Legami Indissolubili

di Lady Koyuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


Legami Indissolubili

 

“Io ero la sega.
Mi chiamavano così.
Attraversavo i corridoi tagliandoli in due come, beh, una sega.
Un tipo mi tagliava la strada? Segato.
Una tipa mi attizzava? Segata.
Sarebbe stato un film dell’orrore se non fosse che ero tanto figo.
Ma quel figo non c’è più.
Ora ho uno scopo. Difendere la nostra grande nazione con la superiorità della mia potenza aerea. 
Non mi guardo indietro, il passato è morto per me.
Con una piccola eccezione forse.”

Mentre Puck girava nei corridoi della sua ex scuola con questi pensieri in mente, vide d’improvviso arrivare verso di lui una ragazza della sua età, per niente alta, con lunghi capelli castani e due occhi marroni che facevano trasparire la sua felicità.
- Noah, quanto tempo! -
Detestava ammetterlo, ma gli piaceva quando lo chiamava per nome; era una delle poche a farlo, tutti ormai si erano abituati a chiamarlo Puck e visto che non adorava particolarmente il suo nome, ne era contento. Ma quando veniva pronunciato da lei, era tutta un’altra storia; sembrava che gli desse un suono particolare o forse semplicemente era la sua voce a renderlo migliore.
In ogni caso, il ragazzo si soffermò solo un secondo per osservarla; era almeno un anno che non la vedeva, di certo era cambiata tantissimo. Non portava più gonne antiquate e maglioni con stampe animali, anzi, ora aveva un vestito nero e bianco attillato, e dovette ammettere, molto sexy, che le stava proprio bene. Si diede mentalmente dello stupido per essersi fermato a contemplarla, e a commentare, quel secondo di troppo; credeva di essersela lasciata alle spalle con il diploma, ma solo uno sguardo su di lei e capì che era solo una finta. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore si diceva, no?
- Berry. Qual buon vento ti ha portato lontano dal tuo successo? - chiese, ringraziando il fatto che la sua voce uscì normalmente.
- Per il Glee questo e altro. - rispose lei, allegramente - E tu cosa mi racconti? Esercito quindi? -  domandò, facendo un cenno verso la sua divisa.

- Aeronautica militare. Una scelta particolare ma fa per me. Soprattutto visto come mi dona l’uniforme. - ammise, ammiccandole maliziosamente e indicando la sua tenuta.
- Bè, sappi che sei molto attraente. - aggiunse lei, sorridendo - E non è solo per l’uniforme, hai una certa rinnovata sicurezza interiore. - concluse, osservandolo attentamente. Quella frase lo rallegrò ma lo rese anche ulteriormente nervoso; per quanto era solo un complimento gentile e basta, era sufficiente per farlo irrigidire. Si disse di tranquillizzarsi, di non far trasparire nulla.
- Ho sentito che finalmente avrai il ruolo per il quale ti sei impegnata tutta la vita. - disse, facendole leggermente il verso e volendo cambiare discorso alla svelta. Un tempo, parlare di se stesso era il suo principale hobby, e forse con altre ragazze sarebbe stato ancora così, ma ora, lì con lei, voleva solo notizie sulla sua vita, sapere se fosse felice.
Il sorriso della ragazza si allargò ulteriormente.
- Si! Finalmente farò Fanny Brice in “Funny Girl”! È un sogno che si avvera! - affermò, probabilmente per la centesima volta alla centesima persona quel giorno, quasi saltando dalla gioia.

- Sono felice per te. - rispose lui sinceramente - E immagino che tutto questo successo ti abbia portato tantissimi spasimanti. - continuò, con un sorriso malizioso. Lo aveva detto tanto per cortesia, istintivamente, per fare quattro chiacchiere insomma, ma quando ebbe pronunciato quelle parole, una piccola morsa allo stomaco gli fece capire che forse quella risposta non la voleva.
Lei ricambiò il sorriso scuotendo la testa.
- Mi spiace, dall’anno scorso ho avuto solo un ragazzo e non era proprio un bravo ragazzo. - disse lei, mentre lo prendeva sotto braccio invitandolo a incamminarsi verso l’aula canto. Averla così vicina era una bella cosa per lui, per quanto inusuale; sentiva il suo profumo e il suo calore, ma la frase appena pronunciata dalla ragazza lo spiazzò; cos’era successo? Doveva per caso prendersela con qualcuno che le aveva fatto male?
Inconsciamente, con questi pensieri in testa la guardò interrogativo.
- Bè, Santana, - disse quasi sputando quel nome, cosa che fece pensare al ragazzo che fosse successo qualcosa di grave tra le due - ha scoperto che era un gigolò. - disse tranquillamente, come se fosse una cosa superata da tempo.

- Un gigolò? - affermò lui ridendo.
- Non ridere Puckerman! - lo sgridò lei, mentre però sorrideva - È stato un colpo duro per me! -
Quando realizzò che lo aveva chiamato con il cognome, capì che forse la cosa era più seria del previsto.
- Mi spiace. Non sa cosa si è perso. - disse, avvicinandosi al viso della ragazza - Ora che diventerai famosa ne avrai di tre volte meglio! - aggiunse, stringendole la mano che aveva sotto braccio sorridendole.

- Oh, grazie! - disse lei colpita, appoggiandosi la mano sul petto con fare da diva, ricambiando il sorriso, prima che entrassero in sala canto. 



Il giorno precedente, il professor Schuester aveva dato il compito di mettere in scena canzoni già utilizzate durante i loro anni di Glee per ricordare le loro 100 lezioni assieme; quel giorno, l’improvvisato palco in sala canto era stato preso dalla “Dannata trinità”, ossia Santana, Brittany e Quinn. Le tre avevano deciso di interpretare “Toxic”, decisamente da loro; nell’aula, assieme ai membri nuovi e vecchi del Glee, c’era anche il nuovo ragazzo di Quinn.
Puck lo aveva visto nei corridoi a braccetto con lei, ma non gli era ancora capitato di parlargli; peccato che, mentre la sua ragazza si esibiva, assolutamente per lui, sculettando e muovendosi forse troppo maliziosamente, il ragazzo, di cui nemmeno sapeva il nome, stava continuamente con lo sguardo sul telefono. Sinceramente gli faceva rabbia che la sua amica, perchè sì, ormai Quinn era solo una buona amica per lui, facesse tanto per qualcuno che nemmeno la degnava delle sue attenzioni; finita la canzone delle ragazze, tutti le applaudirono, facendo complimenti e apprezzamenti.
- Bene! È così che si fa piccolette! - intervenne April, con in mano un bicchiere di cui Puck intuiva benissimo il contenuto - Che ne dice quel bel figlio di papà impomatato?

- Oh, mi sono sembrate estremamente energiche. - rispose, non troppo convinto.
- Ma se hai scritto messaggini tutto il tempo. - disse Mike, infastidito.
Puck concordava in pieno; non aveva alzato lo sguardo nemmeno una volta, che diamine, ed era il suo ragazzo.
- Biff è molto impegnato. - intervenne in sua difesa Quinn, nervosamente - È presidente di una società segreta nonché capitano della squadra di polo acquatico. - 
Puck guardò entrambi in modo scettico, prima che suonasse la campanella e tutti si alzassero; Quinn raggiunse il suo ragazzo che si complimentò con lei abbracciandola mentre Puck passava dietro di loro, leggermente disgustato.
Come faceva Quinn a stare con qualcuno che la considerasse così poco? 
Com’erano cambiate le cose in un anno; di certo un tempo Quinn avrebbe fatto i salti mortali per stare al centro delle attenzioni del suo uomo. 
In poco, tutti i ragazzi uscirono dalla classe, tranne Puck che raccolse lentamente le sue cose prima di indirizzarsi verso la porta; appena si voltò, però, vide che qualcuno era rimasto.
Rachel era in fissa davanti a una targa che lo stesso Puck quel giorno aveva guardato per diversi minuti, come a volersela memorizzare dietro le palpebre.
- Manca tanto anche a me. - disse avvicinandosi silenziosamente. Rachel sospirò, sconsolata.
- Probabilmente, assieme al Signor Schuester, siamo i due che hanno sofferto di più, sai? -
Puck non disse nulla, ma le mise una mano sulla spalla, come per rassicurarla. Lei gli appoggiò la sua sopra, ringraziandolo.
- Andiamo dai, sennò rischiamo di fare tardi per la cena. - disse, girandosi e sorridendogli, prima di uscire dalla classe.
Benché intristito dal momento, quel sorriso semplice e genuino, che nascondeva comunque una tristezza enorme, gli riscaldò un pochino il cuore; sinceramente gli mancava davvero tanto il Glee, anche se non lo avrebbe ammesso tanto facilmente.
 


La sera, alcuni dei diplomati dell’anno precedente avevano deciso di andare assieme al “Bel Grissino”; Puck era uno di questi e appena entrato, si sentì chiamare da uno dei tavoli. Lì seduti c’erano Quinn e il suo ragazzo, che li invitò a sedersi con loro.
Un po’ incerto, Puck guardò gli altri che fecero spallucce; Rachel, subito dietro al ragazzo, lo superò e raggiunse per prima il tavolo, sedendosi accanto a Quinn con cui era diventata molto amica. Puck si sedette accanto a lei mentre Santana e Mike si misero accanto al tizio impomatato, Artie si mise appena fuori dalle poltrone.
Dopo essersi salutati, mentre Quinn lanciava a tutti sguardi minacciosi come a intimare di evitarle brutte figure, uno alla volta decisero di presentarsi a “quello nuovo”; Santana specificò il suo orientamento, Artie parlò della sua favolosa ragazza cheerleader, Mike e Rachel si vantarono del loro splendido lavoro (e successo) mentre Puck si limitò al suo nome.
- Che mi dite di Quinn? Come la descrivereste in una frase? -
Rachel e Puck si guardarono dubbiosi, mentre lui appoggiava nervosamente un braccio lungo lo schienale dei divanetti, incerto, ma prima di poter dire qualcosa intervenne Mike.
- È una continua sorpresa. Guarda un anno arrivò a scuola che era già autunno inoltrato vestita da fricchettona. - 
Rachel notò come Quinn stava iniziando a innervosirsi.
- Si fece i capelli rosa e un tatuaggio di Ryan Seacrest e poi diede fuoco a un pianoforte viola. - aggiunse Santana, scatenando una risata nervosa di Quinn e uno sguardo totalmente sconvolto di Biff.

- Come? - chiese, stranito.
- Sì una scena indimenticabile. - affermò la mora.
- Ho capito bene? Era un vero pianoforte? - domandò ancora incerto.
- Ti stanno prendendo in giro! - gli disse Quinn, ridendo ancora, prima di mettergli una mano sul braccio con fare dolce e suadente - Amore ho lasciato la borsa in macchina e avrei bisogno del rossetto e di tante altre cose. -
- Oh, Certamente vado a prenderla io, nessun problema. - rispose lui, immediatamente, prima di alzarsi e allontanarsi.
- Grazie! - mormorò Quinn, dolcemente.
Appena Biff fu fuori dalla portata d’orecchio, Puck non resistette più.
- Non gli hai detto niente. - sussurrò, nervoso.

- Sto cercando di presentarmi in un certo modo. Biff appartiene a una delle famiglie più ricche di Philadelphia e quando ne farò parte, sarò sistemata. - disse, convintissima.
Il ragazzo la guardò a bocca spalancata, non credendo alle sue parole. Dove era sparita la Quinn uscita da quel liceo come una persona matura?
- Come fai a nascondere quel tatuaggio? Con la magia? - chiese una Santana scettica.

- Oh, io pago la mia compagna di stanza per farmi dare tre mani di fondotinta sulla schiena prima di vederlo. - rispose, soddisfatta.
Rachel si accorse del rinnovato nervosismo del ragazzo accanto a lei.
- Sa di noi? O almeno di Beth? - chiese, marcando molto di più l’ultima domanda.

- Gli dirò ogni cosa quando sarò pronta. - concluse la bionda non ammettendo repliche.
- Stai facendo uno sbaglio Quinn. - le disse Rachel, in silenzio fino a quel momento. Credeva fosse una cosa tra lei e il suo ragazzo, semmai Puck, poiché le cose essenziali riguardavano lui, ma che razza di amica era se non la metteva in guardia?
- Spero che non ti si ritorca contro. - aggiunse amichevolmente, prima che l’altra la guardasse come se ne stesse facendo un dramma e iniziasse a ordinare la cena.
Il resto della serata passò in tranquillità, tralasciando l’argomento Quinn, che era estremamente vietato, e le frecciatine esagerate tra Rachel e Santana; un paio di volte Puck provò a intervenire in difesa della più bassa, ma veniva sempre interrotto dalla stessa, capace a quanto pare di reggere il confronto da sola.
Alla fine della cena, pian piano si allontanarono tutti e ben presto si ritrovarono assieme solo Rachel, Puck, Quinn e il suo pseudo ragazzo che non conosceva nulla di lei; si diressero assieme al parcheggio ancora chiacchierando.
- Bè, grazie della serata. - disse Biff, allegro - Spero di rivedervi in questi pochi giorni qui a Lima! - aggiunse, prima che lui e Quinn li salutassero e raggiunsero la loro auto.
Rachel e Puck li guardarono ancora incerti.
- Si metterà male per Quinn. - proruppe la ragazza nervosa - Le bugie hanno le gambe corte. - 

- Purtroppo concordo con te. - disse il ragazzo, sospirando ansioso - Spero solo che quel ragazzo sia meglio di quello che credo. - aggiunse.
Rachel concordò, prima di girarsi a guardarlo.
- Ti serve un passaggio? - chiese lui anticipando qualsiasi cosa lei volesse dirgli.

- No grazie, sono con la mia auto. - rispose, sorridendo - Ci vediamo domani Noah. - lo salutò, dandogli un bacio sulla guancia.
- Ciao Rachel. - disse lui, sorridendole.
Prima di incamminarsi verso la sua auto, osservò la ragazza che si allontanava per qualche secondo; aveva decisamente cambiato stile ma era rimasta sempre la sua Principessina Ebrea-Americana preferita. Appena realizzò i suoi pensieri, scosse la testa, come a volersi risvegliare; tutta la fatica di togliersela dalla testa e in un giorno stava mandando tutto all’aria. Ma doveva ammettere a se stesso che era contento di averla incontrata. Gli era mancata davvero tanto.















 

NOTE DELL’AUTRICE
Premetto che ho visto tutta la serie di Glee solo di recente (arrivo tardi lo so e probabilmente questo fandom è abbastanza impopolare al momento, come già detto), e che le ultime tre serie non mi sono piaciute per niente; trovo che molti dei personaggi principali che nelle prime stagioni hanno avuto una storia e uno sviluppo elevato, siano stati distrutti solo con poche scene e risollevati allo stesso modo all’improvviso senza nesso logico (vedi Santana, Puck, Quinn, Mercedes e Rachel proprio nell’episodio da cui parte questa storia).
Ovviamente oltre a questo non apprezzo, come capirete, la coppia formata da Puck e Quinn; non è una questione di solo amore per la ship Puck e Rachel, ma del fatto che non gli hanno dato un filo conduttore coerente e costante per arrivare a unirli. Non sono mai davvero stati insieme per esempio, non le è mai stato fedele, dalla quarta stagione nemmeno sembra si siano mai parlati. Manca il collegamento da "siamo diplomati" a "ci siamo sempre amati". Anche se ammetto che nemmeno durante i loro anni scolastici quest’ultima cosa ci sia stata.
Al contrario, con Rachel vedo la cosa diversamente; per prima cosa sono stati assieme, per un motivo abbastanza stupido, ma ci sono stati, e seconda cosa, volente o nolente, gli autori hanno messo tante scene per favorire la loro ship (vedi quando Santana dice che la Berry non piace a nessuno e interviene Puck a dire che a lui piace, vedi quando lei è in difficoltà per Finn, lui dice espressamente che avrebbe aiutato tutti, o almeno solo gli ebrei, che strano ma vero sembra solo lei l’ebrea lì xD, oppure al matrimonio di Shue, quando prende il buque. Benchè ovviamente la scena serve per la finchel, curioso come in quella scena ci sia anche lui a guardarla allo stesso modo di Finn, e sono solo alcune delle tante scene che onestamente mi danno da pensare; anzi, se volete nel prossimo capitolo provo a buttare giù quelle che ho visto io e se volete voi potreste indicarmene altre che sicuramente ho perso. Ripeto, non so se sia voluto ma tutte queste scene sono particolari se viste sotto quest’ottica).
Oltre ad altri due fatti: gli stessi autori si sono stupiti di come questa coppia sia stata apprezzata contro tutti i pronostici e soprattutto, ultimo ma non meno importante, come hanno cercato con Jake e Marley (palesi copie di Puck e Rachel) di realizzare una coppia come la loro ma purtroppo uscita decisamente male, senza il loro carisma e la loro storia.
In sostanza, tutto ciò per dire che non sono soddisfatta di come sia andata a finire tra loro; ovviamente non metto in dubbio che sia andata come sia andata e ci posso fare poco, ma volevo rendere giustizia a questa coppia che, in assenza ovviamente di Finn, primo posto assoluto nel cuore di Rachel a quanto pare, avrebbe potuto essere quella migliore.
Detto questo, ringrazio chiunque sia passato e seguirà la storia, spero davvero che possa piacere benchè non troppo sofisticata o particolare. Fatemi sapere se può interessarvi questo confronto di scene Puckelberry che nel caso nel prossimo capitolo faccio una breve lista.
Scusate per le lunghe note d'autore, saranno così solo per questa volta; grazie per chiunque sia arrivato fino a qui, e al prossimo capitolo.

Koyuki :3

 

 
 

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


Legami Indissolubili



 

Ormai era assodato che i vecchi diplomandi avrebbero tutti o quasi, passato quella settimana lì, per cercare di salvare il Glee.
Nonostante questo e per quanto lì dentro si volessero bene e si considerassero quasi tutti amici inseparabili, all’interno del Glee potevano ancora disputarsi faide quasi mortali come “Diva contro Diva”.
Infatti, a quanto pareva, Rachel e Mercedes, assieme all’immancabile Kurt con cui era partita questa specie di gara, avevano deciso di esibirsi e determinare chi era la “Vera Diva” citando le loro stesse parole; anche se Puck non aspirava a partecipare a quelle battaglie canore e sinceramente gli interessasse poco chi avrebbe vinto, raggiunse comunque l’aula canto pronto a sentire i compagni cantare. O forse qualcuno in particolare.
Non fu il primo ad arrivare, c’erano già Santana e Brittany, assieme ad alcuni membri del nuovo anno e il suo fratellastro, il quale aveva un’espressione pensosa; salutandoli si mise accanto a lui, intenzionato a chiedere cosa turbasse il ragazzo, ma prima che potesse farlo, arrivarono gli altri e Schuester che diede inizio alla gara. Chissà per quale motivo, in queste gare “Diva contro Diva”, la canzone da cantare era sempre la stessa: “Defying Gravity”; Puck ci pensò un attimo, decretando che fosse probabilmente per la difficoltà della canzone stessa.
Il primo a cantare fu Kurt, che come notarono tutti, stavolta non “steccò” sul finale; la storia che lo aveva fatto apposta qualche anno prima doveva essere vera. Successivamente toccò a Mercedes, che come il precedente fece un’esibizione fantastica, benché Puck ci prestasse poca attenzione.
Infine toccò a Rachel; in cuor suo, Puck sapeva di essere venuto ad assistere alla gara solo per la sua di esibizione. La voce di Rachel era un portento, il suo talento era strepitoso e ogni volta che cantava ci metteva un’immensa passione; tutto questo assieme dava una strana sensazione al ragazzo, uno strano calore e un’emozione tale da rimanere ipnotizzato, almeno da quando aveva avuto quella specie di relazione con lei. Ricordava bene come era iniziata, fu tutto a causa di quello stupido sogno. Puck lo decretò come un segno del destino, come se il “buon dio volesse che andasse a letto con lei”. Allora però non sapeva che quella piccola cantante lo avrebbe stregato talmente tanto da rimanergli impressa per anni nella mente; è vero che la loro relazione era durata solo poco tempo, una settimana neanche, ma doveva ammettere che durante quella breve storia, le era rimasto fedele ed era stato totalmente sincero con lei, anche dopo, come non aveva mai fatto con nessun’altra ragazza. Rammentava benissimo anche il loro duetto, quello per far ingelosire Finn; non sapeva nemmeno perché aveva accettato, ma non dimenticò mai la sensazione del duettare con lei. Era fantastico.
Appena l’ultima nota della canzone si disperse nell’aria, tutti fecero i complimenti ai tre ragazzi, applaudendo, lui compreso, mentre i concorrenti si preparavano al loro giudizio; il professore però, rimandò tutta la votazione a qualche giorno dopo e chi voleva, tra gli altri neo diplomati, poteva tranquillamente esibirsi più tardi.
Puck si fermò un attimo a pensare, mentre osservava Rachel uscire dalla classe allegra e contenta della sua esibizione; forse aveva trovato la canzone adatta da riproporre al Glee, ammise a sé stesso sorridendo, non staccando lo sguardo dalla ragazza.

 

Come si era ripromesso, appena uscito dall’aula canto, Puck andò a cercare il fratello minore; appena entrato, quella mattina, aveva visto che c’era qualcosa che non andava. Sicuramente era successo qualcosa e per quanto erano mesi che non parlavano di cose serie, avrebbe voluto aiutarlo in qualsiasi modo; si, erano parenti solo da parte di padre, ma lo considerava come un fratello di sangue.
Oltretutto, visto che era quasi la sua copia in fatto di carattere, poteva almeno evitargli i suoi stessi errori.
Dopo aver girato i corridoi per qualche minuto, trovò Jake intento a trafficare con il suo armadietto; si avvicinò a grandi passi per poi appoggiarsi agli armadietti sorridendogli.
Allora, fratellino, come va? - disse, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla.

Lui ricambiò il sorriso, benchè nei suoi occhi sembrava aleggiare una vena di tristezza.
Bene direi, per quanto riguarda scuola e salute. - rispose nervosamente.

Puck lo guardò storto, curioso.
Problemi con la ragazza? Pensavo la tua relazione andasse a gonfie vele. - ribadì il maggiore.

L’altro sbuffò, lasciando stare per un attimo i suoi libri e girandosi verso il fratello.
Si, era così; ho seguito il tuo consiglio e alla fine mi sono messo con Marley e grazie a te Kitty non mi ha più infastidito. - ammise, ricevendo un sorriso malizioso e un gesto ammirevole da Puck, come a complimentarsi - Ma qualche settimana fa non ho resistito. - confessò colpevole.

Puck lo guardò non troppo sorpreso, ma dispiaciuto.
Che hai fatto? - chiese, incrociando le braccia al petto.
L’ho tradita. - rispose Jake, visibilmente pentito. - E ho capito l’errore ma lei non vuole quasi nemmeno rivolgermi parola. - concluse, sospirando.

Il maggiore gli mise una mano sulla spalla, con fare consolatorio.
Ti capisco benissimo. Avrei fatto lo stesso anche io. - ammise, ricevendo un’occhiata sorpresa.
Ma hai detto… - intervenne Jake, prima che Puck lo interrompesse.
Si, so cosa ti ho detto. E l’ho detto perchè è stato il mio stesso errore. -  confessò, senza remore - Preferivo più notti di sesso con ragazze diverse che una storia seria con una ragazza che mi piaceva molto. - continuò, e mentre parlava, in fondo al corridoio apparve una figura esile familiare, con lunghi capelli castani e due occhi da cerbiatta. Rachel. Lui non smise di fissarla mentre parlava al fratello - Ho perso forse l’occasione migliore con lei. Ho sprecato momenti che non potranno mai tornare indietro. Momenti che probabilmente a ricordarli mi renderebbero nuovamente felice come se li vivessi oggi. E’ vero, sono ancora giovane e figo, - disse, ammiccando alle spalle di Jake, dove la castana stava girando un angolo osservandolo sorridente, prima di sparire dalla sua vista - e ho mille altri momenti di cui posso approfittare, - proseguì deciso, mentre il fratello si girava per vedere a chi avesse ammiccato - ma certe cose sono ormai… perse. - aggiunse, tornando a guardare il fratello - E per quanto abbia un’esperienza sessuale davvero enorme, non posso dire di avere altrettanti momenti intensi da ricordare con quella ragazza. Almeno, non al liceo. - concluse, soddisfatto del suo discorso.

Jake lo guardò stupito; non credeva che quelle parole fossero uscite davvero dalla bocca del fratello.
Eri innamorato di lei? - chiese senza pensarci, osservando attentamente ogni movimento di Puck.

Lui si agitò leggermente, come se la domanda lo avesse reso nervoso. 
Allora, credo di no. O che non lo sapessi. - ammise sinceramente, cercando di sembrare tranquillo, anche se in realtà odiava parlare di quelle cose - Però mi sono accorto dell’errore che ho fatto lasciandola non molto tempo dopo quando era già di un altro. - disse, facendo spallucce. - Ormai è andata così, il passato non si può cambiare, ma cerca di non rovinare il tuo futuro dopo queste mie perle di saggezza. - concluse, sorridendogli sornione.

Jake ricambiò con una leggera risata, ringraziandolo mentalmente per quel discorso; benchè non aveva posto una soluzione materiale al suo problema, ora almeno aveva trovato nuovo vigore per farsi perdonare. Doveva riuscirci assolutamente.
- Grazie Puck! - disse, prima di chiudere l’armadietto - Mi spiace comunque per come ti è andata. - aggiunse, indirizzarsi a lezione.
Figurati fratellino! - rispose, dandogli un’altra pacca fraterna sulla spalla prima che si allontanasse -  Grazie a te di preoccuparti, ma sono sopravvissuto a cose peggiori. - concluse, pensoso.

Forse qualcosa comunque poteva farlo, si disse mentalmente, proprio a cominciare dalla canzone che voleva cantare quel giorno.

 

Il pomeriggio, come aveva deciso, quando tutti furono seduti nell’aula canto, si propose per la sua esibizione; purtroppo, prima ancora che potesse scendere i gradini che facevano da palco, qualche volta, venne interrotto da Santana.
Lei voleva esibirsi per prima, affermando di voler consolidare la tradizione di dirottare il Glee costringendo tutti ad assistere all’ennesimo messaggio privato. Facendo spallucce, Puck si risedette, assistendo alla performance della ragazza, mirata ovviamente a Brittany; non era male come canzone e apprezzava come la cosa fece stare meglio la bionda, ma non potè notare vari sguardi astiosi da parte di Rachel verso Santana.
C’era sotto qualcosa di certo.
Quando ebbero finito il loro numero, tutti applaudirono soddisfatti mentre il Signor Schuester si alzò, facendo i complimenti alle ragazze per poi rivolgersi a Puck.
Non vorrei dovermi esibire dopo di voi, ma se te la senti ancora Puck. -
Bè, - iniziò lui, nervosamente - vedete, per il mio numero vorrei che ci spostassimo in auditorium. - ammise, osservato curiosamente da tutti.

Il gruppo acconsentì senza problemi e si ritrovarono ben presto seduti su alcune sedie disposte in cerchio sul palco dell’auditorium; Puck si era portato dietro la sua immancabile chitarra e quando tutti ebbero preso posto iniziò a cantare.

Picture perfect memories scattered all around the floor
reaching for the phone “cause i can’t fight it anymore
and i wonder if i ever cross your mind
for me it happens all the time

Il gruppo sorrise, iniziando a muoversi al ritmo della musica e accompagnando ogni tanto il ragazzo; questi d’altro canto, all’inizio aveva volutamente fermato il suo sguardo su Rachel, per osservare la sua reazione. Appena eseguita la prima strofa, capì dal suo sguardo sorpreso che sapeva quando e con chi aveva cantato quella canzone; sembrava però l’unica a ricordarselo visto che gli altri membri del Glee si limitavano ad ascoltare e canticchiare, senza lanciare occhiate maliziose e sorprese come succedeva di solito quando qualcuno cantava una canzone particolare o dal significato particolare.
Per evitare ciò, comunque, preferì iniziare a far vagare lo sguardo anche sugli altri; era vero che quella canzone era per lei, ma faticava a rimanere lucido e tranquillo guardandola in quegli intensi occhi marroni che pian piano sembravano inumidirsi, come commossi, ma forse era una sua impressione.

It’s a quarter after one, I’m all alone, and I need you now
And I said I wouldn’t call, but I’m a little drunk, and I need you now
And I don’t know how I can do without 
I just need you now
Oh, baby, I need you now

Solo verso l’ultima strofa, riprese il contatto visivo con lei, sorridendole quasi timidamente, cosa che a lui sembrava non addirsi; osservandola, pensò di vedere una minuscola lacrima scorrerle sulla guancia, ma si disse che forse era il riflesso delle luci, di certo non era per la sua esibizione. 
Finita la canzone, mise a terra lo strumento, prima di ricevere uno scroscio di applausi e complimenti; anche Rachel, dopo averlo guardato sorridendo malinconicamente qualche secondo, si alzò per fargli i complimenti.
In quel frangente, solo Jake si accorse di come il fratello, per quanto ringraziasse tutti, aveva lo sguardo indirizzato verso un’unica persona, che ricambiava commossa? Nemmeno lui seppe dirlo; sorrise comprensivo, prima di indirizzarsi all’esterno, pronto a fare una specie di stesso salto nel vuoto come aveva fatto Puck.



- Bella canzone - disse Rachel, avvicinandosi a un Puck pensieroso.
Dopo l’esibizione, il ragazzo si era diretto nel piazzale esterno della scuola per prendere una boccata d’aria; si ripeteva che aveva solo cantato una canzone e che nessuno si era accorto perchè aveva scelto quella o a chi era dedicata. Nessuno tranne lei.
E questo lo preoccupava.
Poteva apprezzare la cosa, ed era quello a cui mirava effettivamente, oppure poteva odiarlo considerandola una cosa “da liceali”; in fondo ormai erano cresciuti, parlare attraverso canzoni non era il massimo.
Rimuginando su questi pensieri e dubbioso sul fatto di aver fatto la cosa giusta, non si accorse della castana che si avvicinò.
Quando gli parlò, fece un piccolo sussulto sorpreso.
Ti ho trovato in un brutto momento, Noah? - chiese Rachel, accorgendosi di averlo fatto spaventare.
- No, tranquilla - disse lui, girandosi ad osservarla - Ero solo pensieroso. - 
Ricordo quando la cantammo insieme. - intervenne lei.
Oh, qualcuno allora lo ha notato. - disse sorridendo maliziosamente Puck, benchè fosse a dir poco nervoso.
Rachel gli sorrise, allegra, con uno sguardo interrogativo.
- Come mai proprio questa? - chiese lei, sinceramente curiosa.
Il ragazzo si irrigidì momentaneamente, dubbioso su cosa rispondere.
Mi piace particolarmente. - mentì dandosi immediatamente dello stupido.
Possibile che non riusciva a essere sincero? Bè, faceva fatica anche con se stesso quindi non c’era da stupirsi.
Lei lo guardò poco convinta, ma fece un segno affermativo. Si era domandata come mai Noah avesse scelto proprio quella canzone, e in un angolo recondito della mente forse aveva pensato che fosse dedicata a lei, ma subito quel pensiero sparì, sospettando che era solo il suo egocentrismo ad averlo partorito. Sicuramente Noah non avrebbe mai dedicato una canzone a lei, non dopo tutti quegli anni.
- Piace particolarmente anche me. E’ molto bella. - 
Puck sorrise; almeno le era piaciuta. 
Rachel iniziò allora un suo soliloquio sulle migliori canzoni del Glee, sul fatto che lei aveva interpretato quelle più belle e che molte avevano permesso loro di vincere provinciali, regionali e nazionali.
Mentre lei parlava, Puck si mise ad osservarla attentamente, ogni minuscolo particolare; non era cambiata tanto eccetto per il look. Aveva rinunciato ai suoi orrendi maglioni sostituendoli a vestiti attillati e, detestava ammetterlo, dannatamente sexy; non riusciva a staccargli gli occhi di dosso in quel momento. Per quanto riguardava il carattere, era sempre la solita Berry testarda, fastidiosa e logorroica, ma l’adorava anche per quello; sbattendo velocemente le palpebre, come destandosi dai suoi pensieri, si accorse di ciò che gli era passato per la mente, scuotendo la testa come per cacciarlo via. Ormai sapeva che teneva alla ragazza in un modo particolare, ma detestava rimuginarci su così tanto.
Bè, spero voterai per me alla gara, - intervenne lei risvegliandolo dai suoi pensieri - Io ora devo andare. - disse, sorridendogli, facendo come per girarsi e andarsene.
Prima che però potesse farlo, venne presa per un polso dal ragazzo che la girò nuovamente verso di lei.
Rachel lo guardò con uno sguardo sorpreso e interrogativo; lo stesso Puck si stupì di quel gesto, avendolo fatto istintivamente. Almeno ora era obbligato a dirle qualcosa. Possibilmente qualcosa di utile.
Tossì come per schiarirsi la voce, e la mente, avvicinandosi a lei.
Volevo chiederti, cosa fai stasera? -  domandò nervosamente, sperando che lei non se ne accorgesse.
Rachel lo guardò sorpresa, pensandoci un attimo.
Nulla in realtà, non ho programmato niente. - ammise, riprendendo a guardarlo curiosa.
Puck fece un leggero sospiro; o la va o la spacca si disse.
Che ne dici di andare fuori a cena noi due? - 
La ragazza era stranita per quella proposta; non che le dispiacesse la compagnia di Noah, ma non pensava che lui apprezzasse così tanto la sua di compagnia. Certo, come già detto, dopo la scelta di quella canzone qualche domanda se l’era fatta, ma l’aveva liquidata come cosa impossibile; con quei pensieri in mente, le venne da chiedere di istinto la domanda successiva...
Una sorta di uscita tra vecchi amici? - domandò, non notando però lo sguardo di Puck che si spense immediatamente - Ci sto. Al “Bel Grissino”? - chiese sorridente.
Il ragazzo ricambiò il sorriso a fatica; mai che gliene andasse bene una. Ma era comunque una cena tra loro due, anche se era stata fraintesa.No, un altro posto. Una sorpresa diciamo. - rispose, sorridendo maliziosamente - Ti passo a prendere io Berry, alle otto! - 
La ragazza annuì decisa e allegra, prima di salutarlo e allontanarsi; Puck d’altro canto la osservò, deluso. Gli sembrava di fare un passo avanti e due indietro con lei; che davvero fosse così ingenua da non aver inteso che volesse un appuntamento?
Sospirando, iniziò ad incamminarsi verso l’interno della scuola cercando di tranquillizzarsi.
Era comunque un cena tra loro due, da soli. Magari quella stessa sera sarebbe andata meglio; e poi sul serio, era Puck, nessuna ragazza gli resisteva.
Con una rinnovata speranza nel cuore, raggiunse nuovamente l’aula canto per l’ultima esibizione della giornata.

 

La serata stava trascorrendo magnificamente; alle otto, puntuale, Puck era arrivato a casa Berry e stranamente, la ragazza non era in ritardo, anzi, uscì appena vide l’auto del ragazzo.
Per quanto indossasse un semplice vestito nero, molto elegante, la sua vista non lascio imperturbato il ragazzo. Dire che stava bene era poco e Puck dovette fare un profondo respiro per controllare il nervosismo che lo dominava, e non solo quello; da quando lui era nervoso con una ragazza? Forse da quando il suo intento non era solo portarla a letto, si disse mentalmente; gli mancava un po’ il liceo.
Il viaggio in auto fu di breve durata e parlarono poco, per lo più ricordando i loro trascorsi; raggiunsero un piccolo ristorante fuori città, carino e appartato. Aveva diversi menù particolari, oltre a molte sale alcune provviste pure di paratie per chi avesse voluto un po’ di privacy.
Proprio dietro una di queste si trovò il loro tavolo; Rachel fu sorpresa delle sofisticatezza del luogo scelto da Puck e non riuscì a non fargli i complimenti.
Il “Bel grissino” non è l’unico locale buono e bello da queste parti. - rispose allegramente - Solo che nessuno questo lo conosce. - aggiunse, sorridendo.

Rachel ricambiò il sorriso.
Sei pieno di sorprese, Noah, e lo dico sinceramente. - disse lei, osservandolo con sguardo intenso - Sei cambiato tantissimo da qualche anno fa.

La ragazza si era già accorta con stupore che il ragazzo aveva rinunciato alla sua solita cresta alla moicana per lasciare crescere i capelli che ora gli incorniciavano il volto dandogli un aspetto molto più adulto; effettivamente Puck sentiva la mancanza della sua solita pettinatura del liceo, ma era cresciuto, ed inoltre non era ovviamente molto adatta per un soldato dell’aviazione. 
Rachel, però, lo trovava molto più bello così, anche se lui non lo seppe mai.
Puck fece leggermente spallucce.
Diciamo che l'aeronautica ha fatto il suo lavoro in fatto di disciplina, il tempo ha fatto il resto. - rispose, strappandole una piccola risata - Ma un po’ mi manca il vecchio Puck. - ammise.

La ragazza lo guardò curiosa.
Cosa ti manca esattamente? - 
Il non pensare alle conseguenze. - disse senza scrupoli, ma sorridendo scherzoso.

Rachel rise, annuendo.
Effettivamente al liceo non era così ardua, concordo. - ammise, allegra - Però c’è sempre qualcuno che cerca di metterti i bastoni tra le ruote, esattamente come al liceo. - aggiunse, pensierosa mentre prendeva il suo bicchiere.

Puck la guardò curioso, non resistendo più a quella domanda.
E’ successo qualcosa con Santana? - 

Rachel quasi si strozzò con l’acqua ma si riprese in fretta.
Si nota tanto? - chiese, sorridendo imbarazzata.
Abbastanza, e conosco Santana. -

Rachel fece un segno affermativo prima di raccontargli cosa stava succedendo a New York; Santana che era diventata la sua sostituta e cercava di toglierle il ruolo di Funny girl.
Questo è davvero un colpo basso! - disse il ragazzo, senza pensarci.

Rachel si sorprese a vederlo dalla sua parte.
Lo pensi davvero? - chiese.
Certo. Sappiamo tutti che è il tuo sogno, essendo tua amica almeno prima poteva parlartene! - intervenne, mentre si appoggiava allo schienale della sedia contrariato.
Non credevo che proprio tu saresti stato dalla mia parte. - rispose lei sorpresa.

Lui si avvicinò nuovamente al tavolo e a lei.
Come hai detto tu, sono cambiato. - ribadì, sorridendole maliziosamente.

Il resto della serata passò abbastanza tranquillo; si raccontarono aneddoti dell’ultimo anno, parlarono dei loro progetti futuri e degli altri membri del Glee. Entrambi furono felici di quella serata diversa dal solito che staccava la spina da tutti i problemi del mondo “reale”; il viaggio di ritorno fu meno silenzioso.
All’inizio continuarono a discutere delle loro vite, ma quando Rachel sentì una delle sue canzoni preferite alla radio, iniziò a cantare a squarciagola convincendo il ragazzo a fare lo stesso, benché con difficoltà.
Rassegnato al suo destino, Puck duettò con la castana fino all’arrivo a casa di Rachel.
E’ stata una serata fantastica. - disse sinceramente lei, scendendo dall’auto seguita dal ragazzo.
- Sono contento ti sia piaciuta. - ammise, raggiungendola e accompagnandola alla porta - Era il mio intento. - aggiunse, fermandosi proprio accanto all’entrata con lei in piedi davanti a lui.

Rachel gli sorrise curiosa.
Mi domando come mai hai chiesto proprio a me di uscire stasera, voglio dire, hai di certo un rapporto più stretto con Santana, o Quinn. - disse all’improvviso lei.

Puck la guardò nervosamente; trovare le parole giuste senza mandare tutto all’aria per lui, che agiva e poi pensava, era dura. Santana e Quinn al momento potevano considerarsi ottime amiche, ma con Rachel, c’era sempre stato di più, per quanto il destino fino ad allora non era stato buono con loro e lui era stato stupido nel non capirlo al momento giusto.
- Mi piace di più la tua compagnia che la loro. - ammise dopo qualche secondo, avvicinandosi di più a lei mentre con una mano le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio - E sinceramente mi mancava parecchio. Mi mancava sentirti parlare all’infinito dei tuoi sogni, di Broadway e del tuo talento. - confessò, facendole nascere un sorriso timido.

Lentamente continuò ad avvicinarsi, incoraggiato dal fatto di non ricevere nessun rifiuto da parte della ragazza.
In sostanza, ammetto che mi mancavi tu. - disse, quasi azzerando la distanza tra le loro labbra.

Rachel sembrò intenzionata a ricambiare ma il rumore di una porta che si apriva li fece allontanare di scatto e girarsi all’unisono.
All’interno della casa della ragazza, sulla soglia, c’era uno dei due padri stupito.
Ah siete voi. - disse tranquillamente, come se non avesse visto nulla dell’attimo precedente - Buonasera Noah! - salutò.
Sera signor Berry. - disse lui, agitato, maledicendo mentalmente il tempismo dell’altro uomo.

Rachel di fronte a lui, sorrise nervosa, sistemandosi frettolosamente i capelli.
Spero di non aver interrotto nulla, solo che sentivo parlare qui fuori e pensavo ci fosse qualche ladro o chissà cosa. - disse lui, vaneggiando.

Di certo ora Puck sapeva dove Rachel aveva preso alcune delle sue manie e idee bizzare.
Poco male, vi lascio tranquilli e scusate ancora. - disse sparendo dietro la porta.
Ha un tempismo perfetto. - sussurrò il ragazzo, d’istinto.
Forse è meglio che vada. - mormorò la ragazza, ancora nervosa, indicando la porta - E’ tardi e domani abbiamo ancora lezione al Glee, ricordi? - disse lei, cercando di rallentare i suoi battiti e allontanandosi dal ragazzo ancora troppo vicino.

Puck la guardò leggermente deluso; sul serio, la sfortuna lo perseguitava quel giorno.
Hai ragione. - rispose lui, cercando di fare il sorriso più convincente possibile, sorpreso che la voce gli uscisse normale - Ci vediamo domani allora Berry. Buonanotte. -
- Buonanotte. - salutò lei sorridendo prima di entrare in casa.

Puck rimase un secondo ad osservare la porta chiusa, sbuffando. Forse invece di migliorare, quella sera le cose erano decisamente peggiorate; lo aveva palesemente rifiutato? Poteva considerarla così?
Scosse la testa, sconsolato; pensarci non portava a nulla, tanto valeva dormirci su e vedere l’indomani cosa sarebbe successo. Si indirizzò velocemente alla sua auto, prima di salire, dare un’ultima occhiata alla casa, precisamente alla finestra in alto a sinistra che si era appena illuminata, e poi girare le chiavi nel cruscotto.

 














 

NOTE DELL’AUTRICE
Eccomi di nuovo!
In teoria questo capitolo doveva essere pubblicato il giorno di Halloween (non so perchè, ma avevo deciso così >_<) però il computer ha deciso di non collaborare e si è rotto proprio qualche giorno prima; proprio fresco di riparazione, quindi, eccomi qui con il continuo di questa storia.
Onestamente non so se stia o quanto possa piacere, ma sono abbastanza soddisfatta di questa storia per non continuarla; spero davvero che qualcuno la apprezzi o la segui.
Ringrazio chiunque passi anche solo a leggerla, mi fa davvero piacere sapere che sia stata anche solo letta.
Detto questo vi saluto, e alla prossima!

Koyuki :3

 

 
 

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


Legami Indissolubili



 

Quel giorno era tentato di saltarlo, esattamente come faceva al tempo del liceo; ovviamente non era obbligato a partecipare alle lezioni del Glee club per tentare di salvare il salvabile, ma abbandonare i suoi amici per una sua personale delusione gli sembrava ingiusto.
Era proprio cambiato, un tempo se ne sarebbe fregato degli altri.
Camminando pensoso nel corridoio, guardò i tanti studenti intenti a prendere libri, chiacchierare e dirigersi verso le proprie classi; questo instaurò in lui un po’ di nostalgia. In fondo gli anni migliori li aveva passati lì. 
Girò l’angolo sorridendo ad una coppia appartata a pomiciare che cercava di non farsi notare, quando alzando lo sguardo la vide; Rachel era intenta a parlare con Kurt, probabilmente riguardo la sfida. Appena però Puck comparve all’inizio del corridoio, alzò lo sguardo facendogli un cenno imbarazzata; sospirando nervosamente, il ragazzo si avvicinò ai due, salutandoli.
Puck, buongiorno! - disse Kurt, allegro - Sembra che sei stato messo sotto da un tir. - disse senza mezzi termini, guardando il suo viso, leggermente tirato. 
Sei sempre d'aiuto Hummel . - rispose, cercando di fare un sorriso forzato.

L’altro alzò le spalle divertito, prima di staccarsi dagli armadietti a cui era appoggiato e indirizzarsi verso l’aula canto.
C’è Blaine che mi aspetta, ci vediamo dopo ragazzi! - urlò mentre si allontanava correndo.
Come fanno quei due ancora a stare insieme, non lo so. - disse Puck, guardandolo allontanarsi.

Da parte a lui, Rachel si agitò leggermente, avvicinandosi.
Senti Puck. - iniziò lei nervosa.

Il ragazzo notò malvolentieri come lo aveva chiamato, sapendo che non era mai una buona cosa quando non usava il suo nome.
Dimmi. - disse, leggermente rassegnato, guardandola dritto negli occhi. - Veloce e indolore lo preferisco. - aggiunse fingendosi tranquillo.

Lei lo guardò dispiaciuta, ma annuì.
Riguarda quello che è successo ieri. - ammise - Vorrei che potessimo, bè, ecco, passarci sopra. - continuò, torcendosi una ciocca di capelli - Era qualcosa che non sarebbe dovuto succedere, o meglio, non è successo ma se fosse successo… -

Rachel stava per iniziare il suo milionesimo monologo infinito causato questa volta dal nervosismo, e stavolta, per una delle poche volte, Puck non voleva ascoltarla.
Allungò una mano, prendendole delicatamente il polso, attirando la sua attenzione e fermando il fiume di parole che le usciva dalla bocca.
Come se non fosse successo nulla. Chiaro. - disse, cercando di sorridere.

In realtà dentro aveva sentimenti completamente opposti; certo non si aspettava che lei gli saltasse addosso all’improvviso quella mattina, ma sperava che il rifiuto del giorno precedente, se così si può chiamare, fosse solo momentaneo. Una dormita e tutto sarebbe stato chiaro per lei come lo era per lui; ma Puck non si era minimamente fermato a pensare che forse quella cosa era a senso unico. Che il legame tra loro era rimasto indissoluto solo per lui, mentre lei probabilmente si era rifatta una vita a New York e non voleva nessun particolare legame con il passato.
Mi spiace, è solo che ultimamente ne ho passate tante e non vorrei fare più danni che altro e….- 

Più danni?
Puck avrebbe voluto risponderle che era lei che impediva a Puck di fare danni, che quando erano assieme, Rachel lo rendeva una persona migliore,che avrebbe fatto di tutto perché potesse essere felice, ma tutto questo al momento sembrava insignificante. Erano discorsi da liceali no? Ora erano adulti e vaccinati e dovevano affrontare la realtà. Lei lo aveva palesemente rifiutato e anche con tutte le dichiarazioni romantiche del mondo, la sua scelta rimaneva quella.
Tranquilla, Berry, non ti devi dispiacere. - disse per tranquillizzarla - Posso sopravvivere a un no, per quanto raro nei miei confronti, ma sopravviverò, te lo assicuro. - le disse, sorridendole maliziosamente, benchè c’era una scintilla di qualcos’altro nei suoi occhi. - E adesso scusa, ma direi che in aula canto ci aspettano. - concluse, indirizzandosi dove era sparito poco prima Kurt e intimando a lei di fare lo stesso.

Rachel lo seguì con lo sguardo, dubbiosa per qualche minuto, dispiaciuta per l’evolversi della cosa; forse aveva fatto male a dirgli così, ma era restia ad avere una relazione e a fidarsi seriamente di qualcuno dopo quello che aveva passato e non voleva perdere Noah per colpa di una relazione instabile sicuramente a causa di se stessa. Sospirò, incamminandosi dietro al ragazzo.
D’altro canto, Puck era… non sapeva nemmeno cosa era. Voleva solo prendere a pugni qualcosa, ma sapeva sarebbe servito a poco ed ormai era maturato; in effetti non prendeva nulla a pugni da anni. Gli mancava.
In ogni caso, ci aveva provato con Rachel e aveva fallito; poco male. Lo sapeva che avendo perso mille possibilità anni prima, era difficile averne un’altra ora, difficile, ma non impossibile, credeva. Ora decisamente era diventato impossibile.


L’ora successiva la passarono al Glee, tra esibizioni, chiacchiere e confessioni; stranamente la cosa lo fece rilassare e per quanto sofferente per il rifiuto di Rachel, riacquistò un po’ del suo buon umore.
Uscendo dalla classe venne però fermato dal fratello che lo spinse in un angolo, per parlargli.
Ehi, che ti prende? - chiese curioso Puck sorpreso, osservando l’altro che appariva molto nervoso.
Non funziona. - disse lui, girandosi a guardare qualcosa lontano da loro.

Puck seguì il suo sguardo capendo a cosa “mirasse” il fratello.
Non funziona cosa esattamente? - domandò, cercando una risposta specifica.

Jake scosse le spalle, con aria sconfitta.
Cercare di farmi perdonare da Marley; ci ho provato ma finisce sempre che non voglia perdonarmi o che Ryder si metta di mezzo. - confessò tristemente, con fare rassegnato.

Il maggiore si mise un attimo a guardare la ragazza in questione, ricordando la descrizione del fratello la prima volta che gli chiese consiglio: una ragazzina insicura ma che possedeva grande carisma, dolce ma determinata, carina ma fragile; aveva un atteggiamento familiare. Mentre pensava ciò, Rachel passò davanti a loro intenta a conversare fittamente con Kurt e fu allora che a Puck venne un’illuminazione.
Io purtroppo sono leggermente come te, - ammise, poggiando una mano sulla spalla del fratello - Non so rimediare ai miei errori e potrei dirti di fare cose che peggiorerebbero la situazione. - confessò, sorridente.

Jake non capì perché sorrideva dicendo quelle frasi; non era affatto consolatorio, anzi, se suo fratello maggiore non sapeva cosa fare, lui era pressoché condannato ad una vita senza Marley.
Ma - aggiunse Puck, distraendolo dai suoi pensieri - so chi può aiutarci. Raggiungi l’aula di scienze e aspettaci lì! - ordinò, prima di incamminarsi nel corridoio senza aspettare una sua risposta.

D’altro canto, Jake non sapeva che altri pesci pigliare, quindi decise che poteva dare al fratello il beneficio del dubbio, anche se non sapeva a chi avrebbe potuto chiedere aiuto.



- Rachel, Rachel fermati! - urlò Puck, correndole leggermente dietro.

La ragazza si girò, leggermente preoccupata, ripensando al discorso della mattina; lo guardò interrogativa mentre si fermava di fronte a lei.
- Dovresti farmi un favore. - ammise, mentre Kurt accanto a loro li osservava curioso.
Non so se sia il caso, voglio dire… - rispose lei, leggermente imbarazzata, evitando di guardarlo negli occhi.

Puck si stupì un secondo, non capendo la titubanza della ragazza, ma poi ricordò la conversazione della mattina; non se lo era davvero dimenticato, ma al momento era concentrato per Jake e non ci aveva proprio pensato.
Non riguarda me, tranquilla, - disse, nervosamente, cercando di porre rimedio a quella situazione - riguarda mio fratello - ammise. - e gli serve il tuo aiuto.-

Rachel lo squadrò dubbiosa, ma capì che non stava mentendo. Era sincero.
Per favore. - aggiunse il ragazzo, quasi pregandola.

Non era da Puck chiedere “per favore”.
Va bene. - acconsentì, prima di rimandare la sua conversazione con Kurt a dopo e seguire l’altro ragazzo nel corridoio.


Entrati nell’aula di scienze, Puck chiuse la porta alle loro spalle; Rachel si innervosì un attimo prima di accorgersi che non erano soli. L’idea di rimanere da sola con Noah non la entuasiasmava, non perchè avesse paura di lui, ma non capiva bene quella sensazione all’altezza dello stomaco che compariva sempre quando era da sola con lui; temeva decisamente che quel nervosismo le avrebbe fatto fare qualcosa di talmente grave da compromettere la loro amicizia, o qualsiasi rapporto avessero.
In ogni caso, ora, in fondo all’aula, seduto su uno dei banchi si trovava il fratello di Noah, del quale momentaneamente non ricordava il nome. In realtà non ricordava il nome di nessuno del nuovo anno, e la cosa la fece sentire leggermente in colpa.
Jake - disse Puck avvicinandosi al fratello - immagino conosci Rachel Berry. - conitnuò, prendendo posto su un banco di fronte al fratello.
Si - sbuffò il minore -  Quella che si crede la super star del Glee Club. - sputò, offeso, mentre la ragazza lo guardava sconcertata. - E’ lei che dovrebbe aiutarci? - chiese al fratello.
- Infatti, perché dovrei aiutare qualcuno che mi giudica con sufficienza senza nemmeno conoscermi? - domandò lei di rimando avvicinandosi ai due.
Perchè te lo chiedo io - disse Puck, sorridendo supplichevole osservandola intensamente  - e perchè Marley è la tua copia sputata. - ammise, soddisfatto.
Marley? - chiese Rachel curiosa.
Si, fa parte anche lei del Glee. - disse Jake, squadrandola.
Senti tu, hai bisogno del mio aiuto o no? - domandò indispettita, gesticolandogli davanti
In realtà potrei farne a meno… - rispose Jake prima di venir fermato dal fratello.

Rachel fece per ribattere ma Puck fermò anche lei con un gesto della mano.
Si, lei è un po' piena di sè
 - ammise, guardando il fratello - e lui è leggermente uno stronzo come ero io un tempo - confessò, guardando Rachel - ma siamo qui per un obiettivo comune e Jake - ritornò a guardare il fratello - lei ti può aiutare davvero, di certo più di me. - 
Il minore sbuffò contrariato, ma annuì mentre Rachel, per quanto tentata di andarsene e non aiutare quel ragazzo, si rassegnò, decisa almeno a farlo per Noah.
Lentamente si sedette di fronte a loro due, su una delle sedie, accavallando le gambe, aspettando che parlassero.
Quindi? Qual'è il problema che necessita della mia saggezza? - disse sorridendo sornione, ricevendo una smorfia da Jake e una specie di risata da Puck.
Il minore allora raccontò la faccenda per filo e per segno alla ragazza, cogliendola di sorpresa.
Tu hai consigliato a lui di aspettare ed andare con questa ragazza invece che fare sesso con la cheerleader? - chiese ad un tratto la castana, osservando totalmente stupita Noah.
Lui si agitò leggermente sul banco, scuotendo la testa nervoso.
Che c’è di male? Era un brutto consiglio? - chiese, cercando di apparire tranquillo.
- No, affatto, è questo il problema. Non è un consiglio da te. - ammise, tornando verso il minore, mentre Puck fece un mezzo sorriso. - Ti piace davvero questa ragazza? Per meglio dire, sei disposto davvero a qualsiasi cosa per lei? Perchè per quello che hai fatto ti servirebbe davvero qualsiasi cosa con una ragazza così. - chiese allora.
Jake la guardò seriamente ora, annuendo alle sue domande.
Bene. Allora per prima cosa devi farle capire che sei pentito; davvero pentito. - ammise, pensierosa - Devi farle capire che vuoi essere perdonato e dovresti farlo con un gesto in grande, particolare e che riesca ad emozionarla. - aggiunse, mentre gesticolava nuovamente.
Puck la guardava, come incantato; sapeva che lei era la persona giusta a cui chiedere aiuto, forse l’unica.
Per esempio? - chiese Jake, dubbioso.
Per esempio, - iniziò Rachel guardandosi attorno - chiedile un appuntamento. Non in modo normale - aggiunse, vedendo che lui le stava già ribattendo - ma che so, portandole un mazzo di fiori, dei cioccolatini, qualcosa del genere; quando glielo chiedi, devi fare un discorso convincente, profondo e sincero per farti perdonare. - disse, ricevendo un gesto affermativo - E soprattutto, quando uscite per quell’appuntamento devi fare in modo di trovare un posto particolare e appartato; devi fare in modo che lei passi una serata stupenda e che niente e nessuno la rovini. -
Puck concordò con lei, convinto; effettivamente era una buona idea quella, sempre se riusciva a convincerla con un mazzo di fiori.
Tipo al bel grissino? - chiese successivamente Jake, dubbioso.
No, no, troppo affollato e poco appartato.- intervenne Puck, pensieroso.
Qualcosa di più intimo, in modo anche da evitare di beccarti l’altro ragazzo. - disse, Rachel, schioccando le dita.
Ryder - disse lui, contrariato.
Esatto, ad interrompervi. - continuò lei, leggermente colpevole -  Qualcosa di bello, comodo e intimo… - ammise, pensandoci su, prima di girarsi verso Puck con un’idea in testa. - Forse ho trovato! - 
Noah la guardò interrogativo.
Un posto bello, comodo e intimo… - ripetè Rachel, guardandolo sorridendo complice.
Puck ci mise un secondo prima di realizzare a cosa avesse pensato la ragazza. 
Ti do io il posto giusto dove portarla. - ammise dopo aver compreso, ripensando alla sera precedente, cercando di sorridere. 
Era ancora una ferita aperta, sinceramente, ma Rachel aveva ragione, era il posto giusto e ora stavano pensando a suo fratello, non a lui.
Jake guardò entrambi in modo sospettoso; era dalla mattina che aveva notato degli strani sguardi tra di loro. Pensava fosse successo qualcosa, ma non era dal fratello parlargliene, e forse nemmeno voleva saperlo; di certo, quell’atteggiamento tra di loro ogni tanto lasciava una tensione talmente forte da poterla tagliare con un coltello.
Soprattutto, non imporle niente; non deve pensare che esci solo per farti perdonare. - riprese Rachel, distraendolo dai suoi pensieri.
Ma non è così? - chiese dubbioso.
- No! Devi uscire perchè vuoi lei, per la sua compagnia, perchè lei è quella giusta. - disse Puck, ricevendo un’occhiata esterrefatta da Rachel. 
Sul serio, il vecchio Noah sembra quasi completamente sparito. - ammise la ragazza, come a complimentarsi, senza togliergli gli occhi di dosso.
Puck si raddrizzò, soddisfatto.
Sono un Noah migliore ora. - disse quasi gongolandosi, ammicando.
Jake sbuffò, pur apprezzando la momentanea felicità del fratello, era leggermente contrariato visto che l’argomento di quella sorta di riunione non era Puck.
Possiamo concentrarci sui miei problemi di coppia e non sui vostri per ora? - gli era uscita d’istinto, senza pensarci, benchè uno sguardo decisamente troppo allarmato del fratello lo fece pentire subito.
Rachel non ci fece caso, nè alla frase nè a Puck, e riprese il discorso.
Scusa. In ogni caso non devi forzarla in nulla, nemmeno in un bacio. Devi solo dimostrarle che vuoi la sua semplice e genuina compagnia - continuò lei, lasciando deluso il minore.
Nemmeno un bacio? - chiese, totalmente stupito e contrariato.
Anche Puck la guardò leggermente incerto.
No. Alla fine della serata se è andata bene te lo cercherà lei, probabilmente, ma non è detto nemmeno questo. - disse Rachel, sinceramente - Devi tenere conto che devi farti perdonare, non devi rimorchiarla, quindi meno azzardi fai, meglio è. - concluse, sorridendogli.
I due la guardarono un po’ troppo poco convinti, ma Puck si fidava ciecamente della ragazza quindi incoraggiò il fratello a fare come gli aveva detto; per il minore non sembrava adatta quella scelta, ma non gli erano rimaste molte opzioni, tanto valeva provarci.
Rachel poi continuò a dare consigli sui fiori da prendere, sulla scelta del vestito e cose così, quasi facendo venire mal di testa a Jake, sconcertato dalla parlantina della castana; ormai Puck era abituato ai monologhi infiniti della ragazza e notando la sorpresa (e la fatica nel seguirla) del fratello, sorrise divertito.
Alla fine di tutti quei discorsi, Jake si alzò lentamente, ringraziandoli speranzoso prima di dirigersi fuori dall’aula.
Credo sia la tua copia in fatto di carattere, per certi versi. - disse Rachel sorpresa, mentre si alzava.
Per questo vorrei che evitasse di fare i miei stessi errori - disse lui, scendendo dal banco e superandola, per poi aprirle la porta con fare cavalleresco - Non vorrei perdesse certe occasioni con le persone giuste come ho fatto io con te. - Ammise, cercando di evitare lo sguardo della ragazza.
Rachel lo osservò sorpresa, quasi nuovamente esterefatta, non sapendo cosa dire ma prima che potesse farlo, lui la salutò, indirizzandosi in uno dei corridoi affollati.


Puck si maledisse di aver cercato l’aiuto di Rachel; si lo aveva fatto per il fratello, ma tra il punzecchiarsi e la situazione di Jake, si era ritrovato più a disagio che altro. E poi la frase detta prima di salutarla, terribile; gli era venuta di getto, senza pensarci, particolarmente interessato a evitare gli stessi errori al fratello. Per questo, appena l’aveva pronunciata, era letteralmente scappato prima che lei potesse rifiutarlo. Di nuovo. 
Lentamente si incamminò sbuffando verso l’uscita della scuola; aveva decisamente bisogno di un po’ d’aria fresca e di schiarirsi le idee.
Uscendo nel parcheggio, vide in lontananza Quinn discutere animatamente con il suo fidanzato; allarmato, e anche preoccupato per l’amica, il ragazzo si indirizzò a passo sostenuto verso di loro.
Come ti è saltato in mente? Un tatuaggio? - inveì il ragazzo, completamente paonazzo di rabbia.
Non farne un dramma! - rispose Quinn, cercando di calmarlo.
La faccia di Ryan Seacrest sulla zona lombare! -
Vado a farmelo togliere, non ci vuole niente! - disse la bionda in tono supplichevole.

Puck, intanto era ormai arrivato quasi da loro e stava ascoltando tutta la conversazione.
Non c’è un laser abbastanza grande, il tatuaggio è quanto il Texas! Dovevi dirmelo prima! -
Siamo nel ventesimo secolo, non sono obbligata! -

Puck si avvicinò, ulteriormente, determinato a fermare quella situazione.
Problemi? - chiese, fermo.
Puck, vattene via okay? - lo pregò Quinn, con voce supplichevole.
E’ sempre stata così bugiarda? - domandò Biff, incredulo.
Sono un’altra persona, non vuol dire niente per te? - riprese la bionda, rivolgendosi nuovamente al suo fidanzato.
Una bambina? E se ci fossimo sposati e lei fosse venuta a chiedere soldi a me? Sei pazza. E’ questo il poveraccio che ti ha messo incinta? - chiese contrariato, indicando malamente l’altro ragazzo.

Puck si avvicinò ancora, iniziando a innervosirsi; trattare male una sua amica era già di per sè una cosa insostenibile, mettere pure in mezzo lui e sua figlia era inaccettabile, ma vedendo Quinn fargli segno di starne fuori si trattenne.
Sisi, Puck è il padre; ti chiedo comprensione Biff, è così che amo ed è così che vorrei essere… - ammise la bionda, venendo però interrotta.
Probabilmente tu e i tuoi amici sfigati amate così ma dalle mie parti il passato ti segue ovunque. - ribadì il ragazzo, agitato e pieno di rabbia - Sei un'ipocrita della peggior specie. Ti presenti come una biancaneve del cavolo ma in realtà sei una lurida puttanella. - urlò furioso.

Puck iniziò a non vederci più, e si mosse deciso a dargliele di santa ragione.
Questo non lo dovevi dire! - disse a un tratto Quinn, prendendogli il naso con due dita e stortandoglielo.

L’ex compagno di scuola si sorprese di quel gesto, ma si avvicinò in ogni caso per aiutarla in eventuali ritorsioni.
Ah il naso, lasciami andare, sto sanguinando! - urlò disperato Biff, venendo poi liberato dalla ragazza che gli permise di allontanarsi di qualche passo.
Non stai ancora sanguinando! - intervenne Puck, avvicinandosi pericolosamente prima di tirargli un destro che lo fece capitolare a terra dolorante.
Ora si! - ammise, sistemandosi velocemente la giacca.

Quinn lo guardò sconcertata, avvicinandosi all’uomo a terra.
Aiutami a portarlo in infermeria! - chiese, supplichevole.
Sei mille volte meglio di lui, questo lo sai? - disse Puck con tono rabbioso.

E’ vero che tra loro non c’era più nulla, ma Quinn era sua amica e la madre di sua figlia; nessuno poteva trattarla così e pensare di passarla liscia. Quello era decisamente uno stronzo e si meritava quel cazzotto in pieno volto.
Senti, puoi stare qui ed aiutarlo ad andare in infermeria o raggiungere i tuoi veri amici in aula canto. Io ti aspetto lì. - concluse, indirizzandosi nuovamente verso la scuola.

Non poteva credere di come Quinn era caduta in basso; sembrava che tutti gli anni passati lì e che erano serviti a farla maturare, specialmente l’ultimo, fossero scomparsi nel nulla; non aveva agito con secondi fini, ma teneva alla biondina, abbastanza da non voler vederla passare la vita con uno stronzo incapace di accettare lei e il suo passato.
Vero che il passato ti segue ovunque, ma non determina come sei ora; bastava guardare lui. Prima era un idiota di prima categoria, donnaiolo e combinaguai, ora era diventato un soldato dell’aviazione disciplinato e interessato solo ad un’unica persona. Come cambiavano velocemente le cose.


Una decina di minuti dopo, Puck si ritrovò in aula canto e si indirizzò verso il suo posto; appena seduto si mise a guardare l’ingresso dell’aula speranzoso.
Credeva che il discorso pesante che aveva fatto a Quinn l’avesse scossa e risvegliata dal suo torpore di ragazza innamorata persa, ma non ne aveva la certezza.
Poco dopo però, la biondina apparve sulla soglia, sorridendo imbarazzata guardando successivamente Puck.
Dov’è il tuo ragazzo? - chiese Mercedes, curiosa.
Se ne è andato. - rispose Quinn, venendo circondata da domande e abbracci, mentre si dirigeva al suo posto continuando a scrutare un Puck soddisfatto.

Notando quelle occhiate, Rachel si girò verso il ragazzo, interrogativa e lui di rimando le fece un grande sorriso orgoglioso, ammiccandole.
La castana rise leggermente, ancora incapace di comprendere cosa fosse successo, ma in parte felice che quello strano tipo, che sinceramente le sembrava decisamente uno stronzo, non fosse più con Quinn, ormai sua buona amica da tempo.

 












 

NOTE DELL’AUTRICE
Sono viva!!
E la storia è pressochè totalmente già scritta come accennato; il problema è solo il tempo. Avendo troppe cose da  voler fare, trovo sempre poco tempo per le storie, che sia scriverle o correggerle.
Chiedo scusa.
Detto questo, eccoci qui con il nuovo capitolo; come sempre ci sono riferimenti all'episodio da cui è nata questa storia, nello specifico, la discussione con Biff. Intanto Rachel aiuta Jake, che serva anche per lei e Puck?
Si vedrà.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e  ringrazio davvero chi segue, commenta o semplicemente passa per un'occhiata; sento che almeno quello che scrivo a qualcuno piaccia!
Vi saluto!
Alla prossima!

Koyuki :3

 

 
 

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


Legami Indissolubili



 

Stava camminando soddisfatto lungo il corridoio; era contento di aver liberato Quinn da quello stronzo. Proprio non sopportava di vedere l’amica maltrattata; dopo l’ora di canto al Glee, aveva preso a gironzolare per la scuola ricordando i vecchi tempi, quando all’improvviso, Mercedes e Santana corsero verso di lui, sorridenti.
Puck, vogliamo proporre un’esibizione particolare per l’ultima ora del Glee di oggi! - ammisero in coro, allegre.

Lui le guardò stranito ma accettò di ascoltarle, per lo meno.
Qualche ora dopo, si radunarono tutti nell’aula canto qualche minuto in anticipo, ad eccezione di una persona; si erano messi tutti in posa in attesa, sapendo che tra poco, la persona in questione sarebbe apparsa sulla soglia per riunirsi con loro al Glee.
Come previsto, poco dopo, Quinn si presentò nella classe, leggermente rattristata; appena entrò, notò i suoi compagni in posa su quella specie di palco in fondo alla classe, sorpresa.
In quel momento, Mercedes e Santana scesero di fronte a lei con un sorriso.
Ci dispiace per quello che è successo con il tuo ragazzo - iniziò una delle due.
Ma noi ora, siamo qui per te. - concluse l’altra, accompagnando la bionda su una sedia di fronte a tutto il coro.

Successivamente si rimisero al loro posto per poi iniziare un esibizione in onore di Quinn; era quello che le ragazze avevano chiesto a Puck e agli altri.
E lui aveva accettato ben volentieri sentendosi un po’ responsabile di quella rottura; certo, era stato meglio così, ma poco importava.
Il gruppo cantava osservando attentamente Quinn, esprimendo la loro solidarietà e la loro amicizia all’amica, che li guardava prima sorpresa, poi felice e infine commossa. Non pensava di certo che i suoi amici potessero farle una sorpresa del genere, ma era chiaro: le volevamo bene come una famiglia. Loro stessi erano una famiglia e si coprivano le spalle, si sostenevano e si consolavano a vicenda.
Finita la canzone, Quinn si alzò applaudendo, mentre alcune lacrime le correvano lungo le guance; i compagni scesero a uno ad uno per abbracciarla, dirle frasi affettuose e farle capire che per lei ci sarebbero sempre stati.
Rachel fu una delle ultime seguita da Puck.
Mi sento un po’ in colpa per quello che è successo fuori scuola oggi, spero non ce l’abbia con me. - disse guardandola colpevole.

Quinn scosse la testa, sorridendo.
Non devi sentirti in colpa, anzi. Senza di te forse avrei fatto di tutto per farmi perdonare e tornare con lui. - ammise, grata. - E hai ragione, non ero affatto io quella persona e Biff non era per niente adatto a me. - disse, ridendo.

Puck le sorrise, contento; almeno qualcosa di buono era riuscito a farlo.
Sei un buon amico, Puck. - concluse Quinn, sorridendogli, prima di abbracciarlo.

Il ragazzo ricambiò l’abbraccio e il sorriso.
Servono a questo gli amici. - disse prima di staccarsi.

Un “Awwh” dalla porta attirò la loro attenzione; Rachel leggermente commossa li guardava con affetto dalla soglia, sorridendogli.
Ha ragione, se non ci fossimo per questi motivi saremmo degli amici orrendi. - concordò, guardando Quinn. - Ma ora, prima che ci chiudano a scuola, sarebbe meglio sbrigarsi. - disse allegramente lei, mentre Quinn la sorpassava ridendo e Puck la raggiungeva.

Era contento di aver fatto quell’esibizione per Quinn; alla ragazza serviva di certo e ora sarebbe tornata la forte ragazza dalla volontà impiegabile che era un tempo.
La osservò allontanarsi verso l’uscita della scuola mentre accanto a lui Rachel chiacchierava allegra.
Un po’ sono contenta che Quinn si sia lasciata; quel ragazzo non mi piaceva per niente. - disse per l’ennesima volta, guardando l’amica in lontananza.

Puck concordò totalmente.
Almeno ora potrà essere se stessa e non fingere di essere qualcun altro, benché il carattere è lo stesso. - rispose il ragazzo - Il passato determina come sei oggi ma non determina il carattere che hai oggi. Anzi, probabilmente il passato ha aiutato a migliorarti fino ad arrivare ad oggi. - 

Rachel si fermò guardandolo esterrefatta e lui la imitò interrogativo.
Sul serio, Noah, mi fa paura quanto te ne esci con certe affermazioni profonde e giuste. - ammise lei, guardandolo ancora sorpresa.

Lui fece finta di offendersi, piccato.
Mi sorprende che non mi credi capace di queste cose. - disse lui, intenzionato ad aggiungere altro.

Ma la castana lo fermò, spingendolo improvvisamente e velocemente dietro un angolo per poi sporsi nel corridoio dove erano qualche secondo prima.
Che diavolo ti prende Berry? - chiese lui allarmato, spinto contro la parete dalla ragazza.

Sinceramente averla così vicina lo turbava; era leggermente piegata verso l'esterno del corridoio, ma era anche appoggiata a lui il quale sentiva il contatto con il suo corpo e il suo profumo. Non sapeva quanto avrebbe resistito in quella situazione.
Sssh! - sussurrò lei, mettendosi un dito davanti alle labbra - Tuo fratello! - continuò indicando il corridoio.

Puck la guardò sorpreso, riprendendo lucidità a quella frase, prima di sporsi e capire a cosa voleva assistere.
Marley stava camminando velocemente per il corridoio, come scocciata, inseguita da Jake che teneva qualcosa dietro la schiena.
Aspetta un secondo! - le disse lui, prendendola per un polso e facendola girare.
Cosa vuoi ancora Jake? - chiese lei, sbuffando.
Un secondo del tuo tempo. Uno solo. - rispose, pregandola.

La ragazza sbuffò contrariata ma gli fece segno di continuare.


Un punto al piccolo Puckerman. - sussurrò Puck a Rachel, da dietro il loro nascondiglio.

Ora che si era piegato anche lui in avanti, i capelli della ragazza gli solleticavano il viso e avevano intensificato il suo profumo; No, non avrebbe resistito ancora a lungo. 
Lentamente si raddrizzò, appoggiandosi alla parete, senza però perdere nemmeno una parola del discorso che avveniva nel mezzo del corridoio.
Non illuderti, è solo l’inizio, la parte difficile arriva ora. - gli rispose la ragazza, senza togliere lo sguardo dagli altri due e ignorando il fatto che Noah si fosse spostato.

 

Jake sospirò nervosamente.
So che ti ho deluso e fidati, me ne pento tantissimo. Non passa giorno senza che non vorrei tornare indietro ed annullare quello che ho fatto; dovevo aspettare te assolutamente. Si dice che si capisce quello che si ha nella vita una volta che lo si perde e posso confermare pienamente che sia così. Appena ho capito di averti perso, mi sono sentito disperato, ero pentito in quello stesso istante quando mi sono accorto di aver rinunciato alla cosa più bella che mi sia capitata, alla persona che mi faceva stare bene, alla persona che mi migliorava la vita e migliorava me stesso - disse il ragazzo, sospirando, prima di continuare. - Per questo, Marley, ti chiedo di provare a perdonarmi e darmi una seconda possibilità. Capisco se vorrai dirmi di no ma sono sincero nel dire che spero nel contrario. Per cui, Marley - continuò, portando le braccia davanti a lui, con in mano un grande mazzo di viole ornato da una carta lucida e un fiocco rosso rubino. - Vorresti uscire con me stasera per potermi dare una seconda possibilità? Senza impegno, sia chiaro. - aggiunse osservando lo sguardo della ragazza.

Lei, d’altro canto, era rimasta assolutamente sorpresa di quel gesto; appena comparvero i fiori spalancò la bocca portandosi le mani al viso leggermente commossa. Non si aspettava un gesto del genere da Jake, più da Ryder, ma era sicura che lui stavolta non c’entrava; non si parlavano da tempo eccetto nel e per il Glee.
Che avesse fatto tutto da solo?
Non le importava. Era davvero un gesto unico e romantico; per quanto restia a fidarsi di nuovo, si disse che non c’era nulla di male a poter dare una seconda possibilità a qualcuno. Andando doppiamente con i piedi di piombo stavolta.
Prendendo in mano il mazzo di fiori, annuì, avvicinandosi al ragazzo.
Lo sai che lo viole hanno un significato di scuse? - disse lei, annusando i fiori - servono per dimostrare di aver imparato dai propri errori, di voler essere umili nel chiedere perdono e di promettere di non commettere più gli stessi sbagli. - aggiunse, sorridente.
Davvero? - domandò di rimando Jake, con tono scherzoso.

Lei gli tirò un buffetto sulla spalla ridendo, prima di prenderlo sottobraccio e allontanarsi con lui.



Tu la sapevi quella cosa sulle viole? - chiese Puck,sentendo i due ragazzi allontanarsi mentre Rachel si spostava dallo spigolo per poterlo guardare in faccia.
Secondo te perchè gli ho consigliato quelle? - chiese, sorridendo sornione.

Puck la guardò, ammicando.
Certo che hai pensato proprio a tutto . -
Hai detto che era praticamente la mia copia, per cui immaginavo potesse sapere anche questo. - ammise, gongolandosi leggermente.

Il ragazzo non potè non guardarla con ammirazione; lui non era riuscito a fare niente per il fratello mentre lei aveva dato un consiglio strepitoso con tanto di dettagli.
Se ti avessi fatto una dichiarazione simile al liceo, avresti avuto la stessa reazione di Marley? - chiese di getto, curiosamente.

Rachel lo guardò, sorpresa dalla domanda.
Noi siamo stati insieme a malapena una settimana, e non ricordo mi avessi tradito. - disse lei, un pochino nervosa ma sorridente.
Vero, - ammise lui, abbassando la testa - ma in generale, se ti avessi chiesto di uscire in quel modo? Avresti accettato? - 

Puck non sapeva nemmeno perché insistette; non erano più ragazzini del liceo e di certo non poteva chiederle ora con un gesto così esagerato di uscire. Non erano più liceali ma era stranamente curioso di sapere la risposta.
Probabilmente si. - ammise lei, mentre si incamminava verso l’uscita, girando lo sguardo altrove.

Sembrava non volesse osservarlo, come per evitare di fare intendere o trasparire qualcosa.
Puck iniziò allora a seguirla, ascoltandola attentamente, non volendo perdere nemmeno una sua parola; per quanto sarebbe servito a poco, gli piaceva sempre ascoltarla, soprattutto se riguardava i suoi gusti.
Al tempo del liceo sarebbe stata una richiesta perfetta per una come me - ammise sognante - una sorta di invito principesco. Una cosa da liceali. A pensare di riceverlo ora, però, non sarei entusiasta come a quel tempo - continuò, senza perdere il suo sorriso. - Ovviamente ora so che non ho bisogno di dichiarazioni eterne o fiori giganti, ma solo di qualcuno che sappia tenerci a me, mettermi al primo posto, non volermi perdere per nulla al mondo, e ovviamente la cosa sarebbe reciproca. - concluse, soddisfatta del suo discorso.

Non sapeva nemmeno perché aveva risposto così in grande, ma aveva deciso di essere onesta.
Puck la guardò interessato, notando anche che era arrossita leggermente ed era un pochino nervosa mentre faceva quel lungo discorso, come se fosse a disagio a farlo a lui; si disse che probabilmente era dovuto agli eventi di quei giorni e si maledisse di aver portato a quella situazione: lei che gli parlava ma era a disagio. Avrebbe però voluto dirle che lui l’avrebbe sempre messa al primo posto, che lui ci teneva a lei e che non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via per niente al mondo.
Sospirò, leggermente afflitto cercando di non farglielo notare; magari con il tempo le cose si sarebbero sistemate e sarebbero tornati buoni amici, anche se solo quella frase quasi lo distruggeva.
Chiedi poco, Berry. - disse sarcastico.

Lei gli tirò un buffetto sulla spalla.
Sono una star di Brodway, ho certe pretese! - rispose, ridendo, contagiando anche il ragazzo.

Puck le sorrise, allegro; almeno era riuscito a strapparle una risata e a metterla a suo agio per un attimo. Era contento della cosa; gli sarebbe stato troppo difficile stare o parlare con Rachel nervosa e a disagio in sua presenza per sua colpa; almeno non era tutto perduto, poteva sperare di recuperare il rapporto che avevano prima. Era solo amicizia ma meglio di niente.




 

 












 

NOTE DELL’AUTRICE
Sono viva!!
Scusate il terribile ritardo; contando che la storia è quasi totalmente scritta, non ho scuse per questa attesa. In compenso, sto iniziando nuovamente (ma per ora solo mentalmente) a ributtarmi nella scrittura anche se le idee che ho in mente riguardano un altro fandom; ma non preoccupatevi! Prima in assoluto voglio concludere questa storia a cui mancherà un 5/6 capitoli già scritti e un capitolo o forse due ancora da buttare giù e poi mi diletterò in altro.
Che dire. Si continua! Con scene direttamente dall'episodio 100 di Glee e scene complementari; abbiamo visto come procede la relazione Jake Marley, e quella Rachel Puck andrà bene allo stesso modo?
Si vedrà.
Per ora vi saluto!
Alla prossima!

Koyuki :3

 

 
 

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


Legami Indissolubili

 

Era uno degli ultimi giorni al Glee per gli ex-diplomati; finalmente avrebbero votato per la famosa gara “Diva contro Diva” benchè a Puckerman importava relativamente poco. Puck stava entrando ora a scuola, come sempre godendosi gli ultimi momenti tra quei corridoi che gli ricordavano avvenimenti importanti del passato; mentre camminava attraverso i tantissimi studenti intenti a parlottare tra loro e correre verso le classi, vide suo fratello in un angolo che discuteva animatamente con un suo amico.
Sorridendo, gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla.

- Ehi fratellino! - lo salutò, allegramente.
Jake ricambiò il sorriso, prima di salutare il suo amico per restare a tu per tu con Puck.
- Come va? - chiese allora quest’ultimo.
Il minore allargò notevolmente il suo sorriso, rincuorando Puck.
- Molto bene. Ieri alla fine sono uscito con Marley. - rispose, ignaro del fatto che suo fratello aveva assistito alla romantica richiesta. - Ed è andata alla grande! - ammise felicemente.
- Davvero? - chiese Puck, curioso e contento per il fratello.
- Si, siamo stati benissimo e quella Berry aveva pienamente ragione - disse fermandosi, per guardare il fratello negli occhi - Non ho preteso nulla, sono stato gentile e disponibile, e alla fine è stata Marley stessa a salutarmi con un bacio a fine serata. - concluse, leggermente imbarazzato ma felice.
Puck gli diede un’altra pacca sulle spalle, veramente contento.
- Eh bravo il piccolo Puckerman, sono contento per te! - ammise, sorridendo affettuosamente.
Jake ricambiò il sorriso, veramente grato al fratello e alla ragazza.
- Spero che le cose possano andare bene anche tra te e Rachel. - ammise, titubante.
Aveva timore di tirare fuori quel discorso, visto l’occhiata che il giorno prima Puck gli aveva lanciato, ma probabilmente la sua felicità gli aveva rinnovato anche il coraggio.
Puck si irrigidì momentaneamente, maledicendo la perspicacia del fratello.
- Siamo solo buoni amici. - mentì, sperando che Jake ci credesse.
Lui infatti lo guardò dubbioso, ma fece spallucce prima di salutarlo e andare a lezione; sapeva che Puck non parlava spesso dei suoi problemi, avevano lo stesso carattere, quindi decise di non insistere ulteriormente.
Puck ricambiò il saluto sospirando tristemente; se se ne era accorto Jake, dubitava che altri non lo avessero capito, specialmente Rachel.

 

Più tardi, dopo aver girato per qualche tempo nella sua ex scuola, andando a salutare ex professori (che si sorpresero parecchio di vederlo in tenuta da soldato) e la sua coach, si incamminò verso l’aula canto, pronto ad una nuova (e forse ultima) ora di Glee club.
Mentre percorreva uno dei corridoi, intravide Rachel entrare da una delle porte di servizio che davano sul retro della scuola; sorridendo, la salutò attirando la sua attenzione.
Lei aspettò che Puck la raggiunse per poi incamminarsi insieme verso il Glee.
- Penso che tu voglia saperlo, - disse lui appena l’ebbe raggiunta, suscitando la sua curiosità - Jake ha avuto successo ieri sera e ti ringrazia. - continuò, sorridendole, grato.
Lei fece una faccia felicemente sorpresa.
- Ha funzionato? Sono davvero contenta per tuo fratello! - rispose, allegra - Vuol dire che ci teneva davvero! -
Puck concordò con la ragazza, senza toglierle gli occhi di dosso; quando era così felice emanava un calore quasi contagioso, inoltre a differenza del giorno prima, non sembrava più a disagio con lui e ne era contento.
- Pronta per i risultati della sfida? - chiese curioso.
Lei annuì, determinata.
- Tanto sappiamo tutti che vincerò io no? - rispose, alzando il mento altezzosa, senza un minimo di dubbio.
Puck rise allegramente.
- Per quanto siamo cresciuti e maturati, certe cose non cambiano mai, come il tuo amore per il tuo talento e per le tue capacità. - ribadì lui.
- O il tuo amore per te stesso. - scherzò lei, sorridendo.
Puck annuì, ricambiando il sorriso con uno molto più malizioso.
- Hai perfettamente ragione! Io sono fantastico! - ammise, ricevendo una risata e un pugno amichevole sulla spalla in risposta.

 

Pian piano, tutti entrarono in aula canto; Puck si era messo in una delle sedie in fondo, mentre Rachel e Mercedes erano sedute di fronte al palco, pronte a ricevere il loro giudizio. Poco dopo arrivò il professore che iniziò a parlare intimando l’attenzione di tutti.
- Bene ragazzi, basta con i drammi, è ora di votare per Rachel o per Mercedes. - disse, sorridente.
- Scusi professore - intervenne ad un tratto Santana. - Prima di sprecare un altro voto in una sfida priva di alcun senso nonché di qualsiasi conseguenza pratica per i membri del glee, vorrei dire qualche parola sulla mia cara amica Rachel Berry. - continuò, con un’espressione strana sul volto.
Rachel la guardò stupita, Puck non capiva se piacevolmente o no, ma aveva un sesto senso e conosceva Santana: non sarebbe uscito nulla di buono da quella situazione.
- Prego. - disse tranquillamente Shuester, fiducioso.
- Rachel Berry è la persona più orribile sulla faccia del pianeta. - ammise Santana mentre le espressioni dei presenti divennero immediatamente esterrefatte.
Puck si girò verso di lei, sgranando gli occhi, mentre un leggero fastidio gli montava su; sapeva sarebbe finita male.
- Cosa? - chiese Rachel, completamente stupita e forse anche leggermente impanicata.
- Zitta, troia. - la fermò l’altra.
- Santana! - intervennè il professore, contrariato.
Puck alzò ulteriormente lo sopracciglia mentre guardava la latina rabbioso; prima Quinn, ora Santana. Che diavolo le prendeva? Sembrava che tutti fossero tornati indietro nel tempo, come se non avessero mai collaborato assieme al Glee club, crescendo e maturando, oltre a stringere un’amicizia impensabile senza lo stesso club che li aveva visti così uniti. Di nuovo la bulla, la sfigata, il gay palese… Si stavano rincretinendo tutti? O semplicemente tornare al liceo li aveva riportati indietro anche nel cervello oltre che fisicamente? Se così fosse, erano da bandire tutti i ritrovi degli ex alunni di qualsiasi scuola.
Che diavolo.
Puck si alzò velocemente, volendo intervenire nel discorso e fermare quella situazione che sarebbe presto degenerata; non sopportava che Rachel venisse trattata così, per quanto sarebbe stato restio ad ammetterlo. Soprattutto da parte di Santana che, e questo lo ammetteva e se ne pentiva, insieme a lui aveva reso i primi anni di liceo impossibili per la ragazza; non aveva nessun diritto di fare ancora la stronza con Rachel.
- Solo Santana professore? - chiese sconcertato, rivolto a Shuester, che lo guardava dispiaciuto - Santana ti stai comportando come una stronza del cazzo! - intervenne, puntando il dito verso la latina.
Lei di rimando lo guardò, sbuffando.
- Il grande soldato Puckerman in difesa delle persone più deboli! - disse, sarcastica - Chissà perchè un tempo non era così. -
- Perchè sono cresciuto Santana, dovresti farlo anche tu! - disse, aprendo le braccia con fare deluso.
- Non è una cosa che ti riguarda. E’ una cosa tra me e la Nana! - ammise rabbiosa, prima di voltarsi di nuovo verso Rachel - Hai pugnalato alle spalle la metà delle persone in questa aula tante di quelle volte che neanche me lo ricordo pur di poter cantare un assolo o di fare la protagonista. - continuò Santana, rivolta alla ragazza - E sicuramente non conosci neanche i nomi dell’altra metà dei presenti. - aggiunse.
- Non è vero. - ribadì Rachel contrariata.
- Okay, Come si chiama lui? - disse indicando il ragazzo accanto a Mike.
Nemmeno Puck si ricordava il nome di quel ragazzo, solo che era il rivale di Jake; in ogni caso lui non sarebbe riuscito a stare lì con le mani in mano per molto, Santana stava decisamente esagerando.
- Rick. - rispose Rachel, titubante.
- Appunto. - disse Santana, soddisfatta.
- Ryder. - corresse il ragazzo in questione, contrariato.
Jake, appena sotto di lui, sorrise compiaciuto; era vero che detestava la sbadataggine di Rachel, ma il fatto che avesse sbagliato il nome di Ryder lo rallegrava. Un pochino. E poi dopo aver ricevuto il suo aiuto, gli dispiaceva vederla in quella situazione; di certo si domandava cosa ne pensasse Puck e curioso si volse a guardarlo.
Era in piedi, visibilmente rigido, con i pugni chiusi come fosse in preda alla rabbia; aveva capito che c’era qualcosa tra lui e Rachel, ma a quanto pare forse era una cosa più grande di quanto pensasse per far agitare Puck in quel modo. Infondo lui stesso era un bullo ai tempi e trattava Rachel allo stesso modo di come stava facendo Santana; probabilmente oltre al sentimento che Puck, secondo parere di Jake, palesemente provava per la ragazza, era anche profondamente cambiato.
- Grazie. - disse Santana - Avete conosciuto tutti Rachel ma io ho abitato con lei. Voglio raccontarvi com’è condividere il bagno con questa gnoma immatura e deficiente. - continuò, lasciando Rachel a dir poco esterefatta.
Puck si agitò nuovamente, scuotendo la testa nervoso; Santana si stava davvero scavando la fossa da sola, fortuna che non prendeva a pugni le ragazze o sarebbe stata già stesa a terra come lo era stato quello stronzo di Biff il giorno prima
- Qualcuno in quell’appartamento si radeva la faccia e lasciava i suoi pelacci nel lavandino e sappiamo tutti che non era Kurt, fate due più due. - concluse, soddisfatta, mentre Kurt si girava sconvolto verso la latina, come d’altronde era il resto della classe.
- E’ una bugia! - urlò l’altra sconvolta!
- Sai che altro è una bugia? La tua elezione a reginetta. - confessò allora la latina con un sorriso vittorioso sul volto.
- Cosa? - chiese Rachel, incredula.
Anche gli altri studenti guardarono la latina sgomenti; che voleva dire?
Puck volse lo sguardo a Quinn che sembrava imbarazza; non era possibile, pensò il ragazzo sempre più deluso, immaginando cosa stava per succedere.
- Non è stata una vera vittoria, okay? Provavamo compassione per te e le due persone che odi di più a questo mondo, io e Quinn, hanno riempito le urne per farti vincere. - ammise, senza perdere il suo sorriso.
- Sei così crudele Santana. - intervenne Rachel, furiosa. - Mi dici queste cattiverie solo perchè io sono la protagonista e tu sei solo la triste sostituita. Vuoi che io mi senta in colpa perchè sono più brava di te. E tu sei una brutta persona. - concluse, indicandola con rabbia.
Puck seppe che Rachel stava per piangere e la cosa incrementò la sua rabbia; benchè fosse forte e determinata in quello che faceva, era anche insicura e fragile. Forse era uno dei pochi ad averla vista in quei momenti, alcuni causati all’inizio da lui stesso. Non poteva reggere Santana per tutti quei giorni e non sfogarsi in qualche modo, soprattutto senza nessuno a sostenerla; non riusciva a sopportare la vista di quella Rachel sull’orlo di una crisi, assolutamente comprensibile. Era tentato di avvicinarsi a lei e abbracciarla, ma sapeva che la cosa avrebbe solo peggiorato la situazione per cui decise invece di intervenire in un altro modo, più efficace, ovvero zittendo la stronza che aveva minato alla sicurezza della sua principessina, pensò velocemente, senza davvero prestare attenzione a quello che gli passava in testa o al nomignolo dato a Rachel.
Prima che la ragazza in questione potesse girarsi e correre via, intervenne per evitarlo.
- Non sei solo una brutta persona, sei una ragazzina viziata! - ammise lui, scendendo dagli spalti, con sguardo sorpreso da parte di Rachel e della latina.
Anche gli altri lo guardarono sbalorditi; nessuno credeva che Puck potesse mettersi in difesa di Rachel. Nessuno tranne Jake, che lo guardava sorridendo. Era una cosa contro natura; si, era vero che una volta alle regionali l’aveva difesa, dichiarando apertamente “A me piace Rachel”, ma nessuno si aspettava che dopo anni di silenzio stampa tra i due, lui fosse ancora tanto legato a lei da difenderla.
Solo che nessuno sapeva la verità, ossia che era stato sempre legato a lei, fin da quando si misero insieme grazie a quel dannato sogno che ogni tanto torturava Puck persino ora; aveva fatto di tutto per togliersi lei e quella dannata visione dalla testa, ma non era servito, anche se lo aveva capito solo tornando a Lima per il Glee, per lei.
- Ti brucia tanto il fatto che tu non hai avuto successo e ti rifai sugli altri, come se fosse il liceo! Ma hai vent’anni, non più sedici, cresci e affronta la realtà invece di minare i tuoi amici perchè non riesci ad avere successo come loro! - disse Puck quasi urlando, puntandole un dito contro. - Ero stupito di come fossi cambiata, ma era ovvio che era solo una copertura per la tua carognaggine che in ogni caso, è uscita allo scoperto. - aggiunse, applaudendo sarcasticamente. - Complimenti! Brava! Sei sempre la solita stronza del liceo! -
Santana lo guardò esterrefatta e offesa, senza sapere cosa rispondere o dire; Rachel invece lo stava osservando grata, con una punta di qualcos’altro, ma non osò dire nulla, sapendo che se l’avesse fatto sarebbe scoppiata a piangere.
Il resto del Glee club era stupito; erano in un silenzio ansioso, nessuna sapeva cosa dire o fare per risolvere la cosa.
- Sentite, facciamo qualche minuto di pausa, e poi torniamo tutti qui per la votazione. - disse Shuester, mettendosi in mezzo ai contendenti, cercando di rimuovere quel silenzio angosciante.
Tutti, eccetto Santana, Rachel e Puck, concordarono, disperdendosi momentaneamente.

 

Quando Puck uscì dalla classe per andare a prendere un po’ d’aria, vide Rachel sparire nei bagni, seguita da Mercedes; se pensava che era tutta colpa di Santana gli veniva una voglia matta di andargliene a dire altre. Sbuffò, cercando di controllarsi, iniziando a camminare verso il retro della scuola; sentendo la latina trattare così Rachel, non aveva resistito a difenderla; sapeva che anche Santana era insicura e si proteggeva con quel comportamento da stronza, ma che lo facesse con chi se lo meritava. E di certo quella non era Rachel.
Ormai arrivato all’esterno, si calmò leggermente grazie anche alla brezza primaverile che aleggiava lì intorno; per quanto amasse la divisa, certe volte gli teneva fin troppo caldo.
Preso dai suoi pensieri, non si accorse di qualcuno che lo raggiunse alle spalle; era il suo fratellino che lo guardava sorridendo.
- Bella ramanzina. - disse, facendolo girare verso di lui.
Puck sorrise, nervosamente.
- Qualcuno doveva fargliela, Santana non può pretendere di fare la stronza sempre e comunque con tutti. - rispose, alzando le spalle.
- O con Rachel. - aggiunse Jake, osservandolo malizioso.
- Stai giocando con il fuoco, fratellino! - rispose lui, guardando il minore, fingendosi minaccioso.
L’altro rise, affettuosamente.
- Scusa scusa. Ma penso che per lei è stato molto carino quello che hai fatto, difenderla davanti a tutti. - disse con tono di ammirazione.
- Grazie, e spero tu abbia ragione anche se dubito mi verrà a ringraziare. - ammise, tristemente.
- Non ne sarei tanto sicuro. - ribadì Jake, sorridendo, lasciando un’espressione interrogativa sul volto di Puck.
Ma prima che lui potesse chiedere qualcosa, il minore gli intimò di tornare dentro per iniziare la votazione.
Quando le acque si furono calmate e tutti i membri del Glee furono tornati, eccetto Rachel e Mercedes, Shuester iniziò a distribuire i fogli per i voti.
- Okay ragazzi, togliamoci subito il pensiero di questa sciocca votazione e torniamo al vero motivo del nostro incontro. La musica. - disse, cercando di apparire tranquillo.
- Usate la mano sinistra per l’anonimato. - aggiunse April, allegra.
- Ma io sono mancino. - protestò Sam, contrariato.
- Usa il piede. - le rispose la bionda, come se fosse la cosa più ovvia.
Tutti erano intenti a votare, alcuni incerti sulla votazione; Puck non aveva dubbi, Rachel era la vera Diva e lo sarebbe sempre stata ai suoi occhi.
- Tu per chi voti? - chiese un tratto Ryder a Jake, che si trovava accanto a lui.
Jake lo guardò, sorridendo.
- Oh, io so per chi votare. Diciamo che le devo un favore. - rispose, lanciando un’occhiata alla porta, sperando di veder comparire Rachel.
Quando il professore ebbe raccolto tutti i fogli, si mise sul pianoforte per contarli.
- Va bene. Ci sono tutti. - disse soddisfatto, mentre la porta si apriva mostrando Rachel e Mercedes allegre che entravano insieme.
- Allora, scusate per lo sfogo di prima. - iniziò la castana, sorridente.
Puck non sapeva che magia avesse fatto la ragazza di colore, ma qualunque cosa fosse la ringraziò mentalmente; fortuna che per una Santana, al mondo, esisteva qualcuno come Mercedes che sapeva riportare il buon umore ad una persona come Rachel.
- Io e Mercedes abbiamo parlato. - continuò Rachel, senza perdere il suo sorriso.
- E Abbiamo capito che chiedervi di votare la più brava tra noi due è assolutamente ridicolo. - intervenne la nera, guardando l’amica - Non porta a niente ed è da narcisiste. Cioè come possiamo chiedervi di scegliere tra due bellissime mega Dive? - chiese sarcastica, abbracciando Rachel.
La loro felicità venne però interrotta dal professore che alzò i fogli, felice.
- E invece hanno votato e hanno scelto. Indovinate? - chiese, in ansia di poter dare la risposta.
Le due dive si guardarono preoccupate, non sicure di voler sapere la vincitrice; anche gli altri del Glee erano titubanti visto la rinnovata pace tra loro. Nonostante tutto, nessuno fece in tempo a fermare Shuester dal rispondere.
- Siete ugualmente brave ai loro occhi e ai miei. - ammise, facendo partire degli applausi e delle grida felici.
Almeno tra loro due era finita bene, si disse Puck, guardando di nuovo Rachel sorridere; non poteva sopportare di vederla piangere. Certo, avrebbe preferito vederla vincere, credeva che se la meritava quella vittoria, come qualunque altra, essendo di parte, ma non se questo avrebbe compromesso la sua amicizia con Mercedes che a quanto pare, era decisamente importante e necessaria per la castana.

 

Il resto della giornata passò abbastanza tranquillamente; Santana aveva smesso di punzecchiare Rachel e Puck si sentiva un po’ in colpa di aver aggredito la latina così, ma non se ne pentì. Qualcuno doveva darle una strigliata o non avrebbe mai smesso di comportarsi da stronza.
Lentamente, Puck si stava dirigendo verso la sua auto, contento sinceramente di aver concluso quella giornata; quando stava per aprire la sua vettura, sentì dei passi dietro di sé e si voltò curioso.
Rachel stava venendo verso di lui, sorridente, con aria nervosa; quando fu davanti a lui lo salutò, quasi timidamente.
Puck ricambiò il saluto, interrogativo, aspettando di sentire il motivo per cui lo aveva raggiunto; era contento di poterle parlare di nuovo a tu per tu, anche se la cosa lo innervosiva.
- Sono venuta a ringraziarti. - iniziò lei poco dopo. - Per quello che hai detto a Santana oggi. - ammise lei, avvicinandosi ulteriormente a lui.
Puck la osservò, sorridendo soddisfatto; almeno era venuta a ringraziarlo, nonostante quella vicinanza non aiutava la sua già poca lucidità che sembrava diminuire ogni volta che pensava o vedeva la ragazza.
- Non devi, se lo meritava. - disse, cercando di rincuorarla.
- In realtà no, aveva ragione - ribadì lei, ma prima che Puck potesse controbattere, riprese a parlare - Sono stata meschina con molte persone del Glee e sono talmente poco interessata ai nuovi membri che non ricordo nemmeno i loro nomi. - aggiunse sconsolata, mentre gesticolava nervosamente - E’ che ultimamente sono presa talmente tanto tra scuola e teatro che non riesco a concentrare la testa in nient’altro; poi ci si è messa anche Santana e sento che sto per esplodere. -
Puck le mise una mano sul braccio con fare affettuoso, cercando di farle un sorriso comprensivo.
- Capita a tutti un periodo pieno. - disse sinceramente, sperando potesse aiutarla - Non devi fartene una colpa. -
- Vero, però speravo che tornando a Lima avrei trovato un po’ di pace e tranquillità, di riuscire a calmarmi per poi ripartire in quarta al mio ritorno a New York. E invece Santana ha deciso di rovinarmi anche questa specie di vacanza… - aggiunse, sconsolata. - Mi odia proprio tanto. -
Puck fece una piccola risata.
- Non ti odia, è insicura quanto te, solo che a differenza tua, preferisce far star male gli altri, piuttosto che rimboccarsi le maniche e mettersi sotto per raggiungere il suo sogno. - disse Puck con un’alzata di spalle - Deve solo capire che il mondo non funziona come al liceo. Non vince chi bullizza la gente, vince chi è davvero bravo. E tu sei più brava di chiunque là dentro. - le disse, indicando la scuola e precisamente il Glee.
Rachel sorrise, grata al ragazzo per quel discorso; vedeva che era nervoso mentre parlava, ma qualsiasi suo complimento riempiva la ragazza di gioia. Sapeva che non lo diceva tanto per dire, ma era sincero.
- Sul serio Noah, non so come avrei fatto senza di te oggi e senza questo discorso di incoraggiamento. - ammise la ragazza, sorridendo allegra.
- Te la saresti cavata comunque, sei brava a cavartela sempre - ammise lui - ma sono contento di averti difesa e lo rifarei mille volte. La faccia di Santana in quel momento era spettacolare! - disse, strappando una risata a Rachel.
- Vero, era fantastica. Credo che nessuno nella sua vita l’abbia mai zittita in quel modo. - disse continuando a ridere e contagiando il ragazzo.
Puck era davvero contento di sentirla ridere; aveva paura che la rivelazione brutale di Santana sull’elezione della reginetta potesse averla buttata a terra pesantemente, invece grazie a Mecedes, e forse a lui stesso, era tornata abbastanza serena.
- Vorrei ringraziarti in qualche modo, Noah. - disse all’improvviso, prima che Puck la guardasse sorpreso.
Già sentire il suo nome pronunciato da lei lo scombussolava, sentire poi che voleva ringraziarlo in qualche modo non aiutava granchè il suo già precario autocontrollo; si disse che non doveva comportarsi come il solito Puck, ma la tentazione era enorme.
- Hai fatto davvero un gesto carino difendendomi e incoraggiandomi e vorrei sdebitarmi. - continuò lei, sorridendo gentilmente.
- Potresti farlo con un bacio. - disse lui, scherzosamente, mostrando però un sorriso malizioso.
Non aveva resistito, era stato più forte di lui; lo aveva detto scherzando ma in parte sperava che lei lo prendesse sul serio. Rachel arrossì leggermente, di certo non aspettandosi quella risposta; si era irrigidita appena aveva sentito quella richiesta, ma non lasciò trasparire altro che sorpresa.
Puck invece si aspettava qualcosa, come un insulto o un buffetto; vedere lei immobile guardarlo in silenzio, totalmente sorpresa e per niente preoccupata, gli fece crescere una piccola speranza dentro. Che forse avesse ancora una possibilità?
Spinto dall’istinto, si avvicinò ulteriormente a lei, prima di rubarle un bacio casto; in quel momento non gli importava se lei lo avrebbe rifiutato, gli avrebbe tirato uno schiaffo o lo avrebbe preso a pugni. Voleva solo lei e quelle labbra morbide, senza pensare alle conseguenze.
Con sua evidente stupore, lei non si tirò indietro, anzi, sembrava ricambiare il bacio, alimentando, forse inutilmente le sue speranze; temendo proprio quella possibilità, si staccò osservandola dispiaciuto, preoccupato che quel bacio potesse rovinare quello che era rimasto tra loro.
Si accorse che aveva mentito a se stesso poco prima; non poteva reggere a un altro rifiuto, benchè ora aveva potuto assaggiare di nuovo quelle labbra. Con sua somma sorpresa però, questo non accadde.
Rachel infatti, appena lui si fu staccato, ci mise solo un secondo a capire che necessitava di quel bacio più di quanto volesse ammettere; velocemente allungò le braccia per portarle dietro al collo del ragazzo, attirandolo a sè per baciarlo ancora, in modo molto più passionale di prima, quasi necessitasse di lui come l’aria.
Puck rimase felicemente sorpreso dalla cosa, ma non si tirò indietro; le cinse la vita, cercando più contatto possibile con lei, volendo fermare quel momento, renderlo eterno.
Lei stava cercando un suo bacio? Non poteva crederci, non dopo che il giorno prima lo aveva rifiutato. In quel momento poco gli importava, voleva solo rimanere così il più a lungo possibile.
Purtroppo quel momento finì, e dovettero separarsi per prendere aria.
Lui la guardò preoccupato che lei potesse pentirsi di quel gesto, me nei suoi occhi leggeva solo felicità, o era una sua impressione?
- Se questo è il tuo modo di sdebitarti, devo difenderti più spesso. - disse, scherzoso, sperando di alleggerire la tensione che comunque si era creata tra i due.
Rachel sorrise nervosamente, non sapendo esattamente cosa dire.
Puck la guardò ansioso, vedendo che non diceva niente; Rachel Berry che non parlava a raffica era una cosa assai rara, lo preoccupava tantissimo. Si stava forse pentendo di quel bacio?
Questa cosa lo stava uccidendo dentro, non potendo sopportare quella possibilità; poteva andare bene un rifiuto ma quello no.
Si accorse solo in quel momento che le braccia della ragazza erano ancora avvinghiate al suo collo e che non si era sciolta dalle sue; se si fosse pentita si sarebbe allontanata subito, no?
Con questa rinnovata speranza, tossì leggermente, come a tentare di recuperare un tono normale di voce, che non lasciasse trasparire la sua totale agitazione.
- Ricordo cosa mi stavi dicendo ieri mattina - iniziò titubante, vedendo un cambio di sguardo nei suoi occhi, come se si fosse rattristata - ma se ti chiedessi un’ultima uscita oggi? Accetteresti? - chiese, nervosamente.
Lei lo osservò non troppo sorpresa, sorridendo; fino a dieci minuti prima non avrebbe mai detto che quella situazione sarebbe arrivata a quel punto, ma non ne era delusa. Si, aveva paura di danneggiare il rapporto con Noah, ma se invece lo avesse migliorato? E poi non era certa di come poteva andare un’altra possibile uscita con lui; magari non sarebbe successo nulla, no?
Alla fine si convinse; infondo dopo quel bacio, che ricordò, si era presa lei, difficilmente le cose sarebbero tornate come prima, non subito almeno, ci sarebbe voluto tanto tempo. Forse valeva provare a fare un salto nel vuoto.
- Si, va bene. - rispose, ancora abbastanza nervosa, sorridendogli il più sinceramente possibile.
Puck quasi non credette a quella risposta, ma ricambiò il sorriso felice; aveva almeno portato a casa un buon risultato quel giorno e forse aveva davvero un’altra possibilità.
- Ma il mio mazzo di fiori e la mia dichiarazione eterna? - chiese scherzosa, riferendosi all’invito di Jake a Marley.
Puck scosse la testa, dispiaciuto.
- Non mi hai dato abbastanza tempo per prepararmi, dovrai limitarti a questo invito per un appuntamento. - affermò lui, sorridendole allegro.
- Pazienza - disse lei, ricambiando il sorriso - vorrà dire mi accontenterò. - ammise, prima di staccarsi dall’abbraccio.
Quel distacco rattristò Noah, che avrebbe voluto averla ancora tra le braccia qualche attimo in più; era quasi come se gli avessero staccato un arto. Da quando Rachel Berry era diventata così importante per lui? Forse lo era sempre stata ma non si era mai accorto davvero che lo fosse così tanto; cercò allora di riprendere un’espressione normale, per non far trasparire la delusione del distacco.
- Allora ci vediamo stasera? - chiese Rachel, allontanandosi in direzione dell’auto.
- A stasera! - confermò Puck sorridendole.
Avrebbe potuto, forse e con il giusto atteggiamento, stringerla di nuovo tra le braccia quella sera. Stavolta però, non avrebbe permesso a nessuno di interferire, nemmeno ai suoi due padri.




 




 

 












 

NOTE DELL’AUTRICE
Sono sempre viva!
So che è passato tantissimo dall'ultimo aggiornamento, ma in questi anni (si, anni, che disgrazia che sono) la voglia di scrivere mi è molto passata e ho sperimentato di recente il fatto che scrivo anche peggio rispetto a qualche anno fa; tutto ciò che scrivo non mi soddisfa. D'altra parte, mi dispiaceva lasciare le mie povere storie in sospeso. Purtroppo, quella nell'altro fandom è inconclusa anche nel mio computer, mentre questa è già uffialmente finita, speravo solo di migliorarne il finale prima o poi; bè mi sa che il prima o poi non arriverà mai, per cui ho deciso di concluderla così come è. Non mi dispiace, il finale è comunque bello, solo speravo di scriverlo meglio sia a livello di trama sia a livello di scrittura; ci ho effettivamente provato, ma ne è uscito un capitolo peggiore della prima scrittura, come accennato poco fa. Per cui, piuttosto che lasciarla inconclusa, preferisco dargli una degna fine con quello che ho già.
Detto questo, la voglia di aggiornare questa storia deriva da una botta di rinnovato amore per questa coppia, intensificata guardando, nuovamente, tutte le loro scene (tutta la serie era impossibile al momento); in ogni caso, continuo a pensare che loro sarebbero stati la coppia perfetta alla fine della serie, considerando anche il fatto, come forse ho già detto, che hanno tentato di riproporre lo stesso triangolo nella generazione successiva, fallendo miseramente. Il Puck originale non si batte.
Continuo a soffrirci per questo e anche per il fatto che la loro ship ha ben poche fanfiction con cui consolarsi; ovviamente il fandom di Glee è anche molto vecchio e ben pochi si cimenterebbero nella scrittura qui dentro, ma sarebbe bello poter aver altro materiale su cui fantasticare.
Detto questo, vi informo che la storia sarà conclusa davvero in poco tempo, qualche mese al massimo, avendo appunto i capitoli pronti solo da pubblicare.
Spero davvero che possa piacervi anche se non è secondo me al livello ottimale.
Per ora vi saluto!
Alla prossima!

Koyuki :3

 

 

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Capitolo 6
*** 6° Capitolo ***


Legami Indissolubili


Si guardò nello specchietto retrovisore leggermente nervoso; possibile che quella ragazza gli faceva sempre quell'effetto?
Sospirò, come a darsi coraggio e scese dalla sua auto parcheggiata davanti casa della ragazza; non aveva in mente qualcosa di grande per quella sera, anche per il poco tempo a disposizione per organizzare, ma qualcosa di semplice.
Pensava che, visto il carattere di Rachel, avrebbe apprezzato comunque.
Lentamente si diresse verso la porta, aggiustandosi bene la giacca sopra ad una maglietta nera; non sarebbero andati in un posto troppo elegante, per cui indossava solo un paio di Jeans, una maglietta e la sua giacca di pelle.
Semplice sarebbe stato l’aggettivo di quella serata se bisognava darglielo.
Dandosi coraggio, suonò il campanello della casa; poco dopo gli aprì un signore occhialuto con riccioluti capelli neri che lo guardava sorridente.
- Noah, buonasera! - salutò il padre di Rachel sorridendo.
- Buonasera signore. - disse, ricambiando il sorriso. - Sua figlia è pronta? - chiese, sospettando che la ragazza in questione fosse ancora in pieni preparativi.
- Arrivo, arrivo! - urlò una voce dalla scala, prima che l’uomo davanti a lui potesse parlare.

Quest’ultimo fece un gesto sconsolato, come ad indicare che certi difetti della figlia non potevano essere cambiati, facendo nascere una leggera risata a Puck.
- Che c’è da ridere? - chiese lei, comparsa sulla soglia, mentre guardava i due, sospettosa.
-
Niente niente. - ammise il padre, sorridendole - Vai e divertiti! - le disse, prima di chiudere la porta dietro di lei.
Puck nel frattempo si era perso ad osservarla; le aveva detto di vestirsi “in modo semplice”, ma nonostante questo, il semplice vestitino azzurro che indossava non era abbastanza semplice per lui.
Era leggermente attillato, definendo le sue forme in modo aggraziato e coprendo giusto lo stretto necessario, secondo Puck; era dannatamente sexy e gli ci volle un attimo per riprendere controllo di sè.
-
Vestita semplice? - chiese, sorridendo maliziosamente, sperando che la voce gli uscisse normale.
-
E’ un vestito semplice. - disse lei, guardandolo corrucciata.
-
Va bene, va bene, non insisto. - rispose lui ridendo, porgendole un braccio - Sei comunque bellissima. - ammise, sorridendole..
Rachel arrossì leggermente, facendo un gesto di ringraziamento prima di prenderlo a braccetto e farsi accompagnare all’auto.
-
Quindi dove andiamo? - domandò curiosa.
-
Lo vedrai presto! - le rispose.
Lei ricambiò lo sguardo fingendo un piccolo broncio.
-
Dai, dimmelo! - lo pregò, mentre ormai avevano raggiunto la vettura.
-
Abbi pazienza Berry! - disse lui, ridendo, mentre le apriva la portiera.
-
Che galantuomo. - si complimentò lei, molto colpita.
Puck le sorrise dolcemente prima di chiuderle la porta e salire dalla parte del guidatore.
-
Quindi non mi dirai dove andiamo? - chiese nuovamente Rachel, non volendosi rassegnare.
-
No, sta buona e aspetta. - rispose lui, senza ammettere repliche ma sorridendole.
-
Uffa - sbuffò lei, allacciandosi la cintura e mettendosi comoda.
Puck rise, osservandola attentamente, prima voltarsi verso il sedile dietro; Rachel lo guardò interrogativa prima di vedersi porgere un mazzo di fiori circondati da una carta velina rosa e un fiocco rosso. Erano delle rose color rubino che emanavano un profumo davvero intenso; la ragazza le prese stupefatta e meravigliata, non sapendo che dire.
Puck le sorrise maliziosamente.
-
Mi hai detto tu che avevo bisogno di un mazzo di fiori per poter uscire con te! - le disse senza perdere il suo sorriso.
Lei gli lanciò un'occhiata storta sorridendo nervosamente..
-
Infatti! Grazie! - gli rispose, dolcemente - Sono bellissimi! - aggiunse, aspirando il loro profumo.
Puck lasciò un sospiro soddisfatto, accorgendosi di aver trattenuto l’aria in ansia e in attesa della reazione della ragazza.
La osservo un’ultima volta prima di accendere il quadro e partire; stava proprio bene con quel vestito, era veramente bellissima ma il suo atteggiamento
era sempre quello di Rachel, per niente modesta e molto chiacchierona, e le piaceva proprio per quello.


Non ci misero molto ad arrivare a destinazione; Puck aveva conosciuto quel locale anni prima, grazie ad alcuni compagni di scuola ormai diplomati. Da fuori non sembrava valere un soldo, ma dentro era molto grande e confortevole; addossati alle pareti dei locali c’erano dei tavoli accostati ai due lati da divanetti e alle spalle di ogni divanetto una sorta di divisorio che separava un tavolo dall’altro, dando un’idea di intimità.
Al centro c’era una sorta di pista da ballo con led e luci multicolori; dietro a questa una specie di palco e l’attrezzatura di un DJ, che purtroppo, non era
sempre presente e veniva sostituito da una specie di Jukebox. Una specie era la parola esatta; d’aspetto sembrava un Jukebox d’epoca, ma in realtà era un lettore musicale abbastanza moderno che riusciva a collegarsi ad una vastissima gamma di canzoni nuove e vecchie, riproducendole in suono chiaro.
Quando i due ragazzi entrarono, Rachel si stupì non poco dell’ambiente; non era certamente un posto elegante, ma era un posto molto particolare. Si sorprese che Noah potesse conoscere un posto del genere, visto come un tempo detestasse la musica.
Osservando lo sguardo della ragazza, Puck le sorrise soddisfatto; aveva scelto proprio bene. Vedendola immobile in contemplazione, le appoggiò una mano sulla schiena spingendola verso il bancone.
- Capisco che ti ho stupito veramente tanto ma direi di andare a prendere posto, non credi? - chiese, ammicandole.
Lei arrossì visibilmente, rendendosi conto solo in quel momento che era rimasta ferma per diversi minuti in trance.
Si avvicinarono lentamente al bar, dove un signore di mezza età salutò Puck sorpreso.
- Ehi, Puck da quanto tempo! - disse lui, allegro.
- Purtroppo non ci danno troppe libertà nell'aviazione. - gli ribadì lui, scrollando le spalle.
- Ho sentito, aviazione è? Non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo. -
Puck allargò ulteriormente il sorriso.
- Allora, il mio tavolo? - chiese, iniziando a guardarsi intorno.
- Laggiù. - rispose lui, prima di girarsi verso la ragazza - Molto piacere, io sono John. - le disse, allungando una mano.
Rachel ricambiò timidamente la stretta presentandosi, prima che Puck la indirizzasse verso il tavolo che aveva prenotato; questo era all’angolo del locale, forse il posto con più privacy di tutti.
Il loro tavolo aveva i divanetti appoggiati ai muri e i divisori perpendicolari ad essi; l’unica entrata era sull’angolo il che rendeva quel posto quasi totalmente una stanza a sé. Oltre a questo, Rachel si accorse che il palco e il Jukebox non erano molto lontani e benché la musica non fosse tanto forte da darle fastidio o impedire una conversazione, arrivava in modo molto chiaro.
Si sedette lentamente su uno dei divanetti, raggiunta in fretta da Noah; per quanto fosse particolare e piacevole quell’angolo in totale privacy, averlo così vicino in quel minuscolo quadrato non l’aiutava.
- Wow, non mi aspettavo conoscessi un posto così. - disse, nervosamente, cercando di avviare una conversazione normale.
Puck la guardò, vittorioso, sapendo che la sorpresa le era piaciuta parecchio.
- Non ci vengo da anni ma mi è sempre piaciuto. - rispose, allungandole un menù che aveva preso probabilmente al bancone poco prima.
Lei lo guardò, dubbiosa, tentata di fargli una domanda molto sconveniente; aveva paura di rovinare già dall’inizio quella serata ma non resistette alla tentazione.
- E quante ragazze hai portato qui? - chiese cercando di fare un sorriso malizioso, avendo paura di apparire solo nervosa.
Lui la guardò, fingendosi offeso.
- E me lo domandi? - rispose, ricevendo un’occhiata interrogativa. - A migliaia. - continuò lui, sorridendole canzonatorio.
Lei però non afferrò l'aria scherzosa di quella frase e lo guardò stupita e quasi piccata.
- Sto scherzando Rachel. - intervenne lui, temendo che la ragazza avrebbe potuto prendere e andarsene dopo quella frase.
Lei invece lo guardò imbronciata prima di tirargli un pugno affettuoso sulla spalla.
- Non sei simpatico! - gli disse, facendolo ridere allegramente. - E non ridere! - aggiunse, iniziando a essere però contagiata dalla reazione del ragazzo.


Continuarono la serata parlando e scherzando senza sosta; Puck notò come in quel momento, nonostante gli ultimi giorni, Rachel sembrava a suo agio con lui e forse felice. Ne era contento, magari quella pausa da New York stava prendendo la piega che voleva lei. O che voleva lui.
Con il trascorrere del tempo, il locale cominciò a riempirsi e la pista da ballo iniziava ad ospitare coppie di ogni tipo e genere; la musica spaziava da lenti a canzoni molto ritmate e rock, constatò Rachel, e il via vai verso il Jukebox le fece capire che chiunque poteva scegliere quale canzone far partire, mettendosi in coda ovviamente ai precedenti clienti.
Rachel stava parlando con il ragazzo, che la guardava completamente assorto, della sua scuola e la difficoltà nell’emergere mentre lui finiva la seconda portata davanti a lui; avevano deciso di ordinare un menù intero, compreso di primo, secondo, dolce e caffè. Alla ragazza non dispiacque, il cibo era davvero buono e forse il nervosismo di quel giorno le aveva messo un grande appetito; quando ebbe finito il racconto della sua vita alla NYADA, Puck la guardò stupito.
- Certo che non ti rendi la vita facile tu. - disse, sorridendole.
- Amo complicarmi la vita. - ribattè lei, finendo con calma il suo piatto.
Prima che potesse riprendere a parlare, probabilmente ancora e ancora di se stessa, il ragazzo si alzò, uscendo da quella specie di stanzino.
- Torno subito. - le disse, mentre spariva dietro le paratie, lasciando una Rachel sorpresa.
Sembrava essere andato verso il palco; che volesse fare qualcosa di grande in stile Glee? La ragazza sperò di no, non sapendo se si sarebbe più imbarazzata o sentita orgogliosa.
Però ricordo che da quella parte dovevano anche esserci i servizi; forse si stava preoccupando per nulla.
Cercò di tranquillizzarsi e ritornò ad occuparsi del cibo di fronte a sé; la serata stava procedendo bene, si divertiva davvero in compagnia di Noah, benchè il più delle volte parlava Rachel, salvo qualche battuta divertente da parte del ragazzo. Forse era proprio perchè lui riusciva ad ascoltarla senza stufarsi che lei ci stava bene, ma non era solo quello anche se era restia ad ammetterlo.
Persa in questi pensieri non si accorse del ragazzo che era tornato, sorridendo maliziosamente.
- Che hai fatto? - chiese lei, curiosa.
- Niente di che - rispose lui, allegro, senza toglierle gli occhi di dosso e rimettendosi seduto.
- Non ti credo. - ribadì lei, dubbiosa.
- Sei troppo curiosa. - ammise l’altro, ridendo e stendendo un braccio sullo schienale dei divanetti, avvicinandosi a lei - Certe cose è meglio non saperle. - le disse, allargando il sorriso.
Rachel venne scossa da un leggero brivido sulla schiena quando lui le venne vicino e le sfiorò una spalla nuda con la mano.
Puck d’altro canto era decisamente nervoso; cercava di comportarsi bene con un misto del solito atteggiamento da, beh, Puck, facendo battute e lanciando sguardi maliziosi alla ragazza che non sembrava disturbata dalla cosa. Questo lo spinse ad avvicinarsi ulteriormente a lei che sembrò però irrigidirsi; forse starle così vicino la infastidiva?
Prima che potesse allontanarsi e rimediare alla cosa, Rachel alzò lo sguardo contemplando gli occhi verdi del ragazzo, assorta.
Sospirò, nervosa, prima di parlare.
- Puck - iniziò, facendo agitare il ragazzo sul divanetto.
Quando lo chiamava con il suo soprannome, non era mai una buona cosa, lo aveva già detto? Il ragazzo alzò un sopracciglio agitato. Aveva fatto qualcosa che non doveva? Qualche piccolo gesto che la leggera pazzia di Rachel aveva trovato offensivo? O forse lei si era pentita di aver accettato quell’uscita il momento stesso che si erano accordati?
Leggermente impanicato, lui cercò di non far trasparire le sue emozioni, per quanto le stesse lo stavano facendo impazzire; le lanciò un cenno con la testa, invitandola a continuare o probabilmente lui sarebbe morto lì nella sua disperazione.
Lei invece era titubante; si era data una speranza quel pomeriggio con lui ma più passava del tempo in compagnia di Noah, più si rendeva conto che non voleva perderlo rischiando di rovinare un rapporto già fantastico così.
- Questo è un bel locale, - continuò lei, mentre sentiva in sottofondo una canzone del Jukebox che stava pian piano concludendosi - è appartato e carino e sono sinceramente stata bene stasera. - aggiunse, facendo irrigidire leggermente il ragazzo.
Puck sapeva che dopo un discorso così sarebbe arrivato il fatidico ma, e allora quello che aveva progettato sarebbe andato in fumo. Fece per fermarla, in qualche modo, ma si era scordato momentaneamente che fermare Rachel nei suoi lunghi discorsi pieni di aggettivi inutili era poco realizzabile.
- Sono onesta nel dire che tu mi piaci, - ammise, alleviando per un secondo le pene dell’altro - e che quello che è successo oggi e ho detto oggi era sincero - disse, fermandosi ogni tanto come per calcolare bene le parole; il ragazzo di fronte a lei intanto stava lentamente morendo dentro nonostante sembrasse che quelle parole gli alleviassero di poco l’ansia. - Ma, ecco, come posso dire… - iniziò titubante, abbassando lo sguardo, non riuscendo a reggere quello del ragazzo.
Poco prima che la mora potesse finire la frase, però, una nuova canzone partì dal Jukebox dietro di loro, la quale fece sgranare gli occhi a Rachel, totalmente stupita.

Where it began, I can't begin to knowing
But then I know it's growing strong
Was in the spring
Then spring became the summer
Who'd have believed you'd come along

Conosceva quella canzone, era una delle sue preferite anche se la risentiva molto di rado; era legata a un ricordo veramente importante, che teneva nascosto accuratamente dentro di lei. Ricordava ancora quando….
Si girò sconcertata verso il ragazzo accanto a lei.
Puck la stava guardando sorridendo dolcemente, alzando le spalle come a volersi scusare; John aveva avuto un tempismo perfetto.
Poco prima infatti era andato a cercare quella canzone nel jukebox e il proprietario del locale, vedendolo lì per la prima volta probabilmente nella sua vita, gli offrì di eseguire il brano che voleva subito dopo quello in corso.
Puck non se lo fece ripetere e accettò, tornando da Rachel allegro e soddisfatto.

Hands, touching hands
Reaching out, touching me, touching you
Sweet Caroline
Good times never seemed so good

Rachel fu totalmente spiazzata da quell'interruzione; ricordava benissimo, forse troppo, il giorno in cui Noah, per far vedere che lui era alla sua altezza, che lui sapeva e poteva fare un assolo senza problemi, gliel’aveva dedica al Glee club, lasciando Quinn e Finn totalmente esterrefatti e Santana
rabbiosa.

Da quel giorno lei l’aveva ascoltata diverse volte durante il liceo, la maggior parte delle quali quando Puck la difendeva o le lanciava uno sguardo intenso; poi aveva smesso. Aveva smesso perchè le ricordava troppo quella esibizione al Glee, le ricordava troppo spesso Noah con cui aveva perso i contatti dal diploma.
Immersa nei suoi ricordi, si accorse tardi di Puck che si avvicinava a lei, prendendole una mano, dolcemente. Dolcemente. Noah.
Rachel sentì il suo cuore iniziare a battere all’impazzata, temendo le prossime parole del ragazzo; lui non era in una situazione migliore visto che emanava nervosismo da tutti i pori. Stava per giocarsi davvero il tutto per tutto ma ne valeva per lei. Valeva sempre per Rachel.
-
Prima che tu possa continuare con il tuo discorso, che immagino dove voglia andare a parare, - disse lui, cercando di mantenere il controllo della voce ed un tono neutrale - vorrei che per una volta fossi tu ad ascoltare me, e penso che farò uno se non il monologo più lungo di tutta la mia vita quindi, per favore, non interrompermi che è già difficile così. - continuò, sorridendo agitato.
Lei annuì, incapace di dire qualsiasi cosa.
-
So che tu ne hai passate tante e che dopo quest’anno di sicuro sei molto restia a fidarti, ma voglio assicurarti che… - iniziò titubante.
Non si era preparato davvero un discorso, ci aveva provato ma gli sembrava stupido parlare ad uno specchio sapendo benissimo che non trasmetteva le sensazioni e lo sguardo totalmente stupefatto di Rachel; infatti non resse più quegli occhi castani e abbassò gli occhi tentando di riprendere il controllo.
- Beh, ecco, voglio assicurarti che non ti metterei fretta in nulla, soprattutto nel fidarti. So cosa hai passato e lo capisco per cui capisco anche che se voglio avere te devo farti capire che di me puoi fidare anche se ci vorrà del tempo. - continuò, in difficoltà nel trovare le parole adatte. - Però voglio che tu sappia una cosa: io non sono mai riuscito davvero a dimenticarti, per quanto lo credessi; da quel giorno, quando ti ho portato quella granita all’uva - ammise, ammiccandole nervoso - mi sono sentito sempre legato a te in qualche modo, anche se allora non funzionò tra di noi. Per questo, penso, ti dissi che non potevamo rimanere amici allora. Credo che nell’inconscio sapessi che una via di mezzo non poteva esserci tra noi due. Poi grazie al Glee ci abbiamo provato a instaurare un’amicizia ma nel mentre tentavo in tutti i modi di togliere la tua immagine dalla testa sapendo benissimo che non ero il ragazzo adatto a te, che non ero abbastanza per una come te e che di certo tu non mi avresti voluto, sicuramente non come ero allora. -
Lei si sorprese molto di quel discorso; non si immaginava che Noah potesse dire quelle cose, men che meno che davvero lui era così legato a lei da anni. E lei non si era mai accorta? Certo che era proprio ingenua. Soprattutto visto che molte volte quelle stesse sensazioni le sentiva pure lei per lui.
-
Dopo il liceo in parte ero contento che andassi a New York, in parte distrutto; l’idea di non vederti più mi lasciava un vuoto ma pensai che forse così avrei potuto dimenticarti. Era una menzogna. Appena ti ho visto nel corridoio qualche giorno fa, ho capito subito che niente e nessuno avrebbe potuto farmi dimenticare di te e di quello che provo per te. Credo che tu sia la prima persona con cui abbia avuto e voluto un legame vero, benché sia durato poco, purtroppo. - disse facendo una risata nervosa - Sei l’unica con cui mi sono sentito davvero me stesso senza dover dimostrare niente a nessuno. Mi accettavi per come ero. E ora ho capito che non voglio più perdere nessuna occasione con te. Non voglio solo la tua amicizia, fa più male che non averla a volte, ma so che saperti felice è più importante che vederti con me. - aggiunse, sorridendo tristemente - Non ti obbligo a rispondere ora ne devi sentirti obbligata a dirmi di si, anzi, sei libera di riprendere il tuo discorso da dove lo avevi interrotto ma io avevo quasi il bisogno fisico di dirti queste cose, perchè io stesso ho davvero un enorme bisogno di te. Tu mi rendi una persona migliore e vorrei passare la mia vita tentando di migliorare la tua, rendendoti felice. - concluse lui, riprendendo il contatto con il suo sguardo.
Rachel sembrava avere gli occhi lucidi, come commossa da quel discorso; era rimasta immobile tutto il tempo, all’inizio stupita e colpevole visto che prima stava tentando di dargli un altro rifiuto, poi sorpresa e inaspettatamente felice.
Nessuno le aveva mai fatto un discorso così romantico e intenso, così profondo e che lasciasse trasparire un amore infinito per lei; non si aspettava di certo che Noah potesse essere così tanto innamorato. Credeva che era solo attrazione o forse un residuo delle loro piccole avventure del liceo ma ora lì davanti, lui si stava mettendo a nudo con lei, confessandole il suo amore nel suo discorso più lungo di sempre.

One, touching one
Reaching out, touching me, touching you

Ci fu un attimo di silenzio tra loro, con lei che lo fissava intensamente, non sapendo davvero cosa dire.
Nella mente di Puck invece passavano mille pensieri, mille emozioni, dal terrore alla speranza; si era esposto così tanto per lei e il pensiero che potesse essere tutto vano lo stava consumando piano piano. Però era deciso a rimanere sulla sua posizione: se lei lo avresse rifiutato di nuovo, lui sarebbe sparito dalla sua vita; non voleva continuamente ricordarle del suo amore non corrisposto, della sua dichiarazione, probabilmente la più lunga della sua vita, inutile agli occhi di Rachel.
Immerso in questi pensieri, si accorse tardi della castana che si avvicinava a lui per abbracciarlo.
Lo stava abbracciando?
Puck fu per un attimo sorpreso, prima di ricambiare l’abbraccio quasi terrorizzato all’idea che lei si sarebbe staccata per dirgli che era solo un gesto amichevole, per consolarlo.
-
E’ stata la cosa più bella che qualcuno potesse dirmi. - iniziò lei, singhiozzando leggermente.
Puck si stupì di averla addirittura commossa; sapeva che Rachel era una dal pianto facile ma non avrebbe mai detto che un giorno lo avrebbe fatto per lui, per la sua dichiarazione.
-
E devo confessarti una cosa anche io. - ammise lei, prima di staccarsi per poterlo guardare negli occhi.
Lui ricambiò con una vena interrogativa negli occhi.
-
In realtà anche io da allora mi sono sentita profondamente legata a te, - ammise, lasciando Puck con uno sguardo esterefatto - ma avevo paura che una come me fosse troppo poco. -
Troppo poco? Puck stava per ribattere che era fin troppo, ma lei continuò imperterrita.
-
Quando siamo diventati buoni amici e anche ora, con il ritrovo del Glee, avevo paura che aprendomi con te avrei potuto rovinare la nostra amicizia. Ma dentro di me sapevo che una delle cose che volevo di più al mondo eri proprio tu Noah. - concluse, sorridendo leggermente mentre le lacrime ormai non avevano più freno e scendevano velocemente sulle sue guance.
Puck rimase un attimo in trance, non credendo alle parole della ragazza; Rachel ricambiava i suoi sentimenti? Non ci poteva credere, ma realizzò in quel momento che era davvero così.
Lentamente le mise una mano sul volto asciugandole una guancia mentre le sorrideva dolcemente.
-
Certo che in due ce ne abbiamo messo di tempo per arrivare a questo punto. - le disse scherzosamente, per allegerire la tensione che c’era stata fino a quel momento tra loro.
Rachel rise alle sue parole, mentre appoggiava la sua mano su quella del ragazzo; lui di rimando le si avvicinò determinato a prendersi quelle labbra carnose e morbide in quello stesso momento.
Quel bacio fu il più bello di tutti per loro; era romantico, profondo e colmo di significato. Era una sorta di inizio per loro, di un nuovo inizio.
Rachel ricambiò il bacio con passione, mentre metteva le braccia attorno al collo di Noah; lui, reso più audace da quel gesto, la sollevò mettendosela in grembo e portandole una mano sulla schiena, accarezzandola dolcemente.

Sweet Caroline
Good times never seemed so good
I'd be inclined
To believe they never would

Puck si staccò un po’ dolorosamente da lei, venendo ricambiato da uno sguardo deluso; quel contatto era diventato come respirare aria per loro, ma
avrebbero potuto esplorare la cosa ulteriormente più tardi. Il ragazzo si alzò lentamente, facendo poggiare Rachel a terra che lo guardò, preoccupata.

Lui di rimando le sorrise malizioso, prendendola delicatamente per un polso e trascinandola verso la pista. Rachel tentò di fermarlo, di dirgli qualcosa, tipo che era ancora troppo sconvolta per ballare; arrivati al centro del locale, Noah si girò prendendola per i fianchi e attirandola a sè, avvicinandosi al suo viso per farsi sentire sopra la musica.
-
E ora, voglio che la mia bella principessina Ebrea-americana balli con me la nostra canzone. - disse con un tono leggermente nervoso all’orecchio di Rachel che rabbrividì.
Quella vicinanza (e doveva ammettere, anche quel soprannome che non sentiva da tempo) la stava mandando in tilt, e forse non solo lei.
-
E non ammetto repliche! - disse Puck, prima di allontanarsi da lei, facendole fare una giravolta.
Rachel sorrise, sorpresa da quella determinazione di Noah e anche dal fatto che non era davvero troppo sconvolta per ballare; danzare con lui la rendeva felice e le fece passare tutta la tensione che in quei pochi minuti, giusto la durata di una canzone, era riuscito a farle salire, per poi scioglierla definitivamente con un bacio in un attimo.


Ritornare a casa non era mai stato così doloroso; Rachel aveva passato forse una delle più belle serate della sua vita e l’idea che potesse finire era davvero triste.
Quando l’auto di Puck si fermò, lei sospirò rassegnata, prima di aprire la portiera per scendere; sapeva già che Noah avrebbe fatto il giro dell’auto prima ancora che lei poggiasse i piedi a terra quasi.
-
Sei arrivata, principessina. - le disse, avvicinandosi delicatamente e circondandole la vita.
Rachel annuì, felice ma nervosa; non si capacitava ancora di come quella serata li avesse portati davvero a quel punto e si domandava se era la cosa giusta.
-
Sei davvero ancora sicuro di…. bè, di quello che hai detto stasera? - chiese titubante, voltando lo sguardo altrove, troppo agitata per guardarlo negli occhi.
Puck si sorprese della domanda, prima di prenderle il mento con due dita e girarle il viso verso lui.
-
C’è qualche motivo particolare che io non so per cui non dovrei? - domandò di rimando, sorridendo.
-
No - rispose Rachel dubbiosa - solo che… -
-
Solo che? - chiese il ragazzo preoccupato, invitandola a continuare.
-
Siamo davvero tanto lontani sai; una relazione seria a distanza è difficile, sempre se è questo quello che vuoi. - le disse lei, spostando lo sguardo altrove.
Non avrebbe potuto reggere gli occhi verdi di Noah se avesse risposto che per lui era solo un’avventura passeggera; nonostante tutto il discorso che lui le aveva fatto, continuava a essere insicura e timorosa della cosa.
Lui cercò il suo sguardo, osservandola serio e determinato.
-
Sei tu quella che voglio. Non mi interessa dove sei, io voglio te. - ammise con voce ferma, non ammettendo repliche - E so che il tuo sogno è a New York, non era mai stata mia intenzione impedirtelo con la mia dichiarazione. - disse, sorridendole dolcemente.
Lei annui, ricambiando il sorriso.
-
Sarà difficile lo sai? Voglio dire, così lontani. - ribadì lei, esternando la sua paura più grande.
Voleva davvero fare sì che quella relazione durasse, anche a distanza, ma temeva che quella stessa distanza li avrebbe distrutti.
-
Sarà difficile ma mi va bene così perchè ho te; probabilmente ci saranno tante difficoltà, è vero, ma se serve affrontarle per stare con te lo farei ora e per sempre. - confessò, arrossendo leggermente.
Lei si stupì ulteriormente con quella frase ma gli sorrise grata.
-
Davvero, perché ci abbiamo messo tanto. - gli disse, prima di circondarlo con le braccia.
-
Meglio tardi che mai - rispose lui, prima di rubarle l’ultimo passionale bacio della serata.




 

 












 

NOTE DELL’AUTRICE
Sono qui! Sono viva!
In realtà questa storia è completa da un bel po' di tempo, ma non riesco a decidermi sul finale; ogni diversi mesi mi trovo a riscriverlo sperando di migliorarlo ma non sono mai soddisfatta. Questo è ancora il penultimo capitolo, è vero, ma ho aspettato a pubblicarlo sperando di riuscire a dare un finale degno a questa storia, a quanto pare senza riuscirci.
Oltre a questo, ho avuto una grande carenza di voglia di scrivere, un grave blocco dello scrittore; nulla mi appassionava davvero e finivo con il non avere idee e voglia di scrivere. Fortunatamente, di recente un'altra serie tv mi ha preso abbastanza da iniziare a buttare giù qualcosina e mi sono allora convinta a concludere questa storia. Mi dispiaceva lasciarla senza finale, quindi, anche se non mi soddisfa pienamente, tra qualche tempo potrete leggere anche l'ultimo capitolo, sperando che in generale la storia e questi ultimi due capitoli vi siano / vi possano piacere.
Grazie per chiunque segue questa storia e trova magari qualche minuto per recensirla!
A presto!

Koyuki :3

 

 

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