Benvenuti all'Alba

di AkatsukiGirl3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Identità ***
Capitolo 2: *** Dissotterramento di Hidan ***
Capitolo 3: *** I problemi di Madara ***
Capitolo 4: *** Pulizie e pettegolezzi ***
Capitolo 5: *** Chiamata telefonica ***
Capitolo 6: *** Incontro con la suocera ***
Capitolo 7: *** Problemi di convivenza ***



Capitolo 1
*** Identità ***


BENVENUTI ALL'ALBA

1. Identità

 

Alba, simbolo del principio, dell'inizio, dell'esordio.
 
I raggi solari cominciavano a illuminare le vaste terre di Konoha. Ogni essere vivente si stava risvegliando carico di energia. Brezze leggere sfioravano le piante, gli uccellini cantavano e i bulbi rivelavano fiori profumati.
 
Nel covo dell’Akatsuki, un branco di membri con addosso cappotti neri adornati da nuvole rosse si stava avviando verso sala conferenze per attendere la solita riunione del mattino. E come al solito non mancavano sbadigli rumorosi e strofinii di occhi sonnolenti.
 
Una volta entrati in sala, notarono che Pain era già lì ad aspettarli. Era in piedi di fronte alla finestra, osservando un punto lontano con le mani incrociate dietro la schiena, che manco Hiruzen ai cantieri poteva rivaleggiare con lui. La luce solare bagnava il suo corpo, donandogli ancora più maestosità e imponenza. Tutti gli altri si sedettero ai rispettivi posti, aspettando che il boss inizi a parlare. Ma Pain tardava a girarsi.
 
«È vero che il mattino è il momento più opportuno per pensare alla vita, hm.» Deidara commentò a Sasori, che era di fianco a lui.
 
Sasori alzò un attimo lo sguardo verso quella figura oscenamente arancione, con solo tre parole in mente: sbruffone del cazzo.
 
Un minuto passò…
 
Cinque minuti…
 
Dieci minuti…
 
«Boss, quand’è che inizia la riunione?! Sto per addormentarmi, hm!» Deidara stava già appoggiando la testa sulla spalla del burattino.
 
Itachi sembrava aver notato qualcosa. Si alzò, accostandosi a Pain per vedere meglio, poi lo schiaffeggiò sulla spalla. Pain sobbalzò, voltandosi con uno sguardo terrorizzato verso Itachi. Lo aveva spaventato.
 
«Pure così riesci ad addormentarti.» Itachi scosse la testa per poi tornare al suo posto.
 
Ma vaffanculo, allora si era solo addormentato. Con un rumore generale di lamenti, l’immagine maestosa e imponente di prima si disintegrò all’istante. «Hm hm…» Pain fece finta di tossire per poi andare verso il posto del capotavola.
 
«Ora iniziamo la riunione, chi non c’è alzi la mano…» Bene, era ancora intontito dal sonno. Vedendo che nessuno aveva alzato la mano, continuò: «Allora ci siamo tutti.»
 
Tutti alzarono gli occhi al cielo (o al soffitto?), non badandolo neppure. Pain tirò fuori il testo del discorso e iniziò a leggere ad alta voce.
 
«Hm hm… Noi viviamo in un’epoca eroica, crescendo in mezzo a un popolo eroico, con i nostri antenati che avevano compiuto imprese altrettanto eroiche. Come membri della nuova generazione, abbiamo l’importantissimo compito di…»
 
«Itachi, perché ‘sto discorso mi sa di già sentito? È solo una mia impressione?» Kisame chiese confuso a Itachi di fianco a lui. La Donnola scosse la testa.
 
«Questo testo l’aveva già letto esattamente cinque mesi fa.»
 
Pain, che era stato scoperto, cercò in tutti i modi di salvarsi la faccia. Infatti continuava a ripetere “ho sbagliato foglio”, prima di prendere un nuovo testo dal tavolo.
 
«Alcuni partono per il viaggio della loro vita, ritornando con un successo da lungo agognato senza il minimo vacillamento. E allora penso: questa non è veramente la vita, ma un purgatorio. Pensando al passato, presente e futuro, continuo a chiedermi, è questa la vita che veramente voglio condurre? Allora, qual è il mio vero obiettivo? Ma la risposta non è mai arrivata…»
 
«Questa invece mi sembra che l’avessi letta due mesi fa, hm.» Deidara mugugnò, ricevendo un’occhiataccia da Pain. Quest’ultimo allora prese un altro plico di fogli ancora.
 
«L’oggetto più prezioso dell’umanità non è altro che la vita stessa, poiché la vita umana comprende l’amore incondizionato dei genitori, nonché il desiderio di creare una società migliore. E noi non siamo altro che la speranza del futuro, i costruttori di un mondo più vivibile. Abbiamo l’importante incarico di...»
 
«Ok, ora basta con ‘ste puttanate. E mi vieni pure a dire che l’oggetto più prezioso dell’umanità è la vita stessa? Quanti di noi sono ancora vivi nel manga?» Kakuzu interruppe il discorso di Pain, «Ma io dico, come capo dell’Akatsuki non puoi essere un po’ più pratico? Ma non ti vergogni a scaricare testi che leggono nelle carceri minorili? Se hai il tempo di dire ‘ste cagate non sarebbe meglio andare a guadagnare soldi? Ovviamente non ti sto dicendo tutto questo perché i miei cuori fanno male al pensiero che tu spenda cinque centesimi per ogni testo, assolutamente non per questo.»
 
«E secondo te mi diverto a leggere ‘ste cagate?!» Ancora una volta Pain sbatté i fogli sul tavolo, «Se le cose stanno così, allora preferisco continuare a dormire! Cioè, chi cazzo è che ha deciso che le riunioni devono essere svolte a quest’ora indecente?!»
 
«È Madara… No aspetta, ora si chiama Tobi… No, volevo dire Obito…» disse Zetsu.
 
«Chi cacchio è ‘sto figlio di buona donna?!» Pain si sentì preso per i fondelli. Con una mano ordinò a Zetsu di tacere.
 
«Senti un po’ da che pulpito. E tu? Sei Pain, Yahiko o Nagato?» ribatté Sasori.
 
«Beh, nell’anime ero Yahiko, dopo che è morto sono diventato Pain, ma chi mi comanda in realtà è Nagato…»
 
«Allora vuol dire che equivali a Nagato?»
 
«Puoi dire così, tempo fa io e Nagato ci eravamo fusi insieme…»
 
Proprio in quel momento Konan entrò per consegnare a tutti dei dolci su piatti di carta, ma quando sentì l’ultima frase, si impietrì, squadrando Pain con un’espressione strana prima di girare i tacchi e andarsene. Solo ora Pain capì che quella frase era suonata molto sbagliata, e subito cercò di spiegarsi.
 
«Konan, non è quello che pensi, io… Oi, Konan, Konan…!»
 
Finalmente, dopo che Pain riuscì a eliminare il malinteso e a persuadere Konan a restare, il boss si diresse nuovamente verso il posto del capotavola. Nell’organizzazione vigeva la regola che le riunioni mattutine dovevano durare almeno mezz’ora, ma lui appoggiò le mani sul tavolo senza proferire parola e fissò tutti quanti per far scorrere il tempo.
 
Tutti: «…»
 
Non era neanche colpa sua se ogni giorno doveva ritrovarsi sempre le stesse facce, aveva già ripetuto tutto quello che doveva dire centinaia di volte, non aveva veramente altro da aggiungere!
 
«A proposito boss, ora che siamo tutti morti per bene nel manga, non abbiamo più nessun ruolo da recitare. Potresti anche togliere quei cosi di dosso, no? Hm.» Deidara indicò il proprio naso, riferendosi ai piercing facciali di Pain. Non erano scomodi?
 
Pain si toccò il naso, infatti non gli dispiaceva toglierli. Si sfilò il coprifronte, e mentre estraeva i piercing pensò: ma quante cazzo ce ne sono?! Quel Nagato è veramente un tipo estremo. Una volta sfilate tutte le barre metalliche, gli altri osservarono il suo viso.
 
«Forse dovresti rimetterteli, ho come l’impressione che tu non sia la stessa persona.» Kisame commentò dopo un lungo silenzio imbarazzante.
 
Pain fece il muso. «Sono davvero così inguardabile?»
 
«Ah, no cioè… è solo che senza quegli accessori, è come se mancasse…» Vedendo che il capo si stava incazzando, Kisame sudò freddo.
 
«…l’aura da boss mafioso.» Konan completò la frase, vedendo che Kisame si stava facendo sempre più piccolo.
 
«Ah sì?» Se pure Konan la pensa così… Pain allora si rimise quei chiodi, mogio.
 
Kisame ritrovò il coraggio di prima: «Ora sì che lo stile da emo depresso si addice al nostro boss, cosa cavolo dovrebbe rappresentare poi il ragazzo solare di prima?»
 
Vedendo che Pain stava per gridare Shinra Tensei, Konan gli porse una tazza di tè nel momento giusto per calmarlo. Pain prese il tè, buttandolo giù come se stesse bevendo una bottiglia di sakè, poi lanciò un’occhiata all’orologio sulla parete, notando che erano passati solo venti minuti. Si guardò un attimo intorno, solo ora scoprendo che qualcosa non andava: «Perché ho come l’impressione che manchi qualcuno?»
 
Solo ora te ne sei accorto! I membri dell’Akatsuki alzarono nuovamente gli occhi al cielo. «Hidan è ancora sotterrato vivo, mentre Obito deve ancora recitare la parte di Tobi, ultimamente ha i tempi abbastanza stretti.» spiegò l’aloe vera.
 
Ecco perché era così tranquillo, i due più rumorosi erano assenti. Pain annuì.
 
«A proposito di Tobi, devo dire due parole…» Kakuzu si alzò, «Ultimamente la nostra organizzazione ha ricevuto un sacco di lettere di minacce nonché lamentele, il tutto a causa della sua identità. Mentre tutti erano convinti che fosse Uchiha Madara, alla fine si è rivelato essere Obito. Molte persone hanno avuto difficoltà ad accettare questa svolta, pensando che abbia inculato tutti, incluso il nostro quoziente intellettivo. Ma ovviamente questo non è il punto, la nostra organizzazione non è mai stata a corto di lamentele. Il punto è, un sacco di fan per vendicarsi e sfogarsi, più volte hanno complottato contro di noi.» Kakuzu restò in silenzio per un attimo, «Le conseguenze includono: tubi di scarico bloccati, WC otturati, pareti esterne del covo ricoperte di graffiti volgari, finestre spaccate da oggetti in stato solido…»
 
«E hanno pure rovinato le mie aiuole.» aggiunse Zetsu depresso. Si era svegliato un mattino solo per scoprire che tutte le sue piante erano state sradicate.
 
«Ma la parte peggiore è il tentato avvelenamento del nostro cibo! Cioè, siamo sopravvissuti a innumerevoli guerre, questi trucchetti da bimbiminchia con noi non dovrebbero funzionare, eppure qualcuno è riuscito a farsi fregare da queste trappole ridicole.» Kakuzu lanciò un’occhiata eloquente a Deidara. Il biondo si grattò la testa imbarazzato. Niente da fare, le sue bocche non riuscivano proprio a resistere alle delizie quando aveva lo stomaco vuoto, compreso il cibo offertogli da sconosciuti per strada… Alla fine era stato avvelenato, e meno male che c’era Sasori con lui, anche se rispetto a creare antidoti era più abile a creare veleni. Infatti, quella volta aveva deciso di usare il veleno per contrastare il veleno, ma nella memoria di Deidara quell’esperienza era stata peggio della morte stessa.
 
«Davvero sei disposto a farlo?» Quella volta Obito aveva chiesto a Sasori, ma quest’ultimo aveva solo freddamente risposto: «Non preoccuparti, se non gli do una lezione non se la ricorderà mai.» Infatti dopo quell’esperienza agonizzante, finalmente Deidara riuscì a togliersi il vizio di mangiare il cibo degli sconosciuti.
 
«Ma vi rendete conto di quante finanze inutili la nostra organizzazione ha dovuto spendere per sistemare tutto questo casino?!» Kakuzu si lamentò, battendo i pugni sul tavolo.
 
Allora era tutto per i soldi alla fine! Tutti lo guardarono con aria di disprezzo.
 
«Ma Kakuzu era sempre stato così loquace?» Kisame si chiese confuso.
 
«Solo quando c’entrano i soldi, hm…» disse Deidara.
 
«Tempo scaduto!» Pain batté le mani guardando l’orologio, «La riunione è conclusa!» Non aveva minimamente ascoltato quello che Kakuzu aveva detto. «Ah giusto, quando avete tempo, andate a dissotterrare Hidan.»
 
Detto ciò, si allontanò con Konan. Tutti gli altri se ne andarono a loro volta, preparandosi per fare colazione.


 

Che dire? Amo le demenziali e mi manca l’Akatsuki. Queste due cose messe insieme hanno dato vita a questo obbrobrio senza senso, ed è solo l’inizio lol
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa roba e mi scuso per eventuali errori grammaticali/ortografici, spero di avervi strappato almeno un sorriso in questi tempi difficili :) E’ l’unico motivo per cui ho pubblicato questa ff, davvero, anche perché forse non sono fatta per scrivere storie comiche ><
Alla prossima <3

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Capitolo 2
*** Dissotterramento di Hidan ***


2. Dissotterramento di Hidan
 
 
 
Circa un mese dopo l’ordine di Pain, Kakuzu si era finalmente ricordato che doveva dissotterrare il suo partner. Quindi un giorno dopo pranzo disse questa cosa a Zetsu, invitandolo ad andare con lui poiché era esperto nel rintraccio di persone.
 
«Io da solo dovrei bastare.» Zetsu gli disse.
 
«Non si sa mai, è meglio se vengo con te… Almeno ti faccio da rinforzo.» Kakuzu voleva evitare che durante il tragitto Zetsu spendesse soldi su pedaggi inutili per andare avanti e indietro, anche se in teoria poteva benissimo viaggiare sottoterra.
 
«Hidan è stato abbandonato da centinaia di episodi ormai, nessuno si ricorderà di lui. Zetsu da solo se la dovrebbe cavare, hm. E poi adesso sono tutti in guerra, chi è che ha il tempo di sorvegliare un cadavere?» Deidara commentò.
 
«È difficile dirlo…» Itachi osservò un punto davanti a lui, emanando un’aura misteriosa e imperscrutabile. Ma l’Akatsuki che lo conosceva bene sapeva che in realtà il suo sguardo non riusciva a focalizzarsi e che la sua vista era peggiorata di nuovo.
 
Dunque, Kakuzu e Zetsu partirono. Una volta arrivati, il tirchio si nascose dietro un albero per esaminare la situazione nemica, mentre la pianta carnivora spuntò da un altro albero. Ancora un po’ e avrebbe fatto la fotosintesi clorofilliana. «Tranquillo, come ha detto Deidara, non ci sarà nessuno che ha il tempo di… Merda!» Non aveva neanche finito di parlare che Zetsu si paralizzò.
 
A quanto pare esisteva veramente qualcuno con un sacco di tempo libero.
 
In quel momento si vedevano Shikamaru e Choji che camminavano verso di loro, fermandosi poi in piedi a un lato della fossa dove Hidan era sotterrato. Testa di Ananas si accese una sigaretta, osservando quel posto con un’espressione complicata.
 
«Shikamaru, quando hai detto di voler uscire a fare due passi, intendevi qui?» Choji chiese.
 
«Già. Ogni volta che penso alla morte di Asuma, mi sento soffocare, e quando mi sento soffocare vengo qui.»
 
«Però non capisco, hai già fatto esplodere quel tipo a pezzettini, davvero riesci a sentirti meglio a venire qui dove l’hai sotterrato?» Naturalmente anche Choji capiva quel senso di soffocamento di Shikamaru, essendo stato anche lui allievo di Asuma.
 
«No.» Shikamaru scosse la testa, «Mi sento depresso come prima, ma ogni volta che succede, voglio solo fare una cosa.»
 
Detto ciò, Shikamaru si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessun altro, poi si sbottonò i pantaloni e pisciò sulla fossa.
 
Kakuzu, Zetsu: «…»
 
«Ora va molto meglio.» Detto ciò, Shikamaru e Choji si allontanarono, con Kakuzu e Zetsu che li accompagnarono con lo sguardo.
 
Dopo un silenzio di tre secondi, Kakuzu aprì bocca: «Ripeto un attimo il nostro piano, tu vai sottoterra per raccogliere Hidan, io sto qua come rinforzo…»
 
«Prima vorrei solo sapere quante volte quel tizio si era sentito depresso prima d’ora.»
 
«Zetsu, ti capisco, ma essendo membri dell’Akatsuki, cosa rappresenta un piccolo ostacolo come questo?» Kakuzu diede una pacca alle spalle di Zetsu, poi il vegetale affondò nel terreno con un viso lacrimante.
 
Dopo che i due ritornarono dalla missione, senza sprecare altro tempo Zetsu corse verso il bagno comune piangendo. Da quel momento in poi Shikamaru divenne nemico non solo di Hidan e Kakuzu, ma anche della scacchiera vegetale.
 
«Non dirmi che il cadavere di Hidan ha spaventato Zetsu talmente tanto che si è pisciato addosso! Perché sento un odore di urina? Hm.» Deidara si lamentò tappandosi il naso, guardando Zetsu che lo superò correndo. «Hidan dov’è?»
 
«Qui.» Kakuzu entrò con un grande sacco di lino sulle spalle. Quando lo posò per terra, gli Akatsukini si affollarono per aprirlo, rivelando pezzi di cadavere non identificabili. I membri dell’organizzazione criminale più temuta si coprirono il naso indietreggiando, non tanto per l’odore di marcio, ma per l’odore di piscio.
 
«Come mai non l’hai ancora cucito?» Pain, che per caso era da quelle parti, disse vedendo la situazione.
 
«È troppo spezzettato, come faccio a riattaccarlo? So solo cucire.»
 
«Allora Sasori, tu che sei esperto in assemblaggi, vacci tu.» Pain intimò, ignorando lo sguardo cupo del marionettista, e salì al piano di sopra con le mani dietro la schiena.
 
«Te ne dobbiamo una, Danna.» Notando il pessimo umore di Sasori, Deidara cercò cautamente di rassicurarlo.
 
Infine, sotto pressione del rosso, Kakuzu dovette comunque rovesciare quelle cose del sacco… No, quei pezzi di carne umana nella vasca da bagno sott’acqua per eliminarne l’odore. Dopodiché Sasori iniziò a rimettere insieme i pezzi, con Kakuzu a fianco che cuciva e Itachi che li osservava… Perché Pain aveva ordinato a Itachi di tenerli d’occhio, per evitare che Sasori, scocciandosi, trasformi il corpo di Hidan in una marionetta; oppure che Kakuzu per sbaglio lo trasformasse in una creatura geneticamente modificata. Ma Itachi si scordò gli occhiali, e quindi non vedeva proprio un beato niente.
 
Una volta che la testa era stata ricucita, Hidan riuscì finalmente a parlare, ma continuava a urlare che gli doleva dappertutto.
 
«Mi sa che lo avete riattaccato nell’ordine sbagliato.» Itachi si coprì le orecchie, poi fermò Kakuzu che intanto cercava di cucire la bocca di Hidan. «Sasori, hai qualche anestetico?»
 
«Deidara, va’ in camera mia e prendimi la bottiglietta numero ventotto.» Sasori ordinò al biondo che intanto stava sbirciando dalla porta. Il bombarolo subito fece quello che gli era stato detto e portò la roba di Sasori. Kakuzu e Itachi la osservarono, notando che conteneva del liquido di un colore discutibile.
 
«Non dirmi che glielo vuoi far bere! Come fa se ora ha solo una testa, hm?» Deidara chiese confuso.
 
Ma Sasori, senza esitare, versò tutto il contenuto della bottiglietta nella bocca di Hidan. Istantaneamente l’albino sentì la lingua che si gonfiò, spasmò e infine si paralizzò del tutto… E poi non riuscì più a gridare nulla. Itachi e Kakuzu diedero un pollice in su a Sasori. Dopo il riattaccamento, l’intero corpo di Hidan fu ricoperto di cicatrici, rendendolo inguardabile. Deidara, senza proferire parola, lo avvolse in bende strettissime, non permettendogli di toglierle in pubblico prima che le cicatrici guarissero.
 
Avevano appena finito di sistemarlo che tutti presero a deridere Hidan nel soggiorno, con l’albino che, non potendo parlare, riusciva solo a fulminarli con lo sguardo. Pain, sentendo il casino, scese al piano di sotto incazzato, con le pantofole di silicone che emettevano degli osceni “flop, flop, flop” più rumorosi del caos di sotto.
 
«Siete tutti convocati alla riunione!»
 
Gli Akatsukini drizzarono la schiena, vedendo che l’espressione di Pain non prometteva nulla di buono.
 
«È appena arrivato un telegramma. Itachi, tuo fratello è stato premiato!» Pain sbatté i fogli sul tavolo prima di buttarsi sulla poltrona. Tutti si avvicinarono per leggere la notizia, e infatti sopra c’era la scritta “Vincitore del Premio Nobel per la Pace – Uchiha Sasuke”.
 
«Proprio quello che mi aspettavo da mio fratellino.» Itachi sembrava compiaciuto.
 
«Ma questo cosa c’entra con noi?» chiese Kisame.
 
«Lo sapete perché ha vinto il premio per la Pace?» Pain era così arrabbiato che continuava a premere l’indice sul tavolo, «La giuria ha detto che Sasuke è stato colui che ha contribuito maggiormente alla difesa del mondo, ma indovinate chi è l’ostacolo più grande della pace mondiale? Già, proprio noi! Ma tu guarda un po’ tuo fratello, prima ha cercato di assassinare Orochimaru, poi Deidara, e come se non bastasse ti ha pure fatto un culo così, poi ha ucciso anche dei Zetsu bianchi e ora non lascia stare neanche Tobi. Ma dimmi un po’ te!»
 
«Beh… Orochimaru alla fine l’ho sistemato io, Deidara se l’era cercata, io ho già una malattia incurabile, poi se Zetsu Bianco muore c’è Zetsu Nero, e Tobi non è ancora morto, no?» subito Itachi cercò di scagionare suo fratello.
 
Parli del diavolo e spuntano le corna. Pain non aveva neanche espresso il suo parere su Sasuke che il ragazzo stesso si autoinvitò nel covo, ignorando tutti e sedendosi di fronte a Itachi. Zetsu e Deidara, quando videro che arrivava, senza proferire parola il primo fuggì sottoterra e il secondo semplicemente si alzò e se ne andò alla no Maria io esco.
 
«Quand’è che torni con me?» Sasuke andò dritto al punto.
 
«Tornare? Tornare dove? L’Akatsuki è la mia casa, devo proteggerla…» Itachi lo prese per il culo.
 
«Sì, come no.» Sasuke sapeva che Itachi aveva intenzione di continuare a essere accusato di tradimento per proteggere la reputazione del clan.
 
«Oi, stavamo proprio parlando di te, non ignorarci.» Pain intervenne, indicando il telegramma sul tavolo. Sasuke guardò quel foglio con la coda dell’occhio, notando che era sul premio che aveva da poco ricevuto.
 
«E quindi? Volete pure aiutarmi a celebrarlo? Ma che carini. Peccato che abbia già lasciato l’Akatsuki, non dovete sentirvi obbligati.» Sasuke disse sarcastico, nonostante il tono poco amichevole di Pain.
 
«Se non l’avessi detto mi sarei pure dimenticato che una volta facevi parte dell’Akatsuki. Ma dimmi un po’ cosa stai facendo, già l’Akatsuki ha pochi membri e tu ne hai portati via quasi la metà, vuoi per caso diventare il mietitore dell’Alba?»
 
«Cosa vuoi?» Sasuke lo guardò freddo.
 
«Ah, che modi. Mi domando perché questo premio non l’abbia preso Naruto. Guarda quanto è potente con il suo talk no jutsu, senza accorgersene ha ancora una volta contribuito alla pace mondiale, mentre tu intanto sai solo massacrare la gente.»
 
«Se è così, allora secondo me il premio dovrebbe essere tuo. Anche con il talk no jutsu di Naruto gli sfigati sono comunque morti, guarda te invece quanto sei potente, hai sterminato un intero villaggio ma poi in cambio della tua vita li hai resuscitati tutti.»
 
Pain stava tremando dalla rabbia, ma decise di lasciare un “quell’idiozia è stata opera di Nagato” prima di salire al piano di sopra.
 
«Non pensavo che il boss abbia fatto una cagata del genere…» Kakuzu commentò.
 
«Se era disposto a sacrificarsi per un branco di sconosciuti, perché non ha provato a salvare noi?» Sasori notò, scontento. Tutti i presenti non erano forse morti perché sottomessi a Pain? Dunque gli Akatsukini salirono dal boss per esigere delle spiegazioni, e visto che c’erano, anche obbligarlo a invitare tutti a cena fuori in segno di scusa. Erano rimasti solo Itachi e Sasuke che si trovavano ancora al piano di sotto a fissarsi a quattr’occhi.
 
«In realtà oggi sono venuto per una questione più importante.» Sasuke tirò fuori un documento dal giubbotto e lo porse a Itachi, «Visto che non torni, almeno firmalo.»
 
Itachi prese il documento e lo lesse, notando che era un contratto di trasferimento immobiliare, il quale prevedeva che tutte le proprietà degli Uchiha sarebbero trasferiti sotto nome di Sasuke, e notò pure che Madara e Obito avevano già messo la propria firma. Itachi attivò lo Sharingan per esaminare quelle calligrafie: «Non li hai firmati tu, vero?»
 
«Se l’avessi fatto, perché sarei dovuto venire da te?»
 
«Ma non ne lasci neanche un po’ a noi? Sei veramente un bastardo.» Anche se non sapeva in quale modo avesse convinto Obito e Madara a firmare il contratto, affacciandosi al proprio fratellino, Itachi non poté che firmare rassegnato anche lui, tanto ora come ora non riusciva a tornare a casa.
 
Sasuke si riprese il contratto con ancora l’inchiostro fresco, poi si alzò facendo per andarsene.
 
«Allora è fatta. Ti verrò a trovare un altro giorno.»
 
«Non resti per cena?»
 
«Ma anche no. Se gli altri vedessero che ci frequentiamo ancora, mi rovinerebbe la reputazione.» detto ciò, si allontanò.
 
Itachi si depresse: aveva saputo che ultimamente Sasuke si stava contendendo la posizione di Hokage con Naruto.


 

Rieccomi con la continuazione dello scorso capitolo ^^
Finalmente Hidan è ritornato tra noi, anche se in modo abbastanza macabro… Mi mancavano poi le battute e le stupidaggini di Zetsu nell’anime, penso che non riuscirò mai ad accettare che sia un ammasso di poltiglia defecata da Kaguya XD
Come sempre ringrazio tutti per aver letto fin qua!
Alla prossima <3

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Capitolo 3
*** I problemi di Madara ***


3. I problemi di Madara

 
 
Era arrivata di nuovo l’ora della fatidica riunione mattutina. Pain, come al solito, leggeva i testi scaricati da internet, ma anche così facendo passarono a malapena una decina di minuti. Decise allora di proseguire alla fase democratica.
 
«Avete delle proposte da fare?»
 
«Sì.» Kakuzu si alzò per primo.
 
Ma Pain sapeva già cosa stava per dire e quindi lo anticipò: «Lo so, i tubi di scarico si sono otturati di nuovo, il bollitore per il riso si è guastato e il contratto del wifi è scaduto, ma ormai lo sappiamo già che non ci rimborsano, me lo avevi chiesto tante volte e io ti ho risposto altrettante volte.»
 
«Beh, allora siamo a posto.» Kakuzu si risedette depresso, ma poi pensò, no, aspetta un attimo, e si rialzò, «Ma non stavo neanche per parlare di quello! Ho appena accettato una nuova missione, assegnala a chi vuoi.» Poi porse il documento davanti a Pain, che lo esaminò un attimo prima di guardare gli altri presenti. Come coppie eliminò subito lui stesso e Konan; stessa cosa per Tobi e Zetsu; Hidan non era ancora guarito del tutto e quindi anche la zombie combo è stata eliminata. Dunque, rimasero soltanto il duo Kisame-Itachi nonché la coppia artistica. Pain li indicò dicendo: «Voi quattro, sì proprio voi, smettetela di guardarvi intorno come degli imbecilli che siete gli unici rimasti. Chi è libero domani?»
 
Itachi tirò fuori il suo blocco notes portatile e lo sfogliò, «Io non posso, domani tocca a me chiedere l’elemosina per strada.» e si inforcò gli occhiali da sole alla John Lennon.
 
Quindi Itachi e Kisame furono eliminati, e rimasero soltanto Deidara e Sasori. «Voi due?»
 
«Io domani ci sarei, hm.» disse Deidara, assecondato poi da Sasori. «È da un sacco che non andiamo più a fare missioni.» Il biondo si emozionò.
 
«Ok, quindi andrete voi due.» Pain consegnò a loro il documento, con Deidara che lo sfogliava entusiasta.
 
«Vediamo un po’, hm… missione di livello S… obiettivo: seguire e spiare ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette i vari sospetti, ricavando più informazioni possibili… Una volta trovato il colpevole, bisogna distruggerlo anche a costo di uccidere altre persone, hm. Quindi una missione di spionaggio più assassinio?»
 
«In un certo senso sì.» Kakuzu annuì. Sasori pigliò con forza il documento dalle mani di Deidara per leggere chi aveva commissionato quella missione, scoprendo che era la moglie del ricercato. Lo Scorpione percepì qualcosa di più oscuro. «Non dirmi che…»
 
«Esattamente, sua moglie lo sospetta di tradimento, quindi ci ha incaricato di indagare la questione più a fondo.»
 
Sasori, Deidara: «…»
 
«Posso rifiutare, hm?» il dinamitardo fece una smorfia.
 
«No.» Kakuzu scosse la testa, deciso. «L’Akatsuki sta attraversando una crisi finanziaria, non possiamo permetterci di fare gli schizzinosi con le missioni!»
 
«Da quando l’Akatsuki è diventato un centro indagini per donne sclerate in menopausa?! Ma perché hai dovuto accettare una missione del genere, hm?!» Deidara si lamentò.
 
«Hai pure il coraggio di chiederlo! All’inizio quando la gente sentiva la parola Akatsuki si cagava addosso, ma poi?» Kakuzu urlò infuriato, «Adesso quando la gente vede Itachi vuole fargli delle foto ricordo, quando invece vede te strilla “aaah checcarino!!”, e quando ti vede con Sasori urla “OTP!!”. Per non parlare di Kisame, prima la gente lo evitava in tutti i modi possibili, ma ora non solo non lo teme più nessuno, anzi le fangirl gli regalano pure i fiori, dicendo che è un vero uomo! Ma che antagonisti siete? Per colpa vostra non riceviamo più missioni malvagie! In che altro modo riusciamo a guadagnare sennò?!»
 
«Kakuzu-san reagisce sempre male quando c’entrano i soldi.» Tobi bisbigliò a Zetsu.
 
«Ma il progetto elemosina sta ancora procedendo bene, no?» Zetsu commentò alla girella, poi disse: «Secondo me non è solo una questione di soldi. All’inizio quelli più fighi avevano sempre avuto uno status più alto all’interno dell’organizzazione, ma ora pure Kisame ha lasciato un’impressione positiva indelebile nel cuore della gente. Invece lui…» non aveva neanche finito di parlare che la sua bocca venne cucita da Kakuzu. Cogliendo l’aura omicida che emanava dal suo corpo, Zetsu si infilò allora sottoterra discretamente.
 
«Però non è neanche colpa nostra… Voglio dire, boss si era sacrificato per Konoha, ogni anno durante il giorno dei morti riceviamo scatoloni di frutta e verdura biologiche.» Sasori aggiunse impassibile.
 
«Ma possibile che ti devi sempre soffermare su questi dettagli?» Pain sospirò scontento, anche se sapeva che Sasori finiva sempre per rimuginare sulla sua morte, che era stata effettivamente ingiusta. La prima volta era andata così, e vabbè uno poteva dire che era stato colto in fallo, ma la seconda volta fu sconfitto direttamente dal talk no jutsu (che tra l’altro non era neanche quello di Naruto).
 
Intanto era scoppiato un dibattito acceso, durante il quale Zetsu ritornò, continuando a mugugnare come se volesse dire qualcosa, allora Pain fece segno a Kakuzu di levare i punti dalla bocca di Zetsu.
 
«Sasuke sta arrivando.» La pianta carnivora finalmente annunciò, e Itachi subito si alzò per scendere al piano di sotto.
 
«E quindi? Tanto per colazione non gli mancano le posate.» Pain fece l’indifferente.
 
«Ho visto che si è portato anche Madara.»
 
«Che cosa
 
Tutti allora scesero, e come preannunciato da Zetsu, Sasuke entrò in compagnia dell’antenato degli Uchiha.
 
«E voi cosa ci fate qui?» Obito chiese, incuriosito. Vedere Sasuke assieme a Madara era decisamente strano a tutti gli effetti.
 
«Sono venuto per visitare Itachi; anche lui voleva venire ma non conosceva la strada, quindi l’ho accompagnato.» Sasuke disse indicando Madara.
 
«Noi due dobbiamo parlare,» Madara disse a Obito quando lo trovò con lo sguardo, «su alcune cose scientifiche.»
 
«Cioè?» Obito fece accomodare il più vecchio. Anche tutti gli altri pensarono che fosse un’occasione peculiare, quindi rimasero ad ascoltare.
 
«Sappiamo che l’universo è composto dalle dimensioni dello spazio e del tempo, e visto che il Kamui può attraversare lo spazio, non potrebbe allora anche attraversare il tempo?»
 
«Vuoi attraversare indietro nel tempo?» Obito rifletté un attimo, con il sangue che gli cominciava a ribollire nelle vene, come se avesse intuito la grandiosità del piano di Madara, «E quale sarebbe il tuo obiettivo?»
 
Madara fece un respiro profondo. «Schiaffeggiare Ōnoki a morte.»
 
«Mio maestro?» Deidara si bloccò, perplesso. «Ma anche senza ritornare indietro nel tempo potresti dare un ceffone a quel rimbambito di Ōnoki, hm. O forse non vuoi maltrattare i vecchi e quindi vorresti sconfiggerlo quando era ancora giovane…? Ma non ha senso, cosa ha fatto per farti incazzare così tanto, hm?»
 
«Naturalmente posso massacrarlo quando voglio, ma considerando la situazione attuale, se non lo distruggessi in quel preciso istante, tutto perderebbe di significato.»
 
«Cioè?» Itachi lo spronò, interessato.
 
Madara si trovava nei guai. Detto in termini semplici, quella volta durante la battaglia contro i cinque Kage, Mei Terumi si innamorò di lui.
 
~~~
«L’avevo detto che mi piacciono uomini che non si squagliano facilmente.» Mei disse con voce mielosa, guardandolo negli occhi.
 
«Poi però hai detto che mi lasciavi stare.»
 
«Ma quando hai detto quella frase a Ōnoki in modo così determinato, mi hai colpito. Cioè quando hai detto “quale adulto combatterebbe seriamente contro dei bambini?”. Ciò dimostra che sei estremamente maturo e aperto, proprio come il mio tipo ideale.»
 
«» Madara non seppe cosa rispondere, non poteva mica dirle che era invece un uomo infantile e dalla mentalità chiusa…
~~~ 


«Quindi vorresti tornare indietro nel tempo per ammazzare il giovane Ōnoki, così da non dover più dire quella frase?» Obito riassunse. Madara annuì.
 
Zetsu guardò Deidara, che non sembrò avere una reazione particolare, e commentò: «Però pensateci un attimo. Se il Terzo Tsuchikage non fosse Ōnoki, Deidara potrebbe ancora essere così forte? Avrebbe imparato la tecnica proibita? Avrebbe tradito il villaggio? Si sarebbe poi unito all’Akatsuki? E noi l’avremmo conosciuto?»
 
Tutti gli altri pensarono che in un certo senso aveva ragione, quindi Sasori minacciò Obito con lo sguardo, implicando che se osava continuare a discutere con Madara su quelle cose scientifiche, avrebbe fatto una fine orribile.
 
Vedendo che l’atmosfera si stava appesantendo, Kisame si alzò, e disse a Madara tutto sicuro: «Secondo le mie conoscenze personali sulla Mizukage, non si è innamorata di te per questo motivo, queste sono solo sciocchezze.»
 
«Allora perché?» chiese Madara.
 
«Mi sa perché… sei semplicemente troppo arrapante
 
«…»
 
«Beh, in ogni caso non è una buona cosa che si è innamorata di te? Cioè, è la Mizukage.» Sasuke enfatizzò, «Guarda per esempio Hashirama, lui ha la propria progenie, e sua nipote è già la Quinta Hokage. Poi guarda te, non hai lasciato neanche un erede. Contro il Primo, hai perso in tutti i sensi.» Itachi annuì in approvazione, supportando suo fratellino.
 
«Va bene, ti piace così tanto fare il cupido di turno?» di fronte alla provocazione di Sasuke, Madara lo degnò di uno sguardo infinitesimale, «Se avessi un figlio, considerando l’età tua e di Itachi, potreste pure essere suo padre, invece dovreste chiamarlo nonno. Volete così tanto essere degli stupidi nipotini? Allora vi accontenterò.» Sasuke e Itachi si ammutolirono.
 
«Mi sa che anch’io allora lo dovrò chiamare nonno.» Obito si batté la testa, «No no no, per la nostra dignità, devo farlo.» detto ciò, tirò fuori un coltello.
 
«Che vuoi fare?» Madara si mise in posizione difensiva.
 
«Dai, non essere così nervoso. Kisame non aveva detto che la Mizukage si era innamorata di te perché sei troppo sexy? So per esperienze personali che il problema potrà essere risolto se ti sfiguro un po’ la faccia.» Aveva appena finito di parlare che Madara lo prese per il colletto e lo buttò giù dalla finestra. In seguito, pensò che non riusciva a concludere nulla se continuava a stare con questo branco di svasati, quindi decise di andarsene.
 
«Se ha così tanta paura delle molestie della Mizukage, allora perché non uccide lei
 
«Forse perché non vuole picchiare le donne per cavolate del genere.» Itachi rispose, togliendosi gli occhiali da sole e osservando la schiena di Madara che si allontanava sempre di più.


 

Eeeh, so che questo capitolo non è un granché. Ero indecisa se pubblicarlo o meno (ragion per cui ho aggiornato dopo così tanto tempo OTL), ma ho pensato che fosse necessario per spiegare un po’ più approfonditamente le dinamiche tra i vari Akatsukini (tipo l’accenno alla SasoDei)
Per chi volesse saperlo, la frase di Madara appare nell’episodio 339 di Naruto Shippuden. Non so perché ma quella frase è sempre stata esilarante per me XD
Per quanto riguarda Tobito (lol), ho problemi a mantenere integra la sua personalità. Quindi se leggete Tobi e altri epiteti (ad es. La girella) immaginatevi la sua personalità più buffa, mentre se leggete Obito immaginatevi… beh, Obito. In ogni caso non aspettatevi coerenza, lol.
Alla prossima <3

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Capitolo 4
*** Pulizie e pettegolezzi ***


4. Pulizie e pettegolezzi





«È arrivata l’ora del destino.» Pain scandì le parole lentamente.
 
Avrebbe dovuto essere un piacevole fine settimana, ma gli Akatsukini, che come al solito stavano attendendo la riunione mattutina, si ritrovarono intorno al tavolo con espressione seria e grave, come se stessero affrontando la sfida più importante della loro vita.
 
«Stessa regola; se uno prova a barare usando qualsiasi jutsu sarete tutti puniti, e non solo pagando sanzioni.» Pain ammonì. Tutti annuirono, mentre Kakuzu lanciava occhiate minacciose.
 
Pain fece un respiro profondo, «Tre, due, uno…»
 
Non appena finì di contare, tutti estrassero un bastoncino dal cilindro di bambù sul tavolo con gesti fulminei, così rapidi da non poter essere scorti a occhio nudo, ognuno temendo che il proprio bastoncino scelto venga preso da qualcun altro. Quelli che si ritrovarono il bastoncino senza il puntino rosso alla base lanciarono dei sonori sospiri di sollievo, poi alzarono la testa per calcolare quale sfigato si sia invece beccato il bastoncino con il puntino colorato.
 
«Allora per questo weekend la responsabile delle pulizie sarà Konan.» Pain concluse, «Siete congedati.»
 
Dunque, stavano decidendo chi doveva pulire il covo a estrazione. Inizialmente potevano semplicemente fare a turni, il che era molto equa come cosa, ma questa opzione incontrò subito l’opposizione della maggior parte dei membri. Il motivo era che la parola “equità” non doveva neanche apparire all’interno di un’organizzazione criminale. In realtà la vera ragione era semplicemente la loro pigrizia. Nei giorni feriali, chi era incaricato di pulire poteva anche cazzeggiare un po’, ma chi si beccava la pulizia del fine settimana si ritrovava sempre a dover pulire un casino assurdo, e dunque avevano deciso di estrarre a sorte. A quel punto chi se la beccava poteva solo insultare il destino.
 
Konan d’altro canto non aveva reagito troppo malamente, per lei pulire era abbastanza semplice dopotutto. Come prima cosa chiese a Kisame di spruzzare dell’acqua per terra, poi le sue seicento miliardi carte cominciarono a strofinare tutto da sole grazie all'Arte della Carta: Tecnica della Carta Igienica Suprema. Konan doveva solo stare seduta sul divano a sorseggiare il tè. Kisame in realtà non c’entrava nulla, ma viste le suppliche di Konan stessa, lo squalo umano non voleva (e non poteva) essere scortese.
 
«Che convenienza, hm.» Deidara ammirò. Lui invece era più sfigato, ogni volta poteva affidarsi solo alle proprie forze.
 
«Deidara, non c’è bisogno che la ammiri così tanto. Secondo i miei calcoli, anche tu hai dei vantaggi in questo campo.» Hidan diede un colpetto sulla spalla del bombarolo.
 
«Cioè, hm?»
 
«Ma è semplice, hai quattro bocche in tutto! Devi solo aprirle tutte e strisciare per terra leccando tutta la zozzeria, il pavimento sarà pulitissimo così!» Poi una sonora esplosione, accompagnata da un “Katsu!” di Deidara. Hidan venne spezzettato di nuovo, e Kakuzu ha dovuto riattaccarlo.
 
Era più facile dirsi che a farsi. Per alcuni membri dell’Akatsuki, fare le pulizie era veramente un dramma non da poco. Konan poteva comandare una quantità enorme di carta igienica e carta assorbente da cucina, come abbiamo potuto assistere; Pain invece poteva usare Banshō Ten'in per aspirare tutta l’immondizia e la polvere per poi spingerle fuori con uno Shinra Tensei; Sasori usava le sue marionette; Zetsu aveva il vantaggio dei numeri; Kakuzu poteva usare i suoi tentacoli… Mentre Deidara, Hidan, Itachi, Obito e Kisame erano meno fortunati. Anche se quest’ultimo poteva usare l’Arte dell’Acqua, doveva stare attento a non creare un’alluvione e allagare il covo, quindi al massimo poteva solo spruzzare dell’acqua mentre passava lo straccio, evitando almeno di correre avanti e indietro al bagno col secchio.
 
Più avanti Obito ha avuto una rivelazione, e cioè che doveva usare le proprie abilità per trarne il massimo vantaggio, e dunque dopo un certo punto aveva smesso di pulire del tutto. Ogni volta che Pain veniva per ispezionare, usava lo Sharingan per mostrargli invece una camera pulita. Pain all’inizio non riusciva a notare niente di strano, e quindi si faceva prendere per il culo ogni volta.
 
Ma Itachi era ancora più cazzuto, lui usava direttamente il suo Sharingan per obbligare gli altri a pulire al posto suo.
 
Dall’altra parte, Deidara, Hidan e Kisame erano invece più onesti, principalmente perché proprio non riuscivano a tirar fuori trucchetti strani.
 
Ma dopo un po’ le opere di Obito e Itachi vennero a galla, ed entrambi vennero puniti severamente: il primo ha dovuto eseguire trentamila squat sul gabinetto alla turca mentre il secondo ha dovuto scrivere un’autocritica di trentamila parole, e per di più nessuno di loro poteva mangiare dango per un mese.
 
«Ecco perché Sasuke combina così tanti casini già da giovane, guardate voi che bell’esempio che date! Voi Uchiha proprio non riuscite a far star tranquilla la gente!»
 
Quando Itachi poi si lamentò di ciò con Sasuke, il più piccolo l’ha guardato con disprezzo: «Ma quanto siete noiosi… vi sta solo bene. Tempo fa Orochimaru mi ha detto che aveva lasciato l’Akatsuki proprio perché non sopportava questo sistema.»
 
«Non era mica per quello! Come ha osato semplificare i suoi errori madornali?» Itachi disse scontento, «Senza dubbio era perché quella volta era toccata a lui la pulizia del fine settimana, ma lui non aveva voglia, e visto che ero piccolo e facile da bullizzare aveva scaricato le sue responsabilità su di me. Cioè, capisco se non aveva voglia di pulire, ma quel serpe dannato ha dovuto fare la muta in ogni angolo del covo, e io non ho resistito a picchiarlo prima che se ne andasse per bene.»
 
Konan intanto aveva finito velocemente di pulire, e visto che non aveva nient’altro da fare nel weekend, decise di andare a visitare Nagato. Parlando di Nagato, dopo che era stato sconfitto dal talk no jutsu di Naruto, non aveva avuto più voglia di continuare a dirigere l’Akatsuki, quindi aveva lasciato il suo posto a Pain prima di tornare nel Villaggio della Pioggia per continuare a essere il loro capo.
 
Pain ovviamente decise di andare a visitarlo assieme a Konan, ma Konan tardava a uscire, non sapendo che regalo portargli. Dopo mezz’ora, Pain si stava già addormentando sul divano, ma Konan ancora esitava a uscire.
 
«Ma quanti problemi ti fai? Portiamogli due etti di mele e bom.» Pain propose. Poi Pain uscì insieme a Konan con un bernoccolo in testa.
 
Anche il resto dell’Akatsuki non aveva niente da fare, quindi si ritrovarono in soggiorno a chiacchierare del più e del meno.
 
«A proposito, com’è andata la missione?» Kisame chiese ai due artisti.
 
«Lascia stare, hm.» Deidara alzò gli occhi al cielo, «Abbiamo scoperto che il ricercato si trovava in un pub di un paesino vicino, ma quando stavamo per entrare, il buttafuori non ci ha fatto entrare, hm.»
 
«E perché? Vi ha riconosciuto?»
 
«Quello no.» Sasori rispose conciso, «Ma ha detto che i minorenni non possono entrare.»
 
«Gli ho detto che ho diciannove anni, ma quello non mi voleva credere, anzi ha detto che ne avrò avuto al massimo sedici, hm!» Deidara gridò indignato, «E alla fine ci ha chiesto i documenti, hm.»
 
Deidara non aveva potuto fare nulla, d’altronde criminali come membri dell’Akatsuki non avevano documenti di identità validi. E Sasori era rimasto ancora più silenzioso, non poteva mica dire al buttafuori che in realtà aveva trentacinque anni, con quel viso da quindicenne che si ritrovava…
 
A quel punto qualcuno suonò il campanello. Kisame guardò l’ora. Dev’essere il postino, pensò, quindi andò ad aprire la porta. Infatti, nel furgone del postino vi era un enorme sacco di canapa indirizzato all’Akatsuki. Kisame andò a ritirare il sacco e il postino si congedò. Questo sacco conteneva un’enorme quantità di lettere e altre robe cartacee per l’organizzazione, di solito lettere di lamentela ma non solo. Visto che ne ricevevano fin troppe, e che il loro covo si trovava in culo ai lupi, Pain aveva deciso che il postino poteva venire anche solo mensilmente per portare tutto in una volta sola.
 
Kisame entrò trascinando il sacco per poi sollevarlo sul tavolo, che crollò.
 
«Ma Sasori, non ti avevo detto di costruire un tavolo più robusto?» Kakuzu si lamentò. Avevano già sostituito troppi tavoli, a quanto ammontavano i costi materiali?
 
«Ti ho già detto che applicando il principio fisico del treppiede, il tavolo non può essere più stabile di così, poiché il baricentro del tavolo cade all’interno della propria proiezione ortogonale. E poi ogni gamba si ramifica in un altro treppiede, quindi non può essere che…» Sasori spiegò corrucciando la fronte, la sua voce diventando sempre più fievole.
 
Tutti si avvicinarono per vedere meglio, scoprendo che in realtà il tavolo non era crollato, ma il sacco aveva solo creato un buco enorme in mezzo.
 
«C’è qualcuno che le vuole leggere? Sennò le brucio.» Itachi avvertì una volta che ha tirato fuori tutti i giornali e le riviste a cui l’Akatsuki si erano iscritti. Dopo uno scuotimento di testa unanime, Itachi trascinò il sacco in giardino e accese un bel falò con la sua Tecnica della Palla di Fuoco Suprema.
 
«Cos’è ‘sta roba? Un concorso di bellezza a Konoha?» Hidan commentò mentre sfogliava incurantemente una rivista di gossip a caso che era rimasta.
 
«Ma non farmi ridere, quante ragazze passabili ci sono a Konoha? La maggior parte di loro poi è minorenne.» Kakuzu sbuffò.
 
«Appunto, le ragazzine sono solo interessate a questo tipo di attività, hm.» Deidara non sopportava le espressioni infantili delle modelle sulla copertina.
 
«Anche tu sei solo un moccioso.» Sasori fece il guastafeste.
 
«E perché non c’è un concorso di bellezza per uomini?» si lamentò Tobi.
 
«Cos’è, vuoi partecipare anche tu? Con quella faccia che ti ritrovi?» Anche la lingua di Sasori certamente non mancava veleno.
 
«Che c’è? Anch’io una volta ero un bel bocconcino strafigo! E poi almeno a differenza tua mi fanno entrare nei pub.» detto ciò, Tobi tirò fuori con forza la foto con lui, Rin, Kakashi e il Quarto Hokage.
 
Touché, pensò Sasori.
 
«Peccato che il contrasto si veda subito.» Zetsu commentò indicando Kakashi nella foto, con tutti quanti che annuirono in approvazione.
 
«Ehi ehi ehi, ma non sapete neanche cosa nasconde sotto quella maschera! Solo perché ha il viso coperto, tutti gli vanno a dire che è uno gnocco. L’ho letto su internet, dicono che se uno sgorbio si copre mezza faccia allora diventa automaticamente più figo, magari anche lui è un tipo così.» Tobi gridò scontento, alzandosi con le braccia ai fianchi. Meno male che anche lui aveva addosso la maschera, altrimenti tutti quanti si sarebbero beccati una bella spruzzata di saliva in faccia come minimo.
 
«Deidara, sposta la frangia.» Zetsu disse, con Deidara che scostò il ciuffo biondo che gli copriva metà viso da parte. Tobi non riuscì più a star fermo.
 
«Visto? Non c’entra niente quanta faccia ti copri.» Hidan fece spallucce, «Puoi indossare una maschera che ti copre mezzo viso o avere i capelli più coprenti del mondo, ma se hai una faccia da culo si vedrebbe comunque lontano un miglio. Facendo un esempio più concreto, Kakuzu qua si è coperto tutto tranne gli occhi, ma hai mai sentito qualcuno chiamarlo anche lontanamente figo?»
 
«Hidan, ti conviene andartene subito a fanculo fin dove raggiunge il mio sguardo.» Kakuzu si stava preparando per strangolarlo.
 
«Il tuo sguardo vede solo soldi, qualsiasi cosa tu faccia è solo per quelle fottute banconote che sanno di culo, tra tutti noi sei quello con lo sguardo meno lontano.»
 
E dopo questa Kakuzu sollevò un divano per sbatterlo su Hidan, con sopra un Deidara terrorizzato che cercava in tutti i modi di aggrapparsi.
 
Intanto Itachi era tornato dal giardino e aveva sentito tutto, quindi bisbigliò a Tobi: «Sarà meglio per te se continui a coprirti la faccia, Sasuke mi ha detto che quando ha combattuto contro la Mizukage, si era complimentata con noi Uchiha dicendo che eravamo tutti dei fighi assurdi, quindi non provare nemmeno a rovinare la reputazione del clan.»
 
Per due giorni interi dopo ciò, Tobi diventò depresso.

 

 

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, ringrazio tutti quelli che hanno letto fin qua ^^
Alla prossima <3

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Capitolo 5
*** Chiamata telefonica ***


5. Chiamata telefonica





Visto che Pain e Konan non erano ancora tornati dalla visita a Nagato durante il fine settimana, e che dunque non c’era più il coprifuoco e il lunedì non c’era bisogno di svegliarsi presto, il resto dell’Akatsuki aveva deciso di festeggiare tutta la notte fino alla follia, per poi addormentarsi ubriachi nel soggiorno.

 
Quando Pain tornò e vide questa scena, dire che era imbestialito era dir poco, infatti non esitò a svegliare ciascun membro con spietati calci in culo. Tutti aprirono gli occhi e si svegliarono immediatamente quando videro il boss in piedi davanti a loro, con le mani dietro la schiena e uno sguardo collerico.

 
«Ma porco Jiraiya e i suoi insegnamenti edonistici, sono solo uscito per due giorni e guardate cosa mi tocca assistere, ninja da strapazzo che non siete altro! Pensate che abbia speso tutti ‘sti soldi per invitarvi all’organizzazione per giocare e divertirvi?! £$%&…/&/$£&()£(/%£…» (A causa della presenza di linguaggio eccessivamente scurrile e offensivo, il discorso di Pain verrà censurato)

 
A quel punto il telefono fisso dell’organizzazione suonò, squillando senza fine, ma visto che Pain stava ancora rimproverando gli Akatsukini energicamente, nessuno osò rispondere. La paternale di Pain non sembrava voler finire presto, e neanche lo squillo del telefono, che sembrava volesse competere con Pain in una gara di perseveranza, con il chiamante che attaccava e richiamava all’infinito. Finalmente Pain arrivò al limite, e ordinò a Kisame: «Vammi a scollegare il filo.»

 
Dunque, Kisame andò e staccò il filo del telefono, ma incredibilmente continuava a squillare. Tutti si girarono straniti, scoprendo che in realtà Kisame aveva letteralmente strappato il filo del ricevitore.

 
«Eh? Ma il suono non veniva da qui?» Kisame borbottò confuso, tenendo il ricevitore strappato. Non aveva neanche iniziato a esaminarlo che ricevette un calcio volante di Pain in pieno viso. Il boss buttò giù un “siete dei casi persi” prima di salire al piano di sopra con le mani ovviamente dietro la schiena. Kakuzu, vedendo che il telefono era stato distrutto, sollevò una sedia per rincorrere Kisame con intenti omicidi.

 
Ma qualcuno doveva pur rispondere alla chiamata, e dunque Zetsu si avvicinò al telefono per attivare il vivavoce.

 
«Pronto, sta parlando con l’Akatsuki.»

 
«Deidara, deficiente che non sei altro, finalmente hai deciso di rispondere!» Dal telefono risuonò una voce femminile terribilmente scocciata.

 
«Ehm, mi scusi ma non sono Deidara.» Zetsu rispose.

 
«Non sei Deidara? Se non sei Deidara allora perché cavolo mi rispondi?!» la donna biasimò.

 
«Suvvia, non sia irragionevole…» Zetsu borbottò mogio prima di chiamare Deidara al telefono. Poiché il vivavoce era attivo, anche Deidara aveva ascoltato la conversazione, e stava riflettendo sul fatto che quella voce gli suonava terribilmente familiare. Andò quindi al telefono e disse: «Salve sono Deidara, con chi parlo? Hm.»

 
«Idiota imbecille, hai pure l’audacia di chiedere con chi parli?! Non riconosci neanche la voce di tua madre? Ti stanno mancando tutte quelle frustate e cinturate, eh?!»

 
«Mamma ---?» Deidara impallidì.

 
«Quanti anni compi quest’anno?» Mamma Dei chiese.

 
«Non ti ricordi neanche il mio compleanno?»

 
«E chi si ricorda di cos’è successo più di un decennio fa? Ho così tanti figli, se me li ricordassi tutti sarebbe troppo snervante, non pensi?» Mamma Dei disse tutta convinta, con Deidara che era pronto a collassare in qualsiasi momento. Il resto dell’Akatsuki si teneva lo stomaco per non crollare dalle risate.

 
«Va bene, ma perché me lo stai chiedendo? Hm.»

 
«Hai raggiunto l’età adulta o no? Se sì, torna immediatamente per sposarti, tutti i tuoi fratelli e sorelle hanno già formato una propria famiglia, manchi solo tu.»

 
«Sono ancora minorenne, hm!» il viso di Deidara si scolorì completamente. L’evento che lo aveva terrorizzato per anni era finalmente arrivato, e lui che di solito odiava essere trattato come un ragazzino ha pure dovuto tirar fuori la bugia di essere minorenne.

 
«Beh, in ogni caso immagino che manchi poco. Ti ho già trovato una persona che è disposta a incontrarti e conoscerti, quindi vieni qui tra qualche giorno. Se non torni, giuro che ti troverò, ti spellerò e ti riempirò di così tante botte che sarai l’unico essere nell’oltretomba sulla sedia a rotelle!» Mamma Dei minacciò prima di attaccare.

 
Il branco di Akatsukini stava ormai morendo dalle risate, con qualcuno che riuscì a dire: «Finalmente capisco perché Deidara voglia a tutti i costi vendicarsi della società, con un genitore così!»

 
Solo Sasori non sembrava particolarmente ilare. Deidara andò incontro a loro per massacrarli di botte: «Sì sì, ridete pure stronzi! Adesso però aiutatemi a trovare un piano, hm!» aggiunse poi sferrando calci in culo volanti.

 
«Ma per quale motivo tua madre è così impaziente che ti sposi?» Hidan chiese divertito una volta che si erano relativamente calmati.

 
«È la regola di famiglia, hm. Maschi prima di ventuno e femmine prima di diciannove.» Deidara rispose, misero.

 
«E se l’aspetto esteriore lascia desiderare e uno non riesce a trovarsi un fidanzato?»

 
«Chirurgia plastica.» Deidara fece spallucce.

 
Ma in che famiglia era cresciuto Deidara? Vedendo che il dinamitardo continuava a strapparsi i capelli in preda a una crisi di esaurimento nervoso, nessuno osò più ridere. Essendo compagni d’armi, non potevano mica abbandonarlo in questa situazione penosa.

 
«Deidara-senpai, non puoi semplicemente dire a tua madre di avere già un compagno? Non potrà mica obbligarti a sposarti qualcun altro.» Tobi suggerì.

 
Deidara lanciò un’occhiata a Sasori prima di dire: «Non lo farà, ma sono sicuro che se mi vede portare un altro uomo in casa mi sotterrerà vivo come minimo, hm.»

 
«Allora lascia che ti sotterri, così Zetsu ti viene a prendere, e tutti penseranno che tu sia morto e bom, problema risolto.» Kakuzu suggerì.

 
«Ti assicuro che il processo non è così divertente come sembra.» Si intromise Hidan con i suoi flashback di guerra. Infatti, Deidara scosse la testa in segno di rifiuto.

 
«Se dev’essere un uomo e una donna, allora basta fare la parte della donna, no?» Sasori notò.

 
«Danna, vuoi davvero fare la parte della donna?» Deidara era molto sorpreso e allo stesso tempo commosso. Non si aspettava che Sasori potesse spingersi a tanto per lui.

 
«No, la farai tu.» Sasori disse freddo. Deidara non capiva.

 
Itachi subito colse l’intenzione di Sasori: «Tua madre non si ricorda nemmeno del tuo compleanno o della tua voce, con molte probabilità si può dire che si ricorda solo che ti chiami Deidara. Se insisti di essere una donna, non ti potrà fare nulla.»

 
«Ma non voglia fare la donna, hm!» Deidara sembrava aver appena ingoiato uno dei pesciolini viscidi di Kisame.

 
«Allora ci lasciamo? Così torni a casa e ti sposi con una donna che manco conosci.» Sul viso impassibile di Sasori comparve un sorriso calcolatore.

 
«Così è ancora peggio, hm…» come previsto, Deidara appoggiò le mani sulle tempie miseramente. Dopo averci riflettuto un po’, finalmente decise di acconsentire – sebbene molto riluttantemente – alla proposta di Sasori. Quindi digitò il numero di casa estremamente controvoglia, riflettendo su come far capire a sua madre che in realtà era una donna. E se sua madre invece si ricordava perfettamente che fosse un maschio?

 
Una volta connessa la linea, Deidara disse irrequieto: «Ehm… Mamma, com’è la persona che mi hai trovato?» Poiché doveva fingere di essere donna, cercò di suonare il più effemminato possibile.

 
«Un tipo che vive a est del villaggio, è già diventato jōnin ed è pure strafigo. Ho speso un sacco di tempo per elogiarti per fargli accettare l’appuntamento, quindi non provare nemmeno a rovinare l’affare.»

 
«Perché è un maschio, hm?!» Deidara gridò.

 
«Ma una femminuccia come te cosa vuole fare se non sposarsi con un uomo?» Mamma Dei rispose confusa, poi come se improvvisamente avesse realizzato qualcosa: «Deidara ti avverto, non tentare nemmeno di fingerti un uomo per temporeggiare o rifiutarti di uscire con lui! Ho sfogliato l’album con le tue foto da piccola, capelli lunghi e lisci con treccine, non mi puoi ingannare!»

 
Gli Akatsukini, che si erano appena calmati per trovare idee per Deidara, improvvisamente si contorsero di nuovo dalle risate, con tutti che battevano i pugni per terra, Hidan che si picchiava direttamente l’addome, Tobi che afferrava il polso di Itachi per appoggiarlo sul proprio petto urlando: «Aiuto Itachi-san, a Tobi manca l’aria…! Tobi non ce la fa, aiuto!» Ma come faceva Itachi ad aiutarlo quando stava morendo lui stesso? Pain che intanto stava leggendo un giornale al primo piano, sentendo le vibrazioni sulle pareti pensava che ci fosse un terremoto.

 
«Ma Deidara, cos’è ‘sto casino?»

 
«Sto guardando la televisione con i miei colleghi, il telegiornale ha appena annunciato che il Decimo Congresso Ninja si è concluso con successo, stavano tutti applaudendo in segno di celebrazione, hm.» Deidara mentì mentre fulminava tutti con lo sguardo.
 

«Sempre con ‘sti programmi inutili. Allora, quand’è che torni?»

 
«Mà, volevo solo dirti che in realtà ho già un compagno, te lo farò conoscere domani, hm.»

 
«Com’è possibile che tu abbia già un compagno? Ma non eri minorenne?» la voce di Mamma Dei si elevò di un’ottava, «Come hai osato nasconderlo da me? Lo sapevo che non avrei dovuto lasciarti correre in giro da sola! Ma tu guarda che casini sei riuscita a combinare, come ti avevo educato, eh?! Cosa ti avevano insegnato i sensei, giuro che-»

 
E poi Deidara attaccò, e già che c’era scollegò anche il filo.

 
Guardando tutti gli altri che nel frattempo si erano contorti chi sul divano, chi sul pavimento e chi sul tavolo dalle risate, Deidara si incazzò, tirando fuori il C3.

 
«Ma come può una femminuccia giocare con oggetti così pericolosi? Attenta che poi non ti vorrà più sposare nessuno.» Hidan lo canzonò ghignando, con Deidara che rapidissimamente gli infilò la bomba in bocca. Meno male che Tobi aveva ottimi riflessi, l’istante prima che Deidara gridasse “Katsu!” usò il Kamui per teletrasportare Hidan.

 
Vedendo che Deidara questa volta si era incazzato sul serio, nessuno osò più ridergli in faccia, bensì ognuno si nascose nella propria camera per ridere sotto i baffi. Solo Sasori era rimasto. Deidara osservò il suo sorriso, dicendo con tono offeso: «Danna, pure tu adesso mi sfotti, hm.»

 
«Affatto, sono solo sollevato.» Sasori si alzò per arruffare i capelli del biondo prima di tornare in camera anche lui.



 

Rieccomi qui con un nuovo capitolo che nessuno aveva chiesto XD
Povero Dei, ho sempre immaginato che fosse il più piccolo tra fratelli e molte sorelle (ricevendo però poche attenzioni) e che fosse cresciuto in una famiglia matriarcale, con una madre molto autoritaria e tradizionale che ha oppresso il nostro povero Dei così tanto che dovette scappare di casa e ribellarsi diventando un bombarolo terrorista… Ma divago XD
Ho anche aumentato le dimensioni dei caratteri del testo perché ho scoperto che dal cell si leggeva in modo abbastanza scomodo, diciamo ^^" Quando avrò tempo andrò ad aumentare anche i caratteri dei capitoli precedenti :)
Come sempre mi scuso se ci sono errori di qualsiasi tipo e ringrazio coloro che hanno letto fin qua!
Alla prossima <3

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Capitolo 6
*** Incontro con la suocera ***


6. Incontro con la suocera




Il giorno dopo, Deidara e Sasori chiesero a Pain di assentarsi per andare a casa di Deidara nel Villaggio della Roccia, non prima che Konan avesse sistemato per bene i capelli del bombarolo. Lo aveva pure truccato leggermente per l’occasione, anche se Konan non ci dovette mettere molto, visto che di per sé l’eyeliner pesante di Deidara costituiva già più o meno il 90% del trucco. Per i vestiti invece, Deidara era disposto a morire pur di indossare vesti da donna, insistendo di tenersi invece il solito cappotto dell’organizzazione.

 
«Visto che sono un orgoglioso membro dell’Akatsuki, ovviamente devo sempre avere un senso di collettività. Nessuno mi può fermare se voglio uscire con questo simbolo della mia appartenenza, hm.»

 
Pain: «Se l’avessi detto in un altro contesto sarei sicuramente più commosso.»

 
Dopo essersi preparati, i due uscirono dal covo. Una volta arrivati a casa di Deidara, Mamma Dei, che stava pulendo il pavimento, sentì qualcuno chiamarla dalla porta. Sollevò la testa, impietrendosi per tre secondi.

 
Non dirmi che mia madre mi abbia già riconosciuto, hm… Deidara pensò sudando freddo.

 
«Brutta ingrata, adesso hai pure imparato a tingerti i capelli?!» Mamma Dei urlò con le mani appoggiate ai fianchi.

 
«Tingermi i capelli? Ma se erano sempre stati così.» Deidara rispose confuso.

 
«Cazzate! Pensi che non mi ricordi le cose solo perché sto invecchiando? Toh, ho pure l’evidenza, non vedi che avevi capelli mori?» Mamma Dei gli disse una volta rovistata la foto, porgendola al dinamitardo.

 
«…Mamma, non discutiamone con una foto in bianco e nero, hm…»

 
Mamma Dei lanciò delle occhiate a Sasori che intanto era rimasto a fianco al biondo, notando che aveva un aspetto niente male, anche se la statura era un po’ bassa per i suoi gusti. Mamma Dei li fece accomodare, poi chiese al rosso: «Come ti chiami? Da dove vieni?»

 
«Sono Akasuna no Sasori dal Paese del Vento.» Sasori rispose conciso, e con un gesto elegante versò il tè in una tazza porgendola a Mamma Dei, che rimase colpita e molto soddisfatta.

 
«E la situazione familiare?»

 
«Mia nonna è il consigliere del villaggio e ha una reputazione molto elevata. I miei genitori sono entrambi jōnin, ma ora sono in pensione. Siamo una famiglia di marionettisti da molte generazioni, infatti tutte le marionette del nostro villaggio sono state create da noi.»

 
«Niente male.» Mamma Dei commentò pensierosa, «Allora la tua famiglia dovrebbe avere buoni rapporti con l’alto.»

 
«Rapporti eccellenti, oserei dire. Siamo anzi inseparabili.» Sasori rispose calmo, «Sono stato io stesso ad accompagnare il Terzo Kazekage prima della sua morte, e avevo preparato anche il suo funerale.»

 
Non capendo le allusioni di Sasori e sentendo quanto sia cazzuto, Mamma Dei non riuscì a contenere la propria soddisfazione. Poi si girò per guardare sua figlia, riflettendo su come mai un tipo così perfetto possa essersi innamorato di lei. Funzionerà? Riuscirà Deidara a non farselo scappare? Quando Deidara intuì cosa traspariva dallo sguardo di sua madre, ricordò a Sasori di non strafare con uno sguardo di avvertimento. Sasori ricambiò con un’occhiata rassicurante.

 
«Allora quand’è che farai conoscere Deidara alla tua famiglia?»

 
«Mia nonna l’ha già conosciuta. Anzi, non solo mia nonna, ma l’intero villaggio ha avuto modo di conoscere Deidara. Specialmente Gaara, il Quinto Kazekage.»

 
«Ah sì? Ottimo, eccellente.» Mamma Dei sorrise allegra, ignara del vero accaduto.

 
Deidara diede un piccolo pollice in su a Sasori. È riuscito pure a sistemare questo, il suo Danna!

 
In ogni caso, alla fine sono riusciti a convincere Mamma Dei. Prima di ripartire, la donna continuava a tenere la mano di Sasori, dicendogli di tornare a visitarla spesso e che non doveva essere troppo impaziente. Infatti, gli promise che il matrimonio si svolgerà non appena Deidara raggiungerà l’età stabilita. Poi di nascosto infilò un libro a Deidara intitolato “Come Conquistare il Cuore di un Uomo”, e guardandolo con più attenzione, scoprì che l’autore non era altro che quel pervertito di Jiraiya. Il bombarolo lo sfogliò un attimo, e come previsto era pieno di contenuti non adatti ai minori.

 
Mamma Dei accompagnò i due con lo sguardo finché sparirono all’orizzonte. A quel punto, improvvisamente alcuni ninja atterrarono di fianco a lei: «Signora, abbiamo appena ricevuto notizia che casa sua è stata assalita da alcuni membri dell’Akatsuki. Sta bene? Dove sono adesso? Andremo subito a catturarli e a sottoporli alla giustizia.»

 
«Quello è il mio futuro genero! Voglio vedere chi si azzarda a catturarlo!»

 
Mamma Dei afferrò una scopa con determinazione e rincorse quei poveri ninja picchiandoli.


 
 

Ecco la continuazione della scorsa parte, finalmente Sasori incontra la suocera e sembra che tutto sia andato bene…
Mi scuso per il capitolo cortissimo, ma sono abbastanza stressata ed è difficile scrivere in questo periodo :( Ma ho cercato di compensare con l’aggiornamento di due capitoli (anche se ugualmente corti). Ci vediamo nel prossimo capitolo per più dettagli, ma intanto ringrazio tutti i cari lettori che hanno letto fin qua <3

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Capitolo 7
*** Problemi di convivenza ***


7. Problemi di convivenza





Dopo quasi una giornata intera di allenamento, Sasuke tornò a casa al tramonto. Quando passò davanti all’edificio, notò che il soggiorno aveva la luce accesa. Che Itachi sia tornato? Si domandò Sasuke mentre varcò la soglia, trovandosi di fronte invece Madara, con in cucina pure Mei Terumi.

 
«Perché sei qui?» chiese Sasuke al suo antenato.

 
«Da quando devo avere il tuo permesso per tornare a casa mia?»

 
La tua ex-casa, vorrai dire. Ma Sasuke si rimangiò le parole e cambiò argomento: «Ma perché ti sei portato pure una donna in casa? Non riesci proprio a condurre una vita un po’ più discreta dopo tutti questi decenni?»

 
«Anche se avessi voluto non sarei riuscito a fermarla.» Seguendo lo sguardo di Madara, Sasuke scorse la finestra squagliata.

 
«Ci pensi tu a ripararla stavolta.» Sasuke si arrese con una mano sul viso, sospirando in modo esausto.

 
«Sasuke-kun, sarai stanco dopo tutto questo allenamento, cosa vuoi mangiare per cena?» Mei chiese con tono gentile, sentendo che qualcuno ero entrato in casa.

 
«Pomodori con uova strapazzate, grazie.»

 
Subito Mei tornò in cucina, e poco dopo servì le portate. Sasuke ne assaggiò una, scoprendo che il sapore non era niente male.

 
«Non pensavo che anche la Mizukage avesse un talento simile.» Sasuke si complimentò con la bruna.

 
«Ho iniziato a imparare da poco, dopotutto se vuoi conquistare il cuore di un uomo, devi prima conquistare il suo stomaco.» Mei sorrise, citando una frase di quel famigerato libro di Jiraiya.

 
Madara punzecchiò il riso con le bacchette, ormai rassegnato al destino.

 
Dopo il pasto, Mei andò a lavare i piatti mentre Sasuke accese la tv per guardare i cartoni animati.

 
«Dragon Ball? Ma lo guardavo anch’io quando ero ragazzo, com’è possibile che non sia ancora finito?» chiese Madara.

 
«Zitto, sta per diventare super saiyan

 
Sasuke era tutto concentrato, ma ogni tanto riusciva a sentire la voce di Mei dal piano di sopra:

 
«Caro, ti ho preparato l’acqua del bagno, prova se la temperatura va bene.»

 
«Caro, i vestiti te li ho messi qua, il resto lo lavo domani.»

 
«Caro, ti ho cambiato le lenzuola, vedi se sono abbastanza morbide.»

 
Più tardi Mei ricevette un documento urgente da Chōjuro su una questione politica del Villaggio della Nebbia. Inizialmente si preoccupò, non sapendo quale strategia intraprendere, ma poi arrivò Madara che, dando un’occhiata al foglio, indicò alcune scritte dicendo: «Puoi fare così… poi così…» e risolse il problema.

 
«Ma caro, sei fortissimo! Non mi aspettavo altro dall’uomo prescelto.» L’ammirazione di Mei per Madara salì di un altro livello.

 
«Minchia, se continuo a stare qua, un giorno di questi mi becco il diabete sicuro.» Sasuke spense la tv e tornò in camera a dormire. Il giorno dopo infilò subito la coperta e i vestiti di ricambio nella valigetta per andare al covo dell’Akatsuki, più precisamente per trovare Itachi, raccontandogli poi di Madara.

 
«Ecco perché il vecchio Ōnoki mi diceva sempre che ti capitano cose buone se vivi abbastanza a lungo, hm.» commentò Deidara.

 
«E perché allora non capitano a me?» Kakuzu contava i suoi soldi depresso, dopotutto aveva più o meno la stessa età di Madara.

 
«Tanto tutte le proprietà immobiliari degli Uchiha sono tue adesso, no? Puoi semplicemente cacciarli fuori. Se continuano a starti addosso allora portali in tribunale.» suggerì Itachi.

 
«Ma Madara potrebbe dire che maltratto i vecchi.»

 
«Tutte le proprietà immobiliari degli Uchiha sono tue? Da quando? Perché non lo sapevo?» Obito gridò correndo verso di loro.

 
«Ma non avevi firmato anche tu il contratto di trasferimento?» solo dopo vedendo l’espressione confusa di Obito, Itachi realizzò che era stato fregato. Aveva dovuto immaginarselo che Sasuke li avesse firmati da solo.

 
«Stupido fratello, mi hai fregato per tutti questi anni, non tocca ora a me ingannarti per una volta?»

 
Itachi crollò, il suo cuore urlando “Sasuke adesso hai pure imparato a fregare tuo fratello lo sapevo che stavi frequentando cattiva compagnia!” Vedendo però l’espressione straziante di Itachi, Sasuke promise che non succederà più. Quando Pain sentì che Sasuke era arrivato, subito abbozzò un contratto anche lui per obbligare a Itachi a firmarlo. Il riassunto di questo contratto era che a Itachi era vietato entrare in cucina.

 
«E in base a cosa dovrei firmarlo?» Itachi chiese, scettico. Secondo i suoi criteri personali, era raro che suo fratellino venisse a visitarlo, e aveva pure pianificato di cucinargli qualcosa di buono.

 
«Hai pure il coraggio di chiederlo? L’altra volta Sasuke era venuto durante le vacanze, e tu avevi detto di voler occupare la cucina visto che Culo di gallina doveva ancora crescere. All’inizio non potevamo certo lamentarci se qualcuno si offriva di cucinare per noi, ma poi com’è finita la storia?» Pain biasimò, «Colazione? Pomodori con uova strapazzate. Pranzo? Pomodori con uova strapazzate. Cena? Già, hai indovinato. Persino la fottuta merenda delle quattro…! Giuro che ad un certo punto da ogni angolo del covo fuoriusciva quell’odore maledetto! Te lo avevamo pure fatto gentilmente notare, e tu avevi promesso di cambiare, ma poi? Pomodori con tofu, pomodori sott’aceto, zuppa di pomodori… Pomodori pomodori pomodori! In quel periodo mi sembrava di vedere pomodori dappertutto, anche ora quando vedo un pomodoro mi viene da vomitare!»

 
Tutti annuirono in approvazione, e Itachi, vedendo che si trovava in una situazione poco favorevole, si trovò costretto a firmare, rassegnato, un altro contratto.


 
 

Finalmente abbiamo assistito all’amore malsano di Sasuke per i pomodori, a Madara che continua a essere molestato da Mei e scoperto la verità sul contratto immobiliare XD
E niente, continuando il discorso dello scorso capitolo, ci tengo solo a dire che per motivi scolastici gli aggiornamenti potrebbero essere lenti, ma ho già degli abbozzi per i prossimi capitoli, per cui non devo iniziare a scrivere da zero, insomma ^^”
Grazie come sempre a tutti i lettori e anche a chi recensisce!! Sono sempre più che felice di ricevere le vostre opinioni, critiche, suggerimenti o anche solo sclero, per cui non sentitevi assolutamente in imbarazzo, non giudico nessuno :)
Alla prossima <3

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