DxD: A Dragon's Fate - Swords And Fallen Angels

di Xephil
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Life 0: Visite e ricordi passati ***
Capitolo 2: *** Life 1: Incubi dal passato ***
Capitolo 3: *** Life 2: I due volti della chiesa ***
Capitolo 4: *** Life 3: Il vero nemico ***
Capitolo 5: *** Life 4: Una battaglia ricca di imprevisti ***
Capitolo 6: *** Life 5: Superare il passato ***
Capitolo 7: *** Newlife: Alleanze e progetti futuri ***



Capitolo 1
*** Life 0: Visite e ricordi passati ***


Life 0: Visite e ricordi passati

 

Te lo chiedo un'altra volta: dov'è Zamiel adesso?

N-non.. lo so! Ti d-dico.. che n-non lo so!”


Risposta sbagliata.

Gli artigli affondarono, portandosi via un enorme brano di carne e scoprendo il candido osso sottostante. L'uomo vittima urlò dal dolore.

BASTA TI PREGO! BASTA!”

Invece gli artigli del suo aguzzino scattarono ancora e stavolta asportarono tutto l'osso precedentemente esposto. Le urla divennero ancora più forti e disperate.

Dov'è Zamiel? Non accetto altre risposte negative.

L-lo.. giuro... Scomparso.. anni f-fa.. mai.. n-non ci.. ha mai.. d-detto nulla... Lo g-giuro.. ti i-imploro...”

L'uomo piangeva e singhiozzava, ma quando levò lo sguardo verso colui che lo stava torturando, non vide altro che vuoto in quelle braci incandescenti che lo fissavano dall'alto.

...Peccato.

Un altro colpo. Altre urla, altro sangue, altro dolore...

Si rigirò sul materasso, la fronte madida di sudore e il volto contratto; le coperte, divenute una camicia di forza, furono allontanate rudemente con un calcio. Dietro le palpebre serrate, una nuova scena si profilò:

L'uomo torturato e piangente di prima era ancora seduto in lacrime su quella vecchia sedia in legno, il braccio e la gamba destri legati rispettivamente a bracciolo e gamba di essa con quelle che sembravano catene di metallo rosso ardente. Gli arti superiore e inferiore sinistri erano invece ridotti a moncherini appena sporgenti da spalla e bacino, entrambi cicatrizzati da forti ustioni per impedire delle emorragie fatali. L'uomo continuava a singhiozzare tenendo la testa bassa, i capelli grigio-neri scompigliati e incollati alla fronte e la barba insanguinata. Lacrime e sangue si mescolavano prima di scivolare giù dal suo mento.
Davanti a lui, una sagoma nera dai tratti mostruosi sedeva a braccia conserte su una polverosa cassa di legno e metallo, l'artiglio dell'indice destro che picchiettava sulle scaglie scure che ricoprivano il bicipite sinistro e le ali alle sue spalle che si agitavano indolenti. Né occhi né bocca si distinguevano sul volto affilato in quel momento.

Ti.. ti ho d-detto.. tutto c-ciò che v-volevi.. sapere.. n-no? Ti p-prego.. ora lasciami a-andare...” mugolò l'uomo legato, implorante.

Mi dispiace, ma non è ancora il momento di salutarci. Ci sono altre domande delle quali voglio sapere le risposte” fu la gelida replica della creatura. “Quanti altri di voi ex-sostenitori di Zamiel sono rimasti in vita, al momento?

Ti prego... Io v-voglio solo...”

Due rubini si accesero sul volto dell'essere. “Risposta sbagliata.

Nel vederlo alzarsi e dirigersi minaccioso verso di lui, l'uomo in catene strillò: “NO TI PREGO! VA B-BENE! PARLO! P-PARLO!”

La creatura si fermò davanti di lui, i suoi implacabili occhi rossi che lo schiacciavano dall'alto. Gli artigli delle sue mani schioccarono. “Sto aspettando.

A q-quanto ne so, siamo.. siamo a-ancora in dieci, esclusi i-io e B-Bakin...” A quel nome, il disgraziato singhiozzò più forte. “A-a volte teniamo d-delle.. delle r-riunioni tutti insieme alla r-residenza.. di u-uno di noi.. si c-chiama Eizan Andras. È un falso s-sostenitore della F-Fazione.. dei Nuovi Maou.. ci passava i-informazioni durante la.. g-guerra civile, ma n-non l'hanno m-mai scoperto.”

Una ex-spia, dunque. Interessante.” La creatura si toccò il mento, apparentemente pensierosa. “Ogni quanto tenete le vostre riunioni?

N-ne abbiamo avuta u-una.. la settimana s-scorsa. La prossima.. s-si terrà tra circa d-due mesi.. l'ultimo g-giorno del mese p-prescelto.”

Ho capito. Dove si trova la residenza di questo diavolo? E già che ci sei, dimmi tutto di lui. Ogni suo singolo tratto e caratteristica, anche se insignificante.

...C-cosa? E perché..?”

Non deve interessarti. Sono IO che faccio le domande. Tu devi solo-

L'essere si bloccò di colpo portandosi una mano al volto e parve barcollare leggermente. Le ali sbatterono un paio di volte a vuoto e una scarica di energia si separò dal suo corpo per fare a pezzi la cassa su cui precedentemente sedeva.
Questo terrorizzò ancora di più l'uomo legato, che prese ad agitarsi sulla sedia temendo di essere la causa del suo turbamento. “Che-che succede?! Io non-non ho fatto n-niente! Non ho d-detto niente! Ti p-prego, non-”

FA' SILENZIO!!

Una nuova scarica di potere fece volare all'indietro il prigioniero con tutta la sedia, mandandolo a schiantarsi contro il muro alle sue spalle. La sedia andò in pezzi, ma le catene ardenti non sparirono, anzi si strinsero ulteriormente agli arti rimasti del malcapitato, facendolo gemere ancora. A fatica, questi si raggomitolò a terra, terrorizzato e sofferente, rifiutandosi di alzare gli occhi e osservare la creatura che incombeva su di lui, la mano ancora schiacciata sul volto.
Comincia a parlare... SUBITO!!

La scena divenne sfocata, il sogno confuso.
Grugnendo, si girò ancora sul materasso ormai fradicio del suo sudore, un braccio levato a coprirsi il volto, come a schermare gli occhi da fittizi raggi solari, prima di tentare di riprendere la calma.
La visione in corso, purtroppo, non glielo permise:

E.. e q-questo.. è tutto c-ciò che s-so.. non so a-altro. Lo g-giuro... Non so a-altro...” concluse l'uomo con un singhiozzo disperato.

La creatura incombette su di lui per qualche secondo, prima di abbassarsi e afferrargli il volto con gli artigli della mano destra, alzandolo fino a poterlo guardare dritto negli occhi. Due globi incandescenti si riflessero nelle iridi nere del malcapitato.

LO G-GIURO! T-TI PREGO! NON S-SO A-ALTRO!”

Il suo aguzzino non smise di fissarlo, silente e immobile per un tempo che l'altro non seppe quantificare, tenendogli la faccia sempre in una morsa ferrea ma non troppo dolorosa. Lo fissò forse per ore, forse per minuti, forse per secondi...

...Ti credo” disse infine, la voce poco più di un sussurro.

Gli occhi dell'uomo s'illuminarono. “...A-allora.. abbiamo f-finito..?”

Sì, abbiamo finito. Grazie per le informazioni.” Un istante dopo, i suoi occhi arsero ancora di più. Due rubini infuocati in un mare di ossidiana. “È tempo di dirci addio.

Il viso dell'uomo divenne incredibilmente più pallido di quanto già non fosse e la tenue speranza che aveva appena nutrito si spense come una candela soffiata dal vento quando vide cosa aveva davanti. Disperato e atterrito, iniziò a dimenarsi.
NO..! TI S-SUPPLICO! N-NON QUESTO! NON F-FARMI Q-QUESTO! TI PREGO..! NO.. NOOO!!”

Girò su se stesso più e più volte, le mani che artigliavano le lenzuola fin quasi a strapparle, le palpebre serrate e le orecchie che rimbombavano di quelle urla strazianti e orripilate. D'un tratto, la creatura e l'uomo torturato scomparvero e la scena mutò radicalmente:

Uno spazio completamente bianco e, disposte in circolo intorno a lui, numerose figure avvolte da un cupo alone di ombre nere che rendeva il loro profilo indistinguibile intonavano un coro agghiacciante. L'oscurità si arrampicava sui loro corpi come uno stuolo di serpi su un albero, corrompendoli e alterandoli in qualcosa di indefinito e grottesco, mentre le loro voci si innalzavano, roche e metalliche:

One, Two: The Black's coming for you
Three, Four: Your blood will taint the floor
Five, Six: It'll shred you to bits
Seven, Eight: The end will come for your fate
Nine, Ten: You'll never be again

Quel canto lugubre sembrò diventare ipnotico: la percezione dell'ambiente circostante riprese ad offuscarsi sempre di più e un senso di vertigine lo pervase...
Un'altra voce, chiaramente femminile, rieccheggiò sopra quel coro infernale, calda e rassicurante: “Torna indietro! Torna indietro! Pensa a coloro che ami! Non svanire nell'oscurità! Resta nella luce... Resta nel calore...”
Una sensazione simile a quella di una fiamma che gli accarezzava la pelle lo attraversò lungo tutto il suo corpo e i suoni sembrarono farsi ovattati; una forte luce brillò tutta intorno e le figure si videro spogliate quasi istantaneamente dei loro manti d'ombra, rivelando volti umani, giovani e adulti, inespressivi o malinconici...

Quella luce e quel calore improvvisi gli fecero finalmente aprire le palpebre.
Respirando affannosamente, Zayden Ward si ritrovò a fissare con occhi sgranati il soffitto immacolato della sua camera da letto.

 

*

 

Zayden POV:

Dire che avevo un trapano nel cervello era un eufemismo. Ero sudato dalla testa ai piedi, al punto che i pantaloni di tuta che mi facevano da pigiama si erano incollati alla pelle e il materasso sotto la mia schiena era terribilmente umido e freddo da quanto si era inzuppato del mio stesso sudore. Con cautela mi misi a sedere e un capogiro improvviso minacciò di farmi ricrollare supino sul letto; mi sentivo completamente indolenzito e avevo gli arti semintorpiditi.
“Uff... Non mi abituerò mai agli effetti collaterali di quella forma...”

[No, finché continuerai ad usarla, IO non mi abituerò mai a vederti svegliarti così!]

“...Ci siamo alzati dalla parte sbagliata del letto stamattina, eh, Ddraig?” Mi aveva praticamente urlato nelle orecchie.. e con i timpani ancora sensibili per il risveglio e le voci nell'incubo era stato come ricevere il buongiorno tramite una trombetta da stadio suonata a tutto volume.

[E ovviamente tu ci scherzi sopra senza battere ciglio... Seriamente, partner, ti rendi almeno conto che sei in una situazione delicata? Ogni volta che usi quella forma stai peggio! Non potrai continuare ad usarla per sempre, lo sai anche tu!]

“Finché potrò continuare ad usarla senza conseguenze irreversibili, mi va bene così.”

Usai un tono secco per fargli capire che ritenevo chiusa la questione e non avrei cambiato idea; ogni volta era la stessa storia e la stessa discussione, ma la mia posizione non mutava. Non poteva mutare.

Ddraig comprese, ma ciò non gli impedì di replicare: […Quanto sei incosciente certe volte... Mi fai venire voglia di martellarti come un chiodo con la coda!]

“Interessante immagine, ma no, grazie. Ci tengo a preservarmi al meglio la testa.”
Mi tirai a sedere e, un istante dopo, quasi per ironia della sorte, un nuovo, terrificante capogiro rischiò di costringermi a tornare disteso.

[Su, fai una cosa davvero intelligente stavolta e va' a prepararti la medicina, prima che cominci anch'io a vedere il mondo capovolgersi...] fece Ddraig a metà tra il sarcastico e il rassegnato.

“...Credo che stavolta ti darò retta.”
Con fatica mi misi in piedi gettando svogliatamente un'occhiata alla nuova sveglia digitale sul comodino: le 7:00 di mattina. Praticamente ho dormito appena tre ore, per forza mi sento uno schifo...
Mi mossi verso la porta affidandomi alla memoria per muovermi nel buio della stanza, visto che non avevo neanche voglia di tirare su le persiane, e uscii dirigendomi verso la cucina al piano inferiore. Barcollai pericolosamente sulle scale, ma riuscii ad arrivare di sotto senza cadute o altri incidenti; il silenzio totale in cui era immersa la casa mi fece capire che Asia era ancora addormentata. D'altronde, mi dissi, la sveglia suona tra mezz'ora, quindi che mi sorprendo a fare? Meglio così, almeno sarà più facile e non dovrò dare spiegazioni...
Accesi le luci di sala e cucina e mi diressi alla credenza sulla parete est della prima, recuperando tra le varie boccette al suo interno quattro piene di liquidi tutti di colore diverso tra loro. Mi spostai poi in cucina e presi un bicchiere dalla credenza sopra il lavello insieme a una piccola paletta forata, infine presi il vaso dello zucchero e recuperai una zolletta dal suo interno.
Un altro capogiro mi fece barcollare di nuovo e dovetti appoggiarmi al bancone per non cadere. “Ma porca puttana, che rottura...” borbottai scuotendo la testa per riprendermi. “Meglio sbrigarsi... Darak! Sei qui?”

“Certo che sono qui. Lo sono sempre.”

Mi voltai in direzione della voce e vidi il mio famiglio che strisciava tra i fuochi spenti del gas per avvicinarsi a me; diversamente dal Game con Raiser, tuttavia, il suo corpo misurava ora più di mezzo metro. Si fermò proprio accanto alle boccette, facendo guizzare rapida la lingua biforcuta.
“Mi serve il tuo aiuto” dissi prendendone una, stappandola e versando metà del liquido blu al suo interno nel bicchiere.

“Come al solito. L'avevo già capito ieri sera, quando mi hai detto della faccenda di cui dovevi occuparti” sibilò Darak in tono privo di emozioni.

“Perfetto. Allora preparati” replicai io versando tutta la seconda boccetta, piena di una sostanza stavolta rossa. Il miscuglio nel bicchiere divenne violaceo in pochi secondi.
Misi la paletta sul bicchiere e vi appoggiai sopra la zolletta, poi stappai la terza boccetta, contenente un liquido verde muschio, e ne versai dieci gocce sopra lo zucchero; una volta assorbito, feci un cenno a Darak e lui si alzò sopra la zolletta snudando le candide zanne velenifere e lasciando cadere circa cinque gocce di veleno giallo pallido su di essa. A quel punto, sputai una piccola fiammella sullo zucchero e questo iniziò a sciogliersi e a gocciolare tramite i fori della paletta nel bicchiere. Il liquido sottostante iniziò subito a sfrigolare come se stesse andando in effervescenza e, dopo qualche decina di secondi, divenne color bronzo; solo allora alzai la paletta facendo cadere l'intera zolletta nel bicchiere. Mentre questa si scioglieva, presi l'ultima boccetta, piena di una sostanza ambrata, e ne versai una buona quantità nel miscuglio, mescolando infine il tutto. Dopo circa un minuto, il liquido non era più né effervescente né bronzeo, ma di un curioso colore tra il verde acqua e l'indaco.
“Ok, medicina pronta” mormorai più a me stesso che a qualcuno in particolare. Presi il bicchiere e, osservato il contenuto per qualche altro secondo, lo portai alle labbra e ingoiai tutto d'un fiato. Un sapore amarissimo a metà tra quello dell'anice e di qualcosa di simile al rum mi pervase subito bocca e gola, che bruciarono subito dopo come se si fosse accesa una fiamma al loro interno, prima che un nuovo giramento di testa più violento dei precedenti mi cogliesse senza preavviso e mi lasciasse piegato sul bancone per quasi mezzo minuto. Quando passò, tuttavia, mi sentii subito meglio, la testa smise di pulsarmi e anche il mio corpo sembrò aver perso ogni precedente torpore dovuto a sonno o altro.
“Ahhh pessima ma efficace come al solito!” dissi soddisfatto avvicinandomi al frigo per prendere il bricco di latte già aperto presente all'interno e berne un buon sorso per togliermi quel saporaccio dalla bocca.

“Dovrai chiedere altri ingredienti, però, visto che questi sono gli ultimi della tua scorta e si stanno esaurendo.” sentii dire dalla voce di Darak. Mi voltai per vederlo osservare e annusare le boccette con alcuni guizzi della lingua. “O sbaglio?”

Rimisi il bricco di latte al suo posto. “No, hai ragione. Vedrò di chiamare la nonna appena possibile.”

“Ti serve altro da me?”

“No, puoi pure ritirarti o metterti comodo finché non usciamo. Se hai da fare, puoi pure andare e tornare quando vuoi.”

“Fai lo spiritoso? Sai che non ho molto altro da fare a parte starti intorno...” sbottò Darak lievemente sarcastico.

Ghignai divertito. “Neanche mangiare? Se non sbaglio, sono passati già due giorni...”

“Pensavo di andare stasera o domani, perciò no.”

“Capito.”

“E tu? Conti di prepararti per la giornata o esci in quello stato?”

“Ora restituisci il colpo?”

“No, mi limito a sottolineare l'ovvio.”

Sbuffai. “Proprio un serpente in tutto e per tutto, eh? Lingua biforcuta in ogni singolo istante...”

L'unica risposta di Darak fu un guizzo di suddetta lingua, quasi come se mi stesse provocando sottolineando di nuovo l'ovvio.
Inutile starci a discutere adesso. “Senti, lascia stare. Mettiti comodo o fa come ti pare, mentre vado a prepararmi, ok?”

Per tutta risposta, il mio famiglio scese dal bancone e uscì rapido dalla cucina per andare a raggomitolarsi su una delle poltrone nel soggiorno.
Scossi la testa e tornai verso il piano superiore; rientrato in camera, mi spogliai dell'unico indumento che indossavo e mi diressi verso il bagno con un asciugamano nuovo e pulito sotto il braccio. Anche se la medicina mi aveva aiutato a farmi passare i postumi della mia “forma”, ero ancora un po' intontito dalla scarsità di riposo e dunque avevo bisogno di una bella doccia per riprendermi del tutto.
Giunto davanti alla porta del bagno, socchiusi gli occhi mentre soffocavo a fatica un altro sbadiglio e nel contempo la aprivo e richiudevo alle mie spalle con due unici gesti fluidi.

“...Zayden-san?”

Quella voce fin troppo familiare mi fece aprire di scatto gli occhi.. solo per trovarmi di fronte la figura di Asia davanti la vasca da bagno e completamente NUDA!
Cazzo! Ero così sovrappensiero e stordito dal sonno che non mi sono curato di vedere se si era già svegliata o no!, pensai sconvolto, mentre i miei occhi, d'istinto e quasi autonomamente, scendevano e salivano squadrando il suo intero corpo.
Rispetto a Rias, le forme di Asia erano più modeste e immature, ma non per questo risultavano meno attraenti: le gambe snelle, i fianchi pieni, il ventre piatto e il seno visibilmente in fase di crescita unite alla pelle liscia e candida e ai lunghi capelli biondi, simili a fili d'oro, la rendevano una ragazza a dir poco stupenda. Per giunta, il lieve rossore che le colorava le guance e l'espressione sorpresa che le illuminava gli occhi smeraldini le conferivano la sua solita aria innocente e adorabile, contribuendo così ancora di più alla sua bellezza.
Ero così sorpreso e preso dall'osservare il corpo di Asia, che mi accorsi solo dopo qualche secondo che anche il suo sguardo era sceso e ora sembrava guardare qualcosa all'altezza delle mie gambe. Quando vidi il suo rossore espandersi dalle gote a tutta la faccia e diventare almeno dieci volte più intenso e la sua bocca schiudersi in una smorfia di stupore misto a imbarazzo, compresi cosa stava guardando... Maledizione..!
“Scusa, Asia! Ero sovrappensiero e non mi sono accorto che c'eri già tu qui!” esclamai tutto d'un fiato, voltandomi nel contempo per non farle vedere oltre le mie nudità. “Me ne vado subito! Scusa ancora!”
E feci per andarmene.

“A-aspetta!”
Tutto mi sarei aspettato, meno quelle parole accompagnate dalla presa gentile di quella mano piccola e delicata sulla mia, che mi arrestarono di scatto sul posto.

“Asia?” chiesi senza voltarmi.

“S-scusami, Zayden-san.. è-è solo che.. e-era la prima v-volta.. che v-vedevo un u-uomo.. n-n-nudo...” la sentii dire con voce tremante e nervosa ma non arrabbiata.

“Non.. non c'è problema, tranquilla. Te l'ho detto, no? È stata colpa mia... Quindi continua pure. Io tornerò appena avrai finito.” Detto questo, provai a fare un altro passo, ma, di nuovo per mia somma sorpresa, la sua mano non mi lasciò.

“Ehm.. s-sai, ho s-sentito che q-qui in G-Giappone è una c-cosa.. n-normale...”

Ok, ora la cosa iniziava a non piacermi affatto... “...Cosa sarebbe normale, scusa?”

“Beh, s-sai... F-Fare il.. fare il b-bagno i-i-insieme... Ho sentito c-che qui si usa f-farlo con una p-persona per te molto i-importante... Perciò, se è c-con t-te, Zayden-san, non ho p-problemi a f-farlo...”

Mi voltai a guardarla badando bene a tenere gli occhi puntati solo sul suo volto; il rossore sulle sue guance era diventato forse ancora più intenso e le dava un'aria ancor più adorabile del solito... Ma che vado a pensare ora?! “...Senti, Asia. Sono lusingato che tu mi ritenga una persona così importante.. però, da dove vengo io e, sono sicuro anche qui in realtà, non è esattamente normale questa cosa... Di solito, un ragazzo e una ragazza non fanno il bagno insieme con tanta naturalezza. È.. ecco.. diciamo tipico di una coppia magari.. ma di due amici del sesso opposto o di un fratello e una sorella, beh.. non è proprio così naturale e spontaneo, ecco.”

[Partner, sul serio ti stai facendo problemi per questo?] mi sussurrò nelle orecchie in quel momento la voce di Ddraig, il tono scettico. [Dopo tutte le volte che hai fatto il bagno con Akiko e Kayla, ora mi vieni a dire che non è bene o normale fare il bagno insieme a una persona del sesso opposto? Mi sembri assai ipocrita...]

Tu sta' zitto e non cominciare! È diverso stavolta! Asia è ancora troppo inesperta e nuova a simili cose e non è bene accelerarle in questo modo! Non voglio che la sua testa si riempia di pensieri indecenti o si faccia idee sbagliate sui rapporti da tenere con il sesso opposto!

[A me sembra che vuoi solo fare il finto buonista per chissà quale timore. Cose del genere puoi benissimo spiegarle facendoti il bagno con lei e cercando di metterla in guardia a riguardo. Ormai è chiaro che non sarebbe minimamente capace di pensare male di te, qualunque cosa tu faccia o dica, perciò cerca di rilassarti di più...]

Ehi, lucertolone! Ti fai gli affari tuoi o no?! So quello che faccio!

[Ma davvero? E allora perché mi sembra che stia per piangere?]

Che cosa..?!

Quando rifocalizzai la mia attenzione su Asia, mi accorsi che il suo volto si era adombrato e gli occhi iniziavano effettivamente a luccicarle. Oh no...
“...C-capisco. Allora mi sbagliavo.. è qualcosa solo per persone.. molto v-vicine.. dunque io e Zayden-san n-non siamo così legati.. non abbiamo un legame così.. forte...” disse con voce tremante lasciandomi la mano. Sembrava veramente dispiaciuta e.. delusa.

Cazzo, no! Questo no!, pensai mentre, con uno scatto, mi voltavo e la afferravo per le spalle in modo che mi guardasse dritto negli occhi. “Asia, no! Non è affatto così! Non è quello il motivo della mia riluttanza e di certo non è vero che non esiste un forte legame tra noi! Io ti voglio bene, lo sai! Sto solo cercando di proteggerti!”

L'espressione di Asia divenne confusa. “Proteggermi da cosa?”

“Dall'altro sesso. Dai maschi.”

“Oh... E perché?”

“Diciamo che è una spiegazione lunga.. e non abbiamo esattamente molto tempo ancora prima della scuola.. a meno che...”

“Che.. cosa?”

A meno che non segua il consiglio di Ddraig, pensai sconsolato. Alla fine della fiera, c'era ben poco da fare a riguardo, soprattutto se non volevo creare un'altra gaffe mostruosa e volevo mantenere intatto il bel rapporto che avevo ormai stretto con lei... Dunque...
“Ti spiegherò meglio, va bene.. ma intanto è meglio lavarci mentre parliamo.”

“L-Lavarci?” L'espressione di Asia mutò di nuovo, passando stavolta da confusa a gioiosa. “Allora vuoi dire che..?!”

“Facciamoci questo bagno insieme” le confermai sorridendo; nel contempo sentii una bassa risata gutturale dal fondo della mia mente. Ti fai i cazzi tuoi o NO?!

Poco dopo...

“Oh, dunque i ragazzi tendono a essere.. così invadenti?” chiese Asia mentre le sfrofinavo un asciugamano umido sulla schiena per lavargliela.

Negli ultimi quindici minuti, avevo messo al corrente la mia sorellina adottiva di tutte le tendenze dei giovani d'oggi verso il sesso opposto e le avevo anche spiegato i motivi per cui avevano simili tendenze e cosa fare per evitare di finire nei guai con loro. Fortunatamente, il fatto che avesse chiesto di lavarmi lei per prima la schiena mi aveva impedito di guardarla mentre lo faceva e questo, unito alle riflessioni che avevo fatto per creare il discorso in questione, mi aveva permesso di placare i miei stessi istinti prima di ricambiare il favore.
“Esatto. Per la maggior parte, in realtà, i maschi non sono cattivi, ma purtroppo spesso lasciano che siano i loro istinti più bassi a parlare per loro, per il semplice motivo che non riescono a controllarli. Questo è tipico soprattutto dei liceali, visto che sono nella fase della loro vita in cui gli ormoni sono più attivi e fuori controllo” le risposi strofinandole i fianchi e suscitandole una risatina per il solletico. “Immagino tu conosca quei due che definiscono il 'Duo Pervertito della Kuoh Academy', no? Matsuda e Motohama, giusto? Dovrebbero anche essere in classe con te.”

“Sì, li conosco. Sinceramente non mi sembrano delle brutte persone malgrado tutte le malelingue e le critiche su di loro... Mi hanno sempre trattata con gentilezza e disponibilità fin da quando sono arrivata dopotutto...”

“Difatti è come ti ho detto io: non sono affatto cattivi, ma lasciano che i loro istinti maschili abbiano il sopravvento su di loro, in particolare quello legato alla lussuria, per questo compiono di continuo atti perversi e finiscono così per essere ogni volta braccati dall'intero corpo femminile scolastico. Sono un esempio perfetto per il mio discorso, ma almeno posso dire che loro hanno il tratto positivo di essere semplicemente dei guardoni e dei pervertiti tonti e goffi: si limitano perlopiù a spiare o guardare e basta sia perché fare di più senza il consenso femminile sembrerebbe loro una vera carognata, sia perché non sono abbastanza determinati ancora per fare quel passo extra. Se tutti i pervertiti fossero come loro, non sarebbe così male... Purtroppo ci sono anche persone che invece fanno di peggio senza farsi problemi, molestando e assalendo le ragazze in modi anche terribili e crudeli...”

“Come.. come voleva fare Padre Freed.. l'altra volta.. è esatto?”

...Ha compreso e subito fatto l'associazione con quel momento.. per quanto logica, avrei preferito non la facesse... “Sì, è esatto.”

Percepii distintamente la sua schiena irrigidirsi sotto le mie mani e la sua voce incrinarsi per un istante. Il ricordo di quell'episodio era ancora piuttosto vivido e di certo non era salutare per lei... Il solo ripensare a quel momento, a quella parola maledetta e all'orrore che implicava, mi faceva ribollire il sangue dall'ira.
Con una certa fatica, repressi le mie emozioni prima che liberassero il mio istinto omicida e cercai di rassicurarla: “Non devi preoccuparti di nulla, Asia. Finché ci sarò io, non permetterò a nessun ragazzo, uomo o qualunque altro essere di osare anche solo alzare impunemente un dito su di te! Ti proteggerò persino a costo della vita, se necessario!”

La schiena di Asia s'irrigidì di nuovo, ma solo per una frazione di secondo: la sentii subito dopo rilassarsi sotto le mie dita e la vidi voltarsi per rivolgermi un sorriso dolcissimo, le gote lievemente arrossate. “Lo so, Zayden-san. So che, qualunque cosa accada, io potrò sempre contare su di te e per questo mi fido ciecamente.”

Sorrisi gentile a mia volta e accarezzai i lunghi filamenti dorati che erano i suoi capelli. Erano davvero lisci e morbidi. “Certo che puoi sempre contare su di me... Tuttavia, riguardo il discorso maschi, cerca comunque di stare alla larga da quelli che sembrano portare guai e stai sempre molto attenta con chi parli e anche di cosa e in che tono parli. La cosa migliore è non lasciar trapelare troppe emozioni o possibile interesse, così da farli disinteressare e lasciare perdere a loro volta.”

“Va bene, Zayden-san. Ho capito!” mi rispose con un deciso cenno del capo.

“Brava la mia sorellina.” E le diedi un altro buffetto sul capo. A quel punto mi voltai verso la vasca piena d'acqua calda aggiungendo: “Beh, finiamo di lavarci in fretta. Meglio non fare tardi.”

Asia si limitò ad annuire prima di alzarsi e, non senza un certo, notevole rossore in volto, immergersi nell'acqua con un mugolio soddisfatto. La seguì qualche secondo dopo, notando con la coda dell'occhio il suo sguardo che mi rivolgeva una fugace occhiata prima di voltarsi, più rossa di prima. Dal momento che mi aveva già visto nudo, avevo reputato inutile coprirmi prima di entrare, ma a quanto pare la visione di un uomo vestito solo del suo abito di nascita era ancora giustamente piuttosto forte per lei...
Mi immersi e le nostre gambe entrarono inevitabilmente in contatto facendola rabbrividire per un istante. La vasca era abbastanza grande da starci comodi anche in due, ma non così tanto da impedire ai nostri corpi di toccarsi, seppur solo con i polpacci o le ginocchia. Così le rivolsi un sorriso gentile per calmarla, cosa che sembrò funzionare, visto che mi rivolse lo stesso sorriso e parve rilassarsi sprofondando un po' di più nell'acqua calda.
La imitai, ma poco dopo la sentii parlare di nuovo: “Ehm.. Zayden-san?”

Raddrizzai il collo per guardarla. “Sì?”

“Ecco...” Sembrava parecchio imbarazzata. “S-so che di te posso fidarmi e so che non sei come quei ragazzi.. ma v-volevo sapere.. per caso, anche tu mi vedi come una.. r-ragazza, vero?”

Rimasi un po' confuso. “Che intendi? Certo che ti vedo come una ragazza, che domande!”

“Allora.. potresti provare.. una simile a-attrazione.. per me?”

La domanda un po' mi sorprese, ma pensai che fosse dovuta a una necessità di chiarimento dopo simili discorsi, così risposi: “Ti trovo sinceramente una ragazza molto carina, Asia, ma non mi comporterei mai come loro. Fossi tu o qualunque altra ragazza, non proverei mai ad approfittarmi di te o a fare qualcosa contro la tua volontà. Non sono quel tipo di maschio.”

La mia risposta sembrò sollevarla, poi però, arrossendo di nuovo, chiese: “E.. ehm.. per caso, c'è qualche ragazza che.. ti p-piace?”

Una ragazza che mi piace? Una ragazza che mi piace...
Un flash della mia memoria mi attraversò la mente: capelli castani intorno a occhi azzurri come il cielo.. un sorriso luminoso come il sole.. una mano piccola e delicata che mi sfiorava la guancia...
E poi tutto svanì in un mare rosso sangue, come un getto improvviso di vernice su una tela bianca... Non di nuovo, merda...

“Zayden-san?!”

Riaprii gli occhi -quando li avevo chiusi?!- e vidi Asia fissarmi con un misto di apprensione e timore. “...Cosa?” chiesi con un fil di voce.
Senza accorgermene avevo pure iniziato ad ansimare, quasi fossi rimasto di colpo a corto di fiato.

“Stai bene? Sei.. diventato pallidissimo di colpo.. e il tuo respiro è così...”

Cercai di riprendermi e le sorrisi: “Sto bene, sto bene. Non preoccuparti. Solo.. una brutta memoria, ecco tutto.”

Asia sembrò adombrarsi. “Mi dispiace molto. È colpa mia, vero? Io non vo-”

“Non dire altro, Asia. Va tutto bene” risposi subito dandole un colpetto affettuoso su una delle ginocchia che spuntava dall'acqua. Poi però aggiunsi: “Per favore.. non chiedermelo più... Non voglio parlarne.”

La mia sorellina si limitò ad annuire e passammo il resto del rapido bagno in silenzio.
E per tutto il tempo, sentii una delle mie cicatrici, un lungo e sottile taglio sulla clavicola sinistra, bruciare come se fosse stata appena inflitta.
Maledizione.

 

*

 

Dopo esserci finiti di lavare, asciugare e vestire ed aver consumato una rapida colazione, io e Asia ci mettemmo in cammino per arrivare alla Kuoh Academy in tempo per l'inizio delle lezioni. Mentre avanzavamo lungo il marciapiede, tuttavia, notai che Asia mi lanciava di tanto in tanto delle occhiate strane, a metà tra il curioso e l'imbarazzato, e la cosa mi confuse. Non avevamo più toccato alcun argomento delicato dopo quel momento nella vasca da bagno e lei non mi era sembrata particolarmente scossa dopo che eravamo usciti e avevamo fatto colazione, perciò non riuscivo proprio a capire che cosa la stesse agitando.
“Ehm, c'è qualcosa che non va?” chiesi infine.

“Eh?! Oh nonono! N-Non è niente!” mi rispose subito lei scuotendo la testa.

“Asia, non mentirmi. Sai che capisco subito quando mi stai dicendo una bugia. Su, dimmi pure e non preoccuparti: non mi arrabbierò o infastidirò.”

Lei parve ancora un po' titubante, ma alla fine parlò: “...Ecco, scusami, Zayden-san, ma non.. non ho potuto fare a meno di notare che.. beh.. che il tuo o-odore sembra essere cambiato da prima dei Game. Sembra.. più particolare.. e intenso...”

In un istante realizzai cosa intendesse e non potei non ridacchiare. “Oh, capisco! In effetti dovevo aspettarmelo, ma dopo tanto tempo non faccio praticamente più caso a questo lato del mio potere, o meglio del potere del mio Boosted Gear...”

Asia mi fissò ancor più perplessa e decisi di soddisfarla: “Vedi, Asia, questo è semplicemente il mio odore normale quando sono al 100%. Ricordi che vi ho raccontato che avevo soppresso buona parte dei miei poteri per potermi mescolare più facilmente con gli altri umani e dare meno nell'occhio, no?” Al cenno affermativo di lei proseguii: “Ebbene, così facendo, avevo reso il mio intero essere meno 'vistoso' per così dire: la soppressione del ki tramite la chiusura dei Tan T'ien fa sì che tutte le caratteristiche fisiche subiscano una riduzione, o per meglio dire una limitazione della loro reale portata e potenzialità. In parole povere, limitando la propria aura, ogni aspetto del tuo essere, fisico o mentale che sia, si affievolisce di conseguenza, quasi come a pareggiare il potere che possiedi in quel momento. Dunque, quando invece liberi il tuo pieno potenziale, il tuo corpo e la tua mente si rafforzano in ogni loro aspetto per sostenerlo ed esprimerlo appieno, proprio com'è successo a me dopo aver riaperto del tutto i Tan T'ien e essermi allenato per riabituarmi alla piena potenza del mio ki una volta lasciato libero.”

“Oh, capisco. Dunque ora che sei di nuovo al tuo massimo potenziale, il tuo corpo ha assunto dei tratti adatti ad esso?”

“In un certo senso, sì. Anche se sarebbe più giusto dire che ho semplicemente riportato il mio corpo e la mia mente alla loro vera forma. Ecco perché oltre al mio aspetto, anche il mio odore ti sembra diverso.” Feci una piccola pausa. “E se per caso ti stessi chiedendo perché è così intenso o particolare, beh, questo è dovuto invece al mio inquilino d'anima. A quanto pare possedere dentro di sé lo spirito e dunque il potere di un drago capace di sfidare gli dei stessi, a lungo andare altera il tuo corpo di conseguenza. Niente di pericoloso, ovvio, ma di certo assumi tratti meno comuni e più.. come dire.. selvaggi. D'altronde si parla di una bestia mitologica di puro istinto, dunque non è così insolito a pensarci bene. Comprendi?”

“Unm.. sì, credo di sì. Sono molte cose da apprendere in una volta, ma ho compreso i punti fondamentali del discorso.”

Annuii soddisfatto e, solo in quel momento, mi accorsi che ormai eravamo arrivati al cancello della scuola. “Ok, Asia, mi dirigo in classe. Ci sentiamo per fine lezioni.”

“Va bene! A dopo, Zayden-san!” rispose lei con uno dei suoi meravigliosi sorrisi.

Le diedi un piccolo abbraccio prima di lasciarla e muovermi verso la mia destinazione. E quasi subito mi sentii a disagio...
Quest'ultimo dialogo con Asia mi aveva fatto realizzare una cosa, una cosa che non mi piaceva per niente, se dovevo essere sincero: non sarebbe stata l'unica a notare le differenze tra il me di prima e quello attuale e questo voleva dire solo.. altre seccature... Fanculo agli effetti collaterali del potere!

[Devo interpretarlo come rivolto anche a me?]

Prendilo come ti pare, ma ti prego: risparmiami il sarcasmo per ora!

[Come preferisci, partner.]

...Seriamente, non ho mai capito da quando sei diventato così voglioso di fare lo spiritoso. In origine, quando ci siamo conosciuti, non eri così!

[Credo sia quello che succede a tutti coloro che passano undici anni della propria vita a badare a un ragazzino difficile e bipolare come te...]

...Senti, fanculizzati pure te nel tuo angolino di anima e non rompermi le palle fino a stasera, ok? Anzi, facciamo fino a domani!

Una risata gutturale mi risuonò in testa. [Scorbutico come sempre quando sei su di giri, eh? Va bene, ti lascio stare per ora. Tuttavia posso concederti solo fino a stanotte, poi devo richiamarti qui da me.]

Come mai? Che succede?

Il tono di Ddraig divenne serio. [Elsha vuole parlarti.]

Da una parte non fui sorpreso da quelle parole, ma dall'altra non potei non fare una smorfia per un momento. C'entra la sera scorsa, vero?

[Sì, ma non solo. Ha detto che ne parlerete stanotte, appena sarai a letto, se non ti dispiace o non ci saranno imprevisti di qualsivoglia genere.]

Ho capito. Dille che verrò di sicuro.

[Ricevuto. Allora a dopo, partner.] E dopo quella frase, non lo sentii più.

Sospirai. Elsha, eh? Probabilmente mi sarebbe toccata un'altra bella ramanzina seguita da nuova pratica coi miei poteri condita dal suo solito flirt provocatorio e quasi innocente... Heh, tanto vale prepararsi a tutto...
Mi ricordai poi che ci sarebbe stato un altro evento straordinario oggi pomeriggio: una riunione di tutto il Club di Ricerca dell'Occulto al gran completo. Rias mi aveva detto che vuole usare una delle nostre abitazioni come sede alternativa e dunque intendeva provare a tenerla in casa mia per prima cosa. Quando le avevo chiesto il perché, lei aveva risposto semplicemente che un'altra sede ci serviva in caso di necessità e che voleva provare da me perché voleva migliorare i rapporti tra me e tutti loro e, visto che Asia stava da me, sarebbe stato più comodo anche per lei e l'avrebbe fatta sentire più a suo agio.
Sì, come no. Ci scommetto che il motivo è solo perché vuole approfittarsene come penitenza per il Rating Game... O almeno parte di essa. Uff.. ma chi me l'ha fatto fare a me?! Vorrei tanto saperlo!
Per il momento, comunque, potevo anche lasciar stare, così presi un bel respiro e continuai a camminare verso la mia classe, percependo nel contempo qualunque cosa i miei sensi risvegliati riuscissero a captare. Ora che ero tornato alla mia massima forma, infatti, tutte le mie percezioni erano massimizzate e, anche al di fuori dell'adrenalina e dell'emozione della battaglia, riuscivo a sentire praticamente tutto ciò che mi circondava senza dovermi nemmeno concentrare troppo. Le due ragazze ferme a lato del corridoio che parlavano dell'ultima puntata della loro serie preferita.. alcuni studenti dentro una classe poco lontana che si lamentavano dell'imminente verifica.. il vago odore del sapone usato per pulire il pavimento il giorno prima o quello di libri nuovi che proveniva dalla cartella dello studente che avevo appena incrociato.. il lieve stridio della manopola di un rubinetto che veniva girata nel bagno vicino e il successivo scrosciare del getto d'acqua lasciato libero di scorrere all'esterno dalle tubature...
Non riuscii a non trattenere un sogghigno. Mi ero quasi dimenticato di questa sensazione: avere l'impressione di poter sentire persino il respiro della terra o la voce dei venti se solo l'avessi desiderato... Ti faceva davvero sentire in sintonia con il mondo e la natura stessa.
Mi chiedo se è questa la sensazione che provava Eragon durante il suo allenamento con Oromis in Eldest. Hmm.. magari non proprio. L'impressione di sicuro è simile, ma nel suo caso era la mente a percepire l'ambiente e non semplicemente i sensi. Forse quando medito sono più vicino a quel concetto che in altri casi... Ehi, ora che ci penso, mi ricordo che Sensei mi aveva detto qualcosa riguardo la vera percezione del mondo esterno, un'abilità che si acquisiva solo ai più alti livelli del Seishin-Do. Peccato che ci sia la regola che vieti a chiunque pratichi di parlare delle nostre tecniche o abilità ad altri praticanti finché non si è sicuri che questi siano in grado di poterle acquisire... Oh beh, vuol dire che non dovrò fare altro che proseguire con i miei allenamenti finché non sarò in grado di conoscerla ed apprenderla! E allora avrò la mia rivincita, Sensei!
Anche se ero concentrato sui miei pensieri, appena prima di entrare in classe, fui in grado di sentire l'improvviso cambio di discorso delle due ragazze di prima, ora alle mie spalle:

“Ehi, ma quello non era Ward-kun?”

“Sì, è lui! Però ha qualcosa di diverso... I suoi capelli sono più vivi di prima... Che si sia rifatto la tinta?”

“Che dici? Ha detto da subito che sono naturali!”

“E allora come te lo spieghi?”

“Ma che ne so?! E comunque hai visto piuttosto il suo profilo? Sembra più maturo di prima... E poi.. senti questo strano profumo?”

“Hai ragione... Che sia un nuovo dopobarba? Certo è particolare.. ma di certo per nulla spiacevole.. anzi...”

“Hmm.. non so perché, ma mi fa sentire così calda.. ed eccitata...”

“Anche a me... Era già virile prima, ma adesso... Sembra così selvaggio eppure calmo e imperturbabile, sicuro di sé eppure non superbo.. come un uomo d'altri tempi, come un vero paladino...”

“Davvero. Che figo... Uhh, sento che potrei aver bisogno di un cambio di biancheria di questo passo...”

A quell'ultima frase accelerai il passo per l'ultimo metro ed entrai in classe di volata, cercando di concentrarmi sul brusio presente al suo interno per non sentire ulteriori commenti da quelle due assatanate. Sul serio, ma perché le persone devono sempre dire tutto ciò che passa loro per la testa, persino se sono pensieri assolutamente inopportuni o indiscreti?! Roba da matti!
Non era certo la prima volta che sentivo discorsi del genere, ma erano sempre parecchio fastidiosi. Soprattutto perché io, o meglio la mia volontà, non centrava niente in tutto questo. Dal momento che la mia aura e quella di Ddraig erano state in contatto e si erano mescolate per così tanto tempo, il mio corpo aveva apparentemente subito alcune alterazioni come il colore dei miei capelli o appunto il mio odore, che era diventato simile a quello che Ddraig una volta aveva detto avrebbe posseduto il maschio alpha di un qualsiasi branco. Inoltre, aveva aggiunto che, dal momento che i draghi erano pure creature di potere e dunque attiravano a sé attenzione da qualunque razza, era del tutto normale che fossi giudicato irresistibile agli occhi dell'altro sesso. A sua detta, così era stato per ogni singolo possessore del Boosted Gear e così ora era anche per me.
Sempre a sua detta, loro erano stati ben contenti di circondarsi di numerose belle donne o ragazze... Ma il mio sincero pensiero? Solo una gran seccatura e un modo per attirare troppa attenzione indesiderata.. e avevo già provato sulla mia pelle cosa potevano portare simili libertà o ingenuità... Tsk.
Meglio concentrarsi sul presente, va'.
In quel momento, mi accorsi che anche i miei compagni di classe già arrivati mi squadravano con aria perplessa e sorpresa, indubbiamente perché anche loro avevano visto o percepito i cambiamenti, tuttavia il mio sbuffo di esasperazione venne fermato da una voce gentile accanto a me:

“Ben ritrovato, Zayden-kun. Passato dei giorni piacevoli?” fece Isogai Kato facendomi un piccolo saluto con la mano e un sorriso cordiale.

Oh grazie! Almeno qualcuno che sa il significato della parola “affari personali” ed evita di fare il pettegolo o l'invadente!, non potei non pensare mentre ricambiavo il saluto e il sorriso. Con l'aiuto di Rias e del Club, ero riuscito a giustificare la necessità di assentarmi da scuola con un importante viaggio all'estero per andare a trovare un vecchio parente, dunque era la prima volta che tornavo a scuola da quando avevo lanciato la sfida a Rias e Raiser. “Ehilà, Isogai. Sì, tutto bene, grazie. Sono stati 10 giorni diciamo molto rinvigorenti e divertenti...”

“Lo vedo. Sei parecchio in forma, persino più di quando sei partito... Dalle parti del tuo parente, si fa vita sana?”

Feci un ghigno. “Non hai idea...”

Ma prima che lui potesse rispondermi, fu un'altra voce a cogliermi di sorpresa.. insieme a un paio di braccia che mi cinsero in vita: “Ohhh... Ma ben tornato, nostro Paladino! Non hai idea di quanto ci è mancata la tua occidentale presenza... E, ehi! Sbaglio o qualcuno ha messo su degli addominali da paura?”

Quella voce civettuola era inconfondibile, così come quel modo di fare così spudorato... “Come sono felice di rivederti, Rio...” commentai col massimo sarcasmo, mentre fermavo le carezze lascive delle sue mani sul mio addome e le allontanavo per potermi girare.

La bionda mi rispose con una piccola linguaccia e uno sguardo birichino. “Eddai! Ora non dirmi che non ti sono mancata neanche un po'...”

“Meno di quanto tu possa pensare, quindi non lusingarti.”

“Oh, lingua tagliente come sempre, vedo...”

“Sei proprio tu a venirmelo a dire?”

“Ahahah non posso negarlo: avere questi scambi con te è dannatamente divertente! Bello avere in classe almeno un ragazzo che non si piega o scompone in nessun caso e dice sempre il suo sincero pensiero.”

“Grazie per il complimento. Se a farlo è una tipa schietta come te, dev'essere vero per forza.”

“Puoi giurarci! A proposito, ma dove sei andato? Dove vive questo tuo parente? Dev'essere un luogo davvero magico visto come sei tornato: già prima eri un bel bocconcino, ma ora...”

“Hai gli occhi di una predatrice, Rio. Stai forse pianificando qualcosa di perverso su uno di questi banchi con me?”

“Nah, per chi mi hai preso? Non lo farei certo con tutta questa gente davanti...”

“Quindi la sola cosa che ti sta limitando è il fatto che siamo in pubblico? Cos'è, devo preoccuparmi per quando tornerò verso casa?”

“Dimmelo tu. Devi preoccuparti?”

Dovevo ammetterlo: era dannatamente brava a fare la parte della provocatrice lasciva. In realtà, malgrado i suoi comportamenti, sapevo bene che la maggior parte delle sue affermazioni era un modo per giocare e scherzare con i maschi e, visto che io ero il solo che le rispondeva sempre per le rime, ero automaticamente diventato il suo bersaglio preferito. Certo, dall'altra parte non avevo nemmeno dubbi sul fatto che non sarebbe stata troppo riluttante all'idea di avere una storia con me, ma per fortuna non sarebbe mai arrivata al punto da gettarmisi addosso come una maniaca arrapata...
Questo, ovviamente, non la rendeva comunque meno fastidiosa in simili discussioni.

“Ad ogni modo” riprese a parlare Rio, una strana nota maliziosa nella voce, “credo che dovresti preoccuparti più delle altre che di me...”

Guardandomi discretamente intorno, mi resi finalmente conto degli sguardi delle suddette altre ragazze: di queste ultime, almeno tre su quattro mi fissavano con aria forse anche più vogliosa di quella di Rio e l'ultima sembrava troppo imbarazzata per fissarmi a lungo, rivolgendomi fugaci ma adoranti occhiate... Ma porco tutto il mondo! Qua va a finire che dovrò davvero guardarmi le spalle quando tornerò a casa per evitare di essere colto di sorpresa e sbranato da un branco di studentesse in piena tempesta ormonale! Fantastico... Mi sembra di essere tornato al Lincoln...

“Ehm, Zayden-kun?” mi richiamò la voce di Isogai. “Per favore, cerca di non avere una reazione esagerata adesso.”

Lo fissai perplesso. “Che intendi dire, scusa?”
Ma prima che potesse anche solo provare a rispondermi:

“WAAARRRDDD! Ben ritrovato! Come te la passi!”

Questa voce... Oh no... Solo lui ci mancava!

“Cazzo, sei appena ritornato e già ti sento sulla bocca di almeno mezzo istituto, soprattutto tra le ragazze! Ma come fai, Paladino?”

“Asano, per favore... Sono felice di vederti, ma non darmi subito un motivo per farti fare la solita piroetta per aria a suon di cazzotti...”

“Ehi non scaldarti tanto! Sto solo riportando le voci esterne all'aula!” Asano mi aggirò per guardarmi da davanti con aria interrogativa. “Sembri un po' diverso... Hai fatto qualcosa di particolare via?”

“Diciamo un allenamento speciale.”

“Per che cosa?”

“Top secret. Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti.”

“Oho! Roba tosta, eh? Molto interessante!”

Senza dire altro, mi andai a sedere al mio posto. Riuscirò a passare almeno dieci minuti in santa pace?

“Ah, scusa, Ward. Mi diresti dove hai rimediato questa fragranza che hai addosso? Le ragazze sembrano impazzire a sentirla..!”

A quanto pare no... MALEDETTO IL CIELO!

 

*

 

“...E-e questo... CHE SIGNIFICA?!?!”

“Che modi sono questi, Zayden? Non si urla così senza un motivo!”

“Ma come 'non si urla'?! E che altro dovrei dire con quest'improvvisata?!”

“Secondo te, cosa può voler dire che sono venuta qui? Non potrebbe essere semplicemente che un'anziana nonna è venuta a trovare suo nipote per vedere come sta, razza di somaro?”

“...Ho capito. Lasciamo stare, va'.”

Già, proprio così. Non appena ero rientrato in casa seguito da Asia, Rias e dagli altri membri del Club, mi ero trovato davanti lo spettacolo di un'anziana signora con boccolati capelli argentei, di bassa statura e piuttosto in carne, che preparava il té tra i miei fornelli insieme a un ampio vassoio di biscotti. Il suo aspetto come anche il suo abbigliamento -una camicia bianca, una gonna lunga nera e un paio di pantofole da casa, mentre i vispi occhi scuri erano visibili dietro un paio di occhiali da vista alquanto spessi- sarebbero stati per me riconoscibili persino in mezzo all'intera popolazione dello Stato cinese...
Già, proprio così. Si trattava nientepopodimeno che dell'ultimo mio parente ancora in vita: la mia amata nonna materna!
Ci mancava solo questa. Come sempre ha la mania delle iniziative totalmente inaspettate per chiunque, persino per me... E ci scommetto che centrano le mie ultime azioni, oltre che la semplice voglia di rivedermi...
Fui strappato ai miei pensieri dalla tecnica più letale di qualunque nonno o nonna verso il proprio nipote: il pizzicotto sulle guance!

“Entri in casa e invece di salutarmi calorosamente, ti metti a urlare come un ultras allo stadio. Proprio una bella accoglienza! Ti ci vuole una lezione!” esclamò tirandomi con forza prima una guancia e poi l'altra.

Mamma, che dolore! “Ahia! Va.. va bene! Va bene! Ho.. capito! Mi dispiace tanto, lo giuro! Adesso basta però!”

Nonna mi rivolse un sorrisetto compiaciuto prima di mettermi le braccia stavolta intorno al collo e attirarmi a sé in un affettuoso abbraccio. “Come stai, nipote?”

Non potei non sorridere e ricambiai l'abbraccio. “Bene dai. Me la cavo. E tu invece?”

“Eheh e come vuoi che stia? Vecchia sono! Ormai l'età si fa sentire sempre di più...”

“Non dire sciocchezze! Sei ancora vent'anni troppo giovane per farti dare della vecchia!”

“Ehi giovanotto! Guarda che tengo ottant'anni io ormai, eh!”

“Appunto: sei ancora troppo giovane per farti dare della vecchia. Aspettiamo che passi il secolo di vita e magari poi ti darò della vecchia!”

“Ah guarda: prova anche solo a fare il bugiardo gentile tanto per non farmi sentire avanti con gli anni e ti tiro le orecchie!”

“Guarda che io dicevo sul serio! Uffa, sei proprio incorreggibile!” E scoppiai a ridere, mentre lei si limitò a una risatina più breve.

In quel momento, udii la voce di Rias: “Eheheh ma guarda un po'. Non si vede tutti i giorni l'orgoglioso Sekiryutei venire sottomesso così facilmente da qualcuno...”

Ma tu guarda questa..! “Non mi sono sottomesso!” esclamai voltandomi di scatto. “Sono semplici rapporti famigliari, funzionano così!”

“Allora anche tu hai i tuoi momenti teneri, se si parla di famiglia...” replicò lei con un'altra risatina. Curiosamente non era la sua solita ironia tagliente e provocatoria, ma genuina e semplice ilarità, come se si stesse davvero divertendo a guardare la nostra interazione nonna-nipote. Analogamente a lei, anche gli altri ci guardavano con espressioni altrettanto divertite.

“Beh, Zayden? Non mi presenti ai tuoi nuovi amici?” mi chiese Nonna cambiando discorso con un sorrisetto per me inquietante.

“Ehm... Ma-ma sì, certo! Rias, questa è mia nonna, Lucia Morello. Nonna, lei è Rias Gremory, la-”

“-la prossima erede del clan Gremory nonché presidentessa del Club di Ricerca dell'Occulto di cui sei diventato parte. Lo immaginavo” concluse Nonna con un cenno affermativo del capo. “Conosco bene le famiglie dei diavoli e quei capelli cremisi sono inconfondibili. Molto piacere di conoscerti, giovane Rias. Sono Lucia Morello, la nonna del ragazzone qui presente.” E concluse con un inchino.

“Il piacere è tutto mio, Lucia-san. Sono Rias Gremory” rispose la rossa inchinandosi a sua volta. “Per favore, andiamo d'accordo. E loro sono i miei adorati servitori.”

“Mi chiamo Akeno Himejima e sono la Regina di Rias-Buchou. Molto piacere.”

“Il mio nome è Yuuto Kiba e sono il Cavaliere di Rias-Buchou. È un onore.”

“Sono Koneko Toujo, Torre di Rias-Buchou. Piacere di conoscerla.”

“Mi-mi chiamo Asia Argento e sono l'Alfiere di Rias-Buchou! Molto-molto lieta di conoscerla!”

Quando tutti ebbero finito, Nonna rise. “Ma che gruppo interessante che siete! Blake aveva proprio ragione su di voi! Per giunta, tutti diavoli... Per il qui presente tosetto, questa è davvero una gran conquista come amici!”

“Non chiamarmi tosetto! Non sono... Aspetta, come? B è venuto da te e ti ha già detto tutto?!”

“Mi ha detto tutto fin da quando l'hai invitato a venire ad allenarti, cosa credi? Ti ricordo che, in cambio del mio aiuto nella tua impresa, avevamo accordato che mi avresti sempre informato di tutto... Invece sbaglio o volevi tenere la storia dei Rating Game lontana dal mio udito?”

B, maledetto bastardo! Dovevi proprio dirle tutto senza prima chiedermi il permesso?! “Beh, ecco vedi, il fatto è che-”

Fui interrotto da un sonoro scappellotto sulla nuca. “AHIA! Ma insomma!”

“Non volevi farmi preoccupare e la ritenevi una cosa di minore importanza, perciò hai preferito non dirmi nulla, giusto?” fece Nonna anticipandomi del tutto. “Però dovresti saperlo: nulla mi sfugge e di certo non i pasticci o i colpi di testa di un diciannovenne... E comunque non era una cosa così da poco, visto che riguardava ben due famiglie nobili di diavoli. Cielo, Zayden.. a volte mi chiedo se non sei tu ad andare in cerca di guai piuttosto che i guai a finire da te...”

Ok, dire che ero in una situazione difficile e imbarazzante era dire poco: da una parte avevo mia nonna che mi rimproverava e faceva la paternale per non averle detto della mia iniziativa 'punitiva', e dall'altra avevo il gruppo Gremory al gran completo che mi guardava con un misto di sorpresa e divertimento. Vedere colui che li aveva sopraffatti con tanta facilità essere messo in scacco da poche ma ben mirate affermazioni doveva essere particolarmente spassoso per loro.
Ero letteralmente tra l'incudine e il martello. Oltre al danno, la beffa. Fantastico...
Con uno sbuffo, alzai le mani in segno di resa. “Va bene, lo ammetto: ho sbagliato e dovevo parlartene subito. È stata un'idea rischiosa e mi dispiace di averti fatto preoccupare... Però è andato tutto bene, no? Quindi potremmo chiudere la questione e non parlarne più o almeno non al momento, per favore? Se non ti dispiace, saremmo venuti qui per discutere di un paio di questioni per l'immediato futuro del club, perciò possiamo..?”

Nonna mi guardò per un lungo istante e, alla fine, scrollò le spalle. “Eh.. che te lo dico a fare? Tanto farai sempre e solo come ti pare, eh?”

Sogghignai. “Non sei stata tu a insegnarmi così?”

“Touché. E va bene, nipote: sorvoliamo la faccenda, per ora...” Si voltò verso gli altri. “Che maleducata, farvi stare lì in piedi mentre parliamo! Venite, accomodatevi pure! Té e biscotti sono in arrivo!”

E sparì in cucina, mentre il gruppo Gremory seguiva il suo invito e si sistemava sui divani in salotto. In quel momento, Rias mi guardò: “Ora capisco perché tutte le volte che menzionavi tua nonna sembravi più felice. Lei ti vuole davvero molto bene.. e anche tu gliene vuoi.”

Non potei non sorriderle. “Sì. Hai proprio ragione, rossa.”
Dopodiché entrai un attimo in cucina e mi avvicinai a Nonna abbastanza da dare l'impressione di voler osservarla mentre preparava il cibo e il bere, tuttavia, in realtà, volevo chiederle una cosa senza che mi sentissero o se ne accorgessero: “Non ho dubbi che volevi vedermi per rassicurare te e rimproverare me.. ma sono sicuro che c'è anche altro di mezzo per farti comparire così di colpo, no?”

Per qualche secondo, lei non mi rispose, ma alla fine sospirò. “Come sempre, sei anche troppo perspicace” disse. “Diciamo che mi sono occupata di portarti anche delle cose che ti servivano. Controlla nella credenza in sala poi e capirai.”

Realizzai all'istante che intendeva dire e ne rimasi sorpreso. “Ma come facevi a saperlo già? Avevo deciso solo stamattina di sentirti per essi.”

“Devi ringraziare il tuo amico squamato per questo, infatti...”

“Darak è venuto da te a prenderli?!”

“Più che prenderli a informarmi che ne avevi bisogno e dunque ne ho approfittato per farmi dire cos'era capitato e perché. Così ho deciso di venire a vedere di persona.” Mi guardò seria. “Dovrò parlarti una sera di queste.”

Ma sbaglio o ultimamente tutti vogliono parlare con me di qualcosa di non proprio piacevole?! “Va bene, ho capito. Quanto ti fermerai allora?”

“Suppongo per almeno due o tre notti. A parte quella chiacchierata, devo controllare una cosa.”

“E che cosa?”

“Lo saprai molto presto. Non preoccuparti, non è niente di pericoloso o nocivo.” Nonna mi sorrise e, mentre portava il vassoio con le tazze e i biscotti sopra, aggiunse: “Comunque sono contenta di vedere che stai facendo nuove amicizie. Ne hai davvero bisogno...”

Sbuffai. “Grazie, nonna...”

Lei rise prima di sorpassarmi. Io la seguii a breve distanza dicendomi: Beh, in fondo è andata meglio di quanto sperassi questo primo incontro tra lei e loro. Speriamo continui così...
La seguii in sala e mi accomodai accanto ad Asia, mentre Nonna serviva con incredibile rapidità una tazza di té a tutti e deponeva lo zucchero e il piatto coi biscotti al centro del basso tavolo in mezzo ai divani, per poi sedersi sull'unica poltrona presente con la propria tazza in mano.

“Prego, servitevi pure senza fare complimenti” disse gentile sciogliendo due cucchiaini di zucchero nel té.

Tutti la ascoltammo dopo qualche secondo e sentii diversi mugolii soddisfatti dal primo sorso preso della bevanda. Dal canto suo, Koneko non aveva perso tempo e si era fiondata sui biscotti e, dopo averne assaggiato uno, l'aveva divorato con la stessa velocità di un piranha a digiuno da un mese e ne aveva subito preso un altro. Accidenti se era vorace coi dolci! Peggio di L di Death Note!
Comunque non ero certo sorpreso del loro apprezzamento: sapevo fin troppo bene che la cucina di Nonna era fin troppo buona... Suppongo si possa definire l'abilità speciale dei parenti anziani...
Dal canto mio, versai quattro zollette nella tazza e mescolai.

“Ara ara, anche a te piace molto lo zucchero, eh, Zayden-kun?” mi chiese Akeno osservandomi curiosa.

“Gli zuccheri sono una parte fondamentale della dieta dal mio punto di vista. A dispetto di quello che può dire l'opinione pubblica, è indubbio che sono indispensabili per fornire l'energia necessaria a corpo e mente” risposi io assaporando prima l'odore e poi il sapore del té con un primo sorso. Hmm.. squisito come sempre. “Nel mio caso, poi, lo sono in particolare, poiché il mio ki è libero di fluire senza restrizioni nel mio corpo e questo massimizza le mie capacità, ma nel contempo consuma le mie riserve alimentari di zucchero e grasso più rapidamente del normale, per questo ho bisogno di assumerne il più possibile.” Feci un piccolo ghigno. “Inoltre, mi sono sempre piaciuti i dolci.”
Avevo appena concluso la frase e poggiato la tazza che mi ritrovai un biscotto messo praticamente sotto il naso. Alzai gli occhi e fui sorpreso di vedere che era stata Koneko a porgermelo; malgrado avesse la sua solita espressione imperturbabile, le sue iridi dorate sembravano quasi scintillare.

“...Mi piace il modo di pensare di Zayden-senpai” fu la sua unica risposta al mio sguardo interrogativo.

Rimasi talmente spiazzato che non potei non ridere, prima di prendere il biscotto. “Grazie, Koneko” dissi accarezzandole la testa con l'altra mano; lei non cambiò espressione, ma ebbi l'impressione che si stesse spingendo contro la mia mano mentre teneva gli occhi socchiusi. Ma sta facendo le fusa, forse..?! Beh, certo mi ha sempre dato l'impressione della gattina, ma non fino a questo punto...

“Incredibile” sentì dire Rias con sincera sorpresa. “È la prima volta che vedo Koneko condividere un dolce con qualcuno anziché divorarlo all'istante. Per essere uno che si spaccia per introverso, sembri essere dotato di un talento naturale nel farti piacere dagli altri.”

Osservai il vassoio di biscotti vuoto per quasi tre quarti dopo nemmeno un minuto dall'essere stato messo e toccato solo da due o forse tre di noi finora. Questo non lo chiamerei proprio condividere, perlomeno non equamente... Vabbé, lasciamo stare.

Prima che potessi risponderle, fu Nonna a prendere la parola: “Infatti è così. È veramente un ragazzo d'oro, ma ha l'idea che l'atteggiamento e i modi da freddo giustiziere aiutino di più sia se stesso che gli altri...”

“Ehi, sai bene che non è vero! Non sono così per questo!” non potei non sbottare.

“Però lo sei, no? E potresti essere altro se solo lo volessi, perciò...”

“Fosse così semplice...” replicai secco.

“Lo sarebbe se solo lo realizzassi appieno...”

Stavolta non risposi, limitandomi a sorseggiare il té con uno sguardo che lasciava intendere che consideravo chiuso il discorso. Da lì, per qualche minuto, nessuno disse più niente e ci limitammo a goderci il té e i biscotti.. almeno quelli rimasti.

Alla fine, fu Rias a riprendere la parola: “Potrei chiederle una cosa, Lucia-san?”

“Ma certo, cara. Chiedi pure” rispose lei prendendo un sorso dalla propria tazza.

“Da quel poco che finora avevo sentito da Zayden su di lei, avevo compreso che non fosse una persona normale, ma ora ne ho la conferma. Ed è pure ben informata sulla mia identità e, sono sicura, anche di quella delle altre famiglie di diavoli. Perciò non posso fare a meno di chiederle: chi è lei?”

Nonna appoggiò la tazza e sorrise. “Dritta al punto, eh? Mi piace. Ad ogni modo, diciamo che non sono niente di speciale. Solo una vecchia casalinga in pensione che in passato si dilettava con diversi misteri del mondo e qualche arte mistica, ma che ora si limita a destreggiarsi tra il cucito e la cucina. Tutto qui.”

“E, se possiamo sapere, che tipo di arti mistiche praticava?”

La risposta della mia ultima parente fu un semplice gesto col dito indice; un istante dopo, la teiera, che aveva lasciato sui fornelli in cucina, volò attraverso l'aria e rimase sospesa sopra il tavolo come in attesa. “Un'altra tazza?” chiese allora Nonna con un cipiglio divertito nel vedere le facce sorprese dei presenti.

“...Non ho visto cerchi magici, né ho percepito un'alterazione nella sua aura...” commentò Akeno incredula.

“Nemmeno io...” si aggregò Rias. “Mai visto nulla di simile... Persino ora non sembra emanare magia o altro mentre la tiene sospesa...”

“Vi assicuro che è magia.. tuttavia prima di spiegarvi, ne gradite un'altra? Non posso tenerla lì sospesa per sempre...” chiese Nonna gentilmente.

Io vuotai la tazza e la misi giù. “Io sì, grazie.”

“Anch'io, per favore” mi seguì Kiba imitato da tutti gli altri.

Nonna schioccò allora le dita e la teiera si spostò davanti a ognuno di noi servendoci autonomamente; in quel momento Koneko sembrò guardarla con occhi speranzosi e lei rise. “Ma certo, piccola. Ce ne sono ancora” disse mentre nel contempo un altro vassoio pieno di biscotti si appoggiava in mezzo al tavolo prendendo il posto del primo, che volò verso la cucina insieme alla teiera. La giovane albina non perse tempo e riprese subito a farne incetta. Alla faccia della fame..!

“D-dunque lei è una maga, Lucia-san?” domandò Asia esitante.

“Non c'è bisogno di essere così nervose, cara. Puoi parlarmi tranquillamente” replicò Nonna evitando la domanda per un attimo. “A proposito, tu sei la ragazza che sta convivendo con Zayden al momento, vero?”

“Eh?! Oh.. sì, è così.”

“Si comporta bene con te? Non ha fatto qualche monellata, spero...”

“Ma che dici, nonna?! Certo che non ho fatto niente del genere!” mi scaldai io. Che voleva insinuare?! Eppure sapeva benissimo che non ero quel tipo di ragazzo!

“No no! Zayden-san ha ragione!” mi sostenne Asia agitando le braccia. “È sempre stato buono e premuroso con me e cerca sempre di farmi sentire come se fossi a casa. Inoltre, è la persona che mi ha salvato la vita e non potrei essere più felice di avere la possibilità di stare al suo fianco.”

“Grazie mille, Asia. Anch'io sono davvero felice di averti al mio fianco” le dissi con un gran sorriso, mentre le davo un buffetto sulla testa e lei ridacchiava con le guance leggermente arrossate. Ma quant'è carina quando fa così..!

“Posso confermarlo anch'io. Sono stata io a reincarnare Asia per riportarla in vita, ma non avrei mai potuto farlo né darle la vera nuova vita che desiderava senza Zayden” si aggiunse inaspettatamente Rias. Le rivolsi uno sguardo riconoscente per la sua uscita, ma notai che il suo sorriso sembrava essersi rattristato per un istante prima di tornare raggiante quando vide la mia espressione. Me lo ero forse immaginato..?

“Ma guarda... Ti sei un po' ammorbidito, eh, nipote? Visto che avevo ragione che un pizzico di vita scolastica ti avrebbe fatto bene?” fece Nonna con un sogghigno.

“Ah sì, guarda... Difatti ora sono diventato un galoppino da club, pensa quanto sono contento!” commentai sarcastico.

“Galoppino? Mi sembra un tantino esagerato.. sei solo l'ultimo arrivato insieme ad Asia dopotutto...” disse Rias sorniona.

Prima che potessi replicare, sentii Nonna ridere: “Sveglia e con la risposta pronta. Mi piace in una ragazza! Credevo che, a parte Kayla, non ne avrei viste altre con un temperamento tanto simile...”

“Kayla? Ma non è..?”

“L'altra mia compagna di squadra insieme ad Akiko nonché la mia migliore amica, esatto” confermai io.

“Un vero maschiaccio. Una tipa che potrebbe entrare nel peggior locale del Bronx in top e jeans e uscirne incolume con dietro una pila di teppisti picchiati a sangue e imploranti perdono...” si aggiunse Nonna.

“Credo l'abbia già fatto una volta, sai?” feci ridendo.

“Ah sì? Beh, non sono sorpresa!” E si mise a ridere con me.

In quel momento, fu Kiba a prendere la parola: “Mi perdoni, Lucia-san, ma non ha più risposto alla domanda di Asia.”

“Oh, giusto! Perdonatemi, ma la curiosità di conoscere la ragazza che mio nipote ha preso come sorella adottiva ha preso il sopravvento. Ad ogni modo, per metterla in breve, diciamo che anch'io come Zayden sono un caso particolare di nascita. Lui è nato come Anima Elementale, questo ormai lo sapete, no?” Ai loro cenni affermativi, proseguì: “Io, dal canto mio, sono invece nata come un'Incantatrice Innata.”

A quelle affermazioni, Rias e Akeno trasalirono, mentre Kiba, Koneko e Asia assumevano espressioni confuse. “Un'Incantatrice Innata?! Sul serio?!” disse poi la seconda con voce incredula.

“Buchou, Akeno-san, di che cosa si tratta?” chiese Kiba a nome di tutti e tre.

“Una posseditrice naturale delle arti magiche” rispose Akeno. “Una persona che è nata letteralmente versata nella pratica della magia in quanto la sua aura magica è capace di adattarsi e riprodurre qualunque tipo di magia essa voglia. Potremmo definirli come i maghi più puri che esistono.”

“Si dice che anche Merlino, il più famoso dei maghi, fosse un Incantatore Innato e che per questo fosse in grado di utilizzare praticamente qualsiasi magia esistente al mondo” aggiunse Rias. “Da sempre sono individui rarissimi, meno di uno su dieci milioni ho sentito. Io stessa e Akeno non ne abbiamo mai conosciuto uno ma solo sentito parlare. Veramente incredibile."

Gli altri presenti fissarono Nonna con aria sorpresa e lei scrollò le spalle. “A parlarne è impressionante, vero? Eppure non è così semplice, sappiatelo: un Incantatore Innato non sa usare automaticamente ogni tipo di magia esistente dalla nascita, ma è solo in grado di impararla con più facilità rispetto agli altri e soprattutto con uguale difficoltà malgrado i diversi tipi. È praticamente come se per noi esistesse un unico livello di difficoltà che è lo stesso per ogni magia al mondo, tuttavia dobbiamo studiare e applicarci a fondo per poter imparare le varie arti esistenti, soprattutto quando ne impari sempre di più nel corso del tempo. È un po' come imparare ogni volta una lingua nuova per intenderci. Inoltre, quando siamo particolarmente versati in un determinato tipo di magia, siamo in grado di utilizzare diversi incantesimi o formule legate ad essa senza ricorrere alla nostra aura e riuscendo così ad utilizzarli senza mai consumare energia. Però non siamo in grado di utilizzare qualunque incanto allo stesso modo e comunemente è possibile solo per le cose più semplici come la levitazione... Comunque il consumo di energia necessario per usare i nostri poteri rimane sempre molto minore rispetto a quello di qualunque altro mago o stregone, perciò diciamo che siamo anche in grado di usare la magia molto più a lungo della media.”

“Straordinario” commentò Rias. Poi di colpo si voltò verso di me: “Aspetta, Zayden, ma tu non mi avevi detto che i tuoi genitori erano semplici esseri umani? Ma, vista l'identità di tua nonna, almeno tua madre non avrebbe dovuto essere..?”

“Era una normale umana, infatti” confermai io. “Non è così semplice come sembra la storia.. giusto, nonna?”

“No, infatti. Vedi, cara, i nostri poteri non sono ereditari. Incantatori Innati si nasce, non si diventa, e possedere lo stesso sangue di uno di essi non è un requisito necessario o una garanzia, al contrario è rarissimo che un figlio di un Incantatore Innato nasca come tale a sua volta. Ancora oggi nessun mago ha una spiegazione logica o sicura, se non che la vera identità della magia è qualcosa di misterioso ed essa concede i suoi pieni poteri in modi molto strani e forse addirittura casuali.”

“Capisco. Ecco perché né sua figlia né Zayden lo sono...” In quel momento sembrò realizzare qualcosa: “Un attimo. Allora gli anelli runici che usi in combattimento..?”

Ghignai. “Sì, esatto! Sono un gentile regalo della mia nonnina!”

“Beh, a mia differenza, tu non avevi un particolare talento nella magia, nemmeno dopo la scoperta dei tuoi poteri, perciò dovevo pur aiutarti in qualche modo, no?” rise lei. “A proposito, dopo fammeli vedere che non vorrei servisse loro una revisione o qualche aggiustatina...” Quando annuii, si rivolse di nuovo a tutti: “Ma ora basta parlare di questa vecchia signora! Ditemi di voi, piuttosto!”

 

*

 

Come.. siamo arrivati.. a questo?!

“E qui è quando Zayden ha ricevuto la sua prima chitarra. Santo cielo, che giorno! Suo padre mi rivelò di aver dovuto scusarsi con un intero vicinato per tutto il pomeriggio dopo la sua prima disastrosa performance!” disse Nonna puntando il dito sulla foto incollata nella parte alta della pagina davanti a sé. In essa, un me stesso molto più piccolo sorrideva raggiante all'obiettivo con una chitarra stretta tra le braccia come un tesoro inestimabile.


Di tutte le cose che Nonna poteva fare dopo domande su domande e racconti vari... Proprio mostrare a tutti il nostro album di foto in famiglia doveva fare?! Eppure sa che non mi piace mostrarlo agli altri! Maledizione a lei!

“Ara ara, e aveva pure la mania di salire sugli alberi, vedo” fece Akeno puntando un'altra foto, chiaramente divertita.

“Non hai idea! Sembrava una scimmietta tutte le volte! I suoi genitori stavano considerando l'idea di costruirgli una casa sull'albero in giardino!”

“Senpai scimmietta...” disse Koneko con un tono alquanto buffo.

Ma perché dobbiamo vedere una cosa così umiliante su di me?! E basta!

“Zayden da bambino... Piccolo Zayden... Zayden da bambino... Piccolo Zayden...”

La più inquietante, però, era Rias: continuava a fissare quelle foto con un'espressione che definire estasiata e rapita era dire poco... Aveva persino gli occhi luccicanti e continuava a ripetere quelle due affermazioni come un mantra!
Ehi, ma non è che Rias è una di quelle persone che provano attrazione per i bambini?! Oh no...

D'un tratto Asia prese le mani di Rias e la guardò in volto con la stessa espressione scintillante. “Credo di capire come ti senti, Buchou-san. Mi sento anch'io così...” le disse raggiante. Cosa, anche tu ti ci metti ora?!

“Allora mi capisci, Asia... Sono così contenta!” rispose la rossa stringendola a sé e riprendendo poi a chiedere a Nonna informazioni su informazioni su quelle foto. Sul serio, basta, per favore... Mi sta venendo voglia di sotterrarmi...

Un istante dopo, mi accorsi che ora l'album era davanti a Kiba, il quale fissava le foto con altrettanto divertimento. “Ti prego, Kiba! Ora non mettertici anche tu o giuro che ti picchio!” lo minacciai alzando un pugno minaccioso.

Lui rise. “Non preoccuparti, Zayden-senpai. Voglio solo saperne di più su di te. A quanto pare, avevi davvero una bella famiglia... Mi dispiace molto per-”

Scossi la testa e distolsi lo sguardo. “Non dire altro, ho capito. Comunque, lo era eccome.”

“Heh, sono quasi...” La sua interruzione improvvisa richiamò la mia attenzione e, quando lo rifissai, aveva uno sguardo strano, tra lo stupito e l'irritato. “Ehi, Zayden-senpai. Questa foto.” Anche il suo tono ora era dannatamente serio.

Guardai la foto in questione: eravamo io e Nonna insieme davanti a quello che sembrava un tempio shintoista e io reggevo in mano una katana di pregevole fattura, ancora più affascinante e magnifica della mia, dal fodero scuro ricoperto di intricati disegni dorati e dall'impugnatura rossa e nera. Io non sembravo avere più di sette anni e anche Nonna era ben più giovane.
Come mai ne era rimasto così sconvolto? La cosa era assai strana. “Siamo noi due durante uno dei viaggi in famiglia qui in Oriente” risposi. “Eravamo in un tempio dedicato alla dea del Sole Amaterasu a Kyoto. Quella era una katana lì custodita che mi hanno permesso di tenere in mano per una foto... O meglio, Nonna ha 'convinto' i custodi a farmela tenere giusto per una foto...”

“Bizzarro come vadano le cose, già. Trovarne una in un modo così inaspettato...” commentò Kiba a bassa voce. Non sembrava nemmeno rivolgersi a qualcuno in quel momento e il suo tono era quasi preoccupante da quant'era cupo.

Ma che sta succedendo? Che gli prende?

“...Questa è una Spada Sacra.”





Note:
Incantatore Innato = individuo nato con una predisposizione naturale alla magia e capace per questo d'imparare qualunque tipo esistente di arte magica senza particolari difficoltà tra un tipo e l'altro, oltre che di consumare una quantità molto minore del normale di energia per poter usare i suoi poteri.



E come avevo promesso... I'M FINALLY BACK, MINNA!!!
Lo so, lo so: sono imperdonabile, sono sparito per sei mesi, non mi sono quasi mai fatto sentire ecc. ecc...
Non vi farò la solita filippica sui motivi, vi dirò semplicemente i 4 motivi fondamentali del mio ritardo: esami, tirocinio, ispirazione altalenante e varie storie da scrivere tutte insieme.
Detto questo, mi dispiace molto di questo ritardo enorme. Non ne avete neanche idea... Da ora, per fortuna, diversi miei impegni si sono risolti e dunque dovrebbe essere più facile scrivere, perciò, anche se non posso comunque promettervi un aggiornamento costante entro un determinato periodo, vi prometto che non vi farò più attendere così tanto!
Intanto spero che il capitolo nuovo del primo nuovo volume vi piaccia e ripaghi almeno in parte la vostra lunga attesa... E a proposito di tale capitolo... XD
Visto quante novità? Lo ammetto, avrei voluto mettere anche l'allenamento per il torneo di palla e il primo incontro tra Zayden e il gruppo Sitri, ma le cose si sono accumulate più del previsto e in una quantità maggiore anche a causa appunto delle novità e non volevo mettere troppa roba qui, già nel primo capitolo, perciò sappiate che vedrete tutto ciò nel prossimo capitolo. Ad ogni modo, qui avete avuto modo di vedere i postumi dell'essere ritornato a interpretare il Death Dragon. Vi piace questa versione oscura di Zayden? Come vedete, però, tanta oscurità non è priva di effetti collaterali e dunque non è una forma facile. Gli effetti in questione e la pozione che prende per stare meglio saranno svelati in futuro, per ora sappiate che è parecchio complicata come forma...
Poi ho voluto dare due momenti di pace quotidiana: il bagno con Asia e il ritorno a scuola. D'altronde devo andare avanti anche col loro rapporto, no? E questo mi sembrava l'ideale... XD E poi dobbiamo sempre ricordare che è una storia che parte dal quotidiano scolastico, no? Perciò serve qualche scena a riguardo e ho notato che ne avevo messe sempre troppo poche, perciò... Inoltre, mi diverto un mondo a farlo incazzare... XD
E poi una menzione per Elsha. Ve la ricordate? Per chi non ricorda, è la più potente Sekiryutei femminile del passato che ora vive come residuo di anima e memoria nelle profondità del Boosted Gear. Nell'originale appare nel volume 9, ma nel mio caso mi serviva per mostrare meglio la situazione di Zayden con la sua Sacred Gear. Dopotutto, dopo 11 anni di vita, non è così strano che ci sia stato un contatto tra Zayden e i vecchi possessori, no? Soprattutto con una forma come quella del Death Dragon a portata... Saprete presto quale rapporto lega lui ed Elsha e come lei cerca di aiutarlo...
E poi ecco l'incontro più importante e, sono sicuro, per voi inaspettato: la nonna del nostro Sekiryutei!! Vi piace?
Sarò sincero: mi sono ispirato sia per il nome che per l'aspetto alla mia nonnina -sia benedetta quella vecchietta che mi vuole anche troppo bene! Quanto le voglio bene anch'io!-, perché mi piaceva mettere qualcos'altro di personale nella storia. Di carattere anche lì ha dei tratti simili, ma ha anche grosse differenze e capirete presto che può essere tanto una dolce nonnina quanto una terrificante maga... XD Vi piace la sua identità di Incantatrice Innata? Un'altra delle mie invenzioni: dal momento che Zayden è un guerriero fondamentalmente da corpo a corpo, mi piaceva l'idea di un'utilizzatrice di poteri e arti magiche fuori dalla norma... Saprete di più su di lei e i suoi poteri in futuro, non temete! ;)
Infine, la scoperta della spada sacra da parte di Kiba. Vi dico subito che Zayden e Irina, in questa storia, non sono amici d'infanzia, perciò mi serviva un qualche modo per innescare la trama principale del volume e visto che mi piaceva il ricordo tramite foto, ho deciso di renderlo simile ma diverso. Sull'identità di quella spada in foto e di come è stata scattata suddetta foto, lo saprete nei prossimi capitoli, perciò state a vedere... ;) E per quanto riguarda le due guerriere della Chiesa... vedrete... XD
Con questo, credo di aver detto tutto, perciò vi dico solo spero abbiate apprezzato e alla prossima! Se volete o potete, fatevi sentire che voglio sapere se state bene e siete ancora vogliosi di seguirmi con questa storia!!
Ja naa minna!!!

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Capitolo 2
*** Life 1: Incubi dal passato ***


Life 1: Incubi dal passato
 

Quella notte, quando tutti se ne furono andati dopo aver stabilito i programmi del club per i prossimi giorni, chiesi a Nonna se voleva restare a dormire da me, ma lei mi rispose che preferiva che stessi tranquillo con Asia e di non preoccuparmi: aveva già trovato alloggio in un piccolo motel in città. A suo dire, non voleva sconvolgere o alterare i miei ritmi in qualche modo stando da me, né mettere a disagio Asia con la presenza di una per lei semisconosciuta. Per me si era premunita troppo, ma siccome sapevo che quando si metteva in testa qualcosa era impossibile farle cambiare idea, decisi di non insistere.
Dopo che se ne fu andata anche lei, diedi la buonanotte ad Asia e mi diressi a letto dicendo che volevo recuperare un po' di sonno perduto, visto che la notte prima era stata piuttosto insonne. Oltre a questo, in realtà, avevo un altro motivo per ritirarmi prima del solito: la chiacchierata con Elsha che mi aveva accennato Ddraig.
Così, spogliatomi dei vestiti della giornata appena trascorsa e indossati i pantaloni del pigiama, mi sedetti in seiza sopra il materasso del letto, chiusi gli occhi e m'immersi nel mio mondo interiore con un profondo respiro.
Come al solito, mi ritrovai in uno spazio completamente bianco e vuoto, salvo la presenza di un certo numero di sedie dello stesso colore; numerose persone di entrambi i sessi, sia adolescenti che adulti, sedevano su di esse o stavano in piedi immobili, fissando il vuoto con sguardi vacui e malinconici. Il silenzio che vi regnava era come sempre innaturale.
“Ehilà! Buonasera a tutti, senpai!” urlai agitando una mano... E come sempre non ricevetti alcuna risposta o reazione da loro, a parte forse un paio di fugaci occhiate disinteressate, quasi stessero semplicemente appurando che ero io e non qualcun altro a parlargli. “Loquaci più che mai, vedo, eh? Meno male...”
 
“Beh, forse dovresti portare qualche dolcetto e bibita ogni tanto, quando vieni. È sempre più facile conversare mentre si gusta qualcosa...” mi rispose una gentile voce femminile. Nel contempo, sentii due ampie e morbide pressioni sulla schiena e qualcuno che mi annusava l'incavo del collo, mentre due braccia sottili ma forti mi stringevano in vita. “Hmm.. piacevole come sempre.. nessuno di noi aveva un odore che si accoppiava così bene con quello di un drago...”
 
“Anche per me è bello rivederti, Elsha” commentai con voce leggermente esasperata. “Devi proprio annusarmi ogni volta che ci troviamo? E poi sul serio è così buono? Ho capito che qualcuno che detiene il potere di un drago capace di sfidare gli dei ha il proprio odore praticamente imbottito di feromoni.. ma non dovrebbe non avere effetto su qualcuno che ha già posseduto a sua volta quel potere?”
 
“Te lo ripeto: non so perché, ma su di te quest'odore sembra stare meglio che a chiunque altro di noi. Potrebbe essere sempre per il fatto che, tra tutti noi possessori, tu sei quello con la maggiore affinità per i poteri di un drago, ma non ne sono così sicura. Forse c'è di più...”
 
“Sì, forse c'è di più o forse no. Quello che è... Adesso, mi diresti per favore se mi hai convocato per dirmi qualcosa di importante o solo per cambiare aria alle narici?”
 
La persona dietro di me ridacchiò prima di separarsi e spostarsi di fronte per permettermi di vederla e parlarle a quattrocchi: era una bellissima donna dai capelli biondi ondulati e gli occhi celesti, il cui corpo snello ma nel contempo tonico e formoso era avvolto in un lungo abito viola con una profonda scollatura sul davanti. Mi guardava con un sorriso ampio e gentile, ben diverso dalle espressioni impassibili e vuote degli altri presenti. “Siamo di cattivo umore, forse? Non essere già così pesante e brontolone, dopotutto non ci vediamo da tanto tempo...”
 
Sbuffai nel tentativo di rilassarmi, per poi abbracciarla e darle due baci sulle guance; dopotutto non aveva tutti i torti. “Better, my lady?” dissi con un piccolo ghigno.
 
“Molto meglio, sì!” ridacchiò Elsha. Dopodiché si mise seduta su una sedia comparsa accanto a lei e m'invitò a fare lo stesso su di una apparsa alle mie spalle. Quando obbedii, il suo tono e la sua espressione si fecero più seri: “Sono sinceramente contenta di rivederti, ma devo dire che sono anche irritata.”
 
Annuii in risposta. “Mentirei se dicessi che non me l'aspettavo. È per via di ieri notte, vero?”
 
Gli occhi della più forte tra le passate Sekiryutei femmine s'indurirono. “Ancora mi chiedo come quel giorno ti venne in mente di creare una simile mostruosità. Comprendo che volevi creare una figura che i tuoi nemici potessero temere e che potesse attirare lontano l'attenzione in modo da evitare ripercussioni sui tuoi cari... Ma perché hai dovuto usare quel potere oscuro per farlo?”
 
M'indurii a mia volta. “Domanda superflua. Lo sai benissimo anche tu perché.”
 
“Avresti potuto trovare comunque un altro modo...”
 
“Ne sei davvero convinta? Io avrei potuto?”
 
“Proprio perché sei tu ne sono più che convinta. E puoi ancora trovarla un'altra soluzione.”
 
“Ci sto provando, lo sai!”
 
“Ma non nel modo giusto! Non puoi liberarti dei tuoi demoni se non-”
 
Alzai una mano per fermarla. La conversazione aveva preso la solita piega che non amavo. “Elsha, ne abbiamo già parlato tante volte e sai bene che non cambierà niente a ribadirmelo ogni volta così. Forse una soluzione esiste, ma ora non ce l'ho e nemmeno voglio parlarne. Dunque, volevi parlarmi di qualcos'altro o solo rimproverarmi per essere diventato di nuovo il Death Dragon dopo tanto tempo?”
 
L'espressione di Elsha si fece accusatoria ed offesa. “Credi che le mie siano solo paranoie? Che puoi prendere la questione alla leggera?”
 
“Io non sto prendendo-”
 
“Sai quanto è stato difficile FARMI SENTIRE da te stavolta?! Mi sono spaventata come mai prima d'ora e tu pensi di poter LIQUIDARE la cosa in un paio di secondi?! Perché non ti sforzi per una volta di preoccuparti di più di TE STESSO?!”
 
Non fu il tono tra il rabbioso e il disperato con cui mi parlò a sorprendermi, né il suo scattare in piedi con tanta irruenza da rovesciare la sedia su cui sedeva, ma la vista dei suoi occhi che luccicavano. Dalla prima volta in cui l'avevo incontrata nelle profondità del Boosted Gear non l'avevo mai vista anche solo sull'orlo delle lacrime. Dovevo aver davvero esagerato stavolta...
Istintivamente, mi alzai, feci un passo avanti e le avvolsi le braccia intorno alla vita, stringendola in un tenero abbraccio. “Mi dispiace, non pensavo di allarmarti così tanto... No, mi correggo: non ho proprio pensato a una tua reazione così forte perché non mi aspettavo di faticare tanto per riprendermi. Avevo quasi dimenticato quanto fosse difficile controllare il potere dell'oscurità e così l'ho sottovalutato. Sono stato imprudente, hai ragione. Scusami, ti prego. Scusa.”
 
Elsha rimase ferma per qualche secondo prima di ricambiare l'abbraccio e la sentii affondare il viso nella mia spalla. “A volte, sai essere veramente il più grande degli idioti... Imbecille che non sei altro... Ti odio quando fai così...”
 
“Ne hai tutti i motivi. Lo so bene.”
 
“...ma ti voglio più bene che male. Sempre e in ogni caso.” Detto questo, si separò da me e mi rivolse un sorriso. “Sii più cauto d'ora in poi. Sai esserlo meglio di chiunque altro se lo vuoi.”
 
“Ci proverò, te lo prometto.”
 
Elsha annuì e si asciugò gli occhi, assumendo un istante dopo un'espressione seria. “Suppongo che il tuo prossimo obiettivo sia quella riunione di cui ti ha parlato il diavolo, giusto? Alla residenza di quell'Andras...”
 
Annuii, altrettanto serio. “Stando a ciò che ha detto, tutti i sostenitori di Zamiel rimasti e dei quali sia riconosciuta l'identità saranno lì presenti. Potrei non avere mai più un'occasione migliore per trovare le informazioni che mi servono su di lui. Dunque sì, vi parteciperò... O forse dovrei dire che m'intrometterò quando saprò che ci saranno tutti. Allora avrò le mie risposte. In un modo.. o nell'altro.”
 
“Ho capito. Dunque dovrai usarla di nuovo, giusto? Questo vuoi farmi capire?”
 
“Non intendevi forse riferirmi proprio il suo attuale stato, quando oggi hai detto a Ddraig di volermi parlare?”
 
“Perspicace come sempre.” Il tono di Elsha era curiosamente neutro, ma m'inquietava ben più di uno rabbioso o disperato.
 
“...La situazione è per caso più problematica del previsto?”
 
“Temo di sì. Il fatto che tu abbia faticato più del normale a respingere il potere dell’oscurità era già una prova, ma dopo un attento esame del Boosted Gear ho potuto confermare i miei sospetti.”
 
Questo potrebbe essere un problema… “Che cosa rischio? Quali sarebbero gli effetti collaterali?”
 
Elsha si fece pensierosa un attimo. “Per il momento, nessuno” disse dopo una lieve esitazione. “Tuttavia, se ti trasformerai ancora nel prossimo futuro, potresti rischiare davvero molto. L’accorciamento della tua vita sarebbe il primo problema e probabilmente nemmeno il peggiore.”
 
“C’è di peggio?”
 
“Assolutamente.”
 
“Fantastico a dir poco… Considerando che non dovrebbe servirmi per almeno due mesi, pensi che sarei al sicuro o quasi usandolo solo allora?”
 
“Non posso esserne sicura al 100%, ma credo di sì. Però non dovrai mantenere a lungo quella forma e finire ciò che devi fare il prima possibile. Non puoi permetterti di dilungarti come hai fatto quest’ultima volta, capito? Cerca di essere più rapido stavolta. Inoltre, sarà meglio che assumi quanta più medicina possibile nel frattempo e, se lo farai venire qui in città, chiedi aiuto anche al tuo compagno Tora. Con la medicina e la sua collaborazione, dovresti riuscire a riprendere una perfetta forma per il giorno prescelto e anche avere una buona capacità di recupero per quando la tua missione sarà finita e disattiverai quella forma.” La sua espressione s’indurì. “Certo, se non la usassi, sarebbe-”
 
“Altamente improbabile, lo sai. Dovrò usarla per forza.”
 
“La tua cocciutaggine, a volte, è veramente irritante. In ogni caso, è l’unico modo possibile. Non assumere mai più quella forma, non prima di quella data. Piuttosto cavatela in ogni altro modo anche solo immaginabile, ma evita di usarla in modo ripetuto o potrebbe avere delle conseguenze molto negative. Soprattutto sulla tua anima…”
 
Non era la migliore delle previsioni, ma mi sarei dovuto accontentare e seguire le sue istruzioni. “Va bene, ho capito. Allora farò in modo di agire così.” In quel momento, mi ricordai di un’altra cosa. “A proposito, che mi dici del potere originale? È ancora sigillato o ti sei avvicinata al trovare la chiave per liberarlo?” Mentre parlavo, alzai le mani e un cofanetto di lucido legno scuro con una serratura metallica sul davanti apparve tra di esse.
 
Elsha rivolse al cofanetto un’espressione malinconica, poi tornò a guardarmi scuotendo il capo. “Purtroppo no.”
 
Come temevo. “Capisco. Pazienza.” E lasciai andare il cofanetto, che svanì in un lieve bagliore di luce.
 
[Sarebbe meglio se tu prendessi più seriamente questa faccenda. Se lei non riesce a trovare la chiave, è fondamentalmente per colpa tua. Questo te lo ricordi, vero?]
 
“Certo che sì. Però dubito che stare qua a infuriarmi e imprecare ogni volta che mi dà una risposta negativa sia la soluzione per trovarla, no?”
 
[Quant’è difficile avere a che fare con te... In ogni caso, hai ragione. E per il bene di tutti, è inoltre il caso che raddoppiamo gli sforzi per trovarla.]
 
“Già. C’è altro che volevi dirmi, Elsha?”
 
Lei scosse il capo. “Ti ho detto tutto.”
 
“E Belzard? Come sta? È un po’ che non lo sento…”
 
“Sta bene per il momento. Anche lui è abbastanza scocciato dalle tue ultime azioni, ma considerando gli errori che ha fatto nella sua vita, ritiene sarebbe ipocrita da parte sua rimproverarti. Ti augura buona fortuna per tutto, comunque.”
 
“Ho capito. Allora, se non ti serve altro, io vado, Elsha. Mi sento leggermente stanco dopo oggi.”
 
Elsha annuì. “Ho solo un ultimo consiglio da darti: tieniti stretto non solo il tuo gruppo, ma ora anche Rias Gremory e il suo di gruppo.”
 
Okay, questo consiglio non me l’aspettavo... “E perché, scusa? Pensi davvero che saranno così importanti per me e i miei obiettivi?”
 
Lei sorrise, uno dei suoi sorrisi enigmatici eppure pieni di significato. “Fidati di me. Lo sono già, solo che devi ancora rendertene conto.”
 
“Hm…va bene. Non ne sono così convinto, ma mi fido di te e del tuo giudizio. A presto, Elsha.” E la strinsi in un altro caloroso abbraccio che lei ricambiò subito.
 
“A presto, Zayden. Abbi cura di te.”
 
Pochi secondi dopo, mi sentii come tirare indietro e, nel tempo di un battito di ciglia, mi ritrovai di nuovo sul mio letto, nel mondo reale. Sbadigliai sentendo la stanchezza farsi più forte e mi infilai sotto le coperte, scivolando presto in un sonno profondo.
 
*
 
La luce solare che entrava dalla finestra mi bruciò leggermente le palpebre, risvegliandomi. Fui tentato di girarmi dall’altra parte e continuare a dormire, ma il pensiero della lezione mattutina non me lo permise. Che palle…
Avevo dormito proprio bene stanotte, come non lo facevo da settimane, o forse anche mesi, e per questo non avevo nessuna voglia di alzarmi. Volevo restare lì, sotto le coperte, con quel morbido e liscio calore che mi avvolgeva come un abbraccio.. e quel cuscino così soffice che stringevo tra le mani.. e quel meraviglioso profumo che mi pervadeva le narici, come un grande campo fiorito in piena primavera…
…Wait, what?
Quelle sensazioni non erano normali e di certo non potevano derivare dal mio letto, visto che non le avevo mai percepite finora! Che diavolo era..?! Provai a muovere le mani e sentii le mie dita che affondavano in quell’insolito cuscino così morbido e… Aspetta, ma questa sensazione mi è familiare…
Un lieve mugolio accompagnò i miei movimenti e incrementò a dismisura quel sospetto che ormai mi formicolava nel cervello. Aprii lentamente le palpebre e mi ritrovai davanti agli occhi quello che sembrava un vero e proprio mare cremisi, colore che ultimamente mi era anche troppo familiare. Così, con un altro piccolo movimento, inarcai un po’ la schiena per riuscire a vedere sotto di me.
Come avevo temuto, quel mare cremisi altro non era che la chioma di Rias, acciambellata contro il mio petto con le braccia sui miei fianchi, le gambe intersecate con le mie in un groviglio scomposto…e i suoi enormi seni stretti tra le mie dita…
Ma quando si è infilata nel mio letto? E perché è nel mio letto? E perché mi sta così appiccicata neanche fossi un orsacchiotto di peluche? E perché le mie mani sono sui suoi seni? E perché è nuda?! E per-
 
[Per tutte le scaglie della mia coda, la vuoi piantare?! Non c’è niente di peggio che svegliarsi con un fiume incontrollato di domande che ti scorre nel cervello!]
 
Ma ti sembra una cosa da nulla tutto questo, Ddraig?! Ti sei almeno reso conto di quale sia la situazione in cui mi trovo?! Hai compreso almeno?!
 
[Che stai di nuovo dormendo con una bella diavola senza vestiti? Certo che l’ho compreso. E allora? Non è la prima volta che accade, no?]
 
TI SENTI almeno quanto PARLI?! Come se questa situazione fosse completamente NORMALE! Ti sei rimbambito, per caso?!
 
[Io sto benissimo, sei tu che sei troppo nervoso. E pensare che, per una volta, ti eri svegliato di ottimo umore… Beh, comunque, se hai tutte queste domande, perché non le chiedi a lei direttamente? Si sta svegliando, mi pare…]
 
Wait, what?!
 
Tornai a concentrarmi sul mondo reale in tempo per vedere Rias alzare la testa e schiudere lentamente le palpebre; le sue iridi blu-verdi riflessero le mie nel momento in cui mi mise a fuoco e la vidi sorridere dolcemente. Forse troppo, visto che sentii come un groppo alla gola nel guardarla.
“Buongiorno, Zayden” disse gentile. “Sono contenta che ti piacciano al punto da non riuscire a staccarti e che tu sia così delicato nel massaggiarle, ma non potresti lasciarle ora? Stanno diventando un po’ sensibili…”
 
Sorpreso, guardai in basso solo per rendermi conto che, in effetti, stavo ancora tenendo stretti i suoi seni tra le mie mani e, di tanto in tanto, queste davano qualche altra lieve palpata, quasi d’istinto... Sì, istinto maschile probabilmente! Ma porca..!
“S-scusami, io non…” rimossi rapidamente le mani, cercando nel contempo di ignorare la lieve delusione che mi pervase subito dopo. Che diamine, ormoni del cazzo! Fatela finita! “…non volevo.. è solo che ti ho trovata così, tra le mie braccia, e credo di aver agito d’istinto… Dopotutto sono un maschio, no? È comprensibile e- Aspetta un momento! Ma tu che ci fai qui, nel mio letto, scusa?! E nuda, per giunta!”
 
Rias mi guardò sbattendo una volta le palpebre, come se non capisse perché fossi così nervoso. “Non riesco a dormire bene con i vestiti addosso, per questo sono nuda.” Il suo sorriso si fece malizioso. “Cos’è, il grande Sekiryutei si sente sul serio a disagio coi corpi femminili nudi?”
 
[Uhh… Punto per la rossa, partner! Questa mattina si sta rivelando davvero divertente!]
 
Senti, sottospecie di loricato alato, vuoi tacere o no?! Giuro che ti trasformo il subconscio in una landa di ghiaccio per un mese, se non la pianti!
 
[Tu provaci, scimmietta con l’alopecia! Provaci e io ti invio immagini di yaoi durante il sonno per un mese!]
 
…Non ne avresti il fegato!
 
[Vuoi mettermi alla prova?]
 
Lucertola bastarda.
 
[Umano coglione.]
 
Stronzo d’un rettile.
 
[Demente d’un mammifero.]
 
“Ehi, che ti prende?”
 
“…Cosa?”
 
“Ti sei incantato di colpo a guardarmi e il tuo volto continua a fare delle smorfie strane… Stai bene?”
 
Solo allora mi resi conto che il mio litigio con Ddraig era avvenuto proprio sotto gli occhi di Rias e, anche se era solo nella mia testa, mi ricordai anche che pure i miei compagni mi avevano detto più volte che, quando sono molto nervoso, queste discussioni si ripercuotono sulle mie espressioni esteriori. Magnifico… “Ehm… Sì. Sì, sto bene. Scusami, ma stavo parlando, anzi discutendo con Ddraig. È particolarmente fastidioso di prima mattina.”
 
[Mai quanto te, primate spelacchiato.]
 
Adesso taci, squamato logorroico. Io e te faremo i conti più tardi, parola mia.
 
[O mammina. Tremo di paura.]
 
Vedrai come tremerai dopo. Ora MUTO!
 
Tornai a concentrarmi su Rias, la quale ora pareva perplessa. “Discutendo? E perché? È successo qualcosa tra voi?”
 
“Tra noi succede SEMPRE qualcosa, fidati. Non è dunque così sorprendente che ci diciamo continuamente dietro. Fa parte del nostro legame” risposi io cercando di rassicurarla.
 
“Ah. Ho capito.”
 
“Bene. Adesso potresti rispondere all’altra domanda, per favore?” mi misi a sedere sul letto e la guardai con sguardo serio. “Perché ti sei infilata nel mio letto?”
 
Stavolta Rias assunse un’espressione seria a sua volta e mi imitò, sedendosi. “Ecco, ti sembrerà un po’ strano detto così… Ma mi ero preoccupata per te.”
 
Ora ero davvero confuso. “Preoccupata? Per me? E perché?! Mi sembrava fosse andata bene ieri sera, o sbaglio? Non avevamo avuto alcun problema, album di famiglia e storie imbarazzanti escluse ovviamente…”
 
Lei ridacchiò. “Perché escluse quelle? Non mi sembravano così male, anzi a me sono piaciute molto e credo anche agli altri! Non dovresti vergognartene.”
 
“Dici questo perché non c’eri tu al mio posto. E se invece fossero stati i tuoi genitori a mostrarmi un album della vostra famiglia?”
 
Ghignai compiaciuto quando la vidi sbiancare. “Ehm… Forse è stato un pochino pesante, in effetti. Ti assicuro che non ti prenderò più in giro a riguardo” mi disse con voce quasi tremante.
 
“Oh? E tutta questa paura da dove viene? Che scheletri hai nell’armadio del tuo passato, Rias Gremory?” chiesi con voce maliziosa. “Quasi quasi chiedo ad Akeno se ne avete uno nella sala del club…”
 
Stavolta mi ghignò in faccia lei. “Beh, sprecheresti il tuo tempo in quel caso! Non tengo niente del genere nella mia sala, puoi contarci!”
 
La sua sicurezza era chiara: non cercava di salvare la faccia, diceva il vero. “Che peccato… Oh bé, in futuro chissà. Non si sa mai cosa può saltare fuori…”
 
“A volte, sei proprio uno stronzo, lo sai?”
 
“Grazie, lo prendo come un complimento!” L’istante dopo finimmo per ridere entrambi. Allora mi rifeci serio. “Ma non mi hai risposto ancora. Perché eri preoccupata? Cos’è successo?”
 
La vidi divenire esitante. “Io… Ecco… Preferirei non dirtelo, ti arrabbieresti. O almeno credo lo faresti.”
 
“Cosa? Che stai dicendo? Perché mai dovrei arrabbiarmi? Guarda che mi irrita molto di più non sapere la verità. Su, avanti ora. Parla. Se posso capire le tue motivazioni, allora non mi arrabbierò, te l’assicuro.”
 
“Appunto non so se le capiresti o accetteresti… Ma in effetti è giusto che tu sappia la verità.” La vidi prendere un bel respiro prima di continuare: “Hai presente quando stavamo andando via, vero? Beh, prima di uscire, mi è caduto lo sguardo su una delle foto che hai sul mobile vicino all’ingresso, una dove ci sei tu da bambino e tieni in mano la tua prima chitarra… Hai presente, no?”
 
Annuii in risposta sentendo un groppo al cuore a pensarci: quella era una delle mie foto preferite, il giorno in cui ricevetti il mio primo e preferito strumento musicale, e mi era stata scattata nel momento stesso in cui l’avevo imbracciato per la prima volta. Mamma aveva voluto farla perché diceva che, in quell’istante, avevo il sorriso più bello che avessi mai fatto fino ad allora… “Ebbene?”
 
“Ecco… Guardandola, mi sono resa conto di una cosa, qualcosa che avevo già notato, ma che non avevo mai realizzato appieno finora. Ed è…” I suoi occhi si abbassarono un attimo prima di rincrociare i miei. “…il tuo sorriso.”
 
Sbattei le palpebre, basito. “Il mio…sorriso?”
 
“Sì. Ho sempre pensato che tu abbia un bel sorriso, in particolare quando vuoi aiutare gli altri. L’ho visto davvero quando mi hai sconfitta nel nostro Game. Ma quello che avevi in quella foto.. è qualcosa di completamente diverso. Lì, in quel passato, il tuo sorriso è.. pieno di innocenza.”
 
M’irrigidii di colpo. Innocenza. Una parola piena di significati.. ma che per me ormai non significava più niente, o meglio non aveva più niente in comune con me. L’avevo persa da tanto tempo… Ma ricordavo ancora che era quella a permettermi di sorridere veramente, di fare quei sorrisi che i miei genitori amavano tanto…
Ora era chiaro perché era rimasta tanto sconvolta nel vedere quella foto: ormai io non ero più capace di sorridere con innocenza e mettere a confronto il me di allora con quello di adesso l’aveva chiaramente turbata. “Vuoi forse dire che..?”
 
Mi afferrò per le spalle fermandomi dal continuare. “No, aspetta! Ti assicuro che non è come pensi! Non era pietà quella che ho provato per te in quel momento! Ma non posso negare che ero triste a pensare a quale orrore devi aver vissuto per cambiare così. Allora, dopo essere uscita, mi sono teletrasportata qui perché volevo parlarti un attimo, ma ti eri già addormentato. Non eri tranquillo, avevi un’espressione turbata e contratta, quasi come se fossi stato in preda ad un incubo. A vederti così non ce l’ho fatta a resistere, quindi mi sono distesa accanto a te e ho provato ad abbracciarti per calmarti e, dopo un po’, ti sei finalmente rilassato. Però mi avevi abbracciata a tua volta nel mentre e allora non ho avuto scelta se non dormire qui. Non avrei mai potuto svegliarti dopo che avevi faticato tanto per avere un sonno sereno e volevo permetterti di riposare in pace, per questo sono rimasta.” Lasciò scivolare le mani giù dalle mie spalle e abbassò lo sguardo, che ora pareva lievemente colpevole. “Mi dispiace aver fatto tutto questo senza il tuo permesso, ma ti assicuro che non era per secondi fini o pietà. Volevo solo che dormissi sereno per stanotte.”
 
La sua spiegazione mi lasciò senza parole. Davvero aveva fatto tutto questo solo perché mi aveva visto col sonno agitato? Non avevo esattamente avuto incubi, ma la discussione con Elsha mi aveva tormentato per tutta la notte, o meglio quasi tutta… Ecco perché da un certo momento in poi mi sono sentito meglio e avevo come la sensazione che qualcuno mi stesse abbracciando… E l’ha fatto perché si è preoccupata per me?
Dovevo ammetterlo: più conoscevo quella diavola, più mi sembrava inusuale. Vero che i Gremory erano una famiglia particolarmente gentile e generosa coi suoi parenti e sudditi… Ma addirittura con un semi-estraneo come me? Vero che ormai avevamo stretto un legame e che consideravo lei e i suoi servi quasi come degli amici, ma non riuscivo a credere che si fosse davvero preoccupata tanto per me solo per avermi visto dormire male. Ero più confuso che mai, ma di certo non arrabbiato. Come avrei potuto esserlo? “Rias… Io…”
 
L’improvviso bussare alla porta mi interruppe di colpo. “Zayden-san? Sei sveglio? È ora di colazione!”
 
Asia! Accidenti! Non ho più controllato l’ora! “Ehm… S-sì! Sono sveglio! Vai pure avanti e-e ti raggiungo!”
 
“Zayden-san, va tutto bene? Sembri molto agitato!”
 
“Cosa? Ma no, figurati! Sto benissimo, non preoccuparti!” Sarà meglio che non mi veda con Rias, in queste condizioni per giunta! Giusto, Rias! Come le spiego che cosa ci fa qui e com’è arrivata?
 
“Non preoccuparti, Asia, sta bene sul serio. Puoi darci qualche minuto che ci prepariamo?” intervenne in quel momento Rias, un’espressione totalmente rilassata e sorniona in volto. Maledizione, rossa! Che ti salta in mente ora?!
 
Dall’altra parte della porta calò un silenzio talmente assoluto che mi agitai. Come diamine aveva reagito Asia nel sentire la voce di Rias? La mia domanda trovò presto risposta quando la porta si aprì di scatto circa una decina di secondi dopo. Asia stava in piedi sulla soglia e ci fissava con aria più scocciata e nervosa che sconvolta o sorpresa; tremava addirittura da capo a piedi e la mia preoccupazione non poté che aumentare. “Ehm… Asia?”
 
Per tutta risposta lei entrò quasi correndo in camera, afferrandosi nel contempo la maglietta e sfilandosela. “Mi spoglierò anch’io! Non voglio essere lasciata indietro!”
 
What the fuck?! BUT WHY?!
Era chiaro: non avevo più diritto a mattine tranquille!
 
*
 
“…e visto che lui si è rifiutato di farmi dormire sul divano e che anch’io non volevo che ci dormisse lui per causa mia, abbiamo deciso di condividere il suo letto. Ed ero nuda perché non riesco a dormire bene coi vestiti addosso. Ecco tutto” concluse la sua spiegazione Rias rivolgendo ad Asia un sorriso gentile. “Non è successo nulla di preoccupante, insomma. Puoi stare tranquilla, Asia.”
 
La mia sorellina adottiva sembrò calmarsi quasi del tutto; notai che era ancora un pochino turbata, ma almeno non gridava più assurdità come quella di prima. ‘Non voglio essere lasciata indietro!’? Ma che significava? Boh.
Tornai a concentrarmi sulla colazione che stavo preparando. Era meglio sbrigarsi per non fare tardi a lezione. Vero che la scuola non mi entusiasmava più granché, ma ci tenevo che la mia media e la mia condotta rimanessero stabili, perciò non mi piaceva arrivare in ritardo. Osservai con un sorriso le uova cuocersi fino a che l’albume non divenne solido e il bacon scottarsi al punto giusto da essere croccante senza però risultare bruciacchiato, li feci saltare sulla padella un’ultima volta e infine li versai in tre piatti, due uova e una fetta di bacon per ciascuno. Soddisfatto, ne posai due davanti alle ragazze e l’ultimo lo tenni per me. “Ecco qua. Oggi colazione all’occidentale! Spero vi piaccia” dissi sedendomi davanti a loro.
 
“Grazie, Zayden” mi rispose Rias sorridendo gentile.
 
“Grazie infinite, Zayden-san!” esclamò Asia raggiante.
 
Entrambe batterono poi le mani pronunciando: “Itadakimasu!” prima di iniziare a mangiare. Osservai il volto di Asia allargarsi nella solita espressione estasiata, mentre quello di Rias assunse un buffo incrocio tra il sorpreso e il gioioso.
 
“Oh, è buono davvero!” mi disse la rossa. “Blake-san non mentiva quando hai detto che sei bravo ai fornelli. Da quando vivo qui, mangio raramente cibo occidentale, ma devo ammettere che questo che hai preparato mi piace molto!”
 
“Hai visto, Buchou-san? Te l’avevo detto che Zayden-san era bravissimo a cucinare!” aggiunse Asia con un gran sorriso, assaporando la propria colazione.
 
Sorrisi gentilmente ad entrambe. “Grazie mille. Sono contento che apprezziate!”.
Eheh! Chi ha detto che i liceali maschi non sanno cucinare? Venga da me a dirmelo quel coglione, che gli schiaffo in faccia le loro espressioni prima e gli tiro un calcio in culo poi!, pensai sentendo un certo orgoglio montare dentro di me. Ero sempre contento e fiero quando la mia cucina era apprezzata: mi dimostrava che non ero bravo solo a suonare, combattere e uccidere. Chissà, magari un giorno, se saremo in pace e io sarò ancora vivo e avrò portato a termine i miei obiettivi, potrei aprire un ristorante o una tavola calda… Meglio una tavola calda: si possono servire più tipi di clienti e tutti alla pari! Shokugeki No Soma docet!
 
[Pensavo che volessi diventare una rockstar in quel caso…]
 
Oh, tu ora mi parli di nuovo? Cos’è, ti stai già sentendo di nuovo solo?
 
Ddraig emise un cupo ringhio. [Santo cielo, come ti odio quando fai così…]
 
Hm! Io odio te quando rompi le balle come prima, quindi… Ci zittimmo entrambi per circa una decina di secondi, poi decisi di sputare l’osso. Comunque non mi dispiacerebbe fare entrambi i lavori. Sarebbe bello poter unire le mie diverse passioni e riuscire a perseguirle entrambe…
 
[…Spero davvero che tu ci riesca, partner.]
 
Sinceramente lo spero anch’io. Grazie, compagno.
Ingoiai un boccone di uovo con bacon prima di parlare stavolta nel mondo reale: “Dunque, cosa ci aspetta oggi? Che attività abbiamo in programma? Ieri non ci hai più detto niente, alla fine.”
 
“Hai ragione, perdonatemi” rispose Rias bevendo un sorso della spremuta che avevo messo in tavola prima del cibo. “Oggi e nei prossimi giorni dovremo allenarci tutti quanti molto duramente perché tra circa una settimana ci aspetta una difficile sfida.”
 
La sua serietà sorprese sia me che Asia. “Oh? E sarebbe?” domandai.
 
La rossa mi sorrise in modo strano. “Il Torneo della Palla della Kuoh Academy!”
 
…Il che cosa?!
 
“E tu avrai un ruolo fondamentale in tutto questo: sarai l’allenatore!”
 
…Io sarò chi?!
 
*
 
BANG!
 
La mazza d’acciaio colpì la palla con tanta forza da creare una sorta di tuono.
Vedendola roteare in aria a velocità folle, misi tutta la mia forza nelle gambe e balzai in alto per afferrarla col guantone che avevo infilato sulla mano sinistra. L’impatto con il mio palmo rivestito fu abbastanza forte da creare una piccola onda d’urto che mi fece drizzare i capelli della frangia per un attimo; stretta bene la palla, mi girai ancora a mezz’aria per riatterrare in piedi con un leggero tonfo.
“Niente male, Koneko. Davvero niente male! Hai indubbiamente un futuro come battitrice!” dissi sorridendo alla giovane Torre, la quale stringeva tra le mani la suddetta mazza con cui aveva battuto la palla dopo che gliel’avevo tirata contro. Lei mi rispose con un cenno affermativo, ma non avevo affatto finito: “Tuttavia, la potenza è stata troppa. Per me o per voi diavoli andrebbe più che bene, ma per degli umani sarebbe eccessiva. Anche riuscissero in qualche modo a prenderla, il malcapitato si ritroverebbe un braccio rotto, o peggio, strappato. A occhio e croce, direi che, se riducessi la forza che hai appena usato a un terzo, essa basterebbe per essere imprendibile alla maggior parte degli umani, senza dare l’idea di essere per forza qualcosa di innaturale. Esercitati a tirare con tale livello di forza.”
 
“…Ricevuto.”
 
“Proprio quello che mi aspettavo.” Mi voltai in direzione della nuova voce per vedere Rias avvicinarsi al mio fianco. “Immaginavo che, vista la tua precedente scuola e vita in Occidente, tu fossi un esperto in sport come il baseball e sono felice di vedere che non mi sbagliavo! Con un allenatore come te, sarà più facile vincere!”
 
Scossi la testa, vagamente divertito. “Lusingato di essere visto come uno sportivo tanto abile, ma ricordati che sto usando tutte conoscenze che ho imparato semplicemente da ciò che ho visto o letto. Non credo di poter essere considerato all’altezza dei veri allenatori…”
 
Rias mi sorrise. “Sei troppo modesto. Fidati, ci stai facendo un grosso favore e aiuto. Grazie a te, la vittoria al Torneo della Palla è assicurata!”
 
Il Torneo della Palla, come mi aveva spiegato quella mattina Rias, era uno dei più grandi eventi della Kuoh Academy. Complessivamente, in questo evento, c’erano tornei per tutti gli sport che prevedevano l'uso di una palla, quali calcio, tennis, basket e baseball. Queste gare avvenivano tra le varie classi e, ovviamente, anche tra i club. Tutti erano tenuti a partecipare, anche quei club che non erano sportivi, dunque anche il nostro Club di Ricerca dell’Occulto avrebbe dovuto prendervi parte. L'attività sportiva a cui i club avrebbero dovuto partecipare veniva annunciata giorno per giorno e, quando i numeri dei membri dei club che dovevano affrontarsi differivano, allora, per correttezza, si impostava un numero massimo di giocatori per non agevolare i club con più membri. Secondo l'annuncio del Consiglio studentesco, alcuni sport richiedevano più giocatori, quindi avremmo dovuto fare in modo di avere qualche riserva. Infine, vista la grande quantità di sport previsti, Rias aveva deciso che avremmo dovuto allenarci a praticarli tutti per capire dove potevamo avere più possibilità di successo. E avendo deciso di iniziare col baseball, nel pomeriggio, a lezioni finite, ci eravamo trovati tutti insieme per fare pratica e lei aveva deciso di affidare a me le direttive dell’allenamento poiché il baseball, come anche la maggior parte degli altri sport con la palla, era praticato soprattutto in Occidente, di conseguenza io me ne intendevo di certo più di loro.
L’entusiasmo che loro tutti dimostravano per quell’evento mi divertiva, ma era meglio assicurarsi che non si montassero la testa. “Stiamo andando bene, è vero, ma ricordati che è sempre bene non abbassare mai la guardia. Anche il più debole dei giocatori può ribaltare la partita se gli si presenta la giusta occasione ed è abbastanza sveglio da coglierla. Perciò sarà meglio impegnarsi ancora di più.”
 
Rias mi guardò con sguardo deciso prima di annuire. “La mia intenzione è proprio quella. Non importa chi dovremo affrontare, noi ci impegneremo sempre e comunque. Ora, direi che le battute possono bastare. Koneko, tu sarai il nostro quarto battitore. Sei d’accordo, Zayden?” Al mio cenno affermativo, tornò a rivolgersi a tutti: “Adesso faremo pratica nel prendere la palla. Mettetevi i guantoni e posizionatevi su tutto il campo!”
 
Non avevo mai visto Rias così di buon umore. Dovevano piacerle proprio tanto queste iniziative scolastiche. Mi accostai ad Akeno per sussurrarle: “Ma è il Torneo della Palla a piacerle tanto o è sempre così entusiasta quando ci sono simili eventi?”
 
La Regina del gruppo Gremory ridacchiò divertita. “Sempre stata così, fin da piccola. Adora qualunque tipo di evento scolastico e di competizione sportiva, quasi come se fossero delle prove per il suo futuro nei Rating Game. Inoltre, sembra sempre divertirsi tanto nel parteciparvi.”
 
“Vedo. Cavoli se vedo. Chi l’avrebbe mai detto.”
 
Intanto Rias dava disposizioni una dopo l’altra. “Come ha fatto notare Zayden, noi diavoli abbiamo capacità fisiche superiori a quelle degli esseri umani, dunque questi allenamenti non ci servono solo per imparare a giocare al meglio, ma anche a saperci controllare appieno, altrimenti rischieremmo di far male agli altri giocatori. La teoria l’abbiamo già studiata, ora è tempo di impegnarsi nella pratica!” E fece per lanciare la palla verso Akeno. “Forza, cominciamo!”
 
Accidenti se è fomentata a bestia! Emana più energia di una pila elettrica!
 
“Ora tu, Asia! Prendila!”
 
“Aaau-aaau-aaaauuu! Ahia!”
 
In una dimostrazione di abilità sportiva praticamente sotto zero, Asia mancò la palla tiratale da Rias e questa, chissà come, finì tra le sue gambe e la fece inciampare, mandandola a rovinare col sedere per terra. Come avevo già avuto modo di notare a educazione fisica, Asia non era proprio tagliata per gli sport: la sua scarsa esperienza con i vari tipi di attività fisica e la sua timidezza la rendevano terribilmente goffa e spesso finiva per inciampare persino dove il terreno era piatto e privo di ostacoli. Povera la mia sorellina, sarà dura per lei questa competizione…
 
“Asia, se non riesci a prendere la palla al volo, devi andare a recuperarla!”
 
“S-sì!”
 
Un’altra cosa che avevo notato essere cambiata in Rias era il suo atteggiamento verso le partite: vero che anche prima le prendeva molto sul serio, ma adesso se ne preoccupava ancora di più, elaborando allenamenti più numerosi e duri e cercando di individuare e correggere ogni falla nelle abilità e capacità del gruppo. A quanto pareva, la sconfitta contro di me l’aveva motivata a non subirne un’altra e, per questo, ora s’impegnava più che mai per evitare di perdere di nuovo. Con me era stata fortunata in fin dei conti, ma sapeva che, se avesse perso contro qualcuno più crudele o perfido, le conseguenze sarebbero potute essere irreparabili e tragiche sia per lei che per il suo intero gruppo. Non potei non sorridere: quella ragazza doveva ancora crescere molto, indubbio, ma imparava in fretta e sapeva trarre esperienza molto bene da ogni evento che viveva. Aveva tutte le carte in regola per essere un’ottima leader e combattente in futuro.
 
“Il prossimo sei tu, Yuuto! Prendila, forza!”
 
Seguii la palla scagliata dalla rossa attraversare l’aria diretta verso Kiba, aspettandomi di vedere un tipo rapido come lui prenderla al volo con estrema facilità… Per questo, rimasi allibito per un attimo quando invece la palla colpì in testa il suo supposto ricevitore, il quale se ne stava imbambolato sul posto a guardare il vuoto come un pupazzo. Persino dopo la botta ricevuta, Kiba sembrò non essersi nemmeno accorto di nulla.
 
“Yuuto! Anche tu devi riuscire a prenderla al volo!”
 
Solo allora il Cavaliere si riscosse dal suo torpore e si guardò intorno con aria perplessa prima di parlare: “…Ah, mi dispiace, Buchou. Non stavo prestando attenzione.” Si chinò a raccogliere la palla e la ritirò a Rias.
 
Quest’ultima sospirò e gli si avvicinò. “Yuuto, che cosa c’è che non va? Hai un’aria piuttosto strana e a malapena ci dai retta. Per caso non ti piace il baseball?”
 
“No, non è questo. Ma… Mi dispiace. Scusatemi un momento, ho bisogno di un sorso d’acqua.” E si allontanò verso gli zaini dove tenevamo bibite e tutto l’occorrente per gli allenamenti.
 
Rias non sembrava affatto convinta, ma non insistette e ci disse invece di prenderci una pausa di cinque minuti; dopodiché si mise in disparte a leggere un manuale sul baseball. “Ehi, Zayden, poi vorrei il tuo parere su un punto qui descritto” mi disse.
 
Le diedi il pollice in su per poi rivolgere la mia attenzione a Kiba. Non sapevo perché, ma il suo attuale umore mi preoccupava: sembrava particolarmente turbato da qualcosa ed era chiaramente nervoso, ma non capivo quale fosse la causa. Gli era forse successo qualcosa di brutto ultimamente? Non mi ricordavo di averlo mai visto così fino a…
Di colpo mi tornò in mente che era dal ritrovo a casa mia della sera prima, che Kiba aveva cambiato atteggiamento e, per la precisione, da dopo aver visto la mia foto al tempio della dea Amaterasu a Kyoto. Quella dove tenevo in braccio l’arma che aveva riconosciuto essere una Spada Sacra. È vero: ora che ci penso, nel momento in cui ha visto quella spada, si è incupito subito ed è diventato quasi freddo. Non l’avevo mai visto così… Possibile che c’entri qualcosa la Spada Sacra? Certo, le Spade Sacre sono le peggiori nemiche per un diavolo o qualsiasi altra creatura che usa il potere dell’oscurità, ma non sembrava l’odio o la paura che qualcuno può provare per un qualunque oggetto pericoloso. Sembrava qualcosa di più radicato e forte, molto più forte… Mi grattai il mento pensieroso, cercando di mettere a fuoco l’espressione che avevo visto Kiba assumere la sera prima. Chissà perché mi era incredibilmente familiare e questo non mi piaceva.
 
I miei pensieri vennero interrotti dall’urlo di Rias: “Ok, riprendiamo! Forza!”
 
Santo cielo, quanto entusiasmo! Sentirla così e vedere il suo spirito competitivo mi fecero sorgere un paragone spontaneo: “Come vuoi, Agente Carolina…”
 
Lei mi guardò confusa. “Agente cosa?!”
 
“Non hai mai sentito parlare della serie ‘Red Vs Blue’?”
 
“Ehm… No?”
 
Ahiahiahi! Non ci siamo proprio, no! Occorre rimediare! “Stasera, dopo cena, vieni da me.”
 
Rias assunse un’espressione allibita. “Da te? Mi stai invitando a casa tua solo noi due?!”
 
“Aha. Esatto. Suppongo che un’amante del Giappone come te conosca e ami gli anime, giusto?” Lei annuì. “Beh, sappi che l’Oriente non è l’unico con serie animate di notevole calibro e ritengo sia tempo che te ne mostri un esempio. Vedrai: ti si aprirà un nuovo mondo!”
 
“D-devo prenderlo come u-un... a-appuntamento?”
 
Osservando la sua espressione incredula e udendo il suo balbettio non potei non ghignare. Sapevo che avrebbe reagito così: piccolo payback per l’entrata in club, ahahah! In ogni caso, l’idea in sé della maratona RVB insieme mi allettava parecchio. Non avrei mai previsto uno sviluppo così… Ma qualcosa mi dice che sarà molto interessante…
 
*
 
Una settimana dopo…
 
 
Camminavo attraverso uno dei corridoi della scuola, diretto verso l’aula di Asia per farle compagnia durante il pranzo, osservando i volti dei vari studenti che mi passavano accanto o sorpassavo. Ormai mancavano meno di 48 ore all’inizio del Torneo della Palla e tutti sembravano iniziare ad essere un pochino nervosi, anzi alcuni sembravano parecchio nervosi… Doveva essere un evento davvero apprezzato e ben considerato per essere preso tanto seriamente dall’intero istituto.
Arrivato alla porta della classe, lasciai uscire alcuni studenti per poi sbirciare dentro in cerca della mia sorellina adottiva. La individuai che parlava con un’altra ragazza della sua età che portava lunghi capelli castani avvolti in due trecce che le cadevano sulle spalle e un paio di occhiali da vista sugli occhi. La riconobbi subito e non potei non sbuffare scocciato: Aika Kiryu, studentessa del secondo anno nonché pervertita di prim'ordine. Era colpa sua se ultimamente Asia sembrava comportarsi in maniera più spinta del solito, ci avrei scommesso!

 

Bussai alla porta per attirare la loro attenzione. Era meglio tenere quelle due separate il più possibile! “Asia! È ora di pranzo, vieni!”
 
Kiryu mi rivolse uno sguardo enigmatico, prima di mutarlo in uno malizioso. “Asia, sembra che il tuo fidanzato Paladino ti stia chiamando.”
 
“F-fidanzato?!” fu la balbettante risposta della mia sorellina adottiva.
 
Appunto, lo sapevo! “Ehi, Kiryu! Smettila di metterla in imbarazzo con queste sciocchezze! E basta con quel nomignolo, sai che non lo sopporto!”
 
“Eh? Sciocchezze? Vuoi dire che mi sbaglio? Ma voi due state sempre insieme, così ho pensato che foste fidanzati.”
 
“Q-questo è… AUU…”
 
Era meglio salvare quella poverina prima che il rosso sul suo volto diventasse viola scuro e perdesse i sensi. “Primo, tu ti fai troppi voli pindarici. Secondo, il mio modo di rapportarmi con altre persone non è affar tuo.”
 
“Hmmm. È così dunque? Però voi due sembrate una coppietta. Siete sempre insieme e andate molto d'accordo, proprio come se foste fidanzati. So anche che voi due vivete nella stessa casa, giusto? Un ragazzo e una ragazza che vivono sotto lo stesso tetto… Che vorrà mai significare?” Kiryu s’interruppe per fare una risatina perversa che non mi piacque affatto. “A proposito, io sono quella che le ha suggerito di farvi il bagno insieme! Allora? Vi è piaciuto?”
 
“Che cosa?! Quindi sei tu la colpevole! Avrei dovuto immaginarlo che solo tu potevi darle un consiglio simile in un modo tanto contorto!”
 
“Oh? E cosa ci sarebbe di così contorto?”
 
“Beh, tanto per cominciare, quella cazzata che in Giappone si fa il bagno insieme ad una persona importante per te è appunto una mera cazzata, di certo non una normalità come l’hai presentato a lei! E poi guarda che io non ho di certo accolto Asia in casa mia per approfittarmi di lei! Non aveva un posto dove stare e io ho fatto solo ciò che qualunque vero amico avrebbe fatto! Infine ricorda che lei è la mia importante sorellina acquisita! Mi sembra più che normale passare molto tempo con lei!”
 
“Tu dici questo, eh? Che strano. Eppure Asia mi ha-”
 
Venne interrotta bruscamente quando le mani di Asia le coprirono la bocca. “Aaaah! Ti prego, non dire altro, Kiryu-san!”
 
Ok, ora basta! Le pagliacciate finiscono qui! “Forza, Asia, andiamo! Dobbiamo sbrigarci a pranzare perché poi Rias ci vuole nella sala del Club, ricordi?”
 
“Eh? Oh sì! Giusto!” rispose lei lasciando andare Kiryu e trotterellando verso di me. “Ci vediamo, Kiryu-san!”
 
“A presto, Asia! E mi raccomando: fate i bravi voi due!”
 
“Oh, ma falla finita una buona volta!” sbottai quasi trascinando Asia fuori dalla classe. Certo, i due pervertiti della scuola saranno anche stati quei due pirla di Matsuda e Motohama, ma pure Kiryu non scherzava, anzi! Avevo la netta impressione che la peggiore tra loro fosse proprio lei. Tsk!
Scacciai quei pensieri e, trovato un posto tranquillo, ci mettemmo a pranzare; nel contempo, non potei non chiedermi di cosa ci avrebbe parlato stavolta Rias.
 
*
 
“Oh. Questa poi…”
Dovevo ammetterlo: di tutte le sorprese che mi ero immaginato, questa non l’avevo proprio prevista.
Insieme a noi, nella sala del Club di Ricerca dell’Occulto, c’erano altre tre persone estranee ad esso ma che mi erano familiari. Un giovane ragazzo, probabilmente del secondo anno, con corti capelli biondi, occhi grigi e un fisico tonico e magro, una bellissima ragazza con corti capelli scuri, penetranti e severi occhi viola dietro un paio di occhiali da vista e un fisico snello e atletico e un’altra bellissima ragazza con capelli neri lunghi fino alle ginocchia, occhi eterocromatici nei quali il destro era marrone chiaro e il sinistro viola ed entrambi erano anch’essi nascosti dietro un paio di occhiali da vista e un fisico slanciato e formoso. Quando fissai queste ultime, di colpo mi ricordai chi erano: membri del Consiglio Studentesco! E la ragazza occhialuta coi capelli corti, in particolare, era la Preside di suddetto Consiglio in persona, Sona Shitori!

 

“Che sorpresa, non mi aspettavo tale visita. È un piacere rivederti, Sona-Kaichou” dissi rivolgendomi a quest’ultima. Non era certo la prima volta che la vedevo: da quando Rias mi aveva ‘costretto’ ad unirmi al suo club, diversi lavoretti che avevo dovuto fare per lei mi avevano messo a diretto contatto con i membri del Consiglio, Preside -o Kaichou come la chiamano loro- compresa. In particolare, quando avevo contribuito per la ristrutturazione del piano inferiore dell’istituto e della nuova palestra, ero stato alle sue direttive e a quelle della sua seconda, Tsubaki Shinra -che ora riconoscevo nella ragazza coi capelli lunghi e l’eterocromia-, per poter svolgere quel compito al meglio. Non avevo mai avuto dialoghi particolarmente lunghi o importanti con lei finora, ma ero riuscito lo stesso a capire piuttosto bene il suo profilo: severa e seria nei suoi compiti di Kaichou al punto da sembrare quasi una stakanovista, Sona Shitori era la terza studentessa più popolare della scuola dopo Rias e Akeno, mentre Tsubaki Shinra era la quarta, ma tra le femmine Sona era forse persino più ammirata delle prime due proprio per questa sua personalità laboriosa e responsabile. Personalmente, anche se era una ragazza di poche parole, non mi dispiaceva affatto come tipa: ammiravo il modo in cui prendeva seriamente il suo compito e s’impegnava in ogni suo dovere, poiché era chiaro che le importava molto e desiderava fare del suo meglio per la Kuoh Academy e gli studenti.
 
“Il piacere è tutto mio, Ward-san” mi rispose lei con tono serio ma gentile. “Non sono mai riuscita a ringraziarti abbastanza per la mano che ci hai dato con le ristrutturazioni dell’istituto. Sei stato davvero prezioso, sappilo.”
 
“Ah, non dirlo nemmeno. Era il mio compito ed era dunque mio dovere assolverlo al meglio delle mie possibilità. Comunque, come mai siete qui? Non credo sia solo per ringraziarmi, giusto?”
 
Sona sembrò sorprendersi. “Oh? Dunque non gli hai ancora detto di noi, Rias?”
 
“Mi dispiace, non ne ho più avuto modo.”
 
“Dirmi cosa?”
 
Stavolta fu Akeno a rispondermi: “Vedi, Zayden-kun, il vero nome della Preside del Consiglio Studentesco è Sona Sitri. È una diavola nobile e la prossima erede della casata Sitri.”
 
Cosa, sul serio?! Pure loro?! In quel momento, mi concentrai meglio su Sona e gli altri due membri del Consiglio presente e percepii subito in loro un’aura oscura fin troppo simile a quella di Rias e degli altri. Ora mi spiego perché sentivo di continuo un’aura demoniaca avvolgere praticamente tutta la scuola. Non poteva infatti essere solo il gruppo Gremory a produrre così tanta energia… E mi ci è voluto così tanto per accorgermene? Tsk! O i miei sensi non sono ancora al 100% o ho dato troppo per scontato che gli unici esseri sovrumani qui dentro fossimo io e i membri del Club… In entrambi i casi, vergognati, Zayden Ward! Devi fare più attenzione a coloro che ti circondano!
In ogni caso, i Sitri, eh? Mi ricordavo di loro: una casata nobile dei diavoli appartenente come i Gremory ai 72 Pilastri degli Inferi, le più importanti di tutte. Dunque questa scuola ospitava le ereditiere di due delle famiglie di diavoli più potenti insieme ai loro servi? Cazzo, la concentrazione di poteri qui presente mette a disagio. Ci credo che arrivano sempre guai…
Mi ricomposi in fretta. “Urca, questa sì che è una sorpresa. Di solito non mi sfuggono certi ‘dettagli’, dovrò prestare più attenzione ad ogni singolo angolo di questo posto. Dunque suppongo siate venuti qui per fare le corrette presentazioni, giusto? In tal caso, di nuovo piacere, Sona Sitri. Sono Zayden Ward, attuale Sekiryutei, studente del vostro istituto e membro del Club di Ricerca dell’Occulto.”
 
Sona ricambiò il mio inchino. “Il piacere è tutto mio, Zayden Ward. Sono Sona Sitri, discendente della casata Sitri e Preside del Consiglio Studentesco della Kuoh Academy. E loro sono la mia Regina Tsubaki Shinra e l’ultimo servo unitosi alla mia famiglia, il mio Pedone Genshiro Saji.”
 
“Sono Tsubaki Shinra, del terzo anno, Regina di Sona-Kaichou e Vicepreside del Consiglio Studentesco. Molto piacere” disse la ragazza inchinandosi elegantemente.

 
 
“Sono Genshiro Saji, del secondo anno, Pedone di Sona-Kaichou e membro del Consiglio Studentesco. Per favore, prendetevi cura di me!” si presentò il giovane rivolgendoci a sua volta un cortese inchino.

 
 
Rias fece un passo avanti. “Lieti di conoscerti, Saji-kun. Lei invece è la mia nuova serva carina, Asia Argento. Il mio ultimo Alfiere.”
 
“S-sono Asia Argento! Per favore, abbiate cura di me!” esclamò Asia, nervosa come suo solito. Certo che era proprio una cucciola in questi casi!
 
In quel momento, mentre ci presentavamo, ebbi un pensiero: “Dunque sono ben due le famiglie nobili di diavoli che governano la Kuoh Academy?”
 
“In un certo senso, sì” mi rispose Akeno. “I Gremory controllano questa scuola soprattutto la notte, ma durante il dì, siccome è sotto la direzione del Consiglio, sono invece i Sitri a controllarla. Si dividono in questo modo il suo governo.”
 
“Capisco. Interessante oltre che sorprendente: non sento spesso famiglie nobili che accettano di-” M’interruppi di colpo. Era già da un po’ che mi sembrava di sentire uno strano odore nella sala, ma ora che avevo aumentato la concentrazione sui miei sensi dopo le rivelazioni di Sona, lo sentivo più chiaramente e proveniva da…
I miei occhi si concentrarono su Saji. “Tu!”
 
Lui mi osservò nervoso quando vide l’intensità del mio sguardo. “I-io cosa?!”
 
Senza dargli tempo di rispondere o reagire, azzerai la distanza tra noi e gli presi la testa inclinandola in avanti e annusandolo meglio. Non c’erano dubbi, quest’odore era… Per avere ulteriori conferme, gli rialzai la testa e, ignorando le sue proteste, gli esaminai prima gli occhi e poi l’interno della bocca e i denti, per poi seguire la direzione in cui quell’odore era più forte; così mi fermai sulla sua mano destra e lì la traccia era più intensa che mai. Vuoi vedere che…
 
“E-ehi! Che diamine stai f-facendo?! K-Kaichou, aiuto!” sentii Saji praticamente strillare. Seriamente, gli bastava così poco per andare nel pallone?!
 
“Non fare tanto la checca e stai fermo! Adesso un piccolo stimolo…” Presi la sua mano destra nella mia e feci comparire il Boosted Gear per poi trasferire una piccola quantità di energia nella mano del ragazzo. Un istante dopo, un curioso oggetto a forma di testa di rettile comparve in un bagliore viola sul dorso della sua mano, legato ad essa come una specie di bracciale o guanto. “…e bingo! Proprio come pensavo! Così anche tu hai una Sacred Gear di tipo drago, eh?”
 
Saji mi guardò sconvolto. “M-ma come facevi a..?”
 
Io gli lasciai la mano e mi picchiettai il naso. “I miei sensi sono molto più acuti del normale e conosco molto bene l’odore dei draghi, visto che ne possiedo uno dentro la mia anima. Da quando sei qui, ho sentito quell’odore e, quando mi sono accorto che proveniva da te, ho immaginato che potessi avere una Sacred Gear simile alla mia. Così ho cercato il punto del tuo corpo in cui l’odore era più forte e ho poi immesso in quel punto una piccola quantità di energia draconica per far uscire allo scoperto la sua fonte. Poteri simili si richiamano a vicenda, lo sapevi?”
 
“Oh… C-capisco…”
 
“E per giunta, l’odore di drago di quella Sacred Gear è decisamente intenso. Devi essere in possesso di uno spirito potente, o sbaglio?”
 
“Eh-hem.” Quel colpo di tosse richiamò la nostra attenzione su Sona. “Per quanto ammetta di essere sorpresa nel vederti scoprire le sue capacità così presto, non credi che sia decisamente poco educato annusare in quel modo gli altri come un cane da tartufo?”
 
La guardai inarcando un sopracciglio. “Sempre inflessibile, vedo. Normalmente ti direi di non darmi ordini o farmi prediche perché non sei né il mio capo né mia madre, ma ammetto che stavolta sono in torto io. Quindi, scusami, Saji. Suppongo che l’entusiasmo di aver incontrato un altro possessore del potere dei draghi mi abbia fatto agire senza pensare.”
 
“N-non c’è problema, non preoccuparti” rispose lui prima di fissarmi con uno sguardo tra il curioso e il timoroso. “Dunque sei tu il famigerato Sekiryutei che ha sconfitto Raiser Phoenix per salvare Rias Gremory dal suo matrimonio?”
 
“In carne e ossa, mio giovane compagno. Mentre invece quella tua Sacred Gear contiene..?”
 
“La mia Sacred Gear è l’Absorption Line e ha-”
 
[Oh, capisco. Dunque è Vritra.]
 
L’improvviso intervento di Ddraig ci ammutolì. Io osservai Saji con occhi nuovi. “Vritra? Il Re Drago? Avevo sentito che la sua anima era stata sigillata in quattro diverse Sacred Gear… Quindi quella è una di esse?”
 
“Eh? Oh… Sì… Sì, esattamente.” La mia conoscenza sembrò lasciare Saji un po’ deluso. Voleva così tanto potermi dire lui quelle cose?
 
“Sei molto informato” fece Sona rivolgendo poi un’occhiata a Rias. “Non mi avevi mai detto che sapeva così tante cose.”
 
La rossa si limitò ad alzare le spalle. “In realtà, lo sto scoprendo anch’io. Ogni giorno di più.”
 
Rivolsi ad entrambe un ghigno. “Come credete sia arrivato dove sono oggi? Non cerco solo la forza, ma anche la conoscenza. Il sapere è la chiave per il futuro dal mio punto di vista.”
 
“Oh?” Sona mi rivolse un sorrisetto che mi stupì: raramente l’avevo vista sorridere. “Sei un tipo sempre più interessante, Ward-san.”
 
Le risposi con il gesto della vittoria usando la mano avvolta nel Boosted Gear. In quel momento decisi di presentare anche il mio compagno: “Ah, quasi dimenticavo: lui invece è Ddraig, il Drago Celeste qui sigillato nonché mio compagno. Ddraig, dì ciao, da bravo.”
 
[Non parlarmi così! Non sono il tuo cagnolino!] sbottò lui suscitandomi una risatina. [Che tipo… Comunque, molto piacere, Sona Sitri. E anche a te, possessore di Vritra. A proposito, per caso sei già entrato in contatto con lui?]
 
La domanda fece rabbuiare Saji. “In realtà, no. Non ancora. Ogni tanto ci provo, ma finora non ho ricevuto risposta.” È una impressione o di colpo il suo atteggiamento verso di me si è fatto più freddo di colpo?
 
[Non sono molto sorpreso: a differenza di me, l’anima di Vritra fu appunto divisa in quattro parti sigillate in quattro diverse Sacred Gear, dunque quella che hai lì dentro è solo una parte della sua anima. È ben più difficile da contattare e ascoltare della mia. Tuttavia, non scoraggiarti: se perseveri e continui a diventare più forte, un giorno ce la farai di sicuro a risvegliarlo.]
 
Stavolta il giovane parve ringalluzzirsi. “Davvero?! Se me lo dice un Drago Celeste, il Sekiryutei per giunta, non posso non crederci! M’impegnerò a fondo, parola mia!”
 
Il suo entusiasmo mi divertì. Intravedo un certo potenziale in questo ragazzo. Un giorno chissà…
 
“Conoscere il Sekiryutei e ricevere anche un consiglio da quest’ultimo per il mio servo. Mi sento piuttosto fortunata oggi.” Sona mi fece un inchino. “Un piacere davvero, Ddraig-san.”
 
[Uhuhuh… Essere lodato dall’erede di uno dei più potenti clan dei diavoli. Di certo è una cosa che non mi è successa spesso. Non è così male.] La voce di Ddraig conteneva una certa soddisfazione. Tipico dei draghi essere vanitosi… Tsk!
 
Sona sorrise di nuovo, poi i suoi occhi tornarono a incrociare i miei e ritornò molto seria. “Comunque sono venuta qui anche per un altro motivo. Non voglio entrare in conflitto con te, Ward-san, e Rias mi ha assicurato che non sei una minaccia, ma poiché, al momento, ai miei occhi rimani un’incognita visto che non fai parte di alcuno dei nostri gruppi, devo avvertirti: chiunque metta a repentaglio la vita tranquilla di questo istituto sarà automaticamente dichiarato mio nemico. Io amo questa scuola e, grazie al lavoro del Consiglio, la sua vita è serena e corretta come dovrebbe essere per ogni altra. Per questo, non perdonerò mai chi minaccerà di turbare questa pace, chiunque egli sia, Rias compresa. Te compreso. Mi capisci?”
 
La guardai con sguardo penetrante. “Mi stai forse minacciando, Sona Sitri? Tu credi davvero di poter minacciare me?” Per rafforzare le mie parole, iniziai ad espandere la mia aura e a rilasciare il mio istinto omicida.
Tutti s’irrigidirono istintivamente, Tsubaki e Saji si misero davanti a Sona per proteggerla, ma la prima era visibilmente nervosa e il secondo tremava terrorizzato; anche la loro padrona, per quanto si sforzasse di mantenere un’aria impassibile, notai che si stava agitando non poco. Rivoletti di sudore iniziavano a rigarle la fronte. Eppure non perse mai il contatto visivo con me.
Rias provò a farsi avanti per fermarmi, ma la zittii con un gesto secco della mano, sempre tenendo lo sguardo puntato in quello di Sona. Qualche secondo dopo, decisi che era abbastanza e repressi aura e istinto omicida sorridendole. “Hai avuto paura, ma sei stata comunque in grado di fronteggiarmi per il bene della tua scuola. Sono piacevolmente colpito, Sona Sitri, per questo ti do la mia parola: non ho alcuna intenzione dannosa verso la tua casa e nemmeno intendo turbarla. Finché starò qui, sarò semplicemente lo studente Zayden Ward, quello che vi ha aiutato con le ristrutturazioni. Puoi contarci.”
 
Sona parve rilassarsi e annuì soddisfatta. “Questo mi conforta. Grazie, Ward-san, e scusa se ti ho provocato, ma avevo bisogno di capirti meglio.” Si alzò in piedi e fece cenno a Tsubaki e Saji, ancora scossi, di seguirla. “Ora dobbiamo andare. Rias, ci rincontreremo quando il Torneo della Palla avrà inizio.” Un sorriso si allargò sul suo volto. “Non vedo l’ora.”
 
Rias le sorrise a sua volta. “Anch’io, Sona. Preparati perché intendo vincere io!”
 
“Lo vedremo. Per ora, a presto.” E uscì dalla sala seguita dal suo Pedone.
 
Io spostai la mia attenzione sulla rossa. “Hai lanciato il guanto di sfida, eh, Agente Carolina?”
 
La sua risposta fu un sorrisetto malizioso. “Puoi ben dirlo, Epsilon.”
 
Ma guarda, ha imparato bene! “Preferisco Church, prego.”
 
“Ma di che state parlando?” ci chiese Akeno e, voltandomi, notai che anche gli altri ci guardavano con le stesse facce interrogative.
 
Feci il segno del silenzio portandomi l’indice alle labbra. “Informazione riservata.”
 
*
 
Il giorno dopo…
 
 
BANG! BANG!
 
Gli spari indicarono l’inizio del Torneo della Palla. In un istante, i vari club iniziarono ad accumularsi nella palestra o nel campo all’esterno dell’istituto per le varie sfide, mentre gli altoparlanti facevano nuovi annunci praticamente ogni secondo. Accidenti se era un evento preso seriamente!
Da quello che mi avevano detto, la nostra prima gara sarebbe stata proprio un incontro di baseball. Mentre mi preparavo, vidi Asia fare stretching con Akeno, Koneko seduta a leggere un manuale di regole e Kiba che…guardava il cielo? Quel ragazzo sembrava con la testa tra le nuvole pure oggi. Iniziava a preoccuparmi… Prima che potessi chiamarlo, però, venimmo raggiunti da Rias, la quale sorrideva particolarmente eccitata.
 
“Uhuhuh abbiamo già la vittoria in pugno nello sport finale!” esclamò trionfante.
 
“A quale sport ti riferisci?”
 
“Dodgeball!”
 
“Ah…” Un ghigno mi si formò in faccia. “Interessante davvero…”
 
*
 
Interessante fu pure quello che mi ritrovai a vedere dopo la partita di baseball: un super duello a tennis tra Rias e Sona in persona! Soprattutto perché entrambe non si stavano chiaramente trattenendo nemmeno un po’, anzi! Ogni volta che una delle loro racchette colpiva la palla, un tuono risuonava per il campo da gioco e la palla veniva letteralmente sparata nella zona avversaria a velocità assurda! Eppure gli studenti che assistevano erano così entusiasti che ci prestavano a malapena attenzione! Avevano addirittura formato due masse umane ai due lati del campo, una per ciascuna duellante, e incitavano con cori degni della curva ultras di uno stadio di calcio! Saji, dalla parte di Sona, portava persino un’enorme bandiera su cui c’era scritto: ‘Consiglio Studentesco’. Roba da matti… O forse no, considerando che stavano combattendo con delle magliette corte ultra-aderenti e delle minigonne più svolazzanti degli striscioni pubblicitari portati dagli aerei… Non è così sorprendente che i maschi siano attratti come api sul miele da questa sfida, ma pure le femmine non scherzano. Che sia per quel continuo confronto tra fazioni studentesche opposte su chi è la ragazza migliore dell’istituto? Santo cielo, sono tutti partiti qui!
Osservando inoltre l’atteggiamento delle due diavole mi fu chiara un’altra cosa: per quanto fossero amiche, tra quelle due c’era anche un’accesa rivalità. Rivalità che ora era scoppiata senza più alcun freno. Ci avevo visto giusto ieri, alla fine della fiera. È proprio come Carolina quella rossa…
 
“Prendi questo! Shitori-style spin-ball!” Con quell’urlo, Sona colpì la palla con forza inaudita e questa si avvolse in un’aura azzurra per poi dirigersi verso Rias.
 
“Sei troppo ingenua! Prendi questo, Gremory stile counter!” Rias cercò di respingere la palla con la sua racchetta, ma questa cambiò direzione di colpo e toccò il suolo.
 
“15-30!”
 
Quel tiro ad effetto era fin troppo buono per essere naturale… Aspetta, stanno seriamente usando la magia ora?! Ragazze, siamo in pieno pubblico tra umani, cazzo! E tu, Sona, meno male che non volevi dare nell’occhio!
 
“Stai giocando proprio bene, Sona. Non potevo aspettarmi di meno dalla mia rivale.” Nonostante il punto subito, Rias era più carica che mai.
 
Sona ridacchiò in risposta. “Rias, non ti sei dimenticata della promessa che, se perdi, devi pagare l'udon con tutti i condimenti a Kobashiya, vero?”
 
“Certo che non l'ho dimenticato. Sarà la mia vergogna se tu riuscirai a gustarti quell'udon prima di me. Ecco perché vincerò sicuramente! Lo sapevi che ho 108 stili di palle magiche?”
 
“Accetto la tua sfida. Respingerò tutte le tue palle che entreranno nella mia zona.”
 
Fatemi capire. Stanno facendo tanto casino per una scommessa su chi dovrà pagare il cibo all’altra?! Addirittura usando la magia davanti agli umani in modo tanto esplicito?! Bella maturità…
 
[Non fare tanto il polemico, partner. È anche giusto svagarsi un po’ e prendere di tanto in tanto le cose alla leggera. E poi non vedi che tutti sono così presi da non accorgersene nemmeno? Sono sicuro che non lo farebbero se ci fosse un rischio serio di farsi scoprire.]
 
Oh? Hai molta fiducia in loro, Ddraig.
 
[Sono solo convinto che siano molto più coscienziose di quanto non sembrino. Dopotutto, se finora sono riuscite a mantenere l’equilibrio della scuola senza mai farsi scoprire, ci sarà un motivo, no?]
 
Hmm… Suppongo tu abbia ragione.
 
[Su, allora adesso non preoccuparti troppo e goditi lo spettacolo. So che in fondo anche a te sta piacendo molto…] E concluse con una gorgogliante risatina.
 
Avrei voluto replicare, ma in effetti aveva ragione lui stavolta. Bella vista dei loro splendidi corpi a parte, mi piaceva lo spirito competitivo che ci stavano mettendo. Sarebbe stata una bella partita da vedere ed ero proprio curioso di vedere chi avrebbe vinto alla fine…
Le mie aspettative non vennero deluse quando, dopo un incontro perfettamente bilanciato durato quasi mezz’ora, le racchette di Rias e Sona andarono in pezzi per la troppa forza e la magia usata e la sfida si concluse così in un pareggio. Un risultato prevedibile considerando che, a differenza di loro, quelle racchette erano oggetti normali… Però non potevo fare a meno di chiedermi come sarebbe andata a finire in uno scontro vero tra quelle due. Magari in un Rating Game… Sarebbe stato molto interessante da vedere…
Dopo quella partita emozionante, iniziò la seconda e ultima parte del Torneo della Palla, con la grande sfida finale tra club…
 
*
 
“Ruoto a sinistra! Ruoto a destra! Avanzo, balzo eeeeee… CANESTRO!”
Con quell’ultimo grido, schiacciai la palla da basket che avevo in mano dritta nel canestro avversario. Rimasi appeso un attimo ad esso per poi lasciarmi andare e tornare a terra proprio nel momento in cui una sirena segnò la fine della partita; diedi un’occhiata al tabellone: 80 a 0 per il mio club! Yay!
 
“Uao! Fantastico, Zayden-Kun! Sei fortissimo!”
 
“Vai, Paladino! Sei bellissimo! Il migliore!”
 
“Ti amiamo, Paladino!”
 
Tutti quei cori in mio onore, per la maggior parte provenienti dai membri del sesso opposto del pubblico, mi misero un po’ a disagio, più per quel maledetto nomignolo e per il fervore che ci stavano mettendo che per i cori in sé. Dopotutto anche al Lincoln ero stato più volte acclamato allo stesso modo durante le partite di pallacanestro, perciò ci ero abituato… Anche se non lo ero ancora del tutto agli sguardi delle ragazze, che parevano sul punto di stuprarmi sul posto… Donne…
In ogni caso, ero stato ben contento di sapere che la penultima sfida sportiva sarebbe stata proprio sulla pallacanestro, uno dei miei sport preferiti, e di conseguenza mi ero lasciato talmente trasportare che mi ero trattenuto ben poco, anzi per niente, visto che circa tre quarti di quei punti li avevo segnati solo io. Ma che ci potevo fare? Mi divertivo troppo a basket! Osservando però le facce abbattute dei nostri avversari mi dissi che forse avevo esagerato un pochino…
 
[Un pochino?! Partner, sembrava il primo tempo della partita Monstars - Tune Squad in Space Jam. Ci mancava solo che sul tabellone dei punti comparisse la frase “Kinda one-sided isn’t it?” al posto del punteggio. E meno male che eri stato tu il primo a dire che bisognava trattenersi perché avreste affrontato avversari umani.]
 
Ehi, Ddraig, sbaglio o oggi sei più polemico del solito? Non volevo esagerare così, ma sai che la pallacanestro mi rende un tantino.. euforico.
 
[Giusto un tantino… Vabbè, ormai quello che è fatto è fatto. Cerca almeno di controllarti per l’ultimo sport, o finirai per fare davvero molto male a un sacco di persone… E il dodgeball è già di suo un’attività rischiosa.]
 
Va bene, compagno. Messaggio ricevuto.
 
“Uao, ci sei andato davvero pesante!” Quella voce provocatoria mi fece capire che Rias mi si era avvicinata e mi voltai per incontrare il suo sguardo. “Credevo che volessi che ci andassimo piano con gli altri studenti…”
 
“Non mettertici anche tu, rossa. Mi sono già beccato la stessa ramanzina da Ddraig appena due secondi fa. E comunque non voglio sentirlo da quella che si è messa a usare la magia nel proprio incontro davanti a praticamente tutta la scuola.”
 
“Vero… Ma almeno io giocavo contro una mia pari, non dei semplici umani. Inoltre, non sono stata io la prima ad usare la magia in quell’incontro, no?”
 
Aprii la bocca per replicare, salvo poi accorgermi che aveva ragione lei. Sospirai. “Touché, rossa. Vedo che migliori a vista d’occhio negli scontri verbali, sei quasi un’avversaria alla mia altezza.”
 
Rias inarcò un sopracciglio. “Quasi? Posso affrontarti alla pari o superarti quando voglio!”
 
“Allora neghi di aver comunque usato la magia davanti agli umani?” Stavolta fu lei ad aprire la bocca senza però riuscire a dire nulla in replica. Ghignai. “Appunto. Quando riuscirai a battermi su tutta la linea, saremo alla pari. Ricordatelo!”
 
“Sei veramente stronzo a volte… Beh, lasciamo stare. Andiamo, la sfida finale ci attende e voglio una vittoria schiacciante anche lì!”
 
Feci scherzosamente il saluto militare. “Agli ordini, boss!”
Pochi minuti dopo, il nostro ‘campo di battaglia’ si era trasformato da uno di basket a uno di dodgeball e mi ritrovai a scattare da una parte all’altra della nostra metà di campo per evitare le palle che mi venivano scagliate addosso. Per la precisione, tutti i nostri primi avversari, facenti parte del club di baseball, mi stavano bersagliando con una violenza inaudita, visto che ai loro occhi ero l’unico che potevano attaccare.
Rias era una delle ‘Due Grandi Oneesama’ e l'idolo della scuola, dunque non potevano colpirla.
Akeno era l’altra delle ‘Due Grandi Oneesama’ ed era anche lei un’altra degli idoli della scuola, quindi non potevano colpire nemmeno lei.
Asia era conosciuta come 'l’Angelo' del secondo anno, bella, gentile e innocente, perciò non potevano colpirla.
Koneko era la ragazza lolita e anche la mascotte della scuola; si sarebbero sicuramente sentiti in colpa se l’avessero colpita.
Kiba era il nemico di ogni studente di sesso maschile della scuola per il suo successo con le ragazze, ma visto che queste avrebbero odiato a morte chiunque avesse osato sfiorarlo, i ragazzi non osavano nemmeno provare ad attaccarlo.
E infine c’ero io. Zayden Ward, il nuovo studente trasferito dall’Occidente, ammirato dalla scuola, femmine in particolare, per le sue prodezze fisiche e il suo carattere forte e deciso; agli occhi dei maschi, l’unico modo in cui potevano sembrare migliori di me era appunto sconfiggermi in una sfida.
Morale: tutti mi attaccavano per battermi lasciando completamente intoccati gli altri membri! E questa sarebbe la giustizia?! Tsk! L’unica nota positiva di quell’aggressione in massa era che così quei cretini si rendevano vulnerabili agli attacchi dei miei compagni, i quali, infatti, stavano facendo strage degli avversari, mentre io mi limitavo a muovermi con piccoli scatti per evitare le palle col minimo sforzo. Alla fine della fiera, non valeva neanche la pena reagire, dato che dopotutto era come se si stessero eliminando da soli, quindi il mio entusiasmo per la partita era stato smorzato istantaneamente… Che noia.
 
Fu solo quando i giocatori nemici rimasero in due che uno di questi decise di cambiare bersaglio e scagliò la palla contro Kiba urlando: “Merda! Non mi interessa se le ragazze mi odieranno! Muori, maledetto belloccio!”
 
Accidenti, quel tipo doveva odiare davvero Kiba per attaccarlo così… Tuttavia, quando rivolsi lo sguardo verso il mio compagno di squadra aspettandomi di vederlo schivare la palla con estrema facilità, notai che invece non si era nemmeno accorto della palla che andava verso di lui. Se ne stava lì, a fissare il vuoto come un pirla! Ma che cazzo gli piglia?! D’istinto scattai in avanti e mi misi davanti a lui per afferrare al volo la palla in arrivo. “Bel tentativo” dissi mentre ruotavo su me stesso e spedivo la palla contro l’ultimo avversario, prendendolo in pieno al ventre e inchiodandolo al suolo per la forza che ci avevo messo. A quel punto mi voltai verso Kiba e solo allora lui sembrò accorgersi di me.
 
“Zayden-senpai? Che succede?” mi chiese, apparentemente confuso.
 
“Che succede un paio di cefali! Si può sapere che hai?! Sei continuamente con la testa tra le nuvole, non presti minimamente attenzione a ciò che ti circonda e a malapena mantieni il contatto con la realtà! Allora, vuoi dirmi qual è il problema?”
 
La sua espressione si rabbuiò. “Non ti riguarda. Ora abbiamo finito, giusto? In tal caso, lasciami riposare un attimo prima della prossima partita.” E se ne andò verso la panchina senza troppi complimenti.
 
Ma che tipo! E io mi preoccupo pure per lui! Bah!
Decisi di lasciar perdere e mi avvicinai a Rias, la quale mi chiese se c’era qualcosa che non andava; lo strano comportamento di Kiba non era sfuggito neanche a lei ovviamente. “Non saprei proprio” risposi io. “Ho provato a chiedergli, ma si rifiuta di parlare. È come se-”
Un’inquietante sensazione alla bocca dello stomaco mi fermò di colpo, mentre percepivo qualcosa nelle vicinanze. Aspetta, ma questa è.. un’aura demoniaca?!
 
Davanti a me, Rias era diventata altrettanto seria. Probabilmente l’aveva sentita anche lei. “Allora la percepisci anche tu, eh? Viene da qui fuori e si avvicina rapidamente… E sembra non avere buone intenzioni.”
 
“Hai proprio ragione. E temo anche che non ci permetterà di spostare l’imminente discussione altrove…” replicai mentre Akeno, Koneko, Asia e Kiba si accostavano frettolosamente al nostro fianco. Almeno quest’ultimo aveva ancora un contatto con la realtà sufficiente a sentire i veri pericoli in arrivo. “Riuscite a mettere a nanna tutti i presenti prima che arrivi? È meglio che rifargli la memoria.”
 
“Sì, io e Akeno insieme possiamo farcela, ma siamo comunque in un luogo pieno di persone. Se combatteremo qui, saranno in pericolo.”
 
“Non preoccuparti, Rias.” Le rivolsi il pollice alzato sorridendo. “Ho promesso che non avrei mai permesso che la pace scolastica venisse turbata da esterni, tantomeno quella di umani innocenti. Sistemerò io il nostro imbucato. Voi procedete con l’incanto soporifero e occupatevi poi di tenere i ragazzi al sicuro. Presto!”
 
“Vi aiuteremo anche noi.” Ci voltammo per vedere Sona e il resto del Consiglio Studentesco avvicinarsi. “Come vi dissi stamattina, nessuno minaccia la pace nel mio istituto. Forza, Rias, procediamo.”
 
La rossa annuì. “Va bene. Akeno, aiutami con l’incantesimo. Asia, tu resta dietro di noi. Koneko, Yuuto, occupatevi di dare supporto a Zayden. Tutto chiaro?”
 
Rispondemmo tutti affermativamente e, a quel punto, Rias, Akeno, Sona e alcuni membri del Consiglio, senza essere notate, crearono dei piccoli cerchi magici che si allargarono istantaneamente in tutte le direzioni; non appena questi svanirono, tutti i presenti umani crollarono a terra con borbottii o mugolii vari, addormentati come ghiri in pieno letargo.
Fecero giusto in tempo: un istante dopo che tutti erano finiti nel mondo dei sogni, il terreno al centro della palestra si spaccò verso l’esterno e ne emerse una creatura orripilante, simile al Diavolo Randagio che avevo eliminato qualche tempo fa ma ancora più brutta se possibile! La metà inferiore del suo corpo era quella di un ragno con spesse zampe nere e pelose, mentre quella superiore assomigliava più a un grillotalpa con il primo paio di zampe modificato per resemblare delle vanghe dai bordi seghettati; infine la testa ricordava vagamente quella di una donna con lunghi capelli neri, ma era orribilmente deforme e con una bocca esageratamente ampia e piena di denti aguzzi. Un altro Diavolo Randagio, non c’è dubbio! Ma che cazzo ci fa qui? E soprattutto com’è entrato?!
La bestia si guardò un attimo intorno, come a decidere quale preda aggredire per prima, così ne approfittai per attirarne l’attenzione: “Ehi, schifosa e grottesca amalgama di artropodi! Vuoi sgranocchiare qualcosa? Prova con me allora!”
Il mostro mi fissò ringhiando furioso. Era chiaro che l’insulto non gli era piaciuto… -O non le era piaciuto? Non sapevo mai che sesso dare a simili obbrobri…- E difatti si scagliò su di me a gran velocità. Perfetto! Vieni che ti schiaccio come i moscerini sul parabrezza!, pensai preparandomi a contrattaccare. Tuttavia, per mia somma sorpresa, cambiò direzione proprio all’ultimo istante, dirigendosi invece verso alcuni studenti accasciati ai margini del campo da gioco. Merda, no!
 
Fortunatamente Koneko si frappose tra il mostro e gli studenti, tenendo i piccoli pugni alzati in guardia. “Non penso proprio” disse intercettando l’artigliata del nemico con un gancio tanto forte da sbalzare indietro il suo intero arto e sbilanciarlo. “Yuuto-senpai! Colpiscilo ora!”
 
In quell’istante, però, mi accorsi che Kiba non l’aveva affatto seguita come ordinatogli da Rias, anzi, era ancora fermo impalato a guardare chissà cosa come una fottuta statua! Digrignai i denti per la sua inutilità. Prima la partita e ora questo! E che cazzo! “Ehi, principe dei miei stivali draconici! Datti una maledetta svegliata!” gli urlai dietro con tutta la forza prima di voltarmi verso il Diavolo Randagio e scagliarmi su di lui al posto di Kiba. Purtroppo l’avversario aveva avuto sufficiente tempo per riprendersi e, non appena mi vide avvicinarmi, spiccò un balzo verso l’alto aggrappandosi al soffitto a testa in giù con le zampe da aracnide. C’è qualcosa che non va. È palese che mi sta evitando, come se sapesse che io sono il pericolo maggiore, ma come può essere?! I Diavoli Randagi, a quanto ne so, sono solo bestie brutali, incapaci di elaborare strategie o capire la forza del nemico! Quella cosa non è un Randagio comune! Maledizione! Con una simile anomalia, non posso essere imprudente e devo pure muovermi con cautela per non ferire nessuno qui dentro!
In quel momento, il mostro puntò il suo addome verso di noi e, dall’estremità posteriore, sparò uno strano liquido grigiastro ad alta velocità. Io lo evitai con uno spostamento laterale, ma Koneko non fu altrettanto fortunata: essendo meno rapida di me o di un Cavaliere, venne colpita a un braccio e si accasciò a terra per il dolore.
“Koneko!” esclamai inginocchiandomi accanto a lei. La manica e parte del busto della sua uniforme si erano liquefatti e sul suo braccio era comparsa una brutta ferita simile ad un’ustione. Anche i punti colpiti sul terreno si erano sciolti. Quel liquido dev’essere una specie di acido! Alzai lo sguardo in tempo per vedere altri getti di quello schifo piombarci addosso. Io avrei potuto spostarmi, ma Koneko sarebbe stata presa in pieno. In tal caso…
Scattai in piedi e mossi il braccio in modo da intercettare l’acido e farlo disperdere intorno a noi. Come avevo immaginato, il mio arto non riportò alcun danno e l’acido sembrò scivolarci addosso come melassa. Anche se rapido, non era un diavolo molto potente, quindi una sostanza corrosiva di quel livello non poteva certo ledere la mia corazza epidermica di aura.
In quel momento, affianco al mostro, apparve Kiba che gli tagliò via alcune zampe facendolo cadere verso il suolo. Oh! Finalmente si è svegliato quell’imbecille! Colsi l’occasione al volo e balzai in alto incontrando il Randagio a mezz’aria; questi se ne avvide e provò a colpirmi con le zampe anteriori, ma le intercettai e afferrai entrambe per poi puntare i piedi sul suo petto. “Scusa, ma mi prendo queste!” esclamai prima di spingere con tutta la mia forza e strappargliele dal corpo. La belva si dimenò e urlò di dolore precipitando verso terra, tuttavia non intendevo darle tregua: estesi le mie ali di drago e, con un potente battito, raggiunsi di nuovo il Randagio e lo afferrai per il collo con una mano, mentre con l’altra lo colpii ripetutamente al volto. Continuai finché la sua faccia non divenne una maschera di sangue con la mandibola rotta e penzolante, a quel punto feci roteare il mostro in aria e lo scagliai verso terra per poi farmi cadere sopra di lui, sfruttando la gravità per schiantare entrambi i miei piedi al centro della sua schiena e farlo sprofondare di quasi un metro nel terreno.
Mi allontanai non appena ebbi constatato che il Randagio era ormai inerme e agonizzante per i colpi subiti e la forte perdita di sangue. “Rias” dissi guardandola. “Vuoi avere tu l’onore?”
 
“Mi piacerebbe molto, visto quello che ha fatto alla mia adorata serva” rispose la rossa lanciando un’occhiata sprezzante al mostro rantolante. Poi spostò il suo sguardo su Sona. “Però forse c’è anche qualcun’altra che vorrebbe farlo…”
 
Sona fissò un’ultima volta il Randagio prima di scuotere la testa. “Sarebbe per me un vero piacere punirlo per aver portato scompiglio nella mia scuola e per aver minacciato i miei studenti… Tuttavia questa scuola è anche tua, Rias, dunque anche tu hai diritto di punirla come me. Inoltre, come hai giustamente detto, ha fatto male a una membra della tua famiglia e quindi stavolta è tuo diritto finire questa feccia. D’altra parte, riconosco anche che il tuo Potere della Distruzione è migliore del mio per non lasciare tracce di questi disgustosi ribelli.”
 
Rias ghignò. “Grazie davvero, Sona. Sarà un vero piacere.” Si voltò verso il nemico sconfitto e il suo volto divenne di pietra. “Tu, feccia insubordinata scappata dal tuo padrone e in corsa per soddisfare i tuoi desideri. I tuoi imperdonabili peccati riceveranno una punizione adeguata. Nel nome della casata dei Gremory, ti eliminerò!” Le sue mani risplendettero di un’incredibile quantità di Potere della Distruzione e, con un unico gesto, lo scagliarono contro il Diavolo Randagio, che ne venne disintegrato in pochissimi istanti senza lasciare nessuna traccia di sé.
 
“E con questo la spazzatura è stata buttata” dissi pulendomi le mani. Tuttavia, anche se avevamo vinto, la situazione m’inquietava non poco. Quel Randagio era riuscito a penetrare nella scuola protetta da ben due famiglie nobili di diavoli appartenenti ai 72 Pilastri e aveva pure dimostrato un certo livello di intelligenza e astuzia, totalmente fuori luogo su creature della sua specie. La spiegazione era una sola: qualcuno l’aveva aiutato a entrare e l’aveva pure potenziato o reso in qualche modo più scaltro. Qualcuno che chiaramente non ci era amico…
Ma chi potrebbe mai essere? E perché? Proprio un bell’interrogativo. Dovremo meditarci sopra appena possibile.
Mi avvicinai a Koneko, la quale stava venendo curata da Asia grazie al Twilight Healing di quest’ultima. “Ehi, Koneko, stai bene?”
 
Lei annuì. “Sì, sto bene. Per fortuna non è una ferita grave. E questo soprattutto grazie a te, senpai, che mi hai protetta. Grazie davvero.”
 
Le sorrisi prima di accarezzarle la testa. Di nuovo ebbi l’impressione che facesse le fusa. “Beh, dopotutto è il dovere di ogni senpai proteggere i propri kouhai, no?”
 
“Anch’io ti devo dire grazie.” Stavolta era stata Sona a parlarmi. Intorno a noi, intanto, i membri del Consiglio Studentesco stavano riparando con la magia i danni causati durante lo scontro. “Ci hai aiutato a proteggere l’istituto e gli studenti. Te ne sono davvero grata, Ward-san.” E concluse con un inchino cortese. Sia quel gesto che il suo tono mi fecero sentire stranamente bene. Non era poi così male stare intorno a quei diavoli in fin dei conti… Di sicuro non ci si annoiava mai!
 
Prima che potessi replicare, però, un forte rumore di schiaffo risuonò per la palestra e, voltandomi, vidi che era stata Rias a darne uno a Kiba. “Ti sei svegliato almeno un po’ ora?” gli disse con voce severa. “Un passo falso e avremmo potuto essere tutti in pericolo, anche con Zayden qui presente.”
 
“Mi dispiace” fu l’unica risposta di Kiba. Nemmeno quel colpo sembrava averlo minimamente turbato, la sua espressione rimaneva seria e fredda.
 
In risposta, l’espressione di Rias si addolcì e lo prese per le spalle. “Cosa c’è che non va? Non è da te questo comportamento.”
 
“Semplicemente non mi sento bene. Ora, se per oggi è tutto, io preferirei andare. Scusatemi ancora.” Detto questo, il Cavaliere fece un rapido inchino e si allontanò da Rias, la quale però manteneva uno sguardo molto preoccupato.
 
C’era qualcosa che non mi convinceva proprio nel comportamento di Kiba, qualcosa che mi era pure tremendamente familiare e che, per questo, non mi piaceva affatto. Deciso a saperne di più, lo seguii fuori dalla palestra. “Kiba, aspetta un attimo” dissi fermandolo. “Potresti dirmi il motivo di questo tuo atteggiamento?”
 
“E perché mai dovrei? Non ha niente a che vedere con te” replicò lui sempre dandomi le spalle.
 
“Invece credo di averne il diritto, visto che ho rischiato di essere ferito anch’io come Koneko per colpa della tua passività. Inoltre, ricorda che, come lei, anche tu sei un mio kouhai e dunque un minimo mi preoccupo anche per te.”
 
“Ti preoccupi? Per chi e perché sei preoccupato? Davvero per me? E da quando t’importa tanto del mio benessere?” Per quanto calme, le sue parole erano piene di amaro sarcasmo e questo non mi piacque affatto. Erano le parole di qualcuno che voleva tenere tutti lontano da sé per chissà quale motivo. Parole che avevo già sentito in passato… Ora forse iniziavo a capire perché il suo comportamento mi era tanto familiare... “Non ricordi? I diavoli in fondo sono esseri egoisti, perciò non è così strano che agisca così… Comunque, dato che in effetti prima ti ho arrecato dei problemi col mio comportamento, sono sinceramente dispiaciuto. Allora-”
 
“Aspetta. Sul serio, non m’interessa ricevere delle scuse. Ora per me è molto più importante capire cosa ti affligge, in modo da poter evitare che un caso come quello di poco fa si ripeta. Vero che finora non abbiamo avuto nessuna interazione particolarmente amichevole, ma ormai sei comunque un mio compagno e dunque voglio davvero sapere che cosa ti turba.”
 
“Compagni, eh…” Finalmente Kiba si girò a guardarmi: il suo volto sembrava imperturbato, ma avevo chiaramente avvertito la sua voce spezzarsi per una frazione di secondo. “Sei una persona forte e gentile, Zayden-senpai. Ti ammiro per questo. Però sai, una settimana fa ho ricordato una cosa basilare. Ovvero la mia ragione di vita. In altre parole, la ragione per cui continuo a combattere.”
 
Quella frase mi confuse ancora di più. “Dunque non è per Rias e gli altri membri della vostra famiglia che combatti?”
 
“No, ti sbagli. Io vivo per soddisfare la mia vendetta.”
 
“…Che hai detto?”
 
“La Spada Sacra Excalibur. La mia sola ragione di vita è distruggerla.”
 
Io e Kiba mantenemmo il contatto visivo per qualche secondo, poi lui si voltò e fece per andarsene. A quel punto decisi di parlare ancora: “Forse non sono il tipo più giusto per dirti una cosa del genere… Ma non dovresti permettere alla vendetta di controllarti o finirai in un baratro peggiore di quanto tu possa immaginare. Non è la soluzione che cerchi, credimi.”
 
Kiba si fermò. “Hai ragione, Zayden-senpai. Non sei proprio il tipo giusto per dirmelo.” Si voltò a fissarmi di nuovo. “Forse io non conosco ancora la tua esatta storia come Buchou e Asia-san, visto che non me l’hai raccontata… Ma sappi che riconosco benissimo un uomo che vive di vendetta quando lo vedo. Tu sei proprio come me, Zayden-senpai, perciò con quale diritto pensi di potermi giudicare?”
 
“E qui sei tu che ti sbagli. Io ho già passato la fase in cui ora sei tu e l’ho fatto nel modo peggiore possibile, quello che non auguro a nessuno. Credi davvero di sapere quanto la vendetta sia terribile? Fidati: tu non sai ancora nulla dell’incubo in cui può intrappolarti. Io invece sì ed è per questo che non intendo far finire nessun altro in quell’abisso sotto i miei occhi. Nemmeno te.”
 
Kiba mi fissò per qualche altro istante, poi ruppe il contatto visivo e si allontanò, stavolta senza più voltarsi o parlare.
 
[Quel ragazzo è proprio com’eri tu, partner. E com’era lui.]
 
Lo so, Ddraig. Però per Kiba c’è ancora speranza di non finire come noi e intendo fare di tutto perché tale speranza si concretizzi. Non lascerò più nessuno in quel baratro, soprattutto non i miei compagni. Sarà meglio iniziare parlando con una certa persona stasera…
 
*
 
“Tu sai che le Spade Sacre sono il peggior nemico per noi diavoli, vero, Zayden?”
 
“Certo. Se siete anche solo toccati da una di esse, una parte di voi viene irrimediabilmente distrutta. E se ne siete feriti, anche se non mortalmente, la vostra stessa esistenza viene cancellata. In parole povere, sono le armi perfette per uccidervi.”
 
“Esattamente. È proprio come dici tu.” Seduta sulla sedia davanti alla mia scrivania, Rias aveva uno sguardo piuttosto cupo. Io stavo in piedi accanto alla libreria, mentre sul letto sedeva Asia, la cui espressione evidenziava una certa preoccupazione. “Imparalo bene anche tu, Asia” continuò la rossa rivolgendosi proprio a quest’ultima. “Ora che sei una diavola, è essenziale che tu sappia quali sono le armi e gli oggetti più pericolosi per noi. In ogni caso, tornando alle Spade Sacre, la loro principale debolezza è che solo un numero limitato di persone può impugnarle. Ogni Spada Sacra ha un'origine e una storia differente, ma credo che la più famosa sia Excalibur. Anche in Giappone viene trattata in molti libri. Si tratta di un'arma sacra che venne realizzata tramite la magia e l'alchimia di coloro che hanno raggiunto le terre di Dio, ma è essa stessa a scegliere il proprio spadaccino, come per ogni altra Spada Sacra. Dalle voci che ho sentito, pare che solo 1 persona ogni 100 anni venga scelta come portatore della spada Excalibur. Per questo la chiesa aveva pianificato di sviluppare un vessillo artificiale che potesse impugnarla. Il piano fu chiamato ‘Progetto Spada Sacra’.”
 
“Ma non ho mai sentito parlare di una cosa del genere quando sono entrata in chiesa!” esclamò Asia incredula.
 
“È comprensibile. Il progetto fu portato avanti molto tempo fa. Purtroppo si rivelò essere un completo fallimento. Yuuto…è un sopravvissuto di quel progetto.”
 
Nemmeno io, malgrado la mia conoscenza, sapevo di questo fantomatico progetto; la chiesa aveva fatto proprio un bel lavoro nel coprirsi il culo. E meno male che dovrebbero essere i cosiddetti buoni… Sì, come no. “Più sento, meno mi piace questa storia. Fammi indovinare: Kiba è stato usato come cavia per un qualche trattamento artificiale mirato a farlo diventare capace di usare Excalibur, ma sfortunatamente non è stato così. Lui è, detta in modo molto crudo, un esperimento fallito.”
 
Rias annuì mesta. “La tua perspicacia è sorprendente. Sì, proprio così. Non solo Yuuto, ma anche tutti gli altri che avevano ricevuto un trattamento analogo insieme a lui non risultarono compatibili con Excalibur e dunque non poterono utilizzarla. Allora la gente della chiesa che aveva preso parte al progetto decise di etichettare tutti coloro che non erano in grado di adattarsi alle spade come ‘prodotti difettosi’ e li smaltirono.”
 
“Li uccisero tutti” conclusi io non appena pronunciò il verbo ‘smaltire’.
 
“Esatto. Li eliminarono tutti perché non erano in grado di usare le Spade Sacre.”
 
“…Non può essere. Non è un atto accettabile da coloro che servono Dio” mormorò Asia sconvolta e con gli suoi occhi luccicanti di lacrime. Non potei biasimarla: è normale disperarsi quando scopri che tutto ciò in cui credevi ciecamente celava in realtà verità agghiaccianti. Povera piccola, il suo intero mondo è stato stravolto un’altra volta…
 
“Mi dispiace, Asia, ma purtroppo è così. Il popolo della Chiesa ci chiama diavoli, l'essenza del male… Ma alla fine sono le cattive intenzioni degli uomini ad essere il più grande male di questo mondo” disse Rias con tono addolorato e non potei non sentire una certa solidarietà per lei: sapevo bene che voleva dire essere odiati semplicemente per la propria natura anomala, indipendentemente se questa fosse buona o cattiva. “Quando ho reincarnato Yuuto in un diavolo, quel ragazzo non faceva altro che pensare alla sua vendetta, nonostante fosse in una situazione critica. Visto che era stato allenato sin da bambino nell'utilizzo della spada, decisi di farlo entrare nella mia famiglia, per permettergli di utilizzare il suo talento come diavolo. Purtroppo quel ragazzo non è mai riuscito a rinunciare alla sua vendetta. Le Spade Sacre, coloro che sono stati coinvolti in questa faccenda e il popolo della Chiesa… Questo è ciò che gli importa davvero.”
 
Proprio come avevo immaginato. Kiba non è altro che un’altra vittima dell’oscurità dell’umanità, sfruttato per le assurde brame di coloro che vogliono sconfinare nel territorio di Dio ritenendosi degni di poter gestire un simile potere. Come sempre, l’uomo si illude di essere lui a controllare la natura e non il contrario. Non mi sorprende che quel ragazzo odi tanto la chiesa e chi ne fa parte. Ecco perché la notte del salvataggio di Asia affermò di odiare i preti con una tale passione. Che brutta faccenda. Il suo desiderio di vendetta è ormai radicato e profondo, per quanto Rias possa provarci, non riuscirà mai a dissuaderlo. Se dopo tanto tempo non è riuscito a dimenticare, allora è probabile che non si fermerà finché non otterrà ciò che desidera, ma se lo perseguirà in questo modo, potrebbe perdere se stesso nel processo…
 
“Comunque mi limiterò a controllarlo, per il momento” continuò Rias dopo una breve pausa. “Non so perché, ma di colpo la sua testa si è riempita di nuovo di sensazioni che riguardano le Spade Sacre. Spero che, con il tempo, riesca a superarle ancora una volta e tornare così alla normalità.”
 
“In questo, mi spiace dirlo, ma credo che una parte di responsabilità sia mia e di Nonna” intervenni e, quando sia Rias che Asia mi guardarono perplesse, andai a prendere l’album di foto e lo aprii alla fotografia ‘incriminata’. “Kiba è scattato dopo aver visto questa. Ha identificato la spada con la quale me l’hanno scattata come una Spada Sacra e da lì ha iniziato a comportarsi freddamente. Ora capisco perché.”
 
Rias osservò con attenzione la foto. “Incredibile. Una Spada Sacra a Kyoto… Eppure quando sono andata lì l’anno scorso in gita scolastica, nessuno mi aveva informato della presenza di una Spada Sacra in quel tempio.”
 
“A quanto ne so, quella spada non è più esposta da anni, quindi probabilmente è per questo che non ne sapevi nulla. Forse i possessori si sono resi conto che era troppo pericoloso tenerla così esposta e hanno deciso di spostarla.”
 
“Oh, capisco. In ogni caso, imbattersi così in una Spada Sacra, anche se solo in foto… Terrificante. Da quello che vedo, questa non sembra potente come la leggendaria Excalibur, ma è comunque una vera Spada Sacra. Che cosa ci fa però in un tempio della dea Amaterasu? Non sarà forse la leggendaria spada Ama No Murakumo?! No, non può essere… Un’arma come quella avrebbe di sicuro un’aura ben più potente… Eppure non so perché, ma mi è familiare… Com’è possibile? Che sta succedendo..?” Rias sembrò perdersi in un mondo tutto suo, mentre fissava la foto quasi senza battere ciglio e mormorando a voce sempre più bassa frase sempre meno chiare. Riuscivo quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello girare frenetici. Heh. Forse non avrei dovuto mostrargliela… Meglio fermarla. “Ehm, Rias, capisco che questa storia ti dia di che pensare, ma forse ora stai un po’ esagerando. Cominci a sembrare in trance e parli da sola ormai.”
 
Lei sembrò riscuotersi dalla sua riflessione interiore e ci guardò con un timido sorriso. “Oh, hai ragione. Scusatemi. Mi sono lasciata trasportare. Credo sia meglio andare a dormire. È stata una giornata lunga e, anche se continuiamo a pensarci, al momento non riusciremo a far rinsavire Yuuto. La cosa migliore ora è dargli del tempo per cercare di riprendersi, mentre nel frattempo noi penseremo a un modo per aiutarlo.”
 
“Sono d’accordo. Su, Asia, anche tu. È ora di fare la nanna.”
 
“V-va bene” rispose Asia alzandosi dal letto e, tutti e tre insieme, uscimmo dalla mia stanza per accompagnare Rias in ingresso e salutarla.
 
Quando se ne fu andata, io riaccompagnai Asia di sopra, alla sua camera. “Bene, sorellina. Vedi di riposare ora, va bene? Buonanotte.” E le lasciai un piccolo bacio sulla fronte.
 
Lei ridacchiò con le guance arrossate e me ne diede uno sulla guancia. “Buonanotte a te, Zayden-san. Ci vediamo domani.”
 
“Certo. A domani.” Le accarezzai la testa come ultimo gesto di affetto e mi diressi in camera mia. Qui mi levai i vestiti e rimasi solo coi pantaloni di tuta del pigiama, andai poi alla libreria e presi un libro dal titolo: ‘Orlando Furioso’.
 
[Sul serio, partner? Leggi quello prima di dormire?]
 
“Beh, qualche problema? Tutto questo parlare di spade mi ha fatto venire voglia di qualcosa con spade, cavalieri e magari una certa dose di fantastico. Inizialmente pensavo a ‘A Journey To The West’, ma poi mi sono detto che preferivo qualcosa di un po’ diverso. Così mi è venuto in mente questo. È un pezzo che non lo leggo.”
 
[Sei davvero un bel tipo. In ogni caso, buona lettura. Forse…]
 
Prima che potessi chiedergli che intendeva, un cerchio magico apparve sul pavimento vicino al mio letto, uno fin troppo familiare… Ma che scherziamo?! Ogni cazzo di volta che voglio leggermi qualcosa deve arrivare?! E come prevedevo, dal cerchio apparve Rias, vestita con una vestaglia semitrasparente simile a quella che aveva la sera prima del mio Rating Game contro Raiser. Poteva anche mettersi qualcosa di più coprente, maledizione! “No, sul serio?! Ancora?! Ma non puoi lasciarmi almeno una sera da solo con me stesso?!”
 
Rias mi guardò lievemente imbarazzata. “Ecco, so che non dovrei disturbarti di continuo… Ma sono troppo curiosa di vedere cosa deve succedere nella stagione 13! Per favore!”
 
“Uffa… E dimmi, non me l’hai detto prima di andartene perché…?”
 
“Ehm… Volevo lasciarti riposare tranquillo e stare da solo, come hai detto tu… Ma arrivata a casa, non ho retto… Scusa.”
 
Era incredibile. Agli inizi non ne sapeva niente, poi, dopo che una settimana fa avevo iniziato a mostrarle la saga di Red Vs Blue, se ne era fatta letteralmente rapire e ci eravamo sparati 12 stagioni in 7 giorni! E ora ovviamente voleva sapere come finiva la storia dei protagonisti sul pianeta Chorus… Eh, poca scelta. “Uffa, ho capito. Va bene! Vieni che metto su lo spettacolo.” Mentre Rias in tutta risposta si gettava letteralmente sul letto con gli occhioni luminosi per l’imminente visione, io appoggiai il libro sul comodino, andai verso l’armadio dove tenevo tutta la mia scorta di videogiochi, CD e DVD e ne trassi quello della stagione 13 di Red Vs Blue, per poi infilarlo nella PS4. Mi sedetti sul letto accanto a lei e iniziai ad accendere consolle e TV per avviarlo.
 
“Ehi, Zayden?”
 
“Sì, Rias?”
 
“Quando avremo finito questa saga, ti andrebbe di proseguire questi nostri ritrovi serali e vedere qualche altra serie animata insieme? Magari anime stavolta? Non pretendo tutte le sere e non farò ogni volta come stasera, te lo prometto… Però mi piacerebbe continuare…”
 
“Intendi dire crearci letteralmente una sorta di serata anime e affini?” L’idea non mi dispiacque affatto ad essere sincero. Ero sorpreso: davvero il nostro rapporto era cresciuto tanto dopo essere iniziato con tanta difficoltà? Certo, ci stuzzicavamo di continuo e litigavamo quasi tutti i giorni, eppure ormai mi sembrava di considerarla sul serio un’amica… Trovare passioni in comune faceva davvero miracoli per i rapporti tra le persone. Con quella consapevolezza, la mia replica fu automatica: “E perché no?” dissi sorridendole.
Il suo viso s’illuminò di gioia e annuì con forza prima di rivolgere l’attenzione allo schermo, dove il primo episodio stava per cominciare.
In fondo, non mi dispiace davvero stare con lei.





Note:
Spada Sacra = arma sacra creata dai fedeli del cielo tramite un misto di magia e alchimia; ve ne sono molte, ma le più potenti sono 4: Excalibur, Durandal, Ascalon e Caliburn; estremamente potenti e letali contro qualunque creatura oscura come i diavoli, queste spade hanno il "difetto" di scegliere loro il proprio utilizzatore e dunque solo pochi prescelti possono usarle.
Kaichou = presidente del Consiglio
Absorption Line = Sacred Gear contenente un pezzo dell'anima di Vritra, uno dei sei Re Drago, una delle categorie più potenti dei draghi.
Excalibur = una delle 4 Spade Sacre più potenti nonché la più famosa tra di esse; in passato venne spezzata in 7 parti e ora ognuna di esse è una spada a parte, meno potenti dell'originale, ma ben più delle altre Spade Sacre normali.
Progetto Spada Sacra = progetto segreto e illegale portato avanti da alcuni individui della chiesa, mirato a creare artificialmente individui capaci di usare le Spade Sacre più potenti, Excalibur in particolare.
Ama No Murakumo = Spada Sacra legata alla leggenda del dio scintoista Susanoo e del drago Yamata No Orochi; trovata dal primo nel cadavere del secondo dopo averlo ucciso, fu donata alla dea Amaterasu come dono di perdono da parte di Susanoo; si dice che sia paragonabile come potere alle 4 Spade Sacre principali.


EEE CIAO A TUTTI MINNA!!!
FINALLY I'M BACK HERE TOO!!!
E la prima cosa che faccio per annunciarvi il mio ritorno è come al solitooooo.... chiedervi umilmente scusa. Ho appena visto che è da settembre che non aggiorno e mi sono reso conto che, anche con tutti gli impegni in real life, se mi fossi messo più d'impegno ce l'avrei fatta prima. Purtroppo un po' per pigrizia e un po' per voglia di iniziare a vedere nuove serie, ho riempito il mio tempo libero di robe e così ho finito per arenarmi praticamente su tutto. Mi auguro che non siate spariti tutti per sempre e che vogliate ancora seguirmi. Io, come vi ho sempre promesso, vi posso assicurare che non vi mollerò mai fino alla fine delle mie storie e dunque, presto o tardi, andrò sempre avanti. Voi direte che con una velocità così vi stuferete prima e io vi dico che avreste anche ragione ed è per questo che ora m'impegnerò veramente sul serio per ridurre i miei tempi su tutte le mie storie. Vi prometto che ce la farò. Vi chiedo solo di avere fiducia in me, perché fidatevi che non vi mollo! ;)
Spero che questa Life compensi almeno in minima parte la vostra attesa. E' venuta più lunga di quanto mi aspettassi e ci ho messo dentro più cose del previsto, eppure non sono arrivato al punto dove volevo. Era mia intenzione concluderlo con l'incontro con Xenovia e Irina, ma dovrò invece implementarlo tutto nella prossima Life perché altrimenti si sarebbe davvero allungato tutto troppo e ci sarebbe stato uno stacco eccessivo. Alla fine questo capitolo potrebbe essere visto come uno di transizione, ma nel contempo non lo è perché al suo interno avvengono un paio di cose parecchio importanti. Andando per ordine, la prima è ovviamente l'incontro e il dialogo tra Zayden e Elsha, la più potente dei passati Sekiryutei femmina: come avrete notato, i due si frequentano da un bel po' e Elsha è diventata come una sorta di sorella maggiore per Zayden, sempre pronta ad aiutarlo e sostenerlo. Se ve lo state chiedendo, ebbene sì: era sua la voce che nella Life precedente aiuta Zayden a sottrarsi al potere del Death Dragon. A riguardo, come avrete capito dal loro dialogo, tale potere è qualcosa di estremamente rischioso, simile ma diverso dal Juggernaut Drive e per certi versi persino più pericoloso, dunque ovviamente a Elsha non piace, soprattutto perché si è legata a lui e lo ritiene l'unico davvero in grado di rompere la maledizione del Boosted Gear, ma vederlo agire inconsciamente la fa chiaramente infuriare. Inoltre, come avrete notato, ha difatti già dato a Zayden la scatola contenente il vero potere di Ddraig, ma lui non ha ancora trovato un modo per aprirla per il semplice motivo che non si è ancora liberato della sua brama di vendetta e dell'oscurità nel suo cuore, armi per la maledizione stessa. Su tale oscurità e la vera natura del potere del Death Dragon non posso ancora dirvi molto, ma sappiate che Elsha è seriamente preoccupata perché Zayden rischia molto a causa di essi; fidatevi, è qualcosa di terribile davvero.
Ah, tenete sempre conto del fatto che viene continuamente sottolineato che Zayden sembra stranamente compatibile con i draghi e i loro poteri e caratteristiche: tornerà importante in futuro.
La seconda cosa importante è l'incontro tra Zayden e Sona e i suoi servi. Finalmente il nostro Sekiryutei ha conosciuto anche l'altra parte dei diavoli della scuola! XD Riguardo l'apparente ignoranza di Zayden sulla loro vera identità malgrado i suoi sensi acuti, tenete conto che tutti abbassano la guardia quando finiscono in quel baratro chiamato quotidianità e lui sta ancora riabituandosi alla piena potenzialità dei suoi sensi fuori dalla battaglia, dunque non pensate che sia perché manca di capacità. Per quanto riguarda il suo rapporto con i Sitri, vi dico subito che parte e si evolverà più facilmente di quello con i Gremory per il semplice motivo che si è già abituato alla presenza di diavoli accanto a sé e perché Sona è più matura di Rias (insomma perché si è già sfogato coi secondi XD); con la nostra fidata Kaichou, Zayden avrà un rapporto di notevole rispetto prima per la sua intelligenza e capacità strategica e poi di amicizia, ma il rapporto più importante vi anticipo che lo avrà con Saji, il quale diventerà come una specie di amico/allievo per lui in virtù dei loro poteri draconici e questo influenzerà notevolmente non solo lui, ma anche tutto il resto dei Sitri visto che Saji imparerà davvero molte cose da lui su come combattere e supportare i propri cari.
Il terzo punto è invece la scoperta del passato di Kiba. Vi ricordate il Progetto Spada Sacra e la sua voglia di vendetta nell'originale, vero? Qui sarà tutto affrontato in modo diverso perché Zayden si prende a cuore il caso di Kiba, in quanto, come hanno detto, lui sa anche meglio di lui cosa possa causare la vendetta, quali orrori possa scatenare, e dunque non intende permettere che accada ciò che è accaduto a lui. Vi posso assicurare che il passato di Zayden contiene molte più ombre di quanto pensiate e stanno solo iniziando a diradarsi, anzi non hanno praticamente nemmeno iniziato, quindi fidatevi se vi dico che farà davvero di tutto per impedire che un altro finisca come lui. Non preoccupatevi: queste ombre inizieranno presto a diradarsi, lentamente ma lo faranno.
Infine, l'ultimo punto che voglio sottolineare, nonché fondamentale evoluzione, è il rapporto che Zayden ha coi Gremory, Rias in particolare: bel miglioramento dall'inizio, no? XD Come avrete notato, per ora, esclusa Asia, Zayden sta legando soprattutto con Koneko e Rias. Vi dico da subito che Koneko diventerà una kouhai e un'amica molto importante per lui, un'altra sorellina per certi versi, e la prenderà sotto la sua ala per aiutarla coi suoi futuri problemi, come sta facendo ora con Kiba. Rias invece è forse quella che sta progredendo meglio: anche se pure qui ha un po' di competizione con Asia, la mia Rias, anche se non ha ancora baciato Zayden, si è avvicinata a lui molto di più di quanto non abbia fatto quella originale con Issei per via del fatto che si sono già aperti molto l'uno con l'altra, non hanno veri impedimenti tra loro se non la loro rivalità e hanno trovato un forte punto in comune nella passione per le serie. Se avete sperimentato qualcosa del genere e sono sicuro che l'avete fatto XD, sapete che qualcosa del genere ti permette di avvicinarti davvero tanto agli altri e per questo l'ho scelto XD e voi che dite? Vi piace? Inoltre, Rias ha visto il dolore nel cuore di Zayden per la perdita di ciò che era in passato e adesso desidera poterlo aiutare sia perché lui l'ha fatto con lei che perché ormai si sta già innamorando di lui. Vi posso assicurare che da ora in poi il loro rapporto è solo in crescita.
Piccola chicca della serie che avvicina per prima Zayden e Rias: Red Vs Blue! Per chi segue le serie sul web e conosce in particolare quelle americane, penso sia difficile non averne mai sentito il nome, ma per quanto riguarda chi non la conosce, si tratta di una serie prodotta dallo studio texano Rooster Teeth, lo stesso che ha prodotto altre serie come RWBY. RVB è invece una serie ispirata ai videogiochi di Halo e si tratta di una parodia di questi ultimi in stile machimina, ovvero una grafica che riprende quella dei giochi così come le posizioni e i movimenti dei personaggi nel gameplay di suddetti giochi con in sottofondo il doppiaggio creato apposta per la storia. I personaggi sono due gruppi di soldati di due colori diversi (rossi e blu appunto XD) che si fanno continuamente un'inutile quanto demenziale guerra tra loro, ognuno con una personalità particolare e principalmente stupida. Iniziata palesemente come una semplice parodia comica di Halo, RVB si è evoluto stagione dopo stagione (arrivando attualmente fino a 15 stagioni) in una delle trame più intricate e coinvolgenti che io abbia mai visto, completamente estranea a quella di Halo ma contenente sempre elementi di esso, e ha aggiunto nel processo forti elementi seri e di pura epicità ma senza mai perdere il lato comico che l'ha contraddistinto fin dall'inizio. Tra i vari personaggi, due dei pochissimi personaggi "sani ovvero non stupidi" sono Carolina, un agente Freelancer incredibilmente abile e seria, e il suo compagno Epsilon detto Church, la sua IA (= Intelligenza Artificiale) furba, simile a Cortana di Halo ma decisamente più sarcastico e stronzo. In questo caso, l'indole competitiva e battagliera di Carolina ricorda quella di Rias, mentre il carattere intelligente e ribelle ma nel contempo pungente e bastardo di Church ricorda per certi versi quello di Zayden, per questo li ho scelti come corrispettivi dei miei due protagonisti XD .
Ultima cosa che ho voglia di sottolineare è il Diavolo Randagio: avete notato la sua misteriosa irruzione e il carattere insolito, vero? Beh, sappiate che c'entra coi reali antagonisti di questo volume e fidatevi quando vi dico che non sono solo quelli che potete aspettarvi...
Con questo credo di avervi detto tutto. A tutti quelli che lo leggeranno o l'hanno letto, io vi ringrazio per essere rimasti con me e mi auguro di cuore che vi sia piaciuto! Vi assicuro che da ora farò di tutto per velocizzarmi, anche perché ci tengo a mostrarvi le parti migliori della mia storia, visto che, ricordiamoci, questo è solo l'inizio! Ho più di 20 volumi da fare dopotutto! XD Ragazzi che lavorone mi aspetta!! XD Ma lo farò con piacere sia per me che per voi!! ;) Se questo intanto vi è piaciuto e avete voglia, lasciate un commento anche piccolo sotto o tiratemi un messaggio personale tramite qualunque piattaforma disponibile se volete chiarimenti o avete domande!! Mi va bene tutto!! XD Con questo vi saluto e vi do appuntamento al mio prossimo aggiornamento che arriverà subito appena pronto nell'immediato futuro!! Non mancate!! ;)
Ja naa minna!!

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Capitolo 3
*** Life 2: I due volti della chiesa ***


Life 2: I due volti della chiesa
 

DRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNN
 
Grrr…stavo dormendo così bene… DANNATA SVEGLIA INFERNALE!
 
[Fermo, partner! Non farlo, calmati subito! Calmati!]
 
La voce di Ddraig fu così improvvisa e perentoria che fermò di scatto il pugno che stavo per calare sulla sveglia. A quel punto, riacquistai appieno la lucidità. C’è mancato poco… Grazie, compagno. Non ci tengo a comprare un’altra sveglia nuova dopo nemmeno due mesi dall’aver preso l’ultima.
 
[Allora, cortesemente, impara a gestire meglio le tue emozioni mattutine. Giuro, appena sveglio, sei peggio di un gatto al quale è stata pestata la coda nel sonno!]
 
Bel paragone, bestione rosso. Quasi quasi me lo segno per riusarlo in futuro, ti spiace?
 
[Fai come ti pare, tanto anche potessi pagarmi i diritti d’autore, non me ne farei nulla in ogni caso da qui dentro.]
 
Yeah, fair enough, buddy. In ogni caso, grazie. Meglio alzarsi adesso.
 
[E pensi di riuscirci senza svegliarla?]
 
Ancora una volta, la sua domanda mi fece di colpo percepire appieno le sensazioni che sentiva il mio corpo e aprii gli occhi, lievemente infastiditi dalla luce solare che filtrava dalla persiana chiusa, per mettere a fuoco la familiare chioma cremisi di Rias che dormiva accanto a me, acciambellata come un leopardo sul ramo di un albero. A differenza dell’altra volta, stavolta la diavola era ‘semplicemente’ pressata contro il mio fianco destro e teneva il mio braccio corrispondente stretto al petto, mentre la sua testa poggiava sulla mia spalla. Inoltre, rispetto all’ultima volta, non era nuda, ma portava ancora la vestaglia con cui era arrivata da me e, anche se non nascondeva praticamente nulla delle sue forme più che generose, quel lieve velo protettivo fortunatamente mi impedì di sentire direttamente la sua pelle sulla mia, mitigando almeno un po’ i miei ‘istinti primordiali’.
Alla fine, dopo aver visto l’intera stagione 13 di RVB, Rias si era letteralmente addormentata di sasso sul mio letto e io, in un impeto di altruismo che non capivo nemmeno da dove mi fosse uscito, non solo l’avevo messa sotto le coperte, ma mi ero pure coricato insieme a lei. Probabilmente aveva percepito la mia presenza durante il sonno e mi si era così stretta al fianco in un’istintiva ricerca di calore e compagnia. Osservando il suo volto placidamente addormentato, non potei non chiedermi per l’ennesima volta come fosse possibile che avessimo legato tanto nel giro di poche settimane dal nostro Rating Game. Tutto era principalmente partito da lì, da quando mi aveva ringraziato per averla salvata dal matrimonio e averle insegnato le vere responsabilità di un leader, eppure stentavo ancora a credere che avessimo potuto migliorare tanto semplicemente dopo un evento simile. Il mio maestro aveva proprio ragione quando diceva che i legami più inaspettati si stringono dopo un conflitto!
D’istinto allungai una mano per accarezzarle alcune ciocche di capelli. Dio, se erano morbidi! E, dopo pochi secondi, vidi il volto di Rias tremare un attimo prima che le sue palpebre si aprissero lentamente.
 
“Yawn…” sbadigliò leggermente la rossa prima di fissare i suoi occhi nei miei. “Buongiorno, Zayden. Come… Aspetta, ma sei..?! O sono io che..?!” La vidi guardarsi intorno spaesata per qualche secondo prima di sospirare. “Sono io da te, vero?”
 
Quindi si era davvero addormentata senza rendersene conto… Doveva essere stanca anche lei dopotutto. “Hai preso sonno dopo che abbiamo finito la stagione, mentre spegnevo consolle e TV. Sembravi così tranquilla e placida che non me la sono sentita di svegliarti o portarti a casa, così ti ho lasciato dormire qui.”
 
“Capisco. Sei stato davvero gentile” mi disse lei con un sorriso riconoscente. Poi la sua espressione divenne perplessa. “Ma perché sei rimasto qui a dormire con me invece di spostarti da un’altra parte? Credevo non ti piacesse farlo con me accanto.”
 
“Non ho mai detto che sia sgradevole dormire con te accanto. Mi lamentavo solo perché lo facevi senza permesso e senza dirmi nulla, ma non di certo perché non sopporti l’idea di averti accanto. Per quanto riguarda la tua domanda, semplicemente ho pensato che te lo dovevo dopo l’altra sera, quando mi hai fatto compagnia per farmi dormire sereno. Volevo restituirti il favore, insomma.”
 
Rias mi guardò sorpresa prima di ridacchiare. “Restituirti il favore… Non si può proprio pensare di fare qualcosa per te senza ricevere qualcosa in cambio, eh?”
 
Sorrisi. “Diciamo che è nella mia natura.”
 
“Allora o la tua natura è fin troppo altruista o sei uno che non vuole assolutamente avere alcun tipo di debito, nemmeno quelli che vedi solo tu. Quale delle due?”
 
“Hmm. Entrambe.”
 
“C’avrei giurato. Mai una volta che tu scelga una delle due opzioni che ho pensato…” Da divertita la sua espressione cambiò ancora, stavolta in provocatoria. “Dunque ti piace dormire con me, eh? Pensa un po’…”
 
Oh, mannaggia! “Non-non lusingarti troppo! È stato solo un caso stanotte, visto che ti sei addormentata senza preavviso, quindi non abituartici!”
 
“Ah, adesso non provarci nemmeno a fare lo scontroso, carino! Alla fine della fiera, per quanto tu possa dire il contrario, non ti dispiace affatto la mia compagnia altrimenti non avresti dormito con me di tua volontà e nemmeno avresti accettato la mia proposta delle serate anime e affini! Avanti, nega adesso!”
 
“Non allargarti! Ho accettato di crearci quelle serate perché, primo, mi piaceva l’idea e, secondo, perché sei anche tu come me un’appassionata di certi programmi ed è più bello vederli insieme a qualcuno così, in modo da poterne poi parlare o discutere al meglio! Ma faccio la stessa cosa coi miei compagni, quindi non vedo proprio niente di speciale in tutto questo! E comunque apprezzare la compagnia di qualcuno durante una visione non vuol dire accettare di dormire tutte le notti con quest’ultimo accanto!”
 
Rias fu sul punto di replicare, ma poi chiuse le labbra e mi rivolse un ghigno. “Continua a raccontartela, Sekiryutei…” Poi si alzò dal letto e si stiracchiò. “Meglio andare adesso. Ho voglia di assaporare di nuovo una tua colazione e credo anche che Asia stia per venire a cercarti.”
 
Oh, cavoli! Asia, giusto! Se la ritrova qui, chissà che razza di idee potrebbero saltarle in testa! Mi alzai anch’io dal letto. “Senti, Rias, forse è meglio che-”
E in quel momento qualcuno bussò alla porta. ECCHECAZZO!
 
“Zayden-san, va tutto bene? Mi sembrava che parlassi con qualcuno!” sentì la voce di Asia dire dall’altra parte.
 
E, ovviamente, a rispondere fu Rias: “Tranquilla, Asia, non preoccuparti. Stava parlando con me.”
 
“Rias!” sibilai nella sua direzione. Lei mi rispose con una linguaccia. Dannata stronza di una...!
 
E nella praticamente tragicomica replica della scorsa mattina, Asia aprì la porta di scatto per osservare prima Rias e poi me con un’espressione tra l’indignato e il geloso. “Non è giusto! Non voglio rimanere sempre fuori!”
 
Ma davvero ho fatto così tanto male nella mia vita, io?! Ok sì, ne ho fatto un bel po’… Ma andiamo!
 
[Lo sai? Amo vivere con te. Non ci si annoia mai...]
 
E tu tappati la bocca e vatti a far fottere con un neurone spinato!
 
*
 
Poco dopo, fummo tutti e tre insieme a tavola, godendo della colazione a base di frittelle con sciroppo, frutta e caffelatte che avevo preparato e discutendo del da farsi per la giornata attuale. In particolare, una cosa della quale ci parlò Rias mi sorprese: “Caccia al famiglio?”
 
“Proprio così” rispose la diavola sorseggiando la propria tazza. “Avevo fatto un’altra scommessa con Sona: dal momento che entrambe abbiamo acquisito un nuovo servo nel medesimo lasso di tempo, avevamo scommesso che chi delle due avesse vinto al Torneo della Palla sarebbe stata la prima a trovare un famiglio per il servo in questione. E visto che il Torneo l’abbiamo vinto noi del Club di Ricerca dell’Occulto, oggi andremo a caccia di un famiglio per Asia. Uhuhuhuh…” Di colpo, Rias si era messa a sogghignare come una pazza. “Non solo ho vinto l’assaggio dell'udon con tutti i condimenti a Kobashiya, ma anche la possibilità di assegnare un famiglio alla mia cara serva prima di Sona! E di questo devo ringraziare soprattutto te, Zayden! Sapevo saresti stato l’arma segreta per la nostra vittoria!”
 
“L’arma segreta per la nostra vittoria… Ragazzi, mi sento veramente sfruttato in questo momento…” commentai sarcastico prima di inghiottire un grosso boccone di frittella inzuppato di sciroppo.
 
“Non fare tanto il musone, su!” ribatté Rias. “Ti assicuro che ti sono davvero riconoscente e non solo: ricorda che, anche grazie a te, Asia potrà acquisire un famiglio tutto suo e questo la aiuterà non poco in futuro.”
 
Uhm… Beh, sì. Effettivamente su questo non posso darle torto. Un famiglio potrebbe essere un ottimo aiuto per Asia, la quale in battaglia ha attualmente solo il compito di guaritrice e dunque è un bersaglio fin troppo ghiotto e indifeso per i possibili nemici che dovremo affrontare in futuro.
 
“Eh-ehm… Scusate, Rias-Buchou e Zayden-san… Ma esattamente che cosa sarebbe un famiglio?” ci chiese d’un tratto Asia tenendo una mano timidamente alzata.
 
“I famigli sono delle creature magiche che i diavoli sono in grado di legare a sé stessi come propri servitori e alleati” spiegò Rias. “Sono un requisito fondamentale per noi, dato che possono aiutarci in vari modi, compreso il lavoro e la trasmissione di informazioni. Possono adattarsi a vari tipi di situazione e supportarci di conseguenza, per questo è essenziale che anche tu ne abbia uno.” Con un gesto, fece comparire sulla propria spalla quello che sembrava un piccolo pipistrello rosso. “Questo, ad esempio, è il mio famiglio.”
 
“Oh...capisco.” Asia sembrava ancora un po’ spaesata, ma quando mi vide annuire in segno di approvazione sembrò convincersi appieno. Salvo poi chiedere: “E tu, Zayden-san? Non ne hai bisogno anche tu?”
 
Le risposi con un lieve sogghigno. “Di questo non devi preoccuparti, Asia. Io ce l’ho già un mio famiglio, quindi sono a posto.”
 
Rias sgranò gli occhi. “Dici davvero? Non credevo avessi anche un tuo famiglio.”
 
“Te l’ho detto, rossa: devi ancora imparare molte cose di me.” Ghignai internamente nel vedere la sua espressione seccata, un piccolo rimborso per il suo scherzetto di prima! Quando le parlai, però ero serio: “Ad ogni modo, per favore, fai in modo che trovi un buon famiglio. Per Asia è essenziale.”
 
“Di questo non preoccuparti. Lo so bene anch’io” rispose Rias altrettanto seria. “Io, Akeno e Koneko la accompagneremo insieme al mio Maestro di Famigli e faremo il possibile per lei.”
 
“D’accordo. Allora io vi aspetterò nella sala del Club. Possibilmente con Kiba, o almeno spero che stia lì anche lui.”
 
La rossa diavola si rabbuiò. “Lo spero anch’io. Non ho avuto notizie di lui stamattina, spero non sia successo nulla di grave.”
 
Non so perché, ma ho la sensazione che qualcosa di grave stia per accadere… O forse è invece già accaduta…
 
*
 
Ore dopo, nel pomeriggio…
 
 
Mi grattai pigramente il mento, prima di sfogliare una pagina dell’Orlando Furioso e proseguire la lettura. Visto che ero rimasto solo mentre Rias e gli altri accompagnavano Asia nella ricerca di un famiglio per lei, mi ero diretto alla sala del Club di Ricerca dell’Occulto e avevo deciso di aspettarle lì dopo le lezioni, ingannando il tempo con il libro lasciato in sospeso la sera precedente. Purtroppo, come avevo constatato appena entrato, ero del tutto solo. Kiba non era tornato al club oggi, anzi ormai erano 24 ore che non lo vedevo da nessuna parte, nemmeno nell’istituto. Chissà che diavolo stava combinando in quel momento…
Sospirai per tornare a concentrarmi sul libro davanti a me. Una faccenda come quella avrei tanto voluto ignorarla, ma non potevo… Non dopo ciò che avevo vissuto in passato…
L’improvviso bussare alla porta mi fece sobbalzare leggermente; mi concentrai un attimo sulle presenze all’esterno per assicurarmi che non fossero ostili, infine dissi: “Avanti.” Fui sorpreso non poco quando a entrare furono Sona Sitri e la sua seconda, Tsubaki Shinra. “Sona! Che sorpresa” dissi chiudendo il libro e poggiandolo affianco a me. “Buonasera.”
 
“Buonasera a te, Ward-san” rispose Sona con un piccolo inchino, imitata subito da Tsubaki. La Preside del Consiglio Studentesco si guardò poi intorno, come in cerca di qualcosa o qualcuno. “Rias non c’è?”
 
Scossi la testa. “Lei e gli altri sono andati ad accompagnare e aiutare Asia nella ricerca di un suo possibile famiglio. Non so quando torneranno di preciso. Spiacente.”
 
Sona parve un po’ turbata. “Pessimo tempismo, eh? Che seccatura.”
 
La cosa m’incuriosì subito: se qualcuno come Sona Sitri era turbata da qualcosa, allora doveva essere di certo degna d’interesse. “Potresti spiegarmi, per favore? Che cosa succede di preoccupante?”
 
La Preside mi guardò un attimo, poi sospirò. “Ne parlerò anche a Rias quando tornerà, ma visto che ne ho l’occasione mi sembra giusto che informi anche te, visto che ormai sei direttamente coinvolto in ogni evento di questa città, come tutti noi.”
 
La vidi muoversi verso la scrivania di Rias, soffermando lo sguardo sulla scacchiera appoggiata nell’angolo sinistro. Quella vista mi fece scattare un certo desiderio di sfida. “Ti va una partita mentre parliamo?” le chiesi.
 
Sona mi guardò sorpresa. “Tu giochi a scacchi?”
 
“Aha. Ci gioco quasi sempre con un mio compagno e amico. Mi piace molto e posso assicurarti che non me la cavo affatto male.”
 
Quelle parole sembrarono stuzzicare la diavola. “Ma davvero? Scopriamolo allora.” E raccolse la scacchiera per poi appoggiarla sul tavolo in mezzo ai divani e sedersi su quello opposto al mio. “Neri o bianchi?”
 
“Neri, grazie. Perciò.. a te la prima mossa, Kaichou” risposi con un sorrisetto.
 
Sona rispose muovendo uno dei suoi pedoni. “Sembri molto sicuro di te.”
 
“Devo esserlo. Sicuro ma non arrogante, quindi fai attenzione.” E mossi a mia volta. “Allora dimmi: che cosa succede?”
 
“Questa mattina ho incontrato due membri della Chiesa” fu la risposta di Sona dopo una piccola esitazione.
 
Fermai la mano che teneva il mio pezzo del cavallo a mezz’aria. “Esorcisti?”
 
“Sì, esatto. Esorciste, per la precisione. Hanno chiesto di poter incontrare Rias, a quanto pare devono parlarle di qualcosa d’importante.”
 
Poggiai il pezzo sulla scacchiera. “Membri della Chiesa che vogliono un incontro con una diavola? Se è uno scherzo, è di pessimo gusto.”
 
“Invece è proprio così” rispose lei mentre muoveva un altro suo pezzo.
 
“E tu che gli hai detto?”
 
“Ho accettato. Vogliono incontrarla domani, dopo le lezioni, in questa stanza.”
 
“E non ti hanno detto o almeno accennato di cosa vogliono parlarle? Dubito che tu abbia accettato la loro richiesta senza saperne un minimo di più.”
 
“Hai ragione. Non so tutti i dettagli, ma posso dirti due cose: primo, sono a caccia di qualcuno di pericoloso. Secondo, portavano delle Spade Sacre.”
 
Sul serio? Ma scherziamo?! “Delle Spade Sacre? Pensa un po’. Quando si dice cadere a fagiolo…”
 
Sona mi guardò perplessa. “Che cosa intendi dire?”
 
“Diciamo che ultimamente sono state un pensiero fisso nella mente del Cavaliere di Rias. Sapere che ora ci sono due portatrici di Spade Sacre in città mi rende alquanto inquieto, visto che non ho idea di come potrebbe reagire. Di sicuro, però, so che farebbe qualcosa di stupido.”
 
“Non mi è del tutto chiara questa storia.”
 
“Perdonami, ma la versione completa e chiara dovrai averla da Rias o da Kiba in persona, visto che riguarda quest’ultimo a un livello molto personale. Non ho alcun diritto di parlarne ad altri senza il suo permesso, capisci?”
 
Sona mi fissò un momento prima di annuire. “Sì, capisco.”
 
Per i successivi cinque minuti, nessuno dei due parlò più ed entrambi ci limitammo a concentrarci sulla partita in corso. Mentre giocavamo, notai subito che le voci che avevo sentito sulle abilità intellettive e strategiche di Sona Sitri erano più che fondate: grazie alle mie numerosissime partite con Tora ero diventato un giocatore di scacchi più che abile, eppure lei non mi lasciava spazio per alcuna distrazione e controbatteva ogni mia mossa con notevole calma e precisione. Se avessi perso la concentrazione anche solo per una mossa, avrebbe vinto di sicuro. Impressionante davvero. Non è certo al livello di Tora, ma le sue capacità sono innegabili, di sicuro maggiori di quelle di Rias. Ha il potenziale per diventare una stratega senza pari in futuro. Mi chiedo come si svolgerebbe uno scontro tra il suo gruppo e me…
In quel momento mi venne in mente l’attacco del giorno precedente da parte del Diavolo Randagio e decisi di provare a condividere con lei i miei sospetti: “Sona, posso farti un’altra domanda, già che ci siamo?”
 
Come me, nemmeno lei staccò gli occhi dalla scacchiera mentre rispondeva: “Di che si tratta, Ward-san?”
 
“Hai presente il Diavolo Randagio che ci ha attaccati a scuola ieri?”
 
“Sì, certo. Ebbene?”
 
“Non hai notato niente di insolito in quell’esemplare? Rispetto a quelli che cacciate ed eliminate solitamente, intendo.”
 
Stavolta la percepii chiaramente alzare lo sguardo e la imitai per incrociarlo col mio. “Allora te ne sei accorto anche tu” disse lentamente muovendo un suo alfiere per mangiare una mia torre.
 
“Proprio così. Fin dal primo momento in cui ha iniziato ad aggredirci, mi sono accorto che c’era qualcosa di strano.” Mossi un mio cavallo per mangiare quello stesso alfiere. “Non solo i suoi movimenti erano molto più precisi degli altri Randagi, ma riusciva a cambiare obiettivo basandosi sulla sua pericolosità. Per questo non mi ha mai ingaggiato direttamente. Inoltre, è riuscito a entrare senza essere percepito fino all’ultimo nell’istituto presidiato dalle ereditiere di due delle famiglie nobili più importanti di diavoli. Non è assolutamente possibile per un normale Diavolo Randagio fare tutto ciò.”
 
“Ottime riflessioni, Ward-san” replicò Sona con una nota compiaciuta nella voce. “Esattamente quelle che ho pensato io e delle quali intendevo parlare a Rias insieme alla questione delle emissarie della Chiesa. Quello non era affatto un comune Diavolo Randagio, eppure aspetto, abilità e temperamento sembravano essere nella norma, perciò ritengo non fosse nemmeno un esemplare in un certo senso evoluto. Se dovessi azzardare un’ipotesi, direi che quel Diavolo Randagio era sotto il comando di qualcuno, che gli ha detto come entrare e chi attaccare o, ancora peggio, lo stava controllando a distanza. Qualunque sia la verità tra queste, sono pronta a scommettere che non aveva agito di sua iniziativa. C’è qualcun altro dietro.”
 
“Qualcuno che ci conosce e sa come penetrare nella scuola. Giusto?”
 
“Precisamente.”
 
“Sono le stesse considerazioni che ho fatto io. Sono pienamente d’accordo con te e, se dovessimo avere ragione, le domande sarebbero solo due: chi è questo qualcuno? E perché dovrebbe volerci attaccare?”
 
“Questo è il mistero, Ward-san.”
 
“Un mistero inquietante e pericoloso, Sona. Solo individui con un certo potere e soprattutto un notevole grado di conoscenza possono essere al corrente di noi e indurre un Diavolo Randagio ad attaccarci nel bel mezzo del territorio tuo e di Rias, per giunta rendendolo ben più pericoloso di quanto non sia. Inoltre, se approfondiamo il discorso, un’altra domanda salta fuori: perché il responsabile, chiunque egli sia, ha mandato il Randagio ad aggredirci con una simile azione suicida? Di sicuro sapeva benissimo anche lui che non avrebbe mai potuto sconfiggerci da solo e in quel modo, perciò perché l’ha mandato letteralmente al macello?”
 
“Un altro ottimo interrogativo. Le uniche spiegazioni che mi vengono in mente ora è che volesse studiarci o distrarci per qualche motivo. Potrebbe essere stato anche solo un sacrificio per testare la nostra forza, ma è-”
 
“Altamente improbabile” conclusi. “Se avesse voluto metterci alla prova, ci avrebbe inviato avversari ben più forti o perlomeno più numerosi. Tuttavia, è improbabile che fosse una semplice prova perché, se come sospettiamo ci conosce, allora il responsabile non avrebbe alcun bisogno di testarci per capire la nostra forza e, di certo, non in modo tanto blando.”
 
“La mia stessa deduzione. I sospetti maggiori ricadono su un tentativo di distrazione o un qualche test per la cavia stessa, magari per capire fino a che livello fosse possibile controllare il Diavolo Randagio… Tuttavia, al momento, non siamo in grado di capirlo, non abbiamo prove e il Randagio è morto. Non abbiamo modo di saperne di più al momento, insomma.”
 
“Al momento no. Dovremo aspettare che chiunque ci fosse dietro al Randagio, se esiste, faccia un’altra mossa. Staremo attenti e ci terremo pronti per qualsiasi cosa. È la nostra opzione migliore per adesso.” Sbuffai. “Forse non avrei dovuto lasciare che Rias distruggesse completamente quello schifo di essere: se avesse lasciato almeno la testa, avrei potuto saperne di più. Di certo Tora avrebbe tirato fuori qualcosa da essa…”
 
“Tora?”
 
“Uno dei miei migliori amici e compagni. Un cervellone di prima categoria e senza pari. Molto meglio sia di me che di te.”
 
“…Ma davvero? E come fai a esserne così sicuro?”
 
Alzai gli occhi su Sona e notai che la sua espressione sembrava incuriosita e scocciata allo stesso tempo. Dunque la faccenda di Tora la intrigava, ma stentava anche a credere che potesse sicuramente essere più intelligente di lei. Divertente! Anche lei ha un bell’orgoglio come Rias! “Non fraintendere: non ti sto dando della stupida, anzi so che hai una mente notevole. Però, fidati: non c’è paragone con la sua. E posso assicurartelo per un semplice motivo.” Indicai la scacchiera. “Ho giocato 485 partite a scacchi con lui e non ne ho mai vinta nemmeno una...”
 
La solita espressione seria di Sona si spezzò in una di puro stupore. Era chiaro che ora mi credeva e non riuscii a non sorridere. “…Mi piacerebbe poterlo conoscere, un giorno…” disse poi, riacquistata la sua compostezza.
 
“In tal caso, sei fortunata: è probabile che molto presto farò venire il mio gruppo qui per una questione di sicurezza, dunque potrai farlo allora.”
 
“Sicurezza?”
 
“Questa città ha una concentrazione di poteri impressionanti al momento e sempre più cose accadono di recente. Sono dell’idea che potranno solo aumentare di questo passo, perciò voglio avere tutto l’aiuto possibile.”
 
“Sei un tipo prudente e assennato, Ward-san. Capisco perché Rias si senta al sicuro con te vicino…”
 
Ebbi l’impressione che Sona avesse detto quell’ultima frase con una certa malizia nella voce, ma decisi di non farci caso. “Beh, ormai quello che è fatto, è fatto. Non pensiamoci troppo. È tempo di concentrarsi al massimo sulla partita, se vogliamo concluderla per bene.”
 
“Sono d’accordo anche stavolta.”
 
*
 
Poco dopo…
 

“Scacco matto.”
 
Fissai la scacchiera, incredulo. “Mi hai…battuto. Goddammit! I was so close!”
 
“Dunque parli inglese in momenti fortemente emotivi? Interessante” commentò Sona con un sorrisetto. “Vicino ma non abbastanza, Ward-san. Spiacente. Però devo riconoscerlo: mi hai dato filo da torcere come pochissimi altri, un paio di volte ho addirittura pensato di stare per perdere. Sei molto bravo, complimenti.”
 
Sbuffai. “…Grazie del complimento. E io ammetto che sei persino più intelligente di quanto dica la tua fama. A parte Tora, non ho mai avuto una partita tanto impegnativa. Rifacciamone un’altra in futuro, ok?” E le porsi una mano.
 
Lei sorrise gentile e me la strinse. “Con molto piacere.”
 
Nello stesso istante in cui quelle parole furono pronunciate, un cerchio magico cremisi comparve nel bel mezzo della stanza e quattro figure si materializzarono da esso. “Ma guarda! Finalmente siete tor- What the hell?!” non potei non commentare quando le figure di Rias, Akeno, Koneko e Asia divennero visibili…e mi accorsi che i loro abiti erano quasi completamente assenti, rendendole praticamente nude! Guardandole meglio, però, mi accorsi che quei vestiti non erano assenti, bensì erano stati terribilmente danneggiati, come se qualcosa li avesse bruciati o disciolti. “Ma che cazzo è successo?! Perché siete conciate così?!”
 
“Uno slime” fu la stoica risposta di Rias. “Ci ha attaccate mentre cercavamo il famiglio per Asia. La sua specie in questione non era particolarmente pericolosa, ma aveva il fastidioso vizio di sciogliere i vestiti degli altri, in particolare degli individui di sesso femminile.”
 
“Sul serio?! Ma bene ci mancava pure lo slime pervertito… Roba da chiodi” commentai sospirando pesantemente. “Dal momento che stai parlando di quest’essere al passato, devo supporre che…”
 
“Sì, esatto. È stato eliminato. Certe esistenze non hanno il diritto di esistere.”
 
“In effetti, dubito esista qualcuno capace di tollerare simili esseri… Ad ogni modo, slime depravato a parte, com’è andata?”
 
Stavolta a rispondermi fu Asia, la voce carica di gioia ed emozione. “Guarda, Zayden-san! L’ho trovato! Il mio famiglio, l’ho trovato!” E mi mostrò ciò che stringeva tra le braccia, che inizialmente non avevo notato perché distratto dai loro abiti malridotti.
 
Quasi sobbalzai: un piccolo draghetto blu col ventre bianco, la testa triangolare dotata di tre corna rivolte all’indietro e gli occhi rossi si crogiolava tra le sue braccia come un grosso, pigro gatto domestico. “Uno Sprite Dragon?! Veramente?!” Ero incredulo: gli Sprite Dragon erano una razza ormai molto rara di draghi di alto livello, incapaci di sputare fuoco ma in grado invece di produrre e scagliare fulmini molto potenti, capaci di abbattere alla loro massima potenza anche dei diavoli o angeli di Alta Classe o sopra. Quello che teneva tra le mani era solo un cucciolo, ma da adulto sarebbe stato lungo almeno una quindicina di metri. “Incredibile, Asia! Congratulazioni! Ti sei trovata un compagno davvero notevole! E sei stata pure fortunata ad averlo trovato di questa età: gli Sprite Dragon adulti sono indomabili, solo i cuccioli possono essere eventualmente ammansiti e ammaestrati. Ottima scelta!”
 
“Grazie, Zayden-san!” rispose Asia raggiante. “Tuttavia, in realtà, non l’ho scelto io. È stato Raiden da solo a venire da me.”
 
“Davvero? E… Aspetta, Raiden? È quello il nome che gli hai dato?”
 
“Mi è venuto in mente spontaneamente appena si è avvicinato a me ed è diventato il mio famiglio. Mi sembrava l’ideale!”
 
“Raiden, eh?” Per un attimo mi venne in mente il protagonista del videogioco Metal Gear Rising e mi venne da ridere, ma sapevo bene che non era lui. Si era chiaramente ispirata a me per quel nome. Solita, adorabile Asia! “Non male, sorellina!”
Puntai poi gli occhi sul piccolo drago che sembrava fare le fusa tra le sue braccia e decisi di provare un approccio.
 
[Partner, sei sicuro? So quello che vuoi fare, ma ti ricordi che gli Sprite Dragon odiano i maschi di qualunque razza, vero? Potrebbe reagire peggio di quanto credi…]
 
Certo che mi ricordo, Ddraig. Per quello intendo metterlo alla prova. Non preoccuparti, andrà tutto bene.
 
[La pelle è tua.]
 
Mi feci avanti verso il draghetto alzando una mano per toccarlo. Subito Raiden se ne avvide e mutò atteggiamento: si sistemò meglio tra le braccia di Asia per fronteggiarmi e prese a ringhiare, basso ma deciso. “Una reazione chiara e minacciosa. Sei un tipo gagliardo, eh, piccoletto? Ma per quanto lo sarai…?” dissi lentamente, iniziando ad emanare un forte istinto omicida che fece ritrarre un po’ il cucciolo.
 
Asia sembrò subito preoccuparsi. “Zayden-san, per favore, non fargli del male! E tu, Raiden, non fare il cattivo con lui!”
 
“Va tutto bene, Asia. Voglio solo vedere fin dove arriva il suo coraggio…” E avvicinai ancora la mano.
Stavolta Raiden, malgrado fosse chiaramente intimorito, reagì violento: dalla sua bocca aperta partì una saetta azzurra che mi investì in pieno attraversandomi dalla testa ai piedi. Annaspai un istante per il dolore e l’elettricità che sconvolgeva il mio sistema nervoso, ma riuscii con un po’ di fatica a restare in piedi. Scossi la testa per riprendermi.
“Accidenti… Sapevo che eri forte, ma non pensavo così forte, per giunta a un’età così giovane… Sono impressionato, Raiden…” E allungai ancora la mano verso di lui, fissandolo stavolta dritto negli occhi. Altre scariche elettriche danzarono intorno alla sua bocca, ma non attaccò né si ritrasse. Rimanemmo in contatto visivo finché la mia mano non si poggiò sulla sua fronte... Ma stavolta nessun fulmine mi colpì, anzi! Il draghetto sfregò la testa contro il mio palmo e si lasciò accarezzare senza problemi. Per tutta risposta, feci sparire ogni traccia residua del mio istinto omicida e lo presi in braccio, iniziando a coccolarlo proprio come se fosse stato un gatto. “Sei proprio un vero drago: forte e coraggioso a sufficienza da superare la paura di un nemico più forte e reagire per difendere te stesso o la tua padrona. Sono già fiero di te, Raiden! Non vedo l’ora di vedere quanto migliorerai crescendo!” La risposta del piccolo drago fu quella di sfregarsi contro il mio petto, mentre si godeva le carezze e i grattini che gli stavo facendo su testa, collo e schiena.
 
“…Questa poi. Il Maestro di Famigli che ci ha accompagnate aveva detto che gli Sprite Dragon odiavano i maschi di qualunque altra razza… Come hai fatto a conquistarlo, Zayden?” mi chiese Rias guardandoci sorpresa.
 
“Modestia a parte, posso dire con assoluta certezza di essere uno dei massimi esperti al mondo sui draghi. Da quando ho liberato il Boosted Gear e Ddraig ha iniziato ad allenarmi nel suo uso e nell’arte del combattimento, il mio compagno si è anche assicurato che studiassi più materie possibile per aumentare sia la mia conoscenza che le mie capacità intellettive e strategiche. E, ovviamente, la razza su cui mi ha fatto studiare e imparare di più è proprio quella dei draghi e questo non solo per orgoglio personale verso di essa, ma anche perché, in quanto attuale Sekiryutei, mi sarei spesso trovato ad avere a che fare con altri draghi come lui, sia amichevoli che ostili. Questo” sollevai Raiden per mostrarlo meglio tra le mie braccia “non è che uno dei risultati dei miei studi: gli ho fatto sentire fin da subito che avevo un elemento draconico in me e non mi sono fatto intimorire dalla sua ostilità, senza nel contempo dargli l’impressione che volessi davvero fargli del male. Così ha percepito sia la differenza tra le nostre forze che le mie reali intenzioni ed è riuscito a calmarsi e a riconoscermi come amico o compagno di razza. Il modo migliore di comunicare coi draghi è sempre prima di tutto tramite dimostrazioni di forza, per questo è così complicato relazionarsi con loro.”
 
“Capisco. Molto interessante” commentò la voce di Sona e alzai la testa per notarla accanto a me, che fissava pensierosa Raiden con una mano sotto il mento. “Mi chiedo se anche Saji possa sfruttare queste informazioni a suo vantaggio…”
 
“Sona? Che ci fai qui?” chiese di colpo Rias, finalmente accortasi della presenza dell’amica.
 
“Ero venuta a riferirti una cosa molto importante, però prima…” Gli occhi della diavola si strinsero dietro le lenti da vista, mentre squadrava l’amica dalla testa ai piedi. “…non pensi che sia il caso che vi cambiate di abito? Guarda come siete ridotte…”
 
“Oh?” Lo sguardo di Rias divenne prima confuso poi sorpreso. “Ah, è vero! Il confronto tra Zayden e Raiden mi ha distratta al punto che me n’ero dimenticata! Scusami.” E fece per lasciare la stanza per andare a cambiarsi.
 
“Aspetta, Rias” la fermò però Sona. “A questo punto, vieni direttamente a casa mia, così posso parlartene in privato. Porta pure Akeno, deve sapere anche lei in quanto tua Regina.”
 
La serietà nella voce dell’ereditiera dei Sitri doveva aver lasciato Rias non poco perplessa, visto che il suo volto divenne subito altrettanto serio. “Ho capito. In tal caso, seguirò il tuo consiglio.” I suoi occhi si spostarono su di me. “Suppongo te ne abbia già parlato mentre noi eravamo via, vero?”
 
“Affermativo” le risposi. “So già tutto, ma è essenziale che anche tu lo sappia, perciò vai. Ne riparleremo domani.” Quando Rias annuì, sentii di colpo il mio cellulare squillare, così riconsegnai Raiden ad Asia per rispondere. “Nonna?” mormorai quando vidi il nome sul display. Premetti il pulsante d’accettazione. “Pronto?”
 
“Ciao, Zayden!” mi rispose dall’altra parte la voce gentile della mia amata vecchietta. “Hai impegni per stasera?”
 
“Ehm…no, niente di che. Perché?”
 
“Allora vieni a cena da me, all’indirizzo dove alloggio. Ho qualcosa che potrebbe interessarti. O per meglio dire, qualcuno.”
 
Quelle parole mi fecero sentire stranamente agitato. “Che intendi dire?”
 
“Vieni e lo saprai. Riguarda anche le tue nuove amicizie, ma per il momento è meglio non avvertirle. Preferisco parlare prima solo con te, va bene? A dopo allora. Ciao!”
 
E prima che potessi dire anche solo un’altra parola, riattaccò. Ma porca miseria! Accidenti, Nonna! Potevi anche dirmi di più! Tuttavia, da come aveva parlato, era chiaro che non stava scherzando, perciò avrei fatto meglio a obbedire. In ogni caso, chissà di chi è che parlava…
 
*
 
Quella sera…
 
 
“…Questo…è qualcuno che non mi aspettavo proprio di vedere da te” non potei non mormorare mentre osservavo la figura distesa sul piccolo divano dell’appartamento affittato da Nonna, avvolta da una coperta e con un panno umido sulla fronte.
Sì, perché quella figura era nientepopodimeno che Yuuto Kiba! Il Cavaliere di Rias in persona! E non aveva affatto una bella cera: pelle pallida, fronte madida di sudore e brividi continui. Tutti chiari sintomi di un bel febbrone da cavallo o qualcos’altro del genere. Inoltre, avvicinandomi e scostando un po’ la coperta, notai che aveva anche delle bende intorno al braccio sinistro e all’addome. “Come sta?” chiesi dopo averlo osservato per un altro minuto circa.
 
“Molto meglio di quando l’ho portato qui” rispose Nonna. “Ho medicato tutte le sue ferite e, anche se non sembra, la febbre è scesa rispetto a prima. Probabilmente sarà quasi completamente sparita nel giro di poche ore.”
 
“E com’è finito ridotto così? Che gli è successo?”
 
“Vieni prima a sederti a tavola, nipote, e mangiamo. Poi ti dirò tutto. È da tanto che non ci facciamo una cena insieme.”
 
Il tono nostalgico con cui lo disse mi convinse ad ascoltarla. Dopotutto era vero eccome e anche a me mancavano i nostri pasti insieme...
Così, nel giro di neanche cinque minuti, mi ritrovai davanti a una tavola imbandita di leccornie tra cui tagliatelle di ragù e funghi, risotto con salsiccia e radicchio, pollo arrosto, costine d’agnello e bistecche di manzo, tutto con contorno di patate, carciofi saltati in padella, spinaci, insalata e varie altre verdure! Solo a sentire l’odore del tutto il mio stomaco ruggiva! “Come mi mancavano questi pasti…” mormorai faticando per non sbavare sull’intera tavola.
 
“Immagino” ridacchiò Nonna. “Allora che aspetti? Mangia a sazietà!”
 
Non me lo feci ripetere due volte. Mi sedetti e iniziai ad ingurgitare tutto quello che avevo a portata, spesso facendo bocconi più grandi della mia bocca e beccandomi per questo un rimprovero bonario da parte della mia vecchia, ma non me ne curai più di tanto. Non con quei sapori celestiali che facevano fare le montagne russe alle mie papille gustative!
Dopo circa un’ora, ogni singolo piatto era stato ripulito e io mi ritrovai adagiato con la schiena sullo schienale della sedia, sospirando soddisfatto e battendomi un palmo sulla pancia rigonfia. “Sono sazio. Divino come sempre, Nonna” feci con un po’ di difficoltà per la quantità di cibo mangiata.
 
“Guardati come sei messo. Potrebbero mettere una tua fotografia sul vocabolario alla parola ‘ripieno’! Ringrazio che la tua condizione fisica ti fa consumare le calorie a un ritmo praticamente triplo rispetto al normale, anche in fase di inattività fisica, altrimenti il tuo fisico perfetto sarebbe già rovinato!” borbottò Nonna in tono sarcastico mentre si sbucciava una mela. “Niente frutta o dolce allora?” aggiunse poi in tono tentatore.
 
“Prima mi rimproveri perché ho mangiato troppo e poi mi offri altro cibo… Non sei molto in linea tra una frase e l’altra, eh?” commentai suscitando una risatina a entrambi. “Comunque dammi un paio di minuti che mando giù un po’ di roba prima. Nel frattempo, che ne dici di spiegarmi un po’ quel che è successo a Kiba?”
 
“Come preferisci.” Ingoiando uno spicchio di mela, Nonna si fece più seria. “L’ho trovato per puro caso ieri notte e non era da solo: era impegnato in uno scontro con un prete esorcista.”
 
Quell’informazione mi sorprese. “Un prete esorcista?!”
 
“Sì, esatto. Un giovanotto parecchio maleducato e boccalone, un vero-”
 
Quelle poche parole mi fecero venire un tremendo sospetto. “Aspetta. Il suo nome era forse Freed Seelzen? Capelli bianchi, occhi rossi, esorcista adolescente pazzo, totalmente cazzone e con una bocca più sporca della fogna di Calcutta dopo che ci hanno tenuto un concerto i Pink Floyd?”
 
Nonna rise. “Bel paragone, nipote! Comunque sì, proprio quello! Un moccioso veramente irritante e maleducato, solo sentirlo mi dava sui nervi… E come se non bastasse, non impugnava nemmeno una normale arma anti-diavolo. No, impugnava una Spada Sacra. Uno dei frammenti di Excalibur, per l’esattezza.”
 
“…Stai scherzando?”
 
“Ho la faccia di una che scherza?”
 
“Purtroppo no.” Ok le coincidenze, i casi o quello che vuoi, ma adesso esageriamo! “Per favore, continua.”
 
“Il tuo compagno, hai detto che si chiama Kiba, giusto? Beh, era già nettamente in difficoltà ad affrontare solo quel teppistello e la sua Excalibur, ma poi allo scontro si sono aggiunti anche due Diavoli Randagi da lui non so come evocati e così Kiba non ha avuto più scampo, ha subito un duro colpo e sarebbe stato eliminato se non avessi deciso d’intervenire.” S’interruppe un attimo per mangiare un altro spicchio di mela. “Ho eliminato i Randagi e dato una raddrizzata a quel moccioso d’un esorcista, poi ho preso Kiba e l’ho portato qui per curarlo. È rimasto incosciente da quel momento. Aveva diversi lividi e tagli causati dai Randagi, una ferita piuttosto profonda al braccio sinistro e una più superficiale al ventre, entrambe causate dalla Spada Sacra, e gli era venuta anche una bella febbre. Solo queste ultime due mi hanno dato dei problemi nel curarle, dato che purtroppo è la prima volta che curo un diavolo, ma siccome ho già avuto a che fare con le Spade Sacre e con ferite causate da debolezze simili, sono riuscita infine a guarirlo. È stato fortunato: se fossi arrivata anche solo mezzo minuto dopo, ora sarebbe morto.”
 
“Ho capito. Ti ringrazio, Nonna.” Mi grattai il mento un attimo, prima di afferrare a mia volta una mela, una pesca e alcune noci; parlare mi stava facendo tornare un po’ di appetito per frutta e dolce. “Hai detto che hai dato una raddrizzata a Freed, non che l’hai ucciso. O sbaglio?”
 
“Diciamo che l’ho sballottato un pochino e poi l’ho spedito a farsi un giro nella stratosfera. Se è sopravvissuto a quella caduta, cosa assai improbabile senza un paio di ali, allora no, non l’ho ucciso.”
 
“…E perché l’hai spedito nella stratosfera anziché incenerirlo o polverizzarlo con un qualsiasi altro incantesimo offensivo?”
 
“Come perché?” Bevendo un sorso d’acqua, Nonna mi mostrò un sorriso fin troppo innocente, al punto da dare i brividi. “Sai che adoro le urla dei teppistelli come quello quando si prendono le sculacciate che meritano. E quelle che stava emettendo mentre spariva verso le nuvole erano troppo divertenti. Peccato non abbia potuto sentirlo anche in discesa e dunque assicurarmi che si fosse davvero schiantato, visto che ho dovuto occuparmi di aiutare quel Kiba…”
 
[…Sai, partner. È in questi momenti che tua nonna mi sembra essere ben peggio della tua forma di Death Dragon…]
 
True story, bro… “…La prossima volta, per favore, divertiti di meno ed elimina di più. Quel maledetto esorcista è dannatamente difficile da uccidere, lo so per esperienza. Anche se non è molto forte, è più resistente di uno scarafaggio.” Ingoiai un paio di noci dopo averle rotte. “Tuttavia, la cosa che mi preoccupa di più è la Spada Sacra che aveva. Sei sicura che fosse una delle Excalibur?”
 
“Ne sono certa. Per la precisione, era una di quelle appartenenti alla Chiesa… Excalibur Rapidly, se non mi sbaglio.”
 
“Alla Chiesa, eh? Però Freed era stato esiliato, dunque la sola spiegazione è che l’abbia rubata… E come se non bastasse, anche lui era insieme a dei Diavoli Randagi… Per caso, questi ultimi erano diversi da quelli normali? Tipo più intelligenti o scaltri?”
 
Nonna ci pensò un attimo su. “Li ho eliminati immediatamente, quindi non posso risponderti con certezza… Però, in effetti, mi sembra di ricordare che agissero in perfetta sincronia con quell’esorcista. Un’impresa assolutamente impensabile ed illogica per un Randagio.”
 
“Come sospettavo. Dunque anche Freed c’entra qualcosa…” E procedetti a spiegare anche a Nonna gli ultimi eventi successi alla Kuoh Academy e i sospetti miei e di Sona a riguardo.
 
Anche lei sembrò farsi pensierosa. “Capisco. Le vostre riflessioni mi sembrano ben pensate e comprendo perché questo mistero vi agiti tanto. Personalmente, escludo a priori che possa essere stato uno come Freed a controllare i Diavoli Randagi: la sua mente folle e contorta non avrebbe mai nemmeno elaborato un simile pensiero. Come voi, sono dell’idea che ci sia qualcun altro che controlla questi Diavoli Randagi e lo stesso Freed da dietro le quinte, qualcuno da non sottovalutare. Tuttavia, al momento, non saprei dirti molto di più di quello che tu e Sona Sitri vi siete già detti, non senza altre informazioni o prove, mi spiace.”
 
“Non preoccuparti, Nonna, me ne rendo benissimo conto. Dopotutto anche noi dobbiamo ancora raccogliere molte altre informazioni prima di avere un quadro chiaro delle cose, quindi in realtà non siamo messi meglio di te. È essenziale saperne di più” Mi fermai un attimo per mangiare alcuni spicchi di mela. “E credo che inizierò proprio domani all’incontro con quelle inviate della Chiesa: di sicuro salterà fuori più di un’informazione interessante.”
 
“Mi raccomando, tienimi aggiornata su quello che vi diranno, va bene? Io continuerò le indagini in città per conto mio, ma teniamoci sempre in contatto. In questo modo ci sarà più facile informarci a vicenda e coordinarci.”
 
“Non preoccuparti, lo farò.” Mentre finivo la frutta, rivolsi uno sguardo alla sala adiacente e vidi la sagoma di Kiba ancora priva di sensi sotto la coperta; aguzzando un po’ la vista, mi fu possibile notare che il suo colorito stava lentamente tornando normale. Probabilmente una buona nottata di riposo l’avrebbe ristabilito completamente. “Prenditi cura di lui finché non si sarà ripreso, per favore. E cerca di trattenerlo il più possibile perché, sinceramente, è meglio che lui non partecipi alla riunione di domani.”
 
Nonna mi guardò perplessa. “E per quale motivo?”
 
“Conosci il Progetto Spada Sacra?”
 
La sua espressione s’indurì subito. “Non dirmelo: è un sopravvissuto di esso?”
 
“Quindi lo conosci. Perché non me ne hai mai parlato?”
 
Nonna sospirò, come se si aspettasse una simile domanda -o forse era la situazione che si aspettava?- “Mi dispiace aver taciuto, ma cerca di capire: ci sono così tante ingiustizie e atrocità a questo mondo che, alla fine, finisci per cercare di non pensarci o almeno di tenere chi ti è caro lontano da esse. Ed è per questo che ho cercato di dirti solo i fatti relativi ai tuoi scopi. Non ti ho detto del Progetto Spada Sacra per il semplice fatto che non volevo potessi averci qualcosa a che fare o decidessi di agire nei confronti della Chiesa. Per quanto sia stata una vera infamia, è un atto passato e ormai archiviato e i responsabili hanno pagato per esso, perciò non avevo motivo di parlartene. Inoltre, sai che non voglio che tu abbia a che fare con quella gente: portano solo più guai di quanti già tu ne abbia. E poi quel progetto non c’entrava nulla con la tua ricerca di Zamiel, né con le vite dei tuoi compagni e amici, dunque perché avrei dovuto parlartene? Solo per darti un altro motivo per diffidare dell’umanità? Sinceramente ritengo tu ne abbia avuti già abbastanza… In modi che non avrei mai voluto per giunta…”
 
Quell’accusa non così velata mi fece vacillare: sapevo bene di cosa parlava ed era effettivamente una delle mie azioni passate che più odiavo. Non tanto per quello che avevo fatto, ma per quello che avevo provato e scoperto… “…Ho capito. Non fraintendermi, Nonna: non sono arrabbiato e comprendo bene perché tu non me ne abbia mai parlato. Però, anche se sono storie che potrebbero non piacermi, ci tengo a conoscerle tutte. Lo sai che per me essere informato e sapere sono cose essenziali per il mio giudizio e il mio pensiero, altrimenti non potrei agire con la massima sicurezza e convinzione.”
 
“Comprendo, certo. Ma se te ne avessi parlato, sarebbe cambiato qualcosa? Ti saresti messo contro la Chiesa per fare ‘giustizia’?”
 
“Certo che no. Per quanto atroce, come hai detto tu, ormai è una storia conclusa e che non riguarda né me né i miei amici o Zamiel.” Mi voltai di nuovo verso Kiba. “Almeno fino a questo momento. Dalla prossima volta, per favore, informami di ogni singolo fattaccio tu conosca, così saprò affrontare al meglio la situazione.”
 
Nonna sospirò ancora. “Suppongo tu abbia ragione stavolta. Ormai sei grande ed è giusto che tu sappia tutto ciò che c’è da sapere, soprattutto con gli obiettivi che ti sei prefisso… Eppure non biasimarmi se, per me, tu rimani ancora il mio amato nipotino che voglio difendere da tutto e tutti.”
 
Normalmente me la sarei presa a essere trattato come un bambino, ma in questo caso come potevo biasimarla? Le sorrisi e allungai una mano per stringere una delle sue sopra il tavolo. “Non potrei mai farlo. Anzi, io sono e sarò sempre il tuo nipotino, come tu sarai sempre la mia nonna preferita. Non posso prometterti di rimanere sempre fuori dai guai o di non correre rischi anche molto seri, ma ti prometto che non smetterò mai di volerti bene e di tornare da te. Siamo una famiglia, dopotutto.”
 
Lei mi sorrise a sua volta e ricambiò la stretta. “Esatto. E sempre lo saremo. E in famiglia ci si aiuta e supporta sempre.”
 
“Giusto.”
 
Rimanemmo così per qualche minuto, godendo di quel semplice contatto affettuoso, poi ci separammo e ripresi il discorso: “Ad ogni modo, Kiba è l’unico sopravvissuto di quel progetto ed è assetato di vendetta contro Excalibur. Ecco perché preferirei che non fosse presente all’incontro di domani.”
 
“Oh. Ora capisco.” Nonna si grattò il mento, pensierosa. “Hai paura che possa creare casini se salterà fuori qualcosa riguardo le Spade Sacre, giusto?”
 
“Sì, esatto.”
 
“Posso capire i tuoi dubbi, ma sai che non potrò trattenerlo contro la sua volontà se domani sarà in condizioni decenti e vorrà venire a tutti i costi, vero? Io non obbligo le persone contro la loro volontà e nemmeno tu lo fai dopotutto.”
 
“Infatti la mia è più una speranza che altro. Quel ragazzo deve liberarsi della sua sete di vendetta perché ora lo sta portando sulla strada sbagliata, una che ho già visto anche troppe volte e che, per questo, non voglio si ripeta ancora. Meno sta a contatto con quelle spade e meglio è.”
 
“E in caso contrario cosa conti di fare? Proverai a fermarlo ancora, magari con le cattive? O risolverai tu il suo problema?”
 
“Ci sto ancora pensando.”
 
“Stai proprio cambiando, Zayden.” Al mio sguardo interrogativo, Nonna sorrise. “Ti stai finalmente legando ad altre persone all’infuori di me e dei tuoi amici e compagni e vuoi sinceramente aiutarli. Prima con Asia, poi Rias e ora Kiba. È una cosa davvero bella. Puoi anche dirmi che l’hai fatto solo per puro istinto, impulsività o, almeno nel caso di Kiba, perché non vuoi che finisca come stavi finendo tu o com’è finito… Noah… Però io riesco a vedere che non è solo per questo: tu ti stai veramente legando a loro e questo mi rende molto felice. Tu hai bisogno di persone che ti stiano intorno, Zayden.”
 
Noah… Da quanto tempo non sentivo questo nome… Se penso a quanto gli volevo bene…e a come poi tutto è finito…
 
[Flashback: “Sei solo un traditore… Mi hai mentito…”
 
“Non è vero! Io non ti ho mai mentito! Ho sempre voluto soltanto aiutarti! Adesso ti prego, smettila!” gli urlai.
 
“Menzogne! L’hai fatto solo perché ti servivo! Sei un ipocrita! Un egoista! Un lurido traditore!”
 
“Non sono un traditore! Non ho mai voluto né tradirti né sfruttarti, lo sai bene anche tu! Ora cessa questa follia!”
 
“No! Mi fermerò solo quando avrò finito.. quando avrò portato a termine la mia vendetta contro di te, sgozzandoti come il cane bastardo che sei!”
 
“Ti prego, ti supplico! Non costringermi a fare ciò che non voglio… Fermati!”
 
“Mai! E ora MUORI!” E scattò contro di me, l’istinto omicida ormai irrefrenabile.
 
“FERMO! NO!”]
 
Il ricordo s’interruppe di colpo facendomi trasalire. Lo odiavo. Era uno dei miei più grandi fallimenti, se non il più grande… Ma per questo non potevo scordarlo mai e poi mai. Noah…
 
In quel momento, probabilmente per stemperare l’atmosfera che si era creata, Nonna sembrò ricordarsi di qualcosa e si alzò in piedi. “Quasi dimenticavo! Bisogna concludere la cena in bellezza, no?”
 
La guardai di traverso. “Perché, non si era conclusa perfettamente?”
 
“Oh no, affatto!” replicò lei tirando fuori qualcosa dal frigorifero: una stupenda meringa al cioccolato, quasi lucente da quant’era liscia e ben preparata! “Non finché non sarà servita anche questa!”
 
In un istante, mi sentii subito meglio. Dio, se adoro la mia vecchietta preferita!
 
*
 
Il giorno dopo…
 
 
“Permettetemi di ringraziarvi per aver accettato quest’incontro” disse una delle due rappresentanti della Chiesa sedute dinanzi a noi.
 
Dopo la piacevole cena e nottata passate da Nonna, ero andato alla Kuoh Academy come al solito, ma poi, non appena le lezioni si erano concluse, mi ero recato al Club di Ricerca dell’Occulto per presenziare all’incontro tra le inviate della Chiesa e il gruppo Gremory. Così ora mi trovavo nella sala del Club insieme a Rias e a tutti i suoi servi tranne Kiba -rimasto ancora privo di sensi all’appartamento di Nonna- e alle nostre nuove ospiti. Entrambe sedevano su uno dei due divani al centro della sala mentre Rias sedeva su quello davanti a loro; gli altri stavano in piedi dietro alla rossa e io stavo invece un po’ più in là, appoggiato al muro con le braccia conserte, così da tenere meglio d’occhio l’intera situazione.
E dovevo ammettere che quello che stavo vedendo già non mi piaceva affatto: per un problema riguardante qualcosa d’importante come le Spade Sacre, mi sarei aspettato un invio di forze consistente da parte della Chiesa. Non certo il Vaticano al completo, ma perlomeno credevo che quei pochi membri inviati sarebbero stati un’elite esperta, abile e attrezzata per l’impresa da compiere… Invece sul divano davanti a Rias, sedevano due ragazze avvolte in lunghi mantelli da viaggio bianchi dotati di cappuccio, una delle due aveva corti capelli blu con una mesh verde sulla frangia e occhi giallo scuro mentre l’altra aveva lunghi capelli castani acconciati in due alte code laterali e occhi magenta; entrambe non dimostravano più di 16 o 17 anni e la prima portava con sé un grosso oggetto avvolto in una pesante tela scura, probabilmente la sua Spada Sacra vista l’aura che sentivo, mentre la seconda sembrava disarmata, o almeno non presentava armi visibili. E da quello che potevo sentire concentrandomi sui loro ki, non solo erano normali umane, ma la loro energia non era nemmeno niente di eccezionale o speciale. Sarebbero loro le inviate di cui mi ha parlato Sona? Sul serio?! Tutta qui la forza mandata dalla Chiesa per risolvere il problema di una Spada Sacra rubata?! Ma scherziamo?!
 

La ragazza che aveva parlato per prima, quella coi capelli blu e la mesh verde, continuò presentandosi: “Io sono Xenovia.”
 
“E io sono Irina Shidou” continuò l’altra, quella con le code castane.
 
“Dei seguaci della Chiesa che vogliono incontrare una diavola…” commentò Rias seduta con gambe accavallate e braccia incrociate; anche se sorrideva, non sentivo alcuna ironia nella sua voce. “Potreste dirmi cos’è successo?”
 
A quel punto fu Irina a prendere la parola: “Come sapete, salvo una che è andata perduta durante la precedente guerra tra diavoli, angeli e angeli caduti, attualmente ci sono sei Excalibur in custodia alla Chiesa. Però, di recente, tre di esse, quelle custodite dalla Chiesa cattolica del Vaticano, dalla Chiesa protestante e dalla Chiesa ortodossa orientale, sono state rubate.”
 
“Quelle che abbiamo qui sono due delle rimanenti” continuò Xenovia portando davanti a sé il grosso fagotto che teneva e srotolandolo in parte per mostrare l’impugnatura e l’elsa di una spada. “Questa è Excalibur Destruction, la Spada Sacra della Distruzione. Appartiene alla Chiesa cattolica.”
 
“E questa invece è Excalibur Mimic, la Spada Sacra del Mimetismo” disse Irina indicando una piccola cordicella avvolta intorno al suo omero sinistro. “Come vedete, cambiare la sua forma in tutto quello che voglio, quindi è molto pratica da portare in giro. Questa appartiene alla Chiesa protestante.”
 
Ecco spiegato perché inizialmente mi sembrava disarmata. Come detto da Sona, entrambe impugnano una Spada Sacra, per giunta due frammenti di Excalibur. Osservandoli e concentrandomi per percepire la loro aura, ripensai alla sua leggenda: la Spada Sacra più famosa, impugnata dal prode re Arthur Pendragon di Camelot, capace di scuotere la terra con la sua potenza e dotata di multiple e potenti abilità. Poi, però, durante la guerra era stata distrutta e spezzata in sette frammenti, i quali erano stati successivamente raccolti e riforgiati in sette nuove spade tramite l’alchimia. E ognuno dei frammenti aveva ottenuto uno dei poteri della spada originale nonché una parte della sua incredibile forza, che li rendeva ben superiori alle Spade Sacre normali ma comunque molto inferiori rispetto all’originale e alle altre tre Spade Sacre supreme.
 
“Allora le Excalibur rubate cosa hanno a che fare con questo paese, situato nella parte orientale del mondo?” domandò Rias.
 
“La Chiesa cattolica era in possesso di due Excalibur, compresa la mia” rispose Xenovia. “Pure la Chiesa protestante ne aveva due e, escludendo la settima andata perduta, la Chiesa ortodossa orientale aveva le ultime due. Una Excalibur è stata rubata da ogni Chiesa. Quelli che le hanno rubate sono fuggiti in Giappone e le hanno portate proprio in questa città.”
 
Non potei non sbuffare. “Certo che il tuo territorio è pieno di incidenti e problemi, eh, rossa?” commentai sarcastico.
 
Rias mi guardò di traverso. “Grazie per sottolineare l’ovvio.” I suoi occhi tornarono sulle due ragazze. “Allora chi sono quelli che hanno rubato le Excalibur?”
 
“Sono stati i Grigori.”
 
A quelle parole, nonostante la mia posizione, mi sembrò quasi di vedere le iridi acquamarina di Rias allargarsi per lo stupore. “Le Spade Sacre sono state rubate dall'organizzazione degli angeli caduti? Effettivamente sarebbero loro quelli più interessati a rubarle. Per i diavoli che svolgono un ruolo nelle alte sfere, le Spade Sacre non sono oggetto di grande interesse.”
 
“Conosciamo anche il principale colpevole del furto delle Excalibur. È stato uno dei leader dei Grigori, Kokabiel.”
 
“Kokabiel… Uno dei leader degli angeli caduti che è sopravvissuto alle guerre precedenti, fin dai tempi antichi… Non mi sarei mai aspettata di sentire il nome di colui che appare nella Bibbia.” Le labbra di Rias si allargarono in un sorriso mentre diceva queste parole.
 
Non mi dire che la cosa la sta intrigando?! Non c’è nulla di divertente o emozionante in questa faccenda! Avevo ormai capito che c’era qualcuno di pericoloso dietro ai recenti avvenimenti, ma che fosse qualcuno appartenente all’organizzazione dei Grigori, per giunta un loro leader… Questo può essere un bel problema. Rias e gli altri non erano pronti nemmeno per sconfiggere Raiser, figuriamoci un leader degli angeli caduti come Kokabiel! Kokabiel… Hmm… Ora che ci penso, me ne avevano parlato una volta Kayla e Tora. Se non mi sbaglio, è quel maniaco guerrafondaio che si è opposto fino alla fine alla pace tra le Tre Grandi Fazioni e che tuttora coltiva un profondo senso d’insoddisfazione verso il modo in cui la precedente guerra si è conclusa. Tsk! Perfetto! Tipo peggiore non poteva capitare…
 
“Abbiamo inviato alcuni sacerdoti ed esorcisti in questa città in segreto, ma sono stati uccisi” sentii in quel momento dire da Xenovia.
 
Freed, pensai. Scommetto che è stato lui a eliminarli. Dev’essere in combutta con Kokabiel. E scommetto anche che è sempre quest’ultimo il responsabile dei recenti casi di Diavoli Randagi anomali.
 
“E allora? Cosa volete da noi?” insistette Rias andando al sodo dell’incontro.
 
L’espressione di Xenovia s’indurì prima di rispondere: “Questo è un problema tra noi e gli angeli caduti. Semplicemente non vogliamo intromissioni da parte dei diavoli che vivono in questa città. In altre parole, siamo venute qui per dirti di non interferire con questo incidente.”
 
“Questa è proprio una bella accusa. Pensi che proveremo ad allearci agli angeli caduti per fare qualcosa alle Spade Sacre?” ribatté Rias senza perdere il sorriso, ma dal suo tono era chiaro che non aveva gradito affatto quell’insinuazione.
 
“Per un diavolo, una Spada Sacra è qualcosa da odiare” continuò imperturbata Xenovia. “E non la pensano così anche gli angeli caduti? Per i nostri superiori quest’alleanza non è così improbabile.”
 
Gli occhi di Rias iniziarono a bruciare di rabbia cremisi. Si stava incazzando di brutto! Beh, d’altronde non c’era da sorprendersi: queste inviate della Chiesa arrivavano nel suo territorio senza preavviso o permesso, agivano come gli pareva e piaceva, le dicevano di non intromettersi nei loro affari e ora l’accusavano pure senza mezzi termini di poter essere interessata a cospirare coi loro nemici. Si stavano prendendo decisamente troppe libertà… Quella Xenovia farebbe meglio a imparare a negoziare meglio con dei potenziali nemici, soprattutto se si trova già nel loro territorio e circondata. Parla come se fosse sicura di poter eliminare Rias e chiunque altro se dovessero minacciarla, malgrado sia chiaramente in una posizione di svantaggio. I casi sono due: o è troppo sicura di sé o decisamente stupida. Se avesse voluto negoziare con me così, l’avrei già messa in ginocchio per la sua impertinenza…
 
Anche stavolta, tuttavia, Xenovia non parve affatto impressionata o preoccupata dalla rabbia crescente di Rias. “I pezzi grossi non si fidano dei diavoli e degli angeli caduti. Ci hanno detto qualcosa tipo: ‘Se le Spade Sacre venissero portate via dal lato di Dio, allora anche i diavoli ne sarebbero felici, giusto? E gli angeli caduti ne trarrebbero profitto. Per queste ragioni non sarebbe impossibile per loro formare un'alleanza’. È per questo che vi stiamo dando un avvertimento: se formerete un'alleanza con l’angelo caduto Kokabiel, allora verrete tutti eliminati. Anche se dovesse trattarsi della sorella minore del Maou Lucifer.”
 
Ora la minaccia pure? Capisco la preoccupazione e i sospetti dei loro superiori, ma sta decisamente esagerando. Quest’incontro rischia sempre di più di finire in modo molto spiacevole…
 
Malgrado le parole impertinenti della ragazza, Rias mantenne un impeccabile sangue freddo quando rispose: “Dato che conosci la mia identità, lascia che ti dia un avviso: non unirei mai le forze con alcun angelo caduto. Lo giuro sul nome dei Gremory. Non farei mai una cosa che possa ricoprire d’infamia il nome del Maou.”
 
Le rivolsi uno sguardo divertito. Considerando il suo orgoglio, ero sicuro che avrebbe reagito molto più bruscamente alle accuse e minacce rivoltele, soprattutto visto come si è arrabbiata… Invece ha saputo trattenersi e dare una risposta tanto breve quanto significativa. Ben fatto, rossa!
 
Anche Xenovia parve soddisfatta. “Sentire queste parole è più che sufficiente. Noi volevamo solo esporre le nostre intenzioni, ma non mi aspetterei mai un’azione tanto stupida dalla sorella del Maou.”
 
“Allora spero che voi seguaci di Dio riconosciate il mio essere completamente neutrale e che non vi fornirò alcun tipo di aiuto.”
 
“Certamente. Vogliamo solo la certezza che non farete casini finché siamo qui.”
 
Finalmente Rias parve rilassarsi. “Abbiamo capito.” Poi, però, sembrò ricordarsi di qualcosa: “Dov'è la persona che la Chiesa ortodossa ha mandato?”
 
“Quella persona è stata messa in attesa per questo caso” rispose Xenovia. “Stanno progettando di proteggere l'ultima Excalibur se Irina ed io dovessimo fallire.”
 
“Quindi siete solo voi due?” Rias non riuscì affatto a trattenere la propria incredulità. “State cercando di recuperare le Excalibur da un leader degli angeli caduti solo voi due? È avventato. State forse pensando di morire?”
 
“Sì” fu l’istantanea risposta di Irina.
 
“La penso come Irina, ma, se possibile, preferirei non dover morire” rispose invece Xenovia.
 
“…Voi siete venute qui in Giappone pronte a morire? La fede nel vostro insegnamento è estrema come sempre.”
 
“Non parlare male della nostra fede, Rias Gremory. Giusto, Xenovia?”
 
“Giusto. Anche la Chiesa ha deciso che sarebbe meglio eliminare tutte le Excalibur piuttosto che lasciarle nelle mani degli angeli caduti. Il nostro obiettivo minimo è quello di tenere le Excalibur lontane da loro e per realizzare ciò, ci sta bene anche morire. L'unico modo per combattere contro le Excalibur è usare altre Excalibur.”
 
Bah. Quanta inutile determinazione. Uno spreco totale. S’impegnano tanto in nome di una fede che non ripaga mai, di un istituto capace di atrocità anche peggiori di quelle degli esseri che cacciano e di un Dio che tanto non può nemmeno più ascoltarle e che, anche quando poteva, preferiva rimanere in silenzio. Per quanto mi riguarda, loro, la loro fede, il loro Dio e tutti i suoi leccapiedi can go and fuck themselves with a ballista! You and all your fuckin’ breed!
 
“È possibile riuscirci solo con voi due?”
 
“Beh, non saremo morte invano” rispose senza esitazioni Xenovia.
 
“Mi sembri sicura di te. Avete un'arma segreta?”
 
“Forse. Lascio alla vostra immaginazione.” Dopo quell’ultima frase e una breve pausa di qualche secondo, la blu si alzò insieme alla compagna. “A questo punto, noi ci congediamo. Ci scusiamo per avervi fatto perdere tempo.”
 
“Dato che siete qui, vi andrebbe una tazza di tè?” offrì Rias in un inaspettato slancio di ospitalità.
 
“No, non abbiamo intenzione di fare amicizia con dei diavoli” fu l’asciutta risposta di Xenovia. “Allora, vi prego di scusarci.”
 
“Mi dispiace. Ci vediamo!” salutò a sua volta Irina.
 
Non avevano compiuto però che pochi passi verso l’uscita che Xenovia si fermò e rivolse la sua attenzione in direzione di un’altra delle presenti. Asia. “Avevo una strana sensazione quando siamo arrivate e ti ho vista. Sarai mica… Asia Argento?”
 
L’interpellata trasalì nel sentirsi chiamare per nome. “S-sì?” rispose timidamente.
 
“Non avrei mai pensato di incontrare qui la Strega.”
 
A quelle parole, il corpo di Asia cominciò a tremare visibilmente da capo a piedi. La cosa non mi piacque affatto.
 
“Oh? Tu sei l’ex-Santa fanciulla divenuta strega?” chiese Irina guardandola sorpresa. “Avevo sentito che sei stata scomunicata per la tua capacità di guarire anche gli angeli caduti e i diavoli, ma pensare che sei diventata addirittura una diavola…”
 
“E-ehm… E-ecco… Io…” Asia era sempre più agitata e tremante. Era chiaro che quei commenti stavano facendo riaffiorare i suoi ricordi più tristi, nonché quella che ormai era a tutti gli effetti la sua maledizione, almeno per la Chiesa.
 
“Va tutto bene. Non diremo ai superiori quello che abbiamo visto qui, in modo da stare tranquille. E poi le persone che erano intorno alla ‘Santa fanciulla Asia’ rimarrebbero scioccate nel sentire questa storia.” Le parole di Irina, se possibile, fecero impallidire ancora di più la povera Asia.
 
“Però una Santa fanciulla che è finita col diventare una diavola… Esistono veramente coloro che cadono così in basso” osservò Xenovia con aria sprezzante. “Eppure credi ancora nel nostro Dio?”
 
“Xenovia, adesso lei è una diavola. Non ha motivo per credere ancora in Dio.”
 
“No, anche tra i criminali e i peccatori c’è chi non volta le spalle alla propria fede. Io sono sensibile a queste cose e posso ancora sentire l’impronta della fede in lei.”
 
“Davvero è così?” Irina fissò Asia con un misto di incredulità e perplessità. “È vero, Asia-san? Credi ancora in Dio anche se sei diventata una diavola?”
 
“Non…non riesco ad abbandonarlo così facilmente” fu la risposta di Asia, mentre i suoi occhi si vergavano di lacrime. “…Ho creduto in lui per tutta la mia vita.”
 
“Dunque è così. Allora dovresti lasciarti uccidere immediatamente da noi. Anche se sei una peccatrice, Nostro Signore ti perdonerà di sicuro. Perciò, il minimo che puoi fare è lasciarti uccidere da noi.” Xenovia avanzò verso Asia sollevando la sua Excalibur. “Nel nome di Dio-”
 
“La vorreste smettere con queste assurdità?” tuonò improvvisamente la voce di Rias. La rossa si alzò per fronteggiare Xenovia. “Non umiliate ulteriormente la mia servitrice.”
 
“Non avevo intenzione di umiliarla” fu l’arrogante risposta della blu. “Le mie azioni sono naturali per un membro della Chiesa.”
 
Ok. Ora ne ho davvero abbastanza.
Sottolineai quel pensiero sciogliendo le braccia e battendo il palmo della mano sul muro alle mie spalle con sufficiente forza da lasciare una ragnatela di crepe nel punto colpito. Senza muovere nemmeno un muscolo del resto del corpo. Tutti si voltarono a guardarmi, Rias, Akeno, Koneko e Asia sconvolte, Xenovia e Irina perplesse. “Basta. Vedi di chiudere quella fogna adesso. Ne ho le palle piene di sentire tante stronzate sulla Chiesa, Dio e tutto ciò che riguarda la vostra fede” dissi in tono basso ma gelido.
 
“Come osi chiamare la nostra fede una stronzata?” Anche il tono di Xenovia era diventato freddo.
 
“E come altro dovrei definirla? Pretendete cieca devozione e fedeltà dai vostri adepti, ma poi, quando per chissà quale motivo questi diventano a vostro dire problematici o finiscono nei guai, voi cosa fate? Li abbandonate o li bollate come fenomeni da baraccone pericolosi e li allontanate così da coprirvi il culo. Esattamente come avete fatto con Asia. Come se non bastasse, l’avete pure rinominata col termine dispregiativo di ‘strega’ per far sì che anche gli altri fedeli non provassero sospetti o dubbi sulla sua sorte.”
 
“Mi sembra ovvio. Al momento, quello è il termine che meglio la definisce.”
 
“Lo sapete almeno che non ha scelto lei di diventare una diavola? Che è stata uccisa e resuscitata come tale? E anche se ammetto che non sarebbe mai stata la mia prima scelta ridarle vita in questo modo, ho accettato perché volevo che avesse la possibilità di vivere una vita vera e felice, dove avrebbe davvero potuto esaudire il suo unico e più grande desiderio: avere amici sinceri con cui stare e divertirsi. E tu vorresti davvero dirmi che questo è sbagliato?”
 
“Pensi che la Santa fanciulla avesse davvero bisogno di amici? I santi vivono solo dell’amore di Dio. Non hanno bisogno di provare o possedere sentimenti di amore o amicizia per gli altri perché, quando li ricercano, sono finite. Dunque Asia Argento non aveva il diritto di essere la Santa fanciulla fin dall’inizio.”
 
Sbuffai nauseato. “Solo sentire questi discorsi mi fa venire voglia di vomitare. Parlate come se desiderare amore e amicizia dagli altri fosse un crimine, credete che morire per gli ideali della vostra cosiddetta fede sia un vero onore e vi riempite la bocca di lodi per un Dio che non fa che rimanere in silenzio alle sofferenze degli altri. Se Asia è una strega, allora voi siete carne da macello, lo sapete? Ottusa e patetica, aggiungerei, visto che morireste per individui ai quali non gliene frega niente di voi.”
 
Sia Xenovia che Irina s’irrigidirono visibilmente alle mie parole e i loro sguardi si fecero taglienti. Xenovia, in particolare, si mise di fronte a me per affrontarmi. “Tu sei il Sekiryutei, giusto? L’attuale detentore dell’anima di uno dei Draghi Celesti. Abbiamo sentito parlare di te prima di venire qui. Sei un umano eppure ti sei alleato a un gruppo di diavoli. Inoltre, lo sento chiaramente: non c’è alcuna impronta di fede in te, anzi, avverto un notevole disprezzo verso Dio provenire dalla tua anima. Sei un eretico e un blasfemo anche più dei diavoli che ti circondano, non hai nemmeno il diritto di nominare il nome di Dio.”
 
Per tutta risposta mi staccai dal muro e avanzai di un passo per sovrastarla con tutta la mia statura. “Che sensi acuti, chierichetta. Hai detto bene: io non ho alcuna fede in Dio, né amore per lui o per i suoi seguaci. Perché dovrei credere e affidarmi ad una divinità che rimane sorda e silenziosa alle preghiere disperate dei suoi fedeli e permette che casi come il Progetto Spada Sacra o l’ingiusta sorte di Asia vadano avanti impuniti? E poi dov’erano Dio e i suoi angeli quando la mia città è andata distrutta dai diavoli e i suoi abitanti sterminati? Dov’erano quando, in ogni angolo del mondo, i loro fedeli venivano torturati o uccisi dalle creature dell’oscurità o addirittura dai propri simili? Non li ho mai visti prendersi davvero cura di coloro che inneggiano al loro nome con tutte le forze e, personalmente, non mi sono mai state di alcun aiuto né le preghiere né le suppliche, perciò non ho assolutamente rispetto per lui! Anzi, se ce l’avessi ora qui davanti a me, sai cosa gli farei? Gli spaccherei la faccia. Con il mio ammazzadivinità personale.” E materializzai il Boosted Gear per poi farlo scomparire subito dopo.
 
“Tu osi minacciare il nostro Dio?! Il tuo Dio?!” fu l’urlo incollerito di Irina.
 
“Non è il mio Dio e non lo sarà mai. Sapete anzi cos’altro penso? Che, per quanto mi riguarda, voi, la vostra fede, il vostro Dio e tutti i suoi leccapiedi can go and fuck themselves with a ballista! You and all your fuckin’ breed!”
 
La reazione delle due ragazze fu istantanea: sia Xenovia che Irina assunsero un atteggiamento minaccioso e i loro occhi mi fulminarono col più profondo disprezzo, mentre i loro corpi iniziarono ad emanare un forte istinto omicida. Un altro insulto così e mi avrebbero indubbiamente attaccato. “Un’altra bestemmia e sarà la tua lingua a finire tagliata e schiacciata sotto il mio piede” sussurrò Xenovia, gelida come il vento antartico.
 
“Insultami o minacciami quanto ti pare, ma non osare più sfiorare Asia nemmeno con il pensiero di un insulto. Né tu né nessun altro ha il diritto di accusarla di essere una strega solo perché ha voluto ricercare una nuova e più felice vita.”
 
“Quale empatia. Cos’è per te Asia Argento?”
 
Risposi senza esitare: “Una cara amica, una preziosa compagna e un’adorabile sorella minore. Insomma una persona che mi sta molto a cuore. E chiunque osi minacciarla, anche se dovesse trattarsi di un dio o un demonio, finirà schiacciato sotto il MIO di piede. Quindi è meglio che stai attenta tu a quello che dici, chierichetta.”
 
“Sfidandoci avrai contro l’intera Chiesa, lo sai? E tu non sei un diavolo, né fai parte del gruppo di Rias Gremory, quindi non puoi contare su alcuna protezione particolare. Sei decisamente presuntuoso, pur essendo il Sekiryutei.”
 
“Oh, non credo di essere io il presuntuoso qui. Io almeno conosco i miei reali limiti, a differenza di voi, che vi siete imbarcate senza battere ciglio in una missione suicida. E tutto solo perché vi è stato ordinato dai vostri superiori.”
 
“Stai forse insinuando che sei più forte di noi? O addirittura dell’intera Chiesa?”
 
“Tu che ne dici?”
 
“Zayden, forse adesso è meglio-” La voce di Rias, che probabilmente intendeva fare da paciera, venne interrotta da un’altra, una maschile carica di rabbia e odio:
 
“Tempismo perfetto. Allora sarò io il vostro avversario.”
 
Ci voltammo tutti insieme per vedere Kiba sulla soglia della porta del Club, il quale fissava le due inviate della Chiesa con uno sguardo a dir poco assassino. Avevo percepito il suo arrivo già da un po’ di tempo ormai, ma non ci avevo prestato molta attenzione visto che ero più interessato a sentire che cos’avevano da dire le nostre ‘ospiti’. A quanto pareva, però, ora era lui che aveva deciso di non rimanere più inosservato e silenzioso. Alla fine è andata come temevo…
 
“Yuuto! Dov’eri sparito?” domandò Rias con un tono tra il sorpreso e il preoccupato.
 
“E tu chi saresti?” chiese invece secca Xenovia.
 
“Sono il vostro senpai. Anche se, a quanto pare, sono stato un fallimento…”
 
Con quelle parole, centinaia di spade demoniache apparvero all’interno della sala.
 
*
 
Come andò a finire? Nel modo più ovvio e forse sbagliato possibile.
Nel giro di cinque minuti eravamo tutti fuori nella radura dietro il vecchio edificio scolastico, dove ci eravamo alleati per il Torneo della Palla, io e Kiba che fronteggiavamo Xenovia e Irina e gli altri che ci osservavano da un lato dello spiazzo. Alla fine, le due inviate della Chiesa -principalmente Xenovia- ci avevano sfidati a un duello non ufficiale in cui avremmo dovuto mettere fuori gioco l’avversario senza ucciderlo. A loro dire, sarebbe stato anche un modo di valutare non solo la forza del servo di Rias Gremory e loro senpai, ma anche quella del Sekiryutei.
Personalmente ritenevo quella schermaglia solo l’ennesima perdita di tempo, ma l’irritazione che mi avevano suscitato coi loro discorsi su Dio e la fede e con gli insulti verso Asia era più che sufficiente per convincermi ad accettare la sfida. Solo per il gusto di zittirle e rimetterle in riga, per farle capire quanto la loro missione fosse davvero pericolosa e letale. Per quanto invece riguardava Kiba… Beh, lui semplicemente non vedeva l’ora di poter distruggere di persona le Excalibur e, data la sconfitta contro Freed di due notti fa, ora che gli veniva offerta una nuova opportunità su un piatto d’argento, non avrebbe mai potuto rifiutare.
 
Una volta posizionatici gli uni di fronte alle altre, Xenovia e Irina gettarono via i propri mantelli bianchi, rivelando sotto di essi delle uniformi da battaglia nere che fasciavano completamente i loro corpi, eccezion fatta per alcune porzioni di pelle scoperta su braccia e gambe. La forte aderenza delle divise, però, metteva bene in evidenza le forme dei loro corpi e così potei constatare che, oltre a delle curve notevoli, entrambe avevano un fisico snello ma ben allenato. Hmm… Beh, se non altro, si può almeno dire che entrambe hanno ricevuto un buon addestramento. Ma mi chiedo quanto buono davvero…
Irina afferrò la corda che aveva avvolta intorno al braccio e la srotolò con un movimento; questa si agitò nell’aria per un istante prima di trasformarsi in una lunga katana. Xenovia, dall’altra parte, srotolò il panno che avvolgeva la sua arma, rivelando così una grossa spada simile a uno spadone occidentale.

Excalibur Mimic e Destruction, eh?, pensai squadrando prima la katana poi lo spadone. Se non mi ricordo male ciò che ho studiato, la prima può trasformarsi in qualunque cosa desideri l’utilizzatore, mentre la seconda è capace di sprigionare una potenza distruttiva molto superiore a quella delle altre spade e paragonabile a quella della spada originale. Hmm… Tra le due, di certo la più imprevedibile e pericolosa è la prima, ma, a giudicare dalla sua aura, dovrebbe essere piuttosto semplice fermarla. Almeno per me. Tuttavia, per un diavolo come Kiba…
 
In quel momento, questi scoppiò in un’inquietante risata, tra l’amaro e il trionfante, che lasciò perplesse entrambe le nostre avversarie. “Stai ridendo?” chiese Xenovia abbassando leggermente la spada.
 
“Sì, perché l’unica cosa che volevo distruggere, ma che finora non c’ero mai riuscito, è qui davanti ai miei occhi” rispose Kiba mentre una miriade di spade demoniache spuntavano di nuovo dal terreno, in risposta al suo desiderio crescente di distruzione delle Excalibur. “Dei diavoli e un drago. Avevo sentito che stando vicino a un’alta concentrazione di poteri, altri venivano attratti, ma non credevo che quelli ai quali ero interessato sarebbero arrivati così presto.”
 
La cosa mi scocciò un pochino: non ero il suo cazzo di miele per attirare le mosche della sua vendetta! Giurai che, se alla fine di questa storia fosse stato ancora vivo, sarei stato io a strigliarlo per bene!
 
“Sword Birth, eh?” osservò Xenovia. “Il suo possessore può creare qualunque spada demoniaca riesca a immaginare, giusto? Avevo sentito che c’era una cavia sopravvissuta al Progetto Spada Sacra… Sei tu, dunque?”
 
La risposta di Kiba fu quella di impugnare la spada più vicina e brandirla con decisione. “Esatto. Per questo, il mio potere è composto anche dall’odio dei miei compagni, che sono stati uccisi mentre erano pieni di rimorsi! E io userò questo potere per distruggere Excalibur e i suoi possessori!” E con quella frase si scagliò all’attacco, incrociando la sua lama con quella della spada di Xenovia, la quale non perse tempo e rispose con una serie di colpi che fecero entrare subito il duello nel vivo.
 
“Zayden Ward-kun!”
 
L’esclamazione di Irina attirò la mia attenzione e mi ritrovai a fissare i suoi occhi stranamente luminosi, al punto che ebbi l’impressione che delle lucciole stessero svolazzando dietro alle sue iridi. “…Sì?”
 
“Sono appena tornata nella mia città d’infanzia e già sono messa davanti a una difficile sfida: dover mostrare a un eretico come te il potere della vera fede! Ero andata in Inghilterra perché ho scoperto di poter usare le Spade Sacre e pensavo di poter diventare così una rappresentante di Dio! Poi sono tornata qui in Giappone per risolvere un problema legato alle Spade Sacre stesse, ma il destino mi ha posto davanti un ostacolo che non posso ignorare! Non permetterò a nessuno di bestemmiare contro il nome di Dio! Nemmeno a un Drago Celeste! Ahhh! Che sia dunque una prova del destino questa? Ho il dovere di insegnargli quale sia la maestosità della vera fede? Sì, probabilmente è così! Questo eleverà anche la mia stessa anima! Perciò vieni, Zayden Ward-kun, e ti darò una sentenza con questa Excalibur! Amen!”
 
La fissai per tutto il tempo con uno sguardo a dir poco incredulo. Era completamente persa nel suo piccolo mondo di fede e Dio! E questa avrebbe dovuto essere una prova del destino? La volontà di Dio, magari?! Ma per favore! Maestosità della vera fede un paio di cefali! Ero fortemente tentato di rivelarle la verità sul suo amato Dio, almeno per il gusto di vederla crollare e capire la futilità della sua devozione… Ma chissà quale moto di pietà mi convinse a non farlo. Bah, che palle!
Mi limitai a dire: “Dannazione. Non posso credere che ho accettato questa merda…  Beh, fai un po’ come vuoi, ma sappi una cosa: qualunque cosa accada, Irina, io non farò sul serio. Finché voi due non mi affronterete insieme, a meno che non mi diate parecchio filo da torcere, io non ti combatterò seriamente. E questo è quanto.”
 
Lo stupore che invase il volto di Irina fu uno spettacolo impagabile. “…Mi stai forse dicendo che, a meno che non siamo due contro uno, tu non farai sul serio? Mi prendi in giro, forse?! Questo è un duello tra noi due! Perché vuoi anche Xenovia? Lei non sta già lottando con quel diavolo?”
 
Rivolsi un attimo lo sguardo verso Kiba e Xenovia che continuavano a scambiarsi colpi. “Prima risposta, perché è lei quella che mi ha fatto più infuriare e dunque voglio dare una lezione anche a lei. Seconda risposta, al momento sì, stanno lottando tra loro… Ma dubito che ci vorrà molto prima che Kiba sia sconfitto.”
 
“…Sei così convinto che sarà lui a perdere? Non hai fiducia nel tuo compagno?”
 
“Qui non si tratta di fiducia, ma di reali capacità di combattimento e possibilità di vittoria. Le prime le possiede, ma non sono sufficienti e purtroppo nemmeno la sua mente sta pensando nel modo giusto. È solo questione di tempo prima che faccia una mossa sbagliata. Morale: mancano le possibilità di vittoria.”
Mi voltai verso lo scontro in corso. Dal momento che la sua avversaria era una posseditrice di Spada Sacra, per giunta armata con una delle Excalibur, Kiba era in netto svantaggio già dall’inizio del duello: anche solo una ferita superficiale sarebbe bastata per arrecargli danni gravissimi. Dall’altra parte, notai anche che stava sfruttando la sua velocità di Cavaliere, nettamente superiore a quella di Xenovia, per restare fuori dalla portata dell’Excalibur e nel contempo colpire ripetutamente per aprire una breccia nella guardia della spadaccina nemica. O almeno normalmente sarebbe stato così sia per lui che per qualunque altro spadaccino… Ma qui Kiba non stava combattendo per sconfiggere Xenovia, bensì la Spada Sacra che portava e dunque i suoi colpi non miravano a disarmarla, bensì a distruggere la sua arma. Di conseguenza, stava perdendo molte occasioni per concludere il duello e si stava anche stancando inutilmente nel colpire senza sosta la lama dell’Excalibur per riuscire a spezzarla. Osservando il corpo di Xenovia, inoltre, avevo grossomodo compreso che la sua struttura corporea era quella di una spadaccina che ricerca più la forza che la tecnica e, dunque, anche la sua resistenza era sicuramente più alta di quella di Kiba. Se il duello fosse diventato di attrito, allora Kiba non avrebbe avuto speranze.
In definitiva, le sue possibilità di vittoria erano assai scarse.
 
Dopo circa un altro minuto di scambi infruttuosi per entrambi, Kiba si posizionò tra alcune delle spade che aveva creato in precedenza e ne prese due. “Ora brucia! E poi congela!” Al suo urlo, una delle lame venne avvolta dalle fiamme, mentre l’altra si ricoprì di ghiaccio; il Cavaliere partì alla carica contro Xenovia agitando come una furia le due nuove armi.
 
La ragazza, tuttavia, non ne fu per nulla intimorita. “Che ingenuo!” esclamò menando un fendente con la sua Excalibur.
In un sordo rumore di rottura, entrambe le spade di Kiba andarono in pezzi. Senza fermarsi, Xenovia alzò poi l’arma in alto e la piantò nel suolo con forza.
L’intero terreno tremò quando una fortissima scossa, analoga a quella di un terremoto, si sprigionò dal punto colpito e un enorme polverone si sollevò avvolgendo la spadaccina; persino io feci fatica per non vacillare e cadere. Quando in seguito la polvere si fu diradata, potei vedere che il colpo di Xenovia aveva scavato un cratere profondo e largo parecchi metri, come se fosse caduto un piccolo meteorite. “La mia Excalibur Destruction non è chiamata la Spada Sacra della Distruzione per niente. Non c’è nulla che essa non possa distruggere!” disse estraendo la spada dal terreno e brandendola ancora una volta.
 
Un potere impressionante, non c’è dubbio. Forse sarà poca cosa rispetto a quello dell’Excalibur originale, ma rimane comunque decisamente pericoloso, soprattutto per i diavoli, pensai osservando la distruzione causata dal colpo. In ogni caso, era proprio necessaria quella dimostrazione di forza? Non mirava nemmeno a Kiba, l’ha fatto solo per mostrargli il vero potere della sua arma. Così facendo non ha fatto altro che perdere l’effetto sorpresa e dunque una buona occasione per vincere. I casi sono due: o le piace vantarsi della potenza della sua spada, o non è particolarmente sveglia…
 
“Anche dopo essere stata divisa in 7 parti, ha ancora tutto questo potere… A quanto pare, distruggerle tutte sarà un’impresa ardua…” commentò Kiba, sconvolto dalla potenza sprigionata da Xenovia in un istante.
 
E lui è ancora posseduto dal suo odio e dal desiderio di vendetta. Nemmeno dopo questa dimostrazione di forza intende tirarsi indietro o almeno provare a pensare e riflettere più attentamente sulla sua avversaria. Di questo passo, la sua sconfitta sarà non solo inevitabile, ma anche tremendamente amara…
 
“Tch! Ma dai, Xenovia! Non distruggere tutto all’improvviso!” si lamentò Irina tirandosi in piedi. A quanto sembrava, la scossa suscitata dalla sua compagna l’aveva mandata a rovinare a terra. Malgrado questo, la ragazza seppe riacquistare in fretta la sua compostezza. “Allora? Sei ancora sicuro di volerci affrontare entrambe? O-”
 
“Sicurissimo” risposi senza esitare né levare lo sguardo dal duello in corso.
 
Stavolta la mia risposta parve stizzire molto Irina, la quale probabilmente non stava nemmeno apprezzando il fatto che la stessi totalmente ignorando a favore della visione dello scontro tra Kiba e Xenovia. “Non mi stai sottovalutando troppo?! Io sono una guerriera della Chiesa, al servizio di Dio onnipotente! Non ti permetto di insultarmi ignorandomi così nel nostro duello!”
 
Sbuffai annoiato. “Non ho mai avuto intenzione d’insultarti. Ho detto che avrei atteso che foste in due per impegnarmi, non che non ti avrei affatto combattuta. Quindi, se ci tieni tanto, puoi attaccarmi pure, ma sappi che non riuscirai nemmeno a scalfirmi…”
 
La risposta di Irina fu una carica e un fendente discendente alla mia testa. “Non prendermi così alla leggera! Amen!”
 
Sospirai. C’avrei scommesso… Beh, di certo non mi rimangerò la parola per questo. Avevo detto che non mi sarei impegnato e così sarebbe stato.
Perciò, per tutta risposta, alzai il braccio destro mentre concentravo il mio ki sull’indice destro, manipolandolo e condensandolo al massimo in modo che formasse una sorta di strato di energia scarlatta intorno ad esso. E, con grande stupore non solo di Irina ma anche degli altri, la lama della sua Excalibur impattò contro il mio dito senza riuscire né a inciderlo né a spostarlo di un millimetro.
 
“Un…dito?! Hai fermato la mia Excalibur Mimic…CON UN SOLO DITO?!”
 
“L’hai dimenticato, chierichetta invasata? Io non sono un diavolo, ma un umano e la mia aura è quella di un umano e di un drago. Un Drago Celeste, per l’esattezza. Per questo, l’aura sacra della tua spada non ha effetti superefficaci contro di me come invece ne avrebbe contro un diavolo o un’altra creatura oscura. È semplicemente un’aura come tutte le altre e, dunque, se non è più potente della mia, non può né perforarla né tagliarla.” Avvertii Irina che cercava di affondare il colpo, ma riuscì solo a farmi tremare un po’ la mano prima che aumentassi a mia volta la forza immessa e la spingessi così via. Lei prese ad aggredirmi con una serie di altri fendenti e stoccate, ma mi limitai a bloccare la lama o deviarla con lo stesso dito, spostandomi solo ogni tanto quando necessario. “Questo non l’avevi considerato, suppongo. Deduco che o sei troppo abituata ad affrontare creature oscure deboli all’elemento sacro, o sei solo tonta. Inoltre, non stai considerando nemmeno un’altra cosa molto importante: le abilità della tua Spada Sacra. Pensi forse di continuare a usare Mimic come la tua compagna usa Destruction?”
 
Irina mi guardò confusa, ma prima che potesse chiedermi cosa intendessi, sentimmo entrambi Kiba gridare inferocito e, allontanatomi di alcuni metri dalla mia avversaria, mi voltai in tempo per vedere una forte luce brillare tra le mani di lui. In un lampo, apparve una gigantesca spada demoniaca, lunga forse più di due metri e larga almeno mezzo metro, che emetteva una spettrale aura demoniaca e sembrava pesare almeno un quintale. Kiba la strinse con entrambe le mani alzandola in cielo. “Il potere distruttivo della tua Spada Sacra o quello di una mia Spada Demoniaca! Vediamo qual è il più forte!” urlò avventandosi su Xenovia.
 
Strinsi gli occhi, un curioso senso di delusione che mi pervadeva il petto. Il duello è finito. Non posso credere che abbia fatto un errore tanto patetico.
 
Xenovia sembrò del mio stesso parere perché commentò: “Che peccato. Hai preso la decisione sbagliata.” Il successivo fendente della sua Excalibur mandò in frantumi la gigantesca spada di Kiba con una facilità impressionante; quest’ultimo rimase così sconvolto che forse non sentì nemmeno le parole successive di lei: “Le tue armi sono la varietà di spade demoniache che riesci a creare e la tua velocità. Non solo non hai la forza per usare una spada così grande, ma sei diventato pure più lento. Stai cercando un potere distruttivo? Nel tuo stile di combattimento è inutile. Non pensavo che non riuscissi a rendertene conto.” E con un movimento rapido e deciso, affondò il pomo della Spada Sacra nello stomaco di Kiba con sufficiente forza da creare un’onda d’urto; il giovane tossì un misto di sangue e saliva e crollò supino a terra. “Non ti ho colpito con la lama, ma un colpo del genere sarà comunque sufficiente a farti stare a terra per un po’.”
 
“Asp-aspetta…!” provò a fermarla Kiba, ma per quanto allungasse le sue mani verso di lei, era chiaro che non era più in grado di combattere. Anzi, a malapena era cosciente dopo quel colpo.
 
“Prova a combattere con la mente libera, la prossima volta. Senpai” fu la replica beffarda di Xenovia, che Kiba ricambiò subito con uno sguardo di puro odio. La blu si voltò poi verso me e Irina. “Ti ho sentito prima. Dunque vuoi davvero combattere contro noi due da solo?”
 
“Mi sono già fatto un’idea chiara delle vostre capacità e posso dirti due cose: primo, non ho bisogno di altro che tre mosse per sconfiggere ciascuna di voi senza nemmeno usare il Boosted Gear. Secondo, non siete minimamente sufficienti per questa missione. Morirete di sicuro, proprio come quei preti ed esorcisti che vi hanno precedute. Sapete almeno chi è stato ad ammazzarli?” Rivolsi lo sguardo verso Kiba. “Su, diglielo avanti.”
 
A fatica, il Cavaliere si mise in ginocchio, una mano sempre pressata al ventre per alleviare il dolore del colpo ricevuto. “È stato Freed Seelzen a ucciderli” mormorò poi suscitando sorpresa in tutti i presenti, oltre a una certa paura in Asia. “Per caso… Ero sul posto quando uno di loro è stato ucciso. E sono sicuro che…stesse utilizzando una Spada Sacra. Una delle Excalibur.”
 
“Un prete rinnegato” fece Xenovia con aria pensierosa. “Freed Seelzen, eh? Lo conosciamo. Il genio che è diventato un esorcista del Vaticano all'età di 13 anni. Ha ottenuto molti grandi risultati perché continuava a eliminare demoni e bestie mistiche. Ma poi ha esagerato. Freed non ha mai avuto fede in Dio fin dall'inizio. Le uniche cose che aveva erano l’istinto di combattimento e gli intenti assassini nei confronti dei mostri, oltre a un'ossessione anomala per le battaglie. Ha anche ucciso i suoi alleati. Era solo una questione di tempo prima che fosse accusato di eresia.” I lineamenti del volto della spadaccina vennero deformati da odio e rabbia. “Allora è così? Freed ha usato l'Excalibur che ha rubato per uccidere i nostri fedeli compagni e ora noi ne paghiamo le conseguenze perché il gruppo di eliminazione non ha potuto prendersi cura di lui all’epoca della sua scomunica.”
 
“Non è certo la minaccia peggiore, ma visto che impugna anche lui una delle Excalibur, è molto probabilmente implicato con Kokabiel e dunque con le altre spade rubate. E voi siete solo in due. Morale: a meno che il vostro piano B non sia qualcosa capace di tirare il cielo giù sulla terra, siete già belle che morte.”
 
“Ciò che intendiamo fare noi non ti riguarda, quindi puoi anche smetterla di cercare di farci cambiare idea” replicò Xenovia rivolgendomi uno sguardo sprezzante. “Dopotutto, che gliene importa a un eretico come te di che cosa ci succede?”
 
Presi un bel respiro chiudendo gli occhi. Ora ne avevo davvero abbastanza. Così sia.
Senza aggiungere altro, mi mossi fulmineo davanti a Irina assumendo apparentemente una posizione per colpirla con un pugno. Lei se ne rese conto e provò ad anticiparmi sferrando un fendente non appena mi vide avvicinarmi, ma stavolta io usai le prime tre dita della destra per afferrare e bloccare la lama a mezz’aria. “Uno” dissi per poi iniziare a torcere la spada verso la mia sinistra, piegandola lentamente fino all’altezza del suo petto. Irina lottò per liberare l’Excalibur, ma la mia presa rimase solida. “Non hai affatto pensato a quello che ti ho detto prima, vero? Peccato.”
Con uno scatto rapido dell’altra mano, afferrai la guardia dell’arma e la feci scattare verso l’alto, togliendola alla presa di entrambi e mandandola a roteare sopra di noi. “Due.”
E nel momento in cui ridiscese, approfittando anche della sorpresa di lei, fui di nuovo più rapido e afferrai l’Excalibur per primo per calarla infine sul suo collo, fermandola non appena il filo della lama le sfiorò la pelle. “Tre.”
Irina mi fissava con uno sguardo a dir poco incredulo e terrorizzato, gli occhi che saettavano continuamente tra la lama alla sua gola e il mio volto. “Morta” le sussurrai glaciale.
 
“Allontanati subito da lei!” Quell’urlo mi fece balzare all’indietro in tempo per evitare l’attacco di Xenovia. La spadaccina si mise tra me e Irina, la quale scivolò a terra, vinta dalle sue stesse emozioni fuori controllo.
 
“La prossima volta che vuoi attaccarmi di sorpresa, tappati la bocca. Funzionerà meglio, fidati.” Mi misi a gambe leggermente flesse e braccia aperte, in attesa del nuovo attacco. “Oh bè, tanto non ci sarà una prossima volta per te…”
Con un altro urlo, Xenovia si scagliò su di me menando un fendente discendente. Dato il potere distruttivo della sua enorme spada non potevo certo bloccarla con un dito come avevo fatto finora e anche con una mano sarebbe stato troppo rischioso, tuttavia avevo notato che, solo quando il colpo andava a segno, la sua Excalibur dimostrava tutta la sua incredibile forza. Di conseguenza, la soluzione era più semplice di quanto si potesse pensare: con uno scatto rapidissimo, chiusi la lama tra i palmi delle mie mani mentre era ancora alta, bloccando l’attacco sul nascere. “Uno” ghignai ricominciando il conteggio.
 
“C-come fai a tenere Excalibur Destruction con tanta facilità?!” esclamò lei allibita.
 
“Non mi hai ascoltato prima, per caso? L’aura sacra non ha più effetto di qualunque altra aura su di me perché io sono un umano, non un diavolo. Inoltre, la potenza della tua arma si sprigiona appieno solo quando sferri un colpo con tutte le tue forze e questo va a segno… Ma se lo fermi prima che il colpo entri in contatto? Allora è come ogni altra spada e le spade non hanno filo nel piatto della lama.”
Mentre parlavo, iniziai a fare pressione per spingere di lato l’Excalibur, proprio come avevo fatto prima con Irina. Xenovia se ne accorse e la sentì mettere più forza per contrastarmi, ma io ero ben più forte di Kiba e questo mi permise di continuare a torcere e abbassare la spada finchè non fu all’altezza del suo fianco. E come prevedevo, gli occhi di Xenovia balzarono subito sulle mie mani, attenti per quando avrei replicato il movimento eseguito con la sua compagna per disarmarla e pronta ad annullarlo. Mossa sbagliata.
“Altro errore madornale, anzi due in uno: non limitare mai la tua visione e non pensare mai che l’avversario replichi sempre le stesse mosse.” Xenovia mi guardò con un misto di confusione e irritazione e io, per tutta risposta, sferrai un calcio con la gamba destra, tirata precedentemente indietro per una migliore stabilità, alla guardia della sua Excalibur, sbalzandogliela di mano. “Due!”
Lo stupore della spadaccina fu tale che l’ultima mossa fu un gioco da ragazzi: mormorando: “Tre”, scattai in avanti e chiusi le dita della mano destra intorno alla sua gola per poi stringere con sufficiente forza da sollevarla dal suolo. Xenovia iniziò subito ad agitarsi, muovendo frenetiche le gambe e artigliando inutilmente il mio braccio per liberarsi. “Cosa ti prende, chierichetta? Dov’è finita tutta la tua baldanza di prima?” la schernii sempre ghignante.
 
“…Male-det-to…!” ribatté Xenovia a denti stretti prima di sferrare in un disperato tentativo di fuga due calci: uno al mio fianco e uno al mio collo. Tuttavia, la sua posizione instabile e l’ossigeno che già iniziava a mancare le impedirono di scagliare dei colpi efficaci e la mia corazza di ki fece il resto, attutendo completamente gli impatti.
 
Hmm… Di certo ha una bella forza e grinta da vendere, ma anche questi calci non sono niente di speciale. Koneko picchia ben più forte, per non parlare di Blake, Tora o Kayla… E ha fatto un altro errore: invece di provare subito a liberarsi, avrebbe prima dovuto cercare di allentare un po’ la mia presa per poter respirare di nuovo, anche se solo di poco, pensai prima di convogliare parte della mia aura nei muscoli del braccio destro; per tutta risposta, questi si contrassero di più e la stretta sulla gola della ragazza aumentò all’istante. Xenovia prese allora ad annaspare, ormai privata del tutto della capacità di respirare, e i suoi movimenti divennero sempre più flebili.
“Cagnolina della Chiesa. Dì pure addio alla vita.”
E proprio nel momento in cui il corpo di Xenovia fu sul punto di cedere… La lasciai andare. La spadaccina si afflosciò a terra come un sacco vuoto e prese a tossire violentemente, mentre riprendeva a respirare normalmente. “O così direi se tu fossi una mia nemica. Però, non lo sei e io non uccido chi non mi è nemico. Considera questa sconfitta come una lezione e una punizione per aver parlato male della mia sorellina.” Detto questo, mi allontanai verso il gruppo Gremory, notando subito che tutti mi guardavano con sentimenti contrastanti. Ancora una volta non dovevo aver dato un bello spettacolo. Posso comprenderli, però devo anche dire che, malgrado la loro natura, sono ancora troppo delicati… Dovranno imparare in fretta che la realtà del nostro mondo è più crudele di quanto possano pensare. Nel contempo, però, sentii anche qualcosa dentro di me che si lamentava per l’interruzione improvvisa e spasimava per più violenza, al punto che la mia mano destra tremò leggermente. Forse stavolta mi sono lasciato troppo andare. Dannazione, di solito non è così forte… Che sia un effetto collaterale che finalmente inizia a farsi sentire?
 
“A-aspetta!” mi voltai per vedere Xenovia che si era messa a sedere affiancata da Irina, la quale la stava aiutando a riprendersi dal quasi strangolamento. Entrambe mi fissavano con un misto di rabbia e terrore, come pecore davanti al lupo.
 
“Falla finita. Avete entrambe perso miseramente, proprio come Kiba.” Rivolsi un’occhiata al diretto interessato e lo vidi distogliere lo sguardo. “E la cosa peggiore è che avete perso contro una forza ben inferiore a quella del nemico che intendete affrontare da sole. Quindi ora vedete di darvi una regolata e di pensare a cosa fareste meglio a fare nella situazione in cui vi trovate. Pensate davvero che sfidare direttamente Kokabiel e i suoi leccapiedi sia la soluzione migliore e più saggia?”
 
Irina aiutò cautamente Xenovia a rialzarsi. “Avremo anche perso, ma questo non cambia niente” mi rispose poi con voce secca. “La nostra missione non è cambiata e la porteremo a termine anche se le nostre possibilità sono pressoché nulle.”
 
Resistetti con fatica all’impulso di schiaffarmi una mano in faccia. “Seriously? Intendete davvero diventare carne da macello per gli angeli caduti? Oh, ma che sciocco! Per voi è un onore essere carne da macello, giusto? Bah! Sapete che vi dico? Fate come volete, io me ne lavo le mani. Forse il mondo sarà migliore con due cieche fanatiche religiose in meno…”
 
Entrambe mi rivolsero un’occhiata in cagnesco, ma non dissero altro, limitandosi a rinfoderare le proprie armi e rimettersi i mantelli da viaggio. “Rias Gremory, mi fido di te dopo il discorso che abbiamo fatto prima. Ci occuperemo noi delle Excalibur, voi restatene fuori” disse Xenovia rivolta alla rossa. “Ora, con il vostro permesso…” E iniziò ad allontanarsi, seguita da Irina.
In quel momento, però, la vidi voltarsi verso di me e rivolgermi uno sguardo strano: non era rabbioso o spaventato, ma piuttosto in conflitto, come se avesse voluto dirmi o chiedermi qualcosa senza riuscirci. Alla fine, esortata anche dalla compagna, si voltò ed entrambe sparirono presto dalla nostra vista. Chissà che significava quello sguardo…
 
“Aspetta! Yuuto!”
E ovviamente le rotture di palle non potevano finire là, no? Chiaramente no, visto che Kiba si era rimesso in piedi solo per dirigersi nella stessa direzione in cui erano sparite le inviate dalla Chiesa. E la cosa a Rias ovviamente non piaceva affatto. “Non ti permetterò di lasciare questa casata! Tu sei il Cavaliere della casata dei Gremory! Starei molto male se diventassi un esiliato! Fermati in questo istante!”
 
Tuttavia Kiba sembrava irremovibile. “...Sono riuscito a scappare da lì solo grazie ai miei compagni. Ecco perché devo mettere i loro rimpianti nella mia spada demoniaca…”
 
“Non ti perdonerò se mi lasci, Yuuto! Fermati subito!”
 
“Buchou… Mi dispiace.” Con quell’ultima frase, Kiba s’incamminò verso l’esterno del campo e scomparve a sua volta.
 
“Yuuto… Perché?”
 
Vedere Rias così scoraggiata e triste mi suscitò un’inaspettata malinconia… No, non era solo quello. Anche il comportamento di Kiba mi aveva amareggiato. Si stava comportando come uno sciocco vendicativo che vede solo la sua vendetta e non si cura del dolore che causa agli altri, soprattutto a coloro che l’hanno a cuore. Proprio come avevo fatto io… Proprio come aveva fatto Noah
Quel pensiero mi bastò per sentirmi tremendamente frustrato. Ora basta. Non permetterò alla storia di ripetersi ancora davanti ai miei occhi.
 
[Dunque intendi davvero agire di persona, partner?]
 
All’incirca. Non intendo sbrogliare i problemi di quel ragazzo come se fossi sua mamma, ma capisco che è in un momento in cui ha bisogno di una mano per evitare di finire sulla peggiore delle strade. E io gliela darò.
 
[Ho capito. Hai il mio pieno supporto.]
 
Annuii lievemente per poi avvicinarmi a Rias e le misi una mano sulla spalla. “Non perdere le speranze, Rias” dissi cercando di suonare confortante. “Non è mai troppo tardi per tornare da chi ami, se i tuoi sentimenti sono sinceri. Devi solo continuare a crederci.”
 
Lei mi guardò sorpresa e interrogativa, ma io mi limitai a sorridere e a darle una pacca gentile sulla spalla, per poi iniziare ad allontanarmi in direzione della strada.
 
“Zayden-san!” Mi voltai e incrociai gli occhi con le iridi smeraldine di Asia. “Tu puoi aiutare Kiba-san, vero? Puoi fare qualcosa per lui, no? Ti prego! Non voglio vedere così triste né lui né Buchou-san… Non voglio vedere triste nessuno!”
 
Piccola, dolce Asia. Sempre così buona e generosa, anche se la sua natura è ormai demoniaca… Le rivolsi un sorriso accarezzandole la testina bionda. “Farò qualcosa di sicuro. Puoi contarci, Asia. Tu fidati di me.”
 
“Io mi fido sempre di te, Zayden-san” fu la sua immediata risposta accompagnata da un sorriso a dir poco solare.
 
Le diedi un altro buffetto e ripresi il cammino. Quando fui solo, tirai fuori il cellulare e composi l’ultimo numero che avevo registrato in rubrica. Dall’altro lato vi furono un paio di squilli prima che una voce maschile rispondesse: “Pronto?”
 
“Pronto, Saji? Sono io, Zayden Ward. Il Sekiryutei.”
 
Un verso strozzato seguito da una serie di forti colpi di tosse dall’altra parte mi suggerirono che il mio interlocutore aveva appena rischiato di strozzarsi con qualcosa. “W-Ward-senpai?! Sei proprio tu?! Ma-ma come hai…?!”
 
“Ringrazia Sona: mi ha dato lei il suo e il tuo numero in caso di necessità o richieste importanti. Ebbene, ora io ho una richiesta importante per te.”
 
“Una richiesta i-importante? Per m-me? E cioè?”
 
“Vieni domani pomeriggio alle 15 all’indirizzo che sto per mandarti e ti dirò tutto. Ti assicuro che si rivelerà un’esperienza importante anche per te…”





Note:
Famiglio = creatura magica che un diavolo ha legato a sé stesso come proprio servitore e alleato, per questo è indiscutibilmente fedele al diavolo padrone e può aiutarlo in numerosi modi diversi, a seconda delle sue richieste e ordini.
Sprite Dragon = razza di draghi appartenenti all'Alta Classe, tra i più imponenti (arrivano anche a 15m di lunghezza) e potenti; incapaci di sputare fuoco, sono invece in grado di produrre e soffiare potenti fulmini e saette capaci di uccidere o ferire gravemente anche le classi più elevate di altre creature sovrannaturali; questi draghi possono essere domati e ammaestrati solo da cuccioli perché da adulti divengono incontrollabili.
Excalibur Rapidly = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra del Bagliore Celeste; in origine appartenente alla Chiesa cattolica del Vaticano, è stata rubata ed è attualmente in possesso del prete rinnegato Freed Seelzen.
Excalibur Destruction = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra della Distruzione; appartenente alla Chiesa cattolica del Vaticano, ha l'abilità di sprigionare una forza distruttiva ben superiore a quella degli altri frammenti e paragonabile a quella dell'originale.
Excalibur Mimic = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra dell'Imitazione; appartenente alla Chiesa protestante, ha l'abilità di trasformarsi in qualunque cosa a seconda della fantasia e della volontà dell'utilizzatore.


CIAO A TUTTI MINNA!!! E' BELLO ESSERE DI NUOVO QUA!!!
Allora, visto che ho mantenuto la parola di tornare prima stavolta? Sono stato bravo? XD In realtà, devo confessarvi che è già da un po' che ho concluso questo capitolo, ma dovevo rivederlo e correggerlo e, inoltre, oltre a non aver quasi mai trovato il momento adatto per caricarlo, ho anche voluto portare un po' più avanti anche gli altri miei lavori, così potrò pubblicare anche quelli in un futuro più prossimo del solito. Tuttavia, siccome vi avevo fatto attendere per mesi l'uscita del capitolo precedente di DxD, ho deciso di impegnarmi per finirvene un altro nel più breve tempo possibile senza però penalizzare la qualità. Che ne dite? Mi è riuscito? Siete soddisfatti? Io di sicuro, visto che è da tanto che non riesco a fare due capitoli di una stessa storia in meno di tre mesi... XD
Passando ora al capitolo o Life in questione, che ne pensate? Come avrete visto, anche qua ho messo parecchia carne al fuoco, ma visto che c'era più roba del previsto ho deciso di fermarmi e chiudere con un bel cliffhanger per invogliarvi ancora di più al prossimo capitolo ;) . Andando per ordine, abbiamo visto qualche altro scambio divertente tra Zayden e Rias (giuro, è troppo divertente scrivere di loro due! XD), Asia ricevere il suo primo famiglio, diversi dialoghi tra i personaggi e l'incontro tanto atteso con Xenovia e Irina. Non male, vero? XD
Sul famiglio di Asia, ovviamente vista la diversità di protagonista, non poteva chiamarsi Rassei, no? Ironicamente, quando ho riflettuto sul fatto che il nome sarebbe dovuto essere l'unione tra il nome di Zayden e Raigeki, ovvero "fulmine" in giapponese, mi è quasi venuto da ridere per il fatto che si otteneva appunto Raiden XD ma mi sembra anche particolarmente adatto considerando i poteri del nostro nuovo draghetto XD vi posso garantire che lui e Zayden diventeranno molto uniti col tempo e anche con Darak, il famiglio di Zayden che avete visto nei capitoli precedenti, vi anticipo già che Raiden stringerà un bel legame. Per quanto invece riguarda il dialogo con Sona, il mio obiettivo non era solo fare un po' di riflessioni e indagini sull'intera situazione, ma anche avvicinare lei e il nostro protagonista e far sì che si fidassero più l'uno dell'altra; dopotutto in futuro, Saji sarà praticamente un apprendista per Zayden e dunque è più che giusto che questo leghi di più anche con la sua padrona, soprattutto considerando che il nostro Sekiryutei apprezza molto la personalità di Sona. Vi consiglio di porre attenzione sulla partita a scacchi: essa diventerà un'attività molto importante in futuro, soprattutto dopo l'arrivo permanente di Tora, Blake e degli altri compagni di Zayden.
Invece come vi è sembrata la serata e cena con la nonna? Ditemi quanti di voi non sono d'accordo con me sul piacere di certe cene in famiglia dopo aver vissuto separati da essa per tanto tempo... ;) Come avrete visto, ho alternato momenti divertenti o piacevoli ad altri nostalgici o dolorosi, in particolare ne ho approfittato non solo per approfondire il rapporto tra Zayden e sua nonna, ma anche per mostrare di più sulla conoscenza di quest'ultima e far dedurre più cose sul passato del nostro portagonista. E a tal riguardo, avrete subito notato il nuovo nome tra le conoscenze di Zayden: Noah. Se vi ricordate, lo stesso flashback qui mostrato è quello anche che si vede nel secondo capitolo del primo volume, A New Sekiryutei, quando Zayden e Ddraig parlano insieme. Purtroppo non è ancora il momento di dirvi tutto di lui, ma sappiate che era un carissimo amico di Zayden, al pari dei suoi attuali compagni, e che con lui le cose si sono risolte molto male, purtroppo. Vedrete di più in futuro, ve lo prometto.
Infine ecco quello che è forse il punto più importante della Life perché introduce alla parte principale di questo volume, ovvero lo scontro con Kokabiel e seguaci: l'incontro appunto con Xenovia e Irina. Come avrete letto, in parte è stato come nell'originale, ma in parte anche totalmente nuovo, soprattutto a partire dalle accuse verso Asia; ovviamente Zayden non conosceva nessuna delle due rispetto a Issei, ma la sua reazione e il suo atteggiamento nei loro confronti era piuttosto prevedibile, non credete? Zayden sa già la verità sulla condizione di Dio e disprezza il cielo e tutti i suoi abitanti da quando ha capito che nessuno di loro muoverà mai un dito per aiutare davvero l'umanità dai loro nemici per un motivo o per l'altro. Posso assicurarvi che Michele e tutti i suoi compagni dovranno fare molto per farsi accettare dal nostro protagonista... E per il momento il suo atteggiamento verso Chiesa e seguaci appunto non è dei migliori...e questo si vede anche nello scontro successivo: se a voi è sembrato troppo facile per lui, pensate bene al fatto che ora lui non stava affrontando creature sovrannaturali ma due semplici umane con capacità fisiche di base inferiori alle sue e delle armi che sono sì potenti ma non più efficaci contro di lui di quanto avrebbero potuto essere gli attacchi del gruppo Gremory nel Rating Game del secondo volume. Inoltre, ricordate che lui ha molta più esperienza di loro ed è stato furbo perché le ha fatte prima innervosire e arrabbiare e poi perdere la concentrazione per sorprenderle con una bella mossa a sorpresa. Dunque il risultato era piuttosto scontato.
Ora Zayden che avrà in mente con la collaborazione di Saji? Se avete letto la novel o visto l'anime originali, avrete già una buona idea, ma vi assicuro che le cose saranno al tempo stesso ben diverse da questi ultimi... Vedrete eccome!! ;)
Credo di aver detto tutto... Concludo perciò con l'annuncio che il mio prossimo aggiornamento sarà Bleach, perciò mi ci vorrà un po' di più per fare il prossimo di DxD, soprattutto considerando che voglio protare avanti anche le mie altre storie e qualche nuovo progetto. Perciò dovrete aspettare un po' di più stavolta, ma vi garantisco che non vi lascerò mai più con troppa attesa tra l'uno e l'altro capitolo!! ;) Detto questo, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Spero che questo vi sia piaciuto e vi incoraggio come al solito a scrivermi i vostri pareri e le vostre domande o perplessità con recensioni, messaggi privati, posta, Facebook e quant'altro. Tutto mi va bene!! ;)
Vi ringrazio per la lettura e alla prossima!! Statemi bene!!!
Ja naa minna!!!

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Capitolo 4
*** Life 3: Il vero nemico ***


Life 3: Il vero nemico
 


 
Il giorno dopo…
 
 
Mi trovavo seduto al Naoru, un bar vicino al centro della città. L’avevo scoperto durante le mie prime due settimane di vita in Giappone ed era presto diventato uno dei miei luoghi abituali per quando volevo uscire a farmi una passeggiata o una corsetta e magari fermarmi a bere o mangiare qualcosa di fresco. Era un locale piccolo e semplice, ma i gelati che preparavano erano artigianali e ottimi, dunque si trattava di un buon posto per un piccolo break.
Avevo preso un tavolino fuori e ordinato una coppa che i gestori chiamavano Niji, traduzione: ‘arcobaleno’. Un nome azzeccato e che era già tutto un programma, visto che erano 7 gusti differenti amalgamati insieme in una splendida collina dolce di altrettanti colori. Che gioia per il palato!
Mentre gustavo il gelato, osservai l’orologio. Le 15 in punto. Saji dovrebbe arrivare più o meno… Voltai lo sguardo verso un’ombra che si accostava al mio tavolo. Ora.
 
“Buongiorno, Ward-senpai! Spero di non averti fatto aspettare troppo” mi salutò il giovane diavolo con cordialità ma anche un certo nervosismo. Era chiaramente a disagio per quest’incontro programmato con così poco anticipo e il fatto che fossi il famigerato Sekiryutei del quale tanto si parlava ultimamente non aiutava.
 
“Affatto. Anzi, sei in perfetto orario” risposi, decidendo per prima cosa di placare il suo nervosismo. “Siediti, ordina qualcosa se vuoi. Offro io oggi.”
 
“S-sul serio? Ma, senpai, non voglio approfittare di-”
 
“Non approfitti di niente se sono io per primo a offrire, quindi stai tranquillo. Vedo bene che sei nervoso, ma non preoccuparti: non ti ho chiamato perché ho qualche sentimento negativo verso di te o qualcos’altro del genere.”
 
“Oh. Okay.” Saji non parve ancora del tutto convinto, ma si rilassò visibilmente e si accomodò sulla sedia davanti a me.
 
“Che cosa ordini? Dolci o gelati qui sono ottimi” gli suggerii.
 
“Grazie, ma ora non ho fame. Mi basta qualcosa da bere.”
 
“Come preferisci.”
 
Lo vidi ordinare e ricevere solo un minuto dopo un succo di frutta, che bevve con aria soddisfatta. Lo capii: era una giornata calda, non certo afosa, ma abbastanza da rendere bere o mangiare qualcosa di fresco particolarmente piacevole. Lo lasciai gustarsi la bevanda ancora per un po’, poi decisi finalmente di parlare: “Suppongo ti starai domandando perché ti ho chiesto d’incontrarmi oggi in privato, giusto? Tra parentesi, scusa il poco preavviso, ma dovevo agire in fretta” chiesi in tono neutrale.
 
Saji alzò subito le mani. “No, non serve che ti scusi, senpai. Per fortuna, avevo la giornata libera, quindi non c’è problema.” Bevve un altro sorso di succo, rimanendo silenzioso per un attimo. “Per quanto riguarda la tua domanda… Posso considerarla come una domanda retorica?”
 
“Naturalmente. E io considererò questa tua risposta-domanda come un sì, perciò passerò subito a rispondere ai tuoi interrogativi su quest’incontro.” Finii ciò che restava del gelato prima di proseguire. “Genshiro Saji. Sto cercando qualcuno per un’avventura.”
 
[…Questa è la tua grande spiegazione? Una citazione da ‘Lo Hobbit’?]
 
Beh? È la verità e mi sembrava anche il modo più cool di definire quello che ci toccherà fare nell’immediato futuro.
 
[Più cool?! Partner, è fottutamente riduttiva come spiegazione! Persino come citazione è piuttosto penosa in questo frangente!]
 
Se avevi una spiegazione migliore, perché allora non me l’hai suggerita, visto che fai tanto il saputone?!
 
[Dopo tutto questo tempo che ti conosco, credevo saresti stato capace di trovare di meglio da solo! Ahiahi, devo averti sopravvalutato…]
 
…Ho l’impressione che tu invece stia diventando fin troppo stronzo e petulante ultimamente. Stupido varano dipinto…
 
[Frena la lingua, ominide deviato. Per quanto giocare a passa l’insulto con te sia divertente, ora hai altro da fare, perciò vedi di tornare serio.]
 
Non ho certo bisogno che tu me lo dica. Ora taci e lasciami continuare.
 
Saji, nel frattempo, era rimasto fortemente sorpreso dalla mia affermazione. “…Ehm, cosa? N-Non ho capito…”
 
“Era solo una citazione che mi sembrava adatta al contesto, tranquillo se non l’hai capita. Battute a parte, parliamo seriamente.” E in qualche minuto spiegai a Saji la situazione attuale e che cosa volevo da lui. Quando ebbi finito, la sua prima reazione fu…
 
“Ma sei IMPAZZITO?!” …Alzarsi in piedi di scatto e urlare come un pazzo. What a great beginning.
 
“Abbassa la voce, Saji. Ti stanno guardando tutti” lo rimproverai in tono calmo.
 
Lui sembrò rendersene conto e tornò a sedersi prima di parlare ancora, stavolta a volume più basso: “Con tutto il rispetto, Ward-senpai, non dire sciocchezze! Credi davvero che possa immischiarmi in una simile storia?! Mi vengono i brividi solo a pensare a cosa mi potrebbe fare Kaichou se lo venisse a sapere! Cioè, tu vuoi che ti aiuti a distruggere quelle cose?! Perché proprio io? E perché ti serve il mio aiuto? Tu sei l’inarrestabile Sekiryutei, no? Hai praticamente distrutto Raiser Phoenix a quanto ho sentito! Un paio di Spade Sacre, anche se Excalibur, non dovrebbero essere un gran problema per te!”
 
“Allora, primo: per quanto mi piacerebbe dirlo, non sono inarrestabile, solo molto forte. Secondo: continuate tutti a parlarne, ma guarda che quel galletto non era affatto sto’ granché, quindi averlo pestato non mi sembra un’impresa tanto mirabolante. E terzo: no, in effetti hai ragione. Un paio di Spade Sacre, che siano Excalibur o no, non sono affatto un gran problema per me. Potrei distruggerle anche da solo, certo, ma in quel caso non otterrei il risultato che cerco, quindi non posso. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti nel farlo.”
 
“E devi chiedere proprio a me quell’aiuto?! Potrei essere ucciso da Kaichou!”
 
Inarcai un sopracciglio. “Non ti sembra di esagerare adesso?”
 
“Per niente! Tu non conosci ancora bene Sona-Kaichou! Rias-senpai è severa ma al tempo stesso decisamente dolce, mentre Kaichou è sempre ed esclusivamente severa! Se sapesse che mi sono invischiato in un simile pasticcio senza il suo permesso, mi farebbe patire le pene dell’Inferno! Quindi no! Mi rifiuto categoricamente!” E si alzò facendo per andarsene.
 
Sospirai. Speravo potesse essere un po’ più facile convincerlo, ma a quanto pare Sona ha più ascendente di quanto pensassi sui suoi servi. Che palle… E va bene, proviamo così allora. “Koneko?”
 
L’istante successivo, Saji venne fermato da una forza invisibile dietro la siepe che aveva appena passato. Dietro di essa, seduta da sola a un altro tavolino, stava Koneko. Con un’enorme coppa di gelato davanti a sé, ben più grande della mia. Sul serio, questa ragazza è peggio di L e Majinbu messi insieme! Ma come fa con quel corpo minuto che si ritrova?!
 
“Allora sapevi che ero qui, Zayden-senpai” disse lei tenendo Saji per la camicia in modo da impedirgli di scappare.
 
“Certo che sì. Ho sentito la tua aura che mi seguiva non appena sono uscito di casa, ma visto che sapevo che non mi avresti messo i bastoni tra le ruote, non ho detto niente” risposi avvicinandomi e sedendomi al suo tavolo, per poi afferrare Saji e mettere forzatamente a sedere pure lui. “Ora che hai sentito tutto e sai cosa voglio fare con lui, che ne pensi?”
 
“Forse è meglio che io vada…” piagnucolò Saji cercando di alzarsi, ma stavolta fu Koneko ad afferrarlo e costringerlo a tornare seduto. Padrona severa o meno, era davvero lamentoso quel tipo. Possibile che fosse davvero il possessore dell’anima di un Re Drago? Bah. Quella storia di padroni e servi era una vera chiavica...
 
“Vuoi aiutare la Chiesa a distruggere le Excalibur” disse Koneko. “Lo fai per Yuuto-senpai, vero?”
 
Annuii. “Quelle due hanno detto chiaramente che sono qui per recuperare le Excalibur o, nel peggiore dei casi, distruggerle per evitare di lasciarle al nemico, quindi non gli interessa davvero lo stato delle spade. È sufficiente per loro essere in grado di riprenderle, intere o meno. Dall’altra parte, Kiba vuole a tutti i costi distruggere le Excalibur per vendetta, quindi, anche se per motivi diversi, il suo obiettivo è pressappoco lo stesso di quelle inviate della Chiesa o perlomeno porta all’incirca al medesimo risultato. Se riusciamo a convincerle a collaborare con lui e noi, saremo in grado di risolvere i problemi di entrambi e, dunque, di salvare Kiba dalla sua stessa vendetta.”
 
“Però non credo che accetteranno la tua offerta” osservò Koneko.
 
“Non preoccuparti, ho già un’idea su come riuscire a convincerle. E se tutto va bene, dovrei riuscire a far ragionare anche Kiba e farlo così rinsavire. Al momento è l’unica soluzione possibile e, considerando che i nostri nemici si stanno già muovendo, non c’è tempo per le sciocchezze o le cacce vendicative.”
 
L’espressione della ragazza era impassibile come sempre, ma mi sembrò farsi più risoluta mentre si alzava dal tavolo. “Per prima cosa, allora, dobbiamo trovare quelle due. Non mi piace muovermi senza dire nulla a Buchou e Akeno-senpai, ma lo faccio per un amico…” mormorò.
 
Le sorrisi e mi alzai a mia volta. “Dunque, intendi seguirmi anche tu?”
 
“Sì. Per Yuuto-senpai.”
 
Non resistetti alla tentazione e le diedi un buffetto sulla testolina bianca, che lei sembrò accettare con soddisfazione.
Poco dopo, tutti e tre eravamo in cammino per le vie della città, alla ricerca di Xenovia e Irina. Saji era ancora con noi, ma sembrava più disperato che mai. “Ehi, a questo punto, sarebbe lo stesso anche senza di me, no?” si lamentò. “Hai con te l’invincibile Torre, io ormai non ti servo più.”
 
“Vero, ma a me interessa soprattutto coinvolgere te in questa faccenda, quindi mi servi ancora eccome.”
 
“Ma perché io?! Cos’ho di così speciale?”
 
“Sei un compagno possessore di Sacred Gear e del potere dei draghi, no? Voglio vedere il tuo potenziale, farlo emergere completamente se possibile, e, a tal fine, niente aiuta di più di un po’ di sana, vecchia esperienza sul campo.”
 
Saji mi guardò sorpreso. “Vuoi dire che lo stai facendo per allenarmi? Non per aiutare Kiba?”
 
“Per entrambi i motivi. Anche se, in realtà, questo non sarà per te un vero allenamento, ma solo una prova. Ho detto a Sona che avrei giudicato le tue capacità un giorno o l’altro e ritengo che questo possa essere quel giorno.”
 
“L-L’ha detto Kaichou?!”
 
“Certo. Guarda che ci tiene che tu progredisca e diventi più forte. Fidati di me.”
 
“…Non so perché, ma non mi sento ancora convinto…”
 
“Ne riparleremo dopo. Ora dobbiamo trovare quelle due. Se continuassimo a girare a random, ci metteremmo troppo tempo, ma se mi concentro, non dovrebbe essere difficile riuscire a percepire le loro aure.” Pensai tra me e me che ci sarebbe voluto comunque un po’ prima di trovarle, dopotutto, non potevo certo pretendere che se ne stessero in piena luce in città con quei mantelli bianchi così appariscenti… Con quel pensiero, svoltai l’angolo seguito da Koneko e dal riluttante Saji.
 
“Date la vostra benedizione a queste pecorelle smarrite!”
 
“Abbiate pietà degli indigenti come insegna il Nostro Signore!”
 
E le trovammo. In piena luce e, per giunta, in pieno centro in città, coi loro appariscenti mantelli bianchi e un cartello accanto recante la scritta ‘Carità’. Sembravano disperate e la gente le guardava in modo strano o inquieto. You got to be fuckin’ kidding me…
 
“Come può essere? Questa è la realtà di un paese sviluppato come il Giappone? Ecco perché non mi piacciono i paesi che non hanno il profumo del nostro credo” si stava lamentando Xenovia.
 
“Non dire così, Xenovia. Abbiamo perso tutti i soldi che avevamo, quindi dobbiamo fare affidamento sulla carità di questi eretici, altrimenti non potremo procurarci il cibo, lo sai? Ahhh, non possiamo nemmeno acquistare un pezzo di pane!” fece Irina altrettanto scontenta.
 
“Bah. Tutto questo è accaduto perché hai comprato quel quadro falso.” Xenovia indicò il dipinto di un supposto santo appoggiato al muretto alle loro spalle. Era stato disegnato veramente male, pareva più l’acquerello di un bambino dopo che ci avevano sputato sopra. Che diavolo era quello schifo? Non dirmi che le hanno truffate in una mostra fasulla?
 
“Cosa stai dicendo? Questo dipinto è il disegno di qualcuno che sembra un santo! Questo è ciò che la persona della mostra mi ha esposto!” protestò la sua compagna.
 
“Allora sai chi è la persona nel disegno? Io certamente non lo so.”
 
La persona del dipinto certamente sembrava uno straniero che indossava abiti poveri e aveva qualcosa in testa. C'era anche un angelo bambino sullo sfondo con una tromba, che galleggiava nell'aria.
“…Penso che sia… San Pietro…?” azzardò Irina dopo averci pensato su.
 
Ma per favore. Io non sono di certo il miglior esperto in fatto di santi e chiesa, ma ho visto parecchi ritratti, quadri e raffigurazioni varie su di essi e, se c’è una cosa di cui sono sicuro, è che San Pietro non ha affatto quell’aspetto. In nessuna delle sue raffigurazioni, pensai con un certo disagio. Quella scena era ridicola.
 
“Non scherzare. San Pietro non potrebbe mai avere un simile aspetto.” Non credevo che l’avrei mai anche solo pensato, ma per una volta sono d’accordo con te, bluette.
 
“No, deve aver avuto un aspetto simile! Sono sicura di questo!”
 
“Aaah, perché il mio partner deve essere una persona come te… Dio, è anche questa una prova?”
 
“Ehi, non tenere giù la testa. Sembri davvero una disperata quando tieni la testa bassa, non farlo.”
 
“Stai zitta! Ecco perché i protestanti sono chiamati eretici! Voi avete convinzioni diverse rispetto a noi cattolici! Mostra più rispetto ai santi!”
 
“Che cosa! Questo è sbagliato, è il cattolicesimo che è ancora influenzato da antiche leggi!”
 
“Che cosa hai detto, eretica?”
 
“Che cosa hai detto, eretica?”
 
Quelle due cominciarono a discutere e a sbattere la testa l’una contro l'altra.
Poi, mentre ci avvicinavamo, sentimmo un rumore rombante provenire dai loro stomaci ed entrambe caddero per terra tenendosi le pance con aria sconsolata e sofferente. Era palese che stessero morendo di fame. E quelle erano davvero le inviate dalla Chiesa per recuperare o distruggere le Excalibur?
This is the worst charity. Ever.
 
[Of all time.]
 
*
 
“È delizioso, Irina! Il cibo di questo Paese è delizioso!”
 
“Sì! Questo è il sapore del cibo della mia patria! E il menu di questi ristoranti per famiglie ristora la mia anima!”
 
Le due avevano iniziato ad abbuffarsi come animali nel momento esatto in cui erano arrivate le prime portate del ristorante per famiglie in cui le avevamo portate. Non era stato difficile convincerle a seguirci: nello stesso istante in cui avevo detto che offrivo loro da mangiare, erano letteralmente corse dietro di noi accettando all’istante la mia offerta. E ora si stavano divorando praticamente ogni singolo piatto del menu del posto, era a dir poco assurdo. Ancora una volta non riuscivo a non chiedermi se fossero davvero loro le giustiziere inviate dalla Chiesa per risolvere il ‘caso Excalibur’. Al momento mi sembravano solo due coccodrilli su una carcassa di bufalo o zebra dopo un anno di digiuno.
 
“Che-che fame spaventosa” commentò Saji osservandole allibito.
 
“L’hai detto. Stavano davvero per morire di fame.” In quel momento, la cameriera portò un altro piatto con hamburger, riso e verdure grigliate e delle zuppe di miso, su cui entrambe si buttarono immediatamente. Un fastidioso formicolio mi fece vibrare la palpebra inferiore sinistra. Avevo offerto io il cibo e dunque era ovvio che non avrei fatto pagare Koneko o Saji, sarebbe stata pura maleducazione… Ma un conto era pagare per un gelato e un succo di frutta, un altro pagare per l’intero menu di un ristorante! Che cazzo di salasso! Maledizione a te, Yuuto Kiba! Giuro che, se non ti fai ammazzare dalla tua vendetta, ti ammazzo io non appena questa fottuta storia è finita!
 
Finirono diversi minuti dopo, lasciandosi dietro solo pile di piatti a malapena sporchi da quanto li avevano ripuliti di tutto il cibo. Solo che sembravano più sconvolte che mai. “Che cosa abbiamo fatto?” mormorò Xenovia inorridita di colpo. “Anche se è stato un atto di aiuto, essere aiutate da un eretico e dei diavoli è inconcepibile!”
 
“Ahhh! Abbiamo appena venduto al diavolo le nostre anime!” fece Irina unendo le mani in preghiera.
 
“Sarebbe questo il ringraziamento per avervi sfamate e, probabilmente, salvato la vita? Bella riconoscenza.” Erano fortunate che mi serviva il loro aiuto per il mio piano, altrimenti le avrei trasformate in concime per il mio giardino. A tal proposito, chissà se dell’humus ricavato da corpi umani potrebbe mai essere un buon fertilizzante…
 
[Bella pensata. Hannibal Lecter sarebbe fiero di te, lo sai?]
 
Nah, quello le mangiava le persone. Io voglio solo ridurle in poltiglia e usarle per fertilizzare l’orto. Per ora.
 
[Se stai pensando di mangiarti un essere umano intero, un giorno, lascia che ti dia un consiglio: non farlo. Sono terribili: magri, ossuti e pieni di grassi malsani e altre sostanze disgustose che avete assimilato da chissà quale dieta. Sinceramente, una galletta da marinaio o un singolo chicco di riso danno più soddisfazione di un intero corpo umano.]
 
Tu mangiavi le persone?
 
[Ero un drago libero, partner. Facevo e mangiavo tutto quello che volevo.]
 
Giusto. E non è proprio per questo motivo che ora sei intrappolato per l’eternità in una Sacred Gear?
 
[…Okay, ora stiamo divagando troppo! Non avevi un'importante questione da discutere con quelle due? Concentrati su quella.]
 
Come vuoi tu… Rosso.
 
[A volte ti odio davvero.]
 
Me la risi sotto i baffi. Ddraig odiava essere chiamato con quel termine perché gli ricordava il suo eterno rivale, il Vanishing Dragon, e il motivo per cui era ora rinchiuso nel Boosted Gear. Ogni volta che lo chiamavo così, nella mia mente balenava l’immagine di lui che si girava e mi dava ostinatamente spalle e silenzio per almeno mezza giornata. Chi se lo aspettava che anche i Draghi Celesti potessero essere così sensibili? Eheheh…
 
“Grazie per il pasto! Mio Signore, per favore, abbi pietà di questi diavoli ed eretici gentili!” aveva intanto esclamato Irina facendosi il segno della croce.
E nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, Saji e Koneko si piegarono sul tavolo tenendosi la testa con le mani e mostrando espressioni chiaramente sofferenti.
 
Trattenni a fatica un face palm. “Ti dispiacerebbe tenerti per te le tue benedizioni? Io non me ne faccio niente e loro ci rimediano solo un’emicrania, dovresti saperlo. Abbi tu pietà di noi, visto che vi abbiamo fatto un favore.”
 
“Ops! Scusatemi! È la forza dell’abitudine” replicò lei con un sorriso innocente.
 
Stavolta non mi trattenni e il mio palmo sbatté sonoramente sui miei occhi. Forza dell’abitudine, dice lei… Goddammit…
 
Xenovia, intanto, finì di bere un bicchiere d’acqua prima di rivolgersi a noi. “Allora, per quale motivo ci cercavate?” chiese con un’espressione estremamente seria.
 
Non intendeva girarci ulteriormente intorno, era chiaro. Meglio così. Non intendevo farlo neanch’io. “Vogliamo aiutarvi a distruggere le Excalibur.”
 
“Che cosa?”
 
Le spiegai le mie intenzioni in modo rapido ma preciso e, curiosamente, le due ebbero due reazioni piuttosto differenti: anche se non mi risposero subito, Irina era chiaramente contraria, mentre Xenovia sembrava star sinceramente considerando di accettare la nostra proposta. Quell’impressione venne confermata nel momento in cui, infine, rispose: “Capisco. In tal caso, lasceremo che ne distruggiate almeno una.”
 
“Cosa? Aspetta, Xenovia! Sei sicura?” protestò Irina. “Anche se vogliono aiutarci, si tratta pur sempre di diavoli ed eretici, lo sai?”
 
“Il nemico è un leader degli angeli caduti, per giunta non uno qualunque ma Kokabiel. Onestamente, credo che sarebbe difficile recuperare tutte e tre le Excalibur e affrontare lui per noi due sole.”
 
“Lo so, ma…!”
 
“I nostri obiettivi minimi sono recuperare le Excalibur o distruggerle se necessario. Anche se usassimo la nostra ultima risorsa, le probabilità di sopravvivenza sono solo del 30%.”
 
“Ma eravamo preparate a un simile rischio quando siamo venute qui!”
 
“È vero. Questo perché, fin dal principio, abbiamo accettato questa missione con la consapevolezza di doverci sacrificare per la sua riuscita.”
 
“E non è quello che noi cerchiamo nella fede?”
 
“Ho cambiato il mio pensiero. Le mie convinzioni sono flessibili, così posso agire nel migliore dei modi.”
 
“Tu! L’avevo pensato per un lungo periodo di tempo, ma ora devo proprio dire che la tua fede è un po’ strana!”
 
“Non lo nego, ma penso anche che sia nostro dovere compiere la nostra missione e tornare sane e salve. Mi sbaglio? Intendo continuare a vivere e combattere per Dio.” Mi rivolse uno sguardo enigmatico. “Ecco perché noi non chiediamo l'aiuto dei diavoli. Invece, come ci ha detto anche lui, noi chiediamo l'aiuto di un drago. I nostri superiori non ci hanno detto di non prendere in prestito la forza di un drago, no?”
 
“Non sbagli, no, ma...”
 
Hmm… Un confronto interessante, pensai tra me e me, accarezzandomi il mento con le prime due dita. Quello che, a prima vista, poteva sembrare un semplice diverbio tra diversi pensieri, era in realtà molto di più: quello scambio mi aveva fatto capire molte cose sulle due, in particolare le loro differenze. Senza muovere la testa, diressi gli occhi verso Irina. Irina è chiaramente una fedele pura e convinta, non devia dalle sue convinzioni e ritiene la sua fede e la parola di Dio verità assolute da non contravvenire assolutamente. Spostai lo sguardo verso Xenovia. Dall’altra parte, invece, Xenovia, per quanto fedele e determinata nel dovere affidatole dalla Chiesa, non ha problemi a piegare le proprie idee e pensieri se ciò dovesse andare a vantaggio suo, della sua compagna e della loro missione. È in grado di accettare compromessi e variazioni impreviste che qualunque altro fedele fanatico o semplicemente puro non potrebbe accettare. Le guardai entrambe allo stesso tempo. Interessante contrapposizione. All’inizio credevo fossero entrambe della stessa pasta e avessero lo stesso pensiero, invece, anche se dalla stessa parte, le loro menti e ideologie personali sono molto diverse tra loro, quasi opposte. Curioso che le abbiano messe insieme come partner. Che siano anche loro un esperimento della Chiesa, solo meno spirituale e più psicologico? Un pensiero mi balenò in mente di colpo e quasi sorrisi. Mi chiedo…se rivelassi loro quella verità, come reagirebbero? Allo stesso modo o diverso l’una dall’altra? Sono davvero curioso adesso. Potrei anche…
 
[Partner, credevo fossi qui per un altro motivo. Non è il momento per i tuoi esperimenti personali.]
 
La voce di Ddraig mi riscosse e scacciai quel pensiero. Ma che vado a pensare? Non devo sconvolgerle proprio ora che devo portarle dalla mia parte per fare ciò che ho in mente. Non ora poi che ho trovato un punto su cui fare leva per convincerle. Meglio concentrarsi sul presente. Grazie, Ddraig.
 
[A buon rendere. Uff… Certe volte, la tua bipolarità mi fa rizzare le scaglie sul dorso.]
 
Tornai a rivolgermi alle due: “Xenovia ha ragione: non state infrangendo nessuna regola o legge, dopotutto. Forse sono un eretico dal vostro punto di vista, ma non sono un diavolo o un angelo caduto, sono un umano come voi. E possiedo il potere di un Drago Celeste, il Sekiryutei. E, come tutti sanno, non esiste nessuna vera rivalità o inimicizia tra la Chiesa e i draghi, dunque tecnicamente non sono un vostro nemico e voi non avete alcun vero motivo per non accettare il mio aiuto. Detto questo, qualunque screzio possiamo aver avuto in precedenza, ora intendo metterlo da parte perché ho bisogno di voi per risolvere questa faccenda nel migliore dei modi e senza effetti collaterali per nessuno di noi. Io vi presterò il mio potere e voi, in cambio, accetterete di lasciare Kiba distruggere quelle Excalibur, lui avrà la sua vendetta, voi tornerete a casa col vostro carico e completerete la missione senza screditare nessuno, i Gremory non perderanno il loro Cavaliere e io avrò una rottura di scatole in meno. Insomma, è una vittoria per tutti. Non credete anche voi?”
 
Entrambe avevano gli occhi sgranati; alla fine, fu Xenovia a parlare per prima: “Sono d’accordo. Se agiamo in questo modo, non solo potremo sopravvivere, ma anche portare a termine la missione senza intoppi. A quanto ho visto nel nostro scontro, posso presumere che tu sappia controllare molto bene il potere del tuo drago e, dal momento che si dice che i Draghi Celesti possano distruggere anche Dio e i Maou al loro massimo, distruggere i frammenti di Excalibur dovrebbe essere un gioco da ragazzi per te. Chissà, forse è stata la volontà di Dio a volere il nostro incontro.”
 
Trattenni a fatica uno sbuffo. Assai improbabile…
 
“Ce-certo, non ci hanno detto di non prendere in prestito la potenza di un drago... Ma ora stai dicendo cose senza senso! La tua fede è decisamente strana!” sbottò Irina, ancora non convinta.
 
Che noiosa, santo cielo… “Se proprio ti dà fastidio accettare il mio aiuto, pensala come una tregua e un’alleanza temporanea per il bene superiore. Nessuna fazione, né quella dei diavoli né quella degli angeli o degli angeli caduti, non ne ha mai fatta almeno una per i propri interessi e obiettivi. Il mio Boosted Gear è già di suo una prova più che tangibile di una vecchia alleanza tra il Dio e i santi che tanto lodate e i loro peggiori nemici, lo sapete, vero? Voi non state facendo niente di diverso, anzi, è qualcosa di ben minore, visto che non collaborerete direttamente con la fazione nemica, ma solo con un esterno. Io collaboro coi diavoli e con voi insieme, ma questo non vi rende loro alleate, semplicemente miei complici nel mio obiettivo che, casualmente, porterà benefici notevoli anche a voi. Così va meglio?”
 
Ancora una volta, entrambe rimasero inizialmente mute, ma stavolta Irina non ebbe da ridire, dunque potevo dire che il negoziato era stato un successo. Perfetto. La prima fase è completa. Ora passiamo alla seconda… Con quel pensiero, mi voltai verso Koneko. “Potresti darmi il numero di Kiba, per favore?”
 
*
 
“Capisco… Ma, onestamente, non credo che il possessore di una Excalibur permetta la distruzione delle altre” disse Kiba, per nulla contento.
Dopo che l’avevo chiamato al cellulare e spiegato la situazione, aveva accettato di incontrarci alla fontana situata al centro del parco dove avevo avuto il mio primo scontro con Raynare. Era il tramonto e dunque il posto era deserto a parte noi, in questo modo potevamo parlare tranquillamente e senza interruzioni esterne. Purtroppo, però, la discussione non era partita nel migliore dei modi.
 
“Proprio tu parli?” ribatté Xenovia. “Non ti sei volontariamente allontanato dalla casata dei Gremory? Potrei pure considerarti un Randagio e ucciderti qui sul posto.”
 
“Quella è un’altra opzione.”
 
Kiba e Xenovia si guardavano come due lupi che si contendevano una carogna. Lei stava addirittura estraendo la sua Excalibur, mentre lui stava generando un cerchio d’evocazione nella mano destra. Erano letteralmente a un passo dall’aggredirsi a vicenda. Quanta pazienza che ci vuole, pensai seccato prima di posizionarmi tra loro. “Adesso basta voi due. Abbiamo già deciso di agire insieme per questa missione, l’avete dimenticato? Io ho dato la mia parola e voi mi avete dato la vostra, quindi non combattiamo tra noi, non è per questo che siamo qui.” Lasciai fuoriuscire un minimo della mia aura e del mio istinto omicida. “Placate i vostri bollenti spiriti, è l’ultima volta che ve lo chiedo con le parole. La prossima userò maniere meno delicate che, fidatevi, non vi piacerebbero affatto. Siamo d’accordo?”
 
Dopo qualche istante, entrambi si calmarono e rilassarono, anche se sembrarono farsi più cauti nei miei confronti. Almeno non si sarebbero scannati di nuovo.
Xenovia riprese la parola: “Comprendo pienamente le ragioni del tuo odio verso il Progetto Spada Sacra. Quell’incidente è stato classificato come uno dei più gravi all’interno dell’organizzazione. Ecco perché tutti quelli coinvolti nel progetto sono stati giudicati eretici ed esiliati. E ora il suo ex-capo è dalla parte degli angeli caduti.”
 
Kiba guardò Xenovia con forte interesse. “Chi è questa persona?”
 
Fu Irina a rispondere: “Balba Galilei. L’uomo conosciuto come ‘l’Arcivescovo del Genocidio’.”
 
“Balba Galilei. È lui il mio obiettivo...” mormorò Kiba, una nuova luce vendicativa che gli brillava negli occhi.
 
E così ora abbiamo un nome. Perfetto. “Questo Balba utilizza come agenti i preti rinnegati come Freed?” domandai.
 
“Sì, esatto. Per gli scomunicati, non è raro riunirsi, perciò ci sono alte probabilità che Balba sia immischiato in tutta questa storia” rispose Xenovia.
 
Kiba sospirò. “Sapendo ciò, non ho ragioni per non unirmi a voi.”
 
“Allora è deciso!” dichiarò vivacemente Irina.
 
“In tal caso, passiamo alla strategia di cooperazione” disse Xenovia scrivendo qualcosa su un blocco note con una penna; una volta finito, strappò il foglio e me lo diede. “Se succede o sapete qualcosa, chiamateci a questo numero.”
 
“Siamo d’accordo” risposi prendendo il foglio e mettendolo via.
 
“Uno di questi giorni ti ripagherò per il pranzo, Sekiryutei Zayden Ward.”
 
“Meglio che lo accetti come semplice regalo e lasci perdere. Il mio portafogli sta ancora piangendo e non so quanto sia capiente il tuo. Fidati.”
 
“Grazie per il pasto, Zayden-kun! Se la prossima volta, vorrai discutere ancora in modo pacifico come oggi, ne sarò ben lieta! Sono sicura che Dio lo permetterà se sei tu, che mi hai offerto un pasto!” disse allegra Irina facendomi un occhiolino, prima di allontanarsi insieme alla sua compagna.
 
Le osservai andare via prima di tornare a rivolgermi agli altri. “Beh, è andata bene.”
 
“Non è andata affatto bene!” sbottò Saji tra il disperato e il furente. “Non solo rischio di venire ucciso, ma potremmo anche far iniziare una guerra tra i diavoli e la Chiesa! Te ne rendi conto?!”
 
Non credevo fosse un tipo così esagitato. Anche se, in effetti, non potevo davvero biasimare la sua agitazione. Prima che potessi rispondergli, però, fu Kiba a parlare: “Zayden-senpai, perché hai fatto tutto questo? Per me? O per Rias-Buchou? O c’è altro sotto?”
 
Sospirai e mi voltai per guardarlo in faccia. “Niente di segreto o particolare, no. Lo faccio per tutti questi motivi, ma anche per altro. Ricordi cosa mi dicesti dopo lo scontro con quel Diavolo Randagio, nella palestra della scuola?”
 
“Sì, mi ricordo.”
 
“In parte, avevi ragione: io conosco molto bene la vendetta perché ci convivo tuttora. Tuttavia, ho con lei un passato e un rapporto costruito con il tempo che tu a stento immagini e che mi ha permesso di capire molte cose. Tra queste, la più importante che ho imparato è che vivere solo per la vendetta è il peggiore degli sbagli. Che tu decida di abbandonarla o di seguirla fino alla fine non è davvero importante. Ma decidere se vivere per la vendetta o con la vendetta? Quello è fondamentale. Io li ho visti entrambi: ho visto chi vive per la vendetta, rendendola il solo dovere della propria vita, e chi invece ci convive, senza mai poterla abbandonare ma nemmeno facendone la propria unica ragione di vita. Io, Kiba, ho deciso di appartenere a questa seconda categoria, perciò hai ragione quando dici che anch’io sono un vendicatore, ma al tempo stesso ti sbagli a dire che noi siamo uguali. Perché la strada che hai scelto tu può portarti a una sola fine: l’autodistruzione. E siccome io questo l’ho già visto più volte e ne sono stanco, ora non lo voglio più vedere in nessuno, nemmeno in te.”
 
Kiba rimase interdetto per diversi secondi, poi abbassò lo sguardo. “Volevo dirvi di non intromettervi oltre, di lasciar perdere questa storia perché questa è la mia vendetta e non volevo coinvolgervi fino al punto di non-ritorno. Ma dopo averti ascoltato… Non riuscirò ad allontanarvi, vero, senpai?”
 
Mi avvicinai a lui e incrociammo di nuovo gli sguardi. “No. Tutto questo non riguarda solo te, dopotutto. Molte persone sarebbero tristi se tu finissi per morire, Rias e Asia prima di tutte, e io stesso non ne sarei felice. Sarò sincero: non ti considero ancora come un amico, Kiba, ma sei comunque un mio compagno e una persona con un animo nobile e non voglio vederti finire così. Non saresti il primo che vedo finire così senza aver potuto fare nulla per aiutarlo ed è un’esperienza che non intendo ripetere mai più. Per questo, farò tutto ciò che posso per aiutarmi.”
 
Kiba era così stupito che non parlò per un po’. Sorprendentemente, fu Saji a riprendere parola: “Ehm, io non sono coinvolto in tutto questo…” disse incerto. “Non ne so molto, perciò… Qual è esattamente la relazione tra Kiba e le Excalibur?”
 
Guardai il Cavaliere in questione. “Vogliamo tutti aiutarti, ma tu devi fidarti e aprirti completamente a noi, così che possiamo capirti. Parliamo, per favore.”
 
Kiba annuì e iniziò a raccontare per filo e per segno la sua esperienza col Progetto Spada Sacra, com’era stato preso, cresciuto e usato insieme a innumerevoli altri ragazzini come lui, trattati come semplici cavie per gli esperimenti con la Spada Sacra. “…I giorni passavano e gli esperimenti continuavano. Ci hanno privato della libertà, non considerandoci nemmeno esseri umani. Eppure, credevamo di essere stati scelti da Dio e speravamo di diventare speciali un giorno. Era quello in cui credevamo fermamente… Ma, alla fine, nessuno di noi riuscì ad impugnare la Spada Sacra. L’esperimento si rivelò un fallimento e, a quel punto, decisero di sbarazzarsi di noi per nascondere la sua esistenza. Ci hanno avvelenati con un gas velenoso mentre eravamo ancora vivi, dicendo ‘Amen’. Tossendo violentemente, vomitando sangue, soffrendo stesi sul pavimento, ancora cercavamo di pregare Dio perché ci salvasse. Ma nessuno ci ha salvati. Io riuscii a fuggire solo grazie al sacrificio dei miei compagni, ma non feci molta strada prima che il gas inspirato cominciasse ad uccidere anche me. È stato allora che l’ho incontrata. Buchou mi ha salvato e io le sono davvero grato per questo e per avermi accolto nella sua famiglia.” Abbassò lo sguardo, combattuto. “Ma…non posso nemmeno dimenticare che sono riuscito a scappare grazie ai miei compagni. Ecco perché ho riversato tutto il mio odio nelle mie lame demoniache, insieme al desiderio di distruggere le Excalibur. Questo è il mio dovere.. come ultimo sopravvissuto. È la mia espiazione.”
 
Come immaginavo, aveva avuto davvero un difficile passato, uno crudele e ingiusto come pochi. Mi sbagliavo su questo ragazzo, pensai. Non è un semplice principino come potrebbe sembrare a prima vista e nemmeno un qualunque servetto privo di volontà. Ha visto e provato cose che la maggior parte delle persone stenta a immaginare. Anche lui, inoltre, non ha mai avuto una scelta nella propria vita. Eppure, nonostante tutto, è riuscito a riprenderla in mano, anche grazie a Rias. Sono piacevolmente sorpreso. Un dubbio mi attraversò la mente: Possibile che tutta la Scacchiera di Rias sia composta da diavoli reincarnati con un passato terribile alle spalle? Per questo le sono così fedeli?
 
Un pianto disperato mi riscosse, riportandomi al mondo reale: era Saji che piangeva e urlava senza controllo, addirittura tamponandosi gli occhi con le mani. “Kiba!” gemette prendendogli una mano con tanta foga da farlo sobbalzare. “Non avrei mai pensato che tu avessi un passato così terribile! Dannazione! È proprio vero, non c'è alcun Dio o speranza in questo mondo! In questo momento provo tanta simpatia per te! Sì, è una storia orribile! Ora capisco perché provi così tanto rancore contro quelle persone provenienti dalla Chiesa e le Excalibur! Devo dirti la verità: prima non mi piacevi perché ti credevo solo un ragazzo belloccio e idolatrato… Ma adesso è diverso! Ti aiuterò!” Subito dopo, balzò invece davanti a me e prese la mia di mano. “Zayden-senpai! Dopo aver sentito tutto questo ed essere arrivato fin qui, al diavolo la punizione di Kaichou! Giuro che vi aiuterò fino alla fine!”
 
Accidenti, che cambiamento… Non credevo fosse un tipo così sensibile. Beh, meglio così. “Grazie, Saji. Sei proprio un bravo ragazzo” gli dissi sorridendo. “E non preoccuparti per Sona, prometto che ci metterò una buona parola io per te. Ho un’idea su come calmarla, se mai dovesse arrabbiarsi.”
 
“D-Davvero?! E quale sarebbe?”
 
“Vedrai. Ora è meglio muoversi.”
 
In quel momento, anche Koneko si avvicinò a Kiba e gli prese la manica della camicia. “Ti aiuterò anch’io” mormorò guardandolo con un’espressione addolorata che non le avevo mai visto. Il contrasto con la sua solita inespressività fu tale che tutti e tre ne rimanemmo rapiti. “Mi sentirei triste senza di te, Yuuto-senpai.”
 
Kiba sbatté le palpebre prima di sorridere. “Me l’hai fatta. Se pure Koneko-chan me lo chiede con quell’espressione, allora non posso agire in modo avventato. Heh. Immagino di non potercela proprio fare da solo.” Si rivolse a tutti noi. “Ora che sappiamo contro chi dovremo combattere, vorrei accettare la vostra offerta.”
 
Sorrisi e annuii soddisfatto. A questo punto, il gruppo per la distruzione delle Excalibur era ufficialmente formato. E così anche la seconda fase del mio piano è completa. Ora manca solo la terza…
 
*
 
Quella notte…
 
 
Io, Saji, Kiba e Koneko c’incontrammo con Irina e Xenovia nello stesso parco non appena fu passata l’ora di cena. Le ragazze ci avevano fornito degli abiti da prete e delle finte croci che gli altri avrebbero potuto indossare senza essere feriti in quanto diavoli. L’idea era di perlustrare la città fino a trovare qualche traccia di Freed e dei suoi alleati o, perlomeno, attirare lui con l’idea di un facile bersaglio tipo i preti che aveva ucciso da quando era qui.
“Dei diavoli che si vestono da preti…” commentò Saji piuttosto spaesato.
 
“Senza sarebbe più complicato” rispose Irina.
 
“Non importa. Farò di tutto pur di raggiungere il mio obiettivo” fece invece Kiba infilandosi la veste senza battere ciglio.
 
“Muoversi tutti insieme sarebbe controproducente. Dividiamoci in due gruppi” consigliò Xenovia.
 
“Sono d’accordo. Io e gli altri controlleremo la parte orientale della città, voi la parte occidentale” risposi io.
 
“Va bene. Se succede qualcosa, contattateci tramite i cellulari.”
 
“Tutto chiaro. Meglio muoverci adesso.” Stavo per muovermi insieme agli altri, quando sentii la voce di Xenovia chiamarmi di nuovo:
 
“Zayden Ward. Non ti ho detto una cosa quando ci siamo scontrati. Allora ero troppo sconvolta e arrabbiata per volertela dire, ma adesso ho cambiato idea e voglio dirtela come segno di gratitudine per l’aiuto che ci stai dando.”
 
Senti, senti. Allora non mi sbagliavo quando ho avuto l’impressione che volesse dirmi qualcosa prima di andarsene, pensai. Qualunque cosa fosse, comunque, era chiaro che era qualcosa di grosso.
 
“Il Drago Bianco si è già risvegliato.”
 
Per la prima volta da quando le conoscevo, non riuscii a mantenere la mia solita poker face. Possibile…?!
 
“Sappi che ti sta cercando, perciò ormai è solo questione di tempo prima che vi incontriate. Quando abbiamo combattuto, ho compreso subito che quella con cui ci hai sconfitte era solo una minima parte della tua forza, ma non so se ti basterà. Il Vanishing Dragon è potente, almeno quanto te. Per questo, non so dirti se puoi affrontarlo o addirittura sconfiggerlo, ma almeno sappi che è attivo e che verrà di sicuro per te.”
 
“…Ho capito. In tal caso, grazie infinite per l’informazione. Ne avevo bisogno” dissi sinceramente dopo una breve pausa. Presi un respiro profondo per calmare il nuovo turbinio di emozioni che mi aveva preso e mi rivolsi poi a tutti: “Adesso muoviamoci. Prima troveremo quei pazzi e meglio sarà.” Tutti si dichiararono d’accordo e ci mettemmo in marcia.
 
Io, Kiba, Koneko e Saji perlustrammo in lungo e in largo più strade possibili della nostra parte di città, ma non trovammo niente e nessuno. Dopo un po’, mi misi anche ad emettere delle brevi onde di energia verso l’esterno per attirare l’attenzione di qualunque essere fosse implicato col sovrannaturale, ma nulla nemmeno così. Sbuffai seccato. Sarà più complicato del previsto…
 
[Forse dovresti preoccuparti di altro, non credi, partner? So che non hai ancora metabolizzato quello che ti ha detto quella serva della Chiesa, o mi sbaglio?]
 
No, Ddraig. Al contrario, quel pensiero mi sta perseguitando più di quanto tu veda nella mia mente. Il Vanishing Dragon. Il tuo eterno rivale e dunque anche il mio. È sveglio e ci sta cercando. Pensi davvero che possa restare indifferente a una simile notizia? Certo mi sta agitando, ma questo non è il momento di pensarci. Abbiamo un altro compito da portare a termine adesso, perciò, a meno che non mi compaia davanti nei prossimi minuti e non mi minacci di morte, per il momento intendo mettere da parte il Vanishing Dragon e concentrarmi sul presente. E ti chiedo, per favore, di fare lo stesso, Ddraig.
 
[Capisco benissimo e approvo il tuo pensiero, partner, ma vorrei anche che tu stessi attento ora più che mai a qualunque cosa o chiunque possa pararsi davanti a noi. Eravamo destinati a incontrare e affrontare il Bianco prima o poi, tuttavia è la prima volta che impiego così tanti anni prima di avere anche solo notizie di lui. Non vorrei che fosse un segno di mal auspicio.]
 
Non ti facevo un tipo così superstizioso, compagno.
 
[Sono solo prudente. Per il bene di entrambi.]
 
Lo so, Ddraig. Lo so. Per questo, ti prometto che farò attenzione.
 
[Lo spero.]
 
“Zayden-senpai? Stai bene?” mi riscosse di colpo la voce di Koneko. Piegai la testa per incrociare le sue iridi dorate. “Sei pensieroso, molto più del solito, da quando ti ha detto di quel Drago Bianco.”
 
Mi sforzai di sorriderle gentilmente e le accarezzai la testa. “Non è niente, Koneko, non preoccuparti. Mi ha turbato, è vero, ma sto bene. E poi, adesso la priorità è un’altra, non ho tempo di preoccuparmi di lui. Ci penserò una volta finita questa storia.” Lei sembrò voler dire ancora qualcosa per un attimo, ma alla fine rimase silenziosa e si limitò a godersi le mie carezze con aria soddisfatta. Quella vista non fece che fortificare un sospetto su di lei che avevo ormai da un po’ di tempo. Hmm… Mi sa che ci avevo visto giusto, ma sarà meglio confermarlo in un altro momento.
 
“Il Vanishing Dragon… Lui è il tuo rivale, vero, senpai?” Era stato Saji a farmi quella domanda. “Anche se è la prima volta che incontro un possessore di uno dei Draghi Celesti, conosco la loro storia. È tutto vero?”
 
Smisi di accarezzare Koneko per rivolgergli la mia piena attenzione. “Sì, è tutto vero. Durante l’ultima grande guerra tra le Tre Grandi Fazioni, due draghi dai poteri straordinari, tali da essere chiamati i due Draghi Celesti, si scontrarono tra loro ignorando completamente gli schieramenti in lotta e portarono caos e distruzione oltre ogni immaginazione sul campo di battaglia. Il motivo del loro duello resta tuttora sconosciuto, ma sono ben note le conseguenze: le perdite che tutte le Fazioni riportarono a seguito degli effetti collaterali dello scontro tra quei due draghi furono tali da costringere i loro capi, compresi Dio e i Maou, a stringere un’alleanza per contrastarli e fermarli prima che potessero distruggere del tutto i diversi schieramenti. I due Draghi Celesti, oltraggiati dall’interruzione del loro duello, s’infuriarono e rivoltarono contro tutte e tre le Grandi Fazioni, bramosi di annientarle prima di riprendere la loro disputa. Ma quello si rivelò essere il passo più lungo della gamba per loro: dopo una battaglia a dir poco titanica, i due draghi vennero sconfitti, i loro corpi fatti a pezzi e le loro anime intrappolate all’interno di due diverse Sacred Gear, condannati a reincarnarsi in eterno nelle anime di esseri umani sempre diversi. E ad ogni nuova reincarnazione, avrebbero costretto i loro possessori a sfidarsi e scontrarsi per la supremazia, trasformando così la loro rivalità in un vero e proprio contrappasso dantesco: se in vita erano sempre stati fissati solo a combattere tra loro, nella morte avrebbero combattuto per sempre, passando da un possessore all’altro e costringendoli a duellare tra loro fino alla fine dei tempi e anche oltre.” Alzai il braccio destro e feci comparire il Boosted Gear. “Ora è il mio turno di portare la sua anima e il suo potere e affrontare il suo destino di lotta eterna. E questo è quanto.”
 
Saji sembrò rabbuiarsi. “Mi dispiace, senpai. Non avrei dovuto chiederti i tuoi fatti personali in modo tanto sfacciato.”
 
“Non preoccuparti, non è niente. Ormai ho accettato questo destino, perciò non ho problemi a parlarne. In ogni caso, sappi che vivere con un drago dentro di te non è poi così male.” Gli rivolsi un sorriso. “Lo capirai quando Vritra si risveglierà e potrai comunicare con lui.”
Saji annuì, forse non del tutto convinto ma per il momento sembrava soddisfatto. Forse è meglio provare a cambiare argomento, mi dissi. “E invece tu, Saji?” gli domandai. “Più o meno, tutti sappiamo qualcosa degli altri, ma ancora praticamente nulla di te. Tu hai qualche sogno per il futuro? Un obiettivo?”
 
Il giovane mi guardò sorpreso per poi grattarsi la nuca, chiaramente in imbarazzo. “Ecco… Sì, un sogno ce l’ho, ma è qualcosa di piuttosto improbabile… Preferirei non dirvelo. Ho paura che mi prendereste in giro o guardereste male se ve lo dicessi.”
 
“Oh? È qualcosa di così terribile?”
 
“Beh, no! O almeno, non per me… Però… Ecco…”
 
Ridacchiai, divertito dal suo balbettio imbarazzato. “Sta’ tranquillo. Era solo una domanda, puoi benissimo rispondere come scegliere di non farlo. Io, di certo, non ti costringerò mai a rispondere contro la tua volontà, quindi non preoccuparti.” Apparentemente lui sembrò seguire la mia affermazione perché non disse più nulla. Almeno per qualche minuto.
 
“Io…vorrei sposare…Kaichou…” Era poco più di un sussurro, ma tutti lo sentimmo. Mi girai verso di lui a occhi sgranati e gli chiesi di ripetere. “Io vorrei sposare Kaichou. Vorrei farla mia moglie, metterla incinta e avere una famiglia con lei. Io…io ammiro tantissimo Kaichou ed è per questo che, un giorno, vorrei tanto avere un futuro con lei!”
 
“Oh…” mormorai. “Beh, non me lo immaginavo.” Dall’espressione degli altri, capii che erano sorpresi almeno quanto me. E come non esserlo? Fin dal primo momento in cui l’avevo conosciuto, era palese che rispettasse Sona, ma anche che ne avesse una fifa tremenda, visto quant’era severa, perciò mi dicevo che la loro fosse una relazione puramente professionale. E invece… “Pensa te, non l’avrei mai detto. La vita è davvero piena di sorprese.”
 
Saji mi guardò con uno sguardo ora tra il preoccupato e l’imbarazzato. “…Ho forse detto qualcosa di sbagliato? Lo trovate…un sogno vergognoso?”
 
“No, vergognoso no. Dopotutto, non c’è niente di male nell’essere innamorati di qualcuno e volersi mettere insieme a tale persona, ma è la prima volta che sento un adolescente arrivare direttamente a matrimonio e figli, anziché pensare solo al mettersi con la ragazza interessata. Sei un tipo che pensa avanti.”
 
“Oh… Ecco…sì. Penso tu abbia ragione.”
 
“Ed è tutto qui?”
 
“Come, scusa?”
 
“Il tuo unico sogno è sposare e metter su famiglia con Sona? O c’è altro che vuoi?”
 
Ora Saji pareva davvero in difficoltà. “Io… Io non ci ho mai pensato davvero. Già solo riuscire nell’impresa di sposare Kaichou mi sembra impossibile al momento…”
 
Gli diedi una pacca sulla spalla. “Mai dire mai, mio giovane compagno. Potrebbe essere più a portata di quanto credi… In ogni caso, ascolta il mio consiglio: creati un sogno più grande. Mantieni i tuoi sentimenti, ma cerca anche qualcos’altro. Dopotutto, come me, anche tu sei il detentore del potere di un drago, un Re Drago per giunta, quindi fidati quando ti dico che, se ti concentrerai troppo su un solo desiderio, in futuro ti sentirai insoddisfatto. Ricorda che noi cerchiamo sempre di più, è la nostra natura.”
 
“La nostra…natura?”
 
“La natura dei draghi. Dei diavoli. E degli esseri umani. Chi più, chi meno, ma siamo tutti avidi. È questo che ci accomuna. E più potere abbiamo, più desideriamo. È un circolo vizioso che non è sbagliato seguire, ma è bene non lasciarsene nemmeno assorbire troppo. Cerca qualcosa che desideri con tutto te stesso e inseguila, è il modo migliore per vivere.”
 
“Il tuo modo di pensare è particolarmente interessante, Zayden-senpai” mi disse Kiba, sinceramente curioso. “Quando questa storia sarà finita, mi piacerebbe approfondire quest’argomento.”
 
“Intanto vediamo di finirla in fretta.” Tornando alla realtà, mi guardai intorno prima di sbuffare. “Continuando così, non caveremo un ragno dal buco. Dobbiamo trovare un altro posto per poterli beccare, uno isolato possibilmente.” Mi rivolsi a Kiba: “Ti viene in mente qualche luogo particolare?”
 
Lui si fece meditabondo per qualche secondo, poi rispose: “Sì, penso di averne uno.”
 
Circa un’ora dopo, giungemmo a un edificio abbandonato e in stato avanzato di degrado che riconobbi subito: “Ma sbaglio o questo è il posto in cui ho eliminato quel Diavolo Randagio che stavate affrontando la prima volta che vi ho conosciuti?”
 
“Esattamente” confermò Kiba avvicinandosi di più alla vecchia costruzione.
 
“Avete cacciato qui un Diavolo Randagio?” domandò Saji.
 
“Sì. Per la precisione, lo stava cacciando il gruppo Gremory, io passavo di lì per caso e ho sentito le loro aure. Così mi sono avvicinato e ho finito per dare una mano ad eliminarlo. È così che ho conosciuto Rias e company.”
 
“Oh. Pensa un po’ che coincidenza.”
 
“Non mi dire, guarda. Se dovessi fare una classifica delle 10 cose che ritenevo impossibili fino a qualche tempo fa, incontrare un gruppo di diavoli, aiutarli e diventare poi un membro del loro club sarebbe stata-” M’interruppi di colpo quando lo sentii: un istinto omicida molto forte che sembrava provenire da ogni direzione.
 
“Yuuto-senpai” disse Koneko. Kiba si limitò ad annuire.
 
“Cos’è questa sensazione opprimente…?” chiese Saji tremando. Era chiaro che lui e gli altri non percepivano solo l’istinto omicida, c’era anche qualcos’altro che li stava mettendo in guardia.
 
“Sopra di noi!” urlò Koneko, mentre un’ombra scura balzava giù dalla cima dell’edificio e cadeva verso Kiba. Quest’ultimo evocò una delle sue spade demoniache e la usò per bloccare la spada con cui il nuovo individuo l’aveva attaccato. Con una spinta, il Cavaliere separò le spade ed entrambi si distanziarono.
 
“Ehilà!” esclamò il nuovo arrivato con voce squillante e folle. Quel tono era fin troppo riconoscibile, così come anche il suo aspetto: capelli bianchi, occhi rossi, abiti da prete e una faccia da completo cazzone demente. Era lui.
 
“Freed. Chi non muore si rivede, eh?” commentai facendo un passo avanti, deformando la bocca in un ghigno.
 
“Questa voce…! Sei tu, Zayden-kun?! Ma che sorpresa! Una riunione davvero strana!” fece Freed non appena mi mise a fuoco. “Dunque, ti sei messo pienamente in affari con i diavoli? Sei diventato uno di loro?”
 
“Non esagerare con i tuoi voli pindarici, pazzoide, non ho mai avuto intenzione di rinunciare alla mia natura. Però, diciamo che sì, loro sono momentaneamente in affari con me e questi affari prevedono l’eliminazione tua e dei tuoi capi, visto che state creando parecchi problemi a entrambi. Perciò, come si dice? Il nemico del mio nemico è mio amico.”
 
“Ohhhh capisco! Cavolo, che seccatura però… E io che pensavo di divertirmi ad ammazzare qualche altro prete stanotte… Invece mi ritrovo voi tra i piedi! E che sarebbe questa roba? Dei diavoli che fanno cosplay?” Con un sorriso folle, Freed leccò il piatto della spada che impugnava, che, notai subito, non era la sua solita spada di luce. Era una lama lunga e larga con una strana forma ondulata, un’apertura in mezzo al piatto e delle curiose protuberanze sul dorso, ed emanava un’aura sacra identica a quella delle armi di Irina e Xenovia. Non vi erano dubbi: anche lui possedeva una delle Excalibur.
 
“E così hai un nuovo giocattolo, eh? E dimmi come va la mano? Ce la fai a impugnare una spada dopo quello che ti ho fatto?” Mentre parlavo, aguzzai la vista sulla sua mano sinistra: per mio sommo rammarico, aveva di nuovo tutte le dita che gli avevo mutilato, ma notai che intorno alle loro basi vi erano diverse cicatrici. Riattaccarle non doveva essere stato affatto facile.
 
Freed fece una smorfia orribile. “Va meglio di quanto tu creda, Zayden-kun… Ma non immagini quanto abbia sofferto per riaverla intera! La mia mano! La mia adorata mano mutilata in quel modo! Non immagini neanche quanto voglia restituirti quel dolore, merdoso leccadiavoli! Voglio tagliarti in pezzi talmente piccoli che non basteranno neanche per uno spezzatino!”
Era ormai chiaro che lo scontro era inevitabile, così, con un gesto, ci liberammo tutti e quattro delle vesti da prete e Freed si mise subito in guardia. “Ehiehi! Volete farvi sotto tutti e quattro in una sola volta? Non ci voleva, è dura essere così popolare!”
 
“Non farti un’idea sbagliata” ribatté Kiba impugnando una delle sue spade demoniache. “Sarò solo io il tuo avversario.” E partì alla carica contro Freed, muovendosi a velocità supersonica.
 
“Ha! Non importa quanti merdosi diavoli mi attacchino, nessuno sarà mai all’altezza della mia Excalibur-chan!” gridò Freed bloccando i colpi di Kiba e inseguendolo sopra e intorno all’edificio abbandonato senza alcuna difficoltà.
 
La sua velocità è fin troppo elevata per essere quella di un comune essere umano, analizzai osservando il duello. Dev’essere l’abilità speciale di quella spada a permettergli di muoversi così rapidamente. Nonna aveva detto che la spada posseduta da Freed le sembrava il frammento chiamato Excalibur Rapidly, perciò è logico che gli dia il potere di muoversi a velocità supersonica.
Nel frattempo, Kiba aveva generato diverse spade demoniache a mezz’aria e le stava scagliando tutte contro Freed, ma questi mosse la sua Excalibur così rapidamente che la lama svanì all’occhio nudo e tutte le spade demoniache vennero fatte a pezzi. Subito dopo, il prete folle aumentò così tanto la sua velocità che fu Kiba a trovarsi in difficoltà a stargli dietro e rischiò più volte di essere colpito. Purtroppo, il suo svantaggio era evidente: per quanto potesse schivare, esattamente come nel duello contro Xenovia, sarebbe bastato un singolo colpo di quella Spada Sacra per mandarlo KO o peggio, ucciderlo.
“Che seccatura queste Spade Sacre…” borbottai facendo comparire il Boosted Gear.
 
[Boost!]
 
“Puoi aiutarlo, Zayden-senpai?” mi chiese Koneko.
 
“Potrei, ma non in queste condizioni.” Quando lei mi guardò perplessa, indicai i due duellanti. “Si muovono troppo per potermi avvicinare e trasferirgli il potere senza rischiare di farlo esporre. Inoltre, Kiba è di nuovo troppo preso dal suo odio per pensare lucidamente. Se offrissi ora il mio aiuto, rifiuterebbe di sicuro.”
 
“Non potresti fermare tu quel prete?”
 
“Certo che potrei, ma non intendo farlo. Come vi ho già spiegato in precedenza, stavolta sono qui solo per supportare, non per combattere direttamente. La lotta contro le Excalibur è la vendetta di Kiba e nessun altro, perciò solo lui può portarla a termine. Se fossi io a distruggere quelle spade, non cambierebbe nulla per lui e vivrebbe per sempre col rimorso e la rabbia di non aver vendicato i suoi compagni. Al massimo, posso aiutarlo a ottenere il potere necessario, o magari allontanare eventuali terzi ostili, ma non toccherò quelle spade nemmeno con un dito.” Tornai a guardare il duello, sempre più a svantaggio per Kiba. “Comunque, ora il primo punto è fermare quello svitato di Freed…”
 
“In tal caso, ci penso io!” esclamò Saji prima di portare avanti la mano destra e far comparire la sua Sacred Gear, l’Absorption Line. “Estenditi!” Al suo comando, la testa di drago aprì la bocca e allungò a dismisura la sua lingua, simile a una lunga corda azzurra luminescente, che si avvolse intorno alla gamba sinistra di Freed con una rapidità fulminea. Strattonando poi la corda, Saji costrinse Freed a fermarsi e lo fece cadere a terra.
 
“Che dolore! Cos’è questa?! Hai anche tu una Sacred Gear di tipo drago?! Ah! Quanto sono fastidiose!” urlò il prete folle cercando di tagliare la corda, ma ogni colpo le passava attraverso come se fosse stata intangibile.
 
“Non puoi tagliarla tanto facilmente! Vai ora, Kiba! Lo tengo io!”
 
“Grazie!” rispose il Cavaliere scagliandosi su Freed con una spada demoniaca in entrambe le mani.
 
“Ma guarda! Sai creare più di un tipo di spada demoniaca allora! È forse Sword Birth? Notevole! Ma sai, le tue spade demoniache…” Con due rapidi fendenti, Freed fece a pezzi le spade di Kiba. “…non possono reggere il confronto con la mia Excalibur-chan!”
 
[Boost!]
 
“Ehi Kiba! Se ti avvicini, posso trasferirti il mio potere, così ti sarà più semplice distruggere l’Excalibur!” provai a tastare il terreno.
 
“Posso ancora andare avanti!”
 
E ti pareva. Testardo come un mulo, persino quando è palese che non può vincere andando avanti così… Che palle.
 
“Hahahah! Il modo in cui guardi la mia Excalibur-chan è spaventoso! Porti forse rancore contro di essa? Beh, non so cosa ti sia successo, ma se vieni tagliato da questa spada, sai che morirai sicuramente senza lasciare alcuna traccia, vero? Stai per morire! Muori!” cantilenò Freed scagliandosi su di lui.
 
Kiba creò una serie di spade demoniache dal terreno per bloccare la sua avanzata, ma Freed mosse di nuovo la sua Excalibur a velocità inaudita e spazzò via ogni spada, distruggendole con facilità impressionante. Allora il Cavaliere materializzò altre lame demoniache, stavolta a mezz’aria, e le sparò come proiettili contro l’avversario, ma questi parò e distrusse anche quelle senza problemi.
“Inutile! Inutile! La mia Excalibur è Excalibur Rapidly, detta la Spada Sacra della Velocità! In termini di rapidità, non è inferiore a nessuno, tanto meno a un merdoso diavolo come te!” gridò Freed in tono di scherno per poi lanciarsi su Kiba con un balzo. Prima che potesse colpirlo a morte, però, Saji diede un altro strattone alla sua corda e ritirò a terra il prete folle, facendogli anche perdere l’equilibrio.
 
“Figurati se ti permetterò di ucciderlo!” esclamò il giovane diavolo tirando ancora e facendo strisciare Freed lungo il suolo. Allo stesso tempo, sembrò come se delle piccole luci corressero lungo la corda dalla gamba del prete folle alla Sacred Gear sulla mano di Saji.
 
“Ma cosa…?! Merda! Dannato diavolo! Stai assorbendo i miei poteri?!”
 
“Credevi forse che la mia Absorption Line fosse solo capace di legarti e bloccarti? Sbagliato! Finchè avrai questa corda collegata a te, continuerò ad assorbire la tua energia fino a quando non perderai i sensi!”
 
Un potere interessante, proprio come mi aspettavo. Se non sbaglio, Vritra era un Re Drago temuto per la grande varietà di poteri che possedeva. Dunque, se ogni Sacred Gear contenente un pezzo della sua anima possedesse uno di quei poteri, una volta riunite tutte insieme, Saji arriverebbe a possedere una forza sorprendente, pensai osservando il mio nuovo compagno.
 
[Boost!]
 
Forse ho un’idea per aiutare quel pirla d’un Cavaliere. “Ehi, Saji. Ti va un piccolo esperimento?”
 
Lui mi guardò confuso. “Esperimento? Cioè?”
 
Prima che potessi parlare, però, Freed dovette averci sentiti perché strillò: “Che avete in mente, merdosi?! Un altro modo per aiutare il vostro amico, forse?! Ma stavolta non ve lo permetterò!” Tirò fuori da una tasca quello che sembrava un lungo fischietto e, portatoselo alla bocca, soffiò lanciando un forte e acuto fischio.
Un istante dopo, l’oggetto prese a emettere una strana energia viola scuro e quattro cerchi di teletrasporto dello stesso colore comparvero intorno all’area dell’edificio abbandonato. E da essi, si materializzarono quattro Diavoli Randagi, tutti alti almeno quattro metri, lunghi il doppio e diversi tra loro, ma dal solito aspetto ricordante un miscuglio obbrobrioso di animali di varia natura.
 
“Ma questi sono… Diavoli Randagi?! Come ha fatto a evocarli?!” esclamò sconvolto Saji.
 
Anche Koneko si mise subito in allarme. “Siamo in trappola.”
 
Proprio come aveva detto Nonna, pensai. Allora Freed è davvero in combutta con qualcuno capace di controllare i Randagi ed è altamente probabile che quei cerchi di teletrasporto fossero di quel qualcuno. Ma chi? La forma di quei cerchi… Ho l’impressione di averla già vista, ma ora non ricordo dove…
 
La risata sguaiata del prete folle mi riscosse dai miei pensieri. “Mi avete preso per uno sprovveduto? Avevo preparato un piano B in caso di parecchi scocciatori! Avanti, ragazzi! È pronta la portata principale della serata!”
 
Alle sue parole, i Randagi ringhiarono più forte e iniziarono a stringersi intorno a me, Koneko e Saji. Quest’ultimo sembrò sul punto di mollare la presa su Freed per difendersi, ma lo fermai alzando una mano. “Aspetta! Tu continua a tenere la presa su di lui, ci pensiamo noi a difenderti.”
 
“…Sei sicuro, senpai?”
 
Gli rivolsi un sorriso sincero. “Fidati di me.”
 
[Boost!]
 
Lui annuì con sguardo deciso e io gli diedi una pacca sulla spalla col Boosted Gear. “Bravo il mio kouhai! A proposito, provi il nostro esperimento intanto?”
 
“Eh? Cosa?”
 
[Transfer!]
 
Tramite quella pacca sulla spalla, trasferii a Saji metà dell’energia che avevo raddoppiato fino a quel momento; lui gridò mentre il mio potere lo pervadeva da capo a piedi e formava un’aura verde-rossa intorno a lui, apparentemente in agonia, ma si riprese dopo un paio di secondi e la sua espressione divenne scioccata. “Senpai… Questo è il tuo potere…?” mormorò incredulo guardandosi le mani.
 
“Una parte di esso, sì.” Gli feci un occhiolino. “Usalo bene, ok?”
 
Saji ghignò. “Oh, ci puoi scommettere!” E fece fluire la sua nuova energia nella sua Sacred Gear: in un istante, la corda generata dall’Absorption Line divenne due volte più spessa e luminosa e si avvolse intorno all’intera gamba di Freed. Anche le luci che la percorrevano divennero più intense e numerose e il nemico iniziò quasi subito a sudare e respirare più affannosamente.
 
“Ma-Maledetto diavolo merdoso!” urlò provando ad attaccarlo, ma Kiba gli bloccò la strada e ricominciò a incalzarlo con colpi su colpi. Con una certa soddisfazione, notai che ora Kiba era in grado di tenere testa a Freed: l’assorbimento di energia di Saji era diventato tale che persino l’aura intorno all’Excalibur aveva iniziato a calare vistosamente e non riusciva più a rompere con la precedente efficacia le spade demoniache dell’avversario.
 
Tra poco, potrà approfittarne. Ottimo, mi dissi prima di rivolgere un’occhiata ai quattro Diavoli Randagi, ormai a pochi metri da noi. “Koneko? Porgimi la mano” dissi alla giovane Torre porgendole la mano avvolta nel Gear. Lei mi guardò perplessa per un secondo, poi annuì e obbedì.
 
[Transfer!]
 
Trasferii il potere raddoppiato rimanente in lei e la stessa aura che avvolgeva Saji le apparve intorno. Anche Koneko lanciò un piccolo gemito nel momento in cui il potere la pervase, ma si riprese in fretta e si guardò poi piena di stupore. “Pronta, Koneko?” le chiesi ghignando.
 
Lei mi rivolse un’occhiata risoluta. “Prontissima.”
 
A un segnale invisibile, entrambi partimmo contro i Randagi, mentre loro saltavano contemporaneamente verso di noi e Saji. Io ne intercettai due con un doppio calcio aereo che li mandò supini a terra e Koneko prese i rimanenti con un paio di potenti ganci che li fecero indietreggiare, visibilmente intontiti. “Allontaniamoli dal nostro compagno!” gridai afferrando i due Randagi che avevo steso per le zampe e tirandoli via dal posto di diversi metri. Pesavano non poco, ma per fortuna ero allenato a sollevare o trascinare pesi maggiori e, voltandomi un istante, potei constatare con piacere che anche Koneko aveva imitato la mia iniziativa, sbattendo indietro i due Randagi con violenti calci, potenziati anche dall’aura che le avevo passato. Riportai l’attenzione sui miei avversari e li vidi muoversi intorno a me per circondarmi, rabbiosi ma al tempo stesso cauti, troppo cauti per essere normali Randagi.
 
[Boost!]
 
I raddoppi del mio potere erano ricominciati, ma non ne avrei avuto bisogno. “Avanti, ragazzi, venite a giocare!” dissi facendo dei gesti con le mani per indurli ad attaccare. E dopo un po’, entrambi mi assecondarono e scattarono in avanti per azzannarmi, uno da davanti e l’altro da dietro. E fu fin troppo facile balzare in alto all’ultimo istante e lasciare che i due Randagi si schiantassero l’uno contro l’altro, crollando a terra storditi.
Sogghignai. Saranno anche più intelligenti dei normali Randagi, ma restano sempre delle bestie selvagge. Perfetto. “Beh, sono spiacente, ma non ho tempo né voglia di giocare a lungo con voi, quindi finiamola qui, subito!” Accesi un fuoco nel mio stomaco e v’immisi la mia aura per potenziarlo e poi ruggire: “Blazing Breath!
 
Dischiusi le labbra e rilasciai un’enorme fiammata, sufficiente ad avviluppare entrambi i Randagi e trasformarli in due palle di fuoco giganti. Le belve lanciarono urla agghiaccianti mentre le fiamme consumavano orribilmente le loro carni e, nel giro di pochi secondi, crollarono a terra in preda agli spasmi ed esalarono in breve tempo il loro ultimo respiro.
Un forte tonfo mi fece girare e vidi Koneko colpire prima uno e poi l’altro Randagio con dei ganci violentissimi che spaccarono le mascelle dei due mostri, i quali indietreggiarono rapidamente, urlanti e con le mandibole penzolanti e sanguinanti. Ok, la micetta non ha bisogno di me, pensai soddisfatto. Il mio potenziamento le aveva giovato vistosamente, quei due bestioni non erano più nulla per lei. Dunque, è meglio tornare a quei due…
 
[Boost!]
 
Mi voltai verso Kiba e Freed e li vidi ancora combattere, ma il secondo era ormai palesemente in difficoltà, come dimostravano il fiatone e i movimenti sempre più goffi e lenti. L’Absorption Line era ancora legata alla sua gamba e, a quanto pareva, Saji aveva iniziato ad assorbire anche l’energia dell’Excalibur perché pure l’aura dell’arma era diminuita rispetto a prima. Molto bene, ora è il momento di farla finita. Con quel pensiero, corsi verso i due duellanti gridando: “Kiba! Salta verso di me!”
 
Lui si separò da Freed e mi guardò sorpreso. “Senpai, non ho-”
 
“HO DETTO SALTA DA QUESTA PARTE, IDIOTA! SUBITO O VENGO IO E TI SPEZZO LE GAMBE!”
 
Kiba dovette capire che non scherzavo perché venne subito verso di me a gran velocità; non appena lo ebbi a portata, gli misi una mano sulla spalla:
 
[Transfer!]
 
Il potere appena raddoppiato fluì in lui e una potente aura rosso-verde lo avvolse da capo a piedi, mentre barcollava per l’improvviso power up. Quando lo stupore iniziale fu passato, mi guardò con un misto di confusione e irritazione. “Ti avevo detto che potevo continuare-”
 
Il mio schiaffo improvviso gli fece ringoiare le parole che stava per dire e mi guardò incredulo, tenendosi la guancia offesa. “Quanto ancora vorrai fare il bambino, brutto coglione?!” gli gridai in faccia sovrastandolo con la mia statura superiore. “Hai realizzato che, senza di noi, tu non saresti mai arrivato fin qui, vero?! Che non puoi farcela da solo?! Ti voglio ricordare che l’ultima volta che hai fatto così di testa tua, ti sei salvato perché, per puro miracolo, mia nonna passava dalle tue parti e ti ha salvato il culo! E anche ora, pensi di stare facendo tutto da solo?! Chi ti ha aiutato a trovare l’Excalibur? Chi ha indebolito quello stronzo d’un prete deviato e ti ha salvato almeno un altro paio di volte da morte certa? Chi ha tenuto a bada i suoi leccapiedi mentre tu combattevi per impedirti di finire tra più fuochi? Io! Saji! E Koneko! Osa dirmi che senza di noi potevi farcela lo stesso!” Kiba mi guardò con uno sguardo sempre più buio man mano che parlavo, finendo per abbassare lo sguardo quando mi fermai. Sapeva benissimo che avevo ragione. Tuttavia, non avevo ancora finito e lo costrinsi a guardarmi di nuovo prendendolo per il colletto. “Il tuo potere attuale non è sufficiente per distruggere le Excalibur, ficcatelo in testa! Non da solo! Devi accettarlo o non solo non potrai portare a termine la tua vendetta, ma finirai anche per morire tu stesso! Pensi che sia questo che i tuoi compagni volevano?”
 
Il suo sguardo divenne furente. “Non parlare dei miei compagni come se li conoscessi! Tu-”
 
“IO SO! So perfettamente che cosa si prova, ci sono passato prima di te! E per questo ti dico: vuoi vendicarti? Allora non andare tanto per il sottile! Usa tutti i mezzi possibili se la tua sola forza non basta! Come questo!” Alzai una delle sue mani per mostrargli l’aura che lo avvolgeva, dovuta al mio Transfer. “Forse questo non è solo il tuo potere, ma è comunque la tua mano! La tua azione! La tua volontà! Qualunque potere la animi, la sua forza è e rimane la tua perché sei tu a volerlo! Chi sta per distruggere quelle maledette spade sei e resti sempre tu e nessun altro!” La rabbia sul volto di Kiba scomparve per lasciare il posto a uno sguardo allibito e consapevole, come se qualcosa si fosse acceso nella sua testa. “Hai capito adesso, no? BENE! Allora piantala di lagnarti, vai lì e spacca il culo a quel decerebrato e al suo tagliacarte fuori misura! Per te stesso e i tuoi compagni! MUOVITI!” E lo rispedii verso Freed con uno spintone che lo fece quasi rotolare a terra.
 
Kiba rimase spaesato per qualche altro istante, ma alla fine il suo volto parve rilassarsi e si allargò in un piccolo sorriso. “Sei proprio senza peli sulla lingua, eh, senpai?” chiese retoricamente prima di voltarsi verso Freed. “Ma hai ragione. Anche se mi presti il tuo potere, chi deve vibrare il colpo finale sono io. Chi deve distruggere quell’Excalibur e tutte le altre sono io. E per questo… Non posso fare tanto il difficile! Devo combattere con tutto ciò che ho a disposizione per raggiungere il mio scopo!”
 
Freed, che fino a quel momento era stato trattenuto da Saji e aveva tentato invano di liberarsi dalla sua Sacred Gear, riportò la sua attenzione sul Cavaliere; non aveva una bella cera: era pallido, grondante sudore e le gambe gli tremavano, eppure non sembrava affatto volersi arrendere. “Ah! Avete finito con le vostre chiacchiere da fidanzatini, voi due?! Tutti quei discorsi sui compagni e lo scopo da portare a termine… Mi date davvero la nausea! Perché non morite e basta?!” E con la massima velocità ancora concessagli dall’indebolita Excalibur Rapidly, caricò.
Tuttavia, stavolta non andò come si aspettava: più veloce di quanto potesse lui stesso immaginare, Kiba lo intercettò a metà corsa e colpì con la sua spada quella di Freed con tanta forza da farlo volare indietro e rovinare a terra. Il prete folle riuscì a tenersi stretta l’arma, ma accusò il colpo dato che non riuscì a rialzarsi subito.
 
“Incredibile… Questo è il potere di Zayden-senpai?” mormorò Kiba osservandosi basito. “In tal caso, anche per lui e per quello che ha fatto per me…non posso perdere!”
 
“MALEDETTI PEZZI DI MERDAAAAAA!!” urlò Freed tra il folle e lo spaventato prima di ritirare fuori dalla tasca il fischietto di prima e soffiarlo di nuovo. In pochi secondi, altri quattro Diavoli Randagi apparvero da altrettanti cerchi magici. “FATELI A PEZZI TUTTI! SUBITOOOOO!!”
 
Quando i quattro Randagi si diressero ringhianti verso di noi, capii che era meglio agire subito. “Koneko, Saji! Venite qui presto!”
Seppur confusi, entrambi mi raggiunsero in fretta mentre mi accostavo a Kiba. I due Randagi affrontati da Koneko giacevano a terra, ridotti a due corpi sanguinanti e rotti in più punti ma vivi. Beh, tra poco sarebbero stati davvero morti. “Kiba! Al mio via, rilascia la tua Sacred Gear con tutto il potere che ti ho trasferito!”
 
Lui mi guardò un istante prima di annuire. “Mi fido di te, senpai!”
 
I quattro Randagi erano sempre più vicini, le fauci sbavanti e gli artigli protesi per ghermirci e farci a pezzi. Quando furono a un paio di metri da noi, gridai: “ORA!”
 
Kiba sollevò la spada e la piantò nel terreno, urlando: “SWORD BIRTH!”
 
Migliaia di spade demoniache giganti e di tutti gli attributi eruttarono dal terreno, trasformando l’intera area in un raggio di più di 50 metri in una vera e propria foresta di lame alte almeno 6 metri e larghe uno. Il sangue schizzò ovunque quando le spade impalarono zampe, ventre e anche teste dei quattro nuovi Randagi e pure dei due riversi a terra, che si misero a urlare e agitarsi orribilmente per il dolore, ottenendo però solo di spingere le lame più a fondo nei loro corpi o di allargare le ferite; un paio finirono per sventrarsi da soli in quel modo. Nel giro di poche decine di secondi, tutti i Randagi smisero di urlare e agitarsi e spirarono.
 
“…Wow… Davvero…brutale…” commentò Saji tra l’allibito e il disgustato.
 
“Non credevo che i miei poteri sarebbero aumentati tanto…” fece Kiba con lo stesso sguardo. Vicino a loro, Koneko si limitò a osservare con puro stupore.
 
“Devo dire che è stato più spettacolare di quanto credessi” dissi invece io guadagnandomi tre espressioni esterrefatte da parte di tutti e tre. “Però c’è ancora un parassita vivo a quanto pare…” E indicai la nostra sinistra, dove Freed stava in piedi in mezzo a diverse spade demoniache spezzate e distrutte, con la corda dell’Absorption Line ancora legata alla sua gamba e diversi tagli e graffi sanguinanti su tutto il corpo. Respirava affannosamente e aveva chiaramente problemi a stare in piedi, ma il suo sguardo era omicida e folle come sempre.
 
“Voi…fottutissimi sacchi…di merda…”
 
“Il suono della tua voce mi è diventato ormai insopportabile, lo sai?” dissi pulendomi un orecchio col mignolo. “Kiba, sarà meglio che lo finisci in fretta o giuro che sarò io a tagliargli via quella testa di cazzo.”
 
“Non preoccuparti, senpai. Non intendo lasciarlo vivere oltre nemmeno io” rispose Kiba dirigendosi verso di lui. Prima però che potesse attaccare…
 
“Sword Birth, eh? Se nelle mani di un utilizzatore esperto, quella Sacred Gear può fornire un potere formidabile. Se poi viene anche combinata all’aura di un Drago Celeste… Beh, già la sola idea è a dir poco terrificante, ma i risultati lo sono ancora di più.” Mentre quella voce misteriosa parlava, una nuova figura apparve sulla soglia dell’edificio abbandonato poco distante da noi.
 
“Chi va là?” esclamò Kiba mettendosi in guardia.
 
“Freed, sembra che tu non sappia usare ancora appieno quella Spada Sacra.” Il nuovo arrivato era un uomo di mezza età che vestiva abiti clericali bianchi e blu di pregiata fattura, non dissimili da quelli di un vescovo o di altre cariche maggiori della chiesa. Aveva capelli cespugliosi grigio scuri parzialmente coperti da una cuffia bianca, pizzetto e baffi dello stesso colore e, sulla punta del naso, portava un paio di occhiali da vista rotondi.
 
“Oh? Vecchio Balba!” esclamò Freed confermando ogni nostro sospetto sull’identità dell’uomo.
 
“Cosa?” Anche senza guardarlo direttamente, potei immaginare gli occhi di Kiba allargarsi in un misto di stupore e furore.
 
“Dunque, sarebbe lui il responsabile del Progetto Spada Sacra di cui parlava Xenovia… Il nostro, o meglio, il tuo obiettivo” commentai a bassa voce. A parte Kiba, anche gli altri sembravano piuttosto tesi. Come dargliene torto, del resto?
 
“Dici tante belle parole, vecchio, ma questa fottuta lingua di lucertola mi intralcia!” protestò Freed indicando la corda di Saji. “Mi sta pure prosciugando completamente ogni secondo che passa! Sto per svenire!”
 
“Devi concentrare nella lama il potere che scorre dentro di te. Solo così potrai sfruttare appieno le capacità della Spada Sacra” rispose Balba in tono tranquillo.
 
“Concentrare il mio potere nella lama, eh?” ripeté Freed impugnando a due mani l’Excalibur e alzandola davanti a sé; dopo un paio di secondi, l’aura della spada aumentò considerevolmente, ma iniziò quasi subito a perdere il potere acquisito. Con un verso stizzito, Freed fece qualche altro tentativo di tagliare la corda di Saji, tutti falliti, prima di crollare in ginocchio, ansimante.
 
Balba si portò una mano al pizzetto e lo osservò più incuriosito che preoccupato. “Hmm… Sembra che il potere della Sacred Gear del Prison Dragon Vritra unita all’energia del Sekiryutei sia più potente del previsto. Non è solo resistente, ma sta anche assorbendo la tua energia ad un ritmo troppo rapido per permetterti di usare il tuo pieno potere. Davvero sorprendente.”
 
“Non dire stronzate, vecchio! Piuttosto dimmi come posso liberarmi da questa COSA!” gli gridò dietro Freed, furente.
 
Era meglio approfittarne subito. “Kiba, prendi Balba. Io metterò a tacere quel decerebrato una volta per tutte. E tranquillo: ti lascerò il piacere di fare a pezzi l’Excalibur” dissi rivolto al Cavaliere per poi muovere un passo verso il prete folle.
 
“Spiacente, ma nemmeno stavolta te lo permetterò.”
 
Questa voce… La conosco! Possibile…?!
Alzai gli occhi in tempo per vedere una lancia di luce viola scuro piombare dal cielo e tagliare in due la corda dell’Absorption Line, liberando Freed e facendo cadere all’indietro Saji. Subito dopo, riuscii a notare con la coda dell’occhio altre quattro lance identiche che si dirigevano stavolta verso di me e, più per istinto di sopravvivenza che per strategia, alzai una mano e generai una barriera di luce rossa che bloccò l’attacco, seppur a fatica. Come la voce e le lance, pure quello schema d’attacco era anche troppo familiare, per questo, nel momento in cui osservai le crepe formatesi sulla mia barriera, capii quale sarebbe stato il prossimo assalto: nello stesso istante in cui le quattro lance svanirono a contatto col mio scudo, una quinta si palesò dietro di esse, diretta proprio verso il punto più danneggiato della barriera. Non appena la vidi, il mio istinto scattò di nuovo e reagii di conseguenza: anziché cercare di reggere la barriera ormai danneggiata, la lasciai svanire e riassorbii nella mano la sua energia residua per poi unirla al resto del Ki che stavo concentrando al suo interno, plasmandola in modo da ricoprire l’intero palmo. Quando la lancia vi impattò contro, strinsi le dita intorno ad essa e, con una fulminea torsione del polso, ne frantumai la punta annullando il suo potere offensivo e causando così anche la successiva dispersione del resto del suo corpo.
 
“Una difesa praticamente perfetta dal mio attacco. Si vede che sei abituato ad affrontare i poteri della luce… Eh, Sekiryutei?”
 
Stavolta, quando alzai gli occhi, lo vidi: sopra di noi volava un giovane uomo dai corti capelli nero pece e il fisico tonico e muscoloso, che indossava una giacca da motociclista di pelle nera aperta frontalmente e jeans neri aderenti. Quell’aspetto e soprattutto le sei ali di piume nere che spuntavano dalla sua schiena non mi lasciarono dubbi sulla sua identità e sentii all’istante un’enorme rabbia montarmi dentro. “Angelo caduto Bernael… Quanto tempo…”
 
“Neanche così tanto, Zayden Ward. Appena qualche mese. Cos’è, sentivi la mia mancanza?” chiese quello in tono di scherno.
 
“Oh, tu non sai quanto… Morivo dalla voglia di rivedere la tua faccia da schiaffi…” alzai il Boosted Gear facendo schioccare gli artigli “…così da potertela sfondare a pugni.”
 
“Zayden-senpai, quello è…?” mi chiese Koneko con aria preoccupata.
 
“Già. È Bernael, l’angelo caduto del Male e della Malvagità. Quello che ha causato la morte di Asia” le risposi, un brivido gelido che mi percorreva le membra mentre rimembravo quei momenti. Non credevo che anche lui fosse coinvolto in questa storia, ma considerando che l’identità del principale responsabile sembrava essere quella di Kokabiel, uno dei suoi leader, era possibile che si fosse alleato con lui. Forse il fatto di avermi già affrontato e aver avuto esperienza in questa città aveva indotto Kokabiel a cercare proprio il suo aiuto per massimizzare le proprie possibilità di successo.
 
“Oh, ho l’impressione che ti ricordi male: io non ho fatto altro che attaccare te per proteggere la mia amata sorellina. È stato solo per caso che in quel momento la tua forza vitale fosse collegata a quella di quella povera suorina… Che tragedia, in effetti, la sua morte, vero?” fece intanto Bernael con tono e aria fintamente afflitti, portandosi addirittura una mano alla faccia in segno di dolore.
 
L’ira mi fece ribollire il sangue come lava, ma anziché attaccare, controbattei con maggiore veleno: “Invero…anche se mai quanto la mutilazione della tua sorellina… Tra parentesi, la cara Raynare sta bene o deve ancora imparare che significa stare coi piedi per terra?”
 
L’aura che esplose dal corpo dell’angelo caduto fu a dir poco terrificante. Il viola scuro del suo potere divorò il blu notte dell’intero cielo intorno a lui. “Tu…non devi…MAI più…pronunciare il suo nome… CHIARO?!” E piombò su di me come un falco su una lepre, brandendo una spada di luce. Feci appena in tempo ad alzare il Boosted Gear che sentii il colpo farmi vibrare fin nelle ossa l’intero braccio; avevo parato l’attacco, ma venni spinto indietro di diversi metri e mi ritrovai Bernael davanti che spingeva la sua spada sul mio braccio nel tentativo di spostarlo…o tagliarlo insieme al mio busto nel processo, probabilmente.
 
Bene, gli è andato il sangue alla testa. È stato più facile del previsto…, pensai, prima di percepire la lama della spada di luce avanzare ancora fino a toccarmi la spalla, il filo viola scintillante che sfrigolava contro il rosso della mia corazza di Ki, visibile sul punto di contatto. Certo, però, che ha una forza bestiale questo! E pure la sua aura è notevole. Di questo passo, mi taglierà davvero un braccio come minimo…
 
“Senpai!” Era la voce di Saji. “Resisti, arrivano i-”
 
“Saji, stai indietro! È la mia battaglia!” gli gridai io senza staccare gli occhi da quelli ametista di Bernael. “Dopotutto ho ancora un conto in sospeso con il qui presente! Inoltre, lui è molto più forte di te, perciò non intrometterti! Saresti solo d’intralcio! Pensate a Freed e Balba!”
 
Bernael sghignazzò spingendo ancora di più la spada sulla mia spalla, al punto che iniziai a sentire l’odore pungente della carne che viene bruciata e un acuto dolore provenire dall’area di contatto. “Non vuoi coinvolgere altri compagni, eh? Che nobiltà d’animo… O è solo arroganza?” Un altro suo passo avanti mi costrinse a retrocedere per evitare che riuscisse a spingere più in profondità la sua arma. “Non sei così temibile senza il potere della tua Sacred Gear, eh? Forse non avresti dovuto trasferirlo tutto ai tuoi amichetti!”
 
“Beh, sai, non è che sia un gran problema in realtà. Mi basta ricominciare!”
 
[Boost!]
 
“Povero stolto! Non ti permetterò di raddoppiare oltre il tuo potere!” ringhiò Bernael prima di avanzare e spingere con quella che intuii essere tutta la sua forza la spada per finirmi subito. Proprio come prevedevo e volevo.
 
Lo stolto sei tu! Contrapponendo il mio ghigno al suo, nell’istante in cui sentii la sua spinta aumentare, afferrai fulmineo con la mano sinistra il suo braccio destro e mi lasciai cadere all’indietro, così potei sfruttare la combinazione della sua stessa forza con la mia e la gravità per tirarlo giù con me. Allo stesso tempo, portai le ginocchia al petto in modo che le piante dei miei piedi si appoggiassero al suo petto e, infine, nel momento in cui percepii la mia schiena toccare terra, ridistesi le gambe di scatto scagliando Bernael lontano e mandandolo a rotolare nella polvere. La spada di luce cadde al suolo e si disperse in una miriade di scintille luminose.
Con un colpo di reni, mi rimisi in piedi e voltai verso l’angelo caduto. “Questa mossa ti è piaciuta? Se pensi che possa essere pericoloso solo usando il Boosted Gear, stai commettendo lo sbaglio peggiore della tua vita! Potrei ucciderti anche senza di esso, sappilo!”
 
Bernael si rialzò in piedi, sbuffando sprezzante. “Molto bene. Allora lascia che ti metta alla prova…”
 
“Vi dispiace se ci uniamo alla festa?”
Un nuovo clangore di metallo contro metallo attirò la mia attenzione: Xenovia era comparsa tra Kiba e Freed e aveva ingaggiato il secondo, incrociando la propria Excalibur con la sua. Con la coda dell’occhio, vidi anche Irina avvicinarsi a Saji e Koneko. “Ciao! Abbiamo ricevuto il messaggio e siamo arrivate di corsa!” disse Irina col suo solito tono allegro.
 
“Eh? Ma come?!” domandò confuso Saji.
 
“Gliel’ho mandato io. Avevamo pianificato così, dopotutto” spiegò Koneko mostrandogli il cellulare.
 
Xenovia, nel frattempo, stava approfittando della debolezza di Freed per costringerlo a cedere terreno nel loro scontro. “Ribelli Freed Seelzen e Balba Galilei! Angelo caduto Bernael! Sarete giudicati e condannati in nome di Dio!” esclamò spingendo via il prete folle.
 
“Non osare nominare quel dannato Dio che tanto odio, stupida troia!” ribatté inferocito Freed cercando di caricarla, ma venne costretto a balzare indietro e allontanarsi per evitare il fendente di un Kiba altrettanto furioso. Era chiaro che la presenza di Balba lo stesse influenzando più del dovuto.
 
Balba si affiancò a Freed. “Freed, il tuo compito era eliminare gli inviati della Chiesa, ricordi? Tuttavia, ora abbiamo per le mani due possessori di Excalibur insieme a due possessori del potere dei draghi, quindi la situazione è cambiata. Dobbiamo ritirarci per il momento.” Si rivolse poi a Bernael. “Bernael, è meglio che venga anche tu. È necessario riorganizzarci.”
 
L’angelo caduto fece schioccare la lingua, chiaramente infastidito, ma non abbandonò la posizione di guardia. “Per il momento ritiratevi voi. Io devo prima concludere una faccenda. Freed!”
 
“Con molto piacere, Bernael-kun!” replicò il prete folle estraendo da sotto il cappotto un piccolo oggetto simile a una biglia e buttandolo poi a terra. “Allora…ci vediamo, gente!”
 
Un forte lampo di luce si sprigionò dalla sfera, accecandoci tutti per qualche istante; quando il bagliore si esaurì, Freed e Balba erano scomparsi. Battono in ritirata, eh? Vorrei dar loro dei codardi, ma sono invece prudenti e furbi, quei bastardi. Tsk! Questa storia si sta rivelando più complicata del previsto da risolvere…
 
“Fermi! Inseguiamoli, Irina!” sentii urlare Xenovia prima di vederla passarmi accanto, diretta verso il sentiero che portava alla città. Irina le fu subito dietro.
 
“Aspettate! Maledizione!” A sorpassarmi stavolta fu Kiba, il quale seguì le ragazze senza degnare me, Koneko o Saji di nemmeno uno sguardo, sparendo ben presto insieme alle altre due nel buio della notte.
 
Nel momento in cui Koneko fece per seguirli, Bernael si frappose tra noi e loro, generando una lancia di luce nella mano destra. “Non credo proprio. Voi non andate da nessuna parte.”
 
“Quegli stronzi… Nonostante tutte le raccomandazioni che avevamo fatto e il patto che avevamo stretto.. se ne sono andati per conto loro dietro il nemico, senza nemmeno rifletterci su per un solo attimo” commentai, fortemente irritato da quello sviluppo. Praticamente, se gli avessi detto di buttarsi in un baratro senza fondo e loro avessero obbedito, non avrebbero comunque fatto una cazzata peggiore di questa. “Questa storia.. inizia a darmi davvero molto fastidio… Di nuovo, mi chiedo: ma perché ho deciso di fare tutto questo e aiutare quei deficienti? Perché non me ne restavo a casa e sintonizzavo sul canale dell’NBA? Era mille volte meglio…”
 
[Boost!]
 
Il sibilo attraverso l’aria della lancia di luce seguì all’istante il suono del Gear che si riattivava, ma era un attacco prevedibile e dunque mi limitai a muovere il braccio destro per deviarla di lato. “Cos’hai da borbottare? Pensi forse di potermi ignorare, Sekiryutei?” domandò Bernael, infastidito pure lui.
 
“Affatto. Sto solo allungando l’elenco delle persone che voglio prendere a calci in culo. Tranquillo comunque: tu sei ancora tra i primi della lista.”
 
Per tutta risposta, l’angelo caduto si alzò in volo e generò intorno a sé ben sei lance di luce viola. “Ora piantala di dire stronzate!” urlò prima di scagliarle non solo verso di me, notai, ma anche verso Koneko e Saji.
 
“Koneko! Saji! Dietro di me, subito!” urlai prima di unire i palmi delle mani davanti al petto; feci in tempo a sentirli obbedire e mettersi alle mie spalle che le lance di luce erano già a pochi centimetri dal mio corpo, ma era sufficiente. “Kham!”
Con quell’urlo, proiettai e manipolai il mio Ki all’esterno del corpo in modo che creasse una cupola di energia rossa intorno a me e ai miei compagni. Le lance vi impattarono contro e s’infransero con un forte rumore di schianto, senza però danneggiarla minimamente.
 
“Senpai, ma questa è…?” sentii Koneko chiedermi.
 
“Sì, Koneko. È la stessa tecnica che ho usato nel Game con voi e Raiser. Era la mossa migliore per proteggere tutti.”
 
“Uao! Incredibile... È davvero incredibile, senpai!” fu invece il commento stupefatto di Saji.
 
Bernael invece non era affatto contento, ma non sembrava nemmeno preoccupato, visto che generò subito altre lance di luce. “Vuoi forse affrontarmi mentre proteggi anche quelle due palle al piede? HA! Accomodati, sarà solo più divertente per me farti fuori con tutti loro!”
 
“Non se anche noi abbiamo qualcosa da dire in proposito!”
Nel momento in cui udii quella voce, due onde di quello che riconobbi come Potere della Distruzione e di qualcosa simile ad acqua piena di potere demoniaco passarono sopra le nostre teste e costrinsero Bernael a far svanire le lance e allontanarsi con un potente battito d’ali per evitarle.
Tutti e tre ci voltammo e vedemmo Rias e Sona, ancora avvolte dalla luce dei loro personali cerchi di teletrasporto, insieme rispettivamente ad Akeno e Tsubaki. “Per ora non farò domande, ma mi aspetto che più tardi mi spieghiate che cosa sta succedendo… Chiaro, Zayden? Koneko?” fece Rias con un sorriso palesemente tirato.
 
“Mi auguro che anche tu avrai una scusa plausibile per tutto questo quando ne parleremo, Saji” disse invece Sona con il suo solito tono serio e imperturbabile.
 
“K-KAICHOU!” gemette il povero Saji, divenuto in un istante completamente bianco per la paura. Sembrava che qualcuno lo avesse appena immerso e tirato fuori da un pozzo pieno di vernice bianca.
Koneko era invece più calma, ma anche la sua espressione era divenuta colpevole e vagamente dispiaciuta.
 
Uffa… Sarà più complicato del previsto spiegare, temo, pensai prima di sentire Bernael scoppiare a ridere in modo strano.
 
“Ma guarda! Finalmente le due ospiti d’onore si degnano di farsi vedere! Sapevo da un pezzo che ci stavate controllando, ma mi chiedevo quando avreste deciso di intervenire.” L’angelo caduto si piegò a mezz’aria nella beffarda parodia di un inchino. “Illustri ereditiere delle casate Gremory e Sitri, permettetemi di presentarmi. Angelo caduto del Male e della Malvagità Bernael, al vostro servizio.”
 
“In effetti, anche se non è la prima volta che c’incontriamo, non abbiamo avuto occasione di parlare in precedenza” disse Rias con il suo solito sorrisetto. “Sono Rias Gremory. Finalmente posso conoscerti, Bernael.”
 
“Sono Sona Sitri. Non pensavo che avrei conosciuto in simili circostanze un angelo caduto della tua fama” rispose invece Sona, sempre imperturbabile. “Sarei interessata a sentire cos’hai da dirci, dato che ci hai definite le ospiti d’onore… Ma averti visto minacciare il mio nuovo servo mi infastidisce non poco e mi rende meno incline ad ascoltarti” aggiunse poi, emettendo una potente aura azzurra da tutto il suo corpo.
 
“Non potrei essere più d’accordo. Dopotutto hai minacciato anche la mia amata serva e il mio compagno e questo non solo mi oltraggia, ma mi fa anche ripensare a ciò che avete fatto ad Asia e questo… Beh, mi rende ancora più nervosa” si associò Rias emettendo a sua volta un’aura cremisi altrettanto forte. Mi sorprese sentirla dire che ero un suo compagno con tanta sicurezza, ma non mi dispiacque… Da chiedersi chi fosse più strano tra me e lei.
 
Bernael, tuttavia, non fece una piega alle loro minacce, anzi scoppiò a ridere assolutamente estasiato. “Va benissimo così! È questo che ricerchiamo da voi diavoli! Non certo la cordialità!”
 
Feci svanire il Kham e lo guardai con un sopracciglio inarcato. “Sei forse intenzionato a dichiarare guerra ai diavoli? E vuoi iniziare già adesso?” Sollevai il Boosted Gear e feci schioccare le dita. “Vuoi davvero.. affrontare me e loro tutti insieme? Sei davvero così pazzo?”
 
[Boost!]
 
Bernael rise di nuovo. “Oh cielo, no! Io e i miei alleati vogliamo tutti iniziare una nuova guerra, questo è indubbio! Ma non sono certo così stupido da sfidarvi ora in un uno contro tutti. No, affatto. Vedi, sono rimasto solo perché volevo vedere dopo quanto tempo le nostre care ereditiere si sarebbero decise a uscire allo scoperto, anche se non credevo che ci sarebbe voluto così poco… Davvero basta minacciare un attimo i vostri servetti perché decidiate di intervenire subito e direttamente?” Quando Rias e Sona non risposero, come se non ritenessero una simile domanda degna di risposta, l’angelo caduto fece spallucce. “Lasciamo stare, siete eloquenti anche senza parlare. Ad ogni modo, vi attendevo per potervi dare il messaggio di Kokabiel-sama.”
 
“Messaggio?” ripeté Rias, sospettosa.
 
Il volto di Bernael si deformò in una delle smorfie più folli e arroganti che avessi mai visto. “Inutile che continuiate ad agire mantenendo un basso profilo o contenendo le conseguenze, così com’è inutile che vi illudiate di poter mantenere questa pace tra Fazioni. La guerra sta arrivando. E saremo noi i primi ad avviarla, ma non gli ultimi. Perciò godetevi la vostra pacifica serenità finché potete, perché presto terra, mare e cielo saranno nuovamente tinti del rosso del sangue.” Le sue iridi ametista si spostarono poi su di me e vidi una scintilla di rabbia vendicativa animarle. “Questo invece è il mio messaggio personale per te, Sekiryutei: salderemo molto presto il nostro conto in sospeso. E per te sarà un vero incubo, sappilo.” Tornò a rivolgersi a tutti noi. “È tutto per il momento. Ci rincontreremo…sul campo di battaglia.”
Con quelle ultime parole, fece comparire un cerchio di teletrasporto sotto di sé e scomparve in un bagliore viola scuro.
 
Dannazione, pensai facendo scomparire il Gear. La situazione sta precipitando più in fretta di quanto pensassi.
 
“È davvero…un tipo pericoloso” commentò Rias rilassandosi e facendo scomparire la sua aura. “Dovremo stare ancora più attente d’ora in poi.”
 
“Indubbiamente” disse Sona annullando anch’ella il suo potere. “Ma ciò che vorrei adesso…” si voltò verso me, Koneko e Saji “…è ricevere una spiegazione su quanto sia successo stanotte. O meglio, su ciò che avete deciso di fare stanotte.”
 
“Proprio quello che vorrei sapere anch’io. Allora, avete una spiegazione, mi auguro… Vero?” si associò la rossa guardandoci a sua volta. Se Rias aveva uno sguardo tra il serio e il curioso, però, Sona era unicamente seria. Terribilmente seria.
 
Rivolsi un’occhiata a Koneko e Saji e, come mi aspettavo, la prima aveva un’aria desolata, il secondo invece terrorizzata. Sospirai. Ho capito. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, dissi tra me e me prima di rivolgermi alle due diavole: “Non prendetevela con loro, vi assicuro che non hanno fatto nulla di male. Sono stato io a coinvolgerli.”
Rias e Sona mi guardarono e capii che entrambe si aspettavano che continuassi. Così, non persi tempo e raccontai loro tutta la faccenda fin da quando, ieri sera, avevo iniziato a muovermi, e i motivi che mi avevano spinto a farlo. Quando ebbi finito, tutt’e due avevano un’espressione pensierosa e combattuta.
 
Alla fine, Rias parlò per prima: “Anche se avevo detto che non intendevo intromettermi, volevo comunque informazioni sulle inviate della Chiesa. Per questo ho detto ad Akeno di tenerle d’occhio. Però, devo ammettere che non credevo avessi in mente qualcosa del genere, altrimenti sarei intervenuta molto prima.”
 
Oh? Quindi le teneva d’occhio fin dall’inizio, proprio come ha detto Bernael. È più prudente di quanto credessi, buona cosa, pensai. Ma continua a essere parecchio ingenua, o dovrei dire ottimista, se pensa che tutto si possa risolvere senza coinvolgere piani più alti dei suoi. Soprattutto non dopo quest’ultima dichiarazione.
 
“Saji!” disse invece Sona in tono perentorio.
 
Il poveretto alzò la testa dalla sua posizione prostrata per guardarla. “S-Sì?”
 
“Capisci che hai fatto tutto questo di testa tua? Questo è davvero…un bel problema.” Mentre parlava, aveva un’espressione talmente seria e di rimprovero che non potei biasimare la paura del ragazzo.
 
“M-Mi dispiace, Kaichou…” disse Saji in lacrime.
 
“Sona ha ragione” approvò Rias. “Vi rendete conto che ciò che avete fatto stanotte potrebbe avere delle ripercussioni spiacevoli sul mondo dei diavoli? Forse a te, Zayden, non te ne importa nulla… Ma tu, Koneko…” si voltò verso di lei “…perché hai fatto una cosa simile?”
 
“Io… Io non volevo che Yuuto-senpai se ne andasse. Mi dispiace tanto, Buchou” rispose Koneko con un’espressione terribilmente colpevole e triste, tale da far venire un certo rimorso anche a me, visto che, alla fine della fiera, ero io quello che aveva permesso che avvenisse tutto quello che era avvenuto stanotte.
 
Decisi di parlare ancora, non era giusto che quei due si prendessero tutta la colpa in quel modo: “Forse è vero che la decisione finale di farsi coinvolgere o no è stata loro, ma sono stato io a lasciare che venissero coinvolti in tutto questo, anzi, nel caso di Saji, sono io che ho voluto coinvolgerlo. Posso capire la vostra disapprovazione, ma devo disilludervi su una cosa: le gravi conseguenze ci sarebbero state anche senza le nostre ultime azioni.” Quando loro mi guardarono, sollevai un dito per impedire qualunque replica. “Non provate a negarlo, sapete benissimo che è così. Kokabiel e i suoi alleati hanno rubato le Excalibur dalle varie Chiese, hanno raccolto individui come Balba Galilei, che le ha studiate e ha cercato il modo di usarle per tutta la vita, e Freed Seelzen, che non ha bisogno di altra motivazione del divertimento personale per uccidere, al solo scopo di usarle per uccidere sia individui dalla Chiesa stessa che componenti delle Tre Grandi Fazioni, diavoli in particolare. Così facendo, avrebbero fatto credere ad entrambi i lati in questione di essere minacciati dall’altro e questo, considerando le tensioni da sempre esistenti tra essi, avrebbe condotto a un solo risultato possibile: una nuova guerra. E dopo l’ultima dichiarazione fatta da Bernael, possiamo dire che è esattamente così che vorrebbero che andassero le cose. Rispondetemi sinceramente: con il vostro intelletto, davvero da quando sapete di tutta questa storia, non vi è mai venuto in mente un simile pensiero?”
 
Rias e Sona erano entrambe bloccate, gli occhi spalancati e le labbra leggermente dischiuse. Stavano palesemente cercando un qualsiasi modo per replicare, ma non ne trovavano nemmeno uno e il motivo era facile da capire: perché quella era la verità e loro non potevano negarla.
“Non è che non ci avessimo mai pensato…” disse infine Rias.
 
“…è solo che…” continuò Sona, ma non mi servì altro per capire. Le loro espressioni erano abbastanza eloquenti.
 
“Speravate che, mantenendo un basso profilo e non impicciandovi se non costrette nelle questioni della Chiesa, le cose si sarebbero sistemate da sole senza interpellare persone più in alto di voi e correre così il rischio di far scoppiare un nuovo conflitto, giusto?” Il loro silenzio fu ancora più eloquente. “Ammirevole come pensiero, ma anche tremendamente ingenuo. Non potete pensare solo ad una delle parti in gioco, ma ad entrambe, a come agirebbero e a cosa farebbero in questa situazione. Forse la Chiesa e le sue inviate erano disposte a risolvere tutto senza disturbare i diavoli e causare disturbi più del necessario, ma era ovvio che Kokabiel e i suoi non sarebbero rimasti a guardare. Ed è per questo che ho coinvolto Koneko e Saji in questa storia cercando nel contempo di aiutare Kiba col suo problema della vendetta. Perché, come dice uno dei miei proverbi preferiti, ‘prevenire è meglio che curare’.”
 
Mi spostai verso Saji e lo aiutai a rialzarsi per poi mettergli una mano sulla spalla, per sua somma sorpresa e confusione. “Originariamente prevedevo di coinvolgere solo Saji insieme a me. Come vi ho spiegato, contavo di creare una breve alleanza con le inviate dalla Chiesa per dare la caccia alle Excalibur senza ripercussioni e permettere a Kiba di distruggerle. Tuttavia, per soddisfare il suo desiderio, io e lui avremmo soltanto eliminato eventuali ostacoli e fornito supporto a Kiba nella sua lotta, così da permettergli di distruggerle di suo pugno, e per questo ho scelto lui. Conosco bene i poteri di tutte le Sacred Gear di tipo drago conosciute, Absorption Line compresa, e dunque sapevo che il suo, in questa impresa, sarebbe stato l’ideale. Oltre a questo, come mi avevi chiesto tu stessa, Sona, intendevo osservare e mettere alla prova le sue abilità per capire il suo livello di controllo sul suo potere e la sua attuale forza e, a tale scopo, posso garantirti che niente è meglio di un’esperienza diretta sul campo. Perciò non l’ho fatto solo per Kiba, ma anche per lui.”
Con l’altra mano, quella libera, feci un cenno a Koneko di avvicinarsi e, quando mi fu accanto, gliela posai sulla testa accarezzandole i morbidi capelli candidi. “Koneko invece non l’avevo inizialmente considerata nel mio piano. Prevedevo di coinvolgere meno persone possibile per ridurre danni e rischi al minimo… Ma quando mi ha detto che voleva anche lei aiutarci per impedire che Kiba, il suo senpai, abbandonasse il gruppo e finisse per perire nella sua crociata vendicativa, non ce l’ho fatta a dirle di no. Come potrei mai fermare qualcuno dal voler aiutare e salvare una persona a lui o lei cara? Ne aveva il diritto. Ecco tutto.”
 
““Ward-senpai/Zayden-senpai…”” mormorarono rispettivamente Saji e Koneko; quando mi girai a guardarli, erano entrambi parecchio sorpresi delle mie parole, chiaramente non se le aspettavano.
 
Tornai a guardare Rias e Sona. “Non hanno mai messo a rischio la pace tra le Fazioni più di quanto non stessero già facendo Kokabiel e i suoi e hanno agito per aiutare una persona a non intraprendere un cammino che, posso garantirvelo, porta a un destino peggiore della morte. Non sono stati costretti da nessuno, hanno deciso di testa loro di accettare, perciò, se volete dargli una colpa, l’unica è quella di aver deciso con la loro testa. Non addossategli responsabilità inesistenti.”
 
Le due diavole mi guardarono con un misto di perplessità e indecisione, chiaramente concentrate su ciò che avevo detto, e, per circa un minuto, il silenzio fece da padrone. Alla fine, fu Sona a parlare per prima: “Dimmi una cosa, Ward-san: come giudichi dunque la chiamiamola prestazione di Saji?”
 
Il ragazzo impallidì vistosamente e mi guardò supplichevole, come a pregarmi di non dire niente di negativo, ma mi limitai a stringergli la spalla rassicurante. “È molto acerbo e immaturo, si vede chiaramente che non ha ancora imparato a usare e controllare appieno il suo potere. Tuttavia, è anche volenteroso e determinato, ha una grande forza di volontà e questo è essenziale per chi usa le Sacred Gear, specialmente quelle di tipo drago, che sfruttano le emozioni del loro possessore per massimizzare la loro forza. Non sono ancora riuscito a stimare quanto sia buona la sua compatibilità con il potere di Vritra, ma posso dirti che Saji ha un notevole potenziale. Se guidato e addestrato nel modo giusto e con costanza, potrebbe sicuramente diventare un individuo da non sottovalutare.”
 
“Senpai!” Ora Saji aveva gli occhi luccicanti come due stelle… Non guardarmi così, deficiente! Sei inquietante ed equivoco!
 
“Capisco. E dimmi: saresti disposto ad addestrarlo tu?”
 
“Sona!” esclamò Rias, chiaramente spiazzata da quella domanda, per poi voltarsi a guardarmi. Dalla sua espressione capii che si aspettava che rifiutassi in tronco, vista la poca simpatia che provavo verso le richieste dei diavoli e l’ancora scarsa familiarità che avevo verso il gruppo Sitri… Ma stavolta si sbagliava.
 
“Ci avevo già pensato, in realtà.” A quelle parole, tutti, comprese Akeno e Tsubaki che fino a quel momento erano rimaste in silenzio ad ascoltare, trasalirono e assunsero espressioni più o meno sconvolte. Faticai per non ridere: erano assolutamente ridicoli! “Sono sensibile a coloro che possiedono le Sacred Gear, soprattutto quelle potenti, perché è terribilmente pericoloso e rischioso non saperle usare, sia per gli altri che per loro stessi. Ho provato sulla mia stessa pelle che vuol dire non saper controllare il loro potere e non intendo vederlo accadere ancora. Inoltre, come me, anche lui è un drago, o meglio possiede il potere di un drago, dunque un po’ gli serve una mano da qualcuno esperto in materia per imparare ad usarlo e un po’ ritengo che tra simili bisogna aiutarsi l’un l’altro.” Alzai un dito. “Non equivocare comunque: l’aiuto che intendo offrirgli è spontaneo, ma proprio per questo non puoi ordinarmi o pretendere niente su di esso. Io lo allenerò, io deciderò ogni cosa dell’allenamento, dal tempo all’intensità, dalla teoria alla pratica. Chiaro? Prendere o lasciare.”
 
“…Sei un tipo che non lascia molta possibilità di ribattere, eh?” Sona sospirò. “Così sia. In ogni caso, non saprei suggerirti come gestire il potere di un drago meglio di quanto tu sappia già.” Si voltò verso Saji. “Saji! Vieni qui.”
 
“S-Sì, Kaichou!” Rivolgendomi un’ultima occhiata, il ragazzo si portò davanti alla sua padrona, ancora tremante come una foglia.
 
“Avevo originariamente pensato di infliggerti una punizione ben più dura, ma Ward-san ha detto il vero sulla situazione e ti ha anche dato un’opportunità di diventare più forte e, in questo modo, di potenziare di conseguenza la nostra intera famiglia. Considerando ciò che ho sentito, ammetto che devo lodare il tuo coraggio e il tuo desiderio di aiutare i tuoi simili, come la tua volontà. Hai agito bene in fin dei conti.”
 
“Kaichou…!” Ora Saji era praticamente in brodo di giuggiole. Che fosse la prima volta che lo lodava così?
 
“…Tuttavia” continuò poi Sona, “hai comunque agito senza informarmi, senza chiedermi consiglio e nemmeno il mio permesso. Morale: devi essere punito comunque.” Alzò la mano destra e su di essa apparve un cerchio magico azzurro. “Mettiti carponi e mostrami il sedere. 200 sculacciate saranno la tua punizione!”
 
La gioia di Saji svanì così velocemente che credetti avesse rubato Excalibur Rapidly a Freed. “200?!”
 
“Se non fosse stato per l’intervento di Ward-san, sarebbero state 1000. Vuoi che ritorni a quel numero?”
 
In un istante, Saji fu a quattro zampe davanti a lei, col didietro rivolto nella sua direzione e gli occhi che sembravano cascate. L’istante successivo, le sue urla di dolore e umiliazione, accompagnate dal sonoro rumore di schiaffo del palmo di Sona sulle sue natiche, riempirono la notte. Che brutta punizione… Sta pure usando la magia per fare più male del normale… Non lo invidio proprio.
 
“Favoritismi per tutti tranne noi, eh?” Mi voltai per incontrare le iridi acquamarina di Rias. Sembrava parecchio scocciata… Era forse gelosa?
 
“Non dirlo neanche per scherzo. Ti ricordo che il primo motivo per cui ho deciso di fare tutto questo casino è stato proprio per salvare quel cretino del tuo Cavaliere. Ho cercato di aiutare lui e ho protetto anche lei.” Diedi un altro buffetto a Koneko. “Quindi lamentati meno e cerca di pensare di più a quello che dici. Odio le calunnie.”
 
Rias non mi rispose, ma la sua espressione nervosa e arrabbiata era evidente. Dopo qualche secondo, ruppe il contatto visivo con me per guardare Koneko e il suo sguardo si addolcì. Si chinò per abbracciarla. “Mi hai fatto preoccupare tanto, lo sai?”
 
“Mi dispiace, Buchou. Davvero” rispose solo la piccola Torre.
 
Quando si separarono, Rias rivolse di nuovo la sua attenzione verso di me, ma rimasi sorpreso nel vedere stavolta un’espressione afflitta al posto di quella arrabbiata. “Ero preoccupata anche per te, cosa credi? Se ti fosse successo qualcosa mentre eri impegnato ad aiutare Yuuto per tutti noi… Io non… Non so come avrei potuto reagire…”
 
Alzai una mano e le accarezzai una ciocca di capelli. “Non serve che ti preoccupi tanto per me. Sai che sono un tipo prudente, no? Non avrei mai fatto qualcosa di tanto pericoloso senza le dovute precauzioni.”
 
La vidi finalmente rilassarsi e rivolgermi un piccolo sorriso. “Ti meriteresti anche tu un bel po’ di sculacciate, lo sai?”
 
“Tsk! Tu provaci e giuro che sarò io a far diventare quel bel culetto che ti ritrovi più rosso dei tuoi capelli!” Dopo quella provocazione, mi feci più serio. “In ogni caso, dobbiamo tornare a casa e preparare un nuovo piano d’azione al più presto. La battaglia che sta per arrivare si sta rivelando già da ora più complicata del previsto.”
 
Anche Rias si incupì. “Me ne sono accorta. Hai già qualche idea su come muoverci?”
 
“A dire il vero, sì, ma non sono sicuro che le apprezzerai.”
 
“Perché dici questo?”
 
“Lo scoprirai molto presto. Intanto muoviamoci a rientrare. Prima si comincia e meglio è.” Alzai lo sguardo per osservare il disco argenteo della luna che splendeva sul nero cielo notturno. Rias Gremory. Ancora non ti rendi conto dei veri rischi che tu e il tuo gruppo correte nell’imminente conflitto, né di quanto i nostri attuali nemici possano essere davvero pericolosi. Soprattutto perché stavolta.. non potrai avermi al tuo fianco per supportarti in battaglia.






Note:
Absorption Line = una delle 4 Sacred Gear contenenti un frammento dell'anima di Vritra, Prison Dragon nonché uno dei 5 Re Drago, ha la capacità di generare una corda lunga e flessibile che immobilizza od ostacola il bersaglio per poi assorbire la sua energia. Con allenamento e una notevole volontà, è possibile estendere questo potere di assorbimento anche alle abilità speciali del bersaglio o a cose più tangibili come il sangue.
Vanishing Dragon = uno dei due Draghi Celesti insieme al Welsh Dragon Ddraig, anch'egli distrutto fisicamente e la sua anima sigillata in una Sacred Gear durante l'ultima grande guerra tra le Tre Grandi Fazioni.


CIAO A TUTTI MINNA!!! SONO TORNATO PURE QUI!!!
Prima di tutto vi auguro buon Natale (anche se in ritardo) e mi auguro che abbiate passato un buon 25 in famiglia e che non siate mezzi moribondi per il cibo mangiato (io poco ci mancava XD)!! Poi vi chiedo ancora una volta scusa per il tempo impiegato per questo nuovo capitolo, ma purtroppo ho forse anche troppe scritture, progetti e impegni da mandare avanti per sperare in un'ispirazione costante o almeno quando ho tempo per scrivere... Che palle oh... In ogni caso, sappiate che in realtà questo capitolo era pronto più o meno da fine novembre, ma per portare avanti le altre scritture e il Master che sto attualmente seguendo, ho dovuto mettere la sua revisione momentaneamente da parte e, alla fine, ho deciso di upparlo per Natale come regalo per voi (visto che poi ho deciso di uppare prima il crossover con Fedra DMC/Claymore, visto che era da un secolo che non lo toccavamo). E indovinate un po'? Mi sono ritrovato spiaggiato dalle cibarie e non ci sono più riuscito... XD Perciò, ve lo carico adesso come regalo di Natale un po' in ritardo e di Santo Stefano insieme. Spero possiate di nuovo perdonarmi e che vi piaccia!! ;)
Passando al capitolo in questione, che ne pensate? Come avrete capito, le cose stanno iniziando a complicarsi e non poco. Vi informo subito che avrei voluto metterci più roba, in particolare mettere almeno l'incontro con Kokabiel prima della battaglia finale, ma purtroppo scrivere bene gli eventi qui presenti e mostrare di più il rapporto tra Zayden e i suoi nuovi compagni mi ha portato via così tante pagine che ho pensato che a metterne ancora avrei potuto risultare pesante, soprattutto perché sarebbero stati perlopiù solo altri dialoghi e direi che qui dentro che ne sono già abbastanza... Comunque, ripeto che in questo capitolo mi interessava sostanzialmente mostrare come Zayden intendeva agire contro Freed e aiutare Kiba con le Excalibur di conseguenza. Come nell'originale, anche qui cerca l'aiuto di Saji e l'alleanza temporanea con Xenovia e Irina per combattere il nemico, ma i motivi sono totalmente diversi: se nell'originale, Issei non aveva scelta, qui è Zayden a prendere in mano tutta la situazione e decidere che si svolga in questo modo per garantirsi il massimo risultato possibile. Dal momento che non può combattere e distruggere direttamente le Excalibur in mano al nemico, non perché non ne sia capace ma perché così Kiba finirebbe per diventare solo più frustrato e vendicativo, cerca l'aiuto di Saji e accetta quello di Koneko poi per fornire a Kiba il supporto necessario per compiere la sua vendetta, mentre decide di parlare anche con Xenovia e Irina malgrado il precedente screzio perché sa benissimo che, se non lo facesse, ci sarebbero problemi con la Chiesa e, se lui se ne sbatte per dirla tutta, il gruppo Gremory non può certo farlo senza gravissime conseguenze e dunque non ha altra scelta che fare un patto con loro, visto che inconsciamente ormai si è già legato a loro e non vuole che siano in pericolo, in particolare Asia e Rias e anche Koneko, alla quale si sta affezionando rapidamente per più di un motivo (che scoprirete più avanti, tranquilli XD).
Oltre a questo, avete notato l'atteggiamento di Zayden verso Saji e Kiba? Il motivo per cui ha deciso di coinvolgere Saji è proprio quello che ha detto a Sona, nè più nè meno: vedere la sua capacità di controllo della Sacred Gear e dargli una mano con essa tramite un bell'allenamento direttamente sul campo. Pericoloso? Certo, ma è appunto l'unico modo in cui sa insegnare al momento perché è l'unico che abbia mai subito pure lui. Anche se è un diavolo, Saji è anche un ex-umano e un possessore di Sacred Gear e, come detto da Zayden stesso quando ha incontrato agli inizi Asia, lui sente vicini tutti i possessori e sa che razza di vita terribile potrebbero avere se incapaci di controllare i loro poteri, poiché è la maledizione che ha sopportato per buona parte della sua vita e non vuole che altri la subiscano. Mentre per quanto riguarda Kiba, direi che il punto fondamentale è stato toccato alla discussione sulla vendetta: Zayden vede in Kiba qualcuno che lui era in passato, ma ora non più. Ho notato difatti che un sacco di persone sono abituate a dire che quando uno vuole vendicarsi di qualcuno vive sempre una vita di vendetta, ma questo non è vero perché, come spiega Zayden, c'è una bella differenza tra vivere per la vendetta e vivere con la vendetta. Avete compreso il suo ragionamento a riguardo? Spero di averlo reso abbastanza bene.
E grande ritorno per Bernael dopo quasi due volumi di scomparsa! Ve lo aspettavate? Sarà insieme a Freed, Balba e Kokabiel per lo scontro a venire, visto che la minaccia del terzo volume mi sembrava un'occasione troppo ghiotta per non farlo ricomparire... XD Se ve lo state chiedendo, sì, sappiate che anche Raynare ricomparirà presto e che lei e il fratello avranno un bel dente avvelenato contro Zayden nello scontro a venire.
Come si svolgerà la prossima battaglia? Cosa intende Zayden quando pensa che non potrà stare accanto a Rias in essa? E come intenderanno Bernael e Raynare vendicarsi su di lui? Tutto questo e più nel prossimo capitolo! Non mancate!!! ;)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio tutti voi per essere rimasti con me anche per questo anno!! Vi prometto che appena posso, scriverò e velocizzerò il mio lavoro, ma voi non mancate di dirmi la vostra, per favore!!! La vostra opinione è sempre importante, perciò scrivete pure qui sotto o contattatemi tramite uno qualunque dei miei indirizzi se volete dire qualcosa, e io vi risponderò sempre con piacere!!!
Da Xephil è tutto, all'anno prossimo, amici miei!!! Auguri di buon Anno Nuovo!!!! ;*
Ja naa minna!!!!

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Capitolo 5
*** Life 4: Una battaglia ricca di imprevisti ***


Life 4: Una battaglia ricca di imprevisti
 

Rias POV:
 
“Zayden, mi vuoi dire dove stiamo andando allora?”
 
“Tra poco lo vedrai, non preoccuparti. Ancora un po’ di pazienza.”
 
Dopo esserci separati da Sona e dai suoi servi, io e Zayden ci eravamo accordati di ritornare insieme a casa sua e rimanere lì per la notte, in modo da formulare il piano d’azione per la battaglia imminente ed essere anche pronti ad un eventuale attacco a sorpresa. Tuttavia, poco dopo esserci separati da Koneko, la quale si era diretta verso la sua residenza, Zayden mi aveva detto che c’era un posto dove voleva portarmi prima di tornare a casa e dove mi avrebbe detto qualcosa d’importante. Dovevo ammettere che ero piuttosto confusa dal suo comportamento, dato che non sembrava affatto da lui, ma sapevo anche che non si sarebbe comportato così senza un buon motivo e così avevo deciso di assecondarlo.
Giungemmo dopo diversi minuti in un grande cantiere situato ai limiti della città, vicino al quale c’era un’ampia cava creata dai lavori di scavo. A quanto ricordavo, stavano costruendo un nuovo complesso residenziale in quell’area. Perché siamo qui?, non potei non chiedermi.
 
“Eccoci qui” disse all’improvviso Zayden. “Ora dammi solo qualche altro momento…” Alzò una mano e generò da essa un’ondata di aura rossa che si propagò intorno a noi, rinchiudendoci all’interno di una sorta di cupola alta almeno 10 metri e larga altrettanto. Una barriera, osservai. “…e potremo parlare tranquillamente, senza rischio di essere sentiti o disturbati.”
 
Annuii. “Dunque? Di cosa volevi parlarmi? Tanta segretezza improvvisa sembra un tantino eccessiva anche per te.”
 
“La prudenza non è mai troppa. In ogni caso, stavolta è assolutamente necessaria perché la questione è molto seria.”
 
“Parla allora. Ti ascolto.”
 
Zayden prese un profondo respiro. “Non mi piace girare intorno alle cose, lo sai, quindi andrò subito al sodo.” Si voltò a guardarmi e fece un paio di passi, fermandosi davanti a me. “Rias, io non potrò combattere al tuo fianco nella prossima battaglia.”
 
Non riuscii a trattenere un gemito di sorpresa. Di tutte le cose che poteva dirmi, quella era una delle ultime che mi sarei aspettata. “Come sarebbe?! E perché? Non avevi detto che saresti stato necessario ad affrontare un nemico così pericoloso? Perché ora dici il contrario?”
 
“Rias, calmati. C’è un buon motivo dietro” rispose pacato lui.
 
“Voglio proprio sentire qual è” dissi non senza una certa dose di delusione nella voce. Non riuscivo a credere che volesse piantarci in asso proprio poco prima della battaglia contro quello che era indubbiamente il nemico più pericoloso che io e i miei adorati servi avessimo mai affrontato finora. Uno molto peggiore di Raiser.
 
“In origine, contavo di combattere con voi, è vero, ma ho capito che non posso agire così ora che so che Kokabiel conta anche Bernael tra le sue fila” iniziò a spiegare Zayden, calmo e serio come ogni volta che affrontava un argomento importante. “Vuole chiaramente vendicarsi di me per ciò che ho fatto a sua sorella, dunque è probabile che prenderà di mira me per farmela pagare. Tuttavia, è altrettanto possibile che miri a qualcuno che ho a cuore per farmi soffrire prima di uccidermi, perciò, in entrambi i casi, starvi vicino è rischioso per me e pericoloso per voi.”
 
Cominciavo a capire quali fossero i suoi timori e perché intendesse combattere separatamente da noi, ma c’era ancora qualcosa che non mi era chiara: “Comprendo cosa dici e sono d’accordo con te sulle sue intenzioni… Ma allora, proprio per questo, non sarebbe meglio combattere tutti insieme? Avremmo una migliore possibilità di vincerlo e, al tempo stesso, di proteggerci a vicenda.”
 
“Se Bernael fosse l’unico nemico da affrontare, o al massimo fossero solo lui, Freed e Balba Galilei, ti risponderei di sì, ma purtroppo non è così. Non sono solo loro i nostri prossimi avversari, ma lo è anche un leader degli angeli caduti e membro dei Grigori, ovvero Kokabiel. Lui è il pericolo principale e, se dovessimo affrontare una battaglia contro tutti loro insieme, dovrei per forza preoccuparmi sia di lui che di Bernael.” Si fermò un attimo per sospirare. “Il problema è che Bernael è subdolo e meschino, anche più del suo capo probabilmente, e ho già avuto modo di notare come riesce a prendere di mira altre persone mentre combatte con qualcuno e questa è un’abilità tremendamente pericolosa quando si affronta un combattimento in gruppo. Già una volta Asia ci ha rimesso la vita durante il primo scontro con lui e Koneko e Saji hanno rischiato grosso nell’ultimo confronto, solo poco fa, perciò ho già concluso che non è bene che lo affronti con altre persone di mezzo perché gli darei solo altri modi per distrarre me e mettere in pericolo voi.”
 
Comprendevo le sue preoccupazioni e, sinceramente, mi sentivo anche lusingata che avesse tanto a cuore la nostra sorte, ma sentii comunque il bisogno di rispondergli: “Zayden, per quanto sia felice che ti preoccupi per noi, credo di poterti dire che siamo in grado di badare a noi stessi. Non dobbiamo essere per forza delle palle al piede per te.”
 
“Non dico che siate per forza delle palle al piede, ma è e rimane un rischio troppo grosso avere Bernael e Kokabiel nello stesso luogo, soprattutto se dovessero avere altre truppe a supportarli, com’è altamente probabile” rispose Zayden, imperturbato. “Ecco perché, prima della prossima battaglia, farò in modo di attirare Bernael lontano da Kokabiel e così potrò affrontarlo ed eliminarlo molto più facilmente. A quel punto, potrò venire ad aiutare anche voi e insieme ci sbarazzeremo pure degli altri nemici. In questo momento, posso assicurarti che questa è la linea d’azione migliore… Tuttavia, rimane un problema non indifferente da risolvere.”
 
“E quale sarebbe?”
 
Mi guardò con severità. “Dovresti averlo intuito anche tu, no? Voi da soli non siete in grado di affrontare Kokabiel, tantomeno con alleati come Freed e Balba Galilei e le Excalibur in loro possesso. Nelle vostre condizioni e al vostro attuale livello, non siete in grado di vincere. La cosa migliore da fare sarebbe informare i Maou di questa faccenda, ma scommetto che né tu né Sona lo farete, vero? Siete troppo rispettose e orgogliose per chiedere loro aiuto, anche se sono vostri parenti. Piuttosto sciocco dal mio punto di vista, se permetti.”
 
Mi accigliai, ma non trovai modo di replicare visto che sapevo che aveva ragione. Oniisama sarebbe venuto subito ad aiutare se gli avessi chiesto aiuto, ma non intendevo assolutamente causargli problemi. Governare gli Inferi, soprattutto nel momento attuale, richiedeva tutta la sua attenzione…
 
“Però posso capire il tuo pensiero e i tuoi sentimenti e li rispetto, per questo non ti costringerò a cambiare idea. Fai pure come meglio credi” continuò poi lui, sorprendendomi. “Rimane comunque il problema che tu e gli altri dovrete affrontare un nemico ben al di sopra delle vostre possibilità, per questo non c’è altra scelta che trovare un modo per contrastarlo… E io ne conosco uno che fa al caso vostro, anzi, posso dire che è l’unico che ho per aiutarvi davvero.”
 
Ora ero ancor più sorpresa. Davvero conosceva un modo per aiutarci ad affrontare Kokabiel? Una fiammella di speranza brillò nel mio cuore. “Dici sul serio?! In tal caso, rivelamelo, te ne prego.”
 
“Molto semplice. Devo allenarti, Rias. Qui e ora.” Rimasi interdetta e confusa, ma Zayden m’impedì subito di replicare: “Abbiamo poco tempo, lo so, e non c’è modo per aumentare significativamente le tue abilità fisiche e mentali prima della battaglia. Ecco perché intendo allenarti sull’unica cosa che ora puoi migliorare e che più di tutte gioca un ruolo fondamentale in un combattimento mortale: l’istinto di sopravvivenza. Il desiderio di vivere lottando con le unghie e con i denti, lo stesso di un animale messo all’angolo che vuole salvarsi la vita a tutti i costi. E, per acquisirlo, devi vincere la più grande delle paure primordiali: la paura della morte.” A quel punto, mi guardò con un’espressione fattasi improvvisamente più dura e fredda.
 
Rabbrividii: era la stessa che mi aveva rivolto durante il nostro Rating Game subito prima di scatenare il suo vero potere contro di me. “Aspetta, Zayden, cosa vuoi-”
 
“Non esistono attese quando il tuo nemico è davanti a te e vuole ucciderti” m’interruppe lui mentre un’aura rossa lo avvolgeva. “Preparati.”
 
E il potere esplose dal suo intero corpo, formando una colonna di energia scarlatta e generando la sagoma di un enorme essere dalle sembianze vagamente draconiche che mi sovrastava come una montagna, proprio come durante il nostro match. Nello stesso istante, venni investita da un istinto omicida talmente forte e sanguinario che iniziai ad ansimare e tremare. Rivoli di sudore presero a colare dalla mia fronte e le mie gambe minacciarono di cedere da un momento all’altro.
“Z-Zayden… A-Aspetta… Non-non pos-so… Non…” cercai di dire, ma ancora una volta la sua aura era talmente potente e il suo istinto omicida così opprimente da farmi morire le parole in gola, come se l’avessi avuta stretta in una morsa. Mi sforzai comunque di parlare: “T-Ti s-supplico… N-Non far-lo… I-Io… Io non… Non-”
Era già davanti a me e i suoi artigli venivano verso il mio volto. Non seppi trattenermi e lanciai un urlo strozzato mentre li vedevo avvicinarsi inesorabilmente.
Un istante dopo, era tutto finito. La mano di Zayden, avvolta nel Boosted Gear, era ferma a pochi millimetri dal mio volto e tutta l’aura schiacciante emanata fino a quel momento era svanita. Ancora sconvolta, crollai a terra mentre cercavo di normalizzare il mio respiro frenetico.
 
“Tchtchtch. Pessima reazione.” Alzai gli occhi per incrociare quelli di Zayden, il quale mi fissava con un’espressione alquanto delusa. “Se fossi stato un vero nemico, saresti morta senza nemmeno essere riuscita a reagire, te ne rendi conto?”
 
Nonostante avessi ancora la gola secca, mi sforzai di replicare: “C-Che cosa ti a-aspettavi?! Non m-mi hai lasciato nemmeno il t-tempo di-”
 
“In una vera battaglia non ci sono simili lussi!” m’interruppe con voce tanto dura da spaventarmi. “Se il nemico è davanti a te e vuole ucciderti, non ti darà certo il tempo di prepararti! Ti attaccherà subito con intenti letali e, per questo, devi imparare a saper reagire immediatamente! Ad affidarti per una volta all’istinto e non alla ragione! Pensi forse che Kokabiel sarà così gentile nei tuoi confronti? Che lo saranno i tuoi futuri nemici? Le vere battaglie non sono come i Game, lì o vinci o muori! Non c’è una via di mezzo! Vittoria o sconfitta, nient’altro!”
 
Per quanto odiassi ammetterlo, sapevo che aveva ragione. I veri nemici non concedevano certo simili favori ai loro avversari, perciò dovevo essere ben più pronta a rispondere e a reagire in caso di minaccia. Eppure…
 
“Ricordi cosa ti dissi dopo il nostro Rating Game?” mi chiese poi Zayden incrociando le braccia. “Non c’è vergogna nell’essere sconfitti o nell’evitare una battaglia già persa se sei in grado di usare quell’esperienza per imparare dai tuoi errori e usarla per vincere la volta successiva… Tuttavia, anche qui ci sono le eccezioni del caso, come ad esempio quando non puoi evitare lo scontro senza gravi conseguenze o il nemico minaccia ciò che ami. In casi come questi, non hai scelta se non combattere e quando affronti un avversario che ti è superiore, non hai altra scelta se non usare al meglio ingegno, astuzia e determinazione insieme a tutte le tue abilità per prevalere o almeno respingerlo temporaneamente. Ma se vuoi affrontare un simile avversario, la prima cosa di cui devi essere capace è superare la paura della morte. Come in questo caso, contro di me. Io ti sono superiore, enormemente superiore se permetti, perciò il mio istinto omicida t’influenza più del normale perché sai che potrei davvero ucciderti se lo volessi. Questo ti spaventa e quella paura ti paralizza e rende inerme davanti a me, impedendoti di affrontarmi e combattermi in alcun modo. E puoi immaginare che io non sono l’eccezione alla regola: sarà così ogni volta che affronterai un nemico più forte di te che minaccia la tua vita. Quando ciò accade, devi essere capace prima di superare quella paura per poter reagire e combattere e poi di usare quella stessa paura non come un blocco, ma bensì come un propulsore per lottare con più forza possibile e più a lungo possibile. Come già ti dissi una volta, pensa a ciò che potresti perdere se dovessi perdere uno scontro mortale, pensa a ciò che è davvero importante per te e a cosa sei disposta a fare per il suo bene. Questo è ciò che devi imparare ora, Rias, sia per la battaglia imminente che per quelle future. Soprattutto perché, come dovresti già sapere anche tu, non potrete sempre contare su di me per i vostri futuri scontri, ma dovrete cavarvela da soli. Potrò anche essere un vostro alleato quando possibile, tuttavia non sono la vostra balia e nemmeno la vostra guardia del corpo. Molte difficoltà dovrete superarli da soli, o DOVRAI superarle da SOLA.”
 
Lo guardai talmente sorpresa che non provai nemmeno a rialzarmi. Adesso comprendevo esattamente cosa intendeva quando diceva che dovevo diventare più forte e matura. E solo adesso realizzavo un’altra cosa importante: Prima di aumentare i miei poteri, la mia intelligenza o qualunque altra qualità… Io devo aumentare la mia volontà. Devo superare…il muro che adesso mi blocca! E quel muro…è proprio lui!, pensai smettendo quasi subito di tremare e ansimare.
Fin da quando mi aveva sconfitto nel Game con quella dimostrazione di potere schiacciante, io mi ero inconsciamente sentita inferiore a lui e avevo sviluppato una paura atavica che riemergeva ogni volta che vedevo il suo lato oscuro uscire allo scoperto in combattimento. Anche quando aveva combattuto le due inviate della Chiesa, mi ero sentita terrorizzata nel vederlo minacciarle di morte e questo non solo per lo spettacolo in sé, ma anche perché avevo ricordato il momento in cui aveva minacciato allo stesso modo me nel nostro scontro. Ero atterrita ogni volta che vedevo una simile dimostrazione di potere e ferocia e desideravo soltanto fuggirla e scappare da essa… Scappare dalla morte.
Eppure, allo stesso tempo, quell’incredibile forza mi aveva fatto contare sempre di più su di lui poiché ero sicura che, finché lui fosse rimasto dalla nostra parte, non avrei avuto niente da temere da nemici più forti. Senza rendermene conto, avevo iniziato a vederlo come il nostro protettore, come il mio protettore.
Ma non si può sempre scappare. E non si può sempre contare su qualcun altro per superare le difficoltà che normalmente non si è in grado di superare. Anche se affronti un nemico molto più forte di te, ci sono dei casi in cui non puoi semplicemente arrenderti o ritirarti. Anche se ci sono delle situazioni in cui non puoi contare sull’aiuto di altri più forti o abili di te, devi sforzarti a trovare una soluzione ad esse, da solo. Molte volte devi combattere lo stesso, combattere con tutto ciò che hai e anche di più e forse così, contro ogni previsione, potresti riuscire a strappare la vittoria al nemico! Ora lo capisco sul serio!
E con questo pensiero, mi rialzai e fronteggiai Zayden. “Ancora. Attaccami ancora.”
 
Lui inarcò un sopracciglio fissandomi dritto negli occhi. “Sei sicura? Ti avverto, quelli di poco fa erano solo i preliminari. Ora farò sul serio.”
 
Sostenni il suo sguardo senza battere ciglio. “Sono pronta ad affrontare qualunque cosa mi lancerai contro.”
 
“Potresti morire.”
 
“Forse. Ma non posso ancora permettermi di morire. Né ora né nel prossimo futuro.”
 
“Non temi più la morte?”
 
“Certo che la temo ancora e la temerò sempre…” Gli rivolsi un sorriso spavaldo, come quelli che era solito fare lui. “…ma non si può sempre evitare di affrontarla, giusto?”
 
Il suo volto rimase glaciale e imperturbato. “Vedremo se è davvero così.”
 
E feci appena in tempo a vedere il Boosted Gear illuminarsi che il suo corpo esplose di nuovo di puro potere, persino più di prima. La sua sagoma era quasi invisibile in mezzo alla colonna di aura scarlatta che lo avvolgeva e la stessa barriera che ci circondava tremava e sfarfallava, come se stesse faticando a contenere tutta quella potenza.
Tuttavia, anche così, potevo ancora vederla chiaramente… Quell’enorme figura draconica immersa nelle fiamme che incombeva su di me. Tanto forte e assetata di sangue che, per la seconda volta in pochi minuti, mi ritrovai ad ansimare e tremare da quanto terrore avesse improvvisamente pervaso il mio corpo. Mi sentivo un pulcino imprigionato tra le fauci di una volpe, alla quale sarebbe bastato solo stringere le mascelle per uccidermi brutalmente.
Con un grandissimo sforzo di volontà, riuscii a non cadere stavolta e mi sforzai di mantenere una posizione di guardia con il braccio sinistro tirato indietro e quello destro davanti a me, con il palmo della mano rivolto verso di lui. Tuttavia, solo mantenere il contatto visivo con quella.. mostruosità, senza cedere o chiedere pietà, stava richiedendo tutti i miei sforzi e non sapevo quanto avrei potuto resistere. Ho così tanta paura! Voglio scappare, voglio andarmene! Ma non posso… Non ce la faccio… Ma non posso cedere! Non-non…
 
Che ti prende? Tutta qui la tua determinazione? È questo il limite della tua volontà?” sentii dire dalla voce di Zayden, ora divenuta più profonda e cupa. “Allora facciamola finita! Adesso!
 
L’atmosfera cambiò di colpo un’altra volta: se prima era ‘solo’ tremendamente minacciosa, ora era completamente letale. Vedevo chiaramente quella creatura titanica e inferocita venire rapidamente verso di me con intenti omicidi. Stava venendo a uccidermi
Tentai con tutte le mie forze di resistere, ma il panico era eccessivo e aprii la bocca per chiedergli di fermarsi; purtroppo nessun suono uscì dalle mie labbra, come se persino le mie corde vocali fossero state congelate dal terrore. Stavo per morire. Stavo davvero per morire. Chiusi gli occhi in attesa dell’inevitabile…
 
Rias!
 
Buchou!
 
Buchou.
 
Buchou-san!
 
Come in un flash, vidi i volti delle persone a me più care balenarmi davanti agli occhi. Akeno, Yuuto, Koneko e anche Asia… Vidi i momenti più felici della mia vita, tutti passati insieme a loro, e i loro volti che mi sorridevano gentilmente. Vidi anche la mia amata scuola, la Kuoh Academy, tutto il tempo passato lì in compagnia dei miei amati servitori e poi Sona. La nostra amicizia e rivalità…era tutto lì. Queste persone e quel luogo erano la cosa più importante per me.
E stavo per perderli per sempre.
Potevo accettarlo? Potevo arrendermi così?
 
…No. Assolutamente no! Non lo accetterò mai! Non permetterò mai che finisca così senza fare niente a riguardo! Mai!
 
Dovevo reagire. Non c’era in gioco solo la mia vita, ma anche quella delle persone a me più care e del luogo che per me rappresentava la mia vera casa, dove potevo sentirmi davvero me stessa. Per me, ma soprattutto per loro, non potevo cedere per nessun motivo!
Mi aggrappai a quei pensieri e ai ricordi di tutti e mi sforzai di riaprire gli occhi. Il mostro veniva ancora verso di me, letale e aggressivo come mai, ma non l’avrei implorato di fermarsi, non stavolta. Ne ero ancora terrorizzata, certo, ma questo non mi avrebbe impedito di reagire! Non intendevo farmi fermare da nessuno, né da lui né tantomeno da qualcuno come Kokabiel!
Faticando a restare in piedi, cercai di alzare una mano per contrattaccare, tuttavia i miei arti erano così pesanti, come se avessi avuto dei macigni attaccati alle spalle e non delle braccia. Mi sembrava di vedere tutto a rallentatore: gli artigli della creatura avvolta nell’aura scarlatta che mi stavano minacciando di morte si avvicinavano con una lentezza snervante, eppure sapevo che in realtà erano passati solo pochi millesimi di secondo da quando aveva iniziato il suo attacco e mi avrebbe raggiunto in altrettanti millesimi. Le mie percezioni erano completamente ottenebrate dall’energia opprimente che mi investiva, al punto che mi sembrava di essere in procinto di perdere i cinque sensi e svenire. Cosa potevo fare?
 
Devo reagire in qualche modo! Non posso arrendermi così! Rifletti! Cosa posso fare per resistere ancora? Per superare in qualche modo questa paura? Cosa mi aveva detto Zayden?
 
In quel momento, le sue parole mi risuonarono in mente: Quando ciò accade, devi essere capace prima di superare quella paura per poter reagire e combattere e poi di usare quella stessa paura non come un blocco, ma bensì come un propulsore per lottare con più forza possibile e più a lungo possibile… Pensa a ciò che potresti perdere se dovessi perdere uno scontro mortale, pensa a ciò che è davvero importante per te e a cosa sei disposta a fare per il suo bene.
 
Sapevo cos’era importante per me: Akeno, Yuuto, Koneko, Asia, Sona.. ma non solo: amavo anche la Kuoh Academy e Oniisama, mio padre, mia madre, Grayfia… Sia negli Inferi che sulla Terra io avevo delle persone che amavo e che non potevo abbandonare. Se pensavo a chi aveva bisogno di me, però, i miei amati servitori erano i primi a balenarmi in mente perché io ero il loro “Re”, colei che ha dato loro una nuova vita e un nuovo scopo e, per questo, avevo la piena responsabilità del loro bene. Per loro io dovevo vivere e vincere le future battaglie. Per loro…e per…
Per Zayden. Sì, anche per lui, realizzai quasi nello stesso istante. Per quanto lui fosse forte e non avesse di sicuro bisogno di me per sopravvivere… Per quanto mi scontrassi e litigassi con lui e nonostante fosse colui che ora minacciava la mia vita… Io avevo a cuore anche lui ed ero pronta a tutto per aiutarlo. Per quanto all’inizio fossi riluttante ad ammetterlo persino a me stessa, non potevo più negare che provassi dei sentimenti davvero forti per lui e, in nome di essi, volevo continuare a vivere. Per rimanere ad osservarlo, a scoprire di più su di lui e naturalmente ad aiutarlo, come gli avevo promesso e come lui aveva finora fatto con me.
 
Ma se voglio proteggere le persone che amo e poter un giorno stare davanti a te come tua pari… Ora devo superare questa prova! Questo non è altro che il primo gradino, perciò, se non fossi in grado di superarlo…come potrei guardarvi in faccia?!, urlai nella mia mente mentre focalizzavo tutte le mie energie sui volti dei miei amati servitori e di Zayden, su quei sorrisi che avevano reso la mia vita più bella di quanto non fosse mai stata, e fronteggiai il mostro davanti a me.
Aprii la bocca e urlai. Urlai come mai in vita mia e, con tutta la forza di volontà che possedevo, feci un passo avanti e allungai una mano. In quel momento, il tempo prese improvvisamente a scorrere normalmente e i miei sensi non furono più soffocati, così potei vedere gli artigli che puntavano verso il mio volto e, con un altro sforzo immenso, inclinai la testa di lato per evitarli. Essi mi passarono accanto, sfiorandomi la guancia, e sentii nel contempo la mano che avevo proteso venire avvolta da un’aura potentissima e rovente.
 
Solo allora quella stessa aura svanì e mi ritrovai a fissare dritto negli occhi un soddisfatto Zayden Ward. Il sorriso sul suo volto era curioso, tra il compiaciuto e il sornione. “Ma guarda. Non credevo che ti avrei sentita addirittura urlare con tanta passione” disse e, nonostante le parole, non sentii alcuna ironia beffarda nel suo tono. Era pienamente sincero. “E ce l’hai fatta davvero. Le mie congratulazioni. Non male per una diavola nobile con tendenze otaku.”
 
La mano che avevo portato in avanti era chiusa a pugno e poggiava appena sul suo sterno; era stato un flebile tentativo di attacco che, più che danneggiarlo, mirava a dimostrargli che ero in grado di reagire anche in una situazione disperata. Con la scomparsa improvvisa di quell’energia opprimente e sanguinaria, mi ritrovai al limite delle mie forze fisiche e mentali, tremante da capo a piedi come gelatina, e non riuscii più a reggermi in piedi, cadendo in ginocchio. Mi portai le mani al cuore, che ancora batteva all’impazzata, e cercai di normalizzare il mio respiro, divenuto così affannoso che credetti di essere a un passo dall’iperventilazione.
 
“Dunque? Come ci si sente a superare la paura della morte?” mi chiese Zayden da sopra di me. Alzai lo sguardo e rincrociai il suo. “In certi casi, basta anche solo lo shock della fine imminente per uccidere qualcuno, dato che chi si è rassegnato alla morte finisce per rinunciare alla vita. È letteralmente l’individuo stesso che taglia forzatamente le sue funzioni vitali per poter sfuggire a quel terrore e non dover affrontare ciò che sta per investirlo. Come se pensasse che, uccidendosi prima, gli sarà risparmiata una fine ben peggiore di quella che si è auto-inferto da solo.” La sua espressione si fece più dura, così tanto che mi suscitò un nuovo brivido di paura. “Il modo di pensare dei codardi. Di chi non ha a cuore nient’altro di più importante della propria vita e così sente di non avere nulla da perdere eccetto quella, così non si rende nemmeno conto di che cosa sta davvero perdendo con questo suo atteggiamento. Assolutamente disgustoso.” Mi porse una mano ammorbidendo l’espressione. “Invece chi trova nel proprio cuore qualcos’altro per cui vale la pena rimanere in vita, una ragione oltre alla propria vita per rimanere vivo e andare avanti… Quelle persone sono capaci di superare la paura della morte e, con essa, anche i loro limiti. Solo loro possono combattere più a lungo possibile, resistere più a lungo possibile, perché sentono che con la morte perderebbero tutto ciò che amano e allora usano quella paura non per frenarsi, ma per costringersi a superare un ostacolo altrimenti impossibile da superare. Questo è il segreto dei veri guerrieri.”
 
Mentre lo ascoltavo, quasi non mi resi conto che il mio respiro era tornato normale e che avevo smesso di tremare. Non riuscivo a non essere affascinata da lui, dal modo in cui parlava e da come i suoi occhi sembrassero quasi brillare di luce interiore mentre spiegava, tanta era la passione che li animava. Ancora una volta, pendevo completamente dalle sue labbra.
Accettai la sua mano e mi rimisi in piedi, cercando nel contempo di ignorare il rossore che aveva invaso le mie guance e il calore che di nuovo sentivo propagarsi dalla faccia fino al bassoventre. “Ho capito” riuscii infine a dire. “Ora ho davvero capito. Heh. Sembra che ti sia grata ancora una volta, Zayden.”
 
“Non dirlo nemmeno. Ho fatto solo ciò che era giusto fare per te e per gli altri. Ora ti sarà più facile affrontare un nemico virtualmente molto superiore a te… Tuttavia, non abbiamo mica finito” mi rispose con un sorrisetto malizioso. Ero piuttosto confusa, ma mi accorsi solo allora che, anche se era tornato normale, il suo Boosted Gear non era sparito e anzi emanava ancora un lieve bagliore dal gioiello incastonato sul dorso della mano. “Ho rafforzato la tua mente e la tua volontà, vero, ma non ti basteranno di certo solo questi per farcela. Quindi ho pensato anche a un altro aiuto…”
 
*
 
Zayden POV:
 
Poco dopo, ci stavamo dirigendo verso casa mia. Avevamo deciso che saremmo rimasti insieme per stanotte, così da prepararci meglio per la battaglia imminente e poter fronteggiare meglio eventuali imboscate preventive.
Mentre camminavamo verso casa, tuttavia, mi resi conto che Rias sembrava ancora un po’ nervosa e si teneva la mano destra con la sinistra. “Qualcosa non va?” le chiesi. “Senti dolore, per caso?”
 
“No, non sento dolore, non preoccuparti. Fisicamente sto bene” mi rispose subito lei. “È solo che…quest’ultimo aiuto che mi hai dato… Ecco…”
 
“Sei preoccupata di non riuscire a sfruttarlo appieno?” dedussi. Rias non mi rispose, ma la sua espressione era abbastanza eloquente. “Non è da me indorare la pillola, lo sai, quindi ti dirò subito che è probabile che non ci riuscirai. Dopotutto è normale non riuscire ad usare subito qualcosa di nuovo al meglio… Tuttavia, sono sicuro che saprai comunque usarlo bene.”
 
“E se non dovessi-”
 
“Non pensare ora necessariamente al peggio, altrimenti ti penalizzerai soltanto. Abbi fiducia in te stessa, credi nel tuo istinto e vedrai che andrà tutto per il meglio.”
 
Rias sembrò ancora un po’ esitante, ma alla fine annuì. “Hai ragione. Farò esattamente così.”
 
“Questo è lo spirito giusto” le sorrisi rivolgendole un pollice in su.
 
“Zayden?” aggiunse poi, guardandomi con un ampio sorriso e un certo rossore sulle gote. “Grazie per il tuo aiuto. Davvero. Grazie di tutto.”
 
Ricambiai il sorriso, ma, prima che potessi rispondere, arrivammo proprio in quel momento fuori dalla porta di casa mia e mi accorsi che c’era una seconda presenza all’interno, oltre ad Asia. Era… Nonna? “A quanto pare, abbiamo un ospite inaspettato” commentai invece.
 
“Ospite inaspettato?” ripeté Rias in tono confuso.
 
“Mia nonna. Sento la sua aura all’interno” le spiegai. “Forse ha qualche nuova notizia per me su Kokabiel e alleati. O almeno spero.” Senza attendere oltre, allungai la mano sulla maniglia e aprii la porta. “Siamo a casa!”
 
“Bentornati!” ci salutò la voce gioviale di Asia. “Giusto in tempo! Stavamo per preparare la cena!” Io e Rias facemmo appena in tempo a superare l’ingresso e toglierci le scarpe che la mia neo-sorellina apparve nel corridoio dal lato che portava alla sala e alla cucina. Ma… Un momento! Cosa… CHE COSA STA INDOSSANDO?!
 
“Asia?! Che…che significa QUESTO?! COME sei vestita?!” domandai mantenendo a stento una voce controllata. Sì, perché Asia ci era venuta incontro indossando soltanto un grembiule da cucina bianco! Avete capito bene: era vestita con solo un grembiule e nient’altro sotto! Tolto quello, era totalmente e completamente nuda!
 
“Ecco… La mia amica Kiryu-san mi ha detto che questo è il miglior abbigliamento per aiutare le persone ad alleviare lo stress” rispose Asia dopo una breve esitazione, addirittura tirando leggermente i lati del grembiule come se stesse alzando i lati di una gonna per inchinarsi.
 
Kiryu…, pensai trattenendo a fatica un ringhio. That damned, four-eyed pervert… È pure peggio di Rio! Ma perché le lascio Asia intorno?! Giuro che la prossima volta che la becco, le lavo la bocca col sapone! Anzi, la candeggina!
 
“Capisco. Quindi esisteva una strategia del genere…” commentò Rias con uno strano tono, tra il sorpreso e il rammaricato. Ma che c’era da essere rammaricati?! “Asia, sono certa che diventerai una splendida diavola. Sei davvero una ragazza lussuriosa” disse poi con un sorriso compiaciuto.
 
“Eh?! Ma io non voglio diventare una diavola lussuriosa!” replicò turbata Asia.
 
In tal caso, dovrò davvero farti smettere di frequentare Kiryu, o lo diventerai sul serio… “Di questo ne riparleremo in un altro momento. Ora, Asia, per favore, mettiti qualcosa di più addosso! Se Nonna ti vedesse-”
 
“Se la vedessi, cosa?” m’interruppe la voce della diretta interessata. Nonna fece poi capolino anche lei dall’angolo del corridoio, un sorriso furbetto stampato in volto. “Io non ho problemi, anzi! Sono stata io ad aiutarla a vestirsi così!”
 
“Cosa?! Nonna, ma che ti salta in mente?!”
 
“Sta bene, vero? Io la trovo stupenda! Ah, mi ricorda quand’ero giovane con tuo nonno… Che bella la giovinezza…” rispose Nonna senza badare minimamente alle mie proteste. Al contrario! Ora sembrava immersa in un sogno a occhi aperti!
 
“Non continuare, ti prego! Non m’interessa assolutamente sapere di te e nonno in queste situazioni! Tantomeno correre il rischio d’immaginarvi così!”
 
“Lucia-san!” esclamò di colpo Rias. “Anch’io vorrei restare nuda con solo il grembiule addosso!”
 
What the fuck?! WHAT’S HAPPENING HERE?!
 
“Ma certo! Nessun problema! Vieni pure, cara! Sei la benvenuta!” rispose Nonna persino più estasiata di prima.
 
“Allora, con permesso.” Rias si apprestò a seguire Nonna, ma si fermò prima accanto ad Asia. “Asia.”
 
“Sì?” rispose timidamente lei.
 
“Stai imparando a prendere l’iniziativa. Non male davvero.” E sparì dietro l’angolo con Nonna.
 
Ma cosa… Non ci sto capendo più niente, pensai più sconfortato che confuso. Si può sapere cosa diamine sta succedendo in questa maledetta casa?!
 
“Zayden-san.” La voce di Asia mi strappò dai miei pensieri. Adesso sembrava preoccupata. “Ehm, è un fastidio per te che sia vestita così?”
 
Avrei tanto voluto risponderle di sì, ma il pensiero che l’avesse fatto per tirarci su di morale unito a quegli occhioni supplicanti mi fecero ringoiare le parole che stavo per dire. Ero davvero troppo tenero con lei! Quindi decisi di rispondere mettendo da parte il disagio: “Non sei mai un fastidio per me, Asia. Mi sono sorpreso, ma posso assicurarti che sei tutto fuorché sgradevole. Al contrario, sei davvero bellissima così. Ti dona davvero molto questo look.” E dicevo sul serio. Malgrado l’aria tipicamente innocente che emanava Asia, essere vestita in un modo tanto sensuale le donava insolitamente, come a voler sottolineare la carica erotica che in realtà poteva possedere. Heh, quando si parla di qualità nascoste…
 
“Davvero?! Ne sono davvero felice!” esclamò lei sorridendo raggiante. Poi assunse un’espressione interrogativa. “Ma dov’eravate andati tu e Buchou-san? Credevo sareste ritornati subito qui una volta che lei si fosse ricongiunta a te e Koneko-chan.”
 
Decisi di risponderle solo con parte della verità: “Diciamo che dovevamo prepararci al meglio per la battaglia imminente, così ci siamo fermati un attimo per strada per chiarire alcune cose. Ora potremo tutti combattere al meglio.”
 
“Oh, capisco” disse Asia e vidi il suo sguardo farsi successivamente preoccupato. “La prossima battaglia sarà molto pericolosa, vero? Credi che…”
 
Compresi subito i suoi timori e cercai subito di fugarli: “Non devi avere paura, Asia. Qualunque cosa accada, arriverò sempre ad aiutarti e proteggerti. Che siano gli angeli caduti o la Chiesa stessa a creare problemi, non permetterò a nessuno di loro di farti del male, puoi stare tranquilla.” Rafforzai le mie parole accarezzandole delicatamente la testolina bionda.
 
Asia mi rispose con un’espressione prima di sorpresa e poi di pura gioia, mentre le guance le divenivano rosse. “Sai, Zayden-san… Quando ti dissi che non rimpiangevo l’essere diventata una diavola, dicevo sul serio e ora ne sono più convinta che mai. Non ho alcun rimpianto perché, anche se non ho dimenticato la mia fede, ora ho trovato qualcosa di molto più importante. Buchou-san, tutti i membri del club, i miei amici a scuola…e poi te, Zayden-san. Tutti voi siete importanti per me e, come ti dissi quel giorno, avete riempito la mia vita di una gioia che non avevo mai provato e nemmeno credevo essere possibile.” Mentre parlava con tanta sincerità, calde lacrime iniziarono a colare dai suoi occhi. “Per questo, io ora desidero solo poter rimanere per sempre con voi! Non voglio mai più restare sola!” E mi si gettò al collo stringendomi forte.
 
Oh maledizione! Si rende almeno conto dell’effetto che fa una ragazza quasi nuda che ti si getta addosso dopo un discorso tanto intenso?!, mi chiesi nervosamente nel percepire i seni in via di sviluppo di Asia che premevano sul mio petto, separati da esso solo dai sottili strati del suo grembiule e della mia maglietta. Tuttavia, non potevo negare di essere rimasto ancora una volta commosso dall’affetto che Asia dimostrava per tutte le persone ora considerate da lei importanti, io in primis. Come si poteva anche solo pensare che una ragazza così dolce potesse essere una strega? Lentamente e facendo attenzione a non toccare il suo fondoschiena esposto, chiusi le braccia intorno a lei ricambiando l’abbraccio. “E non rimarrai mai più sola. Dopotutto te l’ho promesso, ricordi? Rimarremo sempre insieme, mia cara sorellina.”
 
La risposta di Asia fu semplicemente un mugolio estasiato, affondando ancora di più il volto nel mio petto. Che tesoro che è.
 
“Zayden!” La voce di Rias ci riscosse e, separandomi da Asia, alzai lo sguardo verso il corridoio che portava alla sala e… HOLY FUCKIN’ SHIT! Dove ha trovato Nonna QUELLA ROBA?!
Rias vestiva con un grembiule viola e rosso perfino più spinto di quello di Asia, corto al punto da arrivarle a malapena alla coscia e talmente stretto sul suo prorompente seno da renderlo persino più formoso! Sembrava sul punto di far esplodere il tessuto da quanto lo tendeva!
“Allora?” mi chiese lei inchinandosi e facendo sobbalzare il suddetto seno, che non uscì fuori dal grembiule per chissà quale miracolo!
 
Invece di rispondere, corsi subito nel bagno presente in soggiorno e, chiusa a chiave la porta dietro di me, aprii il rubinetto sull’acqua fredda e misi la faccia sotto il flusso in uscita. Devo sbollire, devo sbollire… SUBITO!
 
[Ripeto: la tua vita sta prendendo una piega sempre più spassosa. È meglio che vedere una sitcom!]
 
Ddraig, non osare mettertici anche tu! Sto già abbastanza male di mio senza le tue battutacce!, sbraitai dietro al mio compagno che, chissà come mai, solo ora si degnava di parlarmi. Stupido drago!
 
“Zayden-san? Va tutto bene?” mi chiese preoccupata Asia da dietro la porta.
 
“S-Sì! Va tutto benissimo! Dovevo solo usare con urgenza il bagno! Eheheh!” Fantastico, ora ridacchio anche come un mezzo fesso… Controllo, Zayden Ward! Riprendi subito il controllo! Mi assestai un pugno in faccia abbastanza forte da girarmi la testa prima di riprendere a parlare: “Voi andate pure, arrivo subito per la cena.”
 
“Zayden, abbiamo chiesto a tua nonna di cucinare noi stasera” mi disse stavolta Rias. “Visto che è già tardi, prepareremo qualcosa di veloce e semplice.”
 
“Va bene, come preferite.”
 
“Tu sbrigati a finire. Non vorrai perderti la cena…” Quell’ultima frase venne sottolineata da un tono talmente provocatorio che potei immaginarmi davanti agli occhi il volto della rossa piegato in un sorrisetto beffardo. A differenza di Asia, lei aveva ovviamente capito subito perché ero scappato così in fretta! Dannata!
 
[Kukukuku! Per la prima volta in secoli e secoli, sono felice di essere stato rinchiuso in una Sacred Gear: mai avuto tanto divertimento come quando sto con te!]
 
Chiudi il becco!, sbottai mentalmente mentre mi mordevo una mano per non gridarlo ad alta voce. Alla fine, con un gran sospiro, mi asciugai la faccia e uscii per poi mettermi in divano ad attendere che il cibo fosse pronto.
Fu la preparazione di cena in cui ebbi più difficoltà a mantenere compostezza e calma di tutta la mia vita. Vedere anche solo di sfuggita Rias e Asia che cucinavano vestite con quei grembiuli striminziti… Beh, probabilmente il mio ‘amichetto’ rimase a mezzogiorno per quasi tutto il tempo! Anzi, sicuramente lo rimase!
 
“Non sono un amore? Sembrano proprio due mogliettine!” mi disse ad un certo punto Nonna, sedutasi sul divano davanti a me. Per distrarmi, avevo intanto acceso la TV e stavo facendo zapping, perciò non feci troppo caso alle sue parole. Almeno finché non aggiunse: “Mi ricorda così tanto quando io e tuo nonno avevamo la vostra età. Ah… Che bei ricordi…”
 
“Come tra te e nonno? Cioè pure tu facevi queste cose con lui?!” domandai stupito e anche piuttosto inquietato.
 
“Ma certo! Secondo te di chi sono quei due grembiuli?” mi rispose Nonna incrociando le braccia. “Li usavo io quand’ero giovane, ovviamente. Sapessi la prima volta che feci una sorpresa a tuo nonno vestita così. Ah, a ripensare a quella notte mi sembra di tornare ad avere 18 anni… Quante cose abbiamo-”
 
“Nonna, no. Ti prego, no” la fermai subito mettendomi una mano davanti agli occhi. “Per quanto ti voglia bene, l’ultima cosa che voglio ora è immaginarti vestita così mentre servi la cena al nonno. Per carità…”
 
“Cosa vorresti dire, razza di somaro?” Adesso Nonna sembrava alquanto offesa. “Vorrei ricordarti che la sottoscritta da giovane era un gran bel bocconcino! Sai quanti sguardi facevo girare solo camminando per strada?”
 
“Lo so eccome. Me le hai fatte vedere un sacco di volte le foto di te da giovane, non ricordi?” ribattei io guardandola in faccia. “E anche se non nego che eri davvero uno schianto, almeno quanto lo era la mamma, non intendo lo stesso immaginare il mio unico PARENTE rimasto in una situazione tanto ambigua… Punto e basta.”
 
“Ambigua… Bah, quanto sei pudico.”
 
“Non è pudore, è buon senso.”
 
“Ma taci e goditi lo spettacolo finché puoi. Potresti non avere più un’occasione così, lo sai, vero?” Il suo sguardo si fece malizioso. “Anche se, a giudicare da quanto piaci loro, sono pronta a scommettere che sarebbero più che liete di rindossarli in futuro, soprattutto se glielo chiedessi tu stesso… Hmm… Magari potrei coinvolgere anche Kayla la prossima volta. Sicuramente anche a lei piacerebbe…”
 
“Nonna, no. Ti prego, no. E lascia stare Kayla, non la obbligherei mai a fare qualcosa del genere, meno che a chiunque altro” dissi con un tono leggermente più duro.
 
“Non si può obbligare quella ragazza a fare niente, dovresti saperlo meglio di tutti” replicò Nonna. “Tuttavia, sono anche più che sicura che, se fosse per te, sarebbe ben disposta a farlo.”
 
“Non intendo approfittarne in ogni caso. Punto e basta.” E stavolta rafforzai la mia posizione rigirando la testa verso la TV e riprendendo a schiacciare pulsanti a caso sul telecomando. Dall’altra parte del divano sentii Nonna che sospirava profondamente, ma non mi disse altro. Per fortuna.
Poco dopo, Rias e Asia conclusero di preparare e ci sedemmo a consumare la cena tutti insieme. Fu un piacevole momento di tranquillità, ma potevo chiaramente avvertire che era solo la calma prima della tempesta.
Ormai la battaglia era imminente.
 
*
 
La avvertimmo mentre riposavamo. All’improvviso, in piena notte, un’aura immensa e maligna si materializzò fuori dalla mia casa, svegliandoci tutti di soprassalto. Vestitici in fretta, io, Rias e Asia corremmo fuori.
Nonna era andata via già da un pezzo, dopo che avevamo discusso e concordato un nostro piano d’azione per lo scontro col nemico. L’avevamo preparato dopo che Rias e Asia erano andate a dormire per evitare di distrarle e assicurare il miglior risultato possibile sia contro Kokabiel che contro Bernael. Ora era solo questione di dividerli e sarebbe stato tutto più facile.
 
“Guarda, guarda, guarda… Sembra che abbiate tutti abboccato all’esca! Come state, merdosi diavoli?” Riconobbi subito quella voce: davanti a noi stava quel pazzo maniaco di Freed Seelzen, sempre col suo solito ghigno stampato in volto. “Oh, guarda chi c’è anche! La cara Asia-chan, ora divenuta anche lei una merdosa diavola. È divertente la tua nuova vita? Per caso, fai già sesso con il qui presente drago? E tu che mi dici, eh, Zayden-kun?”
 
Uao, nemmeno 10 secondi che lo sentivo parlare e già volevo trasformarlo in spezzatino. Era un record in termini di persone capaci di farmi salire l’istinto omicida. “Dico che ti taglierò via prima la lingua e poi mi divertirò a disossare il tuo intero corpo. MOLTO lentamente…” dissi iniziando ad avvicinarmi a lui.
 
“Aspetta, aspetta! Sono qui solo per dire una cosa alla rossa qui presente!”
 
“Una cosa da dire? A me?” ripeté Rias, perplessa.
 
“Esatto… O meglio, sarà il nostro capo a dirla!”
 
In quel momento, l’aura percepita prima si fece più forte che mai e, alzando lo sguardo, vidi sospeso in aria sopra di noi un uomo vestito in eleganti abiti lunghi neri, con folti e ondulati capelli scuri e uno sguardo folle negli occhi rossi. Aveva la bocca piegata in un ghigno che rivelava i denti aguzzi dietro le labbra, ma la cosa più spaventosa erano le dieci ali di piume nere che gli spuntavano dalla schiena.
Un angelo caduto, pensai. E per giunta uno di livello superiore. E visto che l’ha nominato il loro capo, dev’essere per forza lui.
 
“Questo è il nostro primo incontro, figlia della casata Gremory. Il mio nome è Kokabiel” si presentò l’angelo caduto.
 
“Buonasera, leader degli angeli caduti Kokabiel. Il mio nome è Rias Gremory. È un piacere fare la tua conoscenza” rispose cordiale Rias, mantenendo un impeccabile sangue freddo.
 
“I tuoi capelli cremisi sono veramente splendidi. Mi ricordano così tanto quelli di tuo fratello, il Maou Sirzechs Lucifer, che il solo guardarli mi fa venir voglia di vomitare” disse Kokabiel in tono provocatorio.
 
“Allora quali sono le tue intenzioni? Vorrei dirti subito una cosa: noi della casata Gremory potremmo anche essere quelli più vicini al Maou, però allo stesso tempo siamo anche i più lontani da lui. Dunque, se sei qui per discutere di politica con me, sappi che è inutile” affermò Rias ignorando completamente l’insulto.
 
In quel momento, notai che Kokabiel portava qualcosa. Era…una persona, forse? “Questo è un dono da parte mia” disse lui per poi lanciarla verso di noi.
 
Scattai d’istinto e, con un balzo, presi il corpo a mezz’aria per poi atterrare e depositarlo delicatamente a terra. Appena la guardai in volto, sussultai: era Irina Shidou. La giovane esorcista aveva gli abiti lacerati al punto da essere quasi nuda ed era completamente coperta di ferite sanguinanti. Respirava a fatica e, per di più, la sua Excalibur era sparita. Chissà cos’è successo dopo che se n’è andata. E chissà dove sono Kiba e Xenovia. Spero non li abbiano fatti fuori e siano riusciti a scappare.
 
“Irina-san!” gemette Asia affiancandosi a me e mettendosi subito a curare la ragazza col Twilight Healing: un’aura verde scaturì dalle sue mani e avvolse Irina, il volto della quale sembrò rilassarsi almeno un po’.
 
“Quella mocciosa si è intrufolata nella mia base, così le ho dato il benvenuto. Purtroppo, non sono riuscito a prendere gli altri due topolini, ma Bernael-kun è sulle loro tracce. Si sbarazzerà molto presto anche di loro” rise sadico Kokabiel.
 
Quelle parole mi fecero schioccare le labbra. Quindi Bernael sta cacciando Kiba e Xenovia ora. Questa complicazione non ci voleva, mi costringe ad andarli a cercare il prima possibile o saranno sicuramente ammazzati. Dovrò rinunciare all’effetto sorpresa contro di lui e rischiare di ficcarmi in chissà quale trappola, ma, se riesco a trovarli in tempo, lo avrò già separato da Kokabiel e potrò combattere senza problemi. In ogni caso, non ci sono altre scelte possibili al momento.
 
“Allora, qual è il motivo per cui mi hai contattato? Di cosa volevi parlare?” domandò intanto Rias al leader dei caduti.
 
Kokabiel rispose alla domanda con un tono di folle gioia: “Intendo scatenare la mia furia su questa città, a partire dalla vostra base, la Kuoh Academy. Se dovessi violentare e uccidere sua sorella, allora anche Sirzechs verrebbe, giusto?”
 
“Se farai qualcosa del genere, la guerra tra Dio, gli angeli caduti e i diavoli ricomincerà sicuramente, ne sei consapevole?” domandò Rias, chiaramente disgustata e al contempo preoccupata da una simile dichiarazione.
 
“Questo è quello che desidero. Pensavo che Michele avrebbe iniziato una guerra se avessi rubato le Excalibur, invece ha mandato solo qualche esorcista di basso rango e due portatrici di Spade Sacre. È stato noioso. È stato davvero noioso! Ecco perché ho deciso di scaricare stavolta la mia rabbia sulla base della sorella di Sirzechs. Capisci? Sembra divertente, giusto?”
 
Io mi limitai ad emettere un verso di cupa ironia prima di parlare: “Dunque è proprio come pensavo. Tu sei venuto qui con un’unica intenzione: la guerra. Questo è il tuo solo obiettivo.”
 
Kokabiel rise sadicamente. “Proprio così! Da quando è finita la grande guerra tra le tre Fazioni, è stata una noia mortale! Azazel e Shemhaza volevano evitare di iniziare un’altra guerra e si sono messi invece a raccogliere quegli strani oggetti chiamati Sacred Gear e a studiarli. Al momento, Azazel è completamente immerso nella sua ricerca, ma qualcosa del genere non sarà di alcuna reale utilità per noi! Beh, è una storia diversa se si tratta di un oggetto tipo il Boosted Gear che possiede quel ragazzo. Dopotutto, non è qualcosa che si può trovare così facilmente.”
 
“Devo dedurre che voi angeli caduti siate interessati alla mia Sacred Gear?” domandai agitando il braccio destro.
 
“Io non ho alcun interesse per quell’affare, tuttavia forse potrebbe fare piacere ad Azazel. Il suo fanatismo nel raccogliere quei cosi è oltre l’immaginabile. Ad ogni modo, gli angeli caduti, Dio e i diavoli stanno attualmente camminando sull’orlo di un baratro. In questo caso…basta solo una scintilla per scatenare una nuova guerra!”
 
Rias ora aveva uno sguardo di pura rabbia e odio rivolto verso l’angelo caduto. “Tu… Sei veramente un maledetto maniaco della guerra.”
 
“Michele non mi ha dato la risposta che volevo, perciò ho deciso di concentrarmi su voi diavoli adesso. La sorella minore di Sirzechs, Rias Gremory. E quella di Leviathan, Sona Sitri. Ho intenzione di iniziare da una battaglia che coinvolgerà le Spade Sacre e l’istituto che voi frequentate. Se usiamo quel luogo, allora ondate di magia si sprigionerebbero e distruggerebbero quest’area e io potrei divertirmi a vedere il caos scaturito! Sarebbe il posto perfetto per liberare il vero potere delle Excalibur e iniziare una nuova guerra!”
 
In quel momento, Freed scoppiò in una delle sue solite risate sguaiate. “Non lo trovate il miglior capo per me? È proprio la sua follia a renderlo grande e meraviglioso! È per questo che mi sento così estasiato a cominciare! Mi ha pure donato questi regali!” E allargò con un ampio gesto delle braccia il suo cappotto, svelando ben tre Spade Sacre appese ad esso e alla sua vita. Tra di esse riconobbi subito la sua prima spada, l’Excalibur Rapidly, ma le altre due non le avevo mai viste; dovevano essere le altre due Excalibur trafugate alla Chiesa. “Oltre all’Excalibur Rapidly alla mia destra, quella a sinistra è Excalibur Nightmare e quella sulla mia anca è Excalibur Transparency. Ah, ho anche preso l’Excalibur Mimic da quella tipa coi codini!” Mentre parlava, portò una mano ad una cordicella che ora notavo portava intorno al braccio sinistro e, con un gesto, la srotolò e trasformò in una lunga katana. “Ho anche ricevuto un ‘elemento’ dal vecchio Balba, dunque è ovviamente inutile dire che sono in grado di usarle tutte! Sono il primo al mondo a possedere tutte queste Excalibur! Sono il migliore! Invincibile! Meraviglioso! Io sono il più forte di tutti!”
 
“La ricerca di Balba sulle Spade Sacre è un vero affare, visto che dimostra risultati così buoni. A dire il vero, mi sembrava sospetto quando si è unito al mio piano, ma alla fine si è rivelato molto utile” commentò Kokabiel con un ghigno.
 
“Cos’hai in mente di fare con le Excalibur?” chiese Rias, ma la risposta dell’angelo caduto fu una risata.
 
“Partecipiamo a questa guerra, sorellina del Maou Sirzechs Lucifer! Rias Gremory!” esclamò infine Kokabiel generando una serie di lance di luce e scagliandole su di noi. Io e Rias creammo subito un paio di barriere per bloccare i colpi, ma quella distrazione permise a Freed di estrarre un’altra di quelle sue flashbang tascabili e la luce prodotta da essa ci accecò abbastanza a lungo da farli scappare.
 
Con una rapida scansione delle aure nei dintorni, li intercettai di nuovo. “Stanno andando verso la scuola, Rias. A quanto pare non scherzava quando diceva che avrebbe iniziato da lì la sua guerra.”
 
“Non gli permetterò mai di distruggere la mia amata scuola” replicò risoluta la rossa. “Zayden, andiamo subito lì e prepariamoci alla battaglia. Quando apparirà anche Bernael, lo porterai lontano da Kokabiel e potrai eliminarlo prima di venire ad aiutarci. Al momento è l’unica linea d’azione possibile.”
 
No, non era affatto l’unica, ma decisi di assecondarla. L’incontro a sorpresa avuto con Kokabiel aveva in parte mandato in fumo la mia strategia iniziale, ma dall’altra parte mi aveva dato un’occasione forse migliore per agire. “Va bene. Dammi solo un secondo che recupero la mia spada” dissi correndo dentro casa e salendo in camera mia; tuttavia, una volta presa e ritornato giù, mi fermai in sala e, fissando la poltrona accanto al divano, dissi: “Sei pronto?”
 
Sopra il cuscino apparve la sagoma raggomitolata e serpentina di Darak, il quale alzò lo sguardo verso di me e annuì, per poi scendere dalla poltrona e avvicinarsi. Al momento le sue dimensioni erano sul metro di lunghezza.
Mi inginocchiai accanto a lui e tirai fuori un particolare anello dalla tasca; come i miei anelli da combattimento, anche questo era un prodotto di Nonna e dunque era ricoperto di un’intricata sequenza di rune antiche. Sembrava fatto di un minerale simile alla fusione tra il topazio e l’ametista, visto il colore arancio-violaceo. Con un gesto rapido ma delicato, lo infilai sulla testa di Darak e lungo il suo corpo fino a dove calcolai dovesse trovarsi la base del collo. “Ti dà fastidio?” gli chiesi.
 
“No, affatto. Non mi piace tenere qualcosa di così simile ad un collare, ma almeno non dà una sensazione sgradevole” rispose lui col suo solito tono sbrigativo. “Posso procedere allora?”
 
“Sì. Sai cosa fare.” Non appena glielo dissi, Darak annuì e strisciò via, scomparendo rapidamente dietro un angolo.
“Ecco fatto. E ora tocca a me…”
 
*
 
Kiba POV:
 
“Hahahah! Andiamo, Cavaliere di Rias Gremory! È tutto qui quello che sai fare?”
 
Balzai di lato appena in tempo per evitare la lancia di luce scagliatami contro dall’angelo caduto Bernael. Il colpo esplose distruggendo una buona porzione di terreno e scagliando pietre e detriti ovunque. Incredibile… Anche se non è Kokabiel, il suo potere è veramente impressionante, pensai.
Dopo la fuga dalla base di Kokabiel, ero rimasto separato dalle due esorciste, prima da Irina Shidou e poi da Xenovia, e mi ero ritrovato Bernael alle calcagna. Avevo provato diversi tipi di offensive, ma lui le aveva respinte o annullate tutte con una facilità impressionante. Avrebbe potuto fermarmi e uccidermi in qualunque momento, l’avevo ormai capito, ma non lo faceva. Preferiva continuare a inseguirmi e attaccarmi sporadicamente, come un bambino che si diverte a punzecchiare una mosca dopo che le ha strappato le ali. Stava giocando con me.
Dovevo assolutamente trovare un modo per fuggire e tornare alla scuola. Potevo sentire chiaramente l’aura di Kokabiel e delle Excalibur che si concentrava lì, perciò era deducibile che il leader degli angeli caduti volesse combattere l’ultima battaglia laggiù. Non sapevo per quale motivo avesse scelto proprio la Kuoh Academy come terreno di scontro, ma se non l’avessimo fermato, probabilmente tutto l’istituto sarebbe andato distrutto e forse anche la città. Non potevo permetterlo, come non potevo permettere alle Excalibur di causare altro dolore. Dovevo distruggerle. Dovevo avere la mia vendetta per i miei compagni!
 
In quel momento, un fascio di luce si innalzò dalla Kuoh Academy formando un’enorme colonna di luce all’orizzonte; poco dopo, una gigantesca barriera simile ad una cupola di cristallo lucente si formò sopra la stessa zona, nascondendo qualsiasi cosa stesse succedendo.
“Oh, ma guarda. Sembra che la battaglia finale stia per cominciare” sentii dire da Bernael. “Il che significa che il nostro giochino deve finire qui. Avrei voluto godermi di più la tua morte, Cavaliere di Rias Gremory, ma Kokabiel-sama ha bisogno di me, quindi dovrò farti fuori alla svelta.” Detto questo, schioccò le dita e diversi cerchi magici di teletrasporto mi circondarono, materializzando altrettanti Diavoli Randagi ringhianti e urlanti.
 
No! Mi ha bloccato ogni via di fuga!
 
“Fine dei giochi, Cavaliere. Speravo fossi un avversario più stimolante, ma almeno mi sono scaldato. Ora addio!” esclamò Bernael creando una lancia di luce ben più grande delle precedenti. Non sarei mai sopravvissuto a un colpo del genere.
 
“Non penso proprio!”
 
Quelle parole inaspettate furono seguite da un raggio di energia rossa che Bernael schivò per un soffio, venendo però costretto ad annullare la lancia e allontanarsi. Voltandomi, vidi due dei Randagi crollare a terra, privati delle teste da altri due colpi energetici, e dietro di loro veniva verso di me… “Zayden-senpai?!”
 
“Ehi, Kiba” rispose lui avvicinandosi tranquillamente. Stavo per chiedergli come mai fosse qui, ma ogni mia domanda venne soffocata dal gancio che mi colpì in pieno alla guancia con tanta forza da mandarmi schiena a terra. Un dolore tremendo m’invase tutta la faccia e sentii anche un rivoletto di sangue scendermi da un lato della bocca. Non feci in tempo a metabolizzare l’accaduto poi, che Zayden-senpai mi afferrò per il colletto e tirò su a forza, fino ad avere i suoi occhi inchiodati ai miei, e la furia che vidi bruciare nelle sue iridi smeraldine mi spaventò. “Razza di coglione! Possibile che tu debba essere un tale imbecille sconsiderato?! E dire che ti facevo intelligente!” mi urlò in faccia con rabbia inaudita. “Ti ho detto fin dall’inizio e più di una volta che da solo non puoi fare niente contro questi qua e tu cosa cazzo fai? Te vai a zonzo da solo dietro un branco di pazzoidi che potrebbero tutti ucciderti con la stessa facilità con cui spiaccichi una zanzara! Dove cazzo l’hai lasciato il cervello, al banco dei pegni? Ti giuro che, se non fosse per la promessa che ho fatto a Rias, Asia, Koneko, Akeno e soprattutto a me stesso di aiutarti, ti ammazzerei subito! Qui e ora! Hai capito, fottuto damerino dei miei stivali draconici?”
 
La furia nelle sue parole mi aveva sconvolto, indubbio, ma la cosa che mi fece stare peggio fu il vedere nei suoi occhi una chiara scintilla di delusione in mezzo all’ira. L’avevo davvero irritato stavolta e pensare a quanto mi avesse invece aiutato, a tutto quello che lui aveva fatto per me finora, mi fece stare davvero male. Avevo sbagliato di nuovo tutto. “Mi…dispiace” riuscii solo a dire.
 
“Vorrei ben vedere. Le scuse non bastano, sappilo, ma il fatto che hai realizzato i tuoi sbagli è almeno un inizio” replicò lui, anche se il suo tono era ancora duro. Un istante dopo, lo vidi sollevare un braccio e generare una potente barriera rossa che bloccò una serie di lance di luce viola scuro.
 
“Per quanto ancora avete intenzione d’ignorarmi?” disse Bernael con malcelata rabbia. L’apparizione di Zayden-senpai doveva averlo più irritato che sorpreso. “Che fortuna vederti qui con noi, Sekiryutei. Renderai il lavoro di Kokabiel-sama e la mia vendetta molto più facili!” Schioccò poi le dita e tutti i Diavoli Randagi ancora intorno a noi si fecero subito più aggressivi, chiaramente pronti ad attaccare.
 
Mi misi in guardia non appena Zayden-senpai mi lasciò, ma la sua mano tornò subito a stringermi una spalla. “Hai visto la barriera laggiù, vero? Rias e gli altri stanno per affrontare Kokabiel e avranno sicuramente bisogno di te. Lì ci saranno anche Freed e Balba e dunque le Excalibur. La tua vendetta è lì, perciò non perdere tempo con questa feccia e vai via subito.”
 
Il pensiero della mia vendetta mi fece quasi obbedire all’istante, ma poi venni fermato dal senso di colpa. Colpa di abbandonare così il mio senpai dopo che lui mi aveva così tanto aiutato ed era anche venuto a salvarmi. Come potevo andarmene con tanta indifferenza? “Non posso lasciarti combattere da solo, senpai. Voglio aiutarti! Se collaboriamo, ci sarà più facile vincere e raggiungere gli altri dopo!”
 
Lui mi guardò sorpreso, chiaramente non si aspettava la mia resistenza, ma qualunque cosa volesse rispondermi venne interrotta dall’attacco dei Randagi. Io e Zayden-senpai ci muovemmo simultaneamente ai lati opposti, mandandone due a sbattere l’uno contro l’altro, poi mi voltai ad affrontarne un terzo e, sfruttando la mia rapidità e agilità da Cavaliere, gli sfrecciai vicino mozzandogli una gamba nel processo. Voltandomi, vidi Zayden-senpai schivare l’attacco di altri due Randagi per poi balzare in aria e centrarli entrambi con un doppio calcio che li mandò a gambe all’aria; alzò poi entrambe le braccia e scagliò due sfere d’energia rossa che fecero esplodere le teste di quelle bestie immonde. Come sempre, la sua maestria in combattimento è incredibile, non potei non pensare.
 
Subito dopo, però, lo vidi correre svelto verso di me urlando: “Levati da lì!”
 
Feci appena in tempo a percepire la lancia di luce che si dirigeva verso di me, che mi buttai a terra e rotolai via, evitando l’attacco mortale. Purtroppo, l’esplosione del colpo fu abbastanza forte e vicina da trasformare il mio rotolamento in una caduta prona a terra. Mentre cercavo di rialzarmi, tuttavia, vidi Bernael planare verso di me con in mano stavolta una spada di luce e mi misi frettolosamente in guardia, anche se mi resi conto fin da subito che non sarei stato né abbastanza stabile né abbastanza resistente da fermare quel colpo.
Ancora una volta, tuttavia, vidi la sagoma di Zayden-senpai frapporsi tra me e Bernael all’ultimo istante, bloccando la spada col suo Boosted Gear. Il senpai spinse poi via la lama e fece allontanare l’angelo caduto con un calcio all’addome, prima di voltarsi di nuovo verso di me.
 
“Apprezzo la tua preoccupazione, ma se rimarrai qui mi sarai solo d’intralcio” mi disse secco. “Quindi vattene subito e senza fare storie. Solo così potrò combattere al meglio, capito?”
 
“Ma, senpai…” cercai di replicare, ma altri due Randagi si scagliarono su di noi da dietro, mentre Bernael scagliava altre lance di luce da davanti. Tutti gli attacchi, però, s’infransero su una cupola di energia apparsa intorno a noi e i Randagi vennero pure scagliati indietro, lanciando urla di dolore. Riconobbi subito la tecnica: era la barriera del senpai, Kham la chiamava.
 
“Ho detto vattene via! Altrimenti giuro che ti ammazzo io! Non ho né tempo né intenzione di farti ogni volta da babysitter, perciò sparisci!” mi urlò contro con uno sguardo di fuoco, tenendo le mani alzate e giunte all’altezza dello sterno per creare il Kham. “Sono le Excalibur e Balba Galilei i tuoi nemici, no? Allora va’ da loro ad affrontarli! È Rias la tua padrona e colei che ti ha donato una nuova vita, giusto? Allora va’ da lei ad aiutarla! Insomma, vai alla scuola e basta! Lì servi, non qui!” Detto questo, emise un potente urlo mentre la barriera si espandeva di colpo, costringendo Bernael a volare via e travolgendo i due Randagi con tanta potenza da disintegrarli completamente.
 
Sarebbe quella la vera potenza di quella tecnica?!, non potei non pensare, sconvolto da tanto potere. Mi voltai verso il senpai e la sua sola espressione era fin troppo eloquente: se non me ne fossi andato in fretta, si sarebbe di sicuro arrabbiato. Molto arrabbiato.
Alla fine, decisi di assecondarlo: “Farò come vuoi, senpai. Ti prego, fai attenzione.”
 
“Me la caverò, tranquillo” mi rispose con un ghigno. “Piuttosto, tu stai attento. Ti aspettano nemici molto pericolosi laggiù.”
 
“Lo so. Buona fortuna, senpai” replicai per poi dirigermi verso la Kuoh Academy, correndo alla massima velocità concessami dal mio essere un Cavaliere. Dietro di me, sentii ricominciare e infuriare i suoni della battaglia, ma decisi di non voltarmi. In nome del rispetto e della gratitudine che provavo per lui, continuai a correre senza mai voltarmi, con un solo pensiero in mente: Rias-Buchou… tutti quanti… Resistete, sto venendo ad aiutarvi!
 
“Ehi, ragazzo!” Quella voce tanto improvvisa quanto inaspettata mi fece fermare e girare di scatto. Mi trovai a fissare la figura sorridente della nonna del senpai, Lucia-san, che veniva verso di me. “Che ne dici se questa vecchietta ti fornisce una scorciatoia?” mi chiese avvicinandosi.
 
“Lucia-san? Che ci fa lei qui? E… Aspetti, ha detto ‘scorciatoia’?” Nel mentre, non riuscii a non lanciare un’occhiata fugace al luogo del combattimento in corso tra il senpai e Bernael e rimasi stupito nel vedere invece una nuova barriera, più piccola di quella creata intorno alla scuola ma non meno potente. Erano lì dentro ora?
 
“Oh, l’ho creata io, così non potranno scappare da Zayden stavolta. Non preoccuparti per lui, se la caverà di sicuro” mi disse Lucia-san in tono rassicurante. “Comunque sì, esatto. Posso teletrasportarti lì in pochi secondi, così potrai aiutarli subito e non sprecherai energie per arrivarci.”
 
“Allora la prego, lo faccia” dissi accettando di buon grado la sua offerta. Quando questa storia sarà finita, troverò il modo di sdebitarmi con te, senpai. Lo giuro sul mio onore di Cavaliere.
 
*
 
Zayden POV:
 
Non appena si formò la barriera di Nonna intorno a noi, non potei non tirare un sospiro di sollievo. “Finalmente se n’è andato!” esclamai alzando le braccia al cielo. “Cristo, quanto odio dover fare da balia agli altri! Mi sembrava di stare dentro Resident Evil 4! Che palle quando ti ritrovi quell’oca NPC di Ashley da scortare e difendere per praticamente più di metà gioco! Ma chi cazzo è la mente decerebrata che ha creato quel videogioco?! Se mai lo incontro, lo spedisco a calci in culo su Plutone, parola mia!”
 
“Di che cazzo stai parlando?” La voce furiosa di Bernael mi riportò alla realtà. L’angelo caduto svolazzava sopra di me con un’espressione tra il rabbioso e il seccato, mentre i tre Diavoli Randagi rimanenti mi circondavano ringhiando. “E così ci hai chiusi in una barriera, eh? Hai davvero intenzione di affrontarmi da solo? Addirittura ti permetti di buttarti in filippiche senza badarmi minimamente… Pensi davvero di poter rimanere tanto rilassato davanti a me?!”
 
Gli rivolsi un ghigno. “Non dovrei? Perché ora sono chiuso qui dentro con voi?”
 
“Tra poco non farai più lo sbruffone, te l’assicuro. Aver creato questa prigione sarà la tua rovina!” Subito dopo, i tre Randagi mi balzarono addosso con gli artigli protesi e le bocche spalancate e grondanti bava schiumosa.
 
Mi limitai a continuare a mantenere la mia poker face mentre mi portavo la mano al fianco e impugnavo la mia katana. Proprio nel momento in cui mi stavano per colpire, balzai in alto sopra di loro, estraendo nel contempo la lama e sferrando una serie di fendenti intorno a me. Riatterrai alle spalle di uno di loro e rinfoderai la katana con un gesto fluido; in quello stesso istante, tutti e tre i Randagi crollarono a terra, decapitati di netto e con le teste tagliate a metà.
“Tsk. Se questo è il meglio che ti sei portato dietro, sarà davvero uno scontro a senso unico” dissi rivolgendomi a Bernael.
 
Questi schioccò infastidito la lingua, ma non si scompose più di tanto. “Ancora una volta ho avuto la dimostrazione che non sei affatto un avversario semplice. Anche senza attivare la tua Sacred Gear, avversari di questo livello sono niente per te.” Inaspettatamente, anche lui fece un sogghigno. “A quanto pare, ho fatto bene a dare ragione a quell’individuo…”
 
Quella frase mi incuriosì. “Che intendi? Quale individuo?”
 
“Non hai bisogno di saperlo, visto che stai per morire” replicò Bernael venendo avvolto da una potente aura viola scuro. “Il riscaldamento è finito e i pedoni hanno fatto il loro lavoro. Ora comincia la vera battaglia!”
Nel momento in cui atterrò a terra dopo aver pronunciato quelle parole, cinque nuovi cerchi magici si generarono intorno a noi e da essi emersero cinque nuove figure il cui aspetto mi sorprese non poco. Erano chiaramente pure loro dei Diavoli Randagi, aura e aspetto erano inconfondibili, ma erano diversi da qualunque altro avessi mai visto: erano tutti di stazza ben più piccola, non superiore ai due o tre metri di altezza, e avevano una corporatura fortemente umanoide, bipede e dai chiari tratti animali. Uno, una donna, aveva corti capelli neri dai quali spuntavano un paio di antenne e un esoscheletro verde scuro sopra la pelle simile a quello di una mantide religiosa, come anche le lunghe lame dentate che le spuntavano dai polsi e che formavano con le braccia delle tenaglie identiche alle zampe raptatorie del suddetto insetto; la sua stessa bocca presentava delle ganasce laterali analoghe a quelle delle mantidi. Un altro, un uomo stavolta, era calvo, imponente e rivestito su testa, schiena e arti da una corazza dermica a scaglie grosse e spesse, simile a quella di un pangolino, e da sopra le natiche gli spuntava una lunga coda anch’essa corazzata; le parti non avvolte dalla corazza mostravano una muscolatura massiccia e una pelle grigiastra. Il terzo aveva una folta pelliccia scura intorno al corpo e un muso leggermente allungato con denti aguzzi che ricordavano un cane o un lupo e possedeva anche lunghi artigli taglienti su mani e piedi e una folta coda da canide. Il quarto, una donna stavolta, aveva a sua volta una pelliccia su tutto il corpo ma più corta e chiara di quella dell’altro e sembrava presentare un motivo maculato, il suo corpo era snello e longilineo e aveva una lunga coda e un paio di orecchie feline simili a quelle di un ghepardo; anche lei poi possedeva denti e artigli acuminati. L’ultimo, un altro uomo, era il più mostruoso: era completamente ricoperto da squame bluastre e la sua metà inferiore era quella di un serpente, lunga e affusolata fino a tre metri e terminante in un sonaglio, aveva poi muscolose braccia armate di artigli e la sua testa era deforme con due occhi rosso sangue e una bocca dotata dei soli canini, lunghi e appuntiti proprio come quelli di un serpente velenoso, tra i quali scattava una lingua rossastra e biforcuta.
 
“E questi che razza di bestie sarebbero?” domandai mettendomi in guardia. “I Diavoli Randagi non dovrebbero avere aspetti tanto armonici tra i loro tratti umanoidi e animali e nemmeno un’aura del genere. Che cosa sono veramente?”
 
“Sono contento che tu me l’abbia chiesto, sarò ben felice di risponderti prima di eliminarti” rispose Bernael con una nota d’orgoglio nella voce. “Loro sono le mie creazioni più grandi, frutto e apice di una serie di esperimenti sui Diavoli Randagi che avevo iniziato già molto tempo fa, ma che tu mi hai dato la possibilità di accelerare e completare in tempi più brevi del previsto.”
 
“Io?” Ora sì che ero perplesso. “E quando mai ti avrei dato tale possibilità?”
 
Il suo ghigno divenne una maschera d’odio. “Quando hai mutilato la mia amata sorellina Raynare. Quando l’ho portata via per curarla… È stato allora che ho incontrato lui.”
 
“Intendi Kokabiel?”
 
“Sbagliato” rispose Bernael, sorprendendomi un’altra volta. “Ho incontrato un’altra persona prima, la quale mi ha introdotto a una nuova realtà. Una che non credevo esistesse in questo mondo stagnante in una pace fasulla. Mi sono stati offerti aiuti per Raynare, la possibilità di vendicarmi e un nuovo futuro radioso per noi e la nostra razza. In seguito, sono stato anche avvicinato da Kokabiel-sama e ho accettato di aiutarlo per poter mettere alla prova il frutto del mio lavoro.” Mi rivolse un sorriso contorto. “Diciamo che la mia vendetta contro di te è anche il modo di dimostrare a quella persona la mia gratitudine per il suo aiuto.”
 
Tirai un fischio di falsa sorpresa. “Ma pensa. In parole povere, la tua alleanza con Kokabiel è solo una facciata per coprire le reali persone per cui lavori. Lui non sa niente di loro, vero?”
 
“No, infatti. Kokabiel-sama è interessato solo allo scatenarsi di una nuova guerra per poter avere di nuovo la possibilità di scontrarsi con angeli e diavoli e ‘correggere’ il risultato del conflitto precedente.” Sottolineò il verbo ‘correggere’ facendo le virgolette con le dita. “Non fraintendere: lo aiuto anche perché lo scoppio di un’altra grande guerra è un passaggio fondamentale dell’immenso disegno di cui ora faccio anch’io parte, perciò è tutto a nostro vantaggio se Kokabiel-sama riesce nel suo intento… Ma io intendo andare anche oltre.”
 
“Molto interessante davvero. E invece quelle creature sarebbero…?”
 
“Come dicevo, il culmine dei miei esperimenti. Sai, io ho un potere molto particolare che mi permette di manipolare le menti altrui. Non tanto da esercitare un controllo totale, ma abbastanza da alterare le loro sensazioni e intenzioni…o, come nel caso di bestie come i Randagi, renderli più riflessivi e furbi e dare loro un obiettivo preciso. In questo modo, guarda.”
Afferrò una manciata di penne da una delle sue ali e le strappò con un movimento secco per poi lanciarle in aria; le penne si irrigidirono e piombarono giù come proiettili verso le quattro creature e me. Alzai rapidamente il Boosted Gear e bloccai il colpo schiacciandolo tra le dita, ma le altre penne colpirono i quattro alla testa e vi penetrarono all’interno fino a scomparire senza però lasciare ferite visibili. Subito dopo, essi cominciarono ad emettere dei ringhi più minacciosi e assunsero delle posizioni d’attacco.
“Direi che ora abbiamo parlato abbastanza, però” disse poi Bernael. “Per questo, qualunque altra cosa tu voglia sapere…la scoprirai sulla tua pelle! Chissà se sopravviverai abbastanza da sapere tutto!”
Uno schiocco di dita e i cinque Randagi anomali erano partiti insieme alla carica contro di me.
 
“Cinque contro uno, eh? Non è una novità…” commentai mettendomi in guardia e attivando il raddoppio del Boosted Gear.
 
[Boost!]
 
La prima a raggiungermi fu la donna ghepardo: con incredibile velocità, ben superiore a quella di Kiba o Freed con l’Excalibur Rapidly, mi arrivò davanti e cercò di attaccarmi con un’artigliata. Evitai il colpo e feci per contrattaccare, ma avvertii un pericolo alle mie spalle e mi abbassai nello stesso istante in cui qualcosa alterò la mia aura protettiva; sopra di me, passò uno degli artigli dell’uomo cane, il quale cercò poi di balzarmi addosso per addentarmi, tuttavia lo afferrai a mezz’aria e lo scagliai contro la donna ghepardo, che intanto stava per rifarsi sotto. Subito dopo, mi trovai alle prese con la donna mantide e schivai o deviai con colpi di palmo gli affondi delle sue zampe raptatorie, prima di notare con la coda dell’occhio l’uomo serpente che stava per attaccarmi dalle spalle. Bloccai una delle zampe della donna mantide con il Gear e mi voltai per arrestare la carica dell’uomo serpente afferrandolo per la gola; quest’ultimo iniziò subito a dimenarsi e mi avvolse la lunga coda intorno al busto mentre con le mani mi bloccava il braccio con cui lo tenevo, iniziando subito a stritolarmi.
 
“Oof… Spiacente, ma sono abituato ad affrontare i serpenti e da qualcuno molto più forte di te!” esclamai prima di sollevarlo ancora più in alto e sbatterlo contro la donna mantide. L’impatto non ferì nessuno dei due, ma li stordì quel poco che bastava ad allentare la presa del bastardo su di me, così ne approfittai subito per liberarmi ruotando su me stesso e allargando al contempo le spire che mi tenevano, poi lo feci roteare per la sua coda e lo scagliai contro l’uomo cane che si stava rifacendo sotto. Questi riuscì ad evitarlo con uno scatto laterale e mi caricò.
 
[Boost!]
 
Usai il Boosted Gear per bloccare le sue mascelle senza rimanere ferito, poi lo centrai in pieno addome con un gancio sinistro e un calcio laterale sbattendolo via. In quel momento, la donna ghepardo si rifece sotto e prese a girarmi intorno, probabilmente per cercare un’apertura per attaccarmi; prima che potesse farlo, però, qualcun altro provò ad assalirmi alle spalle e, istintivamente, mi voltai sferrando un pugno sinistro.
L’avessi mai fatto! Le mie nocche impattarono contro quello che mi sembrò un muro di cemento armato ricoperto di rasoi e percepii chiaramente la pelle che si squarciava e le ossa che s’incrinavano. Stringendo denti e occhi per il dolore, vidi davanti a me l’uomo pangolino, un braccio proteso in avanti per difendersi dal mio attacco e l’altro tirato indietro, pronto a colpirmi; balzai indietro per evitare il suo pugno e questo colpì il terreno, sfondandolo e scavando un buco di almeno un metro. Purtroppo la mia azione mi mise sulla direzione dello scatto della donna ghepardo e stavolta non fui abbastanza veloce per evitare la fulminea artigliata che mi aprì quattro tagli diagonali lungo tutta la schiena e mi paralizzò sul posto, quel tanto che bastava all’uomo pangolino per ruotare su sé stesso e colpirmi con la sua possente coda corazzata, mandandomi a rotolare per terra.
 
“Cazzo… Questi stronzi non sono affatto male… Il loro gioco di squadra è encomiabile a dir poco” mormorai rialzandomi con un certo sforzo. Oltre alle nocche sinistre rotte e alle lacerazioni sulla schiena, l’ultima codata mi aveva lasciato un grosso livido sul busto e, dal dolore a ogni respiro, probabilmente mi aveva incrinato almeno un paio di costole. Avvertii la rigenerazione accelerata che riparava le ferite, ma ci sarebbe comunque voluto un po’ di tempo per guarire da tutto.
 
[Boost!]
 
In quel momento, un’altra presenza mi attaccò alle spalle, ma riuscii a girarmi in tempo per usare il Boosted Gear e parare il colpo, che si rivelò essere una spada di luce di Bernael. “Allora, Sekiryutei? Non fai più battute ora?” mi derise sferrando altri fendenti che bloccai sempre col braccio destro.
 
“Ammetto che non mi aspettavo questo genere di avversari, ma sbagli di grosso se pensi che siate capaci di spaventarmi!” replicai prima di estrarre la mia katana con il braccio sinistro e usarla in una presa invertita per sferrare un fendente rovesciato dopo l’ennesima parata.
Bernael schivò l’attacco e prese il volo, per poi far svanire la spada e creare una serie di lance di luce che mi scagliò addosso. Corsi di lato per evitare i colpi, ma mi ritrovai davanti l’uomo cane e la donna mantide e dovetti usare Boosted Gear e katana per parare i loro attacchi, venendo costretto ad indietreggiare. Feci per contrattaccare, ma venni anticipato dalla donna ghepardo, la quale riprovò ad attaccarmi alle spalle; usai la spada per bloccare la sua artigliata, ma subito dopo la mia arma venne afferrata dalla coda dell’uomo serpente e strappata alla mia presa con uno strattone. Ringhiai di rabbia e, scattando in avanti, placcai l’uomo serpente con una forte spallata sbattendolo indietro, poi mi voltai e, parata una zampa raptatoria della donna mantide, la colpii con un calcio laterale alla testa buttandola a terra. Mi volsi allora verso l’uomo cane, ma venni intercettato dalla donna ghepardo e costretto a indietreggiare per evitare i suoi artigli; allora avvertii un’enorme presenza dietro di me e alzai gli occhi solo per vedere la coda dell’uomo pangolino cadermi addosso, pronta a schiacciarmi. Riuscii a schivarla per un pelo con un balzo laterale, però così finii sulla traiettoria di una nuova lancia di luce di Bernael e venni colpito di striscio a un fianco e poi sbalzato via dall’esplosione dell’attacco.
Rotolai per diversi metri prima di fermarmi e rimettermi in piedi con un colpo di palmo, tuttavia l’uomo pangolino mi era addosso, pronto a colpirmi con un destro micidiale, mentre alle mie spalle sentivo chiaramente un’altra lancia di luce che si avvicinava pericolosamente alla mia schiena.
 
Non avrei potuto schivare stavolta e così unii le mani al petto e urlai: “Kham!”
La mia barriera d’aura sferica apparve appena in tempo per respingere la lancia e fermare l’attacco dell’uomo pangolino, dopodiché, senza lasciargli il tempo di arretrare, espansi la tecnica e generai un’esplosione che lo investì in pieno. Quando lasciai svanire la tecnica, però, constatai con stupore che la creatura aveva resistito molto bene al Kham, subendo solo delle ustioni su petto e addome; la sua corazza dermica era praticamente intatta.
 
[Boost!]
 
“Quattro Boost e ancora non basta? Notevole davvero” osservai con un leggero fiatone e squadrando il quintetto di bestie, ora riunito. Il fianco mi bruciava terribilmente, ma la mia corazza di aura aveva parato il peggio della lancia di luce, impedendole di aprirmi in due. “Quelli non sono affatto Randagi, o almeno non lo sono più. Le loro forza e velocità sono impressionanti e hanno una coordinazione impeccabile, sia tra loro che con te.” Alzai gli occhi su Bernael, che ancora volteggiava a mezz’aria e decisi di provare a guadagnare un po’ di tempo per riprendere fiato e rigenerare le ferite più gravi. “Che razza di esperimenti ci hai fatto sopra?”
 
“Lo vuoi proprio sapere? Beh, diciamo che ho preso varie parti del corpo di diversi Diavoli Randagi e, con l’aiuto dei miei nuovi alleati, le ho assemblate per formare delle creature nuove e più potenti” rispose l’angelo caduto, chiaramente compiaciuto. “Ognuno di loro è forte almeno quanto un diavolo di Alta Classe e, uniti alla mia coordinazione, insieme possono equivalere e superare anche uno di Classe Suprema. Perciò ti conviene abbassare la cresta…perché non ti daranno tregua finché non sarai morto!” Schioccò le dita e i cinque ripartirono all’attacco. “Credi che starò qua a parlare fino a quando non ti sarai ripreso? Povero illuso!”
 
“Sei sveglio, vero…ma non abbastanza! Se non volevi concedermi tempo, avresti dovuto riattaccarmi subito!” replicai mentre il Gear si riattivava:
 
[Boost!]
 
Stavolta, però, dopo quel suono, la gemma sul dorso del guanto cominciò a brillare di luce interiore. Il segnale che aspettavo! “A quanto pare, siete forti…ma di certo non eccezionali!” li schernii con un ghigno.
 
[Explosion!]
 
Il Boosted Gear s’illuminò di luce verde e diversi simboli si accesero sulla sua superficie, mentre il mio potere esplodeva in una colonna di energia scarlatta. “Bene, scarti di Frankenstein, è tempo del secondo round!” esclamai lanciandomi all’attacco e incontrando le creature esattamente al centro dell’area sottostante la barriera.
Il primo ad affrontarmi fu il gigantesco uomo pangolino; come avevo ormai intuito, quello era il ‘tank’ del gruppo, il tizio con la difesa e la forza fisica più grandi, perciò era controproducente attaccarlo direttamente: anche fossi riuscito a distruggere la sua corazza dermica, avrei probabilmente dovuto consumare troppe energie e gli altri mi avrebbero ostacolato di sicuro nel frattempo. Così, mi buttai in scivolata passando tra le sue gambe e, rimettendomi fulmineo in piedi, gli afferrai la coda e, con un deciso colpo di reni, lo sollevai e scagliai contro i suoi compagni che furono costretti a separarsi per evitare la sua pesante massa. Ne approfittai e scagliai un paio di sfere d’energia contro l’uomo cane e la donna mantide, ma questi alzarono le braccia e generarono una doppia barriera per bloccare gli attacchi, anche se dovettero restare fermi in quel punto.
Così sanno ancora usare la magia, eh? Beh, poco male, pensai caricando l’uomo serpente. Questi mi si lanciò addosso frontalmente a bocca aperta ed emise dalle zanne due getti di un liquido giallo pallido, che schivai muovendomi a zig-zag fino ad arrivare davanti a lui; l’uomo serpente provò allora ad azzannarmi, ma lo anticipai con un poderoso montante al mento non appena si mosse contro di me, scagliandolo in aria. “Sarai anche velocissimo, ma so benissimo che voi serpenti potete muovervi così rapidi solo in linea retta!” esclamai saltando in aria per seguirlo e colpendolo con un calcio in pieno volto, che lo rispedì a terra.
 
Una volta atterrato, fu la donna ghepardo la prima a riattaccarmi, ma invece di seguirla con lo sguardo, mi basai sulla mia percezione dell’aura e delle interferenze nella mia corazza energetica e così riuscii a prevedere il suo assalto e a colpirla con un calcio dritto all’addome, sbattendola indietro. Subito dopo, l’uomo cane e la donna mantide mi stavano addosso, ma avvertii chiaramente anche l’aura di Bernael che mi arrivava alle spalle.
“Sai solo colpire alle spalle? Tsk! Sei più codardo di quanto pensassi!” dissi voltandomi con il braccio destro tirato indietro e pronto a colpire. Bernael impugnava una spada di luce che distrussi facilmente con il mio pugno, per poi colpirlo in pieno addome con un secondo. Con feroce soddisfazione lo vidi sputare sangue. “E ora è finita!”
 
Ma il ghigno che mi rivolse l’angelo caduto non era di uno sconfitto. “Hai ragione, è finita! Per te!” gridò afferrandomi il braccio ancora proteso con una mano e infilando fulmineo l’altra sotto di esso, colpendomi poco sotto l’ascella sinistra con due dita, indice e medio. Il colpo mi fece vibrare leggermente, ma non sentii nessun dolore o danno particolare.
 
“Se questo era il tuo colpo migliore, sei messo peggio di quanto-” Non riuscii a terminare la frase che percepii subito una grossa parte delle mie energie lasciarmi all’improvviso e mi ritrovai a barcollare. “Ma cosa…?!”
Una presa ferrea si chiuse in quel momento sulle mie braccia e me le allargò a forza; un breve sguardo sopra di me mi rivelò che si trattava dell’uomo pangolino, ma prima che potessi reagire, Bernael si era mosso di nuovo e stavolta mi colpì con lo stesso colpo sotto l’ascella destra. L’effetto fu il medesimo: un’altra buona parte delle mie forze svanì quasi immediatamente e mi ritrovai ad ansimare per l’indebolimento improvviso. “Cazzo, che cosa…?! E mollami, bestione!” urlai girando per quanto possibile il polso dietro di me e scagliando una sfera d’aura che colpì l’uomo pangolino al fianco, facendogli perdere la presa sulle mie braccia e l’equilibrio. Mentre cadeva, ne approfittai per allontanarmi, ma l’improvviso quanto inaspettato indebolimento m’impedì di muovermi abbastanza in fretta da evitare delle sfere magiche lanciate dagli altri mutanti e potei solo attutire i colpi incrociando le braccia davanti a me. Gli incantesimi esplosero come delle granate, tuttavia il Boosted Gear e soprattutto la mia aura difensiva pararono il peggio delle esplosioni, che mi lasciarono comunque con diverse bruciature e lividi su tutto il corpo e i vestiti lacerati o stracciati in più punti.
 
Ma che cosa mi ha fatto? Quest’attacco non è una tecnica degli angeli caduti! Assomiglia più a…, mi bloccai sconvolto quando i miei pensieri mi diedero una risposta tanto probabile quanto assurda e sconvolgente. Non è possibile. Non può conoscere quella tecnica. Solo noi membri del Seishin-Do possiamo conoscere qualcosa del genere… La risposta mi piombò addosso in quell’istante e la mia mente iniziò a collegare rapidamente i pezzi.
Mi rivolsi a Bernael: “Quella tecnica, quel colpo di pressione dei centri dell’aura…appartiene al Seishin-Do. È una delle mie tecniche, della mia scuola!” Ora non ero solo scioccato, ma anche furibondo. “Chi te l’ha insegnata? Era tra coloro che ti hanno avvicinato, vero? O è proprio lui quella persona di cui parli con tanta ammirazione?”
 
“Oh, te ne sei accorto allora? Beh, c’era da aspettarselo da un praticante della suprema arte marziale” rispose l’angelo caduto con un ghigno strafottente. “Diciamo che la persona di cui parli era tra coloro che mi hanno avvicinato ed era qualcuno che ti odiava particolarmente, almeno quanto me. Per questo mi sono trovato subito interessato a lui e a quello che poteva offrirmi…”
 
“Sono in molti a odiarmi, perciò normalmente non saprei chi è questa tua anima gemella… Ma se ti ha insegnato quella tecnica di Seishin-Do, c’è solo una persona che mi viene in mente…” Quel pensiero… La sola idea che lui stesse non solo tramando con un essere spregevole come Bernael, ma che gli avesse addirittura insegnato una delle tecniche della mia scuola…della NOSTRA scuola! Ora sì che ero incazzato! “Dov’è? Dov’è Ren Caswell? Dimmelo subito!” ruggii sprigionando un’aura tanto potente che incrinai il terreno sotto di me e creai una folata di vento che costrinse alcuni dei Randagi modificati a distogliere lo sguardo per un attimo.
 
“Perché mai dovrei? Non solo non intendo perdere un alleato tanto utile…ma non ha nemmeno senso dirtelo, visto che morirai qui e ora!” ribatté Bernael ghignando e schioccando le dita. Subito, il quintetto di Randagi si fece più aggressivo. “Non posso usare le vostre tecniche come voi, vero, ma anche così percepisco benissimo che il tuo potere si è indebolito notevolmente! Ti ucciderò prima che tu possa potenziarti di nuovo!”
 
Osservai il quintetto che mi caricava e sbuffai. Ti sopravvaluti troppo, stronzetto.
 
[Sei sicuro che non sei tu a sopravvalutarti stavolta? Dopotutto ti ricordo che al momento non puoi nemmeno usare il Balance Breaker, visto che il tuo piano richiedeva la divisione del tuo potere per funzionare…]
 
Lo pensi davvero, Ddraig?
 
[Kukuku, certo che no. Anche se ti ha colto di sorpresa e sei indebolito, non ho dubbi che puoi ancora vincere. Ma dovrai fare molta più attenzione, visto che da ora loro s’impegneranno al massimo per ucciderti.]
 
Lo so bene. Piuttosto, quanto potere raddoppiato mi è rimasto?
 
[Circa la metà. Per quanto possa aver provato a replicarla al meglio, posso dire con certezza che quella tecnica era ben lontana dalla sua piena efficacia.]
 
Puoi ben dirlo. Se fosse stata sferrata davvero correttamente, ora non solo avrei perso tutto il potere raddoppiato, ma avrei anche problemi a riprendere il pieno controllo del mio Ki. Tsk! Un’esecuzione da principianti! Ren dovrebbe sapere che non basta spiegare esecuzione ed effetto di una tecnica della nostra scuola per poterla replicare in modo efficace…ma del resto è anche per questo che è stato espulso. Feci schioccare il collo, mentre mi preparavo ad affrontare il quintetto di nemici. La metà, eh? Non importa, basterà per il momento. Anche se sono forti e con un buon gioco di squadra, non mi serve certo il Balance Breaker per ribaltare la situazione. Credo sia ora di mostrargli cosa sappiamo realmente fare.
 
[Sono pienamente d’accordo, partner. Andiamo!]
 
Spesi un secondo a controllare lo stato del mio Ki e confermare la sua ripristinata fluidità e il suo livello. Come detto da Ddraig, era come se avessi fatto solo due o tre Boost invece di cinque, ma potevo farmi bastare anche questo potere. Dopotutto la quantità non è tutto, l’essenziale è sempre come usare ciò che si ha.
“Vediamo quanto siete davvero forti! Kham!” urlai avvolgendomi nella mia sferica barriera protettiva. Subito il gruppo nemico si arrestò e sembrò studiarmi.
 
“Ci risiamo. Pensi di poter vincere chiudendoti di continuo a tartaruga?” commentò sprezzante Bernael. “Quella mossa ha la sua massima efficacia a distanza ravvicinata, perciò è sufficiente attaccarla e distruggerla da lontano!”
Quasi in risposta alle sue parole, i cinque Randagi modificati alzarono le braccia e generarono un cerchio magico ciascuno, da cui iniziarono a scagliare una serie di incantesimi di vario tipo verso di me. Tutti gli attacchi sbatterono contro la mia barriera senza farla minimamente vacillare.
 
Sì, senza dubbio la loro forza è di livello Alta Classe. Questi colpi sono potenti almeno quanto quelli di Akeno o Rias, forse anche leggermente di più, osservai mentre mi concentravo per mantenere il Kham. In quel momento, anche Bernael si aggiunse all’attacco generando e scagliando una miriade di lance di luce, che, però, rimbalzarono a loro volta senza far vacillare minimamente il mio scudo. Quasi mi venne da ridere per la loro ottusità. Quell’idiota non ha capito minimamente la vera estensione della potenza di questa tecnica. Può anche sparare quanto vuole insieme ai suoi animaletti, ma a questi livelli di potenza, finirete voi l’energia ben prima di me. In ogni caso, non intendo certo restare qui a fare la tartaruga, come dici tu, Bernael. Ora ho la piena percezione e consapevolezza dei vostri poteri e abilità, perciò…tocca a me!
 
Feci esplodere il Kham in un raggio limitato, quel tanto che bastava a respingere lontano i loro incantesimi offensivi, e iniziai a correre lateralmente lungo il margine della barriera generata da Nonna, schivando gli attacchi successivi e avvicinandomi nel contempo man mano che giravo intorno a loro.
 
“Stanco di nasconderti dietro i tuoi trucchetti, Sekiryutei? Bene! In tal caso, sarai eliminato prima di poter usare di nuovo la tua Sacred Gear!” gridò Bernael scagliando i Randagi mutati contro di me, mentre lanciava altre lance mantenendosi a distanza. Delle cinque bestie, la donna ghepardo fu la prima a raggiungermi, seguita a breve distanza dagli uomini serpente e cane e, da un po’ più lontano, dalla donna mantide e dall’uomo pangolino. Proprio come mi aspettavo.
 
Ora di mostrarvi cosa può fare davvero un vero praticante di Seishin-Do!
Non appena la donna ghepardo mi fu vicina e cercò di attaccarmi con gli artigli, balzai in aria e sferrai un calcio rotante dall’alto al basso che centrò in pieno il suo braccio proteso, sbilanciandola e permettendomi di ruotare su me stesso e colpirla con l’altro piede in volto. Mentre crollava a terra e io riatterravo, l’uomo cane mi fu subito addosso e cercò di artigliarmi da sinistra, invece da destra notai di sfuggita l’uomo serpente che cercava di cogliermi di sorpresa con un morso.
Evitai l’attacco del primo abbassandomi e lo colpii con una gomitata all’addome, poi balzai di nuovo in aria per schivare il morso del secondo e, ruotando su me stesso, lo presi in pieno muso con il dorso del Boosted Gear. L’uomo serpente barcollò all’indietro, stordito, invece l’uomo cane si riprese più velocemente e mi attaccò ancora, venendo presto supportato dalla sopraggiunta donna mantide e da quella ghepardo, anche lei ripresasi. Evitai le zampe raptatorie della mantide e, non appena mi accorsi che gli altri due mi stavano aggredendo insieme, scattai verso l’uomo cane, parai la sua artigliata e gli afferrai il braccio per poi muovermi dietro di lui con un rapido passo laterale e torcergli con forza l’arto dietro la schiena. In quel momento, la donna ghepardo mi caricò da lato con tale rapidità che sembrò svanire ai miei occhi, ma avevo già notato che poteva raggiungere quella velocità solo in linea retta, proprio come l’animale che ricordava, perciò girai svelto il corpo e portai così l’uomo cane proprio tra me e lei. Troppo vicina per potersi fermare, la donna ghepardo finì per impalare coi suoi artigli il suo compagno e osservai soddisfatto l’uomo cane vomitare una boccata di sangue.
Con un calcio, spinsi quest’ultimo e la donna, ancora col braccio bloccato dentro lo stomaco dell’altro, a terra, ma dovetti scansarmi rapidamente quando la coda dell’uomo pangolino, finalmente arrivato, minacciò di schiacciarmi al suolo. Dal mio lato opposto, la donna mantide mi assalì di nuovo cercando di afferrarmi con le sue braccia, ma ruotai su me stesso evitandola e colpendola allo stesso tempo con un calcio all’indietro che la sbilanciò; ne approfittai per caricarla, ma l’uomo pangolino la spinse via e alzò entrambi i pugni, chiaramente intenzionato a schiantarmi. Invece di fermarmi, accelerai il passo e balzai in avanti, alzando entrambi i piedi e appoggiandoli al petto del bestione per poi usarlo come punto d’appoggio per spingermi indietro con sufficiente rapidità da non solo evitare il colpo, ma anche distanziarmi dagli altri Randagi che stavano provando a circondarmi. A quel punto, scagliai una sfera d’energia scarlatta dal Boosted Gear verso l’uomo serpente, che si stava riavvicinando, ma, come prevedevo, l’uomo pangolino si rimise in mezzo e incrociò le braccia in difesa, prendendo in pieno il colpo. La sfera esplose con la violenza di una bomba, tuttavia le scaglie del mutante non vennero minimamente intaccate da essa.
 
Heh, quel tizio è davvero resistente proprio come un pangolino. In natura, un pangolino chiuso in difesa è praticamente impenetrabile, dunque attaccare la sua corazza con colpi del genere è solo uno spreco di energie, osservai con occhio critico. Tuttavia, ogni corazza ha i suoi punti deboli o delle aree esposte e il pangolino non fa eccezione. Proprio come questo tipo… Spostando lo sguardo al resto dei mutanti, notai che non sembravano particolarmente stanchi o feriti a prima vista, ad esclusione dell’uomo cane che ancora perdeva molto sangue dalla pancia, ma potevo chiaramente sentire che le loro aure si erano indebolite. Forse erano stati modificati per non sentire la fatica, ma le loro forze si consumavano eccome man mano che combattevano.
 
“Si può sapere che state combinando?! Eliminatelo, forza!” riecheggiò all’improvviso l’urlo di Bernael. L’angelo caduto si stava spazientendo, era chiaro che non credeva potessi resistere così a lungo dopo il suo attacco e contro simili avversari. Che ingenuo.
 
Ghignai. “Ma sì, dai. Alziamo ancora di più il ritmo. Divertiamoci! Dopotutto ho tanto di quel nervosismo da sfogare… Siete proprio cascati male, sgorbi!”
E mi riscagliai contro i cinque. Bernael scagliò diverse lance di luce prima di scendere in picchiata con una spada in mano e anche la donna mantide e l’uomo serpente scagliarono degli attacchi a distanza, la prima delle lame di energia verde generate dalle sue zampe raptatorie e il secondo di nuovo quel liquido pallido dalle zanne, indubbiamente veleno. Concentrai il mio Ki nelle mani fino al punto da ricoprirle di uno strato d’aura rossa visibile ad occhio nudo e usai una serie di colpi di taglio per respingere ogni attacco, escluso il veleno che invece schivai con un paio di rapidi scatti laterali. A quel punto, arrivai davanti alla donna mantide, tuttavia, proprio quando stavo per attaccarla, questa balzò indietro e si scambiò di posto con l’uomo pangolino, di nuovo pronto a ricevere il mio attacco. C’è cascato, perfetto!
Invece di attaccarlo, mi inginocchiai e poggiai fulmineo la mano destra al suolo urlando: “Terra!” e attivando così l’anello che portavo all’anulare. Manipolai con la magia il terreno sotto il mutante in modo che franasse e questi finì per sprofondare fino al petto, rimanendo intrappolato. Mi voltai subito dopo per parare con l’altra mano il fendente di Bernael e osservai compiaciuto il suo volto sconvolto nel vedere la sua lama di luce fermata dal mio nudo palmo. Dopotutto, proprio come con le Excalibur, anche qui si tratta di un confronto di aure e quella che ricopriva la mia mano era molto più concentrata di quella della sua arma. Chiusi di scatto il pugno infrangendo la spada di luce e scattai in avanti con un gancio destro che Bernael provò a parare con il braccio sinistro, ma l’impatto fu comunque così forte che avvertii nitidamente le ossa del suo arto incrinarsi e lui urlò dal dolore. Sferrai un gancio sinistro al suo volto, ma quando provò a pararsi in quella direzione, partii invece con una ginocchiata sinistra che lo fece piegare in due, poi lo colpii con una combinazione di tre diretti al volto e lo sbattei a terra con un montante destro. Finalmente riesco a farlo! Che soddisfazione!, ruggii nella mia mente. E questo non è che l’inizio!
 
Avvertii in quel momento il fulmineo movimento di quella che riconobbi come la donna ghepardo e evitai il suo attacco con un balzo con capriola all’indietro, in questo modo potei anche contrattaccare istantaneamente con un calcio discendente che l’altra evitò per un soffio, ma fu così costretta a indietreggiare. Ne approfittai subito: appena rimisi i piedi per terra, mi scagliai su di lei in modo da impedirle di scappare e riprendere velocità, tempestandola di pugni rivestiti di Ki. Come immaginavo, l’abilità della donna ghepardo era nello schivare i colpi, per questo la sua difesa risultava invece debole; difatti, riuscì a bloccare solo qualche colpo prima di venire sovraccaricata e la mia combinazione di ganci e diretti su volto e torso finì così per mandarla a gambe all’aria, coperta di lividi e lacerazioni dovute alla mia aura. In quel momento furono gli uomini cane e serpente a cercare di prendermi di sorpresa da due lati diversi, ma l’avevo già previsto ormai, perciò mi fu facile reagire afferrando il braccio del cane proteso in un’artigliata e usare una mossa di ribaltamento per sbatterlo contro il serpente, mandandoli entrambi a rotolare per terra. Allora mi voltai di scatto e bloccai la zampa raptatoria della donna mantide con la mano sinistra e la spada di luce di Bernael con il Boosted Gear sulla destra, notando con una certa soddisfazione il volto livido del secondo, sia in termini d’umore che di stato fisico. La sua faccia aveva uno zigomo rotto, un paio di lividi e il mento scorticato e ustionato, addirittura con alcuni brandelli di tessuto vivente sanguinolento penzolanti da sotto di esso.
“Non è facile come sembra sconfiggermi, eh?” dissi all’angelo caduto in tono beffardo, trattenendo un sospiro di stanchezza.
 
L’altro ringhiò di rabbia. “Non montarti la testa, umano! Sento chiaramente la tua energia che inizia ad esaurirsi, perciò non puoi continuare a combattere ancora per molto! Tuttavia, non ha importanza, visto che ti ucciderò qui e ora!”
 
Una massiccia quanto minacciosa presenza dietro di me si manifestò afferrandomi per le spalle e tirandomi via, approfittando del fatto che non potevo spostarmi in quel momento. La presa ferrea e una rapida occhiata alle mie spalle mi fecero riconoscere l’uomo pangolino, il quale mi allargò di nuovo le braccia tenendomi fermo. Ma guarda, si è liberato prima del previsto. Beh, poco male.
Bernael si fece avanti, chiaramente con l’intenzione di ripetere la tecnica di prima, ma stavolta ero pronto: nel momento stesso in cui le sue dita stavano per impattare con il punto sotto la mia ascella, concentrai lì un forte quantitativo di Ki e il risultato per Bernael fu come se avesse colpito un blocco di titanio, visto che ritirò la mano con un grugnito e rimase a fissare allibito le due dita, ora rotte. Approfittai del momento per balzare in alto e, usando la presa dell’uomo pangolino come punto d’appoggio, raccogliere le gambe al petto e scagliarle entrambe contro il volto del nemico, centrandolo con un doppio calcio abbastanza violento da stordirlo per qualche secondo e fargli mollare la presa. Mentre riatterravo, mormorai: “Aqua” e, come nel duello con Raiser, avvolsi indice e medio destri in uno strato d’acqua che tramutai poi in ghiaccio con l’uso del mio potere di Anima Elementale; in seguito mi voltai di scatto e scagliai con un movimento di polso due dardi ghiacciati dalle dita, centrando e perforando gli occhi del mutante. Questo prese subito a urlare e agitarsi furiosamente, più per l’improvvisa cecità che per il dolore a quanto sembrava, e finì per colpire e sbattere via con una delle sue codate la donna mantide, costringendo nel contempo Bernael e gli altri mutanti ad allontanarsi da lui.
 
Ora sono tutti separati. Perfetto! È tempo di chiudere la partita!, pensai prima di ricominciare a concentrarmi. Raccolsi tutto il Ki raddoppiato che mi rimaneva e lo convogliai ancora di più intorno alle braccia, sempre più rapido e concentrato. Lentamente, uno strato spiraleggiante di aura scarlatta si materializzò dalle spalle alle mani, formando qualcosa di simile ad una coppia di vortici, e mi preparai allargando e piegando leggermente le gambe, mentre aprivo le braccia ai lati opposti. “Seishin-Do, Kaze No Budo…” mormorai alterando la natura della mia aura in qualcosa vagamente simile al vento.
 
Intanto, del quintetto di mutanti, gli uomini serpente e cane e la donna ghepardo si erano riorganizzati e mi stavano venendo addosso insieme a Bernael, mentre dietro di loro l’uomo pangolino si dimenava ancora accecato e la donna mantide faticava a rialzarsi. Nel vedere ciò che stavo facendo, l’angelo caduto parve stranirsi completamente per la prima volta dall’inizio dello scontro. “E quello che cos’è?” lo sentii chiedere a bassa voce.
Tuttavia, rimase ancora più sorpreso quando si accorse che i suoi mutanti, eccetto l’uomo pangolino, mi stavano fissando in modo strano. Parevano quasi…intimoriti.
 
E fanno bene, pensai mentre la mia bocca si riallargava nel mio personale ghigno. Decisi di fargli capire una volta per tutte con chi avevano a che fare. “Dimmi una cosa, Bernael: tu credi che questa barriera mi tenga imprigionato qui dentro con voi? Oh, non sai quanto ti sbagli…” Lasciai fluire completamente il mio istinto omicida, senza più minimamente frenarlo. “Non hai ancora capito, vero, stupido corvaccio? E voi, scherzi di laboratorio? No, certo che no… Vedete, non sono io chiuso in questa barriera con voi… SIETE VOI CHIUSI QUI CON ME!”
E con immenso e sadico piacere, potei vedere non solo Bernael intimorito, ma anche i mutanti arretrare con espressioni vuote. A quanto pareva, erano talmente oppressi dalla mia sete di sangue che stavano ricominciando a sentire almeno una particolare emozione: la paura. La paura delle prede davanti al predatore.
 
Bernael si riscosse in fretta e si voltò furente verso le sue creature. “Cosa state facendo, stupidi sgorbi?! Non state lì impalati! Andate e distruggetelo! SUBITO!” urlò con un tono che, però, suonava più isterico che furibondo.
 
I mutanti sembrarono riscuotersi e si scagliarono a gran velocità contro di me, seguiti dallo stesso Bernael. L’angelo caduto sembrava terribilmente nervoso oltre che determinato, perciò dedussi che, più che per uccidermi, mi stava attaccando in modo tanto diretto con le sue creature per togliersi di dosso la terribile sensazione lasciatagli dal mio istinto omicida. Potevo capirlo…ma così facendo aveva finalmente perso la lucidità che finora l’aveva mantenuto perlopiù in buona salute. Perfetto.
Mi concentrai su di loro e, conclusi i preparativi per la mia tecnica, portai indietro le braccia aprendo le mani ad artiglio.
 
Taka No Uzumaku Tsume!” Con quell’urlo, sferrai una serie di colpi di mano in avanti e, ogni volta che i miei arti si estendevano, l’aura che li circondava veniva scagliata sotto forma di un proiettile vorticante simile sulla punta all’artiglio di un falco, che strideva attraverso l’aria mentre avanzava, quasi come l’eco di un forte vento. Ciascun colpo fu talmente veloce che solo la donna ghepardo riuscì ad evitarli, seppur solo parzialmente visto che uno di essi le sfiorò una gamba e la sua rotazione le strappò via un grosso pezzo di carne, sufficiente a compromettere la sua corsa e farla cadere in ginocchio. Bernael riuscì almeno a pararsi con le ali, ma i proiettili d’aura ebbero comunque un effetto tremendo, visto che strapparono letteralmente via penne e carne fino all’osso di ogni punto colpito, come se fossero state delle trivelle di energia; alla fine, l’angelo caduto fu costretto ad arretrare urlando di dolore. Meno fortunati furono invece gli uomini cane e serpente: gli arti del primo e un braccio e metà della coda del secondo vennero completamente strappati via dalla tecnica, la gabbia toracica del primo, già danneggiata in precedenza, finì per esplodere quasi completamente inondando di sangue, brandelli di organi e frammenti d’osso il terreno circostante e infine l’addome del secondo fu strappato brutalmente con tanto di fuoriuscita di pallide e sanguinolente interiora.
 
“Gah! Che cazzo?! Che cazzo era QUELLO?!” urlò Bernael osservando prima i danni su sé stesso e poi sulle sue creature. I suoi occhi parvero dilatarsi soprattutto quando guardò il bianco delle ossa che ora sporgevano dalle sue ali e il cadavere dell’uomo cane. Vicino a lui, anche l’uomo serpente sembrava in punto di morte.
 
Presi un bel respiro e riassunsi una guardia normale, tuttavia mantenni il Ki vorticante intorno alle mie braccia. “Quello, mio caro corvaccio, non era altro che una delle tecniche del Seishin-Do. Una VERA tecnica portata da un VERO praticante.” Iniziai ad avvicinarmi. “Ren non te ne ha mai parlato, vero? Credo che in effetti non ti abbia detto praticamente niente delle vere potenzialità di quello che viene giustamente definito lo ‘Stile Supremo’ delle arti marziali. Si è limitato solo alle informazioni sulle tecniche corpo a corpo e di pressione dei principali punti di sfogo del Ki, sbaglio?” L’espressione dell’angelo caduto fu pure troppo eloquente. “Bingo.”
 
“…Che vorresti dire?! Cosa vuoi insinuare?!”
 
“Come dicesti tu prima…non ha senso dirti altro di questo o della mia tecnica, visto che stai per morire. Tu e le tue abominevoli bestioline!” Scattai contro di lui allargando di nuovo le braccia e l’altro stavolta apparve davvero spaventato.
 
“Fermatelo!” gridò prendendo il volo mentre la donna ghepardo si metteva tra noi; pure l’uomo serpente lì vicino provò a reagire, ma finì solo per aggravare le sue ferite e rimase a terra rantolante. Evitai facilmente alcuni attacchi della prima, chiaramente rallentata dalla ferita alla gamba, e, nel mentre, notai la donna mantide che, ripresasi, mi stava venendo addosso seguita dall’uomo pangolino, anche se quest’ultimo stava più che altro correndo goffamente a zig-zag nel tentativo di arrivare a me, vista la sua cecità. Si era tolto gli aculei di ghiaccio, ma così facendo aveva apparentemente finito per strapparsi via anche i bulbi oculari, come dimostravano le sue orbite ora nere e sanguinanti.
 
Chissà come fa a sapere che deve venire di qua in quelle condizioni… Beh, lo scoprirò in un altro momento. Ora finiamo questa lotta, pensai per poi mormorare: “Aura.”
Sottili ma forti correnti d’aria iniziarono ad accumularsi intorno alle mie braccia e vennero presto catturate dalla mia aura, formando dei veri e propri turbini che, grazie alla mia manipolazione energetica, si espansero presto dalle braccia a tutto il resto del mio corpo finché non fui completamente circondato da un forte tornado di vento. Le donne ghepardo e mantide iniziarono a girarmi attorno, supposi in cerca di un punto da cui potermi colpire, ma così facendo avevano fatto solo il mio gioco. In quel modo non avrebbero mai potuto salvarsi dalla mia prossima mossa.
Wind Break!” urlai incrociando al petto le braccia e allargandole subito dopo, liberando tutto il potere concentrato intorno a me in una raffica di lame di vento potenziate dal mio Ki, le quali volarono in tutte le direzioni. Le due mutanti, per quanto veloci, non ebbero scampo davanti a quell’assalto e vennero fatte a pezzi in un istante; anche l’uomo serpente, moribondo a terra, non poté evitarle e venne a sua volta dilaniato dalla tecnica. Solo l’uomo pangolino riuscì a reagire e in modo alquanto sorprendente: invece di correre, si appallottolò su sé stesso e mi caricò come un’enorme palla da bowling, respingendo ogni lama aerea con la sua corazza. Diavolo se è resistente…
 
[Reset!]
 
E in quel momento percepii chiaramente l’ultima goccia del mio potere raddoppiato svanire. Ma che sul serio? Ddraig!, sbottai mentalmente.
 
[Ma che vuoi da me? Ti avevo detto che avevi a malapena metà del potere raddoppiato originariamente! Era ovvio che non sarebbe durato chissà quanto!]
 
E avvertirmi un po’ prima che si stava esaurendo no, vero?!
 
[Ma scusa, devo essere sempre io a dirti quando stai per finire l’energia extra? Non sei capacissimo di farlo anche tu? E allora fallo e non scaricare sempre a me il compito della telecronaca dei livelli di potere, che già ho un numero inaudito di cose da fare qui dentro!]
 
Sì, dormire e fare il gufo delle battaglie, ecco che c’hai da fare lì dentro! Praticamente la pensione anticipata!
 
[Quanto sei stronzo, fattelo dire. E infantile. E polemico. E distratto. E-]
 
E quanto vuoi spaccarmi i coglioni ancora?! Ma falla finita e renditi utile piuttosto dicendomi se, oltre al Balance Breaker, non posso usare anche il Limit Break! Sì o no?
 
[Sai che ti dico? Prova e scoprilo da solo. Io mi chiamo fuori.]
 
Sei una maledetta, spregevole testa di… Il resto del mio insulto si perse quando dovetti balzare di lato per evitare la carica dell’uomo pangolino, arrivato ormai a pochi passi da me. Nonostante l’esaurimento del potere raddoppiato e la spossatezza che sentivo ogni volta che si consumava, avevo ancora parecchie energie e stamina e così non fu troppo difficile schivarlo, soprattutto visto che non era molto più veloce di prima in quella forma appallottolata. Rispetto alla donna ghepardo, era come se si muovesse a rallentatore.
 
“Avanti! Fallo a pezzi adesso! Uccidilo! Ammazzalo! Ora!” urlò Bernael, chiaramente a un passo da un attacco isterico. Il modo in cui le sue creature erano state eliminate non gli doveva essere affatto piaciuto.
 
Non avevo tempo di stare lì a raddoppiare di nuovo il mio potere fino al punto giusto e, sinceramente, non ne avevo nemmeno voglia. Da quello che potevo percepire dall’altra parte, il gruppo Gremory non se la stava passando troppo bene, perciò dovevo sbrigarmi a concludere quello scontro. “Sai, in effetti non serve che mi rispondi, Ddraig! Come hai detto tu, mi arrangerò da solo!” Alzai il Boosted Gear, la cui gemma iniziò a risplendere di una potente luce smeraldina. “Avanti! LIMIT BREAK!”
 
[Dragon Booster! Limit Break!]
 
Un’aura scarlatta, completamente diversa dalle precedenti come intensità, eruppe dal mio corpo come lava da un vulcano in eruzione, scavando un cratere intorno a me largo almeno una decina di metri e facendo vibrare visibilmente la barriera di Nonna non appena si scontrò su di essa. Mentre si espandeva, mi concentrai un attimo per sentire come stava il mio essere: percepii chiaramente il Ki in pieno aumento che metteva sotto sforzo il mio corpo e la mia mente, ma non era niente di pericoloso sul prossimo futuro. Calcolai che potevo usare il Limit Break forse per cinque minuti nel mio stato attuale. Niente di particolarmente eclatante, ma più che sufficiente per eliminare l’ultimo mutante e quel corvaccio di merda.
 
“C-cosa?! Cos’è t-tutto quel potere?!” esclamò Bernael, ora di nuovo scioccato. l’uomo pangolino invece mi caricò di nuovo rotolando su sé stesso.
 
Inizialmente intendevo ucciderlo con l’astuzia, ma arrivati a questo punto, tanto valeva sopraffarlo sulla sua stessa linea. Sarebbe stato molto più veloce.
Mentre assumevo una nuova posizione con la gamba destra tirata indietro per appoggio e il braccio destro ritratto per colpire, concentrai il mio Ki intorno a quest’ultimo e ne modificai di nuovo la natura, finché non sembrò formare una specie di strato di roccia pulsante intorno alle scaglie del Boosted Gear.
Tsuchi No Budo: Yama No Eikyo!” ruggii assestando un violentissimo diretto destro all’uomo pangolino, sfondando stavolta senza alcuna difficoltà corazza, carne e ossa sottostanti e facendolo letteralmente esplodere in mille pezzi. Solo la testa e parte degli arti e della coda rimasero quasi intatti e rotolarono per terra in tutte le direzioni. Osservai compiaciuto i resti dell’essere per poi voltarmi verso Bernael, rimasto sospeso a mezz’aria con un’espressione scioccata. “E ora manchi solo tu.”
 
“No…non è possibile…” mormorò quello. Ora, per la prima volta da quando l’avevo incontrato, vedevo finalmente l’emozione che volevo vedere nei suoi occhi: il terrore. “Ma cosa…cosa diavolo sei tu?!”
 
“Io? Io sono molte cose, mio caro angioletto…” risposi ghignando ed estendendo le mie ali da drago. “…ma ora come ora, sono più che altro il tuo carnefice!” E mi alzai in volo, raggiungendolo in pochi, fulminei battiti. Senza dargli il tempo di reagire, usai la mia massima velocità e forza per colpirlo prima all’addome e poi alla testa con due poderosi pugni e un calcio discendente che lo mandarono a schiantarsi al suolo. Mi lanciai subito in picchiata, deciso a finirlo.
In quel momento, però, accadde l’inaspettato.
 
Con un fragoroso boato, la barriera di Nonna andò in frantumi e l’onda d’urto mi fece perdere l’assetto di volo, facendomi precipitare per alcuni secondi prima che riuscissi a recuperarlo. Voltandomi verso terra, vidi una nuova figura sconosciuta, interamente avvolta in un lungo manto nero, che reggeva sottobraccio Bernael, il quale sembrava ora privo di sensi.
“E tu chi cazzo sei?” urlai gettandomi di nuovo in picchiata. “Lascialo subito, è mio!”
 
Prima che potessi raggiungerlo, però, un cerchio magico si formò sotto i piedi dello sconosciuto ed entrambi vennero avvolti in un bagliore di luce argentea, prima di sparire nel nulla.
“No! Maledizione, NO!” urlai atterrando e guardandomi intorno nel frenetico tentativo di ritrovarli, ma sapevo benissimo che era inutile. Ormai si erano teletrasportati chissà dove e non potevo né trovarli né seguirli. “Fanculo! Fottuti pezzi di merda! Vigliacchi maledetti! Ho una gran voglia di appendervi a un palo per le vostre budella! Codardi figli di puttana!”
 
“Zayden!” Quella voce severa mi riscosse dal mio sfogo e mi voltai per incontrare le iridi scure di Nonna. “Per quanto ne hai ancora con questo piagnisteo infantile?” mi chiese in tono di rimprovero.
 
Malgrado l’ira, sapevo che aveva ragione, così presi un profondo respiro per calmarmi. “Va bene, va bene. Sono calmo ora. Tu stai bene?”
 
“Sì, sto bene. Non devi preoccuparti” mi rispose lei agitando una mano. “Tuttavia, non mi aspettavo un simile epilogo.”
 
“Nemmeno io” annuii per poi guardarla perplesso. “Come hanno fatto a rompere la tua barriera? A eludere la tua sorveglianza e riuscire a spezzarla prima che tu potessi provare a impedirglielo?”
 
“Non so risponderti, purtroppo. Chiunque fosse quel tipo incappucciato, è comparso all’improvviso da un cerchio di teletrasporto con simboli che non avevo mai visto e ha infranto la mia barriera con un solo colpo.”
 
“Un solo colpo? Una barriera creata da un’incantatrice potente come te?”
 
“Non era un colpo potente, ma era ben mirato e concentrato. Chiunque fosse, sapeva bene come distruggere le barriere. E ti dirò di più: ho già visto la tecnica che ha usato per romperla. Era una tecnica marziale.” La sua espressione si fece grave. “Come quelle che usi tu.”
 
“Come quelle che… Oh. Capisco. Sì, capisco eccome” dissi amareggiato. Considerando quello che mi aveva detto e mostrato Bernael, era ora chiaro chi fosse quel tipo incappucciato. “Ren Caswell. Quel maledetto traditore.”
 
“Probabile. E ancora più probabile che non agisca da solo, come dimostra quel cerchio magico. C’è ben altro sotto.”
 
Sospirai. Se Ren si era davvero unito a qualcuno di potente, era quasi impossibile misurare i guai che avrebbe potuto portare, soprattutto nei confronti miei e della mia scuola. “Dovrò occuparmi di lui appena possibile… Tuttavia ora la priorità è un’altra. Devo raggiungere Rias e gli altri. Da quello che ho potuto vedere e percepire dall’altra parte, si sono comportati bene, ma ora sono in guai seri.”
 
“Allora è bene che ti sbrighi” approvò Nonna. “Ti trasporterò subito lì, pronto?”
 
“Mi raccomando, raccogli le teste e alcuni campioni di quelle creature mutanti e conservale. Appena farò venire Tora qui, dovrò fargliele esaminare. Devo sapere che esperimenti sono stati fatti sui Diavoli Randagi da Bernael e dai suoi nuovi amici.”
 
“Va bene, lascia fare a me. Ora però vai dai tuoi nuovi amici e dagli una mano.”
 
“Non sono esattamente miei amici, lo sai, vero?”
 
“Sì, certo. Come no.” Ebbi l’impressione che stesse sorridendo, ma la ignorai.
 
“Procediamo e basta, su. Non abbiamo molto tempo e, per quanto possa o voglia lamentarmi, ammetto che non desidero avere le loro vite sulla coscienza.”
Un corvaccio era sistemato. Ne mancava ancora uno.





Note:
Kaze No Budo: Taka No Uzumaku Tsume = (stile marziale del vento: artigli vorticanti del falco) tecnica offensiva del Seishin-Do, appartenente ad uno dei suoi cinque stili principali, prevede la manipolazione di forma e natura del Ki per scagliare dei vortici d'energia capaci di agire simultaneamente come dei tornado e delle trivelle, ottenendo così un incredibile effetto combinato perforante-dilaniante.
Tsuchi No Budo: Yama No Eikyo = (stile marziale della terra: impatto della montagna) tecnica offensiva del Seishin-Do, appartenente ad uno dei suoi cinque stili principali, prevede la manipolazione di forma e natura del Ki per sferrare un unico colpo su cui è stata concentrata una tale quantità di aura da sviluppare una potenza esplosiva al momento dell'impatto, capace di sfondare qualunque difesa.



Miei carissimi lettori...sono finalmente tornato anche qui.
Non posso crederci. Ben 12 mesi di separazione dal mio ultimo aggiornamento di DxD, un anno intero in cui non ho pubblicato un solo capitolo... Non avete idea di quanto me ne dispiaccia e ci stia male, tanto che non me la sento neanche di buttarmi nel mio solito mare di scuse per la mia lentezza perché stavolta veramente c'è poco di cui posso scusarmi. Purtroppo quest'anno qua è stato tremendamente duro per me da un punto di vista mentale ed emotivo e così la mia voglia di scrivere e capacità di produrre su carta (o dati) sono andate completamente a quel paese, come dimostra il fatto che, escluso questo capitolo, ho aggiornato le mie altre storie, ovvero Bleach e il crossover DMC-Claymore, solo una volta ciascuna in tutto l'anno. Aggiungiamo che negli ultimi tre mesi ho trovato un nuovo lavoro che ha richiesto non poche delle mie energie mentali per ingranare e otteniamo il mix perfetto per un anno di scrittura piuttosto fallimentare. Posso solo chiedere umilmente scusa a tutti voi che mi seguite e spero che non vi siate stancati di seguirmi. Sappiate che credo di aver trovato stavolta un modo efficace per produrre più velocemente e dunque aggiornare più spesso e lo metterò già in pratica dall'anno prossimo. Nel frattempo, vi lascio questo capitolo in tempo per la fine dell'anno come segno di perseveranza su tutte le mie storie, anche tra mille difficoltà, e mi auguro che vi sia piaciuto e abbia ringalluzzito la vostra voglia di seguirmi.
Come avrete notato, ho deciso di dividere la battaglia con Kokabiel in 2 parti che si svolgono però contemporaneamente: da una parte abbiamo come nell'originale il gruppo Gremory impegnato contro il leader dei caduti alla Kuoh Academy (centro della prossima Life), dall'altra abbiamo invece Zayden che, ancora una volta, raccoglie da solo una sfida e cerca di sistemare una volta per tutte i conti con Bernael. Come avete trovato lo scontro? Combattuto? Beh, posso dirvi che, anche se a prima vista, Zayden ha ribaltato la situazione in fretta e senza problemi, in realtà è stato ben più difficile di quanto non sia sembrato in quanto il nostro protagonista era in realtà penalizzato fin dall'inizio. Difatti, come vedete nei suoi discorsi con Ddraig nel capitolo, l'attuazione del piano di Zayden insieme a sua nonna e al suo famiglio Darak ha richiesto un sacrificio di parte del suo potere e questo gli ha impedito di usare il Balance Breaker e altre trasformazioni simili, o meglio, di raggiungere il massimo della sua forza e capacità. Nonostante tutto, però, se l'è saputa cavare lo stesso e questo non è solo perché ha grandi abilità, ma anche e soprattutto perché ha tanta esperienza di combattimento alle sue spalle e dunque è abituato a ribaltare le situazioni difficili in battaglia. Ho mostrato anche un po' di più delle tecniche del Seishin-Do e del reale potere di quello che ho creato per essere lo "Stile Supremo" delle arti marziali e sappiate che ho appena iniziato. Per ora sappiate che oltre al combattimento normale corpo a corpo, il Seishin-Do ha 5 stili principali legati agli elementi che permettono ai loro praticanti di sprigionare grande potenza e anche un'eccellente variabilità di tecnica; altre informazioni in futuro, promesso ;) . E a proposito di Seishin-Do, scopriamo qui anche un nome associato ad esso che è legato al passato di Zayden, cioè Ren Caswell. Di questo personaggio-antagonista, però, saprete di più solo a fine di questo volume e nel prossimo. Per quanto invece riguarda le creature evocate da Bernael, mi sono ispirato alle mutazioni nei manga/anime Terra Formars e Killing Bites dei vari personaggi mentre i loro tratti e abilità sono ispirati tutti ad animali reali. Anche su questi misteriosi Randagi mutanti ne sapremo di più in futuro, non preoccupatevi.
Infine, menziono un attimo la prima parte, ovvero il confronto tra Zayden e Rias. L'allenamento a cui il primo sottopone la seconda l'avrete probabilmente riconosciuto, è lo stesso fatto da Urahara a Ichigo di Bleach o da Touka a Kaneki di Tokyo Ghoul, lo sviluppo innanzitutto dell'istinto di combattimento e poi della capacità di superare la paura della morte. Guardando la storia originale, infatti, ho notato che Rias e i suoi servi non sembrano mai aver sviluppato in modo logico la capacità di superare la paura di avversari ben più forti; uccidere i Diavoli Randagi o affrontare i Rating Game è ben diverso dalle vere battaglie contro pericoli potenzialmente mortali e nemici di base ben più forti perché queste ultime richiedono una forza di volontà che si sviluppa solo con l'esperienza e il rivivere ripetutamente questi scontri. Purtroppo, però, se tali scontri sono stati troppo traumatici, coloro che li hanno affrontati finiscono per perdere la voglia di combattere o di reagire davanti a un analogo pericolo perché si sono sentiti impotenti e questo discorso per Rias e co. non viene mai fatto, se non per Issei, e questo non va bene. Solo quando superano con fatica la paura di morire una prima volta poi possono replicare. Questo è anche il mio modo per rendere Rias più forte e capace, visto che si è già evoluta a livello mentale da qui, e le permetterà di combattere in modo più efficace; oltre a questo, come avrete notato, sembra che Zayden abbia dato a Rias anche un'altra cosa per aiutarla nell'imminente battaglia e vi assicuro che scoprirete di che si tratta nel prossimo capitolo. Anche quello sarà fondamentale per l'evoluzione di Rias da qui in avanti.
Credo di aver detto tutto. A questo punto, non posso che sperare che il capitolo vi sia piaciuto abbastanza da perdonarmi almeno un po' della scarsa produttività dell'anno che sta per finire e da farvi continuare a seguirmi e vi assicuro che dal prossimo le cose andranno meglio, visto che come dicevo ho trovato un modo per scrivere più velocemente e facilmente. Speriamo solo che funzioni.
Vi auguro buon Anno Nuovo a tutti e ci vediamo al prossimo aggiornamento!! Statemi tutti bene!!
Ja naa minna!!!

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Capitolo 6
*** Life 5: Superare il passato ***


Life 5: Superare il passato
 
Rias POV:
 
“Abbiamo attivato una barriera di protezione tutt’intorno alla scuola. Se tutto andrà per il meglio, allora dovrebbe riuscire a contenere i danni” mi disse Sona. Lei e la sua intera Scacchiera, meno Tsubaki, si erano posizionati in cerchio intorno alla Kuoh Academy e avevano avvolto l’intero edificio in un’enorme barriera magica che ricordava una sorta di immensa cupola fatta di cristallo lucente. Grazie ad essa, anche se avessimo combattuto contro un avversario pericoloso e potente come Kokabiel, non avremmo rischiato di coinvolgere anche il resto della città.
 
“Ti ringrazio” risposi con un sorriso sincero. “Ci sarà di grande aiuto, Sona.”
 
“Tuttavia, se la situazione dovesse cambiare, non posso garantirvi sulla sua resistenza” aggiunse lei subito dopo.
 
“Hai ragione.”
 
Un rumore ci fece voltare e vedemmo proprio Tsubaki comparire da un cerchio di teletrasporto azzurro su cui era impresso il simbolo dei Sitri. “Tsubaki. Come sta Irina Shidou?” domandò Sona.
 
“Grazie alle cure prestatele immediatamente, ora non è in pericolo di vita. Grazie, Argento-san” rispose la sua Regina passando accanto ad Asia e rivolgendole un cenno di riconoscenza.
 
“Che sollievo!” fece Asia, visibilmente contenta. Come sempre, aiutare le persone in difficoltà la rendeva felice. Che cara ragazza.
 
“Non vedo però traccia dell’altra esorcista, Xenovia” osservò in quel momento Saji. “E nemmeno di Kiba o di Zayden-senpai. Non sono ancora tornati, vero?”
 
“Purtroppo no. Sono sicura che stanno bene e che arriveranno, ma non so dire quando” dissi cercando di mantenere un contegno calmo e concentrato, ma dentro di me mi sentivo più nervosa che mai. Dov’era Zayden? Mi aveva detto che sarebbe andato a cercare subito Yuuto, visto che Bernael gli era alle calcagna, ma non avevo più ricevuto né sue notizie né sentito nulla su nessuno dei due e non ero affatto sicura che sarebbero riusciti ad arrivare nel prossimo futuro, vista la situazione.
Mi avevi detto che probabilmente avremmo dovuto combattere separati la battaglia imminente… Però non credevo che non sarei nemmeno riuscita a vederti e sentire qualche altro dei tuoi avvertimenti prima dell’inizio, pensai con una certa amarezza. Ti prego, Zayden, stai attento. E anche tu, Yuuto. Ti prego, non farti consumare dalla tua vendetta.
 
“Faremo del nostro meglio per mantenere intatta la barriera, ma non possiamo garantire altrettanto per l’edificio scolastico” riprese a parlare Sona. “Una perdita più che deplorevole.”
 
“Non lascerò che accada” replicai io con decisione. Non avrei mai permesso a qualcuno di distruggere la Kuoh Academy, la scuola che amavo tanto e in cui stavo creando i ricordi più belli della mia vita insieme alle persone che amavo. Tantomeno ad un angelo caduto pazzo e ossessionato dalla guerra.
 
“Rias, non è troppo tardi” disse di colpo Sona. “Chiama tuo fratello.”
 
Le rivolsi un sorrisetto. “In questo caso, non dovresti chiamare tu tua sorella?”
 
“La mia famiglia non…” iniziò lei prima di cambiare radicalmente la frase: “Tuo fratello ti vuole davvero bene, ne sono certa. Sicuramente accorrerà in tuo aiuto. Perciò ti prego…”
 
Esitai. Malgrado tutto, sinceramente volevo anch’io chiamare Oniisama per chiedergli aiuto. Aveva ragione Zayden: il nemico che ci attendeva era troppo potente per noi, perciò informare Oniisama del pericolo imminente era indubbiamente la soluzione migliore e più logica. Eppure…io…
 
“Ho già contattato io Sirzechs-sama” disse di colpo Akeno, sorprendendomi e irritandomi allo stesso tempo.
 
“Akeno! Non te l’avevo chiesto!”
 
Lei, tuttavia, sostenne il mio sguardo. “Rias, sebbene capisca il tuo non voler causare problemi a tuo fratello, il nostro nemico è uno dei leader degli angeli caduti. È fuori dalla nostra portata.” La sua espressione mutò da severa in un sorriso gentile. “Te l’ha detto anche Zayden, ne sono sicura. Quindi lascia che ci aiuti.”
 
Avrei voluto risponderle…ma alla fine della fiera non potevo davvero trovare alcuna vera replica alle sue affermazioni. Erano semplicemente la pura verità. Mi limitai a sospirare.
 
“Apprezzo il fatto che tu abbia approvato, Buchou” aggiunse Akeno ritornando nel ruolo di mia Regina. “I rinforzi di Sirzechs-sama dovrebbero arrivare entro un’ora.”
 
“Santo cielo… Sei sempre un passo davanti a me, non è vero?” commentai, senza alcun reale fastidio. Poi sentii una strana eccitazione pervadermi. “Un’ora, eh? Allora avanti, miei amati servitori. Stavolta dovremo stare sull’offensiva. Andremo all’interno della barriera e attireremo l’attenzione di Kokabiel per impedirgli di rilasciare il suo potere. Ricordate, questa non è come la lotta contro Raiser, questa è una vera battaglia dove si vive o si muore! Tuttavia, non permetterò a nessuno di voi di morire, è chiaro? Sopravviviamo e torniamo indietro sani e salvi, in modo da poter continuare a studiare in questa scuola insieme!”
 
“““Sì, Buchou!!!”””
 
“Un’ora… Ho capito. In tal caso, noi, il Consiglio Studentesco, in nome dei Sitri, giuriamo di continuare ad erigere la barriera per tutto il tempo necessario” dichiarò Sona rafforzando ancora di più la nostra determinazione.
 
“Conto su di te, Sona. Andiamo, miei preziosi servi! Proteggiamo il nostro istituto!”
 
*
 
Ci teletrasportammo nel cortile della scuola subito dopo, all’interno del grande campo usato per gli allenamenti. Qui ci trovammo subito di fronte ad uno spettacolo tanto insolito quanto impressionante: in mezzo al campo, sopra un enorme cerchio magico dorato, volteggiavano in circolo le quattro Excalibur rubate alla Chiesa. Forti emanazioni di pura energia fuoriuscivano senza fine dal cerchio, formando dei fasci di luce che circondavano le spade e salivano in cielo. E ai margini di quel fenomeno stava Balba Galilei, il quale lo osservava con un’espressione a dir poco estasiata.
“Che cosa stai facendo?” non potei non chiedere.
 
“Sto cercando di unire le quattro Excalibur in una sola” mi rispose senza esitazione l’ex-arcivescovo. Evidentemente, arrivati a questo punto, riteneva superfluo tenere nascoste le sue intenzioni.
 
“Balba, quanto tempo ci vorrà perché le Excalibur si fondano?” disse poi un’altra voce, una che riconobbi subito. Alzai gli occhi al cielo ed eccolo lì, comodamente seduto su un trono creato e sospeso a mezz’aria con la magia…
 
“Kokabiel!” urlai mettendomi subito in guardia.
 
“Non ci vorranno nemmeno 5 minuti, Kokabiel” rispose Balba al leader dei caduti.
 
“Molto bene. Allora lascio a te quella faccenda.” Gli occhi folli di Kokabiel si spostarono su di noi. “Sirzechs sta arrivando? O verrà Serafall?” domandò con un ghigno mentre sorreggeva la testa sul braccio sinistro, puntellato col gomito sul bracciolo del trono.
 
“Al posto di mio fratello e di Leviathan-sama, siamo venuti noi.”
 
La risposta di Kokabiel fu uno schiocco di dita e, in un lampo, una gigantesca lancia di luce dorata piovve dal cielo e colpì la palestra della scuola, esplodendo poi in un’esplosione tanto violenta che ci buttò a terra e accecò per qualche secondo. Quando riaprimmo gli occhi, constatai con orrore che la palestra era stata completamente distrutta. Che potere spaventoso, pensai con un brivido di paura.
 
“Che noia” fu il commento sprezzante di Kokabiel. “Oh, beh, suppongo vada bene lo stesso. Divertiamoci un po’ allora. Visto che siete venuti tutti qui, perché non giocate con i miei animaletti?”
 
In un nuovo lampo luminoso, un altro cerchio magico si materializzò sul terreno sotto il trono sospeso dell’angelo caduto, ma questo formò stavolta una voragine che eruttò un’enorme quantità di fuoco e fiamme. E, in mezzo ad esse, si materializzò la sagoma di un gigantesco cane a tre teste, col pelo nero pece, occhi iniettati di sangue e rivoli di bava infuocata che gli colavano dalle fauci.

 

“Cerbero?!” esclamai riconoscendo subito nella creatura evocata il cane a guardia dei cancelli degli Inferi. “Lo hai invocato nel mondo umano?!” Non riuscii a non stringere i denti dalla rabbia e dal nervoso. La battaglia era appena cominciata e già si prospettava più dura del previsto. Dovremo impegnarci subito al massimo, pensai prima di rivolgermi alla mia Scacchiera: “Andiamo, Akeno, Koneko!”
 
““Sì, Buchou!!”” risposero loro in coro mettendosi ai miei fianchi. Akeno usò anche la magia per cambiare la sua uniforme scolastica nei suoi abiti da sacerdotessa.
 
“Agiamo come da piano: supportatemi mentre preparo il mio attacco! Asia, tu rimani in disparte e intervieni solo se qualcuno si ferisce! Non avvicinarti per nessun motivo, chiaro?”
 
“S-Sì, Buchou-san!” rispose Asia correndo verso un lato del campo.
 
Cerbero non ci permise di dire altro perché aprì le sue tre bocche e soffiò da esse diverse lingue di fuoco. Per fortuna, Akeno intervenne generando un forte vento ghiacciato che congelò le fiamme del mastino infernale, respingendole. Ne approfittai subito per scagliare una potente scarica di Potere della Distruzione che colpì in pieno Cerbero mandandolo a zampe all’aria, il fianco ferito e bruciacchiato ma niente di grave. “Resistente come immaginavo” mormorai.
 
Ruggendo di rabbia, Cerbero si rimise in piedi e ci caricò facendo schioccare le fauci. Io e Akeno aprimmo le nostre ali da diavole e ci alzammo in volo per evitarlo, dopodiché io scagliai un’altra ondata di Potere della Distruzione contro di lui, ma stavolta la testa centrale del cane tricefalo contrattaccò con una fiammata che si scontrò con il mio attacco. Subito dopo, anche le altre due teste emisero delle lingue di fuoco che si unirono alla prima e insieme iniziarono a respingere indietro il mio Potere. Non avrei resistito a lungo contro un attacco combinato, ma fortunatamente Koneko sfruttò l’apertura formatasi in quel momento e piombò sulla testa centrale, colpendola alla fronte con un calcio discendente tanto forte da far barcollare l’enorme bestia e farle interrompere l’attacco. Senza fermarsi, aprì anche lei le sue ali e colpì le altre due teste con un altro calcio e un pugno, sbalzandole entrambe indietro.
 
“Non è ancora finita!” urlò allora Akeno scagliando un potente fulmine contro Cerbero, il quale, stordito dai colpi di Koneko, non poté evitare il colpo e venne atterrato dalla saetta con un guaito di dolore.
 
Bene. Se continuiamo così, riusciremo sicuramente a- Un forte ruggito interruppe i miei pensieri e, voltandomi, vidi con orrore altri due cani a tre teste identici a Cerbero uscire da altre due voragini.
 
“Non mi avete sentito? Ho detto che avreste giocato con ‘i miei animaletti’, non ‘il mio animaletto’!” disse Kokabiel con una risata beffarda.
 
“Maledetto!” urlai caricando un’altra sfera di Potere della Distruzione nel mio palmo, ma mi accorsi che i nuovi Cerberi non puntavano a me, Akeno o Koneko… Bensì puntavano verso- “Asia! No!”
 
“Hyaaahhh!” strillò Asia disperata nel vedere i due mastini infernali caricarla.
 
“Lasciatela stare!” urlai scagliando la sfera contro uno dei due mastini infernali, colpendolo in pieno petto e sbattendolo indietro, ma l’altro continuò imperterrito la sua corsa contro la mia più recente serva, la mia nuova amica! “Non osare toccarla!” gridai volando a tutta velocità verso Asia per proteggerla e caricando al contempo una nuova sfera di Potere della Distruzione.
Prima che potessi raggiungerla, però, venni ancora una volta colta di sorpresa quando un lampo nero passò tra lei e il cane degli Inferi, mozzando di netto la testa centrale di quest’ultimo; questa cadde a terra e prese fuoco riducendosi in cenere nel giro di pochi secondi. C’è solo un’arma capace di ferire e annientare con tanta facilità una creatura infernale, pensai seguendo la direzione di quel lampo nero e, come immaginavo, vidi la seconda inviata della Chiesa, Xenovia, con in pugno la sua spada, Excalibur Destruction.
 
“Sono venuta ad aiutare” disse lei rivolgendomi un sorriso spavaldo. Poi si scagliò sul Cerbero ferito e, con un solo fendente, lo tagliò a metà lungo l’asse trasversale. Il corpo del cane tricefalo si tramutò in cenere pochi secondi dopo.
 
“Naturalmente, queste creature non possono nulla contro il potere di una Spada Sacra” osservò Akeno con uno sguardo soddisfatto che non potei non imitare.
 
“Odio ammetterlo, ma sono contenta che sia venuta” ammisi sorridendo. Iniziai poi a concentrarmi su me stessa e sui miei poteri, su ciò che mi aveva dato Zayden. “Teneteli a bada! Mi serve un po’ di tempo per il vero contrattacco!”
 
““Sì, Buchou!!”” risposero Akeno e Koneko attaccando uno dei due Cerbero rimasti rispettivamente con un violento calcio e un potente fulmine, facendolo arretrare e crollare a terra.
 
“Io mi occupo di questo!” esclamò invece Xenovia lanciandosi contro l’altro Cerbero. Quest’ultimo lanciò una palla di fuoco da ciascuna testa, ma la spadaccina della Chiesa, anziché schivare, usò di nuovo la sua Excalibur per tagliare a metà i tre attacchi con incredibile facilità. Arrivata davanti al mastino infernale, questo cercò allora di azzannarla a morte, tuttavia così facendo si portò scioccamente a portata della spada di Xenovia, la quale ne approfittò subito per tagliarlo in due con un solo fendente verticale. Il corpo del Cerbero s’incenerì pochi secondi dopo.
 
Avanti, vieni a me, sussurrai nella mia mente portandomi la mano destra al petto e chiudendo gli occhi. Concentrati, Rias… Vieni a me. Vieni a me! Mentre continuavo a ripetere quelle parole, sentii uno strano calore espandersi sulla mia mano destra e, riaprendo gli occhi, vidi un bagliore verde splendere sul dorso, simile a quello di Zayden quando attivava il Boosted Gear. Bene, perfetto!, pensai lasciando scorrere il potere contenuto in quella luce nel resto del mio corpo e, in breve, venni completamente avvolta da un’aura verde-cremisi, mentre percepivo il mio potere crescere in modo incredibile. “Straordinario… Zayden sente sempre questo quando usa il suo potere?” mormorai prima di voltarmi verso la mia Regina. “Akeno!”
 
Lei mi guardò e la vidi rimanere chiaramente sorpresa. “Rias, ma quello è…?!”
 
“A più tardi le spiegazioni! Attacchiamo insieme, avanti!”
 
“Ricevuto!”
 
L’ultimo Cerbero rimasto, però, doveva aver percepito il pericolo imminente perché si allontanò subito da noi con un balzo, per poi correre via. Pensai inizialmente che volesse scappare, ma poi il mastino infernale si voltò e puntò a sua volta contro Asia. Maledizione! Così indifesa continua ad essere un bersaglio troppo invitante! “Asia, scappa! Subito!”
 
Ancora una volta, però, qualcuno intervenne per salvarla: nel momento in cui Cerbero stava per raggiungerla, numerose spade demoniache crebbero dal sottosuolo e impalarono le sue zampe, immobilizzandolo. “Ma quelle…” mormorai voltandomi e individuando con incredibile sollievo e gioia la figura di Yuuto ai margini del campo. “Yuuto! Sei tornato!”
 
“Non potevo abbandonarvi proprio ora” rispose lui rivolgendomi uno sguardo colpevole. “Ho molto di cui chiedere scusa, lo so… Per questo, quando sarà finita, accetterò qualunque punizione.”
 
“Ne parleremo più tardi. Ora… Akeno!” urlai generando un cerchio magico cremisi potenziato col potere del Sekiryutei che possedevo.
 
“Sì, Buchou!” esclamò la mia Regina generando un nuovo fulmine che, come nel Rating Game contro Zayden, attraversò il mio cerchio e ne emerse dieci volte più grande e potente e avvolto in un’aura cremisi. Il nostro attacco combinato colpì in pieno il Cerbero rimanente e lo ridusse in cenere in un istante.
 
“Incredibile… Non immaginavo sarebbe stato così potente…” non potei non mormorare. E non era che una piccola parte del potere donatomi da Zayden. “Davvero incredibile.”
 
“Invero. È stato uno spettacolo sorprendente” sentì dire dalla voce di Kokabiel. Voltandomi, lo vidi osservarci con uno sguardo divertito. “È forse il potere del Drago Celeste quello che stai emanando, Rias Gremory? Il potere del Sekiryutei? Ora sì che sono curioso. Come fai ad averlo?”
 
Continua a guardarci dall’alto in basso… Non siamo qui per il tuo divertimento!, pensai infastidita prima di raccogliere tutto il potere che ora mi scorreva in corpo nelle mani. “Non sono tenuta a risponderti! Prendi questo!” gridai rilasciando tutta l’energia contro di lui e generando così una gigantesca ondata di Potere della Distruzione, talmente grande e intensa che ne rimasi basita pure io. Era come se avessi scagliato letteralmente un fiume di energia! Da sola, non avrei mai neanche potuto immaginare di poter creare un colpo così forte!
Ma rimasi ancora più sconvolta quando Kokabiel, senza scomporsi più di tanto e nemmeno alzarsi dal suo trono, alzò la mano destra e arrestò il mio attacco. “Cosa?!”
 
“Impressionante… Il potere del Sekiryutei può renderti così forte, dunque?” commentò Kokabiel. Tuttavia, il suo sguardo divertito s’incrinò presto quando il mio colpo, continuando a spingere sulla sua mano, iniziò a spingerla indietro. Portò avanti anche l’altra mano e si alzò in volo dal suo trono per poi cercare di respingere il mio attacco, tuttavia questo non svanì, anzi ora dalle mani del leader dei caduti stava uscendo del fumo e la sua espressione era chiaramente più tesa di prima.
 
Non può pararlo, è troppo potente!, realizzai sentendo una fiamma di speranza ardere di nuovo. Possiamo farcela! Posso farcela!
Ancora una volta, purtroppo, ero stata troppo ingenua, visto che Kokabiel generò dalle sue mani un’onda di energia di luce angelica che andò ad opporsi al mio attacco. Le due energie si scontrarono per alcuni secondi e, alla fine, si annullarono a vicenda producendo nel processo una forte onda d’urto che distrusse il trono dell’angelo caduto. “NO!”
 
“Riuscire a ferirmi con un solo colpo…” mormorò Kokabiel osservandosi le mani. Malgrado la distanza, potevo notare chiaramente che erano ustionate e scorticate su palmi e dita e stavano perdendo sangue; inoltre, anche il pesante soprabito che portava era stato distrutto e ora vestiva solo con una camicia e dei pantaloni neri. “Fa male… Fa male sul serio…” Il suo volto, però, non era né furente né dolorante, al contrario sembrava raggiante. “Hahahah! Interessante… Davvero interessante, Rias Gremory! Quel colpo era pari a quello di un diavolo di Classe Suprema, lo sai? Forse addirittura superiore! Un altro po’ e avresti raggiunto la forza di un Maou! A quanto pare, possiedi un talento pari a quello di tuo fratello! Hahahah!”
 
La sua risata era quanto di più fastidioso e umiliante potessi ricevere. Si stava divertendo un mondo quel maniaco della guerra!
Dannato!, pensai cercando subito di raccogliere altro potere da quello che mi aveva donato Zayden. Anche se non l’avevo sconfitto, Kokabiel aveva chiaramente accusato il mio attacco e si era dovuto impegnare almeno un po’ per respingerlo, perciò, se avessi insistito con colpi così potenti, forse avrei potuto batterlo o almeno tenerlo a bada… Tuttavia, invece di potenziarmi, percepii le forze che mi abbandonavano e iniziai ad ansimare per la stanchezza. “Cosa… Che succede?!” mormorai guardandomi la mano. Con orrore, mi accorsi che il bagliore verde era sparito. “Che sta succedendo?!”
 
“…Quel potere è molto grande, ben più del tuo, e tu non sei abituata ad usarlo, perciò non credere di poter fare qualsiasi cosa solo perché ora lo possiedi. Potresti esaurirlo in fretta oppure non liberarlo tutto in una volta, perciò sarà meglio che lo usi con criterio e giudizio…”
 
Le parole di Zayden mi ritornarono in mente come un rimprovero. Possibile che l’avessi già esaurito?! No, non era possibile… Però era anche vero che alla fine non avevo fatto come aveva detto lui. Mi sono talmente eccitata ed entusiasmata per quel potere e per quello che poteva fare che mi sono illusa di poter concludere la battaglia solo con quello e così l’ho usato senza trattenermi… Maledizione… Come ho potuto essere così stupida?!
 
“Che ti prende? Non sento più quell’immenso potere” disse Kokabiel squadrandomi dall’alto in basso con un’espressione ora delusa. “Non dirmi che hai già finito di usarlo? O l’hai già esaurito?”
 
“…è completa!”
 
La voce di Balba Galilei richiamò l’attenzione di tutti noi. Mi voltai in tempo per vedere il cerchio magico su cui volavano le Excalibur divenire sempre più luminoso e anche le quattro spade avevano iniziato a brillare sempre più forte. Alla fine, emanarono un bagliore accecante di luce divina che avvolse l’intero campo sportivo, tanto intenso da costringerci a ripararci gli occhi con le mani. Quando svanì, sospesa a pochi centimetri dal suolo, stava un’unica spada dorata simile a una lunga sciabola e avvolta in un’aura bianco-dorata.
Non potei non rabbrividire nel sentire il potere emanato da quell’arma. Excalibur era stata spezzata in sette frammenti, ma ora quattro di essi si erano appena ricongiunti. Quali poteri era in grado di sprigionare quella nuova spada?
 
“Finalmente! È completa!” urlò l’ex-arcivescovo con uno sguardo di folle gioia.
 
Kokabiel applaudì allo spettacolo. “Magnifico. In tal caso, prenderò la luce emanata dalla fusione delle Excalibur come da nostro accordo.” Mentre pronunciava quelle parole, il cerchio magico che aveva unito le spade iniziò a brillare di nuovo e ad espandersi, fino a superare i confini della scuola e attraversare l’intera città prima di scomparire.
 
“Hai intenzione di usare quel potere per distruggere la città?!” domandai. Il ghigno che mi rivolse il leader dei caduti fu anche troppo eloquente.
 
“Se ci tenete a vivere, fuggite ora prima che sia troppo tardi” ci disse Balba. “Questa città verrà completamente spazzata via nel giro di 20 minuti.”
 
“E se invece non volete che accada, allora dovete solamente sconfiggermi” aggiunse beffardo Kokabiel espandendo le sue dieci ali nere. “Ora cosa farai, Rias Gremory?”
 
“Vuoi davvero che ti risponda?!” ribattei prima di lanciargli contro una nuova scarica di Potere della Distruzione. Non avevo più il potere donatomi da Zayden, ma almeno potevo usare ancora i miei. Purtroppo, non erano certo altrettanto forti, potevo solo sperare che il mio precedente attacco gli avesse fatto sprecare abbastanza energie da renderlo più cauto nel combattere.
 
La mia speranza s’infranse quando Kokabiel bloccò il mio attacco con una sola mano, stavolta senza alcuna difficoltà. Un istante dopo, anche Akeno lo assalì alle spalle con uno dei suoi fulmini, ma lui usò l’altra mano per bloccare anche il suo colpo. “Stolte! Senza il potere del Sekiryutei non siete che uno scherzo!” ci derise Kokabiel per poi rispedirci indietro i nostri stessi attacchi.
 
“Buchou!” esclamò Akeno mettendosi davanti a me e creando una barriera protettiva. Tuttavia, non fu sufficiente a difenderci completamente e, nel momento in cui andò in pezzi, fummo entrambe investite dalla forza combinata dei nostri stessi poteri. Nonostante la violenza del colpo e le ferite che riportai, riuscii a mantenermi in volo, ma lo stesso non si poté dire di Akeno, la quale stava ora precipitando verso terra. Per una crudele ironia, lo stesso corpo della mia migliore amica mi aveva fatto da scudo insieme alla barriera, per questo ero stata colpita solo di striscio e avevo riportato ferite meno gravi delle sue.
 
“Akeno!” urlai disperata nel vederla precipitare. Fortunatamente Koneko la intercettò a mezz’aria e la prese in braccio prima che potesse schiantarsi al suolo. Corsi subito da loro. “Ottimo lavoro, Koneko. Sei stata brava.”
 
“Sì, grazie davvero, Koneko-chan” approvò Akeno dandole un buffetto in testa, mentre lei l’adagiava gentilmente al suolo.
 
“Di nulla” rispose pacata Koneko. Le diedi anch’io un buffetto come ringraziamento.
 
Asia ci raggiunse di gran corsa e iniziò subito a curarci con la sua Sacred Gear. Né io né Akeno avevamo subito ferite gravi, solo qualche livido e taglio poco profondo su braccia e torso e i nostri vestiti erano danneggiati. Purtroppo, il vero problema era ben altro: “Non resisteremo fino all’arrivo di Sirzechs-sama” affermò mestamente la mia Regina dando voce ai miei pensieri.
 
“Buchou-san, tu sai per caso dov’è Zayden-san ora?” mi chiese Asia in tono speranzoso. “Perché non è qui con noi? Lui sarebbe sicuramente in grado di vincere!”
 
Sospirai. Ormai non c’era motivo per non dirlo. “Mi aveva detto che sarebbe andato a cercare Bernael per aiutare Yuuto e impedire che lui e Kokabiel potessero attaccarci insieme. Dato che Yuuto è arrivato qui, posso solo pensare che l’abbia trovato e gli abbia permesso di aiutarci… Tuttavia, questo significa anche che Zayden sta attualmente combattendo contro Bernael, perciò non potrà aiutarci…”
 
“C-Come sarebbe?! Vuoi dire che Zayden-san potrebbe p-perdere?!” domandò Asia, ora terrorizzata.
 
“No, Asia” risposi rivolgendole un sorriso d’incoraggiamento. “Lui non perderà mai. E di certo non contro gentaglia del genere. Ne sono sicura.” Al contempo, però, mi sentii stringere il cuore da quelle parole.
Zayden non avrebbe perso, vero… Ma noi invece eravamo tutta un’altra storia.
Akeno aveva ragione: non potevamo continuare così fino all’arrivo di Oniisama. Non saremmo mai durati abbastanza.
Digrignando i denti, guardai la mia mano destra. “Se solo avessi saputo usarlo meglio…” mormorai frustrata.
 
“Buchou, ma quel potere…?” mi domandò Akeno.
 
“Sì, è il potere di Zayden, o almeno una parte di esso. Me l’ha donato per aiutarmi nella battaglia con Kokabiel nel caso lui non fosse appunto riuscito ad essere presente per aiutarci.” Strinsi il pugno per la rabbia verso me stessa. “Purtroppo non sono riuscita ad usarlo al meglio, quindi dovremo per forza trovare un altro modo per poterlo fermare… Perdonatemi. Perdonate la mia incapacità.”
 
“Buchou-san…” Asia sembrò volermi dire qualcosa, ma in quel momento notai qualcos’altro con la coda dell’occhio: Yuuto che si muoveva verso Balba Galilei con una delle sue spade stretta in mano.
 
“Yuuto?!” Cosa voleva fare adesso?
 
“Balba Galilei. Sono un sopravvissuto del Progetto Spada Sacra” disse il mio Cavaliere rivolto all’ex-arcivescovo. La sua voce era calma, ma i suoi occhi erano talmente carichi di rabbia e odio che mi fecero rabbrividire. Quelli non erano gli occhi del mio adorato servo… Erano gli occhi del giovane rancoroso e assetato di vendetta che avevo salvato e riportato in vita. “Anzi, mi hai ucciso. Sono riuscito a continuare a vivere solamente reincarnandomi in un diavolo. Non potevo morire prima di essere riuscito a vendicare i miei defunti compagni!”
 
Yuuto si scagliò poi su Balba brandendo la sua spada, ma sopra di lui vidi Kokabiel generare una lancia di luce e scagliargliela addosso. “No, Yuuto! Attento!”
 
Lui si fermò per il mio richiamo e, notando la lancia, riuscì ad evitarla all’ultimo istante, ma questa sprigionò all’impatto col suolo un’esplosione abbastanza potente da investirlo comunque. Balba invece venne protetto da una barriera che assorbì l’esplosione senza problemi. “Ha schivato un colpo diretto all’ultimo secondo… Che topolino resistente” commentò Kokabiel in tono beffardo. “Freed.”
 
“Sì, boss?” L’odiosa voce del prete rinnegato, Freed Seelzen, risuonò nell’aria mentre questi compariva da dietro un edificio poco lontano e si affiancava a Balba.
 
“Questa è l’ultima scena dello spettacolo. Usa il potere delle quattro Spade Sacre combinate e distruggi questi diavoli” comandò Kokabiel.
 
“Ricevuto! Heh, certo che al nostro boss piace proprio comandare e usare le persone… Però, poter utilizzare la gloriosa Excalibur-chan dopo che è diventata superpotente… Quale onore!” rise Freed impugnando la nuova Spada Sacra e rimirandola con uno sguardo folle. “Finalmente sei mia, o bellissima Excalibur-chan! Allora, chi vuole essere il primo?” I suoi occhi si posarono su Yuuto, il quale stava cercando di rialzarsi dopo il colpo subito. “Credo proprio che comincerò sminuzzando il bel faccino di quel merdoso cavaliere! Non mi è mai andato giù il fatto di non averlo potuto uccidere per colpa di quella maledetta vecchiaccia!”
 
Vecchiaccia? Parla forse di Lucia-san?, pensai per un istante prima di urlare: “Vai via di lì, Yuuto! Presto!”
 
Prima però che Freed potesse aggredirlo, fu Xenovia a superare Yuuto e a scagliarsi sul prete rinnegato brandendo la propria Excalibur con un urlo di guerra.
“Troppo lenta!” rise Freed scomparendo nel nulla un istante prima di essere colpito. “Ehi, stronzetta! Dì ciao al mio nuovissimo tritacarne multiuso! Che spada portentosa è diventata, non credi?” Mentre parlava, il prete ricomparve alle spalle di Xenovia e l’attaccò con una velocità impressionante, troppo superiore a quella di un normale umano.
 
Il potere dell’Excalibur Rapidly?, non potei non pensare. Tuttavia, rimasi ancora più sorpresa quando Xenovia, con un movimento inaspettato, si piegò fulminea in avanti e portò le braccia a terra per poi alzarsi in verticale su di esse, così da evitare l’attacco nemico.
 
“Che cosa?!” esclamò Freed colto di sorpresa. Prima che potesse riprendersi e attaccare ancora, Xenovia spostò una mano dietro l’altra in modo da poter ruotare su sé stessa e, con un deciso movimento di bacino, sferrò un violento calcio in pieno volto al prete rinnegato, che venne sbattuto indietro con un gemito di dolore.
 
“La mia faccia! Tu, stupida troia! Come osi colpire la mia bellissima faccia?! Ti farò a pezzi per questo, mi hai sentito?! Ti ridurrò ad un colabrodo!” urlò furente Freed puntandole la spada addosso. Questa si avvolse in un’aura dorata e si allungò di colpo a dismisura contro Xenovia, la quale si rimise rapidamente sulle gambe e saltò via per evitare la lama, tuttavia questa si inarcò verso l’alto come se fosse stata un serpente e si divise in quattro parti che attaccarono la spadaccina da quattro direzioni diverse. Xenovia riuscì comunque a respingere o evitare ogni attacco, seppur con notevole fatica.
“La riconosci? È il potere dell’Excalibur Mimic della tua amica!” esclamò Freed con un sorriso folle. “E non ho mica finito! Il bello deve ancora arrivare! O dovrei forse dire… L’incubo!” Con quelle parole, il suo corpo si sdoppiò improvvisamente in numerosi cloni tutti uguali tra loro ma dai contorni distorti, come se fossero stati dei miraggi; in poco tempo, ci trovammo di fronte ad almeno otto Freed!
 
“Questo è…?!” esclamò Xenovia mettendosi in guardia.
 
“Hahahah! Figo, vero? È il potere dell’Excalibur Nightmare!” urlarono tutti i Freed attaccando in gruppo la guerriera della Chiesa. “E ora, Excalibur Transparency!” A quelle parole, la lama della spada dei preti sembrò scomparire nell’aria e tutti rimasero con la sola impugnatura in mano. Tuttavia, quando il primo di loro vibrò un colpo apparentemente a vuoto contro Xenovia, lei alzò la sua arma in difesa e delle scintille schizzarono via dalla lama, come se qualcosa l’avesse colpita. Anche gli altri cloni di Freed attaccarono e, ogni volta che agitavano l’impugnatura, l’Excalibur di Xenovia vibrava ed emetteva scintille proprio come se si stesse scontrando ogni volta con altre spade. Ma certo! Il potere dell’ultima Excalibur, Transparency, doveva aver reso invisibile la lama dell’arma!
 
Dopo diversi scontri con i Freed, Xenovia non ebbe altra scelta che saltare indietro e allontanarsi per evitare di essere sopraffatta. “Allora quella spada riesce davvero ad usare le abilità di tutte le Excalibur usate per forgiarla?!” esclamò con un tono tra lo stupito e l’irritato.
 
“Proprio così! Il che significa che adesso sono praticamente imbattibile!” rise il prete rinnegato agitando in aria la sua spada, mentre le sue copie svanivano nel nulla.
 
La battaglia non volgeva affatto bene. Se quella nuova spada aveva i poteri delle quattro Excalibur, per noi diavoli sarebbe stata un pericolo persino maggiore dello stesso Kokabiel. Xenovia era un’umana, dunque l’aura sacra aveva meno effetto su di lei, ma era palese che non era in grado di batterlo da sola, non con una sola Excalibur a disposizione. Ci serve un nuovo piano e al più presto, pensai. Ma cosa possiamo fare a questo punto? Maledizione, se solo fossi stata più assennata nell’usare il potere di Zayden!
 
“Avevo sentito che uno dei soggetti degli esperimenti era riuscito a scappare, ma chi avrebbe mai pensato che fosse diventato un diavolo?” Mi voltai e vidi Balba davanti a Yuuto, uno sguardo divertito in volto. “Per giunta, t’incontro in un Paese così lontano dopo tanto tempo e proprio in questo momento… Eheheh, dev’essere un segno del destino.” Yuuto gli rivolse un’occhiata omicida, ma l’ex-arcivescovo non ne venne minimamente sfiorato, anzi riprese a parlare come se stesse narrando una storia: “Sapete, io amo le Spade Sacre. Mi piacciono così tanto che le sogno persino la notte. Forse perché, quand’ero bambino, il mio cuore è rimasto affascinato dalla leggenda di Excalibur… Ed è anche questo il motivo per cui, quando ho scoperto che non potevo usare Excalibur, mi sono disperato. Allo stesso tempo, però, ammiravo coloro che invece potevano usarle proprio perché io non ne ero in grado e quella sensazione è diventata progressivamente così forte che decisi di iniziare degli esperimenti per creare degli utilizzatori di essa. Per questo, ti sono grato per i tuoi, no, i vostri contributi. Grazie a te e ai tuoi compagni, gli esperimenti hanno avuto successo.”
 
“Contributi?! Successo?! Tu ci smaltivi come rifiuti dopo aver scoperto che eravamo un fallimento!” ribatté Yuuto con voce piena di astio.
 
“Ho capito che c’era un fattore essenziale necessario per utilizzare le Spade Sacre, un ‘Elemento’ che permetteva di poterle brandire” proseguì Balba senza battere ciglio. “La maggior parte dei soggetti possedeva tale ‘Elemento’, ma non in quantità sufficiente da poter usare le Spade Sacre e questo mi ha portato ad una conclusione. Dovevo puntare ad aumentare la quantità di ‘Elemento’ disponibile e, per riuscirci, dovevo solamente strappare loro via il potere! Poi ho trovato un modo per cristallizzare il potere prelevato, come in questo caso.” Mise una mano in una tasca e da essa ne trasse un cristallo dalla forma vagamente romboidale e di colore blu scuro, che pareva contenere una luce azzurra circondata da altre più piccole e bianche. Nonostante la distanza, percepii chiaramente l’aura sacra che emanava.
 
“Quello è…” esclamò sorpresa Xenovia nel vederlo. “Quando siamo state benedette dal potere per brandire le Spade Sacre, Irina ha effettivamente messo uno di quelli nel suo corpo. Allora era per darle il potere che le mancava?”
 
“Esattamente! Questo è un cristallo creato unendo gli ‘Elementi’ dei soggetti” disse orgogliosamente Balba. “Questo è l’ultimo rimasto. Ne ho usati altri tre su Freed.”
 
“Ahahah! Tutti gli altri tipi oltre a me sono morti perché non riuscivano a sincronizzarsi con gli ‘Elementi’ e a gestirne il potere!” rise beffardo Freed scambiandosi colpi con Xenovia. “Questo mi fa credere di essere super incredibile, non credete?!”
 
“Grazie a questi cristalli, la ricerca dei detentori delle Spade Sacre migliorò notevolmente, ma quegli ipocriti della Chiesa mi hanno etichettato come un eretico, bandito e portato via le mie scoperte. Tuttavia, a quanto vedo, in realtà hanno continuato a beneficiare delle mie ricerche. È stato Michele, suppongo. Probabilmente ha estratto gli ‘Elementi’ da nuovi soggetti senza ucciderli. Dopotutto, quell’angelo non sarebbe mai capace di uccidere qualcuno. Solo questo lo rende più umano di me… Eheheh!”
 
“A-Allora…non c’era alcun motivo per ucciderci…” mormorò Yuuto rimettendosi in piedi, un’espressione sempre più sconvolta e furente in volto. “Quindi, perché?!”
 
“Eravate semplicemente materiale per gli esperimenti. Cosa avrei dovuto fare, se non sbarazzarmi di voi?” rispose Balba con totale indifferenza. Quell’uomo era davvero malato e malvagio, parlava di usare le vite dei suoi simili come oggetti da sfruttare e smaltire a proprio piacimento. E poi la gente ha il coraggio di definire noi dei servi del Male solo perché siamo diavoli…
 
“Credevamo di servire il Signore e abbiamo sopportato un dolore lancinante… E tu invece… Tu…” Ad ogni parola, la voce di Yuuto era sempre più carica di dolore e disperazione che sovrastavano la rabbia e l’odio, mentre le lacrime scorrevano ormai copiose dai suoi occhi. “‘Materiale’? ‘Sbarazzarsi’?”
 
Accanto a me, anche Asia aveva le lacrime agli occhi. “Che cosa terribile…”
Non potei non darle ragione. Il passato di Yuuto era davvero qualcosa di terribile e ingiusto.
 
In un gesto di sprezzo, Balba gettò il cristallo ai suoi piedi. “Prendilo pure se vuoi. Ormai abbiamo la tecnologia per produrre in massa cristalli ancora più rifiniti.”
 
Yuuto s’inginocchiò a terra e raccolse delicatamente il cristallo, stringendoselo poi al petto con un’espressione sofferente. “Tutti voi…” mormorò versando altre lacrime di pura tristezza e amarezza. “Balba Galilei… Quante vite hai sprecato per i tuoi esperimenti e la tua avidità?”
 
Fu in quel momento che accadde. Il cristallo tra le mani di Yuuto iniziò a brillare più forte e da esso emersero numerosi globi di luce azzurra che si diffusero e ricoprirono presto l’intero campo della scuola. Quei globi iniziarono poi a mutare e a cambiare forma, prendendo ben presto l’aspetto di figure umane mentre si muovevano per circondare il mio Cavaliere. Erano ragazzi e ragazze di giovanissima età, tutti avvolti in una luce bianco-azzurra.
In quel momento, sentii anche uno strano formicolio alla mano destra e, sollevandola davanti agli occhi, rimasi stupita nel vedere un bagliore verde brillare di nuovo sul dorso. I residui del potere di Zayden stavano forse reagendo con quello del cristallo?
 
“Con tutta probabilità, le varie forze presenti in quest’area stanno permettendo alle anime presenti nel cristallo di apparire” disse Akeno analizzando quel fenomeno anomalo. “Probabilmente è anche grazie al cuore di Yuuto-kun che hanno potuto liberarsi.”
 
Annuii alle parole di Akeno. Tutte quelle anime dovevano aver risposto ai sentimenti di Yuuto e, di conseguenza, si erano materializzate nel mondo reale. Per la prima volta, vedevo i volti di coloro che erano morti durante il Progetto Spada Sacra, probabilmente anche di quelli che avevano aiutato il mio Cavaliere a scappare. Sono tutti così giovani… Quale destino ingiusto e crudele hanno dovuto subire.
 
“…mi sono…sempre…sempre chiesto…se io…se io meritassi di essere l’unico sopravvissuto” disse Yuuto a bassa voce, sempre stringendosi il cristallo contro il petto. “Molti di loro avevano sogni più grandi dei miei. Molti di loro desideravano vivere più di me. Mi sono davvero meritato questa vita tranquilla?”
 
In quel momento, lo spirito di uno dei ragazzi più giovani, poco più che un bambino, gli prese la manica della maglia e gliela tirò leggermente. Yuuto si voltò a guardarlo e questi gli rivolse un sorriso gentile e confortante che lo sorprese. Anche gli altri spiriti gli sorrisero, per poi aprire la bocca e intonare una dolce quanto malinconica melodia che risuonò per tutto il campo scolastico. Yuuto iniziò a piangere più forte, mentre anche lui si univa al canto insieme alle anime dei suoi compagni defunti.
Quasi senza accorgermene, anch’io iniziai a versare copiose lacrime, così come pure Akeno, Koneko, Asia e pure la stessa Xenovia. Tutti noi piangevamo nell’ascoltare quella canzone.
 
“…Il canto sacro” mormorò accanto a me Asia con voce rotta dall’emozione.
 
Canto sacro… All’improvviso ricordai cosa mi aveva raccontato Yuuto della sua esperienza durante quel terribile progetto. Quando subivano tutti quegli esperimenti dolorosi, l’unica cosa che li aiutava ad andare avanti, che manteneva in vita le loro speranze e i loro sogni era proprio quella canzone. Era l’unico sostegno che avevano per continuare a vivere quella vita di sofferenza.
Mentre cantava, il volto di Yuuto si era disteso e ora, seppur ancora pieno di dolore e rigato dalle lacrime, mostrava un sorriso innocente come quello di un bambino, così come tutti i suoi compagni. Improvvisamente i loro corpi iniziarono a brillare di una luce bianco-azzurra e iniziarono a volare tenendo al centro il mio Cavaliere, mentre parlavano con toni limpidi e confortanti:
 
[Non preoccuparti.]
 
[Eravamo inutili da soli.]
 
[Non avevamo poteri sufficienti per brandire le Spade Sacre, ma…]
 
[…se stiamo tutti insieme, andrà tutto bene.]
 
[Devi accettare la Spada Sacra.]
 
[Non è spaventosa.]
 
[Apri il cuore a tutti noi.]
 
[Non sono spaventata, anche se Dio non c’è.]
 
[Anche se Dio non sta guardando…]
 
[I nostri cuori saranno sempre…]
 
“…uno solo” concluse Yuuto allargando il suo sorriso. Quella vista mi rese felice come mai: era passato così tanto tempo da quando gli avevo visto assumere un’espressione così serena.
Le anime dei suoi compagni si unirono tutte insieme in un’unica luce abbagliante che scese su di lui e avvolse il suo corpo in un’aura celeste incredibilmente intensa ma al tempo stesso dolce e gentile come nessun’altra avessi mai visto. Persino noi che eravamo diavoli e dunque opposti all’energia sacra non ne venivamo intaccati, anzi dava una sensazione piacevole e calda.
 
“Che calore…” mormorò Koneko stringendosi le braccia intorno al corpo.
 
Improvvisamente sentii anche qualcos’altro: nell’eco della canzone sacra di Yuuto e dei suoi compagni, un’altra melodia sembrò aggiungersi ad essa. Una musica delicata e splendida ma anche carica di una profonda tristezza, proprio come il loro canto. I miei occhi si dilatarono nel momento in cui la riconobbi.
Zayden? Sei tu…?
 
*
 
Kiba POV:
 
Volevo solo vivere. Fuggii dal laboratorio di ricerca con le sole forze che mi rimanevano e quella era l’unica cosa a cui pensavo mentre correvo vomitando sangue. Riuscii ad uscire dalla foresta e lì caddi, ormai al limite… E proprio in quel momento, mentre la luce della mia vita si spegneva, incontrai una giovane ragazza, una diavola di alto rango.
 
“Cosa desideri?” mi chiese la ragazza dai capelli cremisi tenendomi la mano, mentre ero in punto di morte.
 
Borbottai solo una parola mentre la mia vista si offuscava: “Aiuto.”
 
La mia vita. I miei amici. Il mio futuro. Il mio potere. Il mio talento. Il mio…
Solo questo desideravo mentre avevo tutti quei pensieri in mente. Quelle furono le mie ultime parole da umano.
 
“Vivere da diavolo. Quello era il desiderio della mia padrona e presto divenne anche il mio. Pensavo che andasse bene… Ma al tempo stesso non potevo dimenticare il mio odio verso le Excalibur, la vendetta per i miei compagni… No, non potevo dimenticare” mormorai mentre ricordavo il mio primo incontro con Rias Gremory. “Tuttavia, ora ho anche trovato dei nuovi compagni. Zayden-senpai e Koneko-chan… Loro mi hanno aiutato quand’ero guidato solo dalla vendetta. L’ho realizzato solo durante la ricerca delle Spade Sacre: ho di nuovo dei compagni fidati che mi aiutano. Mi chiesi se questo non fosse già abbastanza per me… Allo stesso tempo, però, sapevo che, se gli spiriti dei miei compagni defunti avessero desiderato la vendetta, non avrei mai potuto lasciar andare la mia spada demoniaca carica del loro odio. Ma ora so la verità. I miei compagni non erano pieni d’odio e non volevano che li vendicassi. Non l’hanno mai voluto. Loro…volevano solo che io continuassi a vivere, per me…e per loro stessi.” Alzai gli occhi verso Balba Galilei. “Tuttavia, devo innanzitutto sbarazzarmi del male che si trova davanti a me. Non per vendetta, ma per impedire che altri possano subire la nostra ingiusta sorte. Balba Galilei, fino a quando non ti ucciderò, ci sarà sempre chi soffrirà il nostro stesso destino!”
 
“Tsk, che buffone! È stato capito già tanto tempo fa che la ricerca deve avvenire attraverso dei sacrifici. Non ti è ancora chiaro?” replicò l’ex-arcivescovo in tono sprezzante. “Saresti dovuto morire quando ne avevi la possibilità coi tuoi compagni.”
 
“Ehiiiiii!” Con un urlo più simile ad uno strillo, Freed Seelzen balzò tra me e Balba, brandendo la sua Excalibur. “Direi che è ora di farti raggiungere i tuoi amichetti, così non dovrai più sentirti male per loro! Per come la vedo io, ti sto praticamente facendo un favore! Ahahahah!”
 
Maledetti, ancora osavano deridere noi e la nostra sorte infausta. Non potevo assolutamente lasciar vivere delle persone del genere, avrebbero causato soltanto altra sofferenza inutile…
In quel momento, mi accorsi che la melodia che aveva accompagnato me e i miei compagni durante il nostro canto ancora riverberava nell’aria e pareva interagire con l’aura celeste che mi avvolgeva: ogni nota causava uno scintillio o un movimento dell’energia, come se stesse rispondendo ad essa. Com’era possibile? Era come se i nostri sentimenti stessero risuonando con quelli presenti in quella musica… Ma chi poteva essere a produrla? Chi… Aspetta, possibile? Zayden-senpai?!, pensai.
 
“Kiba” incredibilmente fu proprio la sua voce a rispondermi. Riecheggiava per tutto il campo, apparentemente da ogni direzione. “Dimmi, ricordi la domanda che ti feci tempo fa? Vuoi vivere per la vendetta o con la vendetta? Cos’è che desideri davvero, per te stesso?”
 
Misi da parte il mio stupore sul fatto che non riuscivo a individuarlo e gli risposi sinceramente: “Voglio vendicare i miei compagni, ma non per rabbia od odio. Voglio che il loro destino non capiti più a nessun altro, nessuno più deve soffrire così. E poi…voglio vivere. Voglio continuare a vivere come diavolo e come Cavaliere del gruppo Gremory!”
 
Rimasi ancora più sorpreso quando lo sentii ridere e non una delle sue risate beffarde e spavalde, ma una risata vera. “Ben detto, mio caro kouhai! Risposta esatta! Ora la tua mente e la tua volontà sono al posto giusto e hanno la forza necessaria per andare contro il flusso stesso del mondo! Lo senti anche tu, vero, Kiba? Senti quel nuovo potere che ti scorre nelle vene?”
 
Non smetteva di sconvolgermi. Come aveva capito con tanta facilità cosa mi stava succedendo? Forse perché c’era passato anche lui?
 
“Prendi quel potere e combatti, Kiba. Distruggi Freed, Balba e la loro Excalibur con la tua forza! Puoi farcela stavolta! Puoi sconfiggerli!” Zayden-senpai…
 
“Fallo, Yuuto. Ricorda che fai parte della famiglia di Rias Gremory. Una Excalibur non dovrebbe essere nulla per il mio Cavaliere” Rias-Buchou…
 
“Yuuto-kun, puoi farcela!” Akeno-san…
 
“Fallo.” Koneko-chan…
 
“Kiba-san!” Asia-san…
 
Tutti. Tutti loro sono con me. Mi sostengono e mi supportano nonostante ciò che ho fatto… Per questo, non li deluderò! Mai più li deluderò!
 
“Ehi, perché questa scenetta strappalacrime? Mi state facendo venire il prurito! Anche prima quando cantavi coi fantasmi era davvero una seccatura! Io odio quella canzone! Solo sentirla mi fa accapponare la pelle! Sono davvero arrivato al mio limite, non lo sopporto più! Voglio farvi tutti quanti a fettine e sentirmi soddisfatto, cominciando proprio da te, damerino!” urlò Freed con la sua solita espressione oscena.
 
Freed Seelzen, molti spiriti dei miei compagni risiedono dentro di te adesso. Non ti permetterò di usarli oltre per compiere altre azioni malvagie!, pensai risoluto prima di materializzare una delle mie spade demoniache nella mano destra.
 
“Lo sapevi, Kiba? Quando le speranze e i sogni del possessore cambiano a tal punto da andare contro il flusso del mondo, una Sacred Gear può superare i propri limiti e raggiungere il suo massimo potere” mi disse la voce di Zayden-senpai, risuonando di nuovo per il campo di battaglia. “Focalizza nella tua mente ciò che vuoi essere, che tipo di potere desideri e per quale motivo, poi prendi tutto quello che senti, tutte le tue emozioni, i tuoi desideri e il tuo spirito e riversali nella tua Sacred Gear! Falle sentire ciò che vuoi davvero e liberala! Libera… Il Balance Breaker!”
 
Ognuna delle sue parole risuonò nella mia mente come un eco senza fine e eseguì senza esitare: alzai la mia spada sopra di me e riversai in essa tutto me stesso. “Diventerò una spada” mormorai. “Amici miei, ora un tutt’uno con la mia anima, soddisfiamo i nostri sogni e rimpianti di allora. Diventerò la spada di Rias-Buchou e dei miei compagni! Ti prego, rispondi ai miei sentimenti! Sword Birth!”
 
Una luce bianca e nera avvolse la mia spada mentre la mia Sacred Gear e gli spiriti dei miei compagni si univano in un’unica cosa. I poteri demoniaco e sacro si combinarono all’interno della mia arma e iniziarono lentamente a prendere forma.
Questa sensazione… Sì, ora capisco tutto. Capisco cosa intendevi, senpai. La mia Sacred Gear…è completa, osservai riaprendo gli occhi che avevo inconsciamente chiuso e guardando ciò che adesso reggevo in mano: un’unica spada lunga a due mani, interamente di un colore tra il nero e l’argento e con al centro della lama una serie di simboli rossi che la percorrevano dalla guardia fino a sotto la punta. Era meravigliosa, potevo sentire le volontà mie e dei miei compagni concentrate al suo interno e il nostro potere che pulsava lungo ogni suo singolo centimetro.
 
Brandii la mia nuova arma puntandola contro Freed: “Balance Breaker, Sword of Betrayer, una lama composta sia dal potere sacro che dal potere demoniaco!”

 
 
“Una Spada Sacra Demoniaca?! Impossibile! Due forze opposte che si uniscono?! Non potrebbe mai accadere una cosa simile!” esclamò Balba fissando allibito la mia nuova spada.
 
Invece ti sbagli di grosso, pensai prima di partire all’attacco. Usai la mia caratteristica velocità di Cavaliere per raggiungere il prete folle in un istante, facendo anche una serie di finte per confonderlo e coglierlo di sorpresa con il mio attacco. Freed riuscì comunque a parare il mio attacco all’ultimo istante, ma l’aura che ricopriva la sua Excalibur venne cancellata facilmente dalla mia spada. Sei abile, esorcista esiliato, non c’è dubbio, ma stavolta non puoi vincere!
 
“Cosa…?! Quella spada supera la mia?!” fece Freed con voce scossa dallo stupore.
 
“Se quella fosse stata la vera Excalibur, non avrei mai potuto vincere contro di essa, ma quella Excalibur spezzata non può tagliare i sentimenti miei e dei miei compagni!” dissi spingendolo via.
 
Freed fece schioccare la lingua per l’irritazione e punto la sua spada verso di me; questa iniziò a vibrare e vorticare come se fosse stata viva, allungandosi come un serpente e dividendosi in quattro parti che sferrarono una serie di attacchi rapidissimi contro di me. Le abilità delle Excalibur Mimic e Rapidly, pensai. Le quattro punte iniziarono ad attaccarmi da ogni direzione, ma io bloccai tutti i colpi. Per quanto fossero veloci, il loro schema d’attacco era facile da leggere e dunque mi era veramente semplice capire da che parte arrivassero i colpi.
 
“Perché?! Perché non ti colpisce?! Non dovresti essere l’ineguagliabile Spada Sacra?! Le leggende non dicono forse che sei la spada suprema?!” urlò Freed chiaramente infastidito dal fatto che la sua offensiva non stesse avendo l’effetto sperato. “In tal caso, ci aggiungerò anche questo!”
 
La lama della sua spada scomparve nel nulla. Adesso usa anche Excalibur Transparency, eh? Poco importa. Anche se è invisibile, se non cambia la direzione dei suoi attacchi e i suoi schemi d’attacco… Mossi la mia nuova Spada Sacra Demoniaca e bloccai fulmineo ogni colpo, la mia lama che sprizzava scintille ogni volta che incrociava quella nemica. …rimane facile fermarlo!
 
“Cosa?!” esclamò Freed con voce tra l’incredulo e il nervoso. Era chiaro che non si aspettava affatto che potessi davvero contrastarlo. Questo mi fece sorridere internamente: con questo Balance Breaker, potevo vincere! Potevo vendicare i miei compagni!
 
Dopo un’ultima parata, mi scagliai contro Freed e sferrai una serie di attacchi che lui parò con difficoltà, prima di tirarsi indietro usando di nuovo il potere della supervelocità. Mi preparai ad incalzarlo, ma la voce di Xenovia mi fermò: “Cavaliere di Rias Gremory, suppongo che siamo ancora alleati, no?”
 
Mi voltai per vederla mettersi accanto a me. “Penso proprio di sì” le risposi, anche se era chiaramente una risposta retorica. Ormai non provavo più alcun rancore verso di lei e, in ogni caso, ora la priorità era abbattere Freed e Balba.
 
“Allora lavoriamo insieme per distruggere quell’Excalibur.”
 
Quell’affermazione così convinta mi sorprese. Io ero un conto, ma una seguace della Chiesa come lei… “Ne sei sicura?”
 
“Vero, è una Spada Sacra, ma in un certo senso non lo è nemmeno più. Nelle mani di quell’individuo, è solo una spada eretica. Un abominio. Per questo dev’essere assolutamente distrutta.”
 
Adesso era chiaro. Annuii. “D’accordo.”
 
Passando l’Excalibur Destruction nella mano sinistra, Xenovia alzò il braccio destro tenendolo parallelo al suolo. “San Pietro, San Basilio il Grande, San Dionisio, Santa Madre Maria. Vi prego, ascoltate la mia voce” intonò ad occhi chiusi. All’improvviso, l’aria davanti la sua mano destra iniziò a tremolare e deformarsi e, in breve, si aprì un varco dimensionale da cui emerse quella che sembrava un’enorme spada dalla lama blu coi bordi dorati, avvolta da delle catene di aura sacra. Xenovia ne afferrò l’impugnatura e le catene andarono istantaneamente in pezzi. “Nel nome dei santi che risiedono in questa spada, io la libererò. Spada Sacra Durandal!”

 
 
“Durandal?! È una Spada Sacra che si dice essere alla pari con l’Excalibur originale e che possa tagliare qualsiasi cosa in questo mondo!” esclamò Kokabiel, chiaramente sorpreso, tuttavia il suo stupore era nulla paragonato a quello di Balba.
 
“Durandal?! Non è possibile! Ma tu non eri la detentrice di Excalibur?! Le mie ricerche non hanno mai prodotto qualcuno in grado di brandire la Durandal!” fece a voce alta l’ex-arcivescovo, completamente sbiancato nel vedere l’arma impugnata da Xenovia.
 
“Sbagliato. Originariamente io ero proprio la detentrice di Durandal e solo in seguito mi hanno scelta per portare anche Excalibur” replicò la spadaccina con un sorrisetto, impugnando Durandal ed Excalibur Destruction con uno stile a due spade. “E hai ragione: anche nel Vaticano, al momento, non c’è nessuno in grado di brandire artificialmente Durandal.”
 
“Allora, perché?! Com’è possibile questo?!”
 
“A differenza di voi e di Irina, io sono una detentrice naturale.”
 
“Un’abilità innata?! Quindi tu sei un’autentica posseditrice di una Spada Sacra?!”
 
Eravamo tutti sconvolti da quella rivelazione. A differenza di noi, Xenovia era una persona che era stata benedetta dalla capacità di poter possedere e brandire naturalmente le Spade Sacre fin dalla nascita.
 
“Durandal è una spada che devasta oltre ogni immaginazione. Può tagliare tutto ciò che tocca e non mi ascolta la maggior parte delle volte, per questo persino io stessa, che ne sono la detentrice naturale, faccio fatica a controllarla. Ecco perché devo tenerla sigillata in un’altra dimensione quando non la uso, altrimenti sarebbe pericolosa. Ma ora, Freed Seelzen, grazie a te, possiamo avere la battaglia decisiva tra Durandal ed Excalibur. Questo pensiero mi fa fremere di gioia! Cerca di non morire con un singolo colpo, ok? Almeno utilizza Excalibur al suo massimo!” dichiarò Xenovia puntando la sua spada contro Freed. La Durandal iniziò ad emanare un’aura sacra spaventosa, molto superiore sia a quella dell’Excalibur del prete folle che alla mia Spada Sacra Demoniaca.
 
“È una spada davvero così pericolosa?! Che impressionante colpo di scena! È diventata davvero una situazione del genere?!” commentò Freed digrignando i denti per la rabbia. “Tu, merdosa puttana! Non ho bisogno che tu mi dica cosa fare!”
La lama della sua spada si allungò e divise in multiple copie per poi scomparire di nuovo, mentre puntava contro Xenovia.
 
Per tutta risposta, lei menò un unico fendente con Durandal e, in un assordante rumore di rottura, buona parte della lama di Excalibur andò in frantumi. Inoltre, il colpo produsse un’onda d’urto così forte che creò un enorme squarcio nel terreno del campo. “Quindi è solo una spada spezzata, alla fine. Non può nemmeno sperare di competere con la mia Durandal” commentò Xenovia in tono annoiato. Che potere incredibile. Non era neanche paragonabile a quello dell’Excalibur Destruction.
 
“Si è rotta?! La mia leggendaria Excalibur-chan è andata in frantumi?! Orribile! È veramente orribile!” urlò Freed fissando incredulo e basito la sua arma. Il suo intento omicida calò fin quasi a sparire e colsi subito l’occasione: mi scagliai contro di lui brandendo la mia spada.
 
“Fine dei giochi!” urlai sferrando un fendente. Freed provò a difendersi con ciò che restava della lama della sua Excalibur, ma non servì a nulla perché stavolta la mia Spada Sacra Demoniaca la distrusse facilmente in un nuovo fragore. Senza fermarmi, colpii Freed non appena i frammenti della sua spada caddero a terra, squarciandolo dalla spalla sinistra allo stomaco. Il prete rinnegato crollò a terra incosciente, il sangue che colava copioso dalla ferita.
“Amici miei, avete visto? I nostri poteri hanno superato quelli dell’Excalibur!” dissi stringendo la spada e alzando gli occhi al cielo. Piuttosto che una sensazione inesprimibile, mi sentivo come se avessi appena perso il mio scopo principale. Come se l'unico motivo per cui vivevo…l'unica ragione che mi permetteva di vivere…fosse improvvisamente scomparsa. Che sia questo che intendeva Zayden-senpai quando parlava dei rischi che si corre a vivere per la vendetta? Una volta che la ottieni, senti di aver perso qualcosa piuttosto che aver raggiunto un obiettivo?, pensai. In tal caso, dovrò sostituirlo con qualcos’altro… No, ho già un nuovo obiettivo. Mi voltai verso la Buchou e i miei compagni e quel senso di vuoto si affievolì istantaneamente. Loro. Sì, loro sono la mia ragione di vita ora.
 
“Non riesco a credere ai miei occhi! In teoria, il Sacro e il Demoniaco non potrebbero mai unirsi…” sentii dire dalla voce di Balba. Voltandomi, lo vidi fissare la mia nuova spada con ancora più stupore di prima.
 
Giusto. Non era ancora finita. Fino a quando lui sarebbe rimasto in vita, altre persone avrebbero rischiato di subire la sorte dei miei compagni. Non potevo assolutamente permetterlo. “Balba Galilei! Preparati a morire!” dichiarai con forza puntandogli la Spada Sacra Demoniaca contro.
 
Invece di spaventarsi, però, l’espressione dell’ex-arcivescovo parve illuminarsi di colpo. “…Capisco. Ora capisco! Tutto ha senso se l’equilibrio tra il Sacro e il Demoniaco si è rotto! Quindi non solo i Maou, ma anche Dio è-”
Prima che potesse terminare la frase, una lancia di luce dorata lo trafisse al torso; Balba vomitò un’enorme quantità di sangue prima che la lancia si espandesse repentinamente, polverizzando il suo intero corpo.
 
“Sei stato molto abile, Balba. Lo prova il fatto che sei arrivato a quella conclusione.” Alzai gli occhi in cielo e vidi Kokabiel che incombeva su di noi. Era stato lui a scagliare quella lancia. “Hai fallito, ma non importa. Non ho bisogno di voi per completare il mio piano.”
 
“Kokabiel, che succede?” gli domandò Buchou, chiaramente incuriosita dal suo comportamento insolito.
 
L’angelo caduto, però, ignorò la sua domanda. “Bene, ora ho finito di osservare. Possiamo passare alla vera battaglia. Perciò…che ne dici di uscire finalmente allo scoperto? Lo so che sei laggiù!”
 
Mi voltai nella direzione in cui guardava Kokabiel e, dagli alberi vicini al limite del campo, vidi emergere una figura familiare. “Senpai!”
Era proprio Zayden-senpai! Era finalmente qui! E stava bene! Incredibile, non ha nemmeno un graffio, notai squadrandolo da capo a piedi mentre si avvicinava. Qualunque cosa fosse successa durante lo scontro con Bernael, non gli aveva lasciato alcuna ferita o danno visibile. Mi sorprende ogni volta.
 
E mi sorprese ancora di più quando, fermandosi a pochi metri da me, mi guardò e fece un piccolo applauso. “Molto bravo, Kiba” disse con un sorriso. “Davvero molto bravo. Hai vinto contro Excalibur e hai pure sbloccato il tuo Balance Breaker. I miei complimenti, mio caro kouhai.” I suoi occhi indugiarono sulla mia nuova spada. “Sword of Betrayer, eh? È una spada davvero notevole. Un Balance Breaker di tutto rispetto.”
 
Quelle parole mi stupirono persino più del suo applauso: era in assoluto la prima volta che si complimentava con me per qualcosa, per di più in tono tanto onesto. E la cosa mi riempiva di gioia e orgoglio. “Grazie infinite, senpai. Se ho potuto ottenerla, è stato anche grazie a te, al tuo aiuto e ai tuoi consigli. Ti sarò sempre riconoscente.”
 
“Non dirlo nemmeno. Questo successo stavolta è solo tuo. Puoi essere fiero di te stesso, Kiba.”
 
“Zayden! Sei arrivato finalmente!” Anche Buchou, Akeno-san, Asia-san e Koneko-chan erano entusiaste di rivederlo. Nel momento in cui era comparso, era come se un notevole peso si fosse alzato dalle nostre spalle.
 
“Scusate il ritardo, ma lo scontro è stato più lungo di quanto mi aspettassi” fece lui rivolto a Buchou. “Comunque, vedo che ve la siete cavata bene anche senza di me finora. Il che mi dà un certo sollievo.”
 
“Ehi, voi due. Avete intenzione di ignorarmi ancora per molto?” La voce di Kokabiel c’interruppe. Il leader dei Grigori non pareva affatto contento del nostro dialogo, tuttavia riacquistò presto il suo ghigno sadico nel momento in cui si riconcentrò su Zayden-senpai. “Se sei qui, Sekiryutei, ritengo che Bernael-kun sia morto. Un vero peccato, lui era l’unico subordinato che non volevo perdere. Aveva molto potenziale.”
 
“Puoi parlare al presente, Kokabiel: il tuo protetto è ancora vivo. L’ho ridotto male, ma è riuscito a scappare. O meglio, i suoi complici l’hanno fatto scappare.”
 
Complici?, non potei non pensare e, con una certa sorpresa, notai che anche Kokabiel sembrava parecchio confuso. “Di che cosa stai parlando? Quali complici?”
 
“Ah già. Tu non ne sai niente” commentò Zayden-senpai con un sorrisetto malizioso. “Che leader esemplare, non ti rendi nemmeno conto di quello che i tuoi subordinati fanno sotto il tuo naso… Beh, non sarò certo io a dirtelo. Non sono qui per questo.”
 
“Oh? E per cosa saresti qui allora, Sekiryutei?” chiese beffardo l’angelo caduto. “Vuoi forse affrontarmi? In effetti, se le voci sul tuo potere e le tue capacità sono vere, tu sei l’unico dei presenti che potrebbe darmi il piacere di un vero duello all’ultimo sangue. Che ne dici? Ti piace questa prospettiva?”
 
“Oh, mi piacerebbe non poco poterti umiliare come ho fatto con il tuo pupillo…” Il volto di Zayden-senpai perse il suo sorrisetto. “…ma purtroppo al momento non mi è possibile.”
 
Quella frase ci lasciò tutti sconvolti. COSA?! “Come sarebbe? Che vuoi dire, Zayden?” domandò Buchou.
 
In risposta, Zayden-senpai si voltò verso di lei e sollevò il braccio destro. Un’aura rossa lo avvolse e cercò di addensarsi in una forma per un istante, ma poi si disperse nel nulla, come se non fosse stata in grado di mantenersi costante. “Che al momento non posso usare il Boosted Gear, ecco cosa voglio dire” disse schietto. “Anche se non sembra, la battaglia con Bernael ha consumato quasi l’energia che mi rimaneva dopo la nostra conversazione. Ho donato a te la maggior parte di essa, quindi ora sono a corto. Mi ci vorrà un po’ di tempo per recuperarla.”
 
“Non abbiamo tempo, Zayden!” urlò Buchou. “Ci rimangono meno di 15 minuti prima che l’energia liberata dalle Excalibur distrugga la città! E noi non possiamo…” La sua espressione si fece di colpo addolorata e si guardò la tremante mano destra. “Ora tu sei privo di forze per colpa mia… Solo colpa mia… Se solo avessi ascoltato di più i tuoi consigli…”
 
“Forse è vero che finora hai usato in modo poco efficace il mio potere… Ma non è troppo tardi per rimediare, sai?” replicò Zayden-senpai recuperando il suo sorrisetto. “Credi davvero di averlo usato già tutto? Per favore, hai sentito la quantità che ti ho passato, no? È ben lungi dall’essere finita, semplicemente finora l’hai richiamato malamente e dunque hai sfruttato solo una piccola parte del mio potere. Impegnati di più e vedrai che riuscirai a richiamarlo tutto. Puoi farcela, rossa.” E concluse con un occhiolino.
 
Buchou lo guardò stupefatta da quella rivelazione, ma l’intervento di Kokabiel le impedì di continuare: “Dunque stanno così le cose? Il Sekiryutei ha donato quasi tutta la sua energia a Rias Gremory? Ora capisco perché avverto un’aura a malapena percettibile provenire da lui... Un peccato… Tuttavia questo significa anche che puoi ancora intrattenermi, sorella del Maou Lucifer! Avanti, allora! Concentrati e richiama quel potere! Voglio vederlo tutto prima di uccidervi!”
 
“Hai intenzione di darci una possibilità? Ci stai prendendo in giro!”
 
“Ahahah! Voi mi state prendendo in giro! Pensate veramente di potermi sconfiggere con le vostre sole forze?”
 
A quelle parole digrignai i denti, ma non potei replicare. Nessuno di noi poté farlo, visto che quella era l’amara verità. Non potevamo batterlo, non da soli.
 
“Aspetto la tua risposta, Rias Gremory! Nel frattempo, però…” Gli occhi malvagi di Kokabiel ritornarono su Zayden-senpai. “…mi occuperò di te. Non solo hai allontanato Bernael-kun, ma mi hai anche messo indirettamente i bastoni tra le ruote più di una volta e ora mi neghi persino il piacere di combattere con uno dei Draghi Celesti. Sono deluso, Sekiryutei. Molto deluso! Per questo, morirai, anche se non per mano mia. Ho la creatura giusta che darà la morte alla tua attuale forma stanca e debole!”
 
Uno schiocco delle sue dita generò l’apertura di un altro cerchio magico che creò una nuova fossa infernale da cui traboccarono subito numerosi fiotti di lava. Tuttavia, stavolta non fu un Cerbero ad emergere dalle fiamme, bensì un’altra creatura, più grande e spaventosa.
Un corpo di serpente lungo almeno 15 metri, ricoperto di squame variopinte e con diversi disegni di linee e cerchi e sormontato in tutta la sua lunghezza da più file di aculei, due zampe anteriori pelose e artigliate da leone, una lunga coda terminante in un pungiglione come quello di uno scorpione e un volto umano dai lineamenti gentili e con fluenti capelli scuri. Il solo viso del mostro avrebbe potuto trarre in inganno chiunque, vista la sua aria apparentemente bonaria, ma il resto del suo corpo tradiva la sua reale natura bestiale e maligna. “Q-Questo è-”
 
“Gerione!” esclamò Buchou, sconvolta. “Sei riuscito a controllare ed evocare persino lui?! Com’è possibile?!”
 
“So essere molto persuasivo, Rias Gremory. E non ci vuole molto a coinvolgere le creature oscure, se sai cosa possono apprezzare e cosa rispettano” ribatté Kokabiel con un sogghigno, prima di puntare un dito contro il senpai. “Eliminalo.”
 
“Gerione, eh? Un altro dei guardiani degli Inferi, molto interessante!” Incredibilmente, Zayden-senpai non sembrava né agitato né preoccupato, al contrario era piuttosto eccitato. “Ricordo Dante Alighieri descriverlo nella Divina Commedia come guardiano dell’Ottavo Cerchio, quello dei fraudolenti, e mi ha sempre affascinato come figura! E adesso che ho il vero Gerione proprio di fronte a me, sono curioso di scoprire quanto è davvero forte!” Alzò la mano destra verso la bestia e fletté le dita facendogli cenno di attaccarlo. “Su, vieni!”
 
Gerione non si fece pregare: dischiudendo le labbra in un sorriso sadico e rivelando così anche la fila di denti aguzzi che nascondevano, simili a quelli di uno squalo, si scagliò contro di lui ad una velocità molto superiore a quella dei tre Cerbero e tentò di colpirlo con una zampata. Zayden-senpai evitò l’attacco con un balzo all’indietro e prese a correre lungo il perimetro del campo; Gerione gli fu subito dietro e tentò più volte di prenderlo con gli enormi artigli, ma il senpai continuava ad evitarlo abilmente.
 
Se davvero è a corto di energie, allora rischia troppo affrontandolo da solo, non potei non pensare. Impugnai la mia Sword of Betrayer più forte e mi lanciai al loro inseguimento. Dopo tutto quello che aveva fatto per me, non l’avrei abbandonato, non potevo!
“Resisti, senpai, sto arrivando!” urlai mentre raggiungevo e mi affiancavo a Gerione, sferrandogli un fendente sul fianco sinistro. Rimasi però sorpreso quando la mia spada aprì solo un lungo taglio superficiale sulla pelle del mostro; la ferita sanguinava, ma non era profonda. Le sue scaglie erano davvero resistenti!
Gerione lanciò un urlo di dolore e si fermò voltandosi verso di me, il volto umano ora piegato in una smorfia rabbiosa. La sua coda scattò fulminea contro di me, tuttavia riuscii ad evitarla con la mia velocità da Cavaliere e il suo pungiglione si piantò nel terreno, che si annerì e liquefò molto rapidamente. Veleno, realizzai. Proprio come la coda di un vero scorpione.
 
Il mostro estrasse il pungiglione da terra e fu sul punto di attaccarmi di nuovo, ma stavolta fu Zayden-senpai a fermarlo: apparendogli accanto al volto, gli sferrò un calcio talmente forte da mandarlo al tappeto a pancia all’aria. “Kiba, che stai facendo? Va’ via da qui!” mi gridò poi, atterrando vicino a me.
 
“Ma io voglio aiutarti! Se davvero sei così indebolito, non puoi farcela da solo!” protestai. “Questa volta, io devo aiutare te!”
 
“Apprezzo il pensiero, Kiba, dico davvero, ma sei comunque più utile altrove! Rias e le altre non possono farcela da sole contro Kokabiel, nemmeno a guadagnare tempo se non dai loro una mano!” replicò lui senza staccare gli occhi dall’enorme figura di Gerione che si stava rialzando. “Non preoccuparti, io me la caverò!”
 
“Ma senpai…!”
 
“Kiba, vattene! Servi più a loro che a me adesso, dico sul serio! Anche senza Boosted Gear, io posso affrontare questo bestione, ma loro non possono affrontare quel corvaccio senza una mano in più! Tenetelo a bada il tempo necessario a Rias per recuperare il potere che le ho dato e vedrai che ce la farete! Ma tu devi aiutarle o sarà tutto inutile! Fidati di me!”
 
Esitai ancora ad andarmene. Rivolsi uno sguardo verso l’altro scontro in atto e vidi Buchou e Akeno-san scagliare numerosi attacchi contro Kokabiel, ma il leader dei caduti bloccava ogni colpo con facilità. Aveva ragione, dovevo assolutamente aiutarle, però… “Senpai, sei sicuro-”
 
“Al 100%!” m’interruppe lui evitando al tempo stesso un altro colpo di coda di Gerione. Mi rivolse uno dei suoi soliti ghigni e un pollice alzato. “Ho ancora parecchie frecce al mio arco, quindi non darmi già per spacciato! Non sarà certo una chimera letteraria a mandarmi sottoterra per sempre!”
 
Vedendo la sua confidenza, decisi che avrei di nuovo creduto in lui. “Va bene, senpai, farò come vuoi! Ma, ti prego, fai attenzione!” E mi voltai per correre via.
 
“Vai tranquillo!” lo sentii gridare alle mie spalle. Senza altre parole, accelerai il passo e raggiunsi Buchou in pochi secondi. Nel frattempo, Akeno-san aveva evocato un altro potente fulmine, ma Kokabiel lo stava bloccando senza problemi con le sue ali, chiuse intorno a lui a formare un bozzolo protettivo.
 
“Colei che ha ereditato il potere di Barakiel, osa cercare di fermarmi?” fece sprezzante l’angelo caduto.
 
“Non ti permettere di paragonarmi a quella persona!” urlò Akeno-san con voce piena di rabbia, completamente diversa dal suo normale tono gentile e pacato, per poi scagliare continui fulmini contro il nemico. Nessuno di essi, però, scalfì anche solo superficialmente le sue ali.
 
“Barakiel? Non è il nome di un altro dei leader dei Grigori?” Mi girai per vedere Xenovia affiancarmi, un’espressione sorpresa in volto.
 
Annuii in risposta. Barakiel era un altro leader degli angeli caduti, soprannominato il ‘Fulmine Sacro’ per la sua capacità di usare l’elemento del fulmine unito all’elemento sacro tipico di angeli e angeli caduti. Si dice che, in termini di combattimento di base, sia alla pari con il loro governatore, Azazel. E, inoltre…era anche il…
 
“Ahahah! Per te, essere diventata una diavola!” rise Kokabiel riaprendo le sue ali. “Ti sei diversificata dagli altri diavoli. Hai proprio una famiglia interessante, Rias Gremory. Un sopravvissuto del Progetto Spada Sacra, l’ex-Santa Fanciulla, la sorella della nekoshou traditrice e la figlia di Barakiel! Per giunta, intrattieni rapporti di alleanza con il Sekiryutei, un umano col potere dei Draghi Celesti. Rias Gremory, vedo che ti piace raccogliere intorno a te dei rifiuti, proprio come tuo fratello.”
 
“Non permetterò a nessuno di insultare mio fratello, il nostro Maou” dichiarò in risposta Buchou mentre si rialzava, gli occhi ardenti di rabbia e determinazione. Una potente aura iniziò a fuoriuscire di nuovo dal suo corpo. “Ma soprattutto ciò che hai detto ai miei servi va punito con la morte!”
 
Con un rombo assordante, Kokabiel scese a terra per fronteggiarla. “Allora uccidimi, sorella di un Maou, Principessa della Rovina dai Capelli Cremisi! Ti trovi faccia a faccia con un acerrimo nemico dei diavoli da tempo immemore! Solo un codardo si lascerebbe sfuggire un’occasione simile!”
 
C’era poco da fare. A quanto avevo capito, Buchou aveva ricevuto un immenso potere da Zayden-senpai e, se fosse riuscita a richiamarlo nella sua pienezza, avrebbe potuto vincere… Ma per questo le serviva tempo e al momento solo noi potevamo darglielo. Un fruscio alle mie spalle mi fece capire che Xenovia mi si era avvicinata e, difatti, la sentii poi mormorare: “Attaccheremo allo stesso tempo.”
 
Annuii per poi puntare la mia Spada Sacra Demoniaca contro Kokabiel. Non sapevo quanto sarebbe stata efficace, ma dovevo farlo lo stesso. Con uno scatto, mi lanciai sull’angelo caduto affiancato da Xenovia. “Buchou, concentrati per richiamare il potere di Zayden-senpai!” urlai.
 
“Noi cercheremo di prendere tempo, Rias Gremory! Ma cerca di fare presto!” gridò invece la spadaccina della Chiesa al mio fianco.
 
Fu proprio lei la prima ad attaccare Kokabiel; questi, tuttavia, creò una spada di luce dorata nella sua mano destra e bloccò facilmente il colpo. “Durandal, eh? A differenza di Excalibur che è stata spezzata in passato, questa potenza è tutt’altra cosa! Però!” disse l’angelo caduto respingendo uno dopo l’altro tutti i colpi di Xenovia per poi centrarla allo stomaco con un calcio, mandandola a rotolare per terra. “Dipende da chi la impugna! Ancora non sei in grado di controllare Durandal appieno, ragazzina! Il suo precedente possessore era un individuo con una forza senza pari!”
Malgrado il colpo, Xenovia si rialzò rapidamente e attaccò di nuovo. Mi mossi per aiutarla e stavolta assalimmo contemporaneamente Kokabiel, ma lui generò due spade di luce nelle sue mani e le usò per bloccare i nostri attacchi. “Oh? Un attacco combinato con una Spada Sacra e una Spada Sacra Demoniaca? Meraviglioso! Veramente interessante! Avanti! Potete fare di meglio, no? Non potete sconfiggermi se è tutto qui ciò che sapete fare!” esclamò con un ghigno.
 
Continuammo ad attaccarlo, sempre invano visto che ci contrastava senza problemi. Provammo infine con un fendente simultaneo, ma venimmo parati entrambi allo stesso tempo. Spingemmo allora sulle sue armi per allontanarle, ma anche in forza fisica ci era troppo superiore.
Fu in quel momento che Koneko-chan cercò di coglierlo di sorpresa, balzando alle sue spalle con il pugno tirato indietro. “Preso.”
 
“Ingenua!” urlò Kokabiel, espandendo improvvisamente le sue ali nere, le quali divennero simili a lame e ci colpirono tutti e tre nello stesso momento. Io e Xenovia riuscimmo a proteggerci parzialmente con le nostre spade, ma Koneko-chan prese il colpo in pieno e rovinò a terra con i vestiti a brandelli e il corpo ricoperto di ferite sanguinanti.
 
“Koneko-chan!” urlai pieno di paura e timore per lei, ma dovetti subito rimettermi in guardia perché Kokabiel mi fu addosso un’altra volta.
 
“Distrarsi durante il combattimento è un buon modo per farsi uccidere, non lo sai?” disse beffardo spingendo la sua lama sulla mia. Con un secco rumore di rottura, delle crepe iniziarono ad apparire sulla mia spada.
 
Dannazione, la sua solidità dipendeva dalla mia concentrazione! Se la perdevo, anche solo per un attimo, la sua durezza diminuiva immediatamente!
Un altro suo calcio mi sbatté indietro, ma riuscii in qualche modo a mantenere la posizione. Tuttavia, sia io che Xenovia avevamo il fiatone ed era più che evidente che non saremmo riusciti a resistere ancora molto. È troppo forte, pensai. Davvero la differenza tra noi è così elevata? Anche se ho raggiunto il Balance Breaker, sono comunque molto lontano dal suo livello. Il potere del leader degli angeli caduti è…davvero spaventoso. No! Non posso arrendermi adesso! Dobbiamo vincere! Non possiamo sopravvivere se non vinciamo!
 
Mi voltai verso Koneko-chan e, per mio grande sollievo, la vidi che stava venendo curata da Asia-san grazie alla sua Sacred Gear. Ora potevo di nuovo combattere.
“Kokabiel! Non è ancora finita!” urlai immettendo tutta la mia forza nella mia spada. Le crepe sparirono in pochi secondi e sferrai una serie di attacchi contro l’angelo caduto, supportato anche da Xenovia. Anche stavolta, però, nessuno dei nostri attacchi andò a segno, anzi Kokabiel ci respinse entrambi sempre con spiazzante facilità per poi muovere diagonalmente le sue spade e generare una croce di energia dorata che scagliò contro di noi. Io e Xenovia cercammo di fermare il colpo con le nostre armi, ma la sua potenza si rivelò eccessiva e finimmo così per essere travolti e sbalzati via da esso. Nonostante il dolore e la fatica, riuscii ad alzare lo sguardo e rabbrividii nel vedere la croce di luce proseguire la sua strada e puntare proprio contro Koneko-chan e Asia-san!
 
Un attimo prima che venissero colpite, però, una sagoma saltò tra loro e la croce d’energia, respingendo quest’ultima con un gesto secco della mano destra. Era Zayden-senpai!
“Tutto bene?” disse quest’ultimo voltandosi verso le ragazze.
 
“S-Sì! Grazie mille, Zayden-san!” rispose Asia-san con un sorriso raggiante che, però, si rabbuiò nel momento in cui notò il fumo che saliva dalla mano destra del senpai. Doveva essere rimasto ferito nel bloccare il colpo di Kokabiel. “Ma la tua mano…!”
 
Zayden-senpai osservò la suddetta mano per un attimo, poi sorrise agitandola come se niente fosse. “Non è nulla di che, non preoccuparti!” Si voltò verso l’angelo caduto. “Ora però lui si farà molto male.” E gli si scagliò contro senza esitazioni!
 
Ma che sta facendo?! Non può affrontarlo in quelle condizioni!
 
Kokabiel doveva pensarla come me perché non generò nemmeno un’arma di luce e si limitò semplicemente ad aprire le braccia ai lati, quasi a incoraggiarlo a venire. “Oh? Credevo non volessi affrontarmi, Sekiryutei. Cos’è questo cambio improvviso d’idea?” disse in tono sprezzante. “Non penserai di potermi affrontare con un’aura così patetica!”
 
In quel momento, sentii un rombo assordante alle mie spalle e mi voltai in tempo per vedere Gerione emergere dal boschetto al limitare del campo scolastico, sfondando diversi alberi e dirigendosi verso il senpai con uno sguardo furioso. Notai subito che il volto del mostro era pieno di lividi e tagli, come se l’avessero picchiato a sangue. Com’è ridotto…, non potei non pensare con una certa sorpresa.
 
Gerione puntò direttamente su Zayden-senpai, inarcando in alto la coda proprio come uno scorpione, ma lui gli rivolse solo un ghigno prima di continuare a correre verso Kokabiel. Stavolta quest’ultimo generò una nuova spada di luce nella mano destra, ridendo sguaiatamente. “Vuoi davvero farti sotto, umano? Sei un-”
Il resto delle parole dell’angelo caduto si perse nel momento in cui il senpai scattò di colpo in avanti con tale velocità che divenne praticamente invisibile all’occhio nudo e affondò il suo pugno in profondità nello stomaco dell’avversario. Le pupille di Kokabiel si dilatarono per la sorpresa e il dolore, mentre indietreggiava tenendosi la pancia e tossendo saliva e sangue.
 
“Ci vediamo!” disse il senpai in tono beffardo rivolgendogli un occhiolino e saltando fulmineo di lato. Proprio in quel momento, Gerione, che intanto era giunto dietro di lui, spruzzò un liquido di colore verdastro dal pungiglione della coda, ma visto che Zayden-senpai si era levato nello stesso istante in cui la bestia aveva attaccato, il getto lo mancò completamente e andò a colpire invece Kokabiel, ancora rantolante e stordito dal pugno subito. L’angelo caduto urlò e si dimenò violentemente, mentre dal suo corpo salivano volute di vapore e tutto il terreno circostante colpito dagli schizzi di quel liquido, indubbiamente un veleno, si liquefaceva.
 
“M-MALEDETTO!” ruggì infine Kokabiel emanando una violenta onda di potere da tutto il corpo che spazzò via il veleno. Non aveva subito gravi danni, ma la sua pelle era stata corrosa in alcuni punti dove ora mostrava i muscoli sottostanti e anche i suoi abiti erano più danneggiati di prima. “TU, dannatissimo umano…! Che stai combinando, Gerione?! Avanti, FALLO A BRANDELLI!”
 
La suddetta creatura si riscagliò su Zayden-senpai cercando di schiacciarlo con le zampe, ma lui continuò a schivare zigzagando da un lato all’altro del suo corpo. Era incredibile! Sapevo che era molto forte anche senza usare il Boosted Gear, certo, però non l’avevo mai visto muoversi con tanta rapidità e fluidità. Nonostante la sua energia fosse bassa, la stava chiaramente sfruttando al 100% dell’efficacia, visto che sembrava non stancarsi mai. Al contrario, era Gerione quello che sembrava stancarsi e infuriarsi sempre di più. Era come un gioco di acchiapparello tra un gatto e un topo troppo veloce per il primo.
“Ehi, Rias! Come sei messa?” urlò senza smettere di muoversi un istante.
 
“Mi serve ancora un po’ di tempo!” rispose la Buchou. Al momento, teneva gli occhi chiusi e sembrava respirare a intervalli, avvolta in un lieve strato di aura cremisi.
 
Se le serve più tempo, non posso stare qui a perderlo!, pensai rafforzando la presa sulla mia spada e caricando di nuovo Kokabiel. L’azione del senpai non gli aveva fatto molto in termini fisici, vero, ma in termini morali l’aveva destabilizzato mentre al tempo stesso aveva sollevato i nostri animi. Non potevamo arrenderci ora!
Sferrai numerosi fendenti, ma Kokabiel li respinse tutti con la sua spada di luce per poi spingermi indietro con un colpo del dorso della mano.
 
“Vuoi ancora andare avanti?” mi chiese l’angelo caduto, riacquistando rapidamente il suo solito aplomb. “Attaccami col tuo colpo migliore!”
 
Non posso arrendermi proprio ora! Mi rifiuto! Impugnai saldamente la mia spada e richiamai il potere della mia Sacred Gear urlando: “SWORD BIRTH!”
Una serie di cerchi magici si formarono intorno a Kokabiel e produssero una Spada Sacra Demoniaca ciascuno, circondandolo in un anello di spade. A un mio comando mentale, partirono tutte insieme contro l’angelo caduto, ma questi si avvolse di nuovo nelle sue ali e parò ogni colpo.
 
“Questo è il massimo che riesci a fare?” domandò sprezzante Kokabiel prima di muovere le ali come delle lame e fare così a pezzi tutte le mie spade.
 
Neanche quello aveva funzionato! Digrignando i denti per rabbia e frustrazione, mi scagliai su Kokabiel sferrando un fendente alla sua testa, ma lui alzò una mano e fermò la mia lama con solo le prime due dita! Materializzai allora un’altra spada nella mano sinistra e menai un altro fendente verso il suo collo, ma anche stavolta la fermò usando sempre le prime due dita della seconda mano.
 
“Idiota!” mi derise ghignante, mentre spingeva sulle mie spade per allontanarle.
 
“Non ho ancora finito!” replicai io aprendo la bocca e immaginando di materializzare una Spada Sacra Demoniaca vicino ad essa. Nel momento in cui comparve, la afferrai per l’impugnatura coi denti e, tenendola stretta al punto da sentire dolore, girai fulmineo la testa di lato per colpire Kokabiel al volto con la terza spada. Quest’ultimo, stavolta, non dovette aspettarselo perché venne colto di sorpresa e accusò il colpo, mollando le mie altre spade e indietreggiando con un grugnito di dolore e una mano al viso. Quando la tolse, vidi che aveva un taglio sanguinante sulla guancia sinistra. Tanta fatica e sono riuscito a fargli solo quel graffio?!
 
“Tu, dannato…!” ringhiò Kokabiel alzando una mano e scagliando da essa un globo di luce grande quanto il suo intero corpo. Ero troppo stanco e vicino per poterlo evitare, ma prima che potesse colpirmi, Xenovia balzò in mezzo e usò Durandal ed Excalibur insieme per fermare l’attacco. La spadaccina digrignò i denti per la fatica e venne spinta indietro, tuttavia riuscì infine a respingere il globo, che venne letteralmente tagliato in due dalla potenza di Durandal.
 
“Sono sorpreso che tu stia combattendo con tanto impegno nonostante abbia perso il tuo Signore” commentò Kokabiel fissando Xenovia con un’espressione divertita.
 
Quelle parole sorpresero la spadaccina della Chiesa, la quale fissò interrogativa l’angelo caduto. “Che cosa? Per quale motivo dici che ho perso il mio Signore?”
 
“Ops, non avrei dovuto dirlo!” esclamò Kokabiel, anche se non sembrava affatto dispiaciuto per aver pronunciato quella frase. Ma che cosa significava?
 
“Di che stai parlando? Rispondi, Kokabiel!” lo incalzò Buchou, anche lei perplessa come tutti noi.
 
Il leader dei caduti ci guardò per qualche istante prima di scoppiare in una risata sguaiata e perfida. “Ma certo, l’avevo quasi dimenticato! Sto scatenando una guerra, quindi non c’è bisogno di nascondere nulla!” disse infine scoprendo i denti appuntiti in un ghigno agghiacciante. “Nell’ultima Grande Guerra, non sono morti solo i Quattro Grandi Maou, ma anche Dio!”
 
C-Che cosa?! Rimanemmo tutti scioccati dalle parole di Kokabiel. Come poteva essere vera una cosa simile?!
 
“N-Non…è possibile…” mormorò Xenovia, chiaramente la più sconvolta di tutti.
 
“Dio…è morto?! Stai mentendo! Una cosa del genere non è mai successa finora!” gridò Buchou con un tono tra l’incredulo e l’accusatorio.
 
“È normale che voi ragazzi non lo sappiate. Chi può dire che Dio è morto? Gli esseri umani sono una razza incompleta. Senza Dio non possono controllare i loro cuori e obbedire alle leggi, lo sapete? Anche noi, angeli caduti e diavoli, non potevamo dirlo ai nostri sottoposti. Dopotutto, non si sa da dove le informazioni su Dio possano trapelare. Anche tra le Tre Grandi Fazioni, solo le persone di più alto rango conoscono la verità. Anche se sembra che Balba l’abbia compresa prima.”
 
Mentre parlava, la mia mente iniziò a vagare da sola per lo shock: ...Dio è morto? Non esiste più? No… Non può essere. È impossibile… Allora in chi credevamo quando vivevamo in quell’istituto…? A chi rivolgevamo le nostre preghiere…?
 
“La guerra portò via tutti i Maou e la maggior parte dei diavoli di Alta Classe, come anche molti angeli e angeli caduti di Bassa Classe. Gli angeli persero anche il loro Dio, mentre gli angeli caduti avevano perso la maggior parte della loro razza, ad eccezione dei loro leader” continuò a spiegare Kokabiel, palesemente deliziato dalle nostre espressioni sconvolte. “Quindi non era una mera condizione precaria. Gli angeli puri non hanno più potuto riprodursi dopo aver perso Dio e anche i diavoli puri sono diventati rari. Gli angeli caduti possono aumentare se gli angeli cadono, ma la riduzione di questi ultimi ha messo in crisi anche loro. Tutte le Fazioni sono cadute in disgrazia e, per questo, hanno dovuto fare affidamento sugli esseri umani per continuare a sopravvivere. Soprattutto gli angeli e gli angeli caduti, che potevano continuare le loro generazioni solo tramite accoppiamento con gli esseri umani. I leader rimasti delle tre Fazioni, angeli, angeli caduti e diavoli, hanno tenuto nascosta la morte di Dio agli uomini che credevano in Lui, pur di sopravvivere!”
 
“No… Non può essere…” mormorò in lacrime Asia-san.
 
“Bugiardo… Bugiardo! Bugiardo…” gridò Xenovia, ma la sua volontà era chiaramente già crollata. Durandal ed Excalibur le caddero di mano e le ginocchia le cedettero, lasciandola a quattro zampe per terra con un'espressione da panico a dir poco inguardabile. “Una bugia… È una bugia…”
Come si poteva biasimarla? Era una credente convinta. Una serva di Dio. Una persona che aveva sempre vissuto vedendo come sua unica e vera missione il servire il Signore. Se l'esistenza di Dio era davvero cessata, allora per lei significava che aveva perso la sua ragione di vita. Chiunque al suo posto sarebbe ridotto così. Anche io…anche la mia vita sarebbe potuta finire allo stesso modo.
 
“Tuttavia, a me non importa di questo.” Il volto di Kokabiel si fece improvvisamente cupo e rabbioso. “Quello che davvero non riesco a tollerare è che, dopo la morte di Dio e dei Maou, decidemmo che la guerra non aveva più alcun senso! Non riesco a sopportarlo… NON RIESCO A SOPPORTARLO! Ci dissero di abbassare i nostri pugni proprio nel momento in cui, se avessimo continuato a combattere, avremmo vinto! Abbassare la pistola una volta che hai già sparato?! Non prendetemi in giro… NON PRENDETEMI IN GIRO! Quello stronzo di Azazel proclamò persino che non ci sarebbe stata un’altra guerra! Inconcepibile!”
Le sue parole furiose ci fecero arretrare. La verità era più sconvolgente di quanto potessimo mai immaginare.
 
In quel momento, Asia-san riprese a parlare: “Se il Signore è morto…allora da dove viene il suo amore?” Era tremante e in lacrime, ma era comprensibile: dopotutto, anche dopo essere divenuta una diavola, lei aveva mantenuto la sua fede, dunque la conoscenza della morte di Dio l’aveva influenzata molto più che a noialtri. Lei e Xenovia erano devastate al momento.
 
Kokabiel rispose con una risata alla sua domanda. “Michele sta facendo un buon lavoro. Ha preso il posto di Dio sia tra gli angeli che tra gli umani. Dato che il sistema usato da Dio sta funzionando, preghiere, benedizioni ed esorcismi dovrebbero anch’essi funzionare, perlomeno in una certa misura. Ma se si confronta con il tempo in cui Dio era presente, il suo funzionamento è ridotto e il numero dei credenti è diminuito. Questo marmocchio diavolo è stato in grado di creare la Spada Sacra Demoniaca grazie al fatto che l'equilibrio tra Dio e il Maou è rotto. In realtà, i poteri sacri e demoniaci non potrebbero mai unirsi, ma in mancanza di un’entità che mantiene un equilibrio tra di essi, anomalie e fenomeni unici come quell’arma tendono a verificarsi.”
 
Ora è tutto chiaro. Quindi non è un caso che io sia riuscito a creare la mia Spada Sacra Demoniaca. È potuta nascere proprio perché Dio e il Maou sono morti. Che amara ironia.
 
“L’arcangelo Michele sta sostituendo Dio?! Allora.. siamo state…” mormorò Xenovia alzando la testa. Dietro di noi, Asia-san, ascoltando le parole del leader dei caduti, cadde a terra. Doveva aver raggiunto il suo limite, poverina.
 
“Ora finirò questa guerra come sarebbe dovuta finire e prenderò le vostre teste come souvenir! Anche se sono solo io, continuerò da dove ci fermammo! Mostrerò a Sirzechs e a Michele che noi angeli caduti siamo i veri esseri supremi!” concluse il leader dei caduti esplodendo poi in un’altra risata malvagia e folle.
 
…Lucifer. Michele. Entrambi erano esistenze immense, come riportato nella Bibbia. Kokabiel stava cercando di sfidare qualcosa di simile. Aveva così tanto potere. Stavamo cercando di combattere qualcuno di quella portata.
Noi...non potevamo vincere. Era a un livello totalmente diverso dal nostro. Le sue motivazioni erano assolutamente superiori alle nostre. Era qualcuno che in primo luogo non avremmo mai dovuto combattere...
Nonostante questo... Provai ad andare verso di lui dopo aver rafforzato ancora una volta la presa sulla mia spada.
 
“Anche così…” La voce di Buchou risuonò nell’aria, tremante ma risoluta. “Anche così, mi rifiuto di perdere la mia dignità… E poi io… Io…non ho alcuna intenzione di perdere né la mia vita né tantomeno quella dei miei amati servi!”
Un’esplosione di luce cremisi proruppe insieme a un’aura incredibile dal suo corpo, scioccandoci tutti. Era persino più potente di quella che aveva liberato prima.
 
*
 
Rias POV:
 
L’avevo sentito già da un po’ di tempo, ma solo adesso l’avevo realizzato appieno: ero cambiata. In un tempo non troppo lontano, una simile notizia, la rivelazione di una verità tanto sconvolgente mi avrebbe annientata. Avrei perso ogni speranza di vittoria o anche solo di resistenza perché mi sarei resa conto non solo che la realtà era completamente diversa da quella che credevo, ma anche che stavo affrontando un nemico davvero troppo superiore a me e ai miei servi. Avrei perso e sarei morta nella vergogna più totale.
Invece ora, per quanto sconvolta e turbata, non avevo affatto perso le speranze, anzi, mi sentivo più determinata che mai a combattere con tutte le mie forze. E questo cambiamento…era iniziato nel momento stesso in cui avevo conosciuto Zayden.
Combattere contro ogni previsione e condizione avversa, sfruttare la paura stessa di morire come spinta per lottare più a lungo e con più forza possibile. Lui mi aveva insegnato tutto questo e molto di più, ma senza dubbio la cosa più importante che mi aveva fatto capire fino in fondo era che niente può alimentare la tua volontà quanto combattere per ciò che davvero desideri e per le persone che ami.
Appena prima che Kokabiel ci rivelasse la verità su Dio, avevo ricordato appieno il momento in cui Zayden mi aveva donato il suo potere e cosa mi aveva detto…
 
[Flashback: “…Ho rafforzato la tua mente e la tua volontà, vero, ma non ti basteranno di certo solo questi per farcela. Quindi ho pensato anche a un altro aiuto…”
 
Le sue parole mi avevano incuriosita. “Di che aiuto parli?”
 
“Ora vedrai” rispose lui portando la mano sinistra sopra alla destra e afferrando il gioiello del Boosted Gear con la punta delle dita. Con un gesto secco, lo strappò via dal guanto e lo alzò davanti ai miei occhi stupiti. “Bella, vero? E soprattutto… Beh, percepisci da te.”
 
Lo guardai perplessa per un attimo, poi mi concentrai sulla gemma e… Ne rimasi letteralmente quasi accecata nel momento in cui vidi il potere che conteneva. Un fiume, no, un mare di energia pura era concentrato in quella piccola sfera! Talmente grande e pressato al suo interno che mi sembrò un vero miracolo che non fosse già esplosa. Al contrario, sembrava capace di contenerlo senza problemi. Era… “…Impossibile” fui solo in grado di mormorare.
 
“Niente è impossibile a questo mondo. O almeno è quello che mi piace pensare” replicò lui facendomi un occhiolino, dopodiché tese il braccio sinistro e appoggiò la punta dell’artiglio del dito indice destro sul polso scoperto. La punta affondò nella carne abbastanza da trarre sangue.
 
“Ehi! Che stai facendo?!” non potei non domandare preoccupata.
 
“Tranquilla, è tutto a posto” rispose alzando l’artiglio insanguinato dal braccio. La piccola ferita formatasi smise di sanguinare e prese a rimarginarsi quasi subito. “Visto? Ora, per favore, metti avanti la mano destra, dorso in su.”
 
Ero sempre più confusa, ma obbedii lo stesso. Zayden avvicinò la punta dell’artiglio al dorso della mia mano e vi tracciò col suo sangue un simbolo molto particolare, simile ad una testa di drago stilizzata e disegnata in stile runico, poi la prese da sotto sempre con la mano avvolta nel Boosted Gear e l’alzò leggermente. In quel momento, notai che si era già generato un nuovo gioiello sul dorso del guanto.
 
[Transfer!]
 
Una lieve energia iniziò a passare dalla sua Sacred Gear al mio corpo e il simbolo tracciato sulla mia mano prese a brillare di una luce scarlatta. Allora Zayden recitò qualcosa a bassa voce che non compresi bene, ma sembrava una sorta di formula per incantesimi, e lasciò cadere con l’altra mano il gioiello precedentemente estratto sul simbolo. Per mio sommo stupore, la gemma affondò nel dorso della mia mano come se stesse attraversando la superficie di un lago e scomparve al suo interno. Pochi secondi dopo, anche il simbolo smise di brillare e scomparve come se non fosse mai esistito fin dall’inizio.
 
Alzai la mano all’altezza del viso e la esaminai in ogni minimo dettaglio. Non vi era alcuna variazione o mutazione, sembrava assolutamente normale. Quando poi provai a concentrarmi sulla mia aura demoniaca, però, mi accorsi che c’era una nuova energia all’interno del flusso della mia, un piccolo ma splendente nucleo che scivolava dentro di essa come un granello portato da un fiume. “Ma cosa… Che cosa mi hai fatto?” non riuscii a non chiedere.
 
Zayden mi rivolse un ghigno divertito. “Per dirla in breve, ti ho dato un’altra vera possibilità di sopravvivere. Questo è un piccolo rituale che ho imparato insieme a Ddraig e con un piccolo aiuto da parte di Nonna e del mio amico Tora. Praticamente consiste nel creare un collegamento tra la mia aura e la tua tramite quel simbolo che ti ho disegnato sul dorso della mano, tra parentesi il simbolo del Sekiryutei, e un piccolo trasferimento di energia da me alla persona destinata. Grazie a questo collegamento, mi è possibile inserire un pezzo del Boosted Gear nel tuo corpo e renderlo parte di esso, grazie al fatto che l’energia in trasferimento fa percepire al pezzo in questione il nuovo corpo ospite come quello dell’ospite originale e così gli permette d’inserirsi senza rischio di rigetto. In questo modo, ora hai a disposizione un serbatoio di energia extra per le necessità, che puoi richiamare con un po’ di concentrazione e tanta buona volontà.”
 
Più mi spiegava e più mi sentivo spaesata e incredula. Quindi…ora possedevo praticamente una parte del potere di un Drago Celeste?! Stentavo a crederci, ma avevo visto coi miei occhi lo svolgersi del rituale e ne sentivo gli effetti sul mio corpo e queste erano sensazioni che non si potevano alterare o falsificare. Era tutto vero.
Guardai di nuovo la mia mano destra. “Davvero non ci saranno conseguenze? Voglio dire… Comunque, non è il mio potere, perciò non rischia di creare qualche strano o pericoloso effetto collaterale? Inoltre, anche se ora fa parte di me, non rimane lo stesso qualcosa di nuovo e dunque estraneo al mio essere? Probabilmente non sarò in grado di utilizzarlo al meglio in così poco tempo.”
 
“Sono contento di vedere che sei rimasta assennata e non ti sei subito montata la testa” mi disse lui con un sorriso. “Sulla prima parte, ti rassicuro subito: non è la prima volta che lo faccio e dunque ho già avuto modo di assicurarmi che non è pericoloso, almeno non nell’averlo dentro di sé. Il Transfer serve a permettergli d’inserirsi nel tuo corpo, una volta qui si mescola con la tua aura grazie ai residui di quella che ti ho trasferito, finché non diviene naturalmente parte del tuo flusso e così, anche se è un’energia diversa dalla tua, diventa parte di te. È praticamente come se sviluppasse una specie di simbiosi con la tua aura e formasse un rapporto mutualistico, come i batteri che abbiamo nell’intestino e ci aiutano nella digestione. La tua aura lo mantiene intero e in cambio ti dà accesso al potere che contiene.” Il suo sguardo si fece più serio. “Per quanto invece riguarda la seconda parte, hai ragione. È e rimane comunque qualcosa di nuovo e dunque è ovvio che non saprai immediatamente utilizzarlo appieno, anzi ti ci vorranno almeno dei mesi per imparare a sfruttarlo al 100%. Ad ogni modo, anche se non riuscirai subito a usarlo al meglio, darà a te e agli altri una maggiore possibilità di sopravvivenza finché non troveremo un modo per ribaltare la situazione. Nel migliore dei casi, se lo scatenassi completamente pure per un solo istante, potresti anche essere in grado di vincere, chi lo sa…”
 
Fissai sorpresa la mia mano. “Quanta energia c’è lì dentro esattamente?”
 
“Ricordi il colpo caricato che stava per colpirti poco fa? Dove pensi che abbia trasferito tutta quell’aura per farla sparire tanto in fretta?”
 
Sgranai gli occhi e soffocai a fatica un sussulto. Era praticamente l’equivalente di un Maou, anzi forse era pure superiore! Tutto quel potere…era ora dentro di me?! “Stento a crederlo…” mormorai con una certa apprensione…ma anche una buona dose di eccitazione. Non avevo mai avuto un potere simile e l’idea di poterlo usare a mio piacimento… Sarei stata una bugiarda se avessi detto che non mi attirava terribilmente! Dopotutto, noi diavoli siamo esseri avidi: più abbiamo e più siamo estasiati!
 
“Ti stai eccitando, eh?” Mi aveva beccato subito! Il sorrisetto di Zayden, però, svanì rapidamente. “Questo è il problema: ricevere una simile forza all’improvviso rischia spesso di dare alla testa e si finisce per strafare. Ricordati sempre: quel potere è molto grande, ben più del tuo, e tu non sei abituata ad usarlo, perciò non credere di poter fare qualsiasi cosa solo perché ora lo possiedi. Potresti esaurirlo in fretta oppure non liberarlo tutto in una volta, dunque sarà meglio che lo usi con criterio e giudizio.”
 
Annuii un po’ imbarazzata prima di chiedere: “Come faccio a usarlo?”
 
“Non è troppo complicato. Concentrati sulla gemma che senti dentro di te e prova a richiamarne il potere come quando usi il tuo Potere della Distruzione. Non è molto diverso dall’usare una qualsiasi abilità, ma ricorda una cosa: è il potere di un drago, un Drago Celeste per giunta, quindi la tua volontà dev’essere forte e le tue emozioni devono esplodere come un vulcano. Il potere dei draghi, come quello delle Sacred Gear, risponde più facilmente alle emozioni forti e ai desideri più profondi e intensi, quindi non dovrai controllarti come fai sempre. Se vuoi usare davvero la forza di un drago…allora non trattenerti! Rilascia i tuoi sentimenti, fai risuonare le tue emozioni fin nel profondo della tua anima e scatena il suo potere! I draghi sono potenza, dominio, passione! Le parole non li smuovono, solo le azioni! Perciò… AGISCI!”]
 
“Ora mi è chiaro, Zayden… Ora mi è davvero tutto chiaro!” Anche se ero disperata, confusa, sconvolta… Non potevo comunque retrocedere! Per me, per Akeno, per Koneko, per Yuuto, per Asia, per Sona…e per Zayden! Io dovevo… COMBATTERE!
Presi tutte quelle emozioni che mi turbinavano dentro e le riversai dove sentivo esserci il potere del drago donatomi. “Rispondi al mio richiamo! Alla mia volontà!”
 
Una luce verde brillò di nuovo sul dorso della mia mano destra e venni nuovamente avvolta dall’aura scarlatta del Sekiryutei. Stavolta però era ben diversa: la potenza che ora emanavo non era nemmeno paragonabile alla precedente. Il terreno sotto di me si era spaccato e sentivo chiaramente i miei servi che arretravano per il vento che il solo rilascio di quell’energia aveva scatenato. Ora stavo usando davvero il potere di un drago!
Mi sentii più rinvigorita che mai e mi feci avanti, mettendomi tra i miei amati servi e il nemico. “State tutti indietro!” comandai con decisione. “Ora ci penso io!”
 
“Rias…” sentii Akeno che mormorava, ma sia lei che tutti gli altri obbedirono.
 
“Ma che succede?! Questa forza…” mormorò Kokabiel fissandomi con aria stupefatta e incredula. Presto però il suo ghigno riaffiorò. “Interessante… Allora non avevi già finito! Nascondevi ancora tutta questa energia! Davvero interessante, Rias Gremory!” Aprì le braccia ed espanse le sue ali nere insieme alla sua aura. “Vieni!”
 
“Prendi questo!” urlai rilasciando un’onda di Potere della Distruzione potenziato con parte dell’energia del Sekiryutei. Kokabiel contrattaccò scagliando una lancia di luce che si scontrò con il mio colpo, ma, dopo alcuni secondi di stallo, il mio Potere divorò l’attacco dell’angelo caduto e continuò la sua corsa contro di lui. Kokabiel, però, si mise a ridere e alzò entrambe le braccia per bloccare l’onda, deviandola infine con un gesto secco verso il cielo.
 
“Fantastico! Dove nascondevi tutta questa forza?” disse il leader dei caduti con uno sguardo di folle gioia. “Fammi divertire ancora, Rias Gremory! Ancora!”
 
Era davvero un maledetto fanatico della guerra! “Muori!” ribattei scagliando due enormi sfere di Potere della Distruzione, anch’esse potenziate con l’aura di Zayden. Stavolta però Kokabiel generò un’unica spada di luce ben più grande delle precedenti e, con due rapidi fendenti, riuscì a tagliare in due entrambe le sfere. “Che cosa?!”
 
“Non basta! Non mi basta affatto! Impegnati ancora di più! Più ti sforzi, più sarà dolce il momento in cui ti ammazzerò!” mi provocò ad alta voce Kokabiel per poi scagliarmi addosso diverse sfere di luce.
 
Contrattaccai con altre sfere di Potere della Distruzione meno potenti delle precedenti, ma sufficienti per annullare quelle del mio avversario, dopodiché concentrai una notevole quantità dell’energia draconica nel mio attacco successivo e scagliai così un’altra immensa ondata di Potere, doppia rispetto alla precedente. Anche stavolta Kokabiel non ne fu intimorito, ma, per mia sorpresa, anziché ricevere l’attacco come aveva sempre fatto, aprì le ali e si alzò in volo con un potente battito, evitando il colpo. Era la prima volta che ne schivava uno. Vuoi vedere che questo livello di potenza sta rischiando di diventare pericoloso anche per lui?, pensai avvertendo un barlume di speranza mista ad eccitazione. Forse posso farcela!
 
“Ora vedo una degna sorella di Lucifer affrontarmi! Ora sì che me la godo!” disse Kokabiel generando poi un numero impressionante di lance di luce intorno a sé, occupando quasi l’intero cielo sopra di noi. “Ma adesso prova a fermare queste!”
 
Maledizione! Sono troppe!, imprecai mentalmente, notando al contempo che, se anche le avessi evitate, avrebbe rischiato di colpire i miei amati servi. Dovevo respingerle per salvare sia me che loro, così iniziai a richiamare altro potere del Sekiryutei. Avrei dovuto usare una buona parte di quello che mi rimaneva per fermare un simile attacco multiplo, ma non avevo scelta. “Tu non toccherai le persone che amo, Kokabiel! Non ti permetterò di far loro del male!”
La sua risposta fu una risatina maligna, prima di farmi piovere le lance addosso. Manipolai il Potere della Distruzione in modo che formasse un muro di energia nero-cremisi e lo scagliai verso l’alto espandendolo quanto più possibile nel processo. Le lance di Kokabiel erano numerose, ma singolarmente non avevano una gran potenza, perciò il mio muro di Potere della Distruzione riuscì a distruggerle tutte, o almeno tutte quelle che puntavano su me e la mia Scacchiera. Non appena la mia tecnica si concluse, però, mi sentii mancare le forze e crollai in ginocchio ansimante; non avevo mai usato così tanta energia per così tanto tempo in uno scontro, non avevo idea che potesse essere stancante fino a questo punto.
 
“Divertente! Veramente divertente, Rias Gremory!” esclamò Kokabiel ritornando a terra. “Non credevo saresti riuscita a fermarle e proteggere tutti allo stesso tempo. Ti faccio i miei complimenti… O forse dovrei farli al potere del Sekiryutei, visto che è quello che ti ha permesso di combattere alla pari con me, anche se solo per poco tempo. Tuttavia, ormai è chiaro che non ce la fai più. Peccato, volevo continuare questo scontro ancora un po’!”
 
Digrignai i denti per la rabbia del sentirlo parlare con tanta sicurezza e arroganza. Mi stava guardando dall’alto! A me e al dono che Zayden mi aveva fatto! Non potevo tollerarlo! “Non è finito proprio niente!” ribattei ad alta voce rimettendomi in piedi, seppur con un certo sforzo, e ricominciando a richiamare altro potere draconico. Potevo sentire chiaramente il gioiello che iniziava a scaricarsi, ma non potevo fare altrimenti. Dovevo sfruttare al più presto l’energia che mi rimaneva, prima che non riuscissi più a controllarla.
 
In quel momento, accadde qualcosa d’imprevisto: il corpo gigantesco di Gerione precipitò proprio tra me e Kokabiel, separandoci. Mi riparai un attimo gli occhi dall’onda d’urto e dal polverone alzatosi e, quando guardai davanti a me, rimasi sconvolta nel vedere il guardiano infernale che ansimava ferito…e Zayden in piedi sulla sua pancia che mi fissava ghignante. “Puoi fare di meglio, rossa” mi disse in un tono di fatto. “Ma suppongo che come prima volta sia più che accettabile. Perciò… Ti darò un’altra mano per concludere questa storia.” E voltandosi, saltò giù da Gerione per poi scagliarsi su Kokabiel ad una velocità ancora una volta impressionante.
 
“Un altro attacco frontale? Stavolta non ci casco!” ringhiò l’angelo caduto intercettando il pugno fulmineo di Zayden col proprio. L’impatto tra i due pugni fu tale da creare una forte onda d’urto che mi costrinse di nuovo a chiudere gli occhi per alcuni secondi. Una serie di rumori di ossa e carne che si schiantavano tra loro mi fece riaprire gli occhi, trovandomi davanti le figure di Zayden e Kokabiel che si scambiavano colpi su colpi come due furie. Eppure, nonostante fosse una lotta combattuta e furibonda, notai subito che c’erano molte cose che non andavano.
 
L’aura di Zayden era al minimo, proprio come mi aveva detto, appena percettibile… Eppure, stava sostenendo i colpi di Kokabiel con incredibile tenacia e controbatteva ad ogni pugno con uno dei suoi e ognuno di essi era talmente forte da far barcollare l’angelo caduto. Zayden stesso mi ha detto che la sua aura o Ki è il perno della maggior parte della sua forza e della sua abilità combattiva… Allora come fa a sprigionare così tanta potenza e resistenza con così poca aura a disposizione?
Ma non era tutto lì. C’era qualcos’altro d’insolito: il modo in cui Zayden stava combattendo. In ciascuno degli scontri che gli avevo visto affrontare, lui aveva sempre dimostrato una tecnica straordinaria e incredibilmente versatile, in cui vari tipi di arti marziali si mescolavano perfettamente creando un connubio letale di forza e velocità, sia nell’attacco che nella difesa. Era uno stile elegante ma potente allo stesso tempo, fluido e al contempo duro. Ma ora Zayden non usava niente di tutto questo, anzi, non aveva nemmeno una tecnica, si limitava a scagliare un pugno dietro l’altro contro Kokabiel senza badare minimamente alla difesa. Sembrava impegnato in una rissa più che in un duello all’ultimo sangue. Quelle non sono mosse di arti marziali o tecniche elaborate, sono semplici pugni da strada! Zayden non combatterebbe mai in questo modo! Ero sempre più confusa. Si può sapere che sta succedendo?!
 
Un altro dei suoi violenti pugni prese in pieno volto Kokabiel, girandogli la testa di scatto e lasciandolo con un naso sanguinante. L’angelo caduto si toccò il sangue che colava, la sua espressione che mutava rapidamente da incredula a furente. “Ora basta!” urlò intercettando il pugno successivo e fermandolo a metà strada. “Credi seriamente di potermi battere in questo modo?!” Ringhiando, gli sferrò due poderosi ganci all’addome che lo fecero rantolare, per poi prendergli il braccio con entrambe le mani, sollevarlo in aria e infine sbatterlo a terra con tanta forza da incrinare il suolo. “E ora striscia come l’umano inferiore che sei!” gridò alzando un piede e abbattendolo sul braccio destro di Zayden. Con orrore, vidi l’arto rompersi e piegarsi orribilmente nella direzione sbagliata, la pelle venne lacerata esponendo le ossa spezzate e il sangue schizzò ovunque, mentre lui urlava dal dolore.
 
“ZAYDEN! NO!” non potei non strillare. Dietro di me, anche Akeno, Yuuto e Koneko urlarono o sobbalzarono. Era assurdo! Davvero l’aveva sconfitto con tanta facilità?! Stava davvero per ucciderlo?!
 
“Il Boosted Gear è qui dentro, vero? Beh, adesso il braccio di cui vai tanto fiero ha fatto una pessima fine!” lo sbeffeggiò Kokabiel girando il piede sul suddetto braccio per causargli altro dolore. “Tempo che il grande Sekiryutei incontri la sua fine! Gerione, finiscilo!”
 
In quel momento, Gerione, che nel frattempo si era ripreso, si avvicinò rapidamente a loro e sollevò in alto la sua coda, pronto a colpire. Prima di farlo, però, sollevò una delle sue zampe e l’abbatté sul corpo di Zayden, schiacciandolo al suolo. Lui lanciò un altro urlo che mi straziò il cuore e riempì allo stesso tempo di una tremenda rabbia. Non avrei mai permesso che lo torturassero oltre… Non avrei mai permesso che lo uccidessero!
 
“FERMI! BASTA!” urlai con tutte le mie forze richiamando tutto il potere di drago rimastomi. In risposta alle mie emozioni, quel potere si combinò alla mia aura per poi esplodere dal mio corpo, avvolgendomi in uno strato tanto potente da creare quasi una sorta di manto. Con l’energia che traboccava così ferocemente, mi scagliai contro Kokabiel e Gerione.
 
“Ahahah! Quale magnifico istinto omicida! Tieni così tanto al Sekiryutei, Rias Gremory?” rise Kokabiel mettendosi tra me e Zayden, le dieci ali nere estese e una grande quantità di energia luminosa che brillava tra le sue mani. Quell’energia si condensò rapidamente in una lancia di luce che mi scagliò contro. Nel momento in cui lasciò le sue mani, questa divenne cinque volte più grande e potente, sovrastandomi completamente. Era un colpo indubbiamente mortale.
 
Tuttavia, per la prima volta, non ne fui minimamente spaventata. La vita di Zayden era in ballo, così come quelle di Akeno, Koneko, Yuuto e Asia. Perderle era la vera cosa che mi terrorizzava in quel momento, non certo questo banale attacco!
“Kokabiel! La pagherai!” urlai più forte che potevo prima di concentrare la mia energia tra le mani e liberarla in una singola onda di Potere della Distruzione così potente che arrestò la lancia dell’angelo caduto e iniziò a spingerla indietro. Ridendo, Kokabiel immise più energia nel suo attacco, che iniziò a rivaleggiare col mio, ma io seguii il suo esempio e misi ancora più potere del mio colpo.
Alla fine, incredibilmente, fu proprio la mia tecnica a prevalere stavolta: l’onda di Potere della Distruzione, seppur a fatica, riuscì a divorare la lancia di luce di Kokabiel e continuò la sua strada contro di lui. Il leader dei caduti, seppur sorpreso, evocò rapidamente una barriera per proteggersi, ma anche questa sembrò faticare ad arrestare il mio attacco.
Dovevo approfittarne ora più che mai! Agendo puramente d’istinto come mai avevo fatto in vita mia, mi scagliai in avanti, concentrando nella mano destra tutto il potere rimastomi e, nel momento in cui la barriera di Kokabiel, seppur incrinata e indebolita, riuscì a respingere il mio colpo, portai in avanti il mio pugno come avevo fatto nella prova di Zayden. Non ero una combattente da distanza ravvicinata, non avevo mai fatto molta esperienza con quel tipo di combattimento, ma avevo osservato Koneko e Zayden farlo tantissime volte, così presi ispirazione pensando a loro: lanciai il mio pugno in un gancio cercando di ruotare al contempo tutto il corpo per dargli una maggiore velocità e forza. Il mio pugno avvolto nel Potere della Distruzione colpì la barriera nel suo punto più danneggiato e, dopo pochi secondi di contrasto, riuscì a sfondarla sotto gli occhi increduli di Kokabiel.
 
“SPARISCI!” urlai forte come mai in vita mia mentre affondavo il colpo nello zigomo sinistro dell’angelo caduto. Avvertii le nocche affondare nella carne e incrinare le ossa sottostanti, finché l’impeto del pugno non vinse la resistenza di Kokabiel e lo sbatté all’indietro, mandandolo a rotolare rovinosamente per terra. Heh, ora capisco perché Zayden ama tanto mettere fuori combattimento i nemici coi pugni… In effetti, dà una certa soddisfazione farlo, non riuscii a non pensare osservando per un attimo la mano con cui avevo appena colpito, dopodiché mi voltai verso Gerione e, proprio quando stava per colpire Zayden con la sua coda, scagliai un’ultima sfera di Potere della Distruzione verso di essa, disintegrandone la punta insieme al pungiglione. Il mostro urlò di dolore e indietreggiò rapidamente, agitando furiosamente la coda e lasciando libero Zayden. Nonostante la distanza, riuscii a notare il suo petto che si alzava e abbassava mentre respirava. “Meno male…” riuscii a mormorare prima che una stanchezza come mai ne avevo sentite mi vincesse, facendomi crollare prima sulle ginocchia e poi sulle mani al suolo. Con la coda dell’occhio, notai il bagliore sul dorso della mia mano che svaniva e stavolta percepii chiaramente che la gemma dentro di me aveva esaurito il suo potere, così come l’avevo esaurito io. Non mi ero mai sentita così distrutta fisicamente: la vista mi si era offuscata, avevo il fiatone e tutto il mio corpo era tremante e dolorante. Mi sembrava di stare cadendo a pezzi.
 
“…tu… Maledetta troietta…” Alzando gli occhi, nonostante la stanchezza, vidi subito la sagoma di Kokabiel che si rialzava tenendosi una mano sul viso. Questi mosse qualche passo verso di me e, per la prima volta dall’inizio del nostro scontro, non vidi sul suo volto un ghigno beffardo di superiorità, ma un’orribile smorfia di dolore e furore che lo deformava. Lentamente, la sua mano si separò dal viso e non potei non trasalire internamente: lo zigomo e la guancia destri erano stati completamente scarnificati, rendendo così visibili le ossa del cranio e i denti sottostanti, inoltre la carne viva e i muscoli ancora presenti intorno erano anneriti e raggrinziti al punto da non sanguinare nemmeno. Alcuni denti erano incrinati, altri rotti, e un lembo di carne lacerata pendeva dal bordo inferiore della ferita; persino l’occhio sinistro era stato intaccato: ora era gonfio e iniettato di sangue, al punto che sembrava in procinto di esplodere da un momento all’altro. Il Potere della Distruzione con cui avevo avvolto il mio pugno aveva letteralmente divorato e disintegrato i tessuti della sua faccia, come un potente acido.
 
Mentre lo osservavo, sentii un dolore acuto alla mano destra e, guardandola, notai che anch’io ero rimasta ferita con quel colpo: le nocche erano scorticate e ustionate e almeno una delle mie dita doveva essere rotta. Adesso capisco perché Oniisama ha detto che è pericoloso usare il Potere della Distruzione in termini di combattimento corpo a corpo. Se non si è abituati a farlo, quel potere è dannoso tanto per il tuo nemico quanto per te, pensai amareggiata prima di tornare a guardare Kokabiel. Malgrado la terribile ferita, era chiaro che era ben lungi dall’essere sconfitto… E io non avevo più forze ormai. E ora che posso fare…?!
 
“Sono passati secoli dall’ultima volta che qualcuno è riuscito a infliggermi una simile ferita. Dopo tanto tempo, qualcuno è riuscito a farmi davvero male” mormorò Kokabiel a voce bassa, carica di una rabbia chiaramente mal contenuta. “Hai superato le mie aspettative, Rias Gremory… Per questo mi assicurerò di rispedirti a tuo fratello un pezzo alla volta!” Il suo ghigno riaffiorò lentamente. “A proposito, l’hai notato? Il tempo è scaduto.”
 
Prima che potessi capire che cosa intendesse, un enorme cerchio magico brillò sotto di noi e si propagò rapidamente in ogni direzione. Oh no! L’energia delle Excalibur!, realizzai piena di orrore. Il potere liberato dall’unione delle Spade Sacre stava per esplodere insieme all’intera città!
 
“Muahahahah! È finita! Avete fallito! Non solo non mi avete fermato, ma la vostra amata città sta per essere completamente annientata! E quando i Maou lo verranno a sapere, niente potrà fermare lo scoppio della nuova guerra! La vittoria è mia!” La sua mano si alzò contro di me e iniziò a concentrare nuova energia nel palmo. “Tuttavia, non lascerò che sia l’esplosione a ucciderti! Voglio assaporare personalmente il gusto della tua morte!”
 
Udii in lontananza le urla dei miei amati servi che mi chiamavano, forse dicendomi di scappare, ma ero troppo stanca per muovermi. E anche ci fossi riuscita, non avrei potuto fare niente in ogni caso. Non potevo fermare Kokabiel e nemmeno l’esplosione. Chiusi gli occhi rassegnata, preparandomi all’inevitabile. Il calore del cerchio magico iniziò presto ad avvolgermi. Perdonatemi. Akeno, Koneko, Yuuto, Asia, perdonatemi. Perdonate la mia debolezza. Perdonami anche tu… Zayden. Nemmeno col tuo aiuto ho potuto farcela.
E proprio in quel momento in cui pensavo fosse finita…di colpo sentii il calore scemare rapidamente. Riaprii istintivamente gli occhi e rimasi sconvolta nel vedere la luce del cerchio magico che s’indeboliva rapidamente, finché esso non s’infranse del tutto e scomparve in una nebbia di particelle dorate. Ma cosa…?! L’energia della magia è stata annullata?!
 
“Cosa?! Ma questo è impossibile! Dov’è finito tutto il potere accumulato?!” Anche Kokabiel era sconvolto e incredulo. “Avrebbe dovuto essere legato a me, non è possibile che sia stato contenuto e cancellato proprio nel momento di rilascio!”
 
“Beh, forse hai sopravvalutato troppo la tua magia… E sottovalutato invece quella dei tuoi nemici.” Ma questa voce…!
L’istante successivo, Kokabiel venne colpito in pieno da una specie di onda d’urto, invisibile ma sufficiente a far tremare l’aria e a scagliarlo indietro, mandandolo a rotolare lungo il terreno. Subito dopo, sentii una mano appoggiarsi gentilmente sulla mia spalla e la stessa voce sussurrarmi: “Sei stata brava, Rias. Davvero brava. Tutti voi lo siete stati. Avete vinto voi questa battaglia. Adesso…lasciate che sia io a fare le pulizie.”
 
Lentamente voltai lo sguardo e un misto di sorpresa, sollievo e gioia invase il mio cuore nel momento in cui vidi il volto di Zayden che mi sorrideva, lo stesso sorriso che avevo visto dopo il Game. “Allora tu…stai bene” mormorai. Lui annuì, poi si abbassò leggermente e…mi prese in braccio?! “E-Ehi! C-Che stai facendo?!”
 
“Sei stanca, no? Dopo aver utilizzato tutto quel potere, è normale che tu non riesca a muoverti. Perciò, non lamentarti e lascia che ti dia una mano” mi rispose lui, sempre sorridente, portandomi verso gli altri.
 
“N-Non è questo il punto! N-Non ho bisogno di-” Invece di interrompermi a voce, stavolta mi rivolse una semplice occhiata scettica, più eloquente di mille parole. Cielo, quanto detesto quando fa così…, pensai lasciandolo trasportarmi. Quasi senza volerlo, mi sentii attirare verso di lui e mi sistemai meglio contro il suo petto. È così caldo… Inspirai il suo odore, quel misto di pino e cenere ardente così insolito e forte eppure piacevole e mi sentii rilassare quasi immediatamente, al punto da chiudere gli occhi per godere meglio di quella sensazione. Non era affatto spiacevole in fin dei conti stare così…
 
“Zayden-senpai!” La voce di Yuuto mi fece riaprire gli occhi e vidi tutti che ci guardavano con espressioni tra il sorpreso e il felice. Asia era ancora svenuta, ma ero sicura che sarebbe stata al settimo cielo anche lei. In quel momento, però, notai che i loro volti stavano diventando confusi. “Ma se tu sei qui… Allora chi è quello?!” fece infine Yuuto indicando qualcosa, o qualcuno, dietro di noi.
 
Sporgendomi un po’ oltre la spalla di Zayden, non potei non trasalire nel momento in cui vidi che, disteso per terra, c’era ancora il corpo dello stesso Zayden che aveva combattuto fino ad allora con Gerione e poco fa con Kokabiel. “Cosa?! Ma com’è possibile?!” esclamai per poi guardare in faccia lo Zayden che mi stava trasportando. Solo in quell’istante notai una cosa: rispetto al primo, quest’ultimo aveva i vestiti stropicciati e lacerati in alcuni punti e potevo notare sul suo viso le lievi tracce di qualche taglio e livido, che dovevano essere guariti di recente. Inoltre, tutto il suo corpo era avvolto da un’aura molto potente, la stessa che mostrava ogni volta che usava il Boosted Gear, e la suddetta Sacred Gear avvolgeva il suo braccio destro proprio in quel momento. Era indubbio che quello che mi stava trasportando fosse il vero Zayden, ma allora… “…Ma tu sei davvero tu?! E quello chi è?!”
 
“Rilassati, è tutto ok” mi rispose lui senza battere ciglio, anzi sembrava piuttosto divertito dalla situazione. “Sono davvero io, credimi. Invece lui è…un fido alleato, diciamo.”
 
“Che razza di trucchetto è questo?!” ringhiò stavolta la voce di Kokabiel. L’angelo caduto si era rialzato e fissava i due Zayden con uno sguardo furioso e confuso allo stesso tempo. Poco lontano, anche Gerione si era ripreso e ci fissava sibilando furibondo. “Qual è il tuo gioco, Sekiryutei? Quello è forse un tuo clone? Un’illusione? Un altro dei tuoi poteri? Parla!” Ad ogni parola, diveniva sempre più rabbioso e il volto sfigurato dal mio colpo non faceva che renderlo ancor più inquietante e spaventoso.
 
“Niente di tutto questo, Kokabiel. O meglio, diciamo che c’entra in minima parte coi miei poteri, ma per il resto è tutto frutto dell’aiuto della mia amata nonnina e di un buon amico. Comunque, sappi che io c’ero davvero qui. Sia con lui” indicò l’altro sé stesso a terra “sia in questo luogo. Difatti, mentre lui prendeva tempo e dava una mano, io e Nonna disattivavamo il tuo piccolo trucco esplosivo. Provaci quanto vuoi, ma non esploderà un bel niente.”
 
“Che cosa?! Com’è possibile?! Non potete aver contenuto tanto potere da soli, tantomeno controllarlo! Doveva essere legato a me, nessuno avrebbe potuto toccarlo o influenzarlo!” urlò Kokabiel, chiaramente fuori di sé per la rovina del suo piano. “E poi che intendi con ‘io e lui’?! CHE HAI COMBINATO?!”
 
“Come ti agiti, corvaccio” fece Zayden, totalmente imperturbato. Pure io ero sempre più confusa: parlava come se fosse stato in due posti contemporaneamente e, al tempo stesso, non lo fosse stato. Che aveva fatto? Lo vidi poi voltarsi verso l’altro Zayden. “Ehi, per quanto ancora vuoi fare il morto? Guarda che ti si vede respirare, non sei per niente credibile, Darak!”
 
Darak?, pensai perplessa. Prima che potessi aprire bocca, però, l’altro Zayden alzò la testa. “Difatti non stavo facendo il morto, aspettavo solo di vedere quando ti saresti deciso a intervenire” disse in tono sarcastico. “Davvero vi ci è voluto così tanto per fermare quella magia? Ne ho viste di più complesse nei fumetti!”
 
“Non era la magia in sé a essere complicata, infatti, ma tutto il potere da bloccare e disperdere. Qualcosa capace di distruggere città intere non è roba da poco” rispose quello che mi reggeva e che ormai mi era chiaro essere il vero Zayden.
 
“Bah! Balle! Col potere che avete, dovrebbe essere minimo di livello ‘distruzione intero Paese’ per darvi problemi!” replicò l’altro in tono secco. Poi sollevò il busto e si rialzò lentamente, facendomi trasalire nel vedere le sue condizioni. Il suo braccio destro era rotto e piegato in almeno tre diverse direzioni, il busto era schiacciato sul costato e il bacino era malamente girato verso sinistra. Doveva avere praticamente tutte le ossa rotte, come faceva a reggersi in piedi?! E soprattutto come faceva a non battere minimamente ciglio?! “Posso finirla di trattenermi con questi buffoni? Ho una gran voglia di fare a brandelli quell’ibrido infernale!” si limitò a dire indicando Gerione col braccio sano.
 
“Immagino. In tal caso, prego: è tutto tuo, amico mio” rispose Zayden assumendo il suo solito ghigno.
 
“Perfetto.” Il volto dell’altro Zayden mutò in un ghigno ben più sanguinario di quello dell’originale e poi, con un’orrida cacofonia di schiocchi, rotture e saldature, il suo intero corpo ricominciò a ripararsi: il costato si rigonfiò, il bacino si raddrizzò e il braccio si rigirò del tutto dalla parte giusta. In pochi secondi, era come se non si fosse mai ferito. Mai vista una rigenerazione tanto rapida ed efficiente. “A noi due.”
Scattando rapido come una saetta, l’altro Zayden caricò Gerione. Quest’ultimo alzò una delle zampe e menò un’artigliata, ma il doppione rispose con un pugno che sbalzò via l’arto del mostro, il quale gridò di dolore guardandosi il palmo, da cui ora notai che spuntavano due strane protuberanze, come se avesse qualcosa piantato nelle carni. L’altro Zayden strinse i pugni e due lunghi artigli ricurvi emersero dagli spazi tra le nocche di entrambi, dopodiché sembrò svanire nell’aria solo per rispuntare subito dopo accanto al fianco destro di Gerione e affondare entrambi i pugni artigliati nel suo costato. Poi sparì di nuovo, ricomparve accanto al fianco sinistro e replicò l’attacco, sparì ancora e riapparve sopra di lui colpendolo alla schiena. Ripeté tale schema su tutto il corpo di Gerione, assalendolo ogni volta a una tale velocità che la bestia non riusciva nemmeno a reagire, anzi ad ogni colpo sembrava sempre più lenta e impotente.
 
Quando finalmente, dopo forse il decimo attacco, l’altro Zayden si fermò, Gerione era accovacciato a terra e gemeva di dolore, quasi faticasse persino a stare in piedi. Osservandolo meglio, notai che ogni punto colpito recava le stesse protuberanze che aveva sul palmo e realizzai in breve che erano gli artigli che aveva fatto spuntare dai pugni. Ogni volta che l’aveva colpito, aveva lasciato conficcati quegli artigli per poi attaccarlo su un altro punto, tutte le volte formando nuovi artigli per rimpiazzare quelli persi negli attacchi precedenti. Ciò che mi sorprendeva, però, era che quei colpi avessero avuto così tanto effetto, eppure nessuna delle ferite era grave per una creatura come Gerione, nonostante gli artigli rimasti conficcati. Tuttavia, con un’altra analisi approfondita, notai che, oltre che più debole, il corpo di Gerione si stava ricoprendo di venature scure che partivano dai punti colpiti. Possibile che quegli artigli fossero avvelenati?
 
Sghignazzando, l’altro Zayden si avvicinò al volto ora ad altezza terra di Gerione e, coi soli pugni senza artigli, iniziò a tempestarlo di colpi sempre più rapidi e violenti, al punto che l’intera testa del mostro tremava e veniva sbalzata ad ogni impatto. Presto, la sua faccia divenne tumefatta e sanguinante, talmente gonfia e sfigurata dai pugni da essere irriconoscibile. Quella vista mi suscitò un certo disgusto e fui tentata di voltare lo sguardo. Non era più uno scontro, ma un pestaggio.
Infine, il doppione afferrò il volto di Gerione, lo tenne sollevato e gli sferrò una ginocchiata al mento gridando: “Muori!” Con un orripilante rumore di rottura e strappo, la testa del guardiano infernale si separò dal resto del corpo, che crollò a terra un paio di secondi dopo, senza vita.
 
Faticai a trattenere un gemito disgustato davanti a quello spettacolo. Al contrario, Zayden era piuttosto calmo, visto che disse subito in tono distaccato: “Non bastava dargli un colpo avvelenato e finirlo subito, Darak? Perché l’hai preso a pugni? Pensavo non ti piacesse molto fare la parte da essere umano.”
 
“Beh, diciamo che volevo concludere lo scontro mantenendo la parte che avevo tenuto fino a questo momento e approfittandone per provare quello che di solito provi tu quando combatti” rispose l’altro Zayden, o Darak come lo chiamava quello vero. Si guardò la mano destra flettendo le dita, un ghigno compiaciuto che andava formandosi rapidamente sul suo viso. “E devo dire che ora capisco perché ti piace tanto. In effetti, dà una certa soddisfazione colpire il proprio nemico coi pugni fino ad ammazzarlo. È molto liberatorio!” E concluse con una risatina che mi fece rabbrividire. Ma chi era davvero quell’individuo?
 
Il mio interrogativo doveva essere lo stesso di Kokabiel, perché all’improvviso riprese a parlare con voce carica di stupore e collera: “Non è possibile… Vincere con tanta facilità… CHI SEI TU? Non sei il vero Sekiryutei, è chiaro, ma sei capace di eliminare una creatura come Gerione senza problemi! CHI DIAVOLO SEI DAVVERO?”
 
La risposta del doppione chiamato Darak fu, incredibilmente, un semplice sbadiglio. “Dio, quanto rompi… E pensare che sembravi un tipo abbastanza controllato, malgrado le tue tendenze da guerrafondaio isterico… Bah, voi assatanati di conflitti siete tutti uguali.” Il ghigno di prima riaffiorò. “Ma perché no? Se vuoi proprio sapere chi sono, te lo dirò. Anzi, te lo mostrerò! A proposito, Zayden! Non ti dispiace se mi prendo un attimo per farmi uno spuntino, vero? Tutto quel movimento mi ha messo un certo appetito…” E mentre pronunciava quelle parole, sotto i nostri sguardi allibiti, il suo corpo prese a tremare e deformarsi rapidamente. Il tronco si allungò e affusolò, la sua pelle venne rivestita da scaglie e gli arti si ritirarono verso l’interno del corpo; inoltre le sue dimensioni crebbero in modo impressionante.
Alla fine, quando quella che compresi essere una metamorfosi ebbe fine, non potei non trasalire… Perché al posto del clone di Zayden, ora c’era un gigantesco serpente! Il rettile misurava almeno trenta metri di lunghezza e tre di larghezza, con le scaglie dorsali color indaco solcate da screziature verdi e argentee e quelle ventrali invece tra il rosso e l’arancione, mentre la sua testa lunga e piatta presentava due occhi dorati talmente intensi da sembrare incandescenti. Curiosamente, notai che, intorno alla zona dove doveva trovarsi il collo, portava una sorta di collare ricoperto di simboli che non riuscii a riconoscere.
 
E questa che razza di bestia è?!, non potei non pensare, terrorizzata. Non avevo mai visto una creatura simile, ma percepivo chiaramente che era pericolosissima.
Senza curarsi minimamente di nessuno, il serpente voltò la testa verso il corpo di Gerione, facendo guizzare la lingua biforcuta. Gli si avvicinò e, aprendo l’enorme bocca ben oltre le dimensioni del proprio capo…prese a ingoiare per intero quello stesso corpo! Contraendo i muscoli della sua immensa figura e facendo scattare la testa avanti e indietro, il mastodontico rettile sollevò da terra la massa di Gerione e la fece scomparire in pochissimo tempo tra le sue fauci, senza avanzarne nemmeno un pezzettino. Quando l’estremità della coda del guardiano degli Inferi venne ingoiata, il serpente ripeté l’azione con la sua testa e, nel giro di mezzo minuto, del potente Gerione non era rimasto nulla.
La voracità dimostrata mi sconvolse e atterrì ancora di più. Avevo sempre visto i serpenti come animali che mangiano molto lentamente i loro pasti…ma questo gigante aveva divorato una creatura grande come Gerione in poche decine di secondi. Per giunta, il rigonfiamento che ora mostrava il suo corpo, dovuto alla presenza della preda appena ingoiata nello stomaco, si sgonfiò altrettanto rapidamente, come se la sua digestione fosse stata quasi istantanea. Era…mostruoso.
 
“Lo so. La prima volta fa sempre un certo effetto” sentii commentare Zayden. Voltandomi, lo vidi tranquillo, per nulla imperturbato dalla scena appena accaduta. “Ora va meglio, Darak?”
 
“Molto meglio, sì” replicò il serpente, facendo scattare di nuovo la lingua. “Molto gustoso davvero… Forse un po’ asciutto, però.”
 
Zayden ridacchiò. “Una volta tornati a casa, ti darò una bella tazza di latte caldo, promesso!”
 
Incredibilmente, l’enorme rettile lo guardò con aria speranzosa. “Ci conto, eh!” Poi si girò verso il basito Kokabiel. “Volevi sapere chi ero, corvaccio? Il mio nome è Darak e sono il famiglio di Zayden…nonché un serpente appartenente alla razza degli Imoogi Mehis!”
 
Non avevo mai sentito parlare di quella razza finora, ma rimasi sorpresa nel vedere il leader dei Grigori stupirsi ancora di più, al punto da impallidire. “Un Imoogi Mehis?! Non è possibile! Dovreste essere tutti estinti!”
 
“Spiacente deluderti, ma quella storia è stata gonfiata un po’ troppo” rispose il serpente chiamato Darak in tono beffardo, prima di voltarsi verso Zayden. “Fine presentazioni. Ora, Zayden, per favore muoviti a finire questo buffone e andiamocene. Sono stufo di sentire i suoi sproloqui da quattro soldi!”
 
“Bene.” Voltandosi, Zayden mi riportò verso gli altri, tutti scioccati almeno quanto me da quella sequenza inaspettata di eventi e mi depositò a terra vicino ad Akeno. Nel mentre, Darak si spostò strisciando dietro di noi e non potei biasimare Koneko e Yuuto quando si misero in guardia nei suoi confronti. “Non preoccupatevi, posso assicurarvi che non vi farà alcun male. Anzi, vi proteggerà mentre concludo la faccenda” ci disse Zayden con voce incoraggiante. Mi voltai verso il rettile e lo vidi annuire; seppur non convinta al 100%, annuii anch’io in risposta. “Bene. Ora resta qui e riposati. Riposatevi tutti. Posso garantirvi che tutti voi avete fatto più che abbastanza: io e Nonna non saremmo riusciti ad annullare l’incantesimo in così poco tempo senza il vostro contributo. Ci siamo riusciti proprio perché avete indebolito Kokabiel e con lui anche il potere della sua magia.”
 
“Davvero?” non potei non domandare. Allora era vero che i nostri sforzi non erano stati invano! Zayden mi rispose con un sorriso, poi si alzò e si diresse verso Kokabiel.
 
“Oh sì. Più tardi parleremo quanto vorrete e vi spiegherò, ma ora aspetta che sistemo questo corvaccio. Non ci vorrà molto” disse lui rivolgendoci un occhiolino.
 
Kokabiel, che dopo la morte di Gerione era rimasto completamente spiazzato dagli eventi, tornò a fissare Zayden con la sua solita aria sprezzante. “Dunque, ci hai raggirati tutti, Sekiryutei. Hai usato la tua bestia per tenerci sotto controllo mentre tu ti occupavi di Bernael-kun e dell’incantesimo legato alle Spade Sacre. Sono impressionato, devo ammetterlo… Ma cosa ti fa pensare con tanta sicurezza di potermi sconfiggere? Il mio potere si è indebolito solo per pochi istanti, ora è di nuovo forte e queste ferite sono nulla per me. Hai forse qualche altra strategia geniale da impiegare per affrontarmi?”
 
“No, nessuna strategia” rispose Zayden tranquillamente. “Potrei affrontarti direttamente in uno scontro uno contro uno e spaccarti la faccia… Ma dal momento che tu ti sei divertito a creare un gioco mortale con limite di tempo, credo che ti punirò facendo la stessa cosa con te.”
 
Quelle parole confusero l’angelo caduto. “Che stai dicendo…?!”
 
“Non te ne sei ancora accorto, vero? Guardati la mano sinistra” replicò Zayden indicando la suddetta mano. Kokabiel obbedì d’istinto e lo vidi chiaramente trasalire nel momento in cui si guardò il palmo.
 
“Cosa?! Che cos’è QUESTO?!” urlò con un misto di rabbia e paura. Non potevo vedere il suo palmo, ma ebbi l’impressione che le vene di quella mano fossero più gonfie e scure del normale.
 
“Non ci arrivi? È il morso di Darak. Te l’ha inferto quando hai parato il suo pugno con il tuo palmo, ricordi? Quegli artigli che faceva spuntare dalle mani non erano artigli, ma le sue zanne avvelenate” spiegò Zayden con un ghigno. “Quando l’hai parato, ha fatto emergere leggermente le zanne dal pugno, non abbastanza da farti male o ferirti seriamente, ma abbastanza per iniettarti un po’ di veleno.” Si voltò poi verso il serpente. “Vuoi spiegare tu di cosa si tratta, compare?”
 
“Ma certo” sibilò il rettile. “Posso produrre innumerevoli veleni da iniettare nei miei nemici a mia scelta, ma in questo caso ho scelto un veleno ad azione lenta che si attiva nel momento stesso in cui l’organismo avvelenato subisce un indebolimento del proprio corpo o della propria energia e procede a corroderlo lentamente dall’interno, attaccando sistema nervoso e tessuti allo stesso tempo. Considerando che si è attivato nel momento in cui Rias Gremory ti ha steso con quel pugno, direi che ti rimane poco più di un minuto prima che il veleno finisca di invadere tutto il tuo corpo e ti mandi al tappeto.”
 
“Impossibile… Questo è impossibile…!” mormorò incredulo Kokabiel, il cui colorito stava però diventando sempre più pallido.
 
“In parole povere…” continuò Zayden “…tu avevi già perso nel momento stesso in cui Rias ti ha messo KO, anche se solo per pochi secondi.” Alzò poi il dito indice destro. “Tuttavia, come ho detto, meriti anche tu un’occasione, quindi ecco i patti: battimi in meno di quest’ultimo minuto che ti rimane e Darak eliminerà il veleno dal tuo corpo. Non farlo e diventerai una larva che striscia al suolo. Che ne dici? Ci stai?”
 
Kokabiel era livido. Il suo stesso gioco gli era stato rivoltato contro e ora era lui a essere privo di scelta. “Maledizione… TU SIA MALEDETTO, SEKIRYUTEI!” ruggì scagliandosi contro di lui, una spada di luce che andava generandosi nella sua mano.
 
L’unica reazione di Zayden fu quella di assumere una posizione che non avevo mai visto, con le gambe divaricate, la mano sinistra protesa in avanti a palmo aperto e la destra invece all’indietro con le dita piegate a mo’ di artigli. Quando Kokabiel gli fu davanti e calò la sua spada verso la testa di lui, Zayden proiettò in avanti la mano destra con un movimento talmente fulmineo da anticipare del tutto l’attacco dell’avversario e colpirlo al petto prima ancora che la spada si avvicinasse a lui. Nel momento in cui lo colpì, inoltre, una grossa quantità di aura scarlatta attraversò il suo intero braccio e si riversò sul corpo di Kokabiel in modo simile ad una scarica elettrica.
Rai No Budo: Kanden!” urlò Zayden nel momento in cui colpì con la sua tecnica, la quale produsse una forza tale da sbattere indietro il leader dei caduti e mandarlo a rovinare al suolo, infrangendo nel processo anche la sua spada. Kokabiel cercò di rialzarsi quasi subito, ma crollò in ginocchio nel momento in cui si rimise in piedi, tremante e ansimante, mentre il suo corpo veniva attraversato da molteplici scariche di energia rossa, simile in tutto e per tutto a vera elettricità.
 
“Non ti consiglio di muoverti con tanta leggerezza. Il Kanden è una tecnica che sconvolge i muscoli del corpo in modo analogo a un elettroshock, quindi più provi a muoverti, meno il tuo corpo risponderà correttamente ai tuoi comandi” spiegò Zayden riassumendo una posizione di guardia. “Rassegnati, ormai hai perso. Ti consiglio di arrenderti finché puoi.”
 
“Arrendermi…? Io…il potente Kokabiel…arrendermi?!” ribatté l’altro digrignando i denti con tanta violenza che parvero sul punto di rompersi. “Non provare nemmeno…a guardarmi dall’alto in basso…SCHIFOSO UMANO!” E si rimise in piedi a fatica, iniziando a richiamare altro potere.
 
“C’avrei giurato…” commentò Zayden, per nulla sorpreso. Invece allargò le braccia e si voltò verso il Boosted Gear. “Sai, Ddraig, ho sempre più l'impressione di essere venuto al mondo proprio per rompere il culo agli esseri sovrannaturali come questo corvaccio!”
 
Guardandolo e sentendolo parlare così, non potei non sorridere. Sì, potevamo farcela. Potevamo vincere davvero! Poi, proprio in quel momento…
 
“Eheheh. Interessante.”
 
Una nuova voce venne improvvisamente dal cielo. Al contempo, un’incredibile aura invase l’intero campo e avvertii distintamente una paura sconosciuta e un certo nervosismo scorrere in tutto il mio corpo. Davanti a me, notai che anche Zayden si era irrigidito e guardava verso il cielo, il suo ghigno ora scomparso. Lo imitai e vidi qualcosa sopra di noi, qualcosa che veniva dal buio della notte e che ci opprimeva con la sua presenza e la sua potenza, diversa dalla nostra al punto da suscitarci un senso di disperazione.
La cosa scese dal cielo, mandando in frantumi la barriera generata da Sona e dalla sua Scacchiera con facilità disarmante e lasciando dietro di sé una scia di luce bianca nell’oscurità notturna, finché non si fermò a volteggiare sopra di noi. Rimasi sconvolta quando vidi che era avvolta in un’armatura incredibilmente simile a quella del Boosted Gear Scale Mail di Zayden, ma che era di un colore bianco immacolato anziché rossa, mentre i gioielli incastonati nei vari punti della corazza erano blu invece che verdi. Inoltre, dalla sua schiena spuntavano otto ali che sembravano costituite da luce azzurra cristallizzata. Anche se era la prima volta che vedevamo quell’essere, capimmo tutti subito di chi si trattasse.

 
 
“…Vanishing Dragon.” Il primo a parlare e confermare i nostri sospetti fu proprio Kokabiel. Proprio come pensavo. Quello era l’opposto del Welsh Dragon, il Vanishing Dragon. Il Bianco. Il secondo Drago Celeste. E il rivale prescelto di Zayden.
Avvertii tutto il mio corpo che tremava. Come la prima volta in cui avevo visto il Balance Breaker del Sekiryutei, anche ora provavo un misto di ammirazione e paura per il potere emanato da quell’individuo. La sua aura, come quella di Zayden, comandava rispetto e timore reverenziale, proprio come quella di un drago. Rivolsi un’altra occhiata a quest’ultimo e lo vidi fissare il nuovo arrivato con un’espressione glaciale, assolutamente indecifrabile.
“Drago Bianco, che ci fai qui? Sei stato forse attratto dal ‘Rosso’? O ti ha mandato Azazel?” domandò Kokabiel, il cui volto sembrò riacquistare di colpo un barlume di speranza. “In tal caso, unisciti a me in questa battaglia! Se uniamo le nostre-”
 
Le sue parole divennero un urlo di dolore nel momento in cui un lampo bianco gli passò accanto e uno schizzo di sangue volò attraverso l’aria. Il Vanishing Dragon fluttuava ora a pochi metri da terra dietro Kokabiel e nella mano destra reggeva una delle ali dell’angelo caduto. Gliel’aveva strappata via ad una tale velocità che non ero nemmeno riuscita a seguirlo con gli occhi! “Sembra l’ala di uno sporco corvo. Le ali di Azazel sono molto più splendide, nere come l’oscurità più profonda” commentò il Vanishing Dragon osservando il suo macabro bottino prima di gettarlo via come spazzatura. Nonostante il riverbero dovuto all’elmo dell’armatura, avvertii chiaramente che aveva una voce piuttosto giovanile e pacata. Chiunque fosse quel tipo, non doveva essere più di un ragazzo.
 
“TU, bastardo…! La mia ala!” gridò furibondo Kokabiel. “Cos’hai intenzione di fare?”
 
“I decaduti sulla terra non hanno bisogno di ali, o sbaglio?” replicò sprezzante l’altro.
 
Ringhiando di rabbia, Kokabiel si alzò in volo e, alzate le mani, generò una lancia di luce di dimensioni colossali, 10 volte più grande di qualunque altra creata fino ad allora. Prima che potesse scagliarla, però, il Vanishing Dragon alzò una mano e le sue ali e i gioielli della sua armatura presero a brillare di luce azzurra.
 
[Divide!]
 
Nel momento in cui quella parola risuonò nell’aria, la lancia di Kokabiel si dimezzò ripetutamente di taglia fino a scomparire. “Che cosa?!”
 
“Il mio nome è Albion” disse il Vanishing Dragon. “Una delle abilità della mia Sacred Gear, il Divine Dividing, è quella di dimezzare la forza di coloro che ho toccato ogni 10 secondi e di aggiungerla alla mia.”
 
Proprio come narra la leggenda, pensai. La capacità del Sekiryutei è raddoppiare la potenza del possessore e di poterla trasferire ad altri. La capacità dell’Hakuryukou è invece dimezzare il potere dei suoi avversari e trasferirlo a quello del possessore.
 
“Se non ti sbrighi a sconfiggermi, diventerai talmente debole da non riuscire a battere nemmeno un umano” continuò Albion per poi sbuffare. “O almeno è quello che direi normalmente, ma in questo caso è del tutto superfluo.” Proprio in quel momento, Kokabiel sputò una boccata di sangue e sembrò faticare a rimanere in volo. “Sembra che il veleno di quel serpente stia avendo il suo effetto. Combinato al potere del mio Divine Dividing, ti ha già reso incapace di combattere oltre. Che noia. Pensavo di potermi divertire di più.”
Muovendosi di nuovo a una velocità fulminea, l’Hakuryukou schiantò il suo pugno destro nell’addome dell’angelo caduto con tale potenza da generare un’onda d’urto e fargli sputare altro sangue. “Le tue azioni egoistiche hanno oltrepassato il limite. Ti riporterò indietro anche con l’uso della forza, come ha richiesto Azazel.”
 
Il corpo di Albion divenne simile a una cometa mentre volava per tutto il cielo notturno tirandosi dietro l’ormai impotente Kokabiel. “AZAZEEEEELLLLL!!” riuscì solo a gridare quest’ultimo prima di essere schiantato al suolo dal Vanishing Dragon. Quando il polverone alzatosi per l’impatto si diradò, vidi Albion che sollevava il corpo svenuto dell’angelo caduto e se lo metteva in spalla.
 
“Porterò con me anche quel prete rinnegato. Ci sono alcune cose che vorrei chiedergli. Ci occuperemo di lui in un secondo momento” disse voltandosi verso la figura immobile di Freed. Con un battito d’ali, gli fu accanto e lo raccolse da terra con l’altro braccio.
 
[Mi stai ignorando, Bianco?]
 
Un’altra voce che riconobbi come quella del Drago Celeste di Zayden, Ddraig, ruppe il silenzio. Voltandomi verso di lui, notai il gioiello sul dorso del Boosted Gear che brillava di luce verde.
 
[Quindi sei sveglio, Rosso.] Una voce stavolta sconosciuta provenne dall’armatura dell’Hakuryukou, mentre le sue ali brillavano di nuovo di luce azzurra.
 
[Dopo tanto tempo, ci siamo finalmente rincontrati. Non c’era mai voluto così tanto tempo, hai notato? Anche se non siamo nelle circostanze migliori…]
 
[Non importa. Combatterci è il nostro destino. Sistemeremo le cose in un momento più opportuno.]
 
[Sai, Bianco, non riesco ad avvertire la stessa ostilità che sentivo una volta da te.]
 
[Potrei dire la stessa cosa di te, Rosso. La tua ostilità è incredibilmente bassa.]
 
[Sembra che stavolta entrambi abbiamo qualcosa che c’interessa più che combattere. O qualcuno.]
 
[Così sembra. Dovremmo divertirci da soli per un po’, visto che ne abbiamo la possibilità. Non è male farlo per una volta, no? Ci rivedremo, Ddraig.]
 
[Sembra divertente, sì. Ci si vede, Albion.]
 
La conversazione tra Sekiryutei e Hakuryukou si concluse lì e il possessore del secondo si voltò per andarsene.
 
“Aspetta un momento” lo fermò senza preavviso Zayden. Aveva un tono di voce che non gli avevo mai sentito, basso e incolore, come se si fosse svuotato di ogni emozione. “Non ti presenti nemmeno, mio caro rivale prescelto dal fato?”
 
Il possessore di Albion si voltò verso di lui. “Avremo tutto il tempo per farlo in un momento e in un luogo più adatti, non temere. Ora devo andare.”
 
“Capisco. In ogni caso, una piccola presentazione voglio fartela…” Un istante dopo, Zayden sparì nel nulla e ricomparve proprio davanti all’Hakuryukou, il pugno avvolto nel Boosted Gear tirato indietro e circondato da una potente aura rossa. Che diavolo stava facendo?!
Il pugno del Sekiryutei impattò contro il palmo dell’Hakuryukou e lo scontro causò un’onda d’urto di tale potenza che mi sentii scompigliare i capelli e dovetti chiudere gli occhi per un secondo. Quando li riaprii, le mani dei due erano ancora unite ed entrambi sembravano stare spingendo per allontanare l’altro. D’un tratto, però, fu Zayden ad allontanarsi da solo con un balzo all’indietro e il suo intero corpo parve rilassarsi. “Questo era il mio biglietto da visita. Mi aiuta anche a capire diverse cose di chi mi sta di fronte. Attenderò con impazienza il nostro prossimo incontro.”
 
“…Uhuhuhuh. Sei un tipo davvero interessante, mio futuro rivale” rispose il possessore del Divine Dividing con voce piuttosto eccitata. “Credo che il nostro prossimo incontro avverrà prima di quanto entrambi immaginiamo.” Con quelle parole, il suo corpo venne avvolto da una luce bianca e schizzò verso l’alto, scomparendo in pochi secondi nel buio del cielo notturno.
 
In quel momento, sentii del movimento accanto a me e vidi Asia che stava riprendendo i sensi. “Q-Questa luce…cosa…?” mormorò guardando le ultime tracce della sparizione dell’Hakuryukou.
 
Sorridendo, allungai una mano per accarezzarle i capelli. Dopotutto aveva appena subito un brutto shock, era meglio farla sentire al sicuro. È finita finalmente?, mi chiesi allo stesso tempo. Tuttavia, anche se la risposta era indubbiamente sì, almeno per quella battaglia, avevo il vago sentore che qualcosa di molto più grosso era stato appena messo in moto.
 
*
 
Kiba POV:
 
Tutti eravamo rimasti senza parole per il risultato che nessuno aveva predetto.
...era finita. Nonostante tutte le difficoltà, questa città era salva. Poi vidi i resti dell’Excalibur nemica e sentii la bile risalirmi di nuovo in gola.
No, non è ancora finita, perché la ricerca di quell’uomo è stata tramandata ad altri presso la sede del Vaticano. La mia battaglia continua ancora... Non so cosa mi riserverà il futuro d’ora in avanti. Ma per ora… Sì, solo per ora… Voglio solo…
 
“Non arrovellarti su altri problemi adesso.” La voce di Zayden-senpai mi richiamò dai miei pensieri. Lo vidi accanto a me che mi sorrideva. “Hai raggiunto un grande traguardo per te e i tuoi compagni, la tua nuova spada ne è la prova. Forse ti aspettano altre difficoltà in futuro, vero, ma per ora gioisci del presente e di ciò che hai conquistato. Per te e per i tuoi compagni.”
 
Ancora una volta mi aveva lasciato spiazzato. Come faceva a sapere sempre cosa dire in queste circostanze…? “Zayden-senpai, io…”
 
“Non dirlo nemmeno. Non hai niente di cui chiedermi scusa, l’hai già fatto con le tue azioni. Ora è ad altri che devi rivolgere il tuo pentimento.” E, voltandosi verso sinistra, m’indicò Asia-san e Koneko-chan che mi guardavano speranzose.
 
“Kiba-san, farai ancora parte del nostro club, vero?” mi domandò la prima. Indubbiamente doveva essere sconvolta dopo la rivelazione della verità su Dio, eppure era qui che si preoccupava solo per il mio bene e sperava che io tornassi con loro, anche dopo che li avevo abbandonati per la mia vendetta.
 
“Asia-san” mormorai senza riuscire a trattenere un sorriso. È davvero una ragazza gentile.
 
“Yuuto.” Finalmente sentii la voce di colei che più di tutti temevo di affrontare in quel momento. Non per paura, ma per vergogna. Mi voltai verso Buchou e rimasi sorpreso nel vedere un sorriso sul suo viso e non un’espressione accigliata. Dietro di lei, anche Akeno-san mi guardava col suo solito sorriso gentile. “Sono felice che tu sia tornato. Inoltre, complimenti per il tuo Balance Breaker. Come tua padrona, non posso che essere fiera di te.”
 
Io l’avevo allontanata e abbandonata, ero pronto a rinnegare e lasciare tutti loro per la mia vendetta… E loro ancora volevano che rimanessi. E lei ancora mi considerava un suo prezioso servo… Vergogna e senso di colpa divennero tali che crollai in ginocchio con la testa abbassata quasi a livello del suolo. “Buchou, ho tradito tutti i membri del club e anche te, che mi hai già salvato la vita una volta. Non riesco a esprimere le mie scuse con le sole parole. Io non-”
 
“Però sei tornato, no? Questo è sufficiente” m’interruppe Buchou in tono gentile. Alzai lo sguardo incredulo e vidi solo sincerità nel suo sguardo. “Non lasciare che i sentimenti dei tuoi amici vadano sprecati.”
 
Dopo tutto quello che era successo, lei mi confortava ancora come sempre… Come avevo potuto pensare di abbandonarla? Di abbandonare tutti loro? Piegai di nuovo la testa e parlai ad alta voce: “Buchou, ancora una volta giuro che io, Kiba Yuuto, come Cavaliere della casata di Rias Gremory, proteggerò te e i nostri amici fin quando avrò vita!”
Mi sentii afferrare da due mani gentili che mi fecero sollevare la testa. Incrociai per un istante gli occhi di Buchou che si era inginocchiata davanti a me, poi venni tirato gentilmente contro il suo petto in un abbraccio pieno di dolcezza e affetto. Il modo in cui Buchou aveva sempre abbracciato me e tutti noi per esprimere il suo amore. Eravamo suoi servi, vero, ma ancora di più eravamo persone a cui voleva bene e per le quali avrebbe dato tutto. Per questo anche noi l’amavamo con tutti noi stessi, per questo eravamo pronti ad affrontare qualsiasi cosa per lei.
 
“Grazie, Yuuto” disse semplicemente lei, stringendomi a sé. Mi lasciai cullare dal suo abbraccio e dal suo calore, non riuscendo a trattenere oltre le lacrime. Forse non meritavo questa gioia, ma di sicuro da ora in poi avrei sempre lottato per proteggerla ed esserne degno.
 
Quando mi lasciò andare e ci rimettemmo in piedi, vidi Zayden-senpai che mi si avvicinava. E rimasi stupito nel vedere arrotolato sul suo braccio e intorno al suo collo lo stesso serpente che si era spacciato per lui e aveva eliminato Gerione. Se prima era un gigante, ora invece non era più lungo di un metro. “Senpai, ma quel serpente…”
 
“Eh? Oh sì, cambiare dimensioni è una delle sue tante abilità. Vedi, Darak è un rettile piuttosto speciale, ma ve lo spiegherò in un altro momento. Dopotutto, oggigiorno pochissimi conoscono la sua razza” rispose lui con un’espressione serafica. “Oh, giusto, quasi dimenticavo. Su, Darak, saluta.”
 
Il serpente alzò la testa dalla sua spalla e ci squadrò uno a uno per poi fletterla leggermente in avanti in una parvenza d’inchino. “Salve a tutti” disse solo e ritornò alla posizione precedente.
 
“Non è molto loquace dopo i pasti… Anzi, non lo è mai particolarmente” ridacchiò il senpai prima di rivolgermi un sorriso. “Comunque, come già detto, meriti i miei complimenti, Kiba. Nonostante i tuoi colpi di testa e la tua avventatezza, hai saputo superare la tua vendetta e fare la cosa giusta. Quel tuo Balance Breaker ne è la prova fisica, perciò portalo e usalo con orgoglio.”
 
Non potei non sorridere a mia volta. Anche con te sono in debito, Zayden-senpai. Un debito da cui non so se ti ripagherò mai abbastanza, ma giuro che farò del mio meglio anche per te.
 
“Allora, Yuuto…” Tornai a guardare Buchou e notai che ora un cerchio magico cremisi splendeva intorno il suo palmo alzato. Quella vista mi diede una sensazione terribilmente sgradevole. “È ora della tua punizione per aver agito da solo” disse lei con un tono fin troppo dolce. “Mille sculacciate.”
 
“Cosa?!” esclamai.
 
“Musica per le mie orecchie!” Mi voltai verso Zayden-senpai e lo vidi sghignazzare con uno sguardo sadico. “Avevo in mente anch’io una punizione per te, ma questa è decisamente più gustosa! Preparati, Darak: posto in prima fila per uno dei più grandi spettacoli delle ultime settimane! Ah, che darei per del popcorn adesso!”
 
“Zayden-senpai!”
Certo, avevo detto io stesso che, a fine battaglia, avrei accettato qualsiasi punizione Buchou avesse deciso, ma ammetto che non mi aspettavo una cosa simile…
Heh, a quanto pareva, alla fine della fiera, avrei pagato per la mia ribellione in modo doloroso…
Molto doloroso.





Note:
Excalibur Rapidly = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra del Bagliore Celeste; in origine appartenente alla Chiesa cattolica del Vaticano, è stata rubata dal leader dei Grigori Kokabiel; ha l'abilità di conferire all'utilizzatore velocità e agilità impressionanti, pari o anche superiori a quella dei Cavalieri dei Diavoli di Alta Classe.
Excalibur Destruction = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra della Distruzione; appartenente alla Chiesa cattolica del Vaticano, ha l'abilità di sprigionare una forza distruttiva ben superiore a quella degli altri frammenti e paragonabile a quella dell'originale.
Excalibur Mimic = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra dell'Imitazione; appartenente alla Chiesa protestante, ha l'abilità di trasformarsi in qualunque cosa a seconda della fantasia e della volontà dell'utilizzatore.
Excalibur Nightmare = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra dei Sogni; in origine appartenente alla Chiesa protestante, è stata rubata dal leader dei Grigori Kokabiel; ha l'abilità di creare delle illusioni e manipolare i sogni delle vittime.
Excalibur Transparency = spada nata da uno dei frammenti in cui è stata divisa l'Excalibur originale, detta la Spada Sacra della Trasparenza; in origine appartenente alla Chiesa ortodossa cattolica, è stata rubata dal leader dei Grigori Kokabiel; ha l'abilità di rendere invisibile la propria lama o anche il corpo dell'utilizzatore.
Sword of Betrayer = (spada del traditore) Balance Breaker della Sacred Gear Sword Birth, ha le stesse abilità della Sacred Gear originale, ma genera invece Spade Sacre Demoniache, ovvero spade con un'aura che è contemporaneamente sacra e demoniaca, dalla potenza e resistenza notevolmente superiori rispetto alle spade di un solo tipo. Essendo nato dalla combinazione dell'aura demoniaca di Yuuto Kiba con quella sacra contenuta nell'Elemento composto dal potere sacro presente nelle anime dei suoi compagni defunti, è in realtà una sottospecie diversa dal reale Balance Breaker della Sword Birth in quanto creato in condizioni normalmente impossibili (unione del sacro col demoniaco).
Durandal = una delle 4 Spade Sacre più potenti, considerata al pari di Excalibur come potenza, si dice possieda un filo capace di tagliare qualsiasi cosa e abbia una "volontà" propria molto forte e aggressiva che la rende estremamente difficile da maneggiare e controllare. Secondo la leggenda, il possessore originale della spada era il paladino Orlando dell'imperatore Carlo Magno, figura di spicco anche nel libro L'Orlando Furioso, il quale usò Durandal per affrontare e respingere da solo un'armata di 10000 soldati.
Rai No Budo: Kanden = (stile marziale del fulmine, shock elettrico) tecnica offensiva del Seishin-Do, appartenente ad uno dei suoi cinque stili principali, prevede la manipolazione di forma e natura del Ki per scagliare un colpo simile all'elettroshock prodotto da un fulmine o una saetta, capace non solo di danneggiare il nemico, ma anche di mandare temporaneamente in crisi il suo sistema nervoso rendendogli quasi impossibili i movimenti o facendogli anche perdere i sensi.
Divine Dividing = uno dei 13 Longinus nonché Sacred Gear in cui è racchiusa l'anima del Vanishing Dragon Albion, uno dei due Draghi Celesti e rivale di Ddraig, ha l'abilità di dimezzare il potere di ogni nemico colpito ogni 10 secondi e di trasferire tale potere al possessore; il suo Balance Breaker, Divine Dividing Scale Mail, può dimezzare il potere nemico di continuo, senza l'intervallo di 10 secondi.



SALVE A TUTTI MINNA!!!!!!
Ce l'ho fatta! Come vi avevo promesso, ho pubblicato la fine della battaglia contro Kokabiel dopo solo poco più di due mesi e, considerando quanto ultimamente stavo allungando i tempi delle mie storie, posso dire con serenità ed entusiasmo che è davvero un bel traguardo per me! Soprattutto se considerate che questo è il capitolo di DxD più lungo che abbia mai scritto e non solo di questo Volume 3, ma di tutti quelli che ho scritto finora! Più di 60 pagine, minna, dico sul serio!! Voi direte che sono pure troppe e io vi do ragione, nemmeno io avrei immaginato di farlo tanto lungo, ma con la combo cose vecchie + cose nuove non mi è proprio riuscito a farlo più corto... Ho avuto un mezzo pensiero di smezzarlo a un certo punto, ma non ci tenevo proprio a dividere lo scontro con Kokabiel in due parti, perciò ho preferito lasciarlo così. Per quelli di voi che apprezzano di più capitoli più corti, non preoccupatevi che il prossimo lo sarà molto meno e anche quelli dopo. Una simile lunghezza, dopotutto, è tanto anche per me.
Passiamo ora alla Life in sé. Come avrete visto, ho voluto mantenere molti elementi dell'originale, ma al tempo stesso mettere i miei nuovi personali per arricchire il tutto. Molto dell'originale è rimasto perché, a mio avviso, lo scontro con Kokabiel e tirapiedi è molto bello già di suo per come si svolge e per i colpi di scena che contiene e quindi quelle parti che mi piacevano ho voluto lasciarle così com'erano, come il Balance Breaker di Kiba o il duello coi Cerbero e Freed. Al contempo, però, ho messo anche molto di mio, in particolare la presenza dei due Zayden e soprattutto il potere donato a Rias dal nostro Sekiryutei. Se vi stavate chiedendo che cosa lui le avesse donato nel capitolo scorso, ecco la risposta! Quest'abilità di Zayden che avete visto è legata in parte al modo in cui aveva legato la propria energia vitale a quella di Asia per mantenerla viva nel Volume 1 (ricordate?) e in parte a un aiuto datogli da sua nonna e dal suo compagno Tora, perciò potremmo dire che è una cosa che ha imparato ma che non avrebbe potuto imparare senza prima conoscere il Seishin-Do e la sua manipolazione dell'aura o Ki. In breve, ora Rias ha un serbatoio di energia draconica dentro la propria aura che può usare quando vuole con un po' di sforzo mentale, una cosa che ho deciso di darle per 2 scopi: primo, per trovare un'alternativa al suo essere influenzata dal potere del Sekiryutei (nella novel originale, questo accadeva perché lei succhiava via il potere di drago in eccesso dal braccio di Issei, ma visto che Zayden non ha di questi problemi, dovevo trovare un altro modo), secondo, per avere un modo di aiutarla a sopravvivere pure da sola senza avere sempre bisogno di qualcuno di più forte a salvarla perché, parliamoci chiaro, escluso un numero di situazioni contabili sulle dita di UNA SOLA mano, Rias e co sono sempre stati salvati o dal potere del Sekiryutei di Issei o da altri più forti nella novel originale e a me questo non va, soprattutto perché nella mia storia capiteranno un sacco di occasioni in cui dovrà affrontare il nemico senza Zayden e dunque dovrà imparare a cavarsela da sola. Vero che anche stavolta ha un aiuto dal Sekiryutei, ma non è uno scudo come nell'orignale, è un potere che deve imparare a usare da sola e fare del tutto proprio se vuole andare avanti, quindi è ben diversa la situazione da quella originale. Diciamo pure che quella sfera che ora le sta dentro è una delle chiavi per il suo legame con Zayden e per la sua evoluzione futura. Come dimostrato qui, infatti, con quel potere Rias ha potuto sfidare ad armi pari Kokabiel, ma solo per poco tempo proprio perché non sa ancora usarlo bene; se avesse saputo subito usarlo al meglio, vi posso assicurare che avrebbe anche potuto sconfiggerlo, perciò questo suo miglioramento sarà essenziale per il futuro.
Per quanto invece riguarda il ruolo di Zayden in questa Life, sono sicuro che molti di voi saranno più che confusi da ciò che è successo, perciò cercherò di darvi un piccolo chiarimento senza però spoilerare troppo la spiegazione completa che sarà data nella Newlife. Il primo Zayden che è arrivato era appunto il suo famiglio Darak trasformato in lui, ma sappiate che era proprio il vero Zayden a parlare attraverso di lui per tutta la battaglia tramite un piccolo aiuto datogli da un certo oggetto... Invece il secondo e vero Zayden è arrivato solo dopo perché stava annullando con l'aiuto della nonna il cerchio magico di distruzione della città e anche perché voleva vedere fino a che punto poteva arrivare il gruppo Gremory per i motivi sopracitati (dopotutto, non può fargli da babysitter in ogni secondo di vita XD). Così avete anche potuto vedere un po' delle abilità di Darak e capire di più su di lui; i chiarimenti saranno tutti nella Newlife, anche sulla sua razza misteriosa, ma per ora avete visto che è abbastanza forte da eliminare una creatura come Gerione senza troppi problemi. A proposito, piaciuta la chicca di Gerione? Come detto nella Life, Gerione è rappresentato nella Divina Commedia di Dante Alighieri come una bestia chimerica che fa da guardiano all'Ottavo Cerchio dell'Inferno, quello dei fraudolenti, difatti il suo stesso aspetto richiama all'idea della frode (il volto umano benevolo serve a mettere a suo agio chi lo guarda, mentre il corpo mostruoso rivela la natura ingannevole della creatura e la coda di scorpione, in particolare, indica il danno fatto dalla frode o inganno una volta che questa è commessa); visto che la novel originale aveva presentato Cerbero, io mi sono detto che, se fosse esistito, probabilmente Kokabiel avrebbe preso pure Gerione con sé per la battaglia e perciò ho voluto renderlo vero e inserirlo dentro. A differenza di Cerbero, qui Gerione è uno solo ed è almeno 3 volte più forte del primo, ma poco è servito contro il famiglio di Zayden (fidatevi: Darak è potente eccome, abbastanza da essere un pericolo per quasi ogni creatura soprannaturale come può esserlo appunto un vero serpente per ogni animale) e nella prossima Life capirete anche i motivi legati al suo potere.
Concludo con l'incontro finalmente tanto atteso tra l'Hakuryukou e Zayden. Ovviamente non c'è stata ancora un'interazione completa tra i due, ma volevo dimostrarvi col loro piccolo confronto come sarà il loro rapporto futuro e quanto distante sarà da quello originale tra Issei e Vali: con quell'attacco, Zayden ha voluto mettere un attimo alla prova la forza del rivale e percepire il suo animo, proprio perché lui non cercherà di evitare l'Hakuryukou, ma anzi sa che lo affronterà spesso sia perché se lo ritroverà spesso tra i piedi da qui in poi, sia perché è interessato all'idea di avere un rivale potente. Potete chiaramente capire che anche il suo rivale avrà un atteggiamento diverso con lui da questo suo diverso approccio, per ora vi basti sapere che la loro rivalità sarà molto più alla Goku e Vegeta di Dragon Ball, quindi aspettatevi future botte da orbi tra quei due!!
Con questo credo di avervi detto tutto. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo, che sarà la Newlife e quindi la conclusione di questo Volume 3; ora non so fra quanto arriverà visto che prima voglio pubblicare Bleach che ormai è fermo da più di 6 mesi e non mi sta bene sta cosa, ma farò comunque più in fretta possibile. Alla fine, unica cosa buona di questa attuale infezione da Coronavirus è che ho molto più tempo per scrivere... XD Qualunque opinione o domanda, scrivetemi pure!!
JA NAA MINNA!!!!!

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Capitolo 7
*** Newlife: Alleanze e progetti futuri ***


Newlife: Alleanze e progetti futuri
 
Zayden POV:
 
“Salve, Sekiryutei.”
 
“…Ok. Che ci fai tu ancora qui?”
 
Erano passati alcuni giorni dalla battaglia contro Kokabiel e la nostra vita alla Kuoh Academy era tornata alla sua solita pace. Tuttavia, oggi, dopo che io e Asia eravamo arrivati nella sala del Club di Ricerca dell’Occulto, come sempre nel doposcuola, Rias ci aveva informati che ci sarebbe stata una sorpresa. Inizialmente non avevo idea di che cosa intendesse, ma, prima che potessi chiedere spiegazioni, la porta della sala si aprì ed entrò una persona che mi fece sgranare gli occhi. Sì, perché questa persona altri non era che la spadaccina inviata dalla Chiesa, Xenovia!
 
“Ben arrivata” la salutò Rias con un sorriso compiaciuto che mi fece subito capire che non solo sapeva chi sarebbe arrivata, ma anche che c’era qualcosa sotto che le garbava non poco. Qualcosa che, chissà perché, non mi dava una bella sensazione. Per niente.
 
“Dalle espressioni di tutti, deduco che io e Asia siamo gli unici a non essere stati ancora aggiornati sulla situazione” dissi osservando la mancanza di sorpresa o confusione sui volti di Akeno, Kiba e Koneko. “Quindi potresti illuminarci? E, ti prego, non dirmi che c’è un altro casino della Chiesa da risolvere perché in tal caso, sicuro come il fatto che possiedo un Longinus, io me ne lavo le mani stavolta e non mi rifaccio coinvolgere manco per niente. Imparino a pulirselo da soli il culo quelle quattro tonache multicolore.”
 
“Zayden-san!” mi disse Asia con un tono che suonava di rimprovero.
 
Io mi limitai a scrollare le spalle. “Beh, è la verità.”
 
Dall’altra parte della sala, dietro alla sua scrivania, Rias non seppe trattenere una risatina. “Tranquillo, Zayden, non è niente del genere stavolta. Vedete, Xenovia è appena diventata il nuovo Cavaliere della famiglia Gremory, per questo è qui.”
 
“Cerchiamo di andare d’accordo con lei, va bene?” aggiunse Akeno col suo solito sorriso.
 
Guardai prima Rias, poi Akeno, Xenovia e infine di nuovo Rias con un’espressione neutra, cercando di realizzare quello che mi era stato appena detto. Sapevo di non essere né sordo né tonto, eppure avevo sentito qualcosa che era chiaramente un’idiozia, perciò mi dovevano star prendendo in giro. “Lei. Il tuo nuovo Cavaliere. Una tua serva, intendi? Un pezzo della tua Scacchiera?”
 
“Proprio così” rispose Rias serafica, come se si fosse aspettata la mia incredulità. Questo non fece che rendermi ancora più scettico da una parte e sorpreso dall’altra.
 
“Non è possibile. Lei, una dei galoppini della Chiesa e per giunta delle loro fanatiche, sarebbe diventata volontariamente una membra della tua Scacchiera, una tua serva? Tra tutte le cretinate che abbia mai sentito in vita mia, questa è la più…” In quel momento mi voltai verso Xenovia…in tempo per vedere due inconfondibili ali nere da pipistrello emergere dalla sua schiena. “…cretina.”
 
“Tu dici?” Ora la voce di Rias era chiaramente beffarda e questo mi irritò non poco, tuttavia non riuscì a risponderle indietro perché al momento il mio stupore superava l’irritazione.
 
“Ti sei fatta davvero reincarnare in una diavola? TU?!”
 
“Anche noi l’abbiamo saputo poco fa e ci dobbiamo ancora abituare all’idea” disse Kiba sorseggiando la sua tazza di tè.
 
“Già” concordò Koneko mangiucchiando una ciambella dal suo solito posto sul divano.
 
“Dopo aver saputo che Dio è morto, nella disperazione, l’ho supplicata di reincarnarmi in una diavola, come segno di abbandono della mia fede” ci spiegò Xenovia in tono neutro.
 
“…Supplicata? Sul serio?!” non potei non ripetere, totalmente incredulo. Dovevo ammettere che non avrei mai previsto che Xenovia potesse prendere una decisione tanto radicale sulla sua vita.
 
“Sono davvero felice di avere un’alleata capace di usare Durandal. Con lei e Yuuto, ora abbiamo un duo di potenti spadaccini” disse Rias con voce soddisfatta. E ti pareva se non le era sembrata un’occasione!
 
In quel momento notai anche un’altra cosa che non mi piacque affatto: “E indossa pure la divisa scolastica… Fammi indovinare: frequenterà pure la Kuoh Academy come noi?”
 
“Sì, esatto. Frequenterò il secondo anno di questa scuola. Quindi…andiamo d’accordo, Zayden-senpai!” mi rispose Xenovia, usando un tono fin troppo dolce per le ultime tre parole, ma completamente rovinato dalla sua espressione rimasta della sua solita serietà.
 
“Risparmiati questi tentativi di fare la carina, o almeno prima allenati a cambiare espressione in relazione al tono che usi. Al momento, contrastano fin troppo.”
 
“Capisco. Ho cercato di imitare Irina, ma ancora non mi riesce bene” disse lei portandosi una mano al mento con espressione pensierosa.
 
“Mettendo un attimo tale questione da parte, come mai hai preso una simile decisione? Questo non è come decidere se prendere una piadina o un panino al bar, si tratta di un cambiamento radicale della tua vita. Un rinnego completo di tutto ciò che sei stata e in cui hai creduto finora, lo sai, no? Allora perché?” non potei non domandarle. Se dovevo essere sincero, ero davvero spiazzato dalla sua scelta. Non era qualcosa che mi sarei mai aspettato da una come lei.
 
“Ora che so che Dio è morto, la mia vita è allo sbando. Tutto quello che sapevo e credevo si è rivelato essere un’illusione, per questo ho creduto che dovessi trovare un nuovo inizio” rispose Xenovia mantenendo sempre uno sguardo pensieroso. “Ma avrei davvero dovuto schierarmi coi diavoli, coloro che erano i miei nemici? Vero, lei è la sorella di un Maou, ma avrò fatto davvero la cosa giusta? Dimmelo, Signore- AHI!” E concluse quell’intero discorso con un gridolino di dolore e crollando accucciata a terra con la testa tra le mani, come se fosse stata di colpo in preda a una forte emicrania.
 
“Questa scena l’ho già vista” commentò piatta Koneko.
 
“Io pure” le diedi ragione. Dopotutto, era la stessa cosa che accadeva ad Asia tutte le volte che chiamava il nome di Dio da quando era diventata una diavola, visto che si dimenticava sempre che tale nome non poteva essere pronunciato da creature con un’aura demoniaca o simile. Detto questo, non potevo dire di non essere sorpreso dalle parole di Xenovia: da quanto avevo potuto capire, si era fatta reincarnare in una diavola da Rias non dopo una lunga e meditata riflessione interiore, ma piuttosto nell’impeto di una decisione improvvisa e su cui apparentemente non si era interrogata più di tanto. Letteralmente l’aveva pensato e aveva deciso di farlo.
Arrivati a questo punto, non saprei se definirla strana, mutevole o semplicemente tonta, pensai. Certo, è anche vero che sapere della morte di Dio dev’essere stato il peggiore degli shock per una come lei, ma, anche in questo caso, scegliere un simile cambiamento di vita con così poca vera riflessione… Sono sinceramente spiazzato.
In quel momento, mentre ci pensavo su, mi venne in mente un’altra domanda: “E Irina, invece? Che ne è stato di lei? L’hai rivelato anche a lei?”
 
“È ritornata al quartier generale assieme alle cinque Excalibur recuperate, compresa la mia. Anche i ‘frammenti’ che fungono da nuclei delle spade andate distrutte sono stati recuperati, nonostante il loro stato. Così almeno la missione di recupero è stata completata, visto che, se sono in possesso dei nuclei, possono usare l'alchimia per riparare le Spade Sacre. E no, non gliel’ho detto” mi rispose la spadaccina rialzandosi, un’espressione malinconica sul volto. “La fede di Irina è più forte della mia. Se le avessi detto che Dio è morto, ne sarebbe stata distrutta in modo forse non recuperabile. Inoltre, la conoscenza di un segreto proibito come questo mi ha resa un intralcio per la Chiesa. Ora sono un’eretica e perciò mi hanno allontanata. A parte questo, non potevo dire a Irina il vero motivo per cui sono diventata una diavola. Lei era davvero delusa da questa mia scelta, per cui il nostro è stato davvero un duro addio, il più difficile che avessimo mai avuto. Probabilmente, la prossima volta che ci rincontreremo, saremo nemiche.”
 
Interessante. Allora non è stata solo la scoperta della morte di Dio e il desiderio di ricominciare a spingerla verso i diavoli, riflettei. E, ancora una volta, non posso che definire terribilmente prevedibile il comportamento della Chiesa. Non hanno fatto altro che eliminare un elemento scomodo per la loro religione e i loro fedeli, proprio come hanno fatto con Asia. Mi danno il voltastomaco.
In quel momento, un altro pensiero mi attraversò il cervello: ecco la risposta all’interrogativo che mi ero posto in precedenza, quando mi ero chiesto cosa sarebbe successo se Xenovia e Irina avessero scoperto la verità sul loro amato Dio, in base alle loro personalità e al loro livello di fede. Come sospettavo, tra le due era Irina la più credente e fedele. È indubbio che una simile rivelazione su Dio l’avrebbe devastata fino al punto di non ritorno, o dovrei dire di recupero impossibile in questo caso. Forse sarebbe addirittura impazzita una volta saputo della sua morte. Invece Xenovia, proprio in virtù della sua fede più moderata e flessibile, è riuscita ad accettare un po’ più facilmente tale verità, perlomeno quel tanto che bastava ad andare avanti. Tuttavia, lo shock è stato comunque tale da mettere in crisi tutto ciò che aveva creduto fino a quel momento e, nella disperazione, ha ironicamente trovato rifugio proprio tra le braccia di coloro che prima aveva bollato come acerrimi e mortali nemici. Come se avesse percepito più sincerità ed empatia da parte loro, che l’hanno aiutata anche quando non avevano obblighi verso di lei, che da parte dei suoi ex-alleati, che l’avevano mandata a sacrificarsi in nome di qualcuno che ormai non esiste nemmeno più. A pensarci bene, non è nemmeno così tanto sorprendente che abbia preso una simile decisione, se si considera il tutto. Più fedele è il cristiano, tanto maggiore è il dolore che prova quando scopre la verità, così come tanto imprevedibili ed estreme possono essere le sue reazioni. Può reagire come Xenovia, in modo migliore o peggiore, e, nel peggiore dei casi, potrebbe addirittura rifiutare quella stessa verità. Heh, non voglio neanche pensare a cosa capiterebbe alla parte cristiana della razza umana, se venisse fuori questa storia.
 
“Allora è per questo che ti sei reincarnata in una diavola?” le chiese in quel momento Asia. Essendosi già trovata in una situazione simile alla sua, era stato facile anche per lei dedurre la verità non detta sul trattamento riservato alla spadaccina.
 
“Mi dispiace, Asia Argento” le disse Xenovia in tono mortificato, suscitandole un versetto di sorpresa. “Dal momento che il Signore non c’è più, non c’è nessuno da amare e che ci possa salvare. Mi spiace per ciò che ti ho detto e per averti definita una strega. Mi dispiace davvero. Se può farti stare meglio, sentiti libera di colpirmi.” E piegò addirittura la testa davanti a lei, sia in segno di scusa che di sottomissione a un’eventuale punizione.
 
“Non-non lo farei mai!” esclamò subito Asia con tono scandalizzato.
 
“Sono passata dall’essere una nobile posseditrice di Spade Sacre ad un’eretica che ha infranto un tabù” proseguì Xenovia, senza badare alle sue parole. “Ricordo ancora il modo in cui hanno iniziato a guardarmi. Devi aver passato la stessa cosa.”
Più parlava, più il suo tono si riempiva di vergogna e sconforto, al punto che persino io non riuscii a non provare della pena per lei. Dell’orgogliosa e fanatica spadaccina agli ordini della Chiesa non aveva davvero più niente.
Adesso era solo una ragazza che aveva perso tutto e che tutti avevano abbandonato. Proprio com’era accaduto ad Asia prima di lei. Non c’era da sorprendersi che ora si sentisse affine alla mia sorellina adottiva.
 
“Xenovia-san, io…sono davvero felice della mia vita adesso” le parlò Asia, stavolta usando un tono molto più gentile e premuroso, al punto che l’interpellata non poté non guardarla sorpresa. “Potrò anche essere diventata una diavola, ma questo mi ha permesso di trovare degli amici preziosi. Perciò, sono davvero felice! E non ho alcun rancore verso di te. Non l’ho mai avuto, Xenovia-san!”
 
La blu l’osservò interdetta per alcuni secondi, infine anche la sua bocca si allargò in un sorriso, il primo che le vedevo fare quel giorno. “Capisco. Te ne sono grata. In tal caso, vorrei chiederti un favore: mi potresti accompagnare a fare un giro nella scuola qualche volta?”
 
Stavolta fu Asia a rimanere per un attimo sorpresa da quella richiesta, ma rispose subito con un’espressione solare: “Ma certo!” Poi parve avere un’idea: “Ah, a proposito, il prossimo fine settimana abbiamo intenzione di uscire per andare a divertirci tutti assieme. Ti piacerebbe unirti a noi, Xenovia-san?”
 
“Per questa volta passo, ma la prossima volta mi farebbe molto piacere.” Gli occhi di Xenovia si spostarono poi su Kiba. “In quanto posseditrice della Spada Sacra Durandal, mi piacerebbe anche poter duellare contro il possessore della Spada Sacra Demoniaca.”
 
“Anch’io ne sarei felice” disse Kiba ricambiando il sorriso. “E questa volta posso assicurarti che non perderò.”
 
Osservandoli, non potei non sorridere a mia volta. Alla fine della fiera, avevo mal giudicato anche Xenovia, o almeno in modo eccessivo: il suo fanatismo era colpa della Chiesa, non suo. Anzi, sembrava una brava ragazza ora che seguiva semplicemente sé stessa. Confusa e strana, certo, ma buona e abbastanza umile da riconoscere i suoi sbagli e chiedere scusa per essi.
In quel momento, pensando allo scambio tra lei e Kiba, un dubbio mi assalì: “Aspetta un attimo. Pur avendoti bollato come eretica, sul serio ti hanno lasciato tenere la Durandal? Non te l’hanno sequestrata come Excalibur?”
 
“Dovevo ridare loro la mia Excalibur in ogni circostanza, visto che non è mai stata davvero mia e che, a differenza della Durandal, ci possono essere altri individui in grado di utilizzarla. Per quanto riguarda Durandal, nonostante il mio esilio dalla Chiesa, io sono e rimango la sua attuale posseditrice, l’unica che può impugnarla, e dunque mi spetta di diritto. In ogni caso, Durandal mi basta come arma, quindi aver perso Excalibur non mi turba più di tanto.”
 
“E sei riuscita a reincarnarla usando un solo pezzo Cavallo?” domandai rivolto a Rias, la quale mi rispose con un sorrisetto compiaciuto.
 
“A quanto pare.”
 
“Probabilmente l’Evil Piece ha stimato solo il mio valore personale, non quello di Durandal. Sembra che io non sia granché paragonata alla mia spada, non che sia qualcosa di cui ci si deve sorprendere…” osservò Xenovia con un tono tra il rassegnato e il malinconico.
 
Sinceramente, non credo sia questo il motivo. Da quanto ne so, gli Evil Pieces considerano parte del potenziale di un individuo qualsiasi cosa egli possieda, a patto che possa appunto influenzare il suo potere e le sue abilità, quindi in questo caso avrebbero dovuto considerare anche la Durandal insieme a lei. Rivolsi di nuovo lo sguardo verso Rias. Che il suo valore come ‘Re’ sia aumentato dopo le recenti battaglie?
 
“Che cosa c’è? Qualcosa non va?” mi chiese la rossa diavola guardandomi perplessa.
 
“No, niente d’importante. Non preoccuparti.” Le posi poi la domanda che in quel momento mi premeva di più: “Piuttosto, come si è dichiarata la Chiesa dopo tutto questo casino con Kokabiel?”
 
“La Chiesa si è messa in contatto con noi, più precisamente con i Maou per parlare di questo incidente. Hanno detto: ‘Vorremmo parlarvi riguardo le azioni poco chiare e disoneste degli angeli caduti, anche se lo riteniamo insoddisfacente’” mi rispose Rias con un’espressione affatto contenta. “Hanno anche chiesto scusa per Balba, perché è stato un loro errore esserselo lasciato sfuggire in passato.”
 
“Tutto qui? Davvero ridicolo da parte loro.”
 
“Sono d’accordo. A parte questo, la verità sull’incidente è stata inviata sia alla fazione di Dio sia a quella dei diavoli da parte del governatore degli angeli caduti, Azazel. Il furto di Excalibur era un piano organizzato solo da Kokabiel, gli altri leader degli angeli caduti non ne sapevano nulla. Aveva progettato di creare tensioni tra le Tre Grandi Fazioni per dare così inizio a un'altra guerra. Per queste sue colpe, è stato sigillato nel Cocito, congelato per l'eternità.”
 
“Questa è una buona notizia. Almeno non dovrò più vedere la sua faccia da culo piumato” dissi annuendo soddisfatto.
 
“Non avrei mai pensato, però, che questa vicenda si sarebbe conclusa con l'intervento del Vanishing Dragon. Hanno fermato la furia di uno dei loro leader inviando un loro sottoposto” continuò Rias. “Mi hanno anche riferito che ci sarà con molta probabilità un incontro tra i rappresentanti degli angeli, i diavoli e gli angeli caduti, poiché, a quanto pare, c'è qualcosa di cui Azazel vuole parlare. Sembra abbia detto anche che vuole scusarsi di persona con noi per i guai causati da Kokabiel, ma, sinceramente, mi pare strano che uno come Azazel voglia scusarsi…”
 
Il tono disgustato che usò per quest’ultima frase, per altro accompagnato da uno scrollo di spalle, mi sorprese e incuriosì. Non ho mai conosciuto di persona il governatore degli angeli caduti, ma da quanto ho sentito sembra sia una persona con un ego smisurato. E pare che anche Rias lo veda così, pensai. Sarà meglio stare molto in guardia intorno a lui, quando lo vedremo.
 
“Siamo stati invitati anche noi a quella riunione. Dobbiamo riferire quello che è successo durante la battaglia, dal momento che siamo stati coinvolti nell'incidente.”
 
Partecipare a un incontro tra i capi principali delle Tre Grandi Fazioni? Cazzo, questo sì che è un evento unico e inaspettato! Dopo così tanta stasi tra di loro, pare che le cose ricomincino finalmente a muoversi. Molto bene. Questo andrà sicuramente a vantaggio mio e dei miei obiettivi. Heh, alla fine della fiera, forse un minimo sei stato utile, Kokabiel! In quel momento, mi venne un’altra domanda in mente: “Quindi è confermato che il Vanishing Dragon agisce per la fazione degli angeli caduti, eh?”
 
“Proprio così” fu Xenovia a rispondermi. “Azazel sta raccogliendo intorno a sé i possessori di Sacred Gear, specialmente quelli dei Longinus. Non so cosa stia tramando, ma sicuramente non è una cosa buona. Il Vanishing Dragon è il loro miglior combattente e ho sentito addirittura dire che è la quarta o quinta persona più forte all’interno di quella fazione, inclusi i leader dei Grigori. Tuttavia, non avendo mai visto né la sua massima potenza né la tua, Zayden Ward, non sono in grado di dire chi di voi due sia il più forte.”
 
“Oh, non devi preoccuparti di questo. Dopotutto, ho il vago sentore che lo rivedrò presto e allora stabiliremo chi dei due è il più forte” replicai io osservandomi la mano destra e facendone schioccare le dita. Nonostante l’avessi visto per la prima volta solo poche sere fa, sentivo già una notevole attrazione verso di lui e un feroce desiderio di combatterlo. E la cosa più sorprendente era che avevo la sensazione che non fossero semplicemente le nostre identità di Sekiryutei e Hakuryukou a renderci automaticamente rivali. Nel momento stesso in cui il mio pugno si era scontrato con la sua mano, avevo sentito il mio istinto di combattente smaniare per affrontarlo. Non quello di drago legato a Ddraig, ma il mio di umano, che avevo sentito tante volte durante il mio addestramento nel Seishin-Do, soprattutto verso il mio Sensei. Possibile che lo sentissi già come un degno avversario che volevo sconfiggere a tutti i costi? Probabilmente sì.
 
“Ora, detto questo e prima di ricominciare le nostre attività del club, avrei anch’io delle domande da fare. Per essere precisi, verso di te, Zayden” disse Rias riportando lo sguardo su di me.
 
“Lo immaginavo. Chiedi pure, allora. Se potrò risponderti, lo farò senza problemi, ma ricorda che non risponderò a domande che ti ho già negato in passato.”
 
“Non preoccuparti, lo so bene. Per questo sono sicura che risponderai tranquillamente.”
 
“In tal caso, procedi. Prima domanda?”
 
“Come avete fatto tu e tua nonna a distruggere il cerchio magico creato dall’energia delle Excalibur? In teoria, solo la sconfitta di colui a cui era legato il cerchio avrebbe dovuto fermarlo, ma voi siete invece riusciti a interromperlo. Come?”
 
“Su questo, credo sia più giusto che ti risponda…lei.” E indicai la porta che conduceva alla piccola cucina presente nell’edificio del club, che si aprì proprio in quel momento rivelando la figura di Nonna che spingeva in avanti un carrello con sopra alcune tazze, una teiera fumante e numerosi piatti pieni di dolcetti, biscotti e altri dolci.
 
“Eccomi qui! Scusate il ritardo, ma ho considerato che eravamo due in più dell’ultima volta e così c’ho messo un po’ più di tempo per preparare tutto” disse Nonna in tono gentile, per poi iniziare a passare le tazze a ognuno di noi.
 
“Lucia-san? Stavi preparando tu il tè per tutti noi?” esclamò Rias chiaramente sorpresa, prima di guardare Akeno. “Ecco perché non ti avevo vista andare a preparare nulla finora!”
 
La sua Regina le rispose col suo solito sorriso. “Lucia-san è arrivata poco prima di voi e ha insistito per preparare lei la merenda, come ricompensa per la nostra vittoria. Ho chiesto di poterla almeno aiutare, ma anche in questo caso non ha voluto sentire ragioni.”
 
Ridacchiai a quelle parole. “Non mi sorprende. La mia vecchietta sa essere maledettamente cocciuta, quando vuole.”
 
“Da qualcuno avrai pur preso, no, nipote?” fece Nonna ridendo a sua volta e servendo nel contempo il tè a tutti.
 
Rias ci fissò interdetta per qualche secondo, poi non riuscì a non ridere pure lei. “Chissà perché non sono sorpresa.” La sua espressione divenne di colpo confusa. “Un momento, come sarebbe ‘due in più’? Capisco Xenovia, ma non vedo altre persone oltre a noi qui.”
 
“Oh, invece ti sbagli, rossa. Qualcun altro c’è eccome ed è proprio qui con me” replicai io con un ghigno, mentre Nonna riempiva la mia tazza di tè e poggiava accanto ad essa anche un piattino con dentro del latte caldo. Quando Rias rivolse la sua perplessità verso di me, mi battei delicatamente sull’addome e dissi in tono gentile: “Darak, su vieni fuori! C’è la merenda!”
Per sommo stupore di tutti, dopo qualche secondo, sotto la mia camicia prese a muoversi qualcosa e dal mio colletto fece capolino la testa di Darak; il serpente mi scivolò lentamente lungo il torso e infine si raggomitolò sopra le mie gambe, aprendo la bocca in un grosso sbadiglio che mise in mostra le sue zanne velenifere. Ancora una volta sfoggiava una dimensione nuova, visto che non sembrava misurare più di un metro di lunghezza.
 
“…Stavo facendo un bel sogno…” si lamentò Darak scuotendo lievemente il capo, il tono impastato dal sonno.
 
“Mi dispiace avertelo interrotto, ma guarda il lato positivo: c’è il tuo latte qui! Fatto come piace a te!”
 
Il mio famiglio fissò il piattino in questione, poi spostò lo sguardo verso Nonna, la quale annuì sorridendo. “Tiepido e con due cucchiai esatti di miele” affermò.
 
Il muso di Darak parve piegarsi in un sorriso e la sua coda si srotolò quel tanto che bastava ad avvolgersi intorno al piattino e portarselo vicino alla bocca. Invece di bere subito, fece prima scattare la lingua biforcuta in un piccolo assaggio, dopodiché, apparentemente soddisfatto dal sapore, immerse la mandibola all’interno del latte e iniziò ad aprirla e chiuderla, bevendo ogni volta un piccolo sorso. “Buono” commentò facendo scattare di nuovo la lingua, stavolta in una sorta di imitazione di una leccata di baffi.
 
Tutti osservarono la scena piuttosto increduli, al punto che nessuno emetteva più un fiato; alla fine, fu Kiba a riprendere la parola per primo: “…ma lui è stato tutto il tempo sotto i tuoi vestiti?”
 
Sia io che Darak lo guardammo storto. “Potresti formularlo in modo un po’ meno ambiguo la prossima volta? Detto così, sembra quasi che stessimo facendo qualcosa di sconveniente…” dissi io con un sospiro.
 
“E comunque, per risponderti, io viaggio sempre in questo modo quando siamo insieme” continuò Darak appoggiando il piattino sul tavolo. “O anche in questo modo.” Rapido, risalì il mio petto e iniziò ad avvolgersi intorno al mio collo, al contempo le sue dimensioni iniziarono a ridursi ancora una volta; dopo pochi secondi, era diventato talmente piccolo da poter stare nascosto sotto il colletto della mia camicia come se fosse stato una collana. “Visto?” chiese riemergendo dall’abito e ritornando delle dimensioni precedenti, mentre si riportava sopra le mie gambe.
 
“Il mio buon Darak è un rettile speciale, ma pur sempre un rettile. Gli piace e ha bisogno di stare a contatto con sorgenti di calore e superfici calde, per questo sta sempre a contatto con la mia pelle quando ci muoviamo insieme” spiegai accarezzandolo e grattandolo intorno al collo. “In quanto Sekiryutei, ho una normale temperatura corporea più alta della media e quindi risulto particolarmente piacevole come stufa per lui.”
 
Il modo in cui il rettile si mosse contro la mia mano dovette far pensare ad Asia, seduta accanto a me, che gli piaceva essere coccolato perché la vidi allungare una mano verso di lui dicendo: “Che carino!”
L’avesse mai fatto: nel momento esatto in cui la sua mano si avvicinò a Darak, questi si alzò di un terzo della sua lunghezza e allargò dei lembi di pelle ai lati del collo, divenendo identico a un cobra quando assumeva la posizione intimidatoria. Quella reazione così aggressiva e il forte soffio che emise in seguito, snudando di nuovo le sue zanne, fecero ritrarre spaventata Asia.
 
“Non toccarmi” sibilò Darak facendo guizzare la lingua biforcuta tra i denti. Nonostante la sua taglia attualmente molto ridotta, l’istinto omicida che emanava era tale che non solo Asia, ma anche tutti gli altri presenti, eccetto me e Nonna, ebbero un brivido e si misero istintivamente in guardia. “Non sono un animale domestico. Non ti ho mai dato il permesso di toccarmi.”
 
Capii che era meglio calmare un po’ la situazione, quindi appoggiai una mano sul dorso di Darak e applicai una lieve pressione per fargli capire che doveva calmarsi. “Va bene, ora basta. Calmiamoci tutti. Asia non lo sapeva che non ti piace essere toccato dagli sconosciuti, Darak, perciò non fare troppo il prepotente e perdonala. Ti assicuro che non aveva cattive intenzioni, né voleva trattarti da animale domestico.”
 
Il serpente rimase a fissare Asia, la quale, superato lo spavento iniziale, si affrettò ad annuire ed esclamare: “S-Sì, è p-proprio così! Ti chiedo s-scusa!”
 
Anche se non sembrava del tutto convinto, alla fine, Darak richiuse il collare e si riabbassò sulle mie gambe, lasciando svanire del tutto la sua aura omicida. “Scuse accettate, ma che non riaccada più. Decido solo io chi può toccarmi e chi no” sentenziò secco per poi riprendere il suo piattino e bere un altro po’ di latte.
 
Non potei non sospirare. “Chissà perché sapevo che qualcosa del genere sarebbe successa… Scusatelo, ma da buon rettile è tendenzialmente un tipo introverso e schivo, perciò fatica molto ad aprirsi con gli sconosciuti. Dato che ho già passato parecchio tempo intorno a voi, sa che non siete un pericolo e quindi è abbastanza tranquillo da potersi esporre senza problemi, ma non a sufficienza da lasciarsi avvicinare come fa con me. Dovrete avere pazienza e dargli tempo, tuttavia vedrete che in futuro sarà di sicuro più permissivo e rilassato anche con voi.”
 
“Vedremo” obiettò palesemente scettico Darak, separandosi un attimo dalla sua bevanda. “Vedremo.”
 
“Su dai, basta ora fare lo scontroso” lo rimproverai prima di guardare Asia, ancora spaventata per la reazione aggressiva del mio famiglio. “Calmati anche tu, Asia. Ti assicuro che Darak non voleva essere cattivo con te, è solo molto sensibile al contatto fisico. Dev’essere sempre lui il primo a permetterlo, altrimenti il suo istinto lo fa sentire minacciato, perciò non sentirti in colpa o in pericolo. Finché io mi fiderò di voi e vi riterrò innocui, lui non vi farà nulla. Credimi.” E conclusi dandole un buffetto delicato sulla testa.
 
Con quello, Asia parve finalmente rilassarsi. “Ti credo, Zayden-san. Farò come consigli. E…scusa ancora, D-Darak-san.”
 
L’unica risposta del rettile fu stavolta un semplice cenno del capo, ma fu sufficiente per rilassare del tutto sia Asia che gli altri -eccetto Nonna chiaramente, visto che era l’unica altra persona presente di cui Darak già si fidava appieno-, così ne approfittai per rivolgermi a Rias: “Continuiamo il discorso?”
 
“…Sì, certo” rispose lei dopo una piccola pausa. Era chiaro che quell’ultimo scambio l’aveva molto sorpresa, ma si ricompose in fretta. “Dicevo: come avete fatto a infrangere il cerchio magico di Kokabiel senza per forza sconfiggerlo, Lucia-san?”
 
“Non è stato facile, ma, se devo essere sincera, al tempo stesso mi aspettavo che fosse molto più difficile” rispose Nonna finendo di versarci il tè e posizionando sul tavolo i piatti coi dolci, che Koneko non perse tempo a farne subito incetta. “Dopo che mio nipote ha finito di occuparsi di Bernael, siamo arrivati alla vostra scuola e ci siamo messi ad analizzare il cerchio magico che quel Balba aveva creato per fondere le Excalibur. O meglio, io mi sono messa ad analizzarlo, mentre Zayden ha invece collaborato con Darak per comunicare con voi e darvi una mano a guadagnare tempo.”
 
“E qui mi permetto di approfittarne per spiegare un’altra cosa: quando ho detto che io ero lì con Darak e al tempo stesso non lo ero, intendevo proprio questo” m’intromisi io. Quando tutti mi guardarono interrogativi, infilai una mano in tasca e ne trassi l’anello che avevo messo quella sera al collo di Darak. “Vedete quest’anello? È un’altra creazione della mia amata nonnina.” Le rivolsi un occhiolino e lei ridacchiò. “A prima vista, può sembrare un anello runico come quelli che uso in battaglia, ma in realtà è qualcosa di diverso. Vedete, si tratta di un anello di collegamento mentale.”
 
“Collegamento mentale?” mi chiese Kiba, perplesso.
 
“Esatto. Si tratta di un oggetto che mette la mente di chi lo indossa in contatto con chiunque egli voglia, a patto che la persona contattata accetti di ricevere il collegamento e non faccia resistenza nel momento in cui le due menti vengono a contatto.” Mentre parlavo, infilai l’anello al collo di Darak e, seppur fosse più largo del suo corpo, nel momento stesso in cui lo lasciai, esso si rimpicciolì adattandosi automaticamente alle sue dimensioni. Dopo alcuni secondi, l’anello s’illuminò e sentii la stessa strana sensazione di vertigine provata la prima volta che lo usammo; lasciando vuota la mia mente, avvertii quella sensazione avvolgermi tutta la testa e contemporaneamente avvertii un’altra presenza comparire al suo interno, che riconobbi come la mente di Darak. Lasciai che il processo si completasse, prima di riprendere parola: “Adesso la mia mente e la sua sono collegate, di conseguenza entrambi possiamo vedere quello che l’altro vede…”
 
“…e anche parlare uno attraverso la bocca dell’altro.” Quest’ultima frase, però, la pronunciai appunto tramite la bocca di Darak e dovetti poi soffocare una risata nel vedere le facce che assunsero tutti nel sentire la mia voce uscire dalle mascelle del mio famiglio, mossesi esattamente come le mie labbra.
 
“In questo modo, possiamo tenere d’occhio due diverse situazioni e agire di conseguenza” parlò Darak usando a sua volta la mia bocca per parlare e, di nuovo, dovetti sforzarmi per non ridere, visto che avevano assunto delle espressioni ancora più sconvolte nel momento in cui mi avevano sentito parlare con la voce bassa e sibilante del serpente.
 
“Ed ecco perché posso dirvi che ero e al tempo stesso non ero sul vostro campo di battaglia quando ho mandato Darak a supportarvi. Non ero io, ma stavo comunque vedendo tutto e, ogni volta che l’ho ritenuto opportuno, sono stato anche in grado di parlare per darvi consigli o incoraggiamenti, come nel caso di Kiba per completare il Balance Breaker o di Rias per riuscire a usare il potere che le avevo donato” conclusi la spiegazione usando di nuovo la mia bocca e togliendo a Darak l’anello del collegamento mentale. L’improvvisa separazione delle nostre menti mi suscitò un brivido che soppressi con un po’ di fatica; grazie all’abilità di Nonna nel creare simili oggetti magici, fin quando uno di noi due non faceva resistenza, non vi erano rischi né nell’unire né nel separare le menti, ma entrambi i processi erano piuttosto sgradevoli mentre si verificavano.
 
“Incredibile” mormorò impressionato Kiba. “Ecco perché, anche dopo che abbiamo scoperto che quello che era con noi non era il vero Zayden-senpai, ho comunque continuato ad avere l’impressione di aver sempre parlato con quello vero.”
 
“Esatto. Perché, in un certo senso, ero davvero io!” confermai con un ghigno. “Tuttavia, siccome l’anello non può permetterci di usare l’uno le abilità dell’altro, ho dovuto inventare la scusa di essere troppo stanco per usare il Boosted Gear in modo da giustificare il fatto che quel ‘me’ non fosse in grado di combattere al suo massimo. Darak si è a sua volta trattenuto per reggere ulteriormente il gioco e permettervi di affrontare Kokabiel con meno interferenze esterne possibili.”
 
“Cosa che spero non mi chiederai più di fare” m’interruppe Darak in tono scocciato. “Trattenersi con buffoni del genere è una delle cose più noiose che si possano immaginare. L’unica cosa buona è che, alla fine, ci ho ricavato un pasto abbondante.”
 
“Va bene, ti assicuro che da ora in avanti, se dovrò coinvolgerti, sarà solo per qualcosa di veramente serio e in cui non dovrai limitarti a guadagnare tempo” lo rassicurai accarezzandogli di nuovo le squame del dorso. Gli altri avevano palesemente deglutito nel ricordare come Darak aveva trasformato Gerione nella sua cena, ma nessuno preferì fare commenti a riguardo.
 
“E qui riprendo io per concludere la risposta alla domanda precedente” disse Nonna riprendendo la parola. “Mentre Zayden e Darak vi davano una mano a guadagnare tempo, io ho analizzato il cerchio magico e sono riuscita a comprendere la sua natura e la sua struttura, in questo modo ho capito non solo come funzionava, ma anche come annullarlo. Quel tipo, Balba, indubbiamente era un vero esperto in materia di Spade Sacre, Excalibur in particolare, per riuscire a formulare da solo un incantesimo in grado di combinarne due o più unità… Tuttavia, per quanto riguardava la progettazione di tale incantesimo, devo dire che non credo si fosse impegnato per renderlo quanto più complesso e sicuro possibile, al contrario era davvero più semplice di quanto mi aspettassi. Un cerchio magico efficace e adatto allo scopo per cui era stato pensato, su questo non c’è dubbio, ma fin troppo facile da comprendere e manipolare per un’altra persona con simili o superiori conoscenze magiche. Sinceramente, era come se avesse creato una cassaforte fatta di un materiale durissimo ma con una delle combinazioni più facili al mondo. E considerando che non era uno sciocco completo, posso solo supporre che, sfortunatamente per lui e fortunatamente per noi, non aveva previsto o ritenuto possibile l’intervento di qualcuno come me e dunque non aveva pensato di dover rendere il cerchio magico più difficile e complicato da comprendere e infrangere. L’unica cosa difficile, se devo essere sincera, è stato contenere tutto il potere che quell’incantesimo aveva accumulato mentre lo modificavo in modo da infrangerlo.”
 
“Capisco” disse Rias portandosi indice e pollice sinistri al mento, in chiara riflessione. “Però, ora che ci penso, Zayden ci ha detto che, se sei riuscita ad annullarlo in breve tempo, è stato anche perché noi siamo riusciti a indebolire il potere di Kokabiel, seppur di poco. Se davvero eri riuscita a comprendere appieno la sua natura e il suo funzionamento, perché non eri in grado d’infrangere subito il cerchio magico senza il nostro contributo? Se ti serviva più potere per farlo, di sicuro Zayden poteva fornirtelo, no?”
 
“Non esattamente. È vero che contenere una quantità di potere sufficiente a distruggere una città, soprattutto mentre cerchi di disattivare l’incantesimo che la controlla, è un lavoro piuttosto delicato e che mio nipote poteva rendermelo più facile dandomi la sua energia…” Sul suo volto apparve un sorrisetto strano. “…ma alla fine abbiamo entrambi deciso che era più giusto affidarci a voi per completare l’impresa.”
 
Quelle parole li lasciarono sbalorditi. “Che intendi dire?”
 
“A questo potrei rispondere io, se volete” intervenni di nuovo facendo voltare tutti verso di me. “Ricordi cosa ti dissi prima della battaglia, Rias? Riguardo un mio possibile coinvolgimento?” Quando lei annuì in risposta, continuai con un sorriso: “Ecco il punto. Ho detto a Nonna che volevo che provaste a cavarvela da soli quanto più possibile e così le ho chiesto di disattivare il cerchio magico nel momento in cui avesse rilevato un indebolimento al suo interno, anziché forzarlo usando la sua magia personale o la mia energia. Non solo sarebbe stato più rapido in questo modo, ma avreste ottenuto una vittoria anche voi e questo era quello che più m’interessava di questa battaglia.”
 
“…Ehm, Zayden-san? È per questo che hai mandato Darak-san ad aiutarci e non sei venuto tu subito?” mi domandò Asia, piuttosto tentennante. “Volevi…che ce la cavassimo da soli?”
 
Il tono in cui lo disse mi fece un po’ male, in quanto potevo percepire chiaramente una punta di incredulità e delusione in esso, ma sapevo anche che non aveva senso negare o provare a indorare la pillola, così decisi di sputare tutto subito: “Non volevo metterla in modo così secco, ma a questo punto non avrebbe senso fare diversamente. Sì, era quello che volevo. Volevo che, almeno fino al vostro massimo limite, riusciste a cavarvela da soli.” La fermai alzando una mano quando la vidi aprire la bocca per parlare ancora. “E prima che tu o voi possiate interrompermi, lasciatemi finire perché risponderò subito al perché. O meglio, se mi conoscete almeno un po’ arrivati a questo punto, capirete subito qual è questo perché.”
 
Ero sicuro che Rias l’avesse già capito, ma m’interessava vedere se anche gli altri lo avessero compreso. Dopo alcuni sguardi, fu Akeno a parlare: “Volevi che affrontassimo la battaglia da soli, con le nostre forze, senza fare affidamento sulla tua. Se tu avessi combattuto con noi, avremmo potuto vincere facilmente, ma questo solo perché appunto ci saresti stato tu, il Sekiryutei, con il tuo potere capace di uccidere persino gli dei, a fare il più. Anche se si trattava di un leader dei caduti, suppongo che Kokabiel non fosse affatto un avversario impossibile per te.”
 
Annuii compiaciuto alle sue parole. “No, infatti. Non posso ancora dire di essere forte quanto lo era Ddraig al suo apice, ma un avversario come quello non era affatto fuori dalla mia portata, anzi, posso dire con certezza che non mi sarebbe stato tanto difficile sconfiggerlo.” Il mio sguardo si fece più serio. “Ma se l’avessi fatto…quale bene reale ne sarebbe venuto a voi, all’infuori della vostra sicura vittoria?”
 
Dopo alcuni secondi di silenzio, fu stavolta Kiba a riprendere la parola: “Volevi che facessimo esperienza di una battaglia disperata e probabilmente destinata al fallimento. Proprio come nel nostro Rating Game… No, molto più di quello. Stavolta volevi che provassimo cosa vuol dire combattere una battaglia mortale in cui le nostre vite sono sospese a un filo tutto il tempo. In cui non potevamo essere certi né di vincere né di sopravvivere, ma anzi era quasi garantito un nostro fallimento. Volevi…farci maturare ancora.”
 
“Tutto esatto, sì. Volevo proprio questo per i motivi che hai citato e anche per un altro ben preciso: perché non diventaste dipendenti da me.” Quando i loro volti divennero più perplessi, mi affrettai a proseguire: “Vedete, nel corso della mia vita, ho imparato e mi sono accorto di molte cose e, tra queste, ve n’è una particolarmente interessante: le persone tendono a rilassarsi troppo e prendere le cose sotto gamba nel momento in cui hanno qualcuno che risolve i problemi più difficili per loro o sentono anche solo di poter uscire facilmente da una situazione complicata. E io non volevo che voi vi sentiste così. Non prendetela sul personale, non sto dicendo che voglio mettervi in difficoltà apposta perché godo a vedervi messi male o perché non m’interessa nulla di voi, ma semplicemente voglio che realizziate che io non potrò esserci sempre per aiutarvi nelle vostre battaglie. All’infuori della vita scolastica, non sono un membro del vostro gruppo e nemmeno della Scacchiera di Rias, quindi non sarò sempre lì pronto a darvi supporto o salvarvi. Al massimo posso essere un vostro alleato, ma non sono uno di voi e questo lo sapete. Solo perché al momento avete il Sekiryutei intorno, non significa che sarà sempre così, quindi è già bene che vi abituiate da subito all’idea. Infine, come detto in precedenza, è bene che voi iniziate a fare esperienza contro nemici più forti di voi perché è sicuro che in futuro dovrete affrontarne molti e, se non sarete pronti per essi, posso assicurarvi che finirete tutti molto male. Lo so per esperienza.” Con quelle ultime parole, finalmente tacqui e aspettai le reazioni o le risposte del gruppo Gremory. Tutti ora erano chiaramente molto pensierosi, ma non mi sembrava di vedere nessuna vera rabbia o delusione sui loro volti.
 
“Però alla fine sei venuto a salvarci lo stesso, no?” parlò infine Rias fissandomi dritto negli occhi. “Nonostante tutto, sei intervenuto quando hai capito che stavamo per morire e, fin dall’inizio della battaglia, hai comunque fatto sì che Darak ci osservasse e supportasse in ogni momento fosse necessario. Dall’inizio alla fine, possiamo tranquillamente dire che hai vegliato su di noi…o sbaglio?”
 
“No, non sbagli. Posso essere duro nel volervi far fare esperienza contro nemici potenti, ma di certo non vi lascerei mai rischiare la vita senza fare nulla per impedirlo. Come ho detto, la cosa più importante era che imparaste a superare i vostri limiti e a saper reagire anche di fronte a una situazione disperata, non che vinceste per forza, soprattutto considerando che era un nemico troppo forte per il vostro livello attuale. Avete dato tutti il 100% e, così facendo, non solo siete diventati più forti, ma siete anche riusciti a indebolire il vostro nemico, a ferirlo, e questo ha reso il successivo intervento di Nonna ben più facile di quanto non sarebbe stato altrimenti. Dal momento che il cerchio magico era legato a Kokabiel, nell’istante stesso in cui il suo potere è vacillato, anche quello della magia si è indebolito notevolmente e annullarla è stato così quasi automatico, visto che si è trattato solo di spezzare il cerchio in un punto e far disperdere da lì il potere residuo. Perciò, forse è vero che alla fine sono intervenuto per salvarvi e dargli il colpo di grazia, ma ciò non toglie che la vera vittoria di questa battaglia sia stata vostra e i nuovi poteri che avete ottenuto ne sono la prova e il premio al tempo stesso.”
 
Tutti rimasero di nuovo zitti e in profonda riflessione; rispetto a prima, ora parevano meno perplessi, ma nel contempo pure più preoccupati. “Questo però non accadrà in ogni battaglia in cui rischieremo la vita, vero?” domandò ancora una volta Rias. “Non l’hai detto esplicitamente, ma è chiaro che non riuscirai a venire sempre in nostro aiuto se saremo nei guai, né che potremo sempre ricavare qualcosa da queste battaglie. A volte saranno solo sconfitte e altre…forse molto peggio… Vero?”
 
Di nuovo fui compiaciuto dalla sua perspicacia e, osservando gli sguardi degli altri presenti, capii che anche loro stavano pensando la stessa cosa, quindi decisi di continuare con la pura verità: “Esatto. Ecco perché è fondamentale che accumuliate quanta più esperienza possibile da ogni battaglia che affronterete da qui in avanti. Ora farò di tutto per supportarvi, aiutarvi a diventare più forti e, in caso, togliervi dai guai… Ma dovrete anche essere pronti per quel momento in cui non ci sarò davvero dall’inizio alla fine e voi potrete contare solo sulle vostre capacità per cavarvela. È inevitabile.”
 
Dopo queste ultime parole, Rias annuì. “In passato, probabilmente ti avrei risposto con più durezza e rabbia… Ma credo di aver finalmente capito che cosa hai sempre inteso quando parlavi della nostra ignoranza sulle vere battaglie e sul terrore che portano con loro.” La sua voce si ruppe per un attimo. “Era…era la prima volta che sentivo davvero su di me la sensazione della morte incombente e la paura di perdere tutto ciò che ho e coloro che amo… Ma, se sono riuscita a reagire e combattere fino alla fine nonostante tutta quella paura e quella disperazione…lo devo solo a te e a ciò che mi hai insegnato. Per questo, ti sono immensamente grata.”
 
“Quando pensavamo che non saresti riuscito a venire o che non potessi aiutarci, in realtà eri sempre lì a vegliare su di noi e, appena hai compreso che ne avevamo davvero bisogno, sei intervenuto e ci hai salvati senza esitare. Per quanto mi riguarda, questo basta e avanza per farmi capire che ci tieni a noi e che hai fatto davvero tutto ciò che potevi per aiutarci. Anch’io te ne sono grata, Zayden-kun” disse Akeno rivolgendomi un sorriso genuino.
 
“Sei la seconda persona a salvarmi non solo la vita, ma anche l’anima, Zayden-senpai. Tu mi hai insegnato come poter davvero vivere senza per forza abbandonare la mia vendetta e mi hai anche mostrato come trasformarla in qualcosa di giusto. Mi hai permesso di ottenere il mio Balance Breaker e, con esso, di salvare le anime dei miei compagni e rendere loro giustizia. Ora posso andare avanti senza più rimpianti e lo devo solo a te. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo” dichiarò poi Kiba facendomi addirittura un profondo inchino.
 
“Sei una persona gentile e altruista, Zayden-senpai. Anche quando non sembra, tu sei sempre lì, pronto ad aiutarci o a offrirci consiglio. Non mi hai mai dato motivo di dubitare di te, né prima dell’ultima battaglia né dopo, per questo non sono arrabbiata con te, ma anzi mi fido e continuerò a fidarmi di te. Grazie per averci salvati ancora una volta” fece Koneko e, nonostante la sua solita espressione imperturbabile, avvertii chiaramente la sincerità genuina che permeava la sua voce.
 
Ero ancora una volta sorpreso da loro, quasi come dopo la fine del nostro Rating Game. Certo, questa volta ero stato meno duro con loro e i miei motivi erano molto più comprensibili e chiari, ma credevo che sarebbero stati comunque un minimo adirati con me per averli ancora una volta messi alla prova e costretti ad affrontare dei nemici al momento impossibili per loro. E invece… Che si fossero già abituati al mio modus operandi? O si erano semplicemente rassegnati a esso e cercavano di vederne solo i lati positivi? In entrambi i casi, ero contento di sentirli dire così, sia perché le loro parole mi scaldavano il cuore per la loro sincera gratitudine, sia perché avevo la conferma che si fidavano di me e mi capivano, e questa era la cosa più importante per me. Tuttavia, per esserne pienamente sicuro, mi mancava ancora un parere, quello della persona che mi preoccupava di più.
 
E proprio in quel momento, quella stessa persona, Asia, parlò: “Ho avuto tanta paura quando ho pensato che non saresti riuscito ad arrivare e quando ho pensato che avresti potuto essere ferito o ucciso anche tu, dato che sembravi troppo stanco… Ma mi avevi promesso che ci avresti aiutati e protetti, se ne avessimo avuto bisogno, e così è stato. Non mi hai mai dato motivo di dubitare di te, né prima né ora, Zayden-san, perciò ti ringrazio anch’io. Grazie davvero per vegliare sempre su di noi!”
 
Ok, ora ero di nuovo per metà interdetto e per metà pieno di sollievo. Nel giro di pochi secondi, però, quella sorpresa divenne a sua volta sollievo e non potei non sorridere. Per quanto incredibile, mi ero legato sul serio a quel gruppo di diavoli e sentirli ringraziarmi tanto intensamente e parlare di me con tanta fiducia mi rendeva davvero felice. Quindi, non potei dire altro che: “Grazie a voi per le vostre parole e la vostra comprensione. Sono grato che vi fidiate tanto di me, perciò rinnovo di nuovo la promessa che vi feci di non farvi pentire di questa vostra fiducia.”
 
“Posso ora dire con certezza che non ti sei affiancato a loro per desiderio di potere o sprezzo verso le altre Fazioni. C’è un legame sincero e genuino tra di voi” disse Xenovia con un’inaspettata nota malinconica nella voce. “Devo chiedere scusa anche per aver deriso il vostro rapporto, quella volta.”
 
“Non c’è problema. Allora non avevi tutte le informazioni e sei stata superficiale, ma sei anche abbastanza assennata da riconoscere i tuoi sbagli e questo tanto basta. Non serve scusarsi” replicai senza la minima ostilità. Nonostante i nostri trascorsi, non avevo più motivi per volerle male, quindi non sentivo il bisogno di vederla umiliarsi ancora per il passato, né mi sembrava giusto. E poi era meglio che rimediasse con le sue future azioni piuttosto che con le parole, da ora in avanti.
 
“Sono d’accordo, non crucciarti oltre, Xenovia” intervenne anche Nonna in tono chiaramente compiaciuto. “In ogni caso, siete un gruppo davvero speciale, voi Gremory, non c’è dubbio. Sei stato fortunato a farti dei nuovi amici così, Zayden.”
 
Amici. Loro erano questo per me ora? …sì. Probabilmente sì. E la cosa mi rendeva felice. Heh, chi l’avrebbe mai detto, eh?
 
“Non sono certo all’altezza del nostro gruppo, ma ammetto che non sono affatto male. Almeno sono affidabili e con una testa funzionante sulle spalle” commentò infine Darak col suo solito tono tra il burbero e il sarcastico, tuttavia mi era chiaro che pensava sul serio ciò che diceva.
 
“Era un complimento?” chiese Rias con una risatina.
 
“Per lui? Assolutamente! Siete fortunati!” risposi io suscitando una risata generale da tutti, meno ovviamente Darak, il quale si limitò a sibilare qualcosa che suonava vagamente come un: ‘Tsk. Mammiferi’.
 
“A proposito, andando avanti con le domande…” riprese Rias dopo aver smesso di ridere. “Chi, o meglio, cos’è esattamente Darak? Nella lotta con Kokabiel, ha chiamato la sua razza ‘Imoogi Mehis’, ma non ne ho mai sentito parlare finora.”
 
“Ah, questa è una domanda interessante!” esclamai con un sorriso prima di voltarmi verso il mio famiglio. “Vuoi rispondere tu?”
 
Darak li osservò per un attimo, poi rilasciò un sibilo che assomigliava a un sospiro, facendo guizzare la lingua. “Parla pure tu. È lo stesso.”
 
Ridacchiai. “Come preferisci. Vedete, gli Imoogi Mehis sono una razza di rettili, per la precisione serpenti, che esistono da millenni, addirittura da prima della Grande Guerra tra le Tre Grandi Fazioni, e sono divenuti inizialmente famosi per la loro origine. Ditemi, conoscete la storia del dio egizio Ra e della sua lotta eterna contro il mostruoso Apophis?” Tutti assentirono, tranne Asia, per cui decisi di illuminarla come prima cosa: “Per riassumerla in breve, Ra è il re degli dei egizi ed è colui che, secondo il mito, trasporta sulla sua barca il Sole intorno alla Terra, creando così i cicli di dì e notte del giorno. Apophis è invece un gigantesco serpente, o un drago-serpente secondo altre versioni, che mira a far sprofondare il mondo in un’oscurità eterna e, per questo scopo, ogni notte attacca Ra nel tentativo di ingoiare lui e il Sole e impedirne così il sorgere il giorno successivo. Tuttavia, ogni notte, Ra insieme ai protettori della sua barca, in particolare agli dei Seth e Mehen, affronta e sconfigge Apophis permettendo al Sole di continuare a esistere e al nostro mondo di non cadere nell’oscurità. Si dice anche che tramonto e alba abbiano questo colore proprio perché il cielo viene colorato dal sangue che è sgorgato dal malvagio mostro durante lo scontro. Un ciclo eterno di morte e rinascita. Fin qui, è tutto chiaro?” Tutti annuirono stavolta. “Quello che, però, molti non sanno è che, in un’occasione, Apophis riuscì a inghiottire Ra durante la lotta e Mehen, il quale, per la cronaca, è il dio serpente benevolo della mitologia egizia, dovette letteralmente squarciare la pancia del nemico per liberare il suo re. Con l’aiuto degli altri dei, Mehen riuscì nell’impresa e Ra fu così in grado di uscire dal ventre di Apophis e vincere ancora una volta la battaglia, tuttavia i suoi protettori ne uscirono gravemente feriti quella notte, Mehen più di tutti. E fu proprio in quel momento che accadde qualcosa di incredibile: il sangue di Apophis si mischiò in cielo a quello di Mehen e questo misto di fluidi vitali piovve poi sulla terra, nel deserto egizio, dove impregnò la sabbia e da questa diede infine origine a una nuova razza di serpenti dotati di incredibili capacità. Questa specie neonata venne presto notata dagli dei egizi, i quali ebbero inizialmente paura che si trattasse di una progenie partorita chissà come da Apophis, ma quando poi ne capirono la reale natura, Mehen in persona insistette di potersi prendere cura di quelle creature. Seppur riluttante, Ra accettò e glielo concesse e Mehen chiamò questa nuova specie ‘Mehis’, dall’unione del suo nome e di quello di Apophis.”
 
Dire che tutti fossero sbigottiti era un eufemismo. “Stai davvero dicendo che la razza di Darak è nata dal sangue di ben due creature considerate divine?!” domandò sconvolta Rias.
 
“Non ho mica finito, eh” risposi io godendomi un altro po’ il nuovo stupore che pervase i loro volti, per poi ritornare molto serio. “Le cose, purtroppo, non andarono come sperava Mehen. Nonostante la sua protezione e la sua influenza, i Mehis erano comunque creature nate dalla mescolanza del sangue con la terra, di conseguenza erano esseri mortali nati per caso e, come tali, potevano essere facilmente influenzati da coloro con cui avevano un legame… In questo caso, Mehen e Apophis, i loro involontari creatori. Presto la specie si divise in due parti: una che seguiva Mehen e l’altra che invece era più attirata dalla spietata volontà di Apophis e divenne così sua alleata nella guerra contro Ra. Questo non fece che inasprire ancora di più l’eterno conflitto e portò i Mehis a una guerra interna, alla fine della quale, la fazione legata a Mehen, forte dell’aiuto delle altre divinità egizie, riuscì a sopraffare quella legata ad Apophis, sterminandola completamente. Nonostante il successo, però, i Mehis rimasti capirono che, se fossero rimasti con Mehen, avrebbero comunque rischiato di venire a loro volta influenzati da Apophis e causare così un’altra guerra interna, che stavolta avrebbe sicuramente causato la loro estinzione. Così, con il benestare del dio serpente, l’allora alpha dei Mehis prese ciò che restava della loro specie e lasciò l’Egitto dirigendosi verso Oriente, lontano dall’influenza di entrambi i loro creatori, mentre Mehen decise di far spargere la voce che i Mehis si fossero completamente estinti nella loro guerra interna, così che né Apophis né nessun altro li cercasse più per manipolarli. I Mehis vissero come nomadi nelle terre orientali per molto tempo, nascondendosi alle altre razze e divinità, finché un giorno incontrarono per caso un dio appartenente alla mitologia induista: Kundalini.”
 
“Kundalini? Quel Kundalini?! La leggendaria divinità combattente?!” domandò Rias, sempre più basita. Stavolta, però, era l’unica: Asia, Akeno, Kiba, Koneko e Xenovia erano confusi.
 
“Chi sarebbe questo Kundalini? Non l’ho mai sentito nominare tra gli dei induisti” chiese proprio Xenovia dopo qualche secondo.
 
“Ne conosco solo la leggenda che viene oggi tramandata. Sembra che fosse un dio guerriero della mitologia induista dalla forza e dalle abilità straordinarie, soprattutto nelle arti marziali, al punto che si dice che fu proprio lui a creare tutti gli stili di combattimento corpo a corpo oggi esistenti e ad averli poi insegnati agli esseri umani. Si dice anche che, al massimo del suo potere, Kundalini fosse tanto potente da essere paragonabile ai tre dei della Trimurti, Brahma, Vishnu e Shiva.”
 
“Lo era davvero” intervenni in quel momento rivolgendole un ghigno. “Kundalini è colui che ha creato il Seishin-Do. Il suo fondatore e, di conseguenza, il vero padre di tutte le arti marziali.”
 
“Cosa?! Quindi la leggenda è vera?! E tu pratichi l’arte marziale di un dio?!” Tutti i membri del gruppo Gremory erano a dir poco sconvolti, ma del resto come dar loro torto? Così tante informazioni nuove in così poco tempo avrebbero scombinato la mente a chiunque. In ogni caso, era uno spasso osservare i loro attuali volti!
 
“Quando divenni allievo del Seishin-Do, il mio maestro condivise con me anche la storia della nascita dello stile. Originariamente Kundalini creò il Seishin-Do come un modo per imparare a controllare alla perfezione la sua energia vitale e il suo Ki, quindi come un’arte mirata a favorire la conoscenza del proprio io interiore e della propria spiritualità. Solo in seguito lo modificò in parte per poterlo usare anche per combattere e così divenne lo stile che è oggi, mirato a vincere tanto sugli avversari quanto su sé stessi, una perfetta arte spirituale dove corpo, mente ed energia interiore divengono un tutt’uno e sono in perfetto equilibrio. Fu quella la prima arte marziale che creò e insegnò poi al capostipite della scuola attuale del Seishin-Do, il primo umano a imparare tale stile. Nel corso del tempo, Kundalini modificò in vari modi la sua arte e così creò la maggior parte delle arti marziali oggi esistenti, come il kung fu e il karate, diffondendole tra gli esseri umani in modo che imparassero sia a difendersi che a controllare il proprio io interiore e maturare così nel modo corretto. Potremmo dire che le arti marziali erano il modo in cui riteneva di poter guidare il mondo nella giusta direzione, ma purtroppo, dopo la sua morte, il significato di molti di questi stili venne travisato e così anche quello di quelli nati successivamente. È triste pensare che oggi vengano viste perlopiù come modi di essere più forti degli altri o di montarsi la testa” conclusi con un sospiro. Sfortunatamente l’uomo finisce sempre per rovinare ciò che dovrebbe invece renderlo migliore per colpa della sua arroganza e presupponenza. Quanto possiamo essere stupidi…
 
[Non è colpa tua se l’umanità è fondamentalmente stupida, partner. L’importante è che non lo sia anche tu] mi disse la voce di Ddraig nella mente.
 
Prima che potessi rispondergli, sentii una lieve pacca sulla gamba e abbassai la testa per incontrare le iridi dorate di Darak. “Ohi, non ricominciare. Lo sai che non mi piace quando fai quella faccia. L’umanità è stupida, vero, ma per fortuna non si può fare di tutta l’erba un fascio nemmeno nel suo caso, quindi non deprimerti per così poco” commentò con un tono tra il sarcastico e l’annoiato.
 
“Tranquillo, ho smesso di deprimermi per questo. È solo un riflesso condizionato se sospiro” dissi dandogli un altro buffetto.
 
“Quello che è. Prosegui con la narrazione dai, non è educato lasciare una storia in sospeso.”
 
Ma sentilo! Quanto è spiritoso quando vuole!, pensai seccato prima di riprendere a parlare agli altri: “Ad ogni modo, per concludere il racconto, Kundalini incontrò i Mehis e si fece raccontare la loro storia. Comprendendo la loro situazione e volendo aiutarli, usò i suoi poteri e la sua conoscenza dell’energia interiore per modificare il loro Ki e far sì che non fosse più legato a Mehen e Apophis, in questo modo le influenze su di loro sarebbero state molto più limitate e avrebbero potuto prendere liberamente le loro decisioni di vita senza dover seguire per forza una fazione o un’altra. Inoltre, usando la sua maestria del Seishin-Do, modificò in parte anche le loro abilità in modo che potessero controllarle meglio ed evitare l’incontro con qualunque altra razza, salvo non fosse la loro intenzione per primi. In breve, ruppe le loro catene e diede loro la possibilità di vivere come volevano. Il contatto col Ki di Kundalini finì per alterare parzialmente la natura e le capacità dei Mehis, rendendoli delle creature praticamente nuove, quindi procedette a dar loro un nuovo nome come simbolo della loro nuova vita. Prendendo ispirazione dalla creatura mitologica Imoogi, una sorta di enorme serpente o pseudo-drago dei miti orientali che tende a vivere nascosto nelle grotte o nell’acqua e le cui caratteristiche ricordavano in parte quelle dei Mehis, decise di chiamarli appunto col nome di ‘Imoogi Mehis’ e i serpenti accettarono quella nomina in segno di gratitudine verso il dio. Da allora, gli Imoogi Mehis hanno vissuto perlopiù nascosti, evitando di esporsi al mondo esterno se non in casi assolutamente necessari, ma dopo la morte di Kundalini e la Grande Guerra tra le tre Fazioni hanno perso quasi totalmente interesse in esso e quindi si limitano a vivere in pace senza intervenire in alcun modo egli eventi. Hanno anche favorito qualunque voce sulla loro scomparsa, per questo è difficile trovare persone che credano ancora in una loro attuale esistenza. Molti altri, come voi fino a poco fa, non sanno neanche che esistono.”
 
Con quello conclusi e rimasi a osservare i volti sorpresi dell’intero gruppo Gremory; come mi aspettavo, era molto per loro da assimilare, visto che l’intera storia comprendeva in sé almeno due mitologie diverse, un dio divenuto leggenda e una specie che non sapevano nemmeno esistere fino a poco tempo fa.
Alla fine, fu Kiba a parlare per primo: “Ma se sono sempre nascosti, come avete fatto voi due a incontrarvi, Zayden-senpai? E com’è diventato il tuo famiglio?”
 
“Ehhh, questa è un’altra storia piuttosto lunga e avvincente che, però, è meglio raccontare in un altro momento, altrimenti rischiamo di fare notte a furia di raccontare fatti simili. Tranquilli comunque, ve la racconterò di sicuro in futuro.”
 
Loro annuirono, dopodiché fu Akeno a riprendere la parola: “Avete detto più volte che Kundalini è morto. Com’è successo?”
 
“Secondo le leggende tramandate per la gente comune, Kundalini morì in un combattimento contro Shiva, il dio della Distruzione dell’induismo, ma noi discepoli del Seishin-Do conosciamo una diversa verità, tramandata direttamente dai nostri predecessori che erano in contatto con lui all’epoca.”
 
“E sarebbe?”
 
“Non posso dirlo.”
 
Quella mia sentenza tanto secca congelò all’istante l’atmosfera, visto che tutti mi guardarono come se gli avessi appena rifilato uno schiaffo in faccia. “…come sarebbe a dire, senpai?” riuscì a chiedere Kiba dopo qualche secondo.
 
“Esattamente quello che ho detto. Mi dispiace deludere le vostre aspettative, ma, proprio perché è una storia tramandata a noi del Seishin-Do, a noi e noi soli deve rimanere salvo disposizioni differenti. Ho giurato di proteggere i segreti della mia disciplina e dunque non mi è possibile divulgarli a nessuno, a meno che il mio Sensei, l’attuale Gran Maestro della scuola Seishin-Do, non mi dia il permesso. La storia tra Kundalini e gli Imoogi Mehis era un’altra cosa perché non è un segreto vero, ma semplicemente qualcosa che i più ignorano oggi, per questo ho potuto raccontarvela. Tuttavia, per quanto riguarda Kundalini e il Seishin-Do, non posso rivelare niente di più di quello che è già conosciuto pubblicamente o privatamente al di fuori della nostra scuola. L’ho giurato sul mio onore e la mia vita, quindi mi dispiace davvero, ma al momento di più non posso dirvi.”
 
Potei chiaramente vedere la delusione sui loro volti nel sentire la propria curiosità venire negata tanto bruscamente, ma nessuno di loro disse nulla. Forse, nonostante la delusione, avevano compreso che non potevo davvero dirgli altro per validi motivi, non per semplice dispetto. Solo Akeno, a un certo punto, trovò le parole per chiedere: “Perdonami, ma l’averci rivelato che le storie tramandate nel mondo non sono del tutto vere non rappresenta già di suo una violazione del tuo giuramento?”
 
“Non direi. Vero che così vi ho messo una pulce nell’orecchio, ma è anche vero che il mio giuramento mi impone di non rivelare nulla dei contenuti segreti della mia disciplina e della sua storia, non certo di non dire alla gente che quello che sanno non è la verità che conosco io. E poi volevo mettervi suddetta pulce nell’orecchio per farvi capire una cosa: c’è sempre molto di più sotto la superficie di quello che vediamo al di sopra e questo vale per tutto il mondo esistente, sia terreno che ultraterreno. Meglio sempre non fidarsi mai completamente di quello che viene detto alle masse, dopotutto è facile ingannare la gente, ma molto meno ingannare una persona. In ogni caso, vi consiglio di tenervi queste rivelazioni per voi, salvo necessità: è molto meglio che certe verità non arrivino alle orecchie dei più, se questi non sono pronti a riceverle. La morte di Dio è un esempio perfetto di questa mia affermazione, se ci pensate.”
Tutti rimasero pensierosi dopo le mie parole, Xenovia e Asia in particolare, non che la cosa fosse sorprendente: dopotutto stavano ancora cercando di accettare appieno una simile verità. “Purtroppo la gente non sa molte delle verità del mondo ed è bene che non le sappia mai perché, per quanto ritenga l’ignoranza un male, persino io devo ammettere che, in certi casi, il sapere non farebbe altro che creare panico e anarchia inutili e deleteri. Heh, prego che un giorno la gente diventi almeno sufficientemente matura da non reagire irrazionalmente allo scoprire una verità scomoda, ma mi sa che anche questa rimarrà sempre una preghiera inascoltata.”
 
“N-Non sei un po’ troppo pessimista, Zayden-san?” mi chiese Asia, seppur con una certa riluttanza. “Certo, è vero che per qualcuno come me accettare simili rivelazioni potrebbe essere sconvolgente… M-Ma magari per altre persone o per la gente non è per forza così.”
 
“Oh sì che lo è invece, Asia” risposi rivolgendole un piccolo sorriso e dandole un buffetto in testa. “Anzi, è proprio perché sei tu che hai potuto accettare qualcosa del genere e andare avanti. Perché sei una persona che sa pensare, nonostante tutto, non sei come la gente.” Alla sua espressione perplessa, decisi di spiegarmi meglio: “Vedi, Asia, una persona è matura abbastanza da accettare verità scomode e cambiare il suo pensiero in base ad esse con un po’ d’impegno. La gente invece è un animale ottuso, pauroso e pericoloso, lo sai anche tu. La tua esperienza passata di Santa Fanciulla parla da sé. Cinquemila anni fa, tutti sapevano che la Terra era il centro dell’Universo. Cinquecento anni fa, tutti sapevano che la Terra era piatta. E fino a qualche giorno fa, tu e quasi tutti gli altri qui presenti sapevate che Dio esisteva ed era vivo. Immagina cosa saprai…domani.”
Di nuovo tutti ammutolirono e Asia sembrava particolarmente pensierosa dopo avermi ascoltato. Sto forse andando troppo pesante con lei?, non potei non chiedermi. Purtroppo, dubito ci siano modi più leggeri di mettere simili questioni.
 
“…ancora una volta, la tua asprezza contro la tua stessa razza è spiazzante” mormorò esitante Kiba.
 
“Era anche la tua, no? E comunque non dire la ‘mia’ come se fosse l’unica. TUTTE le razze sono così, inutile negare il contrario. La mia è semplicemente una delle peggiori a riguardo e questa non è asprezza, ma realismo. Ecco tutto.” Feci una pausa e, visto quanto stava diventando pesante l’atmosfera, decisi che era meglio cambiare discorso. “Direi che abbiamo detto abbastanza su questo. Altre domande?”
 
Ci volle qualche altro secondo, ma alla fine Rias parlò di nuovo: “Cos’è successo con Bernael? Non ci hai detto ancora nulla del tuo scontro contro di lui.”
 
Sospirai. “Questa era la domanda che attendevo di più, se devo essere sincero. Preparatevi perché non ho buone notizie da riferire…” Raccontai quindi tutto ciò che era successo da quando avevo salvato Kiba al momento in cui ero finalmente riuscito a tornare da loro alla scuola, descrivendo per filo e per segno la battaglia contro Bernael, le creature ibride che aveva creato usando i Diavoli Randagi come base e le parole che mi aveva detto durante il combattimento. Quando alla fine ebbi concluso il racconto, tutti loro mostravano espressioni cariche di stupore e preoccupazione.
 
“Un’altra fazione nell’ombra, eh?” disse Rias portandosi una mano al mento. “Qualcuno che non era legato a Kokabiel e al Progetto Spada Sacra, ma ha comunque interesse allo scatenare il caos nel mondo… Non mi piace affatto.”
 
“Non dirlo a me. Le uniche cose che ho capito di questa fazione misteriosa è che è interessata a qualsiasi cosa possa diventare una fonte di potere…e che ne fa parte una mia vecchia conoscenza, molto probabilmente” dissi stringendo le palpebre nel ripensare a quel dettaglio maledettamente irritante.
 
“Una tua conoscenza, Zayden-san?! E chi?” mi chiese sorpresa Asia.
 
“Temo che si tratti di Ren Caswell. Era un allievo della scuola del Seishin-Do come me, una volta, ma poi è stato disonorato e cacciato per aver tradito la nostra disciplina e i suoi voti e aver cercato di rubare i suoi segreti più importanti e sacri. Andandosene, giurò che l’avrebbe fatta pagare a me, al mio Sensei e a tutti gli altri allievi e che si sarebbe vendicato con qualunque mezzo a disposizione. E Bernael, durante il nostro scontro, ha usato un colpo del Seishin-Do che, seppure imperfetto, mi ha creato alcuni problemi in quanto era stato palesemente scelto per interferire con le abilità della mia Sacred Gear. Nessuno può conoscere le tecniche del Seishin-Do ad eccezione dei praticanti dell’unica scuola oggi ancora esistente, a meno che non sia qualcuno a cui sono state insegnate da uno di questi ultimi, perciò sono piuttosto sicuro che Ren c’entri qualcosa con tutto questo. Penso che, solo da lui, Bernael abbia potuto imparare quella tecnica e, sinceramente, sarebbe anche in linea con l’odio che Ren prova per me.”
 
“Come mai ti odia così tanto?” domandò Akeno incuriosita.
 
Le rivolsi un sorriso sghembo. “Sono stato io a sconfiggerlo e buttarlo fuori dalla nostra scuola nel momento in cui Sensei l’ha giudicato non più degno di esserne parte. Ho fatto la sua volontà e quella della nostra arte marziale, vero, ma sono comunque stato io a pestarlo prima e cacciarlo fisicamente poi, per giunta in modo umiliante come parte della sua punizione.”
 
Tutti sembrarono aver compreso a questo punto, visto che nessuno sembrò più avere dubbi sul sangue cattivo che scorreva tra me e Ren Caswell. “Sei sempre molto severo, senpai” disse Koneko, seppur senza alcuna nota di accusa nella voce; sembrava piuttosto una semplice constatazione.
 
“Forse, ma in questo caso ho solo fatto il mio dovere come allievo del dojo Seishin-Do e custode dei suoi segreti” replicai in tono secco ma non villano. Dopotutto era la verità: ciò che Ren aveva fatto rappresentava il peggiore dei tradimenti per la nostra scuola e andava contro tutto ciò che ci era stato insegnato e la volontà stessa di Kundalini, il fondatore e protettore della nostra arte, ragion per cui aveva solo meritato la sua punizione. Il mio unico rimpianto era di non averlo potuto uccidere all’epoca, dopo averlo sconfitto. Il solo esilio non porta mai nulla di buono con individui del genere, ma Sensei era stato irremovibile. Del resto, non dev’essere facile per un maestro dover espellere un allievo, qualcuno che per lui è come una famiglia…
 
“Ad ogni modo, al di là della presenza di quest’individuo e di Bernael e Raynare, non sappiamo ancora nulla di chi siano i componenti di questa misteriosa fazione, né di quali siano i loro veri obiettivi” analizzò di nuovo Rias. “Dovrò informare Oniisama a riguardo. Se davvero i leader delle Tre Grandi Fazioni stanno progettando un incontro, sarà bene che sappiano che c’è un’altra forza che trama alle loro spalle.”
 
“Però c’è una cosa che non capisco” disse all’improvviso Kiba. “Una fazione come questa non può essersi creata dal giorno alla notte, ma allora perché sembra che si stia muovendo solo adesso?”
 
“Forse è proprio per questo che si sta muovendo adesso, o può darsi che sia stata una sua decisione ponderata” fu Nonna a rispondere, sorprendendoci tutti visto che era stata silenziosa fino ad allora. “Mi spiego meglio: forse aspettavano proprio dei movimenti più audaci da parte delle Tre Grandi Fazioni per potersi muovere, perché solo così possono arrivare ai loro obiettivi. O forse, dopo aver reclutato Bernael tra le loro fila, hanno addirittura sfruttato il tentativo di scatenare una guerra di Kokabiel per far sì che le Fazioni iniziassero a muoversi con più decisione e sfruttare questa nuova situazione per i loro obiettivi. Dopotutto, sembra una coincidenza troppo buona che abbiano iniziato ad agire proprio quando Kokabiel ha mosso guerra a tutte e tre le Grandi Fazioni costringendo queste ultime a intervenire in modo più concreto e a prendere decisioni inaspettate, come quest’incontro tra leader.”
 
Rimanemmo tutti sovrappensiero dopo le sue riflessioni; sinceramente, se la metteva così, diventava piuttosto palese che questa fazione misteriosa stesse seguendo un piano ben preciso e che probabilmente l’avesse avviato proprio quando Kokabiel si era mosso insieme a Balba Galilei per la distruzione della città di Kuoh. “È possibile. Anzi, oserei dire che è effettivamente l’opzione più logica e probabile” dissi incrociando le dita sotto il mento. “In tal caso, è molto probabile che agiranno proprio per l’incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni e allora lo faranno in modo molto più deciso e potenzialmente pericoloso.”
 
“Hai ragione. Informerò Oniisama di questa possibilità e ne parlerò anche a Sona. È bene che pure Leviathan-sama ne sia avvertita, come gli altri Maou” assentì Rias guardando Akeno, la quale annuì a sua volta.
 
Alla fine, le cose si stanno davvero muovendo più velocemente di quanto avessi mai potuto pensare. Non avrei voluto procedere così presto con la prossima mossa, ma, arrivati a questo punto, sarebbe molto peggio non farla o temporeggiare ancora. E a me non piace trovarmi in situazioni di svantaggio, pensai prima di rivolgermi a tutti: “Dal momento che ormai è chiaro che nemici ben più forti di Kokabiel e, cosa assai peggiore, attualmente sconosciuti verranno ad affrontarci, sarà bene aumentare sia le nostre difese che la nostra forza d’attacco e per tale scopo non solo vi rimarrò accanto, ma vi allenerò anche.”
 
“Lo farai davvero, Zayden?” mi chiese subito Rias con uno sguardo speranzoso.
 
Rilasciai un pesante sospiro. Sarebbe stata una vera seccatura, ma non c’era scelta in questo caso, così, per una volta, decisi di rallegrarla subito: “Lo farò sì. Al momento non siete abbastanza forti per avversari simili e non ci tengo a vedervi morire in modo tanto patetico, per questo sarà mio compito allenarvi per bene e farvi diventare più forti in vista dei futuri combattimenti.” Feci una piccola pausa. “Inoltre, sempre per questi motivi, chiamerò qui di nuovo Blake e il resto della mia squadra e li farò restare con noi. Escludendo me, sono solo in quattro, vero, ma sono tra le persone più forti che io conosca e quelle di cui mi fido di più insieme a Nonna e Darak, perciò la loro presenza gioverà non poco sia alle nostre difese che agli allenamenti a cui vi sottoporrò nel prossimo futuro.”
 
Quell’ultima informazione scatenò una nuova ondata di sorpresa tra tutti i membri del gruppo Gremory, tale che tutti mi guardarono con occhi spalancati, compresa la solitamente impassibile Koneko. Dovevo averli presi davvero alla sprovvista. “Vuoi chiamare qui tutto il tuo team? Sul serio?” domandò Rias.
 
“È la migliore delle opzioni per incrementare in breve tempo la nostra sicurezza al momento. Non sono un disfattista normalmente, ma ho visto fin troppe situazioni peggiorare nel minor tempo immaginabile, quindi prima si agisce e meglio è. Come direbbero i Cobra Kai: ‘Strike first, strike hard, no mercy’. Non sono certo un fan di quella filosofia e ancora oggi la considero un insulto al vero spirito delle arti marziali, ma in questo caso è l’ideale.” In quel momento notai che tutti mi stavano guardando confusi e non potei non assumere un’espressione delusa. “Nessuno di voi ha visto o conosce ‘Karate Kid’? Seriamente?” Tutti fecero di no con la testa, suscitandomi uno sbuffo. “Oh cielo… Vi serve un serio recupero sui film che hanno fatto la storia del cinema, oltre che un duro allenamento, sapete?”
 
Gli altri preferirono non commentare stavolta. “Beh, sarà interessante conoscere finalmente il resto della tua squadra, considerando quante lodi hai fatto su di loro ogni volta che ce li hai menzionati. Se sono anche solo la metà di com’è Blake-san, saranno di sicuro dei tipi interessanti” disse Rias con un sorriso.
 
“Sarà bello rivedere Blake-kun… Mi mancano le sue battute” dichiarò invece Akeno con uno strano sorriso. Ehiehi, che il mio amico avesse davvero fatto colpo, alla fine?
 
“Si prospetta un incontro interessante, se posso dirlo” commentò Kiba sorridendo a sua volta. Accanto a lui, Koneko sembrò annuire.
 
“Non vedo l’ora di conoscere i tuoi amici, Zayden-san! Sono sicura che saranno persone straordinarie, come ci hai sempre detto!” esclamò Asia guardandomi raggiante e suscitandomi un sorriso affettuoso. Proprio una brava ragazza.
 
“Hai dunque una tua squadra personale, Zayden Ward?” mi chiese Xenovia, una certa sorpresa nella voce. “Come mai non erano qui con te fin dall’inizio?”
 
“Informazione riservata al mio gruppo, mi spiace. In ogni caso, ti basti sapere che stavano sbrigando alcuni incarichi per me mentre io ero qui a sbrigarne un altro. Non so a che punto siano adesso, ma comunque non importa. È tempo di rimboccarsi ulteriormente le maniche.” Guardai tutti loro con un’espressione molto seria. “Siete pronti a quello che vi aspetta?”
 
Tutti loro assunsero un’espressione interdetta che, però, mutò presto in una di determinazione. “Puoi contarci” rispose infine Rias con un sorriso spavaldo che ne suscitò uno anche da parte mia.
 
“Lieto di sentirlo. In tal caso, direi che, se non ci sono altre curiosità impellenti, potremmo dichiarare la riunione chiusa, no? Abbiamo appesantito abbastanza la giornata” commentai suscitando una risata generale.
 
“Direi che hai ragione. Abbiamo passato un momento difficile, ma adesso è ora di riprendere in mano le nostre vite. Torniamo alle attività del club tutti insieme!”
 
““““Sì, Buchou!!!!!””””
 
*
 
Il giorno dopo, essendo domenica, potei stare a casa e finalmente rilassarmi tutta la mattina, soprattutto perché, dopo tanto tempo, ero rimasto solo. Infatti, Asia aveva proposto a Xenovia di uscire con lei e, grazie all’approvazione e a un piccolo aiuto da parte di Rias, le stava mostrando i suoi luoghi preferiti della città, nonché gli interni della Kuoh Academy, così che la spadaccina fosse già in grado di orientarsi al suo interno una volta iniziate le lezioni il giorno dopo. A quanto sembrava, Asia voleva aiutare e stare a contatto il più possibile con Xenovia, probabilmente per metterla a suo agio intorno a lei e farle superare del tutto i sensi di colpa che quest’ultima ancora provava per via delle terribili cose che le aveva detto la prima volta che si erano incontrate. Come sempre, la mia sorellina era troppo buona con tutti.
Per quanto riguardava me, avevo scelto di non muovermi e godermi un pizzico di sano vecchio ozio disteso sul divano, sonnecchiando e guardando la TV mentre mi riprendevo degli scontri affrontati negli ultimi giorni. Bernael e Kokabiel non erano certo nella Top 10 dei miei avversari più ostici e mortali, ma era da tempo che non combattevo usando una buona parte delle mie energie e ricorrendo addirittura al Limit Break. Per quanto potente, quella tecnica era anche maledettamente stancante, persino più del Balance Breaker a dirla tutta, perciò un po’ di riposo era d’obbligo. Avrei potuto considerarlo anche come il premio per l’ennesimo aiuto dato al gruppo Gremory, a pensarci bene.
 
“Che pace. Mi sento in Paradiso” commentò Darak in tono chiaramente soddisfatto. Il mio famiglio si era posizionato arrotolato sulle sue spire proprio sopra la mia pancia e si stava godendo il calore emanato dal mio corpo, mentre nel contempo sonnecchiava. Mi sembrava di avere un gomitolo di un metro sull’addome.
 
“L’hai detto” approvai. Dentro la mia mente, ero altrettanto rilassato, anche se le posizioni erano praticamente invertite, dato che me ne stavo comodamente disteso sopra la testa di Ddraig e mi avvolgevo nel calore generato dalle fiamme lì presenti e dal mio partner draconico. Anche Ddraig era particolarmente rilassato, visto che si era accucciato sul ventre e avvolto in ali e coda per dormire più comodo. “Anche tu ti senti allo stesso modo, eh, compagno?”
 
[Già] rispose Ddraig socchiudendo uno dei suoi grandi occhi per guardarmi. [E sinceramente penso che, da qui in poi, dovremmo goderci simili momenti quanto più possibile, perché le cose diventeranno sicuramente più difficili in breve tempo. Soprattutto ora che abbiamo finalmente avuto un contatto con Albion e il suo attuale possessore.]
 
“Hmm sì, hai proprio ragione” dissi ricordando in quel momento l’ultima conversazione che avevo avuto con Nonna proprio la sera scorsa, prima che lei ripartisse per tornare a casa sua…
 
[Flashback: “Così te ne vai di già?” le chiesi guardandola chiudere l’ultima delle sue valigie. “Sai, se volevi restare così poco, potevi anche portarti dietro meno roba.”
 
“Lo sai che mi piace avere tutte le mie cose a portata di mano e che non mi fido degli oggetti o del cibo forniti dagli sconosciuti. Preferisco sempre avere tutto come piace a me” mi rispose lei con una risatina divertita.
 
“Eh già. Come potrei mai dimenticare tutte le lamentele di Mamma sul tuo essere così schizzinosa? Davvero, credo tu la facessi invecchiare di almeno cinque anni a ogni discussione su questo particolare argomento.”
 
“Non è essere schizzinosa, è solo preferire le cose a modo proprio che a quello degli altri. Tutto qui.”
 
“Come no.” Avvertii una certa malinconia pervadermi mentre pronunciavo le parole successive: “Comunque, sul serio, mi dispiace che tu vada via così presto. Sai, potresti anche restare qui arrivati a questo punto, soprattutto tenendo conto che farò presto venire anche gli altri.”
 
“Eheh non abbandonerò la mia casa tanto facilmente, lo sai bene anche tu! E poi dubito che tu voglia sempre intorno questa vecchietta rompiscatole, soprattutto considerando la compagnia che ti sei ritrovato ad avere.”
 
“E con questo che vorresti dire?”
 
“Oh, non fare il finto tonto! So benissimo che hai trovato una specie di secondo gruppo in questo Club di Ricerca dell’Occulto, o dovrei piuttosto dire in Rias Gremory e nella sua Scacchiera.”
 
“Non è la stessa cosa che ho con Blake, Tora, Akiko e Kayla. Lo sai benissimo anche tu. Loro sono il mio vero e unico gruppo.”
 
“Non metto in dubbio il tuo affetto per loro, ma non puoi comunque negare che ti sei legato anche a questi nuovi compagni. Si vede benissimo che ormai li consideri degli amici.” Raddrizzandosi dalle valigie, Nonna si voltò e avvicinò a me. “So che per te è diventato difficile accettare di aprirti ad altre persone e di considerarle apertamente amiche, ma non negarti la possibilità di avere più affetti e amicizie, se ti è possibile. Sai anche meglio di me che ne hai bisogno e che ti faranno bene, quindi non essere sempre così orgoglioso. Ho osservato attentamente quei ragazzi diavoli e posso assicurarti che non hai di che temere da loro, perciò cerca di rilassarti del tutto quando sei in loro compagnia. Vedrai che non te ne pentirai.”
 
Sospirai poiché sapevo che aveva ragione, ma c’era sempre un piccolo lato di me che rimaneva diffidente verso il gruppo Gremory e non tanto perché fossero diavoli, ma in realtà piuttosto perché avevo paura ad avvicinare ai miei veri sentimenti nuove persone, persino dopo parecchio tempo che le frequentavo. Troppe volte la mia fiducia era stata tradita quando avevo provato a concederla, a eccezione di quando avevo conosciuto e preso con me i miei quattro migliori amici. Anche per questo mi era difficile accettare di chiamare altre persone così: non era certo facile risultare all’altezza di quegli standard. Tuttavia, non potevo negare che Rias e Asia avessero ormai fatto breccia nella mia corazza di diffidenza e le considerassi delle persone a me care; inoltre, avevo iniziato ad affezionarmi sinceramente anche a Kiba, Koneko e Akeno, perciò era solo questione di tempo prima che li sentissi tutti come più che semplici conoscenze o compagni di scuola. “Probabilmente accadrà prima di quanto pensi, in ogni caso grazie per interessarti sempre.”
 
“E di che? Sei mio nipote, queste cose sono fondamentali e importanti per me!”
 
Ridacchiai prima di ritornare serio. “Dimmi la verità, nonna: sei venuta qui non tanto per studiare il gruppo Gremory o i nemici che stavamo affrontando, ma piuttosto perché volevi osservare in prima persona la situazione e informarmi della presenza di questa nuova fazione nell’ombra. Durante la riunione non sembravi particolarmente sorpresa della sua esistenza o del fatto che avesse interesse in soggetti pericolosi e questo mi ha fatto pensare. In realtà, tu sai chi è, o meglio, gli altri hanno scoperto l’identità di questa fazione durante le ricerche e sei venuta per informarmi, giusto?”
 
Nonna mi fissò con un’espressione soddisfatta. “Perspicace come sempre, nipote mio. Buona cosa vedere che il tuo intuito funziona sempre alla perfezione.”
 
Non potei non sorridere. “Allora chi è questa fazione?”
 
“Sarò sincera: non ne sappiamo ancora molto. Tora e Akiko ne hanno trovato traccia durante la ricerca per Zamiel e ne sono rimasti incuriositi, così hanno scavato più a fondo e sono riusciti a raccogliere alcune informazioni, ma è stato uno sviluppo solo recente, perciò non siamo in grado di dirti molto al momento. Sappiamo comunque che si fanno chiamare Brigata del Chaos e che stanno raccogliendo al loro interno personalità, menti e poteri piuttosto problematici non solo dalle Tre Grandi Fazioni, ma anche dal resto del mondo sovrannaturale.”
 
“Brigata del Chaos? Un nome che è tutto un programma” commentai sarcastico. “Avete per caso scoperto anche qualcosa sui suoi scopi?”
 
“Niente di particolare, per il momento. Sappiamo solo che sembrano aver messo un bersaglio sui massimi esponenti di ogni religione e mitologia e che, al comando, sembra ci sia qualcuno dotato di una potenza straordinaria, tale da renderlo uno dei dieci esseri più potenti del mondo.”
 
Ok, questa è davvero una pessima notizia. “Uno delle dieci potenze mondiali? Seriamente?” Nonna annuì. “In tal caso, è ancora più essenziale che mi riunisca a Tora, Blake, Akiko e Kayla e che inizi a fortificare il gruppo Gremory e magari dare una mano anche ai Sitri. Se quello che avete scoperto è vero, allora coloro che fanno parte di questa Brigata del Chaos sono molto più pericolosi di quanto pensassi e la presenza al loro interno di Ren Caswell dà solo maggiore forza alla mia preoccupazione. Se loro stanno iniziando a muoversi, dovremo farlo anche noi.”
 
“Sono d’accordo. È anche per questo che torno a casa: devo recuperare alcune cose e sistemare diverse faccende che potrebbero rivelarsi molto utili per te e gli altri. Non posso stare con voi al momento, ma ti prometto che vi supporterò ogni volta che mi sarà possibile e che, quando sarà necessario, verrò in vostro aiuto. Fino ad allora, però, ti prego, Zayden: fai attenzione.”
 
Le sorrisi dolcemente e l’attirai in un forte abbraccio. “Te lo prometto, nonna. Però, devi promettermi che farai attenzione anche tu.”
 
“Non devi preoccuparti per me: la tua vecchia è robusta, lo sai!” rise lei per poi stringermi più forte a sé. “Ma te lo prometto lo stesso, nipote mio.”]
 
Ripensando a quella conversazione, non potei frenare un brivido lungo la colonna vertebrale. Kokabiel e Bernael erano un conto, ma un’intera fazione con dentro individui come Ren Caswell o capaci di diventare una minaccia per gli esseri sovrannaturali di questo mondo, per giunta guidati da uno della Top 10 dei più forti del creato, era qualcosa di spaventoso e terribile solo a pensarci. Questi sì che erano nemici potenti e pericolosi, potenzialmente mortali.
E, come se non bastasse, finalmente avevo preso contatto con l’Hakuryukou dell’epoca attuale, il mio cosiddetto rivale prescelto dal fato. Certo, era da undici anni che sapevo che prima o poi l’avrei incontrato e avrei dovuto affrontarlo, ma proprio perché c’era voluto così tanto tempo per incontrarlo, ne ero stato ugualmente spiazzato quando me l’ero trovato davanti. Poco ma sicuro, non mi aspettavo di trovarlo in quel momento e in una simile situazione. Proprio vero che, a volte, il destino opera in modi misteriosi e piuttosto inaspettati…
 
[Già, hai ragione. Inoltre, l’hai sentito, vero?] mi chiese Ddraig. [Albion e il suo attuale partner sono forti. Molto forti.]
 
“L’ho sentito eccome” risposi subito. “Quando il mio pugno si è scontrato con la sua mano, ho avvertito chiaramente la potenza e lo spirito che pervadevano quel tipo. Non so se può sprigionare la piena potenza del suo Drago Celeste, ma indubbiamente è uno degli individui più forti che abbia mai incontrato e non solo: ho percepito anche una grande volontà e una sete di battaglia impressionante provenire dalla sua anima. Chiunque sia, non c’è dubbio che l’attuale Hakuryukou sia un potente guerriero e un amante del combattimento in tutte le sue forme, uno che vive per scontrarsi contro tutti e tutto. Non sarà affatto facile affrontarlo quando sarà il momento.”
 
[Credi di essere alla sua altezza? O di essere più forte? O che sia lui più forte di te?]
 
“Domande difficili a cui ora non saprei proprio rispondere. Senza affrontarlo direttamente, non posso stimare perfettamente la sua forza e l’aura che ho percepito contro Kokabiel non mi basta per giudicarlo appieno.  Non ha avuto bisogno di impegnarsi contro quel corvaccio perché l’avevamo già ridotto alla semi-impotenza, ma non ho dubbi che avrebbe potuto sconfiggerlo anche da solo e senza nemmeno doversi impegnare al massimo. In breve, non conosco la portata massima del suo potere, tuttavia è certo che sia un combattente formidabile. Tu che ne dici?”
 
[Pienamente d’accordo con te, partner. Nemmeno io so quanto del potere di Albion sia in grado di controllare e usare, ma anch’io non ho dubbi che sia molto forte, più della maggior parte degli avversari che abbiamo incontrato finora. Dovremo stare molto attenti quando lo affronteremo.]
 
“Se mi permettete di, come dicono gli umani, aggiungere i miei due centesimi alla questione, quel tipo ha anche qualcos’altro in sé. Qualcosa d’insolito” s’intromise all’improvviso Darak, senza muoversi dalla sua posizione. “Quando è comparso, ho fiutato un odore strano provenire da lui. Al di sotto dell’odore di drago dovuto alla sua armatura e identità di Hakuryukou, ne ho avvertito un altro, un odore misto.”
 
“Misto? Quindi quel tipo è un mezzosangue? E tra quali razze?” gli chiesi, sorpreso da quell’ultima informazione.
 
“Se non mi sbaglio, e so di non farlo mai quando si tratta di odori, uno è il tipico odore di umani con le Sacred Gear, mentre l’altro…è odore di diavolo.”
 
Ora ero ancor più sorpreso. “Diavolo? È un mezzosangue umano-diavolo?! Dici davvero?”
 
“Assolutamente. Era lo stesso odore che emanano i servi di Rias Gremory, in particolare i due chiamati Yuuto Kiba e Asia Argento. Tuttavia, era anche molto più forte rispetto al loro, il che mi ha fatto pensare che non sia un reincarnato.”
 
“Intendi dire che è forse un ibrido naturale umano-diavolo? E per giunta con il potere del Divine Dividing?” Darak annuì. “Alla faccia della combinazione… Pare l’inizio di una barzelletta di terz’ordine.” Nonostante la battuta, nessuno di noi rise, anzi sospirai pesantemente. “In tal caso, le cose si complicano ulteriormente. Ora sono ancora più sicuro che quel tipo, chiunque sia davvero, sarà un avversario maledettamente complicato. Heh, sempre più belle notizie…”
Dopo quelle nuove rivelazioni, mi sentivo ancora più preoccupato. Ormai mi era chiaro che non potevo permettermi di essere impreparato nel caso avessi incontrato in battaglia i membri della Brigata del Chaos o l’Hakuryukou, possibilità che sembravano diventare ogni giorno sempre più sicure.
Con quel pensiero, misi mano al cellulare e composi un numero che non chiamavo da un bel po’ di tempo. Lo avvicinai all’orecchio e attesi due squilli prima di sentire la chiamata che veniva accettata.
 
“Pronto, Zayden? Sei tu?” mi domandò una voce bassa e pacata dall’altra parte della linea, nella quale potevo percepire anche una certa trepidazione.
 
Sorrisi d’istinto. “Ciao, Tora. È da un pezzo che non ci si sente, eh?”
 
“Vero, ma sono felice di risentirti finalmente. Potevi telefonare anche più spesso, lo sai? Siamo tutti un tantino in ansia per te.”
 
“Ahah! Blake mi ha detto la stessa cosa e ammetto che avete entrambi ragioni, ma penso anche di sapere come farmi perdonare. Di persona.”
 
Una pausa. “Lucia-san ti ha detto della Brigata del Chaos.” Non era una domanda, ma una semplice affermazione, come se fosse stato già sicuro della veridicità di quella frase. Non che ne fossi sorpreso: considerando l’intelligenza geniale di Tora, era chiaro che avesse subito fatto due più due.
 
“Proprio così. E ho motivo di credere che, dal prossimo futuro in poi, sarà più facile osservare i suoi movimenti da questa città.”
 
“Ne sei proprio sicuro? Cosa te lo fa pensare?”
 
“Il fatto che presto questo posto sarà al centro dell’attenzione di tutte le Tre Grandi Fazioni.”
 
Un’altra pausa. “Allora è arrivato il momento?”
 
“Sì, amico mio. È tempo di riformare la nostra squadra. A tal proposito, come procede la ricerca?”
 
“Escluse le informazioni che ti abbiamo inviato l’ultima volta, niente di particolare. Abbiamo indagato anche su quell’Eizan Andras come ci avevi chiesto, ma non abbiamo trovato niente di più di quello che ti ha raccontato quel diavolo che hai interrogato e ucciso. Andras non nasconde niente di sé, a quanto pare, o almeno niente che possa tradire il suo essere un ex-spia. In questo è piuttosto bravo.”
 
“Capisco. In tal caso, ci occuperemo di lui quando arriverà il giorno del suo ritrovo con i suoi alleati. Nel frattempo, comunica agli altri di sospendere qualsiasi attività e poi preparatevi per trasferirvi alla città di Kuoh. È meglio che continuiamo le ricerche insieme e che ci prepariamo a qualsiasi cosa questa fantomatica Brigata del Chaos stia preparando.”
 
“Ricevuto. Lo farò non appena metterò giù il telefono. Sarà bello rivederti finalmente, Zayden.”
 
“Il sentimento è reciproco, Tora. Tra parentesi, grazie mille per le informazioni dell’ultima volta.”
 
“Non c’è di che. Ah, prima di riattaccare, Zayden?”
 
“Sì?”
 
“Kayla ha ricominciato ad avere delle crisi.”
 
Quelle parole mi fecero raggelare. “Che cosa?! Stai scherzando, spero!” Nessuna risposta dall’altra parte. “Maledizione! Ma perché non mi avete detto niente prima?”
 
“Volevamo, ma Kayla si è opposta e ci ha convinti a non dirtelo perché temeva di farti preoccupare e venire da noi di corsa, interrompendo qualsiasi cosa stessi facendo, anche se importante, e caricandoti di nuove responsabilità. Sai meglio di me come può essere in questi casi.”
 
“Eccome se lo so… E nonostante la sua richiesta me lo stai invece dicendo adesso perché…?”
 
“Perché ero sicuro che avresti voluto saperlo e perché sapevo che era un tuo giusto diritto. Ho pensato di cogliere la palla al balzo appena ho visto la tua chiamata.”
 
“Grazie, Tora. Hai fatto la cosa giusta. Ad ogni modo, cercate di accelerare ancora più i tempi in questo caso. Penserò io a Kayla appena saremo di nuovo tutti riuniti.”
 
“Va bene, hai la mia parola che saremo più rapidi possibile.”
 
“Ricordami di offrirvi la cena appena arrivate qui, mi raccomando!”
 
Per la prima volta dall’inizio della chiamata, sentii Tora soffocare una risata. “Stai pur certo che me ne ricorderò! A presto, Zayden. Abbi cura di te.”
 
“Anche tu, Tora. Ci vediamo presto.” E chiusi la chiamata prima di rilasciare un pesante sospiro. “Oh, Kayla, perché devi sempre comportarti in modo tanto testardo? Dovresti sapere che mi è molto più difficile sopportare l’idea di una persona a me cara che soffre…” Misi giù il cellulare sospirando di nuovo. “Ora più che mai sono sicuro che le cose precipiteranno nel prossimo futuro. Never a dull moment, eh?”
 
“Beh, pensaci quando avrai la tua compagna davanti. Per il momento riposati, dopotutto non puoi pensare ed elaborare al meglio se sei stanco o turbato” mi disse Darak alzando per qualche secondo la testa dal mio ventre, per poi ritornare alla sua posizione precedente.
 
Non potei non dargli ragione, così cercai di calmare la mia mente e chiudere gli occhi. Una buona dormita mi avrebbe sicuramente giovato, così mi misi più comodo e iniziai a lasciarmi sprofondare tra le braccia di Morfeo, mentre godevo del contatto con l’energia naturale che circondava il corpo serpentino di Darak. Non ci volle molto perché mi addormentassi completamente.
 
*
 
Qualche ora dopo…
 
Un tocco delicato alla guancia sinistra mi destò dal mio pisolino, facendomi aprire lentamente gli occhi; nonostante la vista ancora appannata dal sonno, riuscii a intravedere un volto incorniciato da una chioma di capelli cremisi, chioma che sapevo appartenere a una sola persona. “…Rias?” biascicai per poi sbadigliare.
 
“Esatto, bell’addormentato” mi rispose dolcemente la voce della diavola, confermando la mia domanda. “Scusa se ti sveglio, ma ritenevo fosse giusto farlo prima che diventasse troppo tardi. Dopotutto, hai un’uscita con Asia oggi, no?”
 
A quelle parole sbattei le palpebre e mi strofinai gli occhi un paio di volte per riuscire a mettere a fuoco appieno la stanza. Vidi Rias inginocchiata accanto a me che mi sorrideva e, poco lontano, l’orologio sulla parete sopra il televisore che segnava le 13. Heh, avevo davvero dormito tutta la mattina, alla fine. “Sì…hai ragione” le risposi. In quel momento, mi accorsi anche del gorgoglio che stava emettendo il mio stomaco. “Ed è anche ora di pranzo. Grazie della sveglia, a proposito. Se non ci fossi stata tu, probabilmente avrei finito per saltarlo.”
 
La rossa fece una risatina. “Non c’è di che, allora.”
 
“Che ci fai qui, comunque? Spero tu non abbia qualche altro incarico o favore da chiedere perché ti dico subito di no: è il mio giorno libero.”
 
A quelle parole, lei rise più forte. “Ma no, sciocchino! Non sono qui per nulla del genere. Però, ti dico subito che è per qualcosa d’importante di cui volevo parlarti già da un po’ e questo mi sembrava il momento giusto perché appunto eravamo in un giorno libero.”
 
Ora ero incuriosito. “Oh? Beh, in tal caso, ti ascolterò.” La guardai di traverso per un istante. “Non è nulla di negativo, spero.”
 
“No, tranquillo. Niente del genere, anzi: credo potresti trovarlo piuttosto interessante.”
 
“Hmm… Se prima avevi la mia curiosità, ora hai la mia attenzione, rossa” dissi con un piccolo ghigno. “Prima pranziamo e poi parliamo, ok?”
 
“Mi sta bene.”
 
Annuii prima di realizzare qualcos’altro. “Aspetta un attimo. Il fatto che tu sia arrivata proprio a quest’ora è un po’ strano… Dì la verità: speravi di potermi beccare mentre stavo preparando da mangiare e d’imbucarti così a pranzo, giusto?”
 
“Chi, io?! Ma come puoi pensare che potessi avere in mente qualcosa di così subdolo? Mi ferisci!” rispose Rias con un tono talmente finto da farmi venire un sudore lungo la fronte. Si era pure messa in posa drammatica, quella furbetta!
 
“…sei diabolica.”
 
“Lo puoi dire forte.” Stavolta mi rivolse un ghigno talmente spavaldo che pensai l’avesse rubato a una volpe.
 
“Ehhh… E va bene, considerati invitata a pranzo come ringraziamento per la sveglia” dissi infine con un sospiro. Abbassai poi lo sguardo e vidi Darak che ancora dormiva sulla mia pancia. Lentamente e delicatamente lo sollevai e, dopo essermi messo a sedere, lo appoggiai accanto a me sul divano, soffocando a fatica uno sbuffo divertito quando lo sentii sibilare seccato. Era chiaro che, nonostante avessi fatto piano, si fosse svegliato nel momento stesso in cui aveva sentito la sua fonte di calore venire meno e non gli piaceva mai quando gli veniva negato il suo posto al caldo. Rapidamente, presi una coperta da un cestello vicino al divano e gliela misi intorno, stando attento a non coprirgli la testa; quando ebbi finito, emise un altro sibilo, ma era molto più placido e tranquillo del precedente e lui non sembrava intenzionato a muoversi. Lo presi come un segno che era sufficientemente soddisfatto dalla nuova condizione da non lamentarsi oltre. Serpenti, pensai sarcastico. Sempre suscettibili per tutto.
 
“Certo che fa un effetto strano vederlo così pacifico e addormentato dopo aver ammirato la sua ferocia in battaglia e le capacità di cui è dotato, nonché dopo aver ascoltato la storia della sua razza. Sembra quasi innocuo ora” commentò Rias fissando Darak con un’espressione tra il divertito e l’intenerito.
 
Non potei non sorridere al suo commento. “Già, capisco bene cosa intendi. Del resto, anche questo sono i serpenti: maestri dell’inganno. Non capisci mai la loro pericolosità se non quando è ormai troppo tardi. Persino se sono addormentati come in questo momento, non puoi abbassare troppo la guardia con loro. Posso assicurarti che, se qualcuno provasse ad aggredirlo ora, se ne accorgerebbe ben prima che l’aggressore riesca anche solo a sfiorarlo e sarebbe in grado di reagire molto più rapidamente di lui. Sembra innocuo, ma non lo è affatto.”
 
“Non fatico a crederti. Meglio lasciarlo in pace allora, no?”
 
“Esattamente. Adesso andiamo e vediamo che c’è da mangiare in dispensa.”
 
Come scoprii poco dopo, visto che quei giorni ero stato impegnato a risolvere la situazione con le Excalibur e Kokabiel, non mi ero accorto che in dispensa non era rimasto molto e quindi non avevo più fatto la spesa. Fortunatamente era rimasto abbastanza cibo da permettermi d’improvvisare un paio di generosi piatti di riso basmati saltato con verdure e carne di pollo e contorno di patate al forno e insalata, perciò riuscimmo comunque a mangiare a sazietà e di gusto.
Domani, però, mi toccherà per forza andare a fare la spesa. Siamo completamente a secco sia in dispensa che in frigo, non potei non pensare.
 
“Era delizioso” si complimentò Rias pulendosi con grazia la bocca con un tovagliolo. “Anche se non è certo la prima volta, la tua abilità in cucina mi sorprende sempre.”
 
“Perché voi femmine sembrate avere perennemente il pregiudizio che noi maschi non possiamo essere bravi a cucinare, se non in casi eccezionali?” le chiesi sarcastico. “Sempre a sorprenderti tu.”
 
Rias rimase interdetta per un attimo, poi, invece di rispondermi dietro come mi aspettavo facesse, si limitò a ridacchiare. “Che permaloso. Tuttavia, suppongo tu abbia effettivamente ragione. Scusami. Se ti ho offeso, non era mia intenzione.”
 
Sospirai e le rivolsi un sorriso. “Figurati, ci vuole di peggio per offendermi. Volevo solo stuzzicarti un pochino.” Bevvi un sorso d’acqua e mi feci più serio. “Ora però dimmi: di che cosa volevi parlarmi?”
 
Anche Rias si fece più seria e determinata. “Dopo il Rating Game tra te e Raiser, ho meditato su molte cose, compreso il patto che abbiamo stretto a seguito della tua vittoria.” Ora aveva iniziato a interessarmi seriamente, per cui le feci cenno di proseguire. “E sono arrivata a una conclusione che potrebbe aiutarci a vicenda ancora di più, soprattutto alla luce dell’ultima battaglia e dei recenti sviluppi tra le Tre Grandi Potenze e questo misterioso gruppo nemico.” Detto questo, alzò una mano e, materializzato un suo cerchio magico, fece comparire su di esso una strana pergamena arrotolata su sé stessa. “Prendila e leggi.”
 
Perplesso ma terribilmente curioso, eseguii e, dopo averla srotolata con un unico gesto, la sollevai davanti al volto per leggerla meglio. E più leggevo, più sentivo la mia sorpresa crescere. Questo è…! “…un contratto per un patto?”
 
“Esatto” rispose subito Rias con un sorriso. “Dopo i Game, ho contattato il presidente dell’Associazione dei Maghi, il diavolo Supplementare Mephisto Pheles. Suppongo che, vista la tua conoscenza del sovrannaturale ed essendo anche tua nonna una maga, tu lo conosca, no?”
 
Annuii. “Il diavolo che fece il patto con Georg Faust, giusto? Diciamo che, in effetti, lui e Nonna sono più che conoscenti.”
 
Stavolta fu Rias a sorprendersi. “Sul serio?”
 
“Eccome. Nonna era una membra dell’Associazione dei Maghi da giovane e, mentre ne faceva parte, si dimostrò talmente abile e diligente che lo stesso Mephisto Pheles ne fu colpito e così finirono per stringere un patto per aiutarsi meglio a vicenda” spiegai io, facendo sgranare gli occhi alla mia interlocutrice. “A quanto ne so, il loro patto si concluse dopo che lei conobbe mio nonno e poco tempo prima che concepisse mia madre, ma, nonostante la sua fine e il successivo abbandono dell’Associazione da parte di Nonna, sono rimasti in buoni rapporti. Lei stessa mi ha detto che considera tuttora Mephisto Pheles un buon amico.”
 
“Ogni volta che penso che tu non potresti sorprendermi di più, scopro qualcosa che mi fa ricredere” sospirò Rias, seppur in tono divertito. “Pensandoci meglio su, se consideriamo che Lucia-san è un’Incantatrice Innata, non mi sorprende che fosse parte dell’associazione di Mephisto-sama e che ne avesse attirato l’attenzione. Però come mai ora non fa più parte dell’Associazione dei Maghi?”
 
“Questo è qualcosa di personale che devi chiedere a lei, mi spiace.”
 
“Capisco. Dovrò ricordarmi di chiederglielo la prossima volta che la vedo, allora. Tornando alla questione principale, comunque, questa tua conoscenza mi facilita le cose. Ho chiesto a Mephisto-sama di prepararmi il contratto di un patto con determinate condizioni da ambo le parti interessate e io, in seguito, ho riempito i punti mancanti con ciò che avevamo stabilito tra noi due dopo la tua vittoria. Così solo io so cosa dice e richiede esattamente questo patto. Beh, io e te ora.”
 
Mi era fin troppo chiaro dove volesse andare a parare, tuttavia non riuscii a non dirlo anche a parole: “Rias Gremory. Stai proponendo al Sekiryutei di fare un patto col diavolo? Con te?”
 
La risposta di Rias fu un’unica parola, schietta e semplice: “Sì.”
 
Riportai gli occhi sul contratto leggendolo di nuovo. Al di là del tono formale con cui era scritto e delle varie leggi sia del mondo umano che di quello degli Inferi che citava come basi legali, era molto chiaro su cosa pretendesse: da parte mia, un supporto costante in qualunque situazione di pericolo mortale per il gruppo Gremory e un aiuto per tutto ciò che riguardava sia le attività del Club che gli allenamenti per le future battaglie. Da parte sua, invece, mi garantiva a sua volta il suo aiuto in qualunque situazione pericolosa e soprattutto di indagare e al contempo appoggiare e supportare le mie ricerche per qualsiasi argomento avessi desiderato, permettendomi anche di accedere o richiedere qualunque informazione in possesso della sua famiglia e di quelle a lei alleate, ovviamente con il consenso di queste ultime. In breve, se avessi accettato, io sarei diventato il loro guardiano e allenatore in caso di scontri particolarmente difficili e pericolosi e il suo gruppo sarebbe diventato mio alleato e mi avrebbe messo a disposizione tutta la conoscenza sua, della sua famiglia e di qualunque altra famiglia nobile loro alleata per qualsiasi scopo avessi in mente. Delle condizioni che, a dirla tutta, mi davano anche più vantaggi del premio della nostra scommessa per il Game, tuttavia mi rendevano anche ancor più direttamente coinvolto con il suo gruppo, al punto che, sia per loro che per chiunque altro l’avesse saputo, io sarei stato a tutti gli effetti un membro non ufficiale della sua famiglia.
“Perché hai deciso di propormi questo contratto?” non potei non chiederle. Volevo vederci chiaro. “Ci siamo dati la nostra parola di aiutarci, no? Pensavo ti sarebbe bastata, tuttavia, vedendo questa carta, comincio a pensare che tu continui a volere di più. A volere me nel tuo gruppo. O sbaglio?”
 
Rias distolse un attimo lo sguardo con aria incerta, come se stesse cercando le parole giuste per rispondermi. Alla fine, sospirò prima di tornare a guardarmi e parlare: “Non voglio girare intorno alle cose, non mi piace e non piace a te. Inoltre, dopo tutto quello che hai già fatto per me e i miei servi, meriti che ti parli sempre con assoluta sincerità. Non ho mai smesso di volerti come parte del mio gruppo, ma non posso reincarnarti con gli Evil Pieces a mia disposizione e, in ogni caso, so che non ti uniresti mai a un gruppo di diavoli, andrebbe contro i tuoi principi e la tua indipendenza di leader e persona. Fino a poco tempo fa ero dell’idea che poteva bastarmi che tu fossi un mio alleato e che mi supportassi solo in caso di necessità al di fuori delle attività scolastiche, ma dopo la battaglia con Kokabiel mi sono resa conto che finora il mio gruppo è progredito troppo lentamente e ha ancora troppe mancanze e debolezze, non ultimo il fatto che, anche con l’arrivo di Xenovia, la mia Scacchiera rimane fortemente incompleta. Questa volta ci è andata bene perché sei arrivato all’ultimo momento e ci hai supportati fin dall’inizio, ma se non ci fossi riuscito? Se fossero in qualche modo riusciti a bloccarti anche solo per un istante di troppo?”
 
Il suo ragionamento non faceva una piega fin qui. Nell’ultima battaglia avevo agito in modo che facessero esperienza di un vero scontro contro un nemico superiore e mortale da soli, ma avevo sempre fatto sì che Darak vegliasse su di loro e mi ero preparato in modo da intervenire quando necessario. Tuttavia, se le cose non fossero andate come avevo previsto? Se ci fossero state interferenze impreviste, come accaduto già tante altre volte in passato, a ostacolarmi? Allora forse, in quel caso, le cose non sarebbero andate così bene come stavolta… Credo di cominciare a capire appieno dove vuole andare a parare…
 
“Se però stringo un patto con te, allora le cose saranno molto diverse” continuò lei dopo una piccola pausa. “Grazie a esso, potrei mettermi in contatto con te e darti la possibilità di essere evocato direttamente dove mi trovo io, nonché di permettere a tutti coloro che saranno con te e riterrai alleati di poter tornare da me in caso di necessità. In breve, ci sarà molto più facile poter interagire se separati e, per quanto riguarda la tua parte del patto, potrò indagare con molta più facilità su Zamiel, come anche permettere a te di farlo. Ne guadagniamo tutti, te l’assicuro. Leggi quanto vuoi, ma ti giuro che non ho messo alcuna clausola per legarti in modo ingiusto a me, non oltre quello che ti ho già spiegato.” La sua espressione sembrò diventare improvvisamente più disperata, come se faticasse ad aggiungere le parole che stava per dire. “Non prenderlo come una sfiducia nei tuoi confronti o un qualche tipo di guinzaglio. È solo che…io ho bisogno…ho bisogno di te, Zayden.”
 
Quelle parole mi sorpresero non poco, ma più di tutto rimasi sconvolto nel vedere la sua espressione mentre le pronunciava: non avevo mai visto i suoi occhi scintillare così di un misto di speranza, ansia e persino disperazione. Era come se avesse paura di una mia eventuale risposta negativa perché non l’avrebbe mai potuta sopportare, nonostante le sue parole sull’accettare qualunque mia decisione. Quelle iridi acquamarina mi tennero incatenato a lei per interi secondi prima che riuscissi a sbattere le palpebre e riscuotermi abbastanza dallo stupore da poter riflettere su ciò che mi stava chiedendo e sul perché lo stesse facendo in modo tanto appassionato.
Certo, mi era ormai chiaro che contasse su di me per molti motivi e che mi volesse come alleato ufficiale del suo gruppo, visto che non potevo essere parte della sua Scacchiera, ma che arrivasse addirittura ad affermare in modo tanto schietto e quasi supplichevole che aveva bisogno di me… Non l’avrei mai creduto possibile, soprattutto non da una persona orgogliosa come lei. Lo scontro con Kokabiel era stato una tale lezione per lei? O c’era di più? Forse entrambe queste opzioni erano corrette.
Riflettei ancora un po’ sul da farsi, rileggendo un’ultima volta il contratto nel mentre, e infine presi una decisione. Una che, indubbiamente, fino a qualche mese prima, non avrei nemmeno mai considerato, ma che ora… “Alzati, agente Carolina” le dissi tirandomi in piedi e ridendo della sua espressione stupita. “E rallegrati: presto avrai la tua IA. O dovrei dire, il tuo Epsilon.”
 
Il volto di Rias divenne sbigottito per alcuni secondi, poi si sciolse in un sorriso talmente radioso che mi suscitò un improvviso e inaspettato calore al cuore. Che diavolo…?! “Pensavo volessi farti chiamare Church.”
 
“Ci puoi scommettere e sarà meglio che mi chiami così” replicai suscitando in entrambi una risatina. Una volta finita, ripresi: “Ora forza, dimmi come vuoi che procediamo con l’operazione. Vuoi stringerlo già ora o dobbiamo aspettare perché c’è bisogno di qualcosa in particolare?”
 
“Abbiamo bisogno di qualcuno dell’Associazione che supervisioni il nostro patto, visto che il contratto è stato preparato da loro. Non l’avevo ancora chiesto perché naturalmente volevo prima sentire se approvavi anche tu o no” rispose Rias alzandosi a sua volta e mettendosi davanti a me, sempre raggiante. “Prenderò contatto di nuovo con Mephisto-sama e farò arrangiare un appuntamento con un possibile supervisore per il nostro patto. Appena saprò di più, ti informerò.”
 
“D’accordo, allora aspetterò tue nuove a riguardo” dissi facendole un occhiolino. Lo sguardo mi cadde poi sull’orologio e notai che iniziava ad avvicinarsi l’ora del mio appuntamento con Asia e gli altri compagni di scuola. “Credo che ora dobbiamo salutarci, Rias. Entrambi abbiamo altro da fare, se non sbaglio.”
 
“Sì, hai ragione. Ora di andare” annuì lei. “Grazie per l’ospitalità e il pranzo, Zayden. E, più di tutto…grazie per aver accettato. Grazie veramente.”
 
Le sorrisi a mia volta e, in quel momento, non riuscii a trattenere la voglia di poggiarle una mano su un lato della testa e accarezzarle delicatamente una ciocca di quei magnifici capelli cremisi. Il viso di Rias arrossì istantaneamente al mio gesto e la sua bocca si schiuse in un sospiro sorpreso. “Non avevo motivo per non accettare, alla fine della fiera” le dissi, sentendo l’insolito bisogno di farle sapere che era da tempo che la sua persona e natura non mi infastidivano o facevano più sentire cauto vicino a lei. Che ormai era più affetto quello che ero arrivato a provare per lei. “Ho promesso che non vi avrei permesso di morire e intendo mantenere quella promessa. Non più solo per Asia, ma anche per tutti voi.. e per te, Rias.”
 
La sorpresa colmò l’espressione di Rias, tramutandosi ben presto in gioia pura, una che non avevo mai visto sul suo volto e che mi stupì non poco. In quel momento, notai anche che il suo respiro era diventato un po’ più pesante.
L’istante successivo, accadde qualcosa di scioccante, che mai avrei immaginato fino ad allora: chiudendo il mio viso tra le sue piccole mani, Rias si alzò in punta di piedi e mi attirò in un bacio tanto inaspettato quanto intenso! Le sue labbra scivolarono delicate sulle mie, meravigliandomi con la loro morbidezza e il calore piacevole che emanavano. Tanto interdetto quanto inaspettatamente rapito da quel gesto, nemmeno mi accorsi delle mie mani che si stringevano intorno alla vita di lei e l’attiravano di più a me, mentre al contempo quel bacio iniziato come qualcosa di delicato e gentile diventava via via più profondo e passionale. I miei istinti a lungo repressi scattarono tutti insieme e, in risposta al fin troppo bramato tocco femminile, mi portarono a usare le mie labbra per schiudere le sue, intrufolando subito dopo la mia lingua nella sua bocca e intrecciandola con quella di lei, in una danza di pura sensualità tanto intensa da farmi bramare di più.
Dio, davvero era così bello?! Ormai avevo dimenticato completamente questa sensazione!
Fu quel pensiero a farmi riprendere consapevolezza e, seppur con un certo sforzo, mi separai da Rias. Entrambi rimanemmo fermi a fissarci increduli, un sottilissimo filo di saliva che ancora connetteva le nostre bocche; tutti e due sembravamo non riuscire a credere a quello che avevamo appena fatto. “…perché?” fu l’unica cosa che riuscii infine a chiedere.
 
“Perché lo volevo” mi rispose Rias dopo una breve pausa e di nuovo quel sorriso radioso le si formò sul volto, ora reso ancora più meraviglioso dal rossore che le colorava le guance. “A quanto ne so, il primo bacio di una persona è qualcosa di importante in questo Paese, giusto? E credo che nessuno meritasse il mio più di te, visto tutto quello che finora hai fatto per me.”
 
Rimasi ancor più sbigottito da quelle parole, per poi essere presto colto da un’acuta amarezza che mi fece distogliere lo sguardo. “Non avresti dovuto farlo, soprattutto considerando quanto questo momento avrebbe dovuto essere importante per te. Dare così il tuo primo bacio a qualcuno come me…”
 
“Ripeto quello che ho detto prima: per quanto mi riguarda, nessuno lo meritava più di te. Puoi prenderla come una ricompensa speciale, se fatichi ad accettarlo, tuttavia non pensare neanche per un momento che non lo volessi.” Le sue mani mi strinsero di nuovo il volto, costringendomi a tornare a guardarla proprio come avevo fatto io tante volte in passato con lei. “Fidati delle mie parole. Sono sincera.”
 
Lo era eccome, lo vedevo anche troppo chiaramente nelle sue splendide iridi simili a gemme. Proprio questo è il problema. “…Non…non so cosa dire, Rias.”
 
“Non ce n’è bisogno. Il modo in cui hai risposto ad esso è stato abbastanza eloquente” replicò lei sorprendendomi ancora. “Non potevo sperare di meglio dal mio primo bacio.”
 
Troppi complimenti. Troppi che sentivo di non meritare e che mi suscitavano qualcosa nel profondo. Qualcosa che mi opprimeva e stringeva la gola. Di nuovo questa sensazione… Maledizione.
 
In quel momento, entrambi sembrammo percepire che era meglio fermarsi e, difatti, ci separammo del tutto. “Ora vado. Ci vediamo domani a scuola” disse Rias rivolgendomi un ultimo sorriso gentile, le gote sempre rosse. “Buon divertimento, Zayden. E grazie ancora.”
 
“…Stammi bene, Rias” riuscii solo a dire forzando con un certo sforzo un sorriso simile sulle mie labbra. “A domani.”
 
Lei annuì e scomparve nel lampo di luce cremisi di un suo cerchio magico.
Nel momento stesso in cui se ne andò, mi portai una mano alle labbra sfiorandole con la punta delle dita. Mi sembrava di sentire ancora quei petali di rosa che scivolavano su di esse. “Che cazzo è appena successo…?!”
 
[Sei stato baciato da Rias Gremory, partner] disse improvvisamente la voce di Ddraig. [Non mi sembra una cosa negativa.]
 
“Non avrebbe dovuto, lo sai anche tu. Anche se fosse stato solo per riconoscenza, non avrebbe dovuto concedermi qualcosa di tanto importante per lei. Avrebbe dovuto conservarlo per qualcuno di migliore.”
 
[Migliore di te? Non dire sciocchezze. Ha detto bene: dopo tutto quello che hai fatto per lei e i suoi servi, sei davvero la persona più meritevole della sua riconoscenza e perciò sei anche quello che più merita qualcosa del genere.]
 
Le parole di Ddraig e il pensiero che Rias mi ritenesse tanto importante per lei da volermi addirittura baciare mi fecero sentire lusingato, ma al tempo stesso non potei frenare una fastidiosa morsa alle viscere. “Al di là di questo, spero di sbagliarmi e che quel bacio fosse appunto solo un ringraziamento speciale.”
 
[Cosa temi potesse essere?]
 
“Sono sicuro che hai sentito anche tu quanto sentimento aveva messo in quel bacio, vero?” risposi passandomi una mano tra i capelli. “Solitamente non metti un simile entusiasmo in un semplice bacio di riconoscenza. Ho avuto l’impressione che per lei fosse in realtà anche qualcos’altro. Lei intendeva e provava di più... E non dovrebbe. Non verso di me.”
 
[Però tu non ti sei opposto, o sbaglio? Ti sei lasciato andare a tua volta per un po’ e non l’hai allontanata appena ci ha provato, il che dimostra che, in realtà, forse volevi anche tu farlo. Se lo volevate entrambi, non vedo dove sia il problema.]
 
“Ddraig, lo sai che non è così semplice per me.”
 
[E tu dovresti sapere che non puoi controllare quello che provano le persone. I sentimenti non obbediscono a niente e nessuno, nemmeno ai poteri più grandi del mondo. E questo perché sono loro il potere più grande di tutti. Persino i Longinus dipendono da loro.]
 
“E anche il tuo potere, vero?”
 
[Soprattutto il mio potere, lo sai bene. Noi draghi viviamo delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti e tanto più li rendiamo forti, tanto più siamo potenti. Tuttavia, questo ci rende anche più sensibili a essi, visto che non siamo in grado né di vivere senza né di riuscire solitamente a sopprimerli. Certi sentimenti ed emozioni poi sono più complessi e difficili da controllare di altri, in particolare…]
 
“Non serve che continui, lo so. Come so che, proprio perché sono il Sekiryutei, ho sempre dovuto vivere delle mie emozioni e sono naturalmente più suscettibile a esse rispetto alla media. Considerando poi che è da tempo che reprimo certi istinti, non posso sorprendermi che mi sia difficile gestire le mie reazioni in caso di simili eventi, specialmente se vengono stimolate le mie emozioni più forti… Ma questo che sta provando lei per me adesso… Se è qualcosa di più di riconoscenza e amicizia, non può provarlo. Non deve provarlo. Altrimenti ne ricaverà solo delusione e miseria.” Avvertii la disapprovazione del mio compagno draconico, ma tagliai lì il resto della conversazione. Non avevo alcuna intenzione di continuare a parlarne, non quando stavo iniziando a ricordare qualcosa…o meglio, qualcuno…
Con una certa rabbia, richiamai parte dell’oscurità che albergava nella mia anima e la usai per soffocare quei pensieri e quei ricordi. Il buio tornò rapido ad avvolgere quella persona e la trascinò nuovamente negli abissi della mia mente, suscitandomi un sospiro sollevato. Tuttavia, la mia preoccupazione verso la rossa diavola non era ancora del tutto svanita.
Non so ancora per certo se per te conto come amico o qualcosa di più… Ma ti prego, Rias. Non devi…non devi innamorarti di me. Non ti porterà altro che miseria quell’amore. Come ne portò a lei.
 
*
 
“Be my bad boy be my man
Be my weekend lover
But don't be my friend!
You can be my bad boy
But understand
That I don't need you in my life again!”
 
“Uao! Non credevo che Rio sapesse cantare così bene!” commentò Asano ammirando la suddetta ragazza, che cantava "Bad Boy" dei Cascada sul palco del karaoke con tanta energia da cimentarsi addirittura in un ballo a ritmo di musica.
 
“Da quanto ne so, ha partecipato a diverse recite scolastiche durante le scuole elementari e medie e canta anche nel tempo libero come hobby. Perciò non c’è da sorprendersi se è così brava” spiegò Isogai con la sua solita disponibilità.
 
“Oh sì, il talento non le manca di certo” feci io per poi inarcare un sopracciglio quando Rio mi rivolse l’ennesima occhiata ammiccante della sua performance. L’autocontrollo e la discrezione invece pure troppo. E qualcosa mi dice che pure quella canzone non l’ha certo scelta a caso, aggiunsi mentalmente. Dopotutto, l’occhiata che mi aveva rivolto mentre diceva il titolo era stata un tantino languida.
Dopo essermi ripreso ed essere uscito di casa, mi ero incontrato con Asia, Koneko, Kiba e i nostri compagni di classe e, come da programma, avevamo deciso di passare tutti insieme una giornata all’insegna del divertimento a un palazzo dei giochi. Qui, dopo quattro partite a bowling e altrettante a diversi videogiochi, avevamo deciso di concludere la nostra uscita con una bella sessione di karaoke, proprio come avevo promesso ad Asia. Finora si erano esibiti Asano -per il dolore dei nostri timpani, visto quant’era stonato!- e Rio, ma tutti quanti, in particolare i miei compagni di classe, erano stati adamantini nella loro dichiarazione, che suonava più come un ordine, di sentirmi assolutamente cantare prima della fine. Apparentemente la mia neo-sorellina aveva gonfiato un po’ troppo le storie sulle mie abilità canore e ora tutti volevano scoprire se queste fossero effettivamente vere.
Ma chi voglio prendere in giro? Gonfiate un paio di cefali! Se c’è una cosa di cui sento di potermi vantare senza alcun dubbio, è proprio la musica, sia cantata che suonata!
Asia stava incitando Rio nella sua performance, supportata da Asano e Isogai, mentre Kiryu stava scegliendo la sua canzone; Koneko invece aveva detto che preferiva non cantare e si stava gustando una pizza con gelato incorporato. Riguardo Kiba, lui si stava bevendo un caffè al bar del karaoke e sembrava molto pensieroso. Non che la cosa mi sorprendesse: dopo tutta quella vicenda con le Spade Sacre e Balba Galilei, era chiaro che si sentisse ancora piuttosto frastornato.
 
“Vorrei iniziare con degli inni di preghiera” disse in quel momento Asia, in risposta alla domanda di Kiryu sulla sua scelta di canzone. Quelle parole mi suscitarono un misto di tenerezza e divertimento: proprio non ce la faceva a mettersi del tutto alle spalle la vita da suora, o almeno le abitudini che aveva allora.
 
Ti prego, però: non lo fare. Cambia canzone, non potei non pensare. Dopotutto, dato che lei, Kiba e Koneko erano diavoli, se avesse cantato quegli inni, avrebbero rimediato tutti e tre una bella emicrania.
Avevo invitato anche Saji a venire, ma questi aveva rifiutato in lacrime con una sola spiegazione: “Kaichou mi ha proibito di giocare con le ragazze”. Santo cielo, capisco tutto, ma quella ragazza è veramente troppo severa! Soprattutto perché non ha senso una simile proibizione verso un liceale. Praticamente è una tortura! Che sia un’altra parte della sua punizione? Spero di no…
Rias e Akeno ci avevano invece dato buca perché avevano detto di voler entrambe andare a fare shopping per l’estate ormai alle porte. Proprio nel momento in cui pensai a loro, manco a farlo apposta, il mio cellulare ricevette una notifica di messaggio e, aprendolo, vidi che era di Rias. “Proprio ora stiamo scegliendo un costume da bagno. Prenderò quello che ti piace di più” diceva con un cuoricino a fine frase e, in allegato, vi era anche una sua foto con addosso un costume che definire rivelatorio ed erotico era terribilmente riduttivo. Quella visione accese di nuovo i miei istinti e mi ritrovai a bramare di poter baciare ancora quelle sue labbra così belle e rosee, ma non solo: volevo baciare anche altro di lei.. il suo collo.. le sue spalle.. il suo petto…
Scossi violentemente la testa per scacciare via quei pensieri e chiusi il cellulare di scatto. Dovevo togliermela dalla mente. Devi calmarti, forza! Calmati!
 
“Tutto bene, senpai?” Alzai gli occhi e mi ritrovai a incrociare quelli di Koneko, la quale mi fissava chiaramente preoccupata. Era chiaro che avesse visto la mia reazione, ma cercai di fare finta di niente.
 
“Sì, non preoccuparti, Koneko” le risposi mettendo su il mio sorriso più rassicurante, o almeno provandoci. “Solo un piccolo pensiero negativo. Tuttavia, non temere: è già passato.” Non era passato affatto ed ero abbastanza sicuro che lei avesse intuito che non ero stato completamente sincero, ma non insistette oltre e si limitò a tornare al suo cibo, seppur con un po’ di riluttanza.
Deciso a distaccarmi del tutto da quel pensiero, mi alzai e diressi verso il bar, sedendomi sulla sedia accanto a Kiba e ordinando un tè freddo.
 
“Sei venuto a farmi compagnia, senpai?” mi domandò il Cavaliere con un piccolo sorriso, che ricambiai.
 
“Diciamo di sì” dissi sorseggiando la mia bevanda. “Non ti piace il karaoke?”
 
“No, non è questo. È solo che…con tutto quello che è successo…”
 
“Tanto da accettare tutto in una volta, vero?”
 
“Eh già.”
 
“Ci farai l’abitudine, non temere. Occorre solo un po’ di tempo.” Detto questo, entrambi rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, limitandoci a gustarci il bere, prima che qualcuno di noi decidesse di parlare di nuovo.
 
“Zayden-senpai, ti sono veramente grato per tutto quello che hai fatto. Mi hai aiutato così tanto quando io non ho fatto altro che causarti problemi, che causare problemi a tutti…” disse Kiba fissandomi con occhi luccicanti.
 
“Non piangere, Cavaliere. Se Rias e gli altri ti hanno perdonato, non hai nient’altro di cui scusarti con loro, mentre per quanto riguarda me, mi sarei comunque immischiato in quella storia prima o poi, anche senza volerti aiutare, quindi non hai bisogno di scusarti. Ma, se vuoi lo stesso fare ammenda, allora falla con le tue azioni. Presta fede al tuo giuramento e proteggi i tuoi compagni a qualunque costo, senza mai esitare. Solo così potrai trovare pace dentro di te.”
 
Kiba mi fissò con occhi pieni di stupore e meraviglia, ma alla fine mi sorrise e annuì. “Ho capito. Lo farò di sicuro. Grazie, senpai.” Fece poi una risatina. “Ora ti sono di nuovo debitore.”
 
Non potei non ridere a mia volta. In quel momento, sentii la voce di Rio che mi richiamava all’ordine per il mio turno. “Heh, a quanto pare tocca al campione…” feci spavaldo finendo il tè e alzandomi. “Ehi, Kiba, vieni ad ascoltare anche tu. E, dopo la mia performance da solista, fai un duetto con me.” Lui mi guardò con aria interrogativa, tuttavia mi limitai a fargli un occhiolino. "Fidati: cantare è molto liberatorio. Ti farà sicuramente sentire meglio.”
 
“Beh… Se me lo chiedi tu, Zayden-senpai, non posso rifiutarmi.”
 
Salii sul palco del karaoke dopo aver selezionato la canzone che avevo puntato in precedenza e, preso il microfono, iniziai a prendere ampi respiri in attesa del suo inizio. “Ho scelto questa canzone come incoraggiamento a dei miei amici perché continuino ad andare avanti con determinazione e coraggio nonostante le difficoltà!” affermai guardando il gruppo davanti a me e suscitando non poche occhiate interrogative, tuttavia non aggiunsi altro.
Un paio di secondi dopo, le note di “You’re Gonna Go Far Kid” degli Offspring risuonarono per il locale e iniziai a cantare:
 
“Show me how to lie
You're getting better all the time
And turning all against the one
Is an art that's hard to teach
Another clever word
Sets off an unsuspecting herd
And as you get back into line
A mob jumps to their feet
Now dance, fucker, dance
Man, he never had a chance
And no one even knew
It was really only you
And now you steal away
Take him out today
Nice work you did
You're gonna go far, kid
With a thousand lies
And a good disguise
Hit 'em right between the eyes
Hit 'em right between the eyes!
When you walk away
Nothing more to say
See the lightning in your eyes
See 'em running for their lives!”
 
Fu uno spettacolo davvero divertente vedere i volti degli altri a bocca aperta per lo stupore. Non vi aspettavate che sapessi cantare così, eh? Beh, eccetto Asia ovviamente, visto che mi aveva già ascoltato. Lei era l’unica che invece che meravigliata era stupita, mentre Asano mi guardava come se mi fosse spuntata una seconda testa, Isogai, Kiba e Koneko erano sorpresi e ammirati al tempo stesso e Kiryu e Rio erano talmente estasiate che sembravano sul punto di saltarmi addosso. La prima, in particolare, mi fissava da capo a piedi con una strana intensità, come se mi stesse facendo i raggi X, e non riuscii a non rabbrividire per un attimo; non aiutava il fatto che i suoi occhiali sembravano emettere una strana luce interna, manco fossero stati dei maledetti visori! Ma che cazzo succede…?!
Decisi comunque d’ignorarla e proseguii con la canzone fino alla fine, dopodiché chiamai Kiba sul palco e la ricantai insieme a lui, incitandolo a metterci tutta l’emozione possibile, a lasciarsi andare completamente. Fu una performance a dir poco spettacolare, però, considerando che ci avevano filmati dall’inizio alla fine, ero pronto a scommettere che dalla settimana prossima in poi, saremmo stati il tormentone dell’intera scuola. Tsk! I teenager di oggi hanno seriamente bisogno di espandere i loro hobby!
 
*
 
Esterno POV:
 
“Bernael-niisama, fermo! Non devi sforzarti troppo! Sei ancora debole!”
 
“Non preoccuparti, sorellina. Ora sto molto meglio, grazie a te. Devo assolutamente tornare ai miei esperimenti. Non voglio lasciare alcuno scampo a quel maledetto Sekiryutei la prossima volta!”
 
“Sei conciato piuttosto male, eh, Bernael? Ti avevo detto che affrontarlo sarebbe stato molto più complicato di quanto pensassi.”
 
“Ren! Brutto bastardo, mi avevi anche detto che, se avessi usato quella tecnica, avrei potuto sopraffarlo, invece mi si è ritorta contro!”
 
“Oh, no. Ti avevo detto che avrebbe potuto esserti utile per metterlo in difficoltà, non che ti avrebbe assicurato la vittoria. Soprattutto perché, sempre come ti avevo detto, tu non sei un vero praticante di Seishin-Do, Bernael. Ricordi? È ovvio che non sei in grado di usare simili tecniche alla loro piena efficacia e forza.”
 
“Come osi parlargli così, razza di rifiuto umano?!”
 
“Dico solo la verità, lo sai anche tu, quindi è inutile che alzi la voce. Dovresti tenere più in riga tua sorella, Bernael.”
 
“Raynare, basta adesso. Non serve litigare e lamentarsi oltre. Ho solo sottovalutato il nemico, ma non commetterò di nuovo lo stesso errore. E tu non dirmi mai più come devo trattare mia sorella, Caswell, o ti assicuro che, alleati o meno, troverò il modo di farti pentire di essere nato.”
 
“Come vuoi, amico. In ogni caso, devo riconoscere che ti sei fatto valere e hai mostrato un combattimento niente male. Le tue creature in particolare sono state sorprendenti. Se saranno perfezionate ancora, diventeranno un nemico temibile persino per gli esponenti più potenti delle Tre Grandi Fazioni.”
 
“Lo so benissimo, per questo devo tornare quanto prima ai miei studi.”
 
“Spiacente, ma dovrai sospenderli ancora per un po’: il capo ci vuole vedere, quindi muovetevi a seguirmi. A quanto pare, presto ci saranno degli sviluppi interessanti alla città di Kuoh e, se giocheremo bene le nostre carte, saremo probabilmente in grado di colpire in un solo colpo non solo i leader delle Tre Grandi Fazioni, ma anche il Sekiryutei.”
 
“Molto interessante. A tal proposito, si è più saputo nulla di quegli alleati che aveva menzionato in precedenza?”
 
“Oh sì e sono pure buone notizie: se tutto va come previsto, presto saranno dei nostri e la forza della Brigata del Chaos si decuplicherà in un colpo solo. L’unico neo è che la Fazione dei Vecchi Maou continua a essere contraria e a causare tumulti. Stanno diventando sempre più impazienti e irritanti, se devo essere sincero.”
 
“Sono sempre stati delle spine nel fianco, persino per la nostra alleanza. La Brigata del Chaos non ha bisogno di componenti tanto problematici al suo interno.”
 

“Su questo mi trovi assolutamente d’accordo. Tuttavia, non preoccuparti: sento che il nostro problema con loro verrà presto risolto. Molto presto…”





Note:
SALVE A TUTTI MINNA!!!!!!
Questa volta mi ci è voluto un po' di più di quanto pensassi per pubblicare questa Newlife e vi posso assicurare che desideravo scriverla al più presto perché volevo assolutamente chiudere il volume 3 e dirigermi finalmente verso il volume 4, quello dal quale in poi le cose si faranno sempre più interessanti e io potrò davvero sfogarmi liberamente... XD Purtroppo tra l'aggiornamento doppio di Bleach (che volevo portare avanti almeno quanto questa storia), altri progetti nuovi, i lavori e soprattutto la situazione sempre più critica con questo cazzo di virus mi hanno tolto tempo e voglia di fare e così ho finito per adagiarmi più di una volta e mi sono attardato di continuo. Volevo pubblicare questa Newlife ieri, come speciale Halloween, ma il tempo mi è sfuggito più rapidamente del previsto e così lo pubblico solo adesso, in onore dell'inizio di novembre. In ogni caso, è un evento che festeggia qualcosa! XD
Detto questo, qui come avrete visto ho messo altra carne al fuoco e non poca! Addirittura 50 pagine circa! Non credevo di fare una Newlife tanto lunga! XD Al di là dell'ingresso di Xenovia nel gruppo Gremory e dei preparativi per l'incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni, ho messo un sacco di novità tutte mie: in primis, sappiamo finalmente qualcosa di più sul famiglio di Zayden, Darak. Come avete trovato l'origine della sua razza e il racconto della loro leggenda? Piaciuti? Sappiate che qui ho messo tante influenze: oltre al mito di Ra e Apophis, gli Imoogi sono un'altra specie di draghi orientali, per la precisione sono creature dei miti coreani che vengono rappresentati come enormi serpenti marini e vengono definiti pseudo-draghi o draghi minori che, secondo due versioni del loro mito, o aspirano a diventare veri draghi o sono stati maledetti e per questo devono dimostrare per mille anni di essere degni di poter ascendere alla loro reale forma finale. Vengono di solito visti come colossali pitoni che vivono in acqua o nelle caverne e sono creature benevole che si dice portino fortuna. A questa loro leggenda s'ispira anche il film coreano D-War, nel quale viene detto appunto che gli Imoogi sono serpenti che hanno la possibilità di ascendere a draghi orientali per volontà degli dei se si comportano in modo giusto e buono e questo potere viene portato loro da una ragazza prescelta dagli dei stessi; tuttavia uno degli Imoogi, Buraki, è stato invece contaminato dal male e brama di ascendere per poter dominare il mondo con i suoi poteri e il suo esercito di creature malvagie. Alla fine del film, Buraki e l'Imoogi benevolo si affrontano in uno scontro durissimo in cui il secondo sta per avere la peggio, ma la reincarnazione moderna della fanciulla prescelta riesce a dargli il potere divino che gli permette di ascendere a drago e di eliminare così una volta per tutte Buraki. Io mi sono ispirato sia alle leggende che a questo film per l'identità dei miei Imoogi Mehis, perciò potete guardare quel film se volete avere un'idea di che aspetto hanno i miei serpenti quando assumono le loro massime dimensioni; oltre a questo, a mio avviso, è un film bello da vedere, un B-Movie secondo la critica e ammetto che non è un capolavoro di direzione e originalità, ma ha una trama piacevole e le scene coi mostri giganti sono fantastiche, come anche quelle d'azione, e lo scontro finale tra Buraki e l'Imoogi buono poi asceso a drago è uno dei più bei scontri tra titani che abbia mai visto, perciò ve lo consiglio! ;)
Detto questo, avete conosciuto anche un po' meglio Darak. Molti dei suoi comportamenti e atteggiamenti sono ispirati ai veri serpenti, perciò non sorprendetevi se sono così diversi da quelli degli altri. Ad esempio, il modo di bere è quello dei serpenti come anche la continua ricerca di calore e l'essere tendenzialmente antisociale o introverso. Non è cattivo, come dice Zayden, ma ci vuole tempo per fartelo amico, quindi aspettatevi molto sarcasmo e black humor da lui, soprattutto da quando inizierà a interagire con tutto il gruppo XD.
Poi ecco qualcosa di più anche sul Seishin-Do, le sue origini e il suo creatore: Kundalini. In Oriente, questo nome è associato a un'importante concetto dello yoga: il termine "kundalini" deriva dal sanscrito e veniva usato in dei testi relativi alle tradizioni tantriche. Significa “addormentata”, “inattiva”, “dormiente”, “inconscia”, o “sopita” e la sua prima menzione è nel Tantrasadbhāva del VIII secolo. Simboleggia l’energia, la coscienza primordiale che dalla nascita fino (probabilmente) alla morte resta latente; si presenta attorcigliata alla base della nostra spina dorsale con la forma di un serpente ed è lei la fonte della nostra stessa vita. Secondo lo yoga, è questa energia che permette al bambino di formarsi nel grembo della madre e, al momento della morte, essa si srotola per tornare alla fonte. Il discorso da qui in poi si allunga molto, ma io ho deciso di sfruttare questa parte della cultura orientale per la mia storia. Non è chiaro se Kundalini sia un dio o semplicemente una rappresentazione dell'energia interiore, tuttavia io ho deciso di renderlo un dio antico che, proprio per questa sua abilità nel controllo del Ki interiore, ha creato la meditazione yoga e le arti marziali per metterlo pienamente a frutto, da qui il suo aver creato il Seishin-Do ed essere diventato noto come una delle divinità combattenti più potenti (per chi legge la novel, il solo paragone con Shiva dovrebbe dirvi molto, visto che sembra che suddetto dio sia forse il numero 3 o 2 degli esseri più potenti di tutto DxD). Inoltre, questa rappresentazione di Kundalini come un serpente mi dava anche la possibilità di legarlo agli Imoogi Mehis e così l'ho usata per indicare il legame tra Kundalini e questa razza. Vi informo subito che dietro la morte di Kundalini c'è un grande mistero e una grande storia che saranno di vitale importanza anche per il futuro della mia fanfic e che legheranno i destini dei miei personaggi in più di un modo.
Infine, il momento Zayden-Rias. Prima di tutto, che mi dite dell'idea del patto tra di loro? Nella novel originale, questo concetto vero e proprio viene introdotto solo nel volume 14 e nel volume 17 ne viene stretto uno tra Issei e la maga Le Fay, ma io ho voluto anticiparlo già ora perché è l'unico modo vero che mi permette di rendere Zayden un alleato a tutti gli effetti del gruppo Gremory e di poterne fare parte nei momenti in cui invece non potrebbe seguirli, come vedrete nel futuro viaggio negli Inferi. Oltre a questo, l'ho scelto perché permetteva appunto un notevole vantaggio in più sia per Rias che per Zayden nei loro obiettivi e così ho pensato fosse l'ideale. Detto questo, per quanto invece riguarda il loro bacio? Che mi dite? XD Ve l'aspettavate qui o pensavate più avanti? In ogni caso, sappiate che, anche se da qui sarà un crescendo, non sarà affatto tutto rosa e fiori ma il contrario per molto tempo. Difatti avrete notato che Zayden ha molti problemi per quanto riguarda le relazioni amorose, problemi che, fidatevi, nessuno di voi vorrebbe e che renderanno la strada verso il suo cuore durissima sia per Rias che per altre ragazze. Capirete qualcosa di ciò che intendo già dal prossimo volume, quindi tenetevi pronti.
Dal prossimo volume, si conosceranno i compagni di squadra di Zayden, ci sarà l'atteso confronto tra lui e l'Hakuryukou, l'inizio della guerra contro la Brigata del Chaos e molto altro! Quindi stay tuned!! ;)
Credo di aver detto tutto, per qualsiasi approfondimento, curiosità o altro, contattatemi pure ai collegamenti che ben sapete, EFP, Facebook, Instagram o che sia, e non fatevi scrupoli! E se ne avete voglia e tempo, come sempre vi invito a lasciarmi una recensione per aiutarmi a migliorare e velocizzarmi. Ricordate che ci tengo e conto sempre!! ;)
Alla prossima e grazie mille come sempre per la vostra attenzione!!!
Ja naa minna!!!

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