoperto che l’input per quella conclusione era stato dato da Andrea, che voleva farla partire alleggerita.

Quella questione irrisolta l’aveva logorata, e lui voleva vederla felice, era sempre stato il suo unico obiettivo.

 

 

 

 

 

Erano passati due mesi da quando era atterrata al JFK, inizialmente aveva fatto fatica ad adattarsi a quel nuovo stile di vita, ma con il supporto di Federico tutto sembrava meno difficile.

 

Si sentiva spesso con i suoi amici e i suoi genitori attraverso Skype, le lezioni andavano bene e New York era la città più bella che avesse mai visto.

 

Tutto era perfetto e andava per il verso giusto.

 

Stava rispondendo ad un messaggio di Lucrezia mentre attendeva pazientemente il suo turno da Starbucks.

 

Sorrise alla foto ricevuta, Marcello le aveva finalmente regalato un anello, e Lu era ovviamente al settimo cielo.

 

Mentre usciva dal bar e si stringeva nel suo cappotto sentì il freddo pizzicarle il naso, le temperature erano davvero basse, ma era un piccolo problema facilmente superabile.

 

-Nana!- Si fermò di scatto sul marciapiede, stavano chiamando lei? Quante possibilità c’erano? I suoi compagni di scuola non uscivano quasi mai dal campus e Fede era a casa ad aspettare un pacco.

 

Continuò a camminare pensando di esserselo immaginata, a volte con tutti quei rumori era facile sentire cose che non esistevano.

 

-Nana!- Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si girò di scatto.

 

Andrea la guardava con una faccia divertita mentre la sua espressione vacillava dal sorpreso allo sconvolto.

 

Si abbracciarono velocemente e poi si sedettero su una panchina, avevano tanto da raccontarsi.

 

A quanto pareva, l’azienda del padre di Andrea aveva sbarcato il lunario anche all’estero, e lui era stato mandato li per mandare avanti la prima sede americana.

 

Era arrivato il momento di prendere in mano le redini del business di famiglia, era finalmente cresciuto, e ne sembrava contento.

 

Non aveva detto niente a nessuno fino all’ultimo per evitare gli addii che odiava, tipico del ragazzo, detestava i momenti smielati.

 

Anche se non glielo aveva detto apertamente, Anna pensava che il vero motivo per cui non aveva avvisato gli amici era la paura di fallire e deluderli, Andrea era molto facile da leggere, il suo viso grondava espressività, e lo conosceva davvero troppo bene per farsi abbindolare, ma era contenta di averlo ritrovato.

 

Era arrivato da pochi giorni e si stava ancora ambientando, quindi Anna che aveva ormai imparato i ritmi della grande mela, si offrì di fargli da guida se ce ne fosse stato bisogno.

Decisero di tenersi aggiornati, vivevano in quartieri vicini, e sarebbe stato facile raggiungersi per un caffè di tanto in tanto.

 

Si congedarono con un sorriso, e mentre tornava al suo appartamento pensò che le coincidenze a volte erano spaventose.

 

Era tutta la vita che per un motivo o per un’altro le loro strade si incrociavano, un pò come se fosse destino.

 

Da quando avevano tre anni, finivano un percorso, si dicevano addio e dopo un pò di tempo si ritrovavano insieme: asilo, superiori, la comune amicizia con Lucrezia, e adesso questo.

 

Scrollò quei pensieri mentre entrava in casa, sconvolta dal disastro che aveva di fronte a se.

 

Una decina di pacchi mezzi aperti erano sparsi nel piccolo ingresso.

 

-A quanto pare i nostri genitori pensavano saremmo morti di fame e hanno mandato delle provviste!- Federico sbucò dalla porta della cucina mentre rideva con una merendina in mano.

 

Scoppiarono a ridere e decisero di mettere a posto quel casino prima della prossima lezione.

 


Note: Capitolo finale della ff, domani ci sarà l'epilogo, non sono pronta a dire addio :( 
In ogni caso, abbiamo una chiusura pacifica con Ettore e questo penso sia la scelta più ragionevole visto ciò che successo. 
Se vi va, le recensioni sono sempre accettate, grazie mille per essere passati!

A domani:)

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


 

Epilogo

 

 

                                                 "I once believed love would be burnin' red, but it's golden.”

 

 

 

Novembre 2023

 

Aveva appena finito il discorso di commiato e le persone nella stanza si erano alzate per applaudire.

 

Alla fine era rimasta in America, e aveva allungato il suo percorso trasformando la laurea da triennale a magistrale.

 

Nel pubblico poteva vedere tutte le persone che amava, avevano preso un’aereo tutti insieme affrontando tantissime ore di viaggio per poter essere li con lei, nel giorno in cui smetteva di essere una studentessa e diventava una donna, pronta a dimostrare al mondo di che pasta era fatta.

 

Erano tutti in seconda fila.

I suoi genitori che sorridevano fieri;

Lucrezia e Marcello, che convivevano da un anno nella loro bella Bologna;

Ettore con Eleonora, la sua ragazza, che frequentava da quasi due anni, conosciuta per caso in tram;

Federico accanto a Johanna, l’americana che gli aveva rubato il cuore il primo giorno di lavoro all’ambasciata. Si erano sposati in estate e aspettavano il primo figlio che sarebbe arrivato in primavera, lo avrebbero chiamato Harry, come Harry Potter;

Infine c’era Andrea, il suo ragazzo.

 

Si erano frequentati in amicizia per mesi, negando l’evidenza, un pò per paura di rovinare il rapporto stabilito, un pò perché entrambi non volevano mancare di rispetto ad Ettore, non volevano che si sentisse come una “fase”, non volevano ferire un loro amico.

 

Lui però era andato avanti e aveva una relazione stabile.

Loro per tanto tempo avevano provato ad ignorare quei sentimenti puri e spontanei che crescevano, stavano semplicemente bene insieme.

 

Alla fine diciotto mesi prima si erano arresi, un bacio a Central park, come in quelle commedie romantiche che Anna amava guardare, e da li tutto era stato facile.

 

Non doveva pensare che forse era il caso di baciarlo o di condividere l’intimità, succedeva e basta, perché lo amava e questo la faceva agire in automatico, senza dover riflettere e ponderare.

 

Andrea era così, spontaneo e fanciullesco, divertente, disorganizzato e pieno di sorprese.

Tutte cose che avrebbero dovuto farle girare la testa, e che invece la facevano sentire viva, amata e desiderata.

 

 

La loro vita andava a gonfie vele, lui era cresciuto ed era diventato un manager attento e responsabile, e lei era fiera di lui.

 

Andavano d’accordo e anche quando c’erano delle discussioni, trovavano una soluzione insieme. Anna ci aveva ragionato parecchio, ma non c’erano motivi scientifici del perché questo accadesse, erano semplicemente sulla stessa linea.

 

Per anni aveva pensato che l’amore fosse passione ed emozioni forti, ma con il tempo aveva scoperto che in realtà a farle sciogliere il cuore, era la stabilità di una relazione fondata su principi condivisi e rispetto reciproco.

Non sentiva ansia, non si preoccupava, lui aveva portato il sole nella sua vita.

Le era sempre stato detto di essere come fatta di luce, ma lei non riusciva a goderne e viveva nel perenne buio.

Il ragazzo le aveva donato il suo sole, ed insieme erano luminosi, felici e pronti ad affrontare ogni sfida.

 

Tra due settimane avrebbe iniziato il suo stage retribuito nella sede newyorkese dell’ ONU, che le avrebbe aperto con ogni probabilità la strada per un posto di rilievo nel giro di qualche anno, viste le sue credenziali.

 

Per festeggiare l’evento, qualche giorno prima avevano ordinato da asporto, entrambi odiavano cucinare e probabilmente non avrebbero mai imparato, e le era stata regalata la chiave di un appartamento.

 

Avevano parlato di una convivenza, ma non si aspettava che lui avesse cercato una casa, ancora una volta l’aveva sorpresa, e lei come sempre ne era estasiata.

 

L’appartamento era perfetto, equidistante dai loro due uffici, nel pieno centrò città, esattamente come lo aveva desiderato.

 

Sarebbe andata a convivere con l’uomo della sua vita e avrebbe realizzato il suo sogno più grande.

 

Pensò alla ragazza che anni prima era stata invitata a quella festa da Lucrezia e sorrise.

 

Nonostante i brutti momenti e gli errori commessi, aveva lottato per quello in cui credeva, raggiungendo il suo obiettivo, si riteneva soddisfatta.

 

 

 

Quella sera entrando nella sua nuova casa, seguita da Andrea, ebbe l’assoluta certezza che tutto sarebbe andato bene.

 

Aveva preso la giusta decisone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

Eccoci arrivati alla fine di questa storia, che dire? Ci ho messo tanto tempo per decidere cosa ne sarebbe stato di Anna, perchè volevo che fosse davvero felice.

 

Con Ettore le cose erano sempre un pò forzate, ragionate, e mi perdonerete, ma non è così che io vedo l’amore.

 

Anna mi sembrava in balia della confusione, non viveva di gioia ma di ansia, si sentiva inadatta, e non lo amava, l’ho sempre saputo.

 

Sarò sincera dicendo che nella mia testa, fin dal principio Anna rimaneva da sola alla fine.

Andava a NY realizzava il suo sogno, ma non aveva una relazione.

 

Poi rileggendo la storia per intero, ho realizzato che Andrea era quello giusto, non so neanche io esattamente perchè, mi sembrava semplicemente il personaggio che la completasse maggiormente.

 

Alcuni esempi sono:

  • Il modo in cui reagisce al suo “nuovo look”, la fa sentire bella e la rassicura, mentre Ettore le dice delle cose che essenzialmente la mettono a disagio.
  • Il regalo di compleanno, Ettore le da una collana, come un marchio, un segno di possesso, Andrea le regala un diario perchè pensa che lei abbia molto da raccontare.
  • Se vi ricordate all’inizio della storia, Lucrezia e Marcello ci rivelano che qualcuno aveva parlato di lei, implicitamente veniva da pensare ad Ettore, ma era Andrea, e ce lo rivela Marcello nel penultimo capitolo.
  • Infine l’esempio più lampante, Andrea chiede ad Ettore di fare pace con Anna, rischiando di farli rimettere insieme, quando già li aveva spinti nella stessa direzione, tutto perchè pensava che Ettore fosse meglio per la ragazza.                                                           

 

Questo è quello che ho notato mentre scrivevo, non l’ho fatto di proposito, ma ho fornito ad Anna la scelta giusta, dovevamo solo capirlo.

Il punto della storia è proprio questo, Ettore era eccitante e destabilizzante, e per un pò può essere bello, ma alla fine della giornata una come Anna è felice se sa di aver preso la giusta decisione, so here we are.

 

Tutto l’epilogo nella mia testa è accompagnato dalla canzone Daylight di Taylor Swift, andate ad ascoltarla se vi va, e capirete cosa intendo io per amore.

 

Non so se apprezzerete la scelta, ma sono aperta a critiche di ogni genere.

 

Questa è la prima volta che inizio e finisco una storia a più capitoli, e ciò mi rende fiera, anche se non ho scritto l’Iliade, sono felice di aver portato a termine il progetto!!!

 

Anna ed Andrea rimarranno sempre nel mio cuore, e penso che non è l’ultima volta che sentirete parlare di loro, potrebbe interessarvi un sequel?

 

Arrivati alla fine di questo monologo, ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno letto le mie parole. 

 

Che abbiate recensito o meno, anche solo il fatto che siate passati mi ha letteralmente riempito il cuore di gioia, e ve ne sono grata!

 

Un grosso, mastodontico, spropositato e scintillante GRAZIE, va alla mia amica di penna Lita_85, che mi segue fin dal primo giorno, e ha recensito tutti e dico tutti i capitoli!

Senza di lei probabilmente mi sarei arresa lasciando perdere la scrittura della storia, quindi ancora una volta grazie.

Tra l’altro scrive anche lei su efp, quindi se vi va fate un salto nel suo profilo!

 

Un grosso ringraziamento anche a lea55 e meggyostesy che hanno messo la storia nelle preferite e a Fiore di loto92, sil_1971, Selene97 e tata_amour che l’hanno inserita nelle seguite, mi avete riempito il cuore di gioia.

 

Un grazie speciale va anche a Nat1974 che mi legge su Wattpad e che sta commentando da diversi giorni i capitoli!

 

Infine vorrei prendermi qualche riga per fare una dedica alla me adolescente, una ragazzina insicura che non parlava, perchè si considerava noiosa.

So che è ancora sepolta dentro di me e ogni tanto lotta per uscire, ma sono fiera del lavoro che ho fatto nel metterla a tacere aprendomi con il mondo.

 

 

Se siete arrivati fino a qui ancora una volta, grazie a tutti!

 

Se hai letto questa storia sei speciale, perchè mi hai fatto sorridere.

 

Con affetto,

Federica.

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Capitolo 28
*** Sequel ***


Ho appena pubblicato il sequel sul mio profilo!!!

Si chiama "L'Errore Originale", per ora c'è il prologo, passate se vi va!

 

Grazie a tutti!!!

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