My Life Has Been Saved

di crige
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Auguri Eleonora! ***
Capitolo 2: *** Lasciar andare. ***
Capitolo 3: *** Ferite sempre più aperte. ***
Capitolo 4: *** Ricaderci di nuovo. ***
Capitolo 5: *** Un enorme passo. ***
Capitolo 6: *** Spread Your Wings. ***
Capitolo 7: *** Calma apparente. ***
Capitolo 8: *** Visite inaspettate. ***
Capitolo 9: *** Sconvolgimenti. ***
Capitolo 10: *** Strane situazioni. ***
Capitolo 11: *** Rotture. ***
Capitolo 12: *** Non doveva succedere. ***
Capitolo 13: *** La verità. ***
Capitolo 14: *** Continue lotte. ***
Capitolo 15: *** Punto fermo. ***
Capitolo 16: *** Sarà quel che sarà. ***
Capitolo 17: *** Nerica. ***
Capitolo 18: *** Offerte inaspettate. ***
Capitolo 19: *** Abbandonarsi. ***
Capitolo 20: *** Piccole cose. ***
Capitolo 21: *** Aleffe. ***
Capitolo 22: *** Sentire. ***
Capitolo 23: *** Rapporti. ***
Capitolo 24: *** Paletti. ***
Capitolo 25: *** Partenze. Parte 1. ***



Capitolo 1
*** Auguri Eleonora! ***



Il tempo.
E' impressionante come passi in fretta.
E' come le cose si susseguissero senza che tu riesca a fermarle per viverle davvero.
A volte è come se tu fossi solo uno spettatore, e non il protagonista.

Nasci neonato e di colpo ti ritrovi ad avere acne persistente e ormoni a duemila.
Bambino con i giocattoli in mano che crescendo diventano sigarette o peggio ancora.
Ragazzo che pensa al suo futuro e nonno che ricorda il suo passato.

Spesso vorresti che tutto si fermasse.
Vorresti urlare "BASTA!", rallentare e soffermarti su un giorno preciso.
Riviverlo più volte così da assimilare ogni minimo particolare.
Perché sai già che invece, ripensandoci, non ricorderai altro che frammenti.

Chissà quando di preciso la vita è diventata così frenetica.
Quando abbiamo smesso di ritagliarci del tempo per le cose davvero importanti.
Quando è stata l' ultima volta che ci siamo sentiti vivi davvero?
LIberi e spensierati?
Davvero ci sentivamo così solo da bambini?

Non possiamo credere a ciò.
Perché  altrimenti che  viviamo a fare?
Ma allora pensaci e dimmelo.
Rispondimi ad alta voce.
Quando ti sei sentito davvero libero?


                                             
                                                                                                                     **********


Ho sempre odiato il giorno del mio compleanno.
Tutte quelle feste eccessive e in grande come piacciono ai miei genitori.
Io imbacuccata a festa nel miglior vestitino a bomboniera che esista.
Loro impegnati tutta la sera a ricordarmi che alle feste si sorride e non si tiene il broncio.
Certo, facile!

Almeno negi anni le cose sono andate a scemare.
Fino a ridursi ad una cena in famiglia con gli amici e parenti più stretti.
Ed è così anche adesso, ma senza i parenti.
Con l' unica eccezione che i miei l'hanno avuta vinta per appendere uno striscione sopra la tavola che dice "Buon compleanno".
O meglio, Erica l'ha avuta vinta spinta da mia madre.

-Dai, Brontolona! Sorridi per il selfie!- la mia ragazza mi stringe a sé con un braccio intorno al collo -siamo già tutti in posa!-

-Ci proverei se tu non mi strozzassi!- brontolo sottovoce, cercando di sorridere per farla contenta.

Guardo riflesse le nostre facce nello schermo.
Tutte sorridenti, o almeno così sembriamo.
Cerchiamo di far finta di niente anche questo anno, ma come sempre a me viene più difficile rispetto agli altri.

Tra tutte quelle facce finte allegre, ne manca una.
Come negli ultimi tre anni.
E mi scopro a provare rabbia più del solito.

-Sei diventata vecchia, bionda!- Lorenzo mi tira una spallata, richiamando la mia attenzione.
-Vecchia e brontolona!- aggiunge, Alessandro, alzando un bicchiere traboccante di birra.
-Lasciatela stare!- sogghigna mia madre -o ci sbranerà tutti- aggiunge, ridendo.

E' come se fossi una proiezione astrale di me stessa.
Come se vivessi le cose da fuori.
Guardo il tavolo, i miei amici, i miei genitori ma non riesco a vederli davvero.
Oggi più che mai mi chiedo che cavolo starà facendo quell' altra.

Mi starà almeno pensando?
Si ricorderà che oggi compio venticinque anni?
Perché non si è fatta sentire?
Cosa ha di più importante da fare?

-Bene!- batto le mani, alzandomi -dopo tutto ciò ho diritto ad una sigaretta!-

-Vengo anche io!- Lorenzo si alza a sua volta, scortandomi fuori in terrazza.

Mi appoggio alla balaustra del balcone.
Guardo in lontanaza le luci di Firenze.
Sospiro davanti a cotanta bellezza, prima di chiudermi di nuovo a riccio.

Non ci riesco, è più forte di me.
Vorrei non pensarci, davvero!
Ma sono così preoccupata e arrabbiata che tutto il resto passa in secondo piano.

-Avanti, che c'è?- 

Mi giro e il mio amico è lì a fissarmi.
Mi scruta in attesa di risposta.
Ma è il suo sorriso compassionevole che mi fa capire che ha già inteso tutto.

-Lo sai- sbuffo -è inutile che me lo chiedi-

-Neanche una email?- domanda, sorpreso -da quant'è che non si fa sentire?-

-Un mese, ormai- sospiro -e se le fosse successo qualcosa?-

-Prenotiamo un biglietto e andiamo!- sbotta, battendo una mano sulla sedia dove si è sistemato.

-Sai che non vuole- 

E quella consapevolezza fa più male che mai.
Perchè?
Perché non vuole vedermi?
E' come se mi mancasse una parte di me e non riesco a far finta di niente.
Non oggi. Non adesso.

-So che mi sto comportando da stronza- mi sforzo di sorridere -apprezzo che siate tutti qui a casa mia e la cena che mi avete preparato-

-Lo sappiamo, scema- si alza, abbracciandomi -possiamo sempre rientrare e bere come degli stronzi!- ride, coinvolgendomi.

-Sì, questo penso di poterlo fare!- mi stacco dall' abbraccio -e fanculo ai venticinque!- alzo un braccio a mò di vittoria.

-Fanculo ai venticinque!- ripete, imitandomi.

Lorenzo è stato una parte fondamentale negli ultimi tre anni.
Si è dimostrato per l' ennesima volta un amico fidato e sincero.
Abbiamo condiviso lo stesso dolore, la stessa rabbia e la stessa tristezza.
E sono i principali sentimenti che ti legano a qualcuno.

Quando abbiamo trovato quelle lettere ci siamo sentiti traditi.
Ci siamo sentiti inferiori, persone di seocondo grado.
Senza alcuna importanza.

Non si è degnata mai di spiegarmi il perchè di quelle lettere.
Insomma, perché cazzo non me lo ha semplicemente detto a voce?
Perché non me ne ha parlato? 
Avremmo trovato una soluzione, noi avremmo potuto aiutarla.

-Amore, c'è la torta- 

Apro gli occhi che manco mi ricordo di aver chiuso.
Mi specchio in quelle iridi azzurre così familiari.
E di colpo mi ritrovo a sorridere davvero.

-Sì, arrivo- annuisco, riprendendo posto a tavola.

 
                                                                                                                       **********


Adoro le feste di compleanno!
Stare con tutti gli amici a ridere e mangiare!
In effetti, amo più le torte di compleanno!

Penso che le feste siano una scusa per passare una serata senza pensieri.
All' Hakuna Matata!
Dove puoi sentirti libero di fare quello che vuoi.
Soprattutto quelle di compleanno.
Anche se la regola varrebbe per il festeggiato.
Ma siccome la festeggiata è una musona anche stasera, ci penserò io a rallegrare tutti!

-Allora, ragazzi! Facciamo un gioco!- decreto, tornando dal bagno.

-Se il gioco è a chi beve di più, vince Eleonora di sicuro!- sogghigna, Marta.

Rido trovando la mia ragazza e Lorenzo a improvvisare un orrendo karaoke.
Stanno davvero cantando gli 883?
Come hanno fatto a ridursi così in 5 minuti!
Sono solo andata in bagno!

-Ma come..?-

-Ah, giro di shottini!- mi interrompe Marta, intuendo la mia domanda -per fortuna che i Santoro sono usciti per andare al teatro-

-Si, ma hanno ingurgitato una bottiglia a testa per ridursi così!- scuoto la testa divertita e mi siedo su uno dei due divani a penisola, godendomi la scena.

Ho sperato che qualcuno si degnasse di farsi sentire.
Le ho anche scritto, ma non ho ottenuto risposta.
Quando mi è arrivata una email ho gioito, credendo fosse lei.
E invece no, era Alessia.

Ancora non ho detto niente alla mia bionda.
Non vorrei mi decapitasse.
Anche se io non c'entro nulla!

A quanto pare Alessia sta tornando a Firenze.
Ha deciso di finire la magistrale qui.
E mi ha chiesto se potessimo vederci un pomeriggio per un caffè e quattro chiacchiere.

Non so ancora bene cosa pensare.
In fin dei conti abbiamo perso i rapporti dopo che...
Vabbè, magari vorrà solo vedermi.
Devo ammettere che mi è mancata la nostra amicizia.

-GLI ANNI D'ORO DEL GRANDE REAAAAAL!- urla a squarciagola Lorenzo, facendo ridere Eleonora.

-SEI PROPRIO STONATO COME UN BUE!- le grida dietro, lei.

Quei due sono diventati inseparabili.
Ne sono contenta visto che dopotutto  lei mi ha portata via a lui.
Ma ormai sono solamente dettagli irrilevanti sullo sfondo.

Si sono fatti forza insieme.
Che poi, comunque, mica è morta!
Ha solo deciso di andarsene senza avvisare nessuno.

-Marta- mi giro verso la mia amica -ma anche con te non si è fatta sentire?-

-No- risponde, asciugandosi le lacrime per il troppo ridere -ma a me basta solo che stia bene, anche se in effetti sono un po' preoccupata- alza le spalle, scuotendo la testa -prima o poi ci scriverà- sorride, alzandosi per andare a stonare canzoni con gli altri due.

Quando Ele me lo ha detto, non ci potevo credere.
Non potevo credere che avesse abbandonato di nuovo Marta.
Certo, questa volta è sicuramente diverso, ma non cambia i fatti.

Vorrei godermi la festa, ma sono in pensiero per la mia ragazza.
L' ha presa davvero male.
E  so che dentro di sé, sperava tanto che lei stasera spuntasse.
Dio, Francesca, ma che cazzo ti passa per la testa?

-Ericaaaa- Eleonora interrompe i miei pensieri, buttandosi su di me -perchè non bevi qualcosa con me?-

-Hai ragione!- mi alzo, prendendola per mano e trascinandola verso il tavolo con gli alcolici -facciamo un brindisi!-

Recupero due bicchierini da shot.
Li riempo con il montenegro e gliene passo uno.
Alzo il mio, guardandola negli occhi.

-Ai tuoi venticinque anni, sperando che ti portino un po' di pace- ridiamo, buttando giù l' amaro tutto d' un fiato.

-Grazie per la festa- sussurra, stringendomi a sé -e adesso beviamo sul serio che sono stanca di fingere di essere sbronza per far contento Lorenzo!- ride coinvolgendomi -quello non regge veramente niente!-
                                                                          

                                                                                                                       **********

Mi sveglio pian piano.
Cerco di aprire gli occhi, ma il mal di testa pulsante è come se me lo impedisse.
Quanto cavolo ho bevuto ieri sera?
Fa piacere constatare che un anno in più non cambia poi molto.

Alla fine riesco nell' ardua impresa e metto a fuoco le cose.
Sono nel mio letto con Erica e Marta.
Come diavolo ci sono finita?

Mi stiracchio, sbadigliando silenziosamente.
Passo un braccio intorno alla vita della mia ragazza, lasciandole un leggero bacio sulla nuca.
La vedo muoversi leggermente, per poi girarsi.

-Buongiorno- sbiascica, abbagliandomi con quell' azzurro ipnotico.

-Ehi- le accarezzo una guancia, biaciandole poi le labbra -come sono arrivata a letto?-

-Io e Marta siamo riuscite a trascinarti qui, ma poi credo che siamo crollate- sorride al ricordo -quindi non sono neanche riuscita a darti il mio regalo- mette su quel broncio adorabile.

-ODDIO!- Marta si mette a sedere di scatto guardandosi attorno -non avremo mica fatto...-

-NO! MA CHE DICI??!!- le urlo dietro, impanicata -aspetta, non abbiamo fatto niente, vero?- domando poi confusa a Erica.

-No, imbcelli!- ride di gusto, osservando le nostre facce.

-Oh, menomale- sospira la più piccola, sdraiandosi di nuovo -anche voi avete questo gran mal di testa?-

Scuoto il capo divertita.
Non è la prima volta che ci ritroviamo tutte  e tre sul letto.
Spesso ci addormentiamo guardando la televisione in camera mia.
Ho imparato a conviverci.

Negli ultimi anni Marta mi ha preso un po' come la sua sorella maggiore.
Ha continuato a vivere qui e a sentirsi sempre più parte della famiglia.
Fino ad arrivare a chiamare "mamma" mia madre un paio di volte.
Cosa che ho scoperto fare molto piacere a quest' ultima.

-Ho bisono di un caffè- decreta poi, alzandosi e lasciandoci sole.

-Allora, ti sei divertita ieri?- mi domanda, Erica, prendendo ad accarezzarmi i capelli.

-Che io ricordi, sì!- annuisco, sorridendo -anche se un po' mi spiace che Alessandro sia dovuto scappare dopo cena-

-Doveva andare a lavoro- alza le spalle, lei -il Danger mica chiude!-

-Lo so, lo so!- soffio -ma quale era il tuo regalo?- domando, maliziosamente, strigendomi ancora di più a lei.

-Ah beh, di sicuro non te lo dò adesso che puzzo di alcool e mi sento uno schifo- borbotta, alzandomi -rimandiamo a stasera- mi lascia un bacio sulle labbra per poi chiudersi in bagno.

Sbuffo, sdraiandomi successivamente a stella a pancia in su.
Non mi sarebbe dispiaciuto un po' di movimento mattutino.
Per fortuna che è domenica e che quindi non devo andare a lavorare.

Questo ultimo pensiero mi fa ricordare che domani mattina ho appuntamento con la signora Ceccarelli per riguardare la sua poliza assicurativa.
Me lo devo appuntare in agenda.
Ma soprattutto devo mettere la sveglia o rischio di non andarci.

Mi metto a sedere con la schiena contro la testiera del letto.
Recupero il portatile abbandonato sul comodino, gesto che fa cadere un foglio a terra.
Mi abbasso prendendolo e rendendomi conto che non è una cartaccia, ma la famosa lettera.

Che diavolo ci faceva sul comodino?
Non mi ricordo assolutamente di averla letta, ieri sera.
Sospirando, la appoggio di nuovo sul mobiletto accanto al letto.

Accendo il pc, andando subito a controllare la mia posta.
Rimango sorpresa nel trovare una email.
Una sua email.
Con le mani tremanti e il cuore che batte all' impazzata, clicco sull' icona per aprirla.

"Ciao Nene,

Come stai?
Scusami se non mi sono fatta sentire per tutto questo tempo, ma ho avuto tremila cose da fare e molti cambiamenti da affrontare.
Spero tu abbia passato una bella serata di compleanno e che non abbia avuto il musone tutto il tempo come al solito.
Mi spiace di non esserci stata. Anche questo anno.
So che mi starai odiando e che sei furiosa con me e me ne dispiace molto.
Erica come se la passa?

Ho traslocato, sai?
Più verso il centro e più vicina a lavoro.
Mi hanno riempita di mansioni, ma sono contenta!
Vuol dire che quello che faccio piace!

Sono andata a vivere da Ilaria.
Proprio ieri ho finito di portare lì le mie cose.
Ci siamo fatte una bella maratona di Grey's Anatomy!
Mi ha ricordato un po' me e te.
Mi manchi da morire, sai?

Comunque, con Jessica le cose non hanno funzionato.
Ci siamo lasciate.
Cioè, io l' ho lasciata.
Mi sono resa conto che non era il tipo giusto per me.

Domani giochiamo in casa contro la prima in classifica.
Ti ho detto che ho riniziato a giocare primo centro?
Giusto qualche mese fa.
Mi ha fatto proprio bene trasferirmi.
Ilaria mi ha fatto capire molte cose.
Tra cui che non devo dimenticare chi fossi o cosa preferissi  fare prima che Federica morisse.
Mi sento di nuovo me stessa!

Spero tu non ce l' abbia troppo con me per non rispondermi o dirmi come te la passi.
Ho scritto pure a Marta.
Attendo con ansia la tua risposta.

Prometto che ci vedremo presto.
Adesso vado a letto che domani ho la partita.
Buona notte, Testona.

Con affetto,

                                                                                                  Feffe"



Chiudo con rabbia il computer.
Mi accorgo di star piangendo solo quando sento le lacrime scorrermi sul viso.
Sento la rabbia montarmi dentro sempre di più.

Col cazzo che le manco!
Non si è fatta sentire per un mese!
Un mese, cazzo!
E ora se ne esce fuori con sta cazzo di email del cazzo.
Cazzo, cazzo, CAZZO!

Si è trasferita da Ilaria?
Maratona di Grey's Anatomy?
Primo centro?
Ma che cazzo!

Capisco solo che sta facendo di tutto per sostituirmi.
Per cancellarci tutti dalla sua vita, così da non sentirsi più in colpa verso di noi.
Per averci abbandonati tutti da un giorno all' altro, senza neanche degnarsi di dircelo in faccia.

Mi spiace, ma questa non riesco a perdonartela, Feffe.
Dovrai impegnarti più di così per farti perdonare da me.
E la cosa che più mi fa incazzare è che tutti gli altri ti capiscono e sono contenti per te.

Certo, sono contenta anche io che tu stia meglio.
Ma non riesco lo stesso a capirti.
Vaffanculo.

Lascio il portatile sul comodino, alzandomi.
Di certo non le risponderò adesso.
Mi cambio velocemente.
In fine esco dalla stanza, sbattendomi la porta alle spalle.



                                                                                                                             **********


Sento una porta sbattere rumorosamente.
Preoccupata che sia successo qualcosa, mi fiondo fuori dalla doccia avvolgendomi nell' accappatoio.
Esco dal bagno gocciolando un po' ovunque.

-Ele?!- la chiamo, entrando in camera e accorgendomi così che è vuota.

Mi dirigo verso il letto, notando il computer acceso e abbandonato sul comò.
Lo prendo accorgendomi che è aperto su una email.
Adesso collego le cose.

Leggo ciò che le ha scritto Francesca e capisco perché Eleonora si deve essere tanto arrabbiata.
Così tanto da non essere contenta che almeno le ha scritto e che sta bene.
Sorrido sulla parte dove parla del lavoro e del rugby.
Sono così felice che stia meglio.
Anche se un po' sono arrabbiata per come fa sentire la mia ragazza.

Ripongo il pc dove era e mi accorgo della lettera.
Sospirando la prendo.
Credo che Ele l' abbia letta ieri sera o stamattina.
Rileggo quelle righe che ormai so a memoria.

"Cara Nene,

ti scrivo perché so che se ti avessi di fronte non riuscirei a dirti ciò che devo e che alla fine non farei neanche quello che sto per fare.
Mi sento morire dentro.
Sono arrivata ad un punto in cui Firenze mi sta stretta, la mia vita mi sta stretta.
Non so più chi sono o chi voglio essere.

Ho provato ad andare avanti.
Ci ho provato sul serio!!
Ma ogni mio tentativo risultava inutile.

So che sto buttando via questa opportunità di gestire il Danger ma non so neanche più se è davvero ciò che voglio o lo faccio solo tanto per fare qualcosa.
Ho lasciato tutto nelle mani di Alessandro, comunque.
Ho scritto anche a lui, Lorenzo e Marta.
Ti prego di stare vicino a mia sorella.
Spero che non mi odierà troppo.
Mi sento come se la abbandonassi di nuovo e forse, è davvero così che sembra.

Ho già fatto un biglietto di sola andata per Londra.
Ho già trovato una sistemazione provvisoria  e un lavoretto per mantenermi.
Sto progettando tutto da mesi.

Mi sento uno schifo per non avertene parlato.
Ma come potevo?
Mi avresti spronato a non farlo!
O saresti voluta venire con me.
E non potevo permettertelo.
Tu hai un lavoro che ti piace, una ragazza stupenda e una vita che ti si addice.
Non potevo lasciare che tu perdessi tutto questo a causa mia.

Non pretendo che tu mi capisca subito.
Ma spero che tu mi comprenda prima o poi.
Che capisca perchè ho dovuto farlo.

Voglio tu sappia che non ti sto estromettendo dalla mia vita.
Ne farai sempre parte.
Lo sai che sei la persona più importante per me.
Che ti devo tutto quanto.
E ti prego anche di non prendertela con Alessia.
Lei non c'entra niente.
Mi ha solo aiutato a capire che non è qui quello che cerco.
E quando mi hanno arrotato Terry, l'ho preso come un segno che dovevo andarmene.

Ti prego, non odiarmi..
Ti scriverò spesso, promesso.
Non seguirmi.
Non venire qui.
Lascia che faccia questa cosa da sola.
Mi manchi già.

Ti Voglio Bene,

                                                                             Francesca."



Sospiro, ripiegandola e adagiandola di nuovo dove era.
Ricordo quando Eleonora la trovò in camera sulla sua scrivania.
Non riusciva a parlare.
Era come pietrificata.

Si fiondò subito a casa di Feffe, ma era troppo tardi.
Se n'era andata.
E con lei tutte le sue cose.
I suoi vestiti.
I suoi DVD preferiti.
Non c'era più niente di lei in quella casa.

Ele era distrutta.
Non uscì di casa per giorgi.
Provò a chiamarla un miliardo di volte ma il numero dava inesistente.

E piano piano la tristezza ha lasciato posto alla rabbia.
Ogni email che riceveva non faceva altro che aumentare questa sua frustrazione.
E penso che quest' ultima sia la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Spero solo che non prenda decisioni affrettate.
Che non lasci che questa sua rabbia la porti ad eliminare Feffe dalla sua vita.
Perchè sappiamo entrambe che sarebbe come un suicidio.

Mi vesto lentamente, lasciando il tempo alla mia ragazza di calmarsi.
Successivamente scendo in cucina, trovandola però deserta.
Sarà di sicuro andata a correre.
Mi abbandono su una sedia al tavolo, sorseggiando distrattamente il caffè che Eleonora deve avermi preparato prima di uscire.
Spero tanto che Francesca torni al più presto, per rimettere insieme i pezzi della sua migliore amica.
Perché io sinceramente non so che fare.



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ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti.
Mi prenderò le vostre infamate per il ritardo più avanti.
Avrete tempo per farlo, tranquilli.

Vi avevo promesso un seguito per "Save Me" e adesso lo avete.
Ci ho messo un bel po', ma adesso sono nella condizione e nello spirito giusti per farlo.
Cercherò di aggiornare anche LOML.
Ma è come se sentissi un qualcosa che mi spingeva a scrivere il post Save Me e ho dovuto farlo.

Come avrete capito sono cambiate un po' di cose.
La più importante è che Feffe da tre anni si è trasferita a Londra.
Svilupperò meglio ciò nei prossimi capitoli.
Per il momento vedremo come Eleonora e tutti gli altri si stanno vivendo la propria vita "senza" di lei.

Come avrete capito anche Alessia è rimasta fuori dal gruppo per anni.
Sapremo meglio il motivo anche questo nei prossimi capitoli.

Vi basti sapere questo per il momento.
Vedremo se prima o poi la rabbia di Elenora si placherà o meno!

Un bacio a tutti.

Ci leggiamo presto! ^^

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Capitolo 2
*** Lasciar andare. ***



Cosa strana l'Amicizia.
Forse la più complessa forma di Amore che esista.
La più ricercata e desiderata.
Quella cosa che riesce a non farti mai sentire solo.
E' quel sentimento che è in grado di legarti ad una persona in un modo incomprensibile, inspiegabile.

Può durare settimane, mesi, anni!
A volte addirittura in eterno, lasciandoti quel senso di sicurezza che ti avvolge il cuore.
Alle volte, invece, sparisce così velocemente come veloce ti è entrata dentro.

Ci sono quelle Amicizie che non senti o non vedi tutti i giorni eppure sai che ci sono.
E quelle che hai tutti i giorni, ma non senti mai vicine.
Spesso, invece, succede che ne perdi qualcuna per strada e non sai se la riavrai mai indietro.

Ad alcune sei così legato che credi di averle perse, ma poi ritornano e continuano da dove le avevi lasciate, smarrite.
Sono quelle Amicizie di cui non riuscirai mai a privartene e forse in fin dei conti non lo hai mai voluto.
Tornano prepotentemente nella tua vita e tu non puoi far altro che lasciarle entrare.

Tutti abbiamo quell' Amico perduto chissà dove che ad un certo punto ritorna.
E che per quanto tu provi a respingerlo, continua imperterrito a bussarti alla porta.
Tanto che puoi solamente arrenderti a lui.

E' quell' amico che, possono passare giorni, mesi o addirittura anni, ma appena lo rivedi sembra che nulla sia cambiato.
Uno sguardo, una parola, un gesto che bastano a ricordarti cosa rappresentava per te e a cancellare tutte le ferite che aveva lasciato dietro di sé.
Pagina bianca, storia nuova.
Ed è da lì che rinizi.

Con i piedi di piombo, certo.
Ma pur sempre aperto e felice di averlo ritrovato.
Di aver riavuto indietro quell' Amicizia in cui tanto avevi riposto.

Che lo ammettiamo o meno, tutti abbiamo un amico che vorremmo tornasse nella nostra vita.
E quando per miracolo questo succede, puoi essere arrabbiato, deluso e ferito quanto vuoi, ma lo accoglierai sempre a braccia aperte.
Pronto per lasciare che ti riscaldi il cuore ancora una volta.
Sperando che a sto giro sia per sempre.

Non abbiate paura di aprirvi, di lasciarvi andare.
Ogni persona che entra nella vostra vita è un dono.
Mandato per aiutarvi ad affontare gli ostacoli di quel preciso momento, ma anche di quelli futuri.
L' Amicizia vera è rara e pura e di certo non le si può negare una seconda possibilità.
Perciò spegnete il cervello e aprite il cuore.
Solo lui è in grado di indicarvi la strada giusta da seguire.



                                                               

                                                                                                          **********



Il cuore mi batte all' impazzata.
Le mani sudano abbestia.
Ed è come se mi mancasse l' aria.

Ma come ci siamo ridotte così?
Come abbiamo potuto lasciare che accadesse?
Che ci perdessimo così facilmente?

Avrei giurato che saremmo state amiche per la vita.
Inseparabili!
Che non avremmo permesso mai a niente e nessuno di mettersi in mezzo.
E invece un giorno è successo.

Abbiamo inziato a sentirci sempre meno.
A vederci raramente.
Fino a quando non è più arrivato neanche un messaggio.
Alessia è sparita dalla mia vita, così semplicemente come ci era entrata.

E adesso dopo tre anni sono qui.
Seduta a quello che era il nostro tavolo al solito bar.
Ad aspettarla con un' ansia che mai avrei immaginato potessi avere pensando a lei.

Da quello che ho capito deve essere tornata a Firenze qualche giorno fa.
Non so bene i dettagli.
A dir la verità non so proprio più niente di lei.
E non so neanche cosa aspettarmi da questo incontro.

All' improvviso sento il campanello appeso all' entrata, prendere vita.
Mi volto di scatto e la vedo.
Bassa come me la ricordavo, bella come è sempre stata.
Solo meno bambina e più donna.
E sento come se qualcosa mi si strozzasse in gola.

Sorride imbarazzata notandomi.
Cammina lentamente verso di me, passandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
Sorrido ricordando quel gesto tanto familiare.

Mi alzo aspettandola.
Sempre più ansiosa, sempre più impaziente.
E quando finalmente mi è di fronte, mi accorgo di non sapere bene che fare.
Ma a quanto pare è il cuore a comandarmi e a spingermi ad avvolgerle le braccia intorno al collo.

-Erica così mi soffochi- soffia al mio orecchio, impacciata per quel gesto improvviso. 

-Alessia!- esclamo, staccandomi -come stai? Come mai sei tornata? Come ti va la vita? Dio, sono così felice di vederti!-

-Una domanda per volta!- ride, prendendo posto sulla sedia di fronte alla mia.

Mi siedo di nuovo, scrutandola.
Una matita leggera fa risaltare i suoi enormi occhioni nocciola.
I capelli lasciati correre sulle spalle, più lunghi di quel che ricordavo, ricci, selvaggi!
E' vestita semplice come suo solito.
Jeans stretti, maglettina azzura a maniche corte e le sue immancabili polacchine.

Guardandola mi rendo conto di quanto mi mancasse.
Di quanto avessi sperato che prima o poi tornasse.
Che mi dicesse la causa del nostro distaccamento.
Perché io ancora non l' ho capita.

-Ma guardati!- esclama, enfatizzando la frase con un gesto della mano  -sei bellissima!-

-Io? Vogliamo parlare delle tue tette? Esplodono!- rido, toccandogliene una.

-Non sei proprio cambiata di una virgola-  si libera della mia presa, ridendo.

Mi era mancata anche la sua risata!
Compagna di mille avventure!
Ricordo di momenti spensierati e felici.

Restiamo a fissarci in silenzio, senza saper che dire.
Il cameriere viene a prendere la nostra ordinazione.
Complimentadosi con noi per la scelta del drink.
Due 130 Montenegro.

-Dai, raccontami qualcosa di te!- mi sprona, riponendo il cellulare in borsa.

-Mah, non è che abbia tutte ste novità!- rispondo -io e Eleonora stiamo ancora insieme e stiamo anche guardando qualche casa per andare a convivere, ho finito gli studi e adesso affianco delle maestre in un asilo!-

-Ma è fantastico! Sono così contenta- allunga una mano stringedo la mia -hai sempre amato i bambini- sorride -e sono felice che con Eleonora vada tutto bene-

-Sì, anche io- 

Finalmente arrivano le nostre bevute con anche due ciotole di salatini.
Facciamo un piccolo brindisi, battiamo il bicchiere sul tavolo e beviamo un sorso.
Certe cose non cambiano proprio mai.

-Adesso è il mio turno!- lascio il drink sul tavolo, sporgendomi verso di lei -voglio sapere tutto!-

-Che c'è da dire?- domanda, retorica, abbassando lo sguardo -Milano non faceva più per me!- alza le spalle, sospirando -mi mancava l' aria di Firenze e mi mancava la mia famiglia e..- alza gli occhi, guardandomi -mi mancavi tu- un timido sorriso, prende vita sul suo volto, facendomi sussultare il cuore.

-Come abbiamo fatto a lasciare che le cose andassero così?- chiedo, capendo che la conversazione ha preso un tono più serio.

-Io penso che ci sia un motivo per tutto- risponde, semplicemente -magari doveva andare così! Magari dovevamo perderci un po' per poi ritrovarci-

Rifletto sulle sue parole e mi chiedo se abbia ragione.
O se sia solo una scusa per non pensare alle colpe che entrambe abbiamo.
Lei non si sarà fatta più sentire, ma io non le ho neanche più scritto.

Ero arrabbiata.
In un certo senso le davo la colpa per alcuni avvenimenti che sono successi.
Per alcune cose che ci hanno fatto star male tutti.
La partenza di Francesca, ad esempio.

Ma adesso mi rendo conto che forse lei rappresentava per me solo uno sbocco di sfogo.
Un capo espiatorio per dare a qualcuno la colpa di quello che stava succedendo.
Sono stata molto ingiusta e infantile.
Io per prima ho lasciato che qualcosa si mettesse tra di noi.
Ma sono del tutto pronta a rimediare al mio errore.

-Può essere- scuoto la testa, poco convita -ma spero che possiamo provare a tornare ad essere come un tempo-

-Altrimenti perché credi che volessi vederti?- sorride speranzosa.

-Bene, siamo d' accordo allora!- faccio un cenno vigoroso con il capo a mò di sancimento -ma ancora non mi hai detto nulla di te!-

-Inizierò i corsi a settembre, quindi direi che, dato che siamo a maggio, ho tempo per pensarci! Avevo intrapreso una relazione di solo sesso con una ragazza, ma ho capito che proprio non fa per me- storce il naso, quasi disgustata -i ragazzi come stanno?-

-Lorenzo sta con una ragazza da più di un anno e lavora come commesso in un negozio di articoli sportivi. Alessandro va ancora a scappatelle con ragazze conosciute a feste, ma lavora al Danger di cui è il gestore! Marta invece ha iniziato a lavorare in un bar vicino a villa Santoro-

-No, aspetta, credo di essermi persa- scuote la testa, confusa -non doveva gestirlo Francesca il Danger?-

-Ma come? Non sai niente?- domando, quasi sconvolta.

-Non so niente di cosa?-

Ok, sapevo che la loro relazione si era chiusa un po' bruscamente.
Ma avevo capito che si fossero chiarite.
Pensavo che Feffe le avesse detto che se ne andava!

E invece adesso sono io che la devo mettere al corrente di tutto.
Non mi sembra vero.
Come glielo dico senza che si senta in colpa?


-Alessia, Francesca si è trasferita a Londra tre anni fa- glielo dico quasi in un sussurro, preoccupata della sua reazione.

-Come a Londra? E perché? Cosa è successo?-spara a raffica una domanda dietro l' altra, senza darmi il tempo di risponderle.

-Ale, frena- la stoppo alzando una mano nella sua direzione -un giorno Eleonora ha trovato una lettera da parte sua dove le diceva che se n'era andata e che non voleva che la seguissimo-

-Cioè, fammi capire, se n'è andata così senza dire niente?-

-Sì- annuisco -e bhè, Eleonora per un po'..-

-Ha dato la colpa a me- finisce in un sospiro, al posto mio -come biasimarla?-

Abbassa la testa, sinceramente dispiaciuta.
Si passa una mano tra i capelli, pensierosa.
Chissà che cavolo le starà passando per la mente.

-Ehi, non fare così. Non colpevolizzarti!- cerco di tirarla su, ma senza grossi risultati.

-E come faccio? Erica, io l'ho tradita!-

-Ma vi eravate prese una pausa! Tecnicamente non l'hai tradita!- pronuncio quelle parole che mi ritrovo sorpresa a non condividere totalmente.

E' così, Alessia l'ha tradita.
Dopo un mese che si erano prese una pausa, lei è andata a letto con Stella.
Non ho mai ben saputo le dinamiche o come possa essere successo.
Fatto sta che è accaduto.

Alessia lo ha detto a Feffe.
Feffe si è arrabbiata e ha chiuso definitivamente con lei.
Dopo sei mesi ha lasciato tutto e si è trasferita.

-Mi dispiace così tanto- esclama, commossa -e mi dispiace anche di aver chiuso i rapporti con te. Ma dopo averla ferita così, immaginavo che Eleonora mi odiasse e anche tu giustamente di conseguenza. Non sapevo che dirti o come giustificarmi, perché non ho scuse!- inizia a scenderle qualche lacrima, che cerca di raccogliere con il pollice -ho pensato che non farmi sentire per un po' fosse più facile, ma poi sono passate settimane, che sono diventate mesi e alla fine non sapevo più come riallacciare i rapporti!-

-Smettila ora- le prendo una mano tra le mie, rendendomi conto di star piangendo a mia volta -anche io ho le mie colpe! Non ti ho scritto, ti ho dato la colpa per qualcosa che molto probabilmente sarebbe successa comunque e stai tranquilla, Eleonora sa che non è colpa tua, come tutti gli altri del resto!-

-Davvero?- tira su con il naso, puntando i suoi occhi nei miei.

-Davvero!- annuisco, cercando di sorridere -solo, ecco...- balbetto, prendendo tempo -magari prima che tu torni al Danger con gli altri, devo avvertire Eleonora che sei tornata, così, per sicurezza!- 

Non ho mentito.
Eleonora non le dà più la colpa. 
Tramite le prime email di Francesca, ha capito che il problema fosse un altro.
Ma non ha mai compreso quale fosse davvero.

Sa solo che la relazione con Alessia non funzionava da un bel po'.
Feffe l' amava davvero ma era arrivata a sentirsi costretta.
A sentirla più come un dovere che un piacere.

Sentiva come se fosse l' unica cosa che riuscisse a farla sentire bene e ultimamente neanche troppo.
Poi Alessia è andata a letto con Stella.
E non le andava più.
Voleva altro, voleva di più.
E ha capito che non lo avrebbe avuto restando ancorata a lei, a noi.
Quindi semplicemente se n'è andata.
Bene o male lo ha fatto.
E noi abbiamo dovuto accettarlo.
Ed è questo che Eleonora deve capire.




                                                                                                                   **********





Chiudo l' ennesima pratica sbuffando sonoramente.
Questa mattinata in ufficio sembra non finire più.
Prima la signora Ceccarelli con la sua stupida poliza, poi una coppia di dementi appena sposati che voleva assicurare la casa e infine una vecchia signora che è venuta a chiedere se poteva assicurare il cane nel caso glielo avessero arrotato, rubato o cose simile.
Ma io dico, tutti a me?
E' che mio padre si diverte a mandarmi i clienti assurdi che lui si vuole evitare.

Chiudo il portatile sulla scrivania, appoggiandovi successivamente gli occhiali da riposo.
Mi passo una mano sulla faccia, cercando di togliermi un po' di stanchezza.
Alla fine sbadiglio, incrociando i piedi accanto al computer.

Dò un rapido sguardo al disordine che ho sul mio piano di lavoro.
Cartelle di fogli sparse ovunque.
Penne, forbici, matite e quant' altro gettati alla rinfusa.
Storcio il naso davanti a quel caos, per poi spostare l' attenzione sulle cornici di foto.

Una mia e di Erica dello scorso anno, al mare.
Una con la mia famiglia in cui c'è pure Marta tutta sorridente.
Una delle mie preferite con Federica.
E per ultima, quella mia insieme a Feffe in una serata di ozio sul suo divano.

La prendo in mano, accarezzando il vetro.
Sorrido al ricordo di quella giornata.
La abbiamo passata insieme dal mattino alla sera.
In giro a cazzeggiare per finire con una maratona di Grey's Anatomy a casa sua.

Quell' ultimo pensiero mi riporta alla mente l'ultima email sua che ho ricevuto.
Dio, quanto mi ha fatto innervosire.
Tutte le volte che leggo "non odiarmi troppo" o cose simili mi fa saltare i nervi.
Come potrei mai odiarla?
E' la persona più importante della mia vita.
E' la mia persona.

Sento tutta la nostalgia inglobarmi come sempre quando penso a lei, a noi.
E mi ritrovo a domandarmi cosa starà facendo in questo momento.
Spero davvero che stia così bene come dice.

-Eleonora?- bussano alla porta del mio ufficio, aprendola una volta che ho dato il consenso -vedo che sei molto occupata- dice sarcastico mio padre, entrando e prendendo posto su una sedia di fronte a me.

-Non rompere! Ho chiuso adesso l' ultima pratica- ribatto, poggiando di nuovo la foto sulla cattedra -che c'è?-

-E' andato tutto bene con il cane della signora?- chiede, divertito, facendomi innervosire.

-La vuoi piantare di mandarmi tutti i casi disagiati?-  gli lancio un' occhiataccia, sedendomi compostamente -comunque sì, tutto a posto-

Lo vedo allungare un braccio e portare a sé la foto che stavo guardando prima.
Sorride amorevolmente, sussurando un -Le mie ragazze- che mi strappa un sorriso.
E' sempre stato un bonaccione.
Specialmente quando si tratta di noi.

-Allora, l'hai sentita?- chiede, rimettendo al suo posto la cornice -come sta?-

-Sì, mi ha scritto ieri notte. Dice di stare bene, che si è trasferita da Ilaria e che il lavoro va alla grande- dico tutto con un tono leggermente infantile e infastidito.

-Io e tua madre siamo un po' preoccupati, in realtà- confessa.

-Anche io!- esclamo, guardandolo.

-No, noi siamo preoccupati per te- 

Tipico da lui spiazzarmi con queste uscite insensate.
Non vedo il motivo di tale preoccupazione.
Io sto benissimo!

Con Erica va tutto bene.
Il lavoro va bene.
La mia vita è una favola.
Non capisco quindi cosa diavolo dovrebbe esserci che li fa preoccupare!

-Per me?- domando, confusa -io sto benissimo!-

-Ah, davvero?- ribatte, guardandomi come solo i padri possono guardare -Erica dice il contrario-

-Lo sapete che quella è matta! Non dovete darle retta!- 

-In realtà ci fidiamo più di lei che di te- mi fa una linguaccia, continuando a farmi innervosire sempre più - avanti, dimmi cosa c'è che non va-

Perché la mia ragazza continua a mettermi in queste situazioni scomode?
A volte penso che lo faccia apposta.
Magari se non parlo di certe cose, è perché semplicemente non ne voglio parlare!

E poi tutti che fanno i finti tonti.
Sanno esattamente che sto benissimo, ad eccezione di una cosa.
Ma quello che mi domando è perché io sia l'unica a sentirmi ancora così.
Come hanno fatto gli altri a digerire il tutto così velocemente?
Ok, saranno anche passati anni ma non è una cosa di poco conto.

-Lo sai cosa c'è che non va! Perché diavolo continuate a chiedermelo tutti?- quand'è che sono tornata ad essere così scontrosa?

-Forse perché non rispondi mai davvero- risponde pacatamente.

-Cosa vuoi che ti dica?-

-Tesoro- si sporge in avanti, poggiando una sua mano sulla mia -sono passati tre anni e se ancora non hai assimilato la questione, evidentemente qualcosa te lo impedisce-

Abbasso lo sguardo sentendomi colpita e affondata.
Come quando da piccola giocavo con lui a Battaglia Navale e perdevo sempre.
E' ancora questo l' effetto che mi fa.

Babbo riesce sempre a spiazzarmi.
Sembra un uomo d' affari impegnatissimo e distaccato.
Ma quando si tratta di me, della famiglia, è il padre e marito che tutti vorrebbero.
Ogni volta che sono stata giù di morale, lui spuntava e sembrava che tutto si sarebbe risolto nei migliori dei modi.
Voglio continuare a credere che sia così.

-Mi ha abbandonata- abbasso lo sguardo -dopo tutto quello che abbiamo passato, semplicemente ha preso e se n'è andata senza dirmi niente- dico quelle parole ad alta voce per la prima volta e le sento trafiggermi il petto una ad una -avrei voluto me ne parlasse-

-Se lo avesse fatto, cosa le avresti detto?-

-Di non andare! Che c'erano altre soluzioni! Che le avremmo trovate insieme!- mi passo una mano tra i capelli, alzandomi e prendendo a camminare avanti e indietro per l' ufficio.

-Ma Tesoro, è proprio per questo che lei non lo ha fatto- mi fermo di botto davanti la finestra, guardando fuori -aveva bisogno di andarsene! Di vedere se era in grado di cavarsela da sola, di trovare qualcosa che andasse meglio per lei, di cercare la sua strada! Vedrai che non appena l' avrà trovata, tornerà-

-E se lei capisse che la sua strada è laggiù?-

Quella è la mia paura più grande.
Il pensiero più ricorrente.
Se veramente lei non tornasse più?
Cosa farei io?

Non posso neanche pensarci.
Sto vivendo con la speranza che un giorno me la  vedrò spuntare dal niente.
Con il suo mezzo sorriso e gli occhi pieni di affetto, come se non fosse passato neanche un giorno dalla nostra separazione.
Quindi adesso non voglio nemmeno immaginare che lei possa non tornare proprio più.

-Allora dovrai appoggiarla- afferma, facendomi voltare di scatto, incredula -è così che fanno le amiche, è così che fanno le sorelle-

-No- scuoto la testa rigorosamente -lei tornerà-

-Eleonora- si alza, avvolgendomi in un abbraccio familiare e confortevole -è il momento che tu le scriva davvero come ti senti. Parlale, solo così troverai un po' di pace- mi lascia un bacio sulla guancia e una carezza, per poi uscire chiudendosi la porta dietro di sé.

Torno a sedermi.
La testa tra le mani, pensando alle sue parole.
E se avesse ragione lui?
Devo davvero dirle tutto quanto?

In questi ultimi tre anni le ho sempre scritto in modo amichevole.
Forse un po' distaccato.
Non volevo farle pesare la sua decisione, anche se ci sono stati dei giorni in cui avrei tanto voluto farlo.

Le ho raccontanto degli avvenimenti più importanti.
Dei traguardi che ho raggiunto.
Le ho detto più volte che avrei tanto voluto che lei fosse qui in quei momenti.
Ma mai le ho buttato addosso tutta la mia rabbia.
E se fosse arrivato il momento di farlo?

Mi sistemo meglio sulla sedia in pelle nera.
Avvicino il portatile, aprendolo.
Accedo alla posta, cliccando sull' indirizzo di Francesca.
Apro la pagina bianca e lascio che siano i miei sentimenti a guidarmi.


"Ciao Feffe,

mi ha fatto piacere ricevere la tua email.
Almeno so che non ti sei dimenticata del mio compleanno.
Come hai fatto con molte altre cose.
Penso che dovrei chiederti scusa in anticipo per ciò che sto per scrivere, perché non credo che ti farà piacere.

Sono stanca di fingere che sia tutto ok.
Che io abbia accettato e condiviso questa tua scelta così bene come ti ho fatto credere.
In questi ultimi anni non ho mai voluto farti pesare niente o ferirti in qualche modo.
Ma ora basta.
Io mi sono curata di quello che potessi provare tu, ma te non hai fatto lo stesso.

Mi hai abbandonata.
Mi hai accartocciato e gettato via con una leggerenza che non credevo possibile.
E sono stanca.
Sono davvero stanca.

Sì, sono felice per te.
Che tu stia bene, che abbia trovato delle persone con cui ti trovi a tuo agio e con le quali condividere la tua vita lì.
Ma non posso continuare a farti credere che anche io sto bene.
Perché io non sto bene, Francesca.

Alle volte ce l'ho  talmente tanto con te che penso che se ti avessi di fronte ti riempirei di botte.
Perché è così che abbiamo sempre fatto, no?
E allora perché non lo hai fatto anche tu prima di andartene?

Mi hai lasciato indietro con una stupida lettera.
Una lettera, Feffe!!
Pensavo di meritarmi di più a delle solite frasi fatte che si dicono sempre.

Adesso ti ripeto una cosa che ti scrissi nella prima email che ti ho spedito: "Dovevi parlarmene".
Lo dovevi fare.
Me lo dovevi, almeno!

Sì, hai ragione tu.
Avrei cercato di non farti partire, ma sappiamo entrambe che lo avresti fatto comunque.
Ma almeno potevi dire di avermelo detto di persona.
E io potevo aggrapparmi a questo.

Perché non ti rendi conto che ho bisogno di te?
Perché non riesci a capire che non puoi semplicemente sparire dalla mia vita per tre anni e pretendere che nulla cambi?

Spaisci per settimane o mesi e poi ti rifai viva come se niente fosse.
Come se fammi sapere che stai bene fosse un peso per te.
Una cosa che ti senti in obbligo di fare.
E non mi sta più bene.
Ora basta.

Io ci sarò sempre per te, lo sai.
Qualunque cosa succeda.
Ma adesso ho bisogno io di sparire per un po'.
Almeno questo me lo devi.


In bocca al lupo per il tuo lavoro e per la fine del tuo campionato.
Sono davvero felice per te, anche se stenterai a crederlo dopo ciò che ti ho scritto.
Non combinare casini, fai a modino.
Ti Voglio Bene, lo sai.


                                                                                          Nene"


Clicco invio, pentendomene subito dopo.
Sospiro, appoggiandomi di peso allo schienale.
L'ho fatto davvero?





                                                                                                              **********





-Ciao Rachele!-  Saluto allegramente la segretaria -Eleonora è nel suo ufficio?-

-Ciao Erica- ricambia il saluto, annuendo successivamente -occhio che è più nervosa del solito- ride, coinvolgendomi.

-Grazie per la dritta!-

La supero e mi reco in direzione degli uffici.
Ce ne sono sei su questo piano!
Uno a testa per i Santoro e tre condivisi da due impegati ciascuno.
Questo spazio è veramente enorme.
E pensare che tutto l' edificio è proprietà dei Santoro, fa davvero impressione!

Busso alla porta di Eleonora, entrando senza aspettare risposta.
La trovo di spalle, intenta a fissare fuori dalla finestra.
Penso che sia il suo punto preferito della stanza.

Mi avvicino avvolgendole le braccia intorno alla vita.
Le lascio un bacio sulla guancia.
Successivamente mi stacco, andando verso la scrivania.

-Ti ho portato il pranzo!- esclamo, appoggiando le buste con il cibo cinese sul ripiano -quasi quasi vorrei avermi come ragazza! Sono perfetta!- 

Questa mia ultima esclamazione non ottiene attenzione.
Ed è ciò che mi fa insospettire.
Specialmente perché ancora non si è degnata di voltarsi.

Sembra molto pensierosa.
Con le spalle curve in avanti, come se reggessero un grosso peso.
E una mano che passa nervosamente tra i capelli ogni due minuti.

-Amore, va tutto bene?- chiedo preoccupata, sedendomi.

-Non lo so- sussurra -credo di aver fatto una cazzata-

Finalmente si gira, regalandomi un finto mezzo sorriso.
Mi viene incontro prendendo posto sulla sua poltrona girevole.
Allunga una mano, cercando di recuperare una busta. 

-Eh, no, carina!- gliela schiaffeggio, allontanandola -non avrai il tuo pollo in agrodolce fino a quando non mi dici tutto!- 

-Avanti, non fare la stupida!- tenta di nuovo di impossessarsi del cibo, ma ancora una volta mando a monte i suoi piani -dai, ho fame!- si lamenta, mettendo su il broncio.

-Il broncio funziona con te, non con me!- le faccio una linguaccia, impossessandomi di entrambe le buste -e ora sputa il rospo!-

-Ho talmente fame che il rospo me lo mangio!-

-Sei proprio infantile!- ribatto, imbronciandomi. 

-Ha parlato Miss Maturità- alza un sopracciglio con quell' atteggiamento che mi fa incazzare e arrapare allo stesso tempo.

Ok, Erica concentrati.
Devi essere decisa.
Non farti distrarre dal suo corpo perfetto, dai suoi occhioni da cerbiatta, da quelle mani che..

-Ok, basta! Dimmi tutto e dopo si scopa!-

-Cosa?-

-Volevo dire, si mangia!- mi correggo, imbarazzata.

Scoppia a ridere senza controllo.
Ride più forte quando si accorge del mio broncio.
La guardo dimenarsi sulla poltrona, sperando che finisca presto di sfottermi.

Almeno sono felice di essere riuscita a farla ridere.
Solo che speravo di trovarla di buon umore, dato quello che devo dirle.
Non vorrei farla arrabbiare maggiormente.

-Ho scritto a Feffe- dice d' un tratto, spiazzandomi.

-Bene!- batto le mani contenta -che le hai scritto?-

-Cose brutte- storce la bocca, incupendosi di nuovo -babbo mi ha consigliato di dirle quello che non le ho mai detto e così ho fatto- sospira, andando indietro sullo schienale -le ho detto che adesso sono io che ho bisogno di sparire e che non può pretendere di andarsene senza che nulla cambi e insomma, cose così-

-Era ora!- batto una mano sulla scrivania, prendendola di sorpresa.

Mi sono domandata spesso cosa aspettasse a dirle come stesse davvero.
Ciò che realmente provasse.
Mi chiedevo perché non avesse ancora detto a Francesca quello che pensasse sul serio sulla sua scelta.

Certo, io per prima dico che Eleonora deve capirla e sostenerla.
Ma questo solo dopo averle sparato addosso tutto quello che deve.
Altrimenti come fa a essere sincera?

-Credo di non aver capito-

-Ho detto: era ora!- ripeto, risoluta -non puoi sempre dargliela vinta perché le vuoi bene!- sbotto -era ora che ti decidessi a dirle cosa senti davvero! Certo, ce ne hai messo di tempo! Ma meglio tardi che mai! Vedrai che ora le cose andranno meglio-

-Quindi dici che ho fatto bene?- chiede, non troppo convinta.

-Assolutamente! Non sai quante volte ne abbiamo parlato io e Giovanni- scuoto la testa, recuperando un contenitore da una delle due buste -e siccome sei stata brava, ecco a te il tuo gattino in agrodolce!- 

Ancora incredula, prende a mangiare.
Anche se sono un po' delusa per il fatto che non mi abbia ripreso come suo solito per aver detto "gattino".
Detesta quando lo dico.
E a me fa morire da ridere la sua reazione.
Tutte le volte.

Adesso devo solo aspettare che si riempa la pancia.
Che le passi un po' di nervoso.
E poi attaccherò con la bomba "Alessia"!

Io e Marta avevamo anche pensato di non dirle niente.
Lasciare che lo scoprisse da sola.
Magari una sera al Danger con tutti gli altri e urlarle "Sorpresa!" quando si fosse presentata Alessia.
Ma la possibilità che ci prendesse entrambe a calci non ci piaceva per niente.
Quindi ho deciso che le avrei detto ogni cosa.
Questo una settimana fa.
Ma sono dettagli.

Domani sera però Alessia vuole venire al pub e rivedere i ragazzi.
Perciò o glielo dico ora, o mai più.
E non voglio essere presa a calci.

-Amore mio dolce- inizio, attirando la sua attenzione.

-Oddio, cos' hai combinato 'sta volta?- chiede, esasperata, lasciando andare le bacchette.

-Non è che tutte le volte che ti chiamo così, devo per forza aver combinato qualcosa!-

-Erica- mi richiama, con tono fermo.

-E va bene!- sbuffo -Alessia è tornata a Firenze! Mi passi gli spaghetti di soia, per favore?-

Allungo una mano nella sua direzione, con il miglior sorriso che riesco.
Ingoio la saliva aspettando una sua qualche reazione.
Al momento si limita a fissarmi senza muovere un muscolo.

Lo sapevo.
Adesso inizierà a sbraitare.
Perché cavolo non gliel'ho detto prima?

-Bene- dice, in fine -e l'hai vista?- domanda, calma, passandomi gli spaghetti.

-No, aspetta- sbatto un paio di volte le palpebre, credendo che sia un sogno -credevo tu mi urlassi contro che dovevo dirtelo prima, che non si fa così, che sono sempre la solita, che dopo tutti questi anni non dovrei avere più paura a dirti le cose ecc ecc e invece tu te ne esci solamente così?-

-Ma se lo sai perfettamente da sola, che bisogno c'è che te lo dica io?- alza di nuovo un sopracciglio, facendo smuovere nuovamente qualcosa nel mio basso ventre.

-Non fa una piega- tiro un sospiro di solliveo, proseguendo subito dopo -comunque, è venuta a finire la magistrale qui. Ha detto che le mancavo e che vuole recuperare il nostro rapporto. E poi vuole rivedervi tutti. Domani sera. Al Danger-

-Domani sera?- alza la voce, guardandomi male -Erica!- mi richiama, con quel suo tono di rimprovero che non sopporto.

-Avevi detto che era inutile fare così! Perché lo so da sola!- brontolo, con vocina infantile.

Ringhia, ributtandosi contro lo schienale.
Si passa una mano tra i capelli.
In fine torna a guardarmi.

-Va bene, scusa- soffia -ok, d' accordo- decreta dopo qualche secondo -non ci sono problemi-

-Davvero?- domando, sorpresa.

-Davvero- annuisce, convinta -mi farebbe bene parlarci un po'-

Se sapevo che sarebbe stato così facile, glielo avrei detto prima.
Mi sono fatta un sacco di  problemi per niente.
Come è che dopo tutti questi annni riesce ancora a sorprendermi?

Quell' ultimo pensiero mi fa tornare in mente che c'è una cosa importante che dovevo dirle.
Solamente, il fattore Alessia aveva fatto scalare tutte le altre cose.
Mi chiedo come sia stato possibile visto quanto questa cosa mi renda felice!

-Amore!- esclamo, facendola sobbalzare -ti dovevo dire che domani pomeriggio abbiamo appuntamento per andare a vedere una casa! Ed è vicina pure alla villa dei tuoi!- 

-E quando pensavi di dirmelo?-

-Adesso!- rispondo, mettendo su la migliore faccia a schiaffi di sempre -sappi che dalle foto mi piace davvero tanto!-

-Ne terrò conto- sorride, facendo fare le capriole al mio stomaco.

-Senti- soffio, maliziosamente, alzandomi -chi c'è rimasto sul piano?-

-Solo io e Rachele. Gli altri sono in pausa pranzo- risponde, iniziando a sbottonarsi la camicia.

-Proprio quello che volevo sentire- chiudo la porta a chiave, per poi dirigermi verso di lei.

Ecco, se c'è una cosa che mi piace dell' ufficio di Eleonora, è proprio questa.
Se questi muri potessero parlare....
Meglio di no o verremo arrestate entrambe!
Altro che cinquanta sfumatore di grigio!





                                                                                                               **********




-Quindi domani andate a vedere una casa?-

Osservo il mio amico sedersi sul divano con una birra in mano.
E' arrivato poco fa a farmi visita.
Doveva chiedermi un consiglio su Elisabetta.
Ma ancora non ne ha neppure accennato.

-A quante pare- roteo gli occhi, prendendo posto sulla poltrona davanti a lui -Erica me lo ha detto solamente oggi-

-Tipico da lei- ride, passandosi una mano tra i capelli.

Ci siamo trovati spesso così negli ultimi anni.
A volte per conversazioni serie, altre solo per il buon vecchio cazzeggio.
Abbiamo scoperto che fa bene ad entrambi.
E poi non so perché, ma mi trovo molto bene a parlare con Lorenzo.

-Ha detto che è qua vicino- alzo le spalle -in realtà a me va bene più o meno tutto, basta che sia spaziosa. Altrimenti che guadagno bene a fare?- 

-Hai ragione- anniusce richiedendo un batti-pungo che non gli nego -ma passiamo a cose serie. Mi devi aiutare!- 

-Quanto ti serve?- sospiro, recuperando il blocchetto degli assengi dalla borsa.

-Non ho bisogno di soldi, scema!- risponde, un po' risentito -beh, non oggi almeno- muove la mano in un gesto di non curanza -stavo pensando se è troppo presto per chiedere a Betta di venire a vivere con me. Insomma, non stiamo insieme da molto! Però è come se sapessi che lei è quella giusta- sorride sornione, facendomi scuotere la testa.

-Lorenzo, non posso darti una risposta certa a questa domanda- dico, pacatamente -devi decidere tu! Se pensi che sia il momento giusto, fallo! Non guardare me ed Erica che ci abbiamo messo anni! E' una questione diversa. Tu hai un buon lavoro, vivi da solo da più di un anno e sei un ragazzo serio. Se credi di aver raggiunto già un tuo equilibrio e che portare con te un' altra persona lo possa solo arricchire, allora fallo! Altrimenti puoi sempre aspettare un altro po'!-

Io e Erica abbiamo deciso di cercare casa insieme, quasi per gioco.
E' stata una scommessa, in realtà.
Una sera avevamo decisamente bevuto troppo.
E non so il come né il perché ma lei ha scommesso con Alessandro che quando io le avrei chiesto di convivere, sarebbe già stata vecchia e decrepita.
Ovviamente non potevo lasciargliela vinta.
Una settimana dopo le ho fatto recapitare delle rose con un deplian di case in vendita e in affitto al posto del classico bigliettino.
Direi che ho decisamente vinto.

Per i soldi non è un problema.
Non dobbiamo neanche chiedere un mutuo.
Per il mio venticinquesimo compleanno i miei si sono offerti di prestarmi i soldi che ci servono.
Glieli potremo rendere mese per mese.
Questo Erica non lo sa ancora.
Lascerò che mi faccia capire qual è la casa che desidera e io gliela comprerò.
Dopo di ché la porterò lì e... Sorpresa!
E boom! Una notte di sesso non me la toglie nessuno.

-Ele, ci sei?- mi vedo sventolare una mano davanti agli occhi.

-Sisi- torno in me, cercando di celare il mio sorriso malizoso -quindi hai deciso?-

-Penso che forse hai ragione tu- dice, non lasciandomi di certo sorpresa  -devo ancora trovare un mio equilibrio!- 

Finisce la birra d' un fiato, passandosi il dorso sulla bocca per pulirsi.
Gesto che mi fa storcere il naso.
Perché questo ragazzo ignora l' esistenza dei tovaglioli?

-Ora devo veramente andare a lavorare- si alza, incamminandosi verso la porta -a proposito, ti ho messo da parte un paio di scarpette da gioco dell' Adidas che sono appena uscite. Credo proprio che ti piaceranno!- sorride fermandosi -vieni a provarle- si sporge in avanti abbracciandomi velocemente.

-Lo farò, grazie- ricambio la stretta per poi lasciarlo libero di andare.

Tra Erica oggi in ufficio e Lorenzo adesso, non ho ancora avuto modo di pensare sul serio a ciò che ho scritto a Francesca.
Mi chiedo ancora se ho fatto davvero bene come dice la mia ragazza.
O se invece ho mandato tutto a puttane definitivamente.

L' unica cosa che so, è che mi sento molto meglio.
A quanto pare avevo proprio bisogno di dirle tutto quello che penso.
Come al solito mio padre aveva ragione.
Ma non glielo dirò.
Sennò poi si gongola come le peggiori adolescenti pon pon.

Comunque so già che non riuscirò a non risponderle per troppo tempo.
Prima o poi sentirò il bisogno di raccontarle qualcosa.
Tipo di mandarle le foto della mia futura casa.
E so che sarà felice per me.

L'idea di prendere una casa qui vicino non mi dispiace.
Sarei vicina a dove sono cresciuta e ai miei genitori.
Ma soprattutto sarei vicina a Feffe, se mai deciderà di tornare.
E questo gioca molto a favore.
Speriamo che a Erica piaccia davvero così tanto come mi ha ripetuto per tutto il pranzo.
E anche dopo il pranzo.
Solo lei in quei momenti può pensare a certe cose.

Neanche il tempo di sedermi di nuovo e prendere la birra in mano, che suonano al campanello.
Chiedo a Susy di andare ad aprire.
Sarà qualcuno che aspetta mio padre.
Mia madre è fuori città per lavoro.

Invece con mia grande sorpresa vedo spuntare Alessia.
Un' Alessia impacciatissima e totalmente in imbarazzo.
Completamente pietrificata vicino al camino.

-Ciao- alza timidamente una mano nella mia direzione -Susy mi ha detto che eri in casa. Spero di non disturbare-

-Alessia- soffio, ancora imbambolata -vieni pure- mi alzo.

Giuro che se Erica si è dimenticata di dirmi tutto ciò, questa volta l' ammazzo.
Non dovevamo vederci domani sera?
Dovevo prepararmi un discorso, cazzo!

Non che abbia poi troppo da dirle.
Lei è andata a letto con un' altra.
Francesca l' ha lasciata e poi è sparita.
Ma non posso certo dare la colpa a lei, giusto?

In realtà per un periodo l'ho fatto.
Un periodo molto breve, però.
Le cose tra loro non funzionavano già da un bel po' di tempo.
Si erano allontanate parecchio.

Certo, Alessia è andata a letto con Stella mentre loro erano in pausa, ma posso colpevolizzarla?
La verità è che Francesca cercava un pretesto per poter lasciare tutto e andarsene.
Magari l' amava ancora, ma non sarebbe stata di certo lei a impedirle di fare quello che aveva in mente.
Non più.


-Vuoi qualcosa da bere?- le chiedo, da brava padrona di casa -una Leffe, magari?- sorrido, cercando di metterla a suo agio.

-Vedo che ti ricordi bene- ricambia il mio sorriso, accomodandosi su una delle poltrone -volentieri grazie-

-Bene!- esclamo, dirigendomi in cucina -prendo anche qualcosa da mangiare, così facciamo aperitivo!-

Ecco, l' aperitivo è un vizio che ho preso in questi ultimi anni.
Non perdo mai l' occasione di farlo.
E' una buona scusa per prendersi un attimo di pace e tranquillità.

Torno in sala con birra e patatine.
Stappo la Leffe passandola alla riccia.
Mi siedo davanti a lei sorseggiando la mia che avevo precedentemente abbandonato sul tavolo.

-Allora, come stai?- rompo il silenzio imbarazzante -Erica mi ha detto che sei tornata!-

-Sì!- annuisce -ho capito che Firenze mi mancava troppo. Noi toscani siamo tutta un' altra cosa- ride, poggiando la bottiglia sul tavolincino.

-Cosa ti porta qui?- chiedo, passando subito al sodo -dovevi dirmi qualcosa?-

-Niente in particolare, in realtà- risponde, tranquillamente  -ma visto che domani sera volevo venire a trovarvi al Danger, ho pensato che fosse meglio prima capire se tu hai qualche problema al riguardo-

La trovo molto cambiata.
Più matura di quello che era anni fa.
Questa sua trovata tranquillità e sicurezza mi lascia piacevolmente sorpresa.

La ragazzina timida e insicura ha lasciato il posto ad una donna ferma e sicura.
Ciò mi fa rendere conto ancora di più, di quanto tempo sia effettivamente passato.
Sembra una vita fa.

Ho visto Erica soffrire molto la sua mancanza.
E mi sento un po' in colpa per questo.
C'è stato un periodo dove il solo sentirla nominare mi mandava su tutte le furie.
Penso che ciò debba averla condizionata abbastanza.
E me ne dispiace.

-Alessia- mi sporgo in avanti nella sua direzione -non ho niente in contrario- le faccio un occhiolino tornando a sedermi compostamente -era ora che tornassi a sopportare un po' Erica anche te! Me l' hai lasciata per troppo tempo- rido, coinvolgendola.

-Oh, povera! Immagino che ti sia dispiaciuto- mi sbeffeggia, continuando a ridere -ma dimmi un po', Marta come sta?-

-Credo che al momento sia dal suo ragazzo-

-Sta con qualcuno?- chiede curiosa.

-Sì, ma solo da qualche mese-

Ecco, questo è l'ultimo problema emerso.
Marta e i ragazzi.
Ne cambia uno ogni due mesi.
Sembra me quando avevo quindici anni!
Solo che lei ne ha ventuno e dovrebbe iniziare a fare le cose un po' più seriamente.
Ma questi non sono di certo affari miei.

Con mia grande sorpresa mi sono rivelata gelosa nei suoi confronti.
Sento un senso di protezione verso di lei, come solo le sorelle maggiori possono avere.
E ciò mi fa capire quanto il nostro rapporto sia effettivamente cresciuto.

Quindi ogni volta che esce con un ragazzo, deve prima passare da me.
Se lo reputo alla sua altezza può entrare benissimo in casa.
Altrimenti non lo voglio proprio vedere.
Ciò però porta a fughe notturne di  ragazzi mezzi nudi che corrono giù per le scale.

-Erica mi ha detto di Francesca- finisce la sua birra, passando alle patatine -mi dispiace molto-

-Non è colpa tua- la interrompo -lo avrebbe fatto comunque-

-Beh, un po' mi ci sento- sorride amaramente -posso solo immaginare come tu possa averla presa-

-Lasciamo perdere il discorso- interrompo lì, alzandomi -in realtà sono stanca di sentire parlare di lei- sorrido, facendole capire che è tutto ok -seguimi in cucina, ci prendiamo un' altra birra-

La verità è che non vedo l' utilità di parlarne con Alessia.
In fin dei conti lei nanche sapeva che Francesca se n'era andata.
E non credo neanche che gliene importi poi molto.
Si erano pur sempre lasciate perché lei l' aveva tradita.

Apro il frigorifero recuperando due bottiglie a caso.
Le apro sedendomi alla penisola della cucina.
Vedo Alessia fare lo stesso.

-Quindi tu e Erica andrete a convivere, finalmente!- esclama, eccitata -sono così felice che tra voi due vada ancora alla grande!-

-Sì, sai com'è, sono una donna con molta pazienza- 

-Ah, ne devi avere davvero tanta con lei- ride, coinvolgendomi -avete già visto qualche casa?-

-Sì, ma nessuna che ci colpisse- butto giù un sorso di birra -domani ne vediamo una sperando che sia quella giusta!-

-Speriamo! Così la inauguriamo con una cena il prima possibile!-

-Certo-

Mi fa strano trovarmi qui a parlare con lei così tranquillamente.
Non ricordo neanche se lo abbiamo mai fatto.
Forse è davvero la prima volta.
Ma so che per Erica è importante che io ci vada d' accordo.
E devo ammettere che questa nuova Alessia non mi dispiace per niente.

Mi sento a mio agio in una maniera incerdibile che non pensavo possibile, trattandosi di lei.
Parliamo come se fossimo due vecchie amiche che si ritrovano dopo tanto tempo.
E pensare che invece per me era sempre stata la ragazza della mia migliore amica.
Quante cose cambiano nel corso degli anni.

-Con il rugby invece come va?-

-Non abbiamo vinto lo scudetto neanche quest' anno- storcio il naso al pensiero -in compenso ho buone possibilità di essere eletta capitano della nazionale-

-Ma è fantastico!- batte le mani contenta -sono davvero felice per te-

-Saprò qualcosa di più preciso tra qualche giorno- 

Questa è una tra le più grosse novità di quest' anno.
Ed è la cosa a cui tengo maggiormente dopo la mia relazione con Erica.
Potrei veramente veder sbocciare tutti gli sforzi e i sacrifici che ho fatto per questo sport.
Mi renderebbe davvero felice.

Anche se il campionato non è andato benissimo.
Non posso non ammettere che Francesca ha lasciato un bel buco, andandosene.
E' stato impossibile rimpiazzarla a dovere.
Ma più o meno ce la siamo cavata.

-Adesso devo proprio andare. Se arrivo tardi per cena i miei mi ammazzano- afferma, alzandosi -mi ha fatto piacere vederti-

-Anche a me- dico, sinceramente -ti accompagno alla porta-

-No, tranquilla! Non serve. Conosco la strada- mi saluta con un cenno della mano e la vedo allontanarsi.

E' stata una visita del tutto inaspettata.
Ma che mi ha lasciato un piacevole senso di pace.
Non lo avrei mai detto.

Adesso l' unica cosa che rovina tutto è il pensiero di come Francesca avrà preso la mia email.
Però per la prima volta mi trovo sorpresa a pensare che non m' importi.
E' giusto che lei provi almeno un po' di quello che ho provato io.
L' unica mia colpa è di non averle detto quelle cose prima.
Ma meglio tardi che mai, no?!




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ANGOLO AUTRICE:

Ciaaaaaao a tutti ^^
Dai, dovete ammettere che sono migliorata con gli aggiornamenti! u.u
Almeno questo me lo dovete riconoscere.

Inizio ringraziando le 149 persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
Quelle che leggono e seguono la mia storia.
E un grazie in particolare a quelle che trovano il tempo per recensire.
Lo apprezzo molto e m' invoglia a continuare a scrivere.
Più che altro anche per sapere le vostre impressioni!

Ad ogni modo, veniamo al capitolo.
Erica ha ritrovato Alessia.
Dobbiamo ammettere che è maturata un sacco rispetto a "Save Me".
Anche Alessia e lo capiremo meglio già dal prossimo capitolo.

Eleonora ormai è una donna in carriera.
Sempre più bella e affascinante, ma con ancora il suo carattere scrontroso e riservato.
Ha finalmente detto a Francesca cosa pensa davvero, vedremo come la prenderà la sua amica.
Chissà, magari già nel prossimo capitolo?!

Che ne pensate dell' Amicizia che si è rafforzata tra Nene e Lorenzo?
A me piace un sacco!

Ho deciso di iniziare la storia dal punto di vista di Erica e Eleonora, per dare maggior spazio a questi due personaggi.
E' molto interessante per me svilupparli e farli crescere.
Ci sono particolarmente legata!

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ci vediamo la prossima settimana con il prossimo aggiornamento.
(Sempre se non mi operano prima e quindi magari scala un po', non vogliatemene! xD)
Spero troverete il tempo per farmi sapere cosa ne pensate!

Un bacio a tutti,


Crige.

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Capitolo 3
*** Ferite sempre più aperte. ***


Quando sei stato intimamente legato a qualcuno, non riesci mai a dimenticarlo davvero.
Ci sarà sempre una parte di te che segretamente si chiede che fine abbia fatto.
Se qualche volta ti pensa come fai tu.
Se è diventato ciò che sognava di essere.
Oppure se si è visto sgretolare tutto di fronte a sé.
 
Che lo vogliamo o meno non riusciremo mai a liberarci del suo pensiero.
Perché esso è nascosto dentro di noi.
Pronto ad emergere quando meno te lo aspetti.
 
Ci convinciamo di aver superato il distacco.
Quell' abbandono che per molto tempo ci ha fatto ribollire il sangue.
Scuotere violentemente l' anima.
Ma non è mai così.
 
Quando una persona ti entra dentro, nel profondo, è difficile rimuoverlo.
Se non impossibile.
Farà sempre parte, in qualche modo, della tua vita.
 
Condizionerà le tue scelte, le tue decisioni.
Il tuo modo di essere e di affrontare le cose.
Ci sarà sempre una vocina che ti ripeterà "cosa mi avrebbe detto di fare?"
 
Cercheremo sempre la sua approvazione anche se ormai non c'è più.
Anche se le nostre strade si sono divise da tempo.
Perché per noi è inevitabile.
 
Hai condiviso talmente tante cose con quella persona che tutto il resto non conta.
Quello che è avvenuto dopo non ha rilevanza.
Continuerai sempre a dirti " E se..."
 
Se non ci fossimo persi?
Se fosse ancora a camminare di fianco a me?
Come e dove sarei io adesso?
Sarebbe cambiato qualcosa?
 
Queste domande si susseguono a raffica nella tua mente, quando il suo pensiero riaffiora.
Prepotentemente, senza chiederti il permesso.
Ti invade e decide di farti riprovare tutto quanto.
Tutto l' affetto e tutto il dolore.
 
Non importa il male che ci ha fatto.
Non importa il come o il perché.
Ad un certo punto della nostra esistenza, il desiderio di riaverlo indietro si rimpossessa di te.
 
E poi all' improvviso come quel pensiero è riapparso, ugualmente all' improvviso se ne và.
Scuoti violentemente la testa e te la prendi con te stesso.
Sai che pensare a tutto ciò non serve a niente.
 
Ti guardi indietro e capisci che se è andata così un motivo ci deve essere.
Se adesso sei come sei e hai quello che hai è anche perché è andata così.
Se sei circondato da persone meravigliose è anche grazie a quella persona che se ne è andata.
 
Perché quando sei stato intimamente legato a qualcuno, alla fine penserai sempre alle cose belle.
A quelle che vi univano.
A tutto quello che avete passato.
E ti ritrovi a dirti che se un giorno la vita vi farà rincontrare è questo che ricorderai.
Ed è da questo che rinizierai.
 
 
 
                                                                                                **********
 
 
 
-Oh mio mio Dio, Amoreeeee! Guarda quanto è spaziosa la cucina!-
 
La seguo scuotendo la testa.
Fa così ogni volta che entra in una stanza.
Svolazza il suo vestitino azzurro ovunque, saltellando da una parte all' altra.
Suscitando sorrisetti divertiti sul volto di Irene , l' impiegata dell'  agenzia immobiliare che ci sta seguendo.
 
-Allora, vi piace?- domanda quest' ultima, appuntandosi qualcosa in agenda.
 
-L' adoro!- esclama, Erica, battendo le mani rigorosamente saltellando.
 
-Sì, non è male- dico la mia, guardandomi intorno -ci verrebbero delle gran feste in questa sala-
 
 
La casa si ererge su due piani, tre  vie più giù rispetto alla villa dei miei.
E' dotata di una cantina che porta al garage e di un enorme giardino dove fa la sua bella presenza un grazioso gazebo.
Erica ha già detto che ci vedrebbe bene una piscina.
Beh, in effetti di spazio ce n'è.
 
Entri, superi il portone, un piccolo ingresso con atrio e ti ritrovi in un' immensa sala.
Volendo abbiamo la possibilità di acquistarla con tutti i mobili.
Ma staremo a vedere.
Il piano inferiore comprende anche un' ampia cucina, un bagno, una porta che dà sul giardino e delle scalette in legno che finiscono in cantina già adibita a lavanderia.
A quello superiore invece troviamo un altro bagno, una camera matrimoniale, uno studio e una camera per gli ospiti.
Devo ammettere che mi piace davvero molto.
 
 
-State pure quanto volete, io adesso devo scappare che ho un altro appuntamento-  
 
Irene si congeda cordialmente, lasciandoci sole.
Vedo Erica vagare ancora in giro.
Sale e scende le scale scrutando con attenzione ogni minimo particolare.
Mi sembra estasiata.
 
Alla fine si siede sul divano in sala, contemplando il soffitto.
Le brillano gli occhi dalla contentezza.
E' bellissima.
 
-E' la casa dei miei sogni- esordisce d' un tratto, girandosi a guardarmi -tu che ne pensi?-
 
-Mi piace- affermo, raggiungendola sul sofà -ma vorrei vederne altre per farmi un' idea-
 
Ovviamente sto mentendo spudoratamente.
Mentre lei era al piano superiore, ho scritto all' agenzia di bloccare la casa specificando che non le dicano niente.
Domani vado nei loro uffici con mio padre a concludere il tutto.
E' nostra.
E non vedo l' ora di farle la sorpresa.
 
-Mi sembra giusto- soffia, buttandomi le braccia intorno al collo -ma sappi che l' adooooro!-
 
-Credo di averlo capito- rido, poggiando le labbra sulle sue.
 
-Ti Amo, lo sai?- sussurra, puntando i suoi enormi occhi azzurri nei miei -e sono davvero eccitata per questo passo che stiamo per fare insieme-
 
-Anche io- le rispondo, donandole un buffetto sul naso -ma ora andiamo! O rischiamo di fare tardi al Danger e io devo cantare-
 
-Tranquilla- mi morde una guancia, scappando verso la porta -dai muoviti!- 
 
Dà un ultimo rapido sguardo prima di uscire.
La seguo chiudendomi la porta alle spalle.
La vedo già saltellare impaziente davanti la mia Audi TT bianca.
Un regalo da parte dei miei per i ventiquattro anni.
La Mini la uso quando ho più passeggeri.
 
-E' inutile che fai così- sogghigno, superandola -lo sai che non te la faccio guidare-
 
-Uffaaaaa- brontola, salendo in macchina -ma non c'è neanche una remota possibilità che possa succedere?-
 
-Sì- annuisco, vedendola sorridere contenta -quando sarò morta!-
 
-Ti odio!- ringhia, incrociando le braccia.
 
-Sisì certo, come no- rido, mettendo in moto
 
Stasera Alessandro mi ha ingaggiato per suonare al Danger.
Ma non una sola canzone come al solito.
Dovrò intrattenere i clienti per un' oretta.
Avevamo fatto una prova qualche settimana fa e fu un successo.
Quindi a sto giro ha detto che mi pagherà.
Lo avrei fatto anche gratis per lui, ma ovviamente non mi lamento.
 
Erica e Alessia verranno a mangiare qualcosa per cena.
Lorenzo e Elisabetta le raggiungeranno più tardi.
Io dovrei finire più o meno per quando arriveranno loro.
Sempre se il mio amico non deciderà di prolungare la musica dal vivo.
Cosa che sinceramente non mi dispiacerebbe.
 
Tra il lavoro e la ricerca di una casa, ultimamente non ho avuto molto tempo da dedicare al canto.
La cosa mi dispiace un po', perchè è una delle mie più grande passioni.
Per fortuna che il campionato è finito, almeno adesso la sera ho qualche ora libera.
 
-Sai già cosa canterai?- mi domanda, una volta essersi tolta il broncio dalla faccia.
 
-Più o meno- annuisco -forse Adele-
 
-Uuuuuh sì, canta qualcosa di Adele ti prego!- unisce le mani a preghiera, iniziando a sbattere le ciglia.
 
-Vedremo, devo parlarne un po' con Ale- le concedo, parcheggiando la macchina.
 
Aspetto che scenda per chiuderle lo sportello.
La prendo per mano, dirigendoci verso l' entrata del locale.
C'è già un po' di gente e vedo che il palco è già attrezzato a dovere.
Devo dire che Alessandro è molto efficiente nel suo lavoro.
 
-Alessia tra quanto arriva?-
 
-Dovrebbe arrivare verso le venti!- risponde contenta -quindi tra poco! Vado ad occupare il solito tavolo. A dopo- sfugge, non prima di avermi lasciato un bacio sulla guancia.
 
Mi dirigoo sul retro, bussando alla porta dell' ufficio del mio amico.
Entro quando sento rispondere.
Lo trovo seduto alla scrivania, intento a leggere qualche foglio.
 
-Ehi bella bionda- sorride, facendomi segno di sedermi davanti a lui.
 
-Ciao scemo!- ricambio il sorriso, allungandomi per scompigliarli i capelli -che fai di bello?-
 
-Ah, di bello nulla- storce la bocca, contrariato -cose stupide sulla contabilità di base. Penso che darò da fare tutto al commercialista e amen-
 
-Mi sembra la scelta più giusta- richiedo un cinque che non mi nega -senti, volevo discutere con te sulle canzoni da cantare. Che genere preferiresti?-
 
-Mah, Ele, scegli tu! Hai carta bianca! Alle persone piacerà qualsiasi cosa deciderai di fargli ascoltare. Ti applaudirebbero anche se tu intonassi l' Arca di Noè- 
 
-Potrei pensarci- rido della sua stupida battuta, coinvolgendolo.
 
Alessandro è fantastico.
Rimase abbastanza stupito quando Francesca gli chiese se volesse dirigere il Danger al posto suo, mentre lei era via.
Accettò anche se non  ne era troppo convinto.
E invece ha scoperto che è un lavoro che li si addice molto.
E' davvero portato.
Tanto che il Danger rimane ancora un punto d' incontro per molta gente.
 
-Adesso scusami, ma dovrei davvero finire con sta roba! Vengo più tardi a salutarvi al tavolo, ok?- sospira, sinceramente dispiaciuto.
 
-Tranquillo- gli lascio un bacio sulla guancia, prima di lasciarlo alle sue faccende.
 
Torno in sala e vedo con piacere che Alessia è gia arrivata.
Decido che posso stare per un po' con loro prima di andare sul palco a sistemarmi.
Le raggiungo, quindi, prendendo posto accanto alla mia ragazza.
 
-Ciao Ele!- mi saluta allegra la più bassa -canterai tu allora stasera?-
 
-Ciao Alessia- ricambio il saluto, alzando una mano -eh sì! Mi tocca- 
 
-Come se ti dispiacesse farti fare le lastre da uomini e lesbiche- soffia, contrariata, Erica -tutte le volte c'è sempre qualcuno che vorrebbe volentieri portarti a letto-
 
-Ma non è vero!- 
 
Sì, invece, lo è.
Ma non devo darle ragione, altrimenti chi la regge più!
Questo non toglie però il fatto che lei esageri un pochino. 
 
Alessia assiste ai nostri scambi di battute, intervenendo ogni tanto.
Noto che ancora deve lasciarsi andare del tutto.
Penso sia normale dato il tempo che è passato.
 
Ancora sono molto stupita da me stessa per questa faccenda.
Pensavo che non sarei riuscita  a metterci una pieta sopra così velocemente.
Ricordo che quando Feffe mi disse che lei era andata a letto con Stella, Erica mi dovette fermare da andare a ucciderla.
Due mesi più tardi, Alessia smise proprio di farsi sentire anche con la mia ragazza.
Ce l' avevo davvero un sacco con lei.
 
Ma poi il tempo passa e gli anni ti fanno maturare e vedere le cose sotto altri punti di vista.
Se è andata così evidentemente tra loro non era destino che funzionasse.
E in questi casi non puoi mai sapere se la colpa sia di uno o di entrambi.
Quindi alla fine ho semplicemente lasciato perdere.
Non erano affari miei e non lo sono tutt' ora.
 
-Ok, adesso vado- declamo, alzandomi -a più tardi-
 
 
 
                                                                **********
 
 
-No, Ale, non puoi capire! E' bellissima!- esclamo, euforica, battendo una mano sul tavolo.
 
-Dai, descrivimela!- mi incita, quasi su di giri come me -voglio ogni dettaglio!-
 
Inizio a esporle con estrema accuratezza la casa dei miei sogni.
Dalla cucina spaziale alla camera padronale!
Mi sono innamorata di quell' enorme letto.
Ho speso minuti interi ad immaginare cosa ci potremmo fare io e Eleonora.
 
Anche se sono un po' delusa da quest' ultima.
Non ha espresso gran ché il suo parere al riguardo.
Speravo che le piacesse quanto a me.
Così da non rischiare che qualcun' altro ce la soffi dal sotto il naso!
 
-E questo è tutto- concludo lo sproloquio immobiliare con un battito di mani.
 
-Da come l'hai descritta sembra davvero grande e molto bella!-
 
-Almeno tu mi dai soddisfazione! Eleonora non mi ha detto quasi niente- m' imbroncio come il peggiore dei bambini -è sempre la solita musona- un tono infantile s' impossessa di me -insomma, si parla della nostra futura casa-
 
-Ma dai! Lo sai meglio di me come è fatta!- mi tira un frontino giocoso, riuscendo a togliermi il broncio -vedrai che sarà piaciuta anche a lei!-
 
-Speriamo, perchè io la aaaaaamo!-
 
-Sì, Erica, penso di averlo capito- ride, regalandomi poi un enorme sorriso.
 
Mi mancava tutto questo.
La nostra complicità, il capirci con un solo sguardo e il resto!
Sono contenta di aver ritrovato la mia amica.
Sembra che non ci siamo mai allontanate.
Certo, dovrà passare del tempo prima che torniamo ad essere esattamente come prima.
Ma siamo sulla buona strada.
 
Mentre parliamo, Eleonora ha attaccato con la prima canzone.
"Think" di Aretha Franklin.
Amo quando si lascia andare al suo lato soul.
 
-Dio, quanto è eccitante- sussurro, guardando sorniona verso il palco.
 
-E' possibile che nonostante gli anni passati, la prima cosa a cui pensi rimane ancora il sesso?-
 
-Ma come si fa?- domando, retorica -ma l'hai vista?-
 
-Sì, hai ragione-
 
Mi accorgo che il suo tono è decisamente cambiato.
Mi volto verso di lei e la trovo a fissare il vuoto.
Chissà a che cosa starà pensando.
 
-Ale, ci sei?- le sventolo una mano davanti la faccia, richiamando la sua attenzione.
 
-Sisì- dice, sbrigativa.
 
-Non mi convinci-
 
-Ma niente di ché- sospira, guardandomi -pensavo che anche io mi sentivo esattamente come te quando stavo con Francesca-
 
Non le ho mai chiesto come fosse andata sul serio.
Cosa l' avesse spinta a lasciarsi andare tra le braccia di Stella, quella notte.
Il perché di quel suo gesto apparentemente insensato.
So solo che dopo ciò non finì solo la sua relazione, ma anche un qualsiasi tipo di rapporto con Feffe.
Hanno proprio smesso di sentirsi.
 
Non l' amava più e non sapeva come dirglielo?
O c' era qualcos' altro sotto?
Ad ogni modo adesso sono passati veramente troppi anni per ritirare fuori il discorso.
 
-Ah, ti credo- alzo una mano in un gesto di una che sa tutto -a volte la sbirciavo mentre si cambiava-
 
-Erica!- tuona, scoppiando poi a ridere.
 
-Shhhhh!- la zittisco, guardandomi intorno -non farlo sapere a Eleonora o quella mi ammazza!-
 
-Sei la solita sporcacciona!- 
 
Ha iniziato pure a piangere da quanto ride, 'sta stronza.
Che poi cosa c'è di male?
Gli occhi sono fatti per guardare.
Finché si guarda e basta non capisco dove sta il problema.
 
Non si può non ammettere che Francesca sia una figa pazzesca.
Qualsiasi lesbica ci farebbe sù un pensierino.
Ovvio che io preferisca di gran lunga Eleonora, ma sarei bugiarda se non avessi mai pensato di volermela portare a letto.
E poi perfino Ele lo ha fatto!
Quindi lei deve stare solo zitta!
 
-Comunque non è che tu mi abbia proprio raccontato tanto di te degli ultimi anni!- borbotto -cosa hai combinato che so che muori dalla voglia di raccontarmi?- le lancio uno dei miei migliori sorrisi maliziosi, in attesta di una sua qualsiasi reazione.
 
-Niente!- si affretta a rispondere, mettendo avanti entrambe le mani.
 
-Oh certo e quindi sei diventata tutta rossa senza alcun motivo- alzo un sopracciglio, sospettosa -non è vero?-
 
-Così è troppo facile!- mi fa una linguaccia, finendo poi la sua birra -non puoi fare le domande solo tu!-
 
-Allora giochiamo!- alzo le spalle, dandogliela vinta -una domanda a testa!-
 
-Sì, come le liceali!-
 
-In onore dei vecchi tempi- finisco la mia birra e sancisco il tutto con un rutto.
 
Abbiamo smesso di fare questo stupido gioco quando avevamo forse quindici anni.
Era un modo di passare le sarete noiose in casa, quando fuori pioveva.
Ah, che bei ricordi che ho dei nostri pigiama party.
 
-Dai, rispondimi!- la incito, battendole un leggero colpo sulla spalla.
 
-D' accordo- si arrende -ho fatto una cosa a tre con due ragazze- rivela tutto d' un fiato, tappandosi succesivamente la faccia.
 
-Non ci credo- scoppio a ridere di gusto, incapace di controllarmi.
 
-Smettila, stronza!- s' indispettisce -non prendermi in giro!-
 
Quanto è cambiata, Alessia!
La ragazza che conoscevo io non lo avrebbe mai fatto.
Si sarebbe vergognata e imbarazzata troppo.
E invece, guarda un po'!
 
-Cristo Santo- mi asciugo le ultime lacrime, cercando di ricompormi -era ora!-
 
-Ora sta a me!- ribatte, cambiando subito discorso.
 
-Aaah, col cazzo- sogghigno -era solo una scusa per farti sputare il rospo- confesso, ignorando il suo sguardo incredulo -adesso ordiniamo un hamburger che sto morendo di fame!-
 
-Sei proprio una puttana!-
 
-Sì, lo so, grazie grazie!- sventolo una mano, dandomi delle arie -ci ho messo tanto per farmi questa reputazione- e scoppio di nuovo a ridere senza contegno.
 
Oh, alla fine io non ho queste gran cose da raccontare!
L' unica scena divertente che mi viene in mente è quando io e Eleonora siamo andate in vacanza ad Amsterdam.
Abbiamo girato i musei per un po', poi ci siamo rotte le palle e abbiamo passato due giorni a sfarci di cannoni e funghetti nell' appartamento che avevamo affittato.
E' stata una bella esperienza.
Soprattutto il sesso.
Il sesso è stato davvero magnifico.
 
-Ehi ragazze!- fa la sua apparizione Lorenzo, interrompendo i miei poco casti ricordi -Alessia!- esclama notandola -quanto tempo! Come stai?- si affretta ad abbracciarla, sinceramente contento -lei è Elisabetta, la mia ragazza- 
 
-E' un piacere- le stringe la mano, sorridendo cordiale -tutto bene- risponde poi alla domanda del nostro amico -ho deciso di tornare all' ovile-
 
-Hai fatto bene- le fa un occhiolino, prendendo posto a tavola di fianco a me, insieme a Betta.
 
Elisabetta  è davvero fantastica.
Una ragazza acqua e sapone che è riuscita a mettere in riga Lorenzo.
Bassina, lunghi capelli neri e un fisico nella media.
Ma con due enormi occhioni nocciola che ti fanno venir voglia di spupazzartela tutta.
 
Si sono conosciuti quasi due anni fa nel negozio dove lavora lui.
Lei lo aveva notato, prendendo così a frequentare spesso il posto.
Alla fine si è decisa a chiedergli se gli sarebbe piaciuto prendersi un caffè insieme.
Lui ha accettato e qualche mese dopo era nata un' altra coppia.
Eleonora la adora!
 
-Ele ci dà dentro stasera, eh!- afferma il ragazzo -pure Adele!-
 
-Solo perché l'ho implorata io!-  mi affretto a dire, prendendomi tutto il merito.
 
-A proposito- ci interrompe l' ultima arrivata -ricordatemi che devo offrirle una birra!-
 
-Perchè?- domandiamo in coro, curiosi.
 
-Praticamente il mio capo ha dato una festa per il suo compleanno e ha invitato tutti noi dipendenti e io ho chiesto a Eleonora un consiglio per un regalo da fargli, che non risultasse troppo da leccaculo, ma neanche troppo formale! E lei mi ha suggerito di fargli un' entrata gratuita alla spa per lui e sua moglie! Lo ha letteralmente adorato! Tanto da darmi due giorni liberi!-
 
-Wow! Batti cinque sorella- le metto davanti il palmo, continuando non appena ci ha sbattuto il suo -menomale che non lo hai chiesto a me! Ti avrei detto di prendergli una scatola di preservativi!-
 
-Erica!- esclama incredulo Lorenzo -tu lavori in un cazzo di asilo, per Dio!-
 
-Sì, ip ip urrà!- butto in aria le braccia, facendo ridere la sua ragazza -sul lavoro sono una persona seria!-
 
-Stento quasi a crederlo- 
 
 
                                                                                                    ***********

 
 
 
Rido di quell' ultima battuta della mia amica e mi ritrovo a pensare quanto sia strano tutto ciò.
Pensavo che mi sarei sentita fuori posto, all' inizio.
E invece mi hanno accolta con una leggerezza tale da non lasciarmi prendere dall' imbarazzo.
Ricordavo che fossero fantastici, ma non fino a questo punto.
 
Quando ho detto a Erica che sarei tornata a Firenze, non sapevo come l' avrebbe presa.
Certo, so che non mi avrebbe negato un caffè o quant' altro.
Non avrei immaginato però che mi riprendesse subito così nella sua vita.
Ne sono stata piacevolmente stupita e colpita.
 
Nonostante io mi sia comportata da stronza nei suoi confronti, non me lo ha fatto pesare.
O beh, almeno non ancora.
Anzi, fa di tutto per farmi sentire a mio agio.
E con lei anche Eleonora che Dio, mi ha lasciato veramente senza parole ieri sera!
Avrei giurato che ce l' avesse a morte con me.
 
Dopo che io e Francesca ci siamo lasciate, ci siamo viste molto di rado.
Sono tornata a Firenze giusto due volte e Eleonora l'ho vista una volta sola.
Quella sera non mi ha quasi rivolto la parola.
Ma posso capirla.
 
Quando Erica mi ha messo al corrente di tutti gli avvenimenti, sono rimasta di sasso.
Credevo che Eleonora mi odiasse ancora di più.
Che incolpasse me per tutto quanto.
Ieri però mi ha fatto capire che non è così.
E ne sono estremamente sollevata.
 
Mi sono mancati tutti in una maniera assurda.
Dal primo all' ultimo.
Sono davvero felice di vedere che stanno tutti bene.
Erica in primis.
 
-Allora, Alessia, dimmi qualcosa di te!- Elisabetta interrompe i miei pensieri, rivolgendomi un enorme sorriso -ho sentito tanto parlare di te!-
 
-Ah, sono ancora una povera studentessa alla Magistrale di fisica- sospiro con un finto tono afflitto -tu invece?-
 
-Io lavoro in uno studio fotografico!-
 
-E' la mia fotografa personale!- interviene il suo ragazzo, passandole un braccio sulle spalle -così può immortalare ogni mio profilo perfetto-
 
-No, può immortalare solo quanto sei stupido- lo interrompe la mia amica, facendo ridere tutte.
 
-A parte le uscite di Erica- inizio, facendo voltare tutti verso di me -ho sempre voluto fare un corso di fotografia! Mi affascina!-
 
-Se ti interessa davvero, il mio studio li organizza! Posso chiedere, se vuoi!-
 
-Lo faresti davvero?- chiedo, estasiata -sì! Sarebbe davvero fico!-
 
-Andata allora- 
 
Questa ragazza mi piace!
Capisco perché Lorenzo si trovi bene con lei.
L' ho appena conosciuta eppure è molto gentile e disponibile.
Mi ha fatto da subito una buona impressione.
 
-Lo sapevo che mentiva, quella stronza!- 
 
-Con chi ce l' hai, Erica?- le chiede, Lorenzo, voltandosi.
 
-Ma dico, non vi siete accorti cosa sta cantando Ele?- ribatte ovvia -mi aveva detto di stare bene!-
 
Restiamo tutti in silenzio, in ascolto.
La bionda ha iniziato a intonare le prime note di  "Don't you remember" di Adele.
Continuo a non capire.
 
-Oh- dicono in coro gli altri due, riuscendo finalmente a comprendere ciò che intendeva la nostra amica.
 
-Ehm- faccio imbarazzata -io non capisco-
 
Erica mi guarda, indecisa se parlare o meno.
Rivolge un rapido sguardo anche agli altri, poi torna a guardarmi.
Alla fine si decide e inizia a parlare.
 
Mi mette al corrente velocemente della situazione.
M' informa che, dopo non essersi fatta sentire per un mese, Francesca ha scritto un email a Eleonora per il suo compleanno.
A quanto pare la bionda non l' ha presa per niente bene.
E dopo tre anni è riuscita a dirle cosa sente davvero.
Evidentemente quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
 
La sua ragazza l' aveva rassicurata dicendole che era tutto a posto.
Che adesso stava meglio e non aveva motivo di preoccuparsi.
Ma date le ultime canzoni da lei cantate, Erica crede che le abbia mentito.
E credo che abbia ragione.
 
-Penso che siano arrivate a un punto di rottura- sospira, affranta -e mi dispiace così tanto! Ma io non so cosa dirle! Insomma, sono passati tanti anni e posso solo immaginare come Francesca abbia preso le parole di Eleonora-
 
-In effetti dopo tutto questo tempo se fossi in Feffe ci rimarrei un po' male, considerando chi gliele ha scritte-  argomenta Lorenzo -anche se posso capire Ele-
 
-Ma di cosa stiamo parlando!?- s' intromette Betta -io non saprò nel dettaglio tutta la storia, ma so abbastanza per permettermi di dire che Eleonora ha tutti i motivi di essere incazzata nera! La sua migliore amica sparisce senza dirle una parola in faccia e non contenta di averlo fatto una volta, sparisce di nuovo per mesi e Ele dovrebbe solamente accettare tutto questo senza dirle niente? Penso che se Francesca si fosse almeno fatta sentire regolarmente, il problema non esisterebbe-
 
-Forse hai ragione- afferma la mia amica -ma credo che il problema principale è che lei si sente rimpiazzata da questa Ilaria- restiamo tutti in ascolto, sinceramente interessati -insomma, Francesca si è trasferita laggiù,  ha iniziato a lavorare come grafica come ha sempre desiderato, ha ripreso a giocare primo centro cosa che aveva smesso di fare dopo la morte di Federica e tutto questo senza di lei. Ma con quella lì!-
 
Troppe informazioni tutte insieme.
Non mi dà assolutamente fastidio sentire parlare della mia ex, ma mi sto rendendo conto di essermi persa parecchie cose.
Lavora come grafica?
Ma soprattutto, chi è questa Ilaria?
 
-Penso di essermi persa- sussurro, mortificata -chi è Ilaria?-
 
-Una troietta!- tuona prontamente la mia amica.
 
-Erica!- la riprende Lorenzo -non dire cattiverie! Io sono contento che ci sia lei con la nostra amica! L'ha aiutata e la sta aiutando un sacco!-
 
-Macchè!- ribatte subito Erica -quella lì vuole tenersela tutta per sé-
 
-Continuante a non rispondermi!- metto fine a quello scambio di battute infelici -allora?-
 
-E' una ragazza italiana che ha conosciuto nella squadra di rugby dove gioca adesso- mi risponde, Betta -sono state un po' insieme e ora sono solo buone amiche. E noi siamo contenti che stia accanto a Francesce, vero Erica?- dice quelle ultime parole fulminando quest' ultima.
 
-Parli così solo perché non hai mai visto Eleonora e Feffe insieme- s' imbroncia, incrociando le braccia -pensa che a volte, se non le conoscessi, avrei giurato che tra loro ci fosse qualcosa!-
 
Ah, mi ricordo quella sensazione.
La provavo nei primi mesi che stavo con Feffe.
I miei dubbi però erano fondati visto che avevo ragione sul fatto che fossero andate a letto iniseme.
 
Mi fa strano sentir dire che si siano allontanate.
Me le ricordo inseparabili.
Come due gemelle siamesi.
Non posso credere che siano in combutta.
 
-Comunque, tornando al discorso principale- richiama l' attenzione l' unico ragazzo al tavolo -vedrai che a Eleonora passerà. E' impossibile che riesca a non sentirla per troppo tempo. Tornerà tutto a posto, vedrai-
 
-Me lo auguro!- sospira, Erica, ordinando la terza birra della serata ad un cameriere di passaggio.
 
-Ma sì, tranquilla- Elisabetta le stringe una spalla, sorridendole fiduciosa.
 
Mi stupisco nel constatare di sentirmi contenta per Francesca.
Sono felice che sia riuscita finalmente a fare quello che desiderava da sempre.
Parlava spesso di voler lavorare come grafica per qualche società.
Ricordo che le brillavano sempre gli occhi quando si toccava quell' argomento.
 
Che sia tornata a giocare nel suo ruolo, poi, è qualcosa di eccezionale!
Evidentemente le ha fatto proprio bene andarsene.
Anche se ho un po' paura a espriremere questo mio giudizio ad alta voce con gli altri.
Me lo terrò per me.
 
Da quello che ho capito però sono tutti abbastanza contenti per lei.
Nonostante si nota quanto manchi ad ognuno di loro.
Ovviamente Elisabetta non l' ha conosciuta e quindi basandosi su quello che sa, riesce a dare solo un parere oggettivo.
Peccato che dietro ci sia molto di più.
 
-Erica, vieni fuori a fumare con me?- 
 
-No, aspetta, tu fumi?- mi chiede, incredula.
 
-Tabacco- rispondo, tirando fuori il mio portatabacco in pelle nera -ogni tanto- aggiungo, alzandomi -vieni o no?-
 
-Subito capo!- recupera il suo pacchetto di sigarette dalla borsa, per poi seguirmi fuori.
 
Usciamo dal locale e veniamo accolte da una piacevole brezza tipica di metà maggio.
Considerando il caldo che ha fatto questo pomeriggio, è un gran sollievo!
Ci voleva propio!
 
Mi appoggio con la schiena al muro dietro di noi.
Mi rollo una sigaretta, accendendola subito dopo.
Aaaah, ci stava tutta!
 
-Quante altre cose mi nascondi?- domanda curiosa la mia amica -c'è altro che devo sapere?-
 
-Ho mollato la pallavolo!- dico con non curanza -mi aveva stancato-
 
-Non ci credo!- quasi urla, tirandomi una manata sulla spalla.
 
-Ahia! Scema- mi massaggio la parte lesa, fulminandola -perché te giochi ancora?-
 
-Macchè! L' ho mollata anni fa! E comunque non ci credo che ti aveva stancato! Dimmi la verità, sgualdrina!-
 
-Ufffaaa- sbuffo -e va bene!- mi arrendo -avevo iniziato una storia con una mia compagna di squadra, ma è finita male e ho preferito andarmene. Poi sono stata troppo impegnata per trovare un' altra squadra e alla fine ho lasciato perdere-
 
-Allora lo vedi che avevo ragione! Sei proprio una sgualdrina!- ripete di nuovo quell' appellativo, suscitandomi una risata.
 
Eh, purtroppo è andata davvero così.
E' stata la prima ragazza con cui sono stata dopo aver tradito Feffe con Stella.
In realtà un po' sono uscita con la mia ex coinquilina, ma ho capito che non era giusta per me.
Comunque la storia con questa mia compagna di squadra è durata giusto qualche mese.
Poi lei mi ha lasciato per tornare con la ex.
 
Ci sono rimasta male e non volevo più vederla.
Così ho mollato la pallavolo.
Un po' me ne pento, ma ormai son passati troppi anni per poter riprendere.
 
-Alessia, posso farti una domanda personale?- 
 
Di colpo Erica torna seria.
La trovo a fissarmi con uno sguardo che non riesco a decifrare.
Ma forse ho capito dove vuole andare a parare.
Mi chiedevo infatti quanto ci avrebbe messo prima di chiedermelo.
 
-Dimmi- acconsento, restando in attesa.
 
Adesso mi chiederà di Francesca, già lo vedo.
Una bella domanda su come ho fatto a tradirla e a mandare a puttane la cosa più bella che mi fosse mai capitata.
L' unica domanda a cui ancora non sono riuscita a rispondermi.
Ok, va bene, sono pronta.
 
-Tu usi l' assorbente interno o quello normale?-
 
-Ma allora sei proprio una deficiente!- urlo, tirandole un calcio.
 
 
 
                                                                                              **********
 
 
 
-Sono a casa!-
 
Sento sbattere la porta, ma non me ne curo.
Un rumore sordo di passi e fruscio di borse si propaga per la stanza.
Sento distintamente il tintinnio delle chiavi che si posano sul piattino all' ingresso.
 
Sospiro, continuando a guardare il panorama sotto di me.
Appoggio una mano sul vetro, completamente assorta nei miei pensieri.
Ultimamente mi ritrovo spesso qui, in piedi, a perdermi nel vuoto.
 
Sento un paio di braccia avvolgermi.
Il tocco leggero di due labbra carnose sfiorarmi la guancia.
Una stretta sul sedere che mi fa riscuotere.
 
-Che fai?- soffia al mio orecchio -non mi saluti neanche?- 
 
-Scusami- mi giro nell' abbraccio, sorridendole -ero un attimo assente-
 
-Me ne sono accorta- sorride, allontanandosi -cosa ti succede, Francesca?-
 
Non so proprio come rispondere a questa domanda.
Sono tornata a casa da lavoro e ho acceso il computer.
La mia cartella della posta era fiammeggiata da quell' icona rossa che segnala una nuova email.
L' ho aperta contenta quando ho visto che si trattava di Nene.
 
Man mano che leggevo però il mio sorriso è andato a scemare.
Mi sono chiesta più volte cosa aspettasse a dirmi la verità.
E ora che finalmente dopo tre anni si è decisa a farlo, mi sento prosciugata.
 
Sono ferita, amareggiata, delusa.
Ma soprattutto sento questo senso di tristezza avvolgermi in una morsa dolorosa.
Proprio non vuole lasciarmi andare.
Mi tiene ancorata a sé come se tutte le altre mie emozioni non avessero più importanza.
 
-Ho ricevuto una email da Eleonora- sussurro, lasciandomi cadere sul divano.
 
-Wow!- esclama, buttandosi letteralmente accanto a me -cosa dice la bella biondona?-
 
-Niente di positivo, Ilaria- scuoto la testa, passandomi una mano sul viso.
 
Mi sarei aspettata tutto questo tre anni fa.
Non certamente adesso.
Pensavo l' avesse superato.
Pensavo avesse capito.
 
Mi rendo conto di aver sbagliato nel gestire la questione.
Nel programmare le cose.
Ci ho pensato spesso, ma sono arrivata alla conclusione che sia stata la scelta migliore.
 
Quella di non dirle niente.
Quella di non parlarne con nessuno.
Mi avrebbero convinta a rimanere e io non ne potevo più.
 
Ero arrivata ad un punto in cui non mi sentivo più padrona della mia vita.
Mi stavo lasciando trascinare dalle cose che stavano succedendo, senza reagire davvero.
Avevo bisogno di trovare qualcosa che fosse mia davvero.
Ma sono stanca di ripetere a tutti sempre le solite cose.
 
Gli altri mi hanno compresa, capita e sostenuta.
Eleonora si è limitata a fingere che fosse così, a quanto pare.
E questo non ha fatto altro che ferirmi.
 
-Oh, ok, ho letto- riemerge dalla lettura, abbandonando il pc sul tavolincino -non è stato troppo corretto da parte sua, non credi? Insomma, sono passati anni!-
 
-Ma lei è così- sospiro -la conosco fin troppo bene- sorrido amara, buttando indietro la testa -è una testona-
 
-Mi spiace, Mostro- mi accarezza una guancia, delicatamente -ma devi essere orgogliosa di quello che sei riuscita a fare! Sei la punta di diamante della nostra squadra, lavori per un' importante società pubblicitaria e sei molto meno musona di quando sei arrivata- ride, punzecchiandomi un fianco.
 
-Beh, per quello ci voleva poco- mi unisco alle sue risate.
 
Ilaria ha ragione.
Non devo farmi trascinare di  nuovo a fondo dai miei sentimenti negativi.
Altrimenti tornerebbe tutto come prima e non voglio.
Sto bene adesso.
 
Eleonora mi è mancata e continua a mancarmi in una maniera assurda.
Ma ho dovuto staccarmi da lei per raggiungere i miei obiettivi.
Il nostro è sempre stato un rapporto morboso.
Alle volte arrivavo a domandarmi se facessi le cose perchè mi piacessro davvero o perché piacessero a lei.
Non ero più in grado di distaccarmi.
 
Dopo la rottura con Alessia, Nene è diventata ancora di più il mio punto di riferimento.
L' unica persona che volessi vedere.
Fatta eccezione per Marta, ovvio.
Sono arrivata a chiedermi se potessi mai combinare qualcosa senza di lei.
E c'era solo un modo per scoprirlo.
 
Per tutta la vita mi sono appoggiata a lei, ai Santoro, a Lorenzo e Alessandro.
Era arrivato il momento che agissi da sola.
Dovevo ritrovare me stessa.
E così ho fatto.
 
-Ordiniamo una pizza, ti va?-
 
Annuisco, osservandola alzarsi.
Ilaria è stata una boccata di aria fresca.
Ci siamo conosciute dopo qualche mese che mi ero trasferita.
 
Avevo sentito parlare di questa squadra di rugby femminile e una sera mi sono decisa a presentarmi.
Sono stata piacevolmente sorpresa di trovare una ragazza italiana.
Almeno non avrei avuto problemi a farmi capire fino a quando non avessi migliorato il mio inglese.
 
Ilaria è una botta di vita continua.
Siamo state un po' insieme prima di capire che potevamo essere solo buone amiche.
Mi ha fatto conoscere alcuni dei suoi amici e tramite loro sono finita a lavorare per questa società pubblicitaria.
 
Lei è veramente una bella ragazza.
Alta quanto me, capelli rossi, ricci e lunghi.
Un fisico slanciato e il mio perfetto secondo centro.
Ci troviamo davvero bene a giocare insieme.
 
-Comunque stavo pensando ad una cosa- spunta di nuovo in sala, reggendo due birre -che se vuoi tornare per qualche giorno a Firenze, io potrei venire con te- dice, passandomi una bottiglia -vado a Bologna a trovare la mia famiglia e poi ti raggiungo. Non vedo l' ora di conoscere tua sorella e i tuoi amici! Poi mi hai parlato così tanto bene di Eleonora! Sono curiosa di vedere se a rugby è veramente forte come dicono!-
 
-Non lo so, Ila- stendo le gambe sul tavolo, incrociando i piedi -non credo che sia proprio un buon momento adesso-
 
Dubito che Nene vorrebbe vedermi, dopo quello che mi ha scritto.
Mi ha praticamente chiesto di non cercarla.
Di lasciare che sia lei a sparire per un po'.
Ma come faccio?
Mi ritrovo a pensarla tutti i giorni.
 
Avrò anche ritrovato me stessa qui a Londra, ma ho anche capito molte cose.
Una tra queste è che è escluso che io possa stare senza di lei.
Sì, posso non correre più a casa sua per ogni minimo problema, ma questo non vuol dire che non vorrei averla qui.
Mi manca la nostra complicità, la nostra intimità.
 
Mi mancano le nostre serate a cazzeggiare.
Le maratone notturne di Grey's Anatomy.
Guardarci una partita di rugby insieme.
Sento come se mi mancasse una parte di me.
 
-Dai, Amore, non tenere il muso- mi lascia un buffetto sul naso, riscuotendomi dai miei pensieri.
 
-Devi smetterla di chiamarmi così o tutti continueranno a credere che stiamo insieme- sorrido, spingendola scherzosamente. 
 
-Che male c'è?-
 
-Che non troverò mai più una ragazza!- esclamo, con tono scontato -ho lasciato Jessica anche perché continuava a chiedermi di te, di noi!-
 
-Solo perché avrebbe tanto voluto fare una cosa a tre!- mi fa la linguaccia, restituendomi la spinta di prima -e in effetti anche io- sorride, sorniona.
 
-Ma fammi il favore!- rido, alzandomi -tu vuoi solo me!- affermo, andando in cucina.
 
-Ovvio mon amour, ci sei solo tu nei miei penseri!- enuncia, in modo molto teatrale.
 
Scuoto la testa, rassegnata.
E' sempre la solita.
Ma per fortuna che ho lei quando vengo catapultata nei miei pensieri più tristi.
Quando la nostalgia di casa mi attanaglia il petto.
 
Non avevo programmato di stare via così a lungo.
Mi ero data un massimo di un anno.
Però poi inaspettatamente mi sono sentita troppo bene per lasciare tutto e tornare a Firenze.
 
Comunque sono aggiornata su tutti quanti.
Marta mi scrive ogni volta che esce con un nuovo ragazzo  e credo proprio che dovrei farle un discorsetto al riguardo.
Lorenzo mi ha raccontato ogni dettaglio della sua relazione con Elisabetta e del suo nuovo lavoro.
Alessandro mi chiede consigli sulla gestione del Danger, mi manda la mia quota di ricavo ogni mese e mi tiene aggiornata sulla conta delle ragazze che riesce a portarsi a letto.
I Santoro li sento regolarmente.
Ogni tanto facciamo anche qualche videochiamata su Skype.
Eleonora non vuole.
Dice che la rendono solo più triste.
Ma ciò rende triste me.
Non la vedo da una marea di tempo..
 
-Francesca!- 
 
Sobbalzo a quel suono improvviso.
Ilaria mi viene incontro, scuotendo la testa.
Mi ruba la birra dalle mani, portandosela alla bocca.
 
-Stasera ti trovo sempre imbambolata- soffia, guardandomi -la email della tua amica ti ha davvero scombussolato così tanto?-
 
-No, tranquillla- le sorrido, mentendo spudoratamente -che film ci guardiamo mentre ci mangiamo la pizza?-
 
-Qualcosa della Marvel!- esclama, seguendomi in salotto -guardiamo di nuovo gli Avengers?- mi implora, gettandosi a tuffo sul divano.
 
-Prima o poi lo sfondi se continui così!- la rimprovero schersosamente, raggiungedola a sedere -metti cosa ti pare-
 
-Evvai!- esulta, gettando le braccia al cielo - e vieni qui, che sembri una persona che ha bisogno di coccole- così dicendo mi attira a sé per un braccio, abbracciandomi successivamente -ti libero appena arriva la pizza, promesso!-
 
Rimango tra le sue braccia e mi ritrovo a desiderare che siano di qualcun' altro.
Com'è che stasera proprio non riesco a liberarmi del pensiero di Eleonora?
E' davvero bastata una sua email a stravolgermi?
 
Ogni parola che leggevo di quello che mi ha scritto, era come se mi attraversasse e ferisse tutto ciò che incontasse.
Mi sono resa conto davvero per la prima volta quanto la mia decisione l' abbia offesa e ferita.
Forse è stato proprio per questo che non sono riuscita a dirglielo in faccia.
Sapevo quando le avrebbe fatto male.
 
-Com'è andata la tua giornata?- le chiedo, cercando di distrarmi.
 
-Una noia mortale!- sbuffa -ho lavorato tutto il giorno e in tutte quelle ore il telefono sarà squillato al massimo dieci volte!-
 
-Ma smettila!- sogghigno, lasciandole una leggera botta sulla coscia -ami fare la segretaria in quello studio medico solo perché ti pagano per non fare niente!-
 
-Non è vero!- esclama, risentita -anche per la dottoressa tettona!-
 
-Ah, giusto! Scusa!- rido, alleggerendo almeno per un momento il mio animo tormentato -ora basta, coccole finite!- declamo, tirandomi su.
 
La sento sbuffare.
Alzo lo sguardo trovandola con le braccia conserte e un leggero broncio.
Sorrido di quella posa infantile.
 
-Un tempo non mi dicevi così- brontola sottovoce.
 
-Eddai! Lo sai che scherzo, Rum!-
 
-Smettila con questo stupido soprannome- ride, tirandomi un pugno sulla spalla.
 
Adoro chiamarla Rum.
Le ho dato questo nome durante una serata di squadra.
Le nostre compagne stronze hanno voluto vedere quale delle due italiane reggesse di più l' alcool.
Quindi ci hanno fatto fare una staffetta alcolica.
 
Dovevamo bere due cicchetti di rum, girare su noi stesse tre volte, saltare tre ostacoli, placcare un saccone, bere altri due biccherini di rum e fare dieci flessioni.
Tutto questo per tre volte.
Ovviamente Ilaria non sapeva con chi avesse a che fare.
Ho vinto a mani basse.
Lei ha vomitato tutto durante il secondo giro.
E da allora ho deciso di chiamarla Rum.
Le altre continuano a riderne un sacco tutte le volte che nominiamo quella parola.
Come biasimarle?
 
-Poi non mi hai raccontato come è andata con Alex!- 
 
-Me la sono portata a letto- agita la mano in un gesto di non curanza -niente di ché. Domani esco con Valerie! Promette bene- 
 
-Fammi sapere!- torno nella posizione di prima, lasciando che continui ad accarezzarmi i capelli -nel caso passamela-
 
-Vedremo- sussurra -solo se ti comporti bene- si sporge in avanti, donandomi un leggero bacio sulle labbra.
 
Ormai non me ne curo neanche più.
E' un gesto che ci scappa qualche volta.
Una cosa che ci è rimasta.
Forse è anche per questo che tutti continuano a chiederci se stiamo insieme.
 
Non funzionavamo proprio come coppia.
Lei troppo libertina e io ancora troppo innamorata della mia ex.
Andavamo d' accordo solo quando si trattava di sesso.
Anzi, in quello andavamo più che d' accordo.
 
-Amore- Ilaria richiama la mia attenzione, indicandomi il computer -credo ti sia arrivata una email. Magari è Eleonora che si scusa-
 
Mi metto a sedere di scatto.
Agguanto subito il computer.
Apro la casella della posta e poi ringhio frustrata.
 
-Non è lei e ti ho detto che devi smetterla di chiamarmi così!-
 
Leggo quella nuova email e ogni parola che scorro mi lascia sempre più di sasso.
Sento come se mille lame mi attraversassero il petto.
Mi manca il respiro.
Quasi non mi accorgo che le mani iniziano a tremare.
 
-Ehi, Francesca, che succede?- mi si porta accanto, preoccupata, prendendomi una mano.
 
E io non riesco a dire niente.
Non riesco a parlare.
Ogni suono mi si strozza in gola.
 
Non riesco a capire.
Come è possibile?
Perché non me lo hanno detto prima?
Cosa diavolo stavano aspettando?
 
-Credo di dover andare- è l' unica cosa che alla fine riesco a pronunciare.





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ANGOLO AUTRICE:

Eccomi qui con un nuovo capitolo.
Anche se non è che ve lo meritiate troppo, dato che non mi avete lasciato molti pareri!
Ma non importa!

Finalmente abbiamo ritrovato Francesca!
Penso che ciò faccia passare in secondo piano tutte le altre cose avvenute.
Che mi dite di Ilaria?
Come avete trovato Feffe?
Personalmente a me piace molto.
E' quello di cui la nostra ragazza preferita aveva bisogno.
Le ha fatto bene cambiare aria.

Abbiamo anche una parte dal punto di vista di Alessia.
Essa dovrebbe avervi fatto cogliere qualcosa!
Io starò zitta zitta.
Prima o poi sapremo tutto.

Eleonora e Erica sono sempre più belle.
Io le adoro letteralmente.
Si meritano proprio un po' di felicità!

E adesso vi lascio così!
Non vi dirò niente su cosa possa essere successo!
Lo scopriremo più avanti!

Un bacio a tutti,

Crige.

Ps: spero per voi che abbiate ascoltato la canzone che è il titolo di questa FF.
Ovviamente è dei Queen, come se ci fosse bisogno di specificarlo!
Se non l' avete ancora ascoltata, fatelo!!!!!!!

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Capitolo 4
*** Ricaderci di nuovo. ***


Ognuno affronta le situazioni a modo suo.
Purtroppo  non ci è stato fornito un manuale con gli step da seguire.
Ci hanno messo al mondo con un calcio nel culo e una pacca sulla spalla.
Dobbiamo capire da soli come fare di fronte agli ostacoli che ci sembrano insormontabili.

Quando si è davanti a una situazione difficile o che ci fa soffrire non ragioniamo più.
Spesso e volentieri scegliamo di fare ciò che ci fa stare meglio nell' immediato.
Sentiamo proprio che il cervello si spegne.

Ce ne fottiamo delle conseguenze o dei rischi.
Agiamo e basta.
Perché la pace di qualche ora  vince sulla sofferenza costante.
O almeno così ci diciamo per giustificarci.

Arriviamo perfino ad essere egoisti, menefreghisti.
Non ci curiamo dei sentimenti degli altri, ma solo dei nostri.
Davanti alle situazioni di merda, noi diventiamo delle persone di merda.
E' matematico.

Quante volte vi è capitato di urlare contro qualcuno, solo perché sentivate l' animo andare a fuoco?
Quante volte vi siete sbronzati e avete cercato conforto nel calore del corpo di qualcuno?
Quanti messaggi avete spedito di cui poi vi siete pentiti?

Crediamo sempre di essere giustificati per quello che stiamo vivendo.
Come se questo bastasse a farci scusare da chi ci sta intorno.
Tanto da non accorgerci quanto tutto ciò faccia solo peggiorare le cose.

Perché prima o poi il problema passerà.
Prima o poi dovremo fare i conti con le cazzate che abbiamo fatto.
E capiremo quanto, inevitabilmente, anche questa volta abbiamo sbagliato.

Il punto è che non possiamo farci niente.
E' più forte di noi.
Non siamo stati programmati per le cose difficili.

Forse dovremmo solo imparare a non agire d' impulso.
Dovremmo pensare che spesso la soluzione più giusta è proprio non fare niente.
Aspettare che tutto si schiarisca e ci faccia capire cosa fare.

Le persone non sono oggetti e hanno dei sentimenti.
Non sono ai nostri comodi.
E' vero, non abbiamo manuali che ci dicano come comportarci.
Ma abbiamo una testa e qualche volta dovremmo ricordarci di usarla.

Sbronzatevi, urlate, alzate la musica e ballate.
Fate uscire quello che avete dentro, ma senza sfruttare gli altri.
Perché le situazioni di merda non ci danno il diritto di risultare allo stesso modo.
Imparate a stare soli e scoprirete che piano piano tutto sembrerà meno gigrio.



            
                                                                                                   **********



-Mi ha detto che ha mollato la pallavolo! Ti rendi conto?- 

-Strano- rispondo, distrattamente.

Erica cammina avanti e indietro per tutto il salotto.
Parla a macchinetta, gesticolando come una pazza.
Ormai va avanti così da almeno un' ora.

Io vorrei solo un po' di silenzio.
Sto cercando di scrivere un' email importante per uno dei nostri clienti più importanti.
Ma la mia ragazza mi sta veramente rendendo difficile concentrarmi.

-Infatti!- continua lei, incurandosi che io non la stia effettivamente  ascoltando -ha detto che aveva intrapreso una relazione con una sua compagna di squadra, ma poi lei l' ha lasciata e quindi Alessia non è più andata agli allenamenti-

-Ho capito- annuisco, dandole un minimo di soddisfazione.

-E poi stavo per chiederle finalmente come avesse fatto a tradire Francesca, ma all' ultimo ho cambiato idea- confessa -non volevo essere inopportuna-

Solamente quel nome è stato in grado di farmi alzare la testa dal computer.
Mi giro di scatto gaurdando Erica forse per la prima volta nell' ultima ora.
Rimango in ascolto, sinceramente interessata.

-Volevo chiederglielo perché durante la serata ha fatto dei commenti ambigui e quindi mi era salita la curiosità-

Sospiro tornando al mio lavoro.
In fondo non m' importa niente.
Ho superato quella cosa da anni.
Il fatto che Alessia sia andata a letto con un' altra, non mi riguarda.

A differenza di Erica non sono neanche così curiosa di sapere i suoi motivi.
Non m' interessa niente.
Quando adesso ha nominato Francesca, speravo mi dicesse che l' avesse sentita.
E invece...

-Dai, Amore- sbuffa, venendomi incontro -metti via quel coso! Tra poco arrivano i nostri amici-

-Devo finire- ribatto, risoluta -è importante-

-Certo, come al solito- 

Posso immaginare come abbia fatto roteare gli occhi mentre si allontanava.
So di essere stata un po' assente nell' ultimo periodo, ma ho avuto molto lavoro da fare.
Mia madre è stata via spesso per delle conferenze e quindi ha lasciato tutto a me e a mio padre.
Abbiamo dovuto smaltirci i clienti più importanti.
Quelli che non vogliamo lasciare agli altri dipendenti.

Decido che ci penserò più tardi a farmi perdonare da Erica.
Non posso lasciare perdere ancora questa faccenda.
Prima concludo e meglio è.

Stamattina sono andata con babbo e il nostro avvocato in agenzia immobiliare.
Abbiamo fatto un' offerta ai proprietari e entro qualche giorno dovremmo ricevere una risposta.
Spero tanto che sia positiva.
Non vedo l' ora di fare questa sorpresa alla mia ragazza.
Ne andrà pazza.

Il prezzo che abbiamo proposto è un po' più alto di quello richiesto.
Abbastanza per ricoprire il costo dell' arredamento.
Ho pensato che potremmo tenerci quello che ci piace e vendere il resto.

Ho fatto vedere la casa a mio padre.
Gli è piaciuta molto.
Soprattutto il fatto che non sia lontana da loro.
Aveva uno sguardo talmente fiero che mi ha riempito il cuore di gioia.

-Amore ho finito!- esclamo ad alta voce -che dici, apparecchiamo?-

Chiudo il pc e lo ripongo nell' apposita borsa.
Mi alzo riordinando il casino che ho fatto sul tavolo.
Raccolgo tutti i fogli dentro alcune cartelle.
Alla fine porto tutto sul mobile in fondo alla stanza.

-Ho deciso che metteremo il servizio buono!- trilla, Erica, spuntando dalla cucina con tovaglia e piatti.

-Ma sono solo i nostri amici!-

-Sì, ma per una volta ceneremo come delle persone adulte  e non come dei barboni- ribatte, iniziando a preparare la tavola -ho cucinato tutto il pomeriggio!-

-Volevi dire che Susy ha cucinato tutto il pomeriggio- dico, divertita.

-Ma io l'ho aiutata!- afferma compiaciuta -le passavo le pentole e gli ingredienti!-

-Okok- porto le mani avanti, dandogliela vinta -hai visto Marta?-

-No, ma so che è uscita a cena con Salvatore!-

-Chi cazzo è, ora, questo qui?- tuono, scattando sull' attenti -non usciva con un certo Mattia?-

-La scorsa settimana!- risponde ridendo  -ormai è storia vecchia-

Io non so cosa le prende a quella ragazza.
Nemmen da dire che fa così per mancanza di affetto.
I miei la riempiono di attenzioni!
Semmai sono io quella che ha mancanze di affetto da parte loro!

Devo veramente fare quattro chiacchiere con lei.
Non può fare così!
Spero almeno che, se proprio deve fare certe cose, usi le adeguate precauzioni.
Non vorrei ritrovarmi a dover accudire un pargoletto.
Al solo pensiero mi sale la nausea.

-Vado io!- urla, Susy, sentendo suonare il campanello.

Pochi istanti dopo sbucano Lorenzo e Elisabetta.
Si tengono per mano avanzando verso di noi.
Saluto i miei amici con un bacio sulla guancia.

-Siete puntualissimi!- Erica si affretta a salutarli -adesso mancano solo Alessandro e la sua nuova fiamma! Era tutto contento di presentarcela!-

Alzo gli occhi al cielo a quella ultima affermazione.
Avrò sentito quella frase almeno quattro volte nell' ultimo mese.
Anche lui, come Marta, è irrecuperabile.

Elisabetta porge il suo aiuto alla mia ragazza per finire di apparecchiare.
Io e il mio amico decidiamo di lasciarle alle loro cose e andare in terrazza.
Direi che è il momento di una bella sigaretta.

-Hai finito la pratica che mi dicevi l' altro giorno?- chiede interessato, raggiungendomi al cornicione.

-No- sospiro, frustrata -ho dovuto scrivergli un' email per richiedere un appuntamento per riguardare alcuni punti. Ci sono dei dati che non tornano-

-Ti servirebbe una vancanza- sogghigna, prendendomi in giro.

-Stai zitto- soffio, fulminandolo -non hai idea di quanto sono stressata! Spero almeno che sta cosa della casa vada a buon fine!-

-Vedrai che sarà così- mi rincuora, stringendomi affettuosamente una spalla -avete fatto un' offerta più che sufficiente! Sarebbero stupidi a non accettarla!-

-Speriamo!-

La verità è che in questo momento avrei proprio bisogno di una bella notizia.
Mi solleverebbe di gran lunga il morale.
Anche se porterebbe solo altro lavoro in più.

Dovremmo decidere se lasciare l' abitazione così o farci dei lavori aggiuntivi.
Andare a vedere negozi per l' arredamento.
Insomma, tutte ste menate qui.
Spero di poter contare su Erica almeno in questo.
Perchè per quanto riguarda gli affari, proprio non ci sa fare.

-E' arrivato Alessandro!- ci informa, Betta.

-Arriviamo-

Spegnamo il mozzicone nel posacenere sul tavolo in legno in terrazza.
Torniamo in sala dagli altri, trovando però Alessandro da solo.
E la sua fantomatica ragazza?

-Ah niente, ragazzi, m'ha dato buca- esordisce, notando evidentemente i nostri sguardi indagatori -'sta stronza- aggiunge, poi, facendoci ridere.

-Oooooh, quindi c'è posto per me?- fa la sua apparizione Marta, da non so dove -Salvatore è un cretino-

-Mettetevi tutti a tavola- scuoto la testa rassegnata, facendo cenno agli altri di sedersi.

-Oh, ragazzi, ho cucinato tutto io!- esclama contenta, Erica.

-Davvero?- chiedono in coro, allarmati.

-Ha aiutato Susy- affermo, tranquillizzandoli.

Ci sediamo ignorando i grugniti indignati della mia ragazza.
Stappo le due bottiglie di vino rosso, iniziando a riempire i bicchieri.
Mi guardo intorno, sorridendo felice.
Amo averli tutti qui.
Almeno per stasera son sicura che riuscirò a non pensare a Francesca.

-Ele, non ti ho ancora fatto i complimenti per come hai cantato ieri sera al Danger!-

-Grazie Betta- sorrido, grata.

-I miei baristi sono andati fuori di testa!- s' intromette Alessandro, battendo una mano sul tavolo -abbiamo pensato che potremmo dedicare una sera a settimana solamente a te!-

-Sarebbe figo!- annuisco contenta -mi piacerebbe un sacco!-

-Dì ai tuoi baristi di stare al loro posto- Erica gli regala una delle sue migliori  linguacce -quelli sono dei morti di figa!-

-Erica, più la tua ragazza canta, più soldi guadagna e più regali ti compra- 

-Quindi quando hai detto che suona da voi?- chiede, mettendosi un' abbondante forchettata di tagliatelle al ragù in bocca.

-Sei la solita idiota- Marta scoppia a ridere contagiando tutti -e poi anche io voglio dei regali!-

-Vi state facendo dei trip mentali assurdi- butto giù il mio bicchiere di vino -io non regalo proprio niente a nessuno!-

Mi godo per qualche altro minuto questo scambio di battibecchi.
Poi decido che è arrivato il momento di fare l' annuncio.
Di dire a tutti il vero motivo di questa cena.

In realtà stamattina ho ricevuto una notizia bellissima.
Volevo condividerla con tutti i miei amici.
Perciò ho detto a Erica di invitarli questa sera.

-Attenzione per favore- mi alzo, attirando il loro sguardo -stasera ho voluto che foste qui perché ho una cosa importante da dirvi- prendo un bel respiro prima di coninuare -stamattina mi sono sentita con l' allenatore della Nazionale e mi ha comunicato che hanno deciso di eleggermi a Capitano della squadra!-

-Ma è fantastico!- esclama Lorenzo,  alzando in alto il bicchiere seguito dagli altri.

-Sono così orgogliosa di te- sussurra al mio orecchio Erica, che è subito corsa ad abbracciarmi -te lo meriti-





                                                                 **********



-Francesca?-

Sento il portone di casa sbattere rumorosamente.
Non me ne curo troppo.
Sono più presa dalla bottiglia di BrancaMenta che ho stretta tra le braccia.

-Non ci posso credere- 

Ilaria si porta davanti a me.
Mi tira un calcetto sul piede.
Incrocia le braccia un po' indignata.

-Io ero preoccupata per te perché non ti ho visto arrivare agli allenamenti e tu eri qui sdraiata sul tappeto impegnata a ubriacarti?!- tuona, arrabbiata -potevi avvisarmi!-

-Eddai, non rompere- biascico, agitando una mano per aria -non lo avevo previsto-

Ed è così, è la verità!
Non avevo programmato di restare a casa a bere.
Avevo pure preparato il borsone da rugby.

Poi però mi sono soffermata un attimo sul divano a pensare.
Pensieri che è opportuno accompagnare con dell' alcool.
Solo che la situazione mi è sfuggita di mano.

Da una birra, sono passata a due e poi a tre.
Quando le ho finite mi sono ricordata del BrancaMenta.
Alla fine mi sono dimenticata degli allenamenti.

-Si può sapere che diavolo ti prende?- domanda, sedendosi sul divano vicino -ancora per quella storia?-

-Non ne voglio parlare!-

-Ma Francesca, ti rendi conto che questo non è il modo di affrontare la cosa?-

Sbuffo voltando la testa dall' altra parte.
Non m' importa proprio.
Esiste forse un manuale per affrontare al meglio le situazioni difficili?
Non mi risulta.
Anche se sarebbe utile.

Ciò che è scritto nell' email che mi è arrivata l' altro giorno, mi ha sconvolto.
E' una situazione che non riesco ad affrontare.
Una realtà con cui non avrei mai voluto avere a che fare.
E il fatto di non poterne parlare con Eleonora mi sta uccidendo.
A dir la verità mi è stato detto di non parlarne proprio con nessuno.

A Ilaria però l'ho detto.
Ero troppo sconvolta.
Dovevo dirlo a qualcuno.
E poi tanto lei è estranea a tutti loro.

-Amore- soffia, sdraiandosi vicino a me -bere non serve a niente-

-Hai ragione!- mi illumino, mettendomi lentamente in piedi -ci devo fumare!-

-No, aspetta- mi segue in camera, allarmata -non intendevo questo!-

Mi dirigo verso il mio letto.
Apro il cassetto vicino al comodino.
Ne estraggo sorridendo una noce di cocco a metà.

Recupero trionfante una bustina trasparente contenente un po' d'erba.
Prendo tutto ciò che mi serve e torno in sala.
Mi siedo sul divano iniziando a prepararmi una canna.

Non fumo quasi mai.
Ma ogni tanto una me la concedo.
Ho anche scoperto che aiuta  a tenere a bada i miei soliti mal di testa.

No, non ho praticamente più avuto sogni strani.
Da quando sto a Londra è come se fossi rinata.
A livello fisico mi sento in forma come non mi ci sentivo da troppi anni.
Trasferirmi è stato un toccasana non solo mentalmente, ma anche fisicicamente.

-Va bene, ho capito- si arrende, prendendo posto di fianco a me -facciamo come vuoi tu- si allunga, recuperando la bottiglia abbandonata da me poco fa -alla salute!- esclama, bevendo un lungo sorso.

-Ora va decisamente meeeglio!- lancio un pugno in aria, facendo un tiro -ora sì che prima no!-

-Idiota- ride, spingendomi di lato -quell' espressione mi fa sempre ridere!-

Restiamo in silenzio per un po', passandoci lo spinello di tanto in tanto.
Ognuna persa nei propri pensieri.
Anche se dubito che i suoi siano tormentati come i miei.

Io e Ilaria abbiamo concordato di tornare in Italia insieme.
Lei andrà qualche giorno dai suoi genitori e poi vuole raggiungermi a Firenze.
Dice di volermi stare vicino, almeno fino a quando le cose non saranno più tranquille.

A lavoro mi hanno dato un mese di permesso, dato il motivo per il quale devo assentarmi.
Lavorerò comunque da casa.
Se le cose si dovessero prolungare mi hanno detto che cercheremo di trovare la soluzione migliore per tutti.
Ma posso partire solo tra tre settimane.

-Ah, non ti ho poi raccontato di Valerie!- esclama la mia amica, riscuotendomi dai miei pensieri -devo dire che non mi ha deluso affatto- afferma, sorniona -ha anche detto che vuole rivedermi! Ma non ha capito che non sono interessata ad una relazione seria-

-Sei la solita- scuoto la testa, facendo girare tutto -Dio, penso di essere proprio sbronza-

-Eh si- ride -e adesso pure fatta!-

-Anche tu, ciccina- la sbeffeggio, ridendo -e pensare che mi stavi facendo la predica!-

-Zitta và! E passamela!- allunga una mano, richiedendo la fonte della mia ritrovata tranquillità.

Gliela passo guardandola mentre si fa un tiro.
Non capisco perché non riesca ad instaurare una relazione.
Con me è riuscita a stare tre mesi!
Mi ha rivelato che sono stata la sua "frequentazione", così l' ha chiamata, più lunga.

Insomma, ha la mia stessa età.
Un lavoro stabile e redditizio.
Una casa di sua proprietà ereditata dai nonni inglesi.
Sì, suo padre è inglese ma abita con la moglie italiana a Bologna fin dalla nascita di Ilaria.
Perché non vuole avere niente di serio?

Penso che al momento lei sia l' unica persona che riesce a farmi stare bene.
Non ha pretese, non si aspetta nulla da me.
E' un' ottima ascoltatrice e consigliera.
E' sempre pronta a darmi una mano o a passare semplicemente una serata a farmi compagnia nelle mie solite cazzate.
Ci tengo davvero molto a lei.

-Hai detto a qualcuno che torni?- chiede, all' improvviso.

-Ho scritto poco fa a Marta, chiedendole  di dirlo a Erica- la informo, passandomi una mano sugli occhi -spero ci penserà lei a dirlo a Eleonora-

-Perché non glielo dici tu?-

-Mi ha chiesto di non cercarla, ricordi?- domando retorica, rimpossessandomi dello spinello.

-Ma questo è diverso!- esclama, battendo una mano sul divano dove siamo sedute -finalmente tornerai da lei come ha sempre voluto!-

-Non dirlo così- la rimprovero, puntandole un dito contro -lei è contenta che io stia bene. E' solo arrabbiata perché sono sparita senza dirle niente e perché ogni tanto non le scrivo per mesi-

-Beh, su questo devo ammetere che ha ragione- dice, portando il suo sguardo su di me -potresti anche scriverle più spesso!-

-Sono sempre impegnata- ribatto, guardandola male.

-Sappiamo entrambe che è una scusa-

Abbasso la testa riflettendo sulle sue parole.
Da una parte so che ha ragione.
Ma da quell' altra non lo voglio ammettere.
Vorrebbe dire alimentare i miei sensi di colpa.

La verità è che mi sento così  male per come ho trattato la mia amica, che non so più cosa dirle.
Mi sento in colpa per come l'ho lasciata.
Lei e tutti gli altri.
E mi sento in colpa anche per come mi sento qui.

Sto talmente bene a Londra, senza di loro, da sentirmi in colpa per questo!
Perciò non scrivo spesso.
Tutte le volte che gli dico di stare bene, mi sembra di sminuirli.
Come se a Firenze non stessi bene anche a causa loro.
Ma non è così.
E' una cosa che non so spiegare.

-Possiamo non parlare di Eleonora, per favore?- chiedo esasperata, spegnendo il mozzicone nel posacenere sul tavolincino -perché non mi racconti che avete fatto tu e Valerie?-

-Niente di ché- alza le spalle -cinema e poi sesso. Taaaaanto sesso!-

-Buon per te- sbuffo, lasciandomi  cadere all' indietro sullo schienale -manco mi ricordo quando è stata l' ultima volta che ho scopato-

-Perché sei scema- scuote la testa, contrariata -dovresti lasciarti andare senza sempre pensare alle conseguenze. Ti vuoi portare a letto una? Fallo! Mica devi per forza uscirci prima o offrirle una cena dopo! Anche perché, se non ricordo male, dovrebbero essere le altre a offrirti una cena dopo il sesso con te- mi fa un occhiolino, scoppiando a ridere subito dopo.

-Un tempo ero come te- sorrido, al ricordo -poi ho incontrato Alessia-

-No, ti prego- alza una mano, stoppandomi subito -ti vieto di parlare ancora di lei! E' andata così e comunque sai meglio di me che l' avresti lasciata lo stesso anche se non fosse successo quello che è successo-

-Sì, lo so- alzo gli occhi al cielo -stavo solamente dicendo che non sono più il tipo che va con una diversa ogni sera-

-Forse dovresti riniziare a farlo, invece! Magari saresti meno stressata- mi rivolge una linguaccia, per poi alzarsi -vado a recuperare la mia scorta segreta di birra-

Era da un po' di tempo che non pensavo ad Alessia.
Ormai l'ho quasi del tutto eliminata dai miei pensieri.
Mi capita di pensarla solo quando c'è qualcosa che mi riconduce a lei.

Tipo quando parte una determinata canzone.
O quando guardo dei film che so che piacciono anche a lei.
Insomma, cose così.

Ma da anni ormai ho smesso di domandarmi come possa essere diventata o cosa faccia adesso.
Non m' interessa più.
Non sono cose che mi riguardano.

Tra noi è finita male, ma entrambe abbiamo le nostre colpe.
Lei quella di sta storia con Stella che sinceramente le ho perdonato tempo fa.
Ci eravamo prese una pausa e lei comunque me lo ha detto subito dopo.
L'ho lasciata anche per altri motivi.
Quella è stata solo la gocciolina che ha fatto traboccare il vaso.

La mia colpa è stata quella di tenerla all' oscuro di molte cose.
Non riuscivo ad aprirmi totalmente con lei.
Volevo talmente tanto proteggerla dai miei demoni, da non raccontarglieli proprio.
Solo dopo ho capito quanto ciò facesse star male lei, ma anche me stessa.

Ad ogni modo è finita.
E io avevo in mente di andarmene da Firenze da un bel po' di tempo.
La fine della nostra storia è stata la spinta che mi serviva per farlo.
Quindi forse dovrei solo ringraziarla.

-Eccomi-  

Ilaria torna a sedersi sul divano.
Mi passa una birra allungando poi i piedi sul tavolo di  fronte.
Accende la tv, facendo distrattamente zapping tra i canali.

-Amore che vuoi guardare?- chiede, voltandosi -mettiamo un film? O facciamo un' altra cannetta?-

-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi...oh, fanculo!- mi blocco, spalmandomi letteralmente su di lei -sono troppo fatta per rimproverarti-

-Cazzo, Francesca!- esclama, tirandosi leggermente sù -mi hai fatto rovesciare tutta la birra!-

Rido vedendo la sua maglietta completamente bagnata.
Mi molla un colpo sulla spalla, visibilmente indignata.
Alla fine si alza, togliendosela.

-Smetti di ridere, cretina!- soffia, sorridendo -Dio, guarda come ti sei ridotta!- ride, indicandomi con un dito -non ti vedevo in queste condizioni da quando stavamo insieme il primo anno che ti sei trasferita-

-Non prendermi in giro- mi alzo con molta fatica, portandomi di fronte a lei.

-Altrimenti?- alza un sopracciglio, sorridendo maliziosamente -cosa fai, eh? Creatini?- sussurra roca al mio orecchio, avvicinandosi.

-Smettila- dico, non troppo convinta -so cosa cerchi di fare-

-E sta funzionando?-

Per tutta risposta l' afferro per i fianchi attirandomela addosso.
Insinuo una gamba tra le sue.
Alzo lo sguardo puntando i miei occhi nei suoi.

-Non farci troppo l' abitudine- soffio, prima di baciarla con trasporto.



                                                         **********


-Amore non importa che sparecchi tu- mi sento avvolgere la vita da due braccia familiari -può pensarci Susy-

-Ma lei ha già cucinato per tutto il pomeriggio, volevo almeno farle il favore di sistemare la tavola-

-Come vuoi allora- mi stampa un baccio sulla guancia, facendomi sorridere -ti dispiace se vado di sopra che devo finire una cosa per lavoro?-

-No, vai pure- mi giro nell' abbraccio, guardandola negli occhi -anche se dovresti lavorare meno- m' imbroncio.

-Lo so- annuisce, dandomi un buffetto sul naso -ti prometto che appena le cose si saranno calmate ti porterò una giornata intera alla Spa!-

-Uuuuuuh sì, che bello!- alzo le braccia in aria, contenta -d' accordo allora-

Si allunga donandomi un soffice bacio sulle labbra.
Mi dedica una carezza e un ultimo sguardo dolce prima di sparire dalla sala.
Sospirando torno alle mie faccende.

Odio il fatto che lavori così tanto.
Ultimamente non riusciamo a stare da sole per più di un' ora.
E questo solo perché ormai è come se vivessi qui.
Perché se tornassi a casa dei miei non ci vedremo praticamente mai.

Capisco che con Maria sempre fuori città abbiano più cose da sbrigare.
Ma sento la mancanza della mia ragazza.
Non vedo l' ora che torni tutto alla normalità.
Anzi, a dir la verità non vedo l' ora di andare a convivere.

Di crearci una nostra routine.
Di passare giornate intere sul nostro divano a guardare film quando fuori piove.
Di svegliarmi tutte le mattine accanto a lei.
Sarà un sogno che si avvera.

-Erica!- sobbalzo a quel suono improvviso -ti ho cercata ovunque!-

-Marta! Mi hai spaventato!- sospiro, riprendendomi -avevi bisogno di qualcosa?-

-Sediamoci- dice, facendomi segno di seguirla sul divano.

-Mi stai spaventando-

La piccola Creatini mi sembra nervosa.
Si tortura le mani in silenzio.
Si passa, nervosa, una mano tra i capelli.
Gesto che ha ereditato da Eleonora.
D' un tratto si alza sparendo in cucina, per poi tornare con una birra in mano.
Cosa che invece ha preso da Francesca.

-Mi ha scritto mia sorella- dice, in fine.

-Cosa? E che dice? E' arrabbiata con Ele? Sta bene? E' sucesso qualcosa?-

-Dio, calmati!- m' interrompe, spazientita -fammi parlare!- alza gli occhi al cielo per poi riprendere il discorso -dice che tra tre settimane torna e mi ha chiesto di dirtelo-

-Davvero?- chiedo, euforica -e perché?-

-Ah, questo non me lo ha detto- scuote la testa -mi ha solo detto di dirlo a te. Credo che spera tu lo dica a Ele-

-Ah ovvio- esclamo, scrocchiando le labbra -Eleonora le ha chiesto di non cercarla-

-Sì ma questo cambia tutto!- ribatte, lei, sorridendo -sta tornando, Erica! Mia sorella sta tornando! Non mi ha detto per quanto, ma almeno la rivediamo!-

-Sì e sono così contenta!- mi avvicino a lei, abbracciandola -lo dico io a Ele, anche se non so come possa prenderla-

-Grazie- si stacca, sorridendomi -Non vedo l'ora! Segnerò i giorni che mancano sul calendario-

La vedo alzarsi e correre via in camera sua, rovesciando la birra un po' ovunque.
Scuoto la testa in un mistro tra felicità e incredulità.
Non ci posso credere.
Feffe ha deciso di tornare.
Che sia stata l' email di Eleonora a convincerla?
Chissà quanto resterà.

Ma ora questo non importa!
La cosa importante è che tra tre settimane rivedremo la nostra amica.
Dio, non sto nella pelle.

Anche se adesso devo trovare le parole giuste per dirlo alla mia ragazza.
Non so come potrà prenderla.
Cioè, voglio dire, ovviamente ne sarà felice!
Ma chissà, a volte Ele è davvero difficile da capire.

Mi alzo dal divano, decidendo che le faccende possono aspettare.
Lentamente salgo le scale, dirigendomi al piano superiore.
Percorro il corrdoio fino ad arrivare alla porta della camera di Ele.
Busso, entrando una volta ricevuto il permesso.

-Tesoro?- richiamo la sua attenzione, raggiungendola sul letto -hai molto da fare o possiamo parlare?-

-Dato questo tuo tono serio, direi che dobbiamo parlare- sorride, chiudendo il portatile e poggiandolo sul comodino.

Ricambio il sorriso, sedendomi con le gambe incrociate di fianco a lei.
Allontano dalla mente i piensieri impuri che mi sono venuti quando l'ho vista con gli occhiali da riposo.
Non posso farci niente se mi fa sesso.
In fine mi decido a dirglielo.

-Prima è venuta da me Marta- la informo, guardandola negli occhi -mi ha detto che ha ricevuto una email da sua sorella-

Evito accuratamente di pronunciare il suo nome.
Ultimamente sembra che la mandi in bestia al solo nominarla.
Quindi ho preferito non dirlo.

-Che vuole?- chiede, nervosa, passandosi una mano tra i capelli.

-Torna, Ele- quasi sussurro, timorosa per la sua reazione -tra tre settimane- la vedo togliersi gli occhiali e sistemarli sopra il computer -non so quanto resta- aggiungo, sbrigativa - e non so neanche perché, ma torna-

-Davvero?-

-Davvero- annuisco, leggermente sollevata -vuoi che le scriva?-

-No- la vedo sorridere, spiazzandomi -lo farò io domani-

-Sei felice?- chiedo, titubante.

-Certo che sì! Solo perché sono incazzata nera con lei non vuol dire che non sia impaziente di vederla!- risponde, ovvia.

Com'è che questa ragazza riesce sempre a stupirmi?
Negli ultimi anni mi è capitato spesso di preoccuparmi per delle cose che poi neanche la toccavano.
Riesce sempre ad affrontare al meglio ogni situazione.
La ammiro molto.
E' una roccia, lo è sempre stata.

So che questa situazione con Francesca la uccide, ma fa di tutto per non farmelo pesare.
E' sempre presente qualsiasi cosa le chieda.
Nonostante i mille impegni lavorativi, non si è mai persa un mio avvenimento importante.
E' perfetta.
Ed è esattamente la persona che voglio accanto a me per tutta la vita.

-Amore- soffio, avvicinandomi -non ti ho ancora dimostrato quanto sono fiera di te per questa cosa del capitano-

-Eh così pare- mi attira a sé per i fianchi -ma so che lo sei-

-Sì, ma una cosa che non sai è che eri già prima un capitano-

-Ah sì?- alza un sopracciglio, confusa.

-Sì- annuisco, sensuale -il mio- sussurro sulle  sue labbra, mordendole poi il labbro inferiore e tirandolo leggermente.

-Buono a sapersi- mormora, prima di obbligarmi a stendermi per sovrastarmi successivamente -direi che devo ribadire il concetto, allora- dice, sfilandomi la maglietta.



                                                             **********


La luce che penetra dalle persiane della finestra, mi risveglia prepotentemente.
Mi stropiccio gli occhi, sbadigliando silenziosamente.
Mi sento stranamente rilassata.

-Sei sveglia-

Quella voce improvvisa mi fa sobbalzare.
Apro di scatto gli occhi ricordandomi tutto.
Abbasso lo sguardo notando di essere nuda sotto le lenzuola.
Sento pure un braccio intorno alla vita.

-E' successo di nuovo- sbiascico, voltandomi.

-Direi di sì- sorride, posandomi una mano sulla guancia -da quanto non capitava?-

-Ormai da un anno- storcio il naso, ricambiando poi il sorriso -eravamo riuscite a disintossicarci- rido, coinvolgendola.

-Io ero riuscita a disintossicarmi- scuote la testa -dal sesso con te, intendo-

E niente, ci siamo cadute di nuovo.
Dopo esserci lasciate capitava spesso che finissimo comunque a letto insieme.
Forse perché il sesso tra di noi è una delle poche cose che funzionavano bene, moooolto bene.

Non siamo compatibili come coppia.
Ma a letto è tutto un altro discorso.
Abbiamo un' alchimia assurda.
Una complicità che non credevo possibile.
Per dirla tutta ci siamo messe insieme dopo essere finite a letto.
Ci abbiamo provato, ma alla fine ci siamo dovute lasciare.

Continuavamo a fare sesso regolarmente, ma successivamente ho deciso di finirla anche con quello.
Era d' intralcio a tutte le probabili relazioni che potessi avere.
Io non sono come lei che cerco solo una bella scopata.
Io voglio una relazione seria, stabile e duratura.
Voglio una persona con la quale costruire qualcosa e fare dei progetti.
Ecco perché come coppia proprio non funzioniamo.

-Ero proprio strafatta- mormoro, divertita -e pure tu!-

-Certo- concorda -altrimenti col cavolo che saresti venuta a letto con me-

-Non riniziare con sta storia, Rum- l' ammonisco, puntandole un dito contro -eravamo d' accordo entrambe-

-Sì lo so- soffia -ma mi mancavi- sussurra roca, appiattendosi contro di me.

Incrocia le nostre gambe.
Inizia ad accarezzarmi il corpo, arrestando la mano sul mio seno.
Si fa se possibile ancora più vicina, strappandomi un bacio.
Sospiro, permettendo alla sua lingua di incotrare la mia.
Faccio vagare le mani sul suo corpo, compiacendomi quando la sento tremare.

Alla fine mi stacco, guardandola.
Mi specchio nelle sue iridi verde chiaro.
La vedo sorridere furbamente.

-Senti, possiamo anche far finta che non sia successo niente- inizia, accarezzandomi i capelli -ma sappiamo tutte e due che ti è piaciuto almeno quanto è piaciuto a me-

-Non posso negarlo- concordo, intrecciando le dita di una mano con le sue.

-Questo vuol dire che potrebbe risuccedere?- domanda, speranzosa -eddai Francesca! Lo sai quanto amo il sesso con te!-

-Vedremo- le concedo, tornando a darle le spalle -adesso cambiamo discorso-

-Certo- soffia al mio orecchio -altrimenti finiamo col farlo di nuovo-

Scoppia a ridere, allontanadosi leggermente.
Ma non troppo così da continuare ad accarezzarmi.
Devo ammettere che non mi dispiace per niente.

Avevo bisogno di un po' di contatto umano.
Del calore del corpo di un' altra persona.
Sto già molto meglio rispetto a ieri.

E poi so che il rapporto che ho con Ilaria non cambierà se facciamo sesso.
In fondo è iniziato proprio così.
Cosa che magari succederebbe con altre persone.
Quindi non mi sento per niente in colpa.

-Posso farti una domanda personale?- domanda, tornando d' un tratto seria.

-Sai che puoi chiedermi cosa ti pare-

-D' accordo- risponde, incerta -non hai mai voluto che il rapporto che hai con Eleonora si evolvesse in altro?-

-Cosa? No!- esclamo, quasi disgustata -è come se fosse mia sorella-

-Sì lo so, non è questo che volevo chiederti. Mi sono bloccatta- confessa, sbuffando -Io..ecco...io mi chiedevo se pensi mai alla possibilità di avere una storia come quella che avevi con Federica e Alessia. Cioè, intendo a una storia di quel genere ma con un' altra persona-

-Ti stai forse rivolgendo a te?- domando, divertita.

-Oddio, no!- trilla, allarmata -è che a volte mi domando se tu stia davvero cercando un' altra persona-

-In che senso?-

-Io credo che fino ad ora tu non abbia trovato nessuno con cui avere qualcosa di grande, solo perché in realtà dentro di te pensi ancora ad Alessia e tendi quindi a paragonare tutti con lei-

-Non è assolutamente così- soffio, duramente -e comunque non credo che siano affari tuoi-

Mi alzo in fretta dal letto, iniziando a recuperare i miei vestiti.
Ilaria mi afferra per un braccio, obbligandomi a girarmi.
Mi blocco, furiosa, con solo le mutande addosso.

-Dai, non volevo farti arrabbiare- si alza a sua volta, venendomi incontro -io te lo sto dicendo per te. Perché ci tengo e voglio vederti felice-

-Ma io sono felice!- ribatto, incazzandomi ancora di più.

Non capisco perché abbia dovuto tirar fuori un argomento del genere.
Di prima mattina, per giunta senza aver preso neanche un caffé.
E' una cosa che proprio mi manda in bestia.

Il capitolo Alessia è chiuso e sepolto.
Sì, ci sono stata male parecchi mesi!
Ma ormai è passato.

Speravo che lei fosse quella giusta? Sì!
Avevo dei progetti per noi? Ovvio che sì!
Penso ancora che li potremmo avere? Certo che no!
Quindi proprio non capisco.

-Sappiamo entrambe che non è così- mormora, sedendosi sul letto -ti manca qualcosa-

-Mi manca un caffè!- soffio, avvicinandola.

-Non cambiare argomento!- mi ammonisce, guardandomi duramente -sei strana da un po' e non c'entra niente l' ultima email che hai ricevuto. Sono mesi ormai che ti vedo diversa-

-Non c'è niente che non va- mi paro di fronte a lei, mettendole una mano sulla guancia -ti ringrazio per preoccuparti per me, ma non ce n'è bisogno- le sorrido, calmandomi -non ho avuto relazioni serie o importanti perché non ho ancora trovato la persona giusta-

-Sicura?-

-Sicura- annuisco, stampandole un bacio sulle labbra -e ora possiamo andare a fare colazione?-

-Solo se ti vesti, altrimenti  credo che finiremo col fare altro- scoppia a ridere, alzandosi -ora ricordo perché non riuscivamo a uscire di casa per giorni interi- mi scrocchia una mano su una chiappa prima di abbandonare la stanza -vado a lavarmi e poi faccio il caffè- urla da dietro la porta.

Lascio andare un sospiro, sedendomi sul letto.
Abbasso la testa, nascondendola tra le mani.
Perché ha dovuto dire quelle cose?
Adesso non riuscirò a pensare ad altro per tutto il giorno.

E se avesse ragione lei?
Se segretamente il mio inconscio paragonasse tutti ad Alessia?
No, non può essere.
Perché sì, io avrò avuto le mie colpe, ma lei mi ha fatto sentire una merda.

Mi alzo finendo di vestirmi.
Cerco di allontanare quei pensieri, concentrandomi su altro.
Mi avvicino alla scrivania, accendendo il portatile.
Mi siedo in attesa.

Vado nella mia casella postale.
Rimango stupita di trovare ben tre nuove email.
Speranzosa inizio ad aprirne una ad una.

"Ciao, Tata!

Sono così felice che torni!!
Ho da raccontarti un sacco di cose, quindi ti prenoto per un giorno intero!
Ho mollato Salvatore perché era un emerito coglione.
Pensa che mi ha dato buca per ben due volte!
Ma non importa!
Penso di essermi innamorata di una persona, ma ti dirò tutto quando sarai qui.
Aspetto con ansia quella data!

Ti voglio bene,

La tua sorellina."


Salvatore? Ma non stava con un certo Mattia?
E poi chi sarà questo qui adesso?
E perché vuole aspettare che io sia lì per dirmelo?
Scuoto la testa aprendo quella successiva.

"Ciao bella figa!

Marta mi ha detto che torni!
Era ora, cazzo!
Allora un po' ti manchiamo! eheheheh

Ti ho detto che io e Ele l' altro giorno siamo andate a vedere una casa bellissima?
La amo!
Spero tanto che piaccia anche a lei!
Dobbiamo assolutamente fartela vedere!


Comunque, news!
Eleonora è stata eletta nuovo capitano della Nazionale!
Era euforica!
Penso di non averla mai vista così felice!
Quando torni festeggiamo a dovere!
Sono così fiera di lei!

E stai tranquilla, vedrai che le passerà!
Dalle tempo e tornerà da te con la coda tra le gambe!
Anche se devo darle ragione sul fatto che effettivamente sei stata un po' stronzetta.
Ma torni e quindi ti perdono!
A presto!
Un abbraccio stritolante,

Erica."


Aspetta, cosa? 
Hanno visto una casa?
Certo, sapevo che stavano pensando di andare a convivere, ma non immaginavo che la cosa fosse già così concreta!

Ho capito che Nene è arrabbiata con me, ma questa è una cosa importante!
E sta storia del capitano?
E' una cosa fantastica!
Speravo che volesse condividerla con me...

Scuoto la testa, tristemente.
Mi muovo ad aprire l' ultima email ricevuta.
Rimango piacevolmente sorpresa nel constatare di chi si tatta.

"Ehi,

Erica mi ha riferito tutto.
Bene, sono contenta.
Fammi sapere quando arrivi in aereoporto e a che ore.
Ti vengo a prendere io.
Credo che avremo molto di cui parlare.

Nene"



Chiudo il pc decidendo di rispondere a tutti più tardi.
Devo assimilare tutte le informazioni che ho ricevuto.
Sono al quanto sorpresa.

Mi sento sollevata e triste allo stesso tempo.
Forse solo adesso mi sto rendendo conto di quante cose mi stia effettivamente perdendo.
E ci sto veramente male per questo.
Ma cosa posso farci?

Lentamente mi dirigo in cucina.
Trovo Ilaria di spalle indaffarata a preparare la moka.
E' vestita solamente con una maglietta lunga e credo il classico perizoma.
Mi avvicino, avvolgendole la vita da dietro.

-Ho ricevuto delle email- la informo -da parte di Marta, Erica e Eleonora-

-Bene, sono felice!- allunga un braccio, cingendomi il collo -che dicono?-

-Cose belle- rispondo, posandole il mento su una spalla -ma che mi fanno sentire un' estranea-

-Mi dispiace, Mostro- soffia, guardandomi di sottecchi -posso fare qualcosa per te?-

Ci penso un po'.
Forse non dovrei, forse non è giusto.
Ma mi farebbe di gran lunga stare meglio.
E poi ci siamo già passate.

-Ricordi cosa riusciva a farmi distrarre?- sussurro roca al suo orecchio, risalendo una sua gamba con la mano.

-Mmm- annuisce, chiudendo gli occhi e gettando la testa all' indietro.

-Posso?- ormai la mia mano ha quasi raggiunto il suo inguine.

-Zitta e continua- mormora, strappandomi un sorriso.

Faccio come dice, spegnendo i pareri contrati della mia mente.
Le mordo il lobo di un orecchio facendola gemere.
Sorrido trionfante quanto constato che mi ero sbagliata sul suo vestiario.
Niente perizoma.
Niente di niente.

Lascio che il sesso porti via tutta la malinconia.
Lascio che trascini via con sé ogni preoccupazione.
Giusto o sbagliato che sia non m' interessa.
Mi fa stare bene e a Ilaria non dispiace.
Per ora è tutto quello che mi basta.




__________________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve a tutti ^^

Capitolo ricco di cose e informazioni!
Immagino che qualcuno di voi, dopo ciò, odierà ancora di più Ilaria.
Anche se sinceramente non capisco!
Io la amo! E riesce a far stare bene Francesca.
Che poi non sia Alessia, questo è un altro discorso.
A proposito di quest' ultima, tranquilli nel prossimo capitolo ci sarà!

Alloooora, veniamo al capitolo!
La Santoro in carriera come la vedete?
Siete rimasti sorpresi dalla sua reazione alla notizia del ritorno di Feffe o ve lo aspettavate?
Vi aspettavate di più?
Io continuo ad amare questo personaggio sempre di più.

Erica innamorata persa mi piace.
Continua a essere fuori come un culo, ma matura quando serve.
E' l' unica, a parte Francesca, che sa come prendere Eleonora.
Ma lo vedremo meglio più avanti.


E veniamo a Francesca.
Il suo animo tormentato continua a non cambiare.
Continua ad affrontare le situazioni difficili sempre allo stesso modo.
Ma potete darle contro?
Voi che avreste fatto al posto di Ilaria?

Ilaria è fantastica,
Capisce quando può chiedere le cose all' amica e quando invece lasciar perdere e assecondarla.
E' ormai fondamentale per Francesca.
E anche questo lo vedremo meglio più in là.
Anche voi pensate che Feffe abbia sostituito Nene con lei?
Ditemi che ne pensate! Sono curiosa!

Adesso vi lascio che sennò sembra un quiz a premi.
Per chi ama Eleonora e Erica, sappiate che amerete un sacco il prossimo capitolo.
Ma non vi spoilero nulla!

Grazie a tutti quelli che seguono, leggono e recensiscono!
Siete fantastici.
Un abbraccio,

Crige.



















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Capitolo 5
*** Un enorme passo. ***


Quando incontri la persona giusta lo senti.
Le parole ti si bloccano in gola.
Respirare diventa difficile.
Il cuore non smette di battere all' impazzata.
Le mani sudano e tremano.
Ogni certezza inizia a vacillare.

Cerchi il suo sguardo constantemente.
Fai di tutto per farla ridere.
Trovi ogni scusa per vederla.
Anche solo sfiorarla ti scaturisce mille brividi.

Non state ancora insieme eppure già ti fai film sul vostro futuro.
Sulla vostra casa, la vostra vita insieme.
Non importa che ancora lei non sappia niente.
Lo sai tu.
E questo ti basta.

Non si è mai preparati all' Amore.
Quando arriva ti colpisce e stravolge tutto quanto.
Se ne frega altamente se non è il momento giusto o se sei già impegnato.
Arriva all' improvviso e tu non puoi far altro che subirlo.

Ti piomba davanti con i suoi enormi occhi ricchi di speranza e aspettative.
Ogni giorni fa un passo verso di te, fino a quando non ti è di fronte.
Fino a quando non apri le braccia e lo lasci entrare.

Ti porta allo sfinimento.
Ti fa alzare le braccia a mo' di resa.
"Eccomi" sussurri "hai vinto tu".

Sentiamo parlare di questo sentimento da quando veniamo al mondo.
Lo vediamo rappresentato in tutti i film.
Decantato in quasi tutte le canzoni.
Eppure non riusciamo a  comprenderlo a pieno, fino a quando non ci riguarda in prima persona.

L' Amore è in ogni cosa che ci circonda.
Ma il vero miracolo avviene quando tutto questo confluisce in un' unica sola persona.
La nostra persona.

Quella che è piombata nelle nostre vite all' improvviso.
Quella che monopolizza tutti i nostri pensieri.
Quella che ci sembra di vedere ovunque.
Quella che, al solo pensarla, fa battere velocemente il nostro cuore.

Quando t' innamori davvero tutto cambia.
Vedi tutto con una luce nuova.
Più potente, più vera, più accesa.
E ti sembra di non aver mai vissuto davvero fino a questo momento.

La guardi negli occhi.
Ti lasci prendere per mano e condurre in questa nuova vita.
Ti aggrappi a lei come se fosse la chiave della tua felicità.
Ma forse è proprio così.

Quando incontri la persona giusta, lo sai.
Puoi provare a respingerla, a rifiutarla.
Ma dentro di te sai che sarà impossibile.
Ormai ha già il tuo cuore nelle sue mani e tu vorrai far in modo di avere il suo.
Perché quando si è innamorati, tutto il resto non conta.





                                                                                                            **********



-Babbo!-

Spalanco la porta del suo ufficio, euforica!
La richiudo subito dopo con foga!
Mi precipito alla sua scrivania sorridendo come un' ebete!

-Mi hanno chiamato, babbo!- esclamo palesemente su di giri -è nostra! La casa è nostra!-

-Davvero?- si alza frettolosamente facendo quasi cadere la sedia -è una notizia magnifica!-

Corre ad abbracciarmi.
Mi stringe forte tra le braccia.
Posso quasi sentire il cuore uscirmi dal petto.

L' agenzia immobiliare mi ha appena rifeirto che i proprietari hanno accettato la nostra offerta.
Mi hanno detto che posso già passare a ritirare le chiavi.
E' fatta.

-Sono così felice!- affermo, staccandomi -pensi che posso prendermi l' intera giornata di festa?-

-Assolutamente!- annuisce, contento -corri!-

-Grazie- mormoro, baciandogli una guancia -per tutto!-

-Non dirlo neanche-

Lo saluto velocemente con un altro abbraccio affettuoso.
Poi corro subito fuori dall' ufficio.
Mi fiondo nel mio a prendere tutte le mie cose.
In fine scatto verso le scale, salutando distrattamente la segretaria all' ingresso.

Non ci metto molto a raggiungere il garage sotterraneo.
Apro la mia Audi salendo rapidamente.
Metto in moto sfrecciando in direzione dell' Agenzia.

Ritirerò le chiavi in fretta e poi andrò da Erica.
Non vedo l'ora di dirglielo.
Impazzirà dalla gioia.
Forse più di me in questo momento.

E' passata una settimana dalla cena con i nostri amici.
Sono stata talmente immersa nel lavoro da non riuscire quasi a vedere la mia ragazza.
E da dimenticarmi completamente della casa.
Quando ho ricevuto quella chiamata è come se fossi stata risvegliata da un sonno profondo.

-Buongiorno- saluto cordiale aprendo la porta dell' agenzia -sto cercando Irene-

-Salve- la ragazza all' entrata mi accoglie con un enorme sorriso -vai pure è nel suo ufficio-

-Grazie- ricambio il sorriso, incamminandomi.

Supero un paio di porte per poi soffermarmi sull' ultima in fondo al corridoio.
Prendo un bel respiro e poi busso.
Entro non appena sento rispondere.

-Signorina Santoro- Irene si alza dalla sedia, facendomi segno di sedermi di fronte a lei -la stavo aspettando-

-Ciao Irene!- ci stringiamo la mano e mi siedo.

-I proprietari erano euforici per la vostra offerta- ridacchia -hanno accettato praticamente subito! Ti ho chiamato solamente oggi perché dovevamo rivedere gli ultimi dettagli-

La vedo sfogliare delle cartelle di fronte a lei.
Sorride trionfante quando trova quella che stava cercando.
La apre estraendone alcuni fogli.

-Posso già darti le chiavi- soffia, allungandomi il mazzo -ti ricontatterò per le ultime formalità-

-Grazie mille!- esclamo, recuperando le chiavi e mettendole in borsa -le dispiace se scappo subito?-

-Certo che no! Deduco tu voglia correre da Erica- ride -pagherei per vedere la sua faccia-

-Ah mi creda, non vedo l' ora- mi alzo, porgendole una mano  che lei stringe prontamente  -ci risentiamo allora! Buona giornata-

-Buona giornata anche a te-

Mi congedo con un rapido sorriso.
Esco dall' ufficio quasi correndo.
Risaluto cordiale la segretaria all' entrata e mi precipito di nuovo alla macchina.

Dio, sono così felice che quasi non mi reggo in piedi.
Mi gira la testa dall' euforia.
Questa è forse la più bella notizia che abbia ricevuto nell' ultimo periodo.
Anche apprendere di essere il nuovo capitano della Nazionale non mi ha regalato una tale gioia.

Sto per andare a convivere con la mia ragazza.
Quasi non mi sembra vero.
E' un sogno che si avvera.
Non credevo neanche di desiderarlo così tanto fino a quando tutto non si è concretizzato.
Federica sarebbe così fiera di me...

Quell' ultimo pensiero mi fa ricordare che mancano due settimane al ritorno di Francesca.
E io ancora non so come dovrei comportarmi al riguardo.
Le ho detto che andrò io a prenderla così avremo modo di parlare prima di essere con tutti gli altri.
Ho bisogno di un faccia a faccia con lei.
Ho bisogno di chiarire le cose.

Mi ha risposto il giorno dopo.
E' stata molto fredda e sbrigativa.
Come ho fatto io, del resto.

Ma tutto questo oggi è in secondo piano.
Oggi voglio solo essere felice.
Voglio solo godermi questo avvenimento così importante.
Me lo merito.
So che me lo merito.

Quasi non mi accorgo di essere già arrivata sotto casa di Erica.
E' il suo giorno libero e infatti spero che non stia ancora dormendo.
Ma conoscendola credo che sarà proprio così.

Scendo di macchina e mi dirigo al portone dell' abitazione.
Una graziosa villetta indipendente su due piani.
Un giardino ben curato a circondarla.
Suono il campanello impaziente.

-Eleonora- sua madre mi accoglie con un grande sorriso sincero -non sapevo dovessi venire- mi abbraccia affetuosamente, spostandosi successivamente di lato per farmi passare.

-Ciao, Monica!- alzo una mano a mo' di saluto -Erica?-

-Secondo te?- scuote la testa divertita -è di sopra che dorme! Sapeva che dovevi passare?-

-No- scuoto la testa, incapace di smettere di sorridere -devo assolutamente dirle una cosa-

-Oddio!- si porta entrambe le mani davanti la bocca -è quello che penso?-

-Sì- annuisco, lentamente -ma shhh!- mi avvicino sussurrandole all' orecchio -lei non sa niente, è una sorpresa!-

-Che bello!- esclama, battendo le mani e stringendomi di nuovo in un abbraccio da orso -sono così contenta! E' bellissimo! E mi hai fatto vincere la scommessa con Edoardo!-

-Che scommessa?-

-Io avevo scommesso che tu le avresti fatto una sopresa, mentre lui diceva il contrario!- m' informa, sorridendo beffarda -mi deve una cena quello stronzo-

Scoppio a ridere incapace di controllarmi.
Se c'è una persona dalla quale Erica ha preso, è proprio sua madre.
E pensare che non si assomigliano per niente.

Monica è una donna sulla cinquantina.
Bassa e dalle forme morbide.
Capelli corti, neri e due occhioni nocciola.
La mia ragazza è la fotocopia del padre.
Hanno entrambi quelle iridi che amo profondamente.

-Vado a svegliarla- soffio -mi raccomando: non dirle niente-

-Ho la bocca cucita- sussurra, saltellando successivamente in cucina.

Scuoto la testa divertita imboccando le scale per il piano superiore.
Dio, non riesco più a trattenermi.
Apro la porta di camera della mia ragazza il più silenziosamente possbile.

Mi beo della visione di lei sul letto.
Spaparanzata al centro con la bocca aperta.
Le coperte tutte d' un lato.
Un grazioso pigiamino estivo a vestirla.

-Amore- sussurro al suo orecchio, portandomi sul letto.

-No!- s' imbroncia contrariata, voltandomi le spalle -ho detto che non ci vado a scuola-

Non riesco a trattenere una risata.
E' troppo adorabile per restarne indifferenti.
Allungo una mano, accarezzandole i capelli.

-Erica- tento di nuovo, stampandole un bacio sulla guancia -sono io-

-Megan Fox? Sei tu?- biascica, aprendo un occhio -ah, sei tu, tu!-

-Mi sento alquanto offesa- 

Si apre in un enorme sorriso, allungando le braccia.
Mi lascio avvolgere il collo e trascinare verso di lei.
Inizia a darmi soffici baci sulla guancia, a raffica.

-Ti stavo prendendo in giro- mormora -che ci fai qui?- chiede, sbadigliando, liberandomi dalla sua presa.

-Ho una sorpresa-

-Una sopresa?- scatta a sedere come se si fosse svegliata del tutto all' improvviso -per me?!-

-E per chi, sennò?- 

-Cos'è?- domanda con voce dolce e curiosa, avvicinandosi -non porti le mutande?- mi gurda maliziosamente -perché in questo caso potrebbe davvero interessarmi-

-Non vado a lavoro senza mutande!- ribatto, alzandomi dal letto -dai, muoviti! Lavati e vestiti! Ti aspetto giù!-

-Agli ordini mio capitano!-

Esco dalla stanza lasciandole il tempo di prepararsi.
Scendo le scale, tornando in sala.
Un delizioso e invitante profumo di caffè mi conduce poi in cucina.

Trovo Monica indaffarata ad arrangiare una buona colazione.
Un piatto con qualche fetta biscottata con burro e marmellata.
Una brocca di succo d' arancia e una di latte.
Vari tipi di biscotti in ciotole differenti.

-Siediti e mangia- mi ordina, non ammettendo repliche.

La accontento prendendo posto su una sedia.
Recupero un piattino iniziando a riempirlo.
In fine mi verso un bicchiere di latte fresco, restando in attesa del caffè.

Inzuppo un biscotto nel latte sorridendo felice.
Non mi ricordo neanche quando è stata l' ultima volta che mi sono sentita così.
Molto probabilmente mai!

Fisso la mamma della mia ragazza e mi ritrovo a pensare a quanti progressi abbiamo fatto.
Dalla prima cena con i suoi fino ad adesso.
Quella fu una serata memorabile.

Non sono mai stati contrari riguardo la nostra relazione.
Anzi, suo padre era euforico!
Disse che così almeno poteva smettere di temere che sua figlia si presentasse un giorno dicendogli che era incinta di chissà chi.
Monica invece ha ribadito tutta la sera quanto io fossi più bella di Erica.
Mi hanno fatto sentire subito a mio agio.

-Eccomi!- esclama, la mia ragazza, palesandosi -uuuuh sì, caffè!-

-Facciamo colazione e andiamo!- la informo, stringendole dolcemente una mano.

-Dove?-

-Vedrai!- sorrido, beffarda.

-Uffaaaa- sbuffa, ficcandosi successivamente un biscotto in bocca -sarà meglio per te che sia qualcosa di fenomenale, visto che mi hai buttato giù dal letto!-

Ah, spero tanto che lo sia.
Perché per me lo è davvero molto.
E non vedo l'ora di comunicarlo a tutti quanti.

Progetto questo momento da mesi.
Doveva solo andare in porto questa storia della casa.
Così avrei avuto il luogo e l' atmosfera perfetti.
Lei non si aspetta niente.
Sarà magnifico.
O almeno lo spero.





                                                                   **********


-Amore ho appena realizzato una cosa!-

Mi giro di scatto nella sua direzione, allarmata.
La vedo guardarmi di sottecchi, tornando poi a fissare la strada.
Sono stata così talmente impegnata da non pensarci affatto.
Come è stato possibile?

-Cosa?-

-Alessia.Non.Sa.Che.Francesca.Torna- dico soffermandomi su ogni parola per enfatizzare il concetto -non glielo abbiamo detto!-

-Non è un problema mio- alza le spalle -è la tua amica-

-Anche tua!- ribatto, risoluta.

-Non mi risulta-

Detesto quando fa così.
Quando nega l' evidenza solo per orgoglio.
E' proprio un Toro, eh!
Testarda e orgogliosa fino al midollo!

Scrocchio sonoramente le labbra, voltando lo sguardo al finestrino.
Incorcio le braccia, risentita.
Lo sa che mi fa arrabbiare quando si comporta in questo modo.

-Metti questa- soffia, passandomi una benda -copriti gli occhi-

-Perchè?-

-Fallo e basta!- insiste, senza darmi modo di ribattere.

Faccio come dice.
Mi passo quella sciarpa intorno alla testa a mo' di benda.
Chissà che cosa ha in mente.

-Dicevo davvero comunque- riprendo il discorso di prima -glielo dobbiamo dire. E se poi se la vede sbucare davanti?-

-Erica, ripeto che non è un problema mio-

-Dio, che nervi!- tuono, sbattendomi il palmo della mano su una coscia -perché diavolo devi sempre fare così?-

-Così come?- chiede, confusa.

-La stronza!- rispondo, dura -non lo sei, ma a volte ti fai passare per tale. Non lo sopporto!-

-Dai, Amore, non litighiamo- allunga una mano cercando la mia -d' accordo, se per te è importante glielo diciamo insieme-

-E non potevi dirlo subito senza prima farmi incazzare?-

Non dice niente.
Lascia cadere il discorso, lasciandomi l' ebrezza dell' ultima parola.
Cosa che raramente succede.
So per certo però che sta sorridendo beffarda.

Cerco di allontanare il problema Alessia per concentrarmi sulla sua sorpresa.
Mi chiedo dove mi stia portando.
E perché tutto questo mistero?
Mi porta alla Spa come mi aveva promesso?
Oddio sì, mi ci vorrebbe proprio!

La sento tirare il freno a mano e spegnere la macchina.
Scende dall' auto, sbattendo successivamente la portiera.
In fine viene ad aprirmi.

-Attenta- mormora, prendendomi per mano e aiutandomi a uscire -non inciampare!-

-Sta a te non farmelo fare!- 

Ride, guidandomi.
Facciamo qualche metro per poi arrestarci di colpo.
La sento trafficare con qualcosa e dopo un rumore metallico.

Mi si porta dietro.
Sento il suo respiro infrangersi sul mio collo.
Mi lascia un bacio su di esso, togliendomi la benda.

Strizzo gli occhi cercando di mettere a fuoco.
Mi guardo intorno spaesata.
Sento il cuore battere fortissimo.
Mi volto verso di lei incapace di dire qualcosa.

-Benvenuta a casa- soffia, regalandomi il sorriso più bello che io abbia mai visto.

-Cosa? Come? Ma che cazzo..?- balbetto, incredula.

-L' ho comprata- m' informa, facendomi sussultare -è nostra-

Mi fiondo tra le sue braccia urlando di gioia.
Inizia a girare su sé stessa alzandomi in aria.
Piango di felicità e neanche me ne accorgo.

Metto di nuovo i piedi per terra.
Riapro gli occhi non ricordandomi di averli chiusi.
Trovo le sue iridi commosse ad aspettarmi.

-Allora?- domanda, impaziente -è quella che volevi giusto?-

-E' la casa dei miei sogni- soffio, asciugandomi le lacrime -ma come hai fatto?-

-Il giorno che siamo venute a vederla ho scritto all' Agenzia che ci interessava e che sarei andata il giorno seguente a definire le cose. Ho fatto un' offerta e oggi mi hanno confermato che è nostra!- mi spiega, allargando il mio sorriso ad ogni parola.

-Ma come hai fatto a pagarla?-

-I miei mi dovevano un regalo di compleanno, ricordi?- chiede, continuando una volta che ho annuito -gli possiamo rendere qualcosa mese per mese, ma hanno detto che non è necessario-

-Dio, sono così felice!- mi tuffo di nuovo tra le sue braccia, lasciandomi stringere -Ti Amo da impazzire-

Mai, mai avrei immaginato una cosa del genere.
Ma Eleonora è fatta così.
Riesce sempre a cogliermi di sorpresa.
Non è mai scontata o prevedibile.
Mi sorprende tutte le volte.

Quando dissi ai miei amici storici che mi ero messa con lei, erano sciettici.
Aveva la fama di essere la regina dei ghiacchi.
Dicevano che non era fatta per me, che eravamo l' opposto.
Ma sapevo che si sbagliavano di grosso.

Eleonora non mi ha mai deluso.
E' la persona più altruista e protettiva che io conosca.
E non m' importa che non mostri questo suo lato.
A me basta che lo sia con me.
Ed è così.

-Sei perfetta- sussurro al suo orecchio -sei tutta la mia vita-

Mi stacco dall' abbraccio guardandola negli occhi.
Mi perdo in quelle iridi azzurre così colme di amore.
Porto una mano sulla sua guancia, sorridendo.

-Grazie- 

-No- scuote la testa -grazie a te per avermi reso la persona che sono adesso-

Mi prende per mano conducendomi al divano.
Mi fa sedere e poi si inginocchia davanti a me.
Porto le mani davanti la bocca, quando la vedo estrarre dalla tasca una piccola scatola quadrata.
La apre rivelando un grazioso anello con un piccolo diamante al centro.

-Erica, incontrarti è stato come riceve una ventata di aria gelida in faccia in grado di riscuotermi. Mi hai sopportato e supportato in un modo che mai nessuno aveva fatto. Mi hai fatto capire cosa vuol dire amare incondizionatamente qualcuno e volerlo vedere felice più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sei stata la mia forza in ogni momento  buio degli ultimi anni e spero tu voglia esserlo ancora per molto. Voglio donarti questo anello come promessa che ti amerò per il resto della mia vita, ogni giorno in ogni momento. Sei tutto quello che voglio. Ti amo come non pensavo fosse possibile. Vuoi tu, in un giorno futuro, sposarmi?-

Fisso i suoi occhi commossi e speranzosi.
Guardo quell' anello incapace di formulare una frase.
Non posso credere che stia succedendo tutto questo.

Riesco solo a spingermi in avanti e gettarle le braccia intorno al collo.
La stringo forte inspirando il suo profumo buono.
Prendo poi un bel respiro staccandomi successivamente.

-Sì- sussurro, riniziando a piangere come una cretina.

-Menomale- ride per smorzare la tensione -altrimenti avrei perso casa e ragazza in un colpo solo- mi mette l' anello al dito, guardandolo soddisfatta -ti sta benissimo-

-E' bellissimo- soffio -ora mi baci oppure no?-

Si sporge in avanti baciandomi con trasporto.
Mi attira a sé per i fianchi facendomi cadere all' indietro sul divano.
Mi sovrasta senza mai staccare le labbra dalle mie.

Fa saltare il mio reggiseno e volare la maglia in una parte indefinita della stanza.
Le sbottono i pantaloni, facendoglieli scivolare sulle gambe.
La privo della camicia beandomi della vista del suo addome nudo e perfetto.

-Direi che dobbiamo inaugurare la casa a dovere!- sussurra roca al mio orecchio, facendomi gemere -ho tutto il giorno libero-

-Buono a sapersi- sospiro, lasciandomi sfilare i jeans.




                                                     **********

-Guardate quaaaa- trilla la mia amica, mostrandoci un enorme anello al dito.

-Oh mio Dio!- esclamo portandomi le mani davanti la bocca -è quello che penso?-

-Eleonora mi ha chiesto di sposarla, prima o poi!- ride felice alzando le braccia al cielo.

-Ma è fantastico!- 

Betta si alza dalla sedia e corre ad abbracciarla.
Lorenzo si limita a sorriderle soddisfatto, già al corrente di tutto.
Io le stringo forte una mano, incapace di non commuovermi.

Quando questa sera Erica mi ha invitao al Danger, non pensavo fosse per questo.
Mai sarei arrivata a pensare ad una cosa del genere.
Sono così felice per la mia amica!

-E non è finita- soffia, lasciandoci sulle spine per qualche secondo -abbiamo ufficialmente una casa tutta nostra!-

-Che bellooooo!- la ragazza del nostro amico si alza nuovamente per abbracciarla di nuovo -sono così contenta per voi! Dobbiamo assolutamente brindare!-

Detto quello scappa subito in direzione del bancone del bar.
Io e Lorenzo alziamo i nostri calici di birra, ormai quasi vuoti, nella sua direzione.
La mia amica sorride felice come mai l' avevo vista.

Se penso a quella ragazzina incapace di impegnarsi e di prendere le cose seriamente, mi viene da ridere.
La guardo adesso, fiera come non mai della donna che è diventata, così sicura e determinata.
Impegnata in una relazione stabile da cinque anni.

Penso a quante cose sono cambiate in tutti questi anni.
Sorrido al ricordo di me e Francesca che le prendevamo in giro.
Spendevamo ore intere a ridere di loro.
Nude nel suo letto, abbracciate, che parlavamo del futuro.

Avevamo sempre giurato che saremmo state le prime ad andare a convivere.
Che Eleonora era troppo spaventata all' idea di impegnarsi davvero, per poterlo fare.
E che Erica, invece, prendeva sempre tutto come un gioco.
Ovviamente tutto ciò detto con solo molto affetto.

Ho passato tanto tempo a sentirmi in colpa per quello che le avevo fatto.
Soprattutto perché ancora adesso non ho idea del perché!
Non so come sia potuto succedere!
Ma purtroppo è successo.
E la colpa è solo mia.

Col passare degli anni ho capito che comunque non saremmo durate.
Avevamo due vite troppo diverse.
Eravamo lontane.
Io troppo presa dai miei studi, lei troppo presa ad affrontare il suo passato.
Non era il momento per Noi.
E chissà se lo sarà mai più.

-Alessia, ci sei?-

Mi vedo sventolare una mano davanti la faccia.
Strizzo gli occhi, riscuotendomi.
Mi giro verso Erica sorridendole.

-Sì, scusa- scuoto la testa -dove sono andati tutti?- mi guardo intorno notando che i nostri amici non sono più al tavolo.

-Davanti il palco a sentire Eleonora da più vicino- mi indica gli altri due con un dito -allora, che ne dici? Pensi che stiamo correndo troppo? Che è uno sbaglio?-

-Frena- alzo una mano, fermando il suo delirio -Erica, penso sia una cosa bellissima. Penso che siete perfette insieme e sinceramente vi invidio molto! E poi mica vi sposerete adesso! Ele ti ha detto che te lo ha solo promesso!-

-Sisì, hai ragione- annuisce convinta.

Rieccola la mia amica.
La persona che conoscevo.
Quella che spesso ha bisogno di sentirsi rassicurata nelle sue scelte.
Mi fa tenerezza.

-Insomma, raccontami tutto!- batto le mani, euforica -la casa?-

-Mi ha fatto una sorpresa, Ale!- risponde, ridendo come una scema -mi ha fatto bendare gli occhi e mi ha portato nella casa dei miei sogni dicendomi che l' aveva comprata e che quindi era ufficialmente nostra! Quella che ti dicevo!!-

-Aaaaaw ma che romanticona la Santoro!- mugolo, un po' invidiosa -e tu?-

-Io l'ho ripagata con un buon sesso!- dice, ovvia -tuuuuutto il giorno! Lo abbiamo fatto sul divano, sul tappeto, in cucina e...-

-Ok basta!- la blocco, imbarazzata -non lo voglio sapere!-

-e in camera da letto- conclude, soddisfatta.

-Prima di invitarmi a cena spero che la facciate disinfettare tutta!- soffio, leggermente schifata.

-Ah tranquilla, siamo d' accordo sul prendere una cameriera! Non avremo il tempo per tenerla in ordine e pulita-

-Mi sembra giusto! Te la sei trovata bella e ricca!- rido di giusto nel vedere la sua faccia -cosa volevi di più?-

-Cioè ti rendi conto di quanta fortuna ho avuto a scoprimi lesbica?-

Scoppiamo a ridere insieme come due deficienti.
Ci guardiamo negli occhi complici come lo siamo sempre state.
Allungo una mano stringendo la sua.
La sento ricambiare la stretta e poi la vedo cercare di asciugarsi le lacrime per le troppe risa.

-Ehi! Di che state ridendo?-

Eleonora ci raggiunge al tavolo.
Bacia una guancia alla sua ragazza e poi si siede accanto a lei.
Eravamo prese talmente tanto a fare le stupide, da non accogerci che aveva finito di cantare.

-Oh, niente niente!- Erica sventola una mano, cercando di smettere di ridere.

-Ele sono così contenta per voi! Congratulazioni!-

-Grazie Alessia- soffia, un po' imbarazzata -diciamo che gliel'ho fatta in pieno!-

-Direi di si!- sorrido, notando il broncio dellla mia amica.

La bionda passa un braccio sulle spalle di Erica, attirandola a sé.
Le sussurra qualcosa all' orecchio facendola ridere.
In fine le stampa un bacio a fior di labbra.
Le vedo scambiarsi uno sguardo dolcissimo che riesce a strapparmi un sorriso.
Sono davvero così felice per loro.

-Ale, dobbiamo dirti una cosa- il tono di Eleonora diventa d' un tratto molto serio.

-Cosa?- domando, iniziando a preoccuparmi leggermente.

-Ci ha scritto Francesca- s' intromette la mia amica -dice che torna-

-Come? E quando?-

-Tra due settimane- soffia la bionda -scusaci siamo state talmente prese dalle nostre cose da dimenticarci di dirtelo-

-Tranquilla- mi sforzo di tenere un tono di voce normale.

-Non sappiamo quanto resterà- Erica mi stringe una mano -è un problema per te?-

-Macché!- esclamo, fingendomi il più naturale possibile -la nostra storia è ormai vecchia e sepolta!-

-Sicura?- 

-Certo!-

Non so come sentirmi al riguardo, in realtà.
Una parte di me non vede l'ora di rivederla.
Di vedere com'è cambiata e di risentire la sua voce.
La parte maggiore di me, invece, è terrorizzata a morte.

Non ci siamo più viste né parlate dopo quello che è successo.
Dopo averle detto di Stella lei ha chiuso totalmente i rapporti.
E io non l'ho più cercata.

Era arrabbiata come mai l' avevo vista.
La cosa che più mi ha colpito e rimasta impressa, è stata la sua rabbia.
Avevo già assistito ai suoi scatti d' ira, ma quella volta fu diverso.
Perché la causa ero io.

Era furiosa, tanto da riuscire a spaventarmi.
Mi urlava contro come una pazza.
E ancora oggi mi chiedo se sia stato solo per colpa mia che fosse arrabbiata così.
O se lo era già per altri motivi.

Eravamo a casa sua.
Il giorno dopo essere andata a letto con la mia coinquilina, mi sono precipitata da lei.
Ho preso il primo treno possibile e l'ho raggiunta.

Quando mi ha aperto i suoi occhi erano scurissimi.
Aveva delle occhiaie immense.
E' per questo che credo che fosse già instabile.

Le dissi tutto quanto.
E lei scattò.
Rovesciò in terra un vaso e tirò un pugno contro il muro.
Mi disse che era finita e che me ne dovevo andare.
In fine aggiunse un "per favore" così flebile, dolce e inaspettato che mi fece sciogliere in mille lacrime mentre lasciavo per l' ultima volta la sua abitazione.
Se ci ripenso, ancora oggi, ho i brividi.

-Alessia?- Erica richiama la mia attenzione, sorridendomi una volta catturato il mio sguardo -tutto ok?-

-Sisì!- annuisco velocemente -ho solo bisogno di una sigaretta!-

Recupero il mio portatabacco dalla borsa e mi alzo.
Sto per lasciare il tavolo quando mi sento afferrare per un braccio.
Mi volto trovandomi Eleonora di fronte.

-Vengo anche io- dice, prendendo le sue sigarette.

Faccio un cenno con il capo, precedendola fuori.
Mi allontano un po' dall' entrata, appoggiandomi successivamente al muro con la schiena.
Vedo la bionda fare lo stesso.
Rollo una sigaretta per poi accenderla subito.

Restiamo un po' in silenzio ognuna assorta nei propri pensieri.
Ogni tanto Ele saluta qualche amico che passa per entrare nel locale.
La scorgo buttar in terra il mozzicone e accendersene un' altra.

-Qualcosa ti turba?- chiedo, in un mormorio.

-Immagino che sia la stessa cosa che turba pure te- risponde, senza guardarmi -sono davvero arrabbiata con Francesca, tanto da non avere la minima idea di come dovrei comportarmi con lei. Certo, andrò a prenderla in aeroporto, ma poi? Se non avessimo più niente da dirci? Più niente in comune? Se la nostra amicizia fosse arrivata a un punto di chiusura?-

-Non credo sia così, Ele- scuoto la testa, prendendo un tiro dal mio drum -avete passato troppe cose insieme. Sarete sempre legate, lo sai anche tu come lo sa pure lei. Il vostro è un rapporto profondo che va ben oltre una semplice amicizia. Insomma, lo sai che sono sempre stata gelosa di te- rido, per smorzare la tensione.

-Lo so- si unisce alle mie risa, cercando il mio sgurdo.

-Vedrai che dopo un primo momento d' imbarazzo, saprai esattamente come comportarti e capirai che nulla è cambiato-

-Spero tanto tu abbia ragione- mormora, tornando a guardare di fronte a sé.

Mi fa strano essere qui a parlare con lei.
Non lo abbiamo mai fatto davvero.
Specialmente perché nell' ultimo periodo in cui stavo con Francesca, lei non mi poteva neanche vedere.

Non siamo mai state amiche.
Ci ritrovavamo insieme solamente a causa delle circostanze.
Io ero la migliore amica della sua ragazza e lei la migliore amica della mia.
Tutto qui.

Ma adesso è diverso.
E' già la seconda volta che parliamo come se fossimo amiche di vecchia data.
E mi fa davvero un effetto strano.
Piacevole, certo, ma comunque strano.

-Sei agitata vero?- chiede all' improvviso -se lo sono io, immagino tu!-

-Lo sono- confermo -non so come potrebbe prenderla. L'ultima volta che l'ho vista era furiosa, tanto da spaventarmi- confesso per la prima volta a voce alta -non voglio rivederla così-

-Ha spaventato anche me- dice, lasciandomi sopresa -l' ho vista in tutti i modi possibili, ma quel giorno quando mi ha chiamato dopo che te ne sei andata, ho avuto davvero paura. Temevo potesse farsi del male. L' ho guardata negli occhi e non l'ho riconosciuta-

-Ti giuro che erano già così quando sono arrivata, Ele- soffio, allarmata -era già...strana-

-L' ho capito, tranquilla- mi sorride, rassicurandomi -quello è stato solo il primo segnale che si stesse allontanando e io non l' ho colto- scuote la testa, sospirando -non ho capito che la mia migliore amica stava soffrendo da chissà quanto, perché ero troppo presa dal mio lavoro-

-In quel periodo le erano riniziati i mal di testa e i....sogni- sospiro al ricordo -ci deve essere stato un fattore scatenante, no?-

-Non lo so, Alessia- soffia, spegnendo il mozzicone contro il muro -so solo che mi deve un bel po' di risposte-

Mi scompiglia i capelli per poi tornare dentro il locale.
Poggio la testa all' indietro contro la parete, lasciando andare un sospiro teso.
Non so davvero cosa pensare.
Ma soprattutto, non ho idea di come sarà rivederla.

Il cuore inizia a battermi senza sosta al solo pensiero.
Ma non per la paura o l' ansia.
Batte come non lo faceva da tempo.
E questa cosa mi mette ancora più in agitazione.



                                                       *********

-Buongiorno, dormigliona-

Sento qualcuno muoversi alle mie spalle.
Un braccio che si stringe intorno alla mia vita.
Un naso che si struscia contro il mio collo, raggiunto subito dopo da due soffici labbra.

Mi giro e trovo ad accogliermi due grandi occhi azzurri.
Un sorriso nasce spontaneo sul mio volto.
Vengo sorpresa da un brivido lungo la schiena alla visione di Erica completamente nuda.

-Ehi- soffio, lasciandole un bacio sulla bocca -che ore sono?-

-E' tardi- sussurra lasciandosi abbracciare -ma chi se ne importa- 

-Dovevo andare a lavoro- storcio il naso a quel pensiero -dovrò sorbirmi la paternale da babbo-

-Non è un mio problema- ride, alzando leggermente la testa.

Erica rotola sopra di me sorridendo beffarda.
Fa scorrere lentamente una mano sul mio corpo.
Un sospiro mi esce spontaneo dalle labbra quando raggiunge il mio seno.

La lascio fare gettando indietro la testa chiudendo gli occhi.
Bacia avidamente il mio collo, scendendo sempre più in basso.
Le sue dita torturano un mio capezzolo a loro piacimento.

-Amore, non ho tempo- gemo quando arriva a mordermi il basso ventre -devo lavorare-

-Shhh-  mi zittisce -non ci pensare-

Devo dire che non mi riesce difficile fare come dice.
Sento le sue mani su entrambi i miei seni.
La sua lingua sul mio ombellico che scende sempre più giù.

-Oddio- sospiro quando finalmente arriva alla sua meta.

Mi stuzzica come solo lei sa fare.
Regalandomi una scarica di brividi che non avevo mai provato con nessun' altro prima di lei.
Ogni volta che facciamo l' Amore mi ritrovo sempre a pensarlo.

Il respiro mi diventa sempre più corto.
Erica torna di nuovo all' altezza del mio viso.
Sorride, prima di far finire il lavoro alle sue mani esperte.

-A cosa devo questo bellissimo buongiorno?- biascico una volta essermi ripresa dall' orgasmo.

-Ci deve essere un motivo?- soffia sulle mie labbra, lasciandosi poi cadere completamente  sopra di me.

Non le rispondo.
Mi limito ad accarezzarle la schiena con la punta delle dita.
Le lascio qualche bacio su una tempia, vedendola sorridere.

Direi che posso abituarmi a tutto questo.
Ad averla sempre qui.
A svegliarmi tutte le mattine accanto a lei.
Un sorriso sorge spontaneo quando realizzo che presto sarà davvero così.

Ancora non ci credo che abbia accettato di stare con me per il resto delle nostre vite.
Certo, non ci sposeremo presto, ma sapere che adesso abbiamo la possibilità di farlo mi riempe il cuore di gioia.
Abbiamo solamente suggellato la promessa.

-Ti Amo da morire, lo sai?-

-Lo so, musona!- ride tornando a specchiarsi nei miei occhi -anche io! E poi quell' anello è davvero magnifico!-

-Ah, quindi mi hai detto di sì solo per quello?- alzo un sopracciglio in attesa di risposta.

-Scema- mi tira un leggero colpo sulla spalla -non dire cazzate-

Rido divertita, intrecciando le dita della mano con le sue.
Mi perdo a guardare ogni minimo dettaglio del suo viso, che ormai so a memoria.
Mi stupisco sempre di quanto sia bella.

-Tesoro- richiama la mia attenzione -ti devo chiedere una cosa-

-Erica il tono serio non ti si addice- ridacchio, aspettando che continui.

-Ho sentito che stanotte ti sei svegliata spesso- mormora, mettendosi seduta -sei preoccupata per il ritorno di Francesca, vero?-

Quella domanda mi spiazza totalmente.
Non credevo che fosse sveglia.
Pensavo dormisse beatamente.

Mi tiro sù con i gomiti, restando in silenzio per un po'.
Ci rifletto un attimo prima di risponderle.
Non so da dove cominciare in realtà.

Sapere che Feffe tornerà mi ha messo un po' in subbuglio.
Speravo di avere del tempo per assimilare le ultime vicende, prima di avere un chiarimento con lei.
Non vorrei mandare definitivamente tutto a puttane.

La verità è che mi sento un po' in colpa per quello che le ho scritto.
Immagino che debba esserne rimasta molto delusa e ferita.
Non si aspettava di certo quelle parole dopo tutti questi anni.

Il fatto è che la sento sempre più distante.
Mi sento sempre meno parte della sua vita.
E questa cosa mi spaventa.

Lei è la persona più importante per me.
Il mio punto di riferimento
O almeno, lo è sempre stata.

Questi ultimi anni senza di lei mi hanno fatto comprendere che ne posso fare anche a meno della sua presenza.
Il problema è che non voglio.
Tutti i traguardi che ho raggiunto avrebbero avuto un altro sapore se lei fosse stata qui con me.
Ne avrei gioito ancora di più.

Certo, Lorenzo è stato un amico fantastico e un buon consigliere.
Ma nessuno è come Francesca.
Nessuno mi ha mai capito come fa lei.
Le bastava guardarmi negli occhi per avere le sue risposte.
Non importava che aprissi bocca.
Era sempre un gran sollievo.

Ho provato ad appoggiarla a pieno in questa sua scelta, davvero!
Ma il sapere che non sarebbe stata accanto a me mi ha mandato in agitazione.
Tutto ha perso la luce che aveva prima.
E' come se una parte di me si fosse staccata e mi avesse abbandonato.

Poi lei ha iniziato a farsi sentire sempre meno.
A rendermi sempre meno partecipe delle sue cose, della sua vita.
Mi sono sentita esclusa.
E quando è riapparsa con quella email di auguri, sono esplosa.

Non ho resistito più e ho dovuto dirle tutto quello che pensavo.
Ma il problema è che le ho detto solo le cose brutte e non quelle belle.
Posso capire se si sia arrabbiata.

E adesso tornerà e dovremo affrontare questa cosa.
Mi chiedo se anche lei abbia la mia stessa ansia, la mia stessa paura.
Perché l'ultima cosa che voglio è perderla.
Ne morirei.

-Sì- annuisco, in fine -ma non ti preoccupare-

-Ehi- soffia, mettendo una sua mano sulla mia guancia -lo sai che puoi dirmi tutto-

-E' strano- mormoro -ho paura di come potranno andare le cose-

-Amore- mi richiama dolce -vedrai che sistemerete tutto. Avete un rapporto stupendo-

-Prima, forse- abbasso lo sguardo, tristemente -e se non fosse più così?-

-Ele, guardami- porta due dita sotto il mento facendomi alzare la testa -parlale sinceramente- sorride -nemmeno lei vuole perderti-

-Ma se non avesse più bisogno di me?- lo dico in un sussurro, come se avessi paura che dicendolo ad alta voce possa diventare reale.

-Tesoro, sei la sua famiglia. Avrà sempre bisogno di te-

Quelle parole riescono a farmi nascere un sorriso.
Io sono la sua famiglia.
Siamo sempre state lei e io, io e lei.
Ne abbiamo superate davvero troppe insieme.
Quindi deve per forza aggiustarsi tutto.
Deve essere così.
Ci voglio credere davvero.

-Quand'è che sei diventata così saggia?- domando, rotolando sopra di lei.

-Io lo sono sempre stata- dice, saccente.

-Oh, certo- sfioro il suo naso con il mio -e ora posso ricambiare?-

Sorrido maliziosamente portando una mano sulla sua parte più intima.
Sogghigno quando la vedo sospirare e chiudere gli occhi.
Poi con mio grande disappunto, si scosta alzandosi successivamente.

-Ehi!- esclamo, indignata -mi snobbi così?-

-Amore ho una riunione di lavoro e non voglio fare tardi- s' imbroncia, dispiaciuta -se adesso tu mi tocchi so già che non riuscirò più ad alzarmi-

-Poi dici a me che lavoro troppo- bubbolo, alzandomi a mia volta -d' accordo, vai!-

-Non fare la musona scontrosa, ora- si avvicina abbracciandomi -stasera sono tutta tua- 

Mi lascio baciare con trasporto.
La stringo forte a me inebriandomi del suo profumo.
Non so che farei senza di lei.

Dopo poco si stacca andando a recuperare i suoi vestiti.
La vedo sparire in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Mi vesto pure io, decidendo di scendere giù in cucina.

Scendo le scale entrando in sala.
Vi trovo mio padre in videochiamata su skype.
Tiro un sospiro di sollievo constatando che la paternale mi arriverà solo dopo il caffè.
Gli passo dietro dirigendomi verso la cucina.

"Nene!"

Mi giro di scatto al suono di quella voce.
Mi volto velocemente verso il pc di babbo.
Trovo una faccia familiare che mi sorride leggermente imbarazzata.

-Feffe- soffio, sentendo il cuore iniziare a battere forte -ciao-

"Devi ancora prendere il caffè, vero?" ride divertita "te lo leggo in faccia"

Non riesco a trattenere un sorriso.
Constatare che riesce ancora a capirmi semplicemente guardandomi, mi fa gioire interiormente.
La mia ansia diminuisce un po'.

-Io devo andare- la informo, passandomi una mano tra i capelli -fammi sapere a che ore...-

"Ti manderò un' email, tranquilla! Ciao Testona!" m' interrompe.

Alzo una mano a mo' di saluto, allontanandomi velocemente.
Entro in cucina poggiandomi subito con la schiena alla parete.
Vedo girare tutto.
I battiti del cuore che non accennano a tornare regolari.

Quel "Nene" mi rimbomba in testa prepotentemente.
Mi sembrano secoli che non mi sentivo chiamare così.
E la sua voce, Dio la sua voce!
Quanto mi era mancata.

Prendo un bel respiro e mi affaccio in salotto per origliare la conversazione.
Sento mio padre ridere di gusto e annuire.
Chissà che gli avrà detto.
D' un tratto però lo vedo incupirsi.
Abbassa la testa, trsite.
Che diavolo si staranno dicendo?

Scuoto la testa, decidendo di lasciar perdere.
Mi dirigo ai fornelli cercando di prepararmi un caffè.
Ma è difficile quando ti tremano le mani.

-Amore!-

Erica fa la sua apparizione, venendomi incotro.
Mi prende le mani tra le sue, stringendole.
Cerca il mio sguardo, attendendo spiegazioni.

-Che hai?-

-Credo di avere un attacco di panico-

-Di nuovo?- domanda, preoccupata  -l' ultimo è stato tempo fa!-

Mi stringe a sé con forza.
Inizia ad accarezzarmi la schiena.
Cerca di far regolarizzare il mio respiro.

-Vedrai che tutto passerà quando vi sarete chiarite- soffia al mio orecchio, speranzosa.

-Lo spero-






____________________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve a tutti ^^

Scusate se ci ho messo un po' ma ho avuto una settimana impegnativa (cene tra ex compagne di squadra....sapete com'è..).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se non c'è Francesca!
Tranquilli che nel prossimo avremo finalmente il tanto atteso ritorno!

Venendo al capitolo, cosa mi dite?
Sorpresi per la proposta di Elenora?
Contenti per la casa?
A me piace e interessa molto come si stia evolvendo la loro relazione.
Le trovo bellissime.

Stiamo scoprendo sempre più cose.
Alessia ha esposto a grandi linee cosa è successo la sera in cui disse a Feffe di lei e Stella.
Voi la pensate come lei? Che fosse già destabilizzata da qualcosa?
E poi si può intuire che forse e dico forse, la nana provi ancora qualcosa per la Creatini?!
Chissà chissà.

Abbiamo saputo che Eleonora ha sofferto di attacchi di panico.
Ho combattuto un po' su questa scelta, perché ho pensato a lei sempre come ad una persona forte e sicura di sé.
Ma è proprio questo che poi mi ha convinto.
A essere forti prima o poi ci si spezza.
Prima o poi arriverà una situazione che non siamo in grado di gestire e crolleremo.
Gli attacchi di panico sono molto più frequenti di quello che la gente tende a pensare.
Sapremo più avanti altri dettagli.

Per il momento è tutto.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Spero vogliate lasciarmi un vostro parere!

Grazie come sempre a tutti voi ^^

Un bacio,

Crige.


Ps: qualche giorno fa ho scritto una robetta.
Non so bene come descriverla.
Ma se avete sofferto in Amore e avete avuto dei momento bui che avete affrontato a modo vostro, forse vi ritroverete in ciò che ho scritto.
Se vi va di leggerla e lasciarmi un vostro parere, ve ne sarei grata :)
Questo è il link:  https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3713214&i=1

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Capitolo 6
*** Spread Your Wings. ***




Ogni persona che incontriamo porta dentro di sé delle cose che tiene nascoste a tutti.
Sensazioni, sentimenti, emozioni, ricordi che non ha il coraggio di condividere.
Un accumulo in petto a cui non ha la forza di dar voce.
Che non sa spiegare o che non vuole proprio rivelare.

Passeggia nella sua vita portandosi dietro questo peso indescrivibile.
Quest' ombra costante che grava su ogni sua scelta.
Tutte le volte che prova a parlarne, le parole muoiono in gola.

Ci sono paure che non riusciamo ad individuare.
E sono quelle delle quali abbiamo più timore.
Quelle che ci spaventono di più perché incapaci di affrontare.
Non abbiamo niente da cui partire per combatterle.

Ci sono volte che vorremo solo gridare forte per tentare almeno di mettere qualche pezza.
Di scaricare almeno un po' la tensione che trasciniamo dietro come una catena attaccata al piede.
Come dei carcerati.
Perché è così che ci sentiamo.

Imprigionati nell' abisso della nostra anima.
Ancorati a terra da questa palla pesante, che non ci lascia spiccare il volo.
Che manda in fumo ogni nostro tentativo di evasione.

Facciamo piantine, progetti, piani!
Ci armiamo di cucchiaino e pian piano iniziamo a scavare.
Ma proprio quando pensiamo di vedere la luce in fondo al tunnel, ecco che la guardia ci rimette le manette portandoci di nuovo indietro.
Ancora dietro le sbarre.

Quelle sbarre che noi stessi abbiamo innalzato.
Dalle quali vediamo spiragli di luce illuminarci ogni giorni il volto.
Ma troppo codardi per poterle seguire.

Ci sentiamo ad un punto fermo della nostra vita.
Non vediamo vie d' uscita.
Quella paura è sempre lì in agguato, pronta a spezzarci il respiro.
A stringere ogni volta un po' di più la morsa intorno al nostro cuore.

E ci tremano le mani.
La voce si incrina fino a spegnersi del tutto.
Gli occhi si chiudono, la testa si abbassa e il corpo si gira dall' altra parte.
Perché ormai quegli spiragli di luce ci ricordano solamente quello che potremmo essere ma che non riusciamo a raggiungere.
La libertà.

Poi però arriva un giorno che ti alzi dalla tua brandina e ti senti diverso.
Ogni passo che compi diventa sempre più sicuro, più convinto.
Di colpo lo sguardo torna a rivolgersi di fronte a te.
Fissi quelle sbarre con un sentimento nuovo che da tempo non ti invadeva l' anima.
La speranza.

D' un tratto senti risuonare la tua canzone preferita dalla cella accanto alla tua.
Una voce più forte delle altre sovrasta quella brutta sensazione che da troppo logora la tua mente.
Adesso la luce che penetra da quelle fessure sembra più accesa, più luminosa e ti permette di guardare oltre.

Così scavi dentro di te.
Prendi un bel respiro e finalmente trovi la chiave che stavi cercando.
Con mani ferme e sicure la estrai, la infili nella serratura e giri.
Esci da quella gabbia che da troppo tempo ti imprigiona e rivolgi lo sguardo verso l' alto.

Finalmente hai capito che in certe situazioni la scelta migliore è avere il coraggio.
Il coraggio di guardare dentro noi stessi e ascoltarci davvero.
Capire prima cosa c'è che non va e trovare il modo giusto per affrontarlo.
Quel coraggio che serve a farti capire che spesso da soli è impossibile.
Quel coraggio di cui hai bisogno per chiedere aiuto.
Perché questo non fa di te un debole, ma solamente un essere umano.

Perciò lascia il tuo porto sicuro.
Liberati di quel silenzio opprimente e urla a tutti chi è il tuo carceriere.
Scoprirai così che non c'è niente di più bello della libertà di potersi mettere a nudo davanti a qualcuno.

"Spiega le ali e vola via
Vola via, vola via
Spiega le tue ali e vola via
Vola via, vola via
Fatti coraggio
perché sai di dover far meglio
E questo perché sei un uomo libero"




                                                                                   **********




Mi accendo una sigaretta, l' ennesima.
Le mani non smettono di sudare e tremare.
Il cuore potrebbe esplodermi fuori dal petto da un momento all' altro.
Cerco di controllare almeno il respiro, ma con scarsi risultati.

Fa caldo a Firenze e io mi sento soffocare.
Fuori da questo aeroporto mi sento troppo vulnerabile, troppo allo scoperto.
Non sono preparata a quello che sta per avvenire.

Una parte di me non vede l' ora di vederla.
L' altra invece è totalmente paralizzata sul posto.
Ho paura per come potrebbe andare.

Questo è solo l' inizio.
Non so se riuscirò a reggere tutto il resto.
Mi sento già sfinita.

Perdo un battino ogni volta che un' auto si sofferma.
Cerco di intravedere la sua Mini sperando almeno così di sbloccarmi in tempo.
Ma per adesso non sta funzionando granché.

Ho aspettato questo giorno da anni.
Molte volte avrei voluto lasciar tutto e tornare.
Solo per lei.
Per lei che mi ha  salvato da tutto e tutti.
Per lei che ha impedito che cadessi, che mi lasciassi andare.

Ed è per questo che sono così in ansia.
La consapevolezza di averla ferita mi uccide.
Mi aspetto un suo pugno in faccia appena mi vedrà.

Trattengo il respiro quando vedo un' Audi bianca fermarsi poco più avanti da me.
Ancora peggio quando vedo scendere il proprietario.
Ecco un' altra cosa che non mi aveva detto.

Eleonora chiude lo sportello.
Si passa nervosamente una mano tra le lunghe ciocche bionde.
Non riesco a catturare il suo sguardo, nascosto da un paio di occhiali da sole firmati Ray-Ban.

Mi cammina incontro, lentamente.
Una canotta bianca le fascia la parte superiore del corpo.
Dei pantalonti larghi le coprono le gambe.
Un paio di Vans basse bordeaux ai piedi.
E' ancora più bella di come la ricordassi.

Abbozza un sorriso avvicinandomi.
Di nuovo una mano tra i capelli.
Gesto che mi fa sorridere.
Almeno in questo non è cambiata.

-Com'è che ogni volta che ti vedo diventi sempre più frocia?- sogghigna, ormai a pochi metri da me.

-E tu invece sempre più stronza?- ribatto.

E' sempre stata brava a smorzare le situazioni difficili.
Chiude la distanza che ci separa con solo qualche passo.
S' immobilizza davanti a me, in silenzio.
Poi all' improvviso scatta in avanti, avvolgendomi tra le sue braccia.

Il suo profumo s' impossessa prepotentemente delle mie narici.
Profumo che sà di casa, di intimità.
Non posso fare a meno di commuovermi.

Ricambio l' abbraccio stringendola più forte.
Con solo quel gesto è riuscita  a placare tutta la mia ansia.
Tutte le mie paure.
Ha messo a tacere tutti i pensieri che avevo in testa.
Solo il mio cuore continua a battere impazzito.

-Mi sei mancata da morire- sussurro al suo orecchio, tirando sù con il naso.

-Anche tu- mormora, con voce rotta dalla commozione.

-Mi dispiace così tanto-

E' l' unica cosa che mi viene da dire.
L' unica che sento di doverle dire.
La frase che mi rimbomba in testa da quando l' ho lasciata.

-Non adesso- risponde -avremo modo dopo-

Si stacca regalandomi il più bel sorriso che io abbia mai visto.
Le sposto un ciuffo biondo dal viso, incapace di smettere di sorridere.
La sento sospirare a quel gesto.
E poi d' un tratto mi tira una violenta botta sulla spalla.

-Scusa, ma te lo meriti- ride, prima di abbracciarmi di nuovo.

-Lo so-

Ci stacchiamo dopo quelle  che mi sembrano ore.
Si abbassa recuperando le mie due valigie pesanti.
Mi fa cenno di seguirla verso l' auto.

-E questa?- domando, sfiorando la carrozzeria con la punta delle dita.

-Regalo dei miei dello scorso compleanno- dice con un' alzata di spalle, caricando i bagagli nel baule  -dai, sali!-

Faccio come dice.
Appena chiudo lo sportello mette in moto e parte.
Mi giro a guardarla.

Non è cambiata di una virgola.
Ha un aspetto magnifico, quasi celestiale.
Il solito modo di fare e la solita sfrontataggine.
Dio, quanto mi è mancata.

-Dove andiamo?-

-Vedrai- sorride beffarda -oggi stai con me e stasera con gli altri. Ti va bene?-

-Direi di sì- annuisco, contenta.

-Dobbiamo parlare- assume un tono serioso -ma lo faremo tra poco. Adesso prendi il mio telefono- mi lancia un iPhone ultimo modello -sbloccalo e guarda le ultime foto-

-Password?-

-Ah, giusto- mormora -è il compleanno di F-

Sorrido a quella frase.
Dovevo saperlo.
E' la stessa da anni.
Ma ormai pensavo che l' avesse cambiata.

-Che cos'è?- chiedo, sfogliando immagini di varie stanze di un' abitazione -aspetta!- mi giro di scatto, guardandola -è questa?- domando euforica -è la vostra?-

-Yes- annuisce, sorridendo -è vicina a casa dei miei-

-Ma è fantastico! Mi stai portando lì? La voglio assolutamente vedere!-

-La vedrai, ma non adesso- scuote la testa -siamo arrivate-

Volto lo sguardo fuori dal finestrino.
Sobbalzo quando riconosco il posto.
Immaginavo me l' avrebbe fatta pesare parecchio.
Ma così gioca veramente sporco.

Scende dall' auto chiudendola una volta che ho fatto lo stesso.
Mi cammina avanti di qualche passo, in silenzio.
Supera l' entrata dell' enorme parco, girandosi di tanto in tanto per vedere se le sono dietro.

Dopo qualche minuto ci fermiamo davanti una panchina.
Si siede in attesta che lo faccia pure io.
Rufola in borsa tirando fuori un pacchetto di sigarette.
Ne accende una, prendendo una lunga boccata.

-La riconosci?-

-Certo- mormoro prendendo posto vicino a lei -è dove mi hai trovato-

-Già-

Qui è dove Eleonora mi trovò quella sera.
La sera che mi costrinse ad andare a stare da lei.
Come potrei mai dimenticarlo?
E' dove tutto è cominciato.
Dove la mia vita è cambiata radicalmente.

Quel giorno Federica mi vide spacciare.
Mi urlò contro che non voleva più vedermi, che era finita.
Io ero già stata buttata fuori di casa e questa panchina è l' unico posto che trovai dove passare la notte.

Quando stavo per coricarmi Ele spuntò dal niente.
Si mise a sedere e semplicemente restò ad ascoltarmi.
Non mi sopportava, mi odiava, eppure rimase lì in silenzio a lasciarmi sfogare.
Una volta saputo tutto mi obbligò ad andare con lei.
Da lì in poi ho iniziato la mia nuova vita a Villa Santoro.

-Mi dispiace per quell' email infelice- cerca il  mio sguardo -ma ero, sono, veramente arrabbiata- aspira un altro po' di tabacco, prima di continuare -tre anni, Feffe. Tre!-

-Lo so- abbasso la testa, colpevole -ma dovevo farlo! Ti prego, cerca di capire-

-Io ti capisco!- ribatte, alzando un po' il tono -avrei voluto tu me lo dicessi. Mi hai abbandonato-

Vedo una lacrima spuntarle da sotto gli occhiali.
Sento il cuore andare in mille pezzi.
Mi sento così in colpa..

Allungo una mano prendendo una delle sue abbandonata vicino la sua coscia.
Sobbalza a quel contatto improvviso.
Io invece sento solo un gran calore scaldarmi tutto il corpo.

-Credimi, era l' ultima cosa che volessi fare- stringo un po' le dita richiamando la sua attenzione -tu sei mia sorella, sei la mia famiglia, sei tutto quello che ho- ripeto quelle parole che ci siamo dette spesso, tirando un sospiro di solliveo quando la vedo sorridere -dovevo cercare di nuovo me stessa, dovevo capire chi fossi senza di te e senza tutti gli altri, dovevo cercare la mia strada. Una cosa che ho capito, però, è che non posso stare senza di te-

-E dovevi andartene a Londra per capirlo? Cazzo!- si alza di scatto, prendendo a camminare avanti e indietro -non hai idea di quanto sono stata male-

-E tu non hai idea di quanto soffrissi io!- sbotto, alzandomi a mia volta -stavo morendo qui, Nene!-

-Perché non me lo hai detto?- si scaglia verso di me, agguantandomi per la maglietta -conto veramente così poco per te?-

-Non pensarlo neanche- porto una mano sulla sua guancia -non te l'ho detto perché sapevo quando ti avrei ferito e sono stata una codarda- ammetto, abbassando lo sguardo -sapevo che se ti avessi guardato negli occhi non sarei riuscita ad andarmene. Lo sai che non potrei negarti mai nulla- sorrido amara, puntando di nuovo le mie iridi sul suo viso -ma dovevo davvero andarmene-

Copiose lacrime le scendono sulle guance.
Cerco di raccoglierle il più possibile con il pollice.
Neanche mi accorgo di avere gli occhi lucidi a mia volta.

Sapevo che sarebbe andata così.
Che ci saremmo urlate le cose in faccia a vicenda.
Lo sapevo.
Eppure mi sta uccidendo comunque.

Nene molla la sua presa.
Ringhia frustrata, passandosi per l' ennesima volta una mano tra la folta chioma.
Si volta dandomi le spalle.

-Perché sei tornata?-

-Mi mancavate- dico quella mezza verità sentendomi subito in colpa.

La vedo recuperare un' altra sigaretta.
Cammina lentamente fino all' albero più vicino.
Vi posa una mano, abbassando la testa.

So cosa sta facendo.
Sta cercando di riordinare i pensieri.
Di calmarsi per non far degenerare la situazione.

Torno alla panchina.
Recupero il mio porta tabacco dalla sacca.
Decido di lasciare che sia il mio Golden Virginia Giallo a indicarmi cosa fare.

Non so cosa dirle.
Non so come farle capire che mi dispiace da morire.
Che mi dispiace non avergliene parlato prima.
Che mi dispiace di averla abbandonata senza una vera spiegazione.
Non trovo le parole.

E alla fine della sigaretta capisco che in fondo non c'è niente che io possa dire.
Nessuna parola riuscirebbe a farla sentire meglio.
A farle capire che sono qui per lei.
Perché è così.
Anche se non posso ancora dirglielo.

Gettto il mozzicone in terra.
Mi alzo andandole incontro.
E' ancora di spalle impegnata a finire la sua sigaretta.
Mi porto dietro di lei, le avvolgo le braccia intorno alla vita stringendola a me.

La colgo di sorpresa, facendola sussultare.
Piano piano però alza le braccia portandole sopra le mie.
La stringo forte.

-Sono qui, Nene- sussurro al suo orecchio -sono qui-

-Sì, ma per quanto?-

-Intanto un mese, poi vediamo- sospiro, senza lasciarla andare -non ci pensiamo adesso, ok?-

-D' accordo-

Si libera dalla mia presa, girandosi.
Si toglie gli occhiali, portandoseli sopra la testa.
Finalmente mi permette di rispecchiarmi nei suoi grandi occhi di ghiaccio.

Alza una mano portandola sopra la mia guancia.
La vedo sorridere e ciò fa sorridere anche me.
Porto una mano sopra la sua, senza smettere di guardarla.

-Abbiamo un bel po' di cose da recuperare- soffia -ma intanto devo dirti quella più importante-

-Cioè?-

-Ho chiesto a Erica di sposarmi- si apre in un enorme sorriso -non a breve, ovviamente, ma lo faremo Feffe! Ci sposeremo prima o poi!-

-Sono così felice!- esclamo, ricatturandola tra le mie braccia -congratulazioni!-

-Grazie- mormora -preparati quindi a tornare per farmi da testimone-

-Non vedo l' ora-

Ci stacchiamo guardandoci negli occhi.
E poi all' improvviso schiantiamo a ridere.
Ci spingiamo scherzosamente capendo entrambe che il più è andato.
Che siamo ancora Noi.
Nonostante tutto.

-Andiamo- dice, tornando verso la panchina -ho promesso a tutti che non ti avrei monopolizzato- si lascia andare ad una sincera risata -passiamo da casa tua a lasciare le tue cose, così puoi farti pure una doccia se vuoi e dopo andiamo al Danger. Sappi che domani sei invitata a pranzo a Villa Santoro-

-Agli ordini, Capitano- trillo, divertita, alludendo all' informazione riferitami da Erica -a quanto pare-

-Te l' ha detto Erica, vero?- si volta di scatto -scusa se non te l'ho detto io, ero...-

-Arrabbiata- concludo al posto suo -lo so- scuoto la testa, facendole capire che è tutto a posto -dobbiamo brindare insieme, capito?-

-Certo- sorride, recuperando le chiavi della macchina -ho corrotto Susy per dare una pulita a casa tua-

-Non dovevi!-

-Direi di sì, visto come l' abbiamo lasciata dopo l' ultima festa- ride al ricordo -vedessi come se le sono date Bianca e Cinzia- afferma, salendo in auto.

-Ma ancora?- rido -non hanno ancora smesso di picchiarsi?- chiedo, seguendola in macchina -mi mancano comunque e mi sembra di non aver autorizzato nessuna festa-

-Beh, tra due settimane faremo un' amichevole con una squadra di Genova- m' informa -puoi unirti a noi! Farebbe piacere a tutte e poi, sai, il nostro primo centro si è trasferito in Spagna- risponde, ignorando totalmente le mie ultime parole.

-Direi che non posso rifiutare allora-



                                                           ***********


La osservo di sottecchi mentre si muove per la camera.
E' impegnata a disfare le valigie, ordinando tutto per bene negli armadi.
Ha declinato il mio aiuto, ordinandomi di sedermi sul letto.
E così ho fatto.

Ha aggiunto un nuovo pearcing all' orecchio destro.
I capelli sono più lunghi e mossi di quel che ricordavo.
Indossa un pantaloncino di jeans corto.
Una maglietta a mezze maniche nera, con lo stemma della sua nuova squadra.
E ai piedi ha un paio di Nike basse.

La vedo più donna, più matura.
Così tanto da sentirmi orgogliosa di lei.
E' così diversa.
Non so spiegarlo bene.
All' apparenza sembra la stessa, ma i suoi occhi mi dicono il contrario.

Il cuore non smette di battermi forte da quando l' ho vista.
Mi sento come i bambini la mattina di Natale.
Mi sembra di riavere, finalmente, ogni pezzo di me.

La guardo e non riesco a fare a meno di sorridere.
Ha voluto sapere tutto della mia proposta a Erica.
Tutto della nostra futura casa e tutto di me.

Di come procede a lavoro.
Di come vanno le cose a rugby e in Nazionale.
Il canto e tutto il resto.
Mi sta facendo sentire importante.

Ci capiamo, guardiamo, sfioriamo come se non fosse successo niente
Come se non ci fossimo mai separate.
Eppure, eppure sento che c'è qualcosa che non va.

Una strana sensazione che non riesco a decifrare.
Un qualcosa che stona con tutte le belle emozioni che provo.
Ma che non riesco a capire cosa sia.

Ho ancora così tante cose da dirle.
Non credo però che sia il momento.
Per adesso va bene così, ma prima o poi dovrò dirle tutto quanto.

-C'è qualcosa che devo sapere?- domanda, all' improvviso, riscuotendomi dai miei pensieri.

-Credo tu sappia già tutto- rispondo in fretta -ah, no... aspetta... a parte che...- balbetto, interrompendomi di colpo.

-Nene?- mi richiama -che succede?-

-Succede che Alessia è tornata a Firenze, Feffe- le dico in un soffio.

-Oh- s' immobilizza, sedendosi successivamente di fianco a me -e da quanto?-

-Un mese, più o meno-

-Capisco- annuisce -eh vabbè, immaginavo che prima o poi ci saremmo riviste- sorride, spiazzandomi -tranquilla, non è un prblema. Ho superato tutto e capito molte cose-

-Tipo?- chiedo, stranita, vedendola alzarsi di nuovo e tornare alle sue faccende.

-Che ci saremmo lasciate lo stesso- alza le spalle, piegando una maglietta -molto probabilmente l' avrei lasciata io e poi tecnicamente eravamo in pausa e quindi non è stato proprio un tradimento-

Scuoto la testa, stranita.
Mi domando se ho davvero sentito bene.
Ha sul serio detto quello che ho udito?

Mi ricordo quando mi chiamò dopo che Alessia le rivelò tutto.
Era furiosa.
Rovesciò sedie, lampade e perfino la poltrona.
Non la vedevo così da anni.
Non aveva uno scatto d' ira del genere da parecchio tempo.

Quindi adesso mi riesce difficile credere alle sue parole.
Credere che la cosa le sia del tutto indifferente.
Non può essere così.

-Dici sul serio?-

-Certo!- afferma, convinta -e comunque ormai son passati anni. Non m' interessa più niente-

-Meglio così, allora- 

Recupera un completo intimo e l' accappatoio.
Sceglie un paio di jeans chiari e stretti e una maglia, facendomi cenno di seguirla in bagno.
Una volta lì inizia a spogliarsi.

E' ancora più in forma di quando se ne è andata.
Le gambe e le braccia sono più toniche.
Le spalle leggermente più larghe.
Deve allenarsi molto in Inghilterra.

-E quello?- chiedo, indicandole la parte posteriore del braccio -quando lo hai fatto?-

-Qualche mese dopo essere arrivata a Londra- dice, capendo che mi sto riferendo al suo nuovo tatuaggio -mi ci ha trascinato Ilaria!-

Scoppia a ridere, privandosi degli ultimi indumenti.
Si chiude in doccia, sospirando sotto il getto d' acqua fredda.
Passa qualche minuto prima che continui a parlare.

-E' una canzone dei Queen: "Spread your wings"- mi spiega -in poche parole dice che bisogna smettere di dare ascolto a quello che dicono gli altri e iniziare a fare quello che secondo noi ci renderebbe felici-
-La conosco- annuisco, anche se non può vedermi.

Quel nuovo tatuaggio consiste in un' unica frase.
Che poi sarebbe il ritornello della canzone.
"Spread your wings and fly away".
Immagino si riferisca al suo trasferimento e a quanto bene le abbia fatto.

Non ho potuto fare a meno di storcere il naso quando ha nominato Ilaria.
Non per cattiveria o gelosia.
Solo per preoccupazione.

Non la conosco.
Non so praticamente niente di lei.
Ho bisogno di vedere con i miei occhi che sia davvero una buona compagnia per la mia amica.
Ma non so se avverrà mai.

-Chi ci sarà stasera?- domanda, insaponandosi i capelli.

-Noi due, Erica, Lorenzo e Betta e Alessandro che è già lì a lavorare- 

-Devo chiedergli alcune cose riguardo al locale. Spero di non recargli troppo fastidio-

Esce dalla doccia, allungando una mano.
Le passo l' accappatoio, vedendola indossarlo.
In fine si avvolge i capelli in un asciugamano e torna in camera.

-Tranquilla! Sei tu il capo!-

-Scema- soffia, iniziando a vestirsi -ieri ho sentito Lorenzo e mi ha detto che avete in programma un' uscita di gruppo alla Spa. Pensi che mi posso unire?-

-Che domanda stupida- le mollo un colpo sulla spalla -sarai anche stata via tre anni, ma fai sempre parte della combricola-

-Non si sa mai!- si passa una mano sulla parte lesa -magari mi avevi sostituito- mi fa una linguaccia, dandomi poi le spalle.

Sogghignando prendo la rincorsa per placcarla.
Rido come un' idiota mentre cadiamo insieme sul suo letto.
Mi tiro su, mettendomi a cavalcioni su di lei.

-Che cosa molto infantile, Santoro- mi sbeffeggia -ancora con sti agguati?-

-Solo per ricordarti che se voglio ti spacco il culo, Creatini- alzo un sopracciglio soddisfatta.

-Certo- ride, spostandomi un ciuffio biondo dagli occhi.

Restiamo a fissrci in silenzio.
Abbandona una mano sulla mia guancia, dedicandomi un enorme sorriso.
Successivamente si tira su sui gomiti per essere alla mia altezza.
Si allunga lasciandomi un bacio leggero sulla fronte.

-Ti ho già detto quanto mi sei mancata?-

-Da quando siamo così sdolcinate, Creatini?- la sbeffeggio, sporgendomi in avanti.

Le butto le braccia intorno al collo, stringendola.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Allunga una mano intrecciando le dita tra le ciocche sulla mia nuca.

-Prometto che mi farò perdonare- bisbiglia, strappandomi un sorriso.

Neanche ci accorgiamo della nuova presenza nella stanza.
Non abbiamo sentito il portone sbattere e neppure i passi lungo il corridoio.
Veniamo richiamate da un colpo di tosse.

-Dovei essere gelosa?- sorride, Erica, prima di correre e lanciarsi sul letto.

Si butta addosso a Francesca, gettandole le braccia intorno al collo.
Nel farlo mi tira un calcio, facendomi rotolare di lato.
Non se ne cura, continuando a stringere la nostra amica.

-Feffeeeee- urla -era ora che tornassi!- tira su con il naso -mi sei mancata tanto!-

-Ma che fai? Piangi?- si scosta l' altra, sorridendole -mi sei mancata anche tu!-

-Non farlo mai più!- bubbola, asciugandosi gli occhi.

-Promesso- le sorride, scompigliandole i capelli -comunque, come hai fatto a entrare in casa mia?-

-Colpa sua!- esclama, l' idiota, indicandomi -mi ha dato lei le chiavi!-

-Ah, quindi vai in giro a dare le chiavi di casa mia a chiunque?- mi chiede, alzando un sopracciglio.

-Ovvio che no!- ribatto, alzandomi -solo  a lei e solo per poter fare quello che non riuscivamo a fare con le nostre case piene di gente!-

-Non ci posso credere!- si alza in piedi di scatto, quasi disgustata -vi siete servite della mia casa per fare sesso ovunque?-

-Non ovunque!- s' intromette la mia ragazza -in camera tua ad esempio no!-

-Non stai migliorando le cose!- la fulmina con lo sguardo -ecco allora il vero motivo per il quale hai detto a Susy di pulire tutto!-

-Oh, non rompere- sbuffo, passandomi una mano tra i capelli -è tutto super pulito! Quindi è inutile fare storie per niente-

Scrocchia le labbra, guardando entrambe malissimo.
Fa cenno a Erica di abbandonare il letto per poter sistemare le lenzuola.
Dopo torna a guardarci.

-D' accordo- si arrende -andiamo và!-

Recupera un maglione, facendoci strada fuori dalla camera.
La scorgo dare un'ultima rapida occhiata all' abitazione prima di chiudersi la porta alle spalle.
In fine s' incammina verso la villa dei miei.

-Dove vai?- domando, confusa.

-Ho voglia di guidare!- esclama -vado nel tuo garage a prendere la mia macchina!-

-Oh, ok- balbetto -allora io prendo l' Audi!-

Mentre ci dirigiamo al cancello del giardino, Feffe viene travolta da un uragano.
Erica si porta le mani alla bocca, visibilmente emozionata.
Io alzo gli occhi al cielo capendo che faremo tardi.

-Marta!-

La più piccola delle Creatini salta in collo alla maggiore.
Le avvolge le braccia sulle spalle e le gambe intorno alla vita.
Nasconde il viso contro il suo collo.

-Tata!- soffia, l' altra, tra le lacrime.

-Mi sei mancata da morire- Francesca si arrende alle lacrime, cullando leggermente la sorella -




                                                          **********

La stringo forte incapace di trattenere le lacrime.
Respiro il suo profumo a pieni polmoni, ad occhi chiusi, per odorarlo a pieno.
Non mi rendevo conto che mi mancasse così tanto.

Sono stata una stronza e una codarda anche con mia sorella.
Di nuovo.
L'ho abbandonata a sé stessa per una seconda volta.
E a sto giro non avevo neanche una buona scusa.

Mi sono sentita in colpa subito.
E ho continuato a sentirmici per tutti questi anni.
Incredibilmente, però, mia sorella è stata la prima a capirmi.

-Fatti guardare- mormoro facendole toccare nuovamente terra per squadrarmela tutta -sei bellissima-

-Come sempre- ride, strappandomi un sorriso -anche più di te!-

-Questo di sicuro- mi unisco alle sue risate, per poi abbracciarla ancora.

Marta ormai è alta quasi quanto me.
Ha ancora il mio stesso colore di capelli e quegli occhi celesti che amo.
I lineamenti da ragazzina sono spariti.
E' una donna a tutti gli effetti.
Ed è veramente bellissima.
Ora capisco come faccia a fare strage di ragazzi.

-Posso venire con te al Danger?- domanda, staccandosi.

-Certo!- rispondo, entusiasta -andiamo!-

Ci dirigiamo verso il garage per recuperare la mia macchina.
L' avevo lasciata a Marta nel caso ogni tanto la volesse usare.
Ma da quel che ho capito, preferisce rubare la Mini di Eleonora.
Ovviamente all' insaputa di quest' ultima.

-Credo ci sia qualcosa che devi dirmi- dico, mentre ci allontaniamo dalla villa -allora?-

-Non mi sembra il momento adatto!- volta la testa verso il finestrino, arrossendo visibilmente -te lo dirò poi- soffia, mettendo i piedi sul cruscotto.

-Marta- la richiamo -lo sai che non voglio che metti i tuoi piedacci lì sopra!- brontolo, battendole una mano sulle cosce -buttali giù!-

-Sei la solita rompipalle!- mi fa una linguaccia, incrociando le braccia.

-Domani sono da voi a pranzo, a quanto pare- cambio argomento -te ci sei?-

-Sì, sì- annuisce -ma subito dopo devo andare a lavoro- m' informa -comunque domani finalmente torna Maria!-

-Sì, lo so- mi irrigidisco un po', stando attenta a non far trapelare niente.

Non vedo l' ora di vederla.
Ci sono così tante cose che voglio dirle.
Non sono ancora riuscita a dirle niente a riguardo dell' email che mi ha inviato.
Solo che sarei tornata il prima possibile.
Come mi ha chiesto.

-Dai, parcheggia qui- Marta richiama la mia attenzione, indicandomi un parcheggio vuoto.

Faccio come dice.
Scendiamo dall' auto, restando in attesa di Ele e Erica.
Mi domando come è possibile che non siano ancora arrivate.
Sono partite prima di noi.

Dò una rapida occhiata all' ingesso del locale.
C'è una borgia di gente fuori che si fuma una sigaretta.
Altre che parlano con un boccale di birra in mano.

Sapevo che il locale continuava ad andare bene, visto la quota che mi arriva ogni mese.
Ma vederlo con i miei occhi fa un altro effetto.
Sono davvero fiera di Alessandro.
Ero sicura che se la sarebbe cavata benissimo.

All' improvviso scorgo una figura che riconoscerei ovunque.
Mi ritrovo a sorridere senza neanche accorgermene.
Il cuore che batte all' impazzata.

-SEI PROPRIO INVECCHIATO!- urlo, sotto lo sguardo spaesato di mia sorella.

Si girano un po' tutti, compreso cui mi stavo riferendo.
Lo vedo scrutarmi per qualche secondo, prima di iniziare a correre nella mia direzione.
Gli salto in braccio avvolgendogli le braccia intorno al collo.

-Lore!- esclamo, sinceramente contenta.

-Feffe- mormora al mio orecchio, commosso -mi sei mancata troppo!-

Inizia a girare ridendo come uno scemo.
Mi unisco alle sue risa, attirando l' attenzione di qualche passante.
Dobbiamo sembrare davvero due idioti.

-Sei uno schianto- osserva, mettendomi giù -l' aria Londinese ti ha fatto proprio bene!-

-Grazie! Anche te non sei male- 

-Lei è Elisabetta!- mi indica la ragazza di fianco  a lui che non avevo ancora notato.

-Finalmente ci conosciamo di persona!- esclama lei, allungando una mano.

-Era ora!- concordo, stringendogliela -sono felice di conoscerti!-

-Anche io!- mi regala un enorme sorriso sincero, facendomi da subito una buonissima impressione.

Lorenzo me la presentò via Skype qualche settimana dopo che si erano messi insieme.
Mai lo avevo visto così preso e felice.
Neanche quando stava con  Erica era così euforico.
Sono davvero contenta per lui.

Finalmente vediamo arrivare l' Audi della nostra amica.
Parcheggia nel posto vicino la mia macchina, per poi scendere successivamente.
Erica la segue subito dopo, ma restando qualche passo indietro.

-E' possibile che facciamo sempre tardi per colpa tua?- si lamenta la bionda.

-Non è vero!- ribatte l' altra -non l'ho fatto apposta di dimenticarmela!-

-Ma come si fa?- 

-Eddai, non ti arrabbiare con me- s' imbroncia la più piccola -e poi sono ancora tutti fuori!- esclama, indicandoci.

La mia amica sbuffa rumorosamente, arrestandosi davanti a noi.
Saluta tutti con un rapido gesto della mano.
Se ne passa poi una tra i capelli, facendomi intuire che è nervosa per qualcosa.

-Scusate il ritardo- soffia -Erica aveva dimenticato la borsa a casa e siamo perciò dovute andare a prenderla-

-Siamo arrivati adesso anche noi, tranquilla!- s' intromette Betta -che dite, entriamo?-

-Sì dai!- trilla, Marta, mettendosi in cima al gruppo.

Con mio grande piacere noto che Alessandro non ha fatto alcun cambiamento estetico al locale.
Ci sono sempre i soliti tavoli e il solito arredamento.
Ha solamente attrezzato un po' di più il palco.
Cosa che condivido a pieno.

Il genere musicale che vibra tra le pareti è sempre lo stesso.
Su questo sono stata categorica.
Non voglio musica spazzatura nel mio locale.
Mio locale perché adesso sono socia di Antonella, con la possibilità di rilevarlo del tutto in futuro.
Me lo ha proposto quasi un anno fa e visto che avevo parecchi soldi da parte, ho accettato.
E' stata una scelta azzeccatissima.

-Alessandro ci ha riservato il solito tavolo- ci informa Lorenzo -se riesce ci raggiunge più tardi-

-Tra l' altro non gli abbiamo detto che ci sei pure te! Sapeva solo che arrivavi oggi!- Betta si volta nella mia direzione, sorridendomi -sarà una bella sorpresa!-

-Davvero?- chiedo, contenta -allora devo andare subito da lui!-

-Gli farai venire un infarto-  Erica ride coinvolgendo tutti.

-Vado! A tra poco!-

Mi dileguo destreggiandomi tra i tavoli e il caos di persone.
Mi guardo intorno sentendomi a casa.
Questo posto mi è mancato davvero molto.

Supero la porta che dà sul retro.
Busso a quella dell' ufficio del mio amico.
Entro lentamente una volta avuto il consenso.

-Wow, sembri quasi una persona seria!- esclamo, notando che Alessandro non ha ancora alzato la testa.

Porta di scatto il suo sguardo su di me.
Si alza velocemente facendo rovesciare la sedia all' indietro.
Corre ad avvolgermi tra le sue braccia.

-Feffe! Che cazzo ci fai qui? Perché non sapevo niente? Ma che bella sopresa!-

-Sono tornata oggi nel primo pomeriggio- lo informo -e sono stata rapita da Nene-

-Immaginavo- ride, staccandosi -si è comportata bene?-

-Mi aspettavo di peggio- annuisco, sorridendo -dai lascia stare le scartoffie e vieni di là con noi!-

-Finisco qui e arrivo, ok?-

-D' accordo-

-Dio, sono così felice di vederti- mi ricattura in un veloce abbraccio, prima di lasciarmi andare.

Torno in sala dai miei amici.
Li scorgo al solito tavolo, impegnati in una fitta conversazione.
Tutti, tranne Nene.
Mi guardo intorno cercando  di  vederla, ma senza risultati.

-Di che parlate?- domando una volta averli raggiunti e aver preso posto vicino a Lorenzo.

-A niente!- si affrettano a rispondere in coro, facendomi insospettire.

-Certo- dico, alzando un sopracciglio per niente convinta -quindi il fatto che vi siete ammutoliti quando sono arrivata è solo un caso-

-Uffaaaa- sbuffa, Erica -va bene, te lo dico- si arrende -abbiamo scomesso su quanto tempo ci impiegherai a trovare qualcuno da portarti a letto-

-Ma che cazz..?!- 

-Sì, Feffe- interviene l' unico uomo al tavolo -abbiamo contato già cinque ragazze stasera che ti stanno mangiando con gli occhi-

-Ma piantatela!- lo spingo scherzosamente di lato -non m' interessano le storielle da una notte!-

-Ah, no?!- la ragazza della mia migliore amica si sporge in avanti guardandomi curiosa -perché ti frequenti già con qualche bella inglesina?-

-La volete smettere?!- rido, scuotendo la testa -fatevi gli affari vostri! E comunque dov'è Nene?-

-Voleva cantare- m' informa Marta -sarà andata a scegliere cosa-

Quanto mi sono mancati i miei amici!
Non c'è stato giorno negli ultimi anni in cui io non li pensassi.
In alcuni momenti avrei tanto voluto averli con me.

Al contrario di quello che pensa Nene, non è stato facile per me lasciarli.
Decidere di mollare tutto e tutti e partire.
Ci ho riflettuto veramente tanto.
FIno a quando sono arrivata alla conclusione che rifletterci non serviva a niente.
Dovevo solo spegnere la testa e farlo.
Senza starci troppo a pensare.
Perché se mi fossi fermata a pensare a tutte le conseguenze, non sarei più partita.

Oggi ho lasciato che Nene si sfogasse.
Che mi buttasse addosso tutta la sua rabbia.
O almeno una parte di essa.
Non ho detto esattamente la mia, perché non sarebbe servito a nulla.

Lei aveva bisogno di dirmi quelle cose.
Perché non ha potuto farlo prima a causa mia.
Io le ho negato questa possibilità, lasciandola con una lettera.

Quindi una parte di me sapeva di meritarsi quelle parole.
L' altra invece è rimasta solamente in silenzio.
Perché molto probabilmente saremo finite a litigare e non volevo questo.

D' un tratto il locale si riempe con le prime note di "How To Save A Life".
Subito dopo la voce di Nene mi riempe prepotentemente le orecchie.
Avevo dimenticato quanto fosse bella e potente.

Volto lo sguardo nella direzione del palco rimanendo piacevolmente stupita.
Eleonora sta suonando il pianoforte.
Quando cavolo ha ripreso?

-Ha riniziato a prendere lezioni poco più di due  anni fa- sussurra Erica al mio orecchio, intuendo la mia perplessità -credevo te lo avesse detto-

Non lo ha fatto, invece.
Non sapevo niente.
Eppure è una cosa importante!

Ho scoperto che Eleonora suonasse qualche mese dopo essere andata ad abitare dai Santoro.
La scoprii al piano di casa sua alle prese con uno spartito.
Già allora era bravissima.
Mi spiegò che aveva iniziato a prendere lezioni con Federica, ma che aveva poi mollato per dedicarsi esclusivamente al rugby e al canto.
Quando poi lei ci lasciò, Ele smise del tutto di suonarlo.
Sono contenta che abbia riniziato.



                                                                  **********


Finisco di cantare sentendo l' irrefranabile bisogno di uscire a prendere una boccata d' aria fresca.
Sento come se i polmoni si chiudessero senza lasciarmi respirare.
Il cuore batte troppo forte.
Così tanto da farmi girare la testa.
Devo sul serio uscire di qui.

Salto giù dal palco non ringraziando ai vari complimenti, come invece faccio di solito.
Sfreccio velocemente tra i tavoli, cercando di non travolgere nessuno.
Arrivo all' ingresso spalancando l' enorme porta in legno.
Mi sposto un po' più in là, piegandomi sulle ginocchia.

Cerco di regolarizzare il respiro.
Chiudo gli occhi buttando la testa all' indietro.
Che diavolo mi sta succedendo?

Pensavo di aver risolto con gli attacchi di panico.
E invece ne ho avuti due nel giro di due settimane.
Non succedeva da almeno un anno.

Mi sono iniziati il giorno che ho trovato la lettera di Francesca.
Quando ho trovato la sua casa vuota, mi sono sentita mancare.
Quello è stato il primo.
Il primo di una lunga serie.

Sono anche andata da una psicologa perché non avevo idea di come fare.
Siamo arrivate alla conclusione che andassi nel panico nel realizzare che non avrei più potuto contare sulla mia amica.
Che non avrei più potuto controllare che stesse bene.
Non avrei potuto esserci se avesse avuto bisogno di me.

Mi ha consigliato di frequentare corsi di yoga.
Di cimentarmi in qualcosa che mi aiutasse a rilassarmi.
E così mi sono iscritta ad un corso e ho riniziato a prendere lezioni di pianoforte.
A lavoro ho preso un giorno in più libero a settimana e l'ho dedicato al canto.

Pian piano le cose sono andate sempre meglio.
Quando ho smesso di avere questi attacchi pensavo di aver finalmente risolto.
E invece adesso che mi sta succedendo?
Perché sono tornati?

Mi alzo appoggiando la schiena contro la parete dietro di me.
Recupero il pacchetto di sigarette dalla tasca della camicia.
Me ne accendo una, aspirando ad occhi chiusi.
Devo cercare di calmarmi.

-Ehi- 

Apro di scatto gli occhi sentendomi sfiorare una guancia.
Non sono più abituata a questo.
A trovarmi Francesca davanti quando penso che avrei bisogno di vederla.

-Sei sparita- dice, abbozzando un sorriso -tutto bene? Ti ho visto correre fuori-

-Sì- mento, annuendo -volevo solo fumarmi una sigaretta-

-Certo- ribatte, sarcastica, rollandosi un drummino -sai riesco ancora a capire quando c'è qualcosa che ti preoccupa-

-Rompipalle- soffio, voltando la testa dall' altra parte, ma lasciandomi sfuggire un sorriso.

-Nene- porta due dita sotto il mio mento, richiamando il mio sguardo -che succede?-

-Niente, davvero- sorrido, mentendole di nuovo -problemi di lavoro-

-Sicura?- chiede, non troppo convinta.

-Sì, tranquilla-


Non sono abituata a dirle cazzate.
Eppure non ho potuto fare altrimenti.
Non sono più abituata a tutto questo.
A dirle ogni cosa.
Non mi viene più naturale.

Penso che la sua partenza abbia contribuito a far crescere il rapporto tra me e Erica.
Ho iniziato ad aprirmi sempre di più.
A fare sempre più affidamento su di lei.
A sentirla più vicina.
Tanto che adesso vorrei solo parlarne con lei.
In fin dei conti, Francesca non sa più niente.

-Non mi avevi detto che hai riniziato a suonare-

-Non mi sembrava importante- alzo le spalle, portandomi successivamente la sigaretta alla bocca.

-Sì che lo è!- esclama  -amavo quando tu e Federica suonavate insieme!-

-Piaceva molto anche a me- sorrido al ricordo -beh comunque adesso lo sai!-

In realtà non credevo che sarei riuscita a tornare a suonare il pianoforte.
Avevo smesso perché mi ricordava troppo F e questo mi faceva male.
Però non potevo ignorare ancora come mi facesse sentire bene.
Per fortuna che ho ripreso.
Mi ha davvero aiutato un sacco.

-Sai, Ilaria suona da Dio la chitarra- m' informa -mi piacerebbe vedervi insieme sul palco del Danger!-

-Perché, viene qui?- domando, sentendomi di nuovo piombare nel panico.

-Sì- annuisce, contenta -la prossima settimana!-

-Bene!- mi sforzo di sorridere, cercando di regolarizzare i battiti impazziti del mio cuore.

Mi concentro sugli occhi della mia amica.
Cerco di tornare a respirare regolarmente, fissandomi sulle sue iridi verdi.
Mi è stato detto che aiuta fissare un punto.

Chiudo le palpebre per qualche secondo, prendendo un bel respiro.
Le riapro, tornando a scrutare Feffe.
La trovo a guardarmi in modo confuso.

All' improvviso allunga una mano stringendo una delle mie.
Porto l' attenzione su di esse, sorpresa.
Francesca richiama il mio sguardo, sorridendo una volta averlo trovato.

-Non pensare che io ci abbia creduto- soffia, con tono dolce -so che c'è qualcosa che non va, ma so ancora quando lasciarti i tuoi spazi- dice, spiazzandomi, per poi abbracciarmi successivamente -quando vorrai parlarmene, sai dove trovarmi- 

Struscia il naso sul mio collo.
Mi lascia un bacio su una guancia.
Si stacca regalandomi un ultimo sorriso, prima di rientrare nel locale.

Appoggio la testa contro il muro dietro di me.
Rufolo nella tasca della camicia, tirando fuori un' altra sigaretta.
Me la accendo, prendendo subito una boccata con estrema necessità.
Inspiro a pieni polmoni, chiudendo gli occhi.

Finalmente capisco la strana sensazione che ho provato questo pomeriggio.
So cosa c'è di diverso nella mia amica.
Adesso so cosa mi preoccupava.
Me stessa.

Io sono cambiata.
E con me è cambiato anche il mio approcciarmi con lei.
Non mi riesce più aprirmi.
Non mi viene più di andare da lei quando qualcosa non va.
Io cerco Erica.

La sua assenza mi ha portato a trovare altro che mi aiutasse.
Cose e persone che non fossero lei.
E ora mi viene difficile tornare ad aprirmi con lei.
Fidarmi di nuovo.
Perché lei se ne andrà di nuovo e sarò nuovamente punto e a capo.
Che sia per questo che gli attacchi di panico sono tornati a trovarmi?

-Amore-

Apro gli occhi che manco mi ricordo di aver chiuso e mi ritrovo davanti Erica.
Mi guarda con sguardo indagatore, avvicinandosi di qualche passo.
Porta una sua mano sulla mia guancia, sorridendomi.

-Che succede?- chiede, dolce - Francesca mi ha detto di uscire perché secondo lei avevi bisogno di me-

-Ho avuto un attacco di panico- rivelo, in un sussurro.

-Di nuovo?- si avvicina, abbracciandomi -lo hai detto a Feffe?-

-No!- rispondo, bruscamente, scostandomi leggermente -non lo deve sapere-

-Ma Ele..-

-Ho detto di no!- la interrompo, risoluta -io...io credo che tornerò dalla psicologa- balbetto, abbassando lo sguardo -mi aveva fatto bene-

-Sono d' accordo- sospira, intrecciando le dita della mano con le mie -e dovresti anche lavorare un po' meno-

-Lo so- annuisco -domani tanto torna mia madre e così il lavoro diminuirà-

-Menomale- sorride -va un po' meglio?-

-Sì, non ti preoccupare- 

L' abbraccio di slancio, sospirando tra i suoi capelli.
E' incredibile come la sua sola presenza riesca a calmarmi.
Non so che farei senza di lei.

-Che ne dici se il prossimo fine settimana andiamo alla Spa?- propone contenta -possiamo fare quella famosa uscita di gruppo della quale parliamo da un po'!-

-Direi che mi sembra un' ottima idea- mi stacco, prendendola per mano -dai rientriamo o penseranno che stiamo facendo le cosacce-

Ridendo torniamo dentro al Danger.
Raggiungiamo i nostri amici al tavolo, trovandoli impegnati in un' accesa conversazione.
A quanto pare stanno facendo domande a raffica a Feffe sulla sua vita a Londra.
Ci sediamo vicine ascoltando con interesse.

-E così la scorsa settimana abbiamo vinto il nostro campionato- conclude il discorso, sorridendo felice -Ilaria è stata fenomenale!-

-E' davvero così brava?- domanda Lorenzo.

-Molto- annuisce -è  brava a rugby tanto quanto fa schifo in cucina e vi giuro che è davvero un disastro ai fornelli- ride, coinvolgendo un po' tutti.

-Quando ce la farai conoscere?- le chiede Betta -sembra fantastica!-

-Verrà a Firenze la prossima settimana!- ci informa -per il momento è a Bologna dai suoi genitori-

-Bene!- Marta batte le mani soddisfatta -sarà il caso che ti tratti bene, altrimenti le spacco il culo!-

Francesca ride, scompigliandole i capelli.
Erica le guarda sorridendo compiaciuta.
Io mi limito a roteare gli occhi.

Non so esattamente perché sentir nominare Ilaria mi faccia questo effetto.
So solo che finché non avrò constatato che è una buona compagnia per la mia amica, non potrò stare tranquilla.
Devo conoscerla prima di giudicarla.
Ma a quanto pare sembra già piacere a tutti.
Forse è il modo con cui Francesca parla di lei che fa questo effetto sugli altri.

-Ragazzi- richiamo la loro attenzione -che ne direste se domani organizzassimo una cena a casa mia e di Erica? Abbiamo sistematuto tutta la burocrazia! Certo, ancora non abbiamo fatto l' allacciamento di luce e gas, ma se ognuno porta qualcosa e mangiamo a lume di candela, direi che si possa fare!-

-Grandioso!- Feffe batte le mani entusiasta -e quand'è che finalmente ci andrete a vivere?-

-La prossima settimana dovremmo essere a posto anche con le utenze e quindi potremmo trasferirci! Intanto inizieremo a portarci le nostre cose!- le risponde Erica, sorridendo felice.

-Direi che ci vuole un brindisi!- Lorenzo alza il suo boccale, richiamando l' attenzione -a queste due sceme!- esclama, facendo ridere tutti.

-Ehi! Voglio brindare anche io!- Alessandro sbuca da dietro il tavolo, raggiungendoci con una bottiglia di birra -non so cosa avete detto, ma per qualsiasi cosa contate su di me!- sorride, sedendosi vicino a Marta.

Finalmente sento che ogni cosa è come dovrebbe essere.
Anche se percepisco ancora quella brutta sensazione riguardante Francesca.
Magari devo solo far passare un po' di tempo, giusto?
Forse dobbiamo solamente recuperare a pieno il nostro rapporto.

-Noi torniamo subito- Marta si alza dal tavolo, seguita da Alessandro -deve darmi una maglietta che mi aveva ordinato!-

-Intanto noi ci beviamo un' altra birra- Feffe si alza a sua volta -prendete tutti la stessa? Offro io!- sorride allontanandosi, una volta averci visto annuire.

-Ele che ne dici se per domani faccio le mie lasagne al ragù?- mi chiede, Betta -il dolce lo lascio a Francesca dato che mi avete detto che è bravissima-

-Sarebbe perfetto- le sorrido -io e Erica penseremo al secondo-

-Allora noi altri prenderemo da bere!- s'intromette Lorenzo -vino va bene?-

-Sì ma prendetelo sia bianco che rosso- Erica mette su quel broncio adorabile -sennò tute le volte a me tocca bere l' acqua!-

-Che non ti farebbe male- la guardo di sbieco, ricordando l' ultima volta in cui si è sbronzata a merda -dato che poi tendi a svestirti!-

-Nego tutto- mi fa una pernacchia -e comunque potremmo invitare anche Cinzia e Bianca! Sarei felice di vederle e penso anche Feffe!-

-Si può fare- le concedo.

Prendo l' iPhone dalla borsa scrivendo subito un messaggio a entrambe.
Gli altri iniziano una conversazione sull' arredamento di casa nostra.
Alla fine abbiamo deciso di cambiare giusto poche cose.
Quest' inverno inizieremo pure i lavori in giardino per la piscina.
Ormai per quest' estate è troppo tardi.

-Ciao a tutti!- ci giriamo di scatto trovandoci di fronte Alessia tutta sorridente -sono qui con delle amiche e vi ho visto! Così ho pensato di venire a salutarvi!-

-Ale!- la mia ragazza si alza di scatto per abbracciarla di slancio -come stai? E' un po' che non ci vediamo! Con chi sei?-

-Tutto bene!- annuisce -due mie compagne dell' università di Milano sono venute a trovarmi!-

-Che carine!- esclama, battendo le mani -perché domani sera non vieni anche tu a cena nella nuova casa mia e di Ele?-

Sto per ribattere che magari non è proprio una buona idea, quando veniamo raggiunti da Francesca.
Posa il vassoio con le birre sul tavolo, bloccandosi quando nota Alessia.
Rimaniamo in silenzio, alternando lo sguardo da una all' altra.

-Francesca- soffia, la riccia -ciao-

-Ehi- mormora l' altra -ciao, Alessia-




_____________________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

'Sera a tutti!
Prima alcune cose veloci a cui tengo molto: il titolo di questo capitolo, come avrete capito, è lo stesso della canzone che si è tatuata Francesca.
Ovviamente è dei Queen (se non l' avete ancora ascoltata, vi consiglio di farlo) e ovviamente si riferisce alla sua decisione di mollare tutto e andarsene.
La parte in grassetto nell' introduzione è la traduzione del ritornello.
Tanto per la cronaca, è una delle mie canzoni preferite.

Ora, venendo al capitolo, spero che ci abbiate capito qualcosa dell' introduzione.
Che abbiate colto il senso e il nesso.
In caso contrario, rileggetela finché non ci arrivate o se siete pigri, chiedetemi pure.

Questo è uno dei capitoli chiave della storia.
Che darà l' input per molte cose.
Abbiamo il tanto atteso ricongiungimento corporeo di Nene e Feffe, indizi utili sul perché del ritorno di quest' ultima e il primo incontro con Alessia.
Come ho detto: da qui partiranno molte situazioni diverse.

Come si è certamente notato, Eleonora ha problemi ad aprirsi di nuovo con la sua amica e Francesca, dal canto suo, si sente ancora molto delusa e ferita da lei.
Vedremo a cosa porterà tutto ciò.
Ne avremo un assaggio già nel prossimo capitolo.
Dove avremo un' interessante cena a casa Santoro-Vaghi (Erica Vaghi, non so se ricordate il suo cognome xD) e qualche scontro u.u

Penso di aver detto più o meno tutto.
Come al solito grazie a tutti voi!
Ne approfitto per dirvi che la prossima settimana FINALMENTE mi doteranno di un nuovo ginocchio funzionante e che quindi non so quando riuscirò ad aggiornare.
Ma non temente: il capitolo l'ho già scritto, si tratta solo di trovare un momento per pubblicarlo.
Dato che avrò moooolto tempo libero da passare sdraiata sul divano leggermente in coma e strafatta di antidolorifici, lo userò in parte per rispondere a qualsiasi cosa vorrete chiedermi, in tempi più brevi del solito!
Perciò, sbizzarritevi!
Con la speranza di non aver cannato qualche parola, vi auguro una buona notte!
Fate bei sogni e state lontani dai telefilm con gli zombie prima di coricarvi (esperienza personale)!

A presto!
Un bacio,

Crige.



















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Capitolo 7
*** Calma apparente. ***



Nel corso della vita incontriamo e perdiamo una marea di persone.
Ed ognuna di loro lascia sempre un segno.
Grande o piccolo che sia, comunque c'è.
Ciascuna di esse cambia a loro modo qualcosa dentro di noi.

Che sia un comportamento o un gusto preferito del gelato ha poca importanza.
Quello che conta è il constatare come una persona sia in grado di stravolgere il tuo essere a partire dalle piccole cose.
Ed è questo che, ogni volta, ci lascia completamente spaesati.

Certo, alcune persone hanno più peso di altre.
Poche hanno la capacità di lasciarti un vuoto incolmabile quando se ne vanno.
Ancora meno ti faranno sempre sentire la loro mancanza.
Solamente una farà sempre battere forte il tuo cuore al solo pensarla.

Ed è proprio quella persona che cerchi di abbandonare in un angolo remoto della tua mente.
In un cassetto ben chiuso insieme a tutto ciò che la riguarda.
I ricordi, le sue canzoni preferite, il suo piatto preferito, il film che più adorava...
Chiudi tutto lì e butti via la chiave.

Ma non sai che basta una di quelle cose per aprire di nuovo il tutto.
Una sola di quelle ti farà ripiombare in testa tutto ciò che avete condiviso e il sentimento che ancora provi per lei.
Anche se fai del tuo meglio per non ammetterlo.

Quello che però ti manderà veramente in  confusione è quando finalmente te la ritroverai di fronte.
Di colpo ti sembrerà di tornare indietro nel tempo.
La guarderai negli occhi e capirai che in fondo non è cambiato niente.

Non saprai che fare o dire.
Constaterai che non hai più diritti su di lei.
Non hai più il diritto di chiederle come sta, se si frequenta con qualcuno o cosa sta combinando.
Ed è ciò che più ti ucciderà, insieme a tutte le tue domande che molto probabilmente non avranno mai risposta.

Pensa mai a me?
Prova ancora qualcosa per me?
Perché non riesco a dimenticarla?

Scavate dentro voi stessi e provate a dirmi se pensando a qualcuno del passato, non vi siete mai posti queste domande.
In caso negativo non vi crederò.
E forse neanche voi dovreste farlo.

Perché possono passare giorni, mesi o anni.
Possono susseguirsi una valanga di persone nella nostra vita.
Possiamo amare altre persone.
Ma solamente una continuerà a farci battere il cuore al solo pensarla.

Perciò se mai la vita deciderà di farvi il dono di farvela rincontrare, promettete a voi stessi  che non resterete solamente a guardare.
Ma che vi butterete e proverete a cambiare le cose.
Perché viviamo già con troppi rimpianti, sarebbe assurdo aggiungerne un altro.
Specialmente se riguarda il sorriso che vi ha fatto innamorare.







                                                                                                                  **********







-Ehi- mormora -ciao,  Alessia-

Le parole mi si bloccano in gola.
E' come se fossi dentro una bolla.
Avvolta in un surreale silenzio.
L' unica cosa che sento è il battito impazzito del mio cuore.

Mi perdo in quelle sue iridi tanto familiari, dimenticandomi di respirare.
Scruto ogni più piccolo particolare del suo viso, ritrovandolo esattamente come me lo ricordavo.
Forse più bello.
Faccio vagare lo sguardo su tutta la sua figura.

E' vestita semplice come anni fa.
Una maglietta bianca a mezze maniche, con un leggero scollo a V.
Un paio di jeans chiari attillati che le fasciano quelle gambe toniche e perfette.
Scarpe Nike alte ai piedi.
Il suo modello preferito.

Torno sul suo viso, rimanendo ancora una volta senza fiato.
I miei ricordi e le foto non le rendono giustizia.
E' bellissima.

-Mi fa piacere rivederti- riesco a dire, alla fine -ora però devo tornare dalle mie amiche- alzo una mano rivolgendo a tutti un cenno di saluto.

Mi dileguo in fretta subito dopo.
Torno a respirare solo quando prendo posto al mio tavolo.
Chiudo per un attimo gli occhi, lasciando andare un enorme sospiro.

Non credevo fosse possibile tutto questo.
Non più almeno.
Avevo sepolto il pensiero di "noi" in un angolo remoto del mio cervello.
Mi ero ripromessa che non ci avrei più pensato.
Ma poi mi è bastato vederla per mandare a puttane tutte le mie certezze.

Il mio cuore che non smette di battere forte mi fa capire che ancora non l' ho superata.
Che c'è ancora un sentimento nascosto da qualche parte.
Un sentimento che purtroppo  non può più uscire.
Il suo tempo è finito.
Il suo momento è svanito anni fa.

-Alessia!- mi richiama, Alice -sembra tu abbia visto un fantasma- ride, coinvolgendo l' altra.

-Un fantasma carino, a quanto pare- sogghigna maliziosa, Emma.

-C'è Francesca- sussurro, alzando lo sguardo su di loro -è qui, è tornata-

Dirlo ad alta voce peggiora solo il putiferio che sta avvenendo dentro di me.
Sento di nuovo tutta l' agitazione tornarmi in gola.
Come è possibile tutto questo?

-Quella Francesca?-

-Sì- annuisco a Alice, che mi stringe prontamente una mano.
 
Loro sono le due ragazze con cui ho legato di più quando frequentavo l' università a Milano.
Un giorno ci siamo ritrovate sedute vicino ad una lezione.
Da allora siamo diventate inseparabili.

Alice è bassina con corti ricci neri.
Porta gli occhiali da vista e si veste sempre in modo impeccabile.
Nel tempo libero ama tirare con l' arco.
Emma invece è leggermente più alta con lugnhi capelli neri.
Si ricopre di abiti firmati che la sua famiglia ricca si può permettere di comprarle.
Ma ha sempre lavorato e nel tempo libero svolge attività di volontariato.

Hanno visto Francesca solo in foto, perché al tempo il nostro rapporto era già in crisi.
Mi sono state vicino dopo tutto il casino che è successo.
Mi hanno offerto appoggio e una spalla su cui piangere.

-Ciao!-

Erica si palesa all' improvviso, facendo sobbalzare tutte.
Prende posto accanto a me, senza smettere di sorridere.
Mi passa un braccio sulle spalle, battendo successivamente una mano sul tavolo.

-Io sono Erica- esclama, suscitando sorrisetti divertiti nelle mie amiche -e sono la migliore amica di questa bonazza qui!-

Questa sua affermazione mi lascia piacevolmente stupita e un po' commossa.
Non pensavo mi reputasse ancora la sua migliore amica.
Saperlo mi riempe il cuore di gioia.
Perché sì, crescendo si smettono di usare questi appellativi, ma non si può negare che in fondo contano ancora qualcosa.

-Loro sono Alice e Emma- gliele indico una a per volta, presentandogliele.

-Piacere!- esclamano, in coro.

-Sentite, vi dispiace se ve la rubo dieci minuti? Giusto il tempo di una sigaretta!-

-Fai pure! Così non ci obbliga ad uscire con lei per affumicarci!-  risponde, la riccia, facendo ridere le altre due.

-Grazie mille!- 

Erica si alza, trascinandomi fuori per un braccio.
Ci allontaniamo di un bel po', così da evitare il chiasso costante.
Si accende una sigaretta, passandomi l' accendino una volta che ho finito di farmi il drum.

-Allora, che c'è?- le chiedo, inspirando a pieni polmoni.

-Come che c'è?- domanda, incredula -hai appena rivisto Francesca dopo anni!-

-E quindi?-

-Quindi come è stato? Come stai?-

-Sto bene- rispondo, abbassando lo sguardo.

Non so chi cerco di prendere in giro.
Se lei o me stessa.
Ma la verità è che ancora non so rispondermi a questa domanda.

-Certo- sbuffa -come no!-

-Senti, non lo so, va bene?- ribatto, dura -mi sento solo...ecco... destabilizzata!-

-E' comprensibile- annuisce, comprensiva -forse dovresti andare a parlarci-

-Sei pazza?-

-Ah, o oggi o domani sera alla cena!- alza un sopracciglio, scrutandomi -cosa preferisci?-

-Beh, non vengo alla cena!-

-Questa ipotesi non è contemplabile!-

Mi guarda male, incrociando le braccia.
Dio, odio quando fa così.
Quando si impiccia nelle mie cose, avendo pure ragione!
Mi fa saltare i nervi.

-Lo sai che prima o poi dovrai affrontarla-

-Lo so- sospiro, appoggiandomi alla parete dietro di me.

Cosa dovrei dirle?
Come dovrei iniziare il discorso?
Non ho la minima idea di cosa fare.

Di sicuro non posso mancare alla cena per l' inaugurazione della nuova casa della mia amica.
Ci rimarrebbe male e io davvero voglio esserci in questo passo così importante per lei.
Quindi prima o dopo dovrò parlarci con Francesca.
Ma quando sarebbe meglio?

-Fai come meglio credi- si avvicina, donandomi un buffetto sul naso -ma se domani sera non verrai, ti uccido- sorride bastardamente, per poi lasciarmi da sola.

Sto per seguirla quando vedo la protagonista dei miei pensieri, uscire dal locale.
Si gira accorgendosi così di me.
Resta un attimo ferma, prima di decidersi a raggiungermi.

-Da quando fumi?- chiede sorpresa indicando il porta tabacco che ho in mano.

-Un po'- mormoro -sei passata ai drum anche te?- chiedo, notando il suo.

-Sì- annuisce -durano di più delle sigarette e risparmio-

-Capisco-

La guardo rollarselo uno e accenderselo successivamente.
Appoggia la schiena al muro, piegando una gamba.
Guarda lontano, fumando distrattamente.

Non posso fare a meno di osservarla.
Di nuovo il cuore prende a battere velocemente.
Cerca anche lui di avere voce in capitolo.
Ma non capisce che non c'è nessuna storia da scrivere.

-Francesca- mormoro, in fine -dobbiamo parlare-

-Lo so- annuisce, senza guardarmi -perché credi che sia qui fuori? Ti ho visto uscire con Erica- m' informa, spiazzandomi -ci tenevo a dirti che non ti porto rancore e che non ho assolutamente nulla nei tuoi confronti. Ti chiedo scusa per come ho reagito quella sera, ho esagerato. Non ho nessun problema se stai rifrequentando il gruppo e se quindi uscirai spesso con noi. Volevo solo dirti di sentirti libera di farlo-

-Questo mi rincuora molto- tiro un sospiro di sollievo, sentendomi d' un tratto più leggera -anche perché Erica mi ha invitato alla cena di domani sera-

-Immaginavo- finalmente si gira a guardarmi, rivolgendomi un gran sorriso.

Sorriso che fa fare le capriole al mio stomaco.
Che fa partire una vampata di calore dai miei piedi fino alla mia testa.
Sorriso che manda a fanculo tutte le mie sicurezze.

-Hai deciso quanto resterai?- 

-Per il momento un mese- risponde, controllando distrattamente il cellulare -ma vedremo-

-Capito- 

Mi fa maledettamente strano essere qui a parlare con lei come se niente fosse.
Come se fossimo solo due conoscenti che si ritrovano dopo tanto tempo.
Come se tra di noi non ci fosse mai stato nulla.
Perché non è così, cazzo!

Prima che facessi quella madornale cazzata, credevo sul serio che lei fosse quella giusta.
Che avremmo passato tutta la vita insieme.
Lo pensavo davvero!

Mi sento così talmente estranea a lei, da starci male.
Come arrivano due persone che hanno condiviso  anni della loro vita, a sentirsi estranee?
Non so neanche come dovrei comportarmi adesso.

-Che combini nella tua vita?-

-Sto finendo la magistrale qui a Firenze- rispondo, con un' alzata di spalle - ho saputo che finalmente lavori in un' agenzia pubblicitaria! Sono così contenta per te!-

-Grazie- sorride -sono contenta pure io-

Crolla di nuovo un silenzio imbarazzante.
Un silenzio di parole non dette.
Un silenzio assurdo che mai si era creato tra di noi.
Non così almeno.

-Che tabacco fumi?- domanda, cambiando discorso.

-L' Old Holborn giallo- 

-Ottima scelta- soffia, buttando a terra il suo mozzicone -ci vediamo domani allora- si avvicina, portando una mano sulla mia guancia -mi ha fatto piacere vederti-

La vedo allontanarsi sentendo andare a fuoco dove mi ha toccato.
Non credevo possibile tutto questo.
Non pensavo che lei potesse avere ancora questo potere su di me.
Sono completamente fottuta.




                                                                        **********



Chiudo la porta di casa appoggiandomici contro qualche minuto.
Serro gli occhi, prendendo un bel respiro.
Batto la testa un paio di volte all' indietro.
Cerco di riordinare i pensieri.

-Cazzo- sibilo, a denti stretti.

Continuo a ripetermi che il mio corpo ha reagito così, solo perché lei è apparsa all' improvviso.
Solo perché  non ero preparata.
Non lo avevo previsto.
Quando l' ho vista il mio cuore si è fermato.

L' ho trovata diversa, più matura.
Sia nei modi di fare che nel portamento.
Il suo sgaurdo era più sicuro.
Della persona che conoscevo io forse è rimasto poco.
O almeno questo è quello che mi è sembrato.

Per quanto riguarda il suo aspetto, non è cambiata per niente.
E' rimasta la solita Alessia che ricordavo.
Vestita allo stesso modo.
Jeans scuri, camicetta di seta un po' larga e, manco a dirlo, polacchine nere.

Non so cosa mi abbia spinto ad andare a parlarle.
Forse il senso di colpa che provo sin da quando le ho urlato contro quella sera.
Del resto lei non poteva sapere.
Nessuno poteva.
Il quel momento sarebbe potuto entrare chiunque a dirmi una cosa che mi avrebbe infastidito e io sarei scattata alla stessa identica maniera.
Certo, il fatto che fosse  lei a dirmi di Stella ha solo peggiorato il tutto.
Ma non è una valida scusa.

Una parte di me, però, avrebbe tanto voluto ignorarla.
Far finta di nulla, come se non ci fosse.
Perché a quella parte di me, non importa proprio più niente.

Ma poi c'è quell' altra parte.
Quella più sentimentale, quella che non smette di far riaffiorare alla mia mente i bei ricordi.
E mi ha mandato in pappa il cervello.
Mi ha costretto ad andare da lei.

Però mi sentivo a disagio.
Come se non avessi più niente da spartirci.
Qualcosa si è spezzato anni fa e non credo che potrà ripararsi.
Forse neanche voglio.

Sbuffo sonoramente mentre mi dirigo in cucina.
Apro il frigorifero con la speranza che ci sia qualcosa da bere.
Rimango piacevolmente stupita di trovarlo completamente pieno

Scorgo un post-it attaccato ad una confezione di birre.
Lo stacco sorridendo come un' ebete alla frase scritta sopra.
"Non vorrei tu deperissi. Giovanni".
Con ancora un grande sorriso sulle labbra, chiudo il frigo e lo attacco lì sopra.
E' il solito bonaccione.

Mi è mancata casa mia.
Quando oggi sono entrata, sono stata travolta da un piacevole odore familiare.
Che mi ha avvolto e dato il bentornato.
Ammetto di essermi quasi commossa.

Vado in salotto con una birra in mano, accendendo la televisione.
Sobbalzo quando la luce dello schermo illumina una figura sul divano.
La guardo poi duramente, una volta essermi ricomposta.

-Avevo quasi dimenticato quanto fosse fastidiosa questa cosa!- soffio, sedendomi sul tavolincino da fumo.

-Puoi sempre riprenderti le chiavi- alza le spalle, lanciandomi un' occhiata torva.

-Sì, penso che lo farò-

Per tutta riposta, sbuffa.
Rotea gli occhi in aria, recuperando il telecomando abbandonato di fianco a me.
Con mio grande disappunto, spegne la tv e allunga un braccio per accendere la lampada lì vicino.

-Ehi!- esclamo, leggermente infastidita -avevo messo a registrare Criminal Minds per guardarmelo adesso, Nene!- le dò un colpo sui piedi, facendoglieli  buttare giù dal tavolo -e piantala di rubarmi la birra!-

-Te l' ha comprata babbo, quindi tecnicamente è anche mia-

-Che nervi!- sbuffo -allora, che ci fai qui?-

-Lo sai cosa ci faccio qui- ribatte con tono ovvio.

Non sono più abituata a trovarla quando sento di avere bisogno di lei.
A tornare a casa e constatare che è qui senza che io le abbia chiesto niente.
Mi fa un effetto strano.
 
Ignoro beatamente il suo sguardo.
Recupero il mio tabacco, rollandomi una sigaretta.
Me la accendo subito dopo, con bisogno.

Tutta questa situazione mi manda in confusione.
E' come se mi sentissi bloccata.
Come se tutto quello che vorrei dire mi si bloccasse in gola.
Non so più come parlare con lei.
E' questo il problema.

-Io lo capisco, sai?-

-Cosa?- domando, confusa.

-Che ti viene difficile adesso aprirti con me-  dice, guardandomi negli occhi, come se mi avesse letto nel pensiero -non lo facciamo da molto tempo- abbozza un mezzo sorriso -ma da qualche parte dovremmo pur ricominciare, non credi?-

Sbuffo, alzandomi in piedi.
Sento una strana rabbia montarmi dentro.
Sto facendo di tutto per cercare di controllarla, ma questo suo modo di fare me lo sta rendendo difficile.

Ha ragione, certo.
Da qualche parte dovremmo ricominciare.
Ma mi sta riaffiorando alla mente la mail che mi ha mandato.
E tutta la delusione che ho provato leggendola si sta focalizzando in un punto solo, pronta ad esplodere.

Mi allontano, iniziando a camminare avanti indietro.
Chiudo gli occhi cercando di calmarmi.
Conto fino a dieci come mi aveva insegnato Federica.
In fine mi fermo, guardandola.
Scoppio a ridere.

-Che c'è di così divertente?- domanda, stranita.

-Te!- la indico, sorridendo sarcasticamente -non mi dici cosa ti succede, ma pretendi che io lo faccia!-

-Che stai dicendo?-

-Sto dicendo che in questi anni mi hai rinfacciato di non averti reso molto partecipe della mia vita, senza pensare che te hai fatto lo stesso!- di nuovo la rabbia che sale, incontrollatamente -non mi hai detto molte cose!-

-Non stiamo parlando di me, adesso!- ribatte, alzandosi -non sono io quella che ha mollato tutti da un giorno all' altro!-

-Oh, avanti, quanto ancora vorrai rinfacciarmelo, eh?!-

-Fino a quando non capirai quanto mi hai ferito!- alza il tono, parandosi di fronte a me -non hai idea di come mi hai fatto sentire! Non hai idea come è stato non averti qui!- quasi urla, portandosi ancora più vicina -mi eri rimasta solo tu, Francesca!-

-Ma non dire cazzate!- schiocco le labbra, guardandola duramente -Erica dove la metti?Lorenzo, Alessandro?-

-Lo sai che non è lo stesso- soffia -loro non sono te!- abbassa la testa per un momento -cosa cazzo ti costava dirmelo in faccia?-

Restiamo a fissarci negli occhi in silenzio.
Le mani di entrambe strette a pugno.
Posso sentire i nostri cuori battere all' impazzata.
Il respiro sempre più corto.

Sapevo che non era finita con oggi al parco.
Sapevo che era solo l' inizio.
Non volevo arrivare a litigare con lei così, ma non trovo altri modi.
Mi ha beccato in un momento di vulnerabilità.

Il suo atteggiamento da "so tutto io" mi ha fatto saltare i nervi.
Non perché non abbia ragione a dire che c'è qualcosa che non va, perché ha ragione.
Ma perché pretende che io mi apra con lei, quando è lei la prima a non farlo con me.
Non mi sembra corretto.
Questa cosa mi ha fatto scattare.
Sommata a quello che ho represso negli anni, ha fatto esplodere tutto.

-Se te lo avessi detto, tu mi avresti costretto a non partire!- ripeto per l' ennesima volta -e io dovevo partire-

-Ma perché?- chiede, esasperata -perché, Feffe?-

-Non puoi capire- mormoro, allontanandomi di qualche passo.

Le dò le spalle, sospirando.
Faccio passare una mano tra i capelli, cercando di regolarizzare il respiro.
Se non mi calmo finisce male.
E non voglio questo.

Se non mi calmo finirà che le dirò tutto.
Non posso.
Me ne vergogno troppo e non voglio neanche ricordare.

-Parlami, Francesca!- mi supplica, agguantandomi per un braccio facendomi voltare di nuovo -ho bisogno di sapere perché mi hai abbandonato!-

-Non ti ho abbandonato, cazzo!- sbotto, liberandomi dalla sua presa -me ne sono andata proprio per cercare di non farlo!-

-Non capisco- fa qualche passo indietro, scuotendo la testa -non ha senso-

-Ancora una volta io stavo vivendo per te!- rivelo in fine, alzando di molto il tono -non avevo più niente!- mi porto a pochi millimetri dalla sua faccia -quando Federica è morta io non l' ho seguita solo per te! Gli anni trascorsi tra la sua morte e Alessia io neanche me li ricordo! Sono confusi, offuscati!- la guardo duramente -ti riesce così tanto difficile arrivare a capire che a Firenze non mi rimaneva più niente se non te? Ti viene impossibile capire che non potevo andare avanti così? Che dovevo trovare qualcosa per cui avessi voglia di vivere? Per cui valesse la pena svegliarmi la mattina? Trovare un motivo che non fosse la paura di ferirti a morte?-

-Te ne sei andata a causa mia?- sussurra, mentre i suoi occhi diventano d' un tratto lucidi.

-Non capisci-

-Allora spiegamelo!- allunga una mano agguantandomi la maglietta -aiutami a capire!-

-Prima che Alessia venisse a dirmi di Stella, ho ricevuto una telefonata da mio padre- confesso, per la prima volta -era ubriaco e furioso- sorrido amara -vaneggiava sul venire ad uccidere Marta davanti i miei occhi e cose del genere-

-Perché cazzo non me lo hai detto?-

-Che avresti potuto fare, eh?!-

Non lo avevo mai detto a nessuno.
Me lo sono sempre tenuto per me.
Perché non dovevo coinvolgere altre persone.
Tutti avevano già fatto molto per me.
Lo ritenevo abbastanza.

Quella telefonata mi ha scosso come non credevo possibile.
MI ha mandato in agitazione.
Ho iniziare a bere, ad assumere sotanze stupefacenti.
Quella notte non ero più in me.

-Comunque ancora non capisco-

-Ero stufa, Nene! Pensavo di averlo superato! E invece era solo una stupida illusione- sorrido falsamente  -non potevo credere che lui avesse ancora tutto quell' effetto su di me. Non potevo credere che mi facesse ancora così tanta paura-

-Ti avrei aiutato!- tuona, spingendomi con forza -e invece hai preferito andartene!-

-Proprio non vuoi capire- mormoro -ho sempre contato su di te, per ogni fottutissima cosa! Non sapevo più chi fossi! Non sapevo se ero ancora in grado di badare a me stessa! Avevo bisogno di riniziare da un' altra parte! Lontano da qui! Lontano da tutti quelli che ci sono sempre stati! Avevo bisogno di iniziare una nuova vita dove nessuno mi conoscesse e dove nessun problema potesse raggiungermi! Dovevo trovare qualcosa per cui valesse la pena vivere! Trovare qualcosa per me stessa!- urlo, facendo due passi avanti -e non potevo trovarla qui. Mi ricordava troppe cose ed è dura andare avanti quando hai solo le cose brutte in testa-

-E io allora? Pensi che per me fosse facile?- si avvicina ulteriormente, tornando ad agguantarmi la maglia -andava meglio perché c'eri tu! Perché potevo trovarti ogni volta che mi sentivo soffocare!-

-Nene..-

-No, d' accordo!- m' interrompe -ho capito- sussurra, abbassando la testa -io ti ricordavo troppo Lei, non è vero? E tu ancora  non l' avevi superata del tutto, poi hai ricevuto quella telefonata ed è come se tutti i progressi che avevi fatto fossero andati a puttane, giusto?- mi dà le spalle, allontanandosi leggermente.

-Eleonora..-

-Fammi fimire!- si gira puntando di nuovo gli occhi nei miei -sto cercando di dirti che ti capisco!- soffia, prendendo poi un bel respiro prima di continuare -capisco perché te ne sei andata. Ti sto solo dicendo che la prossima volta che sentirai il bisogno di mollare tutto e andartene, dimmelo! Ti prego, prometto che non ti fermerò ma permettimi almeno di salutarti-

-Come vuoi- mi arrendo.

All' improvviso scatta nella mia direzione.
Si ferma a pochi centrimenti da me, guardandomi duramente.
Mi molla un violento schiaffo sulla guancia destra, per poi abbracciarmi successivamente.

-Devi smetterla di non dirmi le cose- 

Avvolgo le braccia intorno alla sua vita, stringendomela addosso.
Sentendo qualcosa dentro di me che torna al proprio posto.
Un qualcosa che finalmente si è aggiustato.
Un qualcosa rotto tempo fa.

Mi sento una merda per non averle detto tutta la verità.
Sento come se l' avessi, in un certo senso, tradita.
Ma come posso dirglielo?
Mi vergogno troppo..

-Avresti dovuto parlarmene- sussurra  -potevo aiutarti-

-No, invece- suoto la testa, accarezzandole piano la schiena -era una cosa che dovevo superare da sola-

Mi stacco leggermente, cercando i suoi occhi.
Le sorrido rassicurandola.
Mi tranquillizzo un po' quando la vedo ricambiare quella smorfia.

Si allontana per recuperare le sue sigarette dalla borsa.
Se ne accende una, fumando in silenzio.
Mi limito a fissarla aspettando che dica qualcosa.

-Ok, capisco- afferma, calma, dopo diversi minuti -mi dispiace- si gira, puntando le sue iridi glaciali nei miei -ho decisamente fatto la stronza-

-Ho le mie colpe pure io- mi siedo sul divano, davanti a lei -dobbiamo solo far passare un po' di tempo per dare modo alla rabbia, che entrambe proviamo, di andarsene del tutto-

-Concordo- annuisce, regalandomi finalmente un sorriso sincero -mi spiace per lo schiaffo- allunga una mano accarezzandomi la guancia pulsante.

-Un po' me lo meritavo- sorrido -ma ora basta, eh! E' già la seconda volta che mi picchi oggi! Non sono il tuo pungiball personale!- 

Scoppio a ridere, coinvolgendola.
Lasciamo che le risa portino via con loro tutta la tensione che si era creata.
Lasciamo a loro il compito di calmare gli animi.
Ridiamo anche per non pensare più a quello che ci siamo dette.

-Vuoi parlare dell' incontro con Alessia? Del resto io ero venuta qui per questo!-

-Non c'è niente da dire al riguardo- scuoto la testa -comunque non ho problemi con lei o sul fatto che esca con noi-

-D' accordo- annuisce -ma se cambi idea, io sono qui-

-Lo so- allungo una mano stringendo la sua -dormi qui?-

-Perché no?!- 

-Con me?- chiedo, in un sussurro, guardandola.

-Sempre se non allunghi le mani, Creatini! Ormai sono una donna fidanzata!- si dirige ridendo verso la camera, lasciandomi a ridere da sola sul divano.

-Ti garberebbe se allungassi le mani, Santoro!- ribatto ad alta voce, così che possa sentirmi.

La raggiungo poco dopo.
La trovo già cambiata sotto le coperte.
Ha rubato dei miei vecchi pantaloncini da gioco e una maglietta scolorita.
Mi cambio a mia volta, portandomi successivamente vicino a lei.

-Notte, Nene- mormoro, dandole le spalle.

-Buonanotte, Scricciolo- soffia al mio orecchio, abbracciandomi da dietro.

Entrambe sappiamo che non è finita qui.
Che ci sono ancora molte cose non dette e che devono venir fuori.
Abbiamo solamente capito che non è il momento giusto.
Che per adesso basta così.
Avremo modo di chiarire del tutto più avanti.
O almeno me lo auguro.




 
                                                                   **********


Ormai sono sul pianerottolo da almeno dieci minuti.
Sposto il peso da un piede all' altro ininterrottamente.
Sento un' ansia inverosimile pulsarmi nel petto.
Non so cosa aspettarmi da questa serata.

Alla fine mi armo di coraggio.
Prendo un bel respiro e suono il campanello.
Erica viene ad aprirmi dopo pochi secondi.

-Tettona!- trilla, abbracciandomi -sei l' ultima! Dai, entra!-

-Sì, scusami, ho fatto tardi!-

Si sposta per farmi passare, chiudendo subito dopo la porta.
Allarga le braccia, sorridendo contenta.
Si muove saltellando sui piedi mostrandomi l' enorme atrio.

-E qui c'è il salotto!- si sposta veloce nell' altra stanza, assicurandosi che la stia seguendo -che ne dici?-

-Wow- esclamo, entusiasta -è enorme! Avete una casa bellissima!-

-Grazie- annuisce compiaciuta -tutto merito mio, ovviamente!-

-Eh certo!- s' intromette Eleonora, avvicinadosi per salutarmi -ben arrivata!-

-Ciao, Ele!- saluto cordiale -davvero complimenti! Mi piace un sacco!-

-E non hai ancora visto niente!- ammicca nella mia direzione la sua ragazza -fai pure un giro, se vuoi!-

-Sicuramente!-

Mi guardo ancora intorno.
La sala è veramente grande.
Padroneggia un grande divano con doppia penisola situato al centro della stanza.
Vi sono parecchi vasi con piante sparsi qua e là.
Eleonora ha portato già alcuni dei suoi amati quadri che ha appeso prontamente sulle varie pareti.
La trovo molto elegante.

-Alessia!- Betta si avvicina donandomi due leggeri baci sulle guance -come stai?-

-Ciao Betta! Tutto bene! Te?-

-Al solito- alza le spalle -volevo dirti che se vuoi si è liberato un posto al corso di fotografia che inizia la prossima settimana!-

-Davvero? Sì! E' fantastico!- batto le mani contenta.

-Allora ti farò avere tutti i dettagli!- mi fa un occhiolino -dai, vieni, andiamo a recuperarti qualcosa da bere!-

La seguo al tavolo che è stato posizionato in fondo alla stanza e adebito alle bevande.
Mi versa un bicchiere di prosecco, porgendomelo subito dopo.
Lo prendo facendolo scontrare contro il suo in un brindisi silenzioso.

Che bello, ho sempre sognato di dedicarmi alla fotografia.
E' una cosa che mi appassiona da tutta la vita.
Ma non ho mai avuto tempo per seguirla.
Finalmente adesso ne ho abbastanza per dedicarmici davvero.

-Alessia!-

Vengo travolta da un uragano.
Sollevata di poco in aria e poi rilasciata a terra.
Mi sento agguantare le spalle e scostarmi leggermente.

-Marta?!- faccio strabuzzare gli occhi, totalmente sorpresa.

-Proprio io!- si batte fieramente una mano sul petto -ne è passato di tempo, eh?!-

-Eh, già- mormoro, ancora sotto shock.

La squadro da capo a piedi, incredula.
Sembra di vedere una copia di Francesca.
Certo, con qualche cosa di diverso, ma  si assomigliano davvero molto.
Se non fosse che lei indossa un vestitino smanicato blu che le arriva poco sopra il ginocchio.
Ha un fisico da fare invidia.

-Sono così felice di vederti!- sorride sincera -scusami ma devo dire una cosa ad Alessandro! A più tardi- mi scrocchia un bacio sulla guancia, dileguandosi successivamente.

La vedo correre in direzione del biondo.
Lo travolge saltandogli sulle spalle, suscitando risa divertite in Lorenzo.
Alla fine balza giù per recuperare il telefono e mostrargli qualcosa.

-Sì, se te lo stai chiedendo, fa sempre così!- ride Elisabetta, scuotendo la testa -devo dire che dopo aver conosciuto Francesca posso affermare che sono completamente l' opposto!-

-Direi proprio di sì- 

Ci voltiamo all' unisono quando sentiamo una rumorosa risata risuonare da quello che presumo essere il terrazzo.
Vediamo Eleonora ridere di gusto con Francesca.
Quest' ultima continua a dirle cose all' orecchio che aumentano la sua ilarità sempre di più.
Chissà che le starà dicendo.

La bionda ha le mani intrecciate con quelle di Feffe, abbandonate sul suo stomaco.
L' altra le sta dietro con il mento poggiato sulla sua spalla.
Improvvisano qualche ondeggiamento su una musica inesistente, mentre continuano a conversare.

-Ora capisco cosa intendeva Erica quando diceva che a volte è gelosa di Francesca- afferma la ragazza di fianco a me -ti sentivi anche te così?-

-Fidati, spesso- rispondo divertita -mi fa piacere vedere che hanno risolto i loro problemi-

-Sì- annuisce -Erica mi ha detto che Ele stanotte ha dormito da lei e che da quanto ha capito devono aver litigato di brutto prima-

-Come al solito- sorrido.

-In che senso?-

-Devi sapere che quelle due non litigano praticamente mai- mi volto a guardarla -ma quando lo fanno ci vanno giù pesantemente e poi tutto torna come prima-

-Deve essere bello un rapporto così-

-Non lo so- alzo le spalle -ma il loro lo è-

-Concordo- sorride, facendo scontrare di nuovo i nostri bicchieri -sai, sono davvero contenta di averti conosciuto!-

-Anche io!-

Trovo che Betta sia davvero una bella persona.
Mi sento davvero molto a mio agio a parlare con lei.
Mi inspira calma e fiducia.
Credo sia perfetta per Lorenzo.

-Amore- ecco che ques' ultimo si palesa, abbracciandola dolcemente  -ciao Ale- esclama, poi, vedendomi -hanno messo il cibo in tavola in cucina- c' informa -alla fine faremo tipo a buffett!-

-Meglio! Così non dobbiamo stare seduti ad un tavolo!- 

-Concordo- sorrido a Elisabetta, mentre li vedo dirigersi in sala da pranzo.

Li raggiungo poco dopo.
Questa stanza è quasi più vasta della sala.
C'è un' enorme cucina a isola dotata dei migliori elettrodomestici.
Il protaginista indiscusso però è il gigantesco tavolo in mogano, posizionato  dopo l' open space che dalla cucina dà  sulla sala da pranzo.
E' veramente molto luminoso, considerando che siamo al tramonto di inizio giugno.

La tavola è completamente piena di vassoi con cibi diversi.
Ce n'è per tutti i gusti: dagli stuzzichini, ai primi, ai secondi e pure i dolci!
E sembra tutto ottimo!

-Dai, Ale, serviti!- mi incita Ele, porgendomi un  piattino di plastica -non fare complimenti!-

-Ah tranquilla che non lo farò!- rido, ringraziandola successivamente.

Inizio a scrutare i vari vassoi scegliendo quello che più mi aggrada.
Mi riempo il piatto senza ritegno.
In fine, molto soddisfatta, torno in sala con l' intenzione di prendere posto sul divano.

Sto per andare a sedermi accanto a Erica, quando noto Francesca da sola sul balcone, di spalle, affacciata al cornicione.
Ingoio un groppo di saliva, mi armo di coraggio e decido che è il momento di riavere almeno un qualche tipo di rapporto con lei.
Così recupero una bottiglia di birra dal tavolino lì accanto e esco fuori.

Francesca è ancora impegnata a scrutare l' orizzonte.
La guardo e mi ritrovo a pensare che sia bellissima.
Indossa un paio di pantaloncini di jeans corti che mettono in bella vista le sue gambe perfette.
Una camicetta estiva che fascia a pennello il suo corpo fantastico.
Ha lasciato i capelli ribelli sulle spalle, con qualche accenno di boccolo.
Sono più chiari e lunghi di come me li ricordavo.

-Ehi- soffio, portandomi di fianco a lei -ho pensato che avessi sete-

-Alessia!- si volta nella mia direzione -grazie- sorride sincera, accettando di buon grado la birra.

Un brivido mi sale lungo la schiena quando pronuncia il mio nome.
Avevo dimenticato quanto risultasse sensuale detto da lei.
E, di sicuro, avevo scordato le sensazioni che scaturiscono in me con la sua sola vicinanza.
Non posso credere di essere così fottuta.

-Allora, che mi dici della casa?- chiedo, cercando di inziare una conversazione.

-Trovo che sia perfetta per loro- risponde, con tono piatto -avevo dimenticato quanto può essere snob Eleonora- ride, coinvolgendomi -questa casa è davvero lussuosa! In perfetto stile Santoro-

-Anche Erica ci ha messo del suo, credimi- ribatto -non so se hai notato la macchinetta del caffé fuxia fluo-

-L'ho vista- scoppia a ridere -non so come Nene glielo abbia permesso!-

Mi beo del suono leggiadro della sua risata.
Così sincera e pura da far battere forte il mio cuore.
Come è possibile che lei abbia ancora questo effetto su di me, dopo tutti questi anni?

Credevo di non provare più niente per lei.
Di averla dimenticata e aver sotterrato tutti i sentimenti che sentivo nei suoi confronti.
Di aver cancellato per sempre la nostra storia dal mio cuore.
E constatare, adesso, che non è esattamente così mi fa una paura fottuta.

Quello che più mi sorprende è come ancora io riesca a comprenderla.
Come faccia a sapere quando ha qualcosa che non va solo gaurdandola.
O quando invece è felice senza che lei dica niente.
Non pensavo di esserne ancora in grado.

Ad esempio quando l'ho vista qui da sola con le spalle ricurve in avanti e lo sguardo rivolto in basso, ho capito subito che c'è qualcosa che la turba.
Poi mi sono avvicinata, l'ho guardata negli occhi e ho così confermato i miei sospetti.
Scuri e cupi.
Un classico.

-Come mai sei qui da sola?- le chiedo, senza stare troppo a domandarmi se io ne abbia o meno il diritto.

-Avevo bisogno di stare da sola- risponde semplicemente.

-E perchè?-

-Pensavo- si gira guardandomi, rivolgendomi un leggero sorriso -speravo di vedere Maria oggi a pranzo dai Santoro, ma ha detto che alla fine tornerà solo la prossima settimana-

-Mi spiace- storcio il naso, allungando una mano per sfiorarle il braccio.

-Pazienza- mormora, rivolgendo un rapido sgaurdo a quel mio gesto.

Ancora una volta mille brividi tornano a scuotermi la schiena.
Non è possibile che un semplice sfiorarsi così mi faccia questo effetto.
Mi sembra quasi di essere stata catapultata all' inizio della nostra storia.
Quando il solo vederla mi faceva battere il cuore all' impazzata.

Comunque non so se crederle.
Mi viene difficile credere che sia così giù solo per non aver visto Maria.
Ma in fondo di che mi stupisco?
Non mi diceva la verità quando stavamo insieme, figuriamoci se lo fa ora che non ci lega più niente!

-Che mi racconti, Alessia?- chiede all' improvviso, interrompendo i miei pensieri -novità? Ti vedi con qualcuna?-

-Una novità fresca fresca è che la prossima settimna inizierò un corso di fotografia, organizzato dallo studio in cui lavora Elisabetta!-

-Wow!- esclama, sorpresa -lo hai sempre voluto fare!- afferma, stupendomi del fatto che se lo ricordi ancora.

-Già- annuisco -comunque sì, mi sento con una ragazza ma ancora niente di serio-

E' una cosa nuova.
Ho conosciuto questa tipa in palestra una settimana fa.
Una bella ragazza ma niente di ché.
Giulia! Siamo uscite solo una volta per il momento.
E' simpatica e dai modi gentili e carini.
Vedremo come andrà.
Magari è pure un buon diversivo dai pensieri scaturiti con il ritorno di Francesca.

-E brava nana!- ride, scompigliandomi i capelli.

-E smettila!- le scosto la mano, lanciandole un' occhiata torva -te che mi dici, invece?-

-Che sono sempre troppo impegnata tra lavoro, allenamenti e palestra per avere un qualche tipo di relazione- ride, finendo in un sorso la sua birra.



                                                                                                              **********





Sono rimasta molto affranta quando Maria mi ha scritto che non sarebbe tornata oggi.
Dovrò aspettare ancora un po' per abbracciarla e per dirle quello che ancora non sono riuscita a dirle.
Il problema è che proprio non so che dire.

Il pranzo dai Santoro comunque è stato molto piacevole.
Giovanni mi ha avvolto tra le sue braccia per parecchi minuti.
Si è anche commosso.
Mi è mancato tantissimo.

Sono stata sorpresa da me stessa per la leggerezza con cui ne ho parlato ad Alessia.
Mi fa strano stare qui a conversare con lei come se niente fosse.
In realtà mi sento più libera di quando stavamo insieme.
Perché adesso lei non ha nessuna aspettativa nei miei confronti.
Non può pretendere niente da me.
Perché niente è quello che c'è tra noi.

Anche se quando mi ha sfiorato il braccio sono stata scossa da un leggero brivido.
Ma penso che sia una reazione normale del mio corpo a quel contatto inaspettato.
Soprattutto fatto da lei.
Ero solamente sopresa, tutto qui.

Devo dire che stasera è vestita davvero bene.
Indossa una maglietta lunga bianca a mezze maniche sopra dei jeans chiari.
Ha uno scollo importante che mette in risalto il suo seno abbondante.
Trovo che stia molto bene.

-Tua sorella ti assomiglia sempre più!- osserva, all' improvviso, richiamando la mia attenzione -mi ha fatto uno strano effetto- ride, coinvolgendomi.

-No- scuoto la testa -lei è più bella-

Torno a gaurdare l' orizzonte.
Ormai il sole è calato, lasciando il posto ad un cielo ricco di stelle.
Stasera la luna è bellissima.
Emana una luce potente.

Chiudo gli occhi inspirando a pieni polmoni.
Ammetto che l' aria di Firenze mi mancava molto.
Ma mi riferisco all' aria che emanano le persone e i luoghi del posto, non di certo a quella dello smog!

-Ammetti che ti è mancata Firenze!- dice, come se mi avesse letto nel pensiero, tirandomi una gomitata.

-Lo ammetto, lo ammetto- alzo le mani a mo' di resa -ma anche Londra ha il suo fascino-

-Ci sono stata una volta- mi rivela, sorridendo -mi è piaciuta molto-

-Io ne sono rimasta affascinata!- mormoro -non avevo in progetto di starci così tanto, ma poi mi sentivo troppo bene per tornare indietro-

-E' stato difficile lasciare tutto?-

Non posso credere che la prima persona a rivolgermi questa domanda sia proprio lei.
Nessuno dei miei amici si è mai degnato di chiedermi ciò.
Sono stati tutti impegnati a rimproverarmi e a bacchettarmi.
Hanno sputato la loro sentenza senza mai chiedermi davvero come fosse stato per me.

-Moltissimo- confesso, abbassando lo sguardo -ci ho riflettuto parecchio-

-Immaginavo- sospira, leggermente divertita -col cavolo che avresti lasciato Eleonora e tua sorella con leggerezza! Devi aver passato parecchie notti insonni-

-E' così- mi volto a guardarla, leggermente imbambolata.

Mi stupisco di come  riesca a comprendermi così facilmente.
Saremo anche state insieme quasi tre anni, ma ne sono passati altrettanti.
Eppure le viene così facile..

-Ehi bellezze!- Marta mi travolge abbracciandomi con foga -che fate?-

-Solamente due chiacchiere- risponde Alessia con un' alzata di spalle -ma ora io torno dentro a prendere qualcos' altro da mangiare!-

La vediamo allontanarsi lentamente.
Marta mi si porta vicino, prendendomi a braccetto.
Mi guarda con un sorriso beffardo.

-E' scattata di nuovo la scintilla?- sogghigna.

-Idiota- scuoto la testa divertita -stavamo solamente facendo le persone civili-

-Certo, certo- blatera, non troppo convinta.

-Che si dice dentro?- chiedo, cambiando argomento.

-Eleonora ha acceso le candele per tutta casa!- m' informa -e Erica ha rischiato di dare fuoco alle tendine della cucina con una di esse- scoppia a ridere, coinvolgendomi -Ele l' ha rincorsa ovunque sbraitandole dietro-

-Strano- soffio -io non ho sentito nulla-

-Perché sei troppo persa nei tuoi pensieri da quando sei arrivata- afferma, guardandomi in modo serio per la prima volta -che hai sorellona?-

-Nulla- mi affretto a rispondere -sono solo stanca. Stamattina sono andata a correre-

-Non mi dire cazzate- mi tira un leggero scappellotto  sulla nuca -non hai ancora messo la testa dentro la sala! Almeno hai mangiato qualcosa?-

-Che fai mammina, mi controlli?-

-Non fare la stronza, ora- si scosta leggermente, risentita -non mi dici mai un cazzo di niente!-

Mi accorgo che fa sul serio dal suo tono al quanto arrabbiato.
Guarda avanti con le braccia incrociate.
La vedo sospirare.
Mi avvicino passandole un braccio intorno alla vita.

-Scusami- soffio, stampandole un bacio sulla guancia -abitudine- sorrido -per me sei ancora la mia sorellina piccolina!-

-Beh sono passati tre anni, Francesca, non so se ti sei resa conto che non sono più un' adolescente!-

Ecco, ci risiamo.
Non ho voglia adesso di affrontare nuovamente una conversazione di questo tipo.
Non ho proprio le forze.
Dopo la discussione con Nene mi sento prosciugata.

-Marta..-

-No, ok, scusa- m' interrompe -mi è uscita male- sbuffa -non volevo rinfacciarti niente! Ho capito perché te ne sei andata e credo tu abbia fatto la cosa più giusta- mi rivolge un rapido sorriso -stavo solamente dicendo che non hai più motivo di nascondermi le cose, di proteggermi. Sono grande abbastanza ormai, non credi?-

-Hai ragione, scusami- sussurro -ieri sera ho avuto una discussione abbastanza accesa con Ele- le dico, sentendomi subito in colpa perché so che le sto in parte mentendo -non la pensa esattamente come te sulla mia partenza- abbozzo un sorriso -abbiamo risolto, ma ci sto ancora pensando-

-Mi dispiace, Tata- mi stringe una mano, cercando il mio sguardo  -ma stare qua a rifletterci sù non ti fa bene! A Ele serve solo del tempo-

-Lo so-

-Bene!- batte le mani -comunque ero venuta qui per dirti quella cosuccia-

-Ah, giusto!- mi batto una mano in fronte -allora, chi è il fortunato?-

-Beh, lui è...-

-Eccovi!- Erica ci interrompe euforica -dai venite che adesso tiriamo fuori i veri alcolici! E ah sì, pure la torta- fa un gesto sbrigativo della mano su quelle ultime parole -aaaandiamo!- ci prende un braccio per uno, trascinandoci dentro.

-E' bellissimo- soffio, vedendo la bella atmosfera dettata dalle candele sparse per la sala.

Prendo posto sul divano di fianco a Lorenzo e Betta.
Sento subito un senso di colpa scuotermi l' animo.
Odio mentire a mia sorella.
Ma che dovrei fare?

Non posso dirle cosa succede realmente.
Maria me lo ha vietato.
Mi ha detto di non farne parola con nessuno.
Quindi per il momento posso solo tenermelo per me.
Ma questo mi sta uccidendo.

-Tieni-  Nene mi si siede a fianco allungandomi un piattino con un po' di lasagne -finché non mangi qualcosa, tu agli alcolici non ti avvicini- mi guarda duramente, non ammettendo repliche.

-Agli ordini- faccio il saluto militare, iniziando poi a mangiare -mi spiace che Bianca e Cinzia non siano potute venire-

-Già, anche a me!- mormora dispiaciuta -ma ci saranno altre occasioni!-

-Oh ragazzi!- Erica si alza in piedi davanti al divano, richiamando l' attenzione generale -il prossimo fine settimana andiamo tutti alla Spa!-

-Davvero? Che figata!- esclama, Betta, richiedendo un cinque da Erica -imploro Lorenzo di andarci da un mese!-

-Ma io sabato lavoro, ragazze!- interviene Alessandro -e anche venerdì e domenica!- si gira, guardandomi duramente -il mio capo vuole che il Danger sia aperto tutto il fine settimana!-

-Ah, non guardarmi così- alzo le mani con i palmi rivolti verso di lui -sei tu che hai accettato il lavoro- affermo, facendo ridere tutti.

-Vorrà dire che non verrò nemmeno io- m' interrompe l' altro ragazzo del gruppo -fate un' uscita tra donne!-

-Abbestia!- Erica improvvisa un balletto idiota suscitando sorrisetti divertiti -ci divertiamo di più!-

Scuoto la testa, continuando ad ascoltare quello scambio di battute.
All' improvviso però realizzo una cosa.
Ero totalmente presa da altri pensieri, da dimenticarmi di quel piccolo particolare.

-Ehm, scusate- richiamo l' attenzione su di me  -la prossima settimana arriva Ilaria-

-E che problema c'è?- trilla la ragazza della mia migliore amica -porta anche la tua bella!-

-Non è la mia bella!- ribatto prontamente -non stiamo insieme!-

-Sì, brava, continua a ripetertelo!- mi rivolge una linguaccia, facendomi ridere.

Mi giro ancora con l' ombra di un sorriso divertito e incrocio lo sguardo confuso di Alessia.
Sguardo che prontamente rivolge da un' altra parte.
Mi sorprendo, ritrovandomi a chiedere a cosa stia pensando.
Non pensavo mi importasse.

La osservo recuperare il tabacco dalla borsa e rollarsi una sigaretta.
Ancora mi fa strano pensare a lei che fuma.
Mi ricordo  le sue interminabili parti a culo sul fumo.
Brontolava per ore intere quando fumavo una sigaretta di troppo.

Si alza dal divano prendendo Erica per mano.
Le vedo sparire dietro l' ingresso del terrazzo.
Poi uno strattone al braccio mi fa riscuotere.

-Ahi!- soffio, massaggiandomi la parte lesa -Marta! Che c'è?-

-Vieni un attimo con me di là?- chiede, titubante -vorrei finire il discorso di prima-

-Certo- rispondo, alzandomi.

Superiamo il salotto arrivando così in cucina.
Mia sorella prende a giocherellare con una briciola sulla tovaglia del tavolo.
Tiene lo sguardo basso e le guance le si dipingono di rosso.

-Promettimi che mi lascerai finire-

-Promesso- acconsento, agitandomi un po' -non ti sarai mica scoperta lesbica pure tu, vero?-

-Oddio, no!- esclama -nulla in contrario, eh! Ma no!-

-D' accordo, vai! Non ti interrompo più-

Finalmente porta gli occhi su di me.
Si allontana di qualche passo, come se avesse paura di qualcosa.
La vedo prendere un bel respiro prima di iniziare a parlare.

-Ecco, qualche mese fa ero al Danger con Mattia- inizia, balbettando -eravamo fuori e stavamo litigando perché l' avevo visto baciarsi con un' altra- soffia, sentendo già la rabbia montarmi dentro -la discussione ha preso toni sempre più accesi fino a quando lui non mi ha tirato uno schiaffio-

-COSA?-  urlo, scattando in avanti -dammi il suo cazzo d' indirizzo! Giuro che lo ammazzo!-

-Calmati- alza gli occhi al cielo, sospirando esasperata -fammi finire!- 

-Pffff- ringhio, facendo due passi indietro.

-In quel momento casualmente stava passando Alessandro che ha assistito a tutta la scena- sorride al ricordo -ha preso quel deficiente per il collo e lo ha attaccato al muro, dicendogli che se lo avesse visto di nuovo nel suo locale lo avrebbe spedito all' ospedale-

Il petto mi si riempe di orgoglio e gratitudine verso il mio amico.
Mi ritrovo a pensare che per fortuna io non ero presente.
Altrimenti adesso sarei ancora dietro le sbarre per omicidio.

-Comunque- continua -dopo è stato molto carino con me. Mi ha accompagnato dentro fino al bancone e mi ha offerto una birra. Abbiamo parlato tanto quella sera e la sera dopo ancora e quella dopo ancora e ecco...io...mi sono innamorata- dice quelle ultime parole tutte d' un fiato, facendo altri due passi indietro.

Spalanco gli occhi completamente incredula.
Scuoto la testa più volte, cercando di assimilare tutto quanto.
Non posso crederci.

-Tu...voi...cosa?- balbetto, ancora shoccata.

-Ti prego, non arrabbiarti- mi si porta vicino, unendo le mani a mo' di preghiera -è capitato per caso! Non lo abbiamo voluto noi..-

-Quindi state uscendo insieme?- 

-Ma sei ritardata?- domanda, leggermente infastidita -sì, cazzo! Ci stiamo frequentando da un po'!-

-E avete... voi...avete- scuoto di nuovo la testa, cercando di riprendermi -no, aspetta- alzo una mano -non lo voglio sapere-

-Francesca..-

-Ferma- la stoppo, sospirando -non sono arrabbiata- abbozzo un rapido sorriso -sono solo sorpresa. Ma suppongo di preferire Alessandro a qualche altro deficiente dei ragazzi che riesci a trovarti-

-Non so se ringraziarti o offendermi- soffia, guardandomi un po' male -ma opterò per la prima!- mi si lancia tra le braccia con un urletto gioioso -lui è fantastico e io sono davvero felice!-

-Sono contenta- mi stacco -ma due parole gliele dico lo stesso a quell' idiota!-

E con quella frase torno in sala non curandomi del disappunto di mia sorella.
Individuo il mio amico seduto tra Lorenzo e Betta.
Mi paro di fronte a lui puntandogli un dito contro, guardandolo duramente.

-TU!- tuono, facendolo sobbalzare -tra tutte le ragazze al mondo, proprio mia sorella?-

-Aspetta Feffe- si alza di scatto, portando le mani avanti -mi dispiace! Non l'ho fatto apposta!-

-Che sta succedendo?- s' intromette Nene, mettendosi tra di noi.

-Questo stupido si porta a letto Marta!- ringhio, cercando di spostare la mia amica.

Segue un "oooooh" generale seguito da bocche aperte che toccano il pavimento.
Solo una persona scoppia a ridere.
Ovviamente Erica.

-Adesso mi spiego tante cose- afferma la bionda, guardando duramente Marta, per poi girarsi verso Alessandro -SEI UN CRETINO!- esclama, mollandogli un colpo sulla spalla.

Dopo un attimo di sorpresa, mi unisco a Nene.
Gli molliamo alternativamente un colpo per uno.
Lui si limita a risedersi sul divano, cercando di farsi scudo con le braccia.

-GIU' LE MANI DA NOSTRA SORELLA!- ringhia ancora Ele, riempendomi il cuore di gioia.

-Adesso finitela!- Lorenzo si mette in mezzo, arrestando con fatica la questione.

Io e la mia migliore amica ci blocchiamo una accanto all' altra.
Il cuore che batte a mille e il respiro affannatto.
Poi ci guardiamo negli occhi e dopo qualche istante scoppiamo a ridere.

-Ma sono ubriache?- domanda Betta a Erica.

-No, sono solo stupide- risponde l'altra, rassegnata.

Eleonora ed io ci buttiamo su Alessandro.
Lo abbracciamo di slancio, senza smettere di ridere.
Gli scompigliamo a turno i capelli.

-Tu feriscila e te la vedrai poi con noi-




  

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ANGOLO AUTRICE:

Buondì a tutti! ^^
Sì lo so, ci ho messo un po'.
Credo di poter usare benissimo il mio ginocchio come scusa e il rincoglionimento dovuto agli antidolorifici! 
Spero mi capirete!

Ora, veniamo al capitolo!
Il primo confronto tra Alessia e Francesca è stato molto easy.
Tutto molto pacifico e tranquillo perché non sono stati toccati argomenti particolari.
Ma chissà quanto ancorda durerà questa calma apparente!
Anche perché, insomma, Alessia mi sa che deve dare delle vere risposte a sé stessa!
Ma avremo anche modo di vedere questa sua nuova "relazione" con sta Giulia!
Intanto nel prossimo capitolo arriverà una certa personcina!
Vedremo cosa comporterà!

Eleonora e Francesca hanno avuto un' altra violenta discussione.
Ma come ha detto Feffe, di certo non è finita lì.
Si intuisce che lei non ha detto proprio tutto alla bionda e noi sappiamo che quest' ultima le sta tenendo nascosta una cosa.
Quindi staremo a vedere come proseguiranno le cose.

La cosa tra Alessandro e Marta penso fosse intuibile.
Già alla cena a casa Santoro quando Ele disse a tutti di essere il nuovo capitano della Nazionale, si poteva intuire qualcosa.
La nuova fiamma di Alessandro che gli dà buca, Marta che spunta dal niente.....
Chissà come si svolgerà la cosa!

Spero di non avervi deluso con questo capitolo.
Cercherò di aggiornare il prima possibile, ma con sta storia del nuovo ginocchio ho altro a cui pensare al momento (tipo tornare a camminare, ecco).
Per adesso mando un bacio a tutti!
Alla prossima!

Crige.


Ps: come al solito grazie a tutti voi che leggete, seguite e recensite!
Siete fantastici :D













-
















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Capitolo 8
*** Visite inaspettate. ***



Succede sempre tutto per caso.
Quando meno te lo aspetti.
E soprattutto, senza alcun motivo o senza alcun tipo di avvertimento.

La mattina ti alzi dal letto come al solito.
Uno sbadiglio.
Una mano tra i capelli e l' altra a grattarti allegramente le chiappe.

Vivi la giornata con la solita routine e la solita indifferenza verso il mondo.
Mai ti aspetteresti che possa succedere qualcosa che stravolga la tua vita dal niente.
E invece, che tu lo voglia o no, capita.

Sei al bar a prendere il caffè, ti giri e bum, vedi una persona che rapisce totalmente i tuoi pensieri.
Cattura il tuo sguardo e non lo lascia andare più.
Ipnotizza la tua mente e ti manda in pappa il cervello.

Oppure, al contario, ti aspetti un "Ti Amo" solito da chi ami e invece vieni lasciato.
Abbandonato sul ciglio della strada.
Senza alcun preavviso.
E rimani lì a chiederti come e perché.

Purtroppo o per fortuna la vita è un misto di dossi e cunette.
Una strada continua colma di cartelli di avviso o pericolo.
E non sai mai dove la freccia lampeggiante ti porterà.
Sai solo da dove sei partito.
Ma difficilmente si sa già dove si vuol arrivare.

Non si è mai preparati agli ostacoli che freneranno la nostra corsa.
Soprattutto a quelli che la arresteranno di colpo.
Per non parlare poi delle marce indietro...

L' importante è rimettere sempre la prima e continuare ad andare.
Se ti fermi a pensare a cosa sarà o a cosa è stato sarai perduto, perso e nessun navigatore saprà indicarti la strada giusta da percorrere.
Nessuno può decidere per te.

Per cui fermati solo un secondo.
Quel secondo che basta a riordinare i pensieri e a mandare tutto e tutti a fanculo.
E poi rimetti la mano sul cambio.
Prendi un bel respiro.
Ingrana la marcia e sii di nuovo padrone della tua vita.
Non permettere mai a niente  e a nessuno di lasciarti fermo con le doppie frecce al lato della strada.
Riparti sempre.
Non importa per dove, tu riparti e basta.




                                                                                          ***********


-Feffe,  stiamo a parlà di niente!- esordisce, Nene, mettendosi in bocca un' altra manciata di patatine.

-Ma che cazzo stai dicendo?- ribatto, rubando un sorso della sua birra -mi vuoi davvero dire che preferisci Megan Hunt a Carina De Luca? Ma per favore!-

-Sì, cazzo!- si volta di scatto, enfatizzando l' affermazione con un gesto della mano -mi stupisco che te invece non la pensi come me!-

-E che palle!- sbuffa, Erica -quanto ancora volete andare avanti a parlare di questo cazzo di telefilm?-

-No, vi prego, continuate!- ci incita, Marta -sto contando quante volte dite la parola "cazzo"! Secondo me qui esce fuori un Guinness word record!-

Scoppiamo a ridere, leggermente brille.
Ormai è più di mezz' ora che andiamo avanti così.
Abbiamo deciso di passare una serata tranquilla a casa mia.
Pizza, birra, schifezze e alcolici vari.
Il miglior rimedio contro il malumore!

La conversazione è finita inevitabilmente sull' ultima stagione di Grey's Anatomy.
Devo ammettere che mi sta piacendo parecchio.
Specialmente i nuovi personaggi che sono stati introdotti.
Aumentano il grado di ficaggine ad ogni stagione!

-E comunque Erica è assurdo che dopo cinque anni con Nene, tu ancora non ti sia convertita al Greyssianesimo!- soffio, abbastanza sconcertata -mi stupisco che tu sia ancora viva-

-Non è così rilevante, in fondo- ribatte, la bionda.

-Ah, no?- esclamo indignata, voltandomi nella sua direzione -ma se quando mi son trasferita da voi mi hai impedito di usare la televisione fino a quando non fossi stata in pari con la serie!-

-Ma perché a te non ti sopportavo- risponde con un' alzata di spalle -almeno così avremmo avuto qualcosa di cui parlare-

-Senti 'sta stronza!- rido buttandomi addosso a lei, facendola cadere all' indietro sul divano.

-Come se tu non lo sapessi!- scoppia a ridere anche lei, cercando di bloccarmi le braccia -mi eri sempre in mezzo ai piedi!-

-Te mi hai costretto a venire a vivere con voi!- 

-Solo perché sono una persona buona!- mi guarda negli occhi, cercando di trattenersi dal ridere di nuovo.

-Avrei da ridire al riguardo- torno al mio posto, fissandola divertita.

Scuoto la testa senza riuscire a smettere di sorridere.
Dopo la discussione violenta dell' altra sera, le cose tra di noi sono migliorate.
C'è più leggerezza e spontaneità.
Stiamo recuperando pian piano tutta la nostra complicità.
Ne sono davvero felice.

-Io comunque sono sempre stata molto curiosa su sta cosa- Erica richiama la nostra attenzione, appiattendosi contro la sua ragazza -come siete passate da odiarvi a diventare così unite?-

-Federica- risponde semplicemente Nene -ci obbligava a stare insieme-

-Sì, come quella volta che ci invitò entrambe a cena a casa sua e poi si chiuse venti minuti in bagno lasciandoci da sole davanti la televisione!- rido al ricordo -te lo ricordi? Per fortuna che abitavamo già insieme e che quindi qualcosa da dirci la avevamo! Pensa se lo avesse fatto prima! Molto probabilmente saremmo finite col prenderci a botte come al solito!-

-Vi siete prese a botte spesso?- domanda curiosa, mia sorella.

-Abbastanza- sorride la bionda -ma era quasi sempre per colpa mia-

-Direi!- le lancio un' occhiata torva.

-Vabbé- ribatte -non è che tu fossi proprio questo stinco di santo!-

-Lei è giustificata!- s' intromette Marta -con le botte che si prendeva da nostro padre è già tanto che non sia diventata una pazza criminale!-

Quell' affermazione lascia tutte di sasso.
Cala un silenzio imbarazzante.
Alla fine mia sorella sbuffa, allargando le braccia.

-Suvvia non fate quelle facce adesso!- sospira -direi che è passato talmente tanto tempo che possiamo riderci sù!-

-Forse hai ragione- abbozzo un sorriso, alzandomi -vado a prendere un altro paio di birre-

Mi alzo dileguandomi in fretta.
Entro in cucina dirigendomi verso il tavolo.
Vi appoggio sopra entrambe le mani, piegando la testa in basso.
Quell' uscita infelice se la poteva anche risparmiare.

Mi ha fatto riaffiorare il ricordo della telefonata che ricevetti da mio padre.
Per fortuna che fu solo una.
L' ho minacciato di denunciarlo se avesse provato a contattarmi di nuovo.
Menomale che ha funzionato.

All' improvviso sento una mano accarezzarmi dolcemente la schiena.
So già a chi appartiene.
Ho riconosciuto il suo profumo.

-Tutto ok?-

-Tranquilla, Nene- mi volto tornando in posizione eretta -non mi fa piacere sentir nominare mio padre-

-Immaginavo- sospira -hai poi deciso se dire finalmente a Marta di quella telefonata?-

-No!- tuono, in fretta -non lo deve sapere! Lei non si deve preoccupare di questo!-

-Come preferisci- soffia, cercando il mio sguardo -dai, prendiamo due birre per uno e torniamo di là!- mi lascia un bacio in fronte, andando al frigorifero.

Lo apre passandomi due bottiglie.
Ne prende altrettante lei per poi richiudere il frigo.
Torniamo in sala notando con disappunto che le altre hanno messo sù un film tristissimo.

-No, cazzo!- sbotta, Nene, sedendosi di nuovo accanto a Erica -mi rifiuto di guardare "Haciko"-

-Solo perché piangi per tutto il film- la sbeffeggia la sua ragazza -la mia tenerona!- ride, pizzicandole una guancia-

-E smettila!- brontola l' altra, scacciandole la mano.

-Anche a me non va troppo di vederlo- ammetto, storcendo il naso.

-Beh e a noi non va di vedere per l' ennesima volta un qualche episodio di Grey's troiaio!- s' intromette Marta.

-Ehi!!!!- la riprendiamo indignate io e Ele -piano con le parole!-

-E' una cazzata colossale!- ci fa una linguaccia, incrociando le braccia.

Sto per ribattere quando sentiamo suonare il campanello.
Rimango con l' indice puntato verso mia sorella per altri diversi secondi.
Alla fine sbuffo andando verso la porta.

-Ti ha salvato la campanella!- le mostro il dito medio -arrivo!- urlo poi, prima di aprire il portone.

-Mostroooo!- manco il tempo di capire chi è, che vengo rapita in un abbraccio stritolante -sorpresaaaa!-

-Rum!- esclamo contenta, ricambiando la stretta -che cazzo ci fai qui? Ti aspettavo tra due giorni!-

-Cambio di programma!- si stacca senza sciogliere la presa intorno ai miei fianchi -speravo tu fossi a casa!-

-Che bello!- sorrido contenta, abbracciandola di nuovo -dai vieni! Ti faccio conoscere un po' di gente!-

Chiudo la porta, prendendola successivamente per mano.
La conduco in sala dalle altre.
Si alzano subito venendoci incontro.

-Oh lei deve essere per forza tua sorella!- sorride divertita, indicando Marta -siete identiche!-

-Si ma io sono più figa!- soffia quest' ultima -è un piacere conoscerti!-

-E' tutto mio!- si lancia in avanti abbracciandola stretta -mi ha parlato così tanto di te!-

Scuoto la testa divertita a quel gesto.
Ilaria è così, non ci si può far niente.
Tende sempre a invadere lo spazio privato delle persone.

-Te sei Erica- si volta verso la mora, abbracciando pure lei -e questa biondona sexy è sicuramente Eleonora!- 

Le si para davanti scrutandola.
Si fissano per qualche secondo.
Alla fine Ilaria allunga una mano sorridendo, aspettando che Nene gliela stringa.

-Finalmente ci conosciamo- vedo la mia amica abbozzare un sorriso -Feffe mi ha parlato molto bene di te-

-Ha esageato di sicuro!- fa finta di sventolarsi con una mano -vorrei dire di essere un genio, ma a dir la verità vi avevo già visto in foto quindi è stato facile!- confessa, facendo ridere Erica.

-Già mi piaci!- esclama quest' ultima richiedendo un cinque.

-Scusatemi se vi ho interrotto la serata- prende posto sul divano, accavallando le gambe -non volevo-

-Tranquilla!- Marta le batte una mano sulla coscia -in realtà ci hai salvato! Nel senso che se fosse per queste due- dice, indicando me e Nene -guarderemo ancora Grey's Anatomy!-

-E che male ci sarebbe?-

-Eh no, eh! Anche te no!- sbotta, esasperata Erica -mi riprendo il cinque di prima!- incrocia le braccia, guardandola male.

Non mi aspettavo proprio per niente di vedere Ilaria quando sono andata ad aprire.
E' stata davvero una bella sorpresa.
Siamo separate da una settimana eppure sentivo già la sua mancanza.
Ma credo sia normale quando condividi la casa e quindi molta parte del tuo tempo con qualcuno.

La osservo e la trovo radiosa.
Ha lasciato i capelli lunghi e ricci liberi sulle spalle.
Ha un tocco leggero di matita sotto gli occhi.
Porta una camicetta di raso bianca e un paio di jeans stretti.
Ai piedi ha le sue immancabili converse.

-Allora Ilaria, dicci qualcosa di te!- la sprona, Erica -come sei arrivata qui?-

-Ho rubato la macchina di mio padre- risponde, con un' alzata di spalle -tanto non gli serviva!- dice sbrigativa -comunque non c'è molto da dire su di me. Faccio la segretaria in uno studio medico dove c'è una dottoressa con delle tette eeeenormi!- allarga le braccia sul petto per enfatizzare il concetto -gioco a rugby da una decina di anni e nel tempo libero mi piace fare delle escursioni!-

-E hai sempre vissuto a Londra?- 

-No, Marta- scuote la testa sorridendole -sono nata a Bologna e ho vissuto lì fino alla maggiore età e poi mi sono trasferita a Londra dai nonni. Non è stato un problema dato che a casa mia abbiamo sempre parlato in un misto tra italiano e inglese-

-Che figata!- mia sorella rimane a bocca aperta, entusiasta -devo assolutamente venire a Londra a trovarvi, qualche volta!-

-Sarebbe bello!- annuisce l' altra, contenta -potrei portarti in posti che tu non puoi neanche immaginare- le fa un occhiolino, complice.

-Ma io sì!- ribatto, guardando male la mia amica -quindi direi anche no per quelli! Ma puoi venire quando vuoi-

-Guastafeste!- Marta si gira rivolgendomi una linguaccia -Ilaria è stato bello conoscerti, ma ora devo scappare- soffia, alzandosi -vado al Danger da Alessandro-

Dona un bacio sulla guancia a ognuna e un abbraccio a Ilaria.
Saluta con un gesto della mano tutte e  si dirige alla porta.
Esce solo dopo avermi mostrato il dito medio e fatto una pernacchia.

-Sì, è proprio tua sorella- scoppia a ridere la rossa.

-Piantala- le mollo un colpetto giocoso sulla spalla -se a quella le dai pure spago, è finita!-

-Ragazze andiamo anche noi- dice Nene, alzandosi -domani mattina ho parecchio lavoro da fare- si avvicina dandomi un bacio in fronte -ciao Ilaria, spero che ci vedremo domani!- si volta verso la riccia, alzando una mano -sono stata contenta di conoscerti-

-Vale lo stesso per me-

-Ciao belle fighe!- Erica si butta su di noi abbracciandoci entrambe -ci si!-

Una volta rimaste sole, Ilaria si getta addosso me.
Mi fa cadere indietro sul divano, abbracciandomi.
Morde scherzosamente una mia guancia.

-Ciao Francesca- mormora, guardandomi negli occhi -sei stata contenta di vedermi?-

-Molto- annuisco, accarezzandole una guancia -mi mancavi già-

-Eh lo so! Perché sono troppo fantastica!- ride, tirandosi leggermente  sù -allora, che mi sono persa?-

-Abbastanza!- 

-Dai, dimmi tutto- torna a sedersi compostamente, intrecciando una mano con la mia -ti ascolto-

-Ho discusso già un paio di volte con Nene e ho rivisto Alessia-

-Cosa?- domanda, stupita -è qui?-

-Sì- annuisco -e a quanto pare esce di nuovo con il gruppo-

-Oh, la trama s' infittisce- si fa più vicina per non perdersi neanche una parola -dai, racconta!- mi sprona, mollandomi un leggero colpo sulla gamba -voglio sapere tutto!-

-E' tornata a Firenze per finire la magistrale qui- la informo -l'ho rivista qualche giorno fa al Danger e poi alla cena data da Erica e Eleonora nella loro nuova casa. In quell' occasione ci ho parlato un po' di più. Ma mi fa un effetto...boh...strano-

-Eh ci credo!- trilla -ma strano in modo bello o in modo brutto?-

Ancora non so rispondere a questa domanda.
Me lo chiedo da quando mi ha lasciato sul terrazzo da sola.
So solamente che è complicato.
Tutta questa situazione è complicata.

Non abbiamo più nessun tipo di rapporto da tre anni.
Non ci siamo sentite o scambiate messaggi.
Niente di niente.
Abbiamo chiuso totalmente quella sera.
E ora rivederla qui e trovarmi a parlare con lei, mi suscita sensazioni contrastanti.

Una parte di me muore ogni volta che incrocio i suoi occhi.
Perché mi ritorna alla mente tutto quello che è stata per me.
Come mi ha aiutato a superare determinate cose.
E tutti i progetti che avevo in serbo per noi.

Ma dopo poco che la guardo sento montarmi dentro la rabbia.
Mi immagino lei e Stella che se la ridono alle mie spalle.
Non credo di potermi mai fidare di nuovo di lei.
Non penso proprio di riuscirci.
Quindi non so davvero che dire.

Certo, posso aver superato il fatto che sia andata a letto con quella lì.
Posso aver smesso di pensarlo come a un tradimento, perché ci eravamo prese una pausa.
Ma non posso negare che mi dia ancora fastidio.
Alla fine è pur sempre stata nuda tra le sue braccia.
Nuda come fino a quel momento l' avevo vista e avuta solamente io.
Non riesco a passarci sopra del tutto.
Soprattutto perché volevo darci un' altra possibilità.
Anche se poi ho capito che sarebbe stata una pessima idea.


-Tutte  e due- rispondo in fine -una parte di me non riesce a sorvolare sul male che mi ha fatto-

-E' comprensibile- mi sorride dolce -tranquilla! Adesso ci sono io a difenderti da te stessa!-

-Idiota- ricambio il sorriso -te che hai combinato a Bologna?-

-Ho visto un paio di vecchie fiamme- libera un ghigno beffardo -mangiato dai vari parenti, infatti penso che dovrò andare a correre in questi giorni, e salutato vecchi amici!-

-Sei la solita!- soffio, riferendomi alla prima parte del suo discorso -comunque possiamo andare a correre insieme!-

-Affare fatto!- mi lascia un buffetto sul naso -e riguardo alla biondona che mi dici? E dovevi dirmi che le foto non le rendono giustizia! Cazzo! E' una figa da paura!-

-E piantala!- rido, mollandole un colpo sulla coscia -abbiamo discusso abbastanza violentemente- alzo le spalle, rassegnata -ma lo avevo già messo in conto. Il problema è che credo che non abbiamo ancora finito-

-Francesca- mi richiama dolcemente -io capisco il tuo punto di vista, davvero, e sai che ti appoggio completamente, ma dovresti cercare di metterti nei suoi panni per qualche minuto-

-Ma io lo faccio!- ribatto, leggermente infastidita.

-Amore- soffia, ignorando la mia occhiataccia a quel nomignolo -quella povera ragazza si è affidata totalmente a te dopo la morte della sua migliore amica. Sei diventata il suo porto sicuro, la sua ancora e da un giorno all' altro te ne sei andata senza darle la chance di farti cambiare idea. Si è sentita esclusa in questa tua decisione così importante e continua, secondo me, a sentirsi leggermente esclusa dalla tua vita-

Rimango in silenzio a riflettere sulle sue parole.
Io so che lei ha ragione, davvero!
Ma mi sembra che devo sempre essere io a capire gli altri e mai il contrario!
Sono stufa di dover dare ogni volta delle spiegazioni e di scusarmi.

Quindi sì, Ilaria ha ragione, ma anche io ce l'ho.
Nene è la parte più importante della mia vita, quindi vorrei mi capissero se sono delusa di non aver  trovato in lei l' appoggio che speravo.
Era l' unica cosa che chiedevo.

-Io la capisco- annuisco -ma penso che ci siano ancora cose che lei non mi ha detto-

-Come ci sono cose che nemmeno tu le hai ancora detto-

-Lo so- abbasso la testa accusando il colpo -ma..-

-Ma niente- mi interrompe -dovete solo trovare il momento giusto per chiarirvi del tutto!-

Annuisco dopo un po', dandogliela vinta.
Mi sporgo in avanti baciandole una guancia.
Alla fine mi alzo dal divano, con l' intenzione di andare in cucina a prendermi un' altra birra.

-Dove vai?- chiede, agguantandomi per un braccio.

-Volevo prendere una birra e farti fare il giro della casa-

-Ma per quello c'è tempo- soffia, maliziosamente attirandomi a sé -io avevo in mente altro- sorride bastardamente -non mi vuoi ricompensare dopo il viaggio in macchina che ho affrontato sola soletta?-

-Ila, avevo detto che non sarebbe più ricapitato-

-Ma perchè?- domanda con il broncio -io non frequento nessuna e tu? Hai scoperto di provare ancora interesse per Alessia, ti vedi con qualcuna?-

-No- rispondo, già sapendo dove vuole andare a parare.

-E allora non vedo dove sta il problema se ci divertiamo un po'- tira ancora di più, facendomi cadere addosso a lei -dai- m' incita -non fare lo scorfano brontolone- mormora al mio orecchio -lasciati andare- mi morde il lobo, facendomi sospirare.

-Sei scorretta- sussurro, roca.

-Solo perché sai di volerlo anche te- scende a baciarmi il collo -allora? Che decidi?-

-Zitta e continua- mi arrendo, in fine.


                                                                        **********


-Non mi piace, va bene?-

-Odio quando fai così!- sbotta, voltandosi nella mia direzione -quando giudichi subito una persona senza manco conoscerla! E' irritante!-

-L'ho conosciuta, mi sembra!- ribatto, arrestandomi al semaforo rosso -e non mi ha fatto una buona impressione!-

-Ma se l' hai vista a malapena dieci minuti!- schiocca le labbra, incrociando le braccia -sei solo gelosa!-

-Non è vero!-

-Sì invece- soffia, voltando la testa verso il finestrino -sei gelosa del rapporto che ha con Feffe!-

Mi limito a sbuffare senza risponderle.
Quando Erica s' impunta su una cosa è inutile darle contro.
Tanto continuerà sempre a pensarla così.

Non sono gelosa di Ilaria!
Solo non mi ha fatto una bella impressione!
Mi sembra tanto una ragazza piena di sé che pensa solo a divertirsi.
Posso anche sbagliarmi, certo, ma a pelle non mi piace.
Che posso farci?

-Brava stai zitta- mormora tra sé e sé -perché tanto sai che ho ragione io-

Scuoto la testa divertita mentre cerco un parcheggio.
Ne trovo uno nei posti dietro al Danger.
Non dobbiamo neanche camminare troppo.

Per adesso non sembra esserci troppa gente.
Peccato, è anche la serata Karaoke!
L' ha introdotta Alessandro circa un anno fa.
Di solito il locale è pieno!

-Dai, entriamo- la incito, prendendola per mano -dovrebbe già esserci qualcuno-

-Sono ancora arrabbiata- alza il mento, lasciando la mia presa -non mi toccare!-

-Oggesù- sospiro, alzando gli occhi al cielo.

Superiamo l' entrata venendo accolte dal solito baccano di musica e voci che si sovrastano.
Erica mi è avanti di qualche passo.
Cammina a braccia conserte e chiappe strette, tutta inviperita.
Trattengo a stento una risata.

Andiamo al nostro solito tavolo trovandoci già Marta e Alessia.
Stasera Betta e Lorenzo non sapevano se sarebbero riusciti a raggiungerci.
Ho sentito quest' ultimo nel pomeriggio e mi ha detto che avevano in programma una serata romantica.
Quindi, conoscendolo, dubito che vengano.

-Ciao a tutti- alzo una mano prendendo posto accanto a Marta -scusate il ritardo-

-Tranquilla, ci siamo abituate ormai!- sorride divertita, scambiandosi uno sguardo d' intesa con Alessia.

-E' colpa di Erica!- ribatto -ci mette sempre un secolo a prepararsi-

-Non ti conviene peggiorare la tua situazione!- mi guarda alzando un sopracciglio -sei già abbastanza nei guai così-

-Che hai combinato, Ele?- ride Alessia, posando una mano sulla spalla della sua amica.

-Ma nulla!- sbotto -è lei che si fa i suoi film!-

-Sei una brutta persona!- la mia ragazza mi fa una linguaccia, tornando a non guardarmi.

Sospiro rassegnata, decidendo di lasciar perdere.
Un ringhio mi esce spontaneo quando la ragazza ubriaca che sta stonando al karaoke, lancia un acuto da cornacchia arrotata da un tir.
A quel mio gesto Alessia scoppia a ridere.

-Non fare quella faccia, Ele! Non tutti sono bravi come te- 

-Ma un minimo di rispetto per le orecchie altrui ci vorrebbe!- soffia, Marta -infatti io non andrei mai a cantare-

-Zitta!- esclama, Erica -vorrei ricordarti la sera in cui quel tipo...mmm..Giovanni?! Ecco, lui! Ti lasciò e tu eri completamente ubriaca e cantasti "Someone like You" al karaoke a suon di singhiozzi e piangistei!-

-Se non ricordo male eri ubriaca pure te! E hai fatto uno spogliarello sul palco mentre io cantavo!-

-Non ricordatemi quelle scene infelici!- mi porto una mano alla testa, rassegnata.

-Avrei pagato per esserci!- Alessia ci guarda incredula cercando di non ridere di nuovo -mi perdo sempre le scene migliori!-

-Ah fidati, non ti sei persa niente!- le dedico un rapido sguardo, prima di essere attirata dal suono di una risata che riconoscerei tra mille.

Mi giro di scatto e vedo, infatti, Francesca.
Sta venendo verso di noi a braccetto con Ilaria.
Stanno ridendo rumorosamente per chissà che cosa.

-Ciao- saluta Feffe, una volta essersi asciugata le lacrime -scusate-

-Ciao a tutte!- s' intromette Ilaria -scusateci davvero!- scoppia a ridere di nuovo -abbiamo fatto un incontro interessante-

Francesca lascia andare un' altra rumorosa risata.
Risata che riesce a coinvolgere pure sua sorella e Erica.
Io continuo a guardarle abbastanza scocciata.

-Che incontro?- domanda curiosa la mia ragazza.

-Ci hanno appena proposto una cosa a tre- c' informa, la rossa.

-E tu gli hai dato pure spago!- Feffe le passa un braccio sulle spalle -e pensare che manco ti piacciono i ragazzi!-

-Ma per te potrei sacrificarmi, mon amour!- ribatte l'altra, cercando di non ridere ancora -comunque, lasciam perdere!- si siede al tavolo di fronte a Erica -ehi! Piacere! Io sono Ilaria!- si gira verso Alessia porgendole la mano -scusami non ti avevo visto! Che maleducata che sono!-

-Non ti preoccupare!- le sorride, stringendogliela prontamente  -io sono Alessia-

-Oh- soffia -wow!- esclama poi, sorpesa -è bello dare un volto al tuo nome, finalmente!- dice, girandosi per guardare male Francesca.

-Ehm, ciao Ale- Feffe alza una mano nella sua direzione, sedendosi accanto alla sua amica.

L'aria è talmente tesa che si potrebbe tagliare con un coltello.
Ma del resto non è colpa di nessuno.
La nana sapeva che Ilaria sarebbe venuta e Francesca sapeva che lei sarebbe uscita con noi.
Quindi tutti erano al corrente di tutto.

Non sarò un genio per certe cose, ma credo di aver capito che Alessia prova ancora qualcosa per la mia amica.
Mi domando quindi quanto debba essere difficile per lei vederla con Ilaria.
Di sicuro Erica le avrà detto che sono state insieme.
E adesso sembrano lo stesso una coppia.

-Quanto resti, Ilaria?- domanda Marta -spero almeno un po'!-

-Non lo so ancora- scuote la testa l' interpellata -fino a quando Francesca mi sopporterà-

-Allora durerai poco, Rum!- ride l' altra, schiaffeggiandole una spalla.

-Rum?- m' intrometto, confusa -perché Rum?-

-FInirò per ucciderti se continui con sta storia- la rossa lancia un' occhiataccia alla mia amica, prima di voltarsi a guardarmi -devi sapere che a me e a questa qui, le nostre compagne di squadra, hanno fatto fare una gara alcolica per vedere chi reggeva meglio l' alcool. Tutta a base di rum. Ha vinto lei- sbuffa, roteando gli occhi -non mi aveva ancora detto di essere una spugna-

-Anni e anni di esercizio!- rido guardando Feffe in modo complice.

-Sì, è colpa tua se sono un' alcolizzata, Nene!-

-Ma vaffanculo, và!- mi allungo sul tavolo per tirarle uno schiaffo scherzoso sulla guancia -lo eri già prima di conoscermi!-

Ok, devo ammettere che però Ilaria è simpatica.
Ed è pure una gran bella ragazza.
Del resto la mia amica ha sempre avuto un ottimo gusto per queste cose.

-Ah, Ilaria- mi volto per guardarla -questo venerdì abbiamo un' amichevole con una squadra della Liguria! Ci mancano entrambi i centri per vari motivi, ti andrebbe di giocare con noi? Ci alleniamo domani e giovedì!-

-Davvero?- chiede, euforica -sì, cazzo! Mi piacerebbe tantissimo!- 

-E' un' idea magnifica!- si unisce Feffe -grazie, Nene!-

Sorrido contenta.
L' ho fatto per me, in realtà.
Sono solo curiosa di vedere se gioca così bene come Francesca mi ha detto.
E poi se farà la stronza potrei darle giusto un paio di botte casuali in allenamento.

-Noi ci berremo della gran birra sugli spalti!- afferma soddisfatta Marta -Alessia vieni anche tu, vero?-

-Perché no?- alza le spalle, sorridendo -è da un po' che non vedo una partita di rugby!-

-E' deciso allora!- annuisce soddisfatta la più piccola delle Creatini -lo dirò ad Alessandro che poi lo dirà a Lorenzo e Betta!-

E' stato uno shock scoprire di lei e il nostro amico.
Soprattutto perchè li ho avuti sotto gli occhi tutto il tempo, senza rendermene conto.
Avrei voluto che Marta me ne parlasse.
Capisco che avesse paura di una qualche mia brutta reazione, ma non avrei mai potuto impedirle di buttarsi in una cosa che la fa stare bene.
Specialmente visto i ragazzi che aveva preso a frequentare.

Ale è decisamente un buon partito.
Sembra che abbia messo pure la testa a posto.
Quindi sono contenta che ci sia lui ora accanto  a lei.
Ma se la fa soffrire sono pronta a prenderlo a calci.

-Mi piace un sacco questo posto, sapete? Si respira proprio una bella aria!- esclama, Ilaria, all' improvviso -e la birra è davvero ottima!-

-Noi lo amiamo- le sorride, Alessia -è il nostro punto di ritrovo-

-Non posso credere che sia in parte tuo!- la riccia si volta verso Francesca, sorridendole -io non lo lascerei per niente al mondo!-

-Infatti non l'ho lasciato- ribatte l' altra -l'ho messo in buone mani fino a quando non deciderò di tornare-

-Sarà meglio!-

Noto Alessia guardarle in modo strano quando Ilaria si allunga per lasciare un bacio a stampo a Feffe.
Bene, la mia amica ha omesso di dirmi anche questa cosa.
Mi aveva detto che non stavano insieme!
E allora che cazzo vuol dire?

-Ok, scusatemi- dico, alzandomi in piedi -le mie orecchie stanno sanguinando! Devo andare a cantare qualcosa!- 

-Uuuuh sì, che bello! Francesca mi ha detto che canti da Dio!- Ilaria mi sorride raggiante.

-Esagera come al solito- ricambio il sorriso cercando di essere il più cordiale possibile -a più tardi!-



                                                                    **********


Rimango totalmente senza parole.
Sento la salivazione azzerassi di colpo.
Il respiro che mi si spezza in gola.
Le mani che iniziano a tremare visibilmente.
Cerco di nasconderle abbandonandomele in grembo.

Nella mia testa vive ancora l' immagine di Ilaria che bacia Francesca.
Mi aveva detto di non star frequentando nessuno.
Avevo capito che ormai fossero soltanto buone amiche.
Non che erano una coppia.

Sento questa sensazione di fastidio crescermi dentro velocemente.
E ancora fastidio per questo fastidio che provo!
Non dovrei provare queste emozioni.
Dovrebbe essermi tutto molto indifferente.
Perché allora non lo è?
Dovrei forse arrendermi all' idea di provare davvero ancora qualcosa per Francesca?
No, non posso.
Non devo.

-Oh mio DIo!- esclama la rossa, portandosi le mani alla bocca -ma è bravissima!- guarda in direzione del palco, perdendosi a fissare Eleonora -non ha mai pensato di farlo come mestiere?-

-Gliel'ho detto mille volte anche io!- le dà man forte la mia migliore amica -ma dice che per lei è solo una passione e niente più-

-E' pazza!- ribatte l' altra, scuotendo la testa -se avessi una voce come la sua proverei sicuramente ad andare a qualche talent!-

-No, non fanno per Nene- chiude il discorso Feffe.

Restiamo tutte in silenzio per ascoltare meglio la nostra amica.
Si sta esibendo con una canzone dei Radiohead: "Creep".
La fa sembrare così facile.

-Comunque, non pensate di doverci dire qualcosa?!- esordisce Marta, guardando alternativamente sua sorella e Ilaria -non mi avevate detto di stare insieme!-

-Perché non è così, infatti!- risponde prontamente la più grande delle Creatini.

-Ti riferisci al bacino di prima?- chiede la rossa -è solo un gesto di affetto-

-Davvero? Allora anche io voglio baciare Feffe!- esclama, Erica, facendo ridere Marta -da tipo una vita, tra l' altro-

-Farò finta di non aver sentito- soffia divertita, la mia ex -e non lo dirò a Nene-

-Anche lei ti ha baciato- s' imbroncia l' altra -non è giusto- brontola -anzi, ora che ci penso a questo tavolo manco solo io, senza ovviamente contare tua sorella!-

-E rimarrà così- la guarda divertita Francesca.

Quella frase mi lascia un po' infastidita.
Come se già non lo fossi abbastanza.
Ma non c'era bisogno che Erica rincalzasse la dose.
E poi che cazzo vuol dire che è solamente un gesto d' affetto?
Io penso che il bacio, anche a stampo, sia una cosa intima!
Che non scambi con chiunque!
Soprattutto non così!

Credevo che anche Francesca la pensasse allo stesso modo!
Mi stupisco di constatare sempre più quanto sia cambiata.
Forse forse la preferivo quando era una musona asociale del cavolo!

-Nono, aspettate- Ilaria porta avanti le braccia, richiamando l' attenzione -cosa vuol dire che anche Eleonora ti ha baciato?- si volta a guardare la sua coinquilina -cosa non mi hai detto, Creatini?-

-Nulla!- risponde prontamente.

-Certo- soffia divertita Erica -se per nulla intendi che ci sei andata a letto!-

-Cosa?- scoppia a ridere la riccia -non me lo avevi detto questo, Mostro!-

Si apre in una fragorosa risata, poggiando la fronte sulla spalla della sua amica.
Batte un paio di volte la mano sul tavolo, incapace di controllarsi.
Alla fine si tira sù, asciugandosi le lacrime.

-E piantala- la riprende Francesca, leggermente divertita -è successo solo una volta ed è una storia vecchia che sto cercando di dimenticare-

-Come tutti a questo tavolo- interviene Erica.

Già, hai proprio ragione amica mia.
Peccato che sei sempre tu a ricordarlo ogni volta.
Odiavo quando lo faceva quando io e Francesca stavamo ancora insieme.
Ricordo che mi faceva sempre montare una rabbia assurda
Per non parlare della gelosia.

Mi perdo gli ultimi discorsi, perché impegnata a fissare le altre due.
Vorrei non farlo, ma le ho proprio davanti!
E' inevitabile far finire lo sguardo su di loro.
Specialmente se continuano a scambiarsi carezze e moine.
Dio, che nervi.
Non sono sicura di poter reggere tutto questo ancora per molto.

-Allora Marta, come va con Alessandro?- le chiedo cercando così di pensare ad altro.

-Tutto bene!- sorride sorniona -domani mattina mi porta al mare, dato che è il suo giorno libero!-

-Uuuuh che bello il mare!- la interrompe l' ultima arrivata -mi ci porti?- domanda poi a Feffe.

-Forse- sorride -se ti comporti bene!-

-Dove andate di bello?- riporto l' attenzione su Marta, prima di uccidere qualcuno.

-Castiglioncello! Vicino Livorno, per intenderci!-

-Molto bello!- le sorrido contenta -sono felice per voi!-

-Credimi, anche io!- ricambia il sorriso, stringendomi una mano -e tu invece con Giulia?-

-Procede- alzo le spalle -siamo uscite anche ieri ed è stato piacevole. Forse la porterò con noi alla Spa!-

-Sì, dai!- Erica mi batte su una spalla -la voglio conoscere!-

Devo ammettere che con Giulia mi sto trovando bene.
Mi fa ridere tanto e riesce a non farmi avere brutti pensieri.
Ieri abbiamo fatto un giro in centro per i negozi e siamo state benissimo.
Ci siamo quasi baciate davanti la porta di casa mia quando mi ha riaccompagnato, ma siamo state interrotte da mia madre.

Giulia è poco più alta di me.
Ha i capelli neri e corti.
Porta gli occhiali da vista con una montatura grande che le stanno benissimo.
Tiene molto al suo fisico, dato che è una personal trainer!
E' veramente una bella ragazza.
Anche se mangia troppo sano per i miei gusti!

-La biondona ha finito!- esclama d' un tratto Ilaria -ti prego Francesca, andiamo a fare un duetto!- si alza, afferrandola per un braccio -ti prego, ti prego, ti prego!-

Illusa.
Francesca odia stare al centro dell' attenzione.
Figuriamoci salire su un palco a cantare davanti a tutti.
A stento riuscivo a portarla a ballare!

-E cosa vorresti cantare?- le chiede Erica.

-Ma che ne so! Qualcosa! Dai, Amore, scegli tu!- 

-Smettila di chiamarmi così!- soffia, Feffe -quante volte te lo devo dire? Già pensano tutti che stiamo insieme, non peggiorare le cose!- sbuffa -d' accordo! Hai vinto tu! Ma piantala di tirarmi 'sto braccio-

Ero già abbastanza shoccata per quell' "Amore" detto così a caso.
Figuriamoci ora che Francesca ha acconsentito di cantare qualcosa.
Giuro che non ci sto capendo più niente.
Una persona può davvero cambiare così tanto?
Ho il sospetto che sia tutta colpa di questa stronza qui.

-Mia sorella sta per farlo sul serio?- domanda, incredula, Marta -vabbè che è intonata, ma ha sempre odiato l' attenzione su di sé!-

-A quato pare sì- ride Erica, guardandole salire sul palco -oddio sto amando quella tipa!-

Alzo gli occhi al cielo a quelle parole.
Solo io trovo che sia una sciacquetta piena di sé?
Non mi va per niente a genio.

-Non ci posso credere- Marta scoppia a ridere quando intonano le prima parole -stanno davvero cantando "Hakuna Matata"? Anche io come Erica amo ufficialmente Ilaria-

Recupero il mio tabacco allontanandomi silenziosamente.
Esco dal locale velocemente.
Vado nel mio solito punto, inziando a rollarmi una sigaretta.

Erica mi aveva avvertito che stasera ci sarebbe stata anche quella lì.
Ma non immaginavo che mi avrebbe dato così tanto fastidio.
Forse avrei dovuto invitare Giulia.
Anche se mi rendo conto che sarebbe stato abbastanza imbarazzante.

Fumo il mio drum distrattamente.
Cerco di trattenere le lacrime di frustrazione che vorrebbero uscire.
Ci riesco a stento.
Butto indietro la testa, chiudendo gli occhi.
Lascio andare un sospiro.

-Fanculo- ringhio a denti stretti.

-Ehi, Nana- apro le palpebre di scatto, trovandomi di fronte Eleonora -che ti succede?-

-Niente- mento, spostando lo sguardo -avevo bisogno di una boccata d' aria-

-Non ti credo- scuote la testa, accendendosi una sigaretta -penso di sapere che ti prende- dice, spiazzandomi -provi ancora qualcosa per Francesca, non è vero?-

Mi giro di scatto a quelle parole.
La trovo a fissarmi in attesta di una mia risposta.
E' davvero così palese?

-Si nota tanto?- mormoro in fine -non pensavo che fosse possibile fino a quando non l'ho rivista. Specialmente stasera con quella lì!-

-Non va a genio nemmeno a me- soffia, lasciandomi sorpresa -ma suppongo che sia per il fatto che mi ricorda che presto Francesca se ne andrà di nuovo. Forse dovresti attaccarti anche te a questa cosa-

-In che senso?-

-Nel senso che non dovresti crogiolarti per un qualcosa che è destinato a scomparire- abbozza un sorriso, stringendomi una spalla -non ne vale la pena. A meno che tu non sia sicura al cento per cento di avere una qualche possibilità che lei ricambi e molli tutta la sua vita là per te-

-Non credo che lei pensi a me- sospiro, abbassando la testa -l' ultima volta ho combinato proprio un gran casino-

-Non è stata solo colpa tua- dice, portando due dita sotto al mio mento per farmi alzare lo sguardo -vorrei tanto credere che ci sia qualcosa che la convinca a rimanere- mi sorride in modo eloquente, prima di buttare il mozzicone a terra e andarsene.


                                                                      
                                                                                                    **********


Apro gli occhi sbadigliando silenziosamente.
Mi stiracchio le braccia puntandole verso il cielo.
Lentamente mi siedo cercando di individuare i miei vestiti sparsi per la camera.

-Dove vai?- due braccia calde mi avvolgono la vita -è presto- un paio di labbra carnose si posano sulla mia schiena -speravo di avere il bis-

-Questa cosa ci sta sfuggendo di mano- sorrido, lasciando che mi trascini all' indietro sul materasso -anche se devo ammettere che non mi dispiace troppo- mormoro guardandola dal basso.

Ilaria mi sorride beffarda prendendo ad accarezzarmi i capelli.
Da qui ho una perfetta visione del suo seno nudo e prosperoso.
Direi che come buongiorno non è per niente male.

Siamo tornate tardi ieri sera dal Danger e anche leggermente brille.
Siamo state le ultime ad andarsene.
Ci siamo perse in chiacchiere e birre.
Le ho presentato Alessandro prima che scappasse via con Marta.
Devo ancora abituarmi a questa cosa.

-Sai, i tuoi amici mi piacciono davvero molto- rivela, donandomi una carezza sul viso -anche se non credo di andare troppo a genio alla tua ex e alla biondona-

-Per quanto riguarda Alessia, non è un nostro problema- le dico, scuotendo leggermente la testa -riguardo a Nene, invece, penso tu ti stia sbagliando. A primo impatto sembra sempre molto sulle sue-

-Se lo dici tu- alza le spalle -non vedo l' ora di allenarmi stasera!-

-Anche io!- sorrido contenta -mi manca giocare con loro!-

-Immagino-

Allungo un braccio intrecciando una mano tra i suoi capelli dietro la nuca.
La spingo verso di me facendo scontrare le nostre labbra.
La bacio lentamente, sentendola sospirare.
Sogghigno, stuzzicandole poi il labbro superiore con la lingua.

Soffoca un gemito, mentre fa scorrere una mano sul mio corpo.
Gliela afferro interrompendo la sua corsa e intrecciando le nostre dita.
Ringhia di disappunto.

-Eh no, stamani no!- apro gli occhi sorridendole, alzandomi successivamente.

-Stronza-  soffia, tornando a sdraiarsi -non puoi fare così! E poi dici a me!-

-Voglio andare da una parte stamattina- la informo, iniziando a vestirmi.

-Dove?- chiede curiosa.

-Al cimitero- rispondo distrattamente -non ci sono ancora andata-

Non mi risponde.
Si limita a guardarmi mentre mi infilo gli ultimi indumenti.
Conosco quello sguardo.
Le sta passando qualcosa per la testa.
Mi vuole chiedere una cosa ma non sa come farlo.
Questo vuol dire che sarà una domanda scomoda che molto probabilmente mi farà innervosire.
Ormai la conosco bene.

-Francesca- ecco infatti che richiama la mia attenzione -provi ancora qualcosa per Alessia?-

-Perché questa domanda?- mi volto nella sua direzione, puntando gli occhi nei suoi.

-Perché ho visto come ti guardava lei ieri sera- dice, semplicemente.

-Ma non dire stupitaggini- sbuffo -lei si frequenta pure con un' altra-

-Certe cose tu non le capirai proprio mai- scuote la testa, alzandosi a sua volta -fidati di me- fa il giro del letto fermandosi di fronte a me -non le sei indifferente-

-Beh anche se fosse non m' interessa- le dò le spalle, dirigendomi verso il bagno di camera -non ho assolutamente intenzione di ricaderci di nuovo-

-Questo non puoi saperlo- mi segue, ancora completamente nuda -ti dico solo che non ho intenzione di smettere di fare sesso con te, a meno che tu non sentirai di provare qualcosa per qualcuno. Specialmente se si tratta di Alessia-

-Ma che stai dicendo?- domando, guardandola attraverso lo specchio sopra il lavandino.

-Sto dicendo che se mai succederà nuovamente qualcosa tra di voi, non sarò di certo io a mettermi in mezzo- mi abbraccia da dietro, posando il mento sulla mia spalla -capito?-

-Ilaria, adesso mi hai veramente rotto i coglioni- sbotto, liberandomi dal suo abbraccio e voltandomi -non ci sarà mai più niente tra me e Alessia! Chiaro? E comunque non sono affari tuoi e ovvio che non ti metterai in mezzo, tu non vuoi relazioni serie, no? Lo abbiamo già appurato! Siamo amiche che spesso finiscono a letto insieme, nulla di più!-

-Bene- soffia, guardandomi duramente -io lo dicevo solamente per te! Perché sei un' orgogliosa del cazzo! Sei testarda e con i paraocchi! A volte dovresti soffermarti e chiederti che cazzo vuoi da te stessa! Dovresti ascoltarti qualche volta!- si gira, tornando a grandi passi in camera da letto.

-Che cazzo stai dicendo?- le urlo dietro, seguendola -io proprio non ti capisco stamattina!-

-Non puoi scappare per sempre, Francesca!- si volta di scatto, arrestandosi -sei venuta a Londra per ritorvare te stessa e lo hai fatto! Ti ho visto ieri sera! Eri felice! Cazzo, lo eri davvero! Non ti ho mai visto così!-

-Solo perché stavo bene! Perché ero con te e i miei amici in un posto che amo!- ribatto, non riuscendo a capire.

-Hai la brutta abitudine di raccontarti cazzate!- si porta a pochi centimetri da me -te lo chiederò solo questa volta e poi mai più: sei felice a Londra?-

-Sì, cazzo! Che domande di merda fai?-

-Bene!- ringhia, tornando indietro alla ricerca dei suoi indumenti.

-Dove vai adesso?- chiedo, esasperata.

-A fare un cazzo di giro da qualche parte!- sbotta, senza guardarmi.

-Io proprio stamattina non ti capisco!-

-Vaffanculo- mi fissa per qualche secondo per poi abbandonare la stanza.

-Ilaria- le corro dietro prendendola per un braccio, facendola voltare -che hai?- mormoro dolce, accarezzandole il viso.

-Ho paura, va bene?!- vedo i suoi occhi diventare lucidi -ho paura di perderti! Ho paura che tu possa rimanere qui e lasciarmi-

-Non succederà- soffio, abbracciandola -tornerò da te-

-Non lo so, Francesca- si stacca, scuotendo la testa -ormai ti conosco bene-

Abbozza un sorriso portando una mano sulla mia guancia.
Si sporge in avanti appoggiando le sue labbra sulle mie.
Rimane così per qualche secondo prima di staccarsi.
Mi dedica un ultimo sguardo dolce, prima di uscire di casa.

Rimango impalata sul posto per qualche minuto.
Cerco di elaborare tutto quello che ci siamo dette.
Perché ha reagito così?
Che diavolo le è preso?

Torno in camera per mettermi addosso qualcosa di più comodo per andare a correre.
Apro il cassetto del comodino prendendo il mio iPod.
Srotolo le cuffiette mettendomele alle orecchie.
In fine esco di casa.

Faccio un veloce stretching dinamico per scaldarmi le gambe.
Poi faccio partire la musica e inizio a correre.
Abbandono il vialetto, girando a destra sul marciapiede.

Come al solito i Queen prendono prepotentemente a risuonarmi nelle orecchie.
Canto mentalmente ogni canzone, cercando di non pensare a quanto successo con Ilaria.
A quello che mi ha detto.
Davvero Alessia prova ancora qualcosa per me o è solo una sua stupida impressione?

Non so come sentirmi al riguardo.
Presumo di esserne abbastanza sorpresa e poco convinta.
Alla fine è lei ad essere andata a letto con un' altra.
Io non riuscivo a pensare a nessun' altro quando stavo con lei.
Esisteva solo Alessia e pensavo che non avrei avuto altre ragazze.
Perché per me lei era l' unica, era quella giusta.
In fondo lei era il mio "Amore ritrovato".

Non credo di sentire ancora qualcosa nei suoi confronti.
Forse solo affetto, ma niente più.
Del resto è normale quando sei stata tanto con una persona.
O almeno credo.

Certo, devo ammettere che è ancora bellissima.
Forse più di quel che ricordavo.
Ma è solamente un dato di fatto.
Lo dice pure Ilaria!

Senza accorgermene arrivo davanti all' enorme familiare cancello in ferro.
Arresto la mia corsa, intrecciando le mani dietro la nuca.
Cerco di respirare regolarmente e di regolarizzare i battiti del cuore.
Una volta essermi ripresa, mi dirigo al negozietto di fiori accanto.
Compro una rosa rossa e oltrepasso l' entrata del cimitero.

E' strano come ancora ricordi ogni lapide che supero.
Arrivo velocemente a quella di mio interesse.
Vi deposito il fiore appena acquistato.
In fine mi siedo a gambe incrociate, fissando la foto che ho di fronte.

-Ciao, Fede- mormoro, sorridendo -è da un po' che non vengo, eh?! Immagino tu sappia il perché, ma sono sicura che sei dalla mia parte- allungo una mano poggiandola sul marmo freddo -ti prego, fà in modo che anche Nene capisca. Ho bisogno che lo faccia-

A Ilaria ho parlato di Federica dopo un anno che l'ho conosciuta.
Ero sbronza marcia nel giorno dell' anniversario della sua morte.
Non pensavo che passarlo senza Nene mi avrebbe destabilizzato così tanto.
E invece...

Ilaria mi trovò fuori dal solito pub dopo avermi cercato per quasi tutta la notte.
Insistette così tanto per sapere il motivo che mi aveva portato a ridurmi così che alla fine cedetti.
Quello che però non immaginavo è il senso di leggerezza che ho provato subito dopo aver svuotato il sacco.
Mi sentivo, in un certo senso, finalmente libera.

Passata quella notte non ho più avuto incubi su F o su ricordi del mio passato.
Non riesco a spiegarmelo.
Ma suppongo che l' aver parlato di lei ad una persona completamente estranea ai fatti mi abbia aiutato parecchio.
Anche i miei mal di testa sono diminuiti drasticamente.

-Adesso vado- sussurro, alzandomi -ciao F- bacio la punta delle mie dita per poi appoggiarle sopra la sua foto -torno presto, promesso-

Mi volto, infilando le mani nelle tasche dei pantaloncini.
Faccio ripartite l' iPod nella mano destra.
Un sorriso nasce spontaneo quando sento risuonare "Love me ther's no like tomorrow".

Supero il cancello all' entrata respirando a pieni polmoni.
Quante cose sono cambiate dalle prime volte che venivo qui.
Adesso uscendo mi sento meglio, invece che peggio.
Direi che è un enorme cambiamento.

-Feffe- alzo lo sguardo, trovandomi di fronte Nene appoggiata alla sua amata Audi -Sono almeno due minuti buoni che ti chiamo! Ilaria mi ha detto che venivi qui- m' informa -l'ho vista mentre tornavo a casa-

-Ciao Nene- mi avvicino, sorridendole -scusami, stavo ascoltando la musica! Hai già finito di lavorare?-

-Avevo bisogno di una pausa- confessa -ma non dirlo a babbo!- mi fa un occhiolino -ti va un caffè?-

-Assolutamente-

-Sali allora- fa un cenno con la testa per poi fare il giro dell' auto e salire.

La imito salendo in macchina.
Una volta che ho chiuso lo sportello mette in modo.
Accendo la radio cambiando distrattamente stazioni finché non becco "Virgin Radio".
Subito i Led Zeppelin rimbombano per l' abitacolo.

-Com'è andata  a lavoro?-

-Al solito- alza le spalle -una rottura di palle- ride, coinvolgendomi -la tua mattinata?-

-Rilassante- rispondo, semplicemente -ma mi hanno inviato un' email dall' agenzia per cui lavoro affidandomi un progetto, quindi domani dovrò lavorarci-

-E che riguarda?- domanda, sinceramente interessata.

-Devo fare un disegno per una nuova pubblicità di merendine- 

-Posso vederlo quando hai finito?

-Certo- mi volto nella sua direzione, sorridendo.

-Eccoci!- esclama, parcheggiando -questo è il mio bar preferito!- rivela -l'ho scoperto qualche anno fa-

Abbandoniamo la macchina nel parcheggio davanti al locale.
Eleonora mi precede entrando per prima.
Dall' arredamento deduco essere un ambiente molto rinomato frequentato dall' alta società.
CI sono uomini in giacca e cravatta e donne in tailleur.
Mi sento un po' a disagio in tenuta da corsa.
Pure Nene è vestita di tutto punto.
Giacca nera, camicia bianca e paltaloni lughi neri che coprono un paio di stivaletti dello stesso colore.
Devo dire che sta molto bene vestita così.

-Buongiorno Signorina Santoro- saluta cordiale il ragazzo dietro il bancone -il solito?-

-Sì grazie! E per la mia amica un caffè normale in vetro-

-Subito- sorride prima di congedarsi.

-Sediamoci- soffia -tanto ci portano tutto loro-

La seguo ad un tavolo poco distante.
Posa la sua 24ore di pelle nera su una sedia, sedendosi su quella accanto.
Prendo posto davanti a lei, abbandonando telefono e iPod sul ripiano.
Mi ha fatto piacere constatare che si ricorda ancora come prendo il caffè.

La vedo recuperare il suo iPhone dalla tasca interna della sua giacca.
Passa il dito sullo schermo per vari minuti.
In fine sbuffa rumorosamente, riponendolo poco dopo.

-Problemi?-

-No- riporta lo sguardo su di me -mi ero solamente dimenticata di un appuntamento per questo pomeriggio. Dovrò stare in ufficio fino a tardi-

-Mi spiace- storcio la bocca, dispiaciuta -riuscirai a venire ad allenamento?-

-Sìsì- sventola una mano -anzi, pensavo che potremmo andare insieme, che dici?-

-Certo!- le sorrido contenta -sai, stamattina ho avuto una piccola discussione con Ilaria-

-Come mai?- chiede, interessata.

-Sinceramente non ho capito bene- ammetto, grattandomi il capo -secondo lei Alessia prova ancora qualcosa per me e lei ha paura che io possa ricambiare e non tornare più a Londra-

-E' comprensibile- allunga una mano, stringendo la mia abbandonata sul tavolo -mi sembra che siate molto unite-

-E' così infatti- abbasso lo sguardo -ma lo sa che non provo più niente per Alessia e che tornerò a Londra-

Si limita a guardarmi senza dirmi niente.
Non sapevo se parlargliene o meno.
Avevo timore per quello che potesse dirmi.
Per il tono che potesse assumere la conversazione.
Non posso affrontare un' altra discussione scomoda questa mattina.

Il cameriere interrompe i miei pensieri, palesandosi con la nostra ordinazione.
Lascia cappuccino e croissant alla crema davanti a Nene.
E il caffè per me.
Lo ringraziamo vedendolo poi allontanarsi.

-Avanti, dillo- dico, in fine, buttando giù l' ultime goccioline del mio caffè.

-Dirti cosa?- domanda, confusa, addentando la sua brioche.

-Che puoi capirla perché anche tu vorresti che rimanessi qui!- punto i miei occhi nei suoi, restando in attesa.

-Lo sai che vorrei che rimanessi- dice in tono dolce -ma ho capito che sei più felice in Inghilterra- soffia, spiazzandomi -devo solo accettare il fatto che ci vedremo una volta ogni tre anni-

Rimango piacevolmente stupita delle sue parole.
Lascio trascorrere parecchi minuti, incapace di dire qualcosa.
Non pensavo che avrei mai sentito quelle frasi uscire dalla sua bocca.
Mi domando se sia sincera o se me lo dica solo per farmi contenta.

-Non è che io sia più felice lì- ammetto -sto semplicemente...meglio. Non so come spiegartelo-

-Posso capirlo- lascia andare un sospiro -ma ciò non toglie che vorrei averti qui- sorride, prima di finire in un sol boccone il suo cornetto.

-E non esclude neanche il fatto che pure io vorrei averti lì- ricambio il sorriso -ma non è possibile-

-Eh no, cara mia- ride -amo troppo Firenze per lasciarla-

Abbozzo un sorriso restando in ascolto delle sue risa.
Pure io amo Firenze, alla follia proprio.
E' la città che mi ha dato tutto.
Ma che poi se lo è pure ripreso e anche con gli interessi.

-Dai andiamo- si alza recuperando la valigetta -vado a pagare! Tu aspettami pure fuori-

Annuisco facendo come dice.
Lascio il locale rivolgendo un rapido saluto ai dipendenti.
Mi appoggio alla macchina della mia amica, rollandomi una sigaretta.
La accendo inspirando lentamente.

Non so se crederle davvero.
Non so se me lo ha detto solo perché spinta da Erica.
Non sarebbe la prima volta.
Come quella volta, tre anni fa, che venne a chiedermi scusa dopo un violento litigio solo perché costretta dalla sua ragazza.
Solo settimana dopo mi confessò di avermi fatto le sue scuse per quel motivo e non perché pensasse davvero di aver torto.
E questo è solo un esempio tra i tanti.

-Eccomi- soffia, raggiungendomi -sali, ti accompagno a casa-

-D' accordo- getto a terra il mozzicone, salendo in auto.

Dopo qualche minuto mi volto perdendomi a fissarla.
Stringe il volante così forte da far sbiancare le noccole.
Le rughe sulla sua fronte mi fanno capire che deve avere lo sguardo corrucciato sotto i suoi ray-ban.
Che diavolo le prende?

-Nene?- la richiamo, posandole una mano sul braccio -tutto ok?-

-Sì- risponde, dopo diversi secondi -siamo arrivate- si gira, abbozzando un sorriso -passo a prendervi stasera verso le sette e mezzo, ok?-

-Ok- acconsento, ancora stranita -a stasera, allora- mormoro, scendendo di macchina.

La vedo ripartite a tutta velocità subito dopo.
Era decisamente strana.
Odio il fatto che non mi dica più niente.
E ancora una volta sento la rabbia montarmi dentro per questa cosa.
Non si può andare avanti così.

-Fanculo- soffio, a denti stretti, risalendo il vialetto che conduce alla mia abitazione.

E' arrivato il momento che Nene risponda ad alcune mie domande.
Non può sempre pretendere che io lo faccia se poi lei non si apre con me.
Mi innervosisce troppo.
Dovrò parlarci presto.





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ANGOLO AUTRICE:

BuonSalve!
Sono le 3:00 di notte precise e io sono sullo sbronzo marcio andante, quindi scusatemi errori o svisionate perché non sono proprio in grado di rileggere a modo.
Non mi scuso manco più per il ritardo, sappiate solo che non sono nelle mie condizioni migliori e che è già tanto se sono riuscita ad aggiornare adesso.

Coooomuuuuunque, il capitolo lo avevo già scritto tempo fa, per cui se fa schifo non è colpa del mio stato attuale, ma di me proprio.
In tal caso mi prenderò tutte le critiche pubbliche o private che mi manderete.
Stasera ho aggiunto solo la parte in corsivo iniziale.

Finalmente Ilaria è arrivata a Firenze e ha già iniziato a far capire a tutti chi comanda.
Sinceramente me la scoperei anche io, quindi insomma non è un personaggio buttato lì a caso.
Ha un suo perché. 

Alessia mi sa che ha capito che è ufficialmente fottuta, anche se cerca di soffocare il tutto frequentando questa Giulia.
Ma lei la conosceremo più avanti.
Non temete!
Ci sarà quella famosa giornata alla Spa.

Eleonora è sempre più incasinata.
Il suo carattere forte e testardo, però, le impediscono di aprirsi con Francesca.
Complice anche il fatto che quest' ultima se ne riandrà a breve.

Il prossimo capitolo vedrà come protagonista questo suo malessere.
Ci saranno discussioni, ritorni e conversazioni cuore a cuore.
Insomma, ne vedremo delle belle.

Adesso vi lascio che la sbronza inizia a salire del tutto e io inizio a vedere doppio.
So già che ci sono degli errori grammaticali ma me ne sbatto beatamente i coglioni (pugnetto verso l' alto).
Spero di ricevere pareri.
Almeno per sapere se la storia vi sta piacendo o se devo chiuderla qui.
Visto che ho millemila cose a cui pensare (non me ne vogliate, ma questo anno è iniziato de mmmmmmmmerda).

Detto ciò, gattono verso il letto o il divano.
Dipende cosa trovo prima.
Buona notte a tutti e, mi raccomando, bevete sempre con responsabilità!

Un bacio,

C.












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Capitolo 9
*** Sconvolgimenti. ***





Fin da piccoli ci insegnano a essere forti.
Ci dicono che piangere non serve a niente.
Che stare sdraiati a letto a rimuginare sulle cose è inutile.
Ci dicono di rimboccarci le maniche e di fare.
Non importa cosa.
Di fare qualcosa e basta.

"Devi essere forte per chi ti sta intorno".
Ma questo a chi giova?
Perché essere forti vuol dire anche mentire.
Vuol dire fingere di stare benissimo quando invece dentro stai morendo.
E questo solo perché così dimostri agli altri di essere forte?

Non tutti sanno però che non si può far star bene gli altri, se prima non stiamo bene noi stessi.
Non si può pretendere di riuscire a dare supporto a qualcuno se non sappiamo manco come supportare noi stessi.
Per cui, a chi giova essere forte?

A mio parere essere forti vuol dire anche saper ammettere quando è troppo.
Quando tutto il casino che hai dentro sta per esplodere e tu non sai come uscirne.
Essere forti vuol dire sapere quando si deve chiedere aiuto.
Quando ci si deve fermare e ammettere con noi stessi di avere un problema.
Questo non ci rende deboli, ma umani.

Purtroppo prima o poi capita a tutti di arrivare ad un punto in cui non sai dove sbattere la testa.
Dove le hai provate tutte eppure quella cosa è ancora lì.
Lì che preme contro il tuo petto.
Che rimbalza in ogni parte di te, incapace di trovare una via d' uscita.

Ed è allora che bisogna scavare nel nostro Io interiore.
Domandarci cosa si può fare.
Domandarci se da soli c'è ancora qualcosa da fare, da provare.
Ma se la risposta è no, fatevi un favore e fatelo anche a chi vi sta intorno: chiedete aiuto.
Perché essere forti vuol dire esattamente questo.

Essere forti vuol dire stare un giorno intero nel letto a piangere.
A sfogare tutto il proprio malessere.
A esternare quello che proviamo dentro.
E' aprirsi a qualcuno e lasciarlo entrare.
E' trovare il coraggio di alzarsi tutte le mattine quando ti sembra di non aver più niente per cui lottare.

Essere forti è mangiare una confezione intera di gelato mentre ti chiedi che cazzo stai facendo della tua vita.
E' uscire di casa quando vorresti solo nasconderti sotto le coperte.
E' girare in macchina con lo stereo a palla che manda in Loop una playlist composta dalla Pausini e Tiziano Ferro.

Perché non esiste un manuale per essere forti.
Essere una persona forte è avere il coraggio di fare tutto quello che pensiamo possa farci star meglio.
E' provarle tutte per poi ammettere che da soli non ci riusciamo.
Essere forti è sapere quando  bisogna dire basta.






                                                              *********






Entro in casa chiudendomi la porta alle spalle.
Mi ci appoggio contro con la schiena, chiudendo gli occhi.
Libero un sospiro, cercando di calmarmi.
Questa rabbia che provo deve svanire in fretta.

Tutti questi misteri con Nene mi ricordano gli inizi del nostro rapporto.
Quando a malapena mi guardava e non mi parlava neanche se costretta.
Quando potevo solamente scrutarla senza avere il diritto di chiederle cosa le passasse per la testa.
Mi sento di nuovo come se avessi le mani legate.

Ho capito che lei non vuole parlare con me.
Certo, si preoccupa ancora per me, ma non sente il bisogno di dirmi se c'è qualcosa che non va.
Il problema è che io sento che c'è un qualcosa che la turba!
Sento che non è tranquilla, ma se non me ne vuole parlare io non posso farci niente!
E questa cosa mi fa arrabbiare terribilmente.
Perché se sono io a non dirle cosa mi perplime, mi attacca e pretende delle risposte!

Sbuffo aprendo di nuovo le palpebre.
Adesso mi tocca riaffrontare il discorso con Ilaria.
Ci mancava pure lei a peggiorare le cose.
Sembra che si siano messi tutti d' accordo per rompermi le palle.

-Rum?- provo a chiamarla, gironzolando in giro -sei a casa?-

-Sono in cucina!-

La raggiungo trovandola indaffarata ai fornelli.
E' quasi buffa con il grembiule avvolto addosso e un mestolo in mano.
Scuoto la testa portandomi accanto a lei.

-Che fai?-

-Ti cucino il pranzo per farmi perdonare lo scazzo di questa mattina!- mi rivolge una rapida occhiata prima di tornare a concentrarsi sull' unica pentola di fronte a lei.

-Ma tu non sai cucinare!- sorrido -stai cercando di avvelenarmi?-

-Stronza- soffia, spegnendo i fornelli -e va bene, lo ammetto- sbuffa, imbronciandosi -ho preso un pollo arrosto da asporto e lo sto tenendo caldo in forno! Stavo solamente facendo uno di quei budini della Cameo. Ma sono riuscita a bruciarlo e mi sento tanto un' idiota!-

Scoppio a ridere incapace di controllarmi.
Ciò fa aumentare di gran lunga il suo broncio.
Mi sporgo in avanti abbracciandola di slancio.

-Non importa!- le dico con ancora un' ombra di sorriso sul volto -non ti devi far perdonare di nulla!-

-Sì invece!- ribatte, staccandosi -mi dispiace di essere impazzita così! Non so che mi è preso!- mormora, abbassando la testa -sono una stupida!-

-Sì, lo sei- annuisco divertita -ma lo capisco, ok? Non vuoi ritrovarti da sola nella tua bella casa grande perché ormai ti sei abituata alla mia fantastica presenza!-

-Idiota!- scoppia a ridere, mollandomi un colpo sulla spalla -quando ti ci metti sei proprio stronza!-

Si libera dal mio abbraccio, allontanandosi.
Apre il frigorifero recuperando una birra.
Si appoggia al ripiano in marmo lì vicino, iniziando a berla distrattamente.

-Ilaria- mi avvicino posandole le mani sui fianchi -hai ragione, ok? Non posso sapere cosa accadrà tra un mese! Ma ora come ora sento di non provare più nulla per Alessia e non è cambiato assolutamente niente da quando mi sono trasferita. Non c'è nulla che mi trattenga dal tornare a Londra, ok?-

-C'è Eleonora- mi fissa negli occhi, posandomi una mano sulla guancia -e tua sorella e tutti i tuoi amici- sorride dolce -ho visto come ti gaurdano tutti. Ti vogliono davvero molto bene e tu ne vuoi a loro, specialmente alla biondona-

-Sì, ma sono già venuta via da qui comunque- mi avvicino, schiacciandola tra il ripiano e il mio corpo -perciò possiamo chiudere il discorso?-

-Come vuoi- si arrende, sospirando -e ora lasciami andare che se continui così saltiamo il pranzo e io ho veramente fame! Quel pollo fa davvero un buon profumo!-

La libero ridendo, osservandola mentre si accinge a preparare la tavola per mangiare.
Tutte le volte mi stupisco di come questa ragazza sia riuscita così facilmente a farsi breccia nel mio cuore.
Di quanto sia stato facile per lei abbattere tutti i muri che avevo innalzato.
Pensavo che non fosse più possibile.

Mi fa bene avere Ilaria qui a Firenze.
Perché è quel tocco di novità che mi tiene fuori dal circolo vizioso quale era la mia vita qui.
Quel tocco che mi tiene ancorata alla realtà, impedendomi di commettere i soliti vecchi errori.
E' la finestra sulla mia vita a Londra e ogni volta che la guardo mi ricorda perché ho scelto di rimanere lì e non tornare sui miei passi.

-E comunque, detto tra noi, la tua ex è veramente un sacco carina- esclama, attirando la mia attenzione -e sembra anche molto colta-

-Lo è- annuisco -perché me lo stai dicendo?-

-Perché se a te non interessa più, magari un giro me lo farei volentieri!-

-Ilaria!- tuono, richiamandola duramente -sei la solita ninfomane!-

-Non lo farei mai, scema- scoppia  a ridere -Dio, la tua faccia mi fa morire-

-Hai finito?- soffio, esasperata.

-Sìsì- annuisce, asciugandosi le lacrime -la mia preferita comunque rimane la biondona! Anche se pure la sua ragazza non è per niente male! Cazzo, me lo dovevi dire che a Firenze c'è questo grado di ficaggine assurdo!-

-Ma piantala- scuoto la testa divertita -se proprio ci tieni cercati qualcuna che non  faccia parte del gruppo dei miei amici!-

-Tranquilla- si avvicina -sei l' unica che mi interessa tra loro!- ride di nuovo, andando a controllare il pollo in forno.

Più volte mi sono chiesta quanto sia sano il tipo di rapporto che abbiamo intrapeso.
E tutte le volte non sono stata in grado di darmi una risposta.
Perché dipende da come lo si guarda.

Ad esempio per me Ilaria è solo un' ottima amica che ogni tanto mi porto a letto.
Ok, ultimamente spesso, ma questo è un altro discorso.
Non vedo di certo in lei una possibile relazione futura.
Ci abbiamo già provato, no?

Ma come lo dovrei spiegare agli altri?
E poi, glielo devo proprio spiegare?
E perché sento il bisogno di dire ad Alessia che tra me e Ilaria non c'è assolutamente nulla?
Forse perché ho notato lo sguardo deluso che mi ha lanciato ieri sera, quando Ilaria mi ha dato quel bacio?
E perché mi importa tanto?

-E comunque- richiama la mia attenzione -com'è che non mi avevi detto che sei andata a letto con Eleonora?-

-Avrei dovuto farlo?-

-Ovvio che sì!- esclama, convinta -come, quando, perché?-

-Io sarò anche stronza, ma tu quando ti ci metti sei proprio una rompipalle- soffio, incrociando le braccia -sto cercando di dimenticare quel particolare, va bene?-

-Cos'è, un altro momento buio del tuo passato che non mi rivelerai mai se non quando sarai sbronza marcia?- chiede con un tono leggermente irritato.

-Ilaria- mi porto vicino a lei -ma perché t' importa tanto?-

-Perché riguarda te!- dice con quel tono ovvio che mi fa sempre innervosire -ho imparato che ogni sfaccettatura del tuo carattere, ogni tuo comportamento ha un motivo ben preciso che deriva sempre da qualcosa che ti è successa!-

-Non pensi che magari voglia solo dimenticare tutto?-

-Certo che sì!- annuisce -ma sarebbe troppo facile, Francesca. Dal passato puoi scappare, oppure imparare qualcosa!-

-E' inutile che citi "Il Re Leone"- rido -non ho intenzione di raccontarti nulla-

Il suono del campanello mi fa sobbalzare, salvandomi da questa conversazione scomoda.
Sogghigno contenta, arretrando.
Ilaria ha un' espressione rassegnata in volto che mi strappa una risata.

-Hai vinto solo questo round, Creatini!- soffia, puntandomi un dito contro -prima o poi tornerò all' attacco e quando succederà sarò io a vincere!-

-Certo, credici!- 

Mi dirigo verso il portone d' ingresso ancora ridendo.
Sento distintamente la mia amica ringhiare rumorosamente di disappunto.
Amo quando è lei a perdere.
Apro la porta rimanendo completamente paralizzata sul posto.

-Ciao Francesca-

Maria mi sorride felice.
Le videochiamate su skype non le davano giustizia, è più bella di quello che ricordavo.
Poi però la guardo meglio e noto dei particolari che adesso posso capire.
Le occhiaie sotto gli occhi raccontano la verità.
Quella visione mi fa tremare visibilmente.

Mi butto tra le sue braccia all' improvviso.
Mi stringe dopo qualche attimo di sorpresa.
Le avvolgo la vita constatando quanto sia dimagrita.

-Grazie per essere venuta- mormora al mio orecchio.

-Maria- sussurro, cercando di trattenere le lacime -mi dispiace così tanto!-

-Tesoro mio, calmati- si scosta, per guardarmi negli occhi -va tutto bene, ora, capito? E' tutto a posto!-

-Davvero?-

-Davvero!- annuisce, accarezzandomi una guancia -ma avevo bisogno della tua presenza per..-

-Eleonora- finisco la frase in un sussurro.

-Sì- sorride dolce -si arrabbierà un sacco con me e suo padre e solo tu sai come prenderla. Spesso ancora Erica non ci riesce e questa cosa è...grossa-

-Non lo so, Maria- scuoto la testa -quella testona non parla con me-

-Lo farà- si abbassa baciandomi la fronte -entrerei volentieri a salutare la tua amica, ma tanto mio marito mi ha detto che rimane ancora per un po', no?- chiede, continuando una volta che ho annuito -bene! Allora vado che devo andare in ufficio, volevo solo abbracciarti-

La guardo allontanarsi, incapace di dire qualcosa.
Mi avrà detto la verità?
Adesso è davvero tutto ok?
L' unica cosa di cui sono certa è che ha pienamente ragione.
Nene s' infurierà come una bestia.

Odia quando la trattano ancora come una bambina.
Detesta essere tenuta all' oscuro delle cose importanti.
E di sicuro s' arrabbierà ancora di più constatando che io sapevo tutto e lei no.
Mi domando quando hanno intenzione di dirglielo.

-Francesca- Ilaria mi si para di fronte, abbandonando una mano sul mio viso -chi era? Che hai?- chiede, preoccupata, notando il mio sguardo assente.

-Maria- rispondo, semplicemente.

-Come sta?- 

-Dice bene- mi sforzo di sorridere -ti dispiace se prima di mangiare mi faccio una doccia?-

-No, tanto è presto- mormora -sicura che stai bene?-

-Sìsì, io sto benissimo- soffio donandole poi una carezza, prima di dirigermi in bagno.

Maria mi ha chiesto di tornare per dare supporto a Nene quando finalmente le diranno la verità.
Ma non sa che sua figlia non mi dice più niente.
Che non si apre più con me.
Quindi mi chiedo che cazzo ci sto veramente a fare io qui.

Ogni giorno che passa scopro sempre una cosa in più che mi mancava.
Come ad esempio l' andare regolarmente da Federica.
O l' uscire con i miei amici.
Perfino lavorare al Danger mi manca!

Queste sono cose che avevo sepolto in una parte molto remota della mia testa.
Avevo messo tutto in un cassetto e buttato via la chiave.
Così che non potessero influire sull' andamento della mia nuova vita in Inghilterra.
Dovevo essere forte e decisa e tutte quelle cose non aiutavano.
Quindi, semplicemente, ho cercato di farle sparire.
E aveva funzionato!

Almeno fino a quando non ho rimesso piede a Firenze.
All' improvviso quel cassetto si è riaperto.
La mia testa è stata riempita di ricordi, momenti e a stento riesco a trattenere tutto.
E' come se tutte le cose brutte che mi avevano fatto lasciare questa citta fossero sparite e avessero lasciato il posto solo alle cose che mi rendevano felice.
Il punto è che non posso permettere che m' invadano.
Non posso restare qui.
So che tornerei presto ad essere inghiottita dal buio.

Ecco quindi perchè mi chiedo cosa ci sto a fare qui.
Si erano tutti abituati alla mia assenza, si erano adattati.
E adesso ho riscombussolato il loro equilibrio, ma anche il mio.
Se non ho un vero motivo per stare qui, perché allora non riesco ad andarmene subito?

Mi spoglio velocemente, chiudendomi nella cabina della doccia.
Butto la testa all' indietro, lasciandomi cullare dal getto d' acqua calda.
Pensare a tutto ciò non mi serve a niente.
Devo cercare di tenermi impegnata.

Stasera andrò agli allenamenti e domani mi dedicherò al disegno per la pubblicità che mi è stato assegnato.
La sera magari andrò al Danger a lavorare.
Se tengo la mente impegnata forse riuscirò a smettere di pensare.

D' un tratto sento due braccia avvolgermi.
Apro gli occhi di scatto trovandomi di fronte Ilaria completamente nuda.
Manco l' ho sentita entrare.

-Che ci fai qui?- domando, stranita.

-Devo farmi perdonare, ricordi?- sussurra roca al mio orecchio -non so cucinare, ma so fare molto bene altre cose-

-Si?- soffio, appiattendomi contro le piastrelle dietro di me.

-Come se tu non lo sapessi- mormora, prima di scendere a baciarmi il collo -e ora zitta e lascia che mi scusi-



                                                                   **********


Scruto fuori dalla finestra, prendendo un bel respiro.
Cerco di riordinare i pensieri.
Cerco di trovare un senso a tutto questo, così da non impazzire.
Sento una marea di emozioni contrastanti opprimermi il petto.

Mi sono chiusa in ufficio appena sono arrivata a lavoro.
Ho chiesto alla segretaria all' entrata di dire a chiunque chiamasse che non ci sono.
Ho bisogno di stare da sola.
Ho bisogno di riflettere.

Stamattina sono uscita di casa presto per venire qui.
Ho sbrigato subito delle pratiche e poi, quando mi sono fermata un secondo, ho sentito l' irrefranabile bisogno di vedere Francesca.
Così sono uscita di corsa dirigendomi a casa sua.
Ma non c'era ed è come se mi fosse mancata l' aria.
Non riuscivo a respirare regolarmente.

Tutto è tornato alla normalità quando finalmente l'ho vista uscire dal cancello del cimitero.
Le mani hanno smesso di tremare e il respiro si è regolarizzato.
Per fortuna, perché lei non deve sapere niente.

Ancora mi domando perché non mi abbia detto subito di quella famosa telefonata.
Non capisco perché non me ne abbia parlato a tempo debito.
E' stata veramente quella la causa che l' ha portata ad andarsene?
O c'è altro che non mi dice?

Ma come posso biasimarla?
Nemmeno io riesco ad aprirmi con lei.
Tutte le volte che ci provo le parole mi muoiono in gola.
E' frustrante.

Menomale che la psicologa ha accettato di vedermi con così poco preavviso.
Era suo il messaggio che ho ricevuto stamattina al bar.
Ci devo andare nel pomeriggio.
Spero tanto che riesca a darmi delle risposte a tutto ciò.

All' improvviso sento bussare alla porta.
Sospiro, voltandomi.
Mi siedo alla scrivania, cercando di far finta di nulla.

-Sono occupata!- urlo, recuperando una paccata di cartelle.

-Eleonora, sono io-

Mi alzo di scatto appena riconosco la voce.
Corro alla porta, aprendola immediatamente.
Rimango un attimo paralizzata sul posto, prima di abbracciarla.

-Mamma- soffio, stringendola forte.

-Tesoro- mormora, staccandosi leggermente -tutto a posto?-

-Sìsì!- annuisco, sbrigativa -tu?-

-Tutto bene-

Ha un' aria stanca, quasi stravolta.
La vedo dimagrita e un po' sciupata.
Non le fa bene lavorare così tanto.
E' stata in giro per l' Italia due settimane per varie conferenze e consulenze.

-Dovresti dormire un po', sai? Hai delle occhiaie assurde!- 

-Te non sei messa meglio- sorride, accarezzandomi una guancia -posso entrare o hai tanto lavoro?-

-Nono, entra pure!- 

Mi scosto per lasciarla passare, chiudendo la porta subito dopo.
Faccio il giro della scrivania sedendomi sulla mia sedia.
Le faccio cenno di sedersi di fronte a me.

-Sono passata a salutare Francesca- m' informa -la trovo bene!-

-Sì, sta bene- concordo -ti ha presentato Ilaria?-

-Non ancora- scuote la testa -com'è?-

-Non l'ho ancora inquadrata bene- soffio -ma piace a tutti i nostri amici. Ad Erica anche troppo!-

-Smettila- sorride -quella ragazza ha occhi solo per te!- ride di gusto -avete sistemato tutto per la casa?-

-Sì!- sorrido felice -Lunedì ci trasferiamo!-

-Sono molto contenta per voi, Tesoro-

La scruto con una brutta sensazione addosso.
Non riesco a spiegarmela.
Forse è soltanto uno strascico di quelle che già ho.

-Come sono andate le consulenze?-

-Sei come tuo padre! Parlate sempre e solo di lavoro!- ride, strappandomi un sorriso -bene, comunque! Abbiamo un nuovo grosso cliente! Sono stata brava!-

-Come sempre- le faccio un occhiolino, complice.

-Marta come sta? Quella ragazza è iperattiva! Neanche per te e Francesca mi sono mai preoccupata così tanto!-

-No, ma grazie!- brontolo, fingendomi risentita -quella stupida sta benone! Lo sapevi che si frequenta con Alessandro?-

-Certo che sì- annuisce sorridendo -mi ha chiesto un parere prima di uscirci!-

-Ah, perfetto- soffio -io e Feffe lo abbiamo scoperto solamente la scorsa settimana!-

-Perché siete due possessive del cavolo! Aveva paura di una vostra qualche brutta reazione! Ma le ho detto che non avreste avuto problemi. E' così vero?- mi lancia un' occhiataccia dura che non ammette repliche.

-Sìsì- sventolo una mano -nessun problema-

-Sarà meglio per voi!- alza un sopracciglio in perfetto stile Santoro, prima di alzarsi -devo andare da tuo padre- m' informa -ci vediamo a casa-

-D' accordo- mi alzo a mia volta, andandole incontro -digli che questo pomeriggio devo uscire prima!-

-Lo farò- si allunga dandomi un bacio in fronte e donandomi un' ultima carezza sul viso, prima di abbandonare la stanza.

Una volta chiusa la porta, torno alla finestra.
Appoggio una mano sul vetro chiudendo gli occhi.
Avrei davvero bisogno di una sigaretta.
Ma ho promesso a mio padre che non avrei più fumato in ufficio.
Accidenti a me.

Almeno adesso che è tornata mia madre avrò meno lavoro da fare.
Potrò rilassarmi un po' di più.
Forse dovrei tornare a frequentare quei famosi corsi di yoga.
Ma sono veramente di una noia mortale.
L' unica cosa positiva è che l' istruttrice è davvero una gran gnocca.
Se lo sa Erica mi ammazza.

Sorrido di quell' ultimo pensiero.
Mi domando che avrei fatto io senza di lei in questi ultimi tre anni.
Specialmente durante gli attacchi di panico.
Mi ha aiutato davvero molto.

-Amore!- 

La porta si spalanca all' improvviso.
La mia ragazza fa la sua apparizione in perfetto stile teatrale.
Chiude poi la porta, saltellando in fretta verso di me.

-Ciao Musona!- trilla, gettandomi le braccia al collo -ti ho portato il pranzo!-

-Erica, quante volte ti ho detto che devi bussare?-

-Rachele mi ha detto che non c'era nessuno con te!- sorride beffarda -così sono entrata!- mi fa una linguaccia, posando delle buste sulla mia scrivania -oggi lasagne dal tuo ristorante preferito!-

-Così mi vizi- sorrido, sedendomi -non mangi in mensa?-

-No, volevo stare un po' con te- m' informa, aprendo il suo contenitore iniziando a mangiare con gusto -anche perché stasera non ci vediamo!-

-Eh no, ho allenamento- scuoto la testa -per fortuna solo questa settimana che abbiamo la partita!-

-Direi!- dice, imbronciandosi -altrimenti non ci vedremo praticamente mai!-

-Dai, che tanto tra poco vivremo insieme- sorrido felice, allungando una mano per stringere la sua.

-Non vedo l' ora- mi dedica un enorme sorriso prima di tornare a dedicarsi alla sua porzione di lasagne.

La guardo e come per magia il peso che ho sul petto diminuisce drasticamente.
E' così bella da togliere il fiato.
Così spontanea e pura da azzerare totalmente tutte le mie paure.
Ormai è cinque anni che è diventata tutto il mio mondo.
Ancora mi chiedo cosa abbia fatto per meritarmela.

E' il mio porto sicuro.
La prima persona che mi viene in mente quando mi capita qualcosa di bello.
La persona che cerco quando mi sento morire.
Sono sicura che lei sia davvero l' unica per me.

-Oggi vado dalla psicologa-

-Ne hai avuti altri?- chiede preoccupata, riferendosi agli attacchi di panico.

-Stamattina- annuisco -mi sento sfinita- confesso, abbassando la testa.

-Amore- soffia, richiamando la mia attenzione -io sono ancora convinta che tu ne debba parlare con Francesca-

-No!- tuono -che senso avrebbe? Tra poco se ne andrà di nuovo e sarò punto e a capo!-

-Ti aiuterebbe- insiste, stringendo la mia mano -perché io posso anche starti vicino e supportarti, ma è lei quella che capirebbe davvero come ti senti-

Sbuffo rumorosamente.
Dubito che ci riuscirebbe.
Non può neanche immaginare cosa ha scaturito in me la sua partenza.
Cosa la sua assenza mi ha fatto.
Ma non ho nessuna intenzione di farglielo sapere.

Quando Federica è morta mi sono rimboccata le maniche.
Mi sono ripromessa che non avrei permesso che si lasciasse andare.
L' ho aiutata a reagire, a rimettersi in piedi.
Ho messo da parte tutto il mio dolore per supportare al meglio il suo.

Sono stata forte, di ghiaccio.
Cosa penserebbe di me, quindi, se sapesse che è bastata la sua partenza a farmi crollare?
Penserebbe che sono una persona debole e non verrebbe più da me quando ha bisogno.
Non le servirei più a niente.

-So cosa pensi- mi riprende duramente Erica -e sappi che è una gran cazzata e te l'ho detto più volte-

-Non so di cosa tu stia parlando- mento, voltando la testa di lato.

-Lo sai invece- si mette in piedi, poggiando entrambi i palmi delle mani sul ripiano della scrivania -io ti amo, Ele, lo sai e farei di tutto per te. Mi prenderei io il tuo dolore se solo potessi, ma non posso! E non posso neanche capirlo a pieno perché io non c'ero in quel periodo! Io non so niente!- sbatte una mano, facendomi sobbalzare -ma Francesca sì! E ti può aiutare! Credo che sia anche l' ora che tu affronti questo dolore che per troppo tempo hai soppresso esclusivamente per stare accanto a Feffe e non è giusto! Guarda cosa ti sta facendo!-

-Sei fuori strada- mormoro, senza guardarla.

-Non penso proprio!- sbotta -penso invece di avere ragione! E una parte di te sa che è così! Ma hai solo troppa paura per ammetterlo! E sai cosa? Credo sia arrivato anche il momento di dire finalmente a Francesca che Federica non era semplicemente un' amica per te! Ma che l' amavi!-

-Smettila!- esclamo, puntando finalmente gli occhi nei suoi -non sai quel che dici!-

-Sì invece!- ribatte, guardandomi duramente -e penso che tu abbia questi attacchi di panico perché Francesca è l' unica cosa che ti tiene ancorata alla realtà e che riesce a non farti pensare a quello che hai dentro! Ecco perché quando non c'è  o quando pensi che se ne andrà di nuovo, vai nel panico!- le sue parole mi travolgono come lame, lasciandomi senza respiro -perché credi che sei stata meglio quando hai ripreso a suonare il piano? Eh? Forse perché finalmente hai affrontato in parte il tuo dolore? Forse perché finalmene hai ripreso a fare qualcosa che ami senza stare a pensare a Federica? Avanti, dimmi che non ho ragione!-

-Piantala!- sibilo, a denti stretti -ora basta!-

-Certo- sorride sarcastica -è più facile così-

La vedo recuperare le sue cose.
Mi dedica un' ultima occhiata rassegnata, prima di voltarsi.
Rimango a fissarla fino a quando non la vedo sparire dietro la porta.

-Cazzo!- sbotto, sbattendo una mano sulla scrivania.

Piego il capo in avanti, tenedomi la testa tra le mani, poggiando i gomiti sul ripiano.
Chiudo gli occhi cercando di regolarizzare il respiro.
Sento il cuore esplodermi dal petto.

Sto per avere un attacco di panico.
Lo sento salire piano piano.
E' come se mi si stringessero lentamente i polmoni.
Come se avessi un cappio intorno al collo che tende a chiudersi sempre più.

Mi alzo in fretta andando alla finestra.
La apro tentando di riprendere fiato.
Metto fuori la testa, guardando di sotto.
Mi concentro sul traffico, cercando così di regolarizzare il respiro.

Erica si sbaglia.
Non è così.
Io sto bene.
Io sto bene.
Io..sto.

Libero un ringhio frustrato, sbattendo una mano sul vetro.
Non è come dice lei.
Non ho gli attacchi di panico per quel motivo.
Ho superato la perdita di Federica da tempo.
Non può essere per quello.
Deve esserci un  altro motivo.

Torno alla scrivania, aprendo il cassetto di lato con la chiave che ho nascosto in un altro cassetto.
Ne estraggo una bottiglia di vodka e un bicchiere.
Me ne verso un po', bevendolo tutto subito.
Me ne faccio altri due, riponendo poi tutto quanto.

Mi alzo di scatto, sentendo il bisogno di uscire da qui.
Raduno le mie cose in fretta per poi correre fuori.
Che diavolo mi sta succedendo?




                                                                    *********

-Feffe?-

Sobbalzo sentendo la porta di casa chiudersi.
Mi alzo in fretta dal letto, avvolgendomi nelle lenzuola.
Mi volto verso il bagno sperando di non vederla uscire.

-Cazzo!- sibilo a denti stretti, cercando di rivestirmi in fretta.

Dopo il pranzo io e Ilaria ci siamo lasciate trasportare.
Un bicchiere di vino tira l' altro e siamo finite a letto.
Adesso è semplicemente andata a rinfrescarsi un attimo.
Fa veramente caldo oggi.

Comunque Nene non doveva arrivare così presto.
Aveva detto che sarebbe passata solo in serata.
Se ci scopre che cavolo le dico?
Si arrabbierà di certo perché non gliel' ho detto.
Ma del resto non sono affari suoi, giusto?

Recupero la biancheria indossandola subito.
Prendo i pantaloni dal pavimento infilandomeli con foga.
Perdo un battito quando la vedo entrare.

-Francesca, scusa se sono arrivata ora..- s' interrompe vedendo sbucare Ilaria dal bagno, avvolta solo da un asciugamano.

-Mostro sei pronta per il quarto...oh..- rimane paralizzata sul posto, fissando Eleonora.

Alterno lo sguardo da una all' altra, senza saper bene che dire.
Non ho idea di come tirarmi fuori da questa situazione al quanto imbarazzante.
Alla fine libero un sospiro con l' intenzione di dire qualcosa.
Qualsiasi cosa.

-Ti aspetto di là- mormora la mia amica, annullando ogni mio tentativo di giustificarmi -scusatemi, non volevo disturbare- soffia, prima di voltarsi e abbandonare la camera.

-Cazzo!- sbuffo, sedendomi sul letto -che gran bel tempismo, Rum!-

-Ehi!- esclama l' altra, leggermente risentita -non è colpa mia se la biondona è arrivata prima!-

-Scusami- lascio andare un grugnito frustrato -e ora che diavolo le dico?-

Mi alzo finendo di vestirmi.
Vedo Ilaria lasciarsi cadere sul letto.
Si gira a guardarmi con un' espressione ovvia in volto.

-La verità- dice, semplicemente -e immagino che il pomeriggio di sesso sia andato a farsi fottere-

-Non mi sembra il momento, che dici?-

Sbuffa per tutta risposta.
Fa roterare gli occhi, recuperando i suoi vestiti sparsi per la stanza.
Li indossa lentamente, lanciandomi ogni tanto un' occhiata torva.

-Stai qui- le dico -io vado a parlarle-

-Ecco, brava!- esclama -dille che ci ha rovinato i piani! Mi deve almeno tre orgasmi!-

-E piantala!-

Scuoto la testa, andando in sala.
Trovo Ele seduta sul divano.
Una mano a reggersi la testa e l' altra impegnata a tenere una sigaretta.
Mi sembra molto strana.

-Ehi- mormoro, sedendole vicino -scusami, io..-

-Quindi state insieme?- domanda, senza guardarmi.

-No!- mi affretto a rispondere -solo noi, ecco... ogni tanto.. noi..-

-Scopate- sussurra, puntando finalmente gli occhi nei miei -quando pensavi di dirmelo?-

-Non credo siano affari tuoi, Nene-  dico con tono fermo.

-Immagino di no- sospira -mi spiace di essere entrata senza prima chiamarti o suonare-

-Beh, non lo hai mai fatto-

Libero un sorriso facendole capire che è tutto ok.
Le rubo la sigaretta tra le mani, notando che ormai è quasi finita.
Ma non di certo da lei.
E' come se l' avesse accesa e poi lasciata bruciare.
Ha ancora tutta la cenere attaccata.

La spengo nel posacenere, tornando poi a scrutarla.
Ha uno sguardo stanco e delle occhiaie sotto gli occhi.
Che le prende?

-Che ti succede? Non dovevi venire a prenderci in serata?-

-Scusa!- soffia, reggendosi il capo con entrambe le mani -ho avuto una discussione con Erica-

-Come mai?- chiedo, un po' preoccupata -non hai un bell' aspetto-

-Niente di ché- risponde, sbrigativa -volevo solo vederti-

-Non mi convinci-

Mi sporgo verso di lei, cercando il suo sguardo.
Le porto due dita sotto il mento per farle girare la testa nella mia direzione.
Rimango un attimo folgorata dai suoi occhi.
Sembrano così tristi e cupi..

-Mi dici che c'è?- insisto, adesso allarmata sul serio.

-Nulla!- sbotta, alzandosi di scatto -scusami, non dovevo venire qui. Non volevo disturbarti. Io..io è meglio che vada-

Si dirige a passo svelto verso la porta, senza neanche guardarmi.
Le corro dietro, agguantandola per un braccio.
La costringo a voltarsi.

-Nene!- la scuoto un po' -che hai?-

-Niente, davvero- afferma, liberandosi dalla mia presa -ho avuto solamente una giornata pesante! Senti, ci vediamo direttamente al campo, ok?- si gira uscendo velocemente, chiudendosi il portone alle spalle.

-Ele!- le urlo dietro senza ottenere nulla.

Libero un grugnito infastidito.
Cosa è venuta a fare qui se poi non parla con me?
Non ho idea di come aiutarla se non mi dice cosa la fa stare così.

Quello stesso sguardo lo aveva pure stamattina in macchina.
L'ho notato quando mi ha lasciato davanti casa.
Mi sta davvero facendo preoccupare a morte.

Dubito che Maria le abbia detto la verità.
Altrimenti sarebbe venuta qui per aggredirmi o per avere spiegazioni.
Quindi non ho idea di cosa possa avere.
Forse dovrei semplicemente parlarne con Erica.
Perché se lei non si decide a parlare con me, non so che altro potrei fare.

-Francesca- Ilaria richiama la mia attenzione, venendomi inconto -che succede?-

-Credimi, non lo so-

-Problemi con la tua amica?- domanda, avvicinandosi e posando le mani sui miei fianchi -vuoi che stasera la picchi?-

-Scema- sorrido, spingendola scherzosamente -sai, una persona una volta mi disse che non si risolve niente con la violenza-

-Beh, evidentemente quella persona non ne ha mai avuto bisogno-

-Non credo sia esattamente così- rido, scuotendo la testa.

Quand'è che è diventato tutto così difficile tra di noi?
Quand'è che Nene si è allontanata così tanto da me?
E' veramente solo colpa mia o c'è qualcos' altro?

Forse come a me non viene più naturale aprirmi con lei, neanche a lei viene più naturale aprirsi con me.
Forse ci vuole solo tempo.
Ma il tempo sta per finire e tra poco dovrò andarmene di nuovo.

-Dovresti dirle la verità-

-Lo sai che Maria non vuole- riporto lo sguardo su Ilaria -non posso-

-Non mi riferisco a quella- scuote la testa -mi riferisco a ciò che davvero ti ha convinto a lasciare Firenze-

Quella frase riporta alla mia mente brutti ricordi e orribili sensazioni.
Mi riporta indietro a quella notte.
Ma non posso permettermelo ora.
Non posso permettere a quel buio di invadermi di nuovo.

-Non capirebbe- la supero, andando in cucina -conoscendola si sentirebbe in colpa e non mi sembra che adesso sia nelle condizioni migliori per sapere tutto-

-Non puoi deciderlo tu- mi raggiunge, aprendo il frigorifero -penso che abbia il diritto di conoscere come sono andate davvero le cose- recupera due birre, passandomene una -almeno questo glielo devi-

-Lo farò, ok?- le concedo, esasperata -ma non ora!-

-Come preferisci -alza le spalle -dove vai?- domanda, vedendomi abbandonare la stanza.

-A fare il borsone per gli allenamenti-

-Nono!- esclama, agguantandomi per un polso e trascinandomi in sala -adesso tu balli con me!- trilla, strappandomi la birra tra le mani e abbandonandole entrambe sul tavolincino.

-Che cosa?-

-Sìsì!- annuisce, convinta -hai capito bene-

Sogghigna bastarda portandosi vicino allo stereo.
Continua a guardarmi furba, mentre lo accende.
Una stazione a caso sta replicando "Pezzo di Me" di Levante.

-Dai Francesca!- urla, dimenandosi -stacca la mente e balla con me!-

-Ti odio- ribatto, prima di assecondarla.

Ogni tanto ci vuole una persona che ti faccia distaccare, anche solo per un momento, dalla realtà.
Che ti prenda per mano e ti dica cosa fare.
Che ti faccia dimenticare per qualche minuto tutti i problemi e le paure.
E questa persona per me, adesso, è Ilaria.

Balliamo e cantiamo a squarciagola.
Facendo ogni tanto qualche commento su quanto sia figa Levante.
Cosa che, ovviamente, è inevitabile.

-"Che sarà un coca e Rum! Lo dica qua..non bevo più"- le canto in faccia, ridendo subito dopo -è perfetto per te!-

-Che stronza!- si unisce alle mie risate, spingendomi poi di lato -io però continuo a bere!- mi dedica una linguaccia, prima di voltarsi e dimenarmi il suo bel sedere davanti.

Scuoto la testa rassegnata.
Continuiamo a ballare su diverse canzoni per almeno una mezz'oretta.
Alla fine decido che può bastare e spengo la musica.

Ilaria si lascia cadere sul divano sfinita.
Cerca di riprendere il respiro, rollandosi una sigaretta.
Ah, mi sembra il modo più efficace per farlo.

Sorrido divertita di fronte quella scena, sedendomi accanto a lei.
Le rubo il drum dalle mani accendendomelo, ignorando la sua faccia indignata.
Faccio qualche tiro e glielo ripasso.

Butto indietro la testa sullo schienale chiudendo gli occhi.
Sento il cuore battere all' impazzata.
Voglio vedere dopo una mattinata di corsa, un pomeriggio di sesso e ballo come faccio ad allenarmi stasera.
Morirò a fine serata, me lo sento.

-Sai, spesso penso che avrei voluto incontrarti prima- mormora all' improvviso.

-Prima?- chiedo, continuando a tenere le palpebre serrate.

-Prima che quella stronza mi spezzasse il cuore e mi facesse dubitare nell' amore e nelle persone- risponde, spiazzandomi, per poi lasciare la sala.

So a chi si sta riferendo.
Me ne parlò quando le raccontai di Federica.
Volle ripagare in qualche modo la mia sincerità.
Così mi iniziò a raccontare di lei.

Era la sua insegnante di musisa.
Prendeva lezioni di chitarra da lei.
Ilaria aveva sedici anni e lei venticinque.
Si invaghirono l' una dell' altra.
Sono state insieme due anni.
Poi un giorno la mia amica andò a casa sua per farle una sorpresa e la trovò a letto con un' altra.

Quando finalmente lo raccontò ai suoi le cose pricipitarono ulteriormente.
Suo padre la comprese e cercò di sostenerla.
Sua madre invece non la prese per niente bene.
Non accettava che la figlia fosse lesbica.
Due mesi dopo decise di mollare tutto e andare ad abitare dai nonni in Inghilterra.
Ha ripreso un qualche tipo di rapporto con sua madre solo da qualche anno.

Dopo di lei Ilaria non ha avuto più una storia seria.
Si rifiuta di impegnarsi per evitare di stare male di nuovo.
Ma non capisce che questo la porterà solo a stare peggio.
Ho provato a parlarci più volte, ma non vuole starmi a sentire.
Spero che un giorno trovi qualcuno che le faccia cambiare idea.




                                                        **********


Quando stamattina mi sono svegliata, speravo che il senso di frustrazione fosse passato.
E invece no.
Era ancora lì, insieme al senso di delusione, di tristezza  e a quello di rimpianto.
Praticamente mi sono alzata a pane e simpatia.
Mia madre mi ha passato il caffè da un piccolo spiraglio della porta, senza manco entrare.
Me lo ha quasi tirato, pur di non avere a che fare con me.

La serata di ieri mi ha fortemente destabilizzato.
Ha preso ciò che era rimasto del mio equilibrio mentale e lo ha letteralmente spazzato via.
Mi sono sentita prosciugata e incredibilmente triste.

Vedere le labbra di Ilaria posarsi con così tanta naturalezza su quelle di Francesca mi ha fatto impazzire.
Non pensavo fosse possibile.
Non pensavo che m' importasse così tanto.
E invece mi rendo conto, ora più che mai, di come i miei sentimento per Feffe non fossero spariti del tutto.
Al contrario, si erano solamente nascosti in una parte remota della mia mente.
E rivederla ha accesso tutto quanto.

Mi è impossibile concetrarmi su altro.
Fisso questo libro da mezz' ora con la matita sospesa in aria, senza riuscire ad assimilare nemmeno una parola.
Sto diventando pazza.

Ormai siamo a giugno inoltrato.
Dovrei iniziare a fare qualcosa per l' università. 
Eppure non ci riesco.

Sbuffo, chiudendo il libro e gettandolo con poca grazia sul letto.
Recupero poi la mia macchina forografica Canon da principianti per rivedere le ultime foto che ho scattato.
Ne devo scegliere una da portare alla prossima lezione.

-Alessia!- mia madre bussa alla porta -c'è Erica!-

Mi alzo stranita dalla mia scrivania.
Mi giro verso la porta restando in attesa del solito uragano Erica.
Rimango molto confusa quando me la vedo entrare con la testa bassa e la schiena ricurva.
Che diavolo le è preso?

-Ehi!- mi avvicino abbracciandola -che è successo?-

-Ho litigato con Eleonora- rivela, sospirando -le ho detto un sacco di cose che so la fanno arrabbiare-

Punta i suoi occhioni azzurri nei miei.
Perdo quasi un battito quando mi accorgo di quanto son tristi.
Direi che la cosa deve essere abbastanza seria.

-Raccontami- le dico donandole una carezza sul viso -spiegami tutto per bene-

Ci sediamo sul letto, mano nella mano.
Resto in silenzio aspettando che la mia amica trovi le parole.
In fine prende un bel respiro e inizia a raccontarmi.

-Non posso dirti tutto tutto o Ele mi uccide- 

-Tranquilla- annuisco, un po' confusa.

-Sono andata nel suo ufficio per pranzare con lei e l'ho trovata molto strana- sussurra, con voce tremante -sta passando un momento difficile e io le ho detto che ne dovrebbe parlare con Francesca perché io non sono in grado di capirla fino in fondo e l' unica che potrebbe farlo è lei-

Tira su con il naso, cercando di non piangere.
Si alza dal letto, prendendo a misurare a grandi passi la mia stanza.
Si tortura le mani, cercando di continuare.

-Ma è una testona orgogliosa- sorride amara -a volte mi chiedo come facesse Federica a farla ragionare-

-Ah, fidati, me lo sono chiesto più volte anche io pensando a Francesca. Quella ragazza doveva essere davvero una santa!- le strappo una risata, sentendomi un po' sollevata.

-Mi sono alterata, Ale- confessa -le ho praticamente urlato in faccia che sta mentendo a sé stessa, oltre che a me e alla sua migliore amica. Che non può andare avanti a sopprimere sempre tutto perché prima o poi scoppierà e sta già scoppiando e io mi sento così impotente..-

Mi alzo in fretta, correndo ad abbracciarla.
La stringo forte tra le mie braccia, passandole una mano sulla schiena.
Odio vedera così.

-Vedrai che si risolverà tutto- mormoro -Eleonora è forte-

-No, invece!- ribatte, staccandosi -cioè sì, ovvio che sì!- scuote la testa -ma in questo momento no! Non capisce che tra poco Feffe se ne andrà di nuovo e che se non si apre con lei ora, non avrà più modo di farlo tanto presto?-

-Forse è questo il punto- dico, cercando i suoi occhi -forse si chiede se ne vale la pena aprirsi ora se tanto presto non  potrà più farlo quando vuole. Non potrà trovarla quando ha bisogno di lei-

-Sì, ma adesso l' unica persona in grado di aiutarla è Francesca! E ho paura che se non si lascia aiutare, presto non saprà più come uscirne!-

-Ma da cosa? Cosa succede, Erica?-

-Non posso dirtelo- abbassa la testa -Eleonora non vuole che si sappia-

-Ma mi devo preoccupare?- chiedo allarmata.

-No- scuote la testa in un cenno negativo -non ancora almeno-

-Beh, allora penso che ti rimanga solo una cosa da fare-

-Cosa?- domanda, confusa.

-Vai da Francesca- soffio, semplicemente -vai e dille quello che succede. Vai e ordinale di andare dalla tua ragazza e di costringerla a parlare-

E' l' unica cosa che mi viene da suggerirle.
E forse credo sia proprio l' unica cosa che può fare se tanto Eleonora non vuole stare a sentire.
Tanto può andare peggio di così?

-Eleonora si incazzerà di brutto con me- sospira -non mi rivolgerà più la parola-

-Sta a te la scelta- le prendo una mano, stringendogliela -vuoi continuare a sentirti impotente o vuoi provare a fare qualcosa?-

-Lo so, Alessia- mi guarda, rassegnata -ma conoscendo Ele, si arrabbierà talmente tanto che potrei rischiare di perderla-

-Mi rendo conto che non sia una decisione facile- le sorrido, cercando di rincuorarla -ma io ci sono se avrai bisogno di me e puoi sempre concederle un po' di tempo prima di scavalcarla e andare da Francesca-

All' improvviso scatta in avanti abbracciandomi.
Mi stringe forte, quasi come se avesse paura che possa andarmene.
La sento sospirare contro la mia spalla.

-Grazie- mormora.

-E di cosa?-

-Di esserci-

Ricambio la stretta, sentendomi d' un tratto molto meglio.
La consapevolezza di aver riavuto indietro la mia migliore amica mi riempe ogni volta il cuore di gioia.
Mi è davvero mancata molto la sua presenza.

-Ma ora basta parlare di me- si stacca velocemente, cercando di regalarmi un bel sorriso -tu come stai?-

-Una domanda di riserva?- le sorrido, andandomi a sedere alla scrivania -parliamo di quanto mi piaccia il corso di fotografia!-

-Oh, ma quello lo so che lo ami!- sogghigna -io voglio i particolari scottanti!-

-Su chi?-

-Su, Giulia!- risponde, ovvia, sedendosi sul ripiano della scrivania -allora?-

-Sì, lo abbiamo fatto- le concedo -è andata bene!-

-Tutto qui?- alza un sopracciglio in perfetto stile Eleonora -solo un "è andata bene"?-

-Che vuoi che ti dica?-

-Dove? Come? Quando?- 

Sospiro, ripensando a ieri sera.
Dopo il Danger ho raggiunto Giulia a casa sua.
Abbiamo messo su un film, ma lo abbiamo visto decisamente poco.
Un bacio tira l' altro e si sa come va a finire.

Certo, è stato bello e appagante, ma non so...
Non mi sono sentita pervasa da emozioni forti o da un coinvolgimento profondo.
Sembrava...sesso.
Solo e semplicemente sesso.
Forse perché sono stata impegnata per quasi tutto il tempo a fare paragoni con Francesca.

-Ieri sera a casa sua- le rivelo, in fine -tutto molto bello-

-Non hai la faccia di una che ha passato la nottata a scopare come un riccio!-

-Quanto sei fine, Erica!- rido, spingendola scherzosamente di lato.

-Beh, rende meglio il concetto!- si giustifica, alzando le spalle -quindi ti è piaciuto, ma.....-

-Ma non mi sono sentita del tutto appagata, ok?- confesso -ho pensato per tutto il tempo a..-

-Francesca- finisce la frase al posto mio -ho notato il tuo sguardo quando hai visto lei e Ilaria scambiarsi quel bacetto-

-Beh ero confusa, va bene?- soffio, alzandomi -mi aveva detto che non stava con nessuno!-

-Infatti è così- m' interrompe -e poi di certo non sta con Ilaria! Hanno provato a stare insieme, ma Feffe mi ha detto che volevano cose diverse. Sono rimaste ottime amiche che ogni tanto si scambiano qualche innocuo bacetto a stampo-

-Ma che cazzo vuol dire?-

-Alessia, ma perché t' importa tanto?-

-Perché io la amo ancora!- sbotto d' un fiato, senza rendermene conto.

M' immobilizzo con una mano davanti la bocca.
Alzo lo sguardo su Erica e la trovo a fissarmi con un sorrisetto vittorioso in faccia.
Non aspettava altro, sta stronza.

-Volevi proprio farmelo dire, eh?- le chiedo, duramente.

-Eh sì!- trilla, balzando giù dalla scrivania -si capisce lontano un miglio. Mi domando cosa tu stia combinando con Giulia, allora-

-Mi fa stare bene!- ribatto, balbettando -sto bene con lei, abbiamo un sacco di cose in comune, è bella e divertente ed è ciò di cui ho bisogno adesso-

-Io lo so questo, Alessia- si avvicina, posandomi una mano sulla spalla -ma a lungo andare non farà bene a lei e nemmeno a te stessa-

-Senti, tanto Francesca tra poco se ne andrà e tutto tornerà normale- dico ad alta voce, così da cercare di convincermene a mia volta.

-Io me lo auguro per te-





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ANGOLO AUTRICE:

Mi risparimierò le scuse per il ritardo, perché sembro un disco rotto.
Ma ehi! Ho aggiornato, no?!
Quindi faremo tutti finta di niente!

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Personalmente odio vedere la Santoro così!
Voi che vorreste facesse Erica?
Che corresse da Feffe a rivelarle tutto o che lasciasse che fosse Eleonora a parlarle?
Per ogni gesto ne segue una conseguenza!
Staremo a vedere!

Vi è piaciuto questo momento ritrovato tra Alessia e Erica?!
Spero di sì, perché ne riavremo altri!
Presto conosceremo anche questa Giulia!

Francesca e Ilaria?
Che mi dite?
So che la magigor parte di voi la odia, ma io la adoro.
Chissà se e come si evolveranno le cose tra loro.

E' tornata Maria!
Ha fatto una breve apparizione lanciando indizi qua e là!
Staremo  a vedere!

Adesso vi lascio.
Alla prossima!
Un bacio,

Crige.












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Capitolo 10
*** Strane situazioni. ***


Quando una storia d' Amore finisce, speri sempre di essere dalla parte del lasciante e non del lasciato.
Perché alla persona lasciata crolla il mondo addosso.
Alla persona lasciata non rimane nulla, ma tutto resta.

Ogni dettaglio.
Ogni più piccolo ricordo.
La più piccola stronzata.
La risata più insignificante.
Una canzone, un film.
E sono quelle  le cose che più feriscono.
Sono quelle cose che ti attraversano come lame.

Ti senti annientato, vuoto.
Senti esploderti nel petto il sentimento che purtroppo ancora provi.
Così talmente grande e senza via di sfogo che ti rimbalza e rimbomba dentro, comes se volesse ricordarti quanto sia inutile provarlo ancora.

La routine di coppia non esiste più.
Tutti i progetti, i bei momenti vissuti insieme, le risate, le cazzate...
Tutto, tutto è rovinato.
Non ci sono più bei ricordi, ma solo cose che vuoi dimenticare ma che non riesci a farlo.

E' come se il mondo ti crollasse addosso e tu non potessi far niente per evitarlo.
Come se adesso vivessi in apnea aspettando solo il momento giusto per riemergere.
Per mettere di nuovo la testa fuori dall' acqua e provare ad andare avanti.

E ti chiedi quanto ancora dovrai sopportare e aspettare prima che quel sentimento abbandoni anche te.
Perché ormai è inutile e ti ricorda solo tutto quello che hai perso.
Ogno fottuto giorno della tua vita.

E non è vero che il tempo aiuta.
Non è vero che prima o poi passa.
E' sempre costantemente tutto nella tua testa e basta solo una miccia a innescarlo di nuovo.

Puoi solamente scegliere se continuare a vivere nell' oscurità o provare a rialzarti verso la luce.
E il vero passo avanti è quando riesci a rimetterti in piedi.
Certo, la miccia è sempre dietro all' angolo ma prima o poi innescare tutto farà sempre meno male e innescherà solo sorrisi.

E tornerai a ripensare ai bei momenti con un atteggiamento nuovo.
Ma non posso dirti che non farà male.
Perché lo farà, perché per te è stato importante e vederlo mandare a puttane così ti spezza solamente il cuore ancora una volta.
Ma riprendere in mano la tua vita dipende da te e da nessun' altro.


Ecco perché quando una storia d' Amore finisce, niente rimane, ma tutto resta.







Non avevo ancora realizzato quanto mi mancasse la mia squadra.
E' bastato mettere piede in spogliatoio per farmi salire un groppo in gola.
Farmi chiudere lo stomaco e lasciare che un senso nuovo di felicità mi attraversasse.

Quando io e Ilaria siamo arrivate, erano già tutte lì.
Inutile dire che è scoppiato un gran casino appena siamo entrate.
Sono stata travolta e abbracciata da ognuna di loro.
Soprattutto da Cinzia e Bianca.

Ilaria è stata accolta in maniera impeccabile.
Come previsto non smettevano di farle i complimenti a fine allenamento.
Hanno pure cercato di comprarla per il prossimo campionato.
Non avevo dubbi.

Nonostante la bellissima serata, non sono riuscita a togliermi questo senso di preoccupazione che provo.
Eleonora è arrivata in ritardo, ad allenamento iniziato.
Ha sbagliato qualche placcaggio e ha pure lisciato alcune prese al volo.
Non capisco cosa le succede e questo mi confonde.

-Ehi, bella addormenata, sei tra noi?-

Alzo lo sguardo e trovo ad attendermi il sorriso ironico di Bianca.
A quanto pare devo essere rimasta seduta sulla panchina per parecchio tempo.
Sono già tutte cambiate e pronte per lasciare lo spogliatoio.

-Sì, scusa- scuoto la testa -Ilaria?-

-Credo di averla vista metteresi d' accordo con Lucia per uscire a bere qualcosa stasera-

-Tipico di lei- sorrido -che fate adesso tu e Cinzia?-

-Io esco con Gianluca e lei dobrebbe vedersi con uno-

-Ho capito- annuisco -riusciremo a berci qualcosa insieme prima che io riparta?-

-Ma tu non ripartirai!- ride, facendomi un occhiolino.

Successivamente si china scrocchiandomi un bacio sulla guancia.
Sorride beffarda per poi scappare via.
La solita idiota.

Butto in alto le braccia, stiracchiandomi.
Mi alzo recuperando il borsone.
Me lo carico in spalla, abbandonando lo spogliatoio.

Mi guardo intorno alla ricerca della mia amica.
Vengo attirata da due figure in mezzo al campo.
Le luci sono già spente, ma una potrei riconoscerla anche in mezzo a mille.
E' Nene e l' altra credo possa essere Antonio.
Sembra che stiano discutendo.
Che cavolo hanno ancora da dirsi?

-Amore!- 

Vengo travolta alle spalle da un uragano assai familiare.
La sento poi scoppiare a ridere, prima di apparirmi di fronte.
Sorride furbamente, facendomi intuire che ha qualcosa da dire.

-Smettila di chiamarmi così!- scuoto la testa, rassegnata -dove eri finita?-

-Con Lucia- risponde, con tono sornione -usciamo a bere qualcosa!-

-Va bene! Ma comportati a modo!-

-Agli ordini!- ride, stampandomi un bacio veloce sulle labbra -non aspettarmi alzata-

-Non ne avevo nessuna intenzione!-

La vedo correre in direzione della macchina della mia vecchia compagna di squadra.
Sarà il caso che si comporti bene.
Non avevo dubbi che avrebbe trovato da scopare anche stasera.
Penso che sia un suo talento nascoto.
Ma neanche troppo.

Torno a rivolgere lo sguardo in mezzo al campo, ma non ci sono più.
Mi guardo intorno cercando di scorgere Eleonora.
Sobbalzo quando Antonio mi passa davanti a tutta velocità sulla sua moto.
Dove è finita la mia amica?

Decido di tornare in spogliatoio.
Con mio grande sollievo, Nene è lì dentro.
E' da sola.
Cammina avanti e indietro con una sigaretta in mano.

-Ehi- mormoro, avvicinandomi.

Sobbalza puntando di scatto gli occhi nella mia direzione.
Si blocca di colpo.
La mano che regge la sua Marlboro trema visibilmente.
Che le prende?

-Ehi- ripeto, parandomi di fronte a lei -che succede?-

Per un attimo ho il terrore che i suoi le abbiano detto tutto.
Ma il fatto che non mi stia ancora urlando contro, mi fa capire che non è così.
Anche se da una parte ci speravo.

-Nene?- provo di nuovo, portando una mano sul suo viso -mi parli?-

-No- soffia.

-No cosa?- chiedo, confusa.

-NO!- ripete di nuovo, ma ad un tono più alto.

Mi da le spalle allontanandosi.
Prende a camminare avanti e indietro.
Si passa una mano tra i capelli ogni dieci secondi.

-Ok- insisto -mi stai facendo preoccupare-

-Non posso, Feffe- mormoro -Non posso farcela-

La blocco per un polso, attirandola verso di me.
La obbligo a voltarsi nella mia direzione.
Scruto il suo volto attentamente.

-Ma che cazzo, Ele, sei fatta?-

-Solo qualche canna-

-Ma quando?-

-Prima di allenamento- ammette, abbassando la testa.

Sospiro, allontanandomi di qualche passo.
Porto le mani sui fianchi, restando a guardarla.
Vederla così mi uccide.

-Mi dici che ti succede?- insisto ancora, quasi con tono di supplica -ti ho visto con Antonio-

-E' arrabbiato- confessa -mi conosce e ha capito che avevo fumato-

-Ti ha fatto una parte a culo?-

-Più o meno- scuote la testa.

-Che hai Ele?- mi avvicino di nuovo, cercando il suo sguardo con il mio.

-Io non lo so- alza la testa guardandomi -non capisco cosa succede- vedo una lacrima rigarle il volto.

Non sono abituata a vederla così.
Non l'ho vista piangere praticamente mai.
Mi sta facendo preoccupare a morte.

L' abbraccio di slancio.
La stringo forte a me, sospirando tra i suoi capelli.
La sento ricambiare la stretta e nascondere il viso contro la mia spalla.

-Non sento Erica da stamattina-

-Hai provato a chiamarla?-

-Sì, ma non risponde-

-Perché avete litigato?-

-Non è importante- si stacca di colpo.

Scatta velocemente verso il suo borsone.
Lo afferra mettendoselo in spalla, incamminandosi per andarsene.
Ma io l' agguanto per una manica, impedendoglielo.

-Bisogna che tu mi parli, Testona!-

Ho usato quel nomignolo apposta.
Sapevo che era forse l' unica cosa che potesse fermarla.
Infatti si blocca di colpo, guardandomi in un misto tra confusione e incazzo.

-Se non mi dici cosa c'è che non va, come faccio ad aiutarti?- le chiedo, sospirando  -perché hai discusso con Erica?-

Sbuffa, sedendosi sulla panca.
SI lascia poi scivolare la borsa dal braccio.
China la testa, unendo le mani sulle ginocchia.

-Non siamo d' accordo su alcune cose-

-Quali cose?-

-Non posso dirtelo- mormora -anzi, non voglio dirtelo-

-Nene...-

-No!- alza la voce, alzandosi di scatto -tu sei andata via, Feffe! Te ne sei andata senza dirmi nulla! E ora vieni qui e pretendi che tutto sia uguale a prima! Beh, guarda un po', è cambiato tutto!-

-Ti ho già detto che mi dispiace!- dico quasi con tono esasperato, portandomi davanti a lei -quante volte dovrò ancora scusarmi con te?-

-A volte chiedere scusa non basta- soffia, guardandomi duramente -ho discusso con la mia ragazza perché molto probabilmente ha ragione e io non voglio ammetterlo. Perché ammettere quello, vorrebbe dire stravolgere troppe cose-

-E non potete parlarne?- le chiedo, ignorando il resto capendo che non è il momento giusto.

-Ci abbiamo provato! Ma tutte le volte finiamo a litigare!-

Non ci sto capendo nulla.
Sono tutti discorsi troppo vaghi per essere colti.
Non so a quali cose si riferisce e quindi non so neanche che dirle.

Quand'è che tutto è diventato così difficile?
Ho davverto mandato a puttane il nostro rapporto, andandomene?
Se così fosse, non me lo perdonerei mai.

-Vai da lei, Nene- porto una mano sul suo viso -cerca di risolvere-

-Non so dove possa essere- ammette, in un sospiro -ho chiamato sua madre, ma mi ha detto che non è lì-

-A casa vostra?-

-Ho io le chiavi- dice, estraendole dalla tasca posteriore dei jeans -devo ancora farle una copia-

-Beh, a casa tua? Avrà un posto preferito dove andare!-

-A casa mia non c'è, ho già provato a chiedere a mia madre- posso chiaramente vedere il suo sconforto aumentare sempre più -non posso perderla, Francesca. Lei è tutto quello che ho-

Quelle parole un po' mi feriscono.
E' come se pronunciando quella frase lei mi avesse appena escluso a priori dalla sua vita.
O comunque come se non contassi più niente per lei.

-Vai a cercarla in qualsiasi posto ti venga in mente- le stringo una spalla, cercando di sorridere -e se hai bisogno chiamami-

-D' accordo- annuisce, recuperando di nuovo il borsone -ci vediamo domani-

Si allunga dandomi un bacio in fronte.
Mi dedica un' ultima occhiata strana che non riesco a decifrare e poi se ne va.
Un sospiro mi esce spontaneo quando sento la porta chiudersi.

Non avrei mai immagino che io e Nene arrivassimo a questo punto.
Fatto di silenzi incompresi, di cose non dette, di segreti...
Di questa distanza che aumenta sempre più, senza sapere come fare per accorciarla.
E' davvero solo tutta colpa mia?

Ha detto che non vuole dirmi cosa c'è.
Non che non può, ma che proprio non vuole.
Perchè fa così?

Proprio in quell' istante mi viene in mente dove potrebbe essere Erica.
Insomma, se io fossi lei e avessi appena litigato con la mia ragazza, dov'è che andrei?
Ovviamente da Nene.
Sorrido vittoriosa, sapendo di essere sulla strada giusta.

Mi catapulto fuori dallo spogliatoio correndo come una scema.
Butto il borsone sui sedili posteriori della mia macchina.
In fine salgo, partendo a tutto gas.

Solo dopo il primo istante di euforia mi rendo conto cosa comporta ciò.
E non so se sono esattamente pronta a quello che avverrà.
Ma lo devo a Ele.
Glielo devo perché lei rimane ancora il mio tutto.
Anche se a quanto pare non riesco a dimostrarglielo.

A quest' ora di sera le strade sono poco trafficate e arrivo a destinazione in tempi record.
Mi stupisco di come ancora so la strada senza doverci pensare.
Quante volte l'ho percorsa...

Scendo dall' auto e mi tremano le mani.
Prendo un bel respiro attraversando il vialetto della casa di fronte alla quale ho parcheggiato.
Mi faccio coraggio e suono il campanello.

Passano pochi secondi prima che la porta si apra.
Lucia mi si presenta davanti il tutto il suo splendore.
E' vestita con un abito da sera nera, scarpe eleganti con un tacco non troppo alto, concludento l' outfit con pendenti alle orecchie  e una collana di perle.
Sta davvero da Dio e io sono in jeans e camicia bianca.

-Francesca!- esclama, dopo qualche secondo di sorpresa -oh mio Dio!- scatta in avanti abbracciandomi con foga -da quanto tempo!- si stacca, infilando la testa in casa - Michele! Vieni a vedere chi c'è!-

-Scusami per l' orario!- biascico, leggermente in imbarazzo.

-Oddio, Francesca!- è il turno di Michele di stringermi senza preavviso -ma stai una favola! Com'è che diventi sempre più bella?- ride, coinvolgendo la moglie.

-Grazie- sorrido, completamente a disagio -mi spiace di essere piombata qui a quest' ora, ma stavo cercando Erica, non è che per caso è qui?-

-E' di sopra con Alessia- risponde la donna -dai, entra!- sorride, facendomi passare -però prima di salire ci devi aggiornare!-

-Aggiormare?- 

-Sì- s' intromette il marito -siediti un po' con noi e raccontaci come stai, che fai..insomma, aggiornaci!-

-D' accordo- acconsento, dirigendomi in sala.

La casa è come la ricordavo.
Non è cambiato niente e questo mi sta facendo salire una strana sensazione alla quale non so dare un nome.
Mi fa davvero strano essere qui.

Aspetterò a scrivere alla mia amica che ho trovato Erica.
Voglio prima parlare con lei e poi deciderò che fare.
Ho bisogno che almeno qualcuno mi dica cosa sta succedendo a Nene.

Prendo posto sul divano e mi viene subito portata una birra fresca.
Dopo allenamento ci sta Dio.
I due coniugi si siedono davanti a me, scrutandomi con un enorme sorriso in volto.

-Ci è dispiaciuto così tanto quando nostra figlia ce lo ha detto- rompe il silenzio, il padre della mia ex -lo sai che ci siamo davvero affezionati  a te-

-Vale lo stesso per me- sorrido, cercando di non farmi cogliere dalla nostalgia -comunque io adesso sto benissimo!-

-Dicci tutto!- esclama contenta, Lucia.

-Abito a Londra da ormai tre anni, sono il vice capitano di una Squadra femminile di rugby con la quale abbiamo vinto il campionato quest' anno e lavoro per una società di grafica che si occupa di pubblicità-

-Siamo così orgogliosi!!- batte le mani la donna -hai fatto un sacco di strada! Te lo meriti!-

-Vi ringrazio- sorrido, imbarazzata -voi come state?-

-Alla grande! Tra qualche giorno andiamo in crocera!-

-Dai, ma che ganzata! Dove?-

-Isole Greche!- s' intromette Michele -ma non ti vogliamo annoiare! Vai pure di sopra-

-Grazie mille- mi alzo, portandomi dietro la birra -mi ha fatto un sacco piacere rivedervi-

-Anche a noi, tesoro- Lucia si avviccina stringendomi con fare materno -passa a trovarci quando vuoi-

Annuisco rivolgendogli poi un ultimo cenno di saluto.
Mi dirigo verso le scale, cercando di regolarizzare il respiro.
Stare qui mi sta facendo uno strano effetto.
Devo ancora capire se bello o brutto.

Una volta di fronte la camera di Alessia, mi prendo qualche secondo e poi busso.
Entro una volta avuto il consenso.
Dalle loro facce deduco che fossi proprio l' ultima persona che si aspettavano di vedere.

-Feffe- soffia, Erica, correndomi incotro.

L' abbraccio, stringendola forte a me.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Il respiro irregolare, che preannuncia una crisi di pianto.

-Ho parlato con Ele- mormoro -come penso tu sappia non mi ha voluto dire niente- mi stacco, guardandola negli occhi -ha passato una brutta serata-

-Beh, anche io- ribatte, dura -è una gran testona idiota e terstarda- sbuffa, incrociando le braccia -non mi da mai ascolto-

-Sì, invece- dico, asciugandole una lacrima solitara sulla guancia -è spaventata all' idea di perderti-

-Ma non ho intenzione di lasciarla!- 

-Lo so- sorrido -ha solamente fumato qualche canna di troppo prima di allenamento-

-Cosa?- quasi urla, arrabbiata.

-Calma- alzo una mano, bloccandola prima che escploda -l' ho già sgridata io per quello, adesso ha solo bisogno che tu vada da lei a rassicurarla-

-Sì, lo so- annuisce -tu non capisci- sospira, tornando a sedersi sul letto.

Guardo confusa prima lei e poi Alessa, che scuote la testa facendomi capire che non ne sa nulla.
Mi prendo un attimo per guardarla.
Jeans, maglietta semplice a mezze maniche blu, con scollo a V e delle pantofole nere.
Sta benissimo.

-Ok- torno a guardare Erica -bisogna che qualcuno inizi a dirmi qualcosa-

-Non posso farlo, Franscesca- mi guarda tristemente -o rischierei di perderla-

-Mi state facendo preoccupare tra tutte e due, cazzo!- sbotto, prendendo a camminare avanti e indietro -quando chiedo a Nene cosa abbia, mi risponde che non vuole dirmelo, lo chiedo a te e mi dici che non puoi, ma allora che cazzo sono tornata a fare?- mi altero, senza rendermi conto di quello che dico -ho capito che me ne sono andata senza dirvi nulla, ma non credo di meritarmi tutto sto distacco! Non è stato facile neanche per me-

-Nessuno ti ha chiesto di andartene, mi sembra!- si alza, parandosi di fronte a me.

-Ok, calmiamoci!- s' intromette Alessia, mettendosi tra di noi -fate un bel respiro e tornate in voi prima che una delle due dica qualcosa di cui poi si pentirà-

Ringhio di disappunto, voltando le spalle a entrambe.
Finisco in un sorso la mia birra, poggiando poi la bottiglia vuota sulla scrivania lì vicino.
Conto fino a dieci cercando di calmarmi.
Mi chiedo come mai questa cosa abbia iniziato a funzionare solo da qualche anno.
Mi avrebbe evitate un sacco di scelte sbagliate.

Cammino avanti e indietro per la stanza ancora per qualche minuto.
Aspetto che i battiti si regolarizzino e poi vado a sedermi sulla scrivania.
Noto dei libiri di fisica aperti e un quaderno con degli appunti.
Ricordo dei pomeriggi passati qui dentro lei a studiare e io a leggere.
Semplici, ma bellissimi.

-Scusami- soffio, in fine, guardando la ragazza della mia migliore amica -sono solo preoccupata-

-Scusami anche tu- sorride -è solo che non so cosa devo fare- sospira -io vorrei tanto dirti tutto, ma conoscendo quell' altra stupida temo che potrei solo peggiorare le cose-

-Che devo fare, quindi?-

-Insisti- dice, semplicemente, allargando le braccia -come farò anche io-

-Ma tra poco io dovrò andarmene di nuovo- mormoro -sono riuscita a farmi dare una settimana in più, ma se non dovesse bastare?-

-Non so cosa dirti, Feffe- scuote la testa -ora però è meglio che io vada da lei, prima che inizi a buttare giù quantità industriali di alcool-

-Chiamami per qualsiasi cosa- 

-Lo farò- annuisce -ciao Ale e grazie di tutto- 

Saluta con un bacio entrambe, dedicandoci un' ultima rapida occhiata dolce e poi abbandona la stanza.
La porta si chiude lasciando dentro me e Alessia in un completo e assordante silenzio.
Non so cosa fare né cosa dire, so solo che non mi va di tornare a casa.



                                                       **********


Francesca si guarda intorno, forse in imbarazzo.
Io mi siedo sul letto, cercando qualcosa da dire.
E' che questa situazione è talmente surreale che non so cosa diavolo potrei mai dire.
Passa ancora qualche minuto prima che Feffe rompa il silenzio.

-Non ho voglia di andare a casa- afferma -è vuota e silenziosa e io ho decisamente bisogno di bere e credo che l' altra sera io e Ilaria abbiamo finito le scorte- dice tutto d' un fiatio -insomma, ti va di andare a prenderci una birra o qualcos' altro?-

Rimango un attimo spiazzata da quella domanda.
Pensavo che dopo quello che le ho fatto manco mi rivolgesse più parola e ora mi sta chiedendo di uscire a bere?
Certo, ovvio che non è un appuntamento ma è comunque un' uscita in solitatia io e lei.
E questa cosa mi fa davvero strano.
 
-Io...-

-No, certo, capisco- m' interrompe -cosa diresti poi alla tua ragazza se venisse a sapere che sei uscita con la tua ex?- balza giù dalla scrivania -non ti preoccupare-

-No, Francesca- mi alzo -stavo per dire che per me va bene- le sorrido.

-Ah- s' immobilizza, sorpresa -ottimo!- ricambia il sorriso -prendiamo la mia macchina! Andiamo!-

Si avvia giù per le scale senza darmi il tempo di aggiungere altro.
Scuoto la testa, infilandomi le scarpe e recuperando maglione e borsa.
La raggiungo davanti alla porta, ma prima che riusciamo ad uscire, veniamo raggiunte dai miei.

-Uscite?- chiede mia madre con quel sorrisetto che odio.

-Sì- 

-Anche noi!- s' intromette mio padre -andiamo al teatro!-

Ci sorpassano uscendo di casa, non prima però di avere dato entrambi un bacio a Francesca.
Li vediamo parlottare tra di loro per poi sparire in auto.
Alzo gli occhi al cielo chiudendo il portone.

-Andiamo và-

Vedo distintamente Feffe ridere sotto i baffi.
Mi ha sempre detto che trovava i miei genotori molto buffi.
Mi chiedo se stia sogghignando per quello.

Fa cenno di salire in macchina, prima di fare il giro e imitarmi.
Mette in moto, lasciandoci così casa alle spalle.
Mi guardo in giro respirando un' aria familiare.
Questa macchina ha lo stesso profumo di sempre.
Deduco quindi che Marta non l' abbia usata molto.

-Dove siamo dirette? Al Danger?-

-No, troppo chiassoso- risponde -pensavo di andare a quel pub del mio amico poco fuori Firenze, ti ricordi?-

-Oh sì! Mi è sempre piaciuto un sacco!-

-Lo so!- 

Sorrido senza capirne il motivo.
Sorrido e una parte di me si sente già in colpa per Giulia.
Ma non  sto facendo niente di male, giusto?

Però sento i battiti del mio cuore aumetare velocemente.
Qualcosa nello stomaco che non riesco a definire.
Il respiro irregolare e le mani tremare.
Non va bene.

-Ho visto Nene litigare con Antonio- mormora, all' improvviso -e non so se fosse solo per la storia delle canne-

-Che vuoi dire?-

-La conosco- afferma -era troppo sconvolta-

-Mi devo preoccupare per la mia migliore amica?-

-No, assolutamente no- scuote la testa -ha detto che Erica è tutto quello che ha-

Sento distintamente una nota di tristezza e amarezza nella sua voce.
Deduco che quelle parole l' abbiano ferita.
E posso facilmente capirne il motivo.
Ma non so neanche se ho il diritto di chiederle qualcosa al riguardo.

-Beh, meglio così- dico, in fine -come è andato allenamento?-

-Benissimo!- esclama, recuperando subito il sorriso -le bimbe mi mancavano un sacco e sono molto contenta di come abbiano subito accettato Ilaria. Le hanno fatto un sacco di complimenti!-

-E' davvero così brava?-

-Ah, lo vedrai da sola domenica- sogghigna, persa nei suoi pensieri.

Non mi piace quella tipa.
Ma a quanto pare invece fa impazzire tutti.
Fatta ovviamente eccezione per Eleonora.
Io non sono ancora riuscita a inquadrarla e questa cosa mi mette una certa angoscia.
Ma perché deve sempre essere tutto così difficile?

Forse però ha ragione Ele.
E' inutile perdersi dietro una cosa che è destinata a finire.
Sì, magari sono ancora innamorata di Francesca  e sì, posso fantasticare su come sarebbe riaverla nella mia vita, ma lei tra poco se ne adrà e quindi tutto ciò non ha senso.

-Ho visto il libro di fisica sulla scrivania- soffia, interrompendo i miei viaggi mentali -ti stai già preparando?-

-Ci stavo provando- rispondo -ma poi ho messo tutto da parte e prima che arrivasse Erica stavo scegliendo delle foto per il corso di fotografia-

-Ah, giusto!- sbatte le mani sul volante -come sta andando?-

-Benissimo!- affermo, euforica -mi garba abbestia!-

-Bene allora!-

Sorrido, perdendomi a fissare il paesaggio che si sussegue fuori dal finestrino.
Riconosco la zona, siamo quasi arrivati.
Infatti dopo poco scorgo il pub in lontananza.

Francesca trova parcheggio proprio davanti all' entrata.
Prima di scendere dall' auto, però, recupera il suo porta-tabacco rollandosi una sigaretta.
La imito ammettendo che ne avevo giusto voglia anche io.

-Questa cosa che fumi mi fa davvero strano- ridacchia -e io che mi sono dovuta sorbire le tue romanzine per dure anni!-

-Che ti devo dire? Si cambia!- le faccio una linguaccia, abbandonando l' abitacolo.

La vedo fare lo stesso dopo pochi secondi.
Mi raggiunge, appoggiandosi contro il cofano.
Si accende il suo drum, passandomi poi l' accendino.
Tiro subito una boccata dal mio, con bisogno.

-Dio, non fumavo da tutto giorno! Erica è venuta da me subito dopo pranzo!-

-Comprendo il disagio- ride -pensa che io a lavoro posso fumare solo in pausa pranzo! Ma non è così male, almeno fumo molto meno!-

-Io non fumo moltissimo, ma mi aiuta molto con lo stress universitario-

-Immagino-

Butta in terra il mozzicone, spegnendolo con la punta della scarpa.
Mi piace come è vestita stasera.
Con le spalle leggermente più larghe la camicia le sta ancora meglio.
Se prima il suo fisico era già perfetto, non voglio neanche perdermi ad immaginare come possa apparire ora.

-Dai, entriamo!-

La seguo all' interno del locale, trovando qualche cambiamento.
Hanno pure aggiunto un palco in fondo.
Che lo abbiano copiato dal Danger?

Prendiamo posto ad un tavolo un po' isolato, concordando sul fatto di non aver bisogno di troppo chiasso.
Ordiniamo due Leffe medie, accompagnate da un cestino di olive all' ascolana.
Ne siamo sempre andate pazze.

-Dai, raccontami qualcosa della tua vita a Londra! Sono curiosa!-

-Da dove iniziare?!- domanda, retorica, grattandosi la nuca -per i primi tre mesi ho vissuto in una catapecchia con altre quattro persone ed è stato veramente orribile- ride al ricordo -poi grazie alle bimbe di squadra ho trovato un' altra casa da dividere con due di loro ad un buon prezzo-

-Ma che lavoro facevi?-

-Avevo trovato posto come barista di un pub- sorride -ma giusto per un anno, fino a che Ilaria non mi ha fatto conoscere dei suoi amici che mi hanno preso a lavorare con loro per la società dove sto adesso-

-E ti trovi bene in Inghilterra?-

-Molto- annuisce -anche se mi mancano molte cose- abbassa lo sguardo, perdendosi nei suoi pensieri.

Posso capirla perfettamente.
Certo, io non sono andata a vivere in un altro stato, ma più o meno ho vissuto le stette cose.
Trasferirmi a Milano è stato bellissimo, ma tremendo allo stesso tempo.

Andavo avanti con la mia vita, perdendomi quella delle persone a me più care.
Mi sentivo molto sola e distaccata da tutto.
E i bei voti degli esami non riuscivano a consolarmi del tutto.
Sono stati anni davvero difficili.

-E tu come mai sei tornata a Firenze?-

-Perché Milano è davvero troppo brutta come città!- dico senza pensarci troppo -è veramente grigia, buia e vanno sempre tutti di corsa e poi parlano in modo strano- rido, coinvolgendola -Firenze invece sì, è caotica, ma mi lascia sempre a bocca aperta-

-Capisco la sensazione- sorride, stringendomi una mano.

Vengo sorpresa da un brivido lungo tutta la schiena.
Il cuore che riprende a battere velocemente.
Mi tremano le gambe e io  ci capisco sempre meno.

-Come passi le giornate?- le chiedo, curiosa, cercando di spostare la mia atteznione su altro.

Francesca prende a raccontarmi del lavoro, della palestra, della squadra, del gruppo di amici che si è trovata, ma io non riesco proprio a starle dietro.
Lei racconta, racconta e racconta e io non faccio altro che pensare a quanto avrei voluto far parte di tutto ciò.
Non riesco a smettere di pensare a come io abbia potuto tradirla, come abbia fatto a mandare a puttane la cosa a cui tenevo di più.
Che cavolo mi passava per la testa?
Lei era così perfetta e io ho rovinato tutto.
E poi, che diavolo sto combinando con Giulia?

-Perché te ne sei andata, Francesca?- 

Le faccio quella domanda che mi chiedo da quando Erica me lo ha detto.
E' successo davvero solo per colpa mia?
Ho davvero rovinato così tanto la sua vita qui, da costringerla a scappare?

-Avevo bisogno di ricominciare- è l' unica cosa che dice.



                                                          **********


Per tutto il tragitto verso casa ho pensato a cosa fare, a cosa dirle.
Ma ormai sono dieci minuti buoni che sono seduta qui fuori sul mio scooter, cercando il coraggio di entrare.
Ho paura per come posso trovarla e per la piega che potrà prendere la conversazione.

Il punto è che non so quanto io possa esserle d' aiuto in questo momento.
Perché più che starle vicino come meglio posso, io non posso fare.
Non riesco a capire appieno come possa sentirsi.
Continuo a credere che la persona migliore con cui lei possa parlarne rimane Francesca.
Ma se non vuole ascoltarmi, come diavolo faccio?

Sopsiro togliendomi il casco.
Scendo di sella, riponendolo nel bauletto.
Alla fine percorro il vialetto che conduce alla porta.
Aspetto due secondi e puoi suono.
Mi chiedo quando finalmente anche io avrò le chiavi della nostra casa.

Il portone si apre dopo qualche minuto.
Eleonora mi si palesa di fronte evidentemente ubriaca.
Ha i capelli spettinati e una bottiglia di vodka semi vuota nella mano.
Mi domando se sia la prima.

-Ehi- mormoro, entrando.

-Ehi- sussurra, chiudendo il portone.

La seguo in sala trovandola abbastanza in disordine.
Ci sono bottiglie di birra vuote sparse per tutta la stanza.
Un cartone di pizza vuoto abbandonato sul tavolincino davanti al sofà.
Macchie sparse di pomodoro ovunque.
Mi sta già entrando il nervoso.
Quando poi noto ciò che giace dentro il posacenere, esplodo.

-Si può sapere che diavolo stai facendo?- sbotto, girandomi a guardarla -è così che pensi di affrontare la cosa? Cazzo, Ele! Hai venticinque anni, è ora che tu cresca!-

-Non urlare- soffia piano -ho mal di testa-

-Eh, chissà perchè?!- sbuffo, sedendomi sul divano.

-Dove eri? E' tutto il giorno che ti chiamo!- si lascia cadere sulla poltrona, arrabbiata -mi stavo preoccupando!-

-Noto- rispondo, sarcastica -ero da Alessia, Francesca è venuta lì a cercarmi-

-Capito-

Faccio scrocchiare le labbra palesemente incazzata nera.
Mi armo di tutto il mio autocontrollo per non far degenerare la situazione.
Ma odio quando fa così.
Questo suo lato auto-distruttivo non l'ho mai sopportato.

Prendo un bel respiro cercando di calmarmi.
La mia ragazza continua a bere distrattamente dalla bottiglia.
Speravo fosse lei a iniziare a parlare di quello che è successo stamattina.

-Hai intenione di dire qualcosa o che ne so?!- le domando, in fine.

-Mi dispiace per stamattina- risponde, dopo qualche minuto -ma continuo a pensare che tu abbia torto-

-E io continuo a pensare che tu sia una gran testona!- ribatto -e che tu debba andare dalla tua amica a dirle tutto quanto!-

-Questa è una gran cazzata!-

-Cazzo!- sbatto entrambe le mani sul divano, alzandomi successivamente -odio quando fai così!-

Non dice nulla.
Si limita ad accendersi una sigaretta.
Manco mi guarda.

-Francesca è preoccupata per te e anche io lo sono!-

-Non ne avete motivo!-

-Ah, no?!- alzo un sopracciglio fermandomi a fissarla -ma guardati, porca troia! Sei completamente fatta e sbronza!-

-Ti ho detto di non urlare- dice a denti stretti, massaggiandosi le tempie.

-Invece io urlo!- allargo le braccia, aumentando il tono -urlo perché far finta di nulla non ti aiuta! Devi parlare! Lo vuoi capire?!-

-Sto bene!-

-No, non è vero!- ringhio -gli attacchi di panico sono sempre più frequenti e stai dando fuori di matto!-

-A me sembra che quella che sta urlando sei te- si alza dal divano venendomi incontro -io ho tutto sotto controllo!-

-Non mi pare- 

-Ho passato momenti peggiori- abbassa lo sguardo -passerà anche questo! Tra poco lei se ne andrà e tutto tornerà normale!-

-Se per normale intendi che rinizierai a piangerti addosso e a dirmi quanto lei ti manchi, allora ok!-

-Ma che cazzo ne sai tu, eh?- quasi urla, facendosi sempre più vicina -tu vieni nel mio ufficio a spararmi addosso le tue sentenze su un periodo nel quale manco c'eri, pretendendo che io ti dica che hai ragione e quando non lo faccio ti arrabbi, prendi le tue cose e te ne vai! Poi sarei io quella immatura?-

-Occhio a quello che dici, Eleonora- le punto un dito contro, indietreggiando di un passo -pensa bene a che parole usare-

-Perchè, sennò che fai? Te ne vai di nuovo? Brava, accomodati! Tanto lo fanno tutti!- vedo i suoi occhi inumidirsi -sono stanca delle persone che dicono che ci saranno sempre e poi spariscono dal nulla! Prima Federica, poi Antonio e in fine Feffe! Siete tutti bravi ad andarvene!-

-Ele..-

-NO!- m' interrompe -tu non sai cosa ho passato quando lei è morta! Non sai delle cose che ho dovuto sopprimere per non rischiare di perdere anche Francesca e non sai delle notti in bianco che ho passato accanto a lei controllando che respirasse ancora! Non sai un cazzo, perché non c'eri e quindi non ti puoi permettere di vomitarmi addosso parole!-

-Amore..- provo di nuovo, mettendole una mano sul braccio.

-NO!- urla nuovamente, scansandosi -ho soppresso il mio sentimento per F perché averla come migliore amica era sempre meglio di non averla proprio e poi me l' hanno portata via comunque e allora a che cazzo è servito, eh? E cosa cazzo può servire dire a Francesca che io la amavo? Che per me Federica era tutto il mio mondo? Ma anche per lei era lo stesso con la sola differenza che Federica la ricambiava!- si allontana, passandosi una mano tra i capelli -nessuno si è mai preoccupato di come avessi preso la sua morte, perché erano tutti presi dallo stare dietro a Feffe! Ho dovuto ingoiare, stringere i denti e cavarmela da sola. Perché ero sola! Mia sorella passava le giornate a letto senza mai alzarsi, i miei erano preoccupati per lei perché tanto ehi, Eleonora è forte se la caverà!- si gira di scatto nella mia direzione -capito? Sono forte, me la caverò!- ripete, sarcastica.

In uno scatto di rabbia scaraventa la bottiglia ormai vuota contro il muro.
L' enorme frastuono rimbomba per tutta la sala.
Cosa che Eleonora non sembra neanche notare.

Rimane lì, immobile, a guardare i vetri sparsi in terra.
Il respiro corto e la sigaretta che ancora le fuma in mano, praticamente finita.
Fisso alternativamente lei e il punto in cui la bottiglia si è frantumata, senza sapere che cazzo dire.

Volevo che mi parlasse, volevo che si sfogasse, ma non immaginavo che sarebbe esplosa così.
Non l'ho mai vista in questo stato.
E devo ammettere che mi fa un po' paura.

Mi siedo sul divano incapace di trovare qualcosa da dire.
Vedo la mia ragazza sparire in cucina per poi tornare con scopa e paletta.
Pulisce il disastro creato in rigoroso silenzio.
In fine percorre la stanza fino al caminetto in fondo, appogiandocisi contro.

-Scusa- mormora -non so cosa mi sia preso-

-Hai solo confermato che ho ragione- soffio, senza guardarla -è questo che ho cercato di dirti stamattina. Te e Francesca amavate entrambe la stessa persona che purtroppo se n'è andata, se c'è quindi qualcuno che può comprendere come stai è proprio lei-

-Ma è una storia ormai passata-

-Per lei forse, ma a quanto pare non per te-

-E come dovrei iniziare il discorso, Erica? Cosa le dico? Sono passati troppi anni-

-Da qualche parte dovrai iniziare- le dico, cercando di incrociare il suo sguardo, ma senza riuscirci perché si è appena voltata di spalle -perché io sono stanca di vedere così la persona che amo-

Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente si volta.
Noto con disappunto che si è graffiata su un braccio, ma non sembra darle fastidio.
Punta i suoi occhi nei miei dove posso leggere tutta la tristezza e la frustrazione che sta provando in questo momento.

-Non volevo urlarti contro-

-Lo so- mi sforzo di sorriderle, facendole capire che è tutto a posto.

-Mi spiace di essere stata la ragazza peggiore del mondo in quest' ultimo periodo-

-Ehi, no!- mi alzo di scatto, andandole incontro -tu sei la migliore- sussurro, abbracciandola forte -ma anche i migliori hanno i loro momenti bui-

-Ti amo da morire, lo sai vero?-

-Certo che lo so- sorrido contro la sua spalle -ti amo anche io-

Mi stacco, portando una mano sul suo volto.
Lei porta la sua sulla mia, sorridendo.
Almeno sono riuscita a farla calmare.

-Promettimi solo che proverai a parlare con Francesca-

-D' accordo-

-E che mi darai presto la mia copia di chiavi!- rido, coinvolgendola.

-Domani- 

Mi alzo sulle punte dei piedi per poggiare le mie labbra sulle sue.
Un semplice e soffice bacio che pone fine alla discussione.
Ma c'è ancora una cosa che voglio dirle.

-Sappi che se ti troverò di nuovo in queste condizioni, prendo e esco di casa. Non ti voglio più vedere così. Non ti fa bene e non fa star bene me. E tra l' altro se il tuo allenatore della Nazionale sapesse che ti droghi, ti butterebbe fuori dalla squadra senza pensarci troppo. E' questo che vuoi?-

-No- abbassa la testa, accusando le mie parole.

-Allora la prossima volta comportati da persona matura e parla con me o con chi ti pare, ma ridurti così non serve a niente-

-Mi dispiace, Amore-

-Anche a me, ma non sto scherzando Ele. Fatti trovare ancora così e io me ne vado-

-Non succederà-

-Lo spero bene!- mi allungo dandole un altro bacio -e pulisci sto cazzo di disordine-



                                                                      **********


Mai avrei immaginato di ritrovarmi così con Alessia.
Io e lei a bere una birra al pub come vecchie amiche.
Come se non fosse successo nulla o come se non fossimo mai state niente.

Ce l'ho avuta con lei per così tanto tempo da non riuscire a pensare ad altro.
Mi sono chiesta più volte come avesse fatto a mandare a puttane tutto quanto.
Ma poi mi sono risposta che non ha importanza il motivo, ma quello che ha fatto.
E che molto probabilmente in parte è stata pure colpa mia.

-Facciamo un gioco!- esclama all' improvviso, richiamando la mia attenzione.

-Non ti è ancora passata sta cosa?- domando, divertita.

-Mai!- ride, coinvolgendomi -quante ragazze ti sei fatta in questi tre anni?-

-Ma che domanda è?-

-Dai, rispondi!- insiste, battendomi una mano sul braccio.

-Ma che ne so! Più di 30?-

-EH?- quasi urla, sporgendosi in avanti -scherzi?-

-Sai, una botta e via, no?-

-Direi più che altro tante botte  e via!- si lascia andare ad un' altra fragorosa risata, forse complici le tre birre medie che ha bevuto.

-Perché, te invece?-

-Io al massimo dieci!- 

-Beh dai, non è male!-

-Che fai prendi in giro?- s' imbroncia.

-Non oserei mai- scoppio a ridere, notando il suo broncio pronunciarsi sempre più.

Mi fa strano pensare ad Alessia a letto con altre persone.
Forse perché io sono stata la sua prima e mi ricordo quanto si sentisse in imbarazzo a spogliarsi davanti agli altri.
Io manco l'ho vista in reggiseno prima che facessimo l' amore.

-Ordiniamo un' altra birra?- chiede, cambiando discorso.

-Direi che hai bevuto abbastanza e che forse dovremmo andare-

-Dai, l'ultima!- m' implora, facendomi gli occhoni.

-E va bene- mi arrendo, chiamando il cameriere.

Ordino altre due Leffe, sorridendo della faccia vittoriosa di Alessia.
Com'è che riesce ancora a farmi fare quello che vuole?
Non ho mai saputo dirle di no.
E' questo il problema.

-Dov'era Ilaria stasera? Credevo che viaggiaste sempre in coppia!-

-E' uscita con una mia compagna di squdra e conoscendola deduco che in questo momento non stiano proprio parlando- scuoto la testa, rassegnata -è fatta così-

-Era così anche quando stavate insieme?-

-No, ha fatto del suo meglio. Ma cercavamo due cose divrse-

-Io non riesco a inquadrarla quella ragazza!- fa spallucce, ringraziando il ragazzo che ci ha appena portato le birre.

-Ilaria è particolare- sorrido -è una delle persone più buone e generose che io abbia mai conosciuto. Si è in un certo senso fatta carico di me senza neanche conoscermi davvero. Mi ha supportato, consolato, ascoltato e raccattato senza mai chiedere niente in cambio o senza aspettarsi qualcosa. Da quando la conosco c'è sempre stata per me e mi ha capita fin da subito soltanto guardandomi negli occhi. Sa quando ho qualcosa che non va e sa come farmi stare meglio, sa quando sto male oppure quando muoio dalla voglia di raccontarle qualcosa-

-La fai sembrare la persona migliore al mondo- sorride, puntando lo sguardo da un' altra parte -com'è che non ti sei mai innamorata di lei?-

-Perché sapevo che sarebbe stato solo masochismo. Lei non è pronta ad impegnarsi davvero con qualcuno, deve prima aggiustare i conti con i suoi demoni-

-Beh, chi non ne ha?- domanda, retorica, bevendo la sua Leffe.

C'è stato un momento, in realtà, in cui ho pensato che mi sarei potuta davvero innamorare di Ilaria.
Era una sera di ottobre di due anni fa e noi ci conoscevamo da circa un anno.
Ci eravamo già lasciate da un pezzo.
Io ero completamente ubriaca dopo aver avuto una pessima giornata, complice anche la discussione per email che avevo avuto in quei giorni con Nene.
Ero fuori dal solito pub seduta da sola sul muretto lì vicino.

Ad un certo punto è arrivata Ilaria.
Aveva il fiatone e sembrava molto accaldata.
Ha biascicato qualcosa riguardo al fatto che mi stava cercando da ore e che aveva pure provato a chiamarmi un sacco di volte.
Poi quando ha visto che non accennavo a dire nulla, si è semplicemente seduta accanto a me.
E' rimasta lì ferma, immobile e in completo silenzio con me per ore.

Ha aspettato pazientemente che io sentissi il bisogno di parlare.
E quando ha capito che non avrei detto nulla, si è alzata e mi ha detto che mi avrebbe portato a casa.
Mi ha accompagnato alla sua auto facendomi salire.
Siamo salite a casa sua e mi ha condotto nella sua camera da letto.
Mi ha messo sotto le coperte e poi si è sdraiata accanto a me.
Ha spento la luce e mi ha abbracciato sempre in silenzio.

La mattina dopo mi ha svegliato portandomi la colazione a letto.
Mi ha dato un bacio su una guancia dicendomi che stava andando a lavoro e che potevo restare lì quanto volevo.
Quando ho sentito la porta chiudersi...ecco, è stato lì che ho pensato che mi sarei potuta innamorare di lei.

-Ehi!- Alessia sventola una mano davanti al mio viso, richiamando la mia attenzione -a che stai pensando?-

-A niente di importante- scuoto la testa -che ne dici, andiamo?-

-D' accordo-

Si alza barcollando visibilmente.
Mi affretto ad andarle incontro porgendole il mio braccio.
Mi prende a braccetto sorridendo.
Ci dirigiamo alla cassa per pagare e dopo usciamo dal locale.

Decidiamo di farci una sigaretta prima di andare a casa.
La guardo rollarsela una e non riesco a smettere di pensare quanto sia bella.
Sento la nostalgia salire e non posso fare a meno di tornare indietro negli anni e a pensare a quanto ero felice nel periodo che siamo state insieme.
E' incredibile come una sola persona possa portarti sia in paradiso che all' inferno.

-Ok, penso di essere decisamente sbronza- 

Alessia interrompe i miei pensieri.
Si appoggia contro la mia macchina, mettendosi una mano in fronte.
L'ho vista così solo un paio di volte.
Quando stavamo insieme non beveva molto.

-Devi vomitare?- chiedo, allarmata.

-Macchè!- ribatte, quasi risentendosi -mica sono così ubriaca!- biascica quelle parole, non convincendomi del tutto.

-Dai sali, che ti porto a casa- affermo, salendo in auto -e se devi vomitare dimmelo che abbasso il finestrino e ti metto la testa fuori-

-Ah, grazie!-

Scoppio a ridere, mettendo in moto.
Si sono fatte quasi le tre senza che neanche me ne accorgessi.
E io che mi ero ripromessa di lavorare al disegno per la pubblicità, domani mattina!
Dovrò svegliarmi presto lo stesso.
Che palle.

Arriviamo a casa di Alessia in neanche quindici minuti.
L' aiuto a scendere, chiedendole di cercare intanto le chiavi di casa nella borsa.
Richiesta inutile, dato che stiamo aspettando da almeno cinque minuti fuori dal portone.
Alla fine le rubo la borsa dalle mani e in pochi secondi tiro fuori il mazzo.

A quanto pare quei pochi secondi che sono bastati perché lei si addormentasse contro il muro.
Sbuffo prendendola in braccio.
Chiudo la porta con un calcio per poi iniziare a salire le scale.
Una bestemmia ogni gradino.
Avevo già le gambe distrutte dall' allenamento!
Menomale che continua a pesare poco.

Una volta in camera sua la adagio sul letto.
Le tolgo le scarpe e la metto sotto le coperte.
Le do un bacio in fronte, prima di andarmene.
Ma prima che possa fare un passo, mi agguanta per un polso.

-Grazie- sussurra, per poi crollare di nuovo.

Sorrido, scuotendo la testa.
Ridacchiando sotto i baffi, mi dirigo verso la porta.
Prima di richiuderla però sento qualcosa che mi manda completamente in confusione.

-Ti amo-


______________________________________________________________________________________________


Angolo dell' autrice:

Sì, lo so, sono in ritardo!
Saltiamo direttamente la parte in cui mi offendete e andiamo avanti!

Spero che questo capitolo un po' Feffessia vi sia piaciuto.
E anche il colpo di scena xD
Ci mancavano un po' queste due, vero?!

Per quanto riguarda Nene e Erica, beh.. per il momento hanno chiarito.
Ma Erica è stata decisamente chiara con la sua ragazza.
Staremo a vedere!

Adesso vi saluto che ho una cena a base di vino e vino e se tardo la mia compagna di squadra mi uccide.
Se ci sono errori vi chiedo scusa, l'ho riletto solo due volte ma volevo aggiornare per aggiornare voi xD
Spero che non ci siano troppo orrori grammaticali.
Per qualsiasi cosa scrivetemi pure!

Un bacio a tutti,

Crige.

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Capitolo 11
*** Rotture. ***



Aveva ragione Pirandello.
Aveva ragione quando diceva che non siamo mai noi stessi.
Con nessuno.
Che da quando ci alziamo al mattino, fino a quando andiamo a dormire indossiamo delle maschere.

La maschera che più ci fa comodo in quel momento.
Con quella persona.
In quella determinata situazione.
Perché è più facile, si sa.

E' più facile mentire invece che stare a spiegare.
E' più comodo dare ragione invece che opinionare le nostre idee.
Tutto va liscio, si evitano discussioni e si vive meglio.
O almeno così crediamo.
La domanda è: quanto si può andare avanti così?

Siamo talmente tanto abituati a portare delle maschere, che alla fine ci dimentichiamo chi siamo davvero.
Cosa è più importante per noi e quali sono i nostri valori.
Perché se ci ricordassimo di essi, di certo non fingeremo.
Mai.
Con nessuno.

E' una vita decisamente triste e monotona.
Ci circondiamo così di false persone e falsi legami.
Perché noi per primi siamo falsi.
Vuoti.
Siamo uno specchio che riflette ciò che gli altri vorremmo che fossimo.
Ma noi, invece, cosa vogliamo?

Vogliamo davvero ridurre la nostra esistenza a sentirci sempre in difetto?
Come un puzzle al quale mancano dei pezzi per rispecchiare davvero quello che è.
Quello che vorrebbe comunicare e rappresentare.

E dove è finito il detto: meglio pochi ma buoni?
Gli altri dovrebbero accettarci per quello che siamo e non per quello che vorrebbero noi fossimo.
Ma questo non può avvenire se noi per primi non ci accettiamo.
Se non ci guarduassimo allo specchio e ci chiedessimo: "Ma io chi sono?"
Dovremmo risponderci seriamente a quella domanda e iniziare da lì.

Circondarci di persone che ci amano per quello che si è.
Lasciarli entrare.
Lasciare che trovino quei pezzi mancanti e che li incastrino alla perfezione.

Usiamo le maschere solo a Carnevale.
Non lasciamo che la nostra vita sia tutta una presa in giro.
Deponete le armi e iniziate ad ascoltare.
Arrendetevi alla verità e lavorate su di essa.
Dimostriamo a Pirandello che si sbagliava.

Basta una persona con la quale essere noi stessi.
Con la quale non riusciremo mai a fingere.
Trovate quella persona e tenetevela stretta.
Non lasciate che la paura di un rifiuto vi impedisca di essere chi siete davvero.





                                                                                                                       **********





E' da dopo la serata al pub con Francesca che ho una strana sensazione.
Quando ripenso a quella sera mi sale il panico e non riesco a capire il perché.
Eppure non ricordo nessuna scena imbarazzante o particolare.
Certo, ero abbastanza brilla, ma so che è stata Feffe ad accompagnarmi a casa e in camera.
Quindi, perché mi sento così?

-Francesca aveva ragione su Ilaria!-

Lorenzo mi riscuote dai miei pensieri.
Scuoto la testa e sbatto un paio di volte le palpebre tornando a concentrarmi sulla partita.
Le ragazze stanno decisamente asfaltando le ospiti.
Complice il fatto che Eleonora, Francesca e Ilaria sembrano essere veramente in buona!

-E' davvero brava!- commenta, Alessandro -e poi lei e Feffe sembrano davvero in simbiosi! Si muovono come se fossero una persona sola!-

-Sì, ma Ele rimane la più figa e brava di tutte!- Erica accompagna quelle parole con un cenno vigoroso del capo.

La vedo molto più tranquilla rispetto a quando venne da me.
Mi ha detto di aver parlato e chiarito con la sua ragazza.
Anche se non l'ho vista convinta fino in fondo.

Mi ha raccontato che quando è arrivata a casa loro, Eleonora era in uno stato pietoso.
Aveva bevuto e fumato tanto e le ha detto pure delle parole poco carine.
Tutto questo prima di esplodere e lanciare una bottiglia vuota contro il muro.
Dopo si è calmata e a quanto pare le ha dato ragione.
Ma non so nient' altro.

Non so niente di più specifico.
Non mi ha detto perché avessero litigato.
So solo che in qualche modo c'entra Francesca.
La cosa non mi stupisce: quelle due sono sempre andate di pari passo.

-Eccomi qua con le vostre birre!-

Elisabetta sorride alzando leggermente il vassoio tondo che ha in mano.
Ci passa ad ognuno un bicchiere per poi tornare a sedersi accanto a Lorenzo.
Devo dire che mi mancava venire  a vedere le partite.

Torno a rivolgere l' attenzione al campo, sorseggiando distrattamente la mia birra.
Avevo scordato quanto fosse sexy Feffe in divisa da gioco.
Sta veramente benissimo.
Quella maglietta attillata poi, mette ancora più in risalto il suo fisico statutario!

-Ele mi ha detto che stasera, dopo la partita, Francesca e Ilaria ceneranno a casa Santoro- Erica interrompe i miei pensieri poco casti -non ne era particolarmente contenta-

-Perché non sopporta Ilaria?-

-Anche- annuisce -ma credo soprattutto perché sta cercando di evitare Feffe in qualsiasi modo riesca- m' informa -la cosa non mi piace-

-Perché?- chiedo, curiosa.

-La incolpa per tutto quello che le sta succedendo e non riesce a parlarci, senza rischiare che finisca tutto malissimo-

-Non riesco a capire- scuoto la testa -cosa le sta succedendo?-

-Non posso dirtelo, Ale- abbassa lo sguardo dispiaciuta -posso solo dirti che sono molto preoccupata-

La tribuna esplode in un applauso fragoroso interrompendo la nostra conversazione.
Entrambe ci giriamo di scatto verso il campo, giusto in tempo per vedere Francesca tuffarsi in meta sotto i pali.
Si alza subito dopo andando ad abbracciare Ilaria.
Si stringono, si battono il cinque e si scambiano una pacca sul sedere.
A quanto pare ci siamo perse una gran bell' azione.

-No vabbé- si agita, Lorenzo, sorridendo come uno scemo -se quelle due il prossimo anno giocassero per noi, avremmo lo scudetto in pugno!-

-Decisamente- conferma Alessandro -ma mi sa che possiamo solo sognare-

-Da quando è andata in Inghilterra Francesca è migliorata molto- osserva Marta -e sembra stare decisamente meglio!-

-E' molto meno musona!- ride Erica, seguita dagli altri -adesso il premio "Musona dell' anno" va decisamente alla mia ragazza!-

Scoppia a ridere di nuovo, rabbuiandosi subito dopo.
Non mi piace vederla così.
Sempre tesa e preoccupata.
Non sonoa ancora andate a convivere e già ci sono dei problemi.
Mi domando quanto ancora la mia migliore amica potrà reggere senza scoppiare.

-Perché non vieni con me al bar a prendere un caffè?- le chiedo, afferrandola per un braccio.

-Volentieri!-

Ci alziamo, inziando a scendere i gradoni.
La prendo per mano, precedendola di un passo.
Per fortuna il bar non è troppo affollato.
Almeno riusciamo a parlare.

Mi dirigo al bancone chiedendo due caffé al ragazzo.
Sorride, facendoli subito.
Recupero le due tazzine, dirigendomi poi ad un tavolo un po' più isolato.

-Allora, dimmi tutto- le dico, una volta sedute.

-In che senso?-

-Avanti- le sorrido -finisci il discorso di prima-

Lascia andare un sospiro, buttando la testa all' indietro sulla sedia.
Distende le gambe, incrociando le mani sul proprio grembo.
In fine torna a guardarmi.

-Non so se ce la faccio-

-A fare cosa?-

-Non so se sono in grado di starle vicino-

-Che vuoi dire?- chiedo, confusa.

-Ho paura, Alessia- soffia -Eleonora mi fa paura- vedo i suoi occhi inumidirsi appena -cioè, so che non mi farebbe mai del male, non intendo quello. Ho paura per lei- confessa, abbassando lo sguardo -non so quanti colpi potrà ancora reggere e se non si decide a parlare, temo che possa esplodere o fare o dire qualcosa di cui potrebbe pentirsi per sempre-

-In che senso?-

-Francesca è la persona più importante per lei. E' così. L'ho accettato da tempo. Quello che non accetto è come diventa quando lei non è presente nella sua vita. Quando non si fa sentire per mesi, quando sparisce. La fa sentire inutile, esclusa e non è più la stessa da un po'. L' Eleonora di adesso è una ragazza spaurita, insicura, piena di rabbia e di dolore represso e si tiene tutto dentro perché non vuole ferire la persona alla quale tiene di più in assoluto. Ma non va bene, non è giusto. Si sta facendo del male e sta facendo del male anche a Feffe perché non capisce cosa le prende- arresta la corsa di una lacrima solitaria con l' indice della mano -e non posso dare tutta la colpa a lei. Perché se Ele non ne parla, lei come può saperlo? Ce l'ho avuta a morte con Francesca per parecchio tempo, sai? Non potevo credere che se ne fosse andata così senza dire niente a Ele o a nessun' altro. Non potevo credere che le avesse davvero fatto una cosa del genere. A lei. Lei che c'è sempre stata, che ha rinunciato a molte cose per lei, per starle vicino e supprotarla in tutti questi anni. E se devo essere sincera, a volte quella rabbia torna. Specialmente quando vedo la mia ragazza così-

-Mi dispiace, Erica- allungo una mano sul tavolo, invitandola a stringerla -immagino che non devono essere stati anni facili per nessuno, specialmente per voi. Mentirei se ti dicessi che so esattamente cosa potresti fare, perché non lo so. Ma conosco Francesca. Eleonora è tutto per lei e se ha deciso di andarsene senza dirle niente, deve avere avuto sicuramente un valido motivo. Deve essere così, per forza. E riguardo a Ele, l' unica cosa che posso consigliarti è di starle vicino meglio che puoi.  E spronala a parlare. Insisti. Non darti pervinta. Se poi non dovesse servire, sai anche tu cosa devi fare-

-Devo andare da Francesca- sospira, abbassando la testa -lo so. Sai un' altra cosa che mi da fastidio cos'è? Che i Santoro non abbiamo mai detto niente sulla sua partenza! Hanno semplicemente detto a Eleonora di capirla e di lasciarle il suo spazio. Hanno sempre bloccato tutte le sue domande sul nascere. Non le hanno mai dato modo di sfogarsi con loro o di parlarne. Cazzo, è lei la loro vera figlia! A volte danno le cose per scontate e questo mi fa arrabbiare. Eleonora non è forte come sembra. E' fragile e ha un sacco di ombre buie dentro sé. Spero che la psicologa le dia una mano!-

-La psicologa?-

-Oh cazzo!- si porta una mano alla bocca -questo non dovevo dirlo-

-Oh eccovi finalmente!- esclama Marta, spuntando da non so dove -la partita è finita! Abbiamo vinto!- batte le mani contenta -stiamo per andare al pub! Venite anche voi?-

-Certo!- annuisco, sorridendole -dove sono gli altri?-

-Sotto gli spalti a congraturarsi con le ragazze!-

-Arriviamo!- Erica, si alza in piedi, lanciandomi uno sguardo che dice "se lo dici a qualcuno ti uccido".

Eleonora va da una psicologa?
Allora la mia amica non aveva esagerato sulla situazione.
C'è davvero qualcosa di grosso in ballo.
Ma cosa?

Ci affrettiamo a raggiungere il resto della banda.
Li scorgiamo in un angolo a parlare tra di loro.
Ci avviciniamo a passo svelto per intrometterci nella conversazione.


-Amore!- Erica corre ad abbracciare la sua ragazza -sei stata bravissima come sempre!-

-Dai, che puzzo- sorride l' altra, lasciandole un bacio su una guancia.

-Ehi biondona!- Ilaria richiama la sua attenzione -Francesca mi aveva detto che eri brava, ma hai superato qualsiasi mia aspettativa!-

-E tu la mia- si scambiano un sorriso, sotto gli occhi straniti di tutti -sarebbe bello se veniste a giocare per noi- ride, tornando poi ad abbracciare Erica.

-Dov'è Francesca?- chiede, Marta.

-L'ho vista al telefono- le risponde la rossa -oggi ha la testa da tutt' altra parte- fa spallucce -insomma, andiamo a bere adesso?-

-Direi di sì!- acconsente, Ele -andiamo a farci la doccia-

Se ne vanno via parlottando e ridendo tra loro.
Ci guardiamo tutti abbastanza confusi.
E' incredibile come il rugby riesca ad unire le persone.
Ero rimasta che Eleonora non potesse vederla.
Adesso non ho manco più un alleato in questa guerra!

-Aaaah, quanto la amo!- esclama, la mia amica, facendo ridere i presenti.

Ed è proprio in quel momento che un ricordo mi giunge alla mente.
Quell' ultima parola ha risvegliato i miei ricordi di quella sera al pub.
Maremma maiala impestata ladra.
Che cazzo ho combinato?


                                                     **********


-Francesca?-

Mi sento chiamare ma non me ne curo.
Continuo a passare cocciutamente la spugnetta sul lavandino del bagno.
Più e più volte.
Sento l'odore forte della candeggina pizzicarmi il naso.
Ho perso la cognizione del tempo.
Da quanto sono qui?

-Amore?-

Pulisco sul pulito da un po', ormai.
Finisco il lavello e passo al wc.
Perché cazzo deve fare così?
Metto il gel anticalcare.
Che diavolo le ho fatto adesso?
Mi concentro sul bidè.

-Oh cazzo, sei qui!- Ilaria appare, esasperata, sulla porta -son cinque minuti che ti chiamo!-

-Non ti ho sentito- mento.

-Si può sapere perché te ne sei andata dal pub senza neanche salutare?-

-Avevo da fare- mi verrà il naso come Pinocchio.

-Cosa esattamente? Cenerentola?- sbuffa, avvicinandosi -Ci si può mangiare lì dentro! E' pulito! Falla finita!- mi strappa la candeggina spry di mano -che succede?-

-Cos'è, non posso manco più pulire adesso?-

-Intendi pulire in maniera ossessiva compulsiva?- dice, sarcastica, alzando un sopracciglio.

-Mi girano i coglioni, va bene? Sei contenta adesso?- mi alzo da terra passandole davanti.

Mi dirigo in cucina sfilandomi i guanti in lattice.
Li getto nel cestino, per poi prendere una birra dal frigo.
Appoggio la schiena al ripiano dietro di me, aspettando che Ilaria torni a farmi il terzo grado.
Quando ci si mette è proprio fastidiosa.

-Intanto chiedimi scusa per quel tono da stronza- eccola, infatti -e poi vedi di raccontarmi tutto a modo!- si siede al tavolo, fissandomi -comunque quando sei incazzata non prendi a pugni il saccone?-

-Devo fare il disegno per la pubblicità, le mani mi servono- rispondo, pacatamente -e scusa per il tono da stronza-

-Ora va meglio!- sorride, battendo le mani -dai, prendimi una birra, siediti e dimmi tutto-

Faccio come dice, ma sbuffando per farle capire tutto il mio disappunto.
Prendo posto davanti  a lei, allungandole la bottiglia.
Non so da dove iniziare.

-Odio come mi tratta-

-Ma chi?- chiede confusa.

-Nene!- esclamo, ovvia -hai visto come si comporta con me? Mi ignora! Non mi rivolge la parola! Fa come se io non esistessi! E stasera siamo pure a cena da loro! Cazzo!-

-Ehi, ehi, ehi!- porta le mani avanti -calmati!- ne allunga una, stringendo la mia -sinceramente non l'ho notato, perché ero troppo presa dal fatto che finalmente mi considerasse, mi parlasse e ridesse con me-

-Vuoi farmi incazzare ancora di più?-

-No, semplicemente sto cercando di dirti che è strana- alza le spalle -perché non ci parli sinceramente per una volta? Fatti dire cosa ha, ma davvero però! Basta frasi a metà e mezze verità! Parlate davvero!-

-Sai che non posso- scuoto la testa -abbiamo deciso che è meglio così-

-I Santoro non possono decidere per te- mi dice, dura -so che gli devi tutto, ma questa decisione spetta solo a te. Hai estromesso  il motivo più importante per il quale te ne sei andata ed è giunta anche l' ora che tu glielo dica!-

-Non posso!- alzo il tono, alzandomi dalla sedia -non posso farlo! Specialmente non ora che devono pure dirle quella cosa!-

-Amore- soffia, guardandomi dolcemente -non è un problema tuo, questo-

-Sì invece!- ribatto -lo è diventato da quando mi hanno chiesto di tornare!-

-Tu volevi tornare-

-Ma non così! Non per questo! E sicuramente non adesso!-

Prendo a misurare la stanza a grandi passi.
Rifletto su tutto.
Su gli ultimi mesi qui prima del mio trasferimento.
Sul rapporto complicato che ho con Nene.
Sui Santoro e le decisioni che hanno preso per me, senza mai chiedermi davvero cosa ne pensassi.
Tutto questo mi sta sfinendo.

Le menzogne con Eleonora.
La nostra amicizia che si è complicata e quanto questo mi faccia star male.
Non riesco a trovare una soluzione che vada bene per tutti.
Che non faccia soffrire nessuno.
Il problema è che questa soluzione non esiste.

-Francesca- Ilaria richiama la mia attenzione -stai continuando a mentire alla persona più importante della tua vita. Tu devi tutto a quella ragazza, cerca di ricompensarla iniziando a dirle la verità-

-E se dovesse solo peggiorare le cose?-

-Ovvio che peggiorerà le cose!- fa scrocchiare le labbra -ma le cose devono peggiorare, prima che possano migliorare! Oh, poi c'è sempre l' ipotesi che lei la prenda meglio di quello che credi-

-Eh certo- sogghigno senza allegria -e io sono etero e gli elefanti volano!-

-Senti- riprende, scocciata -finché non glielo dici non potrai saperlo-

-Ci mancava anche questa- borbotto, andandomi a prendere un' altra birra.

-Anche?- mi incalza -cos' altro c'è?-

-Nulla!- mi affretto a rispondere, superandola per andare in sala.

Mi siedo sul divano, allungando i piedi sul tavolino.
Accendo la tv su una partita a caso di rugby e poi mi rollo una sigaretta.
Inizio a fumare distrattamente, mentre Ilaria mi si porta accanto.

-Sai vero che non mi puoi raccontare cazzate?!- domanda, retorica -parlami- addolcisce il tono portando una sua mano sulla mia guancia, per farmi girare il viso nella sua direzione -cosa è successo?-

-Alessia- soffio, buttando indietro la testa -quando dopo la serata al pub l'ho riaccompagnata a casa e messa a letto perché troppo sbronza per farlo da sola, mi ha detto che mi ama-

-COSA?- urla, sedendosi subito compostamente -e te?-

-E io nulla!- sbuffo -sono andata via! Che altro potevo fare? Poi era ubriaca marcia, chissà a chi stava pensando. E' inutile ritirare fuori il discorso! Magari manco se lo ricorda!-

-La tua vita è peggio di "Beautiful"- scoppia a ridere, non curandosi delle mie occhiatacce.

-Hai finito?- chiedo, scocciata.

-Sì, scusa- si asciuga le lacrime -che intendi fare?-

-Non farò proprio niente- scuoto la testa -la cosa non mi interessa-

-Eh certo- sogghigna -e io sono etero e gli elefanti volano- ripete le mie parole di poco fa, guardandomi male.

-Ma smettila!- brontolo, cambiando partita -senti, parliamo d' altro, per favore?-

-Come ti pare- sbuffa, strappandomi il telecomando di mano -e basta rugby che per oggi direi anche basta!-

Fa zapping tra i canali finché non trova un film di suo gradimento.
"Sex and the city 2".
Inutile dire che lei ha un debole per Samantha.

Rifletto sulle sue parole e sulla nostra coversazione.
Perché quel "Ti Amo" mi ha scombussolato così tanto?
Perché mi ha dato così fastidio?
E poi, è davvero solo fastidio o c'è dell' altro?

E' inutile.
Non riesco a pensarci davvero adesso.
Sono più in ansia per lo strano comportamento di Nene.
Mi sta evitando e la cosa non mi piace.
Fa di tutto per non rimanere da sola con me.
Ma che diavolo le prende?
Credevo che l' avessimo superata!
Certo, c'erano ancora delle cose da chiarire, ma pensavo che il peggio fosse passato!

-Com'è andata con Lucia? Non mi hai raccontato niente!- domando, in modo da distrarmi un po'.

-E' stata una serata piacevole- sorride -siamo andate a prenderci una birra e poi a casa sua! Non pensavo che abitasse da sola! Beh, è stata una bella scopata, ehm, intendevo dire scoperta!-

-Certo, come no!- rido, tirandole una gomitata -vedi di non fare troppi danni-

-Ma che danni!- esclama -ho intenzione di uscirci di nuovo!-

-Davvero?- chiedo, sorpresa.

-Sì!- annuisce, convinta -abbiamo parlato anche un sacco e devo dire che boh, sento solo che ho voglia di rivederla-

-Bene! Sono contenta!-

-Anche io- sorride -l' unico problema è che noi da qui ce ne dobbiamo riandare presto-

-Già- mormoro, prendendo un sorso dalla mia birra.

-Devo dire però che Firenze mi piace molto! Mi ci sto trovando davvero molto bene!-

-Che vuoi dire con questo?-

-Niente!- storce il naso -solo che è stata una gran bella scoperta! Come Lucia!- scoppia  a ridere, alzandosi -vado a prendere delle patatine, ne vuoi anche te?-

-Ci farai indigestione di patatine, se continui così-

-Oh mio Dio!- si volta di scatto nella mia direzione -la Creatini ha appena fatto una battuta? Lo devo scrivere sul calendario!-

-Ah ah ah, molto divertente-

Scuoto la testa divertita, mentre sparisce ridendo come una scema.
Ripenso al nostro ultimo scambio di battute.
Che avrà mai voluto dire con quella frase?
Non starà mica pensando di rimanere, vero?!

-Penso che andrò a riposarmi un po'-

-Ma non volevi mangiarti le patatine?-

-Appunto- sogghigna maliziosa -vieni a riposarti con me?-



                                                   **********


E' inutile, non ce la faccio.
E' più forte di me.
Non riesco a guardarla, non riesco a parlarci, non riesco proprio a fare niente!

Vorrei dirle tutto.
Vorrei prenderla da parte e dirle quello che mi sta succedendo.
Ma è come se fossi bloccata.
Ho paura.
Ho paura perché non so come uscirne.
Ho bisogno di Francesca, ma presto lei se ne andrà e mi chiedo quindi a cosa serve parlarne con lei.

Almeno però mi sono ricreduta su Ilaria!
E' un vero talento del rugby, simpatica e divertente.
Avrei dovuto lasciar da parte il risentimento fin da subito e accoglierla meglio.
Mi sarei rispiarmiata un sacco di noie.

-Ele, tesoro, puoi dire a Susy che può sparecchiare?-

Mia madre mi riscuote dai miei pensieri.
Alzo lo sguardo annuendo subito dopo.
Mi domando come sia possibile che la cena sia passata così in fretta.

Mi alzo andando in cucina per dire alla governante che abbiamo finito.
Successivamente recupero una birra dal frigo, restando a sorseggiarla in cucina.
Non ho voglia di tornare in sala.

Mia madre ha riempito di domande Ilaria.
Mio padre, invece, di attenzioni Francesca.
Marta era fuori con Alessandro.
Se almeno ci fosse stata Erica, avrei avuto lei a cui appoggiarmi.
Ma doveva passare la serata in famiglia.

So di aver esagerato l' altra sera.
E di averla in qualche modo delusa e ferita.
Non mi sarei mai aspettata di esplodere in quel modo.
E' come se fossi tornata adolescente.

Il punto è che non so come fare.
Non so neanche a cosa son dovuti gli attacchi di panico e il malessere generale che provo.
E' davvero tutto riconducibile al trasferimento di Francesca o c'è dell' altro?
Ha forse ragione Erica?
Si tratta ancora di Federica?
Ma è mai possibile a distanza di tutti questi anni?

-Tu e Francesca a volte siete proprio identiche-

Sobbalzo a quella voce improvvisa.
Alzo la testa e mi ritrovo di fronte al sorriso timido di Ilaria.
Si avvicina lentamente senza togliermi gli occhi di dosso.

-Posso unirmi a te?- domanda, indicando la mia birra.

-Fa pure- annuisco, spostandomi al tavolo.

La vedo recuperare una bottiglia dal frigo e aprirsela.
Successivamente mi raggiunge, sedendosi di fronte a me.
Rimango in attesta, incapace di intuire le sue intenzioni.

-Le manchi-

-Come?-

-Le manchi- ripete -a Francesca, intendo-

-Non riesco a capire-

-E' preoccupata per te- sorride, dolce -non riesce a capire cosa ti prende-

-Non mi prende nulla!- mento, agitandomi un poco -va tutto bene-

-Puoi anche non fingere con me- ribatte -non mi devi nulla e non ti conosco, ma ci tengo molto a lei e non mi piace vederla così. E' irrequieta, arrabbiata e non sa cosa fare-

-Non so a cosa tu ti stia riferendo-

-Io invece credo di sì- mi guarda in modo strano, per poi continuare -vedo come la guardi-

-Non sono affari tuoi-

-Ti sbagli-  ribatte novamente -magari sì, tu non mi riguardi, ma Francesca sì. Sai, io ti capisco. Se la persona alla quale tengo di più se ne fosse andatata senza dirmi nulla, molto probabilmente anche io avrei reagito come te. Ma devi sapere che neanche per lei è stato facile-

-Nessuno le ha chiesto di andarsene, però!- inizio ad agitarmi -lei ha preso quella decisione e ora deve assumersene le conseguenze!-

-A me sembra che anche tu ne stia pagando le conseguenze- fa spallucce, continuando subito dopo -Francesca ora sta bene! E' meno musona del solito, ride di più, fa addirittura delle battute! Ha un lavoro che le piace e finalmente sa esattamente cosa vuole! Non ne sei felice?-

-Certo che sono felice per lei, cazzo!- sbatto una mano sul tavolo, alzandomi successivamente.

Perché nessuno riesce a capire?
Perché sono sempre io che devo dare spiegazioni?
Quando non reagisco come si aspetterebbero mi danno subito contro!
Non mi pare equo!

Inizio a misurare la stanza a grandi passi.
In rigoroso silenzio.
Senza degnare di uno sguardo Ilaria.

Se Francesca è preoccupata per me, perché non viene lei a parlarmi?
"Perché tanto non le diresti nulla".
Perfetto, ora ci si mette pure la vocina dentro la mia testa a darmi contro!

-Eleonora- la riccia richiama la mia attenzione -credo che dovresti andare dalla tua amica a parlarci davvero-

-Ma che cazzo vuoi da me, eh?!- quasi urlo, portandomi più vicino a lei.

-Calmati!- si alza a sua volta, portando le mani avanti -sto solo cercando di far fare la cosa giusta a entrambre!-

-Stai fuori dalle cose che non ti riguardano!- ringhio, avvicinandomi ancora -tu non sai niente!-

-Di te forse no, ma di Francesca so abbastanza- dice, con tono duro -e tu stai facendo la stronza senza sapere le cose!-

-Ma come cazzo ti permetti di venire qui a sputarmi addosso le tue sentenze quando di me non sai assolutamente niente?- mi porto a un palmo dal suo naso .

-Su questo hai ragione, ma da quello che ho visto fino ad ora mi sembri proprio una gran stronza- ribatte, guardandomi con aria da sfida.

-Che cosa sta succedendo qui?-

Ci giriamo all' unisono al suono di quella voce.
Francesca ci guarda con le mani sui fianchi e un sopracciglio alzato.
Alterna lo sguardo da una all' altra, soffermandosi però su di me.
O meglio, sul mio pugno alzato.

Lo abbasso immediatamente non ricordandomi neanche di averlo alzato.
Mi allontano da Ilaria velocemente.
Torno a sedermi al tavolo, continuando a sorseggiare la mia birra.

-Scusa- soffia, la rossa -è colpa mia. Ho iniziato io. Non dovevo immischiarmi. Ma, ehi- si volta nella mia direzione -mi hai appena dimostrato che ho ragione-

Per tutta risposta sbuffo come le peggiori tredicenni.
Mi concentro su un punto indefinito della stanza ignorando le altre persone presenti.
Volevo solo bermi una birra in santa pace.

-Dove sono i Santoro?-

-In giardino vicino la piscina- le risponde, Feffe.

-Ok, li raggiungo. Ci vediamo dopo- le lascia un bacio a stampo, prima di abbandonare la cucina.

-Si può sapere che ti prende?- la mia amica mi raggiunge, senza però sedersi -volevi colpire Ilaria?-

-Non me ne sono resa conto-

-Che hai, Nene?- chiede, quasi con tono di supplica -sei sempre arrabbiata, non fai che attaccare tutti, bevi in continuazione e ti fai pure le canne! Mi dici cosa ti sta succedendo?-

-Nulla-

Per un solo momento sono stata tentata di dirle tutto.
Ma a che servirebbe?
Credo che ormai il nostro rapporto sia cambiato per sempre.
E questo mi ferisce a morte.

-No, non è vero!- sbatte una mano sul ripiano vicino a lei -e lo sai benissimo che è una cazzata!- soffia, innervosendosi -Nene! guardami!- faccio come vuole -io tra poco dovrò tornarmene a Londra e non potremo più parlare così per chissà quanto tempo! Perciò, ti prego, parlami!-

-Inizia tu, allora!- ribatto, dura -perché te ne sei andata?-

-Te l'ho detto il perché!-

-No, invece!- ringhio -ti conosco come le mie tasche! Non mi hai detto tutto!-

-Perfetto, allora!- sorride, sarcastica -anche io ti conosco e so che c'è qualcosa che non va!-

-Ecco che pretendi, pretendi senza dare mai nulla in cambio!- mi alzo, sbattendo rabbiosamente la sedia -te ne vai e pretendi che io ti capisca senza batter ciglio, torni dopo anni e pretendi che tra di noi sia tutto come prima! Forse avrei dovuto lasciarti su quella panchina! Mi sarei risparmiata un sacco di noie!-

-Stai attenta a quello che dici!- mi ammonisce, puntandomi un dito contro.

-Se nont i avessi portato qui, le cose sarebbero andate molto meglio!- ormai la rabbia ha preso il possesso di me -molto probabilmente Federica sarebbe ancora viva!-

Mi accorgo di quello che ho detto solo quando il palmo della mano di Francesca colpisce la mia guancia.
Quel bruciore costante mi riscuote ed è come se mi risvegliasse.
Scuoto la testa e mi accorgo così degli occhi pieni di lacrime della mia amica.

-Feffe..-

-No!- alza una mano, bloccando qualsiasi mio tentativo di scusarmi -non me ne frega un cazzo di quello che hai da dire- mormora, con rabbia -sono tornata perché i Santoro mi hanno chiesto di farlo. Sono tornata solo ed eslusivamente per te! Ma adesso mi rendo conto che è stata una pessima idea- 

-Franscesca- faccio un passo in avanti, ma ancora una volta mi blocca.

-Ho aspettato i tuoi tempi e rispettato il tuo dolore. Io ti devo tutto, lo so benissimo, ma sono stanca di essere trattata come una stronza da tutti quanti. Ho sicuramente sbagliato il modo, ma speravo davvero che tu mi appoggiassi una volta visto che sto bene!- vedo una lacrima solitaria rigarle il volto -so quanto è stato difficile per te e ho cercato di chiederti scusa in tutti i modi. Ma a quanto pare non è mai abbastanza e sono stufa di essere trattata così da te. Perciò adesso basta. Aspetterò di tornare a Londra e nel mentre non credo di volerti vedere-

Le sue parole mi feriscono una ad una, trapassandomi come lame.
Non dovevo dirle quelle cose.
Non le penso e non so neanche come abbiano fatto a uscire dalla mia bocca.

Il senso di colpa che provo, però, viene spazzato via da una cosa che ha detto prima.
Non riesco a capire.
Cosa vuol dire?

-Che cazzo vuol dire che i miei ti hanno chiesto di tornare per me? Te lo hanno chiesto loro? Quindi a te non fregava un cazzo di tornare! Non fregava un cazzo di me!-

-Continua ad attaccarmi, fai pure, ma io sono stanca e adesso me ne vado!-

-No!- la agguanto per un braccio -adesso te mi dici tutto!-

-Non spetta a me dirtelo!-

-Dirmi cosa?-

-Che ho avuto un tumore al seno, Tesoro- 

Mi giro ritrovandomi di fronte mia madre.
RImango paralizzata sul posto, incapace di dire qualcosa.
La vedo avvicinarsi lentamente, sorridendomi dolce.

-L'ho scoperto mesi fa- dice, prendendomi per mano -non erano viaggi di lavoro, ma per delle visite con i migliori dottori e chirurghi. Adesso il peggio è passato ma per sicurezza dovrò fare dei cicli di chemioterapia e non potevo più nascondertelo. Ho chiesto a Francesca di tornare perché so che avresti avuto bisogno di lei, quando io e tuo padre te lo avessimo detto-

-Cosa?-

-Mi hanno operato- continua -adesso indosso uno di quei reggiseni con protesi e sono in lista per la ricostruzione del seno. Dovrebbero chiamarmi entro la fine della prossima settimana-

-Quindi tu lo sapevi?- mi volto rabbiosamente verso la mia amica -tu lo sapevi e non mi hai detto nulla!-

-Io le ho chiesto di non farlo-

-Sei tornata solo per questo!- ringhio, ignorando mia madre -non per quello che ti ho scritto in quell' email!-

-Eleonora- mia madre stringe più forte la mia mano -non rifartela con lei. E' stata una decisione mia e di tuo padre-

-Vaffanculo!- sbotto, liberandomi della sua presa e allontanandomi -andate tutti a fare in culo-

Recupero velocemente borsa e chiavi e esco di corsa da quella casa.
Non posso credere che mi abbiano mentito tutti quanti.
Sono stata ingannata dalla mia famiglia.
Presa in giro come una bambina piccola!
E per giunta Francesca sapeva tutto!

Ecco perché è tornata!
Solo per questo!
Tutte quelle belle parole su quanto le mancassi erano solamente delle gran cazzate!
Come ho fatto a cascarci?
Basta.
Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.



                                                                                                                                 **********



-Vado io!- urlo, scendendo di corsa le scale che dalla mia camera portano all' ingresso.

Apro il portone e mi ritrovo del tutto spiazzata davanti a ciò che mi trovo di fronte.
Eleonora con gli occhi gonfi e rossi di lacrime.
Che diavolo è successo?

-Scusa l'orario- sbiascica -non sapevo dove andare e non volevo stare da sola-

-Entra- mormoro, spostandomi di lato per farla entrare -che succede?- le domando, chiudendo successivamente la porta.

-Possiamo salire in camera tua?- chiede, senza guardarmi -non mi va che i tuoi mi vedano così-

-Certo-

Inizio a salire le scale seguita a ruota da lei.
Continua a tenere lo sguardo basso e ad asciugarsi di tanto in tanto gli occhi.
Mi sto seriamente preoccupando.

Raggiungiamo la mia stanza, chiudendoci l' uscio alle spalle.
Eleonora raggiunge il letto, sedendosi.
Recupero la sedia della scrivania, mettendomi di fronte a lei.

-Parlami- le dico, dolce, portando una mano sulla sua guancia.

-Ho combinato un gran casino-

-Che hai fatto?-

-Ho detto delle cose orribili a Francesca e la cosa che più mi ferisce è che adesso non me ne frega nulla-

-In che senso?- mi sento sempre più confusa.

-Mamma ha avuto un tumore al seno e ha chiesto a Feffe di tornare per quando me lo avrebbero detto. E' tornata solo per questo, capisci?-

-Cosa? Maria ha un tumore al seno?-

-Me lo ha detto stasera solo perché ha sentito me e Francesca litigare in cucina. Ha detto che i viaggi di lavoro erano solo una copertura per andare da dottori e chirurghi. E' anche già stata operata e io non ne sapevo niente!- si nasconde il viso tra le mani, piegando la testa in avanti -non mi sono accorta di nulla-

-Amore- mi alzo, portandomi vicino a lei -ehi, vedrai che andrà tutto bene- le passo una mano sulla schiena, cercando di calmarla -ti ha detto cosa deve fare adesso?-

-Cicli di chemioterapia e sta aspettando di essere operata per la ricostruzione del seno-

-Beh, vuol dire che il peggio è passato, no?!-

-Non è questo il punto!- ringhia -perché cazzo non me lo ha detto prima!- alza il capo di scatto, puntando finalmente i suoi occhi nei miei -continuano tutti a tenermi nascoste le cose!-

Successivamente si alza.
La vedo camminare avanti e indietro per tutta la camera.
Si passa nervosamente una mano tra i capelli più e più volte.
Vorrei riuscire a trovare le parole giuste per tranquillizzarla.
Ma non posso sapere cosa stia provando in questo momento.
Non l'ho mai vista così sconvolta.

-Ho detto a Francesca che se non  l' avessi portata a casa mia quella sera, forse Federica sarebbe ancora viva-

-Ele..-

-Sì, lo so!- mormora -ho detto una cosa orribile e il fatto che fossi arrabbiata non mi giustifica- si ferma davanti la mia scrivania, poggiando entrambe le mani sul ripiano, dandomi le spalle  -credo di averla persa-

-Questo non puoi saperlo- scuoto la testa anche se non può vedermi -scusati con lei fino a quando non ti perdonerà-

-Non vuole vedermi- lascia andare un sospiro -e non posso di certo biasimarla-

-Amore..-

-E poi sono arrabbiata- dice, spiazzandomi -non è tornata perché le mancavamo, è tornata solo ed esclusivamente perché i miei le hanno chiesto di farlo!-

-Non credo che sia così!-

-Me lo ha detto lei!- ribatte, con rabbia -le sue erano tutte cazzate!-

All' improvviso si porta una mano al petto.
Si china in avanti incapace di respirare.
Corro immediatamente nella sua direzione.
Non è la prima volta che succede.

-Shhh, Amore, respira- le passo una mano sulla schiena, facendo dei respiri profondi.

La faccio girare per guardarla negli occhi.
E' terrorizzata come tutte le volte.
Non ne posso più di vederla così.

-Ok, concentrati su questo- le prendo una mano poggiandomela sul petto all' altezza del cuore -fai dei respiri profondi e concentrati sul mio battito-

Fa come le ho detto e finalmente dopo diversi minuti che mi sembrano ore, riesce a calmarsi.
Una volta recuperata una regolare respirazione, si slancia in avanti abbracciandomi stretta.
Quasi mi stritola, mente sento il suo cuore battere all' impazzata.

Restiamo abbracciate in silenzio per parecchio tempo.
La stringo forte a me senza dire una parola.
Bisogna che qualcosa cambi, perché non si può continuare così.

-Domani chiami la psicologa e ti fai dare un appuntamento d'urgenza, chiaro?- dico, con tono che non ammette repliche.

-Ok- annuisce contro la mia spalla.

-Dai, cambiamoci e andiamo a letto- mi stacco, sorridendole -rimani qui stanotte-

-E domani?-

-Domani dormiamo a casa nostra- porto una mano sulla sua guancia -direi che è giunta l' ora che ci trasferiamo definitivamente-

-Ma io non voglio andare a casa a prendere i miei scatoloni-

-Ingaggeremo qualcuno- alzo le spalle in un gesto di non curanza -su, andiamo a dormire-

Vado all' armadio cercando qualcosa che possa starle.
Alla fine le allungo una mia vecchia maglietta che mi è sempre andata larga.
Quelle sue spalle dovrebbero entrarci.

La vedo cambiarsi lentamente e poi adagiarsi sotto le lenzuola.
La imito in fretta, portandomi poi accanto a lei.
Mi avvicino abbracciandola.

Lascio che incroci le nostre gambe e che appoggi la testa sul mio petto.
Prendo ad accarezzarle la schiena e a baciarle una tempia.
Non penso di averla mai vista così vulnerabile.

-Tu pensi che Francesca mi abbia detto tutta la verità riguardo la sua partenza?- chiede all' improvviso.

-In che senso?-

-Non lo so- sospira -sento che c'è qualcosa che mi nasconde-

-Allora chiediglielo-

-L'ho già fatto-

-Insisti!-

-Se non me l'ha ancora detto, dubito che lo faccia adesso dopo quello che le ho detto-

-Io ti amo da morire, Ele, ma quando ti arrabbi perdi il controllo e finisce sempre che dici qualcosa di cui poi ti penti-

-Lo so- mormora -sono un disastro-

-Ehi, no- cerco il suo sguardo, sorridendo una volta averlo trovato -tu sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto, la più buona e altruista! E' solo che sei una Testona!- rido, contenta di essere riuscita a farla sorridere.

-Me lo diceva anche Federica- sorride -che sono una testona, intendo-

-Lo so, me lo disse Francesca- sorrido a mia volta -non c'è niente di male! Devi solo renderti conto di quando diventa troppo!-

-Mi aiuterai tu?-

-Certo- mi sporgo in avanti, lasciandole un bacio a fior di labbra.

-Ho paura che Franscesca mi nasconda qualcosa di importante- riprende il discorso di prima -non ci sono abituata! Ci siamo sempre dette tutto!-

-Amore sono pur sempre passati tre anni! Anni in cui non vi siete viste e vi siete sentite pochissimo! Dai tempo al tempo-

-Devo farmi perdonare-

-Decisamente- concordo -le hai detto davvero una cosa orribile. Come se tu ti fossi pentita di averla portata nella tua famiglia e per di più le hai dato la colpa della morte di Federica-

-Mi sento uno schifo- nuove stille salate corrono sulle sue guance -non so a cosa stessi pensando. Non voglio perderla!-

-Vedrai che non succederà-

Cerco di consolarla anche se in verità non so  quanto credere alle mie parole.
Non so se davvero Francesca non ci stia dicenco qualcosa, ma so per certo che quelle parole l' avranno ferita a morte.
Spero che ci sia qualcuno con lei in questo momento.
Non posso neanche immaginare come si senta adesso.

Odio quando la mia ragazza si comporta così.
Quando si arrabbia non ragiona più.
Deve imparare a controllarsi o prima o poi si ritroverà da sola.
E non voglio che questo succeda.

Questi ultimi anni sono stati davvero difficili per lei.
C'è stato un periodo in cui faticavo a riconoscerla.
Non usciva mai di casa se non per andare a lavoro o agli allenamenti.
E quando invece lo faceva, spariva per giornate intere rendendosi inrintracciabile.
E' stato difficile starle vicino.

Piano piano però le cose sono migliorate.
Grazie anche alle sedute con la psicologa e ai nostri amici.
Si è fatta una ragione per l' assenza di Feffe e ha imparato a conviverci.

Ma adesso lei è tornata e questo ha di nuovo scombussolato il suo equilibrio.
Per giunta non ha neppure detto la verità sul suo rientro.
Penso che Eleonora si sia sentita tradita e presa in giro per la seconda volta.
E non sa come riuscire a perdonarglielo.
Credo che questo la ferisca.
Spero solo che le cose si aggiustino.
Anche se non so quanto sarà possibile, visto che tra poco Feffe se ne andrà di nuovo.
Il tempo a disposizione è davvero poco.

-Grazie per avermi fatto rimanere qui- Eleonora interrompe i miei pensieri -non volevo stare da sola-

-Non ringraziarmi per niente- scuoto la testa -sono la tua fidanzata! E' il minimo che potessi fare-

-Ti Amo- 

-Ti Amo anche io- le lascio un rapido bacio sulla punta del naso -ora dormi! Domani penseremo a cosa fare-

-D' accordo- acconsente -Notte-

-Buonanotte, Amore Mio-




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ANGOLO DELL' AUTRICE:

Come al solito: scusate il ritardo!
E' stato un mese un po' incasinato e non ho avuto molto tempo per scrivere.
Ma spero di aver ricompensato la vostra attesa a dovere e che quindi il capitolo vi sia piaciuto.

Eleonora è sempre più arrabbiata e persa.
Erica è rimasta l' unica persona con la quale riesce a essere sé stessa, mentre con gli altri non fa altro che creare casini.
Cosa succederà adesso tra lei e Francesca, dopo le cose che le ha detto?

Penso che di Maria ve lo potevate immaginare.
E' un argomento che mi tocca da vicino perché qualcuno a cui tengo molto ci è passato, ma anche per lei è andata nello stesso modo come Maria!
Quindi, dopo la pioggia, esce sempre l' Arcobaleno!

In questo capitolo è rimasta in sospeso la faccenda del "Ti Amo".
Chissà quando finalmente ste due ne parleranno.
Anche se per il momento non sappiamo davvero cosa ne pensi Francesca!
Staremo a vedere!

Adesso vi lascio che voglio dedicarmi un po' alla lettura.
E sì, questo vuol dire che andrò a piangere sull' ultimo libro di Nicholas Sparks....ma ehi, che posso farci?
Mi piacciono le storie d' amore!

Un bacio a tutti e grazie che ancora seguite le mie storie, nonostante i ritardi cronici!
A presto,

Crige.








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Capitolo 12
*** Non doveva succedere. ***




Ci sono persone che ti entrano dentro e non ti lasciano più.
Quelle persone che nonostante tutto hanno ancora un loro posto nel tuo cuore e nella tua mente.
Quelle persone alle quali non riusciresti mai a dire di "No".

E sono proprio loro che ti fottono.
Loro con i propri occhi grandi, i loro sorrisi bastardi così ingenui da non rendersi conto che effetto abbiano su di te.
O forse sì.
E lo usano a proprio vantaggio.

Quelle persone che nonostante il tempo trascorso, ripiombono nella tua vita e te la stravolgono di nuovo.
Loro, che sono capaci di portarti dal paradiso all' inferno in un sono momento.
E tutto questo senza manco l' aiuto di quel cretino di Virgilio.

No.
Basta un loro gesto o una loro parola e tu finisci in coma.
Con il sorriso ebete e lo sguardo sognante sperando in un qualcosa che forse non arriverà mai.
Ma è proprio quello che ti fotte.
La speranza.
Perché si sa, dalla speranza all' illusione è solamente un attimo.

Sbagliano tempismo, luogo e tempo.
Sbagliano il modo e le parole.
Sbagliano tutto quanto, eppure ai tuoi occhi continuano a risultare perfette.

Ti calpestano, ti distruggono, fanno di te ciò che vogliono ed è come se tu fossi cieco.
Continui solo a vedere il bello, il buono e tutto l' affetto che ancora provi.
Perché quello no, non muta mai.

Ma se poi la speranza si tramuta in realtà come la mettiamo?
Fuggi o la accogli a braccia aperte?
Volti le spalle o lasci che ti travolga di nuovo?

La verità è che siamo tutti bravi a parlare e a dare consigli.
Ma quando la vita ti mette davanti una possibile piccola gioia, non fai altro che aprire una mano e prenderla al volo.
Perché si sa, una gioia ogni tanto è sempre meglio che nulla.

Non si ottiene nulla senza rischiare.
E non si prova felicità senza dolore.
Non c'è luce senza oscurità.
Non c'è Amore senza pena.

Ma è quando tutto questo si fonde che avviene la magia.
Se un legame supera ciò, allora è quello giusto.
Se sopravvive, forse avrà una fine diversa dalla precendente.
Magari a volte, bisogna solo illuderci un po'.





                                                                                                     **********





Sono passati due giorni dai fatti successi a casa Santoro.
La giornata alla Spa è saltata.
Eleonora è partita per qualche giorno con alcune sue compagne di squadra della Nazionele.
Francesca è sparita dalla circolazione e non risponde ai miei messaggi.
E Alessia esce sempre più spesso con Giulia.
Con stasera, sono ben due sere che mi ritrovo da sola al Danger a bermi un paio di birre prima di andare a casa.
Casa completamente vuota e silenziosa.

Lascio andare un sospiro guardandomi intorno.
Il locale è pieno e molto rumoroso.
Sul palco si sta esibendo una ragazza che non è brava neanche la metà della mia fidanzata.
E ancora una volta mi domando che diavolo ci sto a fare qui.
Poi però ripenso alla mia casa deserta e mi rispondo da sola.
Non ce la faccio a stare lì.
Non ora.
Non senza Eleonora.

Non parla ancora con i suoi.
Feffe è un argomento taboo e i nostri amici si dividono tra noi e lei.
Non siamo più tutti insieme.
E io ho la sensazione che se vedessi Francesca, Ele la prenderebbe come un tradimento.
Mi sento in mezzo a due fuochi e questa situazione non mi piace per niente.

Ho provato a suonare a casa di Feffe, ma non ho mai ricevuto risposta.
Come ai messaggi o alle mille telefonate che le ho fatto.
E adesso mi sto anche sinceramente un po' arrabbiando.
Insomma, io non c'entro assolutamente niente!

-Ehi, bella figona!-

Salto sulla sedia a quella voce improvvisa.
Mi giro di scatto e trovo ad attendermi un timido sorriso riservatomi da Ilaria.
Che ci fa qui?

-Ciao!- alzo una mano a mo' di saluto -non ti ci facevo al Danger!-

-Ero qui con Lucia- m' informa -è appena andata via! Stavo per fare lo stesso, quando ti ho visto!-

-Ti unisci a me?- le chiedo, indicando la mia birra -sono qui da sola-

-Volentieri!- accetta di buon grado, sedendosi accanto a me.

Ilaria ordina una birra rossa doppio malto e delle patatine per accompagnarla.
Decido di prenderne un' altra anche per me per farle compagnia.
Questa serata in solitaria sta prendendo decisamente un' altra piega.

-Come sta Francesca?- 

-Penso tu possa immaginarlo- risponde con un sorriso tirato -anche se devo ammettere che l'ho vista veramente poco-

-Ma scusa, non stai da lei?-

-Io sì- annuisce -è lei che non ci sta-

-E dove è?-

-Ah, non ne ho la più pallida idea- alza le spalle scuotendo la testa -su dieci messaggi che le mando, mi risponde a mezzo e quando la chiamo squilla sempre a vuoto-

-Cioè, non parla neanche con te?- domando, abbastanza sorpresa -credevo che fosse un libro aperto per te!-

-Ma quando mai?!- scoppia a ridere -devo sempre insistere e il più delle volte finiamo a litigare-

Non lo avrei mai detto.
Ero arrivata a credere che ormai fosse lei il porto sicuro di Francesca e non più Ele.
Ma a quanto pare non lo è nessuno.
Posso solo immaginare come possa sentirsi sola...
Il punto però è che non lo è!
Noi ci siamo, ma lei continua ad allontanarci!
E' proprio uguale alla mia ragazza.

-Sembrate così unite, però-

-E lo siamo- sorride -ma ci sono cose di cui non mi parla e ho imparato ad accettarlo-

-Beh, però di Federica lo sai!-

-Sì- annuisce -solamente quel poco che basta e solo perché l'ho trovata una sera completamente ubriaca marcia e fatta-

-E io che  credevo fosse cambiata..- dico più tra me e me che a lei.

-Lo è- annuisce -ha fatto molti progressi da quando ci siamo conosciute-

-Come era? Cioè, lo so come era, ma non so in che condizioni fosse quando è arrivata a Londra-

E' una cosa che mi sono sempre chiesta.
E' la domanda successiva al "perché se ne è andata?".
Non ho mai capito cosa l' abbia spinta ad abbandonare tutto e tutti senza dire niente.
Ma sto iniziando a credere che fosse qualcosa di veramente grosso.

-Muta- ride -credo di non averle sentito uscire una parola dalla  bocca per i primi due mesi. Stava sempre sulle sue, in disparte e parlava solo se insistevi a farle domande-

-Eleonora due la vendetta- scherzo, strappandole un sorriso.

-A proposito, la bionda dov'è?-

-Le ho suggerito di andare via per un po' per schiarirsi le idee e lei lo ha interpretato come un "chiama qualche tua compagna della Nazionale e fatevi una vacanza di qualche giorno"- sbuffo, alazando gli occhi al cielo.

-Beh, di sicuro non le fa male pensare un po' a quello che ha detto- vedo il suo sguardo indurirsi -non sai quante notti ho passato a consolare Francesca quando si svegliava in preda agli incubi per Federica e tutto il resto- abbassa gli occhi per un momento -ci manca solo che rinizi a sentirsi in colpa per la sua morte-

-Eleonora non pensa davvero quello che  le ha detto- sospiro, rammaricata -era arrabbiata per sua madre in primis, ma anche per come stavano andando le cose tra lei e Feffe-

-A volte, prima di parlare, dovrebbe chiedersi come è stato per lei- mormora, per poi finire la sua birra in un sorso.

Lei avrà passato le notti a consolare Francesca, ma io le ho passate cercando di far ragionare l' altra Testona.
Molte volte l'ho sorpresa a fare la valigia con tutta l' intenzione di andare a Londra.
Una volta non ce la feci a convincerla a stare buona e andò in aeroporto.
Tornò tre ore dopo, ubriaca marcia blaterando sul fatto che una volta lì non poteva di certo girare per tutta la città alla ricerca della sua amica.
Era devastata.

-Comunque mi dispiace- dice, all' improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri -forse se non l' avessi punzecchiata le cose sarebbero andate diversamente-

-Ah, non credo- scuoto la testa -sono due idiote quando ci si mettono- 

-Lei come sta?-

-Al momento bene, evidentemente-

Allungo il telefono verso di lei, mostrandole quello che stavo guardando.
Un video messo su Instagram da una delle ragazze che sono con Eleonora.
Ritrae quest' ultima mentre canta e balla da ubriaca.

-Ma che cazzo?- scoppia a ridere la rossa -che sta facendo?-

-Qualche ora fa mi aveva scritto che le ragazze avevano intenzione di farle una matricola per la sua recente promozione a capitano- la informo -mi sa che tutto ciò è una parte di quella-

-Ma è vestita come Britney Spears nel video di "Baby one more time" e sta ballando proprio su quella canzone sbiascicando le parole!!- una nuova risata esce dalla sua bocca  -non la facevo così spassosa-

-Perché è stupida- dico, cercando di non farmi contagiare dalle sue risa -lei è molto divertente in realtà e poi mi sorprende sempre-

-In che senso?- chiede, curiosa.

-Sai, una volta era ad un raduno con la Nazionale e si trovavano all' aeroporto di Parigi, in attesa del loro aereo- inizio a raccontare, sorridendo al ricordo -il frastuono si zittì in un colpo quando un ragazzo urlò in faccia a quella che presumevano essere la sua ragazza, che era brutta e grassa e che tra di loro sarebbe finita con la sua partenza-

-Dai ma che stronzo!- sbatte una mano sul bancone, visibilmente indignata.

-Eh sì- annuisco -comunque, era la settimana della musica e avevano posizionato un pianoforte al centro della sala d' attesa. Eleonora senza dire niente a nessuno andò lì e si mise a suonare e cantare "Beautiful" di Christina Aguilera. Fu bello perché altri tre sconosciuti si unirono a lei per farle da coro e alla fine della canzone tutto l' aereporto applaudì e la ragazza andò ad abbracciare Eleonora-

-Che figata!- esclama, sinceramente ammirata -te lo ha raccontato lei?-

-Macchè!- rido -qualcuno girò un video e lo pubblicò sui social-

-Sembra un' altra persona da quella che ha urlato quelle cose a Francesca-

-Sta solo passando un brutto periodo- la giustifico, di nuovo.

E io sono così stanca.
Sono stanca delle continue guerre con lei.
Dei litigi senza senso e dei suoi sbalzi d' umore e lunghi silenzi.
Rivoglio la mia vera Eleonora.

Quella sempre pronta ad aiutare chi ne ha bisogno.
Quella sarcastica e divertente.
Quella che era sempre presente e con la testa sulle spalle.
Quella che era quando Francesca era qui.
Ma anche quella che era una volta abituatasi alla sua assenza.

Da quando è tornata Feffe le cose sono precipitate di nuovo.
E' tornata a bere come una dannata e ha riniziato a farsi le canne.
E' tornata ad essere musona e scontrosa con tutti.
Non mi piace e inizio a non sopportarlo più.
Sono stanca di doverla sempre giustificare con tutti.
Bisogna che si riprenda e anche in fretta.

-Ehi!-

Ci voltiamo di scatto e troviamo ad attenderci l' enorme sorriso di Alessia.
A quanto pare c'era la riunione delle froce anonime al Danger e nessuno ce lo aveva detto.
Rido mentalmente da sola per quella cazzata.

-Alessia- esclamo -anche tu qui?-

-Ero qui con Giulia- c' informa -ma abbiamo discusso e lei se n'è andata- sospira, alzando le spalle -ciao Ilaria- regala un sorriso anche a lei, prima di prendere posto accanto me.

-Ciao Alessia- la rossa ricambia il saluto e il sorriso -Scusa, puoi fare una Leffe media per lei?- chiede poi alla barista di fronte a noi.

-E te come...-

-Oh, avanti- la interrompe Ilaria -pensi che Francesca non mi abbia raccontato nulla?-

-Ah, giusto- 

Il suo sorriso tirato fa suonare il campanello di allarme nella mia testa.
C'è qualcosa che non va e che non mi ha ancora detto.
Mi devo ricordare di indagare, ma sicuramente non posso farlo adesso.

-Comunque, a proposito di lei, avete sue notizie?- domanda la mia migliore amica -Erica mi aveva detto che era sparita-

-Nada- scuotiamo entrambe la testa in un cenno negativo.

-Certo che Eleonora se la poteva anche rispiarmiare- borbotta, beccandosi un' occhiataccia.

-In compenso lei si sta divertendo-sogghigna la rossa -falle vedere, Erica!-

Sbuffo recuperando il telefono dalla tasca dei miei pantaloni.
Apro la app di prima e scorro le varie storie.
Ce n'è una nuova.
Storcio la bocca.

-Che succede?- Alessia richiama la mia attenzione -guai in vista?-

-Per lei sicuramente- sibilo a denti stretti -almeno prima erano in una fottuta stanza di albergo! Questo è un locale, cazzo!- 

Sbotto mostrando loro lo schermo.
Un Eleonora mezza nuda si dimena su un palco dando il meglio di sé al Karaoke.
La didascalia del video dice "Il capitano più figo lo abbiamo noi".
Spero solo che non lo veda il loro allenatore.

-Beh dai, almeno ha ancora tutti i vestiti addosso-

-Certo- soffio, sarcastica -una minigonna e una camicetta completamente sbottonata coprono tantissimo! E' mezza nuda!-

-Oh oh- Ilaria si porta una mano alla bocca.

-Cosa?- torno a guardare il video giusto in tempo per vedere la mia ragazza limonarsi uno a caso -ottimo- sbuffo, bloccando lo schermo -davvero ottimo-

-oooook, direi che è ora che io vada- la rossa si alza, sorridendo timidamente -grazie per la serata- ci abbraccia entrambe -notte-

La seguiamo con lo sguardo fino a che non sparisce in mezzo alla folla.
Lascio andare un sospiro incazzato, reggendomi la testa con le mani.
Dio, non so come comportarmi.

-Erica- Alessia mi porta una mano sulla spalla -è completamente ubriaca. Non vuol dire nulla-

-Lo so che è ubriaca- ribatto -ed è esattamente questo che mi fa incazzare-

-Ma..-

-Ma, un cazzo!- ringhio, guardandola negli occhi -sono stanca di vederla così, sono stanca di litigare con lei per questo e sono estremamente stanca di giustificarla sempre! Non m' interessa poi più di tanto che abbia limonato con quello lì! Domani si scuserà una marea di volte appena vedrà quel video. Non è quel bacio, ma ciò che l'ha portata a quello a farmi girare i coglioni! Deve imparare che non è così che si risolvono le cose!-

-Mi dispiace, Erica- mi accarezza ripetutamente la schiena -vedrai che appena risolverà con Francesca...-

-Non risolverà mai con Francesca- dico, dura -almeno non finché non inzieranno a essere totalmente sincere l' una con l' altra-

-Dici che Feffe nasconde qualcosa?-

-La conosci meglio di me-

A volte mi domando come sarebbero ora le cose se lei e Franscesca non si fossero mai lasciate.
Saremo ancora tutti qui?
Sarebbe andata via lo stesso?
Non lo so.
So solo che quando mi perdo in questi pensieri, mi do della stupida da sola.

-Davvero non l' hai sentita?-

-No, Ale- scuoto la testa -non credo che voglia parlare con me-

-Ma nemmeno Ilaria sa dove potrebbe essere?-

-Ha detto di no, ma penso anche che voglia lasciarle i suoi spazi. Sai che quando vorrà parlarne si farà viva lei-

-Sì, lo so, mi ricordo- un sorriso nostalgico le illumina il volto per qualche secondo -spero solo che non si faccia inghiottire dalla sua solitudine come al solito-

-Te perchè hai disccusso con Giulia?-

-Perché mi aveva chiesto di andare qualche giorno con lei in montagna e io le ho detto di no- alza le spalle -non voglio saltare il corso di fotografia!-

-Alessia-

-Che?-

-Tu non vai con lei in montagna perché è lei! Se fosse stato qualcun' altro a chiedertelo, non ci avresti pensato due volte- le dedico un' occhiata eloquente che non ha bisogno di essere seguita da altre parole.






                                                          **********


Mi accendo l' ennesimo drum, aspirando ad occhi chiusi.
Alzo leggermente la testa, lasciandomi accarezzare dalla dolce brezza notturna.
Mi sporgo un po' di più dalla sbarra, lasciando vagare lo sguardo sotto di me.
Ho perso la cognizione del tempo.

Ero venuta quassù, sulle tribune del campo da rugby, un' oretta prima del tramonto.
Cercavo un po' di pace per lavorare al progetto che mi hanno assegnato.
Ma dopo aver buttato giù una serie di bozze, i miei pensieri sono ritornati su altro.
Sento ancora le sue parole rimbombarmi in testa.

So che non le pensa davvero, o almeno spero.
Questo però non toglie il fatto che le abbia dette.
E con così tanta cattivera.
Sapevo che si sarebbe arrabbiata, ma non credevo che se la sarebbe rifatta in quel modo su di me.

Sono conscia di avere le mie colpe.
Ma io di certo non volevo che i suoi genitori le nascondessero la faccenda del tumore.
Mi sembrava una cazzata e avevo tremendamente ragione.
Infatti guarda come è andata.

Non entro in casa Santoro da quella sera.
I miei amici li vedo poco o niente.
Non mi va neanche di vedere o sentire Erica.
Mi dirà quanto Eleonora è dispiaciuta e ci stia soffrendo.
Cosa che al momento non m' interessa.
Lei ha voluto che le cose andassero così, non di certo io!

-Sapevo che ti avrei trovato qui-

Sobbalzo di spavento a quella voce improvvisa.
Spalanco gli occhi e mi volto di scatto.
Mi sarei aspettata chiunque, ma non lei.

-Alessia- dico, sopresa -che ci fai qui?-

-Niente- alza le spalle, avvicinandosi lentamente -ero al Danger e ho incontrato Ilaria e Erica- m' informa -sono preoccupate per te. Dicono che non ti vedono da giorni-

Non le rispondo.
Mi limito a girarmi nuovamente, poggiando di nuovo i gomiti sulla balaustra.
Rollo un altro drum, iniziando a fumarlo distrattamente ad occhi chiusi.
Mi domando cosa voglia da me. 

-Ho visto l' album da disegno- mi si porta accanto, assumendo la mia stessa posizione -eri qui a ritrarre il paesaggio?-

-No- scuoto la testa -stavo cercando di lavorare al progetto che mi è stato assegnato-

-Capito- annuisce -me lo farai vedere una volta finito?-

-Se sarò ancora qui, certo- 

-In che senso?-

-Non so se rimanere- confesso -stavo pensando di andarmene la settimana prossima-

-A causa di Eleonora?-

Mi limito ad alzare le spalle, per poi ripiombare nel mio silenzio.
Volevo solo starmene da sola.
Non mi va di parlare di lei.
Anzi, non mi va di parlare proprio.

Ancora un nuovo drum.
Ho perso il conto di quanti ne ho fumati.
E menomale che stavo cercando di smettere.
Inizio davvero a credere che tornare a Firenze sia stata una pessima idea su tutti i fronti.

-I miei genitori continuano a chiedermi di te- cerca di attirare la mia intenzione -chiedono se è opportuno invitarti a cena prima che tu riparta-

Continuo a non rispondere.
La testa mi scoppia.
Non la voglio qui.
Non voglio parlare con lei.
Specialmente dopo quello che mi ha detto quando l'ho lasciata in camera sua quella sera.

Lascio andare un sospiro, mentre getto il mozzicone a terra.
Recupero il porta-tabacco con tutta l' intenzione di rollarmene un altro.
Giusto il tempo di aprirlo, che Alessia me lo strappa dalle mani.
Mi volto nella sua direzione vedendola nasconderselo dietro la schiena.

-Ridammelo- allungo una mano -subito-

-No- sorride -lo riavrai quando parlerai con me del perché hai quel musone-

-Alessia-

-Francesca- mi fa eco, sorridendo di nuovo.

-Non fare la stupida-

-E te non fare la bambina-

Questa scena mi ricorda quando stavamo insieme.
Faceva così quando mi costringeva a parlare.
Non lo sopportavo prima, figuriamoci adesso!

-Lo sai cosa devi fare per riaverlo- fa due passi indietro -quindi?-

-Ma che diavolo vuoi da me, eh?!- sbotto dandole le spalle e allontanandomi -tienitelo allora!-

Vado al mio zaino, estraendo una birra che era messa appositamente nella sacca refrigerante.
Faccio saltare il tappo con l' accendino e successivamente torno alla ringhiera, ma più lontano da Alessia.
Perché non capisce che non mi va di parlare?

-Ehi- dopo una decina di minuti, Alessia si avvicina -che ti succede, Feffe?- passa una mano sul mio braccio con una naturalezza disarmante -è davvero solo per quello che ti ha detto?-

-Quindi lo sai-

-Me lo ha detto Erica- confessa -lo sai vero che non pensava davvero quelle cose?-

-Lo so- mormoro -ma non cambia il fatto che le abbia dette-

-Questo è vero- annuisce -ma se lo sai, cosa c'è che ti fa stare così?-

Sospiro, chiudendo nuovamente gli occhi.
Prendo un lungo sorso dalla bottiglia riflettendo se parlare o meno.
Perché mi viene così naturale parlare con lei, anche quando non vorrei?
E' come se il mio cervello prendesse possesso del mio corpo senza darmi ascolto.

La sua mano sul mio braccio mi ha scatenato una serie di brividi lungo la schiena.
La mia mente brama un nuovo contatto e io mi chiedo come sia possibile.
Non si ricorda quello che mi ha fatto?
Non si ricorda in che condizioni ero?
Non si ricorda che ha contribuito a quello che è successo dopo?
Come faccio a rimanere qui a parlare con lei?
Se solo lo sapesse Maria... s' infurierebbe.


-Tutto- ecco che la mia bocca si muove senza il mio permesso.

-Tutto?- ripete lei confusa -tutto cosa?-

-Non dovevo tornare- sorrido amara -a quanto pare le cose andavano bene prima che tornassi-

-Non dire così- mi riprende, puntandomi un dito contro -lo sai che mancavi a tutti-

-Intendevo dire che anche a me le cose andavano bene- dico, sospirando -non volevo tornare. Se Maria non mi avesse scritto chiedendomi di raggiungerla il prima possibile, io non so quando e se sarei tornata. Sto bene a Londra. In squadra mi trovo da Dio, a lavoro va tutto alla grande e ho Ilaria! Certo, mi mancano tutti, ma hai visto cosa è successo, no?!-

-Dici così solo perché hai discusso con Eleonora- mormora, come se alzando la voce potesse rovinare questo momento di intimità -perché non riuscite a parlarvi sinceramente?-

-Tu non puoi capire- finisco la birra in un sorso, andando poi a buttare il vetro nel cestino lì vicino.

-Spiegami allora- insiste, parandosi di fronte a me.

-Perché dovrei farlo?-

-Perché sono io, Feffe!- soffia, con tono esasperato.

-Sì, sei quella che è andata a letto con un' altra dopo che stavamo insieme da più di due anni!-

Mi pento subito di quelle parole.
Da prima di vedere il suo sguardo ferito e colpevole.
Non si aspettava che reagissi così e sinceramente nemmeno io.

-Scusa- allungo una mano, posandola su un suo fianco -tu non c'entri niente, sono io che non so che cazzo mi è preso-

-Hai ragione- si scosta dal mio tocco, indietreggiando un po' -sono andata a letto con Stella e non mi perdonerò mai per questo. Non so nemmeno il perché io lo abbia fatto e..-

-Alessia non importa che ti giustifichi- alzo una mano, stoppando qualsiasi altra sua parola -ho sbagliato io. E' inutile ritirare fuori l' argomento-

Vado al mio zaino prendendo altre due birre.
Mi avvicino a lei, porgendogliene una con un sorriso.
Smorfia che ricambia subito accettando di buon grando la bottiglia.

Mi siedo su uno degli scaloni poggiando la schiena contro quello dietro.
Stendo le gambe davanti a me e mi perdo a fissare un punto a caso.
Non so perché io abbia detto quelle cose.
E' passato tanto tempo e ormai è storia vecchia.
Deduco che le sue domande mi stavano innervosendo e che in fin dei conti lei non ha il diritto di chiedere.

Alessia si siede poco distante da me.
Si rannicchia con le gambe al petto e la testa contro le ginocchia.
Mi sento il suo sguardo addosso e per un momento mi dimentico come respirare.


-Non ti ho ancora ringraziato per avermi riaccompagnato a casa e messo a letto, quella sera- interrompe il silenzio dopo vari minuti -immagino che dovessi essere davvero sbronza- 

-Abbastanza- sorrido divertita al ricordo -ho avuto paura che tu mi vomitassi in macchina-

-Dai, non ero così messa male- si copre il viso con le mani, imbarazzata -Dio, che vergogna-

-Come se non ti avessi mai visto ubriaca- alzo un sopracciglio nella sua direzione -vogliamo parlare di quando ti sono venuta a raccattare dopo la festa di maturità?-

-Quella volta non è stata colpa mia- prova a difendersi -Erica continuava a riempirmi il bicchiere!-

-Pensa che lei dice il contrario a Eleonora-

-Mente!- 

Scoppio a ridere di gusto e le immagini di quella sera mi tornano prepotentemente in testa.
Eravamo rimaste d' accordo che sarei dovuta andarla a prendere alle quattro del mattino.
Quando arrivai lì mi stava aspettando fuori.
Aveva i tacchi in una mano e un bicchiere di vodka Lemon nell' altra.
Rideva  e urlava con Erica.
Quando mi vide arrivare si alzò la gonna per sventolarla.
Credeva di avere uno sguardo sexy e invece sembrava più un bradipo in procinto di morire.
Dovetti aspettare che arrivasse Eleonora a prendere Erica, perché non mi andava di lasciarla lì da sola.

-Posso riavere il mio tabacco?-

-Solo se rispondi a una domanda- le faccio segno di continuare -perché te ne sei andata?-

Alzo gli occhi al cielo.
Lascio andare l' ennesimo sospiro della serata.
Che palle.
Stava diventando quasi una compagnia piacevole.

-Tienitelo pure- torno a rovistare nel mio zaino e dopo qualche minuto vi estraggo un vecchio pacchetto di Chesterfield blu -lo sapevo!- esclamo, vittoriosa.

-E quello?- chiede, leggermente delusa.

-Era il mio vecchio zaino delle superiori- alzo le spalle -ci tenevo sempre un pacchetto di scorta per le emergenze-

-Scorretta!- mi fa una linguaccia, incrociando successivamente le braccia.

La ignoro, accendendomi una sigaretta.
Non sono più abituata al sapore, ma non mi dispiace.
Finisco anche la seconda birra e appoggio la bottligia vuota di fianco.

-Erica ci ha fatto vedere dei video su Instagram- è ancora lei a rompere il silenzio -Eleonora è in gita con delle sue compagne della nazionale e a quanto pare l' hanno fatta bere talmente tanto che è finita a ballare e cantare su un palco mezza nuda e si è pure limonata uno-

-Cosa?- chiedo, con una nota preoccupata -e Erica?-

-E' abbastanza incazzata- storce la bocca -più che altro per il fatto che lei sia di nuovo ubriaca. Da quello che so avevano discusso di questo anche prima che lei partisse-

Non le rispondo.
Mi do il tempo di assimilare quella informazione.
Forse Erica in questi giorni mi ha cercato per parlare con me di quella loro discussione.
Io non le ho risposto manco una volta...
Inizio a pentirmene.

Di Eleonora ubriaca marcia mi importa il giusto.
E' grande e vaccinata e può fare quello che vuole.
Specialmente adesso.

-Che vi succede a voi due?- mormora, senza guardarmi.

-Credo sia soprattutto colpa mia- sospiro -dovevo fare di testa mia e dirle che stavo lasciando Firenze, invece di non dirle nulla-

-Perchè? Chi ti ha detto di non dirle nulla?-

-Lascia stare-

Cazzo.
Non dovevo farmi scappare quel particolare.
Avevo promesso di non dirlo mai a nessuno.

-Alessia, non..-

-Tranquilla, non dirò nulla- m' interrompe, capendo già cosa stavo per dirle.

Lascio andare un ringhio frustrato, alzandomi di scatto.
Prendo a camminare nervosamente avanti e indietro.
Getto il mozzicone giù dalle tribune.

-Ho dato per scontato che mi capisse- dico, più a me stessa che a lei -credevo che una volta tornata e aver chiarito, le cose sarebbero tornate come prima, ma mi sbagliavo e avrei dovuto immaginarmelo- sospiro -sono un' idiota-

-Feffe..-

-No, Ale- la interrompo -tu non capisci!- sbotto -ho dato per molto tempo la colpa a te!- mi guarda confusa, non riuscendo a seguire il mio discorso -e invece la colpa è sempre stata solo mia! E' colpa mia se Eleonora non riesce a perdonarmi, è colpa mia se Lorenzo non si confida più con me, è colpa mia se Marta corre da Nene invece che da me ed è colpa mia se quella notte...- mi blocco di colpo.

Alessia mi guarda in attesa che io finisca la frase.
Chiudo gli occhi prendendo un bel respiro.
Mi passo una mano sulla faccia e mi volto dandole le spalle.
Mi devo ricomporre.

-Insomma, nessuno mi ha obbligato ad andarmene- soffio -me lo hanno solo suggerito- sussurro quell' ultima frase, cosicché lei non possa sentirla.

All' improvviso sento due braccia avvolgermi.
Il respiro di Alessia si infrange contro la mia guancia.
Sento i battiti del cuore aumentare esponenzialmente.
Che diavolo mi sta succedendo?

-Devi smetterla di darti sempre la colpa per tutto- soffia -quante volte dovrò ancora dirtelo?-

-Che stai facendo?- 

-Ti abbraccio- risponde, ovvia -perché è quello di cui hai bisogno adesso-

-Pffff- sbuffo, tradendomi però con un sorriso.

-Non fare la dura, Creatini- sorride -con me non attacca-




                                                                                                                    **********




Non so cosa mi abbia spinto ad avvolgerle le braccia addosso.
Ho solamente pensato di farlo e un secondo dopo mi sono ritrovata spiaccicata alla sua schiena.
Da quando sono diventata così intraprendente?

Non so perché sono venuta a cercarla.
So solo che sono uscita dal pub e ho sentito il bisogno di accertarmi che stesse bene.
Sapevo che l' avrei trovata qui.
O forse ci speravo.

-Tieni- dico, staccandomi e restituendele il tabacco -direi che te lo sei meritato-

-Ah grazie- dice, sarcastica, strappandomelo dalle mani.

Quando stavamo insieme, quella tattica era l' unico modo per costringerla a parlarmi.
Ricordo che la faceva sempre incazzare di brutto.
E anche stasera non è stata da meno.

-Sei una nana fastidiosa!- scrocchia le labbra -perché non vai a importunare la tua ragazza?-

-L'ho lasciata-

-Ah, cazzo, scusa!- balbetta, grattandosi il capo -non lo sapevo-

-Tranquilla, nemmeno Erica lo sa- alzo le spalle -le ho solo detto che abbiamo discusso. Cosa che poi in parte è vera-

-Mi dispiace- afferma, sincera -posso chiederti il perché?-

-Beh, visto che fino ad ora le domande le ho solo fatte io, direi di sì- mi allontano, poggiandomi alla ringhiera scrutando il campo da gioco -non ero presa come lei- confesso -e ho capito che non era per niente il mio tipo-

-Capisco-

-Era sempre tutto molto forzato e non era giusto. Per lei, ma anche per me-

-Se le cose stanno così, direi che hai fatto bene- si avvicina, donandomi una carezza sulla schiena.

Rabbrividisco a quel tocco leggero.
Mi chiedo come sia possibile che mi faccia questo effetto dopo tutto quello che è successo.
E' una cosa illegale.

Stasera poi ha socchiuso un po' la porta, permettendomi di entrare.
Certo, non mi ha mostrato tutto, ma almeno qualche stanza sì.
E adesso so per certo che Erica ha ragione: nasconde di sicuro qualcosa.
Mi domando cosa sia per tormentarla così.

-Dove posso trovare Erica in questi giorni?-

-A casa loro! Si sono trasferite, finalmente!- sorrido -perché?-

-Devo chiederle scusa per essere sparita e voglio sapere come sta-

-Non sei cambiata per niente- scuoto la testa divertita, beccandomi una sua occhiata confusa -tu hai sempre fatto così-

-Così come?-

-Cerchi di prendere posizione e di fare la sostenuta, ma finisce sempre che ti preoccupi prima degli altri che di te stessa- un enorme sorriso si estende sul mio viso -era una delle cose di te che mi facevano impazzire- confesso, arrossendo un poco.

Non mi risponde.
Si limita a rollarsi l' ennesima sigaretta della nottata.
Mi domando che ore abbiamo fatto..
Ma sinceramente è l' ultima cosa di cui mi importa adesso.

Dio, quanto mi era mancata.
Anche stare qui in silenzio una di fianco all' altra fa esplodere il mio cuore.
Ma come fa a essere così bella e fantastica senza fare assolutamente niente?

-Stai bene vestita così- dice all' improvviso, facendomi arrossire.

-Anche tu-

Mi perdo a fissarla.
Indossa un paio di shorts di jeans che le arrivano a metà coscia
Una cannottiera nera le fascia la parte alta del corpo.
I capelli sono lasciati liberi e mossi sulle spalle.
Ai piedi ha un paio di Vans basse bordeaux.
E' semplicemente perfetta.

-Com'è nato il rapporto che avete tu e Ilaria?- domando, curiosa, spezzando il silenzio.

-E' nato perché anche lei è una zanzarina fastidiosa- ride -mi ha dato il tormento fino a quando non ho acconsentito a uscire con lei- sorride al ricordo -non era un appuntamento, ma solo un' uscita per mostrarmi quanto è bella Londra e quanto le ragazze di squadra sono simpatiche. Voleva che dessi loro una possibilità-

-In che senso?-

-Non volevo essere lì- confessa -odiavo stare lì. Per i primi mesi mi sentivo fuori posto ovunque andassi. Non parlavo con nessuno e neanche m' importava. Ilaria mi ha fatto cambiare idea-

-E come mai non state insieme?-

-Perché non funzioniamo come coppia- risponde, semplicemente -lei mi ama a modo suo e io a modo mio. Ma è un altro tipo di amore-

-Non capisco-

-Ormai non posso stare senza averla nella mia vita, ma non come amante. Lei è...- ci pensa un po' -lei è la mia Dory- sorride -Dory e Marlyn non stanno insieme, ma non possono fare a meno l' una dell' altro-

-Quindi come Izzy e George-

-Cosa?- si volta di scatto, guardandomi incredula -hai appena fatto un paragone con Grey's Anatomy?-

-Ho iniziato a guardarlo due anni fa- rido della sua faccia -Dio, dovresti vedere la tua espressione!-

-Mi hai sempre obbligato a non guardarlo quando ero con te, perché ti faceva schifo! Dicevi che era una serie senza senso e poco reale! Mi hai dato il tormento per tutto il tempo che siamo state insieme e ora mi vieni a dire che lo guardi?-

-Avevi ragione: è una dipendenza! Non posso farci nulla-

-Non ci posso credere- scrocchia le labbra incredula, tornando a guardare sotto di noi.

Continuo a ridere della sua reazione per qualche altro secondo.
Mi ricordo come si infuriava quando le offendevo il suo telefilm preferito.
Era sempre divertente stuzzicarla.

-Posso farmi una sigaretta?-

-Non so se te lo meriti- sogghigna.

-E daaaai!- la guardo con occhi da supplica -peeer faaaavoooore!-

-Pfff- sbuffa, passandomi il tabacco.

Mi rollo un drum sotto il suo sguardo vigile.
Recupera l' accendino dalla tasca posteriore dei pantaloni e me lo passa.
Lo prendo accendendomi la sigaretta.
Tiro una boccata con bisogno, per poi ripassarglielo.

-Quindi non volevi stare a Londra?- 

-Non è esattamente così- si volta a guardarmi -io sentivo il bisogno di lasciare Firenze e avevo già pensato di andare a Londra, ma quando sono arrivata lì mi sembrava tutto sbagliato- 

-Perché?-

-Sei in vena di domande, stasera, eh?!- mi dedica un veloce sorriso prima di continuare -perché non ero più abituata a stare sola-

-Capisco- annuisco -beh, allora menomale che hai trovato Ilaria!-

-Già!-


Il risentimento nei confronti di quella ragazza sta via via scomparendo.
Ora che comprendo meglio che tipo di rapporto abbiano, mi sento quasi sollevata.
Non so perché.
O meglio, lo so il perché, ma non credo che Francesca ricambi quello che provo io.
Dopo tutto quello che le ho fatto, sono già abbastanza stupita che mi parli ancora.
Ma non credo che avrò più di questo e quindi devo imparare a farmelo bastare.
E poi comunque lei andrà via a breve...

-Cosa è successo davvero a Milano che ti ha deciso a tornare?-

-Una serie di cose- m' irrigidisco un po'.

-Tipo?-

-Niente di ché!- mi allontano dandole le spalle.

-Eh no!- con uno scatto si porta di fronte a me -così non vale! Io ho dovuto risponderti!-

-Sì, ma io non sono una musona- le faccio una linguaccia.

-Ti sembra il modo di parlarmi?- inarca un sopracciglio, facendomi ridere -mi rispondi o no?-

-E va bene!-

Torno a sedermi su un gradone, aspettando che lei faccia lo stesso.
Non credo che le dirò tutto la verità.
Anche perché fino ad ora non l'ho ancora detta a nessuno.
A Milano non mi sentivo più al sicuro.
Questa è la causa maggiore che mi ha spinto a tornare.

-Ho avuto una relazione con una mia compagna di squadra che è finita male- storcio il naso al ricordo -e dopo ho smesso di andare a pallavolo e quello è stato il primo sbaglio- sospiro -il secondo è stato mettermi insieme ad una del mio corso, ma è finita male pure quella relazione e quindi non riuscivo più ad andare a lezione-

-Direi che sono finite davvero male, allora-

-Abbastanza- alzo lo sguardo, sorridendo veloce appena incrocio il suo -in fondo sono solo una ragazzina-

Sorrido su quell' ultima parola, enfatizzandola.
Era così che mi chiamava Francesca tutte le volte che ci incontravamo prima di metterci insieme.
Ricordo che mi dava molto fastidio.

-Non sei più una ragazzina ormai- ricambia il sorriso -hai solo trovato delle persone sbagliate-

-E tu?- le chiedo -hai avuto storie importati a Londra?-

-A parte Ilaria, no- scuote la testa -mi lasciavano tutte perché erano gelose del rapporto che ho con lei, oppure le lasciavo io perché mi rendevo conto che non facevano per me-

-Oh, povera- la sbeffeggio -se non ricordo male qualcuno mi ha detto che è andato a letto con molte ragazze negli ultimi tre anni- le rivolgo un' occhiata eloquente.

-Beh, mi dovevo pur distrarre dalle pene d' amore- cerca di fare la seria, ma dura solo qualche secondo prima di scoppiare a ridere.

Mi era mancato tantissimo il suono della sua risata.
Era sempre un toccasana per il mio umore.
Una risata così pura e cristallina che riusciva sempre a scaldarmi il cuore.
Adoravo sentirla ridere.
E a quanto pare le cose non sono cambiate.

Restiamo in silenzio.
Un silenzio rilassante e familiare.
Non c'è imbarazzo o bisogno di riempirlo con parole inutili.
E' uno di quei silenzi che non condividi con chiunque.

All' improvviso Francesca si alza.
Si riporta alla ringhiera.
La vedo chiudere gli occhi e alzare leggermente la testa.
Mi chiedo a cosa starà pensando..

Odiavo quando si chiudeva in sé stessa e non mi lasciava entrare.
Dovevo sempre decifrare cosa le passasse per la mente.
Penso sia stata una delle cose che ha portato alla fine della nostra storia...

Mi alzo a mia volta portandomi di fianco a lei.
Talmente vicino da far toccare i nostri gomiti.
Mi perdo a fissarla per qualche minuto.
Mi erano mancati i lineamenti dolci del suo viso.

Senza che io possa controllarlo, una mia mano si porta sopra la sua.
Intreccio le dita e la vedo spalancare le palpebre.
Scruta prima le nostre mani unite e poi fissa lo sguardo nel mio, confusa.

-Che...-

-A che pensi?- la interrompo.

-Nulla di importante- torna a guardare davanti a sé.

-No, non è vero- scuoto la testa -ti conosco-

-Lascia stare, Alessia-

Si libera della mia presa con un gesto brusco.
Un po' ci rimango male mentre la vedo allontanarsi.
Si gira, poggiando la schiena alla ringhiera, rivolta verso gli scaloni.

-Non mi è mai piaciuto vederti così- non mi arrendo, avvicinandomi di nuovo -mi dici cosa c'è?-

Mi porto davanti a lei.
Le braccia incrociate e gli occhi che la scrutano cercando di cogliere una sua qualsiasi reazione.
Quello che ottengo però è solo un suo sospiro.

Mi avvicino ulteriormente.
Poggio due dita sotto il suo mento, costringendola a guardarmi.
Rimango paralizzata notando i suoi occhi così scuri.
Mi ricordo cosa questo vuole dire.

-Francesca...-

-Shhh- sibila, chiudendo nuovamente le palpebre.

Non resisto più.
Senza pensarci afferro la sua canotta con una mano, attirandomela addosso.
Non le do manco il tempo di parlare.
Poggio le mie labbra sulle sue.
Dopo un primo momento di sorpresa, la sento ricambiare.

Mi avvolge la vita con un braccio, spingendomi contro il suo corpo.
Porta l' altra mano sulla mia nuca, stringendomi un poco i capelli.
Passa la sua lingua sul mio labbro inferiore, chiedendomi il permesso.
Cosa che le concedo subito.

Un brivido percorre tutta la mia schiena quando le nostre lingue si incotrano.
Avevo quasi dimenticato quanto baciasse bene.
Cosa si animava in me, tutte le volte che le nostre labbra erano una sopra all' altra.
Mi era mancato il suo sapore.
Mi era mancata sentirla contro di me.

Con un rapido gesto Francesca inverte le posizioni.
Mi schiaccia contro la ringhiera.
Un sospiro di piacere sfugge dalla mia bocca quando scende a baciarmi il collo, prima di tornare sulle mie labbra.
Potrei morirci in questo bacio.

L'ho desiderato dalla prima volta che l'ho rivista.
L' ho desiderato da molto prima, in realtà.
Da quando ho fatto quella cazzata che ci ha fatto perdere.
Sono stata veramente un' idiota.

D' un tratto però si stacca come se si fosse bruciata.
Mi guarda con uno sguardo indecifrabile.
Indietreggia di qualche passo.

-Feffe..-

-No- alza una mano, bloccandomi -questo...- balbetta -questo non doveva succedere-

Si gira di scatto, recuperando velocemente le sue cose.
La chiamo ma è come se non mi ascoltasse.
Non posso far altro che vederla correre via.
Che diavolo le è successo?

Lascio andare un sospiro frustrato.
Mi appoggio di nuovo con la schiena alla ringhiera.
Accarezzo poi le mie labbra e mi sembra di sentire ancora il calore delle sue.
Ancora non ci posso credere...




                                                   **********

Entro in casa chiudendomi la porta alle spalle.
Poggio la schiena contro di essa.
Cerco di regolarizzare il respiro.
Il cuore batte all' impazzata.

-Cazzo!- sbatto la testa all' indietro.

Lascio quella postazione percorrendo il corridoio.
Non posso credere a quello che è successo.
Lei mi ha baciato.
Lei..

-Vaffanculo!- urlo, tirando un calcio al porta-ombrelli che vola qualche metro più in là, battendo contro il muro e procurando un gran baccano.

-ehi ehi ehi!- un' Ilaria assonnata e anche un po' allarmata mi viene in contro -che stai facendo?-

-Alessia!- sbotto, tiro una manata alla lampada che sarebbe di sicuro cascata dal tavolo se la mia amica non l' avesse afferrata per tempo.

-Che è successo?-

-Mi ha baciato!- esclamo, voltandomi a guardarla -cazzo!-

-Francesca- mi richiama dura -calmati- dice, avvicinandosi -ti devi dare subito una calmata-

Mi prende per mano, conducendomi in sala.
Mi obbliga a sedermi sul divano e poi sparisce in cucina.
Ne riemerge qualche minuto dopo con due birre.
Me ne passa una, per poi sedersi accanto a me.

-Raccontami-

-Ero al campo, sulle tribune- inizio, chiudendo gli occhi e gettando indietro la testa sullo schienale -abbiamo parlato per un bel po', poi ad un tratto si è avvicinata e mi ha baciato-

-E tu?-

-E io l'ho ricambiato!- rispondo, sospirando -sono un' idiota- poggio la birra sul tavolo, prendendomi poi la testa tra le mani -che cazzo ho combinato?-

-Franscesca- soffia, passandomi una mano sulla schiena -davvero lo chiedi?- alzo lo sguardo, fissandola interrogativa -non hai idea di come la guardi- sorride dolce -o di come lei guarda te. Se ne sono accorti tutti-

-Non va bene!- mi alzo di scatto, prendendo a camminare avanti e indietro -non doveva succedere! E' sbagliato- blatero, senza prendere una pausa.

-Perché?-

-Tanto per cominciare mi ha già tradito una volta!- rispondo, ovvia -e poi io me ne devo andare! Dobbiamo tornare a Londra!-

-Puoi sempre chiederle di venire con noi o potresti restare- soffia, con una calma disarmante -credo che ne dovreste parlare-

-No, allora tu non mi ascolti!- scuoto la testa, guardandola scioccata -non doveva succedere!- scandisco ogni parola come se stessi parlando con una celebrolesa.

-Io non ti capisco- sospira, lasciandosi cadere all' indietro.

-Che vuoi dire con questo?- mi altero leggermente, riprendendo a misurare la stanza a grandi passi.

-Tu non l' hai mai dimenticata- afferma, calma -e ora che finalmente ti ha dimostrato che prova ancora qualcosa per te, cosa fai? Fuggi?! Io non ti capisco!-

-Ma io devo tornare a Londra!- esclamo, ancora, con tono scocciato.

Che tempismo del cazzo.
Non posso ancora credere che sia successo davvero.
Mi sembra così assurdo.

Quando ho sentito le sue labbra sulle mie, mi è mancato il respiro.
Mi sembrava un sogno.
L'ho immaginato talmente tante volte che pensavo che la mia mente mi stesse giocando un brutto scherzo.
E invece Alessia mi ha baciato sul serio.
E io, e io sarei anche potuta morire in quel bacio.

Alessia non mi è per nulla indifferente.
Non lo è mai stata.
Da quando l'ho rivista il mio cuore non ha smesso di battere all' impazzata.
Non so come sia possibile, ma nonostante tutto quello che è successo tra di noi, io ho desiderato per molto tempo di riaverla indietro.
Ma ora?
Ora è tardi.
Io ho una vita a Londra e non posso mollare tutto.

-Credo ancora che tu debba parlare con lei- cerca il mio sguardo, continuando una volta averlo trovato -dove è lei adesso?-

-Non lo so- scuoto la testa -sono scappata e l'ho lasciata lì-

-Tipico da te- scrocchia la lingua -bisogna sempre rincorrerti-

-Non mi servono i tuoi commentini, grazie- le rivolgo un' occhiataccia -ci mancava solo questa, che palle!- torno a sprofondare di nuovo nel divano.

-Io te l'ho detto cosa devi fare, poi vedi tu- alza le spalle -comunque sarà il caso che tu parli con la tua amica bionda, perché sta toccando livelli osceni-

-Lo so- ammetto -Alessia mi ha accennato qualcosa-

-Non l'ho vista bene Erica- dice con tono preoccupata -mi sembra...stanca-

-Domani andrò a vedere come sta-

-Brava!- sorride, battendomi una mano sulla coscia -e invece con la biondona che intendi fare?-

-Non lo so- sospiro -è complicato-

-Non lo sarebbe se ti decidessi a dirle tutto- 

-Non riniziare con questo discorso!- 

-Va bene, va bene- alza le mani a mo' di resa.

Non so cosa farò con Eleonora, ma di sicuro dovrò parlarci.
Dovrò provare a chiarire con lei.
Anche se non ne ho nessuna voglia.
Sono ancora molto arrabbiata per quello che mi ha detto.

Ma sono anche preoccupata.
Alessia mi ha detto che lei e Erica hanno discusso per l' alccol e questo non mi piace.
Non la riconosco e non so che diavolo le prende.
Ancor prima che lei sapesse del tumore di Maria.
Non so davvero che fare..

-Domani vado per qualche giorno da Lucia- Ilaria mi riscuote dai miei pensieri -voglio passare con lei più tempo che posso, prima di tornare a Londra-

-Mi sembra che tu non abbia molta voglia di tornarci- sussurro, timorosa di sentire la sua risposta.

-Questo non importa- sospira -devo-

-Perché?-

-Per il lavoro, i miei amici, la casa dei miei nonni e ovviamente...te- mi dedica uno sguardo dolce -io ho tutta la mia vita lì-

-Sì, ma quello che importa è cosa vuoi davvero tu-

-No, invece, Francesca- sorride amara, prima di alzarsi -credo che sia ora che andiamo entrambe a letto- mi indica l' orologio appeso sopra la televisione -sono quasi le cinque del mattino-

-Oh cazzo- sbuffo, passandomi una mano sulla faccia -domani devo lavorare a quel fottuto progetto-

Ride prendendomi in giro.
Allunga una mano, aiutandomi ad alzarmi.
Ci dirigiamo insieme verso camera mia.
Non c'è bisogno che le chieda di restare a dormire con me.
Non aveva intenzione di andare nell' altra camera.
E poi, comunque, da quando siamo qui non l' ha neanche mai usata.

-Notte, Mostro- soffia, lasciandomi un bacio sulla guancia.

-Notte, Rum-




Mi sveglio di botto a causa del campanello di casa.
Ringhio di disappunto.
Allungo una mano, ma l' altra parte del letto è vuota.
Vi è solo un biglietto.
"Non volevo svegliarti! Stai dormendo così bene! Vado da Lucia, ti chiamo nel pomeriggio.
Baci, Ilaria"

Il campanello suona ancora una volta, costringendomi ad alzarmi.
Spero solo che non sia Alessia.
Non ce la farei ora ad affrontare un qual che tipo di conversazione scomoda.

Mi dirigo in sala constatando di avere addosso ancora i panni del giorno prima.
Do una rapida occhiata all' orologio e rimango sconvolta nel vedere che sono quasi le undici.
Ho ancora un gran sonno e devo pure lavorare.
Si prospetta una lunga giornata.
Ancora il campanello.
Sbuffo.

-Arrivo!- urlo, leggermente incazzata.

Apro la porta, rimanendo completamente spiazzata.
Eleonora mi è di fronte.
Due valigie ai suoi piedi.
I Rey Ban sulla testa e due enormi occhiaie.

-Erica mi ha cacciato di casa- mormora, guardando per terra -non sapevo dove altro andare-

-Entra- sussurro, con tono piatto.





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ANGOLO AUTRICE:

Non mi scuso neanche più per il ritardo.
Abbiate pazienza, è un periodo strano!
Ah, se ci sono errori è perché sono leggermente brilla quindi non infierite! 

Venendo al capitolo: ci sono parecchi suggerimenti per le vostre innumerevoli domande!
Adesso è chiaro che Francesca nasconde qualcosa.
Come è chiaro che dietro l' abbandono di Milano da parte di Alessia ci sia molto di più.
Erica ha cacciato di casa Eleonora e staremo a vedere come questa cosa si evolverà!
Presto avrete tutte le vostre domande!
Giuro che cercherò di aggiornare più spesso!
Aspetto i vostri pareri!
Potete anche continuare a mandarmeli in privato ;)

Un bacio,

Una Crice abbastanza sbronza :D











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Capitolo 13
*** La verità. ***






Spesso ci roviniamo la vita con le nostre stesse mani.
Passiamo troppo tempo a chiederci il come e il perché.
A domandarci se una cosa sia giusta o sbagliata.
Forse a volte, dovremmo fare semplicemente quello che ci va di fare.

Fottercene delle conseguenze.
Se siamo abbastanza forti per buttarci nel buio, di sicuro lo siamo abbastanza anche per affrontare quelle.
Eppure, chissà perché, ci spaventano così tanto.

La verità è che ci importa troppo del giudizio degli altri.
Delle voci che potrebbero girare.
Di quello che potrebbe andare a crearsi.

E finiamo, ancora una volta, col mettere il prossimo davanti a noi.
Come se questa fosse una scelta obbligata.
La sola possibilità che abbiamo.

Ma dovremmo imparare che non è così.
Non è sempre tutto bianco o nero.
A volte può essere anche grigio, no?!
Le sfumature sono bellissime se solo ci dessimo la possibilità di scoprirlo noi stessi.

Quando siamo adolescenti liberi e ribelli facciamo tutto quello che ci va di fare.
Superata però la maggiore età, praticamente ci spegniamo.
Come se da lì in poì quello che vogliamo non conta più.
Ma non è così.

Inviateli quei messaggi che vi fanno paura.
Regalate quegli abbracci che vi fanno esplodere il cuore nel petto.
E per favore, non privatevi della gioia nel baciare qualcuno che vi piace.

Buttatevi.
Rischiate ancora come quando avevate sedici anni!
Ma non vi sentivate liberi e felici?
Non volete esserlo ancora?

Fanculo la cosa giusta!
Fanculo la cosa che gli altri si aspettano da noi!
Voi cosa volete?
Rispondetevi sinceramente e andate a prendervela!

Ridete.
Vivete.
Amate.
Saltate nel vuoto e riscoprite la gioia nel sentirvi finalmente di nuovo liberi.
La vita è una sola ed è vostra!
Voi e soltanto voi potete decidere come sia più giusto viverla.









Tiro un' altra boccata dalla sigaretta che tengo stretta tra l'indice e il medio.
Sospiro, passandomi poi una mano tra i capelli.
Sento il cuore prendere a battare all' impazzata.
Devo cercare di riacquistare un minimo di autocontrollo.

Quando stamattina mi sono svegliata e ho visto quel video, ho perso un battito.
Me la sono presa con la mia compagna di squadra, codardamente.
La colpa è solo mia.
E adesso non so che aspettarmi.

Ho preso la valigia, l'ho scaraventata sul letto della stanza dell' albergo e ho iniziato a infilarci tutte le mie cose.
Ho corso fino alla mia macchina gettandola malalmente nel bagagliaio, per poi partire sgommando.
In meno di tre ore ero già davanti casa.

E adesso sono qui.
Ferma in macchina, a fumare l' ennesima sigaretta cercando delle parole che non ho.
Delle giustificazioni che non possiedo.
Sperando in un perdono che non mi merito.

Lei lo ha visto.
E io non so minimamente cosa fare o dire per poter rimediare.
So solo che son qua da almeno venti minuti e ho paura ad entrare in casa mia, nostra.

Prendo un ultimo respiro e scendo dalla macchina.
E' inutile temporeggiare.
Prima o poi dovrò affrontarla.

Mi chiudo lo sportello alle spalle, buttando il mozzicone a terra.
Lo spengo con il tacco della scarpa e alzo lo sguardo verso la nostra abitazione.
La luce della cucina è accesa.
Segno che è già sveglia.

Guardo il Rolex al mio polso che segna le otto e mezzo di mattina.
Deduco che lei non abbia dormito.
Di solito non esce dal letto prima delle dieci.
Un brivido mi corre lungo la schiena, confermandomi che sono in un mare di guai.

Lentamente mi dirigo alla porta.
Chiudo gli occhi per un secondo e poi faccio girare la chiave nella toppa.
Entro, cercando di far meno rumore possibile.

Supero il corridoio girando a destra per la cucina.
Lei non c'è.
Mi volto dirigendomi in sala.
La trovo di spalle, seduta su una delle due poltrone.

-Ehi- mormoro, avvicinandomi.

-Ciao- ancora non mi guarda.

-Erica..-

-No- alza una mano, interrompendomi -ora parlo io-

Finalmente si gira puntando i suoi occhi nei miei.
Sono freddi, arrossati e stanchi.
Delle enormi occhiaie padroneggiano sul suo viso.
Avevo ragione: non ha dormito e deve avere anche pianto.
Mi sento così in colpa...

-Sono stanca, Eleonora- sospira -ho pensato tanto a cosa dirti, ma sinceramente non ho più né forze, né parole- si alza, lentamente -dimmi solo perché- è quasi una supplica la sua.

-Ero ubriaca!- mi affretto a dire -non so neanche io perché l'ho baciato! Non so..-

-No!- mi stoppa ancora una volta -non mi riferisco al bacio- scuote la testa, sorridendo tristemente -perché hai bevuto così tanto?-

-Io..- balbetto -mi hanno fatto una matricola e io..- mi blocco, guardandola.

La verità è che non so cosa dire.
La verità è che sono stata io a continuare a bere.
A volere di più.
A chiedere ancora più cocktail e a buttarli giù tutto d'un fiato.
La colpa è solo mia.

-Io capisco che è un momento difficile- mormora -capisco che sei arrabbiata e preoccupata per tua madre. Capisco che le cose con Francesca non vanno bene, ma questo non ti giustifica. Non più- si asciuga una lacrima prima ancora che possa scendere -sono così stanca di giustificarti sempre-

-Mi dispiace- abbasso la testa, colpevole -non so cosa mi sia preso-

-Non ti riconosco più- quelle parole mi trapassano come lame -dov'è la persona che amo? Dov'è la ragazza che riesce sempre a farmi ridere? A farmi sentire protetta, orgogliosa...amata?-

-Amore..- soffio, avvicinandomi.

-No- alza di nuovo una mano -non ti avvicinare- la sua voce trema un po' e questo mi spezza il cuore -io ti Amo più di quanto credevo fosse possibile, ma così non ce la faccio più-

Mi sento mancare la terra sotto i piedi.
Il respiro mi si blocca in gola.
Le orecchie iniziano a fischiare e io non mi sento più padrona del mio corpo.

-Che vuoi dire con questo?-

Non mi risponde.
Si limita a girare dietro il divano.
Solleva due valigie e torna di fronte a me.
Sempre molto attenta a non avvicinarsi troppo.

Guardo alternativamente lei e quelle due borse.
Sento come se il cuore smettesse di battere.
E d' un tratto... d' un tratto mi sento persa.

-Te ne vai..- mormoro, spaesata.

-No- scuote la testa -tu te ne vai-

-Io non...- la guardo, per poi abbassare lo sguardo -io non so dove andare-

-Non m' importa- afferma, incrociando le braccia -non posso stare con una persona che non riesce ad affrontare le cose in modo maturo. Non posso stare con una persona sempre ubriaca che spara cattiverie a gratis contro chi cerca solo di proteggerla. Non posso stare con una persona che per colpa dell' alccol bacia qualcun' altro-

-Non mi lasciare..- è quasi un sussurro il mio, mentre cerco di non crollare -ti prego-

-Non ti sto lasciando- dice, con tono piatto -mi sto solo prendendo del tempo e te ne sto concedendo a te per riprenderti-

-Erica..- faccio un passo, fermandomi una volta che lei scuote la testa -ho bisogno di te-

-Anche io, Eleonora- sospira di nuovo -ma non della tua brutta copia-

Sto per aggiungere dell' altro, quando la vedo muoversi.
Mi supera senza degnarmi di uno sguardo.
Recupera la borsa e le chiavi.
Si ferma con una mano sulla porta, dandomi le spalle.

-Non voglio trovarti quando tornerò- e senza aggiungere altro, se ne va.

E' con il rumore della porta che sbatte, che sento il mio cuore andare in mille pezzi.
La consapevolezza di aver rovinato tutto mi travolge facendomi scivolare a terra.
Ed è lì, in ginocchio sul pavimento, che crollo inesorabilmente in un pianto disperato.

Ho rovinato tutto.
Ho allontanato la persona che amo.
Ho ferito la persona più importante della mia vita.
Non parlo con i miei genitori.
E adesso non mi rimane più niente.

Dopo quelle che mi sembrano ore, mi alzo da terra.
Prendo una valigia per mano e dopo un' ultima rapida occhiata alla casa, esco da lì.
Mi dirigo alla macchina abbandonando le borse nei sedili posteriori.
Salgo sulla mia Audi e lascio il vialetto senza una meta precisa.

Dopo una mezz' oretta di giri senza senso, mi ritrovo manco so come davanti all' entrata del cimitero.
Da quant'è che non vengo qui?
Evidentemente troppo, se neanche mi ricordo l' ultima volta che ci sono stata.
Scendo dalla macchina, accendendomi una sigaretta.
Supero l' enorme cancello in ferro battuto e mi accingo a percorrere quella strada che potrei fare anche a occhi chiusi.

Passano alcuni minuti e mi ritrovo qui.
Davanti ai tuoi occhi spenti, in ginocchio, chiedendoti in silenzio un consiglio.
Allungo una mano, accarezzando la foto che ti ritrare in tutta la tua bellezza.

-Ciao, F- mormoro, cercando di non tornare a piangere -immagino che tu debba essere molto delusa da me, eh?- sorrido, senza allegria -ho combinato proprio un bel casino- sospiro -sono solo una testona senza speranza-

Non ho smesso per un solo istante di pensare a quello che ho detto a Francesca.
Alle parole che mi sono uscite senza che io riuscissi a fermarle.
Ero arrabbiata, ferita e molto delusa.
Delusa dal sapere che lei è tornata solo perché è stata mia madre a chiederglielo.

Non penso realmente quello che le ho detto.
Come potrei?
Ma rivederla ha rianimato in me tutto ciò che ho provato quando constatai che lei se n'era andata.
Tutta la rabbia e la frustrazione che provai trovando quella sua stupida lettera.
E quella sera è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

-So che non avrei dovuto dirle quelle cose e immagino che tu mi stia odiando per quello che le ho detto- la mia voce trema un po' -mi sento così persa.... Dimmi cosa devo fare, Fede!- quasi urlo quell' ultima frase -tu sapevi sempre tutto, mentre io... io non so più niente-

Allungo ancora una volta una mano accarezzando la foto sulla lapide.
Lascio andare un sospiro, chiudendo gli occhi.
Vorrei solo che tu ricambiassi il mio sguardo almeno un' ultima volta..

Mi ricompongo passandomi una mano sul viso.
Prendo un respiro profondo e poi mi alzo.
Mi riporto gli occhiali da sole sugli occhi e ripercorro il percoso a ritroso fino alla macchina.
Come sempre, riesci a darmi le riposte che io non ho.

Non posso tornare da Erica fino a quando non ho capito come posso rimediare.
Non posso farmi perdonare se non riesco a pensare ad altro se non a bere qualcosa.
E' stata chiara, dura.
Ma forse è quello di cui ho bisogno adesso.

Risalgo in auto, adesso con una meta precisa.
Non ho dove altro andare.
Spero solo che non mi chiuda la porta in faccia.

Dopo una ventina di minuti mi ritrovo davanti quella casa che conosco a memoria.
Non so se è la decisione giusta.
Ma non ho altra scelta.
Recupero le due valigie dall' auto e mi dirigo verso la porta.
Suono il campanello rimanendo in attesa.

Passa qualche minuto, ma di lei non c'è nessuna traccia.
Mi attacco al campanello, sperando solo che non sia uscita.
Qualche altro minuto dopo, sento la sua voce annunciarsi.
Mi alzo i Rey Ban sulla testa, aspettandola.

Apre il portone e leggo solamente sorpresa nei suoi occhi.
Sembra essersi appena svegliata.
Ha un aspetto orrbile, ma non credo di poter essere in condizioni migliori delle sue.

-Erica mi ha cacciato di casa- abbasso lo sguardo -non sapevo dove altro andare-

-Entra- sospira, facendomi passare.

Chiude l' uscio dietro di sé, seguendomi poi in salotto.
Lo supero, andando verso la mia vecchia camera.
Ma mi blocco prima di entrare.

-Ilaria..-

-Non ci sarà per qualche giorno e comunque lei dorme con me- afferma, con tono piatto -puoi sistemarti nella camera degli ospiti-

Annuisco, entrandovi subito dopo.
Chiudo la porta, rimanendo con la schiena contro di essa.
Che cazzo faccio adesso?

Decido di disfare intanto le valigie.
Ripongo i vestiti nell' armadio.
Dopodiché mi metto qualcosa di più comodo, stendendomi poi sul letto.

Mi perdo a fissare il soffitto.
Sono stanca, ma non riesco a domire.
Troppi pensieri mi frullano nella mente.
Mi sento vuota.....e persa.

Mezz' ora dopo sento il portone chiudersi.
Francesca è uscita.
Non credo che abbia voglia di parlarmi.
Ma del resto, come posso biasimarla?




                                                                                                      **********


Suono il campanello, aspettando pazientemente.
Mi sono fiondata qui il prima possibile.
Ho bisogno di capirci qualcosa.

La porta si apre, ma non riesco neanche a realizzare che vengo travolta da un abbraccio.
La sento scoppiare a piangere, mentre la stringo più forte.
La alzo quasi di peso, chiudendomi il portone alle spalle.

-Che è successo? Eleonora è venuta da me- le chiedo, cercando i suoi occhi.

-Ho dovuto farlo- mormora, cercando di asciugarsi le lacrime -io non la riconosco più-

Si stacca, andando in salotto.
La seguo, prendendo posto accanto a lei sul divano.
Allargo un braccio, permettendole di tornare ad abbracciarmi.

-Alessia ieri mi ha accennato a dei video-

-E' venuta a cercarti?- domanda, sorpresa -comunque sì- annuisce -si è ubriacata pesa e ha baciato uno-

-Si, mi ha trovato- dico, distrattamente -L' hai mandata via per questo?-

-No!- scuote la testa con impeto -no- ripete -le avevo detto che se si fosse ridotta un' altra volta così me ne sarei andata. Solo che questa è anche casa mia e ho il diritto di cacciarla!- si asciuga le lacrime, tirandosi su -non può sempre averla vinta lei-

Quella frase mi scaturisce un sorriso.
Adesso la riconosco.
Credo che tra le due, in realtà, la più forte sia proprio Erica.
Per sopportare Eleonora ci vuole una grande pazienza.

-Mi dispiace-

-No!- mi lascia una botta sulla spalla, alzandosi subito dopo -te sei sparita! Io ho provato a cercarti in questi giorni e te non mi hai considerato!- esclama, mollandomi un altro colpo -sei una testona proprio come lei!- cerca di colpirmi di nuovo, ma la blocco.

-Ehi, ehi, ehi!- mi alzo a mia volta -non sono venuta qui per farmi prendere a pugni- le indico la borsa ai miei piedi -ma per chiedere asilo!-

Scoppia in una risata isterica.
Si allontana alzando le braccia  e gesticolando vistosamente.
Mormora qualche insulto nella mia direzione.

-Erica..-

-Secondo te perché cazzo l' ho cacciata di casa?- si blocca di colpo, fissandomi.

-Io non...-

-Sapevo che sarebbe venuta da te!- dice, spiazzandomi -ho detto a Lorenzo e ad Alessandro che non dovevano accoglierla! Con i suoi non parla ancora, dove pensi che sarebbe andata?-

-io..-

-No!- alza una mano, bloccandomi -sono furiosa pure con te!- ringhia, senza darmi modo di replicare -ora tu te ne torni a casa e ci parli!- afferma, con un tono che non ammette repliche.

La vedo andare verso la mia valigia e prenderla.
Successivamente si avvicina alla porta  e la apre.
Mi guarda un' ultima volta, prima di gettarla sul vialetto di casa.

-Ma che..-

-E non provare a replicare!- mi punta un dito contro -sono stata io a raccattarla quando te ne sei andata senza dire niente! Sono stata io a impedirle di sprofondare quando tu non c'eri! Sono stata io a rimetterla in piedi! Quindi non ti azzardare a dire una sola parola! Fuori!- urla, facendo un cenno con la testa verso la porta -non voglio vedere nessuna delle due fino a quando non risolverete i vostri cazzo di problemi!-

-Erica..- tento di nuovo.

-Lei non sta bene, Feffe- mi guarda dura -devi prenderla a muso duro e obbligarla a parlarti! Sta andando in mille pezzi e io ho provato di tutto per cercare di aiutarla, ma non ne sono più in grado! Io ho fatto il possibile. Ora tocca a te. Almeno questo ce lo devi- mi indica di nuovo la porta -fuori!-

Abbasso la testa, incapace di reggere il confronto.
Le sue parole mi hanno attraversato come lame, ferendo tutto ciò che incontravano.
Mi sento confusa e tremendamente in colpa.
Non avevo ancora realizzato quanto dolore ho provocato anche a lei.
Sono proprio una stupida se pensavo davvero che le cose si sarebbero sistemate solo tornando per un po'.

-E ah, Francesca?!- mi richiama quando ormai sono quasi alla macchina -vedi di fare a modo con la mia migliore amica!- sbatte poi la porta, senza darmi modo di difendermi.

Scuoto la testa rassegnata.
Poso la valigia nel bagagliaio e mi metto al volante.
Mi sa che non ho molta scelta.

Speravo che mi accogliesse a braccia aperte.
Quando mi ha visto e abbracciato ho sperato per il meglio.
Ma mi sbagliavo di grosso.
Quella ragazza ne sa una in più del diavolo.

Dopo appena cinque minuti sono di nuovo davanti casa mia.
Scendo dall' auto prendendo la mia valigia.
Sbuffo, recuperando le chiavi del portone.

Man man che mi avvicino sento distintamente della musica provenire da casa mia.
Mi sembra un pianoforte.
Aspetta un momento..... io non ho un cazzo di pianoforte!

Apro la porta, richiudendola poi il più silenziosamente possibile.
Abbandono la borsa all' entrata.
Mi avvicino sempre più verso quella musica.
Mi nascondo dietro la colonna del salotto, sbirciando la scena.

Eleonora è seduta ad un pianoforte, che di sicuro non c'era prima che me ne andassi.
Le sue mani si muovono veloci e sicure su quei tasti.
Ha gli occhi chiusi e la testa leggermente rivolta verso l' alto.

Ha i capelli legati in una coda alta, con una bandana azzurra legata in testa a mo' di turbante.
Una cannottiera bianca le fascia il busto.
Indossa un paio di vecchi pantaloncini da rugby e delle Infradito.

D' un tratto inizia a intonare una canzone.
Riconosco essere "Abbi cura di te" di Levante.
Mi ha sempre affascinanto come riesca a far sua qualsiasi canzone canti.

Aspetto che finisca prima di palesarmi.
Le appoggio una birra sul piano, senza dirle niente.
Anche se forse avrei dovuto darle una coca-cola.
Successivamente mi siedo sul divano, accendendo la televisione.

-Dovevano portarlo da noi stamattina- mi spiega -ma date le circostanze, me lo sono fatto recapitare qui-

Non le rispondo.
Mi limito a continuare a guardare le immagini che si susseguono su quello schermo.
Stanno dando un qualche vecchio episodio di Grey's Anatomy.

La sento prendere posto lontano da me.
Stende i piedi sul tavolincino davanti.
Recupera un pacchetto di sigarette dalla tasca e se ne accende una.

Restiamo in silenzio per parecchio tempo.
Ogni tanto la sento sospirare.
Ha praticamente bevuto la birra a goccia.

So che Erica mi ha detto di parlarci, ma non ci riesco.
Non adesso e non così.
Devo prima sbollire un po' di rabbia.
Devo prima capire come iniziare il discorso e quali parole usare.
E poi sì, devo trovare la voglia.

Non so cosa intendesse con quel "Lei non sta bene".
Sì, sono preoccupata, ma al momento sono ancora troppo arrabbiata.
Anche se vedere così Erica mi ha lasciato al quanto spiazzata.

-Feffe...- inizia, titubante, senza guardarmi -mi dispiace per quello che ti ho detto. Non lo penso davvero-

-Lo so- dico, con tono neutro.

-Sono una stronza- soffia, gettando la testa all' indietro.

-So anche questo-

-Ero arrabbiata con te e...-

-Sei- la correggo -sei arrabbiata con me-

Sospiro, senza rivolgerle uno sguardo.
Prendo qualche altro sorso dalla mia bottligia.
Recupero poi il porta-tabacco, rollandomi una sigaretta.
Faccio qualche boccata prima di parlare di nuovo.

-Sai, credevo che tornando qui le cose sarebbe tornate  a posto tra di noi- sorrido, amara -ma mi sbagliavo- scuoto la testa, aspirando un altro po' dal mio drum -è colpa mia- ammetto, immaginando il suo sguardo sorpreso -avrei dovuto dirti che me ne andavo e avrei dovuto renderti più partecipe della mia vita là. Ma non ce l'ho fatta-

-Francesca..-

-Fammi finire- la interrompo -non è stato facile mollare tutto e andarmene, ma ho dovuto farlo. Una volta lì però mi sono resa davvero conto di quanto quella decisione avrebbe stravolto non solo la mia, ma anche le vostre vite. Sono stata una codarda e un' egoista- sospiro -ma più passava il tempo e più mi rendevo conto di aver fatto la scelta giusta. Avevo bisogno di staccare. Di riniziare da un' altra parte e di lasciarmi alle spalle tutto il resto. Ho duvuto lasciarti indietro, per ritrovare me stessa. Ma non ti chiederò scusa per questo-

Mi alzo dal divano spegnendo il mozzicone nel posacenere, senza aggiungere altro.
Le lancio il telecomando, lasciandola poi da sola.
Sto per entrare in camera mia, quando sento un tonfo.

Torno in sala, bloccandomi sul posto alla scena che mi ritrovo davanti.
Eleonora è piegata su sé stessa.
Una mano intorno alla gola e la bottliga di birra vuota caduta ai suoi piedi.
Ha le lacrime agli occhi e fatica a respirare.
Dopo un primo momento di sorpresa, corro ad inginocchiarmi davanti a lei.

-Nene!- esclamo, mettendole una mano sulla spalla -che succede?-

Sono nel panico.
Non so cosa fare o cosa dire.
Rimango lì a fissarla, impotente.

D' un tratto allunga un braccio, posando una mano sul mio cuore.
Chiude gli occhi, cercando di prendere dei respiri profondi.
L' abbraccio di slancio, inziando a cullarla leggermente e a sussurrarle qualche "shhh" nell' orecchio.

Finalmente dopo qualche minuto la sento calmarsi.
Si attacca con bisogno alla mia maglietta, impedendomi di muovermi.
Mai l' avevo vista così.
Ho avuto una gran paura.

-Che..-

-Attacco di panico- mormora, interrompendomi.

-Da..-

-Quando ho trovato la tua lettera- confessa, interrompendomi di nuovo.

Mi scosto, guardandola negli occhi.
Scuoto la testa più volte, cercando di assimilare le sue parole.
Allora è di questo che parlava Erica stamattina.

L' abbraccio di nuovo, incapace di dire qualcosa.
Non posso credere che stia così per colpa mia.
Come ho fatto a non accorgermene?
Perché non mi ha detto nulla?

-Scusami- si sposta, dolcemente -sto andando da una psicologa per cercare di finirla con questa storia-

-Nene..-

-Non è colpa tua- cerca di sorridermi -pensavo di averli superati, ma quando ho saputo che saresti tornara sono ricominciati. Non so perché mi succeda tutto ciò. Al tempo la psicologa mi suggerì di riprendere a suonare il pianoforte e di frequentare dei corsi di Yoga e sembrava aver funzionato, ma poi sono riniziati- alza le spalle -Erica sa come prendermi quando succede- abbassa lo sguardo, senza aggiungere altro.

-Mi dispiace così tanto!- esclamo, sul punto di piangere -è solo colpa mia! Io..-

-No, invece- scuote la testa -non posso reagire così solo perché te non ci sei-

-Nene..-

-Non ho bisogno della tua cazzo di compassione- mi sposta bruscuamente, tornando a essere scontrosa come al solito.

Si alza senza neanche guardarmi.
La vedo sparire nella sua stanza, senza fare nulla per fermarla.
Tutto questo mi ha letteralmente bloccato.

Adesso capisco la sua rabbia e la sua frustrazione.
Adesso capisco perché sia lei che Erica ce l' abbiano tanto con me.
Ho creato solo casini sia andandomene che tornando.
E ora sono ancora più confusa su quello che devo fare.

Vorrei andare da lei e dirle quanto è importante per me.
Quanto il suo pensiero sia stato d' aiuto e di conforto in tutti questi anni a Londra.
Specialmente nei primi mesi di solitudine.
Vorrei dirle quanto le sono grata per tutto quello che ha fatto per me.
Vorrei sputarle addosso la verità.
Ma non posso.
L' unica cosa che riesco a fare, è prendere le chiavi e uscire di casa.
Ancora una volta dimostro di essere la codarda che sono.





                                                                                                 **********



"Mi dispiace tanto Erica" sospiro, portandomi il telefono all' altro orecchio "vuoi che venga lì?"

"No" risponde tristemente "ho bisogno di stare un po' da sola"

"Come preferisci" annuisco, anche se non può vedermi.

"Magari mi puoi distrarre" riconosco subito quel tono furbetto "Feffe mi ha detto che ieri sei andata a cercarla"

Cazzo.
E io che volevo semplicemente dimenticare la cosa.
Fingere che non sia mai successa.
Ignorare Francesca e andare avanti.
Tanto tra poco riparte, no?
Sarebbe stato facile.

"Sì, Erica" dico, con tono colpevole.

"E quindi?" domanda, curiosa.

"L'ho baciata"

"COSA?" urla, obbligandomi a staccare di qualche centimentro il cellulare "ALLELUJA, CAZZO!"

"Smettila di urlare" l' ammonisco "comunque non c'è niente da esultare. E' letteralmente scappata"

"Oh avanti, lo sai come è fatta"
cerca di tirarmi sù "dalle solo un po' di tempo"

"Non credo che sia così questa volta" soffio, alzandomi dal letto, a causa del campanello di casa che ha preso vita "è diverso"

"No, non è vero" insiste "è sempre la solita musona" scoppia a ridere, contagiandomi.

"Questo è vero" sorrido, scendendo le scale "Aspetta un attimo che vedo chi è che rompe le palle"

Mi appoggio il telefono sulla spalla, aprendo successivamente la porta.
Spalanco gli occhi realizzando chi ho di fronte.
Non ci posso credere.

"Erica ti richiamo"

"Ehi, ma che..." chiudo la chiamata senza darle il tempo di finire la frase.

-Feffe- mormoro, poi, non staccando un momento gli occhi dai suoi.

Il primo pensiero che mi balza in mente è che è semplicemente bellissima.
Ha i capelli mossi e sciolti che le ricadono tutti su una spalla.
Una camicia bianca di lino le copre la parte alta del corpo.
E credo che indossi gli stessi shorts della sera prima.
E pure le stesse Vans.
La cosa che stona in tutto questo sono i suoi occhi.
Gonfi e arrossati.
Penso di aver già capito la causa.

-Credo di aver cocciato la macchina- scoppia a ridere, confermando la mia tesi.

-Ti faccio entrare solo perché non mi va che tu guidi in questo stato- soffio, decisamente arrabbiata -com'è che hai venticinque anni e continui a non capire un cazzo?-

-Me lo dice sempre anche Ilaria- ride di nuovo, mentre mi precede per le scale.

-Eh, chissà perché- faccio, ironica, chiudendo la porta di camera mia alle nostre spalle.

-Comunque non ho guidato così- si difende, non riuscendo a togliersi quel sorriso idiota dalla faccia -ero già qui prima di vedere i draghi-

-E la macchina?-

-Avevo dimenticato di togliere il freno a mano- si apre in una nuova risata -oooops- alza le spalle, buttandosi poi a peso morto sul mio letto.

Una parte di me sperava di vederla apparire davanti alla mia porta.
Che arrivasse e mi dicesse che aveva sbagliato.
Che avrebbe voluto baciarmi anche lei in molte occasioni.
E invece si presenta qui completamente fatta.
Non ho parole.

-Lo sai che non mi è mai piaciuta l' idea che ti fai le canne- dico, con tono duro -specialmente se ti presenti qui in queste condizioni-

-Si, mammina, lo so- brontola -ma tu non puoi capire-

-Cosa non posso capire?-

-Che è tutto così dannatamente sbagliato- mormora, tornando seria per un momento.

-Che vuoi dire con questo?- 

-Che il grande puffo è il più saggio dei puffi!- scoppia di nuovo a ridere, facendomi intuire che l' attimo di lucidità è già andato a farsi benedire.


Passa qualche minuto prima di sentirla russare.
Alzo gli occhi al cielo, mentre le vado incontro.
Le tolgo le scarpe e poi la metto sotto il lenzuolo.
Non dovrebbe essere lei la più grande tra le due?
Ecco, questa è sicuramente una delle cose che non mi mancavano per niente della nostra relazione.
Inizio a capire Erica...

Guardo l'orologio e storco il naso constatando che sono già le sei di sera.
Ho passato un' ora al telefono con la mia migliore amica.
Avrei tanto voluto che mi dicesse di andare da lei.
Ma capisco la sua necessità di stare da sola.
Prenderei io stessa a schiaffi Eleonora se non mi facesse ancora così tanta paura.
E poi a quanto pare anche io ho una gatta da pelare.

Decido di mettermi alla scrivania a riguardare l' ultima lezione del corso di fotografia.
Anche se so già che non sarà molto proficuo.
Non riesco a smettere di chiedermi il perché Francesca sia venuta qui.
Ieri sera sembrava voler correre dall' altra parte del Mondo, pur di starmi lontana.

Non nego di esserci rimasta malissimo.
Non so in che cosa sperassi esattamente.
Conoscendola avrei dovuto aspettarmi che fuggisse.
Se ripenso a quanto ho dovuto rincorrerla la prima volta, non posso far altro che sorridere.

Riesco a concentrarmi per quasi un' ora, prima che dei suoi versi buffi richiamino la mia intenzione.
Mi giro e la trovo a pancia in giù.
Il lenzuolo che le è scivolato leggermente di lato.
La faccia completamente spiaccicata nel cuscino.
E un broncio adorabile stampato sul viso.
Chissà a cosa sta pensando.

All' improvviso apre gli occhi, guardandosi intorno spaesata.
Alza di scatto la testa, rilassandosi solo dopo aver ricordato dove si trova.
In fine si riporta sul cuscino, portando il suo sguardo su di me.

-Scusami- soffia, realmente dispiaciuta -come vedi continuo ad essere un disatro-

-Non avevo dubbi- non posso fare a meno di sorridere a quella frase -penso sia la prima cosa che mi hai detto quando iniziammo ad uscire- la vedo sorridere -che ci fai qui, Feffe?-

-Eleonora si è stabilita da me e...- sospira chiudendo gli occhi -e non riesco a non sentirmi in colpa tutte le volte che la guardo- confessa, lasciandomi confusa -soffre di attacchi di panico da quando me ne sono andata e io non ne sapevo nulla-

Ora inizio a capire cosa tentava di dirmi Erica.
Ora ho capito il perché Eleonora vada da una psicologa.
Ma soprattutto, ora capisco perché la mia amica non voleva dirmi niente.

Eleonora si è sempre dimostrata una persona forte.
Tutti la dipingono come tale.
Immagino che la bionda non volesse che qualcuno la guardasse in modo diverso.
Neanche se si tratta di noi.
Un po' posso capirla.

-Non potevi saperlo- le dico dolce, portandomi a sedere sul letto vicino a lei -e non è colpa tua- titubante allungo una mano, iniziando ad accarezzarle i capelli.

Con mia grande sorpresa non si ritrare e non prova neanche a impedirmelo.
Continua a guardarmi con i suoi enormi occhi verdi, scrutandomi come se cercasse risposte a chissà quali domande.
Alza un po' la testa, portandosi alla mia altezza.

-Che stiamo facendo, Alessia?- è quasi un sussurro il suo -tra poco io me ne dovrò andare-

-Lo so- alzo le spalle -ma non sono riuscita a controllarmi- sospiro -da quando ti ho rivista ho capito che mi sei sempre mancata. Che non ti avevo dimenticato e che non potrei mai farlo. Ho fatto una grande cazzata quella sera e non passa giorno senza che io me ne penti. Vorrei tanto che non fosse mai successo, ma purtroppo è accaduto e io ho capito subito di aver rovinato la cosa più bella che mi fosse mai successa. Ma non ho mai smesso di amarti e penso di averlo capito solamente guardandoti di nuovo negli occhi-

-Perché sei andata a letto con lei, Alessia?- la sua è quasi una supplica.

-Non lo so, Feffe- scuoto la testa, cercando di non scoppiare a piangere -immagino perché mi mancavi, perché avevo bisogno dell' affetto di qualcuno. La distanza ci stava distruggendo e io non sapevo più cosa fare-

-Non importa- abbassa lo sguardo per un momento -penso che sarebbe finita lo stesso- afferma, spiazzandomi -forse non era il momento giusto- fa un sorriso tirato, continuando subito dopo -ma come fa a esserlo adesso?-

Abbasso la testa, sentendo tutto il peso delle sue parole.
Non posso non darle ragione.
Che futuro potremmo mai avere?
Io qui e lei a Londra?

Abbiamo già visto che la distanza non fa per noi.
Che siamo due persone che vogliono viversi appieno un rapporto e non a piccole dosi.
Abbiamo bisogno di viverci.
Ogni giorno, in ogni momento.
E questo non sarebbe possibile.
Non è vero che l' amore supera qualsiasi cosa.
A volte le situazioni sono troppo grandi e semplicemente la lontananza finisce con il dividere anche le menti, oltre che i corpi.

All' improvviso allunga una mano sulla mia guancia.
Mi accarezza distrattamente con il pollice, richiamando il mio sguardo.
Riporto gli occhi su di lei, rimanendo piacevolmente stupita di trovarli di un verde limpidissimo.

-Scusami se sono scappata ieri e se sono piombata qui senza avvisarti-

-Non fa niente- mormoro -lo capisco-

-No, tu non capisci invece- sorride -non ho avuto storie importanti a Londra perché non facevo altro che paragonare le altre a te- confessa -nonostante tutto io non ho mai smesso di pensarti e Dio- scoppia a ridere -Ilaria aveva ragione e ammetterlo è davvero umiliante-

-Su che cosa?- la sua risata richiama il mio sorriso.

-Sul fatto che nessuna era perfetta ai miei occhi, perché la perfezione sarai sempre e solo tu-

Perdo un battito a quelle parole.
Ho sognato molte volte un possibile nostro riavvicinamento, ma questo supera di gran lunga tutti i sogni che ho fatto.
Sentirla ammettere di non avermi dimenticato, mi fa esplodere il cuore di gioia.
Non so davvero cosa dire.

-Io..-

-Io sono un disatro- afferma, sorridendo -sono un casimo ambulante, la mia vita è un casino- ripete le stesse indentiche parole che mi disse prima del nostro primo bacio e io mi sento di nuovo un' adolescente -è difficile starmi vicino- continua, strappandomi un sorriso divertito -credi di poter resistere?-

-Lasciami almeno provare- ripeto  le mie stesse parole di quella sera, vedendola sorridere.

E in un attimo le sue labbra sono sulle mie.
Si muovono piano, lentamente come se avessero paura di rovinare tutto.
Si riassaggiano riscoprendosi in quel gesto che hanno compiuto almeno un miliardo di volte.

Incrocio una mano tra i suoi capelli, stringendoli.
La sento sospirare, mentre la sua lingua mi chiede il permesso di entrare.
Non me lo faccio ripetere due volte.

Come ieri sera, il suo sapore torna a esplodermi prepotentemente in bocca.
E allo stesso tempo anche il mio cuore esplode.
Un brivido mi passa lungo tutta la schiena, risvegliando in me sensazioni e emozioni che non provavo da tempo.

Francesca si sporge in avanti, poggiando una mano sul mio fianco.
Fa una leggera pressione, invitandomi a sdraiarmi.
Con un solo movimento si porta sopra di me.
Sospiriamo insieme a quel dolce contatto tra i nostri corpi.

Mi era mancato sentirla così vicina.
Mi erano mancati i suoi occhi chiari.
Mi era decisamente mancato baciarla e avere il suo corpo sopra il mio.
Dio, questo supera di gran lunga le mie aspettative.

-Sei bellissima- soffia, sfiorandomi il naso con il suo.

-Tu di più- porto una mano sul suo viso, incapace di smettere di sorridere -mi sei mancata da morire-

-Anche tu- sospira, tristemente -ma come faremo? Cosa..-

-Shhh- le porto due dita sulle labbra -pensiamo solo a goderci questo tempo insieme, al dopo ci penseremo poi-

-Ma..-

-Pensi di poterlo fare per me?- le chiedo, interrompendola.

-D' accordo- acconsente, dopo qualche secondo.

Rotola via da me, stendendosi su un fianco.
La imito, ritrovandoci faccia a faccia.
Mi avvicino un po', lasciandomi stringere dalle sue braccia.
Non mi sentivo così felice da anni.
Solo tra le sue braccia riesco a sentirmi davvero al sicuro.
Davvero...a casa.

-Che intendi fare con Eleonora?- domando, dopo diversi minuti di baci e coccole.

-Immagino che dovrò affrontarla- sospira -mi sa che dovrò dirle la verità- sussurra quell' ultima frase più a sé stessa che a me.

-La verità?- 

-Lascia stare, Alessia- scuote la testa.

-Non riniziare a tenermi fuori dalle cose- un po' mi arrabbio, stoppandomi subito però quando poggia due dita sulla mia bocca.

-Te lo dirò- afferma -ma devo prima dirlo a lei-

-Così va meglio- sorrido trionfante.

-Erica mi ha praticamente ordinato di fare per bene con te- ridacchia -forse dovremmo dirle che è solo colpa tua-

-Colpa?!- esclamo, indignata -semmai è merito mio!-

-Mmmm sì- annuisce -forse- scoppia a ridere, contagiandomi.

-Sai, sei davvero cambiata- dico, ad un tratto, lasciandola confusa -vuoi dormire qui?- chiedo subito dopo -solo dormire!- le punto un dito contro -sono una ragazza per bene-

-Eh certo- ride di nuovo, lasciandomi un sorriso ebete sulla faccia -comunque, accetterei volentieri, ma devo andare da Nene-

-Immaginavo- sbuffo, come una bambina.

-Ti faccio sapere- mi stampa un bacio sulle labbra, alzandosi subito dopo -bisogna che lavori seriamente a quel cazzo di progetto-

-Te ne vai già?- 

-Devo- si abbassa sul mio viso -anche se non vorrei- aggiunge poi, lasciandomi un altro bacio.

-Fatti almeno sentire- l' ammonisco, seria -non sparirai di nuovo, vero?-

-Non lo farò- mi sorride un' ultima volta, prima di lasciare la stanza.

Quando stamattina mi sono svegliata, non avrei mai immaginato che la giornata sarebbe andata così.
Non mi sarei mai sognata di riavere Francesca nella mia vita, non così almeno.
E invece è successo e io mi sento felice come la prima volta che mi chiese di uscire.
Quando si tratta di lei io torno ad avere diciassette anni.
Quando si tratta di lei, io smetto di pensare razionalmente.
Quando si tratta di lei, non è il mio cervello a prendere le decisioni.
Ma il cuore.
Perché dalla prima volta che i miei occhi hanno incrociato i suoi, ho capito che me lo aveva rapito e che lo aveva fatto suo.



                                                                                                   **********


Non riesco a togliermi questo sorriso idiota dalla faccia.
Per una volta ho fatto ciò che volevo fare.
Senza starmi a chiedere il come o il perché.
Senza pensare alle conseguenze o a tutti i contro.
Volevo soltanto fare ciò che mi avrebbe reso felice.
Indipendentemente da quanto questa felicità possa durare.

Ripenso a Alessia, al quel bacio mozzafiato.
Alle carezze, agli abbracci.
Mai cosa mi è sembrata più giusta.
Ho capito che non potevo far altro che arrendermi di fronte a quei suoi occhioni color nocciola.
Ma soprattutto, non potevo ignorare ancora come si anima il mio cuore al solo vederla.

Mi toglie il fiato ogni volta.
Mi disarma completamente.
Abbatte ogni muro che avevo innalzato.
Mi spoglia di ogni mia armatura.
E io non posso farci niente.
Quella ragazza rimarrà sempre il mio punto debole.

Sorrido, mentre fermo la macchina davanti casa mia.
Sorrido, scendendo dall' auto.
Sorrido, avviandomi verso la porta.
Non sorrido più, quando sento un enorme baccano provenire da casa mia.

Mi affretto ad entrare e vengo accolta da una musica decisamente troppo alta.
Vado in sala, scuotendo un paio di volte la testa, cercando di capire se quello che vedo è realtà o ancora l' effetto della canna.
Alzo gli occhi al cielo quando mi rendo conto che è tutto vero.

Eleonora salta da una parte all' altra della stanza con una bottiglia di vodka tra le mani, ormai quasi a metà.
E' scalza e in mutande, con solo una maglia lunga a coprirla che le arriva a metà coscia.
Si muove a ritmo, palesemente ubriaca.

Prendo un bel respiro dirigendomi verso lo stereo.
Lo spengo di botto, ricevendo un "Buuuuu" di disapprovazione da parte sua.
Mi volto a guardarla.

E' in piedi sul divano con uno sguardo di sfida, mentre prende una boccata da quella che deduco essere una canna.
Che poi, da dove è uscita?
Beve dalla sua bottiglia, alzando un sopracciglio.

-Guasta feste!- biascica -mi stavo divertendo!-

-Eh, lo vedo- faccio un cenno con la mano, indicandola -che cazzo stai facendo?-

-Quel che cazzo mi pare- soffia, arrabbiata -non ti riguarda!-

-Direi di sì, dato che sei in casa mia come ospite- scandisco bene quell' ultima parola -o te lo sei dimenticato?-

-Fanculo!- ringhia, balzando giù e venendomi incontro -è solo colpa tua se sono qui!-

-No!- esclamo, strappandole la bottiglia di mano -è colpa di questa!- la agito davanti la sua faccia, prima di poggiarla sul mobile dove vi è lo stereo -Erica ti caccia di casa per l' alcool e te cosa fai? Bevi come una stronza?-

-Tu non sai niente!- grida, spingendomi -ti odio!-

Chiudo gli occhi a quell' ultima affermazione.
Quelle parole mi colpiscono in pieno, ma riesco comunque a scrollarmele di dosso.
Non è in lei.
E' ubriaca, arrabbiata, ferita e io devo cercare di mantenere la calma per tutte e due.

-E allora spiegami!- soffio, esasusta da queste continue lotte -sono qui davanti a te e ti sto ascoltando!-

Lascia andare un ringhio frustrato.
Si passa una mano tra i capelli, allontanandosi di qualche passo.
La vedo portarsi lo spinello alle labbra, inspirando con bisogno.
Non sono nella condizione di dirle che non è la cosa più giusta.
Insomma, ero fatta anche io fino a qualche ora fa.

-Tu non ascolti!- punta i suoi occhi infuocati di rabbia, nei miei -ti limiti solo a sentire!-

-Nene- mi appoggio con la schiena al pianoforte lì vicino -parlami- quasi la imploro -urlami pure contro, sfogati, ma io non me ne vado-

-Non è vero!- urla -tu te ne vai sempre! Mi abbandoni ogni volta! Te ne fotti di cosa possa provare io! Tu scappi!-

Non sono in grado di dirle che si sbaglia.
Perché ha ragione: io scappo.
L'ho fatto con Marta, con Alessia e sì, anche con lei.
Ma su una cosa ha torto: a me importa  cosa sente.

-Avevo bisogno di te!- abbassa il tono di voce -io avevo bisogno di te- ripete, cercando di trattenere le lacrime.

-Sono qui, adesso!- la guardo, sentendomi colvepove -ti ascolto- 

-Mi hai lasciato di nuovo da sola!- ancora una boccata di canna -come quando Federica morì! Io avevo bisogno di te e te mi hai lasciato da sola!-

-Quando, eh? Non avevi bisogno di me prima che me ne andassi in Inghilterra!- ribatto, iniziando ad agitarmi -ti stava andando tutto bene! Ero io a essere a pezzi e non te ne sei accorta!-

-Eh giusto!- si apre in una risata isterica -allora la soluzione migliore era scappare! Non quella di parlare con me, vero?-

-Al momento sì! Mi sembrava la cosa giusta!-

Ed è così.
E' la verità!
Non trovavo un' altra soluzione.
Tutte mi sembravano sbagliate.
Tutte, tranne quella.

-Non volevo pesare ancora su di te! Non quando la tua vita stava finalmente prendendo un senso!- le dico, esasperata -ma non lo capisci?-

-E tu non capisci che non sei un peso per me? Quando lo capirai?- fa un passo in avanti -ti ho portato a casa mia quando eri l' ultima persona che avrei voluto vedere! Ti ho fatto entrare nella mia famiglia! E successivamente pure tua sorella! Ho fatto di tutto per te!-

-Lo so, questo, Nene! E non ti ringrazierò mai abbastanza!-

-No, non lo sai!- grida, guardandomi con cattiveria -ho lasciato che ti prendessi la persona che amavo senza dire una parola!-

Sbatto un paio di volte le palpebre, incapace di assimilare quelle parole.
Che sta cercando di dirmi?
No, non può essere.
Me ne sarei accorta.
Io...io lo avrei capito se...

-Tu l' amavi- è quasi un sussurro il mio -tu eri innamorata di Federica-

-L'hai capito, finalmente!- ringhia -l' amavo da sempre! Da prima di rendermene conto e sicuramente da prima che arrivassi tu!- confessa -ho provato a mettermi in mezzo, ho combattutto con tutte le mie forze! Ma poi ho capito che continuando così l' avrei solo persa! E allora smisi! Smisi di oppormi e rinunciai a lei! Averla come amica era sempre meglio di niente-

-Nene, io non lo sapevo- scuoto la testa -non ne avevo idea-

Ma come ho fatto a essere così cieca?
Come ho fatto a non accorgermene?
Ma soprattutto, perché me lo sta dicendo solo adesso?

-Immagina come mi sono sentita quando lei è morta e te, uscita dall' ospedale, sei sparita per giorni! Pensavo di avervi perso entrambe quella sera! Pensavo di aver perso tutte e due le parti di me!- una lacrima le solca il viso -poi sei tornata a casa e io ho giurato a me stessa che non avrei più permesso che tu cadessi! Ho promesso a me stessa che ti avrei protetto! Che ci sarei sempre stata! Ma quando io avevo bisogno di te, tu te ne sei andata! Più volte!-

-Mi dispiace! Io..-

-No!- alza una mano, bloccandomi -per anni sei stata l' unica cosa che riusciva a tenermi in piedi! Poi un giorno mi alzo e scopro che te ne eri andata senza manco dirmi niente!- si asciuga il viso con un braccio -e mi è mancata l' aria! Perché sì, Erica sarà anche l' amore della mia vita, ma tu sei la compagna della mia anima-

Cita il nostro telefilm preferito e io mi sento crollare.
Le sue parole mi trafiggono, facendomi capire veramente per la prima volta quanto io l' abbia distrutta.
E neanche una volta sola.

Ho sempre dato per scontato che lei ci sarebbe sempre stata.
Indipendentemente da tutto e tutti.
Non mi sono mai fermata a chiedermi quanto questo significasse per lei.
Lei, che è sempre stata la mia roccia.

-Sono iniziati gli attacchi di panico e io non sapevo cosa fare- mormora -Erica cercava di tamponare il tutto come meglio riusciva e Dio solo sa quanto mi abbia aiutata. Ho riniziato a suonare il pianoforte, ho frequentato i corsi di yoga, mi sono presa più responsabilità a lavoro, ma anche più giorni liberi e finalmente pensavo di aver risolto il problema- soffia, abbassando lo sguardo -poi ti ho visto sullo schermo del computer di babbo dopo anni che non vedevo la tua faccia e sono crollata di nuovo- confessa, spiazzandomi -e lì ho capito che non posso stare senza di te. Senza averti nella mia vita, ma non alle tue condizioni! Ho capito quanto mi abbia distrutto farmi carico di tutte e due per tutti questi anni, ma sai una cosa?- torna a guardarmi -lo rifarei altre mille volte! Perché quando si tratta di te io non capisco più niente! Un giorno Federica mi fece promettere che comunque sarebbero andate le cose tra di voi, io avrei dovuto esserci per te. Sempre. Indipendentemente da tutto. E io, Francesca, le promesse le mantengo-

Mi sento totalmente incapace di dire qualcosa.
Sono bloccata sul posto, con le mani strette a pugno lungo i fianchi.
La gola secca e un peso sullo stomaco che cresce ogni minuto che passa.
Sono stata solo un' egoista.

- Per tutti questi anni ci hai raccontato di quanto tu stia benissimo a Londra, mentre io mi sentivo morire ogni giorno sempre più- afferma, prendendo un altro tiro dalla canna -sentivo che mi mancava qualcosa e non riuscivo a  colmare quella mancanza con niente. Perché quella mancanza è mia sorella, sei tu- mi indica, riabbassando subito dopo la mano -tu là stai benissimo, ma io qui non so più chi sono-

Mi guarda malissimo quando scoppio in una risata nervosa.
Mi passo una mano sul viso, cercando di darmi un contegno.
Ma con scarsi risultati.
Prendo a camminare avanti e indietro sotto il suo sguardo attento.

-Io sto benissimo?- ripeto, sarcastica -forse volevi dire che io lì sto meglio che qui!- soffio, confondendola -io non sto bene, Nene! Ho solo trovato una mia dimensione e me la sono fatta calzare a pennello! E questa realtà è sempre meglio di quella che avevo qui!-

-Tu..-

-Sono quasi morta, Nene- confesso, interrompendola.

-Cosa? Quando?- balbetta, sbattendo più volte le palpebre.

-Dopo che ho rotto con Alessia e dopo aver ricevuto quella telefonata da mio padre, mi sono resa conto che mi eri rimasta solo tu! Che la mia vita si riduceva a te! A vivere per te! Di nuovo!! Ed ero così stanca di fingere sempre con tutti, specialmente con Marta! Perché mi sentivo in colpa ogni volta che la guardavo!- sostengo il suo sguardo, decisa -Non sapevo più chi fossi, non sapevo cosa volessi realmente fare! Mi sentivo persa e senza uno scopo!- 

-Feffe..- fa un passo nella mia direzione, ma si blocca quando alzo una mano.

-Una sera iniziai a bere enormi quantità di alcool- inizio, sentendo un brivido percorrermi la schiena al ricordo di quel giorno  -volevo solo dormire e presi qualche pasticca a caso. Forse sonniferi, non lo so. Mi addormentai sul divano. Ero quasi in coma quando non so per quale fortuna tua madre venne a chiamarmi per chiedermi non so che cosa e mi trovò. Sono viva solo grazie a lei! Mi ha buttato sotto la doccia gelata e mi ha costretto a vomitare tutto e dopo ha fatto in modo che venissi ricoverata in una clinica privata-

-No, tu eri andata a fare un' escursione in montagna. Tu eri..- balbetta, rifiutandosi di capire.

-No, Nene- sorrido, amara -io sono quasi morta e tu non ti sei resa conto di quanto soffrissi. Ma non è colpa tua, come potrebbe esserlo? Mi hai salvato già troppe volte in questi ultimi anni e io non volevo continuare così! A sentirmi inutile, vuota- ormai non sono più in grado di fermare le lacrime -quando mi ripresi, Maria mi suggerì di andarmene. Le dissi che stavo già pensando di andare a Londra, ma che volevo parlarne con te. Lei mi disse di non farlo, perché se tu avessi scoperto tutto te ne saresti fatta una colpa e ancora una volta saresti andata in pezzi a causa mia- la vedo spalancare gli occhi, incredula -così scrissi quelle lettere e ve le lasciai. Feci un biglietto di solo andata, recuperai le mie cose e me ne andai-

-Mamma non mi ha mai detto nulla!- esclama, arrabbiata -perché cazzo mi avete tenuta all' oscuro di tutto questo? Io avrei potuto aiutarti!-

-Ma era giunto il momento che mi aiutassi da sola- sussurro, asciugandomi il viso.

Non vado fiera di quella notte.
Non vado fiera di quello che ho fatto e non passa giorno senza che io me ne vergogni.
Ho passato anni a dare la colpa agli altri, quando la colpa è stata solo mia.
Non di Alessia, non di Nene, né di nessun' altro.
Solo mia.

-I primi tempi non era tutto rose e fiori. Mi mancavate tantissimo e io mi sentivo fuori posto ovunque andassi- dico, riattirando la sua attenzione -poi ho conosciuto Ilaria- un sorriso spontaneo prende vita sulle mie labbra -e le cose sono migliorate. Pian piano ho trovato il mio posto e mi sono ritrovata a mia volta. Ho riscoperto l' amore che ho per il disegno e il mio sogno di lavorare per qualche agenzia di grafica e finalmente ce l'ho fatta, Nene. Certo, non dove vorrei. Ma non si può avere tutto nella vita-

La vedo afflosciarsi sul bracciolo del divano.
Continua a guardarmi senza dire niente.
RImane in silenzio a scrutarmi.
Posso vedere come stia cercando di assimilare tutte quelle informazioni.

Lentamente mi avvicino a lei.
Le rubo lo spinello dalle mani, riaccendendolo.
Lo fumo distrattamente senza guardarla.
Ora sa tutto e mi sento nuda di fronte al suo sguardo.

Avevo promesso a Maria che non le avrei mai detto nulla.
Ma non è da noi nasconderci le cose e lo abbiamo realizzato nel peggior modo possibile.
Ci siamo fatte la guerra per quasi un mese, incapaci di comprenderci a vicenda.
E questo ci ha distrutto.
Non potevamo continuare così e lo abbiamo capito entrambe.

All' improvviso allunga una mano, afferrando la mia libera.
Riporto lo sguardo su di lei e rimango totalmente spiazzata dal suo sorriso.
Un sorriso puro, sincero.
Uno di quei sorrisi che non le vedevo sul volto da molto tempo.

-Siamo due Testone del cazzo- scoppia a ridere, contagiandomi -Federica aveva fottutamente ragione- continua a ridere -ci aveva visto lungo-

Si alza buttandomi le braccia al collo, sringendomi in un abbraccio.
Dopo un attimo di sorpresa, ricambio la stretta.
E sento come se finalmente avessi riacquistato la parte più bella di me.
La sua.

-Lei ci ha fatte unire per un motivo- mormora al mio orecchio -non mandiamo tutto a puttane-




 
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ANGOLO AUTRICE:

Quasi mi stupisco di me stessa per aver aggiornato così presto.
Ma dovevo farmi perdonare per i miei ritardi cronici, no?!
Il prossimo capitolo è già in stesura (sembro quasi professionale), quindi non dovrebbe tardare ad arrivare.
Ma spero in qualche altro vostro parere, così da sapere se la storia vi stia piacendo o meno!

Ora, venendo al capitolo, che ne pensate?
Francesca ha sputato finalmente fuori la verità!
Ve lo immaginavate?
Magarai conoscendola, forse un po' sì.
Ma mi sa che siete ancora un po' tutti rimasti al bacio tra lei e Alessia, quindi parliamo di loro.

Si era capito che non si erano indifferenti.
Si era capito che Alessia la ama ancora e che Francesca sente ancora qualcosa per lei.
Alla fine tutto è scoppiato e non potevano più far finta di niente.
Ma chissà come andrà a finire.
Feffe dovrà ripartire per Londra e Alessia inizierà la magistrale a Firenze.
Non sembrano avere un futuro.
Al momento però hanno deciso solo di viversi, quindi staremo a vedere!

Erica e Eleonora hanno i loro problemi.
O meglio, la bionda li ha.
Finché non li risolverà, Erica non la vuole in casa.
In questa storia scopriamo il suo lato maturo.
Vediamo sempre più quanto sia cresciuta e quanto il loro rapporto si sia evoluto.
Vedremo come Eleonora cercherà di rimediare e di farsi perdonare.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia risposto a qualche vostra domanda.
Ma le sorprese e i misteri non sono finiti.
Vedremo, vedremo!

Adesso vi lascio e torno al mio bicchiere di amaro.
Per qualsiasi cosa, come sempre, sapete come contattarmi!
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e a leggere.
Sopratutto a chi spende qualche minuto per lasciarmi un porprio parere.
Lo apprezzo molto.
E ah, grazie anche alle 159 persone che mi hanno messo tra gli Autori Preferiti *.*
Siete fantastici!

Un abbraccio sincero,

Crige.


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Capitolo 14
*** Continue lotte. ***





Dentro di noi spesso abbiamo battaglie di cui non sappiamo neanche l' esistenza.
Ci avvelenano a nostra insaputa.
Come i virus.
Si insinuano in ogni fibra del nostro corpo senza che noi possiamo accorgercene.

Sì, ogni tanto lasciano qualche traccia dietro di sé, ma mai niente di troppo palese.
Mai nulla che possa far suonare il nostro campanello di allarme.
E quindi, quando poi esplodono, ci trovano del tutto impreparati.

Rimaniamo lì a bocca aperta, completamente immobili.
Mille domande nella testa che non riescono ad avere risposta.
E noi che ci sentiamo prosciugare man mano sempre di più.

Sono quelle battaglie contro la nostra coscienza.
Quelle continue lotte tra testa e cuore.
Quelle che il nostro "io" interiore tende a nascondere sotto un tappeto.
Come si fa con la polvere.

Ma il problema è che accumulando, accumulando prima o poi la polvere esce fuori.
E ti ritrovi a dover affrontare tutto insieme.
Senza una minima idea da cui partire.

La testa è realista, oggettiva, sicura.
Sa quello che è meglio per te e cerca di fartelo capire.
A volte anche con prepotenza.

Il cuore invece è un salto nel buio.
E' avventura, imprevisto, sopresa e passione!
E' il desiderio di scoprire, di vedere come andrà!
E' fantasia e libertà.

Abbiamo queste battaglie dentro di noi, perché in realtà tutti sappiamo chi scegliere.
Ma abbiamo troppa paura dell' ignoto.
La regolarità ci piace.
Ci fa sentire al sicuro.

Solo che dopo un po' inizia a starci stretta.
E vogliamo di più.
Ci meritiamo di più.

Possiamo non accorgerci delle lotte che avvengono dentro di noi.
Ma sappiamo benissimo cosa fare quando esploderanno.
Basta solo avere il coraggio di dire "Sì!".







-Cioè, fammi capire- mi asciugo le lacrime per le troppe risa -te sei andata da lei completamente fatta?-

-Sì!- annuisce, ridendo.

-Non ci posso credere!- mi apro in una nuova risata, incapace di controllarmi -oddio! Avrei pagato per vedere la sua faccia!-

Io e Feffe parliamo e ridiamo ormai da almeno un' ora.
Ci siamo ricomposte dopo tutte quelle rivelazioni e abbiamo riso quando i nostri stomaci hanno brontolato all' unisono.
La fame chimica era arrivata per tutte e due.
Così abbiamo deciso di ordinare una pizza.

Ce la siamo divorata sul divano.
Adesso siamo ancora qui.
Lei seduta con le gambe stese sul tavolino e io stesa con la testa sopra di lei.
Mi era tremendamente mancato tutto questo.

-Comunque- si ricompone, continuando a raccontarmi -alla fine l' ho baciata-

-Cosa?- quasi urlo, sorpresa -ma come?-

-Non posso farci niente- alza le spalle -ho provato a far finta di nulla, ma non ce la faccio più-

-E che intendi fare, scusa? Tra due settimane te ne vai- mormoro, senza riuscire a trattenere una nota di tristezza.

-Non lo so, Nene- scuote la testa, sospirando -abbiamo deciso che ci penseremo poi-

Quando ho capito  che la Nana provava ancora qualcosa per la mia amica, ho sperato che si riavvicinassero.
Ho sperato con tutte le mie forze che questo avrebbe fatto cambiare idea a Francesca sulla sua partenza.
E adesso, adesso c'è una speranza concreta.
Ma dopo tutto quello che mi ha detto, non so quanto le faccia bene rimanere.

Non potevo immaginare niente di quello che mi ha confessato.
Non so come io non sia riuscita a rendermene conto.
Eppure ero sempre a casa sua.
Qui, con lei, a cercare di tirarla su.
Evidentemente non ci riuscii.
E il solo pensare che quel giorno avrei potuto perderla, mi scaturisce un brivido di terrore per tutta la schiena.

-Tu invece che intendi fare con Erica?- chiede, dopo qualche minuto di silenzio.

-Non lo so- sospiro -di sicuro devo ridurre l' alcool-

-Eh direi- sorride divertita -o vuoi continuare a baciare sconosciuti?-

-Non me lo ricordare- mi si contorce la faccia in una smorfia di disgusto.

-Vedrai che capirai come rimediare- afferma, sinceramente convinta, iniziando ad accarezzarmi i capelli.

-Una mezza idea ce l'ho- sogghigno -ma ci devo ancora pensare bene-

-E sarebbe?-

-Non dico nulla per scaramanzia!- scoppia a ridere a quella mia affermazione -non prendermi in giro!- le lancio un' occhiataccia -sono stata cacciata di casa dalla mia fidanzata!-

-Così impari! Vecchia alcolizzata!- ride di nuovo, non curandosi del mio sguardo di rimprovero.

Mi mancava tutto questo.
Io, lei a parlarci sinceramente come facevamo un tempo.
A ridere e scherzare senza chiederci cosa sarà.
Ma solo vivendoci il momento.

So che dovrei essere a pezzi per come è andata con Erica e infatti lo sono.
Ma non posso non essere felice di aver ritrovato finalmente la mia amica.
Francesca è decisamente il punto migliore da cui partire, per risolvere tutti gli altri casini che ho combinato.

Non so ancora se la mia idea farà si che Erica mi riaccetti a casa.
Posso solo sperarci.
Posso solo sperare con tutte le mie forze che lei mi perdoni.
Sono stanca di leggere nei suoi occhi solo e sempre delusione e rabbia.
Non voglio essere quel tipo di persona.

Voglio che sia fiera di me.
Voglio che con me sia felice.
E che si senta amata.
M' importa solo questo.

-Pensi che mi perdonerà?- lo chiedo in un sussurro, chiudendo gli occhi.

-Io credo di sì- risponde sicura -devi solo dimostrarle di aver capito-

Annuisco, godendomi le sue carezze.
Spero tanto che abbia ragione.
Non so che farei se Erica uscisse dalla mia vita.

-Raccontami qualcosa di Londra- le dico sorridendo -qualcosa di divertente!-

-D' accordo- acconsente.

Allunga una mano recuperando il suo tabacco sul tavolincino.
Si rolla la sigaretta accendendosela subito.
Tira qualche boccata prima di parlare.

-Ok, questa la devi sapere- scoppia a ridere da sola -ero in Inghilterra da ormai qualche mese e non stavo ancora con Ilaria- inizia, non riuscendo a controllare le risa -eravamo in un pub con la squadra dopo allenamento e stavamo bevendo quando, ad un certo punto, si avvicinano un gruppo di ragazze dicendo di essere della squadra di football americano della città-

-Esiste davvero?-

-Sì!- annuisce -comunque, ci sfidano ad una gara di bevute. Un testa a testa a suon di shot. Due contro due! Le mie compagne scelgono me dopo la mia bellissima prestazione alla mia matricola contro Ilaria e quest' ultima si offre per fare la seconda!-

-Ma mi hai detto che non regge l' alcool!-

-Esatto!- scoppia di nuovo a ridere -eravamo io e lei contro due ragazze robuste e ben piazzate! La sfida è a bicchierini di vodka liscia. Per i primi quattro giri tutto nella norma. Al quinto però, Ilaria inizia a dare segni di cedimento! Due giri dopo non riesce a buttare giù e sputa rovinosamente tutto addosso a una delle due avversarie-

-Ma come???!!- scoppio a ridere, immaginandomi la scena.

-Oddio non ti dico le risate!- si asciuga una lacrima per le troppe risa -questa si incazza di brutto e inizia a dare di matto! Rum, palesemente ubriaca marcia, le si porta davanti e inizia a spingerla e non so manco come, ci ritroviamo in mezzo ad una rissa! Ho dovuto caricarmela sulle spalle e darmela a gambe perché queste volevano ucciderla!-

-Dio, avrei tanto voluto esserci- ridiamo insieme, incapaci di frenarci -se fossimo state io e te, avremmo vinto a mani basse-

-Senza alcun dubbio- sorride, cercando il mio sguardo.

Duriamo qualche secondo prima di riaprirci in un' altra sincera risata.
Sono stata veramente un' idiota a dubitare di lei.
Ho dato per scontato che mi avesse abbandonato senza motivo, senza mai chiedermi davvero il perché.
Mi sento veramente una stupida.

D' un tratto ci giriamo all' unisono quando sentiamo il portone di casa chiudersi.
Qualche secondo dopo appare in salotto proprio Ilaria.
Scoppiamo a ridere senza controllo.
Lei ci guarda interrogativa per qualche momento, prima di avvicinarsi.

-Ma siete sbronze?- chiede, leggermente divertita, portandosi davanti al divano.

-No- Francesca scuote la testa -le ho raccontato della gara di shot al pub-

-E che cazzo, Mostro! Eddai, no!- ride anche lei, mettendo le mani avanti -che figure mi fai fare?!-

-Come se io e Nene non ne avessimo mai fatte- si difende la mia amica -comunque che ci fai qui? Non dovevi essere da Lucia?-

-Ho dimenticato delle cose e son venuta a prenderle! Ma sì, me ne rivado subito- le fa una linguaccia -così potrai continuare a sparlare di me!-

Alza il mento con sguardo fiero e abbandona la stanza dirigendosi in camera di Francesca.
Direi che è il momento giusto per scusarmi pure con lei.
So di non essere stata la persona più amichevole del mondo in questo periodo.
E me ne dispiace.

-Dove vai?- chiede, Feffe, vedendomi alzare.

-Voglio parlare un attimo con lei- le sorrido, per poi raggiungere Ilaria.

La trovo di spalle intenta a buttare vestiti in uno zaino.
Sembra avere abbastanza fretta.
Non le ruberò troppo tempo.

-Posso?- domando, bussando sulla porta aperta -vorrei parlarti un attimo-

-Entra pure!- mi rivolge un sorriso, dandomi successivamente le spalle -ti ascolto, eh! Solo che ho promesso a Lucia che avrei fatto presto-

-Tranquilla, non ci metto molto- affermo, avvicinandomi -senti, io volevo solo chiederti scusa per il mio comportamento. Soprattutto alla cena dai miei. Sono stata una vera stronza e mi dispiace-

Si ferma quasi di scatto, voltandosi.
Mi guarda con aria sorpresa, continuando a scrutarmi attenta.
Incrocia le braccia, parlando qualche secondo dopo.

-Ti ha detto la verità, eh?!- soffia, alzando un sopracciglio.

-Come..-

-Oh, avanti- m' interrompe -l' ho lasciata che era incazzata nera con te e ora vi trovo qui a ridere e a scherzare come se niente fosse- soffia -la conosco- aggiunge, dopo una breve pausa -non fraintendermi: sono contenta che abbiate chiarito e che lei ti abbia finalmente detto tutto, ma ora mi chiedo se sei qui a farmi le scuse perché lo pensi davvero o per far felice lei-

-Lo penso davvero- dico, con tono leggermente risentito -ho sbagliato tutto con te, dall' inizio. Credo che fossi un po' gelosa del vostro rapporto, visto che mi sembrava che il nostro stesse andando a rotoli-

-Pensi che io non lo avessi capito?!- domanda, retorica, con un sorriso -le ho detto più volte di dirti tutto, ma non voleva che tu potessi fartene una colpa. Lo sai come è fatta-

-Si, lo so- sorrido, sincera -beh, credi che possiamo ricominciare da capo?-

-Certo, biondona!- esclama, facendomi un occhiolino -esigo che mi racconti tutte le cose più imbarazzanti di Francesca-

-D' accordo- annuisco, ridendo -torno di là-

-Vai pure! Noi siamo a posto- mi regala un gran sorriso, tornando poi alle sue faccende.

Aveva ragione Federica quando mi diceva che ho un carattere impossibile.
Che le persone devono sempre stare a decifrare ogni mio comportamento.
Lei diceva che sarebbe  tutto più facile se io mostrassi subito il mio lato migliore.
E magari prima di farmi odiare.
Avrei dovuto evitare di fare la stronza con Ilaria.

Non posso avercela con lei.
Non dopo quello che mi ha raccontato Francesca.
Dovrei solo ringraziarla per essere stata dietro alla mia amica.
Evidentemente anche meglio di me nell' ultimo periodo che era qui.

-Mi piace, Ilaria- affermo, tornando a stendermi sul divano.

-Ne sono contenta- sorride, riprendendo ad accarezzarmi i capelli -anche se ci hai messo un po'-

-Devo pur sempre mantenere la mia reputazione da stronza, no?-

-Eh giusto- ride, coinvolgendomi -lei è importante per me e vorrei davvero che voi due andaste d' accordo-

-Tranquilla- le sorrido, chiudendo gli occhi -tutto sistemato-

-Brava-

Riapro le palpebre giusto in tempo per veder tornare Ilaria.
Si para di fronte a noi con un borsone in mano.
Mette le mani sui fianchi, scuotendo la testa.

-Cioè, manco di casa da neanche un giorno e già mi rimpiazzi?- punta un  dito contro Feffe -mi deludi, Amore!-

-Perché non te ne torni da Lucia? Fattele fare da lei le coccole! Così non rompi più a me!-

-Come osi?- si porta una mano al petto, finta indignata -questa me la lego al dito, Creatini- scoppia a ridere subito dopo -bene, ho finito di fare l' idiota e adesso me ne vado. Così magari riesco pure a scopare!-

-Ilaria!- Francesca la riprende, buttando gli occhi al cielo -è possibile che pensi solo a quello?-

-Disse quella che portava a casa una ragazza diversa dall' altra ogni sera-

-Esagerata!-

-Pfff- sbuffa, scuotendo la folta chioma -vado!- si allunga lasciando un bacio a stampo alla mia amica e uno sulla guancia a me -buona serata!-

-Anche a te!- rispondiamo in coro -e domani chiamami che ti devo aggiorare su alcune cose!- aggiunge poi Feffe.

-Sì signore!- fa il saluto da militare prima di uscire di casa.

-Ma ora che hai sta cosa con Alessia, come la metti con ste effusioni con Ilaria? E Lucia che dice?-

-Ah non ci avevo pensato- ammette, grattandosi la nuca -immagino che ne dovremmo parlare-




                                                              **********


Musica nelle orecchie.
Calma rilassante intorno a me.
Idee che si susseguono nella mia testa come proiettili.
Una dietro l' altra.

Finalmente dopo una bella dormita rigenerante, son riuscita a lavorare sul serio.
Stamattina mi sono svegliata presto e dopo una bella colazione sono scesa in cantina.
Ho acceso il computer e preso il mio album da disegno.
Ormai è passata pure l' ora di pranzo.
Penso di aver realizzato delle buone cose.
Devo solo riguardare le ultime rifiniture e poi spedire tutto per email al mio capo.
Credo che le mie idee gli piaceranno.
O almeno spero.

Sobbalzo quando dal niente mi sento toccare una spalla.
Mi giro di scatto con ancora il cuore in gola.
Mi tolgo poi una cuffietta dall' orecchio, fulminando la persona davanti a me.

-Marta!- la richiamo -mi hai fatto prendere un infarto!-

-Ti chiamo da almeno dieci minuti!- si difende, scocciata -ti ho cercato per tutta casa!-

-Hai bisogno?- le chiedo, indicandole la sedia di fronte a me.

-Te che dici?!- sbuffa, sedendosi.

-Che cos'è questo tono?- la riprendo, inarcando un sopracciglio -sei arrabbiata con me per qualche motivo?-

-Mi chiedi se sono arrabbiata?- scoppia a ridere, nervosa -io sono furiosa!-

-Ma che..?-

-Eleonora è passata da casa, stamattina- mi informa, guardandomi duramente -l' ho sentita discutere con i Santoro e ho udito qualcosa che forse non avrei dovuto sentire-

-Tipo?-

-Tipo tu quasi morta!- alza il tono, alzandosi di scatto -dimmi che ho sentito male!-

-Marta..-

-DIMMELO!- urla, stringendo le mani a pugno.

Chiudo gli occhi per un momento, prendendo un gran respiro.
Non avrei mai voluto che lo venisse a sapere.
Per giunta in questo modo!
So che Eleonora non lo ha fatto apposta, però porca troia.

-Ho sbagliato- mormoro, in fine -non era intenzionale-

-Perché non me lo hai detto?- vedo i suoi occhi inumidirsi -sei andata via per quello, vero?- soffia -hai lasciato che ti odiassi!- tuona, spiazzandomi -pensavo che mi avessi di nuovo abbandonato! Che mi avessi lasciato indietro ancora una volta!-

-Ehi, no- mi alzo, andandole incontro -mi dispiace, va bene? Non sapevo cosa fare e di certo non potevo dirtelo. Me ne vergognavo troppo e non volevo coinvolgerti nelle mie cazzate!-

-Sono tua sorella!- grida -sono la tua cazzo di famiglia! E non ho più dieci anni! Devi smetterla di non dirmi le cose!-

-Hai ragione- lascio andare un sospiro -ti chiedo scusa-

Mi spintona con rabbia.
Si passa una mano tra i capelli, nervosamente.
Sorrido involontariamente a quel gesto che mi ricorda troppo Eleonora.
In questi anni ha preso molte cose da lei.
Non tutte positive però.

Marta non è mai stata così.
Non mi ha mai aggredito in questo modo.
Né a parole, né tantomeno fisicamente.
E non è la prima volta che glielo vedo fare.

Una sera fuori dal Danger l'ho vista spintonare rabbiosamente Lorenzo.
Non so per quale motivo e ho deciso che non erano fatti miei, ma che era una cosa tra loro.
Però non va bene.
E questo, lo ha preso sicuramente dalla mia amica.

-Voglio venire con te!-

-Cosa?-

-Voglio venire con te!- ripete, più convinta -a Londra! Voglio stare con te! Voglio stare con mia sorella!-

-Marta, tu hai tutta la tua vita qui- mi avvicino ancora di più -e Alessandro-

-Ma io sono stanca di non averti nella mia vita- mormora, abbassando lo sguardo.

-Ma io ci sono!- ribatto, abbracciandola -ci sarò sempre per te-

-Non come vorrei però- la sento piangere contro la mia spalla.

Non so con quale forza riesco a non versare lacrime a mia volta.
E' solo che devo essere forte per tutte e due.
Anche se non posso negare che tutto ciò mi sta uccidendo.

Vederla così.
Dovermene andare sapendo che la ferirò a morte, ancora una volta.
Come faccio a farle capire che non può venire con me, senza che mi odi?

Lei ha un lavoro qui.
Ha i Santoro e Alessandro.
Loro possono occuparsi di lei, sicuramente meglio di quanto potrò farlo io là.

A Londra non sono mai a casa.
Tra il lavoro, la palestra, gli allenamenti e le partite non ho mai un momento libero.
A malapena riesco a badare a me stessa!
Non posso dover pensare anche a lei.

-Ti prometto che sarò più presente, ok?- mi stacco, così da guardarla negli occhi -ti farò venire da me tutte le volte che posso e ti prometto che farò il possibile per tornare qui a Natale-

-Allora non capisci!- si allontana bruscamente -se non posso venire da te, allora rimani!- si passa un braccio sul viso, asciugandoselo dalle lacrime.

-Non posso, Marta- scuoto la testa, dispiaciuta -ho un lavoro e la squadra e...-

-Potresti averlo anche qui un lavoro e potresti giocare qui!- ribatte -la verità è che a te non frega un cazzo di rimanere!-

-Non è vero, Marta!- faccio un passo verso di lei, fermandomi quando la vedo scattare.

-Era meglio se tu non fossi tornata!- esclama, prima di correre via.


Mi lascio cadere sulla sedia, tenendomi il viso tra le mani.
Le sue parole mi hanno ferito a morte.
E io sono veramente sfinita.
Risolvo una guerra e ne scoppia un' altra.

Non posso mandare tre anni a puttane.
Non posso rinunciare a tutto e restare.
Questo non c'entra nulla con quello che voglio io o meno.
E se mi getto nel vuoto e poi capissi che sarebbe stato meglio non saltare?
Ma a quel punto è troppo tardi perché sono già spiaccicata al suolo?

Sono combattuta.
Mi sento in mezzo a due fuochi e sto per scoppiare.
Vorrei solo spaccare tutto.
Ma non mi sembra il caso.

Lascio andare un ringhio di frustrazione, gettando la testa all' indietro.
Mi perdo a guardare il soffitto chiedendomi quale sia il modo giusto per affrontare Marta.
Del resto è solo colpa mia e devo rimediare.

-Allora sei viva!-

Mi giro di scatto a quella voce.
Sorrido di getto, ancor prima di confermare la mia teoria su chi possa essere.
Alessia mi guarda con le mani sui fianchi e un' espressione di disappunto dipinta in volto.

-Speravo che tu fossi morta, così almeno avresti avuto una scusa valida per essere sparita!- mi viene incontro -se ti sei pentita, bastava dirlo! Se hai capito di aver fatto una cazzata, potevi venire da me e parlarmene e..-

Mi alzo poggiando le mie labbra sulle sue.
Le cingo la vita con un braccio, attirandomela contro.
Dopo un primo momento di sorpresa, la sento sorridere.

-Scusa- soffio, sulla sua bocca -mi sono lasciata trasportare dagli eventi e ho dimenticato di scriverti-

-Non ti stai propriamente salvando, Creatini- mormora, alzando un sopracciglio -ti sei dimenticata di me?-

-Mai!- 

Mi piego sulle ginocchia, abbracciandole le gambe.
La guardo beffarda prima di farle staccare i piedi da terra.
Urla, poggiando entrambe le mani sulle mie spalle.
 
-Allora, mi perdoni?- chiedo, facendola saltare come si fa con i bambini.

-No!- ride, contagiandomi.

-E adesso?- la faccio andare un po' più in alto.

-Mettimi giù!- ordina, guardandomi da lassù.

-Lo sai che devi dire!-

-E va bene, hai vinto! Ti perdono! Ma ora fammi scendere!- scoppia a ridere, quando tocca di nuovo il pavimento -sei un' idiota!- mi molla un colpo giocoso sul fianco.

-E tu sei bellissima- affermo, prendendo una sua mano tra le mie.

M' incanto a fissarla come ogni volta.
Oggi emana una luce tutta sua.
Sarà che ha dato ancora più volume a quei boccoli che adoro.
Ma, davvero, è uno splendore.

Indossa dei pantaloncini di cotone decisamente troppo corti.
Una camicina bianca, smanicata con dei fiori ricamati.
Ai piedi ha delle semplici infradito.

-Ruffiana!- arrossisce vistosamente, abbassando lo sguardo per un secondo  -comunque, mi spieghi che è successo? Stavo per suonare quando è uscita Marta di corsa in lacrime. L'ho salutata ma non si è fermata-

-E' una lunga storia- sospiro -è arrabbiata con me. Vuole che la porti a Londra oppure che io rimanga qui-

-Io non ho impegni per oggi- ribatte, sedendosi sulla sedia occupata precedentemente da mia sorella -raccontami tutto!-

-Alessia- mi siedo di fronte a lei, sporgendomi in avanti -ti prego, fatti bastare questo per il momento. Oggi non ce la faccio ad affrontare altre conversazioni impegnative- soffio -ho lavorato tutta la mattina-

Posso leggerle in faccia tutta la delusione che sta provando.
E mi dispiace davvero molto.
Ma non  posso dirle tutta la verità in questo momento.
Ho bisogno di un po' di tranquillità.

-D' accordo- annuisce, in fine -allora mi fai vedere a cosa hai lavorato?-

-Volentieri! Così mi dai pure un parere da possibile consumatrice!- mi volto recuperando il computer -devo ideare una pubblicità per delle nuove merendine-

-Ma tu manco le mangi!- ride -tu e le schifezze siete due mondi paralleli!-

-Allora, vuoi prendermi in giro o vedere i miei progetti?- 

-Scusa, scusa- porta le mani avanti, facendosi subito dopo il gesto della "Zip" sulle labbra.

Giro lo schermo nella sua direzione mostrandole le varie proposte.
Gliele illustro una per una.
Ogni tanto commenta o mi fa delle domande.
Mi ritrovo a pensare a quanto sarebbe bello se diventasse una routine.




                                                                                                         **********



Entrare in casa di Feffe mi ha fatto decisamente uno strano effetto.
Erano anni che non venivo qui.
Dall' ultima volta che ci siamo viste.

Ogni stanza emana il suo profumo buono.
E' esattamente tutto come mi ricordavo.
A parte il pianoforte in salotto.
Quello deve essere sicuramente una traccia della presenza di Eleonora.

-Sai, credevo che ti fossi pentita- le dico, all' improvviso.

Dopo che mi ha mostrato i vari progetti, ci siamo spostate in salotto.
Francesca aveva bisogno di riposarsi.
Quindi ci siamo sdraiate sul divano e abbiamo messo un film.

Io sopra di lei.
La testa sul suo petto.
Le nostre mani unite e le gambe intrecciate.
E' come se avessi passato gli ultimi anni in apnea, in attesa di questo momento.

-Mi dispiace- porta una mano sulla mia guancia, così da guardarmi negli occhi -non volevo sparire-

-Quindi non ti sei pentita?-

-Assolutamente no- sorride -non potrei mai pentirmi di te- mormora, prima di baciarmi.

Lascio che catturi le mie labbra con le sue.
La sento sospirare quando passo la lingua sul suo labbro inferiore.
Sorride, accogliendola.

Una sua mano prende ad accarezzarmi la schiena.
L' altra stringe una ciocca dei miei capelli.
Mi scappa un gemito quando mi morde il labbro.

Porto una mano sotto la sua maglietta, accarezzandole distrattamente il ventre.
Sento i suo muscoli tendersi e questo mi strappa un sorrisetto soddisfatto.
Sorrisetto che sparisce dal mio volto, quando mi afferra il sedere.

-Ok- si stacca leggermente -ok- ripete -stà buona perché sennò non riesco più a controllarmi-

-Non so quanto questo potrebbe dispiacermi- soffio, maliziosa.

-Alessia- mi richiama, dolcemente -tra due settimane io me ne devo andare- afferma, dispiaciuta -non voglio complicare ulteriormente le cose-

-Sisì, lo so- annuisco -stai tranquilla- le lascio un rapido bacio.

Sorride prima di voltare di nuovo la testa verso la televisione.
Ogni tanto sospira e chiude gli occhi.
Oggi sono decisamente di un verde troppo scuro.
Non mi piace.

Dice di aver discusso con Marta.
Ma mi chiedo se sia solo quello la causa del suo stato d' animo.
Vorrei tanto sapere qualcosa di più.
Però rispetterò la sua decisione di rimandare.
Vedo quanto è stanca..


-Mi stai fissando- soffia, senza voltarsi.

-Solo perché sei bella!- 

-Alessia- sorride -che c'è?-

-Uffa- sbuffo -niente di ché- dico sbrigativa -hai detto che non ne vuoi parlare-

Si gira, puntando i suoi occhi nei miei.
Inarca un sopracciglio, scrutandomi.
Tutte le volte è come se volesse cercare di leggermi nella mente.
Mi mette ansia.

-Chiedimi-

-Ma..-

-Chiedi- m' interrompe -hai una domanda sola, però, per oggi. Sceglila bene- dice, divertita.

-Mi risponderai davvero?- domando, sorpresa.

-Si- annuisce -promesso-

Ci penso un po'.
In realtà ci sono così tante cose che vorrei chiederle, che pensarne solo una è difficile.
Però devo ammettere che è da tre anni che ho una domanda in testa.
Una cosa che mi ha destabilizzato.
Vorrei togliermi il dubbio.

-Sai, ho tante domande- ammetto -ma c'è una cosa che vorrei chiederti da un bel po'-

-Dimmi-

-Quando quella sera venni qui a dirti di Stella, tu sembravi già sul punto di una crisi di nervi- inizio, osservandola ascoltarmi con interesse -so di meritarmi il modo in cui mi hai trattato e forse io avrei anche fatto di peggio, ma mi dici cosa era successo? Stavi così già per colpa mia?-

Quella sera Francesca era fuori di sé.
Sudava molto, aveva le pupille dilatate e faticava a stare ferma.
Era irrequieta e tesa come un filo.
Quando poi io le ho detto di Stella, è esplosa.
Per un attimo ho avuto pure paura che mi colpisse.

Ha iniziato a urlarmi contro.
Ha rovesciato cose e stava pure per tirare un pugno contro il muro.
Poi d' un tratto si è bloccata e mi ha detto di andarmene.
Quasi con tono di supplica.
Mi son sempre chiesta se fossi stata davvero io a ridurla così.
Mi sentii davvero in colpa.

Feffe mi scosta dolcemente, alzandosi.
Recupera il tabacco, rollandosi un drum.
Poi inizia a camminare nervosamente per la stanza.
Non voglio interrompere i suoi pensieri.
Ma credo di aver toccato un punto dolente.

-No- risponde, in fine.

-No cosa?-

-Non è stata colpa tua- confessa, sospirando -era già una brutta serata- si ferma, guardandomi -avevo ricevuto una telefonata da mio padre- mormora, spiazzandomi -era ubriaco e vaneggiava sul fatto di venire a uccidere Marta davanti i miei occhi. Mi ha sconvolto. Non solo per quello che ha detto, ma per il potere che aveva ancora su di me. Come se non fosse cambiato niente dopo tutti quegli anni- tira una boccata dalla sua sigaretta -avevo assunto delle droghe, Alessia. Non le solite canne. Qualcosa di più pesante e avevo anche già iniziato a bere quando sei arrivata tu-

-Francesca, io..-

-Mi spiace per come ho reagito- m' interrompe -non ero in me e tu hai solo peggiorato le cose. Non era di certo il momento adatto per una confessione di quel tipo- sorride, facendomi capire che è tutto ok -avrei dovuto comportarmi in maniera più matura e responsabile, ma non ero molto brava a quel tempo e se devo dirla tutta, non so quanto io sia migliorata-

Mi alzo andandole incontro.
La fisso per un momento, prima di buttarle le braccia al collo e stringerla forte.
Stringe i miei fianchi attirandomi a sé immediatamente.
La sento sospirare tra i miei capelli.

-Mi dispiace- mormoro al suo orecchio -l' ultima cosa che volevo era ferirti, ma l'ho fatto e non me lo perdonerò mai-

-E' passato, Alessia-

-Sì, ma non cambia i fatti- ribatto -che hai fatto poi con tuo padre?-

-Nulla- sospira -gli ho solo risposto che se avesse provato a richiamare lo avrei denunciato-

-L' hai detto a qualcuno?-

-Solo a Nene- m' informa -ma solamente quando sono tornata qui-

-Francesca!- la richiamo staccandomi, così da guardarla negli occhi -dovevi dirlo a Maria o a Giovanni-

-No- scuote la testa, indietreggiando di un passo -va bene così-

-Ma..-

-Non parliamone più- si allontana -vuoi qualcosa da bere?- domanda poi, sparendo in cucina.

Non mi sarei mai immaginata una cosa del genere.
Come può quell' uomo renderla ancora così  nervosa?
Come fa ad avere ancora tutto questo potere su di leI?
E' bastato nominarlo per farla agitare.

Certo, alla fine non è che mi abbia mai detto molto sui suoi genitori.
Però è passato tanto tempo.
Lei è cresciuta ed è diventata una donna forte.
Perché non capisce che lui non può più farle del male?

Lascio andare un sospiro, portandomi una ciocca di capelli dietro l' orecchio.
Lentamente la raggiungo, trovandola di spalle intenta a scegliere cosa prendere dal frigo.
Mi porto dietro di lei, abbracciandola.

-Lui non può più toccarti- soffio -non lasciare che ti spezzi di nuovo-

-Non succederà- si volta, cingendomi per i fianchi -stai tranquilla- si allunga, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra -allora, ti va di dividere una Leffe con me?-

-E me lo chiedi?!- rido, rubandole un altro bacio.

Sorride raggiante, tornando a rivolgere la sua attenzione al frigo.
Ne estrae una bottiglia, chiudendolo subito dopo.
La stappa, riempendo un bicchiere per me e uno per sé.

-Ecco a lei, signorina- trilla, porgendomi il mio.

-Grazie vostra signoria- 

Sono ancora preoccupata per lei.
Non mi piace che si senta ancora così quando si tratta di suo padre.
Ma non posso negare di essere anche molto contenta.
Contenta per il fatto che si sia aperta con me.
E di sua spontanea volontà!

Quando stavamo insieme era raro che mi parlasse di qualcosa senza che io insistessi.
E ora che non so cosa siamo e che quindi non so quanti diritti io possa avere su di lei, si apre con me senza che sia io a chiederglielo!
E non è la prima volta che succede da quando ci siamo riviste.

Non so quanto questo nostro rapporto ci faccia bene.
Perché non so che futuro possa avere.
Il fatto che non ne abbiamo parlato mi destabilizza un po'.
Certo, sono io ad averle chiesto di pensarci a tempo debito.
Però il non sapere mi sta facendo impazzire.

-Amooooreeee- 

Sobbalziamo entrambe a quella voce improvvisa.
Ci voltiamo all' unisono verso la porta della cucina.
Dopo poco vediamo apparire Ilaria tutta sorridente.

-Oh, scusate- soffia, imbarazzata -non volevo disturbare-

-Non disturbi, Rum- le sorride, Francesca -avevi bisogno?-

-Ciao Alessia!- trilla la rossa, venendomi incotro -sono contenta di vederti!- mi bacia una guancia, per poi tornare a rivolgersi a Feffe -comunque, sì! Ho bisogno che tu e la biondona veniate al Challenge con me e Lucia!-

-E perchè?-

-Perché lei vuole passare del tempo con le mie amiche e dice che stasera c'è una serata figa a quel locale per froce!-

-Ma è una nostra compagna di squadra! Ci conosce già!- ribatte, un po' scocciata -e poi tutte le volte che siamo andate lì, abbiamo sempre trovato da litigare-

-Beh, sarà sicuramente  colpa delle altre! Dato che tu e la biondona sexy avete due caratteri così adorabili- dice, sarcastica, inarcando un sopracciglio e facendomi ridere.

-Dio, se sei insopportabile!- esclama, Francesca -lo chiederò a Nene, ok? Tanto dovrebbe tornare tra poco-

-No! La chiami adesso!- afferma, con un tono che non ammette repliche.

-Ilaria!-

-Francesca!- butta le mani in aria, sospirando -per favore!- si apre in un enorme sorriso, facendo gli occhi a cucciolo -è importante-

-Che palle- sbotta, in fine -va bene, come vuoi!-

-Siiiii!- urla, gettandosi tra le sue braccia -l'ho sempre detto che sei la migliore!- 

Le lascia un bacio a stampo, che mi fa scuotere la testa più volte.
Ok, non abbiamo ancora definito cosa siamo, ma non credo di volere che qualcun' altro la baci.
Specialmente non lei che ci è andata a letto non so quante volte.
In realtà mi domando quando è stata l' ultima....

-Piantala- sorride divertita -vado a chiamarla- recupera il telefono dalla tasca, lasciando poi la stanza.

-Allooora- Ilaria unisce entrambe le mani dietro la schiena, avvicinandosi -Francesca mi ha accennato qualcosa riguardo a voi due-

-Ah, si?-

-Sì!- annuisce con vigore -io non ho niente contro di te, Alessia, ma spezzale ancora una volta il cuore e io ti faccio fuori. Intesi?-

-Mi sembra giusto- rispondo, con tono piatto -e tu baciala di nuovo e io ti spezzo le gambe, intesi?-

-Mi sembra giusto- ripete le mie stesse parole, ridendo successivamente -ma solo in tua presenza!-

-Ilaria..-

-Scherzo- m' interrompe, sorridendo -eviterò-

Annuisco soddisfatta per quella piccola vittoria.
Poi però ci ripenso.
In fin dei conti non so quanto spetti a me decidere una cosa del genere.
Forse dovrebbe essere Francesca a mettere dei paletti con la sua amica.

-Magari, ecco, parlane con Francesca. Ok?-

-Lo farò- acconsente -ma credo che la pensi come te- aggiunge, strappandomi un sorriso -manco viene più a letto con me da quando ha capito di provare ancora qualcosa per te!-

-Cosa?- quasi urlo -ma..-

-Ha detto che per lei va bene- Francesca ci interrompe tornando in cucina -ci troviamo lì verso le ventidue e mezzo?-

-Facciamo le ventitrè! Così prima mi do da fare con Lucia!- sorride, maliziosamente -ora vi lascio in pace! Mi sa che ho già fatto danni!-

-In che senso?-

-Ciao ragazze!- saluta con la mano, scappando velocemente verso la porta.

Feffe si volta  a guardarmi in cerca di risposte.
Il sorriso che aveva sul volto sparisce una volta vista la mia faccia.
Penso di essere ancora abbastanza sconvolta.
Anche se non so fino in fondo il perché.

Insomma, non stavamo e non stiamo insieme.
Lei è libera di fare quello che vuole.
Ma allora perché mi dà così tanto fastidio?

-Che ti ha detto?- chiede, poi, dopo qualche minuto di silenzio -qualcosa di cattivo per la quale la devo uccidere?-

-Ci vai ancora a letto?- le domando di getto, guardando da un' altra parte.

-Eh?-

-Insomma, vi baciate ancora, lei ti chiama "Amore" e mi ha detto che andavate pure a letto insieme fino a poco tempo fa-

-Alessia- si avvicina, mettendomi una mano sulla guancia -io e te non stiamo insieme- afferma, non migliorando di certo le cose -ma non andiamo più a letto insieme da un po'. Lei me lo aveva proposto qualche giorno fa, ma io ho rifutato. E ha smesso di chiedermelo da quando le cose con Lucia si sono fatte serie. Ci sei solo tu nei miei pensieri-

-Sì, ma..-

-Non possiamo definirci perché io tra poco me ne riandrò e tu rimarrai qui- mormora, interrompendomi -ma ti posso assicurare che fino ad allora io sarò solo tua-

-E i baci con Ilaria?-

-Per quelli ci dovrai scusare- alza le spalle -è una cosa a cui non facciamo più caso, ma cercheremo di evitare, ok?-

-D' accordo- annuisco, sentendomi meglio -scusami, non volevo essere pesante-

-Pesante? Tu?- scoppia a ridere, senza che io ne capisca il motivo.

Poi all' improvviso mi afferra alzandomi da terra.
Ci ha preso gusto oggi a farmi prendere dei colpi assurdi.
Ma non posso non ammettere che la semplicità con cui mi solleva, mi fa eccitare tremendamente.

-Sei un peso piuma!- ride di nuovo, lasciandomi poco dopo.

-Amo sentirti ridere- sorrido, gettandole le braccia al collo -in realtà amo ancora tutto di te-




                                                                                                   **********





Sbuffo gettando una pila di fogli sulla scrivania.
Mi butto indietro sullo schienale della poltroncina girevole, perdendomi a guardare il soffitto.
Essere tornata a lavoro fa decisamente schifo.
Preferivo di gran lunga oziare in mutande a casa tutto il giorno.

Almeno sono riuscita a non incrociare i miei genitori.
Dopo la discussione di questa mattina non ho intenzione di parlarci ancora.
Continuerò così per molto tempo.

Non riesco a capacitarmi di come abbiano potuto tenermi fuori da una cosa così grossa!
Così importante!
Detesto quando mi trattano come una bambina.
Insomma, stiamo parlando di mia madre!

Con che coraggio hanno preso la decisione di non dirmi niente?
E se le cose non fossero andate così bene?
Se avvessi sprecato gli ultimi momenti all' oscuro di tutto?
Ok, è andato tutto per il meglio e ne sono felice, ma non è questo il punto.

Pretendono che io capisca.
Come sempre, del resto.
Non si sono mai degnati di chiedermi un mio parere.
Su niente!

E adesso scopro che è stata mia madre a dire a Francesca di non dirmi niente sul suo trasferimento.
Le cose sarebbero andate diversamente se loro non mi avessero tenuto nascosta anche quella cosa.
Avrei sicuramente capito l' esigenza della mia amica di andarsene!
Certo, questo non giustifica il suo comportamento dopo, ma non sto parlando di ciò adesso.

Giuro che mi sto sforzando di capire come mai i miei genitori ritengono che non dirmi le cose sia sempre la scelta giusta.
Oppure si limitano ad un "Eleonora per favore, fà la persona matura".
Ma se sono proprio loro a impedirmelo!

Io devo sempre capire tutto e tutti.
Devo sempre reagire al meglio.
Ma mai una volta che loro si degnassero di capire me.
La loro figlia!
La vera figlia!
Cazzo.

Sbuffo di nuovo, passandomi le dita tra i capelli.
Allungo una mano verso il cassetto dove tengo la vodka.
Poi ci ripenso e mi alzo.
Non posso bere.
Non può diventare un' abitudine.
E di sicuro non voglio perdere Erica per questo.

I miei pensieri vengono interrotti da un leggero bussare alla porta.
Non rispondo, fingendo di non esserci.
Non ho proprio voglia di vedere nessuno e non ho appuntamenti questo pomeriggio.
Quindi, chiunque sia, può benissimo andare al diavolo.

-Tesoro- la voce di mia madre mi entra prepotentemente nelle orecchie -so che ci sei-

-Vattene!- 

-Eleonora, fà la persona matura!- ecco che ci risiamo -sto entrando-

Mi volto giusto in tempo per vederla entrare.
Si chiude la porta alle spalle, per poi guardarmi.
Non ha un bell' aspetto.

-Che vuoi?- domando, scontrosa -non ho niente da dirti!-

-Allora ascoltami- sospira, esasperata -siediti-

-Preferisco stare in piedi!-

Lascia andare un altro sospiro, mentre prende posto su una delle due sedie di fronte la mia scrivania.
Accavalla le gambe, portandosi poi le braccia in grembo.
Non mi sfugge la smorfia di dolore che le passa sul viso.

-Eleonora, mi dispiace, va bene?- punta i suoi occhi nei miei -avremmo dovuto dirtelo. Abbiamo sbagliato a tenertelo nascosto, ma non volevamo farti preoccupare- soffia, rammaricata -stavi già soffrendo per Francesca e sembravi così stressata nell' ultimo periodo che non volevamo darti il peso anche di questo-

-Non spettava a voi decidere cosa sono in grado di sopportare!- sbotto -non sono una bambina!-

-Lo so, tesoro- accenna un sorriso -ma per noi resterai sempre la nostra bambina-

Rido sarcastica, prendendo a camminare avanti e indietro.
Certo, lo sono quando gli fa comodo ricordarmelo.
Però quando sparivano settimane lasciandomi da sola, ero grande abbastanza.
E adesso invece non sono abbastanza adulta da gestire quella informazione?

-Voi fate sempre così- ringhio -prendete tutte le decisioni al posto mio! Tu hai detto a Francesca di non dirmi nulla! Tu l'hai lasciata andare senza che mi salutasse!-

-Ancora, Elenora?- sospira -ne abbiamo già parlato questa mattina!-

-Ah, allora è tutto risolto!- sputo, con la mia classica vena ironica.

-Se te lo avesse detto tu non l' avresti lasciata andare! Sei troppo protettiva nei suoi confronti! Quando si parla di lei tu non ragioni lucidamente! E' sempre stato così!-

-Ti rendi conto che tu fai lo stesso con me?-

-Ma te sei mia figlia!- allarga le braccia, esasperata -il compito mio e di tuo padre è quello di proteggerti. Sempre! Indipendentemente da quanti anni tu abbia!-

-Sono stanca di sentirti dire sempre le solite cose!- sbuffo, passandomi una mano tra i capelli per l' ennesima volta -vi dispiace, avete sbagliato, dovevate dirmelo- cantileno, roteando gli occhi -ho afferrato! Ho capito! Ora puoi andare!-

-Eleonora..- si alza, facendo un passo nella mia direzione.

-No, mamma- alzo una mano, bloccandola -non ho tempo per questo. Sto cercando di sistemare le cose con Francesca e con Erica e di riprendere il controllo di me stessa. Non ce la faccio proprio adesso a stare dietro pure ai miei genitori-

Posso leggere sul suo volto tutta la tristezza che sta provando in questo momento.
E spero che lei legga la stessa cosa sul mio viso.
Perché lei e mio padre devono capire che mi hanno ferito.
Che hanno contribuito a farmi andare in pezzi.
Devo rialzarmi e non posso farlo se prima non smaltisco un po' di questa rabbia che mi sta annebbiando la mente.

-D' accordo- si arrende, in fine, abbandonando le braccia lungo i fianchi -martedì ho l' operazione per la ricostruzione del seno- m' informa -vorrei trovarti quando mi sveglierò-

Non le rispondo.
Mi limito a guardarla mentre abbandona il mio ufficio.
Lascio andare un ringhio frustrato mentre recupero le mie cose dalla scrivania.
Ho bisogno di uscire da qui.
E in fretta anche.
Quella bottiglia di vodka mi sta attirando come una calamtina.
E non posso permettermelo.

Butto tutto quello che mi occorre dentro la mia ventiquattrore.
Recupero la giacca dall' attaccapanni e mi fiondo fuori.
Quasi corro fino al garage del palazzo.
Prendo le chiavi della macchina e mi ci chiudo dentro.

Getto la valigetta sul sedile del passeggero.
Abbandono la testa contro il volante, cercando di regolarizzare il respiro.
Sta per venirmi un attacco di panico, ma vorrei veramente evitarmelo.
Chiudo gli occhi focalizzando i miei pensieri su altro.

Mi ci vogliono una decina di minuti prima che riesca a ricompormi.
Quando constato che sono in grado di guidare, metto in moto abbandonando definitivamente quel posto.
Spero di trovare Francesca.
Ho bsisogno anche solo di vederla.

Ci impiego più di venti minuti per arrivare a casa.
Parcheggio la macchina lì di fronte e mi affretto ad entrare.
Tiro un sospiro di sollievo quando sento la sua risata.
Dio, quanto mi era mancata.

Mi chiudo la porta alle spalle, dirigendomi poi in cucina.
Trovo la mia amica e Alessia al tavolo.
Stanno ridendo mentre bevono una birra.
Sorrido contenta.

-Ehi- saluto una volta che si sono accorte della mia presenza.

-Nene!- Feffe sorride felice -ti unisci a noi con una birra?-

-Volentieri- annuisco -ciao Alessia-

-Ciao Ele- alza una mano nella mia direzione -come è andata a lavoro?-

-Una noia mortale- alzo gli occhi al cielo, recuperando una bottiglia dal frigo -e ho dovuto pure affrontare mia madre-

-Come è andata?- mi chiede preoccupata la mia amica, sfiorandomi una mano quando mi siedo accanto a lei.

-Lasciamo stare- scuoto la testa, prendendo un sorso dalla mia birra -la vostra giornata?-

-Alla grande!- esclama radiosa Feffe -ho portato un sacco avanti il mio progetto di lavoro! Sto aspettando una risposta dal capo!-

-Ne sono felice- le dedico una carezza sulla guancia -Alessia stasera sei dei nostri al Challenge?- chiedo poi, spostando l' attenzione sull' altra ragazza.

-Non posso- sospira -devo vedermi con Erica-

-Oh- soffio -come sta?-

-Come te- accenna un sorriso -adesso vado- si alza, avvicinandosi a Francesca -ci sentiamo dopo?-

-Certo!-

-Bene- si allunga dandole un veloce bacio sulle labbra.

La segue con lo sguardo fino a quando non la vede sparire.
Le tiro una gomitata facendola riprendere.
A quel gesto si volta di scatto guardandomi male.

-Che vuoi?-

-Hai gli occhi a cuoricino- scoppio a ridere, alzandomi -sei proprio andata-

-Piantala- arrossisce, seguendomi -allora? Che ti ha detto Maria?-

-Le solite cose, Feffe- dico, dirigendomi in camera mia -che a loro dispiace, che hanno sbagliato e bla bla bla- sbuffo, aprendo l' armadio.

All' improvviso mi sento abbracciare da dietro.
Le braccia di Francesca mi avvolgono la vita.
La sua testa trovo posto su una mia spalla.

-Ci stanno davvero male, Nene- sussurra al mio orecchio -hanno fatto una cazzata, ma sono pur sempre i tuoi genitori! E tua madre ha bisogno del tuo supporto-

-Questo lo so- ribatto, scontrosa -ma direi che potevano pensarci prima-

-Nene- mi richiama, cantilenando.

-Ho solo bisogno di tempo, ok?- sbotto, sospirando -devo sbollire un po'-

-Va bene- mi lascia un bacio su una guancia -lo sai che io sono qui se hai bisogno, vero?-

-Sì- sorrido automaticamente -tranquilla-

-Bene!- esclama, liberandomi dalla presa -non farti troppo figa che lo sai come va a finire poi!- scoppia a ridere, lasciandomi sola.

Scuoto la testa leggermente divertita.
E' incredibile come mi basti vederla per cambiare totalmente il mio umore.
Non va bene tutto ciò.
Non posso dare di matto solo perché lei non c'è.
Ma come faccio?

Lascio sul letto gli abiti che ho deciso di indossare per questa sera e poi raggiungo Feffe.
La trovo sul divano intenta a scegliere qualcosa da guardare.
Ha preso posto sulla penisola, sdraiandosi.
Mi porto vicino a lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Cerco una sua mano, stringendogliela.

-Che c'è?- chiede in tono dolce, senza distogliere l' attenzione dallo schermo.

-Niente- scuoto la testa -solo..- sospiro -solo mi mancherà non averti qui-

-Mi mancherai anche tu- soffia -oggi ho discusso con Marta-

-Perché?- domando, sorpresa.

-Ha sentito cosa hai detto stamani ai tuoi- 

-Cazzo!- alzo la testa di scatto, guardandola negli occhi -mi dispiace! Non credevo fosse in  casa! Scusa! Faccio sempre casini!-

-Nene- sorride divertita dal mio sproloquio -tranquilla- stringe un po' di più la mia mano -avrei dovuto dirglielo- ammette, sospirando -vuole venire via con me, oppure vuole che io rimanga-

-Non può venire a Londra con te!- esclamo, agitandomi.

-Lo so- annuisce -è quello che le ho detto. Ma non posso neanche rimanere e quindi non so come fare per rimediare-

-Mi dispiace- porto una mia mano sulla sua guancia -non so come aiutarti-

-Perché non puoi- alza le spalle -posso farlo solo io-

Sbuffo, riportando la mia testa sulla sua spalla.
Ecco perché aveva quello sguardo strano.
Solo che non potevo chiederglielo davanti ad Alessia.
Non ho ben capito che tipo di rapporto abbiano.

-Alessia?- le chiedo, quindi -che intenzioni hai con lei?-

-Sinceramente? Non lo so- mormora -so solo che mi fa stare bene e al momento non m' importa di altro-

-E lei?-

-Lei mi ha praticamente detto più volte che mi ama- la vedo sorridere -ma io non so cosa risponderle. Cioè, ovvio che provo ancora qualcosa per lei. Ma come faccio a dirglielo se tanto tra poco dovrò riandarmene? Renderebbe soltanto le cose più difficili di quello che già sono-

-Sì, ma sii chiara con lei- le avvolgo lo stomaco con un braccio -non le dare false speranze-

-Non lo farò-

-Bene- annuisco, contenta -e ora ripetimi perché cazzo dobbiano andare in quel cazzo di locale stasera-

Scoppia a ridere, facendo alzare ulteriormene il mio sopracciglio.
Cambia canale alla tv, cercando qualcosa di più interessante.
In fine riporta l' attenzione su di me.

-Penso che le cose tra Ilaria e Lucia stiano diventando talmente serie da far andare nel panico Ilaria- ride di nuovo -credo che Lucia le abbia chiesto di uscire con noi per vedere come si comporta quando sono in mezzo ad altre persone-

-Beh, lo sai come è fatta Lucia!- esclamo -quando qualcuno le piace davvero, vuole essere sicura di essere ricambiata prima di far evolvere ulteriormente le cose-

-Sì, lo so- concorda -spero che Ilaria si comporti a modo con lei-

-Lo vedremo stasera!- incrocio il suo sguardo, sorridendole fiduciosa -basta che non ci sia la solita stronza che tutte le volte mi dà il tormento perché sennò è la volta buona che l' ammazzo!-

-Speriamo ben di no, allora- scoppia a ridere, coinvolgendomi.





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ANGOLO AUTRICE:

Buona sera! ^^
O almeno spero che la vostra lo sia.
Io sono alle prese con l' influenza.
E pure con una scommessa che di sto passo non vincerò mai e dovrò quindi pagare un' intera serata alcolica ad una mia compagna di squadra.
Dato che sono povera come la merda, se volete darmi una mano e seguirmi su Instagram ve ne sarei grata.
Nel caso scrivetemi che vi dò il contatto.
Anche se non so quanto io sia in grado di reggere un' altra sbronza...

Coooomuuuunque, venendo al capitolo, che dire?!
E' un po' di passaggio, ma mi serviva.
E poi vi ho dato un po' di Feffessia, quindi non lamentatevi :D
Il prossimo sarà divertente e importante!
Spero di aggiornare la prossima settimana!
Dovete ammettere che sto migliorando!

Ad ogni modo, facciamo un punto della situazione:
Eleonora ha in mente qualcosa per farsi perdonare da Erica.
Marta ce l' ha abbestia con Francesca e vorrebbe andare con lei, oppure che la sorella restasse.
Alessia nasconde ancora qualcosa riguardo a cosa l' ha spinta davvero a lasciare Milano.
Francesca invece molto probabilmente ha paura ad ammettere di amare Alessia, perché sennò la sua decisione su cosa fare sarà ancora più complessa.

Mi sembra più o meno tutto.
Aspetto con ansia i vostri pareri.
Come sempre, per qualsiasi cosa, sapete come contattarmi!

Un bacio a tutti,

Crige.



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Capitolo 15
*** Punto fermo. ***






Non sappiamo bene come funziona.
E' difficile spiegarcelo perché è del tutto irrazionale.
Senza alcun senso apparente.
Ma eppure è prioprio così.
Aprirsi con le persone più vicine a noi è estremamente difficile.

Metterci a nudo di fronte a qualcuno di importante ci mette ansia.
Veniamo sopraffatti da paure e tensioni.
Un senso di vergogna e disagio ci percorre ogni fibra del corpo e ci ammutolisce.
Rispondere con un "va tutto bene" è molto più semplice.
O solamente più conveniente.

Non dobbiamo star lì a spiegare.
A raccontare di noi stessi.
A dar voce alla parte più buia della nostra mente.
A sentirci vulnerabili a giudizi e parole, spesso sempre troppo futili.

Le persone che ci stanno sempre intorno si sentono libere di poter dire quello che vogliono.
E a noi proprio questo non va giù.
Spesso proprio perché quello che dicono ha terribilmente senso.
E tutto ciò ci spiazza terribilmente.

Chi non ci conosce, invece, non ha secondi fini.
Non ha un torna conto ed è totalmente privo di giudizi.
Perché mentire non li serve a niente.
Non ha problemi a dire ciò che realmente pensa.

Con uno sconosciuto riusciamo a essere noi stessi.
Perché liberi da qualsiasi costrinzione e pregiudizio.
Quella persona non sa niente di noi.
Del nostro passato e della nostra storia.
Si può basare solo su quello che noi vogliamo mostrare, raccontare.
Ed è quello il pensiero più sincero.

Solo che a volte non ci basta.
In certe situazioni vorremmo solo che chi ci sta accanto, ci capisse davvero.
Che si sforzasse a comprendere quello che abbiamo dentro.
Quello che proprio non vuole uscire.

E' difficile parlare di noi stessi.
Ci fa sentire sempre troppo allo scoperto.
Troppo esposti.
Abbiamo paura che rivelare più del necessario possa far allontare quelli a cui teniamo di più.

Però così facendo arriviamo ad un punto che tenersi tutto dentro ci sta stretto.
Ci distrugge e sfinisce.
Sgretola ogni parte del nostro essere e ci lascia completamente disarmati.

Forse a volte alla domanda "come stai?" dovremmo rispondere con molto più che un "bene".
Forse iniziare ad abbattere qualche muro, in certe occasioni, può solo farci stare meglio.
Forse quando qualcuno ci tende una mano mostrando un vero interesse, dovremmo fare lo sforzo di afferrarla e dargli di più.
Dovremmo smetterla di darla vinta alla paura.
Quindi, ti chiedo, tu come stai?
Perché io, io mi sento morire.





                                                                                                           **********




A Ilaria devo veramente moltissimo.
Non so quanto e se avrei resistito a Londra senza di lei.
Lei è stata e continua ad essere davvero fondamentale per me.
E' solo grazie a lei se sono arrivata così in alto lontano da casa.

Ecco.
E' questo che continuo a ripetermi così da evitare di ucciderla.
Perché sinceramente questo è l' ultimo posto dove vorrei essere adesso.

La musica è veramente troppo alta.
Alcune ragazze sono troppo insistenti.
E il karaoke lascia alquanto a desiderare.
Odio tutto ciò.

Il Challenge è il locale lesbo più famoso della zona.
Un enorme palco riempe tutta la parte in fondo.
A destra c'è la zona dei privé.
A sinistra il bancone bar, mentre tutta l' enorme stanza è riempita da tavoli eleganti di colore nero.
Noi occupiamo uno di quelli più vicini al palco.

Le luci sono soffuse, come se volessero creare un' atmosfera da night club.
Anche se non ci si va troppo lontano.
Posso chiaramente sentire ormoni che esplodono da tutte le parti.
Ma, ehi! A Ilaria devo molto, no?!

-La prossima volta che mi proponi una cosa del genere, ti sparo nel culo- sussurra Nene al mio orecchio -ricordami perché siamo qui!-

-Per Ilaria e Lucia!- dico, esasperata -quante volte dovrò ripetertelo ancora?-

-Fino a quando quella risposta inizierà ad avere un senso!-

Alzo gli occhi al cielo, portando la mia attenzione alle altre due ragazze con noi.
Non fanno altro che ridacchiare tra di loro e scambiarsi rapidi baci.
Sono contenta per la mia amica, ma di sto passo mi verrà il diabete.

Tra l' altro non ho ancora detto a Eleonora un piccolo particolare.
Erica e Alessia verranno qui, stasera.
Anzi, forse sono già qui.

Alessia mi ha scritto qualche ora fa dicendomi che aveva detto a Erica della nostra uscita e che quest' ultima era impazzita.
Ha dovuto assecondarla e accompagnarla.
Beh, non ha poi tutti i torti.
Non scherzavo quando dicevo che qui alcune ragazze sono veramente insistenti.

-Allora, Feffe, dimmi che hai deciso di tornare a giocare con noi!- esclama, all' improvviso, Lucia.

-No- scuoto la testa, sorridendo -me ne torno a Londra tra un paio di settimane-

-Ma che ci vai a fare lì?!- chiede, retorica -Firenze è più bella!-

-Lascia stare, Lucia- Ilaria le appoggia una mano sul braccio -non le farai cambiare idea-

Mi sembra di aver colto una nota di rassegnazione in quelle sue parole.
Mi domando cosa passi nella testa della mia amica.
Inizio a pensare che l' essere andata qualche giorno da Lucia, sia stata solo una scusa per evitarmi.
Ma forse è solo una mia impressione.

-E voi come farete, scusa?- domanda, Ele, alle due -anche Ilaria se ne andrà con Francesca!-

-Non lo sappiamo- alza le spalle, la riccia -ne parleremo a tempo debito, giusto?-

-Giusto!- si allunga per darle un bacio a stampo -e poi, fatti gli affari tuoi, capitano!- 

-Occhio, Lucia- Nene mette sù il suo sorrisetto da stronza -potrei dire ad Antonio di tenerti in panchina per le prime partite!-

-Rimani sempre la più stronza, Santoro-

-E neanche mi ci impegno!- Ele si batte una mano sul petto, facendo ridere tutte.

-Vado a prendere da bere- mi alzo -volete altro?-

-Per me un Americano!- sospira, Nene -ne avrò bisogno per sopportare sto posto-

-Noi prendiamo un' altra birra!- Ilaria si alza a sua volta -vengo con te, così ti aiuto!-

Ci destreggiamo tra tavoli e ragazze fino ad arrivare al bancone.
Ci appoggiamo ad esso, aspettando che la barista ci consideri.
Ogni tanto la guardo di sottecchi.
La conosco fin troppo bene e so che è nervosa.

-Che hai?- le chiedo, sfiorandole un gomito -sei strana-

-Nulla- si volta, sorridendomi -sono solo stanca-

-Ilaria- la richiamo, dolcemente -non mentirmi-

-Sei una rompipalle- soffia, gettandomi le braccia al collo -non riesco mai a nasconderti niente!-

-Ah, perché, io sì?!- alzo un sopracciglio -una volta per uno in collo a mamma!-

-Scema!- scopppia a ridere, appiattendosi maggiormente a me -non è il posto giusto per parlarne, ok? -

-Ok, ora mi stai facendo preoccupare- affermo, seria, portando una mano sulla sua guancia -devo esserlo?-

-Non posso rispondere per te- sospira -dopo torno a casa con te e ne parliamo, ok?-

-D' accordo- 

-Bene- si allunga lasciandomi un bacio veloce sulle labbra.

-Ilaria- rido, scostandomi leggermente -penso che dovremmo smetterla! Lucia che dice al riguardo?-

-Non gliel' ho chiesto- alza le spalle -ma so per certo che la tua riccia è gelosa marcia!-

-Alessia?-

-Mmh mmh- annuisce -vedessi come mi ha fulminato oggi a casa tua!- ride divertita -meglio se evitiamo, eh?-

-Almeno fino a quando saremo qui- concordo -ti dispiace?-

-No- scuote la testa -sono d' accordo con te-

Finalmente la ragazza dietro al bancone ci rivolge la sua attenzione.
Ordiniamo e aspettiamo che ci prepari tutto.
Una volta in possesso delle nostre bevande, paghiamo e torniamo al tavolo.

Troviamo Lucia immersa in una profonda risata.
Eleonora con le braccia conserte e la faccia scocciata.
Appena le passo il suo Americano, ne prende un lungo sorso.
Mi sa che qualcuno l' ha fatta incazzare.

-Che ci siamo perse?- domanda, la rossa, riprendendo il posto accanto alla sua ragazza.

-Una è arrivata è a detto a Ele "scommettiamo una birra che ho scritto il tuo nome sul braccio?" e quando lei ha acconsentito, questa si è alzata la manica della camicia e bimbe..- scoppia di nuovo a ridere -aveva scritto "Il tuo nome" sul braccio!-

-Non ci posso credere- scuoto la testa diverta -dai, Nene! Ci sei cascata davvero?-

-State zitte- borbotta, continuando a dimezzare il suo cocktail -ho dovuto darle i soldi-

-Sei proprio bionda!- esclama, Ilaria, guadagnandosi un' occhiataccia dalla mia amica.

-Daaai Nene, non fare lo scorfano brontolone!- le passo un braccio intorno alle spalle, attirandomela contro -cerca di divertirti-

-Cosa pensi che stia facendo?- alza il sopracciglio alla Santoro -e poi sono qui solo perché me lo hai chiesto tu-

-E io ti ringrazio per questo- le sorrido, facendole poggiare la testa sulla mia spalla -se vuoi possiamo fingere di stare insieme, così nessuna ti importuna più-

-Ti piacerebbe, Creatini- sogghigna, strappandomi una risata.

-No, in realtà, le novelline della squadra se lo sono sempre chieste- s' intromette, Lucia -cioè, quelle che sono arrivate dopo Fede, intendo- sorride imbarazzata per poi continuare -si chiedevano come mai non state insieme-

Io e Nene ci guardiamo per un momento, prima di scoppiare a ridere.
Era passato veramente un sacco di tempo dall' ultima volta che ci siamo sentire dire una cosa del genere.
Fa suscitare molti ricordi e aneddoti divertenti.
Dio, la gente spariva non appena incrociava lo sguardo di Ele.

-Sarebbe tipo incesto- dico, stampando un bacio in fronte alla mia amica -e poi siamo troppo uguali. Non funzionerebbe-

-Concordo- Nene finisce il suo Americano in un sorso, sbattendo poi il bicchiere sul tavolo -e poi anche no-

-Beh, però da quello che so io una volta...- Ilaria si interrompe non appena viene fulminata da entrambe -no, niente- si affretta ad aggiungere, prestando poi molto interesse alla sua birra.

Le nostre compagne di squadra non sanno nulla di quella volta.
Di quando io e Eleonora finimmo a letto insieme.
E vorremmo che continuasse a essere così.
Stavo per ammazzarla.
Ma scommetto che lo avrebbe fatto prima Nene.

-Oh guarda chi c'è!- 

Ci giriamo tutte verso la nuova arrivata.
La mia amica è la prima a sbuffare, seguita da me.
Già Eleonora è di pessimo umore.
Ci mancava solo lei, adesso.

Una ragazza bassina con i capelli lunghi e neri ci osserva con un ghigno.
Un naso importante che fa da padrone sul suo viso.
Una classica camicia a quadri per rimarcare il suo orientamento sessuale.
Degli shorts a fasciarle quelle gambe un po' tozze.

-Massa- soffia, con tono piatto, la bionda.

-Santoro- ricambia con lo stesso tono -sei ingrassata?-

-Almeno io rimango figa uguale- mette su il suo classico sorriso alla Santoro -tu fai comunque pena-

-Ti piacerebbe- sogghigna, l' altra -allora, sei ancora stonata come una cornacchia?-

-Perché ti interessa?- si alza, fronteggiandola -vuoi perdere ancora?-

-Sarai tu a perdere- la guarda dal basso con sfida -una canzone a testa! Chi riceve più applausi vince!-

-Cosa c'è in palio?-

-Cento euro?- allunga una mano -ci stai?-

-Ci sto- gliela stringe, senza togliersi quel ghigno da stronza  -vallo pure a dire allo Speaker, io ti raggiungo subito-

-Va bene- annuisce -ma inizio io-

Eleonora sbuffa, lasciandosi di nuovo cadere sulla sedia.
Scuote la testa, gettandola poi all' indietro.
Alla fine agguanta il mio bicchiere, finendo in un sorso anche il mio cocktail.

-Ora basta, però- le sussurro, afferrandola per un braccio -basta bere-

-Ma quella mi dà sui nervi!- ribatte, a denti stretti.

-E allora battila sul palco! Ma ricorda che ti ha detto Erica-

-Lo so- mormora -hai ragione- mi sorride, alzandosi subito dopo -ci vediamo tra poco e applauditemi più forte che potete, perché non intendo dare i miei soldi a quella lì!-

La vediamo allontanarsi a passo svelto.
Lascio andare un sospiro rassegnata.
Speriamo che mi dia retta e che si tenga alla larga dall' alcool.
Anche perché mi sembra di aver visto Alessia e Erica a qualche tavolo più in giù.

-Chi era quella?- domanda Ilaria, che era rimasta fino a ora in silenzio.

-Quella lì è Lucrezia Massa- la informo -è una stronza di prima categoria. E' sempre stata invidiosa di Eleonora e tutte le volte che la incrociamo deve rompere le palle. Non manca mai di sfidare Nene in una gara di canto ogni volta che la becchiamo qui-

-Che tipo, strano- commenta, Lucia -ma almeno è brava a cantare?-

-Molto- confesso -ma non è Ele-




                                                                                                                      **********



-Ci eri mai stata?- domando ad Alessia, una volta preso posto ad un tavolo.

-No- scuote la testa -Feffe mi ha sempre detto che non è proprio un bel posto per venirci accompagnate- afferma -dice che qui ci viene soprattutto chi vuole rimorchiare-

-Beh, ci credo!- esclamo -ce n'è di tutti i tipi!-

Neanche Eleonora mi ha mai portato qui.
Non capisco quindi che cavolo ci sia venuta a fare.
Che sia stata troppo dura con lei?
E che voglia rompere con me e che sia qui alla ricerca di un' altra?

-Erica, che stai pensando?- la mia amica mi sorride, allungando una mano sulla mia -hai la faccia di quando pensi a qualcosa di stupido-

-Pensi che Ele sia venuta qui per rimorchiare qualcuna perché vuole lasciarmi?-

-Avevo ragione- ridacchia -ti ha chiesto di sposarla, Eri- mi dice dolce -lei vuole solo te- 

-Allora perché è qui?- domando, esasperata.

-Te l'ho detto- sospira -Ilaria ha chiesto a lei e a Feffe di uscire con lei e Lucia-

-D'accordo-

-Te invece perché sei voluta venire qui?- domanda, confusa.

-Secondo te voglio che la mia fidanzata giri da sola in un posto pieno di lesbiche che vorrebbero sicuramente saltarle addosso?- manco mi sono accorta di essermi sporta dal tavolo.

-Okok- allunga le mani -non ti arrabbiare-

-Scusa- soffio -è che questa situazione è orribile-

-Lo so- mi stringe una mano, confortandomi.


Cacciare Eleonora di casa è stata forse la cosa più difficile che io abbia mai fatto.
Lei è l' amore della mia vita.
L' unica persona che voglio al mio fianco.
Ma non a quelle condizioni.

Non la riconoscevo più.
Era una continua lotta.
E io ero, sono così stanca.
Avevo bisogno di una pausa.

Spero che lei capisca perché l'ho fatto.
Spero che riprenda in mano sé stessa e che si dia una sistemata.
Ma io non posso più aiutarla in questo.
Adesso dipende solo da lei.

Però mi manca.
Mi manca averla intorno.
Mi manca stare con lei sul divano a raccontarci la nostra giornata.
Mi mancano le sue attenzioni, i suoi abbracci, i suoi baci..
Mi manca tutto quanto.
Spero solo che ritorni in lei.


-Dio, non lo sopporto!- sbotta, Alessia, richiamando la mia attenzione.

-Ma cosa?- 

-Guarda!- mi indica un punto dietro di me, vicino al bancone del bar -le sta sempre appiccicata!-

Mi volto e vedo Ilaria abbracciata a Francesca.
Le braccia intorno al suo collo.
Una mano di quest' ultima sulla sua guanca.

-Ma non ti era passata la gelosia nei suoi confronti?-

-Sì- annuisce, passandosi una mano sul viso -ma uffa- ringhia, frustrata -non mi piace che si bacino!-

-Oh- soffio, quando le vedo scambiarsi un bacio a stampo -capisco il disagio-

-Grazie!- esclama, sospirando -Feffe aveva detto che avrebbe cercato di evitare! Non le sta riuscendo benissimo, vedo!-

-Ne avete parlato?-

-Si! Questo pomeriggio!- scrocchia le labbra -ma a quanto pare non è servito a nulla!-

-E di voi due avete parlato?- chiedo, alzando un sopracciglio -insomma, avete chiarito a che punto siete?-

-No- sospira -non ne abbiamo ancora parlato-

-Beh, mi sa che dovrete farlo in fretta-

-Lo so-


Non so se sono molto contenta di questa cosa tra di loro.
Né per Alessia, né per Francesca.
Non so quanto bene faccia a entrambe.
E poi sono preoccupata.

Francesca è cambiata molto in questi anni.
Chi mi dice che non spezzerà il cuore di Alessia solo per renderle pan per focaccia?!
Ok, so che è praticamente impossibile.
Ma come faccio a esserne sicura?

Lei se ne tornerà a Londra e starà a me raccogliere i pezzi della mia migliore amica.
E al momento non so neanche se sarò da sola o se Eleonora sarà al mio fianco.
Vorrei solo che nessuno si facesse male.

-Comunque lei e Eleonora hanno chiarito- afferma, distraendomi dai miei pensieri -oggi erano molto affettuose l' una con l' altra-

-Menomale- libero un sospiro di sollievo -spero che Feffe possa aiutarla-

-Lo spero anche io- mi sorride -Francesca mi ha detto che Ele le ha confessato degli attacchi di panico e che poi hanno pure chiarito vecchi discorsi. Non mi ha detto altro-

-Spero che abbiano parlato di quel che credo- sorrido raggiante -le servirebbe molto!-

Alessia sorride indicandomi un punto dietro le nostre spalle.
Mi volto rimanendo piacevolmente sorpresa.
Feffe ha un braccio intorno alle spalle della mia ragazza.
Quest' ultima ha la testa su una sua spalla.
Le loro mani si sfiorano.

-Beh, sembra che tu avessi ragione prima!- torno a guardare la mia amica -ne sono felice!-

Almeno una cosa è tornata a posto.
Mi auguro che adesso Eleonora riesca a riprendersi in fretta.
So che Feffe le darà tutto l' appoggio di cui ha bisogno.
Quello che io non posso darle perché non essendoci stata in quel periodo, non posso capire davvero.

Sobbalzo alla voce improvvisa dello Speaker sul palco.
Io e Alessia ci giriamo insieme, guardandoci sorprese quando notiamo proprio Eleonora lì sopra.
Insieme ad un' altra bella ragazza.
Che sta succedendo?

Finalmente l' uomo ci spiega tutto.
In queste serate è possibile sfidare qualcuno a gare di canto o di ballo.
A quanto pare questa ragazza ha sfidato Ele.
Una canzone a testa.
Il coro ce lo mette il locale se serve.
Vince chi riceve più applausi.

Quando lo Speaker fa il nome di Eleonora, il locale esplode in un grido.
Come se già sapessero chi è.
Mi domando se lei e Feffe abbiano mai combinato qualcosa qui dentro.
No, meglio se non ci penso.

La ragazza, Lucrezia, canterà "Because of you".
Una bellissima quanto pesantissima canzone di Kelly Clarkson.
Comunque non è semplice.
Non vedo l' ora di sentire come canta.

-E' brava!-  mi giro trovandomi di fronte Francesca  -posso?- indica la sedia libera al mio fianco.

-Non lo so- alzo un sopracciglio -hai fatto come ti ho detto?-

-Abbiamo chiarito tutto- sorride -quindi posso sedermi?-

-Va bene- acconsento -ma appena finisce di cantare te ne torni da lei-

-Va bene va bene!- si affretta a dire, allungando entrambe le mani nella mia direzione -ciao Ale- si gira poi verso la mia amica, lasciandole un bacio sulle labbra.

-Ehi- l' altra le accarezza una guancia con gli occhi a cuoricino.

-Sisì che bello che uscite di nuovo insieme e bla bla bla- sbuffo, attirando la loro attenzione -adesso mi dici chi è quella tizia?-

-Lucrezia Massa- ride Feffe, allontanandosi un po' dalla mia amica -è una gran palla al piede. Tutte le volte che veniamo qui deve sempre sfidare Nene in qualche cosa. Penso che ce l' abbia con  lei da quando rifiutò il suo invito ad uscire-

-E vorrei ben vedere!- sbatto una mano sul tavolo -io sono molto più figa!-

Scoppiano a ridere, scuotendo la testa.
Non vedo cosa ci sia di divertente in quello che ho detto.
E' solo la verità.

-Menomale ha finito!- esclama, Alessia -sono curiosa di sapere cosa canterà Ele!-

-E' talmente innervosita da quella lì, che penso vorrà farle il culo a strisce-

Un sorriso nasce spontaneo sui nostri volti, quando la mia ragazza annuncia la canzone che ha scelto.
"Fighter" di Christina Aguilera.
Se c'è una cantante che le viene particolarmente bene, è proprio lei.

-Avevo ragione! Vuole proprio ucciderla!-

Annuisco a Feffe, riportando l' attenzione su Eleonora.
E' bellissima.
Con quei jeans attillati, leggermente strappati.
Una maglietta nera con una piccola tasca in alto a sinistra.
Ai piedi un paio di Converse bianche.
Per non parlare dei suoi capelli, stasera!
Penso che gli abbia dato volume con un po' di schiuma.

"After all you put me through 
You'd think I'd despise you 
But in the end I want to thank you 
'Cause you made me that much stronger " 


Eleonora dice la prima strofa parlata guardando direttamente negli occhi Lucrezia.
Ha su quel suo sorriso a stronza di prima categoria.
Dio, quanto è eccitante quando fa così.

-Massa sta già sudando freddo- Francesca ride coinvolgendoci.

Non ha tutti i torti.
Le è bastato accennare la seconda strofa, per far andare in deliro tutto il locale.
Ha una voce potente, forte e sicura.
Per non parlare di quel vibrato che mi fa venire sempre una gran voglia di sbatterla contro il muro.
Spesso il coro manco si sente e lei è costretta ad allontanarsi il microfono dalla bocca di un bel po'.

Ma è quando si apre in uno degli ultimi acuti che esplode il caos.
Tutte ste lesbiche in calore si alzano urlando.
Sento distintamente qualcuna urlarle un "Ti Amo".
La cosa non mi piace per nulla.

-Mi sa che ha vinto- soffia, Alessia, quando la mia ragazza finisce di cantare -insomma, sto posto è in delirio!-

-Erica, dove vai?- 

Sento Francesca chiamarmi, ma non me ne curo.
Ho un bisogno che deve essere immediatamente soddisfatto.
Potrei impazzire se così non fosse.

Mi destreggio in mezzo ai tavoli, cercando di non urtare nessuno.
Aspetto che la mia ragazza finisca di flirtare con una stronzetta.
Poi l' afferro per un braccio e la trascino via.

-Erica? Ma che...-

Apro la porta del bagno, spingendola dentro.
Chiudo a chiave.
Poi mi volto e la sbatto contro il muro.

-Questo non vuol dire niente- le mordo il collo, facendole scorrere la zip dei jeans -sono ancora arrabbiata- faccio saltare il bottone -ma ti voglio-

-Erica..- sorride divertita

-Tu devi stare solo zitta- soffio sulle sue labbra, portando una mano dentro i suoi slip così da farla smettere di sorridere -chiaro?-

-Chiaro- geme sonoramente, mentre mi lascia fare ciò che voglio.




                                                                                                    ***********
 

Quando Francesca mi ha mandato un messaggio dicendo che era sotto casa mia, non mi aspettavo questo.
Di certo non pensavo di ritrovarmela davanti completamente ubriaca.
Gli occhi gonfi di lacrime non versate.
Scuri, impenetrabili.

Ci siamo salutate solo tre ore fa al locale.
Lei era andata a casa con Ilaria e Eleonora.
Cosa può essere successo?
Mi sto preoccupando.
Talmente tanto da sovrastare l' incazzatura che mi è salita vedendola così.

-Come sei arrivata fin qui?- le chiedo in tono duro, trascinandola di peso fino in camera mia.

-In macchina- sbiascica, sedendosi sul letto.

-E da quando guidi ubriaca?- mi sforzo di non urlare per non svegliare i miei -cazzo, Francesca!-

-Non alzare la voce- soffia, portandosi le mani alle tempie -mi scoppia la testa-

Sbuffo, andandomi a sedere sulla scrivania.
Questa era un' altra cosa che non mi mancava per nulla della nostra relazione.
Com'è che ancora non riesce ad affrontare le cose senza qualche litro di alcool?!
Pensavo che fosse migliorata!
Sembrava davvero cambiata!
Adesso non so più fino a che punto lo sia.

-Che è successo?- domando, con tono piatto -che ci fai qui?-

-Avevo bisogno di te- mormora, senza guardarmi -io...io ti dovevo vedere- balbetta, lasciandomi piacevolmente stupita.

-Mi dici cosa c'è?- addolcisco il tono -parlami-

-Ilaria!- batte una mano sul materasso -abbiamo discusso-

-Perché?-

Si alza prendendo a camminare per la stanza.
O almeno ci prova.
Non è che si regga molto bene in piedi.
Mi chiedo quanto debba aver bevuto per ridursi così.

-Mi lascia- si asciuga prontamente una lacrima solitaria -rimane qui-

-Ma..-

-Dice che le dispiace! Che la devo capire!- m' interrompe -sua madre vuole recuperare il rapporto e poi c'è Lucia, un' offerta di lavoro allettante e si è già pure licenziata dallo studio medico giorni fa e non mi ha detto nulla!- alza il tono di voce, facendomi sobbalzare -capisci? Lei non torna! Mi ha abbandonato!-

-Feffe- mi alzo a mia volta andandole incontro -calmati- l' abbraccio di slancio -non pensi a cosa sia meglio per lei?-

-Sì!- si stacca di botto -ma lei è una stronza!- ringhia, allontanandosi.

-Francesca..-

-No!- alza una mano, interrompendomi di nuovo -lei è solo brava a parlare! Mi ha praticamente obbligato a dire la verità a Eleonora, a chiarire con lei e ora credo che lo abbia fatto solo perché sperava che io rimanessi!-

Riprende a camminare nervosamente.
Recupera il porta-tabacco andando alla finestra.
Vorrei dirle che non può fumare qui dentro, ma non me la sento.
Raramente l'ho vista così sconvolta.

Si rolla una sigaretta, accendendosela con bisogno.
Prende a fumare distrattamente con lo sguardo perso sul paesaggio fuori.
E' bellissima anche quando è ubriaca marcia.

Vorrei farle un sacco di domande.
Vorrei sapere la verità sul suo trasferimento.
Vorrei che si aprisse.
Ma come faccio a chiederglielo?

Noi cosa siamo?
Che diritti posso rivendicare su di lei?
Perché quando si tratta di Francesca, le cose devono sempre essere così difficili?
Sto per parlare, ma lei mi batte sul tempo.

-Sono quasi morta- confessa, in un sussurro, lasciandomi di sasso -dopo che ci siamo lasciate, dopo la telefonata di mio padre, dopo che mi hanno arrotato Terry... io..io..- lascia andare un ringhio frustrato -una sera avevo bevuto decisamente troppo. Non riuscivo a dormire così ho buttato giù una serie di pasticche, non so che cosa. Per fortuna Maria mi ha trovato in tempo. Mi ha salvato e mi ha fatto ricoverare in una clinica privata. In fine mi ha suggerito di andarmene e di non dire niente a Eleonora-

Finisce il tutto senza rivolgermi uno sguardo.
Sono totalmente impalata sul posto.
Incapace di trovare qualcosa da dire.

Io non avrei mai immaginato tutto ciò.
Non posso credere di aver contribuito a questo.
Mi sento un mostro.
Mi sento terribilmente in colpa.

-Io..-

-No- scuote la testa -non è colpa tua- sospira -è solo colpa mia-

-Ma io-

-No- dice di nuovo -in quel periodo dormivo pochissimo, gli scatti d' ira erano tornati, i sogni e i ricordi mi tormentavano nuovamente e io non sapevo come uscirne. Non sapevo più chi fossi e cosa volessi fare. Non volevo uccidermi. E' stato solo uno sbaglio del cazzo-

Corro verso di lei abbracciandola.
La stringo forte, incurandomi se lo volesse o meno.
La voglio solo stringere.
Potevo rischiare di non farlo più.

Senza che me ne accorga, inizio a piangere a dirotto.
Silenziosamente.
Contro la sua maglietta.
Incapace di fermarmi.

Franceca prende ad accarezzarmi i capelli.
Mi stringe a sua volta.
La sento sospirare al mio orecchio.

-Non so cosa fare, Alessia- 

Mi ci vogliono parecchi minuti prima di riuscire a dire qualcosa.
Tiro su con il naso e mi asciugo il viso.
Cerco il suo sguardo, ma ancora una volta non lo trovo.

-Devi decidere tu- mormoro -cosa è meglio per te-

Finalmente punta i suoi occhi nei miei.
Posso leggerci tutta la sofferenza e la tristezza che sta provando.
Vorrei potermi addossare tutto io, in modo da non vederla più così.

-Tu lo sei- sussurra, portando una mano sulla mia guancia -ma ho paura-

-Io non ti lascio- affermo, sicura -sono qui-

-Non puoi saperlo- sorride amara -guarda come è andata l' ultima volta-

-Ho sbagliato- soffio, tristemente -ma è uno sbaglio che non intendo ripetere-

Non dice nulla.
Si avvicina ulteriormente.
Mi guarda ancora per un momento, prima di far combaciare le nostre labbra.

E' un bacio lento, dolce.
Un bacio ricco di parole che non possono essere dette.
Non ancora.
O forse mai.

-Ti avevo detto che sono un disastro- sfiora il mio naso con il suo -non so come comportarmi con te. Non so cosa fare. Cosa faremo?-

-Non lo so- ammetto -devi decidere tu-

-Come sempre- mormora, più a sé stessa che a me -posso dormire qui?- chiede, poi, allontanadosi.

-Certo- 

Rispondo dopo qualche secondo, un po' delusa.
Speravo che ne avremmo parlato un po' di più.
Speravo che potesse darmi un qualcosa di certo.
Ma mi rendo conto che forse non succederà mai.

-Ti prendo qualcosa per dormire- soffio, dirigendomi all' armadio -dovrei ancora avere qualche tua vecchia maglietta-

All' improvviso mi sento abbracciare da dietro.
Francesca poggia la sua guancia contro la mia.
Le sue mani stringono i miei fianchi.

-So che vorresti di più da me- dice al mio orecchio -ma sono ubriaca fradicia e non voglio dire qualcosa di cui mi pentirei. So già che domani mi pentirò di averti detto la verità sulla mia partenza-

-Perché non riesci ad aprirti con me?- le faccio quella domanda che mi tengo dentro da sempre.

-Per proteggerti dal casino che sono-

-Ma io voglio sapere tutto di te!- mi volto, guardandola negli occhi -voglio sapere tutto di te da piccola, di te adolescente, di te a Londra. Voglio che mi dici quando c'è qualcosa che non va! Siamo state insieme due anni e ci sono ancora cose che non so! Non mi hai mai raccontato praticamente nulla del tuo passato!-

Mi guarda per qualche secondo, prima di allontarasi.
Si passa una mano tra i capelli, dandomi le spalle.
La sento chiaramente sospirare.

-Mi dispiace- dice, in fine -non mi riesce più-

-Che vuoi dire?-

-Quando stavo con Federica, nasconderle qualcosa era impossibile- si gira, regalandomi uno dei più bei sorrisi che io le abbia mai visto sul volto -capiva sempre tutto al volo, come te. Parlavamo un sacco. Sapeva tutto di me e mi accettava per quella che ero. Correvo da lei quando qualcosa andava male o quando mi succedeva qualcosa di bello. Era il mio punto fermo- il sorriso si spegne un po' -e quando se n'è andata, è come se una parte di me fosse morta con lei. Ho paura ad aprirmi di nuovo così con qualcuno, perché se dovessi rimanere da sola ancora una volta, io non saprei più cosa fare-

-Ma sono io, Francesca!-  ribatto, avvicinandomi -io sono qui per te! Sempre! Io voglio sapere tutto di te- le ripeto, prendendole una mano -non sei da sola-

-Ma io tornerò a Londra- porta una mano sulla mia guancia -ormai è tardi-

-Vaffanculo!- la spingo, tornando all' armadio -tieniti pure questa!- le tiro addosso una sua vecchia maglietta da rugby -vai a darti una rinfrescata che puzzi di alcool e nel mio letto così non ci entri-

Recupero il mio pigiama, abbandonando la camera.
Sono furiosa.
Tutte le volte che sembra fare un passo avanti, ne fa altri tre indietro.
E' snervante.

"Ormai è tardi"
Sbuffo di disapprovazione ripensando alle sue parole, mentre mi chiudo nel bagno al piano inferiore.
E' una testarda del cazzo e basta.

Come se quelle tre parole potessero giustificare due anni di silenzio.
Due anni di una relazione basata sul dover decifrare sempre da sola ogni suo più piccolo comportamento.
E adesso che non so neanche cosa siamo, mi viene a dire quelle cose!

Mi sta facendo del male e manco se ne accorge.
E io sono solo una masochista.
Sapevo a cosa andavo incontro quando l'ho baciata quella sera.
Eppure ho deciso di dar retta al cuore.
Ora mi rendo conto che forse avrei dovuto ascoltare la ragione.

Torno in camera e la trovo già nel letto.
Ha occupato la parte dove dormiva di solito.
Nonostante tutto quello che è successo, riesce a strapparmi un sorriso.

La raggiungo, portandomi sotto le coperte.
Mi giro su un fianco, dandole le spalle.
Perfetto.
E' la prima volta che dormiamo insieme dopo tre anni e siamo arrabbiate.
Non me lo immaginavo proprio così.

D' un tratto la sento muoversi.
Si avvicina passandomi un braccio sul corpo e attirandomi a sé.
La sento sospirare tra i miei capelli e un brivido mi scorre lungo la schiena.
Soprattutto perchè sento le sue gambe nude contro di me.

-Ho passato due anni a sentirmi inferiore grazie ai tuoi continui silenzi- mormoro -non intendo riniziare adesso-

-Mi dispiace- sussurra, stringendomi ulteriormente -vorrei poterti dire che cambierò, ma non so quanto sia vero-

Mi giro nell' abbraccio.
Porto una mano sotto la sua maglietta.
Risalgo il fianco fino a quella cicatrice familiare.

-Riesci a prenderti una pallottola al posto mio, ma non a parlare con me-

-Stasera l'ho fatto- 

-Solo perché sei ubriaca- ribatto -io vorrei solo essere il tuo nuovo punto fermo-

-Lo vorrei anche io- 

Mi fiondo sulle sue labbra con bisogno.
Lascia che la sovrastri.
Allarga le gambe così da farmi ulteriore spazio.

Intreccio la mia lingua alla sua, portando anche l' altra mano sotto la sua maglietta.
La sento gemere quando per sbaglio le sfioro al lato del seno.
Constatare che è senza reggiseno, fa battere all' impazzata il mio cuore.

Scorre le mani sulla mia schiena.
Mi bacia il collo strappandomi un ansito.
Dio, mi era mancato sentire tutto questo.

Mi stacco leggermente, poggiando la fronte contro la sua.
Recuperiamo un attimo il respiro.
Vedo chiaramente un sorriso illuminarle il volto.

-Non posso- mormoro -non così-

-Nemmeno io- sospira -ma mi fai ancora impazzire-

-Solo perché non vedi che effetto hai su di me- rido, portando le mani ai lati della sua testa.

Scuote il capo, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
Successivamente mi abbraccia stretta.
Sento i nostri cuori battere all' unisono.

-Domani facciamo il gioco che ti piace tanto-

-Quale?- chiedo, confusa.

-Quello delle domande- ride -potrai chiedermi tutto quello che vuoi-

-Davvero?- mi stacco, così da guardarla negli occhi -Feffe, io non voglio forzarti. Certo, vorrei che tu ti aprissi con me, ma..-

-Voglio farlo- afferma, sicura -voglio provarci-

-D' accordo- sorrido raggiante -andata!-

-Ora dormiamo- sorride a sua volta -che la sbronza mi sta passando e sta arrivando il mal di testa-

-Così impari!- dico, rotolandole via di dosso.

La sento ridere mentre mi abbraccia da dietro.
Un suo braccio sotto la mia testa.
L' altro a cingermi il fianco.
Mi lascia un bacio tra i capelli.

-Buona notte, Piccola-

-Notte, Feffe-




                                                           ***********


Sono veramente stravolta.
Oggi a lavoro è stato un delirio.
Amo fare la maestra d' asilo, ma a volte è davvero pesante.
Specialmente quando ti ritrovi tre mocciosi con il virus intestinale.
Vorrei solo morire nel letto e non alzarmi più.

Parcheggio la mia vecchia C3 davanti al vialetto di casa.
Storco il naso contrariata quando vi trovo pure l' Audi di Eleonora.
Le avevo detto che quello successo ieri sera nel bagno non significava nulla.
Non l'ho perdonata.
Non le ho di certo dato il permesso di tornare.

Sbuffo, scendendo di fretta dalla macchina.
Mi dirigo con passo svelto e incazzato alla porta.
Quando la spalanco, però, vengo assordata dalla musica troppo alta.
Mi chiudo il portone alle spalle, andando in cucina.
Poso lì sul tavolo il mio pranzo e poi mi dirigo verso la fonte di quel tremendo baccano.

Rimango sull' uscio aperto di camera nostra praticamente paralizzata alla visione che ho davanti.
Eleonora è di spalle, rivolta verso l' enorme cabina armadio.
E' scalza con solo una camicia bianca a coprirle il corpo.
Canta e si dimena su "Con la Musica alla radio" della Pausini, usando una spazzola a mo' di microfono.
Un sorriso spontaneo mi nasce sul volto.

All' improvviso si volta, bloccandosi per qualche minuto.
Poi scuote la testa e sorride.
Un sorriso mozzafiato.
Uno di quelli che fa sempre capitolare il mio cuore.

Lancia la spazzola sul letto con un gesto molto teatrale, strappandomi una leggera risata.
Con un ghigno beffardo si avvicina ancheggiando.
Incatena gli occhi ai miei senza dire una parola.
Allunga una mano intrecciandola ad una delle mie e portandola in alto.
Poggia l' altra sul mio fianco.
Senza che me ne renda conto, mi trascina in un passo a due totalmente improvvisato.

Canta al mio orecchio suscitandomi mille brividi.
Rido quando mi fa fare una giravolta.
Mi mancava questo lato del suo carattere.
Uno di quelli che riserva solamente a pochi.


"...Avremo anche noi dolori 
che forse non sapremo evitare, 
nemmeno affrontare, 
ma niente di noi perduto andrà..."


Intona quella strofa guardandomi dritta negli occhi.
Mi perdo in quelle sue iridi di ghiaccio fino a quando non mi trascina nuovamente in un leggero abbraccio ondeggiante.
Ho già detto quanto mi mancava tutto ciò?

A canzone finita rimaniamo fronte contro fronte, non curandoci dell' altro pezzo che è partito dalle casse subito dopo.
Porto una mano sulla sua guancia, sorridendo.
Si allunga dandomi un veloce bacio sul naso.

-Eccoti, finalmente- sussurro, quasi commossa.

-Più o meno- ribatte, lasciandomi una carezza sul viso.

Eleonora si stacca per andare a spegnere l' iPod.
Si volta poi nella mia direzione sorridendo imbarazzata.
Sto per parlare quando lei mi anticipa.

-Scusa- soffia, sedendosi sul letto -mi sono rovesciata il caffè sui pantaloni a lavoro e nelle valigie che mi hai fatto non ne hai messi abbastanza-

-Ele..-

-No, lo so- si alza, parandosi di nuovo davanti a me -quello che è successo ieri non vuol dire nulla- sospira -prendo un po' di cambi e me ne vado, tranquilla-

-Aspetta- l' afferro per un polso -mi sei mancata- mormoro, lasciandola di stucco -mi è mancato vederti così-

-Sto meglio- dice sicura -ma ho ancora delle cose da risolvere e voglio farlo prima di tornare qui- afferma, sincera -mi manchi da morire, ma non voglio rischiare di rovinare di nuovo tutto-

Rimango piacevolmente colpita dalle sue parole.
Mi ha appena fatto intendere che ha capito davvero quello che le ho detto.
E che si sta impegnando per cambiare.
Solamente per me.

-Va bene- annuisco, felice -ma dato che è praticamente ora di pranzo, che ne dici di farmi compagnia?-

-Volentieri- acconsente, dopo qualche secondo.

-Allora vestiti e vieni in cucina!- la incito -avevo preso del cinese da asporto, ma possiamo dividerlo!-

-Arrivo-

Le sorrido un' ultima volta prima di lasciarla da sola.
Mi dirigo in cucina dove avevo riposto la busta con il cibo.
Prendo due piatti e inizio a dividere il tutto in due porzioni uguali.
Cioè, più o meno.
Io mi merito sicuramente qualche raviolo in più.

-Eccomi- si annuncia, prendendo posto a tavola -che hai preso di buono?-

-Ravioli di gamberi, spaghetti di riso con gamberi e verdure, pollo alle mandorle e gamberi sale e pepe!-

-E volevi mangiarti tutto questo da sola?- scoppia a ridere, incurandosi della mia occhiataccia.

-Giornata dura a lavoro, va bene?- m' imbroncio -fatti gli affari tuoi!- le faccio una linguaccia, iniziando poi a mangiare.

-Beh, raccontami- sorride -che è successo? Un bambino ti ha tirato un' altra volta un calcio agli stinchi?- domanda, divertita.

-Smettila di prendermi in giro!- mi lamento, con voce infantile -a volte quei mocciosi sanno essere davvero stronzi!-

-Erica!- mi riprende, cercando di non ridere di nuovo -sei una maestra! Non puoi dire certe cose!-

-Invece sì!- ribatto -ne ho tutto il diritto!-

Alza le mani a mo' di resa, facendomi segno di continuare.
Prende un raviolo con le bacchette e se lo porta alla bocca.
Com'è che è eccitante qualsiasi cosa faccia?
Sarà forse dovuto alla sua bellezza senza eguali.

-Tre bambini avevano il virus intestinale- faccio il viso disgustato -ho passato la mattinata a ripulirli dal vomito-

-Sto mangiando!- si lamenta, gettando le bacchette sul tavolo -che cazzo, Erica!-

-Me lo hai chiesto tu!- 

-Beh, ma potevi evitare di andare nei dettagli!- ribatte, riniziando poi a mangiare -sei incorreggibile-

Non posso fare a meno di sorridere.
Questa nostra routine mi era mancatata.
Mi mancava parlare con lei e raccontarle le cose.
Non credo, ormai, di poter più vivere senza averla nella mia vita.

-La tua mattinata?- 

-Noiosa come sempre- alza le spalle -è stata più interessante la nottata-

-Che vuol dire?- domando, curiosa.

-Ilaria ieri sera è tornata con noi- m' informa -una volta arrivate, lei e Feffe hanno discusso. Io ero già in camera e quindi non ho colto tutto. Penso però di aver capito che Ilaria vuole rimanere e Francesca non l' ha presa benissimo. E' uscita poco dopo che è andata via Ilaria. Da come hanno sbattuto entrambe il portone, deduco che fossero abbastanza incazzate-

-Beh, più che interessante è stata movimentata!-

-Sì- annuisce -ma adesso c'è una possibilità in più che anche lei rimanga!- 

-Ele- la richiamo, dolce -non farci troppo la bocca-

-Tranquilla- sorride -non sono molto ottimista al riguardo-

Torno a mangiare in silenzio, riflettendo su quell' ultima notizia.
Chissà perché Ilaria ha deciso di restare.
Spero solo che Francesca stia bene e che non abbia fatto cazzate.
Mi devo ricordare di scrivere ad Alessia e di chiedere a lei.

Mi auguro che la mia ragazza non speri troppo che Feffe rimanga.
Perché se poi non dovesse succedere la devasterebbe di nuovo.
E io non voglio più vederla così.
Non ora che si sta riprendendo!

-Che ne pensi te di questa cosa tra Alessia e Ilaria?- 

-Non saprei- ammette -Francesca sembra felice, ma appena si parla del suo rientro a Londra si rabbuia di colpo- sospira -credo che lei ami ancora Alessia, ma che non sa se vuole mandare tre anni della sua vita a puttane per lei-

-E se Feffe non rimanesse solo per lei? Insomma ci sei tu e poi Ale mi ha detto che ha discusso con Marta!-

-Sì, lo so- mormora -proverò a parlarci io con la piccola Creatini. Deve cercare di capire sua sorella. Deve lasciare a Francesca la decisione su cosa fare, senza farle pressioni.  Così se deciderà di rimanere è perché è la cosa più giusta per lei, mentre se invece tornerà a Londra allora vuol dire che era quella la cosa migliore-

Non mi sarei mai aspettata di sentirle dire quelle parole.
Sono così fiera e orgogliosa di lei.
Non so proprio cosa dire.
Riesco solo ad allungare una mano e stringere affettuosamente una delle sue.

L'ho mandata via di casa che era furiosa con la sua migliore amica e intrattabile.
Non le si poteva dire niente.
E ora invece sembra essere tornata la vecchia Eleonora.
Quella di cui mi sono follemente innamorata.
Ma la cosa che mi spaventa è che molto probabilmente, è tutto merito di Francesca.
Inizio a sperare davvero anche io che decida di rimanere.

-Sai, avevi ragione su Ilaria- dice all' improvviso -è davvero una brava persona!-

-E' successo qualcosa tra di voi?-

-No, scema- ride -ci ho solo parlato un po' e Francesca mi ha raccontato alcune cose e ora mi è davvero impossibile avercela con lei!-

-Ne sono felice-

Mi perdo qualche minuto a squadrarla di nascosto.
Adoro come le stanno i tailleur da lavoro.
E' terribilmente sexy.
La prenderei qui su questo tavolo se solo potessi.

Cioè, potrei anche farlo!
Ma non voglio darle un' impressione sbagliata.
Anche se resistere è davvero una tortura.

-Io comunque credo che non faccia bene a nessuna delle due, sta cosa che hanno intrapreso- soffio, riprendendo il discorso di prima -Alessia è ancora innamorata persa, mentre Francesca non lo so-

-Anche lei prova ancora qualcosa- mi rassicura -ma hai ragione- sospira -non vorrei che si facessero del male-

-Già- concordo -non è che potresti parlarne con Feffe?-

-E dirle cosa?-

-Che ne so!- sbuffo -sapere che intenzioni ha!-

-Ci proverò- acconsente, in fine -ma non ti prometto nulla. Lo sai che di certo cose non ne vuole parlare-

-Sì, lo so- lascio andare un sospiro -ma sono preoccupata per la mia migliore amica-

Non risponde.
Si limita a finire il suo piatto, per poi alzarsi.
Si avvicina, fermandosi di fronte a me.
La fisso curiosa.

-Vedrai che andrà tutto bene- sorride, facendomi perdere un battito -non sono affari nostri e dobbiamo lasciarle fare- porta una mano sulla mia guancia -ora devo tornare a lavoro- si allunga, lasciandomi un rapido bacio sulle labbra -a presto, Amore mio-

-Ciao- mormoro, vedendola abbandonare la stanza e successivamente la nostra casa.





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ANGOLO AUTRICE:

Buona sera a tutti ^^

Scusate per il leggero ritardo!
Sono state settimane abbastanza impegnative!
Cercherò di rimediare con il prossimo aggiornamento ;)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ci sono le basi per delle nuove situazioni.
Abbiamo visto che Erica non è molto contenta di questa cosa tra Alessia e Francesca e che anche Eleonora ha qualcosa da ridire.
Chissà se una delle due darà voce ai propri pensieri con una delle interessate o se invece resterà solo a guardare.

Ilaria vuole rimanere.
Tranquilli, nel prossimo capitolo vedremo la discussione avvenuta tra lei e Francesca!
Così comprenderete tutto meglio!

Finalmente Feffe ha detto la verità sulla sua partenza anche ad Alessia.
Il fatto che fosse sbronza marcia è solo un futile dettaglio.
O forse no.
Staremo a vedere come sarà il risveglio.

Adesso vi lascio!
Aspetto come sempre i vostri più sinceri pareri.
Alla prossima!
Grazie a tutti come al solito!

Un abbraccio,

Crige.

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Capitolo 16
*** Sarà quel che sarà. ***



La Disney è una brutta stronza bugiarda.
Fin dall' infanzia ci fa credere e sperare in quel "E vissero per sempre felici e contenti".
Ci convince che per essere davvero felici abbiamo bisogno di qualcuno accanto a noi.
Come se una persona non possa star bene da solo.

Cresciamo con l' idea che per sentirci realizzati dobbiamo trovare l' Amore.
Come se fosse l' unica cosa importante della vita.
Come se noi, alla fine, non contassimo davvero niente fino a quando non troviamo la nostra anima gemella.

Ma la verità è che non dovrebbe essere così.
Non  dovremmo aspettare di trovare l' amore per sentirci felici.
La verità è che dovremmo imparare a stare bene da soli.
A bastarci.

Dipendere da qualcuno è estremamente bellissimo.
Morire per ogni suo sorriso.
Gioire per ogni sua vittoria,
Perdersi dietro ogni suo bacio.
Sciogliersi in ogni suo "Ti Amo".

E' appagante.
Ci fa sentire bene.
Molto bene.
Ma è tutto così dannatamente sbagliato.

Non possiamo pretendere di far srar bene una persona, se noi per primi non stiamo bene.
Se noi per primi non ci sentiamo fieri e soddisfatti di ciò che siamo.
Se noi per primi non ci amiamo.

Dovremmo imparare a non dipendere da nessuno.
Perché si sa, ogni forma di dipendenza è nociva.
Perché quando quella sostanza ci viene a mancare, ci fa sentire inesorabilmente persi.
Senza più uno scopo o una prospettiva.

Dovrebbero insegnarci ad essere un po' egoisti.
A mettere noi stessi per primi, qualche volta.
Ad ascoltare le nostre esigenze, i nostri bisogni.
A realizzare i nostri sogni.

Cosìcché quando perderemo la nostra droga, non ci sentiremo sperduti.
Non staremo ore e ore nel letto al buio con canzoni deprimenti in sottofondo.
Non ci domanderemo miliardi di volte che cazzo faremo adesso.
No.

Ci alzeremo in piedi e rinizieremo da li.
Da noi stessi.
Da quello che abbiamo lottato per essere come siamo.
Senza farci buttare giù da nessuno.
Perché Nessuno è più importante di noi stessi.
Nessuno merita di vederci crollare in mille pezzi.

Perciò, sì, canta a squarciagola "Hakuna Matata".
Piangi come un bambino quando la vecchia abbandona Red.
Muori anche tu con Mufasa.
Disperati con la Contessa quando scopre i gattini sono spariti.
Ma poi alzati in piedi e vai con Mulan.
Và per la tua strada senza guardarti indietro.
Scoprirari così di essere potente come un vulcano attivo.
Ma da solo.
Senza alcun bisogno di nessuno.
Anche perché se ce l' ha fatta Mulan con una piccola lucertola che credeva di essere un drago, ce la possiamo fare benissimo anche noi.
E senza lucertole che ci mettono nei guai.







Entriamo in casa ancora ridendo.
Nene supera per ultima l' uscio, chiudendosi la porta dietro di sé.
Ilaria va in cucina a recuperare delle birre e poi ci raggiunge in sala sul divano.
Trova posto tra me e Ele.

-Beh, dai, alla fine non è stata una brutta serata!- esclamo, lasciandomi andare contro lo schienale.

-Biondona le hai proprio fatto il culo a strisce a quella stronzetta!- ride nuovamente Ilaria, richiedendo un cinque.

-Se lo è meritato- alza le spalle per tutta risposta -è insopportabile-

-Concordo- annuisco -ma dicci, dove sei sparita subito dopo aver cantato?- le chiedo, alzando un sopracciglio -sai, pure Erica è sparita!-

-Non credo siano affaracci vostri- si alza, dedicandoci una delle sue più brutte occhiatacce alla Santoro -e adesso me ne vado a letto- soffia, dandoci le spalle -buonanotte- alza il dito medio sparendo in camera, portandosi dietro la birra.

-Ti ho già detto che la amo?- 

-Piantala- sorrido divertita, spingendo Ilaria di lato.

Restiamo in silenzio ognuna persa nei propri pensieri.
Io sinceramente sono abbastanza nervosa.
Non ho idea di cosa voglia parlarmi.
E ho paura a chiederglielo.
Ho un brutto presentimento.

Lo vedo dalla sua espressione seria che è preoccupata.
Lo capisco dalle sue dita che non smettono di tamburellare sul bracciolo del divano, che è in ansia per qualcosa.
Mi sto scervellando per capire cosa potrebbe essere.

-Ok- dico, in fine -dimmelo e basta! Cosa c'è?-

-Francesca- inizia, voltandosi verso di me -ti devo dire una cosa e ho paura che tu ti arrabbierai con me-

-Così mi fai preoccupare- sospiro, recuperando il tabacco per farmi una sigaretta -quindi dillo! Ti ascolto-

Abbandona il divano con la birra in mano.
Si accende una sigaretta, continuando a camminare nervosamente.
Adesso so per certo che è qualcosa di veramente serio.
Dopo qualche minuto si blocca di fronte a me.

-Mi sono licenziata qualche giorno fa-

-Cosa?-

-Sì- annuisce -non mi dava più niente! Era terribilmente noioso e quindi l'ho lasciato-

-Vabbè, me ne potevi parlare, ma se è solo questo non vedo perché mi sarei dovuta arrabbiare- le sorrido -la vita è la tua-

-Non è solo questo- sospira, guardandomi colpevole -mia madre vuole recuperare il nostro rapporto, Lucia mi ha detto che mi ama e mio padre mi ha offerto un lavoro allettante e io...- sbuffa -io ho deciso di rimanere-

-Ma..-

-Tornerò a Londra qualche giorno solo per sistemare le cose, impacchettare tutto e tornare di qua perché il lavoro sarebbe qui a Firenze!  Ma tranquilla! Puoi continuare a stare lì senza problemi, pagando quello che paghi adesso! A Lucia non ho ancora detto nulla- m' interrompe, lasciandomi totalmente senza parole.

Scuoto la testa più volte cercando di assimilare quella notizia.
Continuo a fumare distrattamente il mio drum, senza smettere di guardarla negli occhi.
Conto fino a dieci mentalmente per tentare di frenare la rabbia che mi sta montando.
Non ci posso credere.

Non posso credere che abbia preso questa decisione senza prima parlarne con me.
Avrei voluto che me lo dicesse.
Avrei voluto che mi parlasse di questa possibilità.
Non credevo certo che me lo avrebbe sputato addosso ormai a cose fatte.

-Perché cazzo non me lo hai detto prima?- chiedo, cercando di tenere un tono calmo.

-Perché non è una cosa che riguardava te- risponde, dura -io dovevo decidere!-

-E a me non ci hai pensato?- mi alzo, fronteggiandola -come hai potuto farmi questo?-

-Farti cosa?- domanda, indietreggiando di un passo -qui non si tratta di te-

-Ah, ottimo!- ringhio, finendo in un sorso la mia birra -davvero ottimo!-

-Sei incredibile!- sbotta, alzando la voce -sei solamente un' ipocrita!-

-Ora sarei anche ipocrita?- 

-Sì, cazzo!- si avvicina puntellandomi l' indice della mano sul petto -tu lasci tutto e tutti trasferendoti a Londra senza dire niente a nessuno e pretendendo di essere capita, ma se lo faccio io chiedendoti la stessa cosa, tu ti arrabbi!-

-E' diverso!- le do una leggera botta sul braccio, facendoglielo abbassare -tu non sei quasi morta!-

-Perché non sono una completa idiota!- 

Rimango a fissarla incredula.
La vedo prendere un respiro profondo.
Finisce anche lei la sua birra, lasciando poi la bottiglia vuota sul tavolincino davanti al divano.
Si allontana ulteriormente andandosi ad appoggiare al pianoforte.

-Non volevo arrivare  a questo punto- mormora -speravo tu fossi felice per me! Felice del fatto che finalmente le cose mi stiano andando nel verso giusto-

-Io sono felice per te- ribatto, puntando i miei occhi nei suoi -speravo solo che tu sentissi il bisogno di parlarne prima con me-

-Pensi che non lo avessi?- domanda, retorica -non volevo gettarti addosso anche questa cosa! Tra Maria, i problemi con la biondona, Marta e questa cosa che hai con Alessia, io.. io avevo paura che tu potessi prendere decisioni affrettate!-

-Tipo quali?-

-Tipo quella di rimanere!- quasi urla, passandosi poi una mano tra i capelli -avanti!- ringhia -dimmi che non sei in crisi perché non sai quello che vuoi fare!-

-Io torno a Londra!- esclamo, con il suo stesso tono -io non resto!-

-Brava!- ride sarcastica -continua a ripetertelo!-

-Non rigirare la frittata!- sbuffo -non stiamo parlando di me! Ma di te e del fatto che mi hai totalmente escluso!-

-Escluso da cosa? Eh, Francesca?- fa un passo avanti -è la mia vita! E' una mia decisione!-

Accuso il colpo abbassando la testa.
Le do poi le spalle andando a spegnere il mozzicone nel posacenere.
Ignoro la sua occhiataccia quando mi vede rollare un altro drum.
Lo accendo subito con bisogno.
Chiudo gli occhi tirando qualche boccata.

So che ha ragione.
So che è una cosa che doveva decidere da sola.
Lo capisco perfettamente.
Io non ho forse fatto lo stesso?
Anzi, io ho fatto anche peggio.
Ma non è questo il punto.

-Mi avevi promesso che non mi avresti mai abbandonato- mormoro, senza guardarla -ti ricordi?-

-Certo che me lo ricordo, Francesca!- soffia, esasperata -mi sorprende che tu te lo ricorda! Quella sera era già tanto se ti ricordavi il tuo nome!-

-Invece me lo ricordo!- ribatto -e tu lo stai facendo-

-Non farmi sentire in colpa, Francesca!- mi ammonisce -non farmi questo-

Quella sera me la ricordo come se fosse ieri.
O almeno, gran parte.
Era il giorno del compleanno di Federica.
Il primo che passavo lontano da Nene.
Penso di aver iniziato a bere appena alzata dal letto.

Uscii di casa nel primo pomeriggio.
Vagai per il centro di Londra fino a tarda sera.
In fine mi rifugiai in un pub poco distante dalla mia casa di allora.
Avevo lasciato volutamente il telefono a casa, cosìcché nessuno potesse rompermi le palle.
Quello che non avevo previsto era di veder sbucare Ilaria.
Non stavamo ancora insieme in quel periodo.
Ma le cose cambiarono dopo quella notte.

Provò a farmi parlare, ma non ci riuscì.
Quindi si mise seduta accanto a me in silenzio.
Aspettò che fossi io a dirle qualcosa.
E così, per la prima volta nella mia vita, mi aprii con qualcuno di mia spontanea volontà.
Un qualcuno di praticamente estraneo.
Forse per quello lo feci.

Ricordo che lei non disse una parola.
Mi portò a casa con sé.
Mi fece dormire con lei e poco prima che mi addormentassi, lo disse.
Mi promise che qualunque cosa fosse successa, lei ci sarebbe sempre stata.
Che non mi avrebbe mai abbandonato.
Aveva capito perfettamente quale era il punto.

Quindi adesso?
Cosa comporta questa sua decisione di rimanere?
Cosa succederà tra di noi?
Perché finiscono sempre con l' andarsene tutti?

-Francesca- quasi mi supplica -ti prego, dimmi qualcosa-

-Che dovrei dirti?- finalmente mi volto a guardarla -ormai hai deciso, no?! Quindi cosa vuoi da me?-

-Vorrei solo che tu sia contenta per me-

-Lo sono!- esclamo, praticamente urlando -lo sono! Quindi fai un po' quel che cazzo ti pare!-

Ci ho provato.
Ci ho provato davvero a controllare la rabbia.
Ho fatto del mio meglio.
Ma non ce l'ho fatta.

Il pensiero di "perdere" Ilaria mi uccide.
In questi anni lei è diventata il mio porto sicuro a Londra.
Come farò senza averla lì?
Perché non me ne ha parlato prima?

-Vaffanculo!- urla a sua volta -io ti ho sempre appoggiato! Per una volta che ti chiedo di farlo tu, ti comporti come una stronza egoista!-

-Qui l' egoista sei tu!- mi porto ad un passo dal suo viso -me lo avevi promesso!-

-Il fatto che io non torni con te, non implica che non ci sarò quando avrai bisogno! Ma ti rendi conto che ti stai comportando esattamente nello stesso identico modo che incolpavi a Eleonora?-

-Sei solo un insieme di parole! E menomale che una volta dicevi di amarmi!-

-Io ti ho amato, Francesca!- mi ringhia addosso, diminuendo ulteriormente la distanza tra di noi -E lo sai benissimo! Come sai benissimo che tu non potevi amarmi perché eri ancora innamorata della tua ex! E come sai benissimo che nelle relazioni io faccio schifo! O almeno prima di Lucia! Ecco perché vorrei che tu capissi quanto questo per me sia importante!-

-Certo!- sorrido sarcastica -come no!-

-Io ti ho amato!- ripete, alzando ulteriormente la voce -Io ti amavo davvero! Eri tu a non amare me! Eri tu che ti sei appoggiata a me solo perché ti faceva comodo! E io non potevo continuare così, Francesca!- ormai ha le lacrime agli occhi -tu non mi amavi! E io mi stavo perdendo di nuovo in una cosa che mi avrebbe fatto solo star male! Ecco perché ti ho lasciato! Ecco perché le cose tra di noi sono andate così! Tu non potevi amarmi! Il tuo cuore apparteneva già a qualcun' altro!-

Accuso le sue parole una ad una.
Ci metto un po' ad assimilarle tutte.
Non ho mai creduto che lei mi amasse davvero.
Come poteva?

La nostra relazione si basava sull' andare a letto!
Certo, parlavamo un sacco e le ho raccontato quasi tutto di me.
Lei si è aperta con me completamente.
Ma credevo che fosse così solo perché eravamo molto in sintonia.
Non pensavo certo che lei provasse sul serio dei sentimenti per me.

-Che cazzo stai dicendo?-

-La verità!- torna a fronteggiarmi -io ero innamorata di te, cazzo! Ma tu eri sempre distante! Sempre persa tra il ricordo di Federica e Alessia e...-

-Non ti azzardare a nomianare Fede!- tuono, spingendola.

-E tu non ti azzardare a mettere in dubbio ciò che provavo!- mi spinge a sua volta -ti ho raccattato, ho rimesso insieme i tuoi pezzi, ti ho supportato e dato tutto l' appggio e l' affetto di cui avevi bisogno! Ma era una cosa a senso unico! E quando ho capito che non avresti mai ricambiato ho deciso di troncare tutto e tornarare a fare la lesbica troia che la da a tutte come se non fosse sua!- si asciuga prontamente una lacrima scappata al suo controllo -tanto per te è solo questo che sono, non è vero?-

-Non dire cazzate!- scrocchio le labbra -lo sai che non è così!-

-E allora lasciami andare!- urla, esasperata -non essere d' intralcio alla mia felicità, ti prego! Appoggiami! Ho bisogno che tu mi capisca!-

-E io ho bisogno di te!- soffio, sentendo le lacrime spingere contro i miei occhi -non lasciarmi!-

-Non posso- soffia  -questa volta sono io che ho bisogno di ritrovare me stessa- la vedo recuperare le sue cose e dirigersi verso la porta.

-Rum!- le corro dietro cercando di fermarla.

-No!- tuona, senza voltarsi -speravo che tu mi capissi. Invece hai saputo fare solamente la stronza come tuo solito quando vieni messa alle strette. Non voglio più starti a sentire-

-Ilaria..-

-Vaffanculo, Francesca- 

La vedo sospirare, prima di uscire di casa.
Sbatte rumorosamente il portone senza voltarsi indietro.
Ho combinato davvero un bel casino.
Ha proprio ragione.
Sono solamente una stronza.

-Cazzo!- 

Sto per tirare un pugno al muro in uno scatto d' ira, quando all' ultimo mi blocco.
Chiudo gli occhi prendendo un bel respiro.
In fine mi dirigo in cucina.
Apro il mobile dove tengo gli alcolici, recuperando una bottiglia di Montenegro.
A quanto pare affogare tutto nell' alcool è quello che mi riesce meglio.
Per sicurezza prendo pure l' altra bottiglia.

Recupero telefono, portafoglio e chiavi prima di uscire di casa.
Non voglio dover dare spiegazioni a Nene.
Non adesso.
Ecco perché sono uscita.
Ho bisogno di stare un po' da sola.



                                                                                                         **********



Apro gli occhi lentamente, stiracchiandomi silenziosamente.
Porto le braccia sopra la testa, sbadigliando.
La stanza è ancora avvolta dal buio.
Per fortuna che ieri mi sono ricordata di chiudere la tapparella.
C'è giusto un solo spiraglio di luce che mi permette di guardarmi intorno.

Un braccio di Feffe mi avvolge ancora il fianco.
Sento il suo respiro regolare tra i miei capelli.
Sorrido d' istinto mentre mi volto per scrutarla meglio, attenta a non svegliarla.

Ha un broncio adorabile sul volto.
La mano libera chiusa a pugno, abbandonata sotto il mento.
Un ciuffo ribelle di capelli che le ricade sul naso.
E' semplicemente bellissima.

La osservo per un altro po' e poi mi decido ad alzarmi.
Data la sua sbronza di ieri, credo che oggi avrà proprio un gran mal di testa.
Scuoto il capo, infilando le ciabatte.
Andrò a preparare la colazione.
Menomale che i miei sono già a lavoro, altrimenti avrei dovuto dar loro una spiegazione.
Di certo non potevo dirgli che Francesca ha dormito qui perché troppo ubriaca per tornare a casa.

Scendo al piano inferiore, andando in cucina.
Metto su una moka gigante di caffè.
Feffe non riesce a spiccicare mezza parola se la mattina non ne butta giù una tazza intera.
Io preferisco il té.

Preparo anche due toast con burro e marmellata.
Quando il caffé è pronto, metto tutto su un vassoio e torno in camera.
Francesca dorme ancora.
Da quant'è che è diventata così dormigliona?
Di solito si svegliava presto per andare a correre.

-Feffe- sussurro al suo orecchio, portandomi vicino a lei -ti ho portato la colazione-

-No- mugola -voglio dormire-

-Francesca- sorrido divertita da questa sua insolita reazione -c'è il caffè-

-Ok- sorride -mi hai convinto-

Apre gli occhi, cercando subito i miei.
Si sporge in avanti lasciandomi un bacio a fior di labbra.
Un sorriso prende posto sul suo viso, mentre si appoggia completamente al mio petto.
Non me la ricordavo così coccolosa e arrendevole.

-Tieni- rido divertita, allungandole la tazza piena di caffé.

-Grazie- soffia, lasciandosi accarezzare i capelli.

Mi appoggio alla testata del letto con la schiena.
Feffe si lascia andare all' indietro su di me, facendosi avvolgere con  le braccia.
La sento sospirare soddisfatta dopo la prima sorsata della sua droga bollente.
Non so come faccia a berlo amaro.

-Mi dispiace per ieri sera- mormora, all' improvviso -non dovevo presentarmi qui così-

-Su questo hai ragione- annuisco -ma a me fa piacere se vieni da me quando qualcosa non va-

Non risponde, si limita a lasciare andare un sospiro.
Chiude gli occhi beandosi delle mie carezze.
Adoro averla tra le braccia.

-Che intendi fare con Ilaria?-

-Ah, non posso farci molto- sbuffa -se ha deciso così c'è poco da fare. Sono solo arrabbiata perché non ne ha parlato con me-

-Feffe..-

-Lo so cosa stai per dire- m' interrompe -sono contenta per lei, ma l' idea di tornare a Londra senza Ilaria mi fa star male..- ammette, abbassando lo sguardo.

-Vedrai che andrà tutto per il meglio-

-Lo spero-

Continuo ad accarezzarle i capelli riflettendo su ciò che potrebbe essere.
Su quello che noi potremmo essere.
Se anche Francesca rimanesse qui.
Forse potremmo davvero cercare di ricominciare da capo.

Dopo quello che mi ha confessato, però, non sono sicura che rimanere sia la scelta migliore per lei.
Di certo ricevere pressioni da tutti noi al riguardo, non deve essere facile.
L' unica che può sapere cosa sia più giusto fare è soltanto lei.

-Non ho dimenticato cosa ti ho detto ieri- interrompe il silenzio che si era creato -ho bevuto il mio caffè e puoi iniziare a chiedere-

-Sicura?- domando, sorpresa -non voglio assillarti-

-Tranquilla- cerca il mio sguardo, sorridendo una volta averlo trovato -ho abbastanza caffeina in corpo-

-D' accordo- rido divertita -fammici pensare-

Ammetto che avere tutta questa possibilità di scelta mi destabilizza un po'.
Ho sempre avuto un sacco di domande che non hanno mai ricevuto risposta.
Quando stavamo insieme avrei voluto chiederle un sacco di cose.
Ma o non lo facevo, oppure lei si limitava a dire di non volerne parlare.
E io smettevo di insistere.

Finalmente adesso ho la possibilità di dar un po' di sfogo alla mia curiosità.
Mi sento una bambina la mattina di Natale.
Sono euforica.

-Voglio sapere di te e Eleonora- dico, convinta -quando hai capito che siete diventate davvero amiche?-

-Questa è facile- tira un sospiro di sollievo -abitavo da lei da circa un mese. Io e Federica non ci eravamo ancora rimesse insieme-

-Perché? Vi siete lasciate?- domando, sorpresa.

-Non te l'ho mai detto?- si volta, mettendosi con le gambe incrociate davanti a me -vabbé, dopo ti spiego- guarda in basso, giocherellando con le dita di una mia mano -insomma, ero appena tornata a casa da un giro di shopping con Maria. Aveva insistito per rifarmi il guardaroba e per prendermi qualcosa che mi piacesse per far diventare camera mia, effettivamente mia. Voleva che mi sentissi a casa- sorride dolcemente -scesi giù nella sala giochi a Villa Santoro perché sua madre mi aveva chiesto di controllare che fosse ancora viva. L' avevamo lasciata al pianoforte ad esercitarsi per l' esame del conservatorio e temeva che non si fosse staccata da lì per tutto il giorno-

-Che stacanovista!-

-Ah, era davvero una secchiona!- scoppia a ridere -comunque, la trovai lì con Federica. Appena entrai nella stanza piombò il silenzio. Fede non mi degnò di una parola, salutò in fretta Ele e si dileguò. Ci rimasi malissimo- soffia, tornando a guardarmi -Nene se ne accorse. Si avvicinò e mi disse "sto facendo il possibile, dammi tempo"  e mi sorrise per la prima volta-

-Tutto qui?-

-Tutto?!- esclama, scandalizzata -era la prima volta che non faceva o diceva qualcosa per farmi capire quanto non volesse che fossi lì! Per lei è stato un enorme passo avanti!-

-Scusami- porto le mani avanti -è che ancora non riesco a capire come siete passate dall' odiarvi a essere così chiuse-

-Eleonora mi ha salvato. Se quella sera non fosse venuta a cercarmi e non mi avesse costretto ad andare a casa sua, io non so dove sarei adesso-

-Lo so- porto una mano sulla sua guancia -è per questo che me la sono fatta andare a genio-

-Ah, ottimo- ride, buttandosi addosso a me.

-Ehi! Non è colpa mia se è una persona difficile!- ribatto, accogliendola nuovamente tra le mie braccia.

La sento ridere contro il mio petto.
Amo il fatto che cerchi in continuazione un contatto con me.
Adesso è tornata a farsi stringere.
La osservo mentre addenta uno dei due toast.

-Quindi? Perché vi eravate lasciate?-

-Ah, sì! Fede mi vide spacciare-

-Cosa?- 

-Non ti avevo mai detto nemmeno questo?- chiede, leggermente imbarazzata -vedi, i miei genitori non mi davano una lira. Spesso neanche da mangiare o soldi per comprare dei vestiti nuovi. Ho iniziato a spacciare per necessità. Con quello che guadagnavo compravo del cibo per me e Marta, dei vestiti per entrambe, le pagavo le gite scolastiche- scuote la testa, sospirando -Fede e Nene erano in giro e mi videro all' opera. F si arrabbiò moltissimo e disse che non voleva più vedermi. Quella sera Ele mi seguì, mi trovò su quella famosa panchina e mi costrinse ad andare con lei-

-Oh- è l' unica cosa che riesco a dire.

Non sapevo praticamente niente di tutto ciò.
Non mi ha mai raccontato davvero nulla di lei o del suo passato.
Dovevo sempre interpretare da sola quello che sentivo dagli altri.
Quindi adesso sono veramente felice che condivida qualcosa con me.

-Comunque poi Maria e Giovanni mi davano tutto ciò di cui avessi bisogno. Maria fù chiara il giorno dopo il mio arrivo a Villa Santoro quando mi accompagnò a scuola: scuola, casa e rugby. Niente droga o amici che lei non aveva personalmente approvato-

-Ce la vedo proprio- scoppio a ridere, immaginandomi la scena -immagino quanto tu fossi a disagio!-

-Moltissimo!- si unisce alle mie risate -passai il primo mese in quella casa a muovermi silenziosamente e in punta di piedi. Avevo paura di farli arrabbiare in qualche modo-

-Povera, Feffe- la sbeffeggio, guadagnandomi un' occhiataccia.

-Stronzetta- sospira, gettando la testa all' indietro sulla mia spalla.

Sorrido, lasciandole un bacio sulla guancia.
Le avvolgo le braccia intorno alla vita, stringendomela contro.
Ho già detto quanto amo averla così?

-Come siamo coccolosi di mattinata!- esclamo, sfiorandole il collo con il naso -da quant'è che siamo diventate così?-

-Smettila di prendermi in giro- sorride -comunque è colpa di Ilaria- scoppia a ridere -non c'era mai verso di alzarsi prima di mattina inoltrata!-

-Non voglio sapere di quando stavi con lei- m' imbroncio -non voglio immaginarti in certe situazioni con Ilaria!-

-Non sarai mica gelosa, eh?- si volta, sorridendo bastardamente -eh, Alessia?-

Quel suo movimento fa cadere le lenzuona di lato, scoprendo le sue gambe nude.
Facevo già fatica prima a concentrarmi, figuriamoci adesso!
Come si può restare impassibili ad un corpo così?
Non ce la posso fare.

-Non sono gelosa!- esclamo, riportando il lenzuolo sopra di noi -ma non mi fa di certo piacere pensare che hai fatto sesso con lei-

-Perché secondo te  a me fa piacere pensare a tutte quelle con cui sei andata a letto?- alza un sopracciglio -ho odiato Giulia!-

-Sì, beh, ma io non dormo ancora con lei!-

-Beh, ma io con Ilaria ci abito!- ribatte -o almeno ci ho abitato fino ad adesso- abbassa lo sguardo, sospirando.

-Scusa- mormoro -non volevo farti pensare a..-

-Tranquilla- m' interrompe -tanto dovrò affrontarla prima o poi-

Si sdraia su di me, accostando la guancia al mio petto.
La vedo sorridere mentre ascolta i battiti del mio cuore.
Immagino che stia battendo all' impazzata.
Chiude una mano a pugno, abbandonandola vicino al suo viso.
Con l' altra cerca la mia mano, stringendola.

-Avanti, ti concedo un' altra domanda prima di alzarci- 

Sorrido involontariamente a quell' affermazione.
Non avrei mai detto che Francesca si sarebbe davvero aperta così con me.
Mi sembrava una cosa impossibile.
Anche se qualche cambiamento in lei lo avevo già notato.

Da quando è tornata da Londra, è molto meno musona di quel che ricordavo.
Ride spesso e questo mi fa impazzire.
Ammette subito quando c'è qualcosa che non va e molte volte ne parla di sua spontanea volontà.
E stamattina ho notato che è pure diventata più coccolosa.
Come se avessi bisogno di altri motivi per rendermi conto di quanto io ancora sia innamorata di lei.

-Quando da piccola ti chiedevano cosa volessei fare, cosa rispondevi?-

-La barbona!- si apre in una risata contagiosa -e alla fine per un po' lo sono pure stata! Quindi l'ho realizzato!-

-idiota!- le mollo un colpo giocoso sulla spalla -quando vuoi sei davvero scema!-

-Beh, tu lo sei sempre!- 

-Cosa?- tuono, guardandola indignata.

-Te la sei cercata!- sogghigna, scivolando via da me -scema di una nana!-

-Questa poi!- rido, saltandole addosso e facendola cadere all' indietro sul materasso -ritira quello che hai detto!- esclamo ad un palmo dal suo viso.

-Non ci penso proprio!- continua a ridere senza ritegno.

-Brutta stronza!- le mordo una guancia -Cosa sono io?-

-Bellissima!- 

-Tu sei veramente..-

Appoggia le sue labbra sulle mie interrompendo qualsiasi mio tentativo di dire qualcosa.
Porta una sua mano dietro la mia nuca, intrecciandola ai capelli.
Lascio andare un sospiro quando sento la sua lingua sul mio labbro inferiore.
E' assurdo cosa scaturisce in me ogni suo bacio.

-Pace?- mormora, sfiorando il suo naso con il mio.

-Non vale- sorrido -sei scorretta-

-E tu perfetta- mi guarda dolcemente -lo sai vero?-

-Smettila- mi copro il volto imbarazzata.

-Va bene, va bene- ride -che ne dici se facciamo un giro al parco? Potremmo pranzare lì!-

-Ci sto!- 

-Ma dovrai prestarmi qualcosa di pulito perché ho davvero bisogno di una doccia- fa una faccia disgustata -mi sembra di puzzare ancora di alcool-

-E' così infatti- rido divertita della sua faccia -apri l' armadio e cerca. Qualcosa di tuo c'è-

-Perfetto-




                                                                                                 **********



-Cazzo!- sbotto, tirando un pugno sul pianoforte.

Ormai sto provando da ore e ancora non mi viene nulla.
Mi sto pentendo di aver scelto questa canzone.
Di aver deciso di farne una versione solo piano e voce.
Era già complicata di suo e così è ancora peggio.

-Ah, eccoti!-

Volto lo sguardo alla porta, trovandomi Federica davanti.
Scuote la testa divertita, venendomi incontro.
Riconosco quella espressione.
Sta per farmi una ramanzina.

-Che ci fai qui?- sbuffo, passandomi una mano tra i capelli.

-Mi ha chiamato Maria- si porta davanti a me appoggiandosi al piano -era preoccupata che tu fossi qui da stamattina. Hai mangiato?-

-No-

-E io lo sapevo!- sorride, mostrandomi una busta che aveva in mano -ecco perché ti ho preso il pranzo dal tuo cinese preferito!- incrocia le braccia -ma non so se te lo meriti visto il tono da stronza che hai usato prima-

-Scusa- soffio -sono incazzata perché credo di aver puntato troppo in alto e non so se ne sono all' altezza-

Lascia andare un sospiro al quanto sarcastico.
La osservo mentre scuote i capelli contrariata.
Porta le mani sui fianchi, alzando un sopracciglio.

-Sei la solita Testona!- si apre in un sorriso, avvicinandosi -spostati-

Le faccio posto sul panchetto.
Recupera il mio quaderno con lo spartito e i vari appunti.
Lo sfoglia un po' prima di rimetterlo al suo posto.

-Ok- annuisce -spiegami tutto-

-Ho deciso di riarrangiare "Lithium" degli Evanescence in una versione solo piano-

-Quindi canterai anche?-

-L' idea era quella- sospiro -pensavo fosse buona, ma è troppo difficile!- 

-E da quando hai iniziato ad arrenderti?-

-Non mi sto arrendendo- ribatto, risentita -mi sto solo lamentando!-

-Non è da te, infatti!- mi stringe una mano.

-Ma...-

-Niente ma!- m' interrompe -ci stai pensando troppo e da troppo! Suona e basta! Suona e canta! Vai avanti! Capirai da sola se qualcosa non funziona e la devi cambiare! Magari si tratta solo di qualche nota nel posto sbagliato!-

Chiudo gli occhi scuotendo la testa.
Ho controllato tutto una marea di volte.
Non è sbagliato niente.
Sono io che non funziono.

-Ok, ti devi distrarre!- esclama, all' improvviso -stacca un attimo!-

-Federica, l' esame è solo tra una settimana! Non posso perdere tempo!-

-Ma non sarà perdere tempo, perché sarà produttivo!-

-F..-

-Eddai! Fidati di me- mi mostra il suo più perfetto broncio -non ti fidi?-

-Sì che mi fido, scema- non posso non sorriderle -che avevi in mente?-

-Io suono, tu canti- mi fissa negli occhi, regalandomi un sorriso bellissimo -ma la canzone la decido io e tu mi vieni dietro-

-Va bene- non potrei mai negarle niente.

Batte le mani contenta.
Senza neanche pensarci, porta le mani sui tasti.
Mi guarda un' ultima volta, prima di iniziare a suonare.
Scuoto la testa, riconoscendo suito la canzone.
"You are my best friend" dei Queen.

Alla fine ci ritroviamo a cantare entrambe.
Mi tira qualche spallata amichevole, strappandomi una risata dietro l' altra.
Ho capito perfettamente il suo intento.
E come al solito, sta funzionando alla perfezione.
E' riuscita a farmi calmare in pochi minuti.

-Così ti voglio!- afferma, indicando il sorriso sul mio volto -sei sempre troppo seria!-

-E tu fantastica come al solito-

-Lo so, lo so- si allunga lasciandomi un bacio sulla guancia -fai una pausa e riprendi più tardi. Vedrai che sarai perfetta come ogni volta-

Sto per risponderle, quando la porta della stanza si apre.
Piomba un silenzio imbarazzante quando Francesca fa la sua comparsa.
Fisso alternativamente lei e Federica, incapace di trovare qualcosa da dire.

-Ciao- Feffe alza una mano, rivolgendo un mezzo sorriso alla mia amica.

-Bene io me ne vado- F si alza di scatto, recuperando le sue cose -vedi di mangiare!- si sporge verso di me, dandomi un altro rapido bacio sul viso -ci vediamo domani a scuola-

La osservo andarsene senza degnare Francesca di uno sguardo.
Posso vedere quanto questo abbia ferito la mia "coinquilina".
Il problema è che vedo quanto ci stia male anche Fede.
Sono due idiote.

Mi alzo andando incontro a Francesca.
Le metto una mano sulla sua spalla, richiamando i suoi occhi.
Le sorrido una volta che li punta nei miei.

-Sto facendo il possibile, dammi tempo-  mi allontano senza darle modo di rispondere -c'è del cinese se non hai ancora mangiato-

-Grazie- mormora un po' incredula -pensi...-

-Non ti ho detto che puoi parlare-

Il fatto che mi dispiaccia per lei non vuol dire che mi vada a genio.
Anche se la scusa che lo faccio  solo per la mia amica inizia a vacillare un po'.
Ma di certo non posso ammettere che sto iniziando ad abituarmi alla sua presenza.
Se non addirittura ad affezionarmici.
E' che è bello non dover passare tutto il giorno sola in casa.



-Eleonora?-

Scuoto la testa riemergendo dai miei pensieri.
Sollevo lo sguardo dal pianoforte puntandolo negli occhi della persona davanti a me.
Manco mi ero accorta della sua presenza.

-Ilaria-

-Allora parli- sorride -ti sto chiamando da almeno cinque minuti-

-Scusami- soffio -mi ero un attimo persa-

-Eh, ho notato-

Stamattina ho avuto una seduta con la mia psicologa.
Mi ha fatto parlare di Federica.
Ha voluto che le raccontassi pure del mio rapporto con Francesca.
Mi ha chiesto di un episodio che mi è rimasto particolarmente impresso e io le ho raccontato quello.

Ero in crisi perché non riuscivo a realizzare il mio progetto per l' esame del conservatorio.
Mi chiusi per tutto il giorno nella stanza dei giochi dove spostammo il pianoforte.
Approfittai del fatto che la casa fosse deserta.
Francesca era uscita con mia madre per delle compere.
Ricordo che la cosa mi infastidì molto.
Era raro che mia madre uscisse con me...

Comunque, dopo la visita di Federica e il pranzo che mi aveva portato, ci riuscii.
Capìì dove era il problema e lo risolsi.
Ne ero davvero molto soddisfatta.

-Volevi qualcosa?-

-Hai sentito Francesca?- domanda, sospirando -non risponde ai miei messaggi-

-Mi ha scritto che è da Alessia- 

-Almeno so che sta bene- mormora, sedendosi sul bracciolo del divano davanti a me -immagino tu ci abbia sentito ieri sera-

-Qualcosa- ammetto -ma non sono affari miei-

-Credi che riuscirà a perdonarmi?-

-Non ti deve perdonare niente- le sorrido -dalle tempo, vedrai che verrà a chiederti scusa-

-Io vorrei solo che mi capisse- sbuffa -lo sa che Londra iniziava a starmi stretta. Specialmente da quando mia madre è tornata ad interessarsi a me-

Francesca mi ha accennato qualcosa sul rapporto tra Ilaria e sua madre.
Mi ha detto che quest' ultima non accettava l' orientamente sessuale di sua figlia.
Questo fu la causa principale del suo trasferimento in Inghilterra.
Non deve essere stato per niente facile per lei.

-E lei lo sa- cerco di confortarla -vedrai che Alessia la farà ragionare-

-Non sono molto felice del loro riavvicinamento, in realtà- confessa -ci ho messo parecchio per rimetterla in piedi. Senza togliere nulla a te, ovviamente-

-Tranquilla- sospiro -sei stata molto più brava tu di me in quello-

-Era a terra- abbassa lo sguardo -la prima volta che l'ho vista ricordo di aver pensato che non avevo mai visto due occhi espressivi come i suoi. Si vedeva chiaramente quanto stesse soffrendo. Solo dopo qualche mese mi raccontò di Alessia-

-La Nana ha sbagliato, ma non lo farà più. Insomma, era appena andata all' università, si era trasferita in una nuova città dove non conosceva nessuno e di certo stare con Francesca non è una passeggiata- la vedo riportare gli occhi su di me -lo sai anche tu, no? A me e a lei non piace parlare delle nostre cose, preferiamo rimanere in silenzio. Tendiamo a tenerci tutto dentro fino a quando non esplodiamo. Quando qualcosa va male il nostro primo pensiero è quello di bere- scoppio a ridere, contagiandola -Francesca è migliorata tanto in questi ultimi anni e Alessia è maturata un sacco. Se entrambe lo vogliono davvero, penso proprio che questa volta funzionerà-

-Ma lei vuole tornare a Londra- ribatte con un sospiro -come pensi che starà là? E Alessia?-

-Ilaria, questi non sono affari nostri- alzo le spalle -non possiamo dire loro cosa fare o non fare. Devono deciderlo loro-

-Ma..-

-Tu pensa solo a parlare con Francesca, ok?- le sorrido -dalle tempo e poi vedrai che sarà lei a venire da te-

-D' accordo- 

-Tu come stai?- le chiedo, notando il suo sguardo.

-Non lo so- ammette, sospirando -mi ha detto delle cose cattive e so che erano dettate solo dalla rabbia, ma mi ha fatto star male-

-Mi spiace- sospiro -noi siamo fatte così- le sorrido -purtroppo quando ci sentiamo in difetto, attacchiamo senza renderci conto di quello che diciamo. Vedrai che capirà da sola di aver fatto una cazzata-

-Lo spero- sospira -adesso vado che devo cenare con Lucia- si avvicina, stampandomi un bacio sulla guancia -grazie per la chiacchierata-

-Quando vuoi!- esclamo, vedendola poi uscire di casa.

Mi dispiace per Ilaria.
Vorrei poter fare qualcosa, ma non spetta a me.
Non posso pressare Francesca e nemmeno voglio, in realtà.

Ovvio che vorrei che rimanesse qui, ma non possiamo costringerla.
Ha già un sacco di pensieri per conto suo, senza che noi le diamo il peso pure dei nostri.
Solo lei può sapere cosa la farebbe stare meglio.
Deve rimanere perché lo vuole davvero e non perché la maggior parte delle persone a cui tiene lo vorrebbe.

Scuoto la testa tornando a concentrarmi sulla musica.
Stavo provando a suonare di nuovo quella versione di "Lithium" che feci per l' esame.
Ho arrancato un po', ma alla fine ce l'ho fatta.
Mentre la suono è come se rivivessi quella giornata.

Ricordo che vennero a vedermi entrambi i miei genitori e pure Feffe.
Era la sua prima uscita ufficiale con i Santoro.
Ed era anche la prima volta che la vedevo sorridere così.
Mi fece davvero un immenso piacere averli tutti lì.

Il mio esame andò da Dio.
Il mio professore di pianoforte e qulla di canto erano euforici.
Lo passai a pieni voti.
Come Federica, del resto.
Lei suonò un pezzo magnifico e si meritò la standing ovation del pubblico.
Ero davvero orgogliosa di lei...

-Ele!-

Sobbalzo spaventata per la seconda volta nell' arco di un' ora.
Sbuffo contrariata quando vedo di chi si tratta.
E' in ritardo, come sempre.

-Marta!- tuono -ti aspettavo due ore fa!-

-E io so cosa vuoi dirmi, quindi ti ho evitato come la peste!- ribatte, passandosi una mano tra i capelli -fatti gli affaracci tuoi, Eleonora!-

-Intanto, occhio a come mi parli- mi alzo dal panchetto, andandole incontro -e secondo, siediti e ascoltami-

-No!-

-Siediti e ascoltami!- alzo il tono della voce, indicandole il divano.

La vedo degludire e annuire.
Fa il giro del tavolincino per poi prendere posto sul sofà.
Sono contenta che abbia ancora paura di me.
Mi avvantaggia assai.

-So che non dovevo esplodere così- si difende, prima che io possa dire qualsiasi cosa -ma prova tu come ci si sente a scoprire che tua sorella è quasi morta e che tu non ne sapevi niente!- sbatte una mano sul cuscino, guardandomi duramente -ha lasciato che ce l' avessi con lei! Poteva dirmelo! Poteva dirmi la verità! Avrei capito!-

-Se ce lo avesse detto, ce ne saremmo fatte una colpa- le sorrido dolce, prendendo posto accanto a lei -e poi è stata mia madre a dirle di non dire niente e Francesca non andrebbe mai contro mia madre-

-Ma..-

-Le deve troppo- la interrompo -mia madre si è presa cura di lei come non aveva mai fatto nessuno. L' ha fatta sentire amata e protetta, parte di una famiglia, l' ha trattata come una figlia. Come del resto ha fatto poi con te- allungo una mano, stringendole una coscia -Francesca farebbe di tutto per lei-

-E io lo capisco, perché per me è lo stesso- sospira -ma Francesca è mia sorella. Lei si è presa cura di me! Non mi ha mai fatto mancare niente! Pensavo che fosse ancora così e invece alla prima occasione mi lascia sempre indietro!-

-Ci ha lasciato indietro per noi. Lo ha fatto per noi, Marta- dico, cercando il suo sguardo -in quello stato non ci era di nessuno aiuto. Quando ha toccato il fondo ha capito di dover fare qualcosa, ma se ce ne avesse parlato le avremmo fatto di sicuro cambiare idea  e non sarebbe mai partita-

-Sì, questo l'ho capito, ma..-

-No, Marta- scuoto la testa, interrompendola di nuovo -non puoi andare con lei e non puoi neanche costringerla a rimanere qui. Dalle i suoi spazi, falle capire da sola cosa sia più giusto per lei in modo che poi non potrà pentirsene- le accarezzo una guancia -tu hai tutta la tua vita qui. I tuoi amici, la tua famiglia, Alessandro, il lavoro... vuoi davvero lasciar tutto?-

Abbassa la testa accusando il peso delle mie parole.
Sa che ha ragione e so che ha capito.
Sta solo assimilando il tutto.
Sta elaborando cosa comporta ciò.
Sospira, tornando a guardarmi.

Vorrei poterle promettere che andrà tutto bene.
Ma non posso farlo.
Non so cosa deciderà Francesca.
So solo che mi sembra molto intenzionata ad andarsene.

-Sono stata una stronza-

-L'hai preso da me, tranquilla- la spingo affettuosamente.

-Vorrei solo avere mia sorella nella mia vita- sbuffa -cioè, entrambe le mie sorelle- mi dedica un sorriso dolce -anche perché senza di lei sei abbastanza insopportabile!- mi fa una linguaccia, scoppiando a ridere subito dopo.

-Brutta insolente! Come ti permetti?-

Mi fiondo su di lei iniziando a farle il solletico.
Marta si dimena cercando di sfuggirmi, ma con scarsi risultati.
Sono troppo forte per lei.
E' una pappamolla.

-Dovresti iniziare ad andare in palestra, sai?- la sbeffeggio -sei proprio una femminuccia!-

-Sei una stronza!-

-Grazie! Lo so!- scoppio a ridere -e va bene, sei libera!- esclamo, mollando la presa.

Ci guardiamo per un momento, prima di aprirci in una risata sincera.
Mi erano mancati questi momenti tra di noi.
Ultimamente sono stata presa da troppe cose, dimenticandomi della più piccola delle Creatini.
Avrei dovuto parlare con lei molto prima.

Da quando Francesca se n'è andata il mio rapporto con Marta è cresciuto un sacco.
La sento davvero come una sorella minore e so quanto ciò le faccia piacere.
Amo che venga a cercarmi quando ha un problema. 
E io ci sarò sempre per lei.
A prescindere da tutto.

-Dov'è Francesca?-

-Da Alessia- la informo -dovrebbe tornare a dormire qui, però-

-Quindi escono di nuovo insieme?-  chiede, curiosa.

-A quanto pare- 

-Se la fa soffrire di nuovo è la volta buona che l' ammazzo!- chiude una mano a pugno con una faccia buffissima.

-Mettiti in fila!- sorrido divertita -ma non dovevi uscire a cena con Alessandro?- domando, indicandole l' orologio sulla parete.

-Cazzo!- esclama, scattando in piedi -è tardi! Scappo!- si abbassa lasciandomi un bacio su una guancia -grazie- mi dedica un ultimo sorriso prima di correre letteralmente fuori di casa.

Le sorelle Creatini mi manderanno al manicomio.
Scuoto la testa rassegnata a quel pensiero.
Il problema è che non potrei mai negar loro niente.
E in fondo neanche mi dispiace troppo.




                                                                                                            **********


Sospiro beata alzando gli occhi dal mio libro.
Oggi è una splendida giornata di sole e sono felice che Francesca abbia deciso di passarla con me al parco.
Abbiamo preso una piadina al chiosco all' entrata e poi ci siamo sedute all' ombra di un albero vicino al laghetto.

Mi passo una mano tra i capelli, poggiando di nuovo la schiena contro il tronco.
Ho deciso di portarmi dietro "Io prima di te".
Che dire? Amo le storie romantiche.
Anche se so già che mi toccherà piangere come una stronza.

Sorrido rivolgendo lo sguardo a Francesca,
E' intenta a disegnare non so che cosa.
Non l' ho mai vista all' opera.
Quando stavamo insieme aveva già abbandonato questa sua passione.
Sono felice che abbia riniziato.

E' totalmente concentrata sul foglio.
Ogni tanto mi guarda per poi tornare a tracciare righe con il suo lapis.
Sono veramente cusiosa di sapere cosa sta disegnando.

-Se mi guardi così, non riuscirò più a finire- sorride, facendomi perdere un battito.

-Scusa- soffio -voglio solo sapere cosa stai facendo-

-Vedrai- mi dedica un' occhiata smielata per poi tornare a concentrarsi sul suo lavoro.

Sospiro di nuovo arrendendomi al fatto che non me lo dirà fino a quando non avrà finito.
Siamo venute spesso qui quando stavamo ancora insieme.
Ho un sacco di bei ricordi legati a questo posto.

-Feffe-

-Dimmi- porta di nuovo i suoi occhi su di me- che c'è?-

-Mi domandavo se, ecco..- balbetto -sono stata la prima con cui sei venuta qui?-

-No- ammette, scuotendo la testa -Federica mi portò qui per la prima volta-

-Quando?-

-Ah, abbiamo riniziato con il gioco?- sorride, mettendo da parte il suo book da disegno.

-Sono solo curiosa!-

-Non c'è problema- alza le spalle -siamo venute qui alla nostra prima uscita ufficiale da amiche. Mi innamorai subito di questo posto-

-E..?-

-E ci tornai poi per ritrarre il paesaggio e regalarle il disegno- un sorriso bellissimo le anima il volto -fu davvero un bel pomeriggio-

Non aggunge altro e me lo faccio bastare.
Mi piace scoprire cose di lei.
Amo il fatto che mi stia raccontando pezzi del suo passato che ancora non so.
Che non ha mai osato rivelarmi.

-Francesca-

-Dimmi- sorride divertita.

-I tuoi genitori sono sempre stati così?-

Capisco di aver toccato un tasto ancora dolente, quando sposta lo sguardo dai miei occhi.
Fissa il laghetto per qualche minuto restando in silenzio.
In fine lascia andare un sospiro.
Si volta di nuovo verso di me.

-No- scuote la testa -cioè, mio padre sì. Era un alcolizzato violento e mia madre era succube di lui. Ma lei cercava di proteggerci. Le cose sono precipitate quando Marta ebbe l' incidente e mia madre perse il bambino che aveva in grembo. Penso che credette che assecondare mio padre fosse l' unico modo per uscirne- si passa una mano tra i capelli -quando mi cacciò di casa perché mi vide baciare Federica, mi disse che dovevo ritenermi fortunata perché se lo avesse saputo lui molto probabilmente mi avrebbe ucciso di botte. Credo che quello fu l' ultimo gesto da madre che fece nei miei confronti. O almeno nella sua testa-

-Scusami, io..-

-Tranquilla- m' interrompe con tono dolce -è passato, ormai-

Non posso credere a tutto quello che ha dovuto sopportare.
Non avevo idea che se le cose fossero andate diversamente ci sarebbe stato un altro Creatini.
E che molto probabilmente non ci saremmo mai incontrate.
Se sua madre non l' avesse cacciata di casa e Eleonora non l' avesse portata con sé, noi saremmo qui adesso?
Non lo so.
So solo che sono grata di averla nella mia vita.

-Francesca- richiamo la sua attenzione -quando tornerai a Londra, noi..-

-Alessia- soffia, interrompendomi di nuovo -non lo so- sospira -io...io non so cosa fare- ammette -non chiedermelo adesso, ti prego-

-D' accordo- sospiro, sconfitta.

-Ieri ho detto delle cose orribili a Ilaria- confessa -lei mi ha detto che mi ha amato davvero e io ho saputo solo fare la stronza. Come sempre-

-Cosa?- sbatto le palpebre incredula -credevo di aver capito che stavate insieme solo per sesso!-

-E lo credevo anche io!- mi rassicura -cioè, ovvio non solo per quello! Con lei stavo bene, parlavamo un sacco e andava tutto alla grande! Ma non credevo che mi amasse davvero! Mi lasciò dicendomi che una relazione non faceva per lei! Che voleva vedere altre ragazze e io la capìi! A quanto pare non ho mai capito un cazzo-

-Ma se ti amava allora perché ti ha lasciato?-

-Ha detto che aveva capito che io non avrei mai potuto ricambiarla-

-Perché?-

-Lo sai il perché- mormora, distogliendo lo sguardo.

Non le chiederò altro.
Mi faccio bastare quella risposta.
Mi faccio bastare cosa credo di aver capito.
Non voglio forzarla ulteriormente.
Anche perché se davvero lei se ne andrà, sarebbe solo peggio sentirmelo dire.

-Alessia-

-Sì?- riporto lo sguardo su di lei.

-Perché hai lasciato Milano?-

-Te l'ho detto il perché- ribatto, agitandomi un po'.

-Sì, ma io non ti credo- sorride -ti conosco. Non avresti mai lasciato tutto per un così futile motivo. Sei troppo orgogliosa-

-E invece è così-

-Non mentirmi! Se non vuoi dirmelo, va bene. Ma non mentirmi-

-Io..-

-Quando sarai pronta, ok?- si allunga sfiorandomi una guancia -tu hai aspettato cinque anni per avere qualcosa da me, penso di poter aspettare finché tu non te la senti-

-Grazie- mormoro, sporgendomi per lasciarle un bacio a fior di labbra.

-Vieni qui- allarga le braccia, facendomi cenno di mettermici in mezzo.

Faccio come dice.
Mi lancio in avanti lasciandomi avvolgere in un abbraccio.
Poggio la testa sul suo petto, lasciando che mi accarezzi i capelli.
Sospiro beata.
DIo, quanto mi era mancata.

-Dormi da me, stanotte?- 

-Perché no?!- domando, retorica -ma solo se cambi le lenzuola! Non voglio dormire dove hai fatto sesso con Ilaria!-

-Le ho già cambiate- scoppia  a ridere.

-Allora è vero che ci hai fatto sesso con lei!-

-Ops- ride di nuovo.

-Smettila di ridere!- m' imbroncio lasciandole un leggero colpo sulla spalla -non è divertente-

-Va bene, va bene- allunga le mani a mo' di resa.

-Ecco- annuisco, soddisfatta.

Pensare a lei a letto con un' altra mi fa impazzire.
Mi manda completamente fuor di cervello.
Non pensavo che avesse ancora tutto questo effetto su di me.
Ma del resto sapevo di essere fottuta già da tempo.

-Francesca-

-Dimmi-

-Quando pensi di parlare con Marta?-

-Domani- risponde, sospirando -voglio anche andare a parlare con i Santoro-

-Perchè?-

-Perché devono capire Eleonora- dice, giochicchiando con i miei ricci -hanno sempre dato troppe cose per scontato con lei-

-Non capisco-

-Vedi, quando mi trasferii da lei notai subito quanto fossero assenti- mormora -cioè, non fraintendermi, loro la amano da impazzire e farebbero qualsiasi cosa per lei. Solo che a causa del loro lavoro erano spesso fuori città e lei stava da sola in casa per la maggior parte del tempo. Molte volte si sono persi qualche suo avvenimento importante e le dicevano soltanto che doveva capirli perché si trattava di lavoro. Quando Federica morì stettero molto più dietro a me che a lei. Davano per scontato che si sarebbe ripresa, ma a quanto pare non lo ha mai fatto. E ora continuano a trattarla allo stesso modo. Ti rendi conto che Maria ha avuto un tumore e che non hanno detto niente a Ele? E ora pretendono che lei ci passi sopra! E' assurdo! Io stessa mi sono incazzata come una iena quando loro me lo hanno detto!-

-Non deve essere stato facile- dico, intrecciando una mano con la sua -mi dispiace per Eleonora-

-Anche a me- annuisce -domani andrò a Villa Santoro e vedrò cosa posso fare-

-Fai bene!- sorrido -io invece domani ho il corso di fotografia! Non vedo l'ora!-

-Che entusiarmo!- ricambia il mio sorriso -sono felcie che ti trovi bene!-

-Sì, è fantastico!-

-Bene!- esclama, lasciandomi un bacio su una guancia -che ne dici se andiamo? Passiamo al supermercato così posso cucinarti qualcosa per cena, va bene?-

-Solo se mi fai il tuo buonissimo sformato di cavalo!-

-Io pensavo più ad una bella tagliata di carne al sangue!- scoppia a ridere, riempendomi il cuore di gioia.

-Possiamo fare tutte e due!-

-Andata!- ride di  nuovo, facendomi segno di alzarmi -andiamo!-

Mi alzo, dandole poi la mano per aiutarla a fare lo stesso.
Sorride, intrecciando le nostre dita e tirandosi su.
Poi si piega sulle ginocchia per recuperare il suo kit da disegno.
Mi allunga un foglio, richiamando il mio sguardo.

-Che cos'è?-

-Quello che stavo facendo prima- risponde, semplicemente -lo avevo già finito, dovevo solo fare dei ritocchi-

Lo prendo, perdendomi ad osservarlo.
Non ci posso credere.
Ha fatto un mio ritratto.
Ed è semplicemente perfetto.
Mi sembra di guardarmi allo specchio.

-Feffe..-

-Ti piace?-

-Da morire!- mi butto addosso a lei -è bellissimo!-

-Ne sono contenta- mi stringe tra le sue braccia -dai, forza! Andiamo!-

-Agli ordini!- soffio, richiedendo poi un bacio che non mi nega.

Non so cosa sarà di noi.
Non so come andrà a finire questa cosa.
So solo che adesso mi fa stare troppo bene per rinunciarvi.
Voglio godermela finché posso.




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ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^

Scusate il ritardo, ma ho avuto delle settimane caotiche.
Volevo aggiornare ieri, ma domenica alla partita mi hanno calpestato una mano e anche solo battere le dita sulla testiera era una tragedia.
Infatti ci ho messo parecchio tempo a rispondere alle recensioni all' altra one-shot che ho pubblicato.
Dopo vi lascio il link se volete farci un salto :)
Comunque adesso la mano si è sgonfiata quindi sono riuscita a finire il capitolo.

Che dire al riguardo?
Abbiamo ricevuto parecchie informazioni!
Ma partiamo dall' inizio!

Ilaria era davvero innamorata di Francesca.
Ma penso che si fosse capito, no?!
Ovviamente Feffe ha i paraocchi e non si era accorta di niente, ma vabbé.
Vedremo come risolveranno questa loro discussione.

Penso che sia la prima volta che abbiamo un ricordo di Federica dal punto di vista di Ele, vero?
Credo che forse ne avremo altri nel corso della storia.
Comunque, come vedete è tornata ad essere un po' l' angelo custode di Francesca.
Che ve ne pare del progresso del suo personaggio?
Sinceramente è il mio preferito.
Ma sono di parte.

Alessia e Francesca!
Finalmente sappiamo qualcosa in più sul passato di quest' ultima.
Cosa che la più piccola sta apprezzando molto.
Ma le sue paure sono ancora tutte lì.
Feffe tornerà a Londra o rimarrà?
Che ne sarà di loro?

Ma tanto so che voi avete in testa solo una domanda: "Che cazzo è successo davvero a Milano?"
Beh, lo scopriremo presto!

Spero che vogliate lasciarmi un vostro parere!
Grazie mille a tutti voi che continuate a seguire la mia storia!
Ve ne sono grata!

Un abbraccio,

Crige.


PS: ecco il link della one-shot che ho pubblicato qualche giorno fa.
Fateci un salto, se vi va :)
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3799162&i=1






















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Capitolo 17
*** Nerica. ***





Innamorarsi di qualcuno è semplice.
Perdere completamente la testa per una persona è estremamente semplice.
Avviene in un attimo.

Un sorriso che ti fa scogliere.
Due occhi che ti imprigionano.
Un corpo che ti fa sognare.
Una risata che ti rapisce.
Un cuore, che ti fa innamorare.

Trovare l' Amore non è difficile.
Prima o poi arriva.
Di solito quando meno te lo aspetti.
E soprattutto quando non lo stai cercando.
Perché si sa, le cose più belle sono quelle inaspettate.

E una volta che lo hai trovato, beh, da lì parte tutto.
La prima uscita insieme.
Il primo bacio.
Il primo "Ti Amo" pronunciato guardandosi negli occhi.
La prima volta che si fa l' amore.

Un susseguirsi di attimi, di frammenti che vanno a costruire un ricordo.
Uno dietro l' altro.
Ricordi che andranno a formare la vostra storia.
Ricordi che ti rimarranno per sempre impressi nella mente.
Che non riuscirai mai più a dimenticare.
Belli o brutti che siano.
Fanno comunque parte di voi.

La parte veramente diffile però è il dopo.
Quando l' euforia degli inizi finisce.
Quando iniziate ad avere una routine di coppia.
Quando ormai non rispondi più alle domande degli amici con un "io" ma con un "Noi".
Un pacchetto completo.

La difficoltà sta nel far funzionare le cose.
Nell' essere sempre euforici l' uno per l' altra nonostante il tempo che passa.
E' riuscire a tenere viva la fiamma.

L' Amore non è solo unicorni e arcobaleni.
L' Amore è compromessi.
E' chiedere scusa anche quando si sa di non essere in torto.
L' Amore è fare spesso qualcosa che non ci va di fare solo perché è la nostra metà a chiederlo.
L' Amore è una sfida continua.
Amare qualcuno vuol dire abilità.

Non è vero che se una storia è destinata a durare, durerà.
Il destino non c'entra niente.
Sta a noi far in modo che succeda.
Metterci tutti sé stessi, fare e dare sempre il massimo.

Il vero Amore supera qualsiasi tempesta.
Ma è vero quando entrambe le persone fanno di tutto per farlo restare.
Perché Amare qualcuno vuol dire sentirsi sempre nel posto giusto quando si è con quella persona.
E vi garantisco che non c'è niente di più bello al mondo.




                                                                                       

                                                                                                                   **********



Tolgo la moka fischiante dal fornello.
Mi riempo una tazza col caffé bollente, prendendo poi posto al tavolo.
Oggi è il giorno.
Il giorno in cui tornerò da Erica.
Ma lo devo fare per bene e con stile.
Devo farle capire quanto mi dispiace.
Voglio che sappia che ho capito di essere stata una completa stronza.

Ho preparato tutto nei minimi dettagli.
Che diavolo, mi sono perfino comprata una moto!
Una BMW GS, grigia metallizzata.
Beh, in realtà quello l'ho fatto più per me che per lei.
Erano anni che ne volevo una.
Però son sicura che farà effetto.

Sorrido a quest' ultimo appunto, prendendo un sorso della mia droga mattutina.
Non mi sentivo così agitata dal nostro primo appuntamento.
Dio, ero davvero in ansia!
Ero talmente impacciata e in imbarazzo da non riconoscermi neanche!
Se ci penso adesso mi viene solamente un sacco da ridere.
Chi lo avrebbe mai detto che saremmo arrivate a questo punto?

Ma l'ho capito appena mi ha aperto la porta di casa che era lei.
Che lei era quella giusta.
E' sempre stata lei.
E io sono terribilmente fortunata.



Prendo un bel respiro ripassando mentalmente il piano per la serata.
Ho organizzato tutto nei minimi dettagli.
Come al solito.
Faccio sempre così quando sono nervosa.
Devo avere tutto sotto controllo.
Federica diceva sempre che sono esagerata.
Mi sa che aveva ragione.

Chiudo le palpebre per qualche secondo.
Guardo il mio riflesso sul finestrino della mia auto.
Posso farcela.
Insomma, ho già avuto altri appuntamenti!
Perché questo dovrebbe essere diverso?

Annuisco soddisfatta per poi incamminarmi verso l' abitazione di fronte a me.
Scuono il campanello senza starci a pensare troppo.
Rimango totalmente senza fiato quando la porta si spalanca rivelando la cosa più bella che io abbia mai visto.

Il sorriso di Erica illumina ogni cosa che ci circonda.
Il suo corpo perfetto è fasciato da un paio di jeans attillati e un maglioncino bordeaux che le sta d' incanto.
Ai piedi porta dei mezzi stivaletti neri.
E' semplicemente meravigliosa.

-Ciao- sorride, imbarazzata, spezzando il silenzio.

-Ehi- mormoro, perdendomi nei suoi occhi blu come la notte d' estate -sei bellissima-

-Da quando siamo così sdolcinate, Santoro?- ride, alleggerendo la tensione -prendo il cappotto e andiamo, ok?-

-Ok- soffio, ricambiando il sorriso.

Chiude il portone, agganciandosi poi al mio braccio.
Ci dirigiamo in silenzio verso la mia Mini.
Le apro lo sportello, girando poi intorno all' auto per entrare a mia volta.

-Dove andiamo?-

-Che ne dici se ti porto al mio ristorante cinese preferito?-

-Oh sì! Io amo il cinese!- batte le mani, contenta -andata!-

Metto in moto lasciandoci alle spalle casa sua.
Imbocco la prima strada a destra, mentre Erica traffica con lo stereo.
Il fatto che cambi una stazione dietro l' altra mi sta facendo impazzaire.

-Scegline una!- 

-Ma non c'è una canzone decente!- ribatte, cambiando di nuovo frequenza -non è colpa mia!-

-Sorvolerò sul fatto che hai cambiato sui Radiohead, se adesso lascerai questa dei Dire Straits!-

-Ma è musica da vecchi!-

-Cosa?- mi volto indignata nella sua direzione, arrestandomi al semaforo rosso -tu non sai cosa dici!-

-E te hai dei gusti di merda!- mi fa una linguaccia, incrociando le braccia -non si può ballare su sta roba!-

-Oddio- sussurro -sarà una lunga serata-

Scrocchia le labbra, mettendo su un broncio adorabile.
La ignoro, cercando di mantenere la mia posizione.
Non  può offendere così la vera musica.
Cioè, proprio non si può.

-Dai, parcheggia qui che ho fame-

-Erica, questo posto è riservato alle donne incinte!- le faccio notare, indicandole il cartello.

-Ah, quindi sei solo ingrassata?- approfitta del mio momento di distrazione per scendere dalla macchina.

Scuoto la testa ancora incredula.
Trovo posto poco più avanti, parcheggiando senza troppi problemi.
In fine la raggiungo.
Ha ancora le braccia conserte e la testa rivolta dalla parte opposta alla mia.
Ottimo.
Sta serata sta decisamente prendendo una brutta piega.

-Entriamo, và- decido, passandole avanti.

Chiediamo un tavolo per due un po' in disparte.
Veniamo accontentate con uno libero dietro una colonna.
Almeno non mangeremo praticamente accanto ad altre persone.
Magari avremo modo di parlare e recuperare.

-Io non sono grassa- borbotto, aprendo il menù.

-No, sei perfetta- soffia -una perfetta stronza "so tutto io"-

-Hai intenzione di passare il tempo a insultarmi?-

-Forse- si lascia scappare un sorrisetto che mi fa perdere un battito -allora, cosa prendi di solito?-

-Ravioli di gamberi, gnocchi di riso con gamberi e verdure e pollo in agrodolce-

-Almeno su questo abbiamo gusti simili- punta i suoi occhi nei miei -sai, per un attimo ho temuto che mi avresti portato in un mega ristorante di lusso e che mi sarei sentita a disagio tutta la sera, sono contenta che tu non lo abbia fatto-

-Non volevo che tu pensassi che cercavo di conquistarti con i soldi della mia famiglia- ammetto, abbassando lo sguardo.

-Eleonora- richiama le mie iridi -tu mi hai già conquistato-






Sorrido felice al ricordo di quella serata.
Si concluse con un lungo bacio davanti al portone di casa sua.
Abbiamo sentito i fischi di approvazione dei suoi genitori da dentro casa.
Ok, quello fu imbarazzante.
Ma il bacio... Dio, quel bacio fu davvero mozzafiato.

Indosso degli short di jeans, una semplice t-shirt bianca e delle vans basse.
Recupero borsa e chiavi, infilandomi poi il mio giubbotto di pelle.
Prendo i due caschi integrali sul comò vicino la porta e esco di casa.
M' infilo quello nero, riponendo l' altro bianco in una delle due borse laterali della moto.

Salgo in sella, facendo subito rombare il motore.
Amo questo suono.
L' adrenalina che mi sale in corpo mi fa sentire terribilmente bene.
Spero piaccia anche a Erica.



                                                                                                                    **********




Non mi aspettavo minimamente un messaggio da parte sua.
Ma è stato bello svegliarsi e trovare una traccia di lei.
Mi manca terribilmente.

Sono stata piacevolmente stupita quando mi ha reclamato per l' intera giornata.
Non mi ha dato dettagli o informazioni in più.
Mi ha solo detto di vestirmi comoda e che sarebbe passata intorno alle dieci.
Non ho idea di cosa aspettarmi.
Sono euforica però all' idea di trascorrere il giorno con la mia dolce metà.
Non succedeva da troppo tempo.

Ultimamente era sempre impegnata a lavoro.
O preferiva starsene per i fatti propri.
E quando eravamo insieme era spesso taciturna e distante.
Non ha passato un bel periodo, ma mi ha totalmente escluso da esso.
Ha preferito rifugiarsi nell' alcool e nella droga che in me.
Questo mi ha ferito a morte.

Però ha capito di aver sbagliato e sta cercando di farmelo capire in tutti i modi.
Quindi sono elettrizzata al pensiero di vederla e di scoprire cosa ha in serbo per noi, oggi.
Conoscendola sarà tutto perfetto e organizzato nei minimi dettagli.
E' sempre stata una maniaca del controllo.

Non è la prima volta che discutiamo.
Anzi, negli ultimi cinque anni è successo molto spesso.
Ma mai così pesantemente.
E di solito quando succedeva si risolveva tutto nel giro di qualche ora.
Tranne una volta.
Quella volta ero davvero incazzata nera con lei.
Alla fine però, era lei ad essere seriamente furiosa con me.



-Erica, dove è Eleonora?-

-Dove vuoi che sia, Lore?- mi volto verso di lui, scocciata -è andata a scegliere cosa cantare-

-Eh, ma è da un po' che è andata!-

Sbuffo, guardandomi intorno.
In effetti non la vedo.
Magari è andata in bagno.

Lascio andare un ringhjo frustrato.
Per il nostro terzo anniversario credevo mi portasse da qualche parte solo io e lei.
Non pensavo di certo che saremmo andate nel solito locale per la serata Karaoke con gli altri!
Insomma, potevamo benissimo saltarla!
Inizio a pensare che se lo sia davvero dimenticato.

Quando non mi ha fatto gli auguri, pensavo che avesse in mente di farmi una sorpresa.
Quindi non gliel' ho fatti nemmeno io!
Ma ormai sono le dieci di sera passate e lei non ha ancora accennato a niente!
E poi siamo qui con Lorenzo e Alessandro!

So che oggi ha avuto una discussione via email con Francesca.
Ormai è quasi un anno che si è trasferita.
E' praticamente diventata un argomento taboo.
Non parliamo mai di lei quando siamo tutti insieme.
O meglio, quando c'è Eleonora.
Il solo sentirla nominare la fa cadere in uno stato catatonico.
Sempre meglio dei primi mesi.

-Ah eccola!- esclama, Ale, indicando un punto dietro le mie spalle.

Mi ribolle il sangue a quello che mi si para di fronte.
La mia ragazza che parla quasi naso naso con un' altra ragazza.
Una bella ragazza, tra l' altro.
Libero un grugnito quando vedo quella troia sfiorarle una ciocca di capelli.

-Erica!- mi richiama Lorenzo, tentando di bloccarmi per un braccio quando scatto giù dalla sedia -non fare scenate!-

-Fatti i cazzi tuoi!- ringhio, liberandomi dalla sua presa.

Mi incammino a passo spedito verso quelle due.
Prendo Eleonora per un polso trascinandola fuori dal locale.
La libero solo quando siamo a qualche metro dal baccano.

-Che cazzo stavi facendo con quella lì?- le urlo addosso, incazzata.

-Amore, calmati- 

-Non chiamarmi Amore e non dirmi di stare calma!- ribatto, arrabbiandomi ancora di più.

-Non stavo facendo niente-

-Quella lì ti stava toccando i capelli!- sbotto -e sembravate sul punto di saltarvi addosso a vicenda-

-Non ci posso credere- si passa una mano tra le ciocche bionde -stiamo insieme da tre anni e ancora non ti fidi di me-

-Ah, allora adesso ti ricordi che è il nostro cazzo di anniversario!-

-Certo che me lo ricordo!- ribatte, guardandomi duramente -io..-

-E allora perché non mi hai detto niente?- le chiedo, avvicinandomi -pensavo che saremmo uscite io e te! Pensavo che avremmo passato una serata solo noi due! Che cazzo, pensavo almeno che mi avresti detto qualcosa!-

-Erica..-

-No!- la interrompo di nuovo -è il nostro anniversario e te stavi flirtando con quella troia!-

-Quella troia era nella stessa classe di pianoforte mia e di Federica al conservatorio- dice, con tono impassibile -non la vedevo da anni-

Quelle parole mi colpiscono in pieno come un getto d' acqua gelida.
Rimango a fissarla a bocca aperta senza sapere cosa dire.
Mi si spezza il cuore quando noto i suoi occhi lucidi.

-Stavo andando sul palco per dedicarti una canzone per il nostro anniversario quando lei mi ha fermato. Mi ha toccato i capelli perché con la luce che c'era le sembravano dello stesso colore di quelli di Federica. Era una delle sue amiche più strette. Non aveva solo me, sai?- sorride, amara -dopo la canzone ti avrei dato questa- mormora, recuperando dalla tasca interna del suo cappotto una scatolina che poi mi lancia tra le mani -ci sono anche i ragazzi perché non solo io ho discusso con Francesca ultimamente e loro mi hanno chiesto di uscire per stare un po' insieme-

-Amore, io..-

-No- alza una mano, fermandomi -non voglio parlare con te adesso-

Mi dedica un' ultima occhiata amareggiata e delusa prima di voltarmi le spalle e andarsene.
Rimango a fissarle la schiena sentendomi una completa idiota.
Come ho potuto dubitare di lei?
Come ho potuto ferirla così?

Apro la scatolina che ho tra le mani e non riesco a trattenere una lacrima.
Contiene una collana con un ciondolo a forma di cuore.
Dietro di esso c'è un' incisione "Always".
Rido come un' ebete in mezzo al pianto.

Harry Potter.
Piton.
Il suo pianto disperato sulla scena in cui lui confessa di aver sempre amato la mamma di Harry e di amarla tutt' ora.
Le dissi che io l' amo come Piton ama lei.
Always.




Il suono del campanello mi strappa da quel ricordo.
Incosciamente stavo stringendo quel ciondolo tra le dita.
Non ho mai smesso di portare quella collana.

Ci misi un giorno intero a farmi perdonare da Eleonora.
Il sesso della pace fu qualcosa di meraviglioso.
Per tutta la notte.
E la mattina successiva.
E...

-Arrivo!- ringhio frustrata all' ennesimo trillo del campanello.

Corro alla porta col cuore che batte a duemila.
Cuore che non rallenta un secondo quando aprendola, mi si para di fronte la visione della mia ragazza.
Questo suo look da bad girl mi fa sempre eccitare da morire.
Con quella giacca di pelle e quei Ray Ban scuri a goccia, poi......

-Ehi- mormora, impacciata -stai benissimo- afferma, squadrandomi -sono contenta che hai optato per degli shorts anche tu!-

-Perchè?-

-Beh, perché ieri ho comprato questa- si sposta di lato rivelando una moto parcheggiata in fondo al vialetto di casa nostra  -è una giornata perfetta per un giretto, non trovi?-

-Tu sei completamente pazza!- esclamo, euforica -è magnifica!-

-Sono felice che ti piaccia- sorride, facendo di nuovo tornare a battere il mio cuore all' impazzata.

-Quindi, dove mi porti?- soffio, avvicinandomi maggiormente a lei.

-Vedrai- mi dedica un sorriso mozzafiato -sorpresa!-

-Mi sei mancata!- mormoro, gettandole le braccia al collo, incapace di trattenermi ulteriormente.

-Anche tu- sussurra al mio orecchio, stringendomi in un abbraccio.



                                                                                                               **********




-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-

-Erica!- ringhio -non urlare, cazzo!-

-Allora vai più piano, stronza!-

Sto valutando seriamente di spegnere l' auricolare che collega i due caschi.
Ancora un urlo da parte sua e potrò dire addio al mio udito.
Inizio veramente a pentirmi di aver scelto la moto come mezzo di trasporto.
Solo che in macchina mi sarei dovuta sorbire i suoi pessimi gusti musicali.
E non ne avevo molta voglia.

-Quindi dove stiamo andando?-

-Ti ho già detto che è una sorpresa!- dico, esasperata -se te lo dico che sorpresa è?!-

-Che palleeee- si lamenta, per l' ennesima volta -io voglio sapere!-

-Pazienta altri dieci minuti, ok?-

-Uffff, va bene- acconsente, sbuffando.

Scuoto la testa rassegnata.
Poi però sorrido immaginando l' adorabile broncio che di sicuro avrà sul volto.
Non posso farci niente.
Questa ragazza mi ha totalmente fottuto il cervello.

Come promesso dopo altri dieci minuti di urletti e colpi sulla spalla, siamo arrivate.
Fermo la moto parcheggiandola vicino ad una staccionata.
La faccio scendere così da mettere la mia nuova bambina sul cavalletto.
Mi tolgo il casco, ravvivando i capelli.

-Se mi dicevi che venivamo al mare mi sarei portata il costume!-

-Te ne ho portato uno io- le sorrido, recuperando una busta da una delle borse della moto -ora pranziamo qui e poi scendiamo in spiaggia-

-Con qui, intendi questo ristorante con vista mare e specialità di pesce?-

-Sì, ho prenotato qui, ma se preferisci andare da un' altra parte non c'è problema!-

-Nono!- si affretta a dire, travolgendomi con un abbraccio -è perfetto!- mormora sulle mie labbra -lo sapevo che avevi organizzato tutto nei minimi dettagli-

-Avevi dubbi?- mi apro in una risata sincera.

-No, ti conosco troppo bene-

-Già- annuisco, prima di rubarle un bacio.




-Ehi, ti ho cercata ovunque-

Chiudo gli occhi al suono della sua voce.
Immaginavo che prima o poi mi avrebbe trovato.
Speravo solo di riuscire a stare da sola un altro po'.

-Sapevo che potevi essere qui al campo da rugby sulle tribune- soffia -ma ho voluto lasciarti un po' di vantaggio-

Si avvicina circondandomi un braccio e poggiando la testa sulla mia spalla.
Restiamo in silenzio a fissare il campo da gioco sotto di noi.
Ci sono pochi lampioni accesi e stasera la luna è bellissima.
Sembra saperlo anche lei che è un giorno particolare.

-Sono preoccupota- ammetto in fine, dopo minuti interminabili di silenzio.

-Lo so- mormora -e io lo sono per te-

-Io sto bene, Erica- ribatto -è che non sapere se...-

-Se lei sta bene o dove è ti fa impazzire- finisce la frase al posto mio -non si è fatta sentire?-

-No- sospiro -sono così incazzata...-

E' il primo anniversario della morte di Federica che passiamo separate.
Non avere Francesca qui mi sta mandando fuori di cervello.
Non so dove è.
Non so con chi è.
Non so se sta bene.
Non so in che condizioni è.
Conoscendola potrebbe essere sbronza marcia da qualche parte e io non sono lì con lei.
Per sua scelta!
Questo mi fa decisamente incazzare.

-Vieni, sediamoci- mi prende per mano conducendomi ai gradoni dietro di noi, facendomi sedere -io lo so di non essere Francesca e so che non posso capire come ti senti o cosa tu stia provando, ma sono qui Ele, puoi parlare con me-

Mi regala uno dei più bei sorrisi che io abbia mai visto e mi sciolgo.
Mi sporgo in avanti abbracciandola stretta.
Dopo qualche momento mi allontano leggermente, posando una mano sulla sua guancia.

-Tu sei tutto quello che io possa desiderare- sorrido -sei l' Amore della mia vita, ma....ma Francesca è la compagna della mia anima e io...-

-E tu vorresti che lei fosse qui- poggia la mano sopra la mia -lo so- 

-Scusami, io..-

-No- m' interrompe -non ti devi scusare- sorride, spiazzandomi -io lo capisco- mi bacia la punta del naso -non parliamo se non vuoi farlo, ma non ti lascio da sola-

-Ok, però io..-

-Tu in questa sera di solito ti fai qualche goccetto- dice, estraendo una bottiglia di vodka della mia marca preferita dal suo zaino -fallo pure, ti riporto a casa io-

-Ma come..-

-Ti conosco troppo bene-




-Amore?- Erica richiama la mia attenzione -allora? Andiamo? Ho fame- ride, prendendomi per mano e trascinandomi letteralmente all' interno del ristorante.

Appena varcata la porta veniamo accolte dal proprietario.
Ci viene incontro velocemente, sorridendo contento.
Erica rimane di sasso quando mi avvolge tra le braccia in una stretta affettuosa.

-Ciao Stefano!- esclamo, contenta, liberandomi dall' abbraccio.

-Eleonora! Fatti guardare!- si allontana leggermente squadrandomi -sei diventata una donna bellissima! Ma del resto lo dovevo immaginare, vista tua madre!-

-Sei il solito esagerato!- sorrido, imbarazzata -ti presento la mia fidanzata, Erica-

-Finalmente!- trilla, eccitato -Maria non fa altro che parlare di te!- si rivolge alla mia ragazza, stringendole una mano con enfasi -sono stato felicissimo quando ieri Eleonora mi ha chiamato per prenotare un tavolo per voi qui da me!-

-E' veramente un posto bellissimo- dice estasiata Erica -davvero complimenti!-

-Ti ringrazio!- sorride -ma prego, seguitemi! Vi ho riservato il tavolo migliore!-

Ci fa cenno di seguirlo nell' altra sala.
Il tavolo che ci ha preparato è proprio davanti la vetrata principale che si affaccia completamente sul mare.
Essendo il ristorante posizionato in cima ad una scogliera, la vista è davvero mozzafiato.
Ci scosta le sedie ad entrmabe, facendoci accomodare.

-Ele, tesoro, che ne dici se lasci fare a me per il pranzo?-

-Lo sai che mi fido di te, Stefano- rispondo, cordiale -a patto che ci porti il vino bianco migliore che hai-

-Ma quello era ovvio- mi rivolge un occhiolino prima di congedarsi educatamente.

Mi volto verso Erica e m' incanto a fissarla estasiata.
Guarda il panorama a bocca aperta con gli occhi pieni di meraviglia.
E' veramente bellissima.
Lei rimane il mio panorama preferito.

-Ele- si gira nella mia direzione, sorridendo -questo posto è davvero magnifico! Perché non mi ci hai mai portato?-

-Stefano è il migliore amico gay di mia madre- la informo -ma dopo un violento litigio avvenuto anni fa, non so per cosa, avevano chiuso i rapporti. Penso che li abbiano riallacciati da poco a causa, sì, sai... degli ultimi avvenimenti-

-Grazie- mormora, stringendomi una mano -è tutto perfetto-

-E non hai ancora assaggiatoil cibo!- 

-Non vedo l' ora- batte le mani contenta, strappandomi una risata.



                                                                                                     **********




-Oh mio Dio- esclamo con enfasi, portandomi una mano davanti la bocca -devi assolutamente assaggiare questa tagliata di tonno!-

-Immagino- ride -dato che ne hai ordinata un' altra!-

-No, Amore, non puoi capire! E' una droga!- prendo un altro boccone -oh mio Dio, è da orgasmo-

-Ah, sì?- inarca un sopracciglio alla Santoro, strappandomi un sorriso.

-Beh sai, almeno da quello che ricordo-

Le regalo un sorrisetto bastardo che la fa sbuffare.
Son sicura che sta cercando di ricordare quando è stata l' ultima volta che mi ha toccato.
Anche perché l' altra sera al locale non gliel' ho permesso.
Ero ancora troppo incazzata.

-Erica, che ne dici se parliamo un attimo seriamente?-

-Così mi fai preoccupare, però- poso la forchetta sul piatto, dedicandole la mia più completa attenzione.

-Nono- si affretta a dire, sventolando una mano -voglio solo che discutiamo di quello che è successo-

-Amore, a tutte le coppie capita di avere dei momenti di crisi- le sorrido, posando una mano sulla sua abbandonata sul tavolo -basta solo saperli risolvere-

-Appunto per questo ti vorrei dire qualcosa- prende un respiro, continuando subito dopo -mi dispiace di essermi comportata come una immatura idiota del cazzo. Avevamo fatto così tanti progressi negli ultimi tre anni e io sono riuscita a mandarli tutti a puttante nel giro di un mese- sospira -mi sono comportata male con te e non mi perdonerò mai per questo. Spero che tu mi riaccolga in casa e che lasci che ti dimostri quanto ti amo e quanto sei fondamentale per me perché, Erica, te sei tutta la mia vita-

La ascolto senza parlare, incapace di trattenere la commozione.
Eleonora mi ha sempre fatto capire tutto questo attraverso piccoli gesti che inconsciamente compie per me.
Mi ha sempre dimostrato quello che mi ha appena detto.
Ma raramente me lo ha espresso a parole.
E questo, questo rientra assolutamente tra i miei momenti preferiti.

-Ovvio che ti riprendo in casa- mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo -lo sai che non posso stare senza il tuo musone che mi gira intorno-

Scoppia  a ridere allungandosi sul tavolo richiedendo un bacio che non le nego.
Un semplice soffice tocco tra le nostre labbra.
Ricco di dolcezza e di tutto l' amore di cui questa ragazza è capace.

Torna a sedersi compostamente, regalandomi un enorme sorriso.
Approfitta del mio momento di distrazione per rubarmi un pezzo della mia tagliata.
La guardo indignata e molto offesa.

-Te lo avrei dato se tu me lo avessi chiesto!-

-Sì, ma così è più divertente- dice, saccente -e comunque hai ragione, è davvero ottima-

-Brutta stronza- borbotto a bassa voce, tornando a dedicare la mia attenzione al mio piatto.

Sinceramente non pensavo che le cose tra noi andassero così.
Quando Eleonora trovò quella lettera ho avuto paura che ci potesse spezzare.
Ho visto la sua reazione e ho creduto seriamente che avremmo potuto perderci.
Sono felice del fatto che, invece, è stato proprio il contrario.
L' assenza di Francesca ci ha fatto unire ancora di più.
Quindi forse da un lato dovremmo solo ringraziarla.




La flebile luce che trapassa dalla tapparella della finestra ticchetta prepotentemente sul mio viso.
Le resisto un po' prima di arrendermi.
Apro gli occhi con fatica, liberando uno sbadiglio silenzioso.
Un sorriso increspa le mie labbra quando constato che le braccia di Eleonora mi stanno ancora stringendo.

Mi giro lentamente nell' abbraccio, attenta a non svegliarla.
Rimango piacevolmente sorpresa quando mi ritrovo a rispecchiarmi nelle sue iridi di ghiaccio.
Sorride, facendomi perdere un battito come ogni volta.

-Buongiorno- soffia, allungandosi per lasciarmi un bacio a stampo.

-Buongiorno a te- ribatto, stringendomi maggiormente a lei -da quanto sei sveglia?-

-Non da molto- mi porta una ciocca ribelle di capelli dietro l' orecchio -hai dormito bene?-

-Benissimo!- trillo, baciandole poi la punta del naso.

-Quindi sei abbastanza riposata?- chiede, guardandomi con quello sguardo.

-Ah ah- annuisco, capendo già dove vuole andare a parare.

-Ottimo- mormora, maliziosa, spingendomi una spalla per farmi sdraiare -davvero ottimo- ripete, sovrastandomi.

-Che intenzioni hai, Santoro?-

-Ah, adesso vedrai- sogghigna bastardamente, facendo risalire molto lentamente una mano dalla mia gamba fino al mio petto -mi sono trattenuta fino ad ora- sussurra roca al mio orecchio, facendomi tremare -eri tutta nuda tra le mie braccia e non riuscivo più a controllarmi-

-Ah, sì?- inarco un sopracciglio, divertita -potevi svegliarmi-

-Stavo per farlo, infatti- mi morde la base del collo, strappandomi un ansito -ma ti sei svegliata, quindi ora credo che...-

Si blocca di colpo guardando la porta.
Porto lo sguardo sul punto che sta fissando, notando una busta.
Sono sicura che quando ci siamo addormentate non c'era.

-Che cos'è?-

-Non lo so- scuote la testa, alzandosi -se è un' altra lettera di Marta in cui si scusa per avermi ammaccato la macchina nel garage con il suo scooter, è la volta buona che la ammazzo!-

Si piega sulle ginocchia recuperando il foglio.
La sua espressione muta dalla preoccupazione all' angoscia nel giro di pochi secondi.
Mi infilo velocemente una maglia e le mutande, raggiungendola.

-Amore, che..-

Scatta velocemente a recuperare i suoi vestiti.
Si veste in tempo record, ignorando completamente i miei tentativi di richiedere spiegazioni.
Faccio giusto in tempo a infilarmi i pantaloni, quando la vedo correre fuori dalla stanza.

Si precipita giù per le scale reucperando le sue chiavi sul mobiletto vicino la porta.
Esce subito senza degnarmi di uno sguardo.
La seguo mentre si dirige a casa di Feffe.
Che diavolo è successo?

Spalanca il portone fiondandosi dentro l' abitazione.
La vedo guardarsi un attimo intorno, prima di correre da una stanza all' altra.
La raggiungo in camera di Francesca.
E' immobile davanti all' armadio, praticamente vuoto.

-Ele che cosa..-

-Se n'è andata- mormora -Lei... lei se n'è andata-

-Che vuol dire?- mi avvicino, poggiandole una mano sulla spalla -dove? Per quanto? Era sua la lettera? Che dice?-

-Cazzo, stai zitta!- urla, scostandosi violentemente -non lo so! Non so un cazzo! Io...io...- 

Si piega sulle ginocchia, portandosi una mano intorno al collo.
Ha gli occhi sbarrati e fatica a respirare.
Le corro velocemente accanto, non riuscendo a capire cosa sta succedendo.

-Amore! Che hai?-

-Io..io- balbetta, incapace di prendere aria -non respiro-

Punta le sue iridi colme di paura nelle mie.
Inizio ad accarezzarle la schiena, non sapendo cos' altro fare.
Dopo qualche secondo mi piego alla sua altezza, prendendole il viso tra le mani.

-Eleonora, guardami!- le ordino, continuando una volta che mi ha dato ascolto -cerca di prendere dei respiri profondi- le prendo una mano, portandola sul mio cuore -concentrati sul mio battito e cerca di regolarizzare il respiro-

Fa come dico, incredibilmente senza obbietare.
Dopo parecchi minuti che mi sembrano ore, finalmente riesce a calmarsi.
La faccio sedere sul letto e corro in cucina a prenderle un bicchiere di acqua.
Torno da lei, porgendoglielo.
Lo beve in un sorso, senza guardarmi.

-Credo tu abbia avuto un attacco di panico-

-Sì è trasferita a Londra- sussurra, come se non mi avesse sentito -se n'è andata senza dirmi niente. Non mi ha lasciato un numero, né un indirizzo, niente. Neanche una valida motivazione! Solo uno stupido indirizzo email! Mi ha completamente escluso! Non dice neanche se e quando tornerà!-

-Amore- mormoro, sedendole accanto -vedrai che tornerà presto. Vedrai che avrà un valido motivo e..-

-No!- sbotta, alzandosi -non me ne frega un cazzo!- tuona, andando verso la porta.

-Ele!- le vado dietro -dove vai?-

-In giro!-





-Ehi, che è quel muso?-

Eleonora mi riscuote dai miei pensieri, richiamando la mia attenzione.
Alzo la testa trovandola a fissarmi preoccupata.
Le sorrido, cercando di tranquillizzarla.

-Niente!-

-Non sarai mica davvero arrabbiata per il pezzo di tagliata che ti ho rubato?-

-No, Amore- rido, schiaffeggiandole la mano abbandonata sul tavolo -stavo solo pensando-

-A cosa?- chiede, curiosa, riprendendo a mangiare il suo filetto di salmone.

-A te, a noi- le dedico un sorriso dolce -ai progressi che abbiamo fatto-

-E..?- mi incita a continuare.

-E pensavo che forse da un lato, ecco, sì... dovremmo ringraziare la partenza di Francesca-

Abbandona la forchetta nel piatto, per poi restare a fissarmi.
Non mi risponde subito.
Si limita  a puantare i suoi occhi nei miei, cercando chissà quali risposte.
Ho paura di aver detto qualcosa di sbagliato.

-Ele, io intendevo che...-

-Hai ragione- annuisce, spiazzandomi -la sua assenza ha fatto in modo che io mi appoggiassi completamente a te per tutto quanto e ha dato a te la possibilità di starmi più vicina e capirmi meglio. Questo ci ha unito e ci ha portato dove siamo adesso- sorride dolcemente -e ne sono davvero felice-

-Anche io-

-E ora che ne dici di finire qui, ordinare il dolce e scendere in spiaggia?-





                                                                                            **********




-Dai, Ele! Vieni a sentire com'è l' acqua!- tenta di nuovo -non puoi portarmi al mare e poi non fare neanche un tuffo!-

-Lo farò! Ma non adesso! Abbiamo mangiato da poco!- ripeto per l' ennesima volta.

Torno a riportare l' attenzione al mio libro.
Che si faccia pure il bagno se vuole.
Io preferisco prendere il sole.
Il suo calore sulla schiena è davvero piacevole.

-Eleonora Santoro!- tuona, Erica, strappandomi il libro dalle mani -odio quando non mi consideri!-

-Erica! Cazzo!- alzo la testa, guardandola male -sei tutta mezza e mi stai bagnando il libro!-

-E te sei tutta stronza!- me lo lancia malamente -asociale del cazzo!- mi fa una linguaccia, allontonandosi a chiappe strette e schiena dritta.

Libero un ringhio frustrato che tramuta presto in un mugolio quando noto come mi ha ridotto le pagine.
E' possibile che non riusciamo a stare più di due ore insieme senza bisticciare?
Quando ci si mette è proprio una bambina.

Non faccio in tempo a tornare a leggere, che una cascata d' acqua gelida mi inonda completamente.
Libero un urletto poco virile, mentre scatto in piedi.
Sento distintamente Erica ridere a pieni polmoni.
Mi scosto i capelli bagnati dagli occhi, per lanciarle una delle mie più brutte occhiatacce.

-ERICA!-

-Dovresti vedere la tua faccia!- esclama, tra le risa -e quell' urletto che ti è uscito? Oddio, avrei dovuto farti un video!-

-SEI MORTA!-

-Oh cazzo!- sussurra, prima di darsela a gambe.

Mi lancio al suo inseguimento senza pensarci troppo.
Mi spiace solo per le povere persone alle quali  riempiamo l' asciugamano di sabbia al nostro passaggio.
Ma sinceramente al momento m' importa solo di farla pagare a quella stronzetta.

Ormai le sono ad un passo.
Sogghigno trionfante quando mi lancio placcandola sulla battigia.
La immobilizzo a terra.

-Quindi? C'è qualcosa che vorresti dirmi?-

-Ti sta benissimo questo costume, Amore Mio- sorride, sbattendo le ciglia da cerbiatta.

-E' inutile che fai la rufiana- sorrido bastardamente, alzandomi -non funziona-

Le allungo una mano, alzando un sopracciglio.
MI fissa sorpresa per un po', prima di afferrarla.
L' aiuto ad alzarsi e poi la prendo in braccio.

-Che stai facendo?-

-Mi vendico- le do un rapido bacio sulle labbra, prima di gettarla in mare.

Sbatto le mani tra di loro, liberandole dalla sabbia.
La lascio urlare tra le onde, mentre torno al mio telo.
Mi sdraio soddisfatta, tornando alla mia lettura.
Se lo è decisamente meritato. 

Mi raggiunge poco dopo, stendendosi accanto a me.
La sento sospirare pesantemente un paio di volte.
Alla fine, stanca, mette una mano davanti ai miei occhi, mandando in fumo i miei tentativi di ignorarla.

-Che c'è?- mi volto a guardarla.

-Ti devo chiedere una cosa-

-Erica, così mi fai preoccupare- sbuffo -che hai combinato?-

-Niente!- risponde, irritata -com'è che dai sempre per scontato che io abbia fatto qualcosa?-

-D'accordo- soffio -scusa- le lascio una carezza -dimmi-

-Due giorni fa quando ci siamo viste a casa mi avevi detto di aver bisogno di altro tempo prima di tornare da me, quindi, ecco....cosa è cambiato?-

-Ieri i miei genitori mi hanno invitato a bere qualcosa dopo cena- le rivelo -abbiamo parlato molto e si sono scusati. Scusati per tutto quanto, Erica- le sorrido -non solo per le ultime cose, ma proprio tutto tutto! Per la loro continua assenza durante la mia infanzia e adolescenza, per aver dato per scontato sempre ogni cosa, per non essermi stati vicini come avevo bisogno dopo la morte di Federica e tutto il resto. Per loro è molto, credimi-

-Sono davvero felice per te, Ele- allunga una mano lasciandomi una carezza sulla guancia -quindi avete chiarito?-

-Più o meno- alzo le spalle -ma il punto è che ho capito che devo smetterla di allontanarti quando qualcosa non va e di riuscire, invece, a parlarne con te. Come ho fatto in questi ultimi anni. Il ritorno di Francesca mi ha scombussolato un po'- confesso, abbozzando un mezzo sorriso -ho constatato che parlare con lei era diventato troppo difficile e non sapevo più come fare e non sapevo neanche come parlarne con te, ma invece di provarci ho fatto solamente un gran casino-

-Amore..-

-No, aspetta- la interrompo, alzando una mano -voglio tornare a casa da te, perché solo quando sono con te mi sento veramente nel posto giusto-

La vedo sorridere commossa a quelle mie parole.
Sono le stesse che le dissi quando ci rivedemmo dopo il nostro primo bacio.
Quando abbiamo deciso e capito che valeva la pena provarci.
Quando mi sono finalmente ritrovata.
Quella è diventata la nostra frase.



Ormai sono seduta a questo tavolo da quasi mezz'ora.
Ci siamo date appuntamento qui, al bar preferito di Erica.
Sono arrivata in anticipo come al solito.
Ma ero in anticipo venti minuti fa.
Adesso è lei ad essere in ritardo.

Mi chiedo come andrà a finire questa nostra chiacchierata.
Cosa farò se mi dirà che ha cambiato idea?
Che non vuole stare con me?
Che quel bacio è stato uno sbaglio e che lei ama Lorenzo e preferisce lui.
E cosa faremo dopo?

Libreo un ringhio frustrato poggiando la testa sulle braccia conserte sul tavolo.
Antonio l'ho lasciato ieri sera.
Non potevamo andare avanti così.
E poi, poi quel bacio con Erica mi ha completamente stravolto.
E' come se qualcuno mi avesse gettato dell' alcqua gelida in faccia, risvegliandomi di colpo.
Ho finalmente capito che il debole che avevo sempre avuto per quella ragazza, nascondeva molto altro.

Alzo di colpo il capo quando sento la campanellina alla porta prender vita.
Il cuore mi esplode nel petto al solo incrociare i suoi occhi.
Cammina verso di me, più imbarazzata che mai.
E' semplicemente bellissima.

-Ciao- alza una mano, prendendo posto di fronte a me.

-Ehi- ricambio il saluto, restando a fissarla.

Converse Nere.
Jeans chiari stretti, strettissimi.
Una felpa blu elettrico che fa risaltare le sue bellissime iridi.
Dio, potrei stare ore a guardarla.

-Come va?-

-Bene- rispondo -tu?-

-Sono stata meglio- abbozza un sorriso.

Quella frase mi fa sussultare.
Tutti i miei timori stanno prendendo vita davanti ai miei occhi.
Lo sapevo che si sarebbe tirata indietro.
Chi vorrebbe mai stare con me?

-Erica, io..-

-Ho lasciato Lorenzo, due giorni fa- rivela, interrompendomi -non l' ha presa benissimo, ma neanche troppo male- cerca di sorridere nuovamente -ha solamente detto di aver bisogno di tempo e che starà via qualche giorno per assimilare la cosa. Non dirà niente agli altri, ci lascerà avere i nostri tempi-

-Io..-

-Il tuo ragazzo misterioso?- domanda, interrompendomi di nuovo.

-L' ho lasciato-

-Oh- mormora, sorpresa -credevo che non lo avresti fatto-

-E perché mai?-

-Pensavo che ti fossi pentita e che oggi mi avresti detto che è stato tutto uno sbaglio, ma io comunque non potevo più stare con Lore. Non quando provo qualcosa per te , ma te sei sempre così silenziosa e sulle tue e io pensavo che..-

-Erica- poggio una mano sulla sua, interrompendo quel fiume in piena di parole -respira- le sorrido -tu mi piaci- confesso -mi piaci davvero molto-

-Davvero?-

-Sì, scema- rido -credi che vada in giro a baciare chiunque?-

-No- abbassa lo sguardo -ma credevo che fosse solo il momento. Insomma, tu avevi appena lasciato Francesca in ospedale e...-

-No- scuoto la testa -quindi che vogliamo fare?-

-Aspetta- sospira -perché io? Cioè, tra tutte le persone, perché proprio io?-

-Perché solo quando sono con te mi sento veramente nel posto giusto-

Resta a fissarmi con gli occhi lucidi.
Dopo qualche secondo mi fa sentire davvero in imbarazzo.
Perché non dice niente?
Ho detto troppo?
Oppure qualcosa di sbagliato?

-Che ne dici di una cena, stasera?- chiede, in fine, spezzando il silenzio.





                                                                                                     *********




-Ma Amore- richiamo la sua attenzione -se ceniamo qui, poi non è tardi per tornare a casa?-

-Sì- annuisce -infatti ho prenotato una camera per noi in quell' Hotel vicino al ristorante di Stefano-

-Oh mio Dio!- esclamo, elettrizzata -ma sembra stupendo!- trillo, euforica, lanciando in aria il panino per gettarle le braccia intorno al collo -sei fantastica-

-Erica!- mi riprende -non si spreca il cibo!-

-E chi lo spreca?- chiedo, retorica, abbassandomi per recuperare il mio panino da terra -la regola dei cinque secondi!- soffio, prima di addentarlo.

-Non mi bacerai fino a quando non ti sarai disinfettata la bocca, sappilo-

-Per una che gioca a rugby sei proprio una principessina-

-Ovvio che lo sono- alza il mento -una fottuta principessa dai modi gentili-

-Eh certo- scoppio a ridere mentre improvvisa una camminata regale verso la cassa.

Scuoto la testa, asciugandomi le lacrime per le troppe risa.
Mi era mancato questo suo lato divertente.
Sa far morire sul serio dalle risate quando vuole.
Ma ho capito che è veramente sé stessa solamente con chi si sente davvero a suo agio.
Credo che al momento siamo solo in quattro ad essere così fortunati.

-Ecco a te- mi allunga un cono gelato con i miei gusti preferiti -immaginavo tu lo volessi!-

-Siiiii- batto le mani contenta, prima di prendere il gelato -ho già detto che sei fantastica?-

-Sì- sorride divertita -che ne dici di una passeggiata lungo mare?-

-Direi che è perfetto-

Mi prende per mano, incamminandosi.
La seguo al suo fianco in silenzio.
Ormai il sole sta tramontando e il gioco di colori è davvero spettacolare.
Avevo dimenticato come fosse romantico il tramonto sulla spiaggia.
Era da tanto che non venivamo al mare.
O meglio, era da tanto che non passavamo un giorno intero solamente noi due.

Quando passiamo vicino alla sua moto, si ferma.
Si avvicina e recupera due asciugamani.
Quanta roba ci entra in quelle borse?
Comunque devo ammettere che vederla su quell' affare è davvero molto eccitante.

-Va bene se ci stendiamo lì?- si gira indicandomi un punto poco lontano da noi sulla spiaggia.

-Direi che è perfetto- la raggiungo aiutandola a stendere i due teli.

Ci sdraiamo una accanto all' altra con naso rivolto all' insù.
Gli occhi al cielo e le mani intrecciate.
Il cuore che stracolma di gioia.

-Ele- richiamo la sua attenzione -lo sai che non importava tutto questo, vero? Ti avrei ripreso comunque. Ti riprenderei sempre-

-Lo so- sorride dolce -ma volevo passare un' intera giornata sola con te lonano da tutto e tutti-

-Aaaaw il mio Santo Torellino!- trillo, gettandomi addosso a lei.

-Lo sai che odio quell' orribile soprannome- si lamenta, facendomi sistemare meglio sopra di lei -smettila di chiamarmi così-

-Mai!- rido, impossessandomi poi delle sue labbra così da impedirle di ribattere.

I suoi tentativi di opporsi durano poco.
Giusto il tempo di ficcarle la lingua in bocca con prepotenza.
Almeno così sta zitta.
E poi non mi sembra che le stia dispiacendo troppo.

-Ti Amo- sussurro, poggiando la fronte contro la sua.

-Ti Amo anche io- mormora, sfiorando il mio naso con il suo.

-Eleonora posso farti una domanda?-

-Dimmi-

-Ma se io quella sera non avessi scommesso con Alessandro, tu mi avresti chiesto lo stesso di andare a convivere?-

-Erica- mi richiama, dolcemente -io era da un bel po' che volevo farlo, ma non te l'ho mai chiesto per paura di un tuo rifiuto-

-Ma dovresti averlo capito, ormai, che io ti seguirei fino in capo al mondo-



-ERICAAAAAAAA- sento mia madre urlare dal piano di sotto -SCEEENDIIII-

Metto in pausa la mia partita a Mario Kart, sbuffando.
Pure quando ho il giorno libero rompe i coglioni.
Avrei dovuto accettare l' invito dei Santoro a rimanere da loro stamattina.
Eleonora si è svegliata presto per andare a lavoro e io ho deciso di tornare a casa mia.
Pessima decisione.

-Che c'è?- le chiedo una volta scese le scale -cosa hai da urlare?-

-La tua bella ti ha mandato delle rose- sorride, allungandomi il mazzo di rose rosse più bello che io abbia mai visto -tuo padre non mi manda mai dei fiori- borbotta tra sé e sé.

-Oh mio Dio- mormoro, prendendolo -sono bellissime-

-C'è un biglietto- mi fa notare, indicandomi una busta rossa.

Ripasso le rose a mia madre così che possa metterle in un vaso d' acqua.
Apro poi la busta con mani tremanti.
Giuro che se mi ha scritto una poesia la prenderò per il culo per il resto dei miei giorni.
E poi lei dice di non essere romantica.

-OH PORCA TROIAAAA- urlo una volta visto cosa contiene la busta -OH MIO DIO!-

-Cosa? Ti ha regalato un milione di euro?- chiede mia madre, venendomi incontro -brava tesoro! Te la sei scelta bella e ricca!- mi da una pacca sulla spalla tutta contenta.

-No mamma!- scuoto la testa -mi ha mandato questo!-

Le faccio vedere il depliant che ho tra le mani.
E' di un' agenzia immobiliare.
Mi ha praticamente appena chiesto di andare a convivere.
Non ci posso credere.
Mi ha fatto perdere la scommessa con Alessandro, cazzo!

-Oddio!- mamma saltella euforica -dobbiamo dirlo a babbo! Tu corri dalla biondina e dalle un abbraccio da parte mia! Sono così contenta per voi tesoro! Era ora!- 

-Grazie mamma!- mi lascio abbracciare per poi correre sù per le scale per andarmi a cambiare.

Apro l' armadio infilandomi le prime cose che trovo.
Recupero borsa e telefono per poi correre di nuovo al piano inferiore.
Sento urlare distintamente mia madre al telefono un "Edoardooo finalmente Erica si leva dalle palleeeee!", prima di chiudermi il portone di casa alle spalle.
Sono i soliti stronzi.

Monto dentro la Opel Corsa di mia madre e metto in moto lasciando il vialetto.
Eleonora dovrebbe essere ancora in ufficio.
Non vedo l'ora di vederla.
E' completamente fuori di testa.

Dieci minuti dopo sono già nel parcheggio sotterraneo della "Santoro Assicurazioni".
Sì, i Santoro mi hanno riservato un parcheggio personale.
Mi sento una principessa.
Sorrido soddisfatta di quel pensiero mentre m' infilo dentro l' ascensore.
Premo il pulsante dell' ultimo piano e resto in attesa.
Sento il cuore che potrebbe esplodermi dal petto da un momento all' altro.

-Ciao Rachele!- saluto la segretaria di quel piano -Eleonora?-

-E' nel suo ufficio! Vai pure, è da sola!-

-Grazie!-

Quasi corro per il corridoio.
Gli altri dipendenti ormai non fanno neanche più caso a me.
Sanno perfettamente che sono la ragazza della figlia del loro capo.
E poi qui mi amano tutti.

Spalanco la porta dell' ufficio di Eleonora senza bussare come mio solito.
La chiudo con un tonfo avvicinandomi alla sua scrivanina.
La vedo alzarsi lentamente guardandomi con titubanza.
Le corro incontro gettandole le braccia al collo.

-Sì!-

-Sì cosa?- chiede confusa.

-Sì che vengo a vivere con te!-

Inizia a ridere contenta alzandomi di peso e facendomi volteggiare in aria.
Raramente l' ho vista così felice in questi ultimi anni.
La sua risata mi fa bene al cuore.
Vorrei sentirla ridere più spesso.

-Dici davvero?- domanda, poi, facendomi toccare terra di nuovo -sei sicura?-

-Certo che sono sicura- annuisco -con te mi sento sempre nel posto giusto-

-Dio quanto ti amo!- esclama, prima di tuffarsi sulle mie labbra.

Il bacio si fa sempre più passionale.
Mi spinge contro la scrivania immobilizzandomi con il suo corpo.
Mi esce un sospiro quando scende a baciarmi il collo.

-Hai chiuso la porta a chiave?-

-Come sempre-

-Brava- soffia, sbottonandomi i pantaloni e facendoli scendere insieme all' intimo -e adesso cerca di non farti sentire- mormora, scendendomi a baciare il ventre e poi sempre più giù.

-Ok, ma i cento euro che devo ad Alessandro per la scommessa che mi hai fatto perdere, glieli dai tu!-




                                                                                                                           **********



-Mio Dio, questa camera è davvero enorme! C'è pure il salotto a parte! E il bagno è immenso!- esce da quest' ultimo avvolta solo da un accappatoio.

-Perché è una suite, Erica- sorrido divertita, vedendola saltellare di qua e di là.

-Amo i tuoi soldi- mormora, strappandomi una risata.

-E dove sono finite le tue parole "non sto insieme a te per i tuoi soldi"?-

-Ehi!- trilla, indignata -io non sto con te per i tuoi soldi!- ribatte -ma per il tuo bellissimo corpo-

-Ah ecco- scoppio a ridere di nuovo -ora sì che va meglio-

Recupero gli indumenti che uso per dormire dal borsone sul letto e mi fiondo in bagno.
Ho proprio bisogno di una bella doccia fresca.
Spero che nel frattempo Erica non svuoti tutto il minibar.
Ancora non ho capito dove mette tutte le schifezze che mangia.

Mi lascio cullare dal getto d' acqua leggermente freddo per altri diversi minuti.
Alla fine esco, avvolgendomi in un asciugamano.
Mi asciugo per bene prima di vestirmi.
Imprigiono i capelli in un altro asciugamano e poi esco dal bagno.

Trovo Erica sul letto intenta a fare zapping  e a ingozzarsi di patatine.
Scuoto la testa divertita, raggiungendola poco dopo.
Si fionda tra le mie braccia appena prendo posto sul materasso.

-Amore che ne dici se facciamo un' uscita a quattro domani sera quando torniamo? Intendo con Francesca e Alessia-

-Va bene- acconsento -le senti tu? Io non vedo Francesca da ieri mattina-

-E dove è?-

-So che quella mattina è andata a parlare con i miei genitori, altrimenti col cavolo che mi avrebbero detto tutte quelle cose- abbozzo un sorriso -e poi credo che abbia raggiunto Alessia. L' altra sera ha dormito da noi-

-Davvero?- domanda, sorpresa -Alessia non mi ha detto nulla! Quella stronza!- soffia -adesso le scrivo!- recupera il telefono dal comodino -ora mi sente!-

-Amore, lo sai che non sono affari tuoi vero?-

-Lei è la mia migliore amica! Quindi sì che sono affari miei! Mi deve dire tutto!- ribatte, picchiettando velocemente i pollici sullo schermo.

-Va bene va bene- mi arrendo -ma tra un insulto e un altro, chiedile per domani sera-

-Sìsì, tranquilla-

Sono felice che Erica si sia riavvicinata ad Alessia.
So quanto le è mancata in questi ultimi anni.
Ricordo come stava quando smise di farsi sentire.
E mi sento ancora un po' in colpa per questo.

Insomma, se io non ce l' avessi avuta a morte con lei, forse non sarebbe sparita dalla vita di Erica.
Forse sarebbero rimaste in contatto.
Forse le cose sarebbero potute andare diversamente.

-Mi ha risposto!- esclama, all' improvviso, riscuotendomi dai miei pensieri -dice che per loro va bene!- trilla, contenta -e che la devo smettere di chiederle se abbiano finalmente scopato-

-Sei la solita!- rido divertita del suo broncio -lo sai quanto si imbarazza per queste cose!-

-Appunto per questo è divertente!- ribatte, ovvia -comunque, propongono il giapponese-

-A patto che ci sia pure il cinese!-

-Ovviamente- alza un sopracciglio -sia mai che la signorina Santoro mangi del pesce crudo che non sia di ottima qualità-

-Leggo una nota di sarcasmo nelle tue parole- 

-Perché c'è, infatti!- soffia -sei una viziatella del cazzo!-

-Come mi hai chiamato?- mi sporgo verso di lei, sogghignando quando la vedo indietreggiare sul letto -ripetilo se ne hai il coraggio!-

-Viziatella!- mi fa una linguaccia, cercando di scappare.

L' agguanto al volo per un braccio, tirandola verso di me.
La imprigiono tra le braccia.
La guardo un secondo negli occhi prima di morderle una guancia.
Si lascia scappare un urletto.

-Non vale!- si lamenta -sei una stronza!-

-E tu sei bellissima!- mormoro, prima di baciarla.




-Eleonora- 

Erica mi urla dietro seguendomi in camera.
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
So già cosa sta per dirmi.

-Una cosa ti avevo chiesto! Una!- tuona, sbattendo la porta dietro di sé -di far parlare me! Di comportarti bene!-

-Beh, vaffanculo!- ribatto, passandomi una mano tra i capelli -è solo una stronza del cazzo-

-Stai parlando della mia migliore amica!- mi viene incontro, puntellandomi l' indice sul petto -bada a come parli!-

-Si dia il caso che la tua migliore amica, abbia tradito la mia!- soffio, facendole abbassare il braccio -cosa pretendevi, eh? Che sorridessi e facessi finta di niente? Col cazzo!-

-Ah certo, scusa! Dimenticavo che si stava parlando di te e Francesca e che quindi quello che penso io non conta un cazzo!-

-Ora che stai blaterando?-

-Che è sempre così! Quando si  stratta di lei a me neanche mi calcoli! Io vengo sempre dopo!-

-Mi sembra che io sia venuta qui con te a Milano!-

-Ma ti avevo chiesto di non attaccarla!- quasi urla, allontanandosi di un passo -ero venuta qui per sapere la sua versione! E ti avevo chiesto di appoggiarmi! Invese sei partita in quarta!-

-Scusa tanto se non sono riuscita a credere alle sue lacrime da coccodrillo! Lei si porta a letto un' altra ed è lei che piange? Ma fammi il piacere!-

-Dio, sei insopportabile quando fai così!- sbotta, dandomi le spalle.

Ringhio frustrata dirigendomi al mini bar.
Lo apro trovandovi solo una bottiglietta di vodka.
Perfetto.
Pure sto albergo fa cagare.

Quando Erica mi ha chiesto di accompagnarla a Milano non pensavo andasse così.
Credevo che sarei rimasta ad aspettarla in albergo.
Invece mi ha praticamente implorato di seguirla da Alessia.
Non voleva andarci da sola.
Io però non volevo proprio venire.

Sono passati due mesi da quando Alessia ha detto a Francesca di essere andata a letto con Stella.
Dopo quella sera lei è sparita.
Ha solamente mandato un messaggio a Erica dove le diceva che le dispiaceva.
Che non voleva rovinare tutto e che sarebbe ripartita per Milano il giorno dopo.
Da allora ha ignorato la maggior parte dei messaggi e chiamate della mia ragazza.
Così quest' ultima ha deciso che era opportuno venire qui da lei.
Opportuno per un cazzo!

Le avevo detto che sarei stata zitta, ma come potevo?
Francesca è a pezzi, di nuovo!
Ed è solamente colpa sua.
Quindi, quando è scoppiata a paingere non ci ho visto più.
Le ho detto che è solo una bimbetta immatura di merda.
E altre cose.
Parecchie altre cose.

-Dove vai?- chiedo a Erica quando la vedo recuperare borsa e chiavi.

-A cercare di rimediare al casino che hai fatto- sibila a denti stretti -tu rimani qui e vedi di non fare altri danni-

-Ah, di sicuro lì non ci torno-

-Sei così....aaaah!- libera un ringhio, prima di uscire dalla stanza.

Col cazzo che rimango in camera dove non c'è manco dell' alcool decente.
Neppure un cazzo di televisore!
Le avevo detto di lasciar fare a me per l' albergo.
Sbuffo, recuperando portafoglio e tessera magnetica prima di scendere al bar.

Prendo posto al bancone su uno sgabello.
Due posti più in là vi è solo una persona.
Una donna.
Una bella donna, tra l' altro.

Lunghi capelli castani.
Un corpo sinuoso nascosto da un tailleur.
Degli stivali neri ai piedi.
Accanto a lei una 24ore.
Deve essere una donna d' affari.
Ne vedo molte vestite così che lavorano per mio padre.
Davvero affascinante.

-Una vodka con poco ghiaccio, per favore- dico al barista che finalmente si è degnato di considerarmi.

Lo ringrazio con un cenno del capo quando mi porge la bevuta.
Inizio a sorseggiarla accompagnandola con qualche nocciolina che rubo dalla ciotola di fronte.
Almeno una piccola gioia in questa giornata di merda.

So di aver deluso Erica.
So di essermi comportata male.
Ma cosa pretendeva?

Ho passato la mattinata a lavoro.
I miei mi stanno insegnando il mestiere e oggi è stato davvero sfiancante.
Dopo di ché ho guidato fino a Milano solo per lei.
Avrei sicuramente preferito rilassarmi a casa.
Invece che in questo alberghetto del cavolo.

-Che ci fa una bella ragazza da sola in questo posto?-

Alzo la testa trovandomi di fronte la donna di prima.
Mi sorride indicandomi il posto di fianco al mio.
Annuisco, permettendole di sedersi.

-Cercavo di bermi qualcosa di decente- rispondo -ma evidentemente era una richiesta troppo esigente-

-Capisco- annuisce, complice -comunque io sono Stefania-

-Eleonora- stringo la mano che aveva prontamente allungato -lei che ci fa qui?-

-Ti prego dammi del tu! Non credo di avere tutti questi anni in più di te- ride divertita -comunque, sono qui per lavoro-

-Che lavoro fai?-

-Sono la manager di marketing della mia azienda- dice, allungandomi un biglietto da visita -tu fai l' università?-

-Oddio no- mi affretto a rispondere, allungando le mani avanti -lavoro nella società di famiglia. La "Santoro Assicurazioni"-

-Oh mio Dio!- esclama, sopresa -tu sei imparentata con i Santoro?-

-Sì, sono la figlia-

-Questa si che è bella- sorride maliziosa -non sapevo che avessero una figlia così bella-

Ho capito perfettamente dove vuole andare a parare.
E sinceramente se non fossi impegnata ci farei pure un pensierino.
Ma non è così.
Menomale che una volta credevdo di essere etero al cento per cento.
Beata ingenuità.

Sto per dirle che tutto quello che ha in mente non m' interessa, ma non è ho il tempo.
Erica viene verso di noi come una furia.
Mi strappa un bacio poco casto, guardando poi Stefania con sfida.

-Oh, ok, ho capito!- dice, quest' ultima, alzando i palmi delle mani nella nostra direzione -è un peccato però- mi dedica un occhiolino prima di defilarsi.

-Erica..-

-Non ci posso credere!- sbotta, interrompendomi -abbiamo una discussione e tu vieni qui a rimorchiare una stronzetta da quattro soldi? Non sono stata via neanche un' ora!-

-Veramente ero venuta qui per bermi qualcosa e poi lei si è avvicinata- mi difendo -e stavo giusto per dirle che non m' interessava, ma tu mi hai anticipato-

-Tsé- sbuffa, richiamando l' attenzione del cameriere per ordinare un Negroni.

-Davvero, Erica? Un Negroni?-

-Fatti i cazzi tuoi- soffia, senza guardarmi -è stata una brutta giornata-

Mi limito a riportare l' attenzione alla mia vodka.
Con la coda dell' occhio la vedo dimezzare il suo cocktail in un solo sorso.
Cosa che mi fa preoccupare parecchio.

-Come è andata?- le chiedo, titubante -ho fatto un gran casino, vero?-

-No- scuote la testa guardando davanti a sé -non sei tu ad aver fatto un gran casino- sospira -la cosa con Stella è già praticamente finita. Non ha mai provato niente per lei. Non so perché ci sia andata a letto e penso che non lo sappia nemmeno lei e questo mi fa incazzare ancora di più-

-Incazzare?-

-Credi che importi solo a te di Francesca?- domanda, voltandosi finalmente verso di me -il fatto che sia stata la mia migliore amica a ferirla, mi uccide! Mi fa sentire in colpa!-

-Ma non è colpa tua, Amore- allungo una mano, accarezzandole una guancia.

-Lo so- mormora -ma odio vedere Feffe così- abbassa lo sguardo per un momento -le voglio davvero un gran bene, lo sai vero?-

-Certo che lo so-

-Non volevo dirti quelle cose, prima- confessa -cioè, non così almeno- abbozza un sorriso -ma oggi mi hai fatto davvero arrabbiare-

-Lo so- sospiro -mi dispiace-

-Alessia dice che ha bisogno di staccare da tutti noi per un po'- vedo una lacrima rigarle il volto -ho paura di perderla-

-Oh, Erica- mi sporgo in avanti abbracciandola stretta -mi dispiace! E' tutta colpa mia! Se vuoi vado subito a parlarle! Io..-

-No- si stacca, asciugandosi il volto -andiamo solamente a letto-

Si alza aspettando che io faccia lo stesso.
La seguo fino in camera, chiudendoci la porta alle spalle.
Ci cambiamo in silenzio per poi metterci a letto.
La sento sospirare un paio di volte.
Alla fine mi giro, abbracciandola da dietro.

-Ci sono io con te- le sussurro ad un orecchio -potrai sempre contare su di me. Anche se un giorno ci lasceremo. Quando avrai bisogno, chiamami e io verrò da te-

-Ti Amo, Ele-

-Ti Amo anche io-

-Non dire mai più, però, che ci lasceremo!- soffia, contrariata -o ti prendo a botte-






                                                                                                              **********





Sbadiglio silenziosamente, stropicciandomi gli occhi.
Apro gli occhi sorridendo successivamente.
Amo quando al mattino vedo Eleonora come prima cosa.
Mi era mancato dormire con lei.

Dorme beatamente.
Il viso rilassato a un soffio dal mio.
Un suo braccio a farmi da cuscino e l' altro che ancora mi avvolge il fianco.
Un brivido mi scorre lungo la schiena quando noto che è ancora nuda.
Immagini della sera precedente prendono forma nella mia mente, strappandomi un sorriso.

Ogni volta che facciamo l' amore è come se fosse la prima volta.
Me la ricordo molto bene.
Anche perché come potrei dimenticarla?
Non avevo mai provato niente di simile.

-Ehi- spalanca i suoi due zaffiri sorridendo leggermente -che fai? Mi fissi?-

-Amo guardarti dormire- confesso.

-Lo sai che è abbastanza inquietante, vero?- soffia, stringendomi a sé -mi è mancato svegliarmi con te nel letto- aggiunge poi, lasciandomi un bacio in fronte.

-Anche a me- sorrido contro il suo petto -non costringermi più a buttarti fuori di casa, ti prego!-

-Farò del mio meglio- ride prendendo ad accarezzarmi la schiena nuda -non ho molta voglia di tornare a Firenze, sai?-

-Nemmeno io- alzo la testa incrociando i suoi occhi -ma domani lavoriamo entrambe-

-Che palle- sbuffa come il peggiore dei bambini -quando ti daranno le ferie?-

-Direi da luglio a settembre. Lo sai che l' asilo chiude in quel periodo- 

-Che ne dici se prendessi due settimane ad agosto e andassimo da qualche parte?- propone, speranzosa.

-E dove vorresti andare?- le chiedo, obbligandola  a stendersi sulla schiena così da sovrastarla.

-Stavo pensando che mi piacerebbe visitare Cuba- confessa, baciandomi le labbra -che te ne pare?-

-Mi piacerebbe molto!- trillo, euforica -ma anche la Spagna non mi dispiacerebbe-

-Decidi tu, va bene? Io penso poi a prenotare!-

-Dio mio- soffio, rubandole un bacio -sei perfetta-

-No- scuote la testa -tu lo sei-

Mi lascio baciare.
Lascio che le sue mani mi accarezzino ovunque.
Le lascio fare di me ciò che vuole.
Mi lascio amare.
Perché so per certo che nessuno mi amerà mai quanto lei.
E che io non potrei mai amare nessun' altro come amo Eleonora.

Amo tutto di lei.
Ogni sua più piccola sfaccettatura.
Ogni lato del suo carattere.
Anche quello più buio.
Non le cambierei neanche un neo.

La nostra storia non è mai stata facile.
Eleonora non è una persona facile da comprendere.
Ma riesce a donarti tutta se stessa se le dimostri di potersi fidare.
E noi in questi ultimi cinque anni abbiamo fatto davvero dei progressi enormi.

Abbiamo imparato a conoscerci.
A sopportarci e supportarci al meglio.
Abbiamo imparato a lasciare i propri spazi all' altra.
O a capire quando non lasciarli.
Non ho mai avuto dubbi che lei fosse quella giusta.
Ricordo ancora il giorno che ho capito di amarla.




-SUSY! HO DETTO CHE CI VOLEVO LA PANNA!-

E' la prima cosa che sento quando metto piede in casa Santoro.
Maria mi ha chiamato implorandomi di passare da loro.
A quanto pare Eleonora oggi è intrattabile.
E spera che io possa farci qualcosa.

Mi dirigo in salotto e vedo sfrecciarmi accanto la povera Susy.
Mi guarda in un un misto di terrore e aspettative che mi lascia spiazzata.
Dai, è davvero così grave?
Va bene che stiamo insieme da pochi mesi, ma non mi sembra così ingestibile.

La trovo stesa sul divano avvolta da un piumone.
Stringe una borsa dell' acqua calda sulla pancia.
Sul tavolo vi è un piatto di biscotti e una tazza con quella che deduco essere della cioccolata calda.

-Ehi- la saluto, avvicinandomi -che hai? Sei malata?-

-No!- Susy appare di nuovo in sala rispondendo per lei -è solo quel periodo del mese e lei ne sta facendo una tragedia come al solito- le lancia un' occhiataccia, prima di spruzzare della panna montana nella sua tazza -contenta principessa?-

-Fottiti- sibila a denti stretti, incrociando le braccia.

La governante alza gli occhi al cielo, lasciandoci sole.
Povera donna.
Ora capisco tutto.

-Sei stata cattiva- le dico, parandomi di fronte a lei.

-E te sei proprio davanti alla tv- 

-Dai fammi posto- la incito a spostarsi in avanti, così da permettermi di sederle dietro per avvolgerla tra le braccia -non ti facevo così femminuccia deboluccia-

-Piantala!- soffia, schiaffeggiandomi una mano -non prendermi in giro-

-D' accordo, d' accordo- alzo le mani a mo' di resa -allora, che stavi guardando?-

-"I Passi Dell' Amore"-

-Oggesssssù!- sospiro -davvero, Ele?-

-Che vuoi? E' bellissimo!- si difende, alzando le spalle -e ora zitta che c'è la scena più bella-

Sinceramente quando Maria mi ha chiamato non mi aspettavo di certo questo.
Non pensavo che avrei mai visto Eleonora in questo stato.
Sogghigno divertita al pensiero di farle un video e mostrarlo a tutti i nostri amici.
Ma sarebbe troppo crudele anche per me, vero?

La mia attenzione viene rapita da un suo singhiozzo strozzato.
Mi sporgo leggermente in avanti per cercare di vederla in volto.
Non ci posso credere.

-Ma che fai, piangi?- 

-Stai zitta- tira su con il naso, recuperando un fazzoletto dal tavolincino.

-Ele..-

-Non capisci?- mugola -lui la vuole sposare anche se sa che lei morirà a breve! Quanto deve amarla?- stille salate continuano a rigarle il volto -quanto deve essere bello un amore così?-

-Sì, ma anche doloroso-

-E quindi non si dovrebbe amare per paura di soffrire? E' come dire di non mangiare la cioccolata per paura di ingrassare!- si volta a guardarmi -se amare fossì semplice, sarebbe alla portata di tutti. Ma non è così. L' amore richiede un impegno continuo, richiede pazienza e forza di volontà. Non è mai facile, ma come puoi fartelo scappare una volta che lo hai trovato?-

Non rispondo.
Mi limito a fissarla in silenzio fino a quando non riporta l' attenzione al film.
Quelle sue parole mi hanno tolto il respiro.
Hanno semplicemente fatto capitolare il mio cuore.
E sono riuscite a dare finalmente un nome a ciò che sento ogni volta che la vedo.

La stringo maggiormente a me, sospirando tra i suoi capelli.
La cullo dolcemente quando scoppia a piangere una volta che la protagonista muore.
Le bacio delicatamente una guancia, quando finalmente si calma.

-Dovrei raccontare a tutti questo tuo lato, Santoro-

-Non ti ci azzardare- soffia, a denti stretti -giuro che potrei ucciderti-

-Scherzavo- scoppio a ridere -tutto questo è solo mio. Tu sei solo mia-






-Amore, hai preso tutto?- mi chiede Eleonora, prima di lasciare la suite.

-Sìsì, andiamo!- entriamo in ascensore tenendoci per mano -dobbiamo passare alla reception a pagare-

-Ci ho già pensato io- m' informa, sorridendo dolcemente.

-Ma Ele!- sbuffo -ti avevo chiesto di fare a metà almeno per questo!-

-Se ti fa sentire meglio puoi pagare la cena stasera-

-Ah, certo! Uguale proprio- mi lamento, mettendo il broncio -sei impossibile!-

Usciamo nell' atrio dell' imponente hotel una volta che l' ascensore si apre.
Salutiamo cordiali i dipendenti all' entrata dicendo loro che lasceremo un' ottima recensione.
Ci dirigiamo poi alla moto, parcheggiata poco lontano.

Eleonora assicura per bene le borse riponendoci poi le nostre cose.
Mi passa il mio casco, recuperando successivamente il suo.
Si para di fronte a me cingendomi la vita con un braccio.

-Allora, andiamo?-

-Sì- annuisco, allunguandomi per lasciarle un bacio a fior di labbra -torniamo a casa-








__________________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Sì lo so, sono in mega ritardo e bla bla bla ^^
Che dire?
Settimane impegnative e vari problemi personali.
Ma ehi, questo al momento è il capitolo più lungo che ho scritto, quindi spero che mi perdoniate!

Ora, veniamo a noi!
Come avrete capito il capitolo parla del riavvicinamento di Erica e Eleonora.
Spero che abbiate apprezzato i vari momenti della loro storia.
Personalmente io le adoro.
Ma sono di parte e quindi non vale.

Il prossimo capitolo parlerà esclusivamente di Francesca.
Ci sarà anche Alessia, ovviamente.
Vedremo il "colloquio" che Feffe ha avuto con i suoi genitori e pure con sua sorella.
Eleonora vi ha accennato qualcosa in questo capitolo ;)

Grazie mille a tutti quelli che continuano a seguirmi.
Spero di non avervi deluso.
Aspetto con ansia i vostri pareri!
Per qualsiasi cosa, sapete come contattarmi.
Un abbraccio,

Crige.

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Capitolo 18
*** Offerte inaspettate. ***



Ad un certo punto della vita ti trovi a dover fare i conti con battaglie, mostri che non riesci a vincere.
Che per quanto ci provi, finisci sempre col ritrovarti al tappeto.
Completamente inerme, sconfitto.
Impotente di fronte al buio che lentamente ti avvolge.

Ti svegli ogni mattina con un macigno che pesa sul tuo stomaco.
Con la costante nuvoletta di Fantozzi sulla testa.
Le mani legate e il cuore che sembra restare fermo.

Sono quelle situazioni complesse alle quali non riesci a dare un nome.
Impossibili da decifrare e quindi da risolvere.
Ci sono decisioni da prendere e scelte da fare.
Ma ogni volta che decidi per una, finisce con lo sgretolarsi inesorabilmente sotto altri dubbi.

Non puoi neanche chiedere aiuto, pareri.
Perché riguardano te e te soltanto.
Nessuno potrà quindi aiutarti a capire cosa sia più giusto fare.
Ma come fai quando neanche tu sai cosa sia più giusto per te?

Ti alzi dal letto, fai colazione, vai a lavoro, torni a casa e conitnui così la tua routine.
Giorno dopo giorno.
A sperare che prima o poi il problema si dissolva nel nulla per conto proprio.
Ma dovresti aver imparato, ormai, che questo non avviene mai.

Perché per quanto tu ti sforzi di non ascoltare quella voce dentro di te che urla per farsi sentire, arriva sempre il giorno in cui dovrai farci i conti.
Ti ripeti che ci penserai poi, che può aspettare, ma dentro di te sai che non è più così.
Continuare a vivere nell' ignoranza ti sta distruggendo e sai benissimo che non puoi più andare avanti in questo modo.

Quindi durante una tua notte insonne decidi che da domani tutto sarà diverso.
Da domani impugnerai scudo e spada e affronterai quella battaglia a testa alta.
Perché non puoi più vivere prigioniero di te stesso.
E' giunta l' ora di dire basta.

Però poi il giorno dopo ti svegli e niente è cambiato.
E' ancora tutto lì e i tuoi buoni propositi non servono a nulla.
La vita non è un film e non ci sarà qualcuno che scriverà il finale al posto tuo.
Non basta dire di fare qualcosa per vederla avverarsi sul serio.
Si deve per forza agire.

Perciò basta fare la vittima.
Basta piangersi addosso.
Basta rimandare l' inevitabile.
E' l'ora di spiegare le ali e di volare in alto.

Prendi una decisione e mettila in alto.
Fai di tutto per portare avanti la tua posizione.
Fai di tutto per gettare acqua su quel fuoco che ti sta dando il tormento.
Riprendi in mano la tua vita.
Solo tu puoi farlo.














-Buongiorno, dormigliona!-

Quelle parole sussurrate al mio orecchio con voce roca mi fanno perdere un battito.
Tengo ancora gli occhi chiusi mentre lascio andare uno sbadiglio silenzioso.
Porto le braccia sopra la testa striracchiandomi.

-Feffe!- la sento ridere e questo mi strappa un sorriso -svegliati!-

Rotola sopra di me ridendo nuovamente.
Sento una sua mano sulla mia guancia.
Sfiora il suo naso con il mio.

-Ma tra le due non ero io quella che dormiva fino a tardi?-

-Le cose cambiano- apro le palpebre scontrandomi con le sue iridi color del cioccolato -e comunque io ti lasciavo sempre dormire senza disturbarti!-

-Certo, come no!- scuote la testa divertita -bugiarda!- soffia, prima di reclamare un bacio.

Mi era mancato tutto questo.
Svegliarmi e trovarla accanto a me.
Sentire la sua voce come prima cosa.
Trovare i suoi occhi non appena apro i miei.
Sono terribilmente fottuta.

Sospira quando porto le mani sul suo fondo schiena.
Si lascia sfuggire un gemito mentre la mia lingua passa sul suo labbro inferiore.
La sento muoversi sopra di me con impazienza.
Ma non possiamo.
E lo sa pure lei.

-Ok- mormora, staccandosi controvoglia dalle mie labbra -ok- ripete -vado a farti il caffè o non riuscirò più a controllarmi-

-Credo sia meglio- le sorrido, accarezzandole il viso -vado in bagno e ti raggiungo in cucina-

-Ti aspetto- fa scontrare ancora una volta le nostre bocche, prima di saltare giù dal letto.

Libero un sospiro frustrato, scostando il lenzuolo.
Odio tutto ciò.
Odio dover controllare ogni minima mossa e parola.
Ma cosa dovrei fare?

La situazione è complicata e io non ho idea di come renderla più semplice.
Forse sarebbe stato meglio bloccare tutto sul nascere.
Ma è Alessia.
E quando si tratta di lei, io non capisco più nulla.

Mi sciacquo velocemente il viso e mi lavo i denti.
Infilo un paio di pantaloncini sotto la maglia che indosso e raggiungo Ale in cucina.
La trovo intenta a preparare la Moka di caffé già vestita di tutto punto.
Le arrivo silenziosamente alle spalle, abbracciandola poi all' improvviso.

Il sorriso mi muore sulle labbra quando la sento urlare spaventata.
Si volta di scatto, spingendomi con forza lontano da lei.
Ha il respiro affannato e le sue pupille schizzano in ogni direzione.

-Ehi- soffio, allungando una mano nella sua direzione -calma, Ale, sono io-

-Feffe- sussurra, puntando finalmente il suo sguardo nel mio -Feffe- ripete, con più convinzione, prima di gettarsi tra le mie braccia.

-Ehi, scusami- mormoro al suo orecchio, stringendola -non volevo spaventarti-

-Scusa tu- dice, dopo qualche minuto -non so che mi è preso-

-Cosa...-

-Devo andare- si stacca da me in modo brusco -io devo andare- dice tra sé e sé correndo a recuperare le sue cose.

Sbatto le palpebre un paio di volte e scuoto la testa incredula.
Non riesco a capire.
Che diavolo le prende?

Le vado incontro quando la vedo intenzionata ad uscire di casa.
Cerco di agguantarla per un braccio ma la mia attenzione viene rapita da Eleonora che è appena uscita dalla sua stanza.
Sbadiglia rumorosamente facendo voltare entrambe nella sua direzione.

-Ciao Ale- saluta cordiale, rivolgendomi poi uno sguardo confuso quando la vede uscire dalla porta senza dire niente -ma che le prende?-

-Non lo so- ammetto, sospirando -è strana-

-Cos'è successo? Ci avete dato troppo dentro stanotte?- chiede con un sorriso divertito -nel caso siete state silenziosissime perché io non ho sentite nulla-

-Piantala, Nene- la riprendo, secca, superandola per tornare in cucina.

-Ehi- mi corre dietro -che è successo?-

-Non lo so- ammetto, togliendo la moka dal fornello.

-Ha tirato fuori argomenti scomodi prima di farti bere il caffè? Eppure dovrebbe conoscerti!-

-Smettila di scherzare!- sbotto, sbattendo la mia tazza sul tavolo -è una cosa seria!-

-Scusa- borbotta, prendendo posto al tavolo -spiegami allora-

Sbuffo, sedendomi di fronte a lei.
Bevo distrattamente la mia droga mattutina pensando a quello che è appena successo.
Ok, va bene, posso averla colta di sorpresa ma mi è sembrata una reazione esagerata.
E poi perché è scappata da me?
Credo che ci sia qualcos' altro dietro.
Qualcos' altro di cui io non sono al corrente.

Ho bisogno di parlare con lei.
Ma stamattina proprio non posso.
Mi ero ripromessa di andare dai Santoro.

-Allora?- Nene richiama la mia attenzione sventolandomi una mano davanti -mi spieghi?-

-Non so cosa dire, in realtà- ammetto, sospirando -l'ho semplicemente abbracciata da dietro e lei mi ha spinto via. Era terrorizzata e persa chissà dove. Dopo, come hai visto, è letteralmente scappata-

-Ma non ha senso- scuote la testa -non è che si è arrabbiata per qualcosa?-

-No- mormoro -non è successo niente!-

-Non è che magari è arrabbiata proprio perché, sì..ecco... non è successo niente niente?- domanda in modo allusivo.

-Ma è possibile che pensi solo a quello?- soffio, alzandomi -non andiamo a letto di comune accordo. Peggiorerebbe le cose!-

-Eh certo!- scrocchia le labbra -perché adesso sono semplicissime! Hai almeno deciso cosa vuoi fare?-

-Non riniziare!- l' ammonisco, puntandole un dito contro.

-Non ti sto accusando di niente, Feffe- addolcisce il tono -ho solo paura che vi facciate del male-

-Bhé, ti ringrazio, ma non sono affari tuoi!-

-Se permetti invece sì- ribatte, guardandomi duramente -perché quando te ne andrai e lei rimarrà qui sarà un casino! Io non potrò esserti accanto e a Erica toccherà il compito di stare vicino ad Alessia, quindi sì- sospira -sono affari miei. Tu sei affar mio-

-Per quanto quello che hai detto suoni estremamente carino, rimango dell' idea che non siano affari tuoi-

Sbuffa sonoramente roteando gli occhi.
La ignoro prendendo un sorso del mio caffè.
Ma non capisce che ricevere pressioni da parte di tutti peggiora solamente le cose?

So che quando me ne andrò sarà un casino.
So che una volta tornata a Londra starò di merda e che Alessia non starà certo meglio.
Ma che avrei dovuto fare?
La verità è che mi mancava terribilmente.
Mi è sempre mancata.
Non riuscivo più a sopprimere tutto.

-E se tu rimanessi?- chiede, in un sussurro, senza guardarmi.

-E poi?!- domando, retorica -rimango qui e torno a fare la barista? Lascio un lavoro che mi piace e per cosa? Per una relazione che è già finita di merda una volta?-

-Non è detto che debba andare di nuovo così-

-Sì, ma come faccio a saperlo?-

-Non puoi- scrolla le spalle -ma se l' Amore fosse così semplice e scontato, non sarebbe bello. Non credi?-

-Oddio- sbuffo -se Eleonora Santoro arriva a farmi discorsi diabetici sull' amore vuol dire che siamo davvero alla frutta!-

-Ah ah ah, davvero spiritosa- mi fulmina -intanto delle due chi è che ha una relazione stabile da cinque anni?-

-Ma se Erica ti ha cacciato di casa!- rido, sbeffeggiandola.

-Questo è solo un futile dettaglio e un incidente di percorso- sventola una mano, sminuendo la cosa -abbiamo già risolto la maggior parte del problema-

-E io sono contenta per voi- soffio, alzandomi per mettere la tazza vuota nel lavello -questo però non ti da il diritto di dirmi come comportarmi-

-Ovvio che no- risponde -ma quello di darti un suggerimento, sì! Parla con Alessia, ma davvero però! Cercate di capire cosa volete veramente entrambe- si alza, imitandomi -adesso devo andare a lavoro, ma per favore, pensa a quello che ti ho detto-

Sbuffo per tutta risposta facendola sorridere.
Scuoto la testa dirigendomi in camera per cambiarmi.
Il discorso Alessia dovrà aspettare.
Adesso devo andare dai Santoro e affrontare mia sorella.
E' già una cosa abbastanza dura da fare di mattinata.
Forse dovrei farmi un altro caffè.

Indosso degli short e una t-shirt semplice bordeaux.
Metto le Vans e recupero telefono, chiavi e portafoglio.
Faccio un urlo di saluto a Nene per poi uscire di casa.
Tempo un minuto e sono già al portone della villa.

-Ciao Susy!- saluto cordiale la cameriera che è venuta ad aprirmi -i Santoro?-

-Sono in cucina a fare colazione- sorride -vai pure-

-Grazie!-

La supero attraversando poi il salotto per arrivare in cucina.
Li trovo uno di fronte all' altro intenti a bere il porprio caffè.
Giovanni con una copia del giornale in mano e Maria che scorre l' indice sul suo smartphone.
Una scena che ho visto almeno un miliardo di volte.

-Buongiorno!-

-Francesca!- l'uomo abbassa il quotidiano rivolgendomi un gran sorriso -non ti aspettavamo!-

-Ciao Tesoro- Maria mi sorride dolce indicando la sedia di fronte a lei -vieni a berti un caffè con noi-

-Volentieri- annuisco, prendendo posto accanto a Giovanni.

In realtà non so bene cosa dire.
Mi sento solo in dovere di dire qualcosa.
Di prendere una posizione.
Di far capire loro quanto io sia in disaccordo con le decisioni che hanno preso nell' ultimo periodo.
Perché il fatto che io abbia fatto come mi avevano chiesto non implica che avessero ragione.

-Che ci fai qui?- domanda la donna, passandomi una tazza.

-Volevo parlarvi-

-Immaginavo- annuisce Giovanni, voltandosi per guardarmi -te lo leggevo in faccia-

-Ci dobbiamo preoccupare?- aggiunge sua moglie -è successo qualcosa?-

-Nono- mi affretto a dire -sentivo solo il bisogno di dirvi due cose-

-Lo sai che a noi puoi dire tutto- il padre della mia amica mi stringe affettuosamente una mano -hai bisogno di qualcosa?-

-No- scuoto la testa -vi informo solo di alcune cose-

-Hai la nostra più completa attenzione- Maria annuisce seria, abbandonando il cellulare sul tavolo.

Non so bene da dove iniziare.
Forse è meglio se inizio dalla cosa più semplice.
Anche se è tutto molto relativo.
So già come la prenderanno.

-Ho iniziato a riuscire con Alessia- butto la bomba, vedendo i loro volti scurirsi all' improvviso -ma le cose sono diverse e vi giuro che ci ho pensato davvero tanto prima di prendere questa decisione e so che è un casino perché presto me ne riandrò, ma non sapevo più ignorare la cosa e..-

-Calma, Francesca- Maria m' interrompe alzando una mano -ti fa stare bene?-

-Sì- annuisco, convinta.

-Ok, allora- scrolla le spalle -ma sarò chiara e sincera: tutto ciò non mi piace e non mi entusiasma. L' ultima volta abbiamo rischiato di perderti. Quando ti ho trovata su quel divano che respiravi appena, stava per venirmi un infarto. E' stato orribile e non so come avrei fatto se le cose fossero andate diversamente. Tu sei mia figlia..-

-Nostra figlia- aggiunge serio Giovanni.

-Nostra figlia- ripete la donna, sorridendogli -e so che non è stato solo a causa sua, ma non voglio che si ripeta mai una cosa del genere. Non lo reggerei-

-Noi vogliamo solo il meglio per te- la interrompe l' uomo accanto a me -è stato difficile consigliarti di andare via per un po' e lo è stato ancora di più quando ci hai comunicato che non saresti tornata, ma lo abbiamo fatto per te. Ma non possiamo dirti noi cosa fare, giusto? Sei grande abbastanza per saperlo da sola. Quindi, se questa ragazza è quello che vuoi, va bene, ma riflettici sul serio. Cosa intendi fare, Francesca?-

-Non lo so- scuoto la testa, commossa dalle loro parole -io non lo so- ripeto, lasciando andare un sospiro -io provo ancora qualcosa per lei, ma non so se voglio mollare la mia vita a Londra per questo. Lì ho un lavoro che mi piace, una squadra in cui mi trovo bene e la città mi piace veramente molto. Se tornassi qui cosa farei? Tornerei a lavorare al Danger? E poi? Io voglio fare la grafica! Voglio disegnare e lavorare a qualche progetto pubblicitario. Sì, essere la proprietaria del pub mi garba molto, ma non potrei mai tornare a lavorarci a tempo pieno-

Mi lasciano finire ascoltando interessati.
Ogni tanto si scambiano qualche occhiata che non riesco a decifrare.
Ma non abbandonano mai l' attenzione da me.

Le loro parole mi hanno colpito molto.
Non abbiamo mai veramente parlato di come è stato per loro trovarmi quasi morta.
Abbiamo sempre evitato l' argomento o ne abbiamo parlato solamente dal mio punto di vista.
So che non deve essere stato facile per loro.
Non mi scuserò mai abbastanza per questo.
Ho fatto un tremendo errore, ma son certa che non lo ripeterò mai più.

-E se ti dessi un lavoro nella mia società? Potresti entrare nel team del marketing, fare carriera, lavorare ai progetti per la nostra pubblicità e chissà, magari un giorno potrai essere a capo del team-

Sbatto le palpebre più volte cercando di assimilare bene quelle parole.
E ora cosa dovrei rispondere?
Non posso negare che l' offerta mi alletti molto, ma è davvero quello che voglio?
Ho lavorato così tanto per raggiungere la mia indipendenza.
Cosa penserei di me stessa se tornassi  a farmi risolvere i problemi dai Santoro?

-Non mi devi rispondere adesso- sorride -solo, pensaci, ok? Puoi fare questo per noi?-

-D' accordo- annuisco, regalandogli un gran sorriso.

-E ora dicci, qual è l' altra questione di cui volevi parlarci?- domanda, curiosa, Maria.

Ora arriva la parte più complessa.
Perché non so se siano esattamente affari miei o meno.
Ma non riesco più a stare zitta.
Quindi da qualche parte dovrò pur cominciare.

-Eleonora- rispondo, rivolgendo una rapida occhiata ad entrambi -vorrei parlare di Eleonora-

-Avete ancora problemi?-

-No, Maria- sospiro -solo, ecco....ritengo che non vi siate comportati bene nei suoi confronti e non ce la faccio più a tenermi tutto dentro-

-Dicci tutto, allora- mi sprona, Giovanni -cosa vuoi dirci?-

-Credo che con lei voi abbiate sempre dato un po' tutto per scontato. Solamente perché lei riesce a gestire al meglio ogni situazione, non implica che non ci soffra. Ad esempio, sapevate che era innamorata di Federica?-

-Cosa?- chiedono in coro, stupiti.

-Già- annuisco -me lo ha confessato durante una nostra recente discussione. Non mi ricordo molto del periodo dopo la sua morte. Però ricordo perfettamente che voi non mi avete lasciato un attimo da sola, ma anche Eleonora aveva bisogno di voi. Forse più di quanto ne avessi io. Si è sentita sola e io non mi perdonerò mai per questo-

-Noi...noi non ne avevamo idea- balbetta tra sé e sé sua madre.

-Sapevate che Erica l' ha cacciata di casa qualche giorno fa? Perché non riusciva ad affrontare il tuo tumore se non con droga e alcool e Erica non ne poteva più di vederla così- li informo, notando gli occhi di Maria inumidirsi -non dovevate tenerle nascosta una cosa di questa portata. Ancora una volta avete messo davanti me a lei e si è sentita esclusa, di nuovo. Certo, adesso sta meglio e con Erica è quasi tutto risolto, ma non riesce a perdonarvi e questo pesa molto anche sulle persone che la circondano-

Crolla un silenzio imbarazzante.
Giovanni ha lo sguardo perso nel vuoto e una mano intrecciata a quella di sua moglie.
Maria continua a scuotere il capo e ad asciugarsi qualche lacrima sfuggita al suo controllo.
Non volevo sbattergli in faccia tutto ciò e non so neanche se Nene lo volesse, ma dovevo dire qualcosa.
Lo dovevo a lei.

-Cosa...cosa ci suggerisci di fare?- Giovanni si schiarisce la voce, tornando a guardarmi.

-Parlatele- gli dedico un sorriso -ma sul serio però! Senza dirle che vi deve capire o di fare la persona matura. Ha bisogno di sapere che siete dalla sua parte-

-Ma noi lo siamo!- si intromette Maria -lo siamo sempre!-

-Allora fateglielo capire!- ribatto -lei vi adora e odia avercela con voi-

-Lo faremo- afferma, convinto, suo padre -stasera stessa- recupera il telefono, abbandonando la stanza.

-Maria, io.... scusa se ve l'ho detto così...-

-Shhh- m' interrompe, prendendomi una mano -hai fatto bene a dircelo-

Mi sorride per poi alzarsi.
Mi viene incontro allargando le braccia.
Lascio la sedia accogliendo l' invito.
Un abbraccio è proprio quello che mi serviva.

-Sono così orgogliosa di te, bambina mia- mormora al mio orecchio -sei diventata una splendida donna-

-Tutto merito vostro- 

-Non credo- si stacca dalla stretta, senza però allontanarsi -tua sorella è di sopra, perché non provi a parlarci?-

-Vado- annuisco, lasciandole poi un bacio sulla guancia -grazie-

Mi dirigo verso le scale liberando un gran sospiro.
E anche questa è andata.
Spero che Nene non mi uccida se e quando scoprirà tutto ciò.
Adesso viene la parte più complessa.
Non so davvero che cazzo dire a Marta.

Sbuffo sonoramente arrestandomi davanti la porta di camera sua.
Prendo un bel respiro e poi busso.
Entro non appena avuto il permesso.

La trovo alla scrivania intenta a guardare non so che cosa al computer.
La sua espressione si indurisce non appena nota la mia presenza.
Chiude di scatto il portatile, alzandosi successivamente.

-Che ci fai te qui?-

-Volevo parlarti, Marta- dico, andando a sedermi sul grande letto al centro della stanza.

-Beh, io non ci voglio parlare con te-

-Allora ascoltami- sospiro, ricevendo uno sbuffo come risposta -mi dispiace, ok? Mi dispiace di non averti detto di quell' incidente e di averti lasciato di nuovo indietro. Non volevo coinvolgerti nei miei casini! Ti stavi appena riprendendo da tutto quanto, avevi appena trovato il tuo posto qui e io non volevo incasinarti di nuovo. Giusto o sbagliato che sia, ho preferito tenerti all' oscuro. Non ti ho portato a Londra con me perché mi sembrava assurdo sballottarti da un' altra parte ancora e poi non ero sicura nemmeno io di quello che avrei trovato una volta arrivata lì. Non potevo prendermi cura di te, non perché non volessi, ma perché non ero in grado!-

-L' ho capito questo!- ribatte, dura, voltandosi a guardarmi -ti ho solamente chiesto di rimanere o di portarmi con te adesso!-

-Ma capisci che non puoi chiedermi una cosa del genere?-

-Perchè?- 

-Perché non so neanche io cosa cazzo voglio fare!- confesso, alzando un po' il tono -non posso rimanere qui perché siete tutti a chiedermelo, ma perché è quello che voglio! E al momento non so cosa voglio! E non posso portarti a Londra con me perché è una cosa assurda! Tu hai tutta la tua vita qui! Vita che ti sei guadagnata lottando! Non puoi mollare tutto così!-

-Tu lo hai fatto però!-

-Ma io sono quasi morta, Marta- soffio -mi ero persa! Non sapevo più chi fossi o cosa volessi! Per quello me ne sono andata e ora laggiù ho una vita! Non posso decidere di mollare tutto così da un momento all' altro-

-Ti odio!- urla, facendo due passi nella mia direzione -ti odio perché non posso neanche avercela con te!-

-Marta..-

-No!- alza una mano, interrompendomi -non posso avercela con te perché tu hai fatto molto per me! Io ti devo tutto, forse molto di più di quello che devo ai Santoro e questo mi impedisce di avercela con te. Ma ciò non implica che odio quando prendi una decisione senza interpellarmi! Sono tua sorella! Sono la tua cazzo di famiglia! Vorrei che tu mi rendessi partecipe della tua vita! Non sono più una bambina, Francesca!-

Rimaniamo a fissarci per un tempo indefinito.
Manco mi sono resa conto di essermi alzata a mia volta.
Le sue parole mi hanno colpito in pieno come un getto d' acqua gelata.
Ho sbagliato e me ne rendo perfettamente conto.

-Mi dispiace- mormoro, in fine -ho sbagliato a non dirti niente- ammetto, facendo qualche passo verso di lei -non ti nasconderò più niente, ok?-

-Ok- sussurra.

-Ti renderò partecipe-

-Ok-

-Pace?- le sorrido, allargando le braccia.

-Forse- sorride furbamente, per poi correre a farsi abbracciare -odio essere arrabbiata con te-

-E io odio quando sei arrabbiata con me-

-E io odio che tu esca di nuovo con Alessia-

-Cosa?- mi stacco, arretrando di un po' così da poterla guardare negli occhi.

-Credevo stessimo facendo il gioco del "io odio"- porta una mano dietro la nuca -mi sono lasciata trasportare-

-Marta..-

-Okok, va bene- sbuffa -non ho niente contro di lei, ok? Vabbé, forse un pochino, però cazzo, Francesca! E' anche colpa sua se sei quasi morta e sei andata via! Quindi scusami se un po' sta cosa mi fa incazzare!-

-Non è stata colpa sua!- ribatto -è stata solo colpa mia- la guardo duramente -lei al momento mi fa stare bene, non so come andrà a finire, ma per ora mi basta questo, ok?-

-Ok- annuisce -però, stai attenta, ti prego-




                                                                                                   **********



-ALESSIAAAA NOI USCIAMO!-

Sento urlare mia madre da fuori camera mia.
Susseguono poi dei passi frettolosi giù per le scale e in fine il portone di casa che sbatte.
Sono sola.
Finalmente, oserei dire.

Quando sono rientrata praticamente correndo ho usato la scusa del "non mi sento tanto bene".
Mamma se l'è bevuta e così ho evitato le sue domande su dove avessi passato la notte e del perché io avessi così tanta fretta di chiudermi nella mia stanza.
Non ero in vena di spiegare.
E poi non avrebbe capito.
Non avrebbe capito perché non sa nulla.
Assolutamente un cazzo di niente.
Perché io non le ho detto niente.

Non mi riferisco alla parte su Francesca.
Ma sull' altra parte.
Quella che sta spingendo per uscire.
Quella che ho sepolto nell' angolo più remoto della mia mente e che ho giurato che mai avrei ritirato fuori.
Però stamattina non ho sentito arrivare Feffe alle mie spalle e mi sono seriamente spaventata.
Così adesso mi devo pure inventare una scusa che regga.
Perché non posso dirle tutto, vero?!

Ad ogni modo prima o poi dovrò pure dire ai miei che frequento di nuovo Francesca.
Credo che non ne saranno troppo contrari.
L' hanno sempre adorata.
In tutti questi anni non hanno mai smesso di dirmi che peccato fosse stato il fatto che ci fossimo lasciate.
Quindi immagino che saranno entusiasti della cosa.
Forse più di quanto ne sono io.
Ho davvero bisogno che parliamo sul serio di quello che abbiamo intenzione di fare.
Non posso andare avanti nuotando in un mare di "non lo so".

Alzo la testa di scatto quando sento suonare il campanello.
Non ho nessuna voglia di andare ad aprire.
Non voglio vedere nessuno.
Voglio restare qui con la faccia abbandonata sul cuscino a fingere di essere morta.

Un altro trillo.
E un altro ancora.
Eccone arrivare un altro.
Capisco che non me la caverò così facilmente.

Mi alzo sbuffando pesantemente.
Corro giù per le scale a piedi nudi.
Apro la porta e i miei sospetti erano decisamente fondati.
Feffe.

Feffe con un' espressione rammaricata in volto e un sacchetto di carta in mano.
Feffe con i suoi short di jeans, la sua maglietta bordeaux e le sue Vans basse.
Feffe e i suoi occhioni verdi e quel sorriso sghembro che adoro.
Dovevo saperlo che sarebbe venuta a reclamare spiegazioni.

-Ehi- soffia -scusa se non ti ho avvisato, spero che tu non stessi dormendo!- 

-No, tranquilla-

-Ti ho portato una vaschetta di gelato dal tuo posto preferito-

-Non dovevi- le sorrido -entra-

Mi sposto di lato facendola passare.
Lascio che mi segua fino in cucina.
Sento il suo sguardo sullla mia schiena mentre recupero due cucchiai dal cassetto del mobile.

-I tuoi?-

-Sono usciti- rispondo, girandomi nella sua direzione -dai, sediamoci e facciamo merenda!-

Non risponde.
Si limita a prendere posto a tavola.
La imito sedendomi di fronte.
Apro il sacchetto, sorridendo davanti alla gigantesca vaschetta di gelato.

-Volevi sfamare tutto il quartiere?-

-Non sapevo che gusti scegliere- ammette imbarazzata -è un po' che non ci mangiamo un gelato insieme. Non so neanche se questa continua ad essere la tua gelateria preferita-

-Lo è- annuisco, lasciandole una carezza sul dorso della mano -e qualsiasi gusto tu abbia scelto andrà benissimo-

-Speriamo! Altrimenti busso alla porta del vicino e sento se ne vuole un po'-

-Scema!- scoppio a ridere facendo nascere un sorriso sul suo viso -Feffe, io...

-Stamattina sono andata a parlare coi Santoro- mi interrompe, affondando il suo cucchiaino nella crema -gli ho detto che usciamo di nuovo insieme-

Ho capito perfettamente cosa sta cercando di fare.
Deve aver intuito che non sono ancora pronta per parlare di ciò che è successo stamattina.
Quindi cerca di farmi distrarre e so che non sarà lei a iniziare il discorso.
Aspetterà i miei tempi.
Dio, ma come si fa a non essere innamorati di lei?!

-E come è andata?- domando, assaggiando il gusto allo yogurt -e comunque questo è il tuo gusto preferito! Non il mio!-

-Non ho resistito, scusami!- confessa, ridendo successivamente -comunque- torna seria riprendendo il discorso -non ne erano entusiasti, soprattutto Maria-

-Posso immaginare il motivo- sospiro, abbassando la testa.

-Cambieranno idea, vedrai- mi rassicura, stringendomi una mano -e Giovanni mi ha offerto un lavoro nella loro società-

-Cosa?-

-Sì- annuisce -un posto nel team del Marketing-

-E...?-

-E non lo so! Non mi dispiacerebbe come impiego! Insomma, farei più o meno quello che faccio adesso ma ad un livello più ristretto e mirato, quindi sotto un punto di vista non sarebbe male perché renderebbe le cose più semplici-

-Ma...?-


-Ma non lo so, Alessia- sospira -ho appena raggiunto la mia indipendenza e non so come sarebbe tornare sotto l' ala dei Santoro. Mi sembrerebbe di fare un enorme passo indietro-

-Lo capisco- cerco il suo sguardo sorridendo una volta averlo trovato -ma pensa più in grande. Insomma, lavoreresti nello stesso posto di Eleonora e sicuramente avrai modo anche di fare carriera e di puntare più in alto. Giovanni non ti ha di certo privilegiato dandoti subito un impiego di spicco scavalcando altri! Ti sta facendo partire dal basso offrendoti un lavoro che ti compete e che hai già svolto ampiamente a Londra con successo. Che ci sarebbe di male?-

Restiamo in silenzio ognuna persa nei proprio pensieri.
Sarebbe davvero fantastico se lei rimanesse qui.
Ma non voglio forzarle la mano.
Non voglio pressarla.
Voglio che lei scelga di testa sua.
Non vorrei ritrovarmi un giorno a litigare con lei e a sentirmi rinfacciare tutto.
Non deve rimanere qui per me, per i Santoro o che ne so.
Deve rimanere qui perché è quello che vuole.

-Ho bisogno di pensarci su-

-Ovviamente- intreccio le dita della mia mano con le sue -non deve essere una decisione facile-

-Se io torno a Londra come è molto probabile che accada, noi cosa faremo?- domanda, all' improvviso, cambiando discorso.

-Non lo so, Feffe- sento il cuore battere all' impazzata -tu hai già pensato a qualcosa?-

Non posso credere che stia affrontando questa conversazione di sua spontanea volontà.
Iniziavo a non sperarci più.
Ma adesso che ne stiamo finalmente parlando ho paura di quello che potrebbe uscirne.
Non sono pronta a lasciarla andare.
Non voglio perderla di nuovo.

-Beh, tu a Londra non puoi venire perché devi finire l' università e una relazione a distanza come andrebbe? Insomma, non abbiamo retto i Km che separano Firenze da Milano, come potremmo sostenere questi?- sospira, passandosi una mano sul viso -l' unica soluzione che mi viene in mente è quella di rimanere solo amiche, in contatto, ma quando mai noi siamo state solo amiche? Non so Alessia- scuote la testa -se tornerò davvero a Londra forse la scelta migliore sarà quella di sentirci una volta ogni tanto e aggiornarci sulle nostre vite, ma non voglio legarti a me. Voglio che tu ti faccia la tua vita-

-Francesca...-

-Non voglio perderti ancora- confessa, puntando le sue iridi nelle mie -non sopporterei  il pensiero di non averti nella mia vita. Penso di poter reggere l' idea di averti solo come amica, ma non quella di non averti per niente-

Non so cosa dire.
Non so cosa dire perché la verità è che una parte di me si aspettava tutto ciò.
Sapevo che avrebbe detto questo.
Che se lei tornerà a Londra noi non saremo nient' altro se non semplici amiche.
Il punto è che ha ragione: quando mai noi siamo state solo amiche?
Immagino che dovremmo provare ad esserlo.

-Baciami- mormoro, dopo parecchi minuti.

-Cosa?-

-Baciami- ripeto, con più convinzione -se davvero te ne andrai e io non potrò farlo mai più allora...baciami!-

Mi alzo in piedi andandole incontro.
Resto di fronte a lei che ora si è girata sulla sedia così da poter essere faccia a faccia.
Allarga le gambe permettendomi di mettermici in mezzo.
Porta una mano sul mio viso non staccando neanche per un momento gli occhi dai miei.
Si allunga in modo da sfiorare il naso con il mio.
Sento il suo respiro infrangersi sulla mia bocca.
Ancora qualche secondo e poi, finalmente, le sue labbra sono sulle mie.

Si muovono insieme mentre allaccio le braccia intorno al suo collo.
Le sue volano sui miei fianchi stringendomi maggiormente a lei.
Sospiro quando la sua lingua disegna il contorno del mio labbro inferiore.

Lascio che le nostre lingue danzino insieme.
Non sono ancora pronta a staccarmi da questo bacio.
Vorrei che durasse in eterno.
Vorrei che ci risucchiasse in una bolla lontano dallo scorrere del tempo.

Senza avere decisioni da prendere.
O una scadenza che pesa sulle nostre teste.
Vorrei solamente non dover pensare costantemente a quando sarà l' ultima volta che la bacerò.

-Mi spiace di essere un casino- sussurra, una volta aver poggiato la fronte contro la mia.

-No- scuoto la testa -è a me che dispiace. Mi dispiace di aver mandato tutto a puttante tre anni fa-

-Non importa, Alessia- porta due dita sotto il mio mento intimandomi di guardarla negli occhi -non si può cambiare il passato, ma possiamo cercare di rendere migliore il futuro-

-Stai forse cercando di darmi altri motivi per mandare a fanculo la mia coscienza così da portarti di sopra e strapparti i vestiti di dosso?-

-Scema- scoppia a ridere, contagiandomi poco dopo -cerchiamo di goderci il tempo insieme e poi quello che sarà, sarà ok?-

-Sono d' accordo- annuisco, stampandole un bacio sulle labbra -ci guardiamo un film?-

-Magari stasera- dice, alzandosi -devo fare una cosa prima-

-Mi abbandoni di già?-

-Devo- risponde, sconfitta -stamattina ho risolto con Marta e adesso devo davvero andare da Ilaria a chiederle scusa-

-Poi torni qui?- domando, richiedendo un abbraccio che non mi nega.

-Lo sai che tornerò sempre da te- mi regala uno dei suoi sorrisi più belli.

-Ok, vai via immediatamente o ti strappo davvero i vestiti di dosso!-

Scoppia a ridere lasciandomi poi un bacio sulla bocca.
Mi dedica un' ultima carezza sulla guancia  e un' occhiata smielata prima di sparire dalla mia vista.
Sento il portone di casa sbattere poco dopo.
Libero un sospiro frustrato.
Necessito di una doccia fredda.
Molto fredda.



                                                            **********


Ho rimandato questa cosa fino a quando ho potuto.
Ma adesso non riesco più a sopportare questo peso che mi attanaglia lo stomaco.
I sensi di colpa si stanno facendo ingombranti.
Metterli a tacere non mi è più possibile.

Prendo un bel respiro mentre penso a che parole usare.
Il punto è che nessuna cosa che io possa dire rimedierebbe alla mia stronzaggine.
Odio averla ferita.
Odio averle urlato contro.
Mi sono comportata davvero malissimo.

Chiudo gli occhi per un momento prima di bussare alla porta.
Sono risuscita ad evitare il citofono trovando la porta del condominio aperta.
Meglio un attacco a sorpresa.

Le risate che sentivo provenire da dentro l' abitazione si fanno sempre più vicine.
Pochi istanti dopo Lucia si presenta davanti a me.
Il sorriso le muore sulle labbra.

-Che cazzo ci fai te qui?- domanda con tono scontroso -non mi sembra di averti invitato-

-Devo parlare con Ilaria- sospiro -è qui?-

-Sì- soffia -ma non credo che voglia parlare con te-

-Perché non lo facciamo decidere a lei?-

Inizio davvero ad alterarmi.
Capisco che è la sua ragazza e che merito un po' di astio da parte sua.
Ma così è veramente troppo.
Lei non sa un cazzo e non si può permettere di parlarmi così.

-Lascia, Amore, ci penso io-

Ilaria sbuca da dietro la mia compagna di squadra, avvolgendola in un abbraccio.
Le bacia una guancia per poi invitarla a lasciarci da sole.
Lucia mi dedica un' ultima occhiataccia prima di sparire dalla mia vista.

Io e la mia amica restiamo a fissarci senza dire niente.
Non riesco a decifrare la sua espressione.
Immagino che il mio imbarazzo per lei sia palese, invece.

-Facciamo due passi?- le chiedo, in fine -o preferisci stare dentro e nel caso farmi poi sbranare dal Bulldog che è in casa con te?-

-Non fare la stronza, Creatini- mi ammonisce -non credo che tu sia nella giusta posizione per farlo- afferma, chiudendosi poi la porta alle spalle -usciamo-

La seguo giù per le due rampe di scale con le mani in tasca.
In rigoroso silenzio completamente insicura su cosa dire.
Ho combinato davvero un gran casino con lei.

Abbandoniamo il condominio incamminandoci sul marciapiede.
Una di fianco all' altra abbastanza lontante, attente a non sfiorarci minimamente.
Odio questo gelo tra di noi.
E' una situazione totalmente nuova per noi due.

-Mi dispiace- mormoro dopo parecchi minuti, con lo sguardo basso -ho fatto decisamente l' idiota-

-Tu credi?!- chiede, sarcastica -non mi meritavo tutto quello che mi hai detto-

-Lo so- sospiro -sono stata una stronza, ipocrita, immatura del cazzo-

-Puoi dirlo forte- sbuffa, senza aggiungere altro.

Continuiamo a macinare metri senza proferire parola.
Ogni tanto mi sento il suo sgurdo addosso.
Ma non sono ancora pronta a sostenerlo.
Mi sento davvero una merda.

-Ho solo paura di perderti-

-Francesca- si arresta di botto, agguantandomi per un braccio -guardami- mi tira leggermente incitandomi a fare come dice -il fatto che io rimanga qui non vuol dire che scomparirò dalla tua vita-

-Ma non sarà più come prima però-

-No, è vero-  concorda -ma nemmeno io voglio perderti- addolcisce il tono, sorridendomi -sei la persona più importante della mia vita-

-Ma..-

-E' così- fa spallucce -prima di incontrarti avevo perso la fiducia nel mondo e nelle persone, poi tu sei piombata nella mia vita e me l' hai completamente stravolta!- ancora un altro splendido sorriso -mi hai insegnato ad amare di nuovo e ad appoggiarmi nuovamente a qualcuno lasciando la paura di soffrire sepolta in un angolo. Mi hai dato la forza per tornare a vivere e non potrò mai ringraziarti per questo-

-Rum..-

-No, fammi finire- soffia, intrecciando le dita di una mano con le mie -io rimarrò a Firenze e forse tu tornerai a Londra o forse no, ma non riuscirai a liberarti di me, chiaro? Io ci sarò sempre per te. Basterà una tua parola e io prenderò il primo aereo per venire da te. Capito? Non ti lascio-

L' abbraccio di slancio incapace di resistere ulteriormente.
La stringo forte sospirando tra i suoi capelli.
Non so dove trovo la forza per non scoppiare a piangere.
Lei è meravigliosa e io sono davvero fortunata ad averla nella mia vita.

-Mi dispiace così tanto-

-Lo hai già detto- la sento sorridere contro la mia spalla -non pensiamoci più va bene- si stacca, puntando i suoi occhi nei miei -pace?-

-Pace- annuisco, ricambiando il sorriso.

-Che ne dici di un caffè così ci aggiorniamo sugli ultimi giorni?-

-Ci sto!-

Mi prende  a braccetto contagiandomi con una risata sincera.
Fa strada verso un bar lì vicino.
Una volta entrate ordina due caffè e poi mi trascina al primo tavolo libero.
Prendo posto davanti a lei, recuperando successivamente il telefono che vibrava nella mia tasca.
Sorrido involontariamente leggendo il messaggio.

-Chi è?- domanda, curiosa-

-Alessia- 

-Immaginavo, visto il sorriso ad ebete che ti è spuntato sul volto- scoppia  a ridere, guadagnandosi un' occhiataccia -che dice?-

-Niente di ché- scrollo le spalle -dopo vado da lei e mi ha chiesto di dormire lì che i suoi non ci sono-

-Così farete le porcate a letto?-

-Ilaria!- tuono, riprendendola.

-Dai, che c'è di male?- alza le mani giustificandosi -vi siete date alla castità?-

-Abbiamo deciso di non peggiorare le cose-

-Eh certo- soffia, sarcastica -perché è andarci a letto che peggiorerebbe le cose, no?!-

-Che intendi dire?-

-Francesca- mi richiama, con tutta la calma di cui è capace -tu sei innamorata persa di quella ragazza e puoi continuare a mentire a te stessa se ti fa stare meglio, ma le cose sono già al punto di non ritorno e di certo non è tenertela nelle mutande che migliorerà la situazione!- alza una mano, bloccando il mio tentativo di ribattere -e no, non provare a dirmi che non la ami-

Ottiene solo un rumoroso sbuffo come rispsota.
Continuare questa conversazione non porterà da nessuna parte.
So come la pensa al riguardo e sarebbe inutile insistere a darle contro.
Non mi va di parlare ancora di questa cosa.
Non voglio pensarci adesso.

-Come va con Lucia?- le domando, quindi, spostando l' attenzione su di lei.

-Brava cambia argomento- scrocchia le labbra lanciandomi un' occhiataccia -va tutto alla grande. Mi ha chiesto di andare a convivere!-

-Sono felice per te- affermo -ma non pensi che sia un po' presto?-

-Lo è infatti- concorda -è per questo che avrei una richiesta da porti-

-Sentiamo-

-Ecco se io occupassi casa tua e in cambio non ti facessi pagare l' affitto in casa mia a Londra?-

-Ilaria-

-Non mi devi rispondere adesso- mi interrompe -è che casa tua mi piace un sacco e io devo comunque cercarmi casa a Firenze, ma è un deliro trovare qualcosa in questa città e non mi va di chiedere aiuto a Eleonora e i suoi genitori! Insomma, non siamo così amiche e non so ancora se mi sopporta perché te mi adori o se invece le vado a genio e...-

-Oddio, stai un po' zitta!- le poggio una mano sul braccio, dando un freno a quel suo blaterare -mi fai parlare?- domando, continuando una volta averla vista annuire -stavo per dirti che non credo che sia un problema. Puoi stare a casa mia, a patto che ti sistemi nella camera degli ospiti e che ti intesti le bollette-

-Davvero?- strabuzza gli occhi, incredula.

-Davvero- confermo, sorridendole -tanto altrimenti resterebbe vuota-

-Oh mio Dio, ti adoro!- si alza di scatto dalla sedia, correndo ad abbracciarmi -grazie, grazie, grazie, grazie!-

-Sìsì, d' accordo, ora basta però!- rido, staccandomi dal suo assalto -ma aspetta che io me ne vada prima di trasferirti, ok?-

-Affare fatto!-

Torna al suo posto, ordinando poi due Americano al cameriere.
Al mio sguardo confuso risponde con un gesto della mano di non curanza.
Come siamo passate dal caffè all' alcool?

-Dobbiamo brindare- dice, giustificandosi -non possiamo farlo col caffè!-

Scuoto la testa divertita, rinunciando a ribattere.
In fondo sono quasi le sette di sera.
Ci può anche stare bere qualcosa.

-Quando inizi il nuovo lavoro?-

-A settembre- m' informa -lavorerò alla Reception di un prestigioso Hotel! Aiuta essere madrelingua inglese- mi fa un occhiolino -avrò dei turni abbordabili e una busta paga più che dignitosa!-

-Come fa tuo padre ad avere conoscenze in quell' ambito?-

-La sua ditta di catering ogni tanto ha fatto servizio lì per qualche pranzo o cena di nozze-

-Sono davvero felice per te- dico, sincera stringendole una mano -avrei dovuto dirtelo subito-

-Già- sorride -ma si sa che sei una stronza-

Scoppia a ridere contagiandomi immediatamente.
Siamo state lontane pochi giorni eppure mi è mancata terribilmente.
Non sono più abituata a non renderla partecipe della mia vita.

Però nonostante questo non riesco a dirle dell' offerta ricevuta da Giovanni.
Non posso ricevere anche il suo parere o le sue pressioni.
So già cosa direbbe.
Mi direbbe di restare e di lasciar perdere Londra.
Che secondo lei lì non sono felice e bla bla bla.
Quindi no, non posso dirglielo.

-Cos'è quel musone adesso?- mi sventola una mano davanti al viso richiamando la mia attenzione -tutto bene?-

-Sìsì- mi affretto a rispondere -ero solo sovrapensiero-

-E a cosa pensavi?-

-Che mi sei mancata- le sorrido.

-Fingerò di bermela solo perché hai detto una cosa davvero carina- sorride a sua volta -ma sappi che quando vorrai parlarne, sai dove trovarmi-

-Tranquilla-

Veniamo interrotte dalla vibrazione del mio telefono che avevo abbandonato sul tavolo.
Ho appena ricevuto un messaggio da Nene.
Lo apro rimanendo completamente senza parole.

-Ehi!- Ilaria mi tira una botta sul braccio -chi è? E perché fai quella faccia?-

-E' Eleonora- bisbiglio -a quanto pare si è appena comprata una moto-

Giro il telefono nella sua direzione mostrandole la foto appena ricevuta.
Ritrae la mia amica in sella ad una BMW grigia metallizzata.
Sapevo di questa sua insana passione per le due ruote, ma non credevo che arrivasse a comprarne una!
Ha la patente per le moto da anni!
Quindi perché prenderne una proprio adesso?

Torno a guardare lo schermo quando mi arriva un altro messaggio da parte sua.
Scuoto la testa rassegnata.
Immaginavo ci entrasse qualcosa Erica.

-Che dice, che dice?- domanda, impaziente, Ilaria.

-Dice che starà via tutto il fine settimana con Erica e che le farà una sorpresa- affermo -ecco spiegato perché la moto-

-Quella biondona ci s'ha prioprio fare- annuisce convinta -insomma, io gliela darei seduta stante!-

-Smettila!- la riprendo, mollandole un colpetto affettuoso sulla mano -sei irrecuperabile!-

-Dico solo la verità- mi fa una pernacchia, incrociando le braccia -quindi quelle due hanno risolto?-

-Più o meno-

-Bene!- batte le mani -sono davvero contenta per loro!-

Guardo l' orario e mi accorgo che si è fatto tardi.
Avevo scritto ad Alessia che la raggiungevo per cena con due pizze.
Credo che sia proprio il caso che vada.

-Devo andare- informo la mia amica -o farò tardi-

-Vai vai- si alza -corri dalla tua bella-

Mi alzo a mia volta andondole incontro.
La catturo in un abbraccio familiare che sa di casa.
Ricambia la stretta più forte che può.

-Anche tu mi sei mancata- soffia, poi, al mio orecchio.




                                                              **********



Mi sveglio all' improvviso, scattando a sedere.
Gli occhi spalancati e un' espressione di terrore dipinta in volto.
Ancora quel cazzo di incubo.
Non ne posso più.

-Ehi-

Un braccio familiare mi passa sulle spalle.
Mi ricordo così della presenza di Feffe.
Mi riscuoto completamente, cercando di riprendermi.

-Scusa, non volevo svegliarti- 

-Non c'è problema- afferma, attirandomi a sé -brutto sogno?-

-Sì-

-Ne vuoi parlare?-

-No- sospiro -torniamo a dormire-

-Come preferisci-

Mi stendo nuovamente vedendola imitarmi subito dopo.
Le do le spalle girandomi.
Passa un braccio sul mio fianco, stringendomi prontamente.
La sento sospirare tra i miei capelli.

Odio tenerle nascoste le cose.
Odio mentirle.
Soprattutto perché non ho fatto altro che accusarla di fare lo stesso.
Io mi arrabbio con lei e poi mi comporto allo stesso modo?!
Quanto posso essere ipocrita?

-Alessia-

Feffe rompe il silenzio dopo parecchi minuti.
Forse mi sono sbagliata oggi.
Forse mi chiederà delle spiegazioni.
Forse inizierà lei questo discorso e io non saprò come uscirne.

-Dimmi-

-Mi sto preoccupando per te- confessa, spiazzandomi.

Mi volto nell' abbraccio così da guardarla in faccia.
Porto una mano sulla sua guancia prendendo ad accarezzarla.
La sento sospirare a quel gesto.

-Io sto bene- mormoro -non hai motivo di preoccuparti per me-

-Non mentirmi, ti prego- ribatte -se non vuoi dirmi che succede va bene, ma non dirmi cazzate-

-Francesca..-

-So che il nostro rapporto al momento è molto complicato e che aprirti con me quindi possa risultarti complesso e mi dispiace davvero tanto. Se questa situazione è troppo per te, dimmelo e io...-

-No- porto un dito sulle sue labbra interrompendola -non sei tu, non siamo noi-

-E allora che c'è?- chiede, quasi esasperata -che succede?-

E lì capisco che non posso più continuare a mentirle.
Perché adesso sto facendo del male anche a lei e questo non posso sopportarlo.
Non se lo merita e di certo non merita le mie bugie.
Forse è arrivato il momento di dire tutto a voce alta.

-Ti ho mentito- soffio -riguardo al mio ritorno qui, io ti ho mentito-

-Che vuoi dire?-

-E' vero che a Milano le cose non andavano bene, ma ero davvero intenzionata a finire lì la magistrale- inizio a raccontare, prendendo un bel respiro -non sono state un paio di delusioni amorose a convincermi a tornare, è stato qualcos' altro-

Non mi interrompe e non mi mette fretta.
Si limita a rimanere in silenzio e ad intrecciare le dita di una mano con le mie.
Rispetta i miei tempi e i miei silenzi.
Mi basta sentirla vicina per trovare la forza per continuare.

-Una sera ero in aula studio a ripassare per un esame e ho perso di vista l' orario. Si era fatto tardi e avevo perso l' ultimo autobus. Mi sono detta che in fondo potevo anche farmi venti minuti a piedi fino a casa e che non mi avrebbe fatto male sgranchirmi un po' dopo aver passato la giornata seduta ad un tavolo, chinata sui libri- la voce inizia a tremare un po', ma cerco di non badarci -così ho recuperato le mie cose e sono uscita. Ho svoltato l' angolo e...e...- balbetto, iniziando a tremare -mi sono sentita afferrare per le spalle. Era una figura incappucciata con una bandana sulla bocca e un paio di occhiali da sole. Mi ha strattonato la borsa strappandomela di mano e dopo....dopo... ha cercato di... lui...-

-Shhh- Francesca mi stringe a sé passandomi la mano libera sulla schiena -sei al sicuro qui. Ci sono io con te-

-La voce mi si era bloccata in gola, ero paralizzata e non sapevo che fare. Poi all' improvviso non so come sono riuscita a gridare spaventandolo. E' scappato via con la mia borsa. Non ho detto niente a nessuno. Ai miei genitori ho detto di averla lasciata da qualche parte-

Nascondo il viso nell' incavo del suo collo, chiudendo le mani a pugno sul suo petto.
Dirlo ad alta voce ha fatto tornare a galla tutte le sensazioni che provai in quel momento.
Impiegai mezz' ora per riprendermi dallo schock.
Dopo corsi fino a casa senza guardarmi indietro.
Non sono mai più rientrata a casa dopo il tramonto.
Il buio ha iniziato a farmi paura.

Non potevo più vivere così.
Mi sentivo in gabbia, in trappola.
La sera non uscivo più.
Restavo sempre in casa e vedevo i miei amici solo di giorno o solo se erano loro a venire da me.
Non ho mai raccontato niente a nessuno perché volevo solo dimenticare.
Ma a quanto pare è impossibile.

-Scusa se non te l' ho detto prima-

-Non dirlo neanche- mi lascia un bacio sulla testa -non permetterò più a nessuno di farti del male-

-E come pensi di fare quando non sarai qui? Ingaggerai una guardia del corpo?- sorrido contro la sua maglietta -o darai questo impiego a Eleonora?-

-Potrei pensarci- ride, contagiandomi -troverò una soluzione, vedrai! Lascia fare a me-

-D' accordo- annuisco -grazie-

-Per cosa?-

-Per essere così fantastica- dico, ovvia -tu sai sempre cosa dire per farmi stare meglio-

-Solo perché ho imparato a conoscerti- soffia, lasciandomi un altro bacio in testa.

-Quella sera avrei tanto voluto trovarti a casa quando rientrai- confesso, abbassando lo sguardo -è stato davvero difficile senza di te-


Non dice niente.
Si limita a stringermi più forte.
In fondo, che dovrebbe dire?
Non c'era per colpa mia, giusto?!
Io ho mandato a puttane tutto.
Non di certo lei.

-In questi anni a Londra mi sono chiesta spesso come te la passassi- sussurra, cogliendomi di sorpresa -molte volte avrei voluto scriverti o chiamarti, ma rinunciavo sempre. All' inizio perché ero ancora arrabbiata con te e dopo  perché era passato così tanto tempo che non mi sembrava avere più un senso-

-Avrei voluto sentirti anche io- sospiro -ma immaginavo che tu non volessi più avere niente a che fare con me-

-Inizialmente era così- sorride -ma poi le cose sono cambiate-

-Perché?-

-Ilaria- 

-Cosa c'entra ora lei?- sbuffo, strappandole una leggera risata.

-Sai, ci sono stati vari momenti in cui ho pensato che mi sarei potuta seriamente innamorare di lei, ma poi non è mai successo-

-E perch?-

-Perché pensavo ancora a te- risponde, semplicemente -non puoi stare davvero con qualcuno quando pensi ancora ad un' altra persona, non credi?-

-Già- annuisco -ecco perché tutte le mie storie infatti sono andate a puttane- le sorrido -non riuscivo a liberarmi la testa da due certi occhi verdi-

Mi coglie alla sprovvista quando bacia il mio sorriso.
Ricambio quel dolce contatto, richiedendo però qualcosa di più.
Scivolo se possibile ancora più vicina a lei, intrecciando le nostre gambe.
Sospiriamo entrambe quando i nostri corpi si scontrano.

La sovrasto senza interrompere il bacio.
Faccio vagare le mie mani lungo tutto il suo corpo, prima di farle scivolare sotto la sua maglietta.
Passo i polpastrelli sui suoi addominali, sorridendo soddisfatta quando riesco a strapparle un sospiro più pesante degli altri.

Il sorriso mi muore sulle labbra quando con un colpo di reni, inverte le posizioni.
Sorriso che lascia il posto ad un gemito al momento che una sua mano mi sfiora il seno.
La sento ghignare soddisfatta.

-Questo però è giocare sporco- mormoro, cercando di riprendere fiato.

-Hai iniziato tu- ribatte, passando la lingua sul mio collo -e ora ne paghi le conseguenze-

-Mi piacciono queste conseguenze-

-Arrogante- soffia, lasciandomi un morso alla base della gola.

-Stronza- 

-Mai detto il contrario- ride, tornando poi a baciarmi le labbra.

In questo momento mi sto seriamente domandando perché ho concordato con lei di non superare il limite.
Io voglio superare il limite.
Io voglio superare tutto.
Fanculo il dopo.
Ma come si fa a restare lucidi?

Non ne posso più di fermare sempre tutto.
Io voglio tutto di lei.
Di nuovo.

Voglio sentirla nuovamente mia come tre anni fa.
Voglio donarmi ancora a lei.
Voglio che torniamo ad essere una cosa sola.
Chi se ne importa se lei se ne tornerà a Londra!
Chi se ne frega se tutto ciò finirà presto.
Io voglio ogni cosa di lei, finché posso.
Finché possiamo.

-Ti voglio- dico, quindi, interrompendo i suoi baci per guardarla negli occhi -io ti voglio- ripeto, poggiandole una mano sul petto.

-No- scuote la testa, rotolando via dal mio corpo.

-Cos'è, tu non mi vuoi?- sbuffo, voltandomi per guardarla.

-Certo che sì- afferma, convinta -ti voglio dalla prima volta che ti ho rivista-

-E allora perché no?-

-Lo sai il perché- sospira -ti prego- cerca una mia mano, stringendola -non complichiamo le cose-

-Ma le cose sono già complicate!- sbatto l' altra mano sul materasso -e io sono stanca di ricorrere sempre ad una doccia fredda-

-Beh, tonifica!- scoppia a ridere, strappandomi un sorriso.

-Sono seria, Feffe-

-Anche io- annuisce -a questo punto credo che forse dovremmo provare già da adesso ad essere solo amiche-

-Cosa?-

-Sì- soffia -niente più baci o dormire insieme. Insomma, evitiamo tutto quello che..-

-Cazzo, no!- sbotto, liberandomi dalla sua presa -ma sei impazzita?-

-Cerco solo di rendere le cose più facili!-

-Ma quando mai è stato facile tra di noi?- ribatto, alzando gli occhi al cielo quando la vedo abbandonare il letto -e ora cosa fai?-

-Ho bisogno di una sigaretta- risponde, andando a rufolare nella sua borsa.

-No!- esclamo, facendola voltare -torna subito qui-

-Come?-

-Torna qui!- batto il palmo della mano sul materasso  un paio di volte -noi non scopiamo e allora tu non fumi!-

-Ma che discorso è?- mi guarda confusa -e poi da quando sei diventata così volgare?-

-Colpa di Erica- faccio spallucce -quindi vieni qui o no?-

-Alessia-

-Francesca- alzo un sopracciglio indicandole nuovamente la sua parte di letto -vieni qui-

Sbuffa sonoramente abbandonando nuovamente la sua borsa sulla mia scrivania.
Raggiunge il letto, lasciandocisi cadere sopra.
Si volta poi sul fianco, così da essermi di fronte.

-Non mi piace quando mi comandi a bacchetta- mette su un broncio adorabile.

-Io dico di sì, invece- sorrido avvicinandola, guadagnandomi un altro sonoro sbuffo.

-Proviamo a dormire, che ne dici?- domanda, cambiando prontamente discorso.

-Mi stringerai tutto il tempo?-

-Non so se te lo meriti-

Scoppio a ridere, stringendomi a lei.
Resiste un po', prima di avvolgermi tra le sue braccia.
Le lascio un bacio alla base del collo, strusciandoci poi il naso.
Sorrido al suo sorriso.

-Notte, Feffe-

-Buona notte, Piccola-



I raggi del sole che penetrano dalla tapparella picchiettano prepotentemente sul mio viso.
Sbadiglio silenziosamente, aprendo successivamente gli occhi.
Francesca è ancora nel mondo dei sogni.
Devo cercare di abituarmi a questa sua versione dormigliona.

Lascio il letto silenziosamente attenta a non svegliarla.
Infilo le ciabatte e esco dalla camera.
Scendo le scale andando in cucina.
M' immobilizzo di scatto quando vi trovo i miei genitori.

-Buongiorno Tesoro!- trilla mia madre -ben alzata!-

-Che ci fate voi qui? Non andavate a trovare Marco?-

-Tuo fratello oggi aveva degli impegni, quindi siamo tornati prima- s' intromette mio padre -e ora perché non ti siedi con noi a fare colazione?-

Ok.
Tutto questo non ci voleva.
Devo subito correre in camera ad avvertite Francesca.
Devo nasconderla oppure farla sgattaiolare fuori di casa di soppiatto.

-Mi sono ricordata che devo dire urgentemente una cosa a Erica! Corro su a chiamarla e poi...-

-Alessia lo sai che non mi piace svegliarmi e non...-

Mi porto una mano in faccia quando Francesca fa la sua apparizione in cucina rovinando così ogni mio tentativo di fuga.
Lo sguardo dei miei passa tra lei e me parecchie volte prima che uno di loro si decida a dire qualcosa.
Credo di aver assunto il colore di un peperone.

-Francesca- soffia, in fine, mio padre -non sapevamo fossi qui- dice, rivolgendomi un' occhiataccia.

-Beh, ecco, io...-

-Ha dormito qui- la interrompo rispondendo per lei -usciamo di nuovo insieme-

Seguono minuti interminabili di un silenzio imbarazzante.
Minuti nei quali Feffe continua a guardarmi torva.
Posso leggerle chiaramente in faccia quanto sia contrariata da tutto ciò.
Ma del resto che cazzo dovevo fare?

-Ma è magnifico!- squittisce mia madre, correndo ad abbracciare Francesca -e cosa aspettavate a dircelo?-

-Mamma!- la riprendo scocciata -falla respirare!-

-Sono così contento!- esclama mio padre, abbracciando Feffe a sua volta -esigo che tu rimanga a pranzo da noi! Così ci racconterete tutto!-

-Ma non dovete lavorare?- chiedo, sbuffando.

-Abbiamo preso una settimana di ferie!- mi informano all' unisono -non sei contenta?-

-Spruzzo gioia da tutti i pori come il nonno di Heidi-

E io che stavo quasi ponderando l' idea di non dire proprio loro di me e Francesca.
Tanto se torna a Londra non avrebbe avuto senso e se invece rimane avrei avuto tempo per farlo.
Ma così hanno mandato a puttane tutto e ora mi tocca sorbire il loro terzo grado.
La vita è proprio una puttanella.








-







____________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Buona sera ^^

Devo scusarmi per il ritardo vero?
Immagino di sì.
Quindi, ecco, scusatemi per il ritardo.

E scusatemi anche se ci saranno errori di ortografia.
L'ho riletto un paio di volte e adesso lo so a memoria, manco qualcuno dovesse interrogarmici su.
Sono stanca morta e sicuramente qualcosa mi sarà passato.
Chiedo venia già da adesso.

Finalmente sappiamo cosa è successo davvero ad Alessia!
Sospettavate già qualcosa di simile?
Probabile! 
Almeno ora ne avete la conferma.

Povera piccola Alessia!
Così indifesa e ingenua.
Menomale che Francesca non era lì a Milano con lei o sarebbe di sicuro andata a prendere a botte chiunque indossasse un cappuccio e una bandana!
Chissà cosa farà per restare tranquilla quando tornerà a Londra...

Sono felice di aver fatto riappacificare le sorelle Creatini!
Non mi piacicono quando sono distanti.
E poi Marta riapparirà presto e un po' di più di qualche riga.

Mi sono mancate però Erica e Eleonora in questo capitolo.
Le avremo nel prossimo!
In fondo, hanno in programma una cena, no?!

Anche Ilaria e Francesca hanno chiarito.
C'è mancato poco che quest' ultima prendesse a pugni Lucia.
In realtà ci ho pensato, ma non sarebbe stato un gran colpo di genio per poi riavvicinarsi alla rossa.

Adesso vi lascio!
Sapete come trovarmi se avrete domande e chiarimenti!
Buona serata!
Un abbraccio a tutti,


Crige.

Ps: tempo fa ho pubblicato una ote shot, passateci se vi va!

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Capitolo 19
*** Abbandonarsi. ***




Alcune storie d' Amore non finiscono mai per davvero.
Sì, due persone possono anche lasciarsi fisicamente.
Ma le loro anime resteranno unite per sempre.
E i loro cuori continueranno a dettare un ritmo tutto loro, in sincronia.

Sono quelle storie d' Amore passionali, travolgenti.
Quelle che iniziano da un semplice sguardo.
Quelle in cui capisci di essere fottuto quando vieni stregato da un sorriso.
Quelle che poi altro non sono che le più belle.

Parte tutto dal cercare un contatto anche casuale.
Uno sfioramento di mano.
Un abbraccio innocente.
Un bacio sulla fronte.
Le dita che si intrecciano tra loro come se avessero vita propria.

E fa paura.
Spaventa a morte.
Ti terrorizza.

Perché non sei preparato.
Non  hai mai provato qualcosa del genere e questo ti immobilizza sul posto.
Quando incroci i suoi occhi, tutto intorno a te si ferma.
Senti solo il battito irregolare del tuo cuore che ti rimbomba nelle orecchie.
Un brivido che ti scorre lungo tutta la schiena.
E' forse questo il colpo di fulmine di cui tutti parlano?

E quando finalmente scatta il primo bacio, tu potresti anche morire in quel momento.
Non ti servirebbe nient' altro.
Perché ti sembra di aver già avuto tutto.

Le prime uscite insieme.
Gli sguardi timidi, rubati quando l' altro non se ne accorge.
Lo scriversi di un capitolo dietro l' altro che va a formare la vostra storia.
Quei ricordi che non sarai mai più in grado di cancellare.
Neanche se lo vorrai con tutto te stesso.

Poi tutto finisce.
In un attimo.
Velocemente come è iniziato.

E ti manca la terra sotto i piedi.
Il respiro si spezza in gola.
Il tuo cuore smette di battere.
E dentro di te senti solo un gran vuoto che aumenta ogni giorno di più.

Il tempo passa ma a te sembra di restare fermo al punto di partenza.
Come se fosse ancora il momento in cui l'hai persa.
Il momento in cui ti sei reso conto che quella persona non avrebbe più fatto parte della tua vita.
Quell' attimo in cui hai capito che il tuo amore, non avrebbe più avuto una via di sfogo.
Che sarà destinato a rimanere chiuso per sempre dentro di te.

Piano piano ti rialzi, ti rimetti in piedi.
Vai avanti con la consapevolezza di aver lasciato indietro una parte di te.
Ti autoconvinci di aver dimenticato.
Impari a sopravvivere.
Dopo qualche tempo sembra che tutto sia tornato alla tua normalità.

Ma poi un giorno passeggi per strada.
Ti volti come se fossi stato attirato da qualcosa, da un magnete.
Incroci di nuovo quello sguardo che già una volta ti aveva rapito.
E lì capisci che in realtà non è mai passato niente.
In realtà, vorresti ancora perderti in quello sguardo.
in realtà, l' Amore non se ne è mai andato.



"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano"





                                                     **********





-Erica!- mi sento chiamare dal piano inferiore -muoviti! Faremo tardi!-

Sbuffo, ignorandola.
Quando ci si mette la mia dolce metà è proprio fastidiosa.
Mi guardo allo specchio sistemandomi il colletto della camicetta estiva che indosso.
Passo poi le mani sui jeans attillati, lisciandoli.
Sorrido soddisfatta.
Patirò un sacco di caldo, ma so che effetto fanno questi pantaloni su Eleonora.
Mi aspetta del gran favoloso sesso quando torneremo da questa cena.

Abbandono la nostra camera, saltellando giù per le scale.
Trovo la mia bionda in salotto intenta a camminare avanti e indietro.
Ogni tanto butta un' occhiata all' orologio appeso al muro all' entrata.

-Eccoti finalmente!- sospira, allargando le braccia -è possibile che facciamo sempre tardi per colpa tua?-

-Io mi faccio bella per te e questo è il ringraziamento?- metto su la migliore faccia a schiaffi che riesco -grazie tante- m' imbroncio.

-Amore- soffia, avvcinandosi così da cingermi i fianchi -tu sei sempre bellissima- sorride, lasciandomi un soffice bacio sulle labbra -ma ciò non toglie che arriviamo in ritardo ogni volta!- 

Scioglie la presa, allontanandosi.
La vedo recuperare il suo casco e le chiavi della moto.
Schiocco le labbra richiamando la sua attenzione.

-Che c'è?-

-Col cazzo che andiamo con quell' affare!- le punto l' indice contro -non intendo morire ancora di infarto ogni volta che pieghi come una stronza!-

-Non fare la scema!- ribatte -io guido benissimo!-

-Perfetto, allora!-  alzo un sopracciglio -tu vai con la moto e io prendo la tua amatissima Audi Cabrio!-

-Non esiste!- quasi urla, impanicata -tu la mia bambina non la tocchi!-

-Sei una stronza, Santoro!- le faccio una pernacchia, incrociando poi le braccia -non ci voglio salire su quella moto!-

-Cristo!- esclama, passandosi una mano tra i capelli -e va bene, cazzo! Prendiamo la macchina! Basta che ti muovi!-

-Se tu lo avessi detto subito, a quest' ora saremo già per strada!-

Ringhia di disappunto, abbandonando di nuovo casco e chiavi sul mobile all' ingresso.
Recupera quelle dell' Audi ed esce di casa senza aspettarmi.
Che ci posso fare?
Amo farla innervosire!

Sorridendo esco a mia volta.
Aspetto che esca dal garage e poi le vado incontro.
Come salgo in auto vengo accolta dalla sua musica.
Le rivolgo un' occhiataccia.

-No, no, no, no!- scuoto la testa, premendo il pulsante per estrarre il CD -non intendo ascoltare ancora questa roba!-

-Questa roba, come la chiami tu, sono i Led Zeppelin e non posso proprio credere che tutte le volte dobbiamo litigare per la musica!-

-Neanche io!- ribatto -se tu facessi scegliere me da subito, eviteremmo discussioni!-

-Erica..-

-E abbassa la cappotta di sta macchina che si muore di caldo!- la interrompo, per poi collegare il mio telefono al bluetooth dell' auto.

Scuote la testa facendo come le ho detto.
Subito il vento va a scompigliare i nostri capelli.
Il cielo viene dipinto dai classici colori del tramonto.
Mi volto a guardare Eleonora e come ogni volta rimango folgorata.

Le sue ciocche bionde danzano selvagge e libere, tenute ferme soltanto dai suoi Ray-ban messi sulla testa.
Il viso concentrato sulla strada.
Quel giacchetto di pelle che manda in tilt i miei ormoni.
La camicia bordeaux imprigionata nei jeans scuri.
Sorrido quando ai suoi piedi noto le Vans Old School che le ho regalato io.

Siamo tornate dal fine settimana al mare solo questa mattina.
Eleonora è uscita da lavoro prima per poter riportare le sue cose a casa nostra.
E' stato bello tornare a casa e trovarla al pianoforte.
Mi era mancata davvero molto.
Ormai le cose tra di noi sono tornate compre prima.
Anzi, no, meglio di prima!

-Che c'è?- sobbalzo, riemergendo dai miei pensieri -perché mi fissi? Ho qualcosa che non va?-

-No- scuoto la testa -sei bellissima, come sempre- sorrido, poggiandole una mano sulla coscia.

-Tu lo sei- intreccia la mano libera sulla mia per portarsela alla bocca e lasciarci un bacio -e lo sai che con quei pantaloni addosso sei illegale-

-Non so di cosa tu stia parlando- mento spudoratamente, voltando la testa di lato.

-Certo- posso chiaramente immaginare il suo sorrisetto divertito.

Dopo tre canzoni di Taylor Swift e le sue lamentele al riguardo, arriviamo finalmente al ristorante.
Alla fine ho prenotato nel posto preferito di Eleonora.
Dove abbiamo avuto il nostro primo appuntamento.
Così lei si può mangiare il cinese e noi altre sfondarci di sushi.
Ho già l' acquolina in bocca.

-Guarda! Eccole là!- le indico le nostre amiche, poco prima di scendere dalla macchina.

-Aspettami- dice, scendendo a sua volta.

Chiude la sua amata Audi, per poi raggiungermi.
Intreccia le dita di una mano con le mie, rivolgendomi uno sguardo dolcissimo.
Ci incamminiamo insieme verso le nostre amiche, senza mai abbandonare l' una gli occhi dell' altra per più di qualche secondo.

-Ancora, Feffe?- sentiamo dire da Alessia, quando siamo vicine -ti ho già detto che mi dispiace! Cosa avrei dovuto dire?-

-Non lo so!- risponde, l' altra -ma mi hai messo in imbarazzo!-

-Scusa!- alza gli occhi al cielo, la mia migliore amica -non pensavo di trovarli in casa stamattina! Ma alla fine che c'è di male? Pure tu hai detto ai Santoro di noi!-

-Sì, ma tu non eri presente!-

Eleonora si schiarisce la gola, annunciando loro della nostra presenza.
Si scambiano un' ultima occhiata di fuoco, prima di rivolgerci la loro attenzione.
Almeno per una volta non siamo io e Ele a bisticciare.

-Ragazze!- esclama contenta la mia amica, abbracciandoci entrambe -come state?-

-Tutto bene- risponde per me, la mia bionda.

Vedo come stia già rivolgendo sguardi preoccupati in direzione di Francesca.
Ecco perché tiro un po' la sua mano, facendole cenno di andare da lei quando si volta a guardarmi.
Mi lascia un bacio in fronte, ringraziandomi silenziosamente.

-Perché tu e Feffe non andate intanto a chiedere del tavolo? Noi fumiamo una sigaretta ed entriamo!-

-D' accordo- Ele mi sorride precedendo poi la sua amica nel locale.

-Allora, che è successo?- domando finalmente ad un' Alessia tutta imbronciata.

-Odio quando fa così!- sbotta, rollandosi un drum -stanotte ha dormito da me e quando stamattina siamo scese a fare colazione, abbiamo trovato i miei genitori! Così ho dovuto dire loro che ci frequentiamo nuovamente!-

-E l' hanno presa male?-

-No! Al contrario! Erano super contenti!-

-E quindi perché Francesca se l'è presa così tanto?- chiedo, senza capire.

-Ah, non ne ho idea!- soffia, aspirando qualche boccata della sua dipendenza -proverò a parlarci nuovamente stasera-

-Mi spiace, Ale- le stringo affettuosamente una spalla -ma lo sai che abbiamo a che fare con due testone!-

-Sì lo so!- le strappo una risata che mi contagia subito -andiamo da loro, và!-

Butta in terra il mozzicone, facendomi poi strada all' interno del ristorante.
Chiediamo alla cameriera quale sia il nostro tavolo e subito ci accompagna.
Troviamo le altre due già intente a bersi una birra.

-Io voglio del vino bianco!- affermo, prendendo posto di fianco a Ele.

-Anche io!- mi segue a ruota Alessia, sedendosi accanto a Francesca e davanti a me -ma frizzantino!-

-Erica, io te lo ordino, ma se esageri come l' ultima volta giuro che non te lo farò più bere in mia presenza!-

-Santoro, direi che tu non sia proprio nella posizione di farmi prediche sull' alcool- mi volto verso di lei alzando un sopracciglio -o sbaglio?-

-Cosa è successo l' ultima volta?- chiede curiosa la mia amica.

-Niente!- mi affretto a rispondere -non è successo niente!-

-Certo!- soffia sarcastica la mia ragazza -se per niente intendi che hai chiesto il numero a tutte le cameriere carine!-

-Sei la solita-  Alessia scoppia a ridere, seguita a ruota da Francesca.

Vedo come la mia riccia preferita si volta verso la ragazza di fianco a lei in cerca di un contatto.
Glielo leggo chiaramente in faccia quanto sia dura per lei non venire considerata da Feffe.
Mi domando quanto ancora gliela farà pesare.
E comunque non capisco!

Se i genitori di Alessia hanno preso bene il loro frequentarsi di nuovo, cosa c'è che non va?
Cosa la turba?
Perché quella scenata?
Non è mai stata tipo da scenate!

Alzo gli occhi dal menù quando la cameriera raggiunge il nostro tavolo per prendere l' ordinazione.
A turno diciamo cosa vogliamo e giuro di aver visto la cinesina andare nel panico.
Ma che ci possiamo fare?
Non puoi venire al sushi e non sfondarti di cibo!
La regola è uscire da qui rotolando e con la voglia di morire!

-Erica non hai forse esagerato?- domanda Ele, una volta che la cameriera si dilegua -insomma, sei tartare di salmone? Tre di tonno? Uramaki fritto philadelphia, Dragon Roll e Hosomaki salmone? Davvero?-

-Eh, ho fame- mi giustifico, mettendo le mani avanti -pure loro due hanno ordinato un sacco!-

-Sì, ma non è con loro che devo passare la notte!- ribatte, lanciandomi un' occhiataccia -giuro che se starai male, andrai a dormire sul divano!-

-Sei insopportabile!-

-E te una bambina!-

-Okok!- s' intromette Francesca sventolando una mano davanti a noi -fine primo round! Se volevo assistere a lesbodrammi, restavo a casa a guardare "The L World"-

Si guadagna una linguaccia da parte mia e uno sbuffo romoroso da Eleonora.
Alessia rimane in silenzio sorridendo divertita.
Sorriso che si allarga quando Francesca intreccia una mano con la sua.
Sono certa che mi verrà il diabete se si rivolgeranno un altro di quegli sguardi smielati.
Forse preferivo quando non si consideravano.

-A che ore domani in ospedale?- 

-La operano di mattina- risponde prontamente Ele alla sua amica -mamma mi ha detto che dovrà essere lì per le sette-

-Tu a che ora vai?-

-Penso che andrò lì per le otto- alza le spalle -tanto prima di quell' ora sicuramente non entrerà in sala operatoria-

-Mi sono persa qualcosa?- interviene Alessia, guardandoci stranite.

-Domani operano Maria! Ricostruzione del seno- la informo, stringendo poi affettuosamente un braccio alla mia ragazza -io andrò a trovarla nell' ora di visite-

-Voglio venire anche io!- afferma, subito, guardando Francesca -cioè, sempre se non pensi che lei mi detesti troppo-

-Lei non ti detesta!- alza gli occhi al cielo, sospirando -puoi venire con Erica-

-Ok- dico, stranita da quell' ultimo scambio di battute.

-Vado in bagno prima che arrivi la nostra roba!- Eleonora si alza, lasciandomi un bacio sulla testa -arrivo subito-

-Vengo con te!- Alessia si alza a sua volta, seguendo la mia bionda.

Osservo Francesca giocherellare nervosamente con le bacchette nella salsa di soia.
Si vede lontano un miglio che qualcosa la preoccupa.
Mi domando però cosa sia.

Quando Alessia la lasciò ci siamo ritrovate spesso solo io e lei.
Molte volte veniva dai Santoro a cercare Ele, ma trovava me perché lei era a lavoro.
E allora sotto parecchia insistenza si decideva a confidarsi con me.
Diventammo molto unite in quel periodo.
Poi ovviamente lei si trasferì e ci siamo allontanate di nuovo.

Ho sempre pensato che Francesca fosse una persona incredibile.
Dopo averla conosciuta più a fondo ho capito che è esattamente come pensavo.
Forse addirittura meglio.

So quanto sia importante lei per Eleonora e quindi è anche per questo che mi ci sono avvicinata.
Ma poi ho trovato in lei un' ottima amica.
Quasi come una sorella maggiore.
C' è sempre stata quando avevo bisogno di parlare con qualcuno che non fosse la mia ragazza.
Quindi sì, posso chiaramente capire che qualcosa non va.

-Ok- rompo il silenzio, richiamando la sua attenzione -mi vuoi dire il perché di quella scenetta con Alessia fuori dal ristorante?-

-Non so di cosa tu stia parlando- abbassa lo sguardo, tornando a giocherellare con le bacchette.

-Non prendermi per il culo, Creatini- alzo un sopracciglio una volta che torna a guardarmi -so trattare con  le testone musone-

-Eh certo- le strappo un sorriso -non è niente, ok?-

-Non è vero- scuoto la testa -tu e Alessia vi considerate a malapena. Te sei muta e quell' altra è arrabbiata, quindi non venirmi a dire che non è nulla!-

-Non mi va a genio che abbia detto di noi ai suoi genitori, ok?- confessa, sospirando -lasciamo perdere!-

Sto per ribattere quando le altre tornano al tavolo.
Feffe rivolge un timido sorriso alla mia amica, prima di immergersi nuovamente in una conversazione di Rugby con Eleonora.
Che palle loro e questo dannato sport.

Comunque avevo capito che il problema fosse quello, ovviamente.
Ma non riesco a capirne il motivo.
Loro si stanno frequentando di nuovo e da quello che ho capito, Francesca lo ha pure detto ai Santoro!
Quindi, perché loro sì e i genitori di Alessia no?
Che c'è di male?

Finalmente spunta la cameriera con alcuni dei nostri piatti.
Porto a me i miei piattini di Tartare, manco fossi Gollum con l' anello.
Passo poi gli gnocchi di riso alla mia bionda, rivolgendole un' occhiata di disgusto.
Ma mica per il piatto!
Non posso credere che non le piaccia il sushi.

-Eleonora ma tu non mangi sushi?- domanda stranita, Alessia.

-Macché! La principessina qui non mangia pesce crudo di dubbia provenienza!- m' intrometto -sia mai che poi si senta male!-

-La principessina qui, pensa che se non la pianti finirai davvero a dormire sul divano!- 

-Come siamo permalosi- borbotto, prima di dedicare la mia più completa attenzione alle tartare.

Il resto della cena scorre tranquillo.
Le ragazze ci chiedono del nostro fine settimana romantico, spronandoci a raccontare loro ogni cosa.
Francesca poi informa Ele sul suo riappacificamento con Ilaria riguardo ad una loro discussione e che quando lei tornerà a Londra sarà la rossa ad occupare casa sua.
Questo ultimo appunto intristisce un po' tutte.
Non so decidere se più la mia ragazza o Alessia.
Credo che entrambe erano arrivate a credere davvero che lei rimanesse.
Io non mi sono mai voluta dare false speranze.

La mia amica ci racconta un po' su come procede il corso di fotografia e che non vede l' ora di iniziare la magistrale qui.
Vuole riniziare da capo e farsi nuove amicizie.
La capisco, del resto io non so come farei se Eleonora sparisse dalla mia vita.
Forse mi butterei a capofitto in qualcosa sperando che occupi gran parte delle mie giornate e dei miei pensieri.
Non deve essere per nulla facile, però.

-Vado a pagare!- Eleonora fa per alzarsi ma io la trattengo per un polso -che c'è?-

-Non esiste!- affermo, imperativa -non ti sei fatta dare un soldo per il fine settimana e avevi detto che la cena potevo pagarla io!-

-Ragazze..- tenta di interromperci, Francesca.

-Dai, Erica, non fare la scema- sbuffa, la mia bionda -lo sai che non è un problema!-

-Guarda che pure io ho un lavoro e se dico che voglio pagare io la cena è perché posso permettermelo!-

-Ragazze..- tenta di nuovo, la nostra amica.

-Ma lo so, Amore!- sorride dolce -ma mi fa piacere pagare per tutte-

-Lo so, questo!- ribatto -ma fa piacere anche a me!-

-Ho pagato io!- alza la voce, Feffe, facendoci così voltare nella sua direzione -se mi aveste fatto parlare, vi avrei detto che ho già pagato io quando mi sono alzata per andare in bagno!-

-Ma..-

-Niente ma, Nene!- sbuffa -ho pagato io! Fine della discussione e ora per favore alziamoci e andiamo a fumare che sto veramente per scoppiare!-

Scuotiamo la testa estremamente contrariate.
Dio, odio quando Ele fa così!
Non me ne frega un cazzo se è ricca sfondata.
Non me ne fotte nulla se possiede un fondo fiduciario con il quale potrebbe sfamare tutta l' Africa!
Anche io lavoro!
Anche io ho uno stipendio!
E anche io posso permettermi di pagare una stra cazzo di cena!

Esco dal ristorante quasi di corsa.
Mi accendo una sigaretta con bisogno.
Devo tenere a freno il nervoso, non mi va di fare una scenata davanti le nostre amiche.

-Amore- Ele mi raggiunge, posandomi una mano sul fianco.

-No!- mi scosto dal suo tocco -odio quando fai così-

-Mi dispiace- soffia, sincera -è più forte di me-

-Beh, vaffanculo!- sbotto -mi fai passare sempre come una morta di fame!-

-Hai ragione, perdonami- si avvicina di nuovo -sono una stronza viziatella del cazzo-

-Sì, lo sei- mi lascio scappare un sorriso -so che lo fai perché ti fa piacere, ma lascia che sia pure io a pagare qualche volta. Altrimenti mi fai sentire sempre inutile-

-Ehi, no!- mormora, portando una sua mano sulla mia guancia -tu non sei affatto inutile. Tu sei il centro del mio mondo e io non saprei proprio cosa fare senza di te-

-Non importa che mi dici cose carine, Santoro- sorrido -te la do comunque stasera-

-Fiuuuu, menomale!- sospira -perché quei pantaloni che indossi è tutta la sera che mi fanno impazzire- sussurra maliziosa -e non vedo l' ora di toglierteli- aggiunge quelle ultime parole direttamente al mio orecchio.

-CIAO RAGAZZE! CI VEDIAMO DOMANI!- ulro alle nostre amiche, per poi prendere per mano la mia ragazza e correre verso la macchina mentre lei se la ride beatamente.

-Ehi- mi richiama una volta in auto.

-Dimmi-

-Lo sai che quelle cose le penso sul serio, vero?- 

-Certo, Amore Mio- mi allungo lasciandole un soffice bacio a fior di labbra -vale lo stesso per me-



                                                                  **********


Il tragitto in macchina è silenzioso e talmente teso che si potrebbe tagliare a fette.
Ogni tanto lancio qualche sgaurdo nella direzione di Feffe sperando che ricambi.
Ma niente, fa come se io non ci fossi.

Sospiro poggiandole una mano sulla coscia.
Sobbalza a quel tocco improvviso, rivolgendomi poi una veloce occhiata.
Vorrei solo che mi parlasse.

-Mi dispiace-

-Per cosa?- chiede, stranita, arrestandosi al semaforo.

-Se ho fatto qualcosa per farti innervosire- dico, ovvia -non era mia intenzione-

-Lascia perdere, Alessia- sospira -non fa niente-

-Invece sì!- ribatto, alzando un po' il tono -odio quando non mi consideri!-

-Scusami-

Non aggiunge altro.
Torna a rivolgere l' attenzione alla strada senza più guardarmi.
A volte pagherei per sapere a che cazzo sta pensando.
Ma Erica ha ragione: abbiamo a che fare con due testone.
E sarò anche strana e stupida, ma pure questo mi mancava di noi.

La nostra relazione non è mai stata facile.
Francesca non è mai stata facile.
Ma è anche ciò a renderla dannatamente intrigante.

-Tieni- dice, porgendomi le chiavi di casa -vai dentro, io parcheggio e ti raggiungo. Lascia la porta aperta-

-Ok- annuisco, scendendo poi dall' auto.

Supero il vialetto, entrando nella sua abitaizione.
Lascio il portone aperto come da lei richiesto e abbandono la borsa all' attaccapanni all' entrata.
Mi dirigo in sala, aspettandola sul divano.
Tolgo le scarpe recuperando il telecomando per guardare qualcosa alla tv.

Dopo qualche minuto di zapping, sento la porta chiudersi.
Passano pochi secondi e vedo Francesca apparire.
Mi imita togliendosi le sue Nike preferite per sedersi sul divano con me.
Si rolla una sigaretta allungando le gambe sul tavolo.

-Non ce l'ho con te- afferma, all' improvviso -è tutta questa situazione a mandarmi fuori di cervello-

-Che vuoi dire?-

-Non avevo previsto tutto ciò- ammette -non pensavo certo di tornare qui e trovarti! Sicuramente tu non eri prevista nel mio ritorno a Firenze-

-Mi dispiace-

-Non è colpa tua- sospira -sapevo che tornare a Firenze sarebbe stato difficile, ma se avessi saputo che c'eri anche tu, non so se sarei mai tornata- confessa -io dovevo venire qui, supportare Maria e stare accanto a Nene. Solamente questo. Mi ero preparata solo per questo. Poi ti ho visto e tutte le mie certezze sono andate a puttane-

-Feffe..-

-Pensavo di averti dimenticato- mormora, facendo un lungo tiro dal su drum -pensavo di averti cancellato dal cuore e dalla testa. Sì, ogni tanto ti pensavo ma immagino sia normale- mi dedica un mezzo sorriso -credevo di averci davvero messo una pietra sopra e invece mi è bastato incrociare i tuoi occhi per non capirci più niente- prende un gran respiro -mi hai di nuovo stravolto e come allora è ancora un casino. Prima per via di Fabio e tutto il resto. Non volevo coinvolgerti nei miei disastri e adesso invece...-

-Nemmeno io lo avevo previsto- la interrompo, rollandomi una sigaretta a mia volta -cioè, io non sapevo che tu non abitassi più a Firenze e quindi avevo messo in conto di rivederti- metto le cose in chiaro -ma non credevo che mi avrebbe fatto questo effetto-

Restiamo in silenzio ognuna assorta nei propri pensieri.
Cercando di assimilare una le parole dell' altra.
O di dargli almeno un senso.
Ma il punto è che un senso non c'è.

Mi chiedo se assecondare i nostri desideri sia stata la scelta giusta.
Sapevamo a cosa saremmo andate incontro.
Eppure questo non ci ha impedito di riavvicinarci.
Ma del resto, cosa dovevamo fare?
Non si comanda al cuore.
Questa è l' unica cosa che ho capito da tutto ciò.

-Francesca- sospiro, richiamando la sua attenzione -io non credevo di..- mi blocco, cercando le parole giuste -Io ti...-

-Non dirlo- chiude le palpebre -ti prego- sussurra -non dirlo o sarà ancora peggio andarmene-

-Questo però non toglie il fatto che..-

-Lo so- mi zittisce -lo so- ripete.

Sospiro lasciando cadere il discorso.
No, non ci sono rimasta male.
Alcune cose non è necessario dirle.
Io posso anche non averglielo detto, ma lei sa cosa stavo per dirle.
Lei lo sa.

So che continuare a parlare di questo è inutile.
La conosco troppo bene.
Finirei solo col farla incazzare e non mi va.

-Mi abbracci?- domando in un sussurro, incapace di trattenermi ancora.

-Vieni qui- sorride, allungando un braccio nella mia direzione -non devi manco chiederlo-

Mi sposto verso di lei, sdraiandomi successivamente.
Poggio la testa sulle sue gambe, lasciando che mi accarezzi i capelli.
Con l' altro braccio mi stringe possessivamente un fianco.
Avevo bisogno di sentirla vicina.
E' tutto il giorno che è distante.
Da quando ho detto ai miei di noi.
Ma poi, c'è davvero un Noi?

-Le ho trovate bene Erica e Eleonora- dico, cambiando discorso -sono innamorate perse-

-Sì- ride, strappandomi un sorriso sincero -sono davvero contenta per loro-

-Sai, quando sono andata al bagno con Ele  mi ha chiesto in quale parte del mondo Erica è sempre voluta andare-

-Perché?-

-Non so- faccio spallucce -immagino abbia in programma qualcosa-

-Spero solo che non si sposino all' estero senza dirci niente- sbuffa -non credo che potrei mai perdonarglielo-

-Scema- scoppio a ridere -credo solamente che voglia prenotarle un viaggio a sorpresa-

-Così la farà incazzare, però-

-Non capisco-

-Giusto- si tira una lieve manata in fronte -tu non c'eri!- dice più a sé stessa che a me -quando ci siamo lasciate io e Erica abbiamo iniziato a vederci spesso. Siamo diventate davvero molto unite e mi confessò che odia quando Nene non la coinvolge nelle spese. La fa sentire inferiore- afferma, cogliendomi di sorpresa -ecco perché stasera si è incazzata così tanto per la storia del conto-

-Non credevo le pesasse così tanto-

-Nene lo fa solo perché le fa piacere farlo. Non ci pensa che magari così la mette a disagio-

-Ma a me sembra una cosa molto carina da parte sua!- esclamo, impossessandomi di una sua mano -amo che lei sia così premurosa nei confronti della mia migliore amica-

Non dice niente, si limita ad abbassarsi per lasciarmi un bacio tra i capelli.
Sorrido, iniziando a giocherellare con le sue dita.
Passo più volte l' indice sulle vene esposte sul dorso della sua mano.

-Amo questa cosa- soffio -queste vene mi hanno sempre fatto impazzire- mormoro, rivolgendole un rapido sguardo -è una delle prime cose che ho notato di te. Dopo gli occhi, ovviamente-

L' unica cosa che ottengo è un sorriso dolce.
Ma come diavolo fa ad avere questo auto controllo?
Fosse per me ci staremmo già rotolando su questo divano.

-Alessia...- sussurra, quando passo la mano sul suo interno coscia lasciato in bella mostra dagli short che indossa.

-Non sto facendo niente- faccio la voce più innocente che posso -sono solo coccole-

-Eh certo- dice, liberando un lungo sospiro.

Ringhio di disappunto quando si alza, facendomi picchiare la testa sul divano.
La seguo con lo sguardo fino a che non sparisce  in cucina.
Ne riemerge pochi istanti dopo con due birre in mano.
Torna a sedersi, porgendomene una.
Mi metto seduta, allungando i piedi sul tavolo di fronte a me.

-Io non capisco- sbotto, dopo qualche minuto -perché non vuoi fare l' Amore con me?-

-Lo sai il perché-

-No, invece!- ribatto, battendo una mano sul divano -la nostra relazione? La nostra Cosa? Come la possiamo definire? E' già ad un punto di non ritorno!-

-Appunto per questo- sospira, stanca -già non sappiamo cosa siamo, figuriamoci andare a letto insieme!-

-Ma io ti..-

-Smettila!- m' interrompe, girando la testa di scatto nella mia direzione -non dirlo!-

-Non dirlo non cambierà le cose- la guardo, dura -è così! Non posso farci niente! E vorrei dimostrarti quanto io..-

-No!- quasi urla, alzandosi -smettila!- ripete a denti stretti, recuperando il suo tabacco.

-Io non ti capisco!- soffio, abbattuta -mi vuoi spiegare?-

Sbuffa, accendendosi il suo drum.
Prende a camminare nervosamente per tutta la stanza.
Odio quando fa così.
Odio quando devo decifrare cosa le passa per la testa.
Non lo sopporto.

-Francesca- tento di nuovo -ti prego, parlami!-

-Io non posso, Alessia- mormora, senza arrestare la sua pazza camminata -è tutto complicato-

-Appunto perché è già tutto complicato che non capisco cosa cambierebbe!-

-Tutto!- sbotta, arrestandosi di colpo -tutto!- ripete ad un tono più basso -tu non capisci!-

-E allora spiegami!- esclamo, esasperata - cosa cambia?-

-Se andiamo a letto insieme sarebbe...-

-Bellissimo- la interrompo, rivolgendole uno sguardo dolce.

-Sbagliato!- dice lei, puntando le sue iridi nelle mie -sarebbe sbagliato! Perché a quel punto io impazzirei! Non saprei più cosa fare! E non posso permettermi di rimanere! Non posso restare qui! Non per te, non per questa cosa che abbiamo! Sarebbe tutto come prima e non voglio ritrovarmi di nuovo quasi morta sul divano!-

Rimango  a bocca aperta a quelle sue parole.
Cerco di assimilarle e a dargli un senso diverso ogni volta che me le ridico in mente.
Ma l' unica cosa che riesco a fare è sentirmi estremamente offesa, oltre che in colpa.
Che cazzo vuole dire?

-Come scusa?-

-Se rimango qui per te, ho paura che un giorno me ne pentirei e non vorrei arrivare a rinfacciarti quella decisione!-

-E questo lo capisco- annuisco -ma l' altra parte ti è proprio uscita male!-

-Scusa- balbetta, passandosi una mano tra i capelli -non intendevo che quella volta è stata per colpa tua, quello che volevo dire è che qui non è cambiato nulla! E ho paura che mi sentirei di nuovo in gabbia, inutile!-

-Francesca..-

-No- alza una mano, interrompendomi -devo uscire-

Scuoto la testa più volte quando la vedo rimettersi le scarpe.
La osservo recuperare le sue cose e andare verso la porta.
Mi riprendo giusto in tempo per correrle dietro e afferrarla per un braccio prima che esca.

-Dove vai? Non puoi lasciarmi qui così! Non puoi scappare ogni volta che la conversazione tocca punti che non ti piacciono!-

-Ho bisgono di chiarirmi le idee- si difende -e se tu continui così... tu...- ringhia, esasperata -tu sei bellissima. Stasera poi sei da togliere il fiato e se continui così io non ce la faccio-

-Aspetta..-

-No!- si libera dalla mia presa -torno tra poco-

Sono impotente quando mi guarda per l' ultima volta prima di uscire di casa.
Mi ha davvero lasciata qui così?
Da sola?
Vorrei solo che mi parlasse davvero.
Vorrei sul serio capire come posso aiutarla.
Forse aveva ragione lei.
Forse era meglio troncare tutto da subito e limitarci ad essere amiche.
Forse...



                                                        **********


Sono dovuta fuggire, ancora una volta.
Sono dovuta scappare da lei.
Ho dovuto farlo o non ne sarei uscita da quella situazione.
Ho bisogno di pensare e schiarirmi le idee.
Ma stare da sola come avevo pensato non mi aiuta.
Ecco perché adesso mi trovo qui davanti questa porta, indecisa se suonare o meno.

Prendo un bel respiro e  qualche altro minuto per pensarci.
Poi alla fine mi decido e premo il campanello.
Lo so che è tardi, ma ho davvero bisogno di parlargli.

Dopo qualche secondo mi appare di fronte Betta in pantaloncini e cannottiera.
Una faccia decisamente assonnata e stravolta.
Si colora poi di stupore quando si accorge di chi ha davanti.

-Francesca- soffia, stupita -che ci fai qui?-

-Scusami per l' orario- dico, mortificata -c'è Lorenzo?-

-Sì, entra, vado a svegliarlo- mi lancia un' altra occhiata confusa, prima di spostarsi di lato per farmi passare -vai pure in sala-

-Grazie-

La seguo con lo sguardo fino a che non sparisce nel corridoio.
Mi dirigo in salotto, sedendomi sul divano.
Dopo qualche istante mi rendo conto di non poter stare seduta.
Quindi mi alzo e prendo a disegnare la stanza a grandi passi.

-Feffe-

Mi volto sentendomi chiamare.
Lorenzo mi viene incontro sbadigliando rumorosamente.
Mi sento così in colpa per averli svegliati entrambi.

-Scusa-

-Non ti scusare- mormora -che ci fai qui?-

-Io avevo bisogno di parlare con qualcuno che non fosse Nene o Ilaria! Io dovevo parlare con te, io ho bisogno di capire cosa fare senza ricevere pressioni. Ho bisogno del mio migliore amico, io devo..-

-Ehi, ehi- alza le mani, venendomi incontro -calmati- sorride, abbracciandomi -che succede?-

-Tutto!- soffio, staccandomi dall' abbraccio e riprendendo a camminare -tutta questa situazione mi sta facendo impazzire!-

-Spiegami- afferma, prendendo posto sul divano.

-Non so cosa fare, Lore- esclamo, rubando una sigaretta dal pacchetto sul tavolino e accendendomela -Alessia, i Santoro, Nene, Marta, Londra o Firenze! Io sto impazzendo!-

-Ok- annuisce -una cosa a per volta-

-I Santoro mi hanno offerto un posto di lavoro nella loro società- lo informo -un bel posto, tra l' altro! Mi piacerebbe davvero molto, ma..-

-Ma tu hai una vita a Londra- finisce al posto mio -e questa offerta improvvisa non ha fatto altro che mandarti in confusione-

-Già- annuisco, contenta che abbia capito -e poi c'è Alessia- abbasso la testa -non so come comportarmi. Sì, ci frequentiamo di nuovo, ma io presto me ne andrò e lei mi sta facendo pressioni perché vuole venire a letto con me, ma..-

-Hai paura che poi non riusciresti a staccarti da lei- termina ancora una volta la frase -Feffe- richiama il mio sguardo -che tu ci vada a letto o meno, sei qui da me nel cuore della notte a delirare sul fatto di non sapere cosa fare. Quindi scusami se mi permetto di dirti che non sarà di certo andare a letto con lei a complicare le cose. La situazione è già sul punto di non ritorno, tu ti trovi già a dover fare una scelta. Non sarà fare l' amore con Alessia a peggiorare le cose. Tu non sai cosa vuoi fare-

-Sì, ma se ci vado a letto sarà il colpo di grazia-

-Perchè?-

-Perchè la amo ancora!- quasi urlo, voltandomi del tutto nella sua direzione.

Resta in silenzio a fissarmi.
Recupera poi una delle sue sigarette accendendosela con bisogno.
Poi torna a guardarmi con quello sguardo ovvio che mi fa sempre girare le palle.

-Almeno lo hai ammesso- dice, in fine -io e Erica avevamo scommesso che non lo avresti ammesso mai-

-Voi due la dovete piantare di scommetere su di me!- esclamo con tono duro, tradendomi però con un sorriso -cosa devo fare Lore?-

-Non posso dirtelo io- scuote la testa -sai che vorrei averti qui. Queste incursioni notturne mi mancavano- sorride -Francesca tu hai una vita a Londra. Vita che ti sei sudata. Devi solamente capire se vale la pena o meno mollare tutto per tornare qui. Sei già scappata una volta da Firenze-

-Lo so- abbasso nuovamente lo sguardo -è per questo che ho paura. E se rimanessi qui e poi mi rendessi conto che non è cambiato nulla? Che mi sento comunque come prima?-

-Feffe-

-Sì?- torno a guardarlo con faccia interrogativa.

-Tu hai già scelto- sorride amaramente -ma hai paura di come la prenderanno tutti-

-Io..-

-Lo sai che è così- mormora, alzandosi -e va bene- mi abbraccia nuovamente -noi tutti saremo sempre dalla tua parte, ma non privarti dell' amore solo perché è destinato a finire troppo presto-

-Non voglio ferirla-

-Lo stai già facendo- si stacca leggermente così da guardarmi -vai da Alessia e fa la cosa giusta-

Non aggiunge altro e non aspetta neanche una mia risposta.
Mi accompagna alla porta, aprendola.
Mi dedica una carezza sulla guancia e un bacio in fronte, prima di spingermi fuori con dolcezza.

-Ti voglio bene e questo non cambierà mai- soffia, prima di chiudere il portone e sparire così dalla mia vista.

Libero un sospiro di frustrazione, prima di dirigermi verso l' auto.
Sapevo che parlare con lui mi avrebbe fatto bene, ma anche male.
Non ha mai avuto timore di sputarmi in faccia la verità.
E' sempre stato imparziale.
Questa è una cosa di lui che ammiro molto.

Per tutto il tragitto verso casa non faccio altro che pensare alle sue parole.
Ha ragione lui?
Davvero so già che decisione prendere?
E se così fosse, come lo dirò a tutti gli altri?
Mi odieranno a morte.
E Alessia....
Ho paura di perderla per sempre.

Parcheggio la macchina sul marciapiede di fronte casa.
Scendo dirigendomi alla porta come se dovessi andare al patibolo.
La luce del salotto è ancora accesa.
Segno che Alessia è sempre sveglia.

Apro il portone chiudendomelo successivamente alle spalle.
Abbandono la borsa e le chiavi sul comodino all' entrata.
Dopo un gran respiro, raggiungo la mia ricca preferita.

-Francesca- soffia, spegnendo la tv -sei già qui-

-Sì- annuisco, prendendo posto accanto a lei -mi dispiace per prima-

-Non fa niente- si butta addosso a me, facendosi abbracciare -dove sei stata?-

-Non ha importanza- scuoto la testa -ti devo parlare-

-Ti ascolto- torna seduta a gambe incrociate verso di me.

-Me la sono presa così tanto per la storia dei tuoi genitori, perché poi quando me ne andrò dovrò rendere conto pure a loro. Dovrò spiegare perché lascerò loro figlia facendole del male e mi ucciderà sapere che mi odiano-

-Quindi hai deciso- mormora, abbassando lo sguardo.

-Io..-

-No- mi interrompe, riportando gli occhi su di me -lo sapevo- afferma, spiazzandomi -immaginavo che saresti tornata a Londra e no, non te ne faccio una colpa- sorride, lasciandomi sempre più perplessa -hai la tua vita lì, non puoi mollare tutto così-

-Alessia-

-Io ti amo, Francesca- dice quelle parole posando una mano sulla mia guancia, facendomi chiudere gli occhi a quel tocco -e so che non vuoi sentirtelo dire, ma questo non cambierà le cose. Io sono ancora innamorata di te e non riesco più a starti accanto senza averti completamente sapendo che presto non ti avrò più e se..-

Non la faccio finire.
Mi butto addosso a lei, baciandola con urgenza.
La faccio sdraiare sul divano, sovrastandola.

Mi abbandono completamente al sentimento che sento.
Mi abbandono a lei, perché non posso fare altrimenti.
Non più.
Sapevo che sentirle dire quelle parole mi avrebbe fatto cedere.
E poi Lorenzo ha ragione:  non posso privarmi dell' Amore solo perché è destinato a durare poco.
Che poi questo non è vero.
Io l' amerò per sempre, ne sono sicura.

Serro il suo labbro inferiore con i denti, strappandole un ansito.
Le sue mani si arpionano alla mia maglietta, mentre le mie vanno ad infilarsi sotto la sua camicetta.
Passa la lingua sulla mia bocca senza ritegno, facendomi gemere come un' adolescente.

Scendo a baciarle il collo mentre corro a sbottonarle i jeans che indossa.
Rimango un attimo spiazzata quando le sue mani si fermono sulle mie, interrompendo i miei gesti.
Mi alzo leggermente così da guardarla negli occhi.

-Ho fatto qualcosa di..-

-Portami in camera- afferma, sicura guardandomi con desiderio -subito!-

Non me lo faccio ripetere due volte.
La prendo in braccio correndo quasi verso la mia stanza.
Chiudo la porta con un piede, per poi andare ad appoggiarla delicatamente sul letto.
Mi fermo ad ammirarla un attimo, prima di tornare a sovrastarla.

Mi impossesso nuovamente del suo collo.
Lecco e mordo ogni lembo di pelle beandomi dei suoi ansiti.
Liberandone poi uno io, quando le sue mani vanno a stringere il mio fondo schiena.
Mi distraggo giusto il tempo di farle invertire le posizione.
Alzo un sopracciglio guardandola dal basso.

-Non ho aspettato tutto questo tempo per farti condurre il gioco-

La sua intrapendenza mi fa eccitare da morire.
E' un aspetto nuovo di questa Alessia più matura e consapevole.
Mi fa impazzire.

-Prendimi, allora- le faccio un occhiolino, passandomi la lingua sulle labbra.

-Oh, ho intenzione di farlo per tutta la notte-

Così dicendo quasi mi strappa la maglietta e il top sportivo che indosso.
Passa lentamente le sue mani sul mio corpo con riverenza e accortezza.
Mi bacia ogni parte del viso per poi scendere sul collo.
Torna poi sulle labbra, strappandomi un bacio dolce e lento.

-Abbiamo fatto sesso troppe volte in questi ultimi tre anni- sussurra roca, sfiorando le labbra con le mie ad ogni parola -stasera voglio fare l' Amore-

-Alessia- le poggio una mano sulla guancia -fra noi non è mai stato solo sesso-

Un enorme sorriso prende vita sul suo volto, richiamando il mio.
Mi dedica un ultimo casto bacio, prima di tornare a dedicarsi al mio corpo.
Dal collo scende a baciarmi entrambi i seni, riservando loro tutta la cura possibile.
Gemo sonoramente alla sua bocca che si chiude su un mio capezzolo, intrecciando una mano tra i suoi capelli.

La sua corsa vola sempre più in basso.
Passa un' ultima volta la mano sui miei addominali, prima di sbottonarmi gli shorts.
Li fa scivolare lentamente dalle mie gambe, per poi risalirle a suon di baci.
Dio, avevo dimenticato come fosse bello quando ci sono i sentimenti di mezzo.

Negli utlimi anni sono andata a letto con moltissime ragazze di cui non m' importava niente.
Con Ilaria era diverso, certo, ma non l'ho mai amata.
Con Alessia invece è tutta un' altra storia.

Mi sembra di essere ritornata a respirare.
Come se fossi di nuovo a casa dopo un lungo viaggio.
Come se al mondo non esistesse altro all' infuori di noi due.
Avevo scordato cosa vuol dire essere importante per qualcuno.

-A che pensi?-

Apro gli occhi trovandomi ad accogliermi le sue iridi castane.
Sorrido, accarezzandole una guancia.
L' altra torna nuovamente tra i suoi capelli.
Ho sempre adorato i suoi ricci.

-A te- rispondo -a noi-

-Resta con me- sfiora il suo naso con il mio -resta qui-

-Sono qui- 

Mi dedica un ultimo grande sorriso prima di tornare a percorrere il mio corpo a suon di baci.
Lascia un bacio su ogni parte del mio ventre.
Un gemito sfugge al mio controllo quando morde un mio fianco.

-Dio- soffia -il tuo corpo è se possibile ancora meglio di prima- dice, estasiata, lasciandomi un altro morso -i tuoi addominali mi fanno impazzire-

L' unica cosa che riesco a fare è gemere mentre bacia la porzione di pelle sopra i miei slip.
Successivamente afferra i bordi iniziando a togliergli.
Alzo leggermente il bacino, aiutandola in quella operazione.

-Alessia- la richiamo, bloccando la sua mano già sulla mia intimità.

-Che c'è?- torna a guardarmi -vuoi che ci fermiamo?-

-No- scuoto la testa -voglio che tu sappia una cosa-

-Dimmi-

L' attiro a me baciandola con bisogno.
Muovo le labbra sulle sue, lentamente.
Struscio il naso contro il suo, prima di staccarmi.

-Anche io non ho mai smesso di amarti-

-Cosa?- quasi urla, puntando le sue mani ai lati della mia testa.

-Ti amo- affermo, accarezzandole la guancia -ti ho sempre amata-

-Ti amo anche io- dice, commossa, strappandomi poi un bacio passionale -e ora intendo farti mia-

-Sono già tua-

-Sì beh, voglio rimarcare il concetto- mormora, entrando poi in me senza preavviso.

-Oddio- è l' unica cosa che riesco a dire.

-Mi sei mancata da morire-




                                                                *********


Apro gli occhi lentamente, stiracchiandomi.
La camera è sempre avvolta dal buio.
Il sole non è ancora troppo alto nel cielo.
Deve essere mattina presto.

Piano piano le immagini della notte precedente mi tornano prepotentemente in mente.
Un brivido mi corre lungo la schiena nuda.
Non posso credere che sia successo davvero.

Eppure un braccio di Feffe mi avvolge possessivamente un fianco da dietro.
Una sua gambe è tra le mie.
Sento il suo respiro regolare tra i miei capelli.
E sì, sono completamente nuda.

Mi era mancato da morire tutto ciò.
Per anni ho sognato di fare nuovamente l' amore con lei.
Cancellando così il nostro brutto distacco.
Non potevo sopportare che ci fossimo lasciate in malo modo.
Almeno adesso quando lei se ne andrà ripensermo a tutto questo con un sorriso.
Beh, più o meno.
Ma non voglio pensarci adesso.

Ora voglio solamente godermi questi ultimi momenti con lei.
Unire di nuovo le nostre anime in una sola mi ha fatto tornare alla vita.
Come se il mio cuore riuscisse a battere solamente all' unisono con il suo.
Come se quando lei è lontana non riuscisse a battere ad un ritmo regolare.
Non lo so spiegare.

Averla di nuovo, sentirla mia ancora una volta mi ha fatto sentire completa.
Come se finalmente avessi riavuto indietro ogni parte di me.
E' assurdo come lei continui ad essere il centro del mio mondo.
L' organo vitale alla mia esistenza.

Mi giro nell' abbraccio, stupendomi nel trovare due occhi verdi a fissarsi nei miei.
Ha uno sguardo che non riesco a decifrare.
Spero che non si sia pentita.

-Francesca..-

-E' stato bellissimo- soffia, portando una sua mano sulla mia guancia -mi era mancato tutto questo-

-Anche a me- annuisco, stringendomi maggiormente a lei -avevo paura che tu ti fossi pentita-

-Non potrei mai- scuote la testa -non mi sentivo così felice da anni-

-Nemmeno io-

Mi allungo richiedendo un bacio che non mi nega.
Un semplice sfiorarsi di labbra.
Un classico bacio del bungiorno.
Di quelli che fanno iniziare al meglio la tua giornata.

-Sai- inizio, con tono furbo, rotolando sopra di lei -amo il fatto che tu ti sia data alla palestra in questi anni- soffio, facendo risalire una mano dalla sua coscia al seno -non so come ho fatto a controllarmi fino ad adesso-

-Tu?- scoppia a ridere -ma se ho dovuto bloccarti non so quante volte-

-Non prendermi in giro!- m' imbroncio -ti sei vista? Sei perfetta-

-No- scuote la testa -tu lo sei- afferma, invertendo le posizioni con un colpo di reni -sei da togliere il fiato-

Mi guarda dritta negli occhi, mentre fa scorrere i polpastrelli su tutto il mio corpo.
Un gemito sfugge al mio controllo quando si sofferma un po' più a lungo tra la valle dei seni.
Scende sempre più in basso, fermando la corsa tra le mie gambe.

-Alessia..- sussurra roca al mio orecchio, facendomi impazzire.

-Sì?- 

-Mi devo alzare che tra un' ora passa Nene per andare in ospedale-

-Cosa?- apro di scatto gli occhi, quando la sento alzarsi -ma sei impazzita?-

-Non so di cosa tu stia parlando-

-Torna subito qui!- tuono, puntellandomi sui gomiti -non puoi lasciarmi così!-

-Farò tardi- sogghigna -devo farmi la doccia e prepararmi-

-Francesca-

-Che c'è?-

-La mia faccia è più su!- m' imbroncio -almeno guardami negli occhi quando mi parli! E non le tette!-

-Che posso farci? Ho un debole per il tuo seno- ride di nuovo, mentre recupera le cose per andare in bagno -sai cosa apprezzerei tantissimo?-

-Sentiamo-

-Se trovassi del caffè al mio ritorno!-

-Ti odio!- urlo, lanciandole dietro un cuscino.

-E io invece ti amo- si volta un' ultima volta nella mia direzione, prima di sparire in bagno.

Sbuffo alzandomi dal letto.
Recupero dei vestiti dal suo armadio, indossandoli.
Successivamente mi dirigo in cucina, rassegnadomi al fatto di dover preparare la colazione.
Speravo in un altro tipo di colazione, in realtà.
Ma in fondo, quanto avremmo dormito?
Tre ore?
Dio, sono stanchissima.

Mentre sono intenta a preparare la moka e a metterla sul fornello, sento le chiavi nella serratura e la porta sbattere successivamente.
Due voci che riconosco perfettamente rimbombano nel corridoio.
Stanno litigando, tanto per cambiare.


-Ti avevo detto di restare a letto!-

-Ma ormai mi avevi svegliato!- ribatte l' altra -quindi che cazzo ci rimanevo a fare?-

-Lo sai che dovevo alzarmi presto!-

Non rimango stupita quando vedo apparire Eleonora e Erica.
Quest' ultima trascina i piedi ed ha un broncio da schiaffi in faccia.
La bionda invece alza gli occhi al cielo, facendo poi un cenno nella mia direzione a mo' di saluto.
Menomale che doveva passare tra un' ora!
Se penso a come ci avrebbe potuto trovare se solo Feffe mi avesse assecondato, mi scappa un sorriso divertito.

-Ciao Ale!- squittisce la mia migliore amica, saltellando verso di me per lasciarmi un bacio sulla guancia -puoi dire anche tu a Ele che non è educato svegliare la propria ragazza senza un buon motivo?-

-Ma mi dovevo alzare!- ripete esasperata, Eleonora -sei insopportabile!-

-E te una stronza!-

-Ok, finitela!- alzo una mano, interrompendo questa cosa assai infantile -vi conviene smettere di bisticciare prima che arrivi Francesca! Non ha ancora preso il caffè!- indico loro la Moka -e sapete come è!-

-Smettiamo subito!- si affretta a dire, Erica, prendendo posto a sedere al tavolo -tanto ho ragione io- rivolge una limguaccia alla sua ragazza -stronza-

-Oggesù- sospira, quest' ultima sedendosi di fronte a lei -ti prego Ale, dimmi che c'è del caffè in più!-

-Certo- sorrido -ma preparo un' altra moka nel caso Francesca ne volesse ancora-

Mi volto di nuovo verso i fornelli per compiere quella operazione.
Mentre sono di spalle mi sento abbracciare da dietro.
Sorrido d' istinto riconoscendo il profumo.

-Buongiorno a tutte!- esclama, Francesca, lasciandomi un bacio sulla guancia per poi andarsi a sedere di fianco alla sua amica -non pensavo venissi anche tu, Erica-

-Farò compagnia ad Ale mentre voi siete da Maria e poi ad una certa vi raggiungiamo-

-Capito-

Prendo anche io posto al tavolo posando prima tutto l' occorrente per la colazione.
Visto i nuovi arrivi, ho aggiunto qualche cornetto in più.
Succo d' arancia, caraffa di latte fresco e biscotti.
Una tazza di caffè nero bollente, invece, solo per Francesca.

-Quindi alla fine Feffe ha ceduto e avete scopato- soffia, all' improvviso, Erica.

Sputo tutto il succo che stavo bevendo in faccia a Feffe.
Mi volto di scatto verso la mia amica, guardandola incredula.
Ma come cazzo ha fatto?

-Ma che dici?- quasi urlo -ma sei impazzita?-

-Oh avanti- alza gli occhi al cielo -almeno potevi farti una doccia prima! Hai i classici capelli da post sesso!-

-Piantala!- esclamo, paonazza in volto per l' imbarazzo -stai vaneggiando!-

-Nono, ha ragione lei- le da man forte la sua ragazza -Feffe ha quello sguardo strano che assume dopo l' amplesso-

-La fate finita?- domando, retorica, guardando entrambe -e te pensi di aiutarmi o cosa?- chiedo poi rivolta a Francesca.

-E' inutile- fa spallucce -siamo indifendibili-

-Ma che...-

-Perfetto- afferma la bionda, alzandosi -andiamo o faremo tardi-

-Non ho ancora bevuto il mio caffè- ribatte secca Feffe, senza guardarla.

-Portatelo dietro- sbuffa l' altra -muoviti!-

Francesca si alza sbuffando rumorosamente.
La sua versione senza caffeina è insopportabile.
Ma ti pare che non abbia neanche provato a mentire?
E ora mi lascia qui in balia della mia migliore amica.
Decisamente non è il risveglio che avevo sperato!

-A dopo- si avvicina stampandomi un bacio sulle labbra.

-Vai và- la spingo via guardandola male -traditrice!-

Scoppia a ridere, andandosene insieme a Eleonora.
Appena il portone sbatte, Erica si volta di scatto verso di me.
Gli occhi furbi e i palmi aperti sul tavolo per allungarsi nella mia direzione.

-Voglio tutti i dettagli!-

-Oggesù- sospiro, passandomi una mano in faccia -sarà una lunga mattinata- mormoro poi, rassegnata.








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ANGOLO AUTRICE:

Ben ritrovati cari lettori ^^

Oggi, grazie alla neve, mi è saltato il lavoro per cui ne ho approfittato per aggiornare!
In realtà avrei preferito tornare a letto a dormire, ma la mia amica ha deciso di occupare tutto lo spazio.
Ricordatemi di non ospitarla mai più -.-


Ad ogni modo, veniamo al capitolo!
Lo dico io o lo dite voi?
FINALMENTE!
Ma come si fa a stare con una persona senza sentire il bisogno di averla completamente?
Francesca doveva andarci prima da Lorenzo se serviva ciò per farla sbloccare.
Che mi dite della scena?
Vi è piaciuta o vi aspettavate qualcosa di più?
Non so, non mi riesce troppo bene scrivere sull' amore, ultimamente.

Comunque tutto è rovinato dalla decisone presa da Feffe.
Tornerà a Londra e dovrà di nuovo lasciare tutti indietro.
Chissà come la prenderà Nene....

A proposito di quest' ultima, ditemi, come si fa a non amare lei e Erica?
Sono perfette insieme.
Si completano e le trovo davvero bellissime.
Anche se battibeccano sempre.

Adesso vi lascio.
Spero di riuscire ad aggiornare presto.
Un abbraccio e grazie a tutti voi che continuare a seguirmi nonostante i miei ritardi cronici!
Aspetto i vostri pareri ^^

Un bacio,

Crige.

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Capitolo 20
*** Piccole cose. ***






I ricordi sono così.
Ti piombono in testa senza preavviso.
Quando meno te lo aspetti.
E soprattutto, senza permesso.

Si impossessano di te.
Della tua mente e sì, spesso pure del tuo corpo.
Ti immobilizzano sul posto e, come se avessero vita propria, tornano a farti sanguinare.

Riaprono ferite che pensavi di aver suturato per sempre.
Quelle piccole cose che smuovono ogni cosa.
Quelle cose che poi capisci esser le più dolorose.

Una frase.
Un sorriso.
Una canzone in un determinato momento.
Un bacio.
Due occhi.
Un abbraccio.

Cose che richiedono un secondo.
Che si aggiunge al muro di mattoncini che compone te stesso.
Mattoncino dopo mattoncino.
Piccole cose dopo piccole cose.

Ed è assurdo come a distanza di anni tu riesca a ricordarle.
E ancora più assurdo è l' effetto che hanno su di te.
Perché quando riaffiorano, per un secondo, un solo secondo, ti fanno sentire esattamente nello stesso identico modo in cui ti sentivi quando sono avvenute.
Un secondo.
Un solo secondo che ti cambia la vita  per sempre.







-Ha chiesto di te-

Sobbalzo a quella voce improvvisa.
Riapro di colpo gli occhi riemergendo da quello che credo fosse uno stato di trance.
Porto lo sguardo su mia madre, in piedi davanti a me.

Ha l' aria distrutta.
Le iridi completamente arrossate e gonfie.
Probabilmente sono lo specchio delle mie.
Non ricordo neanche da quanto siamo qui.

-Che dovrei dirle?-

Quasi un sussurro il mio, mentre faccio violenza su me stessa per non scoppiare a piangere di nuovo.
Credo di avere smesso da poco.
Non lo so.
Non so più niente-

-La verità- soffia, con voce strozzata -io devo...- s' interrompe in un sospiro, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo scarso controllo -io devo andare da Serena adesso- 

Mi alzo di slancio, abbracciandola.
Soffoco un singhiozzo contro la sua spalla.
Vorrei solo svegliarmi.
Svegliarmi e scoprire che è solamente un brutto sogno.

-Mamma...-

-Lo so, tesoro, lo so- piange con me, stringendomi a lei -dobbiamo cercare di essere forti- si stacca leggermente, così da guardarmi negli occhi -vorrei poter dire o fare qualcosa che ti faccia stare meglio, ma purtroppo non è possibile- mormora, tirando su col naso -vai da lei e stalle vicino-

Mi lascia un bacio in fronte, allontanadosi successivamente.
Anche lei è a pezzi.
Tutti lo siamo.
E' passata una settimana dall' incidente eppure ho come l' impressiane che il tempo si sia fermato a quel momento.
Ho perso la persona più importante della mia vita e adesso ho l' ingrato compito di dire alla mia amica, che il suo amore non c'è più.



-Nene, ci sei?-

Mi vedo sventolare una mano di fronte agli occhi.
Alzo la testa trovandomi davanti la faccia interrogativa di Francesca.
Devo essermi persa tra i miei pensieri.

-Scusa- mi alzo dalla seggiolina della sala di attesa -novità?-

-L'hanno appena portata in sala operatoria- mi informa -ci vorrà un po'. Faccio un salto da Alessia e poi torniamo qui insieme. Doveva venire lei, ma è inutile stare tutti qui. Hai bisogno di qualcosa?-

-No, grazie- mento senza neanche saperlo -io aspetto qui. Ti chiamo se ci sono aggiornamenti-

-D' accordo- sorride con aria strana, stringendomi una spalla -comunque ho chiamato Erica, sta arrivando-

Prima che possa dire qualcosa si allunga lasciandomi un bacio sulla guancia per poi andarsene.
Ovviamente ha capito prima di me che è meglio che io non rimanga qui da sola.
Un sorriso nasce spontaneo sul mio viso pensando alla sua premura.
E' la solita.

Mi guardo intorno constatando che no, non è cambiato proprio niente da quel giorno.
E' tutto maledettamente uguale.
Tutto esattamente dove era.
Macchinetta del caffè compresa.
Ricordo come se fossero ieri quei momenti.

Libero un sospiro, decidendo di lasciare la sala d' aspetto e scendere al bar qui davanti.
Non mi faceva bene rimanere lì.
Troppi ricordi e pensieri negativi.

Esco dall' edificio e attraverso la strada.
Entro nel locale, venendo accolta da un silenzio confortevole.
Mi siedo al bancone ordiando un espresso.
Scorro le notifiche sul mio iPhone senza darci troppa attenzione.
Non riesco a far smettere la mia mano di tremare.
Odio tutto ciò.

E' un intervento di routine ormai, certo, ma si tratta pur sempre di mia madre!
E sono in ansia.
Le ultime parole che le ho rivolto non sono state delle migliori.
Quando stamattina sono entrata in camera sua non sono neanche riuscita ad aprire bocca.
Cosa farei se avesse sentito da me solo cattiverie come ultima cosa da parte mia?
Non voglio neanche pensarci.

Odio gli ospedali.
Questo particolarmente.
Perchè ha dovuto farsi operare proprio qui?
Non poteva scegliersene un altro?

La testa mi scoppia.
E' piena di flash orribili che vorrei solo dimenticare.
Eppure sembra che me lo faccia apposta.
Quanto vorrei scolarmi una bottiglia intera di vodka così da crollare e smettere di pensare...
Come feci quella notte, dopo che dovetti confermare a Francesca la sua più grande paura...



Mi passo una mano tra i cappelli, nervosamente.
Il cuore batte all' impazzata e non riesco a smettere di tremare.
Non posso entrare così.
Devo cercare di darmi una regolata.

Prendo un respiro profondo prima di bussare alla porta della stanza.
Una parte di me spera che si sia riaddormentata.
L' altra invece vuole vedere con i suoi occhi che sta bene.
Alla fine è quella che prende il sopravvento e mi costringe ad entrare.

Francesca è stesa a pancia in su.
Finalmente libera dal tubo in gola che l' aiutava a respirare.
Ha un tutore che le tiene il braccio fermo al corpo.
La testa fasciata.
Un occhio nero e un enorme livido sulla guancia.
E questo è solo quello che posso vedere...

-Ehi- soffio, prendendo posto accanto a lei -come stai?-

Gira lentamente la testa nella mia direzione.
Sono costretta ad abbassare lo sguardo, quando incrocio i suoi occhi.
Scuri, impenetrabili.
Completamente distrutti.

-Dimmelo e basta- mormora, quasi supplicandomi -ti prego-

Alzo di nuovo la testa, trovandola sull' orlo delle lacrime.
Sento le mie guance inumidirsi.
Il magone in gola che esplode tutto insieme.
E questo sembra bastarle.
Questo basta a farla crollare.

-Mi dispiace- riesco solamente a dirle, scoppiando a piangere -non hanno potuto fare nulla-




-Amore-

Sobbalzo riscuotendomi dal torpore del ricordo.
Erica mi fissa preoccupata.
Si siede accanto a me, portando una mano sulla mia guancia.

-Che hai? Tutto bene?-

-Io...- m' interrompo, non sapendo esattamente cosa rispondere.

Perché  non riesco a smettere di pensare a quel giorno?
E' da quando ho messo piede qui dentro questa mattina, che le immagini di quel dì si susseguono a ripetizione nella mia testa.
Ancora e ancora e ancora...
Come se ce ne fosse poi bisogno...

Ricordo esattamente ogni dettaglio.
Ogni minuto di quelle 24 ore.
Come se potessi mai dimenticarlo...

Francesca non parlò per i tre giorni successivi.
I medici dicevano che era per via del trauma subito.
Dello shock.
Io invece continuo a pensare che si stesse chiedendo che senso avesse farlo.


-Non lo so- rispondo in fine, sperando che le basti.

-Ok, va bene- si gira verso il barista -ci fa due Americano per favore?-

-Erica..-

-Lo so- sospira, tornando a guardarmi -sono solamente le 10 di mattina e sì, sono stata io a rimproverarti sul fatto che non si risolvono le cose con l' alcool, ma penso di aver capito che il discorso che stiamo per fare lo posso affrontare solamente con un qualcosa di alcolico e non mi sembra giusto nei tuoi confronti non far bere niente a te. Quindi lo sto facendo più per me che per te- dice tutto d' un fiato, ringraziando il ragazzo una volta venuta in possesso dell' ordinazione -ora ti fai un paio di sorsi- mi allunga un bicchiere -e poi mi dirai perché hai quella faccia da bambina di The Ring-

Non mi azzardo a dire niente.
Faccio come dice, ottenendo un sorriso di approvazione da parte sua.
Mi devo ricordare di ringraziare Feffe per averla chiamata.

-Ti ascolto- m' incita, stringendomi una mano e intrecciando le nostre dita.

-Non riesco a smettere di pensare-

-A cosa?- mi sprona a continuare.

-A Federica. A quando dissi a Francesca che lei non c'era più-  soffio, passandomi una mano tra i capelli -è questo maledettissimo posto!- sbotto, sbattendo una mano sul tavolo, facendo girare tutti -è rimasto maledettamente uguale! Vedi là?- indico la panchina poco fuori l' ingresso -lì è dove mia madre mi disse che Feffe era in coma e vedi quel palo della luce accanto?- le indico il punto, continuando una volta averla vista annuire -è quello che presi a pugni quando mi dissero che F era morta sul colpo-

Erica non dice niente.
Si limita a stringere di più la presa tra le nostre mani e ad ascoltarmi.
Sa che non ho bisogno che risponda.
Sa che sono nel mio mondo e che ho bisogno solo che lei mi faccia parlare.

-Litigai con Fede quel giorno sai?- mi apro in un sorriso triste -quella mattina le feci notare che era un po' che non stavamo solo noi due e che mi mancava e quindi le chiesi se volesse fare qualcosa quella sera. Rispose che purtroppo si era già messa d' accordo per uscire a cena con Francesca, ma che potevamo fare qualcosa il giorno dopo. M' incazzai di brutto- sospiro, ripensando a quanto sono stata stupida -le dissi che non importava e che poteva benissimo andarsene a fanculo insieme a quell' altra. Ci rimase malissimo, tanto da andarsene piangendo- passo la mano libera nei capelli, ricacciando indietro le lacrime -nel pomeriggio mi chiamò dicendo che aveva rimandato con Francesca e mi chiese di andare con lei al cinema. Ovviamente da mongola orgogliosa che sono le dissi che ormai avevo un impegno e che poteva starsene con la sua bella. Il resto poi lo sai..-

Ho ripensato spesso a tutto questo.
Se io non avessi fatto l' idiota...
Se io non l' avessi aggredita...
Se io non fossi stata così maledettamente ancora gelosa...
Se io...

-So cosa stai pensando- Erica interrompe i miei pensieri, cercando il mio sguardo -non è stata colpa tua e non ha importanza se quel giorno avevate discusso. Lei sapeva benissimo quanto era importante per te e quanto tu le volessi bene. Una brutta giornata non cancella anni di affetto- mi sfiora dolcemente una guancia -e non è la stessa cosa di adesso- dice, spiazzandomi -tua madre sa che le vuoi bene, ma glielo ripeterai tu appena si sveglierà dopo l' operazione. Tua madre non è Federica. Lei starà bene e tu potrai rimediare alle cose brutte che le hai detto. Siamo intesi?-

-D' accordo-

-E smettila di non parlare con me- afferma, seria -perché non mi hai detto di tutte ste cose che ti frullavano in testa?-

-Perché Federica io...-

-L' amavi. Sì, lo so- alza gli occhi al cielo, sbuffando -lo sappiamo tutti ormai- alza una mano, bloccando qualsiasi ogni mio tentativo di ribattere -fa parte del tuo passato, fa parte di te, di quello che sei adesso e me ne devi parlare se pensi che possa farti sentire meglio. Chiaro?-

- Va bene- sorrido -ora possiamo ordinare un altro di questi?- chiedo, speranzosa, alludendo al mio bicchiere vuoto.

-Alzati e torna immediatamente in sala d' attesa prima che io ti prenda a calci-



                                                                   ***********

-Dove è?-

Federica entra in casa come una furia, non appena le apro la porta.
Schizza in cucina manco fosse una gazzella che scappa da un leone.
Le corro dietro a fatica.
Finalmente arresta la sua corsa davanti alla penisola e si volta a guardarmi.

-Dove è la Testona?- 

-Nene è fuori- rispondo, stranita -perchè?-

-Perché è una stronza e basta quando ci si mette!- sputa fuori, prendendo posto su una sedia -mi ha trattato di merda tutta la mattina, a scuola!-

-Amore- mi avvicino a lei poggiando una mano sulla sua -mi spieghi per favore?-

-Prima fa tutta la carina e mi dice quanto le manco, che le manca passare un po' di tempo solo io e lei, che è un po' che non succede e allora mi ha chiesto di uscire stasera- dice tutto d' un fiato -ovviamente le dico che avevo già un impegno con te, ma che potevamo fare domani e lei allora mi ha mandato a fanculo insieme a te, tra l' altro!-

-F, lo sai che io e te possiamo benissimo rimandare, non è un probl..-

-No!- m' interrompe -non ho mica finito, infatti!- si alza di scatto, prendendo a camminare nervosamente -mi ha fatto sentire talmente tanto in colpa che poco fa l' ho chiamata per dirle che avrei rimandato la cena con te e la signorina ha risposto che ormai aveva un impegno e che potevo benissimo starmene con la mia bella!-

Raramente ho visto Federica così arrabbiata.
Dagli enormi occhi rossi e gonfi deduco che abbia pure pianto.
E' la volta buona che io e Eleonora torniamo a darcele di santa ragione come anni fa.
Proprio non capisco perché a volte debba fare la stronza in questa maniera.

-Vuoi che la picchi?-

-Non ti ci mettere anche tu, Fefè!- mi ammunisce, puntandomi un dito contro -la violenza non risolve niente- aggiunge, facendo qualche passo nella mia direzione -e poi a sto giro sono io che voglio prenderla a calci!-

-Chi vuole prendere a calci chi?- Maria fa il suo ingresso in cucina, interrompendoci -ciao Fede, che succede?-

-Succede che tua figlia è una gran testa di cazzo!-

-Quale delle due?- domanda, sorridendomi.

-La bionda!- soffia, l' altra, in risposta.

-Immaginavo- sospira, sedendosi su una sedia -ti ha fatto proprio arrabbiare, eh-

-Esattamente!-

Rimango in disparte non sapendo esattamente cosa dire.
Ho paura di peggiorare la situazione.
So solo che vedere la mia ragazza così non mi piace.
Ed è nuovamente colpa di Eleonora.
Succede troppo spesso ultimamente.

-Vuoi che la chiami?- mi decido a domandare, dopo qualche minuto di silenzio in cui Fede non ha smesso di misurare la stanza a grandi passi -la faccio tornare qui così puoi parlarci?-

-No! Che vada lei a fare in culo!- enfatizza il concetto col classico cenno della mano -prendi le tue cose, i miei ci aspettano per cena- dice, avvicinandosi a Maria -ciao zia e scusa per questo spiacevole teatrino- le lascia un bacio su una guancia, avviandosi in sala.

-Francesca- mi richiama la donna, poco prima che raggiunga la mia metà -puoi ricordare a Serena la nostra colazione di domani? Che quella è come sua figlia e si dimentica anche dove mette la testa- ride, strappandomi un sorriso -io proverò a parlare con Eleonora per cercare di capire cosa le prende ultimamente-

-D' accordo. Ci vediamo domani- 

Raggiungo Federica dopo aver salutato Maria con un bacio.
La trovo già seduta in macchina mia al lato del passeggero, con le braccia conserte.
Salgo pure io e metto in moto.
Decido di lasciarle un altro momento, prima di parlarle.

-Perché deve fare così?- è lei però a rompere il silenzio -ultimamente è più musona del solito e non mi lascia entrare-

-Non lo so, amore- scuoto la testa -ma sai com'è fatta. Devi prenderla e parlarci tu, perché se aspetti lei...-

-Lo so- non mi lascia finire -odio quando fa così-

-Mi dispiace- lascio il cambio per posare una mano sulla sua coscia, in una leggera carezza -Maria ha detto che proverà a parlarci-

-Santa donna vostra madre-





-A cosa stai pensando?-

Apro gli occhi non ricordando neanche di averli chiusi.
Volto il capo trovando ad aspettarmi due iridi color nocciola.
Alessia mi scruta curiosa, restando in attesa.

Abbasso lo sguardo, cercando di riordinare i penseri.
Lei prende ad accarezzarmi lentamente il ventre nudo, rispettando i miei tempi.
Sospiro, poi, quando passa l' indice in mezzo al mio seno.

Appena mi ha aperto la porta di casa, ho sentito l' irrefranabile bisogno di averla.
Siamo arrivate fino in camera sua in una lotta di baci, incapaci di controllarci oltre.
E' come se lei avesse capito il mio bisogno di spegnere il cervello.
E devo dire che lo ha assecondato a dovere.

Poi però, finito tutto, tutti i pensieri sono tornati a galla.
Ed ora siamo qui, nude nel suo letto in un complice silenzio.
O almeno lo eravamo prima che lei, ovviamente, capisse che qualcosa non va.
Anche se, sinceramente, non so neanche io se sia davvero così o meno.

-E' difficile- rispondo in fine.

-Ehi, guardami- faccio come dice -è normale se sei in pensiero per Maria-

-Lo so e infatti lo sono, ma non è questo- sospiro -è da quando ho messo piede in ospedale che non riesco a togliermi una cosa dalla testa-

-Parlami- mormora dolce, intrecciando le dita delle mano con le mie -ti ascolto-

-Vedi, l' ospedale dove si trova Maria è lo stesso in cui portarono me dopo l' incidente- dal suo sguardo capisco che non c'è bisogno che io specifichi quale -e da quando sono entrata stamattina, il ricordo di quella giornata continua a ripetersi nella mia testa come se fosse un film. Un brutto film-

-Mi dispiace, Feffe- si porta più vicino a me, baciandomi una tempia.

-Non so perché, non capisco il nesso e questa cosa mi fa impazzire-

Lascio andare un sospiro, mettendomi a sedere.
Poggio la schiena contro la testata del letto, tirando un po' il lenzuolo.
Fisso un punto indefinito davanti a me, cercando di riordinare i pensieri.

Ho ripensato spesso a quel giorno.
Solo che mi concentravo sempre sul momento dell' incidente.
Quasi mai sul "prima".
Del resto, come potevo fare altrimenti?

Durante il tragitto in macchina verso casa dei suoi, Fede era stranamente silenziosa.
Ricordo che il broncio persistente sul suo viso mi metteva tristezza.
Oltre a farmi arrabbiare ancora di più con Eleonora.

Si rianimò solo quando, dal niente, tirò fuori il discorso "bambini".
Mi sono chiesta spesso perché ci stesse pensando proprio in quel momento.
Avrei dovuto chiederglielo.
Rimarrò con questa domanda per sempre.
Questa e molte altre.

Ma ce n'è una che mi tormenta ogni giorno.
Una che non ho avuto mai il coraggio di porle.
Perché io?
Perché fra tutte, proprio io?
Perché ha scelto me?

-Francesca- Alessia interrompe nuovamente i miei pensieri -parlami-

-Quando mi svegliai dal coma sapevo già benissimo che lei non c'era più, sai? Me lo sentivo. Mi sentivo già..- mi blocco, sospirando -vuota- mi volto guardandola, liberando un sorriso triste -avevo chiesto di Eleonora perché volevo urlare contro. Volevo sfogarmi su di lei. Darle la colpa. Volevo che sapesse che se fosse uscita lei con Fede, tutto quello non sarebbe successo- chiudo gli occhi, poggiando la testa all' indietro -ma poi l' ho vista. Era distrutta. E io non potevo prendermela con lei, solo per alleggerire il mio senso di colpa e allora le chiesi solamente di confermarmi che lei non c'era più e basta-

Solo dopo che Nene mi ha detto la verità, posso capire davvero cosa ha passato in quel periodo.
Anche lei ha perso la persona che amava in quell' incidente.
Ed è stata col terrore di poter perdere anche me.

Dopo ha dovuto mettere da parte tutto per cercare di starmi vicino.
Mi ha imboccato quando non volevo mangiare.
Mi ha calmato quando mi svegliavo di notte in preda agli incubi.
Mi ha trascinato di nuovo su un campo da rugby, quando non ne volevo più sapere niente.
Mi ha accompagnato in classe ogni mattina, assicurandosi che io ci arrivassi.
Studiava quello che dovevo studiare io, solo per poi scrivermi i riassunti e assicurarsi che io li studiassi.
Si è assicurata che prendessi il diploma.
Io le devo tutto quanto.

-Non potevo rimanere in quell' ospedale- sussurro, dopo qualche minuto di silenzio -sai che ancora qualche infermiera mi riconosce e mi saluta?- sorrido -è pesante per me stare là dentro-

-Perché non mi hai detto tutto questo stamattina?- chiede, tirandosi su a sedere di fianco a me -ti avrei accompagnato- sorride, dolce, prendendo una mia mano tra le sue -torniamo a quando non ci dicevamo le cose?-

-No- le sorrido -semplicemente non pensavo che mi facesse questo effetto- ammetto -poi però ho visto Nene in quello stato e mi è tornato tutto questo in mente-

-L' hai lasciata da sola?-

-Ovviamente no- scuoto la testa, quasi risentita -ho chiesto a Erica di raggiungerla prima che io venissi qui-

-Brava- sorride, buttandosi tra le mie braccia -ora mi vuoi cercare di spiegare?-

-Non c'è niente da spiegare, Alessia- sospiro, chiudendo nuovamente gli occhi -è che, vedendo Ele così, mi sono ricordata del prima che avvenisse l' incidente. Fino ad ora mi concentravo sempre su quel determinato momento. Aveva importanza solo quello. Ma dopo che Nene mi ha confessato delle cose, non posso non ripensare a tutto in un' altra maniera-

Come ho fatto ad essere così cieca?
Come ho potuto non accorgermi di niente?
Avevo la spiegazione di alcuni suoi atteggiamenti di quegli anni, davanti agli occhi!
E se Fede lo avesse saputo?
Se Federica lo avesse capito e taciuto?

-Feffe..-

-Odio avere così tante domande che non avranno mai una riposta!- alzo il tono di voce, alzandomi successivamente.

Recupero le mutande, indossandole.
Mi infilo nuovamente gli shorts, prendendo poi a camminare per tutta la camera.
Chissà dove è finita la mia maglietta...

-Francesca- richiama la mia attenzione -intanto ti devi dare una calmata, perché fare così non serve a niente e dopo, se ti va, sono qui e puoi parlarmi-

Mi blocco, voltandomi nella sua direzione.
Ha le braccia conserte e un sopracciglio alzato.
Cosa che ricorda molto i Santoro.
Devo ammette che un po' questa cosa m' inquieta.

Prendo un bel respiro, andandomi a sedere sulla scrivania.
Riordino i penseri cercando le parole per tentare di spiegarle come mi sento.
E' che proprio non le trovo.
Non so cosa dire.

-Avrei dovuto capire- mormoro -da come mi guardava in quel letto di ospedale, io...- chiudo gli occhi, gettando la testa all' indietro -io avrei dovuto capire- ripeto -vederla così in ansia, oggi, con lo sguardo vuoto e la testa altrove in quella sala di aspetto, mi ha portato a chiedermi come dovesse sentirsi. Come si sentiva quando ha scoperto che la ragazza che amava era morta e che sua sorella era in coma? Come poteva sentirsi pensando magari che se fosse uscita lei con Fede, forse tutto quello non sarebbe successo? Ma soprattutto, come ho fatto a non accorgermi di niente?-

-Francesca..-

-Perché Federica ha scelto me? Perché proprio io? Aveva file e file di ragazze e ragazzi che le facevano la corte!- sussurro più a me stessa che a lei -perché una persona buona come Maria sta passando tutto questo? Perché la mia vita deve sempre essere un casino? E perché i miei genitori devono essere così stronzi?- urlo quell' ultima domanda, sbattendo un pugno sulla scrivania.

Alessia non dice niente.
Si limita a fissarmi, cercando forse di trovare un senso al mio sputare fuori domande sconfusionate.
Me lo sto chiedendo anche io in effetti.
Cosa mi sta succedendo oggi?

Forse la verità è che da quando ho ricevuto quella emai da Maria, è come se mi fossi persa.
Come se tutta la mia vita si fosse messa in pausa.
Forse perché se ho ancora una vita, è grazie a lei.
E non mi riferisco a quando mi trovò quasi morta sul divano.
Ma a ben altro.

Lei mi ha preso in casa.
Lei mi ha cresciuto come se fossi realmente figlia sua.
Mi ha insegnato dei valori.
Mi ha supportato quando più ne avevo bisogno.
E soprattutto, ha creduto in me quando neanche io ci credevo.

-Tu sei bellissima- Alessia rompe il silenzio, costringendomi a guardarla negli occhi -e non mi riferisco al tuo aspetto che, intendiamoci, è sublime- sorride -tu sei la persona più buona, gentile e altruista che io abbia mai conosciuto- afferma, mettendosi seduta al centro del letto, coprendosi con il lenzuolo fin sopra il seno -non ti sei accorta di niente perchè non potevi- alza le spalle -avevi appena perso il centro del tuo mondo e ti stavi dando la colpa per questo- solo ora capisco che sta cercando di rispondere alle mie domande insensate di prima -eri a pezzi e lo sei stata per molto tempo. Se i tuoi genitori non fossero stati così stronzi, tu non saresti mai andata a vivere dai Santoro e probabilmente tu e Eleonora vi odiereste ancora, con la conseguenza che tu e Federica non vi sareste mai avvicinate così e non avreste vissuto tutti i bei momenti insieme che avete passato- sorride dolce, richiamando il mio -e tutto ciò sta succedendo a Maria perché è abbastanza forte da poterlo reggere e fose, era l' unica cosa che poteva convincerti a tornare a casa. Che poteva riportarti, alla fine, da me-

Rimaniamo in silenzio a fissarci.
Solo il rumore dei battitti impazziti del mio cuore che mi rimbomba nelle orecchie.
Alessia mi scruta con quei suoi due grandi occhi dolci.
Quel sorriso timido sul viso.
Il timore che le leggo in faccia di aver detto qualcosa di sbagliato.

Balzo giù dalla scrivania.
Lentamente mi avvicino a letto.
Mi blocco per qualche secondo, prima di raggiungerla al centro.
Le metto una mano sulla guancia, senza staccare mai gli occhi dai suoi.

-Ti amo- mormoro, prima di baciarla.




                                                           **********


-Eleonora Santoro!- tuono, seguendola in camera e sbattendomi la porta alle spalle -spiegami subito!-

-Che cosa vuoi che ti dica, eh?- ferma la sua camminata, voltandosi nella mia direzione -Non l' ho cercato io!-

-Ah beh, allora tutto a posto!- soffio, sarcastica -sono venuta a prenderti dopo gli allenamenti, dopo aver passato una giornata infernale tra università e lavoro, ti trovo a parlare fitto fitto con lui e non dovrei incazzarmi?-

-Erica..-

-E proprio quando mi stavo autoconvincendo che non ci fosse niente di male, ecco che ti bacia!-

-Oh andiamo!- ringhia -hai visto benissimo che l'ho spintonato via subito!- afferma, passandosi una mano tra i capelli -non me ne importa più niente di lui!-

-Eh, ho notato!- sbuffo, con un' altra nota sarcastica -vaffanculo!-

-Dove vai?- chiede, mentre mi vede uscire dalla stanza.

-Dove cazzo mi pare!-

Mi sento chiamare ma non me ne curo.
Ho solo bisogno di uscire a fumarmi una sigaretta.
Di calmarmi un attimo e pensare razionalmente.
Perché ora come ora potrei dire o fare cose di cui poi mi pentirei.

Esco da Villa Santoro, facendo il giro dietro la casa.
Mi siedo su una delle sdraio a bordo piscina, recuperando una sigaretta dal mio pacchetto.
Me l' accendo, aspirando con bisogno.

-Ehi!-

Sobbalzo a quella voce improvvisa.
Dalla penombra vedo spuntare Maria, facendo concorrenza a Batman.
Mi sorride complice, indicando la cicca che ha tra le mani.
Si mette un indice sulla bocca, facendo segno di non dirlo a nessuno.

-Mi hai fatto paura!- 

-Scusami- alza le spalle, avvicinandosi -posso?- chiede, indicando la sdraio vuota accanto alla mia.

-Certo-

-Vi ho sentito discutere- ammette, aspirando un po' di tabacco -tutto a posto?-

-Non proprio-

Oggi ho avuto una pessima giornata.
L' esame per il quale avevo studiato tanto, non è andato come speravo.
E il lavoretto part time da cameriera che ho trovato per contribuire alle spese in casa, è più pesante di quello che pensassi.
Finito il turno, dovevo andare a prendere Eleonora agli allenamenti così da passare almeno il resto della serata insieme.
Ne avevo davvero bisogno..

Sono arrivata al campo e l' ho vista parlare con Antonio.
Erano troppo vicini per i miei gusti.
Mi stavo già arrabbiando.
Poi lui l' ha baciata e non ci ho visto più.
Ho dato un colpo di clacson, abbagliandoli successivamente.

Ele è corsa in macchina e io ho stoppato qualsiasi suo tentativo di giustificarsi.
Lo so che lei non voleva.
Ho visto come si è arrabbiata e lo ha spinto via.
Ma non riesco proprio a togliermi di mente l' immagine di lui che la bacia.

-Ho capito- annuisce, dopo aver ascoltato tutto -posso dirti una cosa?-

-Certo-

-Non vedevo mia figlia così felice da prima che Federica ci lasciasse- sorride dolce -tu la rendi un' altra persona- mi lascia una leggera carezza sul viso -non hai idea dell' effetto che hai su di lei e fidati se, da mamma, ti dico che posso tranquillamente affermare che sia totalmente pazza di te-

-Sì, ma..-

-Ma niente- mi interrompe -vai da lei e fate pace, perché buttare via un amore così per una cavolata del genere è proprio da stupidi e posso ammettere che se c'è una stupida tra le due, quella è mia figlia- scoppia a ridere, lasciandomi successivamente da sola.






-Quindi è andato tutto bene?-

La voce della mia ragazza mi riscuote dai miei pensieri.
Alzo la testa trovandola poco più distante da me, intenta a parlare col chirurgo di sua madre.
Giovanni è con loro, che sorride come un bambino la mattina di Natale.

-Sì- annuisce l' uomo in camice verde -adesso avrà solamente bisogno di tanto riposo. I drenaggi le verranno tolti tra qualche giorno, quando anche il gonfiore sarà diminuito. Ovviamente dovrà stare a letto e essere trattata come una regina-

-Quando possiamo portarla a casa?-

-Direi tra un paio di giorni. Dovrà tornare qui per togliere i drenaggi. Ma manderò un' infermiera a casa vostra una volta al giorno per tenere sotto controllo la situazione-

-Grazie dottore, grazie davvero!-

-Potete andare da lei appena si sveglia-

Eleonora si fionda tra le braccia del padre, che la stringe subite a sé.
Io mi alzo, tirando un sospiro di sollievo.
Resto in disparte così da non rovinare questo magico momento di famiglia.
Poco dopo, però, la mia bionda prederita corre verso di me avvolgendomi in un abbraccio.

-Sono contenta- sussurro al suo orecchio.

-Anche io- si stacca, guardandomi negli occhi -devo chiamare Francesca!-

Mi stampa un bacio sulle labbra, prima di sparire in fondo al corridoio col telefono in mano.
Raggiungo Giovanni alla macchinetta del caffè.
Lo imito prendendomene uno anche io.

-Quindi è finalmente finita?-

-Spero tanto di sì- sorride, facendomi cenno di sederci sulle seggioline lì vicino -almeno adesso possiamo stare un po' più tranquilli-

-Dovrà fare dei controlli periodici, vero?-

-Sì- sospira -ma il peggio è passato-

-Giovanni posso chiederti una cosa?-

-Il tono serio non ti si addice, Erica- ride divertito, poggiando una sua mano sulla mia spalla -ma certo!-

-Anche tu eri d' accordo sul non dire niente a Eleonora?-

Non so quanto siano affari miei in realtà.
Ma è da un po' che me lo chiedo.
E poi, al diavolo!
Sono la fidanzata di sua figlia, avrò qualche diritto, no?!

Ho odiato vedere Eleonora così.
Ho odiato non poterci fare niente.
Quindi, sì, credo di meritarmi un paio di risponde.
O no?!

-Sì e no- risponde, dopo qualche secondo di silenzio -io avevo detto a Maria che o lo dicevamo a tutte le figlie, o a nessuna- ammette, passandosi una mano sugli occhi stanchi -ma lei ha insistito dicendo che era meglio dirlo solo a Francesca, perché lei sa come prendere le altre due. Anche se quella che la preoccupava di più era Eleonora. Non ero d' accordo, ma lei si è appellata al "mio il tumore, mia la decisione" e io sinceramente non ero in grado di negarle qualcosa o di oppormi-

-E per quanto riguarda Londra invece?-

-Su quello ero d' accordo- afferma, sicuro -Francesca doveva andarsene da qui per un po'. Doveva allontanarsi da tutte le cose che le davano brutti pensieri e cercare di ritrovarsi. Solo che sinceramente non credevo che non volesse più tornare- posso leggere una nota di tristezza in quelle ultime parole -e non credevo certo che la sua partenza avesse un impatto di questo genere su Eleonora. Penso che dobbiamo ringraziare solo te se è ancora in piedi-

-Ovviamente sì- annuisco, facendolo ridere.

Sto per aggiungere qualcosa quando Eleonora ci raggiunge.
Ci scruta curiosa per un po', prima di sedersi accanto a me.
Subito mi prende una mano intrecciando le nostre dita.
Sorrido a quel suo gesto frettoloso.

-Di che stavate parlando voi due?-

-Oh, niente di importante- mi anticipa suo padre -Francesca?-

-E' per strada- soffia -mi ha risposto Alessia al telefono-

-Quando arrivano che ne dite se vi porto tutte a pranzo fuori, mentre aspettiamo che Maria si svegli?-

-Certo che sì!- batto le mani, alzandomi subito dopo -ma paghi tu!- gli faccio una linguaccia, incamminandomi verso l' ascensore.

Non ho ancora finito con lui.
Ho ancora un po' di cose da chiedere.
Ma ora non è il momento.
Arriverà presto però.





                                                            **********


-Francesca?-

Perdo un battito quando sento il portone di casa aprirsi.
Abbandono il libro che stavo leggendo sul tavolincino davanti al divano, per poi alzarmi.
Mi dirigo verso l' ingresso, vedendo spuntare Maria.

-Oh, ciao Alessia- esclama, sorpresa -lei è in casa?-

-No- soffio, abbassando lo sguardo -è andata a correre-

-Capisco- mormora -che ne dici se metto su l' acqua per un tè, ci sediamo al tavolino e mi dici che è successo?-

-Ma..-

-Tesoro- si avvicina, poggiando una mano sulla mia spalla -Francesca di solito va a correre di mattina, sicuramente non prima di cena e non lasciandoti qui tutta da sola con quel broncio sul viso- sorride dolce, spingendomi verso la cucina -su, siediti e raccontami-

-Ha avuto uno dei suoi incubi- faccio come dice, prendendo posto a tavola -si è appisolata dopo pranzo, svegliandosi urlando dopo poco più di un' ora-

Non dice niente.
Si limita ad ascoltarmi, di spalle, mentre è impegnata a mettere la teiera sul fuoco.
Magari non è una brutta idea parlarne con lei.

Io e Francesca ormai stiamo insieme da più di un anno.
Ma ci sono cose di cui ancora non mi parla.
Lo fa a malapena quando insisto.
Si tiene tutto dentro, fino a quando non scoppia.
E a volte, neanche così si apre con me.
Fa come oggi: prende e esce fuori a correre.
Poi torna e fa come se non fosse successo niente.

Però questa volta sono preoccupata.
Non l' avevo mai vista così.
Quando ha aperto gli occhi, era terrorizzata.
Ci ha messo un po' per rendersi conto di dove si trovasse.
E che era solo un brutto sogno.

-Ha rivissuto l' incidente- afferma, sedendosi davanti a me, passandomi una tazza fumante.

-Oh- soffio, sorpresa -perché non...-

-Non ne parla con nessuno- m' interrompe, prendendo un sorso dalla sua tazza -non ci è mai stato verso di sapere niente di quel momento- sospira -non che voglia farglielo rivivere ulteriolmente, intendiamoci, ma penso che le farebbe bene parlare con qualcuno- sorride triste -dice che non si ricorda niente, ma non ci credo. Quegli incubi ne sono la prova-

-Cosa posso fare?-

-Non insistere. Dalle tempo, dalle spazio. Se  e quando vorrà parlarne, lo farà-

-Ma io..-

-Tu vai benissimo così- mi stringe affettuosamente una mano -lo capirai-

Sto per ribattere, quando sentiamo il portone di casa sbattere.
Pochi minuti dopo vediamo apparire Feffe visibilmente sudata e stanca.
Ci guarda sospresa per un po', prima di avvicinarsi al tavolo.

-Ciao tesoro- la saluta Maria -c'è del té anche per te se ne vuoi, ma prima fila a farti una doccia-






-Dai Alessia, muovit!- 

Francesca cammina a passo svelto, trascinandomi per mano.
Vede Giovanni davanti l' ingresso dell' ospedale e accelera se possibile ancora di più.
Poche falcate ancora e gli siamo davanti.

-Quindi tutto ok?-

-Tutto ok- annuisce, l' uomo, accogliendo Francesca tra le braccia -possiamo andare da lei quando si sveglia-

-Allora cosa facciamo qui fuori? Andiamo, no?- 

-Aspetta- Giovanni l' afferra per un braccio -ci vorranno delle ore e non ha senso stare tutti qui ad aspettare-

-Ma..-

-Vi porto a pranzo fuori e poi torniamo- afferma, con torno che non ammette replice -abbiamo tutti bisogno di staccare un attimo-

Francesca annuisce tornando a prendermi per mano.
La vedo sorridere felice da guancia a guancia.
Un sorriso che fa fare le capriole al mio cuore.

Abbiamo fatto l' amore praticamente per tutta la mattina.
E' stato difficile alzarci a abbandonare il letto.
Avevo quasi dimenticato cosa volesse dire.

-Eccovi finalmente!-

Erica ci viene incontro, trascinandosi Eleonora dietro di sé.
Dalla faccia di quest' ultima, deduco che abbiano appena discusso per qualcosa.
Sarà una minchiata come al solito.
Non cambiano mai.

-Quindi dove andiamo?- chiede, la bionda, liberandosi dalla presa della sua ragazza -inizio ad avere fame-

-Qua vicino c'è una trattoria- le risponde suo padre -seguitemi!-

S' incammina spostandosi sulla parte opposta del marciapiede.
Lo seguiamo tutte in rigoroso silenzio.
Dopo poco vengo affiancata dalla mia migliore amica.
Mi prende a braccetto, sorridendo allegra.

-Come mai la tua fidanzata ha quella faccia?-

-Ah niente- sventola una mano in segno di nonchalance -le ho detto che non gliela do stasera-

-Erica!-

-Così impara a rispondere al telefono ad Antonio, quando è con me!-

-Ma..-

-Sì, lo so che probabilmente voleva solo avere notizie su Maria, ma poteva benissimo mandarle un messaggio invece di chiamarla!- alza le spalle -comunque non importa, tanto ovvio che gliela do! Ma gliela farò sudare!-

Scuoto la testa, lasciando cadere l' argomento.
Arriviamo alla trattoria, lasciando a Giovanni il compito di entrare per primo e chiedere di un tavolo.
Lo seguiamo subito dopo, seguendo il cameriere al nostro.
Lo ringraziamo, iniziando a sfogliare il menù.

-Vi consiglio di prendere la ribollita!-

-Ma è estate babbo! Faremmo la sauna- ribatte, Eleonora -io pensavo più ad una bella fiorentina!-

-Idem per me- si unisce, Francesca -e magari mandarla giù con un bel Chianti-

-Ho capito: fate come vi pare- si arrende, l' uomo -io però prenderò la ribollita-

-Bleah! Troppe verdure!- fa una faccia schifata, Erica -io voglio i ravioli al ragù di cinghiale!-

Mi estraneo da quel piccolo battibecco, voltandomi a guardare Feffe.
Ha ancora quel sorriso bellissimo sul viso, mentre ascolta divertita lo scambio di battute tra le nostri migliori amiche e Giovanni.
Poso una mano sulla sua coscia, richiamando la sua attenzione.

-E' per questo che ne valeva la pena-

-Cosa?- chiede, stranita.

-Lasciarci andare- sorrido -fregarcene di quello che sarà dopo- 

-Io..-

-Ogni momento con te, ogni tuo sorriso, ogni bacio, ogni abbraccio, ogni volta che facciamo l' amore..- sospiro, guardandola dritto negli occhi -saranno un ricordo, una piccola cosa, che mi porterò dentro per sempre-

-Alessia..-

-Io voglio portarti dentro per sempre-





___________________________________________________________________________________________________-_________

ANGOLO AUTRICE:

Ehi!
Sì, lo so, è passato un secolo.
Ma meglio tardi che mai!

Spero che almeno l' attesa ne sia valsa la pensa!
Proverò ad aggiornare presto.
Scusate gli eventuali errori, ma ho l' emicranea da tre giorni.

Per qualsiasi cosa, sapete come contattarmi!
Un abbraccio,

Crige.













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Capitolo 21
*** Aleffe. ***




"Ho fatto una cazzata!"
Quanti di noi hanno detto questa frase un miliardo di volte?
In mille occasioni diverse?
In immaginabili situazioni?

Capita a tutti.
Giornalmente, oserei dire.
E può racchiudere infinite interpretazioni differenti.

La esclamiamo quando per sbaglio ci cade un bicchiere in terra, finendo in mille pezzi.
Quando sovrappensiero mettiamo il telecomando in frigorifero e il succo sulla televisione.
Quando mandiamo un messaggio ad una persona invece che ad un' altra.
Cazzate.
Cazzate e niente di più.
Ma cosa accade quando quel "ho fatto una cazzata", è davvero una cazzata?

Se quel messaggio fosse arrivato davvero alla persona che volevamo?
Ma che in realtà non volevamo davvero mandare?
Ma è scappato perché in quel momento sembrava davvero la cosa giusta da fare?
O quella telefonata che hai rimandato un miliardo di volte e che poi ti accorgi che era meglio non fare?
O quel bacio che non dovevi dare, ma che alla fine hai dato?
Come si rimedia ad una cazzata del genere?
E poi, c'è davvero un rimedio?

Passiamo la vita a imporci di non fare determinate cose.
Di seguire sempre la cosa giusta da fare.
Di essere delle brave persone.
Oneste, leali, sincere.
Ma la verità è che siamo proprio questo: persone.
E come ogni essere umano, commettiamo degli errori.
Anzi no, mi correggo: delle cazzate.

E spesso non c'è una soluzione, un rimedio.
Spesso l' unica cosa che possiamo fare è accettarne le conseguenze.
Fare i conti con la realtà.
Sbatterci la testa e constatare che sì, effettivamente, fa sul serio male.

Il problema è che a volte siamo stufi di vivere nell' incertezza.
Di continuare a domandarci "E se..."?
Certe volte vogliamo solamente davvero provare a cambiare le cose.
Smetterla di immaginare possibili scenari differenti, buttarci e cercare di averne solo uno.
Concreto.
Anche se alla fine non è quello in cui speravamo.

Le cazzate, intendo le cazzate vere, di solito sono date dall' esplosione delle emozioni che teniamo dentro.
Quando si arriva al culmine della sopportazione e semplicemente fanno BOOM!
E portano ad un blackout completo.
Il cervello si spegne e ci comanda l' istinto, il cuore.

E ci fa mandare messaggi che altrimenti non manderemo.
Ci fa buttare tra le braccia di chi non dovremmo.
Ci fa chiamare la persona della quale abbiamo estremamente voglia di risentire la voce, anche se non va bene.
Insomma, ci rende completamente idioti.
Ed ecco che arriva la Cazzata.

Poi di colpo scuoti la testa, riapri gli occhi e torni in te stesso.
Ti accorgi di quello che hai fatto.
E allora esclami l' altra affermazione che tutti, ma proprio tutti, ci siamo ritrovati a dire.
"Porca troia".








-Lo sai vero che non c'era il bisogno che tu mi accompagnassi?-

Mi volto verso di lei, giusto il tempo per vederla sorridere.
Abbandona il cambio, per posare una mano sulla mia coscia.
Mi guarda di sottecchi, senza levarsi quello stupido sorriso dal viso.

-Lo so- soffia -ma non volevo farti andare a Milano da sola- afferma, prendendo a lasciarmi leggere carezze -ma soprattutto, non volevo stare lontana da te per due giorni-

Le dedico un rapido sorriso, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino.
Quella frase mi ha creato un sorpreso fastidio.
Non credevo potesse farmi questo effetto.

Ha detto una cosa dolce, certo.
Solo che al momento mi riesce difficile concentrarmi su questo.
Non adesso, che manca poco più di una settimana alla sua partenza.
A quando la perderò di nuovo.

Non riesce a stare lontana da me per due giorni e quindi dopo?
Dopo che saremo lontane per sempre?
Quello riesce a sopportarlo?

Dio, mi odio per questi pensieri.
Odio ritrovarmi ad avercela con lei per una cosa di cui nessuna delle due ha colpe.
Sapevo benissimo a cosa stavo andando incontro.

-Alessia- richiama la mia attenzione, interrompendo quella spirale autodistruttiva in cui stavo annegando -l' albergo che ho trovato è a pochi minuti dalla tua università e di conseguenza dal tuo vecchio appartamento- m' informa -pensavo quindi che domani potevamo svegliarci con calma, fare colazione e poi andare a recuperare tutte le tue cose, così da ripartire dopo pranzo. Che dici?-

-Possiamo rimandare l' organizzazione degli eventi a domani, per favore?- sospiro, intrecciando le dita di una mano con le sue, ancora impegnate a lasciarmi leggere carezze -sono stanchissima e al momento vorrei solo farmi una doccia e buttarmi a letto-

-Certo- annuisce, restando poi in silenzio per qualche secondo -credi che lei ci sarà?-

So benissimo a chi si sta riferendo.
Immaginavo me lo avrebbe chiesto.
Ma la verità è che non ne ho idea.

Siamo in macchina verso Milano.
La mia vecchia compagna di stanza mi ha scritto per dirmi che finalmente ha trovato una mia sostituta.
Mi ha pregato di cercare di andare a prendere i miei ultimi scatoloni quanto prima.
Così ho deciso di approfittare del fine settimana e Francesca si è offerta di accompagnarmi.

Non abbiamo più parlato di lei.
In realtà non credo che lo abbiamo mai fatto.
Feffe non mi ha chiesto praticamente niente.
Non ha voluto sapere nulla.

-Non lo so- scuoto la testa, alzando le spalle -il nostro rapporto è cambiato molto dopo che, insomma, abbiamo smesso di frequentarci-

-Ho capito-

Non aggiunge altro.
Riporta lo sguardo fisso davanti a sé, senza più dire una parola.
Ma in fondo, cosa c'è poi da dire?

Quando tornai a Milano dopo aver confessato a Francesca quello che era successo con Stella, è stato più un susseguirsi di fatti senza che io ne avessi davvero controllo.
Non mi sentivo padrona del mio stesso corpo.
Come se vivessi il tutto in terza persona.
Come un' estranea.

Assecondai il volere di Stella riguardo a noi due.
Acconsentii a frequentarla, uscirci insieme.
Accettai senza mai ribattere qualsiasi decisione lei prendesse.
Per sé stessa, per noi, per me.
Andava bene tutto.
Perché  a me sembrava di non avere più niente.

Durai giusto un mese prima di rinsavire.
Prima di rendermi conto quanto quello fosse tutto sbagliato.
Io non volevo lei.
Io non volevo proprio nulla di tutto quello.
L' unica cosa che volevo, ero stata in grado di distruggerla.

-Io non so come potrei reagire- Francesca spezza il silenzio assordante -al solo pensiero che lei ti ha avuto, io..-

-Lei non mi hai mai avuto- la interrompo -io pensavo sempre e solo a te-

-Lo sai cosa intendo- ribatte, sospirando -qualche volta faccio ancora fatica a controllare la mia rabbia-

-Francesca..-

-E ci ho lavorato, sai?- dice, cogliendomi di sorpresa -ho seguito un corso in Inghilterra e mi ha aiutato molto, però ci sono delle cose che ancora mi fanno scattare- soffia, stringendo il volante tanto da far sbiancare le nocche -Federica era brava a darmi una calmata- scoppia a ridere, richiamando il mio sorriso -Dio, sapessi tutte le volte che mi ha agguantato per il cappuccio della felpa frenando qualsiasi cosa avessi in mente-

-Io..-

-Anche tu hai un effetto calmante su di me- m' interrompe, guardandomi furtivamente -c'è una cosa che non ti ho mai detto-

-Cosa?- domando, curiosa.

-Ti ricordi quella volta che eravamo sedute al bar e trovammo le tue due compagne di scuola. Come si chiamavano? Dai, le due stronze!-

-Arianna e Chiara!- scoppio a ridere per quell' appellativo.

-Ecco, loro due!- sbatte una mano sul volante -ti insultarono senza motivo e io stavo veramente per alzarmi e non lo so, non so sinceramente che avrei fatto- ammette -però tu mi hai poggiato una mano sulla gamba e poi gli hai risposto a tono e in un attimo tutta la rabbia che stavo provando è svanita-

-Perché?-

-Non lo so- alza le spalle -ma è successo altre volte. Come quando a una delle ultime feste a cui siamo andate, incontrammo quel cretino di Andrea-

-Come dimenticarlo-

La festa a cui si riferisce era data da uno del vecchio giro di persone che frequentava prima di iniziare ad uscire con me.
Una festa tipo quella dove ci siamo conosciute.
Dove lei mi ha salvato da quei brutti ceffi.

Andrea lo avevamo già incontrato un' altra volta.
Mi aveva detto che era stato una vecchia fiamma di Eleonora.
Non ho mai saputo se fosse vero o meno.
So solamente che non volevo indagare.

Quando lo incontrammo quell' ultima volta, ho avuto davvero paura che Francesca potesse prenderlo a pugni.
Ha detto delle cose orribili su Federica.
Arrivai giusto in tempo per farle abbassare il pugno alzato.
Ora che mi ricordo, ne rimasi molto stupita.
Non credevo che sarei riuscita a portarla via da lì.

Invece si fece prendere per mano e trascinare fuori dalla casa.
Lasciai che si fumasse una sigaretta.
Non disse una parola nel mentre.
Poi, gettato a terra il mozzicone, riprese la mia mano e andammo alla sua macchina.
Non ne parlammo mai più.

-Se domani dovessimo incontrare Stella, non farmi fare cazzate, per favore- sussurra, senza guardarmi.

-Stai tranquilla- mi porto la sua mano alla bocca, lasciandovi un leggero bacio.

Spero davvero però che non sia a casa.
Insomma, siamo nel pieno dell' estate, sarà tornata in Emilia dai suoi, no?
Non sono preoccupata per me.
Sono preoccupata di come reagirà Francesca.
Lei stessa ha ammesso di non saperlo.

Quando chiusi con Stella, abbiamo semplicemente smesso di parlarci.
Lei si è trasferita nella camera delle altre ragazze, prendendo il posto di Giorgia.
Io ho accolto nella mia la nuova ragazza.
Ed abbiamo pure smesso di frequentare i soliti amici.
Io vedevo quelli del mio corso e lei i suoi.
Ci siamo trattate come due estranee e sinceramente non mi è mai importato.

Non mi trattava bene.
Io ero solamente il suo nuovo giocattolino.
Voleva che mi vestissi come diceva lei.
Che mi comportassi come voleva lei.
Insomma, ruotava sempre tutto intorno a lei.
Fino a quando non ho detto basta.

Non è una brutta persona, ma non eravamo compatibili.
Io ero abituata ad altro.
Francesca mi aveva abituato a tutto un altro livello.
Non so neanche perché iniziai a frequentarla.

Andare a letto con lei per me non significò niente.
Se non uno stupido errore.
Uno sbaglio dettato dal pessimo umore e dai brutti pensieri che mi caratterizzavano in quel periodo.
Ma solo quello, niente di più.

Poi però, dopo aver perso Francesca, mi sembrava di aver mandato a puttane tutto.
Non solo la nostra relazione, ma tutto quanto.
Mi sembrava di aver tradito i nostri amici, di averli delusi.
Sapevo benissimo che avrebbero preso le sue parti.
Che li avrei persi.
E Erica, allontanarmi da lei è stata un' altra cosa che non mi perdonerò mai.

E allora mi abbandonai agli eventi.
Lasciai che tutto scorresse come voleva.
Semplicemente persi interesse verso qualsiasi cosa.

Tornai a Milano e lasciai che Stella mi portasse a letto, di nuovo.
Lasciai che credesse che avessi scelto lei.
Le lasciai fare ogni cosa che voleva.

-A cosa stai pensando?-

-Niente di importante- sospiro, perdendomi nuovamente a guardare fuori.

-Assurdo- sogghigna, scuotendo la testa.

-Cosa?-

-Come si siano invertite le parti- lascia andare una breve risata -prima ero io a non parlare con te, adesso sei tu che non parli con me-

-Ma davvero non stavo pensando a niente di importante!-

-Alessia- si gira a guardarmi -sono io- sorride -conosco quella espressione corrucciata. So che nella tua testolina sta frullando qualcosa. Conosco quelle rughette che ti vengono tra le sopracciglia-

-D' accordo- le indico la strada, in una tacita richiesta di tornare a guardarla -non mi va di parlarne adesso, ok?-

-Potevi dirlo subito- 

Torno a pensare alle sue parole.
Mi chiedo se sarò veramente in grado di non farle fare cazzate semmai ci fosse Stella.
Ricordo perfettamente quanta paura mi fece quando andai a confessare che l' avevo tradita.
Non l' avevo mai vista così.
E spero veramente di non vedere mai più quel suo lato di sé.

I ricordi di quella notte mi tornano prepotentemente in testa.
E in un attimo, mi sembra di risentire addosso tutte le emozioni che provai.
La tristezza, la paura, la rassegnazione...
Mi sentivo davvero uno schifo.



Più penso a quello che ho fatto e più mi sale la nausea.
Mi sento sporca.
Mi faccio schifo e vorrei tanto poter tornare indietro.
Ma non posso.

L'unica cosa che potevo fare era prendere il primo treno.
Venire qui, da lei.
Venire qui e assumermi le conseguenze di quello che ho fatto.
Anche se questo, vorrà dire perderla.

Sopprimo un conato e mi asciugo una lacrima prima che possa anche solo scendere.
Non ho il diritto di piangere.
Non mi merito di alleggerire il peso che sento dentro.
Vorrei solamente prendermi a schiaffi.

Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro.
Suono il campanello e semplicemente rimango in attesa.
Ho la sensazione che stia per crollarmi il mondo addosso.
Ma forse è già successo e io non me ne sono manco accorta.

-Alessia-

La porta si apre e Francesca mi si presenta davanti come un pugno nello stomaco.
Un paio di pantaloni della tuta.
Felpa e cappuccio rigorosamente sopra la testa.
Una bottiglia di Montenegro in mano e un' espressione totalmente sorpresa in viso.

-Che ci fai qui?-

-Posso entrare?- riesco solamente a dire, prima che si scanzi per permettermi di passare.

-Vuoi qualcosa da bere?- chiede, facendomi strada in sala.

Mi sembra strana.
Nervosa, pensierosa.
Non riesce a stare ferma.
La mano destra non le smette di tremare mentre cerca di accendersi una sigaretta.

Vorrei solo abbracciarla e stringerla.
Vorrei rifugiarmi e nascondermi nel suo abbraccio.
Vorrei chiederle cosa abbia.
Ma non posso.

Non posso perché altrimenti so che non le direi cosa sono venuta a dirle.
E non sarebbe giusto.
Non sarebbe corretto.
E ho già fatto troppi danni con lei.

-Ti devo dire una cosa- la voce mi trema e non riesco a guardarla negli occhi -ho fatto una cazzata-

-Dimmi allora- soffia, staccandosi dalla libreria a cui era appoggiata e  prendendo a camminare nervosamente -è stata una giornata lunga e voglio solo andare a dormire-

Mi guardo intorno prendendo tempo.
Il posacenere è pieno di mozziconi.
CI sono bottiglie di birra vuote sparse in giro.
E la casa è sottosopra.
Tutto questo non è da lei.

Lei che è una maniaca del pulito e dell' ordine.
Che ha la casa sempre impeccabile.
Lei è sempre impeccabile.
Ma non stasera.

Due enormi occhiaie padroneggiano sul suo volto.
E' dimagrita visibilmente.
E' bianca come un cencio e non riesce minimamente a stare ferma in un punto.
E io mi sento ancora più in colpa.
Perché sto per peggiorare il tutto.

E' più di un mese che non abbiamo notizie una dell' altra.
Che Francesca mi ha chiesto questa pausa.
Che le uniche cose che so su di lei, mi vengono dette dalla mia migliore amica.
E' più di un mese, che siamo due perfette estranee.
Ed è solo colpa mia.

E' colpa mia se non so cosa le stia succedendo.
Cosa le passa per la mente.
E' colpa mia probabilmente se si sta lasciando andare.
E' solo colpa mia.
E non ho ancora finito di distruggerla.

-Sono andata a letto con Stella- sputo fuori quella frase, fissando i miei piedi, come la codarda che sono -ieri notte- 

-Cosa?- si blocca di colpo, girandosi nella mia direzione.

-Non volevo e non so come sia successo- finalmente mi decido a guardarla -ero triste, mi sentivo sola, l' esame non era andato bene e lei era lì e noi non ci parliamo e io..-

-VAFFANCULO!- urla, tirando un calcio al puff facendolo finire lontano -CAZZO!- tira un colpo alla lampada, che si frantuma a terra.

-Francesca, io..-

-NO!- tuona, facendomi sobbalzare.

-Amore..-

-Non chiamarmi così- fa due passi nella mia direzione -io non sono più niente per te!-

-Non dire così...- lascio cadere le lacrime, incapace di controllarle ancora -ho sbagliato, ma noi..-

-NON ESISTE NESSUN NOI!- avanza ancora, costringendomi con le spalle al muro.

-Feffe, per favore- punto i miei occhi nei suoi, senza riconoscerla -non voglio perderti! Io ti amo!-

-BUGIE!- 

Alza il pugno, bloccandosi poco prima di scaraventarlo contro la parete dietro di me.
Scuole la testa, allontanadosi velocemente.
Torna poi a misurare la stanza a grandi passi.

Rimango lì, totalmente impalata sul posto.
Senza riuscire a dire o fare niente.
Mi ha spaventato.
Completamente terrorizzato.

Sapevo che l' avrei uccisa.
Sapevo che si sarebbe arrabbiata e che avrebbe urlato.
Ma questo, questo è troppo.
Anche per lei.

-Mi dispiace- mormoro, dopo diversi minuti -non ho idea di come sia potuto succedere, non so a cosa pensassi e sicuramente non volevo tutto questo. Io ti amo...- ripeto quelle tre parole, sperando che lei ci creda.

-Vattene!- esclama, dandomi le spalle -non ti voglio più vedere-

-Francesca, no...-

-VATTENE!- alza di nuovo il tono, facendomi nuovamente sobbalzare -ti prego- soffia, poi, quasi supplicandomi.

Prendo un bel respiro e poi semplicemente annuisco.
Anche se non può vedermi.
Recupero cappotto e borsa e esco fuori da quella casa.
Dalla sua vita.

Da tutto quello che eravamo.
Dai progetti insieme.
Dai sogni in comune.
Alla fine la bolla è scoppiata.
E sono stata io lo spillo che ha distrutto tutto quanto.





                                                                                                 **********



Chiudo la porta alle nostre spalle, guardandomi intorno.
La camera non è troppo grande, ma è sicuramente accogliente.
Sulla sinistra c'è un piccolo bagno elegante, con una vasca enorme.
Un grazioso letto matrimoniale con lenzuola bianche prende posto in fondo alla stanza.
Dalla parte opposta si trova un cassettone con sopra un piccolo televisore.
L' armadio invece è posizionato all' ingresso.

-E' carina- sorride Alessia, precedendomi di quache passo -ma l' unica cosa importante è vedere quanto sia comodo il materasso-

Scoppia a ridere mentre prende la rincorsa per buttarsi a peso morto sul letto.
Inizia a saltellarvi come una bambina.
Rimango a guardarla totalmente affascinata.

Ho deciso di accompagnarla a MIlano soprattutto per cancellare l' ultimo ricordo che ho qui.
Questa città è stata l' inizio della fine per noi.
Volevo cercare in qualche modo di rimediare a questa cosa.
Di spezzare la catena.
Non so come spiegarlo.

Poi ovviamente ha giocato molto anche la mia partenza imminente.
Non volevo sprecare neanche un singolo giorno che manca a quella data, lontano da lei.
Sto cercando di non pensarci con tutte le forze.
Eppure, eppure il pensiero di lasciarla indietro mi tormenta ogni secondo di ogni giornata.
Sono davvero esausta.

-Feffe, vieni qui!- mi volto verso di lei, risvegliandomi dai miei pensieri -vieni a sentire anche tu quanto è comodo!- esclama, lasciandosi andare all' indietro sulla schiena.

La raggiungo senza farmelo ripetere.
Monto sul materasso, costatando che effettivamente non ha tutti i torti.
E' il perfetto equilibrio tra morbido e compatto.
Spero di riuscire quindi a farmi una bella dormita questa notte.

-Hai ragione- soffio, stendendomi sul fianco vicino a lei -molto comodo-

-Vero?- batte le mani contenta, mettendosi nella mia stessa posizione così da starmi davanti -hai scelto proprio un albergo carino!-

-Lo sai che sono la regina indiscussa per queste cose!-

-Ma piantala!- ride, tirandomi un leggero colpetto sulla spalla -vorrei ricordarti quell' orribile ostello a Dublino che eri riuscita a trovare!-

-Ehi! Non è stata colpa mia se ci avevano messo in stanza con altra gente!- cerco di difendermi, senza neanche troppa convinzione.

-Ma è proprio quello il concetto di Ostello!-  si apre in una nuova risata, contagiandomi -o il campeggio a Capraia!-

-C'era solo quello! Lo sai che è un' Isola minuscola!-

-Sì, ma sei stata tu a dire: "ehi! Quella secondo me è una coppia lesbica! Piantiamo la tenda vicino alla loro!"- esclama, cercando di imitare la mia voce -peccato che non era così e ogni sera portavano nella loro tenda un ragazzo diverso!-

-Era una coppia lesbica!- ribatto, imbronciandomi -ma non potevo sapere che amavano fare le cose a tre con sconosciuti!- sbuffo -il mio gay radar funziona benissimo!-

-Dovresti farci l' aggiornamento però!- scoppia a ridere di nuovo, incapace di controllarsi -i tempi sono cambiati!-

Scuoto la testa rassegnandomi all' evidenza.
Sorrido poi ripensando a quella vacanza insieme.
L' Isola di Capraia ci colpì davvero molto.
Piccola, ma da togliere il fiato.
Ci ho lasciato un pezzo di cuore.
E' stata la vacanza più bella che abbiamo fatto insieme, per quanto mi riguarda.

Prenotammo per una settimana un posto in tenda nel campeggio.
Nell' unico campeggio dell' Isola.
Facemmo amicizia con un pescatore del porto che, ogni mattina, ci riservava un piatto di carpaccio del pescato che aveva appena preso.
Lo consumavamo direttamente sulla sua barca, accompagnato da una bella birra ghiacciata.
Dopo di ché andavamo nel posto da lui rivelato per passare l' intera giornata a crogiolarci al sole e a fare delle lunghe nuotate.
Per non parlare poi del ristorante posizionato sulla scogliera!
Al tramonto era davvero uno spettacolo.

-Ciao!- 

Apro gli occhi che manco ricordo di aver chiuso.
Sobbalzo di sorpresa, ritrovandomi Alessia ad un soffio dal mio naso.
Subito le mie braccia, come avessero vita propria, vanno a stringerla.

-Ciao- mormoro, lasciandole un bacio a fior di labbra.

-Lo sai che apprezzo molto il fatto che tu sia venuta con me, vero?-

-Lo so- porto una mano sulla sua guancia -non c'è bisogno che tu me lo dica-

-So che non deve essere facile per te- lascia andare un sospiro -specialmente se domani dovessimo incotrare Stella-

-Alessia- richiamo i suoi occhi -finché ho te al mio fianco, andrà tutto bene-

Mi regala un  bellissimo sorriso, prima di tuffarsi sulle mia labbra.
Si stacca poco dopo, nascondendo il viso nell' incavo del mio collo.
Me la stringo contro, ritrovandomi a pensare di non volerla lasciare mai più.

In realtà il pensiero di Stella, non mi ha abbandonato nemmeno un attimo da quando ho deciso di accompagnarla.
Sento ancora un enorme fastidio crescere in me al solo immaginare le sue mani su Alessia.
Ad immaginarmi il suo sorriso soddisfatto quando la vide tornare da lei.
Non ho mai chiesto niente alla mia riccia.

Non perché non mi importasse.
Ma perché non volevo sapere niente.
Niente di loro due, di cosa facessero quando stavano insieme.
Niente sul fatto che magari era felice davvero con lei.
Non ho voluto sapere se alla fine, Alessia ha capito che andare a letto con lei era in realtà quello che davvero voleva fin dall' inizio.
E che l' unica cosa che glielo impedisse era, beh, ero io.

-Francesca- richiama la mia attenzione, poggiando una sua mano sul mio petto -ripensi mai ad un momento in cui ti sei sentita davvero felice?-

-Perché questa domanda?- 

-Perché beh, io lo faccio- confessa, tornando a nascondere il viso dove prima -e mi sono resa conto che ognuno di questi momenti coincide con te-

-Piccola- sorrido, sinceramente sorpresa -anche alcuni dei miei-

-Davvero?- alza di scatto la testa, puntando i suoi occhi nei miei -perché sì, tu hai avuto Federica e so quanto ti abbia reso felice e..-

-Sì, ma tu non sei lei- sussurro, stoppando quel fiume in piena di parole -e io ti amo in un modo in cui credevo di non essere più in grado di fare- mi avvicino, se possibile, ancora di più a lei -è vero, con Federica sono stata molto felice, ma anche con te-

-Francesca...-

-Ti ricordi quel ristorantino a Capraia a picco sulla scogliera?- chiedo, continuando una volta averla vista sorridere -una sera ci avevano dato il tavolo più vicino allo strapiombo, il mare era una tavola che partiva dal turchese fino ad arrivare al blu scuro, il tramonto colorava il cielo di un rosa bellissimo e tu, tu indossavi quel vestitino bianco ricamato a mano che mi fa impazzire- la vedo sorridere, commossa -e nonostante il panorama mozzafiato, io non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso, perché in quel preciso istante mi sono resa conto che non mi sentivo così felice da anni. Ecco, quello è uno dei momenti che preferisco-

-E' anche uno dei miei momenti preferiti- soffia, prima di baciarmi con trasporto.

-Ti spiace se vado io per prima a fare il bagno? Ho davvero bisogno di darmi una lavata- domando, dopo diversi minuti di baci e coccole.

-Certo- acconsente, stampandomi un altro bacio sulla bocca -ne approfitto per chiamare Erica-

Faccio unire un' altra volta le nostre labbra, prima di saltare giù dal letto.
Recupero dal borsone che mi sono portata dietro, l' occorrente per la doccia.
Successivamente mi reco nel bagno, chiudendomi la porta alle spalle.
Faccio riempire la vasca, prima di spogliarmi e sedermi al suo interno.

Sospiro di beatitudine, gettando la testa all' indietro.
Mi ci voleva proprio.
Necessitavo davvero di un momento di relax.
E' incredibile che io riesca ad averlo solamente adesso.

Tra l' aver deciso di lasciarmi totalmente andare con Alessia.
Tra i pensieri del lavoro e la pubblicità basata sui miei progetti, che stanno per lanciare.
La mia partenza imminente e la situazione di Maria, mi sembrava di esplodere.
Mi rendo conto di star sopportando davvero troppo.

In compenso Maria sta meglio e migliora ogni giorno sempre di più.
Ieri le hanno tolto i drenaggi e il chirurgo ha detto che le cicatrici stanno guarendo bene.
Attendiamo solo l' esito delle ultime analisi per vedere se abbia davvero sconfitto il tumore o se esso si è presentato da altre parti.
Ovviamente siamo tutti molto in ansia.
Ma vogliamo rimanere positivi.
Anche perché Maria non vuole vedere musi lunghi.
Ha minacciato di picchiarci.

Riguardo ad Alessia, invece, mi sento uno schifo.
Una parte di me non vuole andarsene.
Non vuole lasciarla.
Non ora che sembriamo davvero aver trovato un equilibrio e una complicità che non abbiamo mai avuto.
Non così e non a questo livello.

Mi sembra come se per la prima volta siamo completamente a nudo una di fronte all' altra.
Niente più segreti, niente cose represse.
Riusciamo a comunicare come mai prima d' ora.
E mi sembra davvero assurdo dover mandare a puttane tutto questo.

Ma del resto che dovrei fare?
La mia vita è a Londra.
Mi sono fatta il culo per ottenere tutto quello che ho là.
Non posso semplicemente prendere e buttare tutto nel cesso.

Lascio andare un sospiro, decidendo di averne abbastanza di quei pensieri.
Così chiudo gli occhi e faccio come Alessia.
Ripenso ai momenti in cui sono stata davvero felice.
E la mia mente vola subito a quella famosa vacanza.



Potrei quasi decidere di venire ad abitare su quest' Isola.
Quando Alessia me l' ha proposta come meta per la nostra agoniata vacanza, non le avevo dato molta attenzione.
Poi però ho guardato due foto, letto qualche recensione e ho deciso che poteva andare bene.
Dopo essere sbarcata dal traghetto e aver mosso il primo passo al porto però, ne sono stata totalmente rapita.

Gli abitanti sono tutti super ospitali, cordiali e generosi.
Sempre con il sorriso sulle labbra e con la battuta pronta.
Il cibo è ottimo e devo dire che al bar sul molo fanno veramente degli ottimi cocktail!
Il nostro amico pescatore, poi, è davvero l' immagine di quest' Isola!

Lo abbiamo conosciuto la prima sera qui.
Dopo aver piantato la nostra tenda e aver fatto un giro su in paese, abbiamo deciso di scendere di nuovo al porto.
Siamo andate al bar e appena sedute, ci hanno subito servito l' aperitivo.

Roberto, così si chiama, era lì e ha attaccato bottone con Alessia.
Le ha detto che ha una barca e che è uno dei pescatori della zona.
Che vive a Capraia sin da quando era un bambino e che ha sempre fatto il pescatore.
Prima con suo padre e poi, quando quest' ultimo è diventato troppo vecchio, da solo.
In fine ci ha pagato il nostro conto e invitato sulla sua barca la mattina dopo.
Da quel giorno, è diventato un appuntamento fisso.

-Oh mio Dio, Amore! Guarda che tramonto!-

Alessia richiama la mia attenzione, indicandomi lo scoppiettio di colori che sta avvenendo in cielo.
Rosa, rosso e arancione che si fondono tra loro creando uno spettacolo davvero sublime.
Ecco, anche i tramonti, su quest' Isola, sono tutta un' altra cosa!

-Dobbiamo brindare a tutta questa meraviglia!- esclama, riempendo i nostri calici col vino bianco della casa -a noi e a questo posto magico!-

-A noi- ripeto, facendo scontrare i nostri bicchieri.

M' incanto a guardare la mia ragazza, intenta a fissare il panorama e a scattare qualche foto col telefono.
Mi chiedo cosa io abbia mai fatto per meritarla nella mia vita.
E a quanto io sia tremendamente fortunata ad averla trovata.

-Sai, pensavo che potrei venirti a trovare a Milano un fine settimana ogni due-

-Feffe, tu lavori tutti i fine settimana- ribatte, tornando a guardarmi -e io non voglio che tu chieda i permessi per venire da me-

-Allora potrei venire in mezzo alla settimana, che dici?-

-Che ho lezione, ma che si potrebbe fare- sorride, intrecciando le dita della mano con le mie -ma possiamo non pensarci adesso, per favore? Ora voglio solo godermi questa vacanza con te. Questa buonissima cena, in questo stupendo ristorantino sulla scogliera-

-Come vuoi tu- ricambio il sorriso -allora se hai finito di fare le foto, proporrei di assaggiare questi appetitosi antipasti! Cosa ha detto che era questo, la cameriera?-

-Polenta bianca con baccalà e pomodorini freschi!-

-Menomale che ci sei tu che stai attenta- scoppio a ridere, prendendone un po' -oddio, è quasi da orgasmo!-

-Mmmm- annuisce, guardandomi in quel modo -ne riparliamo poi dopo cena-

-Vedremo- le faccio un occhiolino, prima di scoppiare nuovamente a ridere.

Continuiamo ad assaggiare le diverse portate, rimanendo sempre più estasiate ad ogni nuova cosa che assaggiamo.
Ormai è la terza volta che ceniamo in questo posto.
Ogni volta il menù cambia in base al pescato del giorno.
Vale la pena venire a Capraia solo per questo ristorante.

I tavolini soto tutti posizionati distanti tra di loro e sotto dei graziosi gazebo.
I proprietari sono carinissimi e super simpatici.
La cuoca è fenomenale e prepara sempre qualcosa di unico.
I dolci sono tutti fatti in casa.
Hanno pure dei liquori fatti da loro e, cosa più importante, il caffè viene servito con la Moka a tavolo.
Praticamente il posto dei miei sogni.

-Questa panna cotta ai mirtilli è veramente qualcosa di eccezionale- afferma, estasiata, Alessia -ricordami di lasciare della mancia!-

-Mandala giù con il loro liquore ai mirtilli!- le dico, passandole il mio bicchierino giò pieno -sto pensando di chiedergli se me lo vendono!-

-Sì, ti prego! Chiediamoglielo!- esclama, una volta averlo assaggiato -Dio, è tutto così perfetto- soffia, abbandonando il cucchiaino sul piatto, una volta averlo ripulito per bene -grazie per tutto questo-

-Beh, ti dovevo un regalo per il diploma, no?-

-Sì, ma hai fatto scegliere a me dove andare e hai assecondato ogni mio stupido capriccio! Come il campeggio!-

-Perché è il tuo regalo per il tuo diploma- accentuo bene gli aggettivi, per rimarcare il concetto -e volevo che tu sapessi quanto io sia davvero molto orgogliosa di te-

-Lo sai vero che per quanto mi riguarda potevamo anche restare a casa tua, abbracciate sul divano a guardare un film mangiando schifezze?-

-Alessia..-

-Perché a me basta solo stare con te. Il tuo tempo è la cosa più preziosa che tu potrai mai regalarmi-




-Francesca?-

Scuoto la testa, sobbalzando.
Apro di scatto gli occhi, trovandomi davanti la visione di Alessia completamente nuda.
Mi sono addormentata e sto sognando?

-Pensavo dormissi- ride, venendomi incontro -ho pensato che magari potevamo ottimizzare i tempi e farci il bagno insieme- dice, con quel tono, entrando nella vasca -fammi spazio-

Allargo le gambe, permettendole di sedersi tra di esse.
Avvolgo le braccia intorno alla sua vita, attirandomela contro.
Le lascio poi un bacio su una scapola.

-A cosa stavi pensando?-

-A te, in realtà- soffio, iniziando a lasciarle una scia di baci su tutta la lunghezza del collo.

-E a cosa in particolare?- si lascia scappare un gemito, quando una mia mano corre sul suo seno.

-Facciamo che se fai la brava te lo dico dopo?- mormoro al suo orecchio, mentre faccio scendere l' altra mia mano sempre più in basso sul suo corpo.

-Andata-





                                                                                               **********




-Sei sicura di aver preso tutto?-

Mi volto verso Francesca, ripassando mentalmente la lista che avevo scritto e dimenticato sulla scrivania in camera mia.
Dò un rapida occhiata alla stanza, alla ricerca di un probabile qualcosa che può essermi sfuggito.
Ma no, non dovrei aver dimenticato niente.

-Credo di sì!- annuisco -tu riesci a portarmi quei due scatoloni? Così io prendo questo e quella borsa lì-

-Certo- 

Entrare di nuovo qui dentro mi ha fatto uno strano effetto.
Non so definire però esattamente se brutto o bello.
Mi sento solamente strana.

Ho passato gli ultimi tre anni della mia vitra tra queste mura.
Hanno visto ogni mio lato, ogni mia emozione.
La gioia per aver superato un esame.
I pianti quando non andava come avessi sperato.
E sì, come sono stata male dopo aver perso Francesca.

Non avrei mai detto che ci sarei poi tornata proprio con lei.
Quindi sì, è davvero strano.
Molto strano.

Abbiamo trovato solo Deborah a casa.
Anche lei intenta a prendere le sue cose, pronta per trasferirsi in un appartamento meno costoso.
A quanto pare stava diventando una spesa eccessiva per la sua famiglia.
Posso capirlo, purtroppo.

-Alessia-

Mi volto di scatto a quella voce inaspettata.
Ecco che la mia paura mi si è palesata di fronte agli occhi.
La mia mano corre, d' istinto, ad afferrare quella di Francesca.

-Ciao Stella- la saluto, cercando di tenere un tono impassibile -Elisa mi ha scritto per chiedermi di venire a liberare la camera dalle mie cose-

-Sì, me lo ha detto- annuisce, lanciando una rapida occhiata a Feffe -io sono dovuta tornare prima dalle vacanze, perchè ho iniziato un tirocino-

-Congratulazioni, allora!- sorrido sincera, non facendomi scappare il leggero sbuffo di Francesca -noi stavamo giusto per andare-

-Non prendiamo neanche un caffè insieme?-

-Ecco, io..-

-Rimani- soffia, Feffe, cogliendomi di sorpresa -porto le cose in macchina e ti aspetto giù. Così ne approfitto per fumarmi una sigaretta e voi potete fare con calma- sorride, facendomi capire che è tutto a posto -ti va bene?-

-D' accordo- acconsento, piacevolmente stupita -ci vediamo tra poco-

-A tra poco- si abbassa, stampandomi un leggero bacio sulle labbra -ciao Stella- si rivolge poi alla mia ex coinquilina, superandola per recarsi alla porta caricata delle mie cose.

Non mi aspettavo questa reazione da parte di Francesca.
Mi sarei aspettata che s' innervosisse o peggio ancora.
Non di certo che si comportasse da persona civile e che mi spingesse a rimanere con Stella senza di lei.
Sono davvero sorpresa.
In senso buono, ovviamente.

-Quindi siete tornate insieme- soffia, precendendomi in cucina per preparare la moka.

-E' complicato- affermo, sedendomi a tavola -come stai?-

-Tutto bene- risponde, con un' alzata di spalle -allora te ne vai davvero-

-Avevi dei dubbi?-

-No- scuote la testa -ma quando Elisa me lo ha detto non ci credevo. Mi sembrava impossibile che proprio tu, tra tutti, lasciassi tutto e tornassi a casa-

-E come mai scusa?- domando, sinceramente curiosa.

-Beh, perché tu sei sempre stata quella decisa e sicura della casa. Quella con la testa  sulle spalle, testarda e sempre con la mente rivolta agli obiettivi che ti prefissavi-

-I miei obiettivi sono cambiati-

-Per Francesca?-

-Francesca non c'entra proprio niente!- rispondo, leggermente risentita -e se mi conosci come dici, dovresti saperlo-

-Scusa, scusa- porta le mani avanti -non volevo di certo farti arrabbiare-

La osservo mentre toglie la moka dal fornello.
Recupera due tazzine versandoci dentro il caffè per entrambe.
In fine me ne allunga una, sedendosi poi di fronte a me.

-E' sempre molto bella, comunque- afferma, riferendosi a Feffe -non ho mai retto il confronto-

-Sai benissimo che tra di noi non ha funzionato non di certo per quello-

-Lo so, lo so- alza le spalle -ma mi è mancato il rapporto che avevamo prima-

-Devo andare- mi alzo dalla sedia, abbandonando la tazzina sporca nel lavello -grazie per il caffè-

-Prego- mormora, seguendomi con lo sguardo fino alla porta -Alessia?-

-Si?- mi volto, con già una mano sulla maniglia.

-E' stato bello vederti-

Mi limito ad annuire e a farle un cenno con la testa.
Successivamente recupero l' ultimo scatolone e la borsa lasciati da Francesca e mi dirigo all' ascensore.
Una volta dentro, libero finalmente un sospiro.

Aver rivisto Stella mi ha fatto capire quanto veramente io mi sentissi persa in quel periodo.
Cosa davvero mi ha portato ad andare a letto con lei.
Non perché effettivamente io la volessi.
Ma perché avevo bisogno di sentire qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Un qualcosa di diverso dalla sensazione di vuoto che provavo.
E invece, peggiorari solamente le cose.

-Eccoti- 

Feffe mi aspetta con le braccia incrociate, appoggiata al cofano della macchina.
Dal sorriso sul suo viso deduco che sia tutto a posto.
O almeno me lo auguro.

-Tutto bene?-

-Te me lo chiedi?- libero un sorriso divertito -dovrei essere io a chiedertelo-

-Alessia- si avvicina, poggiando una mano sul mio fianco -quando l' ho vista, ho capito che io non ho nessun diritto su di te. Non posso impedirti di fare qualcosa o dirti cosa fare. Non stiamo insieme e quindi non è giusto che io mi arrabbi per certe cose. Ho capito che non erano affari miei quello che tu avresti potuto o non avresti potuto fare con Stella oggi-

-Francesca...-

-Certo, speravo vivamente che tu tornassi presto da me perché il pensiero di te con quella lì mi fa veramente ribollire il sangue nelle vene-

-Io sceglierò sempre e solo te-

Non dice niente, si limita a lasciarmi un leggero bacio sulla bocca.
Recupera le cose che ho in mano per metterle nel bagagliaio dell' auto.
Mi fa cenno di salire, prima di sparire dentro lo sportello.

Salgo a mia volta e Francesca parte.
Parte, lasciando definitivamente indietro questa parte della mia vita.
Con tutti i suoi alti e bassi.

Ho riflettuto tanto prima di prendere la decisione di abbandonare Milano.
Certo, quel brutto fatto che è successo ha contribuito in modo netto alla mia scelta finale.
Ma le cose andavano male già da prima.
Mi sentivo costantemente fuori posto.

Andare all' università era diventato un peso.
Studiare mi risultava difficile e ogni volta che i miei amici mi invitavano ad uscire, trovavo sempre una scusa per non andare.
Forse perché, in verità, le uniche persone che avrei voluto al mio fianco erano lontane da me.

Con oggi concludo questa parte del mio percorso, iniziandone uno nuovo.
Carico di aspettative e speranze migliori.
Carico di sogni e progetti.
Ma anche di tanta ansia e paura.
Spero di essere all' altezza di tutto quello che mi aspetterà.

-Stai bene?-

-Sì- annuisco, convinta, dopo qualche secondo -stavo solo pensando che con oggi ho finalmente voltato pagina-

-Vedrai che da ora in poi andrà meglio- afferma, sicura -stare nella propria città, a fare quello che amiamo con le persone che amiamo è sempre un buon punto di partenza-

-Non per te, però- soffio, voltando la testa fuori dal finestrino.

-Io ho già passato quella fase- alza le spalle -crescere vuol dire anche capire quando un qualcosa non può darci niente in più di quello che ci ha già dato-

-Ti riferisci anche a noi?-

-Alessia- richiama il mio sguardo -quel "noi" è l' unica cosa che fa nascere in me molti dubbi-

-in che senso?-

-Nel senso che se non fosse per te, io sarei ripartita molte settimane fa per Londra-

Crolla un silenzio familiare.
Uno di quelli che ti avvolge e ti culla tra le sue braccia.
Che ti induce a ripensare alle ultime parole dette, cercando di darti conforto.

Non abbiamo ancora veramente parlato di cosa faremo quando lei partirà.
Forse perché quell' argomento mette tristezza ad entrambe.
O più semplicemente perché nessuna delle due sa bene come rispondere.
O forse lo sappiamo, ma non vogliamo ammetterlo.
Perché l' unica risposta che viene in mente è che ci perderemo di nuovo.

Certo, in una manienra diversa.
Senza rancore e colpe da attribuire.
Con solo bei ricordi da far riaffiorare.
Ma comunque non cambierà il finale.

-Ti ricordi la prima volta che sono tornata a Firenze dopo essermi trasferita a Milano?-

-Sì- risponde, lanciandomi uno sguardo confuso.

-Sai, quella volta mi ero convinta che avremmo potuto farcela davvero-




Dio, quanto mi erano mancati tutti loro.
Mi mancava pure Eleonora.
Chi lo avrebbe mai detto?

Ormai sono passati due mesi dal mio trasferimento a Milano.
Devo ancora abituarmi a tutto quanto.
All' università, a vivere senza i miei genitori.
Alla lontananza dalle persone che amo.
Ai ritmi assurdi.
Alle miliardi di pagine che devo studiare.
E' tutto nuovo e mi spaventa a morte.

Una cosa certa, però, è che non mi abituerò mai alla lontananza da Francesca.
Lei più di tutti mi manca in una manienra assurda.
Riusciamo a sentirci poco durante il giorno, figuriamoci a vederci!
Non vedevo nemmeno lei da due mesi...

-Ale- Eleonora richiama la mia attenzione -vuoi, per favore, dire alla tua migliore amica di ridarmi il telefono!-

-Sei una stronza, Santoro!- le urla contro, Erica -è tutta la sera che ci stai appiccicata! Ammetti di avere l' amante e chiudiamola qui!-

-Oggesù!- esclama, l' altra, di rimando -hai il mio cazzo di telefono in mano! Controlla messaggi e chiamate, no?-

-Sei troppo intelligente per lasciare indizzi!-

-Ma ti senti quando parli?- la bionda fa qualche passo verso di lei -ridammi il telefono! Devo rispondere ad una email per lavoro!-

-Bella scusa del cazzo!-

Alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
Posso facilmente ammettere che i loro stupidi litigi non mi mancavano per niente.
Mi chiedo come facciano a stare ancora insieme.
Avrei giurato che si sarebbero staccate la testa a morsi reciprocamente.

Passo davanti al divano dove Lorenzo e Alessandro sono intenti a sfidarsi alla playstation e abbandono il salotto di Villa Santoro.
E' da un po' che la mia ragazza è sparita.
Mi chiedo dove sia.
Finalmente dopo poco la scorgo sul balcone.

E' di spalle, appoggiata coi gomiti alla balaustra.
Ha una sigaretta in mano e la testa rivolta verso il basso.
C'è sicuramente qualcosa che non va.

-Ehi- mi avvicino, lasciandole una leggera carezza sulla schiena, facendola sobbalzare di sorpresa -che ci fai qui da sola?-

-Fumo- alza la mano con la sigaretta -come mai non sei dentro con gli altri? Fa freschino qua fuori-

-Ti stavo cercando- soffio -e poi Erica e Eleonora stavano litigando di nuovo. Ma come fanno a stare ancora insieme?-

-Ah, credimi, non ne ho idea- scoppia a ridere, diminuendo la mia preoccupazione.

-Tutto a posto?-

-Sì- annuisce -stavo solo pensando che tra due giorni te ne vai di nuovo-

-Lo so- mi avvicino, facendomi avvolgere le spalle da un suo braccio -mi manchi già-

-Anche tu- afferma -ma, ehi!- si volta verso di me, appoggiandomi una mano sul fianco -io ti amo da morire e non vado da nessuna parte. Ti aspetterò qui ogni volta che tornerai da me-

-Sarà il caso- mormoro -perché io tornerò sempre da te-

-Insieme supereremo ogni cosa, vedrai-





-Lo pensavo davvero, sai? Quello che ti ho detto- soffia, risvegliandomi da quel ricordo -pensavo davvero che avremmo superato tutto-

-Lo pensavo anche io- sospiro -ma ho rovinato tutto-

-Ho le mie colpe anche io- ribatte, lasciandomi di stucco -avrei dovuto coinvolgerti di più nelle mie cose, avrei dovuto renderti partecipe dei miei pensieri, anche quelli più bui, avrei dovuto lasciarti entrare invece di sbatterti sempre la porta in faccia-

-E' assurdo che finalmente che riusciamo a comunicare, siamo costrette a separarci-

-Lo so- lascia andare un sospiro, senza più aggiungere niente.




                                                                                         **********



-Finalmente!- esclamo, superando la porta di casa -ci abbiamo messo un' era!-

-Già- sospira esasperata Alessia, chiudendo il portone alle nostre spalle -abbiamo fatto bene a prenderci due pizze da mangiare qui-

-Io propongo di mangiarle sul divano davanti la tv-

-E io dico che ci sto!- mi sorride, togliendosi le scarpe e dirigendosi poi in sala con i cartoni fumanti in mano.

Il viaggio di ritorno è stato massacrante.
Sia per il traffico intenso che abbiamo trovato, sia per il silenzio piombato a causa degli argomenti affrontati.
Alla fine torniamo sempre su quel punto lì.
Sulla mia partenza.

-Grey's Anatomy?- mi chiede, una volta avermi vista spuntare in salotto -stanno dando le repliche della quinta stagione-

-Direi di sì, visto che c'è già Arizona- sorrido, sorniona, prendendo posto accanto a lei sul divano -quanto è figa-

-Ehi!- mi lascia una leggera botta sul fianco -Arizona è mia-

-Fingerò di non aver sentito nulla-

Scoppio a ridere, prendendo a tagliare la mia pizza.
Mi pentirò sicuramente di averla presa gorgonzola e salsiccia.
Ma quel momento di sicuro non è adesso.

-Sai vero che finché non ti laverai i denti, io non ti bacerò?!- domanda retorica, guardando con disgusto il trancio che mi sono appena messa in bocca -senti qua che puzza che fa quel coso!-

-Non sai quello che dici!- 

Scuote la testa tornando a rivolgere l' attenzione alla tv.
Non avrei mai detto che mi sarei ritrovata qui con lei, con una pizza a guardare il mio telefilm preferito.
Se me lo avessero detto anche solo un mese fa, sarei scoppiata a ridere.
E invece..

Una parte di me odia tutto questo.
Se lei non fosse tornata.
Se non avesse più provato niente per me.
Se noi non fossimo quindi arrivate a questo punto, le cose sarebbero sicuramente più facili.

Non avrei dubbi sulla mia partenza.
Cosa che comunque ormai ho deciso.
Ma non riesco a zittire la vocina nella mia testa che urla con tutte le forze che sto sbagliando.
Che dovrei rimanere.
Che dovrei darle, darmi, darci un' altra possibilità.



-Non puoi sempre fare così, cazzo!- 

Sorpasso la porta del magazzino del Danger, aspettando che Alessia mi segua.
Chiude poi la porta venendomi incontro.
Alzo una mano, bloccando qualsiasi cosa stesse per dire.

-Non puoi dare di matto ogni volta che mi vedi parlare con una mia vecchia frequentazione!-

-Ti stava spogliando con gli occhi!- ribatte, facendo un passo verso di me -e tu l' assecondavi pure!-

-Io non assecondavo proprio nessuno! E non ha bisogno di spogliarmi con gli occhi, perché lo ha fatto un  miliardo di volte sul serio!-

Mi rendo conto di quello che ho detto, solo quando la vedo arretrare.
I suoi occhi luccicano subito.
Le sue mani iniziano a tremare.
E io inizio a sentirmi davvero in colpa.

-Scusa- soffio, abbassando i toni -scusami se ti ho dato un' impressione sbagliata- affermo, realmente dispiaciuta -ma non puoi fare così tutte le volte-

-Lo so- mormora, abbassando lo sguardo -ma tu sei stata a letto con tante persone e il pensiero di tutte quelle mani che ti hanno toccata mi manda fuori di testa e quella lì era davvero carina e io invece...-

-Tu sei bellissima- mi avvicino, circondandole la vita con un braccio -e io ti amo e voglio solo te. Non m' interessa di nessun' altro-

Abbiamo affrontato questo discorso una marea di volte.
Stasera però ha esagerato.
Mi ha fatto una scenata sul posto di lavoro.
E' una cosa che proprio non accetto.

Ero dietro al bancone come al solito e si è avvicinata una ragazza che conosco bene.
Siamo uscite per qualche mese.
Niente di serio.
Lei mi chiamava quando voleva sopperire a certi bisogni e io lo stesso.
Niente di più.

Mi ha ordinato un cocktail e mi ha chiesto come stessi.
Così ci siamo messe a parlare del più e del meno.
Ma veramente niente di ché.

Alessia ci ha viste e si è avvicinata come una furia.
A quanto pare quel cretino di Alessandro le ha detto chi era quella lì.
Ha preso Rebecca, così si chiama, per un braccio facendola voltare.
Le ha urlato di smetterla di importunare la sua ragazza e altre cose.
Il problema è che in molti hanno assistito a quello spiacevole teatrino.
Mi fanno imbestialire queste cose e lei lo sa benissimo.
Specialmente perché non è la prima volta che accade.

-Abbiamo festeggiato un anno pochi giorni fa, Alessia- faccio un passo indietro, puntando i miei occhi nei suoi -traguardo che ho raggiunto solo con Federica. Pensi davvero che manderei quindi tutto questo a puttane?-

-Mi dispiace- scoppia a piangere, gettandosi tra le mie braccia -dammi un' altra possibilità! Non lo faccio più! Te lo prometto!-

-Shhh- le passo una mano sulla schiena -calmati- mi scosto, così da poterla guardare di nuovo negli occhi -va bene- annuisco -ma se dovesse capitare un' altra volta...-

-Non succederà- afferma, sicura, tirando su col naso.

-Io sono tua. Capito?-

-Capito- soffia, impossessandosi prepotentemente delle mie labbra -sei mia- mormora roca al mio orecchio, facendomi indietreggiare fino a toccare il muro con le spalle.

-Stai cercando di comprarmi con il sesso?- sussurro, alzando un sopracciglio.

-No- scuote la testa, infilando una mano nei pantaloni della mia tuta -sto creando un diversivo a cui pensare, la prossima volta che ti vedo parlare con una tua ex- mi coinvolge in un bacio decisamente poco casto, mentre scavalca le mie mutande.




-Oddio questa scena!-

Le risate di Alessia mi riportano alla realtà.
Quel ricordo mi è piombato in testa senza preavviso.
E soprattutto, senza nessuna spiegazione.

Mi volto verso la ragazza seduta di fianco a me, perdendomi a guardarla.
Trovo che sia bellissima.
Di una bellezza surreale e non mi riferisco solamente al suo aspetto.
Ma di come mi sento quando sono con lei.

-Possiamo provare a farlo funzionare- soffio, all' improvviso, facendola voltare di scatto verso di me -certo, sarà difficile e complicato, ma possiamo almeno provarci! Senza impegno, senza aspettative. Ma diamoci una possibilità!-

-Francesca..-

-Non voglio rinunciare a te!- esclamo, prendendo una sua mano tra le mie -ma non voglio neanche buttare nel cesso tre anni della mia vita e non posso chiederti di venire con me o di aspettarmi, perché non sarebbe giusto. Ma possiamo provare a far funzionare la cosa!-

-E come pensi...-

-Ci vedremo per le feste e quando potremo! Ci scriveremo e useremo skype! E..-

-Feffe- m' interrompe, poggiando l' indice della mano sulle mie labbra -ci abbiamo già provato quando sono andata a Milano e guarda com'è andata- mi sorride, dolce -non siamo fatte per le storie a distanza e nonostante questo mi uccida, non credo che potrà funzionare-

Chiudo gli occhi assimilando ogni sua parola.
So che ha ragione, eppure non riesco a dire niente.
A pensare a niente.

Speravo di trovare una soluzione per ottenere tutto.
Ma la realtà è che a qualcosa devo rinunciare.
E, per quanto possa suonare egoista da parte mia, non so davvero decidere cosa lasciare indietro.

-Tu partirai- cerca il mio sguardo, trovandolo poco dopo -e noi ci sentiremo tutti i giorni, ci aggiorneremo su come vanno le nostre vite, saremo presenti l' una per l' altra. Impareremo a trasformare il nostro rapporto in un qualcosa di diverso che vada bene per entrambe, che funzioni e che non ci porti a perderci di nuovo-

Sto per ribattere, quando vengo anticipata dal suono del campanello.
Guardo un' ultima volta Alessia, prima di alzarmi.
Mi dirigo al portone, aprendolo.

-C'è Alessia, vero?- domanda Erica, sorpassandomi e entrando in casa coma una furia.

Mi volto verso Nene, notando così il tutore che le ferma il braccio al corpo.
Alza la mano libera bloccando qualsiasi mia domanda e superandomi.
Chiudo la porta seguendola in sala.

-Nene!- la richiamo, senza successo -mi spieghi che cazzo è successo?-

-Questo non è importante adesso- soffia, indicandomi la sua ragazza.

Erica saltella da un piede all' altro, battendo le mani.
Guarda me e poi Alessia che si è alzata dal divano e ora le sta di fronte.
Poi porta lo sguardo su Eleonora che le fa cenno di sì con la testa.

-Io e Ele oggi abbiamo fatto richiesta in municipio per sposarci!- esclama, euforica, buttando entrambe le braccia in aria.





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ANGOLO AUTRICE:

Ehi ^^

Sto cercando di farmi perdonare, aggiornando il prima possibile.
Come vedete l' imminente partenza di Francesca, sta facendo impazzire entrambe le ragazze.
So che magari qualche ricordo che ho messo in questo capitolo può sembrarvi non c'entrare niente.
Ma sappiate che non faccio mai nulla per caso, quindi stay tuned!

Spero che vogliate lasciarmi le vostre impressioni, critiche o dubbi.
Sarò felice di rispondervi.
Buona serata,

Crige.













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Capitolo 22
*** Sentire. ***


Ogni tanto quei momenti arrivano.
E non sai mai come, quando o perché.
O forse lo sai ma è troppo comodo poterlo negare.
Semplicemente arrivano e ti travolgono.

Un giorno ti svegli e non senti più niente.
Sei come svuotato dentro.
Svuotato di sentimenti, di emozioni, di sensazioni.

Non provi dolore.
Non provi sonnolenza.
Non hai fame.
Niente ti scaturisce una reazione.

Compi la tua routine giornaliera senza che nulla ti faccia effetto.
La canzone che il giorno prima ti faceva sempre muovere un piede a ritmo, di colpo non ti smuove niente.
Ti potrebbero mettere davanti il tuo piatto preferito eppure saresti in grado di rifiutarlo.
Perché neanche il profumo ti farebbe alzare la testa.

E' difficile respirare.
E' difficile alzarsi dal letto la mattina.
E' impossibile dormire la notte.
Ti rigiri e rigiri tra le lenzuola, ma il sonno non arriva mai.

Una bambola vuota.
Ecco come ti senti.
Una bambola vuota che qualcuno muove al posto tuo.
Che qualcuno si prende la briga di animare.

Ti manca l' aria.
Per giorni e giorni.
Vorresti semplicemente chiudere gli occhi e lasciare che le cose vadano avanti da sole.

Non senti più niente.
E lo sai che è così.
Ti accorgi che è così.
Ed è questo che fa più male.
Il saperlo e non poterci far niente.

Non senti più niente.
La musica va avanti da sola.
La vita scorre come dovrebbe.
Ma tu rimani fermo.

Non senti più niente.
Poi due occhi si posano nel tuo sguardo.
Un tamburo in lontananza torna a scandire il tempo.
E tu di colpo ti ricordi di respirare.









Stamattina mi sono svegliata con una strana sensazione addosso.
Un peso in fondo alla bocca dello stomaco.
Un flebile ronzio.
Così ho deciso di andare a correre.

Mi sono alzata e vestita.
Ho dato un bacio ad una Erica profondamente addormentata.
Ho bevuto un caffè e sono uscita.

Come al solito avevo i Coldplay nelle orecchie.
Ad un volume indecente.
Come se la prospettiva di rimanere prematuramente sorda non mi toccasse minimamente.
Cercavo di mettere a tacere quella strana sensazione.

Mi sono addormentata malissimo.
Assorta nei pensieri.
Stavo fantasticando su come sarebbe se Francesca rimanesse qui.
Se non ripartisse.

Ho immaginato barbecue in giardino tutti insieme.
Uscite a quattro con lei e Alessia.
Gite al mare.
Dio, potrei perfino comprare una barca.

Ho immaginato a come sarebbe tornare a trovarla ogni volta che ho bisogno.
Vorrei davvero averla constantemente nella mia vita.
Non voglio tornare ad aver timore di scriverle per paura di non ricevere risposta.

Ecco, stavo pensando a tutto questo mentre correvo.
Ho chiuso gli occhi solo un attimo.
Giusto un secondo, lo giuro.
Eppure, eppure è bastato a non vedere la macchina che stava arrivando.

Ho saltato all' ultimo secondo e rotolato sul cofano.
Sono caduta poi sull' asfalto bollente atterrando sulla spalla.
Ho sentito distintamente l' osso uscire, ma non rientrare.
Ho battuto poi la testa e a quanto pare devo aver perso i sensi.

E adesso, sdraiata su questo letto di ospedale persa a fissare il soffitto bianco, penso che avrei dovuto dar retta a quella sensazione che sentivo stamattina.
Forse avrei evitato di uscire di casa.
Forse me ne sarei rimasta a letto con Erica..

Erica...
La sto sentendo distintamente urlare fuori dal pronto soccorso almeno da dieci minuti.
Ma non ho le forze per aprire bocca.
La testa mi scoppia.
Le orecchie mi fischiano.
Vorrei solo dormire...

-Signorina Santoro- un' infermiera mi scuote delicatamente la spalla sana -resti con me, non si addormenti- sorride gentile -abbiamo chiamato sua madre, sta arrivando-

Vorrei rispondere ma non ci riesco.
Perché Erica non è qui accanto a me?
Perché non la lasciano passare?
Vorrei qualcosa per questo mal di testa.

-Le aumento la morfina- la ragazza sembra leggermi nel pensiero -è stata fortunata. Non ha riportato grossi danni. Se la TAC non mostra nulla di preoccupante, domani potrà già tornare a casa- m' informa.

Non mi ricordo molto dei momenti dopo l' impatto.
Continuavo a perdere conoscenza.
L' unica cosa che ricordo chiaramente è il povero vecchietto che mi ha investito.
Deve aver avuto una gran paura.

-Tesoro!- mia madre irrompe nella stanza come una furia -come stai? Che diavolo è successo?- 

-Un signore anziano non l' ha vista sulle strisce- risponde per me l' infermiera -tranquilla signora, sua figlia sta bene-

-Oh, Ele- mi si porta vicino stringendomi una mano -mi hai fatto prendere un infarto- sorride -che ne dice di far entrare quella ragazza là fuori prima che uccida qualcuno?- chiede ironica alla ragazza nella stanza con noi -sono molto sicura che presto farà una strage-

L' infermiera annuisce per poi lasciarci da sole.
Mia madre si siede sulla sedia vicino al mio letto.
Prende ad accarezzarmi i capelli.

-Speravo di non vedere un ospedale per almeno un po' di tempo- scuote la testa, sorridendo -tuo padre sta arrivando. A Francesca non abbiamo detto niente- m' informa -è inutile spaventarla, dato che stai bene-

L'unica cosa che riesco a fare è annuire.
Chiudo gli occhi beandomi delle carezze di mia madre.
Quasi non mi ricordo quando è stata l' ultima volta che mi ha coccolato così.

-Amore!- 

Erica corre verso il mio letto, spingendo di lato l' infermiera che l'ha accompagnata.
Ha il respiro affannato e gli occhi lucidi.
Deve aver pianto.

-Quelli stronzi là fuori non mi hanno lasciato passare! Hanno detto che non essendo un parente non potevo vederti o sapere come stavi- trattiene le lacrime, abbassandosi per lasciarmi un bacio su una guancia -ho provato a dire che sono la tua fidanzata, ma a quanto pare non conta niente!-

Poggia la testa sul mio petto scoppiando a piangere.
Sono completamente inerme mentre la vedo scuotersi dai singhiozzi.
Mia madre le passa una mano sulla schiena cercando di calmarla, invano.

-Sto bene- riesco a sussurrare infine, dopo quelle che mi sembrano ore -se la tac è a posto domani mi dimettono- cerco di sorridere, ma con scarsi risultati.

Mi fa male tutto.
Ogni respiro è una pugnalata al petto.
Ogni suono rimbomba nelle mie orecchie facendomi impazzire.
Vorrei solo chiudere gli occhi e dormire.

-Oh Amore- Erica tira su con il naso, cercando i miei occhi -te l'ho sempre detto che troppa atività fisica ti avrebbe ucciso!- esclama, strappando una breve risata a mia madre e un mezzo sorriso a me -non so che avrei fatto se le cose fossero state peggiori e mi avessero impedito di vederti-

-E' una cosa inaudita!- tuona mia madre -sembra di essere nel medioevo! Stupide leggi del cazzo!-

Rimango stupita di sentire questo tipo di linguaggio uscire dalla bocca della mia genitrice.
Lei che è sempre tutta composta e adeguata ad ogni situazione.
Non mi ricordo neache se l'ho mai sentita usare una parola troppo colorita.

-Va tutto bene- mormoro, schiarendomi la gola -sto bene-

-Sì, ma poteva andare peggio!- mia madre si alza e con lei anche il tono della sua voce -vado a farmi sentire dal caporeparto, anche se non servirà a nulla. Però almeno mi sfogo un po'-

Con quelle parole abbandona la stanza lasciandoci sole.
Erica scuote la testa divertita, portandosi sul letto con me.
Mi avvolge lo stomaco con un braccio attenta a non farmi male.
La sua testa trova posto sulla mia spalla sana.

-Ho avuta paura di perderti oggi- morora, nascondendo il viso nell' incavo del mio collo -non so cosa avrei fatto se ti avessi perso-

-Shhh, non ci pensare- cerco di rassicurarla, stringendo una sua mano e intecciando le nostre dita -sono qui, non vado da nessuna parte-

-E' stato orribile- esclama, come se non mi avesse sentito -mi sentivo impotente! Mi guardavano come se non contassi nulla! Come se non fossi Nessuno! Sono la tua fidanzata, cazzo! Avevo tutto il diritto di venire da te!- 

-Certo che sì- sospiro tra i suoi capelli, quando sento la mia pelle inumidirsi per le sue lacrime -mi spiace, non volevo farti preoccupare-

Crolla un silenzio familiare.
Solo i battiti del nostro cuore fanno da cornice a questo momento.
Non avrei mai voluto farle provare tutto questo.
Non dovevo distrarmi.
Non avrei dovuto permettere a quella macchina di cogliermi di sorpesa.

Non so come avrei reagito io a parti inverse.
Probabilmente non avrei saputo mantenere la calma.
Avrei spaccato tutto e costretto gli infermieri a farmi entrare.
Sarei addirittura arrivata a offrire loro dei soldi.

So esattamente però cosa ha provato Erica in quel momento.
Perché è lo stesso che provai io quando Francesca e Federica ebbero l' incidente.
Mi sono sentita tremendamente inutile.

Ricordo poco di quei giorni.
Di quei momenti ho solo qualche flash.
Però una cosa che ricordo anche troppo bene sono le sensazioni.
Le emozioni.
Ricordo nitidamente tutto quello da cui venni investita.

-Tua madre mi ha detto di non dire niente a Feffe- sospira, tirandosi su -lei e Alessia sono a Milano a prendere le ultime cose dalla vechia case di Ale. Torneranno domani sera-

-Ha ragione- annuisco -non c'è motivo di avvertirla. Vedrai che domani mi mandano via. Ho la testa dura- sorrido, sollevata di vederle fare lo stesso.

-Questo lo so benissimo- soffia, avvicinando il viso al mio -Testona- mormora, facendo scontrare le notre labbra in un soffice bacio -vedi che ho ragione quando ti dico che la mattina mi devi svegliare e salutare prima di uscire?- alza un sopracciglio in un modo che mi ricorda molto mia madre.

-Eh ma poi non riuscirei più ad abbandonare la stanza- dico, poggiandole la mano libera sulla guancia.

-Appunto! Almeno così non ti investirebbe nessuno!- scoppia a ridere, regalandomi poi un altro bacio.

-Ah ecco quale è il tuo maleficio piano!- sorrido divertita -vuoi incatenarmi al letto!-

-Oh, non darmi certe idee Santoro- sussura maliziosa -potrei metterle in pratica-

Scoppio a ridere di gusto.
Risate che mi si spezzano in gola quando una fitta alle costole dolenti mi lascia senza fiato.
Stavo quasi dimenticando dove ci troviamo e perché.

-Tutto bene?- chiede preoccupata, continuando una volta avermi visto annuire -quanto hanno detto che lo devi tenere questo coso? - domanda, indicandomi il braccio bloccato al corpo da un tutore blu.

-Due settimane e poi devo tornare per la visita di controllo- rispondo sospirando -mi hanno dovuto rimettere la spalla a posto in ambulanza- un brivido mi percorre la schiena, ripensando a quel momento -ma non dovrei avere ripercussioni. Mi farò vedere comunque dal medico della nazionale-

-Povero il mio santo torellino- mette il broncio iniziando poi a lasciarmi baci su tutto il viso -si è fatto la bua!-

-Sai che odio quando mi chiami così- sbuffo, roteando gli occhi.

Non mi risponde, limitandosi a tornare con la faccia spalmata sul mio collo.
Mi stringe un po' di più a sé.
La sento sospirare tra i miei capelli.
Un sospiro tremolante carico di lacrime non versate.

So che cerca di farsi vedere calma e tranquilla per non farmi preccupare.
So che invece ha ancora i brividi per quello che è successo.
E so benissimo come continua a sentirsi.

Eppure non sono capace di tranquillizzarla.
Non riesco a trovare niente da dire che possa farla star meglio.
Non ci riesco, perché l' unica cosa a cui penso adesso è a quanto male le avrei fatto se le cose fossero andate diversamente.
E a come mi sarei sentita io a parti inverse.

Poi però un pensiero mi balza in testa.
In realtà una cosa possiamo farla.
Certo, non servirebbe a impedire le cose brutte, ma almeno non ci ritroveremmo da sole su di un letto di ospedale.
Almeno non ci impedirebbero di vedere la persona che amiamo.

-Sposiamoci- soffio, vedendola poi alzare la testa di scatto.

-Cosa?-

-Sposiamoci- ripeto con più convinzione -andiamo in comune a fare domanda e sposiamoci!-

-Quella botta alla testa deve proprio essere stata forte- 

-Erica- punto i miei occhi ne suoi, stringendole la mano -io ti amo e non voglio che mai più qualcuno ti faccia sentire nessuno! Voglio poter correre da te se ne avrai bisogno e senza che chiunque sia mi dica che non posso farlo. Ti amo e voglio che lo sappiano tutti quanti-

-Oh, Ele, anche io ti amo- balbetta, con le lacrime che spingono per uscire.

-E' un sì?-

-Porca troia se lo è!- urla, buttandomi le braccia al collo, scoppando a ridere.


                                                       ----------

-Sei sveglia?- Mormora al mio orecchio, passando un dito lungo la mia schiena nuda.

Mi limtito ad un mormorio di assenso, lasciando che continui.
Incrocio le braccia sotto al cuscino beandomi delle sue lievi carezze.
Ogni volta, dopo aver fatto l' amore, entro sempre in uno stato di trance.
Quasi surreale.

-Pensi mai a come saranno le cose quando saremo cresciute?-

Mi giro sulla schiena, così da poterla guardare.
Porto gli occhi sulle sue iridi verde smeraldo.
Sorrido di riflesso, come ogni volta che mi specchio in quei manti erbosi.

-Che intendi?- alzo una mano, trovando ad attendermi la sua a metà strada.

-A come saremo- alza le spalle -dopo il liceo, l' università, che lavori faremo..-

-Perché questi pensieri?- le chiedo, vedendola sedersi con la schiena contro la testata del letto e rabbrividendo alla visione del suo seno nudo -è successo qualcosa?- domando cercando di non distrarmi.

-No- sorride, scuotendo la testa -è che stasera a cena Giovanni e Maria parlavano di come sarà vuota la casa quando tu e Ele andrete via e mi sono sentita di colpo triste-

-Come mai?-

La vedo chiudere gli occhi e portare la testa all' indietro.
Passo le dita sulla sua coscia lasciata scoperta dal lenzuolo, in  una sileziosa carezza.
Amo vederla così assorta.
E' semplicemente bellissima.

-Perché odio l' idea di avervi lontane da me- ammette in fine, riportando lo sguardo su di me -chi mi dice che le nostre strade non si divideranno?-

-Fede- mi alzo, portando il viso davanti al suo -lo sai che io e Nene non andremo mai da nessuna parte senza di te-

-Come fai a esserne così sicura?-

-Perché mi manca il respiro quando non ti ho vicina- mormoro, portando una mano sulla sua guancia -noi tre staremo insieme per sempre. Faremo sempre parte della vita l'una dell' altra, indipendentemente da dove saremo-

-D'accordo- annuisce, poco convinta.

Crolla nuovamente un silenzio familiare.
La stringo a me, lasciandole un bacio su una tempia.
Sento il suo cuore battere all' impazzata.

Federica ha spesso questi pensieri ultimamente.
Io invece cerco di non pensare mai a queste cose.
Mi mettono ansia.
E poi, sinceramente, già mi sembra tanto essere arrivata fino a qui, figuriamoci pensare ad un dopo!

Manca ancora un anno di liceo!
Non voglio pensare adesso a cosa succederà.
Voglio semplicemente godermi quello che viene.

-Pensi che Eleonora metterà mai la testa a posto?- domanda, sospirando -anche stasera è uscita con un ragazzo diverso. Mi chiedo cosa ci troverà nel portarsi a letto degli sconosciuti-

-Vedrai che quando troverà la persona giusta, cambierà.-

-Lei ha bisogno di trovare qualcuno che le faccia sentire qualcosa- dice, spiazzandomi.

-In che senso?-

-Lei ha bisogno di sentire. Di trovare una persona che le faccia sentire- risponde, confondendomi ancora di più.

-Sentire cosa?-

-Tutto-





-A che pensi?-

Apro gli occi che manco ricordo di aver chiuso.
Mi scontro nelle nocciole di Alessia che mi guardano divertita.
Devo proprio avere un' aria stupida.

E' da quando Erica e Eleonora sono tornate a casa loro che sono in piedi contro il mobile della cucina.
Una birra in mano e la testa altrove.
Chissà che espressione ho sul viso.

-A questa notizia bomba- sorrido, prendendo un sorso dalla Leffe che tengo stretta tra le dita.

-E...?- m' incalza alzando un sopracciglio e invitandomi a sedermi al tavolo con lei con un gesto della mano.

-Mi è venuta in mente una cosa che mi disse Federica-

-Ti ascolto- sorride, accarezzandomi il braccio una volta aver preso posto vicino a lei.

Avevo completamente rimosso quella conversazione con F.
L' abbiamo avuta in una notte come tante altre.
Una di quelle dove alternavamo la passione alle chiacchiere.
A volte profonde, a volte superflue.

Ricordo che quella sera lei era particolarmente pensierosa.
Non le chiesi da cose fosse dovuta tutta quella ansia.
Immaginai semplicemente che fu innescata da una serie di discorsi avvenuti a cena con i Santoro.
Forse avrei dovuto indagare di più.

-In quel periodo Eleonora andava a letto con un ragazzo diverso a settimana- scuoto la testa al ricordo -sembrava che l' idea di una relazione seria le desse la nausea-

-Davvero?- spalanca gli occhi sorpresa -e brava Santoro!- ridacchia, facendomi cenno di continuare.

-Federica era preoccupata per lei. Si chiedeva se si sarebbe mai stancata di quello e poi disse...disse che Ele aveva bisogno di trovare una persona che le facesse sentire-

-Sentire cosa?-

-E' quello che le chiesi io- le sorrido, dandole un buffetto sul naso -e lei rispose "tutto"-

-Un po' vaga come risposta- si porta un dito al mento, pensierosa -hai capito che intendesse?-

-Sul momento no- scuoto la testa -ma forse ora inizio a capire-

E' un po' che penso a questa cosa.
Avevo semplicemente dimenticato la conversazione con Fede.
Ma non avevo dimenticato il periodo di avventure di Eleonora.
E quando stasera lei e Erica ci hanno dato la notizia del matrimonio, mi è tornato tutto in mente.

Dopo le rivelazioni avute da Nene, ho iniziato a ripensare a molte cose del nostro passato.
E forse alcune hanno iniziato a prendere un senso da allora.
Mi domando come non ho fatto a pensarci prima.

Credo che Ele andasse a letto con quei ragazzi per cercare di tacere almeno per un momento, il malessere che le dava vederla con me.
O per capire cosa sentisse davvero al riguardo.
Per riempire quel vuoto che sentiva dentro.
O più semplicemente per staccare la testa da tutto quello.

Penso che con Antonio fosse più bisogno che amore.
Bisogno di sentire ancora qualcosa.
Bisogno di non stare da sola.
Bisogno di sentirsi amata, voluta, desiderata.
Di avere una via di fuga dal dolore.

Poi è arrivata Erica.
E adesso capisco cosa inendesse Federica.
Eleonora finalmente sente tutto.

Sorrido guardando la bellissima ragazza che ho di fronte.
Non le rispondo.
Prendo una sua mano portandola all' altezza del mio cuore.
Cuore che batte all' impazzata come tutte le volte che è vicina.

-Questo- surrussuro -Federica intendeva questo-

Sorride in silenzio, mentre resta ad ascoltare quel tamburo che batte per lei.
Lascia andare un sospiro tremolante, catturando con la punta dell' indice una lacrima che stava sfuggendo al suo controllo.
Mi lascia un bacio veloce sulle labbra, prima di alzarsi.

La vedo avvicinarsi al mobile della cucina per recuperare un bicchiere.
Si versa un po' d' acqua fresca di frigo, bevendo poi distrattamente.
In fine si appoggia al ripiano dietro di lei, riportando lo sguardo su di me.

-Non abbiamo finito il discorso di prima- 

Quelle parole mi inondano come uno tsunami, risvegliandomi dal dolce torpore che si era creato e sbattendomi di nuovo in faccia la realtà.
Posso sentire quasi chiaramente il mio cuore fermarsi per un secondo.
Avevo quasi dimenticato che tra poco me ne dovrà andare.

-Tra poco più di una settimana te ne vai- aggiunge, prima che io possa dire qualsiasi cosa -e non funzionerà- sorride amara scuotendo la testa -non funzionerà se facciamo finta di non essere lontane, se facciamo finta di poterci vedere spesso o quando vogliamo- la vedo mentre porta gli occhi in alto nel tentativo di non piangere -non possiamo far finta che i messaggi, le telefonate o il vederci su Skype sia uguale al viverci di persona. Ci abbiamo già provato-

-Ma..-

-No, Francesca- m' interrompe alzando una mano -non voglio inchiodarti a me, non voglio che metti in pausa la tua vita per noi, non voglio che rinunci a trovare qualcuno che ti faccia battere il cuore e che ti possa vivere ogni giorno. Non sarebbe giusto e non sarebbe giusto nemmeno per me- punta i suoi occhi nei miei -io ti amo e questo non cambierà, ma non credo che potremmo, che potrei sopportare una storia a distanza-

Assimilo parola per parola e lascio che mi rimbombino in testa per qualche minuto.
Lascio che mi scuotino e che prendando immagine nella mia mente.
Così da riuscire a comprendere appieno quello che mi sta dicendo.
Senza lasciare spazio a fraintendimenti.

So benissimo che ha ragione.
Lo so anche io che non sarebbe giusto ancorarla a me.
E' uno dei motivi per il quale non ho voluto dare un nome alla cosa che abbiamo adesso.

-Una telefonata una volta a settimana- aggiunge, facendomi riportare lo sguardo di nuovo su di lei -così da aggiornarci sulle nostre vite. Certo, sarà difficile all' inizio, ma credo che possa essere un buon modo per abituarci al distacco e per capire come riuscire a trasformare il nostro rapporto in altro che non ci faccia costantemente soffrire-

Mi alzo dalla sedia andandole incontro.
Mi porto di fronte  a lei poggiandole una mano sul viso.
Sospiro quando incontro i suoi occhi.

-Non voglio farti male- soffio sulle sue labbra -andrà bene qualsiasi cosa deciderai per noi-

E lo penso davvero.
L' ultima cosa che voglio è farla soffrire ulteriormente.
Quindi se esiste un qualcosa che pensa possa rendere le cose più facili a me va bene.
Mi sta bene, pur di saperla tranquilla.
O almeno in parte.

-Baciami- sussurra, stringendomi contro di lei.

E io faccio come mi dice.
Faccio scontrare le nostre labbra in un bacio irruento, bisognoso.
Cerco subito la sua lingua con la mia, portando una mano a stringerle il fondo schiena.
La sento gemere nella mia bocca e questo mi regala una cascata di brividi.

-Ti voglio- dice, catturando il mio labbro inferiore tra i denti.

Devo dire che questo suo nuovo lato intraprendente non mi dispiace per niente.
Faccio scivolare i polpastrelli sotto la sua maglietta risalendo lentamente la sua pancia.
Sorrido quando la sento sospirare.

-Ti porto in camera-

-No- esclama, imperativa -qui- mi guarda con lussuria catturando la mia mano libera e portandosela sul bottone dei suoi shorts di jeans.

Alzo un sopracciglio piacevolmente sorpesa, ma non me lo faccio ripetere due volte.
La faccio girare su sé stessa bloccandola contro il mobile dietro di noi.
Geme sonoramente quando un mio morso raggiunge la sua nuca.
Onestamente averla qui di spalle tra le mie braccia, mi regala molto margine di manovra.

Una mia mano torna al famoso bottone di prima, aprendolo.
L' altra corre a stringerle il seno, mentre le faccio scendere quei pantaloncini troppo corti.
Scavalco poi le sue mutandine decidendo di accontentarla.


                                                                ----------


-Oh, Ale, mi stai ascoltando?-

Mi risveglio dai miei pensieri quando Erica mi sventola davanti la sua mano richiamando la mia attenzione.
Sarei una bugiarda se dicessi che ero tutta orecchie.
Perché non lo ero.
Non lo ero per niente.

Cerco di trattenermi dal sorridere sorniona, così da evitare di farla incazzare ulteriormente.
Ma come faccio a stare attenta a quel che dice se le immagini di ieri sera continuano a rimbalzarmi nella testa?
Riesco solo a pensare di voler tornare a casa da Francesca e continuare da dove abbiamo interrotto stamattina.

Mi passo una mano sgli occhi, sospirando.
Nei due anni che siamo state insieme non lo abbiamo mai fatto così.
Mai così.... 

-Allora?- sbatte il palmo sul tavolo della sua cucina, guardandomi scocciata.

-Scusa- balbetto, portando lo sguardo su di lei -che stavi dicendo?-

-Eh no, col cazzo che continuo!- scrocchia le labbra, incrociando le braccia -ora te mi dici a cosa stai pensando con quel sorrisetto del cazzo-

-Quando inizierai ad usare un linguaggio un po' meno colorito?- 

-Forse quando la mia migliore amica si deciderà a prestarmi attenzione- alza un sopracciglio in un modo che mi ricorda terribilmente Eleonora -quindi?-

E' insopportabile quando fa così.
Quando mi costringe a dirle le cose che vorrei tenermi per me.
Perché sinceramente il sesso con Francesca è decisamente una cosa che vorrei tenermi per me.
Specialmente come quello di..

-ALESSIA!- sobbalzo al suo cambio di tono repentino -giuro che ora ti lascio andare una manata-

-E va bene!- sospiro, esasperata, allargando le braccia -stavo ripensando alla nottata di sesso che ho appena trascorso. Contenta?-

La vedo guardarmi sorpresa, prima di aprirsi in una sonora risata.
Rimango ad osservarla scocciata, aspettando che finisca con quel teatrino.
Recupera il respiro, asciugandosi le lacrime agli occhi.

-Giuro che mai avrei pensato di sentir uscire quelle parole dalla tua bocca!- esclama, divertita -tu che sei tutta film romantici e storie d' amore da cinema, dove si fa solamente l' Amore in modo romantico e tranquillo e...-

-Hai finito?- le chiedo, roteando gli occhi al cielo.

-Si, scusa- alza le mani a mo' di resa -mi fa solo strano sentir certe cose da te. T' imbarazzava solamente sentir nominare l' argomento-

-Beh, le cose sono cambiate e devo dire che Francesca è davvero brava ad assecondare i miei desideri-

-Ok, ora basta! Prima che mi perda ad immaginare certe cose e a farmi venire una voglia assurda! Anche perché al momento la mia sexy fidanzata è fuori uso e di fare da sola non mi va- alza le spalle -mi vuoi raccontare o finalmente mi ascolti?-

-Non ti racconto proprio niente, pervertita!- soffio, scoppiando poi a ridere -ma Ele come sta?-

-Se tu prima mi ascoltavi, lo sapresti già!- mi guarda ovvia, sbuffando.

Stamattina mi sono svegliata tra le braccia di Francesca.
Eravamo ancora nude dalla notte appena trascorsa.
Notte in cui sicuramente non abbiamo perso tempo in parole.
Avevamo già parlato troppo.
Non c'era più nulla da dire ormai.

Stretta nel suo abbraccio, mi sono ritrovata a pensare alla nostra storia.
Agli inizi, a come si è interrotta e poi ripresa, ai due anni trascorsi insieme.
E mi sono supita nel constatare che veramente non ci eravamo mai lasciate andare alla passione così.

Credo che Francesca si stesse in qualche modo trattenendo.
Come se avesse costantemente paura di sbagliare qualcosa.
Alla fine io ero alla mia prima esperienza e avevo ancora tante cose da imparare e scoprire.
Forse questa cosa la metteva in un certo senso a disagio.
Non lo so, non gliel' ho mai chiesto.

Avevo intenzione di farlo quando si fosse svegliata, ma poi ha aperto gli occhi.
Ha aperto gli occhi e mi ha guardato in quel modo.
In un attimo tutte le domande che avevo in testa si sono azzerate e ho sentito solo il bisogno di averla.
Eravamo intente a non parlare quando Erica mi ha chiamato.

-Sta relativamente bene- risponde alla mia domanda, alzandosi per farmi un caffè -è stata fortunata. Dovrà stare a riposo per un po' però-

-Beh, male non le fa visto quanto stava lavorando nell' ultimo periodo-

-No, infatti- sorride, porgendomi la tazzina -sono davvero felice, Ale-

E' dall' enorme sorriso che prende vita sul suo volto che capisco che non si sta riferendo alla salute della sua fidanzata.
Stavo quasi per dimenticarmi di quel particolare, troppo presa dalle mie cose.
Eppure è una notizia meravigliosa e io non potrei essere più contenta di così per lei.

-Si vede- le stringo una mano, sorridendole di rimando -avete già una data?-

-La prossima estate- annuisce -così abbiamo tempo di fare le cose per bene-

-Ele che dice?-

-Ah, non l' ho mai vista così tanto presa da qualcosa- ridacchia -ha già pensato a tutto! Ci sposeremo in comune e poi il giardino dei suoi verrà addobbato e sistemato a dovere per banchettare con parenti e amici-

-Sembra meraviglioso- soffio, sinceramente felice -mattina o sera?-

-Sera decisamente- dice prontamente accompagnando quelle parole con un gesto eloquente del capo -sarà bellissimo la sera con tante candele sparse ovunque-

Riesco quasi ad immaginarmelo.
Mi sento euforica io per lei.
Non avevo mai visto la mia amica così raggiante.
Se penso a quanto è cambiata, mi viene quasi da piangere.

L' avevo lasciata che era una ragazzina che pensava solamente a divertirsi e far festa.
E la ritrovo una donna a tutti gli effetti.
Con un lavoro che ama e un matrimonio nel futuro, con una persona meravigliosa al suo fianco.
Sono così orgogliosa della persona che ho di fronte.

-Ti ho fatto venire qui perché ho una cosa da chiederti- abbassa lo sguardo, imbarazzata, torturandosi le mani.

-Dimmi- le sorrido, cercando i suoi occhi -ti ascolto-

-Io, ecco, mi chiedevo se...se tu volessi, ecco, se tu volessi farmi da testimone-

Rimango a bocca aperta totalmente senza parole.
Non ci avevo neanche pensato ai testimoni.
Non mi ero soffermata a pensare a quelle cose.
Ero totalmente concentrata sul fatto che lei si sposasse.

-Mi offenderei se tu non me lo avessi chiesto!- esclamo, balzando in piedi -ovvio che sì!-

Le corro incontro, gettandole le braccia al collo.
Si alza a sua volta, stringendomi a lei.
Iniziamo a saltare  e urlare dalla gioia.
Improvvisiamo un balletto su una musica inesistente, continuando con quello stupido teatrino per diversi minuti.
Fino a qundo non ci giriamo trovando una Eleonora inchiodata sulla porta fissarci con il suo immancabile sopracciglio alzato.

-Immagino che tu le abbia chiesto di farti da testimone e che lei abbia detto di sì- dice, rivolgendosi a Erica -bene, brave, tante belle cose e bla bla bla- si muove nella cucina, cercando di farsi un caffè da sola -ora per favore smettetela con sto baccano che mi sta scoppiando la testa-

Ora che la guardo meglio noto che non abbia proprio una bella cera.
Un enorme cerotto sulla parte destra della testa le copre i punti che le hanno messo per richiudere il taglio che si è procurata sbattendo sull' asfalto.
Ha il viso pallido e due enormi occhiaie fanno da protagoniste.
Il braccio bloccato al corpo da un tutore e qualche graffietto sulle guance.
Deve essere stato un brutto incidente.

-Come stai Ele?- le chiedo, vedendo Erica strapparle la moka dalle mani e constringerla seduta -hai tanto dolore?-

-La spalla va bene- agita la mano con segno di non curanza -deve semplicemente passarmi sto mal di testa e queste fastidiose fitte alle costole. Ma a quanto pare ci vorrà del tempo- sbuffa, passandosi due dita sugli occhi -scusami per prima, non ho dormito molto-

-Tranquilla- le sorrido, rassicurandola.

La vedo rivolgere uno sguardo dolcissimo a Erica, quando quest' ultima le porge la sua tazza di caffè.
Fa sfiorare le dita di una mano con le sue richiamando la sua attenzione.
Erica si porta all' altezza del suo viso, stampandole un bacio in fronte.

-Bevi il tuo caffè e smetti di fare la musona brontolona- l' ammonisce, puntandole un dito contro -ti ricordo che oggi dobbiamo passare dai miei per dargli la bella notizia-

-Proprio oggi?- sbuffa la bionda -lo sai che ci riempiranno di domande, ci costringeranno a rimanere a cena obbligandoci ad ingozzarci perché secondo loro sono sempre deperita!-

-E piantala!- ride l' altra, lasciandole una botta scherzosa sulla spalla sana -adori ubriacarti a tavola con mio padre!-

Assisto a quello scambio di battute con un sorriso ebete sul viso.
Non riesco neanche ad essere invidiosa, perché sono troppo contenta per loro.
Si sono decisamente trovate e fanno bene l' una all' altra.
Raramente ho visto coppie così affiatate.

Rido mentalmente immaginandomi la Santoro a tavola con la famiglia Vaghi.
Classici Toscanacci dalla battuta pronta, rumorosi e grandi bevitori.
E' impossibile essere tristi in loro compagnia.
Sono capaci di ridere in qualsiasi situazione.
Ricordo che pure al funerale del nonno di Erica non riuscivano a stare seri.
Penso che le prime volte con loro, la bionda dovesse sentirsi decisamente fuori posto.

-Francesca?- Eleonora interrompe il flusso dei miei pensieri.

-Non ne ho idea- alzo le spalle -l' ho lasciata stamattina a casa sua, ma non mi ha detto che faceva oggi-

Effettivamente non ho idea di che faccia.
Non ci siamo neanche messe d' accordo sul vederci o meno.
Io oggi pomeriggio ho il corso di fotografia, ma poi sono libera.

-Che ne dite se ci troviamo dopo cena al Danger per una birra?- propongo quindi, recuperando il cellulare per scrivere a Feffe -per le 22?-

-Per noi va bene-



                                                                         ----------

-MA E' MAGNIFICO!-

E' quello che urlano i nostri amici quando diamo loro la bella notizia.
Non ho mai visto sorridere così tanto Eleonora come questa sera.
Nonostante le smorfie di dolore continue, che le procurano le ferite.

Alessandro e Marta hanno intrappolato Ele in un abbraccio stritolante, incuranti dei lamenti di quest' ultima.
Si sono limitatti a scusarsi dopo, chiedendole poi se le avessero fatto male.
E tornando ad abbracciarla subito dopo.

Betta si è offerta di farci da fotografa al matrimonio, lasciandoci letteralmente senza parole.
Lorenzo ha offerto un giro di bevute, dichiarando che era anche l' ora che facessimo questo passo.
Alessia ha ribadito che sarà più che felice di darmi una mano con i preparativi.
E' Francesca che mi preoccupa un po'.

Non ha aperto molto la bocca da quando è arrivata.
Si è limitata a congraturarsi ancora una volta con noi e poi si è stretta nel suo silenzio.
Non ha neanche scambiato due parole con la mia fidanzata.
Il ché è decisamente strano.
Comunque ho intenzione di indagare meglio dopo.

Eleonora non si sbagliava sui miei genitori.
Hanno urlato dalla gioia, stappando subito una bottiglia per festeggiare.
Ci hanno costretto a fermarci per cena e a raccontargli tutto.
Mio padre ha poi fatto assaggiare alla mia bionda la sua collezione di grappe.
Infatti è già abbastanza brilla.

-Ora però ci vuoi dire come mai hai questo aspetto cadaverico?- Lorenzo interrompe i miei pensieri, rivolgendosi a Ele -sembra che ti abbiano investito!-

-Perché è così infatti- soffia lei di rimando -stavo correndo e un vecchio non si è fermato allo stop- spiega sbrigativa -ma sto bene, tranquilli! Con un po' di riposo tornerò come nuova- fa un occhiolino, finendo la sua birra in un sorso.

-Accidenti- mormora Betta, portandosi una mano alla bocca -deve essere stato orribile!-

-Non dirlo a me!- esclamo, sbattendo una mano sul tavolo -quelli stronzi non me l' hanno neanche fatta vedere fino a che non è arrivata Maria!-

-Non ho parole- scuote la testa Alessandro -non capirò mai queste leggi del cazzo-

Torno a rivolgere l' attenzione su Feffe.
Vedo Alessia tirarle una gomitata per richiamare il suo sguardo.
Franceca le sorride lasciandole poi un bacio a fior di labbra.
La vedo recuperare il suo porta-tabacco e dirigersi verso l' uscita del pub.
Decido di prendere le mie sigarette e di andarle dietro.

La scorgo schiena al muro poco distante dall' enorme portone in legno del Danger.
Fuma distrattamente ad occhi chiusi.
Posso intuire chiaramente che c'è qualcosa che la turba.

-Ehi- mi avvicino, accendendomi la cicca -mi dici che hai?-

-Non ho niente- sospira, tornando a rivolgere lo sguardo al nulla.

-Non dirmi cazzate- scrocchio le labbra, poggiandomi al muro nella sua stessa posizione -sei strana-

-Tra poco più di una settimana me ne vado- mormora, in fine.

Immaginavo fosse questo.
Sarebbe stato strano il contrario.
Non deve essere facile per lei.
Non ora che le cose qui sembrano andarle così bene.

-Lo so- soffio, fumando distrattamente -che vi siete dette tu e Ale?-

Si volta di scatto nella mia direzione, scrutandomi.
So a cosa sta pensando.
Sta cercando di capire come faccio a saperlo.
Se è stata Alessia a dirmi qualcosa o meno.

-Non è stata lei a dirmelo- rispondo a quella domanda silenziosa -semplicemente non sono scema- le sorrido -lei sembra più tranquilla, come se si fosse abituata all' idea della rassegnazione e te invece sembri sul punto di voler fuggire lontano senza dire nulla-

-Forse dovrei farlo- getta il mozzicone in terra, rivolgendo lo sguardo ai suoi piedi.

-Lo sai che non puoi- le stringo una mano, facendola tornare su di me -lo hai già fatto una volta e non ti perdoneremmo una seconda- le dico, dura -mi dici che succede?-

-Con Alessia abbiamo deciso che quando tornerò a Londra ci concederemo una telefonata a settimana, che andremo avanti con le nostre vite senza precluderci niente e che troveremo un modo per trasformare il nostro rapporto in qualcos' altro che vada bene ad entrambe-

Rimango molto stupita dalle sue parole.
Alessia stamattina non mi aveva detto tutto questo.
Non mi ha messo al corrente di questa conversazione.
Del resto io manco le ho chiesto come fosse andata a Milano.
Ero troppo presa dal matrimonio.
Ma vedrò di rimediare.

-Oh- soffio, dopo qualche secondo -e..?- la sprono a continuare.

-E io lo so che è la cosa migliore per tutte e due, ma non so se sarò in grado di farcela- ammette, sospirando -non so se riuscirò a starle vicino pur sapendo di non poterla avere-

-Tu la ami?-

-Certo che la amo- risponde, risentita -che domanda è?-

-Se la ami davvero allora dovrai riuscirci. Perché ti renderai conto che averla nella tua vita anche se non come vorresti, è sempre meglio che non averla affatto!- la vedo guardarmi confusa -ti ricordo che Eleonora ti ha dato un esempio lampante di questo. Quindi forse chiedere consiglio a lei potrebbe aiutarti. Non pensi?-

-Sì, forse sì- ammette, dopo qualche minuto di silenzio.

Io le voglio bene, davvero.
Ma non so che cosa si aspettasse quando ha deciso di intraprendere queta cosa con Alessia.
A sto giro sembra proprio la mia amica quella con i piedi per terra.
Quella che ha compreso e capito appieno come stanno le cose.
Quando baciò Francesca fece una scelta, consapevole di tutte le conseguenze.

Ha preso quelle conseguenze e le ha mandate a fanculo.
Perché averla, se pur per un breve periodo, era sempre meglio che fingere e non averla affatto.
E quando Feffe è andata da lei quel giorno e ha ricambiato quella scelta, sapeva benissimo a cosa andava incontro.
Quindi adesso bisogna che apra gli occhi e che sbatta la testa sulla realtà.
Cosa che a quanto pare Alessia ha fatto.

-Ora torna dentro e vedi di comportarti bene con la mia amica- le punto un dito contro -non farla soffrire più del dovuto-

-Sì padrona- afferma, divertita.

All' improvviso si butta in avanti abbracciandomi stretta.
Mi coglie di sorpresa mentre mi stringe a sé, sospirando tra i miei capelli.
Ricambio quella stretta sinceramente stupita.

-Mi sei mancata- mormora al mio orecchio, facendomi commuovere -non ti ho mai ringraziato a dovere per esserci stata quando tutto mi stava crollando addosso-

Si stacca rivolgendomi un gran sorriso.
Rimango totalmente senza parole.
Alessia mi ha detto più volte di quanto Francesca sia dolce, ma non avevo mai capito cosa intendesse fino a questo momento.

-Sì, beh, ora torna dentro Creatini, prima di farmi colare il trucco-

Scoppia a ridere facendo come le ho detto.
La seguo incapace di smettere di sorridere.
Ogni giorno che passa, capisco sempre di più di come Federica potesse essere totalmente pazza di quelle due musone.
Sanno lasciarti indubbiamente senza parole.

Torniamo al tavolo dai nostri amici e li troviamo immersi in un' accesa conversazione.
Stanno parlando di cosa indosseranno al nostro matrimonio.
Scuoto la testa divertita immaginandomi Lorenzo e Alessandro con un completo elegante.
Non ce li vedo proprio!

-Ehi- la mia bionda si avvicina al mio orecchio -dove eri finita?-

-Stavo parlando fuori con Francesca- le dico, donandole una carezza sulla guancia -domani devi parlare con lei, per favore-

-Mi devo preoccupare?- chiede, allarmandosi leggermente -è successo qualcosa?-

-No, tranquilla- scuoto la testa -ma tra poco se ne andrà e ha bisogno di chiederti un consiglio-

-Non me lo ricordare- lascia andare un sospiro triste, chiudendo gli occhi -ero riuscita quasi a dimenticarmelo-

-Come tutti, mi sa- abbozzo un sorriso -ma così ne approfitti anche per chiederle di farti da testimone!-

-Ma lo sa che tanto sarà lei!- ribatte, sbuffando -devo proprio chiederglielo?-

-Sì- ribatto, risoluta -comportatevi come due amiche normali almeno per una volta!-

Scoppia a ridere, richiedendo un bacio che non le nego.
Quando l' ho vista stesa su quel letto di ospedale ho perso più di un battito.
Vederla così inerme mi ha lasciato totalmente pietrificata.

Sono abituata a vederla forte, invincibile.
Certo, con i suoi momenti no come tutti, ma mai l' avevo vista così.
Ho avuto una gran paura di perderla.
Non so che avrei fatto se così fosse stato.

Non riesco ancora a credere che tra un anno diventerà mia moglie.
Mi sembra così assurdo.
Eppure è tutto vero.
Neanche nei miei migliori sogni infantili avrei immaginato tutto ciò.
E invece è reale.
E' reale ed è tutto mio.



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ANGOLO AUTRICE

Sono viva.
Non so neanche se dopo tutti questi anni qualcuno sta continuando a leggere sta storia o lo farà.
Ma ho ripreso a scrivere, certo non so se ne sono ancora in grado, ma credo di avere il dovere di finire questa cosa.
E ho intenzione di farlo.
Non starò qui a divulgarmi troppo.
Siamo quasi alla fine.
Questo capitolo mette dei punti e ci porta verso la chiusura.

Non starò neanche qui a darvi tante spiegazioni, così da non annoiarvi.
Sono a vostra disposizione nel caso voleste ancora lasciarmi un parere, un commento o nel caso vogliate scrivermi in privato.
E' stata dura tornare a scrivere qualcosa.
Spero non faccia troppo schifo.

A presto (sul serio),

C.

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Capitolo 23
*** Rapporti. ***




Vi è mai capitato di incontrare una persona che vi mette in crisi?
Una di quelle che diventa un' ossessione.
Un pensiero costante.
Una vera e propria dolce tortura.

Una persona che fa battere forte il tuo cuore.
Che ti attira a sé come una calamita.
Che quando è vicina sprigiona una forza che ti obbliga a toccarla, abbracciarla.
Che ti manda in confusione il cervello.

Una persona che è una perfetta amica, ma una pessima amante.
Ma che non è neanche solo un' amica.
Eppure nemmeno un' amante.
E allora ti chiedi cosa diavolo sia.

Ti piace averla vicino.
Ti piace parlarci.
Perché ti capisce al volo.
E' capace di leggerti dentro come forse mai nessuno.
Ma ti attrae come solo un' amicizia non fa.

E pensavi potesse essere qualcosa di più.
Ma quel qualcosa di più non funziona.
Spezza la magia.
Azzera completamente il rapporto.

Quindi come si chiama tutto questo?
Amicizia o Amore?
C'è una via di mezzo tra le due?

Si dice che tra l' Amicizia e l' Amore c'è la distanza di un bacio.
Ma se quel bacio c'è stato e non ha portato a niente, cosa è?
E cosa è se comunque la voglia, il desiderio di farlo di nuovo rimane?

A volte ci sono legami che non sappiamo spiegare.
Ai quali non sappiamo dare un nome.
Sappiamo solo che Sono, punto e basta.
E questo ci basta.

Ci basta fino a quando continuerà a farci stare bene.
Perché quando trovi una persona così, sarebbe da stupidi mandarla via.
Quindi tienitela stretto più che puoi.
Tienila stretto e fregatene di tutto il resto.
In fondo, un po' di confusione non ha mai ucciso nessuno.






Fisso questo soffitto bianco ormai da ore.
O almeno così credo.
Non so neanche da quant'è che sono sveglia.

Non riesco a dormire.
E' da un paio di giorni ormai che il mio sonno ha dei problemi.
Mi succede sempre quando ho troppi pensieri.
Semplicemente non riesco a mettermi a letto e a staccare tutto.

Quando mi succedeva a Londra mi intrufolavo nel letto di Francesca.
I primi tempi che stava da me la trovavo sveglia quasi tutte le volte.
Non dormiva mai molto.
Mi accoglieva sotto le coperte senza mai fare domande.
Lo apprezzavo davvero tanto.

E' una delle prime cose che mi fecero innamorare di lei.
Il suo non invadere mai il mio spazio.
Lasciarmi i miei tempi, rispettare i miei silenzi.
Su questo siamo molto simili.

Quando la vidi per la prima volta capii già che mi avrebbe stravolto la vita.
Incrociai quei suoi occhi scuri, tristi e impenetrabili e mi trovai estremamente curiosa di sapere cosa li rendesse così.
Cosa la portasse ad essere sempre sulle sue, in silenzio e perennemente con le labbra immobili.
Mai un sorriso, mai una risata, mai una parola per i primi due mesi.
Mi domandai cosa ci fosse dietro tutto quello.

Iniziai a girarle intorno, quasi attratta come i pianeti dal sole.
La invitavo ad uscire con la squadra o da sola con me.
Le feci vedere la città con gli occhi di chi ci abita da sempre.
La portai nei migliori pub e locali.
Ma è quando le mostrai il parchetto nascosto dietro il complesso di case vicino alla mia, che la vidi respirare per la prima volta.


Non ho mai conosciuto una persona così prima d' ora.
Mai nessuno mi aveva rapito come lei.
Mai nessuno mi aveva fatto venir voglia di conoscere ogni sua più piccola sfaccettatura.
Eppure Francesca mi fa venire costantemente voglia di essere una persona migliore.

La osservo fare un passo all' interno del parchetto dietro casa.
A quest' ora di sera non c'è mai nessuno.
Tutti si sono già ritirati all' interno delle loro abitazioni.
Io vengo qui quando voglio stare sola.

Francesca chiude gli occhi, liberando un gran sospiro.
Poi, con mia sorpresa, si sdraia in terra sul prato.
Incrocia le braccia sotto la testa e si perde a guardare il cielo.
Purtroppo, dato l' inquinamento luminoso, le stelle non si riescono a vedere.
La imito stendendomi accanto a lei.

-A che pensi?- mormoro dopo diversi minuti -sei sempre così silenziosa-

Volta il capo così da guardarmi negli occhi.
Mi scruta per un po', per poi sospirare.
In fine riporta l' attenzione in alto.

-Mi manca casa- ammette, dopo un po'.

-Puoi sempre tornaci- alzo le spalle, stranita -nessuno ti obbliga a rimanere se hai capito che Londra non fa per te-

-No, non posso- chiude gli occhi -devo restare qui-

Assimilo quelle sue parole, restando in silenzio.
Non capisco cosa voglia dire.
In fondo non ha ancora niente qui che valga la pena di restare.

Sono tre mesi che è arrivata in città.
Al momento lavora in uno squallido pub vicino al campo da rugby della nostra squadra.
Abita in un mini appartamento con altre persone che non hannno idea di cosa sia l' igiene personale.
Per ora l' unica cosa decente che ha qui siamo noi, è il rugby.
Eppure ancora non ci permette di avvicinarsi quel tanto che basta per farsi conoscere.

Con me ultimamente esce spesso.
E' un mese che riesco a tirarmela dietro nei suoi giorni liberi.
Ma non sono mai riuscita a cavarle più di qualche parola.

-Allora dacci una possibilità- a quelle parole si volta nella mia direzione -giochi con noi da un po' ormai e non sei praticamente mai uscita in nostra compagnia. Non parli con nessuno- soffio, cercando di usare un tono dolce -quelle inglesine del cazzo continuano a dirmi che gli ho mentito! Prima che arrivassi tu, avevo detto loro che noi italiani siamo dei gran chiacchieroni, sempre allegri e di buona compagnia! Invece arrivi te e sei la Regina dei musoni!-

Francesca mi guarda in silenzio per qualche secondo.
Poi, con mia grande sorpresa, si mette a ridere.
Non l' avevvo ancora vista ridere.
Ha una risata così pura...

-La Regina dei Musoni?- mi guarda con un sorriso sulle labbra -è questo che pensano di me?-

-Beh, la colpa è solo tua- sorrido a mia volta -esci con noi domani sera! Andiamo al pub che ci fa da sponsor dopo allenamento-

-Va bene- annuisce.

-Finalmente!- esclamo, facendola ridere di nuovo.

Torniamo a fissare il cielo in silenzio.
Ogni tanto la scruto senza farmi vedere.
Sospiro quando constato che è di nuovo tornata cupa e pensieroa.

-Ilaria?-

-Si?- sobbalzo di sospresa quando mi sento chiamare.

-Grazie per avermi mostrato questo posto-



-Ehi, che ci fai già sveglia?- Lucia mi desta dai miei pensieri, avvolgendomi un braccio intorno allo stomaco -questa aria pensierosa non ti si addice-

Mi lascio scappare un sorriso, stringendomi addosso a lei.
Mi bacia la fronte incrociando le gambe con le mie.
Mette poi una sua mano sulla mia guancia, richiamando il mio sguardo.

-Stavo ripensando a quando ho conosciuto Francesca- la metto al corrente dei miei pensieri -e a quanto mi abbia cambiato la vita-

-Perché ti ha portata qui?-

-Anche- annuisco -ma soprattutto perché ha di nuovo fatto in modo che io mi interessassi alle persone. Che volessi conoscerle davvero e lasciarmi conoscere. Ha fatto in modo che abbassassi le mie difese e riscoprissi quanto sia bello permettere agli altri di avvicinarsi-

-Perché eri una persona cattiva e insensibile?- ride, donandomi un altro soffice bacio sulla guancia.

-No- scoppio a ridere -semplicemente avevo troppa paura di essere delusa di nuovo e ferita-

-E perché con Francesca è stato diverso?- 

-Non lo so- scuoto la testa -sentivo solo che volevo sapere tutto di lei e non mi sembrava giusto che non sapesse niente di me-

E' stato sorprendentemente facile aprirmi con Francesca.
Mai prima di allora mi ero sentita così vicina a qualcuno.
Mai avevo desiderato così tanto di conoscere una persona.
Nemmeno con Samantha mi era successo.

Samantha è stata la mia prima.
Era la mia insegnante di musica.
Dopo lei, è cambiato tutto.
Ma non voglio pensarci adesso.
E' anche grazie a Francesca se sono riuscita a dimenticarla.

-Sai, da come me l'hai descitta quando vi siete conosciute, non era molto diversa da quando la conobbi io-

-Davvero?- domando, sinceramente interessata.

-Sì- annuisce -se ne stava sempre sulle sue. Complice il fatto che con Eleonora ancora non si sopportassero e che all' inizio con Federica si era lasciata-

Questo lo sapevo.
Mi ha raccontato tutto di quando iniziò a giocare per il Firenze.
La signora Santoro le impose di lasciare la squadra di Prato e di iniziare qui.
Forse fu una delle migliori cose che fece per lei.

Francesca mi ha raccontato di come fosse difficile con Eleonora.
Di come fu impegnativo integrarsi in quella squadra.
Ma soprattutto di come era difficile avere Federica così vicino e non avere il diritto di rivolgerle parola.

-Come era lei? Come era Federica?- 

E' da quando ho saputo di lei che ho questa domanda in testa.
Mi chiedo che persona potesse essere per farsi amare in quel modo dalla mia amica.
Per cambiare completamente una persona.
Avrei tanto voluto conoscerla.
Le avrei sicuramente stretto la mano e mi sarei complimentata con lei per il bellissimo lavoro che ha fatto su Francesca.

-Fede era stupenda- sorride al ricordo -era sempre di buon umore, sempre allegra, sempre con la parola giusta al momento giusto ed era veramente bellissima-

-Ah, questo lo so! Ho visto le foto!- esclamo, facendola ridere -non ho mai visto sorridere Francesca come in quelle foto-

-Erano inseparabili- mormora -facevano invidia da quanto erano perfette insieme. Feffe era semplicemente rinata e Fede la guardava sempre con estrema devozione, come se non esistesse nessun' altro al mondo. Ma del resto erano anni che aveva una cotta per lei- ride, coinvolgendomi -non faceva altro che parlare di che giocatrice fantastica fosse e di quanto fosse bella. Ricordo innumerevoli battibecchi tra lei e Eleonora per questo-

-Davvero?-

-Oh, sì- si apre in una nuova risata, facendomi sorridere -se Francesca e Federica erano inseparabili, lei e Eleonora erano gemelle siamesi! Praticamente nate insieme e cresciute una attaccata all' altra. Guai torcere anche solo un capello a Fede! Ele era capace di staccarti la testa!-

-Non mi riesce difficile crederlo- mi unisco alle sue risate, abbracciandola stretta.

Francesca mi ha raccontato più o meno tutto di questo.
Nelle notti insonni nel suo letto ci perdavamo spesso in chiacchiere.
Aveva capito che a volte avevo solo bisogno che lei parlasse e mi distraesse dai pensieri.
E lei lo faceva.
Parlava e mi raccontava.

Mi raccontava di Federica.
Di come loro due e Eleonora passassero praticamente tutto il loro tempo insieme.
Di come il rapporto tra lei e la biondona è diventato così morboso e necessario.
Del momento di depressione dopo la sua morte e di come entrambe siano cambiate.

So praticamente tutto di queste cose.
Eppure, quando parlo con i suoi amici, mi sembra di non saperne niente.
Ogni volta scopro qualcosa di più che non ha voluto dirmi.
Ma in fondo posso capirla.
Chi vorrebbe ricordare tutto quello?

-E Alessia?-

-Allesia cosa?- domanda stranita.

-Come era con lei?-

Non so perché ho ancora questa curiosità.
Me lo chiedevo spesso quando mi resi conto di amare Francesca.
Mi sentivo gelosa di come parlava di lei.
Avevo capito benissimo che non avrebbe mai ricambiato il mio sentimento.
Era ancora completamente persa di quella ragazza.

-Ricordo ancora quando ce la presentò- soffia, mettendosi successivamente seduta -eravamo tutte a cena a casa Santoro e Feffe si presentò con questa ragazzina timida, tutta boccoli e occhioni- si lascia scappare un sorriso -ricordo che a fine serata, quando se ne andarono, scoppiammo tutte a ridere! Eravamo così contente perché non vedevamo Francesca sorridere così da molto tempo-

-E' ancora così- affermo -quella ragazza ha davvero un potere enorme su Francesca-

-Pensi che lei partirà lo stesso?-

-Purtroppo sì- sospiro -Francesca è convinta che sia la lontananza da qui a farla stare meglio-

-E non è così?-

-Lo è fino a quando continuerà a crederlo-




                                                                            **********

Ripenso alla conversazione avuta con Erica fuori dal Danger ormai da due giorni.
Evito Eleonora da quella sera con molta accuratezza.
Ho paura di sentire cosa ha da dirmi.
Ho paura di quello che potrà dire.
Perché non so se voglio ascoltarlo.

Non potrei mai comportarmi come fece lei.
Non sarò mai in grado di stare vicino ad Alessia senza poterla avere.
Non sarò mai capace di stare a guardare mentre si innamora di un' altra.
Al solo pensiero mi sale la nausea.

Ho pensato molto alle parole di Erica.
So che ha ragione.
Sapevo benissimo a cosa andavo incontro quando ho baciato Alessia.
Sapevo benissimo che sarei dovuta ripartire e lasciarla indietro.
Quello che però non sapevo è che mi sarei ritrovata ad amarla ancora più di prima.

Non credevo che fosse possibile.
E invece è così, è successo.
Tutti i freni che avevo prima con lei sono come scomparsi.
Sia fisici che mentali.
E' sparito tutto.

Prima sentivo di non potermi aprire completamente con lei.
Non ero a mio agio nel farlo.
Lei ai miei occhi era così piccola e innocente, che in un certo senso avevo timore di infettarla con la parte buia di me.
Volevo tenerla fuori da tutto quello.

E beh, a livello fisico non sapevo mai fino a dove potessi spingermi.
Lei aveva questa visione idilliaca dell' amore e tutto il resto, che avevo sempre paura di fare qualcosa di sbagliato.
Qualcosa che potesse farla sentire a disagio.
Avevo costantemente timore di rovinare tutto con lei.

Ma adesso le cose sono cambiate.
Lei è diventata una splendida donna.
Una donna forte e matura.
Ha conosciuto praticamente ogni parte di me e non se n'è andata.
E sento come se volessi raccontarle tutto, come se volessi renderla totalmente partecipe di tutta la mia vita.
Fino ad ora mi era successo solo con Federica.

Ma a quel tempo eravamo solo due ragazzine.
Ora sono cresciuta e le cose sono cambiate.
Mi sembra assurdo che ora che posso avere tutto quello che voglio da Alessia, sono costretta a lasciarmelo sfuggire dalle mani.
Perché è così, vero?
Non posso lasciare la mia vita a Londra.
E neanche voglio.
Ma non voglio lasciare nemmeno lei...

Scuoto violentemente la testa cercando di mandare via tutti quei pensieri.
Mi decido a suonare il campanello di fronte a me, sperando di trovarla in casa.
Trovo sempre il portone aperto riuscendo ad intrufolarmi nel condominio senza problemi.
Non so quanto questo sia molto sicuro per chi ci abita però.

-Feffe- esclama, sorpresa -che ci fai qui  e a quest' ora?-

-Oh- soffio, recuperando il telefono dalla tasca per guardare l' ora -cazzo, scusami! Non avevo visto che non erano neanche le 8! Spero di non avervi svegliato!-

-Tranquilla, siamo sveglie da un po'- sorride -dai entra-

-Ilaria?-

-E' ancora a letto- risponde, indicandomi il corridoio alla nostra destra.

-Ok, grazie- annuisco, avviandomi verso la camera.

-Francesca!- mi richiama, facendomi voltare -è nuda!-

-Niente che non abbia già visto- libero il mio miglior sorrisetto da stronza per poi girarmi nuovamente.

Trattengo una risata quando la sento bofonchiare insulti nella mia direzione.
Ho scoperto che adoro farla incazzare.
Comunque ha iniziato lei a fare la stronza.
Non ho ancora digerito il tono con cui si è rivolta a me l' ultima volta che sono stata qui.
Solo perché è la ragazza della mia amica non ha il diritto di trattarmi come se non fossi nessuno.

-Ti ho sentito, Creatini- soffia, Ilaria, vedendomi entrare in camera -e comunque non sono più nuda-

-Peccato- scoppio a ridere portanomi sul letto accanto a me.

-Certo, poi la tua riccia chi la sente?- si unice alle mie risate, lasciando che mi sdrai a pancia in su di fianco a lei.

-Ah non credo che abbia molto da lamentarsi ultimamente- sorrido sorniona ripensando alle ultime nottate con lei.

-Immagino- sorride a sua volta, lasciando cadere l' argomento.

Questa è sicuramente una delle cose che più mi mancherà quando tornerò a Londra.
Il non trovare Ilaria mi ucciderà.
Il non poter introdurmi in camera sua quando ho bisogno di lei, mi ferirà a morte.
O il non sentirla più entrare nel mio letto nel cuore della notte...

-Che ci fai qui, Francesca?- domanda, dopo diversi minuti di silenzio.

-Sto evitando Eleonora- le dico, senza guardarla -non mi va di stare a sentire quello che ha da dirmi-

-E che ha da dirti?-

-Che se amo davvero Alessia devo lasciare che si faccia una vita senza di me, dato che io tra cinque giorni me ne vado-

Dirlo ad alta voce lo rende così reale...
Solo cinque giorni e poi sarà tutto finito.
Avevo pensato a prolungare la mia permaneza, ma dal lavoro non me lo permettono.
Mi sono assentata troppo.
Devo per forza tornare.
E poi comunque avrei solamente rimandato l' inevitabile.

-Lo sai che è così-

-Lo so- sospiro -ma non l'ho mai amata come la amo adesso. Non l' ho mai sentita così vicina a me come in questo momento-

-Francesca- mormora, avvicindandosi -ma sei davvero così sicura di partire?- mi giro sul fianco, così da poterla guardare negli occhi -potresti avere tutto se resti. Potresti giocare a rugby qui, potresti trovarti un lavoro che ti piace anche qui! Con il curriculum che hai non faticheresti molto! E poi hai tutte le tue persone qui...-

Mi lascio abbracciare e stringere.
Nascondo il viso nell' incavo del suo collo, mentre lei prende ad accarezzarmi i capelli.
Con l' altra mano inizia a lasciarmi dolci carezze sulla schiena.
Era da un po' che non ci ritrovavamo così vicine.

-Sono quasi morta qui...- sussurro, in fine, liberando un sospiro -non voglio che ricapiti-

-Amore- sogghigna sentendomi sbuffare a quell' appellativo -le cose sono decisamente cambiate. Tu, tu sei cambiata. Sono sicura che non ti lascerai mai più andare così-

-Come fai a esserne così sicura?-

-Perché io ti ho visto come eri quando sei arrivata a Londra e ti vedo ora- dice, semplicemente -e sì, Alessia ci avrà messo anche del suo, ma il merito è quasi del tutto tuo-

-Mio?-

-Sì, Amore- ridacchia al mio nuovo sbuffo -non sei più la Regina dei Musoni- ride -e non lo eri più nemmeno prima di tornare qui. Ti sei finalmente ritrovata e so per certo che non lascerai mai più che questo cambi-

Rimango a pensare alle sue parole.
Non so se abbia effettivamente ragione.
Ma una cosa la so.
Se oggi sono così è anche grazie a lei.

Non si è arresa con me.
Ha insistito e insistito.
Ha aspettato e rispettato i miei tempi.
C' era quando avevo bisogno di trovarla e stava lontana quando non volevo essere trovata.

E' riuscita ad abbattere tutti i muri che avevo innalzato.
E con una facilità estrema tra l' altro.
Ancora oggi non riesco a spiegarmi come sia stato possibile.
Ma mi ricordo esattamente il momento in cui ha buttato giù il primo muro...



-Dio, sono ore che ti cerco!-

Ilaria si piega sulle ginocchia davanti a me, cercando di recuperare il respiro.
E' in affanno e sudata fradicia.
Deve aver corso molto.
Ma del resto non sono stata di certo io a chiederglielo.

Sono uscita di casa subito dopo pranzo.
Ho gironzolato in città senza meta fino a sera.
Dopo di ché mi sono rifugiata in un pub a bere.
Oggi sarebbe stato il suo compleanno...

Vorrei chiamare Nene.
Vorrei solamente sentire la sua voce, vorrei che mi calmasse...
Ma non posso farlo.
Immagino che mi odi ancora per averla lasciata senza dirle niente.
Non posso farmi viva solo perché è il giorno del compleanno di Federica...

-Puzzi di alcool- mormora, sedendosi accanto a me contro il muretto.

Sono uscita dal locale qualche ora fa.
Mi sono allontanata dal baccano perché avevo bisogno di silenzio.
Ho trovato un po' di pace dietro al parcheggio.
Così mi sono seduta sull' asfalto aspettando che questo senso di vuoto che provo se ne andasse.

-Mi hai fatto preoccupare- insiste -non rispondi ai miei messaggi da ieri! Pensavo ti fosse successo qualcosa! Non sapevo dove potessi essere!-

-Oggi è il suo compleanno- sbiascico, sorprendendomi io stessa del fatto che io le stia dicendo quelle cose -oggi...oggi è il suo compleanno- ripeto, stringendo la bottiglia di birra che ho in mano.

-Di chi?-

Lei è così fastidiosa.
Mi gira sempre intorno.
Mi obbliga ad uscire con lei, con la squadra.
Sembra che le dia fastidio il fatto che voglia star da sola.

Impegna ogni mio tempo libero.
E la cosa assurda è che io glielo lascio fare.
Le permetto di starmi intorno.
Le permetto di starmi vicino.

Non so perché mi risulta impossibile respingerla.
Non so per quale assurdo motivo io senta anche la necessità di averla vicino.
E sicuramente non ho la più pallida idea del perché mi è uscito così facile sputare fuori le cose.
Perché lei mi fa questo effetto?

-Della mia ragazza- rispondo, in fine.

-E stai così? Chiamala allora!- mi lascia una leggera botta sulla spalla -se devi sparire e ubriacare per lei vuol dire che la ami, no? Chiamala!-

-Non posso-

-Che vuol dire che non puoi? Prendi il telefono e chiamala!- insiste, allungandomi il suo cellullare.

-Lei è...- mi blocco, portando i miei occhi sui suoi -lei è morta cinque anni fa-

Rimane totalmente paralizzata sul posto, incapace di dire qualsiasi cosa.
Resta a guardarmi mentre porta una sua mano a stringere la mia.
Chiudo nuovamente gli occhi, portando la testa all' indietro.

-Stavamo insieme da tre anni. Eravamo in macchina, dovevamo andare a cena dai suoi. Stavamo ridendo... una macchina non si è fermata allo stop e ci ha preso in pieno. Il guidatore dell' auto e Federica sono morti sul colpo. Io sono finita in coma per giorni...-

E mi ritrovo qui a raccontarle tutto.
Le dico di come ci siamo conosciute, di come mi sono innamorata e di come l' ho persa.
Le racconto di lei.
Di come fosse speciale e di quanto fosse bella.
Io parlo e parlo e lei rimane in silenzio ad ascoltare, senza dire niente.

Mai con nessuno mi ero aperta così tanto in così poco tempo.
Mi domando cosa ci sia di diverso in lei.
Perché continuo a parlare senza riuscire a fermarmi?
Sono io o è lei?

Mi sento tirare su dall' asfalto.
Non lascia mai andare la mia mano, mentre mi conduce non so dove.
Non riesco a togliere lo sguardo da terra.
Mi sento come svuotata, prosciugata.

Senza neanche accorgermene mi ritrovo a casa sua.
Nel suo letto.
Stretta in un abbraccio.

-Io non me ne vado, capito? Qualsiasi cosa succeda, io non ti lascerò mai da sola. Te lo prometto.-



-Mi piace la mia vita a Londra- dico, in fine, dopo quelle che mi sembrano ore -non voglio rinunciare a tutto-

-E allora credo proprio che dovrai stare a sentire quello che la biondona sexy ha da dirti-

-Che palle!- esclamo, saltandole addosso -odio quando hai ragione!- rido, mettendomi a cavalcioni sopra di lei -sei una zanzarina fastidiosa!-

-Ehi!- esclama, fintamente risentita -La- soffia -io sono  La Zanzarina fastidiosa!- si unisce alle mie risate, cercando di ribaltare le posizioni -e comunque una Zanzarina figa!-

-Ah, certo!- annuisco ironica, bloccandole i polsi ai lati della sua testa  -se ne sei convinta tu...-

-Brutta stronza!- ringhia divertita, tornando a far forza per liberarsi.

Continuiamo a ridere per diversi minuti.
Lo sappiamo entrambe che sono più forte di lei e che non si libererà mai.
Per quanto ci possa provare, è destinata a perdere.
Ci siamo già trovate in questa situazione una marea di volte.

-Francesca- ci giriamo all' unisono verso la porta quando sentiamo la voce di Lucia -quando hai finito di flirtare con la mia ragazza, vi ho fatto il caffè- soffia, prima di tornare di là.

-Oh oh- qualcuno è nei guai - ridacchio notando l' espressione di Ilaria -mi sa che è gelosa-

-Tu dici?- dice, ironica guardandomi male -ho addosso solo una maglietta e un paio di mutande e tu sei completamente sopra di me. Ovvio che è gelosa!-

-E menomale che non ci baciamo più!- esclamo, balzando giù dal letto -sai se ci trovava anche con le labbra incollate?- 

-Sei un' idiota, Creatini!- mi urla dietro, lanciandomi un cuscino.




                                                                                                                          **********

Ecco, questo è decisamente un panorama che a Londra non ci sarà mai.
Questa distesa di acqua cristallina.
Le isole in lontananza, la brezza di salsedine.
L' assoluto senso di pace che ti pervade di fronte al mare.

Ho proposto a Francesca di andare verso Livorno.
Penso di aver capito che aveva bisogno di evadere e nascondersi per un po'.
Di starsene dove non può essere trovata facilmente.

Lo sento che è turbata, combattuta.
Eppure tra tutte le cose che ha detto, non ha mai posto la domanda su come lasciare Londra.
Ha solo parlato sul come fare a lasciare Firenze, Alessia, sua sorella e tutti gli altri.
Questo mi ha fatto capire che lei non vuole restare.
Non ha la minima intenzione di lasciare la sua vita là.

E' innamorata persa di questa città.
E' innamorata persa di Alessia, di Eleonora, di Marta e tutti gli altri.
Ma è solamente tutto qui, no?
Immagino che questo non le basti.
Non più.
O mi avrebbe chiesto, almeno una volta, come lasciare il lavoro, la squadra e le sue cose là.
Ma non lo ha fatto.

Mi volto a guardarla.
E' stesa sullo scoglio di fianco a dove sono io.
Le braccia incrociate sotto la testa.
Le gambe stese in avanti e la faccia rivolta al sole.
Sembra così tranquilla...
Eppure chissà cosa le frulla per la mente.

-Mi stai fissando- sorride -che c'è?-

-Perché non vuoi rimanere?- le chiedo, incapace di controllarmi.

-Ancora con questa domanda?- sbuffa, portandosi una mano sugli occhi -non ti sei stancata di chiedermelo?-

-No- soffio -semmai mi sono stancata di non ricevere una risposta sincera-

Sbuffa di nuovo, senza però rispondermi.
Sospiro, cercando di trattenermi dal chiederglielo ancora una volta.
E' che proprio non capisco!
Cosa è che la frena dal rimanere?

-Che fai?- domando stranita, quando la vedo iniziare a spogliarsi.

-Ho il costume e ho l' asciugamano- dice, ovvia -fanculo, io mi tuffo!-

Non mi dà neanche tempo di risponderle.
Prende la rincorsa per poi tuffarsi a capo fitto nel mare.
Mi alzo di scatto, preoccupata che possa aver preso uno scoglio in pieno.
Libero un sospiro di sollievo, vedendola riaffiorare in superficie.

-Sei un' idiota!- esclamo, arrabbiata -mi hai fatto prendere un infarto!-

-Per così poco?- urla di rimando, mettendosi a ridere.

Sbuffo tornando a sedermi.
La osservo mentre nuota avanti e indietro tra due scogli.
E mi ritrovo a pensare quanto sia stato tremendamente facile innamorarmi di lei.
Ma soprattutto, penso a quanto sia stato meglio troncare quella strana relazione che avevamo intrapreso, così da poter avere quello che abbiamo adesso.
Mi mancherà terribilmente averla vicino.

Dopo aver fatto colazione sono rimasta un po' da sola a tavola con Lucia.
Era un po' scocciata di essere stata buttata fuori dal suo letto.
Mi ha confessato che non è troppo contenta di vedermi in certi atteggiamenti con Francesca.
Le dà fastidio visto che sa che andavamo a letto insieme fino a poco tempo fa.

Ho detto che mi dispiace, che non si deve preoccupare perché tra me e lei non c'è più niente.
Ma l'ho visto dal suo sguardo che non ne era troppo convinta.
Posso capirla in fondo.
Le farò però capire quanto io la ami, quanto io sia stata fortunata a trovarla e che voglio davvero solo lei.

Non pensavo di arrivare a Firenze e innamorarmi.
In realtà non credevo di innamorarmi di nuovo punto e basta.
Samantha mi aveva tolto la voglia di amore.
Samantha mi aveva tolto tutto.

Certo, Francesca mi ha fatto capire che non sono tutte come lei.
Che c'era qualcosa in più.
Ma quel qualcosa in più per me era proprio lei.

Quando ho capito che per lei non era lo stesso, ho deciso di chiudere con l' amore.
Avevo deciso che il sesso mi bastava.
Che non avevo bisogno di altro.
Poi ho incrociato gli occhi di Lucia e tutte le mie certezze sono andate a puttane.

Adoro averla vicino.
Adoro parlare con lei, ridere insieme.
Ed è assurdo come sia diventata così importante, in così poco tempo.
Non potevo rinunciare a questo.

Sospiro, tornado a guardare Francesca.
Si è fermata a pancia in sù.
Galleggia tra le onde, persa in chissà dove.
Se ricordo benissimo quando ho capito che mi ero innamorata di lei, ricordo ancora più perfettamente quando capii che lei non mi avrebbe mai amato.


-Amore?-

Entro in casa venendo accolta da una leggera musica in sottofondo.
Francesca ha rispolverato la sua collezione di vinili da poco.
Ormai è da qualche giorno che trovo ad accogliermi una musica sempre diversa.
Stasera è il turno dei Queen.
"Save Me" suona per tutta casa, facendomi intuire che c'è qualcosa che non va.

Mi dirigo in salotto trovandola stesa sul tappeto a pancia in su, con gli occhi chiusi.
Di fianco lei giace una bottiglia di Montenegro ormai praticamente finita.
Il giradischi abbandonato vicino la sua testa.
Uno spinello avviato, intrappolato tra le dita.

-Ehi- mormoro, sedendomi sul divano.

-Ehi- sbiascica di rimando, senza guardami.

-Quante volte l' hai rimessa questa canzone?- le chiedo, quando la vedo rimetterla da capo.

-Non lo so-

-Da quanto sei qui così?- domano allora, sospirando.

-Non lo so-

La osservo in silenzio, cercando di capire cosa possa essere successo.
Raramente l' ho vista in questo stato.
Mi ricordo anche le occasioni a dir la verità.
E c' entrava sempre una persona.
No, non Federica.

-Eleonora?-

-Non mi va di parlarne- sospira, mettendosi a sedere.

Ferma la musica, togliendo poi il vinile.
Lo rimette con cura nella custodia.
In fine si riaccende la canna, facendo un lungo tiro.

-Come è andata a lavoro?- mi domanda, puntando i suoi occhi nei miei.

Sono così stanca di vederli sempre scuri, impenetrabili.
Ha sempre quello sguardo triste che mi fa rabbrividire.
Vorrei essere in grado di toglierglielo, ma a quanto pare non lo sono.
Stiamo insieme da un po', ormai, eppure non ne sono capace.

-Al solito- rispondo, alzandomi -vado a farmi qualcosa da mangiare-

Sono esausta.
Questi suoi momenti bui prosciugano tutte le mie energie.
Specialmente perché non mi parla.
Quando eravamo solo amiche le cose andavano meglio.
Erano diverse.
Invece da quando ci siamo messe insieme, mi sembra che tutto sia cambiato.

Prima si apriva con me.
Mi parlava, mi lasciava entrare.
Ora è come se avesse alzato nuovamente un muro.
E continua a farmici sbattere contro senza rendersene conto.

Sorrido sorpresa quando in cucina trovo la tavola già apparecchiata per me.
In forno scorgo una pizza tonno e cipolla.
La mia preferita.
Sapeva che avrei fatto tardi stasera e mi ha fatto trovare tutto pronto.

Ecco, poi fa queste cose e mi manda in pappa il cervello.
Come se mi servissero altri motivi per capire che la amo.
Ma io non posso amarla.
Non è vero?

-Scusami per il teatrino triste di poco prima- sussurra al mio orecchio, abbracciandomi da dietro -non è stata una buona giornata-

-Non lo è spesso, ultimamente- mormoro, liberandomi dalla sua presa.

Recupero la mia pizza dal forno, sedendomi a tavola.
La vedo prendere due birra e raggiungermi.
Me ne porge una, sedendosi di fronte a me.

-Sono di nuovo la Regina dei Musoni, eh?- dice, facendomi sorridere -mi farò perdonare, va bene?- cerca il mio sguardo, stringendomi una mano -domani ti porto a cena fuori, che ne dici?-

-Va bene- annuisco, incapace di poterle mai negare qualcosa -ma dovrai sudare per portarmi a letto!-

-Vedrò che riuscirò a fare, allora!- ride, facendomi l' occhiolino, complice l' erba che si è fumata prima -sarò perfetta!-

-Sì,sì...vedremo Creatini-

Sto per aggiungere altro, quando la vedo sorridere come un' ebete davanti allo schermo del suo cellulare.
Mai, mai l' ho vista sorridere così.
Le sorridono pure gli occhi.
Di un verde così brillante adesso.
Manco lo sapevo che li avesse di quel colore.

-Francesca?- 

Abbassa il telefono giusto un po'.
Un po' che basta per permettermi di sbirciare.
Quel poco che mi basta per intravedere dei boccoli castani che so perfettamente a chi possono appartenenere.
Francesca se ne accorge, rimettendo così il cellulare in tasca.

-Solo una vecchia foto, niente di ché- dice sbrigativa, con non curanza -che stavi dicendo?-

Punta di nuovo lo sguardo su di me.
La luce che emanava prima se n'è andata.
I suoi occhi sono di nuovo impenetrabili.
E io posso sentire chiaramente il mio cuore che si rompe a metà.



-FRANCESCA!- urlo scattando in piedi, quando una cascata di acqua gelida mi inonda completamente.

-Allora sei sveglia!- ride quella mongola, incurandosi del mio sguardo di profondo odio -vado a ridare il secchiello al bambino!-

La vedo correre divertita a restituire l' oggetto al bimbetto che come lei se la ride abbestia.
Vorrei tanto stringere quel suo esile collo tra le mani.
Moccioso.

Torna poco dopo con ancora l' ombra della risata sul viso.
Stende l' asciugamano, sdraiandosi successivamente.
La imito, tornando alla posizione di prima.

-Sei una completa stronza- ringhio, togliendomi un ciuffo di capelli bagnato dalla faccia -potevi risparmiartela-

-E perdermi la tua faccia?- ride nuovamente -MAI!-

Di fronte al suono delle sue risa, non posso far altro che scuotere la testa divertita.
I primi tempi a Londra era raro sentirla parlare, figuriamoci ridere.
E' buffo ripensarci adesso.

-Si è arrabbiata tanto Lucia?- chiede, all' improvviso -scusami se vi sono piombata a casa-

-Dovresti chiederle scusa per esserle piombata nel letto sopra la sua ragazza, semmai- rido, spingendola scherzosamente con la spalla -si è un po' innervosita. E' gelosa dell' intimità che abbiamo. Forse dovresti dirglielo anche tu che non c'è assolutamente niente tra di noi. Magari la farà sentire meglio-

-Se per te è importante, lo farò-

-Lo è- affermo -lo è davvero- abbasso lo sguardo imbarazzata.

-D' accordo allora- annuisce -stasera al Danger glielo dirò-

-Grazie- torno a guardarla -e smettila di evitare la biondona-


                                                                **********

La giornata al mare mi ci voleva proprio.
Ilaria ha capito benissimo che avevo bisogno di andare via per un po'.
Che volevo solo staccare da tutto e tutti e spegnere il cervello.
Lei è sempre stata brava a capirmi.

Tornate da Livorno l' ho lasciata a casa e sono rientrata nella mia.
Mi sono fatta una doccia e mi sono cambiata.
So che Alessia si faceva accompagnare al Danger da Eleonora e Erica, così che dopo può venire con me e se vuole fermarsi a dormire qui.
Spero tanto di sì.

Le macchine di tutti sono già nel parcheggio.
Segno che io sono l' ultima.
Ecco perché sono bloccata qui fuori, cercando il coraggio di entrare.
E' che al momento proprio non voglio.

Varcata questa soglia troverò ad attanedermi molte conversazioni scomode.
Eleonora vorrà sapere perché l' ho evitata.
Lucia si aspetta delle scuse.
Marta aspetterà giustificazioni sul fatto che sono sparita.
E Alessia attenderà che le dica perché sono scomparsa tutto il giorno.
Almeno Lorenzo e Alessandro non si aspettano nulla da me.
Questo mi rincuora.

Non voglio entrare.
Però non posso neanche non farlo.
Direi che ho già fatto arrabbiare parecchie persone.
E non voglio aggiungere la mia assenza a questa serata.

-Eccoti- Ilaria spunta fuori dal portone -ci stavamo chiedendo tutti dove fossi finita- sorride -fumiamo una sigaretta e entriamo?-

-Sì, ti prego- affermo, scortandola un po' più in là.

-Che hai, Mostro?- 

-Non ho voglia di affrontare tutti- soffio, guardandola -devo delle giustificazioni e non ho voglia di darle-

-Beh e loro non vogliono che tu te ne vada- esclama, alzando le spalle -eppure lo accettano. Quindi se loro possono accettare questo, tu puoi benissimo affrontare tutto il resto-

-Odio davvero quando hai ragione!- sbuffo, guardandomi le punte dei piedi.

Sembra che le parti si siano invertite.
Che io sia quella piccola e immatura e che invece Alessia sia quella grande e matura.
E' come se avesse accettato la cosa senza problemi.
Come se non fosse importante.

Ma in fondo che doveva fare?
Le cose non possono andare diversamente.
E' così punto e basta.
Quindi che cavolo mi prende adesso?

Forse la verità è che mi sento solo in colpa.
Mi sento in colpa a rilasciare tutti quanti.
Ad andarmene da Nene, a lasciarmi dietro Marta di nuovo, a non essere presente per i miei amici...
A lasciare Alessia indietro...

-Tutti sapevano che eri tornata per non restare- spezza il silenzio la mia amica -nessuno ce l' avrà con te questa volta- si avvicina mettendomi una mano sulla guancia per richiamare il mio sguardo -vai lì dentro e dì loro la verità- alza le spalle -dirai alla biondona perché l' hai evitata, dirai a tua sorella che sei sparita perché ti senti in colpa a lasciarla nuovamente indietro e alla riccia dirai che non ti sei fatta viva perchè sentivi la necessità di scomparire per un po'...-

Mi stupisco di come tutte le volte riesca sempre a capire il punto.
Come faccia a leggermi dentro e a dare voce ai miei pensieri.
Io non le avevo detto niente di Marta e Alessia.

-Ma come fai a...-

-Perché ti conosco- mi interrompe, sorridendo -potrei capire il tuo stato d' animo dalle rughette che hai sul viso in quel momento- scoppia a ridere della mia espressione, incurandosi della occhiataccia che le lancio contro.

All' improvviso mi getta le braccia intorno al collo, attirandomi a sé.
Mi stringe contro il suo corpo, come se non volesse lasciarmi andare mai più.
La sento liberare un lungo respiro tra i miei capelli.

-Mi mancherai davvero tanto- sussurra al mio orecchio, dopo diversi minuti.

-Mi mancherai anche tu- soffio, cercando di non liberare quelle lacrime che prepotenti vorrebbero uscire -Londra non sarà più la stessa senza di te-

Si stacca da me dopo quelle che mi sembrano ore.
Tampona con l' indice della mano ai lati degli occhi, cercando di ridarsi un tono.
Alla fine torna a guardarmi.

-Devo chiederti una cosa- afferma, allontanandosi di qualche passo -ti ricordi quella volta che rientrai a casa tardi da lavoro e ti trovai fatta e ubriaca ad ascoltare la stessa canzone dei Queen ad oltranza?-

-Sì..- annuisco stranita dal cambio di discorso.

-Perché eri in quello stato? Che era successo?-

-Oh, era...beh, sarebbe stato l' anniversario mio e di Alessia- dico, liberando un sorriso.

La vedo rabbuiarsi un po', prima di sorridere a sua volta.
Scuote la testa venendomi incontro.
Mi prende a braccetto, incamminandosi verso l' entrata del pub.

-Andiamo, prima che tutti rinizino a pensare che ce la facciamo- scoppia a ridere -anche perché già devi chiedere scusa a Lucia, meglio non peggiorare le cose!-

-Sarà meglio!- rido a mia volta, lasciandomi trascinare all' interno.

Ricordo come se fosse ieri quando le nostre compagne di squadra in Inghilterra, hanno iniziato a fare battutine su di noi.
Scommettevano tra di loro su quando saremmo uscire allo scoperto.
Su quanto ci avremmo messo a capire che ci amavamo.
Avevano persino scommesso sulla sera che saremmo finite a letto insieme.
Non ci andarono tanto lontane comunque...


Apro gli occhi cercando di mettere a fuoco ciò che ho intorno.
La testa mi scoppia a causa di tutto l' alcol che ho ingerito ieri sera.
Meledetta serata di squadra al pub.
Mi ci vorrà tutto il giorno per riprendermi.

-Cazzo- mormoro, quando mi accorgo di essere completamente nuda.

Mi guardo in giro e tiro un sospiro di sollievo nel constatare di essere in camera mia.
Almeno non sono finita da estranei.
E' già qualcosa.

Lentamente giro il capo così da vedere con chi ho avuto il piacere di passare la notte.
Una cascata di riccioli rossi ricopre il cuscino di fianco.
Ricci che riconoscerei ovunque.
Che palle!
Odio quando quelle inglesine del cazzo hanno ragione.

Di colpo tutti i ricordi della serata appena trascorsa mi ritornano prepotentemente in mente.
I cori da pub, i giochi alcolici, i balli sempre più spinti.
Credo di aver limonato anche con qualche altra ragazza prima di finire con Ilaria.
Per fortuna almeno loro non erano di squadra nostra.

E' da un po' di tempo che tra me e la mia amica è nata questa strana attrazione fisica.
E' come se fosse una calamita.
Quando ce l' ho vicina non riesco a fare a meno di abbracciarla, di toccarla.
Ieri sera però si è fatta troppo vicina.
Mi ha provocato come fa sempre, ma io ero troppo ubriaca e così le ho dato corda.
E quella corda ci ha portato a questo non appena varcata la porta di casa.

Comunque non mi sto lamentando.
Non facevo del buon sesso come questo da non mi ricordo nemmeno quando.
Quindi tanto male non mi è andata.
E poi Ilaria è davvero una bellissima ragazza.

-Cazzo!- la sento esclamare -odio quando quelle stronzette del cazzo hanno ragione!-

Scoppio a ridere di quelle parole, esattamente identiche alle mie.
Volta la testa così da potermi guardare.
Dopo un primo attimo di imbarazzo, libera un sorriso sincero.

-Beh, buongiorno- soffia, avvicinandosi a me -quindi chi ha vinto la scommessa?-

-Credo Karen- rido di nuovo, passandole un braccio sul fianco -lei aveva detto che avremmo fatto sesso dopo la festa-

-Ah, giusto giusto- mormora, appiattendosi a me -speriamo abbia vinto tanti soldi- si apre in una risata, mentre molto lentamente passa la punta dell' indice dalla mia spalla al fianco -comunque alla fine ho vinto io-

-Ah, sì?- sussurro, roca, sovrastandola -dici?-

-Mi sono portata a letto la ragazza più bella di tutto il pub- risponde, lasciandomi sistemare meglio sopra di lei -quindi male non mi è andata-

-Vale lo stesso per me- scendo a baciarle il collo senza riuscire a trattenermi -hai davvero un corpo perfetto- una mia mano scende sempre più in basso -almeno adesso non devo più trattenermi-

-Da fare cosa?- sospira quando le sfioro l' interno coscia.

-Dal toccarti-



-Francesca!-  scuoto la testa riemergendo dai ricordi -ci stanno guardando tutti- mormora, tirandomi una gomitata -sei qui impalata all' ingresso da diversi minuti!-

Alzo la testa trovando ad accogliermi gli occhi scocciati di Ilaria.
Mi riprende per mano, trascinandomi al tavolo dai nostri amici.
La vedo sedersi di fianco a Lucia.

-Ciao a tutti- alzo una mano, con sicuramente un sorriso colpevole sul volto -e già che ci sono vi chiedo scusa se sono sparita-

-Io e te facciamo i conti dopo!- soffia mia sorella, guardandomi male -adesso puoi cercare di rimediare offrendo da bere a tutti quanti!-

-Mi sembra giusto- sorrido, cercando la mia riccia con lo sguardo -vieni con me?- le chiedo, una volta averla trovata.

-D' accordo- annuisce, alzandosi.

Mi precede di qualche passo senza neanche guardarmi.
Sarà giustamente incazzata nera perché non le ho mandato neanche un messaggio da ieri.
E' che avevo bisogno di pensare.
Avevo bisogno di cercare di capire come fare a mettere a tacere i miei sentimenti per lei, una volta che sarò partita.
E non potevo farlo con lei vicina.

Non riesco a pensare lucidamente quando ce l' ho intorno.
Lei manda completamente in tilt il mio cervello.
Non capisco più niente quando mi guarda.
E' sempre stato così.

-Ehi- la prendo per un braccio, facendola voltare nella mia direzione -vieni- rafforzo la presa, trascinandola lontano dal casino.

Supero il bancone affollato di gente, prendendo la porta che va sul retro.
Percorro il familiare corridoio fino alla porta del magazzino.
Ce la spingo dentro, chiudendo successivamente a chiave.

-Scusami, io...-

-Sei sparita- dice, dura, guardandomi finalmente negli occhi -sei sparita senza darmi una motivazione!-

-Alessia, io..-

-Non funzionerà se tornerai a non parlare con me!- sbotta, facendo due passi indietro -tra cinque giorni te ne vai e hai già iniziato a non considerarmi! Non intendevo questo, quando ti ho detto che dobbiamo cercare di trasformare il nostro rapporto in qualcos' altro!-

Scatto in avanti avvolgendola con un braccio.
La mano libera corre sulla sua guancia a bloccare le lacrime che le scorrono sul viso.
Poggio la fronte contro la sua.
Sospiro, cercando di trovare le parole giuste per dar voce a quello che sento.

-Mi dispiace di essere sparita- soffio, chiudendo gli occhi -avevo bisogno di pensare e se ti ho vicina io non ci riesco- confesso, strappandole un mezzo sorriso -ho sbagliato a non dirtelo, potevo mandarti un messaggio e ti chiedo scusa-

-Francesca- stringe un pugno sulla mia maglietta -pensi che per me sarà facile far finta di non amarti? Pensarti insieme ad un' altra? Perché non lo sarà per niente!- esclama -ma non voglio perderti. Sarebbe peggio non averti nella mia vita. Questi tre anni senza di te sono stati una tortura. Voglio poter avere il diritto di chiamarti per condividere con te qualcosa di bello o quando mi succede qualcosa di brutto. Voglio poterti trovare- sussurra -voglio solo poterti trovare-

-Mi troverai- le alzo il meno così da poterla guardare negli occhi -mi troverai- ripeto -io ci sarò. Te lo prometto-

-E allora basta questo, ma non lo capisci?- mormora, incapace di controllare le lacrime -basta semplicemente esserci l' una per l' altra-

-Ci sarò- annuisco, convinta -promesso-



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ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno,

Ho deciso di continuare a pubblicare i capitoli e di finire la storia indipendentemente se c'è ancora qualcuno a leggerla o meno.
Ci tengo a ringraziare le persone che lo stanno facendo e quelle che mi hanno scritto in privato.
Lo apprezzo molto.

Questo capitolo serve per capire un po' di cose:
Come è nato e cosa è davvero il rapporto tra Ilaria e Francesca.
Che Ilaria era davvero innamorata di lei, ma che ha chiuso perché aveva capito che l' altra non avrebbe mai ricambiato.
Che Francesca non ha mai smesso di amare Alessia.
E in fine, che è proprio quest' ultima all' aver trovato il modo giusto per rimanere vicine quando saranno lontane.
Anche se Feffe non sembra accettaro.
Ma in fondo, cosa può farci?

E ora mi rivoglio a voi lettori: se avete un vostro parere, una vostra spiegazione all' input iniziale del capitolo, sono qui per leggerla.
Magari avete una vostra teroia.
Esiste davvero un rapporto che stalla tra Amicizia e Amore?

Vi mando un abbraccio.

C.











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Capitolo 24
*** Paletti. ***


Spesso ci lasciamo travolgere da ciò che sentiamo.
Lasciamo che i nostri sentimenti e le nostre emozioni offuschino tutto il resto.
Che ci facciano perdere il lume della ragione.
Ci lasciamo influenzare troppo facilmente.

E la maggior parte delle volte, basta una sola emozione a farci sbarellare di brutto.
Come se fosse la verità assoluta.
O bianco o nero.
Il grigio non è proprio contemplabile.

L' Amore ci fa vedere solo i pregi, ci convince che non può esserci niente di più bello.
L' odio invece tutto il contrario.
Ma c'è un sentimento ancora più forte di questi due.
Ancora più travolgente e irrazionale.
La Gelosia.

Essa è capace di farti vedere solo nero.
Distruggere i rapporti è la sua più grande capacità.
Rade completamente a zero il tuo essere.
Ti porta a diventare qualcuno che in realtà non sei.

Ti fa diventare sospettoso, cattivo, irrazionale.
Ti fa apparire la peggior copia di te stesso.
Di colpo non vedi altro che quello.
Come se ci potessero essere altre spiegazioni.

Ogni parola, ogni gesto, ogni abbraccio di troppo ti fa scattare.
Alzi le antenne come per metterti in guardia.
Cerchi di non farti sfuggire neanche il più piccolo movimento.

Solo che ci comportiamo sempre in relazione all' altro.
Non ci soffermiamo mai a riflettere su noi stessi.
Mai ci fermiamo a chiederci perché noi non riusciamo a vedere altro.
La Gelosia non è mai a senso unico.

C'è un qualcosa che la fa scattare in noi.
E non è detto che sia sempre e solo a causa dell' altro.
La verità è che così è troppo comodo, no?
E' più facile puntare il dito.
Basta che non sia rivolto verso di noi.






Stamattina ho abbandonato il letto presto.
Tra il dolore alla spalla e quello alle costole, non ho chiuso molto occhio.
Per non svegliare Erica ho deciso quindi di alzarmi il più silenziosamente possibile e lasciarla dormire.
Se avessi continuato a rigirarmi tra le lenzuola, avrei finito sicuramente con lo svegliarla.
Sta lavorando tanto ultimamente e almeno il sabato vorrei che dormisse quanto vuole.

La prima cosa che ho fatto è stata recuperare il cellulare e scrivere un messaggio a Francesca.
Poi sono scesa in cucina a prepararmi una moka di caffè.
Ci ho messo una vita visto il nuovo handicap che mi costringe un braccio fermo contro il corpo.
Ma ce l' ho fatta.
E ora sono di nuovo in camera, vestita solamente di una maglia lunga, con la mia tazza in mano ad aspettare l' alba alla finestra.

Ho chiesto alla mia amica di scrivermi quando si sarebbe svegliata.
Credo che ho aspettato anche troppo che venisse di sua spontanea volontà da me.
Sono giorni che mi evita e anche ieri sera al Danger ha cercato in tutti i modi di non incrociare mai il mio sguardo.
Mi ha rivolto sì e no cinque parole in croce.

Da quello che mi ha detto Marta anche con lei è sparita.
La più piccola delle Creatini non è stupida, sa perfettamente il motivo.
Vorrebbe solo che fosse sua sorella a diglielo.
E dato che alla sua partenza mancano solo quattro giorni, spererei che si muovesse a farlo.

Ieri Alessia mi ha riferito che non sentiva Francesca dal giorno prima.
Non una telefonata, non un messaggio.
L' ha vista riapparire direttamente al pub.
Era parecchio arrabbiata di questo.

Posso capirla in fondo.
Tra poco dovrà rinunciare a qualsiasi cosa ci sia tra di loro.
Sperava almeno di non dover sprecare gli ultimi giorni in cui possono essere ancora qualcosa.
In cui non deve fingere di non amarla per quieto vivere.

Erica mi ha accennato qualcosa sulla conversazione privata che ha avuto con la mia amica.
Penso di aver capito cosa voglia chiedermi quindi.
Ho aspettato che venisse lei da me, quando si sarebbe sentita pronta ad ascoltare quello che avrò da dirle.
Ma è passato troppo tempo e lei tra poco se ne tornerà a Londra.
Quindi le ho chiesto di dirmi quando sarà in piedi, così da raggiungerla e parlare.
Sarei potuta benissimo presentarmi senza dire niente, ma so che Alessia ha dormito da lei e non volevo interrompere niente.
A quanto pare ho un superpotere per questo.

-Amore- un sussurro leggero mi arriva all' orecchio, mentre due braccia familiari mi stringono la vita da dietro -che ci fai in piedi?-

-Non riuscivo a dormire- rispondo semplicemente, liberando un sospiro -mi fa male la spalla-

-Mi dspiace- soffia, baciandomi una guancia -hai preso qualcosa?-

-Non ancora-

-Sei la solita Testona- scuote la testa contrariata, allontanandosi -forza, andiamo- mi giro giusto in tempo per bearmi della visione del suo seno, prima che lo copra con una mia camicia -ti preparo la colazione così poi potrai prendere un antidolorifico-

Annuisco solamente, seguendola successivamente fuori dalla camera.
Scendiamo le scale dirigendoci al piano inferiore.
Cerco di non fare caso al casino che c'è in salotto, dovuto alle sue cose lasciate in giro.
Le avrò detto un miliardo di volte di sistemare tutto, prima di abbandonare una stanza.
Decido di lasciar perdere, sperando nel lavoro miracoloso della colf che passerà nel pomeriggio.
Soldi ben spesi quelli.

-Siediti- mi ordina, spostando uno sgabello della penisola in cucina -metto su un' altra moka-

La osservo compiere quell' azione, cercando di non rimproverarla per tutta la polvere di caffè che sta spargendo ovunqe.
Preparata quella, si allunga verso la radio vintage che abbiamo recuperato in un mercatino, accendendola.
Imposta un volume accettabile per la mattina, per poi tornare a dedicarsi alla colazione.

Mi perdo a pensare a quanto sia dannatamente bella.
La camicia che indossa le arriva poco sotto il fondoschiena, lasciando completamente scoperte quelle sue gambe perfette.
Ondeggia a ritmo canticchiando sottovoce, intenta a prepararmi un toast.

Mi passa il piatto con un gran sorriso, girandosi poi nuovamente.
Spalma un po' di marmellata ai frutti di bosco sulle sue fettebiscottate, dandosi dell' idiota per aver dimenticato il burro.
Cerco di non ridere a quella scena, così da non interrompere lo spettacolo che è.

-che fai, non mangi?- chiede, prendendo posto davanti a me -si fredda-

-Lo sai che sei bellissima?- soffio, incapace di controllarmi.

-Certo che lo so!- afferma, stranita -su, mangia!- ride, spingendo il mio piatto verso di me -così poi ti aiuto a lavarti, vestirti e potrai andare da Feffe-

-Come sai...-

-Ele- sorride, scuotendo la testa -ti conosco troppo bene-

Giusto, me lo dimentico sempre.
Lei sa leggermi dentro come nessun' altro.
Forse come neanche Francesca sa fare.
E' quasi surreale.

-Mi devo preoccupare per quello che mi deve chiedere?-

-No- dice, sicura -stai tranquilla- allunga una mano sul ripiano, stringendo la mia -ha solo bisogno di te, anche se ancora non lo sa-

-Sei diventata molto pragmatica, lo sai vero?- alzo un sopracciglio guardandola storto -tra le due non ero io quella di poche parole?-

-Un po' per uno- mi rivolge una linguaccia, alzandosi per sparecchiare.

Ieri sera mi ha detto di aver parlato con Alessia.
Non mi ha rivelato tutta la conversazione, mi ha solo fatto un piccolo riassunto.
A quanto pare le ha confessato di essere preoccupata per Francesca.
Ha paura che una volta a Londra possa lasciarsi andare.

Da quelle sue parole ho intuito che la mia amica debba aver detto la verità anche a lei.
Sulla sua quasi morte, intendo.
Con Erica io non ne ho fatto parola.
Non credo che Feffe voglia che si sappia troppo in giro.
Non ha detto nulla nemmeno a Lorenzo e Alessandro.

Alessia ha timore che una volta sola, senza neanche Ilaria, possa fare qualche cazzata.
Io però non la penso così.
E' davvero cambiata tanto e non credo che sia tutto merito della sua amica.
E' cambiata perché ha voluto farlo.
Si è resa conto che era necessario.
In fondo crescere vuol dire anche questo.

Però questo senso di preoccupazione proprio non mi vuole lasciare.
Insomma, se Alessia ha questi dubbi, forse un minimo di verità c'è.
Forse lei sa o sente qualcosa che io ancora ignoro.
E' anche per questo che devo andare da lei stamattina.
Voglio essere tranquilla di lasciarla partire.

-Tieni- Erica mi porge una pasticca e un bicchiere d' acqua -buttala giù e poi andiamo a prepararci-

Faccio come dice, lasciandomi poi prendere per mano.
Ci avviamo verso la nostra camera e ancora una volta mi costringo a non aprir bocca sul disordine.
Anche se devo ammettere che mi sta riuscendo difficile.

-Sì lo so- sbuffa -metterò a posto una volta che sarai uscita-

Ma come diavolo fa?
Ogni tanto ho davvero paura che lei mi legga sul serio nella mente.
Che i miei pensieri siano a nudo per lei.
E mi ritrovo sempre con un brivido che mi scorre lungo la schiena.
Anche perché spesso i miei pensieri sono proprio su di lei e non propriamente casti.

In silenzio mi conduce nel bagno di camera nostra.
Apre il rubinetto della vasca, lasciando che si riempa di acqua bollente.
Mi libera dal tutore, attenta a non farmi male.
Lascio che mi spogli del tutto e che si liberi anche dei suoi vestiti.
Mi aiuta a entrare in acqua e a sedermi, per poi posizionarsi dietro di me e abbracciarmi.

-Dovrei farmi arrotare più spesso se questo è il risultato- mormoro, chiudendo gli occhi e adagiando la testa all' indietro sulla sua spalla.

-Non ci pensare nemmeno!- esclama, contrariata -non voglio mai più provare una cosa del genere!-

-Scherzavo- ridacchio, intrecciando una mano con la sua, abbandonata sul mio stomaco -starò più attenta-

-Sarà il caso!- soffia al mio orecchio, liberandosi dalla mia presa per recuperare il flacone di shampo -ora lascia che mi prenda cura di te- 

Prende a insaponarmi i capelli, massaggiando delicatamente la mia testa.
Mi beo di quelle dolci carezze, liberando un sospiro.
Queste sue piccole attenzioni per me mi fanno sempre tremare il cuore.

-Dici che non dobbiamo preoccuparci per Francesca?-

-Non lo so, Erica- le rispondo sincera -credo che non smetterò mai di preoccuparmi per lei-

-Lo so- posso immaginarmi chiaramente il sorriso dolce che le è spuntato sul viso -tu non ragioni quando si tratta di lei-

-Che vuoi dire?- domando stranita -io ragiono sempre!-

-Hai un attaccamento morboso con lei, lo sai- sussurra dolcemente -e lei con te- aggiunge -il vostro è un rapporto chiuso, che va ben oltre l' amicizia. Lei è al primo posto per te e te lo sei per lei. Potete essere furiose l' una con l' altra eppure questo non vi impedisce di esserci, di preoccuparvi e di correre senza neanche il bisogno di udire una parola- soffia, bloccando qualsiasi mio tentativo di ribattere -lo so io, lo sa Alessia e credo che anche Ilaria sappia questo-

-Ma..-

-Ieri ci ho un po' parlato- m' informa, interrompendomi -a quanto pare è stata tutto il giorno con lei, ieri. Si è presentata la mattina presto a casa di Lucia e si è infilata nel letto con Ilaria, scacciando praticamente quell' altra poverina- ridacchia -sono andate a Livorno al mare- dice, mentre uno strano senso di gelosia prende spazio in me -ad un certo punto mi ha confessato che credeva che lei e Francesca avessero un rapporto morboso,poi però è venuta qui e ha visto voi due insieme e si è ricreduta-

-Loro hanno un rapporto morboso!- ribatto -stanno sempre appiccicate e si baciano! Si sfiorano in continuazione! Sembra che non siano capaci di stare vicine senza avere un contatto tra di loro!-

Non capisco cosa allora significhi per lei questo dannato rapporto morboso!
Io e Francesca non ci comportiamo così.
Non siamo sempre appiccicate e sicuramente non ci baciamo!
E nemmeno voglio farlo!
Al solo pensiero mi sale la nauesa!
Sarebbe incesto.
Ricordo quanto stetti male e quanto ci misi per far tornare le cose come prima, quando finimmo a letto insieme.
Ero devastata!

-Sì, questo lo ha detto anche lei- mi sciacqua la chioma, attenta che la schiuma non mi entri negli occhi -ma lei ha visto come ti guarda. Francesca ti venera e il tuo è sempre e solo l' unico giudizio di cui ha bisogno. Tu sei il suo porto sicuro e lei lo è per te-

-Io..-

-Non c'è bisogno che dici niente- mette a posto il microfono della vasca, tornando ad abbracciarmi stretta -io amo vederti con lei e non sono assolutissimamente gelosa di quello che avete- mi bacia dolcemente una guancia -ti dico queste cose, solo per farti capire che sta aspettando la tua benedizione sulla sua partenza, anche se lei non lo sa- 

-Erica..-

-Quando stamattina andrai da lei, appoggila- m' interrompe di nuovo -dille che sei dalla sua parte, che le cose non cambieranno nuovamente tra di voi, che ci sarai sempre e che non la lascerai mai da sola-

-Ma lo sa che è così!- ribatto, battendo la mano sull' acqua, schizzando da tutte le parti -io sono dalla sua parte!-

-Eleonora- mi richiama dura, cercando il mio sguardo -ogni tanto le persone hanno bisogno di sentirsi dire quello che già sanno- dice una volta averlo trovato -almeno per una volta esternale quello che senti-

-D'accordo- acconsento -farò come dici-

-Brava!- mi scorcchia un rumoroso bacio sulla tempia, per poi alzarsi.

La guardo indignata mentre la vedo avvolgersi nel suo accappatoio viola.
Libera i lunghi capelli neri, precedentemente tenuti su da una pinza per non rischiare di bagnarseli.
Si volta nella mia direzione, guardandomi stranita forse a causa del mio sguardo.

-Che c'è?- domanda -perché mi fissi così?-

-Cioè- inizio alzandomi a fatica -sono qui nuda tra le tue braccia e tu te ne vai via così?-

-Cosa non hai capito quando ti ho detto che finché non ti rimetterai non faremo assolutamente niente?- alza un sopracciglio, imitandomi -sei ancora in convalescenza!-

-Io sto benissimo!-

-Disse quella che non riesce manco a spogliarsi da sola- ribatte guardandomi scettica -ne riparleremo quando le costole non ti faranno più male!-

-Ma..-

-Ma un cazzo!- blocca ogni mio tentativo di ribattere, alzando una mano -zitta e esci di lì- si avvicina, allungando un braccio verso di me -muoviti!-

Sbuffo decisamente contrariata, lasciando che mi aiuti ad uscire dalla vasca.
Non mi sembra di aver mai concordato con questa cosa.
Non sarò in formissima, ma sono del tutto sicura di riuscire a fare certe cose.
Potrei sempre sdraiarmi nel letto e far fare tutto a lei.
In effetti la cosa non mi dispiacerebbe troppo.

-Non credere che sia facile per me-mormora al mio orecchio, mettendosi dietro di me con il mio accappatoio in mano -odio non poterti avere- soffia, facendomi indossare quell' indumento -mi sento sempre costantemente eccitata-

-Smettila!- la rimprovero, voltandomi per guardarla -o dovrò farmi una doccia fredda!-

-Esagerata!- scoppia a ridere gettandomi le braccia intorno al collo, attenta però a non farmi male -sei la mia sexy fidanzata- esclama, prima di trascinarmi in un bacio passionale.


                                                                       **********


Vengo svegliata dal suono di una risata che riconoscerei tra mille.
Sbadiglio lanciando in aria le braccia per stiracchiarmi.
Mi passo poi una mano sul viso aprendo gli occhi.

Delle voci provengono dall' altra parte della casa, portandomi a chiedermi che ore siano.
La sveglia sul comodino segna le sette e mezzo di mattina.
Facendo due più due, deduco che Francesca sia in compagnia di Eleonora.
La bionda mi ha detto che oggi doveva parlarle.
Però poteva anche aspettare un orario più consono.

Sbuffo, alzandomi di malavoglia.
Un brivido di freddo mi percorre la schiena nuda, ricordandomi così di essere senza vestiti.
Anche questa notte io e Feffe l' abbiamo passata a non parlare.
Speravo almeno di trovarla accanto a me al mio risveglio.

La sua totale assenza dell' ultimo giorno mi ha ferito.
Ha deciso di sua spontanea volontà di prendersi le distanza da me, prima del necessario.
Questa cosa mi ha decisamente fatto girare le palle.
Se ne va tra pochi giorni ormai e quella stupida decide di sparire.

E mentre ero seduta al pub con tutti gli altri, mi è toccato anche sentire che era insieme a Ilaria.
Sono dovuta star lì a sentirla ridere di come Francesca si sia presentata a casa di Lucia e si sia infilata a letto con lei.
Di come Lucia le abbia trovate una a cavalcioni dell' altra mezza nuda con i visi vicini.
Io son stata tutto il giorno a preoccuparmi per lei e lei se ne stava beatamente a fare la coppietta al mare con Ilaria!

Odio ammettere di essere gelosa.
Odio sentirmi così!
Specialmente perché non ho il diritto di esserlo!
Non ho nessun diritto su Francesca e questo lo so bene, ma pensarla in certi atteggiamenti con lei, mi manda in bestia.
Poteva almeno avvisarmi con un messaggio!

Ovviamente ho evitato di dire tutto questo a Feffe.
Non voglio litigare e sicuramente non voglio discutere per questa cosa.
Lo so che lei mi ama, so che tra loro non c'è niente però mi ha dato ugualmente fastidio.

Avevo una mezza idea di dirle qualcosa al riguardo, ma me l' ha mandata a puttane quando, varcata la soglia di casa sua e chiuso il portone, mi ci ha sbattuto contro senza troppi preamboli.
Mi sono ritrovata la sua lingua in bocca e le sue mani da per tutto.
Quindi diciamo che i miei pensieri hanno perso di fondamenta e importanza.

Recupero le mutande, mi metto un paio di pantaloncini e una sua maglietta.
Passo giusto dal bagno per darmi una sciacquata al viso e per lavarmi i denti.
In fine mi dirigo verso quelle risate che continuano a rimbombare per la casa.

Rimango decisamente stupita quando constato che non era Eleonora con Francesca.
Mi blocco sulla porta cercando di recuperare il mio autocontrollo.
Feffe con indosso solo dei pantaloncini e un top sportivo intenta a preparare la sua moka mattutina di caffè.
E Ilaria che le sta dietro, completamente avvinghiata a lei.
Continua a sussurrarle cose all' orecchio che a quanto pare la fanno ridere.

Le sue labbra sfiorano ripetutamente la pelle di Francesca, facendomi salire un gran nervoso.
Le sue mani strette sull' addome nudo dell' altra, mi stanno facendo partire un embolo.
Ma è quando la vedo indugiare troppo con un bacio sulla guancia che decido di porre fine a quel teatrino.

-Buongiorno- esclamo, cercando di non far trapelare il mio incazzo.

-Ehi- Feffe si volta nella mia direzione, rivolgendomi un gran sorriso che allieva in parte la mia arrabbiatura -facevamo troppo casino?-

-Scusami bellezza- Ilaria si stacca finalmente da Francesca, venendomi incontro -non volevamo svegliarti- mi bacia una guancia -avevo bisogno di parlare con la tua bella- sorride, prendendo posto a tavola -prendo un caffè e vi lascio da sole, promesso!-

-Non ti preoccupare- scuoto la testa, cercando di sorriderle -rimani pure quanto vuoi-

Mi stupisco delle mie stesse parole, mentre cammino lentamente verso Feffe.
Allarga le braccia aspettandomi.
Le getto le braccia al collo, sfiorandole il naso con il mio.

-Questa cosa che mi sveglio e non ci sei inizia a starmi sulle palle- soffio sulle sue labbra -potevamo finire il discorso di ieri- mormoro maliziosa -mi pare che avessimo lasciato qualcosa in sospeso-

-Smettila subito- sospira, chiudendo gli occhi -che già lo sai che effetto mi fa vederti indossare le mie cose-

-Beh mi sembrava che tu fossi impegnata in altro prima, invece di guardarmi- le dono un leggero bacio sulla bocca, prima di staccarmi -potresti anche tu metterti qualcosa di tuo addosso- alzo un sopracciglio lanciandole un' eloquente occhiata al suo addome nudo -stavate mettendo su un bel teatrino-

Ecco, i miei buoni propositi di non dire niente sono andati beatamente a fanculo.
Però porco cazzo, perché diavolo devono stare sempre appiccicate?
Mi bastava essere gelosa di Eleonora, non importava che arrivasse pure lei!
Quasi ringrazio il fatto che Francesca se ne vada.

-Alessia..-

-Prendo un po' di succo- dico, interrompendola -Ilaria ne vuoi un bicchiere anche te?- alzo il tono della voce così che possa sentirmi -e magari anche un budino di riso? Sono di ieri, ma vedrai che sono ancora buoni-

-Un grosso sì per tutto! Grazie- risponde di rimando, riportando poi l' attenzione sul suo telefono.

Mi pento già di aver avviato quella conversazione con Francesca.
Lo sento il suo sguardo stranito su di me.
Mi brucia la pelle.
E odio quando mi guarda così.
Specialmente perché so che non ha la più minima idea a cosa mi riferissi!

Per lei è normale tutto quello.
Si comportebbe così con lei anche se restasse qui.
Anche se io e lei stessimo ufficialmente insieme.
Non ci troverebbe nulla di strano!

Ma forse sono io che esagero.
Forse il non averla tutta per me ora che manca poco alla sua partenza, mi fa impazzire.
Mi rende più gelosa di quello che in realtà sono e mi fa travisare la realtà delle cose.
Forse se lei rimanesse qui, tutto quello non mi darebbe così fastidio.
Ma immagino che non lo sapremo mai, no?

-Ecco qua-  prendo posto davanti Ilaria porgendole il dolcetto e il bicchiere di succo.

-Ti ringrazio- sorride cordiale -come va? Ieri non abbiamo avuto modo di parlare molto-

-Non mi lamento- do una rapida occhiata a Francesca, mentre allunga una tazzina di caffè a me e alla sua amica -con Lucia?-

-Ah, è proprio per lei che sono qui- scrocchia le labbra -abbiamo avuto una leggera discussione stamani-

-Mi dispiace, spero niente di grave- dico stupendomi del mio tono realmente dispiaciuto -ieri sembravate molto unite-

-Ed è così infatti- annuisce -ma a volte si perde- chiude lì il discorso, lanciando una rapida occhiata a Francesca seduta di fianco a me e alzandosi -meglio che vada da lei- si avvicina lasciandomi un bacio sulla guancia -mi accompagni alla porta?- chiede a Feffe, sorridendo quando la vede alzarsi.

A stento mi trattengo dallo sbuffare, seguendole con gli occhi fino al portone.
Mi sporgo un po' dalla sedia così da non perderle di vista.
Tendo un orecchio cercando di capire di che parlano.

Ilaria ha un' espressione abbattuta e non riesco a vedere quella di Francesca perché mi da le spalle.
Le vedo scambiarsi un lungo abbraccio che mi fa alzare gli occhi al cielo.
Dopo un po' la rossa si stacca poggiandole una mano sulla guancia.
Le dice qualcosa con un sorriso dolce in volto e gli occhi lucidi e poi finalmente se ne va.

Riporto la mia più completa attenzione al budino di riso che mi è di fronte.
Sia mai che mi colga in pieno a guardare in quella direzione.
Così capisce che le ho spiate e mi tocca affrontare una conversazione scomoda.
Troppo scomoda di prima mattina.

-Che è successo?- le domando una volta che è tornata a sedersi di fianco a me.

-Lucia le ha detto delle cose stamattina- porta una sua mano a intrecciarsi con la mia libera -lei le ha risposto a tono e hanno discusso pesantemente-

-Per...?-

-Me- punta i suoi occhi nei miei -hanno discusso a causa mia-

Rimango a fissarla senza aprire bocca.
Non mi riesce difficile arrivare a capire la questione.
Probabilmente Lucia sente quello che sento io.
Solamente che lei ha il diritto di arrabbiarsi e io no.

-Non dici niente?- 

-Che vuoi che ti dica, Francesca?- chiedo retorica -che posso capirla? Che ha motivo di essere gelosa? Che non capisco come fai tu a non capirlo?-

-Sei gelosa di Ilaria?- domanda stupita.

-Non stiamo parlando di me!- sbotto, alzandomi -loro due stanno insieme! E quella poveretta deve assistere tutte le volte ai vostri scambi di effusioni non troppo da semplici amiche-

Non dice niente.
Si limita a guardarmi senza aprire bocca.
Non riesco a decifrare il suo sguardo.
So solo che non mi sembra arrabbiata.

Sospiro recuperando la mia tazzina vuota dal tavolo.
Tolgo la moka dal fornello, finendo quel poco di caffè che vi era rimasto.
In fine mi appoggio al ripiano dietro di me, tornando a guardare Francesca.

-Ieri ti sei palesata a casa di Lucia e l' hai praticamente cacciata dal suo letto e dopo vi ha pure trovate una sopra l' altra!- le dico con tono calmo -lo raccontavano ieri sera prima che tu arrivassi- affermo, rispondendo alla sua tacita domanda -sei sparita tutto il giorno con lei e al pub, come al solito, vi sfioravate di continuo! So che non lo fate apposta ed è proprio questo il punto. Ogni volta che vi passate di fianco vi lasciate delle carezze, o vi abbracciate continuamente, o vi prendete per mano o..-

-Ok ho capito- m' interrompe alzando una mano.

-Sembrate una coppia- 

-Non lo siamo!- ribatte subito, guardandomi duramente -non c'è nulla tra di noi-

-Francesca- la richiamo, sforzandomi di continuare a tenere un tono calmo -io lo so questo e io sono anche abituata a vederti con Eleonora, quindi questo tuo strano rapporto con Ilaria non mi è assolutamente nuovo- la vedo guardarmi torva -per Lucia invece sì! E sicuramente il fatto che siete state una coppia davvero e che siete state a letto insieme una quantità infinita di volte, non aiuta! E' anche per questo se avete questa complicità e questa chimica assurda-

-A te darebbe fastidio?- chiede, in un sussurro -se io non dovessi partire, se noi stessimo insieme ufficialmente, a te questo darebbe fastidio?-

-Non lo so, Francesca- scuoto la testa, sospirando -ti posso solo dire che avertela vista addosso in quel modo con te mezza nuda, non mi ha fatto di certo piacere- alzo le spalle -ma io lo so che mi ami, io so che è solamente un altro rapporto morboso che hai con qualcuno e so che se staresti con me, non mi tradiresti mai-

-Rapporto morboso..- ripete quelle parole, abbassando la testa.

-Che le ha detto Lucia stamattina?- cambio discorso tornando a sedermi accanto a lei.

-Che non vuole essere il rimpiazzo di nessuno, tantomeno di me- sospira, scostandosi leggermente -che non è più sicura che Ilaria sia davvero innamorata di lei, che la sta usando per rimanere qui e che dovrebbe stare con me visto che mi sbava dietro-

-Ci è andata giù pesante- constato, stupita -non la facevo così-

-Ha solo paura di perderla- la difende, alzandosi -pensa che possa cambiare idea e ripartire con me- scuote la testa contrariata -se conoscesse davvero Ilaria, si renderebbe conto di come la guarda- sorride dolce -io sono stata una completa stronza con lei, ancora oggi mi stupisco di come sia riuscita a rimanermi così accanto nonostante tutto. Lei mi amava e io l'ho solo usata. Certo, a quel tempo non me ne rendevo conto, ma purtroppo l' ho fatto- prende posto contro il ripiano dove fino a poco prima mi trovavo io -le volevo un gran bene, ma non avrei mai potuto amarla e sono stata davvero cieca a non rendermi conto che invece per lei era così- abbassa lo sguardo -Ilaria stravede per Lucia. E' innamorata persa e lo dimostra il fatto che sia venuta qui a dirmi che dobbiamo prendere le distanze- mormora con tono triste -niente più effusioni, abbracci o rifugiarsi l' una nel letto dell' altra...-

-Francesca..-

-No, va bene così- riporta gli occhi sui miei -tanto io comunque me ne devo andare, quindi sarà facile, no?- cerca di sorridere, ma con scarsi risultati -dovremmo anche ridurre le telefonate e i messaggi. Soprattutto quelli a tarda notte. Lo sa anche lei che non è giusto e che se davvero Lucia la ama dovrebbe fidarsi di lei e tutto il resto e se rimanessi qui è questo che le direbbe- il suo sguardo triste mi fa perdere un battito -ma la ama troppo e ha voluo dargliela vinta, almeno per adesso. Proverà a parlarci più avanti quando le cose si saranno calmate-

Non sono per niente d' accordo.
Certo, sicuramente capisco Lucia e tutte le sue ragioni.
Ma io non riuscirei mai a vedere la persona con cui sto, nello stesso stato in cui è Francesca adesso.
Perché sicuramente Ilaria non è messa meglio.

Non può costringerla a rinunciare a lei.
Al rapporto che hanno.
Non è giusto!
Mi sembra una bambinata.

-Che cazzata- sbotto quindi, dopo qualche minuto -ora vado a farmi una doccia e poi vado a parlare con la tua ex compagna di squadra e gliene dico quattro!-

Mi alzo di scatto dalla sedia, sbattendo il palmo della mano sul tavolo.
Francesca mi guarda stupita mentre abbandono la cucina a grandi passi.
Recupero le mie cose dalla camera, chiudendomi successivamente in bagno.

Forse se c'è una persona che può far capire le cose a Lucia, sono io.
Forse se le spiego a modo il loro rapporto, sarà più tranquilla.
Forse se le racconto di cosa sentivo io all' inizio a vedere Feffe e Eleonora, la può aiutare.

Fermo i miei movimenti di colpo.
Rimango in mutande con la maglietta in mano, completamente immobile.
Perché diavolo m' interessa così tanto andare a parlare con Lucia?
Perché m' importa di Ilaria?

Alzo la testa quando vedo la porta del bagno aprirsi.
Francesca mi si presenta di fronte fissandomi stranita.
Guardo i suoi occhi troppo scuri e finalmente trovo le risposte alle mie domande.
E' esattamente per quegli occhi scuri che devo andare a parlare con Lucia.
Troppo scuri.

-Che ti è preso?- domanda, in fine, avvicinandosi.

-Odio vederti quello sguardo triste addosso- dico, dura -Lucia starà anche insieme a Ilaria e avrà anche tutto il diritto di essere gelosa, ma non ha il diritto di farti stare così!- lascio cadere la maglietta che ho in mano, arrabbiata -e deve capire che comportandosi così finirà col perdere la persona che ama, e io lo so bene!-

-Ma noi non possiamo intrometterci-

-Io mi intrometto invece!- ribatto -perché potrò essere anche gelosa di Ilaria e del rapporto morboso, fisico e mentale, che avete! Ma ti amo da morire e non permetterei mai che tu ti allontanassi da qualcosa che ti fa tremendamente bene!-

Non mi fa neanche finire di parlare che si butta verso di me.
Mi rapisce tra le sue braccia, portando le sue labbra sulle mie.
Mi fa indietreggiare fino a farmi sbattere contro il lavandino dietro di me.
Passa le braccia dietro alle mie ginocchia, sollevandomi e portandomi a sedermi sul marmo.

Le getto le braccia al collo, richiedendo un nuovo bacio che non mi nega.
Intreccia una mano nei miei capelli tirandoli leggermente verso di lei.
L' altra sua mano prende a vagare per tutto il mio corpo, facendomi sospirare come una tredicenne.

-Ci serve una doccia- soffio, leccandole le labbra -subito- porto le mani sul suo reggiseno sportivo, sfilandoglielo -non credi?-

-Credo che se continui così non ti lascio uscire di qui oggi-

Rido mentre mi solleva di nuovo.
Entra nella cabina doccia, girando poi la manopola dell' acqua calda.
Mi libera della sua presa per potersi togliere gli ultimi indumenti che ha addosso.
La imito anticipandola, così da coglierla di sorpesa quando senza preavviso inverto le posizioni e la schiaccio contro le piastrelle.

-Che intenzioni hai Ragazzina?- alza un sopracciglio chiamandomi con il vecchio nomignolo che mi strappa un sorriso.

Le strappo un bacio decisamente poco casto, mentre porto le mani a stringerle il seno.
Sorrido soddisfatta quando la sento gemere nella mia bocca.
Avvicino le labbra al suo orecchio, portando una mano a scendere sempre più giù sul suo corpo.

-Non sono più una ragazzina- soffio, mordendole il lobo.

La guardo per un secondo dritta negli occhi, prima di iniziare una lenta discesa di baci sulla sua pelle.
Il collo.
Il seno.
Lo stomaco.
Sempre più in basso, fino a perdermi totalmente.



                                                               **********

-Cazzo!- esclamo, lanciando il telefono sul letto.

-Che succede?-

Alessia si volta a guardarmi.
Finisce di vestirsi e si porta vicino a me.
Punta i suoi occhi nei miei, aspettando una risposta.

-Nene mi aveva scritto e io l' ho visto solamente adesso!- sbotto, infilandomi una maglietta -passa da qui stamattina! Mi aveva chiesto di dirle quando fossi sveglia-

-Vabbè dai, potete pranzare insieme- dice, posandomi una mano sulla guancia -le dici che hai avuto da fare- mi guarda maliziosa -cosa che poi è vera-

-Certo- rido, alzandomi dal letto dove ero seduta -e comunque non abbiamo finito il discorso-

-Ah,no?-

-Non mi riferisco a quello!- le sorrido -ma a Lucia-

-Peccato- alza le spalle, abbandonando la stanza -io ero pronta a riprendere l' altro!- alza il tono di voce in modo che io la senta.

Scuoto la testa rifacendo il letto.
Detesto lasciarlo sfatto al mattino.
Ma del resto è un' altra cosa che si aggiunge alla mia mania delle pulizie.
E' più forte di me.

-Non credo tu dovresti andare da Lucia- affermo, una volta averla raggiunta sul divano -non sono affari nostri- 

-Lo so che non sono affari nostri- ribatte -ma mi chiedo come hai potuto acconsetire così facilmente a questa cosa e come abbia potuto farlo lei!-

-Io e Ilaria siamo solo amiche- alzo le spalle -il nostro rapporto non cambierà, limiteremo giusto il contatto fisico-

Non capisco questa richiesta di Lucia, tra l' altro.
Lo sa che tra pochi giorni me ne andrò.
Quindi sicuramente non avrò nessun tipo di contatto fisico con Ilaria.
Non capisco come sia potuta essere la sua richiesta principale.

Ilaria era sconvolta quando è venuta qui.
Mi ha confessato che la sua ragazza le ha fatto una piazzata assurda una volta rientrate a casa dopo il Danger.
Le ha detto che è inutile che io le chieda scusa per quella mattina, se poi passiamo tutta la sera a toccarci.
Tutta la sera, poi..!
Come se passassi le mie giornate attaccata ad Ilaria.

E' vero, ammetto che abbiamo un rapporto di amicizia molto fisico.
Sicuramente complice il fatto che andavamo a letto insieme.
Ammetto che spesso la mia mano si muove verso di lei senza che nemmeno me ne accorga, ma è tutto qui.
Io non amo Ilaria, io non voglio stare con lei.
Anche perché se così fosse, staremo ancora insieme!
Non ci saremmo mai lasciate.

Io ho occhi solo per Alessia.
Mi manca l' aria quando non ce l' ho vicina.
Quando qualcuno dice qualcosa di divertente io mi volto a guardare se fa ridere anche lei.
Anche quando lei non c'è io mi giro a cercarla.
Sì ok, questa l'ho rubata da Grey's Anatomy, ma è la verità.

-E quindi non farai proprio nulla al riguardo?- domanda, stupita.

-Ah no- alzo le spalle, sospirando -non posso farci niente-

Mi sento come se Ilaria avesse chiuso con me.
Se si può poi chiudere un' amicizia.
So solamente che lei è venuta qui a dirmi praticamente che il rapporto che abbiamo non va bene.
Era quasi in lacrime mentre mi diceva che era tutto sbagliato.

Ha provato a dire a Lucia che tra di noi non c'è assolutamente nulla.
Che non è come quando è lei a sfiorarla o a toccarla.
Che non brama dalla voglia di baciarmi appena mi vede, come invece le succede con lei.
Eppure non è servito a niente.
Sembrava non ascoltarla proprio.

Lucia le ha detto che la ama, che vuole stare con lei.
Ma che vederla in quegli atteggiamenti intimi con me le da fastidio.
Che non sopporta quando ci scriviamo nel cuore della notte.
Che è assurdo che preferisca parlare con me, invece che con lei quando si sveglia e non riesce a dormire.
Proprio non riesce a capirlo.

Quindi le ha detto che se davvero è innamorata di lei, doveva venire da me e mettere dei paletti.
Praticamente le ha chiesto di fare a pezzi il nostro rapporto.
E la cosa che più mi ferisce è che lei ha acconsentito a farlo.
Ma in fondo come posso biasimarla?
Se Alessia mi chiedesse la solita cosa, non so come mi comporterei.
Sicuramente non vorrei perderla, ma non vorrei neanche perdere Ilaria.
Quindi immagino che il compromesso sia quello, no?
Ridurre il tutto.

-Vorrei comunque parlarci- insiste, Alessia -tu tornerai a Londra senza di lei e quando sentirai il bisogno di sentirla senza poterlo fare, che farai?-

Mormora quelle parole, puntando i suoi occhi nei miei.
Ha uno sguardo preoccupato che non riesco a capire.
Mi faccio più vicina, avvolgendole le braccia intorno e attirandomela addosso.

-Cosa ti preoccupa davvero?- le chiedo, strusciando il naso contro la sua guancia.

-Ho paura che tu possa fare qualche cazzata- confessa, stringendosi di più a me -i tuoi momenti bui mi spaventano e se non potrai nemmeno sentire chi riesce a fartene uscire, che farai?-

-Chiamerò te- sussurro, sicura -e se non mi risponderai, penserò a te e ne uscirò-

-Me lo prometti?-

-Quante cose che mi stai facendo promettere!- esclamo, sorridendo.

-Sono seria, Francesca- 

-Te lo prometto- annuisco, cercando poi le sue labbra con le mie.

Si lascia andare indietro sul divano, portandomi con sé.
Lascia che mi sistemi meglio su di lei, senza mai staccare la bocca dalla mia.
Libero un sospiro quando le sue mani prendono ad accarezzarmi insistentemente il fondoschiena.

-Hai decisamente uno strano potere su di me, Ragazzina- dico quel nomignolo che so farla infastidire -hai sempre avuto la capacità di farmi fare e dire tutto quello che vuoi-

-Smettila di chiamarmi così!- brontola, mordendomi il labbro e tirandolo leggermente -ti ho già detto che non sono più una Ragazzina-

Una sua mano si mette tra i nostri corpi, intrufolandosi sotto la mia maglietta.
La vedo sorridere contenta ricordandosi che non porto il reggiseno.
Inizia un' attenta perlustrazione di tutto il corpo, facendomi scappare non pochi sospiri.

-Com'è che quando stavamo insieme non ci siamo mai lasciate andare così?- soffia al mio orecchio, leccandomi successivamente il lobo -dovevamo aspettare tre anni e che tu fossi in procinto di andartene?-

-Alessia- sospiro, cercando di ritrovare un minimo di lucidità -se vuoi delle risposte sensate da me, dovresti smetterla di toccarmi così-

-Così come?- domanda, bastarda, infilando la mano nei miei pantaloncini.

-Sei una stronza- sbiascico, chiudendo gli occhi.

-Quindi?- domanda, fermando i suoi movimenti -come mai non facevamo l' amore così, prima?-

-In parte è colpa mia- ammetto -ai miei occhi eri piccola e innocente-

Do voce a quei pensieri che invadevano la mia mente da un po'.
Da quando siamo andate a letto insieme, in realtà.
Già dalla prima volta che è successo, è stato diverso dal passato.

I suoi movimenti, la sua sicurezza, le sue parole.
Tutto di lei gridava che era una donna e che potevo anche smetterla di proteggerla da chissà cosa.
Poi sicuramente le esperienze avute con altre ragazze le hanno donato maggior intrapendenza.
Un' intrapendenza che mi fa eccitare come un' adolescente.

-E' più colpa mia- dice, richiamando i miei occhi -ero un' impacciata, sempre in imbarazzo, non sapevo mai che fare- la sua mano sul mio sedere torna a palparmi senza ritegno -ma ora le cose sono cambiate- soffia sulle mie labbra, tornando a muoversi dentro i miei pantaloncini -ora vorrei prenderti sempre e ovunque-

Sta per scavalcare le mie mutande quando il campanello di casa ci fa sobbalzare entrambe.
Ringhia di disappunto, liberandomi dalla sua presa.
Rimango qualche secondo sopra di lei cercando di riprendere il fiato.
In fine ci guardiamo negli occhi per poi scoppiare a ridere.

-Tempismo perfetto come sempre, Santoro- mormoro, aumentando la sua ilarità -tu vuoi farmi morire- le stampo un bacio, alzandomi successivamente.

-E' colpa tua- ribatte, alzandosi a sua volta -sei così fottutamente eccitante-

-Questo linguaggio?- rido, dirigendomi alla porta -stare troppo con Erica ti fa male-

Apro il portone di casa, trovandomi davanti una visione cadaverica della mia amica.
Dalle occhiaie sul suo viso deduco che non abbia dormito molto in questi giorni.
I lividi sul suo volto sono sempre più viola, donandole un' aria decisamente losca.

-Stai proprio di merda!- esclamo, incapace di controllare le risate.

-Vaffanculo, Creatini- sbuffa, entrando in casa.

Si dirige in cucina senza che io le dica niente.
La seguo subito dopo aver chiuso l' uscio.
Alessia deve essere andata in camera, dato che non è più dove l' ho lasciata.

-Ti faccio un caffè- affermo, raggiungendo la mia amica -qualcosa della tua faccia mi dice che ne hai bisogno-

-Grazie- soffia, sedendosi a tavola.

-A parte gli scherzi- mi volto nella sua direzione, una volta aver messo la moka sul fuoco -come ti senti?-

-Una merda- accenna un sorriso, ripetendo le mie parole -la spalla non la smette di farmi male e ogni volta che respiro mi fanno male le costole-

-Hai preso qualcosa?-

-Sì- annuisce -Erica è una brava infermierina-

Posso tranquillamente intuire quanto tutta questa situazione le dia sui nervi.
Eleonora Santoro che si fa aiutare da qualcuno in tutto e per tutto.
Deve essere davvero degradante per lei.
Ma in fondo si tratta della sua fidanzata, non di un estraneo.
Quell' ultimo pensiero mi fa sorridere.

-Come ci si sente da quasi mogli?-

-Frena Creatini- mi fulmina con lo sguardo -manca ancora più di un anno!-

-Cos'è, hai già cambiato idea?- rido, prendendo due tazzine dal mobile.

-Assolutamente no- risponde, sicura -ma è ancora presto per parlare di mogli!-

Veniamo interrotte dall' entrata goffa di Alessia, che inciampa sui suoi piedi.
Io e Nene tratteniamo a stento una risata.
Ci guarda entrambe malissimo, prima di avvicinarsi.

-Avrai un trentacinque di piede, Nana. Come diavolo fai a inciamparci?- scoppia in fine a ridere, Eleonora -è contro la fisica proprio-

-Buongiorno anche a te, raggio di sole- soffia ironica la mia riccia -è sempre bello vederti-

-Come siamo nervosetti-

-Beh, sai com'è, qualcuno continua ad avere un pessimo tempismo!- esclama di rimando, cogliendo tutte e due di sorpresa -quindi se sono nervosa è anche colpa tua- alza un sopracciglio, avvicinandosi successivamente a me e strappandomi una tazzina di mano -e tu non fiatare!- mi ammonisce, versandosi il caffè appena pronto -e non ho un trentacinque di piede, ma un trentasei!-

Restiamo a fissarla in silenzio, mentre sorseggia il suo caffè.
Ci guardiamo per un secondo, prima di scoppiare a ridere.
Ringhia di disappunto, buttando la tazzina vuota nel lavello, non curandosi che possa rompersi.

-Vi odio!- sbotta, guardandoci malissimo -me ne vado!- decreta -vedi di non sparire e di farti sentire, dopo!- mi lascia un bacio sulle labbra -andrò a fare compagnia a Erica e deciderò se passare da Lucia o meno!- si allontana, dirigendosi all' uscita -CIAO BIONDA IMPERTINENTE!- urla prima di chiudersi il portone alle spalle.

-Ma che le è preso?- la mia amica scoppia a ridere, senza controllo -non la facevo così inviperita!-

-Ah, io non la facevo molte cose- mormoro, senza impedire ad un sorrisetto malizioso di prendere forma sul mio viso.

-Bleah!- libera una smorfia di disgusto -non voglio sapere le vostre porcate!-



                                                                   **********

-E quindi Lucia ha messo dei paletti?-

Dopo che Alessia è uscita di casa, la mia amica mi ha messo al corrente della visita di Ilaria.
Mi ha aggiornato sulle richieste di Lucia e su ciò che pensa del loro rapporto.
Non so che dire sinceramente.

-Sì- annuisce, posando la tazzina vuota sul tavolo -Ilaria era decisamente sconvolta dalla loro discussione-

-Immagino- finisco il mio caffè in un sorso e posando anche la mia -prima che tu arrivassi ieri sera al Danger, si vedeva che Lucia era un po' incazzata con Ilaria e dopo anche con te- non riesco a trattenere una piccola risata -però lasciare che Alessia vada a parlarci non mi sembra di aiuto. Io mi incazzerei se qualcuno di estraneo mettesse bocca nella mia relazione-

-Lo so- sospira, gettando indietro la testa sulla sedia.

Posso capirla Lucia, non ha tutti i torti.
Immagino che anche a me darebbe fastidio che la ex della mia ragazza mi scacci dal letto.
Però solo per quello, ecco.
Alla fine si tratta di due amiche che si dimostrano affetto in maniera molto fisica.
Ad ogni modo questo non vuol dire niente.
Ma immagino di sentirmi un po' presa in causa.

-Rapporto morboso- soffia, tornando a guardarmi -così Alessia ha definito il mio rapporto con Ilaria-

-A quanto pare è la frase del giorno- affermo incredula.

-Che?-

-Erica stamattina ha definito così il rapporto tra me e te- la informo -assurdo-

-Ah bene- dice sarcastica -quindi io ho la bellezza di due rapporti morbosi- 

-Fai la collezione!- rido, rivolgendole poi un sorriso.

-Beh, vi voglio solo un gran bene e ve lo dimostro continuamente!- sbotta, alzandosi -non vedo dove stia il problema!-

-Francesca- la seguo in sala -noi lo sappiamo, Alessia lo sa e Erica lo sa- le dico calma, sedendomi sul divano -ci arriverà anche Lucia-

-Se lo dici tu- scuote la testa, recuperando il suo portatabacco abbandonato sul tavolincino da fumo -Ilaria mi ha dato praticamente il tormento da quando ci lasciammo! Ogni volta che non mi frequentavo con qualcuno, non faceva altro che provocarmi per venire a letto con me! Era un continuo!- sorride al ricordo, rollandosi una sigaretta -ma già dopo la seconda volta che usciva con Lucia ha smesso di chiedermelo! Cazzo, ma non si rende conto di come la guarda?-

La vedo poggiarsi alla libreria e fumare fissando un punto nel vuoto.
Francesca tiene davvero molto a quella ragazza.
Immagino che averla vista sconvolta non deve averle fatto piacere.
E conoscendola so per certo che si sente terribilmente in colpa.
Ed è soprattutto per questo motivo che non è andata da Lucia a fare casino.

Non so come mi comporterei se Erica mi chiedesse lo stesso.
Se una mattina si svegliasse e mi dicesse che il mio rapporto con Feffe non le sta bene.
Sarebbe un gran problema.
Perché forse adesso mi rendo conto cosa intendeva stamattina.
Quando si tratta di Francesca io non ragiono più.

Penso che alla fine farei esattamente come ha fatto Ilaria.
Verrei qui e metterei dei paletti al nostro rapporto.
Niente più chiamate e messaggi a orari improponibili.
Basta con i mille abbracci, le mani intrecciate , le effusioni di affetto.
Addio al dormire nello stesso letto.
Per Erica lo farei.

Ma so che ad una certa inizierebbe tutto a starmi stretto.
Non mi starebbe più bene.
Non sarei più io.
Non so come spiegarlo, ma mi mancherebbe una parte di me.
E presto Ilaria se ne renderà conto.

-Scusami se ti ho evitato- dice all' improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri -non volevo sentire quello che hai da dirmi- 

-Erica mi ha detto che dovevi chiedermi qualcosa- cerco il suo sguardo, sorridendo una volta averlo trovato -dimmi-

La vedo sospirare prima di iniziare a camminare nervosamente per la stanza.
Si tortura le mani, ficcandole poi in tasca.
Alla fine si blocca davanti a me, fissandosi i piedi.
Credo che sta per iniziare un argomento scomodo ad entrambe.

-Con Alessia abbiamo deciso di non chiudere i ponti- m' informa -quando andrò via, continueremo comunque ad esserci l' una per l' altra. Le ho promesso che mi troverà ogni volta che avrà bisogno. Mi ha detto che ci telefoneremo una volta a settimana, così da tenerci aggiornate sulle proprie vite. Però non saremo niente- sospira profondamente -cioè non staremo insieme, ma non saremo neanche semplici amiche. Dovremo trovare il modo di trasformare quello che abbiamo, senza che ci impedisca di privarci di quello che può arrivare- si blocca per qualche minuto, prima di riprendere il discorso -non so come farò a smettere di amarla, Nene- punta i suoi occhi tristi nei miei -non so come farò ad ascoltarla quando mi racconterà di aver trovato una persona. A rimanere a sentirla parlare di lei e tutto il resto. Non so come mi comporterò quando le volte che tornerò qui, dovrò vederla. In compagnia o meno, come farò a vederla e sapere che non è e non sarà mai mia?-

Rimaniamo in silenzio a fissarci.
Ho capito cosa mi sta chiedendo.
L'ho capito perfettamente.
E ho comrpeso anche perché Erica mi ha detto di venire a parlarle.
So cosa si aspettano che io faccia.

Mi passo una mano tra i capelli, alzandomi.
Vado verso Francesca rubandole la sigaretta tra le mani.
Mi allontano poi lentamente.
Cammino per il salotto, cercando le parole giuste.
Cercando il modo di dirle, senza che mi trapassino l' anima come al solito.
Sono passati tanti anni, è vero, ma le ferite sono ancora tutte lì.
Pronte per tornare a sanguinare.
E vorrei tanto evitarmelo.

-Mi uccideva- mormoro, in fine, arrestando la mia pazza camminata -vederti con lei, mi uccideva- le do le spalle, incapace di dire quelle parole guardandola negli occhi -anche solo vederla ridere con te e non con me mi faceva a pezzi. Odiavo doverla ascoltare parlare di te. Quando poi le cose tra di voi si sono fatte veramente serie ho dovuto fare una scelta- di nuovo la mano che passa tra i capelli -perderla per sempre o continuare ad essere parte della sua vita-

Mentirei se dicessi che è stato facile.
Perché non lo è diventato mai.
Ma l' amavo talmente tanto che il pensiero di perderla del tutto mi feriva ancora di più.
Quindi imparai a sopportarlo.

Sopportavo vederla in atteggiamenti intimi con Francesca.
Sopportavo le loro risatine, i loro abbracci.
Uscivo di casa ogni volta che si chiudevano in camera.
Uscivo e cercavo qualcosa che smettesse di farmi sentire così.
Anche solo per cinque minuti.

-Imparerai, Francesca, come ho fatto io- mi volto a guardarla -imparerai e capirai che se la ami come dici di amarla, allora scoprirai che preferirai averla comunque nella tua vita che non averla affatto- le dedico un sorriso dolce -ho imparato a farmi bastare le piccole cose. Mi beavo dei momenti che Federica dedicava a me e a me soltanto. Mi beavo della sua risata, dei sorrisi che mi regalava, dei momenti  e ricordi che erano solo nostri e dove nemmeno tu potevi entrare- faccio qualche passo nella sua direzione -e imparai semplicemente a esserci, nonostante tutto. Ho cercato di essere la migliore amica che lei potesse mai avere- 

Non so se ho risposto alle sue domande.
Non so se tutto questo le può servire.
So solo che non ho altre parole per spiegare.
Perché parole non ce ne sono.

Dovrà essere lei a capire come fare per non impazzire.
Ma ci riuscirà.
Ci riuscirà perché so quanto ama Alessia e quanto tiene a lei.
Troverà il modo di farla funzionare.
Ne sono sicura.

-Lo eri- si avvicina, mettendomi una mano sulla guancia -eri la persona più importante della sua vita. Me lo diceva sempre- sorride dolce -spero di essere forte almeno la metà di come lo sei stata te-

-Lo sarai- mi sporgo in avanti, abbracciandola stretta.

Rimaniamo abbracciate per quelle che mi sembrano ore.
Respiro tra i suoi capelli e mi chiedo come farò quando partirà di nuovo.
Sarà difficile riabituarsi alla sua assenza.

-Gia che siamo in vena di sdolcinature- sussurro al suo orecchio -mi vuoi fare da testimone?-

-Mi sembrava ovvio- afferma, stranita.

-Lo so- scoppio a ridere -ma Erica mi ha detto di comportarmi da amica normale per una volta e di chiedertelo ufficialmente-

-Ah, in questo caso- si stacca leggermente, mettendo le mani sulle mie spalle -certo che ti faccio da testimone!- 

-Fiuuu, menomale!- esclamo, sarcastica, tornando ad abbracciarla.

Ridiamo insieme come due cretine.
All' improvviso Francesca si stacca da me, correndo verso lo stereo.
Scuoto la testa divertita già sapendo le sue intenzione.
Pochi secondi ancora e i tormentoni estivi del momento iniziano a suonare per tutta casa.

-Ti sei dimenticata che sono mezza inferma?- urlo, sovrastando la musica -non posso manco saltare!-

-Zitta e balla, Santoro!- ride, correndo a prendermi la mano libera -balla con me!-

Mi trascina in uno stupido ballo a due.
Le costole mi fanno male, ma in questo momento non m' interessa.
Voglio godermi il tempo che mi rimane con lei, al meglio che posso.

Mi fa girare su me stessa, portandosi dietro di me.
Una mano intrecciata alla mia in alto e l' altro braccio a stringermi in vita.
Poggia la testa sulla mia spalla.
Ondeggiamo insieme ad occhi chiusi, ognuna persa nei propri pensieri.

Ripenso a tutto.
A quando non riuscivo a parlarci senza insultarla.
Alla sera che la portai a casa con me.
A come la odiai per avermi portato via la persona che amavo.
Al bene che mi sono scoperta a volerle.
Ricordo ancora il giorno in cui scoprii di volerle bene.
E mi sembra tutto così assurdo adesso.

Adesso che è ossigeno puro per i miei polmoni.
E' il sorriso più grande sul mio viso.
E' la risata più rumorosa che mi scuote il petto.
Semplicemente è la parte migliore di me.
Perché rimarrà per sempre la prova del sacrificio più grande che potessi fare nella mia vita.

-Non cambierà niente- dico ad un tono che possa sentire -tra di noi resterà esattamente tutto così. Ci sarò sempre per te indipendentemente da che parte di Mondo di trovi-

-Promesso?- mormora commossa al mio orecchio.

-Promesso-

Apro gli occhi di scatto quando la musica si ferma di botto.
Erica e Alessia di fronte allo stereo che ci guardano a braccia incrociate.
Perché hanno quello sguardo scocciato?

-Santoro!- mi richiama dura la mia fidanzata -quando ti ho detto di venire a parlare con Francesca, non intendevo di certo fare la coppietta innamorata!-

-E tu- Alessia punta il dito contro la mia amica -devo farti mettere dei paletti come Lucia?-

Francesca mi libera dall' abbraccio.
Ci guardiamo stranite, incapaci di trovare qualcosa da dire.
Ma che diavolo gli prende a quelle due?

-Oddio- Erica scoppia a ridere, seguita dalla sua amica -dovete vedere le vostre facce!-

-Memorabili!- starnazza la più bassa, passando un braccio sulle spalle della mia ragazza -birra?- chiede poi, incapace di smettere di ridere.

-Voi non state bene- declamo scroccando le labbra -e poi che ci fate qui?-

-Pranziamo insieme, ovviamente!- risponde a tono Erica -è da un po' che non stiamo tra noi quattro! Dobbiamo rimediare-

-Va bene- annuisce Francesca -vado a vedere cosa c'è in frigo e preparo qualcosa-

-Vengo con te- Alessia le corre dietro, saltandole sulle spalle.

Le vedo sparire nell' altra stanza ridendo come due bambine.
Non posso fare a meno di sorridere e mi ritrovo a pensare che ce la faranno di sicuro.
Troveranno sicuramente il modo di non perdersi.
Ne hanno passate troppe insieme.

-Siamo diventate smielate, Santoro- soffia Erica sulle mie labbra, apparendomi di fronte dal nulla -guarda che sorriso ebete che ti ritrovi-

-Hai intenzione di passare la giornata a prendermi in giro?-

-Oh, io ti prenderei volentieri- mormora maliziosa -sul letto, sul divano, in giro...dove ti pare!- mi guarda seducente per un secondo, prima di allontanarsi scoppiando a ridere.

-MA ALLORA OGGI VUOI PROPRIO FARMI INCAZZARE!- 


_________________________________________________________________________________________________________________

ANGOLO AUTRICE:

Ehi,

Spero che il capitolo sia stato di vostri gradimento.
Grazie intanto per tutti i messaggi privati che mi state mandando, lo apprezzo molto e mi piace ricevere i vostri pareri e rispondere alle vostre domande.
Ormai siamo agli sgoccioli di questa storia.

In questo capitolo viene portato avanti un po' ciò che era stato introdotto in quello precedente.
Ci sono un po' di guai in paradiso per Ilaria e Lucia.
Alessia e Francesca stanno arrivando alla fine e sembrano averlo capito e pian piano accettato.
Eleonora e Erica sono sempre più unite e sono ufficialmente la colla e un punto di riferimento per tutti gli altri.
Basta vedere come la Santoro faccia tutto quello che l' altra le dice, senza batter più di tanto ciglio.

Il prossimo capitolo si intitolerà "Partenza".
E adesso lascio il compito alla vostra immaginazione.

Grazie a tutti quelli che mi leggono ancora,

Un abbaccrio,

C.

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Capitolo 25
*** Partenze. Parte 1. ***



Uno. Due. Tre.
Tieni gli occhi chiusi mentre scandisci il tempo.
Trattieni il respiro, lasciandoti sprofondare.
Il suono del nulla nelle orecchie.

Uno.Due. Tre.
Riempi la mente di numeri.
Conti per non pensare.
Conti per cercare di buttare un' ancora in quel mare di pensieri.

Uno. Due. Tre.
Come i secondi che ti son bastati per buttarti e immergerti in quel manto blu in movimento.
Come i secondi con cui hai deciso di andare giù.
Uno, due, tre... una cosa per volta.

E te lo ripeti come un mantra mentre prendi fiato in quell' apnea di emozioni.
Il solo desiderio di spegnere tutto per qualche secondo.
Tre.
Tre secondi.

Decidi che puoi concederteli.
Puoi concederti qualche momento per te.
Per stare male, per fare la vittima, per piangerti addosso.
Perché sì, è vero, non serve a nulla.
Ma è un buon punto da cui ripartire.

Tre battiti del cuore per ricordarti che sei vivo.
Che va bene lasciarsi andare.
Che non è un reato, non è sbagliato.
E' necessità.

Uno. Due. Tre.
Lo ripeti ancora.
La morsa si stringe tanto da far male.
Ma è giusto così.
Deve far male.
Datti tempo.

Stringi le braccia contro il tuo corpo.
In un abbraccio silenzioso per ricordarti di volerti bene.
Per darti il sostegno e la forza.
Tutto quello che ti occorre per tirare fuori la testa dell' acqua.

Ma aspetta, non avere furia.
Non ti rincorre nessuno.
Prenditi del tempo per te.
Per te e basta.
Non è essere egoisti.
E' essere onesti.

Uno. Due. Tre.
Come le spinte che ti riportano su.
Come i battiti che ora ti rimbombano nelle orecchie.

Uno...due....Tre.






La leggera brezza tipica delle sere d' estate entra dalla porta finestra del terrazzo, lasciata aperta.
La posso quasi vedere ondeggiare tra le teste dei miei amici che si muovono a ritmo di musica.
Vaga tra tutti loro e sembra bearsi come me della visione di averli tutti insieme.
Ancora per una volta.

Domani mattina Francesca se ne andrà di nuovo.
Io e Eleonora abbiamo quindi deciso di ospitare tutti quanti per un' ultima serata insieme.
Un' ultima serata fino alla prossima che non sappiamo quando avverrà.

Siamo qui a cercare di non pensare a domani, ma solo a divertirci.
Eppure sembra come se ci fosse un macigno invisibile a schiacciarci sempre più in basso.
Ridiamo, scherziamo, beviamo e balliamo come se nulla fosse.
Ma uniti dalla consapevolezza che niente sarà più come prima.

-Sei troppo pensierosa- Alessia mi si para davanti sorridendo -tieni- mi porge una bottiglia di birra che accetto di buon grado -bevi e smettila di pensare alle cose brutte-

-Ma come fai?- chiedo sinceramente colpita -io al posto tuo starei in un angolo a piangere tutto il tempo!-

-Oh e lo farò, credimi- ancora un altro sorriso -ma non stasera. Non questa sera che posso averla ancora qui tutte le volte che voglio! Domani starò male, ora voglio solo stare bene!-

-Ok, chi sei tu?- le punto un dito contro -che ne hai fatto della mia migliore amica?-

-L'ho lasciata dieci minuti fa nel tuo bagno mentre faceva sesso con la sua bella contro il tuo lavandino!- scoppia a ridere -è comodo sai?-

-Cosa hai fatto tu?- urlo, indignata -brutta stronzetta!- scoppio a ridere -lo so che è comodo- le faccio un occhiolino sorridendo ammiccante.

-Non avevo dubbi!- si unisce alle mie risate, iniziando ad ondeggiare a tempo di musica.

-Siete diventate proprio spudorate tu e Francesca! Sembrate due adolescenti in calore!- esclamo, improvvisando un balletto con lei -fate concorrenza a me e alla bionda!-

-Impossibile!- ride più forte, prendendo poi un lungo sorso dalla sua birra.

Non so come questa ragazza faccia a rendermi sempre più fiera di lei.
E non mi riferisco al sesso spudorato.
Oh beh, o almeno non solo a quello.
Ma a questo suo nuovo modo di reagire alle cose, alle situazioni.

Domani la persona che ama se ne andrà lontano da lei e sarà esattamente solo questo.
Solo la persona che ama.
Che ama e che non potrà mai avere.
Io al posto suo non riuscirei a starmene qui a ridere e a ballare.
La ammiro davvero tanto.

-Ehi belle gnocche!- Ilaria spunta dietro di noi, abbracciandoci -avete visto la star della serata?-

-L' ultima volta che l' ho vista è stato dieci minuti fa- risponde la mia amica, lanciandomi un' occhiatina complice -poi è sparita-

-Oh, sarà a buttar giù qualche birra da qualche parte!- dico io sbrigativa -ben arrivata, bellezza!-

-Amore- Lucia ci raggiunge, posando un braccio intorno alla vita della sua ragazza -ti ho preso questa- le allunga una lattina -ciao ragazze!- si rivolge poi a noi -state proprio bene con quei due vestitini abbinati!-

-Grazie- rispondiamo in coro.

Comunque io e la mia migliore amica stiamo sempre bene.
Certo questi vestiti fasciano a perfezione i nostri corpi perfetti, ma questo è un altro discorso.
Ieri abbiamo fatto un giro in centro per negozi.
Siamo entrate dentro al nostro preferito separandoci.
Avevamo deciso che avremmo scelto qualcosa e che ce lo saremmo provato senza farlo vedere prima all' altra.

Così quando tutte e due abbiamo trovato il vestito giusto, siamo andate in camerino.
Una volta fuori ci siamo guardate e siamo scoppiate a ridere.
Avevamo scelto esattamente lo stesso identico abito, solo lei bianco e io rosso.
Un vestitino estivo senza spalline che arriva a metà coscia.
Stretto in vita e largo in fondo.
Ovviamente li abbiamo presi senza pensarci troppo.

Ad un certo punto una rumorosa risata ci fa voltare tutte nella solita direzione.
Eleonora e Francesca ridono di gusto al centro della sala.
Ecco dove era finita.
Dovevo immaginarlo.

La mia fidanzata le butta il braccio sano al collo, trascinandola in un passo a due.
Francesca le posa le mani sui fianchi, attirandola a sé.
Sono quasi naso contro naso, mentre continuano a ridere tra di loro.
Un sorriso gemello nasce spontaneo sul mio volto e quello di Alessia, quando Eleonora si allunga scrocchiandole un bacio sulla guancia.

Dato che io e Alessia siamo finite con due vestiti uguali, abbiamo deciso di fare altrettanto con loro due.
Abbiamo fatto indossare loro, due short di jeans identici e due camice di lino.
Bianca per la mia bionda e beige per Francesca.
Devo dire che stanno benissimo.

-Devo andare in bagno- afferma Ilaria, dileguandosi.

Io e la mia migliore amica ci guardiamo stranite, ma come due che la sanno lunga.
Lucia dal canto suo sembra non essersi accorta della cosa.
Si è semplicemente offerta di tenerle la sua birra.

-Ma a voi non da per niente fastidio?- domanda quest' ultima, indicando le nostre dolci metà sempre più vicine tra loro.

-Naaah- rispondo io, con un gesto della mano -il loro è un amore platonico. Se io e Ale ci mettessimo nel mezzo perderemmo in partenza- scoppio a ridere, seguita a ruota dalla mia amica -hanno solo un rapporto speciale e fidati, meglio vederle quando sono così che quando non si parlano. Diventano due cagacazzo assurde-

-Ti ricordi quella volta che io e Francesca litigammo di brutto e tu te la ritrovasti in camera vostra in piedi davanti la porta?-

-Certo- libero un' altra risata -mi alzai per farle prendere il mio posto. Tornai dopo un' ora e le trovai che dormivano abbracciate come due bambine- sorrido al ricordo -si impara a conviverci-

-E tu che hai fatto?- chiede stupita la rugbista.

-Ah niente, mi sono sdraiata accanto a loro e ho ripreso a dormire!- alzo le spalle sorridendo -non era la prima volta e di sicuro non è stata l' ultima! Come ho detto: ci si impara a convivere!-

-Un po' meno quando la tua fidanzata ha il superpotere di arrivare sempre nei momenti meno opportuni!- soffia guardandomi malissimo -come quella volta che piombò in camera nostra proprio mentre lo stavamo facendo e sai cosa fece Francesca?- chiede, voltandosi verso Lucia e continuando una volta averla vista scuotere il capo in un cenno negativo -mi disse di vestirmi e di lasciarle da sole! Ma ti pare?- ride di nuovo -ormai non ci facciamo più caso. Loro ci amano e quello che c'è tra quelle due è troppo grande per mettersi nel mezzo. Finiremo col perderle. Sono necessarie l' una all' altra. Preferiamo vederle così che quando sono arrabbiate tra di loro e non si parlano-

-Non avrei saputo dirlo meglio- passo un braccio attorno alle sue spalle -in realtà le amanti siamo noi-

-Giusto- si unisce alle mie risate.

Sia Eleonora che Alessia mi hanno raccontato cosa è successo tra Lucia e Ilaria.
Posso capire la ragazza, sicuramente, ma se continua così finirà per perderla.
Quello che c'è tra Ilaria e Francesca è simile a quello che c'è con Eleonora.
Se non impara a convivere con quel rapporto, dovrà rinunciare a Ilaria.
Perché per quanto si ami una persona, a volte ci sono legami ancora più forti.

-Torno subito-

Mi dileguo andando a cercare la rossa.
Immagino che debba sentirsi come Eleonora per la partenza imminente di Feffe.
E non poterne parlare apertamente con la sua ragazza non deve essere facile.

La trovo fuori dal bagno, appoggiata al muro.
Si fissa le punte dei piedi completamente immobile.
Non la vedo neanche respirare.

-Ehi- mi avvicino, toccandole leggermente una spalla -tutto bene?-

-Ehi- si riscuote dai suoi pensieri, portando lo sguardo su di me -se sei qui immagino che tu sappia tutto-

-Sì- annuisco, mortificata -posso essere sincera?-

-Avanti- mi incita con un cenno della mano -dimmi pure la tua-

-Vai da Francesca e fregatene- affermo, dura -vi lega qualcosa di più di una semplice amicizia, che non è amore, ma non per questo vale meno! Non lasciare che qualcuno si metta nel mezzo-

-Lo so- mormora, sospirando -ma io la amo davvero tanto e Francesca partirà, quindi se prendere le distanza la fa stare meglio, devo farlo-

-No io non credo- scuoto la testa -se lei ti ama davvero deve capire- soffio, sicura -pensi che all' inizio per me e Alessia fosse facile vedere Feffe e Eleonora insieme? Che ci piacesse essere scacciate dai propri letti? Che non ci ribollisse il sangue nelle vene a vederle appiccicate? Ma abbiamo imparato a capire cosa le lega e che tipo di rapporto hanno. Credo che anche per Lucia dovrà essere così-

-Ma..-

-Dico che dovresti andare da lei e mettere in chiaro le cose e non è che voglio intromettermi, ma credo che Francesca meriti qualcosa di più da te che un semplice abbraccio di circostanza solo perché sennò la tua ragazza ti fa delle storie-

Detto quello giro sui tacchi e la lascio lì.
So benissimo che non sono affari miei.
So perfettamente che non dovevo intromettermi, eppure non ho potuto farne a meno.
Lei è triste e Francesca ha uno sguardo strano che non mi piace.

Alessia mi ha detto che era parecchio giù di morale dopo la visita di Ilaria.
Che ci è rimasta davvero male per il fatto che la sua amica l' abbia tagliata fuori con così tanta facilità.
Non se lo aspettava.
Spero che Ilaria faccia quello che la fa stare meglio.

Torno in salotto e sia Alessia che Lucia sono sparite.
Francesca e Eleonora sono sedute sul divano e parlottano come una coppietta felice.
Tutti gli altri si stanno dando ai balli di gruppo.
Poi noto Lorenzo in piedi in un angolo contro il muro con una birra in mano, da solo.
Continua a fissare la mia fidanzata e Feffe con uno sguardo strano.

-Ehi- lo saluto avvicinandomi -che ti frulla in quella testolina vuota?-

-Sempre molto gentile, Erica- sorride, voltandosi a guardarmi -cercavo di godermi la mia birra in pace-

-Capisco- annuisco -e quello sguardo da cane bastonato che ti ritrovi fa parte di quel quadro?-

Non mi risponde, si limita a sospirare per poi riportare lo sguardo su quelle due.
Posso intuire quali siano i suoi pensieri.
In fondo Francesca è la sua migliore amica.
E lui è il mio ex, quindi so benissimo leggergli le cose in faccia.

Non so però cosa potrei dire per farlo stare meglio.
Anche perché io per prima non ho idea di come stare meglio.
Da domani sarà tutto diverso.
Per tutti noi.

-Sai, Feffe si è presentata da me nel cuore della notte la sera che siete andate al sushi- afferma -era in crisi perché aveva deciso di ripartire e perché voleva andare a letto con Alessia, ma aveva paura che facendolo le avrebbe fatto ancora più male quando se ne sarebbe andata-

-E' venuta da te?-

-Si- sorride -prima di Federica eravamo sempre insieme. Io, lei e Alessandro passavamo prticamente tutto il tempo tra di noi. Capitava spesso di ricevere un suo messaggio in piena notte perché aveva combinato un casino- una leggera breve risata abbandona le sue labbra -quella sera quando è venuta da me a parlarmi di Alessia, mi ha fatto ricordare i vecchi tempi. Sarà difficile riabituarsi alla sua assenza-

-Combinava spesso casini?- chiedo curiosa e cercando così di farlo distrarre dai brutti pensieri.

-Di continuo!- scoppia a ridere -era davvero un disastro da adolescente!-

Nessuno di loro tre parla mai del prima.
Del prima di Federica, intendo.
Sembra che ci sia un tacito accordo di non dire niente.
Neanche quando stavamo insieme, Lorenzo mi ha mai raccontato qualcosa.
Giusto qualche accenno ogni tanto.

Anche Alessia mi ha detto di non sapere praticamente nulla.
Francesca non ne parla volentieri e lei non vuole farle ricordare.
Non devono essere stati anni facili.
Questa è l'unica cosa certa che sappiamo.

-Menomale che c'eravate voi due allora!- sorrido, sfiorandogli una spalla.

-Ah, anche lei ci ha salvato le chiappe parecchie volte- ricambia il sorriso -sarà meglio che vada a cercare Betta, prima che Marta la faccia sbronzare come l' ultima volta-

-Corri!- esclamo, facendolo ridere.

Ultimamente escono spesso insieme con Marta e Alessandro.
Sono davvero belli da vedere tutti e quattro.
Si vede che si vogliono proprio bene.
E poi da quando la più piccola delle Creatini ha confessato di stare con il loro amico, anche Ele è più tranquilla.
Almeno adesso non si chiede sempre con chi finirà a letto, tutte le volte che esce di casa.
Ricordo che questo la faceva impazzire.
Da vera sorella maggiore!

Rido di quell' appunto mentale, decidendo poi di raggiungere la mia fidanzata.
Direi che Francesca me l' ha monopolizzata anche troppo.
Quando però giungo ai divani noto con sorpresa che Feffe non c'è più.
Al suo posto trovo Lucia.

-Perché sei una cazzo d' idiota!- mi siedo accanto alla mia bionda giusto in tempo per sentirle esclamare quelle parole -te l' hai vista come era Feffe con Federica!- soffia, quasi con rabbia -la guardava nello stesso identico modo con cui guarda Alessia! Ti pare che possa anche solo pensare alla tua bella in quel modo? Ti fai troppi problemi!-

-Beh, scusa tanto se la tua amica si è portata a letto la mia ragazza fino a poco tempo fa e ora continuano a non poter stare una lontana dall' altra!- sbotta di rimando l' altra -e..-

-E un par di palle!- sbuffa Ele -ti dico solo un' ultima cosa Lucia, poi fai come meglio credi: Ilaria c'era in un momento di merda per Feffe e viceversa. Certe situazioni ti uniscono in un modo che neanche puoi immaginare e fidati, io lo so benissimo!- la guarda con quei suoi occhi glaciali -quella ragazza ti ama al punto da far partire Francesca da sola e da essere andata da lei a dirle che la sua bella ha dei problemi con il loro rapporto e che quindi è meglio troncare un po' di cose- si lascia scappare una risatina sarcastica -ti dico solo che se Erica avesse chiesto a me una roba del genere , e te lo dico davanti a lei, io mi sarei categoricamente opposta! E non perché non la ami abbastanza, ma perché semplicemente alcuni legami sono impossibili da sciogliere e quello che io ho con Francesca non si può neanche spiegare!-

Menomale che era stata lei a dirmi di non intrometterci nelle loro questioni.
Sta difendendo a spada tratta Ilaria e questa cosa un po' mi sorprende e un po' no.
Mi sorprende perché, può dire cosa le pare, ma sappiamo benissimo entrambe che un pochino gelosa del loro rapporto lo è.
E invece non mi stupisce perché sta cosa tocca anche Feffe ed è questo che non sopporta.

-Non sopporto come si toccano!- ribatte in fine, incapace di sostenere lo sguardo della mia bionda -io lo so che Ilaria mi ama, ma non fa altro che correre da Francesca quando ha un problema, invece che parlarne con me!-

-Devi darle tempo Lucia! Vedrai che ora che Feffe parte, anche il vostro rapporto s' intensificherà! Devi far capire a Ilaria che può contare su di te, che può fidarsi e piano piano si aprirà. Le persone che hanno sofferto davvero, fanno fatica a lasciarsi andare con gli altri. Lei lo ha fatto con Francesca chissà dopo quanto tempo che non lo faceva con qualcuno! Ora sei arrivata tu e a modo suo sta cercando di farti capire quanto tu sia importante. Devi prendere i suoi piccoli passi come grandi traguardi!-

-D' accordo- annuisce, guardandola finalmente degli occhi -da quant'è che sei diventata così saggia, Capitano?- si apre in un sorriso divertito.

-Tutto merito mio!- intervengo alla fine -lo sappiamo tutti!-



                                                              **********

La breve conversazione con Erica mi ha scombussolato la testa.
Francesca me lo aveva detto quanto può essere intuitiva.
Mi ha raccontato che spesso riusciva a leggerle dentro senza che lei aprisse bocca.
Capisco sempre di più come mai la biondona sembra essere così persa di lei.

Sono dovuta uscire un po' in balcone a prendere una boccata d' aria.
Dovevo allontanarmi qualche minuto da Lucia e dagli altri.
Sentivo il bisogno di starmene da sola.
E' come se la mia mente stia razionalizzando già da ora che domani cambierà tutto per me.

Non sarà facile affrontare giorno per giorno senza Francesca.
In questi tre anni lei è stata la mia ancora ed è stata presente per me, come mai nessuno prima di lei.
Non so come farò ad abituarmi alla sua assenza.

-Ehi- 

Sobbalzo a quella voce improvvisa.
Marta mi raggiunge poggiando i gomiti sulla balaustra a fianco a me.
Mi dedica un sorriso dolce, perdendosi poi a guardare di sotto.

Certo che è proprio bella.
Più bella, se possibile, di Francesca.
Sembra emanare una luce propria che si espande non appena entra in una stanza.
L' ho sempre vista radiosa e sorridente.
Tutto l' opposto di sua sorella.

-Sai, non ti ho ancora ringraziato per tutto ciò che hai fatto per lei- mormora, senza guardarmi -io non avevo mai visto mia sorella sorridere o ridere così spesso- confessa -io ho sempre diviso la sua vita in "Prima Federica" e "Dopo Federica". Nel durante io non c'ero. So solo quello che mi hanno raccontato Alessandro e Lorenzo. E io ho visto mia sorella sempre e solo...buia-

-Io non...-

-Non mi ricordo molto della mia infanzia. Solo qualche flash e di sicuro niente di bello.Gli unici ricordi belli che ho di quel periodo sono tutti legati a mia sorella- libera un sorriso -lei si prendeva cura di me e si assicurava che non mi mancasse mai niente-

Rimango in silenzio senza sapere cosa dire.
Marta sembra in un mondo tutto suo persa nei propri ricordi.
Ricordi che io posso solo immaginare da quel poco che Francesca mi ha raccontato.
Non ne parlava mai e io non ho mai chiesto.

-Una volta stavo correndo in casa per gioco, urtai un vaso che cadde e si spaccò. Francesca si mise tra me e nostro padre che era fuori di sé. Completamente ubriaco e in preda alla collera. Ricordo che Francesca rimase a letto due giorni quasi senza muoversi. Si alzava solo per prepararmi per la scuola e prendermi da mangiare. In quei giorni chiese a Lorenzo di accompagnarmi a scuola e di venermi a riprendere. Mi ricordo solo il suono delle botte su di lei, perché mi aveva insegnato a chiudere gli occhi in quei momenti-

Mi aveva detto che le cose in casa con i suoi erano difficili, ma non mi immaginavo di certo quello.
Sapevo che suo padre era violento, ma così..
Chissà quante volte è successo, quante volte Francesca si è sentita impotente e quanto doveva e deve tenere a sua sorella per aver sopportato tutto quello.

-Quindi ecco, non posso sapere come era quando c'era Federica, ma c'ero quando è partita per Londra e quando è tornata. Posso affermare senza dubbio che le hai fatto sicuramente bene- mi guarda negli occhi regalandomi un gran sorriso -è cambiata davvero molto-

-Fidati, lei ha fatto un gran bel lavoro anche con me!- ricambio il suo meraviglioso sorriso -tua sorella è davvero una persona eccezionale! E' impossibile non innamorarsene!- scoppio a ridere contagiandola -sono grata di averla conosciuta!-

-Puoi dirlo forte!- alza in alto il pugno, suscitandomi un' altra risata.

All' improvviso sentiamo un rumore alle nostre spalle.
Mi volto di scatto trovandomi di fronte un' Alessia totalmente impalata sul posto.
Quando è arrivata? E quanto ha sentito?
Specialmente cose che può fraintendere.

-Dio, Ale, mi hai fatto prendere un infarto!- Marta si porta una mano sul petto, tirando un sospiro di sollievo -cazzo sei? Batman? Che arrivi silenziosa alle spalle!-

-Scusatemi, non volevo disturbarvi- soffia, mortificata -stavo cercando Feffe. L' avete vista?-

-No- scuote la testa la piccola Creatini -ma ora io vado dentro a prendermi un' altra birra! A più tardi-

Si dilegua lasciandoci da sole in un silenzio imbarazzante.
Dopo qualche secondo la riccia si fa più vicina, occupando il posto di Marta.
Guarda davanti a sé scrutando l' orizzonte senza dire una parola.
Continuo a domandarmi cosa possa aver sentito.

-Ale...-

-Hai ragione, sai?- m' interrompe -è impossibile non innamorarsi di Francesca- con mia grande sorpresa, si volta donandomi un sorriso -lei sa farti sentire al centro del Mondo-

-Giuro che non provo più quel sentimento nei suoi confronti e che..-

-Tranquilla- m' intterrompe di nuovo -lo so- annuisce -lo vediamo tutti come guardi Lucia- alza le spalle -è lei la cieca che non lo vede-

-Non è così- sospiro -è solo gelosa marcia del mio rapporto con Francesca-

-Beh, ha tutte le ragioni del mondo- afferma, spiazzandomi -sono gelosa anche io- ammette con un sorriso -ma capisco anche tutto l' insieme, come del resto anche del suo rapporto con Eleonora. Odio il fatto che sembrate non riuscire a starvi lontane, o le effusioni mezze nude come l' altro giorno nella cucina di Feffe- mi lancia un' occhiataccia -ma so anche che non è niente in più di quello e va bene così-

-Capisco perché Francesca sia perdutamente innamorata di te- rido smorzando la tensione che si era creata -spero che presto Lucia arrivi a pensarla come te-

-Lo farà, se ti ama come dice- annuisce solenne.

Dopo aver conosciuto Alessia ho capito il motivo per il quale Feffe non sia mai arrivata ad amarmi.
Reggere il confronto era impossibile.
Questa ragazza ha resuscitato in lei emozioni e sensazioni che pensava di non provare mai più.
E' una cosa difficile da dimenticare.
Specialmente per una persona con il suo trascorso.

-Posso farti una domanda?- è di nuovo lei a rompere il silenzio.

-Dimmi pure-

-A te aveva mai raccontato quello che ti ha detto Marta?-

-Hai sentito eh?- 

-Purtroppo sì- sospira -sapevo che i suoi erano impossibili, ma non credevo così tanto-

-Francesca mi ha accennato solo qualcosa e altre cose le borbottava nei suoi deliri da sbronza- confesso -non mi parlava mai dei suoi-

-Ormai penso che voglia solo dimenticare e mi sono rassegnata al fatto che non saprò mai niente della sua vita a Prato-

-Probabilmente per lei non è così importante- alzo le spalle -forse ti racconterà tutto quando si sentirà pronta-

-Immagino di sì- sospira -spero solo che chi verrà dopo di me sappia amarla come faccio io- mormora tristemente -se lo merita-

Non riesco ad aggiungere niente.
Non voglio dirle che non credo che Francesca amerà mai qualcuno oltre a lei.
Non ne è stata in grado per tutto questo tempo, neanche quando Alessia l'ha ferita a morte.
Figuriamoci ora che ha la consapevolezza di quanto la riccia la ami.
Non condividerò mai la sua decisione di tornare a Londra.
Spero che si renda conto presto che è una cavolata.

-Meglio se vado a vedere che fine ha fatto la musona- afferma, dopo diversi minuti -e tu vai da Lucia e prova a parlarle sinceramente. Vedrai che capirà- mi stringe affettuosamente una spalla, prima di lasciarmi da sola.

Lascio andare un sospiro, chiudendo gli occhi.
Mi beo della dolce brezza serale sperando che porti via con sé un po' di pensieri.
Perché questa situazione con Lucia mi sta opprimendo.
E non mi piace sentirmi così.

Mi sono odiata per essere andata da Francesca a dirle che il nostro rapporto era sbagliato.
Che dovevamo cambiare le cose tra di noi.
Il suo sguardo ferito mi ha distrutto.
E ce l' ho avuta con Lucia per questo.

Con lei che non riesce a capire quanto Feffe sia importante per me, ma in modo diverso da lei.
Che il mio affetto nei suoi confronti non è il tipo di amore che nutro per lei.
Certo, è pur sempre amore, ma in maniera diversa.
E non ho idea di come manifestarlo senza farla ingelosire.
Perché io e Francesca siamo così e siamo sempre andate bene così.
Non credevo che questo potesse influire in qualche modo una mia possibile relazione.
Anche perché non credevo che ne avrei mai avuta una così.

Non ero sicura di potermi innamorare di nuovo.
Una parte di me lo aveva ormai escluso, si era rassegnata.
Poi è arrivata Lucia e le mie certezze sono crollate.
Però mi ha fatto quella piazzata e ora non so davvero cosa sentire al riguardo.

-Ah sei qui!- 

Sobbalzo ancora una volta nell' arco di mezz'ora.
So perfettamente a chi appartiene quella voce.
Ma non so se sono pronta per questa conversazione.
Specialmente adesso.

-Ho visto Francesca che andava al piano superiore con uno sguardo da cane bastonato- soffia, avvicinandosi e passando un braccio intorno al mio fianco -forse dovresti andare da lei a vedere cosa succede- mi volto di scatto a guardarla, sopresa e confusa -il capitano mi ha fatto una lavata di capo- confessa, sorridendomi imbarazzata -non ti dirò che il vostro rapporto mi va a genio perché non è così, non ti dirò che non sono gelosa o che mi passerà presto, ma non voglio che arrivi ad avercela con me perché ti ho impedito di essere ciò che sei-

-Amore..-

-Fammi finire- alza una mano, interrompendomi dolcemente -se lei è davvero così importante per te, imparerò a convivere con questo vostro strano rapporto e me lo farò andare bene, ma vedi bene di non farmene pentire-

Le butto le braccia al collo stringendola stretta.
Il peso che sentivo sullo stomaco che di colpo è sparito.
Il cuore leggero come non mai.
La felicità che mi pervade nuovamente sicura.

-Grazie- soffo al suo orecchio -non sai quanto questo significhi per me-

-E te non sai quanto significhi per me che tu rimanga qui a Firenze- mi stacco così da guardarla negli occhi -ti amo davvero Ilaria e non voglio di certo perderti per una sciocchezza così. Scusami se sono stata stupida-

-Fa niente- l' abbraccio di nuovo -ti amo anche io-


                                                                    **********


Lascio il terrazzo con una morsa allo stomaco che si fa via via più stretta.
Non avevo l' intenzione di origliare la loro conversazione.
Poi però Marta ha nominato i suoi genitori e mi sono bloccata.
La curiosità ha prevalso sulla ragione e mi sono lasciata trasportare.

Quindi sono rimasta impalata sul posto a sentire dei violenti maltrattamenti che lei e sua sorella hanno subito.
Certo, ha nominato un solo episodio, ma mi è decisamente bastato.
Francesca non parla mai del prima di Federica, io non so praticamente nulla.
Solo tutto quanto a grandi linee.
Vorrei tanto che un giorno me ne parlasse.

-Alessia- Maria richiama la mia attenzione -dove è finita Francesca?-

-Non lo so- scuoto la testa, avvicinandola -stavo giusto andando a cercarla-

-Si, vai per favore- sorride -abbiamo preparato una sorpresa-

-D' accordo- annuisco, dirigendomi poi verso le scale.

Prima di andare sul balcone ho notato la sua assenza.
Conoscendola sapevo che deve aver cercato un posto per stare un po' da sola.
Per questo sono andata a cercarla sul terrazzo.
Mi è rimasto solo il piano superiore da controllare.

Supero la camera degli ospiti e continuo per il corridoio.
La mia attenzione viene rapita da una porta semi aperta davanti la camera padronale.
Aumento il passo, aprendola del tutto.

Francesca è lì che cammina avanti e indietro facendomi intuire che c'è qualcosa che non va.
Non si accorge manco della mia presenza quando muovo i primi passi all' interno della stanza.
A quanto pare si è rifugiata nello studio di Eleonora.
Posso intuirlo dai quadri sulla parete che decisamente non appartengono a Erica.

Vi è una poltrona lunga, come quella degli psicologi, verde scuro in camoscio sotto la finestra in fondo alla stanza.
Una scrivania stile industriale occupa la parete di fronte la porta dove sopra vi è un computer Mac argentato.
Una libreria sempre dello stesso stile si ererge alla sua sinistra.
Uno studio molto elegante, devo dire.

Riporto lo sguardo su Francesca che continua a non notarmi.
Scuoto la testa mentre mi avvicino.
Fermo poi i suoi movimento bloccandola per un polso.
La sua testa scatta velocemente verso di me, portando finalmente il suo sguardo nel mio.

-Che sta succedendo?- lascio la presa liberandola -giù ti stavano cercando tutti-

-Io..Io..- balbetta allontanadosi di qualche passo, dandomi nuovamente le spalle.

Le do il tempo di darsi una calmata, andandomi a sedere sulla poltrona.
Mi domando cosa può essere successo per farla agitare così.
Fino a poco tempo fa rideva e scherzava con Eleonora.
L' ho persa di vista per poco.

La notte scorsa ho dormito da lei.
Abbiamo fatto l' amore lentamente e in modo molto dolce.
Dopo di ché ci siamo perse a parlare quasi fino all' alba.
E' in quelle ore che le ho espresso nuovamente la mia preoccupazione.

Sono preoccupata a morte che lei se ne vada.
Che torni a Londra in una casa vuota, senza qualcuno che sa come prenderla.
Che la conosce e che la capisca.
Che le sia di aiuto e conforto quando viene catapultata nei suoi momenti bui.

Lei continua a ripetermi che non mi devo preoccupare.
Che starà bene e che nel caso chiamerà me o Ele o Ilaria.
Eppure ci aveva tutte a portata di mano ed è venuta ugualmente al piano superiore da sola, in preda a chissà quale crisi.
Non mi fido a lasciarla andare.
Ho paura che possa fare qualcosa di stupido.
Ma in fondo, che alternativa ho?

-Francesca- provo a richiamarla -vieni qui-

Punta i suoi occhi nei miei, facendomi rabbrividire.
Scuri, impenetrabili, lontani.
In che meandri della sua mente deve essere inciampata per estraniarsi così?

Con mia sorpresa però si avvicina, sedendosi al mio fianco.
Porto una mano sulla sua, incrociando le nostre dita.
Continua a guardarmi con quello sguardo assente, cercando risposte a chissà quali domande.
Adesso mi sto seriamente preoccupando.

-Parlami- le sfioro una guancia -sono qui-

-Marta- soffia -lei, lei mi ha detto...lei...-

-Feffe..-

-E' colpa mia!- esclama, all' improvviso, facendomi sobbalzare.

Si porta in avanti, tenendosi la testa tra le mani.
Vedo i suoi occhi inumidirsi in fretta.
Continua a ripetere che è solo colpa sua.
Ma cosa?

-Ehi- lentamente le accarezzo la schiena, su e giù, cercando di farla calmare -parlami-

-Nostro padre- sussurra -nostro padre ha cercato di strangolarla quando era più piccola-

Rimango totalmente senza parole.
Sono incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
Non riesco neanche ad immaginare una cosa del genere.

-Mi ha confessato di avere dei flash, ogni tanto, come succede anche a me. Di colpo si ricorda cose e...e ieri...ieri mattina mentre era con Alessandro...lei si è ricordata quello... non tutto... solo...lui sopra di lei...le urla di nostra madre e...le..botte...-

Alza il capo tornando a guardarmi.
Le lacrime che le rigano il volto e il suo cuore che posso chiaramente sentir battere all' impazzata.
Mi riscuoto dal mio stato di trance, avvolgendole le braccia intorno al corpo e stringendomela addosso.

-Non è colpa tua se lui è un uomo di merda- soffio al suo orecchio, baciandole poi una tempia -non dipende da te-

-Io l' ho lasciata in quell' inferno- mormora -dovevo portarla via con me-

-Non avevi un posto dove andare e quando lo hai avuto loro erano già spariti. Non potevi fare niente-

Ringhia di disappunto alzandosi nuovamente.
Torna a camminare avanti e indietro come impazzita.
Mi domando cosa sia successo stasera a Marta per farla andare in giro a raccontare queste cose.
Fino a dieci minuti fa volevo che Francesca mi raccontasse del prima di Federica e invece adesso non sono più tanto sicura di volerlo sapere.

-Feffe come fa a dire che sia realtà? Insomma, tu per prima mi hai detto che Marta non era molto in sé in quegli anni. Magari se lo è solo sognato-

Francesca si ferma di botto.
La vedo chiaramente prendere un gran respiro.
In fine si volta a guardarmi, paralizzandomi col suo sguardo terrorizzato.

-Lei me lo ha chiesto- dice in un sussurro appena udibile -mi ha chiesto se potesse essere possibile-

-E quindi?- chiudo gli occhi  a quella domanda, spaventata a morte della possibile risposta.

-Lo faceva a me- risponde, rendendo reali tutti i miei pensieri -quando sono andata via, deve aver iniziato con lei-

-Oh, Feffe- sospiro, alzandomi di scatto.

Le vado incotro gettandole le braccia intorno al collo.
La stringo forte a me, sospirando tra i suoi capelli.
Faccio forza su me stessa per non scoppiare a piangere.
Piano piano la sento ricambiare.

Non so cosa dirle per toglierle di dosso questo senso di colpa che le attanaglia il cuore.
Vorrei ci fosse un modo per prendermi il suo dolore al posto suo, così che lei possa respirare davvero almeno per una volta.
Così che possa sentirsi libera da tutti i maltrattamenti subiti all' interno di quelle mura ostili.

-Non potevi fare nulla- mormoro al suo orecchio -eri solo una ragazzina. E per quanto brutto e violento, è passato. Tu sei diventata una donna magnifica e tua sorella è davvero una persona meravigliosa. Siete due sopravvissute e loro non possono più farvi del male-

Non dice niente, si limita a stringermi più forte.
Le sue braccia forti mi tengono ancorata a sé, timorose quasi che possa andarmene.
Ma non ha capito che io non vado da nessuna parte.
Perché nessun posto avrà mai un senso senza di lei.

Vorrei tanto dirle di non andare via.
Urlarle in faccia che non sono pronta a lasciarla andare, a dire addio al nostro amore.
A far finta che non ci sia mai stato niente, che noi, noi non siamo mai state niente.
Perché non è così.
A volte mi sembra di averle passate insieme quanto basta per una vita intera.
E quindi che senso ha, adesso, tutto questo?

-Ok- soffia -ok- riepete, staccandosi leggermente -ci sono-

-Sicura?- porto una mano sulla sua guancia -se hai bisogno di altro tempo possiamo starcene quassù ancora per un po'-

-Sto bene- afferma -e poi so per certo che giù stanno tramando qualcosa- finalmente sorride, facendomi tirare un sospiro di sollievo -scusami- chiude gli occhi per qualche secondo -non era mia intenzione reagire così. Non sono ancora brava a gestire quella parte e di sicuro non pensavo che Marta se ne uscisse con questa bomba quando ho iniziato la conversazione-

-Non hai niente di cui scusarti- le sorrido -ci sarò sempre per te-

-Lo so- si allunga lasciandomi un leggero bacio sulle labbra.

-Che conversazione avevi iniziato con Marta?-

-Mi sono scusata per essere sparita- alza le spalle, sospirando -le ho detto che so che è tardi per farlo, visto che domani me ne vado, ma non ho potuto farci niente. Mi sentivo come se la stessi abbandonando per la terza volta e avevo bisogno che lei capisse che non è così-

-Lo sai che lei non lo pensa-

-Non lo so- scuote la testa -ma volevo dirglielo-

L' abbraccio di nuovo incapace di staccarmi da lei.
E' come se fosse una calamita.
Non riesco a starle lontana per troppo tempo.
Mi domando come farò quando lei non ci sarà.

-Dai, andiamo- si stacca dalla mia presa, prendendomi per mano -torniamo dagli altri-

Annuisco facendomi guidare fuori da quella stanza e successivamente giù per le scale.
Sono qui dietro di lei a fissarle la schiena, con mille domande che mi rimbalzano in testa.
Eppure per la prima volta ho paura delle risposte che potrei ricevere.
Probabilmente adesso se io le chiedessi del suo passato, mi racconterebbe tutto.
Ma non sono più tanto sicura di essere pronta per ascoltare.

Una parte di me vorrebbe che fosse lei, di sua spontanea volontà,  a venire da me.
Che fosse una scelta sua raccontarmi della sua infanzia e poi adolescenza.
Di come erano le cose prima di conoscere Federica.
L' altra spera che non lo faccia mai.

Venire a sapere dei violenti abusi che suo padre compiva nei suoi confronti mi ha letteralmente sconvolto.
Mai avrei immaginato una cosa del genere.
Ora capisco forse davvero per la prima volta, il motivo per il quale Francesca è ancora totalmente terrorizzata da lui.

-Eccoti finalmente!- Eleonora si avvcina, passando il braccio sano sulle spalle di Feffe -sappi che tutto quello che sta per succedere non l' ho organizzato io e che ero estremamente contraria- la sento sussurrare seria al suo orecchio -cerca di non dare di matto o mamma ci rimarrà male-

Spero tanto che non sia un' altra cosa che la faccia catapultare in uno stato di trance.
Non so quanto altro possa reggere stasera.
E non so quanto io sia in grando, nel caso, di starle vicino.

-Tesoro- Maria si porta davanti Francesca, mettendole una mano sulla guancia -siamo tutti così orgogliosi di te e dei traguardi che hai raggiunto. Quando sei arrivata in casa nostra eri una ragazzina spaventata e delusa dal mondo e adesso invece sei una splendida donna. Ho messo insieme una cosa, che spero ti strappi solo dei bei sorrisi nostalgici e che ti faccia capire che in qualsiasi parte del mondo tu possa essere, noi saremo sempre con te- 

Le luci si spengono e sulla parete di fronte a noi viene proiettato qualcosa.
Rimaniamo tutti in silenzio, aspettando di vedere cosa apparirà.
Mi avvicino a Francesca, stringendole una mano.
Posso sentire chiaramente che sta trattenendo il fiato.

All' improvviso una serie di immagini prendono forma su quel muro bianco.
Vecchie foto si susseguono, strappando sorrisi e risatine qua e là.
L' unica impassibile al momento è proprio Feffe.

Una foto della famiglia Santoro al completo, con una Francesca adolescente tutta imbronciata.
Probabilmente è una delle prime a cui ha partecipato.
Era bellissima già allora.
Non avevo mai visto queste immagini.

Una foto del gruppo di amici nella sala giochi di Eleonora.
Riconosco esserci tutti loro.
Cerco Feffe in mezzo a quelle facce sorridendi e perdo un battito quando noto che accanto a lei, c'è una testa bionda che non appartiene a Ele.
Capisco subito chi possa essere.

Altre si susseguono senza sosta.
I saggi di Ele al conservatorio, selfie di squadra post partita, cene e pranzi dove tutti sono presenti.
Ora Cinzia e Bianca in una casa che riconosco essere quella dei Santoro, con Feffe, Eleonora e Federica.
Tutte al massimo sedicenni.

Pezzi di storia di cui io ho solo sentito parlare a grandi linee.
Pezzi di Francesca che si è lasciata indietro per sempre.
Il suo sorriso così diverso e lontano da quello che prende vita adesso sul suo viso.
Neanche il suo più bello si avvicina a quello che vedo su quelle immagini.

Un filmato si anima sulla parete, attirando la completa attenzione di tutti.
Una Francesca più giovane si trova dietro ad una grande torna.
Urli e risate la incitano a spegnere quelle due candeline a forma di Uno e di Otto.
Era il suo diciottesimo compleanno.

-Dai Fefè!- Federica spunta nell' inquadratura -esprimi un desiderio e spegnile!- fa il giro del tavolo portandosi dietro Feffe -muoviti Amore mio! O il desiderio non varrà!- scoppia a ridere abbracciandola.

Mi giro di scatto a guardare Francesca, preoccupata.
Rimango totalmente sorpresa nel vederla coprirsi la bocca con la mano libera, commossa.
Non vi è tristezza nelle sue iridi, ma solo meraviglia.
Porto quindi di nuovo lo sguardo sulla parete.

Una vecchia partita di rugby si anima sul muro.
La palla passa veloce tra le mani di Eleonora che evita due avversarie e, senza guardare, la passa a Francesca che si fa tutto il campo per poi all' ultimo passare la palla ad un' altra della sua squadra che schiaccia l' ovale in mezzo ai pali.
In sottofondo sentiamo urlare Maria un "Grande Fede!".

Un altro video ancora.
Eleonora e Federica dietro ad un pianoforte che non riconosco.
Suonano e intonano la loro canzone dei Queen: "you're my best friend".
In un angolo in disparte una giovane Francesca le guarda con completa ammirazione.

Mi volto verso la bionda e la vedo trattenere il respiro.
Gli occhi immobili, forse timorosi che un qualche piccolo loro movimento possa inondarli.
Si arpiona al braccio di Erica come se ne valesse del suo equilibrio.
Il suo equilibrio mentale.

E ancora pezzi di un Natale lontano in sala a Villa Santoro.
Giovanni che riprende felice il momento dello scambio dei regali.
Francesca deve avere sì e no quindici anni.
Ha uno sguardo spaesato che tramuta presto in stupore quando Maria le mette in mano un enorme pacco colorato.
Il sorriso gemello che nasce sul volto di tutti noi presenti quando le sentiamo dire "io non ricevo mai niente".

Poi un altro Natale ancora, questa volta più recente.
Ci siamo tutti, anche io e Marta.
Mi ricordo quel momento lì.
Era il primo che le due sorelle passavano dopo tanti anni.
Fu davvero un bel giorno.
Io e Francesca facemmo l' amore sul pavimento in camera di Eleonora, davanti al camino acceso.
Lei era da Erica e non c'è bisogno che lo venga mai a sapere.

I ricordi si interrompono così.
Le luci si riaccendono e ci ritroviamo tutti in un completo e assordante silenzio.
Poi, dopo quelle che mi sembrano ore, con stupore di tutti Francesca scoppia a ridere gettando le braccia al collo di Maria.
Scoppiamo tutti in un applauso, quasi sollevati da quella sua reazione.

-Grazie- sento dire da Francesca -avevo dimenticato il suono della sua voce-


                                                                                  **********

Quando mia madre mi ha messo al corrente di quella idea mi sono opposta categoricamente.
Avevo paura che Francesca potesse darsela a gambe prima del tempo.
Non mi aspettavo di certo quella reazione da parte sua.
Sono rimasta piacevolmente stupita.

Ho dato a mamma il mio vecchio hard disk esterno.
Le ho detto che poteva fare come voleva, io però non volevo vedere niente.
Non l' ho voluta aiutare.
Non volevo star male prima del tempo.

Non vedevo quelle foto da molti anni ormai.
Non aprivo quei video da prima che Federica morisse.
Al solo pensiero mi veniva da vomitare.

Risentire la sua voce, la sua risata mi ha completamente investito di emozioni contrastanti.
Non so esattamente cosa sento al momento.
E' come se fossi un fiume in piena di sentimenti.
Dolore, tristezza, gioia, felicità e amore si alternano dentro di me scombussolando tutto quanto.
Le stesse identiche emozioni che provavo ogni volta che vedevo Federica con Francesca.
Almeno questo non è cambiato.

-Tutto bene Biondona?- 

Quella voce mi riscuote dai miei pensieri.
Solamente adesso mi rendo conto di essere in piedi in mezzo alla mia cucina.
Una birra in mano ancora chiusa.
Da quanto sono qui?

-Sì- rispondo in fine -volevo solo prendermi da bere-

-Posso farti compagnia?- 

-Certo- annuisco, facendole cenno di prendersi una bottiglia dal frigo.

Ci sediamo alla penisola una di fronte all' altra.
Mi sento il suo sguardo addosso e mi domando cosa voglia.
Non sono in vena di troppe domande al momento.
Non so neanche se sono in grado di reggere una qualche tipo di conversazione.

-Non so cosa tu abbia detto a Lucia- richiama la mia attenzione -ma ti ringrazio perché a quanto pare ha funzionato-

-Davvero?- domando sorpresa -di solito è Erica quella dei discorsi eclatanti-

-Sì ho notato- scoppia a ridere -comunque sì! E' venuta da me dicendomi che cercherà di capire il rapporto che ho con Francesca e tenterà di farselo andare bene. Poi mi ha detto di andare a cercarla che l' aveva vista salire le scale con uno sguardo strano-

-Che aveva?- scatto subito sull' attenti, iniziando già a preoccuparmi -sta bene?-

-Non lo so- scuoto la testa -Alessia è arrivata prima di me. Quando le ho trovate erano abbracciate in silenzio nel tuo studio, non me la sono sentita di disturbarle-

Avevo notato la sua assenza, ma credevo che fosse con Alessia.
L' avevo intravista parlare animamente con Marta.
Stavo per raggiungerle quando Lucia mi ha bloccato.
Sinceramente mi sono stupita di me stessa per le cose che le ho detto.
Non volevo intromettermi e invece alla fine l' ho fatto.

-Beh, mi sembrava stare bene prima- 

-Già- mormora -non l' ho mai vista sorridere così-

-Lei faceva quell' effetto sulle persone-

Non aggiungo altro perché mi sembra anche abbastanza.
Non voglio parlare con lei di questo.
In realtà non vorrei proprio parlare.
Ma dove diavolo è finita Erica?

-Pensi che Francesca si pentirà della sua decisione e tornerà qui, prima o poi?-

-Scusami Ilaria- mi alzo quasi di scatto, portandomi dietro la birra -non posso pensare a questo adesso-

Praticamente fuggo da quella stanza, da quella casa, da tutte quelle emozioni.
Esco fuori in giardino raggiungendo l' ombra del gazebo.
Quasi a volermi nascondere.
Come se l' oscurità potesse celarmi da tutto quello che sento.
Ma non è così.
Non lo è mai.

Poggio la bottigglia sul tavolo di legno davanti a me.
Mi piego sulle ginocchia portandomi la mano libera sul petto.
Ignoro le fitte di dolore alle costole, troppo impegnata a sentire se dentro batte ancora qualcosa.
Troppo impegnata a cercare di tornare a galla.

Chiudo gli occhi mentre i capelli mi ricadono scomposti davanti al viso.
Un fischio continuo nelle orecchie mi estranea dal mondo circostante.
Mi immagino con la testa sotto l' acqua, completamente immersa nel mio silenzio.
Assordata solo dai piensieri troppo pesanti per farmi riemergere subito.
Mi trascinano giù, vanificando ogni mio tentativo di tornare a respirare.

Sono stata impegnata a pensare ai mille modi diversi con cui Francesca potesse reagire a quel video.
A cosa potesse fare in lei quella doccia fredda di ricordi.
Ero come al solito troppo presa a preoccuparmi per lei, per potermi anche solo soffermare un secondo su di me.
Dovevo solo fermarmi un momento.
Un momento per chiedermi come io avrei reagito a tutto ciò.

-Eleonora!- 

Una voce impetuosa e una mano sulla mia spalla.
Spalanco gli occhi ritrovandomi davanti lei.
La mia ancora di salvezza.

Si china su di me, riaccompagnando la mia salita verso l' alto con un tocco gentile.
Punta i suoi zaffiri rari nei miei, cercando di infondermi tranquillità.
Prende la mia mano ancora sul petto e se la porta alle labbra per depositarvi un bacio.
Finalmente riaffioro dall' acqua scura.

-Eccoti- soffia -dove eri finita?-

So che non si sta riferendo al luogo materiale.
Lo sa che mi piace nascondermi qui quando tutto diventa troppo.
Lei sa sempre tutto.

Mi allontano di un passo, passandomi una mano tra i capelli.
Neanche il tempo di realizzare di volere una sigaretta, che Erica me ne porge una.
Le dedico un breve mezzo sorriso prima di portarmela alle labbra con bisogno.
Recupero la birra abbandonata sul tavolo, prendendone un lungo sorso.

-Tutti si sbagliano- mormoro in fine, dandole le spalle -pensano che la parte difficile saranno le feste, i giorni importanti, gli appuntamenti mancati e il dover convivivere con l' assenza- cerco di mantenere il controllo prendendo un gran respiro -non ti dicono mai che ad ucciderti saranno le piccole cose, quelle che prima erano banali e scontate, quelle di tutti i giorni- un altro sospiro -avevo dimenticato- una breve risata che di allegro non ha niente -avevo dimenticato tutto- mi volto a guardarla, sperando di non far cadere quelle lacrime che prepotenti vorrebbero uscire -e avevo imparato a convivere con quella consapevolezza! E poi dal niente, eccola lì!- un respiro strozzato abbandona le mie labbra -la sua risata mi è esplosa nel petto come se non fosse passato un singolo giorno dall' ultima volta che l' ho sentita. La sua voce mi è entrata in testa ridando finalmente un suono a tutti i ricordi che possiedo. Prima erano muti- rido sarcastica -sembravano un vecchio film di merda in bianco e in nero senza voce! Di quelli con soltanto una musichina del cazzo in sottofondo!- finisco la sigaretta, abbandonando il mozzicone nel posacenere sul tavolo -Perché non ti dicono mai che la prima cosa che se ne va con il tempo è proprio quella, è la voce. Forse succede perché così almeno spegne tutto quanto-

Finisco quello stupido e sconfusionato monologo, abbassando lo sguardo.
Non ce la faccio a guardare Erica negli occhi.
Non voglio che mi veda ancora così.
Ancora così... fragile.

E lei non dice niente.
Azzera lentamente la distanza che ci divide.
E poi, ancora in completo silenzio, mi butta le braccia intorno al collo e semplicemente mi stringe.
Mi tiene ancorata a sé come a impedire di lasciarmi sprofondare di nuovo.
Come a farmi capire che lei è qui.
E' qui con la sua voce, è qui a colori, è qui e non va da nessuna parte.

E allora le stringo il braccio sano intorno alla vita.
Me la stringo addosso, forte.
La tengo incollata a me, come a volermici fondere.
Perché anche io sono qui.
E non ho intenzione di scappare.
Non più.

-Continui a farmi innamorare di te, ogni giorno sempre di più- sussura al mio orecchio, senza muoversi -vorrei vedere altri spezzoni di te, del tuo passato, vorrei conoscere anche quella parte di te-

Non riesco a dire niente.
Chiudo nuovamente le palpebre, cercando di non sprofondare.
La stringo più forte.

-Anche i supereroi hanno i loro momenti No, Eleonora- mormora -la tua cryptonite era lei e ora è Francesca- continua, senza attendere un qualche tipo di risposta -non puoi continuare a preoccuparti di tutti, tranne che di te stessa. Devi darti tempo e modo di affrontare le cose. Devi darti il diritto di stare male, per poi riprenderti. Non vi è debolezza in questo. Ma solo sengo di grande forza e determinazioni-

-Penso di averlo capito- rispondo,in fine, dopo quelle che mi sembrano ore.

-E' già qualcosa- sorride, staccandosi -ora devo andare- porta una mano sul mio viso -il mio turno è finito e adesso sei pronta per affrontare il prossimo- al mio sguardo confuso risponde ammiccando con la testa dietro di me -e quando perdi tempo a chiederti se è cambiato qualcosa, ricordati che lei sa sempre dove trovarti anche quando non vuoi essere trovata. Che lei arriva da te prima che sia tu a chiamarla. E anche questo, Eleonora, è amore. Il più raro e potente che possa esistere- 

Si allunga sulle punte lasciandomi un bacio dolce a fior di labbra.
La vedo allontanarsi, alzando una mano a mo' di saluto alla persona che le passa di fianco.
Quella che sta venendo verso di me.
L' unica che può comprendere la mia necessità di sprofondare.

-Dobbiamo parlare- 



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Ehi, eccomi di nuovo.
Ho partorito questo capitolo in un mese di inosnnia.
Alcune sensazioni, emozioni e pensieri si possono esprimere solamente quando il tutto non è mai troppo o troppo poco.

Se dovessi dare un sottotiolo a questo seguito di "Save Me", direi che potrebbe essere proprio "Evoluzione".
L' evoluzione dei personaggi: come sono maturati e cresciuti.
L' evoluzione dei rapporti: come l' età e gli anni che passano stravolgono i rapporti affettivi, mutandoli in più o in meno.

Forse il nocciolo principale di questa storia è proprio quello.

Adesso vi lascio, che ho ore di sonno da recuperare e non solo.
Per qualsiasi cosa sapete come trovarmi.
O qui o su instagram.
Trovarmi lì non è troppo impossibile: il nome è una canzone dei Queen presente in questa storia.

A presto,

C,






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