Caleidoscopio

di Ethan_smile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo riflesso ***
Capitolo 2: *** Secondo riflesso ***



Capitolo 1
*** Primo riflesso ***


~Cosa non va di me~ 

Era uno di quei periodi dove la vita trascorreva senza tanti colpi di scena, senza avvenimenti particolarmente avvincenti o qualcosa degno di nota. Victoria Moore era tranquilla e beata nella sua vita di lusso insieme al marito Oliver che la ama e gestisce prontamente gli affari della moglie. Una vita tranquilla per Victoria grazie al padre che,dopo la morte, le ha lasciato una banca e una catena di alberghi che porta il suo cognome. Anche la vita di famiglia è tranquilla, se solo non fosse il brutto rapporto che victoria ha con la figlia Susan: tutto dovuto ad una lite, avvenuta anni prima, per la scelta della facoltà dove Susan avrebbe dovuto andare a studiare; Victoria avrebbe voluto per la figlia un futuro da prestigioso chirurgo, Susan, d'altro canto, ama la musica e vorrebbe diventare una famosissima metallara. Eh si, la sua passione è la chitarra elettrica. Victoria, donna di classe tutta d'un pezzo, non riesce ad accettare la passione e, soprattutto, il modo di vestire della figlia. A pacare gli animi fu proprio Oliver, punto di congiunzione tra le due, che non è mai riuscito a risanare i rapporti tra le due. Oliver si rende conto di questo anche quando le due si sentono al telefono dove volano insulti e parolacce. Pare,addirittura, che la figlia si diverta a mandare foto alla madre dei suoi abbigliamenti stravaganti e make-up esagerati solo per farla innervosire.
- Susan la devi smettere con queste foto dove sembri una bambola drogata-
 tuonò Victoria al telefono dopo l'ennesima foto della figlia mentre il padre roteò gli occhi al cielo rassegnato sulla poltrona. 

- come ti permetti, insolente! Non puoi dire la parola con la "s" a tua madre! Dove sei cresciuta? per strada ?!- 

Ringhiò ancora più forte la madre mentre parlava al telefono gesticolando contro la parete del salotto come se la figlia fosse lì davanti. 

- adesso basta, ringrazia là buon anima di tuo padre o saresti già sotto i ponti.- 

Come dicevamo,tralasciando questi piccoli episodi di ordinaria amministrazione a cadenza occasionale, tutto era davvero perfetto. La vita però si sa, quando meno te lo aspetti, ama metterti in difficoltà e tutto quello che credevi di sapere, tutte le certezze e le cose che pensavi di aver capito crollano come quando soffi su un castello di carte. 

Era una mattina come tante, Victoria apre gli occhi e dalla cucina proviene L'odore del caffè mentre dalla finestra si intravede la giornata grigia e la pioggia che bagna le piante del giardino. 

Mentre Victoria si alza, con la sua vestaglia di raso bianca e si dirige verso l'enorme specchio dell'armadio, Oliver arriva con un vassoio dove c'era del caffè, un cornetto e un bicchiere d'acqua con una rosa rossa.

-buongiorno amore - disse l'uomo entrando dalla porta che aveva spinto con la spalla.

-buongiorno tesoro- rispose la donna mentre guardava interrogativa il suo riflesso allo specchio.

-hai dormito bene - riprese il marito poggiando il vassoio sopra un mobile alto dall'altra parte della stanza vicino al letto; la donna stranamente non rispose e continuava a fissare lo specchio.
- allora vieni a fare colazione o starai lì tutto il giorno a contarti le rughe ?- continuò il marito, ignaro di quello che avevo appena fatto. La donna, infatti, alzò lo sguardo come un leone che ha appena visto la sua preda preferita fissandolo dal riflesso dello specchio con gli occhi sgranati. Lui dal canto suo la fissava sorridente, come chi ha appena fatto il battutone dell'anno. 

- quali rughe, scusa ? - disse lei con un tono basso, apparentemente calmo ma che prometteva l'inferno.

- cos.., che.. dai su non ci pensare, viene a fare colazione - balbettò lui, cercando di sorvolare sulle sue precedenti affermazioni. 

- ho detto: quali rughe? - disse lei alzando leggermente la voce, scandendo bene le parole e girandosi di scatto per guardarlo dritto negli occhi. A questo suo gesto il marito sussultò sgranando gli occhi. Era pietrificato.
- vuoi dirmi che ho le rughe? Che sono brutta e sto diventando vecchia ?- continuò lei a voce alta incrinata un po' dal pianto che ne sarebbe scaturito sicuramente da lì a breve. - amore era una battuta, non volevo. Io... non -

- che razza di buttata è? Le battute si fanno sulle cose che si pensano davvero- lo interruppe lei a questo punto gridando sul serio come una venditrice di pesce che si rispetti. Lui era fermo lì con le spalle al muro incapace di proferire parola. Dopo averlo fissato un po' con gli occhi spalancati, si diresse di nuovo davanti allo specchio sotto lo sguardo attento e spaventato del marito. Torna a fissarsi come qualcuno che vede il suo viso per la prima volta, poi torna improvvisamente con lo sguardo al marito che, in un primo momento, distoglie immediatamente lo sguardo come un bambino che è stato beccato a far danni. 

- cos'altro? Eh ? Cos'altro c'è che non va di me ? - il marito torno a fissarla impaurito e stranito dalla situazione. 

- tesoro non hai niente che non va. Invecchiare va bene, le rughe sono segno di saggezza. I primi capelli bianchi sintomo dell'esperienza che la vita...-  un grido da parte della donna interruppe le scuse blande del marito, che forse, stava solo peggiorando la sua situazione. Lei torno a fissarsi allo specchio - si beh, forse. Forse...- ad un certo punto si fiondò dentro la cabina armadio torno vicino al marito addentando il cornetto come un cannibale e uscì come una furia dalla stanza. Il marito rimasto lì a fissare la porta da dove fosse appena uscita la moglie, o forse una pazza, sicuramente al momento neanche lui lo sapeva. Si rilassò. Si mise le mani tra i capelli e si lasciò cadere sul letto come un sacco di patate privo di vita lanciato sul pavimento.                       Il suv di vittoria sfrecciava sotto la pioggia, un’occhiata alla strada e una allo specchietto retrovisore. C’era una donna riflessa che Victoria pensava di non conoscere più;  la discussione fatta col marito era un chiodo fisso nell sua mente. Eppure non si era mai accorta di questi cambiamenti in lei. La domanda era: se suo marito si era accorto di questa cosa, quante altre persone si sono accorte che io non sono più la stessa, per di più era assalita dalla vergogna: tutti si sono accorti di questo e lei no, non voleva assolutamente passare per stupida. Tutte le volte che Susan, la figlia, la chiamava “vecchiaccia” forse anche lei si era accorta di questo. Eppure Victoria non si considerava una stupida, doveva esserci qualcosa che non va. 

La sua amica del cuore, quella con cui ha condiviso la gioventù , lei doveva avere per forza un’idea su questa cosa; lei doveva essersi accorta che fosse cambiata. Mentre parcheggia nel viale di casa della sua amica le squilla il cellulare, con tutto il cuore sperò che non fosse la squinternata della figlia. Era Oliver. Non rispose. 

- Vicky che ti è successo- disse l’amica vedendo entrare vittoria visibilmente scossa. 

- Maggie, tu sei mia amica, giusto ?- esordì Victoria sull’orlo di una crisi di nervi. 

- Si certo, perché me lo chiedi ? - adesso Maggie era davvero preoccupata. 

- Dimmi la verità, mi vedi diversa ? Cambiata? Invecchiata? - disse Victoria senza neanche prendere aria. 

- Vicky non saprei. Di certo non siamo più ragazzine. A questa frase Vicky si accasciò sulla poltrona come se qualcuno le avesse appena sparato. Prese un grosso fazzoletto di stoffa e soffio rumorosamente il naso. 

- Vicky vuoi dirmi cosa succede?- chiese Maggie sedendosi accanto e poggiando le una mano sulla spalla per confortarla. 

- Stamattina... stamattina- soffio ancora una volta rumorosamente il naso.

- Stamattina Oliver mi ha portato la colazione in camera e, mentre riflettevo davanti allo specchio su che giorno fosse oggi, lui mi dice: che fai ti conti le rughe?- l’amica scoppio in una fragorosa risata. Victoria la guardò interdetta - cosa c’è da ridere ? - chiese lei non trovando nulla di divertente nella faccenda.

- Davvero è questo il problema? Sei sempre la solita bacchettona- un’altra colpo di pistola attraversò il petto di Vicky, lei bacchettona ? Da quando ? 

- Vicky ? Vicky stai bene?- la storia delle rughe era già troppo, adesso anche bacchettona. I suoi pensieri vennero distratti dall’amica che la scosse preoccupata. 

- Davvero pensi che io sia una bacchettona?- esordì Vicky con una voce lieve. Maggie scoppio di nuovo a ridere e Vicky si alzò di scatto dalla sedia. Dalla cucina spunta la mamma, ormai ultra ottantenne di Maggie, stranita da quelle risate. 

- Che succede?- chiese la donna avanzando lentamente. 

- C’è Victoria- rispose Maggie mentre la donna alza la mano per salutare l’anziana donna.

- Ma chi la stronza insensibile?- disse l’anziana 

- Mamma !- la riproverò prontamente Maggie mentre Victoria si accasciò nuovamente alla poltrona.

- Victoria mi dispiace, lei non c’è con la testa. Ieri ho parlato con tua figlia, deve aver sentito- Victoria si alzo dalla poltrona come un pugile ferito e si diresse a passi lenti ma decisi verso la porta d’ingresso. -Victoria?- disse Maggie cercando di portarla alla realtà. Una volta giunta alla porta in stato catatonico Victoria riuscì solo a dire -devo andare- uscendo senza neanche aspettare la risposta delle altre due. 

- ho detto qualcosa che non va ? - disse l’anziana signora ignorando il dramma. La figlia la fulmino con lo sguardo e lasciò la stanza senza proferire parola. 

Victoria giunse in banca, scese dall'auto e aprì l'ombrello. Aveva messo dei grossi occhiali da sole è un foulard che le coprivano totalmente il volto. In testa aveva un grosso cappello, di quelli da spiaggia. Entra e, una volta superata la bussola ad interblocco, la guardia giurata le si parà davanti. 

- signora le devo chiedere di scoprirsi il volto- disse la guardia in topo pacato ma autorevole. 

- Tom non essere sciocco- disse Victoria a bassa voce. 

- signora Moore ?- chiese Tom abbondantemente confuso. - ssshh! Non gridare!- disse lei guardandosi intorno.

- signora ma che sta facendo?- chiese ancora Tom . 

- sto giocando a nascondino.. cosa vuoi che faccia, cerco di passare inosservata- la faccia del povero Tom si strani ancora più di prima.

- È successo qualcosa ? Ha bisogno d'aiuto ? - chiese Tom cercando di dissimulare esattamente come la donna. 

- si. Hai visto mio marito? È passato ? 

- no signora. 

- mike invece e qui ? 

- si signora. 

- perfetto. Grazie Tom- Victoria fece per incamminarsi. -signora moore- la richiamò Tom mentre lei lo aveva già superato. - si ?- chiese Victoria girandosi leggermente verso la guarda.

- Tom torna domani, io sono tyler comunque- tuonò l'uomo facendo spallucce. Victoria rimase un attimo bloccata.

- oh si scusa, hai ragione. Scusami-.

Arrivò davanti l'ufficio di Mike, si diede un ultima occhiata intorno e senza pensarci un secondo apri la porta. Entro di scatto.

- aaaaahhhhh !- Mike caccio un urlo potentissimo che stava quasi per distruggere le finestre. Victoria fece lo stesso presa alla sprovvista. Poi entrando chiuse la porta e vi si Poggiò contro con la schiena. 

- chi è lei ? Non mi uccida,la prego- piagnucolò l'uomo nascostosi sotto la scrivania.

- sssshhhh! Sei forse diventato matto?!- disse lei mentre si riprendeva dallo spavento.

- si sono matto ma non mi uccida la prego- piagnucolò ancora Mike da sotto la scrivania.

- esci da lì cuor di leone, sono Victoria- disse lei togliendosi occhiali e cappello. L'uomo balzò da sotto la scrivania e cerco di darsi un tono.

- tu sei pazza! Pazza ! - urlo Mike con la voce stridula.

- stai zitto e abbassa la voce, non essere sciocco- disse lei avvicinandosi verso di lui e continuando a parlare  a bassa voce. 

- io ti denuncio. Non essere sciocco. Ma certo mi fa prendere un colpo e dovrei pure farle un applauso- Victoria lo blocco per le spalle e lui interruppe il suo sproloquio. 

- Mike ho bisogno di te - disse lei fissandolo negli occhi. Lui si bloccò un attimo e poi scoppiò a ridere fragorosamente. 

- hai bisogno di me, ma stai male ?- disse lui tra il divertito e la sorpresa. Con suo fare eccentrico si poggio sulla scrivania. Victoria gli si pose davanti.

- Mike devi essere estremamente sincero. Mi vedi imbruttita ? Invecchiata ? Bacchettona ? Stronza ? - lui la fissava divertito. 

- tesoro stronza lo sei sempre stata- lei alzo gli occhi al cielo ma lascio correre.

- l'età passa per tutti ma ci sono mille rimedi. Per quanto riguarda lo stile devo dire che mia nonna veste meglio- disse Mike con quello che sembrava un pizzico di soddisfazione. Victoria comincio a camminare per la stanza girando su stessa riflettendo su quello che aveva appena sentito.
- la pianti di girare, mi fai venire da vomitare - lei si bloccò di spalle al ragazzo. Riprese gli occhiali e il foulard. Fece per uscire. - grazie Mike - disse lei senza voltarsi accingendosi ad uscire. - quando vuoi- rispose lui divertito.

 

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Capitolo 2
*** Secondo riflesso ***


~Cambiamenti~ Era stata una giornata pesante quella di Victoria, qualsiasi cosa la irritava. Non aveva voglia di fare altre scoperte su se stessa o su quello che la circondava, non aveva più voglia di altri sconvolgimenti. Voleva la solitudine. Così fece. Il cellulare era pieno di chiamate perse: 25 chiamate di Oliver e 88 da Maggie. In quel momento voleva ritrovare la pace stando da sola. Si recò in un pub fuori città, voleva bere qualcosa e magari ascoltare buona musica. Entrò un po’ incerta in questo pub che aveva trovato per caso vagando in macchina. C’era musica dal vivo e una nube di fumo; si sedette ad uno sgabello davanti al bancone. - salve signora beve qualcosa ? Le disse la banconista con una voce molto strana. - Si grazie, qualcosa di forte.- appena si bagnò le lebbra con quel liquido azzurro senti come un fuoco che scendeva lungo la trachea facendo un buco alla bocca dello stomaco. “ che diavolo è questa roba? “ pensò tra se e se. Victoria d’altronde non aveva mai provato alcolici in vita sua. Si accinse a bere un altro sorso. - E tu cosa ci fai qui ? - una voce da dietro le fece andare quel liquido infernale di traverso. Iniziò a tossire. - Hai deciso di affogare le tue sofferenze nell’alcol?- disse ancora quella voce. Angelica si volta ma aveva già capito di chi si trattasse. - Mike! Ti pare il modo ?!- disse lei cercando di riprendersi. - Considerando la tua visita di stamattina direi di sì. - disse lui stizzito ma ironico. - No sul serio che ci fai qui ?- disse poi con aria divertita. - Non lo so Mike. Forse sto impazzendo. Volevo solo distrarmi un po’ ma forse ho sbagliato a venire qui. Me ne vado - fece per alzarsi. - Dai su vieni con me al tavolo con i miei amici, ti farà bene - Victoria lo guardò un attimo e poi decise di restare. Mike le fece strada per raggiungere il tavolo dei suoi amici. Arrivarono davanti questa tavolava rotonda, dove c’erano gli amici di Mike. - Hey Mike che ci fa tua nonna qui ?- disse una di quelle persone. Inutile dire che Victoria la guardò in cagnesco. - La nonna è venuta a prendere lo spazzolone del water che hai messo in testa per uscire- rispose lei prontamente generando una risata generale. - Vieni siediti vicino a me disse un ragazzo di colore alla sua destra. - Grazie. - si sedette accanto a quel ragazzo e Mike alla sua sinistra. Iniziarono le varie presentazioni. Victoria aveva una strana sensazione: Più guardava quelle persone più le veniva in mente la figlia. - Mike non mi presenti queste belle ragazze ?! - ognuno disse il loro nome: Lolita, Miss capezzolo, Dark lady, Godiva. Victoria era visibilmente scossa e stranita da tutti questi nomi strani e queste voci così profonde per essere femminili. - Sono Drag queen- intervenne Mike a chiarire. - scusa drag cosa ? - - Mike la signora è scesa dritta dal Medioevo, cosa vuoi che sappia- era la stessa che l’aveva stuzzicata prima, Miss capezzolo. Per l’appunto. - Senta Miss tettona fantastica...- - Capezzolo- - Ma certo, capezzolo.- disse fortemente imbarazzata Victoria. - Forse ha ragione lei. Forse rinchiusa all’interno della mia vita perfetta, offuscata dalle mie convinzioni sono rimasta indietro- disse amareggiata tra i rumori dei bicchieri e la musica alta. Il ragazzo di colore accanto lei le passo un braccio sulla spalla. - Signora ci sono diverse realtà al mondo, non c’è una giusta o una sbagliata. Vanno accettate tutte. Solo allora saremo veramente liberi dai pregiudizi e al sicuro dalla discriminazione- Victoria lo fissava dritto negli occhi, non riusciva a proferire parola. Tutto quello che quel ragazzo aveva detto forse descriveva perfettamente quello che era stata la sua vita fin’ora. Una grossa bugia ? Una visione limitante ? Una grande schifezza rassicurante ? Forse tutte e tre le opzioni messe insieme ? Tutto quello, e i troppi bicchieri di vino, le fecero venire un gran mal di testa e la voglia di dormire. Una cosa era chiara: da quella sera niente sarebbe stato più lo stesso. La sua vita aveva bisogno di cambiamenti, aveva bisogno di presa di coscienza. Il giorno dopo Victoria di prima mattina si reca dal suo parrucchiere di fiducia, ha dormito in uno dei suoi hotel della città. - buongiorno signora Moore- - Buongiorno Ivan- - - - Il solito ?- angelica si fissava allo specchio. Aveva un taglio lungo sulle spalle, un taglio da donna anziana, secondo lei. - No Ivan ! Voglio che tu mi faccia i capelli più lunghi e più chiari, voglio che tu mi ringiovanisca oggi Ivan- il ragazzo la guardava stranito, sicuramente non era da lei. - È successo qualcosa signora Moore- - - - - - - - Si Ivan, mi sono svegliata- disse lei guardandolo con orgoglio. In fondo Victoria era una bella donna, solo che si atteggiava ad una adulta signora che aspetta soltanto la fine delle vita. Quando il parrucchiere fini Victoria aveva dei capelli lunghi fino a metà schiena con delle onde morbide, grazie all’utilizzo di extension, e delle bellissime schiariture che davano sul biondino che la rendevano davvero più fresca. Approfittò anche del servizio trucco: delicato ma che la facevano sembrare 10 anni più giovane ed accentuava la sua bellezza. Per la prima volta angelica penso all'apparire, e sempre per la prima volta si vide sotto una luce diversa. Mancava ancora qualcosa. Si recò nella sua boutique di fiducia dove comprò degli abiti di classe ma più giovanili e sopratutto più succinti. Meno da donna anziana sicuramente. Li stesso si preparò per la sua rivalsa: mise una gonna a tubino stretta lunga fino al ginocchio a vita alta, una camicetta sblusata bianca con una giacca da tailleur nera. Per finire un paio di décolleté nero lucido tacco dodici. Si esatto tacco dodici. Le voleva alte come sono sempre piaciute a lei, come le indossava quando "era" giovane, o meglio quando si sentiva giovane. Entrò in banca - ciao Tyler - disse lei piena di se. Il giovane la guardò un attimo e poi sgranò gli occhi. - signora Moore ? - disse incredulo. - perché tanto sorpreso Tyler? - disse lei con un mezzo sorriso. - La trovo diversa - lei rise di gusto - beh si ho fatto qualche cambiamento. Vado nel mio ufficio- si avviò verso l’ufficio. - Signore Moore - la chiamò Tyler mentre lei era già distante. - Si ?- - Comunque sono Tom, se cerca Tyler lo trova di pomeriggio- Victoria si bloccò interdetta. - Ma certo Tom, si ecco grazie- proseguì cercando di rimanere più composta possibile. “ accidenti!” Pensò tra se e se. Arrivata davanti il suo ufficio, quell’ufficio che non usava da anni ormai perché pensava a tutto il marito, eppure a lei piaceva il suo lavoro ma lui la voleva a casa. Aprì la porta e trovo due uomini intenti a pomiciare sulla scrivania. - Oh cielo, scusate. Ho sbagliato stanza- richiuse la porta incredula di quello che aveva visto. Con la mano ferma sulla porta si bloccò un secondo a riflettere. “ aspetta un attimo, erano Mike e Oliver” per un attimo tutto i soldi spesi a trucco e parrucca le sembrarono buttati al vento perché sentì la sua faccia tramutarsi a n quella di un asino. Riaprì la porta violentemente - Ma che diamine succede qua dentro- disse furiosa. I due erano adesso impalati uno accanto all’altro incapaci di proferire parola. - Che schifo, sto per vomitare. Oliver, ti scopi il segretario- - Assistente tutto fare- intervenne lui timidamente. - Sta zitto! - tuono lei mentre lui indietreggiò per paura. - Amore non è come credi- prese parola il marito. - Benissimo. Allora spiegami come stanno le cose perché te lo giuro che sto per mettermi ad urlare e distruggere anche le finestre- - amore ascolta io stavo spiegando a Mike come si bacia perché ecco.... lui non lo ha mai fatto- - Cosa ?- tuonò lei. - Cosa ? - intervenne Mike stupito. Victoria gli lanciò uno sguardo che lo trafisse e lui indietreggio nuovamente. - Oliver per tutti questi anni ho dipeso da te perché ti amo quando in realtà tu dipendi da me. Tutto questo è mio. Io non ci posso credere. - - Amore aspetta- - Non usare quella parola, ingrato. Non la deturpare con la tua bocca sporca di bugie- disse lei tagliente ma apparentemente serena. - ne possiamo discutere tranquillamente in intimità - disse lui facendo cenno verso Mike. Victoria rise in modo sarcastico. - In intimità Oliver ? Eppure prima mi sembravi molto intimo anche con lui- - Non essere sciocca- - Non essere ru sciocco e ora vattene ! - - Victoria si ragionevole- lei si avvicinò sicura di se alla scrivani allo stesso tempo Mike indietreggiava. - Oliver apri bene le orecchie, non mi ripeterò : adesso io esco, prima di vomitare sulla scrivàni, questo pomeriggio, al mio ritorno, qua dentro non dovrà esserci neanche il tuo profumo. Stasera quando torno a casa voglio te e tutta la tua roba schifosa fuori da casa mia- - Victoria non puoi fare questo- - È finito il tempo dove mi dici cosa posso o non posso fare- girò le spalle ai due e uscì come un missile sbattendo la porta. Indosso gli occhiali da sole e attraversò la banca sotto gli occhi di tutti i dipendenti che cercavano di capire se fosse davvero lei. Molti non la riconobbero neanche. Un gran chiacchiericcio si instaurò. Si chiedevano che le fosse successo per un tale cambiamento e chi fosse davvero. Mentre Victoria camminava verso l’uscita vedeva tutte queste persone e carpiva i loro dubbi. In quel momento però neanche lei aveva risposte a quelle domande.

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