La vendetta di Katniss

di eretria82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La volontaria ***
Capitolo 2: *** Il vincitore ***
Capitolo 3: *** L'amico ***
Capitolo 4: *** Dopo gli Hunger Games ***
Capitolo 5: *** In panetteria ***
Capitolo 6: *** Jus Primae noctis ***
Capitolo 7: *** Haymitch ***
Capitolo 8: *** Cercando una soluzione ***
Capitolo 9: *** L'idea ***
Capitolo 10: *** cavare un ragno dal buco ***



Capitolo 1
*** La volontaria ***


“Mi offro volontaria! Mi offro volontaria come tributo!”

Un urlo disperato, il mio, per proteggere la mia paperella.

La mia entrata in scena scatena non poche perplessità negli organizzatori della Mietitura annuale: nel nostro distretto non è mai successo che qualcuno si offrisse volontario per gli Hunger Games , cosa che accaderegolarmente ogni anno nei Distretti più ricchi, pertanto qua da noi nessuno conosce perfettamente la procedura.

Sul palco tutti continuavano a guardarsi l’un l’altro totalmente interdetti, cercando di far affiorare alla memoria la regola che desciveva la situazione che avevo creato, ma non riuscivano a sciogliere il dubbio: Primrose o Katniss? Chi doveva essere presentato come l’agnello sacrificale (perchè questo siamo sempre stati, in realtà) dei 74° Hunger Games del Distretto 12?

Il mio cuore disperato batte come mai ha fatto prima “chiamate me, chiamate me,chiamate me”, poi un tonfo che mi arriva prima allo stomaco e poi alle orecchie: “Primrose Everdeen”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”

Purtroppo, come Effie spiega con dovizia di particolari, il tributo deve offrirsi volontario prima del sorteggio e le regole non possono essere cambiate, sepppur avevo espresso ferma volontà di prendere il posto della mia sorellina.

Prim quasi sviene,ma si ricompone alla men peggio e ha la forza di salire sul palco, io vedo il mondo girare e realizzo ciò che solo poche ore prima mi sembrava altamente improbabile: mia sorella sta andando a morire

L’altro tributo del Distretto è Peeta Mellark, o meglio, il ragazzo del pane, ed entrambi hanno possibilità di sopravvivenza al di sotto dello zero.In effetti lui sembra forte e ben messo (in fondo a casa sua il cibo non è mai mancato) ma dagli occhi traspare tutta la paura della fine certa cosa che, a questo punto, tutti noi possiamo solo sperare sia rapida e relativamente indolore.

Passiamo l’ora che ci è concessa per salutarci a piangere: “Perdonami Prim, perdonami sorellina. Avrei dovuto offrirmi prima volontaria, avrei dovuto evitarti tutto questo”ma ormai non c’è più speranza e allo scoccare del 60° minuto, quasi ci cacciano via così Prim resta sola.

I giorni che ci separano dall’inizio degli Hunger Games sono terribili e continuamente provo ad immaginare cosa starà facendo in quel momento la mia dolce sorellina in mezzo a tutti quegli sconosciuti. L’abbiamo vista alla parata, ingabbiata in una tuta da minatore che nonostante fosse fatta su misura, sembrava troppo grande per lei. Un uccellino indifeso, ecco cosa sembrava.Ora la rivedremo solo all’intervista e sarà l’ultima volta prima del bagno di sangue.

Mamma,come immaginavo,sta scivolando di nuovo via: a stento ha retto il colpo della morte di papà, difficilmente sopravviverà alla morte di Prim. E di mecosa sarà? Che scopo ho ormai di vivere?Ranuncolo mi gironzola sempre intorno, sembra voglia sapere dove sia la padroncina e io, nonostante l’abbia odiato con tutta me stessa, spesso mi ritrovo ad accarezzarlo come se il contatto con il suo pelo mi trasportasse per un attimo a Capitol City vicino alla mia piccolina, l’unica persona che sono certa di aver mai amato nella mia vita e che tutt'ora amo più di me stessa.

La sera dell’intervista sono troppo ansiosa e arrabbiata per guardare quel teatrino di paillette e lustrini e sono intenzionata a disertare l’appuntamento. Vorrei solo stare sola e urlare finchè non avrò più voce come ho fatto il giorno della mietitura, dopo che Prim è stata caricata sul treno, ma a cosa può servire? Solo ad alimentare le dicerie sul conto della mia pazzia.Ho passato tutto il giorno a girovagare nei boschi e cercare di cacciare ma a nulla è servito: non ho più scopo, non ho più volontà di combattere per il futuro. Oramai sono praticamente sola, cosa mi può importare cosa succederà da domani in poi?
Il desiderio di rivedere Prim è troppo forte, troppo grande e vorrei vedere almeno l’ultima volta il suo sorriso prima che torni indietro in una cassa di legno e, così, seppur col cuore sanguinante, accendo la TV.

Lo spettacolo è una sofferenza perchè tutti sono più grandi, più forti e più determinati di Prim. Persino  la ragazzina del Distretto 11 in confronto alla mia paperella sembra un gigante e così anche l'ultimo barlume di speranza di vederla tornare (un colpo di fortuna, un miracolo....possono sempre accadere) va totlamente in frantumi.
Ora tocca a lei, che sale sul palco con una sicurezza che non credevo avesse: le trecce hanno lasciato il posto a una cascata di morbidi boccoli, il suo corpo da bambina è avvolta in un abito azzurro leggero e quasi impalpabile. Sembra un angelo.

I tre minuti passano velocemente e non riesco a mettere a fuoco le sue parole perchè ho gli occhi pieni di lacrime , il cuore batte troppo forte per restare nel petto e le orecchie fischiano. Il volto di nostra madre è una maschera di dolore. Entrambe avremmo voluto che stasera fossi io ad essere seduta su quella sedia. Domani inizieranno gli Hunger Games e probabilmente sarà l’ultima alba di Prim.

Lo spettacolo inizia: l’inno di Panem risuona in tutti I Distretti e I giochi si dimostrano in tutta la loro possenza e crudeltà. L arena è simile ai nostri boschi con la cornucopia posizionata al centro di un prato completamente senza riparo e questo fa presagire che il bagno di sangue sarà una carneficina totale. Prim ha I capelli raccolti in una treccia uguale a quella che avevo il giorno della mietitura e questo mi fa capire che mi ha perdonato per non averla protetta. Il conto alla rovescia inizia e sembra il minuto più lungo della storia poi all’improvviso il gong e quasi imediatamente rimbomba il primo cannone. La mia vista è oscurata e perdo I contatti col mondo: uno dei tributi ha lanciato un coltello recuperato nel prato della cornucpia e ha centrato in pieno petto la mia dolce, dolce Prim uccidendola sul colpo.

 

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Capitolo 2
*** Il vincitore ***


In quell’istante sono morta anche io. Nulla ha più senso ormai, nulla ha più motivo di esistere e forse è proprio così perchè nel preciso attimo in cui il cuore della mia sorellina ha cessato di battere, improvvisamente il mondo è diventato buio. Non ci sono più luci nella mia vita.
La processione dei vicini inizia quasi subito: tutti sapevano che Prim non sarebbe tornata viva, ma probabilmente nessuno si sarebbe aspettato una fine tanto rapida.Non ricordo molto di quei momenti solo occhi lucidi e arrossati, I singhiozzi di mia madre e la mia notte eterna. Ora non ho più nessuno da difendere, non ho nessuno per cui combattere se non mia madre che però è entrata di nuovo nella sua fase catatonica e rifiuta persino di mangiare quel poco che hanno da offrire I nostri amici.

Alla fine il giorno tanto atteso e temuto è giunto: la salma arriva sigillata in una povera cassa di legno che porta impresso il simbolo di Panem. Non possiamo neanche sapere se la nostra piccolina sarà seppellita con gli abiti che aveva nell’arena oppure è stata vestita con qualcosa di più adeguato ad una ragazzina. In fondo, che senso ha saperlo, ormai? Non ci resta che piangere tutte le nostre lacrime fino alla fine dei nostri giorni ed intanto attendere che un’altra salma giunga al nostro distretto perchè Peeta è ancora vivo ma gravemente ferito e lotta con una forte febbre che potrebbe spegnerlo in qualunque istante.

Ai funerali di Prim partecipano tantissime persone e il dolore è quasi palpabile. Non meritava una fine tanto assurda e crudele, non meritava l'arena, non meritava gli Hunger Games. Nessuno merita gli Hunger Games, nemmeno i tributi dei Distretti 1,2 e 4, cresciuti con l'ideale del combattente e allenati dalla più tenera età ad essere favoriti. Nessun genitore merita di vedersi i figli strappati dalle mani, nessun fratello o sorella merita di perdere il primo compagno di giochi e scorribande, io non meritavo di perdere la mia paperella. Non ho più parole, non ho più lacrime, non ho più nulla. Come si fa ad andare avanti così? come si può riprovare ogni anno tale angoscia e desolazione? Ecco perchè non voglio figli e mai li vorrò: meno persone care si hanno, minori sono le possibilità di soffrire. Anche se oggi tutta la sofferenza del mondo è qui, in questo piccolo angolo di Panem dove sotto un cumulo di terra umida dorme la più dolce delle creature. Cosa pensavi Prim? Come sono stati i tuoi ultimi giorni? Cosa ti hanno detto o fatto? Non lo saprò mai, posso solo immaginare i tuoi pianti, le tue notti insonni, la tua paura....Ora non sarai mai più qui con me

Dalla morte di Prim non seguo più gli Hunger Games, le notizie che mi arrivano sono filtrate dalle voci del Giacimento. So che ormai I giochi sono quasi giunti al termine perchè sono rimasti solo due concorrenti: Cato ed un inaspettato Peeta che, nonostante sia in pessime condizioni, è riuscito ad arrivare alla fine perchè si è mimetizzato in maniera impeccabile lontano dalla mischia dei combattimenti. Gli sponsor hanno fatto il resto perchè l’ottima impressione che il ragazzo ha fatto sugli abitanti di Capitol City ha fatto sì che nonostante Haymitch sia...Haymitch, sono arrivate al tributo del Distretto 12 alcuni oggetti (come una borraccia di brodo, una fornitura di panini e delle pillole per abbassare la febbre) che sono stati fondamentali per la sua sopravvivenza fino alla finalissima.

Gli strateghi con a capo Seneca,però, non staranno certo con le mani in mano ad aspettare gli eventi, quindi se non sopraggiungerà entro poche ore la morte naturale di Peeta per infezione, sicuramente si inventeranno qualcosa per mettere fine a questi giochi che si stanno trascinando in maniera noiosa da troppo tempo.

Detto, fatto. Un terremoto potentissimo squarcia l’arena e dalle viscere della terra escono vermi giganti che bruciano tutto al loro passaggio. Ora è questione di tempo: basterà che uno di questi esseri giunga a uno dei concorrenti per avere un vincitore.Cato ovviamente è avvantaggiato, intuisce il pericolo e sale sulla cornucopia, Peeta è ancora sdraiato nella grotta e non si rende conto del pericolo che corre (o forse sta troppo male per reagire).Alla fine accade ciò che probabilmente neanche gli strateghi avevano ipotizzato: Cato scivola dalla cornucopia mentre cerca di uccidere uno dei vermi giganti, cadendogli addosso e ustionandosi immediatamente a causa del veleno che l’essere viscido sembra emanare da tutto il corpo. Peeta, al sicuro nella grotta, non ha avuto modo di venire a contatto con gli ibridi in quanto gli stessi hanno avuto difficoltà a farsi strada tra roccia e acqua.

E così il tributo del Distretto 12 è dichiarato vincitore dei 74° Hunger Games.
 

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Capitolo 3
*** L'amico ***


Nell’immaginario collettivo il vincitore degli Hunger Games è un gladiatore forte e valoroso che ha sbaragliato gli avversari con la sua arte del combattimento e la capacità di affrontare le situazioni più difficili.

Non Peeta.

Alla proclamazione non è del tutto in sè, cerca di alzarsi ma sviene quasi subito e sento dire che le immagini del suo recupero dall’arena non sono andate in onda. Evidentemente non doveva essere un bello spettacolo mostrare un vincitore moribondo e senza la forza di mettersi in piedi.Il Distretto attende con ansia il suo ritorno a casa: dalla vittoria di Haymitch nessuno aveva più vinto I giochi ed infatti lui era l’unico mentore che ogni anno accompagnava I tributi al macello. Forse per questo beve così tanto ed è perennemente ubriaco fradicio.

L’unico momento di svago che mi concedo è la caccia domenicale ma non vado più nei boschi insieme a Gale perchè tutti I contatti umani sono diventati fastidiosi e insensati. Lo ammetto: fatico a trovare l’energia per andare avanti, tanto che a volte vorrei essere lontana dalla realtà come mia madre.

 

La poca cacciagione che mi procuro serve per I baratti al Forno visto che mi occorrono sia le medicine per la mamma che generi di sopravvivenza vari che non posso procurarmi oltre la recinzioneed è proprio lì che mi trovo quando Peeta torna.Non voglio vederlo, non voglio sentirlo, non voglio festeggiarlo perchè se lui è qui, altri 23 ragazzi sono morti tra cui la mia piccola e indifesa Prim.

Poco dopo, però, ho un ripensamento: devo essere lì, devo essere sotto quel palco e non perchè tutta Panem noterebbe la mia assenza (essermi offerta volontaria mi ha dato, mio malgrado, una certa notorietà di cui avrei,però, fatto tranquillamente a meno). Devo ascoltarlo, devo vederlo,devo farmelo amico perchè è l’ultima persona ad aver avuto un certo rapporto con la mia sorellina e potrebbe raccontarmi I suoi ultimi giorni. Potrebbe essere doloroso (anzi, certamente lo sarà), ma ho il diritto di sapere cosa è successo dalla mietitura all’uccisione di Prim. Ho il diritto di sentirmi in qualche modo vicina a lei, anche se in un tempo e uno spazio diversi.

Corro a perdifiato verso la recinzione alla quale, malauguratamente, è stata data la corrente. Cosa posso fare, adesso? Mi accorgo di un albero abbastanza grande e forte da permettermi di salire e saltare giù dall’altro lato e così, senza pensarci due volte, mi ritrovo col fondoschiena a terra (dolorante in un modo che non credevo possibile) e una caviglia presumibilmente slogata.

Cammino a fatica, figuriamoci correre, così arrivo in piazza a cerimonia praticamente conclusa. Sarà difficile avvicinare Peeta nei prossimi giorni, gli abitanti di Capitol City nutrono una morbosa curiosità nei confronti dei vincitori e della loro vita quotidiana però devo attirare la sua attenzione in qualche modo, fagli capire che (dopo Prim) è l’unica persona che avrei voluto tornasse a casa e allora faccio ciò che mai avrei avuto il coraggio di fare: urlo a squarciagola “PEETA SONO QUI!” e gli lancio un bacio con la mano. Mio Dio, mi faccio pena da sola: a cosa sono arrivata per raggiungere il mio scopo! Sembro una fan in delirio, una di quelle ragazzette di Capitol City che farebbero di tutto per strappare un sorriso all’eroe di turno.

Anche passare sul cadavere ancora caldo della sorella.

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Capitolo 4
*** Dopo gli Hunger Games ***


p>La mia entrata in scena sortisce l’effetto desiderato: Peeta per un attimo mi guarda e mi sorride. Sembra sia addirittura arrossito. Probabilmente non è abituato all’ammirazione delle ragazze, probabilmente non è abituato all’ammirazione da parte di nessuno.

Nato e cresciuto nella panetteria di famiglia, ha un padre che sembra una persona gentile e a modo (che gli ha insegnato presto il mestiere) ma una madre severa e (come dire?) anaffettiva. L’unica volta che l’ho vista rivolgersi a lui è stato per colpirlo quando ha bruciato il pane che poi mi ha lanciato, per il resto è una persona che sembra odiare tutto e tutti, forse persino sè stessa.

Ha due fratelli, uno piccolino, l’altro di un anno più grande e probabilmente la prossima sarà la sua ultima mietitura (anche se dall’edizione della Memoria ci si può aspettare di tutto). Nonostante la poca differenza d’età, però, non li ho mai visti fare cose insieme, come se fossero troppo diversi per trovare una qualsiasi affinità ed in effetti ho sempre pensato che come Peeta è simile al padre, tanto Coby è simile alla madre, col suo fare accigliato.

I giorni successivi passano lentamente con Peeta perennemente seguito dalle telecamere ed io continuamente intenta a rifugiarmi nel mio posto tranquillo (la tomba di Prim) perchè più passa il tempo, meno sopporto la presenza di qualsiasi essere umano e avvicinare il vincitore senza essere ripresa è praticamente impossibile. A volte mi chiedo se abbiano messo una telecamera anche in bagno per mostrare a Capitol City la routine dell’igiene personale del nuovo gladiatore.

Purtroppo il mio saluto affettuoso rivolto a Peeta alla fine della diretta ha avuto ripercussioni alquanto sgradevoli. Probabilmente la mia assenza sarebbe passata inosservata (a contrario di quanto credessi al momento) ma la mia presenza con l’uscita infelice che mi sono concessa, ha scatenato I pruriti voyeristici dei capitolini e, pertanto, I cameraman hanno cercato di montare una storia su di me e Peeta. Gli autori e gli accompagnatori (tranne Haymitich, fortunatamente) hanno provato a costruire un film romantico con me in pena per sorella e innamorato, entrambi nell’arena. Per fortuna dopo alcune battute scambiate tra Peeta e lo staff, la questione è caduta e io sono tornata nell’oblio a me tanto caro anche se non ci sono stati passi in avanti nel mio tentativo di entrare in confidenza con lui.

Mia madre, purtroppo, sembra non voler uscire dal tunnel in cui si è rifugiata e passa le giornate in silenzio a fissare fuori dalla finestra, come se aspettasse (invano) il ritorno della figlia. Io invece sono sempre più sola, ma non è una brutta cosa. A volte vorrei avere un amico con cui sfogarmi e confidarmi ma ho allontanato sia Madge che Gale perchè non potrei sopportare di dire addio ad un’altra persona a me cara.

Con Peeta, però, è diverso. Ho bisogno di lui per placare la mia sete di conoscenza, ma al momento (almeno finchè non si spegneranno I riflettori) non posso spingermi oltre il saluto di circostanza che ci scambiamo ogni volta che ci incrociamo. E poi, anche se diventassimo amici, non dovrei mai dirgli addio: I vincitori non possono partecipare di nuovo ai giochi, forse potrebbe essere lui a dovermi salutare per sempre ma al momento non sono interessata a nessun altro dolore se non il mio e so che l’unica medicina che può alleviarlo un po’ è conoscere cosa ne è stato di Prim prima dell’arena.

Dopo settimane che sembrano interminabili, finalmente succede quello che da tempo aspettavo: le luci si spengono, le telecamere vengono smontate e lo staff che seguiva Peeta finalmente se ne va. Per un po’ gli occhi di Capitol City saranno rivolti altrove

 

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Capitolo 5
*** In panetteria ***


Prima che Peeta prenda parte al tour della Vittoria, ho qualche settimana per avvicinarmi a lui e chiedergli ciò che tanto mi preme sapere ma, il fatto che non sia mai stata brava a farmi nuove amicizie, non mi aiuta nella mia impresa.

In effetti non so da dove iniziare: come si fa ad avvicinare una persona ed entrare in confidenza? Mi arrovello per giorni a cercare una soluzione finche la cosa avviene da sè.

 

Una domenica mattina, infatti, come spesso accade quando la signora non c’è , passo dal forno per portare fragole o selvaggina in cambio di qualche pagnotta. Quel giorno sono particolarmente fortunata e riesco ad abbattere un bellissimo tacchino selvatico, così penso di proporlo subito al panettiere.

Quando arrivo alla porta, però, scopro che il signore non c’è e Peeta è solo in negozio:

“Ciao Katniss, serve aiuto?”

“Ciao Peeta, ho catturato una preda fantastica e ho pensato subito a tuo padre. Credi possa interessargli?”

“non saprei, purtroppo non è qui, ma se vuoi puoi aspettarlo visto che dovrebbe arrivare a momenti.”

Strano come I suoi occhi siano sempre puliti e limpidi, strano come gli Hunger Games non siano riusciti a cancellare il suo sorriso rassicurante. Nonostante l’esperienza traumatica, insomma, sembra il Peeta di sempre

Decido di attendere il ritorno del padre insieme a lui, tanto non ho di meglio da fare. Passano minuti interminabili di silenzio, finchè non mi rivolge la parola

“Perdonami Katniss”

“Cosa? Perchè dovrei perdonarti? Non hai fatto nulla di male”

“Non ho protetto Prim. Non ho potuto. Le avevo promesso che saremmo stati insieme fino alla fine e invece è andata via prima che potessi rendermi conto di cosa stesse succedendo”

“non è colpa tua Peeta. Non potevi fare molto”

In quel momento mi rendo conto che parlarne è troppo dura. In certi giorni riuscivo a spingere il dolore giù, giù fino allo stomaco e oltre e riuscivo quasi a vivere, poi bastava un profumo, una parola, un gesto per farlo ritonare a galla più prepotente di prima e rendere ogni azione estremamente pesante. Il silenzio assordante di mamma, poi, certo non mi permetteva di sentirmi meglio.

 

Passano altri minuti interinabili finche non riprende la parola

“Sai al mio ritorno, mi ha fatto piacere vedreti là. Per un attimo ho pensato che tu mi stessi aspettando. Non come avresti aspettato Prim, ovvio, ma almeno che sarei stato una secnda scelta passabile”

Non rispondo, non so che dire. Mi vergogno ad ammettere che ho odiato anche lui ma, effettivamente tra Peeta e gli altri, mi fa piacere che sia tornato lui.

“Non è facile, vero?”

“No, Peeta, per niente”

“Vuoi sapere come sono stati gli ultimi giorni di Prim?”

“In effetti pensavo di arrivare a questo, ma probabilmente non sono pronta”

“Vuoi che ti racconti come sono stati I miei giorni dopo la vittoria?”

No, penso, non ho voglia di sapere la gloria e gli onori che ti hanno riservato

“Ti prego, Katniss, devo parlarne con qualcuno”

“Non ho voglia di ascoltare racconti a lieto fine, Peeta. Non in questo momento”

“E se ti dicessi che l’incubo non finisce con l’arena? Se ti dicessi che vorrei essere morto piuttosto che essere qui adesso?”

Effettivamente adesso aveva catturato la mia attenzione, ma non mi sembrava solo il momento sbagliato, anche il luogo lo era .

“Facciamo così, ci vediamo dopo che hai chiuso la panetteria. Anche nel pomeriggio. Intanto ti lascio il tacchino credo che tu in qualche modo l’abbia meritato”

E il pomeriggio ci diamo appuntamento in campo neutro, alla piazza principale così da decidere dove poter andare a parlare senza essere disturbati da nessuno, soprattutto dalla sua famiglia.

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Capitolo 6
*** Jus Primae noctis ***


Arrivo leggermente in anticipo all'appuntamento e così ne approfitto per osservare la gente del Distretto.
È strano vedere come la vita trascorra tranquillamente nonostante la fame, l'oppressione di Snow e la minaccia degli Hunger Games che pende continuamente sulle nostre teste 
"scusa il ritardo" 
Sobbalzo sentendo la voce di Peeta 
"in realtà sono io ad essere in anticipo" 
"facciamo quattro passi o andiamo da qualche parte?" 
"per me è uguale, scegli tu" 
"se non è troppo sconveniente, potresti venire da me per un tè e magari parlare in tranquillità" 
Se c'è una persona di cui ci si può fidare è proprio Peeta Mellark:non si apprifitterebbe mai di una ragazza  e poi, non credo nemmeno di essere il suo tipo 
" per me va bene. Non sono mai stata in una casa del villaggio dei vincitori"
Non che ce ne siano stati molti al nostro distretto, aggiungo mentalmente.
Dal suo ritorno a casa, Peeta si è trasferito nella sua nuova casa vicino a quella di Haymitch, da solo, senza nessuno della sua famiglia e di questo mi sono sempre chiesta il perchè. So che la madre di Gale passa un paio di volte a settimana per pulire ma credo che Peeta lo faccia più per aiutarla economicamente che per effettiva necessità.
Dopo una breve passeggiata durante la quale siamo stati praticamente in silenzio, arriviamo all'ingresso della sua nuova villetta a due piani.
Entriamo e mi fa strada verso il salotto ma gli dico che mi sentirei più a mio agio in cucina dove l ambiente è più intimo. 
"allora, the?" 
"sì, grazie" 
Decisamente ai vincitori non manca nulla 
"Allora Peeta, cosa volevi dirmi?" 
"ho bisogno di sfogarmi un po'. Non ce la faccio più a tenere tutto dentro"
"e perché proprio con me?" 
"so che di te mi posso fidare e non dirai a nessuno quello che sto per dirti '
" Peeta è così grave? "
" per me sì."
In quel momento mi fece una gran tenerezza. Avrei voluto abbracciarlo e consolarlo perché sembrava davvero scosso e non avrei mai potuto immaginarlo. Ho sempre creduto che Haymitch fosse un tipo strano perché i vincitori hanno una vita fatta di lussi e privilegi ma, evidentemente non è così. 
"da dove inizio?" 
"da dove vuoi ma preferirei non mi parlassi di Prim" 
"no, tranquilla. Ti parlerò di cosa è successo dopo che hanno dichiarato la mia vittoria. I miei genitori hanno detto che non è stato trasmesso il mio recupero dall'arena. In effetti non ricordo nulla nemmeno io. So solo che ero stanco e debole e mi sentivo venir meno la vita dal corpo. Probabilmente nemmeno loro erano sicuri della mia sopravvivenza  Comunque grazie ai medici dopo circa 10 giorni ero in ottima forma tanto da partecipare allo show finale. Il bello però è arrivato dopo. Subito fuori dallo studio dove veniva registrato il programma (sembra in diretta ma non lo è) ho trovato una moltitudine di fan molto ma davvero molto euforiche. Non avevo mai visto Una cosa del genere. Dietro consiglio della mia squadra, ho tirato dritto, sorridendo e salutando con la mano ma evitando il contatto fisico ad ogni costo.
In effetti mi sono chiesto del perchè di quella ferrea imposizione, ma lì per lì ho pensato che fosse per mantenere un'aura di semi divinità.
Dopo un breve tragitto sono arrivato alla mia stanza distrutto e stanchissimi così decido di fare una doccia al volo e mettermi a dormire, senonché all'uscita del bagno trovo niente di meno che Seneca Cane"
"il primo stratega?" 
"esatto. Dopo lo spavento iniziale (credevo di essere solo) gli chiedo come mai si trovi lì e lui mi spiega nei dettagli cosa succede all'uscita dell'arena. Praticamente per fartela breve i vincitori degli Hunger Games automaticamente diventano oggetti di piacere nelle mani degli abitanti più facoltosi di Capitol City che però assicurano ricchezza e protezione a loro e alle loro famiglie " 
"mio Dio! E tu cosa hai fatto?" 
"Non sapevo che fare e che dire, così mi sono limitato ad ascoltare.Comunque il peggio doveva ancora venire. Mi ha spiegato che esiste una specie di jus primae noctis e più importante è la persona a cui ti concedi la prima volta (o più soldi riesci a farle sganciare) tanto più importanti saranno i futuri fruitori dei tuoi servigi" 
"quindi mi stai dicendo che a Capitol City sono tutti depreavati e pedofili"
"così sembrerebbe..."
" e haymitch,scusa? "
" mi ha consigliato di assecondarli se non voglio finire come lui "
 

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Capitolo 7
*** Haymitch ***


"scusa Peeta, "come lui" in che senso?"
"Haymitch era poco più di un bambino quando vinse i giochi ma aveva già l' aspetto di un adolescente più vicino all'età adulta che all' infanzia ed era bello, desiderato e acclamato dalla folla anche per quella sua aria spavalda che un po' gli è rimasta.
All'epoca il primo stratega era Pluto Sever e, niente meno, fu proprio lui ad aggiudicarsi all'asta il battesimo di Haymitch, solo che il vincitore non era per nulla d'accordo con le usanze della capitale e così si rifiutò di diventare un burattino nelle mani dei capitolini.
 Pluto però era ricco e potente e per i due anni successivi in cui lo incontrò come mentore del distretto, provò a convincerlo e a coinvolgerlo nella routine dei vincitori finché un brutto giorno si stancò e successe ciò che successe"
"non conoscevo questa storia. Cosa avvenne?"
"Al terzo Hunger Games di Haymitch e al terzo rifiuto consecutivo prelevò i genitori , li ridusse a senza voce e li mise a servizio dei tributi del Distretto 12. Alla fine dei giochi li fece uccidere"
"Mio Dio, è terribile! non immaginavo... Ho sempre saputo che Haymitch fosse solo, ma nessuno mi ha mai raccontato le circostanze in cui è rimasto orfano"
"Beh, chi mai si metterebbe contro il primo stratega e a fare pettegolezzi su di lui? E' stato molto più semplice descrivere Haymitch come un povero reietto"
"In effetti...Poi che è successo?"
"ha continuato a vivere da solo nella casa dei vincitori, usufruendo della rendita garantita a chi sopravvive agli Hunger Games e odiando con tutto sé stesso quei soldi, quella casa e i giochi stessi a cui ogni anno è costretto a partecipare come accompagnatore di due ragazzini che poi inesorabilmente vede morire."
"Ora mi spiego molto meglio perchè beva tanto. Deve essere insopportabile"
"Lo è"
"E tu? che farai?"
"non lo so. Sono entrato nell'arena desiderando di rimanere me stesso. Ora credo che sarò costretto a perdermi se non voglio perdere i miei cari,anche perchè dal prossimo anno anche io sarò mentore e difficilmente riuscirò a sottrarmi alle usanze della capitale"
"E gli altri vincitori? Hanno tutti acconsentito al loro nuovo status di sex symbol?"
"Credo di sì, tranne Haymitch e una certa Johanna del Distetto 7 ma su di lei girano solo dei pettegolezzi. "
"non che ci sia tanta libertà di parola"
"infatti"
"E l'asta?quando dovrebbe tenersi?"
"Alla festa che faranno in mio onore alla fine del tour della vittoria. Sarà presente anche il Presidente Snow e alle telecamere sarà spacciata come qualcosa tipo "una cena col vincitore". Una specie di raccolta fondi a scopo benefico mentre in realtà tutti sanno che si tratta di ben altro"
"Caspita, è una cosa grossa!"
"Più di quanto immagini"
In questo momento mi sento quasi sollevata dal fatto che Prim non sia tornata, almeno si è risparmiata tutto questo marciume. Ormai è palese che gli Hunger Games non finiscono con la proclamazione del vincitore: per il sopravvissuto gli Hunger Games non finiscono mai.

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Capitolo 8
*** Cercando una soluzione ***


Dopo quel discorso, restiamo a lungo in silenzio a fissare il vuoto. Per me la verità sui vincitori è sconvolgente, per Peeta tutta quella situazione deve essere come minimo devastante e l’unica speranza è riuscire a pensare qualcosa prima della partenza del tour.

Peeta mi riaccompagna a casa quando ormai è buio e, l’unico punto fermo di quel pomeriggio così strano è trovare mia madre seduta al solito posto, che guarda verso il solito punto

“Dove sei stata Katniss?”

“Mamma?”

Cos’è successo in mia assenza?

Mi guarda per la prima volta dopo mesi e così mi acocrgo che ha pianto. Gli occhi non sono più vacui e spenti ma arrossati dalle lacrime. Forse è riuscita a cacciare fuori il dolore represso per troppo tempo, forse ha temuto di aver perso anche me, forse si è accorta che tutto questo non è solo un brutto sogno...ma il cambiamento avvenuto in un pomeriggio non solo è evidente ma decisamente impressionante.

 

“Sono stata in giro”

“Sei stata con Peeta. Non innamorarti del benessere, bambina”

“Mamma, Peeta è un bravo ragazzo”

 

Che razza di discorso stiamo intavellando? Io ho solo prestato il mio udito alla necessità di Peeta di essere ascoltato. Non esiste e non esisterà mai alcun “noi”.

 

Preparo una cena leggera e vado a letto, pensando a un modo di togliere il ragazzo del pane, troppo buono e puro oserei dire, da quella spiacevolissima situazione, ma non riesco a prendere sonno. Se solo non avessi quest’istinto di difesa nei confronti di chi ne ha bisogno, probabilmente vivrei meglio…

 

La mattina un tiepido raggio di sole mi tira giù dal letto. Scendo velocemente in cucina per sistemare il sistemabile (sono sempre decisa a non finire all’istituto degli orfanelli) e con mio sommo stupore mamma si è già messa all’opera e qualcosa bolle sul fuoco

 

“Peeta ti ha lasciato quelli”, mi dice, indicando un sacchetto di biscotti glassati poggiati sul tavolo

 

Allora ieri non è stato un sogno, qualcosa ha fatto svegliare mia madre dal suo interminabile sonno ad occhi aperti

 

“Bambina I vincitori sono affascinanti ma pericolosi: hanno il marchio di Capitol City impresso nell’anima. Non sarà mai completamente tuo”

 

“mamma è solo un amico. E’ un ragazzo gentile ma tra noi non può esserci nulla, stai tranquilla”

 

Mangio un paio di biscotti ed esco per andare a caccia. Ora che la mamma sta meglio, vorrei prendere almeno uno scoiattolo per fare uno stufato.

 

Passo dal forno e chiedo di Peeta, ma a quanto pare è in giro per le consegne “Ha detto che sarebbe andato da Haymitch, credo sia ancora là”

 

“Non è urgente, ripasso più tardi”

 

A un certo punto un lampo di genio: Haymitch! Come ho fatto a non pensarci subito! Lui potrebbe aggiudicarsi la “cena” con Peeta!

Visto che alla recinzione è stata data di nuovo la corrente, prendo il coraggio a due mani e decido di andare da Haymitch. Non che lo conosca bene, in effetti non lo conosco quasi per nulla, ma lui è stato il mentore di Peeta e un po’ di affetto per lui deve pur provare!

 

Risalgo la strada, dirigendomi verso il villaggio dei vincitori e nel giro di pochi minuti arrivo a casa sua, busso e mentalmente prego che non sia troppo ubriaco e possa ascoltare ciò che ho da dire.

 

“Che ci fai qua dolcezza? Non credo di essere una buona compagnia per una ragazzina come te”

 

“Sig, Haymitch non si faccia strane idee. Sono qui per Peeta”

 

“Ah, ecco la fan numero uno! Ora ti riconosco, sei la sorella di Prim, l’impertinente che durnate la diretta gli ha mandato un bacio”

 

“Sì sono io e devo chiederle di aiutare Peeta. Ho un piano”

 

“Dolcezza, non credo che io sia la persona più adatta ad aiutare qualcuno. Hai visto in che condizioni sono?”

 

“Ma è il suo mentore e forse ho trovato una soluzione”

 

“Vattene via, dolcezza, questo non è il posto per una signorinella delicata come te”

 

“Delicata non direi, ma pensavo che Peeta le stesse a cuore, Evidentemente mi sbagliavo”

 

All’improvviso dall’interno una voce familiare:

 

“Katniss, sei tu? Che ci fai qui?”

 

Peeta è ancora qui? Credo che adesso io gli debba delle spiegazioni

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Capitolo 9
*** L'idea ***


“Peeta forse ho trovato una soluzione. E se fosse Haymitch a vincere l’asta?”

 

Ok, l’ho detto.

 

Peeta guarda Haymitch con fare interrogativo e la speranza di aver trovato un appiglio. Haymitch mi tira in casa e chiude la porta

“Peeta come ti è saltato in testa di dirglielo?” ruggisce

“Dovevo parlare con qualcuno e lei è una buona amica”

“Ma se vi conoscete appena! Basta una leggerezza come questa per trovarti nei guai, guai molto seri. Te ne rendi conto o no?”

 

Cerco di intervenire ma non ho il tempo di aprire bocca che Haymitch mi urla contro

“E tu zitta che di guai ne hai fatti già abbastanza. Che ne sai di cosa sono capaci a Capitol City?”

A quel punto non ci vedo più, afferro un coltello e glielo punto alla gola

“Hanno appena ucciso mia sorella, penso che una piccola idea me la sia fatta”

 

A quel punto Haymitich si calma un po’:

“Sediamoci e ragioniamo”

“ragioniamo...” dico “ma se non si regge in piedi!”

Peeta mi fulmina con lo sguardo e capisco che è meglio tacere. Non posso far a meno di notare la differenza tra la sua casa e quella di Peeta: tanto questa è sporca, disordinata e ha uno strano odore tanto l’altra è accugliente, pulita e profumata di pane caldo.

 

Sul tavolo ci sono varie bottiglie vuote e semivuote e nessun bicchiere, il lavello è pieno di stoviglie sporche e insetti ronzanti, il pavimento è appiccicoso all’inverosimile...Sto per vomitare . Decisamente la madre di Gale servirebbe più qua che da Peeta.

 

“Haymitch è possibile?puoi davvero partecipare all’asta?”

“Perchè glielo hai detto?”

“Rispondimi Haymitch. Puoi partecipare all’asta?”

“la realtà è che non lo so. Coi miei trascorsi, però, non credo sarebbe un teatrino credibile. Perchè è di questo che parliamo, vero? Devo fingere di essere interessato a te tanto da buttare via tutti I miei risparmi. Non credo sia un buon affare per me”

“Ma se quei soldi non li hai mai voluti! E poi adesso che sono un vincitore, potrei restituirteli un po’ alla volta. Che ne pensi?”

“Possiamo provarci, ma a una condizione. Non far mai più il mentore, dovrai seguire I ragazzi ad ogni Hunger Games mentre io me ne starò nella mia topaia per sempre e nessuno mi darà più fastidio”

 

Ero incredula, avevo avuto una buona idea.

 

“Ragazzo il punto è questo: più facoltoso è il vincitore dell’asta, più probabilità avrai di avere clienti benesanti e più clienti ricchi avrai, migliore sarà la tua condizione di ex vincitore”

 

“Di schiavo, direi” aggiunsi

 

“Beh, doclezza, dipende dai punti di vista”

 

“Farti vedere in giro con uno come me (perchè, sai, la recita per essere ben riuscita deve essere portata avanti per un po’) ti porterà ad essere bersaglio delle malelingue e ti farà vedere come un trofeo di poco conto. Niente feste alla moda, niente inviti importanti, niente di niente. E soprattutto niente alleanze e aiuti per I tuoi tributi nell’arena. Potrai convivere con questo? Sai benissimo, ragazzo, che non dovevi essere tu il vincitore ma Cato. E’ stato un caso fortuito che tu sia sopravvissuto ma non sei certo il tributo ideale per incarnare I sogni di Capitol City. Cato era già visto come il degno alter ego di Finnick, te lo ricordi il figaccione del Distretto 4? Ecco quello è l’ideale del gladiatore vincente. Tu per tutta la durata dei giochi sei semplicemente rimasto mimetizzato a fare il muschio. Ora, però, invece di recuperare immagine e favori, scegli di cadere ancora più in basso . Ricordati sempre che questa cosa non riguarda solo te, riguarda tantissime altre persone di cui sei e sarai responsabile. Sei disposto a farti carico di questo fardello? ”

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Capitolo 10
*** cavare un ragno dal buco ***


Haymitch ha punto Peeta sul vivo: è diventare pallido e I suoi occhi si sono riempiti di lacrime. A cosa sta pensando?

Starà in pena per sè stesso, per la sua famiglia o per I ragazzi che potrebbe condananre a morte certa addirittura prima di entrare nell’arena?

 

All’improvviso, però, realizzo realmente ciò che ha detto Haymitch:

“Aspetta un secondo… Che cavolo stai dicendo Haymitch?

“Siamo passati al tu adesso?”

“Non cambiare discorso e rispondi alla mia domanda: noi del distretto 12 non solo siamo svantaggiati perchè siamo indeboliti dai morsi della fame ma dal momento della mietitura tutti sanno che siamo praticamente morti che camminano senza speranza a causa tua?”

“Se vuoi vederla così...”

“No, adesso mi spieghi come stanno le cose perchè mia sorella ci è morta in quell’arena e pretendo la verità”

 

Haymitch per tutta risposta beve a canna dalla bottiglia più vicina a lui

“Katniss...”

“Peeta non ti ci mettere anche tu. Ditemi la verità”

In quel momento Haymitch si alza di scatto dalla sedia, rovesciando parte delle bottiglie, e dà un pugno sul tavolo:

“Tu in questa situazione non c’entri. Tua sorella è morta, ma come sono morti tantissimi altri ragazzini suoi coetanei. Il tuo dolore è il dolore di tutta Panem! Forse sarebbe stato meglio se avessero accettato la tua candidatura da volontaria, almeno a quest’ora non saresti qui a rompermi le scatole”

 

“Haymitch, ti prego, siamo tutti sconvolti e adesso non è il momento di dire certe cose perchè poi potremmo pentircene”

“Peeta ,sta zitto anche tu”

 

Afferro la mia giacca di pelle, la infilo e esco sbattendo la porta, confermando la mia convinzione: meglio non avere amici perchè sanno solo farti del male.

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