Why Me - Una Storia Occulta

di Nella S Writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter Four ***
Capitolo 5: *** Chapter Five ***
Capitolo 6: *** Chapter Six ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine ***
Capitolo 10: *** Chapter Ten ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleven ***
Capitolo 12: *** Chapter Twelve ***
Capitolo 13: *** Chapter Thirteen ***
Capitolo 14: *** Chapter Fourteen ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


"Vieni qui stupido rossaccio che non sei altro!"
Ecco, come sempre mi ritrovai a rincorrerlo nella sala comune dei Grifondoro con la gazzetta del profeta avvolta tra le mie mani, pronta a tirargliela in testa se fosse stato necessario; odioso Ronald Weasley.
"Ridammi subito il mio libro di pozioni!" urlai con molta rabbia. 
"Scordatelo, devi smetterla di studiare anche quando non ce n'è bisogno!" Disse Ron che come sempre si intrometteva tra me e i miei libri, non riusciva a stare un attimo senza darmi fastidio. Incominciai perfino a pensare che lo facesse per ricevere attenzioni.
"Fatti gli affaracci tuoi almeno una volta!" Dissi con un tono di minaccia, quasi sembrava che stessi per saltargli addosso. 
"Ehy, calma! cosa sta succedendo qui?"
Era Harry, che con il suo tempismo inappropriato riesce sempre ad introdursi in un litigio tra me e Ron, anche se in effetti è una cosa che accade spesso. 
"State litigando di nuovo?!" chiese sbuffando e cercando invano di portare pace tra di noi.
"Come sempre il signorino Weasley qui presente non riesce a farsi i fattacci suoi"
Ronald stava per controbattere ma Harry afferrandolo per il braccio lo portò fuori.
Finalmente mi ripresi il libro ma lo posai, era impossibile leggere.
"Cos'è successo?"
"Oh Ginny, ciao... è successo che tuo fratello è un ficcanaso di prim'ordine" dissi mentre riponevo il libro nello scaffale della libreria nella sala comune.
"Ah be', pensa che io ci vivo insieme."
Scoppiammo entrambe in una risata, una di quelle "è divertente ma non mi va di ridere".
"Ti va di accompagnarmi a prendere un po' d'aria? Magari ti calmi un po" Propose Ginny.
"Non può farmi che bene, andiamo..." risposi con aria rassegnata.
Appena fuori dal quadro c'erano Ron e Harry che parlavano, Dio solo sa quante idiozie si stavano dicendo. Scendemmo le scale per raggiungere la Sala Grande, non feci in tempo a scendere l'ultima gradinata che mi ritrovai con il sedere per terra.
"Guarda dove vai Granger, magari la prossima volta eviterai di prendere scivoloni."
"Smettila Malfoy!" Ginny si intromise cercando di prendere le mie difese.
"Ehy, chi abbiamo qui? La piccola Weasley della famiglia vedo." Il suo modo non era affatto scherzoso, aveva probabilmente intenzione di prenderla in giro, come sempre d'altronde, e questa cosa non mi stava bene, non oggi.
Mi alzai da terra ancora un po' stordita e con la rabbia che anziché diminuire, aumentava, gli risposi.
"Smettila Malfoy, non è il momento adatto per comportarsi da stupido, so che fa parte della tua natura ma cerca di contenerti!"
"Come ti permetti, sporca mezzosangue?!" disse Draco con un tono nervoso.
"Levati dai piedi, biondino sciacquato, abbiamo di meglio da fare che stare qui a conversare con te ed i tuoi scimmioni da compagnia." Dissi con tono saccente e antipatico.
Con una forte spallata lo spinsi verso la ringhiera e continuai a scendere non curandomi di quello che diceva e faceva. Per una volta, anche se mi dispiace ammetterlo, grazie a Ronald ero riuscita a rispondere per le rime a quella specie di essere umano uscito male. Non mi ero mai sentita così bene con me stessa dopo aver risposto a Malfoy, tranne quando al terzo anno gli tirai un cazzotto in piena faccia.
"Non ci credo! è rimasto a bocca aperta, grande Herm." Ginny disse con grande sorpresa e felicità.
"Mi stupisco di me stessa. Lo avevo avvertito, gli avevo detto che non era il momento, non mi ha voluto dare ascolto ed è stato questo il risultato, la prossima volta ci penserà su." Dissi con un tono arrabbiato ma segretamente fiero.
Arrivammo nel giardino, quasi vicino alla graziosissima capanna di Hagrid. Aveva proprio ragione Ginny, l'aria primaverile, gli uccellini che cinguettavano e i ragazzi che ridevano nei dintorni mi avevano aiutata a calmarmi. Ci stendemmo sull'erba senza preoccuparci del fatto che fosse umida, con le braccia dietro la testa per sostenerci il capo e le gambe incociate.
I miei pensieri in quel momento svanirono, sentii la rabbia andare via pian piano dal mio corpo e mi rilassai. Gli occhi si chiusero e come una leggera nebbia vidi apparire delle sagome che si facevano sempre più nitide, appena riconobbi i volti mi misi a sedere di scatto e scossi la testa.
"Hermione, cos'hai?" domandò Ginny curiosa.
"Nulla, tranquilla... stavo per addormentarmi." Le risposi, ma sembrò non credermi.
Mi stesi di nuovo e iniziai a pensare per quale assurdo motivo mi fossero apparsi proprio loro due. Era davvero strano ed inutile continuare a spremermi le meningi in cerca di una risposta, semplicemente non c'era... era stato un caso, oltre a Ginny erano state le ultime due persone che avevo visto.
"Proprio bello qui vero?" dissi fissando il cielo.
Ginny non rispose, notai che era sovrappensiero ed immaginai fosse per Dean dopo tutto, era una settimana che non facevano che litigare.
"Come va con Dean?"
"Va come deve andare..." mi rispose con un tono rassegnato.
"In che senso?" domandai curiosa, anche se probabilmente conoscevo già la risposta.
"Nel senso che abbiamo litigato un'altra volta, ed io mi sono stancata di questo, lui lo stesso e..." non continuò, aspettai un paio di minuti...
"E cosa?" dissi dispiaciuta.
"Ci siamo presi una pausa." Adesso il suo tono non era più rassegnato, ma triste.
Vidi che Ginny si girò sul lato, era evidente che non aveva voglia di parlarne, ed io per correttezza non le chiesi più niente.
Mi incantai a guardare le nuvole scorrere con tanta facilità e delicatezza nel cielo e mi persi in pensieri alquanto imbarazzanti, non sapevo il perché ma mi succedeva spesso, le fantasie non erano le uniche, spesso succedeva anche in sogno di vedere e vivere storie con persone che nella realtà non avrei sognato neanche di abbracciare. Per dare fine a tutto questo nonsense, mi misi a sedere con la schiena poggiata su una roccia nelle vicinanze, tra la capanna e le scale vidi che c'erano Ron e Harry che quasi sicuramente stavano cercando me e Ginny. Non mi scomodai, rimasi lì a fissarli come se non mi riguardasse. Ron si girò e si accorse che li stavo guardando ma non mi fece alcun cenno di raggiungerli, dopo un po' andarono via. Li seguii con lo sguardo fino al retro della casupola di Hagrid, un po' mi incuriosii ma non avevo alcuna voglia di seguirli per rovinarmi di nuovo l'umore. 
Si stava facendo buio ed era meglio avviarsi per i dormitori, così dondolai Ginny con delicatezza che si era addormentata beatamente sul prato per dirle che era arrivato il momento di ritirarsi, lei si svegliò e con gli occhi ancora pieni di sonno si diede forza e si rialzò.

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Pioveva a dirotto, Ginny dormiva ed io mi trovavo vicino alla finestra. Erano le cinque del mattino e faceva davvero freddo.
Non riuscivo a prendere sonno, c'era qualcosa che me lo impediva, qualche pensiero che non mi era chiaro, qualcosa evidentemente dettata dall'inconscio che non voleva uscire allo scoperto.
Guardavo le gocce una per una scendere delicatamente sul vetro e, mentre ero persa nei miei pensieri, una lacrima scese scivolando come la pioggia... Non sapevo perché stessi piangendo, sapevo soltanto che un'angoscia improvvisa mi colpì mettendomi in condizione di staccarmi immediatamente da quella che era forse la causa della mia crisi e scendere via di corsa.
Camminavo per gli immensi corridoi della scuola coperta da un piumone a pezze colorate, fatto da mia madre e regalatomi quando avevo appena due anni; ogni pezzo aveva una storia, ognuno di essi raccontava un particolare evento della mia vita, dalla nascita fino ad ora... in pratica, avevo sedici anni di vita a tenermi calda e in compagnia mentre girovagavo senza meta in quell'enorme castello buio. Arrivai davanti all'altissimo portone della sala grande e lo trovai chiuso a chiave. La cosa mi parve alquanto strana, non mi era mai capitato di trovarlo chiuso di notte, il che mi incuriosì... ma anche quella volta non avevo davvero voglia di mettermi a ficcanasare.
Dovevo trovare un posto caldo ed isolato dove poter pensare e sfogarmi senza che nessuno mi potesse vedere o sentire, così mi diressi verso lo sgabuzzino dove il Professor Piton conservava tutte le sue pozioni e fialette di riserva per farci chissà cosa. Era davvero una delle idee peggiori che avessi mai avuto, se Piton mi avesse scoperta, avrebbe sicuramente pensato ad un'altra delle nostre marachelle e non ci avrebbe lasciati soli per un secondo... ma non avevo scelta, nonostante fosse una specie di luogo di tortura per noi, era anche l'unico posto davvero tranquillo in tutta Hogwarts, togliendo la stanza delle necessità che oltre ad essere estremamente enorme e fredda, a me metteva anche un po' di soggezione.
***
Ero rannicchiata sulla scala, completamente coperta dal piumone che odorava di caramello -un profumo che mia madre adorava mettere negli armadi- e stavo leggermente sonnecchiando quando delle urla in tono basso -forse, per non farsi notare- mi fecero sobbalzare. Voci familiari, due ragazzi che litigavano... parole soffocate, riuscivo a sentirne soltanto suoni, senza distinguerle l'una dall'altra.
All'inizio mi spaventai e volevo rimanere quanto più possibile in silenzio, poi le voci divennero più forti e comprensibili... si urlavano cose terribili, litigavano per una ragazza e per fortuna, non erano ancora arrivati alle mani. Io personalmente la trovo una cosa davvero dolce, ovviamente se quella ragazza fosse stata lì, si sarebbe spaventata... ma bisogna ammetterlo, a chi non farebbe piacere avere l'attenzione di due ragazzi che provano uno smisurato interesse al punto da litigare?!
Feci capolino da dietro la porta ma in quell'istante si zittirono, avevano evidentemente capito che qualcuno li stesse osservando... riuscii a sentire soltanto: "andiamo via di qui, ne discutiamo domani". A dirla tutta, rimasi un po' delusa perché ero curiosa di sapere chi fosse la ragazza in questione e chi fossero i due "romanticoni" che stavano discutendo vivacemente per deciderne la "proprietà". Che cosa orrenda che ho detto.
Uscii con cautela dallo sgabuzzino accertandomi che nessuno stesse lì ad aspettarmi. Con un passo veloce, mi diressi verso i dormitori ma arrivata davanti alle scale mi ritrovai nuovamente per terra.
"Mi sembra di capire che abbiamo anche una Granger notturna."
Alzai il capo, era molto buio e a stento si riuscivano a vedere le scale, le uniche luci ad illuminare il castello erano quelle delle finestre su alla soffitta, era tutto un “vedo non vedo.”
Quei pochi riflessi di chiarore che c'erano, illuminavano una massa di capelli biondo platino e dei bicipiti ben definiti che fuoriuscivano da una canottiera.
Malfoy.
"Mi spieghi a quest'ora della notte cos'è che ci fai qui?!" Dissi con tono abbastanza irritato.
"Potrei farti la stessa domanda, poi, non vedo motivo per il quale debba risponderti, non sono tenuto a farlo" disse, con tono stranamente calmo e un sorrisetto che non riuscivo a decifrare; ero indecisa se fosse un sorriso del tipo “ti prendo in giro” oppure un sorriso scherzoso del tipo “sei buffa e stranamente tenera”. No, non la seconda.
"E va bene, d'accordo... avevo bisogno di un bicchiere d'acqua" pronunciò, con tono scocciato.
"Adesso tocca a te, cosa ci fai a zonzo per la scuola, a quest'ora del mattino e per di più scalza?" continuò lui, con quel suo maledettissimo sorrisetto irritante ancora sul viso.
"Non avevo sonno." dissi abbassando il capo, con un tono fermo. Ero ancora per terra.
"Che ne dici di alzarti, magari?"
"Be', direi che questa è la prima -ed immagino l'ultima- buona idea che hai avuto in sei anni di scuola" aggiunsi io, aspettando che mi tendesse la mano per aiutarmi.
"Su, alzati." mi prese sotto le braccia, e -letteralmente- mi alzò da terra, come se niente fosse, come se fossi una piuma.
Ci incamminammo verso i dormitori, ed io mi ritrovai con un braccio attorno alle sue spalle e la sua mano avvinghiata al mio bacino.
Ero appoggiata su di lui, avevo una caviglia slogata, provocata evidentemente dall'ennesima caduta presa a causa sua. Si offrì di accompagnarmi fino al quadro della signora grassa -dato che oltre non poteva andare-.
Era stranamente gentile, quasi non sembrava lui... arrivai a pensare perfino che fosse un clone, o una cosa del genere... in un certo senso, quel Draco notturno aveva attirato la mia attenzione.
"Eccoci arrivati, sei sicura di riuscire a proseguire?" si staccò da me con molta delicatezza. Mentre si preoccupava aveva un’espressione davvero dolce, ingenua... un’espressione che non faceva parte di Draco Malfoy, o dovrei dire... del vero Draco Malfoy.
"Sta' tranquillo, ce la farò ad arrivare in camera." Guardavo per terra.
"Bene. Buonanotte, Granger" sorrisetto maledetto.
"Aspetta!" urlai. "Come mai tutta questa gentilezza? Che fine ha fatto il Draco Malfoy che noi tutti conosciamo? Cioè, tu mi odi, sono una mezzosangue." Aggiunsi con aria interrogativa, mi sentivo davvero smarrita, non sapevo cosa pensare.
"È stato un caso, dopo tutto è colpa mia se ti sei fatta male, ma non abituartici". Mentre lo diceva, camminava cautamente verso i dormitori Serpeverde, con il viso ancora rivolto a me e con gli occhi che gli brillavano.
Quella era stata decisamente una notte da segnare, una notte che avrebbe fatto la differenza per i miei prossimi giorni ad Hogwarts. Avevo scoperto che Draco Malfoy aveva un cuore, che non era come si poneva ogni stramaledettissimo giorno in aula, o da qualsiasi altra parte, ma che aveva un lato buono e gentile, il che mi piaceva parecchio.
Lo guardai allontanarsi, rimasi incantata dal suo fascino notturno. Alquanto strano ed imbarazzante. Distolsi lo sguardo, guardai l'orologio e notai che erano le tre del mattino, passate ormai... Mi spaventai pensando che il giorno dopo avrei avuto lezione con il professor Piton e che lui non tollerava ritardi alla sua "interessantissima" lezione, così mi incamminai dolorante verso il mio letto.

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


"...Signorina Granger. Quante radici di Valeriana bisogna aggiungere nel calderone per completare il Distillato Soporifero?" Chiese Piton con solito fare superiore.
Non avrebbe dovuto esserci Piton a lezione, ma quel giorno dovette sostituire il professor Lumacorno che ebbe un “malore improvviso”.
Avevo il sentore che c'entrasse Harry.
"Cosa?! Oh, mi scusi. Non ricordo signore." Dissi sobbalzando dal minuscolo e scomodissimo sgabello che avevamo nell'aula di pozioni, continuando a mantenere uno sguardo basso e fisso verso il vuoto. Ero assonnata tanto da non riuscire a tenere gli occhi aperti, non avrei dovuto passare la notte a zonzo per la scuola. Per non parlare del fatto che mi sono trovata a farlo con Malfoy e che durante la lezione, al contrario di me, non sembrava affatto stanco! Anzi, era fin troppo arzillo. Non faceva altro che ridere e scherzare con Blake e Goyle, i suoi due stupidissimi seguaci, prendendo in giro “il rosso” per la sua solita toga di seconda mano e “lo sfregiato”, evidentemente per la sfiga che lo perseguitava. Ogni volta che lo prendeva in giro, ad Harry, cresceva sempre di più in me la convinzione che fosse geloso di lui!
Mi dava sui nervi!
Eppure nonostante tutto, non riuscivo ancora a credere al modo in cui si era comportato la notte prima, non era affatto da lui, non avrei mai detto che anche Draco Malfoy avesse una parte buona e gentile. Dovevo ammettere che mi turbava abbastanza vederlo sotto una luce diversa dal “figlio di papà” quale era.
Decisi di non pensarci più, anche se mi risultava complicato, e provare a seguire con più concentrazione possibile la noiosa lezione del professor Piton, che continuava a ripetere di fare silenzio e smetterla di ridacchiare come poppanti ad alcuni della casa Serpeverde, oltre al biondino ed i suoi compagni sfigati.
Quell’ora in qualche modo avrei dovuto superarla.

“Hermione! Cos’hai oggi si può sapere? Non hai fatto altro che guardare Malfoy e la sua banda per tutta la lezione, non hai risposto al professore ad una domanda di cui perfino io sapevo la risposta!” Ronald sapeva essere così irritante!
“Su dai Ron smetti di infastidire Hermione, a quanto pare è già fuori di suo oggi” Harry interruppe Ron con un pugno sul braccio prima che potessi sbranarlo bisbigliando subito dopo tra i denti un “ma cosa ti prende?”. Povero RoRon pensai con ironia.
“Andiamo nella Sala Grande a pranzare? Così forse ti riprendi e ci racconti perché sei così stanca. Non mi aspetto da te le ore piccole.” Harry cercò di smorzare la tensione.
“No, ho troppo sonno da recuperare, sarei così distratta da scambiare un fusello di pollo per un broccolo.” Risposi ad Harry “e soprattutto, oggi in particolare, non ho voglia di stare insieme ad una persona che continua ad irritarmi senza motivo” gettai un’occhiataccia al rosso, e lui ricambiò con una smorfia.
Da qualche tempo Ron era più seccante del solito. Negli anni spesso ridevo alle sue battute, ma negli ultimi tempi stava diventando fin troppo ridondante e fastidioso.
Mi voltai senza salutare nessuno dei due dirigendomi verso la Sala Comune dei Grifondoro. I due si guardarono facendo spallucce e cominciarono a camminare nella direzione opposta.
“Il motivo per cui Ron si comporta così lo vorrei tanto capire! C’è qualcosa che lo disturba e che lo rende antipatico più del solito oppure trova semplicemente gusto a farmi innervosire?! Eppure dovrebbe essere felice con la sua amata Asina Giuliva. Probabilmente non lo soddisfa abbastanza” pensai marciando verso la mia camera con i soliti libri tra le braccia e la caviglia ancora un po’ sensibile.
Mentre pensavo, mentre cercavo una risposta all’insolenza insopportabile di Ronald Bilius Weasley, qualcosa mi ribolliva dentro. Rabbia? Non poteva essere altro, giusto? Cominciai a sentire del calore che partiva dallo stomaco fino ad arrivare alle orecchie possedendole e cambiando il loro colore naturale. I pugni mi si stringevano sempre più forti. Le gambe ormai camminavano da sole nell’abitudine dei passi, la mia mente era totalmente assente. Cosa mi stava succedendo?!
Avevo evidentemente accumulato troppe “sciocchezze da rosso”, e pensare a lui, in qualsiasi modo l’avessi fatto, mi faceva questo strano effetto!
Quanto odio Ronald Weasley.
Oppure no?

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Capitolo 4
*** Chapter Four ***


Mi svegliai ancora di notte.
Guardai nel cielo notturno. Una luna piena era alta in cielo ed un vento molto violento scuoteva gli alberi facendoli andare all’unisono. Sembrava quasi che stessero danzando sopra il suono che il vento componeva tra le loro foglie ed i loro rami.
Ero in giro per l’esterno del castello, nei pressi della Foresta Proibita e guardando il cielo pensavo a tutte quelle persone che in questa notte avrebbero avuto una non indifferente sofferenza.
Trasformarsi in lupi mannari deve essere decisamente doloroso.
Passeggiavo a mente libera da ogni pensiero, volevo solo godermi quel vento che sembrava tanto pericoloso ma che a me dava una sensazione di pace assoluta.
Volevo estraniarmi dal mondo e dalla mia mente almeno per un attimo, almeno per una notte.
Un vuoto al cuore mi colpì all’improvviso. Persi la terra sotto i miei piedi e di colpo mi ritrovai in un fosso molto profondo da cui non sapevo come uscire. Un dolore lancinante mi partiva dal basso, forse la stessa caviglia di qualche notte fa, non era guarita totalmente. Provai a chiamare aiuto ma a nessuno era permesso di uscire fuori dal castello a quell’ora della notte ed io mi sentivo stupida per aver voluto provare il brivido del disobbedire alle regole. Ancora. Era diventato quasi una normalità con Harry e Ron come amici.
Passò un’oretta da quando caddi. Rassegnata ormai al pensiero che nessuno sarebbe venuto proprio in quel lasso di tempo a cercarmi, perché tutti dormivano, mi arrampicai per la parete nonostante il freddo ed il dolore non giocassero a mio favore per cercare di uscire da quella trappola fuori programma. Tentai più e più volte senza arrendermi. Quando finalmente ero quasi fuori persi la presa e caddi nuovamente sul fondo.
Dopo un paio di minuti che mi concessi di riposo sentii dei passi avvicinarsi nei dintorni, così riprovai ad arrampicarmi per vedere chi fosse e chiedere aiuto, ma non ci fu bisogno di fare grandi sforzi.
Una mano si sporse verso di me e mi tirò fuori dal fosso con molta facilità. Aprii gli occhi e vidi una chioma rossa danzare al ritmo del vento tra gli alberi.
Ronald.
“Miseriaccia Hermione! Cosa ci facevi qui fuori vicino la Foresta Proibita imprigionata in questo buco?!” chiese Ron con occhi spaventati ed interrogativi.
“Ero venuta a fare una passeggiata per liberare un po’ la mente. Ero troppo distratta e…”
“Sei caduta” finì la mia frase. “Che ne dici se ci alziamo ora?” Aggiunse Ron con il suo solito sorriso da buffone.
“Sì.” Cercai di alzarmi velocemente ma il dolore alla caviglia era troppo forte.
Ron si sporse e mi fece salire a cavalcioni sulla sua schiena.
“Come mi hai trovata?” chiesi con un’espressione imbarazzata. Essere trasportata da Ron sulla schiena mi faceva molto strano, soprattutto dopo questa mattina. Le guance erano diventate rosse come ciliegie ed io non potevo controllare questa reazione.
“Ginny si è svegliata e non ti ha trovato nel letto, ti ha cercato e non trovandoti ha allarmato anche me ed Harry”. Rispose Ron “non so come, ma sapevo che ti avrei trovata qui”. Arrossii ancora di più.
“E Ginny ed Harry?” chiesi.
“Si sono separati, ti stanno cercando per il castello.”
In quel momento mi sentii davvero in colpa per aver rovinato il sonno dei miei amici.
“Speriamo solo che non abbiano già parlato con i professori.”
Nel frattempo stavamo attraversando il corridoio, avevamo da poco superato il cortile della scuola.
Ad un tratto in questa nostra corsa nella notte diventò tutto buio. Mi risvegliai nell’infermeria di Madama Chips. A quanto pare oltre ad una frattura alla caviglia, avevo sbattuto anche la testa durante la caduta.
Con gli occhi ancora socchiusi ed ombrati vidi Ginny sulla mia sinistra a dormire con la testa poggiata su un angolo del mio letto. La mia testa era girata nella sua direzione quando sentii l’eco di passi espandersi all’interno dell’infermeria. Una ciocca di capelli venne spostata dal mio viso e sistemata dietro l’orecchio, poi quella stessa mano, molto fredda al tocco, mi regalò una dolce carezza che fece velocizzare il battito del cuore.

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Capitolo 5
*** Chapter Five ***


 

"Non azzardarti più a farti vivo!"
Un forte urlo mi fece sobbalzare dal sonno profondo.
Ancora quelle voci. Erano circa le due del mattino e quando finalmente riuscii ad addormentarmi senza pensare a niente, forse a causa del trauma o del dolore, due voci maschili mi svegliarono. Erano ancora loro. Ma cosa avevano di così importante da dirsi ogni notte? Era un appuntamento fisso?
Ginny non c'era più accanto a me, probabilmente i professori, avvertiti da Madama Chips, l'avevano mandata al dormitorio.
"Starà bene" mi sembrava di aver sentito, ma ero così confusa.
Le voci si facevano sempre più forti e più arrabbiate, avevo paura che da un momento all'altro potessero cominciare a picchiarsi o a duellare.
Mi girai sul lato sinistro del letto per non mettere peso sulla caviglia ingessata e mi avviai verso l'uscita per capirne un po' di più.
Il mio lettino era uno degli ultimi infondo all'infermeria, quindi il percorso da fare era davvero lungo. 
Con calma, pazienza e molta lentezza mi avvicinavo ai due protagonisti della discussione. Ci misi circa cinque minuti ad arrivare ma finalmente riuscii a sporgere un po' la testa verso fuori e quello che vidi mi sconvolse. Non potevo crederci. Non volevo crederci.
Cercai di andare via il più velocemente possibile per non farmi vedere ma girandomi urtai un vassoio di metallo con qualche sciroppo disgustoso che cadde per terra e rimbombò per tutta l'infermeria.
Questo rumore richiamò subito l'attenzione di Madama Chips che corse verso di me e mi riportò a letto.
"Ma cosa le salta in mente signorina Granger! Non può proprio permettersi una passeggiata del genere, le ricordo che l'ultima che ha fatto l'ha devastata" disse preoccupata.
"Ha ragione... non so cosa mi sia passato per la testa" 
Guardai indietro con la coda dell'occhio e vidi i due ragazzi visibilmente preoccupati guardare verso di me senza poter fare nulla.
Dopo avermi messa a letto Madama Chips li mandò nelle loro camerate rimproverandoli e ricordandogli che non potevano stare lì.
Una notte davvero assurda.
Rimasi con gli occhi spalancati per una buona ora e inaspettatamente, sentii nuovamente passi echeggiare nell'infermeria. Particolarmente frequentata questa notte pensai.
Chiusi immediatamente gli occhi per non svelare che fossi sveglia, anche se questi non smettevano di tremare. Non volevo rivelare che in realtà ero sull'attenti, volevo capire cosa stesse succedendo.
Un tocco freddo sulla guancia. Un bacio. Qualcuno che mi stava osservando. Rimase lì per qualche minuto poi si girò e andò via senza sapere che io ero sveglia, e sapevo esattamente di chi si trattasse. 
Mi alzai di nuovo e lo seguii.
Si diresse verso le colline scendendo giù in direzione di casa di Hagrid, mi nascosi tra gli alberi per non farmi vedere ma lo seguii con lo sguardo tutto il tempo.
Tirava molto vento e mancava poco all'alba, ma dovevo capire perché. C'era davvero qualcosa che dovessi capire?
Un rumore di ramo spezzato mi tradì e lui si girò di scatto.
Venne verso di me, ormai mi aveva vista ma io non mi mossi, non potevo fare molto con la caviglia rotta.
Si accovacciò sulle ginocchia e mi diede una carezza.
"Un lupo bianco, molto raro. Che ci fai tu tra queste colline?"
Mi limitavo a fissarlo. Speravo che qualcosa non mi tradisse. Nessuno dei miei amici sapeva che fossi un animagus, né tanto meno che fossi un lupo bianco.
Mi guardava dritto negli occhi e per un attimo pensavo avesse capito chi fossi per la smorfia che fece.
"No, non può essere" disse.
"Sei molto docile. Come mai non mi hai ancora sbranato?" mi faceva domande come se si aspettasse una risposta "sei scappato da qualche allevamento?" aggiunse.
Mi diede ancora qualche carezza, poi un bacio. Quel bacio. Così freddo ma così pieno di sentimento.
Tirò fuori un tovagliolo di stoffa che usò per pulirmi da un po' di sangue che fuoriuscì dalla zampa anteriore a causa del ramo "forse è entrata qualche scheggia" e poi lo ripose. Un'altra carezza e mi disse "vai".
Lo guardai ancora per un po' incredula e molto profondamente, così profondamente che pensavo di avergli trasmesso qualche sentimento. Mi girai ed andai via tra gli alberi della foresta proibita zoppicando per il dolore alla zampa destra.

 

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Capitolo 6
*** Chapter Six ***


“Eccola!” Partì un caloroso applauso nella Sala Comune che mi dava il benvenuto. Harry e Ginny mi vennero incontro abbracciandomi, tutti i ragazzi alle spalle che mi chiedevano cosa fosse successo e perché avevo un piede ingessato. Ron era seduto sul divano davanti al fuoco che mi fissava.
Nessuna espressione tradiva i suoi sentimenti. Era felice che fossi tornata? Era arrabbiato con me? Era solo orgoglioso? Non riuscivo a capire, dopo tanti anni di amicizia, cosa stesse provando in quel momento.
Lo guardai e gli feci un mezzo sorriso.
Lui si alzò e mi venne incontro.
“Come stai?” Chiese come se mi stesse facendo un favore.
“Meglio, grazie” risposi mettendo in chiaro che non era un favore per me il suo interesse. “Grazie ancora per l’altra sera” dissi poi con sincerità.
Ron mi mise una mano sulla guancia e schioccò un bacio sull’altra. Arrossii istantaneamente.
Potevo sentire lo sguardo infuriato di Lavanda da lontano che mi fulminava. Arrivò con una tale velocità che pensavo si fosse smaterializzata e strattonò Ron fino a portarlo lontano da me.
“Ora vado in camera” dissi molto imbarazzata. Ginny venne verso di me, mi prese sotto il braccio nonostante avessi le stampelle a sorreggermi e mi accompagnò in camera.

***

“Cosa c’è tra te e Ron?” Ginny mi guardava curiosa con braccia incrociate e sopracciglia inarcate, come se stesse insinuando qualcosa.
“Cosa vuoi che ci sia!” esclamai gettandomi con la testa sul cuscino. “Non lo so neanche io a dire la verità” mi fermai a pensare guardando il soffitto “ultimamente è così strano che non lo riconosco”.
“A casa è sempre lo stesso, non capisco cosa sia cambiato” disse Ginny.
“Allora il problema è con me” pensai provando un senso di tristezza.
“Non potrei immaginare il motivo però. Sei la sua migliore amica da sei anni.”
“Già.” Appoggiai il pensiero di Ginny. Ero la sua migliore amica da sei anni.
“Forse Lavanda è gelosa.” Sospettò Ginny.
“Quello di sicuro, ma Ron si fa comandare fino al punto di ignorarmi?” chiesi. “In ogni caso Ginny, no, non c’è niente tra me e Ron, niente di bello almeno.”
Lei si alzò rassegnata ed andò via per lasciarmi riposare. Non mi riuscì.
Rimasi sveglia fino a tarda notte, poi crollai per la stanchezza accumulata.
Ebbi una notte molto agitata. Le due persone che vidi qualche tempo fa quando ero sul prato con Ginny tornarono a trovarmi in sogno.
Mi sentivo turbata, indecisa, confusa. Litigavo con una, poi con l’altra, poi litigavano tra di loro poi scomparivano. Ricomparivano ancora.
Prima stavo con l’una, poi con l’altra. E così via tutta la notte.
Avevo il cuore spezzato in due parti e non riuscivo a capire perché. Erano stati piantati due semi dentro di me che stavano germogliando portando sempre più scompiglio e non c’era modo di sradicarli.
Mi svegliai con il cuore in gola “Come farò?”

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Capitolo 7
*** Chapter Seven ***


La musica in sottofondo accompagnava una serata dall’aria imbarazzata nel club di Lumacorno, o come l’aveva nominato lui, nel “lumaclub”. Harry parlava con Luna e si guardava attorno cercando Ginny di continuo per accertarsi che stesse bene. La scorsa cena Ginny arrivò in un impressionante ritardo, con degli occhi rossi e gonfi, quindi non potevo biasimare Harry per la sua preoccupazione.
Io invece, ero impegnata a fuggire da Cormac McLaggen. Avevo invitato lui come accompagnatore alla festa solo perché Ron era un tantino impegnato con la sua amata Lavanda Brown – ogni volta che ci pensavo mi voltava lo stomaco – un parassita peggio del biondo che era qui con me.
Fuggivo sì, o almeno ci provavo perché correre, o anche solo camminare, con le stampelle era più difficile di quanto pensassi, però potevo contare sulla folla per mimetizzarmi tra gli studenti.
Nel bel mezzo della festa, mentre tutti si divertivano – o quasi – un presenza inaspettata entrò nella sala accompagnata da Gazza, il tanto disprezzato magonò.
Tutto si fermò. Gli studenti ed i professori si girarono a fissare quelle due persone.
Draco. Pensai con un tono leggermente preoccupato ed interrogativo.
Il tempo si era fermato. Gli invitati si bloccarono come se si aspettassero che qualcosa stesse per accadere, ed ero sicura che ognuno di noi si stesse chiedendo cosa, ed anche perché Draco Malfoy stesse cercando di imbucarsi – a detta sua – in un party a cui, conoscendolo, non avrebbe mai partecipato. Troppo “ridicolo” per i suoi gusti.
Ci fu un intenso scambio di sguardi tra lui ed altre due persone.
Una era Piton, che gli si avvicinò furioso prendendolo per il colletto e bisbigliandogli qualcosa di incomprensibile, l’altra ero io.
Mentre Piton lo trascinava fuori dalla stanza, lui si girò per continuare a sostenere il mio sguardo.
Il suo era preoccupato, spaventato, confuso. Io condividevo la sua confusione. La mia mente pullulava di domande: cosa ci faceva lì? Cosa stanno nascondendo lui e Piton? Soprattutto perché mi guardava in quel modo?
Prima che me ne accorgessi, il mio cuore cominciò a battere più velocemente, ero sicura di non essere preoccupata per lui, oppure lo ero?
Poggiai una mano sul cuore mentre le mie guance si facevano calde e rosse, lui lo vide e mi fece un piccolo sorriso e, quasi come se volessi nasconderlo, mentre la mano destra era occupata sul cuore, la mano sinistra si alzò in un cenno di saluto a metà busto.
Il suo sguardo improvvisamente si tramutò.
Gli occhi si sgranarono, le labbra che prima erano chiuse in una smorfia di fastidio si schiusero leggermente per lo stupore ed il suo viso si tese. Stava fissando la mano. Io me ne accorsi e subito la chiusi in un pugno, ma era troppo tardi, ormai aveva visto.

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Capitolo 8
*** Chapter Eight ***


Aspettai un po’ di tempo e poi furtivamente, cercando di rendermi invisibile agli occhi degli altri invitati, lasciai anche io la festa del Lumaclub. Mi diressi al secondo piano ed entrai nel bagno delle ragazze. Mi appoggiai al lavandino e mi guardai allo specchio poi, per la stanchezza dovuta allo sforzo fisico che richiedevano le stampelle, andai a sedermi su un water.
Mi poggiai con la testa al muro dietro di me e chiusi gli occhi.
Rivissi per un attimo tutti i momenti passati con Draco Malfoy. Dal più cattivo all’ultimo lì, alla festa.
Poi cominciai a sognare. Le due sagome che mi avevano fatto compagnia nell’ultimo periodo si fecero sempre più nitide. Sapevo chi fossero fin dall’inizio, ma vederli così chiaramente mi rendeva inquieta ogni volta.
Entrambi si avvicinarono. Iniziai a danzare prima con l’uno, poi con l’altro. Sempre più vicini, sempre più intimamente.
Il rosso mi teneva la mano dietro al collo sostenendo involontariamente i capelli e l’altra sulla spalla che con una forte stretta mi faceva sentire al sicuro.
Da un attimo all’altro il biondo mi prese tra le sue braccia e mi ritrovai avvinghiata a lui, con il suo viso così vicino che potevo sentire il suo respiro. Il suo naso sfiorava il mio, il suo sguardo grigio e profondo incontrò i miei occhi e le sue mani erano poggiate sui miei fianchi.
D’un tratto una nube cancellò quel momento di valzer ed iniziarono ad apparirmi altre immagini, alla rinfusa. Una fossa, degli alberi, la pioggia, un serpente, una coperta di lana, pasta dentifricia alla menta, un leone…
“Hermione”. Sentii urlare da una voce che mi fece sussultare ed il mio sogno si interruppe.
Aprii gli occhi di botto respirando affannosamente. Il mio cuore batteva troppo velocemente per lo spavento.
Mi diedi qualche secondo per calmarmi e riprendermi, mi strofinai gli occhi e mi misi in piedi.
“Cosa ci fai qui?” chiesi.
“Sono qui per te” disse la voce che riconobbi subito.
Zoppicando andai verso di lui.
“Non puoi stare qui, questo è il bagno delle ragazze”
“È abbandonato, chiunque può stare qui.”
“Cosa vuoi, Malfoy? Come sei arrivato qui? Piton non ti tiene sotto la sua ala protettrice?” chiesi con un tono fermo guardandolo negli occhi.
“Mi sono liberato e sono andato via. Devi darmi delle spiegazioni” mi rispose senza dare alcun problema.
“Non ti devo niente.” Replicai.
Draco abbassò lo sguardo, si morse il labbro nervosamente poi venne verso di me a passo svelto come se avesse perso la pazienza, afferrandomi il polso sinistro.
“Questo cos’è?” disse a voce un po’ troppo alta fissandomi negli occhi. “Questo cos’è?” ripeté con un tono più alto del precedente.
“Cosa credi che sia?” urlai io per sovrastarlo liberandomi dalla sua presa. “Un taglio!” Continuai cercando di far finta di non sapere a cosa si riferisse.
“Mi hai preso in giro” Draco abbassò i toni parlando tra i denti stretti.
“In che modo ti avrei preso in giro?”
“Sei un animagus. Sei quell’animagus.”
Mi raggelai. Sapevo che aveva capito, lo sapevo dal momento in cui il suo sguardo cambiò mentre Piton lo portava fuori.
“Non lo sono, mi sono tagliata…” feci una pausa “preparando il Distillato della Morte Vivente a lezione con Lumacorno. Mi è sfuggito di mano il coltello.” Cercai di dissuaderlo poco convinta.
“No Granger, non funziona.” Disse scuotendo il capo.
“Ma cosa importa?!” chiesi io.
“Non importa che tu sia un animagus. Non importa che tu sia un lupo bianco. Importa che tu mi stessi spiando, che hai visto quel Draco che altri non conoscono. Hai visto un Draco che non posso permettermi di essere perché ci sono vite che dipendono da me.”
Prese una pausa, come se non avesse voluto dire quelle parole.
“Importa tutto ciò che c’è stato prima di quel momento.” Mi guardò.
A cosa si riferiva?

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Capitolo 9
*** Chapter Nine ***


“Cosa vuol dire tutto questo, Malfoy?” chiesi. “Cosa stai tramando? Cosa significa che delle vite dipendono da te?!” cominciai riempirlo di domande con un tono crescente “cosa stai nascondendo insieme al professor Piton?” lui si fermò a fissarmi con lo sguardo perso.
“Non posso farlo!” urlò inaspettatamente, ed io indietreggiai leggermente.
Abbassò la testa strizzando gli occhi e le labbra. Stava piangendo.
Andò verso i lavandini e si poggiò. Mi sentivo impotente davanti a quella scena così surreale. Mi avvicinai e gli presi la mano. Malfoy alzò lo sguardo e mi guardò attraverso lo specchio.
“Non posso farlo, Granger. Non posso fare niente di ciò che vorrei.” Confessò.
“Draco… non capisco.”
“Non posso sbagliare. Il mio destino deve compiersi per come i miei genitori hanno deciso fin dall’inizio, non ho altra scelta.” Continuò.
“Draco, cosa sta succedendo?” chiesi io preoccupata “Cosa non puoi fare?”
Lui non rispose, si fermò a pensare e dopo una lunga pausa ricominciò.
“Il mio destino è stato segnato fin dalla nascita. Purosangue figlio di mangiamorte, non esiste una scorciatoia né una strada secondaria.”
Si girò verso di me. Ci fissammo a lungo, si sentiva la tensione ed il groviglio nel mio stomaco si faceva sempre più pesante.
Chi era quel ragazzo? Dov’era il Malfoy arrogante ed egocentrico che tutti conoscevano?
Mi sentii confusa ma al contempo sorpresa ed onorata in un certo qual modo, perché lui aveva scelto me per scoprire i suoi lati deboli, senza pensare alle conseguenze ed al peso che avrei avuto sulle mie spalle da quel momento in poi.
Aveva avuto un crollo nervoso, ed aveva scelto di rendersi vulnerabile proprio con me.
Guardavo i suoi occhi e poi le sue labbra.
Strinse più forte la mano che gli presi per consolarlo e mi tirò. Il suo sguardo mi metteva a disagio. “Non posso amarti.” Aggiunse mentre mi teneva stretta a sé. Arrossii ancora proprio come qualche ora prima, e lui sorrise, poi avvicinò ancora di più il suo viso al mio. Le sue labbra erano così fredde e morbide. Avevo già provato quella sensazione.
Il bacio era lento e dolce, ogni secondo che passavo tra le sue braccia mi sentivo più sicura, il desiderio di rimanerci si faceva sempre più forte. Ero tesa, ma poi cominciai a rilassarmi.
Le stampelle caddero ed il rumore riecheggiò nel bagno delle ragazze portando l’attenzione di Mirtilla Malcontenta che vide tutta la scena.
Le sue mani presero il mio viso e lo accarezzarono.
Era così passionale ma così delicato. Attraverso quel bacio potevo sentire tutte le sue sensazioni, le sue paure, le sue insicurezze. Più a lungo durava il nostro contatto, più una tranquillità si espandeva nel mio corpo.
Si staccò e mi guardò negli occhi.
“So come ti senti in questo momento, Granger. Sono smarrito quanto te.” Disse tenendo ancora le sue mani sul mio viso. “Sei intelligente, una so-tutto-io, ma sei eccezionale.”
Prese la giacca nera che poco prima si era sfilato e andò via come se nulla fosse successo lasciandomi da sola a meditare su ciò che era appena accaduto, con Mirtilla visibilmente scioccata, quasi quanto me.

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Capitolo 10
*** Chapter Ten ***


I miei amici mi diedero per scomparsa. Dopo che Malfoy mi rubò quel bacio e fece la sua uscita trionfale rimasi nel bagno per un’altra ora.
Mirtilla mi venne vicino mettendo il dito nella piaga, ripetendo a cantilena con quella sua vocina stridula che “Draco Malfoy mi aveva baciata”
“Smettila!” le urlai.
All’istante si impietrì e tornò nel suo cubicolo.
Avevo paura di uscire fuori da quel bagno, paura che le persone potessero accorgersi, solo dallo sguardo diverso, quello che era accaduto qualche attimo prima, paura di ricevere reazioni indesiderate.
Ma non potevo rimanere lì a vita.
E se le persone avessero scoperto che sapevo di Malfoy e che stava escogitando qualcosa?
Come avrei dovuto agire? Avrei dovuto dirlo ai ragazzi?
***
Camminavo per i corridoi cercando di raggiungere la Sala Comune tenendomi poco in vista.
Sguardo verso il basso, capelli davanti al viso, passo attento, per il dolore, ma svelto.
Sembrava che tutto stesse proseguendo per il meglio, ma la parte difficile sarebbe arrivata appena arrivata nei pressi del quadro: le possibilità di incontrare Harry e Ron, o Ginny, erano molto alte.
Un senso di panico improvviso percorse la mia schiena, e decisi di cambiare strada uscendo per il cortile.
Non appena alzai lo sguardo lo vidi. Malfoy.
Era con i suoi amici che ridacchiavano e prendevano in giro qualcuno, poi incontrò il mio sguardo ed il suo sorriso divertito si trasformò in espressione seria. Io mi bloccai.
Ci fissammo per qualche secondo.
“Hermione!”
Ron ed Harry.
Fissai ancora per pochi secondi lo sguardo di Malfoy, e poi, senza voltarmi per guardarli, fuggii, nelle mie possibilità, verso la Foresta Proibita che in quel momento sembrava per me il posto più sicuro.
Ero certa che Harry e Ron si fossero guardati per il mio strano comportamento, chiedendosi perché stessi fuggendo da loro.
Mi dispiace amici miei.
Arrivai quasi alla foresta, ma sapevo che i ragazzi mi stessero seguendo, così mi trasformai e mi nascosi dietro un albero.
“Cosa le sta succedendo?” sentii dire da Harry.
“Si comporta così da quando l’ho tirata fuori dal fosso e portata in infermeria”. Aggiunse Ron. “Ma poi cosa significa quello sguardo con Malfoy?” disse Ron con tono infastidito.
Avevano notato tutto.
“Andiamo da Hagrid, forse è là” propose Harry incamminandosi e Ron lo seguì annuendo.
Uscii dal mio nascondiglio con le lacrime agli occhi, tornai me stessa e finalmente riuscii a raggiungere la mia camera, in cui mi nascosi fino al mattino dopo.

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Capitolo 11
*** Chapter Eleven ***


Passai tutta la notte a pensare e a cercare di capire quale fosse la cosa migliore da fare.
La mia mente era un turbine di pensieri ed il mio stomaco era una raccolta di pugni costanti.
Pregai Ginny di non dire dove fossi ai ragazzi, ed al suo “cos’hai?” le risposi semplicemente che non mi sentivo in forma e non mi andava di cenare.
Non sapevo con certezza cosa stesse escogitando Malfoy, quindi potevo uscirmene quasi pulita, e di certo non potevo nascondere una cosa del genere ai miei migliori amici, soprattutto se questa potesse definire la vittoria o meno della guerra magica contro Voldemort.
Però non volevo ferire i suoi sentimenti.
Si era fidato di me. Mi aveva baciata.
Poteva essere tutta una manipolazione, ed io come una stupida gli stavo per lasciare il controllo della mia mente.
O poteva essere sincero. Mi aveva mostrato davvero i suoi sentimenti ed il suo peso, troppo grande per un ragazzo.
“Sveglia dormigliona!” mi dondolò Ginny. “Come mai oggi non sei stata la prima ad alzarti?”
“Penso di non aver sentito la sveglia” spiegai io ancora assonnata. “Che ore sono?”
“Sono le nove del mattino.” Rispose Ginny.
Mi alzai di scatto, poi ricordai.
“Come ti senti oggi?” chiese la cara rossa.
“In ripresa.”
“Harry e Ron, come penso immaginassi già, hanno chiesto di te. Sono preoccupati.”
“Cosa gli hai detto?” chiesi a Ginny preoccupata che le fosse sfuggito qualcosa.
“Quello che hai detto a me: che non stavi bene. Ma perché sei così agitata?” Ginny alzò un sopracciglio.
“No, non sono agitata” mentii.
“Forza, mettiti su che andiamo a fare una sana colazione” mi incitò.
“No Ginny, non mi va, preferisco preparami con calma”.
“Ma non hai cenato neanche, sei digiuna da ieri sera!”
“Ci vediamo a lezione” dissi io liquidandola.
Lei si alzò ed andò via senza aggiungere alcuna parola. Non mi piaceva quella situazione. Non mi piaceva mentire e scappare dai miei amici. Non mi piaceva essere così fredda con le persone che mi avevano amata fino a quel momento.
Maledetto Malfoy.
Avrei dovuto prendere una decisione in fretta, non potevo evitarli per sempre.

Mi preparai e mi avviai verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Tutti gli studenti erano fuori l’aula ad aspettare che si facesse l’orario preciso per entrare ed io mi nascosi dietro una colonna per ritardare ogni sguardo pieni di dubbio. Durante la lezione non avrebbero potuto fare domande.
Entrarono tutti e presero posto, l’ultima fui io. Come immaginavo sarebbe accaduto, gli sguardi di Ron, Harry, Ginny e qualcun altro della casa Grifondoro erano rivolti verso di me. Io camminai a testa bassa fino a prendere il mio posto.
Quando mi sedetti, girai il viso ed incontrai lo sguardo di Malfoy che non tradiva alcuna emozione, in quel momento la mia testa cominciò a porsi molte domande.
Ricominciai a pensare che in realtà Draco stesse giocando con i miei sentimenti e che volesse portarmi a stare dalla sua parte.
Avevo deciso cosa fare.

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Capitolo 12
*** Chapter Twelve ***


Dopo la lezione uscii per prima, ma invece di fuggire mi fermai accanto alla porta nell’attesa che i miei migliori amici uscissero.
“Ragazzi” li chiamai.
“Eccola qui, finalmente ti fai viva.” Disse Ron con tono sprezzante. Il mio cuore in quel momento ricevette un colpo tanto forte che sembrava me lo avesse dato con un martello.
“Come ti senti?” aggiunse Harry, con tono più impensierito.
“Sto bene, grazie Harry”. Mi girai verso Ginny che era uscita poco dopo i ragazzi, e le feci un sorriso pentito, sentendomi in colpa per come l’avevo trattata la mattina.
“Vi devo parlare, è urgente” dissi prendendo il polso di Harry.
Nello stesso momento in cui pronunciavo queste parole, Draco Malfoy uscì dalla classe e si girò con occhi preoccupati verso di me.
Ci scambiammo un lungo ed intenso sguardo, ed i ragazzi se ne accorsero.
Mentre andava via continuò a fissarmi, quasi come se stesse cercando di parlarmi, implorandomi di non rivelare niente.
Ron, come gli altri, vide tutto. Il suo sguardo era severo, lo stesso degli ultimi tempi. Riuscivo a sentire il fastidio che esplodeva dallo stomaco tutto attraverso la sua voce “credo di aver capito cosa devi dirci”.
Mi girai verso di lui. Per un attimo mi venne un colpo, poi pensai che aveva capito solo parte di quello che avrei raccontato loro.
“Venite” dissi.
Tutti insieme ci dirigemmo nella Sala Comune, ci sedemmo sui divanetti di fronte al fuoco e calò un silenzio che sembrava non avere fine.
Nell’aria c’era come un macigno e le parole non riuscivano ad arrivare all’esterno della mia testa. Tutto ciò che cercavo di pronunciare rimaneva incastrato in gola.
“Ci stai facendo preoccupare” disse Ginny rompendo il silenzio.
La guardai e presi coraggio.
“C’è qualcosa di importante che dovete sapere.”
Tutti gli sguardi erano puntati su di me. La tensione era alta.
“Ieri, nel pomeriggio, sono fuggita dalla festa di Lumacorno. Era noiosa, e Cormac McLaggen era azzeccoso come bava di lumaca.”
Ron distolse lo sguardo da me e girò la testa verso la sinistra, come se stesse ammirando il quadro sulla parete.
“Comunque…” continuai dopo essermi una breve pausa. Avevo le mani incrociate tra le ginocchia, ed il mio sguardo non si incrociava con il loro.
“Mi sono rifugiata nel bagno delle ragazze al secondo piano”.
“Cosa è successo, Herm?” chiese Harry cercando di farmi arrivare al sodo.
“È entrato Draco”.
Ron girò la testa di scatto verso di me. Avevano tutti e tre la stessa espressione infastidita e shockata.
“Lo sapevo” sottolineò Ron.
“Tu non sai proprio niente!” gli urlai contro. “Non capisco questo tuo comportamento, mi hai stancata, Ronald Weasley! Non hai da preoccuparti per Lavanda? Perché mi sei con il fiato sul collo?!” sbottai finalmente, dopo l’accumulo dei giorni precedenti.
Ron sgranò gli occhi. Non si aspettava una reazione del genere.
“Herm, continua” mi incitò Ginny con il suo dolce fare.
“Draco ha cominciato a parlare. A sfogarsi. Era combattuto, i suoi occhi erano circondati da borse viola, come se non avesse mai dormito. Mi ha detto delle strane cose”
“Ad esempio?” dissero in coro Harry e Ginny.
Non posso sbagliare. Il mio destino deve compiersi. Non ho altra scelta. Ripetei le parole che confessò Draco.
“Cosa intendeva secondo te?” chiese Harry.
Ron non faceva domande, non lasciava uscire neanche una sillaba. Si limitava ad ascoltare, credo, ed a guardarmi.
“Penso che stia tramando qualcosa, qualcosa di veramente grosso.”
“Non ti ha detto nulla di dettagliato?” chiese Harry visibilmente preoccupato.
“No, solo questo, poi…” mi fermai. Un nodo alla gola mi si formò bloccando ogni sillaba che tentava di uscire.
Tutti rimasero attenti, anche Ron questa volta.
“Credo lo abbia fatto affinché non parlassi però… mi ha anche baciata.” Finalmente uscì.
Vidi Ronald diventare bordeaux. Si alzò di scatto e corse fuori dalla Sala Comune.
“RON!” Lo chiamai senza riuscire a fermarlo.

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Capitolo 13
*** Chapter Thirteen ***


“MALFOY!” Ron trovò Draco nel bagno dei ragazzi e con uno stupeficium lo scagliò vicino al muro. “Ti avevo detto di starle lontano!”
Draco si alzò e rispose con un crucio che però Ron scansò e contrastò con un expelliarmus.
“Non ho paura di te, Weasley.” Disse Draco asciugando un po’ di sangue che gli usciva dal labbro. “Non so cosa tu abbia saputo, ma qualsiasi cosa sia, sappi che quella madblood della Granger ha frainteso tutto” Spiegò Draco.
Nel frattempo, io, Harry e Ginny eravamo arrivati alla porta, e sentimmo tutto il discorso.
Il mio cuore si distrusse in piccoli pezzi e crollò sul fondo dello stomaco.
Lui, Draco, mi vide.
La sua espressione da bulletto compiaciuto mentre rispondeva a Ron si tramutò in un’espressione di rabbia e delusione, rivolta verso di me.
Avevo sbagliato, probabilmente, a rivelare ogni cosa, ma erano i miei migliori amici, la mia famiglia. Negli anni precedenti c’è stato un odio profondo tra me e Draco, non potevo conoscere le sue reali intenzioni. Non potevo credergli.
E se fosse tutto vero? Mi venne da pensare, guardandolo in quel momento.
“Bene bene, vedo che la tua banda ti ha seguito. Avevano paura che ti uccidessi?” Ridacchiò Malfoy.
Ron stava per attaccare di nuovo ma Harry lo fermò prendendolo tra la morsa delle sue braccia e lo portò fuori dal bagno con forza, Ginny li seguì.
Io e Draco ci fissammo. Ero distrutta. Avevo gli occhi pieni di lacrime, avrei voluto scoppiare in un pianto liberatorio, ma non dovevo, non lì.
Draco non aggiunse niente, la sua delusione era chiara.
Raccolse la bacchetta, la ripose nella tasca, si aggiustò come se nulla fosse accaduto e si avviò per uscire.
“Mi ero fidato di te” mi sussurrò nell’orecchio mentre mi passava accanto.
Mi sedetti con la schiena poggiata al muro e la testa sulle ginocchia. Rimasi in quella posizione per una decina di minuti, poi Ginny venne a recuperare anche me.
“Ron si è calmato, Harry l’ha portato a fare un giro a Hogsmeade per tenerlo lontano più tempo possibile dalla scuola”.
Mi prese il braccio e mi aiutò a rimettermi in piedi. Mi ripulii gli occhi umidi dalle ultime lacrime che si erano asciugate ed uscimmo anche noi.
***
Passarono due settimane. La mia caviglia stava meglio, io mi trovavo in infermeria affinché Madama Chips potesse darmi la conferma che potessi tornare a camminare normalmente.
“Ecco qui, come nuova” disse con un sorriso mentre mi toglieva le bende.
“Grazie, Madama Chips” le risposi anch’io con un sorriso.
“Sta’ attenta a non cadere di nuovo, la prossima volta potrebbe volerci una pozione per ricostruire le ossa… e non te la consiglio” aggiunse Madama Chips con lo stesso tono amorevole di una madre, mentre si allontanava da me.
Stetti ancora un paio di minuti seduta prima di provare a riutilizzare la caviglia normalmente.
Dopo quel particolare momento nel bagno delle ragazze, io e Malfoy non avemmo più modo di vederci da soli per parlare, forse la causa di tutto quello che era successo era stata anche questa. Ogni volta che ci incontravamo e gli capitava di guardarmi, potevo notare quanto il suo sguardo fosse triste e pieno di dolore. Era sincero quel giorno quando mi baciò.
Sia lui che Ron, cercavano di evitarmi il più possibile. Quando incontravo il rosso nella Sala Comune, o al tavolo per i pasti, o in mezzo ai corridoi, lui prendeva le sue cose e si allontanava senza neanche degnarmi di uno sguardo.
Capivo Draco, ma Ron?

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Capitolo 14
*** Chapter Fourteen ***


Era quasi ora di cena e tutti gli studenti erano diretti verso la Sala Grande per prendere posto. Mentre camminavo mi voltai indietro e vidi Draco con gli amici venire verso la mia direzione. Mi nascosi in un cubicolo non troppo stretto e nel momento in cui passò lo tirai per un braccio.
“Granger!” disse Draco con voce acuta “cosa vuoi?!”
“Parlare, Draco. Non abbiamo avuto modo dal quel giorno.”
“Non abbiamo più niente da dirci.” Aggiunse lui.
“Invece dobbiamo chiarire”
“Cosa vuoi chiarire Hermione? Mi ero fidato di te, e tu hai scelto i tuoi amici pugnalandomi!” Alzò la voce.
“Ma…” mi interruppe.
“Capisco.” Si calmò.
“Capisci?” gli domandai sorpresa.
“Difficile crederlo, ma sì.”
“Spiegami” gli chiesi. Ero molto confusa.
“Nel corso di una guerra magica in cui uno dei tuoi migliori amici è protagonista era chiaro che ti saresti schierata dalla parte del bene, ho sbagliato io.
Rimasi senza parole. Tutto mi aspettavo da quella conversazione, tranne quelle parole.
“Voi siete ancora in tempo.”
Dopo quelle parole uscì dal cubicolo e raggiunse i compagni nella Sala Grande.
Mi lasciò lì da sola con quella confessione.
Dopo breve tempo uscii anche io, era tempo di chiarire anche con Ron.
Raggiunsi i ragazzi a passo svelto. Mi fermai davanti a Ron.
“Ronald, vieni con me.” Lui mi guardò sbigottito.
“Perché dovrei?” disse seccato.
“Ora” mi puntai.
Dietro le spalle potevo sentire lo sguardo di Lavanda penetrarmi. Era davvero inquietante, ma niente mi avrebbe impedito di risolvere quella situazione una volta per tutte.
Ron finalmente si alzò ancora con il pezzo di pollo in bocca. Maiale.
Lo portai nel corridoio che dava sul cortile.
“Allora? Che c’è?” chiese Ron scocciato.
“Ora tu mi dici che hai, e non rispondermi ‘niente’!”
“E cosa vuoi sentirti dire allora?” Controbatté Ron.
“La verità Ron. Non è vero che non hai niente!”
“E invece non ho niente da dirti!” Si impose.
“Buono a sapersi. Allora vuol dire che tutti quei comportamenti strani, freddi e rabbiosi nei miei confronti erano naturali da parte tua. Bello sapere che non ti conoscevo affatto, Ronald Bilius Weasley!”
Ci furono alcuni secondi di silenzio accompagnati da sguardi profondi. I nostri occhi si sostennero per tutto il tempo, come se stessimo facendo a gara a chi li abbassasse per primo.
“E tu invece con Malfoy? Tutto quell’odio era finto, ci hai sempre mentito! Come hai potuto Hermione?!”
“Lo sapevo Ron! Sapevo che centrasse Malfoy! Qual è il tuo problema? Tu puoi frequentarti con le bacate stupide e spicce ed io non posso scegliere con chi stare?” Chiesi io tutto d’un fiato.
“No!”
La sua mano afferrò la mia e tutto d’un tratto ci ritrovammo con le labbra appoggiate l’una su quelle dell’altro. La sua mano mi prese la guancia.
I miei occhi rimasero spalancati, i muscoli molto tesi. Ero confusa e non sapevo cosa stesse accadendo. Non sapevo se in realtà me lo aspettassi, oppure se fosse tutto a sorpresa.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare.

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Quel bacio fu l’inizio di una catastrofe.
Lavanda vide tutta la scena, distrutta ed arrabbiata spinse Ron tanto forte da farlo cadere, ma Ron finalmente si liberò di lei.
Dopo quell’episodio però, non fu deciso nulla tra noi due. I rapporti si raffreddarono. Sicura che con il tempo sarebbe tornato tutto come prima, lascia scorrere le cose come avrebbero dovuto essere.
Harry e Ginny speravano in un legame più intimo, ma io non riuscii, il mio cuore era ancora diviso in due.
Da un lato, uno dei miei due più cari amici, pauroso, leale, sincero, ed innamorato di me.
Dall’altro, quel mago dal cuore occulto. Occulto perché nascondeva una parte premurosa, dai sentimenti ambigui, esattamente com’era lui.
Da un lato il rosso, dall’altro il biondo.
Draco mi sorrideva ancora ogni tanto, di nascosto dagli amici, per non rovinare il ruolo da fighetto che per sei anni aveva ricoperto, ed il mio cuore batteva ancora molto forte quando lo faceva.
Volevo entrambi per motivi diversi, ma non volevo ferire nessuno.
La realtà era che non c’era alcuna decisione da prendere che non fosse già stata presa.
Dannazione! Perché a me?

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