Il Processo

di Artnifa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'inizio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



MINISTERO DELLA MAGIA -16 Luglio 1997

 

Daisy era seduta al centro della stanza su una scomoda sedia di legno e teneva la testa chinata in avanti. I sottili capelli bianchi le nascondevano il volto contratto in una rigida espressione decisa. La mascella, ben delineata, le faceva male tanto stava stringendo i denti.
Muoveva le dita delle mani, erano doloranti perché le aveva tenute strette a pugno per contrastare il dolore dei polsi ammanettati. Vedeva la pelle pallida arrossarsi nel punto in cui era legata.
Il tintinnio delle pesanti catene le pungeva le orecchie ad ogni minimo movimento, e riempiva quel luogo gelido e inquietante, sbattendo contro le pareti e risuonando nel silenzio.
Vista da lontano Daisy appariva come una figura esile, fragile, fatta di cristallo; era tanto chiara da dare l'impressione che il suo corpo emanasse luce, illuminando quel posto tetro.
C’erano dei leggeri borbottii in sottofondo ma lei non li sentiva, i suoi occhi saettavano a destra e a sinistra mentre la mente cercava di dar pace ai pensieri.
Aveva paura.

Un semplice gesto del Primo Ministro bastò per far tacere il chiacchiericcio dei numerosi maghi presenti.
“Daisy Potter, 15 anni. Figlia di James Potter e Lily Evans. Studentessa al quinto anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
È accusata dell’omicidio di due studenti e indagata per l’uccisione di entrambi i genitori, si presume sia un’arma segreta di Colui-che-non-deve-essere-nominato”. La voce di Rufus Scrimgeour strisciò lenta e viscida dalle sue labbra sottili, mentre tutta l’attenzione era concentrata su di lui. Le persone furono percosse da un leggero brivido e le braccia di Harry si riempirono di pelle d’oca. Guardava sua sorella minore come se non l’avesse mai realmente vista, come se quel mostro non fosse davvero lei. Sentì la mano sudata di Hermione stringere violentemente la sua.
Il resto del discorso Daisy non lo sentì, i rumori arrivavano come ovattati alle sue orecchie.
Fu riportata alla realtà dall’arrivo di una figura alta e imponente che si posizionò proprio davanti a lei, in attesa.
“Come ti dichiari?” Chiese Scrimgeour, rimasto al suo posto, mente Severus Piton la guardava da vicino traboccante d'odio.
Il suo volto impassibile nascondeva una rabbia cieca che le faceva accapponare la pelle.
“Non colpevole” rispose semplicemente, con un filo di voce.
“Molto bene. Procediamo” sentenziò il Ministro, e il processo ebbe inizio.

Severus Piton, considerato il miglior mago in grado di padroneggiare l’arte dell’Occlumanzia,  era stato chiamato sotto suggerimento di Albus Silente per leggere la mente di Daisy Potter durante l'interrogatorio.
L’ex professore della ragazza arrotolò leggermente le maniche con fare teatrale, impaziente di scoprire tutta la verità.
Daisy alzò il volto puntando i freddi occhi, di un azzurro quasi trasparente, in quelli piccoli e scuri dell’uomo.
Aveva un aspetto spettrale, complici i colori chiari e lo sguardo vacuo; la surreale bellezza che l'aveva sempre distinta, sembrava averla abbandonata, lasciando spazio ad un viso inquieto e tormentato.
Si fissarono per qualche secondo, Daisy si preparò, Severus alzò la bacchetta. La puntò dritta contro di lei, impaziente di smascherarla.
L’avrebbe incastrata ad ogni costo, fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita.
Legilimens!” Tutto sparì in un vortice di pensieri confusi e intrecciati,  Severus Piton si ritrovò nei ricordi d’infanzia di Daisy, al numero 11 Grimmauld Place.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE


Buongiorno a tutti e grazie se siete passati a leggere il prologo di questa storia! 
Volevo spendere due parole per spiegarvi un attimo in cosa vi state addentrando.
Sarà un racconto normalissimo, della vita di Daisy Potter, sorella minore (di un anno) di Harry. È nata albina, ma non è l'unica sua particolarità. 
Succederanno diverse cose (anche banalità come amicizie, litigi e amori), e sarà un costante gioco tra presente e passato: il passato è vissuto attraverso i ricordi della ragazza che Severus riesce ad estrapolare durante il processo leggendole la mente.
La verità si scoprirà (ovviamente) solo alla fine, ma sono curiosa di conoscere strada facendo le vostre idee. 
Non so se questo genere di storia può piacere/funzionare,  è un esperimento! Non so nemmeno se sarò in grado di stupirvi, vedremo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se non dovesse "partire" lascerò perdere ed eliminerò la storia. In caso contrario non preoccupatevi, se piacciono porto sempre a termine i miei racconti.
Ci vediamo al primo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** L'inizio ***


Capitolo primo: L'inizio

 

Daisy si rigirava nel letto senza darsi pace, le lenzuola rigide ben stirate profumavano di pulito. Una pallida luce lunare entrava timida nella stanza, attraversando le leggere tende bianche che cadevano morbide fino a sfiorare il pavimento.
Non riusciva a prendere sonno.
La casa le sembrava più silenziosa del solito, e la consapevolezza che Harry non stava dormendo sotto il suo stesso tetto la tormentava. 
Continuava a chiedersi dove fosse, cosa stesse facendo, e se stesse bene. Forse anche lui era ancora sveglio, forse anche lui la pensava in quell’esatto momento.
Quell’idea la consolava, sentiva un legame crearsi tra loro, un filo invisibile che li univa. Poi scosse la testa come per scacciare una mosca: Harry stava sicuramente dormendo sereno in quella strana scuola di magia, e non aveva sicuramente tempo per pensare alla sorellina rimasta nel noioso mondo babbano.
Si mise a sedere, si alzò veloce come una molla e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro lungo la piccola stanza. 
Avrebbe voluto uscire di casa, fare una passeggiata in quella notte tranquilla, ma non poteva. Se i Dusley l’avessero scoperta chissà cosa le avrebbero fatto.
La tenevano talmente al sicuro da farla sentire una prigioniera, rinchiusa in quella casa delle bambole tra pareti tappezzate di quadri anonimi e stanze decorate con mobili di pessimo giusto e fiori rinsecchiti. 
Daisy si chinò appena e afferrò una delle tante riviste appoggiate sul comodino. Il suo volto pallido, ben delineato, era in copertina affiancato da una bambina africana della sua stessa età. Fece scorrere l’indice su quella pagina rigida e plastificata, lungo la sua guancia fotografata. Si guardò negli occhi e si disse che quella ragazzina non sembrava affatto lei. Le avevano truccato le labbra e gli occhi, l'avevano vestita in modo ridicolo e le avevano cotonato i capelli. D’istinto si afferrò una ciocca liscissima e la arrotolò tra le dita pensierosa. La sua bellezza era l'unica ragione per cui veniva trattata con le pinze dagli zii.
Odiava fare la modella, non le piaceva stare al centro dell’attenzione con tutte le luci puntate su di lei. Non sapeva posare per i fotografi e non le andava di firmare autografi fuori dal set. Non aveva nemmeno una firma vera, scarabbocchiava il suo nome sovrappensiero ed usciva tutte le volte in modo diverso.
“Cara, sei un esempio per tutti i bambini albini come te” le diceva in continuazione la zia. Ovviamente era una frase di circostanza per convincerla a continuare, l'unica cosa che stava davvero a cuore a Petunia e a Vernon era il guadagno che fruttava quella ragazzina.
Ma Daisy non voleva essere un esempio, e in più non capiva come potesse esserlo semplicemente stando sulle copertine delle riviste di moda.

“Non m’importa. Non voglio più farlo” ripeteva come un disco rotto.
Ma nessuno, a parte Harry, la ascoltava. Ed ora lui non c'era più. 
Gli zii si intascavano i suoi soldi, soldi che non le avrebbero mai restituito. La portavano di qua e di là per il Paese vendendola come una bambola a chiunque la volesse come modella, senza farsi scrupoli. 
Daisy si sentiva un oggetto, un premio lanciato tra le mani di avidi uomini nel campo della moda. Viscidi, grassi ricchi che le sembravano enormi rospi. 
Lanciò la rivista a terra e la pestò per arrivare alla finestra. Appoggiò i gomiti sul davanzale e si sorresse la testa con le mani fredde.
Guardò il cielo scuro punteggiato da numerose stelle. Più teneva il nasò all’insù, più le sembrava illuminarsi.
C'era qualcosa di strano là fuori quella notte. Daisy si sentiva come osservata da mille occhi. Più si guardava attorno, più quella strana sensazione aumentava. Ma non vide nessuno nel giardino o lungo la via in ombra. Si disse che era solo una stupida reazione ai pensieri di poco prima. 
Poi notò un gatto seduto sul tetto della macchina dello zio Vernon. La fissava muovendo lentamente la coda come in una danza. Miagolò.
Daisy lo fissava immobile, sentiva come la strana sensazione di non star guardando realmente un semplice gatto.
Poi, all'improvviso, saltò giù dall'automobile e trotterellò via, sparendo lungo il viale buio.

 

All’improvviso Severus Piton si sentì strappare le viscere, un vortice lo risucchio via da quei ricordi trascinandolo lontano. Cercò di opporti, di decidere lui in che parte della mente di Daisy scavare, ma si ritrovò alla Stazione di King’s Cross, contro la sua volontà.


Daisy era in piedi accanto ad una valigia quasi più grossa di lei, si guardava intorno spaesata, spaventata da quel caos e senza saper bene cosa fare.
Harry le aveva promesso che si sarebbero trovati sul binario 9 e 3/4, ma di lui non c’era alcuna traccia. 
“Tu devi essere Daisy” una voce dolce le arrivò all'improvviso alle spalle, sentì a malapena le parole sussurrate a causa del rumore che la circondava.
Si voltò di scatto, speranzosa di poter chiedere a qualcuno se sapesse dove si fosse cacciato suo fratello.

“Ciao, io sono Ginny” la bambina, alta esattamente come lei, allungò una mano nella sua direzione. Vide le sue guance farsi rosse diventando quasi dello stesso colore dei capelli. Si morse il labbro inferiore, in attesa e visibilmente in imbarazzo.
“Ciao. Si, sono Daisy. Molto piacere” Ginny tirò un sospiro di sollievo, probabilmente il suo silenzio e la sua espressione rigida l’avevano fatta preoccupare.
“Sei la sorella di Ron, vero?” Chiese ripensando alle numerose lettere che Harry le aveva scritto durante l’anno.
“Si! Harry e Ron erano dietro di me, ma non li ho più visti. Saranno già saliti sul treno. Andiamo?” Chiese indicando la carrozza davanti a loro.
Daisy rimase immobile e sembrò pensarci un attimo; le sembrava parecchio strano che suo fratello non l’avesse cercata.
“Daisy, dai vieni!” La spronò  Ginny mentre saliva i gradini, il treno sbuffava.
Si fece coraggio, prese un respiro profondo e alzò a fatica la valigia trascinandola sulla carrozza.
Guardò ancora una volta lungo la banchiana, ma non distinse il disordinato ciuffo di capelli neri che tanto stava cercando. 

“Stai tranquilla, dopo andiamo a cercarli se vuoi” le propose Ginny.
“D’accordo” cercò di sorridere a quella ragazzina che era stata inaspettatamente così gentile con lei. 
 

Daisy aveva mille occhi puntati addosso sé. La sua stravaganza attirava l’attenzione degli altri, e la sua bellezza non aiutava di certo. Si chiese se esistessero altri maghi albini oltre a lei. C'erano numerosi ragazzi pallidi e dai colori chiari, ma accanto a lei apparivano quasi abbronzati.
Un’alta e severa professoressa, che aveva intuito essere la McGranitt, le appoggiò un logoro cappello in testa. 
“Interessante. Vedo molto talento, voglia di imparare e di metterti in gioco, una forte ambizione...ma anche un’enorme coraggio…sei molto simile a Harry Potter...ma vedo una strana e oscura forza dentro di te...direi….” Daisy deglutì.
“Ma si...GRIFONDORO!” Si sentì un urlò alzarsi dal tavolo dei Grifondoro.
Nonostante i numerosi pensieri che le affollavano la mente, Daisy sorrise. Infondo sperava di essere assegnata a quella Casa. 
Corse a sedersi al lungo tavolo rosso e oro, accanto a lei c'era una ragazza dai capelli arrruffati.
"Ciao Daisy! Io sono Hermione, un'amica di Harry" ricambiò il saluto, inondatta di domande, complimenti e benvenuti.
Due gemelli, sicuramente Fred e George, la circondarono allegri.
"Ciao" disse Fred "È un piacere averti tra noi" aggiunse George
"Grazie" rispose in imbarazzo, abbassò lo sguardo.

“Non preoccuparti per Harry” disse Fred
“È sicuramente a combinare qualche disastro dei suoi” aggiunse George facendole l'occhiolino.
“Si, e il nostro fratellino è sicuramente con lui. Non è vero George?”
“Vero Fred!” 
Quando la lasciarono sola Daisy si afflosciò sul tavolo, appoggiò il mento sulle braccia conserte che avevano occupato il posto del piatto ancora vuoto, spostato verso il centro del tavolo.
Guardò dritto davanti a sé, senza cercare niente in particolare. Aveva la mente altrove, non si era immaginata il suo primo giorno ad Hogwarts senza Harry.
I suoi occhi però caddero su un ragazzo che la stava fissando. La sua espressione seria faceva quasi paura, poi un mezzo sorriso storto spuntò sul volto spigoloso, prima di voltarsi e lasciare  Daisy confusa.
“Daisy!” Ginny arrivò correndo e si lanciò accanto a lei, riprotandola bruscamente alla realtà. 


Qualche ora più tardi, mentre Daisy, Ginny ed Hemrione erano sedute sul tappetto rosso davanti al camino, la porta della Sala Comune dei Grifondoro si aprì.
Harry e Ron fecero capolino da dietro il ritratto, e un'enorme peso sparì dallo stomaco delle tre ragazze.
"Harry!" Daisy scattò in piedi e il fratello, con pochi lunghi passi, la raggiunse stringendola per qualche secondo tra le braccia.
"Ronald Weasley, si può sapere dove diavolo vi eravate cacciati? Abbiamo sentito di una certa macchina volante! Ma cos'avete nella testa?" Hermione aveva le mani sui fianchi e guardava furente gli amici. Per un attimo Ginny ebbe la sensazione che sua madre fosse nella stanza.
Ron deglutì spaventato.
"Ora vi raccontiamo tutto" si intromise Harry calmo,  in aiuto all'amico. Aveva l'aria un po' preoccupata.
Daisy lo fissava con i suoi grandi occhi di un azzurro chiarissimo;  era arrivato, ed era tutto intero. Anche se non sapeva ancora cosa fosse realmente successo l'aveva già perdonato. Era come un eroe ai suoi occhi.
Tutto sembrava tornato al posto giusto, e poteva finalmente iniziare una nuova vita.
"Sediamoci" suggerì Ron raggiungendo il divano di fronte al camino acceso, prima di iniziare a raccontare la storia. 






 

ANGOLO AUTRICE 


Buongiorno,
ecco il primo capitolo! Ovviamente è un po' introduttivo ma spero non vi abbia annoiati troppo.
Vi piace Daisy come personaggio? Fatemelo sapere, sono super curiosa dei vostri pareri. Avete capito chi è il ragazzo che la guardava? Beh...immagino proprio di si!  




 

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