Non smettere di leggermi nel profondo

di Angelica Cicatrice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “Troppo piccolo per un fardello così grande” ***
Capitolo 2: *** “Una seccatura da tener a freno” ***
Capitolo 3: *** “Non doveva finire così…” ***



Capitolo 1
*** “Troppo piccolo per un fardello così grande” ***


~                        1
                  “Troppo piccolo per un fardello così grande

Questa storia è ambientata su un'isola sperduta, in mezzo al vasto oceano, dove la sabbia arida del deserto incontra il fresco fogliame della foresta. Era una notte fredda e umida. Una tempesta si stava scatenando, con tuoni che rimbombavano sulla terra e lampi che illuminavano il cielo.
Un bambino, vestito con una tuta arancione, era riuscito a catturare un grosso pesce nel fiume che scorreva in mezzo alla foresta. Dopo aver fatto scorta di mele e bacche selvatiche, procurandosi non pochi graffi, il piccoletto corse via col suo malloppo, in cerca di un rifugio sicuro.
Fino a quel momento non aveva badato a quanto fosse tardi, ma il suo stomaco gli fece notare che era ormai ora di cena. Per sua fortuna, trovò una caverna scavata nella roccia. Con il calore del fuoco accesso e il buon profumo della carpa appena cotta, perfino quel lugubre posto appariva accogliente, dopotutto.
Finalmente un momento di pace e di tranquillità, in fondo se lo meritava. Infatti, per un bimbo come lui, di soli 4 anni, ne aveva passate di cotte e di crude da quando era incominciata la sua avventura.
Tutto ebbe inizio quel giorno, quando fu portato sull'isola, con una notizia terribile che lo attendeva.

"Tuo padre non è più in questo mondo"

Quelle parole, così fredde e amare, gli risuonarono nella mente, e facevano ancora così male.

"Tuo padre ha sacrificato la sua vita. Ha agito da vero eroe"

Un dolore insopportabile gli stava lacerando il cuore, mentre rivedeva nei suoi pensieri il volto solare e allegro di suo padre. Quanto gli mancava!..
Ma poi, un altro viso prese forma, completamente diverso. Non era niente di umano, a dirla tutta.

"Non prendertela con me, ma con il tuo destino... così come ho fatto io..."

A quel punto un grosso nodo gli strinse la gola, quasi sul punto di soffocare. Sentiva il bisogno di piangere, di nuovo.
- Il mio papà è sempre stato così buono, mentre lui...perché sei così cattivo con me...? -
Non aveva ancora terminato quella frase che qualcosa lo fece mettere all'erta. Un fruscio, un suono di passi. Qualcuno lo stava osservando nell'oscurità.
Un lampo illuminò lo spazio circostante e una sagoma scura si materializzò all'entrata della caverna.
" Junior! " disse fra sé il bambino, mentre un brivido freddo gli corse lungo la schiena.
- Bene, bene. Abbiamo un ospite inatteso -.
La voce nel buio, lieve e pacata, aveva preso alla sprovvista il piccolo, poiché era molto diversa da come se la ricordava. Rimanendo immobile, il suo stupore divenne maggiore quando finalmente il nuovo arrivato si fece avanti. Si trattava di una fanciulla, alta, snella e graziosa. Avvicinandosi di qualche passo, la luce delle fiamme plasmò la sua figura: il corpo armonioso era fasciato da una veste chiara, aperta davanti e legata con un nastro rosso sotto al seno. Intanto, il bimbo era rimasto così sorpreso che se ne stava lì, immobile, incerto sul da farsi. Non era assolutamente la persona che si era aspettato di vedere.
- Che ci fai nella mia caverna, piccolino? - chiese la nuova arrivata. Doveva sembrare un rimprovero, ma era impossibile, con tutta la dolcezza che sapeva emanare quella voce. Il bambino la guardò con occhi spalancati.
- Cosa? La tua caverna? - fece lui, alquanto confuso. Era comprensibile. Per tutto quel tempo, da quando aveva messo piede sull'isola, aveva sempre creduto che non ci fosse nessun altro a parte lui.
Quella sì, che era una bella scoperta.
- Esatto, io vivo qui dentro. O meglio, tutta l'isola è casa mia - spiegò la fanciulla - Ma non preoccuparti, sei il benvenuto. Piuttosto, come ti chiami?-.
La ragazza si era accucciata sulle ginocchia, a poca distanza dal bambino. In quel modo, il fuoco accesso le illuminava il viso e ogni dettaglio era ben visibile.
La pelle aveva un tono sul rosa, molto più marcato di quello di un essere umano. Ricordava il colore vivace delle caramelle alla fragola. Gli occhi, grandi e contornati da folte ciglia, erano di un verde brillante, con le pupille strette, come quelle dei serpenti. I lunghi capelli, di un color magenta che andava a sfumare verso il viola/lilla,
erano raccolti in una spessa treccia che circondava il capo, come una corona.
Il piccolo, ammirandola cosi da vicino, rimase conquistato.
" E' così bella. Sembra una fata uscita da uno dei miei libri di narrativa" pensò lui, e arrossì da capo a piedi.
La fanciulla, senza un motivo apparente, sorrise dolcemente, ma questo fece mettere ancor più in soggezione il bimbo. Allora, lei chinò il capo di lato e disse:
- Se ti dirò per prima il mio nome, poi mi dirai il tuo? -.
Quella proposta suonò così amichevole che al bambino gli venne spontaneo annuire.
- Mi chiamo Pacti - si presentò lei.
- Io sono Gohan - disse lui, mentre si tormentava il lacci della cintura, ancora un po’ intimidito.
- Gohan? Che nome carino! - esclamò Pacti, regalando un sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche il più duro dei cuori. Gohan arrossì nuovamente.
- Oh, cielo! Guarda quanti graffi hai sul viso! - esclamò Pacti con una nota di dispiacere nella voce. Il bimbo aveva del tutto dimenticato quel dettaglio, e senza pensarci si passò le dita sulla faccia. I graffi bruciavano terribilmente.
- Fermo, così ti farai male. Ci penso io - lo ammonì la ragazza, e con un semplice gesto delle dita, accarezzò lievemente il viso di Gohan. In pochi secondi il senso di dolore era scomparso.
- Non mi fa più male! - disse il piccolo, entusiasta - Come hai fatto? Sei forse una maga? -
Pacti rise divertita dalla dolce ingenuità di Gohan, e ammiccando rispose:
- Quasi. Ma in realtà sono solo una guaritrice -.
Se all'inizio Gohan aveva avuto qualche sospetto, in quel momento ne ebbe la certezza: quella strana ragazza non doveva essere del tutto umana. Non sapeva come decifrarla, ma sicuramente era una persona molto speciale. Ma cosa importava? Era così buona e gentile, e per lui bastava quello.
- Dimmi, Gohan, sei solo? - gli chiese a un certo punto Pacti, spezzando il filo dei suoi pensieri - Dov'è la tua mamma? E il tuo papà?-.
Con quelle domande, il piccolo Gohan si incupì e abbassò lo sguardo. Il dolore che aveva cercato di nascondere tornò a galla. Le lacrime e il nodo alla gola si fecero sentire più forti che mai. Strinse i pugni e cercò di mantenere la voce calma, richiamando tutta la sua forza di volontà.
- La mamma è a casa, lontana da qui - cominciò, mantenendo lo sguardo basso per evitare di guardare Pacti - e il mio papà...il mio papà... -
" Non c'è più..."
Gohan non riuscì a pronunciare quelle ultime parole. Perfino sussurrarle nel pensiero gli era così difficile e massacrante. Ma lui non poteva sapere che quella confessione segreta era arrivata comunque forte e chiara "alle orecchie" di Pachi. Era un dono che le era stato concesso fin dalla nascita.
"Oh, povero piccolo..." pensò addolorata, sentendosi subito in colpa per essere stata così invadente. Allungando una mano, la ragazza sfiorò i capelli corvini del bimbo,che era rimasto fermo in quella posa, incapace di muovere un solo muscolo. Stava combattendo contro se stesso, contro quel dolore che lo stava divorando dentro.
- Gohan...- lo richiamò Pacti, in un lieve sussurro, come una carezza. A quel punto, Gohan non riuscì più a trattenersi. Con il volto colmo di lacrime, si gettò tra le braccia di Pacti, dando sfogo a tutte le sue emozioni negative.
- Papà...papà...- diceva il piccolo, tra un singhiozzo e l'altro. Pacti fu colta da una forte sensazione di amarezza. Strinse al suo petto il bimbo disperato e cullandolo gli sussurrava all'orecchio:
- Non piangere, piccolo Gohan. Va tutto bene -.
Quel calore, quelle parole, lo stesso profumo di Pacti, per Gohan fu un toccasana. Con i giorni interi in piena solitudine aveva quasi dimenticato come fossero gli abbracci. Dopo che anche le ultime lacrime si esaurirono, il bimbo riuscì a raccontare alla sua nuova amica tutta la storia; da quando era stato rapito da Radish, il fratello malvagio di suo padre, fino al suo arrivo sull’isola.
-Sono qui perché devo imparare a sopravvivere e a cavarmela da solo – aggiunse Gohan – poi mi dovrò allenare per diventare un guerriero e combattere contro i cattivi che arriveranno sulla Terra. O almeno così mi è stato detto -.
Pacti, che era rimasta ad ascoltarlo, provava una vera compassione e tenerezza per quel povero bambino.
-E chi è stato a dirti questo, Gohan? Chi ti ha portato qui lasciandoti da solo? – chiese lei con fermezza.
Pacti non riusciva a credere che un bambino così piccolo e innocente, senza alcuna esperienza, fosse costretto a una responsabilità troppo grande. Anche se non erano affari suoi, voleva scoprire come stavano esattamente le cose. Ma per qualche motivo Gohan era rimasto chiuso nel suo mutismo. Non accennava neanche a un minimo indizio. La fanciulla era sul punto di arrendersi e di non insistere, ma all’improvviso, un nuovo pensiero arrivò nella sua mente. Proveniva dai ricordi del piccolo Gohan:

“ Smettila di piangere!...Tu devi imparare a sopportare la sofferenza”

Quelle parole non appartenevano a Gohan. La voce era profonda e matura. Suonava molto severa, autoritaria, come quella di un maestro che esigeva impegno e disciplina. Era certa che doveva trattarsi della persona che aveva condotto con la forza Gohan sull’isola. Avrebbe voluto porre altre domande, ma Pacti cambiò subito idea.  Appena ne fu convinta, sospirò, e alzandosi in piedi si rivolse al piccolo.
-Gohan, ora devo andare – gli comunicò – ti lascio la mia caverna. Puoi usarla come rifugio ogni volta che vorrai. Io ho l’intera isola a disposizione, quindi per me non ci sono problemi -.
Decidere di lasciarlo lì le era costato un gran sacrificio. Se avesse seguito il suo cuore sarebbe rimasta con lui per tutto il tempo necessario, per proteggerlo e accudirlo nell’impresa. Ma Pacti aveva anche compreso quanto fosse importante la prova che Gohan doveva superare, e se lei fosse rimasta, sarebbe diventata solo una distrazione. Non voleva abbandonarlo, ma doveva, per il suo bene.
-Eh?Come, te ne vai? – fece Gohan, con la sua vocina gracchiante. Sembrava proprio che non l’avesse presa bene. Pacti annuì e cercando di mascherare le sue emozioni, disse con voce ferma:
-Anche io ho dei compiti da portare a termine. Inoltre, sono certa che te la caverai benissimo-.
La fanciulla aveva da poco girato i tacchi con la promessa di non voltarsi indietro, quando un'altra frase la fulminò nei meandri della mente:

“Oh no!Peccato…ero sicuro di aver trovato un’amica…”.

Pacti arrestò i suoi passi, colta da una nuova sensazione. Il cuore si riempì di un calore, tenue e dolce, mai provato prima. Senza rendersene conto, si era voltata indietro e i suoi occhi, che brillavano nel buio come lanterne, si posarono sul piccolo dispiaciuto. Adesso sì, che non ho il coraggio di lasciarlo, disse fra se.
La fanciulla si prese qualche secondo per riflettere, infine, curvando un sorriso, si avvicinò di nuovo al bimbo.
-Gohan – lo richiamò con dolcezza – ho una cosa per te. Un regalo -.
Detto ciò, frugò all’interno dello scollo della veste, e ne tirò fuori un ciondolo. Era una pietra rossa.
-Una pietra rossa? – fece Gohan, mentre lei gli metteva al collo il ciondolo -Che bello,questo è un vero rubino!-.
-Non è un semplice rubino – gli spiegò Pacti, quasi canticchiando –è una pietra magica. Ovunque andrai ti porterà fortuna. Se avrai coraggio e forza, supererai tutte le prove che troverai sul tuo cammino -.
Sul viso di Gohan si allargò un sorriso raggiante, e tutto felice scrutò la gemma rossa che luccicava alla luce delle fiamme. Sembrava che il piano di Pacti aveva funzionato. Ma c’era un’ultima cosa prima di andare. –Ricordati, Gohan, tu sei un bambino speciale. Diventerai un guerriero forte e coraggioso. E ogni volta che ti sentirai solo, guarda questa pietra e saprai che la tua amica Pacti ti resta vicina, anche se non mi vedrai -.
Gli occhi del piccolo si colmarono di lacrime, ma senza lagnarsi ebbe la forza di sorridere e annuire con la testa.
-Bravo, il mio piccolo guerriero – disse soddisfatta lei, e gli donò un bacio sulla fronte.
Subito dopo, Pacti si voltò e si affrettò per uscire dalla caverna. Doveva allontanarsi da lì in fretta, prima che le sue emozioni la stravolsero nuovamente. Per fortuna almeno il piccolo non la inseguì, e questo fu un vantaggio in più per allontanarsi senza imprevisti. Appena fu sicura di aver lasciato parecchi metri dalla caverna, spiccò il volo e volteggiò nel cielo coperto di nubi. La pioggia aveva smesso di cadere e l’aria profumava di fresco. La fanciulla si lasciò cullare dalla brezza del vento e si rilassò. Ma i suoi pensieri correvano ancora verso quel piccolo bambino, così puro e innocente. Si chiedeva se avesse davvero fatto la scelta giusta. Insomma, anche se con amarezza, lo aveva lasciato solo a fronteggiare un destino così arduo. Non si era comportata poi così diversamente da colui che…già, il maestro di Gohan. Era stato lui a iniziare tutto. Chissà chi era?
Mentre volava verso le fronde di una giungla, Pacti si concentrò, ripensando a tutti i pensieri che aveva letto nella mente del suo piccolo amico. Tra le tante frasi e parole, ne spiccavano alcune interessanti. Ma qual’era stata la prima di tutte?

“perché sei così cattivo con me…?” ---- “Junior!” 

Angolo dell’autrice:
Salve a tutti, eccomi tornata con una nuova storia ma questa volta molto diversa. Era qualcosa che mi frullava in mente già da parecchi anni, quando avevo cominciato a seguire Dragon Ball tramite il manga e poi l’anime. E così, di recente mi è tornato in mente, e allora ho preso la decisione di mettere nero su bianco. Come avrete capito lo scenario è quello del periodo di addestramento del piccolo Gohan, saga dei Sayan, Dragon Ball z ( il mio preferito <3) e ho aggiunto un personaggio nuovo: Pacti. Per il momento cosa ne pensate? Ci vediamo al prossimo capitolo.

Note: Il nome Pacti, proprio come tutti quelli della serie, ha un significato ma per il mio pg ha un collegamento sensato. Significa “cerotto”. Penso che avrete già compreso perché proprio questo nome ^^  

 

    

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Capitolo 2
*** “Una seccatura da tener a freno” ***


    2

                          “Una seccatura da tener a freno”
                    
                                                                                                                   
                                                                                                 

- Avevo giusto bisogno di un po' di carne fresca - disse Gohan, mentre era sospeso per aria, sfoderando la spada affilata. Con sicurezza, il bimbo dalla tuta arancione atterrò verso la possente bestia con cui, poco prima, aveva iniziato una movimentata "acchiapparella". Quel terribile dinosauro, grande e grosso, lo aveva inseguito per tutto il tempo, intenzionato a divorarlo in un sol boccone. Peccato per lui che tutto era andato a suo sfavore. La spada del piccolo guerriero affondò nella carne dell'animale, e tra un mugugno e un lamento, il dinosauro scoprì ben presto di aver perso a quel "gioco", e anche una gustosa colazione. Anzi, era diventato lui la colazione dell’altro. I ruoli si erano ribaltati nell'arco di un secondo.
- Fra poco non ti resterà neanche un briciolo di coda - aggiunse infine il bimbo, e subito dopo si affrettò ad accendere il fuoco per cuocere una bella fetta di carne. Sembrava che a parte lui (e il dinosauro, ormai intontito in un angolo) non ci fosse nessun altro, in quella zona rocciosa, sull'isola.
Ma in verità, c'era qualcuno che si stava godendo lo spettacolo, a una ventina di metri sospeso nel cielo.

- Bene, comincio a vedere qualche miglioramento - disse l'insolito spettatore, mentre osservava con attenzione i movimenti del piccolo Gohan. Sul suo volto, dalla pelle verde come giada, si curvò un mezzo sorriso compiaciuto.
“Finalmente quel marmocchio sta imparando a cavarsela da solo”, pensò fra sé. Era passato un solo mese da quando Gohan aveva iniziato il suo allenamento speciale. Pur essendo un bambino di 4 anni era divenuto più sicuro di sé e non aveva più paura delle bestie selvagge. Eppure, per il suo maestro, ancora non bastava. C’era ancora molta strada da fare, e quello non era nemmeno l’addestramento vero e proprio.
"Almeno ha smesso di frignare " pensò nuovamente, mentre rimaneva sospeso, con il mantello che svolazzava nel vento. Era sul punto di voltarsi e sparire, dato che non aveva alcuna voglia di farsi sorprendere dal suo allievo. Ma ad un tratto, le sue orecchie, incredibilmente lunghe e appuntite, avvertirono un lieve fruscio. Si voltò di scatto, con i nervi a fior di pelle, e rimase stupito quando scoprì che qualcuno lo stava osservando in silenzio.
- Salve - disse una ragazza, con una voce gentile e dolce. Sospesa per aria anche lei, con i suoi occhioni verdi, fece sbattere le lunghe ciglia e rivolse un cenno di saluto al suo nuovo ospite. Quest'ultimo rimase un attimo interdetto, fissando la giovane che si era mostrata.
Aveva l'aria di una danzatrice araba, molto più sobria ma comunque armoniosa ed elegante.
- Devo dire che la mia isola sta diventando sempre più affollata - disse a un certo punto la nuova arrivata, con una nota ironica nella voce. Le sue labbra, di un bel porpora, si schiusero in un sorriso divertito, ma il suo nuovo conoscente non si scompose minimamente.
- La tua isola? - ruppe finalmente il ghiaccio, intrecciando le braccia all'altezza del torace ampio e muscoloso.
- Proprio così. Questa è la mia casa - spiegò poi la fanciulla, facendo ondeggiare il lembo della manica destra come per invitarlo ad ammirare il vasto panorama. In effetti era una bella giornata, soleggiata ma per nulla afosa. Era il tempo ideale per starsene in mezzo alla natura.

"Che strano. Ero sicuro che l'isola fosse disabitata, e invece...non ho nemmeno percepito la sua aura...chi sarà mai?"

All'improvviso, lei abbozzò una smorfia furbetta, come se avesse intuito qualcosa di invisibile nell'aria.
- Non mi sono ancora presentata -disse, portandosi una mano sul petto - Mi chiamo Pacti. E tu devi essere Junior, vero? -.
Il guerriero dalla pelle verdastra, che fino a quel momento era rimasto impassibile, fece sbattere gli occhi dallo stupore.
- Come fai a conoscermi? - le chiese. Il tono della sua voce era profondo, cupo, perfino virile.
- Beh, è vero che non ci siamo mai incontrati prima. Ma diciamo che, abbiamo un amico in comune - gli spiego Pacti, sicura e tranquilla.
Junior continuava a fissarla e mille domande gli balenarono in testa. Poi riprese sicurezza.
- Tsk, ti sbagli. Io non ho nessun amico - rispose lui, mentre il vento si alzava sempre di più, facendo ondeggiare i lembi del suo mantello bianco, in perfetto contrasto con la tuta violacea dalle mille pieghe. La leggera brezza trasportò con sé un forte e invitante profumo di carne arrosto. Pacti lo avvertì e inspirò a fondo, deliziata da quell'aroma.
- Ne sei sicuro? - fece lei, avvicinandosi un po'. Subito dopo, la fanciulla spostò lo sguardo su un punto preciso, verso il basso. Junior, leggermente confuso, seguì l'attenzione che Pacti stava dando al piccolo Gohan, mentre quest’ultimo si gustava il suo meritato pasto. In quell'istante tutto fu chiaro. Junior, interdetto, emise un esclamazione soffocata. Lievemente seccato, si girò nuovamente verso Pacti.
-Tu... Si può sapere chi sei? - chiese lui, con la voce che si alzò di un tono quasi rauco. Junior aveva tutte le sue buone ragioni per essere così infastidito. Voleva sapere chi fosse quella persona, che tipo di legame avesse con il bambino e soprattutto che intenzioni avesse.
Pacti rimase alquanto sbigottita da quella reazione così dura.
- Te l'ho detto, sono Pacti e vivo su quest'isola – spiegò con calma - Ho conosciuto Gohan qualche giorno fa. Si era rifugiato nella mia grotta e allora abbiamo fatto amicizia. Tutto qui -.
Passarono alcuni secondi e un pesante silenzio era sceso tra i due. Pacti attendeva una qualsiasi risposta da parte di Junior, ma quest'ultimo rimase a studiarla, sempre composto e serio. In realtà, quella notizia non gli piaceva affatto. Il vero motivo per cui il guerriero avesse "abbandonato" Gohan sull'isola era proprio perché voleva forgiarne il carattere attraverso l'esperienza, come trovare cibo e riparo da solo. E per raggiungere tali risultati aveva scelto appositamente un luogo desolato come quello. Gohan doveva isolarsi da tutto e da tutti per diventare davvero forte e indipendente.
Junior socchiuse gli occhi e scrutò con freddezza il viso di Pacti.
- Spero per te che mi abbia detto la verità - disse finalmente - ma comunque sia, ti avverto. Non avvicinarti mai più a quel moccioso. Capito? -
Per tutta risposta, Pacti allargò gli occhi dalle pupille sottili, incredula a quello che le sue orecchie avevano da poco ascoltato. Da quella fatidica sera, Pacti non aveva mai smesso di essere in pensiero per il piccolo Gohan. Aveva visto la sua fragilità, le sue debolezze, nonostante egli stesso cercasse di nasconderle, per apparire forte e coraggioso. Ma lei lo aveva capito da subito. Era davvero un bambino in gamba, dolce, sensibile, con piccole spalle su cui erano state ammassate troppe responsabilità. Forse per via del cuore delicato, Pacti era rimasta colpita dalla tenacia del piccolo guerriero, e ogni giorno aveva sperato che non gli fosse accaduto nulla di brutto. Tra l’altro aveva pensato spesso anche al misterioso maestro, di cui conosceva solo il nome. Ricordava che per qualche strano motivo, il bimbo non aveva proferito parola riguardo a colui che lo aveva strappato dalla famiglia, dal focolare della casa, e portato sull'isola aspettandosi grandi cambiamenti in poco tempo. Ma la fanciulla si era concessa il beneficio del dubbio. Non poteva giudicare prima di conoscere di persona questo fantomatico Junior. Così si era decisa di mettersi sulle sue tracce per trovarlo e farsi un'idea di che tipo fosse. A dirla tutta, appena lo aveva visto, il suo aspetto così insolito, la voce, il temperamento, tutto di lui l'aveva incuriosita. Sentiva che non era una persona come tante altre e che fosse in qualche modo speciale. Ma in quel preciso momento, quando l'aveva fulminata con i suoi occhi neri, qualcosa di negativo avevo smosso la prima buona impressione. Il colpo di grazia, che aveva fatto crollare tutte le speranze e i buoni propositi, era arrivato proprio con quelle parole prive di ogni briciolo di gentilezza. Non c'era da meravigliarsi se Gohan non le avesse confidato nulla sul suo maestro.
Mentre i suoi pensieri vagavano, Junior, sicuro di aver messo in chiaro le cose, si voltò dandole le spalle.
“ Non avvicinarti mai più a quel moccioso”.
Quella frase non smetteva di martellare la mente di Pacti, dandole una sensazione così fastidiosa che le faceva rivoltare le budella. Che fosse la completa mancanza di empatia che Junior mostrava nei confronti del suo allievo, oppure la velata minaccia che dovesse stare lontana da lui, in ogni caso, la fanciulla non poteva tollerare quel comportamento. E ancor prima che il guerriero si allontanasse, lo bruciò sul tempo con una semplice frase:
-Sennò, cosa mi farai?-.
La sua voce era pacata come al solito, ma aveva assunto un tono particolare.
Junior, dal canto suo, rimase immobile dov’era. Non si aspettava quella reazione e si chiedeva perché quella ficcanaso insisteva così tanto. Riluttante e scocciato si affrettò a liquidarla.
- Non ho tempo da perdere con te, ragazza – rispose lui, senza prendersi la briga di voltarsi per guardarla. Era pronto per andarsene una volta per tutte, ma all’improvviso sentì un’ombra dietro di sé. Una leggera sensazione che gli sfiorava il collo lo invase, e solo poco dopo capì che era l’alito di Pacti.
-Capisco…sarebbe una vera rogna se fosse una donna a darti una lezione, vero? –
La voce delicata di Pacti risuonò come una specie di sussurro vibrato, accentuato da un sottotono sibilato. Era come se la sua lingua si trascinava tra una parola e l’altra, producendo un suono molto strano. Junior avvertì un brivido freddo,come una scarica elettrica che correva lungo la schiena, e un senso di disagio lo stava schiacciando come un macigno. Quella frase lo aveva ferito nell’orgoglio e non poteva permettere che qualcuno, una ragazza per giunta, lo mettesse in ridicolo in quel modo.
-Ora basta! – sbottò Junior, voltandosi all’istante per porre fine a quella storia. Una semplice spinta con il braccio sarebbe bastato per allontanarla. Ma proprio quando il guerriero stava mettendo in atto la sua mossa, la ragazza era sparita nel nulla. Junior strabuzzò gli occhi, incredulo e confuso al tempo stesso. Una mano con dita sottili si era poggiata sulla sua spalla, e infine percepì nuovamente la presenza di Pacti. Alle sue spalle, come se fosse ricomparsa con un trucco di magia, la fanciulla curvò un sorriso e con aria saccente sibilò.
- Che bei riflessi, complimenti!Ma io sono qui –
Dopo un attimo di smarrimento, Junior si sentì nuovamente punto sul vivo, e sulla sua faccia si formò una smorfia di rabbia. Digrignando i denti, non si trattenne oltre e strinse una mano in un pugno.
-Smettila di prendermi in giro! – urlò lui, sfoderando il colpo che di sicuro sarebbe andato dritto sulla spalla di Pacti. Non voleva farle del male, ma solo dimostrarle che non le conveniva provocarlo ulteriormente. In fondo era solo una ragazza. Ma stranamente, quel pugno sfiorò solo l’aria. Con quella stessa mano, Pacti si era issata per aria poggiandosi sulla spalla di lui, sollevandosi per deviare il pugno e facendo una capriola in avanti. Junior ebbe giusto il tempo di sbirciare con la coda dell’occhio; il viso roseo della ragazza aveva assunto un’espressione furbetta, marcata dagli occhi color verde acido, ormai socchiusi come due fessure.
-Tutto qui quello che sai fare? – lo schernì lei, con quella voce flebile e sibilata. Se all’inizio Junior si era fatto qualche scrupolo, a quel punto non riusciva più a trattenersi. Inoltre, aveva dei reali sospetti sulla vera identità di quella misteriosa fanciulla. Non era affatto normale, o almeno non sembrava completamente umana. Avrebbe dovuto capirlo fin dal primo momento, avvertendo la sua aura.
- Maledetta ficcanaso! – ringhiò lui – Non ci andrò più così leggero con te! -.
Con una velocità assurda, una raffica di pugni si avventò su Pacti, costringendola a una sorta di danza per evitare di essere colpita. Junior era davvero sconcertato. Ogni colpo, ogni pugno, qualsiasi movimento da parte sua veniva puntualmente evitato dall’agilità di quel corpo, che anche nella lotta, si muoveva con grazia.

“Ma cosa…come diavolo fa a deviare i miei colpi? Sembra prevedere tutto in largo anticipo”

A un certo punto, come se fosse arrivato al limite della sopportazione, Junior era ormai stanco di quella situazione. La rabbia e la frustrazione crescevano man mano, ma per fortuna la ragione venne in suo aiuto. Era sciocco continuare quella lotta insensata ed inoltre non poteva concedersi un vero combattimento, almeno non in quel momento e in quel luogo. Il suo allievo era ancora nei paraggi e  l’ultima cosa che voleva era di attirare l’attenzione su di se. Ripensando a quel particolare, si ricordò del vero motivo per cui era lì, e dell’importante missione che dovevano portare a termine. Fermandosi bruscamente, il maestro indietreggiò di qualche metro per mantenere le distanze dalla ragazza. Nonostante fosse riuscita a resistere, Pacti aveva un po’ di fiatone e ne approfittò di quella pausa per riposare. Doveva ammettere che quel tipo era molto forte. Doveva ringraziare la sua “doppia”natura  altrimenti se la sarebbe vista brutta. Dopo aver recuperato un po’ di ossigeno, Pacti tornò all’attacco.
-Perché ti sei fermato? –fece lei, mostrandosi disinvolta per nascondere la fatica.
-Sei troppo stanca, e non voglio approfittarne –gli rispose lui, facendole notare che se n’era accorto . Pacti sbuffò leggermente, irritata per quella motivazione che doveva suonare come una gentilezza, ma che non era affatto così. Era evidente che volesse solo infastidirla. 
-Bella scusa, maestro – lo canzonò lei, curvando le labbra.
Junior sentiva le vene della testa pulsare come non mai, così tanto che rischiavano quasi di esplodere.
-Mi hai seccato! Dimmi una volta per tutte cosa vuoi da me, ho i minuti contati – disse aspramente lui, mostrando i canini appuntiti. A quella richiesta Pacti si ricompose e con aria molto seria rispose:
-Niente di tanto difficile. Voglio solo che tu mi permetta di vegliare su Gohan -.
Il guerriero non mosse neanche un muscolo. Aveva immaginato una risposta del genere, dato che tutto era partito proprio dopo averla ammonita di non farsi più vedere. Con un sospiro esasperato, Junior intrecciò le braccia muscolose al petto.
- Non ha bisogno di te, ma solo di continuare ad allenarsi. Sono io a decidere cosa è meglio per lui – le spiegò, marcando la convinzione nella voce sull’ultima frase. Ma Pacti scosse la testa.  
-Sarai anche il maestro di Gohan, ma non credo che tu abbia il diritto di decidere su tutto ciò che gli riguarda. Quel bambino ha già sofferto abbastanza. Ha perso suo padre, non ha avuto neanche il tempo di superare il trauma e per giunta lo hai portato via da sua madre -.
La ragazza non aveva smesso di esprimere il suo parere che il guerriero verde esplose spazientito.
-Per tutti i fulmini!Quante volte mi dovrò ripetere!? Non ho tempo per le convenzioni sociali!-.
La durezza di Junior colpì profondamente Pacti, anche se quella risposta aveva un che di comico.
Testardo e cocciuto. In tutta la sua vita non aveva mai incontrato un tipo del genere.
-Sei proprio un osso duro – fece lei, asciugandosi del sudore immaginario sulla fronte.
-Desidero solo evitare scomode distrazioni. Sarebbe un vero guaio se, per colpa di un imprevisto, i miei piani andassero in fumo – affermò lui, e il suo sguardo si spostò nella direzione dove Gohan era ancora ben visibile. Meno male che non si era accorto di nulla.
-Puoi stare tranquillo- disse poi la fanciulla, attirando di nuovo l’attenzione di Junior – Non ho alcuna intenzione di rovinare i tuoi piani. So benissimo che tipo di missione hai dato al piccolo Gohan, e sono la prima che vuole evitargli problemi -.
Un nuovo segno di stupore comparve sul volto del guerriero. Il tarlo del sospetto rosicchiava ancora nel suo cervello e sentiva che quella “lotta”non era terminata.
-Per questo motivo mi limiterò a vegliare su di lui da lontano. Esattamente come stai facendo tu – disse infine Pacti, con una naturalezza disarmante che avrebbe lasciato di stucco chiunque.
-Così non ti darò motivo di allarmarti, e tutte e due saremo soddisfatti – aggiunse, ma non si era ancora accorta che il guerriero aveva smesso di ascoltarla. Massaggiandosi le tempie, con gli occhi serrati come se stesse cercando di combattere una forte emicrania, Junior aveva solo voglia di spaccare qualcosa. Ci fu un attimo di silenzio, poi la fanciulla riprese la parola.
-Comunque anche io ti avverto – poi, senza alcun preavviso si avvicinò a Junior – qualunque cosa tu cercherai di fare non basterà a farmi cambiare strada. Gohan mi sta troppo a cuore e per questo lo terrò d’occhio, stanne certo -.
A meno di un metro di distanza, Junior rimase come ipnotizzato dagli occhi di Pacti, che in quell’istante brillavano di una luce mai vista prima. Era la luce della determinazione pura e vera, pari a quella di un guerriero che esprime una solenne promessa. Junior ne rimase colpito per un breve istante. Soddisfatta di ciò, la fanciulla fece un mezzo sorriso e girò i tacchi,ondeggiando nell’aria per poi allontanarsi verso una distesa di alberi verdeggianti. Intanto il guerriero dalle orecchie a punta la osservava con intensità, maledicendosi per aver permesso una cosa cosi seccante. Si era cacciato in un grosso pasticcio. Non bastava il moccioso da educare, ed ecco arrivata una balia da tenere a freno.
 


               


    

 

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Capitolo 3
*** “Non doveva finire così…” ***


~     3   
   
                              “Non doveva finire così…”

Era passata una settimana da quando il guerriero dal mantello bianco aveva fatto conoscenza con la singolare custode dell’isola. Junior, che si era sempre ritenuto un essere forte, dalla spiccata intelligenza, e da un acuto, se non perfino maniacale senso di giudizio, non riusciva ancora a capacitarsi di come avesse ignorato la presenza di quella fanciulla. Ma tralasciando questo dettaglio, ciò che gli faceva davvero rodere il fegato era stata l’umiliazione ricevuta durante il loro primo “scontro”. Odiava ammetterlo: quella ficcanaso era riuscita a tenergli testa. Anche se si era limitata a difendersi evitando il contatto fisico, era evidente che non si trattava di una semplice umana. La misteriosa fanciulla dagli occhi di serpente, che gli aveva dato non pochi grattacapi, era sicuramente dotata di poteri inaspettati. Qualcosa che nemmeno lui poteva lontanamente immaginare. Una cosa però era certa: la detestava. Detestava lei e la situazione che si era creata. Tuttavia, Pacti aveva promesso che non si sarebbe riavvicinata a Gohan, ma solo di tenerlo d’occhio a debita distanza. Peccato che Junior era un tipo molto diffidente verso gli altri. Per tale motivo aveva passato gli ultimi giorni a tenere sotto controllo la situazione. A volte, nei pomeriggi soleggiati mentre osservava l’allievo, si aspettava di vederla sbucare all’improvviso, con tutta la sua grazia e la voce ammaliante. Ma per fortuna di lei neanche l’ombra, quindi poté tirare un sospiro di sollievo, anche se temporaneo. Era una vera seccatura. In compenso, però, era così misteriosa, e tanto bella.
Basta distrazioni! Doveva smettere di pensarci. Il cielo si era colorato di un blu intenso e le prime stelle cominciarono a brillare. Junior aveva iniziato un nuovo tipo di allenamento, e l’aveva praticato negli ultimi tre giorni. Incredibile ma vero, aveva anche scelto un valido compagno, lui che preferiva isolarsi. Nel bel mezzo dell’isola, nei pressi delle montagne, il guerriero chiamò a raccolta tutte le sue forze ed ecco una copia identica a lui staccarsi dal suo corpo. Due guerrieri gemelli, uguali nell’aspetto e nella forza, cominciarono il duello. Lo sdoppiamento del corpo era una delle sue tecniche migliori, ma anche la più difficile da acquisire. Mentre procedeva con lo scontro, non poteva fare a meno di rivivere gli istanti che erano stati la causa di tutto. Non aveva ancora digerito quel momento, quando Radish, il fratello malvagio di Goku, era riuscito a schivare il suo “ cannone speciale”. Per la prima volta nella sua vita aveva sentito il gelido brivido del terrore. Vedere il suo colpo migliore andare a vuoto, aver fallito così miseramente, era per lui una sconfitta bruciante.
“ Questo è troppo per il figlio del grande Al Satan…”
Junior stava continuando il suo allenamento quando all’improvviso qualcosa gli fulminò la mente e quei ricordi si dissolsero. I due guerrieri smisero di combattere ed entrambi ebbero la stessa orribile sensazione:
- Il ragazzino! -.
- E’ sparito! -.
Nell’arco di un secondo, il maestro si fuse con la sua copia e senza perdere altro tempo si alzò in cielo, volando ad alta velocità. Il motivo di quel cambiamento repentino era intuibile. Il guerriero perlustrò tutti i luoghi dove il bambino passava la maggior parte del suo tempo. Di solito, allievo e maestro non si incontravano mai, ma questo non impediva a Junior di captare la presenza del piccolo anche da chilometri di distanza. Ma più si sforzava di cercarlo, più avvertiva un brutto presentimento. L’aura di Gohan sembrava la fiammella di un fiammifero, che man mano si stava spegnendo lasciando solo un minuscolo tizzone, seppur ancora ardente.
“ Dove diavolo è finito? “
Junior sorvolò sulla spiaggia, scura e salmastra, mentre il cielo si stava annuvolando. Le orecchie appuntite si mossero leggermente, avvertendo in anticipo i primi imminenti tuoni del temporale, che di lì a poco si sarebbe scatenato. Scrutando tra le onde dell’oceano, si concentrò per riuscire ad avvertire la presenza del piccolo. Ma vi trovò solo una tempesta furiosa, con tanto di trombe d’aria e maremoti schiumosi. Allora decise di spostarsi nel cuore dell’isola. Perlustrò ogni angolo del bosco, nei presi del torrente e perfino nella grotta scavata nella roccia. Niente. Nessuna traccia di Gohan. A quel punto, dopo aver rimuginato, arrivò a una conclusione. L’idea non gli piaceva affatto, ma non aveva alternative. Borbottando qualcosa fra sé, si alzò nuovamente in volo e cominciò a seguire una vasta distesa di alberi. Seguì un odore a lui familiare che lo condusse fino a una prateria. Atterrando sul suolo erboso, si fermò nei pressi di un ruscello e fece risuonare la sua voce, possente e massiccia:
-Dove sei? Ti devo parlare-.
Un fruscio sinistro lo fece mettere all’erta. Dalle fronde di un albero carico di mele sbucò fuori la testa di una giovane donna. Pacti, che si manteneva aggrappata con le gambe su qualche ramo, alzò la testa.
-Junior? Che ci fai qui? – gli chiese. Aveva l’aria assonnata e la sua voce sembrava un leggero sussurro. Con gli occhi impastati dal sonno, sbadigliò lievemente, mostrando due piccole zanne.
- Arriverò subito al sodo – rispose Junior, non badando al fatto che l’avesse svegliata – Dov’è il marmocchio? -.
A quelle parole Pacti rimase di stucco. Ancora un po’ intontita, guardò la faccia seria e dura del suo ospite.
-Gohan? Perché lo stai cercando e perché lo chiedi proprio a me? – fece lei, mentre si strofinava gli occhi.
-Non fare la finta tonta- tuonò il guerriero, stringendo i pugni per il nervoso, mantenendo comunque una parvenza di calma.
-A parte me, tu sei l’unica che solitamente lo tiene d’occhio -.
Pacti rimase interdetta per un attimo, ma poi si rilassò e non tardò nel dare la sua risposta.
-Vero. Ma sappi che io sono l’ultima persona a cui puoi chiedere. Sono giorni che sto in disparte,senza farmi vedere da lui. Proprio come ti avevo promesso, ricordi?-.
Junior si zittì all’istante. La sua faccia mostrava un senso di frustrazione e di sconfitta. Ma il sorriso beffardo della fanciulla lo fece irritare e il suo orgoglio crebbe a dismisura. Odiava farsi trattare in quel modo.
-Piantala! Il vero problema è che non riesco a trovarlo- ricominciò mentre il temporale peggiorava. L’espressione di Pacti mutò di colpo, e con una certa preoccupazione chiese:
-Come sarebbe a dire non riesci a trovarlo? -.
-La sua aura è scomparsa. Ho cercato dovunque ma sembra che sia svanito nel nulla – si spiegò meglio il guerriero – Ecco perché mi sono preso la briga di venirti a cercare. Pensavo che fosse con te-.
Un tuono rimbombò rumoroso. Sottili gocce caddero dal cielo, nero come il carbone.
-Oh,cielo! E’ terribile – esclamò lei, portandosi le mani sul volto – Povero Gohan, forse gli è successo qualcosa -.
A quel punto, la ragazza si lasciò cadere dal ramo e atterrò in piedi sull’erba bagnata. Solo in quel momento, mostrandosi completamente al suo cospetto, Junior poté vederla in tutta la sua figura. Non portava i suoi soliti abiti. Indossava invece una lunga tunica di un brillante verde smeraldo. La stoffa di seta le fasciava le curve donandole un aspetto armonioso, mentre i capelli raccolti erano in disordine e impreziositi da piccole foglie. Junior distolse subito l’attenzione da quei dettagli, sentendosi leggermente a disagio solo per averli notati.
-Dobbiamo trovarlo – aggiunse Pacti, una volta ricomposta alla meglio – Andiamo a cercarlo! -.
Il guerriero,appena udì quelle parole,fu scosso da un senso di fastidio. Non era assolutamente d’accordo su quell’idea, e allora, incrociando le braccia al petto, subito espresse il suo dissenso.
-Non se ne parla nemmeno- disse con fermezza –Non c’è alcun bisogno che venga anche tu, posso farcela da solo. Inoltre, ricordati che hai dato la tua parola-.
Forse il guerriero aveva dimenticato un dettaglio importante. Se per lui Gohan era solo l’allievo che stava addestrando, per Pacti invece significava molto di più di un semplice marmocchio. E quella situazione era troppo delicata per mantenere schiocche promesse, solo per tenere integro l’ ego smisurato del maestro.
-Non dire stupidaggini!- fece lei, alzando il viso per fissarlo negli occhi – Non puoi darmi una notizia del genere, per poi pretendere che io me ne stia qui con le mani in mano -.
Pacti era ormai al limite della sopportazione. Non riusciva più a reggere quel carattere orgoglioso e arrogante. Ma Junior non voleva sentire ragioni. Con impulso, le afferrò le spalle e fissandola le ordinò:
-E invece è quello che farai! Sei stata calma e buona fino ad ora, quindi che ti costa aspettare?-.
Nel frattempo, la pioggia cadde più fitta e una leggera nebbiolina si era addensata per la prateria. Sentendo quel contatto, le mani forti sulla pelle, Pacti ebbe uno strano brivido lungo la schiena. Era qualcosa che non riusciva a decifrare, ma ciò che la scosse maggiormente fu la leggerezza delle parole del suo “amico”.
-Mi costa molto, invece – disse, senza lasciarsi intimorire – Perché si tratta di Gohan -.
Il suo viso dai lineamenti delicati traboccava di una dolce apprensione. Accompagnata dal velo di ansia che copriva i suoi grandi occhi, perfino Junior ne rimase colpito. Comprese, allora, che avrebbe faticato parecchio nel convincerla. Ringhiando nervosamente, scosse il capo.
-Smettila con queste lagne- le disse infine, lasciandole libere le spalle – Non sei mica sua madre-.
Junior aveva da poco pronunciato quell’ultima frase, girato i tacchi e fatto qualche passo per allontanarsi.
-E tu non sei suo padre…- fece la voce di Pacti, che aveva assunto un tono diverso dal solito. Junior si fermò per un secondo per poi rispose seccamente:
-Tsk, e non ci tengo neanche ad esserlo, se vuoi saper…-.
Il maestro non ebbe il tempo di finire la frase che qualcosa gli afferrò un braccio. All’inizio pensò a una corda, così robusta da tenerlo immobilizzato. Ma ben presto, si rese conto che le fibre di cui era fatta erano troppo morbide e avevano la consistenza che ricordava un nastro di velluto.
-Sono stufa del tuo atteggiamento…- disse una voce femminile alle sue spalle. Non c’erano dubbi, era Pacti quella che aveva appena parlato. Ma il suo tono si era trasformato in una specie di sibilo, sinistro e freddo. Junior, mentre cercava di liberarsi usando l’altra mano, si voltò indietro e ciò che scoprì lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi. La bella fanciulla che conosceva, dalle curve sinuose e la voce smielata, appariva così diversa. Innanzitutto, aveva sciolto i capelli, di quel bel rosso magenta che andava a sfumare nel violetto e nell’indaco. L’unica cosa che stonava in quella perfezione era che la lunga chioma si muoveva nell’aria nonostante la mancanza di vento. Sembrava addirittura che respirasse di vita propria. E quelli che dovevano essere nastri, erano in realtà ciocche di quei stessi capelli. Quando tutto gli fu chiaro, Junior emise un verso, un misto di stupore e incredulità.
“…ma cosa…cosa diavolo è...!?-
Quel pensiero martellò la mente del guerriero, ancora confuso e perplesso per quella scoperta inaspettata.
-Confuso? – fece Pacti, sbiascicando tra le parole – ti capisco. Al tuo posto lo sarei anche io-.
Prima che Junior potesse capire cosa avesse in mente, la fanciulla afferrò le ciocche tese e con una forza sorprendente tirò a sé il suo prigioniero. In un batter d’occhio, i due si trovarono a faccia a faccia.
-Ora apri le orecchie – disse lei –Io verrò con te a cercare Gohan. Che ti piaccia o no-.
In quel preciso istante, avendola a pochi centimetri dal viso, Junior potè studiarla in ogni minimo dettaglio. La soffice pelle rosata era ricoperta da sottili segni in rilievo che radiavano un colore verde ambrato. Sembravano tante scaglie, proprio come quelle dei serpenti. Anche la lingua aveva cambiato forma, e ad ogni frase si mostrava lunga e biforcuta. Questo spiegava lo strano sibilo nella sua voce. Ovviamente, anche la sua forza era mutata. Junior era ancora scosso e deglutendo cercò di mantenere il controllo. Nonostante tutto, non aveva alcuna intenzione di cedere e dargliela vinta. Non era da lui.
-Scordatelo!- fu la risposta secca del guerriero, rifiutando qualsiasi resa, anche sotto tortura.
Gli occhi della fanciulla, grandi e vermigli, si dilatarono. Era un bruttissimo segno.
-Risposta sbagliata- disse lei, e subito dopo il povero Junior si trovò a volare per aria. Le lunghe ciocche di capelli,fungendo da liane, lo avevano tirato su e lanciato pesantemente contro il suolo. Una grossa nuvola di polvere si alzò in quel punto, spandendosi e confondendosi con la nebbia del maltempo. La prateria aveva assunto un’atmosfera lugubre e spettrale, uno scenario da far accapponare la pelle. Intanto, Pacti rimase immobile, aspettando che il cumulo di polvere sfumasse grazie alla pioggia. All’improvviso il suo sesto senso la mise in allarme e la sua mente le suggerì che doveva scansarsi immediatamente. Era come se una leggera scarica elettrica le avesse trapassato il cervello. Una sfera di energia, luminosa e veloce, era sbucata dal punto in cui Junior era atterrato. Pacti riuscì a deviare in tempo quel colpo micidiale che spazzò via un cespuglio di rovi. Una mano artigliata la prese alla sprovvista e le afferrò la gola. Con una velocità inverosimile la spinse lontano, facendola sbattere contro l’albero di mele, lo stesso dove pochi minuti prima si era appollaiata. Il colpo fu così pesante che alcuni frutti caddero per terra.
-Sei cascata nel mio tranello. Mi è bastato distrarti per metterti in difficoltà -.
Pacti, ferma e dolorante contro il tronco, riconobbe subito quella voce, nonostante le arrivasse da molto lontano. Sbattendo le palpebre e mettendo a fuoco vide il guerriero dalla pelle verdastra avvicinarsi. La cosa assurda era che la mano si trovava ancora stretta al suo collo, mentre lo stesso Junior si trovava almeno a due o tre metri di distanza. Solo allora realizzò che il braccio del guerriero si era allungato in maniera innaturale. Pacti ne rimase esterrefatta, mentre Junior la raggiunse. Aveva abbandonato il mantello e il turbante. In quello stato, appariva più atletico e meno formale. Pacti notò le antenne sulla fronte, un dettaglio alquanto singolare che le suscitò curiosità.
-Devo essere sincero. Non sei affatto male- ricominciò a parlare Junior, curvando un sorriso –Non so che razza di creatura tu sia, ma ormai ho capito il tuo segreto: sei capace di prevedere in anticipo le mie mosse. Sei una sorta di veggente, vero?-.
La fanciulla non rispose, mentre con le dita cercava di sciogliere la presa sul suo collo. Ma ovviamente era tutto inutile. Junior lo prese come una conferma e allargando il suo sorriso beffardo alzò l’altro braccio.
-Che ti serva da lezione. Questo è quello che succede a sottovalutarmi – aggiunse il guerriero ormai pronto per sfoderare un nuovo attacco. Si concesse un attimo per contemplare il viso di lei. Era ancora bella e piena di fascino, ma quelle scaglie le davano un aspetto minaccioso, bestiale, pericoloso.
Poi, Pacti emise una risatina, pacata ma insolita. A quella reazione, Junior temporeggiò.
-Eh? Che hai da ridere?- le chiese, mentre una strana sensazione cominciava a strisciargli nelle viscere.
-Niente. E’ solo che mi piacciono i tuoi occhi…- sussurrò la fanciulla, mostrando a scatti la lingua biforcuta. I suoi occhi si dilatarono, le pupille si assottigliarono ulteriormente e sembravano irradiare una luce cristallina. Junior fissò intensamente quello sguardo da rettile, immobile come una statua.
-Sì, guardami- diceva lei, e in poco tempo una sorta di magia ebbe il suo effetto sull’ignaro guerriero. Non si accorse nemmeno di quel torpore. Neanche che la sua mano aveva allentato la presa e la fanciulla si liberò senza alcuna fatica. Aggrappata al busto possente, ne approfittò e con un morso si attaccò al collo di Junior. Quest’ultimo, risvegliato dall’ipnosi, lanciò un urlo di dolore. Dopo qualche minuto, in cui aveva cercato disperatamente di liberarsi, alla fine Pacti lo lasciò andare, stremato e affannato.
-Cosa…cosa mi hai fatto?...- disse, portandosi una mano sul collo. In quel punto preciso vi erano due fori, profondi e orrendamente maciullati.
-Niente. Ti ho solo dato un morsetto – rispose lei, con una punta di sarcasmo. Con la punta delle dita si pulì l’angolo della bocca da un rivolo di sangue viola. Era il sangue di Junior.
-Maledetta!...Non riesco più a muovermi…- proferì lui, facendo fatica perfino a parlare. Sentiva il collo andare in fiamme, così come anche il resto del corpo che si stava riscaldando. La fronte era imperlata di sudore ma nonostante ciò avvertiva brividi freddi. Per un essere umano quelli erano i segni di una comune febbre.
-Il mio veleno sta entrando in circolo nel tuo corpo – gli spiego finalmente la fanciulla. Junior si sentì quasi soffocare appena ebbe quella rivelazione. Disteso su un fianco, alzò lo sguardo verso di lei.
-Stai tranquillo, non morirai- lo rassicurò, donandogli un sorriso – ma resterai paralizzato per parecchio tempo-.
Il guerriero digrignò i denti. Se qualche attimo prima aveva avvertito il brivido della paura , in quel preciso istante la rabbia prese il soppravvento, bruciando come un incendio nel suo animo.
-Non preoccuparti, mentre te ne starai qui a fare un riposino, andrò io a cercare Gohan- lo informò, mentre cercava di raccogliersi i capelli ondeggianti.
-Cosa?!- esclamò Junior, agitandosi di botto – Non oseresti! Te lo proibisco!-.
Pacti gli dava le spalle e aveva da poco intrecciato la chioma. Quando si voltò, Junior sbatté le palpebre, atterrito. L’aspetto della fanciulla era tornato normale. Le scaglie da serpente erano scomparse e l’epidermide color rosa era di nuovo liscio e perfetto.
-Se siamo arrivati a questo punto non è colpa mia- fece lei, con la voce cristallina e senza quel sibilo strisciante – Se non fosse stata per la tua testardaggine ci saremo risparmiati tutta questa perdita di tempo-.
-Senti chi parla!...-.
Il guerriero non aveva più fiato in gola. Il veleno gli stava prosciugando le energie. Sentendosi sconfitto ulteriormente, senza poter usare la voce, sfogò tutta la frustrazione e l’ odio nella mente.
“ Che mostro…”
Lo sguardo della fanciulla si oscurò, come se la stessa nebbia avesse ricoperto i suoi splendidi occhi. Un velo di amarezza e di sconforto le incupì l’espressione del volto. Junior se ne accorse e per un attimo rimase interdetto. Aveva pensato ad alta voce? Ma le sue condizioni, la febbre, i dolori, non gli permettevano di analizzare in maniera lucida, quindi lasciò perdere. Intanto, la giovane donna si voltò e senza aggiungere altro si lanciò in volo verso il cielo. Junior la vide sparire oltre l’orizzonte, mentre i lampi illuminavano l’intero panorama.
“Non doveva andare a finire così…”   
   
           

 

 

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