Io... Io voglio essere un Hero! [Arc 1]

di ItsClaire_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno - L'inizio della fine. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due - Domande. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre - 1-A. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro - Dimostrazioni. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque - Sorprese. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei - 6.30 a.m. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette - Bakugou contro Bakugou. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto - Mezze verità. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove - Legami. ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci - Inquietudine. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici - Cicatrici. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici - Oscurità. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici e quattordici - Rivelazioni. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quindici - ? ***
Capitolo 15: *** Capitolo sedici - Confusione. ***
Capitolo 16: *** Capitolo diciassette - Amici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciotto - ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto - Vigilia di Natale ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove - Natale ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti - Strane sensazioni. ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno - Fine delle vacanze. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue - Primo giorno di tirocinio. ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitré - Pelle ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro - Aperture. ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque - Una domenica da dimenticare. ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei - ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette - Febbre ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto - Cambiamenti. ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove - Bollore. ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta - Gelosia. ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentuno - Perdita. ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentadue - Pioggia. ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentatré - Calamite. ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentaquattro - Giochi. ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentacinque - Cioccolato e Peperoncino. ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentasei - Gossip. ***
Capitolo 37: *** Capitolo trentasette - San Valentino. ***
Capitolo 38: *** Capitolo trentotto - Hatsumici. ***
Capitolo 39: *** Capitolo trentanove - Tutta la verità. ***
Capitolo 40: *** Capitolo quaranta - Il giorno dell'incidente. ***
Capitolo 41: *** Capitolo quarantuno - Più in là. ***
Capitolo 42: *** Capitolo quarantadue - Papà. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno - L'inizio della fine. ***


L'inizio della fine.


"Interrompiamo la programmazione della sera per informarvi di un evento appena verificatosi a pochi chilometri dalla città di Tokyo." fu la frase che in ogni canale televisivo riecheggiò nelle case a dieci minuti di distanza da un enorme boato proveniente dall'esterno.

"Ve l'avevo detto di aver sentito qualcosa!"
"Secondo voi cosa è successo?"

"Volete fare silenzio?!"  si ammutolirono.

"Dalle informazioni che ci stanno arrivando in tempo reale sembra che a causare l'enorme boato di qualche minuto fa, sia stata una tremenda esplosione avvenuta in un edificio non registrato nascosto tra le montagne. Le troupe televisive giunte sul posto ci informano che al momento ciò che si riesce a vedere è solo un grandissimo cumulo di polvere seguito da silenzio."

"Hajime riesci a dirci di più su ciò che sta succedendo lì?" chiese la giornalista all'inviato in collegamento dalla zona dell'esplosione.

"Sì Asame, eccomi." alla destra della giornalista puntò un riquadro in cui apparve un giornalista dai capelli corti, in giacca grigia e camicia bianca che teneva premuto l'indice sull'orecchio destro così da riuscire a sentire meglio la collega a causa del trambusto attorno a lui causato dagli altri inviati.

"Al momento qui sembra tutto molto tranquillo" continuò dando un occhiata in giro "non sappiamo ancora cosa sia successo nello specifico, purtroppo quando siamo arrivati ciò che si presentava davanti a noi era solo un'enorme cortina di nebbia data dall'esplosione. Ciò che è certo è che a causarla dev'essere stato qualcosa o qualcuno di molto forte. Non si vedeva un'esplosione del genere dai tempi d'oro di All Might." proseguì.

"Chi potrebbe essere così forte?"

"Vuoi tenere la bocca chiusa Deku?!"

"Aspetta, a quanto pare sono appena arrivati gli Hero!" annunciò forse troppo veemente l'inviato "Sì! Quello è Endeavor, e ci sono anche All Might-"

"All Might-" il ragazzo venne zittito da una mano che gli si schiantò contro la bocca.

"- Mt Lady, Cementos e c'è anche Ereaser Head!"

"Sembra che stiano arrivando proprio tutti" asserì la giornalista.

"E' proprio così Asame, continuano ad arrivare Pro Heroes, a quanto pare la situazione è più grave di quanto sembri. Purtroppo però non possiamo avvicinarci di più, gli Heroes stanno formando una barriera di protezione-" indicò dietro di sé con l'indice e il cameraman fece lo zoom inquadrando alcuni Pro Heroes di spalle in posizione difensiva "-a quanto pare saranno All Might, l'eroe numero uno ed Endeavor, il numero due, ad addentrarsi" continuò mentre il cameraman riportava il focus su di lui.

Passarono altri dieci minuti dalle ultime parole dell'inviato e nel frattempo, sul campo era arrivata anche la polizia, probabilmente chiamata da uno dei Pro Heroes. A casa, nessuno era purtroppo riuscito a capire cosa effettivamente stesse succedendo lì fuori e dei Pro Heroes, non ce n'era stato nemmeno uno a proferire parola sull'accaduto.

Da ciò che si poteva vedere tramite la televisione, nei volti degli Heroes tradiva una leggera punta di preoccupazione. Che cos'era successo tra quelle montagne? Cosa aveva scatenato quell'enorme boato? Sarà stata l'esplosione di una cisterna? No, una cosa del genere non avrebbe mobilitato così tanti Heroes. Non sarebbe servito l'aiuto dell'Hero numero uno, sarebbero bastati i vigilanti. Sicuramente non c'era nemmeno nessuno da salvare. Ma allora perché erano tutti lì? Persino Ereaser Head. Doveva essere successo per forza qualcosa di pericoloso.

"Dove stanno andando?" domandò poi Hajime più a sé stesso che alla giornalista nello studio televisivo.

"Cosa succede Hajime?" chiese prontamente lei.

"All Might, Ereaser Head ed Endeavor sono sfrecciati via verso la città! Dev'essere successo sicuramente qualcosa. Forse qualcuno sta scappando!" concluse mentre il cameraman girava l'inquadratura verso i tre Pro Heroes che si allontanavano - l'unica cosa che si riuscì a vedere fu solo una flebile luce rossa, sicuramente la figura di Endeavor che si allontanava.

"Non credo riusciremo a raggiungerli, sono fuggiti senza che nessuno se ne accorgesse" asserì un po' deluso mentre si avviava verso il furgoncino.

"Hajime tienici informati il più possibile. Chiudiamo il collegamento per ora, una volta giunti sul posto ci aggiorneremo" disse ferma lei prima di annuire e far chiudere il collegamento. 

"Signori-" asserì poi guardando dritto davanti a lei come se volesse sfondare lo schermo "i Pro Heroes riusciranno a sistemare anche questa faccenda. Rimanete sintonizzati con noi per sapere cosa sta succedendo ma, mantenete la calma. Sono sicura che anche questa volta il bene trionferà." partì la pubblicità.

La mano che con veemenza aveva chiuso la bocca ad uno dei ragazzi lasciò la presa per poi posarsi sotto il mento del proprietario che continuava a fissare lo schermo come se stesse guardando oltre.

"Dove saranno andati secondo voi?" chiese una voce femminile preoccupata.

"Sicuramente staranno rincorrendo qualcuno. Forse chi ha causato quell'esplosione è riuscito a fuggire e ora sta venendo verso la città per distruggere qualche altro palazzo!" asserì uno di loro alzandosi dal divano come un balzo. "Vorrei andare lì a prenderlo a calci!"

"Nessuno andrà da nessuna parte!" rispose fermo un altro di loro. "Il professore Aizawa non ci ha raccomandato altro:-" si schiarì la voce "se becco qualcuno di voi fuori da questo appartamento dopo l'ora di cena farò in modo che non se lo dimentichi per il resto della vita." concluse.

"Iida ha ragione" disse un altro con voce molto calma "nonostante anche io muoia dalla voglia di sapere cosa stia succedendo, non possiamo fare niente noi. Non abbiamo ancora la licenza e se dovessimo commettere un altro errore potremmo dimenticarci di diventare degli Hero un giorno."

"Ma tuo padre è lì Todoroki!" ribattè il ragazzo indicando con entrambe le mani lo schermo.

"E noi purtroppo siamo qui, Kirishima." concluse alzandosi dal divano e avviandosi verso la cucina.

"Già..." disse sottovoce il ragazzo a cui avevano tappato la bocca prima e che, come Kirishima, avrebbe tanto voluto sapere cosa stava succedendo. Perché All Might era lì? Perché anche il professore Aizawa si era precipitato? Cosa stava succedendo tra quelle montagne e quei boschi e, soprattutto, perché Bakugou non aveva proferito parola? Spostò il suo sguardo verso il compagno seduto accanto a lui in silenzio che con sguardo vitreo perforava lo schermo.

"K...Kacchan?" chiese tremante. L'altro, per tutta risposta, lo fulminò con lo sguardo.

"Riprendiamo con la cronaca, apritemi il collegamento con l'inviato. Hajime ci sei?" domandò nuovamente la giornalista.

"Sì ci sono!" rispose prontamente lui "Purtroppo ancora non siamo riusciti a raggiungere All Might, non sappiamo in che direzione siano andati e non riusciamo a vedere nemmeno le fiamme di Endeavor. Tuttavia c'è però un risvolto interessante-"

"Dicci tutto" incalzò la giornalista.

Hajime annuì "pare che nel luogo dell'esplosione non ci fosse più nessuno. A quanto pare quando siamo arrivati era già troppo tardi ma con la cortina di fumo non siamo riusciti a rendercene conto subito, sono stati gli altri Pro Hero sulla scena ad informare gli altri giornalisti. Tuttavia però qualcuno doveva essere rimasto nascosto e pare sia proprio quel qualcuno a star scappando da All Might e gli altri."

"Adesso si spiega perché Ereaser Head è andato insieme a loro. Bene!" annuì lei "Tienici aggiornati Hajime, noi chiudiamo momentaneamente il collegamento."

- Un'ora prima dell'esplosione -

"Miyuki" una voce roca chiamò da dietro la porta della sua stanza rompendo il silenzio tombale e facendo sobbalzare la ragazza "tuo padre vuole vederti." concluse allontanandosi. Lei rimase immobile sul letto con la coda dell'occhio fissa verso la porta. 

Non voleva andare.

Rimase in silenzio ad ascoltare i passi dell'uomo che l'aveva chiamata e non si mosse finché non fu sicura che si fosse allontanato adeguatamente. Una volta certa, riportò lo sguardo sulle sue mani e rimase di nuovo in quella posizione catatonica.

Dopo un'altra manciata di minuti, qualcun altro bussò, questa volta con più forza della precedente, di nuovo alla sua porta. "Miyuki, a tuo padre non piace attendere." asserì di nuovo la stessa voce roca di prima, questa volta con una punta di fermezza in più rispetto a prima.

"Lo so benissimo" bisbigliò spostando le coperte che le coprivano le gambe e alzandosi dal letto svogliatamente "Dì a mio padre che sto arrivando" rispose poi.

"Che sia una cosa veloce" disse lui allontanandosi nuovamente.

"Sarò più veloce della luce" ribatté infilandosi le scarpe. Una volta allacciate entrambe, tirò le maniche della felpa fino a coprirsi i polsi e aprì la porta della sua stanza rimanendo abbagliata dalle luci bianche che illuminavano l'intero corridoio.

Strinse le braccia e si strofinò le mani a causa del troppo freddo e a testa bassa percorse l'enorme corridoio privo di finestre e colmo di ritratti di suo padre, un uomo con uno sguardo tanto perforante da passarti da parte a parte.

Tirò su il cappuccio. Odiava l'idea di sentirsi osservata nonostante sapesse che quei quadri non potevano davvero seguirla con lo sguardo.

Dopo un'interminabile manciata di minuti, finalmente arrivò davanti l'enorme porta che conduceva alla sala del padre. Una stanza enorme, priva di finestre e con arazzi raffiguranti il simbolo di "Obscurium" colui che un giorno avrebbe ucciso All Might. L'oscurità che avrebbe spento la luce eterna dell'eroe numero uno.

"Sai che odio aspettare" furono le prime parole che uscirono dalla sua bocca. Miyuki alzò lo sguardo. La stanza era quasi completamente al buio, c'erano solo due candele accanto alla seduta del padre che gli illuminavano lievemente la figura.

"Lo so" rispose guardando nella direzione in cui pensava ci fossero i suoi occhi. Era l'unica a non avere paura di farlo nonostante i suoi ritratti la facessero sentire a disagio.

L'uomo cominciò a tamburellare con le dita sui braccioli della sua enorme sedia. "Kinzo mi ha riferito che oggi durante l'allenamento hai quasi ucciso il tuo avversario." le comunicò. Miyuki rimase in silenzio.

"Mi ha anche riferito che hai anche incassato dei colpi, non è così?" Miyuki rimase immobile "Non era niente male come avversario" rispose poi. L'uomo alzò il braccio destro e cominciò a strofinarsi il mento.

"Togliti i vestiti." disse.

Miyuki strinse i denti "Ti ho detto che odio aspettare. Togliti i vestiti Miyuki" tuonò. La ragazza strinse i pugni e continuando a sostenere il suo sguardo iniziò a spogliarsi dei vestiti che stava indossando. Non appena anche l'ultimo capo d'abbigliamento, non contando l'intimo, fu per terra, Obscurium accese tutte le luci della stanza facendo sì che il corpo della figlia fosse ben visibile.

Miyuki rimase immobile, lì a due passi dall'entrata della sala, con gli occhi che bruciavano a causa dello sbalzo d'illuminazione e così rimase anche mentre l'uomo prendeva un enorme specchio che teneva accanto alla sua seduta e glielo posizionò davanti. Lei continuò a mantenere lo sguardo dritto, non vedeva lo specchio, stava cercando di guardare oltre.

"Guardati." le ordinò. Miyuki non lo fece. "Ho detto guardati!" tuonò nuovamente prendendole il volto con la mano destra e obbligandola a guardare il suo riflesso. Odiava il suo corpo perché non era più il suo. Era il corpo che lui aveva scelto di farle avere. 

Sin da quando il suo quirk aveva cominciato a venir fuori suo padre, eterno rivale di All Might, aveva fatto in modo che lei, un giorno, sarebbe diventata così potente da poterlo distruggere. Così, aveva cominciato a farla combattere clandestinamente con persone molto più forti di lei e chi si rifiutava di combattere contro una bambina, veniva fatto fuori. A volte, era stesso lui a combattere contro di lei e di certo, non si risparmiava.

Il corpo di Miyuki negli anni era diventato, come lo chiamava suo padre, un "santuario di formazione" ma lei lo vedeva per quello che era davvero: uno scempio. Era ricoperta di cicatrici in tutto il corpo, ma quelle che la disgustavano di più erano quelle inferte da lui: la prima, inferta dal fuoco che le aveva ustionato parte della pancia, il seno destro e parte della spalla, la seconda, inferta dal fulmine,  l'entrata era sotto la gabbia toracica e si irradiava in quasi tutta la pancia mentre l'uscita le attraversava il centro delle scapole, la terza, inferta dal ghiaccio le aveva squarciato la parte superiore del braccio sinistro e l'ultima, inferta dal vento, le aveva aperto, come fossero delle lame, quasi tutto il lato destro della coscia destra. Il resto del corpo invece era sempre ricoperto da lividi e altre cicatrici minori che le erano state provocate dai continui combattimenti che doveva affrontare e che, ultimamente, le servivano solo come da allenamento. Le uniche parti che né lui né gli altri avevano mai avuto il permesso di colpire, per suo ordine, erano le mani, i piedi e il viso a partire dal collo: le uniche zone che Miyuki non poteva coprire senza che qualcuno cominciasse a fare domande.

Questo era il suo corpo da ormai undici anni.

"Non ho lavorato per undici anni alla tua formazione per fare in modo che un essere inutile possa andare in giro a vantarsi di aver sconfitto la figlia di Obscurium!" strinse la mano attorno alla sua mandibola.

"Anni e anni di formazione, guarda il tuo corpo, è il simbolo di una persona invincibile!" le urlò nell'orecchio "Io non accetterò un'altra volta che tu ti faccia muovere dalla pietà e permetta a chiunque altro di sconfiggerti hai capito?!" continuò.

Miyuki rimase in silenzio ma dentro di lei cominciava a ribollirle il sangue. L'uomo girò dietro di lei e le prese i capelli con la mano destra per poi tirarle la testa all'indietro "Tu sei nata con il solo scopo di sconfiggere All Might. Non ho unito il mio quirk ad una persona in grado di usare il fulmine per far sì che mia figlia si faccia battere da qualcuno che muove la terra!" le posò la mano sinistra sulla spalla sinistra "Tu sei nata con lo scopo di distruggere All Might" ripeté stringendogliela "non ti lascerò fallire per colpa dei tuoi stupidi sentimenti" proseguì abbassando la voce mentre la punta delle sue dita cominciavano a diventare sempre più calde.

Lo stava facendo di nuovo e questa volta non durante un combattimento: la stava marchiando ancora. Miyuki rimase immobile, la rabbia dentro di lei continuava a crescere. Lei non era un suo burattino, lo aveva lasciato agire indisturbato per anni. Gli aveva fatto distruggere il suo corpo, aveva ucciso sua madre quando lei aveva provato a fermarlo, l'aveva annullata completamente chiudendola dentro una stanza buia senza mai farle avere contatti con il mondo esterno. No, lei con ci stava più.

Mentre le dita Obscurium continuavano a diventare sempre più calde e lui continuava a parlare di onore e di ciò che lei avrebbe dovuto fare, le sue orecchie cominciarono a fischiare, fino a rendere il suono completamente ovattato. Sentiva che ciò che le ribolliva dentro non era sangue, era il suo quirk.

Dalla punta dei piedi cominciò a risalire fino alla punta dei capelli un fremito, Miyuki sentì qualcosa di nuovo attraversarla completamente: non erano i quattro elementi che controllava singolarmente, era come se si stessero fondendo insieme. Sentì il fuoco ardere ed esplodere insieme al fulmine e il ghiaccio vorticare insieme all'aria.

I suoi occhi cominciarono a lacrimare per il dolore delle fiamme sulla sua spalla ma più sentiva dolore più il suo quirk prendeva piede dentro di lei finché, quando Obscurium fu in procinto di aumentare la potenza del fuoco, Miyuki alzò il braccio sinistro e, prima che lui potesse accorgersene, gli premette la mano sulla faccia e fece esplodere fuoco e fulmine.

Obscurium venne scaraventato contro la parete e quando riuscì a rimettersi in piedi ciò che gli si presentò di fronte fu qualcosa che da un lato lo spaventò ma dall'altro lo rese molto fiero. Miyuki era di fronte a lui, il suo corpo non aveva più il colorito candido di sempre, nonostante le cicatrici, stava vibrando di rosso e giallo mentre i suoi occhi erano diventati completamente bianchi.

"Guardati Miyuki, sei diventata esattamente come volevo. Adesso potrai sconfiggere All M-" prima che potesse finire la frase, Miyuki gli si lanciò addosso e lo colpì allo stomaco con gancio destro con cui scaricò un'esplosione di ghiaccio che tagliò la pelle di Obscurium.

"Io non diventerò mai come te" disse lei con una voce che non sembrava la sua prima di afferrarlo per la giacca con la mano sinistra e scagliarlo contro la porta. Obscurium non ebbe nemmeno il tempo di rimettersi in piedi che Miyuki gli era di nuovo addosso. Gli tirò un calcio con la gamba sinistra dandosi velocità con un esplosione di fuoco fatta partire dal piede e una volta schiantatosi contro la parete opposta, lo riprese con entrambe le mani e lo scaraventò per terra.

"Io..." l'uomo rimase immobile sotto la presa della figlia. Non aveva mai visto una cosa del genere. Durante gli allenamenti non aveva mai mostrato una forza e un quirk così disumano. Da dove veniva tutto quel potere, come faceva a controllarlo? Rimase lì, con la testa piena di sangue e la ferita sul fianco che continuava a sanguinare quasi meravigliato dalla forza che la figlia aveva dentro di sé. Sarebbe diventata uno dei villain più forti e avrebbe cancellato dalla faccia della terra All Might, ne era sicuro.

"Io, voglio diventare un Hero!" urlò lei con tutta la forza che aveva in corpo. Obscurium sgranò gli occhi. Non aveva capito niente. Lei non gli stava dimostrando il suo potere, lei voleva ucciderlo. Purtroppo però, lui aveva perso troppo tempo nel vantarsi di ciò che era riuscito a creare per capire le reali intenzioni di Miyuki e ormai, non gli restava altro che subirne le conseguenze. 

Miyuki sentì come un ruggito dentro di lei, il suo quirk stava per esplodere. Non aveva mai provato una sensazione del genere e pensò che da lì a poco sarebbe morta. L'unica cosa a darle la forza di continuare fu il fatto che, se sarebbe morta, avrebbe portato con se suo padre. Strinse quindi i pugni ancora di più e lasciò che il suo potere prendesse il sopravvento. In una manciata di secondi una scarica elettrica cominciò a premerle sullo stomaco, era come se qualcosa volesse perforarle la pelle. Le sue cicatrici cominciarono ad illuminarsi, tutte e quattro contemporaneamente. 

Miyuki lasciò che il suo corpo perdesse il controllo e subito dopo, ci fu un'esplosione.

Quando Miyuki riaprì gli occhi, le orecchie continuavano a fischiarle. Pensò di essere morta e per un secondo ci credette anche. Tuttavia però era viva e si trovava a qualche metro di distanza da un enorme cratere.

Rimase immobile, stesa sul prato per un paio di minuti. Sentiva la testa scoppiarle e la sua vista era annebbiata. Cos'era successo? L'ultima cosa che ricordava era suo padre che le stringeva la spalla.

Una fitta proprio su quella spalla le fece fare una smorfia di dolore. Cercò di mettersi seduta ma le sue braccia sembravano non avere muscoli. Era completamente paralizzata dal dolore. Poi, qualcosa le si accese nel cervello.

Se lei era ancora viva allora doveva esserlo anche suo padre. Improvvisamente l'istinto di sopravvivenza prese il sopravvento sul dolore e con la pochissima forza che le rimaneva in corpo si mise in piedi. Fu come essere perforata da mille spade.

Si aggrappò al primo albero che vide e si guardò indietro. Non c'era più niente. La sua casa, l'edificio in cui aveva vissuto fino a quel momento, era sparito. Al suo posto ormai c'era solo un enorme cratere. Era stata lei a fare esplodere tutto? No. Non era possibile. Che fine avevano fatto tutti gli altri? Li aveva uccisi? Suo padre dov'era? La stava cercando? Se l'avesse trovata l'avrebbe uccisa di sicuro. 

"Io voglio diventare un Hero!" risuonò nella sua testa facendole aumentare il dolore. Doveva scappare, non poteva rimanere lì. Poi qualcosa catturò la sua attenzione.

"Giornalisti?" pensò e si nascose. Non erano mai arrivati fin lì, allora l'esplosione l'aveva sentita chiunque. Il cuore di Miyuki cominciò a battere ancora più forte, sarebbero arrivati i Pro Hero e l'avrebbero uccisa pensando fosse un villain. Si paralizzò. Non poteva finire così, non dopo quello che aveva fatto.

Prima di riuscire a muovere un passo però, sulla sua testa una luce rosso fuoco illuminò la zona attorno a lei per poi fermarsi al centro del cratere: era Endeavor e insieme a lui c'era anche All Might. Li osservò per qualche minuto, poi, decise di fuggire. Non le avrebbero dato scampo.

A causa del dolore però la sua fuga non fu di certo come se l'era aspettata, fu più una zoppicata in cerca di salvezza. Continuò a zoppicare tra i boschi per chissà quanti minuti finché in lontananza non iniziò a vedere le luci della città.

"Bene..." pensò "qui in città non possono uccidermi, non davanti a tutti almeno". Continuò ad arrancare per le vie della città cercando di dare il meno nell'occhio possibile e, quando stremata non riuscì a reggersi più in piedi, s'infilò in un vicolo e si sedette accanto a dei secchi dell'immondizia. Aveva le gambe completamente distrutte e le braccia quasi non le sentiva più. Appoggiò la testa contro il muro e cominciò a fare dei respiri profondi cercando di calmarsi e di riprendere le forze tuttavia però, il suo cervello non collaborava.

Continuava a cercare di ricordare cosa fosse successo qualche momento prima. Come poteva aver distrutto casa sua, ne era davvero in grado? Si guardò le mani e per la prima volta vide delle bruciature sui suoi palmi.

"Cos'ho fatto?" bisbigliò con gli occhi che le si riempivano di lacrime. Pochi secondi dopo, sentì qualcuno urlare dall'altro lato del vicolo "Ma quello è All Might!"

Miyuki si alzò di scatto e a causa del dolore perse il fiato e l'equilibrio. Non poteva rimanere lì. Si rimise in piedi e si fece forza appoggiandosi al muro e strisciando verso la parte opposta da cui aveva sentito le voci. Continuò a camminare lungo il vicolo buio per qualche metro e pensò si sforzarsi ancora un'ultima volta per fare uno scatto lontano. "Forse riesco ancora ad usare il fuoco" disse fra sé e sé prima di arrivare alla fine. 

Fece un lungo respiro profondo e sicura di avere ancora un po' di quirk in circolazione saltò in avanti spingendo per attivare il quirk ma, non funzionò. Si era bloccato.

Miyuki cadde a terra, stremata. Il suo quirk non aveva funzionato eppure aveva sentito del fuoco all'altezza dei suoi piedi. Perché non era uscito?

"L'abbiamo trovata All Might" disse una voce con tono tranquillo. Miyuki si sentì morire. L'avevano presa. L'avevano vista nel bosco. Perché l'avevano lasciata scappare? Avevano visto cos'era stata in grado di fare eppure non l'avevano fermata subito. L'avevano illusa di avere una via di scampo e lei c'era cascata in pieno.

"Per fortuna abbiamo fatto in fretta, chissà dove sarebbe potuta arrivare" Miyuki trasalì, era la voce di Endeavor. Sapeva che era la sua, l'aveva sentita più volte in tv.

"Vi... vi prego-" disse alzando la testa con gli occhi che cominciavano a riempirsi di lacrime "non fatemi del male..." i tre uomini la guardarono confusi "Io... Io voglio essere un Hero!" urlò con le ultime forze che aveva in corpo prima di perdere i sensi.

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Capitolo 2
*** Capitolo due - Domande. ***


 

DOMANDE




"Io non diventerò mai come te." fu la frase che usciva dalla sua bocca ma era davvero stata lei a dirla? Non riusciva a capirlo. Non riusciva a capire niente in realtà.

Era come se il suo corpo si stesse muovendo da solo, come se tutta la rabbia accumulata in quegli anni avesse deciso di prendere il sopravvento e muovere i fili che la tenevano attaccata come una marionetta alla mano di suo padre.

Suo padre. Lo vedeva lì, a terra, grondante di sangue con un espressione che non gli aveva mai visto in viso. Sembrava felice, sì, sorrideva. Sorrideva mentre il suo braccio destro si muoveva da solo e lo colpiva in faccia con un pugno. Perché non reagiva? Perché sorrideva? La faceva arrabbiare ancora di più e più si arrabbiava, più il suo corpo continuava a muoversi da solo.

"Io, voglio diventare un Hero!" uscì poi dalla sua bocca come un ruggito. Da dove usciva tutta quella voce? Da dove usciva tutta quella sicurezza? Non era mai stata così e a quanto pare la cosa aveva sconvolto anche lui dato che in una frazione di secondo il suo sorriso aveva mutato forma. Ora sul suo viso era dipinta un'espressione nuova, mai vista da Miyuki: che fosse paura? Non riuscì a capirlo. Non riusciva a vedere quasi nulla, era come se qualcun altro stesse guardando attraverso i suoi occhi e le permettesse di vedere solo piccole frazioni di ciò che stava succedendo.

Si sentiva strana, la testa sembrava scoppiarle e non percepiva più niente dal collo in giù eppure il suo corpo si stava muovendo. Poi, quando per l'ennesima volta aveva scaraventato suo padre al suolo, fu come se il tempo si stesse fermando. Si guardò attorno, parti frantumate del legno che ricopriva il pavimento stavano fluttuando in aria, sembravano quasi bolle di sapone mentre suo padre lentamente sprofondava sempre più nella voragine causata dall'urto della sua schiena. Sentì una scarica partirle dalla punta del piede e attraversarle le gambe, vide la cicatrice sul petto tingersi di un rosso vivo, come se stesse prendendo vita e sentì un calore insopportabile spingerle sullo stomaco. Il dolore era straziante, sentì la carne lacerarsi e poi, quando le sembrò di morire, più niente.

Miyuki aprì gli occhi di scatto ma non vide assolutamente nulla. Pensò di trovarsi di nuovo nella sua vecchia stanza, un quadrato di due metri per due senza finestre, completamente immerso nell'ombra, e iniziò a temere che tutto ciò che aveva vissuto fosse solo frutto di un sogno. Sentì il terrore di una possibilità simile invaderle le ossa e iniziò ad avere paura. Cercò di respirare ma le sembrava di avere la gola completamente chiusa, non riusciva a sentire l'aria attraversarle la trachea e arrivare ai polmoni. Stava forse soffocando? 

Girò la testa a destra, poi a sinistra. Niente, non vedeva assolutamente niente. Cominciò a respirare ancora più velocemente, forse se avesse fatto respiri più brevi ma continui l'aria sarebbe riuscita a passare. Riusciva a sentire il suo respiro affannoso ma dopo un po' anche l'udito sembrò abbandonarla. La gola iniziò a bruciarle e iniziò a sentire gli occhi riempirsi di lacrime. Cosa stava succedendo? Perché non riusciva a vedere niente? Perché non riusciva a respirare?

Provò ad aprire la bocca per cercare aiuto ma non riuscì a dire assolutamente nulla. Nel frattempo le lacrime cominciarono a scenderle e si sentì bagnare le guance. Rimase immobile per una manciata di secondi finché, stremata da quella condizione d'impotenza, si abbandonò ad un pianto che le sembrò durare un'eternità finché, a pezzi, non si addormentò.

Il rumore di una porta che si apriva scorrendo fece aprire gli occhi di Miyuki. Continuava a non vedere nulla ma non sapendo dove si trovasse, decise di non muovere un muscolo. L'ultimo ricordo che aveva era suo padre a terra e un dolore lancinante allo stomaco poi, il nulla. Che fosse stato lui a rinchiuderla chissà dove per punirla? Per quanto ne sapeva, poteva benissimo essere andata così.

"Alcuni pazienti dicono di averla sentita piangere a dirotto questa notte" disse una voce a lei sconosciuta "a quanto pare è andata avanti per un paio d'ore prima di riaddormentarsi" continuò. Miyuki tese l'orecchio, chi stava parlando? Chi erano questi pazienti? Che suo padre l'avesse spedita in una clinica? L'idea le fece venire un fremito di paura.

"Tuttavia non c'è nulla di cui preoccuparsi." proseguì sempre la stessa voce "Le ferite riportate non erano nulla di grave, beh, rispetto a quelle già presenti sul suo corpo." il cuore di Miyuki perse un battito: qualcuno l'aveva vista svestita. "Da quanto abbiamo potuto vedere riporta quattro ferite estremamente gravi, non ho mai visto delle cicatrici così grandi e così strane..." il tono della sua voce si abbassò.

"Strane in che senso?" domandò un'altra voce, questa volta era una voce maschile che non le suonò particolarmente nuova. "

"Ecco, guardate qui-" ci fu un rumore di fogli "da quello che si evince dalle analisi che abbiamo fatto sta notte, non sono cicatrici comuni: è come se il tessuto non fosse completamente cicatrizzato al di sotto. Sono più degli squarci che tengono uniti il resto della pelle, non saprei come spiegarmi meglio." Miyuki sentì di nuovo il dolore all'altezza dello stomaco "Oltre a queste non c'è nient'altro di anomalo, certo, limitatamente a questo caso. Il corpo di questa ragazza è completamente ricoperto di cicatrici e tagli in più, questa cicatrice all'altezza della spalla sinistra sembra essere molto recente." Miyuki spostò lo sguardo verso la sua spalla sinistra e come un flashback nella sua testa riapparve il volto di suo padre che, tenendole i capelli, le diceva qualcosa nell'orecchio mentre un bruciore le pervadeva la spalla.

"Cosa potrebbe averla provocata?" un'altra voce, questa le era molto più familiare. Si sentì un sospiro "Da quello che si evince sia da questa foto che dal corpo della ragazza, sembrerebbe stata causata da una mano incandescente" asserì convinta. Miyuki si sentì nuda. Nessuno aveva mai visto il suo corpo al di fuori delle persone che avevano la sfortuna di scontrarsi contro di lei o al di fuori di suo padre. Nessuno aveva mai avuto la possibilità di riportare, al di fuori del ring, quello che aveva visto e ciò l'aveva sempre fatta sentire un po' meno al sicuro. Adesso invece, queste persone a lei sconosciute avevano visto, avevano fotografato e adesso stavano parlando di ciò che avevano documentato. Facevano supposizioni e commenti sul suo corpo. E se ne avessero parlato anche con qualcun altro? Se la voce si fosse sparsa in giro per Tokyo cosa avrebbe pensato di lei la gente? L'avrebbero vista come una martire? No, dato suo padre, l'avrebbero sicuramente vista come un mostro. Tuttavia, prima che nel suo cervello potessero continuare a piantarsi germogli carichi di tutte queste sue paure, qualcuno parlò di nuovo.

"La ringrazio Dottoressa, vorrei però chiederle una cosa." Miyuki tornò alla realtà. "Dica pure Aizawa" rispose la donna. Tutto d'un tratto Miyuki si sentì osservata, come se uno sguardo infuocato le stesse perforando il fianco "Vorrei sapere in quanti sanno delle condizioni fisiche di questa ragazza."

La dottoressa sembrò pensarci un paio di secondi "Se non erro solo io e i due specialisti che hanno curato e analizzato il corpo nel tentativo di risalire a quanto fossero state inflitte queste cicatrici più grandi" rispose. "Bene" asserì Aizawa "preferirei, e penso che anche All Might ne convenga-" Miyuki pensò di morire "che queste informazioni rimangano riservate. Penso che un fardello del genere non sia qualcosa da rendere pubblico senza un suo consenso." proseguì avvicinandosi verso il suo letto - Miyuki ne aveva sentito i passi. 

"Certo, ne convengo" rispose la Dottoressa "tuttavia, cosa diremo quando i giornalisti ci chiederanno informazioni riguardo il suo stato fisico? Dopotutto, se è davvero stata lei a causare l'esplosione si aspetteranno di sapere qualcosa-"

"Non sappiamo se sia stata lei o meno a scatenare quell'enorme esplosione" la interruppe probabilmente All Might, Miyuki non era sicura fosse la sua voce "tutto ciò che sappiamo, al momento, è che questa ragazza è riuscita a mettersi in salvo mentre qualsiasi cosa ci fosse in quel punto è stato completamente spazzato via." si avvicinò anche lui "Ciò che dovrà riferire a chi verrà a chiedere informazioni è che miracolosamente la ragazza ha riportato solo alcune ferite lievi, non c'è alcun bisogno di aggiungere altro." concluse con un tono così calmo che riuscì a tranquillizzare anche lei.

"Potrebbe lasciarci soli con lei?" domandò Aizawa "Certamente" disse la Dottoressa e dopo un paio di secondi, Miyuki sentì di nuovo il rumore di una porta che scivola seguito da un "tac". Non avendo la minima idea di cosa sarebbe successo da lì a poco, Miyuki decise di rimanere immobile. 

"So che sei sveglia" asserì Aizawa, la voce veniva dalla sua sinistra "ti ho vista muovere gli occhi qualche minuto fa" continuò con tono calmo. Miyuki deglutì, sentiva ancora la gola bruciare dalla notte prima e non ebbe la forza di rispondere. In realtà non sapeva nemmeno se aveva voglia di farlo, dopotutto, non sapeva se poteva fidarsi di queste persone. All Might scoppiò a ridere facendola spaventare: era tesa come una corda di violino.

"Credo che questa povera ragazza sia terribilmente terrorizzata" lo sentì avvicinarsi sempre più a lui "via, togliamo queste bende" avvertì una mano poggiarsi dietro la sua nuca mentre un'altra cominciava a sfilare via qualcosa "non è mica una prigioniera di guerra." concluse tirando via quel velo che dalla notte precedente le aveva impedito di capire dove si trovasse. Non appena All Might ebbe tolto completamente la benda che le copriva gli occhi, Miyuki li strizzò ed istintivamente questi si inumidirono per proteggersi dal bruciore causato dalle luci bianche delle lampade al neon appese sul soffitto della stanza.

Passarono un paio di secondi prima che Miyuki riuscisse ad aprire completamente gli occhi e una volta riuscitaci si ritrovò davanti un uomo enorme, strizzato in una tutina blu con delle righe rosse e bianche e altri richiami alla bandiera americana. L'uomo le sorrideva con un ampio sorriso mentre nella mano destra stringeva le bende che le avevano avvolto la testa "Tutto bene?" le domandò poi. Lei non rispose ma, avvertendo ancora l'altra presenza alla sua sinistra girò lentamente lo guardo e, quasi immediatamente, nella sua testa comparve l'immagine di lui, in piedi davanti a lei che le allunga una mano.

Una fitta fulminea le attraversò la testa all'altezza dell'occhio destro costringendola a distogliere lo sguardo e a tenersi la testa con la mano destra "Non sforzarti" le consigliò Aizawa "ieri sera hai sbattuto per bene la testa contro l'asfalto." 

Miyuki girò lentamente la testa verso di lui "I..ieri sera?" domandò poi con un filo di voce. All Might rise di nuovo "Già, ieri mentre cercavamo di raggiungerti sei riuscita a sfuggirci e ad arrivare in città" Miyuki guardò verso di lui "pensavamo di averti persa ma, ad un certo punto sei sbucata fuori da un vicolo molto buio, pensiamo tu stessi cercando di darti la spinta con il tuo quirk per riuscire a scappare ma Ereaser Head lo ha bloccato." concluse indicando l'altro.

Miyuki poggiò la fronte contro entrambi i palmi delle sue mani "Ricordi cos'è successo ieri sera?" le domandò Aizawa. La ragazza fece un respiro profondo, il primo dalla notte precedente poi, girò lentamente la testa verso di lui "Non molto" ammise.

"Ti ricordi perché ti trovavi in quel bosco?" chiese All Might. Miyuki abbassò lo sguardo e in una frazione di secondi iniziarono a comparire nella sua testa, in maniera molto confusa, immagini di ciò che era successo la sera prima. Si poggiò nuovamente la mano destra contro la fronte e cercando di dar poco peso al forte mal di testa rispose "Stavo cercando di uccidere mio padre."

Immediatamente nella stanza calò il gelo. Miyuki riusciva a sentire gli sguardi di entrambi posati su di lei con un peso tale da farle quasi male "Cosa vuoi dire?" chiese poi Aizawa.

Miyuki s'inumidì le labbra "Ieri sera ero stata chiamata da mio padre, non era contento a causa di qualcosa che avevo - si fermò - o meglio, non avevo fatto. Ha iniziato ad urlarmi addosso, parlando di ciò che io dovevo fare in quanto sua figlia e di come non avrebbe mai più tollerato una cosa del genere da parte mia. Ha continuato così per non so quanto tempo poi, per far sì che io mi ricordassi di ciò che mi aveva detto, mi ha fatto questa." si portò la mano destra sulla spalla sinistra "Da lì in poi per me è tutto scomparso." si guardò le mani "Quando mi sono svegliata non c'era più niente davanti a me. Era sparito tutto" gli occhi cominciarono a riempirlesi di lacrime "ho... ho distrutto tutto. Ho ucciso tutti!" si girò di scatto verso Aizawa "Io ho fatto esplodere casa mia! Ho ucciso tutti quelli che ci vivevano e, non so... non so se ho ucciso anche lui!" si portò le mani alle tempie e iniziò a piangere come la notte precedente. Era un mostro. Come poteva continuare a vivere dopo aver commesso un crimine del genere? Dopo aver ucciso così tanta gente, non contando coloro che aveva ucciso durante quelli che suoi padre definiva allenamenti? Come poteva guardarsi allo specchio e soprattutto, come poteva anche solo pensare di voler diventare un Hero? 

All Might le posò una mano sulla spalla destra e lo sbalzo di temperatura tra questa e la sua cicatrice la fece ritornare alla realtà. Si girò verso di lui con la faccia completamente rigata dalle lacrime e il cuore che sembrava stare per sfondarle la gabbia toracica "Non hai ucciso nessuno" asserì poi serio.

Il cuore di Miyuki si fermò, cosa stava dicendo? C'era un sacco di gente che viveva in quell'edificio "Sì che ho ucciso tutti!" ribatté alzando la voce nel tentativo di sovrastare tutti i suoi pensieri "Quella era casa mia! Ci abitava un sacco di gente e io ho fatto esplodere tutto!" continuò. All Might però rimase fermo nella sua espressione. 

"Vi sto dicendo la verità! Ho ucciso tutti - si girò verso Aizawa - sono un mostro" le lacrime continuarono a scendere ininterrotte.

"Non c'erano residui di un edificio o niente che facesse pensare all'esistenza di qualcosa del genere." rispose lui. Miyuki sgranò gli occhi "Non c'era segno di strutture portanti come pilastri, non è stato rinvenuto nulla neanche a distanza. Se davvero ci fosse stata un'abitazione o ci fossero state delle persone, l'esplosione avrebbe scaraventato tutto a chilometri di distanza ma, nonostante le ricerche siano andate avanti tutta la notte e tutta sta mattina, non è stato trovato assolutamente nulla." concluse.

"Co... cosa st- no è impossibile" Miyuki si portò entrambe le mani alle tempie "io, io ero lì. Ho attraversato il corridoio, sono arrivata alla solita stanza di mio padre. Com'è possibile, cosa vuol dire che non c'era assolutamente niente?!" strinse la presa. Si sentiva impazzire.

"Vuol dire che qualsiasi cosa ci fosse prima dell'esplosione è stata spostata da qualche altra parte prima che l'impatto distruggesse tutto." rispose All Might serio. A quelle parole Miyuki sgranò gli occhi e piano piano allentò la presa. Il suo respiro cominciò a farsi sempre più lento e lungo mentre le lacrime piano piano smisero di scendere. Nella sua testa iniziò a farsi spazio un'ipotesi a cui non aveva ancora pensato e quasi con orrore si portò entrambe le mani alla bocca.

"E' stato quasi come in un-" fece per dire Aizawa ma Miyuki lo precedette "Buco nero." Come quelle due parole lasciarono la sua bocca una sola immagine si sviluppò nella sua testa. Lo vedeva perfettamente. Shoichi. L'uomo che l'aveva chiamata la sera prima, colui che aveva assistito al suo allenamento e che aveva riferito a suo padre di come si fosse fatta muovere dalla pietà. Doveva essere stato per forza lui.

"Come hai detto?" domandò All Might. Miyuki si tolse le mani da davanti la bocca "Un buco nero" ripeté poi con voce più alta "e se è davvero come dite voi" un brivido le attraversò la spina dorsale "allora mio padre è ancora vivo e, prima o poi, verrà a prendermi" concluse con il terrore negli occhi e nella voce.

Aizawa incrociò le braccia "Possiamo sapere chi è tuo padre e perché ne sei così terrorizzata?" 

Miyuki si portò entrambe le mani sul cuore e girandosi verso All Might disse "Obscurium."

 

 

 

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Author's corner

Ciao! Spero che il secondo capitolo di questa mia fan fiction ti sia piaciuto come o più del primo!

Se sei arrivato/a fin qui vuol dire che sei anche arrivato/a alla fine del capitolo, se vuoi, lascia un pensiero e spero tu rimanga con me fino alla fine di questa storia!

Un bacio, Ems!

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Capitolo 3
*** Capitolo tre - 1-A. ***


1-A


 

Quando Miyuki aprì gli occhi quella mattina, fuori dalla finestra il sole non era ancora sorto e come aveva fatto da due settimane a quella parte, si mise a sedere sul letto e rimase a contemplare la visuale che le offriva la sua stanza.

Non aveva mai avuto una finestra così grande nella sua stanza: l'unica fessura che si poteva definire tale era posta sul tetto ma per quanto era piccola, l'unica cosa che si riusciva a cogliere era solo l'alternarsi del giorno e della notte. Per questo motivo, da quando Aizawa ed All Might l'avevano fatta trasferire dall'ospedale a quell'appartamento, si svegliava sempre prima del suono della sveglia per poter vedere l'alba e godersene ogni minimo particolare.

Quella mattina però, il motivo per cui si era svegliata così presto non comprendeva soltanto il voler assistere al sorgere del sole: doveva incontrare la persona che da quel giorno avrebbe stabilito come avrebbe proseguito la sua vita. C'erano solo due possibilità, o l'avrebbero ammessa alla Yuei permettendole di far vedere quando valesse e di farla diventare un Hero oppure sarebbe stata costretta a vivere per sempre nell'ombra per sfuggire da suo padre.

Si grattò lentamente la nuca e sbadigliando spostò le coperte per potersi alzare anche se, lasciare il letto ogni mattina era una vera e propria sofferenza, non aveva mai avuto un letto così comodo e, a dirla tutta, non aveva mai avuto una stanza così grande solo per lei. 

A casa, la sua stanza era un quadrato privo di qualsiasi contatto con l'esterno se non per la piccola finestra citata prima e la porta. Non aveva scrivania o altri mobili vari, figurarsi oggetti a lei cari. Era come una prigione, buia e fredda, dalla quale poteva uscire solo per allenarsi e mangiare - quelle rare volte in cui non mangiava lì dentro. Ecco perché, da quando due lunedì prima Aizawa ed All Might l'avevano portata lì, si sentiva un po' spaesata. Era troppo grande quella stanza solo per lei, c'erano troppi mobili e cianfrusaglie tuttavia però, abituarcisi era stato meno difficile del previsto. Le piaceva anche il colore che nonostante non fosse chissà che - era un beige molto chiaro - era sicuramente meglio del grigio topo che copriva le pareti della sua camera precedente.

Fece un respiro profondo e stiracchiatasi rumorosamente si avvicinò alla sedia per recuperare i vestiti del giorno precedente: una felpa e un pantalone della tuta, entrambi blu. Ovviamente non erano i suoi vestiti, quelli erano probabilmente saltati in aria o finiti nello stesso posto di suo padre. L'unica cosa che le dispiaceva era che la sua felpa preferita, quella che stava indossando la sera dell'esplosione, era finita a brandelli e perciò si era trovata costretta a chiedere se potessero procurarle magari due cambi, niente di troppo impegnativo - era una che sapeva arrangiarsi. Con sua sorpresa, All Might ed Aizawa le avevano fatto trovare il giorno dopo tre paia di felpe e quattro paia di pantaloni mentre la Dottoressa si era preoccupata di pensare all'intimo.

"Vi ringrazio" aveva detto lei estremamente colpita. Non immaginava che esistesse qualcuno disposto a fare qualcosa di carino per lei in così poco tempo. Solitamente un gesto del genere doveva meritarselo prendendo a calci qualcuno. 

Il pensiero che qualcun altro avesse fatto qualcosa di carino per lei la faceva sentire strana, non sapeva se fosse una sensazione piacevole o meno, era solo strano . In realtà però, in quel momento stava provando così tante emozioni diverse che forse ciò che sentiva era solo un miscuglio di cose confuse che le stavano facendo venire la nausea. 

Andò in bagno a farsi una doccia cercando di non pensare a cosa sarebbe successo quella mattina. Tuttavia era più facile a dirsi che a farsi. Per tutto il tempo, da quando aveva aperto gli occhi a quando era finalmente arrivata davanti la porta dell'ufficio del Preside, nel suo cervello non facevano altro che accavallarsi pensieri su pensieri. 

"E se non dovessi piacergli?" 

"E se il fatto di essere sua figlia compromettesse la mia ammissione?"

"E se mi ritenesse troppo pericolosa per frequentare questa scuola?"

"Cosa farò se dovesse dirmi di non poter mai e poi mai diventare un Hero? Dove andrò?" così, in loop da almeno tre ore. Sì perché l'appuntamento con "L'uomo del destino", o come lo aveva chiamato All Might, si sarebbe dovuto svolgere prima dell'inizio delle lezioni e quindi si era ritrovata insieme ai due a scuola alle sette del mattino.

"Sei stranamente silenziosa sta mattina" asserì Aizawa con una punta di sarcasmo. In due settimane erano state veramente poche le volte in cui Miyuki aveva parlato o comunque sostenuto una conversazione - erano troppi i pensieri per potersi concedere una chiacchierata tra amici.

Accennò un sorriso. Dentro stava morendo eppure non capiva che razza di sensazione stesse provando. Non si era mai sentita così. Quella nausea fastidiosa e la testa piena di dubbi la stavano facendo impazzire. Perché si sentiva così? Evidentemente ciò che stava pensando si rifletteva anche sul suo viso dato che pochi secondi dopo All Might le posò una mano sulla testa "Non farti prendere dall'ansia, il Preside Nezu è adorabile" le sorrise.

Miyuki si girò verso di lui. Era stranissimo il fatto che le bastasse una mano di All Might sulla spalla o sulla testa per mettere in pausa tutti i pensieri che l'attanagliavano. Era come se da lui si sprigionasse un'aura di tranquillità e positività che riusciva a coinvolgerti nel momento esatto in cui ti rivolgeva una parola. Era strano anche il fatto che sapesse sempre cosa dire e quale fosse il momento adatto per farlo. Doveva essere proprio quello il motivo per cui fosse diventato l'Hero numero uno, chi altro poteva esserlo se non lui.

"Ansia?" domandò lei "Non credo di aver mai sentito una roba del genere" ammise poi. Ripensando agli anni passati non ricordava di essersi mai sentita così. Era sempre stata abbastanza sicura di sé, anche quando era andata ad affrontare suo padre. Forse aveva provato la paura ogni tanto, probabilmente quando era ancora molto piccola e doveva combattere con persone molto più grandi di lei. Aveva conosciuto la tristezza quando era morta sua madre e che ogni tanto tornava a fare capolino quando si sentiva da sola, e conosceva benissimo la rabbia, l'aveva coltivata per bene, ma l'ansia, quella no. Perché incontrare qualcuno doveva metterle ansia? Non aveva il minimo senso.

"E' normale avere un po' d'ansia" rispose All Might "dopotutto, da questo incontro dipenderà il tuo futuro." il cuore di Miyuki cominciò a battere all'impazzata, sembrava quasi stesse per sfondarle la gabbia toracica. Si portò la mano destra sul cuore "Penso di star per svenire" ammise. All Might rise "Andrà benone!" disse poi sicuro dandole una forte pacca sulla spalla che la fece avanzare di un passo verso la porta.

Poco dopo questa si aprì.

Quando poco prima All Might le aveva detto "Il Preside Nezu è adorabile" l'immagine che era apparsa nella testa di Miyuki era quella di un uomo anziano, con un viso gentile ma quello decisamente superava le sue aspettative. Non aveva mai visto niente del genere, non riusciva nemmeno a capire che animale fosse, l'unica cosa che le era chiara era che voleva strapazzarlo. Da piccola aveva sempre sognato un peluches, tutti i bambini che aveva conosciuto prima che il suo quirk venisse fuori ne avevano uno ma i suoi non avevano mai ritenuto fondamentale regalargliene uno perciò, alla vista del Preside i suoi occhi quasi brillarono: era un peluches che parlava!

"Miyuki?" la voce seria di Aizawa interruppe i pensieri nei quali stritolava il Preside "Sei con noi?" continuò, lei annuì imbarazzata. Come aveva potuto lasciarsi andare a simili fantasie? Scosse la testa per scacciare anche l'ultimo rimasuglio d'immaginazione rimasto.

"Come dicevo - riprese il Preside - la situazione è abbastanza intricata" si sedette alla scrivania. "Da due settimane a questa parte ho pensato e ripensato a cosa poter escogitare." incrociò le dita "E' certo che questa ragazza ha dimostrato capacità straordinarie, provocare un'esplosione del genere e rimanerne illesi non è da tutti" Miyuki abbassò la testa imbarazzata "tuttavia, dobbiamo tener conto anche dell'opinione pubblica. I giornali ci stanno addosso, e ciò è anche a causa di alcuni dei tuoi studenti Aizawa" Miyuki guardò l'uomo corrugando la fronte, le veniva quasi da ridere. In quelle due settimane aveva sempre visto Aizawa serio e composto, adesso invece sembrava sprofondare dalla vergogna. Almeno non era l'unica a sentirsi così. 

"Ci sono moltissime cose da considerare." proseguì "Per prima cosa, da come vi è stato riferito, la qui presente sembra essere la figlia di Obscurium, non è certo un'informazione che possiamo permetterci di far trapelare così alla leggera" la ragazza tornò a guardare il preside "in più, dovremmo anche escogitare un modo per spiegare come mai lei si trovasse lì. Se solo i telegiornali non l'avessero detto - scuoté la testa - a quest'ora avremmo un problema in meno." All Might si alzò in piedi "Non potremmo dire che era tenuta prigioniera?" Miyuki fece spallucce, effettivamente la condizione in cui viveva non era molto diversa rispetto a quella in cui vivono in prigione "Nessuno sapeva niente di cosa fosse quell'edificio e di chi ci abitasse. Non si sapeva nemmeno della sua esistenza prima che lei lo facesse saltare in aria." la indicò, Miyuki voleva sprofondare.

"Effettivamente le condizioni in cui è stata ritrovata non sono diverse da quelle di una persona rapita e maltrattata. Potremmo anche dire che veniva usata come cavia, le cicatrici sul suo corpo potrebbero benissimo sostenere questa nostra idea" asserì Aizawa. 

"Non voglio che vedano le mie cicatrici" intervenì Miyuki per la prima volta da quando avevano iniziato la conversazione. 

"Non preoccuparti" la rassicurò All Might. Il preside scese di nuovo dalla sedia e cominciò a camminare avanti e indietro per l'ufficio "La tua idea potrebbe non essere male, il punto è che permetterle di venire nella nostra scuola vorrebbe dire mettere tutti in pericolo." la guardò "Se davvero Obscurium non è morto, prima o poi tornerà sicuramente. Non possiamo permetterci di mettere a rischio tutti i nostri studenti" Miyuki abbassò la testa, non poteva dire nulla, aveva ragione "il fatto che lei sia riuscita anche solo a stordirlo è degno di nota, ma anche tu Toshinori-" il nome le suonò nuovo "devi ammettere che contro di lui hai avuto non poche difficoltà."

All Might fece un respiro profondo "Con tutti i Pro Hero che lavorano in questa scuola e tutte le protezioni che sono state sviluppate, non credo che Obscurium pensi sia saggio venire qui. E' l'unico posto in cui sarebbe davvero al sicuro" Miyuki mantenne la testa bassa, sentiva lo sguardo del Preside su di lei ma non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Aveva ragione, entrare in questa scuola avrebbe solo messo in pericolo tutti gli studenti. Non poteva essere così egoista, un Hero non farebbe mai una cosa del genere.

"In più se la inserisse nella 1-A sarebbe sotto la sorveglianza costante sia mia che di-" Miyuki si alzò tenendo sempre il capo chino "Le chiedo scusa per il disturbo." asserì. All Might si girò verso di lei "Non sarei mai dovuta venire qui, ha ragione. Se mio padre dovesse realmente essere ancora vivo, la mia presenza in questa scuola o in qualsiasi posto vicino ad essa metterebbe, costantemente, a repentaglio la vita di tutti." strinse i pugni "Se sono riuscita a scappare e a stordire mio padre è stato solo perché voglio diventare un Hero, perché voglio sconfiggerlo come Hero, non come la figlia di un Villain ma, un Hero - alzò la testa - non metterebbe mai a rischio la vita di tantissimi ragazzi per un suo desiderio, sarebbe egoista." distolse lo sguardo dal Preside "La ringrazio per avermi dato quest'opportunità. Tenermi al sicuro non è una vostra priorità" guardò Aizawa ed All Might "ci sono tantissime altre persone al mondo che hanno bisogno del vostro aiuto. Io, per fortuna - si guardò le mani - so badare a me stessa."

"E' vero" il Preside tornò a sedersi alla sua scrivania "un Hero non metterebbe mai a repentaglio la vita di moltissime persone per un suo desiderio" ripeté la sua frase, Miyuki lo guardò "ma - continuò - metterebbe a repentaglio la sua per fermare qualcuno di malvagio" le sorrise. Miyuki si sentì confusa "Il mondo è pieno di villains, ed essendo questa una scuola di giovani Hero che vogliono diventare Pro Hero, sarà sempre nel mirino di qualche nemico." All Might sorrise "Per ogni villain c'è un Hero pronto a sconfiggerlo, non importano i legami di sangue, ciò che conta è l'anima" il cuore di Miyuki cominciò nuovamente a battere all'impazzata "e non potrei mai perdonarmi se dovessi impedirti di seguire il tuo cuore e di diventare un Hero.

"Cosa" fu l'unica cosa che uscì dalla bocca di Miyuki, come un sussurro. Nel momento esatto in cui il Preside aveva pronunciato quelle parole, fu come se il suo petto di alleggerisse di colpo. Quella sensazione strana che aveva provato sin da quando aveva aperto gli occhi era svanita di colpo. I pensieri che vorticavano nella sua testa si erano fermati e per un secondo sentì tremarle le gambe, che stesse per cadere a terra?

"D'oggi in poi, Kaminaze Miyuki, sarai una studentessa della Yuei." All Might le afferrò con fermezza la spalla "Nessuno, al di fuori di noi, saprà chi è tuo padre, causerebbe solo scompiglio. Ci atterremo all'idea di Aizawa: il motivo per cui ti trovavi lì è perché sei riuscita a scappare." Miyuki annuì "E' fondamentale che ci si attenga a questa versione dei fatti. Vedremo in seguito come comportarci nel caso in cui dovesse muoversi qualcosa."

Il Preside si avviò verso un armadio che Miyuki con aveva notato e ne aprì un'anta tirando fuori quella che sembrava un'uniforme piegata e sistemata dentro un sacchetto di plastica "Ti assegnerò alla classe del Professore Aizawa, così da poter essere sempre tenuta sott'occhio anche perché, da quanto so, l'esplosione è stata causata da un mancato controllo del tuo quirk" ritornò verso la scrivania. Miyuki annuì nuovamente, questa volta in maniera meno energica "Non sono riuscita a contenerlo" ammise. Il Preside le sorrise "Grazie ad Aizawa e agli altri Pro Hero, non solo imparerai a farlo ma diventerai ancora più forte." le passò l'uniforme "Avevo fatto preparare un'uniforme femminile ma, dato che non vuoi che si vedano le tue cicatrici, farò un'eccezione" Miyuki corrugò la fronte e guardò l'etichetta attaccata alla busta di plastica: era maschile.

"Purtroppo l'uniforme non contempla pantaloni per le ragazze, spero che non sia un problema" Miyuki fece di no con la testa "Va benissimo..." rispose continuando a guardare l'uniforme nuova di zecca che teneva nelle sue mani. Non riusciva ancora a crederci, sarebbe diventata un Hero. Avrebbe frequentato una delle scuole più prestigiose e per la prima volta sarebbe stata a contatto con persone della sua stessa età. Era tutto così strano e nuovo ma non le importava, in quel momento stava riscoprendo un'altra emozione: la felicità.

"Dato che tutti gli studenti hanno dovuto sostenere un esame per poter entrare nella scuola" aggiunse ancora il Preside "sarà necessario che tu ti sottoponga a dei test per testare appunto le tue abilità, conoscere meglio il tuo quirk e capire fino a che punto tu sia in grado di controllarlo." Miyuki alzò lo sguardo e annuì ancora - non riusciva a dire niente, l'unica cosa che era in grado di fare in quel momento era annuire con convinzione - "Prepareremo le varie fasi del test a giorni, tieniti pronta" le sorrise nuovamente "sono certo che andrà bene." concluse e i tre si congedarono.

"Basta ragazzi! Fate silenzio!" urlò il capoclasse "Il Professor Aizawa non mi ha raccomandato altro se non di stare in silenzio!" continuò ma nessuno sembrava dargli ascolto.

"E' inutile" asserì l'altra capoclasse accanto a lui "rinuncia Iida." l'altro si sistemò gli occhiali che a seguito delle urla avevano cominciato a scivolargli giù per il naso "Ragazzi!" urlò di nuovo.

"Sicuramente qualche cattivo starà attaccando la città e devono trovare il modo di sconfiggerlo" 

"Quanto mi piacerebbe andare lì a fare qualcosa" 

"Come se tu fossi in grado di fare qualcosa faccia piatta!" una voce si alzò più degli altri "Perché devi essere sempre così cattivo Bakugou" domandò un altro.

"Forse dovremmo abbassare la voce ragazzi, Iida sembra sull'orlo di una crisi di nervi" provò a dire una ragazza "Io non sono cattivo sono onesto!" urlò Bakugou.

"Kacchan smettila di urlare!" una voce si alzò più delle altre facendo calare il gelo in classe. "Oh, vi ringrazio ragaz-" fece per dire Iida pensando di essere stato lui a farli calmare ma, purtroppo per lui, stava per scatenarsi nuovamente l'inferno "Non dirmi cosa fare Merdeku!" urlò facendo per lanciarglisi addosso mentre un altro, dai capelli rossi, lo afferrava per un braccio "Calmati Bakugou!" urlò tirandolo a se "Lasciami Kirishima!Io ti ammazzo Deku!"

"C'è davvero bisogno di fare tutto questo baccano?" domandò l'unico ragazzo seduto di tutta la classe "Stai zitto stronzo a metà, ammazzo anche te!" continuò Bakugou. I due capoclasse si guardarono perplessi "Chissà perché Bakugou è sempre così nervoso" domandò la ragazza incrociando le braccia "Nessuno lo sa, Momo" rispose la ragazzina che aveva cercato di farli smettere di urlare.

Le urla e gli stramazzi continuarono per almeno altri dieci minuti e quando i due capoclasse iniziarono a perdere le speranze, finalmente la porta della 1-A si aprì e i due quasi si pietrificarono sul posto. "Non vi avevo detto di fare silenzio?" domandò Aizawa entrando ed immediatamente, sui ragazzi, calò il gelo. Rimasero tutti immobili nelle loro posizioni, c'erano alcuni seduti sui banchi, altri in piedi che urlavano, uno terrorizzato che si copriva la testa con un libro mentre un altro quasi gli cadeva addosso nel tentativo di raggiungere un altro ragazzo dietro. A Miyuki sembrò una gabbia di matti.

"Vi do tre secondi per tornare tutti ai vostri posti" asserì sempre lui rimanendo immobile sull'uscio della porta e come finì di parlare, tutti, come fossero stati sottoposti ad un sortilegio, tornarono immediatamente al loro posto come se nulla fosse successo. Miyuki pensò che non avevano tutti i torti, Aizawa metteva un bel po' di paura. 

Una volta che anche i capoclasse, rassegnati per essere stati ignorati, furono al proprio posto, Aizawa entrò in classe e posizionatosi davanti la cattedra con le mani in tasca, fece un respiro profondo prima di parlare. "Aprite bene le orecchie, tutti quanti" posò lo sguardo su un biondino seduto a primo banco, quello che si stava lanciando su un suo compagno, "da oggi in poi ci sarà un'altra studentessa in questa classe." i ragazzi cominciarono a scambiarsi occhiate curiose, sembrava che nessuno si fosse accorto di Miyuki fuori dalla porta. "Sicuramente avrete già sentito parlare di lei-" un ragazzo a secondo banco alzò immediatamente la mano "Dimmi, Midoriya" lo interpellò Aizawa "Non si tratterà mica della ragazza dell'esplosione?!" domandò con così tanto entusiasmo da far sentire Miyuki a disagio -  non era mica una celebrità. Aizawa annuì lentamente e il ragazzo cominciò freneticamente a scrivere qualcosa su un quaderno "Come dicevo è una ragazza di cui avete già sentito parlare e, proprio per questo, vorrei evitaste di trattarla come un fenomeno da baraccone." Midoriya lasciò la matita in imbarazzo "Detto questo..." allungò il braccio sinistro verso la porta e tutti si girarono verso di lei.

Miyuki rimase paralizzata. Teneva stretta la tracolla della cartella con la mano destra e la gola cominciò a seccarsi come se non bevesse da settimane. Tutti quegli sguardi curiosi le stavano mettendo ansia, così tanta ansia che le gambe si rifiutavano di muoversi per sua fortuna, o sfortuna, con lei c'era All Might "Bene!" urlò dandole una manata sulla schiena che la fece entrare in classe con un salto "Vedo che avete appena incontrato Miyuki!" continuò entrando in classe e mettendolesi accanto con una mano sulla spalla. Lei rimase con lo sguardo basso: voleva morire.

Non aveva il coraggio, per la prima volta in vita sua, di guardare qualcuno. Forse perché per la prima volta si trovava davanti persone della sua età? Forse perché non erano persone cattive e quindi il suo cervello aveva meno sicurezza? Effettivamente tutti quelli che aveva incontrato erano persone che avrebbe dovuto uccidere in combattimento, non si era mai fermata a riflettere o a guardarli negli occhi anche perché suo padre le aveva sempre detto che guardare una persona negli occhi equivale a rivelargli le tue debolezze. Non che lei ci avesse mai creduto ma in quel momento, incrociare gli sguardi di quei ragazzi, sembrava la cosa più difficile del mondo. Che si vergognasse? Eppure nessuno sapeva chi fosse. Era una persona totalmente estranea di cui sapevano solo che era in grado di generare esplosioni enormi. A quel pensiero il suo stomaco si contrasse: non era una gran bella presentazione.

Mentre Miyuki si struggeva, tra i ragazzi della 1-A c'era un'insieme di sguardi diversi: c'era chi la guardava con interesse, chi invece le aveva dato poca importanza e chi si stava domandando perché indossasse la divisa maschile. Uno di questi alzò la mano.

"Sì Kaminari?" domandò All Might. Miyuki alzò lo sguardo per una frazione di secondo solo per capire chi fosse questo Kaminari poi, lui parlò "Come mai indossa la divisa maschile?" Miyuki sentì il collo infuocarsi e successivamente anche la faccia. Era sicura non fosse il suo quirk e allora cos'era questa sensazione di bruciore?

All Might cominciò a ridere "Beh mio giovane ragazzo, a causa del suo quirk Miyuki non può indossare capi che mostrino il suo corpo al di fuori delle mani, dei piedi e della faccia perciò il preside ha convenuto fosse meglio darle l'uniforme maschile" rispose. Secondo Miyuki nessuno si sarebbe bevuto questa storia e infatti alcuni di loro sembrarono un po' perplessi, Kaminari invece annuì e disse "Ah, fantastico!" 

Se l'era bevuta? Miyuki guardò Aizawa, anche lui sembrava piuttosto sorpreso. "Bene" asserì poi lui "Detto questo, Miyuki puoi accomodarti all'ultimo banco, proprio dietro Todoroki" glielo indicò con l'indice. Miyuki alzò lo sguardo, ancora con la faccia che bruciava, e quando incontrò lo sguardo del ragazzo sgranò gli occhi. Lui distolse immediatamente lo sguardo. 

Che lo avesse messo a disagio? Ma certo. A lei non sarebbe piaciuto se qualcuno l'avesse guardata così, che stupida. Stava proprio partendo male. Maledicendosi per ciò che aveva appena fatto, fece un sospiro e tenendo la testa bassa arrivò all'ultima fila e si sedette dietro Todoroki "Scusa" gli bisbigliò poi sperando di non aver rovinato tutto già in partenza.

 

 

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Author's corner
Ed eccomi qui con il terzo capitolo della mia fan fiction!

Ringrazio tutti/e coloro che hanno letto e commentato la mia storia, vale molto per me. Spero che anche questo capitolo vi piaccia e sto pensando di cominciare a pubblicare ogni Giovedì, così da avere un giorno fisso!

Spero che la storia continui a piacervi e che continuiate a stare con me fino alla fine!

Baci Ems xx

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro - Dimostrazioni. ***


DIMOSTRAZIONI




Miyuki stava seduta con le mani in mano e lo sguardo fisso sulla schiena di Todoroki anche se, in realtà, non lo stava fissando davvero. Da quando aveva fatto quell'enorme figuraccia almeno quattro ore prima, nella sua testa non era riuscita a pensare ad altro e temeva, in cuor suo, di essersi giocata l'opportunità di farsi qualche amico.

"Signorina Kaminaze?" Miyuki scosse la testa e come se una scopa avesse spazzato via i pensieri che le riempivano il cervello, si ritrovò nella 1-A. Sfortunatamente però, non si era accorta che la lezione fosse finita ormai da dieci minuti, che il Professor Yamada di Inglese le avesse fatto una domanda e che tutti, compreso Todoroki, la stavano fissando un po' preoccupati. 

Miyuki guardò il professore con aria spaventata. Non sapeva cosa le avesse chiesto perciò, qualsiasi cosa avesse detto, sicuramente si sarebbe trasformata in una figuraccia "Mi scusi, e... ero sovrappensiero" disse poi sperando che la verità l'avrebbe salvata e che gli altri avrebbero smesso di fissarla.

"Mi domandavo se per lei fosse tutto chiaro" ripeté il professore con tono meno severo di quanto lei si aspettasse "dato che da quello che mi è stato riferito lei ha sempre studiato a casa no?" Miyuki annuì "Sì, è sempre stato mio padre ad insegnarmi" rispose e quasi immediatamente rivide nella sua testa alcuni momenti in cui si ritrovò a studiare insieme a lui.  "Bene, saprebbe dirmi se questi argomenti le sono familiari?" domandò sempre con tono cordiale indicando la lavagna. Miyuki seguì il braccio con lo sguardo e iniziò a leggere ciò che c'era scritto: Present continuous, erano ancora lì? Annuì nuovamente "Sì, perfettamente" ammise sperando di non sembrare saccente. 

Il Professore le sorrise "Saprebbe dirmi allora come si forma una frase con il present continuous?" Miyuki fece un respiro profondo e per una frazione di secondo il suo sguardo si spostò su Todoroki che, inaspettatamente, la stava ancora fissando. Immediatamente sentì di nuovo quella strana sensazione di calore pervaderle il collo e le guance e, cercando di combatterla, tornò a guardare il professore. Perché la stava ancora fissando? Che la stessero fissando tutti? Aveva detto di conoscere il present continuous e quindi ora tutti si aspettavano la risposta corretta. La sapeva? E se avesse sbagliato? "Beh... - il professore le fece cenno di alzarsi con la mano - oh, giusto" asserì a bassa voce mentre ormai sentiva che il viso le stava andando a fuoco. Si alzò lentamente senza interrompere il contatto visivo con il professore "Dicevo, - si schiarì la gola - una frase al present continuous si forma mettendo prima il soggetto, poi il verbo essere e successivamente il verbo con -ing. Un esempio potrebbe essere I am eating. Se invece vogliamo porre una domanda, basta semplicemente invertire soggetto e verbo essere e, in questo caso, la frase cambierebbe in Am I eating?" concluse mentre il cuore sembrava esserle salito in gola.

"Ma spiegato così è molto più semplice!" quasi urlò qualcuno alla sua destra facendola sobbalzare: era un fascio di nervi tesi. Miyuki spostò lo sguardo dal professore a chi aveva parlato "Non ero riuscito a capire nulla, grazie!" le disse poi lui sorridendole "Prego.." rispose lei perplessa.

"Benissimo signorina Kaminaze e, signor Kirishima, sono contento che lei sia finalmente riuscito a capire l'argomento dopo un'ora e mezza!" La classe rise e Miyuki si rimise a sedere. Com'era possibile che fosse passata un'ora e mezza? Quanto tempo era rimasta a contemplare il vuoto? Che ore si erano fatte? "Detto questo, per oggi abbiamo concluso. Ci vediamo domani." continuò il professore mentre recuperava le sue cose e si avvicinava alla porta. Prima che potesse aprirla però, questa si aprì facendo comparire il professor Aizawa che facendo un cenno al professor Yamada entrò e dopo aver sbadigliato disse "Prendete i vostri costumi da Heroe, ci vediamo in palestra tra quindici minuti." e mentre finiva la frase, alla sinistra di Miyuki, qualche banco più avanti, dalla parete uscirono tre colonne con all'interno delle valigette che tutti i ragazzi si apprestarono a recuperare "Miyuki" la chiamò poi "tu vieni un attimo con me" le fece un cenno con la testa verso la porta e lei si precipitò fuori.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" domandò lei una volta che il professore l'ebbe raggiunta. Lui le fece di no con la testa e s'infilò entrambe le mani in tasca "Il motivo per cui ti ho chiesto di seguirmi fuori è perché adesso, in palestra, ti darò l'occasione di osservare bene i tuoi compagni e i loro rispettivi quirk." Miyuki guardò con la coda dell'occhio i ragazzi che uscivano dalla classe e si dirigevano verso le scale "Voglio che tu li osservi bene perché il tuo quirk è molto simile a quello di quattro di loro inoltre-" il professore si guardò alle spalle nello stesso istante in cui dalla classe stava uscendo il ragazzo che Miyuki aveva visto lanciarsi contro un altro quella stessa mattina "sono sicuro che qualcuno di loro, o meglio, uno in particolare" Miyuki lo seguì con lo sguardo "cercherà di stuzzicarti. - tornò a guardarla - Voglio che tu non reagisca alle sue provocazioni senza il mio consenso." asserì serio guardandola dritto negli occhi. Miyuki annuì, non aveva intenzione di creare casini proprio il primo giorno di scuola.

Quando finalmente, dopo aver indossato la divisa sportiva con sotto un body per coprire la porzione di braccia nuda a causa delle maniche corte, Miyuki arrivò in palestra, le fu subito chiaro il fatto che tutti i suoi compagni avessero le idee ben definite sul tipo di Hero che avrebbero voluto essere e i loro costumi non erano assolutamente da meno. Non aveva mai visto nessuno vestito in quel modo dato che tutti quelli che lei conosceva e che aveva incontrato non indossavano altro che vestiti completamente neri e anonimi. Loro invece erano un esplosione di colori e oggetti strani, non c'era nessuno che indossasse cose banali, nemmeno Todoroki, nonostante fosse l'unico con il costume più semplice di tutti.

Man mano che avanzava nella palestra li osservava con attenzione, quasi come volesse cogliere ogni piccolo particolare di ciò che avevano addosso e forse, fu proprio a causa della troppa attenzione che non si accorse di star andando addosso a qualcuno. 

"Scusa! Non ti avevo visto!" si scusò immediatamente nonostante colpendolo lo avesse fatto spostare solo di un passo "Tranquilla - sorrise - non mi sono fatto nulla" le rispose il ragazzo: era quello che aveva cominciato a prendere appunti su di lei. "Non credo ci siamo ancora presentati" proseguì allungando una mano "piacere, io sono Izuku Midoriya ma, gli amici mi chiamano Deku" le sorrise di nuovo. Miyuki rimase immobile, alternava solo sguardi verso il sorriso di lui e la sua mano "Piacere, Miyuki" rispose ma prima che potesse stringere la sua mano, qualcuno li interruppe.

"Oi! Nerd di merda, ti vuoi sbrigare?!" i due si girarono e Miyuki guardò con aria stranita il ragazzo "Che modi" disse poi tornando a guardare l'altro. Midoriya si grattò la nuca imbarazzato "Ignoralo, fa sempre così ma siamo amici" Miyuki lo guardò seria "Nerd di merda non mi sembra un nome da amico" ammise un po' confusa. Lo era? Non aveva mai avuto amici ma di sicuro non le sembrava un nome particolarmente amichevole.  "Ehi tu mummia!" Miyuki si girò di nuovo verso di lui "Hai qualche problema con me?!" fece per avanzare minaccioso verso di lei. "Mummia?" pensò Miyuki. Che razza di nome era? Non era nemmeno ricoperta di bende- si guardò le braccia.

"Sto parlando con te, nuova arrivata!" Miyuki tornò a guardalo "Kacchan smettila" cercò di mettersi in mezzo Midoriya "stava parlando con me" continuò mettendolesi davanti. Miyuki rimase immobile, continuava a guardarlo mentre avanzava sempre di più fino ad arrivare davanti a Midoriya per poi spingerlo via. Seguì con lo sguardo il ragazzo che cadeva un po' più il là alla sua sinistra "Ti sei fatto male?" gli chiese poi. 

"EHI!" le urlò poi l'altro quasi in faccia "Ti ho chiesto se hai qualche problema con me" la guardò dritto negli occhi. Miyuki rimase immobile e non rispose "Vuoi farmi incazzare?!" domandò ancora lui e non appena ebbe finito di parlare, Miyuki cominciò a sentire come degli scoppiettii provenire dalle sue mani seguito da uno strano odore di caramello bruciato. Stava per attaccarla? No, impossibile, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non davanti a tutti e sicuramente non davanti al professore.

"Bakugou smettila!" urlò un'altra voce. Miyuki spostò lo sguardo dietro la testa di Bakugou, era stato il ragazzo di prima, Kirishima, a parlare "Perché devi sempre fare così!" si avvicinò correndo e prendendolo per il braccio destro. 

"Fatti gli affari tuoi Kirishima!" urlò l'altro cercando di liberarsi "Ti chiedo di perdonarlo Miyuki, Bakugou è fatto così" cercò di scusarsi Kirishima con tono gentile mentre l'altro continuava a sbraitare. Lei alzò la mano destra per tranquillizzarlo del fatto che fosse tutto a posto. Effettivamente lo era. Bakugou non era né il primo né l'ultimo che le si presentava davanti in quel modo. Per anni aveva avuto a che fare con persone che le si lanciavano addosso urlando e con aria di sfida e, per buona misura, lei li aveva sempre messi fuorigioco. Questa volta però, Aizawa le aveva impedito di reagire senza il suo consenso e non vedendolo da nessuna parte, aveva represso la voglia di tirargli un pugno in faccia per farlo smettere di urlare.

"Ehi voi due" la voce di Aizawa risuonò per tutta la palestra "possibile che non vi si possa lasciare un secondo da soli?" Miyuki incrociò il suo sguardo e lo abbassò di colpo. Non aveva fatto nulla eppure si sentiva in colpa. "Kirishima allontana Bakugou e tu,-" Miyuki si paralizzò, che ce l'avesse con lei? "Midoriya, rialzati!" la ragazza alzò di colpo lo sguardo e tornò a guardare l'altro a terra alla sua sinistra "Stai bene?" gli domandò poi.

Midoriya annuì e le sorrise "Sono abituato ai modi di Bakugou" spontaneamente Miyuki gli allungò una mano, non l'aveva mai fatto con nessuno tant'è che le sembrò fosse partita da sola. Stupito quasi tanto quanto lei, Midoriya afferrò la sua mano e si fece aiutare a rimettersi in piedi "Bene, adesso, se lo consentite, possiamo iniziare con la dimostrazione." disse Aizawa mentre Midoriya raggiungeva gli altri e Miyuki gli si metteva a fianco.

"Dimostrazione?" domandò Kirishima con entusiasmo "Sì" rispose Aizawa "la lezione di oggi consiste nel mostrare le vostre abilità a Miyuki in modo tale che possa farsi un'idea del livello della classe e imparare qualcosa sui vostri quirk. In seguito, sarà lei a farvi vedere di cosa è capace" asserì guardandola.

"E perché non ci fa vedere prima lei cosa sa fare?!" domandò in tono polemico Bakugou "Perché ho deciso così" rispose Aizawa con un'espressione che fece accapponare la pelle a Miyuki. "Tz" rispose Bakugou voltandole le spalle e allontanandosi.

"Ottimo lavoro" le disse poi il professore allontanandosi per raggiungere gli altri, Miyuki gli fece un cenno con la testa: aveva fatto bene a non reagire.

Di lì a pochi minuti il professor Aizawa diede il via alle dimostrazioni chiamandò anche altri professori e Miyuki, seduta su uno degli spalti, non vedeva proprio l'ora. Il primo ad offrirsi per mostrarle ciò di cui era capace fu proprio Kirishima "Presta attenzione perché non ne vedrai altri come me!" le urlò mentre dal pavimento cominciavano a crescere pareti di cemento spesse tre metri e alte cinque. Miyuki rimase con lo sguardo fisso sul compagno il quale, pochi secondi dopo, sembrò trasformarsi completamente e assumere una forma quasi completamente spigolosa. 

"Vai Kirishima" diede il via Aizawa e come un fulmine, il ragazzo distrusse a pugni tutte le pareti spuntate poco prima. Miyuki rimase a bocca aperta, Kirishima aveva ragione: non aveva mai visto nessuno come lui. "Il mio quirk è l'indurimento!" le urlò una volta tornato normale "Riesco ad indurire il mio corpo quando voglio! Al momento però riesco a mantenere questa forma solo per quindici minuti." concluse raggiungendo di nuovo tutti gli altri.

Man mano che passavano i minuti, uno alla volta tutti i suoi nuovi compagni le dimostravano cosa sapevano fare. C'era chi aveva propulsori nei polpacci che gli permettevano di correre super veloce, chi riusciva a creare oggetti dal suo corpo "Devo però conoscere le proprietà fisiche dell'oggetto che voglio creare!" e chi sparava un laser dalla pancia anche se, questo quirk più che stupirla la lasciò perplessa. Non che lo ritenesse un quirk inutile ma, non riusciva ad inquadrarne l'utilità, Aoyama però le faceva simpatia.

"Avanti con il prossimo, forza Kaminari" chiamò Aizawa e Miyuki riportò subito la sua attenzione sul suo compagno. "Ciao! Io sono Kaminari e il mio quirk è l'elettricità!" la salutò con la mano "Preparati ad essere fulminata!" urlò poi, poco prima di scagliare verso un ostacolo, una scarica elettrica che le fece venire un brivido che le attraversò tutto il corpo "Okay lui è il primo" asserì ripensando alle parole che le aveva rivolto Aizawa prima di arrivare il palestra. Effettivamente aveva ragione, Kaminari aveva un quirk simile al suo, o almeno, ad una parte del suo. Tuttavia però, qualche secondo dopo, Miyuki si rese conto di qualcosa di strano. Sporgendosi leggermente dagli spalti, si accorse che il Kaminari che precedentemente le aveva parlato con sicurezza era completamente sparito e al suo posto, c'era un ragazzo con il cervello completamente fritto "Ma sta bene?" chiese lei indicandolo. 

Una ragazza cominciò a ridere a crepapelle "Mi fa troppo ridere quando diventa così!" quasi urlò, Miyuki rimase perplessa. "Sta benissimo" la rassicurò Aizawa "purtroppo quando scarica troppi Volt, finisce per scaricarsi anche lui come una batteria. Gli basterà un po' di riposo e tornerà come prima" concluse mentre Kaminari veniva portato via da degli infermieri. 

Miyuki tornò a sedersi composta. Che significava "si scarica come una batteria"? A lei non era mai successa una cosa simile eppure ne aveva scaricati di Volt durante i suoi combattimenti. "Proseguiamo con Todoroki" Miyuki si concentrò di nuovo.

"Ciao, mi chiamo Shoto Todoroki, sono il figlio di Endeavor-" il cuore di Miyuki perse un battito e un flashback di quella sera apparve con prepotenza nel suo cervello. Vedeva le fiamme rosso fuoco di Endeavor a distanza mentre cercava di scappare dal bosco e ripararsi in città e lo vedeva ancora, in piedi davanti a lei, mentre senza forze urlava di voler essere un Hero "-e il mio quirk è metà di ghiaccio e metà di fuoco" asserì con meno entusiasmo degli altri, quasi come non volesse vantarsi né di suo padre né del suo quirk.

Quando ebbe finito con la presentazione, Shoto giratosi verso Miyuki, fece comparire delle fiamme sulla sua mano sinistra e del ghiaccio su quella destra poi, si girò verso gli ostacoli che erano riapparsi e prima li congelò, facendo comparire una quantità di ghiaccio disarmante e successivamente, in maniera meno potente, lo sciolse usando il fuoco. Miyuki rimase senza parole mentre l'acqua e il fuoco del suo quirk cominciavano ad agitarlesi dentro.

"Perfetto, benissimo Shoto, il prossimo è..." Aizawa si girò verso i suoi studenti "Bakugou" chiamò e a Miyuki tornò la voglia di prenderlo a pugni in faccia. Il ragazzo stava con le braccia incrociate dietro la testa "Perché dovrei sprecare il mio quirk per qualcuno che nemmeno conosco, per una stupidissima comparsa!" si lagnò "Perché ho deciso così" rispose Aizawa guardandolo con lo stesso sguardo che gli aveva riservato all'inizio della lezione.

"E va bene, ma che non si metta a piangere se si rende conto di valere meno di me" urlò guardando verso Miyuki. Arrivato in posizione si girò verso di lei "Io sono Katsuki Bakugou e diventerò l'Hero numero uno quindi vedi di toglierti dalle palle!" e una volta finita la frase, invece di girarsi verso gli ostacoli di cemento come avevano fatto tutti prima di lui, rimase fisso verso Miyuki e sparò un esplosione nella sua direzione. 

Miyuki rimase immobile. Aveva sentito il fuoco ribollirle nelle vene già nel momento in cui lui, giratosi verso di lei, aveva incrociato il suo sguardo. Sapeva, perché lo aveva sentito nelle viscere, che stava per accadere qualcosa e pochi secondi dopo, preceduta di nuovo da quello strano odore di caramello bruciato, le passò a pochi centimetri dalla faccia, un'enorme palla di fuoco che andò a schiantarsi contro la parete dietro di lei. Come la sera dell'esplosione, Miyuki sentì il suo quirk risalirle dalla punta delle dita alla punta dei capelli ma, in questo caso e in questa situazione, non poteva permettersi di reagire. Non senza il consenso di Aizawa. In una frazione di secondo, mentre tutto sembrò andare così piano tanto da sembrare immobile, Miyuki spostò lo sguardo verso il professore Aizawa in cerca di una risposta, risposta che lui le diede facendole un cenno di consenso con la testa.

Nell'esatto momento in cui Aizawa chinò la testa, Miyuki lasciò che il suo quirk tornasse alla punta dei piedi ed esplodesse permettendole di fare uno scatto in avanti. Erano due settimane che non combatteva. Due settimane in cui il suo quirk aveva avuto la possibilità di ristabilizzarsi dopo l'enorme sforzo fatto a causa dell'esplosione e non vedeva l'ora di poterlo liberare di nuovo. Nel giro di un secondo, Miyuki si ritrovò faccia a faccia con Bakugou ma non si fermò. Lo afferrò per il colletto del costume e continuando a spingere con il suo quirk lo trascinò con forza fino alla parete dietro di lui scaraventandocelo contro e facendo sì che il muro si crepasse a seguito della botta. Una volta contro il muro, mentre Bakugou con aria confusa cercava di capire quando era arrivata così vicino, Miyuki lasciò che il suo quirk si manifestasse nei due arti liberi dato che, braccio e gamba destri stavano bloccando lui con forza. Guardandolo fisso negli occhi quindi, fece in modo che acqua e vento si manifestassero sulla sua gamba sinistra e che fuoco e fulmine si manifestassero sul suo braccio sinistro. 

Bakugou accortosi della fiammata partita dal suo braccio sinistro alternò con lo sguardo la sua mano e gli occhi di Miyuki che continuando a sostenere lo sguardo gli domandò:

"Hai qualche problema con me?"

 

 

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Author's corner

Eccoci arrivati alla fine del quarto capitolo!

So di aver detto che avrei pubblicato ogni Giovedì ma, dato che questo Giovedì sarà la Vigilia, ho deciso di scriverlo e pubblicarlo prima, come regalo di Natale anticipato per tutti/e voi che mi avete iniziato a seguirmi, leggete e commentate.

Vi ringrazio tantissimo, non pensavo che la mia storia avrebbe riscosso questo successo!

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate (se volete) un pensiero e mi raccomando, rimanete sintonizzati perché ne vedrete ancora delle belle!

Baci, Ems xx

 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque - Sorprese. ***


SORPRESE 

 

Bakugou continuò ad alternare lo sguardo sulla mano sinistra di Miyuki e sui suoi occhi. Non aveva mai visto nulla del genere né per quanto riguardasse il suo quirk né per quanto riguardasse i suoi occhi: sembravano vuoti eppure, quando l'aveva guardata in faccia poco prima, dopo aver scaraventato Midoriya a terra, non gli erano parsi così. Era come se quando usasse il suo quirk, parte della luce che glieli illuminava sparisse risucchiata da esso. Quasi come una maledizione.

"Hai qualche problema con me?" Bakugo incatenò il suo sguardo a quello di Miyuki e per un momento si sentì a disagio.

"Va bene Miyuki, può bastare." alle parole di Aizawa, Miyuki come svegliatasi improvvisamente da un sogno, distolse lo sguardo da quello di Bakugou e fece un cenno con la testa verso il professore mentre, dietro di lui, gli altri studenti erano rimasti totalmente attoniti. Miyuki tornò a guardare Bakugou - non aveva ancora allentato la presa - e con un impercettibile movimento del sopracciglio destro annullò entrambi i quirk di gamba e braccio sinistro per poi allontanare il braccio destro dal suo collo e la coscia destra dal suo bacino.

Fatto un passo indietro Miyuki si guardò la parte sinistra del corpo e si accorse che parte del body che stava indossando per coprirle il braccio si era lievemente rovinato come anche la parte inferiore del pantalone.

"Ma tu guarda" disse poi con tono dispiaciuto "mi hai fatto rovinare i vestiti nuovi" continuò riguardando Bakugou il quale, notò subito la differenza nei suoi occhi: erano di nuovo come accesi.

"Direi che per oggi le dimostrazioni finiscono qui." asserì Aizawa "Domani, se a nessuno viene in mente di scagliare il proprio quirk contro Miyuki, riuscirete a farvi vedere tutti" s'infilò pigramente le mani in tasca "detto ciò, è ora di andare. Filate a lavarvi. Miyuki-" la chiamò e la ragazza distolse lo sguardo dal compagno "vieni con me." lei annuì e lo seguì senza dire una parola.

Nel momento esatto in cui i ragazzi varcarono la soglia dello spogliatoio maschile un'esplosione di voci confuse si fece largo nel silenzio.

"E' stato assolutamente incredibile!" urlò Kirishima "Avete visto come si è lanciata su Bakugou?!" indicò l'amico con entrambe le mani. Bakugou gliele colpì facendogliele abbassare "E' riuscita a farlo solo perché avevo deciso così!" rispose sedendosi su una delle panche.

"Dai Bakugou ammettilo" disse un altro ragazzo con un sorriso a trentadue denti "ti ha proprio preso di sorpresa" incrociò le braccia e rise. Bakugou lo fulminò con lo sguardo "Vuoi vedere come ti prendo di sorpresa io? EH?! FACCIA PIATTA?"

Il ragazzo smise di ridere "Dai, stavo scherzando. Anche la tua bomba di fuoco è stata fantastica" cercò di farlo calmare ma ottenne l'effetto contrario "Mi lecchi il culo adesso EH?!" fece per saltargli addosso ma Kirishima lo bloccò prontamente "Cerchiamo di calmarci..." disse poi nervosamente.

"Potete continuare a sbraitare quanto volete, non cambia il fatto che il quirk di quella ragazza sia davvero forte" asserì una voce dall'altro lato dello spogliatoio. I tre si girarono verso il ragazzo che aveva parlato "mi piacerebbe sapere come fa a controllarlo." concluse aprendo uno degli armadietti per prendere la divisa scolastica.

"Hai ragione Tokoyami" rispose Midoriya mentre si slacciava le scarpe "non credo di aver mai visto nessuno padroneggiare in quel modo quattro elementi." si girò verso un suo altro compagno "Tu non riesci a padroneggiare così ghiaccio e fuoco vero, Shoto?" Todoroki non rispose.

Da quando aveva visto Miyuki lanciarsi dagli spalti verso Bakugou grazie all'esplosione di fuoco partita dai suoi piedi seguita poi dal manifestarsi del suo quirk in quel modo, non aveva proferito parola. Com'era possibile? Come faceva a controllare tutti e quattro gli elementi in una volta sola? Pensò ancora a quell'esplosione, lui non era in grado di fare una cosa del genere. Forse l'unica persona in grado di farlo era suo padre. Sì. Non aveva mai visto nessun altro spostarsi in quel modo e con tanta velocità e poi, unire due quirk alla volta senza che si respingessero - si guardò le mani - lui era a malapena in grado di usarne uno alla volta, figurarsi insieme e con la stessa mano.

"Shoto?" Midoriya gli toccò la spalla e lui sobbalzò "Tutto bene?" Todoroki annuì "Sì scusa, stavo... Pensando ad altro" tirò fuori la divisa dall'armadietto e lo chiuse.

"Non devi dirmi cosa devo o non devo fare!" le urla di Bakugou fecero girare sia Midoriya che Todoroki "Ho solo detto che non è stato il massimo lanciarle quella bomba in faccia!"

"Io sono il capoclasse e come tale devo fare in modo che la nostra reputazione sia sempre ottima! – cominciò a gesticolare – Lanciare una bomba in faccia alla nuova arrivata non è educato!"

"Beh, Iida non ha tutti i torti" rispose Midoriya cercando di suonare il più amichevole possibile "Stai zitto tu, Merdeku!" Bakugou sbatté lo sportello del suo armadietto "E sentiamo cosa dovrei fare, quattrocchi?!" si girò verso il capoclasse.

Il ragazzo smise di gesticolare e facendo un respiro profondo si sistemò gli occhiali che, come accadeva spesso quando si agitava, gli erano arrivati sulla punta del naso.

"Devi chiederle scusa." asserì con tono serio e nello spogliatoio calò il silenzio.

Miyuki uscì dalla palestra e prima che Aizawa potesse dire qualcosa cominciò a giustificarsi "Non avevo intenzione di farlo se lei non mi avesse dato il consenso non avrei fatto assolutamente nulla, le prometto che non risponderò mai più ad una provocazione la prego non mi espella." concluse riprendendo fiato e pensando di essere anche un po' patetica per come lo stava pregando. Aizawa non disse nulla e Miyuki pensò che fosse meglio non continuare con quella scena pietosa. Continuò a camminargli dietro e più si allontanavano dalla palestra, più il pensiero di aver mandato tutto all'aria si faceva grande nella sua testa.

Arrivarono davanti la loro classe e una volta dentro Aizawa si avvicinò alla cattedra e prese dei fogli; Miyuki lo guardò confusa.

"Dopo alcuni particolari eventi pericolosi – iniziò lui – il preside ha ritenuto fosse meglio che tutti gli studenti della Yuei abitassero all'interno del perimetro della scuola" continuò leggendo con attenzione ciò che c'era scritto sui fogli "Particolari eventi pericolosi?" ripeté lei – non sapeva nulla di ciò che era accaduto nel mondo, non aveva mai avuto una televisione e le uniche informazioni che sapeva gliele aveva comunicate suo padre ed era più che certa che, per la maggior parte, non fossero veritiere.

Aizawa alzò la testa "Ultimamente dei Villain hanno preso di mira questa scuola e soprattutto alcuni dei nostri studenti ma, penso tu ne sappia qualcosa" Miyuki fece di no con la testa e Aizawa sembrò colpito "Non hai sentito parlare dell'attacco della Lega dei Villains al nostro edificio?" Miyuki fece spallucce "Non ne ho mai sentito parlare" ammise "quello che so sul mondo esterno è molto poco e inoltre – distolse lo sguardo – era mio padre a raccontarmi le cose perciò, non penso fossero molto affidabili." Aizawa tornò a controllare i fogli.

"Capisco" asserì prendendone due "ciò che devi sapere – la guardò – è che esiste questa Lega dei Villains, o come si fanno chiamare, e che il loro capo si chiama Shigaraki Tomura." Miyuki ebbe un fremito "Lo conosci?" domandò Aizawa che se n'era accorto. Miyuki fece di no con la testa "No. Non di persona almeno. – si sedette su uno dei banchi – Ogni tanto sentivo il suo nome, pare abbia un quirk spaventoso" guardò il professore.

"Tuo padre aveva a che fare con Shigaraki?" Miyuki alzò le spalle "Non che io sappia. A nominarlo era sempre qualcun altro, persone vicino a mio padre – incrociò le braccia al petto – solitamente lo nominavano quando speravano di trovare qualcuno in grado di battermi una volta per tutte." abbassò lo sguardo "Sicuramente quello Shigaraki Tomura sarebbe in grado di toglierla di mezzo" imitò la voce di uno di loro.

Aizawa fece un respiro profondo "Beh, comunque, dato che adesso sei una studentessa della Yuei – le allungò i due fogli che aveva preso – dovrai anche tu andare a vivere nel dormitorio scolastico." Miyuki prese i due fogli, erano delle richieste formali da portare al preside dopo averle fatte compilare dai genitori "Per fare in modo che gli altri ragazzi venissero a vivere qui, io e All Might siamo andati personalmente a parlare con i loro genitori, nel tuo caso però, basterà compilare questa richiesta." le passò una penna.

"Ma qui parla di genitori" gli fece notare "Lascialo in bianco, tanto è solo una formalità per essere in regola con le scartoffie. Il preside ha già fatto aggiungere la tua stanza nel dormitorio della 1-A."

Miyuki rimase sorpresa "Andrò a vivere con loro?" indicò l'aula dietro di sé con il pollice destro e Aizawa annuì. Sembrava tutto così surreale. Fino a due settimane prima viveva in una stanza buia e spoglia, in un edificio che pur essendo enorme era sempre vuoto e silenzioso dove non c'era nessuno che le facesse compagnia o che provasse ad esserle amico e ora, sarebbe andata a vivere in una casa piena di ragazzi della sua età e forse sarebbe persino riuscita a farsi qualche amico.

Miyuki strinse il foglio tra le mani e poi prese la penna che Aizawa le stava porgendo "L'unica cosa che ti raccomando" disse Aizawa mentre lei finiva di riempire gli spazi vuoti "è di non cedere alle provocazioni di Bakugou." Miyuki alzò lo sguardo "So che può essere difficile ma sono sicuro che riuscirai a controllarti. – prese i fogli che aveva compilato – Certo, se dovesse di nuovo lanciarti una bomba in faccia, sei autorizzata a prenderlo a pugni." concluse poi avviandosi verso la porta.

Tra il compilare i fogli per la richiesta per andare a vivere nel dormitorio, le chiacchiere del Preside su quanto fosse sicuro che questo nuovo inizio le avrebbe spianato la strada per diventare uno degli Hero migliori in circolazione e l'andare a recuperare le poche cose che Miyuki aveva nell'appartamento che le avevano affittato Aizawa ed All Might, si erano fatte le sei e mezza del pomeriggio.

"Sei sicura di aver preso tutto?" le domandò per la quarta volta Aizawa mentre scendevano dal taxi "Sì" rispose sicura Miyuki stringendo la tracolla del borsone "non che io avessi chissà cosa con me" continuò chiudendo la portiera.

"Sono sicuro che con il tempo accumulerai altre cose, succede sempre così." asserì avviandosi lungo il viale che portava ai dormitori. Miyuki lo seguì per tutto il tragitto e man mano che si avvicinavano, nel suo petto tornò a formarsi quel buco nero pesante che le faceva venire la nausea e le faceva tremare le gambe. Era felicissima all'idea di poter vivere con ragazzi della sua età, per quanto ce ne fosse qualcuno (uno) con cui sicuramente non sarebbe mai andata d'accordo ma, nella sua testa, c'era sempre quel tarlo che 24 ore su 24, le diceva che la sua presenza in quella scuola avrebbe solo messo tutti in pericolo e che, quando tutti avrebbero scoperto la verità su di lei, nessuno avrebbe più voluto averci a che fare. L'avrebbero esclusa e di certo non l'avrebbero mai vista come un Hero.

"Professore" lo chiamò fermandosi in mezzo alla strada - Aizawa si girò. Miyuki abbassò lo sguardo e strinse nuovamente la tracolla del borsone "è sicuro che questa sia la scelta giusta?" domandò tenendo lo sguardo basso "Voglio dire, farmi venire ad abitare con loro. E se... - alzò lo sguardo – se dovessero scoprire la verità su di me e mi ritenessero una traditrice? E se qualcuno dovesse scoprire dove mi trovo e attaccasse questo posto?" si guardò intorno e poi tornò a guardare Aizawa "E' sicuro che la mia permanenza qui non farà del male a nessuno?" in quel nessuno aveva aggiunto anche sé stessa.

Aizawa fece un respiro profondo. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Purtroppo i dubbi di quella ragazzina erano gli stessi che da due settimane tormentavano lui, All Might e il preside. Poteva davvero rassicurarla sul fatto che nessuno si sarebbe fatto male a causa della sua presenza? Poteva davvero rassicurarla che se qualcuno avesse scoperto la verità su di lei, non avrebbe iniziato a considerarla una minaccia? No, non poteva. Non poteva non perché non volesse ma perché anche lui, la notte dell'esplosione, quando l'aveva vista uscire fuori dal vicolo con i vestiti a brandelli e la pelle piena di cicatrici e polvere, aveva bloccato il suo quirk non per metterla in salvo ma, per catturarla e nel caso ucciderla. Era quello il piano. Nessuno sapeva niente di quel posto e un'esplosione di quella portata poteva essere stata generata da qualcuno davvero molto, forse troppo, potente e se quella sera, Miyuki non avesse usato le sue ultime forze per dire di voler essere un Hero, forse lui non si sarebbe trovato a pensare tutto ciò.

Tuttavia però, come avevano subito capito sia lui che All Might che, stranamente, Endeavor, quella ragazzina che stravolta era svenuta sull'asfalto, non era altro che una povera vittima di chissà quale tortura e qualche ora dopo ne avrebbero avuto la conferma.

Da quando la dottoressa li aveva informati della possibile origine di quelle orribili cicatrici che marchiavano il suo corpo e che Miyuki teneva accuratamente nascoste, non era più riuscito a guardarla come una persona di cui non fidarsi. Aveva visto nei suoi occhi ogni genere di sofferenza ma ne aveva visto anche tanta forza e voglia di dare il massimo.

Era una ragazzina unica nel suo genere e nelle due settimane in cui lui e All Might erano andati giornalmente a farle compagnia, se ne era reso sempre più conto e aveva cominciato anche ad ammirarla in un certo senso. Nonostante fosse in grado di padroneggiare il suo quirk con grande maestria e sapeva di essere in grado di farlo, Miyuki non si era mai vantata di ciò anzi, quando ne parlavano era sempre molto autocritica e sempre pronta ad aiutare gli altri nel migliorarsi con i propri di quirk – come quando aveva aiutato un bambino che abitava nell'appartamento accanto al suo a controllare meglio il suo quirk acquatico senza chiedere nulla in cambio.

Nonostante quando si parlasse di quirk e combattimento, sembrasse la persona più sicura di questo mondo, in realtà, nel profondo, celava un enorme ammasso di insicurezze. Bastava osservarla bene al di fuori degli allenamenti per rendersi conto che dentro di sé erano radicate da anni ansie e paure di non riuscire a legare con nessuno e di rimanere perennemente da sola.

In quelle due settimane, Aizawa aveva imparato a conoscere parti del suo passato e ciò che ritornava sempre, come un serpente che si morde la coda, era l'assenza di figure a lei amiche. Dai suoi racconti si evinceva che l'unico scopo della sua vita fosse combattere. Si svegliava la mattina e doveva combattere fino alla sera quando stremata si addormentava e a causa di ciò, oltre che per la sua reputazione, nessuno aveva mai voluto provare ad andare oltre ciò che accadeva sul ring – la maggior parte delle volte perché chiunque si trovasse a sfidarla, finiva col morire.

La vita di Miyuki era quindi sempre stata scandita da conoscenze randomiche e ogni volta che aveva pensato di essere riuscita a farsi degli amici, alla fine, era sempre stata costretta a combatterli ed ucciderli. L'unica volta in cui aveva deciso di risparmiare qualcuno perché suo amico, aveva finito per far saltare in aria l'intero edificio e si era ritrovata da sola, nel bosco, immersa nella nebbia.

"Sono sicuro che andrà tutto bene" provò a rassicurarla guardandola negli occhi "nessuno si farà del male, farò di tutto per impedirlo." Miyuki avanzò verso di lui "Lo spero..." rispose a bassa voce superandolo e continuando a proseguire.

Voleva davvero credere alle parole del professore ma quel "farò di tutto per impedirlo" le fece capire che anche lui, nel profondo, non fosse particolarmente convinto della cosa. Era stanca di sentirsi così. Da due settimane a quella parte tutta la sicurezza che aveva sempre creduto di avere aveva cominciato a sgretolarsi davanti le cose più banali. Continuava a pensare che qualsiasi cosa avesse fatto avrebbe finito con il distruggersi, che ogni amico si fosse fatta, alla fine l'avrebbe lasciata sola e che tutto ciò per cui stava lottando, alla fine, si sarebbe rivelato inutile. Era estenuante. Le sembrava che ogni passo avanti facesse, qualcuno la tirasse indietro e quel qualcuno era proprio lei stessa.

Dopo qualche minuto finalmente, Miyuki ed Aizawa arrivarono davanti la porta del dormitorio della 1-A e dopo aver fatto un bel respiro profondo, Aizawa suonò il campanello.

"E' arrivata!" sentirono urlare da dentro e a seguito di un enorme baccano, la porta d'ingresso si aprì rivelando almeno sei persone, schiacciate l'una sull'altra che le sorridevano. Miyuki rimase immobile, di certo non si aspettava una cosa del genere.

"Finalmente sei arrivata ti stavamo aspettando!" disse la ragazza con il quirk che le permetteva di creare oggetti dal suo corpo, doveva chiamarsi Momo – pensò. "Hai preso tutto?" Miyuki annui per poi indicare il borsone imbarazzata.

"Li avevamo avvertiti che saresti andata a prendere le tue cose prima di venire qui" asserì Aizawa notando la sua faccia perplessa.

"Fate spazio ragazzi! Lasciatela entrare!" disse a gran voce Iida, colui che sfrecciava come un razzo "Vieni Miyuki, benvenuta!" le sorrise indicandole l'interno della casa con il braccio sinistro "Da oggi questa è casa tua."

Miyuki rimase in silenzio e facendo un cenno con il capo entrò. Si sentiva un po' a disagio, quella casa era decisamente enorme e in più, adesso aveva tutti gli occhi puntati addosso. Si diede un'occhiata in giro e pensò che ci avrebbe messo una vita a ricordare tutti i posti che man mano Iida le andava indicando "...e questa è la lavanderia comune. Sai usare la lavatrice no? Beh se non ci riesci ti aiutiamo noi!" man mano che avanzavano tutti i suoi compagni si univano "Questa è la mia stanza! Puoi bussare da me quando vuoi!" le disse Kirishima sorridendole a trentadue denti. "Da questa parte ci sono i bagni comuni ma ogni stanza ha quello personale" continuò Iida e nonostante Miyuki apprezzasse il fatto che le stessero dedicando del tempo per farla sentire il più a casa possibile era sicura che una volta finito il giro avrebbe dimenticato proprio tutto.

"E questo è tutto!" concluse Iida dopo almeno mezz'ora di tour dettagliato di tutto l'appartamento "Se hai qualche problema non esitare a chiedere, dopotutto sono il capoclasse!" le sorrise "Ti ringrazio" rispose lei imbarazzata perché per gli ultimi dieci minuti non aveva completamente prestato attenzione mentre Iida descriveva minuziosamente il contenuto di ogni dispensa della cucina.

"Perfetto, adesso che finalmente Iida ha finito" disse una delle ragazze "possiamo farti vedere la tua stanza!" la prese per un braccio e la trascinò nuovamente su per le scale "Mina! Non correre!" la richiamò un'altra "Aspettaci!" urlò Momo correndole dietro seguita da tutti gli altri.

Una volta arrivate di nuovo nella parte femminile della casa, Mina si fermò davanti una delle porte e lasciò il braccio di Miyuki che aveva il fiatone "Perdonami!" le disse ridendo "Mi sono fatta prendere dall'entusiasmo! Non vedevo l'ora che Iida smettesse di parlare di barattoli di fagioli!" rise di nuovo e nel frattempo arrivarono tutti gli altri.

"Okay – Momo si mise davanti alla porta – sei pronta?" le domandò e Miyuki alzò leggermente le spalle "Dai Momo apri la porta!" la incitò Mina "Voglio vedere la sua faccia!" Miyuki si sentì un po' a disagio, cosa l'attendeva dietro quella porta?

"Sì sì, sto aprendo!" rispose infilando una chiave argentata nella serratura e facendola scattare due volte, finalmente, l'aprì. Miyuki diede un'occhiata dentro, non era molto diversa dalla stanza in cui era stata in quelle due settimane, c'era anche un balcone oltre al letto, una scrivania, l'armadio e qualche scaffale ma vista l'eccitazione di Mina, pensò che non dire niente fosse poco carino. Dopotutto, erano tutti lì per vedere la sua reazione, persino Bakugou.

"Ehm... wow ragazzi, è fantastica" disse cercando di suonare il più felice possibile. In realtà era felice ma non riusciva a capire tutto l'eccitamento dei suoi compagni.

Mina guardò dentro la stanza e con disappunto le domandò "Ma come, l'hai già vista?" si girò verso gli altri "Chi gliene ha parlato??" gli altri fecero spallucce "Di cosa stai parlando?" le chiese Miyuki "Di questa" rispose Momo da dentro la stanza. Miyuki si girò verso la ragazza e rimase in silenzio, stava tenendo in mano un vasetto con piccolo fiore di loto.

"Il professore Aizawa ci ha detto che a causa dell'esplosione hai perso tutto e dato che noi tutti abbiamo personalizzato le nostre camere, abbiamo pensato di darti una mano per iniziare a personalizzare la tua." le sorrise. Miyuki entrò nella sua stanza in silenzio e una volta vicina alla compagna, prese il vasetto in mano per osservarlo più da vicino.

Era una cosa tanto piccola quanto grande, nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per lei "Vi ringrazio" si girò verso gli altri "non mi avevano mai regalato un fiore, è bellissimo" tornò a guardarlo. Mina si appoggiò alla parete e fece un respiro di sollievo "Meno male! Fino all'ultimo non sapevamo cosa prendere!"

"No è perfetto davvero, grazie ragazze." andò a metterlo sulla scrivania "Abbiamo un'altra sorpresa!" disse Denki entrando; Miyuki lo guardò "All Might ci ha detto che tutti i tuoi vestiti sono esplosi – asserì Kirishima raggiungendo l'altro – e dato che non indossi vestiti femminili a causa del tuo quirk" – ci avevano creduto davvero? – "abbiamo pensato di prestarti alcuni dei nostri finché non potrai comprarne di nuovi!" concluse aprendo le ante dell'armadio e mostrandole una serie di pantaloni lunghi e felpe di vario tipo e colore. Miyuki sentì di nuovo le guance andarle a fuoco.

"Purtroppo non tutti hanno partecipato" asserì Deku entrando nella stanza "alcuni di noi sono o troppo alti o troppo bassi" indicò un ragazzino bassissimo con una strana capigliatura che Miyuki dovette ammettere di non aver notato tutta la mattina.

"Già – piagnucolò lui – i miei vestiti non toccheranno mai il tuo se-" una ragazza gli tirò un pugno in testa "Eheh – rise – perdona Mineta" Miyuki lo guardò sconvolta.

"Io, IIda, Sato, Koda, Ojiro, Shoji e – guardò Mineta – avremmo voluto mettere qualche nostro indumento ma, come ho detto, io sono più basso di te e loro, molto più alti" rise. Miyuki li guardò e accennò un sorriso a labbra chiuse "Lo apprezzo tantissimo, vi ringrazio" rispose.

Momo batté le mani entusiasta "Che bello, siamo riusciti nella sorpresa!" Miyuki annuì, non se l'era aspettato per niente. L'idea che qualcuno avesse pensato di fare qualcosa di così gentile nei suoi confronti senza essere stato minacciato o pagato per farlo le fece provare una strana sensazione di calore nel petto. Non era ancora sicura che sarebbe riuscita a diventare amica di tutti loro ma di certo ce l'avrebbe messa tutta anche solo per provarci.

Passata una decina di minuti tra ringraziamenti e chiacchiere i ragazzi lasciarono Miyuki nella sua stanza per permetterle di cambiarsi e mettersi comoda e tornarono al piano di sotto dove il professor Aizawa era rimasto per tutto il tempo. Miyuki posò il borsone che aveva in spalla sul letto e presi i vestiti che le avevano comprato All Might ed Aizawa li sistemò nell'armadio insieme agli altri.

Successivamente, si spogliò e una volta rimasta in mutande si accorse della presenza di qualcosa che non aveva notato prima: uno specchio. Rimase immobile davanti all'armadio e lo osservo per qualche minuto – non si era più specchiata da quella sera tant'è che nell'appartamento precedente li aveva coperti tutti.

Restò ferma, come paralizzata. Che avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto coprire anche questo o dato che stava cercando di mettere una pietra sopra al suo passato, avrebbe dovuto cercare quantomeno di riuscire a guardarsi allo specchio? Si girò verso l'armadio e prese un pantalone nero e una felpa giallo acceso con una saetta sopra "Sicuramente è di Denki" disse rimettendo la stampella a posto e chiudendo l'armadio. In seguito, portò entrambi gli indumenti sul letto e facendo un respiro profondo si girò alla sua sinistra dove lo specchio sembrava la stesse fissando. Guardò un'ultima volta i vestiti e poi, con tutto il coraggio che aveva in corpo ci si piazzò davanti tenendo gli occhi chiusi.

Rimase in mutande e reggiseno e ad occhi chiusi per qualche minuto mentre, nella sua testa, cercava di ricostruire l'immagine di sé stessa per come la ricordava. Immaginò i suoi capelli, i suoi occhi, il suo viso e il resto del suo corpo e poi, con grandissima difficoltà aprì gli occhi e si guardò.

Iniziò a respirare lentamente mentre teneva gli occhi fissi su quelli del suo riflesso: erano grandi e castani, almeno quelli era riuscita ad immaginarli uguali. Piano piano, continuando a respirare lentamente, scese sul resto del suo viso. Era un po' più rilassato dall'ultima volta che si era guardata ma la stanchezza la si leggeva completamente e le labbra erano fisse in un'espressione contrita.

Alzò lo sguardo e si guardò i capelli, non erano molto diversi dall'ultima volta. Sempre neri e sempre a caschetto – "nulla di speciale" pensò. Finito con il viso, iniziò la parte più difficile: il resto.

Si riguardò negli occhi come in cerca di conforto da sé stessa e deglutendo iniziò ad abbassare lo sguardo. Ad ogni centimetro di pelle subito sotto il collo e ad ogni cicatrice, un brivido le percorreva la schiena. Le guardò e come non aveva mai fatto prima le accarezzò una ad una. Era un mostro e non poteva far nulla per cambiare ciò. Chiunque avesse mai visto quel corpo sarebbe fuggito dall'orrore mentre lei vi era incastrata dentro. Le odiava, le odiava tutte ma, in particolare, odiava quella che aveva sulla pancia e tra le scapole. Ricordava, come se le stesse accadendo in quel preciso istante, il dolore atroce della mano di suo padre che le squarciava la pancia. Sentiva il sangue vibrarle dentro e gli organi bruciare.

Allontanò la mano dalla cicatrice e senza tornare a guardarsi allo specchio lo staccò dal muro e lo appoggiò a terra con la parte riflettente verso il muro. Non ce la faceva.

"Ehi quella è la mia felpa!" disse contento Denki quando la vide arrivare in cucina "Sapevo che ti sarebbe piaciuta!" le sorrise.

"Ma è ovvio! L'hai vista usare il fulmine no?" asserì un ragazzo mentre addentava un pezzo di pane "Cosa?!" quasi urlò l'altro "No Sero, Denki era svenuto. Troppi volt!" rispose una ragazza imitando la faccia di Denki quando gli infermieri erano andari a prenderlo.

"Jiro l'hai fatta benissimo!" rispose Sero scoppiando a ridere. Miyuki si avvicinò ad una sedia vuota accanto a Midoriya "Posso sedermi qui?" lui la guardò e le sorrise "Certo!" lei lo ringraziò e sedutaglisi accanto fece un cenno con la testa a Todoroki che le stava seduta di fronte. Lui ricambiò accennando un sorriso.

"Quindi?!" Denki si precipitò al tavolo "Anche tu usi il fulmine??" le domandò "Già, e non solo!" rispose Kirishima "Usa quattro elementi, veramente fighissimo!" continuò esaltato facendo pugno e pugno con le sue mani – Miyuki lo trovò divertente.

"E dimmi anche tu ti scarichi come me?" si appoggiò al tavolo con entrambe le mani e avvicinò la faccia a quella di Miyuki. Lei indietreggiò leggermente con la testa "Ehm... in realtà non mi è mai successo..." ammise facendo spallucce.

"Coosa?!" il ragazzo si lasciò cadere sul tavolo, tutti risero ma a Miyuki non parve carino "Beh, se vuoi posso aiutarti a padroneggiarlo meglio" si offrì sperando di tirargli su il morale. Denki alzò la testa con un sorriso che andava da un orecchio all'altro "Davvero??" saltò in piedi "Grazie!!" quasi urlò.

Midoriya rise "Basta poco per renderlo felice" Miyuki lo guardò e poi tornò a guardare Denki "Mi fa piacere..."

"Oi" Miyuki girò la testa verso la direzione dalla quale proveniva la voce di Bakugou – sapeva fosse la sua – "senti-" asserì mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni, le sembrò parecchio a disagio. Miyuki guardò prima Midoriya e poi Todoroki ma entrambi sembravano confusi come lei "Sì?" rispose inclinando leggermente la testa di lato. Bakugou schioccò la lingua tra i denti, fece un lungo respiro e dopo aver guardato Iida, roteò gli occhi e disse "Scusa per sta mattina."

Immediatamente in tutta la stanza calò il silenzio e Midoriya quasi si strozzò con i noodles "Coglione" disse Bakugou notandolo. Miyuki rimase in silenzio per qualche secondo, nessuno le aveva mai chiesto scusa, cosa avrebbe dovuto fare? Forse sarebbe stato meglio scusarsi anche lei per averlo scaraventato a muro.

"Oh – sgranò leggermente gli occhi – tranquillo sono abituata ad approcci del genere" si grattò nervosamente la nuca, Bakugou la guardò negli occhi "anzi – continuò – scusa tu" lui alzò un sopracciglio "spero di non averti fatto male scaraventandoti a muro. Ti ho fatto fare proprio un bel buco" strinse le spalle. Sperava che le sue scuse sortissero lo stesso effetto che quelle di Bakugou avevano avuto su di lei ma, purtroppo, Miyuki non poteva sapere che quelle esatte parole "spero di non averti fatto male" avrebbero scatenato la sua ira.

"Cosa?!?!" gli occhi di Bakugou si incendiarono "Farmi male?! Hai idea di con chi stai parlando comparsa di merda?!" iniziò a sbraitare. Miyuki indietreggiò sulla sedia "Il tuo amico qui ha dei seri problemi con la rabbia" si rivolse a Midoriya il quale rise di gusto mentre l'altro continuava a sbraitare mentre Kirishima, come al solito, cercava di placarlo.

 

 

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Author's corner
Ed eccoci qui con il quinto capitolo!

Vi ringrazio tanto per aver inserito la mia storia tra le vostre seguite e per aver letto e commentato tutti gli altri capitoli, sono veramente tanto felice. Non mi aspettavo che questa storia potesse piacere e il vostro riscontro positivo è stato il miglior regalo di Natale!

Do inoltre il benvenuto a tutti/e quelli/e che sono giunti qui in seguito e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto quanto gli altri.

Se volete, lasciate un piccolo pensiero e ci vediamo al prossimo!

Baci, Ems xx

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Capitolo 6
*** Capitolo sei - 6.30 a.m. ***


 

6.30 a.m.



La mattina seguente Miyuki si svegliò, come al solito, prima dell’alba e le ci volle un po’ per capire e ricordarsi dove si trovasse – aveva decisamente cambiato abitazione troppo spesso nelle ultime settimane, tuttavia, l’idea di avere finalmente un posto definitivo dove tornare e da chiamare casa, la faceva sentire in un certo senso più leggera.

Si rigirò sul letto mettendosi supina e guardando il soffitto ripensò alla sera precedente – non aveva mai passato una serata come quella, non che lo ricordasse almeno. Dopo che Kirishima fu riuscito a calmare Bakugou, si erano messi tutti a sedere a tavola per cenare e Miyuki aveva colto l’occasione per iniziare a conoscerli meglio e nonostante si sentisse ancora un po’ fuori posto, sentì che per la prima volta nella sua vita le stava accadendo qualcosa di bello ed era decisa più che mai a non farsela scappare.

I ragazzi e le ragazze erano stati super carini nei suoi confronti ma l’idea che fosse solo un comportamento di facciata e di accoglienza ogni tanto le balenava in testa. Dopotutto, nessuno è mai costantemente gentile con gli altri, forse solo Midoriya – storse la bocca pensandoci.

Durante la cena comunque, nessuno di loro aveva fatto domande sul suo passato, forse avevano pensato fosse troppo presto o magari non gli interessava affatto farsi gli affari suoi il che, onestamente, la rassicurava parecchio. Sin da quando aveva messo piede nella loro classe aveva temuto che tutti si sarebbero trasformati in investigatori pronti a scoprire ogni minimo particolare della sua vita e invece non avevano chiesto nulla riguardo.

“Sarà davvero una cosa positiva?” pensò grattandosi la fronte. Effettivamente, per quanto il loro poco interesse nei suoi confronti la facesse sentire meno in ansia, dall’altro lato della medaglia invece la preoccupazione che a nessuno di loro importava di lei a tal punto da non volere andare oltre le stava logorando il cervello.

“Dio Miyuki, sono le sei del mattino. Smettila di farti tutte queste paranoie” sbuffò e si tirò il copriletto fin sotto gli occhi. Doveva cercare di stare più tranquilla, era completamente al sicuro lì e se qualcuno avesse iniziato a chiederle qualcosa sulla sua vita avrebbe semplicemente detto tutto e niente. Alla fine una mezza verità è pur sempre una verità.

Quando le prime luci dell’alba iniziarono ad illuminare la sua stanza, Miyuki si tolse il copriletto di dosso e si alzò ma invece di uscire in balcone decise di scendere al piano di sotto per andare a mangiare qualcosa – la sera prima, tra una chiacchiera e l’altra non era riuscita a mangiare granché in quanto si era concentrata completamente sull’ascoltare ciò che le raccontassero i suoi compagni.

Indossò gli stessi vestiti della sera prima dato che dormiva sempre e solo in mutande e facendo il minor rumore possibile uscì dalla sua stanza e si chiuse la porta alle spalle. Attraversò il corridoio e sempre in punta di piedi scese le scale – era molto brava a muoversi silenziosamente. Negli anni aveva affinato la tecnica in modo da poter girovagare per casa senza essere né vista né sentita. Arrivata al piano di sotto fece per andare in cucina ma, subito dopo l’angolo andò a sbattere contro Shoto.

“Oh – alzò le mani all’altezza del petto – non credevo ci fosse qualcun altro sveglio a quest’ora.” bisbigliò.

Shoto controllò che dalla tazza che stava tenendo in mano non fosse fuoriuscito il thé che si era preparato “Potrei dire lo stesso – strinse le spalle – da quando abitiamo qui non ho mai incrociato nessuno così presto” si mise a tamburellare con le dita sul bordo della tazza.

Miyuki annui e portandosi le mani dietro la schiena iniziò a dondolare leggermente sul posto. Shoto le piaceva – non in senso amoroso ovviamente, non che non fosse un bel ragazzo ma, in quel momento era proprio l’ultima cosa a cui pensare oltre al fatto che, non lo conosceva nemmeno – al contrario di quasi tutti gli altri era una persona abbastanza riservata e silenziosa e in un certo senso ci si rivedeva. Proprio per questo motivo Miyuki avrebbe voluto approfondire la loro conoscenza ma, ogni volta che incrociava il suo sguardo o si ritrovava a scambiarci qualche parola – come in quel momento – si sentiva un po’ a disagio, non perché lui la facesse sentire così ma perché si pentiva ancora di averlo fissato in quel modo il giorno prima.

“Beh...” Shoto le sembrò tanto a disagio quanto lei “come mai sei sveglia alle sei e mezza del mattino?” le domandò poi evitando il contatto visivo.

Miyuki smise di dondolare, cosa avrebbe dovuto rispondere? Un semplice “Mi piace guardare l’alba” non le sembrò particolarmente convincente e dato che la sera prima nessuno le aveva chiesto niente della sua vita, decise di provare a raccontare qualcosa di sé per vedere se gli fosse interessato o meno.

“Dove stavo prima non avevo una finestra nella mia stanza – strinse le spalle - e non avevo mai visto davvero né l’alba né il tramonto perciò da quando nell’appartamento precedente l’ho vista per la prima volta non ho più smesso di farlo” lo guardò e, contrariamente da ciò che pensava, Shoto sembrava particolarmente attento alle sue parole ma, come si ritrovò a fissare per una frazione di secondo la sua cicatrice distolse immediatamente lo sguardo portandolo verso le finestre del soggiorno “ed ecco perché sono sveglia a quest’ora.” concluse continuando a guardare fuori mentre il cielo piano piano da nero si tingeva di blu e poi d’azzurro.

Shoto soffiò sulla tazza per raffreddare il thé “Mi dispiace tu non avessi una finestra” Miyuki lo guardò “devi essere fuggita da un posto orrendo” la guardò negli occhi e lei tornò a sentirsi a disagio.

“Già… - abbassò lo sguardo – ma ormai è parte del mio passato” asserì incrociando le braccia sul petto e dato che non voleva che la situazione si appesantisse gli domandò “Tu come mai ti svegli così presto invece?” per sviare il discorso.

Shoto fece spallucce “Mi sveglio sempre presto per meditare un po’” bevve un sorso “però non mi sono mai soffermato a guardare l’alba.” si girò verso la finestra “Se vuoi posso unirmi a te” le propose poi dopo qualche secondo di esitazione.

Miyuki sentì le gote diventare improvvisamente più calde. Considerava lo stare a contemplare l’alba un momento molto intimo e personale e non era sicura di volerlo condividere con qualcuno. Tuttavia però, negargli di farle compagnia non l’avrebbe fatta sicuramente vedere in maniera positiva e, dato che voleva davvero farsi qualche amico, decise che per quella volta avrebbe condiviso in un certo senso “volentieri” quel suo momento.

“Se non hai di meglio da fare” rispose e lui fece di no con la testa. Si sedettero entrambi sul divano, uno davanti all’altro e senza dire nient’altro rimasero a contemplare il sorgere del sole in tutte le sue sfaccettature. Osservarono attentamente il cielo che da azzurro diventava celeste una leggera luce gialla iniziava ad illuminare tutta la città sottostante. Miyuki si accovacciò portando le gambe al petto e poggiando il mento sulle ginocchia e per tutta la durata di quel momento si sentì bene. Non aveva mai condiviso niente di così personale con qualcuno e il fatto che la presenza di Shoto non le stesse causando nessun fastidio la rassicurò del fatto che, almeno con lui, sarebbe sicuramente andata molto d’accordo.

Una volta finito di bere il thé, Shoto appoggiò la tazza sul tavolino davanti al divano catturando la sua attenzione. Miyuki girò la testa verso di lui e lo osservò confusa: aveva lo sguardo fisso sulla tazza e sembrava quasi in trance.

“Tutto okay?” gli domandò; Shoto alzò lo sguardo “Sì… - si grattò la nuca – in realtà, volevo chiederti una cosa” la guardò con palese imbarazzo.

Miyuki scese le gambe dal divano mettendosi più comoda “Dimmi tutto” lo incitò tranquilla. Lui incrociò le dita delle mani sulle ginocchia e facendo un respiro profondo le domandò “Come fai a controllare il tuo quirk in quel modo?” la guardò dritto negli occhi.

Miyuki rimase attonita per qualche secondo, di certo non si aspettava una domanda del genere soprattutto da lui. Perché era interessato a come facesse a controllare il suo quirk in quel modo? Lo aveva visto in palestra e per quanto veloce fosse stato, si era subito resa conto di quanto fosse abile. Ciò che Miyuki non sapeva però era che Shoto, nonostante come lei aveva intuito fosse particolarmente brillante con il suo quirk, era anche fortemente insicuro del fatto di non riuscire ad usarlo completamente soprattutto perché aveva deciso che non avrebbe mai usato il fuoco per combattere.

“Scusa” continuò lui notando l’espressione di lei “non volevo metterti in imbarazzo...” distolse lo sguardo riposandolo sulla tazza. Miyuki tamburellò con le dita sul divano “No, tranquillo – Shoto alzò lo sguardo – mi ha stranito il fatto che fossi tu a chiedermelo. Da quanto ho visto in palestra sei molto bravo con il tuo quirk” ammise stringendo le spalle.

Shoto si guardò le mani “Comunque – si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio – a dir la verità non so come riesco a controllarlo” lui tornò a guardarla “la maggior parte delle volte è come se mi alienassi. - abbassò lo sguardo – Sento come un’esplosione dentro – si portò la mano destra sulla pancia all’altezza della cicatrice – e la maggior parte delle volte finisco per non ricordare nemmeno quello che ho fatto.” strinse la felpa e fece un respiro profondo “Se ti riferisci a quello che ho fatto ieri – lo guardò per un attimo prima di distogliere lo sguardo e fissare la tazza sul tavolino – è stata più che altro fortuna. Sapevo che non potevo lasciarmi andare e sono rimasta concentrata sul trattenere il tutto ma – esitò un po’ - se avessi perso la concentrazione non so cosa sarebbe successo a Bakugou.” concluse alzando lo sguardo e guardandolo di nuovo negli occhi.

“Con questo la lezione di oggi finisce qui” asserì Aizawa poco prima che la campanella segnasse la fine dell’ora “oggi pomeriggio svolgeremo un’attività sul campo.” Kirishima e Denki saltarono dalla sedia “Finalmente qualcosa da Hero!” esclamarono entusiasti.

“Esatto ma non pensate sia qualcosa di semplice” rispose serio il professore “Quando si tratta di Aizawa non è mai semplice” commentò Momo sporgendosi verso Miyuki che la guardò preoccupata.

“Ricordate di indossare i vostri vestiti da Hero, a proposito – spostò lo sguardo su Miyuki – Miyuki la tua richiesta è stata ricevuta e hanno sviluppato il costume secondo le tue idee.” lei annuì “Non che io avessi molte idee” ammise tristemente.

“Sono sicuro che sarà fantastico!” cercò di tirarla su Midoriya “E comunque avrai sempre modo di apportarvi modifiche!” le sorrise; Miyuki lo ringraziò accennando un sorriso, anche Midoriya le piaceva, era sempre così positivo e solare e per certi versi le ricordava All Might.

Nonostante ciò però sapeva che il suo costume non aveva nulla a che vedere con quello degli altri. Quando Aizawa le aveva portato i fogli la sera prima, dopo cena, Miyuki aveva subito iniziato a pensare a come avrebbe voluto che fosse il suo costume ma, purtroppo, nulla che avesse in mente faceva in modo che le sue cicatrici non di vedessero perciò, alla fine, aveva deciso di optare per qualcosa di semplice, una tuta nera con aggiunta di qualche particolare che richiamasse gli elementi del suo quirk fatta in tessuto resistente, in modo da non rovinarsi e lasciare parti del corpo scoperte, e delle scarpe che non si bucassero quando avrebbe usato il fuoco per darsi le spinte in avanti. Per il resto aveva lasciato carta bianca sia per accessori sia per il tipo di fantasia.

“Dopo l’ora di pranzo fatti accompagnare al dipartimento di supporto, il tuo costume si trova lì poiché vi stanno apportando alcune modifiche per aiutarti a padroneggiare meglio il tuo quirk” Miyuki annuì e Aizawa si congedò.

“Ti accompagniamo noi!” si offrirono Midoriya e Uraraka, un’altra sua compagna “Siamo andati tantissime volte da Hatsume” asserì Uraraka mentre con i vassoi in mano si avvicinarono al tavolo dov’erano già seduti Shoto e Iida “Sono sicuro che avrà inventato qualcosa di geniale!” disse Midoriya mettendosi a sedere.

“Chi?” domandò Iida “Hatsume” rispose Midoriya e lui si fece immediatamente più serio “Non la perdonerò mai per avermi sfruttato per farsi pubblicità ai giochi!” si lamentò gesticolando.

“Spero che le mie idee siano state abbastanza chiare, non avevo mai pensato ad un costume da Hero” Miyuki fece un respiro profondo “spero solo di non sembrare ridicola. I vostri sono tutti super accattivanti!” sospirò infilzando la fetta di carne con la forchetta.

“Non potrà di certo essere peggiore del mio!” rispose Midoriya “Anche se, l’aveva cucito mia madre e c’ero molto affezionato devo ammettere che aveva troppi riferimenti palesi ad All Might” rise.

“Quello di Shoto poi non sembra nemmeno un costume” asserì Uraraka indicandolo; Shoto la guardò confuso “Perché no?” domandò poi. Uraraka rise “E’ una semplice tuta blu, diciamo che non hai dato molto peso alla fantasia!”

“Ho preferito la comodità” rise. Miyuki lo guardò con la coda dell’occhio, erano davvero molto simili.

Finita la pausa pranzo, come aveva detto loro Aizawa, Miyuki, Midoriya, Uraraka e anche Iida si diressero verso il laboratorio dove si trovava Hatsume. Una volta lì, Midoriya bussò alla porta e fece per impugnare la maniglia ma, poco prima che potesse farlo, un’esplosione enorme spalancò la porta facendo fuoriuscire una gigantesca nube di fumo.

I ragazzi iniziarono a tossire e a sventolare le mani davanti la faccia “Che cosa è successo?” domandò Miyuki tra un colpo di tosse e l’altro.

“Dev’essere un altro degli esperimenti di Hatsume” rispose Uraraka tossendo “solitamente è questa la fine che fanno” continuò a tossire. Miyuki si preoccupò “Siete sicuri sia saggio farmi indossare qualcosa costruito da lei?” domandò poi perplessa “Certo che sì!” rispose una voce femminile. Passarono almeno due minuti prima che la nube di fumo si diradasse completamente e una volta riusciti a respirare per bene, si accorsero della presenza di una ragazza bassina con due occhi molto vispi e capelli rosa come una caramella alla fragola.

“Hatsume si può sapere cos’hai combinato questa volta?” domandò Midoriya ridendo nervosamente; Hatsume fece un sorrisone “Stavo sperimentando un nuovo paio di stivali a propulsione. In pratica accumulano qualsiasi tipo di quirk nei piedi e ti permettono di schizzare in avanti come un razzo!” allungò il braccio sinistro in avanti imitando un razzo che sfrecciava “Penso di aver sbagliato qualcosa però – si accarezzò il mento con pollice e indice destro – per fortuna nessuno li stava indossando!” rise.

Una volta riusciti ad entrare nel laboratorio, Miyuki rimase sbalordita dalla quantità di strumenti che stavano accatastati in un angolo – “Probabilmente sono tutti esperimenti di Hatsume lasciati a metà per iniziare a lavorare sul successivo” pensò.

“Allora, allora, allora” ripetè Hatsume mentre spostava da una parte all’altra oggetti vari “dove li avrò messi?” si chiese poi continuando a cercare. Dopo almeno cinque minuti, finalmente, tirò fuori da sotto un tavolo una valigetta chiusa con un lucchetto “Ecco, questa è tua!” esclamò poi guardando Miyuki.

“Mia?” domandò inclinando la testa; Hatsume le sorrise e poggiò la valigetta su uno dei tavoli da lavoro “Esatto! Qua dentro ci sono tutti gli strumenti di supporto che abbiamo pensato per il tuo costume!” rispose aprendo il lucchetto con una piccola chiave argentata.

“Da quanto ci è stato riferito il tuo quirk ti permette di manipolare: fuoco, acqua/ghiaccio, aria e fulmine e dato che controllarli tutti insieme non dev’essere facile, almeno per il momento – le sorrise – abbiamo pensato di darti un piccolo ma grande supporto!” asserì aprendo la valigetta e mostrandone l’interno.

Ciò che i ragazzi videro erano quattro strumenti metallici dalla forma cilindrica, due più grandi e due più piccoli, due apparecchi molto più piccoli e degli stivali neri con delle placche in metallo.

“Wow Hatsume! - esclamò Midoriya – Sembrano fantastici!” si avvicinò con la faccia alla valigetta “Sono fantastici!” esclamò lei poi prese due degli strumenti dalla forma cilindrica e li mostrò a Miyuki da più vicino.

“Questi diventeranno i tuoi migliori amici! - le sorrise – Sono dei supporti sia per braccia che per gambe.” Miyuki ne prese uno in mano e iniziò a studiarlo “Dato che oltre a padroneggiare quattro elementi sei anche in grado di mischiarli tra loro, ho pensato di crearti qualcosa che ti permettesse di accumulare due quirk alla volta. Questi vanno indossati sugli avambracci – indicò quelli più piccoli – mentre questi vanno sulle cosce. Sono entrambi in metallo perché il metallo, essendo conduttore di calore ti permetterà di scaldarli e di accumularvi moltissimo fuoco e allo stesso tempo, potrai raffreddarli all’inverosimile!” Hatsume aveva gli occhi pieni di scintille per l’eccitazione “Inoltre essendo in metallo sono anche ottimi conduttori di elettricità ed è proprio per questo che ne ho inserito una parte anche ai lati dei tuoi stivali!” continuò prendendo uno stivale e facendoglielo vedere.

“Questi invece a cosa servono?” chiese Uraraka indicando gli ultimi apparecchietti rimasti nella valigia; Hatsume si girò verso di lei “Oh, questi – li prese in mano – sono una vera chicca! Sono molto fiera di averli inventati!” Miyuki li guardò interessata: sembravano delle mezzelune ma era sicura che Hatsume li avesse trasformati in qualcosa di molto meno comune.

“Questi – disse infilandoglieli dietro le orecchie – sono dei sensori termici” una volta inseriti Miyuki si tastò “una volta messi in funzione – Hatsume premette un tastino posto dietro l’apparecchio dell’orecchio sinistro – ti comunicano in tempo reale a che temperatura è sia il tuo corpo che gli strumenti che stai indossando!” concluse mentre dai due oggetti compariva una visiera trasparente che, come un piccolo display, indicava la temperatura. “Ne vado molto fiera perché ho fatto in modo che solo chi li indossa possa sapere a che temperatura sta arrivando!” esclamò poggiandosi soddisfatta i pugni sui fianchi.

“Non mi daranno nessun impedimento durante i combattimenti?” domandò Miyuki indicandoli, preoccupata che durante i combattimenti potessero cominciare a dare allarmi nel caso in cui la temperatura fosse salita o scesa più del normale.

“Assolutamente no! - le sorrise – Sono fatti in modo che tu possa sempre avere sotto controllo la temperatura e nel caso decidere di smettere di accumulare calore o freddo ma non ti impediranno mai di superare il limite, quello dipenderà da te!” concluse sorridendo di nuovo.

Miyuki rimase senza parole “Wow Hatsume, è incredibile quello che hai creato!” asserì sincera “Non avevo idea si potessero creare cose di questo tipo!” gli occhi di Hatsume brillarono ancora di più “Aaah! Sono felice che ti piacciano! Sin da quando ieri sera ci è arrivata la tua richiesta non sono riuscita a pensare ad altro e mi sono messa subito a lavoro! Non ho nemmeno dormito!” esclamò “Sono sicura che ti aiuteranno moltissimo, la possibilità che esplodano è solo del 15% ma è una possibilità bassissima!” continuò; gli altri si guardarono preoccupati “In che senso la possibilità che esplodano è del 15%? Possono davvero esplodere mentre li indosso?” domandò terrorizzata Miyuki ma Hatsume ormai non la ascoltava più, si era persa nel suo mondo continuando ad elogiarsi.

Quando i ragazzi finalmente uscirono dal laboratorio si erano ormai fatte le tre e mezza del pomeriggio e gli rimaneva solo il tempo di andarsi a cambiare dato che l’appuntamento con il professore Aizawa era per le quattro in punto davanti “Ground Beta” - un enorme quartiere accerchiato da delle mura nel quale gli studenti si allenavano in modo tale da valutarne la capacità di limitare i rischi nel caso di combattimenti in città.

“Vuoi che ti aspettiamo Miyuki?” domandò Momo da fuori lo spogliatoio femminile “No, voi andate pure! Io finisco di indossare il costume e arrivo.” rispose lei nascosta dietro due armadietti – non voleva che qualcun altro vedesse il suo costume prima di lei. Se non le fosse piaciuto sarebbe stato ancora peggio mostrarlo agli altri.

Una volta che fu certa di essere rimasta da sola, diede una veloce occhiata all’orologio posto sopra la porta “Bene, ho ancora venti minuti” asserì aprendo la valigetta con non poca ansia. Contrariamente alle sue aspettative, ciò che avevano creato per lei era decisamente meglio di quanto potesse aspettarsi.

Come da lei richiesto le avevano cucito una tuta completamente intera di colore nero opaco e di un tessuto che al tatto era molto leggero e gradevole e sopra, avevano ricamato una grande V che partiva dalla spalla sinistra, scendeva fin sotto il seno, risaliva fino alla spalla destra e riscendeva dietro la schiena per chiudersi di nuovo sulla spalla sinistra di colore rosso con i bordi gialli e sulle cosce altre due V che, come quella sul petto si ripetevano anche nella parte anteriore, blu con i bordi bianchi.

Una volta indossata, Miyuki aprì la seconda valigetta e indossò gli apparecchi che le aveva dato Hatsume pregando che non esplodessero al primo utilizzo. Non appena ebbe finito, si diresse verso lo specchio e si guardò e, per la prima volta, ciò che vide fu una persona completamente diversa. Forse non era ancora in grado di guardarsi senza vestiti addosso ma, con quel costume, si sentì per la prima volta ancora più vicina all’Hero che aveva sempre voluto essere.

“Allora ci siamo tutti?” domandò Aizawa a due minuti dalle quattro “No professore, manca Miyuki!” rispose Midoriya; Momo alzò la mano prima di parlare “L’abbiamo lasciata nello spogliatoio, stava indossando il costume ma credo che a breve sarà qui!” Aizawa infilò le mani in tasca, essendo la prima volta per Miyuki con addosso un costume pensò di non essere troppo severo e di non fare questioni se fosse arrivata con qualche minuto di ritardo. Contrariamente a ciò però, poco dopo le parole di Momo, Miyuki comparve alla loro destra agitando il braccio destro in aria per farsi notare “Eccomi!” esclamò prima di averli raggiunti “Chiedo scusa, infilare questo costume è stato più difficile di quanto pensassi!” si scusò poi mettendosi subito in riga accanto Midoriya.

Aizawa guardò la ragazza dalla testa ai piedi e prima che Miyuki potesse pensare di essere ridicola, le fece un cenno di approvazione con la testa “Adesso che siamo tutti – cominciò poi – possiamo vedere di iniziare questa simulazione.”

 

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Author's corner.

Ed eccoci arrivati alla fine del sesto capitolo! So di aver detto che avrei pubblicato ogni Giovedì ma ogni volta che finisco di scrivere il nuovo capitolo 
non vedo l'ora di farvelo leggere!
Ringrazio sempre chi legge e, da come ho visto proprio ora, chi ha aggiunto la storia tra le preferite e le seguite!!
Spero che abbiate passato un bel Capodanno nonostante le restrizioni e vi auguro che il 2021 vi regali solo cose belle!
Baci, Ems xx.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette - Bakugou contro Bakugou. ***


 

 

Bakugou contro Bakugou



Erano ormai passata una quindicina di minuti da quando Miyuki aveva raggiunto gli altri e il professor Aizawa aveva iniziato a spiegare come si sarebbe svolta l’esercitazione.

I ragazzi erano ancora tutti in riga l’uno accanto all’alto e nessuno di loro osava aprire bocca – non volevano perdersi nemmeno una delle informazioni che Aizawa stava dando loro e Miyuki era forse quella più concentrata di tutti.

Non aveva mai partecipato a cose del genere e le esercitazioni in coppia non sapeva nemmeno cosa fossero. Le uniche volte che si era ritrovata a fare qualcosa con qualcuno non era di certo un lavoro di squadra ma bensì una lotta alla sopravvivenza. Qui invece era decisamente tutto molto più disteso.

Da quanto aveva detto Aizawa – e quanto pensava di aver capito bene lei – si sarebbero dovuti dividere in quattro squadre: tre da cinque e una da sei dato che con l’arrivo di Miyuki erano diventati ventuno. Durante tutta l’esercitazione due squadre sarebbero stati i buoni mentre le altre due i cattivi da dover fermare prima di distruggere almeno tre dei cinque edifici designati e il tutto si sarebbe svolto in un massimo di mezz’ora di tempo.

Finita la spiegazione, Aizawa prese il foglio che teneva piegato nella tasca posteriore del pantalone e aprendolo iniziò a leggere ad alta voce i nomi dei componenti delle varie squadre.

“Squadra A, quella dei buoni, sarà formata da: Koji, Ojiro, Tokoyami, Asui e Hagakure-” i ragazzi annuirono e si raggrupparono accanto ad professore che dando un’altra occhiata alla lista continuò “-la squadra B, dei cattivi invece sarà formata da: Shoji, Aoyama, Sato, Uraraka e Iida” la ragazza alla sinistra di Midoriya strinse i pugni “Ve la faremo sudare!” asserì poi convinta mentre Iida le annuiva affianco.

Una volta raggiunti gli altri, Miyuki diede una veloce occhiata a chi era rimasto in riga con loro. Le ultime due squadre di buoni e cattivi sarebbero state formate da loro e cominciò a chiedersi con chi sarebbe finita e soprattutto in quale delle due l’avrebbe messa il professore.

“Okay...” asserì lui facendo un lungo respiro “vediamo come bilanciare queste squadre.” li guardò.

“Perché siamo tutti troppo forti vero?” si pavoneggiò Denki; Aizawa posò lo sguardo su di lui “No – il ragazzo incrociò le braccia – perché Miyuki controlla quattro quirk contemporaneamente e metterla in squadra con uno di voi vorrebbe dire dare automaticamente uno svantaggio all’altra” rispose poi; Miyuki abbassò lo sguardo.

“Cosa?!” urlò Bakugou puntando l’indice contro Miyuki “Li metta tutti nella sua squadra, le farò vedere che sia con lei che senza di lei sarò in grado di fare il culo a tutti!” la guardò negli occhi e Miyuki sentì di nuovo il fuoco ribollirle nelle vene.

Aizawa sospirò “Allora, la squadra C, quella dei buoni, sarà formata da: Bakugou-”

“Cosa???” urlò di nuovo “Non potrò far saltare in aria niente!”

Aizawa lo guardò con aria abbastanza infastidita, poi continuò “Momo, Mina, Mineta – Bakugou iniziò a fumare dalle orecchie – Denki e Shoto” Miyuki si girò verso Midoriya “Siamo in squadra insieme!” disse lui sorridendole.

“E per concludere l’ultima squadra, la D, sarà formata da: Midoriya, Miyuki, Sero, Jiro e Kirishima” asserì e una volta raggruppatisi tutti, finalmente, le porte del Ground Beta si aprirono.

Facendo parte delle ultime due squadre, i ragazzi della squadra C e della D, furono accompagnati in un’altra stanza caratterizzata dalla presenza di molti schermi, per poter assistere all’esercitazione dei loro compagni. Miyuki si avvicinò ad una delle ringhiere in metallo che separavano la parete con gli schermi dal resto della stanza e vi si sedette sopra per riuscire a guardare meglio e catturare ogni minimo particolare. Poco dopo, alla sua sinistra, Shoto si appoggiò alla ringhiera e nel momento esatto in cui entrò nel suo campo visivo, Miyuki si sentì un po’ in soggezione, soprattutto perché sembrava che Shoto volesse dirle qualcosa ma invece di parlare, si limitava a fare respiri profondi e tamburellare con le dita sul metallo.

“Ehi!” la voce di Kirishima li fece sobbalzare entrambi “Cosa cerchi di fare eh? - si avvicinò – non vorrai mica corrompere il nemico!” si mise a ridere allentando la tensione – Miyuki gliene fu molto grata. Shoto alzò le mani dalla ringhiera “Assolutamente no – lo guardò – volevo solo vedere meglio cosa stavano combinando gli altri” si mise le mani in tasca. Kirishima poggiò la mano destra sulla spalla sinistra di Miyuki “Noi due ti faremo il culo!” le fece un sorriso enorme e lei annuì “Già, non posso negarlo” strinse le spalle.

“Chi farà il culo a chi?!” urlò Denki avvicinandosi ai tre “Perdonami Kirishima ma con me e Bakugou in squadra, Todoroki può solo che vincere!”

“Io non faccio squadra con nessuno!” urlò Bakugou “Siete voi che fate squadra con me! Io ordino e voi mi seguite, solo così vinceremo!” continuò dall’altro lato della stanza.

“Sembra che Bakugou prenda queste cose molto sul serio” asserì Miyuki “Ma è ovvio!” Kirishima fece pugno e pugno “Anche noi dobbiamo prenderla sul serio! In quell’arena non ci sono amici, solo buoni e cattivi! E se Bakugou è il buono e io il cattivo, stai pur certa che non mi tratterrò dal distruggerlo!” si fomentò.

“Kirishima ha ragione! Saremo l’uno contro l’altro proprio come in uno scontro vero! - le puntò l’indice contro – Nessuno sconto!”

“Squadra A siete in posizione?” la voce di Aizawa risuonò nella stanza e tutti si girarono verso lo schermo che in quell’istante mostrò i ragazzi tutti in gruppo sul tetto di un edificio che annuivano e dicevano qualcosa che i ragazzi purtroppo non sentirono “perfetto, squadra B?” domandò poi il professore e subito lo schermo mostrò un’altra zona del Ground beta dove c’erano gli altri.

“Al mio tre inizia l’esercitazione. Avete mezz’ora per sconfiggere i cattivi ma ricordate, se riescono a buttare giù tre su cinque edifici avete perso” metà degli schermi adesso mostravano la squadra A mentre l’altra metà la squadra B “uno… - i ragazzi si ammassarono tutti contro la ringhiera – due… TRE!” ci fu come il suono di una trombetta da stadio e nel giro di pochi secondi, entrambe le squadre si misero in azione.

“Cosa mi sono perso?” domandò Midoriya facendosi spazio e raggiungendo Miyuki, lei non distolse lo sguardo dallo schermo “Assolutamente nulla – lo rassicurò – hanno appena iniziato. Purtroppo non ho idea di dove si trovino, non conosco per niente questa mappa, spero non si rivelerà un problema quando toccherà a noi” strinse la presa delle mani sulla ringhiera. Dato come tutti stavano prendendo sul serio quell’esercitazione, Miyuki non voleva assolutamente essere da meno.

Sapeva benissimo che si trattava di un semplice allenamento ma, allo stesso tempo, da quanto le era parso di comprendere, questo genere di cose servivano soprattutto per fare esperienza sia nello sviluppare strategie in un lasso di tempo limitato, sia per imparare ad agire in ambienti ristretti o comunque delicati come le città, limitando al massimo i disastri dati dalla troppa impetuosità.

Tuttavia, la sua squadra era quella dei cattivi perciò, a dover fare la parte più difficile sarebbe sicuramente stata quella di Bakugou. Erano loro quelli che dovevano limitare i danni e fermarli prima che distruggessero cinque edifici ma, purtroppo, Miyuki sapeva che nel momento esatto in cui il professore avesse dato il via, Bakugou avrebbe completamente ignorato il suo compito e le si sarebbe scagliato addosso. Non ne era certa ovviamente, ma qualcosa dentro le diceva che sarebbe andata esattamente così.

“Andrà benone! - la rassicurò lui – Siamo stati un paio di volte qua dentro, non è difficile sapersi orientare in più, da quanto ho capito, non abbiamo edifici particolari da distruggere, saranno loro – fece un cenno verso il gruppo che si era formato attorno a Bakugou – ad avere problemi. A quanto pare prima dovranno trovarci e poi dovranno riuscire a capire quale edificio stiamo cercando di far saltare in aria” Miyuki lo guardò “Mi sembra un po’ sbilanciata come cosa. Come faranno a trovarci prima che facciamo esplodere qualcosa? E poi, saremo comunque in vantaggio.” Midoriya strinse le spalle “Sarà divertente scoprirlo!” le sorrise. Miyuki corrugò la fronte e tornò a guardare lo schermo. In quel momento, sia a sinistra che a destra si vedeva la stessa porzione di mappa – i ragazzi dovevano essersi incontrati. Man mano che l’esercitazione delle prime due squadre andavano avanti, Miyuki iniziava a farsi un’idea della mappa e di come avrebbe potuto muoversi ed era sicura che anche Shoto stava facendo lo stesso.

Da quando Kirishima si era intromesso rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato tra i due, si era allontanato di qualche passo e aveva tenuto lo sguardo incatenato sugli schermi. Non si era nemmeno unito agli altri della sua squadra quando Bakugou aveva urlato di seguirlo sicuramente per cercare di sviluppare una strategia e assicurarsi che tutti sapessero esattamente cosa fare in modo tale da non stargli tra ai piedi.

Al contrario invece, Miyuki e la sua squadra non avevano ancora proferito parola sul da farsi e man mano che i minuti passavano, l’idea che forse avrebbero dovuto iniziare a studiare un piano cominciò a crescere nella sua testa.

“Ehi – scese dalla ringhiera e si girò verso i suoi compagni – non dovremmo organizzare una strategia anche noi?” domandò indicando con il pollice l’altro gruppo che stava confabulando da almeno dieci minuti.

Gli altri si guardarono “Purtroppo non sapendo come sarà strutturata la cosa è un po’ difficile capire come muoversi. In un certo senso invidio Bakugou che ha sempre le idee chiare” sospirò Kirishima.

Miyuki si strofinò il mento con pollice e indice destro, doveva pensare a qualcosa di utile e in fretta “Partiamo dalle basi, - li guardò – cosa abbiamo nella nostra squadra che possa farci guadagnare vantaggio?”

Jiro si grattò la nuca “Io posso sentire i rumori grazie a questi – indicò i jack che le pendevano dai lobi delle orecchie – così possiamo sapere la loro posizione in ogni momento inoltre, posso propagare il mio battito cardiaco a frequenze molto alte” Miyuki rimase attonita, non aveva mai sentito di quirk del genere “E’ fantastica questa cosa!”

“Midoriya il tuo quirk qual è?” si girò verso l’amico che, come se la lingua gli fosse andata di traverso, aprì la bocca senza però emettere alcun suono “Lancia calci e pugni fortissimi!” rispose Kirishima “L’unico problema è che se esagera si rompe come un legnetto” continuò Jiro. Miyuki guardò perplessa l’amico “In realtà adesso riesco a controllarlo un po’ meglio – si grattò la nuca – l’importante è rimanere concentrato” Miyuki si guardò le mani.

“Rimanere concentrato” ripeté in mente spostando lo sguardo sulla figura di Bakugou e proprio mentre iniziava a ribollirle il quirk dentro, lo distolse. Non doveva perdere il controllo, come Midoriya doveva rimanere concentrata. Bakugou non era un suo nemico, non era qualcuno che stava attentando alla sua vita. Era solo un suo compagno di classe, qualcuno che voleva diventare un Hero migliore di tutti gli altri e il fatto di avere un caratteraccio non voleva assolutamente dire che per lei fosse una minaccia.

Eppure, ogni volta che lo guardava, sentiva che controllarsi sarebbe stata la cosa più difficile per lei.

“...vedi? Produco nastro adesivo da qui” la voce di Sero s’intromise nella sua testa. Per quanto tempo era rimasta imbambolata a guardarsi le mani?

“E io invece, come hai già visto, riesco ad indurire ogni parte del mio corpo, anche se per pochi minuti” si aggiunse Kirishima. Miyuki si schiarì la gola “Mi sembriamo messi abbastanza bene no? In più – riguardò l’altro gruppo – abbiamo un ulteriore vantaggio.”

“Quale?” domandò Jiro curiosa; Miyuki la guardò “Non conoscono i miei punti deboli ma, soprattutto, nessuno conosce i miei punti forti” alzò un sopracciglio. Gli occhi di Kirishima si illuminarono “E’ vero! Nessuno di noi sa nulla sui tuoi quirk mentre, per gli altri, ci conosciamo tutti benissimo!”

“In più Bakugou ignora la maggior parte dei quirk degli altri” asserì tristemente Sero “oltre ad ignorarne i nomi. Io continuo ad essere chiamato faccia piatta” Miyuki si dispiacque per lui.

“Per quanto ne sappiamo, da quanto abbiamo visto in palestra – iniziò a parlottare Midoriya – e soprattutto per quanto ha potuto vedere Bakugou, ciò che abbiamo appreso su di te è che sei decisamente veloce e che riesci a padroneggiare quattro elementi. Tolto questo, rimani comunque in incognita perché nessuno sa come riesci a modellarli e farli agire insieme e sicuramente Bakugou punterà su di te sia per una questione di orgoglio per come lo hai placcato in palestra sia per riuscire a capire quanto più forte di lui potresti essere in modo tale da spingersi oltre e iniziare a superarti proprio come sta facendo con me da qualche mese a questa parte. Dobbiamo considerare anche che nella sua squadra ci sono Shoto e Kaminari e anche se tu riesci a controllare anche i loro elementi non possiamo sottovalutare il fatto che Shoto sia fortissimo con il ghiaccio ma a nostro favore abbiamo anche il fatto che Kaminari dopo un attacco a tutta forza si scarica completamente quindi sicuramente Bakugou lo userà per bloccarci nel momento cruciale poi chi altro c’è ah sì c’è Mina e anche Momo entrambe validissime avversarie anche se Momo deve conoscere la consistenza e la struttura degli oggetti che crea e per crearne alcuni ci mette moltissimo-”

“Midoriya” Miyuki gli posò una mano sulla spalla “cosa stai brontolando?”

“Eh?!” si riprese lui “Ti senti bene?” gli domandò di nuovo lei “Sei stato almeno due minuti a borbottare” gli tolse la mano dalla spalla; Midoriya si guardò intorno: i suoi compagni lo stavano guardando confusi.

“Okay allora, partiamo dall’inizio, come agirebbe un cattivo?” domandò Jiro dopo che Midoriya si fu calmato. Miyuki incrociò le braccia, “Già…” pensò “come agirebbe un cattivo?” o nel suo caso, come avrebbe agito suo padre?

“Considerando come sono partiti gli altri, ossia con la squadra A su un tetto e la squadra B in un vicolo, è da dedurre sicuramente che anche le nostre saranno posizionate così. Direi anche che è ovvio dato che essendo i buoni ed essendo già leggermente in svantaggio, sicuramente stare in alto può solo che aiutarli ad avere un quadro quasi completo della situazione sottostante.” asserì seria “Tuttavia però, non credo che nell’altra squadra ci sia qualcuno in grado di vedere a grandi distanze no?”

Kirishima guardò l’altro gruppo “No, e a parte Bakugou che può in un certo senso volare dandosi la spinta con il suo quirk e Shoto che può costruire rampe e passaggi di ghiaccio, gli altri sono tutti costretti a muoversi a piedi quindi forse lo stare in alto non è proprio una fortuna.”

“Momo però potrebbe creare un binocolo” aggiunse Jiro “anche se non so quanto tempo potrebbe metterci è comunque qualcosa che può aiutarli ad individuarci meglio.”

“Okay allora – Miyuki si abbassò e iniziò a disegnare qualcosa sul pavimento facendo uscire del ghiaccio dalla punta delle sue dita; gli altri si abbassarono con lei – da quanto ho potuto osservare dell’esercitazione dei nostri compagni è molto probabile che partiremo anche noi dalla loro stessa posizione.”

“Come fai a dirlo?” domandò Jiro “Come fai a fare questa cosa?” domandò poi Sero indicando il pavimento.

“Ho imparato a farlo da piccola quando mi annoiavo e non avevo dove disegnare – fece spallucce – e me ne sono accorta perché nell’area da cui sono partiti ci sono delle X su alcuni edifici. Quelli che hanno distrutto i nostri compagni hanno la X di colore verde ma ce ne sono altre di colore arancione. - girò la testa verso Shoto che stava ancora guardando cosa stessero facendo gli altri – Sono sicura che anche lui se ne sia accorto.” tornò a guardare gli altri.

“Tu ci avevi fatto caso?” bisbigliò Kirishima e Sero fece no con la testa. “Quello che dobbiamo fare a questo punto è decidere una strategia... – continuò a disegnare quadrati sul pavimento – Io ne avrei una ma se qualcun altro ha già pensato a qualcosa sono tutta orecchi.”

Nessuno di loro parlò.

“Midoriya?” si girò verso l’amico che con pollice e indice sul mento era tornato a borbottare.

“Nessuno di voi ha pensato a qualcosa?”

“Beh è ovvio che tu sia il Bakugou della nostra squadra – asserì Sero ridendo – penso ci affideremo completamente alla tua!” Miyuki smise di disegnare. Era davvero il Bakugou della sua squadra? La persona che decideva cosa fare e che tutti dovevano seguire? La cosa decisamente non la lusingava.

“Vi chiedo scusa...” la guardarono “non era mia intenzione fare come Bakugou, è che non ho mai fatto qualcosa del genere e dato l’entusiasmo con cui ne ha parlato prima Kirishima stavo puntando alla vittoria. Mi dispiace se vi ho fatto sentire inutili” sospirò.

“Cosa?” Jiro rise “Non è assolutamente così anzi! Non conosci i nostri quirk e prima di pensare ad una strategia li hai voluti sapere così da permettere a tutti di fare la propria parte! Bakugou non avrebbe mai fatto una cosa del genere, voglio dire, il motivo per cui lui avrebbe chiesto quali sono i nostri quirk sarebbe stata solo per capire quale lo avrebbe intralciato e quale no!” rise di nuovo.

“Già! - Sero le fece il pollice in su – Non voleva essere una cosa negativa anzi, abbiamo deciso di lasciar fare a te perché contrariamente a noi hai prestato attenzione e poi sembri una persona ferrata con le strategie! In più – indicò Midoriya – anche se solitamente è lui a fare le strategie, in questo momento non credo nemmeno ci stia ascoltando” fece spallucce.

“Sarà super interessante vedere quale Bakugou vincerà!” asserì poi Kirishima dando una veloce occhiata all’altra squadra. Miyuki li guardò e dopo qualche secondo, l’idea di essere il Bakugou della loro squadra, intesa solo come colui che aveva le idee chiare e li avrebbe portati alla vittoria, non le dispiacque più. Se davvero i suoi compagni la vedevano così e non come qualcuno che voleva prevaricare, allora sarebbe stata il Bakugou migliore che avrebbero mai visto.

“Bene – tracciò una X su un palazzo – che Bakugou contro Bakugou sia.”

Miyuki illustrò la loro strategia per i restanti quindici minuti e quanto scattata la mezz’ora suonò nuovamente la trombetta da stadio, indicando la fine della prima esercitazione, sugli schermi apparve come squadra vincitrice quella dei buoni.

A quanto pare la squadra A aveva usato Hagakure per spiare i suoi compagni e a svantaggiare la squadra B invece era stata la povera Uraraka che nel tentativo di distruggere due palazzi in una volta scaraventandoli uno contro l’altro, aveva decisamente strafatto e aveva risentito parecchio della nausea causata dal suo quirk. Oltre a ciò, Iida non si rivedeva completamente come cattivo e nonostante ci stesse provando con tutte le sue forze dato che, si trattava pur sempre di un compito, non era riuscito a distruggere assolutamente nulla anzi, si era concentrato maggiormente nel cercare di deviare la traiettoria dei pezzi di cemento che volavano per evitare che distruggessero altri edifici.

Quando i ragazzi della squadra A e B furono finalmente nella stessa stanza degli altri, questi vennero chiamati e in gruppo si diressero verso Ground Beta. Entrambe erano sicure di vincere.

Arrivati davanti al cancello il professor Aizawa indicò alle due squadre la direzione da prendere e diede loro dei fogli con sopra le indicazioni da seguire e, come aveva dedotto Miyuki, sarebbero partiti esattamente dallo stesso posto degli altri e avrebbero dovuto distruggere gli edifici marchiati di arancione.

“Wow Miyuki! Avevi ragione!” esclamò Sero mentre Midoriya leggeva le istruzioni “La nostra strategia ci porterà sicuramente alla vittoria!”

“Squadra C siete in posizione?” la voce di Aizawa risuonò per tutto il Ground Beta e dalla loro posizione, i ragazzi della squadra D riuscirono a sentire la risposta di assenso dei loro compagni.

“Non rispondete” asserì prontamente Miyuki “è sicuramente una tattica di Aizawa per vedere se siamo attenti o meno al fatto di essere in battaglia. Se dovessimo urlare come gli altri – indicò verso la direzione dalla quale erano venute le voci – sicuramente ci troverebbero.” si girò verso i suoi compagni “Siamo già in vantaggio.” gli altri annuirono e quando Aizawa domandò loro se fossero pronti, nessuno aprì bocca.

“Ve l’avevo detto di non urlare, IDIOTI!” le urla di Bakugou risuonarono come prima “Adesso loro sapranno dove ci troviamo!”

“Stai urlando tu adesso” rispose Shoto a bassa voce mentre Kaminari, Mina e Mineta cercavano di chiedere scusa.

“Bene, al mio tre...Uno – le due squadre si misero in posizione – due… - Miyuki indicò alcune direzioni a Midoriya e Kirishima – TRE!” partì il suono della trombetta da stadio e secondo le loro strategie, le due squadre partirono.

Conoscendo la direzione dalla quale erano venute le voci dei ragazzi della squadra C, Miyuki, Sero e Jiro vi si diressero mentre Midoriya e Kirishima si allontanavano verso la direzione opposta.

In base alla mappa che aveva dato loro Aizawa e alla posizione delle X che Miyuki aveva visto durante la mezz’ora precedente, ormai aveva ben capito in che direzione muoversi per fare in modo di trovarsi sia vicino ad uno dei cinque edifici sia in prossimità della squadra C in modo tale da farli cadere in trappola.

“Adesso se i miei calcoli non sono stati errati dovremmo essere abbastanza vicini. Sicuramente Bakugou e Shoto si muoveranno dall’alto mentre gli altri dovranno per forza usare le scale trovandosi sul tetto dell’edificio” asserì Miyuki mentre i tre giravano in un vicolo “Sei pronta Jiro?” la ragazza annuì e avvicinandosi ad una parete infilò uno dei due jack “Avevi ragione è questo l’edificio e si stanno muovendo nelle scale.” Sero si strofinò le mani pronto per partire all’azione “Okay quanti ne senti?” domandò Miyuki.

Jiro si concentrò “Solo quattro paia di piedi! E’ come avevamo predetto, Shoto e Bakugou si muoveranno dall’alto!” rise.

“Perfetto! Quando senti che sono vicino alla finestra fai come abbiamo stabilito. - si girò verso l’altro – Sero, tieniti pronto!” qualche secondo dopo, probabilmente quando Jiro sentì che i ragazzi si erano avvicinati ad una delle finestre, da sotto i piedi Miyuki iniziò a sentire delle forti vibrazioni che iniziarono a propagarsi lungo tutta la parete dell’edificio e, come aveva predetto lei, qualcuno venne sbalzato fuori dalla finestra. Prontamente, Sero uscì dal vicolo e lanciando del nastro adesivo dal gomito immobilizzò Mineta facendolo rimanere attaccato alla parete dell’edificio di fronte.

“Meno uno!” esclamò poi rimettendosi a correre dietro le sue due compagne di squadra che stavano scappando verso uno degli edifici da distruggere.

“Non vale così!!!” urlò Mineta che era rimasto paralizzato. Successivamente, dato il trambusto causato da Jiro e Sero, esattamente come aveva pensato Miyuki, l’attenzione di Bakugou e Shoto che erano rimasti sul tetto in attesa di un qualche movimento, si spostò verso il vicolo dal quale stavano scappando “Non crederanno che io sia davvero così stupido!” urlò Bakugou lanciandosi verso di loro con Shoto alle sue spalle “E non seguirmi stronzo a metà!” continuò ad urlare.

“Siamo nella stessa squadra” rispose Shoto scivolando sulla rampa di ghiaccio che aveva creato per poter scivolare giù.

Miyuki si guardò velocemente alle spalle e proprio dietro la testa di Sero vide i due avversari che si avvicinavano. Quando lei e i suoi compagni furono finalmente fuori dal vicolo e in prossimità dell’edificio, Miyuki aspettò che i due avessero raggiunto terra per fermarsi e poggiare una mano sulla parete del palazzo.

“Non sei un granché come cattivo non ti pare” partì Bakugou facendo scoppiettare le punte delle sue dita “avete fatto un po’ di casino.” sorrise maligno; Shoto gli si fermò accanto e nel frattempo, dietro di loro, arrivarono gli altri tre – Mineta era stato abbandonato.

“Non avete nemmeno puntato a quello più forte... – asserì notando che ne mancava uno – Ormai avete perso.” rise.

“Tu dici?” domandò Miyuki tamburellando con le dita sulla parete; Bakugou smise di ridere.

“Io credo invece che siamo ad un passo dalla vittoria” alzò un sopracciglio; Sero e Jiro trattennero una risata.

Bakugou fece saettare lo sguardo tra tutti e tre “Che cosa avete da ridere?!” urlò. Continuò a guardarli con attenzione tutti e tre. Tutti e tre. Tutti. E. Tre. Sgranò gli occhi ma prima che uno di loro potesse fare qualcosa Miyuki alzò la mano destra, Jiro si inginocchiò e contemporaneamente Miyuki lanciò un fulmine verso l’alto e Jiro propagò il suo battito cardiaco facendo perdere l’equilibrio a Kaminari, Mina e Momo.

“Ora!” urlò Miyuki e quasi immediatamente, da due punti lontani e opposti di Ground Beta, due palazzi andarono giù alzando un’enorme nuvola di polvere.

Bastardi!” i tre iniziarono a correre e prima che Bakugou e Shoto potessero raggiungerli, Sero acchiappò Jiro con del nastro adesivo e si lanciò verso un’altra direzione alle spalle di Bakugou che immediatamente fece retromarcia e li inseguì mentre Miyuki, si diede una spinta con il quirk di fuoco e schizzò verso tutt’altra direzione inseguita da Shoto.

Miyuki si guardò velocemente alle spalle e quando si fu sincerata che Sero e Jiro fossero riusciti a scampare alla furia di Bakugou, aumentò la forza della propulsione mentre sul display che aveva davanti agli occhi compariva la temperatura che stavano raggiungendo gli strumenti che portava sulle cosce.

“Perfetto” asserì girando attorno ad un palazzo per mettere ancora più distanza tra lei e Shoto “adesso vediamo se funziona. Ti prego non esplodere” fece un lungo respiro e iniziò a concentrare il suo quirk d’acqua sull’apparecchio che portava sulla coscia destra che, provocandole un po’ di solletico iniziò ad accumulare acqua.

“Sei grande Hatsume!” pensò e dopo aver girato attorno ad un altro edificio rilasciò dai piedi sia fuoco che acqua andando a generare un’enorme nube di vapore che le permise di scendere a terra pur rimanendo nascosta. Continuò a correre per qualche altro isolato e quando fu sicura di aver fatto perdere le sue tracce a Shoto, aprì la porta sul retro di uno degli edifici e vi si nascose.

Rimase appoggiata alla porta per qualche secondo e mentre il display la informava che la temperatura delle sue scarpe e delle sue cosce stava ritornando normale, ne approfittò per riprendere fiato.

“Il piano sta andando alla perfezione e non sono nemmeno passati dieci minuti” pensò mettendosi una mano sul petto – non era mai stata così agitata. “Fino ad ora è andato tutto secondo i piani. Non ero certa che Bakugou avrebbe seguito Sero e non me ma a quanto pare farà proprio come avevo pensato: sconfiggerà loro – o almeno ci proverà – e dopo che Shoto mi avrà stancata, verrà per darmi il colpo finale fregandosene altamente dell’esercitazione” scuoté la testa e facendo il più piano possibile si allontanò dalla porta.

“Se tutto continua ad andare così, da qualche minuto Midoriya e Kirishima butteranno giù un altro edificio e l’esercitazione terminerà con la nostra vittoria” si guardò le mani e proprio mentre stava per chiudere gli occhi una fitta enorme le trapassò contemporaneamente tutte e quattro le cicatrici facendola cadere a terra in ginocchio.

Miyuki mise istintivamente entrambe le mani a terra per evitare di cadere di faccia e sentì come il corpo paralizzarlesi. Non riusciva a muovere la testa e tenendo gli occhi fissi sulle sue mani notò che avevano cominciato a tremare. Il fiato le si fece più corto e ogni muscolo del suo corpo sembrava essere preso da un qualche spasmo che non la faceva rimanere ferma mentre, all’altezza delle sue cicatrici, soprattutto all’altezza di quella sullo stomaco, iniziava a propagarsi un bruciore così forte da toglierle il respiro.

Poco dopo, Miyuki vide avanzare verso di lei un ombra che conosceva bene. Era l’ombra che l’aveva accompagnata per anni, ogni giorno della sua vita.

Shoichi” pensò e i suoi occhi iniziarono a pizzicarle. Non poteva essere, cosa ci faceva lui lì? Come aveva fatto a sapere dove si trovasse?

La figura davanti a lei si abbassò e poggiando i gomiti sulle cosce, avvicinò il suo volto a quello di Miyuki che, immobile, non riusciva nemmeno a muovere la testa.

“Ma guarda che bel vestitino attillato abbiamo qui” asserì l’uomo con tono divertito “che fine hanno fatto le tue tute e le tue felpe eh, Miyuki?” gli occhi di Miyuki si riempirono di lacrime.

“No, no, non piangere – le asciugò le lacrime con un fazzoletto che teneva nel taschino della giacca – so che è da un po’ che non ci vediamo ma, addirittura commuoverti?” rise.

Miyuki alzò lo sguardo dalle sue mani e lo guardò in faccia.

“Oh, non guardarmi così – iniziò a fare avanti e indietro per la stanza – dovrei guardarti io così. Ma guardati, - il suo sguardo allegro mutò in uno sguardo severo – giochi a fare l’Hero e non riesci nemmeno a muoverti.” le diede un calcio sul fianco destro che la fece cadere a terra.

“Forza – la incitò – sono un cattivo no? - le si avvicinò nuovamente – E allora perché non mi stai uccidendo?!” le tirò un altro calcio facendola allontanare di qualche metro e facendola sbattere contro una parete; Miyuki sperò che Shoto non fosse nelle vicinanze.

“Oh, no. - cominciò a fare di no con la testa – Forse pensavi che con la tua piccola esplosioncina tu ci avessi fatto tutti fuori.” rise di nuovo avvicinandolesi “Come se una nullità come te potesse effettivamente concludere qualcosa!” la prese per i capelli e la scaraventò dall’altro lato della stanza. Miyuki cercò di non emettere nessun suono e di rimettersi in piedi ma, purtroppo, il suo corpo continuava a non rispondere.

“Purtroppo per te, mia cara Miyuki, siamo tutti vivi e vegeti e, a dir la verità, anche piuttosto incazzati.” riprese a camminare per la stanza “Oh, non perché tu abbia fatto esplodere casa nostra con tutti quanti noi dentro, certo, se non fossi riuscito a creare un buco nero lasciando fuori te e l’esplosione forse saremmo morti ma, diventare un Hero, questo ci ha fatto molto incazzare.” si passò una mano tra i capelli “Oh e penso sia ovvio che la persona più incazzata di tutti sia proprio Obscurium” la cicatrice sul petto di Miyuki iniziò a bruciarle così forte che le sembrò si stesse riaprendo “quell’uomo ha fatto di tutto per renderti come sei oggi e guarda un po’ come lo hai ripagato. Non mi stupirei se dovesse venire qui e ucciderti in questo istante.”

Miyuki iniziò a respirare velocemente e a guardarsi atterrita attorno; Shoici scoppiò in una risata di gusto “Cos’è, adesso hai paura?” le domandò con tono serio mentre Miyuki manteneva lo sguardo fisso sulla finestra che dava sulla strada di Ground Beta poi, il terrore vero apparve nei suoi occhi quando, in lontananza, vide la figura di Shoto che ancora alle prese con l’esercitazione, la stava cercando.

Shoici si avvicinò verso di lei facendo attenzione a rimanere nell’ombra e seguendo la traiettoria del suo sguardo, vide il ragazzo che stava girando lì vicino “Ma guardati, ti sei fatta degli amici - la prese nuovamente per i capelli per farle vedere meglio il ragazzo che stava fuori – sarebbe un vero peccato se per causa tua dovessero morire tutti.” il cuore di Miyuki quasi le esplose nel petto; Shoici la lanciò di nuovo per terra.

Ti prego, ti prego – urlò nella sua testa – non venire qui, vai via Shoto!

Shoici si allontanò dalla finestra e tornò nell’ombra “Per tua fortuna il motivo per cui sono venuto non è uccidere tutti quelli che conosci e rovinarti la vita – fece un ghigno – non è il mio compito.”

“Sono solo venuto per dirti di stare attenta. Costantemente perché come sono entrato qui, - abbassò il tono di voce – posso entrare ovunque come e quando voglio.” si avvicinò nuovamente a lei e con il suo volto a pochi centimetri da quello di Miyuki, le alzò il mento per riuscire a guardarla ancora negli occhi “Non sarai mai al sicuro. Ne qui, ne a scuola, ne in quella specie di dormitorio dove vi hanno infilato a forza. Saremo sempre alle tue spalle, con il fiato sul tuo collo e quando meno te lo aspetterai – strinse la presa – per te sarà la fine.”

Shoici alzò la mano destra e poggiandogliela sul petto, generò un’enorme onda d’urto che scaraventò Miyuki fuori dalla stanza facendo esplodere la parete contro la quale era appoggiata.

Shoto, che era a qualche metro di distanza, si girò immediatamente verso l’esplosione e prima che Miyuki, priva di sensi, si schiantasse contro il muro del palazzo di fronte, generò un’enorme scia di ghiaccio sulla quale scivolò in fretta per riuscire a prendere la ragazza e portarla in salvo.

Nel momento esatto in cui Shoto con in braccio Miyuki, fu abbastanza lontano e il palazzo cessò di crollare, su tutto Ground Beta risuonò la trombetta da stadio. A quanto pareva, il palazzo che Shoici aveva fatto saltare in aria, era uno di quelli con la X arancione e ciò voleva dire che la squadra D aveva vinto.

Ma a che prezzo?
 

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Author's corner

Ed eccomi qua finalmente! Non sono sparita nè ho abbandonato la storia AHAH è solo che sono in piena sessione e quindi ogni 
vengo risucchiata dallo studio ma, non preoccupatevi che non vi lascerò mai per più di una settimana senza il 
capitolo successivo!
Detto questo, volevo ringraziarvi per aver inserito la mia storia tra le seguite fndjndsoje volevo informarvi che su TikTok (mi trovate come @jinchurems) 
sto iniziando a pubblicare alcune animazioni di parti della fan fiction - per ora sono solo a quella dell'inizio con l'esplosione - e che su Instagram ho aperto, sempre con lo stesso nick, un profilo dove pubblicherò i miei disegni in digitale e dove potrete trovare anche quello di Miyuki con il suo primo costume da Hero!
Purtroppo non ricordo come si inserissero le foto qui su Efp perciò non so come mettervela per farvela vedere senza andare a finire su Ig sigh.
Oddio mi sono presa due chilometri, altro che angolo, è diventato il palazzo dell'autore!

Se sei arrivato/a fino a qui spero che il capitolo ti sia piaciuto! Se vuoi lascia un pensiero e spero tu rimanga fino alla fine!
Baci, Ems xx

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto - Mezze verità. ***


MEZZE VERITA'


Tre settimane prima.

Un’enorme boato fece tremare i vetri di tutte le finestre del piano terra catturando l’attenzione di chiunque vi si trovasse e spingendo tutti ad uscire dalle loro stanze per capire cosa stesse succedendo mentre Shoici, con passo svelto, si dirigeva verso l’origine di quel frastuono.

“Ehi – Shoici si voltò di scatto – dove stai andando così di fretta? Che sta succedendo?” domandò un ragazzo sulla ventina con aria preoccupata.

“Niente di particolare, Kenzo, - si rigirò – questioni familiari.” asserì poi riprendendo a camminare. Kenzo corrugò la fronte “Che vuol dire?” accelerò il passo per potergli stare dietro.

“Obscurium mi ha chiesto di chiamare Miyuki, non era affatto contento del suo comportamento di oggi.”

Kenzo rallentò di poco il passo “E’ perché ha risparmiato la vita a Takao?” Soichi annuì e poco dopo i vetri tremarono di nuovo.

“Non ci starà andando giù pesante questa volta?” domandò Kenzo forse un po’ troppo preoccupato; Shoici lo guardò con la coda dell’occhio “I metodi di Obscurium sono sempre quelli adatti.” Kenzo non dissentì e non proferì parola per tutto il resto del tragitto.

Dopo qualche minuto, quando i due furono finalmente in prossimità della grande sala di Obscurium, quello che gli si presentò davanti non era certo ciò che avevano pensato stesse accadendo. Non era Obscurium a causare tutto quel baccano ma bensì Miyuki.

“Cosa sta succedendo qui...” quasi bisbigliò Kenzo mentre, davanti ai suoi occhi, Obscurium si stava lasciando colpire ripetutamente da quella che poteva sembrare Miyuki ma che, in realtà, era completamente un’altra persona.

“Signore!” esclamò Shoici pronto ad intervenire quando Miyuki lo scaraventò sul pavimento facendoglielo perforare ma, Obscurium, con un movimento della mano sinistra gli ordinò di non muoversi.

“Ha intenzione di farsi uccidere?!” domandò Kenzo tra il sorpreso e il preoccupato; Shoici non rispose. Era lì, immobile alla sua destra, con i pugni stretti e gli occhi fissi su Obscurium pronto ad intervenire al suo minimo gesto.

“Shoici!” l’altro lo fulminò con lo sguardo “Obscurium mi ha ordinato di non fare niente! Adesso fai silenzio – tornò con lo sguardo su Miyuki – per il momento non sembra essersi accorta di noi ma se dovessimo farci scoprire, Obscurium non sarà l’unico ad essere messo al tappeto!”

“Perché non vuole che interveniamo?!” si spazientì Kenzo; Shoici digrignò i denti “Non ne ho idea! Sembra stia aspettando qualcosa...” l’altro sembrò più confuso di prima ma, come al solito, Shoici ci aveva visto giusto. Qualche istante dopo infatti, una voce che non somigliava per niente a quella di Miyuki, risuonò in tutta la stanza mentre dalla punta dei suoi piedi, iniziava a propagarlesi per tutto il corpo una strana luce.

I due rimasero impietriti con gli occhi fissi sull’uomo che, a terra, sembrava ormai perdendo i sensi e quando Miyuki urlò “Voglio essere un Hero”, prima che il suo quirk desse vita ad un’enorme esplosione, Shoici riuscì a percepire un debole movimento della mano di Obscurium e sforzandosi come mai prima, creò un enorme buco nero che risucchiò tutti tranne lei.

Un paio di secondi dopo, la luce che proveniente da Miyuki li stava abbagliando sparì e attorno a loro il silenzio tornò a farla da padrone.

“Cos’è successo?” domandò Kenzo che tutto d’un tratto si sentì completamente svuotato di tutte le energie; Shoici si appoggiò di schiena contro la parete accanto a lui e iniziò a respirare affannosamente “Ci ho portati da un’altra parte – rispose poi cercando di rimettersi in piedi – Miyuki ci avrebbe fatto saltare tutti in aria” si guardò intorno per assicurarsi di aver portato via proprio tutto.

Kenzo si sedette a terra “Quindi sarebbe questo il tuo quirk?” Shoici lo guardò “Già, riesco a creare buchi neri ma credo di aver esagerato questa volta” si mise una mano sul petto e guardò verso quella che era la sala di Obscurium: per fortuna era riuscito a portare lui via ma, di quella stanza, ormai rimaneva solo il pavimento.

“Sarà ancora vivo?” chiese Kenzo; Shoici deglutì e con le poche forze rimaste barcollò verso il corpo di Obscurium. Quando gli fu vicino, lentamente si abbassò e gli si inginocchiò accanto per poi poggiargli una mano sul petto “Respira ma è debole. - si girò verso Kenzo – Dobbiamo portarlo subito da Yusuke.”

Per i due giorni successivi, all’interno dello stabile ci furono discussioni su discussioni. Chiunque era rimasto spiazzato da quello che Shoici e Kenzo avevano raccontato e tra loro, c’era chi li accusava di non essere intervenuti in tempo e chi, invece, non vedeva l’ora che Miyuki facesse la cosa sbagliata per poterla andare a cercare e fargliela pagare perché, a quanto pareva, adesso non era più la cocca intoccabile di papà.

Tuttavia però, Shoici e Kenzo placarono prontamente qualsiasi tipo di organizzazione in quanto, a scegliere cosa ne sarebbe stato del destino di Miyuki, sarebbe stato solo Obscurium e per quanto la possibilità che lui decidesse non farle assolutamente niente non li allietava, se queste fossero state le disposizioni, allora non avrebbero potuto comportarsi diversamente.

Quando finalmente, quattro giorni dopo, Obscurium si risvegliò, fece chiamare i suoi collaboratori più fidati e nel giro di qualche ora, Shoici, Kenzo e altre tre persone, si ritrovarono nella sua stanza privata, pronti a seguire qualsiasi cosa lui avesse detto loro.

“Signore, siamo felici di rivederla” asserì sollevato uno di loro; Obscurium, che da quando aveva aperto gli occhi aveva mantenuto sempre la stessa espressione truce, lo guardò dritto negli occhi “Pensavi davvero che sarebbe stato così facile mettermi fuori gioco, Toshio?” il ragazzo si paralizzò e prima che potesse dire qualcos’altro, Shoici intervenne “Signore, - Obscurium portò lo sguardo su di lui – cos’è successo?”

Obscurium contrasse la mandibola “E’ successo esattamente quello che volevo succedesse.” i cinque difronte a lui rimasero perplessi “Cosa intende, Signore?” domandò Kenzo.

“Esattamente quello che ho detto.” rispose lui scostando le coperte che lo coprivano e alzandosi dal letto. “Vedete – continuò prendendo la vestaglia appesa su un appendiabiti accanto al letto – da qualche tempo stavo sorvegliando Miyuki più del solito. Più volte mi era stato riferito che in combattimento, qualche volta, esitava ed ero intenzionato a capire perché...” si girò verso i ragazzi che erano rimasti tutti immobili. “Seguiva sempre lo stesso schema, su dieci, decideva di risparmiarne uno. Così, per anni. - si avvicinò ad un tavolino pieno di bottiglie di alcolici e ne stappò una – Ho iniziato a domandarmi perché. Perché ne risparmiava sempre uno e perché proprio quell’uno?” si versò un po’ di bevanda in un bicchiere e vi aggiunse tre cubetti di ghiaccio “Così ho continuato ad indagare e sono riuscito a scoprire che tutti, - guardò di nuovo i ragazzi – tutti quelli che aveva risparmiato erano ragazzi che sognavano di diventare Hero. Ovviamente io questo non potevo saperlo quando li facevo portare qui ma, una volta appreso questo, ho deciso di dar via al mio piano.” si sedette su una delle poltrone presenti in quella stanza.

“Ho lasciato correre per mesi e dalle informazioni di Shoici, continuavo ad avere solo conferme. Ogni tanto ne risparmiava uno su trenta, a volte nessuno e altre uno su sessanta, mascherando il tutto con un: ero stanca o, oggi non ero nel pieno delle mie forze. - bevve un sorso – Purtroppo per lei, io sapevo. Ultimamente però, Miyuki aveva smesso di risparmiare i suoi avversari e stavo quasi per abbandonare ogni sospetto finché, - guardò Kenzo – tu non hai portato qui Takao.” Kenzo deglutì e una goccia di sudore gli scivolò lungo la fronte.

“All’inizio pensavo fosse un ragazzo come tutti gli altri, uno semplicemente sacrificabile ma poi un giorno, mentre Isoshi e Gaho lo stavano interrogando, è venuto fuori che – rise – quando fosse uscito da qui, sarebbe diventato un Hero e ce l’avrebbe fatta pagare.” bevve un altro sorso.

“Casualmente quest’informazione è arrivata alle orecchie di Miyuki e da come avrebbe agito con lui, avrei tirato le mie conclusioni. - appoggiò il bicchiere sul bracciolo della poltrona – Ho atteso con ansia la fine del loro combattimento e quando Shoici mi ha riferito di come Miyuki si fosse trattenuta, ho capito esattamente cosa avrei dovuto fare.”

 

“Mi perdoni signore – lo interruppe Kenzo – non credo di aver capito.” Obscurium si alzò dalla poltrona e prese a camminare per la stanza “Vedete, a quanto pare il sogno di Miyuki è quello di diventare un Hero, - sorrise – e chi sono io per impedirglielo?” i ragazzi si guardarono confusi “Vuole lasciarla andare?!” domandò Shoici sconvolto.

Obscurium lo guardò “Esattamente.” rispose calmo “Voglio che scappi, che venga soccorsa da qualche Hero e che ce la metta tutta per diventarlo. - i ragazzi cominciarono a pensare che la botta presa gli avesse causato qualche danno – Voglio che entri alla Yuei, che si faccia degli amici e che realizzi il suo sogno. – smise di sorridere e strinse il pugno destro – Voglio che passo dopo passo lei si senta sempre più libera, sempre più vicina al suo sogno così, quando arriverò per distruggerlo, sarà ancora più devastante.”

Durante quell’incontro, Obscurium diede ai suoi sottoposti ordini ben precisi: dovevano seguire ogni singola mossa di Miyuki e un giorno, avrebbero dovuto metterla al corrente di ciò in modo che lei non potesse più sentirsi al sicuro, ovunque si trovasse in più, Obscurium prese nota di tutto ciò che i giornalisti avevano riportato sull’accaduto e quando scoprì che a creare la finta storia della povera ragazzina indifesa che scappava dai suoi rapitori, fosse stata inventata da All Might ed Aizawa ne fu molto contento poiché significava che Miyuki era davvero entrata in contatto con degli Hero.

Per le due settimane successive, i suoi sottoposti s’infiltrarono sia nell’ospedale in cui era tenuta sia nel condominio in cui Aizawa ed All Might l’avevano fatta trasferire per poter stare più al sicuro. Non era sicuro che Miyuki avesse raccontato loro la verità ma era sicuro che prima o poi sarebbe venuto fuori.

“Obscurium, Signore, ci sono delle novità” asserì Kenzo entrando nella nuova grande sala di Obscurium; l’uomo alzò la testa dalla scrivania e lo guardò compiaciuto “Sentiamo” lo incitò.

“Mentre mi trovavo nello specchio del bagno dell’appartamento di Miyuki, l’ho sentita parlare con Ereaser Head – sul volto di Obscurium si dipinse un sorriso – a quanto pare sanno del vostro legame di parentela e pare anche che lui ed All Might stiano cercando di convincere il preside della Yuei ad ammetterla tra i giovani aspiranti Hero.” Obscurium si alzò dalla scrivania e si diresse verso la finestra che si trovava alla sua destra “Sta andando tutto esattamente come pensavo. Facciamole assaporare ancora un po’ di libertà.” asserì e Kenzo lasciò la stanza.

Qualche giorno dopo, Kenzo riferì che Miyuki era stata ammessa nella scuola e trasferita in uno dei dormitori della Yuei, che da lì in poi avrebbe vissuto con i suoi nuovi compagni di classe e che nella sua stanza c’era uno specchio che, purtroppo, Miyuki aveva poggiato a terra con la parte riflettente verso il muro ma ciò non sembrò minimamente turbare Obscurium, anzi, la notizia che Miyuki sarebbe andata a vivere con ragazzi della sua età e che avrebbe stretto sicuramente qualche amicizia, era solo musica per le sue orecchie. Ogni amico in più che si faceva avrebbe rappresentato un punto debole in più per Miyuki.

L’avrebbe tormentata psicologicamente facendola vivere sia nel terrore che qualcuno potesse scoprire la verità su di lei, sia nel terrore che tutti quelli a cui si fosse affezionata avrebbero rischiato la morte a causa sua. L’avrebbe spinta sull’orlo della disperazione mettendola davanti ad una scelta che, in realtà, non era una scelta per niente: o con lui o con la certezza che tutti i suoi affetti sarebbero morti finché lei non avesse deciso di tornare a casa, così facendo, Obscurium avrebbe fatto leva sui suoi sentimenti facendola tornare ad essere quella che doveva essere: colei che avrebbe distrutto All Might e il fatto che lui l’avesse messa sotto la sua ala protettrice, era solo la ciliegina sulla torta.

“Signore! - Kenzo irruppe nella sua stanza – Ho ulteriori notizie!” Obscurium lo guardò “Sono riuscito ad entrare negli specchi dello spogliatoio e a quanto pare oggi la classe di Miyuki terrà un’esercitazione in campo. Giocheranno a fare gli Hero contro i Villain in uno dei campi di addestramento della Yuei.” asserì quasi senza prender fiato.

Obscurium incrociò le dita delle mani e sorrise compiaciuto “Bene, chiamami Shoici.”


 

“Si riprenderà secondo voi?” chiese Uraraka entrando in infermeria; Kirishima si girò di scatto sulla sedia “Certo che si riprenderà!” esclamò facendola sobbalzare, Bakugou gli tirò un pugno in testa “Che cazzo urli?!” lo richiamò poi.

Uraraka entrò seguita da Iida “Gli altri sono tornati a casa per preparare la cena così che se dovesse svegliarsi in tempo potrà rimettersi in forze” si avvicinò al lettino “certo che è stata un’esplosione gigantesca. Per una manciata di minuti non abbiamo più visto niente in almeno sei schermi.” concluse seria.

“Anche noi ci siamo spaventati” ammise Jiro guardando Sero “ stavamo per seminare Bakugou ma il rimbombo dell’esplosione ci ha pietrificati sul posto. E’ stata molto diversa da quelle di Kirishima e Midoriya...” guardò i due “c’è stato come un fischio assordante prima, non so bene come spiegarlo. Fortuna che Shoto era lì” guardò il ragazzo seduto dal lato opposto del letto che teneva gli occhi fissi su Miyuki.

“Già, non ci fosse stato lui probabilmente sarebbe finita schiacciata contro l’edificio difronte” asserì Kirishima; Shoto lo guardò. Kirishima aveva ragione, quell’esplosione era stata così devastante che se solo fosse stato qualche metro più lontano non avrebbe potuto fare niente per lei eppure, ancora non riusciva a spiegarsi come fosse stato possibile. Era davvero questa la potenza del quirk di Miyuki? Intendeva davvero questo quando l’altra mattina gli aveva detto di non essere sempre in grado di controllare il suo quirk? Cosa sarebbe successo allora a Bakugou se in palestra non si fosse controllata? Lo guardò.

“Che cazzo vuoi?” domandò l’altro infastidito; Shoto distolse lo sguardo “Niente, scusa” rispose poi tornando a guardare la ragazza. Bakugou alzò un sopracciglio “Tz – Shoto lo guardò di nuovo – se fossi andato io dietro di lei sicuramente avremo evitato tutte queste rotture. Ci hai messo troppo a prenderla.”

“In realtà il piano era proprio quello di farvi perdere tempo per fare in modo che Midoriya e Kirishima potessero abbattere altri due palazzi contemporaneamente” rispose Sero.

“Già! - asserì Kirishima – Per questo sono rimasto stranito quando la trombetta ha suonato. Ero prontissimo a distruggerne un altro e ha suonato proprio prima che potessi colpire la parete!” si lagnò.

Le voci dei suoi compagni continuavano a riempirle il cervello e di ciò, Miyuki ne fu molto grata. Da quando aveva ripreso conoscenza, almeno una mezz’ora prima, il suo cervello non aveva fatto altro che continuare a pensare alle parole di Shoici e a mostrarglielo davanti con quel ghigno in più, continuavano a fischiarle le orecchie a causa dell’esplosione e tutto ciò la stava facendo impazzire. Per questo, quando i suoi compagni l’avevano raggiunta e avevano iniziato a parlottare ne fu particolarmente entusiasta. L’unica cosa che continuava a metterla a disagio però era lo sguardo di qualcuno, Shoto probabilmente, che alla sua destra continuava a guardarla con insistenza.

“Cosa ci fate ancora qui?!” esclamò Recovery Girl entrando nella stanza “Via, via, Miyuki ha bisogno di riposo e riesco a sentire le vostre voci dalla fine del corridoio!” iniziò a tirare via le sedie per farli alzare.

“Non possiamo rimanere ancora un po’?” domandò tristemente Kaminari “No, siete fin troppi!” rispose severa mettendosi entrami i pugni sui fianchi. Sconsolati, i ragazzi iniziarono a recuperare le loro cose e in un certo senso, Miyuki fu grata anche di quello – si stava stancando di tenere gli occhi chiusi.

“E tu che fai ancora qui?” domandò Recovery Girl e Miyuki tese le orecchie per capire chi, fra tutti, fosse rimasto ancora lì.

“Mi chiedevo se potessi rimanere ancora un po’. - era Shoto – Sono stato io a salvarla diciamo e, vorrei accertarmi che stia bene...” Recovery Girl sbuffò e roteando gli occhi si avviò verso la porta “E sia, ma che rimanga solo tu. Non voglio più sentire tutte quelle voci! E’ pur sempre un’infermeria questa, non un bar per fare quattro chiacchiere!”

Quando finalmente anche Recovery Girl se ne fu andata, Miyuki sentì la porta chiudersi e successivamente i passi di Shoto che tornavano verso il letto. Una volta seduto, Miyuki sentì di nuovo il suo sguardo puntato addosso.

“Puoi aprire gli occhi adesso – il cuore di Miyuki iniziò a battere più velocemente – ho capito che eri sveglia almeno mezz’ora fa” asserì. Miyuki fece un respiro profondo e lentamente aprì gli occhi.

“Come?” domandò poi guardandolo; Shoto si appoggiò con la schiena sullo schienale della sedia e incrociò le braccia “Una persona normale, quando dorme, non assume quella posizione pietrificata. In più, ho visto le tue palpebre aprirsi leggermente e richiudersi almeno sei volte.” alzò le spalle “E’ probabile che se ne sia accorto anche Bakugou.”

“Allora era tuo lo sguardo che mi stava perforando la testa” asserì e Shoto abbassò lo sguardo imbarazzato. “Grazie per avermi coperto comunque – la riguardò – non che le attenzioni degli altri mi dispiacessero ma-”

“Avevi bisogno di silenzio” la interruppe. In realtà il silenzio era l’ultima cosa che avrebbe voluto ma, l’idea che potessero essere tutti lì al suo risveglio, pronti a farle domande su cosa potesse essere successo, la metteva in agitazione poiché sotto così tanta pressione non sarebbe stata in grado di inventare niente di abbastanza convincente.

“Esattamente.” mentì stringendo le spalle. Shoto si posò entrambe le mani sulle ginocchia e iniziò a tamburellare con le punte dei piedi sul pavimento “Chiedi pure” lo incoraggiò lei - ormai aveva capito che quando Shoto stava in silenzio e tamburellava o con le dita delle mani o con i piedi, significava che avrebbe voluto dirle o chiederle qualcosa ma non aveva il coraggio di farlo.

Todoroki smise di tamburellare e la guardò dritto negli occhi “Com’è successo?” Miyuki sostenne lo sguardo, sapeva che sarebbe stata quella la domanda e pensava che rispondere ad una sola persona alla volta sarebbe stato meno complicato, tuttavia, Shoto aveva uno sguardo capace di inibire chiunque e ciò non l’aiutava di certo nel tentativo di inventare una risposta plausibile.

“Hai perso il controllo, vero?” continuò lui notando il suo silenzio. Miyuki corrugò la fronte “Scusa?” gli domandò poi.

“L’altra mattina mi hai detto che non sempre riesci a controllare il tuo quirk, è questo quello che è successo?” non capiva dove volesse arrivare. Era semplice preoccupazione o Shoto aveva visto qualcosa? L’agitazione iniziò a crescere dentro di lei.

“Te lo chiedo perché, non credo di aver mai assistito ad un’esplosione così grande così da vicino e, una volta sparita la nube di polvere, ho ripensato all’esplosione di tre settimane fa. Avevi perso il controllo anche allora vero?”

Miyuki abbassò lo sguardo “Non devi sentirti giudicata, non è mia intenzione farlo – tornò a guardarlo – è che, penso che il tuo corpo non sia compatibile con il tuo quirk. - il cuore di Miyuki tornò a battere normalmente – E’ un po’ come per Midoriya, ha un enorme potere dentro di sé ma, quando va oltre, sembra che il suo corpo lo rigetti completamente.” si guardò le mani “Quando ho sentito l’esplosione ho pensato ad nuovo attacco da parte della lega dei Villain ma, quando ti ho vista sbalzata fuori dalla finestra, non ho visto nessuno lì con te – Miyuki si rilassò completamente – e sono rimasto sconvolto.” alzò di nuovo lo sguardo su di lei “Non avevo mai visto una potenza simile, ha persino mandato in corto gli strumenti di Hatsume infatti sono stati riportati nel suo laboratorio-” Miyuki sgranò gli occhi. Se i suoi strumenti erano stati riportati da Hatsume, allora voleva dire che non stava nemmeno più indossando il suo costume. Spostò immediatamente lo sguardo sulle sue braccia e sul suo busto e si sentì immediatamente più sollevata, notando che al posto del costume, c’era un pigiama a maniche lunghe che la copriva quasi completamente, oltre ad una serie di bende.

“-tuttavia, - Miyuki riportò l’attenzione su di lui – sono curioso di sapere da cosa deriva il tuo quirk-”

“E’ il frutto dell’unione dei quirk dei miei genitori” lo interruppe; Shoto la guardò curioso “ Mio padre riusciva a controllare il fuoco, l’acqua e il vento mentre mia madre, lei sapeva controllare il fulmine. Ecco perché il mio quirk mi permette di controllare quattro elementi...” fece un respiro profondo “Tuttavia, nonostante possa sembrare in grado di controllarli alla perfezione, molto più spesso di quanto pensi, mi capita di non riuscire a gestirli e finisco per creare situazioni del genere” mentì nuovamente. Era completamente in grado di gestire tutti e quattro i suoi elementi insieme ma, decise che una mezza verità sarebbe stata più convincente nel cavalcare l’idea che Shoto si era fatto sull’accaduto.

“Oggi devo essermi eccitata più del dovuto – si grattò la nuca imbarazzata – non avevo mai partecipato a niente di simile e, l’idea di far perdere Bakugou credo mi abbia dato un po’ alla testa.” strinse le spalle “Quando ti ho seminato, mi sono nascosta in quell’edificio che ho scoperto solo qualche minuto fa essere uno di quelli con la x arancione sopra, e ho cercato di controllare il mio quirk ma devo essermi fatta prendere così tanto dalla cosa da mandare in corto i sensori e fare esplodere tutto. - lo guardò – Ho proprio perso il controllo.” Shoto sembrò convinto.

“Beh per fortuna non ti sei fatta nulla” asserì lui, “A quanto pare lo devo a te” rispose lei e Shoto accennò un sorriso con l’angolo destro della bocca “ti ringrazio” lo ringraziò poi.

Passarono un paio di giorni dall’esercitazione e finalmente, dopo essersi ristabilita del tutto, Miyuki poté lasciare l’infermeria e tornare al dormitorio. Per sua fortuna, o sfortuna, Midoriya le aveva portato i compiti che avevano assegnato in quei due giorni di assenza e, alternandosi per non far adirare Recovery Girl, almeno una volta al giorno, tutti i suoi compagni di classe la erano andati a trovare per sincerarsi che stesse bene ed era stato proprio l’ultimo gruppo, con Kirishima, Denki e Sero, a riaccompagnarla a casa quel Venerdì sera.

“Vi ringrazio ragazzi ma non c’era davvero bisogno che mi deste una mano, non avevo poi così tante cose con me in infermeria” li ringraziò mentre lasciavano sulla sua scrivania i quaderni e la valigetta con il suo costume – quando Jiro, Momo e Mina l’erano andata a trovare, le avevano portato il cambio oltre che la borsetta con tutto l’occorrente per l’igiene.

“Scherzi? Non c’è cosa più mascolina dell’aiutare una giovane donzella bisognosa di aiuto!” esclamò Kirishima sorridendole “Già e poi, io mi sentivo un po’ in colpa. Se fossi stato più veloce nel portare Bakugou al punto stabilito, non saresti rimasta nascosta in quel palazzo e non ti sarebbe successo nulla...” asserì tristemente Sero. Miyuki lo guardò “Non devi – lo rassicurò – ti assicuro che non mi sono fatta assolutamente niente. In più, non è mica colpa tua se ancora non sono in grado di controllare bene il mio quirk.” un’altra mezza verità.

“Sono sicuro che quando ci riuscirai sarai fortissima!” esclamò Denki “E poi, non dimenticarti che mi hai promesso di aiutarmi a controllare il mio!” Miyuki lo guardò divertita “Per tua fortuna il fulmine è quello che riesco a controllare meglio!” il ragazzo le sorrise.

Pochi minuti dopo, dopo aver rassicurato Sero per l’ennesima volta, i tre uscirono lasciandola da sola e Miyuki, finalmente, abbandonò l’espressione serena e tranquilla e tornare a quella pensierosa che, in quei due giorni l’aveva lasciata solo quando i suoi amici le avevano fatto visita.

Ogni volta che rimaneva da sola, il pensiero a quello che era successo durante l’esercitazione tornava a farsi vivo nella sua testa. L’idea che Shoici si trovasse a pochi passi da Shoto non le aveva fatto chiudere gli occhi entrambe le notti e nonostante lui non fosse proprio un suo caro amico, il solo pensiero che qualcuno potesse fargli del male a causa sua la tormentava.

Non riusciva a credere di essere stata così stupida da pensare che una volta lasciata casa sua, nella mera ipotesi che tutti gli altri fossero scappati - ipotesi che ormai aveva appurato fosse vera - nessuno l’avrebbe trovata. Come aveva potuto anche per un secondo pensare che non l’avrebbero raggiunta ovunque si trovasse?

Per di più, la sua sfortuna era che come quasi nessuno conoscesse il suo quirk, lei non conosceva il quirk di nessuno dei collaboratori di suo padre a parte quello di Shoici, e anche quella era da considerarsi una rarità in quanto lo aveva scoperto per puro caso. A casa sua infatti, vigeva la regola di segretezza per quanto riguardava i quirk: nessuno doveva mai rivelare il proprio agli altri, sia per una questione di mistero sia per evitare possibili tradimenti all’interno delle mura con consecutiva dispersione delle informazioni.

Con la testa che le scoppiava e le orecchie che continuavano a fischiarle da due giorni, Miyuki si cambiò i vestiti e si buttò a letto e, come aveva temuto in ospedale, adesso non si sentiva più così sicura dentro quelle mura. Si era lasciata troppo andare, aveva completamente ignorato per quei pochi giorni, tutte le preoccupazioni e le ansie che l’avevano assalita il giorno in cui aveva incontrato il preside e, come ricompensa, aveva guadagnato una serie di calci e pugni conditi dalla minaccia di non poter essere mai davvero al sicuro da nessuna parte.

Non poteva permettere che una cosa del genere accadesse di nuovo, doveva fare qualcosa e subito ma, dato che in quei due giorni Recovery Girl le aveva impedito di andare dal professor Aizawa e i suoi compagni arrivavano sempre quando stava per comunicargli l’accaduto, l’indomani mattina presto sarebbe corsa nell’ufficio del professore sperando che durante quelle poche ore che la separavano dall’alba non succedesse nulla.

Miyuki rimase quindi distesa sul letto in attesa dello scorrere del tempo e, quando verso le undici di sera, finalmente le orecchie iniziarono a smettere di fischiarle, un rumore secco di bussare sulla sua porta la fece sobbalzare.

Con il cuore che ormai le stava arrivando in gola, Miyuki si alzò dal letto e si diresse alla porta; prima di aprire però, fece qualche respiro profondo e cercò di far smettere di tremare dall’agitazione le sue mani.

“Posso aiutarti?” domandò con il tono più sereno del mondo quando, una volta aperta la porta, le si presentò davanti Bakugou con una mano poggiata sullo stipite della porta e una nascosta dietro la schiena.

Miyuki posò lo sguardo sulla mano nascosta “Cos’hai lì? L’esplosione che non sei riuscito a scaraventarmi addosso durante l’esercitazione?” chiese poi poggiando la testa contro lo spigolo della porta. Bakugo infastidito alzò un sopracciglio e sbuffando tirò da dietro la schiena un piatto con sopra un’omelette; Miyuki lo guardò confusa “Sono le undici, non sei scesa a cenare e ho pensato avessi fame” asserì con tono piatto.

Miyuki rimase attonita, non riusciva a capire se stesse scherzando o meno “Mi fai entrare?!” domandò spazientito lui e, ancora particolarmente confusa dalla cosa, Miyuki si scostò permettendogli di entrare per poi chiudersi la porta alle spalle.

Bakugou posò il piatto con le bacchette sulla sua scrivania e si andò a sedere sul letto mentre Miyuki, totalmente colta alla sprovvista si metteva a sedere “Non sarà mica avvelenata vero?” chiese indicando l’omelette con l’indice.

Bakugou roteò gli occhi “Avendola cucinata quello stronzo a metà potrebbe anche essere ma l’ho mangiata anche io e come vedi...” si indicò con entrambe le mani.

“Beh sei venuto a portarmi la cena perché preoccupato che io non avessi mangiato, qualcosa deve avercela messa di sicuro” Bakugou corrugò la fronte “Qua nessuno si è preoccupato di nessuno, sia chiaro.” asserì poi mentre Miyuki iniziava a mangiare.

Man mano che Miyuki cenava, nella sua stanza l’aria si faceva sempre più pesante, come se una forte tensione si accrescesse man mano che Bakugou passava il tempo là dentro oltre al fatto che, da quando l’aveva visto davanti la sua porta, il suo quirk di fuoco aveva iniziato a ribollire – ancora non era riuscita a capire il perché.

“Sei qui per assicurarti che io mangi o…?” gli domandò poi infastidita dal fatto che, come Shoto, la stesse fissando insistentemente.

“Sono qui perché voglio sapere cos’è successo.” rispose lui serio. Miyuki sgranò leggermente gli occhi e posò le bacchette sul piatto. Non le piaceva quel tono, non era come quello di Shoto di qualche giorno fa. Era il tono di qualcuno che non ci stava vedendo chiaro e che avrebbe fatto di tutto pur di giungere alla risposta corretta.

Fece un respiro profondo e si girò sulla sedia per guardarlo e, mettendo insieme tutte le sue doti recitative rispose “Ho semplicemente perso il controllo” stringendo le spalle ma, esattamente come si aspettava, l’espressione seria di Bakugou non cambiò di una virgola.

Bakugou la guardò dritto negli occhi e Miyuki sentì un fremito lungo tutta la colonna vertebrale “So che questo è quello che hai detto allo stronzo a metà e a tutti gli altri idioti – si alzò e mettendosi le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni, si avvicinò a Miyuki e si abbassò per riuscire a guardarla ancora più negli occhi, come se volesse percepire anche la più piccola esitazione – ma io voglio sapere la verità.”

Miyuki rimase immobile mentre lo sguardo di Bakugou le perforava le iridi e raggiungeva il cervello per poi iniziare a scavare sempre più in cerca della risposta corretta.

“Non so cosa tu stia cercando da me ma è questa la risposta, ho perso il controllo.” ribatté. Bakugou inclinò la testa verso sinistra “Sappiamo entrambi che questa è una stronzata.”

“E perché mai, di grazia?” gli domandò girandosi nuovamente sulla sedia e tornando a mangiare – non riusciva assolutamente a sopportare il suo sguardo addosso, sentiva il fuoco lacerarle la pelle.

“Semplice – asserì lui iniziando a camminare per la sua stanza – perché una persona in grado di fare quello che hai fatto tu con me in palestra, non è una persona che non è in grado di controllare il suo quirk.” Miyuki fissò il piatto “Soprattutto perché, se così fosse, il professor Aizawa non ti avrebbe lasciato assolutamente fare ciò che hai fatto.” Miyuki lo guardò.

Bakugou s’incamminò verso la porta “Il motivo per cui sono venuto qui sta sera è perché – si girò verso di lei – non credo che tu abbia perso il controllo ma, se è questo ciò che vuoi che si pensi...” e senza continuare la frase uscì dalla stanza chiudendo la porta.

Miyuki passò tutta la notte in bianco in quanto, oltre al fatto di aver mangiato un’omelette alle undici e a tutte le preoccupazioni che le si erano accumulate in testa, si era aggiunto anche Bakugou che con fare psicopatico si era messo a fare lo Sherlock Holmes della situazione.

Come aveva pianificato la sera prima comunque, prima che Bakugou si presentasse alla sua porta, si alzò dal letto prima che il sole iniziasse a sorgere e uscì dalla sua stanza senza fare rumore. Sempre con passo felpato poi, scese le scale tenendo le scarpe in mano e una volta al piano di sotto, aprì la porta d’ingresso e indossate le scarpe si avviò verso quello che a quanto le aveva detto Recovery Girl era l’edificio in cui viveva il professor Aizawa.

Nel momento esatto in cui Miyuki si chiuse la porta d’ingresso alle spalle, Bakugou che dalla sera prima non era per niente rimasto convinto dal suo incontro con lei, aprì la porta della sua stanza e non preoccupandosi più di tanto di non fare rumore, si avviò verso le scale che portavano al piano di sotto ma, per sua sfortuna, come lui qualcun altro era già sveglio.

“Bakugou, che ci fai in giro a quest’ora?” domandò confuso Shoto nel vederlo completamente vestito alle sei di un Sabato mattina.

“Levati dai piedi stronzo a metà!” lo liquidò lui facendosi spazio e avviandosi verso il piano di sotto; Shoto lo seguì “Si può sapere dove stai andando?” chiese sperando che la risposta non fosse un altro insulto o qualcosa che lo avrebbe decisamente messo nei guai.

Bakugou lo guardò “Non hai notato nessun altro in giro per casa di recente?” domandò ma Shoto lo guardò ancora più confuso “Ah – sbuffò spazientito – non so nemmeno perché sto sprecando il mio tempo con te.”

“Ti ringrazio Bakugou” Bakugò guardò velocemente fuori dalle finestre del piano terra “Senti, non mi fido di quella okay?” Shoto corrugò la fronte “Quella chi?” l’altro si portò una mano sulla fronte “Miyuki – Shoto sembrò sorpreso – ha qualcosa di sospetto e di certo non mi bevo la balla dell’aver perso il controllo. Qualcuno in grado di causare un’esplosione del genere e di mischiare due quirk alla volta non è di certo qualcuno che non sa padroneggiare il suo quirk. E ora, se non ti spiace – si avviò verso la porta – voglio sapere dove cazzo sta andando alle sei del mattino.” e così dicendo uscì di casa mentre Shoto cercava di processare ciò che gli era stato detto.

Bakugou s’incamminò lungo la strada che portava dal loro dormitorio alla scuola e nel farlo, maledisse Todoroki almeno venti volte per avergli fatto perdere tempo con le sue domande da idiota.

“Bakugou!” si sentì chiamare e all’improvviso la voglia di ustionargli anche l’altra parte della faccia divenne sempre più grande “Perché non le credi? Che motivo avrebbe di mentire?” domandò Shoto raggiungendolo.

“Non devo darti nessuna spiegazione e ora tornatene a casa” asserì infastidito mentre con lo sguardo cercava di vedere la figura della ragazza da qualche parte.

“Senti, che motivo avrebbe di causare un’esplosione del genere dentro uno dei campi della scuola e per di più finirci in mezzo? Se non l’avessi presa al volo di sicuro sarebbe ancora in infermeria” continuò l’altro; Bakugou si fermò e si girò di scatto verso il compagno “Le esplosioni non ti lasciano segni di pugni in faccia” lo guardò serio e poi riprese a camminare.

Shoto ripensò al viso di Miyuki mentre era in ospedale, effettivamente c’era qualcosa di strano ma pensò fosse dovuto all’esplosione “Come fai a sapere che sono segni di pugni?” lo raggiunse di nuovo; Bakugou roteò gli occhi “Hai davvero bisogno che io ti risponda?” rispose poi seccamente e l’altro convenne di aver fatto una domanda poco intelligente per il suo standard.

“Eccola finalmente...” asserì poi Bakugou notando la figura di Miyuki che si stava infilando dentro l’edificio in cui abitava Aizawa “Lì non c’è casa di Aizawa?” chiese Shoto mentre con l’altro si nascondevano dietro un paio di alberi per non farsi vedere.

“Se aveva bisogno di parlare con il professore poteva aspettare Lunedì piuttosto che venirci alle sei del mattino di Sabato” asserì poi Bakugou mantenendo lo sguardo puntato sulla porta “Per venire qui ad un ora del genere deve trattarsi di qualcosa di urgente.”

“Così urgente da non poter aspettare un paio di giorni? In più, se dovesse davvero entrarci con ciò che è successo all’esercitazione, perché aspettare due giorni prima di parlarne con il professore?” continuò a chiedere Shoto; Bakugou ci pensò su qualche secondo “Forse perché in quei due giorni non è riuscita a rimanere da sola con lui a causa di voi idioti che siete andati a trovarla un’ora sì e l’altra pure.”

“Se noi idioti non ci fossimo andati tu non avresti saputo che adesso sarebbe andata dal professor Aizawa o sbaglio?” Bakugou non ribatté. Per quanto gli costasse ammetterlo, Todoroki aveva ragione. Se Miyuki avesse avuto la possibilità di parlare con Aizawa in quei due giorni, sicuramente a quell’ora non sarebbe a casa sua ma nel suo letto a dormire.

“Comunque rimanere qui non ci servirà a niente” asserì dopo qualche minuto Shoto allontanandosi dall’albero “non abbiamo nessun modo per sentire di cosa stiano parlando e il fatto che sia andata dal professor Aizawa così presto non avvalora la tua tesi.” strinse le spalle e Bakugou lo guardò ancora più infastidito. “Potrebbe benissimo essere venuta qui perché ciò che è successo a Ground beta l’ha turbata. Lo sai anche tu che non aveva mai fatto una cosa del genere e, per quanto ne so, potrebbe benissimo essere vero il fatto che abbia perso il controllo.” guardò verso casa di Aizawa “Non sappiamo assolutamente niente di lei, l’unica cosa che sappiamo è che la notte dell’esplosione stava scappando da qualcuno. - tornò a guardare Bakugou – Non credo ci stia nascondendo qualcosa e, se anche fosse, non sappiamo cosa deve aver passato e penso sia normale mantenere qualche segreto con persone che non hai mai visto in vita tua.” gli voltò le spalle “Anche io ho dei segreti – Bakugou contrasse la mandibola – eppure nessuno viene a spiarmi.” concluse avviandosi verso casa.

“Tz...” Bakugou roteò gli occhi e sbuffando si allontanò dal suo nascondiglio “Ma tu guarda se devo farmi fare la predica da questo stronzo.” asserì poi seguendo Todoroki.

 

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 Author's corner

Buon pomeriggio e buon Lunedì a tutti/e! Perdonate il giorno di ritardo ma, come sapete, sono in piena sessione sigh T__T

Arrivati a questo punto della storia, mentirei se non dicessi che mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate voi di Miyuki, della sua storia e della fan fiction in generale.
Mi piacerebbe sapere se quello che scrivo vi sta prendendo e incuriosendo, così da riuscire a farmi un'idea anche di cosa ne pensano coloro che la leggono.
Ovviamente non è obbligatorio, sappiate solo che anche il commento più piccolo fa tanto!

Detto questo, se sei arrivato/a fino a qui, spero che il capitolo ti sia piaciuto e ci vediamo al prossimo!

Baci, Ems xx

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Capitolo 9
*** Capitolo nove - Legami. ***


LEGAMI 



Il preside Nezu continuò a fare avanti e indietro per il suo ufficio in silenzio, la notizia che qualcuno fosse riuscito ad infiltrarsi in Ground Beta in completa sicurezza e senza essere visto lo aveva lasciato particolarmente sorpreso, oltre al fatto di essere stato svegliato in piena notte da Aizawa e Miyuki, la quale, si sentiva tremendamente in colpa per non essere riuscita a comunicare il tutto prima.

"Questa è una bella gatta da pelare" asserì Nezu strofinandosi il mento e continuando a camminare "non avevo proprio pensato ad una cosa del genere – si girò verso Miyuki – come sono sbadato!" esclamò poi dandosi un colpetto in fronte; Miyuki rimase perplessa.

"Cosa dovremmo fare secondo lei, preside?" chiese Aizawa che di tutt'altro umore stava seduto sul divano accanto alla ragazza. Nezu fece un respiro profondo e mettendosi le mani dietro la schiena continuò a fare avanti e indietro "Beh adesso sappiamo che hanno la capacità di entrare senza essere visti, il che gioca a nostro favore ma, se ho capito bene, non sappiamo quali siano i quirk degli altri aiutanti di tuo padre, giusto?" riguardò Miyuki; la ragazza fece di sì con la testa "Purtroppo è così. Una delle regole di mio padre era quella di non far conoscere a nessuno, oltre a lui, i propri quirk – sospirò - è una prevenzione nel caso in cui qualcuno dovesse infiltrarsi tra i suoi seguaci e fare la spia una volta fuori-"

"Direi che è una strategia vincente." asserì Aizawa massaggiandosi le tempie; Miyuki lo guardò con la coda dell'occhio "Cosa suggerisce di fare?" continuò poi dopo un lungo sospiro.

"Nulla" rispose tranquillamente il preside avviandosi verso la sua scrivania; Miyuki strabuzzò gli occhi "Nulla? - domandò – Shoici avrebbe potuto uccidere Shoto-"

"Lo so" la interruppe andandosi a sedere alla sua scrivania "ma non conoscendo i loro quirk e sapendo solo che ti stanno tenendo d'occhio, cosa che dovevamo aspettarci, non possiamo fare granché." si girò verso la finestra e sorrise alla vista dei primi raggi di sole che facevano capolino tra i palazzi della città sottostante "Perciò dobbiamo solo stare ad aspettare?" domandò Aizawa; Nezu fece un piccolo cenno con la testa "Ma non sarà rischioso per tutti gli altri? Dovremmo stare così con le mani in mano aspettando che compaiano di nuovo e che uccidano qualcuno?" chiese Miyuki incredula. Nezu si girò nuovamente verso di loro "Metterci ad escogitare qualcosa e a brancolare nel buio è esattamente quello che si aspettano. – Miyuki corrugò la fronte – Da quanto ci hai detto, questo Shoici ha visto Shoto e ha supposto fosse un tuo nuovo amico. – lei abbassò lo sguardo – Sono più che certo che faranno leva su questo, sul fatto che cercherai di fare qualsiasi cosa per prevenire che le persone che iniziano a starti care – Miyuki pensò a Midoriya e Shoto – si facciano del male e staranno a guardare mentre cerchi di capire ogni singola mossa, ogni pensiero e ogni strategia, cosa che, - il preside guardò l'orologio – ti ha tenuta sveglia tutta la notte e ti ha spinta ad andare dal professor Aizawa" le sorrise nonostante lei non potesse vederlo.

"E' proprio per questo che la miglior cosa da fare è niente. - continuò – Non sappiamo né quando attaccheranno né se lo faranno. Potremmo stare per settimane con i nervi tesi nell'attesa di una possibile minaccia ma, questo non farà altro che stancarci giorno dopo giorno e impedirci di essere completamente svegli quando attaccheranno per davvero. - Miyuki alzò la testa – Dobbiamo solo stare più in guardia e al minimo sentore, essere pronti." lo sorrise di nuovo.

Conclusa la riunione improvvisata con il preside, sia Aizawa che Miyuki uscirono dal suo ufficio e si incamminarono per i corridoi della scuola completamente deserti. Nessuno dei due proferiva parola ma, nella sua testa, Miyuki aveva un fiume in piena di pensieri, dubbi e paure che non sapeva dove mettere e che temeva l'avrebbero fatta impazzire.

"Dovresti smettere di pensarci." asserì Aizawa una volta raggiunta la loro classe; Miyuki lo guardò "Come ha detto il preside, continuare a crucciarci sulla possibilità che continuino ad attaccare non ci porterà a nulla e poi, se tutti questi anni di lavoro mi hanno insegnato qualcosa, è molto probabile che aspetteranno un bel po' prima di attaccare di nuovo. - si mise le mani in tasca – Sanno benissimo che avrai raccontato dell'accaduto e se sono furbi, sapranno anche che attaccare dopo così poco tempo non farà altro che passare in svantaggio."

"E se non fosse così?" Miyuki lo guardò "Io non conosco il loro modus operandi, non conosco i loro quirk e non conosco il numero esatto di persone che lavorano con e per mio padre. In tutti questi anni sono sempre stata all'oscuro tutto ma l'unica cosa che so è che quando mio padre si mette in testa di distruggere qualcuno, agire secondo una logica precisa non è esattamente nel suo stile."

Aizawa fece un respiro profondo e chiudendo gli occhi piegò la testa all'indietro "Attaccare questa scuola o questi dormitori, con tutti gli allarmi e gli Hero che ci lavorano dentro è un'idea stupida persino per Obscurium. - alzò la testa – Preoccupiamoci piuttosto di non far capire nulla agli altri. Se qualcuno dei tuoi compagni dovesse scoprire qualcosa, la situazione finirebbe per complicarsi ulteriormente." concluse aprendo la porta dell'aula.

"A proposito di questo" lo seguì lei; Aizawa la guardò con occhi stanchi "Bakugou – Miyuki guardò il banco del ragazzo – ha iniziato a sospettare qualcosa. Ieri sera è venuto nella mia stanza dicendomi di non credere affatto alla storia dell'aver perso il controllo e temo che, oltre agli scagnozzi di mio padre, anche lui stia iniziando a starmi con il fiato sul collo." Aizawa chiuse gli occhi e facendo un lungo respiro si mise a sedere sulla cattedra "Ti è parso che qualcun altro si atteggiasse come lui?" Miyuki fece no con la testa "Forse solo Shoto ma, la sua penso fosse semplice preoccupazione" strinse le spalle. Aizawa si strofinò le nocche della mano sinistra "Bene, - la guardò – se è solo Bakugou il problema, cerca di ignorarlo il più possibile. Se non vedrà responsi da parte tua, prima o poi mollerà questa convinzione."

Nonostante sia il preside Nezu che Aizawa le avessero ripetuto di non stare costantemente a pensarci, la cosa, per Miyuki, risultò più facile a dirsi che a farsi. Per tutta la settimana successiva durante ogni allenamento, ogni lezione e ogni ora passata a casa in compagnia dei suoi compagni, l'idea che qualcuno la stesse osservando si faceva sempre più grande nella sua testa. Non riusciva a concentrarsi in niente e quando qualcuno le si avvicinava per scambiare due chiacchiere, il terrore che se fosse stata vista avrebbe reso quella persona una possibile vittima le faceva venire la tachicardia e la spingeva a tagliare il discorso allontanandosi il più velocemente possibile.

Ovviamente, il suo cambiamento radicale, non passò inosservato agli occhi di chi, in quelle prime settimane aveva iniziato a stringere amicizia con lei e soprattutto, non passò inosservato agli occhi di Bakugou che da quella sera non aveva smesso di farsi domande su domande.

"...e con questo la lezione di oggi si è conclusa. Ci vediamo lunedì" concluse il professor Aizawa chiudendo il libro e avviandosi verso la porta mentre i ragazzi rimettevano le loro cose negli zaini e iniziavano ad alzarsi per lasciare l'aula e tornare a casa.

"Ehi, torniamo insieme a casa oggi?" chiese Midoriya avvicinandosi al banco di Miyuki la quale, stava rimettendo le sue cose a posto in fretta e furia "No, mi dispiace Izuku ma, devo sbrigare alcune cose" lo liquidò alzandosi "magari un'altra volta" continuò stringendo le spalle e con un cenno della mano salutò sia lui che Shoto che Bakugou, il quale, una volta assicuratosi che Miyuki fosse fuori dalla classe, sbatté lo zaino contro la cattedra.

"Kacchan!" esclamò Midoriya spaventato mentre all'altro iniziava ad uscire il fumo dalle mani "Vorresti dirmi che questo non è il comportamento di qualcuno che ha qualcosa da nascondere?!" urlò guardando Shoto; Midoriya rimase immobile "Perché semplicemente non ammetti di avere un'ossessione per lei?" rispose l'altro mentre infilava le ultime cose nel suo zaino. Bakugou quasi si lanciò accanto a lui "Senti" lo prese per il colletto della giacca "Kacchan lascialo!" cercò di intromettersi Midoriya ma Bakugou lo fulminò con lo sguardo "sono giorni che non faccio altro che tenerla d'occhio e da quando è andata a casa del professor Aizawa non fa altro che essere schiva con tutti e scappare come se fosse inseguita da chissà che cosa!"

"Forse è proprio il fatto che tu le stia attaccato costantemente ad innervosirla" rispose Shoto tirandosi via dalla presa; Bakugou digrignò i denti "Si può sapere cosa succede tra voi due?!" domandò Midoriya che ancora non aveva capito di cosa stessero parlando.

Shoto sospirò "Bakugou sostiene che Miyuki stia nascondendo qualcosa. E' persino arrivato a pedinarla nel cuore della notte." prese lo zaino e Midoriya guardò Bakugou confuso "Nascondere qualcosa?"

"Non crede che l'esplosione in Ground Beta sia colpa di una perdita di controllo e si è fissato che ci stia nascondendo qualcosa." continuò avviandosi verso la porta; Midoriya lo guardò e pensò a ciò che gli aveva appena detto l'amico "Beh... - si portò una mano sul mento – ad essere onesto anche io ho notato un comportamento strano negli ultimi giorni ma-"

"Vedi?! - esclamò Bakugou indicando Midoriya – Se n'è accorto anche quest'idiota!" Shoto sospirò "Io penso sia semplicemente una persona riservata."

"Cazzate!" asserì Bakugou "Sei ossessionato" ripeté Shoto "Perché semplicemente non ne parlate con lei?" domandò Midoriya.

"Oh si certo! - Bakugou andò a riprendere il suo zaino sulla cattedra – Perché ultimamente parlare con lei è stato semplicissimo. Ogni volta che qualcuno prova a parlarle scappa dicendo di avere altro da fare, proprio come ora!" indicò Midoriya.

"Le persone hanno altro da fare oltre che urlare ed essere insopportabili" rispose Shoto; Bakugou lo incendiò con lo sguardo "Bene, allora andiamo a vedere che cos'altro aveva da fare invece di tornare a casa con Deku" guardò Midoriya e l'altro poté giurare di aver visto delle fiamme accendersi nei suoi occhi.

Una volta usciti dall'aula e costretti da Bakugou a seguire i movimenti di Miyuki, i tre si ritrovarono a girovagare per la scuola in cerca di indizi che potessero suggerirgli la posizione di Miyuki.

"Stiamo girando a vuoto da dieci minuti, Miyuki potrebbe non essere nemmeno più a scuola." disse Shoto all'ennesimo giro della mensa "Se non ci aveste messo tanto a farvi convincere sicuramente l'avremmo vista andare da qualche parte" rispose Bakugou continuando a camminare.

"Magari aveva davvero altro da fare e poi, ha ragione Shoto potrebbe non essere più qui" asserì Midoriya ma Bakugou fece finta di non sentirlo. Quando poi, dopo altri cinque minuti, Bakugou fece per risalire le scale e tornare al primo piano Shoto si rifiutò di continuare quella pagliacciata "Perché sei così convinto che sia ancora qui? Chi ti dice che non sia tornata a casa!" guardò il compagno che si trovava già a metà della rampa di scale.

"Senti, non so perché ma so che sta ancora girando per la scuola! Sappiamo che è scappata da un posto in cui era stata tenuta prigioniera, l'unica persona che conosce a parte noi è il professor Aizawa e dove cazzo dovrà andare di così importante se non da lui dato che, come vi sto ripetendo da mezz'ora, non conosce nessun altro?!" sbraitò.

"Stai dicendo che secondo te ha una relazione con il professore?" domandò Shoto e a Bakugou quasi esplose il cervello "E tu saresti uno dei più svegli della 1-A..." rispose poi cercando di reprimere la voglia di fargli saltare la testa "La prossima volta mi farò aiutare da Kirishima."

Prima che Shoto potesse rispondere però, la voce del preside Nezu, proveniente dal primo piano, seguita da quella di Aizawa, li fece immobilizzare e pentire di aver fatto tutto quel baccano ma, per loro fortuna, i due non sembravano averli sentiti.

Bakugou guardò nuovamente gli altri due "Cosa vi avevo detto?" sibilò tra i denti cercando di fare meno rumore possibile "Non mi sembra di aver sentito la voce di Miyuki però!" rispose Shoto salendo qualche gradino ma, proprio quando ebbe quasi raggiunto gli altri due, la voce di Miyuki e quella di All Might risuonarono dove avevano risuonato le due precedenti per poi svanire seguite dal rumore di una porta che si chiudeva.

Sul volto di Bakugou si dipinse un ghigno e come un fulmine si lanciò al piano di sopra pronto a scoprire tutto ciò che stava accadendo. Quando, dopo qualche secondo, fu raggiunto dagli altri due, fece loro segno di rimanere in silenzio e rimase immobile in mezzo al corridoio in modo tale da riuscire a captare anche il minimo suono.

"Jiro sarebbe stata utilissima" bisbigliò Midoriya; Bakugou lo guardò con la coda dell'occhio "Se non tappi quella bocca ti prendo a calci" rispose poi e successivamente tornò a concentrarsi sui rumori attorno a lui. Qualche secondo dopo, da una delle stanze alle loro spalle, i tre ragazzi sentirono provenire la voce di All Might e, cercando di fare il minor rumore possibile, si avvicinarono alla porta e stettero ad ascoltare.

"...e come dicevo, durante questa settimana nessuno ha visto o sentito nulla" Bakugou corrugò la fronte "come ti hanno già detto, non hai motivo di preoccuparti Miyuki" i tre sgranarono gli occhi.

"Il punto è che non ci riesco – la voce di lei era molto più bassa del solito – è da quando è successo che non riesco a dormire, mi sento costantemente osservata – Shoto diede un'occhiataccia a Bakugou – e ho sempre questa sensazione di disagio addosso e non riesco a capire se sia uno dei loro quirk o se sto impazzendo" sentirono la sua voce spezzarsi.

"Non riesco nemmeno a stare tranquilla quando sono a casa. Ho il costante terrore che se dovessero vedermi parlare con qualcuno di loro-" silenzio. Poi, alcuni passi.

"La tua paura è comprensibile – la voce del preside ruppe il silenzio – quella volta Shoici – i tre corrugarono la fronte – ha visto Shoto – il ragazzo sgranò gli occhi – e il suo averlo identificato come un tuo possibile amico lo rende un bersaglio facile ma continuando ad evitare tutti coloro che si avvicinano per parlarti non farà in modo che tu li mantenga al sicuro." - i tre si guardarono - "Se attaccheranno, lo faranno indipendentemente dal fatto che qualcuno sia tuo amico o meno."

"Io non voglio che qualcuno si faccia male a causa mia." il suo tono era cambiato, sembrava stesse piangendo.

"Ti sentiresti più al sicuro se ti facessimo trasferire di nuovo fuori dal dormitorio?" domandò All Might; i tre allontanarono contemporaneamente la testa dalla porta "Gli altri comincerebbero a fare domande" Bakugou riavvicinò la testa "sanno che non ho nessuno, s'insospettirebbero nel vedermi andare chissà dove."

"Io credo che sia meglio farla rimanere dov'è." finalmente si sentì anche la voce di Aizawa "Quando Shoici si è infiltrato dentro Ground Beta – il cuore di Bakugou iniziò a battere più velocemente, aveva ragione, era davvero successo qualcosa – nessuno di noi si è accorto di niente se non fino all'esplosione che avrebbe potuto ucciderla. Sono certo che se dovessimo trasferirla, non sarebbe più al sicuro. Finché rimarrà nel perimetro della scuola non attaccheranno, potrebbero continuare ad osservarla, questo sì, ma non attaccherebbero mai un posto pieno di Heros e di giovani apprendisti, sarebbe troppo avventato. Ma questo, te l'avevo già detto." di nuovo silenzio.

"Sì – la voce di Miyuki sembrò un bisbiglio – ma non riesco comunque a far come nulla fosse."

Prima di poter ascoltare oltre, Bakugou si allontanò dalla porta e si avviò nuovamente verso le scale. Era riuscito ad ottenere le risposte che cercava ma, nella sua testa, adesso ce n'erano altre mille.

Notando il comportamento dell'altro, Shoto e Midoriya si allontanarono con lo stesso passo felpato e una volta tornati tutti al piano di sotto, finalmente, ruppero il silenzio.

"Voi avete capito qualcosa di ciò che hanno detto?" chiese Midoriya mentre varcavano la porta d'ingresso ma né Bakugou né Shoto proferirono parola. Entrambi i ragazzi erano rimasti attoniti dalle poche cose che avevano ascoltato. A quanto pare, Bakugou ci aveva visto giusto quando aveva sospettato di quella strana esplosione e, dal canto suo, Shoto non sapeva come reagire nell'aver appreso che qualcuno, chissà chi, avrebbe potuto ucciderlo qualche giorno prima.

Ciò che invece univa i due, era l'idea che per quanto incasinata fosse la situazione, quella che si stava accollando tutto il peso era Miyuki, la quale, nonostante non li conoscesse, era da una settimana che conviveva con la paura che a causa sua, qualcuno di loro potesse farsi del male e che, finalmente, il suo comportamento degli ultimi giorni stava iniziando ad avere un senso.

Per tutto il resto della giornata, Shoto, Bakugou e Midoriya non fecero altro che pensare alle parole che avevano sentito e a quanto poco senso avessero insieme. Non riuscivano ancora a capire di che minaccia si trattasse e perché Miyuki vi ci si trovasse dentro, non avevano idea di chi fosse quello Shoici ma soprattutto, non avevano idea di chi la stesse osservando.

"Secondo voi ci tengono d'occhio anche ora?" domandò Midoriya approfittando del fatto che fossero rimasti solo loro tre al piano terra. Shoto alzò la testa dal libro che stava leggendo e guardandosi intorno rispose "Non credo."

"Come fai a dirlo?" Midoriya si sedette accanto a lui "Perché tengono d'occhio Miyuki, idiota" rispose Bakugou da sopra il divano. Midoriya lo guardò preoccupato "Secondo voi chi è questa gente?"

Shoto strinse le spalle "E' molto probabile che sia la gente da cui è scappata. Qualcuno dev'essere riuscito a sopravvivere alla sua esplosione e non dev'esserne rimasto molto contento" rispose poi; Bakugou si mise a sedere sul divano e incrociò le braccia "Dobbiamo tenerla d'occhio."

Shoto e Midoriya lo guardarono "Dovremmo lasciarla in pace" rispose il primo, "penso che abbia già abbastanza gente a tenerla d'occhio, non credi?" Bakugou lo guardò serio "Io credo che dovremmo saperne un po' di più se c'è qualcuno che ci tiene nel mirino, non credi?"

"Io invece sono preoccupato per Miyuki" asserì Midoriya abbassando lo sguardo "sembrava molto provata..." gli altri due lo guardarono "Non abbiamo idea di chi sia, da dove venga o cosa abbia passato ma sappiamo che vuole diventare un Hero, come noi – li guardò – e a riprova di questo c'è il fatto che si stia sobbarcando tutte queste preoccupazioni da sola. Non ha idea di chi siamo ma non vuole che ci accada assolutamente nulla, soprattutto a te. - guardò Shoto – Quando prima ho detto di aver notato un comportamento strano da parte sua, mi riferivo al fatto che improvvisamente aveva smesso di parlarti – Shoto abbassò lo sguardo – e ora finalmente sappiamo il perché. Questo tipo, Shoici, ti ha visto durante l'esercitazione e sono sicuro che sia finita in quel modo perché Miyuki ha fatto di tutto per non farti fare del male." strinse i pugni sul tavolo "Dobbiamo capire cosa sta succedendo senza destare sospetti e stare costantemente attenti così, semmai dovessero attaccare come dice il professore, saremo pronti a darle una mano!" Shoto e Bakugou lo guardarono in silenzio ma, prima che uno dei due potesse rispondere, la porta d'ingresso si aprì ed entrò Miyuki.

I tre si girarono di scatto verso la porta e una volta chiusa, la ragazza si girò verso di loro "Dove sono gli altri?" chiese notando solo loro.

Midoriya si guardò intorno "Non lo sappiamo" le sorrise "tu sei riuscita a fare quello che dovevi fare?" Miyuki fece di sì con la testa "Non era nulla di che ma, non potevo rimandare oltre – abbassò lo sguardo – mi dispiace non essere tornata a casa con te."

"Siamo tornati noi a casa con lui" rispose Shoto; Miyuki lo guardò "Già, una vera rottura" continuò Bakugou alzandosi dal divano e andando verso la cucina.

"La prossima volta non mancherò" asserì poi lei togliendosi le scarpe e avviandosi verso la sua stanza.

Una volta chiusa la porta della sua stanza, Miyuki lasciò lo zaino accanto alla scrivania e si buttò sul letto. La sua sveglia segnava le sei e mezza del pomeriggio e, nonostante la sua idea era quella di rilassarsi e riposare, non riuscì a far altro che pensare alle due ore precedenti passate nell'ufficio del preside con Aizawa ed All Might.

Tutti e tre, avevano provveduto a ricordarle che sarebbe stata al sicuro e che nessuno si sarebbe fatto male ma per quanto volesse convincersene, in quel momento, non ci riusciva.

L'idea che Shoici potesse spuntare in qualsiasi istante non riusciva a farla stare tranquilla e il fatto di non sapere quali quirk avessero gli altri, le rendeva le cose ancora più difficili. Era completamente senza difese, come se su di lei ci fosse un'insegna luminosa pronta ad indicare la sua posizione in qualsiasi momento del giorno e della notte e non poteva farci assolutamente nulla.

"Sono un cattivo no? E allora perché non mi stai uccidendo?!" era la frase che le rimbombava in testa. Perché non l'aveva fatto? Sapeva di esserne in grado eppure, nel momento in cui lo aveva visto, non era riuscita a far niente se non farsi prendere a calci.

Era come se per le due settimane precedenti all'accaduto avesse vissuto in una realtà parallela, dove lei era solo Miyuki Kaminaze, una ragazza fuggita dai suoi rapitori che voleva diventare un Hero e forse era stato proprio il fatto di dover rendere credibile quella versione a farle credere di essere davvero solo quello. Si era sforzata di far credere a chiunque conoscesse di essere una semplice fuggitiva, che era finita per credere alla sua stessa menzogna tanto da rimanere paralizzata quando la verità le si era piazzata davanti. Aveva finito per credere così tanto a quella storia che la comparsa di Shoici era stata come un'enorme ceffone che l'aveva riportata alla realtà dove lei non era una fuggitiva ma una traditrice, dove non era da sola, perché un padre lo aveva e dove a causa della sua scelta di diventare un Hero, tutti coloro che aveva tradito, avrebbero fatto in modo che di questo lei non ne potesse mai gioire.

L'unica cosa sensata da fare, almeno per Miyuki, era quella di non creare legami con nessuno in modo tale da non avere punti deboli ma allo stesso tempo, in modo tale da non mettere nessuno in pericolo. L'idea di avere degli amici per la prima volta in vita sua e quel breve assaggio che ne aveva avuto, prima dell'esercitazione, grazie a Shoto e Midoriya, sarebbero stata l'unica cosa bella che avrebbe conservato ma che, nonostante le facesse male, non avrebbe coltivato.

Sarebbe comunque diventata un Hero, avrebbe dato il massimo per farlo ed essere pronta ad affrontare suo padre o chi per lui ma non gli avrebbe mai permesso di struggere nient'altro oltre lei. D'altro canto, non si può distruggere ciò che non c'è e se Miyuki non avesse avuto amici, se non si fosse affezionata a nessuno, non avrebbe avuto punti deboli.

"Miyuki" la voce di Bakugou interruppe il fiume di pensieri che inondava la sua testa. Si girò di lato e diede un'occhiata alla sveglia: erano le dieci e mezza. Stranita dal fatto di non essersi nuovamente accorta dell'orario, Miyuki si alzò dal letto e andò ad aprire la porta.

Esattamente come una settimana prima, fuori dalla sua stanza c'era Bakugou con in mano un piatto con sopra quella che sembrava la cena. Miyuki guardò lui e poi il piatto "Deve diventare un'abitudine?" gli domandò seria; Bakugou la guardò e contrariamente a quanto si aspettasse lei, non le inveì contro per non essere stata gentile nei suoi confronti ma, con una strana calma, rispose "Se continui a non mangiare, sì."

Miyuki rimase in silenzio per qualche secondo. Nella sua testa continuavano a vorticare i pensieri e pian piano l'idea che non farsi amici fosse la cosa giusta, stava iniziando a radicarsi nel suo cervello. Tuttavia però, queste convinzioni erano solo all'inizio e nello stato in cui era, Miyuki sapeva che accettare anche il più semplice e puro dei gesti, come quello che Bakugou stava facendo per lei, per la seconda volta, significava lasciare aperta la porta che conduceva all'idea che forse avere degli amici non era così male e che per una volta poteva permettersi di essere felice.

Questa cosa però, non doveva accadere. Se avesse anche solo lasciato quella porta accostata, se avesse lasciato che qualcuno creasse un legame con lei, suo padre lo avrebbe capito e avrebbe iniziato a scavare sempre più in profondità fino a trovarlo e distruggerlo, rendendo la sua sofferenza ancora più atroce.

Miyuki alzò la testa dal piatto e quando incrociò il suo sguardo con quello di Bakugou, prima che potesse dire qualcosa, lui la precedette.

"Non sto cercando di diventare tuo amico, tu nemmeno mi piaci." fu come se lui avesse letto ciò a cui aveva pensato durante quella breve pausa "Se ti ho portato la cena è solo perché sarebbe una seccatura vederti morire di fame." e sempre guardandola con sguardo serio aspettò che Miyuki prendesse il piatto e se ne andò.


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Author's corner

Ed eccoci qua con il nono capitolo! Ringrazio @Claude1988 per la recensione, le apprezzo davvero tanto <3
Se sei arrivato/a qua spero che il capitolo ti sia piaciuto e ci vediamo la prossima settimana con il decimo!
Spero rimarrai con me fino alla fine anche perché ne succederanno davvero delle belle!

Baci, Ems xx

 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci - Inquietudine. ***


INQUIETUDINE



Da quella sera passarono almeno due settimane. Due settimane in cui, piano piano, Miyuki aveva smesso di mangiare con i suoi compagni sia a pranzo che a cena, non perché la sua idea era quella di ignorarli completamente, o almeno, aveva sì deciso di allentare i rapporti con loro ma non voleva allontanarli completamente, per questo il motivo per cui non pranzava e cenava con loro era da imputare solo al fatto che trascorresse la maggior parte delle sue giornate ad allenarsi.

Da quando se n’era andata via da casa di suo padre si era accorta, a malincuore, che quell’interruzione improvvisa del suo solito ritmo di allenamenti non le stava facendo granché bene. Era abituata ad allentarsi almeno dodici ore al giorno, senza contare quelle dedicate ai combattimenti e, l’essere passata all’allenarsi meno di due ore al giorno aveva iniziato a pesarle non solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista psicologico. L’allenamento era la sua valvola di sfogo quando abitava ancora a casa sua e il non essere riuscita a trovarne un altra in quel mese alla Yuei non le era stato di certo d’aiuto.

Era sicuramente quello il motivo per cui si era ritrovata, all’improvviso, in preda a tutte quelle strane e nuove sensazioni. Ansia, disagio, paura, timidezza, tristezza e persino rabbia erano cose a cui badava raramente quando stava a casa sua poiché troppo preoccupata a migliorare la sua forma fisica.

Ovviamente chiudere tutte le proprie emozioni in un cassetto ed ignorarle non era il massimo tant’è che la sua incapacità di gestirle era sfociata in costanti attacchi di panico e d’ansia ma se voleva continuare a frequentare la Yuei senza stare continuamente a preoccuparsi di chi potesse attaccare lei o i suoi amici, doveva trovare un equilibrio tra mente e corpo.

Doveva riprendere in mano la sua sanità mentale. Non poteva continuare a passare le notti in bianco con il terrore di venir attaccata da un momento all’altro o scoppiare a piangere al minimo inconveniente. Quella non era lei.

Miyuki iniziò a rallentare pian piano fino ad arrivare a fermarsi del tutto. Sentiva il sudore correrle lungo la fronte e percepiva la salivazione aumentarle sotto la lingua. Si piegò in avanti e appoggiando le mani sulle ginocchia prese a fare dei respiri profondi per cercare di riportare la respirazione alla normalità e quando finalmente ci riuscì, fece un ultimo respiro profondo e si raddrizzò lentamente per evitare giramenti di testa.

Successivamente, piegò la testa all’indietro e con la manica della felpa si asciugò il sudore che aveva sulla fronte. L’idea di allenarsi con pantaloni lunghi e felpona, nonostante fosse pieno inverno, di certo non le facilitava le cose ma non poteva assolutamente rischiare di farsi vedere da qualcuno.

Quando finalmente il sole fu alto nel cielo, Miyuki decise che per quella mattina l’allenamento poteva terminare lì, era anche riuscita a godersi l’alba correndo nel bosco dietro il dormitorio perciò quella era già da classificarsi una bella mattinata.

“Oh santo cielo eccola!” quasi urlò Momo quando Miyuki aprì la porta d’ingresso del dormitorio “Sei sana e salva vero?!” l’abbracciò per poi staccarsi immediatamente. Miyuki rimase paralizzata, quel contatto fisico improvviso le fece provare una sensazione di disagio.

“Pensavamo fossi morta!” esclamò Kirishima prendendole le spalle e dondolandola avanti e indietro; Miyuki si guardò intorno: erano tutti in piedi, ancora in pigiama e con espressioni assonnate miste al preoccupato.

“Ve l’avevo detto o no che non c’era bisogno di tutto questo baccano?!” asserì Bakugou mordendo nervosamente un pezzo di pane.

“In realtà quello che hai detto è stato: probabilmente l’avranno mangiata i lupi!” rispose Kirishima imitando il suo tono di voce; Bakugou gli lanciò la restante parte del pane in faccia.

“N..non sto capendo” asserì Miyuki scostando le mani di Kirishima dalle sue spalle “è una cosa che faccio tutte le mattine” strinse le spalle.

“Davvero?” chiese Momo; Miyuki annuì “Mi aiuta a svegliarmi e ad essere più carica per le lezioni” strinse nuovamente le spalle.

“Ogni mattina?” domandò Kirishima, Miyuki annuì “Con quale voglia ti alzi così presto?”

“Ci sono abituata” rispose togliendosi le scarpe.

“Beh, se l’avessimo saputo non ci saremmo preoccupati tanto” disse Iida avvicinandosi alla porta “il fatto è che con quei tre – indicò Midoriya, Shoto e Bakugou – c’è sempre da preoccuparsi quando qualcuno di loro non si trova in dormitorio fuori dall’orario scolastico.”

“In più non rispondevi nemmeno al telefono” aggiunse Sero; Miyuki si rimise in piedi e lo guardò “Telefono? - inclinò leggermente la testa di lato – Io non ho un telefono...” Kirishima guardò prima lei e poi Sero “E allora chi stai chiamando ininterrottamente da un’ora e mezza?”

“Come puoi non avere un telefono? In che epoca vivi?!” domandò Bakugou buttandosi sul divano.

“L’epoca in cui non ho bisogno di un telefono?” rispose lei avviandosi in cucina per bere qualche bicchiere d’acqua.

“Beh ma come faremo a rimanere in contatto durante le vacanze di Natale?” domandò Midoriya; Miyuki strinse le spalle “Vacanze di Natale?” tutti i suoi compagni la guardarono straniti “Non hai mai avuto le vacanze di Natale?” chiese stupefatto Aoyama.

Miyuki riempì il secondo bicchiere d’acqua e si andò a sedere a tavola “Non credo di aver mai festeggiato il Natale ad essere onesta” bevve.

“Non è possibile” asserì Denki guardandola con gli occhi sgranati; Kirishima le si sedette accanto “Il Natale è la festività più virile di tutto l’anno!” Miyuki alzò un sopracciglio.

“Sì! A casa mia riempiamo sempre tutto di decorazioni!” esclamò Momo “E abbiamo anche un’enorme albero al centro del salone, credo sia tipo di tre metri!” Miyuki rimase sbalordita.

“Davvero non hai mai festeggiato il Natale?” le domandò a bassa voce Shoto ignorando Momo che continuava a descrivere per filo e per segno tutte le decorazioni che mettevano a casa sua; Miyuki lo guardò “Non è che ci fosse poi granché da festeggiare.”

“Ma in che razza di scuola andavi per non avere nemmeno le vacanze natalizie?” esclamò Mina.

Miyuki corrugò la fronte, il fatto che le stessero facendo tutte quelle domande la metteva parecchio a disagio e in agitazione. Avrebbe tanto voluto tornare fuori a correre per evitarle ma non poteva scappare via e correre per ore ogni qualvolta qualcuno le ponesse qualche domanda perciò, optò per una delle sue solite mezze verità.

“In realtà non sono nemmeno mai andata a scuola – l’attenzione di tutti s’intensificò – mi hanno sempre insegnato a casa perciò non c’era il reale bisogno di pause Natalizie...” accennò un sorriso sperando che questa sua risposta potesse bastargli e prima che potessero farle altre domande si alzò dalla sedia “Comunque, credo sia arrivata l’ora di andarmi a lavare. Vi chiedo scusa se vi ho fatto preoccupare” e così dicendo lasciò il piano terra e si avviò verso la sua stanza.

Una volta chiusa la porta della sua stanza Miyuki vi si appoggiò contro con la schiena e fece un bel respiro profondo. Non era decisamente pronta a tutto quell’ammasso di domande, soprattutto non così presto e in più sapeva che continuare con le sue mezze verità non l’avrebbe aiutata a lungo. Prima o poi avrebbe detto qualcosa di sbagliato o in disaccordo con qualcos’altro detto precedentemente e in quel caso sarebbero iniziati i veri problemi.

Doveva stare attenta a tutto ciò che diceva perciò, da qualche tempo aveva iniziato ad appuntare su un quaderno tutte le risposte date ai suoi compagni e a qualsiasi altra persona le avesse rivolto la parola così da limitare il margine d’errore possibile.

Una volta nascosto nuovamente il quaderno sotto al materasso, si spogliò dei vestiti sudati che aveva addosso e con in mano il cambio, s’infilò in bagno pronta a farsi una doccia.

Prima di entrare effettivamente nella vasca, passò qualche secondo a guardarsi allo specchio. Aveva ancora le gote e la fronte arrossate a causa dello sforzo fatto durante la corsa e i suoi capelli sembravano un ammasso informe tenuto insieme da un elastico decisamente troppo sfruttato: cominciava a vedersi l’interno ed era anche tutto sfilacciato, oltre a questo, sotto gli occhi aveva anche un paio di occhiaie decisamente troppo nere per il suo colorito pallido.

“Wow, certo che potrei sforzarmi almeno un po’...” commentò sciogliendosi i capelli e pensando a come Momo fosse impeccabile anche alle otto del mattino.

Una volta sciolti i capelli prese una delle spazzole che teneva nel cassetto sotto al lavandino e iniziò a spazzolarli distrattamente mentre con sguardo poco attento guardava verso il calendario appeso sulla sua scrivania - glielo aveva regalato Midoriya così da poter sempre tenere conto dei giorni della settimana e rimanere organizzata con le lezioni e gli esami. Continuò a tenere lo sguardo fisso sul calendario per qualche secondo poi, tornò a guardarsi allo specchio ma, nel farlo le parve che le azioni della Miyuki riflessa fossero di qualche secondo in ritardo rispetto a lei.

Un fremito le percorse la schiena ma, decisa a non andare nel panico alla minima stranezza, Miyuki decise di rimanere immobile. Come di consueto anche la sua immagine riflessa rimase immobile e così fu per almeno cinque minuti poi, all’improvviso, Miyuki lanciò a velocità la spazzola nella sua stanza continuando a tenere gli occhi fissi sul suo riflesso ma, come prima, questo fece esattamente ciò che aveva fatto lei allo stesso momento.

“Dovrei decisamente dormire di più” asserì poi lei riprendendo a respirare normalmente – aveva tenuto il fiato sospeso per tutto il tempo. Successivamente si passò la mano destra tra i capelli e, sempre per esserne sicuri, in seguito la poggiò sul vetro ma non accadde nulla.

Rimase in quella posizione per qualche secondo poi, scuotendo la testa tirò via la mano “Sto diventando troppo paranoica” e così dicendo andò a recuperare la spazzola nella sua stanza e successivamente, finalmente, s’infilò nella vasca e si lavò.

Il resto di quella mattinata domenicale passò relativamente tranquillo anche se, nonostante non volesse ammetterlo, quella strana sensazione provata prima di farsi la doccia accompagnò Miyuki per tutto il tempo. Per cercare di scacciarla aveva persino deciso di mettersi a studiare per il giorno successivo ma l’idea di stare con la schiena rivolta verso la porta del bagno continuava a minare la sua concentrazione tanto che, ad un certo punto, esasperata dalla sua continua tendenza a distrarsi e a girarsi di scatto, decise di prendere tutti i libri e i quaderni e di scendere a studiare al piano di sotto.

Una volta arrivata però si accorse di non essere l’unica ad aver scelto di non studiare nella sua stanza.

“Ti dispiace se mi metto anche io a studiare qui?” domandò cercando di nascondere la sua inquietudine. Shoto alzò lo sguardo dai libri e stringendo le spalle le fece di no con la testa. Miyuki fece un respiro profondo sperando che bastasse a scrollarle di dosso quella sensazione e si avviò al tavolo per poi sedersi accanto al compagno.

Tuttavia però la brutta sensazione non se ne andò ma, anzi, a quella si aggiunse l’imbarazzo causato dal fatto che da almeno due settimane e mezzo, soprattutto nei confronti di Shoto, si era comportata in maniera completamente diversa rispetto a quanto fatto nelle settimane precedenti all’esercitazione di Ground Beta.

Man mano che sistemava i libri e i quaderni, l’idea di chiedergli scusa per il suo comportamento si faceva sempre più grande nella sua testa ma chiedere scusa implicava l’aver effettivamente fatto qualcosa e da lì, quasi sicuramente, sarebbero sorte domande sul perché aveva iniziato a comportarsi così e Miyuki era certa che non ci sarebbero state mezze verità in grado di dare risposte sensate senza sembrare completamente campate in aria.

Una volta finito di sistemare tutto, Miyuki diede un’occhiata veloce al compagno sedutole di fronte: da quando si era seduta non aveva alzato gli occhi dal libro, era come se il fatto che lei fosse lì gli fosse quasi indifferente e nonostante la cosa, in un certo senso, non le facesse piacere, non poteva di certo biasimarlo. Era stata lei ad iniziare ad allontanare tutti e dato che con Shoto non si conoscessero poi da chissà quanto tempo, era molto probabile che lui non ne avesse risentito granché. Dopotutto, se una persona che conosco appena decide di sparire all’improvviso, ce ne si può preoccupare fino ad un certo punto.

“Probabilmente non ci ha nemmeno fatto caso” pensò poi cercando di smetterla di pensarci per potersi finalmente concentrare nello studio.

Erano ormai passate un paio d’ore da quando Miyuki aveva raggiunto Shoto al piano di sotto per mettersi a studiare e man mano che il tempo passava, al piano di sotto cominciavano ad arrivare altri loro compagni, alcuni solo di passaggio per sgranocchiare qualcosa come Sero o per sgranchirsi un po’ le gambe come Bakugou che come loro, aveva passato tutta la mattina in camera sua a studiare.

Arrivati all’ora di pranzo poi, mentre la maggior parte degli altri aveva deciso di andare a mangiare fuori, Shoto, Miyuki, Midoriya, Kirishima e Bakugou avevano deciso di rimanere a casa e Shoto si era offerto di cucinare.

“Non avevo idea tu sapessi cucinare” ammise Miyuki guardando il contenuto della padella mentre impilava i piatti per portarli a tavola. Shoto fece spallucce “Ho imparato quello che so da mia sorella anche se lei è decisamente molto più brava di me” rispose poi continuando a girare con le bacchette.

“Non sapevo avessi una sorella” lui accennò un sorriso “In realtà ho un fratello e una sorella, entrambi più grandi di me.” la guardò “Tu invece?” Miyuki fece di no con la testa “Io sono figlia unica” asserì dopo una breve pausa e per qualche secondo le balenò in testa l’idea di come sarebbe potuto essere avere un fratello o una sorella. Di certo sarebbe stato più facile sopportare suo padre o forse sarebbe stato anche peggio.

“Avere dei fratelli è una seccatura” asserì Bakugou sistemando le bacchette sul tavolo “soprattutto se sono più piccoli. Toccano tutto e piangono in continuazione, come Merdeku.”

“Io non tocco tutto!” rispose Midoriya mentre tirava fuori i bicchieri dalla dispensa “Non neghi di piangere in continuazione” ribatté Bakugou.

“Piangere è una cosa virile!” esclamò Kirishima “Anche io piango e sono quello più duro di tutti!”

“Beh comunque mi piacerebbe vederli i tuoi fratelli!” asserì Miyuki; Shoto la guardò sorpreso e per qualche secondo Miyuki pensò che ai suoi occhi doveva proprio apparire strana. Prima gli era stata amica, poi si era allontanata senza motivo e ora era tornata a dimostrare interesse nei suoi confronti e di certo non poteva dargli torto. Il punto era che nonostante Miyuki volesse davvero tenerli a distanza in modo tale da preservare sia loro che lei stessa, allo stesso tempo l’idea di sprecare la sua prima se non unica opportunità di farsi degli amici, le rendeva il tutto decisamente troppo complicato.

“Ho delle loro foto sul mio telefono” rispose poi lui tornando a guardare il condimento dentro la padella “dopo pranzo te le faccio vedere.”

“A proposito di telefono!” quasi urlò Kirishima lanciandosi da sopra il divano per arrivare vicino ai due “Davvero non ne hai mai avuto uno?” Miyuki annuì e prendendo la pila di piatti si avviò verso il tavolo.

“Quindi non sai nemmeno come si usano?!” Miyuki lo guardò “Sei molto perspicace sai?” rispose sistemando i piatti al loro posto.

“Questa cosa è assurda, io ho avuto il mio a dieci anni!” e così dicendo tirò fuori dalla tasca un telefono con una cover così rossa da bruciare gli occhi “Hai quel coso da cinque anni?” domandò Bakugou avvicinandosi al compagno.

“Sì!” rispose fieramente l’altro “E’ super resistente, come me!” lo porse a Miyuki “Che dovrei farci?” gli domandò girandosi il telefono tra le mani.

“Vieni, ti faccio vedere come si usa!” asserì poi sempre Kirishima sedendosi su una delle sedie; Miyuki gli si sedette accanto, doveva ammettere che tutta questa sua eccitazione nei riguardi di un telefono l’aveva incuriosita.

“Okay allora, questo si chiama telefono-”

“Il fatto che io non ne abbia mai avuto uno non vuol dire che io non sappia cosa sia” lo interruppe; Bakugou scoppiò a ridere “Sei un coglione Kirishima!”

“Beh comunque! - continuò l’altro – Può fare un sacco di cose fighissime come foto, video e ah sì ci puoi anche ascoltare la musica!” e così dicendo fece partire quella che Miyuki fosse la playlist più imbarazzante del mondo dato che ogni canzone che partiva aveva come tema principale l’essere virile.

“Hai dei gusti di merda” commentò Bakugou togliendogli il telefono dalle mani e stoppando la musica.

“Ehi! E’ musica virile!” rispose Kirishima alzandosi dalla sedia per riprendersi il telefono “Non credi?” domandò successivamente girandosi verso Miyuki.

“Beh.. in realtà in questo caso mi trovo in accordo con Bakugou” rispose lei e dopo aver finito di pronunciare la frase, un’improvvisa sensazione di sdegno la pervase.

“Allora esiste qualcosa che vi accomuna” asserì Midoriya avvicinandosi al tavolo; Bakugou e Miyuki lo guardarono contemporaneamente, probabilmente anche con la stessa espressione “Come non detto...” continuò Deku sperando che Bakugou non lo prendesse a calci.

Una volta pronto da mangiare, Miyuki aiutò Shoto nel riempire i piatti e nel portarli a tavola. Il pranzo proseguì tranquillo e una volta finito, Bakugou e Kirishima decisero di lavare i piatti per dividersi i compiti mentre Midoriya e Shoto mostravano a Miyuki le foto della loro famiglia.

Da quanto poté apprendere Midoriya era molto legato a sua madre, in tutte le foto erano sempre sorridenti anche se nella maggior parte era lei a stritolare lui. Per quanto riguardava Shoto invece, Miyuki non aveva visto né foto con sua madre né foto con suo padre ed, effettivamente, fino a quel momento Miyuki non si era mai chiesta di chi fosse figlio.

“Non hai nessuna foto con tuo padre?” domandò Midoriya come se avesse letto la mente di Miyuki; lei spostò immediatamente lo sguardo dal telefono a Shoto il quale, stringendo le spalle fece di no con la testa “Se mio padre fosse Endeavor sarei pieno di foto con lui!” esclamò eccitato Kirishima prima che Shoto potesse rispondere.

Miyuki sgranò gli occhi, aveva completamente dimenticato che Shoto fosse figlio di Endeavor “Diciamo che mio padre non è tipo da foto” rispose lui bloccando il telefono e rimettendoselo in tasca – evidentemente anche Shoto non doveva aver un gran bel rapporto con suo padre.

“Comunque dobbiamo rimediare al fatto che non abbia un telefono Miyuki!” asserì Midoriya “Onestamente non ne vedo la necessità” ammise lei.

“E’ ovvio che te ne serva uno!” rispose Kirishima battendo la mano sul tavolo e facendo sobbalzare i tre seduti “Così quando siamo lontani possiamo sempre stare in contatto!”

“Già, come se non fosse abbastanza avervi tra i piedi costantemente, dovete rompere i coglioni pure durante quelle due settimane di pace” si lamentò Bakugou stendendosi sul divano.

“Ma se sei stato il primo a creare il gruppo del dormitorio” ribatté Midoriya “Solo perché così posso cazziare chi lascia roba in giro in ogni momento del giorno.”

Kirishima roteò gli occhi “Non serve solo a quello comunque. Se si dovesse essere nei guai basterebbe mandare la propria posizione nel gruppo in modo tale che chiunque lo legga possa venire in soccorso! - Miyuki corrugò la fronte – Dopotutto siamo aspiranti Hero, ci capiterà di trovarci in difficoltà no?”

“Beh-” fece per dire Miyuki; Kirishima strinse il pugno “Sapevo che ti avrei convinta!”

I cinque rimasero a chiacchierare al piano di sotto per almeno un altro paio d’ore e quando finalmente gli altri furono rincasati ormai si erano fatte le sei del pomeriggio. Shoto e Miyuki avevano continuato a studiare insieme al piano terra e, diversamente da quella mattina, tra i due si respirava un’aria decisamente diversa e più rilassata.

A loro poi, avevano deciso di unirsi anche Denki e Kirishima per farsi aiutare in matematica e, infastidito dal baccano fatto dai due ogni volta che gli risultava un esercizio, alla fine si era aggiunto al gruppo anche Bakugou che impossibilitato di riposarsi aveva deciso di unire l’utile al dilettevole: aiutare Kirishima e ridere di quanto fosse incapace Kaminari.

Superata anche l’ora di cena, Miyuki passò almeno un’ora del suo tempo schiacciata tra i suoi compagni che, ad uno ad uno, le mostravano le foto che avevano fatto quel pomeriggio e le facevano ascoltare parti delle loro playlists preferite. In seguito, quando si furono fatte le dieci, stanca sia dall’allenamento che dall’enorme sessione di studio sia mattutina che pomeridiana, Miyuki salutò quei pochi compagni rimasti al piano di sotto e si diresse nuovamente nella sua stanza.

Una volta aperta la porta, la strana sensazione di inquietudine che pensava di aver scacciato completamente le riesplose in corpo facendole sudare freddo. Miyuki strinse la maniglia della porta prima di chiudersela alle spalle e senza guardare verso il bagno, tirò dritto verso il suo letto, prese la coperta che vi teneva piegata sopra e tenendo lo sguardo basso entrò in bagno per poi lanciare la coperta sullo specchio e filare fuori sbattendo la porta.

   

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Author's corner

Ed eccomi qua con il decimo capitolo! Vi volevo ringraziare per il supporto e per le visualizzazioni e per farlo, avevo intenzione, dato che ho un profilo su tiktok, 
di fare una live dopo l'esame che dovrò sostenere tra qualche giorno, in modo tale da poter chiacchierare sulla fan fiction e per poter sapere
cosa ne pensate sia della storia, sia di Miyuki, sia di cosa potrebbe succedere secondo voi!
Fatemi sapere se potrebbe interessarvi una cosa del genere così, nel caso, potrò organizzarmi e renderla possibile!

Detto questo, se sei arrivat* fino a qui spero che il capitolo ti sia piaciuto e che tu rimanga con me fino alla fine.
Baci, Ems xx

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici - Cicatrici. ***


CICATRICI 
 

“- e con questo direi che per oggi è tutto per le lezioni.” concluse il professor Aizawa iniziando a mettere a posto le sue cose “Spero che possiate trascorrere delle belle vacanze di Natale, cercando ovviamente di non cacciarvi nei guai e di portare a termine tutto ciò che vi è stato assegnato.” Iida balzò in piedi “Sì signore! Mi assicurerò che tutti abbiano svolto i loro compiti!”

Denki si dondolò sulla sedia “Contaci!” rispose poi sarcastico “Come se volessi spendere le uniche due settimane di vacanza sui libri!”

“Ti converrà farlo se non vorrai ritrovarti a dover venire a scuola anche il pomeriggio per recuperare i brutti voti” rispose Aizawa prendendo la sua valigetta e avviandosi verso la porta “anzi, a proposito di voti, Miyuki – si girò verso di lei – non dimenticare che oggi pomeriggio devi sostenere i test per l’ammissione alla Yuei.”

Miyuki annuì prontamente, nelle ultime settimane non aveva pensato ad altro – era anche questo uno dei motivi per cui aveva ripreso ad allenarsi. Bakugou si lagnò “Che stronzata. E’ già dentro no?”

Aizawa fece un respiro profondo “Sì Bakugou, è già dentro ma per una questione di correttezza nei confronti di tutti voi, il preside Nezu ha deciso che Miyuki avrebbe dovuto sostenere dei test così da dimostrare di meritare davvero il suo posto qui dentro.” aprì la porta “E comunque, assistere non è obbligatorio perciò se trovi sia una lagna puoi anche stare a casa.” concluse e uscì dall’aula.

Una volta accertatisi che Aizawa fosse andato via, quasi tutti gli studenti della 1A si alzarono in piedi e si avvicinarono al banco di Miyuki.

“Non vedo l’ora di assistere!” esclamò Kirishima battendo il pugno sul banco e facendola sobbalzare “Finalmente vedremo tutte le tue capacità!”

Miyuki accennò un sorriso. Nonostante il fatto di mettersi alla prova per far vedere al preside a tutti gli altri che il suo posto nella Yuei se lo meritava come tutti, l’idea che qualcuno potesse interferire come durante l’esercitazione in Ground Beta la preoccupava e non poco.

“Già!” quasi urlò Denki “Io non sono ancora riuscito a vedere come usi il fulmine!”

“Onestamente non mi aspetterei granché, - ammise lei – dopo l’incidente di Ground Beta non credo che riuscirò a dare il centro per centro oggi. Vorrei evitare di perdere il controllo di nuovo.” stinse le spalle.

“Oh dai non essere modesta!” esclamò Midoriya “Sono più che certo che andrà benone, vero Shoto?!” diede un colpetto sulla spalla dell’amico il quale, confuso, si girò verso la ragazza e fece un cenno con la testa “In più la zona stata messa in sicurezza e ci saranno anche tutti i professori! Semmai dovessi avere problemi saranno sicuramente pronti a venirti in soccorso!” continuò sempre con il sorriso stampato in volto.

“Midoriya ha ragione! - asserì Momo – E poi con tutti noi a darti sostegno non potrai sbagliare”

“Esatto! - esclamò Kirishima – Ci saremo proprio tutti!” continuò avvicinandosi verso Bakugou “Vero?” lo guardò sgranando gli occhi; Bakugou roteò gli occhi “Se proprio devo” rispose poi stringendo i denti.

Una volta finite tutte le lezioni e arrivata l’ora di pranzo, Miyuki si avviò verso lo spogliatoio senza fare tappa in mensa – nonostante avesse fame, sapeva che se avesse ingerito qualsiasi cosa, questa avrebbe risalito lo stomaco fino ad essere vomitata fuori.

Non appena varcò la soglia dello spogliatoio femminile, poggiò la valigetta contenente il suo costume su una delle panchine e iniziò a spogliarsi con calma – il suo test non sarebbe iniziato prima di mezz’ora. Man mano che si andava togliendo i vestiti però, le emozioni che in quelle settimane di allenamento intensivo erano state represse, iniziavano pian piano a venir fuori come un’eruzione vulcanica e il terrore che ciò che era accaduto in ground beta potesse riaccadere di certo non l’aiutava.

Miyuki cercò di fare dei respiri profondi nel tentativo di mantenere la calma “Non si azzarderebbero mai a comparire proprio oggi. Non con tutti quegli Hero presenti.” asserì guardandosi allo specchio come in cerca di una qualche rassicurazione da parte del suo riflesso “Non hai assolutamente nulla di cui preoccuparti Miyuki, gusto?” si guardò dritta negli occhi.

“Ormai non sono più sicura di niente...” disse poi abbassando lo sguardo e togliendosi i pantaloni della divisa per poter indossare il costume. Una volta finito di indossare il tutto, strumento di supporto compresi, si guardò nuovamente allo specchio e facendo un altro respiro profondo si augurò che nulla andasse storto almeno questa volta.

“Psst” fece Midoriya per l’ennesima volta sporgendosi in avanti nel tentativo di catturare l’attenzione di Bakugou “Kacchan!” lo chiamò ancora; Bakugou strinse i pugni reprimendo la voglia di colpirlo con tutta la sua forza “Si può sapere che cosa cazzo vuoi?!” domandò poi al limite della sopportazione.

Midoriya deglutì rumorosamente “Secondo te succederà qualcosa?” Bakugou si girò lentamente verso di lui per guardarlo dritto negli occhi “Non ho idea di cosa tu stia parlando” rispose poi alzando le sopracciglia. Midoriya corrugò la fronte e si girò alla sua destra dove stava seduto Shoto, il quale, distolse lo sguardo e tornò a guardare verso lo schermo che mostrava “l’arena” nella quale Miyuki avrebbe sostenuto il test “”Penso che non avremmo nulla di cui preoccuparci – mantenne lo sguardo fisso – c’è troppa gente qui.” Midoriya tornò a guardare Bakugou e lui ricambiò sgranando leggermente gli occhi prima di tornare a guardare verso lo schermo come l’altro.

“Speriamo...” asserì iniziando a giocare con le sue dita “Andrà sicuramente così.” Shoto incrociò le braccia e prima che Midoriya potesse dire altro, sullo schermo apparve Miyuki, completamente vestita da Hero e con un’espressione in viso che nessuno di loro aveva mai visto prima.

Man mano che Miyuki si avvicinava al punto di partenza, segnato a terra con una x rossa, tutto ciò che aveva provato nello spogliatoio andava svanendo. L’ansia, la paura, la preoccupazione e tutto il resto stavano scemando per lasciare il posto a sentimenti e sensazioni che Miyuki conosceva e sapeva gestire bene: determinazione, voglia di vincere e sicurezza.

Niente e nessuno poteva metterle i bastoni tra le ruote quando Miyuki si sentiva così. Si era sentita così anche nelle prime fasi dell’esercitazione e il motivo per cui Shoici era riuscito a sopraffarla era stato solo perché la sorpresa era stata molto più grande e forte rispetto alla sua determinazione di battere Bakugou. Questa volta però, niente e nessuno l’avrebbe presa alla sprovvista. Questa volta era pronta a qualsiasi evenienza.

Non appena Miyuki raggiunse la x, il professor Aizawa le si avvicinò “Tutto bene?” le domandò notando la sua espressione decisa. Miyuki lo guardò attraverso le lenti del visore già attivo che le mostrava la temperatura a cui stavano arrivando i supporti delle cosce – aveva già iniziato ad accumulare il fuoco.

“Okay – rimase stranito, effettivamente neanche lui aveva mai visto quell’espressione sul suo volto e neanche lui sapeva a cosa poteva spingersi Miyuki – la prova sarà un mix tra la prova d’ingresso che hanno sostenuto tutti i tuoi compagni e la prima prova del festival sportivo-” i compagni di Miyuki seduti sugli spalti rimasero interdetti “Tutte quelle prove?!” esclamò Momo, “Mi sembra un po’ esagerato” asserì Sero mentre Kaminari e Kirishima si fomentavano poiché non vedevano l’ora di vedere Miyuki in azione.

“-perciò dovrai accumulare almeno cento punti nella prima parte della prova che ti vedrà impegnata con una serie di robot i quali, ci saranno anche successivamente-”

“La prego – lo interruppe – mi dica solo in quanto tempo dovrò portare a termine il tutto” lo guardò di nuovo; Aizawa s’infilò le mani in tasca “Hai mezz’ora.”

“Cosa?!” esclamò Kirishima quasi saltando dalla sedia “Mezz’ora?!” Bakugou incrociò le braccia “Smettila di sbraitare – Kirishima lo guardò – scommetto che mezz’ora è anche troppo.” concluse mantenendo lo sguardo fisso sullo schermo in modo da riuscire a captare ogni singola azione di Miyuki la quale, in quel preciso istante, si stava mettendo in posizione pronta a partire al via di Aizawa.

Nel momento esatto in cui Aizawa alzò il braccio sinistro dando il via, Miyuki non aspettò nemmeno di sentire suonare la solita trombetta da stadio e come un fulmine schizzò in avanti facendo esplodere il quirk di fuoco da sotto le sue scarpe.

Dandosi la spinta anche con il ghiaccio che le fuoriusciva dai palmi, Miyuki scivolò lungo l’arena come se stesse pattinando su una pista di ghiaccio invisibile.

Percorsi i primi cinquecento metri, davanti a lei iniziarono ad alzarsi una serie di robot alti almeno sei metri, tutti con dei numeri scritti in bianco sul petto. Spingendo da sinistra, Miyuki si spostò verso destra scansando uno dei robot che si stava rialzando da sotto terra e sfrecciando in mezzo a loro, iniziò a girare intorno costruendo un otto invisibile. Man mano che si avvicinava ad ognuno di loro, da ciò che si poteva vedere dallo schermo, Miyuki li toccava tutti per una frazione di secondo prima di passare al successivo. Non appena fu certa di averli toccati tutti, Miyuki si allontanò da loro fino a lasciarseli alle spalle.

“Ma cosa fa?!” esclamò Kaminari “Non ne ha abbattuto nessuno?!” ma non appena finì di dire la frase, nello schermo si vide Miyuki, ormai a qualche chilometro di distanza da loro che alzando il braccio destro si caricava di elettricità per poi dare un pugno al suolo. Nel momento esatto in cui la sua mano sinistra toccò la superficie della strada tutti i robot che si era lasciata alle spalle si accartocciarono su loro stessi in preda ad un’enorme scarica ti elettricità che li mandò in corto.

“Non ci credo” quasi bisbigliò Denki mentre tutti altri continuavano a tenere gli occhi incollati allo schermo che ormai segnava un punteggio di 400 – era riuscita ad abbatterli tutti.

Una volta accertatasi di averli messi tutti fuorigioco, Miyuki si rigirò e riprese la sua corsa verso la fine continuando a spingere con il fuoco e prima che potesse accorgersene, un’altra serie di quei robot le si parò davanti. Decisa a dimostrare di essere meritevole di quel posto, scelse di non metterli fuori gioco come quelli precedenti e come se fosse dotata di telecomando, scambiò il quirk di ghiaccio che stava usando con le mani con quello di fuoco che stava usando nei piedi per costruire una gigantesca rampa di ghiaccio su cui si spinse con tutta la potenza che aveva. Una volta arrivata in cima aumentò la velocità e quando le mancò il ghiaccio sotto i piedi, spingendo con le mani fece un salto e incrociando le braccia sparò due bombe di fuoco ai suoi lati colpendo i due robot in pieno e facendoli cadere a terra. Successivamente, si lasciò cadere a peso morto ma prima di toccare terra fece uscire due getti d’aria dai suoi palmi e atterrò.

“Ma chi è questa ragazza?” si chiese Uraraka “Come fa a padroneggiare quel quirk in quel modo?” domandò Iida.

Shoto e Midoriya si guardarono nello stesso istante ma, una figura avvolta dalle fiamme fece distogliere lo sguardo a Deku “Ma quello non è tuo padre?” chiese subito lui e l’altro si girò di scatto verso la direzione indicatagli dall’amico; Bakugou fece lo stesso.

“Cosa ci fa qui Endeavor?” bisbigliò Shoto mentre gli altri due lo guardavano confusi.

“Non ci credo! Ha distrutto anche tutti gli altri robot!” urlò Kirishima balzando dalla sedia e facendo riportare l’attenzione dei tre sullo schermo che mostrava una Miyuki visibilmente provata con attorno tutti i robot distrutti.

Ripreso fiato, Miyuki riprese a correre senza usare quirk in modo tale da poter tornare ad accumularli dato che lo schermo la informava che la quantità di quirk accumulato era scesa drasticamente. Man mano che correva tutto attorno a lei iniziavano a spuntare, all’improvviso, dei piccoli rialzamenti di terra volti a farla cadere ma, abituata com’era agli allenamenti con suo padre, Miyuki prese a saltarvi sopra approfittando del piccolo slancio per limitare al massimo lo sforzo fisico.

Dopo un tempo che le sembrò infinito, Miyuki arrivò davanti ad una sorta di burrone e conservando lo slancio dell’ultima collinetta di terra, si spinse in alto usando il quirk d’aria e tornando a spingere con il fuoco dalle mani, attraversò tutto il burrone nel giro di pochi secondi e quando fu finalmente dall’altra parte, scese nuovamente a terra dove, davanti a lei, pareva non esserci altro che una strada spianata.

Miyuki guardò davanti a lei per qualche secondo e pensando che non potesse essere così semplice, raccolse una pietra da terra e la lanciò davanti a sé. Non appena la pietra ebbe toccato terra, il punto esatto in cui era atterrata saltò in aria.

“Un campo minato” pensò lei mentre ne approfittava per riprendere un po’ di fiato “ci vanno giù pesante eh” asserì poi scrocchiandosi le dita delle mani per poi alzare entrambe le braccia verso l’alto. Non appena le stese entrambe i ragazzi che la stavano osservando videro le punte delle sue dita come venir attraversate da dei fulmini.

“Non vorrà farle saltare tutte in una volta?” domandò Mina e mentre pronunciava quelle parole, Miyuki abbassò entrambe le mani come aveva fatto precedentemente e in una frazione di secondo, tutta la zona davanti a lei esplose alzando un’enorme polverone di terra nel quale lei si addentrò correndo.

Nonostante avesse alzato una cortina di terra e polvere molto ampia e spessa, Miyuki riusciva comunque a vedere dove stava andando grazie all’aria che faceva fuoriuscire dai suoi palmi e che teneva davanti alla sua faccia. Continuò a correre più veloce che poteva dato che non aveva idea di quanto tempo fosse passato e quando le parve di essere ormai a metà strada qualcosa la colpì molto violentemente al petto bloccandola di colpo e facendola cadere all’indietro fermando anche la fuoriuscita di aria dalle sue mani.

Miyuki rotolò all’indietro per qualche metro a causa della velocità a cui stava andando e dell’impatto improvviso e una volta fermatasi cercò di rimettersi immediatamente in piedi pensando di aver preso di petto un albero data la scarsa visibilità.

Tuttavia però, quando si rialzò e si mise a correre, dopo qualche metro, di nuovo qualcosa la colpì violentemente, questa volta allo stomaco.

“Che cosa cazzo sta succedendo?!” esclamò fermandosi a qualche metro di distanza dal punto in cui era stata colpita e nel momento in cui si fermò, si accorse che il pulviscolo che aveva causato con l’esplosione sembrava immobile, come se il tempo si fosse fermato.

“Non è possibile…” asserì iniziando a guardarsi intorno nel tentativo di riuscire a vedere qualcosa o qualcuno ma purtroppo i suoi visori non potevano aiutarla in nessun modo.

“Chi c’é?!” urlò stringendo i pugni “Fatti vedere se hai il coraggio!” urlò nuovamente e non appena ebbe finito le arrivò un altro colpo dietro la nuca che la fece volare in avanti per almeno tre metri.

Miyuki si rimise immediatamente in piedi e decisa a mettere un punto alla questione il più presto possibile, approfittò di quei momenti di calma apparente per accumulare nuovamente i quattro elementi cercando, allo stesso tempo, di capire come fare per riuscire a prendere chiunque la stesse attaccando.

“Codardo” asserì avanzando lentamente e rilasciando dai palmi delle sue mani una nube di vapore acqueo che le si cominciò a concentrare attorno e che solo lei era in grado di percepire. Una volta sicura di esserne completamente circondata iniziò a strofinarsi l’indice della mano destra con il pollice della stessa mano e quando, dopo qualche minuto sentì qualcosa entrare all’internò dell’area circoscritta dalla nube di vapore acqueo rilasciò una scarica di elettricità che, oltre a colpire lei, colpì chiunque altro fosse in quella situazione con lei.

Non appena la scarica elettrica colpì entrambi, il pulviscolo tornò a muoversi come nulla fosse e a scendere verso il basso. Miyuki passò quegli ultimi secondi prima che l’ultimo granello di polvere toccasse terra, a cercare chiunque l’avesse colpita ma non avendo idea di chi o cosa fosse, decise di riprendere a correre come se nulla fosse successo in modo tale da portare a termine il suo test.

“Eccola!” esclamò Kirishima indicando lo schermo; Bakugou guardò immediatamente nella direzione che stava indicando l’amico e non appena la vide, si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Si girò quasi istintivamente verso Midoriya e Shoto, i quali, avevano la sua stessa espressione dipinta in volto.

Bakugou tornò a guardare verso lo schermo, che cosa poteva essere successo in quel breve lasso di tempo? Quando era entrata nella nube il suo costume era completamente intatto e il fatto che fosse sporca di terra sulle gambe e sul petto significava sicuramente che doveva essere caduta in qualche modo. Ma come poteva essere caduta se la strana era spianata e ormai priva di ostacoli e poi, se fosse caduta non si sarebbe di certo sporcata la parte posteriore del costume, solo quella anteriore si sarebbe sporcata in più, sul suo costume erano presenti delle bruciature oltre ad uno strappo sulla spalla destra… Che quello Shoici avesse trovato il modo di intrufolarsi anche in quell’arena? Se così fosse doveva trovarsi ancora lì dentro – tirò un pugno al bracciolo della sua sedia mentre Miyuki, oltre lo schermo, continuava a correre verso la fine del percorso.

Qualche secondo dopo, stremata, Miyuki usò un’ultima esplosione di fuoco per darsi lo slancio e superare la linea di fine corsa e, una volta fatto, la trombetta da stadio risuonò per tutta l’arena segnando la fine del test.

“Venti minuti!” esclamò Present Mic “E’ un record!” continuò mentre Miyuki si inginocchiava a terra cercando di riprendere fiato e di mantenere i nervi saldi.

“Complimenti!” si congratulò All Might raggiungendola insieme al professor Aizawa, il quale, notando le condizioni del suo costume e la sua espressione le domandò “E’ successo qualcosa?” ma prima che Miyuki potesse proferire parola, accanto a loro comparve Endeavor.

“Devo dire che abbiamo fatto bene a risparmiarle la vita” asserì incrociando le braccia “non si vedono così spesso ragazzini tanto dotati. Com’è che ti chiami?” la guardò dal basso verso l’alto.

Miyuki distolse lo sguardo dal professor Aizawa e facendo un respiro profondo, seguito da un breve inchino rispose “Miyuki, Miyuki Kaminaze signore.”

“Miyuki!” urlò Denki seguito da Kirishima, Midoriya, Shoto e stranamente per lei, Bakugou.

“Sei stata fantastica Miyuki! Tutti quegli ostacoli in soli venti minuti!” Miyuki accennò un sorriso “Avrei potuto fare di meglio” rispose lei facendo spallucce e distogliendo lo sguardo, sguardo che venne catturato dalle strane espressioni di Shoto, Midoriya e Bakugou che stavano fissando un punto preciso del suo costume.

Miyuki corrugò la fronte e con un movimento impercettibile delle pupille spostò il suo sguardo sul punto che i tre stavano fissando e con orrore quasi, si accorse che parte della spalla del suo costume era stata strappata via e che la cicatrice sottostante, dello stesso colore della cicatrice che Shoto aveva sull’occhio sinistro, era ben visibile.

Immediatamente voltò loro le spalle e cercando di sembrare il meno scortese possibile si congedò dai tre pro Heroes e corse verso lo spogliatoio.

Una volta entrata nello spogliatoio femminile Miyuki si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò contro con la schiena. Come aveva fatto a non accorgersi che il costume le si fosse strappato? Come poteva essere stata così sbadata? Adesso Shoto, Midoriya, Bakugou avevano visto la sua cicatrice e forse l’avevano vista anche tutti gli altri. Come poteva essere stata così poco attenta ma soprattutto, chi l’aveva colpita mentre si trovava dentro la nube di polvere? Com’era possibile che non aveva visto nessuno? Che fosse un altro degli scagnozzi di suo padre? Sì, era sicuramente uno di loro e se il suo quirk era quello dell’invisibilità come poteva essere sicura che lui non fosse con le anche il quel momento?

Tutte quelle domande all’improvviso le inondarono la testa come un fiume in piena e non essendo in grado di gestirle, Miyuki iniziò a sentire nuovamente il respiro farlesi corto, tornò a sentire l’ansia e la paura che le sfondavano il petto e nel giro di pochi secondi sentì come se il suo costume la stava soffocando. Si sentiva mancar l’aria e cercando di mantenere più controllo possibile, si avvicinò ad uno dei lavandini lì presenti e dopo aver aperto l’acqua infilò la testa sotto il rubinetto.

Rimase in quella posizione per qualche secondo, poi, quando le mani iniziarono a tremarle, alzò la testa e con la poca forza che le rimaneva iniziò a sfilarsi il costume. Quando finalmente fu rimasta solo con l’intimo e la sensazione di soffocamento si affievolì, raccolse il costume e gli strumenti di supporto e si avvicinò alla panchina sulla quale aveva lasciato la sua valigetta e la sua divisa ma, quando fu finalmente davanti allo specchio nel quale si era specchiata prima di indossare il suo costume, questo le cadde dalle mani insieme a tutti gli strumenti facendo un enorme baccano che risuonò per tutto lo spogliatoio.

Miyuki rimase immobile davanti al suo riflesso, il quale, con orrore, le mostrava una nuova cicatrice sulla pancia, proprio dove era stata colpita qualche minuto prima. Tuttavia, questa cicatrice non era per niente come le altre, non era uno squarcio o una bruciatura, no.

Era una frase. Una frase che diceva:

Perché tenerle nascoste?


 

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Author's corner 

Ed eccomi qua con l'undicesimo capitolo!

Chiedo perdono per l'assenza della scorsa settimana ma ho avuto un esame universitario da preparare (che non è andato sigh) e non ho avuto il tempo di scrivere.

Detto questo, se sei arrivato/a fino a qui spero che il capitolo ti sia piaciuto e ci vediamo al prossimo! - spero di riuscire ad aggiornare domenica prossima ad un orario più normale ahahaha

Baci, Ems xx

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici - Oscurità. ***


Oscurità


Il giorno seguente, Miyuki uscì di casa mezz’ora prima del solito. Aveva bisogno di pensare e, per sua sfortuna, nella sua stanza non ci riusciva proprio.

Da quando era tornata a casa dopo la sua esercitazione, ovviamente senza incrociare nessuno e rendendosi il più invisibile possibile, non aveva lasciato la sua stanza nemmeno per un secondo e ciò aveva rischiato di farla impazzire.

Lì dentro non si sentiva al sicuro, prima quella strana sensazione provata in bagno, poi il tipo invisibile che l’aveva colpita e marchiata senza che nemmeno se ne rendesse conto e infine lo sguardo di Midoriya, Shoto e Bakugou fissi sulla sua cicatrice, era tutto un casino. Era tutto troppo.

Aveva bisogno di passare un po’ di tempo da sola senza che nessuno la interrompesse con stupidi convenevoli o che si mettesse ad indagare sull’origine di quella cicatrice e, il suo dormitorio, era proprio l’ultimo posto che le potesse essere d’aiuto.

Camminò per una quindicina di minuti senza una meta vera e propria ma, a quanto pareva, i suoi piedi sapevano esattamente dove andare e perciò la portarono davanti l’ingresso della scuola, la quale, dato l’orario era ancora chiusa agli studenti.

Miyuki s’infilò le mani nelle tasche della giacca della divisa e facendo un respiro profondo si sedette su una delle panchine posta davanti l’ingresso principale. Aveva la testa che le scoppiava per la nottataccia e ormai non aveva la minima idea di cosa fare.

Era così confusa da aver persino dimenticato di avvertire il professor Aizawa di ciò che le era successo ma, quando se ne ricordò, pensò che fosse inutile allarmarlo dato che, il bersaglio, era solo lei.

“Un’ottima combattente e anche un’ottima mattiniera” asserì una voce interrompendo il flusso di pensieri che vorticavano nella testa di Miyuki facendole scuotere la testa per tornare alla realtà e cercare chiunque avesse parlato.

“-Shoto non poteva farsi un’amica migliore.” continuò; Miyuki girò leggermente la testa verso la sua destra e quasi rimase accecata dal bagliore delle fiamme provenienti dal corpo di Endeavor che le si era piazzato accanto.

“Mi scusi?” gli domandò confusa; Endeavor la guardò dall’alto verso il basso “Dove hai imparato a muoverti così?” Miyuki abbassò lo sguardo non era proprio nel mood per questo tipo di conversazione “Ho imparato sul campo, signore” rispose con la testa bassa.

“Beh per aver una tale padronanza devi aver avuto un ottimo maestro.” Miyuki lo guardò con la coda dell’occhio e pensò di aver assunto un’espressione spaventosa data la reazione di Endeavor, il quale, nonostante la sua rinomata sicurezza di sé, sembrò un po’ a disagio “Diciamo che non ho avuto scelta.” rispose lei tornando a guardare per terra.

“Mh – fece lui – sono sicuro che la tua vicinanza potrà solo aiutare Shoto. Ho visto come padroneggi il fuoco e sarai un ottimo sti-” Miyuki si alzò in piedi interrompendolo “Le chiedo scusa, non vorrei sembrarle spocchiosa o maleducata ma, - lo guardò dritto negli occhi – sono certa che se sapesse davvero chi sono non vorrebbe che la reputazione di suo figlio venisse infangata da qualcuno come me.” e senza lasciargli il tempo di rispondere, girò i tacchi e si diresse verso le porte dell’edificio che erano state aperte giusto qualche minuto prima.

Una volta dentro la scuola, superato l’ingresso e lasciatasi alle spalle Endeavor, Miyuki di appoggiò contro una parete e iniziò a respirare affannosamente.

Che cosa le era preso? “Se sapesse davvero chi sono” come aveva potuto dire una cosa del genere ad alta voce, per di più ad Endeavor? E se adesso lui fosse andato ad indagare? Se il modo in cui gli avesse riposto non gli fosse piaciuto che cosa le sarebbe successo? Endeavor aveva il potere di farla cacciare dalla scuola? No, non sarebbe successo.

Miyuki si strinse la mano destra sul cuore si lasciò scivolare per terra. Doveva calmarsi, non poteva farsi vedere così da nessuno. Cercò di fare respiri più profondi, sempre più profondi, mentre il mal di testa che l’accompagnava da quella mattina iniziava ad aumentare facendo sì che le sembrasse che il suo cervello potesse esplodere da un momento all’altro.

Doveva stare calma. Doveva riprendere il controllo. Endeavor non avrebbe fatto niente, sicuramente avrebbe preso quelle sue risposte solo come una provocazione. Perché aveva risposto così? Si guardò le mani: stavano tremando e d’un tratto, la cravatta e la camicia sembrarono incollarlesi addosso. Era come se stessero diventando man mano sempre più piccoli, sempre più stretti, così stretti da impedirle di respirare in maniera adeguata.

Si sentiva soffocare più del solito e per un momento pensò che questo suo malessere fosse opera di uno degli scagnozzi di suo padre. Portò la mano destra sul collo della cravatta e cercò di allentarlo ma era come se le sue mani non avessero la forza di far nulla. Iniziò a sentire le orecchie fischiare e gli occhi bruciare e quando stava per arrivare sull’orlo del precipizio, qualcuno le posò una mano sulla spalla.

Miyuki girò di scatto la testa verso la persona che le si era accovacciata affianco e d’istinto alzò la mano destra per attaccare, nonostante, nelle condizioni in cui si trovava, non sarebbe stata in grado di far male ad una mosca.

“Miyuki, sono io, Shoto!” esclamò lui fermandole il braccio sinistro con la mano destra “Non sono qui per farti del male.” la rassicurò mentre lei continuava a guardarlo terrorizzata e con il respiro affannoso.

“Miyuki – le abbassò il braccio – che ti è successo?” le domandò guardandosi intorno nel tentativo di trovare chiunque l’avesse ridotta in quel modo ma, non vedendo nessuno, tornò a guardare la compagna “E’ stato mio padre a ridurti così? Cosa ti ha detto?” le chiese a bassa voce mentre, con sguardo severo guardava alla sua sinistra; Miyuki scostò la spalla destra da sotto la mano di Shoto e portandosi nuovamente la mano destra sul petto, cercò di rimettersi a posto – farsi vedere da qualcuno, così in quello stato, era proprio ciò che avrebbe voluto evitare e poi, cosa ci faceva Shoto a scuola così presto? E se, in quei pochi minuti, Endeavor avesse già parlato della loro conversazione.

“Hai bisogno di un bicchiere d’acqua” asserì Shoto alzandosi e correndo verso lo zaino che aveva lasciato pochi metri più avanti – molto probabilmente l’aveva superata prima di essersi reso conto della sua presenza.

Mentre Miyuki lo guardava allontanarsi l’idea che quella sua orribile sensazione fosse opera di qualche collaboratore di suo padre, pian piano svanì e, come se la mano di Shoto avesse messo un freno a quell’uragano che l’aveva presa in pieno, i vestiti non le sembrarono più incollati addosso e il respiro tornò a farsi normale.

“Ecco – le porse il bicchiere – ce la fai a tenerla?” le chiese avvicinandole la bottiglietta d’acqua che aveva tirato fuori dallo zaino; Miyuki guardò prima la bottiglia e poi l’amico e per una frazione di secondo, i suoi occhi incrociarono quelli di Shoto.

“Hai gli occhi di colore diverso” quasi bisbigliò; Shoto rimase impassibile mentre le sue guance diventavano pian piano rossicce. Cercando di scuotere l’imbarazzo, Shoto sbatté le palpebre più volte “Non te n’eri mai accorta?” le domandò poi allontanandosi leggermente e lasciandole la bottiglietta in mano.

Miyuki abbassò lo sguardo sulla bottiglietta “No...” ammise; Shoto la guardò confuso “non ti ho mai guardato dritto in faccia – fece spallucce – non volevo metterti a disagio come la prima volta che l’ho fatto.” asserì ripensando alla prima volta che l’aveva visto.

“E’ per questo che non sei uscita dalla tua stanza ieri?” Miyuki lo riguardò “Perché… - le si sedette accanto – perché abbiamo visto la tua?” il cuore di Miyuki quasi le esplose in petto e piano piano, sentì gli occhi inumidirlesi sempre di più.

Non era stata una sua impressione, l’avevano vista davvero. Avevano visto non una cicatrice qualsiasi ma, la cicatrice. La prima cicatrice che aveva marchiato il suo corpo per mano di suo padre. La cicatrice che, per prima, aveva scavato quella voragine che l’aveva fatta sprofondare verso anni di insicurezze e odio verso il suo corpo.

Ricordava esattamente il momento in cui l’aveva ricevuta, aveva solo dieci anni ma, per suo padre, aveva smesso di essere una bambina da quando ne aveva compiuti sei.

Era un periodo strano per Miyuki perché oltre a non essere ancora in grado di padroneggiare bene i suoi quirk, sentiva anche che il suo corpo stava iniziando a cambiare e il non avere nessuna figura femminile di riferimento, si sentiva costantemente a disagio. Si guardava allo specchio e iniziava a vedere forme diverse rispetto a quelle che aveva sempre avuto: i fianchi si stavano accentuando sempre più e il suo petto, che fino ad allora era sempre stato piatto come quello di tutti in quell’edificio, stava iniziando a mostrare delle rotondità a lei poco familiari.

Anche quando combatteva non si sentiva più al massimo della confidenza con se stessa in più, bastava anche solo essere sfiorata in quella zona per farle sentire dolore e perdere la concentrazione e, purtroppo, durante i combattimenti non riusciva a parare quella zona e, puntualmente, si ritrovava a dover chiedere di mettere in pausa il tutto per riprendersi.

Tuttavia però, per suo padre quello non era un comportamento accettabile. Il fatto che sua figlia si mostrasse debole o che avesse un punto debole non era contemplato e, all’ennesimo combattimento interrotto, Obscurium chiamò Miyuki nella sua stanza per la prima volta.

Pensando che suo padre avesse nient’altro che bisogno di lei, Miyuki si diresse nella sala grande spensierata e curiosa ma, quando vi entrò qualcosa in lei avvertì che non stava per accadere nulla di buono.

Senza nemmeno capire come, Miyuki si ritrovò, dopo una breve conversazione con suo padre, a dover combattere contro di lui e, dalla sua espressione, aveva capito che quello non sarebbe stato un semplice allenamento ma quasi una punizione. Punizione per cosa però?

Dopo almeno un’ora passata ad incassare colpi dopo colpi senza riuscire a contrattaccare, Obscurium si avvicinò verso Miyuki e prendendola per i vestiti la fece rimettere in piedi e la guardò.

“Smettila di piangere.” asserì girandole intorno “Se non ti fossi mostrata così debole durante gli incontri non avrei avuto motivo di impartirti questa lezione.” Miyuki cercò di trattenersi dal singhiozzare nonostante le facesse male ogni singolo centimetro del suo corpo.

“Ora spiegami cosa ti frena dal portare a termine il tuo dovere?” le domandò piazzandolesi davanti e guardandola negli occhi e, come ogni bambina ingenua farebbe, Miyuki si portò la mano destra sul seno destro e guardando suo padre negli occhi, gli confessò che il motivo per cui non riusciva a combattere per bene era perché quella zona era diventata improvvisamente più sensibile. Ciò che Miyuki non sapeva però, era che suo padre non glielo aveva chiesto per aiutarla, non nel senso che intendeva o sperava lei.

Annuendo con far serio infatti, Obscurium allontanò la mano destra di Miyuki dal suo petto e con una freddezza disumana, bruciò la parte che lei aveva precedentemente indicato sfregiandola a vita e lasciandola a terra quasi priva di sensi a causa del dolore.

“Non devi temere” di nuovo la voce di Shoto la trascinò fuori dal baratro della sua mente; lo guardò “non ne parleremo con nessuno.” concluse lui ricambiando lo sguardo.

Dopo alcuni minuti passati in silenzio, Shoto, sinceratosi nuovamente che Miyuki stesse bene, l’aiutò ad alzarsi e senza porle altre domande l’accompagnò in classe.

“Oh, quasi dimenticavo – asserì mentre entrambi si sedevano al loro posto – sono sicuro che come arriverà anche Midoriya te lo dirà...” Miyuki corrugò lo sguardo “con gli altri volevamo proporti di venire con noi al centro commerciale uno di questi giorni. Si stanno avvicinando le vacanze di natale e, oltre ad approfittarne per fare i regali, pensavamo fosse una buona idea per farti allontanare un po’ dal dormitorio e dalla scuola in generale. Dopotutto, da quando sei arrivata, non sei mai andata da nessuna parte, no?”

Miyuki rimase in silenzio per qualche secondo. Effettivamente non era mai andata da nessuna parte ma non solo in quei due mesi, in generale non era mai uscita da casa sua, non da quando aveva compiuto quattro anni e l’idea di passare un pomeriggio lontano dalla Yuei di certo non le dispiaceva. In più, forse, il fatto che si fosse trovata in mezzo a tantissima altra gente avrebbe tenuto gli uomini di suo padre a bada.

“Se non te la senti non fa nulla, troveremo qualcos’altro da far-” fece lui pensando che il suo silenzio fosse un no gentile.

“Mi va.” lo interruppe; Shoto rimase stranito come se si aspettasse un’altra risposta negativa “Non credo di essere mai stata al centro commerciale… E’ solo che – abbassò lo sguardo – non credo di avere i soldi per poter fare regali a nessuno ma, - strinse le spalle – sarò felice di aiutarvi a scegliere!” accennò un sorriso.

Quando la notizia che Miyuki si sarebbe unita per la ricerca dei regali di natale si diffuse tra i suoi compagni, furono tutti parecchio contenti della cosa nonostante molti di loro non avrebbero potuto partecipare dato che o sarebbero stati con i genitori o non sarebbero proprio stati in città.

“Uffa, l’unica volta che decidi di venire con noi non posso esserci.” si lamentò Momo tristemente “Certo, come se non andassi in Francia con i tuoi genitori!” rispose Mina.

“In Francia?” si stupì Miyuki.

“Già! - si lagnò Uraraka – Che fortuna!”

“Beh comunque ci saremo noi a farle compagnia!” esclamò Kirishima abbracciando Bakugou con il braccio destro; Bakugou roteò gli occhi “Solo perché non ho niente di meglio da fare.”

“Mi sa che questa scusa l’hai già usata” asserì Kirishima “Già! Perché semplicemente non dici che ti piace stare in nostra compagnia?” rispose Kaminari sorridendogli.

“Tappati quella fogna.” fece l’altro.

“Sono felice che tu venga con noi!” disse Midoriya avvicinandolesi “Anche io” rispose lei onesta. Era davvero felice di passare un pomeriggio lontano dalla scuola e l’idea di andare in giro per negozi per fare i regali di natale iniziava ad incuriosirla: non aveva mai fatto una cosa del genere.

“Bene allora, quando andiamo?” chiese Kaminari sedendosi sul banco di Kirishima “E soprattutto, chi siamo?”

I ragazzi si guardarono l’uno con l’altro “Penso saremo solo noi” rispose Kirishima indicando Bakugou, se stesso, Midoriya, Shoto, Kaminari e Miyuki “gli altri o avevano altri impegni o non saranno proprio a Tokyo. Spero non ti dispiaccia Miyuki” la guardò con sguardo un po’ deluso.

Lei fece prontamente no con la testa “Affatto! Non che la vostra assenza mi faccia piacere ma, sono sicura passerete dei bellissimi momenti con le vostre famiglie!” strinse le spalle “Avremo tantissime altre occasioni di andare insieme!”

“Bene allora, che ne dite per domani pomeriggio alle quattro?” propose Midoriya “Tanto da oggi non abbiamo più lezione quindi per quell’ora siamo sicuramente tutti liberi!” gli altri annuirono.

Finite le lezioni della giornata i ragazzi tornarono tutti insieme nel dormitorio e con loro, forse per la prima volta, anche Miyuki. Arrivati a casa però, Miyuki notò una sfilza di valigie allineate all’ingresso – probabilmente le avevano messe lì quando lei era già uscita di casa quella mattina.

“Certo che, sarà strano” commentò lei sedendosi al tavolo della cucina “ve ne andate proprio tutti eh?” domandò poi mentre Midoriya le si sedeva accanto.

“Non proprio, Shoto e Bakugou rimarranno qui” le sorrise.

“Come mai?” chiese girandosi verso i due che si trovavano in cucina; Shoto strinse le spalle mentre si versava un po’ di succo in un bicchiere “Diciamo che a casa mia non si respira una bella aria a Natale e poi-”

“Io invece rimango qui perché i miei hanno deciso di fare un viaggio e chissà per quale strano motivo non mi volevano tra i piedi!” lo interruppe Bakugou; Miyuki e Midoriya si guardarono “Mi domando proprio perché” bisbigliò poi lei facendolo ridere.

“Io invece torno da mia madre – asserì Midoriya – non la vedo da un bel po’ però tornerò qui spesso!” le sorrise.

“Non ne abbiamo bisogno!” si lamentò Bakugou.

“Beh, fa comunque un certo effetto vedervi andare tutti via, anche se è solo per qualche giorno” ammise lei tornando a guardare i suoi compagni che pian piano si preparavano per andare.

“Su non essere triste – fece Kirishima avvicinandolesi – so che senza di me non puoi stare più di due ore!” le abbracciò la testa “Ma domani saremo di nuovo insieme!”

“Già Miyuki, non essere triste! Domani torneremo!” si aggiunse Kaminari; Miyuki si liberò dall’abbraccio “Non era questo che intendevo ma, va bene!”

Una volta che anche l’ultimo di loro se ne fu andato, in casa rimasero solo Miyuki, Shoto e Bakugou i quali passarono il resto della serata in una strana calma.

L’idea di passare quelle due settimane da sola di certo non la faceva impazzire, anche perché, se fosse stata da sola, sicuramente ad un certo punto, avrebbe iniziato a vedere cose che non c’erano e sarebbe finita con l’impazzire per davvero ma, il fatto che tra tutti, fossero proprio Shoto e Bakugou e, anche Midoriya, ossia gli unici tre che avevano visto la sua cicatrice, ad aver scelto di rimanere nel dormitorio durante le settimane di vacanza, un po’ le puzzava.

A puzzarle più di tutto poi, era il fatto che, tra chiunque in quella classe, Bakugou non avrebbe mai scelto di passare del tempo proprio con Midoriya e Shoto perciò, l’unico motivo valido per cui avessero deciso di rimanere alla Yuei doveva essere, per forza, quello di tenerla d’occhio.

Che volessero sapere di più sulla sua cicatrice? Poteva essere. Dopotutto Shoto le aveva solo detto che non ne avrebbero parlato con nessuno, non che non ne avrebbero voluto sapere di più. Che Bakugou avesse ancora dubbi su di lei? Quello era certo anche se, negli ultimi tempi lo aveva visto meno insistente ed indagatorio.

Miyuki rimuginò su quelle domande per tutta la sera ma, una volta messa a letto, la stanchezza fu tanta da farla addormentare subito dopo aver poggiato la testa sul cuscino.

La mattina seguente Miyuki si impose di non uscire dal letto almeno fino alle dieci – aveva dormito così bene la sera prima che aveva intenzione di godersi quella serenità ancora per un bel po’.

Quando finalmente decise di alzarsi e di uscire dalla sua stanza, il silenzio inusuale del dormitorio la travolse in pieno. Solitamente, nei giorni liberi, a quell’ora, tra i corridoi o per le scale si sentiva il solito chiacchiericcio e casino fatto dai suoi compagni che scherzavano tra loro mentre, quella mattina, l’unico rumore udibile era quello proveniente dalla tv al piano di sotto.

Per sua sfortuna, o fortuna, dipende dai punti di vista, avrebbe trascorso quelle due settimane in compagnia di due delle persone più selettivamente silenziose di tutta la classe.

“Saranno due settimane interessantissime” pensò scendendo al piano di sotto “tra Shoto e Bakugou non so chi sia il più socievole” continuò mentre raggiungeva quest’ultimo nell’area divani.

La mattinata e l’ora di pranzo trascorsero tranquille e finalmente, quando si furono fatte le tre e mezza, la porta del dormitorio si spalancò inondando la casa con le voci squillanti di Kirishima e Kaminari, seguiti da Midoriya che, sorridenti erano venuti a prendere gli altri tre – Miyuki non se lo aspettava ma aveva davvero sentito la mancanza di quei due in quelle poche ore.

“Siete pronti voi?” chiese Kaminari rimanendo sulla soglia “Se ci sbrighiamo riusciamo a prendere il bus delle quattro meno un quarto. Passa proprio qua sotto!”

“Sì, siamo tutti pronti” rispose Shoto “Parla per te!” si lamentò Bakugou mentre si allacciava le scarpe.

“Tu sei pronta Miyuki?” domandò Midoriya; lei annuì “Perfetto allora possiamo and-”

“Midoriya” una voce da fuori la porta lo interruppe; il ragazzo si girò “Buon giorno professor Aizawa” lo salutò.

“Buon giorno. Che ci fate voi qui? Non eravate tornati a casa per le vacanze?” chiese avvicinandosi alla porta; i tre annuirono “Sì ma oggi pomeriggio andiamo al centro commerciale, siamo venuti a prendere Miyuki e gli altri!” rispose Kirishima.

Il professor Aizawa fece capolino con la testa e i tre ancora dentro lo salutarono con un cenno della mano “A che ora dovete andare?” domandò lui girandosi verso Midoriya “Adesso, se riusciamo prendiamo il bus delle quattro meno un quarto!” rispose lui.

Aizawa s’infilò le mani in tasca “Sarebbe un problema se Miyuki vi raggiungesse fra un po’?” l’attenzione cadde su di lei che, confusa, piegò la testa di lato “Ho bisogno di scambiare due parole con lei, non dovremmo metterci molto. Potrà prendere il bus successivo.”

Kirishima e Kaminari si scambiarono uno sguardo “Mh… se per lei va bene” risposero poi guardandola “Ti aspetteremo alla fermata, okay?” asserì Shoto guardandola “Raggiungici lì appena avete finito e prendiamo il bus tutti insieme.” lei annuì e pochi secondi dopo si ritrovò da sola in casa con il professore.

“E’ successo qualcosa?” chiese lei preoccupata; Aizawa si sedette su una delle sedie attorno al tavolo “Dimmelo tu.”

Miyuki rimase impassibile “In che senso?” gli domandò; lui la guardò dritto negli occhi “C’è qualcosa di cui vorresti parlarmi? Qualcosa che ti preoccupa?” Miyuki lo guardò “Dopo l’esercitazione di ieri sei sparita per tutto il resto della serata, ho pensato dovesse essere successo qualcosa dato anche lo sguardo che avevi alla fine della prova.”

“Oh” fece lei pensando si riferisse all’attacco di panico che aveva avuto quella mattina “no, ero solo un po’ stravolta dalla prova, tutto qui. In più ero anche caduta a terra mentre correvo nella nube di polvere – mentì - quindi ero un po’ stravolta” fece spallucce “ma sto bene, benone direi.” concluse sperando di essere stata abbastanza convincente.

Aizawa la guardò dritto negli occhi per qualche minuto, come se cercasse di capire se stesse mentendo o meno poi, dopo quella che sembrò un’eternità distolse lo sguardo e si alzò “Bene. Mi fa piacere.” asserì mettendo a posto la sedia “Temevo fossi ancora preoccupata.”

“Lo sono sempre” ammise, lui la guardò “non riesco a non esserlo però, sto cercando di non farmi divorare dalla cosa. Non voglio che questa mia paura mi isoli...” abbassò lo sguardo “per questo mi sono sforzata di dire di sì a questa uscita con loro.” guardò fuori dalla finestra “Spero solo che oggi vada tutto per il verso giusto.” concluse tornando a guardare il professore il quale, facendole un cenno con la testa si avviò verso la porta d’ingresso “Buon divertimento allora.” le augurò per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle.

Una volta uscito il professore, Miyuki fece per seguirlo fuori ma le balenò in testa l’idea di aver dimenticato qualcosa al piano di sopra “Maledizione! Mi stanno aspettando!” esclamò salendo di corsa al piano di sopra per poi entrare nella sua stanza.

“Che cosa ho dimenticato?” si domandò guardandosi freneticamente attorno “Sono sicura di aver dimenticato qualcosa ma, cosa?” sbuffò e come un lampo si girò di scatto verso la porta del bagno.

Sicura di trovare lì qualsiasi cosa stesse cercando, entrò in bagno e dopo aver acceso la luce, improvvisamente, la porta dietro di lei si chiuse.

Miyuki sobbalzò e pensando fosse stata la corrente si avvicinò alla porta per cercare di riaprirla ma, quando cercò di farlo, questa rimase chiusa.

“E’ uno scherzo.” asserì seria “Non posso essere rimasta bloccata in bagno!” continuò strattonando la porta poi, mentre continuava a tirare, una strana sensazione, come una carezza fredda, le percorse la schiena facendola immobilizzare.

Cercando di mantenere la calma, rimase con entrambe le mani sulla maniglia e con lo sguardo fisso contro il legno della porta. Facendo respiri profondi, cercò ancora di aprire la porta mentre, ad ogni secondo che passava lì dentro, quella strana sensazione di disagio si faceva sempre più forte dentro di lei. Poi, successe la stessa cosa che era successa qualche giorno prima. Dietro di lei, lo specchio che stava sul lavandino e che rifletteva l’intera stanza iniziò a muoversi come se, tutto d’un tratto, non fosse più solido ma liquido.

Miyuki spostò lentamente lo sguardo dalla porta e mantenendo il respiro fermo girò la testa alla sua destra. Nel momento esatto in cui entrambi gli occhi furono posati sullo specchio, da questo ne uscì un braccio che velocemente l’afferrò per la felpa e la trascinò via con sé nell’oscurità.

 

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Author's corner

Ed eccoci qua con il dodicesimo capitolo!
Vi voglio ringraziare perché siamo arrivati ad un totale di letture di più di MILLE e sono super felice di questa cosa perché, giorno 4 Marzo è il mio
compleanno e avrei tanto voluto che per quel giorno la mia ff fosse arrivata a 1k e voi l'avete fatto!!
Ringrazio chiunque abbia recensito o inserito la mia ff tra le seguite, mi riempite il cuore!

Detto questo, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, sono sempre curiosa di sapere cosa ne pensate e, se sei arrivat* fin qui, spero che rimarrai
fino alla fine!
Baci Ems xx

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici e quattordici - Rivelazioni. ***


RIVELAZIONI



Miyuki vide un braccio uscire da fuori lo specchio e nonostante sapesse di dover reagire in qualche modo, non ci riuscì.

Rimase immobile con entrambe le mani avvinghiate alla maniglia della porta del bagno mentre una figura traslucida, senza volto, veniva fuori e le si avvicinava lentamente. Avrebbe avuto tutto il tempo di sfondare la porta e scappare il più lontano possibile ma le sue gambe sembravano non essere più attaccate al suo corpo.

Sperò fino all’ultimo secondo che tutto ciò che stava vivendo fosse solo frutto della sua immaginazione. Che fosse la sua testa a farle quello scherzo a causa del panico che le stava nascendo dentro quando si era accorta di essere rimasta chiusa in bagno e di non poter raggiungere i suoi compagni dopo avergli promesso che avrebbe passato il pomeriggio con loro.

Sperò anche che, dato il suo ritardo, qualcuno di loro tornasse indietro per accertarsi che stesse andando tutto bene e che, sentitala strattonare la porta, fosse salito nella sua stanza e l’avesse salvata.

Purtroppo però, in tutto il dormitorio, era rimasta solo lei. Lei e quella figura raccapricciante che stava avvinghiando la sua mano nel colletto della sua felpa e la stava trascinando via.

Miyuki non reagì: la paura era così tanta che tutto ciò che fu in grado di fare fu solo chiudere gli occhi. Non aveva idea che suo padre disponesse di persone con quirk del genere e a quel punto, pensò che combattere non sarebbe servito più a nulla.

L’avevano presa, fine dei giochi.

Non appena il suo busto fu dentro lo specchio per metà, Miyuki fu costretta ad aprire gli occhi poiché la sensazione che aveva provato, qualcosa come una spadata di ghiaccio che le passò da parte a parte, aveva messo in moto l’istinto di sopravvivenza che Miyuki aveva accantonato qualche secondo prima. Cercò quindi di aggrapparsi al lavandino con i piedi in modo tale da fare un po’ di resistenza e riuscire a tirarsi fuori da lì ma, inaspettatamente, la parte inferiore del suo corpo, quella ancora nel bagno della sua stanza, venne spinta dentro lo specchio.

Non era mai stata sola lì dentro.

“Ci avrei scommesso che avresti opposto resistenza” commentò una voce stridula “ci stavo quasi rimanendo male quando ti sei lasciata trascinare dentro come se nulla fosse.” continuò mentre la lasciava cadere per terra.

Miyuki alzò immediatamente la testa, non si sarebbe fatta prendere di nuovo a calci come quella volta in ground beta. Girò la testa a destra e a manca ma, a causa della piena oscurità di quel posto, non riuscì a capire chi stesse parlando. Era però del tutto sicura che in quella stanza fossero almeno in tre.

“Chi ha parlato?” domandò mantenendo i nervi saldi.

“Ma come” fece la voce di prima “non ti ricordi di me?” chiese l’altro e dal volume della sua voce, Miyuki capì che non doveva essere molto lontano rispetto a lei. Facendo il più in fretta possibile quindi, fece fuoriuscire delle fiamme dal palmo della sua mano destra in modo tale da poter vedere qualcosa.

“Kenzo.” asserì poi quando la luce delle fiamme illuminò il volto dell’uomo che l’aveva trascinata lì “Solo uno come te poteva avere un quirk del genere. Devi esserti divertito nello spiarmi mentre mi facevo la doccia, ora come tanti anni fa.”

Sul volto dell’uomo spuntò un ghigno “Vedo che la sfrontatezza non ti è passata. Da quanto ci ha riferito Shoici sembravi essere diventata un agnellino.”

“Chi altro c’è qui dentro?” domandò lei non cogliendo la sua provocazione “So benissimo che c’era qualcun altro nella stanza insieme a me, qualcuno che mi impediva di aprire la porta.” guardò l’uomo negli occhi. Kenzo spostò lo sguardo alla destra di Miyuki “Sarai pure in grado di diventare invisibile ma, in quanto a furtività fai proprio schifo Atsumichi.”

“Atsumichi...” ripeté lei e con uno scatto spostò la mano destra alla sua destra e beccò il momento esatto in cui, quest’ultimo, tornava visibile. Miyuki rimase incredula, conosceva bene Atsumichi, forse troppo bene.

Erano cresciuti insieme all’interno dell’edificio, era forse uno dei pochi ragazzi lì dentro che le faceva simpatia e anche uno dei pochi che, ora che ci pensava, suo padre non le aveva mai messo contro. Come per tutti coloro che vivevano lì con lei, ovviamente Miyuki non conosceva il suo quirk ma l’idea che fosse stato lui a marchiarla nuovamente durante la sua prova, le fece ribollire il sangue nelle vene.

Non perché le avesse fatto male ma perché, Atsumichi era stato uno dei pochi a consolarla e ad aiutarla quando suo padre la puniva e il fatto che lui, adesso, gliene avesse lasciata un’altra le fece sentire spezzare qualcosa dentro.

“Figlio di puttana!” urlò e rimettendosi in piedi grazie al quirk d’aria gli si scagliò addosso potenziando il fuoco che aveva già fatto uscire dalla mano. Tuttavia però, poco prima di arrivare alla sua faccia, un “click” metallico ripetuto quattro volte la paralizzò.

Miyuki si guardò immediatamente i polsi e le caviglie, conosceva bene quel rumore e sapeva che non significava nulla di buono: era il rumore delle manette “anti-quirk” che suo padre aveva fatto progettare per usarle contro coloro che lo tradivano e gli si mettevano contro. Erano degli oggetti infernali che annullavano completamente i flussi di quirk all’interno del corpo, chiunque li indossava si sentiva immediatamente svuotato da qualsiasi cosa, completamente privo di forze.

Miyuki li aveva visti in funzione milioni di volte, ovviamente perché suo padre l’aveva obbligata ad assistere in modo tale che simili pensieri non potessero mai nascere nella mente di sua figlia. Erano chiamati “i bracciali del traditore” e nella sua breve vita, Miyuki non avrebbe mai immaginato che ne sarebbe diventata la portatrice.

Quando Miyuki si rese conto di ciò che le era successo, quasi immediatamente sentì il suo quirk ritirarsi nei meandri più profondi della sua persona e scomparire chissà dove poi, come se non bastasse, Atsumichi, che in quel breve lasso di tempo era rimasto immobile davanti a lei, le tirò una ginocchiata sullo stomaco e Miyuki cadde a terra priva di forze.

“Peccato non avere avuto una macchina fotografica, la tua espressione di poco fa è stata a dir poco meravigliosa!” commentò Kenzo divertito.

“Va a farti fottere” rispose lei con un filo di voce – la mancanza del suo quirk che aveva sempre, in un certo senso attutito i colpi ricevuti, le fece sentire al centro per cento la forza di quella ginocchiata. Se fosse uscita viva da lì, sicuramente avrebbe avuto dolori per almeno due settimane.

“Sai Miyuki, - continuò Kenzo – non mi è mai piaciuto il tono con cui ti rivolgevi a noi. Avevi sempre quella faccia di merda, sempre con quello sguardo truce come se fossimo delle bestie quanto nessuno di noi ti ha mai fatto nulla e, ad essere onesti, vederti sorridere ed essere spensierata con quella banda di idioti, mi ha fatto decisamente girare i coglioni.”

Miyuki tossì “Se pensi che quella fosse una faccia spensierata allora non mi meraviglia il fatto che di donne tu non ne abbia mai capito un cazzo” rispose poi; Kenzo si abbassò su di lei “Forse non hai capito Miyuki, le tue risposte di merda non ti salveranno questa volta.” detto questo, la prese per i capelli e iniziò a trascinarla lungo la stanza.

Kenzo sospirò rumorosamente mentre le mani di Miyuki cercavano, debolmente, di allentare la sua presa sui suo capelli “Sai – la strattonò in avanti – ho aspettato questo momento per anni. L’idea che nessuno potesse toccarti in nessun modo faceva crescere in me il desiderio di prenderti a calci in bocca.”

“Sei così codardo che per farlo hai dovuto bloccare il mio quirk” rispose lei a denti stretti; Kenzo si fermò e le alzò la testa “Oh, no, no, no, non hai capito nulla allora – strinse ancora più forte – questi – ticchettò con l’indice sul bracciale che Miyuki aveva al polso sinistro – non sono per me. Sono per tuo padre.

Il cuore di Miyuki iniziò a battere all’impazzata “Noi ti affronteremo ovviamente senza di queste, non sarebbe per niente equo nei confronti di tutti i nostri ex colleghi che ti hanno sfidata e che hanno perso contro di te. No, no, no, Miyuki mi offendi così. Non mi approfitterei mai di te in queste condizioni. Aspetteremo che tuo padre abbia finito con te e poi, se ne sarai ancora in grado, Obscurium ci ha promesso che tutti noi potremmo avere la nostra chance di combatterti. - si fermò di nuovo – Che uomo tuo padre, nonostante tu lo abbia tradito così e quasi ucciso – il cuore di Miyuki rallentò di botto – lui continua a sostenere che, quasi sicuramente, nessuno di noi riuscirà comunque a batterti. - sospirò – Io ho scommesso mille Yen che ce l’avrei fatta.” la guardò dritto negli occhi come se riuscisse a vedere benissimo in quell’oscurità.

“Beh, direi che abbiamo chiacchierato abbastanza” asserì girandosi alle spalle dove Atsumichi, stranamente, era rimasto immobile “E’ ora di andare no?” e stretto ancor di più la presa sui capelli di Miyuki la alzò con forza e la scaraventò verso quella che sembrava una parete ma che, per la sensazione uguale a quella provata precedentemente, doveva sicuramente essere un altro specchio.

Miyuki cadde a terra rovinosamente sbattendo anche la testa. Si sentiva completamente priva di qualsiasi cosa, quasi non riusciva a respirare. Per anni aveva assistito da lontano alle pene di chi, come lei, aveva avuto la disgrazia di indossare quei bracciali ma mai avrebbe immaginato che tanta era la sofferenza.

Una volta ripresa dal dolore lancinante alla testa, Miyuki aprì gli occhi e quando finalmente fu in grado di mettere a fuoco ciò che la circondava, riconobbe immediatamente gli stendardi e gli arredi della stanza di suo padre, il quale, seduto come sempre sulla sua maestosa poltrona, la guardava dall’altro lato della stanza con in mano un calice di vino.

Midoriya batté il piede sul marciapiede una volta di troppo e Bakugou, ormai esasperato sia dall’attesa, sia dal suo tamburellare, scattò in piedi “Si può sapere che cazzo sta facendo?!”

Gli altri quattro sobbalzarono “Sono sicuro che ci sarà un motivo valido per cui sta tardando tanto” cercò di giustificarla Kirishima.

“Sì, sicuramente Aizawa voleva farle il resoconto della sua prova d’ingresso. Per quanto è stata assurda ci saranno un sacco di cose su cui vorrà complimentarsi!” aggiunse Kaminari.

“Il punto è che se non arriva perderemo il bus...” asserì Shoto con un pizzico di apprensione nella sua voce – qualcosa gli diceva che doveva essere successo qualcosa e la sua preoccupazione, ovviamente non passava inosservata dato che, da almeno una decina di minuti, non faceva altro che sporgere la testa per vedere se stesse arrivando.

“Basta, andiamo senza di lei!” fece Bakugou notando l’autobus che si stava avvicinando “Kacchan! Non possiamo lasciarla indietro. Metti che stia arrivando?”

“E’ la stessa cosa che hai detto dieci minuti fa quando l’altro dannatissimo autobus ci è passato davanti.” rispose l’altro decisamente alterato.

“Beh forse andare senza di lei non è la cosa più sbagliata – Midoriya si girò stranito verso Kirishima – non fraintendermi! - alzò le mani – Ha detto che sarebbe venuta con noi no? Di certo non mancherà alla parola data però, se dovesse venire con noi sin da subito non avremmo il tempo per andarle a prendere il telefono! Forse il fatto che stia ritardando è un segno che ci dice di approfittarne per poterle fare questa sorpresa!” concluse entusiasta del suo ragionamento.

Midoriya fece per controbattere ma, in realtà, non pensava che il suo ragionamento fosse così malvagio “Sai – fece Shoto – penso tu non abbia tutti i torti. Possiamo andare, prenderle il regalo e tornare subito qui nel caso in cui non dovesse farsi viva al centro commerciale. Dopotutto è con il professor Aizawa no?

“Sia lodato il cielo!” esclamò Bakugou alzando il braccio per far cenno al bus di fermarsi “Certo che, non avere il telefono nel ventunesimo secolo è proprio da sfigati.” continuò salendo seguito dagli altri e da Shoto, il quale, prima di salire, diede un’altra occhiata alla strada che portava al dormitorio.

Il rumore delle manette che sbattevano contro il pavimento, non più in parquet ma in marmo, riecheggiò nella stanza e il corpo di Miyuki scivolò per almeno mezzo metro prima di sbattere contro l’ennesima parete.

Da quando aveva alzato la testa da terra e i suoi occhi avevano incrociato nuovamente quelli suo padre, neri tanto quanto il suo nome, non aveva più capito cosa stesse succedendo. In una frazione di secondi, quello che aveva sentito erano solo i colpi che suo padre le stava scagliando addosso, stranamente, senza usare i suoi quirk.

Continuò a colpirla e ricolpirla ininterrottamente per un tempo che Miyuki non era riuscita a definire. Che fossero passate ore? O forse stava subendo tutto quello solo da un paio di minuti? Qualsiasi fosse la risposta, l’unica cosa a cui non riusciva a smettere di pensare erano le facce deluse dei suoi compagni nel non vederla arrivare.

Aveva promesso loro che sarebbe andata al centro commerciale ed erano tutti super contenti di averla con loro per la prima volta in due mesi. Per la prima volta poi, avrebbe vissuto l’esperienza di andare in giro a fare compere natalizie, avrebbe camminato lungo corridoi pieni di luci e di gente felice che chiacchiera e ride spensierata.

Per una volta si sarebbe sentita parte di qualcosa. Si sarebbe sentita normale. E invece, in uno schiocco di dita, quell’immagine di lei sorridente con suoi amici venne spazzata via dall’ennesimo calcio che suo padre le scagliò contro la schiena e che le fece mancare il fiato. Era completamente sopraffatta dal dolore, così piena che stava iniziando a non sentire più niente: né dove stesse colpendo né se le avesse rotto qualcosa.

Continuò così per dell’altro tempo indefinito, finché, dopo aver sbattuto nuovamente contro una parete, Miyuki rimase immobile e nessuno la toccò. Sentiva un dolore forte e diffuso pizzicarle ogni centimetro del corpo, ogni respiro era come una coltellata e non riusciva a sentire niente dal collo in giù.

“E’ la fine.” pensò cercando di aprire gli occhi poi, nonostante le sue orecchie fischiassero riuscì a sentire la voce di suo padre ordinare “Curala.” con voce tanto fredda quanto terrificante.

Poco dopo, Miyuki percepì la presenza di qualcuno davanti a lei e immediatamente, un profumo familiare di gigli le inondò il naso “Shi...ba” bisbigliò lei con le poche forze che riuscì a racimolare “ti prego...uccidimi” lo pregò.

Conosceva Shiba da sempre, era uno degli uomini più fidati di suo padre e anche quello che, le era sempre stato accanto, come Atsumichi. Non era sicura che l’avrebbe aiutata dato come si era comportato l’altro ma, ormai, non sapeva a cosa aggrapparsi.

“Ti… pre-” la mano di Shiba le si posò sulla fronte e dopo qualche secondo, la maggior parte dei dolori che la stavano sfinendo, sparirono. Miyuki tornò a sentire leggermente sia mani che piedi e quando anche le palpebre smisero di pesare e riuscì a guardare l’”amico” negli occhi, il suo sguardo vitreo la fece spaventare “Non devo farti nessun favore io.” asserì poi lui rialzandosi e, quando fu tornato al suo posto insieme a tutti gli altri, l’incubo di Miyuki ricominciò.

La tiritera andò avanti per ore, ormai Miyuki era sicura che fosse passato parecchio tempo. Per quante volte suo padre l’aveva picchiata, tante volte Shiba l’aveva curata, finché, fatta una certa, Kenzo entrò nella stanza.

“Obscurium, signore” Obscurium lo guardò dalla sua posizione – era tornato a sedersi mentre Shiba curava nuovamente le ferite di Miyuki, tuttavia però, ad ogni cura, le ferite tendevano a rimarginarsi sempre meno tant’è che, in quell’ultima occasione, lei non sentì cambiare assolutamente nulla “i soggetti sono esattamente nel punto stabilito. Direi che possiamo iniziare.”

“Bene.” asserì Obscurium e a seguito di un veloce cenno della mano, Miyuki vide tre uomini, tra cui Shoici, avvicinarlesi per prenderla di peso e trascinarla fuori dalla stanza “Spogliatela. - il cuore di Miyuki quasi uscì dal petto – Dobbiamo fare le cose per bene.” concluse suo padre uscendo dalla stanza e precedendola verso chissà dove.

“Ragazzi sono sicuro che questo le piacerà tantissimo!” esclamò Kaminari indicando un telefono “E’ come il mio ed è una bomba!”

Bakugou sbuffò “Un telefono varrà l’altro, chi se ne frega se è uguale al tuo o meno” scuoté la testa.

“Io penso che dovremmo sbrigarci. - asserì Shoto – Miyuki ancora non si vede e...” s’interruppe, non voleva dire troppo in presenza di Kirishima e Kaminari ma, per sua fortuna, sia Midoriya che Bakugou avevano capito.

“Allora? Quale prendiamo?!” chiese Kirishima; gli altri fecero spallucce “Penso che questo vada benissimo – rispose Midoriya – siamo tutti d’accordo?” annuirono.

Una volta comprato il regalo, Midoriya chiese alla commessa di metterlo in una confezione regalo così da rendere il tutto ancora più natalizio e, fatto anche questo, i ragazzi, vista l’assenza di Miyuki, decisero che fosse il caso di tornare al dormitorio per sapere che fine avesse fatto.

“Secondo me quando non ci ha visti alla fermata avrà pensato l’avessimo lasciata indietro e ci sarà rimasta male” asserì Kaminari “forse non saremmo dovuti venire senza di lei...”

Kirishima gli mise un braccio attorno al collo “Nah! E anche se fosse, sicuramente, una volta visto il regalo che le abbiamo fatto, capirà! Alla fine, siamo venuti qui per lei!” sorrise.

Mentre i due camminavano davanti a lui, Shoto rallentò il passo e iniziò a pensare a quale potesse essere la ragione dietro all’assenza di Miyuki. Che fosse davvero colpa del professor Aizawa? Magari li aveva davvero raggiunti alla fermata e non vedendoli forse era tornata a casa. Dopotutto, Miyuki, da quanto aveva capito, era una persona molto riservata e solitaria perciò, l’idea di rimanere a casa non avrebbe dovuto dispiacerle tuttavia, quando la mattina precedente le aveva proposto di andare con loro, aveva subito risposto di sì, il che voleva dire che aveva intenzione di andare. E allora perché quel ritardo? Che cosa aveva da dirgli Aizawa per farle perdere tutto quel tempo?

“Il tuo nervosismo sta iniziando a darmi ai nervi” asserì Bakugou che gli stava camminando accanto “se continui così quei due idioti cominceranno a fare domande sul perché stai così in ansia. Calmati cazzo.” continuò non distogliendo lo sguardo dai due ragazzi davanti a lui.

Shoto lo guardò con la coda dell’occhio “Non riesco a non avere questa brutta sensazione addosso. Temo che possa esserle successo qualc-” ma prima che potesse finire di formulare la frase lo sfarfallamento dei canali tv in onda su tutti gli schermi presenti nella strada in cui si trovavano lo spinse a fermarsi.

“Che sta succedendo?” si chiese una ragazza accanto a loro “Credo che ci siano dei problemi alla rete tv, strano però, non era mai successo” rispose un ragazzo affianco a lei.

Su tutti gli schermi apparve la stessa immagine pixelata grigia, come se le reti tv in onda stessero cercando di ripristinare la rete senza riscuotere successo poi, dalla parte opposta alla loro posizione, una serie di persone iniziarono ad alzare la voce e ad indicare qualcosa sopra le loro teste.

“Che cazzo sta succedendo?” domandò Bakugou corrugando la fronte “Che hanno da urlare?!” continuò. I ragazzi alzarono contemporaneamente la testa verso la direzione indicata dalla gente fino ad individuare la fonte di quello stupore.

Sul terrazzo di uno degli edifici più alti del centro stava crescendo sempre di più una nube nera come la pece che dopo qualche secondo, apparve, come ripresa da una telecamera, su tutti gli schermi prima oscurati.

La gente, compresi i ragazzi, spostò immediatamente lo sguardo su quelli “Chi è quello?” domandò Kirishima non appena la figura di Obscurium fu visibile oltre la nebbia.

Nessuno aveva idea di chi fosse, soprattutto perché, in tutti i suoi anni di attività, Obscurium non si era mai fatto vedere per intero ma aveva sempre usato uno dei suoi uomini per apparire, proprio come in quel momento, sotto forma di nube. Le persone rimasero tutte immobili a guardare l’individuo che si ergeva sulla città di Tokyo curiosa di sapere chi fosse e quali intenzioni avesse.

“Buona sera, signori e signore, è Obscurium che vi parla.”

Non appena il suo nome finì di riecheggiare lungo tutta la strada il panico iniziò a farsi largo tra la gente. Shoto, Bakugou, Midoriya, Denki e Kirishima rimasero fermi nella loro posizione: sapevano benissimo chi fosse ma, proprio come tutti gli altri, non lo avevano mai visto in faccia e non credevano l’avrebbero mai fatto.

“Via via, non abbiate paura” commentò lui con voce calma “non sono qui per attaccare, perciò, non disturbatevi a chiamare i vostri amati Pro-Heroes.” sorrise.

“Ci sarà da credergli?” chiese Kirishima; Bakugou strinse i pugni “Assolutamente no.” asserì tenendo lo sguardo fisso sullo schermo.

“Non avete nessun motivo di dubitare – sorrise – sono assolutamente venuto in pace anzi, vi dirò di più, sono venuto per avvertirvi.” iniziò a fare avanti e indietro per il terrazzo.

“Che stronzata è mai questa, avvertirci di cosa?”

“Perché non arrivano i Pro Heroes?” si domandò Midoriya che si stava guardando intorno da un po’.

“Dovete sapere che in questi mesi, una minaccia si è infiltrata tra di voi” riprese Obscurium dopo aver dato un’occhiata alle reazioni della gente che si stava ammassando sotto di lui “eh sì, mi duole mettervi al corrente del fatto che avete aperto le porte ad una minaccia-”

I ragazzi si guardarono confusi “Ma di che cosa parla?” chiese Kaminari.

“Ragazzi, eccovi. - i cinque si girarono – Dov’è Miyuki?!” esclamò Aizawa notando l’assenza della ragazza; gli altri si guardarono confusi per poi riguardare il professore “Non era con lei?” fece Bakugou cercando di mantenere la calma.

“Sarò stato con lei cinque minuti, poi sono uscito di casa ma lei stava per venire da voi” ammise lui cercando di non far trapelare nessuna emozione, dopotutto, non sapeva quanto effettivamente sapessero loro cinque.

Shoto si girò immediatamente verso lo schermo “Professore, che cosa sta succedendo?” chiese poi.

“Non lo so – asserì lui – ho solo un brutto presentimento.”

Mentre Aizawa e i cinque cercavano di capire cosa sarebbe successo da lì a poco, Obscurium, dall’alto della sua postazione continuava a fare avanti e indietro “Effettivamente, non vi biasimo. Neanche io sarei mai arrivato a sospettare di qualcuno con le sue sembianze ma, dopotutto, non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina. Prendete me, per esempio. Mi temete tutti, pensate che io sia un mostro ma oggi, sono qui in veste di amico.” sorrise di nuovo.

“E’ strana la vita sapete?-”

“Ci sta prendendo per il culo?!” Bakugou strinse i pugni “Perché nessuno lo tira giù da lì?!”

Aizawa alzò le spalle “Non sta facendo nulla oltre al parlare, la polizia non ha motivo di attaccare e nemmeno noi.”

“- Passi la tua vita a credere in degli ideali, infondi i tuoi ideali anche negli altri e speri che questi li portino avanti con la tua stessa passione poi, questi altri – alzò il pungo stretto - di punto in bianco, ti voltano le spalle e decidono che delle tue idee per il futuro non gliene può importare di meno.” quelle parole colpirono Shoto in pieno come uno tsunami e in quello stesso momento, qualche metro dietro di lui atterrò Endeavor.

“Vi starete chiedendo di cosa io stia parlando e soprattutto di quale minaccia io parli, beh, dovete sapere che c’è una cosa, tra le tante altre, che non sapete di me. Io ho una figlia.”

Aizawa digrignò i denti mentre gli altri continuavano a guardare “Una figlia che ho cresciuto e amato come ogni padre dovrebbe fare. Una figlia che ho allenato e reso una macchina da guerra. Una figlia che, in futuro, avrebbe percorso le mie stesse orme e potato a termine il mio desiderio.” guardò dritto davanti a se con sguardo serio “Una figlia che però, inaspettatamente, un giorno, ha deciso che questo non era più ciò che voleva, non le bastava. Lei voleva diventare altro” schioccò la lingua sui denti “e per arrivare a farlo, mi ha quasi ucciso e ha quasi ucciso tutti quelli che le stavano attorno.” tra la gente calò un silenzio gelido: l’idea che esistesse qualcuno in grado di rischiare di uccidere Obscurium, cosa che nemmeno All Might era mai riuscito a fare, iniziò ad impaurire la gente e il fatto che questa persona si fosse infiltrata tra di loro di certo non aiutava.

“Se sono vivo, oggi, è solo grazie ad uno dei miei più cari collaboratori, Shoici-” immediatamente, Shoto, Bakugou e Midoriya si paralizzarono: avevano già sentito quel nome ed era stata proprio Miyuki a pronunciarlo “Non è possibile.” bisbigliò Shoto.

“-il quale, grazie alla sua unicità è riuscito a portarci tutti da un’altra parte. Tutti tranne lei. L’artefice dell’esplosione che due mesi fa ha destato tanto stupore.”

“Figlio di puttana” asserì Aizawa; tutti e cinque si girarono verso di lui mentre Endeavor li raggiungeva “Aizawa, è quello a cui sto pensando?” l’altro lo guardò “Ormai è troppo tardi.” rispose.

La gente iniziò a mormorare, nessuno ricordava granché di quella serata a parte chi frequentava la Yuei e chi frequentava soprattutto la 1-A “Non preoccupatevi se non vi ricordate il suo volto, sono venuto qui proprio per questo.” e facendo un gran sorriso si avvicinò verso un ragazzo che per tutto il tempo era stato immobile dietro di lui e che, come lo aveva visto avvicinarsi, aveva mosso le mani in modo strano e aveva creato un’altra nube nera nella quale, Obscurium infilò il braccio.

Dopo qualche secondo di attesa, mentre tutti stavano con il fiato sospeso non sapendo cosa ne sarebbe uscito, Obscurium tirò fuori prima dei capelli neri e poi una testa, seguita ovviamente dal resto del corpo di Miyuki che, con addosso solo l’intimo, cadeva a terra come se il suo corpo pesasse una tonnellata.

Nel momento in cui Obscurium trascinò in avanti il corpo martoriato e pieno di cicatrici di Miyuki, Bakugou, Shoto, Midoriya, Kaminari e Kirishima quasi morirono. I primi tre soprattutto.

Bakugou, Shoto e Midoriya, i quali avevano appena visto la cicatrice che Miyuki aveva sulla spalla e che ora si mostrava nella sua interezza, vennero assaliti da un senso di impotenza e vergogna. Bakugou, per primo, aveva passato i precedenti due mesi a pensare e ripensare a chi fosse quella ragazza e soprattutto perché avesse così tanto mistero attorno a sé e il fatto di vedere quella che, comunque, era una delle più forti nella sua classe, ridotta in quel modo lo fece incazzare come mai prima.

Shoto invece, ancora colpito dalle parole uscite dalla bocca di Obscurium, rimase inerme. L’idea che Miyuki non fosse poi così diversa da lui lo fece stare male, soprattutto perché anche lui, come lei, aveva deciso di abbandonare quello che era il sogno di suo padre per seguire la sua strada e diventare migliore e pensare che sarebbe potuto star lui sul quel terrazzo, lo paralizzava.

“Eccola, vi presento mia figlia: Miyuki Kaminaze. - sorrise mentre continuava a tenerla per i capelli – Oh, e non preoccupatevi per queste cicatrici, non gliele ho mica fatte adesso in più, non gliele ho mica fatte tutte io.” alzò il braccio trascinando con questo anche la figlia “Dovete sapere che Miyuki ha ereditato da me, la capacità di manipolare ben quattro quirk e che, nella sua breve vita, ha ucciso più di dodicimila persone.” tutti trasalirono.

“Professore” sibilò Bakugou a denti stretti; Aizawa abbassò lo sguardo sul ragazzo, aveva un’espressione diversa da quella che mostrava quando era incazzato con Midoriya e dalle mani, stava iniziando a venire fuori del fumo.

“Ora, veniamo al dunque.” continuò abbassando il braccio “Come avrete capito, questa ragazza non è altro che un mostro. Un essere spietato che, sarei ipocrita nel non dire che ho creato io, tuttavia però, ad oggi, rappresenta soltanto un disturbo. Noi – si guardò alle spalle – ovviamente non vogliamo più avere a che fare con una persona del genere. Dopotutto, chi vorrebbe un traditore tra le sue fila?” alzò un sopracciglio.

“D’altro canto, essendo una traditrice per noi che siamo – ridacchiò – i cattivi, dovrebbe essere una persona ben voluta da voi Hero però, immagino che la presenza di qualcuno come Miyuki tra voi, non farebbe granché bene alla vostra immagine. Quindi – tirò nuovamente su la testa di Miyuki – che farne con lei?”

Aizawa posò una mano sulla spalla di Bakugou per tenerlo fermo “A quanto pare, è una persona scomoda sia per noi che per voi no? - sporse la testa oltre la ringhiera per sentire meglio il brusio della gente al di sotto – Quindi, mettiamola così: io ora mi sbarazzerò di questo problema sia per noi, sia per voi Heroes, prendetela come, un regalo di Natale anticipato-” Bakugou guardò con la coda dell’occhio il sacchetto che Kirishima continuava a tenere in mano “tuttavia, se qualcuno dovesse mettersi contro questa mia decisione, quel qualcuno ne pagherà le conseguenze.” e detto questo, con uno scatto imprevedibile del braccio, scaglio Miyuki oltre la ringhiera.

Il corpo di Miyuki cominciò a cadere nel vuoto, con una velocità maggiore del solito data la presenza dei bracciali che ancora le bloccavano il quirk. Era ancora completamente stordita da tutte le botte che aveva subito nelle ore precedenti ed era in un certo senso grata che fosse stato solo suo padre a colpirla: se avesse dovuto combatte anche contro gli altri, anche con l’aiuto dei suoi quirk, non ce l’avrebbe mai fatta.

Tuttavia, era riuscita a capire ciò che le stava succedendo, era anche riuscita a capire la maggior parte delle cose che suo padre stava dicendo e proprio per questo, era sicura che alla sua caduta nessuno avrebbe messo un freno. Era sicura che Aizawa o chi altro non avrebbero fermato quella sua ultima corsa perché ciò sarebbe stato come firmare una condanna a morte. Se qualcuno l’avesse salvata sarebbe stato marchiato a vita dalla maledizione di Obscurium e non essendo nessuno di speciale, Miyuki pensò che nessuno avrebbe mai accettato quel destino pur di salvarla.

“Mi dispiace, ragazzi.” bisbigliò con le poche forze che riuscì a trovare mentre il vento la colpiva così forte da farle male e delle lacrime le riempivano gli occhi.

Continuò a cadere ancora e ancora, e quando la distanza con l’asfalto le sembrò diminuire Miyuki cercò di svuotare la mente e di prepararsi alla botta dell’impatto il quale, sarebbe stato così forte da porre fine a tutto nel giro di pochi millisecondi.

Negli ultimi momenti che precedevano la sua morte, Miyuki cercò di pensare solo ai bei momenti che aveva vissuto e tutti si potevano riassumere con una parola “Yuei”. Ripensò ai momenti che aveva passato con i suoi compagni, i quali, nonostante fossero stati pochi a causa dei suoi tentativi di distacco, erano i più bei ricordi che aveva. Rivedere tutti, rivedere la sua stanza, le risate dei suoi compagni, l’alba insieme a Shoto, il caratteraccio di Bakugou, i sorrisi di Midoriya e l’ultimo abbraccio goffo di Kirishima del giorno prima la fecero mettere a piangere ancora di più. Non voleva morire. Non voleva abbandonare tutto ciò. Voleva continuare a vivere e quando sentì che la sua fine stava per giungere lo urlò.

Poi, l’impatto.

 

Nessuno morirà oggi.

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Author's corner

Oggi giorno 4 Marzo è il mio compleanno e dato che il mio regalo l'ho già avuto, ossia le 1K visualizzazioni, ho deciso di fare io un regalo a voi pubblicando il capitolo successivo!

Questo capitolo però è diverso dagli altri perché in realtà sono DUE in uno poiché la prossima settimana non ci sarò e non potrò scrivere quindi, per non lasciarvi con la suspance per due settimane, ho deciso di unirli!

Se sei arrivato fin qui, spero che il capitolo ti sia piaciuto e spero tu rimarrai con me fino alla fine!
Ps: fammi sapere che te n'è parso!!

Baci, Ems xx

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Capitolo 14
*** Capitolo quindici - ? ***


?

 

[Respiro] Il vento forte tra i capelli sembrava tagliarle la pelle.

[Respiro] Cercava di trovare la forza di muoversi, ma i bracciali che le avevano agganciato ai polsi e alle caviglie sembravano pesare tonnellate.

[Respiro] Il vento continuava a sbatterle addosso, così tanto, da impedirle di aprire completamente gli occhi. Forse però non era poi così negativa come cosa: non avrebbe visto l’asfalto pochi secondi prima di schiantarcisi sopra.

[Respiro] Forse l’ultimo.

Abbandonato ormai ogni tentativo di aggrapparsi a qualcosa, nonostante la voglia di vivere stesse esplodendo dentro di lei, probabilmente al posto del suo quirk, Miyuki strizzo gli occhi a pochi metri da terra.

Era sicura che dopo tutto ciò che aveva detto suo padre, nessuno sarebbe mai stato così folle da mettersi contro di lui o meglio, nessuno sarebbe stato così folle da rischiare così tanto per lei, una ragazzina che nessuno aveva mai visto fino a qualche mese prima e che si era presentata al mondo con un’enorme esplosione che aveva fatto saltare in aria un edificio intero e che, per giunta, era anche figlia DEL villain.

Miyuki riaprì gli occhi per qualche istante e mentre il suolo le si avvicinava inesorabile, iniziò quello che sarebbe stato il count down della sua vita.

“...cinque...” il respiro iniziò a bloccarlesi in gola “quattro...” pensò ai bei momenti che aveva passato in quel breve lasso di tempo alla Yuei “tre...” pensò alla sua stanza, quella che aveva sentito sua per la prima volta “due...” pensò alle risate del giorno prima “uno..” pensò a sua madre.

Poi il respiro si bloccò e da lì solo buio.

Miyuki aprì gli occhi e si mise a sedere sul letto in preda ad una crisi respiratoria. Aveva gli occhi sgranati e una strana sensazione di inquietudine addosso. Si portò la mano destra sul collo cercando di calmarsi e quando la sua mano toccò la pelle del collo, si accorse che era completamente sudata.

Continuò a respirare rumorosamente come se qualcuno le avesse messo un tappo in gola mentre dormiva e quando la mancanza di ossigeno iniziò a farle girare la testa, la porta della sua stanza si aprì facendo entrare la luce del corridoio.

“Tesoro ti senti bene?” Miyuki si girò di scatto verso la porta e rimase impietrita. Abbassò lentamente la mano che si era portata al collo e ancora ansimante sentì i suoi occhi iniziare a bruciarle “Ryosei vieni, sta succedendo di nuovo...” asserì con tono preoccupato girandosi verso il corridoio per poi avvicinarsi al letto “Non preoccuparti Miyuki, ora ti sentirai subito meglio” concluse sedendosi accanto a lei e stingendole la mano sinistra.

Gli occhi di Miyuki si riempirono completamente di lacrime mentre sua madre le sorrideva e le accarezzava premurosamente i capelli “Su, non piangere adesso arriva papà” la rassicurò.

“Eccomi… stavo cercando la vestaglia” fece l’uomo da fuori la stanza “per fortuna hai il sonno leggerissimo Izumi” continuò “se non ci fossi non saprei come fare” concluse sorridendole mentre facendo uscire dalla mano sinistra dell’aria fresca, si chinava su Miyuki per poggiargliela sul collo.

Izumi continuava a tenerle stretta la mano “Sembra che il quirk di fuoco le dia più problemi del solito… E’ già la terza volta questa settimana che le impedisce di respirare...” la guardò dolcemente “Spero che crescendo questa cosa le passi.”

Ryosei si sedette accanto alla moglie continuando a tenere la mano poggiata sul collo di Miyuki “Dobbiamo darle tempo, i suoi quirk hanno iniziato a svilupparsi solo da tre mesi.”

“Sì ma nessun altro bambino li ha già così sviluppati” lo guardò “ temo che il suo corpo non possa farcela a reggerli. Non sappiamo nemmeno quali e quanti altri ne verranno fuori.” le accarezzò il dorso della mano con il pollice.

“Al momento sembra che i suoi quirk siano fuoco e fulmine, due elementi molto forti già da soli...” guardò la figlia negli occhi e, stranamente, lei non avvertì nessuna cattiveria nei suoi occhi. Non si sentì fremere niente dentro anzi, si sentì quasi rassicurata “...farò in modo che il suo corpo riesca a sostenere il potere dei suoi quirk – riguardò la moglie – ti prometto che la renderò forte.”

Izumi riguardò Miyuki e le sorrise nuovamente “Sembra che stia meglio adesso” ed effettivamente, Miyuki si rese conto che il respiro era tornato regolare e che la testa aveva smesso di girarle “su, tesoro – le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte – adesso devi svegliarti.” e come se qualcuno la tirasse dalle spalle Miyuki si sentì trascinare come risucchiata da un aspirapolvere per poi, riaprire gli occhi e ritrovarsi in quello che era il salone di casa sua con entrambe le mani sul collo e il respiro di nuovo soffocato.

“Miyuki devi calmarti, puoi controllarlo” la rassicurò sua madre “Ryosei! Fa presto” chiamò posandole una mano sulla spalla “sta succedendo di nuovo!”

Nel giro di una manciata di secondi, Ryosei si catapultò da loro pronto con l’aria che gli usciva dalla mano “Pensavo che avessi superato questa cosa” le disse con tono preoccupato “da quant’è che non ha queste crisi?” si girò verso la moglie.

La donna strinse le spalle “Penso un paio di mesi. I dottori ci avevano detto che entro il quinto anno di età tutti i quirk, nel caso ce ne fosse stato più di uno, sarebbero venuti fuori e che si sarebbero stabilizzati” riguardò Miyuki “perché lei continua a soffrire così?” spostò lo sguardo sul marito, il quale, avvolgendole il braccio libero sulle spalle sospirò “Non lo so, però devi svegliarti” asserì poco dopo riguardando la figlia.

Miyuki venne trascinata di nuovo per un tempo che le sembrò un’eternità e quando finalmente si fermò, si trovò seduta su una poltrona, in quello che sembrava l’ufficio del preside della sua vecchia scuola.

“..ma dev’esserci qualcosa che si può fare, no?” domandò Izumi sporgendosi dalla sedia “Insomma, ci sarà qualcuno in grado di gestire ragazzini come Miyuki”

La preside scuoté la testa “Mi dispiace signori Kaminaze ma vostra figlia è troppo pericolosa. Oggi abbiamo quasi sfiorato la tragedia a causa dell’instabilità dei suoi quirk.” Izumi sospirò e tornò a sedersi composta “Non è colpa sua se i suoi quirk non si sono ancora stabilizzati” asserì Ryosei; la preside fece spallucce “Ma è colpa sua se ferisce qualcuno.” rispose portando poi lo sguardo su Miyuki “Devi svegliarti signorina.

Per l’ennesima volta, Miyuki venne trascinata da una parte all’altra. Aveva ormai capito si star rivivendo momenti del suo passato che aveva completamente rimosso ma il motivo per cui stava succedendo, non era stata in grado di comprenderlo.

Ogni volta che si fermava per quei pochi attimi, riviveva sempre momenti in cui il fuoco dentro di lei aveva preso il sopravvento e aveva ferito lei o qualcuno attorno a lei. Piano piano, man mano che si risvegliava in una sé stessa sempre più grande, le crisi respiratorie erano sempre di meno ma gli allenamenti a cui la sottoponeva suo padre erano sempre di più e sempre più devastanti.

“Non puoi continuare così, ha solo otto anni!” esclamò Izumi “Non è normale che una bambina così piccola sia ricoperta da così tanti lividi e cicatrici! Cosa penserà la gente?!” continuò sbattendo il piatto sul tavolo.

Ryosei scuoté la testa dall’altro capo del tavolo “Se non l’alleno in questa maniera il suo quirk finirà per ucciderla! Anche io ho avuto questi problemi da ragazzino e a causa della mia mancata capacità di gestirli non sono mai riuscito a superare All Might!” Izumi lo guardò sconvolta “Cosa c’entra ora questo?! Stiamo parlando di nostra figlia, non di te!”

L’uomo rimase impassibile con lo sguardo fisso sul bicchiere posto davanti al suo piatto “Avevi detto che l’avresti allenata per aiutarla a controllare il suo quirk e-”
“E’ quello che sto facendo!” urlò lui sbattendo il pugno sul tavolo “La sto allenando giorno dopo giorno per renderla più forte e purtroppo questo implica il farsi male Izumi!”

“Ha solo otto anni e l’ho vista combattere con persone che hanno tre volte la sua età! Come può questo sembrarti giusto?!” scattò in piedi.

Ryosei spostò lo sguardo sulla moglie “Miyuki diventerà forte, anche più di me – sibilò; Izumi indietreggiò – così che un giorno potrà dove io ho fallito!” alzò ulteriormente la voce.

La donna scuoté la testa “Tu sei pazzo!” urlò anche lei “Se pensi che ti lascerò distruggere mia figlia non hai idea di contro chi tu ti sia messo contro!” continuò mentre dalle sue mani cominciavano a venir fuori delle piccole scariche elettriche. Ryosei rise, tanto, forse troppo sguaiatamente mentre Izumi, dall’altro lato, nonostante le mani tremanti, cercava di controllare il suo quirk.

“Ce ne andremo e tu non farai niente per impedirlo. Non ti permetterò di massacrarla.” asserì ancora lei; Ryosei smise di ridere e la guardò negli occhi “Pensi che ti farò fuggire con Miyuki senza opporre resistenza? Quella è anche mia figlia e come tale, seguirà il destino che io ho deciso per lei.” concluse avvicinandosi alla moglie.

Izumi indietreggiò “Perché?!” urlò con le lacrime che le rigavano il viso “Miyuki non seguirà mai quello che tu deciderai per lei!” urlò ancora mentre con le spalle finiva contro il muro.

“Se si opporrà, morirà” Izumi, sconvolta da ciò che aveva appena detto quello che fino a poche ore prima era suo marito, si lasciò cadere a terra “e adesso dimmi, cos’hai intenzione di fare?” concluse fermandolesi davanti con le mani che si stavano caricando; la donna iniziò a singhiozzare e quando con la coda dell’occhio si accorse della piccola Miyuki che da uno spiraglio della porta stava assistendo alla scena, le bisbigliò un “Mi dispiace” e pregò Ryosei di ucciderla.

Prima che suo padre potesse colpirla con tutta la sua forza, Miyuki fece per spalancare la porta della sala da pranzo per mettersi in mezzo e salvare sua madre ma, quando fece per aprire la porta, una voce, a lei sconosciuta le bisbigliò all’orecchio “Svegliati” e lei venne inevitabilmente trascinata via tra le urla di sua madre e le sue.

Quando la corrente smise di trascinarla, Miyuki cadde al suolo in quella che sembrava un enorme stanza nera. Si accovacciò su sé stessa e con le lacrime che le riempivano gli occhi continuò a gridare mentre, attorno a lei, continuavano, come le scene di un film, ad apparirle i suoi ricordi da quel preciso momento in poi.

Miyuki continuò a piangere ininterrottamente finché non sentì il cuore farle male. Il suo meccanismo di difesa aveva completamente cancellato quel ricordo dalla sua testa, crescendo non ne aveva ricordato nemmeno un particolare e il rivedere tutto fu straziante.

Sentiva dentro di lei come delle lame che, in maniera casuale, laceravano ogni centimetro dei suoi organi, delle ossa e della pelle. Un dolore così straziante da impedirle di vedere o sentire mentre i suoi ricordi continuavano a bombardarla ininterrottamente.

Doveva essere questa la morte. Non che lei ci avesse mai riflettuto in vita sua. Ogni tanto si era ritrovata a pensare alle persone che aveva ucciso durante i combattimenti ma non si era mai effettivamente chiesta cosa potesse esserci dopo. Aveva sentito parlare di inferno, purgatorio e paradiso e, dato dove era finita, di certo quest’ultimo non era un’opzione.

Continuò a piangere lacerata dal dolore mentre, come un segnale radio che salta, delle voci continuavano a ripeterle “Svegliati Miyuki” oppure “Devi svegliarti” e quando anche l’ennesima voce glielo ricordò, con il poco fiato che era riuscita a raccogliere nei polmoni urlò “Che cosa vuoi dire?!

Cercò di rimettersi in piedi ma l’essere stata rannicchiata su sé stessa per chissà quanto tempo, le aveva intorpidito le gambe perciò riuscirci fu parecchio doloroso e difficile. Quando però riuscì a farlo, non appena l’ennesima voce la chiamò, decise di seguirla per capire chi la stesse chiamando e perché. Ormai era morta, da cosa si sarebbe dovuta svegliare?

Seguì la voce per chissà quanto, quella stanza sembrava avere lunghezza e larghezza infinita, poi stremata, Miyuki cadde nuovamente a terra mentre come un nastro che si riavvolge, tutti i ricordi che aveva rivissuto fino a quel momento, tornarono a riprodursi nella sua testa.

“Basta...” pregò bisbigliando “basta.” poi ancora quelle voci “Vi prego lasciatemi in pace...” continuò con metà faccia schiacciata al suolo e le lacrime che non avevano mai smesso di scendere.

Continuò a singhiozzare distesa a terra. Non sapeva dove si trovava, non sapeva cosa ne era stato di tutti gli altri dopo che suo padre l’aveva lanciata giù. L’unica cosa che sapeva era che ormai, Miyuki Kaminaze sarebbe stata solo un ricordo per quelle poche persone che l’avevano conosciuta. Chissà come avrebbero reagito i suoi compagni, come avrebbe reagito Shoto o Midoriya… o Bakugou.

Chissà come sarebbe stata la sua vita se fosse stata una persona diversa, se avesse avuto genitori diversi o un diverso quirk. Forse a quest’ora sarebbe stata comunque una studentessa della Yuei e magari sarebbe stata amica delle stesse persone. Chissà come sarebbero andate le cose se non si fosse tenuta tutto per sé, forse l’avrebbero attaccata comunque ma in quel caso ci sarebbe stato qualcuno con lei pronta a difenderla. Così però, forse al posto suo ci sarebbe stato qualcun altro e nonostante tutto il dolore che stava provando, non si sarebbe mai potuta perdonare una cosa simile.

Mentre Miyuki continuava a pensare e ripensare noncurante del tempo dato che, a quanto pareva, in quel limbo non esisteva, tra tutti i ricordi che continuavano a passarle davanti cominciarono a spuntare anche quelli degli ultimi due mesi.

Contrariamente a come aveva fatto per quelli precedenti, Miyuki decise di non tirarsi indietro e di riviverli poiché era certa che non avrebbe avuto altre occasioni per rivedere i suoi amici. Si rivide all’ospedale con Aizawa ed All Might, nella sua prima nuova stanza all’alba, durante il suo primo giorno alla Yuei e durante i pranzi e le cene con i suoi compagni. Sentì nuovamente le risate e il calore di coloro che le avevano riempito il cuore in quel breve tempo passato insieme e per quell’ultima volta si sentì a casa riguardandosi nella sua stanza.

Le risate e il calore dei suoi amici la fece rimettere a singhiozzare rumorosamente. Non doveva andare così, aveva lottato così tanto per fuggire e riuscire ad avvicinarsi al suo sogno. Era riuscita a farsi degli amici, aveva trovato delle persone che l’avevano segnata così tanto da volerli proteggere al costo della sua stessa vita quando fino a pochi mesi fa, l’unica persona per cui combatteva era sé stessa.
Voleva tornare da loro, voleva sentire di nuovo la risata di Kirishima, voleva guardare di nuovo l’alba con Shoto, voleva vedere il sorriso di Midoriya e voleva anche litigare di nuovo con Bakugou. Lo voleva così tanto che, quando come tutti i ricordi precedenti anche questo stava fuggendo via, Miyuki cercò di alzarsi con le poche forze che le rimanevano per rincorrerlo e viverlo un’altra volta.

“Ti prego…” fece mentre cercava di alzarsi “ti prego torna qui. Ti prego solo un altra volta.” ricadde a terra “Ti prego!” urlò.

Continuò ad urlare mentre il ricordo si allontanava e più lo faceva, più le urla di Miyuki aumentavano e, più aumentavano, più il suo quirk che fino a quel momento era rimasto inspiegabilmente assopito, tornava a ribollire.

Come la sera dell’esplosione, dalla punta delle dita dei piedi alla punta dei capelli, Miyuki sentì il suo quirk invaderla. Sentì nuovamente il dolore lancinante delle cicatrici e come quella sera, la cicatrice presente sul suo stomaco sembrò squarciarsi di nuovo. Sentì un’enorme pressione spingere su tutto il suo corpo e pensando che non sarebbe potuta morire più di così, quando arrivò allo stremo delle forze, si lasciò risucchiare nuovamente dal dolore che quando stava per raggiungere il culmine, di bloccò impedendole di respirare.

Ricaduta a terra, Miyuki iniziò a contorcersi a causa della mancanza d’aria. Si sentiva per l’ennesima volta come un pesce fuor d’acqua. Ripensò ai ricordi visti chissà quanto tempo prima e portandosi le mani al collo cercò di emanare aria fredda come aveva sempre fatto suo padre ma, dalle sue mani non uscì niente.

Continuò a provare e riprovare ma ad ogni secondo che passava, la testa le girava sempre di più e le orecchie fischiavano sempre più forte. Cerco di lottare ancora e ancora ma quando i polmoni parvero esploderle nel petto perse completamente i sensi.

Dopo un tempo indefinibile, Miyuki sentì l’aria riempirle nuovamente i polmoni. Il blocco alla gola che l’aveva fatta svenire era completamente sparito e sicura di risvegliarsi nel punto esatto in cui era svenuta, con le poche forze che si ritrovò, aprì leggermente gli occhi.

Sei sveglia!

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Author's corner

Ed eccomi finalmente qui con il nuovo capitolo della fan fiction! Vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare così tanto ma l'importante è che
adesso il capitolo sia qui HAHAHAHA
Vi ringrazio sempre per le letture e le recensioni e, se sei arrivat* fin qui, spero che il capitolo ti sia piaciuto, se ti va lascia un pensiero e noi ci vediamo
la prossima settimana! 
Baci Ems xx 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo sedici - Confusione. ***


CONFUSIONE 



La flebile luce dell’alba che illuminava la stanza passando tra gli spiragli delle persiane fece pizzicare gli occhi di Miyuki che, dopo tutto quel tempo, si era abituata all’oscurità della stanza in cui era rimasta bloccata per chissà quanto tempo.

Spostò con fatica lo sguardo verso l’origine della luce ma tutte le lacrime che aveva versato fino a qualche minuto prima le avevano indolenzito gli occhi tanto da non permetterle di mettere a fuoco.

Si sentiva ancora completamente senza forze e nonostante i polmoni fossero nuovamente pieni d’aria, continuava a sentire quell’orribile blocco in gola che non le permetteva di respirare per bene.
Provò a muovere le dita delle mani e dei piedi e, anche se con scarsi risultati, riuscì a muoverle quel tanto che bastava per permetterle di rendersi conto di essere uscita, in chissà che modo, da quel limbo che l’aveva tenuta prigioniera.

Chiuse e riaprì gli occhi lentamente per un paio di volte e quando sentì di avere le forze necessarie per farlo, girò lentamente la testa verso la sua sinistra ossia la direzione da cui era provenuta quella voce.
Una volta giratasi quel tanto che bastava, sbatté nuovamente le palpebre per cercare di mettere a fuoco quella figura che le stava seduta accanto e, dopo qualche minuto di silenzio nel quale continuava a sforzarsi, finalmente riuscì a capire di chi si trattasse.

“P...profes… - continuava a mancarle il fiato e la gola le stava bruciando come se qualcuno le avesse dato fuoco – Aiza..” perse di nuovo i sensi. Aveva così poche energie in corpo che erano bastate due parole pronunciate a stento a rimetterla fuori gioco.

Quando finalmente si risvegliò, Miyuki si ritrovò per l’ennesima volta nella stessa stanza buia da cui, fino a qualche minuto prima, pensava di essere riuscita a fuggire. Era ancora stesa per terra, nella stessa posizione in cui era caduta nel tentativo di raggiungere i suoi ultimi ricordi ma, a differenza di come si sentiva prima, adesso era come se tutte le energie che aveva perso le fossero tornate in corpo e con loro, anche un enorme mal di testa.

Si rimise in piedi a fatica “Cos’è stato?” pensò poi ricordandosi di quel breve istante in cui aveva visto il professor Aizawa seduto accanto a lei chissà dove. Che qualcuno stesse cercando di rianimarla? No, doveva essere la sua testa che le giocava brutti scherzi.
Si strinse le braccia al petto e si guardò intorno. I suoi ricordi sembravano essere spariti e con loro anche le voci che le chiedevano di svegliarsi. Rimase immobile nello stesso punto per un bel po’ mentre cercava di capire come mai fosse ritornata in quel posto e più passava il tempo, più iniziava a pensare che avrebbe finito per passare l’eternità lì.

Se era davvero questo il suo destino allora tanto valeva capire che razza di posto fosse e, dato che le sue energie erano completamente ritornate, si fece luce facendo fuoriuscire del fuoco dalla punta delle sue dita e iniziò a girovagare.
Camminò in lungo e in largo per un bel po’ di tempo e quando pensò che quella non era nient’altro se non un enorme buco nero senza uscita, andò a sbattere contro una superficie dura e fredda.

Spostò la mano verso dove aveva sbattuto e davanti a lei si presentò una parete. Decisa a capire fin dove sarebbe arrivata, spostò le fiamme dalla mano destra a quella sinistra e tenendo l’altra poggiata sulla parete, proseguì nella stessa direzione che aveva percorso fino a prima.
Mantenne la mano poggiata sul muro finché con le dita non finì in quello che sembrava un buco e nello stesso istante in cui lo toccò, nella sua mente, come se il suo cervello avesse aperto un cassetto e tirato fuori un’informazione, si risvegliò il ricordo di quel buco esatto, della sua forma e soprattutto della sua posizione.
Avvicinò la mano sinistra e quando la zona fu illuminata Miyuki corrugò la fronte. Nella sua testa iniziarono a nascere delle ipotesi, una più inverosimile dell’altra ma decidendo di dar ascolto al suo istinto, sempre tenendo la mano poggiata sul muro, iniziò a correre per almeno dieci metri e una volta arrivata dove voleva arrivare si fermò di botto.

“Se è davvero come penso… - tolse la mano dal muro – qui dovrebbe esserci un angolo” e con il cuore che le stava esplodendo in petto avvicinò la mano verso il punto in cui credeva ci fosse uno spigolo dato dalla parete che svoltava verso un’altra direzione. Quando la sua mano toccò lo spigolo Miyuki allontanò immediatamente la mano.

“Non è possibile...” il cuore riprese a battere normalmente ma la sua testa sembrò quasi esplodere a causa di tutti i pensieri e le informazioni che si stavano attorcigliando tra di loro “...sono dentro casa mia” asserì poi girandosi su sé stessa nel tentativo di riuscire a vedere qualcosa.
Ancora non del tutto sicura, Miyuki decise di continuare a camminare seguendo i ricordi che aveva di casa sua così, come se in quei mesi avesse continuati a vivere lì, dal punto in cui si trovava, si diresse verso la sua vecchia stanza, verso quella che era stata la sua palestra per anni, verso la sala dove suo padre teneva le riunioni a cui lei non aveva mai potuto assistere e anche verso quella che era stata la camera da letto dei suoi genitori da quando erano andati a vivere in quell’edificio nascosto tra i boschi.

Contrariamente alle altre stanze però, quando Miyuki entrò in quella dei suoi genitori, come una folata di vento, una strana luce illuminò la stanza con tutto ciò che vi stava dentro e come d’un tratto, vi si ritrovò al centro.

Confusa su ciò che era appena successo, Miyuki iniziò a guardarsi attorno e quando fece per aprire la porta della camera da letto per poter uscire, questa fu aperta da suo padre.
Miyuki si paralizzò ma, com’era ovvio sarebbe successo, suo padre la trapassò chiudendo la porta.

Miyuki rimase nella stessa posizione con mani e gambe tremanti per qualche altro secondo, poi, si girò verso suo padre e con sorpresa si accorse che il suo aspetto era diverso da quello che aveva visto il giorno in cui questo suo incubo era iniziato.
Con curiosità ma sempre sulla difensiva, Miyuki decise di seguire attentamente le azioni di suo padre, il quale, con sguardo assente, si dirigeva verso il tavolino dei liquori per riempirsi un bicchiere e mettersi a sedere sulla solita poltrona.
Continuando a tenere lo sguardo fisso su di lui, Miyuki si sedette sulla poltrona difronte alla sua. Era strano, troppo strano. Non solo il fatto di essere seduta di fronte a quello che sembrava suo padre di qualche anno prima, ma era strano anche il suo sguardo.

In tutti quegli anni in cui l’aveva sfidato o gli aveva parlato, Miyuki non lo aveva mai visto con uno sguardo del genere. Era come se quando fosse con lei i suoi occhi avessero un aspetto completamente diverso, come se avessero ancora un po’ di luce, probabilmente data dal fatto che più Miyuki si allenasse più il suo sogno sarebbe diventato realtà mentre, quando era da solo, era come se il peso di tutto quello che stava facendo gli si scagliasse addosso.

Mentre Miyuki si perdeva come al solito nei suoi pensieri, Ryosei si alzò con ancora il bicchiere pieno in mano e si diresse verso la parete accanto al letto. Miyuki si alzò immediatamente e lo seguì curiosa di sapere che cosa avrebbe fatto; arrivati entrambi davanti la parete, Ryosei toccò un punto preciso del muro facendo scattare una piccola porticina, come una cassaforte, di cui Miyuki non conosceva l’esistenza.

“Ma che roba è...” asserì lei mentre con lo sguardo seguiva la mano di suo padre che entrava in quell’incavo e tirava fuori una serie di foto tenute insieme da uno spago.
Una volta prese, Ryosei richiuse tutto e si sedette sul letto poggiando il bicchiere sul comodino alla sua sinistra, il tutto mentre una Miyuki particolarmente confusa osservava tutto con attenzione.

Ryosei sospirò slegando il nodo che teneva insieme le foto, foto che Miyuki non aveva mai visto “Sto perdendo la testa...” fece lui mentre con una calma inusuale riguardava le foto una ad una “pensavo di essere in grado di gestire tutto ma Miyuki continua ad avere crisi respiratorie a causa del fuoco.” Miyuki sgranò gli occhi mentre, davanti a lei, il volto di suo padre si caricava di tristezza “L’ho fatta visitare da alcuni dei miei uomini fidati ma, ovviamente lei non ricorda nulla, ho chiesto ad Eiji di cancellarle quei ricordi – lei rimase sconvolta – non deve sapere che le sue emozioni sono legate alle mie a causa della sintonia dei nostri quirk di fuoco.”

Il cuore di Miyuki iniziò a battere sempre più forte “E’ questa la ragione per cui non riesce a controllarlo… perché nemmeno io sono mai riuscito a farlo… - i suoi occhi si riempirono di lacrime – Ogni volta che i miei pensieri mi facevano e mi fanno uscire di senno, anche lei ne risente. - strinse le foto – Tu l’avevi capito invece, vero Izumi?” gli occhi di Miyuki si riempirono di lacrime “Sapevi che questo mio desiderio mi stava facendo impazzire e con me anche Miyuki… a causa mia è anche stata espulsa da scuola...” alzò lo sguardo come sapesse che la figlia si trovava lì “Ma lei non dovrà mai saperlo, dovrà imparare a controllare il fuoco da sola, nonostante la mia instabilità glielo renda impossibile. Solo gestendolo da sola riuscirà ad essere più forte di me e a sconfiggere All Might.” al suono di quelle ultime parole, tutta la tristezza che Miyuki stava provando, per la prima volta, nei confronti di suo padre, sparì rilasciando il posto all’odio “Sei solo uno stronzo!” urlò scagliandogli addosso una palla di fuoco che però lo trapassò e si spense qualche metro più indietro.

“Non ti è mai importato realmente ma sai, - lo guardò dritto negli occhi con le lacrime che continuavano a rigarle le guance – non m’interessa e sai perché? Perché non avrai mai ciò che volevi!” si allontanò notando che lo sguardo triste di suo padre era tornato vitreo come prima “Il mio unico rammarico è che tu ci sia andata di mezzo... – riprese lo spago e unì di nuovo le foto – non potevo continuare a farti intromettere. Sono il capo qui, e se mia moglie si oppone ne va della mia credibilità.” concluse alzandosi e rimettendo le foto da dove le aveva prese poi, riprendendo il bicchiere che aveva lasciato sul comodino si avviò verso la porta e uscì lasciando Miyuki pietrificata.

Ancora sconvolta da ciò che aveva sentito, Miyuki si rimise in piedi e intenzionata a seguire suo padre uscì dalla porta ma, contrariamente a ciò che si aspettava, davanti a lei c’era solo, di nuovo, il buio.
Stringendo i pugni e cercando di ricacciare dentro le lacrime che aveva versato, Miyuki uscì dalla e trovata la prima parete vicina, vi si accasciò contro.

Non poteva credere a ciò che aveva sentito. Suo padre non solo era la causa dell’instabilità del suo quirk ma le aveva anche fatto cancellare la memoria in più, se le aveva fatto cancellare una cosa così banale, quante altre cose le aveva rimosso? Quanti altri tasselli mancavano nella sua vita? E soprattutto, perché si trovava lì? Perché era bloccata in casa sua e continuava a vedere queste cose? Che ci fosse ancora qualcuno a giocare con la sua mente?

Stanca di non essere nemmeno più padrona della sua stessa testa, Miyuki diede un pugno al muro “Voglio uscire da qui, basta!” urlò sperando che ciò potesse funzionare come aveva fatto precedentemente ma, al contrario, rimase lì con la mano dolorante.

“Dovrà pur esserci un modo per uscire” asserì massaggiandosi la mano e continuando a girovagare nella speranza che qualche altra stanza si illuminasse o che qualcuno le dicesse di svegliarsi.
Continuò a girovagare per casa sua e quando ormai i piedi iniziarono a farle male, decise di tornare in quella che era camera sua – se avesse dovuto dormire da qualche parte almeno lo avrebbe fatto in un posto a lei familiare.

Quando girò l’angolo che l’avrebbe portata al corridoio che dava sulla sua stanza e che aveva percorso la fatidica sera dell’esplosione, questo s’illuminò e man mano che Miyuki avanzava, davanti a lei iniziavano a prendere forma i quadri e tutto ciò che vi si trovava, compresi suo padre e Shoici.

Alla visione di quest’ultimo, lo stomaco di Miyuki si contrasse e la voglia di prenderlo a calci crebbe sempre di più dentro di lei ma, dato che in quello stato i suoi colpi lo avrebbero trapassato, decise di risparmiare le forze per il vero Shoici e di avvicinarsi solo per ascoltare.
“Da quanto è venuto fuori dai controlli di Eiji e Minho parrebbe che non solo le vostre emozioni sono legate ma che questa cosa succeda con chiunque possegga un quirk di fuoco molto forte.” asserì Shoici mettendosi le mani in tasca.

Ryosei si accarezzò il mento pensieroso “A me non succede questa cosa” fece spallucce; Shoici fece lo stesso “A quanto pare il suo quirk è diverso dal tuo, direi anche che sia ovvia come cosa, è genetica, però a quanto pare riesce a creare dei legami sia con le persone che con le cose.” Miyuki corrugò la fronte “Non ti seguo” rispose suo padre.

Shoici si grattò la nuca “Parrebbe che il suo quirk di fuoco, solo quello bada bene, è in grado di reagire a contatto con altri quirk forti come il suo e in più, riesce a lasciare un segno attorno a lei quando è più instabile” strinse le spalle sperando che Ryosei non gli chiedesse di spiegarsi un’altra volta.

Ryosei guardò Shoici con la stessa espressione che, molto probabilmente, anche Miyuki aveva in volto “Intendi come una macchia?” l’altro sospirò “Più come un’essenza. E’ come se il suo quirk fosse in grado di legarla anche ai luoghi se, in questi, le sue emozioni sono state instabili a causa del suo quirk di fuoco.”

Miyuki scuoté la testa, di cosa stava parlando Shoici? Il suo quirk era in grado di marchiare le cose e di legarcela? Non stava capendo. Poi, d’un tratto, pensando a ciò che stava dicendo Shoici e riguardandosi attorno, si accorse che quell’immagine di suo padre e di Shoici, fuori dalla porta della sua stanza, non le era nuova.
Decise allora di avvicinarsi alla porta della camera e di aprirla e, stranamente, proprio come la porta della stanza di camera dei suoi genitori, quando l’aprì, Miyuki fu in grado di vedervi all’interno e, soprattutto, di vedere anche sé stessa.

“Io… mi ricordo di questa sera” asserì avvicinandosi alla sé stessa distesa sul letto con le cuffie nelle orecchie.
Era una delle solite sere in cui aveva deciso di risparmiare qualcuno, no, non qualcuno, era la seconda volta che non aveva ucciso, doveva avere 9 anni. Ricordava bene tutta la discussione che aveva avuto con suo padre su come non poteva lasciare che qualcuno sconfiggesse la figlia di Obscurium e ricordava perfettamente il momento in cui, sbattendo la porta aveva iniziato ad ascoltare musica a tutto volume.

Si riguardò alle spalle. Se davvero era come diceva Shoici, allora il suo stato d’animo di quel momento aveva fatto sì che il suo quirk marchiasse sia la sua stanza sia cosa ci fosse immediatamente fuori e perciò, suo padre e Shoici che parlavano di lei.
Se solo non si fosse messa ad ascoltare la musica, molto probabilmente le cose che stava ascoltando in quel momento le avrebbe scoperte molto prima e ciò avrebbe reso la sua vita diversa.
Tuttavia però, non aveva nessun ricordo legato a ciò che aveva visto prima nella camera da letto dei suoi genitori e ciò voleva dire che o suo padre le aveva cancellato una parte di quei ricordi o che, molto probabilmente, dato che i loro quirk empatizzavano, quello non era affatto un suo ricordo ma uno di suo padre.

“Mi sta scoppiando la testa” asserì lei uscendo dalla sua stanza “ormai non riesco a capire se questi ricordi siano miei o di mio padre” continuò accarezzandosi le tempie “Però..” guardò verso i due che stavano ancora chiacchierando per poi guardare alla sua destra, dove, alla fine del corridoio, si trovava la sala di suo padre.

“...se ciò che Shoici sta dicendo è vero, allora il posto in cui il mio quirk è stato più instabile è proprio questo” asserì quando si trovò davanti a quella che doveva essere la stanza di suo padre, la quale, nel momento esatto in cui Miyuki vi ci mise piede, s’illuminò come le altre due.
Man mano che avanzava, dentro di lei Miyuki sentiva che il suo quirk iniziava a ribollire “Che sta succedendo?” si chiese dato che fino a quel momento non le era successo nulla di simile.
Pensando che fosse a causa della troppa instabilità del suo quirk che l’aveva portata a far esplodere tutto, Miyuki tornò nel corridoio ma, contrariamente alle sue aspettative, il bruciore che stava divampando dentro di lei non diminuì.

“Perché?” chiese nuovamente stringendosi la gola. Prima che il panico prendesse il sopravvento impedendole di respirare, fece fuoriuscire dell’aria fredda dalle sue mani e se le portò alla gola ma, come il tentativo precedente, non sortì alcun effetto “Perché io non ci riesco?!” esclamò mentre pian piano le si chiudeva la gola.
“Ti prego...” pregò mentre a causa della mancanza d’aria gli occhi iniziavano a bruciarle e la testa a girare “non ho finito qui...” continuò ma, il suo corpo ormai non rispondeva.

Poi, quando le gambe cedettero facendola cadere a terra, una voce così lieve da sembrare un sospiro la chiamò all’orecchio chiedendole di svegliarsi.
Miyuki sgranò gli occhi e prima che potesse capire che cosa stava succedendo, sentì gli occhi chiudersi pesantemente e il corpo cadere a peso morto al suolo.

Come un tubo che viene liberato da un ingorgo, la gola le si liberò e l’aria iniziò a riempirle i polmoni.
Nel momento esatto in cui sentì la gola smettere di bruciare, Miyuki aprì gli occhi e balzò a sedere sul letto mentre, accanto a lei, la persona che l’aveva chiamata fece un passo indietro per lo spavento.

“Cazzo è stato come un film horror!” esclamò qualcuno alla sua sinistra. Immediatamente Miyuki girò la testa verso chi aveva parlato e nello stesso istante sentì di nuovo il fuoco ribollirle dentro.

 

Bakugou…?

 

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Author's corner

Okay so benissimo di aver pubblicato un capitolo tipo due giorni fa ma mi è esplosa questa parte in testa e NON potevo non scriverla.

Sono super proud di come sia venuta fuori ve lo giuro, man mano che scrivevo ero tipo "APSAIHFPSPHOIFHH" e la fine?!?!?! Mi amo da sola HAHAHAH 
Detto questo, spero che il capitolo sia piaciuto a voi tanto quanto sia piaciuto a me e se sei arrivat* fin qui spero rimarrai con me fino alla fine
PERCHE' QUESTO E' SOLO L'INIZIO     
 Baci Ems, xx

 

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Capitolo 16
*** Capitolo diciassette - Amici. ***


AMICI 

 

Il corpo di Miyuki sembrava starle andando a fuoco, aveva il respiro corto e il cuore che le esplodeva nel petto.
Sentiva tutte le estremità del suo corpo formicolare e la testa che iniziava a girare così forte da farle venire le vertigini ma, stanca di quel suo continuo perdere i sensi, cercò di darsi una calmata.

“S..sei stato tu a chiamarmi?” chiese dopo almeno cinque minuti passati in silenzio tra la sua gola in fiamme e Bakugou che, sia per lo spavento sia per la possibilità che riperdesse i sensi, era rimasto immobile a guardarla.
Alla sua domanda però, il ragazzo alzò il sopracciglio destro “Non so di cosa tu stia parlando” ammise.

Miyuki distolse lo sguardo da lui e con la paura di non essere davvero uscita da quella strana dimensione, tirò via le coperte che la coprivano e scese dal letto “Che cosa stai facendo?” si allarmò Bakugou alzandosi dalla poltrona sulla quale aveva passato chissà quanto tempo.
Non appena mise i piedi a terra, la sensazione del pavimento freddo le fece correre un brivido lungo la schiena e, dato che non si era nemmeno accorta di essere collegata ad una flebo, una volta fatto il primo passo verso la finestra che l’aveva abbagliata quando si era svegliata tempo prima, sentì un dolore pungente provenire dal suo avambraccio destro che la costrinse a fermarsi all’istante.
Qualche istante dopo la mano sinistra di Bakugou si avvolse attorno al suo polso destro “Sei impazzita per caso?” le domandò guardandola dritta negli occhi; Miyuki confusa guardò prima il suo avambraccio – come aveva potuto non sentire la presenza dell’ago? Poi, quando aveva sentito la mano calda e leggermente sudata di Bakugou sul suo braccio, alzò lo sguardo e quando entrambi si incrociarono, come una tv che sta cercando di recuperare il segnale a causa di alcune interferenze, nella sua mente apparvero immagini frammentate di suo padre, sua madre e altre persone che la spinsero a tirar via il braccio dalla sua presa.

Nello stesso istante in cui Miyuki aveva tirato via il braccio la porta della sua stanza d’ospedale si aprì e, illuminato dalla luce del corridoio, apparve davanti a loro la figura del professor Aizawa.
“Che.. - si guardò attorno e confuso dal fatto che Miyuki non si trovasse più sul suo letto continuò – che sta succedendo qui?”
Riluttante dallo smettere di guardare Miyuki e di indagare sul suo comportamento, Bakugou s’infilò la mano in tasca e si girò verso il professore “Sì è svegliata – Aizawa guardò Miyuki che sembrava decisamente sconvolta – e non so perché è balzata giù dal letto. Ho provato a fermarla prima che si strappasse l’ago ma credo di aver combinato qualcosa perché sembra pietrificata” concluse tornando a guardarla con la coda dell’occhio.

Aizawa posò il caffè che era andato a prendere prima che Miyuki si svegliasse, sul tavolo vicino alla porta e facendo un respiro profondo, si avvicinò ai due “Miyuki – la guardò – ti senti bene?”

Miyuki, che era ancora frastornata da quel bombardamento di immagini che era appena avvenuto nella sua testa, si girò verso il professore “Io… io credevo di essere ancora lì...” rispose con un filo di voce.
Aizawa e Bakugou si scambiarono un’occhiata “Lì dove?” le domandò e Miyuki pensò che quella fosse la domanda più lecita da fare ma anche quella a cui rispondere non sarebbe stato tanto facile.

Come avrebbe potuto spiegare il posto in cui era rimasta bloccata per chissà quanto? Sapeva benissimo che non era un posto reale ma non poteva di certo dire che si era ritrovata dentro casa sua e che ad un certo punto aveva iniziato a rivivere i suoi ricordi.
“Io… ho visto delle cose, era un posto strano” rispose sperando che ciò avesse senso e che non la facesse sembrare più pazza di quanto non lo fosse sembrato due minuti prima agli occhi di Bakugou.
Aizawa si sedette sulla poltrona accanto al letto e così come lui, anche Miyuki tornò a sedersi mentre Bakugou continuava a studiarne ogni singolo movimento.

“Cos’hai visto?” le chiese ancora non appena Miyuki si fu rimessa sotto le coperte; lei lo guardò e strinse le spalle “E’ stato come rivivere la mia vita sin dal primo giorno, non come spettatrice ma come se fossi davvero lì. Ho rivisto tutto, anche cose che pensavo di aver rimosso...” abbassò lo sguardo “Ho rivissuto tutto fino a pochi giorni fa, solo che… - corrugò la fronte – ogni volta che un ricordo stava per finire c’era una voce che continuava a chiedermi di svegliarmi” riguardò il professore “continuava a dirmi: devi svegliarti, e non riuscivo a capire che cosa volesse dire.”

“Poi, quando i miei ultimi ricordi stavano finendo, ho sentito di nuovo quella voce e – si portò una mano alla gola – non so cosa sia successo ma mi sono risvegliata qui” guardò verso la finestra “è stato lei a chiamarmi?” riguardò Aizawa.

Il professore le fece di no con la testa “Ha chiesto la stessa cosa a me” i due spostarono l’attenzione su Bakugou che stava ancora in piedi e con le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni; Aizawa si spostò in avanti sulla poltrona “Nessuno ti ha chiamata – Miyuki lo guardò confusa – dev’essere stato il tuo subconscio a farti svegliare, il che è un bene – ammise – dopo quella caduta pensavamo che ci avresti messo molto più tempo a riprenderti.”

Miyuki scuoté la testa come se si fosse svegliata solo in quell’istante “Che caduta?”
Aizawa guardò Bakugou per poi tornare a guardare lei “Non ti ricordi?” Miyuki si portò le mani sulle tempie, non ricordava assolutamente nulla di una caduta “L’unica cosa che ricordo è la mano di qualcuno che mi afferra dallo specchio del mio bagno.”

“Che cosa?” fece Bakugou; Miyuki lo guardò “Ricordo che lei era venuto a parlare con me, dovevo andare da qualche parte con gli altri e dopo aver finito di parlare stavo per raggiungerli ma… - si sforzò di ricordare – qualcosa mi ha spinto a salire al piano di sopra, avevo la sensazione di star dimenticando una cosa importante e quando sono salita in camera l’istinto mi ha detto di andare a vedere nel bagno ma, quando sono entrata la porta mi si è chiusa alle spalle e non sono riuscita ad aprirla.”

“Perché non l’hai sfondata?” domandò Bakugou; Miyuki lo guardò “Pensavo si fosse chiusa a causa del vento però, quando sono andata per riaprirla, era come se qualcuno la stesse tirando dall’esterno… - rivide sé stessa che cercava di strattonare la porta – poi, prima che potessi accorgermene o fare qualcos’altro, una mano è uscita dal mio specchio e mi ci ha tirato dentro. Non so perché ma… non ho avuto la forza di far nulla.” ammise abbassando lo sguardo.

“Da lì in poi non ricordo nulla – strinse le spalle – so solo di essermi svegliata in quello strano posto e di aver iniziato a rivedere i miei ricordi...”

Nella stanza calò il silenzio per qualche secondo. Né Aizawa, né Bakugou, i quali, insieme a tutti gli altri si erano chiesti come potesse essere sparita così all’improvviso quel pomeriggio, avrebbero mai potuto immaginare che il motivo per cui nessuno aveva visto niente era perché, a quanto pareva, tra le fila del nemico, esisteva qualcuno in grado di attraversare gli specchi.

“Miyuki… - riprese Aizawa ricatturando la sua attenzione – hai fatto un volo di seicento metri.”

Il cuore di Miyuki smise di battere mentre, con sguardo incredulo continuava a fissare il professore “C… cosa?”

“Già.” asserì Bakugou “Quel pomeriggio, dato che non arrivavi e pensavamo stessi perdendo tempo con il professore, abbiamo deciso di precederti al centro commerciale e di approfittarne per farti una sorpresa.” Miyuki lo guardò mentre si avvicinava al tavolo dove precedentemente Aizawa aveva lasciato il caffè “Kirishima e Denki avevano rotto i coglioni per giorni per il fatto che non avessi mai festeggiato il natale e che non avevi un telefono perciò, abbiamo deciso di andare senza di te, prenderlo e tornare davanti il centro commerciale prima che tu ci raggiungessi ma-” si girò nuovamente verso di loro con in mano un pacco regalo un po’ stropicciato “alla fine la sorpresa l’hai fatta tu a noi – la guardò negli occhi – o meglio, ce l’ha fatta tuo padre.

A quelle parole, Miyuki si paralizzò con gli occhi sgranati. Di che cosa stava parlando Bakugou? Che cosa aveva fatto suo padre? Aveva fatto male a qualcuno a parte lei?

“Di cosa stai parlando?” diede voce ai suoi pensieri “Professore di cosa sta parlando? Cosa c’entra mio padre?” si girò verso Aizawa con gli occhi che iniziavano a riempirsi di lacrime.
Il professore abbassò lo sguardo “Vedi… - sospirò – forse noi due – indicò con l’indice sé stesso e Bakugou – non siamo le persone più adatte per un discorso simile ma… Non ha senso aspettare domani mattina per l’arrivo di All Might.”

“Professore...” Aizawa alzò nuovamente la testa “Poco dopo aver lasciato il vostro dormitorio, sono tornato nel mio appartamento sicuro che ti saresti congiunta con i tuoi compagni anche se, dati gli avvenimenti passati, l’idea che non fossi mai completamente al sicuro non lasciava la mia mente.” intrecciò le dita delle mani “Un’oretta dopo, come se il mio sesto senso avesse già capito tutto, mi è arrivata una telefonata dal capo della polizia che chiedeva a me di reclutare altri Pro Hero perché, a quanto pareva, Obscurium era apparso nel bel mezzo del centro di Tokyo.”

Miyuki si sentì morire “Tagliando corto ecco… Tuo padre è apparso da una sorta di buco nero – il volto di Shoici apparve vivido nella mente di Miyuki – e con non so quali mezzi, ha mandato la sua faccia su tutti gli schermi pubblicitari della zona, oltre che quelli televisivi di ogni casa.” ogni parola sembrava bombardarle il petto.

“Da lì, ha iniziato a parlare di come non avesse intenzione di attaccare nessuno e che fosse venuto solo per metterci in guardia da qualcuno – la guardò – che, sotto mentite spoglie si era infiltrato tra gli Heroes ma che, in realtà, non era altro che sangue del suo sangue.”

“Non tralasci per favore il pippone su come i suoi sogni siano stati infranti” commentò Bakugou che era tornato alla sua posizione precedente; Aizawa scuoté la testa per la sua mancanza di tatto “In fine – continuò – come un coniglio dal cilindro di un mago, ha infilato la mano nel buco nero e ti ha tirata fuori nelle stesse condizioni in cui sei ora” la indicò con la mano destra.

Miyuki corrugò la fronte e seguendo con lo sguardo la direzione della mano tesa verso di lei, abbassò lo sguardo sul suo corpo e con orrore, si accorse di avere addosso l’intimo che solitamente indossava quando era costretta a vedersela con suo padre.

Come una lampadina che riprende a far luce dopo un blackout, tutti i tasselli di quella giornata tornarono a rimettersi a posto. Ricordò cosa le fosse successo una volta attraversato lo specchio, il dolore che le aveva provocato farlo, le botte di suo padre che venivano curate volta dopo volta fino ad essere inutili e il freddo sulla pelle che aveva provato quando suo padre l’aveva scaraventata dall’altro lato della balaustra.

“...ha parlato anche di come alcune cicatrici te le abbia inferte lui e delle persone che… hai fatto fuori.” Miyuki si girò di scatto verso il professore “Poi, dato che ormai rappresentavi una traditrice sia per i villain che per noi Hero, intimando che chiunque ti avesse salvata ne avrebbe pagato le conseguenze, ti ha lanciata giù.” concluse mentre Miyuki ripercorreva con la mente ogni cosa che il professore le stava raccontando.

Ogni dettaglio, ogni parola, per Miyuki erano come una botta in faccia. Nel giro di una mezz’ora, suo padre aveva distrutto tutto ciò che le aveva cercato di crearsi disperatamente in quei due mesi e mezzo.
Aveva rivelato a chiunque del loro legame di parentela, aveva parlato delle persone che era stata costretta a far fuori e aveva mostrato a tutti la sua più grande insicurezza.
“Perché tenerle nascoste...” fece Miyuki con un filo di voce e all’improvviso, tutto le fu più chiaro.
Aveva immaginato che suo padre stesse pianificando una vendetta dal momento stesso in cui aveva aperto gli occhi dopo l’esplosione, non era stupida, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a mostrare quello che lui aveva fatto al suo corpo e ad addirittura, prendersene la responsabilità.

Cosa ne era adesso del “Chiunque vede le tue cicatrici deve morire?” cosa ne sarebbe stato ora di lei?
Era ovvio che suo padre sapesse che non era morta, sapeva che sicuramente ci sarebbe stato qualcuno che l’avrebbe salvata o non avrebbe fatto tutto quel teatrino.
Eppure, nonostante Miyuki non fosse morta, non si sentiva diversamente. Tutti i suoi compagni di scuola adesso sapevano chi fosse e cosa avesse fatto, era stata denudata davanti a tutti e mostrata con il suo lato più fragile.
Forse, se quel pomeriggio l’avesse accoltellata, le avrebbe fatto meno male.

“Miyuki?” la chiamò Aizawa notando il suo essere persa chissà dove nei meandri della sua testa.

“Chi… - fece lei tenendo lo sguardo fisso sul suo letto – chi mi ha salvata?” voleva saperlo. Doveva saperlo. Chi era stato quel folle che aveva messo a rischio la sua vita per salvarla?

“E’ stato-”

Todoroki.” lo interruppe Bakugou; Aizawa si girò con sguardo serio verso di lui “E’ stato Todoroki a salvarti.” continuò l’altro.

Miyuki alzò lo sguardo dalle lenzuola bianche che la stavano coprendo “Perché… - le lacrime che ormai da almeno cinque minuti si stavano accumulando sotto la sua iride iniziarono a strabordare dalla parte inferiore dell’occhio e presero a rigarle le guance – perché… Facendo così ha firmato la sua condanna a morte.” Bakugou distolse lo sguardo.

“Quando… Shoto ti ha salvata, tuo padre era già per metà andato via. Ha aspettato proprio l’ultimo secondo per prenderti e-”

“Si è fatto male?!” si girò verso Aizawa, il quale fece di no con la testa “...Pensavamo che non ce la facesse in tempo però, non ci si poteva aspettare altro da Todoroki.” si girò verso Bakugou.

“Già, quello stronzo a metà ha aspettato troppo come al solito” asserì lui.

“Non avrebbe dovuto.” rispose Miyuki “Quello di mio padre era solo un test. - i due la guardarono – Sapeva che qualcuno mi avrebbe salvata ma avendo fatto quella premessa, era sicuro che nessuno si sarebbe fatto avanti finché lui fosse stato lì per non mettere in pericolo tutti i civili. - sorrise amaramente – Se avesse davvero voluto uccidermi, avrebbe aspettato che mi fossi schiantata a terra prima di andarsene.” scuoté la testa “Voleva solo vedere chi mi reputasse tanto importante da mettersi contro di lui così che, quando tornerà, saprà esattamente chi colpire per ferire me.”

“Ma comunque ormai, non ha più senso.” continuò asciugandosi le lacrime, i due la guardarono seri “Adesso che tutto è venuto fuori, che tutti sanno cosa ho fatto o chi io sia, per me è finita.”

“Di cosa stai parlando?” domandò Aizawa “Adesso che chiunque sa che io sono figlia di Obscurium, nessun genitore vorrà che il proprio figlio continui a frequentare la mia stessa scuola ed essendo io arrivata per ultima, farò meglio ad andarmene.” si girò verso la finestra dove i primi raggi del sole stavano iniziando a fare capolino “Non posso chiedere nulla al preside Nezu, ha già rischiato abbastanza mantenendo il mio segreto nonostante il rischio costante e ora che tutto è venuto fuori, tutti coloro che negli anni ce l’hanno sempre avuta con me, tutti coloro che avrebbero voluto farmi fuori ma non potevano a causa del veto di mio padre, saranno pronti a venire a cercarmi.”

“Che vengano” asserì Bakugou; Miyuki si girò verso di lui “ho davvero voglia di sgranchirmi un po’ le ossa.”
“Senza la licenza provvisoria non potrete sgranchire un bel niente.” rispose Aizawa.

“Avete sentito una parola di quello che ho appena detto?” li guardò incredula “Non mi interessa nulla della licenza provvisoria, non ho il tempo nemmeno per pensarci! Quando sarò fuori da qui, forse anche adesso, sarà come avere un mirino costantemente puntato in fronte!”

“Non vuoi più essere un Hero?” le domandò Aizawa guardandola dritta negli occhi.
Miyuki si fermò “Non ne avrò il tempo” rispose poi cercando di trattenersi dal rimettersi a piangere.
“Di questo non devi preoccuparti” rispose alzandosi dalla sedia “da quando è accaduto il tutto, ormai quattro giorni fa – era davvero passato così tanto tempo? - il preside Nezu ha attivato tutte le disposizioni di sicurezza di cui la nostra scuola è disposta e le ha concentrate, per la maggior parte, sui dormitori. Le vostre stanze sono poi state perlustrate e controllate da cima a fondo e ogni tipo di segnale negativo è stato prontamente eliminato.”

“Il fatto che ormai tu sia un bersaglio e, con te, anche i tuoi compagni – Miyuki strinse i denti – ormai è noto a tutti ma, nessun genitore ha avuto intenzione di ritirare il proprio figlio dalla Yuei o di far mandare via te. - il cuore di Miyuki iniziò a battere velocemente – Dopotutto è una scuola per futuri Heroes e se si tirassero indietro in una situazione del genere, vorrebbe dire che non sarebbero diventati dei buoni Hero.” accennò un sorriso “Questa sì che era una frase degna di All Might.” asserì poi avviandosi verso la porta.

“Detto questo – guardò l’orologio appeso sulla porta della stanza – è appena finito il mio turno di guardia. Penso che d’ora in poi non ce ne sarà più bisogno.” concluse facendole un cenno con la testa per poi uscire dalla stanza e chiudere la porta.

Miyuki spostò l’attenzione dalla porta a Bakugou ma prima che potesse dire qualcosa, da fuori provenne un enorme boato che, nel giro di qualche secondo terminò con la folta capigliatura di Kirishima che si buttava dentro la stanza spalancando la porta.

“Sei sveglia!!” esclamò mentre da sotto la sua ascella spuntava anche Kaminari “L’avevamo detto a Midoriya che sentivamo chiacchierare qualcuno! Ehi – puntò l’indice verso Bakugou – che ci fai tu qui? Il tuo turno c’è stato già l’altro ieri!” Miyuki guardò nuovamente il compagno, il quale, scuotendo la testa roteò gli occhi “E’ vero!” asserì Kirishima entrando “In più ci avevi detto che sta notte saresti tornato-”
“Mi ricordo benissimo quello che ho detto!” esclamò l’altro sull’orlo di una crisi di nervi; Miyuki trattenne una risata poi, una strana sensazione d’imbarazzo le fece arrossare le gote – possibile che Bakugou fosse rimasto accanto a lei tutto il tempo?

“Sono così contento che tu sia sveglia!!” urlò Kirishima prendendola per le spalle e dondolandola avanti e indietro “E’ stato orrendo vederti cadere in quel modo!” piagnucolò “Sei stata così forte e la storia di queste cicatrici è così virile” continuò.

Kaminari lo seguì a ruota “Sì! Perdonaci!!” Miyuki li guardò confusa mentre veniva sballonzolata avanti e indietro dall’altro “Per cosa?” rispose cercando di reprimere il senso di vomito che stava iniziando a svilupparsi “Per non essere venuti in tuo soccorso – rispose Kirishima tirando su con il naso – la situazione è stata così assurda che nessuno è riuscito a muoversi, per fortuna c’era Ba-” Bakugou gli tirò un pugno sul fianco che lo fece bloccare all’istante e anche se Miyuki gliene fu grata, la sua reazione la fece rimanere perplessa.

Kirishima guardò l’amico con gli occhi strabuzzanti per il dolore “Se continui così la farai vomitare – lo guardò fisso negli occhi – e comunque le ho già raccontato di come Todoroki l’abbia salvata” concluse a denti stretti.
Kaminari e Kirishima lo guardarono confusi ma terrorizzati dalla possibile reazione dell’altro, decisero di non controbattere.

“A proposito di Todoroki” asserì lei rompendo il silenzio, i tre la guardarono “dov’è? Sta bene?” Kirishima si grattò la nuca “Sì, sì sta benone! - guardò Kaminari come in cerca di aiuto – però...”

“Però ha avuto alcuni problemi a casa ed è tornato lì!” concluse l’altro; Miyuki annuì “Oh… spero che non gli sia successo nulla. Mi sarebbe piaciuto ringraziarlo.” accennò un sorriso poi qualcosa le balenò in testa “Aspettate… - i due si paralizzarono – che vuol dire è tornato a casa?”

“Oh, vuol dire che non passerà le vacanze nel dormitorio come te e Bakugou” Miyuki strinse le spalle “Mh… spero possa avvicinare qualche volta.” rispose mentre Bakugou si rimetteva le mani in tasca e si allontanava “Dove vai?” gli domandò Kirishima, l’altro si girò “A prendere qualcosa da bere, mi si sta seccando la gola.” e voltandosi di spalle uscì dalla stanza; Kirishima corrugò la fronte “Vengo con te!” esclamò poi seguendolo e chiudendo la porta.

“Va tutto bene tra quei due?” domandò Miyuki confusa da quella breve interazione; Kaminari si voltò a guardare la porta “Non è più diversa dal solito in realtà – le sorrise – più che altro siamo stati tutti un po’ preoccupati. Quando – sembrò pensarci un po’ - Shoto ti ha recuperata pensavamo fossi morta, avevi il battito veramente molto debole…” strinse le spalle “Persino Recovery Girl pensava che non ce l’avresti fatta – Miyuki abbassò lo sguardo – poi però è successa una cosa strana...” abbassò il tono della voce come se avesse paura di farsi sentire.

Miyuki corrugò la fronte “Di che cosa parli?” si inclinò verso di lui; Kaminari sospirò “Mentre eri sul letto e il tuo battito sembrava andare diminuendo invece di tornare alla normalità, a causa della situazione tesa Shoto e Bakugou hanno iniziato a discutere e più… - ci rifletté di nuovo – Shoto, sì, s’infervorava più il tuo corpo sembrava rispondere – Miyuki tornò a sedersi come prima – quando Midoriya è riuscito a calmarli, i tuoi valori si sono abbassati di nuovo.”

“Strano...” asserì lei e nella sua testa tornarono ad accavallarsi i pensieri. Se ciò che Kaminari le stava dicendo era vero, allora anche quello che Shoici aveva detto a suo padre era vero.
A quanto pare il suo quirk riusciva seriamente ad empatizzare con altri quirk di fuoco forti tanto quanto il suo e perciò, il pensiero che fosse stato Bakugou a farla svegliare, non sembrava più così assurdo.

“Shoto è mai venuto qui altre volte?” gli chiese mentre cercava di mettere ordine tra i suoi pensieri ma prima che Kaminari potesse risponderle, la porta della stanza si aprì facendo ricomparire Kirishima e Bakugou, stranamente, senza niente da bere.

“Non eravate andati a prendere qualcosa da bere?” puntualizzò Kaminari come se le avesse letto nella mente; Bakugou si guardò velocemente le mani “Mi sono accorto di non avere soldi con me.” rispose poi tagliando corto e avvicinandosi alla finestra.

“Ehi ma, - Kirishima si avvicinò al tavolo – glielo hai detto?” alzò il sacchetto che Bakugou aveva mostrato a Miyuki qualche ora prima; entrambi annuirono “Ma allora aprilo! Devo assolutamente sapere se ti piace!” asserì portandoglielo e porgendoglielo con un enorme sorriso.

Miyuki prese il sacchetto e lo aprì, all’interno, come si aspettava, c’era la scatola di un telefono, ancora avvolta nella pellicola e dentro, c’era anche un piccolo bigliettino di cui, apparentemente, nessuno dei tre sapeva nulla.
“Deve averlo scritto Midoriya – commentò Kaminari quando Miyuki glielo mostrò – effettivamente nessuno di noi ci aveva pensato” rise.

Una volta aperto, e confermato che le piacesse tantissimo, Kirishima si sedette sul letto accanto a lei e iniziò a spiegarle tutto oltre a copiare i numeri di tutti i compagni di classe e dei professori, nel suo telefono.
Non appena salvò anche l’ultimo numero, Kaminari propose di inaugurarlo con una foto ma, date le condizioni in cui verteva Miyuki, non fu difficile convincerlo che forse quello non fosse il momento più adatto.

“...e con questo anche l’ultima app utile è installata!” esclamò felice Kirishima mentre Miyuki studiava attentamente ogni sua mossa – non voleva passare per la vecchia di turno e andare a chiedere aiuto per la minima cosa.
“Così quando avrai voglia di parlare perché senti la nostra mancanza, puoi chiamarci! - le sorrise – Non disturbarti a chiamare Bakugou però – l’altro lo guardò accigliato – fa squillare il telefono finché non scatta la segreteria!”

Bakugou strizzò gli occhi “E’ successo una volta sola e mi hai chiamato alle tre del mattino!”
“Potevo essere in pericolo!” si giustificò; Bakugou boccheggiò per qualche secondo “Ma se stavi nella camera accanto alla mia!” rispose poi in una maniera così buffa agli occhi di Miyuki che per la prima volta non riuscì a trattenere la risata e scoppiò a ridere a pieni polmoni.
Al suono della sua risata, che nessuno fin ora aveva mai sentito, Bakugou e Kirishima smisero di punzecchiarsi e dato che questa era decisamente troppo contagiosa, probabilmente perché era la prima vera risata che Miyuki si faceva in un bel po’ di tempo, si aggregarono a lei e finirono per ridere per una buona manciata di minuti e per la prima volta Miyuki provò che cosa volesse dire avere degli amici.

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Author's corner

Ed eccomi finalmente con il diciassettesimo capitolo! Sono molto contenta di come sia uscito e anche di quanta gente inizi a leggere la mia ff ogni giorno!
Ringrazio ovviamente chiunque legga e lasci un riscontro e, se vi è piaciuto, spero rimaniate con me fino alla fine.

Baci, Ems xx

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Capitolo 17
*** Capitolo diciotto - ***


"Nessuno morirà oggi."

 

Più tardi quella stessa mattina, a Miyuki vennero fatti gli ultimi accertamenti e nonostante le infermiere non fossero molto convinte nel lasciarla tornare a casa, tutti i risultati delle analisi e dei test effettuati su di lei dimostravano che qualsiasi fosse la condizione che l'aveva tenuta in quella sorta di coma per almeno quattro giorni, ormai era sparita e con essa anche l'instabilità del suo quirk.

Miyuki quindi, con l'aiuto di Bakugou, Kirishima e Kaminari, prese le poche cose che si erano accumulate nella sua stanza in quei giorni – fiori, caramelle, peluches e dei vestiti per quando si sarebbe svegliata – e, anche se riluttante nell'ammetterlo, con ancora un po' d'ansia addosso lasciò la sua stanza e si diresse verso l'uscita.
Man mano che tutti e quattro percorrevano i corridoi dell'ospedale, Miyuki stava ben attenta a non perdere nessuna delle reazioni delle persone che andavano incontrando.
Se davvero suo padre aveva mostrato la sua faccia al Giappone o, forse anche a tutto il mondo intero, non poteva più andare in giro come se nulla fosse, anzi, adesso doveva stare più attenta del solito.

"Puoi rilassarti? - fece scocciato Bakugou rallentando per aspettare che lei lo raggiungesse: oltre a studiare ogni minima cosa, Miyuki si stava muovendo anche più lentamente del solito – Mi stai facendo innervosire" concluse prendendo a camminare alla sua stessa velocità.
Miyuki lo guardò per una frazione di secondo per poi tornare a studiare ciò che la circondava "Perdonami ma è come se avessi un mirino puntato costantemente addosso-" un signore si alzò di scatto e la fece bloccare poi, quando si diresse da tutt'altra parte Miyuki riprese a camminare.

Bakugou roteò gli occhi "Secondo me hai bisogno di qualcosa di fresco da bere!" asserì Kaminari girandosi verso di loro "Sono sicuro che dopo una bella bevanda fresca ti sentirai più rilassata!"

"Siamo a Dicembre, con questo freddo penso che una bevanda fresca non sia il massimo" commentò Kirishima; Kaminari ci pensò su per qualche secondo "Beh allora una cioccolata calda sarà l'ideale! - la guardò – Ti piace la cioccolata calda?"
Miyuki si girò verso di lui, non stava prestando attenzione poiché stava studiando attentamente i movimenti di un uomo che, dall'altro lato del corridoio, continuava a guardarli e a borbottare chissà cosa al telefono "Come scusa?" gli domandò poi.

"Ti piace la cioccolata calda?" ripeté Kaminari sempre sorridente; Miyuki strinse le spalle "Sì, abbastanza... perché?" chiese dato che non aveva seguito la breve conversazione che i due avevano avuto poco prima.

"Perché secondo me potrebbe aiutarti ad essere meno tesa!" ripeté "Dato che ti piace comunque, perché non ci fermiamo alla macchinetta che c'è qui vicino?" indicò con il pollice una direzione poco chiara.

"Non credo che ne siano." rispose secco Bakugou; Kaminari alzò un sopracciglio "Non siete andati lì quando dovevi comprarti da bere?" si rivolse a Kirishima, il quale, concentrato a scrivere un messaggio annuì semplicemente.
"Beh allora andiamo, sono sicuro che ti sentirai meglio dopo!" e afferrando Miyuki per il braccio, Kaminari iniziò a camminare velocemente verso la direzione designata mentre Bakugou, dietro di loro li seguiva imprecando a bassa voce.

Una volta arrivati lì però, Kaminari parve molto confuso "Giurerei che fosse integra quando siamo arrivati" commentò poi triste; Miyuki si sporse oltre le sue spalle: era come se qualcuno vi avesse tirato un pugno ammaccando metà dai tasti.
"Ehi – si girò verso gli altri due che finalmente li avevano raggiunti – quando siete venuti qui prima funzionava?" Bakugou lo guardò con la solita espressone seria "No." rispose poi prima che potesse farlo Kirishima; Kaminari sospirò "Mh... dev'essere per questo che non avete preso nulla" strinse le spalle "Già, e anche perché non avevo i soldi" continuò l'altro.

Nonostante quella conversazione avesse poco senso, Miyuki vi prestò poca attenzione dato che, l'uomo che aveva visto nel corridoio sembrava averli seguiti anche lì.
"..mi dispiace, Miyuki" sentì provenire dalla bocca di Kaminari; la ragazza fece cenno con la mano che non c'erano problemi "Sarà per un'altra volta Denki, ora voglio solo andare via" asserì continuando a fissarlo.

"E' un giornalista" fece Bakugou notando lo sguardo fisso di Miyuki "è qui da almeno tre giorni. Sicuramente sta parlando con qualcuno per poter ottenere lo scoop sul tuo risveglio" guardò anche lui l'uomo.
"Questo non mi rassicura affatto" rispose lei continuando a guardarlo "Se vuoi possiamo chiedergli di andarsene" propose Kirishima per cercare di allentare un po' la situazione.
Miyuki fece di no con la testa "Se non è lui, sarà sicuramente qualcun altro. E' solo che essere pedinata inizia a darmi ai nervi" poi, distolse lo sguardo e tornò a camminare verso l'uscita insieme agli altri.

Quando furono tornati al dormitorio, scortati da una macchina privata che il preside Nezu aveva fatto mandare davanti all'ospedale, Miyuki si sentì finalmente meno tesa nonostante fosse proprio quello il posto in cui l'avevano attaccata l'ultima volta.
I ragazzi lasciarono le sue cose sul divano e dopo aver chiacchierato per almeno un'altra mezz'ora del più e del meno, Kirishima e Denki si accorsero dell'orario e, costretti a tornare a casa per pranzo, lasciarono Miyuki e Bakugou da soli nell'enorme edificio.

"Certo che fa strano tornare qui..." asserì Miyuki sedendosi su una delle sedie del tavolo mentre Bakugou lasciava cadere la testa all'indietro sullo schienale del divano.
"Non hai motivo di preoccuparti" Miyuki lo guardò "come ha detto Aizawa, il preside Nezu ha fatto aumentare la sicurezza in tutto il perimetro della scuola e soprattutto nei dormitori. Niente può entrare o uscire senza che qualcuno lo venga a sapere."

Miyuki spostò lo sguardo sul bicchiere d'acqua che si era riempita e che aveva poggiato sul tavolo.
Effettivamente il professor Aizawa le aveva detto proprio quello che Bakugou le aveva appena riferito però, cosa avrebbero potuto fare contro qualcuno in grado di attraversare gli specchi o qualcuno in grado di diventare invisibile? Dopotutto, anche prima la scuola doveva essere piena di strumenti di sicurezza ma gli uomini di suo padre non avevano avuto nessun problema nell'entrare sia durante l'esercitazione sia durante il suo test.

"Spero tu abbia ragione..." asserì seria per poi alzarsi "Penso che andrò a riposare un po'... Non credo di essermi ancora ripresa del tutto" rimise la sedia a posto.
"Vuoi che ti chiami per pranzo?" le domandò lui continuando a tenere gli occhi chiusi "No... ti ringrazio, penso mangerò sta sera" e facendogli un cenno con la testa, nonostante lui non potesse vederla, si avviò al piano di sopra.

Nonostante fosse finalmente a casa e stesse cercando di convincersi di essere al sicuro per davvero quella volta, man mano che saliva verso la sua stanza, una brutta sensazione di inquietudine iniziava a crescere sempre di più nel suo petto rendendo l'avanzare verso il primo piano sempre più difficile.
Cercando di reprimere quella sensazione nei meandri più profondi della sua persona, Miyuki continuò a salire ripetendosi in mentre che sarebbe andato tutto bene e che a casa non era da sola – nonostante il primo giorno non gli avrebbe affidato nemmeno la sicurezza di un cane, l'idea che Bakugou fosse al piano di sotto e che, chissà perché, le era stato vicino durante quei giorni passati all'ospedale, la faceva sentire un po' meno in ansia anche se la sua vicinanza non la metteva ancora completamente a suo agio.

Una volta arrivata davanti la porta della sua stanza, Miyuki fece un respiro profondo e abbassando la maniglia diede una spinta alla porta per farla aprire completamente davanti a sé.
Rimase a fissare l'interno di quelle quattro mura per almeno cinque secondi, controllando che la luce del sole illuminasse ogni angolo e non ne lasciasse nessuno nascosto poi, mentre l'inquietudine continuava ad aumentarle facendole sentire un enorme peso sulla schiena, fece un altro respiro profondo ed entrò lasciando la porta aperta.

Camminò lentamente per il breve ingresso della sua stanza e quando arrivò davanti la porta del bagno vi rimase immobile di fronte con una strana sensazione, simile alla paura, che iniziava a prendere il sopravvento sulla sensazione precedente e le causava lievi tremori alle mani.
"Sei al sicuro Miyuki... - inspirò ed espirò lentamente – c'è Bakugou al piano di sotto. Se dovesse succedere qualcosa correrebbe subito qui" distolse lo sguardo dalla porta e continuò ad avanzare verso il suo letto.
"Non hai nulla di cui preoccuparti..." continuò a ripetersi mentre si toglieva le scarpe e si distendeva sul letto ma, per sua sfortuna, non c'era niente che poteva tranquillizzarla, almeno finché rimaneva in quella stanza.

Si girò e rigirò nel letto per mezz'ora nel vano tentativo di trovare la posizione più comoda per riposare e smettere di pensare almeno per qualche ora ma ogni volta che sentiva di stare per addormentarsi, qualcosa nel suo cervello, come l'impulso di voler beccare chissà chi o cosa in flagrante, apriva gli occhi di scatto e si rimetteva a sedere sul letto.
Esasperata dal fatto che molto probabilmente non sarebbe riuscita a dormire mai più nella sua vita, decise che se doveva innervosirsi tanto valeva scendere al piano di sotto ed interagire con Bakugou.

Uscì dalla sua stanza e ripercorse la strada che aveva fatto poco tempo prima e man mano che scendeva, il pensiero che questa fosse una pessima idea iniziava a crescere nella sua testa nello stesso modo in cui era cresciuta la sensazione di inquietudine.
Non voleva essere cattiva nei confronti di Bakugou, dopotutto, le era stato accanto in ospedale, si era limitato nell'offenderla almeno da quando si era svegliata fino a quel momento e in più, quasi sicuramente aveva scelto di rimanere a casa con lei dato che nessuno degli altri avrebbe potuto, il tutto senza chiedere nulla in cambio perciò, di certo non poteva essere poi così male come persona però, non poteva negare che forse, se fosse stato Shoto quello a casa con lei, le cose sarebbero state leggermente diverse.

Una volta arrivata di nuovo al piano di sotto rientrò nella parte di casa dove aveva lasciato Bakugou mezz'ora prima, il quale, notando il suo ritorno, distolse lo sguardo dalla tv e la guardò "Pensavo non ti avrei vista per almeno un paio d'ore" commentò poi tornando a guardare la tv.
Miyuki sospirò, si sentiva un po' in imbarazzo nell'ammettere di non essere riuscita a dormire nella sua stanza poiché aveva paura però alla fine lo fece e, com'era sicura sarebbe successo, se ne pentì subito dopo.

Tuttavia però, contrariamente a quanto avesse pensato, ossia che Bakugou le avrebbe dato della povera deficiente o comunque l'avesse presa in giro, il ragazzo si girò e con una tranquillità che non gli aveva mai visto e che stranamente gli si addiceva le disse "Se vuoi puoi dormire nella mia stanza."

Miyuki rimase spiazzata e si sentì anche un po' in imbarazzo, non avevano per niente tutta quella confidenza, non che con Shoto lei l'avesse ma, mai avrebbe pensato di arrivare ad una cosa del genere con Bakugou.
"Come scusa?" gli domandò ancora incredula; Bakugou la guardò di nuovo "Se vuoi puoi dormire nella mia stanza, – ripeté – tutte le altre sono chiuse a chiave e qui io sto guardando la tv – tornò a guardarla – perciò non riusciresti a riposare."

"Ma che cazzo ti è successo?" pensò improvvisamente lei ancora sconvolta da quel comportamento di Bakugou. Chi era quella persona? Non poteva assolutamente essere la stessa persona che durante il giorno delle presentazioni le aveva scagliato addosso una palla di fuoco grande quanto il Big Bang e che durante la loro prima esercitazione, se avesse potuto, le avrebbe strappato il cuore dal petto a mani nude.

"Sei sicuro?" chiese ancora e per tutta risposta Bakugou annuì continuando a guardare la televisione.
Con ancora un bel po' di sorpresa in corpo, Miyuki lo ringraziò e per l'ennesima volta percorse la strada che la portava alle camere mentre nella sua testa continuavano a nascere domande inerenti allo strano comportamento che Bakugou aveva assunto nei suoi confronti.
Una volta arrivata davanti alla sua stanza Miyuki aprì la porta e fu piacevolmente sorpresa nell'osservare per la prima volta quella che, per tutti, era la "camera dei segreti" dato che raramente Bakugou permetteva agli altri di entrarvi.

Era estremamente ordinata, così tanto da metterla in soggezione e, alle pareti, come per la camera di Midoriya, c'erano appesi alcuni poster di All Might che la fecero sorridere – non avrebbe mai pensato che anche lui potesse esserne così tanto fanatico, dopotutto però, All Might era un Hero fantastico per moltissime persone ed era stata l'ispirazione per tantissimi bambini e, ripensando a ciò che ripeteva sempre Bakugou, ossia che sarebbe diventato il numero uno, la presenza di quei poster non le sembrò più così strana.

Una volta arrivata sul letto, maniacalmente sistemato e senza alcuna piega, Miyuki scostò le lenzuola, vi si infilò al di sotto e cercando di reprimere l'imbarazzo che man mano cresceva dentro di lei, prese il telefono che aveva nella tasca dei pantaloni della tuta e controllò i messaggi sperando che Shoto avesse risposto ad almeno uno di quelli che gli aveva mandato da quando Kirishima le aveva spiegato come fare.
Non vedendo nessuna risposta decise lo stesso di mandargliene un altro per fargli sapere che era finalmente tornata al dormitorio, che sperava che a casa sua stesse andando tutto bene e che soprattutto sperava di riuscire a vederlo prima dell'inizio del secondo semestre poi, data la strana comodità del letto in cui si trovava, con le poche forze rimaste, posò il telefono sulla mensola posta proprio sopra la sua testa e si addormentò.

Nel frattempo, al piano di sotto, Bakugou era ancora nella stessa posizione in cui Miyuki lo aveva lasciato.
Stava seduto con le gambe incrociate sul divano e nonostante i suoi occhi fossero fissi sullo schermo, non stava davvero guardando ciò che veniva trasmesso.

Con la mente, continuava a ripercorrere ciò che era successo da quel pomeriggio a quella mattina come un film...

"Professore" sibilò a denti stretti mentre Aizawa lo guardava "perché nessuno sta facendo un cazzo?!" ripeté nuovamente con il sangue che gli stava ribollendo nelle vene.
"Non possiamo fare nulla Bakugou, al momento non sta attaccando. Se ci mettessimo in mezzo e causassimo uno scontro sarebbero troppi i civili ad andarci in mezzo." rispose tornando a guardare lo schermo dove l'immagine di Obscurium continuava ad essere mandata in onda seguita dalla sua voce.

Come poteva dire una cosa del genere? Non stava facendo nulla? Stava tenendo per i capelli quella che a quanto diceva doveva essere sua figlia, la quale non solo era in condizioni pietose ma sembrava appena stata tirata fuori da una rissa.
In preda all'ira che lo stava divorando per l'assurdità di quella situazione, Bakugou iniziò a guardarsi intorno nella speranza di trovare qualcun altro che, come lui, stava ribollendo dalla rabbia e non vedeva l'ora di andare a prendere quello stronzo a calci nel culo.
Ovviamente però, come si aspettava, tutti coloro che si trovavano accanto a lui erano immobili.

Bakugou si girò verso i suoi compagni e come si aspettava anche qui, solo Midoriya sembrava essere scosso almeno tanto quanto lui.
Per quanto riguardava Kaminari e Kirishima, nonostante anche loro sembrassero scossi, pareva che l'immagine del corpo di Miyuki non li avesse smossi nello stesso modo in cui avevano smosso lui.
Sembrava più fossero paralizzati per la tristezza che quell'immagine stesse suscitando, non era di certo facile assistere ad uno spettacolo del genere ma proprio per questo, Bakugou non poteva lasciare che questa roba andasse avanti.

Tuttavia però, in una frazione di secondo, la sua mente lo riportò a qualche mese prima quando, durante l'esercitazione nei boschi, la lega dei Villain lo aveva portato via e di come, in un certo senso, fosse stato contento che a porgergli la mano per salvarlo fosse stato Kirishima e non Midoriya.
In quel momento in realtà, non avrebbe fatto distinzione tra la mano di uno o dell'altro, ma il fatto che fosse stato quello che reputava più suo amico a tendergliela per salvarlo gli aveva fatto capire che nonostante quello che tutti definissero un brutto carattere, c'era qualcuno pronto a sacrificare la sua vita e a mettersi nei casini per salvarlo.

Guardando la faccia di Miyuki che veniva sbandierata su tutti gli schermi Bakugou sentì che quello che doveva star provando lei in quel momento doveva essere esattamente quello che aveva provato lui mentre si trovata insieme alla lega dei Villain.
Nonostante sapesse di essere in grado di farcela da solo, l'idea che qualcuno avrebbe potuto violare le regole per andarlo a recuperare lo aveva fatto sentire parte di qualcosa, qualcosa che non gli dispiaceva poi così tanto e ripensando a tutto ciò che aveva visto, tutti gli strani comportamenti di Miyuki, l'essersi allontanata all'improvviso dall'unica persona con cui aveva stretto amicizia, quella strana conversazione ascoltata fuori dall'ufficio del Preside in cui piangendo aveva detto di essere preoccupata per la loro incolumità, non poté non pensare che, in quel momento, Miyuki doveva sentirsi completamente da sola.

Notando la sua irrequietezza, Aizawa posò una mano sulla spalla di Bakugou per cercare di farlo calmare.
Se fosse partito all'attacco in preda alla sua solita ira distruttiva la situazione sarebbe potuta precipitare in uno scontro senza precedenti.
I ragazzi non avevano la minima idea di cosa fosse davvero capace Obscurium e, in realtà, non lo sapeva nemmeno lui e con lui, anche Endeavor il quale, da qualche metro più in dietro, osservava la scena con uno sguardo molto diverso dal solito.

"-prendetela come un regalo di Natale anticipato" a quelle parole Bakugou guardò con la coda dell'occhio il sacchetto che Kirishima stava stringendo tra le mani e ripensò a quanto lui avesse insistito per giorni per far sì che Miyuki potesse festeggiare il Natale per la prima volta poi, un sospiro generale misto a delle urla gli fece distogliere lo sguardo dal sacchetto e quando lo riportò sullo schermo posto sopra le loro teste, per un secondo, il sangue gli si gelò nelle vene.

Ripensando a tutto il ragionamento che aveva fatto fino a poco prima nella sua testa, a come l'essere salvato dai propri amici valga molto di più, Bakugou si girò di scatto verso Todoroki, il quale però, sembrava pietrificato.

"Ehi!" lo afferrò per la spalla "Stronzo a metà vedi di fare qualcosa!" sputò con tutta la forza di volontà che aveva in corpo nel non agire in prima persona e chiedere a qualcun altro di farlo.
"Todoroki!" continuò ad urlare mentre con la coda dell'occhio vedeva il corpo di Miyuki che inesorabile precipitava nel vuoto.

Kirishima, Kaminari e Midoriya si girarono verso l'amico "Shoto cazzo svegliati!" continuò a strattonarlo "Sei il suo primo vero amico cazzo, fai qualcosa!"

Shoto guardò Bakugou con uno sguardo che quest'ultimo non aveva mai visto "E tu saresti uno di quelli raccomandati" asserì a denti stretti cercando di reprimere la voglia di spaccargli la faccia a pugni.

"Bakugou! - Aizawa lo tirò via – Dobbiamo aspettare che Obscurium se ne vada, se qualcuno la recuperasse prima, si potrebbe scatenare l'inferno" Bakugou tirò via la spalla "Che cazzo sta dicendo, quello stronzo non se ne andrà finché Miyuki non avrà preso le sembianze di un cumulo di merda!" urlò poi allontanandosi da loro.

"Bakugou!" urlarono tutti gli altri in coro, tutti tranne Shoto.

Bakugou continuò a correre in mezzo alla gente più veloce che poté, maledicendo chiunque gli si trovasse davanti e urlando a chiunque di togliersi dai coglioni mentre, con la coda dell'occhio, continuava a tenere sotto controllo il corpo di Miyuki che continuava a precipitare nel vuoto.
"Se solo avessi il mio fottutissimo costume!" urlò spostandosi dal centro della strada per salire sul marciapiede.
Continuò a correre, anche se i suoi polmoni cominciavano a fargli male a causa della respirazione irregolare.

L'avrebbe salvata. L'avrebbe salvata al cento per centro perché era sicuro che nei suoi ultimi attimi di vita, Miyuki stesse pensando che nessuno avrebbe mai rischiato la vita per lei, che nessuno si sarebbe mai messo contro suo padre per salvarla.
Perché era sicuro che secondo lei, la sua morte avrebbe risolto i problemi di moltissime persone e che nessuno l'avrebbe reputata tanto importante da firmare una condanna a morte per impedirlo.

Tuttavia però, lei non aveva considerato che a Katsuki Bakugou le persone che rinunciano ai propri sogni senza lottare con le unghie e con i denti non piacciono.
Non aveva considerato che a lui, le persone con quirk potenti come i suoi piacciono perché sono stimoli che possono aiutarlo a renderlo ancora migliore ed essendo Miyuki una delle poche, se non l'unica, dentro la sua classe in grado di scontarsi con lui quasi alla pari, con la stessa fame negli occhi e con la stessa voglia di diventare la migliore, non l'avrebbe mai lasciata precipitare nel vuoto.

Una volta avvicinatosi il quanto bastava al grattacielo dal quale stava precipitando Miyuki, Bakugou prese la rincorsa e saltando sopra il tetto di una macchina iniziò a raccogliere tutte le energie necessarie per riuscire a fare un salto abbastanza alto da permettergli di recuperarla dandosi la spinta con il suo quirk.

Quando Miyuki fu abbastanza vicina ma anche ancora abbastanza lontana dall'asfalto, Bakugou fece esplodere il fuoco dalle sue mani e si lanciò nella sua direzione.
Con il cuore che rischiava di saltargli fuori dal petto, Bakugou pregò di aver scelto il momento giusto per lanciare e di non averlo fatto troppo tardi – ogni secondo era fondamentale.
Continuò a spingere in avanti nonostante le sue forze lo stessero abbandonando a causa della corsa e quando i loro corpi furono praticamente nello stesso posto a mezz'aria, Bakugou bloccò la fuoriuscita del suo quirk e afferrò Miyuki con entrambe le braccia mentre lei, con la poca forza che aveva, urlava di non voler morire.

Bakugou la strinse ancora più forte contro di sé e per evitare di farle fare male si girò di schiena a mezz'aria pronto a rotolare nel momento in cui i loro corpi avessero impattato contro l'asfalto.
Quando quel momento arrivò, Bakugou si chiuse a riccio e mantenne salda la presa finché i loro corpi non smisero di rotolare e si fermarono.

"Nessuno morirà oggi" rispose poi mentre cercava di riprendere fiato.

I due rimasero immobili a terra per una manciata di minuti prima che Bakugou riuscisse a sentire il vocio della gente che si avvicinava probabilmente per capire se fossero morti.
Non appena i passo furono troppo vicini per suoi gusti Bakugou si sforzò di aprire gli occhi e rimettersi in piedi continuando a tenere Miyuki in braccio.

"Bakugou!" il ragazzo si girò al suono della voce di Kirishima "State bene?!" continuò ad urlare mentre si avvicinava seguito da Kaminari e dal professor Aizawa.
"Sì, ma non grazie a voi" rispose gelido lui guardando il professore dritto negli occhi "dobbiamo portarla all'ospedale. Non da alcun segno di vita." continuò cercando di guardarla il meno possibile – non voleva vedere le sue cicatrici, se aveva cercato di tenerle nascoste per tutto quel tempo sicuramente non le faceva piacere il fatto di essere così esposta.
"Cosa sono quelli?" domandò Kaminari indicando i bracciali che Miyuki aveva avvolti ai polsi e alle caviglie; Bakugou li guardò per una frazione di secondo "Non ne ho idea" rispose poi voltando loro le spalle e avviandosi verso il primo mezzo che avrebbe potuto portarlo all'ospedale.

"Da quanto abbiamo capito sono degli aggeggi che assorbono il quirk impedendo a chi li indossa di poterlo usare..." rispose l'infermiera dopo aver passato la precedente mezz'ora a studiare gli oggetti che Bakugou le aveva chiesto più volte di analizzare "Li manderemo nei laboratori giusti per poter sapere con sicurezza come funzionino e quanto tempo le servirà per poter tornare come prima" continuò cercando di tranquillizzare il ragazzo che da quando era arrivato non aveva fatto che camminare avanti e indietro in preda all'ira.
"Tu invece perché non ti fai controllare quelle ferite?" domandò poi puntando con l'indice il braccio e la spalla destra di Bakugou che continuavano a perdere sangue a causa delle ferite provocate dall'attrito con l'asfalto.
"Io sto benissimo." rispose lui – l'adrenalina che aveva in corpo stava attutendo il bruciore.

"Bakugou!" la voce di Kirishima fece girare entrambi verso la porta "Professore li ho trovati!" esclamò poi girandosi verso il corridoio "Ti abbiamo cercato ovunque, potevi farci sapere dov'eravate" gli si avvicinò; Bakugou lo guardò serio "Avevo altro a cui pensare" rispose indicando Miyuki stesa a letto priva di sensi.
Mentre i due parlavano, dalla porta della stanza d'ospedale entrarono Kaminari, Midoriya, il professor Aizawa e Shoto, il quale, tenne lo sguardo basso per non incrociare quello di Bakugou.

"Come sta?" domandò il professore rivolgendosi all'infermiera; la donna guardò i monitor attorno al letto di Miyuki "Non so dirlo in onestà, le abbiamo tolto quei bracciali cinque minuti fa ma devono aver assorbito un'enorme quantità di quirk... Non sappiamo nemmeno da quanto tempo li avesse addosso perciò le ci vorrà un bel po' per riprendersi" rispose mentre Bakugou tornava a fare avanti e indietro per la stanza per calmarsi.

"Si riprenderà?" fece l'errore di chiedere Shoto perché al suono di quelle parole fu come se qualcuno avesse innescato la bomba inesplosa che Bakugou stava contenendo dentro di sé.
"Ah ora ti interessa di lei?!" esclamò girandosi di scatto verso di lui con gli occhi ancora più rossi del solito; Shoto lo guardò negli occhi per una frazione di secondo "Se ci fossimo affidati al meraviglioso Shoto Todoroki non saremmo qui a fare questa conversazione ma in mezzo alla strada a recuperare ciò che restava dei suoi organi!" urlò indicando la ragazza stesa sul letto.
"Io.. - Shoto spostò lo sguardo verso la finestra – io..." Bakugou quasi gli si lanciò addosso "Tu cosa stronzo a metà? Tu cosa?!" lo acchiappò per la maglietta "E tu dovresti essere un Hero?! Non riesci nemmeno a salvare i tuoi amici e vor-"
"Lo so!" urlò Shoto; nella stanza calò il silenzio. Erano tutti abituati alle urla di Bakugou ma Shoto non lo aveva mai sentito nessuno urlare "Sono uno stronzo! Un essere inutile che non merita di diventare un Hero! E' questo quello che stavi per dire vero Bakugou?!" l'altro gli lasciò la maglia "Non credi che mi senta una merda per com'è andata lì fuori?" guardò Miyuki "Il fatto che tu ti senta esattamente come quello che sei non cambia il fatto che se non ci fossi stato io nessuno di voi avrebbe fatto un cazzo per recuperarla!" urlò ancora più forte girandosi poi verso Aizawa.
"Se Miyuki fosse morta sarebbe stata su tutte le vostre fottutissime coscienze di merda!" urlò ancora; Shoto strinse i pugni "Abbiamo capito!" rispose "No – fece l'altro con tono serio – tu non hai capito un cazzo Todoroki." gli si avvicinò nuovamente "Eri l'unico suo amico, l'unica persona con cui si fosse aperta un minimo in questi due mesi e ti sei pisciato addosso quando l'unica persona che non ti abbia visto come un coglione di merda e ti abbia considerato un amico a parte quest'altro coglione – indicò Midoriya con l'indice – aveva bisogno di te."
Quando la sua ira sembrò essere arrivata all'apice, sui monitor che mostravano i battiti del cuore di Miyuki e tutti i suoi valori, questi sembrarono aumentare all'improvviso e tornare quasi alla normalità facendo iniziare a suonare un "bip" acuto che catturò l'attenzione di tutti.

"Ragazzi!" - cercò di mettersi in mezzo Kaminari - "Ragazzi guardate!" indicò i monitor; sia Bakugou che Todoroki si girarono a guardare "Io credo che dovreste darvi una calmata tutti e due-" intervenne poi Midoriya approfittando della pausa "- è tutto semplice a parole, il voler essere un Hero ma è solo quando ci si trova davvero in quelle situazioni che ci si rende conto di quanto possa essere difficile." Bakugou lo fulminò con lo sguardo.

"Era una situazione più grande di noi – continuò noncurante del suo sguardo – nemmeno i pro Heroes si sono messi in mezzo. - Aizawa sospirò – Nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe successo e come al solito sei stato avventato-" Bakugou fece per rispondere "-ma mi hai preceduto. - ammise Midoriya – Tuttavia, se le cose fossero andate diversamente, per tutti i civili lì presenti sarebbe stata la fine perciò, - lo guardò dritto negli occhi – smettila di inveire contro Todoroki perché come lui, moltissimi altri non si sono fatti avanti-"
"Ti ringrazio Midoriya – lo interruppe Shoto; Midoriya lo guardò – ma Bakugou ha ragione, sono stato una merda." e dando un ultimo sguardo al letto di Miyuki girò le spalle e uscì dalla stanza d'ospedale lasciando tutti ammutoliti.

La porta d'ingresso che si apriva fece ritornare Bakugou alla realtà, il quale, non sapendo chi potesse essere, scattò in piedi dal divano e si avvicinò all'ingresso pronto a menare chiunque entrasse senza permesso.
"Ah, sei tu – commentò non appena la faccia di Shoto spuntò da dietro la porta – stavo per farti esplodere la faccia." continuò abbassando le mani; l'altro non rispose e si limitò ad entrare chiudendo la porta "Non sarebbe la prima volta" asseri poi guardandosi intorno.

"Che ci fai qui?" gli domandò Bakugou; Shoto si mise le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni "Miyuki mi ha scritto di essere tornata a casa... volevo vedere come stesse" ammise.
Bakugou accennò un sorriso sarcastico "Comodo dopo non esserti fatto vivo per tutto il tempo in cui è stata in ospedale." l'altro lo guardò dritto negli occhi e strinse il pugno destro che teneva dentro la tasca "Senti, non sono qui per litigare. - Bakugou alzò le sopracciglia – Sono venuto solo per vedere come stesse e per capire di cosa stesse parlando."

"Di cosa parli?" domandò Bakugou; Shoto fece un respiro profondo e tirò fuori il telefono "Mi ha scritto un messaggio dicendomi che spera che a casa mia vada tutto bene e-"
"C'entrano Kirishima e Kaminari." rispose calmo l'altro. Shoto lo guardò confuso "Dovevano trovare una scusa al fatto che tu non ci fossi questa mattina quando si è svegliata e piuttosto di dirle che ti stavi nascondendo come un verme hanno preferito mentire per non farla rimanere male" incrociò le braccia.

Shoto strinse i denti "Mi domando perché ci tenga ancora a vedermi dopo aver saputo che se fosse stato per me sarebbe morta" strinse nuovamente i pugni; Bakugou lo guardò "Semplicemente perché le ho detto che sei stato tu a salvarla."

"Cosa?" domandò l'altro "Perché?"

Bakugou s'infilò le mani in tasca "Perché era ciò di cui aveva bisogno in quel momento. - lo guardò dritto negli occhi – Aveva bisogno di sapere che una persona a lei cara aveva rischiato la vita per lei, perché ciò voleva dire che anche lei era diventata importante per qualcuno e se le avessi detto che sono stata io a salvarla, avrei rischiato di rovinare uno dei pochi rapporti che è riuscita a creare da quando è scappata. - Shoto lo guardò incredulo – Perciò, quando deciderai di farti vivo di nuovo, cerca di non mandare tutto a puttane perché se non ti ho alzato le mani fin ora, non credere che non lo farò in futuro." concluse tornando verso il divano.

"Grazie... - rispose Shoto mentre Bakugou si allontanava – mi disp-"

"Risparmia le tue scuse per qualcun altro, a me non interessano." lo interruppe; Todoroki annuì "Devo farle sapere che sei passato?" gli domandò poi Bakugou intuendo che da lì a poco se ne sarebbe andato di nuovo.

"No..." rispose Shoto "Mi farò sentire io." e dando un'occhiata veloce alle scale come se sperasse che Miyuki scendesse in quel preciso istante, si girò e lasciò il dormitorio chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

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Author's corner

Okay okay LO SO LO SO SONO L'UNA MENO VENTI ma il mio cervello continuava a produrre COSE soprattutto dopo l'episodio di oggi (PARLIAMONE) e dovevo buttarle giù da qualche parte quindi, anche se so che a quest'ora lo leggerà pochissima gente HAHAHAHA lo pubblico lo stesso, tanto ve lo trovate domani!

Spero che questo capitolo vi piaccia, soprattutto per tutta la dinamica del flashback e del confronto tra Shoto e Bakugou che mi sono divertita un sacco a scrivere perché Shoto che urla non  me lo immagino AHHAHAAH comunque, detto questo, vi lascio e dslkhgèisdi se vi è piaciuto, spero che rimarrete con me fino alla fine!

Baci, Ems xx

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto - Vigilia di Natale ***


VIGILIA DI NATALE 

 

Il mattino seguente Bakugou fu svegliato dal continuo vibrare del suo telefono e si maledì per aver dato ascolto a Kirishima nel non mettere il silenzioso in modo tale da poter rispondere ad ogni chiamata "Così, per sicurezza!" - ripensandoci adesso avrebbe voluto farglielo mangiare.

Tuttavia però, se avesse continuato ad ignorarlo, molto probabilmente questo avrebbe finito per svegliare Miyuki la quale, dal pomeriggio prima, stava dormendo profondamente nel suo letto.
Facendo un respiro profondo, Bakugou si alzò sui gomiti e con ancora gli occhi impastati dal sonno e la schiena dolorante per aver dormito sul tappeto accanto al letto noncurante del rischio di venir schiacciato nel caso in cui Miyuki si fosse svegliata in piena notte, guardò la ragazza che stava bellamente dormendo abbracciata a uno dei suoi cuscini e si pentì di non averla mandata via la sera prima.

Rimase fermo in quella posizione per una buona manciata di minuti cercando di svegliarsi ma quando il suo telefono riprese a vibrare, facendo il minor rumore possibile lo afferrò violentemente e uscì dalla sua stanza chiudendo la porta facendo il minor rumore possibile poi, una volta allontanatosi abbastanza rispose al telefono.
"Si può sapere che cazzo vuoi così presto?!" aggredì la persona all'altro capo del telefono; per tutta risposta Kirishima gli urlò nelle orecchie "Hai preso tutto quello che serviva?"

Bakugou espirò esasperato "Ho già preso tutto – perché aveva deciso di farsi trascinare in quest'altra cosa? - contavo di iniziare a sistemare almeno tra un'ora."

"Ma tra un'ora sarebbe stato già tardi! Miyuki è sveglia?" rispose l'altro mentre intorno si sentiva rumore di scatoloni trascinati; Bakugou allontanò il telefono dall'orecchio poiché tutto quel brusio lo stava facendo irritare ancora di più "Ma si può sapere che cazzo stai facendo?!"

Kirishima sembrava non avere più il telefono accanto all'orecchio "Capelli di merda che cazzo stai combinando?!" urlò non appena si sentì un enorme boato dall'altro lato poi, la chiamata cadde e Bakugou, arrivato al limite di sopportazione giornaliero, represse la voglia di spaccare quell'arnese infernale a metà e scese in cucina per fare colazione.

Per sua sfortuna però, non appena ebbe messo piede al piano terra la porta d'ingresso si spalancò facendo cadere a terra Kirishima e un bel po' di scatole che rovesciarono tutto il loro contenuto all'ingresso.
Successivamente, ridendo a pieni polmoni, entrò anche Kaminari con altrettante scatole; Bakugou li guardò incredulo.

"Te l'avevo detto che saresti caduto!" esclamò Kaminari posando le scatole e piegandosi in due per le troppe risate mentre Kirishima si guardava intorno sperando che non si fosse rotto niente "Ho fatto proprio un bel volo!" rispose poi mettendosi a ridere anche lui.

"Si può sapere cosa cazzo ci fate qui?!" domandò Bakugou esasperato; i due si girarono verso di lui "Abbiamo pensato che non avessi abbastanza decorazioni natalizie e te le abbiamo portate! - Kirishima sorrise – Anche se adesso dovremmo recuperarle tutte dato che le hai sparse per tutto il piano" commentò Kaminari grattandosi la nuca.
"Ti avevo detto che avevo già pensato a tutto!" rispose Bakugou a denti stretti mentre gli altri due si avvicinavano "Beh – Kirishima tentennò – volevamo contribuire anche noi" mentì.

Bakugou alzò un sopracciglio "In realtà pensavamo che te lo fossi dimenticato ma quando Kirishima ti ha chiamato era troppo tardi e non ci andava di riportarle a casa qui – Kaminari alzò entrambi i pollici – adesso ce ne saranno ancora di più!"

"Andatevene." asserì Bakugou massaggiandosi le tempie; gli altri due risero "Ma l'albero dov'è?" chiese poi Kirishima notandone l'assenza. Bakugou sospirò "E' a casa di Aizawa – sbadigliò – devo solo andarlo a prendere."
Kirishima annuì "Okay allora... - guardò l'altro – noi possiamo anche andare. Facciamo l'albero anche noi oggi!" continuò avviandosi alla porta insieme a Kaminari.

"Oi!" Bakugou li seguì "E questo casino chi lo deve mettere a posto?!" indicò tutte le decorazioni che Kirishima aveva lasciato sparse; Kaminari si fiondò fuori dalla porta "Beh.. non vorremmo svegliare Miyuki sai! - gli sorrise beffardo – Buona giornata!" e mentre Bakugou gli lanciava una palla di Natale contro, chiuse la porta facendocela sbattere contro.
"Che stronzi." commentò lui.

Mentre al piano di sotto, Bakugou, imprecando a bassa voce, cercava di rimettere tutto negli appositi scatoloni, Miyuki illuminata da un raggio di sole, iniziava a svegliarsi.
Contrariamente a come aveva pensato Bakugou, non sentito nulla di tutto il trambusto che avevano provocato Kirishima e Kaminari durante quei cinque minuti in cui erano stati lì e, stiracchiandosi e sbadigliando, pian piano aprì gli occhi.
Le ci vollero un paio di secondi per riuscire a mettere tutto a fuoco e quando davanti ai suoi occhi vide la mensola sulla quale aveva poggiato il telefono il giorno prima, si ricordò di essere andata a riposare in camera di Bakugou.

Tuttavia però, la presenza della luce fuori dalla finestra, le fece pensare di non aver dormito solo un paio d'ore anche perché, essendosi addormentata per l'ora di pranzo, se avesse dormito solo per quel lasso di tempo, di certo il sole non sarebbe stato così alto nel cielo.
Doveva aver dormito per tutto il giorno.

Non appena quell'idea si affacciò nella sua testa, Miyuki si mise a sedere sul letto e si sentì parecchio in colpa soprattutto quando, alzata, si accorse della coperta e dei cuscini che stavano buttati sul tappeto accanto al letto e che il pomeriggio precedente non c'erano.
Mortificata per averlo costretto a dormire sul pavimento e anche un po' confusa dal fatto che non fosse andato a dormire nella sua di stanza, Miyuki si alzò e con ancora gli occhi un po' appannati pensò di togliere le lenzuola e di cambiargliele ma, quando stava per farlo, si rese conto di non sapere dove Bakugou tenesse le altre e che per scoprirlo senza chiederglielo avrebbe dovuto frugare tra le sue cose.

Convinta che non fosse proprio il caso, decise allora di risistemare il letto e di rimettere tutto a posto per fargli trovare la stanza come l'aveva lasciata prima che lei ci fosse andata a dormire – dopotutto, era il minimo che potesse fare.
Una volta messo tutto a posto, nel silenzio più totale, Miyuki si avvicinò alla mensola e recuperò il suo telefono, il quale, aveva una lucina gialla lampeggiante sullo schermo nero.
Curiosa di sapere chi o cosa fosse, sbloccò il telefono e rimase felicemente colpita nel trovare, tra le notifiche, un messaggio del giorno prima da parte di Shoto che le confermava che a casa sua si stesse risolvendo tutto e che sicuramente sarebbe passato al dormitorio prima della fine delle vacanze.

Felice di aver avuto sue notizie e abbastanza fiera di sé per come aveva rimesso tutto nello stesso posto in cui lo aveva trovato, aprì la porta della camera di Bakugou e scese al piano di sotto.
Non appena mise piede sull'ultimo gradino si accorse che in casa non stava volando una mosca e che il soggiorno era stranamente pieno di scatole che fino a quando era andata a riposare, non c'erano.

Per assicurarsi di essere davvero da sola, chiamò Bakugou ad alta voce un paio di volte e non sentendo nessuna risposta Miyuki iniziò ad avvertire un po' d'ansia nascere pian piano dal centro del suo petto.
Rimase immobile al centro del soggiorno e dopo aver chiamato il compagno un'altra volta, nella speranza che magari le volte precedenti non l'avesse sentita, iniziò a pensare che forse avrebbe fatto meglio a chiamarlo per assicurarsi che tutto andasse bene.
Quando però, con la rubrica aperta e il pollice sul contatto di Bakugou, fece per cliccare e chiamarlo, l'idea che forse stesse esagerando si fece pian piano spazio nella sua mente.
Era sicura che se lo avesse chiamato per una cosa del genere sarebbe stato come approfittarsi della sua strana gentilezza di quei giorni dopotutto, le aveva fatto compagnia in ospedale, l'aveva fatta dormire nel suo letto decidendo di dormire per terra e aveva deciso di rimanere nel dormitorio di sua spontanea volontà ma questo di certo non lo rendeva la sua baby sitter.
Doveva esserci un motivo preciso per cui lui non fosse a casa quella mattina, magari aveva avuto delle cose da sbrigare o era semplicemente tornato a casa dai suoi genitori e chiamarlo, magari interrompendolo, per chiedergli dove fosse come una pazza psicopatica era decisamente troppo.
Decise perciò di rinunciare all'idea di chiamarlo e di ricacciare con la forza quell'ansia che pian piano si stava facendo spazio.

"Non c'è niente di cui preoccuparsi" disse ad alta voce posando il telefono sull'isola della cucina e allontanandosi così da reprimere la voglia di chiamare Bakugou "dopotutto qui, sei al sicuro" continuò scandendo ogni parola "Bakugou tornerà – respirò profondamente – quando vorrà" si strofinò le mani "e nel frattempo tu starai benissimo da sola." concluse camminando fino alle scatole che stavano nell'ingresso.

"Chissà cosa c'è qua dentro" commentò una volta che fu abbastanza vicina "non sembra esserci scritto niente sopra" asserì notando l'assenza di indirizzi o nomi che potessero farle intendere l'appartenenza a qualcuno.
Curiosa di sapere cosa ci fosse dentro come un gatto alla vista di una scatola vuota, Miyuki si guardò attorno e accertatasi che, com'era ovvio, non ci fosse nessuno a casa, si sedette sul tappeto dell'ingresso, tirò una scatola a sé e l'aprì.
Immediatamente la scatola si illuminò di mille colori, i raggi del sole provenienti dai vetri della porta d'ingresso illuminavano le decorazioni natalizie facendole risplendere e facendo sorprendere Miyuki da così tanta bellezza.
"E queste di chi sono?" si domandò mentre a una a una le tirava tutte fuori per guardarle più da vicino.
Non aveva mai visto delle decorazioni natalizie così belle – a casa sua l'albero non lo si faceva da anni ma era sicura che quando lo facessero, le loro decorazioni non fossero così.
Erano tutte una diversa dall'altra, con colori vivacissimi e disegni tipici del natale anche se, alcune, erano più stravaganti di altre poiché avevano sopra i simboli di vari Pro Heroes.
Oltre alle palline, dentro la scatola che aveva aperto, vi erano anche un paio di festoni rossi e gialli che Miyuki trovò un sacco divertenti e che si avvolse addosso come una sciarpa ridendo a causa del solletico che le provocava quello strano materiale sulla pelle.

Una volta tirate fuori tutte le cose presenti nella prima scatola, Miyuki trascinò anche l'altra e l'aprì rimanendo ancora più sorpresa.
In questa, contrariamente alla prima, c'erano tantissimi piccoli oggetti a tema natalizio: alberelli di ogni misura, campanelline, cappelli natalizi, tovaglie, candele e anche piccoli pupazzi di neve che Miyuki guardò uno ad uno dopo aver indossato uno dei due cappelli presenti lì dentro poi, dalla stessa scatola tirò fuori anche una serie di lucine di ogni tipo e colore e, curiosa di sapere come si illuminassero utilizzò il suo quirk d'elettricità per farle funzionare e, dato che le stava accendendo una dopo l'altra, finì inevitabilmente per arrovigliarcisi in mezzo prendendo le sembianze di uno strano albero di natale.
Mentre Miyuki continuava con la sua attività, la porta d'ingresso si aprì facendola sobbalzare come un ladro colto sulla scena del crimine.

Di fronte a lei invece, Bakugou tutto incappucciato e con una sciarpa avvolta attorno al collo la guardava perplesso mentre con la mano destra teneva l'estremità di un altro scatolone.
Miyuki guardò la scatola che stava tenendo e ricollegandola a quelle che c'erano in salone rise nervosamente "Erano tue?"

Bakugou roteò gli occhi e dopo aver portato dentro ciò che stava tenendo con la mano, chiuse la porta d'ingresso e la guardò cercando di trattenersi dallo scoppiarle a ridere in faccia per come l'aveva trovata.
"Sai vero che le decorazioni natalizie vanno sull'albero?" Miyuki si guardò, aveva una decina di palline attaccate tramite gancetto ai bordi del colletto della felpa e delle tasche dei suoi pantaloni, quei due festoni attorcigliati addosso, le luci tutte annodate attorno a lei e il cappello di natale sulla testa – di certo doveva far proprio ridere in quel modo.

"Non ho saputo resistere" ammise lei facendo illuminare nuovamente il filo di lucine colorate che le circondavano il busto; Bakugou scosse la testa "A saperlo non le ricacciavo tutte dentro" fece poi togliendosi sciarpa e giubbotto.

"Come mai ci sono queste cose in giro?" chiese poi lei mentre cercava di liberarsi le gambe per potersi alzare, Bakugou la guardò mentre appendeva il giubbotto sull'appendi abiti "E' la vigilia di Natale oggi" rispose poi.

Miyuki sembrò sorpresa "Di già?" lui si avvicinò allo scatolone che aveva portato fin lì "Hai dormito quattro giorni non ricordi?" prese le chiavi di casa e iniziò a tagliare il nastro adesivo che lo teneva chiuso.

"Oh.. è vero" fece poi lei finalmente libera da quel groviglio di fili e alzandosi. Non ci aveva proprio pensato eppure si ricordava che il giorno in cui doveva andare al centro commerciale con gli altri era il giorno dell'inizio delle vacanze natalizie.
"Non vai a casa?" Bakugou la guardò "Voglio dire, fare l'albero il giorno della Vigilia penso sia una tradizione di famiglia e-"
"I miei genitori non ci sono" rispose lui tornando a tagliare il nastro adesivo "te l'avevo detto tempo fa" continuò tranquillo.

Miyuki abbassò lo sguardo, l'idea che quelle fossero un po' tutte bugie iniziava a crescere perciò era decisa a capire quale fosse davvero il motivo per quel suo cambiamento nei suoi confronti.

"Mh..." si dondolò sul posto "e dove sono?" lo guardò indagatoria; Bakugou strinse le spalle "Non me l'hanno detto."

"E i tuoi sono soliti partire senza dirti dove vanno?" continuò giocherellando con il pon-pon cucito sulla punta del cappello che stava indossando; Bakugou aprì lo scatolone e iniziò a tirare fuori i rami dell'albero "Forse me l'avevano accennato ma, non m'interessava granché."

Miyuki gli si avvicinò "Capisco..." lo guardò strizzando gli occhi; Bakugou alzò la testa nella sua direzione "Che problemi hai?" le domandò poi continuando a tirar fuori le cose.
"No, nessuno... solo che – si abbassò e prese a tirar fuori i pezzi anche lei – mi sembra strano che due genitori lascino il proprio figlio quindicenne da solo a Natale."

"Cosa stai insinuando?" domandò lui continuando a fare quello che stava facendo; Miyuki sospirò "Non lo so... penso che forse ti sto simpatica e non ti andava che passassi le vacanze da sola" azzardò alzando le spalle; Bakugou soffocò una risata "Sì, certo. Figurati."

Miyuki lo guardò "Oh, dai! Mi hai lasciata dormire nel tuo letto! - pensò a come si era sentita quella mattina – A proposito – smise di scherzare – scusa se ti ho costretto a dormire sul pavimento." tornò a guardare i rami che stava tirando fuori.
Bakugou la guardò "Non farti strane idee – lei lo guardò – l'ho fatto solo perché non sono riuscito a svegliarti e lanciarti sul pavimento non mi sembrava un granché ma, non credere si ripeterà. - Miyuki fece per rispondere – In più, sai che russi terribilmente?" concluse alzandosi e lasciandola a bocca aperta.

Non volendo far finire quel piccolo e breve momento di allegria per mettersi a battibeccare con lui sul fatto che non russasse affatto e che se, nel caso, lo avesse fatto era solo dovuto al fatto che il giorno prima era terribilmente stanca, Miyuki decise di richiudere la bocca e di non portare avanti la cosa – era sicura che avrebbe scoperto con il tempo il motivo per cui lui fosse diverso nei suoi confronti.

Una volta tirati fuori tutti i pezzi dell'albero Bakugou iniziò ad assemblarne il tronco mentre Miyuki cercava di capire quali rami andassero nei determinati punti.
"Non ho mai visto un albero così complicato" ammise mentre cercava rami dalla lunghezza uguale; Bakugou strinse le spalle "Solitamente sono messi insieme per numero, dobbiamo trovare quelli che hanno lo stesso numero e metterli nel punto apposito per esempio – si alzò dal pavimento – vicino alla cima ci vanno tutti i rami con il numero uno" la guardò.
Miyuki corrugò la fronte e iniziò a cercare in mezzo a tutti quelli che aveva sparso davanti a sé poi, come alla ricerca del pezzo di puzzle mancante, finalmente trovò un ramoscello con attaccato un pezzo di nastro adesivo giallo con sopra il numero uno "Ecco! Ho trovato il primo!" esclamò felice porgendoglielo; Bakugou lo prese e lo mise al posto giusto "Bene – fece poi mettendosi entrambe le mani sui fianchi – adesso ne mancano altri nove" asserì mentre Miyuki, abbattuta, si lasciava cadere in avanti sul pavimento.

Dopo un quarto d'ora che parve infinito, finalmente i due riuscirono a raggruppare tutti i rami, con le loro diverse lunghezze, per numero.
"Direi che siamo a buon punto" commentò sarcastica lei mentre Bakugou finiva di raggruppare tutti i rami con il numero nove "ora dobbiamo solo riempire l'albero" continuò prendendone un gruppo e alzandosi per andarlo a posizionare.

Poco dopo, mentre Miyuki sistemava tutti i rami con il numero due nella parte anteriore dell'albero, Bakugou si alzò con il gruppo di rami dal numero tre e iniziò a sistemarli accanto a lei "Aspetta – la fermò – prendi metà di questi e dammi metà dei tuoi" Miyuki lo guardò confusa.
"Così tu fai il davanti e io il dietro – strinse le spalle – ci sbrighiamo prima" le porse il mucchietto di rami.

"Certo che ti piace proprio comandare" commentò lei mentre gli porgeva la sua metà; Bakugou roteò gli occhi "Semplicemente facendo con il mio metodo finiamo prima."
Miyuki prese a mettere i rami che mancavano nella parte anteriore mentre lui girava dietro "Io dico che il tempo è lo stesso" asserì poi tornando a prendere il mucchio con il numero quattro; Bakugou sospirò "Io invece ti dico che facciamo prima e ci stanchiamo anche meno."

"Tu ti stanchi meno dato che sono io a dover fare aventi e indietro per prendere i rametti" rispose lei mentre gli porgeva l'altra metà; Bakugou li afferrò "Sei stata tu ad andarli a prendere, potevi aspettare che finissi io e che andassi a prendere gli altri" strinse le spalle.
Miyuki alzò un sopracciglio "Così adesso avrei perso almeno due minuti ad aspettarti." tornò a prendere il gruppo successivo "Vedi? - alzò l'altro mazzo – Sono di nuovo io quella venuta a prenderli."

Bakugou uscì dalla parte posteriore dell'albero "Come vedi sono venuto anche io a prenderli" rispose afferrando la punta del mazzetto.

Miyuki represse la voglia ti strapparglieli di mano e lanciarglieli in faccia "Vedo" rispose poi lasciandoglieli e tornando alla sua posizione seguita da Bakugou che, da dietro, le passava metà dei rami.
"Me ne mancano due" fece lei dopo aver messo tutti quelli che le aveva dato; Bakugou sbirciò da dietro "Tieni" rispose poi porgendoglieli; Miyuki schioccò la lingua sul palato "Io non ho mai sbagliato a darteli."

Mandarono avanti questa tiritera finché entrambi non si trovarono in ginocchio a mettere a posto tutti i rami con il numero dieci.
Dato che ormai era diventata più una sfida che un semplice montare l'albero, nonostante la cosa non fosse stata dichiarata a voce, entrambi iniziarono dallo stesso lato anche se opposto, e iniziarono a mettere un ramo alla volta cercando di finire prima dell'altro.
Quando entrambi rimasero con un solo ramo in mano si lanciarono ad infilarlo nell'ultimo buco vuoto ma lo fecero con così tanta veemenza da finire per darsi un'enorme testata.

In preda al dolore causato dal forte impatto che le aveva fatto ballare il cervello all'interno della scatola cranica, Miyuki lasciò cadere il ramo che aveva in mano e indietreggiò tenendosi il punto in cui l'aveva colpita, con il palmo della mano.
"Cazzo che botta" commentò Bakugou massaggiandosi lo stesso punto "meno male che avevi quel cappello se no mi avresti sfondato la testa!" continuò girandosi verso di lei.
Inaspettatamente, Bakugou la trovò rannicchiata su sé stessa con le mani sulla testa "Oi - le si avvicinò lasciando anche il suo di rametto accanto a lei – ti sei fatta male?" Miyuki non rispose – che stesse piangendo? No, non aveva pianto per cose ben peggiori, di certo non si sarebbe messa a piangere per una testata involontaria.

"Miyuki – continuò ad avvicinarsi finché non fu abbastanza vicino da bussarle con l'indice sulla fronte anche se coperta dal cappello – stai bene?" domandò ancora un po' preoccupato; Miyuki allora, che non si era fatta assolutamente nulla, allontanò le mani dal punto in cui si erano scontrati e guardandolo dritto negli occhi con uno strano ghigno, afferrò il ramo che lui le aveva lasciato vicino e rispose "Benone" per poi lanciarsi in avanti e riempire la sua metà di albero.
"Ho vinto!" esclamò poi alzandosi in piedi e dandosi il cinque da sola.

Dal basso della sua posizione Bakugou si girò lentamente verso di lei e con espressione contrita strinse la mano con cui l'aveva toccata a pugno "Stai scherzando spero" asserì poi a denti stretti.
Conscia del pericolo a quale stava andare in contro, Miyuki iniziò a ridere nervosamente e ad indietreggiare "Dai.. - mise le mani avanti mentre l'altro si alzava – non avrai davvero pensato che mi fossi fatta male su..." si allontanò dall'albero sperando che non glielo tirasse dietro.
"Io ti faccio esplodere la testa" rispose lui mettendosi nella solita posizione d'attacco "Dai, Bakugou, non vorrai mica distruggere tutta la casa" fece lei correndo dietro l'isola della cucina "ti farò avere la tua rivincita!"

Bakugou contrasse le labbra continuando ad avvicinarsi "Non ti avvicinare!" intimò lei lanciandogli una delle palline di natale che aveva appeso addosso "Sono seria" gliene lanciò un'altra ma lui non sembrava demordere.
"Giuro che se non ti fermi la prossima cosa che ti lancio sarà una sedia" corse dietro al tavolo per aggrapparsi a una di quelle.

Bakugou continuò a guardarla fissa in faccia mentre dalle punte delle dita iniziava a far uscire dei piccoli scoppiettii "Non sarai serio" fece lei lasciando la sedia per mettersi a correre in direzione dell'ingresso.
Non appena Miyuki scattò, Bakugou sempre con le dita scoppiettanti iniziò a correre per precederla ma lei, forse inconsciamente, aveva cambiato direzione si stava dirigendo nel punto in cui aveva lasciato il groviglio di lucine.
Continuando a correre Miyuki si girò per una frazione di secondo nel tentativo di capire quando fosse lontano ma quella sua distrazione la portò a non vedere in tempo la trappola da lei involontariamente creata.

Nel tentativo di non cadere a faccia a terra, Miyuki portò le mani avanti e facendone fuoriuscire dell'aria si girò su sé stessa appena in tempo per pararsi la faccia dall'arrivo di Bakugou, il quale, arrivando a tutta velocità non era riuscito a rallentare in tempo come lei e le finì completamente addosso.
Finirono entrambi inevitabilmente a terra e per qualche secondo rimasero immobili sia per il dolore sia per un lieve imbarazzo che iniziò ad aleggiare su di loro.

Miyuki non era mai stata così vicina fisicamente con nessuno, per di più, ogni volta che Shoto si avvicinava più del dovuto, la cosa la metteva terribilmente a disagio, figurarsi in quella situazione in cui Bakugou era completamente disteso su di lei.
Aprì gli occhi lentamente per la "paura" di trovarsi i suoi colo cremisi davanti ma per sua fortuna, almeno in un certo senso, pareva che Bakugou, nell'impatto, avesse fatto un salto in avanti e che quindi la sua testa avesse superato quella di Miyuki di una decina di centimetri.
Miyuki perciò non si ritrovò faccia a faccia con lui ma con il suo collo e per un istante le parve assumere un leggero color bordeaux ma pensò fosse solo a causa dello sforzo che Bakugou stava facendo, facendo leva con le braccia, per non crollarle del tutto addosso.

Rimase immobile sotto di lui per un'altra buona manciata di secondi e il fatto che lui non stesse proferendo parola di certo non la stava aiutando.
Più passavano i secondi più una strana sensazione, diversa dall'imbarazzo, iniziava a svilupparsi dentro di lei all'altezza dello stomaco e pian piano si propagava in tutto il corpo fino ad arrivare a bloccarle la gola.
Iniziò a sentire formicolare la punta delle dita delle mani e dei piedi e come se i suoi sensi si stessero amplificando, iniziò anche a sentire il profumo di ammorbidente che proveniva dal maglione che Bakugou stava indossando.

Cercò di deglutire per alleviare quella brutta sensazione che aveva in gola e poi, quando Bakugou si tirò su per mettersi a sedere con le gambe vicine alle sue, Miyuki iniziò a sentire il cuore aumentare i battiti e il suo quirk di fuoco esploderle dentro.
Distolse lo sguardo prima che lui potesse guardarla negli occhi e fece per portarsi la mano alla gola per poterla raffreddare con il suo quirk d'aria, tuttavia però, quando alzò il braccio, pensando che stesse per attaccarlo, Bakugou glielo afferrò e in quel momento Miyuki si sentì nuovamente risucchiare nella dimensione che ormai aveva imparato a conoscere.

Aprì gli occhi e quando riuscì a mettere a fuoco la situazione si ritrovò all'interno di una stanza che non aveva mai visto.
Sembrava una sorta di laboratorio pieno di computer, librerie e vasche piene di liquido collegate con dei tubi che portavano chissà dove.
Miyuki, ormai familiare con il fatto che quando si trovava in quella situazione, niente e nessuno poteva sentirla o toccarla, iniziò a girovagare indisturbata all'interno della stanza tuttavia però, come aveva già potuto sperimentare quando si era ritrovata in camera dei suoi genitori, anche lei non poteva toccare le cose o le persone che incontrava e perciò doveva accontentarsi di ciò che riusciva a vedere.

Incuriosita particolarmente da quella stanza, Miyuki sperò di non tornare indietro alla realtà troppo presto: voleva riuscire a prendere tutte le informazioni possibili e, soprattutto, voleva riuscire a capire come mai non avesse mai visto quella stanza.
Si avvicinò alle vasche che erano poste tutte l'una accanto all'altra di fronte ad una delle pareti ma quando vi si avvicinò quel tanto che bastava per potervi vedere all'interno, con delusione si accorse che erano completamente vuote poi, mentre si dirigeva verso uno dei tipici lettini da laboratorio in metallo, la porta del laboratorio si aprì facendo entrare tre persone con addosso un camice bianco e, dietro di loro, un Ryosei abbastanza giovane.

"Vedo che i lavori qui procedono bene" commentò girovagando per l'ambiente come aveva fatto fino a quel momento anche lei.
Uno dei tre uomini, completamente sconosciuti per Miyuki, annuì sistemandosi gli occhiali sul naso "Abbiamo seguito le sue direttive signore! - gli mostrò una cartellina piena di bozzetti – Onestamente non pensavamo saremmo riusciti a portarlo a termine così in fretta ma grazie alle donazioni che sono state fatte all'università abbiamo avuto tutto ciò che ci serviva" continuò avvicinandosi ad una delle vasche "non vediamo l'ora che assista al loro funzionamento. Siamo sicuri che la sua idea funzionerà!"

Ryosei annuì compiaciuto e Miyuki percepì uno strano fremito dentro di se, come se riuscisse a sentire le sensazioni che stava provando suo padre "Quando credete che tutto potrà essere messo in moto?" li guardò con gli occhi che gli brillavano.
Lo stesso uomo che aveva parlato fino a prima sospirò "Noi saremo anche pronti a mettere tutto in moto ma – guardò i suoi altri due collaboratori – non sembra esserci nessuno disposto a fungere da test per il primo tentativo." lo sguardo di Ryosei si spense leggermente "C'era qualcuno allettato dall'idea di riuscire ad amplificare il suo quirk nonostante le nostre fossero ancora tutte teorie ma quando lo abbiamo ricontattato per dirgli che eravamo riusciti a mettere a punto tutto, si è tirato indietro dicendo che queste cose non sono normali e che amplificare i quirk è pura fantascienza."

"Dobbiamo inoltre considerare anche il tipo di persone che andiamo a prendere per questi esperimenti" aggiunse un altro; Ryosei lo guardò "Che cosa vuol dire?"
L'altro tamburellò con le dita sulla cartellina "Voglio dire, non possiamo metterci ad amplificare i quirk di chiunque voglia. Dobbiamo star attenti alle intenzioni di chi vuole sottoporsi ad una cosa del genere o finiremo per creare dei civili con quirk troppo potenti che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero anche diventare dei villain" concluse quasi come si fosse pentito di aver esternato questo suo pensiero.

Ryosei scrocchiò le dita delle sue mani "Quindi cosa vorreste fare? Dei questionari?" rise; il primo uomo assecondò la sua risata "No, signore, ignori ciò che il mio sottoposto ha appena detto" fulminò l'altro con lo sguardo "Volevo solo dire che una cosa del genere potrebbe finire per corrompere il cuore della persona che vi si sottopone. Sappiamo benissimo che la nostra società è piena di persone che non sopportano gli Hero e, dio solo sa cosa potremmo causare se non scegliessimo le persone con accortezza."

"Corrompere il cuore?" ripeté Ryosei divertito "Questa è scienza, non chissà quale roba legata ai sentimenti. - guardò il primo uomo – Pensavo che i tuoi collaboratori fossero persone migliori" il ragazzo che aveva parlato abbassò la testa mortificato.

"Comunque – riprese Ryosei – usate me come test" il primo uomo lo guardò strabuzzando gli occhi "Ma signore, se dovesse andare male?"
Ryosei rise "Cosa dovrebbe andare storto?" alzò le sopracciglia; l'altro sospirò "Signore, il suo quirk di fuoco è troppo instabile già così, se dovessimo finire per amplificarlo le conseguenze saranno atroci, potrebbe finire per-"

"Venire corrotto?" rise nuovamente mentre Miyuki dentro di sé iniziava a sentire uno strano ardore "Lo faremo comunque." asserì poi dando una veloce occhiata alle vasche "E se funzionerà..." un ghigno si dipinse sul suo volto "finalmente potrò avere la mia rivincita."

I tre uomini si guardarono per un paio di secondi e mentre il secondo ragazzo sembrava completamente in disaccordo, il primo lo ignorò completamente e facendo un grosso sorriso annuì "Ci metteremo subito all'opera!"
Ryosei si girò verso di loro compiaciuto e poi, come se avesse sempre saputo della presenza di Miyuki lì con loro, si girò verso di lei e le chiese di svegliarsi.

Una volta avvertita nuovamente quella ormai nota sensazione di risucchio, Miyuki riaprì gli occhi e quando lo fece, si accorse di essere ancora a terra con Bakugou che cercava di farle aria sventolando il cappello di Babbo Natale che stava indossando mentre con la mano destra le teneva sollevata la testa e che, a quanto pare, non si era ancora accorto che si fosse ripresa.
Ancora un po' sconvolta e confusa da ciò che aveva appena visto, Miyuki rimase immobile in quella posizione e, forse a causa delle strane sensazioni che aveva provato laggiù, nonostante fosse tornata, continuava a sentire una forte preoccupazione che però era sicura non le appartenesse.

Cercando di capire da dove provenisse, Miyuki spostò lentamente lo sguardo alla sua sinistra e forse a causa della stanchezza che prendeva il sopravvento ogni volta che tornava da quello strano limbo, dell'aria fresca che le sfiorava il viso o del profumo di ammorbidente alla vaniglia che stava riempiendo l'aria attorno a sé, a Miyuki parve di star vivendo quella scena a rallentatore.
Percorse con lo sguardo l'intero profilo del volto di Bakugou, il quale, con la sua solita espressione seria, guardava alla sua destra come nel tentativo di trovare qualcosa che potesse aiutarlo a farla riprendere il più in fretta possibile e le parve che il riflesso della luce del sole che si scontrava con la sua pelle, non facesse altro che renderla ancora più chiara e luminosa di quanto non fosse mentre, per quanto riguardava i suoi capelli, gli attribuiva dei carinissimi riflessi dorati.
Continuò a studiarlo come se il tempo in quella stanza si fosse fermato permettendole di apprezzare ogni minimo centimetro e più lo guardava, più la preoccupazione che aveva sentito fino a poco prima andava diminuendo lasciando spazio ad un altro tipo di sensazione, qualcosa che Miyuki non aveva mai provato che però, come quando si sentiva ansiosa, le appesantiva un po' il petto facendole anche sentire uno strano calore all'altezza delle gote.

Poi, d'un tratto, come se il tempo avesse ripreso a scorrere normalmente, Bakugou si girò verso di lei facendole distogliere immediatamente lo sguardo.
"Oi – corrugò la fronte – ti senti bene?" le domandò smettendo di sventolare il cappello sulla sua faccia; Miyuki si schiarì la gola cercando di buttare tutto l'imbarazzo che l'aveva travolta da qualche altra parte "Sì... - rispose poi poggiando la mano destra a terra per aiutarsi a mettersi seduta – credo.. - tentennò – credo di aver esagerato a correre in quel modo." rise nervosamente "Non devo essermi ancora ripresa del tutto" si girò a guardarlo per una frazione di secondo.

Bakugou la guardò un po' confuso "Beh sì forse hai esagerato un po'" asserì allontanando la mano che ancora aveva dietro la sua testa, tra i suoi capelli.
"Ho esagerato? - rise – Mi stavi per sparare una palla di fuoco in testa"
"Intendi questo?" rispose lui facendo scoppiettare del fuoco sulle punte delle sue dita "E' una cosa che faccio da quando ho scoperto il mio quirk."

Miyuki rimase sorpresa, le aveva davvero raccontato qualcosa su di sé?
"Beh comunque la tua faccia era un bel po' minacciosa!" asserì nascondendo il fatto che quella piccola confessione le avesse fatto stranamente piacere; Bakugou roteò gli occhi "Dai, ti aiuto ad alzarti" fece poi rimettendosi in piedi "stare seduto a terra così tanto mi stava facendo venire il culo quadrato" le porse la mano sinistra dato che con la destra teneva ancora il suo cappello.
Miyuki rise e si scusò afferrandogli la mano per tirarsi su poi, quando finalmente fu in piedi si scrollò i vestiti che, a causa dei brillantini che le palline cadute avevano rilasciato sul pavimento, ne erano pieni e non appena ebbe finito si accorse che Bakugou era rimasto immobile davanti a lei con ancora la mano salda sulla sua come se si tenesse pronto nel caso avesse perso i sensi nuovamente.

"A posto" asserì lei fingendo di doversi scrollare ancora un po' per poi allentare la presa con la sua mano.
Una volta fatto, dopo una manciata di secondi in silenzio che iniziarono a preoccupare Miyuki, Bakugou alzò il braccio destro e le riappoggiò il cappello sulla testa per poi dirigersi verso le palline che Miyuki aveva tirato nuovamente fuori dallo scatolone e iniziare a raccoglierle per appenderle sull'albero.

Facendo un respiro profondo per superare l'assurdità di quella situazione, Miyuki fece la stessa cosa che aveva appena fatto Bakugou e avvicinandosi anche lei all'albero iniziò ad appendere le palline in silenzio.
Passarono così almeno una buona mezz'ora, passandosele l'un l'altra come avevano precedentemente fatto con i rami dell'albero ma senza entrare in quella tacita competizione ridendo ogni tanto di quanto alcune palline portate da Kirishima e Kaminari fossero ridicole.


 

"Quante ne mancano ancora?" chiese lui quando per l'ennesima volta Miyuki era tornata allo scatolone; lei scavò con le mani tra gli altri festoni "Mh, sembrerebbero essere finite – guardò l'altra scatola – però..." si chinò verso quest'ultima "Però cosa?" rispose lui senza distogliere mentre continuava ad appendere palline poi, dopo qualche secondo di silenzio, pensando fosse svenuta di nuovo, si girò di scatto verso l'ingresso giusto in tempo per permettere a Miyuki di poggiargli l'altro cappello di Babbo Natale sui capelli.

"Sai, non ti sta per niente male!" esclamò lei divertita dalla sua espressione confusa; Bakugou scuoté la testa e tornò a riappendere le palline "Perciò sono finite?" chiese in seguito appendendo le ultime due palline che gli erano rimaste in mano.
Miyuki annuì "Tutti e tre gli scatoloni sono vuoti, o almeno, ci sono i festoni"
Bakugou la guardò "Sei proprio sicura che siano finite?"
"Mh.. sì?" rispose lei corrugando la fronte "Se non mi credi puoi andare a controllare-" ma proprio mentre finiva la frase vide la mano di Bakugou che si avvicinava lentamente a lei facendole inspiegabilmente aumentare i battiti cardiaci "Che stai-" fece per dire lei ma si fermò quando questa afferrò qualcosa agganciato al colletto della sua maglietta.
"Come vedi ne mancavano ancora due" commentò lui girandosi per appenderle lasciandola imbarazzata e confusa.

Una volta finito di riempire l'albero aggiungendo anche le lucine, i due passarono le restanti due ore a sistemare tutti gli oggettini che erano rimasti nell'ultimo scatolone portato quella mattina dai due amici e, successivamente, sistemarono anche le tovaglie natalizie vi trovarono all'interno.
Non appena ebbero finito, Miyuki si offrì di piegare tutti gli scatoloni e di portarli al piano di sopra dove Bakugou le aveva detto di aver nascosto le sue di decorazioni.
Salì quindi le scale con in mano gli scatoloni e una volta arrivata nella stanza di Kirishima li appoggio sul letto.
Nonostante il piano di sotto fosse perfettamente addobbato a festa, la visione di quelle tre scatole di decorazioni che Bakugou aveva portato e che non aveva avuto la possibilità di aprire e usare, fece scattare in lei la curiosità di vederle così, prendendo un paio di forbici da sopra la scrivania, Miyuki si inginocchiò e tagliò il nastro adesivo nello stesso modo in cui aveva visto farlo a Bakugou.

Senza tirar fuori tutto questa volta, iniziò a guardare le palline di natale che vi erano riposte con cura all'interno, era sicura che fosse stata sua madre a sistemargliele in quel modo per far sì che nessuna si rompesse e poi, mentre ne metteva a posto una, un'altra catturò la sua attenzione.
Era un po' più grande delle altre e sembrava colorata a mano di un arancione un po' troppo acceso per il tema natalizio.
Incuriosita Miyuki la prese in mano e dopo averla fatta girare, si accorse che su di essa non c'era rappresentata nessuna icona tipica del Natale ma, al contrario, c'era stampata sopra una mano fin troppo piccola per essere dei suoi genitori e che sicuramente era appartenuta ad un Bakugou di parecchia anni prima.

Pensando che appenderla sull'albero giù in salone potesse essere qualcosa di carino nei suoi confronti, dato il suo comportamento degli ultimi giorni, Miyuki richiuse gli scatoloni e tenendo la pallina in mano scese nuovamente al piano di sotto dove lo trovò intento nell'appendere qualcosa alla trave che si trovava tra l'ingresso e il soggiorno.
Si avvicinò a lui curiosa di sapere che cosa stesse facendo e quando fu abbastanza vicina si accorse che Bakugou aveva attaccato ad un piccolissimo chiodo una piantina che Miyuki aveva visto per tutta la mattina raffigurata sulle palline e sulle candele.

"Vischio?" fece lei sperando di averne azzeccato il nome; Bakugou sobbalzò data la silenziosità con cui lo aveva raggiunto "Già, l'ho trovato per terra – indicò il punto – dev'esserci finito quando Kirishima ha scaraventato tutte cose fuori dallo scatolone."
"Non sapevo si appendesse." ammise lei; Bakugou la guardò con la sua solita espressione giudicante "Avanti, dillo – lo precedette lei – come fai a non sapere certe" roteò gli occhi.
Bakugou sospirò "Beh, non puoi darmi torto – rispose – comunque si appende perché è tradizione che ci si baci sotto" continuò tornando a guardare la pianta.
"Quindi dovremmo baciarci?" domandò lei particolarmente divertita da come le guance di Bakugou si stessero tingendo di rosso dopo averle dato quell'informazione; lui la guardò di nuovo "Io non sono sotto il vischio" asserì facendole notare quei venti centimetri che lo allontanavano dall'esserne proprio sotto.

Miyuki annuì "Capisco, beh – si allontanò – peccato." continuò avvicinandosi all'albero; Bakugou si girò nuovamente verso di lei "Comunque al piano di sopra ho trovato questa" asserì in seguito tornando a guardarlo e facendogli vedere la pallina che aveva recuperato.
Bakugou si schiarì la gola e a Miyuki venne da ridere ripensando al motivo per cui lo aveva fatto precedentemente anche lei "Non credevo mia madre l'avesse messa insieme alle altre – la raggiunse – solitamente la mettiamo ogni anno sull'albero."
"Un motivo in più per appenderla allora" asserì lei mettendola al centro in modo tale che si vedesse "sempre che non ti imbarazzi." strinse le spalle.
Bakugou sbuffò prendendola da dove l'aveva posizionata lei "Se proprio la devi mettere, mettila in cima" e così dicendo spostò la pallina più in alto di tutte e ci posizionò la sua.

I due passarono il resto della giornata nello stesso modo in cui avevano trascorso la mattinata ossia tra una strana calma e un battibecco e l'altro.
Con tutte le cose che erano successe avevano dimenticato di pranzare e quando finalmente era arrivata l'ora di cena, sprovvisti di qualsiasi tipo di idea, decisero che avrebbero ordinato qualcosa sperando che alla Vigilia di Natale qualche ristorante avrebbe potuto esaudire quella loro richiesta.
Per fortuna, tra le mille telefonate, alla fine, Bakugou riuscì a trovare un ristorante disposto a portar loro da mangiare senza chiedere una tassa in più a causa della festività e quando finalmente arrivò il fattorino, entrambi si sedettero a tavola e iniziarono la loro strana cena della Vigilia.

Nonostante non fosse come quelle che si vedevano nei vari canali della televisione a Miyuki non dispiacque per niente.
Era da anni che non festeggiava il Natale e anche se passarlo con Bakugou era l'ultima cosa che avrebbe mai pensato, non si rivelò per niente male.
Finita la cena sparecchiarono insieme e insieme lavarono e misero a posto tutto quello che avevano sporcato poi, si buttarono entrambi su un divano e passarono il resto della serata a guardare la televisione.

Anche qui, Miyuki pensò che nonostante quella situazione fosse completamente assurda in quanto non avrebbe mai creduto che Bakugou, quello che urlava e sbraitava costantemente, preso da solo in realtà fosse una persona estremamente calma e taciturna e nonostante qualsiasi altra persona si sarebbe trovata a disagio dopo i primi dieci minuti di silenzio consecutivi, Miyuki lo apprezzava e si sentiva particolarmente in pace.

Passarono più di due ore da quando i due avevano iniziato a guardare la tv e dopo che Bakugou non sentì più alcun commento provenire dalla ragazza, distolse lo sguardo dallo schermo e si accorse che stava dormendo profondamente.
Decise allora, per non svegliarla, di spegnere la tv e nonostante l'idea non lo facesse impazzire, di andare a prendere due coperte e di rimanere a dormire con lei in soggiorno.

 

 

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E buona sera car* amic*, io aggiorno sempre ad orari sempre meno decenti lo so HAHAHAHHA però avevo l'idea di questo capitolo in mente già dopo aver finito l'altro e quindi eccovelo qui!

Devo ammettere che sono ESTREMAMENTE felice di come sia venuto fuori, come mi hanno fatto notare, Miyuki aveva effettivamente bisogno di almeno UNA gioia e quindi le ho magnanimamente (AHAHAHAHAH) concesso una giornata di relax e divertimento, chissà se ce ne saranno ancora HAHAHHA

Detto questo, spero che vi abbia fatto ridere tanto quanto ha fatto ridere me e che vi sia piaciuto tanto quanto gli altri.
Voglio ringraziare tutti coloro che continuano a leggere la mia ff e che iniziano a farlo, sono davvero molto contenta.

Se la storia continua a piacervi spero rimarrete con me fino alla fine perché ancora ce ne sono tante di cose che devono accadere.

Baci, Ems xx

 

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove - Natale ***


NATALE
 

Il mattino seguente, contrariamente a quello del giorno prima, fu Miyuki a svegliarsi quando i primi raggi del sole penetrarono le grandi finestre del soggiorno illuminando la cucina e la parte in cui la sera prima i due si erano messi a guardare la tv.
Pensando di essere da sola si stropicciò gli occhi e si stiracchiò rumorosamente ma quando, dal divano difronte al suo, sentì provenire un sospiro profondo, Miyuki si pentì immediatamente di quello che aveva fatto e si portò le mani alla bocca sperando che da quella non ne uscisse più nemmeno un suono.

Rimase immobile in quella posizione per una manciata di secondi nel terrore che l’altro si potesse svegliare, se l’avesse fatto, probabilmente l’avrebbe uccisa dato che, per colpa sua, era almeno una settimana che non dormiva decentemente.
Facendo il più piano possibile Miyuki scostò la coperta che aveva addosso e nel farlo, non ricordò di averla addosso la sera prima. Capito da dove fosse venuta, Miyuki riguardò Bakugou e sorridendo lievemente si alzò e salì al piano di sopra per andare a farsi una doccia calda.

Non ancora sicura di voler entrare in quello della sua stanza, Miyuki entrò lì solo per recuperare il cambio ripromettendosi di riuscire a tornare a dormire nella sua stanza entro la fine di quelle vacanze – non poteva mica continuare a dormire in soggiorno o in camera di Bakugou.

Uscita dalla sua stanza però fu proprio lì che si diresse e stando sempre attenta ad emettere il minor rumore possibile, si diresse nel suo bagno e dopo aver fatto riscaldare a dovere l’acqua vi si buttò sotto.

Rimase immobile sotto il getto d’acqua calda per un paio di minuti mentre continuava a pensare a ciò che aveva visto la mattina precedente quando Bakugou le aveva afferrato il braccio per chissà quale motivo.
Continuava a chiedersi chi fossero quelle persone, se davvero fossero riusciti ad inventare qualcosa che fosse seriamente in grado di amplificare il quirk delle persone e se, effettivamente, suo padre fosse stato la prima cavia di quello strano esperimento.
Conoscendolo però, lo avrebbe sicuramente fatto. Il punto era, ce l’avevano fatta ad amplificarglielo o avevano fallito? E se c’erano riusciti, il motivo per cui suo padre si era trasformato nel mostro che lei conosceva era allora da imputare al fatto che potesse esserne stato corrotto?
Ma perché poi voler amplificare il proprio quirk? Aveva davvero origini così lontane la sua ossessione per All Might?

Mentre nella sua testa questi pensieri continuavano ad arrovigliarsi, Miyuki fece per prendere lo shampoo ma, ormai troppo tardi, si ricordò di non aver messo completamente piede nel suo bagno e che l’unica alternativa, oltre a quella di uscire dalla doccia e, completamente bagnata, andare a recuperare il suo, era quella di usare quello di Bakugou.
Sperando che lui non ne facesse una questione di stato dato che il tutto stava diventando un po’ troppo, Miyuki se ne lasciò cadere una quantità infima sulla mano – non voleva usarne troppo, magari se ne avesse usato proprio poco Bakugou non ne avrebbe riconosciuto l’odore – e dopo averlo bagnato con l’acqua iniziò ad insaponarsi la testa mentre l’ambiente intorno a lei iniziava ad impregnarsi del profumo che aveva sentito provenire da lui il giorno prima.
Lasciò in posa il tutto per un paio di minuti mentre continuava ad usare i saponi che Bakugou teneva sistemati sul bordo della vasca e quando finì di passarsi anche il suo bagnoschiuma, risciacquò tutto velocemente ed uscì dalla vasca per poi aprire subito la finestra e far uscire sia il vapore sia l’odore di tutto ciò che aveva usato.

Per non fare rumore poi, decise che per asciugarsi i capelli avrebbe usato un trucco che aveva imparato sin da quando era piccola e che usava per non far arrabbiare sua madre che non voleva giocasse sotto la pioggia ossia, unire il suo quirk di fuoco e d’aria per emanare una corrente d’aria calda, non troppo calda ma, in grado di asciugarle sia i vestiti che i capelli e che, sempre da piccola, aveva chiamato “cottura al vapore.”

Dopo almeno un paio di minuti, quando anche i suoi capelli furono completamente asciutti Miyuki si rivestì e dopo essersi accertata che tutto ciò che aveva preso fosse al suo stesso e identico posto e che non ci fosse nemmeno un suo capello in giro, riportò la sua asciugamano nella sua stanza e scese al piano di sotto dove Bakugou era ancora nella stessa posizione in cui l’aveva lasciato.

Lo guardò dormire per un po’, trattenendo le risate quando lo sentiva russare, e quando ormai il sole era già un po’ più in alto nel cielo decise che almeno per il giorno di Natale avrebbe provveduto a far sì che il pranzo fosse un po’ più simile a quello visto in tv perciò, recuperato il suo giubbotto dall’appendiabiti nell’ingresso, uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.

Una mezz’oretta dopo l’uscita di casa di Miyuki, Bakugou iniziò a dare i primi segni di risveglio.
Non era abituato a dormire con le serrande alzate e perciò, quando il sole aveva iniziato ad illuminarli, si era tirato la coperta sulla testa obbligandosi a non svegliarsi e a continuare il sogno che stava facendo e che ormai non ricordava neanche più.
Fece un sospiro profondo e continuando a tenere gli occhi chiusi a causa della forte luce che lo stava colpendo, cercò piano piano di ricordarsi dove fosse e come mai avesse quel fortissimo mal di schiena.
Poi, mentre la mente iniziava a rimettersi in moto come di consueto, si ricordò di essere rimasto a dormire sul divano poiché Miyuki si era addormentata lì e non gli andava di lasciarla dormire da sola lì, soprattutto perché, se fosse andato a dormire in camera sua, nel caso in cui fosse successo qualcosa non sarebbe stato in grado di intervenire prontamente.

Proprio pensando al fatto che da quando l’aveva salvata era come se tra lui e lei si fosse creata una strana connessione che lo teneva in costante stato di allerta, Bakugou ripensò al giorno prima e a come solitamente addobbare casa per Natale e fare l’albero non fosse proprio una delle sue attività preferite, soprattutto perché a casa sua doveva per forza essere sua madre a decidere la disposizione di tutte le decorazioni, cosa che ovviamente lui trovava assurda.
Perciò quando ogni anno arrivava il giorno della Vigilia, Bakugou si alzava svogliato alle otto del mattino e aiutato da suo padre, succube un bel po’ più di lui, iniziava a tirar fuori tutte le decorazioni e l’albero pronto a sorbirsi almeno tre ore di urla di sua madre su come alcune palline fossero state messe nel posto sbagliato o di come lui, o suo padre, avevano sbagliato ad abbinare tovaglie e tovaglioli e puntualmente entrambi finivano per urlarsi addosso mentre suo padre, con la sua solita calma e tranquillità cercava di placarli e di non farli litigare almeno per il giorno di Natale.

Il giorno prima invece, nonostante la sveglia presto e il casino lasciato da Kirishima, per la prima volta, fare l’albero di Natale e addobbare casa non gli era sembrato un peso anzi, forse era addirittura fin troppo teso al solo pensiero che le cose andassero nel verso giusto rovinando il primo Natale di Miyuki.
Ripensò poi a come l’aveva trovata quando era tornato a casa, completamente avvolta nelle lucine colorate con le palline appese addosso e a quanto fosse terribilmente ridicola e poco credibile mentre lo minacciava lanciandogliele addosso – rise pensando a quanto si fosse dovuto trattenere nel non scoppiare a ridere quando aveva iniziato a farlo e poi, quando si accorse che la sua espressione divertita continuava a rimanere ferma sul suo volto, scuoté la testa e si stropicciò gli occhi per poi aprirli e rimanere immobile a fissare il soffitto del soggiorno.

Perché comportarsi in quel modo con lei gli veniva così naturale? Non che lui non fosse così, era sempre stato una persona gentile quando lo voleva anche se ammetteva di avere dei modi parecchio bruschi, soprattutto quando si trattava di avere a che fare con Midoriya, anzì poteva giurare di essere stato in quel modo anche con Miyuki almeno i primi giorni eppure, da quando l’aveva vista cadere verso morte certa, in balia di sé stessa, senza che nessuno facesse un passo verso di lei, ogni volta che nella sua testa l’idea di essere sgarbato in sua presenza veniva risucchiata chissà dove per essere rimpiazzata dalla solita calma che sole poche persone avevano conosciuto.
Quasi sicuramente c’entrava anche il fatto che essendo completamente da soli, non c’era nessun altro oltre a lei a potergli fare girare i coglioni e dato che, da quanto aveva osservato in quella giornata e mezza in cui erano stati insieme, Miyuki sembrava un tipo taciturno tanto quanto lui, effettivamente non aveva avuto reali motivi per sbraitarle contro.

Tuttavia però, continuava a non riuscire a spiegarsi l’origine di quella preoccupazione nei suoi confronti.
Aveva visto Miyuki in almeno un paio di situazioni pericolose e pure mentre suo padre la teneva per i capelli, quando aveva il volto tumefatto e il corpo pieno di lividi “freschi” e ferite, Bakugou non era riuscito a guardarla come una povera anima in pena ma qualcosa, chissà cosa, gli diceva che anche in quella situazione Miyuki aveva avuto le palle di reagire in qualche modo, anche nel più piccolo, dimostrando ancora una volta quanto fosse realmente forte.
Forse era proprio questo il motivo per cui ultimamente si sentiva più vicino a lei, perché come lui anche lei era una persona determinata.
Come lui anche Miyuki voleva diventare il migliore Hero esistente sulla faccia della terra e in un certo senso era anche felice di trovarsi a contendere quel traguardo con una persona come lei.

Che per la prima volta avesse trovato qualcuno in grado di tenergli testa? Questo era ovvio, gli era bastato guardarla negli occhi quando il giorno delle dimostrazioni le si era scagliata addosso e lo aveva trascinato per metri – chiunque altro non avrebbe avuto quella prontezza di spirito.
La cosa che lo aveva colpito sin dal primo giorno era che Miyuki, nonostante lui fosse stato aggressivo e come tutti lo definivano a parte Kirishima, “pericoloso”, non si era mai tirata indietro quando si trattava di scontrarsi contro di lui e non lo aveva mai guardato come un folle che pensa che tutti siano inferiori di lui anche perché, nonostante potesse dare quell’impressione, Bakugou era completamente in grado di capire che, nella sua classe, ognuno di loro sarebbe stato in grado di diventare un ottimo Hero.

Ed era proprio per questo che lui tendeva a spingersi oltre il limite, perché nonostante chiunque gli dicesse di essere il migliore e il più forte, capitava anche a lui di non sentirsi tale, soprattutto quando Midoriya, che aveva iniziato a sperimentare il suo quirk molto dopo di lui, sembrava già saperlo gestire in maniera decente mentre lui, per riuscire a fare ciò che riusciva a fare adesso, ci aveva messo un bel po’ di tempo poiché nonostante lo amasse, doveva ammettere che il suo quirk non era poi un granché semplice da gestire.
Ed era anche questo uno dei motivi per cui non trovava la compagnia di Miyuki poi così tanto terribile. Più volte aveva sentito anche lei ammettere di non essere in grado di gestire il suo quirk nel migliore dei modi e, anche se quando lo aveva detto stava mentendo poiché l’esplosione di Ground Beta non l’aveva causata lei, Bakugou sapeva che non stava mentendo del tutto poiché c’erano state altre le volte in cui aveva visto un lampo di timore nei suoi occhi.

Facendo un altro sospiro, Bakugou si grattò la nuca continuando a guardare il soffitto, era da stupidi continuare a preoccuparsi per lei, soprattutto perché non ne aveva bisogno eppure non riusciva a non farlo.
Come il giorno prima quando si erano dati una testata o quando aveva perso i sensi tra le sue braccia.
Erano entrambe situazioni banalissime eppure quando l’aveva vista in quel modo, quella sensazione di paura che potesse stare ancora male lo aveva investito in pieno come un treno facendogli fare cose che, con nessun altro avrebbe mai fatto.
Se fosse stata un’altra persona lì con lui quel pomeriggio, non si sarebbe di certo preoccupato più di tanto nel vederla rannicchiata con le mani sulla fronte o dopo essergli finito addosso ma con lei era diverso.
Era come se quando fossero insieme il suo quirk funzionasse in modo diverso, come se amplificasse alcune emozioni a discapito di altre ma ciò, pensò, non era una cosa normale perciò, convenne che quel suo strano comportamento doveva essere semplicemente dato da una sorta di attaccamento da “Hero”, qualcosa di simile a ciò che Midoriya provava per chiunque riuscisse a salvare e che lui non aveva ancora sperimentato dato che, a conti fatti, Miyuki si poteva considerare la prima persona che lui avesse mai salvato.

Convinto di quella sua idea Bakugou annuì e dopo almeno venti minuti passati a rimuginare guardando il tetto, si girò verso dove pensava avrebbe trovato Miyuki.
Tuttavia però quando vide il suo posto vuoto e la coperta caduta per terra, tutte quelle stronzate su come la sua preoccupazione fosse data solo dal fatto che avendola salvata e che non ci fosse motivo di preoccuparsi per lei svanirono nel nulla lasciando una punta di panico lì a scavargli il petto.

“Miyuki?” chiamò guardandosi velocemente intorno “Dove cazzo è finita?!” esclamò lanciando via la coperta e alzandosi dal divano con il cuore che sembrava esplodergli nel petto.
Corse in giro per il piano terra in cerca di qualche segno di infrazione o altro ma poi ripensò al fatto che l’ultima volta, chi l’aveva rapita, lo aveva fatto trascinandola in uno specchio e che quindi se fosse successa di nuovo una cosa del genere, nessuno avrebbe lasciato segni da qualche parte.
Salì al primo piano facendo le scale a due a due e prima di arrivarci rischiò anche di cadere di faccia.
Corse nella stanza di Miyuki spalancandone la porta ed infilandosi all’improvviso nel bagno noncurante del fatto che Miyuki potesse essere nuda lì dentro ma, ovviamente non c’era.
Guardò lo specchio e a stento represse la voglia di frantumarlo con un pugno per poi correre nella sua stanza e quando entrò, la visione della finestra del bagno aperta rischiò di fargli venire un infarto.
Si affacciò dalla finestra alla ricerca di chissà che cosa ma non vedendo niente ed essendo sicuro che Miyuki non fosse in nessun altra stanza poiché le aveva detto fossero tutte chiuse a chiave, s’infilò il primo paio di scarpe che trovo in camera sua e riscendendo le scale di corsa si fiondò fuori di casa senza né giubbotto né niente che potesse coprirlo dal freddo che quella mattina stava riempiendo la città di Tokyo pregando di riuscire a trovarla il prima possibile.

“..E con questo penso che tu abbia scelto tutto no?” chiese la cuoca della mensa mentre rileggeva la lista di piatti che Miyuki aveva scelto per il pranzo di Natale.
Non sapendo dove andare per trovare qualcosa di buono da mangiare, Miyuki aveva camminato fino ad arrivare davanti all’ingresso della sua scuola dove aveva trovato Aizawa e il professor Inui intenti nel chiacchierare di cose di scuola.
“Cosa ci fa Katsuki Bakugou qui?” chiese il secondo girandosi e rimanendo particolarmente sorpreso nel vedere Miyuki al posto del ragazzo “Oh, - alzò un sopracciglio – avrei giurato che questo fosse il suo odore” commentò; Miyuki arrossì – non pensava si sentisse così tanto, anche se, effettivamente il professor Inui era un segugio quindi per lui gli odori erano decisamente più forti.
Aizawa la guardò “Già, - guardò dietro di lei come alla ricerca di qualcun altro – che ci fai in giro da sola?” continuò poi non vedendo arrivare nessun altro.

Miyuki strinse le spalle “In realtà non lo so nemmeno io, volevo andare a vedere di trovare qualcosa di buono per il pranzo di Natale dato che siamo solo io e Bakugou e non credo lui abbia mai cucinato un pranzo intero, come non l’ho mai fatto nemmeno io” si mise le mani in tasca.
Il professor Aizawa la guardò come se stesse pensando ad una soluzione “Puoi provare a chiedere alla cuoca della mensa – Miyuki guardò verso la scuola, non pensava lavorassero anche quel giorno – noi professori facciamo il pranzo di Natale qui.”
“Non è un po’ deprimente?” commentò lei; Aizawa strinse le spalle “Sì ma purtroppo noi non siamo solo professori, approfittiamo del fatto che voi non ci siate per parlare anche di – la guardò negli occhi – altro.” Miyuki capì.
“Beh allora vado a vedere se può darmi una mano” asserì dopo qualche secondo di silenzio, di certo gli sguardi di entrambi i professori non la facevano sentire a proprio agio.

Una volta arrivata in mensa, completamente vuota e con qualche festone appeso qua è là giusto per far capire che quello non fosse un giorno come tutti gli altri, Miyuki si diresse verso il bancone dove solitamente venivano serviti i pasti e aspettò che qualcuno si facesse vedere.
Dopo almeno quindici minuti, finalmente, la cuoca della mensa uscì fuori dalla cucina e con il suo solito tono gentile chiese cosa ci facesse lei a scuola durante il giorno di Natale.
Miyuki allora le raccontò ciò che aveva raccontato ad Aizawa e anche che fosse stato lui ad indirizzarla lì e una volta finito, la cuoca le sorrise e le chiese di aspettare lì mentre andava a vedere se poteva trovare qualcosa che potesse andare a genio ad entrambi.
E così, dopo un’altra ventina di minuti, la cuoca portò via il menù lasciandole un bigliettino con sopra scritto l’orario approssimativo di quando sarebbero dovuti andare a ritirare il tutto facendole intuire che avrebbe preparato loro anche qualcosa per la cena.
Felice di essere riuscita in quello che doveva fare, Miyuki si infilò il pezzo di carta in tasca e ripercorse la strada che aveva fatto dall’ingresso alla mensa, così da poter tornare a casa sperando che Bakugou stesse ancora dormendo.

Mentre si avvicinava all’uscita però, contrariamente a quanto sperava, Miyuki si ritrovò davanti un Bakugou che, spalancando la porta d’ingresso correva verso chissà dove solo con il jeans, una maglietta a maniche corte e un paio di scarpe decisamente troppo leggere per il freddo che c’era quella giornata.
“Bakugou!” lo chiamò lei vedendolo girare verso le scale che portavano alla loro classe; il ragazzo si girò di scatto “Si può sapere che stai facendo? - fece lei confusa – Ti ammazzerai vestito così con quel freddo” ma prima che potesse dire altro vide Bakugou correrle in contro con espressione seria “Si può sapere dove cazzo eri tu invece?!” sbraitò afferrandole la spalla destra.

Miyuki rimase immobile mentre i suoi occhi le sembrarono trapassarle il cervello “Stavo cercando un posto in cui ordinare qualcosa per il pranzo di Natale – ammise stringendo le spalle a fatica a causa della presa di Bakugou – poi ho incontrato Aizawa fuori e mi ha detto di provare a chiedere in mensa quindi eccomi qui.” concluse mentre Bakugou ancora ansimante la fissava.

“E ti sembra il caso di uscire senza avvertire?!” esclamò; Miyuki cercò di non ridere nel notare la difficoltà di Bakugou nel non urlarle in faccia “Mi hai detto tu di non preoccuparmi e che qui non mi sarebbe successo nulla quindi non vedo perché tu ti stia scaldando tanto” rispose tranquilla.

L’espressione di Bakugou si distese leggermente e con questa anche la presa sulla sua spalla diminuì d’intensità “Sembra a te invece il caso di uscire così?” gli domandò poi indicando la maglietta a maniche corte.
“Non ho avuto il tempo di mettere nient’altro – ribatté immediatamente e quasi come se ne fosse pentito continuò – e poi sto benissimo” fece spallucce e distolse lo sguardo.
“Hai le labbra completamente viola” asserì lei; Bakugou si girò nuovamente a guardarla “e anche il naso completamente rosso. Fai un po’ ridere così” trattenne nuovamente la risata.

Bakugou contrasse la mascella “Sto benone.” ripeté; Miyuki sospirò “Mettiti questo” fece poi togliendosi il giubbotto “se viene grande a me sicuramente verrà bene a te” continuò porgendoglielo.
“Non se ne parla” rispose lui; Miyuki sospirò “Accetta il mio giubbotto o finirai per scambiare il tuo quirk di fuoco con quello di ghiaccio di Shoto!”
A quelle parole Bakugou strizzò gli occhi “E non sarai tu a senti freddo poi?” domandò convinto ma Miyuki fece di no con la testa “Io riesco ad emanare calore dal corpo, così” e alzando una mano all’altezza della sua faccia fece uscire un po’ d’aria calda “quindi non ho nessun problema con il freddo. Posso benissimo reggere da qui a casa.”

“E allora perché non mi riscaldi invece di darmi la tua giacca?” chiese lui per poi arrossire leggermente; Miyuki lo guardò un po’ incredula “Perché non cambierebbe nulla. Tu stai già morendo di freddo, se ti riscaldo qui, tempo che sei fuori non sarà servito a nulla.”
“Non voglio la tua giacca” ripeté avviandosi verso la porta “adesso possiamo andare? In questo posto devo già venirci normalmente, anche a Natale magari no” continuò aprendo la porta e uscendo.

Ma nel breve frangente in cui Miyuki lo raggiunse, dal cielo iniziarono a cadere dei piccoli fiocchi di neve che nel giro di pochi secondi si trasformarono in tantissimi fiocchi di neve dando origine ad una bella nevicata.
Bakugou e Miyuki si ritrovarono quindi a dover correre sotto la neve e se Miyuki, una volta a casa, aveva solo i capelli un po’ bagnati dato che il giubbotto l’aveva protetta, Bakugou aveva la testa completamente bagnata e con essa anche il resto del corpo.

“Ci mancava solo la neve” si lamentò Bakugou chiudendosi la porta alle spalle “come si accendono i riscaldamenti in questa casa?” continuò guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che avesse la parvenza di un termostato.
Miyuki cercò insieme a lui “Non ne ho la più pallida idea” asserì mentre chiudeva l’ennesimo sportello.
Bakugou cominciò a borbottare sottovoce mentre si dirigeva verso il divano dove aveva lasciato la coperta “Sto congelando cazzo” fece poi avvolgendosela addosso.
“Non puoi usare il tuo quirk per scaldarti?” chiese lei avvicinandoglisi e pensando che forse sedersi sul divano completamente bagnato non fosse la cosa ideale, avrebbe dovuto farsi almeno una doccia calda per riprendersi.
“No – rispose lui guardandola – io posso solo sudare e fare esplosioni ma al momento sudare è l’ultima cosa a cui pensa il mio corpo.” al suono di quelle parole e alla vista della sua faccia contrita, Miyuki ripensò a ciò che aveva detto prima nell’atrio della scuola e andò a sederglisi vicino “Che vuoi?” domandò lui seccato; Miyuki lo guardò e tirando su le maniche del giubbotto che ancora non aveva avuto il tempo di togliersi e avvicinando le sue mani a quelle di Bakugou, ormai completamente rosse a causa del freddo, iniziò a far fuoriuscire aria calda dai suoi palmi esattamente come aveva fatto un’oretta prima in bagno.

“Mi avevi chiesto di riscaldarti no?” rispose lei spostando una mano sui suoi capelli per poi passarcela attraverso “Scusa – asserì notando la sua faccia contrariata – è che se non ci passo in mezzo non si asciugano” continuò ma Bakugou non disse nulla a riguardo anzi, rimase completamente immobile mentre l’aria calda emanata dalle sue mani gli faceva venire i brividi poiché in contrasto con il freddo che gli si era attaccato addosso.
Dopo almeno una ventina di minuti in cui Miyuki, senza sosta, gli aveva asciugato sia i capelli che la maglietta, Bakugou iniziò a sentirsi decisamente meglio e iniziò anche a sentire il naso e la bocca tornare alla loro solita temperatura.

“Va meglio adesso?” chiese lei notando il cambiamento del colore delle sue labbra; Bakugou la guardò e annui “Ti ringrazio” rispose poi con calma.
Miyuki si abbassò nuovamente le maniche del giubbotto “Non ti piace proprio il freddo eh” asserì.
“Se c’è troppo freddo ho difficoltà ad usare il mio quirk. - rispose serio – Le ghiandole sudoripare si chiudono per evitare che io perda calore ma chiudendosi mi impediscono di sfruttare il sudore per attivarlo” continuò guardandosi le mani.

“Beh – si alzò – semmai combatteremo insieme farò in modo che tu sia sempre al caldo” gli sorrise.
Bakugou alzò lo sguardo dalle sue mani e la seguì con lo sguardo mentre si dirigeva verso l’appendi abiti per lasciarvici il giubbotto poi, quasi nello stesso momento, la porta d’ingresso si aprì mostrando dei capelli bianchi e rossi che venivano scrollati da una mano avvolta in un guanto.

“Shoto!” esclamò Miyuki che ancora non aveva superato l’arco che separava l’ingresso e il soggiorno “Che ci fai qui?” domandò poi mentre l’altro entrava.
Shoto entrò chiudendo la porta “Mio padre aveva delle cose da sbrigare a scuola e ho pensato di passare per farvi gli auguri...” rispose un po’ in imbarazzo dopo che il suo sguardo aveva incrociato quello di Bakugou seduto sul divano infondo alla stanza.

“Auguri” rispose lui rimanendo seduto; Miyuki guardò Bakugou per una frazione di secondo per poi tornare a guardare l’amico “Sono così contenta di vederti!” strinse il giubbotto che si era tolta e che stava tenendo in mano.
Shoto le sorrise e si avvicinò con entrambe le mani in tasca “Anche io sono contento di vedere che stai bene” rispose senza distogliere lo sguardo da lei – era come se gli occhi di Bakugou riuscissero a metterlo in soggezione anche da quella distanza.

“Ti fermi con noi a pranzo?” chiese lei avvicinandosi mentre Shoto si guardava intorno date le mille decorazioni che, fino a quando lui era passato qualche giorno prima, non c’erano; il ragazzo fece no con la testa “E’ un po’ complicato da spiegare ma, non posso mancare a casa” abbassò lo sguardo.
“Va tutto bene?” gli domandò; Todoroki annuì e fece qualche passo in avanti come se avesse paura di avanzare più di un tot ed entrare nello spazio di Bakugou, il quale, teneva gli occhi fissi sui due come un cane pronto ad azzannare.

Poi, quando anche Miyuki si avvicinò a lui, Bakugou si accorse che passo dopo passo, i due si stavano avvicinando sempre di più al punto esatto sopra il quale aveva appeso il vischio il giorno prima e scattò in piedi.
Nel giro di qualche secondo, come se avesse volato per tutto il soggiorno, si avvicinò a Miyuki e con prepotenza la fece scivolare verso destra prendendo il suo posto in quella posizione.
Un po’ confuso dalla cosa e con l’ansia che Bakugou volesse iniziare uno scontro con lui, Shoto fece qualche passo indietro, in quanto, non aveva nessuna intenzione né di provocarlo né di rovinare il natale a Miyuki.

“Beh – fece poi Bakugou infilandosi le mani in tasca – salutaci la tua famiglia” Miyuki lo guardò stranita, perché si stava comportando così tutto d’un tratto?
Shoto annuì “Non mancherò… - guardò l’altro dritto negli occhi per poi riguardare Miyuki e farle un sorriso – spero di riuscire ad avvicinare qualche altra volta prima dell’inizio delle lezioni!” le sembrò meno teso all’improvviso.
Miyuki annuì “Mi farà molto piacere” rispose poi ricambiando il sorriso e dopo aver fatto un cenno con la testa a Bakugou, Shoto aprì la porta d’ingresso e li lasciò nuovamente da soli.

“Wow – commentò lei – e quello cos’era?” Bakugou la guardò “Quello cosa?” le domandò.
“Quello” ripeté indicando la porta dietro la quale era sparito Todoroki.
Bakugou strinse le spalle e si allontanò “Non so di cosa tu stia parlando” rispose recuperando la coperta che aveva usato precedentemente e iniziando a piegarla.
Miyuki gli si avvicinò “Ah sì?” incrociò le braccia al petto; Bakugou la ignorò “Secondo me sai esattamente di cosa parlo. Si può sapere che avete voi due?” domandò andando dritta al punto.
Bakugou continuò a fare ciò che stava facendo immerso nei suoi pensieri e Miyuki, intenta a non lasciar correre quella conversazione per paura di scatenare una discussione, afferrò la coperta costringendolo a fermarsi dal piegarla.
“Che cosa vuoi?” domandò lui guardandola serio.
Miyuki ricambiò lo sguardo “Voglio sapere che succede tra te e Shoto” ripeté; Bakugou digrignò i denti e lasciò la coperta “Semplicemente mi sta sul cazzo – strinse le spalle – contenta?”
“No – rispose lei lanciando la coperta sul divano – la gente non sta sul cazzo senza motivo.”

Bakugou sbuffò “Semplicemente perché è un raccomandato del cazzo solo perché è figlio di Endeavor. Non ha nemmeno dovuto affrontare il cazzo di test d’ingresso perché troppo fenomenale – accentuò con la voce le ultime due parole – e poi quando c’è bisogno di lui si ca-” si bloccò.

Miyuki corrugò la fronte “Si cosa?” domandò; Bakugou la guardò dritta negli occhi “Niente – rispose allontanandosi – fai come se non avessi detto nulla.” concluse salendo al piano di sopra e lasciandola lì confusa.

Dopo almeno un paio d’ore passate da sola in soggiorno, seduta al tavolo da pranzo con la testa poggiata sul palmo della mano destra e le dita della mano sinistra che ticchettavano sulla superficie di legno, Miyuki pensò che forse fosse il caso di andare a parlare con Bakugou nonostante la paura di ricevere una palla di fuoco addosso.
“A saperlo lo lasciavo congelato” pensò mentre si alzava dalla sedia e piano piano saliva le scale.
Ad ogni passo sentiva lo stomaco diventarle sempre più pesante come se ciò che stava facendo fosse completamente sbagliato. Dopotutto non aveva quella confidenza con Bakugou che le permetteva di andare ad interrompere i suoi momenti no per cercare di farlo calmare.
Tuttavia però l’idea di stare uno da una parte e una da un’altra il giorno di Natale non le sembrava proprio così divertente dato che, era esattamente come ricordava gli ultimi natali passati a casa sua.

Arrivata davanti la porta della sua stanza, probabilmente chiusa a chiave, Miyuki rimase in silenzio per qualche secondo nella speranza di sentire qualche rumore che le facesse capire che fosse sveglio “Ci manca solo che lo svegli” pensò mentre pensava se bussare o meno.

Quando poi da dietro la superficie di legno sentì cadere qualcosa e subito dopo sentì Bakugou imprecare, Miyuki fece un grosso respiro e bussò sperando che lui non le facesse esplodere la porta in faccia.
Dopo aver bussato, dall’interno della stanza non provenne nessun rumore e pensando che non avesse ancora voglia di parlare, Miyuki sospirò e fece dietro front per ritornare al piano di sotto “Magari più tardi..” pensò mentre si allontanava.
Una volta arrivata alla cima delle scale però, il rumore della maniglia che si apriva la fece girare facendole notare che ora, al posto dove era rimasta per qualche minuto, c’era Bakugou che con la sua solita espressione seria la guardava.

“Scusa – fece lei prima che lui potesse dire qualsiasi cosa – volevo solo sapere se stessi bene” abbassò lo sguardo “non volevo infastidirti ulteriormente” continuò facendo spallucce e scendendo le scale per tornare da dov’era venuta con la consapevolezza che forse la giornata precedente fosse stata più unica che rara.

Passò così anche l’ora di pranzo con lui al piano di sopra e lei al piano di sotto che, a causa dell’enorme bufera di neve che si era scatenata, non era nemmeno riuscita ad andare a prendere da mangiare e che quindi optò per farsi una cioccolata calda per sorseggiarla sul divano guardando come fuori tutto pian piano si tingesse di bianco.
“Chissà cosa stai facendo ora mamma” pensò mentre il profumo di cioccolata calda e la neve che cadeva fuori dalla finestra le riportarono alla memoria alcuni ricordi di loro due che, ogni anno, quando cadeva la prima neve, si sedevano davanti alla finestra della camera di Miyuki per giocare a chi riusciva a contarne di più.
“Io fin ora ne ho contati trenta” bisbigliò come se sua madre potesse sentirla “anche se di sicuro tu ne avresti visti molti più di me” continuò portandosi le ginocchia al petto e poggiandovi sopra le mani che avvolgevano la tazza nella quale si era versata la bevanda calda.
“Sai… - spostò lo sguardo sul fumo che saliva dalla superficie della tazza – ultimamente mi capita di pensarti spesso. Tempo fa ti ho anche rivista” sorrise leggermente “non ricordavo fossi così bella.” tirò su col naso cercando di ricacciar dentro le lacrime che stavano iniziando ad accumularsi.
“Non so se lo sai ma, - guardo verso il cielo – sono riuscita ad entrare alla Yuei, ricordi no? Te ne avevo parlato” soffiò sulla cioccolata per poi berne un sorso “sono anche riuscita a farmi qualche amico” sospirò guardando con la coda dell’occhio verso le scale dietro di lei.
“Vorrei tanto tu fossi qui” ammise mentre le lacrime piano piano iniziavano a rigarle le guance “continuo a sentirmi tremendamente da sola nonostante io sia circondata da amici” asciugò con la lingua le lacrime che arrivarono all’altezza del suo labbro superiore “e papà continua a non darmi tregua.” si strinse ancora contro le ginocchia.
“Io… - tirò nuovamente su con il naso – sto iniziando a vedere delle cose, cose che so di aver vissuto ma che pensavo di aver dimenticato” strinse la tazza “sembrava andare tutto così bene” ripensò a quando aveva visto i suoi genitori aiutarla nel cuore della notte quando il suo quirk la stava facendo soffocare “perché è finita in questo modo?” guardò dentro la tazza mentre le lacrime continuavano a scendere e a farle bruciare gli occhi “Vorrei solo poter avere una vita normale...” sospirò “vorrei solo smetterla di sentire tutto così tanto.” si asciugò le guance con le maniche del maglione “Se solo tu fossi qui – ripeté mentre la voce le si spezzava in gola - ...è solo colpa sua se non ci sei” si strinse ancora di più alle ginocchia fino a toccare con le labbra entrambi i pollici poggiati sulle sue ginocchia.

“E’ sempre colpa sua” continuò dopo aver pianto in silenzio per un paio di minuti “e non si fermerà finché non farà fuori tutto ciò a cui tengo in modo che non mi resti nient’altro per continuare a vivere per poi implorarlo di uccidermi come hai fatto tu” continuò a piangere.
“Non c’è nessun modo per fermarlo” allontanò la mano destra dalla tazza per potervi poggiare la fronte sopra mentre le lacrime continuavano a scendere come un fiume in piena.

“Io non ho idea di come fermarlo” continuò cercando di trattenere i singhiozzi “e so già che nel tentativo di riuscirci molte persone ne subiranno le conseguenze – strinse la mano sui suoi capelli – soprattutto Shoto” continuò.

“Che cosa posso fare mamma?” chiese mentre per il troppo piangere iniziava ad avere difficoltà a respirare “Come posso fermarlo?” si portò la mano destra alla bocca cercando di attutire il suono dei suoi singhiozzi.

Miyuki continuò a piangere per almeno un paio d’ore, quelle ore rimasta da sola le avevano permesso, anche se non in maniera positiva, di pensare e ripensare all’accaduto di giorni prima e che ancora non era riuscita a metabolizzare dato che, da quando si era svegliata, non era rimasta da sola un attimo se non per dormire.
Aveva iniziato a ricordare il dolore dei colpi che le erano stati dati e quelli che le avevano fatto più male, erano ovviamente quelli dati dalle persone che lei, quando abitava lì, aveva sempre reputato suoi amici.
Si rimise a pensare a tutto ciò che aveva visto nei suoi ricordi, a come la sua famiglia sembrasse normale e a come piano piano, come un gas velenoso, il cambiamento di suo padre aveva finito per distruggere tutto: il suo matrimonio, sua moglie e in fine anche lei solo che per Miyuki non era ancora la fine.
Quando ormai la neve aveva smesso di cadere e il sole aveva iniziato a tramontare, Miyuki, con gli occhi rossi e gonfi per tutte le lacrime che aveva versato quel pomeriggio, sentì i passi di Bakugou scendere le scale e, con un gesto veloce del braccio, si passò un getto d’aria fresca in faccia per riprendersi sperando che l’altro non facesse domande.

Non appena Bakugou arrivò al piano di sotto, pentito di come fosse andata la giornata e di come aveva reagito alla vista di Shoto che, come se nulla fosse era venuto a fare l’amico, nonostante fosse stato lui stesso a dirgli di non combinare cazzate, trovò Miyuki rannicchiata sul divano con la coperta sulle ginocchia che teneva tra le mani una tazza con della cioccolata calda.
“Oi” disse avvicinandolesi con le mani in tasca “dato che ha smesso di nevicare vado a vedere se riesco a recuperare le cose da mangiare...” si grattò la nuca nervosamente “Okay?”

Miyuki annuì senza guardarlo, aveva paura che se l’avesse vista avrebbe sicuramente pensato di essere lui la ragione delle sue lacrime e, almeno in quel momento, Miyuki non aveva nessuna forza o voglia di assicurargli il contrario.
“Ti senti bene?” le domandò posizionandosi davanti a lei; Miyuki, un po’ costretta a farlo per tranquillizzarlo, alzò lo sguardo e gli sorrise “Tutto benissimo” rispose poi sorseggiando la cioccolata.
Bakugou la guardò non molto convinto “Beh… - sospirò – se mi dici dove hai messo il bigliettino vado.”
Miyuki annuì nuovamente “Sì” disse poi poggiando la tazza sul tavolino e avviandosi verso l’ingresso; Bakugou la precedette “Non c’era bisogno ti alzassi” le si mise davanti.
Miyuki si fermò “E’ che non ricordo in che tasca sia” rispose alzando le spalle; Bakugou continuò a guardarla con espressione indagatoria, era sicuro che non stesse bene ma non capiva che cosa potesse essere successo in quelle ore. Possibile che fosse lui la causa di quel suo stato d’animo?

“Ci penso io” asserì avanzando verso l’appendi abiti e cercando nelle tasche del giubbotto finché non lo trovò poi, tornò indietro verso di lei che nel frattempo lo stava raggiungendo “E’ questo?” glielo mostrò; Miyuki annuì ancora “Metti la giacca però” disse poi iniziando a battere ripetutamente gli occhi per evitare di continuare a piangere.
“Miyuki...” asserì lui cercando di mantenere il contatto visivo mentre lei lo distoglieva in continuazione continuando a battere le palpebre “Miyuki” ripeté nuovamente poggiandole, come aveva fatto quella mattina, la mano destra sulla spalla “che succede?”

A quell’ennesima domanda, Miyuki, che dentro di sé stava pregando affinché Bakugou si sbrigasse ad uscire di casa per poter continuare a sfogare la restante tristezza che aveva in corpo senza dover dare spiegazioni, iniziò a tremare a causa del pianto che, nonostante lei lo stesse trattenendo con tutte le forze, cercava con altrettanta forza di venir fuori.
Ad un certo punto, quando Bakugou la obbligò a guardarlo tenendole il mento fermo con la mano sinistra, Miyuki, non appena i loro sguardi si incrociarono, non riuscì più a trattenersi e iniziò a piangere.

 

Bakugou, sgranò gli occhi davanti quella reazione e dopo pochi secondi, Miyuki, che non poteva sopportare di farsi vedere ancora così, alzò il braccio destro e con una spinta allontanò la mano che Bakugou le aveva messo sotto il mento per poi nascondersi nella piega del gomito.
“Miyuki...” disse lui con un filo di voce ancora scosso da quella reazione. Incapace di capirne il motivo e sempre più convito che fosse tutta colpa sua Bakugou, che non era molto familiare con queste cose, decise che l’unico modo che aveva in quel momento per riuscire a calmarla, forse, era quello di abbracciarla.
Così, senza stare a pensarci troppo, facendo leva sulla presa che aveva sulla sua spalla, Bakugou la tirò a sé cercando di non farle troppo male con lo strattone e quando sentì la testa di Miyuki poggiata contro il suo petto, lasciò la spalla e le appoggiò la mano che l’aveva tirata, dietro la testa.
Poi, quando Miyuki tolse la testa dall’interno del braccio e appoggiò la fronte su di lui, le avvolse attorno anche il braccio sinistro e poggiando il mento sulla sua testa le chiese scusa mentre, sopra le loro teste, illuminato dalle ultime luci del giorno, solo il vischio poté testimoniare ciò che era appena successo.

 

 

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Ed eccomi qua, oggi ad un orario più decente solo perché ieri quando l'ho finito erano le due e non smettevo di piangere HAHAHAHAHAHAHAHAH

Spero che il capitolo abbia fatto scendere una lacrimuccia anche a voi anche perché ce, non è giusto che qua a SOFFRIRE sia solo io HAHAHA

Detto questo, spero, come sempre che il capitolo vi sia piaciuto e se è così, spero rimarrete con me fino alla fine!
Ps: non preoccupatevi, questa calma apparente durerà solo per qualche altro capitolo, a breve ritornano le mazzate!

Baci, Ems xx

 

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Capitolo 20
*** Capitolo venti - Strane sensazioni. ***


STRANE SENSAZIONI 

 

Dopo essere rimasto in piedi sotto il vischio per almeno una mezz'ora con ancora le mani che stringevano a sé Miyuki nell'attesa che si calmasse, Bakugou riprese ad accarezzarle i capelli mentre con la testa continuava a pensare che fosse tutta colpa sua.
Aveva continuato a chiederle scusa per ciò che era successo e nonostante lei, tra un singhiozzo e l'altro era riuscita, bene o male, a dirgli che non fosse colpa sua, Bakugou non riusciva a smettere di pensare che, almeno in parte, aveva contribuito a quella sua crisi.
"Va un po' meglio?" le chiese quando i singhiozzi di Miyuki iniziarono a diminuire e sentì il suo respiro tornare alla normalità.

Miyuki, che piano piano pensò di aver finito tutti i liquidi che aveva in corpo poiché stava piangendo ininterrottamente da ore, continuò a mantenere salda la presa sui fianchi della maglietta di Bakugou mentre l'idea di rimanere immobile in quella posizione iniziava a crescere nella sua testa con la stessa velocità con cui cresceva l'imbarazzo dentro di lei.
Aveva appena passato almeno mezz'ora avvinghiata a lui mentre si lasciava andare completamente e quando aveva realizzato la cosa, era ancora troppo in preda al pianto per capire effettivamente che tra il suo corpo e quello di Bakugou non c'era nemmeno un centimetro di distanza.
Adesso però che si stava calmando, Miyuki riusciva a sentire completamente il calore di Bakugou che l'avvolgeva e soprattutto riusciva a sentire le sue mani su di lei che, con delicatezza e tantissimo imbarazzo, cercavano di tenerla stretta senza farle troppo male.
Lasciò che il suo respiro tornasse normale inspirando lentamente, lasciando che il profumo dei vestiti di Bakugou le riempisse i polmoni, e concentrandosi sui movimenti lenti che la mano che lui le teneva dietro la testa stavano facendo mentre l'accarezzavano.
Pian piano, mentre iniziava a sentirsi un po' meglio, Miyuki chiuse gli occhi e, come un tamburellare molto lontano, riuscì a sentire i battiti del cuore di Bakugou che sembrava andare a tempo con il suo.
Qualche secondo dopo, Bakugou le chiese se stesse un po' meglio e improvvisamente Miyuki sentì quella sensazione familiare di calore che dal collo cresceva fino a farle bruciare le guance.

Facendo un altro respiro profondo annuì lentamente mentre con le mani rimaneva ferma sulla sua maglietta.
Quella sensazione contatto con Bakugou, diverso da qualsiasi altro tipo di contatto fisico che lei avesse mai provato, le stava facendo sentire uno strano calore al livello del cuore e dello stomaco, come se pian piano, gli spazi vuoti che la riempivano, si stessero pian piano riempiendo di esso facendola sentire un po' spaesata.

Ancora preoccupato per lei, Bakugou, deciso a capire se fosse riuscita a smettere di piangere o meno, staccò la mano da dietro la sua testa facendo percepire immediatamente a Miyuki quel distacco a causa dell'aria fredda che, attorno a loro, occupò immediatamente lo spazio che lui aveva riempito con la sua mano e, un po' in imbarazzo, la riportò sotto il suo mento per alzarle il viso.
Alla percezione di quel tocco forse fin troppo timido data la provenienza da Bakugou, Miyuki ne assecondò il movimento e, con ancora le guance arrossate e gli occhi un po' più umidi del normale, finì per scontrarsi con la sua espressione seria sì, ma più preoccupata che altro.
Quando i loro occhi si incontrarono, Miyuki sentì nuovamente come se attorno a loro il tempo si fosse fermato.
Rimase a guardare i suoi occhi noncurante del bruciore che dalle guance iniziava a salire irradiandole anche la fronte mentre Bakugou, con gli occhi fissi nei suoi, le portava sul viso anche l'altra mano per poi asciugarle le ultime lacrime che erano rimaste bloccate sulle sue guance.
Mentre lui faceva ciò, Miyuki sentì il cuore iniziare a pomparle in petto ancora più in fretta di prima e, a causa del silenzio che li circondava, le parve di riuscire a sentire anche quello di Bakugou battere nello stesso modo.

Continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi ed entrambe le mani sul suo viso, forse dettato dalla pochissima distanza che li separava, la mente di Bakugou, che in quel momento sembrava aver perso il controllo, lo portò ad immaginare i loro volti che, piano piano, si avvicinavano l'un l'altro fino a permettere alle loro bocche di toccarsi.
Sentì sulle sue, l'umidità e la morbidezza delle labbra di Miyuki che, forse inesperte come le sue, rimanevano poggiate immobili come se avessero paura di sbagliare scatenando dentro di lui, una sensazione che non aveva mai sentito prima.
A quel contatto, Bakugou sentì come un fuoco diverso dal suo quirk esplodergli nel petto e, all'improvviso, gli parve anche di sentire il battito del suo cuore provenire da più parti del suo corpo, come se il sangue stesse pompando ovunque ad una velocità spropositata.
Quasi appagato da quella sensazione che gli stava anche mozzando il fiato in gola, Bakugou chiuse gli occhi per riuscire a godersi il momento con tutto sé stesso pregando che non finisse troppo presto.

Purtroppo però, tutto quello che Bakugou stava sperimentando, era solo frutto della sua immaginazione tanto che quando Miyuki gli rispose di star un po' meglio, qualsiasi cosa lui stesse credendo di vedere, svanì come soffiato via dal vento, riportandolo bruscamente alla realtà dove i loro volti erano ancora fin troppo distanti.
Sperando che mentre era in quello stato di trance Miyuki non avesse notato nulla, Bakugou si schiarì la gola e, come se pesassero tonnellate, allontanò lentamente le mani dalle sue guance "Bene" asserì poi distogliendo lo sguardo "allora – s'infilò le mani in tasca facendo un respiro profondo – vedo di andare a prendere le cose in mensa..." continuò cercando di non sembrare un idiota.
Miyuki, che ancora sentiva la presenza delle sue dita sulla pelle, continuò a stringere la sua maglietta "In realtà non ho granché fame" ammise poi, l'aver pianto per così tanto tempo le aveva completamente fatto passare l'appetito "vorrei semplicemente andare a dormire."

A quella risposta, Bakugou ancora un po' rintontito e imbarazzato da quello che aveva appena visto, sentì come l'impulso di accarezzarle ancora il viso ma rendendosi conto di quanto un azione del genere, fuori dal contesto precedente, potesse rendere le cose ancora più imbarazzanti per lui, aprì e strinse il pugno destro nella tasca per poi dirle "Andiamo allora" seguito da un cenno con la testa verso la scala.
Abbassando lo sguardo e decisamente contro voglia, Miyuki lasciò la sua maglietta e lo seguì al piano di sopra in religioso silenzio mentre, ad ogni scalino in più, il cuore sembrava rimbalzarle nel petto.
Arrivati nella stanza di Bakugou, Miyuki si avvicinò al suo letto mentre lui, presa la stessa coperta che il giorno prima aveva ripiegato e rimesso a posto lei, sistemava le cose sul tappeto, pronto a dormire nuovamente lì.

Ancora con gli occhi un po' indolenziti e con la sensazione del corpo di Bakugou contro il suo, come se le parole uscissero da sole dalla sua bocca, Miyuki gli chiese di dormire con lei quella notte per poi pentirsene quando sentì il battito del suo cuore rimbombarle in gola e nelle orecchie.
Sicuramente perso nei suoi pensieri Bakugou si girò verso di lei "Come?"
Miyuki deglutì rumorosamente mentre il peso del suo sguardo su di lei iniziava a farle tornare il rossore sulle guance "Dormi con me sta notte?" ripeté poi abbassando immediatamente lo sguardo.
Bakugou rimase immobile mentre anche nelle sue orecchie iniziava a rimbombare il battito cardiaco e, non essendo in grado di dire nulla a causa dell'imbarazzo che per la prima volta lo stava divorando vivo, lasciò cadere la coperta sul tappeto e con le gambe che gli sembravano macigni, si avvicinò lentamente al letto, il quale, essendo poggiato completamente a muro, permetteva di entrarvi solo uno alla volta.
Abituato a dormire sempre dal lato del muro da quando si erano trasferiti tutti lì, Bakugou scostò le coperte e si infilò in silenzio per poi, una volta arrivato a contatto con la parete, tenerle alzate per permetterle di infilarsi.
Facendo un respiro profondo Miyuki s'infilò lentamente sotto le coperte e quando gli fu abbastanza vicina, Bakugou lasciò che queste le cadessero addosso poi, senza che lei gli dicesse niente, poggiò il suo braccio destro attorno a lei e, come aveva fatto al piano di sotto, la tirò a se.
Successivamente, senza dire nient'altro, i due chiusero gli occhi e si addormentarono.

Il mattino seguente, quando Miyuki riaprì gli occhi, si ritrovò nella stessa identica posizione in cui si era addormentata, come se Bakugou l'avesse stretta a sé con tutte le forze per far sì che non potesse scivolare via.
Inoltre, di fronte a lei, probabilmente già sveglio da un po', Bakugou la stava guardando con ancora i capelli arruffati e la faccia un po' assonnata.
Cercando di trattenersi dall'arrossire, Miyuki abbassò immediatamente lo sguardo "Finalmente ti sei svegliata – si stiracchiò un po' - pensavo sarei rimasto bloccato qui per tutta la mattina" continuò tamburellando con il pollice sulla sua schiena.
"Da quanto sei sveglio?" gli chiese allora lei; Bakugou strinse le spalle "Da un po' ma, essendo dal lato del muro, se mi fossi alzato ti avrei svegliata. - fece scrocchiare il collo facendo uno scatto con la testa – Adesso però posso alzarmi" asserì facendo leva sul suo braccio sinistro per mettersi con il busto sopra di lei per poi scavalcarla e scendere dal letto.

Dopo una manciata di minuti passati a cercare di riprendersi da ciò che era appena successo, Miyuki si stropicciò gli occhi e con ancora un po' di tachicardia scese da letto per dirigersi al piano di sotto dov'era appena andato anche lui.
Una volta arrivata anche lei lì, lo trovò intento nel prepararsi una spremuta d'arancia e senza ancora appetito dal giorno prima, si sedette sul divano che dava sulla cucina e rimase a guardarlo.
"Che vuoi fare oggi?" le chiese lui ancora intento nei preparativi della colazione; Miyuki guardò fuori dalla finestra dove nonostante il sole la neve continuava a persistere "Vorrei allenarmi."

Bakugou la guardò "Allenarti?" ripeté; lei annuì "Ogni volta che smetto di allenarmi per più di due giorni le mie emozioni prendono il sopravvento e non riesco a controllarle. Mi serve per mantenere a posto la testa" rispose poi continuando a guardare fuori.
Pensando fosse una cosa plausibile dato che anche per lui l'allenamento era una valvola di sfogo per mettere in pausa tutte i suoi pensieri e concentrarsi sul migliorare da altri punti di vista, Bakugou annuì e, dopo aver versato la spremuta d'arancia in due bicchieri, gliene portò uno appoggiandolo sul tavolino davanti al divano "Facciamo colazione e andiamo allora."

Come le aveva detto Bakugou, dopo averla obbligata a fare colazione con la spremuta e un toast da lui preparato sicuramente per farsi perdonare di aver mandato a monte il pranzo e la cena del giorno prima, i due si erano vestiti ed erano usciti di casa diretti verso la scuola per chiedere, nel caso ci fosse stato qualcuno, se potessero approfittare della palestra per allenarsi.

"Miyuki!" chiamò Aizawa quando la vide comparire da dietro il cancello "Non ti sei fatta più vedere ieri, stai bene?" le domandò poi quando la vide avvicinarsi sempre di più.
Miyuki lo guardo un po' dispiaciuta "Abbiamo preferito rimanere a casa a causa della tempesta di neve" rispose Bakugou spuntando dietro di lei dopo qualche secondo.
Aizawa sembrò rassicurarsi "Beh, avete fatto la scelta giusta. Cosa ci fate qui oggi però?"
"Volevamo allenarci – rispose lei facendo spallucce – non avendo dove altro andare abbiamo pensato fosse una buona idea." guardò Bakugou quando le arrivò vicino.
Aizawa si infilò le mani nelle tasche anteriori "Beh – si schiarì la gola – penso sia una cosa fattibile. Dovrebbe esserci qualche altro professore libero oltre a me" si guardò intorno "sarà meglio andare a vedere."

Dopo una quindicina di minuti spesi a cercare qualche altro professore disponibile per il loro allenamento improvvisato, il professor Aizawa confermò ai due di potersi allenare e li esortò ad indossare i loro costumi da Hero.
Prima però che Miyuki potesse andare a prendere il suo costume, fu chiamata da una voce femminile che conosceva bene "Hatsume! Che ci fai qui?" le domandò fermandosi al centro del corridoio mentre la ragazza le correva in contro.
Ansimando per essersi messa a correre Hatsume le sorrise "Quando ho saputo che eri qui non potevo non venire da te – si portò una mano al petto – ho apportato delle modifiche al tuo costume!" la indicò cercando di rimettersi in piedi "Si erano danneggiati alcuni degli apparecchi durante l'esplosione avvenuta durante l'esercitazione e dato che si era anche strappata ne ho approfittato per migliorarla!"
"Oh – fece sorpresa lei – ti ringrazio! Anzi ti chiedo scusa per averli danneggiati subito!" si grattò la nuca imbarazzata.
Hatsume le sorrise "Non preoccuparti, non ero nemmeno certa del tutto che funzionassero senza esplodere!" scoppiò a ridere e si allontanò lasciando Miyuki particolarmente confusa.

Una volta ritornata in sé e raggiunto lo spogliatoio per indossare il suo nuovo costume, Miyuki si accorse subito del cambiamento apportatovi da Hatsume dato che l'ampolla presente sullo strumento della gamba destra, quello che concentrava il suo quirk d'acqua era sparita e su entrambi gli strumenti delle cosce c'erano dei tubi che convogliavano il quirk inoltre, di quelli posti sugli avambracci ne era rimasto solo uno per accumulare il fulmine e adesso, c'era anche una cintura con dei fori in grado di aiutarla con il suo quirk d'aria.
Per quanto riguardava le scarpe, erano rimaste uguali, Hatsume aveva solo aggiunto le stringhe di colore blu e bianco e arancione e giallo, come i colori delle V che aveva stampate sulla tuta.

"Sei arrivata finalmente – commentò Bakugou non appena lei mise piede nella palestra ancora intenta a sistemare il costume – cos'è quello?" le domandò poi notando i cambiamenti.
Miyuki lo guardò sistemandosi la visiera "A quanto pare alcuni si sono danneggiati durante l'esplosione di Ground Beta! - gli si avvicinò – Hatsume me ne ha procurati degli altri anche se mi turba sempre il fatto che dica sempre di non essere sicura che non esplodano" rise nervosamente.
Bakugou osservò attentamente il suo costume, non gli aveva mai dato tanta importanza tant'è che per la prima volta si era reso conto che sulla V presente sul suo petto, c'erano raffigurati il colore giallo e la stessa tonalità di arancione della sua di X sul petto.
Continuò ad osservarlo finché non si accorse di quanto fosse effettivamente attillato e di come la stringesse in determinati punti e prima che la sua mente potesse fare pensieri simili a quelli della sera prima, distolse lo sguardo giusto in tempo per l'arrivo del professor Aizawa.

"Bena allora, l'unico professore disponibile al momento è solo il professor Cementos il quale si è gentilmente offerto di venire qui per crearvi un ambiente ideale per l'allenamento sia individuale che di coppia" i due ragazzi si avvicinarono a lui "ovviamente di coppia si intende che sarete uno contro l'altro, se ci fosse stato qualche altro vostro compagno sareste stati due contro due." si schiarì la gola "Detto questo, da cosa preferite iniziare?"
"Individuale" rispose Miyuki prima che Bakugou potesse aprire bocca "ho bisogno di sgranchirmi un po'." continuò facendo stratching con le braccia.
"A te va bene?" domandò Aizawa guardando Bakugou e quando lui rispose di sì, il professore rimase stranamente colpito dalla sua risposta.

Non appena fu deciso il tipo di allenamento da affrontare, il professore comunicò la cosa al professor Cementos il quale, poggiando le mani sul pavimento iniziò a far sorgere da terra moltissimi cumuli di pietra mentre altrettanti spuntavano impilati l'uno davanti all'altro sospesi per aria.
"Chi vuole iniziare?" chiese Aizawa; Miyuki guardò Bakugou e si offrì di iniziare cosa che, proprio come prima, andava assolutamente bene anche all'altro.
Pronta a iniziare allora, Miyuki si diresse verso il cumulo di terra più alto di tutti e dopo essersi sgranchita un po', fece cenno di iniziare al professor Cementos che, non appena la ragazza gli fece capire di essere pronta, iniziò a lanciarle addosso i cumuli di cemento che aveva sospesi sopra la testa.
Pronta a mettersi subito in moto, Miyuki si posizionò nella sua solita posizione di attacco con la parte destra del corpo protesa in avanti e aprendo la mano per poi far toccare tra loro pollice e indice, prese la mira e facendo schioccare le dita, iniziò a lanciare delle piccolissime palline di luce arancione che quando entravano in contatto con il cemento si espandevano rilasciando enormi quantità di elettricità che lo portavano a frantumarsi.
Continuò così, come un cecchino, a mirare ad ogni cosa il professore le stesse lanciando senza mancare nessun colpo poi, quando iniziò ad avvertirne la presenza anche da dietro la sua schiena, Miyuki rilasciò elettricità su tutto il suo corpo per essere in grado di percepire anche il minimo spostamento d'aria e, rimanendo sempre nella stessa posizione, iniziò a sparare anche verso le sue spalle senza però distogliere lo sguardo dal professore davanti a sé.

Quando si fu stancata di attaccare solo con il fulmine, Miyuki chiese a Cementos di aumentare l'intensità e la velocità dei suoi attacchi in modo che potesse anche lei aumentare la sua velocità.
Così, quando Cementos creò altri blocchi di cemento tutti intorno a lei e iniziò a lanciarglieli addosso, Miyuki fece fuoriuscire il fuoco dalle sue mani e il ghiaccio da sotto le sue scarpe e come una pattinatrice, iniziò a scivolare sul ghiaccio creando una pista che si formava a seconda dei suoi movimenti.
Continuando a pattinare dandosi la velocità con il fuoco, Miyuki iniziò a scagliare attacchi di ogni tipo su tutto ciò che le arrivava addosso lasciando sia Bakugou che Aizawa incollati ad ogni suo movimento.

"Fa strano vederti così calmo" commentò Aizawa mentre con gli occhi continuava a seguire i movimenti di Miyuki che in quel preciso istante, dandosi lo slancio con una rampa di ghiaccio, aveva fatto un salto in aria per poter colpire un blocco di cemento posto in maniera orizzontale sopra la sua testa.
"Sto solo cercando di far in modo che si distragga" rispose poi il ragazzo mentre teneva i suoi occhi fissi su di lei.
Aizawa sospirò "Credo che qualsiasi cosa io ti dica non cambierà la tua opinione su di me" asserì guardandolo per qualche secondo; Bakugou ghignò "Non ho nessuna opinione su di lei."
Aizawa annuì "Come immaginavo. - sospirò – non c'è proprio nulla che io possa fare per farmi perdonare?" Bakugou corrugò la fronte "Non è da me che deve farsi perdonare" tornò a guardare Miyuki "il punto è che io non so se riuscirei a perdonare un Pro Hero che si tira indietro quando c'è qualcuno in pericolo, non importa quale pericolo sia."
"Non credere che non mi senta in colpa." Bakugou lo guardò di nuovo "Se non avessi agito tu quel giorno adesso non credo avremmo avuto questa conversazione."
"Come vostro professore prima di essere Ereaser Head, ho il compito di proteggervi oltre a quello di indirizzarvi verso il tipo di Hero che volete diventare – intrecciò le dita delle mani – e di certo quello che ho fatto giorni fa non è proprio ciò che io come Hero avrei mai voluto fare."

Bakugou tornò a guardare Miyuki che in quell'istante era appena atterrata su uno dei cumuli di pietra scagliando verso il basso un pugno che aveva generato attorno a lei una corrente in grado di frantumare i restanti blocchi di cemento attorno a lei "Non è a me che dovreste fare questo discorso" tagliò corto lui alzandosi "ma onestamente credo che per Miyuki non cambierebbe assolutamente niente, ha passato una vita a vedere persone tirarsi indietro, lei sarà solo l'ennesima." e dandogli le spalle si avviò verso il centro della palestra dove Miyuki era appena scesa e stava ringraziando il professore.

"Preparati per un po' di vera unicità" asserì lui superandola; Miyuki lo guardò "Io farei poco il figo – Bakugou la guardò – ricordati che dopo siamo uno contro l'altro e il posso usare il ghiaccio" alzò un sopracciglio.
Bakugou schioccò la lingua sul palato e abbassò la testa il tanto che gli bastava per poterla guardare dall'alto in basso "Riuscire a toccarmi sul campo è parecchio più difficile di quando sono a casa" e alzando anche lui il sopracciglio si allontanò per poi salire sul cumulo di terra da quale era appena scesa lei.
Scuotendo la testa, Miyuki si allontanò giusto in tempo per far sì che l'esplosione causata da Bakugou non la prendesse in pieno e una volta giunta alla panchina dove stava seduto Aizawa, si sedette nello stesso punto in cui prima stava seduto l'altro.

"Com'è andato il Natale?" le chiese dopo qualche minuto in silenzio ad osservare le esplosioni che Bakugou stava scatenando a qualche metro da loro.
Miyuki si girò verso di lui "Non è stato diverso da quelli degli anni passati perciò – strinse le spalle tornando a guardare Bakugou – non è stato poi così male. In più, devo ammettere che Bakugou non è così male come sembri" rise mentre lui imprecava contro i blocchi di cemento.
Aizawa la guardò pensieroso "Per il resto?"
"Il resto cosa?" chiese lei; Aizawa sospirò "Come ti senti dopo quella caduta?"
Miyuki fece spallucce "Non so come risponderle onestamente – ammise – è da un po' che non so se sto bene o male. Diciamo che al momento sto" gli sorrise per poi tapparsi le orecchie a causa del boato causato da Bakugou "questi giorni di vacanza mi stanno aiutando."
"Ti sta aiutando anche Bakugou?" Miyuki lo guardò confusa mentre un po' di rossore faceva capolino sulla sua faccia "Voglio dire, non è difficile notare il suo cambiamento anche se, guardandolo adesso – si girarono mentre Bakugou urlava come suo solito – parrebbe essere sempre la stessa persona."
Miyuki rise di quella visione "Sì, - ripensò a quei due giorni che avevano passato insieme – non l'avrei mai detto ma sì, mi sta aiutando."

Finito l'allenamento individuale, Cementos recuperò gli ultimi blocchi che erano rimasti sospesi per aria e salutando i due ragazzi si congedò.
"Bene" asserì Aizawa alzandosi seguito da Miyuki "è ora del combattimento a coppia." continuò guardandoli con particolare curiosità – chissà cosa sarebbero stati in grado di combinare quei due insieme.

Spostatosi davanti l'ingresso mentre i due si preparavano di fronte a quell'insieme di colonne di pietre create poco prima, il professor Aizawa iniziò a dare loro disposizioni su come sarebbe andato questo incontro.
I due sarebbero partiti come avversari, senza villain contro Hero o viceversa, avrebbero potuto scegliere dove nascondersi, se nascondersi, e quando lui avesse dato il via, avrebbero potuto fare qualsiasi cosa, sempre entro i limiti della sicurezza sia loro che dell'intero edificio.
Dato il via per il tempo necessario a nascondersi, Bakugou e Miyuki iniziarono a correre per la palestra in cerca del posto più congeniale al loro nascondiglio.
Una volta che entrambi furono ai loro posti, Aizawa provò a testarli di nuovo come aveva fatto durante l'esercitazione chiamando il loro nome per vedere se fossero in posizione. Come si aspettava però, né Miyuki né Bakugou rispose alla sua chiamata, il che voleva dire che per loro, quello, non era un semplice allenamento ma piuttosto, un'occasione per dimostrare all'altro quanto valessero.

"Bene" asserì Aizawa contento di quel loro atteggiamento anche se preoccupato della potenza dei loro attacchi "allora... Iniziate!" urlò poi.

Non appena Miyuki fu arrivata nel suo nascondiglio, premette l'apparecchio che aveva dietro l'orecchio destro attivando nuovamente il visore che subito iniziò a registrare i valori del suo quirk.
Poi, sicura che Bakugou si sarebbe avvicinato a lei senza tenere conto di quanto rumore stesse provocando, come aveva fatto prima, Miyuki si ricoprì di elettricità in modo tale che se lui l'avesse toccata, se ne sarebbe pentito.
Aspettò con ansia che Aizawa diede loro il via e dopo non aver risposto alla sua chiamata, fu sicura da lì a qualche secondo, la prossima cosa che avrebbe urlato sarebbe stato il via e così, dopo nemmeno venti secondi, Aizawa diede loro il permesso di iniziare.

Non appena Aizawa finì di urlare, Miyuki sentì immediatamente il campo elettrico attorno a lei vibrare il che, voleva dire che Bakugou si stava avvicinando.
Sicura che l'avrebbe attaccata alle spalle, Miyuki schizzò in avanti dandosi la spinta con l'aria e non appena arrivò dietro un altro pilastro, nel punto in cui si trovava prima, arrivò un esplosione che fece tremare il pavimento.
"Sei scorretto!" urlò lei "Non si spia l'avversario." e così dicendo corse fuori dal nascondiglio e caricando acqua e vento sparò un attacco di ghiaccio verso Bakugou che preso alla sprovvista per poco non lo schivò.
"Tu invece non dovresti uscire così facilmente allo scoperto" rispose lui con la sua solita espressione eccitata dal combattimento "adesso per te è la fine" e dandosi la spinta con le mani si lanciò proprio di fronte a lei.
Per sua sfortuna, Bakugou non aveva considerato il campo elettrico che Miyuki aveva attorno a se e quando le fu abbastanza vicino, a lei bastò semplicemente picchiargli la fronte con l'indice per farlo indietreggiare di qualche metro.
Confuso e ancora un po' elettrizzato dall'attacco, Bakugou tornò in posizione di attacco "Non puoi vincere con il corpo a corpo contro di me" mettendosi come lui in posizione d'attacco.
Bakugou si passò la lingua tra i denti, quella situazione gli stava facendo ribollire il sangue nelle vene ma non come ogni volta durante un combattimento, era un ribollire diverso e gli piaceva da impazzire "Non dirmi quello che posso o non posso fare!" urlò lanciandolesi di nuovo contro.
Pronta a gestire anche quell'attacco, Miyuki aspettò nuovamente che lui si avvicinasse quel tanto che bastava per attaccare con il ghiaccio e congelargli il propulsore attaccato al braccio sinistro.

A causa del blocco, Bakugou dovette dirigere il suo attacco da un'altra parte per poi tornare di nuovo a terra "Perché non mi attacchi in corpo a corpo allora?" chiese lei stretchandosi di nuovo le braccia "Preferisci davvero l'attacco a distanza?" continuò ma prima che lui potesse ribattere, iniziò a scagliargli addosso le stesse palline di elettricità che aveva scagliato contro i blocchi di cemento colpendolo ovunque senza dargli il tempo di riprendersi "Sono brava anche in questo" aggiunse dopo averlo colpito sul petto.
Bakugou indietreggiò per qualche secondo nel tentativo di assorbire l'elettricità che Miyuki gli stava lanciando e nel vederlo indietreggiare per la prima volta, Aizawa pensò che Bakugou non volesse fare sul serio con Miyuki.

Tuttavia però, quando iniziò ad abituarsi ai volt degli attacchi di Miyuki, i quali non erano assolutamente potenti come quelli che aveva scagliato prima, Bakugou sciolse il ghiaccio presente sul suo propulsore e iniziò a caricare un attacco "Non dovresti sottovalutarmi – caricò al massimo sulla mano destra – usa più volt se ne hai il coraggio" e urlando le lanciò addosso il fuoco.
Pensando che lo schivasse, Bakugou fu pronto a scagliarne un'altra ma inaspettatamente, dalle fiamme che ancora non si erano dissipate dalla prima esplosione, uscì Miyuki spingendosi con il suo di fuoco e mirando dritto contro di lui.
Quando gli occhi di Bakugou misero a fuoco quella scena, si sentì esattamente come si era sentito la sera prima e immediatamente, il tempo iniziò a sembrargli scorrere a rallentatore.
Rimase immobile mentre Miyuki, con un sorriso beffardo, usciva dalle fiamme della sua esplosione completamente illesa e in quel momento, il bollore che sentiva dentro, sembrò scavargli una voragine all'altezza del petto che gli fece mancare il fiato.
Convinta che Bakugou stesse per colpirla di nuovo, Miyuki aumentò la velocità e arrivata di fronte a lui, caricò il pugno destro con fuoco e fulmine e quando la sua mano toccò il suo petto, lui venne scaraventato all'indietro andando a sbattere contro uno dei cumuli di pietra posti almeno cinque metri più indietro.

Quando Bakugou sentì la mano di Miyuki poggiata sul suo petto, tornò a percepire il tempo normalmente ma, purtroppo per lui, era troppo tardi poiché quando se ne rese conto, un'enorme esplosione si scatenò tra il suo petto e la mano di lei, scaraventandolo all'indietro di prepotenza.
"Che c'è? Ti ho sopravvalutato questa volta?" gli domandò scrocchiandosi le dita delle mani mentre lui, ancora completamente intontito da quell'immagine a rallentatore, era rimasto immobile con la schiena incastrata nel buco che aveva creato con l'impatto.
"Bakugou stai bene?" domandò Aizawa che non si era perso un secondo di quell'interazione; Bakugou guardò in cagnesco verso la direzione del professore "Sto benissimo" e dandosi la spinta con il fuoco si tirò fuori rimettendosi in piedi mentre Miyuki, di fronte a lui, lo guardava divertita.

Ancora più eccitato dalla situazione, come se ogni colpo di Miyuki lo caricasse, Bakugou si lanciò nuovamente contro di lei usando ancora più forza del solito il che, gli permise di prevedere la sua mossa e di bloccarle le mani sul petto per poter trascinare lei contro uno dei cumuli questa volta.
Una volta colpita la pietra con la sua schiena, Miyuki, che non si era fatta nulla, guardò Bakugou negli occhi a denti stretti "Non crederai che mi sia fatta male con questa piccola spintarella" alzò un sopracciglio.
Bakugou ghignò di nuovo "So benissimo che ci vuole molto di più per metterti fuori gioco." e così dicendo, girò il palmo della mano verso la faccia di Miyuki e fece per sparare.
Prima che lui riuscisse a farlo però, Miyuki si diede la spinta verso l'alto con il vento e si tirò via facendo sì che l'esplosione colpisse la pietra dietro di lei per poi, ancora in aria, scendere e aggrapparsi alla schiena di Bakugou con le gambe attorno alla sua vita e le braccia sotto le sue ascelle.
"Se lo sai allora perché non fai di meglio?" e dopo averglielo bisbigliato nell'orecchio, si spinse all'indietro con l'aria sganciandosi da lui per poi ributtarsi in avanti e colpirlo con un'esplosione di fuoco, fatta fuoriuscire dai piedi, che lo colpì in pieno alla schiena facendolo volare in avanti.

Caduto nuovamente a terra, Bakugou si rialzò immediatamente stringendosi la lingua tra i denti "Stai davvero mettendo alla prova la mia pazienza."
"Ah davvero?" rispose lei lanciandoglisi di fronte e spingendolo nuovamente indietro con la pressione dell'aria; per evitare di cadere nuovamente, Bakugou si piegò in avanti e fece uscire del fuoco dai palmi delle sue mani ma prima di potersi rialzare, Miyuki, che lo aveva raggiunto, fece un salto e poi lo colpì nuovamente alla schiena con l'aria per farlo cadere.
Una volta di nuovo a terra, Bakugou rotolò su sé stesso per mettersi a pancia sopra e darsi di nuovo la spinta ma, ancora una volta, Miyuki che non gli dava tempo di far nulla, lo fermò poggiandogli un piede sul petto e spingendo ancora con l'aria per tenerlo fermo.
Particolarmente eccitato dalla situazione in quanto nessuno nei suoi 15 anni di vita era mai riuscito a metterlo a terra così tante volte, Bakugou cercò di attaccarla dal basso ma, prontamente, Miyuki afferrò entrambe le sue mani e abbassandosi verso di lui lo portò a ripiegare le braccia fino a portargliele sopra la testa.
In quel momento, Bakugou era completamente bloccato sotto la presa di Miyuki che adesso, anche con il ginocchio poggiato sul suo petto, lo guardava divertito "Quindi?" gli disse poi curiosa di vere cos'altro sarebbe stato in grado di fare.

Tuttavia, prima che lui potesse cercare di rispondere di nuovo, una campanella suonò e il professor Aizawa li richiamò battendo le mani qualche volta "Mi dispiace ragazzi ma per oggi dobbiamo terminare qua, - si avvicinò per far sì che lo potessero sentire – avevo dimenticato di una riunione urgente, se volete domani mi trovate di nuovo qui. Badate bene di non distruggere la palestra e quando uscite, richiudete la porta" e dicendo questo, si diresse verso l'ingresso dell'edificio e uscì lasciando i due che, molto probabilmente, non avevano sentito una parola di ciò che aveva appena detto.

"Quindi?" ripeté lei non avendo ottenuto risposta da Bakugou che immobile sotto di lei la guardava fisso negli occhi "Quindi cosa?" rispose poi tra un respiro affannato e l'altro.
"Chi è che sottovaluta chi?" rispose lei continuando a premere sul suo petto; Bakugou rise "Non sono ancora stato sconfitto." asserì facendo forza per liberarsi dalla presa ma le braccia di Miyuki sembravano pesare più del solito proprio a causa della pressione che stava esercitando con il suo quirk d'aria "Ah no?" fece lei divertita aumentando la pressione e avvicinandosi ulteriormente.
"Stai scherzando con il fuoco Kaminaze" strinse i denti; Miyuki lo guardò sorpresa "Oh, mi chiami per cognome – si avvicinò ancora – devi essere proprio incazzato nero."
Bakugou accennò una risata "Tu lo fai continuamente" le fece notare alzando le sopracciglia; Miyuki fece finta di pensarci un po' "In realtà lo faccio perché non so come ti chiami" lo stuzzicò poi.

Al suono di quelle parole, Bakugou raccolse tutta la forza che aveva in corpo e spingendo con le mani riuscì a liberarsi dalla presa di Miyuki e a capovolgere la situazione finendo lui adesso sopra di lei portandole le mani sopra la testa poi, bloccandole anche le gambe con le sue, Bakugou abbassò il busto come lei aveva fatto con lui e quando le loro facce furono abbastanza vicine la guardò dritto negli occhi.
"Katsuki – sollevò un angolo della bocca – mi chiamo Katsuki Bakugou, vedi di ricordartelo."

 

 

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Ed eccoci all'ennesimo capitolo  HAHAHAHHA

Diciamo che ultimamente sono parecchio ispirata e quindi appena finisco ciò che ho da fare mi butto immediatamente a scrivere anche perché non vedo l'ora di sapere cosa ne pensiate SOPRATTUTTO DI QUESTO AHAHAHAH vorrei tanto poter vedere le vostre facce mentre leggete la prima parte!
Detto questo, in questi giorni penso scriverò altri capitoli e forse li pubblicherò come questi tipo a due giorni di distanza HAHAH spero di riuscire a farlo così da non farvi aspettare troppo tra uno e l'altro anche perché d'ora in poi sarà una scalata.

Sono felice ( SI FELICE ) di sapere che non sono stata l'unica a piangere per lo scorso capitolo e detto questo, se il capitolo vi è piaciuto, fatemi sapere che ne pensate, quali parti vi sono piaciute di più e soprattutto, spero rimarrete con me fino alla fine!

Baci, Ems xx

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno - Fine delle vacanze. ***


FINE DELLE VACANZE 
 

I restanti sette giorni delle vacanze, compreso il giorno di Capodanno, Bakugou e Miyuki li avevano passati esattamente come i precedenti.
Continuavano a convivere pacificamente stuzzicandosi di tanto in tanto e dato che avevano anche ripreso ad allenarsi i pomeriggi, Miyuki iniziava a sentire nuovamente una strana stabilità emotiva che la portò a viversi quelle ultime vacanze in piena spensieratezza.
Ormai le loro giornate erano diventate quasi tutte uguali e quella strana routine iniziava a piacerle così tanto che il pensiero che da lì a qualche giorno sarebbe stato tutto interrotto a causa del nuovo inizio delle lezioni e dal ritorno dei suoi compagni le rese quasi insopportabile il passare degli ultimi giorni.

Da quando lei e Bakugou avevano dormito nello stesso letto abbracciati, non avevano più smesso di farlo e l'idea di tornare a dormire nella sua stanza dove, oltre ad essere da sola non si sentiva nemmeno al sicuro, iniziò a farle crescere addosso una strana tensione che era sicura stesse percependo anche lui dato che, mentre si allenava, era meno infervorato del solito.
"Miyuki!" urlò Aizawa notando che la ragazza, fissa con lo sguardo verso Bakugou, non stava facendo nulla per parare il blocco di cemento che le stava arrivando addosso.
Scuotendo la testa, Miyuki distolse lo sguardo da Bakugou nello stesso momento in cui lui si girò verso di lei e data la troppa vicinanza del blocco di pietra, impossibilitata a far nulla, si portò le braccia all'altezza del viso e incassò il colpo che Cementos non era riuscito a fermare poiché convinto che l'avrebbe parato.
Impreparata alla forza e alla velocità con la quale l'oggetto le si scagliò addosso, Miyuki venne trascinata velocemente fuori dalla cima della colonna di pietra e trascinata fino alla parete difronte fino a che, come un moscerino contro il parabrezza, non vi venne schiacciata sopra a seguito di un enorme boato causato dalla pietra che sbatteva contro il muro.

Successivamente, cadendo a terra, il blocco che fino a qualche secondo prima stava schiacciando la ragazza, si frantumò in mille pezzi a seguito del suo atterraggio di peso su di esso.
Non appena il suo corpo fu a terra, Miyuki iniziò a sentire ogni centimetro del suo corpo bruciare dal dolore, come aveva potuto distrarsi in quel modo?
"Tutto bene?" domandò preoccupato Aizawa avvicinandosi mentre Bakugou si lanciava dal suo cumulo per poterla raggiungere; alzandosi sui gomiti Miyuki, decisamente messa male, alzò il pollice della mano destra "Benone" rispose poi con voce sofferente.
Il professore la tirò su avvinghiandole addosso la sua sciarpa "Forse per oggi è il caso che vi fermiate qua." asserì una volta che Bakugou l'ebbe raggiunta e con una strana naturalezza per il professore, le ebbe messo il braccio destro attorno alla vita per sorreggerla "Dovresti passare in infermeria" le consigliò poi dopo aver posato lo sguardo prima su l'uno e poi sull'altro almeno un paio di volte.
"No – rispose lei portandosi la mano destra sul fianco sinistro – sto benone, sul serio" respirò profondamente "sono riuscita ad attutire il colpo con l'aria prima che il cemento mi bloccasse. Il dolore che sento è solo dato dall'onda d'urto che ha inevitabilmente colpito anche me" strinse le spalle a fatica "mi bastano cinque minuti di recupero."
"Non c'è bisogno di fare l'eroina" asserì Aizawa; Miyuki corrugò la fronte "andate a casa e riposatevi che dopodomani ricominciano le lezioni e gli allenamenti curriculari. Non vorrai mica andare male in quelli per non fermarti adesso" s'infilò le mani in tasca.

"Beh ma se sono io a non poter continuare non vedo perché dobbiamo tornare a casa entrambi." rispose lei non volendo essere la causa dell'interruzione dell'allenamento anche di Bakguou.
Lui strinse le spalle con ancora il braccio attorno a lei che non l'aveva ancora notato e pensava di star riuscendo a tenersi in piedi da sola "In realtà mi sono rotto i coglioni almeno quindici minuti fa." asserì alzando le spalle e facendo muovere anche il braccio che le teneva dietro la schiena, facendo sì che lei ne sentisse la presenza.
Sentendo un po' di brividi dietro la schiena dati dal fatto che lui non le era mai stato così vicino fuori dal dormitorio, Miyuki lo guardò "Allora potete benissimo andare. - fece Aizawa alzando le spalle - Mi raccomando riposate sta sera che per quando ricominceremo vi voglio tutti belli carichi. Ci saranno un sacco di novità a partire da Lunedì!" e così dicendo si allontanò.

Dopo averla riaccompagnata nello spogliatoio in completo silenzio, Bakugou si accertò che fosse dentro per correre in quello maschile a cambiarsi ed essere di ritorno davanti a quello femminile nel caso Miyuki non riuscisse ancora a tenersi in piedi.
Quando però tornò dove l'aveva lasciata, Miyuki si reggeva perfettamente in piedi e lo stava aspettando mentre reggeva la valigetta contenente il suo costume e nonostante fosse felice del fatto che si stesse riprendendo da quella botta, il fatto di non poterla tenere stretta, forse per l'ultima volta, mentre tornavano a casa, fece peggiorare il suo umore già abbastanza sotto terra.

In realtà, da quando avevano dormito insieme, più volte era capitato che, anche all'improvviso e senza motivo, Bakugou le avesse poggiato il braccio sulle spalle mentre guardavano la tv in soggiorno o l'avesse lasciata addormentarsi contro di lui sempre lì dopo un allenamento e, a quelle interazioni, Miyuki non aveva mai detto di no anzi, anche lei, con lo stesso imbarazzo che sentiva lui nel farle, sporadicamente aveva approfittato di piccoli momenti per poggiargli una mano sui fianchi o, come la sera prima, per prendergli le mani e riscaldargliele di nuovo dato che, in tutti quei giorni non erano stati in grado di trovare il termostato.
In realtà però, Bakugou era riuscito a trovarlo il giorno dopo Natale ma, non volendo perdere quell'attenzione nei suoi confronti, aveva continuato a patire il freddo.

Nonostante sperasse nel contrario però, Bakugou sapeva che quella loro camminata verso casa e quell'ultima sera passata da soli, sarebbero stati l'ultima occasione che lui avrebbe avuto per potersi avvicinare ancora a lei come aveva fatto fino a quel giorno.
Il solo pensiero di non poterlo più fare in tranquillità, poiché se qualcuno dei loro compagni li avesse visti avrebbe sicuramente iniziato a rompergli le palle, faceva cresce in lui il desiderio che quelle ore non passassero tanto in fretta quanto invece stavano facendo tant'è che, mentre Bakugou continuava a rimuginare sulla cosa, si erano ormai già fatte le otto di sera e i due si stavano trovano a cenare insieme l'uno di fronte all'altra come avevano fatto dall'inizio delle vacanze.

Miyuki continuò a mangiare ciò che aveva nel piatto mentre, ogni tanto, il suo sguardo si spostava sul compagno che, dall'altra parte del tavolo, mangiava con una strana espressione in volto.
"Tutto bene?" gli domandò posando le bacchette "Hai espressione da funerale" continuò corrugando la fronte.
Bakugou sospirò scuotendo lievemente la testa "Nulla in particolare – fece un altro respiro profondo – è solo che l'idea che da domani in questa casa non ci sarà un attimo di pace m'irrita parecchio."
Miyuki annuì "Beh sì – rise – non si può negare che siano tutti parecchio energici." strinse le spalle; Bakugou la guardò "Domani sicuramente non faranno altro che raccontare delle loro vacanze."
Bakugou si alzò prendendo il suo piatto e il suo bicchiere "Capirai" asserì poi portandoli in cucina per lasciarli nel lavandino.

Dopo aver lavato i piatti e messo tutto al proprio posto, i due si sedettero come loro solito sullo stesso divano pronti a guardare un po' di tv prima di andare a letto ma, contrariamente alle sere precedenti, tra i due le cose sembravano starsi raffreddando un po'.
Sia Miyuki che Bakugou pensavano al fatto che quella loro complicità non si sarebbe potuta evolvere nello stesso modo dal momento in cui tutti gli altri fossero tornati poiché avrebbero inevitabilmente fatto scattare le prime domande sul come mai fossero sempre così vicini e sul come mai lui non facesse altro che tenere le mani sopra di lei.
Non essendoci mai stato nulla tra i due, almeno al di fuori della mente di Bakugou, quel tipo di interazione sarebbe risultato a tutti parecchio strano e per evitare che le cose potessero diventare così imbarazzanti per i due, tanto da farli allontanare completamente, senza effettivamente stabilire la cosa di comune accordo, Bakugou e Miyuki si ritrovarono in accordo nel voler mantenere tutto ciò che c'era stato tra loro una segreto e, per far sì che già da quella sera le cose riprendessero a tornare alla normalità, né lui né lei si erano messi a stretto contatto.

I due stavano quindi ad almeno quindici centimetri di distanza, entrambi con le mani conserte e la testa poggiata sullo schienale del divano mentre, in quello spazio tra di loro, era come se una strana carica elettrica continuasse a richiamarli per far si che si avvicinassero.
Quando poi quella distanza iniziò a diventare insostenibile per Miyuki, la quale, sentendosi quasi a disagio da quanto fosse innaturale quella loro posizione, continuava a guardarlo con la coda dell'occhio ed era sicura che, nei momenti in cui lei tornava a guardare la tv, lui facesse lo stesso.

Arrivata una certa ora e stanca di costringersi a resistere, Miyuki, fingendo uno sbadiglio, fece capire all'altro di aver sonno e si alzò dal divano mentre lui la seguiva con lo sguardo.
"Penso andrò a letto" asserì lei fingendo un altro sbadiglio "l'allenamento di oggi mi ha distrutta." continuò stiracchiandosi.
Sbadigliando anche lui, forse per davvero o forse per assecondare lei, Bakugou annuì e si alzò mettendolesi davanti.
Una volta spenta la tv, i due si avviarono verso le scale come stessero andando dritto al patibolo e ad ogni scalino, Miyuki sentiva lo guardo di Bakugou perforarle la schiena.
Quando entrambi arrivarono al pianerottolo del primo piano, Bakugou, aspettandosi che Miyuki lo seguisse verso la sua stanza, rimase quasi sorpreso nel vederla dirigersi verso la direzione opposta.
Quasi come la sorpresa di Bakugou le rimbombasse in testa Miyuki si girò verso di lui "Forse è meglio che cerchi di ricominciare a dormire nella mia stanza."
Con le unghie che gli stavano scavando i palmi delle mani, Bakugou assunse l'espressione più indifferente che gli riuscì "Lo penso anche io."
I due rimasero immobili ai due lati del corridoio per almeno cinque minuti continuando a guardarsi negli occhi e sperando che l'altro dicesse qualcosa per far sì che anche quella notte, l'ultima notte, la passassero insieme.
"Allora – asserì Miyuki sospirando – buona notte.
Bakugou contrasse la mascella "Buona notte" ripeté poi annuendo un paio di volte mentre Miyuki abbassando lo sguardo si dirigeva verso il corridoio dove stavano tutte le camere delle ragazze, compresa la sua.

Non appena Miyuki entrò nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle, il desiderio di rimanere lì con la mano sulla maniglia per poterla aprire nel caso in cui Bakugou fosse andato da lei le fece completamente dimenticare tutte le brutte sensazioni che quella stanza le aveva fatto provare fino a qualche giorno prima.
Rimase così in piedi con la fronte poggiata contro la porta e la mano destra sulla maniglia con il cuore che batteva più forte del solito facendole rimbombare risentire il battito all'interno delle sue orecchie.
Non voleva passare quell'ultima notte con lui come aveva passato il giorno di Natale, con lui da una parte della casa e lei dall'altra.
Non voleva che il loro ultimo contatto fisico fosse quella breve interazione che avevano avuto in palestra quel pomeriggio.
Voleva poterlo toccare di nuovo senza che nessuno iniziasse a porre domande sul come o sul perché, perché non essendoci mai realmente stato niente tra di loro, andare a spiegare quella strana necessità di stare costantemente vicini sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Tuttavia però Miyuki sapeva che prima o poi tutto ciò che stava succedendo tra di loro sarebbe dovuto finire e che dal giorno in cui avrebbero ripreso le lezioni, le loro interazioni sarebbero tornate esattamente come quelle prima dell'incidente e, anche se la cosa non le andava a genio, doveva accettarlo.
Le sarebbe mancato da morire tutto ciò ma dato che neanche lui aveva fatto niente per far in modo che quell'ultima sera non passasse così, Miyuki capì che molto probabilmente anche Bakugou stava pensando le stesse cose.

Miyuki staccò quindi la fronte dalla porta e lasciando la maniglia si diresse senza guardare la porta del bagno, verso il suo letto che, improvvisamente le parve fin troppo grande per una persona sola.
Dando un'ultima occhiata alla porta e sperando che dallo spiraglio in basso comparisse improvvisamente l'ombra di Bakugou, con un ultimo sospiro, scostò le coperte e vi si infilò al di sotto cercando di combattere la voglia di correre nella sua stanza.

Dall'altro lato del corridoio invece, dopo averla vista girare l'angolo che portava al corridoio con tutte le stanze femminili, Bakugou rimase immobile dov'era sperando che in una manciata di secondi lei tornasse indietro per chiedergli ancora di dormire insieme quella notte.
Tuttavia però, con le unghie ancora dentro la carne e la mandibola contratta per la tensione, Bakugou, con il cuore che ad ogni rumore sembrava esplodergli in petto, alla fine capì che Miyuki non sarebbe tornata indietro e che quella sarebbe stata la fine di ciò che avevano vissuto in quelle due settimane.
Con il cuore un po' più pesante allora, Bakugou si avviò verso la sua stanza e titubando qualche secondo prima di aprire la porta, alla fine entrò chiudendosela alle spalle, tenendo la mano salda sulla maniglia.
Dopo una manciata di secondi anche lui aggrappato alla speranza che Miyuki si facesse viva fuori dalla sua porta, la lasciò e passandosi una mano tra i capelli si diresse verso il suo letto dove, una volta disteso, sentì il profumo dei suoi capelli riempire l'aria attorno a lui facendogli sentire una strana morsa allo stomaco.

Cercando di prendere sonno nonostante la mancanza del profumo di Bakugou, Miyuki si girò e rigirò nel letto finché, almeno un'ora dopo, non si tirò su a sedere e mordendosi il labbro inferiore si spostò sul bordo del letto per poi appoggiare la fronte sui palmi delle mani.
Continuava a sentire come se le mancasse l'aria, come se quella stanza fosse improvvisamente troppo grande per lei e come se, da quella sera in poi, non sarebbe più riuscita a dormire bene come prima o, almeno, bene come aveva dormito durante quelle notti.
Spostò lentamente lo sguardo verso la sveglia sul suo comodino che segnava le due e mezza del mattino e con la gola secca, Miyuki si alzò e lentamente si diresse fuori dalla sua stanze per scendere al piano di sotto per bere un bicchier d'acqua.
Camminò davanti le camere delle sue compagne e quando girò l'angolo le parve di rivedere la figura di Bakugou che, poco tempo prima, la fissava immobile.
Scuotendo la testa per scacciare quell'immagine Miyuki scese al piano di sotto facendo il minimo rumore possibile e, dopo aver guardato con un po' di nostalgia, il divano su cui lei e Bakugou più volte erano stati quasi del tutto abbracciati, con il cuore che sembrava starle battendo in gola, posò il bicchiere sull'isola e tornò al piano di sopra.

Una volta di nuovo sul piano, Miyuki fece per tornare nella sua stanza ma, come un punto fisso nel suo cervello, non riusciva a smettere di voler andare da lui così, continuando a muoversi silenziosamente, si avviò verso la sua stanza.
Passo dopo passo, il silenzio di quel dormitorio diventava sempre più assordante; non si sentiva volare una mosca e l'unico rumore che riempiva le sue orecchie era solo quello del battito del suo cuore che pian piano andava aumentando facendola sobbalzare ad ogni sistole.
Arrivata davanti la porta di Bakugou, Miyuki fece per afferrare la maniglia ma poco prima di farlo, nella sua testa tornò il pensiero che quella non fosse una buona idea, che se non fosse riuscita a resistere quella sera, il distacco dei giorni successivi sarebbe stato ancora peggiore.
Lottando contro tutta sé stessa allora, Miyuki fermò la mano che stava andando ad aprire con l'altra, e facendo un altro respiro profondo fece retrofront ma, ciò che Miyuki non sapeva era che, dentro quella stanza, neanche Bakugou era riuscito a chiudere occhio e che, l'aveva sentita arrivare.

Alzandosi di scatto, Bakugou rimase immobile davanti al letto con lo sguardo fisso sullo spiraglio in basso della porta dove la poca luce della luna che illuminava il corridoio, dava origine all'ombra di Miyuki.
Mentre il cuore che gli stava esplodendo nel petto, Bakugou avanzò lentamente verso la porta e quando la percepì mentre stava tornando indietro aprì immediatamente la porta facendola sobbalzare.
Con ancora la mano destra salda sulla porta Bakugou la guardò dritto negli occhi mentre sentiva il sangue fargli vibrare ogni capillare, vena o arteria presente nel suo corpo e il respiro bloccarglisi nel petto.
Miyuki distolse lo sguardo mentre la voglia che aveva provato fino a prima si amplificava dentro di lei ogni secondo che passava "Io... - sentì il solito calore salire fino alla sua fronte – non riuscivo a d-" ma prima che potesse finire la frase, Bakugou la tirò con sé dentro la stanza per poi chiudere la porta e, appoggiandovisi contro con la schiena, stringerla a sé come aveva fatto la sera di Natale.

Bloccata in quell'abbraccio, Miyuki sentì il volto andarle a fuoco e il cuore quasi sfondarle la gabbia toracica.
Con le mani che le tremavano dall'agitazione, Miyuki si appoggiò completamente contro di lui che, con il mento poggiato sulla sua testa faceva respiri profondi.

Non appena Bakugou sentì il corpo di Miyuki completamente poggiato contro il suo, avvertì nuovamente la sensazione che aveva provato giorni prima e abbassandosi lievemente con la testa, si ritrovò con il naso a pochissimi centimetri da quello di lei che, in imbarazzo cercava di sfuggire al suo sguardo.
Come la sera di Natale, la mente di Bakugou perse il controllo e dopo averle portato la mano destra sul viso e, successivamente all'altezza del collo, sentì il suo corpo come muoversi da solo verso di lei e le loro labbra toccarsi di nuovo.
Contrariamente alla prima volta, forse dettato dal fatto che questa volta dentro di lui c'era la consapevolezza che se non avesse fatto niente quella sera se ne sarebbe pentito per chissà quanto, Bakugou portò anche la mano sinistra sul collo di Miyuki mente le loro labbra, meno timide della prima volta, iniziavano ad intrecciarsi al ritmo del loro respiro che si andava facendo sempre più affannoso.
Allontanandosi dalla porta, Bakugou fece capovolgere le loro posizioni in modo che adesso lei fosse completamente bloccata contro la superficie di legno e non potesse scappare da nessuna parte.
I due continuarono a baciarsi come se non stessero aspettando altro dal primo giorno in cui si erano visti e desideroso di non farsi sfuggire niente di quel momento, Bakugou le infilò la lingua in bocca e quando sentì quella di Miyuki non tirarsi indietro, iniziò a sentire ribollire tutto il suo corpo come se da un momento all'altro potesse prendere fuoco.
Con l'aumentare della temperatura tra i due, Bakugou iniziò a sentire le mani sudare e cercando di non rovinare nulla, le staccò dal collo di Miyuki per posargliele sulla maglietta del pigiama che stava indossando.
Successivamente, mentre credeva che quella sensazione lo avrebbe fatto impazzire, portò le mani sotto la sua maglietta e iniziò a stringerle la pelle nuda facendo attenzione a non farle male.
Con le lingue ancora attorcigliate e il fiato che si faceva sempre più corto, Bakugou accarezzò la cicatrice che Miyuki aveva dietro la schiena facendo risalire, insieme al braccio, anche la sua maglietta mentre, con l'altra continuava a tirarla a sé come se non volesse lasciarla più andare.
Poi, quando iniziò a rallentare per cercare di prendere fiato e riaprì gli occhi, si rese conto che, tutto ciò che aveva appena vissuto non era altro che frutto della sua mente e, esattamente come la sera di Natale, la voragine che sentiva nel petto, si fece un po' più grande.

Sentendo il cuore di Bakugou aumentare a dismisura il numero dei battiti, Miyuki fece per allontanarsi da lui ma, nell'istante in cui ci provò, Bakugou ancora scosso per tutto ciò che aveva visto di nuovo, contrasse le braccia per non lasciarla.
"Non vado da nessuna parte" fece lei pensando che lui pensasse sarebbe tornata nella sua stanza.
Piegando il collo all'indietro Bakugou iniziò a fare dei respiri profondi e allentando leggermente la presa, le permise di allontanarsi quel tanto che bastava per riuscire a farlo respirare di nuovo.
Non riusciva a capire il perché di quelle visioni o meglio, non riusciva a capire come potessero essere così realistiche.
Gli era già capitato di immaginare determinate cose in passate era inutile negarlo ma, non capiva come fosse possibile che quelle con Miyuki fossero così realistiche da permettergli di sentire anche il suo profumo sulla pelle.

Nonostante l'imbarazzo della situazione, Miyuki, che voleva approfittare di quell'ultima sera, si lasciò alle spalle tutte le insicurezze che la investivano ogni qualvolta volesse toccarlo e, avvicinatasi nuovamente a lui che aveva ancora la nuca poggiata contro la porta, gli posò una mano sul collo mentre con il pollice faceva avanti e indietro sulla parte inferiore della sua mandibola.
Rimasto immobile in quella posizione, quando Bakugou sentì la pressione delle sue dita sulla pelle, alzò il suo braccio destro e le strinse il polso poi, abbassando la testa tornò a guardarla negli occhi per qualche secondo e senza dire nient'altro, sempre con la sua mano attorno al suo polso, si diresse verso il suo letto e come aveva fatto per tutte le sere precedenti la tirò a sé e cercò di addormentarsi nonostante il sangue continuasse a tamburellare in giro per il suo corpo.

Il mattino seguente, entrambi consapevoli di non poter essere visti uscire dalla stessa stanza così presto e, sempre senza dirselo, decisi a mantenere il tutto solo per loro, non appena si svegliarono rimasero immobili sotto le lenzuola con le orecchie tese per capire se qualcuno dei loro compagni fosse tornato a casa.
Non sentendo nessun rumore, i due si alzarono e con la mano di Bakugou nuovamente avvolta contro il suo polso, Miyuki si avvicinò alla porta per poi aprirla lentamente.
Si guardò a destra e a sinistra con cautela e quando fu certa che nessuno degli altri fosse lì, uscì seguita da lui.
Arrivarono insieme difronte le scale e con l'animo ancora scosso da ciò che era successo la sera prima, Bakugou contrasse la mandibola mentre allentava la presa su di lei per poi fare un respiro profondo e scendere al piano di sotto precedendola di qualche minuto.

Come se il tempo avesse deciso di far arrivare alcuni dei loro compagni proprio nel momento in cui Bakugou avesse messo piede al piano di sopra, proprio come volesse permettere loro di godersi quegli ultimi istanti di completa intimità, qualche secondo dopo la porta d'ingresso si spalancò lasciando entrare Kaminari e Kirishima con dei sorrisi a trentadue denti e più valigie di quante non ne avessero portate prima delle vacanze.
Approfittando del trambusto e del fatto che loro due avessero visto Bakugou da solo al piano di sotto, facendo finta di essersi appena svegliata, Miyuki si scompigliò un po' i capelli e impostando la faccia più assonnata che sapesse fare, scese al piano di sotto.
"Cos'è tutto questo casino?" domandò poi stiracchiandosi; alla sua visione, Kirishima e Kaminari le corsero in contro allegri "Siamo tornati!" esclamarono poi.
Miyuki fece finta di essere sorpresa "Di già?" guardò Bakugou sperando le reggesse il gioco "Tu sapevi sarebbero tornati oggi?"
L'altro strinse le spalle "No" mentì tornando a preparare la spremuta d'arancia ma quando si accorse di averne preparati due bicchieri come aveva fatto per tutta la durata delle vacanze, senza che nessuno lo potesse vedere, bevve tutto d'un fiato uno dei due bicchieri per poi, cercando di non soffocare, lanciare il bicchiere nel lavandino e tornare a fare come se nulla fosse.

Man mano che le ore passavano i loro compagni di classe iniziavano a farsi rivedere a casa uno dopo l'altro e anche se Miyuki era certa che sapessero tutto riguardo l'accaduto di giorni prima, rimase particolarmente sorpresa quando nessuno sembrò voler parlare della cosa.
Come aveva predetto la sera prima, uno alla volta iniziarono tutti a scambiarsi aneddoti sulle vacanze di Natale e a fare apprezzamenti su come Miyuki e Bakugou avessero addobbato casa per l'occasione.
Per tutta la mattina quindi, i due furono costretti ad ascoltare i racconti dettagliati di tutti e a guardare le foto e i video che avevano fatto oltre alla lunghissima serie di regali che avevano ricevuto e nonostante fossero dalla parte opposta della stanza, quando erano sicuri che nessuno li stesse guardando, capitava che si girassero contemporaneamente per guardarsi.

Miyuki ascoltò pazientemente i racconti di tutti i suoi compagni rimanendo anche colpita dato che in vita sua non aveva mai fatto cose del genere mentre Bakugou, seduto sul divano, roteava gli occhi ad ogni dettaglio non richiesto che Kirishima gli stava raccontando della sua vacanza.
"Mi stai ascoltando?" domandò ad alta voce Kirishima facendo voltare Miyuki; Bakugou distolse immediatamente lo sguardo "Ti sto ascoltando" ripeté poi a denti stretti.

Una volta fattasi l'ora di pranzo e rimasti solo in pochi al piano di sotto a chiacchierare dato che gli altri avevano deciso di andarsi a riposare, finalmente tornarono a casa anche gli ultimi due componenti della classe che non si erano visti per tutta la mattinata.
"Ciao ragazzi! Buon anno!" esclamò Midoriya entrando seguito da Shoto che, con un cenno della mano li salutò.
Seduto sempre sullo stesso posto, Bakugou portò immediatamente lo sguardo su Miyuki che, seduta al tavolo a chiacchierare con Sero e Kaminari, si girò di scatto al suono della sua voce.
"Midoriya!" esclamò alzandosi di corsa per poi andargli in contro "Che bello rivederti! Come sono andate le vacanze?" gli domandò poi sorridendogli.
Particolarmente sorpreso da quel suo entusiasmo e felice del fatto che fosse ancora viva, Midoriya ricambiò il sorriso "Sto benone – gli si inumidirono gli occhi – sono felice di sapere che stai bene!"
"Lo siamo tutti" asserì Shoto sorridendole; Miyuki spostò lo sguardo su di lui "Beh, ho un ottimo angelo custode!" rispose lei sorridendogli mentre Midoriya, dopo aver dato una veloce occhiata a Shoto, portò lo sguardo su Bakugou che fissava la scena mentre, accanto a lui, Kirishima continuava con il suo racconto.

Passata quella giornata e arrivata la successiva Miyuki, che non era riuscita per niente a chiudere occhio, cercò di prendere coraggio e di sfidare la paura che da giorni le impediva di entrare nel suo bagno.
Con un respiro profondo e con nessun'altra scelta se non quella di farsi forza dato che non poteva più andare in camera di Bakugou quando voleva, aprì finalmente la porta del bagno e accendendo di scatto la luce ci si infilò dentro.
Rimase ferma immobile al centro della stanza per un paio di secondi poi, quando la brutta sensazione di pericolo iniziava a scemare dato che non le stava succedendo niente, si girò verso lo specchio e rimase sorpresa dalla visione di sé che vedeva riflessa.
Era come se il suo volto si fosse disteso parecchio rispetto a come se lo ricordava e anche se quella notte non aveva chiuso occhio, sotto i suoi occhi le occhiaie che l'avevano accompagnata per un bel po' sembravano quasi andate via.
Convintasi che almeno per quel giorno non le sarebbe successo niente lì dentro, Miyuki si fece la doccia e dopo aver indossato la divisa scolastica prese la cartella e scese al piano di sotto dove incontrò solo Shoto dato che, in quel dormitorio, era l'unico ad alzarsi tanto presto quanto lei.
Felice di rivederlo gironzolare per casa, Miyuki gli sorrise "Andiamo insieme?"
Shoto annuì mentre finiva di bere l'ultimo sorso di tea e, dopo aver posato la tazza nel lavandino, prese la cartella che aveva lasciato sul tavolo e la seguì fuori di casa in direzione della scuola.

Non appena Bakugou, arrivato a scuola insieme a Kirishima e Kaminari, mise piede dentro la 1-A, ciò che gli saltò immediatamente agli occhi fu la presenza di Miyuki seduta al suo solito posto che rideva con Midoriya e ovviamente Shoto.
Roteando gli occhi e stringendo la tracolla della sua borsa, si avviò al suo posto e dando le spalle ai tre prese un libro dal suo zaino per far finta di non star prestando attenzione alla loro conversazione.
Da ciò che poté capire, Midoriya stava raccontando loro di come aveva passato il Natale e di come, sfigato com'era, aveva fatto solo figuracce davanti ai suoi parenti nel tentativo di mostrare loro cosa sapesse fare con il suo quirk.
"E hai distrutto la libreria di tua zia?" domandò Miyuki scoppiando a ridere; Midoriya si grattò la nuca "Per fortuna direi solo quella! - la risata di Miyuki fece ridere anche Shoto – Ho rischiato di uccidere anche mio cugino!" scoppiò a ridere insieme agli altri due.
"Tu invece come hai passato il natale? - chiese poi lei dopo aver smesso di ridere – Spero che tu non abbia rischiato di far morire nessuno" a quella domanda Bakugou trattenne una risata di cui però nessuno di loro si accorse.
Shoto alzò le spalle "No per fortuna no, a casa mia è andato tutto come al solito ma, non potevo mancare – sospirò – ho un po' di questioni particolari di cui un giorno, se ti va, ti parlerò" accennò un sorriso; Miyuki ricambiò "Mi farebbe molto piacere" Bakugou strinse le pagine del libro finendo per stropicciarle.

Qualche secondo dopo comunque, per sua fortuna, il professor Aizawa entrò in classe con una pila di fogli alta almeno tre centimetri.
"Ben tornati ragazzi – li salutò mettendosi al suo posto dietro la cattedra – spero abbiate passato delle belle vacanze e che vi siate riposati soprattutto." i ragazzi annuirono "Mi fa piacere – asserì poggiando i fogli sulla scrivania – perché da oggi in poi non avrete un secondo libero se vorrete diventare dei perfetti Hero." i ragazzi lo guardarono curiosi.
"Come sapete sia durante il festival sportivo che l'esame per ottenere la licenza provvisoria, siete stati tutti presi in considerazione da alcuni Pro Heroes e onestamente spero che anche voi abbiate iniziato a pensare con chi vi piacerebbe iniziare a lavorare." in classe iniziò a sollevarsi un chiacchiericcio eccitato, tutti erano curiosi di sapere chi li aveva scelti.
"Ovviamente dobbiamo tenere conto anche di chi non ha superato il test per la licenza provvisoria." guardò Bakugou e Todoroki mentre anche Miyuki guardava Shoto sorpresa, non riusciva a credere che fosse stato bocciato in qualcosa.

"Voi tre sarete tenuti a fare un test supplementare se vorrete ottenere la licenza" a quel tre tutta la classe guardò il professore confuso.

"Professore, che vuol dire voi tre? - domandò Kirishima alzando la mano – Solo Shoto e Bakugou non sono riusciti a passare."Il professore fece di no con la testa "Anche lei non ha la licenza provvisoria – indicò Miyuki – ovviamente solo perché non ha potuto partecipare al test" continuò mentre sia Shoto che Bakugou si giravano verso di lei."Quindi loro tre non sono stati scelti da nessuno?" chiese sconvolto Kaminari; Aizawa fece di nuovo no con la testa "Sia Shoto che Bakugou sono stati scelti dal Pro Hero che avevano indicato e – prese il blocco che aveva poggiato sulla scrivania e iniziò a scorrere tra i fogli – contrariamente da quanto starai pensando anche tu sei stata scelta da qualcuno."
Molto più che sorpresa Miyuki strabuzzò gli occhi "Davvero? E chi potrebbe aver chiesto di me?" domandò mentre una lieve preoccupazione cresceva nel suo petto.
Non avendo partecipato né al festival né al test per la licenza provvisoria era impossibile che qualche Pro Hero al di fuori di Aizawa e All Might potesse accorgersi di lei e delle sue capacità e l'idea che ad averla scelta potesse essere uno degli uomini di suo padre sotto copertura iniziò a farla sudare freddo.
Aizawa la guardò "Qualcuno che ha notato le tue capacità durante il tuo test di ammissione."
Miyuki corrugò la fronte mentre i suoi compagni iniziavano a farfugliare tra loro cercando di capire di chi stesse parlando.
"Ossia?" chiese lei confusa.
"Endeavor" rispose Aizawa mostrandole il foglio con sopra lo stemma dell'agenzia del Pro Hero n.2. lasciando Miyuki senza parole e facendo girare Bakugou, con la mascella serrata, verso Shoto, convinto che fosse stato lui a far sì che Miyuki facesse il tirocinio con lui dato che, come aveva detto tempo prima, aveva deciso di farlo insieme a suo padre.




 

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Ed eccomi ancora HAHAHAH ditelo che il fatto che pubblichi un capitolo al giorno non vi dispiace affatto HAHAHAH spero di poter continuare così anche se, appena si avvicinano gli esami dovrò rallentare per ovvi motivi.
Detto questo adesso inizia a diventare tutto più interessante e PROBLEMATICO per Miyuki (come se fin ora fosse stata na passeggiata per lei HAHAHAH) soprattutto per la questione del tirocinio.

Sono molto curiosa di sapere come SECONDO VOI andranno le cose e soprattutto vedete di tenervi pront* perché d'ora in poi Miyuki non farà altro che scoprire cose IMPORTANTI.
Se il capitolo vi è piaciuto vi esorto sempre a farmi sapere che ne pensate e spero rimarrete con me fino alla fine!

PS: se volete potete seguirmi su twitter, mi trovate come @jinchurems 

Mi farebbe un sacco piacere poter interagire di più con voi e potrebbe piacere anche a voi perché ultimamente sto pubblicando piccoli pezzi in anteprima lì!

Ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci, Ems xx

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue - Primo giorno di tirocinio. ***


PRIMO GIORNO DI TIROCINIO 


Quando il professor Aizawa ebbe finito di spiegare la lezione del giorno, distribuì al proprio interessato i fogli che aveva sulla cattedra e congedandosi con la mano uscì dalla porta lasciando esplodere i ragazzi di felicità nel notare da chi fossero stati presi in considerazione.
Miyuki, che non aveva smesso di pensare al fatto che Endeavor volesse lavorare con lei da quando lo aveva scoperto, continuò a fissare il foglio incredula.
“Wow Miyuki, è una cosa incredibile!” esclamò Kirishima dopo aver letto che tra le motivazioni per cui lui la volesse presso la sua agenzia c’erano la sua grinta, la sua attitudine e soprattutto la sua sicurezza.
Ripensando a come gli aveva risposto parecchio tempo prima quando lo aveva incontrato fuori dalla scuola, Miyuki rimase ancora più spiazzata da quella sua decisione dato che pensava di avergli mancato di rispetto.

“Tu lo sapevi?” chiese poi a Shoto quando lui s’inclinò sulla sedia per riuscire a leggere il foglio che ora stava posato sul tavolo; Shoto fece di no con la testa ma Bakugou, che continuava a guardarli da quando la campanella aveva smesso di suonare, non credette per niente alla sua risposta.
Miyuki lo guardò un po’ pensierosa mentre con la penna che teneva nella mano destra continuava a tamburellare sul banco.
“Che tipo è tuo padre?” gli domandò sperando che la sua risposta potesse aiutarlo.
Shoto contrasse le labbra come se stesse cercando le parole più adatte “E’ un tipo” rispose poi convinto che la sua risposta non fosse proprio ciò che lei si stesse aspettando “in un certo senso potrebbe avere degli ideali come tuo padre...”
Miyuki lo guardò sgranando leggermente gli occhi e portando inevitabilmente lo sguardo sulla sua cicatrice “No – fece Shoto prima che lei potesse dire ciò che sicuramente stesse pensando – questa non è colpa sua” s’indicò la cicatrice “non direttamente almeno.”

“Onestamente la sua scelta ha sorpreso anche me.” commentò Shoto quando quel pomeriggio i due si ritrovarono a parlarne in soggiorno “Solitamente Endeavor non è avvezzo a certi comportamenti a meno che non sia io a chiederglielo” continuo sedendosi difronte a lei e poggiando sul tavolo la tazza di tea che si era appena preparato.
Miyuki sospirò “Posso chiederti come mai lo chiami Endeavor?” lo guardò.
Shoto tamburellò con le dita sui bordi della tazza “Diciamo che tra me e lui non c’è mai davvero stato un rapporto padre figlio – strinse le spalle – si da quando ho memoria l’ho sempre visto come una persona fredda, paradossalmente...” le sorrise “Ogni momento passato con lui comprendeva il mio allenamento per diventare il migliore e, a causa di ciò, non credo di essere mai riuscito ad avere un rapporto decente con i miei fratelli.” soffiò sul tea e poi ne bevve un sorso.
Miyuki lo guardò con in volto un cenno di curiosità – il fatto che Shoto le stesse raccontando i fatti suoi la fece sentire più vicino a lui ma, nello stesso tempo, non voleva fare altre domande non rischiare di metterlo a disagio.
Al contrario però, dopo aver finito di bere, Shoto riprese a parlare.
“Come per te, anche i miei quirk derivano dai miei genitori – alzò entrambe le mani – la mia parte di ghiaccio proviene da mia madre, l’altra da Endeavor e, sin da quando hanno iniziato a nascere i miei fratelli, lui ha sempre sperato che almeno uno dei suoi figli fosse in grado di padroneggiare anche il fuoco. - strinse la mano sinistra – Purtroppo però i miei tre fratelli hanno ereditato, per la maggior parte, solo il quirk di mia madre. Tutti tranne me” la guardò alzando un angolo della bocca.
“Quindi a causa di ciò, tuo p- s’interruppe – Endeavor ha puntato tutte le sue aspettative su di te?” chiese lei poggiando la guancia sul palmo della mano sinistra.
Shoto annuì “Ho fatto come voleva lui per anni ma...” si fermò come se un ricordo spiacevole gli fosse tornato alla mente.
Tornando con entrambe le mani sulla tazza, accennò un altro sorriso “Tuttavia come te, ad un certo punto anche io ho deciso che non avrei seguito ciò che lui aveva preso in considerazione per me – strinse le spalle – e così per anni ho smesso di usare la sua parte del quirk.”
“Eppure ti ho sempre visto usarlo” asserì lei; Shoto annuì “Devo ringraziare Midoriya per questo” bevve un altro sorso di tea “se non mi avesse spronato facendomi notare che quello che mi scorre in corpo non è il quirk di mio padre ma, bensì, il mio, ad oggi continuerei a non usarlo.”

Ripensando a quell’ultima frase uscita dalla bocca di Shoto, Miyuki tornò con la mente a tutti i ricordi che aveva visto nei giorni passati.
Tutto ciò che continuava sentir ripetere a suo padre era come il suo quirk fosse instabile e di come, tramandandoglielo, lo fosse anche quello di Miyuki.
Avendo iniziato a credere fermamente a quell’ipotesi, dettato anche dal fatto che a sostenerle ci fossero anche tutte le volte in cui lei si era sentita mancare l’aria quando lei stessa o suo padre erano in preda ad emozioni forti, Miyuki era inevitabilmente finita a credere che la condanna di cui tanto si lamentava suo padre era anche la sua.

Adesso però, ascoltando quelle parole che continuavano a vorticarle in mente, Miyuki iniziò a rimettere a posto alcuni pezzi del puzzle.
Per anni, durante gli allenamenti, suo padre le aveva ripetuto di fare di più in modo tale che il suo quirk potesse essere più stabile dato che, a quanto pareva, il suo corpo non era in grado di tenerlo a bada.
E se invece il suo quirk fosse sempre stato stabile? Se la causa della sua perdita di controllo fosse dovuta solo ed esclusivamente al fatto che, come aveva detto Shoici, il suo quirk fosse in grado di empatizzare?
E se fosse stata proprio questa sua capacità a farla stare in quel modo assorbendo in continuazione le emozioni che suo padre non riusciva a tenere sotto controllo a causa dell’instabilità del suo di quirk?
Ma allora perché da quando era finita in ospedale, fino al giorno di Natale, aveva perso il controllo del suo quirk ed era finita in quella strana dimensione? Dopotutto suo padre non era lì con lei perciò, se effettivamente il tutto quadrava nel modo in cui lei pensasse, a che cosa erano dovute quelle sue visioni?

“Tutto bene?” le domandò Shoto notando la sua espressione persa; Miyuki scuoté la testa “Sì, - annuì – sì, scusa è che, stavo pensando ad una cosa ma – si grattò la nuca – ripensando a cosa hai appena detto allora devrai essere parecchio grato a Midoriya!” gli sorrise.
Shoto annuì “Credo di sì.”
“Ed è legato a questo il motivo per cui hai scelto di fare tirocinio con Endeavor?” chiese sperando di non essere stata troppo diretta.
L’altro bevve di nuovo “Penso di sì, - strinse nuovamente le spalle – non avendolo usato per un bel po’ credo che la mia parte di fuoco sia parecchio meno potente di quella di ghiaccio” si guardò nuovamente la mano sinistra “e questo diciamo che mi rende instabile nei combattimenti.” sospirò “Spero solo di aver fatto la scelta giusta.” la guardò.
Riconoscendo la titubanza che in quel momento si era fatta vedere negli occhi di Shoto, Miyuki pensò a tutte le volte in cui si era sentita così dopo aver risparmiato la vita a qualcuno.
Ogni volta, dopo aver finto di essere stata sconfitta, nonostante sapesse di aver fatto la scelta giusta, il pensiero alla punizione che ne sarebbe venuta dopo faceva crescere dentro di lei il dubbio di non aver agito per il meglio, non degli altri, ma della sua stessa persona.
Tuttavia però, era certa che se si fosse tirata indietro anche solo una di quelle poche volte in cui aveva fatto in modo che il suo avversario si salvasse, in quel momento non si sarebbe trovata a parlare con Shoto ma sarebbe stata sicuramente ancora succube di suo padre.

“Io penso di sì.” asserì sicura; Shoto la guardò “Se dopo tutti questi anni nel tuo cuore è nato il desiderio di farti valere nella totalità delle tue potenzialità, senza lasciare che il fatto che il tuo fuoco derivi da tuo padre ti ostacoli ulteriormente, sono sicura che tornare ad allenarti con lui sarà solo che positivo. - il ragazzo rimase sorpreso dalla sicurezza che brillava negli occhi di lei – Dopotutto tuo padre è l’Hero numero due, non credo esista qualcun altro in grado di insegnarti ad usare il fuoco in modo migliore e, penso che se tu abbia scelto di farlo è anche perché, in un certo senso, speri ancora che un giorno tu possa tornare a vederlo come tuo padre e non solo come Endeavor.” gli sorrise.
Shoto rimase immobile a fissarla, non riusciva a capire come una persona che conosceva da così poco tempo, fosse in grado di leggere la sua mente in quel modo.
Uno dei motivi per cui aveva deciso di fare il tirocinio con suo padre era proprio quello di riavvicinarsi a lui dato che, dopo che il mondo aveva scoperto che ormai All Might stava perdendo la sua forza, aveva visto nei suoi occhi una nuova luce che si era poi trasformata anche in un modo diverso rapportarsi con la sua famiglia ed avendo sempre sofferto di quel rapporto mancato, Shoto si era deciso a dargli una seconda possibilità chiedendo a lui di aiutarlo piuttosto che a qualcun altro.

I due rimasero a chiacchierare ipotizzando come sarebbe potuto andare il tirocinio il giorno dopo per almeno un’altra oretta ed entrambi furono sorpresi di come, dall’ultima volta in cui si erano visti, l’imbarazzo che prima bloccava qualsiasi loro interazione, era come scomparso.
Messa la tazza nel lavandino, Shoto e Miyuki, un po’ stanchi dalla giornata scolastica e con ancora i compiti da fare, decisero fosse meglio tornare nelle loro stanze e così, quando arrivarono sul pianerottolo delle scale, facendosi un cenno con la mano, si allontanarono in direzione opposta fino a scomparire dietro gli angoli che portavano alle stanze maschili e femminili.

Arrivata davanti la porta della sua stanza, Miyuki si sgranchì un po’ la schiena, indolenzita dal tempo che aveva passato seduta al tavolo del piano di sotto, e dopo aver fatto un respiro profondo pensando a quanti compiti avesse ancora da fare per il giorno dopo, aprì la porta della sua stanza ed entrò chiudendo la porta.
Una volta dentro, Miyuki percepì la presenza di qualcun altro oltre a lei e nel vedere un’ombra all’angolo tra la parete e la porta fece per urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.
Prima che la voce lasciasse la sua bocca però, la persona alla quale apparteneva quell’ombra le poggiò una mano sulla bocca “Non urlare, idiota.” il suono della voce di Bakugou fece calmare la sua agitazione.
“Ma sei stronzo?!” esclamò lei allontanando la sua mano “Stavo per ammazzarti!” continuò poggiandosi la mano sul petto.
Bakugou alzò un sopracciglio “A me è sembrato stessi per metterti ad urlare il mio nome” fece spallucce.
Miyuki lo guardò cercando di reprimere la voglia di prenderlo a calci “Non mi sembra che il tuo nome inizi per -A, Katsuki” rispose poi sottolineando il nome.
Incapace di nascondere il fatto che l’essere chiamato così da lei lo compiacesse parecchio, Bakugou schioccò la lingua sul palato per poi mettersi le mani in tasca e allontanarsi dalla posizione in cui era rimasto immobile per una buona ventina di minuti.
“Quindi?” chiese poi lei sedendosi alla scrivania “Perché hai deciso di venire a farmi cagare sotto?” Bakugou trattenne una risata “In realtà non avevo nulla da fare” menti poi iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.
“Non sarà che senti la mia mancanza?” fece lei prendendo uno dei libri che aveva lasciato sul tavolo per poi aprirlo e iniziare a cercare il capitolo da cui avrebbe dovuto iniziare a studiare.
Bakugou si sedette sul suo letto “Anche se fosse? - lei lo guardò – Non mi sembra che io possa dire lo stesso di te – alzò un sopracciglio – da quando è tornato non fai altro che scodinzolargli dietro” continuo guardandola serio.
Miyuki fece roteare la sedia in modo da potergli stare seduta di fronte “Io non scodinzolo dietro a nessuno – Bakugou annuì sarcasticamente – e poi non mi pare di averti vietato di venire con noi” continuò alzando le spalle e tornando a sedersi verso la scrivania.
“Come se mi divertissi a sentire le vostre risatine – schioccò di nuovo la lingua sul palato – per favore.”
“Non mi sembra che quando fossi con me ridessi così tanto” continuò lui; Miyuki fece un respiro profondo “Cosa c’è – alzò un sopracciglio – sei geloso?” lo guardò particolarmente divertita mentre sulla sua faccia si formava un’espressione quasi disgustata “Del coglione a metà?” rispose poi indicando la porta “Neanche da morto” continuò.

Annuendo sarcasticamente e con le labbra contratte per nascondere una risata, Miyuki tornò a guardare il libro cercando di concentrarsi “Di cosa dovrei essere geloso poi?” riprese a parlare lui dopo qualche minuto di silenzio probabilmente speso nel cercare la cosa giusta da dire o fare; Miyuki strinse le spalle “Dimmelo tu.” rispose poi senza distogliere lo sguardo dal libro, era la terza volta che leggeva la stessa frase senza riuscire a capirne il significato.
“Non ho nessun motivo di essere geloso di quell’idiota.” fece lui come se stesse cercando di convincere sé stesso ad alta voce per poi alzarsi, dirigersi verso Miyuki e girarle la sedia per farla posizionare di nuovo difronte a lui e, dopo essersi abbassato quel tanto che bastava per guardarla dritto negli occhi aggiunse:
“E’ con me che hai dormito.” successivamente si allontanò e uscì dalla sua stanza.

Il giorno successivo, come sarebbe accaduto da lì ad una settimana, Miyuki al piano di sotto presto come al suo solito e raggiunto Shoto in cucina, fece colazione e uscì di casa insieme all’amico per raggiungere l’agenzia di Endeavor.
Quando Aizawa aveva consegnato loro i fogli il giorno prima, Miyuki non aveva completamente capito che i tirocini sarebbero iniziati il giorno dopo e quando la sera Shoto le aveva detto che l’indomani avrebbero dovuto essere lì molto preso era rimasta un po’ sconvolta.
Pensava di avere più tempo per prepararsi psicologicamente a quella settimana a stretto contatto con Endeavor e l’idea di non aver avuto nemmeno cinque minuti per pensare a qualcosa da dirgli per scusarsi di come gli aveva risposto tempo prima la stava mandando fuori di testa.
Non voleva assolutamente rovinare tutto anche perché quello era il primo vero passo verso il diventare un Hero.

“Sei agitata?” chiese Shoto quando arrivarono di fronte l’entrata dell’enorme edificio; Miyuki fece di no con la testa “Per niente” mentii poi.
“Non hai motivo di esserlo” continuò lui che, a quanto pareva, non le aveva creduto per niente “oggi staremo qui solo un paio d’ore.”
“Come mai?” fece lei parecchio sollevata.
Shoto spinse una delle due porte a vetri “Oggi serve solo per conoscere chi è venuto a fare tirocinio, niente di troppo impegnativo” e aspettando che Miyuki passasse prima di lui, tenne la porta con il braccio destro per poi lasciarla chiudere dietro di sé una volta che fu entrato anche lui.
Con il cuore che pareva batterle in gola per l’agitazione dato che ciò che Shoto avesse appena detto non l’aveva tranquillizzata per niente, Miyuki avanzò tremolante finché, insieme all’amico, non arrivò davanti la porta dell’ufficio di Endeavor.
“Andrà benone” asserì lui accennando un sorriso.
“Tu non entri con me?” domandò stupidamente lei.
Shoto strinse le spalle “Sono suo figlio...” rispose lui che non aveva colto la vera domanda di Miyuki la quale, facendo un respiro profondo sgranò lievemente gli occhi “Lo so – abbassò il tono della voce per paura che Endeavor potesse sentirla – pensavo mi facessi compagnia” cercò di suonare il più implorante possibile.
Shoto la guardò dispiaciuto “Non posso – si grattò la nuca – devo tornare a scuola per i corsi di recupero del test per la licenza provvisoria.”
Miyuki lo guardò rimanendo a bocca aperta, aveva completamente dimenticato che Shoto e Bakugou avrebbero iniziato i corsi di recupero e un po’ in colpa per non avergli augurato buona fortuna la sera prima, Miyuki aspettò che Shoto se ne andasse per prendere il telefono e mandare un messaggio all’altro.
Una volta sicura che questo fosse stato mandato, Miyuki rimise il telefono in borsa e bussò alla porta cercando di non fare figuracce e di non farlo incazzare già il primo giorno.
Non sapeva esattamente perché si sentisse così, le uniche due volte che l’aveva visto, Endeavor non gli era sembrato poi così terribile. Certo, il suo aspetto poteva mettere in soggezione ma se Shoto non le avesse detto che, bene o male, lui fosse simile a suo padre, adesso non si starebbe facendo tutti quei problemi.

Quando Miyuki sentì Endeavor invitarla ad entrare con un “Avanti”, istintivamente si sistemò i capelli e i vestiti e con l’espressione calma più finta che riuscisse a fare, abbassò la maniglia ed entrò.
Una volta dentro, l’ufficio di Endeavor le risultò parecchio basilare e anche abbastanza ovvio.
Alle pareti infatti c’erano quasi solamente poster con la sua faccia severa e il numero due scritto in basso a destra con un carattere, forse scelto apposta, un po’ troppo piccolo per essere notato a prima vista.
Oltre a quelli poi, difronte la porta c’era un’enorme scrivania di legno dietro alla quale Endeavor stava seduto sulla sua poltrona dando le spalle ad una grandissima vetrata.
Facendo un inchino, Miyuki entrò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle per poi dirigersi verso di lui che vedendola, diede una veloce occhiata all’orologio che stava appeso sulla parete alla sua destra.
“Sei in anticipo di cinque minuti” commentò tornando a guardarla; Miyuki che da sempre si era definita come una persona sicura di sé, in quel momento pensò che la cosa non gli andasse a genio e iniziò ad agitarsi “Le chiedo scusa.” asserì poi facendo un altro inchino.

“Accomodati” asserì poi lui indicandole una delle due poltrone poste davanti alla scrivania e senza farselo dire due volte, Miyuki si sedette deglutendo rumorosamente.
Con le gambe che continuavano a tremare per la tensione, Miyuki aspettò che Endeavor finisse di compilare i fogli che aveva poggiati davanti e quando si furono fatte le otto in punto, lo vide chiudere la penna e mettere a posto i fogli.
“Bene, adesso possiamo iniziare” asserì successivamente poggiando i gomiti sul tavolo e intrecciando le dita delle mani.
Miyuki lo guardo per qualche secondo - l’intensità delle fiamme che lo stavano avvolgendo era così forte che temette di finire per sbaglio nella solita dimensione a causa della sua incapacità di gestire così tanta potenza.

“Immagino tu ti stia chiedendo perché io abbia chiesto di farti venire da me per il tuo tirocinio.” iniziò continuando a guardarlo; Miyuki annuì “Non ti sei fatta nessuna idea?”
Miyuki distolse lo sguardo “Onestamente no.” ammise lei sperando non la giudicasse una ragazzina incapace di porsi delle domande.
“Non mi sorprende – fece spallucce – solitamente non sono incline ad accettare tirocinanti, soprattutto se sono del primo anno.” Miyuki si sentì sotto pressione.
“Tuttavia il motivo per cui ti ho voluto qui è un altro” abbassò le mani sulla superficie di legno “Vuole che aiuti Shoto con il suo quirk?” chiese lei ricordando ciò che lui le avesse detto quando si erano incontrati l’ultima volta.
Endeavor la guardò “Shoto? - chiese poi – No, voi due non farete tirocinio insieme” rispose successivamente e Miyuki pensò che, dopo ciò che era successo prima di Natale, lui non volesse assolutamente che la figura di suo figlio fosse affiancata a quella della figlia di Obscurium.
“Il motivo per cui ho insistito è che noi ci siamo già incontrati” Miyuki lo guardò stranita “Se intende la sera in cui sono fuggita me lo ricordo bene.”
Endeavor fece di no con la testa “No, non potresti mai ricordarlo, eri troppo piccola.”
“Mi scusi, non credo di star capendo” asserì lei ancora più confusa.

Endeavor tamburellò un paio di volte con le nocche destre sul tavolo “Devi sapere, Miyuki – la guardò – che io conoscevo tuo padre.” a quelle parole il cuore di Miyuki perse un battito “Come?” fece poi pensando di non aver capito bene.
“Io e Ryosei – il fiato le si spezzò in gola – eravamo compagni al liceo, proprio come te e Shoto.” spiegò incrociando le braccia sul petto e appoggiando la schiena sullo schienale.
“Mio padre ha frequentato la Yuei?” domandò mentre cervello parve esploderle dentro il cranio.
Endeavor annuì “Sin da quando ne ho memoria, tuo padre è sempre stato ossessionato da All Might, non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che all’improvviso, un ragazzo che non aveva mai mostrato nessun tipo di quirk, potesse diventare così.” guardò fuori dalla finestra “Arrivò anche a pensare che avesse usato chissà quale tecnica per amplificare il quirk.” continuò mentre Miyuki, ripensando alla sua visione, stava iniziando a sentirsi male.

“Per tutti gli anni del liceo tuo padre non ha fatto altro che pensare a come fosse possibile una cosa del genere e continuava a dire che un giorno anche lui ne sarebbe stato in grado e che quando ci sarebbe riuscito, avrebbe superato All Might.” tornò a guardare Miyuki “Essendo anche io desideroso di superare All Might per diventare l’Hero numero uno, per un po’ ho assecondato quelle sue idee folli ma, come penso ben saprai, nonostante tuo padre ci provasse in tutti i modi, la sua incapacità nel controllare il suo quirk di fuoco rendeva ogni cosa sempre più difficile.”
Miyuki continuava ad ascoltarlo immobile “Dopo gli anni del liceo però, diplomandosi senza però riuscire ad ottenere l’attestato da Hero io e tuo padre iniziammo a perdere i contatti, sia perché io avevo iniziato a lavorare a tempo pieno, sia perché all’università lui aveva conosciuto una ragazza e si erano fidanzati.” immediatamente Miyuki pensò a sua madre.
“Finimmo così per passare dal sentirci giornalmente al sentirci sporadicamente – si alzò – e dato che era sempre stato una mente brillante iniziò a puntare tutto sulla ricerca scientifica. Mi capitò anche di leggere qualche suo articolo” si avvicinò alla finestra “finché un giorno, qualche tempo dopo che la sua ragazza ebbe fatto un’enorme donazione alla loro università per lo sviluppo di un nuovo laboratorio, la città non si svegliò con la terribile notizia che riportava l’esplosione di quel laboratorio con la conseguente morte di tre persone: tre operatori, Ryuki Shito e Ryosei Kaminaze.” un brivido attraversò la schiena di Miyuki.
“Leggendo quella notizia devo ammettere che ci rimasi parecchio male. - sospirò – Erano entrambi due ragazzi geniali, sempre pronti a migliorarsi l’uno con l’altro e sapere della loro morte fu difficile per molti dei nostri ex compagni ormai Pro Hero.”

“Continuai così la mia vita convinto che il mio caro amico del liceo ormai mi guardasse dall’alto finché, un giorno, mentre ero a casa con la mia famiglia non mi arrivò una telefonata particolare. Era un uomo che, conoscendo la mia straordinaria capacità nella gestione del fuoco, chiedeva il mio aiuto perché sua figlia – la guardò; Miyuki sgranò gli occhi – non riusciva a gestire il suo e più volte aveva rischiato di soffocare.”
“Vedi, se quella chiamata fosse arrivata in un altro momento, molto probabilmente l’avrei completamente ignorata ma, - contrasse la mandibola – purtroppo in quel periodo avevo da poco perso uno dei miei figli a causa della sua incapacità di gestire il suo quirk – il cuore di Miyuki si strinse nonostante stesse battendo ad una velocità inaudita – perciò, mosso dal voler negare una cosa del genere ad un altro padre, decisi di accettare.”
“Quando arrivai a casa loro, non badai granché al fatto che fosse completamente isolata e nascosta tra i boschi – Miyuki si lasciò cadere contro lo schienale della sua sedia, stava davvero parlando di casa sua – e non appena venni accolto dentro da una donna di nome Izumi, particolarmente gentile, mi rassicurai. Una volta accompagnato nel salone della casa, venne a presentarsi anche lui e – schioccò le dita – non appena lo vidi giurai di averlo già visto ma, pensando fosse un semplice civile incontrato in giro per la città, non vi diedi granché peso.”
“Ricordo che mi offrirono del caffè ma intento a svolgere il mio lavoro rifiutai, volevo capire subito con cosa avrei avuto a che fare. - si risedette – Notata la mia impazienza, l’uomo mi accompagnò in una stanza che già a prima vista mi parve strana. - il cuore di Miyuki continuò a battere all’impazzata, era davvero stato lì? - Sembrava una palestra ma era completamente diversa da quella in cui avevo sempre fatto allenare i miei figli e al centro, c’era un enorme ring.” gli occhi di Miyuki iniziarono ad inumidirsi più del normale mentre ogni parola di Endeavor sembrava trapassarla da parte a parte.

“Qualche minuto dopo, vidi entrare da una porta posta nella parte opposta della stanza, una ragazzina che poteva avere forse l’età di mio figlio Shoto e che, tenendo la mano ad un altro uomo, si avvicinava sempre di più. - una lacrima strabordò dall’occhio destro di Miyuki rigandole la guancia – Non appena arrivò da noi, l’uomo mi disse che si chiamava Miyuki.” le lacrime iniziarono a strabordare anche dall’altro occhio finendo per bagnarle completamente le guance dopo pochi secondi.

Endeavor poggiò di nuovo i gomiti sul tavolo “Una volta presentatomi, l’uomo mi disse di accomodarmi sul ring e quando venni seguito anche dalla ragazzina cominciai a capire che qualcosa non stesse quadrando.” fece un respiro profondo “Non appena fummo entrambi sul ring, l’uomo mi chiese di iniziare e non capendo che cosa intendesse dire, mi spiegò con una calma glaciale che secondo lui, per far sì che sua figlia riuscisse a controllare al meglio il quirk, avrei dovuto combattere contro di lei al massimo delle mie forze.”
Endeavor abbassò la testa “Quell’uomo voleva che lottassi come quando mi trovavo sul campo, contro una bambina di cinque anni. - scuoté la testa – In quel momento ripensai a mio figlio, Shoto. - Miyuki abbassò la testa mentre le lacrime continuavano a scendere – Cercai di spiegare all’uomo che quello non era assolutamente il modo migliore e che non avrei mai potuto combattere contro una bambina per di più indifesa come lei. Quando però la definì in quel modo, l’uomo mi guardò divertito indicando la figlia e mi disse: lei è già pronta.
Rialzò la testa “Convinto che stesse vaneggiando guardai per una breve frazione di secondi la bambina che era salita sul ring accanto a me e quando vidi il suo sguardo capì che non avrei mai potuto far niente per lei.”

Miyuki tirò su con il naso e rialzò la testa “Mi rifiutai di fare ciò che mi aveva chiesto e lasciai quella casa con un senso di inquietudine addosso che ancora oggi riesco a sentire. - guardò la ragazza – Quando tornai a casa ricordo che non dissi una parola per tutto il resto della giornata e a causa di un enorme incidente che mi portò fuori città, finì inevitabilmente per dimenticarmi di quella casa, di quell’uomo e anche di quella ragazzina.” Miyuki poggiò la fronte sul palmo della sua mano destra mentre le lacrime continuavano a scendere ininterrotte.

“Continuai così la mia carriera da Pro Hero cercando di dare sempre il meglio di me stesso nonostante a causa dei miei modi e del mio aspetto, la gente tendesse a fidarsi poco di me poi, quando qualche mese fa siamo stati tutti allertati a causa di un’enorme esplosione proveniente dai boschi appena fuori la città, una strana sensazione mi ha riportato a quel giorno.” Miyuki lo guardò di nuovo “Quando arrivai sul luogo, come se la mia memoria fosse stata bloccata per tutto quel tempo, ricordai di quella ragazzina che, ancora così piccola, aveva lo sguardo di qualcuno con un grosso peso sulle spalle. Tuttavia però, come saprai bene – la guardò dritto negli occhi – di quell’edificio non era rimasto assolutamente niente. Pensando che fossero morti tutti, compresa lei, quella strana sensazione iniziò a scavarmi nel petto.” fece un respiro profondo.

“Se fossi riuscito a salvarla quel giorno, forse l’avrei risparmiata ad una morte del genere anche se, in quel momento, non potevo sapere se fosse ancora viva al momento dell’esplosione o se fosse morta parecchi anni prima – deglutì rumorosamente come se la gola gli si stesse seccando a furia di parlare – onestamente, la cosa non mi avrebbe sorpreso.”
“Qualche istante dopo però, come se una flebile fiamma stesse ancora bruciando spostandosi in direzione della città, decisi di andare a vedere a chi potesse appartenere ed è così che, arrivati in città, tu sei apparsa sbucando fuori da un vicolo pregandoci di non ucciderti poiché volevi diventare un Hero.

Sconvolta da tutto ciò che Endeavor le stava raccontando, Miyuki iniziò a singhiozzare e non volendolo interrompere, si portò una mano all’altezza della bocca per soffocarne il rumore.
Quasi imbarazzato da quella situazione poiché non in grado di saperla gestire, Endeavor sospirò “Da quel giorno in poi, quando confidandoti con Aizawa ed All Might dicesti di essere figlia di Obscurium non potei fare a meno di pensare che quel giorno, oltre a salvare te, avrei potuto fermare anche quello che da lì a poco sarebbe diventato uno dei più grandi villain con cui abbiamo a che fare e mai avrei potuto immaginare che, dietro a quella persona, si nascondesse l’amico che pensavo fosse morto anni prima.”

“Il motivo per cui ho insistito per averti qui, contrariamente al motivo per cui mio figlio è qui, è che dopo averti osservata combattere durante il giorno del test di ammissione ma, soprattutto dopo aver scoperto chi fosse davvero tuo padre dopo averlo visto uscire da un buco nero – Miyuki alzò la testa di scatto, c’era anche lui quel giorno – mi sono ripromesso di non commettere di nuovo lo stesso errore.”
“Durante le vacanze di Natale sono quindi venuto più volte a scuola per avere informazioni dai tuoi professori riguardo la tua attitudine e il tuo stile di combattimento – Miyuki ripensò al giorno in cui Shoto era passato a salutarli – e oltre ad una notevole padronanza di ben tre quirk diversi, ciò che ha catturato la mia attenzione è stata una piccola nota a piè pagina che diceva che, nonostante mostrassi una grande padronanza anche del fuoco, questo risultasse instabile in determinate situazioni.”
“Presa visione di ciò, ho deciso che avrei fatto per te ciò che avrei dovuto fare anni fa. Ho deciso che durante la settimana del tirocinio ti avrei aiutato a capire almeno le basi su come gestire al meglio il tuo quirk in modo tale che, una volta presa la licenza provvisoria, tu potessi tornare qui per poter iniziare a lavorare praticamente su questo.”

Sentendo quelle parole, il cuore di Miyuki iniziò a rallentare i battiti e pian piano, le lacrime che da almeno tre quarti d’ora le stavano rigando le guance, stavano iniziando a diminuire fino a fermarsi.
Aveva capito bene? Endeavor si stava offrendo di aiutarla a gestire al meglio il suo quirk?

“Perché?” chiese lei quando riuscì ad aprir bocca.
Endeavor la guardo serio dritto negli occhi “Perché sono sicuro che, almeno all’inizio, le intenzioni di tuo padre non fossero malvagie. - A Miyuki tornarono in mente i ricordi in cui lui e sua madre preoccupati cercavano di tranquillizzarla – Ryosei conosceva benissimo il dolore che quel quirk causava quando gli esplodeva dentro impedendogli di respirare – Miyuki si portò una mano alla gola – più volte lo avevo visto accasciarsi a terra impossibilitato a far niente poiché non in grado di controllarlo e sono sicuro che il pensiero che sua figlia potesse patire le stesse sofferenze non dovesse fargli dormire sogni tranquilli.”
“Tuttavia, non so cosa possa averlo portato a-” s’interruppe ripensando al giorno in cui lo aveva visto lanciare sua figlia dal terrazzo di un grattacielo e soprattutto pensando a tutte le cicatrici che quella ragazzina, ora seduta davanti a lei con gli occhi persi chissà dove, aveva sul corpo di cui, alcune, chissà quante, provocate proprio da lui.

“Detto questo – riprese – capirò benissimo se tu non volessi avere a che fare con me.” Miyuki tornò a focalizzarsi su di lui “Dopotutto se ti è successo quel che ti è successo è in parte anche colpa mia.” Miyuki abbassò lo sguardo.
“Non voglio che tu mi risponda adesso. – sospirò – Pensaci su oggi e se domani non ti vedrò arrivare capirò che hai scelto ciò che pensavi fosse meglio per te.”

Tornata a casa e constatando che nessuno dei suoi compagni fosse lì poiché o al tirocinio o al corso di recupero per il test per la licenza provvisoria, Miyuki salì al piano di sopra e, ancora in stato confusionario, s’infilò in doccia completamente vestita e, sotto lo scorrere dell’acqua fredda, si rannicchiò sul fondo della vasca per poi abbandonarsi di nuovo al pianto.

Non appena Miyuki percepì la presenza di qualcuno in soggiorno, sforzandosi di rimettersi a posto, chiuse il rubinetto della doccia e dopo essersi asciugata e aver indossato per pigiama una felpa di Kirishima e un pantalone della tuta nero, scese al piano di sotto.
Quando arrivò, trovò seduti sul divano Kirishima, Kaminari e Sero che, eccitati da come fosse andato il loro primo giorno di tirocinio, si raccontavano a vicenda ciò che avevano fatto per tutta la mattinata mentre, vicino all’isola della cucina, Bakugou si stava sbucciando una mela.
“Com’è andata oggi?” chiese lei avvicinandoglisi; Bakugou alzò lo sguardo dalla mela per un nanosecondo per poi tornare a guardare il frutto “A meraviglia” rispose sarcasticamente poi infilandosi uno spicchio in bocca.
Miyuki si appoggiò con le braccia sull’isola “Immagino sia stato una noia...” fece poi dopo qualche secondo di silenzio.
Bakugou diede un morso ad un altro spicchio “Tu invece ti sarai divertita con Shoto” asserì lui lanciando il coltello nel lavandino; Miyuki si alzò “In realtà dopo il colloquio con suo padre sono tornata a casa.”

“Domani recupererai sicuramente il tempo perso” commentò allora lui dopo aver ingoiato l’altra metà dello spicchio “dopotutto hai una settimana intera per farlo.” e abbandonando il resto della mela sul ripiano andò a sedersi sul divano insieme agli altri lasciandola lì da sola.

 

 

 

Angolo autrice:
ZAN ZAN ZAAAAAAAAAAA! 
Ditelo, ve l'aspettavate una cosa del genere? No perché mentre pensavo a quest'interazione tra MIyuki ed Endeavor giorni fa, non riuscivo a credere alla mia mente. Certe volte me ne esco davvero con delle idee geniali AHHAHAHAHAH
Mi piacerebbe un sacco vedere le vostre facce MA dato che non posso, confido che mi facciate sapere qua sotto cosa avete pensato durante la chiacchierata tra i due (anche se è solo lui a parlare dato che Miyuki è praticamente morta dentro)

Non avete ancora idea di cosa dovrà succedere, considerate che in sti giorni sono un fiume di idee quindi sto continuamente a scrivere (questo l'ho finito ieri alle quattro meno venti del mattino, per dire)

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto tanto quanto l'altro, non vedo l'ora di sapere le vostre impressioni e soprattutto di come andrà il resto della settimana visto il preambolo delle ultime righe.
Vi esorto sempre a lasciare una stellina e come dal primo capitolo a quello precedente, spero rimarrete con me fino alla fine.
Baci, Ems xx

 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitré - Pelle ***


PELLE



Per tutto il resto della serata Miyuki cercò di far in modo che il suo sguardo incrociasse quello di Bakugou in modo tale che, senza effettivamente dirglielo, potesse fargli capire che aveva bisogno di parlare con lui.
Tuttavia però, ogni volta che i loro sguardi s'incontravano, Bakugou distoglieva subito lo sguardo continuando a fare ciò che aveva fatto fino a quel momento e Miyuki iniziava a non capire perché, se anche lui cercasse i suoi occhi, finisse sempre per tirarsi indietro.
Quando poi, mentre lei stava seduta a tavola con entrambe le braccia conserte posate sulla superficie di legno, spostando la sedia accanto alla sua, Shoto le si sedette accanto continuando a parlare con Midoriya di chissà cosa, il movimento veloce di Bakugou che, da appoggiato all'isola se ne andava verso il piano di sopra con aria truce, catturò l'attenzione di Miyuki che spostando lo sguardo dal cesto di frutta posto al centro del tavolo lo seguì finché non sparì lungo le scale.
Convinta che quella fosse l'occasione ideale per riuscire a passare un po' di tempo con Bakugou per potergli parlare riguardo ciò che le era successo davvero durante quel suo primo giorno di tirocinio, Miyuki disse ai due amici di avere sonno e salutando tutti gli altri con un cenno della mano si avviò al piano di sopra diretta verso la stanza di Bakugou.

Percorsa la porzione di corridoio che aveva ormai imparato a conoscere, notando la luce ancora accesa all'interno, Miyuki bussò un paio di volte ma quando l'ombra di Bakugou si avvicinò la porta, invece di aprirla fece spegnere la luce.
Miyuki osservò la luce spegnersi da sotto lo spiraglio della porta e continuando a non vedere spuntare Bakugou, confusa e amareggiata dal fatto che inspiegabilmente lui la stesse evitando da almeno due giorni, fece un breve sospiro e si allontanò diretta verso la sua di stanza.
Per tutto il resto della nottata Miyuki continuò a pensare sia allo strano e improvviso cambiamento del comportamento di Bakugou nei suoi confronti sia a tutte le informazioni che Endeavor le aveva dato.

Per quanto riguardava il primo era inutile negare che non si aspettasse un cambiamento nel modo di rapportarsi con lei, dopotutto nessuno dei suoi compagni aveva la minima idea di cosa fosse successo in quei pochi giorni in cui erano rimasti da soli ma, proprio in virtù di tutto ciò, Miyuki non riusciva a comprendere come mai fosse cambiato così tanto.
Alla fine parlare con lei era una cosa che aveva fatto anche precedentemente a tutta quella serie di eventi, nonostante le loro interazioni fossero state poche e brevi ma, senza dover per forza pensare a chissà cosa poteva anche sembrare normale il fatto che dopo due settimane i due avessero iniziato a parlare dato che erano rimasti da soli in casa.

Per quanto riguardava il secondo invece, non aveva nessuno a cui confidare quanto il mettersi a lavorare proprio sull'instabilità del suo quirk, rischiando così di finire più volte all'interno di quella strana dimensione dove non faceva altro che rivivere le sensazioni più brutte della sua vita fino a quel momento, la terrorizzasse.
Se da un lato voleva riuscire a mettere a posto i pezzi per davvero in modo tale che tutto il casino che occupava la sua testa potesse svanire, dall'altro l'idea di continuare a rivivere cose che aveva rimosso, da sola o grazie all'aiuto di qualcuno, le faceva venire ancora voglia di piangere.
Non era pronta a rivedere sua madre perdere la luce che aveva negli occhi ancora una volta, non era pronta a vedere il continuo cambiamento di suo padre e non era nemmeno pronta a rivedersi mentre pian piano veniva distrutta dall'uomo di cui si fidava di più di tutti.
Purtroppo però, non avendo stretto un principio di legame con nessun altro oltre a Bakugou, Miyuki si ritrovò inevitabilmente da sola a prendere quella decisione dato che al momento, non c'era nessuno con cui si sentisse in vena di parlare o a cui chiedere un consiglio a parte lui.

Il mattino successivo, dopo aver dormito a malapena un paio d'ore a causa del ronzio continuo che le riempiva la testa, Miyuki scese al piano di sotto ancora prima di Shoto e preparandosi un bicchiere di spremuta d'arancia andò a sedersi a capotavola poggiando il bicchiere davanti a sé e guardandolo come se da questo potessero uscire magicamente fuori le risposte che stava cercando.
Per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare ai pro e ai contro della scelta di andare o non andare da Endeavor e nonostante quest'ultimi sembrassero meno degli altri, continuava ad esserci qualcosa che la spingeva almeno a provarci.
Dopotutto Endeavor non le aveva realmente detto il modo in cui avrebbe iniziato ad aiutarla e magari non sarebbe nemmeno finita di nuovo in quel limbo di dolore e disperazione.

Ancora in preda a quei dubbi Miyuki si abbatté contro lo schienale della sedia e, con la gamba destra che non smetteva di agitarsi a causa del nervosismo, si portò il pollice alla bocca e iniziò a mangiarsi le unghie troppo persa nei suoi pensieri per accorgersi della presenza di Bakugou che, essendo andato a dormire fin troppo presto la sera prima, aveva finito per svegliarsi al suo stesso orario.
Arrivato al piano di sotto infatti, Bakugou si era quasi spaventato nel vedere la presenza di qualcuno seduto a capotavola ma, dopo essersi accorto di chi era, nonostante fosse curioso di sapere cosa ci facesse in piedi a quell'ora, resosi conto che lei non lo aveva ancora notato, si mosse lentamente verso l'isola della cucina per bere un bicchiere d'acqua mentre con lo sguardo stava attento ai suoi movimenti.

Dalla posizione in cui si trovava Bakugou riusciva a vedere solo la schiena della ragazza che, come in preda a dei brividi di freddo, continuava a tremare.
Riempito il bicchiere d'acqua allora, si spostò in direzione delle scale per riuscire a vedere meglio e ciò che si ritrovò di fronte, quando fu finalmente in una posizione decente, era la figura di Miyuki che con lo sguardo basso e i denti attorno al sottile lembo di pelle che copre la falange del pollice sembrava star attraversando un momento simile a quello della sera di Natale.

Iniziando a torturarsi il labbro inferiore con pollice e indice, Miyuki continuò a pensare a cosa fare e a quanto in quel momento avesse davvero il bisogno di parlare con qualcuno.
Aveva bisogno di buttare fuori tutte quelle brutte sensazioni che aveva sentito dal momento in cui Endeavor aveva ammesso di conoscere suo padre fino a quando non le aveva confessato di volerla aiutare per davvero quella volta.
Continuava a chiedersi come sarebbe stata la sua vita se quel giorno lui l'avesse semplicemente portata via ma, nonostante il pensiero di poter essere salvata in tempo e così di potersi risparmiare da tutte le sofferenze che aveva subito facevano crescere in lei una punta di risentimento verso di lui, Miyuki non riusciva davvero ad avercela con Endeavor.
Nonostante fosse comunque un Hero, non spettava a lui salvarla da quella situazione e il fatto di essersi rifiutato le faceva capire che nel suo piccolo, in realtà, qualcosa l'avesse già fatta.
Chissà come sarebbe potuta finire se non si fosse tirato indietro; a quel pensiero la mano che Miyuki teneva vicino alla bocca iniziò a tremare più forte di quanto non stesse già facendo mentre l'espressione che aveva in volto iniziò a sembrare sempre più triste agli occhi di Bakugou che, immobile con il bicchiere ancora pieno in mano, continuava a stare lì a fissarla senza emettere il minimo rumore.

Poi, qualche istante dopo, Bakugou vide Miyuki poggiare la fronte su entrambi i palmi delle mani e lasciarsi cadere in avanti mentre i capelli neri le cadevano in avanti coprendole il profilo e impedendogli di vedere se stesse piangendo o meno.
Stringendo il bicchiere di vetro tra le dita, Bakugou sentì dentro di sé il desiderio di andare a parlare con lei per capire cosa stesse succedendo e perché si trovasse lì da sola a quest'ora ma quando fece per avanzare verso di lei, il rumore di qualcuno che stava scendendo le scale velocemente lo fece paralizzare sul posto anche perché, sentito lo stesso rumore, Miyuki aveva alzato la testa e girandosi verso di esse, lo stava guardando dritto negli occhi.

Prima che Miyuki potesse dire qualcosa o chiedergli da quanto tempo fosse lì, Shoto comparì dietro la schiena di Bakugou e dopo avergli fatto un cenno con la testa sorrise a Miyuki.
"Oh, sei già sveglia" commentò dirigendosi velocemente verso la cucina per prendere qualcosa da mangiare; Miyuki rimase con gli occhi fissi su Bakugou per qualche secondo mentre lui, come se la presenza di Shoto lì con loro lo avesse interrotto dal fare qualcosa, fece un respiro profondo e bevendo un sorso della bevanda che aveva nel bicchiere ritornò verso la sua stanza al piano di sopra.

"Sì" rispose poi afferrando il bicchiere che aveva davanti a se e bevendolo tutti d'un fiato "credo di essermi addormentata troppo presto" continuò usando la scusa di dover portare il bicchiere in cucina per riuscire a vedere, magari di sfuggita, la figura di Bakugou sopra le scale.
Quando però fu davanti le scale, Miyuki si accorse che era sparito e continuando a chiedersi per quanto tempo fosse rimasto lì con lei ma soprattutto, come mai non ne avesse percepito la presenza, si avvicinò a Shoto e sorridendogli poggiò il bicchiere sul lavello.
"Pronta per il tuo secondo giorno?" le chiese lui lavandosi le mani dopo aver mangiato.
Improvvisamente incastrata in quella situazione, dato che per tutto il tempo in cui era stata li giù non era riuscita a decidere se andare o meno, Miyuki prese ciò che era appena successo come un segno e annuendo, nonostante il suo corpo fosse ancora in preda ai nervi, aspettò che Shoto si asciugasse le mani e insieme si diressero nuovamente verso l'uscita mentre, nascosto da un'ombra sulle scale, Bakugou non si era mai realmente allontanato del tutto.

Come la mattina precedente Shoto fece solo da accompagnatore e dopo averla lasciata di fronte all'entrata del grande edificio le augurò buona giornata "Spero di riuscire a vederti oggi pomeriggio" aggiunse poi sorridendole; Miyuki accennò un sorriso "Lo spero anche io."
Una volta allontanatosi per raggiungere la fermata del bus che lo avrebbe portato davanti scuola, Miyuki guardò le grandi porte davanti a sé e ancora parecchio titubante sull'entrare o meno fece un grosso respiro e spinse la porta per poi varcare la soglia.
Raggiunta poi la porta dell'ufficio di Endeavor, con le mani ancora tremanti, Miyuki bussò e quando sentì la voce dell'uomo invitare ad entrare chiunque avesse bussato, abbassò la maniglia ed entrò mentre tutta la tensione che aveva accumulato da quando era tornata a casa fino a quel momento iniziava a premere per uscire facendole pizzicare gli occhi.

Endeavor la guardò ma prima che potesse aprire bocca Miyuki fece un altro grosso respiro "Non volevo venire" asserì con ancora la mano sulla porta mentre a causa dei nervi tesi iniziava a perdere il controllo e a lasciare che le lacrime iniziassero a correre di nuovo lungo il suo viso "ma ho bisogno di risposte." distolse lo sguardo contraendo la mascella mentre le gambe non smettevano di tremarle per l'agitazione.
"Io – tirò su col naso – ho bisogno di sapere perché mio padre mi ha fatto questo" indicò il suo corpo facendo su e giù con l'indice "e perché sembra che le emozioni di tutti gli altri continuino ad investirmi facendomi perdere il controllo delle mie." asciugò con la lingua le lacrime che si erano fermate all'altezza del suo labbro superiore.
"Tutte queste emozioni che sento – si strinse la maglietta all'altezza del cuore – continuano a controllare la mia testa impedendomi di vivere in maniera tranquilla e, ogni volta che per un qualsiasi motivo io sia in preda ad emozioni forti, finisco sempre assorbire anche quelle di chi mi sta accanto finendo per perdere i sensi e risvegliarmi in una dimensione in cui, come se non fosse stato abbastanza, continuo a rivivere ricordi del mio passato che pensavo di aver rimosso e che – iniziò a singhiozzare – fanno un male atroce." lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e l'espressione contratta mentre cercava di riprendersi.
"Se davvero lei ha deciso di aiutarmi – lo guardò dritto negli occhi – sono pronta a fare qualsiasi cosa nonostante so già quanto male mi farà" tirò ancora su con il naso "voglio solo che tutto questo finisca."

Endeavor rimase particolarmente sorpreso dalla decisione di Miyuki. Il giorno prima infatti, dopo averla vista uscire dal suo ufficio terribilmente scosso, avrebbe giurato che quella ragazzina non avrebbe mai più voluto avere a che fare con lui e che gli avrebbe attribuito delle colpe che in effetti lui aveva.
Pensava che Miyuki non sarebbe stata in grado di perdonargli il fatto di averla abbandonata in quella casa in balia di suo padre e anche in quel momento, nonostante avesse il viso arrossato e completamente bagnato dalle lacrime, non riusciva a vedere debolezza nei suoi occhi.
Alla sua vista Miyuki appariva come una ragazza molto più adulta della sua età con una forza sia fisica sia d'animo che lui stesso aveva potuto apprezzare in davvero pochissime persone e, proprio per questo, era sicuro che sarebbe riuscita a diventare uno degli Hero più forti della sua generazione forse, dovette ammettere, anche più forte di suo figlio Shoto.

Dopo aver fatto portare un po' d'acqua fredda alla ragazza, Endeavor aspettò che questa si tranquillizzasse mentre stava seduta sulla poltrona davanti alla scrivania e mentre la osservava, lì davanti a lui con lo sguardo spento e l'espressione persa chissà dove, non riusciva a non vedere la somiglianza con Ryosei.
Più volte aveva visto quell'espressione nel suo amico quando a causa dell'instabilità del suo quirk, finiva per esplodere all'improvviso in preda ai nervi.
Ciò che Ryosei faceva sempre, e che sicuramente faceva anche Miyuki data la sua esplosione precedente, era assorbire in continuazione sia le sue che le emozioni degli altri, cercando di mettere sempre quelle per prime per evitare che tirando fuori le proprie, gli altri potessero guardarlo con apprensione.
Non voleva mai che gli altri si preoccupassero per lui e nonostante sapesse di avere dei limiti, non si tirava mai indietro quando si trattava di proteggere i suoi amici.
Avrebbe preferito dare la sua stessa vita piuttosto che vedere una persona a lui cara star male a causa sua e proprio per questo, alla fine, come il suo quirk, le emozioni gli esplodevano dentro con la stessa veemenza lasciandolo in preda al pianto incontrollato per delle ore per poi scusarsi per il suo comportamento.

"Le chiedo scusa" a quelle parole nella mente di Endeavor ritornò il ricordo di lui e Ryosei in palestra moltissimi anni prima.
Ricordò che era scoppiato a piangere a seguito di un allenamento in cui, sempre a causa del suo limite, non era riuscito a distruggere tutti gli ostacoli che il professore aveva costruito loro.
In quella occasione, Endeavor ricordò di avergli chiesto perché si concentrasse soltanto sul suo quirk di fuoco, dopotutto era in grado di gestire ben tre e elementi.
"Perché se non continuo a sforzarmi con questo non riuscirò mai a controllarlo!" gli aveva risposto lui esasperato prima di scoppiare a piangere per poi chiedergli scusa per quella sua reazione patetica.
Nonostante anche da giovane Enji sembrasse una persona molto dura, vedere il suo amico in quelle condizioni, bloccato nella convinzione che senza il totale controllo del fuoco non sarebbe mai diventato un Hero in grado di superare All Might, lo aveva spinto ad aiutarlo in tutti i modi possibili, finché, una volta accecato dal suo desiderio, Ryosei aveva finito per esagerare urlandogli addosso che anche per lui non fosse altro che un poveraccio che non sarebbe mai riuscito ad essere completo e che non valesse la pena usare tutte le proprie forze in un combattimento contro di lui.
Già allora, evidentemente, l'ombra di Obscurium stava iniziando ad infiltrarsi dentro di lui, iniziando a scavare pian piano fino a ricoprirne ogni singolo centimetro soffocando qualsiasi tentativo di voler tornare indietro.

"...non volevo reagire così" tirò su con il naso riportando Endeavor alla realtà; l'uomo sospirò "Nessun problema."
Finito definitivamente di piangere, Endeavor le chiese per l'ennesima volta se si sentisse bene e dopo aver risposto di sì, iniziò a farle domande su ciò di cui aveva parlato non appena era arrivata.
Cosa intendeva con il fatto che assorbisse le emozioni e, di che dimensione stava parlando?
Facendo un respiro profondo, Miyuki iniziò a raccontare ad Endeavor ciò che le era successo nel momento in cui aveva sentito di star cadendo verso il suolo.
Parlò di come, una volta vista avvicinarsi l'asfalto sempre di più, lei avesse iniziato a pensare ai suoi compagni e a sua madre e che, una volta avvertito l'impatto di Shoto che l'afferrava – l'espressione di Endeavor si fece confusa – si era risvegliata all'interno di quella che le sembrava un'enorme stanza nera che, solo poi, avrebbe scoperto essere una strana rappresentazione buia di casa sua.
Continuò raccontandogli di come all'inizio i ricordi fossero felici, di come si era svegliata dentro una sé stessa molto piccola in preda ad una crisi respiratoria causata dal fuoco che aveva portato entrambi i suoi genitori ad andare ad aiutarla.
Gli parlò anche di come alla fine di ogni ricordo, la voce di qualcuno che le chiedeva di svegliarsi, e che man mano questi andassero avanti, diventassero sempre meno felici e dolorosi da rivivere.
Raccontò nel dettaglio tutto ciò che aveva visto, a partire dalla morte di sua madre fino a quando non si ritrovò nella stanza di suo padre.
Gli raccontò anche di come, da ciò che aveva sentito, suo padre le aveva fatto cancellare alcuni ricordi, chissà quali e anche di come, dopo aver visto i ricordi dei suoi primi giorni alla Yuei, era riuscita a scappare da quella dimensione per una breve manciata di secondi.
Oltre a ciò, gli racconto anche di ciò che aveva sentito dire a Shoici, di come a quanto pareva, il suo quirk era in grado di lasciare un impronta nei posti in cui aveva provato delle emozioni particolarmente forti e soprattutto di come fosse in grado di empatizzare con persone che possedessero un quirk di fuoco forte almeno tanto quanto il suo aggiungendo anche che, a quella notizia, suo padre asserì di non sapere di cosa si trattasse dato che non aveva mai sperimentato una cosa simile.
Così facendo, Miyuki ripercorse con Endeavor tutti i ricordi che aveva visto, senza tralasciare nessuna informazione, spiegandogli anche di come, senza riuscire a capirne il motivo, lei riuscisse a vedere anche ricordi che appartenessero solo a suo padre come quello in camera da letto o quello del laboratorio che aveva visto il giorno della Vigilia di Natale.

Endeavor ascoltò ogni cosa con attenzione, non voleva perdere niente di ciò che gli stesse raccontando anche perché, in un certo senso, gli parve che Miyuki non aspettasse altro che qualcuno con cui parlare di tutto ciò che stava vivendo da due settimane a quella parte.
Ogni cosa che diceva sembrava mettere a posto, anche nella sua testa, determinati comportamenti di Ryosei e quando Miyuki arrivò a parlargli del ricordo del laboratorio, il cuore di Endeavor sembrò agitarsi poiché, tutto avrebbe potuto pensare tranne che, quel laboratorio che tanto avevano premuto per far costruire, potesse essere nient'altro che un luogo in cui fare esperimenti per amplificare il quirk.
A quella notizia infatti, Endeavor pensò che Ryosei non avesse affatto abbandonato l'idea di superare All Might come gli aveva detto quando si erano incontrati, una sera, e lui le aveva presentato la sua ragazza dicendogli che ormai aveva trovato altro su cui puntare tutte le sue energie.

"E in tutte queste occasioni tu eri in preda ad emozioni forti?" le domandò quando fece il resoconto dei ricordi che aveva vissuto Miyuki e che lui si era appuntato su un foglio con tanto di brevi descrizioni e parole importanti.
Miyuki annuì "Però solo per l'ultimo ero effettivamente cosciente" lui la guardò "Tutti gli altri li ho visti mentre ero in ospedale priva di sensi. - strinse le spalle – Non so se per il primo vale come essere cosciente, l'unica cosa che so però è che tutto è partito quando Shoto mi ha salvata..." sentendo di nuovo quelle parole Endeavor capì di non aver sentito male prima "avrei voluto che non l'avesse fatto" aggiunse poi prima che lui potesse parlare.
Endeavor corrugò la fronte "Mio padre ha sicuramente aspettato fino all'ultimo per vedere se qualcuno avesse il coraggio di mettersi contro di lui e quando se n'è andato prima che io arrivassi al suolo, l'ha fatto solo perché sapeva che vedendolo andare via quando c'era ancora un po' di spazio tra me e l'asfalto, qualcuno che tenesse a me sarebbe corso a prendermi." abbassò lo sguardo "E' solo che, sicuramente saprà chi è stato e, l'idea che possano ferire Shoto a causa mia... - abbassò nuovamente la testa cercando di non rimettersi a piangere – non potrei mai perdonarmelo."

"Sei sicura sia stato Shoto a salvarti?" chiese lui notando la sua notevole preoccupazione per l'incolumità del figlio; Miyuki rialzò la testa e non capendo il senso di quella domanda dato che anche lui era presente quel giorno disse "Sì... - corrugò la fronte – è stato Bakugou a dirmelo" continuò stingendo le spalle.
Endeavor titubò qualche secondo "Con chi eri quando hai avuto la visione del laboratorio?"
A quella domanda Miyuki sentì il collo e le guance arrossarsi "Ero con Bakugou" rispose poi distogliendo lo sguardo e sperando che lui non facesse domande sul come aveva perso i sensi.
"E quando ti sei svegliata all'ospedale?" chiese ancora.
Miyuki, ancora rossa in volto, tornò a guardarlo "Quando mi sono svegliata la prima volta non l'ho capito ma, la seconda volta... - spostò nuovamente lo sguardo e come se il punto in cui volesse arrivare Endeavor si fece pian piano sempre più chiaro, corrugò la fronte – sempre Bakugou" concluse con tono confuso.

Ignaro del motivo per cui il suo amico avesse deciso di mentirle riguardo a chi l'avesse salvata quel giorno ma deciso a iniziare sin da quel momento a mettere un punto a tutti i casini e le menzogne che aveva dovuto sorbire Miyuki in quei suoi pochi anni di età, Endeavor fece un respiro profondo e la guardò dritto negli occhi.
"Per quanto mi dispiaccia ammetterlo – Miyuki alzò un sopracciglio – quel giorno non è stato Shoto a salvarti".
Sentendo quelle parole, tutte le convinzioni che si era fatta in quelle due settimane si frantumarono "Cosa vuol dire non è stato Shoto a salvarmi?" chiese più a sé stessa che a lui.
Endeavor fece un respiro profondo "Quel giorno mio figlio non è riuscito a muoversi. - Miyuki sentì il suo cuore fermarsi nel petto – Mentre sugli schermi l'immagine di te che cadevi al suolo continuava a scorrere, siamo rimasti tutti immobili, sia a causa di ciò che aveva appena detto Obscurium sia perché, l'atrocità di quell'azione era riuscita a gelare il sangue anche ad un Pro Hero come me."
Miyuki si sentì come in apnea. Chi l'aveva salvata allora?

"Nessuno di noi è riuscito a far niente, nessuno tranne uno." la guardò sperando che il suo sguardo fosse abbastanza esaustivo "Bakugou..." fece poi lei quando, come un video mandato avanti velocemente, ripercorreva tutto quello che era successo dal giorno in cui si era svegliata fino ad allora.
"Vedendo che nessuno stesse facendo niente – continuò lui mentre Miyuki continuava a vedere quei giorni passati ancora e ancora nella sua testa e iniziava a dare una spiegazione a tutti i suoi comportamenti e le sue attenzioni nei suoi confronti – quel ragazzo ha iniziato a guardarsi intorno finché non ha afferrato Shoto per le spalle urlandogli di fare qualcosa."

Miyuki sgranò gli occhi "Ha continuato a strattonarlo urlandogli di svegliarsi perché era tuo amico e tu avevi bisogno di lui – il cuore di Miyuki iniziò a battere sempre più veloce – ma quando Shoto non è riuscito a muoversi, nonostante Ereaser Head gli avesse intimato di stare fermo, ha preso e si è messo a correre verso il grattacielo facendosi spazio tra la calca di gente che si era ammassata lì attorno." Miyuki sprofondò nella sedia.

"E' arrivato giusto in tempo lanciandosi da sopra il tetto di una macchina per prenderti al volo – Miyuki pensò all'impatto che aveva sentito – e poi, per non farti toccare terra, ti ha avvolto con il suo corpo ed ha rotolato sull'asfalto finché non ha sbattuto contro un'altra auto e vi siete fermati." come il giorno prima, le parole di Endeavor scavarono una voragine all'interno del suo petto.

"Quando io e Shoto siamo arrivati lì, Ereaser Head ci disse che Bakugou ti aveva già portato via verso un ospedale e, senza sapere quale, ci siamo separati per cercarvi, io verso un ospedale e Shoto e gli altri tuoi compagni, compreso Aizawa, verso un altro – strinse le spalle – che alla fine si rivelò essere quello in cui ti aveva portato il ragazzo."

"Ora – tamburellò con le dita sul tavolo – ripercorrendo ciò che mi hai detto, sin da quando hai iniziato a vedere i tuoi ricordi ad ora, l'unica spiegazione possibile è che, in qualche modo, non saprei ancora spiegarti come, nel momento in cui Bakugou ti ha salvata, essendo entrambi in preda a delle forti emozioni ed essendo entrambi possessori di un forte quirk di fuoco, il tuo abbia assorbito anche le sue emozioni scatenando in te questa reazione che ti porta a rivivere, sempre secondo ciò che quel Shoici ha detto, momenti del passato in cui il tuo quirk ha lasciato una traccia. - Miyuki sentì il cervello esploderle come il giorno prima – E' molto probabile che le prime visioni tu le abbia viste mentre mio figlio e Bakugou litigavano in ospedale."

Improvvisamente il ricordo di Kaminari che farfugliava qualcosa riguardo i suoi segni vitali le apparve in mente "Da quanto ho saputo successivamente, raccontato ovviamente da Ereaser Head, tra Shoto e Bakugou c'è stata una discussione molto forte a seguito della quale i tuoi valori hanno iniziato a riprendersi." Miyuki sentì la girarle la testa.

"Ovviamente le mie sono solo ipotesi al momento – asserì lui – ma se dovesse essere così, vuol dire che nell'esatto istante in cui il corpo di Bakugou è entrato a contatto con il tuo, tra voi due è nata una forte connessione che fa in modo che quando entrambi siete in preda a forti emozioni, come ho detto prima, l'unione delle tue e delle sue, fa sì che il tuo quirk ti porti indietro a momenti in cui il tuo quirk era al massimo della sua instabilità."

Miyuki rimase immobile con lo sguardo fisso sull'uomo "Per quanto riguarda le voci che sentivi, quelle che ti chiedevano di svegliarti – sospirò – è molto probabile che fossero date solo dal desiderio inconscio, dato che, da quanto mi hai detto sia Bakugou che Aizawa hanno negato di averti chiamato, che tu ti svegliassi."

"E' tutto così assurdo" asserì lei tenendosi la testa sui palmi.
"Tu e Bakugou eravate mai entrati in contatto fisico prima di quel momento?" Miyuki alzò la testa fin troppo sconvolta per arrossire "Che io ricordi no – si sforzò di pensarci – no, aspetti" si ricordò del giorno dell'esercitazione in cui, dopo il suo attacco, lei gli era piombata addosso "una volta in palestra sì però, lo avevo solo preso per il costume." continuò mentre tutto continuava a diventare sempre più surreale.
"E non hai sentito nulla?" indagò.
Miyuki fece di no con la testa "L'unica cosa che ricordo è che, ogni volta che lo guardavo, sentivo come il mio quirk di fuoco ribollirmi dentro. Era come se volesse uscire fuori..."
"In base a ciò che mi dici, questa strana connessione sarebbe potuta scattare in qualsiasi momento" Miyuki corrugò la fronte "In che senso?"

Endeavor alzò le spalle "A quanto pare i vostri quirk hanno iniziato a interagire tra di loro sin dal primo momento, o almeno, il tuo. Forse perché il suo quirk è molto potente e quindi affine al tuo. - fece scrocchiare le dita delle mani – Non è da escludere che a farla scattare servisse solo che la vostra pelle entrasse in contatto perché, se quando l'hai preso per il costume in palestra non hai sentito niente, è stato sicuramente perché questo a quanto pare ha fatto da filtro – Miyuki incrociò le braccia al petto – mentre, quanto ti ha salvato, Bakugou ti ha toccato a mani nude sulla schiena facendo sì che in quel momento, i vostri quirk potessero entrare in contatto e a vostra insaputa dare inizio a tutto questo."

Passate più di tre ore e mezza nell'ufficio di Endeavor con la testa che girava e i pensieri che continuavano ad accavallarsi tra loro, Miyuki tornò a casa sperando che come il giorno prima non ci fosse nessuno – non aveva per niente le forze di interagire con nessuno.
Una volta arrivata alla sua stanza, Miyuki aprì la porta e dopo essere entrata chiudendosela alle spalle, si buttò sul letto a pancia in su e continuò a pensare a tutto ciò che le aveva detto Endeavor.
Se davvero fosse quella la realtà dei fatti, allora il comportamento di Bakugou di quei giorni e il fatto che quando la loro pelle entrava in contatto lei si sentisse completamente sopraffare dalle emozioni, iniziava ad avere senso.
Iniziava ad avere senso quella strana calma che sentiva quando era insieme a lui, il ribollire del suo quirk quando si erano allenati e soprattutto quel bisogno incontenibile di andare da lui l'ultima sera delle vacanze.
Ogni cosa iniziava a mettersi al suo posto almeno per quanto riguardava il suo rapporto con Bakugou e continuando a pensare all'intensità delle emozioni che aveva sentito, Miyuki arrivò alla conclusione che il fatto che fossero così forti, tanto da impedirle quasi di respirare, era da attribuire al fatto che anche lui stesse provando delle emozioni forti e che, inevitabilmente, a causa dell'empatia del suo quirk si univano a quelle di lei creando questo impellente bisogno di stare vicini.

Di fronte a quella conclusione, con la quasi sicurezza che anche lui provasse tutto ciò che provava lei, forse anche di più, Miyuki iniziò a sentirsi in imbarazzo.
Rigirandosi sul letto e abbracciando un cuscino, ripensò alla sera della vigilia in cui lui l'aveva abbracciata e, soprattutto, a come l'aveva guardata negli occhi mentre le teneva il viso all'insù con il pollice poi, la sua mente tornò inevitabilmente anche all'ultimo giorno delle vacanze.
Per tutta quella giornata si era sentita irrequieta e per qualche strano motivo aveva pensato che anche lui sentisse lo stesso, la sera poi, quando si erano ritrovati sul pianerottolo, aveva percepito la sua stessa voglia di non tornare in camera e quando finalmente aveva assecondato la sua voglia di andare da lui, era stato come se man mano si avvicinasse alla sua stanza, l'intensità del desiderio di stare insieme andasse aumentando.
Tuttavia allora aveva semplicemente pensato fosse un caso mentre, in quel momento, con le braccia attorno al cuscino e le gote in fiamme, era arrivata alla conclusione che non erano per niente sue ipotesi ma, per davvero, Bakugou provava le sue stesse emozioni, per di più, con la stessa intensità.

Miyuki si girò nuovamente a pancia in su e continuando a stringere il cuscino a sé, per la prima volta sentì, uno strano senso di leggerezza nell'appurare che tutte le attenzioni che lui le aveva dedicato erano sincere.
Finalmente aveva capito perché avesse scelto di passare con lei le vacanze natalizie e anche se ancora non aveva capito perché avesse deciso di salvarla quella sera, dato che, fino a quel momento, secondo il ragionamento di Endeavor, la loro pelle non era mai entrata a contatto, decise che non aveva per niente voglia di mettersi a rimuginare sul perché avesse scelto di mentirle o sul perché anche Shoto non le avesse detto la verità e, con ancora il cenno di un sorriso sul volto, chiuse gli occhi e si addormentò.

 

 

Angolo autrice:

Eccomi qui con il nuovo capitolo, devo ammettere che questo mi è piaciuto molto sia da scrivere sia per come l'ho scritto.

Spero di essere riuscita a farvi capire l'origine di questa strana connessione tra Bakugou e Miyuki e il motivo per cui entrambi sentano costantemente il bisogno di stare a contatto tuttavia, se è così che è, come mai Bakugou, da quando c'è Shoto, la sta trattando diversamente?

Chissà eheheh

Detto questo, se il capitolo vi è piaciuto, vi esorto sempre a farmelo sapere nelle recensioni e, se vi va, a rimanere con me fino alla fine che qua di cose ancora ne devono succedere!

Baci, Ems xx

 

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro - Aperture. ***


APERTURE 


 “Forza Miyuki!” urlò Kirishima, seduto sulla panchina come tutti gli altri in attesa del loro turno, mentre la ragazza, continuava a correre sul campo di atletica con, legata alla vita, una corda che teneva un blocco di cemento.
Quel giorno infatti Aizawa era arrivato in classe dicendo loro che aveva pensato ad un nuovo tipo di allenamento che avrebbe potenziato solo la loro forza fisica dato che non avrebbe concesso loro di usare il loro quirk per alleggerirsi in nessun modo.
Perciò, quando erano arrivati sul campo e il professore aveva detto loro quali sarebbero state le modalità di allenamento, tutti si tirarono indietro e dato che Miyuki era sovrappensiero, Aizawa aveva pensato si stesse offrendo per prima.
“Puoi farcela!” aggiunse Kaminari totalmente convinto che lui non sarebbe riuscito a fare nemmeno cinque dei duecento metri che aveva chiesto il professore.
Così, impossibilitata dal tirarsi indietro, dato che l’unica persona che si sarebbe offerta di andare prima di tutti per dimostrare quanto valesse era ancora al corso di recupero per la licenza provvisoria, Miyuki si fece legare alla vita la corda e sperando di non fare una figuraccia, iniziò a correre cercando di non cadere a terra di faccia.
Spingendo sugli addominali e sui polpacci, iniziò a correre sempre più velocemente nonostante il peso del blocco di cemento faceva sì che lei pensasse di non starsi muovendo affatto.

“Che sta facendo Miyuki?” domandò Shoto quando lui e Bakugou li raggiunsero sul campo sportivo con addosso la divisa d’allenamento.
Midoriya lo guardò un po’ preoccupato “E’ il nuovo allenamento del professor Aizawa, dice che così potenziamo la nostra forza fisica ma – guardò Miyuki – credo che lei sia una delle poche in grado di andare così avanti” continuò a guardarla.
“Certo che è proprio virile lei.” commentò Kirishima a Kaminari mentre Bakugou si sedeva nel posto che gli aveva lasciato libero “Quanti metri pensate abbia già fatto?”
Kaminari strinse le spalle “Più di me sicuro” rispose poi mentre Sero rideva.

Ancora nemmeno a metà strada, Miyuki iniziò a sentire il caldo battere sulla sua faccia e a causa del body che indossava sotto la maglietta per non far vedere le cicatrici stava iniziando a sentire il sudore grondarle da tutte le parti e l’aria mancare.
Era certa che se non avesse tutti quegli strati addosso avrebbe patito meno la stanchezza e, arrivata a quella conclusione, come se per un istante si fosse dimenticata delle condizioni in cui verteva il suo corpo e del fatto che mostrarsi agli altri la facesse sentire completamente a disagio, Miyuki, sotto gli occhi di tutti, afferrò velocemente entrambi i lembi inferiori delle due magliette per poi sfilarle e lanciarle alla sua destra mentre i suoi compagni rimanevano increduli.

Nel momento esatto in cui i ragazzi la videro alzare le due magliette, chiunque stesse parlando si zittì e come se adesso il corpo di Miyuki fosse una calamita, tutti i loro occhi si concentrarono su di quello o almeno, sulla porzione che riuscivano a vedere da quella distanza.
Come se dalla sera dell’incidente avessero rimosso ciò che avevano visto quando Obscurium l’aveva tirata su per i capelli, tutti, compreso Aizawa, rimasero immobili e in silenzio mentre Miyuki continuava a correre sperando che le forze non l’abbandonassero all’improvviso.

Quando poi, dopo altri due minuti, tutti la stavano ancora fissando, Bakugou spazientito contrasse la mascella “Smettetela di fissarla!” asserì poi facendo distogliere lo sguardo ad alcuni di loro.
“Già – aggiunse Shoto che aveva smesso di guardarla quasi subito – qui tutti abbiamo delle cicatrici.”
Al suono di quelle parole, Bakugou lo guardò con la coda degli occhi mentre tutti gli altri, un po’ in imbarazzo per essere stati ripresi, distolsero lo sguardo e tornarono a chiacchierare come se nulla fosse.
Qualche istante dopo, finalmente, il professor Aizawa fischiò e tutti tornarono a guardare verso di lui che con un cronometro in mano diceva “Tre minuti e cinque secondi.”
Kirishima e Kaminari si guardarono sconvolti “Tre minuti?!” Kirishima saltò in piedi colpendo Bakugou “Sei grande Miyuki!” per poi tornare a sedersi ancora eccitato.

Quando il piede destro di Miyuki ebbe superato il traguardo, la ragazza che aveva iniziato a prendere velocità nonostante l’enorme impedimento, prese a rallentare fino a fermarsi qualche metro più in là e lasciarsi cadere prima sulle ginocchia e poi sulla schiena mentre, con la bocca aperta, cercava di respirare normalmente.
Una volta stesa a terra, Miyuki si portò una mano sul petto e con il sole che continuava a riscaldarla, cercava di far in modo che i suoi polmoni si riempissero correttamente mentre tutto il resto del corpo le faceva un male cane a causa dello sforzo.
“Tutto a posto?” le domandò Aizawa avvicinandolesi mentre alcuni dei suoi compagni si alzavano in piedi per controllare che stesse bene dato che, da quando si era fermata, non si era alzata da terra.
“Starà bene?” chiese Midoriya mettendosi sulle punte per riuscire a vedere oltre la testa di Iida.
In attesa di una risposta o di un suo movimento, Bakugou, che non si era alzato come tutti i suoi compagni per continuare con la sua farsa e, anche un po’ con l’orgoglio che prevaleva dato che, qualche posto più in là Shoto era stato uno dei primi ad alzarsi, non riusciva a tenere ferma la sua gamba destra e con lo sguardo continuava a guardare in quella direzione.

“Che tempo ho fatto?” chiese lei quando l’aria all’interno dei polmoni le permise di aprire bocca; Aizawa guardò il blocchetto dove si era appuntato il suo tempo “Tre minuti e cinque secondi” ripeté lui.
Facendo ancora forza sugli addominali che erano ormai allo stremo, Miyuki si rimise seduta e con ancora una mano sul petto lo guardò “Un po’ penoso considerando che solitamente, duecento metri li si fa in dieci secondi.”
Aizawa si accovacciò accanto a lei “Di solito non hai un blocco di cemento attaccato i fianchi” Miyuki lo guardò “e poi credo che il tuo sarà il tempo migliore di tutto oggi” guardò verso gli altri ragazzi per poi allungarle una mano.
“Solo perché non possiamo usare il nostro quirk, se no sono sicura che Iida arriverebbe in meno di cinquanta secondi” rispose lei afferrandola per rimettersi in piedi.

Quando finalmente tutti riuscirono a vederla, continuando a commentare quanto fosse stata veloce nonostante l’enorme blocco attaccato ai fianchi, i ragazzi si rimisero a sedere con un po’ di preoccupazione dato che da lì a breve sarebbe toccato un altro di loro fare la stessa prova.
Tra il chiacchiericcio generale però, sia Bakugou che Shoto continuavano a guardare la ragazza che, con le braccia conserte, parlava con il professore di chissà cosa mentre il sole illuminava, come se fossero trasparenti, le cicatrici che aveva sul braccio sinistro e quella sulla spalla destra facendole apparire come se, al loro interno, ci fosse ancora in circolazione lo stesso quirk che gliele aveva inferte.
Qualche istante dopo, i due li videro avvicinarsi “Ti sei accorta di esserti tolta la maglietta?” asserì il professore dopo averle tolto la corda di dosso man mano che raggiungevano gli altri; Miyuki fece un sospiro “Sì, - strinse le spalle – ma in quel momento stavo davvero per perdere i sensi per il troppo caldo dato che non potevo usare l’aria per raffreddare la mia temperatura corporea” continuò allontanandosi da lui per andare a recuperare gli indumenti “tanto ormai chiunque le ha viste.” concluse una volta presi per poi rimetterseli addosso.
Raggiunti finalmente gli altri, cercando di nascondere l’imbarazzo dato cdal fatto che si fosse resa dell’arrivo di Shoto e Bakugou, Miyuki si andò a sedere nel posto vuoto che le aveva lasciato Midoriya e ringraziando i compagni per i complimenti su com’era andata, poggiò il viso sul palmo della mano destra e rimase a guardare uno ad uno i suoi compagni che provavano a fare ciò che aveva appena fatto lei mentre, un po’ più in là, alla sua sinistra, con le braccia conserte e l’espressione seria, Bakugou ogni tanto la osservava.

Una volta arrivati a Mineta, il professore si rese conto che, come lui, anche Kaminari, Momo, Iida e Ojiro non erano riusciti a fare granché e pensando che forse quel tipo di allenamento non fosse poi congeniale per tutti, decise di fermare il ragazzino che stava ansimando ancora prima di iniziare.
“Fermati Mineta” asserì avvicinandoglisi “rischi di morire se provi a spostare questo enorme blocco” sospirò, aveva decisamente esagerato. - forse se non fosse stata Miyuki la prima non avrebbe preteso di andare oltre.
“E’ meglio cambiare tipologia di allenamento, torniamo in palestra.” li guardò e, mentre chi ancora doveva fare quell’esercizio iniziò a gioire per la fortuna di averlo scampato, c’era qualcuno a cui la cosa non andava bene.
“Cosa?!” esclamò Bakugou facendo girare Miyuki “Miyuki è stata l’unica fin ora in grado di finire tutta la corsa” rispose Aizawa annoiato dal fatto che il ragazzo fosse tornato a comportarsi come suo solito.
“E con questo?!” continuò l’altro.
Aizawa sospirò “Non credo che qualcun altro possa superare il suo tempo ma, se proprio ci tieni, possiamo aspettare che tu ci provi.” lo guardò serio negli occhi.
Kirishima rise “No professore – mise una mano sulla spalla di Bakugou che prontamente la scansò – ciò che sicuramente intendeva Bakugou è che non sarebbe giusto far saltare a tutti noi questa prova dato che Miyuki è stata costretta a portarla a termine.” la guardò.
Il professore alzò gli occhi “Miyuki – lei lo guardò – ti offenderesti così tanto se risparmiassi ai tuoi compagni questo supplizio?” la ragazza fece di no con la testa “Sono contenta se lo risparmino” rise.
“Bene – fece lui mentre Mina scuoteva Miyuki per le spalle ringraziandola – appurato che nessuno si offenderebbe – guardò nuovamente Bakugou che in volto aveva un’espressione tutt’altro che allietata – torniamo in palestra.”

Arrivati all’interno della solita palestra, Aizawa chiese ai ragazzi di scegliere un compagno per quell’esercitazione e notando che Bakugou fosse rimasto da solo accanto alle panchine Miyuki gli si avvicinò approfittando del fatto che tutti fossero impegnati a cercarsene uno.
“Ehi” asserì quando fu abbastanza vicina per far sì che la sentisse; Bakugou rimase immobile e anzi, come se la sua voce lo infastidisse, fece un respiro profondo e roteò gli occhi “ti va di allenarci insieme?” chiese però lei facendo finta di non aver visto nulla.
Dopo tutto quello che aveva saputo il giorno prima da Endeavor, Miyuki era doppiamente curiosa di sapere l’origine di quel suo comportamento nei suoi confronti.
Dopotutto, se lui provava le stesse cose, dato che quando gli si era avvicinata aveva sentito venire anche da lui la voglia di parlare con lei, perché continuava a far come se non fosse vero?
Facendo un altro respiro profondo Bakugou si girò a guardarla abbassando leggermente la testa a causa della loro differenza d’altezza “No.”
Miyuki corrugò la fronte e fu come se la percezione che aveva avuto quando era arrivata lì si andasse affievolendo “Hai già qualcuno con cui farlo?” domandò non vedendo nessuno accanto a lui.
Bakugou sbuffò e girando la testa come alla ricerca di qualcuno disse “Mi sto allenando con Kirishima.”
Miyuki si spostò per vedere dove fosse “Ma si sta già allenando con Kaminari” gli fece notare quando vide i due che avevano già iniziato a colpirsi come tutti gli altri.
“Non ho voglia di allenarmi con te” rispose allora lui continuando a non guardarla per poi allontanarsi lasciandola lì da sola.

Continuando a tenere gli occhi sulla sua schiena, Miyuki, ancora più stranita dal suo comportamento, iniziò a sentire dentro di sé lo stesso bollore che aveva sentito quando il giorno delle esercitazioni lui si era girato verso di lei e l’aveva attaccata solo che, in quel momento era certa che non stesse ribollendo per una questione di empatia.
“Oi” come un secchio di acqua gelida quel bollore si arrestò quando Miyuki distolse lo sguardo e si ritrovò Shoto accanto “ci alleniamo insieme?” e come se quel breve istante di ira fosse scomparso, Miyuki annuì e sorridendo iniziò ad allenarsi con lui dato che, durante quei primi due giorni di tirocinio non l’avevano fatto.

Posizionati lontani dagli altri per una questione di precauzione data l’imponenza degli attacchi di ghiaccio di Shoto, i due si posizionarono l’uno davanti all’altra e nonostante stesse per iniziare a combattere, Miyuki con avvertì nessun senso di competizione o voglia di spaccare tutto come aveva sentito quando si era allenata con Bakugou per tutta la durata delle vacanze.
“Vuoi che ti attacchi solo con ghiaccio e fuoco?” domandò lei mettendosi in posizione; Shoto la guardò serio “Non sottovalutarmi” e mettendosi anche lui in posizione i due iniziarono ad attaccarsi a vicenda.
Partendo, come aveva predetto lei, con un attacco di ghiaccio, Miyuki si spostò prontamente dall’altro lato scivolando aiutata dal ghiaccio e dall’aria che la spinsero verso la direzione sicura.
Una volta ferma, Miyuki gli sparò addosso con il fuoco e quando lui attaccò nuovamente con il ghiaccio per fermarla, lei fece un salto spingendo con l’aria e arrivandogli alle spalle lo colpì a distanza con il fulmine.
Shoto scivolò in avanti a causa del colpo e dopo aver avanzato un po’, si girò su sé stesso attaccando con la mano sinistra e rilasciando un’enorme fiume di fuoco che spingeva in direzione della compagna.
Percependo la minore intensità del suo quirk di fuoco, rispetto a quello di ghiaccio, a Miyuki bastò concentrare il suo quirk d’aria nei palmi delle mani e spingere più che poté facendo dissipare le fiamme.

Percepita quella gigantesca folata di vento all’interno della palestra, inevitabilmente tutti gli altri si girarono per vedere da chi fosse partita e quando l’ebbero fatto, si ritrovarono davanti, a distanze differenti poiché non erano tutti nello stesso posto, Shoto e Miyuki che, con delle espressioni molto serie in volto, si tenevano pronti per l’attacco successivo.
Senza rendersi conto degli sguardi degli altri su di loro, Miyuki si spinse di lato facendo fuoriuscire il fuoco dalla sua mano sinistra e creando con il piede destro una pista di ghiaccio, scivolò fino ad avvicinarsi abbastanza all’altro per poi, fingere di attaccarlo con la mano destra e, nel momento in cui lui contrattaccò, schivare il colpo e spostarsi alle sue spalle per colpirlo con il fuoco alla schiena.

Come due ballerini intenti in una strana danza, i movimenti di Shoto e Miyuki sembravano coordinati anche se i due stavano improvvisando al cento per cento.
Agli occhi di tutti, i due sembravano combattere insieme da anni.
Continuavano a schivare e ad attaccare senza emettere il minimo rumore e mantenendo lo sguardo fisso sull’altro rendendo quell’allenamento uno spettacolo agli occhi di tutti i loro compagni.

Guardando quel combattimento così pacato e pulito, Bakugou, che come tutti gli altri era stato distratto dalla potenza di quel getto d’aria, non riuscì a non fare il paragone con tutti gli allenamenti che lui aveva fatto con Miyuki.
Durante questi infatti, la palestra non faceva che riempirsi, minuto dopo minuto, di una fortissima energia rendendo ogni loro movimento molto veloce e ogni attacco sempre più potente.
Osservando anche le loro espressioni, Bakugou pensò che quando Miyuki combatteva con lui, il suo volto assumeva la sua stessa espressione affamata ed eccitata lasciando ben poco spazio per lo sviluppo di una strategia o per quella calma che, in quel momento, era dipinta sul volto di entrambi.
Era come se invece di combattere quei due si stessero studiando, come se, senza aprir bocca, stessero comunicando in una lingua a lui completamente sconosciuta e quando, davanti ai suoi occhi Miyuki schivò l’attacco di Shoto scivolandogli accanto sull’ennesima pista di ghiaccio, continuando a mantenere il contatto visivo con lui fino a che non gli fu alle spalle, Bakugou strinse i pugni e distogliendo lo sguardo se ne tornò nello spogliatoio con una strana morsa nello stomaco.

Una volta dentro lo spogliatoio, particolarmente innervosito da quella visione anche se continuava a non capire il motivo di quel suo strano odio nei confronti di Miyuki, Bakugou diede un calcio alla valigetta contenente il suo costume facendola andare a sbattere contro uno degli armadietti.
Con le mani che gli tremavano per il nervosismo e ancora quella morsa nello stomaco, Bakugou iniziò a fare avanti e indietro per lo spogliatoio cercando di darsi una calmata per tornare dagli altri dato che, sparire in quel modo durante un allenamento non era decisamente da lui.
Tuttavia non era da lui nemmeno il sentirsi così tanto sopraffatto dalle emozioni da non riuscire ad essere calmo e razionale quando non aveva nessun motivo di incazzarsi eppure, da quando Miyuki aveva ripreso a frequentare Shoto era come se l’odio che lui sentisse nei suoi confronti si fosse espanso anche nei confronti di lei nonostante lui non ne avesse nessuna intenzione.
Ogni volta che la vedeva da sola era come se nulla fosse cambiato, continuava a sentire tutto quello che aveva sentito da quando l’aveva salvata a quando erano rimasti da soli ma, bastava che lui si avvicinasse, per fare in modo che tutto venisse offuscato da quell’orribile sensazione di fastidio che era sicuro non fosse gelosia.
In quei due giorni aveva pensato e preso in considerazione il fatto che potesse esserlo ma, in vita sua, Bakugou erano state veramente poche le volte in cui si era sentito davvero geloso di qualcuno ed era sicuro che ciò che provava quando li vedeva insieme era qualcosa di completamente diverso.
Era qualcosa che sentiva partigli dallo stomaco, come se a quella visione il suo quirk iniziasse a ribollire.
Per quella settimana e mezzo in cui erano stati da soli, Bakugou aveva sentito come una strana sintonia tra i loro quirk, qualcosa che facesse in modo che quando fossero insieme lui si sentisse in pace ma, da quando erano tornati tutti gli altri e con loro, inevitabilmente anche Todoroki, era come se quella sintonia tra i loro quirk di fuoco andasse diminuendo sempre di più come il segnale di una radio che non riesce a risintonizzarsi.
Questa cosa ovviamente non faceva altro che mandarlo in bestia perché malgrado lui cercasse di sopportarlo, non riusciva a tenere a bada il nervoso che questa loro mancata e improvvisa sintonia continuava a fare crescere dentro di lui facendolo, inevitabilmente, innervosire ogni volta che lei provava ad avvicinarglisi.

Quando il combattimento tra i due fu terminato con una quasi parità dato che, per com’erano coordinati, erano state poche le volte in cui erano effettivamente riusciti a colpirsi, di cui, la maggior parte erano quelle in cui lei aveva colpito lui, il professore batté le mani un paio di volte poiché anche lui impressionato da quella strana sinergia “Devo dire che il tirocinio con Endeavor sta dando i suoi frutti per entrambi.”
Come se fino a quel momento i due fossero stati in un’altra dimensione, Shoto e Miyuki si girarono di scatto verso il professore e fu solo allora che si resero conto degli sguardi dei loro compagni che, chissà da quanto, avevano smesso di allenarsi per guardare loro due.
“Per la fine dell’anno spero che tutti voi riusciate a combattere in coppia allo stesso modo” aggiunse sempre Aizawa guardando gli altri che, carichi da ciò a cui avevano assistito, non vedevano l’ora di allenarsi ancora per riuscire ad ottenere la stessa sicurezza.

Finita anche quella giornata scolastica, Miyuki non ebbe il tempo di andare a cercare Bakugou per chiedergli quale fosse il problema nei suoi confronti ma soprattutto che fine avesse fatto durante l’allenamento in palestra perché, non appena uscirono da scuola, lei e Shoto furono costretti a correre all’agenzia di Endeavor per iniziare il tirocinio di quel giorno.

Arrivata nel suo ufficio, Miyuki iniziò subito a parlargli di come, dati i recenti comportamenti di Bakugou, la teoria che lui aveva ipotizzato il giorno prima non poteva essere esatta perché, se davvero fosse stato così, allora non riusciva a capire il motivo per cui tra loro sembrava esserci quello strano attrito.
Oltre a ciò, ripensando all’allenamento di quella mattina, Miyuki raccontò che quando nelle settimane prima si era allenata con Bakugou, aveva percepito delle sensazioni completamente diverse.
Era come se quando combattesse con lui, la sua grinta, la sua voglia di lottare e la sua rabbia venissero fuori facendo sì che i loro movimenti fossero più veloci, che i loro attacchi fossero più potenti e che la voglia di superarsi l’un l’altro prevalesse dando origine ad un combattimento quasi devastante – ripensò a tutti i cumuli di cemento che avevano distrutto quel giorno – mentre, quella mattina con Shoto, durante il loro allenamento non le era parso minimamente di star combattendo ma anzi, allenarsi con lui era stato in un certo senso rilassante.
Ovviamente era sicura che i loro attacchi fossero potenti esattamente come sempre ma, in quel momento, era come se il suo corpo riuscisse a percepire meglio lo scorrere del suo quirk facendo così in modo che i suoi attacchi fossero meno irruenti e quindi più calmi e fluidi e che, per tutta la durata, la calma che costantemente caratterizzava la persona di Shoto fosse, in qualche modo, entrata dentro di lei permettendole di essere più lucida e di rispondere ai suoi attacchi in maniera più accorta.

Passata anche quella giornata di tirocinio in cui Endeavor aveva iniziato, insieme ad alcuni suoi collaboratori, a scavare a fondo dentro di lei per cercare di arrivare alla causa di quell’instabilità del suo quirk di fuoco, Miyuki tornò a casa e dopo aver salutato tutti i suoi compagni che stavano seduti in soggiorno, salì le scale e una volta nella sua stanza si andò a fare una doccia mentre, con la mente, continuava a mettere a confronto i due combattimenti.
Come per la loro persona e il rapporto che avevano con lei, era come se anche quando combattessero ciò si riflettesse nel suo modo di agire.

Da una parte c’era Bakugou, che nonostante in quelle due settimane fosse stato come un’altra persona quando erano fuori dagli allenamenti, una volta che iniziavano a combattere tornava ad essere esattamente lo stesso Katsuki di sempre con l’irrefrenabile voglia di fare tutto e subito, esplodere senza controllo e arrivare primo mentre, dall’altro, c’era Shoto che come nella vita di tutti i giorni, anche durante i combattimenti tendeva ad essere una persona molto posata che ponderava attentamente ogni sua mossa facendo sì che qualsiasi attacco facesse risultasse quasi perfetto per non lasciare nessun margine d’errore.
Ed era proprio così che si era sentita anche lei mentre combatteva con entrambi.
Ricordava benissimo tutte le emozioni che aveva provato durante i vari allenamenti con Bakugou, la voglia irrefrenabile di rispondere ai suoi attacchi con la sua stessa intensità, la spavalderia nei suoi confronti che non le aveva permesso di sviluppare una strategia se non nei primi momenti degli allenamenti, la strana eccitazione nel vedere di averlo preso in pieno e la voglia di continuare ancora e ancora per dimostrargli quanto valesse mentre, ciò che aveva provato quella mattina con Shoto era completamente l’opposto; era come se, come aveva detto ad Endeavor, lui riuscisse a trasmetterle la sua stessa calma facendole mantenere il sangue freddo.

La diversità esorbitante di quei due tipi di combattimento cominciò a farle andare in palla il cervello perciò, prima di farsi venire l’ennesimo mal di testa – sarebbe stato il terzo in due giorni – indossò la sua felpa preferita, quella gialla di Kaminari con la saetta sul petto, e dopo aver indossato anche un pantalone raggiunse gli altri al piano di sotto intenti a guardare le cicatrici che Midoriya aveva su entrambe le mani.

“Che state facendo?” chiese curiosa avvicinandosi al gruppo di amici; i ragazzi si girarono verso di lei “Kaminari era curioso delle mie cicatrici” rispose Midoriya imbarazzato dato che l’attenzione era completamente su di lui.
“E’ tutto oggi che penso alle tue ma mi hanno impedito di venirti a chiederne l’origine” si lasciò scappare Denki e, dopo una frazione di secondo, Kirishima lo colpì dietro la nuca così forte da fargli sbattere la fronte contro il tavolo.
Tirata su la testa, con la mano poggiata contro il punto che aveva sbattuto, Kaminari guardò male l’amico per poi alzarsi per andare a prendere un po’ di ghiaccio da poggiarci sopra.
“Perdonalo...” asserì in imbarazzo Kirishima sperando che ciò che aveva appena detto l’altro non l’avesse messa a disagio.
Contrariamente a ciò che tutti i ragazzi presenti, rimasti in silenzio a causa di ciò che aveva appena detto l’altro, stavano pensando, Miyuki si strofinò il braccio sinistro con la mano destra “Nessun problema” rispose dopo qualche secondo “dopotutto sono stata io a farle vedere oggi.” continuò accennando un sorriso.

“Se il colpo non è stato troppo forte e hai ancora voglia di saperlo, non ho nessun problema a parlarne” si girò verso Kaminari seduto sull’isola con una confezione di piselli surgelati contro la fronte “penso che, dopo gli ultimi eventi, - spostò per qualche secondo lo sguardo su Bakugou che, in piedi dietro Kaminari continuava ad affettare qualcosa – non abbia più senso tenerle nascoste.” si girò verso i suoi compagni che, come se fossero stati minacciati fino a quel momento di non accennare per nessun motivo al mondo di ciò che accadde quel giorno, iniziarono a parlottare eccitati tra loro facendola preoccupare un po’.

“Quindi?” si girò nuovamente verso Kaminari; il ragazzo abbassò il sacchetto di surgelati che stava nascondendo un enorme bernoccolo “Volevo sapere come ti fossi fatta quella che hai dietro la schiena” ammise stringendo le spalle per poi scendere e andare a mettere a posto i piselli.
Miyuki fece un sospiro e come se la cicatrice dietro la schiena avesse capito che si stesse parlando di lei, iniziò a pruderle portandola a grattarsi “Curioso che tu mi chieda proprio di questa” rispose dopo aver smesso “è stato un fulmine a procurarmela.”
Kaminari tornò a sedersi dov’era prima guardando offeso Kirishima “Il fulmine?” domandò poi pronto ad ascoltare tutto ciò che avrebbe detto.
Shoto, seduto a capo tavola, la guardò confuso “Non mi avevi detto che tuo padre controllava solo fuoco, acqua e vento?” lei lo guardo “E’ così infatti – si portò una mano sullo stomaco all’altezza del punto di entrata – ha usato me per farmela.”

Tutti i presenti sgranarono gli occhi mentre, contemporaneamente, il “toc toc” di Bakugou che continuava ad affettare si arrestò “In che senso?” chiese poi sconvolta Momo.
Immaginando che da quel momento in poi non sarebbe riuscita a scampare a nessuna domanda, dato che aveva deciso di dare via a quella sorta di interrogatorio, Miyuki si portò la mano destra sul mento e strofinandoselo con pollice e indice iniziò a pensare per qualche secondo poi, arrivata alla conclusione che descrivergliele sarebbe stato decisamente più difficoltoso del fargliele vedere, chiese loro di aspettare qualche momento e girandosi sul posto corse verso la sua stanza.
Una volta dentro, Miyuki si diresse verso il bagno e, fatto un’enorme respiro e raccolto tutto il coraggio a sua disposizione, iniziò a spogliarsi fino a rimanere in intimo.
Rimase a fissarsi per qualche minuto, non sapeva da dove venisse quella sua strana e nuova sicurezza nel volersi far vedere da altre persone ma, abbassando lo sguardo sul punto in cui le avevano lasciato la cicatrice durante il suo test di ammissione e che adesso non c’era più, Miyuki si guardò dritta negli occhi come a voler sfidare chiunque potesse trovarsi dall’altra parte, e alzando un sopracciglio disse:
“Già, perché tenerle nascoste.”

Indossato un reggiseno sportivo e un pantaloncino che i ragazzi le avevano lasciato insieme ad altri loro indumenti, con l’agitazione che iniziava a fare aumentare i battiti del suo cuore, Miyuki uscì dalla sua stanza e tornò al piano di sotto dove gli altri erano ancora confusi dato il modo in cui era scappata al piano di sopra.
“Scusate l’attesa” asserì scendendo l’ultimo gradino “non sono abituata a farmi vedere così” continuò mentre, con le braccia dietro la schiena, si fermava davanti ai suoi compagni sperando di non turbarli troppo.
Non appena i ragazzi la videro tornare con in dosso solo un top e un pantaloncino che lasciavano intravedere la quasi interezza del suo corpo, pieno di tagli e cicatrici, inevitabilmente nelle loro teste tornò come un lampo l’immagine di lei che veniva tenuta per i capelli per poi venire lanciata nel vuoto impedendo loro di poter formulare qualcosa che avesse un minimo di senso.

Nel giro di qualche secondo, mentre l’agitazione dentro di lei stava quasi per farla impazzire, nella mente di Miyuki iniziarono a nascere un’infinità di domande e dubbi sul fatto che forse mostrarle tutte in una volta in quel modo non fosse stata la scelta migliore e che, come aveva sempre pensato, il suo corpo non dovesse essere un bello spettacolo a cui assistere.
Sperando che nel giro di qualche secondo qualcuno di loro iniziasse a parlare, Miyuki prese a dondolare sul posto cercando di allentare la tensione e di non arrossire causa l’enorme imbarazzo che stava provando in quel momento.
Solitamente infatti, quando qualcuno la vedeva in quelle condizioni, non rimaneva a bocca aperta e con lo sguardo perso chissà dove ma, anzi, manteneva il sangue freddo e si preparava a combattere per la sua vita dato che, come le aveva sempre detto suo padre, chiunque l’avesse vista in quel modo non doveva in nessuna maniera riuscire a raccontarlo.

Notando però che nessuno dei suoi compagni riuscisse ad uscire da quello stato di trance misto a soggezione, Miyuki si grattò la nuca nervosamente “So a cosa state pensando – Bakugou che aveva subito distolto lo sguardo quando l’aveva vista, tornò su di lei con la coda dell’occhio – ma posso assicurarvi che è meno peggio di quanto sembri una volta che ci si fa l’abitudine” accennò una risata stringendo le spalle.
“In più ormai non mi fanno nemmeno male” sorrise sperando di aver allentato un po’ la pesantezza che aveva iniziato ad aleggiare al piano di sotto.
“Quindi davvero te le ha fatte lui alcune?” chiese Mina che non riusciva a distogliere lo sguardo.
Miyuki annuì “Sì, era il suo modo di darmi una lezione.” Bakugou corrugò la fronte.

“Darti una lezione per cosa?” chiese Kirishima come uscito dal trance; Miyuki lo guardò “Per aver risparmiato la vita a qualcuno” rispose poi come se quelle parole fossero state parecchio difficili da tirar fuori.
“Perciò hai davvero ucciso dodicimila persone?” fece Jiro guardandola sconvolta e Miyuki quasi si pentì di aver dato corda alla sua voglia di farsi vedere quella mattina.
Con il cuore che iniziava a battere sempre più velocemente e con un po’ d’ansia che le rendeva quasi impossibile parlare, Miyuki abbassò lo sguardo e, come se il peso di tutte quelle vite che aveva spezzato le fosse caduto addosso in quel preciso istante, annuì “Purtroppo sì.”
“Vedete – riprese a parlare prima che potessero chiederle dell’altro – a casa di mio padre, oltre alle solite regole che chiunque doveva seguire, ce n’era una in particolare che – li guardò – lui pretendeva io rispettassi e, le quattro grandi cicatrici che mi vedete addosso sono la conseguenza del non averlo fatto.” deglutì rumorosamente.
“Fondamentalmente la regola era che chiunque avesse visto le mie cicatrici, non avrebbe dovuto essere mai in grado di poterlo raccontare” si passò la lingua tra i denti “perciò, sin da quando ho iniziato a lottare clandestinamente, - sospirò ancora – ovvero da quando i miei quirk hanno iniziato a venir fuori – i ragazzi si scambiarono occhiate sconvolte – è sempre stata una lotta per la sopravvivenza.”
“A quanto pare ho ereditato da mio padre una falla, se così possiamo chiamarla, che fa sì che il mio quirk di fuoco sia tanto instabile quanto il suo – Bakugou si appoggiò con le braccia conserte all’isola della cucina – e ciò, a volte, mi causa problemi di tipo respiratorio. E’ come se l’aria non riuscisse più a passare per la gola, impedendomi anche di riuscire a pensare” si schiarì la gola al solo pensiero.
“Per far sì che questa cosa si potesse risolvere, mio padre ha sempre pensato che allenarmi costantemente nell’utilizzo soprattutto del mio quirk di fuoco, avrebbe con il tempo fatto sì che io riuscissi a tenere sotto controllo questa sua instabilità finendo però, con il farmi combattere già dall’età di quattro anni con persone che, a volte, avevano anche molti più anni di me” ripensò per qualche istante alla possibilità che tra quelli potesse esserci anche Endeavor.

“Come avrete notato, penso ora, le uniche parti del mio corpo che non sono ferite, se così possiamo dire, sono il volto – lo indicò – i piedi e le mani – le alzò – e questo è semplicemente perché, dopo i primi segni permanenti mia madre iniziò a non essere più d’accordo con il suo metodo, sostenendo che, se qualche estraneo mi avesse vista, avrebbe immediatamente allertato qualcuno.” si fermò per qualche istante “Così, mio padre mise in vigore la regola che, per nessuna ragione, le mie mani ma soprattutto il mio volto dovessero essere colpite e da lì ho iniziato ad andare in giro completamente coperta, sia perché nessuno doveva vedere, sia perché, mi vergognavo.” Bakugou contrasse la mandibola.

“Più le cicatrici aumentavano, più io mi vergognavo mentre lui, si sentiva sempre più fiero. - sorrise amaramente – Ha sempre definito il mio corpo un tempio di formazione, qualcosa che – rise – mi avrebbe reso agli occhi di chiunque altro, una persona da temere e che, un giorno, io sarei stata l’unica persona in grado di sconfiggere All Might.” scosse la testa.
“Io però ho sempre visto il mio corpo come qualcosa di sua proprietà – strinse le spalle – lo aveva reso esattamente come voleva e quando cercavo di scegliere io, queste erano le conseguenze.”
“Per anni ho pensato che, tenerlo nascosto, data la sua ammirazione per esso, potesse essere uno sfregio. Più lui lo ammirava, più io tendevo a nasconderlo poi, quando il giorno del mio esame d’ingresso sono stata attaccata – Bakugou, Midoriya e Shoto si guardarono – a quest’altezza – indicò il punto preciso – ne era spuntata un’altra che diceva: perché tenerle nascoste.”

“Da quel momento in poi, ho iniziato a pensare e ripensare a che cosa volessero dire quelle parole. Per anni mi aveva intimato di non farle vedere a nessuno perché nessuno avrebbe dovuto poterne parlare al di fuori del ring e, adesso, si chiedeva perché continuassi a far finta che non ci fossero. - schioccò la lingua sul palato – Poi l’ho capito. Nonostante io fossi scappata e pensassi in un certo qual modo di essere libera, ero ancora sotto il suo costante controllo.
Nonostante il fatto che se qualcuno le avesse viste non sarebbe più morto a causa mia, continuavo a tenerle nascoste per paura che qualcosa potesse andare storto facendo sì che lui mi tenesse ancora tra le sue mani. Ho mantenuto tutto questo – si indicò – nascosto sperando che niente sarebbe andato storto ma, - rise di nuovo – non credo sarò mai davvero libera dalla sua presa.
E’ sempre stato lui a decidere per me, sin da quando ero piccola fino a qualche settimana fa, quando contro la mia volontà mi ha mostrata così davanti al mondo intero.” sospirò.
“Le uniche due volte in cui qualcuno ha scelto di fare di testa sua, sono state quando mia madre si è opposta ancora ai suoi metodi e quando io ho fatto saltare in aria l’edificio in cui abitavo.” guardò le espressioni sconvolte dei compagni che facevano attenzione a non far il minimo rumore per non rischiare di perdersi neanche una virgola di quel discorso.
“E com’è andata?” chiese forse stupidamente Uraraka dato che, dopo aver posto quella domanda arrossì; Miyuki le sorrise, dopotutto era una domanda lecita.

“Purtroppo, per quanto riguarda il primo caso, - si morse l’interno del labbro inferiore – mio padre l’ha uccisa. - Uraraka si portò le mani alla bocca pentendosi di averlo chiesto – Recentemente sono, non so ancora in che modo, riuscita a vedere determinate cose del mio passato – guardò con la coda dell’occhio Bakugou e il fatto che la stesse ascoltando la rassicurò un po’, in realtà lei, in quel momento, non stava parlando con gli altri ma solo con lui approfittando dell’occasione per far in modo che potesse stare a sentire senza scappare – soprattutto cose che avevo rimosso.” sospirò “Tra queste ho anche rivisto il momento in cui è successo.” guardò all’insù sperando di non mettersi a piangere poiché nonostante in quel momento fosse parecchio vulnerabile, l’unica persona da cui avrebbe voluto un abbraccio, era sicura che in quella situazione, non glielo avrebbe dato.

“Per quanto riguarda la seconda beh – s’indicò di nuovo – sono qui.” le sorrise.
“Perché?” domandò Tsuyu.
Miyuki la guardò “Perché cosa?”
La ragazza si sentì in imbarazzo “Perché sei scappata proprio quella notte?” riformulò la domanda.
“Bhe, non è che lo avessi programmato in onestà – incrociò le braccia – è stata semplicemente l’ennesima volta in cui mio padre ha provato a marchiarmi.” si accarezzò la spalla sinistra.
“Avevi di nuovo risparmiato qualcuno?” chiese Iida.
Miyuki annuì “Si chiamava Takao” rispose lei seria “era un ragazzi che uno degli scagnozzi di mio padre aveva portato lì.” sospirò “Solitamente tutti quelli che venivano reclutati venivano tenuti in una parte della casa in cui non mi era concesso accedere ma, essendoci cresciuta, conoscevo tutte le scorciatoie possibili.”
“Quando arrivai davanti la sua stanza, per capire chi fosse, per sapere con chi avrei avuto a che fare, lo sentì piangere – iniziarono a pizzicarle gli occhi – e implorare per l’arrivo di All Might. Poco dopo, prima che me ne andassi, lo sentì dire che se fosse riuscito a scappare, - fece un respiro profondo – un giorno sarebbe diventato il più grande degli Hero e avrebbe fatto in modo che nessuno patisse mai più ciò che lui stava patendo da quando era arrivato.”
Midoriya sentì il suo cuore farsi sempre più piccolo “Quando me lo ritrovai davanti, mi lasciai colpire facendo finta di essermi distratta e, una volta dichiarata sconfitta, sperai che un giorno sarebbe stato lui a venire a salvarmi.”
Guardò di nuovo all’insù per non far scendere le lacrime “Quella sera ovviamente, mio padre mi mandò a chiamare e quando arrivai iniziò con la sua solita tiritera di come avesse saputo che mi ero fatta sconfiggere e di come non fosse accettabile che la figlia di Obscurium fosse stata battuta.”
“Come secondo il copione di un’opera teatrale, mio padre mi chiese di spogliarmi – Bakugou strinse i pugni – e mi mise davanti ad uno specchio per ricordarmi quanto lui avesse lavorato per far sì che io diventassi quella che ero e, - sospirò – quando fece per lasciarmi questa – indicò il principio di bruciatura che aveva sulla spalla – qualcosa in me è finalmente scattato.”

“Ricordo ben poco di quella sera – strinse le spalle – solo la pelle che inizia a bruciare e poi come se tutte le cicatrici del mio corpo si squarciassero di nuovo facendo fuoriuscire il quirk da ogni centimetro del mio corpo poi, dopo un dolore così forte – si strinse lo stomaco – da farmi pensare di stare per morire, mi sono risvegliata sul prato, con la schiena e le gambe a pezzi e un fortissimo mal di testa.”

“Non so nemmeno se sia riuscito ad uscire da lì” scuoté la testa “non so se nessuno che io abbia provato a salvare sia effettivamente uscito da lì” strinse le spalle amareggiata.
“Per il resto delle cicatrici non c’è molto altro da sapere, mi sono state fatte tutte per lo stesso motivo – si fermò – anzi, no” deglutì rumorosamente “questa – indicò la cicatrice che le sfregiava il seno destro e parte della spalla – è stata la prima ma in questo caso non stavo cercando di salvare nessuno.”
“Avevo solo dieci anni – sentì le mani tremarle un po’ - e anche se potrebbe destarvi imbarazzo sentirmi parlare di tette – rise – è stato a causa di queste che me la sono procurata.”

“Fondamentalmente sono stata punita perché la pubertà ha deciso di arrivare prima e, dato che, onestamente per allora, mi facevano un male cane, non riuscivo a combatte al pieno delle forze. - si strofinò le mani cercando di farle smettere di tremare – Ricordo che quel giorno, durante uno scontro, il mio avversario mi tirò un calcio così forte a quest’altezza da farmi mancare il fiato. Rimasi accasciata a terra per dieci minuti mentre lui veniva ovviamente considerato vincitore e, quella sera, quando mio padre mi chiese come mai mi ero lasciata battere – sentì che i suoi occhi non sarebbero riusciti a trattenersi oltre – ingenuamente gli confessai del mio malessere indicando solo, per fortuna, la parte destra.”

Fece l’ennesimo respiro profondo “Pensando che stesse per aiutarmi, lo lasciai fare ma – una lacrima finalmente riuscì a sbordare dall’occhio – quando la sua mano si avvicinò il dolore che provai fu così straziante che pensai lo avrei sentito per il resto della mia vita.”
“Fu allora che imparai che non avrei mai dovuto lasciar vincere nessuno – li guardò – non potevo permettermelo.”

“Come hai fatto ad andare avanti così tanto?” chiese Midoriya che, come tutti, aveva gli occhi lucidi.
Un po’ in imbarazzo nel vedere le facce tristi e sconvolte dei suoi compagni Miyuki strinse le spalle “Quando ti ci ritrovi dentro per così tanto tempo, alla fine finisci per credere che quella sia la normalità no?”alzò un sopracciglio.
“Per anni la mia vita è sempre stata scandita da sveglia, combatti, dormi, così ogni giorno per quindici anni perciò, non avevo idea che le cose potessero essere diverse fuori.”
“Le uniche volte in cui l’ho pensato, è stato quando ho incontrato coloro per cui ho queste però, nonostante ciò, non capivo perché se esistessero davvero degli Hero, questi non stavano venendo a salvarmi” lo guardò negli occhi “e credo che, dopo le parole di Takao, sia cresciuto ancora di più dentro di me il desiderio di diventare un Hero e di salvare, per prima me stessa dato che, non sarebbe mai arrivato nessuno lì per portarmi via.”
“Una volta fuori poi, avrei fatto di tutto per diventare l’Hero che ho sempre inconsciamente aspettato in modo tale da poter andare io in soccorso di chiunque si trovasse nella mia stessa situazione.”

 

Dopo aver finito di raccontare la sua storia, Miyuki rassicurò i suoi compagni di stare bene, anche se non era del tutto vero, non voleva assolutamente che provassero pena per lei o che, a causa di ciò che avevano appena finito di ascoltare, la trattassero con troppo riguardo.
Non aveva nessuna intenzione di sfruttare la sua situazione per far sì che per lei le cose fossero più semplici anzi, voleva dare il massimo per riuscire, forse un giorno, a riuscire a guardarsi alla specchio e riconoscersi per quella che era e non per essere il brutto pupazzo di suo padre.
Successivamente, passata un’altra mezz’ora a chiacchierare di altri argomenti poiché lei non voleva appesantirli di più di quanto non avesse già fatto abbastanza, alzandosi dalla sedia sulla quale si era seduta poco dopo il suo discorso, Miyuki salutò tutti i suoi compagni e voltando loro le spalle fece le scale diretta verso la sua stanza.
Si sentiva improvvisamente come se avesse finalmente iniziato ad aprire tutte le porte che aveva chiuso a chiave negli anni liberandosi dal peso che si portava dentro da sempre e non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si sarebbe ritrovata a raccontare cose così personali e dolorose ad altre persone.
Aveva sempre pensato che parlare delle proprie debolezze la facesse apparire ancora più debole agli occhi di chi l’ascoltava ma, mentre parlava, negli occhi dei suoi compagni, a parte una piccola punta di apprensione nei suoi confronti, non aveva visto assolutamente pena anzi, quando Kirishima l’aveva abbracciata dicendole che era più virile di lui, si era decisamente sentita molto meglio.

 

 

 

Angolo autrice:

Eccomi qua di nuovo ad un orario improponibile per postare ma quando c'è l'idea non posso non scrivere.
Devo dire che questo è stato forse il capitolo più duro da scrivere a livello peso emotivo, ho cercato di far sì che il dolore che Miyuki provi nel raccontare certe cose sia evidente e spero di esserci riuscita.
Ammetto che sia un capitolo particolarmente pesante ma spero che vi piaccia ugualmente in quanto penso possa far sì che si capisca meglio il personaggio di Miyuki.
Detto questo, se il capitolo vi è piaciuto vi esorto a farmi sapere che ve ne pare in più, spero rimarrete con me fino alla fine.
Baci, Emss

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque - Una domenica da dimenticare. ***


UNA DOMENICA DA DIMENTICARE 



Dopo essere andata a dormire con il petto un po' più leggero, Miyuki aprì gli occhi e sentendosi una persona completamente diversa, rimase a guardare il soffitto della sua stanza mentre fuori, timidamente, i raggi del sole iniziavano a dare l'inizio di quella nuova giornata.

Ripensando al discorso che aveva fatto la sera prima davanti a tutti i suoi compagni, Miyuki sorrise pensando che, contrariamente a ciò che aveva sempre pensato, era riuscita ad essere abbastanza coraggiosa da fare ciò che più la spaventava al mondo: mostrarsi vulnerabile.

Per anni l'essere vulnerabile era stata la sua condanna ed era finita, per forza di cose, a creare muri su muri per far sì che nessuno potesse attaccare il suo punto debole.
Era finita inevitabilmente a diventare un automa che non faceva altro che lottare per la sua sopravvivenza dimenticandosi che, a volte, parlare con qualcuno, potesse effettivamente essere la cosa migliore da fare.
Mentre questi pensieri e queste nuove convinzioni iniziavano a farsi posto pian piano nella sua mente, Miyuki si fece la sua solita doccia giornaliera e dopo aver indossato la divisa scolastica, scese al piano di sotto dove inaspettatamente trovò Kirishima intento a fare colazione.

"Cosa ci fai sveglio a quest'ora?" domandò avvicinandoglisi e dandogli un colpetto sulla spalla sinistra; l'altro si girò e con ancora l'omelette in bocca, le sorrise a denti stretti "Sta mattina inizio prestissimo" aggiunse poi dopo aver mandato giù il boccone a seguito di un paio di pugni sul petto.
"Oh, - fece lei andandosi a preparare la solita spremuta d'arancia – immagino tu stia facendo cose interessanti" continuò come se qualcosa la spingesse a non voler portare a termine quella conversazione con Kirishima.
Questo mandò giù un altro boccone "Non ne hai idea – bevve un sorso d'acqua – e il fatto che tra un paio di giorni sarà tutto finito mi fa venire voglia di dare il massimo!" sbatté il pugno sul tavolo facendo tintinnare le bacchette contro la superficie del piatto.
Miyuki rise "Lo fai sempre."
"Tu invece?" chiese lui mentre lei gli si sedeva accanto con il bicchiere e il toast.
"Purtroppo ho sempre la testa così piena di pensieri che – bevve un sorso – se riesco a dormire un paio d'ore a notte è già tanto" gli sorrise.
Kirishima riprese a mangiare "C'è qualcosa che non va?" le chiese poi notando il suo sguardo un po' perso.
"Come?" si girò verso di lui con ancora il toast intonso in mano.
"Ti vedo un po' pensierosa" ammise lui schiarendosi la gola "in realtà hai sempre un po' l'aria persa chissà dove" continuò sperando di non essere stato troppo scortese.
Miyuki fece un respiro profondo "No – sospirò – è che sto ancora pensando a ieri sera" ammise dando finalmente un morso al toast.
Kirishima fece una faccia dispiaciuta "Avevo detto a Kaminari di non parlar-" lei fece di no con l'indice "Non c'entra Kaminari – gli sorrise – in realtà parlarne mi ha fatto stare stranamente meglio. E' come se avessi un peso in meno sullo stomaco" sorrise di nuovo.
Il ragazzo sembrò rilassarsi "Sono altre le cose che mi tengono sveglia la notte" aggiunse poi come se il suo subconscio volesse lanciare un amo per vedere se Kirishima avrebbe abboccato.
Sin da quando si era seduta a tavola con lui, nella sua testa era iniziata a gironzolare l'idea che, essendo lui il migliore amico di Bakugou, avrebbe sicuramente avuto delle risposte riguardo il suo comportamento e, nonostante si sentisse un po' in colpa nell'usarlo in quel modo, Miyuki sapeva che non avrebbe avuto altri modi per scoprirlo in più, stranamente parlare con lui non le metteva nessuna ansia perciò, molto probabilmente, anche senza l'intervento del suo subconscio, era sicura che prima o poi avrebbe chiesto a lui riguardo Bakugou.

"Tipo?" rispose lui e nella testa di Miyuki una strana voce disse "Preso!" come fosse la preda di una battuta di pesca.
Cercando di non ridere dell'immagine di Kirishima appeso ad un amo come un pesce, Miyuki bevve un altro sorso di succo e dando una veloce occhiata verso le scale, si chinò leggermente verso di lui "Non riesco a capire cosa ho fatto a Bakugou." si rimise composta.
Un po' confuso da quella confessione come se nella sua testa avesse immaginato che ciò che la teneva sveglia fosse il pensiero costante di suo padre che la voleva morta, Kirishima corrugò la fronte "Di che parli?"
Miyuki lo guardò indagatoria, era sicura che stesse facendo il finto tonto ma, dato che voleva giocare, avrebbe giocato.
"Non so se ti abbia detto qualcosa – iniziò con l'intento di vedere anche la minima traccia di tradimento nel volto dell'altro – ma, durante i giorni che abbiamo passato insieme, è stato come se fosse un'altra persona." guardò di nuovo verso le scale – se Bakugou si fosse svegliato e li avesse visti lì a chiacchierare, sicuramente Kirishima avrebbe fatto finta di niente e lei non avrebbe avuto le informazioni che voleva.

"Voglio dire – continuò – è stato quasi una persona decente" sospirò "però da quando siete tornati è come se gli avessi fatto qualcosa."
Il ragazzo la guardò serio e per un istante Miyuki pensò che forse davvero lui non ne sapesse niente "In realtà, con la storia del tirocinio, ho avuto poco a che fare con lui e – strinse le spalle – per tutta la durata delle vacanze ci siamo sentiti solo il giorno di Natale" Miyuki si mordicchiò l'interno della guancia "perciò non so di cosa tu stia parlando."
"Però – aggiunse notando l'espressione di Miyuki che, avendo capito che Kirishima sapeva forse meno di quanto sapesse lei, si era tradita lasciando trasparire quanto quel suo strano comportamento la stesse facendo star male – posso provare ad indagare se vuoi." le sorrise.
Miyuki lo guardò e trovò molto dolce il fatto che lui si stesse offrendo di investigare per lei ma, se Bakugou non aveva detto nulla neanche al suo migliore amico, era sicuro che non lo avrebbe fatto nemmeno se costretto "No – scuoté la testa – ti ringrazio ma, sono sicura che le mie sono solo fisime..." ridacchiò "E' molto probabile che si sia comportato diversamente solo perché ero ancora abbastanza scossa dall'incidente e, adesso che sto decisamente meglio, non ha più nessuna scusa per trattarmi diversamente" rise di nuovo e prendendo il piatto e il bicchiere andò a portarli in cucina.
Nonostante l'idea di Kirishima l'allettasse non era giusto trascinarlo in quel void di domande dubbi perciò sperò che la sua farsa di qualche istante prima funzionasse.
"Non lo mangi?" fece Kirishima che a quanto pareva aveva già spostato la sua attenzione su altro.
Miyuki guardò il piatto con sopra ancora il toast a cui aveva dato solo un morso "In realtà non mi andava molto – strinse le spalle – lo vuoi tu?" chiese poi facendo per avvicinargli il piatto e, come se non avesse appena finito di mangiare un'omelette gigante, Kirishima prese il piatto e divorò anche la sua colazione.

Come il giorno precedente, durante il tirocinio Miyuki non aveva fatto cose molto entusiasmanti.
Fondamentalmente quello che pensava sarebbe stato il tirocinio più devastante della sua vita, si era rivelato essere una settimana di terapia psicologica in cui, insieme ad Endeavor e ad altri operatori, non faceva altro che parlare dei fatti suoi e iniziò a pensa che, forse, l'essere esplosa in quel modo il secondo giorno potesse avergli fatto pensare che prima di poter effettivamente combattere, lei avesse bisogno di sostegno psicologico.
Non poteva dargli torto.

Una volta finito poi, Miyuki tornò a scuola come tutti i suoi compagni poiché quel giorno avrebbero avuto lezione di pomeriggio e l'idea di passare altre tre ore a scambiarsi sguardi con Bakugou senza che lui però le dicesse mai niente, le faceva venire voglia di saltare quella giornata scolastica e tornare a casa a dormire.
Quando alle tre del pomeriggio furono tutti in classe pronti a seguire la lezione del professor Aizawa, Kirishima che quella mattina aveva fatto finta di dimenticare ciò che Miyuki gli aveva detto, buttandosi sul suo toast che gli aveva fatto anche venire l'acidità, iniziò a prestare maggiore attenzione ai comportamenti dei due.
Entrato in classe ancora prima che arrivassero gli altri, si era seduto sul suo banco e quando vide entrare Miyuki insieme a Shoto e Midoriya, non gli parve di notare niente di strano.
"Che stai facendo appollaiato sul banco?" chiese Kaminari facendolo sobbalzare poiché troppo preso dalle sue indagini "Sto osservando" rispose poi tornando a guardare la ragazza che rideva insieme a Shoto.
"Osservando chi?" fece l'altro sporgendosi con la testa per vedere cosa stesse fissando.
Kirishima sospirò "Niente, - si girò verso il compagno – credevo di aver visto qualcosa" continuò sviando il discorso – non voleva che Kaminari si mettesse in mezzo poiché era già difficile per lui mantenere i segreti, figurarsi per Denki.

Una volta accertato che l'altro fosse andato a parlare di chissà cosa con Mineta, Kirishima tornò al suo posto proprio nel momento in cui Bakugou entrava in classe.
Non avendo notato nulla nell'espressione di Miyuki che, da quando era entrata non sembrava per niente turbata, spostò l'attenzione sull'amico e, come un vero e proprio detective, catturò la sua prima prova.
Infatti, ciò che era appena stato registrato dagli occhi del ragazzo, era l'improvviso cambio di espressione dell'altro che, nonostante fosse nervoso, era comunque nella norma, quando vide lo stesso gruppetto che stava osservando lui, cambiò totalmente e si andò a sedere come una furia al suo posto sbattendo lo zaino sul banco come a volersi annunciare.

Per tutto il resto della giornata scolastica, Kirishima non fece altro che osservare i due ma non gli pareva in nessun modo che Bakugou trattasse Miyuki diversamente da come aveva sempre trattato tutti gli altri però, non riusciva a smettere di pensare all'espressione di lei di quella mattina.
"Ehi, capelli di merda" lo chiamò Bakugou avvicinandoglisi.
Kirishima lo salutò sorridendo "Si può sapere che cazzo hai da guardare da tutta la mattina?!" continuò l'altro.
"Non stavo guardando te" rispose lui sperando di non farsi scoprire così in fretta.
Bakugou alzò un sopracciglio "E chi stai guardando allora? - fece irritato – Ogni volta che mi giro mi stai fissando."
Kirishima rise "No, - fece qualche passo indietro – stavo guardando Miyuki" e vedendo come una scintilla accendersi negli occhi dell'altro, pensò che forse quella loro interazione improvvisa poteva aiutarlo a capire meglio la situazione.
Tuttavia, Bakugou notando l'espressione dell'amico aveva intuito che doveva essersi fatto scappare qualcosa e, cercando di non commettere altri errori, poiché se avesse iniziato a chiederne il motivo, sicuramente Kirishima avrebbe iniziato a sua volta a fare domande e insinuazioni, contrasse la mascella e asserì "Se continui a fissarla in quel modo ti prenderà per un molestatore." per poi scuotere la testa e allontanarsi.

Tornati poi tutti a casa, verso le sei e mezza, i ragazzi si divisero come loro solito tra il piano terra e le loro stanze e, tra quelli che se ne stavano andando di sopra, c'era anche Miyuki.
Dato che però, Kirishima continuava a pensare a quella strana luce che aveva attraversato gli occhi dell'amico poco tempo prima, decise che, sporadicamente, avrebbe fatto in modo di stuzzicarlo così che, prima o poi, Bakugou avrebbe ceduto per forza.
Deciso a iniziare il prima possibile, allora Kirishima chiamò Miyuki prima che lei potesse sparire tra le scale.
"Sì?" fece lei girandosi verso l'amico; Kirishima guardò con la coda dell'occhio Bakugou che stava seduto sul divano dietro di loro e che, palesemente, in quel momento stava facendo finta di far qualcosa con il suo telefono.
"Se ti va – le si avvicinò – domani mattina possiamo fare di nuovo colazione insieme!" le sorrise mentre all'altezza della spina dorsale avvertì una strana sensazione di disagio – era sicuro che Bakugou lo stesse guardando.
Miyuki gli sorrise "Certo! - rise – Però non so se domani riuscirai a mangiarti anche la mia, oggi da Endeavor stavo morendo di fame!" e facendo ridere anche lui lo salutò con la mano e si avviò verso la sua stanza.

Non appena i due rimasero da soli al piano di sotto, Kirishima si avviò con tutta la calma possibile verso il frigo e dopo aver preso una bevanda fresca, si andò a sedere accanto all'amico che palesemente si stava trattenendo dal fare qualcosa.
"Vuoi?" gli domandò porgendogli la lattina; Bakugou contrasse la mascella mentre con il pollice continuava a scorrere tra le app del suo telefono "No" rispose poi e come se la presenza dell'amico d'un tratto lo innervosisse, si alzò e se ne salì in camera sua.

Come i precedenti, passarono anche gli ultimi giorni di tirocinio e arrivati alla fine, tutti i ragazzi furono obbligati a scrivere una relazione su come lo avevano svolto e su cosa avessero imparato.
Non potendo scrivere di aver fatto una settimana di percorso interiore alla ricerca dell'instabilità del suo quirk che le aveva fatto capire che tra lei e Bakugou si era sviluppata una strana connessione che la stava facendo impazzire poiché, lui, continuava a scappare come se lei avesse la peste ogni volta che provava a parlarci, Miyuki decise che avrebbe semplicemente scritto di aver lavorato tu sé stessa e sul suo controllo del quirk di fuoco e che ciò che aveva imparato era che il suo blocco era prevalentemente di tipo mentale.
"Allora?" chiese tamburellando nervosamente con le dita sul banco mentre Midoriya leggeva ciò che aveva scritto.
"A me sembra ottima!" rispose lui non appena finì "Sei sicura di non aver mai fatto relazioni?" lei annuì "Beh, non si direbbe affatto, il discorso fila liscio come l'olio!" le sorrise.
"Ti ringrazio" rispose lei facendo un gran respiro come se fosse stata in apnea per tutto il tempo che Izuku si era preso per analizzarlo "non sono uscita fuori tema secondo te?"
"No, puoi stare tranquilla" le passò di nuovo il foglio.
"Ehi – i due si girarono – posso rubarvi un secondo?" chiese Shoto mettendosi di fronte alla classe con in viso un'espressione parecchio imbarazzata.
Quando tutti si furono ammutoliti, Shoto si schiarì la voce "Domani – Miyuki cercò di non ridere di fronte al suo palese imbarazzo – l'undici Gennaio, è il mio compleanno" Shoto spostò lo sguardo su Midoriya e Miyuki che cercavano di rimanere il più seri possibili "e – riprese – mi piacerebbe invitarvi a casa mia."
Quasi immediatamente in giro per la classe i compagni iniziarono a parlare tra di loro e, esattamente come sperava Shoto, la maggior parte di loro non sarebbe riuscita ad andare sia per il troppo poco preavviso sia per altri motivi, alcuni sicuramente completamente inventati.
Il motivo per cui Shoto era stato costretto a fare una cosa del genere, era perché il giorno prima, mentre parlava del suo compleanno con Miyuki e Midoriya, questi, decisi nel fargli invitare tutti i compagni poiché non sarebbe stato carino festeggiare solo con alcuni lasciandone fuori altri, lo avevano obbligato a fare quella scena penosa e assolutamente inusuale per lui.

Con ancora la ridarella ma anche la consapevolezza che probabilmente lui avrebbe fatto una scena peggiore, Midoriya alzò la mano destra "Io vengo!" e qualche secondo dopo, anche Miyuki fece la stessa cosa "Conta sicuramente anche me!" gli sorrise.
Notando che come sicuramente aveva già pensato Shoto, al suo compleanno sarebbero stati solo loro tre, Kirishima ancora confuso dalla reazione dell'amico, si alzò in piedi "Veniamo anche noi – i tre lo guardarono – vero Bakugou?"
Bakugou si girò con lo sguardo pieno di sangue verso Kirishima. Da quando aveva sentito parlare i tre del compleanno di Shoto e di come sicuramente sarebbero stati solo loro, stava cercando in tutti i modi di trovare una soluzione per far sì che anche lui venisse invitato.
Per tutta la settimana aveva continuato a sentire quell'enorme fastidio all'altezza dello stomaco ogni volta che vedeva Miyuki avvicinarsi e, alla fine, era arrivato alla conclusione che quella sensazione fosse una sorta di avvertimento.
Era come se il suo corpo stesse cercando di fargli capire qualcosa e, dato che il fastidio aumentava ogni volta che li vedeva parlare aveva iniziato a pensare che, forse, il fastidio fosse dato dal fatto che tra i due ci fosse qualcosa di più. Aveva rimuginato su questa convinzione per tutta la settimana e alla fine era anche arrivato a credere di aver ragione, dopotutto, non faceva una piega: lei pensava che lui le avesse salvato la vita e lui, a causa delle sue minacce, sicuramente non aveva negato approfittando di quanto lei gli fosse devota e quindi finendo per andare oltre l'amicizia.
L'idea che fosse stato lui con il suo non voler dire subito la verità, a far sì che quei due si mettessero insieme lo stava facendo impazzire soprattutto perché, più cercava di evitarla, più continuava a ripensare alle visioni che aveva avuto in quei due giorni di vacanza e, come un tormento, continuava a vedere cose anche mentre dormiva risvegliandosi, il giorno dopo, in un misto di eccitazione, a causa del fatto che sia le visioni che i suoi sogni fossero terribilmente reali, e ira, poiché a causa della sua improvvisa voglia di altruismo, era sicuro che quelle cose non sarebbero mai accadute o, ancora peggio, sarebbero accadute con Shoto.
Come se non bastasse poi, ci si era messo anche Kirishima con la sua strana e improvvisa attenzione per Miyuki, derivata sicuramente dal discorso che aveva fatto qualche sera prima e che, come a tutti, aveva lasciato qualcosa anche dentro di lui.

Ritornando con la mente in aula, ovviamente Bakugou non poteva ringraziare Kirishima per aver fatto sì che lui potesse mettersi in mezzo quella sera e capire se effettivamente le sue ipotesi fossero vere, perciò continuando a guardare in cagnesco l'amico grugnì "Va bene" a denti stretti.

A quella risposta, Miyuki e Midoriya si guardarono confusi e si sentirono tremendamente in colpa nell'aver trascinato Shoto in quella situazione.
"Se non ti va puoi non venire" asserì Shoto sperando che l'altro decidesse di non andare ma, come se il suo compleanno fosse diventato improvvisamente la priorità di Bakugou, questi prese lo zaino e guardandolo dritto negli occhi disse "Ho detto che vengo." e alzando poi un sopracciglio uscì dall'aula.

Il giorno seguente, un sabato, i ragazzi si alzarono tutti un po' più tardi e dopo avergli fatto gli auguri, tutti coloro che avevano detto non sarebbero potuti essere al suo compleanno, uscirono di casa per andare a sbrigare ciò che li aveva impegnati.
Il resto della giornata trascorse tranquillo anche perché i ragazzi era così tanto sommersi dai compiti che non lasciarono le loro stanze se non per andare a mangiare qualcosa sporadicamente.
Arrivate le cinque del pomeriggio, e avvinandosi l'orario in cui la macchina privata mandata da Endeavor sarebbe andata a prenderli, i ragazzi iniziarono a prepararsi e Miyuki, che nel suo armadio non aveva niente né di femminile né di elegante, cercò quali tra le felpe e i maglioni potessero essere più adatti ad un compleanno e dopo averne tirato fuori uno blu elettrico, lo indossò insieme ad uno dei pantaloni meno sportivi che riuscì a trovare e, quando Midoriya la andò a chiamare, uscì dalla stanza pronta per godersi la sua prima vera festa di compleanno.

Quando i ragazzi arrivarono a casa Todoroki, dopo un viaggio in macchina che parve interminabile dato che, l'unico che sembrasse divertito dalla presenza di Bakugou fosse Kirishima, vennero accolti dalla sorella e dal fratello di Shoto che, genuinamente felici nel vedere che il fratello avesse davvero degli amici, passarono tutto il tempo a far loro le feste.
Essendo arrivati un po' prima dell'orario stabilito però, i ragazzi decisero di dare una mano ad apparecchiare e addobbare casa e fu proprio mentre Bakugou e Kirishima stavano gonfiando dei palloncini in soggiorno, che il primo sentì i due fratelli chiacchierare mentre appendevano i festoni.
"Hai visto?" domandò la sorella girandosi con la testa verso la porta della cucina dove Shoto e Miyuki stavano prendendo le ultime cose da mettere a tavola "Te l'avevo detto che aveva la fidanzata!" il palloncino che Bakugou stava gonfiando gli scoppiò in faccia catturando l'attenzione di tutti.
"Tutto bene?!" esclamò Midoriya uscendo di fretta dalla cucina.
Con ancora alcuni pezzi di lattice in faccia e un'espressione che non faceva presagire niente di buono, Bakugou spostò lo sguardo verso dove prima aveva guardato Fuyumi e quando finalmente, dopo una settimana, i suoi occhi rimasero incastrati in quelli di Miyuki per più di qualche secondo, lei si sentì come trapassare il petto da una lama mentre lui, veniva divorato da quella voragine che aveva iniziato ad aprirsi da quando Shoto era tornato nel dormitorio.

"Tutto bene" rispose poi a denti stretti togliendosi dalla faccia ciò che rimaneva del palloncino "ho bisogno di un po' d'aria." e così dicendo lasciò la stanza mentre Miyuki, che aveva una voglia terribile di seguirlo, decise di non farlo poiché tanto ormai sapeva che lui non le avrebbe nemmeno rivolto la parola.
Finito di apparecchiare e di sistemare, Bakugou rientrò in casa con un'espressione un po' meno colma d'ira ma sempre contratta e, quando finalmente ci furono tutti, Fuyumi e Natsuo diedero il via alla cena per il compleanno del fratello.
Come se nulla fosse successo, tutti quanti mangiarono e scherzarono mentre, Miyuki continuava a sentire una strana tensione che non riusciva a farla divertire quanto avrebbe voluto.
Continuava a pensare allo sguardo che lui le aveva rivolto poco tempo prima. Era uno sguardo completamente diverso da qualsiasi altro lui le avesse rivolto e proprio non riusciva a capire che cosa avesse fatto per meritarselo in più, a quanto pareva non avrebbe mai avuto l'onore di saperlo, dato che, ogni volta che ci provava, lui glielo negava.
Dopo un paio d'ore, pieni fino all'orlo, i fratelli di Shoto si ritirarono nelle loro stanze per permettere ai ragazzi di divertirsi e chiacchierare ma nello stesso istante in cui li lasciarono, in quella stanza calò un gelo che si riusciva quasi a percepire sulla pelle.
Essendosi proposti di rimettere a posto, per evitare di conversare tra loro, i ragazzi iniziarono a fare al contrario tutto ciò che avevano fatto ore prima, e quando Miyuki e Shoto si ritrovarono da soli in cucina, lei, ancora scossa da ciò che era successo, non si accorse di star lavando da ben cinque minuti, sempre lo stesso piatto.

"Miyuki?" la chiamò Shoto per la terza volta; lei si girò di scatto "Sì?" di domandò.
Shoto la guardò preoccupato "Ti senti bene? E' da cinque minuti che lavi lo stesso piatto" lo indicò.
Confusa da ciò che le aveva appena detto l'amico, Miyuki abbassò lo sguardo "Oh – posò il piatto sul lavandino e chiuse l'acqua – ti chiedo scusa." accennò un sorriso.
L'amico diede una veloce occhiata all'altra stanza dove Bakugou e Kirishima stavano facendo scoppiare i palloncini ed ebbe l'impressione che Bakugou lo stesse facendo con un po' troppa veemenza.
"Puoi dirmelo se c'è qualcosa che non va" la guardò dritta negli occhi e Miyuki si sentì mancare il fiato per qualche secondo.
Era incredibile come lo sguardo di Shoto avesse, se pur in maniera diversa, la stessa intensità di quello di Bakugou solo che, adesso che lui la stava guardando, era come se la lama che aveva sentito ore prima, si fosse dissolta.
"E' che..." fece un respiro profondo guardando verso l'altra stanza.
"Forse so cosa c'è che non va" asserì lui prima che lei potesse continuare; Miyuki lo guardò un po' spaventata dal fatto che Endeavor potesse essersi lasciato sfuggire qualcosa "continui ad essere preoccupata per me, vero?" Miyuki sgranò gli occhi, Endeavor gli aveva davvero raccontato tutto?
"Hai paura che dato che sono stato io a salvarti, tuo padre possa venire a cercarmi, non è così?" si calmò.
Endeavor le aveva raccontato che non era stato Shoto a salvarla perciò, se lui continuava a pensare che lei credesse fosse così, evidentemente non si era lasciato sfuggire nulla.
"Non devi." continuò forse con troppo entusiasmo poi, come se si vergognasse, distolse lo sguardo "C'è una cosa che devo dirti Miyuki – deglutì rumorosamente come se quelle parole pesassero come macigni – non sono stato io a salvarti quel giorno."

Nonostante lo sapesse già, nel sentire quelle parole uscire dalla bocca di Shoto, Miyuki si sentì sollevata.
Era da quando lo aveva scoperto che avrebbe tanto voluto confrontarsi con tutti e due per capire perché le avessero mentito e il fatto che Shoto avesse deciso di farlo, per giunta, il giorno del suo compleanno, la stupì non poco.
"Quel giorno io non sono riuscito a muovermi. – strinse i pugni continuando a mantenere lo sguardo basso – Mentre tuo padre parlava di come i genitori facciano i figli sperando che questi seguano ciò che loro hanno programmato, è stato come se, tenuto per i capelli davanti al mondo, ci fossi io." il cuore di Miyuki iniziò a battere più forte mentre, ai lati degli occhi, iniziava ad avvertire un lieve pizzicore.
"Le parole di tuo padre mi hanno paralizzato perché, se fino a quel momento avevo potuto solo ipotizzare i motivi per cui io mi sentissi così simile e vicino a te – contrasse la mascella – in quel momento mi sono stati lanciati addosso senza preavviso e, il pensiero che sarei potuto essere io quello – la guardò con gli occhi lucidi – mi ha impedito di venirti a salvare."
"Mi dispiace – sospirò cercando di trattenersi dal piangere, si vedeva che la cosa lo metteva parecchio a disagio – ero il tuo primo amico qui e, non sono riuscito a far niente per te."
"E' stato Bakugou a salvarti – sentire di nuovo quelle parole le fece mancare il respiro – è a lui che devi la tua riconoscenza ed è per lui che devi preoccuparti. E' stato lui a starti accanto notte e giorno mentre io, - strinse i pugni – mi sentivo così una merda che non ho avuto nemmeno il coraggio di venirti a trovare e, - contrasse nuovamente la mascella – se non fosse stato Bakugou a dirmi di aver mentito e a dirmi di non smettere di parlare con te per evitare di ferirti ulteriormente – Miyuki guardò verso il soggiorno – avrei continuato a non rispondere ai tuoi messaggi."

Miyuki si girò nuovamente verso l'amico "Non ti biasimerò se non vorrai più avere a che fare con me, voglio solo che tu smetta di stare in pena per me." concluse tenendo lo sguardo basso.
Con il cuore che continuava a battere sempre più forte e che, a quella visione, si faceva sempre più piccolo, Miyuki pensò a quanto fosse stato difficile per lui quel momento.
Aveva dovuto ammettere a sé stesso di non essere stato in grado di fare l'Hero, di non aver avuto il coraggio di affrontare le conseguenze e di essere stato spinto da qualcun altro a fingere di non essersi comportato come un codardo.
Tuttavia però, Miyuki non lo riteneva per niente tale. Per tutta la vita aveva avuto a che fare con persone che avevano scelto di mettere loro stesse prima di lei e non aveva mai detto nulla poiché, a quanto pare come pensava anche suo padre, avevano scelto ciò che era meglio per loro ma Shoto, Shoto non si era mosso non perché avesse scelto di non farlo ma perché non ci era riuscito.
Miyuki non dubitò nemmeno un secondo della veridicità delle parole che erano appena uscite dalla bocca dell'amico, soprattutto perché, l'aveva salvata la prima volta quando ancora non potevano nemmeno considerare amici e il non essere riuscito ad agire, perché colpito forse più di tutti gli altri dalle parole di Obscurium, non lo rendeva di certo un Hero a metà.

"Non ho intenzione di smettere di esserti amica." asserì sorridendogli mentre lui la guardava quasi incredulo "Sei il primo vero amico che ho in quindici anni di vita – Shoto distolse lo sguardo – e il fatto che tu non sia riuscito a salvarmi quella volta non mi fa cambiare opinione su di te. Nessuno ha fatto nulla quel giorno-"
"Bakugou sì" la interruppe.
Miyuki rise "Perché Katsuki è folle. – guardò nuovamente verso l'altra stanza – Se mio padre quel giorno avesse davvero deciso di uccidermi, salvarmi avrebbe causato chissà quante morti e, il fatto che tra queste potevate esserci anche voi, avrebbe reso la cosa ancora più difficile."
"Io stessa mentre precipitavo ero arrivata alla conclusione che sarebbe stato meglio così." gli sorrise "Perciò, se per tutto questo tempo hai pensato che sapere la verità mi avrebbe fatto cambiare il modo in cui io ti veda, - Shoto la guardò di nuovo – adesso puoi smettere. Non potrei mai avercela con te per non essere riuscito a salvarmi, semplicemente perché tu ci hai comunque provato, e questo mi basta." e concludendo la frase, Miyuki fece una cosa che in vita sua pensava non sarebbe mai riuscita a fare con nessun altro oltre a sua madre: lo abbracciò.

Contrariamente a quelli che si erano scambiati lei e Bakugou, non erano mai partiti al cento per cento da lei. Era sempre stato lui a tirarla verso di sé e lei, che di quegli abbracci ormai non poteva più fare a meno, vi ci si lasciava sprofondare.
Tuttavia, in quel preciso istante, Miyuki sentì che un'altra persona, in quel momento, aveva necessariamente bisogno di un abbraccio e come se tutte le inibizioni che si erano attivate negli anni dato che, tutte le persone che aveva abbracciato sempre lei per prima finivano per tradirla, crollarono nel vedere Shoto nella sua versione più vulnerabile.

Nello stesso momento in cui, per una frazione di secondo, nel modo di abbracciarlo, le mani di Miyuki sfiorarono quelle di Shoto, lei si sentì nuovamente trascinare ma, questa volta, nonostante sapesse di essere in quella strana dimensione, non perse i sensi.
Riusciva ancora a sentire il contatto del corpo di Shoto che, ancora parecchio in imbarazzo, non era riuscito a ricambiare l'abbraccio e, nel frattempo, nella sua testa Miyuki riaprì gli occhi e si ritrovò nel vecchio salone di casa sua, quella prima della casa dell'esplosione, seduta sul divano con una coperta addosso e sua madre che, accucciata accanto a lei, guardava fuori dalla finestra i fiocchi di neve che continuavano a cadere.
"Adesso ne ho contati sei!" esclamò girandosi verso di lei e sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli.
Miyuki sentì il cuore riscaldarsi "E tu quanti ne hai contati?" domandò la donna ma, nonostante lei volesse rispondere, fu come se non ne avesse le capacità.
"Sono sicura che ne avrai contati tantissimi" la donna le sorrise di nuovo avvicinando una mano verso la sua guancia e permettendo alla figlia di sentire di nuovo il suo calore sulla pelle.
"Quando sarai più grande e inizierai a parlare, sono sicura che ci faremo tante belle chiacchierate amore mio" e dandole un bacio sulla fronte si alzò dal divano prendendola in braccio.
Con la testa che sentiva l'avvicinarsi della fine di quel ricordo, Miyuki si rese conto che quello non era un ricordo qualsiasi ma bensì, il suo primo vero ricordo di sua madre.

Quando la solita sensazione di risucchio la riportò nella cucina di Shoto, con le lacrime agli occhi Miyuki percepì la presenza delle sue braccia attorno alla schiena.
Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasta in quel ricordo che le era parso fulmineo ma, a quanto pareva, era bastato per far sì che l'amico lo ricambiasse.

"Si può sapere che cazzo state facendo qui?" la voce di Bakugou fece sobbalzare entrambi e quando lei, con gli occhi ancora pieni di lacrime, lo guardò, Bakugou si premette con forza la lingua contro uno dei canini, come se si stesse trattenendo dal dire chissà cosa e nello stesso modo in cui era entrato in cucina, se ne andò.

Il mattino seguente quando Miyuki aprì gli occhi già sapeva che quella giornata sarebbe stata un inferno.
Dopo che alla fine della serata Bakugou l'aveva vista abbracciata a Shoto, le cose avevano continuato a degenerare tanto che aveva deciso di tornare in dormitorio a piedi piuttosto che farsi la strada in macchina con loro.
Non era ancora nemmeno riuscita a metabolizzare il fatto di aver avuto una visione con Shoto e, per di più, di un bel ricordo che credeva di aver perso.
In più, dato che era riuscita ad averne una con Shoto, non riusciva a capire cosa significasse.

Aveva stabilito una strana connessione anche con lui? Allora anche Shoto sentiva le sue stesse cose? Ma dopo un paio di domande, il suo cervello tornò come sempre alla solita che si chiedeva da più di una settimana.
Perché Bakugou continuava a comportarsi in quel modo?

Che fosse geloso di Shoto? - si sconvolse per l'assurdità di quel pensiero.
Di cosa doveva essere geloso? Non erano praticamente niente loro due e Shoto era suo amico.
Eppure, se fosse stato geloso di Shoto, molti dei suoi comportamenti avrebbero avuto senso.
Miyuki si alzò di scatto e si mise a sedere sul letto iniziando a ripensare a tutto ciò che era successo da quando si era risvegliata in ospedale.
Lui l'aveva salvata, questo ormai lo aveva appurato ma, nonostante lo sapesse, aveva chiesto a Shoto di continuare con la messa in scena perché voleva vedere quando sarebbe stato lui a confessarglielo.
L'aveva salvata ma non prima di aver cercato di far agire Shoto al posto suo poi, aveva litigato con lui e aveva scelto di passare le sue vacanze con lei, comportandosi come una persona completamente diversa.
Quando poi era tornato Shoto, Bakugou aveva ripreso a comportarsi come prima, forse peggio e da quel giorno, ogni volta che li vedeva insieme diventava una bestia incontrollabile.
"No" asserì lei scuotendo la testa e ributtandosi di spalle sul letto "E' assurdo." continuò ma per quanto assurdo potesse sembrarle, era un ragionamento che aveva senso.

Bakugou aveva premuto per far sì che lei credesse che fosse Shoto a salvarla e molto probabilmente, man mano che passavano i giorni e la vedeva sempre più vicina a lui, l'idea che quelle attenzioni dovessero essere rivolte a lui gli faceva venire i nervi.
Dopotutto non era una novità il fatto che Bakugou non sopportasse Shoto e forse, l'aggiunta di questo suo riconoscimento immeritato era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Tuttavia però, ciò che non tornava in quel ragionamento di Miyuki era che, il tutto era partito da lui.
Era stato lui a non volerle far sapere che a salvarla non fosse stato Shoto e allora perché adesso questa cosa lo stava facendo comportare così?

"Mi sta scoppiando la testa" commentò stropicciandosi gli occhi, dopotutto era sveglia da meno di cinque minuti e il suo cervello aveva già iniziato a carburare e a formulare teorie, una meno probabile dell'altra.

Nonostante si fosse ripromessa di studiare, il suo cervello non riusciva a smettere di continuare a porsi quelle domande e alla fine, verso le undici e mezza di quella domenica mattina, esasperata dall'incapacità di non riuscire a far niente a causa di quel chiodo fisso, Miyuki sbatté con forza il libro sulla scrivania e con addosso ancora il pigiama, si diresse spedita in camera di Bakugou con l'intenzione di rimanerci finché lui non si fosse deciso a darle le risposte che cercava.

"Apri questa porta." asserì nervosa bussando con forza – era sicura che a casa non ci fosse nessuno oltre lei e Bakugou poiché Shoto era rimasto a casa sua, Midoriya le aveva detto di star uscendo e Kirishima era andato insieme a lui.
"Bakugou Katsuki se non apri questa cazzo di porta giuro che la faccio saltare in aria!" esclamò mentre con la mano destra si preparava a farlo per davvero.
Era davvero al limite.
Dopo qualche secondo, poco prima che la palla di fuoco che stava creando si scagliasse contro la porta di legno distruggendola, Miyuki sentì Bakugou imprecare.
"Bakugou Katsuki non mi chiama nemmeno mia madre" asserì lui a denti stretti una volta aperta la porta.
"Se preferisci ti chiamo stronzo" rispose lei spingendolo dentro la stanza e sbattendosi la porta alle spalle.
Per tutto il tempo che era stata fuori dalla sua porta, nonostante fossero passati meno di tre minuti, Miyuki aveva sentito crescere dentro di sé una strana ira che fino a poco prima di uscire dalla sua stanza era sicura di non avere.
Più si avvicinava alla porta, più sentiva il respiro farsi faticoso e un'orribile sensazione, come un ago rovente nel cranio, che le stava facendo scoppiare ancora di più la testa e che era aumentata a dismisura quando la sua faccia era apparsa da dentro la stanza.
"Si può sapere qual è il tuo cazzo di problema?!" esclamò lui ancora sorpreso dalla forza di quello spintone.
Miyuki lo guardò in faccia e pensò che i suoi occhi si stessero sciogliendo per quanto la testa le stesse bruciando "Il mio?!" urlò.

Bakugou la guardò sconvolto ma prima che potesse parlare lei caricò di nuovo il fuoco nella mano destra e gliela puntò contro "Qual è il mio problema?!" ripeté a denti stretti mentre sentiva il sangue pulsare fortissimo all'altezza della carotide – era sicura che se qualcuno le avesse tagliato la gola il quel momento avrebbe riempito la stanza di sangue.
"Sei tu quello che a quanto pare ha un cazzo di problema con me!" sbraitò muovendo il braccio così velocemente da riuscire a dissipare le fiamme che aveva in mano.
"Sono giorni, giorni! - ripeté – Che sto cercando di parlare con te e tu continui a trattarmi di merda come se fossi l'ultima delle stronze, come se fino a due settimane fa non stavi con me su quella porta!" indicò la porta mentre con lo sguardo continuava a guardarlo dritto negli occhi.
"E' da quando sono ricominciate le lezioni che ti comporti da perfetto pezzo di merda, non che io mi aspettassi chissà cosa dato che quando nemmeno mi conoscevi mi hai sparato una cazzo di cannonata in faccia – Bakugou era attonito – ma pensavo che dopo quei giorni passati insieme si fosse creato che cazzo ne so, un rapporto di amicizia ma a quanto pare mi hai solo presa per il culo per tutto il tempo!" non lo pensava davvero ma in quel momento tutti i suoi pensieri reali non riuscivano a venire fuori.
Riusciva a sentire solo questa rabbia incontenibile esploderle dentro e aveva paura che se non l'avesse tirata fuori, sarebbe esplosa lei.

"Non è vero!" ribatté Bakugou che sembrava essersi ripreso dopo lo shock iniziale "Ah no?!" urlò lei spingendolo di nuovo.
"Cazzo pensi sia stupida?!" ringhiò a denti stretti "Se non è vero allora qual è il cazzo di motivo per cui mi tratti in questo modo?!" - Bakugou strinse il pugno destro – Sei così tanto geloso di Shoto da odiare anche me solo perché è mio amico?!"
"Io non sono geloso di quella merda a metà!" urlò anche lui.
"E allora perché cazzo ieri hai fatto così?!" Bakugou si morse le nocche della mano destra "Se non sei geloso perché cazzo ogni volta che si avvicina a me mi tratti di merda?! Cosa c'entro io?!"
"Non è così!!" urlò ancora di più lui facendo qualche passo verso di lei.
"E' allora com'è?!" sbraitò nuovamente lei per poi cercare di darsi una calmata.
Bakugou, con ancora i pugni stretti, continuò a guardarla dritto negli occhi e dentro di sé, quella mancata sintonia che continuava a persistere, lo stava facendo soffrire come un cane.
Lei era lì, nella sua stanza, esattamente dove lui l'aveva voluta per tutto il tempo da quando erano finite le vacanze ma invece di rivivere tutto ciò che aveva immaginato, si stavano urlando addosso e lui, non riusciva a dirle ciò che realmente voleva.
"Com'è?" chiese ancora Miyuki, questa volta con un tono di voce normale e con l'espressione di chi, da giorni, si sta crucciando a causa di qualcosa che non riesce a capire – Bakugou era sicuro che sul suo volto ci fosse la stessa espressione.
"Dimmelo" lo pregò lei mentre a causa dei nervi che iniziavano a cedere per la stanchezza, sentiva gli occhi pizzicare.
Bakugou rimase immobile. Voleva parlare, voleva dirle tutto quello che pensava e che aveva pensato nel corso di tutti quei giorni ma era come se il suo corpo, in quel momento, si stesse gestendo da solo e che lui fosse imprigionato chissà dove nei meandri della sua testa.
"Dimmelo!" ripeté lei allo stremo mentre con le lacrime che iniziavano a rigarle le guance, lo spingeva ancora però con molta meno forza delle volte precedenti.
Miyuki continuò a spingerlo con le ultime forze che le rimanevano. Non aveva mai urlato così tanto e mentre le lacrime continuavano a scendere, le spinte che lei stava dando sul petto di Bakugou iniziavano a diminuire fino a diventare dei leggerissimi pugni che pian piano andavano accorciando le distanze tra di loro.

Indietreggiando fino ad arrivare a sbattere con la schiena contro la parete, Bakugou rimase immobile mentre Miyuki, con entrambi i pugni poggiati sul suo stomaco, teneva la fronte abbassata.
"Perché continui a respingermi?" lo colpì con il pugno destro "Cosa ti ho fatto?" ancora.
All'interno della sua testa, Bakugou sembrava sta impazzendo, voleva urlare, voleva parlare ma era come se tutti i muri che aveva eretto in quei giorni gli impedissero di far uscire la voce.
Quando poi la voce di Miyuki si fece un sussurro e i colpi che gli stava dando si fermarono, nella stanza fu come se i due si trovassero all'interno dell'occhio di un ciclone dove, almeno per un po', sembrava essere tornata la tranquillità.
Tuttavia però, come il ciclone si sposta, si va spostando anche il suo centro facendo sì, che qualsiasi cosa fosse rimasta ferma per quel lasso di tempo, venga colpita di nuovo dall'uragano.

"Dimmi che lo sono immaginata" asserì lei allontanandosi da lui facendo forza sui pugni che teneva ancora poggiati contro la sua maglietta; Bakugou la guardò.
"Dimmi che tutto quello che c'è stato in quella settimana e mezza me lo sono immaginata – le lacrime continuavano a scendere – che ciò che ho sentito l'ultima sera l'ho sentito solo io."
"Dimmelo Katsuki" si strinse la maglietta del pigiama "e se non è così – ormai aveva la vista completamente offuscata dalle lacrime – perché mi stai facendo così male?"
Il cuore di Bakugou andò in mille pezzi. La vedeva lì, davanti a sé, completamente distrutta da qualcosa che lui non riusciva a capire. Era come se, nonostante lui non volesse farle del male, finiva sempre per fare il contrario.
Avrebbe voluto andare da lei, stringerla e baciarla perché era sicuro che quello sarebbe stato l'unico modo in cui lui sarebbe riuscito a farle capire ciò che provava davvero ma quando fece per avanzare, qualcuno bussò alla porta mettendo in pausa i loro sentimenti.

"Ehi Bakugou! - la faccia di Kirishima spuntò da dietro la porta – Ti va di-" s'interruppe quando davanti a sé vide Bakugou contro la parete e Miyuki a pochi metri da lui, entrambi visibilmente sconvolti.
"Scusate, non volevo inter-" fece per andarsene.
"Non hai interrotto niente." asserì seria Miyuki con il volto ancora rigato dalle lacrime "Non c'è nient'altro che io debba aggiungere." e senza guardare Bakugou, si diresse verso la porta dove Kirishima, spostandosi la lasciava tornare in camera sua in cui, abbassata tutta la serranda, si infilò sotto le coperte e pianse fino ad addormentarsi sperando di dimenticare quella domenica.

 

 

 

Angolo autrice:

Buon giorno a tutti, ho finito di scrivere questo capitolo ieri verso le tre ma non ho avuto la forza di pubblicarlo quindi ve lo beccate ad un orario decente HAHAHAH

Siamo finalmente arrivati nel punto in cui da ora in po' inizieranno le cose interessanti e ammetto che scrivere la parte finale ieri mi è piaciuto non poco.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo e, dato che ho già in cantiere l'altro, non dovrete nemmeno aspettare tanto per il continuo.
Se il capitolo vi è piaciuto vi esorto a farmi sapere cosa ve ne pare e spero che rimaniate con me fino alla fine!
Baci, Ems xx

 

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei - ***


"Katsuki..."




Dopo che Kirishima vide Miyuki sparire dietro l’angolo del corridoio, con ancora l’espressione confusa in volto si girò verso l’amico che sembrava completamente paralizzato contro la parete.
Aveva lo sguardo di chi voleva urlare una marea di cose e, contrariamente a come avrebbe fatto di solito, pronto a ricevere insulti, imprecazioni e forse anche mani addosso, Kirishima entrò nella camera di Bakugou e chiuse la porta.
Con le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni, Kirishima avanzò verso l’amico, il quale, con il labbro inferiore tremolante, sembrava essere sull’orlo di una crisi di pianto.
“Bakugou.” l’altro rimase immobile “Amico si può sapere che cosa sta succedendo tra voi due?” corrugò la fronte.
Con ancora il labbro tremolante, Bakugou spostò lo sguardo verso l’amico “Non è successo niente” asserì poi a denti stretti senza però riuscire a muoversi da quella posizione.

Dentro di sé, Bakugou stava urlando.
Se Kirishima avesse ritardato solo di cinque minuti forse in quel momento lui avrebbe potuto avere le sue mani sul volto di Miyuki mentre, come tutte le volte che l’aveva immaginato, le loro labbra si intrecciavano facendo sì che tutte le sue cose inespresse potessero finalmente spiegate, dato che, lui con le parole non ci sapeva fare per niente.
Se solo Kirishima non fosse andato a chiamarlo per chissà quale motivo, in quel momento, forse lui e Miyuki sarebbero stati di nuovo abbracciati contro la porta della sua stanza, con il respiro corto, il battito accelerato e il cuore pieno.
E invece adesso lui si ritrovava immobile, contro la parete della sua stanza, con gli occhi che gli pizzicavano da morire, i nervi a fior di pelle per non essere riuscito a dire niente o a spiegare che lei si stesse sbagliando senza mettersi ad urlare e, ovviamente, con il cuore a pezzi.

“Dio Bakugou parla – gli si mise davanti e, noncurante del fatto che potesse tirargli un pugno, lo scosse con veemenza. Dopotutto, se dargli un pugno lo avesse fatto sentire meglio, Kirishima era ben felice di riceverlo – sono tuo amico!”
L’altro lo guardò di nuovo mentre i tendini del suo collo iniziavano a vedersi sempre di più a causa di quanto si stesse contraendo per impedire alle lacrime di fuoriuscire dai suoi occhi.
Kirishima gli lasciò le spalle e si passò una mano tra i capelli “E’ di questo che parlava Miyuki qualche giorno fa?” chiese poi sperando che prima o poi ad una delle sue domande l’altro avrebbe risposto.
“Che cosa stai dicendo” fece Bakugou con la fronte corrugata.
L’altro alzò le spalle “Che ne so? - strinse le spalle – L’altra mattina mi ha detto che da quando sono finite le vacanze tu hai iniziato a trattarla diversamente – il cuore di Bakugou fece come per sprofondargli ancora di più nel petto – e onestamente non ci ho capito molto perché osservandovi non avevo notato nulla di strano ma poi torno a casa e vi trovo così” sbraitò.
“Che cazzo è successo tra voi due?” chiese ancora.

Impossibilitato a trattenersi oltre, Bakugou, sconfitto come mai prima in vita sua, abbassò lo sguardo e si lasciò scivolare contro la parete fino a toccare terra con il sedere.
Una volta sul pavimento, posò gli avambracci sulle ginocchia e nascondendovi in mezzo la testa, iniziò a singhiozzare silenziosamente.
Davanti a quell’immagine così umana e allo stesso tempo inusuale per la persona di Bakugou, Kirishima si accovacciò di fronte a lui e rimase in silenzio per un bel po’, in attesa del momento in cui l’amico si sentisse pronto a parlare.
Dopo un tempo che parve infinito, Bakugou sembrò calmarsi lievemente e, tirato su con il naso, scosse la testa ancora nascosta dalle sue braccia.
“Non lo so cosa è successo” asserì con la schiena che, a ritmo con i suoi singhiozzi, tremava.
“Non lo so” alzò la testa mostrandosi all’amico con le guance arrossate per il pianto e ancora bagnate.
Kirishima rimase in silenzio “Quella settimana e mezzo che abbiamo passato insieme è stata la più strana, tranquilla e bella settimana della mia vita – appoggiò la fronte sul palmo della mano destra e facendola scivolare un po’, si strinse alcuni ciuffi di capelli – era come se, stando insieme, niente potesse toccarmi.”
“Ho iniziato a sentirmi così sin da quando l’ho vista in ospedale. Più passavo del tempo con lei e osservavo come quel cane di suo padre l’avesse ridotta, continuavo a pensare a quanto fosse forte e, - alzò la testa come per riprendere aria – dopo qualche giorno ho iniziato a sentirmi diverso quando le stavo vicino.” tirò un pugno al muro dietro di sé facendo sobbalzare l’amico.
“Quando siamo tornati a casa, man mano che passavamo il tempo insieme, sentivo che la strana sensazione che avevo avvertito nel petto durante quelle notti in ospedale stava diventando più grande.” tirò su con il naso “Senza rendermene conto ho iniziato a sentire sempre di più il bisogno di starle vicino e quando la sera di Natale l’ho abbracciata – si mordicchiò nervosamente lo strato sottile di pelle che gli ricopriva il dorso della mano – ho sentito come un’esplosione dentro di me.”
“Era come se avessi avuto bisogno di quell’abbraccio da sempre. Più la tenevo stretta a me più mi sentivo bene, come se il battito del suo cuore si fosse sincronizzato con il mio e, quando l’ho guardata negli occhi, per un istante ho immaginato di baciarla – guardò con lo sguardo spento la stampa della maglietta di Kirishima – ed è stato così reale che, se chiudo gli occhi posso ancora sentire il profumo dello shampoo che le riempiva i capelli.”

Kirishima si mise a sedere con le gambe incrociate “Da quella sera poi, - spostò lo sguardo sul suo letto – abbiamo iniziato a dormire insieme nel mio letto e da quando siete tornati e lei ha ricominciato a dormire nella sua stanza, non sono più riuscito a riposare.”
“Il fatto è che – ricominciò a piangere – quando eravamo da soli era come se fossimo sulla stessa lunghezza d’onda e l’ultimo giorno, sapendo che non sarebbe più stato come prima, ho iniziato a sentirmi morire.”
“Perché dici che non sarebbe più stato come prima?” domandò Kirishima dato che, a quanto pareva quelle due settimane erano state importanti per entrambi e non riusciva a spiegarsi il motivo di quel loro distacco.
Bakugou contrasse la mandibola “Perché se avessimo continuato a fare come avevamo fatto durante quei giorni sicuramente voi tutti avreste iniziato a rompere i coglioni con battutine e commenti vari” sbraitò.

Kirishima lo guardò un po’ offeso “E in più volevo che tutto ciò che c’era stato rimanesse solo tra noi perché non volevo condividerlo con nessuno – continuò tirando su con il naso – e pensando che se anche l’ultimo giorno avessimo fatto come i precedenti, una volta finito tutto sarebbe stato ancora più difficile resistere perciò, come se anche lei avesse pensato la stessa cosa, siamo rimasti immobili a fissarci per un bel po’ prima di andare a dormire nelle nostre rispettive camere.” fece un respiro profondo.
“Per tutto il tempo in cui sono rimasto chiuso in camera dopo averla vista andare via – s’inumidì le labbra – sono rimasto sdraiato sul letto con un vuoto nel petto che continuava a spingermi ad uscire dalla mia stanza e ad andare da lei ma, sapevo che se l’avessi fatto non sarei riuscito a trattenermi una volta tornati alla normalità.”
“Poi, dopo non so quanto tempo a fissare il soffitto, ho sentito i suoi passi avvicinarsi alla mia porta e, come se l’ossigeno fosse tornato a riempirmi i polmoni, ho aperto la porta ancora prima che lei potesse bussare e l’ho tirata dentro. - guardò la porta con la coda dell’occhio – Siamo stati abbracciati contro la mia porta per chissà quanto e ogni volta che mi era così vicina, non riuscivo a smettere di immaginare cosa si potesse provare nel baciarla tenendole le mani tra i capelli e sentendo il suo profumo sulla mia pelle.” strinse i pugni come se quell’immagine gli fosse sfuggita ancora una volta.

“Dormire insieme quella notte è stata la cosa che più mi ha fatto stare bene da quando sono qui e, quando il giorno dopo siete tornati-”
“Aspetta, avete dormito insieme quella notte? - Kirishima ripensò allo strano comportamento di Bakugou quella mattina mentre gli raccontava i dettagli delle sue vacanze – Ecco perché non mi ascoltavi, avevi altro a cui pensare” rise.
Bakugou lo guardò serio “Il punto è che è da lì che le cose hanno iniziato ad andare di merda” ringhiò dando un altro pugno alla parete alle sue spalle.
“E’ come se da quando fosse tornato – contrasse la mandibola facendo digrignare i denti – io non riesca più a sentirmi allo stesso modo quando sono vicino a lei, come se i nostri segnali non riuscissero a sintonizzarsi.”
Kirishima corrugò la fronte “Quando è tornato chi? Midoriya?”
Bakugou colpì due volte il pavimento a pugno chiuso “Shoto” sputò fuori con i denti stretti come una morsa.

Improvvisamente qualcosa iniziò a mettersi a posto nella mente confusa di Kirishima, il quale, il giorno prima non aveva per niente capito cosa fosse successo per spingere l’amico a farsi tutta la strada a piedi di notte.
“E’ per questo che ieri te ne sei andato in quel modo?” Bakugou poggiò la nuca contro il muro “Già” rispose poi ripensando all’immagine di loro due abbracciati nella penombra della cucina.
“E si può sapere perché?” aggiunse l’altro.
“Perché tutti i miei dubbi avevano finalmente avuto una risposta. – strinse i pugni fino a farsi male con le unghie benché fossero corte – Ho sentito la sorella di Shoto – fece un’altra smorfia come se bastasse solo il nome per farlo incazzare – dire che Miyuki era la sua fidanzata e, - rise – come se non bastasse, li ho anche visti abbracciati in cucina.”
Ripensando all’espressione che aveva visto nel volto di Miyuki sia qualche giorno prima a colazione, sia per tutta la durata del viaggio in macchina della sera prima, Kirishima scuoté la testa.
“Io non credo che tra di loro ci sia più di una semplice amicizia” asserì serio; Bakugou lo guardò “E tu che cazzo ne sai?” ringhiò come se nella sua testa ormai niente potesse rimuovere quella sua convinzione.
Kirishima ignorò il tono con cui gli aveva appena risposto “Semplicemente perché il suo sguardo quando parla di te o si chiede cosa possa aver fatto per meritarsi un trattamento simile, non è lo sguardo di una persona che non prova determinate cose nei tuoi confronti.” strinse le spalle e si stupì di ciò che aveva appena detto.

“Se davvero stesse con Shoto poi, non credo che lo terrebbe nascosto solo per non fartelo vedere” aggiunse mentre l’altro scuoteva la testa.
“Perché non dovrebbe stare con lui?” esclamò poi “Crede che lui l’abbia salvat-”
“Sei tu che l’hai spinta a crederlo.” Bakugou si ammutolì.
“Lo so – rispose poi – il punto è che, non è il fatto che lei pensi di essere stata salvata da lui ad impedirmi di essere razionale, è il fatto che non riesco a capire perché, da quando è ritornato e stanno continuamente insieme, io non riesca a scindere il fastidio che provo per lui finendo inevitabilmente a provarlo anche per lei.” si massaggiò le tempie sperando che il mal di testa che aveva da quando si era svegliato, passasse almeno un po’.
“Ogni volta che li vedo vicini, è come se una rabbia incontrollata esplodesse dentro di me offuscandomi la vista e facendomi reagire male a qualsiasi cosa lei mi dica. - fece un respiro profondo – Quando l’altro giorno è venuta a chiedermi di allenarci insieme, avrei tanto voluto dirle di sì” guardò l’amico negli occhi “perché tu non hai idea degli allenamenti che abbiamo fatto insieme mentre voi non c’eravate. Non mi era mai capitato con nessuno di sentirmi così carico di vincere ma, allo stesso tempo, curioso di sapere se fosse riuscita a battermi.”
“E allora perché le hai detto di no?” chiese Kirishima che continuava a non capire perché se Bakugou si sentisse in quel modo, non andasse semplicemente a dirle a lei.
“Volevo farlo! - sbraitò – E’ solo che quando mi sono girato a guardarla ho visto quello stronzo che, essendo da solo come un cane, ci stava raggiungendo e come se il mio volere fosse stato risucchiato chissà dove, ho finito per dirle che non avevo nessuna intenzione di allenarmi con lei e, quando li ho visti allenarsi insieme, avrei voluto spaccarmi il cranio contro il muro.” ammise.

Kirishima si grattò la nuca “Senti, so che la mia domanda sarà anche stupida ma, perché queste cose non le dici a lei?”
Bakugou rise “Perché io non riesco più a parlare con lei senza urlarle addosso o senza essere sgarbato e sapere che sta con lui-”
“Ti ho detto che potrebbe non essere così!”
Bakugou buttò l’aria fuori dal naso esasperato “Anche se non stesse con lui okay? - sgranò gli occhi e strinse i denti – Io non capisco perché da quando è tornato non riesco a non odiare lei tanto quanto odio lui. Da quando stanno facendo pure il tirocinio insieme, ogni volta che mi si avvicina, sento quest’ira ribollirmi in gola ed è solo dopo essermene andato che mi rendo conto di essermi comportato da stronzo e tornano tutti i ricordi di quei giorni passati insieme.”
“Pure adesso – abbassò nuovamente la testa – era venuta qui perché voleva sapere perché io la trattassi in quel modo e, - ripensò alla forza con cui lei lo aveva spinto dentro la stanza – c’è stato un brevissimo istante in cui mi è sembrato che quella sintonia che avevamo, stesse ritornando.”
“Mentre vi urlavate addosso?” chiese l’altro.
Bakugou lo guardò “Ci hai sentiti?”
Kirishima fece di no con la testa “Era un po’ palese dato il rossore sul volto di Miyuki e la sua espressione sconvolta.”
Bakugou abbassò lo sguardo “Per un istante ho risentito le stesse cose di settimane fa – chiuse gli occhi e poggiò nuovamente la nuca contro il muro – e se tu non fossi entrato, forse...” ripensò a quella frazione di secondo in cui aveva ponderato di prenderle il viso tra le mani e baciarla davvero per la prima volta.

“Senti – asserì Kirishima serio – è ovvio che la stessa frustrazione che stai provando tu, la stia provando anche lei.” Bakugou lo guardò “Dopotutto, se così non fosse, non starebbe sempre a tamburellare con le dita sul banco e a far traballare la gamba mentre ti guarda da lontano come qualcuno che vorrebbe venire a parlarti ma sa che riceverebbe no come risposta.”
“Di cosa stai parlando adesso?” chiese l’altro riguardandolo.
“Quando mi hai chiesto chi stessi guardando giorni fa, ricordi?” Bakugou annuì, ricordava il fastidio che la sua risposta gli avesse provocato “Non stavo guardando Miyuki per chissà quale strana paranoia ti sei fatto in testa – Bakugou alzò le sopracciglia – la stavo guardando perché quella mattina mi aveva chiesto se sapessi che cosa ti fosse preso e, anche se apparentemente lei mi aveva detto di lasciar perdere e di non indagare, ho deciso di guardarvi entrambi perché volevo capire dato che, neanche con me tu hai avuto molto a che fare negli ultimi tempi.” strinse le spalle.

“Perciò, ho passato l’intera giornata a guardarvi ma non riuscivo a notare niente di strano perché mi è sembrato che tu la stessi trattando esattamente come sempre ma, ora che so bene o male cos’è successo tra voi due, sia il tuo che il suo corpo mandano gli stessi segnali” Bakugou abbassò lo sguardo “siete entrambi lì che alternandovi vi guardate. Lo fate sempre ora che ci penso, - si scrocchiò le dita delle mani – lei lo ha fatto anche mentre l’altra sera ci parlava delle sue cicatrici ma pensavo che ti guardasse perché aveva paura di essere giudicata.”
“Non so se quest’ira che ti assale ti impedisca anche di vedere le cose per quelle che sono ma, se prestassi un po’ più di attenzione all’espressione del volto di Miyuki quando tu sei nella stessa stanza, ti renderesti conto che a stare così non sei solo tu, anzi, forse lei sta peggio perché ogni volta che viene per cercare di capirne il motivo tu l’aggredisci e te ne vai.”
Bakugou si tenne la testa con i palmi delle mani “Purtroppo io non so spiegarti perché da quando è tornato Shoto tu non riesca più a sentirti in sintonia con lei – sospirò – ma posso azzardare l’ipotesi che tu sia geloso – Bakugou lo fulminò con lo sguardo – del rapporto che hanno loro due” continuò Kirishima prima che l’altro saltasse a conclusioni affrettate.

“E’ palese che quei due vadano terribilmente d’accordo e la cosa nemmeno mi stupisce, dopotutto bene o male tutti sappiamo che anche Shoto ha vissuto un’infanzia difficile – Bakugou si morse ripetutamente l’interno della guancia – ed è normale che questo li faccia sentire vicini in più, sfido chiunque a non preferire parlare con una persona che quando la chiami non si gira urlandoti: che cazzo vuoi.”
“Io non so se stiano davvero insieme o se tra loro non ci sia niente di più di un’amicizia ma, in entrambi i casi, non riuscirai mai a risentirti in sintonia con lei se ogni volta che ti si avvicina per sbaglio le sbraiti in faccia. - Bakugou fece per controbattere – Anche se non lo fai intenzionalmente.” l’altro chiuse la bocca.

“Purtroppo se non le dici certe cose, le persone non possono arrivarci e nonostante io non sappia cosa vi siete detti prima che arrivassi, sono sicuro che lei stesse cercando di spronarti in qualche modo a parlare ma, a quanto pare tu non hai vie di mezzo amico mio – Bakugou lo guardò – o parli troppo e male, oppure cadi nel mutismo e onestamente non so dirti quale delle due sia peggio.”

Dopo almeno un’altra mezz’ora passata in silenzio mentre Kirishima cercava di aiutarlo a mettere le cose a posto e a convincerlo del fatto che dovesse almeno sforzarsi un po’ di non trattarla di merda se voleva anche solo sperare che le cose tra loro potessero provare a tornare come durante le vacanze, Bakugou si spogliò e s’infilò in doccia.
Aveva la testa che continuava a scoppiargli e come se non avesse più neanche il controllo dei suoi occhi, continuava a piangere però, come se da quando lei gli aveva urlato contro quella mattina, Bakuguo si sentì come alleggerito da tutta l’ira che in quelle settimane lo aveva quasi consumato totalmente.
Era come se lei, urlandogli addosso e colpendolo avesse strappato via da lui parte della sua rabbia tant’è che, mentre lei continuava a sbraitare, lui aveva iniziato a sentirsi sempre meno incazzato anche se, non era comunque riuscito a rispondere nulla di sensato oltre a “Non è vero.”
Perché non era vero che lui l’avesse presa per il culo durante quei giorni anzi, forse per la prima volta era riuscito a provare qualcosa di autentico per un’altra persona.
Per la prima volta aveva sentito il bisogno morboso di stare a contatto con qualcun altro, e per uno a cui il contatto fisico da fastidio, voleva davvero dire molto.
Come voleva dire molto anche il fatto che da quando era tornato a dormire da solo, il suo sonno non era più stato lo stesso anche se, aveva sempre dormito benone in quel letto enorme.

Per tutto il resto della giornata l’umore di Bakugou fu completamente a terra e Kirishima era sicuro che lo fosse anche quello di Miyuki, la quale, da quando se n’era andata dalla stanza di Bakugou non si era fatta viva per tutto il giorno.
Kirishima, in più, era assolutamente sicuro che stesse rannicchiata a letto perché quando era andato verso la sua stanza per vedere come stesse, nonostante fosse primo pomeriggio, dallo spiraglio sotto la porta non passava nemmeno un briciolo di luce e ciò lo portò a pensare che forse, nessuno di loro l’avrebbe rivista prima del giorno successivo.

Il mattino seguente, quando i ragazzi arrivarono in classe, sia Kirishima che Bakugou si accorsero che lei era già lì chissà da quanto.

Contrariamente a come aveva fatto qualche giorno prima mentre la osservava, quella mattina Miyuki non interagì né con Shoto né con Midoriya e anzi, a Kirishima parve proprio che lei non fosse realmente lì con loro.
Stava immobile nella stessa posizione, con il braccio destro sul banco e il viso poggiato contro il palmo della mano, senza muoversi minimamente e con l’espressione di chi aveva passato proprio una brutta nottataccia.
Poiché le lezioni teoriche erano fin troppo cariche per una scuola di Hero, Kirishima non ebbe il tempo nemmeno per lanciare un bigliettino sul suo banco in cui le chiedeva come stesse e, quando il professor Aizawa disse loro di prepararsi per una nuova esercitazione, non riuscì nemmeno a fermarla mentre uscivano dalla classe perché, come un fulmine, aveva superato tutti e si era diretta agli spogliatoi.

Indossato il costume, Miyuki non vedeva l’ora di iniziare a combattere contro qualcuno perché era sicura che sferrare qualche colpo l’avrebbe sicuramente fermata dal continuare a pensare a ciò che era successo il giorno prima.
Aveva passato l’intera nottata a piangere con il cuore che le faceva un male cane e i polmoni che sembravano non riuscire a catturare abbastanza aria.
Era rimasta raggomitolata su sé stessa con la mano stretta sul petto a piangere con la faccia affondata in un cuscino per non farsi sentire da nessuno.
Non aveva mai provato un dolore così forte in vita sua, nemmeno quando suo padre l’aveva trafitta al petto con la sua stessa mano.
Era un dolore che partiva dal petto e le sfondava le viscere, un dolore che continuava a farle venire voglia di piangere e che le risucchiava tutte le forze che aveva in corpo.
Sentiva come se il suo petto fosse pieno di spilli che ad ogni respiro le perforavano la carne.
Non c’era nessun legame con Bakugou, nessuna strana connessione attivata dalla vicinanza dei loro quirk, nessuna empatia.
Non c’era nessun tipo di condivisione dei sentimenti, nessun sentire le stesse cose, niente di niente perché se davvero ci fosse stato qualcosa del genere, allora le cose non sarebbero andate di certo in quel modo.
Tutto ciò che aveva vissuto in quelle due settimane erano opera di un altro Bakugou, uno che forse lei non avrebbe rivisto mai più e che, in tutta onestà, non era proprio pronta a rivedere per poi vederlo sparire ancora.
Non era pronta a lasciare che lui abbassasse di nuovo tutte le sue difese per poi pagarne ancora le conseguenze, non poteva e non voleva.
Aveva lottato tanto negli anni per far in modo che nessuno potesse più ferirla in quel modo e quando aveva deciso di fidarsi di nuovo di qualcuno e di lasciarsi andare, era finita esattamente come tutte le altre volte.

L’unica differenza questa volta era che lei ci aveva davvero creduto. Aveva creduto che i suoi sguardi, le sue attenzioni e le sue carezze di prima mattina, con ancora i capelli arruffati e la faccia assonnata, fossero veri.
Aveva creduto che l’abbraccio dell’ultima sera non sarebbe stato l’ultimo e che anche lui voleva, chissà dove dentro di sé, annullare ancora di più le distanze tra di loro per far sì che la loro pelle potesse incontrarsi e così, sentirsi completamente l’uno dentro l’altro.

Mentre Miyuki continuava a pensare a tutti ciò, senza rendersene conto era arrivata davanti le porte di ground Beta e si trovava in riga con tutti i suoi compagni.
Quando il professor Aizawa arrivò e si posizionò davanti a tutti loro, notò immediatamente le strane facce sul volto di Bakugou e Miyuki e, reduce dall’atteggiamento molto affiatato dei due in quelle settimane prima dell’inizio delle lezioni, decise che invece di seguire l’ordine di accoppiamento che aveva già stabilito il giorno prima, avrebbe fatto di testa sua.
“Okay allora tenetevi pronti – fece finta di scorrere un elenco che in realtà non esisteva – per la prova di oggi si andrà a squadre, Villain contro Hero, niente che voi non abbiate già fatto.” guardò la ragazza che, con lo sguardo basso, sembrava non star per niente ascoltando ciò che lui avesse appena detto “Per la prima squadra, gli Hero saranno Miyuki – la ragazza alzò istintivamente la testa – e Shoto.”

Dall’altro lato della riga, Bakugou che come Miyuki stava ancora rimuginando su tutto ciò che gli era successo, non appena sentì i nomi per quella prima coppia, come se tutto il discorso fattogli il giorno prima da Kirishima fosse stato completamente eliminato dai suoi ricordi, fece sparire tutto ciò a cui stava pensando e come un fungo velenoso, sentì di nuovo l’ira che pensava Miyuki avesse portato via con sé, espandersi a macchia d’olio dentro il suo petto non lasciando spazio a nient’altro se non alla rabbia.
“I villain invece saranno, - fece ancora su e giù con il dito – Bakugou e Kirishima.”

Una volta dentro Ground Beta, dopo aver ascoltato come si sarebbe svolta l’esercitazione, le due squadre si separarono e Miyuki riuscì a concentrarsi veramente solo dopo che Shoto, accortosi del suo stato d’animo quando l’aveva vista arrivare per ultima davanti all’ingresso da cui sarebbero partiti tutti e quattro, le aveva messo una mano sulla spalla e le aveva chiesto che cosa avesse.
Nel momento in cui lei lo aveva guardato, proprio come il giorno prima, il macigno che la stava appesantendo e incupendo si era dissolto e, nel guardarlo negli occhi, Miyuki era riuscita a rivedere ancora per qualche frazione di secondo il sorriso di sua madre.
Nella posizione opposta alla loro però, di fronte a quell’interazione, Bakugou non ebbe la stessa reazione.

“Okay allora il nostro compito è quello di arrivare al punto preciso prima di l-”
“Fai silenzio” lo interruppe Bakugou; Kirishima si zittì “Che c’è?” gli domandò poi notando la sua espressione.
“Non faremo nessuna strategia. - lo guardò – Per vincere ci basta prendere quello che ha la cintura rossa sul fianco perciò, ci divideremo e ne cercheremo uno l’uno così chi acchiappa quello con la cinta ci conduce alla vittoria” alzò un sopracciglio.
“Vuoi che ci dividiamo?” ripeté lui.
Bakugou annuì “Se li combattiamo insieme sono discretamente forti – Kirishima roteò gli occhi, il suo orgoglio non gli faceva ammettere che, se non Shoto, Miyuki era nettamente più forte di entrambi – perciò li divideremo in qualche modo.”
“Okay allora com-”
“Io allontanerò Miyuki e tu Shoto, poi, quando saranno distanti vedremo se quello che abbiamo allontanato ha la cintura ma, comunque, uno contro uno possiamo batterli entrambi.”

Una volta partita l’esercitazione, esattamente come aveva pensato Bakugou, i due si stavano muovendo insieme poiché consci del fatto che se avessero attaccato come avevano fatto durante l’allenamento di qualche giorno prima avrebbero sicuramente battuto i villain e vinto.
Miyuki e Shoto camminarono furtivamente per un bel pezzo di Ground Beta, l’obiettivo dell’esercitazione, almeno per chi faceva l’Hero, era quello di arrivare in un punto già designato di Groun Beta senza farsi togliere la cintura rossa che uno dei due portava al fianco e che, in quel momento, oscillava a causa dei movimenti appesa al fianco destro di Miyuki.
I due continuarono a muoversi un po’ confusi dal non vedere i villain ma non appena ebbero svoltato un angolo, furono entrambi costretti a spostarsi in punti opposti poiché, tra di loro, stava per esplodere uno degli attacchi di Bakugou.
Miyuki, che non era ancora del tutto concentrata, non reagì prontamente e mancando di tempestività, finì per rotolare a terra qualche metro prima di riuscire a rimettersi in piedi.
Quando ci fu riuscita però, si accorse che ad un po’ di distanza da lei, Shoto era in posizione difensiva pronto a rispondere agli attacchi di Kirishima mentre, verso di lei, con sguardo serio, Bakugou si avvicinava.
Controllando che la cintura fosse ancora ben salda al suo fianco, Miyuki si spinse all’indietro facendo fuoriuscire il ghiaccio da sotto le scarpe e il fuoco dai palmi delle mani e quando fu abbastanza lontana, si girò di spalle e continuò a spingere verso il punto che avrebbe consegnato loro la vittoria.

Mentre si dirigeva verso il traguardo però, Bakugou che non l’aveva distaccata nemmeno per un secondo, iniziò a lanciarle attacchi dopo attacchi costringendola a deviare la sua traiettoria facendo un inversione e scivolando appena sotto di lui.
Immediatamente anche Bakugou fece retro front e come un automa che ha puntato il suo mirino su bersaglio, continuò a spingere con la forza delle sue esplosioni finché, inaspettatamente per lei, non l’affiancò e non la colpì al fianco destro con un colpo di tibia che le fece inevitabilmente perdere la concentrazione e slittare a sinistra di qualche metro.
Quando finalmente si fu fermata, Miyuki cercò di riprendere fiato ma lui sembrava non volerglielo lasciar fare.
Immediatamente infatti, si lanciò contro di lei di faccia e quando fu troppo vicino per permetterle di colpirlo con il suo quirk, Miyuki chiuse istintivamente il pugno destro e lo colpì in pieno volto facendolo volare e cadere a terra qualche metro più in là.
Una volta rialzatosi, Bakugou guardò Miyuki dritto negli occhi e a lei fu subito chiaro che lui non stesse per niente combattendo per vincere la competizione.
Non intenzionata però a stare al suo gioco, Miyuki rilassò il pugno e spingendo con il ghiaccio tornò a scivolare verso la fine di quell’esercitazione.

Girato l’ennesimo angolo però, Bakugou che l’aveva preceduta, le sparò di nuovo il fuoco contro e cercando di non cadere ancora, a Miyuki venne istintivo frenare come se stesse pattinando sul ghiaccio e creare un’enorme muro di ghiaccio tra lei e Bakugou.
Poi, appurato che da quella strada non sarebbe riuscita a passare, si mise a correre senza usare il quirk, in modo tale che lui non potesse seguirne le tracce.
Attraversò così un vicolo tra due palazzi ma, quando ne fuoriuscì, Bakugou l’afferrò per il braccio destro e la lanciò contro un muro facendola sbattere con il supporto che concentrava il suo quirk d’acqua, rompendolo.
Dopo il colpo, Miyuki cadde pesantemente a terra. Aveva la coscia destra super indolenzita dalla botta e la visiera che aveva sugli occhi iniziava a segnare un calo critico nella concentrazione d’acqua.
Con la gamba dolorante, Miyuki si rimise ancora una volta in piedi mentre Bakugou, a pochissima distanza preparava un’altra esplosione da scagliarle addosso.
“Si può sapere che cazzo stai facendo?!” esclamò lei mentre ad ogni passo una fitta le trapassava la coscia – doveva essersi rotta qualcosa.
“Sto solo portando a termine l’esercitazione” rispose lui guardandola in faccia con espressione vitrea.
Qualche istante dopo, Bakugou le lanciò ciò che stava caricando ma lei, fu più veloce di lui e gliela rispedì indietro attaccando con fuoco e fulmine per poi cadere a terra a causa dello sforzo che aveva appena fatto sulla gamba destra.
Approfittando del fatto che lui fosse caduto qualche metro più indietro, Miyuki si rimise ancora in piedi e aiutandosi con l’aria spinta da sotto la suola del piede sinistro, volò fino alla fine del vicolo dalla parte opposta, per poi, una volta fuori, appoggiarsi contro la vetrina di un finto negozio per riuscire a riprendere fiato.

Con fitte lancinanti che le mozzavano il fiato ogni volta che metteva il piede a terra, Miyuki iniziò a respirare male a causa sia del dolore, sia del fatto che non riuscisse a reagire agli attacchi di Bakugou.
Sapeva benissimo che lui non stesse facendo altro che provocandola, attaccandola in quel modo per fargliela pagare di qualcosa di cui lei non sapeva niente e nonostante lui la stesse colpendo con tutte le sue forze, non riusciva a rispondere con la stessa intensità.
Ogni volta che li le scagliava addosso il suo quirk e lei provava a rispondere per colpirlo seriamente, nella sua testa comparivano i ricordi di loro abbracciati sotto il vischio, contro la porta o a letto. Comparivano i ricordi di loro sul divano, mentre montavano l’albero e mentre si guardavano come se quella fosse l’ultima volta in cui si sarebbero visti e tutto ciò, le impediva di reagire con la stessa intensità facendole accusare ogni colpo.

Appoggiato nuovamente il piede a terra, Miyuki avvertì una fitta molto più forte delle altre che la spinse ad accasciarsi contro il muro.
Purtroppo però, colmo di ira e con lo sguardo offuscato, Bakugou che era appena uscito dal vicolo a tutta velocità e con un enorme palla di fuoco pronta per essere lanciata tra le mani, non vide l’espressione dolorante sul volto di Miyuki e come se lui fosse davvero un villain intenzionato a far fuori l’Hero, la colpì alle spalle causando un’esplosione che la scaraventò dritta contro la vetrina riducendola in mille pezzi per poi, cadere rovinosamente a terra e rotolare sul mucchio di cocci di vetro che si erano venuti a creare.
Miyuki rimase immobile a terra, sentiva un dolore così forte provenire dalla sua gamba che le stava facendo venire da vomitare e, a causa dell’esplosione, adesso aveva anche tutto il resto del corpo indolenzito e le orecchie che fischiavano.
Aprì lentamente gli occhi mentre una strana sensazione di calore le scivolava sulla fronte e si irradiava all’altezza del fianco sinistro.
Diede un’occhiata al display davanti ai suoi occhi e questo sembrava essersi rotto dato che non riusciva a vedere nessun numero poi, dopo qualche istante, Miyuki, ancora stesa a terra sul vetro, sentì i passi di Bakugou avvicinarsi minacciosi e scavalcare il muro sul quale era incastrato il vetro contro cui l’aveva spinta.
Miyuki girò lentamente lo sguardo verso di lui e, ormai consapevole del fatto che se non lo avesse colpito per come doveva lui, chissà perché, l’avrebbe uccisa proprio lì, si alzò nonostante il dolore le stesse facendo mancare il respiro e, trascinando la gamba destra davanti a sé si mise in posizione di difesa contro quello che lei non avrebbe mai pensato sarebbe arrivata a considerare un suo nemico.
Bakugou la guardò sempre con la stessa espressione, non riusciva a vedere nient’altro se non lo sguardo che si erano scambiati lei e Shoto poco prima di entrare e il sorriso che aveva fatto poco dopo, non riusciva a non vedere nient’altro se non il fatto che lui non sarebbe mai più riuscito a sistemare le cose con lei e nonostante dentro di sé lui stesse urlando di fermarsi, il suo corpo continuava a fare come voleva.
Quando fece per attaccare però, Miyuki cercò prontamente di rispondere ma come se qualcuno le avesse dato una spadata sul fianco sinistro, abbassò immediatamente la mano destra con cui stava per colpire e se la portò nel punto da cui aveva sentito provenire quello strano calore.

Quando la sua mano raggiunse il fianco, Miyuki si sentì tagliare il palmo e noncurante di ciò che Bakugou stesse per farle, abbassò lo sguardo sul suo fianco dove, come la punta di una freccia, un pezzo di vetro le aveva bucato il costume perforandole le carni per chissà quanti centimetri.
Come se per sentirne il dolore Miyuki dovesse effettivamente vedere la ferita, non appena si accorse della cosa, il fianco iniziò a farle malissimo costringendola a portarsi entrambe le mani proprio sulla ferita.
“Cosa stai facendo” domandò lui stizzito dal fatto che lei stesse abbassando la guardia.
Poi, abbassando lo sguardo sulle sue mani, Bakugou si accorse che non avevano lo stesso colorito di prima ma che, pian piano, iniziavano a tingersi di rosso e con loro, anche la divisa di Miyuki che, pur scura, lasciava intravedere una macchia che si stava allargando sempre di più.
Come se lo stato di trance che lo aveva risucchiato fino al quel momento fosse improvvisamente sparito, Bakugou abbassò immediatamente la mano dove stava caricando il colpo e con il cuore che iniziava a pompare sangue con la stessa velocità con cui la macchia sui vestiti di lei si allargava iniziando a far gocciolare del sangue anche dalle sue dita, Bakugou guardò negli occhi la ragazza che, con le lacrime che le rigavano il volto riuscì solo a dire “Katsuki...” prima di perdere i sensi e cadere a terra.



 

Angolo autrice:

BUONA SERA, COME STIAMO!??!?! IO MALE AHHAHAHAAHAHAHHA
No raga seriamente scrivere questo capitolo mi ha fatto malissimo soprattutto il combattimento tra loro due e mi farà ancora più male scrivere il prossimo dove entrambi - come al solito - verranno mangiati dai pensieri HAHAHHAH
Detto questo non so che altro aggiungere perché sono tre capitoli che mi lacero l'anima con tutti sti pensieri e sentimenti e sono distrutta anche se la mia mente continua a dirmi S C R I V I 
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina, fatemi sapere che ve ne pare e sempre se vi va, rimanete con me fino alla fine!
(se non ci muoio prima)

Baci, Ems xx

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette - Febbre ***


FEBBRE 



Per una frazione di secondo Bakugou rimase immobile con lo sguardo fisso sulla ragazza che, dopo averlo chiamato per nome, perdeva i sensi davanti a lui iniziando a cadere frettolosamente sul pavimento.

Come se il tempo si fosse fermato e solo loro due fossero ancora in grado di muoversi, Bakugou si lanciò in avanti per afferrarla con le braccia prima che potesse finire di peso sul pezzo di vetro che le aveva già perforato la pelle, rischiando così di farsi ancora più male.
Non appena le sue mani furono attorno la nuca e la schiena di Miyuki, Bakugou che era finito con la faccia a pochissimi centimetri dalla sua, guardandola mentre diventava sempre più pallida, iniziò ad avvertire una sensazione di panico e senza voler perdere altro tempo, la prese in braccio e corse fuori da quella stanza in direzione delle telecamere che, sopra quasi ogni palazzo, molto probabilmente stavano riprendendo la scena.

Da dentro la stanza in cui i loro compagni stavano assistendo all’esercitazione, il professor Aizawa che come tutti aveva assistito a quell’esplosione, rimase attonito per qualche secondo nel vedere uscire da lì Bakugou che con espressione sconvolta, teneva tra le braccia il corpo di Miyuki, dal quale, come un rubinetto non chiuso bene, continuava a sgocciolare del sangue finendo per macchiare di rosso vivo le scarpe del ragazzo e l’asfalto sotto di loro.
Prontamente Aizawa prese l’altoparlante e con voce parecchio allarmata chiamò gli infermieri ordinando loro di correre dentro Ground Beta e di raggiungere il posto per poi, rivolgendosi a Bakugou, dire lui di non muoversi perché sarebbe arrivato presto qualcuno.
Quando la voce di Aizawa risuonò per tutta la zona, Kirishima e Shoto che stavano ancora combattendo si fermarono immediatamente e senza dire una parola, iniziarono a correre verso la direzione in cui avevano visto correre gli altri due.
Con il cuore che gli stava salendo in gola, Shoto continuò a correre più veloce che poté e quando tutti e due arrivarono nel punto in cui Bakugou era rimasto pietrificato, con ancora stretto tra le braccia il corpo di Miyuki, entrambi sentirono come il sangue arrestarsi nelle vene.

“Bakugou” fece Kirishima con il fiato che sembrava non scendere più giù della gola; il ragazzo girò lentamente la testa e con gli occhi completamente sgranati e pieni di terrore guardò l’amico mentre Shoto, che per l’ennesima volta non era riuscita a salvarla, iniziava a sentirsi sprofondare sotto terra mentre una rabbia che non aveva mai sentito prima, se non per suo padre, cominciava a far sì che il suo fiato si accorciasse e che la sua mente iniziasse a perdere di lucidità.
“Cosa cazzo hai fatto?!” urlò con le mani tremanti mentre non riusciva a distogliere lo sguardo dal sangue che continuava a gocciolare ai piedi di Bakugou.
Bakugou guardò Todoroki “Qual è il tuo fottutissimo problema?!” continuò lui avvicinandosi e facendo per strappargli la ragazza dalle mani.
“Non toccarla” rispose Bakugou con un filo di voce mentre stringeva la presa su di lei.
Non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare, aveva sprecato fin troppe occasioni per tenerla stretta a sé.
Shoto strinse il pugno destro pronto a colpire l’altro in pieno volto dove già, sul lato sinistro della sua faccia, aveva iniziato a spuntare un enorme livido dovuto al colpo che Miyuki gli aveva dato per pararsi dal suo attacco.
Notando ciò che stava facendo Shoto e conoscendo lo stato d’animo dell’amico che era così sconvolto da non essere nemmeno riuscito a rispondere a tono all’altro, Kirishima si mise in mezzo e lo fermò dal colpirlo.
“Smettetela” li guardò entrambi “prendersi a pugni non risolverà un bel niente.”

Qualche istante dopo, mentre Shoto continuava a guardare il volto di Miyuki diventare sempre più pallido nonostante fosse nascosto dalla mano tremante di Bakugou che continuava a tenerlo stretto sul suo petto, gli infermieri chiamati da Aizawa arrivarono.
“Bakugou, devi lasciarla andare” asserì Kirishima cercando di allentare la sua presa; Bakugou lo guardò terrorizzato “se non li lasci portarla in infermeria non ce la farà” continuò.
Il ragazzo guardò gli infermieri che con le mani protese verso di lui aspettavano che allentasse la presa e, come se le sue mani fossero incollate al corpo di Miyuki, Bakugou fece una fatica enorme a lasciarla nelle loro mani per poi vederla andare via, ancora priva di sensi, verso l’ospedale della scuola.

Kirishima posò una mano sulla spalla dell’amico che, ancora con lo sguardo incollato sulla barella, era rimasto con le mani nella stessa posizione in cui le aveva tenute mentre reggeva Miyuki.
“Ce la farà” gli disse mentre si girava in direzione della telecamera in attesa che qualcuno dicesse loro cosa fare e, pochi istanti dopo, la voce di Aizawa risuonò seria dicendo loro di uscire da ground beta.
Camminarono tutti e tre in silenzio verso l’uscita e, ad ogni passo, Bakugou sentiva che non sarebbe mai riuscito a mandar via il peso di ciò che era appena successo.
Se per colpa sua Miyuki fosse morta, probabilmente sarebbe morto anche lui.

Esattamente come qualche settimana prima, con ancora il sangue sulla maglietta, sul pantalone e sulle scarpe del costume, Bakugou si ritrovò seduto fuori dalla stanza dell’ospedale insieme a Kirishima e Shoto.
Il professore aveva detto loro di precederli e aveva chiesto agli altri compagni di non accalcarsi fuori dalla camera d’ospedale poiché aveva pensato che chi avesse più bisogno di stare lì fossero solo quei tre.
“Io non ci posso credere” commentò Shoto che, seduto di fronte a Bakugou, aveva continuato a guardarlo forse con lo stesso odio che l’altro gli riservava costantemente.
“Proprio tu – continuò a denti stretti – che hai fatto tanto la morale a me” Bakugou rimase con lo sguardo fisso sulle gocce di sangue che si erano asciugate sulle sue scarpe mentre Kirishima, seduto accanto a lui, guardava Todoroki scuotendo la tesa.
“Non posso starmene zitto Kirishima!”
“Questo non è né il posto né il mo-” fece per dire lui ma Shoto scattò in piedi “Mi hai urlato contro dicendomi che se fosse morta il peso sarebbe stato sulle mie spalle e ora-” fece per colpirlo esattamente come aveva provato a far prima ma Kirishima si mise nuovamente in mezzo “Basta!” urlò guardandolo dritto negli occhi.
“Quella ragazza subisce merda da quando è nata e di certo non ha bisogno di voi due che continuate ad aggiungerne!” Bakugou alzò lo sguardo contraendo la mascella.
“Bakugou ha fatto l’ennesima stronzata e se Miyuki non dovesse farcela ne pagherà il peso per tutta la vita – la voragine nel petto di Bakugou gli sfondò la gabbia toracica – ma di certo prenderlo a pugni non risolverà un cazzo.”
Shoto abbassò la mano e fece qualche passo indietro.

“Io non ho ancora idea di che cosa cazzo abbiate tutti e due ma chissà per quale motivo Miyuki sembra voler bene ad entrambi e continuare a fare così – guardò Bakugou negli occhi – non farà altro che continuare a farla star male perciò, fatemi un cazzo di favore e andatevene.” i due lo guardarono “Starò io qui ad aspettare che si svegli, - strinse il pugno – se si sveglierà.” tornò a sedersi.

Shoto rimase immobile, ancora in piedi, davanti ai due e ripensando a ciò che aveva appena detto Kirishima annuì.
Non riusciva a stare lì in quel momento, mentre Bakugou aveva ancora sui vestiti il sangue di Miyuki, non riusciva a trattenersi dal volerlo prendere a pugni ma Kirishima aveva ragione, farlo in quel momento non sarebbe servito a niente.
Era sicuro che il peso di ciò che aveva appena fatto lo avrebbe tormentato per sempre e, non volendo infierire oltre, nonostante la tentazione, se ne andò proprio come aveva fatto l’ultima volta.

Mentre si avviava verso l’uscita, Shoto incrociò il professor Aizawa che, con un’espressione che non aveva mai visto e accompagnato dal preside Nezu, si dirigeva nel punto da cui lui se ne stava andando.
Arrivati lì, quando li vide, Kirishima, ancora con il suo costume da Hero addosso proprio come gli altri due, si alzò in piedi mentre l’altro continuava a stare in silenzio poiché sapeva che se avesse aperto bocca avrebbe cominciato ad urlare fino a farsi strappare le corde vocali.
“Bakugou” lo chiamò Aizawa; il ragazzo girò la testa verso di lui “devi venire con noi” continuò e, senza batter ciglio, superò Kirishima e seguì i due, in religioso silenzio, fino a che non furono arrivati nell’ufficio del preside.

Affondato nella poltrona di fronte alla scrivania Bakugou sentiva come se il suo corpo pesasse una tonnellata.
“Devi dirci cosa è successo” asserì Aizawa mentre il preside Nezu stava stranamente in silenzio.
Il ragazzo scuoté lentamente la testa, non riusciva ad aprire la bocca e in quel momento voleva solo sapere se lei ce l’avrebbe fatta.
“Bakugou, rischi l’espulsione.” continuò Aizawa; Bakugou alzò lo sguardo e, con gli occhi pieni di lacrime, fece intendere al professore che, almeno in quel momento, non gli interessava proprio niente di cosa ne sarebbe stato di lui.
Il professor Aizawa guardò il preside Nezu, il quale, fece un gran sospiro “Signor Bakugou Katsuki – il ragazzo lo guardò – abbiamo visionato più volte il video delle telecamere e da ciò che abbiamo visto, parrebbe che lei abbia, nel pieno delle sue facoltà colpito con l’intento di ferire gravemente la sua compagna.” Bakugou deglutì rumorosamente mentre, piano piano, la sua vita iniziava a sgretolarglisi tra le mani.

“Tuttavia però, - continuò il preside – da un video si possono vedere cose che non sono, per questo lei è qui.” lui continuò a rimanere in silenzio.
Aizawa sospirò rumorosamente “Se tu non vuoi dire niente in tua difesa – il ragazzo abbassò lo sguardo – aspetteremo che Miyuki si svegli per farci dire com’è andata e se la sua versione combacia con ciò che abbiamo dedotto, sarai espulso seduta stante.” asserì con tono molto serio sperando di riuscire a spronarlo a parlare.
“Sei proprio sicuro di non voler dire niente?” chiese il preside dopo qualche minuto di attesa ma Bakugou non rispose nemmeno a quella domanda.
Avrebbe lasciato che, se si fosse svegliata, fosse Miyuki a scegliere del suo futuro e se avesse deciso di raccontare la verità, lui avrebbe lasciato la Yuei perché se lo meritava.
L’avrebbe lasciata comunque se lei non si fosse svegliata.

Dopo un paio di minuti da quando Kirishima aveva visto l’amico allontanarsi con il professor Aizawa e il preside, dalla porta accanto alle sedute uscì Recovery Girl e nel vederla lui scattò in piedi.
“Sta bene – fece lei burbera prima che lui potesse dire qualcosa – si era fratturata il femore ma ovviamente abbiamo messo a posto tutto, le rimarrà solo la cicatrice nel punto in cui l’ha colpita il vetro.”
All’idea che sul corpo di Miyuki si fosse fatta un’altra cicatrice, il cuore di Kirishima si fece piccolissimo “Posso vederla?”
La donna sospirò pesantemente “Beh almeno quei due non ci sono” rispose poi notando l’assenza di Shoto e Bakugou “non fare troppo casino.”

Annuendo mentre la donna si allontanava, Kirishima entrò in infermeria giusto in tempo per assistere al risveglio di Miyuki che, ancora un bel po’ pallida, si guardava intorno confusa.
“Ehi” fece lui avvicinandosi lentamente “tutto bene?” le domandò guardandola con aria triste.
Miyuki perse qualche secondo nel cercare di mettere a fuoco la figura dell’amico e quando finalmente ci fu riuscita, accennò un sorriso stanco “Sono stata meglio” asserì poi mentre ogni centimetro del suo corpo le faceva male.
Kirishima le si sedette accanto “Ci hai fatto prendere un bello spavento” sospirò cercando di mandar via il peso che lo aveva incupito per tutto il tempo che era rimasto seduto fuori.
Miyuki gli sorrise nuovamente “Ci vuole un po’ di più a mettermi fuori gioco per bene” alzò il pollice della mano destra.
Il ragazzo la guardò e finalmente capì cosa intendesse Bakugou il giorno prima quando gli aveva detto di essersi reso conto di quanto fosse forte.
“Immagino abbiate vinto voi l’esercitazione” fece lei mettendosi a sedere sul letto; lui fece di no con la testa “Aizawa l’ha annullata – strinse le spalle – avrò un’altra occasione per farti il culo” asserì mostrandole i muscoli del braccio destro per farla ridere.
Miyuki scosse la testa divertita “Non credere che sarà così semplice.”
“Ti sei lasciata battere da un pezzo di vetro, non può essere così difficile” Miyuki lo guardò a bocca aperta “Scusami?” sgranò gli occhi ancora divertita; Kirishima rise “Vediamo come sei forte tu contro un pezzo di vetro?” lo minacciò puntando la mano verso il vaso di fiori posto sul tavolo davanti al suo letto; Kirishima continuò a ridere e a causa della sua risata contagiosa, fece ridere ancora anche lei.

Dopo almeno altri cinque minuti a ridere, Miyuki abbassò lo sguardo sulla medicazione che l’infermiera le aveva fatto sul palmo della mano e, come se potesse sentirlo ancora, percepì il bruciore del taglio oltre ad un po’ di tristezza poiché, adesso, neanche le sue mani erano libere dalle cicatrici.
Notando che si stesse rabbuiando, Kirishima si strofinò il mento con pollice e indice destro “Ce la fai a metterti in piedi?”
Lei lo guardò “Penso di sì, perché?” lui le sorrise “Voglio portarti in un posto.”
Miyuki lo guardò con un misto di confusione e curiosità “Dai, vediamo se riesci ad alzarti!” continuò lui alzandosi dalla sedia e porgendole la mano per aiutarla a scendere la letto.
Miyuki allora scostò le coperte e, con ancora il costume addosso macchiato del suo stesso sangue, afferrò con la mano sinistra quella di Kirishima ma quando mise il piede destro a terra, fu come se non fosse ancora guarito del tutto e rischiò di perdere l’equilibrio.
“Ti tengo io” la rassicurò stringendo la presa sulla sua mano “Recovery Girl ha detto che ti ha messo tutto a posto ma, il dolore credo rimarrà per un po’” lei strinse le spalle “Ci farò l’abitudine.”
Una volta in piedi davanti a lui però, Kirishima si rese conto che molto probabilmente non sarebbe riuscita a camminare fin dove voleva portarla e girandosi di spalle, si accovacciò su sé stesso “Sali” le disse poi lasciandola sorpresa.
“Come?” chiese lei ridendo.
Kirishima rise “Se ti faccio camminare fin lì arriviamo domani, salta su!” le indicò la sua schiena.
Sconvolta da quella cosa, Miyuki scoppiò a ridere e dopo qualche secondo di tentennamento, decise di affidarsi al suo amico e vi si aggrappò alla schiena con le braccia sulle spalle mentre lui, con le mani sotto le sue ginocchia la faceva uscire dall’infermeria e si dirigeva verso la palestra interna della scuola dove Miyuki notò la presenza di altri ragazzi che aveva già visto parecchie volte in giro per la scuola ma con cui non aveva mai davvero interagito.

Una volta dentro, uno di quelli che si stava allenando notò la presenza dei due “Ehi Kirishima, sei venuto ad allenarti?” gli andò in contro.
Lui fece di no con la testa solleticando Miyuki con i suoi capelli “E lei chi è?” domandò vedendo la ragazza aggrappata alla sua schiena.
“E’ una mia amica, Miyuki” sorrise mentre lei, un po’ in imbarazzo, alzava una mano e lo salutava.
“Piacere, io sono Tetsutetsu!” esclamò lui battendosi i pugni esattamente come faceva sempre Kirishima e, guardandolo attentamente non poté non notarne la somiglianza.
“Siete fratelli?” chiese.
Tetsutetsu rise “Io e lui? - indicò Kirishima – Ma che, non vedi come siamo diversi?” onestamente non lo vedeva per niente.

Congedatisi da lui poi, Kirishima portò Miyuki un po’ più in disparte e dopo averla fatta scendere, si assicurò che riuscisse a stare in piedi da sola per qualche istante per dirigersi verso uno stereo.
“Cosa stai facendo?” chiese lei mentre Kirishima guardava concentrato l’oggetto; lui rise “Ora vedi!” e dopo aver fatto partire qualsiasi canzone fosse, si avvicinò verso di lei con le braccia tese in avanti.
Miyuki lo guardò un po’ in imbarazzo “Balliamo!” asserì facendola scoppiare a ridere.
“Ballare? - fece lei ancora ridendo – Ma se non posso nemmeno stare in piedi!” si indicò la gamba.
Kirishima rise “Ti tengo io” ripeté poi ancora una volta e dopo averla presa di peso per far sì che lei fosse appoggiata sulle punte dei suoi piedi, l’avvolse con le braccia in modo tale che non potesse cadere e iniziò ad oscillare sul posto a ritmo di musica mentre lei, che ancora rideva, si lasciava cullare da quello strano momento di spensieratezza.
Per la prima volta dopo giorni, Miyuki sentì la testa davvero leggera e mentre Kirishima continuava a dondolare, sentì che forse, aveva davvero trovato un amico.
Era la prima persona, oltre Bakugou, da cui si lasciava abbracciare volentieri ed era anche il primo, forse da sempre, che riuscisse a farla ridere di gusto quando ne aveva più bisogno.
Era come se lui, sapesse che lei non avesse bisogno di essere compatita e che invece di continuare a pensare quanto dovesse aver sofferto, non aiutandola per niente ad andare avanti, trovasse sempre il modo per distrarla da quei suoi pensieri, proprio come aveva fatto pochi istanti prima in infermeria.
I due continuarono a dondolarsi e, completamente bloccata in quella presa, Miyuki finì per appoggiare la fronte sul petto di Kirishima mentre lui, con la mano destra, le scombinava i capelli continuando a cantare la canzone nella maniera più sguaiata possibile per continuare a farla ridere mentre, fuori dalla porta della palestra, Bakugou che stava tornando a casa dopo la visita nell’ufficio del preside, incuriosito da quella musica, si ritrovò a guardarsi negli occhi con l’amico per qualche secondo prima che lui tornasse a ridere con lei.

Bakugou rimase immobile davanti a quella scena per qualche altro instante e prima che anche Miyuki potesse notarlo, distolse lo sguardo e continuò per la sua strada.
Nel vederla ridere in quel modo, il suo cuore riemerse lievemente dalla voragine in cui era sprofondato ma lo fece solo per qualche breve istante prima che il pensiero che lui non sarebbe mai riuscito a farla ridere così, lo rimandasse indietro.

Quando finalmente la canzone finì e, con essa, anche le urla di Kirishima, tutti i ragazzi che se l’erano dovuto sorbire ringraziarono il cielo “Dai non ero così terribile!” esclamò lui mentre Miyuki piangeva dal ridere ancora schiacciata contro di lui.
“Amico non ti dico cos’è che canta meglio solo perché non voglio essere volgare davanti ad una ragazza” rispose Tetsutetsu e Miyuki sentì i fianchi farle male per le troppe risate.
Qualche momento dopo poi, una volta scesa da sopra le scarpe di Kirishima, Miyuki venne avvicinata dal professor Aizawa che, decisamente più sollevato rispetto a prima, si avvicinava insieme al preside.
“Miyuki” la chiamò; la ragazza si girò verso di loro “sono felice di vedere che stai bene.” asserì mentre con l’occhio dava una veloce occhiata alla macchia che aveva sul fianco.
Miyuki sorrise “Possiamo rubarti cinque minuti?” le domandò il Preside.
“Certo” rispose lei un po’ preoccupata mentre Kirishima capiva di doverli lasciare da soli e raggiungeva Tetsutetsu e il suo gruppo di amici.

Una volta rimasti da soli, la preoccupazione di Miyuki salì nel vedere sparire l’espressione distesa del professore per essere sostituita con una molto più seria “Non mentire – partì lui facendole corrugare la fronte – Bakugou ti ha attaccata in quel modo per ferirti?”
A quelle parole, la testa di Miyuki che si era alleggerita grazie a Kirishima, tornò ad appesantirsi come se qualcuno vi avesse ributtato tutto il peso dentro e, come per i suoi ricordi, Miyuki rivide gli ultimi istanti prima di sentirsi svenire.
Ricordò lo sguardo perso di Bakugou che, come se lei fosse davvero un suo nemico, era pronto a farla fuori e, ripensandoci, si domandò come mai alla fine l’avesse risparmiata.
“Ne va della sua carriera alla Yuei” aggiunse il preside Nezu.
Miyuki lo guardò “Che vuol dire?”
Aizawa sospirò e infilandosi le mani nelle tasche anteriori del pantalone rispose “Se ti ha ferita volontariamente, rischia l’espulsione.” pentendosene subito dopo perché, avendo imparato a conoscerla, era sicuro che lei avrebbe mentito fino alla morte pur di non fargli pagare un prezzo così grande.
Sapeva che Miyuki avrebbe fatto di tutto per far sì che ciò non accadesse perché anche lei, come lui, sapeva quanto diventare un Hero fosse importante per Bakugou e non si sarebbe mai perdonata se a causa sua lui avesse perso quell’opportunità.
Esattamente come pensava infatti, Miyuki guardò il preside con un’espressione divertita come se lui avesse appena fatto una battuta e, sorridendo forse un po’ troppo asserì che era tutto frutto di una serie di eventi andati male.
Raccontò di essere caduta male in un vicolo a causa del ghiaccio e di aver sbattuto così forte da aver rotto il suo supporto, non pensava però di essersi rotta qualcosa e una volta fuori da lì, si era appoggiata contro un muro per riprendere fiato.
In più, aggiunse anche di aver visto Bakugou arrivare, cosa non vera, ma che quando aveva fatto per scappare, il dolore l’aveva fermata a e lui non era riuscito a deviare l’attacco in tempo.
“Perciò come ho detto, è stato solo un brutto incidente – si grattò la nuca – non avrei dovuto appoggiarmi io contro una vetrina, dopotutto, sapevo bene che gli attacchi di Bakugou erano principalmente esplosioni” rise.
Il preside Nezu batté le mani e la ringraziò “Beh allora penso che una sospensione di un paio di giorni possa bastare, in fin dei conti quel ragazzo deve imparare a moderare un po’ i suoi attacchi, è troppo irruento!” e sorridendole ancora si allontanò dopo che Aizawa lo incitò ad andare senza di lui.

Rimasta da sola con lui, Miyuki sapeva che lui sapeva avesse mentito, era impossibile non leggere nei suoi occhi quanto il fatto che lo avesse visto come un nemico le aveva fatto proprio male.
“Lo sai che proteggendolo non lo aiuti vero?” gli domandò serio; Miyuki abbassò lo sguardo “Non voglio essere la causa del fallimento del suo sogno di diventare un Hero.”
Aizawa rimase in silenzio, non riusciva a capire come potesse continuare a pensare al bene degli altri dopo tutto quello che aveva passato. Bakugou l’aveva quasi uccisa durante quel suo raptus improvviso eppure lei continuava a proteggerlo.
“Dovresti tornare a casa a riposare – asserì poi facendo cenno a Kirishima di avvicinarsi – fatti accompagnare da lui” e dopo aver sospirato si allontanò.

Quando Miyuki rientrò a casa, di nuovo sulle spalle di Kirishima che si era rifiutato di farla camminare a piedi fino a lì, ad attenderla in soggiorno c’era solo Shoto, visibilmente scosso che, quando la vide, scattò in piedi dalla sedia e correndo verso l’ingresso, aspettò che Kirishima la facesse scendere per poi abbracciarla.
Miyuki sentì il cuore di Shoto quasi bucargli il petto e si sentì un po’ in imbarazzo dato che, accanto a loro, c’era ancora Kirishima.
“Stai bene?” le domandò Shoto dopo aver sciolto quell’abbraccio, lei gli sorrise “Sono stata peggio” e ringraziatolo per l’abbraccio, asserì che sarebbe andata a farsi una doccia fermando Kirishima dal portarla in camera in braccio.
“Ce la posso fare” gli aveva detto ridendo e salutandoli con la mano, era salita al piano di sopra nonostante la gamba continuasse a farle vedere le stelle.

Per tutto il resto della giornata Bakugou non si fece vedere in giro. Era rimasto chiuso nella sua stanza con la faccia affondata in un cuscino nel tentativo di soffocarci sopra.
Poi, quando a tarda sera aveva ricevuto una mail, aveva preso svogliatamente il portatile e, una volta letto “Provvedimento Disciplinare” come oggetto, con mani tremanti aveva scaricato l’allegato pronto a prendersi in piena faccia le conseguenze delle sue azioni, forse per la prima volta.
Una volta finito di scaricare il file, lo aprì e quando lesse che, a seguito dell’aver ascoltato anche la testimonianza della vittima di quello scontro, la quale, smentiva totalmente l’intenzionalità di Bakugou nel volerla ferire di proposito, il preside aveva convenuto che, per far sì che lui imparasse la lezione e iniziasse ad essere meno irruento nei suoi attacchi, sarebbe stato sospeso dalle lezioni e dagli allenamenti per due giorni.
Finita di leggere la mail, Bakugou abbassò lo schermo del portatile e scoppiò a piangere per l’ennesima volta perché, nonostante tutto quello che lui le aveva fatto, nonostante come l’avesse salvata e nonostante avesse rischiato di ucciderla quel giorno, lei che era davvero migliore di lui, aveva fatto sì che potesse continuare a studiare per diventare un Hero.

Il giorno seguente Miyuki si alzò e convinta di essere da sola in casa poiché, non avendo visto Bakugou aveva pensato fosse tornato a casa dei suoi genitori per la durata dell’espulsione e anche perché i loro compagni avrebbero passato la mattinata a recuperare l’esercitazione che era stata annullata il giorno prima, dopo essersi fatta la solita doccia mattutina, si era seduta alla scrivania per recuperare tutti i compiti che non era riuscita a portare a termine né la domenica né il giorno prima oltre a quelli che Midoriya le andava mandando ogni ora per far sì che non rimanesse indietro.
“Ancora?!” esclamò quando lui le mandò l’ennesima pagina di compiti d’inglese da fare e per un micro secondo Miyuki rimpianse le lezioni con suo padre.

Arrivata l’ora di pranzo e terminati quasi tutti i compiti, Miyuki si stiracchio rumorosamente, le era dispiaciuto non andare a scuola quel giorno ma il professor Aizawa, la sera prima, le aveva mandato una mail in cui le obbligava di riposarsi e che se l’avesse vista a scuola quel giorno, avrebbe sospeso anche lei per una settimana.
Così, con un po’ di fame, Miyuki scese al piano di sotto aiutandosi con il suo quirk d’aria per non far poggiare completamente il piede a terra – le faceva ancora parecchio male la gamba dato che, adesso era quasi totalmente ricoperta da un orribile livido violaceo.
Tanto orribile quanto quello che vide sullo zigomo sinistro di Bakugou quando scese in cucina.
Sentendo il rumore dei suoi passi per la prima volta, Bakugou che si stava facendo la sua solita spremuta, lasciò cadere la metà di arancia sul lavandino quando la vide.
Miyuki sentì di nuovo la fitta la fianco sinistro “Pensavo di essere da sola” asserì poi e non avendo nessuna intenzione di discutere con lui in nessun modo, si girò su sé stessa e fece per salire le scale.
Nel vederla andare via, Bakugou lottò con tutte le sue forze con la sua impellente voglia di lasciarla andare e di non parlare e, quando finalmente riuscì a trovare la voce la fermò.

“Ti prego – asserì stringendo i pugni” Miyuki si fermò sulle scale, lui poteva ancora vederne i capelli “possiamo parlare?”
Miyuki strinse la presa sul corrimano e si girò verso di lui con lo stesso sguardo che lui le aveva riservato tutte le volte che lei gli aveva chiesto di parlare “Non ho voglia di parlare con te.”
Bakugou uscì dalla porzione della stanza dedicata alla cucina si mise davanti alle scale “Ti prego.”
Miyuki continuò a guardarlo “Me lo hai negato per una settimana non puoi pretendere che ora, solo perché ti senti in colpa, io sia pronta a fare ciò che vuoi.” riprese a salire.
Bakugou strinse i pugni, sapeva che se non avesse parlato e l’avesse lasciata salire non avrebbe più avuto l’occasione di farlo “Sono stato io a salvarti!” esclamò con il cuore che stava per esplodergli nel petto.
Miyuki si fermò ancora, in quel momento, quelle parole che tanto aveva voluto sentirgli dire, le fecero ancora più male del vetro nel fianco.
Lo guardò girando leggermente la faccia “Lo sapevo già” Bakugou sgranò gli occhi e come se sotto di lui si fosse aperta una voragine, si sentì risucchiare sottoterra.
“Che vuol dire?” rispose con tono incredulo.
Miyuki si girò nuovamente e riprese a salire “Me lo ha detto Endeavor.” e lasciandolo lì da solo tornò in camera sua per poi buttarsi sul letto e sperare che Kirishima tornasse presto, aveva davvero bisogno di ridere.

Ciò che non sapeva però, era che, al piano di sotto, con il cuore che ancora gli stava esplodendo nel petto, Bakugou, stava mandando con entrambe le mani tremanti un messaggio a Kirishima chiedendogli di trattenere tutti fuori casa almeno fino all’ora di cena perché quella sarebbe stata l’unica occasione in cui avrebbe avuto l’opportunità di parlare con lei e non poteva perderla come aveva fatto fino a quel momento.
Inviato il messaggio, con quasi un attacco di panico in corso, lasciò il telefono sul tavolo della cucina e salì al piano di sopra diretto verso la porta della sua stanza.
Una volta arrivato, Bakugou bussò con il pugno ancora tremolante “Miyuki, ti prego, aprimi” pregò poi poggiando la fronte contro la superficie di legno.
“Ti prego, parliamo – sentì i nervi cedere e gli occhi riempirsi di lacrime – ti pregò ho bisogno di-”
La porta si aprì, essendo stesa sul letto e con la gamba ancora dolorante, ci aveva messo un po’ ad arrivare ad aprire “Era aperto.” asserì guardandolo per poi girarsi su sé stessa e sempre zoppicando tornare verso il letto e sedersi mentre lui, scivolava dentro la stanza lentamente per poi chiudere la porta dietro di sé.

Nel momento in cui Bakugou chiuse la porta, all’interno di quelle quattro mura iniziò ad aleggiare una strana elettricità.
Era come se poco a poco l’ossigeno stesse diminuendo lasciando i due sospesi a guardarsi mentre pian piano soffocavano.
“Quindi?” fece lei dopo almeno cinque minuti di silenzio “Sei venuto per parlare ma non mi pare tu stia dicendo nulla.”
Lui la guardò e sentì di nuovo il blocco che lo aveva tormentato per giorni risalire dallo stomaco fino alla sua gola “Io – deglutì come se volesse mandarlo di nuovo giù – non so da dove iniziare.” ammise mentre lo sguardo di lei era completamente diverso dal solito.
“E allora non abbiamo nulla di cui parlare” tagliò corto lei ormai esasperata, alzandosi e dirigendosi verso la porta facendo per uscire ma quando gli fu accanto, Bakugou spostò la mano sinistra davanti al suo stomaco per fermarla.
“Ti prego, - strinse la mano a pungo – lasciami provare.” lei si fermò e con la gamba che tornava a farle male, fece qualche passo all’indietro per poi metterglisi di fronte.
Con la paura che potesse di nuovo provare ad andar via, Bakugou le posò entrambe le mani sulle spalle e l’accompagnò contro la parete alla sua destra.
Una volta con le spalle al muro, Bakugou poggiò il pugno sinistro alla destra del volto di Miyuki e quello destro sopra la sua testa e, poggiandovi contro la fronte, fece un respiro profondo mentre lei, a causa di quel contatto ravvicinato, iniziò a sentire come se le fosse venuta la febbre.

Ad ogni movimento del petto di Bakugou, dettato dal ritmo del suo respiro, il profumo che aveva sentito la sera di Natale e che, per chissà quale ragione, non aveva più sentito da quando si erano allontanati, tornò a riempirle le narici e, proprio come quella sera, iniziò a sentire la strana sensazione all’altezza del suo stomaco.
“Non ti ho presa in giro – iniziò lui e il suono così calmo e tranquillo della sua voce le fece venire i brividi lungo la schiena – ricordo ogni cosa di quella settimana e mezzo e-” si fermò, non riusciva a trovare le parole giuste.
“E’ che, - contrasse la mascella – in quei giorni ho iniziato a sentire come se fossimo sulla stessa frequenza, come se – si fermò ancora – cazzo!” esclamò dando una testata al pugno su cui aveva poggiato la fronte.
“Perché dev’essere così difficile” asserì a denti stretti mentre Miyuki, con la gamba che le faceva così male da toglierle il fiato, continuava a rimanere immobile per paura che se si fosse spostata lui avrebbe smesso di parlare o, quanto meno, di provarci.

“Continuo a rivivere ciò che abbiamo fatto l’ultima sera – riprese con parecchia difficoltà e a quelle parole Miyuki iniziò a sentire il petto diventare sempre più caldo – e non riesco a non pensare che sia colpa mia se tu adesso stai con quello stronzo” Miyuki corrugò la fronte, non aveva idea di cosa stesse parlando.
“Ti ho spinta a credere che fosse stato lui a salvarti e, - una delle lacrime di Bakugou finì per bagnare la guancia destra di Miyuki che stava proprio sotto di lui – e il pensiero che possa essere lui a-” s’interruppe stringendo ancora più forte il pugno alla destra di Miyuki.
“Più passi il tempo con lui, più il non riesco a sentire la sintonia che ho sentito quando siamo stati da soli durante le vacanze, - digrignò i denti – è come se la sua presenza fosse una dannatissima interferenza e più stai con lui, più sento che questo blocco tra di noi s’ingigantisce e la cosa mi fa incazzare da morire” colpì nuovamente il pugno con la fronte.
“E’ - la voce gli si spezzò in gola – è solo colpa mia – altre lacrime caddero sulle guance di Miyuki – è solo colpa mia se adesso niente potrà più tornare come prima. E’ solo colpa mia perché – strinse nuovamente i denti e Miyuki vide i tendini del suo collo tirarsi – io non riesco a farmi capire” continuò a denti stretti calcando ogni parola come se pronunciarle fosse estremamente difficile.
Poi, allontanando leggermente la fronte dal pugno, Bakugou, con gli occhi tanto rossi quanto il colore delle sue pupille, la guardò dritto negli occhi “Ti prego – la pregò ancora con le guance e il collo completamente arrossati dalla pressione sanguigna – lasciami provare in un altro modo a spiegarmi” e mentre lei continuava a rimanere paralizzata sia per il dolore sia per paura che si fermasse, Bakugou abbassò il pugno che aveva sopra la sua testa e come aveva sempre visto nella sua testa, contemporaneamente, con entrambe le mani le prese il viso e si avvicinò quel tanto che bastava per far sì che le loro labbra si toccassero.

Nel momento in cui le sue labbra toccarono quelle di Bakugou, Miyuki sentì di nuovo quella strana febbre percorrerle il corpo come un lampo, lasciandole brividi ovunque e facendole sentire uno strano calore, interrotto solo dalle sue labbra fredde.
Come se fossero stati entrambi in apnea fino a quel momento, entrambi sentirono i polmoni riempirsi di nuovo d’aria e, completamente investito da quella sensazione Bakugou spostò le sue mani tra i capelli di Miyuki facendo sì che l’odore del suo shampoo riempisse l’aria intorno a loro e avvicinandosi ancora di più per annullare la distanza che lui stesso aveva creato in quei giorni.
Con le labbra di Bakugou che affamate cercavano le sue come se stesse aspettando quel giorno da chissà quanto, Miyuki che fino ad allora era rimasta immobile, completamente sotto il suo controllo, accolse nuovamente quel bisogno morboso di toccarlo e sperando che le sue mani non fossero troppo fredde, gli portò la mano destra sul collo per far sì che lui non potesse staccarsi, anche se, in quel momento non lo avrebbe fatto neanche morto.
Bakugou abbassò la mano sinistra all’altezza del collo di Miyuki mentre lei completamente assorbita da quella nuova sensazione.

Era come se quando le loro labbra di fossero incontrate, lei avesse percepito ciò di cui parlava Shoici quando diceva che il suo quirk era in grado di lasciare una traccia.
Era come se il suo fuoco fosse esploso fuori di lei illuminando completamente quella stanza e fondendosi con quello di Bakugou.
Era riuscita a sentire tutto quello che aveva sentito lui durante quelle settimane, tutta la rabbia, tutto il fastidio, i mal di testa, la voglia di parlare con lei, il non capire perché non riuscisse più a starle vicina, i ricordi dell’ultima notte delle vacanze e la paura terrificante di averla persa quella mattina.
Più le loro labbra si toccavano e i loro respiri si facevano vicini, Miyuki iniziò a sentire tutti i pezzi in cui lui aveva fatto il suo cuore, rimettersi a posto come se i suoi baci fossero la cura a tutte le sofferenze accumulate quei giorni, a partire da ciò che aveva scoperto durante il tirocinio.

Con la temperatura che aumentava mal mano che i loro corpi rimanevano così vicini, Bakugou sentì il bisogno di staccarsi per riprendere aria ma la paura che, facendolo, il tutto potesse svanire come le volte precedenti, gli rese la cosa parecchio difficile.
Non era sicuro sarebbe riuscito ad andare avanti se fosse successo perciò, quando con tutta la forza che riuscì a trovare allontanò le labbra da quelle di Miyuki, rimase immobile con la sua fronte contro quella di lei e con gli occhi chiusi perché troppo codardo di sapere la verità.
Contrariamente alle altre volte però, quando Bakugou aprì gli occhi, davanti a sé Miyuki non era nelle stesse condizioni di quando aveva iniziato a baciarla ma, come lui, aveva il fiato corto e non riusciva a smettere di guardarlo come se non potesse farne a meno neanche lei.
“Dimmi che non me lo sto immaginando” strinse leggermente la presa attorno ai suoi capelli.
Poi, quando Miyuki, con ancora la mano sul suo collo, fece una lieve pressione per portarlo di nuovo verso di sé, Bakugou si lasciò andare completamente e con decisamente più desiderio di prima, poggiò nuovamente le sue labbra contro quelle di lei che sembravano non star aspettando altro.

Finalmente conscio del fatto che tutto ciò stesse davvero accadendo, Bakugou schiacciò ancora di più Miyuki contro di sé, come se volesse far in modo di chiuderla dentro la sua gabbia toracica per far sì che potesse finalmente colmare la voragine che si era procurato standole lontano.
Pian piano poi, fece scivolare entrambe le mani sui lembi della sua maglietta e staccandosi quel tanto che bastava per sfilargliela, riprese a baciarla mentre con le dita accarezzava ogni centimetro della sua pelle.
Quando Miyuki sentì le sue mani addosso, iniziò a sentirsi nuovamente risucchiare in quella strana dimensione ma, decisa a non voler lasciare che suo padre rovinasse anche quel momento, spinse la lingua dentro la bocca di Bakugou e concentrandosi solo sulle emozioni che le aveva procurato quel gesto, sentì piano piano andar via la solita sensazione di risucchio.

Riuscita a scacciare via ciò che non era mai riuscita a controllare, Miyuki fece la stessa cosa che Bakugou aveva fatto con lei e portando le mani sui lembi della sua maglietta, gliela iniziò a sfilargliela finché lui, completamente preso da quel bacio, non posò le mani sulle sue e l’aiutò a tirar via l’indumento per poi lanciarlo chissà dove.
Rimasti entrambi a petto nudo, salvo per il reggiseno di lei, Bakugou le avvolse il braccio sinistro attorno alla vita e quando la pelle del loro petto entrò in contatto, entrambi percepirono una strana scarica elettrica e come se anche lui fosse finito nella solita dimensione, si ritrovarono a baciarsi al centro di uno strano tornado scarlatto che vorticava attorno a loro.
Continuarono a baciarsi contro il muro della stanza di Miyuki per chissà quanto tempo e nonostante le labbra doloranti e la gamba che ormai era così indolenzita da portarla a pensare fosse ancora rotta, lei continuò a lasciarsi trasportare da quel momento, infilandogli le mani tra i capelli e lasciando che lui accarezzasse ogni cicatrice che riempiva il corpo, anche tutte quelle che aveva sul cuore.

Quando dopo chissà quanto i due si staccarono per l’ennesima volta per prendere aria, invece di riprendere a fare ciò che stavano facendo, Bakugou portò nuovamente la sua mano destra sul volto di Miyuki e con il pollice iniziò ad accarezzarle le labbra mentre lei, con lo sguardo completamente perso e le guance ormai in fiamme, continuava a guardarlo negli occhi.
Rimasero in silenzio a fissarsi per un bel po’ e più lui la guardava, più tutte le paranoie, i dubbi e l’odio venivano cancellati, come spazzati via da una folata di aria fresca.
Con il petto ancora poggiato contro il suo, Bakugou era sicuro di essere riuscito a dirle tutto ciò che avrebbe voluto dirle da giorni anche senza dire una parola ma, nonostante tutto ciò che era appena successo fosse stato la cosa più bella della sua vita, almeno fino a quel momento, il pensiero che lei stesse con qualcun altro tornò ad aleggiare nella sua testa facendo sì, che il suo sguardo si spegnesse un po’.
Quasi come se ormai, a causa di quel contatto, lei riuscisse per davvero a sentire tutti i pensieri di Bakugou, nel momento in cui si accorse di quel cambiamento, capì subito a cosa stesse pensando e, continuando a guardarlo negli occhi accennò un sorriso.
“Io e Shoto non stiamo insieme” asserì tranquilla e a quelle parole, Bakugou che aveva distolto leggermente lo sguardo mentre la sua testa tornava a farlo impazzire a quel pensiero, tornò a guardarla.
“Davvero?” le domandò come se da quella risposta ne dipendesse la sua stessa vita e allora, Miyuki prese la sua mano sinistra e se la portò all’altezza del cuore dov’era sicura che lui potesse sentire il suo battito cardiaco “Davvero.”

Di nuovo, come prima, la folata di aria fresca spazzò anche quell’ultimo tarlo dalla sua testa e cercando di nascondere, in maniera pessima, il fatto che quella notizia lo rendesse felice in quanto lei aveva comunque scelto lui nonostante avesse cercato di farle credere che fosse stato Shoto a salvarla, si avvicinò di nuovo verso di lei con un ghigno soddisfatto.
Divertita dal fatto che lui fosse impazzito in quel modo soprattutto perché convinto che lei stesse con Shoto, Miyuki scuoté la testa “Che cazzo ridi?” asserì successivamente prima che lui potesse baciarla di nuovo “Mi hai quasi ammazzato oggi.”
Il ghigno sulla faccia di Bakugou sparì appena e spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio disse “Lo so.”
Avvolta dal brivido che la carezza appena ricevuta nello spostarle i capelli le aveva causato, Miyuki che prima aveva sentito anche tutto il dolore che lui si era tenuto dentro da quando l’aveva vista piena di sangue fino a quando lei lo aveva lasciato al piano di sotto, decise di voler andare avanti e dimenticare quelle settimane.
“Se avessi saputo che per farti parlare mi bastava rompermi il femore avrei chiesto a Kirishima di lanciarmi giù dalle scale giorni fa” asserì per allentare la tensione scatenando in Bakugou un’espressione divertita che, dopo averla guardata alzando un sopracciglio, schioccò la lingua sul palato e dandole una leggera spintarella si allontanò scuotendo la testa.

Miyuki rimase ancora lì contro la parete, era come se staccandosi avrebbe perso il ricordo di ciò che avevano appena vissuto insieme ma non appena si mise a ridere a causa della reazione di lui, tornò a percepire la fitta alla gamba che, a quanto pareva, non ne voleva sapere nulla di muoversi.
Sentitala lamentarsi per il dolore, Bakugou si girò a guardarla in apprensione.
“Non guardarmi così – asserì lei – aspetta che io possa tornare ad allenarmi e te li spezzo entrambi femori.”

 

Poco dopo, mentre i due si stavano rivestendo, dal piano di sotto si sentirono le voci del compagni che rincasavano e, un po’ confuso, Bakugou guardò fuori dalla finestra per poi rendersi conto che si era già fatto buio.
Senza rendersene conto, i due erano rimasti attaccati a quella parete per tutto il pomeriggio ma, a quanto pareva, non si erano minimamente accorti di quanto il tempo stesse andando veloce.
Indossate entrambe le magliette, i due cercarono di sembrare il meno sconvolti possibile e si avviarono verso la porta pronti a scendere dagli altri.
Prima di uscire però, Bakugou si girò nuovamente verso di lei e poggiandosi alla porta come aveva fatto l’ultima sera delle vacanze, la strinse di nuovo a sé per poi, come aveva immaginato quella sera, baciarla di nuovo rendendo quella visione reale.

 

 

 

 

Angolo autrice:

E FINALMENTE VE L HO DATO STO CAZZO DI BACIO AHAHAHHAHAHAHHAHA MARONN AHAHAH GIURO CHE SE NON MI LASCIATE UNA RECENSIONE COME SI DEVE VI VENGO A CERCARE!!

Detto questo mi sono accorta che la mia storia sta venendo letta da altre persone  e OHEFAUEFHOUEHWOUFH grazie T__________T
Basta comunque mi dileguo perché per scrivere sto capitolo HO FATTO NA FATICA mi sentivo male mentre scrivevo HAHAH

Spero che il capitolo vi sia piaciuto (PER FORZA DATO CHE SONO QUATTRO CAPITOLI CHE MI DITE DI STO BACIO) e spero rimarrete con me fino alla fine!

Baci, oggi ce ne sono troppi, Ems xx

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto - Cambiamenti. ***


CAMBIAMENTI 

 

Dopo aver passato il resto della serata insieme agli altri compagni al piano di sotto, sia Bakugou che Miyuki, che per tutto il tempo avevano continuato a fare come se nulla fosse successo ignorandosi completamente e stando esattamente alla parte opposta l’uno dell’altra, per far sì che nessuno sospettasse nulla, salirono verso le loro rispettive camere insieme a tutti gli altri e continuando a non guardarsi, si chiusero la porta alle spalle e si misero a dormire.

La mattina seguente però, dato che in realtà qualcosa era effettivamente successo tra tutti e due, Miyuki che nemmeno quel giorno era andata a lezione poiché obbligata da Aizawa, rimase con lo sguardo fisso sul soffitto per almeno un’ora dopo essersi svegliata.
Continuava a sentire il respiro di Bakugou sulla sua pelle, il calore delle sue mani e la morbidezza delle sue labbra e, ogni volta che dava un’occhiata alla parete tra il suo letto e l’armadio, non riusciva a non smettere di vedersi insieme a lui in quello che, molto probabilmente, era stato il bacio più bello che avesse dato nella sua vita, nonché il primo.

Ripensando al pomeriggio precedente, Miyuki sentì nuovamente l’ormai familiare sensazione di bruciore sulle guance e non riuscendo a trattenere un sorriso, si rigirò nel letto e affondò il volto nel cuscino per poi fare un respiro profondo.
Non riusciva a smettere di pensare ai suoi occhi, al profumo dei suoi capelli e dei suoi vestiti e, come scolpito nella sua mente, non riusciva a non pensare all’immagine di lui che, senza maglietta la stringeva a sé.
Tuttavia, nonostante questi pensieri continuassero a renderle la testa più leggera, come una piccola macchia d’olio che si va allargando, l’idea che una volta uscita dalla sua stanza Bakugou sarebbe tornato a trattarla esattamente come aveva fatto nei giorni precedenti, continuava ad interferire con i bei ricordi del giorno prima.
Aveva paura che quella fosse stata solo una delle tante volte in cui lui aveva cambiato comportamento nei suoi confronti e che, come aveva già fatto, sarebbe tornato per chissà quale altro assurdo motivo a trattarla con indifferenza e, se davvero sarebbe andata così, Miyuki non era certa che avrebbe avuto la forza di affrontarlo ancora.
Non poteva di certo arrivare continuamente al limite tra la vita e la morte per far sì che lui si comportasse normalmente con lei e, di certo, continuare a vivere in quel loop di amore, odio, morte, amore aveva già iniziato a sfiancarla.

Per quanto quel bacio fosse stato intenso e bellissimo, non poteva lasciare che Bakugou si approfittasse ancora del fatto che lei non fosse, chissà perché, per niente in grado di opporre resistenza.
Solo qualche giorno prima aveva pensato che non avrebbe mai più lasciato nessuno abbattere le sue difese a causa di tutto il dolore che aveva provato e invece, il giorno prima, aveva lasciato che lui rimettesse a posto tutto il casino che aveva fatto e, l’idea che potesse entrare di nuovo e spostare tutto ancora una volta non faceva altro che spingere l’immagine di loro due contro la parete della sua stanza in una delle parti più profonde della sua testa e del suo cuore, in modo che, se lui avesse iniziato a comportarsi esattamente come nelle settimane precedenti, lei prima o poi sarebbe riuscita a dimenticarsene.

Alzando la testa dal cuscino e data un’occhiata alla sveglia sul suo comodino che segnava le nove e mezza, Miyuki decise di uscire dall’involucro caldo delle sue coperte e di andare in bagno a farsi una doccia per riuscire a dare una rinfrescata anche ai suoi pensieri.
Una volta asciugatasi poi, recuperò il telefono che aveva abbandonato la sera prima sulla scrivania e sospirò alla vista dei nuovi sei messaggi di Midoriya che, come aveva fatto la mattina precedente, le mandava in diretta i compiti che stavano assegnando per non farla rimanere indietro.
“Quanti ancora me ne devi mandare?!” gli scrisse dopo due minuti in cui il suo telefono non aveva fatto altro che vibrare.
Dopo qualche secondo di silenzio il suo telefono vibrò di nuovo, questa volta per un messaggio da parte di Kirishima.
“Present Mic ha assegnato una verifica d’inglese per la settimana prossima e io e Kaminari siamo nella merda ti prego devi darci una mano!” Miyuki rise e dopo aver risposto che li avrebbe aiutati di sicuro, posò di nuovo il telefono sul tavolo e riprese a leggere nonostante la sua mente continuasse a vagare altrove.

Come poteva concentrarsi su una banalissima verifica di inglese quando là fuori, chissà dove, suo padre stava sicuramente continuando a tramare qualcosa?
Erano ormai diverse settimane che non succedeva assolutamente nulla di strano e anche il fatto di essere riuscita a respingere la visione del giorno prima non aveva smesso di darle il tormento.
E se in quella visione avrebbe potuto raccogliere altre informazioni importanti? Forse avrebbe dovuto lasciare che quella dimensione la risucchiasse invece di mandarla via con la forza.
Eppure però averla mandata via aveva significato continuare a vivere quel momento con Bakugou – si girò verso la parete alle sue spalle.
“Cazzo Miyuki devi concentrarti!” esclamò riportando la testa sui libri e iniziando a mordere nervosamente il tappo della penna.

Per la prima volta in vita sua non riusciva ad essere concentrata il che, di certo, non le era d’aiuto.
Non poteva permettersi di tralasciare lo studio anche perché, se avesse fallito alla Yuei, tutto ciò che aveva fatto per fuggire e diventare un Hero così da poter finalmente sconfiggere suo padre, non avrebbe avuto senso.
Doveva cercare di ritrovare il focus e soprattutto di riorganizzare le sue priorità.
Se nelle settimane precedenti l’unica cosa di cui le era importato davvero era capire il motivo del comportamento di Bakugou, adesso non poteva continuare a lasciare che continuasse ad essere lui il centro dei suoi pensieri.
Non poteva permettersi di perdere ulterior tempo e salute dietro ai continui sbalzi di umore di lui perché, ciò che era successo tra loro due, era qualcosa di non programmato, un qualcosa in più, bellissimo sicuramente, ma fuori dall’idea iniziale che aveva scatenato l’esplosione quella sera.
Era fuggita per riuscire ad essere libera, per riuscire a diventare un Hero così da sconfiggere suo padre e questo vedeva le sue priorità diventare la scuola, suo padre e, solo alla fine, Bakugou.

“Perché deve sempre essere così difficile però...” asserì sospirando.
Pochi secondi dopo poi, la vibrazione del suo telefono riportò di nuovo la sua attenzione la realtà e quando, aprendo la conversazione con Midoriya, si accorse dei trenta messaggi non letti, tutti pieni di esercizi e pagine da studiare, nonostante la voglia di tornare a ripensare a ciò che l’aveva già distratta fosse forte, l’intenzione di concentrarsi per davvero sulle sue nuove priorità ebbe la meglio e la portò a rimettersi a studiare, ignorando completamente il richiamo di quella parete e i ricordi ad essa collegati.

Ritrovata finalmente una parte della sua solita concentrazione, Miyuki portò a termine tutti i compiti che Midoriya le aveva mandato e non sentendo il telefono per almeno un’ora pensò che, sicuramente, i suoi compagni avevano lasciato l’aula per dirigersi verso la palestra e allenarsi come da orario scolastico.
Arrivata l’ora di pranzo e sentita la porta d’ingresso che si apriva, Miyuki che ormai da quindici minuti aveva finito di studiare e aveva iniziato a scarabocchiare su un foglio perché troppo codarda da uscire ed affrontare la possibilità che tutto ciò che stava temendo potesse diventare realtà, si stiracchiò rumorosamente e, invece di scendere, prese il telefono che aveva chiuso in uno dei cassetti della scrivania per non avere nessun’altra tentazione e andò a buttarsi sul letto nell’attesa che qualcuno andasse a tirarla fuori di peso.

Sentita la porta del piano di sotto aprirsi, Bakugou distolse lo sguardo dallo schermo del cellulare e fece un sospiro rassegnandosi ormai al fatto che, l’occasione di rimanere da solo con Miyuki fosse svanita poiché, chissà per quale motivo, non aveva avuto il coraggio di andare da lei per tutta la mattina.
“Ehi, Bakugou!” la voce di Kirishima da dietro la porta lo spinse a lasciare il telefono sul letto e ad alzarsi per andare ad aprire.
“Che c’è?” gli domandò dopo aver aperto; l’altro lo guardò con una strana espressione compiaciuta “Che cazzo vuoi?” chiese allora non sentendogli proferire parola.
“Mi fai entrare o no?” fece l’altro e con aria non molto lieta, Bakugou lo lasciò entrare chiudendosi la porta alle spalle.
“Allora?” domandò Kirishima sedendosi sul letto e guardandolo con l’espressione di chi stesse aspettando la storia del secolo; Bakugou lo guardò confuso “Allora che?”
Kirishima sospirò portando la testa all’indietro “Ieri!” Bakugou continuò a non seguirlo.
“Non mi hai più detto com’è andata dopo il messaggio – si mise seduto con le gambe incrociate – e quando siete scesi non vi siete rivolti la parola per tutto il tempo. Avete fatto pace o no?”

Bakugou si mise a sedere sulla sedia della scrivania “In un certo senso” rispose poi stringendo le spalle.
“Che vuol dire in un certo senso?” domandò l’altro che moriva dalla curiosità ma Bakugou si mise a giocare con una delle sue matite.
“Dai, mi hai costretto a tenere tutti fuori casa fino all’ora di cena per poter parlare con lei, penso di meritarmi una risposta dopo aver passato un intero pomeriggio con Mineta!” si lagnò.

Bakugou sbuffò e conscio del fatto che l’altro non se ne sarebbe andato senza una sua risposta, lasciò cadere la matita di peso su uno dei quaderni che aveva sulla scrivania “L’ho baciata” ammise poi guardandolo con l’espressione di chi sapeva che ne avrebbe fatto una questione di stato.
Come aveva immaginato, infatti, Kirishima spalancò la bocca e con gli occhi quasi fuori dalle orbite lo indicò con l’indice destro “L’hai baciata?!”
“Abbassa la voce!” lo rimproverò l’altro lanciandogli il portapenne in faccia; Kirishima lo afferrò al volo “L’hai baciata?!” ripeté a voce più bassa mentre l’altro faceva un cenno con la testa “E com’è stato?!”
“Che cazzo te ne frega?!” Kirishima scoppiò a ridere.
“Scusa ma un po’ me l’aspettavo – prese a dire poi – era tutto così strano tra di voi, tu che urli, lei che urla, tu che quasi la uccidi. Se non l’avessi baciata penso avresti finito per romperle l’osso del collo durante uno dei tuoi raptus di follia” rise ancora ma l’altro lo guardò serio.
“Beh? - prese il cuscino che stava alla sua sinistra e lo strinse tra le braccia – Quindi com’è stato?!” chiese ancora.
“Non ho intenzione di dirti un cazzo, Kirishima” asserì Bakugou voltandogli le spalle e prendendo a tamburellare con la matita sul quaderno mentre, nella sua testa, come avevano fatto per tutta la mattinata, tornavano le immagini della sera prima.
“Stai per caso arrossendo?” commentò l’altro dopo aver notato uno strano rossore comparire all’altezza delle orecchie dell’amico.
Bakugou spezzò la matita e con tutte le forze cercò di reprimere la voglia di ficcargliene negli occhi “Ho capito – continuò l’altro lasciando il cuscino dove lo aveva preso e alzandosi – se non hai intenzione di dirmelo, - si avviò verso la porta poggiando la mano sulla maniglia mentre l’altro lo seguiva con lo sguardo – andrò a chiederlo a lei!” e sorridendo compiaciuto spalancò la porta e corse verso la camera di Miyuki, sicuro del fatto che, per non far sapere niente a nessun altro, Bakugou non l’avrebbe inseguito urlando.
“Che stronzo” asserì l’altro sbattendo la porta e tornando alla scrivania tra un’imprecazione e l’altra.

Sentendo il rumore di qualcuno che correva velocemente verso la sua stanza, Miyuki distolse lo sguardo dal telefono e quando quel qualcuno bussò, dopo aver detto “E’ aperto!” rimase particolarmente sorpresa nel vedere Kirishima che, con un sorriso a trentadue denti, la guardava come se sapesse qualcosa in più di lei.
“Tutto a posto?” domandò divertita dal modo in cui aveva fatto irruzione nella sua stanza.
Assicuratosi che Bakugou non l’avesse seguito davvero, Kirishima entrò nella stanza dell’amica e chiuse la porta.
“Quindi?” chiese anche a lei con la stessa espressione compiaciuta di pochi istanti prima; Miyuki ancora a pancia in su sul letto lo guardò corrugando la fronte “Quindi cosa?”
L’altro sbuffò “Cos’è successo tra te e Bakugou? Ieri mi ha chiesto di tenere tutti fuori fino all’ora di cena ma non mi ha fatto sapere nient’altro e quando siamo tornati non ho avuto il tempo di chiederti nulla” mentì sperando che lei vuotasse il sacco.
Miyuki strinse le spalle, anche se non se l’erano detto a voce come l’ultima volta, era sicura che soprattutto in questo caso Bakugou non volesse che si venisse a sapere e, ripensandoci, neanche lei voleva che gli altri sapessero di ciò che era successo proprio sulla parete su cui si era appena poggiato Kirishima “Non so cosa ti aspetti ma non è successo proprio nulla.”
L’altro spalancò la bocca sorpreso e prese a scuotere la testa “Non ci posso credere” asserì poi fingendosi deluso “mi stai raccontando delle cazzate!” lei corrugò la fronte.
“Bakugou me l’ha detto che ti ha baciata” ammise lui incrociando le braccia al petto e come se qualcuno l’avesse tirata su di peso, Miyuki si mise immediatamente a sedere sul letto “Te l’ha detto?!”
Notando la sua espressione completamente in imbarazzo, Kirishima scoppiò a ridere “Che cazzo hai da ridere?!” esclamò lei mentre l’altro si accasciava a terra per le risate.
“La tua espressione mi ha ucciso” rispose lui ancora ridendo; Miyuki prese il cuscino su cui era appoggiata fino a poco prima e se lo schiacciò contro la faccia, sapeva benissimo di essere arrossita perché riusciva a sentire la pelle di tutto il viso andare a fuoco.

Una volta ripresosi, Kirishima si rimise in piedi e con ancora le lacrime agli occhi, si andò a sedere sul letto difronte a Miyuki che sembrava cercare un modo per sprofondare all’interno del cuscino.
“Com’è stato?” le domandò ancora più divertito di quando lo aveva chiesto a Bakugou – con Miyuki era più divertente perché non sapeva fingere tanto quanto l’altro.
Miyuki alzò la testa e come se avesse paura che Bakugou potesse sentirla in chissà quale maniera, guardò verso la porta prima di tornare a guardare l’amico “Quindi? - incalzò lui – Com’è stato? Bello, brutto, troppo umido, troppa ling-” Miyuki gli tappò la bocca.
“Non lo so” rispose a denti stretti mentre l’imbarazzo la divorava “è stato il mio – deglutì rumorosamente – primo bacio – gli tolse la mano dalla bocca – non ho un termine di paragone ma, posso dirti che non è stato male” non poteva credere di star dicendo certe cose a Kirishima.
L’altro ridacchiò “Se vuoi posso baciarti anche io così puoi fare il paragone.” Miyuki lo colpì in faccia con il cuscino “Okay scherzavo!” scoppiò ancora a ridere.
“Sei un coglione!” asserì lei colpendolo ancora.

“Almeno tu qualcosa me l’hai detta – si lasciò cadere all’indietro sul materasso – quell’altro non si fa uscire le cose di bocca a meno che non gli tiri fuori la lingua di forza!” rise.
Miyuki sospirò “E’ stato strano – l’altro si rialzò curioso – come se per tutto il tempo in cui non ci siamo parlati io fossi stata in apnea e, ieri è stato come tornare a respirare” sentì le guance diventare ancora più calde mentre Kirishima continuava a ridere.
“La smetti?!” lo colpì ancora.
“Scusa! - alzò le mani – E’ che fino a ieri ha cercato di ucciderti e dopo qualche ora dall’incidente ti ha baciata!”
Miyuki sospirò di nuovo “Lo so – iniziò a giocare con gli angoli della federa – infatti, per quanto possa essere stato bello – si mordicchiò l’interno del labbro inferiore – temo che quando uscirò da questa stanza tornerà tutto come dopo le vacanze.”
A quelle parole, Kirishima che stava ancora ridacchiando si fermò “Non credo” cercò di rassicurarla; Miyuki distolse lo sguardo dalla cucitura della federa “anche se non mi ha detto nulla l’ho capito che, - si trattenne dal ridere ancora – neanche tu baci male” alzò le sopracciglia e notando il rossore aumentare sul volto dell’amica, scoppiò ancora a ridere mentre lei lo colpiva con la mano sull’avambraccio destro che stava usando per pararsi la faccia.

Dopo aver passato altri cinque minuti a far aumentare il suo imbarazzo, Kirishima si alzò dal letto ancora ridendo “Comunque adesso devi uscire per forza da questa stanza.” lei lo guardò confusa.
“Devi aiutare me e Kaminari per la verifica di inglese” continuò lui allungandole la mano destra per aiutarla ad alzarsi.
Come se improvvisamente il suo corpo avesse preso una tonnellata di chili, Miyuki fece molta fatica ad afferrare la sua mano per alzarsi e non solo perché la gamba destra le stesse ancora facendo vedere le stelle.
Tuttavia però, aveva sperato che qualcuno l’avesse trascinata fuori da lì di peso e il fatto che fosse Kirishima a farlo rendeva le cose, forse, un po’ meno difficili da affrontare.
Tiratasi su, Miyuki recuperò i quaderni e il portatile che la scuola aveva procurato ad ogni studente e precedendo l’amico, lasciò la sua stanza sperando di non pentirsene.

Le urla di Kaminari che esasperato non riusciva a capire nulla della lezione che stavano ripassando risuonò per tutta la casa dato che, la maggior parte dei loro compagni non erano presenti.
“Kaminari è più semplice di quanto pensi!” cercò di rassicurarlo Miyuki “Ti serve solo un po’ di allenamento.”
L’altro la guardò con aria sofferente “Non possiamo allenarci invece di fare inglese?!” le strattonò il braccio sinistro “Devi ancora aiutarmi con il fulmine!”
Miyuki rise “Che io ti aiuti o meno con il fulmine dovrai comunque fare la verifica come tutti noi la settimana prossima!” l’altro iniziò a dare piccole testatine sul tavolo del soggiorno.
“Com’è possibile che tu sappia già tutte queste cose?!” esclamò Kirishima indicando la miriade di fogli che Miyuki aveva fatto quella mattina con tutti gli esercizi e gli schemi delle lezioni; lei strinse le spalle “Se c’è una cosa buona tra le tante orribili di mio padre è proprio quella di avermi fatto da insegnate e avermi anche avviato verso, se ci penso bene, un ottimo metodo di studio” scuoté la testa incredula.
Kirishima sospirò e si colpì la fronte con un blocco di fogli pieno di esercizi “Magari se li sbatto abbastanza forte qualcosa mi entra in testa” asserì aumentando la forza con cui si stava colpendo.
“Per far entrare qualcosa nella tua testa servirebbe spaccartela a metà, e non sono nemmeno sicuro possa funzionare” commentò all’improvviso Bakugou che, sentito il baccano proveniente da quei due, aveva titubato un po’ prima di raggiungerli dato che, oltre alle voci di Kirishima e Kaminari aveva sentito, ovviamente anche quella di Miyuki.

“La fai facile tu! - esclamò Kirishima – Oltre a lei – indicò Miyuki – e Shoto sei l’unico con più intelligente nella nostra classe!”
“Non ci vuole l’intelligenza per capire due regole del cazzo” gli strappò i fogli di mano e lo colpì violentemente alla testa.
“Ah no?” rispose Kaminari che stava ancora colpendo il tavolo.
Miyuki si massaggiò le tempie cercando di mantenere la calma dato che, da quando aveva sentito la voce di Bakugou alle sue spalle, l’agitazione che aveva tenuto a bada fino a quel momento stava aumentando a dismisura.
“Ragazzi seriamente – recuperò un paio di fogli davanti a sé – è la cosa più banale del mondo” iniziò a riscrivere gli esempi sperando che potessero capirli mentre Bakugou, con ancora i fogli in mano, le si sedeva di fronte.

Una volta seduto per bene, Bakugou iniziò a sfogliare i fogli che aveva in mano alternando sguardi verso gli appunti a quelli verso Miyuki che, con sguardo concentrato, rispiegava per l’ennesima volta l’argomento a Kaminari.
Dal canto suo poi, dato che non riusciva a farne a meno, anche Miyuki sporadicamente alzava lo sguardo per guardarlo e non furono poche le volte in cui entrambi si guardarono negli occhi mentre, gli altri due, completamente ignari, stavano con la testa china sul foglio nel tentativo di svolgere correttamente gli esercizi che gli venivano assegnati.

Così, anche se separati da quasi due metri di distanza, Bakugou e Miyuki tornarono a guardarsi negli occhi più volte come avevano fatto la sera prima e, come se in quegli istanti il tempo attorno a loro si fermasse e le loro menti si unissero, entrambi ripercorrevano piccoli spezzoni di cosa avevano vissuto il giorno prima al piano di sopra, nel silenzio più totale.
Come se non ci fosse nessun altro lì con loro, i due continuarono a fissarsi, entrambi con il respiro che iniziava ad essere un po’ più pesante e le mani, almeno quelle di Bakugou, che si torturavano a vicenda come nel tentativo di reprimere la voglia di afferrare qualcosa.

“Aspetta!” la voce di Kaminari proveniente dalla sua sinistra fece sobbalzare Miyuki e, a causa della sua reazione improvvisa, Bakugou trattenne a stento una risata “E’ giusto?!” quasi le lanciò il foglio in faccia.
Ancora un po’ persa in quel momento con Bakugou, Miyuki ci mise un po’ a ritrovare la concentrazione “Oddio – rilesse il foglio un paio di volte – è giusto!” esclamò poi girandosi verso l’amico e dandogli il cinque.
“Che cosa?!” si lagnò Kirishima girandosi verso Bakugou “Com’è possibile che lui ci riesca e io no?”
Bakugou lo guardò serio “Vuoi davvero che ti risponda onestamente?” era ancora infastidito dal fatto che avesse voluto ficcare il naso negli affari suoi e, dato che Kirishima lo aveva capito perfettamente, gli fece il verso e si girò verso Miyuki “Puoi rispiegarmelo?” e annuendo la ragazza si spostò con la sedia verso di lui mentre Kaminari si alzava vittorioso e iniziava a pavoneggiarsi per il soggiorno.

“Kirishima, ti prego – fece Miyuki mentre con le dita si massaggiava le palpebre – sono le otto e mezza, a momenti tornano tutti gli altri, dimmi che l’hai capito” lo guardò stremata.
L’altro guardò il foglio e con le mani tremanti se li sbatté di nuovo sulla fronte “No” ammise poi tristemente.
“Come puoi essere così coglione?!” esclamò Bakugou che ormai aveva perso la pazienza sbattendo il pugno destro sul tavolo per non tirarglielo in faccia “Te lo sta spiegando da ore!” la indicò con la mano.
“Non sgridarlo così!” lo difese lei; Bakugou la guardò sconvolto “Urlargli in testa non lo aiuterà a capire prima!” asserì lei.
“Beh non mi sembra che spiegargli le cose con calma abbia portato ad un risultato diverso!” lo colpì con uno dei quaderni che Kirishima aveva lasciato sul tavolo.
“Smettila!” esclamò lei allungandosi sul tavolo per toglierglielo di mano “Kirishima ignora Bakugou – posò il quaderno accanto a sé mentre con la mano gli portava via i fogli che si stava ancora sbattendo sulla fronte – sono sicura che entro il giorno della verifica saprai tutto!” gli sorrise.
Kirishima si accasciò sul tavolo “Sì, scommettici” commentò Bakugou alzando un sopracciglio.
“Okay” rispose lei allungandogli la mano “scommettiamo.” Kirishima alzò la testa e rimase a guardare i due che, con il fuoco negli occhi, si guardavano fisso.
“No ragazzi davv-”
“Okay!” asserì Bakugou stringendole la mano “Sarà divertente vederti perdere e pagarne le conseguenze.” e dopo aver ghignato, lasciò la sua mano e si diresse verso il frigo – aveva urgente bisogno di bere qualcosa di fresco.

“Vedrai che riuscirai a sapere tutto, - si scrocchiò le dita – non ho nessuna intenzione di perdere contro di lui” asserì Miyuki alzandosi “deve ancora pagarmela per il femore!” e dopo aver dato una pacca sulla spalla all’amico iniziò a raccattare tutte le sue cose per poterle portare al piano di sopra in modo tale da liberare il tavolo per la cena.

Arrivata nella sua stanza, Miyuki posò le cose dove le aveva prese e, dato che aveva lasciato la porta semi aperta poiché aveva entrambe le mani occupate, non si accorse della presenza di Bakugou finché la sua ombra non oscurò parte della scrivania.
“Vaffanculo!” esclamò lei facendo un saltello alla sua destra e facendosi male a causa della gamba destra “La vuoi smettere di sbucare all’improvviso?!” continuò massaggiandosi la gamba mentre lui la guardava divertito.
“Non mi ero accorto di farti questo effetto sai?” si passò la lingua tra i denti “Sei sempre tesissima quando sono nella stessa stanza” continuò avvicinandolesi.
Miyuki lo guardò corrugando la fronte “Scusa ma io non fraternizzo con i miei avversari” asserì seria; Bakugou corrugò la fronte “Avversari?” inclinò la testa.
“Abbiamo appena fatto una scommessa – indicò i quaderni sul tavolo – siamo rivali.”
Bakugou annuì e ghignò di nuovo “Ah giusto – continuò ad avvicinarsi verso di lei – devo anche pensare a cosa ti spetta quando perderai.”
“Chi ti dice che perderò?” chiese lei cercando di mantenere la serietà anche se questa andava diminuendo ad ogni passo che lui faceva verso di lei, lasciando spazio alla solita sensazione di smarrimento che la pervadeva quando lui era troppo vicino.
“Intuito – rispose lui iniziando a giocare con una sua ciocca di capelli – o forse il fatto che il pegno di chi perde è quello di passare una notte nella mia stanza” Miyuki rise e allontanò la testa per allontanare i suoi capelli dalla sua mano.
“Ne ho già passate diverse nella tua stanza” asserì poi guardandolo dritto negli occhi.
Per tutta risposta Bakugou le spostò i capelli dietro l’orecchio destro “Sì ma allora non avevo il coraggio di fare questo” e dopo essersi avvicinato ulteriormente poggiò ancora una volta le sue labbra su quelle di Miyuki e prese a baciarla con molta meno veemenza della volta precedente permettendo a lei di sentirne ogni piccolo movimento.

Esattamente come la sera prima, bastarono pochissimi secondi prima che dentro quella stanza si sentisse nuovamente lo stesso calore.
Continuando a baciarla, Bakugou l’accompagnò verso la scrivania e dopo aver spinto via i libri e i quaderni, facendoli cadere a terra, alzandola di peso la fece sedere reduce dal giorno prima in cui, per il troppo stare in piedi, la gamba le aveva fatto di nuovo male.
Una volta sicuro che fosse seduta, Bakugou affondò nuovamente le mani nei suoi capelli e mentre lei infilava nuovamente le mani sotto la sua maglietta, lui spingeva la lingua contro la sua lasciando che di nuovo l’ossigeno gli riempisse i polmoni.

Con le mani contro la pelle della sua schiena, Miyuki sentì ancora una volta la testa farlesi leggera e tutti i dubbi che quella mattina l’avevano distratta per un po’ di tempo svanirono mentre, le parole che le aveva detto Kirishima iniziavano a sembrare molto più vere, facendola sentire ancora di più in imbarazzo e facendole bruciare il petto e le gote come se prima o poi il suo quirk potesse lacerarne la pelle.
Dopo almeno un quarto d’ora parecchio intenso, Bakugou si ritrasse lentamente dal bacio, anche lui con le guance e le orecchie completamente arrossate “Sarà difficile trattenersi tutto domani” asserì per poi baciarla nuovamente.
“Come?” fece lei dopo che si fu staccato ancora; Bakugou rise a causa della sua espressione completamente persa “Sarà difficile trattenersi tutto domani dato che torniamo a lezione – ripeté scuotendo la testa – già oggi pomeriggio lo è stato” le poggiò nuovamente la mano destra sulla guancia e, Miyuki che ancora non si era ripresa né dal bacio né da ciò che aveva appena detto, si sciolse completamente sotto quell’ennesimo contatto tra la loro pelle.

Dopo almeno altri cinque minuti in cui Miyuki non diede segni di risposta a causa del fatto che, a seguito delle sue parole, la paura che potesse tornare tutto come qualche giorno prima era completamente svanita lasciando dentro di lei uno spazio nuovo, un po’ più luminoso e caldo rispetto a tutti gli altri, Bakugou si avvicinò di nuovo verso di lei e quando i loro occhi furono alla stessa altezza, la guardò corrugando la fronte “Terra chiama Miyuki” le strinse leggermente la guancia.
Come se di colpo lei fosse stata tirata fuori da quel nuovo posto dentro di lei, Miyuki, accortasi della vicinanza di Bakugou, si allontanò leggermente all’indietro per poi scuotere la testa “Cosa dicevi?”
Bakugou chinò la testa divertito solleticandole il naso con il movimento dei suoi capelli “Stavi così anche ieri?” le domandò poi dopo essere tornato a guardarla e lei, resasi conto di essere rimasta imbambolata a guardarlo per chissà quanto, in preda all’imbarazzo per quella situazione lo colpì con il dorso della mano sull’avambraccio destro “Stai zitto!”

Ancora più divertito per la sua reazione, Bakugou si raddrizzò e si grattò la nuca “Dovresti cercare di essere più ordinata” commentò poi indicando i quaderni e i libri che lui aveva buttato a terra mentre lei scendeva dalla scrivania.
“Lo sai che sei proprio stronzo?” asserì lei tirandogliene uno.
Bakugou lo afferrò al volo “E tu lo sai che la tua faccia ha lo stesso colore dei capelli di Kirishima?” indicò la sua faccia.
“Vattene!” urlò lei spingendolo via facendo uscire dell’aria fredda dalle sue mani e quando lui, ancora ridendo uscì dalla sua stanza chiudendosi la porta alle spalle, Miyuki lasciò tutti i quaderni dov’erano e si buttò a letto per cercare di riprendersi almeno un po’ prima di scendere al piano di sotto e andare a cenare con tutti gli altri.

“No, non c’è” asserì Kirishima quando lui e Bakugou entrarono in classe quella mattina “sicuro che non fosse ancora a casa?” gli domandò poi mentre l’altro controllava il telefono per vedere se lei avesse risposto ad almeno uno dei suoi messaggi in cui le chiedeva dove fosse finita.
“A casa non c’era nessuno e poi solitamente lei esce sempre prima con Todoroki”
“Sì?” rispose Shoto che, appena dietro le spalle di Bakugou si era sentito chiamare.
I due si girarono “Dov’è Miyuki?” chiese Kirishima istintivamente.
Shoto si guardò attorno per poi stringere le spalle “Non ne ho idea, ieri sera mi ha detto che sarebbe venuta a scuola un po’ prima perché aveva alcune cose da sbrigare.”
“Cose tipo?” chiese Bakugou con forse un po’ troppa aggressività; Kirishima lo tirò indietro “Grazie Shoto” gli sorrise “sono sicuro che arriverà prima o poi” continuò.
“Il fatto è che quando sparisce senza lasciar traccia non è un gran bel segno” commentò Bakugou infilando la testa fuori dall’aula per riuscire a vedere se stesse arrivando o meno.
“Dovrei preoccuparmi?” fece Shoto notando il nervosismo nell’espressione di Bakugou; Kirishima fece di no con la testa “Se ti ha detto che sarebbe venuta a scuola prima non vedo perché non crederle, dopotutto non è la prima volta che viene qui prima delle lezioni.” strinse le spalle.
“Beh se non si fa vedere entro la prima ora penso sia il caso di avvertire il professor Aizawa.” rispose Todoroki.
“Avvertirmi di cosa?” rispose Aizawa con voce annoiata e Kirishima confuso dal fatto che sia Shoto che Aizawa fossero arrivati proprio quando li avevano nominati, li guardò perplesso.

Bakugou rientrò in aula per far spazio al professore “Miyuki è sparita” asserì a denti stretti cercando di trattenere la calma; Aizawa lo guardò annoiato “Non è sparita – i tre lo guardarono – doveva sbrigare alcune pratiche per un nuovo costume, dopo come si è tagliato il suo le è stato riferito che avrebbero potuto ricucirlo ma si sarebbe vista la cucitura perciò – sospirò – ha deciso di chiederne un altro e, in più, doveva passare sia dal laboratorio degli strumenti di supporto che dal preside.” sbadigliò “Non penso ci raggiungerà prima della seconda ora, contenti?” concluse guardandoli con la solita espressione di chi non dorme da giorni.
“Visto?” asserì Kirishima passando accanto a Bakugou che si stava sedendo “Devi darti una calmata!” e aumentando il passo per evitare di essere colpito in qualsiasi modo, raggiunse il suo posto e si mise a sedere.

“Perfetto! - la donna della segreteria controllò un’ultima volta che ci fossero tutti i fogli – La tua richiesta verrà inoltrata entro mezz’ora e credo che, - guardò l’orologio appeso sulla parete alla sua destra – il suo costume sarà in fase di preparazione già a partire da oggi alle undici!” le sorrise.
Miyuki batté le mani “La ringrazio! Non vedo l’ora di vederlo!” e dopo essersi congedata, entusiasta della sua prima vera idea per il costume da Hero, si diresse saltellante verso il laboratorio dove Hatsume la stava aspettando.
Non vedeva l’ora di parlare con lei delle modifiche che aveva deciso di apportare al suo costume e soprattutto di scusarsi per aver rotto non una ma, ben due volte, i supporti che aveva creato appositamente per lei.

Continuando a camminare con la testa fra le nuvole per tutte le cose positive su cui aveva deciso di concentrarsi quella mattina, Miyuki si rese conto della figura di Bakugou che, dalla direzione opposta, ritornava verso la loro classe con la solita espressione disinteressata, solo quando fu abbastanza vicino da potergli lanciare una piccola scintilla d’elettricità da pochissimi volt sul petto.
“Buon giorno!” esclamò quando, parecchio infastidito dalla cosa, lui si girò per vedere chi fosse il malcapitato che quella mattina aveva deciso di prendersela con lui.
“Cos’era quello?” chiese indicandosi il punto in cui l’aveva colpito; Miyuki rise e camminando per un po’ all’indietro rispose “Consideralo l’inizio della mia vendetta per avermi distrutto il costume!” per poi tornare a dargli le spalle e continuare il suo cammino verso il laboratorio.

Finito anche lì, Miyuki, più che soddisfatta e anche un po’ meno preoccupata nel sentirsi dire che i suoi supporti sarebbero potuti esplodere, salì la rampa di scale che portava al piano in cui si trovava l’ufficio del preside Nezu e, una volta arrivata, bussò un paio di volte prima che lui la invitasse ad entrare.
“Buon giorno” lo salutò lei sorridente; il preside ricambiò il sorriso “le avevo scritto ieri, si ricorda?”
“Buon giorno a lei, - Nezu scese dalla sua poltrona – certo che ricordo, ho già fatto preparare tutto!”

“Sono già passate due ore e mezza.” commentò Kirishima mentre faceva riscaldamento accanto alle panchine dove, seduto con ancora addosso la divisa scolastica per via della punizione che gli impediva di partecipare agli allenamenti e che, Aizawa aveva allungato ad una settimana, Bakugou stava con le braccia incrociate dietro la testa cercando di non pensare a quanto fosse snervante non potersi allenare come tutti.
“Quanto tempo deve perdere ancora?” continuò tenendo lo sguardo verso l’entrata della palestra; Bakugou sbuffò “Mi stai facendo innervosire.”
Kirishima lo guardò “E’ che sono preoccupato io adesso” sospirò; Bakugou sbuffò “Perché non pensi ad allenarti tu che puoi?!”
“Dai amico, vedrai che questi giorni passeranno in fretta!” si mise a saltellare sul posto.
“Devi proprio allenarti davanti a me?!” sbraitò lui alzandosi dalla panchina ma prima che Kirishima potesse rispondere, dal corridoio che portava agli spogliatoi si sentì provenire il rumore di tacchetti che, come se qualcuno stesse correndo, si avvicinavano sempre di più.

“Eccoti!” esclamò Kirishima quando la vide spuntare dalla rientranza alla sua sinistra per poi smettere di parlare improvvisamente quando, con una seconda occhiata veloce, si fu reso conto del cambiamento nella divisa dell’amica che adesso, era uguale a quella di tutte le altre ragazze della scuola.
“Che c’è?” chiese lei notando il suo silenzio e facendo girare anche l’altro che, come Kirishima, rimase in silenzio per qualche secondo dopo averla vista “L’ho messa male? - si guardò per capire se ci fosse qualcosa di sbagliato – No perché non sono del tutto sicura di aver messo bene queste” indicò i collant.

Kirishima fece di no con la testa mentre Bakugou sembrava essere stato messo in pausa “No è che ero così abituato a vederti con l’uniforme maschile che per un istante non sono riuscito a capire chi fossi!” rise; Miyuki rise a sua volta “Già – strinse le spalle – è che ho pensato che ormai non avesse più senso coprirmi in quel modo e, - si sistemò la gonna – devo ammettere che non mi dispiace più di tanto anche se, adesso dovrò stare molto attenta a come mi muovo!”
“Miyuki! - la voce di Aizawa risuonò nella palestra – Eccoti finalmente” lei si spostò più al centro per farsi vedere e, quando anche il resto della sua classe la vide, come Kirishima, rimase in silenzio per un po’ facendola sentire leggermente in soggezione.
“Stai benone!” urlò Mina da sopra uno dei soliti cumuli di cemento “Già! - si aggiunse Uraraka – Non vedevamo l’ora di vederti così!”
Miyuki si grattò la nuca in imbarazzo “Aspettate di vedere il nuovo costume allora!” rispose poi.

“Bene, adesso che Miyuki è qui, - riprese Aizawa – anche se come Bakugou non può allenarsi – Miyuki guardò il ragazzo che sembrava ancora sovrappensiero – possiamo iniziare gli allenamenti veri e propri” e così dicendo fece cenno a Kirishima di raggiungerli mentre lei e Bakugou si dirigevano sugli spalti per evitare di finire in mezzo durante i combattimenti.

Seduti l’uno accanto all’altro, i due attesero in silenzio l’inizio del primo combattimento, quello tra Iida e Momo e quando il professore diede il via, facendo sì che nella palestra iniziassero a riecheggiare i rumori del combattimento, come se stesse aspettando solo quello per non farsi sentire da nessun altro oltre a lei, Bakugou si girò “Anche questo fa parte della tua vendetta?”
Con gli occhi fissi su Momo, Miyuki ghignò leggermente “Perché?” chiese poi senza distogliere lo sguardo.
Dato il silenzio di Bakugou e il fatto che la sua domanda l’avesse fatta ridere perché, il cambio di uniforme non c’entrava assolutamente niente con quella sua fantomatica risposta, Miyuki si girò verso di lui che, con la mascella contratta, faceva finta di seguire lo scontro e, ridendo asserì:
“Sai, la tua faccia ha lo stesso colore dei capelli di Kirishima.” per poi tornare a guardare l’incontro mentre, nascosta dalla fila di sedili davanti a quella su cui erano seduti loro, la mano destra di Bakugou s’intrecciava alla sua mano sinistra.





Angolo autrice:
ECCOMI QUI con l'ennesimo capitolo, prima di dirvi altro volevo dire anche qui (perché non pubblico la storia solo su Efp) che abbiamo superato le 2000 letture e sono davvero, davvero molto felice di questo, soprattutto perché ogni giorno vedo che la storia continua ad aumentare le visualizzazioni.
Se ci avete fatto caso, ho aggiunto una piccola parte al titolo ossia: [Arc 1] perché questa storia, trattando appunto del viaggio di Miyuki per diventare un Hero, si concluderà alla fine del terzo anno di liceo che sarà la fine dell' Arc 3, quindi la fine di questa fan fiction sarà solo la fine del primo anno e spero, oltre al fatto che l'idea vi piaccia, che continuiate a credere in questa storia e a rimanere con me fino alla vera fine!
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia nonostante sia un po' più lento degli altri ma mi serviva come base per altri eventi (e non avete idea di cosa vi aspetta) e dato che non ho più nulla da aggiungere, ci vediamo al prossimo!

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove - Bollore. ***


BOLLORE



Il resto di quella mattinata scolastica passò tranquillo. Bakugou e Miyuki erano rimasti a guardare in silenzio tutti gli allenamenti dei loro compagni, alternandosi sguardi quando qualcuno di loro faceva qualcosa di stupido o semplicemente agiva nel modo in cui loro ritenessero più inutile e dispendioso di energie.
“Quell’idiota non vuole capire che se si spreme tutto subito non avrà mai la possibilità di battere nessuno” aveva commentato lui annoiato, con le braccia incrociate dietro la testa, mentre sotto di loro Kaminari aveva appena cercato di attaccare Kirishima con tutta la sua energia scaricandosi subito.
“Più che altro è stupido colpire Kirishima con il fulmine, se vuoi davvero fargli male devi colpirlo o con qualcosa di più duro o con qualcosa di appuntito” rispose lei che forse per la prima volta stava davvero studiando tutti i movimenti, gli attacchi, e le strategie dei suoi compagni.

Dopo un’ora in cui davanti a loro avevano sfilato a due a due tutti i suoi compagni, Miyuki aveva già capito la maggior parte dei loro modus operandi quando si trattava di attaccare o di difendersi.
Erano davvero pochi quelli che attaccavano con una strategia e tra tutti loro non c’era mai davvero una via di mezzo, o c’era chi perdeva le ore a capire cosa fare per poi agire nel modo più corretto, perdendo però di tempismo come Momo e chi come Kaminari partiva direttamente al pieno delle forze senza ponderare punti deboli e aperture dei suoi compagni.
“Se avesse schivato per il tempo in cui Kirishima riesce a mantenere la sua forma indurita, senza contare che per la versione unbreakable bastano solo dieci secondi, avrebbe benissimo potuto colpirlo e mandarlo al tappeto usando nemmeno un terzo di tutti i volt che ha appena usato” continuò mentre, come al solito, gli infermieri portavano Denki in infermeria.

“A essere onesta qui peccate un po’ tutti di spirito di osservazione” aggiunse poi appoggiandosi nuovamente contro lo schienale della sedia “solo Midoriya pensa esattamente ad ogni piccolo dettaglio prima di attaccare.”
“A volte pensare troppo non porta a buoni risultati” rispose Bakugou guardandola; Miyuki lo guardò a sua volta “Si ma nella maggior parte dei casi se ti lanci di faccia contro il nemico, senza nemmeno aver capito quali possano essere le sue abilità, finisci per ammazzarti.”
“Immagino che tu ne abbia imparate di cose durante i tuoi dodicimila combattimenti” asserì lui portando l’attenzione su Mineta e Tsuyu che si mettevano in posizione sotto di loro.
Miyuki sospirò “Forse più di quante me ne servano.”

Da quando aveva quattro anni infatti, a parte i primi combattimenti in cui non aveva fatto altro che prenderle da persone decisamente più grandi di lei, Miyuki aveva imparato ad osservare bene qualsiasi movimento del suo avversario.
Aveva imparato che scagliarsi per prima non sempre era la scelta migliore, che per prima cosa doveva tenere d’occhio la posizione in cui l’altro si stesse mettendo, sia quella d’attacco che di difesa, in modo da riuscire a capire quali fossero gli arti che venivano usati principalmente poi, un altro fattore importante era sicuramente quello della respirazione.
Un contendente che partiva già con il fiato corto era sicuramente qualcuno che avrebbe iniziato ad attaccare per primo perché sicuro delle sue capacità e pronto ad attaccare alla massima potenza sin dai primi momenti dell’incontro mentre, chi deglutiva parecchio e non teneva gli occhi fissi su di lei, era sicuramente qualcuno che, come sul ring anche nella vita di tutti i giorni, non era davvero sicuro di riuscire a farcela in quanto, nonostante consapevole delle sue qualità, non riusciva mai a dare il massimo e preferiva ricevere i primi attacchi per poter capire la forza di chi si trovasse davanti.

Miyuki aveva sempre trovato la seconda categoria molto interessante.
Stavano lì, seppur scettici nel vedersi di fronte una ragazzina, con l’aria di chi non era mai del tutto sicuro di vincere.
Puntualmente lasciavano iniziare lei che, dopo i primi cento combattimenti in cui partiva spedita, aveva cominciato a capire il tipo e decideva sempre di attaccare, almeno nei primi istanti, come se fosse già stanca in modo tale da lasciar credere al suo avversario che quella, dopotutto, sarebbe stata una vittoria facile.
Quando però questi rispondevano usando molta più forza della sua, Miyuki, come un motore che prende velocità e scala le marce dalla seconda alla quinta, caricava il suo quirk alla massima potenza e, solitamente, dopo nemmeno due colpi incassati, questi crollavano a terra.

Aveva vissuto una miriade di combattimenti ma il tipo di avversario era sempre lo stesso: uomo, pieno di sé e con la convinzione che sarebbero riusciti ad uscire da quell’edificio nel giro di pochi istanti e lei li odiava uno per uno.
Ricordava come all’inizio, dopo che suo padre aveva iniziato a spargere la voce di questi combattimenti clandestini in cui, il vincitore avrebbe ottenuto un’ingente somma di denaro, erano proprio loro ad andare da lei.
Chiamavano tutti sempre allo stesso numero e, giorno dopo giorno, l’elenco dei pretendenti diventava sempre più lungo e pieno di ragazzi e uomini che non vedevano l’ora di avere la meglio su una ragazzina.
Poi, quando vincere non era più una questione di sopravvivenza ma più un modo per rendere il mondo migliore eliminando quella feccia, i pretendenti iniziarono a diminuire e per un breve periodo di tempo Miyuki non aveva avuto nessuno con cui combattere.
Fu proprio dopo quel mese e mezzo di niente che suo padre iniziò a mandare i suoi uomini in giro per il giappone alla ricerca di qualcuno abbastanza forte e senza scrupoli che, pur di salvarsi la pelle, sarebbe arrivato ad uccidere una bambina di nove anni.

E poi, quando ormai ogni individuo di sesso maschile era semplicemente qualcuno da eliminare sia per non deludere suo padre, sia per tenere a bada l’odio che negli anni si era accumulato dentro di loro verso chiunque provenisse da fuori, improvvisamente, davanti a lei si era presentato un ragazzino non troppo più grande di lei che, contrariamente a tutti gli altri non la guardava né con aria di sfida né con il solito tentennamento ma, piuttosto, con terrore.
Era la prima volta che qualcuno avesse paura di lei e se fino a quel momento lei non aveva mai pensato all’ipotesi di poter spaventare qualcuno, la vista di quel ragazzino che tremolante si metteva in una posizione di difesa completamente inutile in quanto, non faceva altro che proteggere solo il suo volto, Miyuki che non aveva mai tentennato o rifiutato un combattimento, abbassò le braccia e senza dire una parola scese dal ring per poi andarsi a chiudere in camera.

Era stata la prima volta in cui aveva risparmiato la vita a qualcuno e ricordava ancora la sensazione che l’aveva pervasa quando, guardatasi allo specchio del bagno quella sera, aveva visto per la prima volta l’ombra del mostro che come incollato alle sue spalle, le appesantiva l’esistenza.
Quella sera ovviamente, come la prima volta in cui aveva smesso di combattere a causa del dolore al seno e che le aveva procurato quell’orrenda cicatrice un anno prima, Obscurium la chiamò nella sua stanza e dopo il suo solito discorso, l’aveva afferrata per il braccio destro e con una freddezza tanto grande quanto quella posseduta dal suo attacco, le squarciò l’interno del braccio sinistro facendo sì che, quando fosse guarita, la cicatrice che le aveva lasciato potesse farla desistere dal risparmiare qualcuno un’altra volta.

Al contrario però, quel giorno fu decisivo nella vita di Miyuki. L’immagine che finalmente era riuscita a vedere di sé era stata come una doccia fredda e l’aveva portata a capire perché chiunque incrociasse in giro per casa tendeva a non rivolgerle la parola o a non guardarla negli occhi.
Tutti quei combattimenti, quelle botte e l’odio che aveva iniziato a provare per gli uomini l’avevano trasformata in un mostro e, a dare l’inizio a tutto, era stato proprio suo padre.
Da quel giorno Miyuki iniziò a lottare sia contro i suoi avversari, sia contro sé stessa nel cercare di convincersi che ciò che stava facendo era dettato solamente dal suo desiderio di sopravvivere e che non era davvero un mostro, nonostante, ad ogni vittima, le pareva che il sangue sulla sua pelle fosse sempre più difficile da lavare via.

Per anni aveva continuato ad avere incubi su incubi in cui non faceva altro che lavarsi le mani con forza mentre, come segni indelebili, le macchie di sangue non andavano via.
Si vedeva di fronte allo specchio ricoperta di sangue non suo e più cercava di farlo andare via, più questo aumentava finendo per farle grattare la pelle nel vano tentativo di poter rimuovere completamente quell’involucro che giorno dopo giorno non riusciva più a sentire suo e facendo spuntare, come incise a vivo, delle enormi occhiaie nere sotto i suoi occhi.

Quando anche l’ultimo allenamento fu concluso e Aizawa ebbe mandato tutti a casa, Miyuki che non aveva dimenticato la scommessa con Bakugou, dopo essersi tolta l’uniforme e aver indossato dei vestiti che lei riteneva molto più adatti alla sua persona, prese tutto ciò che le serviva e invece di andare al piano di sotto, raggiunse Kirishima nella sua stanza.
“Pronto per studiare?” gli domandò quando l’amico aprì la porta dopo aver bussato; Kirishima le sorrise “Come sempre!”
Una volta dentro la sua stanza e dopo essersi abituata a tutto quel rosso sgargiante presente su qualsiasi cosa lì dentro, i due si sedettero sul letto e come il giorno prima, anzi, con molta più calma rispetto al giorno prima, iniziarono a ripetere tutto quello che avevano fatto dall’inizio delle lezioni fino a quel momento e a fare esercizi.

Seduta sul suo letto con le gambe incrociate mentre, davanti a lei, nella stessa posizione e con il quaderno poggiato sulla coscia destra, Kirishima era concentrato nello svolgere gli esercizi, Miyuki continuava a pensare al suo combattimento con Kaminari e, dato che lui l’aveva aiutata più volte, probabilmente senza nemmeno rendersene conto, cominciò a pensare alle sue tecniche di attacco, alla resistenza e alla durata del suo indurimento.
Voleva riuscire a capire quale fosse il punto debole di Kirishima in modo tale da permettergli di tenerlo nascosto davanti qualsiasi avversario e così, riuscire, o almeno provare, ad avere la meglio.
Dopotutto, se davvero prima o poi suo padre sarebbe tornato a darle la caccia, anche se ancora all’oscuro della maggior parte dei quirk dei suoi scagnozzi, Miyuki voleva fare in modo che se loro si fossero trovati in mezzo, sarebbero riusciti a scamparla se non intonsi, perlomeno vivi.

“Miyuki?” la chiamò lui, forse per l’ennesima volta, agitandole la mano davanti agli occhi.
“Sì?” rispose lei distogliendo lo sguardo dal suo avambraccio destro; Kirishima corrugò la fronte “Tutto okay?”
Lei annuì “Sì, scusa è che – gli afferrò il braccio – posso vedere una cosa?”
“Certo” rispose lui un po’ confuso e, dato il suo consenso, Miyuki lasciò che una piccola scossa da pochi volt gli colpisse la pelle.
Lamentandosi, Kirishima tirò via il braccio per poi strofinarsi il punto in cui l’aveva colpito “Ma sei matta?!” esclamò lui strofinando ancora più forte e facendola sentire un po’ in colpa.
“Scusami! - unì le mani e chinò la testa – Non volevo farti male”
“Ah no?” fece lui ancora dolorante.
Miyuki sospirò “E’ che stavo pensando al combattimento di oggi che hai fatto con Kaminari e volevo vedere se ciò che ho intuito fosse giusto” si grattò la nuca dispiaciuta.
Pochi istanti dopo, non appena il bruciore fu passato, Kirishima sbuffò “E non potevi avvertirmi invece di fulminarmi così?”
“Mi dispiace – ripeté lei – però almeno avevo ragione” asserì incrociando le braccia al petto.
“Sul fatto che la corrente sparata così da vicino faccia male? - rise – Sì che hai ragione, cazzo” si strofinò ancora il braccio.
Miyuki scuoté la testa “No, - gli prese di nuovo il braccio e iniziò a rinfrescargli il punto in cui lo aveva colpito – sul fatto che se Kaminari avesse aspettato la fine del tuo indurimento, ti avrebbe sicuramente messo al tappeto. - Kirishima iniziò a sentire un po’ di sollievo sul braccio – E’ ovvio che per farti male da indurito si debba usare o qualcosa di altrettanto duro oppure affilato.” gli strofinò il punto “Scusami ancora.”

“E’ davvero così ovvio?” domandò lui un po’ avvilito dal fatto che il suo punto debole fosse così facile da individuare, almeno per lei.
Miyuki gli sorrise “Beh se fulmini una pietra questa si rompe solo se la colpisci in un punto ben preciso, Kaminari spara fulmini un po’ a caso. In realtà non sono davvero sicura sul fatto che qualcosa di affilato possa farti male – corrugò la fronte – potrebbe di certo scalfirti un po’ però, e da li basterebbe fare leva sulla frattura così da cercare di indebolire tutto il resto.”
“Dovrei preoccuparmi del fatto che tu stia pensando così intensamente a come mettermi fuori gioco?” chiese lui un po’ perplesso.
Miyuki rise “No, - sospirò – però se me lo permetti vorrei provare un’altra cosa.”
Il ragazzo la guardò un preoccupato “Hai intenzione di fulminarmi ancora? No perché non posso garantirti una reazione molto virile” lei scoppiò a ridere.
“Questa volta non ti farò nulla. – prese di nuovo il suo avambraccio – Puoi indurire solo questa parte?”
“Certo” asserì lui e dopo qualche istante il suo avambraccio destro s’indurì mostrando la tipica copertura rigida e appuntita.

Non appena fu indurito del tutto, Miyuki colpì nuovamente il suo braccio con il fulmine in un punto solo, aumentando man mano il voltaggio “Dimmi quando sta iniziando a farti male.”
Kirishima annuì “Al momento non sento nulla, però penso che tra una decina di minuti potrò cominciare a sentire qualcosa.”
“Riesci a mantenere la forma solo per dieci minuti?” gli chiese mentre aumentava ancora l’intensità e iniziava a notare lo svilupparsi di una piccola crepa nel punto esatto in cui la sua elettricità era indirizzata.
“Già, - annuì – ma credo che con un po’ di allenamento riuscirò a rimanere così per molto più tempo.”
Miyuki rise “Se fossi stato mio fratello mio padre ti avrebbe fatto colpire da un martello gigante in continuazione per far sì che tu ti spingessi oltre il limite.”
“Non sembra una cosa molto divertente” asserì lui.
Miyuki strinse le spalle “Scusa è che ho immaginato la scena – lo guardò – sarebbe stato parecchio esilarante.”
“Ecco” asserì poi indicando la crepa con la mano sinistra “adesso c’è un’apertura” Kirishima chinò la testa e quando si fu abbassato abbastanza notò, sul suo avambraccio, tra gli strati induriti, una crepa che continuava ad allargarsi sotto il colpo di lei.
“Adesso – continuò Miyuki creando una piccola punta di ghiaccio – così dovresti sentire il freddo” e spingendola piano nella fessura, si girò verso l’amico che a causa del freddo improvviso, iniziò a scuotere il braccio.
“Ti ho fatto male?” si preoccupò lei.
Kirishima fece di no con la testa “La sensazione di freddo dopo il calore che si stava accumulando mi ha dato un po’ fastidio.”

“Beh comunque se riuscissi a sostenere questa forma per più tempo saresti un muro invalicabile.” commentò lei; Kirishima arrossì un po’ “Sono arrivata quasi ad ottocento volt prima di vedere spuntare la crepa – gli sorrise – e non hai mostrato il minimo segno di dolore.”
Kirishima si grattò la nuca in imbarazzo “Posso provare un’altra cosa?” gli chiese ancora.
Il fatto che fosse così resistente già da solo le fece pensare che, forse, se in un ipotetico combattimento, lui avesse unito le forze con qualcun altro, sarebbe stato completamente inarrestabile e, il fatto che ciò potesse essere vero, alleggerì un po’ il suo cuore in pena per la sorte dei suoi amici.
“Cambio braccio” continuò notando che quello destro era un po’ arrossato a causa del calore che gli aveva scaricato contro.

Una volta indurito il braccio sinistro, Miyuki diresse un getto d’aria molto forte contro di esso e, concentrandosi quanto bastava, iniziò a farglielo roteare attorno per poi, una volta stabilizzato, fare la stessa cosa con il fuoco.
Con entrambe le mani sul braccio di Kirishima, Miyuki creò un turbine che, prendendo velocità, continuava a roteare attorno alla porzione indurita.
“Senti niente?” gli domandò per paura di starlo bruciando; lui fece di no con la testa mentre continuava a tenere lo sguardo fisso sul suo braccio “Secondo me potrebbe essere un’idea” commentò lei mantenendo la concentrazione.
“Posso chiederti di cosa parli?” le domandò lui che non aveva ancora capito.
Miyuki distolse le mani e, allontanatele, fuoco e vento si dissiparono nel giro di pochi secondi permettendo al ragazzo di riportare il braccio alla normalità.
“Mi è venuta un’idea ma, per poterla attuare, dovrai aspettare domani quando saremo in palestra” e sorridendogli recuperò il quaderno che Kirishima aveva spostato la prima volta che l’aveva colpito.
“Seriamente?” si lagnò lui troppo curioso per aspettare.
“Seriamente – ripeté lei porgendogli la penna – adesso devi rimetterti a studiare, ho una scommessa da vincere!”

Il giorno seguente, non appena le lezioni teoriche finirono, Miyuki disse a Kirishima di aspettarla in palestra e correndo verso la segreteria sperò che il suo nuovo costume da Hero fosse pronto perché non vedeva l’ora sia di indossarlo sia di provare quella strana combinazione con Kirishima che le frullava per la testa dalla mattina precedente.
Quando arrivò, per sua fortuna il costume era pronto e, con esso, c’erano anche gli strumenti di supporto creati da Hatsume.
Felice come poche volte nella sua vita, Miyuki recuperò la valigetta e corse negli spogliatoi per indossarlo e, dopo averlo fatto, con il cuore in gola per l’ansia di farsi vedere vestita in quel modo, raggiunse gli altri in palestra destando stupore esattamente come aveva fatto il giorno prima.

Quando aveva messo piede in palestra infatti, i suoi compagni che non avevano ancora iniziato ad allenarsi, sentito il rumore pesante di metallo che si avvicinava, erano stati tutti catturati verso la direzione da cui stava provenendo lei e quando la videro spuntare, per poco non la scambiarono per qualcun altro.
Lo stupore era ovviamente dato dal nuovo costume di Miyuki che, contrariamente a quello che aveva indossato fino a qualche giorno prima, era molto più sgargiante, elaborato e soprattutto vistoso.

Al posto della tuta nera intera che per mesi aveva coperto completamente il suo corpo lasciando fuori solo il collo e le mani, adesso Miyuki indossava un body nero smanicato che, con una x gialla le avvolgeva il seno e lasciava scoperta la pancia e la schiena, proprio all’altezza della sua cicatrice da fulmine.
Sul braccio destro, aveva un guanto che la copriva proprio fino alla fine dell’avambraccio lasciando sia in quello che nel braccio sinistro, completamente a vista le cicatrici fatte dal fuoco e dal ghiaccio mentre, per quanto riguardava la parte di sotto, il costume le lasciava completamente scoperta la gamba destra, con annessa cicatrice e copriva, con la gamba di un pantalone arancione, agganciata ad uno strumento di supporto a forma di cintura, tutta la gamba sinistra.
Era come se con il cambiamento del suo costume, fosse cambiato anche il tipo di hero che Miyuki voleva diventare e, con esso, anche l’immagine che aveva di sé stessa.
Se con il primo costume aveva scelto qualcosa di non troppo appariscente e che non lasciasse vedere nulla, come se il suo desiderio di diventare un Hero fosse ancora schiacciato totalmente dal peso di suo padre e di quel corpo che non aveva mai accettato, con questo costume era come se finalmente si fosse scrollata di dosso la presenza di Obscurium e avesse accettato che quelle cicatrici non fossero più l’orgoglio di suo pare ma, bensì, un primo vero passo verso il suo futuro da Hero.

Non aveva più motivo di nascondere il suo corpo, quelle cicatrici erano ormai parte di lei e invece di continuare a vergognarsene, Miyuki era decisa a far sì che tutti potessero vederle non per temerla ma, al contrario, per comprendere quanto lei davvero avesse lottato per diventare un Hero.

Dopo qualche primo istante di silenzio in cui tutti avevano spostato l’attenzione su di lei e su di quanto quel costume effettivamente mostrasse, Miyuki che stava iniziando a sentire l’imbarazzo a causa del fatto che non fosse ancora per niente a suo agio nel farsi vedere così tanto, strinse le spalle “Pensate sia un po’ troppo?”
“Un po’ troppo? - Mina le corse in contro – Miyuki è spaziale!” esclamò poi girandole intorno.
“Non hai freddo così?” chiese Tsuyu avvicinandolesi e indicando la gamba completamente scoperta; Miyuki arrossì un po’, dopotutto ad essere scoperta era anche parte del suo gluteo “In realtà è stata Hatsume a impormelo – strinse le spalle – in un certo senso. Ha detto che mentre creava i miei strumenti di supporto ha studiato alcuni video di miei combattimenti e che ha notato che tendo, praticamente sempre, ad usare solo la gamba destra per creare le piste di ghiaccio mentre con la sinistra – si sistemò il pantalone arancione sperando che Bakugou non notasse il fatto di aver scelto proprio la stessa tonalità della x sul suo costume – mi do la spinta-”
“E’ per questo che hai anche due scarpe diverse! - Esclamò Midoriya che da quando l’aveva vista entrare aveva iniziato a studiare il suo costume nei minimi dettagli – Quella che hai al piede destro è sicuramente fatta in modo che si concentri il tuo quirk d’acqua, ecco il perché di questo serbatoio” si chinò per indicarlo.
Miyuki arrossì ancora poiché, non appena anche Shoto si fu avvicinato curioso, si accorse di aver scelto gli stessi colori del suo costume per lo stile dello stivale che stava descrivendo Midoriya “Deve pesare un bel po’!” continuò lui bussandoci sopra con il pugno e facendo tintinnare l’involucro di metallo che conteneva il cilindro nel quale era già presente dell’acqua.

“Effettivamente sì – ammise lei alzando la gamba – in più essendo proprio in quella destra, mi viene ancora un po’ complicato muovermi bene” il suo sguardo si spostò su Bakugou che, come a voler cogliere ogni particolare del suo costume, la stava fissando intensamente.
“E queste cosa sono?” domandò Midoriya notando delle placche metalliche ai lati delle suole; Miyuki abbassò lo sguardo “Oh, queste servono per questo” e battendo con la punta della scarpa a terra fece fuoriuscire da sotto le suole delle lame, come quelle dei pattini per pattinare sul ghiaccio che, per poco, non affettarono le dita del ragazzo.
“Direi che sono affilatissime” commentò lui rialzandosi; Miyuki rise “Scusa, non pensavo uscissero così in fretta.”

Dopo almeno altri quindici minuti passati ad osservare il suo nuovo costume con Midoriya che aveva preso ad appuntarsi ogni cosa per aggiungere anche Miyuki e le sue capacità nel suo solito quaderno, finalmente arrivò in palestra che il professor Aizawa che, notando il suo nuovo costume le fece un cenno quasi impercettibile di approvazione e si diresse nella sua solita postazione dove, ancora in punizione e con addosso la divisa scolastica, si stava andando a sedere anche Bakugou mentre, davanti a lui, Sero, Kaminari e Mineta continuavano a parlare del costume di lei.

Quando poi Mineta iniziò con i commenti fuori luogo, parlando forse troppo approfonditamente del fondoschiena di Miyuki e di come quel body la stringesse particolarmente, Bakugou si chinò su di lui afferrandolo per le palle che aveva sulla testa e lo guardò con lo sguardo pieno di sangue.
“Scusa?!” ringhiò poi e, mentre gli altri due si dileguavano per evitare di finire bruciati vivi, Bakugou caricò un’esplosione nella mano sinistra e gliela lancio dietro sotto lo sguardo del professore che, stranamente, non proferì parola.

Sistematasi il costume dato che ancora doveva sentircisi a suo agio dentro, Miyuki si diresse verso Kirishima che in quel momento stava facendo stratching al centro della palestra.
“Non ti viene scomodissimo stretcharti con quelle addosso?” gli domandò indicando gli enormi spallacci rossi.
Kirishima fece di no “Anzi, ormai è come se non li sentissi nemmeno” le sorrise.
“Beh, comunque – si guardò in giro – ti ricordi quello che ti ho detto ieri no?” il ragazzo annuì “Mi fa ancora male il braccio se vuoi saperlo” rise.
Miyuki lo guardò dispiaciuta e chinandosi accanto a lui gli prese ancora il braccio e iniziò a rinfrescarlo proprio come aveva fatto il pomeriggio precedente “Solitamente con un po’ di fresco dovrebbe passare” asserì pensierosa “quando mi facevo male da piccola a con il fulmine, mia madre ci metteva su sempre un po’ di ghiaccio nell’attesa che venisse mio padre ad aiutarmi con il suo quirk” continuò mentre l’altro portava inevitabilmente lo sguardo sulla cicatrice che, adesso, era proprio in bella vista e gli permetteva di vedere alla perfezione tutti i segni che quell’attacco le aveva scavato nella carne.

“Va meglio?” gli chiese qualche minuto dopo facendogli distogliere lo sguardo dal suo stomaco.
“Sì” rispose lui sorridendole “penso che adesso non mi farà più male” lei ricambiò il sorriso.
“Comunque – riprese lei – ritornando a ieri, avevo pensato di fare una specie di combinazione con te” si rimise in piedi.
“Una combo?” domandò lui particolarmente interessato mentre si alzava come lei; Miyuki annuì “Penso che se troviamo il giusto equilibrio possiamo creare un attacco in grado di abbattere un muro!”
Kirishima la guardò con gli occhi che brillavano dall’entusiasmo “Ti va di provare?”
“Cazzo, e me lo chiedi?!” esclamò lui pronto a mettersi a lavoro.

Dopo aver chiesto a Cementos la possibilità di creare loro una serie di blocchi di cemento, via via sempre più spessi, Miyuki e Kirishima si allontanarono dal resto dei loro compagni per poter provare senza rischiare di far male a nessuno mentre, un po’ più lontano alla loro destra, gli occhi sia di Bakugou che di Aizawa erano posati su di loro curiosi di sapere cosa stessero escogitando.

“Okay allora, inizia ad indurire il braccio” fece lei mettendosi alle sue spalle e allungando il braccio destro accanto a quello destro teso di Kirishima.
Una volta indurito, Miyuki iniziò a far fuoriuscire dal palmo della sua mano il suo quirk elettrico concentrandosi per far sì che questo gli vorticasse attorno alla parte indurita esattamente come aveva fatto il giorno prima.
Con il braccio che iniziava a caricarsi a causa dell’elettricità, Kirishima iniziò a sentirlo vibrare e quando Miyuki si allontanò, provò a colpire con tutte le forze uno dei blocchi di cemento che il professore aveva lasciato loro, mandandolo in mille pezzi con un po’ più facilità del solito.
Sconvolto da quello che aveva appena fatto, esattamente come Bakugou ed Aizawa che continuavano a guardarli, Kirishima si girò entusiasta verso di lei.
“Hai visto quello che ho fatto?!” esclamò; lei si mise a ridere “Penso che il mio fulmine ti abbia aiutato poco in realtà” ammise mentre lui continuava a fissare quello che restava dell’elettricità attorno al suo braccio.

“No, secondo me ha fatto un sacco” asserì lui mentre faceva tornare il suo braccio normale.
Miyuki si tamburellò le labbra con l’indice “Il concetto c’è, e potrebbe anche funzionare – lo guardò pensierosa – però non sono convinta che in combattimento questo sia l’approccio giusto” Kirishima la guardava interessato.
“Pensi ci voglia troppo tempo?” lei annuì “Dobbiamo trovare un modo per far sì che il tutto riesca ad avvenire velocemente e senza che io stacchi la mano perché, una volta fatto, la potenza del mio quirk diminuisce rapidamente e ti trovi a dover fare tutto da solo – indicò il blocco in frantumi – esattamente come prima.”
“Beh però io l’ho sentita l’elettricità quando ho colpito il muro” alzò le spalle; lei sospirò “Si ma già quando mi sono allontanata ho percepito una diminuzione nel voltaggio, il che è ovvio dato che tu non possiedi un quirk elettrico” iniziò a camminare lì vicino mentre con il pollice e l’indice si accarezzava il mento nel tentativo di trovare una soluzione.

Poi, quando fece per tornare verso Kirishima, per una frazione di secondo il suo sguardo incrociò quello di Bakugou e come se qualcuno avesse messo play nella sua testa, il suo cervello le fece ricordare di quanto avesse sentito aumentare il calore dentro di sé nel momento in cui lui l’aveva toccata e che era rimasto invariato finché non si erano staccati.
“Ci sono!” esclamò poi tornando dall’amico “Hai trovato la soluzione?”
Miyuki annuì “Fammi salire sulle tue spalle come quando mi hai portato in palestra!”
Kirishima la guardò un po’ perplesso “Fidati!” insisté lei e così, abbassandosi per permetterle di salire, la prese di nuovo da sotto le ginocchia e fece in modo che lei potesse non cadere “Queste scarpe pesano un accidente!” fece poi lui cercando di aggrappare meglio la sua gamba destra.
“Ignorala! - asserì Miyuki – La tengo su io” e facendo uscire dell’aria da sotto la suola dello stivale bianco mantenne la posizione permettendo a Kirishima di liberare il suo braccio destro.

“Okay e ora?” fece lui mettendosi in posizione di attacco.
“Adesso proviamo così” e spingendosi completamente contro la schiena di Kirishima, facendo in modo da non venire intralciata dal suo spallaccio destro, Miyuki si allungò in avanti allungando a sua volta anche il suo braccio destro per poi stringerglielo con la mano “Indurisci solo questo braccio, come hai fatto prima” Kirishima annuì e dopo averlo indurito aspettò l’ennesimo comando.
“Perfetto – Miyuki si sistemò un po’ meglio – adesso, se io faccio così-” iniziò a concentrare il suo quirk d’aria lungo il braccio destro di Kirishima facendo sì che si concentrasse, come la punta di una trivella, sulla sua mano.
“Adesso devi correre” asserì in seguito; Kirishima si girò verso di lei “Correre? Con te in braccio?!”
Miyuki annuì “Ma se sbagliamo ti fai male!”
“Non mi farò niente! - esclamò lei – Fidati di me” e anche se con un bel po’ di dubbi e preoccupazione, Kirishima tornò a guardare di fronte a se e, dopo essersi accertato di starla tenendo per bene, iniziò a correre.
Mentre Kirishima si avvicinava a uno dei blocchi meno spessi, Miyuki che credeva fortemente nella riuscita di quel suo folle esperimento, diede la spinta facendo uscire il suo quirk di fuoco dalla sua scarpa sinistra per deviare la traiettoria e continuando a spingere, fece dirigere l’amico verso il blocco più spesso che il professore aveva lasciato loro.

Pensando che i due stessero perdendo il controllo, Aizawa e Bakugou si alzarono istintivamente e ma, come se lo avesse fatto da sempre, Miyuki aumentò la velocità mentre l’amico cercava di mantenere i nervi saldi poiché, doveva ammettere che, qualsiasi cosa stessero facendo, doveva essere una figata vista da lontano.
“Preparati a colpire Kirishima!” esclamò lei spingendo ancora di più sia con il vento che con il fuoco e quando furono in prossimità del blocco, pochissimi istanti prima che Aizawa potesse annullare il quirk di Miyuki impedendo loro di finire dritti contro la parete, la conformazione del vento che Miyuki stava creando sulla mano dell’amico, accompagnato dalla forza di lui e dalla spinta del fuoco, perforò il cemento come fosse burro facendo sì che tutti e due vi passassero attraverso mandandola in frantumi e facendo girare tutti a causa dell’enorme boato.

Una volta superati i resti del blocco, Miyuki diminuì la spinta del fuoco fino a permettere a Kirishima di rallentare e fermarsi e quando, finalmente, furono fermi, ancora totalmente incredulo, Kirishima si girò verso di lei con lo sguardo super eccitato.
“E’ stato fantastico!” urlò poi con così tanto entusiasmo da farla scoppiare a ridere “Per un secondo mi sono cagato addosso ma – si guardò le mani – è stato come star su un carro armato!” continuò mentre lei rideva ancora.

“Ragazzi – li richiamò Aizawa facendoli girare subito – che cos’era quello?!” esclamò indicando i cumuli di cemento sparsi per il pavimento.
Miyuki, che si sarebbe sentita in colpa se il professore avesse punito Kirishima per colpa sua, alzò il braccio destro che aveva ancora allungato su quello dell’amico “E’ stata una mia idea” ammise scendendo dalle sue spalle “ieri mentre studiavamo ho iniziato a pensare a delle combinazioni di quirk – Bakugou li raggiunse con aria un po’ infastidita – e l’ho costretto a provare” continuò guardando il professore in maniera colpevole.
“No aspetti – fece Kirishima – non mi ha costretto, l’ho fatto di mia spontanea volontà” si grattò la nuca sperando che il prof non la punisse.
“Non è vero – fece lei guardandolo – è tutta colpa m-”
Aizawa alzò la mano per mettere fine a quello scambio di colpe “Non ho intenzione di mettervi in punizione – tagliò corto notando le loro espressioni – volevo solo sapere cosa fosse quell’attacco. Lo avevate già provato?”
Miyuki fece di no con la testa “Lo avete fatto per la prima volta oggi?” continuò mentre i due annuivano.
“Beh, qualsiasi cosa fosse, funziona. - i due lo guardarono – E’ un ottima combinazione d’attacco che, in casi in cui ci si trovi davanti un muro, che sia di mattoni o di nemici, può assolutamente funzionare.”

Kirishima e Miyuki si guardarono “Quindi ci da il permesso di usare il carro armato?!” esclamò lui; Miyuki corrugò la fronte, non era proprio quello il nome che avrebbe scelto ma vederlo così entusiasta le impedì di correggerlo “Nelle giuste occasioni perché no” rispose lui.
“Grande!” esclamò lui avvolgendo il braccio destro attorno alle spalle di lei per poi tirarla con forza verso di sé “Non vedo l’ora di usarlo in un vero combattimento!” continuò mentre, in cuor suo, sperava che lei e Kirishima non sarebbero mai finiti in una situazione del genere al di fuori delle esercitazioni scolastiche.
“Bene – fece poi il professore girandosi verso gli altri ragazzi che stavano guardando verso di loro poiché curiosi di sapere se fossero stati puniti o meno – Miyuki e Kirishima mi hanno dato un’ottima idea – i due sorrisero imbarazzati – voglio che tutti voi iniziate a lavorare a delle combo, non solo con uno dei vostri compagni ma con diversi di loro, voglio che bene o male tutti possano sfruttare una combo con quasi tutti in modo tale che, se doveste trovarvi con qualcuno diverso dal vostro solito compagno, possiate comunque uscire dalla situazione in cui vi troviate.” concluse ritornando alla sua postazione mentre, Bakugou che era ancora lì vicino i due, aspettò che Kirishima corresse a raccontare l’accaduto a Kaminari e Sero per avvicinarsi a lei.
“Interessante questa cosa delle combo – Miyuki si girò – ti è venuta in mente mentre studiavate?” chiese acido.
Miyuki roteò gli occhi “Oh sì, - annuì – se non sbaglio proprio mentre ci baciavamo sul suo letto tra gli appunti di inglese.” l’espressione di Bakugou mutò immediatamente facendola scoppiare a ridere.
“Certo che ti bevi proprio tutto tu” commentò divertita mentre si avviava verso le panchine a causa del dolore che era tornato a tormentarle la gamba probabilmente per il troppo sforzo fatto nel tenerla su con l’aria.
“Beh comunque non era neanche un granché come combo” fece lui mentre Miyuki si allontanava.
“Davvero?” chiese lei girandosi per poterlo guardare in faccia; lui la guardò dritto negli occhi con la solita espressione seria “Già” rispose poi infilandosi le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni e iniziando a camminare verso di lei.
Quando le fu praticamente di fronte poi, la guardò di nuovo dritto negli occhi “La nostra sarà sicuramente meglio” e alzando un sopracciglio tornò a sedersi al suo posto lasciandola lì con espressione divertita.

Kirishima sbuffò per l’ennesima volta facendo spostare i fogli che aveva disposto davanti a sé sulla scrivania “Continuando a sbuffare non risolverai nulla” lo canzonò Miyuki che stava stesa sul suo letto.
“Mi sembra di stare sullo stesso esercizio da ore!” esclamò lui girandosi con la sedia verso di lei.
Miyuki lo guardò “Tu sei sullo stesso esercizio da ore.”
Kirishima buttò la testa all’indietro “Non ce la farò mai ad essere pronto per mercoledì, ci sono troppe cose che non capisco e comincio ad avere sonno” piagnucolò.
Miyuki rise “Se molli ora avrai buttato tutti gli sforzi che hai fatto in questi giorni” asserì poi per spronarlo a continuare.
Kirishima sbuffò ancora “Non puoi suggerirmi tu?”
“E dimostrare a Bakugou che non sono capace di vincere lealmente? - l’altro rise – Neanche morta” e come se l’altro si fosse sentito chiamare, qualche istante dopo il telefono di Miyuki vibrò.

Sei ancora con l’idiota?” Miyuki scuoté la testa e riposò il telefono.

“Puoi farcela” asserì guardando l’amico “non credo esista qualcosa che tu non sia in grado di fare – sentì il telefono vibrare di nuovo – hai distrutto un muro di cemento oggi, non puoi farti fermare da una verifica d’inglese!” l’altro la guardò sconsolato per poi tornare a guardare gli esercizi mentre Miyuki riprendeva il telefono in mano.

E’ tutta fatica sprecata.” fece per rispondere al messaggio ma ne arrivò subito un altro.
Se vieni in camera mia entro cinque minuti forse mi trovi ancora sveglio.” un altro ancora.
Mi piacerebbe proprio parlare del tuo nuovo costume.” Miyuki si trattenne dal ridere.
La mia compagnia è migliore di quella di capelli di merda.” lei guardò l’amico, non aveva dei brutti capelli.
A me piacciono i capelli di Kirishima” rispose allora per stuzzicarlo.
...” Miyuki rise difronte a quella risposta poi, subito dopo Bakugou le scrisse ancora.
Immagino ti piacciano anche altre sue cose.” lei tossì cercando di non scoppiare a ridere, sarebbe stato imbarazzante spiegarne il motivo a Kirishima.
Non vuoi davvero venire?” le scrisse senza darle il tempo di rispondere.
Sono tutto solo...” Miyuki stava morendo dal ridere.
Al buio.
Se vieni possiamo stare ancora contro la porta.” il pensiero la fece arrossire un po’.
O magari possiamo andare nella tua stanza.
Mi piace quella parete.
Mi piace anche baciarti.” Miyuki sgranò gli occhi e lanciò il telefono contro i cuscini alla sua destra prima di riuscire a leggere il messaggio che era arrivato immediatamente dopo.
Cercando di far sparire l’imbarazzo e anche il rossore che sicuramente si era presentato sulle sue guance, Miyuki si schiarì la gola e si mise a sedere sul letto allontanandosi leggermente dal punto in cui aveva visto affondare il suo telefono.

Nonostante cercasse di non pensare a ciò che aveva appena letto e fosse totalmente sicura che lui lo stesse facendo solo per distrarla dall’aiutare Kirishima così da poter vincere la scommessa, ad ogni nuova vibrazione, lo sguardo di Miyuki si posava fulmineo sul suo telefono mentre con le mani torturava uno dei tanti cuscini che l’amico aveva sul letto.
Quando non ce la fece più, all’ennesima vibrazione, tesa come una corda di violino Miyuki sbottò.
“Basta!” Kirishima sobbalzò sul posto lanciando la penna per aria; Miyuki si girò di scatto verso di lui “Scusa – cercò di non mettersi a ridere alla vista della sua faccia atterrita – è che mi sono resa conto dell’orario e, vederti così triste e sconsolato mi sta facendo sentire in colpa” ridacchiò sperando di non sembrargli pazza.
“Credo che per sta sera possiamo finire qui” continuò.
“Davvero?” chiese l’altro che stava aspettando quel momento da almeno due ore; Miyuki annuì “Continueremo domani, - Kirishima la guardò sofferente – se vorrai” aggiunse allora mentre si allungava a prendere il telefono che adesso contava altri sette messaggi non letti.
“Ti ringrazio” fece l’altro alzandosi dalla sedia e scrocchiando il collo “mi sento a pezzi.”
Miyuki si alzò dal suo letto “A domani allora” lo salutò avviandosi verso la porta; Kirishima le sorrise e le fece un cenno con la mano “A domani!” e mentre lei si chiudeva la porta alle spalle, lui si lanciava sul letto pronto a sprofondare in uno dei suoi sonni più profondi.

Uscita da quella stanza, Miyuki che ancora non aveva letto i messaggi, fece un respiro profondo e si avviò verso la sua stanza.
Non sarebbe andata da lui, non gliel’avrebbe data vinta così facilmente.
Tuttavia però, Bakugou che quando si trattava di giocare era un ottimo giocatore, aprì la porta proprio nel momento in cui lei vi passò vicino e afferrandola per il braccio la tirò dentro.
“Ma sei stronzo? - fece lei togliendo il braccio dalla sua presa – Vuoi slogarmelo o cosa?” si massaggiò la spalla.
“Stavi per non entrare” fece lui alzando un sopracciglio.
Miyuki scuoté la testa “Non stavo per – calcò l’ultima parola – non sarei entrata punto.”
Bakugou rise “Davvero? - strinse le spalle – Nemmeno dopo quello che ti ho scritto?”
Miyuki si sentì in imbarazzo “Ho smesso di leggere dopo il sesto messaggio” asserì poi.
“Ah – annuì – allora dato che non li hai letti mi trovo costretto a doverti fare una dimostrazione” e senza darle il tempo per rispondere la baciò esattamente come aveva fatto le volte precedenti.

Con il telefono ancora stretto in mano e la forza per tenerlo che veniva meno come ogni volta che le sue labbra incontravano quelle di Bakugou, Miyuki lasciò che lui facesse, ancora una volta, ciò che voleva con lei.
Era incredibile come ogni volta che lui la toccasse, lei si sentisse tanto al sicuro da permettersi di lasciarsi andare finendo per lasciare a lui tutto il controllo.
Come le volte precedenti, Bakugou finì per affondare le mani nei suoi capelli per poi, successivamente, portarne una sul suo fianco e spingerla lentamente verso il suo letto.
“Dormi con me sta notte” asserì staccandosi da lei quando la sentì fermarsi poiché arrivata a contatto con il bordo del letto e a quelle parole il cuore di Miyuki iniziò a battere ancora più forte di quanto non stesse già facendo.
Senza darle il tempo di dire niente, anche perché in quel momento Miyuki non sarebbe stata in grado di proferir parola, Bakugou che era tornato a baciarla, le prese il telefono che aveva ancora in mano e lo lasciò cadere sul comodino e, come se portando entrambe le mani sui suoi fianchi lei gli avesse risposto di sì, Bakugou si inclinò leggermente verso di lei senza interrompere il bacio in modo tale da poterla accompagnare sul letto.

Una volta seduta, Miyuki prese a tirarlo verso di sé dalla maglietta e come se Bakugou non stesse aspettando altro, i due iniziarono a spostarsi più al centro rimanendo comunque uno sopra l’altro.
Raggiunti i cuscini presenti sul letto, Miyuki si appoggiò ad essi mentre lui le teneva il collo da dietro in modo tale che le loro labbra non potessero staccarsi per nessun motivo.
Con il cuore a mille, Miyuki si mise più comoda aprendo le gambe portandole ai lati del corpo di Bakugou che in quel momento la sovrastava completamente.
I due continuarono a baciarsi intensamente mantenendo tra i loro corpi una distanza di meno di cinque centimetri tanto che Miyuki riusciva a sentire il battito del cuore di Bakugou contro il suo petto e, dopo una buona manciata di secondi, non fu più l’unica cosa che sentì a contatto con lei.
Non appena realizzò cosa fosse, Miyuki che fino a quel momento, anche durante i baci precedenti, non ci aveva mai fatto caso, si sentì avvampare e per un istante l’idea che quella sera potesse succedere qualcos’altro le balenò in testa portandola a tirarlo ancora di più verso di sé.

In tutte le volte precedenti, Miyuki che aveva pensato di essere solo lei quella che si sentiva completamente sopraffatta da quelle sensazioni tanto da non riuscire più a capire nulla e sciogliersi ad ogni sua carezza si era sempre sentita terribilmente in imbarazzo per il fatto di non riuscire a controllarsi finendo per rimanere a fissarlo come un’idiota, mentre adesso, aveva capito, probabilmente molto in ritardo rispetto a chiunque altro, che anche Bakugou doveva sentirsi allo stesso modo quando lei ricambiava il bacio permettendo alle loro lingue di entrare in contatto o semplicemente quando lo toccava e, se si fermava a rifletterci per qualche secondo, ciò voleva dire che anche lei poteva prendere il controllo della situazione.

Essendo, stranamente, più lucida delle volte precedenti ma con sempre lo stesso peso sul petto e la stessa sensazione di brivido ogni volta che lui spostava le sue mani da un punto per portarle in un altro, Miyuki che aveva ancora le mani sui fianchi di Bakugou, le portò all’altezza dell’elastico del pantalone della tuta che lui stava usando come pigiama per tirarlo verso il basso e permettere alle loro intimità di entrare a contatto anche se ancora nascoste dagli strati di vestiti.
Quando la sua parte intima toccò quella di Miyuki, preso alla sprovvista da quell’azione, Bakugou le morse il labbro e come se si stesse concentrando, tirò via la mano destra dai suoi capelli e la strinse a pugno accanto alla sua testa.
Divertita e anche particolarmente compiaciuta da quella reazione, Miyuki infilò i pollici tra l’elastico e la pelle di Bakugou che, come se tutto il suo quirk fosse concentrato lì, stava bollendo.
“Cosa stai facendo” fece lui con notevole difficoltà mentre più in basso, Miyuki sentiva degli strani movimenti provenire da dentro il suo pantalone.
Senza rispondergli però, Miyuki alzò la testa per tornare a baciarlo e proprio come quando lei non aveva la forza di reagire, Bakugou non riuscì a tirarsi indietro e si fece completamente assorbire da quell’ennesimo bacio.

Qualche istante dopo, mentre i loro respiri si facevano sempre più irregolari e la temperatura in quella stanza si avvicinava di nuovo a quella del sole, Miyuki infilò la mano destra dentro il suo pantalone entrando a contatto con le sue mutande e come se fosse stato colto da un infarto, Bakugou si staccò dal bacio e con ancora la mano stretta a pugno la guardò dritta negli occhi ansimando pesantemente.
Non aveva idea di cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto ma era sicuro che non voleva che la loro prima volta avvenisse in quel modo anche perché, lui non aveva nulla per l’occasione.
Tuttavia, sentire la sua mano così vicina alla sua intimità, gli aveva fatto sentire il cuore esplodergli nel petto e aveva iniziato a farlo fremere dalla testa ai piedi.
Con ancora la mano lì, Miyuki che stava ansimando come lui, continuò a mantenere il contatto visivo mentre lui cercava di capire se volesse andare avanti o meno, nonostante la seconda ipotesi fosse terribilmente ingiusta.

Dopo un tempo che parve infinito, Bakugou che più la guardava sotto di lui, con le gote arrossate e un po’ di sudore sulla fronte, più sentiva aumentare l’eccitazione, anche a causa della mano di lei ancora così pericolosamente vicina, riportò la mano destra sul suo volto e si riabbassò su di lei come se in quei momenti di distacco lui fosse rimasto senz’aria.
Era assurdo come gli bastasse premere le sue labbra contro quelle di Miyuki per tornare a respirare come se i suoi polmoni fossero stati chiuso fino a quel momento.
Riprendendo a muovere la sua lingua con quella di lei Bakugou spostò ancora la mano destra facendola scivolare lungo il suo corpo per poi infilarla sotto la maglietta e facendola risalire fino ad entrare in contatto con la superficie liscia del suo reggiseno.
Una volta sopra, Bakugou spinse le dita sotto la porzione che ne conteneva il ferretto finendo, con le mani completamente sudate, sul suo seno sinistro.

A quel contatto mai avuto prima, Miyuki sobbalzò poiché il suo capezzolo sembrava essere molto più sensibile del solito.
Si sentì pervadere ancora da quella strana sensazione che provava quando i due erano intenti in quei momenti, e sperando che il suo cuore non decidesse di cedere, anche lei spinse le sue dita oltre l’indumento che copriva una delle parti di Bakugou ma quando fu a contatto con la parte superiore del suo pube, lui interruppe il bacio e stringendole piano il seno imprecò a bassa voce mentre Miyuki, sentiva sotto i polpastrelli della sua mano destra, il sangue pompare molto velocemente.

 

“Cazzo” asserì lui con ancora la mano stretta sul suo seno destro mentre con la fronte si appoggiava contro il suo petto.
“Ti odio” continuò come se le parole facessero fatica ad uscire e Miyuki, sicura che in quel momento lui stesse provando tutto tranne che l’odio, rise mentre lentamente tirava fuori la mano e gliela affondava tra i capelli.
I due rimasero in silenzio per qualche minuto mentre nella stanza la temperatura iniziava a tornare normale e il rumore del loro respiro affannoso si faceva sempre più lieve nonostante il loro cuori stessero battendo fortissimo.
Con ancora la fronte di Bakugou poggiata sul suo petto e la sua mano contro il suo seno, Miyuki iniziò ad accarezzargli la testa e poi, come se solo in quel momento avesse realizzato cosa fosse appena accaduto, iniziò a ridacchiare.
“Che cazzo hai da ridere?” fece lui ancora poggiato contro di lei, forse troppo in imbarazzo per riuscire a guardarla.
Miyuki scosse la testa e divertita asserì “Non mi ero accorta di farti questo effetto sai?” per poi tornare a ridere dopo averlo sentito imprecare qualcosa contro di lei a bassa voce.

 

 

 

Angolo autrice:

Mi sono appena accorta di aver superato le ottomila parole HAHAHAHHAHA questo è decisamente il capitolo più lungo fin ora ma sono sicura che non vi dispiacerà affatto HAHAHAHAHAHAHHA

Non so cosa aggiungere a parte il fatto di essere ESTREMAMENTE felice di come sia venuto fuori tutto il capitolo perché tutto ciò che avete letto serve per preparare AD ALTRO.
Quindi niente, spero come sempre che vi sia piaciuto (ma ci metto la mano sul fuoco per questo capitolo) e che mi lasciate un commento.
Ci vediamo al prossimo capitolo e spero rimarrete con me fino alla fine!
Baci, Ems xx

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Capitolo 30
*** Capitolo trenta - Gelosia. ***


GELOSIA 



Il ticchettio continuo di gocce d'acqua che sbattevano contro i vetri della porta finestra accanto al letto iniziarono pian piano ad insinuarsi nella mente di Bakugou che, seppur ancora addormentato, iniziava ad entrare nella fase rem e perciò iniziava ad essere più cosciente di ciò che lo circondasse.
Quando quei rintocchi iniziarono ad essere sempre più insistenti, e oltre a quelli si aggiunse anche lo scrosciare dell'acqua sull'asfalto appena fuori il balcone della stanza, il ragazzo aprì lentamente e contro voglia gli occhi.

Batté le palpebre più volte a causa del buio che ancora persisteva in quelle quattro mura e quando la luce provenienti dai lampioni sulla strada, gli permise di mettere a fuoco le forme dei mobili e di tutti gli altri oggetti che aveva in camera, accanto a sé, Bakugou riconobbe anche la figura di Miyuki che ancora con addosso i vestiti della sera prima, gli dormiva beatamente accanto.
Avendo lasciato la finestra del bagno aperta, Bakugou che aveva a malapena tirato il naso fuori dalle coperte, iniziò a sentire una fastidiosissima corrente d'aria fredda generata sicuramente dal tirare del vento che dal corridoio faceva sì che il freddo presente fuori potesse infiltrarsi all'interno del dormitorio e, un po' infastidito dalla cosa, oltre al fatto di essersi svegliato interrompendo un sogno che ormai nemmeno ricordava più, si tirò nuovamente le coperte sulla testa e notata la distanza tra lui e Miyuki la tirò di nuovo verso di sé – era sicuro che la sera prima si fossero addormentati abbracciati come sempre.

"Che ore sono?" domandò lei che a quanto pareva aveva il sonno leggerissimo; Bakugou sospirò "E' ancora buio fuori, penso non siano nemmeno le tre" affondò il naso nei suoi capelli.
Miyuki fece un respiro profondo e si strinse a lui nel tentativo di ritrovare la posizione comoda in cui si addormentava ogni volta.
Reduce da qualche ora prima, quando Miyuki arrivò a toccargli la pelle del fianco, nonostante le sue mani non fossero fredde, Bakugou sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
"Senti freddo?" fece lei quando sotto i polpastrelli sentì la pelle d'oca di lui; Bakugou fece un respiro profondo "Sto benissimo."
"Hai il naso congelato" asserì lei ridendo un po' "aspetta che ti riscaldo" continuò poi prendendo ad emanare aria calda dalle mani per poi strofinargliele lentamente sulla schiena.
Bakugou scuoté la testa divertito, il fatto che lei potesse far funzionare il suo quirk come un phon lo faceva ridere ma, anche se lo trovava divertente, sperava che lei non lo facesse con nessun altro.

"Va meglio?" domandò dopo che la temperatura sotto il lenzuolo e il piumone si fu alzata un bel po'.
"Decisamente" asserì lui stringendola ancora di più a sé per poi tirare il piumone oltre la testa di entrambi.
Dopo qualche istante, quando Miyuki si schiacciò ancora di più contro il suo petto incastrano la testa nell'incavo del suo collo, Bakugou tornò ai suoi pensieri.
Averla lì tra le sue braccia era una sensazione molto piacevole ed era sicuro che, se non fosse stata lei, non sarebbe mai riuscito a trovare nessun altro in grado di farlo sentire allo stesso modo stretto in un abbraccio.
Era l'unica persona di cui sentiva davvero il bisogno costante, come se si sentisse a metà da solo, il che era decisamente fuori da ogni schema per lui dato che, fino a qualche mese prima, si era sempre sentito completo al cento per cento.
Eppure, da quando l'aveva stretta per la prima volta tra le braccia, era come se il suo corpo ne avesse preso l'impronta, lasciando su di lui degli spazi vuoti che solo lei sarebbe stata in grado di riempire per far sì che si sentisse di nuovo pieno.
Aveva sviluppato nei suoi confronti una necessità quasi morbosa e nonostante lui avesse sempre odiato le persone fissate con qualcosa, come Midoriya nei suoi confronti, non riusciva a non incentrare quasi ogni suo pensiero e azione su di lei.
Pensava continuamente alla sua presenza, a come quando fosse presente la stanza sembrasse stranamente più luminosa e meno fredda, come se lei nonostante tutto ciò che aveva vissuto, riuscisse comunque a riscaldare chiunque incontrasse.

Ed era proprio il fatto che questa cosa funzionasse con chiunque a farlo innervosire.
Ogni volta che qualcuno le rivolgeva un'attenzione o la faceva ridere al di fuori di lui, era come se gliela stessero portando via, come se quella luce e quel calore che lui voleva solo per sé dovesse per forza essere condivisa anche con gli altri.
Voleva essere solo lui il centro delle sue attenzioni, voleva che i suoi abbracci fossero solo ed esclusivamente per lui perché ne era geloso.

Ci aveva messo un po' a capirlo anche perché, testardo com'era, ammettere di aver paura di perdere qualcosa gli era stato particolarmente difficile.
Nonostante avesse negato fino alla sfinimento di non esserlo nei confronti di Todoroki, adesso non poteva non ammettere di esserlo come non poteva non ammettere di esserlo anche di Kirishima che, chissà come facesse, ogni volta riusciva a farla ridere di gusto facendolo sentire un completo idiota perché incapace di farlo anche lui.

Come il giorno prima quando l'aveva vista arrivare con il suo nuovo costume o quello prima ancora quando li aveva raggiunti con addosso la divisa scolastica femminile, o ancora quando l'aveva vista davanti a tutti mentre si metteva a nudo parlando delle sue cicatrici.
Tutte e tre le volte l'aveva trovata bellissima ma tutte e tre le volte non era riuscito a dirle nulla.
Ogni volta che voleva dirle qualcosa c'era sempre qualcun altro a farlo, la sera in cui aveva parlato delle sue cicatrici ad esempio, sarebbe voluto andare da lei ad abbracciarla ma dato che non riusciva nemmeno ad avvicinarlesi senza urlarle in faccia, aveva perso l'occasione facendo sì che fosse Kirishima a farla stare meglio.
Due giorni prima, era sempre stato Kirishima a dirle quanto stesse bene con quell'uniforme mentre lui non era riuscito nemmeno a spiccicare parola e il giorno prima, quando aveva notato che l'arancione del suo pantalone fosse uguale a quello della x sul suo costume, si era sentito esattamente come voleva, unico per lei ma quando aveva notato i colori del suo stivale, come quelli del costume di Shoto, la rabbia che aveva cercato di reprimere nei suoi confronti era tornata a fare capolino impedendogli di dirle qualsiasi cosa e lasciando che fosse ancora una volta qualcun altro a dargli le attenzioni che avrebbe voluto darle lui.
In più, si era aggiunta anche quell'inutile scommessa per colpa sempre di Kirishima e per la quale lei avrebbe fatto di tutto, rimanendo, inevitabilmente, ore e ore in camera con lui nel tentativo di fargli passare quell'inutile verifica di inglese.

Se fino a quel momento Kirishima era stata una delle poche persone che Bakugou aveva tollerato lì dentro, adesso iniziava a sopportarlo forse anche meno di quanto non sopportasse Midoriya.
Il fatto che passassero tutto quel tempo insieme e che si mettessero anche a studiare delle combo da fare lo mandava fuori di testa.
Ricordava benissimo come si era sentito il giorno prima nel vederla mentre gli saliva sulle spalle e di come il sangue per poco non gli fosse schizzato fuori dagli occhi quando lui l'aveva presa da sotto le ginocchia.
Li aveva guardati da lontano mentre lei era completamente appoggiata contro la schiena di Kirishima, cosa che fino a quel momento non aveva fatto mai con nessuno se non con lui, e per tutto il tempo avrebbe voluto andare lì a prenderlo a pugni ma, dato che Kirishima sembrava essere diventato il suo migliore amico, doveva cercare di reprimere quella voglia nonostante fosse terribilmente difficile.

Oltre alla gelosia poi, ciò che lo faceva impazzire erano le continue immagini di loro due contro la parete della sua stanza.
Continuava a vederla sotto di lui con le gote arrossate e il fiato corto e ogni volta sentiva la testa farsi leggera e il cuore iniziare a pompare sangue ovunque.
Era come se da quando ne aveva avuto un assaggio, non riuscisse più a farne a meno e dopo quella sera, era sicuro che sarebbe stato anche peggio.
Il giorno prima infatti, era stato terribilmente difficile rimanere calmo e concentrato e ad un certo punto era anche arrivato a pensare che tutto l'odio che stesse provando per gli altri serviva solo per contenere e camuffare l'eccitazione che aveva iniziato a divorarlo nel momento in cui i suoi occhi si erano posati sul suo nuovo costume che non lasciava assolutamente nulla all'immaginazione – si era anche vergognato di sé stesso dopo aver colpito Mineta in quel modo dato che, anche nella sua testa stavano girando gli stessi pensieri.

Il punto però era che finché fosse lui a pensare determinate cose andava bene ma il pensiero che altri o meglio, che Mineta potesse pensare le stesse cose lo faceva imbestialire.
Era un continuo alternarsi di eccitazione e gelosia perché voleva che tutto ciò che la riguardasse fosse solo ed esclusivamente suo.
Voleva che nessuno potesse vederla come la vedeva lui, che nessuno potesse toccarla allo stesso modo o guardarla allo stesso modo ma si rendeva conto che un atteggiamento del genere sarebbe stato terribilmente soffocante anche perché, lui stesso non avrebbe retto una cosa del genere nei suoi confronti.

Tuttavia però, ciò non toglieva il fatto che continuasse a sentirsi ribollire ogni volta che lo guardava dritto negli occhi perché come un flashback tornava a quella sera e sentiva la sua intimità svegliarsi dentro i pantaloni, proprio com'era successo qualche pomeriggio prima mentre aiutavano Kaminari e Kirishima a studiare.
Per tutto il tempo che le era stato seduto di fronte aveva avuto il cuore a mille e per cercare di non far capire nulla aveva iniziato a far finta d'interessarsi alla carriera scolastica di Kirishima che più in discesa di così non poteva essere e quando, per chissà quanto tempo, erano rimasti in silenzio a guardarsi, l'idea di salire sul tavolo per poterla afferrare e baciare proprio come avevano fatto qualche ora prima, lo stava facendo impazzire e, data l'impossibilità di farlo, era finito per torturarsi le mani fino a farsi sangue.
Non riusciva a controllare il desiderio di tenerla stretta a sé e se la sera prima avesse avuto le dovute precauzioni, forse avrebbe lasciato sbattere l'idea di rendere la loro prima volta indimenticabile e l'avrebbe fatta sua soprattutto perché, era sicuro lo sarebbe stata ugualmente.

Ripensando alla sera appena trascorsa, Bakugou sentì la gola seccarsi mentre il cuore iniziava a battere di nuovo in maniera irregolare.
Non riusciva a capire come fosse stato possibile per lui non riuscire a mantenere il controllo soprattutto perché, durante le volte precedenti, era sempre stata lei a non riuscire ad opporsi.
Questa volta invece, era come se lei volesse essere presente tanto quanto lui facendo sì che, invece, fosse proprio lui a perdere il controllo.
Era una cosa completamente nuova anche quella, non era solito lasciarsi andare ma soprattutto, non era solito lasciare qualcun altro al comando e il fatto che lei potesse farlo, facendo sì che il suo corpo fosse completamente in balia di lei e delle sue azioni lo spaventava parecchio.
Non aveva mai sentito cose del genere, soprattutto perché nessuno era mai riuscito a toccarlo in determinati punti ma se si concentrava, riusciva ancora a sentire la sensazione che aveva provato quando la sua mano era arrivata a toccargli il bassoventre.

Era come se in quel momento lui fosse stato nudo per davvero, come se il suo corpo urlasse di continuare permettendole di infilare le dita nella sua carne per toccare con mano tutto ciò che lui aveva sempre tenuto ben custodito dentro di sé.
Avrebbe voluto che anche quel momento non finisse mai nonostante odiasse non essere lui a controllare la situazione, nonostante odiasse venire sopraffatto dai sentimenti e dalle sensazioni, nonostante l'idea di abbandonarsi completamente lo paralizzasse poiché completamente insicuro degli eventi.
L'idea dell'ignoto e dell'imprevedibile lo terrorizzavano, era sempre stato lui a comandare per questo.
Se c'era lui al comando, era sicuro che le cose sarebbero andate esattamente come aveva stabilito e, in quindici anni di vita, non era mai accaduto il contrario.
Adesso invece, nonostante il terrore, aveva fatto sì che Miyuki scegliesse per lui e per quanto odiasse dover ammettere anche quello, gli era piaciuto da impazzire.

"Ti senti bene?" la voce assonnata di Miyuki lo riportò alla realtà giusto in tempo per rendersi conto delle sue guance rosse e del respiro affannoso "Hai il cuore che sembra star per esplodere" continuò lei allontanandosi dal suo collo e facendogli venire i brividi a causa dei capelli che strofinavano su di esso.
Bakugou deglutì "Va tutto bene" asserì poi con difficoltà data la frequenza cardiaca aumentata e l'eccitazione che aveva iniziato a svegliarsi nelle sue mutande – dopotutto si era svegliato da pochissimo e quei pensieri di certo non lo stavano aiutando.
Miyuki lo guardò con gli occhi stanchi "Sicuro vada tutto bene? - sbadigliò – Sembra tu stia morendo di caldo" continuò poggiandogli la mano sinistra sulla fronte.

Bakugou la guardò negli occhi e come se oltre alla gola secca adesso anche i suoi polmoni sembravano in difficoltà, rischiando la stessa sorte di qualche ora prima, le portò la mano destra dietro la nuca e la baciò.

Ancora per metà nel mondo dei sogni, Miyuki ci mise un po' a capire che il calore e l'umidità che sentiva sul suo volto non le appartenevano e che il respiro affannoso non fosse il suo ma quello di Bakugou.
Quando finalmente il suo cervello riprese l'attività, Miyuki che aveva ancora la mano sulla fronte di lui, la spostò tra i suoi capelli e stringendoli senza fargli male rispose al bacio in maniera più attiva dato che fino a qualche istante prima si era solo limitata a riceverlo passivamente.

Una volta entrata nell'ottica di cosa stesse succedendo, Miyuki riportò la mano sinistra sul fianco di Bakugou e facendo una lieve pressione alzò il busto e si spinse sopra di lui.
Di nuovo incapace di resistere, Bakugou subì passivamente quel cambio di posizione e quando lei gli fu sopra, illuminata solo per metà dalla luce proveniente da fuori che gli permetteva ugualmente di vedere il rossore delle sue guance, sentì di nuovo il bollore al livello della sua zona intima dato che il sangue pareva essersi concentrato ancora una volta solo lì.
Con il rumore del temporale e l'odore di erba bagnata che entrava dalla finestra del bagno ad accompagnare quel loro ennesimo bacio, Bakugou iniziò a sentire la voglia irrefrenabile di andare oltre, era sicuro che non sarebbe riuscito a resistere ancora una volta e staccandosi dal bacio, le mise la mano destra dietro al collo per poi abbassarsi per prendere a baciarglielo mentre con l'altra mano ripercorreva il profilo del suo corpo fino ad infilarla di nuovo sotto la sua maglietta.

Seduta su di lui, completamente avvinghiata dalla sua presa, Miyuki iniziava a sentirsi mancare l'aria.
Ogni movimento impercettibile delle sue mani le faceva venire la pelle d'oca e i baci che le stava dando sul collo, iniziavano a farle sentire il sangue esploderle dentro ogni vaso sanguigno.
Continuando a rimanere fisso sul suo collo mentre il peso del corpo di Miyuki stava facendo pressione pochi centimetri sopra l'elastico del suo pantalone, Bakugou fece salire ancora la mano sinistra sul suo reggiseno puntando però, questa volta, all'apertura che stava nascosta tra le sue scapole.
Una volta avvertito il distaccarsi delle due parti che lo tenevano allacciato Bakugou portò anche la mano destra sotto la sua maglietta per poi, in preda ad un'eccitazione così forte da impedirgli di ragionare lucidamente, sfilare via entrambi gli indumenti mentre Miyuki, come le volte precedenti, aveva completamente perso il controllo.

Rimasta nuda per metà, sempre seduta su di lui, Miyuki iniziò a sentire il freddo della corrente accarezzarle la pelle e a causa del calore che le stava infuocando le viscere, iniziò a disperdere aria calda da ogni poro della sua pelle mentre Bakugou con la mano destra sulla sua schiena e quella sinistra sul suo fianco, iniziava a baciarla prima sul collo, poi sulle clavicole e successivamente sul petto.

Completamente immersa in ogni movimento di lui, Miyuki che ormai sentiva il cuore in gola, portò entrambe le mani sui suoi capelli mentre lui, sempre più vicino spostava la mano destra dalla sua schiena al suo seno sinistro mentre, con la lingua, si avvicinava a quello destro.
Non appena la lingua umida di Bakugou sfiorò la pelle liscia e tirata, a causa della cicatrice, del suo seno, Miyuki strinse la presa sui suoi capelli e si premette contro di lui mentre pian piano Bakugou iniziava a giocare con il suo capezzolo.

"Katsuki..." fece lei a bassissima voce per paura che qualcuno potesse sentirli ma, come se non l'avesse sentita nemmeno lui, Bakugou continuò a spostare le mani su e giù sul suo corpo mentre con la bocca era ancora concentrato sulla zona che, proprio a causa della ferita, era terribilmente sensibile ad ogni contatto.
Quando la presenza della sua lingua sul capezzolo iniziò a farle mancare l'aria, Miyuki si allontanò di qualche centimetro facendo sì che lui, a quel distacco improvviso, la guardasse dritto negli occhi con la bocca ancora aperta e le gote completamente arrossate.
Una volta indietreggiato ancora un po', Miyuki che aveva le mani completamente tremanti a causa dell'eccitazione, si appoggiò con queste sulle sue spalle mentre lui si tirava ancora più su e la spingeva ancora contro di sé con la mano destra di nuovo sulla sua schiena.
Non appena Bakugou si fu seduto su letto a gambe incrociate la spinse a sedersi di nuovo su di lui mentre con lo sguardo perso continuava a guardarla.

Continuando a mantenere il contatto visivo, Bakugou la spinse a sedersi fino a che lei non fu completamente poggiata su di lui e, ovviamente, fino a che le loro parti intime non furono di nuovo a contatto.
Non appena Miyuki sentì effettivamente ciò che aveva sentito solo in parte poco tempo prima sempre quella sera, si sentì avvampare ancora di più e a seguito di un brevissimo movimento di lui per poterla sistemare meglio, sentì come un singhiozzo bloccarlesi in gola.
"Vieni qui" fece lui riavvicinandola a sé facendo sì che il loro petto entrasse a contatto nonostante lui stesse ancora indossando la maglietta.
Schiacciata ancora una volta contro di lui Miyuki si aggrappò avvolgendogli le braccia dietro la schiena mentre lui, guardandola dal basso, si protendeva ancora verso di lei per poterla baciare ancora e, allo stesso tempo, poter sentire i suoi movimenti all'altezza del cavallo dei pantaloni.

Dopo almeno altri quindici minuti in quella posizione, entrambi con il fiatone e con ancora le lingue incollate, iniziarono inevitabilmente a sentire, a causa del continuo strusciarsi delle loro parti intime, un'enorme sensazione di piacere che partiva dalle due zone a contatto e che aumentando, li portò a staccarsi dal bacio.
Completamente assorbita da ciò che stava sentendo, Miyuki si schiacciò totalmente contro di lui mentre ogni fibra muscolare presente nel suo corpo si irrigidiva finendo per farle scavare con le unghie sulla pelle della schiena di Bakugou che, sotto di lei, le stava stringendo i fianchi e la stava spingendo di ancora contro le sue parti intime mentre con la fronte completamente sudata, si appoggiava contro di lei.

Quando il temporale fu passato e con esso anche il resto della notte, Bakugou che come Miyuki era crollato stremato una decina di minuti dopo, mentre tra loro due si faceva spazio un muro d'imbarazzo per ciò che era appena successo per la seconda volta, aprì gli occhi ma, contrariamente a com'era accaduto quella notte, accanto a sé non vide lei.
Confuso e con un po' di timore che ciò che avessero vissuto qualche ora prima l'avesse in qualche modo messa a disagio tanto da costringerla ad andarsene mentre dormiva, Bakugou si alzò dal letto e una volta fuori, si rese conto di essere completamente sudato e di aver bisogno di una doccia.
Andato verso il suo armadio, recuperò degli indumenti puliti e quando passò di nuovo accanto al letto prima di entrare in bagno, esattamente come per la sera in camera di Miyuki, le immagini di loro due gli piombarono in testa facendogli venire i brividi lungo la schiena.
"E' meglio che mi lavi" asserì poi scuotendo la testa ed entrando in bagno.

"Cazzo Kirishima così fai un disastro, vuoi stare fermo?!" la voce di rimprovero di Miyuki riecheggiò nel corridoio quando Bakugou, dopo essersi lavato, vestito e calmato, uscì dalla sua stanza per andarla a cercare sperando che, ciò che aveva pensato quando si era svegliato, non fosse vero anche perché, per lui era stato così bello che era impossibile provare imbarazzo.
"Giuro che se non ti stai fermo ti cavo un occhio con le mie mani!" Bakugou si girò verso la porta della stanza dell'amico e, come un ferro rovente nel petto, quella gelosia su cui aveva riflettuto nella notte tornò a farsi viva.
Curioso di sapere cosa stesse succedendo, Bakugou bussò alla porta della stanza ma non sentendo nessuna risposta, con la paura di entrare e vedere qualcosa che non avrebbe voluto, girò la maniglia e aprì la porta.

Una volta dentro però, non c'era nessuno ma il rumore di una bottiglia che cadeva in bagno, gli fece spostare l'attenzione sulla porta che stava socchiusa.
"Hai preso tutti i punti?" chiese Kirishima; Miyuki sbuffò "Sto controllando! - sospirò – Se magari ti stessi fermo!"
Curioso di sapere cosa stesse succedendo e anche di sapere il motivo per cui lei fosse uscita dalla sua stanza mentre lui stava ancora dormendo, Bakugou si avvicinò silenziosamente alla porta per poi aprirla senza farsi vedere.
"Ti devi stare fermo Eijirou porca puttana!" sbottò lei colpendolo sulla fronte con la bottiglia di ossigeno mentre l'altro scoppiava a ridere.

"Se non la smetti giuro che ti lascio con la testa metà nera e metà rossa" lo minacciò mentre con il pettine controllava se le varie sezioni di capelli fossero tutte coperte dal colore della tintura che Kirishima le aveva chiesto di aiutarlo a fare.
"Si può sapere qual è il vostro problema?" domandò Bakugou dopo che ciò che gli si era presentato davanti aveva scacciato ogni possibile preoccupazione e fantasia su cosa stesse succedendo in quel bagno.
I due si girarono di scatto e con il guanto in lattice blu, ormai rosso a causa del colore, che teneva alcune ciocche dei capelli dell'amico Miyuki lo guardò stremata "Mi ha chiesto di aiutarlo a fare la tintura ma continua a muoversi come un'anguilla!"
"Ma se mi fai solletico che cosa posso farci" si giustificò lui; Miyuki scuoté la testa "La prossima volta chiedo a Tsuyu di bloccarti con la lingua, così magari eviti di farmi riempire di tintura" asserì poi dopo aver finito di controllargli tutta la testa "comunque l'ho messa ovunque – posò il pennello del contenitore in cui era rimasta pochissima tintura – ci abbiamo messo solo tre ore e mezza ma direi che ormai è fatta" sospirò sfinita.
"Tre ore e mezza?" ripeté Bakugou; Miyuki lo guardò e ancora un po' in imbarazzo per la nottata distolse quasi subito lo sguardo mentre all'altezza delle orecchie iniziava a sentire un po' di calore "Già, ero scesa a fare colazione e quando stavo per tornare nella mia stanza, dove ho dormito – guardò velocemente Bakugou che corrugò la fronte – mi ha bloccato implorandomi di dargli una mano dato che i nostri compagni sono tornati a casa come ogni weekend."

"Siamo solo noi tre quindi?" domandò lui appoggiandosi con la schiena allo stipite della porta così che lei potesse vederlo riflesso nello specchio difronte; Kirishima annuì mentre, con l'asciugamano avvolto sulle spalle, iniziava a prendere le cose per poterle mettere a posto "Sarei dovuto andare anche io ma i miei genitori avevano altri piani per il weekend" buttò alcune cose nel cestino.
"Per tutto il weekend?" chiese ancora mentre dal riflesso guardava Miyuki che, sempre più in imbarazzo cercava di mettere in ordine.
"Così mi hanno detto – sospirò l'altro – la cosa positiva è che possiamo farci compagnia tutti e tre no?" asserì guardandoli prima di andare nella sua stanza per rimettere a posto altre delle cose che aveva portato in bagno per farsi decolorare i capelli.
"Che fortuna" commentò sarcastico Bakugou infilandosi le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni.
"In realtà pensavo che tu saresti tornato a casa questo week end" aggiunse Kirishima mentre Miyuki li raggiungeva tenendo la sedia che l'amico aveva portato in bagno per sedervicisi.
"Perché?" fece Bakugou alzando un sopracciglio, il fatto che Kirishima avesse pensato di rimanere da solo con Miyuki lo infastidì.
Kirishima strinse le spalle "Prima tornavi a casa ogni weekend, mi domandavo se fosse tutto okay" gli sorrise.
Miyuki guardò Bakugou e nel notare la sua espressione pensò che in quella stanza stesse crescendo un po' di tensione.

"Tutto benissimo, - rispose lui – è che ogni volta che torno mia madre mi rompe i coglioni per ogni cosa. Almeno se sto qui posso rilassarmi" guardò di nuovo Miyuki che, ormai paonazza, mise a posto la sedia con così poca grazia da sbatterla violentemente contro la scrivania.
"Tutto a posto?" chiese Kirishima dopo aver sentito la botta; Miyuki annuì "Si, si – sorrise – comunque, dato che io qui ho finito, penso che andrò a studiare, - si grattò la nuca – non credo tu voglia fare inglese oggi vero?"
Kirishima fece di no con la testa "Però più tardi ci sei per il film no?"
"Che film?" domandò l'altro serio; Miyuki avvertì il suo sguardo sulla schiena "Sta mattina le ho chiesto se le andasse di vedere un film che è uscito da poco, è molto demenziale e non avendone mai visti ho pensato potesse piacerle" le sorrise.
Miyuki ricambiò "Certo che ci sono"
"Spero non vi dispiaccia se mi unisco anche io, - Miyuki lo guardò – o sbaglio?" la guardò negli occhi per qualche secondo per poi abbassare lo sguardo sul suo collo.
"Ovvio che no! - rispose Kirishima entusiasta – Sarà una serata film tra amici! Per fortuna abbiamo anche le cose da mangiare e da bere!" aprì un'anta dell'armadio dove teneva pacchetti di patatine e popcorn "Non ti facevo un tipo da patatine e pop corn, - commentò lei perplessa – con tutta l'attività fisica che fai pensavo ci tenessi alla forma fisica" rise mentre Bakugou non rideva affatto.
Kirishima strinse le spalle "Sì ma quando guardo un film voglio sentirmi come al cinema! - tirò fuori un pacchetto di patatine – E queste sono le mie preferite, non vedo l'ora di fartele assaggiare."

Usciti entrambi dalla camera dell'amico mentre lui andava a farsi la doccia per risciacquare la tintura, Bakugou si fermò davanti la porta della sua stanza mentre Miyuki la superava per tornare nella sua – era ancora decisamente troppo in imbarazzo per stare da sola di nuovo con lui.
Se si rimetteva a pensare a quella notte e anche a ciò che era successo prima di addormentarsi la prima volta, sentiva di nuovo l'eccitazione che la divorava e finiva per farsi venire le vampate di calore.
Non poteva credere a tutto ciò che era successo in quella stanza, a pochi metri da quella di Kirishima e con il rischio di farsi sentire e non riusciva a credere di aver fatto una cosa del genere.
Fino a poco prima di arrivare alla Yuei o forse fino a prima che la situazione tra lei e Bakugou si complicasse, Miyuki non aveva mai davvero pensato ai ragazzi, ai baci o al sesso.
Era sempre completamente concentrata negli allenamenti e nello studio e in più, ogni individuo di sesso maschile che la circondava o voleva ucciderla o non le rivolgeva completamente la parola.
Inoltre, era anche sicura di non essere per niente attraente a causa delle condizioni del suo corpo perciò tutte queste sensazioni non l'avevano mai sfiorata.
Ricordava solo una volta in vita sua in cui un ragazzo le aveva fatto venire il sudore alle mani e il batticuore, era stata una delle prime volte in cui aveva incontrato Atsumichi.

Contrariamente a tutti gli uomini che lavoravano per suo padre, Atsumichi era molto più piccolo, sempre di sei anni più grande di lei e a differenza degli altri, quando la guardava aveva sempre lo sguardo gentile.
Era sempre stato più bello degli altri, con quei suoi capelli neri lunghi tenuti rigorosamente in ordine in un codino alto che ne tirava su metà lasciando l'altra gli si appoggiasse delicatamente sulle spalle e in più, aveva degli occhi color miele così belli e luminosi che, la prima volta che li vide, le erano parsi due fari accesi nella notte.
Aveva sempre un tono gentile nei suoi confronti, l'ascoltava quando aveva bisogno di sfogarsi e anche quando aveva bisogno di un abbraccio – ripensandoci Atsumichi era l'unico da cui lei si facesse abbracciare là dentro, e forse se avesse avuto la consapevolezza che aveva in quel momento, Miyuki si sarebbe resa conto che quel sudore, l'arrossire e il sentirsi nervosa in sua presenza non fossero dettati dalla paura che suo padre potesse scoprirli ma dal fatto che lui le piacesse.
Purtroppo però come ogni cosa da quando era scappata da casa sua, Miyuki l'aveva capito tardi.
Ripensando a quell'immagine gentile però, Miyuki non poté far altro che tornare con la mente al giorno in cui l'avevano tirata nello specchio e al momento in cui, con il suo quirk, era riuscita a vedere il volto della persona che ce l'aveva spinta dentro.
Non aveva idea di quale fosse il suo quirk, non le era mai interessato perché Atsumichi era suo amico e mai avrebbe potuto immaginare che proprio lui, potesse arrivare a fare una cosa del genere anche sé, adesso che ci pensava bene, quando l'aveva guardato negli occhi, quella luce che le piaceva tanto e che rendeva i suoi occhi ancora più belli alla luce del sole era sparita, come se qualcuno lo avesse messo in pausa, intrappolato in qualche strana trance.

Mentre ripensava a tutto ciò, Miyuki aveva iniziato a mettere un po' in ordine nella sua stanza sperando che questo potesse riflettersi anche nella sua testa.
Lo faceva spesso, ogni volta che si sentiva sopraffatta da qualcosa iniziava a mettere a posto, che fosse la sua stanza, la palestra, la sala di suo padre o il salone.
Metteva a posto anche quando tutto era esattamente dove doveva stare e si metteva a pulire anche se tutto era perfettamente impeccabile.
Le serviva per meditare e adesso che ci rifletteva, da quando era arrivata alla Yuei non lo aveva mai fatto.
Non aveva mai messo in ordine la sua stanza, non che ci fosse nulla da ordinare e non le aveva nemmeno mai dato una vera a propria pulita a causa del fatto che la sua testa fosse stata completamente risucchiata da altro.

Decisa a rimediare, Miyuki iniziò cambiando di nuovo le lenzuola, l'unica cosa che cambiava periodicamente, per poi recuperare le cose che erano rimaste per terra da quando Bakugou le aveva scaraventate via dalla scrivania.
Recuperò poi alcune cose per pulire dall'armadio in comune del piano di sotto e aprendo la porta finestra del suo balcone iniziò a dare una pulita per bene mentre fuori, timidamente, tornava a scendere qualche goccia di pioggia.

Tra una spolverata e l'altra, Miyuki tornò a pensare al suo rapporto con Atsumichi, chiedendosi come fosse possibile che dopo tutto ciò che avevano passato insieme, dopo tutto ciò che lei gli aveva confidato su come si sentisse un mostro e non riuscisse più a dormire e dopo tutte le volte in cui lui le aveva offerto la sua spalla e il suo supporto, che lui avesse preso parte a quel folle piano di suo padre.
Era fortemente convinta che non l'avrebbe mai fatto, non di sua spontanea volontà almeno.
Ogni volta che suo padre la chiamava per punirla dopo aver salvato qualcuno, Atsumichi era sempre lì prima di lei nel cercare di fargli cambiare idea, anche se, date le sue cicatrici, era tutta fatica sprecata.
Eppure lui continuava a farlo e lei non si era mai resa conto di quanto lui la stesse aiutando in realtà, fino a quel momento.
Aveva sempre pensato di essere da sola, che nessuno avrebbe mai rischiato per lei quando in realtà qualcuno c'era ma non avendo mai avuto a che fare con l'amicizia, Miyuki aveva sempre pensato lo stesse facendo per pietà.

Da quando era arrivata alla Yuei Miyuki aveva scoperto un mondo sconosciuto di rapporti d'amicizia, risate, fiducia, gesti di conforto e bene reciproco che non aveva mai sperimentato prima e adesso era sicura che se avesse conosciuto tutto ciò quando era ancora a casa sua, forse quella sera sarebbe riuscita ad andarsene insieme a qualcun altro.
"Come ho fatto a non rendermene conto" asserì mentre riposava la pianta che le avevano regalato quando era arrivata – non si era mai dimenticata di innaffiarla e adesso era ancora più bella.

Continuando a mettere a posto Miyuki proseguì con il suo personale viaggio nei ricordi nel tentativo di ricordare altre persone che potessero averla aiutata mentre lei non se ne rendeva conto e, come un flash la sua mente la portò a pensare a Shiba.
Aveva visto anche lui il giorno in cui suo padre l'aveva rapita e quando aveva riconosciuto il suo profumo, ricordava ancora la piccolissima sensazione di sollievo che poco dopo era svanita a seguito del suo sguardo gelido.
Anche per lui, gli occhi verdi che Miyuki aveva sempre invidiato poiché dello stesso colore del prato all'alba erano spenti, privi di ogni emozione e la sua voce era molto meno rassicurante del solito.
Essendo colui che la curava a seguito di ogni allenamento, soprattutto quando era più piccola e molto più facile da ferire, Shiba la trattava sempre con estrema calma e gentilezza, curando ogni sua ferita nel modo più preciso possibile e terminando ogni seduta con un lecca-lecca alla ciliegia che le piaceva da impazzire.
Aveva sempre i capelli grigi arruffati che gli coprivano la fronte ma che ogni volta che le sorrideva, lasciavano intravedere i suoi bellissimi occhi i quali, dolci e premurosi come lui, le facevano passare ogni male.
Quella volta invece, nonostante lui la stesse curando, le ferite di Miyuki continuavano a fare male e quegli occhi ormai spenti le avevano fatto più male di tutto.

"Ehi?" Miyuki si girò verso la porta rimanendo distesa a letto. Era rimasta a fissare il soffitto per chissà quanto tempo dopo aver rimesso a posto tutto ed era ancora sicura che le stesse sfuggendo qualcosa.
Non poteva essere una coincidenza che le persone che le avevano fatto più male quella volta fossero proprio quelle che le erano state più amiche nel corso degli anni e non poteva esserlo nemmeno il fatto che i loro sguardi fossero completamente diversi dal solito.
C'era qualcosa che non quadrava.
"Ehi" rispose sorridendo.
Kirishima entrò nella sua stanza "Pronta per il film?" Miyuki lo guardò, era di nuovo arrivato nel momento in cui si stava rabbuiando, come faceva a sapere sempre quando aveva bisogno di lui?
"Assolutamente" rispose poi alzandosi e seguendo l'amico nella sua stanza.

Quando arrivarono, ad attenderli c'era già Bakugou che, con pochissima grazia stava completamente disteso sul letto dell'amico e che, in quella posizione, fece tornare immediatamente in mente a Miyuki ciò che avevano fatto la sera prima rendendole difficile deglutire la saliva che si stava accumulando nella sua bocca.
Una volta preso il film, Miyuki che non sapeva dove mettersi a sedere se sul letto accanto a Bakugou o sul pouf accanto a Kirishima, rimase in piedi per qualche secondo mentre quest'ultimo iniziava a preparare il tutto tirando fuori anche le cose da mangiare.
"Vado a prendere le cose da bere" asserì poi uscendo dalla sua stanza in fretta e furia lasciando Miyuki e Bakugou da soli.
"Non ti siedi?" domandò lui immobile con le braccia incrociate dietro la testa; Miyuki lo guardò "Non credo sia il caso sedermi accanto a te" asserì distogliendo lo sguardo dal suo petto.
Bakugou corrugò la fronte "Credi che possa mettermi a fare qualcosa mentre c'è anche lui?"
Miyuki arrossì al pensiero "No ma penso sarebbe un po' imbarazzante – guardò verso la porta per vedere se stesse tornando l'amico – non mi va che faccia il terzo incomodo."

Bakugou rise "Tanto lo sa che tra noi c'è qualcosa" Miyuki si paralizzò.
Tra loro c'era qualcosa? Era ovvio ci fosse qualcosa, perché doveva essere sempre così in ritardo in queste cose?
"Qualcosa tipo cosa?" gli chiese allora; Bakugou la guardò "Definiscilo" continuò ma prima che l'altro potesse rispondere, Kirishima aprì la porta con in mano tre lattine di coca cola.

Ancora indecisa sul da farsi, alla fine Miyuki decise di sedersi a terra tra i due. Mettersi accanto a Bakugou avrebbe significato passare l'intero film con le vampate di calore e i brividi ad ogni suo tocco e non poteva permettersi di rischiare di fare versi strani in presenza di Kirishima mentre, sedersi accanto a lui, avrebbe significato sorbirsi le battutine acide di Bakugou per chissà quanto altro tempo perciò, quella sera decise di fare la Svizzera.
Nonostante ci provasse ad ignorarlo però, seduta a terra all'altezza della testa di Bakugou, Miyuki non faceva altro che guardare lui invece del film nonostante sembrasse parecchio esilarante date le risate di Kirishima che, per quanto fossero contagiose, facevano ridere anche lei.

Chi non rideva invece era Bakugou che aveva deciso di auto invitarsi a quella serata solo per rovinare chissà cosa tra loro due.
Non riusciva a mettersi in testa l'idea che tra Kirishima e Miyuki non ci fosse nulla e stava buttando una serata guardando un film che, se non aveva visto quando era uscito al cinema, era solo perché non aveva proprio intenzione di vedere.
Tuttavia il fatto di poter stare nella stessa stanza con lei valeva la pena di sorbirsi quello strazio anche se, in tutta onestà, avrebbe preferito che Kirishima se ne andasse come tutti i loro compagni per poter ripetere ancora e ancora ciò che era successo quella notte.
Con la testa completamente affondata nei cuscini presenti sul letto, Bakugou guardava in continuazione Miyuki che, seduta a terra con le gambe incrociate, stava appoggiata su un enorme peluche a forma di squalo che Kirishima aveva vinto chissà dove in qualche fiera e consapevole che molto probabilmente quella notte lei sarebbe tornata a dormire nella sua stanza, con la scusa di star scomodo si mise a pancia sotto mentre con la testa fingeva di guardare il film, spintosi fino al limite del materasso, faceva ondeggiare il braccio in direzione di lei sperando di riuscire ad afferrarla per il lembo della maglietta così da attirare la sua attenzione.

Dopo almeno dieci minuti di tentativi in cui Miyuki non aveva tolto lo sguardo dallo schermo e rideva insieme all'amico, Bakugou riuscì a colpire una delle pinne del peluche che Miyuki stava tenendo facendola girare.
Quando finalmente l'ebbe notato, Miyuki corrugò la fronte e sempre senza muoversi ulteriormente, Bakugou le fece cenno di avvicinarsi a lui con la mano.
Dando una rapida occhiata all'altro che intento a mangiare patatine non si perdeva una battuta, Miyuki scivolò sul tappeto sempre di più fino ad arrivare ad appoggiarsi al letto dove Bakugou, nascosto dall'enorme animale di stoffa, portava la sua mano destra sulla guancia sinistra di Miyuki che, come se nulla fosse, continuava a guardare il film mentre lui l'accarezzava.
"Dormi di nuovo con me?" le bisbigliò poi lui che non riusciva ad accettare l'idea di vederla andare a dormire nella sua stanza.
"Vuoi che mi ci trasferisca completamente?" rispose sempre lei a bassa voce approfittando delle risate sguaiate dell'amico.
"Questo film ti fa davvero ridere?" chiese Bakugou sviando la risposta di lei; Miyuki guardò Kirishima "Mi fa ridere lui, in realtà non lo stavo nemmeno guardando il film" ammise arrossendo un po'.
"E cosa stai guardando allora?" fece lui un po' accigliato; Miyuki sbuffò "Stavo guardando te" asserì poi stanca di come lui non fosse per niente in grado di leggere tra le righe.

Dopo qualche istante di silenzio dato dal fatto che Kirishima non stesse più ridendo, i due continuarono a guardarsi mentre, sempre a pancia in giù, Bakugou giocava con le ciocche di capelli che cadevano sulle spalle di Miyuki.
"Quindi?" chiese una volta che Kirishima si fu rimesso a ridere seguito da lei "So che non ti fa ridere, rispondimi!" continuò colpendola con la ciocca con cui stava giocando.
Miyuki si girò verso di lui "Che vuoi?"
Bakugou sbuffò "Quindi? - ripeté – Dormi di nuovo con me?" rimasero a fissarsi per qualche istante.
"Perché non vieni tu nella mia?" fece lei dopo qualche altro minuto di silenzio; Bakugou corrugò la fronte "Nel mio corridoio non c'è nessun'altra stanza occupata sta notte" continuò poi e, a quella risposta, con un ghigno Bakugou rotolò sul letto di Kirishima per poi rimettersi a pancia sotto sbuffando e facendola ridere giusto in tempo per unirsi alla risata dell'amico.

 

 

 

Angolo autrice:

BEH CHE DIRE AMICI E AMICHE, IO PENSO CHE VOI NON VE L'ASPETTAVATE L INZIO COSI' AHAHAHAHHAHAHAHAHAH 

SIAMO ANCHE GIUNTI AL CAPITOLO 30 e sto notando che nel frattempo c'è chi sta leggendo la storia il che mi rende super felice e renderà voi triste sapere che dal prossimo ricominciano i casini perché, non dimenticate che, OBSCURIUM è ancora in giro HAHAHA

Ho in mente tantissime cose da scrivere, molte le ho anche buttate giù per avere un filo più logico negli eventi e voi NON SIETE PRONT*
Detto questo, sono sicura che il capitolo vi sia piaciuto anche se io mi sento un sacco in imbarazzo nel fatto che qualcuno legga le robe che scrivo HAHAHAH ma PAZIENZA!
Ci vediamo al prossimo capitolo, se volete lasciatemi una recensione e spero rimarrete con me fino alla fine!

 

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Capitolo 31
*** Capitolo trentuno - Perdita. ***


PERDITA



Proprio com’era successo la notte precedente, Bakugou fu svegliato ancora una volta dal rumore incessante della pioggia che sbatteva contro i vetri della finestra, finestra che però non era della sua stanza.
Contrariamente ad ogni ipotesi, alla fine della serata, sia lui che Miyuki non tornarono né nella stanza di lui né in quella di lei ma finirono per addormentarsi in camera di Kirishima con le teste vicine.

Il film era durato molto più del solito e ancora abbastanza stanchi dalla notte passata quasi totalmente in bianco, i due avevano finito per stuzzicarsi a bassa voce per tutto il tempo fino a che, con le palpebre pesanti, non si erano addormentati l’uno accanto all’altra anche se, Miyuki stava ancora a terra con l’enorme squalo di stoffa stretto tra le braccia e solo una piccola porzione della sua testa contro il cuscino che Bakugou aveva spostato apposta per farcela poggiare sopra.

Una volta finito il film, Kirishima che non si era accorto di nulla, aveva continuato a ridere e parlare da solo mentre andava ad accendere la luce e quando li aveva visti, si era sentito un po’ in colpa per tutto il casino che doveva aver fatto e dopo aver messo il DVD nella custodia, era uscito dalla sua stanza per andare a dormire in quella di qualcun altro.

Quando aprì gli occhi quindi, Bakugou, un po’ abbagliato da tutto il rosso che riempiva quella stanza nonostante fuori ci fosse poca luce a causa delle enormi nuvole che coprivano i raggi del sole, si stiracchiò rumorosamente per poi zittirsi nel momento in cui, da dietro alla sua schiena, qualcuno mugugnò.
Girandosi su se sé stesso poi, il ragazzo si accorse della presenza di Miyuki che, come la sera precedente, stava dormendo sul pavimento appoggiata al letto e si sentì un po’ in colpa per non averla fatta salire accanto a lui.

Deciso a rimediare, nonostante non sapesse che ore fossero, Bakugou scivolò lentamente giù dal letto e cercando di toglierle il peluche dalle mani senza svegliarla, iniziò a tirar via quell’enorme ammasso di stoffa per poi lanciarlo a terra e abbassarsi su di lei in modo che non si abbattesse in avanti a causa della mancanza si sostegno.
Con Miyuki ancora addormentata, Bakugou portò le braccia di lei sulle sue spalle e afferrandola per il busto la tirò su leggermente per poi, aiutandosi con una mano e poi con l’altra, avvolgersi le sue gambe attorno alla vita e reggerla da sotto le ginocchia in modo che non potesse cadere.
Accertatosi che lei non sarebbe caduta, si avviò verso la porta della stanza di Kirishima e una volta fuori si diresse verso la sua stanza – non voleva dormire con lei nel letto di qualcun altro.

Qualche ora più tardi, mentre fuori la pioggia sembrava non voler smettere di venir giù, Miyuki aprì gli occhi e non appena fu un po’ più cosciente iniziò a sentire un fortissimo dolore all’altezza del lato sinistro del suo collo.
“Che male...” commentò portandosi una mano sul punto “come ho dormito sta notte?” continuò per poi aprire gli occhi e rendersi conto di essere da sola in camera di Bakugou.
Non aveva idea di che momento della giornata fosse dato che fuori, a causa del brutto tempo, il cielo era scuro come di notte, e non riuscendo ancora a vedere bene, non poté nemmeno cercare con lo sguardo l’orologio che Bakugou aveva appeso sulla parete di fronte al letto.

Ancora assonnata e un po’ dolorante per la posizione in cui si era addormentata, Miyuki si tolse le coperte di dosso e scese dal letto per poi cercare di capire dove fossero gli altri due poiché era sicura di non essersi addormentata nel letto di Bakugou la sera prima.

“Buon giorno!” esclamò Kirishima qualche ora prima quando aveva visto Bakugou spuntare dalle scale “Dormito bene?” continuò mentre finiva di prepararsi la colazione.
“Che ore sono?” fece l’altro con aria assonnata avvicinandosi all’amico per poter bere un po’ d’acqua.
Kirishima guardò l’orario sul suo telefono “Appena le nove – bloccò di nuovo lo schermo – onestamente pensavo vi sareste svegliati più tardi”
Bakugou prese uno dei bicchieri di vetro per potervici versare l’acqua “Miyuki sta ancora dormendo – corrugò la fronte – perché lo pensavi?” chiese poi guardandolo.
Kirishima trattenne una risata “Mah, sensazioni”
Bakugou già al limite di sopportazione, fece un respiro profondo per trattenersi dal colpirlo in testa con la bottiglia di vetro che aveva in mano “Senti – la posò sul ripiano per sicurezza – mi sono appena svegliato e non sono proprio in vena di scherzare, che cazzo hai da ridere sotto quei due peli che chiami baffi?”
Kirishima tornò serio, sapeva che era meglio non scherzare con lui soprattutto di mattina “Dico solo – lo guardò – che il muro che divide le nostre stanze non è poi così spesso” alzò le sopracciglia mentre, sul volto di Bakugou, iniziava a trasparire un po’ d’imbarazzo.
“Cazzo ma sei un pervertito per davvero!” esclamò; Kirishima alzò le mani “Mi ero alzato per andare in bagno, - tornò a guardare la sua colazione – non era di certo mia intenzione origliare i fatti vostri” continuò prendendo poi il piatto e avviandosi verso il tavolo mentre l’altro beveva con lo sguardo ancora nel panico.

“Non preoccuparti” asserì sedendosi; Bakugou lo guardò “non lo dirò a nessuno – scuoté la testa – certo però, pensavo me l’avresti detto quando avresti fatto cose – alzò le sopracciglia calcando sulla parola – per la prima volta.” rise.
Bakugou bevve dell’altra acqua “NON- si fermò, l’imbarazzo stava iniziando a farlo diventare paonazzo e a rendere la sua voce più acuta – non abbiamo fatto nulla” continuò quando riuscì a mantenere il tono di voce normale.
Kirishima diede un morso a ciò che aveva nel piatto “La mia parete potrebbe giurare il contrario” commentò ridacchiando.
Bakugou fece un respiro profondo “Non abbiamo fatto nulla perché – diede un’occhiata alle scale per paura che Miyuki potesse spuntare da un momento all’altro – non avevo i preservativi” continuò a denti stretti.
A Kirishima per poco non andò il boccone di traverso “Scusa ma – si diede due pugni sul petto – se non stavate scopando allora, cosa stavate facendo? - lo guardò incredulo – No perché dai rumor-” Bakugou schizzò verso di lui per dargli un colpo in testa con il dorso della mano.
“Non sono cazzi tuoi” rispose poi sempre a denti stretti mentre l’altro si massaggiava il punto in cui l’aveva colpito e continuava a ridere “Okay – prese con le bacchette un altro boccone – tieni i tuoi trucchi per te se vuoi ma, se continui così, non te li do i preservativi per la prossima volta” lo mandò giù.

Bakugou s’infilò le mani nelle tasche anteriori del pantalone “E perché dovresti prestarmeli tu?”
Nemmeno due minuti dopo quella domanda, Kirishima, che aveva abbandonato la colazione sul tavolo del salone, era tornato nella sua stanza seguito da Bakugou e si era piazzato davanti l’armadio da cui, la sera prima, aveva tirato fuori i sacchetti di patatine.
“Il fatto di avermi portato qui non risponde alla mia domanda” asserì Bakugou a bassa voce per paura che Miyuki potesse sentirli – era sicuro che avessero fatto pianissimo due sere prima e adesso il pensiero di quanto in realtà fossero sottili quelle mura lo metteva in agitazione.
Kirishima rise “Promettimi di non pensare male.”
Bakugou corrugò la fronte “Sto già pensando male da quando mi hai detto che ci hai sentiti.”
“Non l’ho fatto apposta!” si giustificò di nuovo mentre l’altro lo guardava con sdegno “Comunque – riprese schiarendosi la gola – ti presento la mia scorta personale” e così dicendo, aprì uno dei cassetti mostrando a Bakugou una serie infinita di confezioni di preservativi, tutti di tipi diversi e tutte ancora perfettamente sigillate.

“Tu mi spaventi.” asserì una volta che i suoi occhi ebbero analizzato ogni singola confezione.
Kirishima rise “Non è merito mio – alzò le mani – non so perché ma da quando ci siamo trasferiti qui mia madre è convinta che io scopi come un coniglio. - sospirò sedendosi sul letto – Ogni volta che torno a casa mi dice sempre le stesse cose: – imitò il tono di sua madre – se devi fare qualcosa l’importante è che tu usi le giuste precauzioni!” Bakugou non sapeva se ridere o se essere terribilmente inquietato dalla cosa.
“Ne ha sempre una confezione nuova quando torno a casa – sospirò – che poi mi domando come faccia una persona normale a consumarne una, figurati tutte queste!” le indicò.
Bakugou non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere “Sì certo, ridi – Kirishima si alzò – intanto sono sicuro che prima o poi verrai a chiedermene una” alzò le sopracciglia “anzi, facciamo più prima che poi” e facendogli l’occhiolino lo lasciò in camera sua, davanti a quell’enorme scelta per tornare al piano di sotto a finire la sua colazione.

Un paio d’ore dopo, mentre i due stavano distesi sui divani a guardare la tv e Kirishima continuava a chiedergli quale tipo di preservativi avesse scelto, Miyuki li raggiunse al piano di sotto e al rumore dei suoi passi, Bakugou gli lanciò in faccia il telecomando per farlo stare zitto.
“Buon giorno” li salutò lei cercando di far scrocchiare il collo e avvicinandosi al frigorifero per mangiare qualcosa.
“Dormito bene?” chiese Kirishima che aveva appena afferrato il telecomando al volo; lei lo guardò “Diciamo, ho il collo completamente bloccato.”
“Beh sì ieri ti sei addormentata tutta storta” asserì lui mentre con sguardo malizioso guardava l’altro.
“Sì – si riempì un bicchiere di succo – a proposito, come ci sono finita in camera tua?” indicò Bakugou e l’altro trattenne una risata; Bakugou lo fulminò con lo sguardo “Ti ci ho portato io sta mattina, - strinse le spalle – quando mi sono svegliato dormivi ancora poggiata sul pavimento.”
Miyuki bevve “Ah, allora ricordavo bene – posò il bicchiere sul ripiano dell’isola – pensavo di essere impazzita perché ricordavo che l’ultimo posto in cui ero era la tua camera.” guardò l’amico che stava ancora ridacchiando sotto i baffi.
“Si può sapere che hai da ridere?” gli chiese poi mentre si avvicinava.
Bakugou contrasse la mascella e lo guardò con gli occhi iniettati d’odio “Niente – fece Kirishima – ripensavo al film di ieri” continuò a ridere.
Miyuki li guardò confusa e con fa indagatorio per qualche secondo “Voi non me la raccontate giusta” asserì poi.

Il resto della domenica passò relativamente tranquillo. A causa di ciò che aveva scoperto quella mattina, Bakugou fu un po’ più restio nel rimanere da solo con Miyuki poiché l’idea che l’amico sapesse esattamente cosa sarebbe potuto succedere lo frenava.
Era questo uno dei motivi per cui non aveva intenzione di far sapere a nessuno di ciò che accadeva tra lui e Miyuki ma, purtroppo, a quanto pareva le pareti di quella stanza non erano per niente dalla sua parte e per un bel po’ rimpianse la sua stanza, quella a casa dei suoi genitori, in cui le pareti erano state fatte insonorizzare da sua madre dopo che, per l’ennesima volta, lui aveva iniziato a sbraitare come un dannato mentre a casa c’erano degli ospiti che lui non gradiva particolarmente e che, dopo quel giorno, non si erano più fatti vedere.
Ripensandoci quel giorno Bakugou aveva vinto due volte.

“Allora ragazzi, se ricordate bene venerdì vi avevo parlato di iniziare a lavorare su delle combo.” fece Aizawa all’ultima ora, dopo aver finito di spiegare; tutti annuirono “Perfetto, allora qui ho l’elenco degli orari e dei nomi, - mostrò loro un foglio – voglio che ve lo passiate così da scrivere il compagno o la compagna con cui avete deciso di iniziare ad allenarvi e l’ora in cui volete che la palestra sia libera.” passò il foglio a Bakugou “Non preoccupatevi se non riuscirete subito ad allenarvi con chi volete, come vi ho detto prima o poi tutti voi dovrete essere in grado di creare una combinazione d’attacco con tutti gli altri.” tornò verso la scrivania “Appena avete finito, riportatemelo.”
Mentre Aizawa si sedeva pigramente alla cattedra, in classe iniziò ad alzarsi il solito chiacchiericcio eccitato causato dai ragazzi e dalle ragazze che iniziavano a chiedersi l’un l’altro di allenarsi insieme.
“Che palle – sbuffò Kirishima alla destra di Miyuki – adesso non potremo più allenarci con il carro armato.”
Miyuki rise “Sono sicura che avremo altre occasioni per migliorarlo!”
“Ehi – Shoto si girò verso di lei – ti va d-”
“Tu – Bakugou poggiò pesantemente il foglio sul banco di Miyuki facendola sobbalzare – firma” asserì poi indicandole lo spazio vuoto accanto al suo nome.
Miyuki lo guardò alzando un sopracciglio per poi, come se nulla fosse girarsi di nuovo verso Shoto “Dicevi?”

Kirishima trattenne una risata e si girò verso Kaminari guardo Bakugou lo fulminò dallo sguardo poiché già infastidito dal fatto che lei lo avesse bellamente ignorato.
Shoto guardò i due un po’ confuso “Mi chiedevo se ti andasse di fare la combo con me” guardò Bakugou che stava strizzando la penna tra il pollice e l’indice della mano destra.
Miyuki gli sorrise “Mi piacerebbe – Bakugou digrignò i denti – ma questo troglodita a quanto pare ha già scelto per me” lo indicò con il pollice mentre Shoto cercava di non farsi beccare mentre tratteneva una risata.

“Dammi quella penna” asserì poi incitandolo con l’indice “a che ora?” chiese poi dopo che lui gliel’ebbe passata.
Bakugou strinse le spalle “Insomma se devi organizzare un appuntamento almeno decidi tutto prima” sbuffò lei divertita mentre lui iniziava a sbattere la punta del piede a terra per il nervoso.
Miyuki rise “Tieni – gli passò il foglio – ho scritto per le due e mezza” per poi scuotere la testa e tornare a parlare con Shoto mentre lui tornava al suo posto lanciando il foglio e la penna sul banco di Midoriya prima di buttarsi violentemente sulla sedia.
“Va tutto bene?” chiese Shoto curioso osservando la reazione divertita di Miyuki che lo aveva seguito con lo sguardo; lei rise “Sì, benissimo. - gli sorrise – Io e te comunque ci alleneremo insieme di sicuro.”

Finite le lezioni frontali e dopo essere tornata a casa a cambiarsi, non appena si fecero le due e un quarto Miyuki uscì di casa e si diresse verso la palestra dove era sicura avrebbe già trovato Bakugou dato che, diversamente da tutti loro, non era tornato a casa a mangiare.
Arrivata nello spogliatoio, lasciò il telefono nell’armadietto e si diresse verso la palestra giusto in tempo per arrivare alle due e mezza spaccate.

“Eccoti finalmente” asserì lui che stava seduto su una delle panchine “perché non indossi il costume?” le domandò una volta che lei fu più vicina.
“E tu perché lo indossi?” fece lei indicandolo; Bakugou la guardò corrugando la fronte “Perché dobbiamo allenarci per la combo no?”
Lei annuì “Sì ma, per la nostra non useremo mica il quirk.”
Lui la guardò perplesso “E perché?” si accigliò.
Miyuki rise “Perché ho intenzione di fare qualcosa di diverso con te” rispose poi facendo spallucce.
Bakugou continuò a guardarla confuso, non aveva la minima idea di cosa le stesse frullando per la testa “Tipo?” chiese allora incrociando le braccia la petto e lei, per tutta risposta, lo guardò dritto negli occhi con aria di sfida.
“Combattimento corpo a corpo.”

Non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca, Bakugou che ancora non si era ripreso per niente da ciò che era successo qualche sera prima, si sentì il respiro morirgli in gola e per un attimo non fu sicuro di ciò che aveva appena sentito.
“Come scusa?”
Miyuki sospirò “Senti, sappiamo benissimo che se io e te ci mettiamo a collaborare con i nostri quirk siamo in grado di radere al suolo mezzo isolato di ground beta-”
“Appunto” la interruppe lui che ancora non aveva capito dove volesse andare a parare.
“- ma se invece ci mettiamo a lavorare su degli attacchi in cui non usiamo il quirk, sarà una sorpresa per chiunque ci si pari davanti.” continuò lei “Se Aizawa dovesse metterci insieme nella prossima esercitazione, immagina lo shock dei nostri avversari se ci lanciamo in un corpo a corpo. – d’un tratto le parse decisamente convincente – Si aspettano tutti che noi attacchiamo con chissà quale enorme potenza. Insomma non ci vuole niente a far in modo che il mio quirk d’elettricità aumenti le tue esplosioni, se l’aspettano tutti una combo così – alzò le spalle – invece nessuno si aspetta che, nel bel mezzo di un attacco, tu scendi a terra e cominci a combattere a corpo libero.”
Bakugou la guardò “Sei sicura che non sia una scusa per far sì che io ti tocchi” alzò un sopracciglio.
Miyuki lo guardò negli occhi e poi, sempre con la stessa aria di sfida, rise.
“Oh – scosse la testa – tu non arriverai nemmeno a sfiorarmi oggi.”

Accettato il fatto che quel giorno non avrebbe avuto bisogno del suo costume e accettata anche quella sfida, Bakugou tornò negli spogliatoi per indossare la normale divisa scolastica per gli allenamenti e dopo essersi rimesso addosso la canottiera nera e il pantalone della divisa, tornò in palestra dove Miyuki lo stava aspettando mentre faceva un po’ di stretching.
“Allora?” asserì lui piazzandolesi davanti a pochi metri di distanza “Per vincere devo riuscire a toccarti?” alzò un sopracciglio.
Miyuki finì di stretcharsi il braccio destro “Quando ho detto che non saresti riuscito a toccarmi non ti stavo sfidando – alzò un sopracciglio – stavo solo dicendo la verità.”
Bakugou ghignò “Ne sei proprio sic-” ma prima di riuscire a finire la frase, come se Miyuki si fosse spostata alla velocità della luce, gli arrivò un pugno nello stomaco che lo fece indietreggiare di qualche passo.
“Sicurissima.” asserì lei indietreggiando.

Bakugou cercò di nascondere il dolore che quel pugno gli avesse provocato all’altezza della bocca dello stomaco “Non avevi detto niente quirk?”
Miyuki si mise in posizione “Non ho usato nessun quirk” rispose poi mentre chiudeva le mani a pugno davanti alla sua faccia “iniziamo?

Pochi istanti dopo Bakugou nel vederla così sicura di sé, iniziò a sentire nuovamente l’eccitazione per il combattimento che aveva sentito le prime volte in cui si erano allenati insieme e che aveva sentito, soprattutto quando si erano allenati l’uno contro l’altra.
Era stato uno dei combattimenti più belli che avesse mai affrontato e per la prima volta non aveva combattuto con lo scopo di vincere ma con quello di vedere quanto oltre sarebbe riuscita a spingersi lei.
Ciò che non sapeva però o meglio, ciò per cui non era per niente preparato, era la bravura di Miyuki in quel tipo di combattimento.
Poco dopo infatti, quando anche lui si fu messo in posizione, esattamente come prima Miyuki schizzò in avanti ad una velocità impressionante e senza che lui potesse reagire in alcun modo si abbassò e lo colpì di nuovo allo stomaco con il gomito.

“Hai intenzione di farmi da sacco tira pugni?” commentò lei dopo che lui ebbe indietreggiato di nuovo saltellando un paio di volte sul posto.
Bakugou si rimise nuovamente in posizione, come poteva non averla vista? Era praticamente di fronte a lui ma mentre questo pensiero passava per la sua testa, Miyuki si spostò di nuovo affiancandolo e colpendolo al fianco con una tibiata.
Bakugou, completamente preso alla sprovvista per la prima volta in vita sua, cadde a terra.
“Ti ho fatto male?” chiese lei con un briciolo di sarcasmo nella voce; lui la guardò “No” rispose poi rimettendosi in piedi e riprendendo la posizione ancora una volta.

Ghignando, Miyuki iniziò ad avanzare verso di lui mentre Bakugou, forse per la prima volta indietreggiava mantenendo la difensiva – nonostante tutti pensassero il contrario, Bakugou sapeva riconoscere quando qualcuno era più forte di lui.
Iniziarono a camminare in cerchio per qualche minuto, entrambi studiavano i movimenti dell’altro ma, da come si muoveva e respirava Bakugou, Miyuki sapeva che lui rientrava esattamente nella prima categoria d’avversario e che, solo per quell’occasione, si stava comportando come uno della seconda.
Stava lì con la voglia fremente di attaccare nelle mani ma sapeva che se l’avesse fatto, lei lo avrebbe sbattuto al tappeto nel giro di pochi secondi perciò si limitava ad assorbire ogni attacco sperando di trovare un’apertura per rispondere.
Purtroppo per lui, Miyuki non avrebbe lasciato nessuna apertura perché sul ring, era lei a comandare.

Decidendo di approfittare di un suo momento di distrazione dato dal fatto che il sudore sulle sue mani lo aveva portato a rompere per un momento la posizione di difesa per asciugarsele sul pantalone della divisa, Miyuki scattò nuovamente in avanti e abbassandosi ancora, lo colpì prima di destro e poi di sinistro all’addome facendolo indietreggiare e, quando percepì che lui stava per reagire con una ginocchiata, schizzò alla sua destra e lo colpì con una gomitata all’altezza dei reni facendolo avanzare di qualche passo.

Tornata in posizione, Miyuki iniziò a sentirsi caricare il quirk dentro, era da tantissimo tempo che non si allenava in questo modo e aveva dimenticato come quella sensazione l’appagasse completamente.
Per quanto doleva ammetterlo, i combattimenti erano sempre stata la sua valvola di sfogo nonostante ne odiasse il motivo e il modo in cui andassero a finire.
Ogni volta che saliva sul ring cercava di non pensare alle conseguenze che il fatto di essere lì avrebbero provocato al suo avversario e tendeva a spegnere ogni emozione in modo tale che il rimorso e il senso di colpa non potessero interferire permettendole di portare a termine il lavoro senza che suo padre la marchiasse ancora una volta.
In quel momento però, Miyuki sapeva di star combattendo per uno scopo puramente ludico, non aveva per niente intenzione di creare una combo con Bakugou basata sul combattimento a corpo libero, sarebbe stata sia un fallimento che un suicidio, tuttavia aveva ancora qualche sassolino nella scarpa per come l’aveva trattata e per il fatto di averle rotto il femore perciò, aveva deciso che quello sarebbe stato il suo modo di fargliela pagare.

“Ti vedo un po’ stanco” asserì mentre Bakugou dolorante e con il respiro affannoso si rimetteva in posizione – sapeva benissimo che il fatto di non essere in grado di rispondere a nessuno dei suoi attacchi lo stava facendo impazzire ma per sua sfortuna, non aveva ancora capito che quello era solo l’inizio.
Senza lasciargli il tempo di rispondere, Miyuki che di resistenza ne aveva parecchia di più, si lanciò di faccia verso di lui e sapendo che adesso Bakugou avrebbe smesso di osservare e sarebbe partito diretto con i suoi attacchi, fece una finta e ridendo nel vedere la sua espressione incazzata a causa del fatto che l’avesse mancata con il suo pugno destro, lei gli scivolò accanto per poi colpirlo con un calcio dietro le ginocchia e facendolo cadere.

Incazzato nero, Bakugou si rimise di nuovo in piedi e con il sudore che gli colava sulla fronte iniziò a guardarla con la sua solita aria eccitata dal combattimento mentre sui palmi delle mani iniziavano a svilupparsi delle piccolissime esplosioni.
“Quello non vale” commentò lei che aveva iniziato a sentirne l’odore di caramello; Bakugou si guardò le mani e dato che non era solito barare iniziò ad asciugarsi le mani sui pantaloni ma il sudore sembrava non volersi arrestare e, con esso, anche le esplosioni che andavano diventando sempre più grandi.
“Time out.” chiamò lei rompendo la posizione e avvicinandoglisi “Lascia che ti dia una mano” fece poi una volta davanti a lui posandogli le mani sulle sue e iniziando ad emanare aria fresca per far sì che queste smettessero di produrre sudore.
“Perché mi aiuti?” chiese lui che, nonostante l’incazzatura data dal fatto di non riuscire a mettere a segno un colpo, le era grato di quel gesto perché non voleva rischiare di farle male un’altra volta a causa delle sue esplosioni.
Miyuki lo guardò negli occhi “Semplicemente perché non mi piace vincere facile. - gli lasciò le mani – Anche se è quello che sto già facendo” e colpendolo al petto di piatto con la mano lo fece indietreggiare di qualche passo.
“Fine del time out” asserì poi rimettendosi in posizione.

Per almeno un’altra ventina di minuti, i due continuarono a lottare nonostante Bakugou stesse solo incassando da quando avevano iniziato.
Man mano che andavano avanti, il numero di colpi e l’intensità con cui venivano sferrati andava aumentando e alla fine, non riuscendo a capire come, Bakugou riuscì a parare uno dei pugni che Miyuki gli stava puntando verso la faccia.
“In faccia no.” ringhiò lui tenendo stretto il suo pugno con la sua mano destra per poi ghignare soddisfatto “Ti ho toccata.”
Miyuki spinse con forza il pugno contro la sua mano fino a schiacciargliela contro la sua guancia “Vince chi non finisce al tappeto” asserì dandogli un’altra ginocchiata allo stomaco e spingendosi all’indietro per liberarsi dalla presa mentre lui si chinava su sé stesso.
“Non ho mai detto che la sfida era arrivare a toccarmi – fece spallucce – sapevo benissimo che se ti avessi colpito in faccia saresti riuscito a parare e, - sospirò – onestamente mi delude il fatto che tu non stia facendo sul serio.” lo stuzzicò.

Bakugou si rimise dritto e la guardò con gli occhi che parevano vibrare “Vuoi che faccia sul serio?” ringhiò e dentro di sé Miyuki rise di gusto, ormai sapeva benissimo che corde toccare per farlo arrabbiare.
“Sono venti minuti che aspetto” continuò facendo fatica nel mantenere l’espressione seria davanti la faccia di Bakugou che per l’ira stava iniziando a diventare paonazza.

Come se qualcuno lo avesse liberato da delle catene, Bakugou che fino a quel momento aveva solo incassato, iniziò a correre verso di lei con l’intento di colpirla non perché volesse farle male ma per dimostrarle che anche lui, come lei, era un ottimo avversario.
Miyuki però questo lo sapeva già, come sapeva già anche il fatto che avrebbe attaccato con un gancio destro e poi un calcio perciò, contro ogni aspettativa di Bakugou, lei iniziò a corrergli in contro a sua volta scivolando a terra quando gli fu abbastanza vicino per poi, aiutandosi con la mano sinistra, rimettersi in piedi e colpirlo ancora alla schiena.
Invece di cadere, Bakugou si fermò di botto facendo fischiare le suole delle sue scarpe contro il pavimento della palestra e facendo marcia indietro tornò a correre verso di lei per poi sferrare il suo tipico pugno destro.
Con i riflessi pronti come al solito, Miyuki parò il pugno con l’avambraccio sinistro mentre con il destro lo colpiva al centro del petto.

Una volta colpito, Miyuki gli bloccò il braccio destro piegando il suo sinistro e spingendoglielo contro la sua gabbia toracica mentre continuava a colpirlo a suon di pugni tra petto e addome impedendogli di rispondere nonostante il braccio sinistro libero.
Continuò a colpirlo a ripetizione facendolo indietreggiare fino a raggiungere la parete più vicina della palestra e quando vi fu in prossimità, Miyuki gli liberò il braccio destro e lo bloccò contro il muro puntandogli il gomito destro proprio sotto la gabbia toracica.
Schiacciato contro il muro, Bakugou sentiva perfettamente l’osso del gomito di Miyuki premere contro la sua pelle e, oltre a quello, iniziava anche a sentire una strana eccitazione, diversa da quella provata fino a quel momento, nel vederla sotto di lui, a causa della differenza di altezza, sudata e ansimante con le gote arrossate.
Come se lei avesse letto nei suoi occhi quella punta di nuova eccitazione, Miyuki allentò lievemente la pressione sul suo petto e alzandosi in punta di piedi si protese verso il suo collo e glielo leccò all’altezza dell’angolo della mandibola per poi allontanarsi da lui divertita e rimettersi in posizione di difesa qualche metro più indietro.

Con quel briciolo di eccitazione che esplose completamente non appena la lingua di Miyuki si poggiò contro la sua pelle, Bakugou rimase immobile mentre, come la sera prima, sentiva il sangue iniziare a pulsare veracemente verso il suo basso ventre e le sua testa iniziava a diventare più leggera facendogli perdere lucidità.
“Cosa c’è? Ti ho distratto per caso?” chiese lei notando la difficoltà di lui nello staccarsi dalla parete e rimettersi in posizione.
“Non mi batterai con i tuoi sporchi trucchetti” rispose lui cercando di spingere il suo sangue a tornare nel resto del corpo; Miyuki rise “Lo so – corse di nuovo contro di lui per poi, abbassandosi, colpirlo al fianco destro con una gomitata – ti batterò a suon di pugni infatti.”

Rimessosi in piedi, Bakugou non ebbe nemmeno il tempo di girarsi che Miyuki gli era di nuovo addosso.
Continuò a colpirlo e quando finalmente l’eccitazione tornò ad essere solo legata al combattimento, Bakugou le afferrò l’avambraccio sinistro e la lanciò alla sua destra così da poter prendere un po’ fiato.
Miyuki atterrò qualche metro più a destra ma non appena i suoi piedi ebbero toccato il pavimento gli fu di nuovo addosso.
Sferrò altri pugni e gomitate e, questa volta, anche Bakugou riuscì a farle incassare qualche colpo, cercando sempre di reprimere il senso di colpa che lo pervadeva quando le sue mani le colpivano l’addome.
Noncurante della cosa però, lei continuava a combattere con espressione seria, come se in quel momento Bakugou fosse davvero un suo avversario e come se quel combattimento non fosse solo un semplice allenamento.

Non appena Bakugou mancò uno dei colpi che era sicuro sarebbero andati a segno, a causa degli ottimi riflessi di lei, Miyuki scivolò di nuovo a terra e facendo leva come prima con la mano sinistra, gli sferrò un calcio di tibia sul fianco sinistro.
Bakugou scivolò a destra per un po’ a causa della forza con cui lei lo aveva colpito e quando si fu rimesso in piedi, in tempo per l’arrivo di Miyuki che aveva preso a correre contro di lui, lei lo colpì di nuovo con un pugno allo stomaco seguito da un’altra tibiata all’altezza della coscia sinistra che lo fece cadere rovinosamente a terra impedendogli di alzarsi per almeno un paio di minuti.
Soddisfatta, Miyuki camminò verso di lui e quando gli fu accanto, si abbassò verso di lui facendo pressione con il suo ginocchio destro contro il suo petto asserì “Questo era per il mio femore” e ridendo per l’espressione di Bakugou si alzò e si diresse verso gli spogliatoi dato che l’orologio segnava ormai le tre e mezza, lasciandolo lì per terra sconvolto, eccitato e distrutto.

Tornata a casa Miyuki filò in camera sua per farsi una doccia e non appena fu fuori dalla vasca e si guardò allo specchio del bagno, il suo sguardo cadde inevitabilmente sui pochi lividi che timidi stavano iniziando a spuntarle causati dai limitati colpi che Bakugou le aveva inferto e, sentendosi un po’ in colpa, decise di andare da lui per accertarsi che oltre al suo corpo, anche il suo orgoglio stesse bene.
Infilata una maglietta che non aveva mai messo prima e una felpa a causa del freddo che continuava a persistere proprio come la pioggia, Miyuki che nel frattempo si asciugava i capelli emanando aria calda all’altezza della testa si avviò verso la sua camera e una volta davanti la porta bussò.
Dopo qualche minuto, a seguito del rumore di passi zoppicanti che fecero trattenere le risate a Miyuki poiché non voleva ridergli in faccia per non farlo incazzare ulteriormente, Bakugou aprì la porta e quando lo vide, notando il suo sguardo, Miyuki pensò che in quel momento lui dovesse proprio odiarla.

“Posso entrare?” gli chiese cercando di rimanere seria; Bakugou la guardò con una fintissima espressione incazzata “Mi prendi ancora a calci se non ti faccio entrare?”
Miyuki non riuscì più a trattenersi e rise “Entra” fece poi lui zoppicando un po’ e lasciandole lo spazio per entrare nella sua stanza.
Una volta dentro, Miyuki si chiuse la porta alle spalle e lo guardò con un misto tra ilarità e tristezza perché vederlo così sofferente le faceva stringere il cuore nonostante lui se le fosse meritate tutte quelle legnate.
“Beh direi che comunque sul corpo a corpo ci siamo” asserì cercando di rimanere seria mentre lui si andava a sedere sul letto e la guardava sforzandosi di essere incazzato.
“Mi chiedo come ho fatto a non capire che non avessi nessuna intenzione di lavorare sulla combo oggi” commentò lui continuando a fissarla mentre lei, ancora accanto alla porta come pronta a scappare in ogni evenienze si sforzava di non continuare a ridere.
“Mi dispiace – chinò la testa troppo divertita per guardarlo negli occhi – ma devi ammettere che te le sei meritate tutte.”

Bakugou non rispose, era troppo concentrato sul dolore che gli stava pulsando in tutto il corpo per mettersi a controbattere anche perché, sapeva che Miyuki aveva ragione solo che non immaginava che la sua vendetta sarebbe stata davvero così tanto violenta anche se, in un certo senso gli era anche piaciuto.

“Posso dare un’occhiata?” gli chiese una volta riuscita a tornare seria e a ripensare al motivo per cui aveva deciso di raggiungerlo.
Bakugou corrugò la fronte “Vuoi compiacertene?” alzò un sopracciglio; lei sorrise divertita “No, - rispose poi avvicinandosi – sono seriamente preoccupata, ci sono andata decisamente pesante” continuò accovacciandosi davanti a lui.
Bakugou roteò gli occhi “Sì, certo.”
Miyuki sospirò “Mi fai vedere?” chiese poi guardandolo negli occhi e come se ogni volta che lei lo guardasse, lui dimenticasse il motivo della sua ira o del suo essere infastidito, Bakugou sospirò e con il braccio destro dolorante, si alzò la maglietta facendo sì che lei potesse vedere tutte i lividi, molto più grandi e numerosi dei suoi, che avevano iniziato a spuntare sulla sua pelle.
Decisamente preoccupata e in colpa per come lo aveva ridotto, lo sguardo di Miyuki che fino a prima aveva ancora un po’ di divertimento nel guardarlo, mutò improvvisamente scacciando l’ilarità e lasciando spazio solo al senso di colpa.
Notando quel cambiamento, Bakugou abbassò istintivamente la maglietta “Sto bene” asserì poi.
Miyuki corrugò la fronte e come se volesse rendersi conto di quanto ci fosse andata davvero giù pesante quel giorno, tirò di nuovo su la sua maglietta.
“Miyuki sto benone” ripeté cercando di calarla di nuovo.
“Cazzate” rispose seria lei per poi guardarlo “mi dispiace” continuò poggiandogli una mano sull’addome come se volesse trovare il modo di risucchiarli via.

Bakugou fece un respiro profondo e le posò la mano destra sul viso che piano piano iniziava a rabbuiarsi a causa della consapevolezza di avergli fatto parecchio male “Sto bene” ripeté poi ancora “non è la prima volta che faccio a pugni con qualcuno.” non era una bugia ma, solitamente non era lui quello che veniva ridotto in quel modo.
Come se non avesse sentito una parola di ciò che aveva detto, Miyuki spostò la faccia dalla sua mano “Fammi vedere la gamba.”
Bakugou lasciò cadere la sua testa all’indietro “Non mi fa male.”
“Stronzate” asserì lei alzandosi “stavi zoppicando prima” lo guardò con lo sguardo completamente colpevole e pieno di sensi di colpa.
“Senti – strinse le spalle – io ti ho rotto il femore, tu mi hai malmenato per bene, siamo pari.” lei distolse lo sguardo e digrignando i denti incrociò le braccia al petto.
“Miyuki-”
“Non siamo pari per un cazzo – sbottò lei – volevo semplicemente prendermi la rivincita non ammazzarti di botte!” provò a guardarlo negli occhi ma l’immagine di tutti quei lividi che gli aveva provocato tornò nella sua testa facendo tornare, a loro volta, anche tutte le volte in cui guardandosi allo specchio dopo un combattimento si era sentita un mostro.
“Non volevo ridurti così – provò a guardarlo di nuovo ma dovette distogliere di nuovo lo sguardo – vaffanculo, doveva solo essere un allenamento” continuò mentre sentiva gli occhi che iniziavano a pizzicarle.

Come aveva potuto perdere il controllo in quel modo e scagliarsi contro di lui con tutta quella forza?
Non era un suo nemico, non era sul ring. Nessuno l’avrebbe picchiata o marchiata se l’avesse fatto vincere eppure le era bastato mandare a segno due pugni per sentire di nuovo il brio di quei combattimenti e la brama di vittoria per paura che, se avesse perso, qualcuno potesse farle del male.
Si sentiva un mostro, aveva riempito di colpi e lividi una delle persone a lei più care, e adesso, per colpa sua, lui era in preda al dolore e chissà per quanto lo sarebbe stato.
“Miyuki, va bene-”
“No!” riuscì a guardarlo negli occhi e Bakugou riuscì a leggere il panico che pian piano prendeva il sopravvento “No che non va bene! - si portò entrambe le mani alle tempie – Avremmo dovuto lavorar sulla combo e invece io ho solo infierito su di te per qualcosa di cui nemmeno mi importava davvero e ora sei in questo stato e chissà per quanto non potrai allenarti e-” Bakugou l’abbracciò, aveva approfittato del fatto che stesse iniziando a parlare a ruota libera per potersi alzare e raggiungerla senza che lei glielo impedisse.
“Sto bene, - ripeté per l’ennesima volta – e se domani starò ancora così male mi basterà andare da Recovery Girl e dato che sono ferite che mi sono fatto in allenamento me le curerà sicuramente” asserì mentre con la mano destra le accarezzava i capelli.

Con la testa affondata nel petto di Bakugou, Miyuki che ormai era completamente in balia del senso di colpa, non riusciva a pensare ad altro se non a quanto male dovesse star sentendo lui quel pomeriggio mentre lei continuava ad infierire contro di lui e per una manciata di secondi non poté far altro che sentirsi esattamente come suo padre che, il giorno in cui era stata rapita, continuava ad infierire su di lei nonostante non riuscisse più a muovere nemmeno un muscolo.
Non poteva credere di essere arrivata a tanto per cosa poi? Per un osso rotto? Come aveva potuto?
“Miyuki” non sentendo nessuna risposta Bakugou le portò entrambe le mani sul volto e le alzò la testa ma per quanto provasse a guardarla negli occhi, lei si vergognava così tanto per ciò che aveva fatto da distogliere continuamente lo sguardo.
Dammi un bacio” asserì lui serio quando per l’ennesima volta lei sposto lo sguardo oltre la sua spalla.
“Miyuki – la chiamò di nuovo – vuoi che mi senta meglio o no?” lei lo guardò per qualche istante con gli occhi che pian piano si riempivano di lacrime.
“Si o no?” chiese ancora lui; Miyuki annuì debolmente “E allora dammi un bacio.” e come se darglielo potesse alleviare un minimo il fatto che lei si sentisse una persona orribile, Miyuki lasciò che le sue mani le portassero la faccia difronte alla sua permettendo così a Bakugou di premere le sue labbra contro le sue.

Contrariamente alle altre volte però, come se in quel momento lei fosse completamente risucchiata in quel buco nero di colpa, Miyuki avvertì di nuovo, dopo un bel po’ di tempo, quella ormai nota sensazione che la trascinava via, lontano da quella stanza e dalle braccia di Bakugou che la stavano stringendo.
Senza opporre resistenza, pensando che quella era la giusta punizione per ciò che aveva fatto quel pomeriggio, Miyuki lasciò che quella dimensione la portasse via ancora una volta e quando aprì gli occhi si ritrovò in un posto che aveva già visto.

Guardandosi intorno, Miyuki riconobbe il laboratorio che aveva già visto tempo prima anche se, dall’ultima volta, sembrava cambiato qualcosa.
Le vasche che l’ultima volta erano vuote, adesso erano piene di un liquido simile all’acqua ma molto più denso, come uno strano strato di gelatina.
Curiosa di sapere di cosa si trattasse, Miyuki vi si avvicinò ma quando fece per provare a toccare, avendo dimenticato che in quella dimensione non potesse toccare nulla, il rumore della porta che si apriva la fece sobbalzare.
Una volta giratasi, vide entrare i soliti tre operatori dell’ultima volta e dietro di loro suo padre e la donna di cui le aveva parlato anche Endeavor.

“Siete proprio sicuri di volerlo fare?” chiese l’operatore che anche l’ultima volta aveva mostrato segni di titubanza e che, quella volta Miyuki vide anche nel volto di suo padre.
La donna strinse con forza l’avambraccio di Ryosei “Sì!” esclamò poi come se stesse rispondendo alla tipica domanda che il prete fa quando chiede ai due sposi se vogliono sposare l’altro.
Ryosei guardò la donna con un po’ di apprensione “Onestamente non credo dovremmo farlo.” Miyuki sgranò gli occhi, che cosa voleva dire?

L’operatore che l’ultima volta era sembrato molto allettato dall’idea e che aveva canzonato l’altro guardò con un po’ di preoccupazione la donna che, a quella risposta, mutò la sua espressione felice in un’espressione seria, quasi arrabbiata “Non voglio che tu corra rischi” asserì Ryosei notando il suo sguardo.
Ryuki gli posò una mano sul volto ma nel suo sguardo Miyuki, che incredula si era avvicinata al padre per capire se fosse davvero lui, notò una strana luce “Andrà tutto bene, abbiamo sempre voluto la stessa cosa” gli sorrise e Ryosei posò la sua mano su quella della donna.
“Finalmente riusciremo a realizzare il nostro sogno!” di che cosa stava parlando?
“Non abbiamo bisogno di questo Ryuki – quelle parole di Ryosei lasciarono ancora Miyuki stupefatta – quando avremo un figlio o una figlia, sarà questo a far sì che il nostro sogno si realizzi.” Miyuki per poco non si sentì mancare, chi era quell’uomo? Cosa ne aveva fatto di Obscurium?

Ryuki tolse la mano dal suo volto e lo guardò con espressione contrita “Questo non potrà mai avverarsi Ryosei – l’uomo la guardò con sguardo confuso – io non posso avere figli.” lui sembrò sotto shock e come lui, anche Miyuki.
“Signori – il primo operatore li interruppe – dovete scegliere adesso, il liquido non può stare all’aria per troppo tempo o rischiamo complicazioni.”
La donna tornò a guardare Ryosei con sguardo innamorato “L’hai sempre voluto, - gli sorrise – possiamo sconfiggere All Might insieme!” e anche se Miyuki continuava a leggere la titubanza e iniziava a percepire la paura che suo padre stava provando in quel momento, Ryosei, dopo aver guardato negli occhi la donna per qualche secondo, acconsentì.

Qualche istante dopo, davanti agli occhi di Miyuki che, come essendo lì in prima persona, stava percependo tutte le emozioni di suo padre, i due indossarono una strana tuta e s’infilarono nelle rispettive vasche dopo essersi scambiati un ultimo bacio.
“Vedrai che da oggi il nostro sogno diventerà realtà – gli accarezzò di nuovo il viso – nessuno potrà ostacolarci.”
Quando i due furono entrambi in quelle vasche, da una porta nascosta tra gli scaffali, entrò un quarto operatore che stava spingendo una barella con sopra quello che sembrava un uomo privo di sensi e sul quale aveva attaccato una serie di tubi.
Che cazzo sta succedendo” pensò lei mentre il secondo operatore agganciava i tubi a delle prolunghe che si collegavano direttamente alle due vasche.

Una volta agganciato il tutto, il terzo operatore che non aveva mai spiccicato parola nemmeno nel ricordo precedente, si diresse verso uno strano computer e iniziò a trafficare con leve e pulsanti.
Quando ebbe finito, un rumore simile a quello di una turbina che parte e fa girare delle eliche inondò la stanza e piano piano, la preoccupazione che Miyuki stava sentendo, iniziò a crescere sempre di più.
Girandosi verso le vasche dove i due erano messi l’uno davanti a l’altro, Miyuki notò che lo sguardo di suo padre si faceva sempre più impaurito mentre quello di Ryuki diventava sempre più vitreo.
Poi, in una frazione di secondo, Miyuki vide un’enorme fascio di luce giallo acceso partire da uno dei tubi che erano collegati alla vasca di Ryuki e senza riuscire a capire né come né quando, si ritrovò al centro di una gigantesca esplosione che, come quella che aveva causato lei, spazzò via l’intero padiglione.

Paralizzata da ciò che era appena successo, Miyuki si guardò intorno quando la nebbia dell’esplosione iniziò a diradarsi e non appena si accorse di cosa era successo, dentro di lei sentì gelarlesi il sangue.
Le mura che fino a prima avevano circondato quel laboratorio erano completamente sparite e tutti i mobili e gli oggetti erano stati scaraventati via.
Ai suoi piedi, Miyuki vide parti del corpo di qualcuno e, con orrore, girata la testa a sinistra, vide il corpo dell’operatore che non aveva mai parlato, trafitto da uno dei pilastri di metallo che, fino a poco prima, erano nascosti dentro le pareti.

Con il terrore negli occhi e una paura mostruosa che cresceva dentro di lei e che era sicura non fosse sua, Miyuki si girò verso le due vasche dove Ryosei, per metà ricoperto di sangue, guardava pietrificato il corpo di Ryuki che ormai non aveva più il braccio destro.
Improvvisamente, un dolore fortissimo all’altezza del petto fece accasciare Miyuki.
Era come se qualcuno glielo avesse trafitto con un coltello e stesse continuando ad infierire rigirandolo nella ferita e spingendolo sempre più forte.
Si sentiva mancare l’aria e per il troppo dolore iniziò a sentire gli occhi riempirsi di lacrime e il panico prendere il sopravvento.
Per l’enormità di quelle emozioni, Miyuki si accasciò a terra mentre, difronte a lei, Ryosei usciva dalla vasca, ancora ricoperto da quel liquido e si avvicinava alla vasca della donna.
Più si avvicinava, più quel dolore dentro di lei cresceva e come se il fiato iniziasse a spezzarlesi in gola, Miyuki iniziò a sentirsi mancare mentre l’uomo, tirava via il corpo ormai privo di vita di quella donna.

“Ryuki, Ryuki ti prego...” fece lui con voce tremante mentre ogni fibra del suo corpo stava andando in mille pezzi facendone sentire ogni frattura anche a Miyuki.
“...non puoi lasciarmi.” Miyuki si accasciò completamente a terra mentre, lottando contro tutto quel dolore, cercava di tenere gli occhi aperti per riuscire a vedere ancora poi, quando il dolore lancinante arrivò al limite, stringendo la donna a se e piangendo Ryosei la guardò e disse “Devi svegliarti” e così Miyuki si sentì trascinare via di nuovo.

 

Non appena percepì la fine di quel ricordo, Miyuki aprì gli occhi e si staccò violentemente dal bacio che Bakugou le stava dando e che, a quanto pareva dalla sua reazione, aveva appena sfiorato le sue labbra.
“Miyu-”
“Scusa – si liberò dalla sua presa con il fiato corto e tutto il corpo tremante – scusa” lo guardò terrorizzata mentre dentro di sé continuava a sentire tutte le emozioni di suo padre “devo andare.” e cercando di trattenersi dal piangere almeno fino a quando non si fosse chiusa in camera, Miyuki uscì dalla stanza di Bakugou e lo lasciò lì, in piedi, a chiedersi il perché di quella reazione.

 

 

 

Angolo autrice:

Ed eccomi finalmente qua con il tipo di capitolo che mi piace scrivere di più QUELLO CON I DRAMMI AHAHAHAHAHHAH 
Finalmente si rientra in gioco con le cose brutte, dopotutto per un bel po' vi ho dato solo momenti carini e anche in questo VI HO FATTO PENSARE che sarebbe andato tutto bene e invece da ora in poi SARA' SOLO PEGGIO.
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ve n'è parso e noi ci vediamo al prossimo che già non vedo l'ora di scrivere.

Baci, Ems xx

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Capitolo 32
*** Capitolo trentadue - Pioggia. ***


PIOGGIA



Proprio come la pioggia che per tutto il weekend non aveva continuato a cadere imperterrita, il ricordo che aveva visto quando Bakugou le aveva sfiorato le labbra continuava a tormentarle la mente.

Erano ormai quattro giorni che Miyuki non riusciva a far altro se non continuare a ripetere e ripetere quelle immagini e tutte quelle emozioni dentro di sé e come se fosse definitivamente uscita fuori di testa, aveva iniziato a scrivere su una serie infinita di fogli i suoi pensieri, i dettagli di ciò che aveva visto, ciò che forse le era sfuggito e ciò che stava provando finendo per passare in bianco le notti precedenti al giorno della verifica di inglese.

Con gli occhi completamente arrossati sia per le lacrime che per la mancanza di sonno e le solite occhiaie che periodicamente tornavano a far capolino sotto i suoi occhi castani, Miyuki stava con lo sguardo fisso sulla verifica mentre, cercando di scacciare via i pensieri almeno per quell’ora e mezza, sperava di riuscire a portare a termine quel test in maniera, se non eccellente, almeno decente.
Tutto ciò che le frullava in testa però sembrava non volerla far concentrare e a quello, si univano poi, come perfetti tasselli di un puzzle, le richieste di aiuto di Kirishima e le occhiate miste tra serietà e preoccupazione di Bakugou che, da quando lei aveva lasciato la sua stanza in preda al panico, non era riuscito in nessun modo ad avvicinarla di nuovo poiché, come se la sua presenza la terrorizzasse, ogni volta lei trovava una scusa per cambiare strada o defilarsi il prima possibile.

“Devi concentrarti” asserì a bassa voce chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo mentre, nella sua mano destra, la penna nera che stava tenendo tremava a causa del tremolio di tutto il braccio.
Shoto s’inclinò leggermente sulla sedia mentre Present Mic era distratto nel controllare alcuni fogli, probabilmente altri compiti.
“Vuoi una mano?” lei aprì gli occhi e accennando un sorriso scuoté la testa.
“Sicura?” insisté lui mentre si rigirava a guardare il suo foglio dato che il professore aveva iniziato a guardare tra gli alunni.
Miyuki batté la penna sul banco due volte sperando che lui capisse si trattasse di un “sì” e poco dopo, fatto un altro respiro profondo, prese il foglio tra le mani e iniziò a sforzarsi di prestare attenzione a ciò che le veniva richiesto.
Una volta focalizzatasi solo sul compito, Miyuki si rese conto che non era per niente difficile e, guardando con la coda dell’occhio alla sua destra, si sentì terribilmente in colpa per essersi fatta risucchiare dai suoi problemi e aver ignorato totalmente Kirishima e il suo bisogno d’aiuto con l’inglese.

Intenta a non volerlo fare fallire completamente, Miyuki iniziò a tamburellare con il piede per terra nell’attesa che Present Mic tornasse a farsi gli affari suoi e quando finalmente lo fece, dopo aver compilato tutti e venti i quesiti in meno di quindici minuti, colpì l’amico con una piccolissima scintilla per farlo girare.

Incassata la piccolissima scossa, Kirishima spostò immediatamente le pupille su di lei rimanendo con la testa immobile per non far percepire il minimo movimento al professore.
Senza distogliere lo sguardo dalla schiena di Shoto, Miyuki mimò con le mani il numero del quesito ed essendo tutti a crocette, tamburellò con i piedi quattro volte per fargli segno che la prima risposta fosse la D.

Continuò così fino alla fine del compito quando ormai, dopo aver passato almeno altri dieci minuti con gli occhi sulla schiena del compagno, sarebbe stata in grado di disegnarne la figura anche da bendata.
Finito di aiutare l’amico e felice di averlo fatto così da non perdere la scommessa con Bakugou ed essere costretta a passare una notte in camera sua, anche se, in altre circostanze, probabilmente avrebbe rimpianto quella sua scelta, Miyuki gli fece il segno del pollice all’insù e prima che suonasse la campanella si alzò per andare a consegnare il suo compito.
“Oh, finalmente qualcuno consegna” esclamò il professore sorridendole e prendendo il foglio; Miyuki accennò un sorriso e senza dir niente fece per tornare al suo posto ma, proprio dietro di lei, Bakugou che forse stava aspettando solo che lei si alzasse poiché sicuro del fatto che lei avesse finito di compilarlo, come lui, almeno un’ora prima, la guardava con espressione seria mentre porgeva il foglio a Present Mic.
Come se il suo sguardo le avesse perforato la nuca, Miyuki prese a guardare altrove e sempre rimanendo in silenzio tornò a sedersi al suo posto mentre Shoto si alzava per andare a consegnare.

“Pensavo avessi bisogno di aiuto.” le disse poi a bassa voce quando tornò a sedersi; Miyuki corrugò la fronte “Io avevo finito già dieci minuti dopo la consegna ma non vedendoti scrivere ho preferito aspettare per vedere se ti servisse una mano” continuò sempre guardando davanti a sé per non destare sospetti.
Miyuki sorrise e abbassò lo sguardo “Va tutto bene?” le chiese Shoto inclinando nuovamente la sedia per potersi avvicinare di più “E’ da un po’ che non parliamo e mi sembri parecchio distratta.”
“Sì – annuì – va tutto bene è solo che, - sospirò – ultimamente sto avendo un po’ di problemi a dormire.” incrociò le braccia sul banco e si fece più in avanti in modo che lui la sentisse anche se stava parlando a voce bassissima.
“Se hai bisogno sai che puoi parlare con me.” lei arrossì.
“Ti ringrazio” portò lo sguardo su Kirishima che sorridendole le fece il pollice all’insù e si alzava per andare a consegnare il suo compito – non glielo aveva fatto fare tutto giusto, sarebbe stato troppo sospetto data la media poco decorosa dell’amico però Miyuki era sicura di averlo fatto arrivare almeno alla sufficienza il che, bastava per farle vincere la scommessa.

“Non ringraziarmi” rispose Shoto; lei tornò a guardarlo “ho una brutta notizia per te.”
“Del tipo?” chiese lei un po’ allarmata.
Shoto ridacchiò “Mio padre vuole vederti.” e spingendogli la sedia per farlo rimettere dritto Miyuki scuoté la testa “Sei un coglione, - lui rise – mi hai fatto morire.”

Finiti anche gli ultimi dieci minuti a disposizione per consegnare la verifica, tutti si alzarono per portare i loro fogli al professore mentre, chi aveva già consegnato, era stato invitato ad uscire dall’aula per andarsi a preparare per gli allenamenti giornalieri.
“Comunque – riprese Shoto quando finalmente furono fuori dall’aula – come ti dicevo mio padre mi ha chiesto di riferirti che vuole vederti” si appoggiò alla finestra che stava di fronte alla porta della loro aula.
Miyuki incrociò le braccia al petto “Sì, ti avevo sentito – gli sorrise – quando vuole che ci vada?” gli chiese poi mentre, dietro di loro, accompagnato da un Kirishima parecchio felice, Bakugou si avvicinava lentamente poiché voleva riuscire ad ascoltare senza farsi notare – cosa impossibile dato l’altro che continuava a saltellare e sprizzare felicità ad ogni passo.

“Domani pomeriggio alle due e mezza va bene?” Bakugou corrugò la fronte, che si stessero dando appuntamento per la combo? Ripensandoci loro alla fine non avevano più fatto nulla a riguardo.
Miyuki annuì “Non dovrei avere nessun altro impegno.” rispose poi con un po’ più di leggerezza nel cuore, l’incontro con Endeavor capitava proprio al momento giusto.
“Perfetto, allora domani ci vediamo direttamente dopo scuola” Bakugou distolse lo sguardo dai due, stavano sicuramente parlando della combo.

Una volta usciti tutti dall’aula, in gruppo si avviarono verso gli spogliatoi e dopo aver indossato le divise sportive, si ritrovarono all’interno della palestra come ogni giorno da quando erano iniziate le lezioni.
Mettendosi un po’ in disparte, Miyuki iniziò a riscaldare i muscoli con aria assente.
Continuava a pensare a ciò che aveva visto e non sapeva se portare tutti i fogli che aveva lasciato sparsi nella sua stanza all’incontro dell’indomani.
“Oi” la voce di Bakugou la distolse dai pensieri “possiamo parlare?” lei corrugò la fronte – se Bakugou Katsuki voleva parlare la situazione doveva essere davvero tragica.

Vedendo che lei non rispondeva, Bakugou fece qualche altro passo verso di lei “Se il motivo per cui hai scelto di passare alla combo con Shoto è ciò che è successo Venerdì – Miyuki spostò lo sguardo sull’amico che si stava riscaldando un po’ più avanti, li aveva ascoltati? - sei una stupida perché come vedi non ho più nulla” continuò alzandosi la maglietta e mostrandole la pelle del suo addome completamente intonsa.
Miyuki tornò con lo sguardo su di lui, non aveva nemmeno sentito l’appellativo con cui si era riferito a lei ma nel vedere che tutti quei lividi fossero spariti, si sentì un po’ meglio.
“Come ti avevo detto sarei andato da Recovery Girl” riprese abbassandosi la maglietta “perciò non hai più motivo di stare in pena per me.” si mise le mani in tasca e la guardò serio.
Lei continuò a guardare la sua pancia ormai coperta dalla maglietta, la vista dei suoi addominali l’aveva colpita proprio nel punto in cui aveva rinchiuso la sua voglia di baciarlo e toccarlo per paura di vedere altri ricordi dolorosi come quello o forse di più.
“Possiamo allenarci noi per la combo?” lei lo guardò per un istante.
“Non ci stavamo mettendo d’accordo per quello – ammise; lui la guardò confuso – mi ha detto che suo padre vuole vedermi e mi stava chiedendo per che ora mi andasse bene andare in agenzia da lui.” prese a rifare stretching.
“Allora alleniamoci oggi pomeriggio” fece lui avvicinandolesi ancora come se non riuscisse a starle così lontano dopo tutto ciò che c’era stato sere prima.

Miyuki lo guardò di nuovo “Non posso” distolse lo sguardo; Bakugou allargò le braccia “Perché?!” sbottò con tono forse troppo alto dato che alcuni dei loro compagni si girarono per vedere con chi se la stesse prendendo.
Miyuki lo guardò di nuovo e notando chi si fosse girato asserì “Perché oggi aiuto Kaminari con il suo quirk” lo indicò.
L’altro sgranò gli occhi “Davvero?!”
“Sì” gli sorrise e per tutta risposta Kaminari alzò il pugno sopra la testa e saltellante andò a dirlo agli altri.
Bakugou tornò con lo sguardo su di lei, era palese che quella fosse una cosa organizzata sul momento, se l’avessero organizzato prima Kaminari non avrebbe reagito in quel modo.
Perché mi stai evitando” Miyuki si sentì sprofondare sotto terra.
Già, perché lo stava evitando? Dopotutto non era detto che se l’avesse toccato di nuovo avrebbe visto qualcos’altro, come non era nemmeno detto che, nel caso, sarebbe stato ugualmente doloroso.
Allora perché continuava a farlo? Forse perché non voleva che quella cosa meravigliosa che c’era tra di loro finisse per diventare un altro dei suoi incubi.

A quella domanda, come tante altre delle sue, Bakugou non ottenne risposta. Dopo averglielo chiesto infatti, il professor Aizawa era entrato in palestra e aveva richiesto l’attenzione di tutti chiedendo loro di posizionarsi in riga davanti a lui.
Come si aspettava, Miyuki non si era andata a posizionare accanto a lui ma bensì tra Shoto e Midoriya e quando l’aveva guardata per qualche momento, l’aveva vista ridere a chissà quale grande battuta di Shoto.
Perché doveva esserci sempre lui quando tra loro le cose si incasinavano e perché doveva continuamente provare quell’orribile gelosia nei suoi confronti?
Tuttavia però, in quel caso la sua gelosia era più che comprensibile. Da quando l’aveva lasciato da solo nella sua stanza, Miyuki aveva preso inspiegabilmente ad evitarlo mentre, con tutti gli altri, sembrava la stessa persona di sempre e questo, per Bakugou, faceva ancora più male di tutti i pugni che gli aveva dato quel Venerdì.

“Ehi Bakugou ti va una partita?” chiese quel pomeriggio Kirishima entrando nella sua stanza, ovviamente, senza bussare.
“No.” rispose piatto lui steso a pancia all’insù sul letto.
Kirishima corrugò la fronte “Tutto a posto?” entrò del tutto nella sua stanza e chiuse la porta.
Bakugou lo guardò con la coda dell’occhio “Non mi pare di averti invitato ad entrare” l’altro fece spallucce “Non mi hai detto nemmeno il contrario” asserì poi buttandosi di peso sulla sedia della scrivania e girandosi verso di lui.
“Problemi in paradiso?” ironizzò poi quando Bakugou tornò a guardare il tetto in silenzio.
“Fatti i cazzi tuoi.”
Kirishima sospirò “Okay allora ci ho preso” rise; Bakugou scuoté la testa “Mi piacerebbe sapere che cazzo è successo.”
“Di che parli?” domandò l’amico; l’altro si portò entrambe le mani sulle tempie “Mi sta ignorando completamente da Venerdì pomeriggio – se le massaggiò sperando che il mal di testa che aveva da almeno il giorno prima svanisse – continua a fare come se io la spaventassi.”
“Spaventarla? - domandò Kirishima – Ma se ti ha preso a calci nel culo” scoppiò a ridere ma l’altro lo guardò serio.
“Appunto.” Kirishima smise di ridere “E’ da quando è venuta a chiedermi di vedere come stessi che mi evita. Le ho anche detto di star bene ma continua a scappare… - sospirò – non capisco.”
“Magari si è spaventata lei” asserì l’amico facendo stringendo le spalle; Bakugou si mise a sedere sul letto “Questo è palese – si grattò la nuca – sapessi il terrore che aveva negli occhi quando mi ha visto combinato in quel modo.” lasciò cadere la testa in avanti.

Kirishima si mordicchiò il labbro inferiore “E’ comprensibile però...” commentò; Bakugou girò la testa verso di lui “Dopo tutto quello che ci ha raccontato e il modo in cui combatte è ovvio si sia spaventata per come ti ha ridotto” incrociò le braccia al petto “forse ha avuto paura perché non si è resa conto di quanto ci stesse andando giù pesante finché non ti ha visto.”
Bakugou ripensò a ciò che gli aveva detto e a come sembrasse davvero atterrita da ciò che aveva fatto “E’ probabile che già non le piacesse farlo prima, figurati combinare così te che – ci pensò su per qualche istante – in realtà non ho ancora capito cosa siete però è ovvio che farti così male non debba averla resa particolarmente felice.”

“Sì ma le ho fatto vedere che non ho più nulla” rispose lui “non so che altro fare per far sì che smetta di guardarmi con quell’aria spaventata e che smetta soprattutto di allontanarsi quando mi avvicino” sospirò.
Kirishima gonfiò la guancia destra e aprì le braccia alzando le spalle “Magari è il suo modo per processare la cosa” Bakugou corrugò la fronte.
“Dopotutto anche tu ti sei allontanato da lei per tantissimo tempo e per un motivo molto più stupido di questo – si mise a giocare con una delle penne lasciate sulla scrivania – dovresti darle del tempo.”
“Sì ma quanto? - si alzò – Quanto tempo dovrà passare prima che smetta di guardarmi in quel modo? Mi sento il mostro che terrorizza i bambini la notte” Kirishima corrugò la fronte “Il Baubau?” Bakugou lo guardò male.
“Senti – cercò di tornare serio – non so quanto tempo possa servirle ma l’unica cosa che penso tu possa fare è starle vicino da lontano – si grattò la fronte con l’indice – non so se ha senso.” strinse le spalle.

Bakugou sospirò, aveva senso eccome, il punto era che lui non era in grado di stare accanto ad una persona normalmente, figurarsi a distanza.

Decidendo però almeno di provarci, Bakugou decise che già da quel pomeriggio avrebbe iniziato a fare ciò che gli aveva consigliato Kirishima anche se, più ci pensava più riteneva assurdo il fatto di star seguendo uno dei suoi consigli.
Era terribilmente strano come, raramente, quell’idiota si trasformasse nella persona più saggia e razionale del mondo poi però, gli bastava ripensare al cassetto pieno di preservativi comprati da sua madre per ricordarsi di che tipo di soggetto si trattasse in realtà.
Indossata una tuta pulita e una felpa, oltre al giubbotto, dato che fuori continuava ad esserci un tempo tanto terribile quanto l’aria che si respirava tra lui e Miyuki, Bakugou si diresse a scuola nell’orario in cui lei aveva detto a Kaminari di raggiungerla in palestra.

“Il fatto che stia piovendo è ancora meglio” commentò lei avvicinandosi verso le porte che davano all’esterno “così avremo a disposizione anche l’elettricità che viene da fuori.” continuò mentre le bloccava con delle pietre così che non potessero richiudersi automaticamente.
“Non vedo l’ora di iniziare!” asserì l’altro mentre si sistemava gli occhiali del suo costume; Miyuki gli sorrise e tornò verso di lui mentre Bakugou, silenzioso come un ladro scendeva i gradini degli spalti e si metteva a sedere completamente schiacciato contro il sedile per non rischiare di farsi vedere.
“Allora, fammi un po’ vedere cosa sai fare” lo incitò lei allontanandosi di qualche passo per evitare che lui potesse colpirla; Kaminari annuì e stringendo i pugni fece per prepararsi poi, come se un’idea gli si fosse accesa in testa si girò a guardarla “E se mi scarico subito?”
Miyuki corrugò la fronte “Quanti volt devi perdere prima di-” imitò la faccia che faceva quando si scaricava completamente facendolo ridere.

“Non lo so – rispose poi lui stringendo le spalle – troppi? Troppo pochi? E’ sempre questo il mio dubbio” sospirò.
Miyuki strinse le labbra “Facciamo così – scuoté un paio di volte le mani – iniziamo piano piano.” e avvicinandosi nuovamente a lui prese a concentrarsi solo sul suo quirk elettrico.
Dopo una manciata di secondi, ciò che gli occhi sia di Bakugou che di Kaminari videro, fu un flusso giallo acceso che partendo da sotto lo stivale bianco di Miyuki, iniziava a risalirle la coscia facendo illuminare, come se vi fosse stata accesa una luce, la cicatrice che aveva sotto la coscia destra una volta che vi fu passata sotto.
In seguito, questo flusso salì anche lungo il suo stomaco e illuminò anche la cicatrice che lei aveva sotto la gabbia toracica fino a risalire anche in entrambe le braccia e sul suo volto.
Nel giro di qualche secondo, il corpo di Miyuki fu completamente avvolto dall’elettricità che, con delle piccole scintille, si stava raccogliendo anche nei suoi occhi.
Stupefatto e anche un po’ preoccupato, Bakugou si fece un po’ più su sul sedile mentre Kaminari, di fronte a lei, la guardava con gli occhi sgranati.
“Come fai a fare questa cosa?!” Miyuki lo guardò mentre apriva e chiudeva i pugni per far sì che l’elettricità confluisse lì.
“Con un po’ di allenamento sono sicura che riuscirai a farlo anche tu – gli sorrise – adesso guarda” e facendogli cenno di allontanarsi, si posizionò di fronte alle due porte aperte.
Una volta che Kaminari fu schiacciato contro la parete della palestra, Miyuki iniziò a fare dei respiri profondi e dopo aver trovato il giusto ritmo, allungò il braccio destro verso la porta puntando tutte le dita verso il cielo all’orizzonte.
Poi, come se un terremoto stesse colpendo la palestra, tutto iniziò a vibrare e con esso, le nubi che stavano coprendo il cielo iniziarono a scontrarsi producendo dei tuoni estremamente rumorosi.
Quando poi partì uno dei tuoni più forti, il braccio destro che lei stava tendendo s’illuminò completamente del colore della sua elettricità e poco dopo, un fulmine penetrò l’apertura tra le due porte dirigendosi a gran velocità contro la punta delle sue dita.
Rimanendo immobile, Miyuki lasciò che il fulmine entrasse attraverso la sua pelle e dopo averlo sentito attraversare il suo busto, tirò indietro il braccio destro allungando il sinistro con forza per poterlo rispedire fuori.

Una volta percepito che il fulmine fosse completamente fuori, Miyuki abbassò il braccio sinistro e si girò verso l’amico che, con la bocca spalancata, la stava fissando da quando si era messa in posizione per non perdersi nessun suo movimento.
“E’ un’ottima soluzione se sei a corto di quirk” commentò lei mostrando i pugni che si erano caricati di ancora più elettricità “puoi fruttare quella naturale” continuò avvicinandoglisi.
Kaminari continuava a guardarla stupefatto “Come” disse poi quando riuscì a chiudere la bocca.
Miyuki rise “E’ una questione di concentrazione, tutto quello che vedi – indicò i flussi gialli che continuavano a scorrerle sotto la pelle – non è nemmeno il cinque per cento del mio quirk elettrico. - rise – Diciamo che l’ho usato solo per fare scena” si grattò la nuca.
“E’ fantastico!” esclamò lui “Chissà se posso riuscirci anche io” si guardò le mani dubbioso.
“Siamo qui per questo” rispose lei poggiandogli una mano sulla spalla “iniziamo?”

I due passarono almeno una ventina di minuti di fronte la porta aperta facendo esercizi di respirazione e concentrazione in modo tale che Kaminari potesse iniziare a controllare meglio il suo quirk.
Avendo solo quello, Miyuki era sicura che lui sarebbe riuscito senza problemi a fare ciò che aveva fatto lei poiché, dopotutto, concentrare tutte le proprie forze e allenare un solo quirk lo rendeva molto più potente.
Dopo almeno la settima volta in cui Kaminari fu in grado di far sì che il suo quirk iniziasse a scorrergli sotto la pelle nello stesso modo in cui aveva fatto Miyuki, lei iniziò a spiegargli esattamente cosa doveva fare.
Voleva essere sicura che lui non rilasciasse troppa elettricità troppo velocemente e che facesse uscire il fulmine solo quando questo avrebbe raggiunto la punta delle dita della mano opposta.

Provati e riprovati i movimenti poi, Miyuki gli chiese se se la sentisse davvero e dopo che lui le rispose di sì, lei si allontanò per andarsi a posizionare dove si era messo lui qualche tempo prima, esattamente sotto gli spalti in cui stava Bakugou.
“Okay quando ti senti pronto Kaminari” lo incitò lei sperando che tutto andasse bene. Non era completamente sicura che sarebbe andata bene ma, essendo il suo quirk completamente elettrico, sapeva che se fosse stato colpito non si sarebbe fatto nulla poiché avrebbe semplicemente assorbito l’elettricità del fulmine richiamato da fuori.

Una volta messo in posizione, Kaminari fece esattamente ciò che aveva visto e ciò che Miyuki gli aveva insegnato e dopo aver fatto un paio di respiri profondi aspettò che il suo quirk iniziasse a scorrergli dentro fino alla punta delle dita delle mani prima di allungare il braccio destro verso la porta.
Proprio com’era successo quando lo aveva fatto Miyuki, tutto nella palestra iniziò a vibrare e fuori i tuoni tornarono ad essere ancora più forti.
Quando il braccio, nascosto dalla giacca del costume, e la mano destra di Kaminari si illuminarono come il suo, da fuori un fulmine iniziò a correre a gran velocità verso di lui che però, contrariamente a lei, per la troppa carica iniziò a disperdere volt.
Accortasi di ciò, Miyuki scattò immediatamente in avanti per far spostare l’amico poiché se fosse stato colpito in quelle condizioni – si era quasi scaricato del tutto – il fulmine avrebbe rischiato di ucciderlo invece di venire assorbito.
Conscia del fatto di non poter arrivare in tempo, Miyuki lo colpì con un getto d’aria in modo tale che potesse essere spazzato più a destra ma, quando lui fu abbastanza lontano per non essere colpito, lei si trovò esattamente nella traiettoria del fulmine e venne presa in pieno.

Non appena il fulmine le perforò la pelle Miyuki si sentì come affettare il fianco sinistro e, come era successo qualche giorno prima, nella sua testa riaffiorò uno dei ricordi più dolorosi della sua infanzia.

Era una delle solite volte in cui aveva deciso di risparmiare qualcuno, non ricordava chi, ma sicuramente aveva avuto un buon motivo per farlo e, come da consueto, Shoici l’era andata a chiamare nella sua stanza perché lui voleva vederla.
Quella volta però il tutto si era svolto in maniera diversa. Suo padre sembrava più cupo del solito, come se il fatto che lei avesse risparmiato qualcuno per l’ennesima volta fosse una falla nel suo piano perfetto.
Come se quelle sue prese di coscienza la potessero portare a sviluppare un pensiero diverso dal suo che, con l’andare del tempo, avrebbero mandato in frantumi il suo sogno e tutti i suoi progetti.
Con il senno di poi, quello sguardo diverso non era privo di fondamenta.

Da copione, lui l’aveva fatta spogliare ma, come un attore già bello che avviato nella sua carriera e che sa cosa può permettersi di fare o non fare, suo padre decise di cambiare il suo modo di agire e senza darle il tempo di togliersi anche la parte inferiore dei suoi indumenti, le si era lanciato addosso e le aveva sferrato un pungo nello stomaco facendola andare a sbattere contro le porte in legno che lei si era chiusa alle spalle poco prima.
Con il sangue che iniziava ad annunciarsi facendole sentire un orribile sapore metallico sulla lingua, Miyuki che aveva ancora addosso una gamba del pantalone, si mise a fatica in piedi mentre, nel suo addome, qualcosa non andava come doveva.
Senza proferire parola come invece faceva solitamente, Obscurium avanzò verso di lei e prendendola per i capelli la alzò bloccandola contro la superficie su cui aveva sbattuto poco prima.
Poi, con la mano destra, le aveva afferrato il polso sinistro e l’aveva guardata dritta negli occhi.
“Non sarò io a farti imparare la lezione questa volta” aveva commentato gelido mentre lei, in preda al dolore e alla paura, non riusciva a dire nulla.
Sarà tua madre a farlo” e come se avesse capito dove stava andando a parare, Miyuki iniziò a dimenarsi sotto la sua presa cercando di riuscire a colpirlo a calci.
Purtroppo per lei, le sue gambe erano ancora troppo corte. Aveva solo undici anni.

Stringendo la presa sul suo polso e anche quella sui suoi capelli, Obscurium la fece sbattere tre volte contro la parete e quando Miyuki percepì uno strano calore scenderle giù lungo la nuca per poi continuare sul suo collo, iniziò a sentire la testa girarle e le orecchie fischiare.
“Rilascia il quirk di tua madre.” ringhiò Obscurium qualche istante dopo e non avendo la forza di continuare a combattere, Miyuki si concentrò con le poche forze che aveva e fece sì che dalla mano di cui lui stava stritolando il polso, iniziasse ad uscire dell’elettricità.

Con una freddezza disarmante sia nei gesti che nell’espressione, Obscurium spinse con forza la mano della figlia sotto la sua gabbia toracica e nel giro di qualche secondo, Miyuki sentì il suo corpo come affettato da mille lame.
Si sentì bruciare tutti gli organi e a causa della troppa energia, sentì anche il muscolo del suo cuore come iniziare a sfibrarsi.
Un’elettricità esorbitante iniziò a vibrarle dentro impedendole di respirare e come milioni di aghi, ogni millimetro della sua pelle iniziò a venirne perforata mentre, proprio sotto il suo collo, come un frullatore, si sentiva dilaniare la carne e le vertebre.
Quando poi Obscurium allontanò la mano dal suo petto, lasciò la presa anche dai suoi capelli e facendola cadere a terra di peso aprì la porta e uscì da quella sala lasciandola lì, con un buco che da sotto il petto le sfondava gli organi e la gabbia toracica per poi uscire tra le sue scapole.

“Ti prego apri gli occhi” come ovattata una voce continuava a risuonare nella sua testa.
Non riusciva a muovere un muscolo e quel dolore immane che stava provando le stava facendo tremare ogni cosa.
“Miyuki ti prego apri gli occhi” il tono si faceva via via sempre più vicino e con esso anche il rumore della pioggia che, incessante, continuava a battere contro l’asfalto fuori dalla palestra.
Con ancora quell’ennesimo ricordo vivido in mente, Miyuki tornò a sentire il sapore metallico del sangue sulla lingua e disgustata dalla cosa, corrugò la fronte cercando di deglutirlo via.
“Ehi” Miyuki aprì lentamente gli occhi, quella voce la conosceva benissimo e infatti, quando fu riuscita a mettere a fuoco, davanti a lei, invece di Kaminari, c’era Bakugou che come per il giorno di Natale, stava inginocchiato a terra con lei stretta tra le braccia.

Decisamente sollevata dal fatto di non essere più in quella sala all’età di undici anni, Miyuki contrasse di nuovo i muscoli della fronte a causa delle fitte che provenivano dal suo fianco.
“Dove ti fa male?” le chiese notando la sua espressione dolorante; Miyuki contrasse ancora di più i muscoli data l’intensità che andava aumentando “Il fianco?” fece lui spostando con le dita l’apertura sulla pancia del body del suo costume così da poter vedere meglio.
Quando ci fu riuscito, Bakugou ricoprì subito la zona “Devo portarti da Recovery Girl o ti verrà un’altra cicatrice” asserì poi facendo leva sulle gambe per potersi rimettere in piedi senza lasciare la presa su di lei.
“Kaminari...” provò a dire lei poiché ancora preoccupata per la salute dell’amico.
Bakugou scuoté la testa “Quel coglione sta bene – sistemò meglio le sue braccia attorno a lei – lo hai scaraventato contro il muro e ha perso i sensi. Sta ancora lì” continuò guardandolo con la coda dell’occhio mentre avanzava verso l’uscita per portarla nell’ospedale scolastico “manderò qualcuno a prenderlo dopo.”

Arrivati in infermeria, Recovery Girl che non ne poteva più di vedere lui o lei ogni due giorni lo guardò male quando arrivò con la ragazza tra le braccia.
“Volete smetterla tutti e due?!” sbraitò mentre Bakugou entrava e si avvicinava ad uno dei lettini.
“Non c’entro niente – ribatté lui – almeno questa volta” guardò la ragazza che continuava a stringersi il fianco per il dolore.
La donna sbuffò “Che cosa è successo?”
“Si stava allenando in palestra per un compito del professor Aizawa, era con un nostro compagno e stavano facendo delle prove con il loro quirk elettrico” si sedette sulla sedia accanto al lettino “stava andando tutto bene finché quell’idiota non ha perso il controllo e si è scaricato facendo sì che lei si prendesse il fulmine che stava richiamando per salvarlo” roteò gli occhi.
“E dov’è quest’altro ragazzo?” chiese lei avvicinandosi a Miyuki; Bakugou fece spallucce “Lei lo ha scaraventato contro il muro e ora è svenuto a terra in palestra.”
“Recovery Girl lo guardò “Sta bene” rispose lui “si può concentrare su di lei? E’ lei che è stata colpita e rischia di farsi un’altra cicatrice” le mostrò il punto in cui si vedevano ancora le striature che il fulmine le aveva lasciato sulla pelle.
“Se non c’è il punto d’uscita vuol dire che l’ha presa solo di striscio.” asserì la donna spostando Miyuki per riuscire a vedere meglio “Posso aiutarla con il dolore ma temo che la cicatrice rimarrà comunque.” Bakugou imprecò.

Se solo non fosse stata così testarda da volerlo evitare a tutti i costi, scegliendo persino di aiutare quell’inutilità di Kaminari piuttosto che allenarsi di nuovo con lui per paura di fargli male, adesso sul suo corpo non ci sarebbe un’altra cicatrice e lui non avrebbe rischiato l’infarto lanciandosi di colpo contro di lei per evitare di farla cadere a terra.

Quando Recovery Girl ebbe finito con il suo quirk, come se qualcuno avesse strappato via tutto il dolore che stava sentendo, Miyuki iniziò a sentirsi subito meglio e il fastidioso sapore metallico che le aveva inondato la bocca, svanì nel giro di qualche secondo.
Con le forze che man mano tornavano a circolarle in corpo, Miyuki aprì nuovamente gli occhi e quando finalmente fu in grado di mettere a fuoco, spostò lo sguardo sulla figura che, seduta sulla sedia con i gomiti poggiati sui braccioli e le mani incrociate, teneva lo sguardo basso e stava in silenzio.
Senza fargli notare che fosse sveglia, Miyuki non emise nessun suono e rimase a guardarlo per qualche secondo.
Era sempre più bello ogni volta che il suo sguardo si posava su di lui, con quell’espressione sempre seria e pensosa e i capelli biondi che gli cadevano sulla fronte.
Illuminato poi dalla luce dei fulmini che cadevano a poca distanza l’uno dall’altro, la sua espressione diventava sempre meno seria e le lasciava intravedere un po’ di preoccupazione.
Vedendolo in quello stato, Miyuki non poté non pensare all’ultima volta in cui, mentre lei era in ospedale, lui aveva passato tutto il tempo accanto a lei e, proprio come quella volta, anche adesso non si era mosso da lì.
Era sicura che l’avesse salvata anche quella volta, se non fosse arrivato in tempo forse quel fulmine l’avrebbe presa in pieno e non essendo per niente preparata a rimandarlo via, Miyuki era sicura che non sarebbe sopravvissuta dato che, l’intensità del fulmine richiamato da Kaminari era molto più grande rispetto a quella del fulmine che aveva richiamato lei.

Ripensando a ciò, Miyuki iniziò a guardarsi intorno alla ricerca dell’amico e, inevitabilmente, muovendo le lenzuola, fece capire all’altro di essersi svegliata.
“Oi” fece lui alzando la testa e guardandola “come ti senti?”
Miyuki ricambiò lo sguardo “Bene” e a quelle parole il volto di lui sembrò rilassarsi.
“Si può sapere cosa ti è saltato in mente?” adesso al posto della preoccupazione, ciò che illuminavano i fulmini sul suo volto, era della vera e propria rabbia.
“Che intendi?” chiese lei.
Bakugou si alzò dalla sedia “Che intendo? - allargò le braccia esasperato – Come ti è passato per il cervello che potesse essere una buona idea mettersi a catturare fulmini con quell’idiota inutile di Denki Kaminari?!” Miyuki si schiacciò con la tesa contro il cuscino sperando di sprofondare nel materasso per sfuggire alla sua ira.
“Sei per caso impazzita?!” continuò lui “Quello si scarica come un coglione anche quando scoreggia e tu pensi sia una buona idea fargli fare robe del genere!” Miyuki scoppiò a ridere.

“Che cazzo ridi?!” sbraitò lui mentre lei si portava entrambe le mani alla bocca nel tentativo di smettere.
“Sono serio cazzo – abbassò un po’ il tono della voce – non puoi fare queste robe con lui. Non è in grado di gestire tutta quest’elettricità, non al momento almeno.” Miyuki pian piano tornava ad essere seria.
“Se non fossi stato lì a quest’ora saresti morta probabilmente.” il tono della sua voce si fece improvvisamente molto cupo.
“E tu cosa ci facevi lì?” chiese lei che non se n’era per niente accorta.
Bakugou la guardò per un istante prima di distogliere di nuovo lo sguardo “Conoscendo Kaminari immaginavo che non ne sarebbe uscito nulla di buono e poi – s’infilò le mani in tasca e si allontanò dal letto come se, allontanandosi, potesse far diminuire l’imbarazzo che stava iniziando a sentire – dato che non mi permetti di starti vicino, ho pensato di farlo stando un po’ a distanza.” il cuore di Miyuki sprofondò nel suo petto.
“In realtà è stato Kirishima a suggerirmi questa cazzata – lei corrugò la fronte – però se non lo avessi fatto oggi, adesso non staremo qui a parlarne.”

Profondamente colpita dal fatto che per la seconda volta in un giorno solo Bakugou le stesse parlando e le stesse dicendo cosa sentiva, o meglio, le stesse facendo la ramanzina per averlo fatto sicuramente preoccupare, Miyuki abbassò la testa imbarazzata mentre iniziava a sentirsi arrossare le gote.
“Hai davvero dato ascolto a Kirishima?” chiese poi per rompere il silenzio che si era creato tra loro due.
Bakugou, che ora le dava le spalle mentre guardava fuori dalla finestra, strinse le spalle “Non sembrava una cazzata peggiore delle altre.”
“Grazie comunque...” asserì iniziando a giocare con il lenzuolo; Bakugou non rispose, rimase immobile e in silenzio a guardare la pioggia che cadeva.

Come prima, tra i due tornò a calare il silenzio, rotto in parte solo dal rumore della pioggia che sembrava voler accompagnare ogni momento di quella crisi che stavano attraversando.
Era come se essendo instabili loro due, anche il cielo avesse deciso di unirsi lasciando cadere litri e litri d’acqua così da poter lavare via, successivamente, ogni ricordo di quei giorni bui.

“Senti-” fece per dire lei ma Bakugou la interruppe “Senti tu.” Miyuki si fermò e abbassò lo sguardo pronta ad un suo altro rantolo d’ira.
“Devi smetterla di preoccuparti così tanto per gli altri – lo guardò – continui a voler aiutare sempre tutti e finisci, ogni volta – marcò le parole – per essere tu quella in ospedale.”
“Ka-”
“Fammi finire. Volevi che parlassi e adesso mi lasci parlare.” la interruppe ancora continuando a guardare fuori come se la pioggia potesse aiutarlo a trovare le parole giuste.
“Perché mi stai ignorando? Perché scappi via come se avessi paura di me? - Miyuki abbassò lo sguardo mentre il suo cuore sprofondava sempre di più – Ogni volta che ti guardo da Venerdì, è come se fossi terrorizzata da me.”
Abbassò la testa “Non è di te che ho paura.” rispose lei facendo fatica a causa del peso di quelle parole.
Bakugou rimase immobile, spostò solo le pupille in modo tale da poterla vedere con la coda dell’occhio “E’ di me che ho avuto paura. - ogni parola pesava una tonnellata – Perché mentre ti colpivo ho iniziato a sentire di nuovo la stessa voglia di vincere che sentivo quando combattevo a casa mia, quando combattevo per vivere.”
“Ho sentito di nuovo tutte quelle sensazioni e sono tornata a combattere con l’intento di far fuori il mio avversario e - sentì gli occhi iniziare a pizzicare – l’idea di poter fare a te ciò che ho fatto a tutti gli altri, ha fatto sì che io rivedessi il mostro che sono stata per anni.” le lacrime iniziarono a rigarle le guance per poi cadere e bagnare il lenzuolo appena sotto di lei.
“Non è te che guardo con terrore – continuò – ma il mio riflesso nei tuoi occhi, - Bakugou sentì un tonfo al cuore – per questo ti sto evitando.”

“Non ti facevo così stupida.” Miyuki lo guardò e in quel momento la luce di un fulmine caduto in lontananza illuminò di nuovo la stanza e, con essa, anche il volto di Bakugou che si rifletteva contro il vetro.
“Pensi davvero che io ti veda come un mostro solo perché mi hai preso a pugni? - scuoté la testa – Dovrei essere visto come tale anche io allora dato che, nemmeno una settimana fa ho rischiato di ucciderti.”
“E’ diverso.”
“Smettila! - lei sobbalzò, l’ospedale era fin troppo silenzioso e la voce di Bakugou rimbombò in tutta la stanza – Per cosa è diverso?!” continuava a guardare verso fuori come se, non guardandola negli occhi, lui riuscisse a tirare fuori tutto ciò che aveva dentro e che si bloccava, all’altezza della gola, quando invece i loro occhi s’incontravano.
“Tu hai sempre combattuto per vivere-”
“Io ho ucciso per vivere” ribatté lei “più di dodicimila persone. - le lacrime continuarono a scendere – E se non fossi scappata forse sarebbero state ancora di più. Mio padre ha fatto sì che io diventassi una macchina da guerra e – il respiro iniziava a farsi a singhiozzi – e se avessi perso il controllo solo un altro po’, sarei stata io ad ucciderti Venerdì.” Bakugou strinse il pugno destro.
“E’ diverso perché tu non eri consapevole di cosa stessi facendo mentre, - abbassò la testa – io sì.”

“Ogni volta che mi guardo allo specchio vedo sempre quell’ombra che mi sta agganciata addosso – si strinse la mano destra sulla spalla sinistra – che mi guarda e che compiaciuto continua a ricordarmi di tutti quelli che ho ucciso negli anni e, se stupidamente ho pensato che fosse andato via perché, - deglutì cercando di riuscire a tirar fuori le parole forse più difficili di sempre – stando con te avevo iniziato a sentirmi una persona normale, - il cuore di Bakugou accelerò un po’ - quando ho visto quello che avevo fatto è stato come se fossi tornata alla realtà dove, essere normale, a quanto pare, non è una cosa adatta a me.”
“Non sarò mai normale – iniziò a singhiozzare – sarò sempre la figlia di Obscurium, il mostro che ha ucciso dodicimila persone e che – la voce le si spezzò in gola – ha rischiato di uccidere anche te.”

Un tuono più forte di tutti gli altri fece vibrare i vetri delle finestre attutendo per qualche secondo il rumore dei singhiozzi di Miyuki.
“Se ti avessi fatto del male – si strinse la mano destra sul petto all’altezza del cuore – non me lo sarei mai potuta perdonare.” Bakugou si girò verso di lei.

“Se a causa mia tu, Shoto, Kirishima o chiunque altro, - iniziò a chinarsi su sé stessa in preda al dolore che le stava stritolando il cuore – io non potrei mai-” le lacrime la interruppero ancora e Bakugou che non aveva capito per niente cosa stesse provando lei fino a quel momento, si sentì più idiota di Kaminari nel non aver fatto come gli aveva suggerito Kirishima ossia lasciandole il suo tempo per metabolizzare la cosa.

Con la testa china su sé stessa e la mano stretta sul petto, Miyuki continuò a piangere poiché le lacrime le impedivano di parlare e Bakugou, con il cuore che ormai si era fatto più piccolo di una nocciolina, si avvicinò nuovamente al lettino e ignorando completamente anche il doverle stare vicino da lontano, le afferrò il polso sinistro per poi, iniziare a tirarla giù dal letto lentamente e, una volta in piedi, abbracciarla con tutte le forze che aveva.
Non era in grado di starle vicino a distanza, non era in grado di starle lontano e basta.
Avrebbe continuato a starle accanto fisicamente, anche se lei non avrebbe voluto baciarlo per chissà quanto, l’avrebbe comunque stretta a sé perché quello era l’unico modo in cui lui era davvero in grado di farle capire che c’era.

Con ancora la mano destra sul petto, Miyuki lasciò che Bakugou la tirasse a sé e quando la sua fronte fu di nuovo contro il suo petto lei si lasciò affondare mentre le braccia di lui l’avvolgevano completamente.
Aveva ancora paura di finire di nuovo in quella dimensione, aveva ancora paura di sentire di nuovo sensazioni ed emozioni così forti da farle mancare il fiato ma ciò che la spaventava più al mondo, da un mese a quella parte, era la paura di perdere quegli abbracci.

 

Rimasero immobili al centro della stanza per un bel po’ mentre fuori il temporale sembrava scemare come se, una volta vicini di nuovo, stretti in quell’abbraccio, il cielo fosse pronto a portar via ciò che li aveva allontanati per l’ennesima volta lasciando spazio solo alla consapevolezza che, da quel momento, forse le cose sarebbero state un po’ diverse o, perché no, migliori.

 

 

 

Angolo autrice:

Io finisco sempre per pubblicare ad orari INDECENTI AHAHAHAH spero che mi vogliate bene lo stesso però TwT
Questo spazio sarà breve perché non ho molto da aggiungere a parte che siamo solo al secondo ricordo di QUATTORDICI che ancore ne devono venire quindi, vedete di tenervi pront*!
Detto ciò, se volete fatemi sapere che ve n'è parso, lasciate una stellina e rimanete con me fino alla fine!
Baci, Ems xx

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Capitolo 33
*** Capitolo trentatré - Calamite. ***


CALAMITE



Tornati a casa una mezz’oretta più tardi, dopo che anche Kaminari fu rimesso in sesto, Miyuki salì nella sua stanza e dopo aver preso i libri per mettersi a studiare, scese al piano di sotto per farlo in soggiorno dato che sulla sua scrivania, come sul suo pavimento e sul letto, regnava il caos.

Aveva deciso di non dire a Kaminari di essere stata colpita dal fulmine che lui aveva richiamato e quando lui le aveva chiesto come mai fosse in infermeria, lei aveva semplicemente risposto che dopo aver assorbito il fulmine e averlo ributtato fuori, si era scaricato completamente ed era quello il motivo per cui non ricordava la cosa.
Facendo leva su quello poi, Miyuki gli disse che forse quello non era l’attacco più adatto a lui ma che di sicuro, in futuro, avrebbero lavorato su qualcosa di diverso.
Aveva capito che Kaminari si sentisse un po’ a disagio già di suo per la sua incapacità di controllare le perdite di energia e non le andava di fargli pesare anche il fatto che, a causa di ciò, lei aveva rischiato grosso nemmeno un’oretta prima.
Ovviamente Bakugou non era d’accordo con quella balla, non capiva perché Miyuki dovesse evitare di dirgli la verità solo per non ferire i suoi sentimenti facendolo sentire, giustamente, come un coglione ma dato che lei avrebbe comunque fatto come voleva, decise di reggere il gioco e di darle corda mentre gli raccontava i particolari completamente inventati di com’era andato quel pomeriggio.

“Non dovresti riposare?” domandò Bakugou vedendola scendere di nuovo con in mano una pila di libri e quaderni alta almeno quaranta centimetri; Miyuki li posò sul tavolo “Domani pomeriggio non potrò studiare, chissà quanto tempo perderò da Endeavor quindi devo portarmi avanti” fece spallucce e tornò al piano di sopra per prendere il portatile.
Tornata per l’ennesima volta giù, Bakugou continuava a guardarla appoggiato con la schiena sull’isola della cucina mentre in mano teneva un bicchiere di succo d’arancia.
Sistemato tutto l’occorrente, Miyuki accese il portatile e come se tutto ciò che le aveva riempito la testa fino a quella mattina fosse stato polverizzato dall’elettricità del fulmine che l’aveva colpita, si mise a studiare con la sua solita concentrazione mentre, alla sua sinistra il ragazzo finiva di bere e saliva al piano di sopra.

Qualche istante dopo, come lei, anche Bakugou tornò al piano di sotto con tutto l’occorrente per studiare e proprio come aveva fatto quando lei stava aiutando Kaminari e Kirishima, si sedette con lei a studiare, questa volta però scegliendo di metterlesi accanto.

Seduti l’uno accanto all’altra, in religioso silenzio, i due iniziarono a studiare senza distrarsi un secondo mentre, quasi inconsciamente, pian piano i loro corpi iniziavano a tendere verso l’altro, come se attratti da una calamita.
Per almeno una buona mezz’ora, tutto il piano di sotto di quel dormitorio fu avvolto da un silenzio quasi innaturale, interrotto solo dal ticchettio delle loro dita sulla tastiera del computer e dal rumore delle penne che venivano poggiate sul tavolo per poter trascrivere il tutto in digitale.
Poi, come se fossero sincronizzati, su entrambi i loro schermi comparve la notifica di una nuova mail proveniente dalla scuola ed entrambi, con la stessa espressione confusa e gli stessi movimenti, andarono per aprirla.

“Ah – fece Miyuki – non credevo che Present Mic avesse già corretto le verifiche” continuò scorrendo lungo la lista dei nomi per riuscire a vederne l’esito.
Come si aspettava, era ovviamente riuscita a passarla con il massimo dei voti e quando fece per andare a controllare quello dell’amico, dal piano di sopra iniziò a provenire un enorme baccano che dal corridoio maschile schizzava verso quello femminile e che, come se non avesse trovato ciò che cercava, si dirigeva a tutta velocità al piano di sotto.
Come un treno in corsa, Kirishima saltò gli ultimi cinque scalini della rampa di scale e si catapultò si Miyuki abbracciandola ed urlando di gioia di essere riuscito a passare il test.

“L’ho passato!” continuò a ripetere mentre la stritolava tra le braccia e iniziava a darle dei baci sulla guancia sinistra “Guarda!” esclamò poi chinandosi su di lei, finendo per schiacciarla contro la superficie in legno, mentre con il mouse saliva l’elenco fino ad arrivare al suo cognome.
“Ho preso la sufficienza!” si alzò permettendole di tornare a respirare adeguatamente.
“Abbiamo vinto la scommessa!” fece indicando Bakugou, il quale, per tutta risposta, gli alzò il dito medio contro.
Miyuki rise “Sapevo che ce l’avresti fatta!” gli sorrise ancora un po’ imbarazzata per tutti i baci che le aveva lasciato in faccia; Kirishima fece un respiro di sollievo e incrociò le braccia dietro la testa “Senza il tuo aiuto non ce l’avrei mai fatta oggi, - Miyuki si girò verso Bakugou con aria trionfante – fortuna che hai deciso di suggerirmi”.

Al suono di quelle parole l’espressione vittoriosa di Miyuki mutò immediatamente, insieme a quella di Bakugou che da infastidita s’illuminava come se avesse vinto alla lotteria.
“HA!” esclamò alzandosi di scatto dalla sedia e sbattendo la mano di piatto sul tavolo, come un investigatore che ha risolto un caso importante, facendo traballare sia le penne che i computer; Miyuki si lasciò cadere sul tavolo poggiando la fronte sull’avambraccio destro “L’hai passata barando!” lo indicò ghignando “Il che vuol dire che tu – si abbassò sul tavolo per poterla guardare negli occhi – hai perso.”
Miyuki alzò la testa da sopra il suo braccio quel tanto che bastava per vedere l’iride rossa di lui luminosa come se qualcuno gli stesse puntando un faro contro e sospirando si girò verso Kirishima che ora, al posto della gioia, aveva in volto un’espressione decisamente colpevole.
“Aspetta però – si avvicinò – vinceva se io avessi passato la prova-”
“Se l’avessi passata lealmente!” rispose lui rialzandosi per guardarlo “Sapevo che non avresti resistito e che l’avresti aiutato alla fine!” guardò di nuovo Miyuki che teneva la fronte poggiata contro il palmo della sua mano destra e che, divertita, la faceva oscillare a destra e a sinistra.

“Oh dai non l’avrei mai passata da solo!” si lagnò Kirishima dispiaciuto di averla fatta perdere dopo tutto il tempo che aveva impiegato nello spiegargli le cose ancora e ancora.
“Appunto” rispose Bakugou rimettendosi a sedere “sapevo già che avrei vinto – alzò un sopracciglio – ma è stato divertente vedervi provare” concluse chiudendo la finestra delle mail senza nemmeno controllare il suo voto – sapeva benissimo di aver preso il massimo.

Qualche minuto dopo, quando Kirishima fu tornato in camera sua a seguito di una rassicurazione da parte di Miyuki di non avercela con lui, Bakugou iniziò a pavoneggiarsi accanto a lei distraendola dagli esercizi che stava facendo.
“Si può sapere cos’hai tanto da ridacchiare?” gli chiese senza distogliere lo sguardo dal foglio; Bakugou strinse le spalle “Niente – appoggiò i palmi delle mani al bordo del tavolo e si spinse all’indietro con la sedia per poi alzarsi e appoggiarsi allo schienale di quella di Miyuki – sono felice tu abbia perso.” asserì poi quando fu vicino al suo orecchio.

Miyuki fu colpita da un brivido lungo la schiena e mentre lui si avvicinava al frigo per poter prendere qualcosa da mangiare, lei scuoté la testa “Non dormirò nella tua stanza.”
Bakugou la guardò divertito “Ah no?” aprì il frigo e ne tirò fuori un contenitore con qualcosa che aveva già preparato la sera prima; Miyuki continuò i suoi esercizi “No.”
Prendendo un boccone di quella pietanza, Bakugou iniziò a masticarlo per poi mandarlo giù “Scommettiamo che sta notte dormirai con me?” lei roteò gli occhi, ogni volta che si riavvicinava a lui, Bakugou finiva sempre per approfittarsene anche se, in realtà, la cosa non le dispiaceva per niente.
“Scommetti quello che vuoi ma questa volta non vincerai così facilmente.” rispose poi controllando che il risultato fosse giusto e spuntando il numero dell’esercizio soddisfatta quando questo combaciava con quello sul libro.

Passata l’ora di cena Miyuki salutò tutti i suoi compagni e si diresse in camera sua per potersi fare una doccia e mettersi sotto le coperte dopo quell’ennesima giornata estenuante.
Era ancora sconvolta da come nel giro di qualche giorno la sua vita fosse di nuovo precipitata in un dirupo e non poteva credere a quanto stupidamente si fosse lasciata guidare dai sentimenti finendo per dimenticare la realtà delle cose.
Solo qualche tempo prima aveva riorganizzato le sue priorità e invece, nemmeno qualche giorno dopo era tornata a mettere Bakugou al primo posto e tutti i casini con suo padre all’ultimo e forse era stato proprio questo a rendere quel ritorno alla realtà così doloroso.
Doveva cercare di sforzarsi di trovare un equilibrio dato che non le faceva bene né concentrarsi troppo su suo padre né concentrarsi troppo su Bakugou, anche se, la seconda era molto più difficile della prima.

Come poteva non incentrare tutte le sue energie su di lui se le bastava guardarlo per far sì che ogni preoccupazione e pensiero svanisse nel nulla?
Come poteva tornare a preoccuparsi solamente di suo padre se, ventiquattro ore su ventiquattro, Bakugou la cercava, la guardava e la toccava facendo sì che anche lei avesse voglia delle stesse cose?
Era come un’enorme calamita che la attirava a sé senza il minimo sforzo, come se ogni volta che lei entrasse nel suo raggio d’azione, lui riuscisse a catturarla senza muovere il minimo muscolo e anche quando erano distanti, per un motivo o per un altro, lui trovava sempre il modo di raggiungerla, esattamente come quel pomeriggio.

Era bellissimo e sfiancante allo stesso tempo. Voleva continuare ad essere il polo opposto della sua calamita ma voleva anche tornare a focalizzarsi su tutto ciò che l’aspettava e che sicuramente stava ad osservarla nascosto chissà dove.
Non poteva permettersi di uscire dai binari e dimenticare tutto come aveva fatto in quelle ultime settimane in cui, la preoccupazione più grande per lei, era stato il comportamento di Bakugou.
Doveva riuscire a conciliare entrambe le cose perché senza di lui era appurato che non riuscisse, né tanto meno volesse, stare ma non poteva né voleva mettere di lato Obscurium e i suoi scagnozzi perché se no, all’arrivo di un’altra visione così dolorosa come quella di quel Venerdì, forse non sarebbe riuscita a tornare indietro.
E forse nemmeno quella volta era riuscita a farlo del tutto dato che nella sua testa, ogni volta che rimaneva da sola, tornavano degli spezzoni di quel laboratorio, quella donna e quell’esplosione.

Miyuki fece un respiro profondo e trattenendo il fiato s’immerse completamente nell’acqua con cui aveva riempito la vasca e sulla quale galleggiavano tantissime bollicine causate dal bagnoschiuma alla vaniglia che aveva spremuto qua è la nel liquido.
Non appena la sua testa fu completamente sott’acqua, soffiò con le narici spingendo il suo quirk d’aria fino a creare una bolla attorno alla sua testa e quando questa fu finita, riprese a respirare normalmente.
Fece dei respiri lunghi e profondi mentre sulla sua testa i capelli iniziavano ad ondeggiare e mentre sentiva scivolarle addosso un po’ di tensione, continuò a pensare a ciò che era successo quel pomeriggio e a quanto fosse stato effettivamente rischioso voler provare una cosa del genere.
Non perché avesse deciso di provarlo con Kaminari, aveva un’ottima opinione di lui e della sua capacità di gestire un quirk tanto difficile quanto quello, ma più che altro per il fatto di averci provato senza badare alle dovute precauzioni.
Se lei avesse perso il controllo o se Kaminari fosse finito per rilasciare più elettricità di quanta non ne avesse rilasciata prima di scaricarsi, quella palestra sarebbe stata inagibile per un bel po’ a causa dell’elettricità residua e il fatto che lei non si fosse nemmeno accorta della presenza di Bakugou, le fece capire ancora di più quanto fosse stata imprudente.
Era sempre stata abituata a fare cose folli a casa sua semplicemente perché quell’edificio era stato costruito apposta e chiunque sapeva che mentre lei si allenava non doveva entrare nessuno se non voleva rischiare la vita mentre, qualche ora prima, lei non aveva avvertito nessuno della pericolosità delle sue azioni e se uno dei suoi compagni o qualche professore fosse entrato al momento sbagliato, di sicuro quella giornata sarebbe finita in modo completamente diverso.

“Devo stare molto più attenta...” asserì una volta tirata la testa fuori dall’acqua e diradata la bolla che gliel’avvolgeva.
Fatto un altro respiro profondo, Miyuki immerse nuovamente la testa questa volta solo fino a sotto il naso e portandosi le braccia attorno alle ginocchia, chiuse nuovamente gli occhi per continuare quella sua sessione di relax ma, purtroppo per lei, il silenzio che si era creato tra il bagno e la sua stanza, condito dal profumo del bagnoschiuma e delle candele che aveva acceso qua e là, fu interrotto dal bussare di qualcuno contro la sua porta.

Un po’ allarmata e in imbarazzo poiché temeva che chiunque avesse bussato entrasse senza aspettare una sua risposta, Miyuki riemerse dall’acqua e cercando di non scivolare per la velocità con cui stava uscendo dalla vasca, si avvolse l’asciugamano attorno al corpo e indossando le pantofole per non bagnare il pavimento della sua stanza si diresse verso la porta con i capelli ancora completamente bagnati e gocciolanti.

Rimasta ancora in silenzio e sperando che chi l’avesse cercata fosse ancora lì, Miyuki aprì la porta e, forse a causa della temperatura troppo alta dell’acqua in cui era stata fino a poco prima e dell’atmosfera data dalle canderle che illuminavano il bagno e la sua stanza di una flebile luce arancione, quasi si sentì mancare il respiro quando davanti a lei si ritrovò la figura di Bakugou che, con il collo teso verso la sua sinistra mentre guardava chissà cosa, stava appoggiato allo stipite della porta con il gomito.
Colpito come da una folata di vento dal profumo della sua pelle e dei suoi capelli che si buttò con prepotenza fuori dalla porta della sua stanza quando Miyuki l’ebbe aperta, Bakugou girò lentamente la testa verso la porta e rimase a fissarla per qualche secondo prima di accorgersi delle sue condizioni.

Come se all’improvviso, fuori dalla stanza di Miyuki si fosse accalcata gente per poterla vedere, Bakugou sgranò leggermente gli occhi e afferrando la maniglia della porta la tirò a sé per chiuderla.
Miyuki rimase lì un po’ confusa da quel gesto e curiosa di sapere perché, fece per aprirla di nuovo ma, dall’altro lato, Bakugou la stava tirando con forza in modo tale da non permetterle di farlo.
“Si può sapere che stai facendo?” chiese lei bussando sulla porta per farsi sentire; Bakugou spinse di pochissimo la porta verso di lei “Mi spieghi?” fece ancora lei facendo capolino dalla piccola fessura che lui aveva creato.
“Sono le dieci e mezza.” disse lui che ormai stava dando le spalle alla porta; Miyuki corrugò la fronte “E quindi?” non riusciva a capire perché quel ragazzo dovesse rendere ogni loro interazione così complicata.
“Sto andando a dormire.” asserì ancora lui con la mano destra avvolta sulla maniglia.
Miyuki fece spallucce “Mi fa piacere” iniziava a trovare assurda quella situazione.
Bakugou sbuffò e badando bene al fatto che non ci fosse nessuno nel corridoio, si girò nuovamente verso la porta “Vieni o no?” tornò a guardare alla sua sinistra a causa del rumore di una porta che si chiudeva.
“Sai vero che la camera di Mina è qui accanto e che lei starà sicuramente sentendo ogni cosa? - Bakugou guardò la porta accanto a quella di Miyuki – Comunque no” asserì scuotendo un po’ la testa.
Bakugou tornò a guardare verso di lei “Allora vengo io” e senza darle il tempo di reagire, aprì la porta e s’infilò nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle e cercando di guardarla il meno possibile.

Ancora con i capelli bagnati e l’asciugamano avvolto addosso, Miyuki incrociò le braccia al petto e lo guardò un po’ scocciata “Quale parte di non dormirò con te non ti è chiara? - lui fece finta di non averla sentita – Vuoi che ti faccia un disegnino?” continuò mentre lui si dirigeva in silenzio verso il suo letto e iniziava a togliere i fogli che lei ci aveva sparso sopra.
“Dovresti decisamente iniziare a mettere in ordine qua dentro” Miyuki lo guardò incredula “E tu dovresti seriamente iniziare a darmi ascolto. – si girò verso di lei – Torna nella tua stanza.”
Bakugou si sedette sul suo letto “Non puoi mandarmi via se mi addormento qui” e infilandosi sotto le lenzuola, si spinse fino alla parete contro cui era appoggiato e si coprì fin sopra la testa.
Miyuki sbuffò “Fai come cazzo ti pare” alzò le braccia e successivamente tornò in bagno ad asciugarsi chiudendo la porta.

Sperando che al genio che si era infilato nel suo letto non venisse in mente di entrare mentre lei si stava cambiando, Miyuki che ormai dal collo in giù era asciutta aiutata sia dal suo quirk che dall’asciugamano, indossò l’intimo e poi la maglietta pulita che avrebbe usato come pigiama, successivamente tirò il tappo che le aveva permesso di riempire la vasca e mentre questa si svuotava, iniziò a spazzolarsi i capelli mentre, come al solito, faceva sì che si asciugassero grazie all’aria calda che faceva uscire dalla sua cute.

Una volta completamente asciugati, Miyuki sciacquo la vasca dai residui di sapone e iniziò a prendere una ad una le candele che aveva sparso in giro per il bagno per poterle spegnere tutte prima di andare a dormire e pensando seriamente di andare a farlo in camera dell’altro dato che lui si era impadronito del suo letto.
“Quanto ci metti ancora?” la voce assonnata di Bakugou la fece sobbalzare facendole anche cadere dalle mani l’ennesima candela che aveva spento; Miyuki si abbassò per riprenderla e dopo averla recuperata e poggiata sul mobile del bagno si girò a guardarlo e, come prima, sentì come il battito del cuore farsi più veloce alla vista della sua faccia completamente cotta dal sonno in cui, come due fiammelle, continuavano ad essere svegli solo i suoi occhi un po’ arrossati e con le palpebre pesanti.
“Solitamente io non vado a dormire prima di mezzanotte” asserì lei tornando a spegnere le candele mentre l’altro, un po’ barcollante per la stanchezza, la raggiungeva e poggiando il petto contro la sua schiena, lasciava cadere di peso la testa sulla sua spalla.
Miyuki rise “Non mi era parso fossi uno che va a letto presto.”
Bakugou strofinò la fronte nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla “Sono stanco – fece un respiro profondo – non ho dormito molto in questi giorni.”
Lei girò la testa quel tanto che bastava per riuscire a vedere i suoi capelli biondi abbandonati contro la sua spalla, come lei, anche lui non aveva dormito da quel Venerdì sera e vederlo in quello stato la fece sentire un po’ in colpa.
“Sto finendo” asserì infilandogli la mano destra tra i capelli e accarezzandogli la testa “mancano le ultime” e così dicendo prese quelle più vicine a lei e le spense mentre quelle che erano rimaste ancora sulla vasca, fu costretta a spegnerle a distanza con i suo quirk poiché Bakugou sembrava essersi addormentato in piedi contro di lei dato il peso che aveva iniziato a gravare sulla sua schiena.
Non appena anche l’ultima candela fu spenta, Miyuki abbassò lentamente la spalla sulla quale era poggiato lui e tenendolo in equilibrio posandogli la mano sinistra sul petto, spense la luce del bagno e facendo entrare in contatto il suo petto con quello di Bakugou, Miyuki gli avvolse entrambe le braccia attorno alla vita e iniziò a camminare lentamente cercando di spingerlo ad avanzare senza svegliarlo.
Arrivata un po’ a fatica fuori dalla porta del bagno a causa delle dimensioni di lui che, rispetto a lei, erano un po’ più grandi poiché Bakugou era più alto di lei, Miyuki sentì le braccia di lui muoversi attorno a lei e le sue mani accarezzarle il collo e la zona lombare.
“Hai finito?” biascicò lui come se non avesse la forza nemmeno di respirare; Miyuki rise “Sì, sto cercando di farti arrivare sul letto.”
Bakugou alzò lentamente la testa dalla sua spalla come se in quel momento fosse terribilmente pesante, e guardandola con gli occhi semi chiusi portò la sua mano destra sulla sua guancia mentre le sue palpebre, ormai pesanti come macigni, continuavano a chiudersi contro la sua volontà.

Divertita e parecchio intenerita da quella visione così innocente di Bakugou, Miyuki diede le spalle al letto e iniziò a camminare all’indietro trascinandosi il ragazzo che ancora una volta si era addormentato lasciando tutto il suo peso contro di lei.
Arrivata al letto, Miyuki fece per girare in modo che fosse lui quello a finirvi sopra per primo ma, sbilanciatasi a causa del peso di lui, finì per cadere di peso sul letto trascinandoselo dietro e rimanendo bloccata sotto il petto di Bakugou che beatamente sonnecchiava.
“Forza – fece lei prendendolo per i fianchi e alzandolo un po’ - fai un ultimo sforzo Katsuki, ormai sei sul letto” lo incitò mettendosi a ridere per quella situazione surreale.
“Mh...” fece lui e come se la forza di gravità avesse iniziato a tirarlo sempre più giù, Miyuki sentì il corpo di lui farsi più pesante e schiacciarla ancora di più mentre, ridendo, Bakugou spingeva il naso nelle ciocche di capelli di lei che vi si trovavano immediatamente sotto.
“Ma sei sveglio – commentò lei cercando di liberarsi – che infame. Mi hai costretto a trascinarti fino a qui.”
Bakugou accennò un sorriso stanco e portò la sua mano sinistra all’altezza del suo collo per poterle accarezzare la guancia con il pollice “Ho vinto.” commentò poi sempre con voce assonnata.
“Sì – rispose lei sospirando mentre il pollice che l’accarezzava le aveva fatto venire il solletico – per sfinimento però.”
Bakugou rise “Sono imbattibile anche in questo.” e alzando la testa la guardò ancora negli occhi mentre i suoi, pian piano diventavano tutti dello stesso colore delle sue iridi “Stai morendo di sonno” commentò lei che trovava quella sua espressione terribilmente adorabile – non capitava spesso di trovarsi ad interagire con un Bakugou così stanco da non riuscire nemmeno a tenere gli occhi aperti.
Lui annuì e togliendole la mano da vicino il volto fece leva sulle sue braccia per permetterle di spostarsi da sotto il suo peso e mettersi più comoda sotto le lenzuola poi, una volta che si fu sistemata, Miyuki alzò gli strati di stoffa che la coprivano per permettergli di entrare e senza indugiare oltre, Bakugou s’infilò accanto a lei e, successivamente, le si coricò ancora addosso poggiandole la testa sul petto in modo tale che, sotto il suo orecchio, lui potesse sentire il suo battito cardiaco.

“...e sono molto contento del fatto che la maggior parte di voi sia riuscito a superare la verifica con la sufficienza” continuò Present Mic mentre usciva dalla classe e i ragazzi iniziavano a darsi il cinque compiaciuti di essere riusciti a passare.
“Mi dispiace!” asserì Miyuki guardando verso Kaminari che si buttava senza speranze sul banco, aveva completamente dimenticato di aiutare anche lui il giorno prima facendolo finire per essere l’unico, oltre a Mineta a Sero a non essere riusciti a passare il test.
“La prossima volta vedi di studiare di più!” lo canzonò Kirishima dandogli una pacca sulla spalla “Sono sicuro che se ti fossi impegnato di più ce l’avresti fatta” Miyuki scuoté la testa, era facile fare il maestrino dopo che lei gli aveva suggerito le risposte corrette.
“Non riesco a credere che anche Kirishima l’abbia passato” commentò Shoto girandosi sulla sedia e poggiando il gomito sul banco di Miyuki “Anche lui ha preso la sufficienza?” chiese Midoriya entusiasta “Non credevo fosse migliorato così tanto!”
Miyuki rise e si spinse un po’ in avanti sul banco “Lascia stare – si coprì la bocca con la mano – se non l’avessi aiutato avrebbe fallito come gli altri.” lo guardò.
Midoriya strabuzzò gli occhi “Gli hai suggerito?” chiese coprendosi la faccia a sua volta con un libro; lei annuì mentre Shoto scuoteva la testa con dissenso “E’ inutile che fai così! - lo colpì al braccio – Anche tu volevi aiutarmi ieri!”
Shoto tirò via il braccio “Sì ma è diverso – Midoriya rise – lui è un disastro, passarlo di sicuro avrà fatto insospettire il professore!”
Miyuki fece di no con la testa “Pensi sia stupida? - guardò di nuovo Kirishima – L’ho fatto arrivare giusto alla sufficienza. Mi sentivo in colpa perché gli avevo promesso di aiutarlo e poi – diede una veloce occhiata alla schiena di Bakugou appena oltre la spalla di Midoriya – se non l’avesse passato avrei perso una sfida” anche se alla fine l’aveva persa comunque.
“Che sfida?” chiese Midoriya e Miyuki si pentì di averne parlato mentre, davanti a lui, Bakugou che stava ovviamente ascoltando, ghignò nell’attesa di sapere come sarebbe uscita da quella situazione.
Miyuki guardò l’amico per qualche secondo poi, pensando che sarebbe stato meglio non rispondere tornò a guardare Shoto “Comunque penso non avrei dovuto aiutarlo per come si sta pavoneggiando” i tre tornarono a guardare Kirishima che, con il piede destro sulla sua sedia continuava a tessere le sue lodi vantandosi delle sue fantastiche abilità in inglese “al prossimo compito lo lascio fallire per farlo tornare con i piedi per terra.” continuò facendoli ridere e, con loro, facendo ridere anche Bakugou che non vedeva l’ora.

Suonata la campanella, Miyuki e gli altri due si alzarono dal loro posto con gli zaini in spalla e filarono fuori prima che Bakugou potesse fermarla.
Da quando si era svegliato da solo nel suo letto quella mattina, non aveva avuto l’occasione di parlarle nemmeno per cinque minuti dato che, come sempre, lei si era sicuramente svegliata molto prima ed era arrivata in classe almeno un quarto d’ora prima di tutti gli altri.
Era curioso di sapere se oltre ad essersi svegliato da solo, avesse anche dormito come tale dato che, nella sua testa era un po’ confuso il ricordo della sera precedente.
Tutto ciò che ricordava infatti era solo di essere molto stanco e di essersi trascinato verso la sua stanza dove il profumo di vaniglia gli aveva conciliato così tanto il sonno da non permettergli di essere lucido al cento per cento.

Uscito dall’aula pochi istanti dopo di loro, Bakugou la cercò con lo sguardo e quando la vide allontanarsi a gran velocità con Shoto, guardò l’orologio che stava appeso in classe e notando l’orario si ricordò del suo appuntamento con Endeavor.

Arrivata di nuovo, dopo un po’ di tempo, davanti alle grandi porte che la separavano dall’ufficio dell’Hero numero due, Miyuki fece un gran respiro e dopo aver bussato attese che lui la invitasse ad entrare.
Una volta sentita la sua voce, Miyuki abbassò la maniglia e facendo capolino con la testa lo salutò con la mano ed entrò richiudendosi la porta alle spalle.
“Shoto mi ha detto che voleva vedermi” gli sorrise anche se un po’ in ansia, dopotutto Endeavor le incuteva un po’ di timore con la sua stazza e quelle fiamme sempre accese in volto.
Lui però, che era totalmente indisturbato, annuì e le fece segno di sedersi nella solita poltrona in cui, per una settimana, lei non aveva fatto altro che parlare e riparlare dei suoi traumi e dei suoi ricordi e che, in un certo senso, l’aveva fatta sentire come dallo psicologo anche se, con il senno di poi, quelle chiacchierate con lui l’avevano aiutata parecchio a mettere un po’ in ordine le cose nella sua testa.

“Come procede?” chiese lui una volta che Miyuki si fu seduta; lei poggiò lo zaino ai piedi della poltrona “Bella domanda” rispose po ridendo.
Endevor la guardò interessato “E’ successo qualcos’altro?” lei annuì.
“Ho avuto una visione anche con Shoto” arrossì un po’ ripensando a come l’aveva avuta mentre lo abbracciava al buio nella cucina di casa loro “però è stato un ricordo completamente diverso da quelli che ho visto con Bakugou-”
“E’ stato un ricordo felice?” la precedette lui; Miyuki lo guardò con stupore “Sì… - trascinò un po’ la parola – come fa a saperlo?” corrugò la fronte.

Endeavor le porse alcuni fogli “In queste settimane io e le persone che insieme a me sono state ad ascoltarti nella settimana di tirocinio abbiamo pensato e ripensato a ciò che hai detto – lei prese i fogli e iniziò a guardarli con molta attenzione – e a quanto pare avevo visto giusto.” lei lo guardò.
“Sembra, che il tuo quirk di fuoco, come hai sentito dire a quel tipo – Miyuki pensò stesse parlando di Shoici – sia davvero in grado di empatizzare con chi possiede quirk tanto potente quanto il tuo ma per far sì che questo succeda tu devi, sempre basandoci su ciò che hai detto, essere in una condizione psicologica pesante – la guardò – fondamentalmente devi essere parecchio turbata.”
“Turbata?” ripeté lei pensando a come si sentiva la prima volta in cui aveva visto un ricordo con Bakugou “Turbata o comunque in preda a delle emozioni forti.” asserì lui e nella sua testa, Miyuki vide altri pezzi mettersi a posto.

Quel venerdì, il bacio che Bakugou aveva provato a darle era avvenuto mentre lei si sentiva completamente sopraffatta dal senso di colpa per come lo aveva ridotto e anche quando si erano baciati per la prima volta, nonostante lei fosse riuscita a scacciare via la sensazione di risucchio, lei stava provando delle emozioni parecchio intense.
Lo stesso valeva per quando aveva visto il ricordo di sua madre insieme a Shoto, era sia devastata per il comportamento di Bakugou sia stupefatta dalla confessione che l’amico le aveva appena fatto.
L’unica cosa che non quadrava però era perché aveva avuto due tipi di visioni differenti con i due.

“Ha senso per te?” le domandò notando la sua espressione pensierosa; Miyuki annuì “Molto – lo guardò – ma non capisco perché io abbia visto cose diverse?”
“Che intendi?” lui la guardò interessato.
Miyuki fece un respiro profondo “Tutti i ricordi che ho con Bakugou, sono ricordi – ci pensò su – negativi, - era stato difficile ammetterlo – ricordi che mi fanno star male per giorni mentre quello che ho visto con Shoto – arrossì, dopotutto quello era suo figlio – è stato un ricordo bellissimo, credo fosse il primo ricordo che io abbia mai avuto di mia madre.” sorrise al pensiero di quanto quell’immagine le avesse scaldato il cuore.

“Beh, in realtà questo è il secondo punto su cui volevo arrivare” asserì lui che a quanto pare aveva già immaginato la cosa.
Miyuki si mise a sedere in maniera più comoda “Parrebbe infatti che, sia il tipo di ricordo sia il tipo di sensazione che ti lascia, dipendano dall’intensità del quirk di fuoco dell’altra persona.” lei corrugò la fronte.
“Essendo che Bakugou ha un solo quirk di tipo fuoco, anche se diverso dal tuo poiché lui sfrutta le esplosioni – doveva aver studiato nel dettaglio le caratteristiche del suo quirk – la potenza di quel quirk è molto forte, quasi simile al tuo mentre, mio figlio, a causa mia – abbassò lo sguardo – per anni ha scelto di non allenare quella sua parte di quirk prediligendo la parte di sua madre.” la guardò di nuovo.
“Il motivo per cui tu vedi cose diverse con loro due, è perché il tuo quirk empatizza diversamente con loro facendo sì che con Bakugou tu veda ricordi molto forti poiché tale è la potenza del suo fuoco mentre, con Shoto, riesci a vedere solo cose positive perché il suo quirk fa leva su ricordi dall’intensità minore.”

Miyuki lo guardò dritto negli occhi, tutto ciò che stava uscendo dalla sua bocca, per quanto fosse decisamente surreale, aveva senso.

“Tuttavia però non sappiamo se, dato che Shoto ha iniziato a prestare attenzione anche alla sua metà di fuoco prima o poi tu finirai per vedere ricordi dolorosi anche con lui – l’idea non la faceva impazzire di gioia – perciò stavo pensando ad una cosa.”
Lei annuì incitandolo a parlare “Dato che è sicuro quasi al cento per cento che tu veda ricordi dolorosi con Bakugou-”
“Lo è – lo interruppe tristemente – Venerdì scorso ho rivisto qualcosa dopo parecchio tempo.”
Lui corrugò la fronte “Cos’hai visto?”
Miyuki sospirò e abbassandosi sullo zaino tirò fuori l’enorme blocco di fogli su cui aveva scritto per giorni “Ho rivisto il giorno dell’esplosione del laboratorio” glieli porse ed Endeavor li prese con aria molto seria.
“E’ stato devastante – asserì lei – non credo di aver mai sentito niente di più doloroso e, per la prima volta, ho anche visto la donna di cui mi aveva parlato la prima volta che sono venuta qui.”
Endeavor prese a sfogliare i fogli “Non avevo idea di chi fosse, mio padre non l’aveva mai nominata e dopo quello che ho visto posso immaginare il perché però – lui la guardò – c’era qualcosa di strano in lui quel giorno.”
“Strano in che senso?” corrugò la fronte e Miyuki si sporse in avanti sulla poltrona “Era come se lui non volesse farlo – Endeavor posò i fogli sulla scrivania – come se fosse titubante, era anche arrivato a dirle che avrebbe aspettato che loro figlio o – abbassò lo sguardo – loro figlia nascesse per portare avanti il loro sogno ma, a quanto pare, - strinse le spalle – lei non poteva avere figli.”
A quelle parole Endeavor corrugò la fronte “Chi ti ha detto questa cosa?”
Miyuki lo guardò “Lo ha detto lei – incrociò le braccia al petto – appena dopo quella frase di mio padre.”
“E’ impossibile” asserì lui; Miyuki alzò un sopracciglio “Ryuki poteva avere figli – Miyuki si sentì mancare per un attimo – era anche venuta da mia moglie, allora la mia ragazza, perché pensava di essere rimasta incinta ed era particolarmente felice della cosa.”
“Poteva avere figli?” ripeté lei attonita; Endeavor prese a leggere ciò che lei aveva scritto in quei fogli.
“Qui parli di tre operatori e, - sfogliò ancora i fogli – alla fine invece ne citi solo uno oltre al corpo di qualcuno di cui non sapevo nemmeno io l’esistenza.”

Miyuki, ancora sconvolta da ciò che lui le aveva detto, scosse la testa “Sì, purtroppo non ho idea di come si chiamassero quei tre però, sono sicura fossero in tre e che avessero portato quell’uomo – l’immagine dell’avambraccio del tipo sul lettino, accanto ai suoi piedi le fece accapponare di nuovo la pelle – tuttavia alla fine ricordo di aver visto solo due di loro, - le loro immagini ricomparvero nella sua testa – mio padre e Ryuki, ormai senza un braccio e, per ciò che ho sentito, senza vita.”
Endeavor fece un lungo respiro “Da ciò che si evinceva nell’articolo di quell’evento, nell’esplosione che aveva distrutto il laboratori erano cinque le persone che avevano perso la vita-”
“No aspetti – lo fermò; lui la guardò – nell’esplosione saltò in aria l’intero padiglione – Endeavor sgranò gli occhi – non possono essere morte solo cinque persone, doveva esserci altra gente all’università quel pomeriggio.”
“Qualcosa non quadra” pensò lei appoggiando la fronte sul palmo della sua mano e come se anche Endeavor stesse pensando la stessa cosa, i due rimasero in silenzio a pensare e ripensare a tutto ciò di cui avevano appena parlato.

“Sei sicura fosse l’intero padiglione?” le domandò; Miyuki annuì “Sì, attorno a me non c’era più nulla ed essendo un laboratorio universitario, penso sia impossibile che fosse disperso chissà dove, doveva per forza essere attaccato all’università in più, l’intensità dell’esplosione non avrebbe mai distrutto solo quella stanza.”
“Dobbiamo riuscire a vedere di più.” asserì lui tamburellando con le dita sui fogli e Miyuki sapeva che sarebbe andata esattamente in quel modo.
“Per quanto mi dispiaccia dovertelo far fare, perché capisco quanto possa essere difficile per te-”
“No – lo fermò – sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento e se rivedere queste cose può – fece una breve pausa – aiutarmi a mettere a posto i pezzi e anche a capire e scoprire cosa lo abbia portato a questo punto e soprattutto, quali sono le abilità dei suoi uomini, lo farò.” lo guardò dritto negli occhi.
“Purtroppo io, come le avevo già detto, non ho idea di quali siano i quirk degli uomini di mio padre e se questa mia capacità, di cui penso lui non sappia nulla, può farci passare in vantaggio allora non ho altra scelta perché, - abbassò lo sguardo – nonostante lui al momento sia completamente svanito nel nulla, sono sicura che sta tramando qualcosa e non posso, non voglio, che qualcuno finisca male solo perché ho avuto paura di andare in fondo e scoprire ciò che potevo.”
“Voglio capire perché mio padre è diventato Obscurium, voglio capire chi era quella donna e perché lo ha spinto a fare una cosa che lui non voleva – scuoté la testa – perché l’ho sentito. Ho sentito ogni singola particella della paura che lui stava provando al solo pensiero che quell’esperimento non andasse bene e che lei potesse morire.” lo guardò di nuovo.
“Chi era questa Ryuki? E perché, se lui era ancora vivo, tutti voi e anche i giornali hanno scritto che fosse morto insieme a lei e a quei tre operatori?”

I due rimasero a guardarsi in silenzio per qualche secondo “Dobbiamo iniziare il prima possibile” asserì lui “perché se fin ora tuo padre pare non sapere di questa tua capacità di vedere delle cose passate, non sappiamo se prima o poi potrà rendersene conto. Dopotutto tu vedi anche i suoi ricordi.”
Miyuki annuì “Facciamo così – batté le nocche destre sulla superficie della scrivania – dato che con Shoto vedi ricordi positivi, sarà con lui che inizieremo.”
“Che vuol dire?”
Endeavor inspirò “Dobbiamo far sì che tu veda più cose nel minor tempo possibile ed essendo che sarà una cosa decisamente difficile, inizieremo con mio figlio così da farti vedere ricordi piacevoli e sperando che, a seguito anche dei suoi allenamenti, tu possa iniziare a vedere anche altri tipi di ricordi con lui.”
“Ma se finirò per vederli anche con Shoto, perché dice che inizieremo con lui?” corrugò la fronte.
Lui si schiarì la gola “Perché se non dovesse andare così, avremo bisogno anche di Bakugou.”

Miyuki sprofondò nello schienale della poltrona, già l’idea di parlare a Shoto di come entrando in contatto con lui lei fosse catapultata in un’altra dimensione e fosse costretta a rivivere i suoi ricordi, seppur felici, non la entusiasmava figurarsi l’idea di doverlo dire anche a Bakugou e di metterlo al corrente del fatto che, ogni volta che provava emozioni forti con lui, finiva per soffrire come un cane a causa dei ricordi che il suo quirk faceva venire a galla.

“Pensi sia una cosa troppo difficile?” le chiese notando la sua espressione poco allegra; lei sospirò “No, non per me almeno ma – scuoté la testa – so già che quando verrà il momento di chiedere aiuto a Bakugou, scoperto il motivo, lui ci rimarrà di merda.”

Tornata a casa dopo quell’ulteriore pomeriggio estenuante con Endeavor, dopo aver stabilito che già dal giorno successivo lei avrebbe iniziato i suoi allenamenti con Shoto, Miyuki si buttò sul letto nel tentativo di trovare il coraggio di andare a parlarne con Shoto.
Aveva pregato Endeavor di non dirglielo e di lasciare che fosse lei a farlo così con Shoto come che per Bakugou, al quale, non lo avrebbe detto se non fino a quando non sarebbe stato necessario suo aiuto.

Trovato il coraggio, Miyuki uscì dalla sua stanza con il cuore che le stava esplodendo nel petto e i piedi che sembravano pesarle due tonnellate.
Percorse il corridoio che separava le due zone della casa e girato l’angolo si ritrovò la figura di Bakugou di fronte.
“Stavo venendo io da te” asserì lui quando si fermarono; Miyuki corrugò la fronte “Perché?” inclinò la testa.
Bakugou sembrò confuso “Tu non stavi venendo da me?” alzò un sopracciglio e lei fece di no con la testa “Stavo andando da Shoto in realtà.”
“Perché?” domandò lui quella volta; Miyuki rise “Devo parlargli di ciò che mi ha detto oggi Endeavor.”
“E sarebbe?” Bakugou incrociò le braccia.
Miyuki sospirò “Endeavor vuole che io vada ad allenarmi con lui per poter perfezionare il mio quirk di fuoco e anche per aiutare Shoto con il suo” mentì anche se in parte – era da un po’ che non usava le sue mezze verità.

“Ah” fece lui annuendo e Miyuki già sapeva come sarebbe andata da lì in poi “Ti prego – rise – non cominciare di nuovo” buttò la testa all’indietro; lui scuoté la testa “No, figurati – strinse le spalle – se è Endeavor a chiedertelo” marcò il nome dell’Hero.
“Già” rispose lei divertita dalla sua espressione.
“Immagino che il tuo spirito di sacrificio non abbia potuto dire no.” schioccò la lingua sul palato.
“Esatto” rispose lei guardandolo dritto negli occhi “comunque vedo che ti sei ripreso da ieri sera” alzò un sopracciglio.
Lui fece lo stesso “Eri così tenero con l’espressione super assonnata e gli occhi rossi” lo prese in giro anche se davvero lo aveva trovato tenero.
Bakugou la spinse lontano dalle stanze “Allora abbiamo dormito insieme sta notte?” domandò chinandosi su di lei e abbassando il tono della voce.
Miyuki rise “Diciamo che mi hai costretto più che altro – strinse le spalle – mi sei crollato addosso e non riuscivo a muovermi quindi, - ridacchiò – mi sono sacrificata.”

Bakugou strizzò gli occhi “Non appellarmi mai più in quel modo” si rimise dritto; Miyuki lo guardò ancora divertita “Come? Tenero?” ripeté mentre lui contraendo la mandibola scuoteva la testa e si allontanava permettendole di proseguire verso la camera di Shoto.

“Ehi” fece lui sorpreso quando, per la prima volta da quando era lì, Miyuki era andata a bussare alla sua porta.
“Posso entrare?” gli domandò sorridendo e lui, un po’ in imbarazzo poiché nessuno era mai entrato nella sua stanza fino a quel momento, annuì e aprendo di più la porta la fece accomodare.
“Wow – asserì lei – la tua stanza è decisamente diversa da quella di Kirishima” rise pensando a tutto quel rosso che le faceva venire un enorme mal di testa.
“E’ una cosa positiva o…?”
“Si – rise – la tua stanza è decisamente più riposante per i miei occhi. Passerò più spesso dopo essere stata nella sua.”

Dopo essersi seduti entrambi sul tatami, Miyuki fece un respiro profondo sperando che l’amico non decidesse di tirarsi indietro.
“Ho bisogno di parlarti di una cosa” partì lei.
“Lo avevo immaginato” rispose lui “c’entra Bakugou?” alzò un sopracciglio; Miyuki corrugò la fronte “No, perché?”
Lui fece spallucce “Ultimamente per ogni cosa che ti succede c’entra lui” lei scoppiò a ridere, non poteva dargli torto.
“No – sentì la tensione scendere – non c’entra lui” ridacchiò “c’entra tuo padre.”
“Anche peggio quindi” asserì lui con la sua solita espressione seria che la fece scoppiare a ridere ancora di più.
“Da quand’è che sei così spiritoso?”
“Spiritoso?” lui la guardò confuso e Miyuki cercò di tornare seria “Ho bisogno di parlarti di una cosa di cui abbiamo discusso io e lui oggi.” Shoto annuì.

Miyuki si grattò la fronte con l’indice, non sapeva bene da dove iniziare perciò cercò di essere il più chiara possibile.
Dopo almeno altri due minuti di silenzio spesi nel tentativo di creare un filo logico di eventi per far sì che Shoto non la prendesse per folle, Miyuki iniziò a raccontargli ogni cosa, in realtà non proprio tutto dato che le circostanze nelle quali aveva avuto le visioni con Bakugou erano un po’ riservate, e quando passata almeno mezz’ora ebbe finito di dirgli tutto compreso ciò a cui aveva pensato suo padre, lui la guardò con aria mista tra il confuso e il preoccupato.

“Hai davvero affrontato tutto questo da sola fino ad ora?” le domandò completamente sbigottito; lei annuì “Sei matta?!” il tono della sua voce si fece più acuto facendola indietreggiare un po’.
“E tutti questi ricordi li hai avuto semplicemente toccando me e Bakugou perché il tuo quirk è in grado di empatizzare?” Miyuki annuì di nuovo “Si ma, se dovessi toccarti adesso per esempio – posò la mano sulla sua – non succederebbe nulla perché sono relativamente tranquilla.” gli sorrise.
“Perché solo relativamente?” corrugò la fronte.
“Perché temevo che dopo avertene parlato tu fossi andato via prendendomi per pazza” rise.
“Non ho intenzione di andare da nessuna parte ma ti sto decisamente prendendo per pazza – incrociò le braccia al petto – perché non ne hai parlato prima? Adesso capisco perché in questi ultimi giorni eri completamente fuori di te.” lei abbassò lo sguardo.
“Se ce lo avessi detto avremmo trovato un modo per farti stare meglio” continuò lui cercando di parlare con tono meno severo.
“A Bakugou lo hai già detto?” lei fece di no con la testa “Lo hai detto solo a me?”
“Sì – lo guardò – perché non voglio che lui lo sappia finché non avremo bisogno anche di lui e dato che forse non ne avremo bisogno, non voglio dargli quest’altro dispiacere.” sospirò.
“Beh dopotutto è già difficile per me nonostante tu abbia visto solo qualcosa di bello... – si grattò la nuca – Sai che quando lo scoprirà però diventerà una furia, non con te ovviamente ma perché, dopo ciò che mi hai detto di aver sentito si sentirà in colpa.”
Miyuki si lasciò cadere di schiena “Lo so – sbuffò – e so anche che non avrà nessuna intenzione di prendere parte alla cosa oltre che, allontanarsi di nuovo da me.” si coprì gli occhi con l’avambraccio destro.

Shoto sospirò “Adesso comunque capisco un po’ di più tutta questa strana dinamica tra voi due.”
“Che intendi?”
Lui fece spallucce “Non avevo capito voi steste insieme” lei si sentì andare a fuoco tutta la parte superiore del suo corpo.
“Noi non stiamo insieme” rispose poi rimettendosi seduta; Shoto la guardò con l’espressione di chi sa benissimo che è proprio il contrario “Davvero? - alzò un sopracciglio – Allora spiegami come mai entrate in contatto – virgolettò la parola – così spesso.”
Miyuki sgranò gli occhi mentre il suo volto continuava a prendere fuoco “Finalmente riesco anche a spiegarmi perché lui continui a guardarmi male quando siamo insieme – diede uno sguardo alla porta – anzi mi domando come mai non l’abbia ancora buttata giù.”
Miyuki abbassò la testa in preda all’imbarazzo “Onestamente non pensavo lui rientrasse nei tuoi gusti – lo guardò – insomma, dopo tutto quello che hai vissuto pensavo che il tuo tipo fosse uno un po’ più tranquillo” lei rise “per questo ho pensato stessi con Kirishima, avevo fatto due più due vedendovi sempre abbracciati e vicini.”

“Ma in realtà – fece lei dopo un lungo respiro – non so bene cosa siamo io e Bakugou.” strinse le spalle mentre l’altro continuava a guardarla con la stessa espressione “Non guardarmi così – rise – sono seria. Non abbiamo mai parlato di questa cosa...”
“Vi siete baciati?” le andò la saliva di traverso “Devo dedurre di sì” continuò lui divertito mentre lei tossiva.
“Beh comunque siete parecchio bravi a nasconderlo – fece spallucce – se non me l’avessi detto non credo ci sarei mai arrivato anche se, - si strofinò il mento con il pollice e l’indice – in realtà qualcosa l’avevo notata, come il fatto che ti stesse sempre attorno però, dato che nelle scorse settimane si comportava con te come con tutti gli altri, non ci avevo fatto molto caso.” rise “D’ora in poi presterò più attenzione” alzò le sopracciglia.

Miyuki rise “Mi aiuterai allora?” domandò cercando di sviare il discorso dalla sua possibile relazione con Bakugou.
Lui le sorrise “Certo che ti aiuterò, lo avrei fatto già da prima se me lo avessi detto.”
Lei gli sorrise a sua volta “Sarà dura… - sospirò – ma non ho altra scelta se voglio sperare di avere la meglio su mio padre.”
“E a Bakugou cosa diremo? - lei lo guardò – Immagino si domanderà perché passi tutto questo tempo con me” ammiccò; Miyuki rise “Ti prego non farlo mai più” scoppiarono a ridere.
“Gli ho già detto che tuo padre vuole aiutare sia me e che vuole che io, a mia volta, aiuti te con il tuo quirk di fuoco” asserì pochi istanti dopo e Shoto annuì “Beh, dopotutto è una cosa che può avere senso” si guardò la mano sinistra “in realtà, quando avremmo lavorato sulla combo, era proprio ciò che volevo chiederti.”

Passata almeno un’ora e mezza dentro quella stanza, quando Miyuki ne uscì si sentì molto più serena e leggera.
Il fatto di aver confidato tutto ciò che la tormentava a qualcun altro oltre ad Endeavor e alla serie infinita di fogli che gli aveva lasciato sulla scrivania, pian piano iniziava a far crescere in lei la consapevolezza che, forse, per la prima volta in vita sua, non era da sola.
Era felice del fatto che Shoto avesse scelto di aiutarla e anche se un po’ la spaventava il non sapere quali e quanti ricordi avrebbe iniziato a rivivere dall’indomani, allo stesso tempo non vedeva l’ora di iniziare per riuscire ad immagazzinare informazioni utili al fine di poter sconfiggere suo padre e porre fine a tutta quella storia.

 

Ritornata nella sua stanza con la testa immersa nei pensieri, Miyuki aprì la porta e quando fu dentro si accorse che qualcuno stava disteso sul suo letto nella penombra causata dal sole che ormai era quasi del tutto tramontato.
“Che fai qui?” gli domandò avvicinandosi; Bakugou distolse lo sguardo dal telefono “Ti stavo aspettando.”
“Per fare?”
Lui strinse si stiracchiò “Per riprendermi il mio tempo.” Miyuki lo guardò perplessa “Di che cazzo stai parlando?” fece poi mettendosi a ridere sedendosi accanto a lui.
“Per ogni mezz’ora passata con Shoto devi passare almeno un’ora con me.” e senza darle tempo di rispondere o altro, le avvolse le braccia attorno alla vita e la trascinò sul letto accanto a se per poter sentire di nuovo il profumo alla vaniglia della sua pelle.

 

 

 

Angolo autrice:

Ecco oggi ho pubblicato ad un orario decente HAHAHAHH ed è anche un capitolo che mi piace molto soprattutto perché ho messo un BELLO SPIEGONE AHAHAHAH come piace a me e anche perché, da adesso in poi si entra nel vivo della storia.
Da qui, inizieranno a succedere tantissime cose anche perché lei comincerà a ricordare un bel po' e chissà come evolverà heheheheh (io lo so, e anche un'altra persona lo sa, occhiolino occhiolino)

Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciatemi una stellina/recensione e spero rimarrete con me fino alla fine!
Baci, Ems xx

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Capitolo 34
*** Capitolo trentaquattro - Giochi. ***


 

GIOCHI



Finite le lezioni giornaliere, Miyuki e Shoto corsero via da scuola come se fossero in ritardo per prendere l’ultimo treno per chissà dove e Bakugou, che sapeva che da quel giorno lei avrebbe preso ad allenarsi sia con lui che con Endeavor, cercò di reprimere la voglia di prenderlo a calci nei denti da lì fino a chissà quando avrebbero finito tutta quella tiritera, nonostante gli fosse terribilmente geloso.
“Non vorrei essere nei panni della persona che stai guardando in quel modo” commentò Kirishima quando lo raggiunse fuori dall’aula e girandosi poi verso dove stava guardando l’amico, si mise a ridere.
“Sei proprio geloso di Shoto eh.”

“Benvenuti ragazzi” una ragazza sulla ventina e con dei bellissimi capelli lunghi e rossi li salutò sorridendo quando i due arrivarono nel punto in cui Endeavor aveva detto a Miyuki di andare quel pomeriggio “io sono Ayumi, sono l’assistente di laboratorio che si occuperà di tenere tutto sotto controllo” continuò sistemandosi la targhetta con il nome che aveva appeso sulla tasca presente in alto a sinistra del suo camice.
“Vi sentite pronti?”
I due si guardarono, per quanto pensasse di essere pronta, in realtà Miyuki non era ancora totalmente convinta di voler iniziare quel viaggio nei suoi ricordi ma, dato che come aveva detto Endeavor il giorno prima, dovevano sbrigarsi poiché non sapevano se suo padre sarebbe potuto venire o meno a conoscenza di quella sua abilità, non aveva altra scelta mentre, dal canto suo, Shoto era solo intenzionato ad aiutare l’amica e avrebbe fatto di tutto per esserle d’aiuto almeno quella volta.

Una volta annuito, Ayumi sorrise di nuovo e aprendo le enormi porte in legno dietro di sé, mostrò ai ragazzi la struttura che Endeavor aveva iniziato a far costruire dal momento in cui aveva incontrato Miyuki per la prima volta.

Era una stanza enorme, grande quasi come un hangar dell’aeronautica, con al centro un ring e a sinistra, una porta che sicuramente dava su delle scale che permettevano agli operatori e ad Endeavor di osservare il tutto dall’alto attraverso un vetro.
Man mano che si addentravano, Miyuki sentiva salire dentro di sé un po’ di preoccupazione perché quel posto era decisamente troppo simile alla palestra in cui lei aveva combattuto per anni e in cui aveva ucciso.
Osservò tutto nei minimi dettagli e, anche se all’apparenza poteva sembrare una palestra normalissima, Miyuki sapeva che Endeavor doveva averla riempita di dispositivi di sicurezza e allarmi vari per prevenire qualsiasi tipo di incidente, soprattutto perché, una delle due persone che avrebbe combattuto, era suo figlio.

Arrivati al centro, la voce di un altro operatore risuonò da degli altoparlanti portando i due a guardare verso l’enorme vetrata posta in alto a sinistra in cui, adesso, c’erano altre due persone, Endeavor e un terzo operatore.
“Benvenuti ragazzi” li salutò quello che aveva attirato la loro attenzione “vi preghiamo di posizionarvi al centro del ring così che Ayumi possa prepararvi come si deve” i due annuirono e si posizionarono esattamente dove lui aveva detto loro.
Non appena furono proprio al centro, la ragazza che li aveva fatti entrare li raggiunse con una serie di cerchi adesivi in mano.
“Dovete togliervi le magliette.” asserì tranquilla; Miyuki la guardò un po’ confusa “Devo attaccarvi questi – glieli mostrò – servono per poter monitorare il vostro battito cardiaco e capire, se finirai in quella strana dimensione, se stai assistendo ad un ricordo positivo o negativo” a quelle parole Miyuki sembrò rilassarsi, si era ricordata di lei, era una delle tre persone che aveva assistito ai suoi farfugliamenti durante la settimana di tirocinio.
Come aveva fatto a dimenticarsi di lei?

Senza dire una parola, come aveva fatto per tutto il tempo, Shoto iniziò a togliersi gli indumenti superiori e una volta sbottonata la camicia, rimase immobile mentre Ayumi toglieva la carta protettiva da alcuni dei cerchietti e iniziava a posizionarglieli sull’addome.
Fatto la stessa cosa anche Miyuki, Ayumi ripeté l’operazione su di lei attaccandogliene due anche all’altezza delle tempie “Così avremo un quadro più completo.”

A petto nudo e con quegli aggeggi attaccati addosso Miyuki si sentì improvvisamente meno a suo agio.
L’idea di dover combattere contro Shoto, su quel ring, mezza nuda, esattamente come aveva sempre fatto a casa sua non le piaceva per niente.
Se le era bastato combattere un quarto d’ora a corpo libero con Bakugou per risentire dentro di sei quella brama di vittoria, cosa le impediva di tornare di nuovo a come si sentiva sul ring adesso che ce l’avevano portata per davvero?
“Miyuki tutto bene?” di nuovo il ragazzo dagli altoparlanti.
Lei si girò verso la vetrata “Il tuo battito cardiaco sta accelerando parecchio e anche le onde cerebrali sembrano un po’ in subbuglio” continuò mentre con lo sguardo studiava attentamente lo schermo del computer che aveva davanti.
Dopo qualche istante Miyuki riconobbe anche lui, era Kuro, anche lui l’aveva ascoltata durante quella settimana “E’ che – fece lei dopo un respiro profondo – questo posto mi sta facendo ricordare casa mia e, la cosa non mi tranquillizza affatto.” ammise.
Endeavor s’inclinò sul microfono “Lo so – la guardò – l’abbiamo fatto apposta.”
Lei corrugò la fronte “Avevamo bisogno che le tue emozioni fossero scombussolate già prima del combattimento – a Miyuki la cosa non piacque affatto – perché conoscendo la tua sicurezza nei combattimenti non eravamo sicuri saresti riuscita a finire in quella dimensione una volta entrata in contatto con Shoto.”
“Non mi piace fare la cavia da laboratorio” asserì seria; Endeavor annuì “Non avevamo altra scelta.”
Miyuki si girò verso Shoto “Potevate almeno chiedere.”

“Va tutto bene” asserì Shoto cercando di rassicurarla “vedrai che non succederà nulla” accennò un sorriso.
Miyuki lo guardò seria “Venerdì scorso ho quasi ammazzato Bakugou – lui corrugò la fronte – e le mie emozioni erano completamente a posto. Adesso – si guardò di nuovo attorno – ho paura che non finirà per niente bene.”
“Per quanto non ti piaccia – il ragazzo iniziò a parlare di nuovo facendola girare ancora – sta funzionando. Tutti i dati stanno iniziando a superare i valori normali, il che vuol dire che ti basterà combattere giusto un po’ per riuscire a vedere qualcosa una volta toccato Shoto.”
“Non voglio fargli del male” asserì guardando l’amico preoccupata; Shoto si mise in posizione di difesa “Non me ne farai.”

“Bene, allora – il ragazzo parlò ancora facendo risuonare la sua voce in quell’enorme stanza – quando siete pronti iniziate. Mi raccomando, questo combattimento serve solo per far sì che Miyuki entri nella dimensione, non c’è nessun bisogno di strafare.” ma, come se avesse detto tutto l’opposto, nel momento in cui Miyuki si mise in posizione, fu come se qualcosa l’avesse riportata ad uno dei giorni in cui aveva combattuto a casa sua.
Vide come quella palestra prendere completamente le sembianze di quella di casa sua e, con essa, vide Shoto prendere le sembianze di uno dei suoi ultimi avversari.
Fatto un respiro profondo, Miyuki lo guardò negli occhi e un po’ titubante, Shoto si preparò a ricevere il primo di chissà quanti attacchi sperando di riuscire a pararne di più di quanto non avesse fatto quella volta durante gli allenamenti a scuola.
Non appena si sentì pronta, Miyuki schizzò in avanti e raggiunto il fianco scoperto del ragazzo, lo colpì con un colpo d’aria che a Shoto parve affettargli la carne.
Di risposta, lui si spostò dal lato opposto e usando il piede destro, fece spuntare del ghiaccio creando un muro tra loro due.
Come se quel ghiaccio non ci fosse nemmeno, Miyuki vi si lanciò contro usando il fuoco e spingendosi con l’aria dai piedi, vi passò attraverso fino ad arrivargli di fronte per colpirlo con un’esplosione all’altezza del petto.
Lanciandosi all’indietro, Shoto atterrò ai bordi del ring e, mantenendo sempre il sangue freddo, l’attaccò con il fuoco che però lei spazzò via usando il suo quirk d’aria.

“Guardi qui – Kuro indicò lo schermo del computer – i livelli stanno salendo esponenzialmente, se i nostri calcoli sono giusti, a questo punto le basta solo sfiorare Shoto per vedere qualcosa.”
Endeavor guardò i dati e poi riportò l’attenzione sui due.

Dissipate le fiamme, Miyuki si lanciò versò l’alto usando sempre l’aria e facendo una capriola a mezz’aria, atterrò alle spalle del ragazzo e fece per colpirlo ma quando per poco la sua mano sfiorò la spalla di Shoto, come un bug nella sua testa, apparve un’immagine frammentata che la fece indietreggiare.
“Deve averlo sfiorato!” esclamò Ayumi notando un picco nello schermo in cui erano raffigurate le onde cerebrali di Miyuki.
“Shoto devi permetterle di toccarti” asserì Kuro riaccendendo il microfono; il ragazzo schivò un altro dei suoi attacchi “Se mi faccio prendere mi ammazza!” esclamò scivolando a destra mentre lei arrivava a tutta velocità con il pugno carico di elettricità.
“Miyuki è in modalità combattimento al momento” asserì Ayumi “non credo si ricordi il motivo per cui sta combattendo” continuò con tono un po’ preoccupato; Endeavor guardò per qualche istante la ragazza “Shoto – si chinò verso il microfono mentre il figlio attaccava l’amica che sembrava essere completamente bloccata da qualche altra parte – devi riuscire a bloccarla, se la tocchi Miyuki entrerà in quella dimensione e smetterà di attaccare” Shoto guardò perplesso suo padre, dopotutto non aveva ancora capito bene come funzionasse tutta quella storia della strana dimensione e dei ricordi.

Tuttavia, dato che erano già stati in due a dirgli di toccarla in qualche modo, Shoto, seppur titubante data la potenza e la velocità dell’amica nel muoversi e nel cambiare tipo di quirk, iniziò a scivolare verso di lei usando il ghiaccio e quando le fu abbastanza vicino, mentre lei si preparava per colpirlo con un pugno carico di fuoco e fulmine, si chinò sotto di lei e continuando a scivolare le afferrò i fianchi con entrambe le mani.
Nel momento esatto in cui la pelle di Shoto entrò in contatto con la sua, come se qualcuno le avesse staccato l’interruttore o come quando Aizawa le aveva bloccato il quirk, l’attacco che stava caricando si spense di botto e lei perse i sensi cadendo a peso morto sull’amico che finì di schiena, sul pavimento del ring.

“Ci siamo” asserì Kuro indicando gli schermi “è entrata.”

Un po’ scombussolata, Miyuki iniziò a sentirsi trascinare velocemente verso chissà quale ricordo e quando finalmente riaprì gli occhi, si ritrovò di nuovo nella sua vecchia stanza, anche se, non era quella in cui aveva dormito fino a prima dell’esplosione.
Era una cameretta abbastanza grande, piena di mobili e libri e con una scrivania totalmente in disordine.
Sulle pareti erano appese diverse foto e alcuni disegni fatti probabilmente da lei mentre, vicino al suo letto, c’era un piccolo comodino con una lampada a forma di girasole e, poco più a sinistra, un’enorme casa delle bambole ancora aperta e con tutti gli accessori sparsi per terra, segno che, qualcuno doveva averci giocato da poco.
Accanto al suo letto, decisamente troppo grande per la sua piccola statura, Miyuki vide una grandissima finestra e, appena fuori, una fortissima tempesta che non le permetteva di vedere più lontano di un metro.
Guardando fuori, improvvisamente si sentì tremare le gambe e pian piano, una strana tachicardia prese il sopravvento nel suo petto facendole venire il fiato corto e portandola a coprirsi la testa con le coperte non appena il rimbombo di un tuono fece vibrare i vetri accanto a lei.

Come se la sua paura si fosse irradiata in tutta la stanza e anche fuori da lì, pochi istanti dopo, da sotto le coperte, Miyuki intravide una luce illuminare la porzione appena fuori dalla porta della sua stanza e, successivamente, vide comparire una donna, dai lunghi capelli castani, avvolta in una vestaglia lilla, che sorridente si avvicinava al suo letto per accendere la lampada che aveva visto poco prima.
“Hai ancora paura?” le domandò sua madre spostando lentamente le coperte che si era portata sulla testa; Miyuki annuì mentre sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime.
“E’ solo un temporale – le sorrise ancora – in questa stagione sono molto frequenti lo sai” le si sedette accanto per permetterle di accovacciarlesi vicino.
“Sai, - le accarezzò la testa – i temporali non sono così cattivi, si portano via tutte le cose brutte che si accumulano dentro di noi.” guardò fuori dalla finestra.
Un altro tuono fece vibrare i vetri delle finestre spingendo Miyuki a nascondere la faccia sotto l’ascella di sua madre; Izumi rise “Non devi aver paura – la strinse a sé – i tuoi sono solo il segnale che un fulmine ha toccato terra” Miyuki la guardò.
“Se tra due anni, tra i tuoi quirk, ci sarà anche parte del mio – le sorrise ancora – sono sicura che li amerai. Sono pieni di energia e vitalità e hanno un colore così luminoso da riuscire ad illuminare tutte le cose belle che, nel buio causato da quegli enormi nuvoloni, - indicò il cielo così nero da impedire di vedere anche le stelle – sembrano essere scomparse.” poco dopo un fulmine lo illuminò illuminando, proprio come aveva detto sua madre, una piccola porzione di cielo all’orizzonte in cui Miyuki riuscì a vedere le luci della città.

“Ti faccio vedere una cosa – asserì la donna allontanandosi da lei per scendere dal letto e avvicinarsi alla scrivania – questo andrà bene” continuò dopo aver preso quello che sembrava un barattolo di vetro in cui Miyuki solitamente teneva le matite colorate.
Dopo averlo aperto e svuotato, Izumi tornò sul letto accanto a lei “Guarda questo” e dopo averle sorriso di nuovo, con la mano destra rilasciò un po’ del suo quirk all’interno di quel contenitore, dandogli la forma di un piccolo fulmine.
Miyuki lo guardò meravigliata, era davvero bellissimo e luminoso, così luminoso da riuscire ad illuminare quasi totalmente il volto di sua madre “Vedi? Non sono poi così terribili” rise porgendole il barattolo dopo averlo richiuso con il tappo “fanno solo tanto baccano quando arrivano.” un altro tuono rimbombò al di fuori della finestra ma, concentrata a guardare ciò che sua madre le aveva appena dato, Miyuki non si spaventò.
“Tienilo – le accarezzò la testa – così quando sentirai altri tuoni, potrai pensare che sono io che sto venendo da te e vedrai, che prima o poi, i temporali non ti faranno più paura perché sarà il nostro modo per stare vicine.”

Terminata quella frase, Izumi le diede un bacio sulla fronte e rimboccandole le coperte mentre Miyuki stringeva tra le manine quel barattolo con dentro il fulmine, si avvicinò alla lampada a forma di girasole e prima di spegnerla le sorrise ancora e le disse “Buona notte amore mio, adesso devi svegliarti.” e come sempre, Miyuki venne ritrascinata via.

Quando si risvegliò, Miyuki senti gli occhi ancora pieni di lacrime e le guance completamente bagnate.
Era la prima volta che si risvegliava in quelle condizioni e, per quanto si era sentita bene in quel ricordo, avrebbe voluto non tornare più indietro dove, con aria decisamente preoccupata, Shoto la stava tenendo tra le braccia nello stesso modo in cui aveva sempre fatto Bakugou.
“Ti senti bene?” le domandò non appena la vide riaprire gli occhi; lei guardò l’amico e, sorridendo cerco di rimettersi in piedi asciugandosi le lacrime.
“Hai visto qualcosa di brutto?” chiese in apprensione; lei scuoté la testa “No, - riprese a piangere – è stato un ricordo bellissimo.”
Shoto l’abbracciò “Va tutto bene Miyuki” e accarezzandole la testa nello stesso modo in cui aveva fatto sua madre nel ricordo, guardò verso la vetrata dove, con le braccia incrociate e l’espressione seria, Endeavor stava ascoltando ciò che i collaboratori avevano dedotto dalle analisi delle curve e dei dati che erano apparsi negli schermi mentre Miyuki era priva di sensi.

Tornati a casa verso le sette di sera, Shoto e Miyuki, decisamente provati per quell’estenuante giorno di allenamento che sarebbe stato solo il primo di chissà quanti, salutarono con la mano i compagni che si trovavano al piano di sotto e, lasciando lo zaino sul tavolo del soggiorno, si buttavano di peso sui divani.
“Wow ragazzi – commentò Kirishima che, accanto a Bakugou dietro l’isola della cucina, stava preparando qualcosa da mangiare – sembrate decisamente distrutti.”
Miyuki fece un respiro profondo, aveva continuato a piangere per almeno mezz’ora dopo essersi risvegliata e aveva un mal di testa così forte da non riuscire nemmeno ad aprir bocca oltre al fatto che ogni muscolo del suo corpo le facesse tremendamente male - non pensava di essersi sforzata così tanto.
“Lo siamo” rispose Shoto che, con l’avambraccio sugli occhi, si sentiva tanto a pezzi quanto l’amica “ed è solo l’inizio” continuò mentre Bakugou che, stava finendo di affettare le carote, guardava Miyuki con aria preoccupata.
“Avrei proprio bisogno di un massaggio e un bagno caldo” asserì lei ormai priva di ogni forza, era così stanca che se Bakugou quella sera le avesse chiesto di dormire nella sua stanza non avrebbe avuto nemmeno la forza per dirgli di no.
“Beh, capita proprio a pennello!” asserì Momo avvicinandosi ai divani; i due si girarono stancamente verso di lei, la sua voce acuta gli aveva perforato il cervello “Prima che arrivaste stavo per proporre ai ragazzi di venire a casa mia questo week-end, ho la piscina riscaldata e i miei genitori non ci saranno.” le sorrise.
Miyuki alzò debolmente un sopracciglio “Hai la piscina riscaldata?” ripeté mentre l’idea di lasciarcisi annegare dentro iniziava a farsi spazio nella sua testa; Momo annuì “Vi va di venire?”
“Uccidimi se mai ti dicessi di no” rispose lei quasi sull’orlo del pianto per quanto avesse davvero bisogno di una cosa del genere, facendo ridere la compagna.
“Tu, Shoto?” il ragazzo annuì debolmente “Quoto Miyuki.”

Passata una mezz’oretta, mentre gli altri compagni scendevano al piano di sotto per mettersi a cenare, Miyuki e Shoto che erano ancora spalmati sui divani e, non avevano mangiato niente dalla colazione di quella mattina, iniziarono a sentire i loro stomaci lamentarsi.
“Ah… - Miyuki si strinse la pancia – devo prepararmi la cena” asserì tristemente poiché non aveva nessuna forza per farlo; Shoto sbuffò “Io ho della soba rimasta da ieri, ma non ho la forza di alzarmi” la guardò.
“Per quanta fame io abbia – si tirò su nonostante le facesse male ogni singola fibra muscolare – credo che mi butterò a letto. Che nessuno mi svegli fino a domani mattina.” continuò alzandosi dal divano e trascinandosi verso le scale mentre Bakugou, ancora intento a trafficare con il cibo, la seguiva con la coda dell’occhio.

Arrivata a fatica nella sua stanza, Miyuki riuscì solo a togliersi le scarpe prima di crollare sul suo letto.
Non era mai stata così stanca in vita sua dopo un allenamento e non era nemmeno sicura di aver combattuto così a lungo con Shoto eppure, l’essere stata risucchiata in quella dimensione le aveva prosciugato tutte le energie e l’idea di sentirsi così per chissà quanto altro tempo le fece venire il dubbio che forse non ce l’avrebbe fatta.

Con gli occhi pesanti e la testa affondata sul cuscino, Miyuki iniziava a lasciarsi abbandonare al sonno ma quando stette per addormentarsi, qualcuno bussò alla sua porta che, per la prima volta, era stata lasciata socchiusa.
“Ehi – la voce di Bakugou la fece girare lentamente – non mangi?” la guardò e si trattenne dal ridere nel vederla distesa a letto, con metà del corpo che poggiava sul pavimento – non era nemmeno riuscita a salirci completamente.
Miyuki mugugnò “Non ho le forze per prepararmi qualcosa” rispose trascinando le parole.
Bakugou scuoté la testa “Non puoi rimanere a digiuno, scommetto che non hai nemmeno pranzato” il rumore dello stomaco di Miyuki gli diede ragione.
“Muoio di fame” ripeté lei tristemente; Bakugou roteò gli occhi e spingendo la porta, entrò per poi richiudersela alle spalle.
“Tieni – si sedette accanto a lei porgendole il piatto su cui stava trafficando al piano di sotto – ti ho preparato la cena.
Miyuki aprì leggermente gli occhi nonostante le sue palpebre fossero pesantissime “Cosa?” si girò verso di lui; Bakugou sospirò “Ti ho preparato la cena” ripeté guardandola.
“Davvero?” fece lei incredula mettendosi seduta e guardando il piatto su cui Bakugou aveva sistemato maniacalmente una porzione di riso, con pollo al curry e le verdure sminuzzate che gli aveva visto tagliare quando era arrivata.
“Pensavo fosse la tua cena” asserì dopo che Bakugou le ebbe passato anche le bacchette.
“Io ho cenato prima sta sera” rispose lui mentre lei iniziava a mangiare facendo sì che il suo stomaco smettesse di lamentarsi.
“Potrei abituarmici sai” commentò dopo che le papille gustative sulla sua lingua iniziarono a ballare a causa dell’ottimo sapore di ciò che le aveva preparato Bakugou.
“Farai così tardi ogni giorno?” lei lo guardò e lui capì a cosa si riferisse quando il giorno prima lo aveva definito adorabile con quell’espressione assonnata. - imbarazzato da quel pensiero distolse lo sguardo.
Miyuki strinse le spalle mentre mandava giù un po’ di riso con le verdure “Spero di no – si stropicciò gli occhi – ma penso proprio di sì.”

Finito di mangiare e con lo stomaco pieno, il sonno che stava assorbendo Miyuki iniziò a diventare sempre di più rendendo le sue palpebre decisamente troppo pesanti per essere tenute su.
Posato il piatto sulla scrivania, Bakugou tornò accanto a lei sul letto “Tu ci vieni da Momo?” gli chiese quando sentì il peso del suo corpo abbassare il materasso alle sue spalle.
Bakugou sospirò “Non volevo andare – sospirò – ma dato che hai detto di sì..”
Lei rise “Non devi venire per forza.” lui le avvolse il braccio sinistro attorno al bacino tirandola a sé per far sì che il suo petto poggiasse contro la sua schiena “Te l’ho detto – lei corrugò la fronte – per ogni mezz’ora con Shoto devi passare un’ora con me.”
Miyuki rise e usando le ultime forze rimaste si girò per poter poggiare la sua fronte contro il suo petto “Sai” si mise più comoda mentre lui poggiava il mento sulla sua testa.
“Dimmi.”
“Fai tanto baccano quando arrivi...” la sua voce si faceva sempre più bassa.
Bakugou corrugò la fronte “Che vuol dire?”
“...però sei bellissimo e luminoso” si sentì un po’ arrossire “come un fulmine..” e dopo aver concluso la frase, Miyuki lasciò che le sue palpebre si chiudessero per potersi finalmente abbandonare al sonno.

Il mattino seguente, Miyuki fu svegliata da un trambusto generale che proveniva da fuori la sua stanza.
Accanto a lei Bakugou non c’era ma nonostante non ci fosse, era comunque felice perché per la prima volta in settimane aveva dormito come mai prima.
Non aveva fatto nessun sogno, o almeno, non si ricordava di averlo fatto ma la cena della sera precedente, glielo aveva conciliato così bene che si era svegliata decisamente riposata.

Uscita dalla sua stanza, Miyuki rimase un po’ sorpresa nel vedere tutto quel via vai di ragazzi e ragazze che solitamente il sabato mattina non c’erano perché tornavano dai propri genitori.
Quella mattina però, dato che sarebbero andati tutti a casa di Momo, erano in fibrillazione poiché non sapevano cosa portare.
“Ehi Miyuki! - Mina la salutò quando uscì dalla sua stanza – Sei pronta per questo week-end di relax!” la guardò sorridendo.
Miyuki annuì “Sì, però ora che ci penso – strinse le spalle – non ho un costume.”
Mina fece spallucce “Ma te lo presto io! Oppure puoi chiedere a Momo di fartene uno” rise; Miyuki alzò un sopracciglio “Credi potrebbe farlo?”
“Certo!” asserì lei “Se glielo chiedi di sicuro ti dirà di sì” e sorridendole ancora tornò nella sua stanza per preparare il borsone.
Incuriosita da quella cosa, Miyuki si diresse verso la camera di Momo e rimase decisamente spiazzata dalle dimensioni del suo letto “Wow – la ragazza si girò – non è un po’ troppo grande?” lo indicò.
Momo arrossì “Sì – sospirò – però non riesco a dormire in quelli più piccoli” rise.
“Ci credo” asserì lei, doveva essere tremendamente comodo.
“Avevi bisogno di aiuto?” la guardò; Miyuki si sentì un po’ in imbarazzo “In realtà sì, - si carezzò la spalla sinistra con la mano destra – non ho un costume e Mina mi ha detto che tu potresti farmene uno” in quel momento ciò che aveva detto le sembrò terribilmente imbarazzante.

A Momo invece si illuminarono gli occhi “Certo! - le sorrise; era come se il fatto che lei le stesse chiedendo aiuto fosse ciò che lei aspettava da settimane – Come lo vorresti?”
Miyuki ci pensò un po’ “Il più semplice possibile – rise – Mina mi aveva proposto di darmene uno suo ma, conoscendo il suo stile, sarebbe stato decisamente qualcosa di troppo appariscente” rise anche l’altra.
“Andiamo sul nero allora? - Miyuki rise – Lo vuoi intero?”
“Mh – pensò alla possibile reazione di Bakugou – no, penso che a due pezzi andrà benissimo.”

“Ehi Bakugou – Kirishima entrò nella sua stanza – perciò vieni anche tu?” sorrise notando il borsone sul letto dell’amico; lui annuì mentre vi infilava dentro il secondo costume “Fantastico! - l’amico fece pugno a pugno – Ci divertiremo da matti! Le ragazze mi hanno detto che casa di Momo è enorme e non vedo l’ora di vederla” rise.
Bakugou lo guardò sospirando “Tutto bene?” Kirishima alzò un sopracciglio e l’altro contrasse la mascella come se volesse chiedergli qualcosa ma per il troppo orgoglio non ci riuscisse.
“Chiudi la porta.” Kirishima lo guardò confuso e con aria perplessa andò a chiudere la porta.
“Che succede?” domandò poi avvicinandoglisi mentre il volto dell’amico iniziava a diventare sempre più roseo “Nonèchemipuoidareideipreservativi?” rispose a bassa voce e molto velocemente.
Kirishima lo guardò ancora più confuso “Che hai detto?”
Bakugou guardò verso la porta per poi avvicinarsi all’amico e bisbigliare di nuovo “Mi dai dei preservativi?”
La faccia di Kirishima mutò immediatamente facendo nascere sul suo volto l’espressione di chi sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento e che non vedeva l’ora “Vuoi farlo a casa di Momo?!” esclamò.
Bakugou gli sbatté una mano contro la bocca per farlo stare zitto “Che cazzo urli?!”
Kirishima alzò le mani “Scusa” rispose mentre l’altro ancora gli teneva la mano premuta contro la faccia; Bakugou scuoté la testa “E’ un po’ da malati” continuò quando l’ebbe tolta.
L’altro sospirò “Senti, non è neanche detto che li usi ma – guardò di nuovo verso la porta come se avesse paura che qualcuno potesse entrare – ultimamente è difficile trattenersi e, almeno se li ho, - sentiva l’imbarazzo crescere dentro di lui – posso andare sicuro” continuò a denti stretti.
Kirishima rise “Tu stai male.”
“Io sto impazzendo” ammise lui lanciando una maglietta nel borsone “ogni volta che mi tocca-” farfugliò qualcosa di incomprensibile.
“Okay – lo fermò Kirishima che non riusciva ad assistere oltre a quella scena pietosa – vieni a prenderteli, non voglio sapere che tipo e che taglia vuoi.”

“Oddio Miyuki – la voce di Mina la fece sobbalzare, era sicura di aver chiuso la porta ma a quanto pare alla ragazza non interessava – ti sta benone! - lei sorrise imbarazzata – Ragazze!” fece poi girandosi verso il corridoio.
“Che succede?” la voce di Tsuyu si avvicinò alla porta mentre pian piano si avvicinavano anche le altre “Guardate!” rispose Mina indicando Miyuki che, in costume, si stava guardando allo specchio per sistemarlo al meglio.
“Ti sta benissimo!” esclamò Uraraka; Miyuki sorrise timidamente mentre sperava che le loro voci non attirassero qualcun altro.
“No – Jirou sbuffò – ecco cosa ho dimenticato, la ceretta!” asserì indicando le gambe completamente lisce di Miyuki.
“E’ vero, devo correre anche io!” asserì Hagakure; tutte si girarono verso i suoi pantaloni e la sua felpa fluttuante “Ah no, non si vedono” continuò mettendosi a ridere mentre le altre si guardarono un po’ perplesse.
“A quanto pare ci ha pensato solo Miyuki” commentò Tsuyu; lei si guardò le gambe “No in realtà l’avevo già fatta tempo fa, lo faccio da quando avevo undici anni” strinse le spalle.
“Come mai?” chiese Momo; lei ci pensò un po’ su “Perché una volta ho dovuto combattere con un tipo che aveva un quirk schifosissimo che sembrava come della gomma sciolta e che, colpendomi la gamba, mi strappò via i peli quando cercai di sfuggire e, - si strofinò il punto in cui l’aveva acchiappata – onestamente mi fece così male che decisi che dall’ombelico in giù non ne avrei mai più avuti” rise.
“E’ sconvolgente come ogni avvenimento della tua vita sia così traumatico” asserì Mina “ti sono genuinamente vicina.” continuò per poi ridere facendo ridere anche tutte le altre.

Finito di prepararsi e di depilarsi anche le altre, le ragazze uscirono tutte contemporaneamente dalle loro stanze e, con il borsone in spalla, anche Miyuki si unì a loro pronta a godersi, per una volta, un paio di giorni di meritato relax.
Arrivate al piano di sotto, dove i ragazzi le stavano aspettando, Miyuki si fermò a parlare con Shoto mentre, vicino ai divani, Kirishima iniziava a fare battute su come sarebbe andato quel fine settimana per Bakugou.
“Vuoi stare zitto?” asserì lui a denti stretti; Kirishima strinse le spalle “Dai dimmi almeno se hai preso quelli alla frutta!” Bakugou gli diede una gomitata nello stomaco.
“Va bene – asserì lui sofferente – allora hai preso quelli.”

Una decina di minuti dopo, un’enorme limousine si presentò davanti la porta del loro dormitorio e tutti loro, a parte Momo e Shoto, rimasero decisamente sorpresi e curiosi di sapere come sarebbe stata casa della ragazza se già la macchina urlava ricchezza da ogni parte.

Arrivati davanti casa di Momo, Kirishima e Kaminari si schiacciarono contro il vetro “Non ci credo – asserì Kaminari – tu abiti qui?” indicò l’enorme cancello che, automaticamente si apriva permettendo alla macchina di entrare e di attraversare il lunghissimo viale alberato che portava alla gigantesca casa di Momo.
Scesa dalla macchina, Miyuki non fu particolarmente sorpresa dalle dimensioni di quell’edificio poiché, quello in cui aveva vissuto fino a qualche mese prima, era decisamente molto più grande ma, a differenza di casa, casa di Momo, era molto meno tetra.

Una volta entrati, Momo iniziò a far fare loro il giro di tutta la casa così da permettergli di sapere esattamente dove andare se avessero avuto bisogno del bagno o se gli fosse venuta fame mentre lei era da qualche altra parte o stava dormendo.
Salendo al piano di sopra, mostrò loro le camere degli ospiti in cui avrebbero dormito e che, a causa del fatto che nonostante fossero molte, non bastassero per ognuno di loro, avrebbero dovuto dividere con qualcun altro.
“E qui svanisce la speranza di usarli” commentò Kirishima a bassa voce avvicinandosi all’orecchio di Bakugou.
“Giuro che se non ti tappi quella fogna te li faccio salire su per il culo” rispose lui facendolo ridere e proseguendo insieme agli altri mentre Momo continuava a parlare.
Essendo dieci le camere degli ospiti e loro una ventina, non appena l’amica ebbe finito di fargli vedere le stanze, i ragazzi e le ragazze iniziarono ad organizzarsi per scegliere con chi dormire e Miyuki, pensando che nessuno glielo avrebbe chiesto, si sentì un po’ in imbarazzo.
“Ehi – Jirou le bussò con l’indice sulla spalla – ti va di dormire con me?” le sorrise.
Abbastanza sorpresa da quella richiesta, Miyuki le sorrise a sua volta “Certo, onestamente pensavo non me l’avrebbe chiesto nessuno” strinse le spalle.

Sistemate tutte le loro cose, Momo li invitò ad indossare i costumi mentre lei scendeva al piano di sotto per iniziare a riscaldare l’acqua della piscina interna.
“Non riesco a credere che esista qualcuno di così ricco” commentò Jirou dopo essere tornata dal bagno con indosso il costume “ha persino due piscine!” Miyuki scoppiò a ridere mentre finiva di allacciarsi il pezzo di sopra.
“A casa mia non c’era la piscina però, era un po’ più grande di questa.” strinse le spalle.
“Seriamente?” Jirou si sedette sul letto; Miyuki annuì “Aveva tre piani, una palestra e una serie infinita di stanze varie che onestamente non credo di aver visto tutte” rise.
“Beh se tuo padre non fosse stato un villain sarebbe stato parecchio figo. Immagina invitarci tutti a casa sua” Miyuki la guardò e, come se la sua testa avesse obbedito a ciò che le aveva detto, immaginò tutti loro a casa sua, incatenati nelle stanze dove suo padre teneva chi doveva combattere contro di lei mentre lui si divertiva a malmenarli.
“Sì – annuì – sarebbe stato sicuramente fighissimo...”

Una volta pronte, Miyuki e Jirou uscirono dalla propria stanza e cercando di ricordare la strada che aveva fatto far loro Momo, iniziarono a camminare e a scendere una serie di scale che non erano sicure di aver salito.
“Io credo che ci siamo perse” asserì Miyuki una volta che furono tornate al punto di partenza; Jirou scoppiò a ridere “E’ un cazzo di labirinto questa casa.”
“Aspetta – fece l’altra – vediamo se così riesco a capire dove sono tutti gli altri” e allungando i jack che le pendevano dai lobi, Jirou li infilò nel pavimento e iniziò ad ascoltare.
“Okay allora, è sicuro che siano al piano di sotto – rise – il punto è che dobbiamo trovare come arrivarci” Miyuki rise ancora.
Dopo almeno dieci minuti di tentativi, in cui ad ogni venti passi, Jirou ascoltava con i suoi jack, finalmente le due riuscirono a raggiungere gli altri e, quando arrivarono, Momo che si stava iniziando a preoccupare andò loro incontro.
“Finalmente! - tutti si girarono – Stavo per chiamarvi al telefono” le due si guardarono in imbarazzo “Diciamo che è un po’ difficile orientarsi a casa tua” asserì Jirou per poi dirigersi con le due verso la piscina in cui alcuni dei loro compagni si erano già immersi.
Quella parte della casa, nonostante fosse dentro la casa appunto, sembrava invece non farne parte.
Era una zona completamente circondata da vetrate che davano su dei corridoi che portavano alla cucina, al salone e ad altre stanze e, per rendere migliore l’atmosfera, i genitori di Momo avevano fatto piantare una serie di piante tropicali che vivevano benissimo in quell’ambiente umido dato dal calore della piscina.

Raggiunta quest’ultima, Miyuki iniziò a guardarsi intorno per osservare attentamente ogni piccolo particolare di quel posto e quando i suoi occhi si posarono sulla superficie dell’acqua, inevitabilmente si accorse di Bakugou che, appoggiato di fronte con entrambe le braccia sul bordo della piscina, stava con il petto completamente nudo in direzione della porta da cui lei era entrata e che, con i capelli bagnati che gli stavano attaccati sulla fronte, stava guardando Kirishima con l’aria di chi non lo sopporta più.
Decidendo di andare da lui per prenderlo di sorpresa, Miyuki camminò lungo il bordo piscina ma, non appena superò le scalette, un commento poco adeguato sul suo fondoschiena proveniente da Mineta, la fece girare e con lei fece girare anche Bakugou.

“Scusa?” fece lei alzando un sopracciglio e il ragazzo che non pensava l’avesse sentito, prese a nuotare all’indietro per potersi allontanare.
“Ripetilo se hai il coraggio” asserì lei alzando una mano e manipolando l’acqua attorno a lui per farlo tornare esattamente dov’era; Mineta si fece ancora più piccolo di quanto non fosse già “No ma io – alzò le mani – stavo parlando di qualcun altro.”
Miyuki si accovacciò per poterlo guardare negli occhi “Sai che stai solo peggiorando le cose vero?” e senza lasciargli il tempo di rispondere, strinse il pugno facendo sì che l’acqua lo sovrastasse e lo mandasse sotto.
Rimessasi in piedi, Miyuki tornò a dirigersi verso Bakugou che, da quando si era girato, non aveva smesso di fissarla mentre Kirishima, ridendo sotto i baffi, lo guardava divertito “E’ meglio che mi allontani prima che i tuoi ormoni mi facciano crescere la barba.”

Arrivata accanto a lui, Miyuki si sedette a bordo piscina e si lasciò cadere in acqua per poi appoggiarsi con le braccia sul bordo dando la schiena alla porta “Dove va?” chiese notando l’amico che si allontanava; Bakugou deglutì come se improvvisamente la gola gli si fosse seccata “Come?”
Lei lo guardò “Perché se ne sta andando?” chiese di nuovo indicando Kirishima; Bakugou guardò l’amico “Non lo so” rispose poi serio, come se si stesse concentrando su qualcosa.
Facendo spallucce Miyuki si abbassò sotto il livello dell’acqua e lasciò che questa le bagnasse completamente i capelli.
“Ci voleva proprio” asserì una volta tornata su; Bakugou la guardò con la coda dell’occhio “Puoi.. - si schiarì la gola – allontanarti?” lei corrugò la fronte e come se adesso le apparisse più chiaro il rossore sulla sua faccia, si mise a ridere.
“Ti sto mettendo in imbarazzo?” si avvicinò di più; lui la guardò con la coda dell’occhio “Seriamente?” continuò ad avvicinarsi fino a che con la pancia non toccò il suo avambraccio destro.
Bakugou rimase fisso con lo sguardo sul bordo piscina che stava di fronte a lui mentre Miyuki continuava ad avvicinarsi “Qualche sera fa ti sei strusciato su di me – bisbigliò – e adesso ti metto in imbarazzo?”
Bakugou la guardò contraendo la mandibola “Okay – fece lei divertita – mi allontano” e ridendo fece qualche passo più indietro per poi avvicinarsi a Shoto che stava parlando con Midoriya.

Dopo aver passato due ore a mollo, con i muscoli completamente rilassati e la pelle ormai raggrinzita per il troppo tempo passato in acqua, i ragazzi, colti da un po’ di fame, decisero di uscire e di andare a mangiare qualcosa.
Asciugandosi con il suo quirk d’aria, Miyuki si tolse l’asciugamano di dosso e si sedette su uno dei divani che stavano nella sala in cui avevano iniziato a pranzare quando, tornando con uno zaino, Kaminari si mise al centro della stanza con aria compiaciuta.
“Che hai lì?” chiese Kirishima dopo aver mandato giù un pezzo del toast che stava mangiando; l’altro ghignò “Mi sono fatto comprare delle birre!” tutti lo guardarono sconvolti.
“Sai che non le berremo vero?” asserì Iida mettendosi in piedi e l’altro sbuffò “E cosa ce ne facciamo allora se non possiamo berle?” Bakugou, seduto sulla poltrona di fronte a dove stava seduta Miyuki scuoté la testa di fronte a tanta stupidità “Beh – Mina si alzò incrociando le braccia – possiamo giocare al gioco della bottiglia.

Tutti iniziarono a parlottare mentre Miyuki li guardava confusa “Scusate – fece alzando la mano – che sarebbe?” tutti la guardarono.
“Cazzo ma vivevi proprio in una caverna” commentò Bakugou; lei lo guardò per poi fargli il dito medio “Davvero non lo sai?” le chiese Tsuyu che stava seduta alla sua destra.
Miyuki strinse le spalle “E’ un gioco così famoso?”
Mina rise “Beh, sì, direi – la guardò – in pratica ci si siede tutti a cerchio e si fa girare la bottiglia e, in base a chi si trova dal lato del tappo, questa persona deve scegliere tra obbligo e verità” incrociò le braccia al petto.
Pensando che non fosse un gioco poi così interessante o pericoloso, Miyuki strinse le spalle e poco dopo, si ritrovò a terra, seduta su uno dei tappeti presenti in quella stanza, seduta di fronte a Shoto mentre, accanto a lui, Mina iniziava a fare le prove per vedere quanto girasse bene quella bottiglia.
“Mh – fece dopo il secondo giro – essendo piena non gira molto velocemente però andrà bene di sicuro!” e detto ciò, iniziò a farla girare al centro del cerchio.

A Miyuki ci vollero pochi giri di bottiglia per capire il tipo di gioco che stavano facendo, soprattutto dopo che che, puntando Kaminari, lui aveva scelto obbligo e Mina lo aveva obbligato a baciare Mineta.
“Che schifo” commentò lui dopo che le sue labbra ebbero toccato quelle dell’amico e Miyuki sentì dentro di sé la voglia di abbandonare quel cerchio il prima possibile.
“Okay, andiamo avanti” asserì Mina decisamente troppo divertita mentre i due che si erano baciati facevano finta di vomitare.
Girando la bottiglia davanti a lei, Miyuki la vide fermarsi alla sua sinistra, puntando con il tappo, Uraraka.
“No ti prego” asserì lei troppo in imbarazzo per sapere cosa le avrebbe fatto fare.
“Scegli, - fece Mina – obbligo o verità!”
L’altra ci pensò un po’ “Verità” strinse le spalle pensando non fosse nulla di troppo terribile ma Mina, era davvero diabolica “Chi ti piace tra i ragazzi?” la faccia di Uraraka diventò immediatamente bordeaux “Okay facciamo obbligo!” Miyuki rise ma, da lì a poco non avrebbe riso più.
“Bene – Mina guardò uno ad uno i suoi compagni – ti obbligo a baciare Bakugou.”

Al suono di quelle parole, il cuore di Miyuki si bloccò nel petto e come se qualcuno avesse messo in pausa quel momento, il tempo si fermò.
Pochi istanti dopo, i battiti iniziarono ad aumentare a dismisura, facendola sentire così sopraffatta che era sicura che se fosse entrata in contatto con lui o con Shoto, sarebbe finita in quella dimensione.
In una manciata di secondo, Miyuki vide Uraraka, completamente arrossita, farsi avanti mentre, con la coda dell’occhio, vedeva il ragazzo, il suo ragazzo, anche se non lo avevano ancora stabilito, avanzare verso di lei con la solita espressione strafottente.
Come una scena di un film a rallentatore, Miyuki vide i due avvicinarsi sempre di più mentre, dentro di lei, saliva la voglia di strappare il cuore della sua compagna per poi farglielo ingoiare di nuovo.
Quando furono completamente vicini però, presa dall’imbarazzo, Uraraka si girò facendo sì che le labbra di Bakugou sfiorassero la sua guancia.
Fu in quel momento che Miyuki si rese conto di essere terribilmente gelosa di lui.

Tuttavia però, il fatto che lui si fosse prestato alla cosa, le fece ribollire il sangue nelle vene e intenta a fargliela pagare, Miyuki attese con ansia il giro successivo.
“Non vale cosi!” si lamentò Mina “Dovevi darglielo sulle labbra!” guardò Uraraka che ancora paonazza guardava fisso il tappeto sotto di lei.
“Va beh – asserì poi non volendo infierire oltre – andiamo avanti” e dicendo così, Mina fece girare la bottiglia e Miyuki, con un movimento impercettibile delle mani, fece in modo, con il suo quirk d’aria, che si fermasse su di lei.
“Miyuki!” esclamò Mina e lei vide che Bakugou adesso la stava fissando; Miyuki sorrise “Obbligo o verità?”
Sapendo che se avesse scelto obbligo Mina le avrebbe fatto baciare qualcuno, lei asserì “Obbligo” e all’amica s’illuminarono gli occhi.
“Bene allora, - ci pensò su portando di nuovo la mano sulla bottiglia – ti obbligo a baciare...” fece girare l’oggetto e Miyuki, usando ancora il suo quirk, fece in modo che la bottiglia si fermasse su Shoto.

“Shoto!” esclamò entusiasta Mina e Bakugou, che stava cercando di non far trasparire alcuna emozione, contrasse la mandibola mentre alla sua sinistra, Kirishima stava morendo dalle risate.
Senza guardare verso di lui, Miyuki tenne lo sguardo fisso su Shoto che, un po’ intimorito dalla cosa poiché alla sua di sinistra c’era seduto Bakugou, iniziò ad avanzare verso l’amica con il terrore che l’altro potesse ucciderlo non appena avessero smesso di giocare.

Protraendosi verso di lui a sua volta, Miyuki si avvicinò sempre di più all’amico mentre, come due fari accesi, le iridi rosse di Bakugou sembravano diventarlo sempre di più, come se fossero iniettate di sangue.
Man mano che avanzavano, Miyuki iniziò a sentire il cuore esploderle nel petto e quando le loro labbra furono vicinissime, il rumore della porta d’ingresso che si apriva fece sobbalzare tutti.
“Nascondete la bottiglia!” esclamò Momo spingendola verso Mina e facendo allontanare di colpo i due a pochissimi istanti dal loro bacio.
Come un fulmine, Mina lancio la bottiglia nello zaino di Kaminari e dopo qualche istante, i genitori della ragazza spuntarono dalla grande arcata che divideva quella stanza dalle altre.
“Buon giorno!” li salutarono; Momo si alzò in piedi “Ciao papà, ciao mamma!” gli sorrise “Come mai a casa?”
La donna sorrise a sua volta “Oh non preoccuparti – la rassicurò – siamo venuti soltanto a prendere dei documenti, tuo padre li ha dimenticati nel suo studio.” lei annuì.
“Va tutto bene?” chiese la donna guardando i ragazzi che avevano tutti un enorme e innocente sorriso sul volto “Tutto benissimo!” rispose la figlia e, qualche secondo dopo, il padre ritornò con in mano una cartellina e i due, congedandosi ancora, augurarono loro buon proseguimento e uscirono.

“C’è mancato poco” asserì Momo che stava trattenendo un infarto; Kaminari si buttò di peso sul divano “Che paura” rise.
“Beh, adesso che se ne sono andati possiamo riprendere – fece Mina avviandosi di nuovo verso lo zaino – dov’eravamo rimasti?”
“Io mi sono rotto di giocare” asserì Bakugou alzandosi dal tappeto; Uraraka annuì “Sì anche io...” Miyuki la guardò, adesso capiva cosa provava Bakugou ogni volta che la vedeva con Shoto.
“Davvero?” fece Mina triste “Ma si stava facendo interessante!”
“Non è interessante se l’obbligo è sempre baciare qualcuno – rispose Kaminari – o baciare Mineta” fece ancora finta di vomitare.
Miyuki rise “E’ stato il tuo primo bacio?” gli domandò alzando un sopracciglio; Kaminari fece una faccia disgustata “Non ne voglio parlare.”

Da quel momento passarono un altro paio d’ore in cui, stanchi sia per le ore in piscina che per il pranzo abbondante e per la paura fatta a causa del ritorno improvviso dei genitori di Momo, molti dei ragazzi decisero di tornare nelle proprie camere per riposare un po’.
A rimanere al piano di sotto furono solo Miyuki, Shoto, Bakugou e Kirishima che, distesi su un divano a testa, si godevano il silenzio di quell’enorme abitazione.
Passate le sei, Shoto decise di andarsi a fare una doccia mentre Kirishima, che per tutto il tempo aveva stressato Bakugou parlando degli affari suoi, decise di andarsi a fare un altro bagno poiché voleva poter fare un po’ di vasche dato che allenarsi in acqua valeva come allenarsi il doppio.

Rimasti da soli, Bakugou e Miyuki continuarono a stare in silenzio. Era ancora decisamente scossa dal desiderio di vedere morta Uraraka e stava ancora cercando di metabolizzare il fatto che, per la prima volta in vita sua, lei fosse gelosa di qualcosa.
Non aveva mai avuto niente di così suo, così esclusivo e il pensiero delle labbra di Bakugou contro quelle di qualcun altra l’aveva così sconvolta da impedirle di parlare per il troppo nervosismo.

“Peccato che tu non sia riuscita a baciare Shoto” fece Bakugou con voce seria dopo una decina di minuti; Miyuki non lo guardò “immagino però che durante i vostri allenamenti voi potrete recuperare.”
“Già – lui la guardò – esattamente come potrete recuperare tu e Uraraka” marcò il nome della ragazza alzando le sopracciglia.
Bakugou alzò un sopracciglio “Cos’è, sei gelosa?”
Lei si sentì ribollire di rabbia “Io? - lo guardò – Per niente.”
“Ah – inspirò – allora se dovesse capitare di nuovo, non sarebbe un problema, giusto?”
Miyuki fece un respiro profondo e si alzò dal divano “Mi domando a che punto sia Shoto con la sua doccia” si stiracchiò mentre Bakugou la guardava, erano entrambi ancora in costume.
“Perché t’interessa?”
Lei lo guardò “Perché interessa a te?”

Bakugou si passò una lingua sui denti e si alzò “Ammetti che sei gelosa” fece poi quando fu in piedi davanti a lei e, a causa di quella vicinanza, Miyuki inziò a sentirsi di nuovo mancare il fiato.
“Gelosa? - ripeté guardandolo negli occhi – Di te?” alzò un sopracciglio; Bakugou ghignò “L’ho visto che l’hai fatto apposta a far uscire te e lui” lei distolse lo sguardo “volevi farmi ingelosire?”
“Non faccio queste bambinate” mentì spudoratamente; Bakugou rise e avvicinandosi di più iniziò ad accarezzarle il braccio destro “No?” continuava a guardarla dritto negli occhi mentre lei non riusciva a sostenere il suo sguardo che pareva starle perforando il cervello.
“Okay – asserì quando quello sguardo fu insostenibile – anche se fosse?” incrociò le braccia sul petto; lui la guardò divertito “Se fosse cosa?
Miyuki lo guardò “Non sono gelosa di Uraraka – Bakugou annuì poco convinto – sono gelosa di te” distolse ancora lo sguardo mettendosi a fissare un quadro appeso sulla parete alla sua destra.
“Di me?” domandò lui gongolante, adorava avere ragione.
“Non mi va che il mio-” si fermò.
Bakugou si premette la lingua sotto il canino destro “Il tuo…?” lei si trattenne dal prenderlo a testate in bocca per fargli sparire quel sorrisetto “Senti – lo guardò – vaffanculo” e dicendo questo si allontanò e tornò in camera da Jirou.

Durante la cena, Bakugou che aveva appositamente scelto di sedersi di fronte a lei, passò tutto il tempo ghignando mentre lei, nervosa come non mai poiché alla destra di lui stava seduta proprio Uraraka, mangiava con il fumo che le usciva dalle orecchie.
Non riusciva, razionalmente, a pensare che molto probabilmente ad Uraraka nemmeno piacesse Bakugou perché, da quando era arrivata alla Yuei aveva subito notato le attenzioni che lei riservava a Midoriya e che erano le stesse lei aveva iniziato a riservare a Bakugou da quel fatidico giorno di Natale.
Nonostante sapesse questo però, l’idea che quel pomeriggio le loro labbra potessero entrare in contatto, l’aveva fatta andare fuori di testa perché non voleva che nessun altro, a parte lei, potesse baciarlo.

Finito di mangiare, i ragazzi andarono in un’altra stanza in cui i genitori di Momo avevano fatto montare un proiettore e mettere parecchie sedute in modo tale che potessero vedere i film come al cinema.
A scegliere il film, erano ovviamente state le ragazze, tranne Miyuki che di film ne sapeva poco e niente e, ancora più ovviamente, proprio come ciliegina sulla torta, avevano scelto un film romantico.

Seduta ad una poltrona di distanza da Bakugou, dato che Kirishima aveva deciso di sedersi tra di loro, Miyuki si sorbì due ore di film in cui i due protagonisti non facevano altro che baciarsi e, oltre a quello, ad ogni scena un po’ più spinta, alla sua destra, Shoto abbassava lo sguardo in imbarazzo, Midoriya si metteva a giocare al telefono e Kirishima, attentando più volte alla sua pazienza, le copriva gli occhi impedendole di vedere.
“Giuro che se lo fai ancora ti strappo gli arti” lo minacciò lei dopo l’ennesima volta.
Kirishima rise mentre Bakugou guardava ogni scena come se nulla fosse “E’ che non voglio turbare la tua innocenza.” entrambi si girarono a guardarlo e quando gli occhi di lei incrociarono quelli di Bakugou, li distolse immediatamente per tornare a guardare il film.
“La mia innocenza sta benissimo.”

Una volta terminata quella lagna, che a quanto pare doveva far piangere dato che quasi tutti tranne lei, Shoto e Bakugou, stavano singhiozzando, i ragazzi iniziarono a tornare nelle loro camere per andare a dormire mentre lei, Momo, Shoto, Midoriya e ovviamente Bakugou, che non avevano sonno, rimasero al piano di sotto per aiutare a mettere a posto.
“E’ stato un film bellissimo” commentò Momo mentre recuperava i sacchetti di patatine che erano stati lasciati sulle poltrone; Midoriya annuì “Sì, una storia d’amore davvero romantica.”
“Solo a me ha fatto cagare?” commentò Miyuki impilando i bicchieri vuoti; Shoto rise “Io non ho nemmeno capito tutto lo sbattimento di lui.”
“La cosa non mi sorprende sai? - lo guardò – Non è che tu brilli d’intuito” rise; Shoto rise a sua volta “Sì ma, scrivere una lettera ogni giorno?” alzò un sopracciglio.
“Beh per essere romantico lo era – asserì lei stringendo le spalle – ma decisamente oltre il limite.” scuoté la testa per poi buttare i bicchieri nell’immondizia “Penso debba esserci un limite da non superare per far sì che il film non si trasformi in una palla di due ore.” Shoto rise.
“Sta sera non sei proprio in vena per le robe amorose” asserì notando la sua faccia seria; lei lo guardò “Mi sa che devo rimangiarmi ciò che ho detto – rise – si nota così tanto?”
Shoto strinse le spalle “Beh diciamo che hai quell’espressione da quando Mina ha obbligato Uraraka a baciare Bakugou – a lei venne un tic all’occhio – se non me l’avessi detto prima che stavate insieme, di certo sta sera avrei capito qualcosa” rise.
Miyuki lo guardò “Non pensavo di essere così gelosa – sbuffò – questa cosa mi infastidisce. Non voglio odiare Uraraka come Bakugou odia te.”
“Bakugou mi odia?” Shoto fece il finto tonto; lei lo guardò “Scusa – rise di nuovo – ma penso sia normale essere geloso della persona che ti piace” strinse le spalle.
“Che fastidio – sospirò – quasi mi manca la routine che avevo a casa mia. Almeno lì mi risparmiavo queste paturnie amorose.”
“Preferisci le legnate ai sentimenti?” alzò un sopracciglio; lei lo guardò “Preferisco dare legnate piuttosto che farmi il fegato marcio a causa delle mie emozioni.” sospirò di nuovo.
“Onestamente non credo ci sia nulla di cui preoccuparsi” la guardò “è palese che ad Uraraka piaccia Midoriya e, - lei lo guardò – se l’ho capito io, penso lo abbia capito anche tu.”
Lei annuì “Sì, ovviamente – si portò i capelli all’indietro – ma ciò non toglie che oggi pomeriggio le avrei strappato la testa dal collo.”
“L’abbiamo notato tutti” rise.

Finito di buttare i bicchieri, Shoto le augurò la buona notte e uscendo dalla cucina, salì le scale e tornò nella sua stanza.
Pensando di essere rimasta da sola, poiché non sentì più nessuna voce provenire dall’altra stanza, Miyuki spense la luce e decisa ad approfittare di quel momento di solitudine, tornò alla piscina per potersi godere un bagno caldo in santa pace.
Arrivata, si tolse il pantalone della tuta e la felpa e, con ancora sotto il costume, si fermò a bordo piscina per fare qualche respiro profondo e far scivolare via tutto il fastidio che aveva accumulato in quelle poche ore.
Mentre inspirava e stirava il collo inclinando la testa alla sua destra però, Miyuki sentì un paio di mani avvolgerla all’altezza dello stomaco e poco dopo, il petto di qualcuno che si schiacciava contro la sua schiena.
Dopo un paio di secondi di panico poiché pensava di essere da sola, l’odore del profumo di Bakugou le inondò le narici e come sempre, il contatto con la sua pelle le fece venire i brividi.

“Che fai qui da sola” le chiese a voce bassa strofinando il naso sulla sua spalla; Miyuki fece un respiro profondo “Potrei farti la stessa domanda.”
Lui rise “Io stavo aspettando Uraraka” e a quella risposta lei fece per staccarsi dalla sua presa ma lui la strinse ancora di più.
“Non puoi davvero essere gelosa di Uraraka” rise di nuovo; lei scuoté la testa “Fottiti Bakugou.”
Divertito, lui portò la sua mano destra sul suo collo facendo sì che il suo pollice iniziasse a giocare con il suo labbro inferiore e, poco dopo, Miyuki glielo morse iniziando a giocarci con la sua lingua.
A quell’azione, Bakugou si spinse ancora di più contro di lei “Perché non ci facciamo un bagno per calmare i tuoi bollenti spiriti?” asserì mentre il cuore nel suo petto iniziava a tamburellare.
Lei rise “I miei?” commentò poi dopo aver sentito qualcosa premere all’altezza del suo sedere.

Senza dire nient’altro, Bakugou iniziò a camminare in avanti e quando fu al limite del bordo piscina, la spinse violentemente dentro per poi tuffarsi dietro di lei.
Una volta risalita, Miyuki si tolse i capelli da davanti la faccia “Ma sei veramente stronzo!”
Poco dopo risalì anche lui e con l’eccitazione a mille e lo sguardo perso su di lei, si avvicinò e senza dir niente, le mise di nuovo la mano destra dietro al collo e tirandola a sé fece in modo che le loro labbra rientrassero in contatto dato che, da un po’, non lo avevano fatto.
Sentito di nuovo il contatto delle sue labbra e la loro morbidezza, Miyuki si dimenticò completamente di tutta l’ira che aveva provato quel pomeriggio e avvinghiando le sue gambe attorno al suo busto, grazie all’acqua che glielo permetteva, gli avvolse le braccia dietro la testa e si schiacciò completamente contro di lui.
Avanzando fino al bordo piscina opposto Bakugou la bloccò contro la parete e come se non stesse aspettando altro da tutto il giorno infilò la lingua nella sua bocca e iniziando a farla muovere insieme alla sua.

Forse a causa della temperatura e forse anche a causa degli ormoni, Miyuki si sentì le viscere contorcersi nel suo stomaco e il battito cardiaco concentrarsi nel suo basso ventre mentre, nel petto, il suo cuore stava per scoppiare.
Con le gambe ancora avvolte attorno a lui, Miyuki sentì di nuovo l’intimità di Bakugou premere contro la sua e proprio come aveva fatto sul suo letto, iniziò a strusciarcisi contro mentre lui, ad ogni suo movimento, sembrava sussultare.

Con le labbra ancora l’una sull’altra Bakugou portò la sua mano sinistra sul suo seno destro ed essendo il costume molto più semplice da spostare del reggiseno, con facilità riuscì a togliere lo strato di stoffa che glielo copriva.
Una volta tirata fuori, Bakugou la strinse con forza con la sua mano ed essendo, come già detto, molto più sensibile a causa della cicatrice, Miyuki sentì il fiato spezzarlesi in gola per l’ennesima volta.
Ancora più presa delle volte precedenti, Miyuki tolse le gambe da attorno i suoi fianchi e rimessasi in piedi lo spinse a mettersi al posto suo contro la parete.
Una volta bloccato, con ancora le lingue che si arrovigliavano, Miyuki immerse la sua mano destra fino ad entrare a contatto con l’elastico del suo costume.
Come quando lo aveva fatto in camera sua, Bakugou sgranò gli occhi ed ebbe un sussulto ma troppo preso per far qualsiasi altra cosa, cercò di resistere e si godette al massimo quel momento.

Con il cuore che le pompava in gola, Miyuki spinse la mano all’interno del costume e dopo pochissimo entrò subito a contatto con l’intimità di Bakugou che, pulsante, gli stava poggiata contro l’addome.
Una volta avvolte le mani attorno ad essa, Bakugou dovette staccarsi dal bacio per evitare di morire a causa dell’aria che sembrava non voler entrare nei suoi polmoni.
“Togli quella mano...” la pregò ansimante “..o non penso di riuscire a trattenermi.”
Per tutta risposta, Miyuki strinse un po’ di più la presa e infilandogli la mano sinistra tra i capelli, lo tirò di nuovo verso di sé per riprendere a baciarlo.
Sofferente perché stava cercando con tutte le forze di non esplodere in tutti i sensi, Bakugou, prese a strizzarla con veemenza dappertutto come se, afferrandola, lui potesse riuscire a trattenersi.
Mentre le loro bocche continuavano a darsi il tormento, Miyuki prese muovere la mano dentro il suo costume facendo movimenti dall’altro verso il basso e giocando con il pollice con la punta della sua intimità.

“Ti prego...” fece lui staccandosi di nuovo “...non riesco a trattenermi.” continuò mentre con la mano destra l’avvicinava ancora di più e con la sinistra le stringeva con forza la porzione di braccio che stava fuori dal suo costume.
Lei rise e gli morse il labbro inferiore mentre con l’altra mano continuava “Allora non farlo.”
A quella risposta, Bakugou la guardò dritto negli occhi e sentì il sangue mandargli a fuoco le guance.
Continuando a salire e scendere con quella mano, Miyuki finì anche per prendergli la parte sottostante e, non appena ebbe fatto un po’ di pressione su quella, Bakugou mollò completamente la presa su di lei e si aggrappò al bordo piscina lasciandosi cadere con la testa all’indietro e cercando di trattenere dei gemiti.
Davanti a quell’immagine, Miyuki si spinse in avanti e iniziò a baciargli il collo che, in quel momento, per quanto era teso, lasciava intravedere tutti i tendini e le vene che stavano pulsando.

Completamente sopraffatto, Bakugou infilò la mano destra con forza tra i suoi capelli e glieli tirò spingendola ancora di più contro la sua pelle.
Bloccata lì, terribilmente eccitata, Miyuki continuò a muoversi sulla sua intimità alternando movimenti veloci a movimenti lenti e basandosi sulle rispose di lui al suo tocco.
Dopo una buona mezz’ora, la mezz’ora migliore della sua vita, Bakugou che era ancora bloccato contro la parete con le sue dita tra i suoi capelli, e la lingua di lei sul suo collo che piano piano scendeva lungo tutta la sua porzione fuori dall’acqua, iniziò a sentirsi mancare il fiato e tirandola via dal suo petto per i capelli, la guardò negli occhi completamente ansimante mentre lei ricambiava lo sguardo e con ancora la mano lì, continuava ad aumentare la sua eccitazione.
In quel momento, Bakugou si pentì amaramente di aver lasciato i preservati nel suo borsone.

Spinta la testa di lei di nuovo verso di lui, Bagukou le infilò nuovamente la lingua in gola e, con una forza che non credeva di avere, la spinse di nuovo contro la parete mentre lei, teneva la sua mano ancora nel suo costume e, una volta schiacciata contro il muro, spostava la sua intimità verso la sua.
“Mi..yu...” fece per dire lui mentre lei aumentava la velocità e quando, con un movimento secco, raggiunse di nuovo la parte più in basso, Bakugou avvolse la sua mano destra attorno al suo collo e la sinistra sulla sua schiena e, contraendo ogni fibra del suo corpo, non riuscì più a trattenersi e si lasciò completamente andare sulla sua mano.

Una volta terminato, Miyuki, che era molto compiaciuta da tutto ciò che aveva fatto e dalla reazione di lui, tirò via la mano da dentro il suo costume e lasciando cadere la testa sul bordo piscina prese a respirare affannosamente mentre lui, con il fiato completamente a pezzi, ogni muscolo contratto e il cuore che gli stava esplodendo nel petto, continuava a stringere la sua pelle sperando che la sensazione che lo aveva pervaso poco prima, non sparisse mai.

Mentre loro si guardavano negli occhi, completamente impazziti l’uno per l’altra e, inconsapevoli, di non essere soli lì giù, alle loro spalle, nascosi nell’ombra di tutte le piante che i genitori di Momo avevano messo lì su, con le mani di ognuno, sulla bocca dell’altro per non farsi sentire, Kaminari, Mineta e Sero avevano assistito a tutto quell’amplesso poiché, scesi a mangiare qualcosa, li avevano sentiti quando si erano tuffati in piscina.

Il mattino seguente, quando tutti si ritrovarono in cucina a fare colazione, Bakugou e Miyuki non riuscivano a smettere di guardarsi.
Lui era completamente stato assorbito da lei e più la guardava più non ce la faceva a resistere.
Non riusciva a credere a quello che era successo la sera prima mentre lei, aveva finalmente smesso di preoccuparsi della sua compagna dato che, era sicura, che Bakugou non avesse occhi che per lei, e forse anche altro.
Ciò che però, ad un certo punto, saltò agli occhi dei due, erano gli sguardi di tre dei loro compagni che, sghignazzando, li guardavano mentre mangiavano.
“Si può sapere che cazzo avete voi tre?” chiese Bakugou infastidito dall’ennesima risatina.
Kaminari si fece andare un biscotto di traverso “Perché sei così nervoso di prima mattina?” l’altro alzò un sopracciglio “Dovresti essere più rilassato” gli altri due scoppiarono a ridere mentre il resto della classe o non capiva, o non stava prestando attenzione.
Miyuki li guardò “Ma hai mica sbattuto la testa?”
Mineta rise “No, però qualcos’altro è stato sbattuto” e tutti e tre scoppiarono di nuovo a ridere.
Confusi da quelle loro strane reazioni, ad un certo punto, il terrore di quell’ipotesi, si affacciò negli occhi di Miyuki che, mettendo insieme le due frasi, guardò Bakugou e iniziò ad arrossire.
“Ah… - fece Sero dopo aver bevuto – mi sa che io oggi salto la piscina interna” e dopo averli sentiti ancora ridere, anche Bakugou capì.

Non potendo far niente per evitare che qualcun altro venisse a sapere di ciò che era successo la sera prima e particolarmente sconvolti dal fatto che quei tre li avessero visti e che, avessero viso soprattutto lui completamente vulnerabile mentre lei faceva di lui ciò che voleva, Bakugou contrasse la mandibola e riprese a mangiare mentre i suoi occhi prendevano fuoco.
Gliel’avrebbe fatta pagare e loro lo sapevano bene. Quando sarebbe arrivato il giorno, Bakugou li avrebbe uccisi.

“Bene!” esclamò Mina quando tutti furono di nuovo seduti in salone “Dato che ieri non è andato bene il gioco della bottiglia-” Miyuki si lasciò sprofondare sul divano, non avrebbe sopportato un altro gioco del genere “-giochiamo a sette minuti in paradiso.”
“E che sarebbe sta volta?” chiese lei esausta; Bakugou roteò gli occhi “Non conosci nemmeno questo?” le domandò Tsuyu.
Miyuki strinse le spalle “Non è che dove abitavo avessi con chi giocare a queste robe” rise.
“E’ praticamente come il gioco di ieri però, invece di obbligo o verità, le due persone che vengono scelte, devono stare sette minuti chiusi in uno sgabuzzino” Miyuki guardò Bakugou, e dopo aver spostato lo sguardo su quei tre idioti, decise che gliel’avrebbe fatta pagare.

Iniziato il gioco, e fatta roteare la bottiglia, fu Miyuki a scegliere le sorti dei suoi compagni e Bakugou, compiaciuto, se ne accorse immediatamente poiché, la prima coppia a venire sorteggia, fu proprio quella tra Bakugou e Mineta.
Dopo sette minuti chiusi lì dentro, Mineta tornò completamente sconvolto e provato mentre Bakugou, tranquillo si rimetteva a sedere.
Al secondo giro, Miyuki decise di dare un po’ di gioia a qualcuno e fece uscire Midoriya e Uraraka, sia per sbloccarli sia per togliersela dai piedi dato che era ancora infastidita.
Per quel ripostiglio, passarono poi Bakugou e Sero, Bakugou e Kaminari e dopo una serie di giri non pilotati da lei, se non per non farsi accoppiare con qualcun altro, quando la bottiglia si fermò di nuovo su Bakugou, al giro successivo, lei fece in modo che si fermasse davanti a sé.

“Uuuh!” esclamò Mina “Miyuki e Bakugou dritti nel ripostiglio” e fingendo che la cosa pesasse ad entrambi, sotto gli sguardi divertiti di Kirishima e Shoto e, intimoriti nel dire o fare qualsiasi cosa, di Mineta, Sero e Kaminari, i due furono accompagnati da Mina e lasciati all’interno di quello stanzino.

“Ci vediamo tra sette minuti!” e dopo aver chiuso la porta, senza nemmeno aspettare che fosse chiusa completamente i due, tornarono a baciarsi esattamente come avevano fatto la sera prima.

Schiacciati l’uno contro l’altra a causa del poco spazio, i due iniziarono a sentire la temperatura alzarsi molto velocemente e, presi dall’eccitazione come la notte precedente, iniziarono a cercare il contatto con la pelle dell’altro come se dovessero sbrigarsi a toccarsi il più possibile prima dello scadere del tempo.
Con la mano di Bakugou si nuovo sul suo seno, Miyuki che ormai aveva imparato bene come fare per farlo impazzire, gli slacciò la cintura dei pantaloni e aprendoli, infilò di nuovo la mano nelle sue mutande e, non potendo fare versi, o farsi sentire in nessun modo, gli mise la mano libera sulla bocca mentre lui colpiva la porta con un pugno.
“Fai silenzio” fece lei a bassissima voce mentre sembrava un animale in gabbia che vuole scappare a tutti i costi.
Facendo gli stessi movimenti della sera prima, Miyuki vide di nuovo davanti a sé l’espressione completamente consumata dalla lussuria di Bakugou che, come a voler trasmettere a lei tutto ciò che stava sentendo, prese a baciarla con veemenza, tenendo la mano destra piantata contro la porta nella vana speranza che nessuno entrasse.

Purtroppo però, come si sa, quando ci si diverte il tempo vola e come se fosse passato in un baleno, poco tempo dopo, Mina tornò a bussare contro la porta.
“Il tempo è finito!” e staccandosi da quel bacio, Miyuki iniziò a ridere poiché la situazione sotto la sua mano era davvero divertente.

 

Sentitala allontanarsi, Miyuki tirò via la mano e sistemandosi i vestiti e i capelli fece per uscire “Sarà divertente vedere come la gestisci” asserì indicando i suoi pantaloni ma prima che potesse uscire, Bakugou le afferrò la mano e ansimante la guardò negli occhi “Ti prego… - fece un respiro profondo – raffreddala.”
Miyuki scoppiò a ridere “Devi essere più convincente.”
“Ti sto pregando” ripeté lui a denti stretti e dato che, vederlo così sofferente lo aveva divertito abbastanza, posò di nuovo la mano tra le sue mutande e iniziò a far uscire dell’aria fredda tenendola lì finché non sentì, piano piano, svanire la sua eccitazione.

 

 

Angolo autrice:

OKAY IO DEVO SMETTERLA DI SCRIVERE DI NOTTE AHAHAHHAHAH Ho passato la notte in BIANCO per scrivere questo capitolo di UNDICIMILA PAROLE e lo amo dalla prima all'ultima.

L'ispirazione mi è venuta ieri leggendo alcune robe e, spero che vi piaccia quanto piace a me perché MI SONO SCASSATA a scrivere ogni cosa, soprattutto le lemon (occhiolino occhiolino)

Detto questo se volete lasciarmi una recensione/stellina ne sono grata e spero rimarrete con me fino alla fine!
Baci, Ems xx

 

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Capitolo 35
*** Capitolo trentacinque - Cioccolato e Peperoncino. ***


CIOCCOLATO E PEPERONCINO 




Il rumore della porta che si apriva alle loro spalle fece girare Shoto e Miyuki che come il Venerdì precedente, si stavano spogliando dei loro indumenti superiori per permettere ad Ayumi di attaccare sulla loro pelle quei fastidiosissimi cerchietti adesivi.
“Allora – asserì Kuro avvicinandosi a loro con una pila di fogli con sopra stampate le onde cerebrali e l’elettrocardiogramma di Miyuki – lo scorso Venerdì è stato un successo.” gli sorrise porgendo a lei i fogli.
“In base a ciò che vedi possiamo iniziare a partire per capire se da ora in poi i tuoi ricordi inizieranno a vertere verso sensazioni più negative o positive – indicò con la penna due curve molto simili ma disegnate con colori diversi – fondamentalmente, se questa curva rossa, che è una copia di quella di riferimento – indicò la curva blu – tende a salire, allora i tuoi ricordi inizieranno a diventare più negativi, nel caso in cui scenda o rimanga nello stesso punto, invece vorrà dire che saranno positivi.”
Miyuki e Shoto si passarono i fogli “Partendo da queste semplici osservazioni poi, in base ai diversi picchi che si presentano nel tuo encefalogramma – indicò le curve di quello – possiamo andare ad indagare su cosa li ha fatti sviluppare.”

“E se non dovessi ricordarlo?” chiese lei riporgendoglieli; Kuro li prese e li incastrò sotto la sua ascella sinistra “Solitamente ricordi la maggior parte di ciò che vedi no?” lei annuì.
“Allora andrà benissimo anche se dovessi ricordati poche cose.”

Ritornato al piano di sopra per potersi risedere alla sua postazione, successivamente Kuro prese a parlare tramite microfono mentre i due si riposizionavano come qualche giorno prima.
“Mi raccomando – i due lo guardarono di nuovo – non strafate.” ma, conoscendo i due ragazzi, era un po’ come gettare parole al vento.

Shoto e Miyuki infatti si rilanciarono in un combattimento pieno di attacchi, schivate, scivolate e chi più ne ha più ne metta e, a differenza della volta precedente, Miyuki sembrava meno scossa e un po’ più presente tanto che, anche l’amico poté notare il cambiamento nell’intensità dei suoi attacchi.
“Come procede?” chiese Endeavor che quel pomeriggio era arrivato un po’ in ritardo dati alcuni imprevisti sul lavoro, dopotutto era pur sempre un Pro Hero nel pieno della sua carriera.

“Oggi sembra già andare meglio – rispose Kuro indicando i movimenti delle onde cerebrali di Miyuki – sembra meno sconvolta.”
“E’ un bene?” chiese l’altro incrociando le braccia e guardando verso il ring in cui Shoto stava schivando un suo attacco e rispondendo con il fuoco “Sì – asserì Kuro – a Miyuki basta combattere per far sì che le sue emozioni vadano in subbuglio, sia positivamente che negativamente. A quanto pare combattere con Shoto è come se la caricasse.”
“Pensi che se dovesse toccarlo come la scorsa volta riuscirebbe ad entrare di nuovo in quella dimensione?”
Il ragazzo annuì “Decisamente.” e infatti, dopo un’altra serie di colpi, Shoto si fermò di botto e Miyuki, inevitabilmente finì per toccarlo nel tentativo di arrestare il suo ultimo attacco.

Proprio come accadeva ogni singola volta, Miyuki venne risucchiata via da quel ring finendo per risvegliarsi nel suo passato.

Aprendo gli occhi, Miyuki dovette sbattere le palpebre più volte a causa della fortissima luce del sole che le stava illuminando il viso.
Si trovava distesa chissà dove mentre, sopra di lei, il cielo azzurro mostrava qualche nuvola che, spinta dal vento, le passava sulla testa completamente indisturbata.
Con la paura di muoversi da quella posizione per non andare avanti in quel ricordo, Miyuki sperò che la sé stessa di chissà quanti anni prima rimanesse immobile a guardare il cielo e a farsi solleticare la pelle da quella piacevole brezza fresca mentre, accanto a lei, l’unico rumore che si sentiva era quello proveniente dalle fronde degli alberi.
“Miyuki – la voce di sua madre attirò la sua attenzione – tesoro vieni dentro o finirai per iniziare a starnutire! E’ pieno di polline in questo periodo!”
La bocca di Miyuki si mosse ma lei non riuscì a sentire cosa avesse detto e pochi istanti dopo, sentendosi formicolare il naso, Miyuki si mise a sedere a causa di un starnuto così forte che la fece alzare di colpo e che, per una frazione di secondo, fece uscire dalle sue mani delle piccole e deboli fiamme.

“AH!” - esclamò sua madre – Ryosei!” chiamò poi facendo girare Miyuki verso di lei “Ryosei vieni! Ho appena visto qualcosa!” la ragazzina continuò a guardarla confusa mentre, correndo, suo padre raggiungeva sua madre.
“Che hai visto?” le domandò allarmata e la donna indicò Miyuki “Aspetta, a breve dovrebbe starnutire di nuovo” e come se Izumi lo avesse predetto, a Miyuki iniziarono a pizzicare gli occhi e ancora il naso e dopo qualche istante starnutì di nuovo.
Questa volta però, dalle sue mani uscirono dei piccoli pezzi di ghiaccio.
Izumi esclamò di nuovo “Prima era uscito del fuoco!”

Miyuki si guardò di nuovo le mani mentre pian piano sentiva il naso chiudersi e le palpebre diventare più pesanti “Vieni dentro Miyuki, sei piena di polline!” la richiamò sua madre ridendo e alzandosi, la bambina iniziò a camminare verso i suoi genitori ma, prima di arrivare, starnutì di nuovo e mettendo le mani avanti, si spostò all’indietro a causa dell’aria che aveva fatto uscire dai palmi.
“E siamo a tre!” Izumi batté le mani entusiasta mentre Ryosei non poteva credere al fatto che sua figlia stesse sviluppando tutti e tre i suoi quirk.
“E’ fantastico” asserì lui abbracciando la donna mentre Miyuki si strofinava il naso che sembrava in preda ad una bella reazione allergica.

Rimasta in piedi al suo posto, Miyuki prese anche a stropicciarsi gli occhi quando una folata di vento, scuotendo le fronde degli alberi, la investì colpendola in pieno con una bella manciata di polvere e polline che, inondandola completamente, fecero impazzire il suo naso, portandola a coprirselo con le mani per poi starnutire ancora e, mentre lo faceva, sentire partire dalla punta dei suoi pedi, come una enorme scarica elettrica che le elettrizzò anche i capelli.
Izumi trattenne il fiato e guardando il marito con le lacrime agli occhi prese a correre verso la figlia che, ancora in piedi in mezzo al prato e con l’elettricità che le circolava addosso, si guardava confusa.
“Hai anche il mio quirk!” esclamò una volta che si fu inginocchiata ai piedi della figlia sorridente.
Miyuki ancora un po’ scossa, la guardò da dietro le palpebre pesanti e le sorrise a sua volta.
A quell’età non aveva idea di cosa le stesse succedendo ma, rivedendosi dal futuro, sapeva bene che quello era stato il giorno in cui la sua vita era cambiata completamente.

“Okay allora basandoci su quanto hai detto – fece Kuro mentre continuava a scrivere sul suo block notes – il ricordo che hai visto deve risalire a quando il tuo quirk ha iniziato a venir fuori” la guardò; Miyuki annuì “perciò non dovevi avere più di quattro anni.”
“Sei nata in Primavera?” chiese Shoto; lei lo guardò “Un po’ prima, sono nata il quattro di Marzo” gli sorrise.
“Quindi questo ricordo dev’essere collocato poco dopo il tuo quarto compleanno.” asserì Ayumi cerchiando la data in un calendario “Oh – esclamò poi – manca poco al tuo sedicesimo compleanno” le sorrise e Miyuki, guardando il calendario rimase sorpresa dal fatto che davvero mancasse poco.

Per anni non le era importato granché del suo compleanno anche perché, da quando era morta sua madre, l’idea di festeggiarlo era svanita nel nulla con l’aggiunta del fatto che a suo padre aveva completamente smesso d’interessare la cosa finendo per trasformare quel giorno in un giorno come un altro in cui lei, una volta sveglia, sarebbe filata in palestra a combattere e ad allenarsi fino alla sera così, come per tutti i giorni della sua vita.
Quell’anno invece, dato che la sua solita routine era stata completamente stravolta, l’idea che si stesse avvicinando il suo compleanno la colpì particolarmente.
Chissà se e come l’avrebbe festeggiato.

Tornata a casa, un po’ prima per fortuna quel giorno, Miyuki aveva ancora le forze per salire in camera sua e una volta distesasi a letto, ripensando al ricordo che aveva visto quel pomeriggio, rise perché aveva completamente dimenticato della sua allergia dato che, per anni, non era uscita all’aperto.
Un’altra nota positiva di quella giornata poi era che, dato che Endeavor avrebbe dovuto sbrigare alcune faccende nei giorni successivi, lei a Shoto avrebbero avuto il resto della settimana libero così da potersi rilassare e portare avanti con lo studio in vista dei giorni in cui invece, sarebbero stati costretti ad allenarsi fino a tardi.

“Ehi – la voce di Kirishima proveniente da dietro la porta la fece girare – posso?” lei rise, Kirishima pareva essere l’unico a rispettare la sua privacy.
“Certo” rispose lei mettendosi a sedere “posso aiutarti?”
Lui le sorrise “Ti va di guardare un film?”
Miyuki guardò la sveglia sul comodino accanto al suo letto, erano le sei e mezza del pomeriggio e dato che Bakugou, come da un mese a quella parte era al corso di recupero per la licenza provvisoria, pensò non fosse una cattiva idea dato che, per il giorno dopo, aveva svolto tutti i compiti quando erano tornati a casa il giorno prima.
Ripensandoci non aveva avuto il tempo di parlare con Bakugou di ciò che era successo sia nella piscina che nello sgabuzzino di casa di Momo ma, soprattutto, non avevano avuto il tempo di parlare del fatto che quei tre idioti li avessero visti nonostante lei avesse provveduto a fargli dare una lezione accoppiandoli con lui nel gioco dei sette minuti in paradiso.

Non sapeva se quei tre fossero andati a raccontare la cosa in giro e onestamente, guardando Kirishima, un po’ il dubbio le venì.
Era un po’ impossibile che lui non ne sapesse niente dato che lo aveva visto parlare per tutto il tempo proprio con Kaminari, Sero e Mineta e in più, anche lui, da un po’, non faceva altro che fare battutine e ridacchiare quando lei si avvicinava mentre con lui c’era anche Bakugou.

Arrivata in camera dell’amico allora Miyuki decise che ne avrebbe approfittato per fare un po’ di chiarezza anche perché, già il week-end precedente, quando avevano guardato quel film decisamente discutibile tutti e tre, lui, il giorno dopo, si comportava in maniera decisamente strana.

Seduta a gambe incrociate sul suo letto e con il solito enorme squalo di stoffa stretto tra le braccia, Miyuki osservò attentamente il comportamento del suo amico che, come cercando di trattenersi dal ridere, non la guardava nemmeno in faccia.
“Tu sai qualcosa.” asserì lei guardandolo indagatoria.
Kirishima sgranò gli occhi in maniera impercettibile, o almeno lui pensò di non essersi fatto vedere poiché Miyuki vide benissimo il suo cambio d’espressione.
“Cos’è che non mi stai dicendo?” continuò; lui si schiarì la gola e con tantissima nochalance, si girò verso di lei “Di che parli?” il suo tono di voce si fece improvvisamente più acuto.
Miyuki incrociò le braccia sul petto “Tu sai qualcosa – ripeté – qualcosa che non dovresti sapere.”
Kirishima distolse lo sguardo e prese a fare di no con la testa “Io? - s’indicò – Assolutamente no.”
“Sai che non sei per niente bravo a sparare stronzate vero? - lui iniziò a sudare freddo e alla sua reazione, Miyuki quasi si sentì morire dall’imbarazzo – Non dirmi che quei tre idioti ti hanno detto di averci visto!” scattò in piedi lanciando il peluche a terra.

Kirishima indietreggiò intimorito ma poi, corrugò la fronte “I tre idio- si fermò e mentre l’espressione di Miyuki prendeva il volto di chi si era data la zappa sui piedi, i suoi occhi si illuminarono – Chi vi ha visto fare cosa?!”
Lei si ammutolì “Qualcuno vi ha visto? - si guardò attorno incredulo – A casa di Momo?!” lei corse a tappargli la bocca.
“Stai zitto!”
Lui rise “Allora li ha usati i preservativi che gli ho dato” asserì con ancora la mano di lei sulla bocca.
Miyuki lo guardò dritto negli occhi mentre il suo battito cardiaco stava impazzendo nel suo petto “Cosa?”
Pensando che chi li avesse visti, li avesse colti mentre avevano un rapporto completo, Kirishima si allontanò dalla sua presa “Sì – esclamò – sono stato io a darglieli.” continuò mentre lei lo guardava con gli occhi sgranati “Dopo che vi ho sentito qualche settimana fa – Miyuki si sentì sprofondare – pensavo lo aveste già fatto ma Bakugou mi ha detto di no perché non aveva i preservativi ed è venuto a chiedermeli Sabato...” aveva iniziato a parlare a ruota libera come se aspettasse di poterne parlare con qualcuno da giorni.

“… però con il fatto che non ci fossero stanze singole da Momo non pensavo sareste riusciti a farlo. - la guardò – Chi vi ha visto?!”
Miyuki era pietrificata. Kirishima li aveva sentiti, ma quando?
“Tu ci hai sentiti.” asserì guardandolo con sguardo vitreo; lui annuì compiaciuto “In realtà non l’ho fatto apposta, mi sono alzato per andare in bagno e ho sentito dei rumori.”
“Tu ci hai sentiti… - ripeté iniziando a dondolare la testa in avanti – Bakugou… preservativi...” lo guardò con aria sconvolta e a Kirishima iniziò a venire il dubbio di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire.
“Sì… - si grattò la nuca – pensavo… - si schiarì la gola – non li ha usati?”
Lei continuava a fissarlo incredula “Non… non siamo arrivati a quel punto” asserì a denti stretti.

Kirishima strabuzzò gli occhi “Aspetta – alzò le mani – tu mi hai detto che qualcuno vi ha visto!”
Lei fece un respiro profondo “Sì perché pensavo che il fatto che tu non riuscissi a guardarmi c’entrasse con ciò che hanno visto Kaminari, Sero e Mineta! - Kirishima spalancò la bocca – Non che ridessi perché Bakugou ti aveva chiesto dei preservativi!”
“Sero… Kaminari… Mineta” fece l’altro con gli occhi ancora sgranati; Miyuki si buttò sul letto a pancia in giù “Voglio morire.”

“Scusa ma – fece lui cercando di non ridere – cos’hanno visto?” Miyuki si coprì la testa con un cuscino.
“Non ho intenzione di dirtelo.”
“No – lui si avvicinò al letto e le tirò via il cuscino – adesso devi dirmelo!”.
Lei lo colpì con la mano sulla pancia “Non ti devo proprio niente! - lo guardò con l’imbarazzo palese in volto – E poi perché sei tu a dare i preservativi a Bakugou?!”
Lui scoppiò a ridere “Perché mia madre – Miyuki rimase sconvolta – me ne ha riempito un cassetto!” e ridendo le mostro la sua collezione da cui ne mancava una confezione.
“Oh – asserì notando quale confezione mancasse – avevo ragione, - la guardò con un sorriso ebete in faccia – aveva preso quelli alla frutta.” Miyuki avrebbe voluto che qualcuno la uccidesse.

Finita quell’imbarazzantissima conversazione con Kirishima, Miyuki uscì dalla sua stanza giusto in tempo per incrociare Bakugou che, di ritorno dal corso stava entrando in camera sua.
“Oi – fece lui quando la vide ma Miyuki non riuscì a guardarlo in faccia – che succede?” continuò quando anche Kirishima fu fuori dalla porta.
“Che schifo – asserì l’amico guardandolo; Bakugou corrugò la fronte – mi ci sono fatto il bagno in quella piscina il giorno dopo.” e scoppiando a ridere proseguì verso insieme a Miyuki mentre lui, con la mano serrata sulla maniglia rimase sconvolto da ciò che aveva appena sentito.

“Hai raccontato cosa è successo a Kirishima?!” esclamò lui entrando in camera di Miyuki pochi secondi dopo di lei.
Miyuki si girò con le fiamme negli occhi “Tu – lo indicò – sei l’ultimo che può parlarmi di cosa io abbia detto a Kirishima dopo che sei andato a chiedergli i preservativi!” Bakugou si paralizzò, avrebbe ucciso quello stronzo.
“Io sono sconvolta” continuò lei sconvolta sedendosi sul letto “avevi intenzione di usarli a casa di Momo?!”
Bakugou si sentì completamente sopraffatto dall’imbarazzo “Volevo essere pronto nel caso in cui-” di fermò contraendo la mandibola.
Non poteva credere che Kirishima le avesse detto di avergli dato i preservativi perché lui glieli aveva chiesti.
Non voleva che Miyuki sapesse che quel pensiero viveva costante nella sua testa perché voleva che la loro prima volta fosse indimenticabile e che il fatto di averli fosse solo per precauzione nel caso in cui, se non fosse riuscito ad organizzare nulla, sarebbero potuti comunque andare sicuri.

Un po’ ferita dal fatto che Bakugou avesse pilotato in un certo senso ciò che era successo in piscina tra loro e pensando che non fosse stata una cosa al cento per cento spontanea per lui e randomica come lo era stata per lei, Miyuki fece un respiro profondo “Quindi – alzò il dito indice e lui la guardò – avevi già programmato quello che è successo in piscina?” lo guardò e dalla sua espressione Bakugou capì che, com’era normale sarebbe successo, lei aveva frainteso.
“Sapevo sarebbe finita così” asserì sospirando e grattandosi la nuca; Miyuki distolse lo sguardo, non lo stava negando “Ho capito...” prese a tamburellare con le dita sul materasso.
“No – rispose lui guardandola – non hai capito un cazzo!” si alterò, l’idea che per colpa di quel coglione ora lei pensasse che l’avesse usata lo faceva incazzare da morire perché non c’era niente di più spontaneo e di così bello di ciò che accadeva ogni volta tra di loro quando finivano per sfiorarsi e baciarsi.
Erano le uniche cose fuori dal suo controllo che non lo spaventavano ma che anzi gli piacevano da morire e il fatto che lei potesse anche solo pensare che lui avesse pilotato ciò che era successo due sere prima, gli faceva voglia di prendere Kirishima a calci nelle gengive.
“Non ho programmato ciò che è successo, stavo andando a dormire quando ti ho vista in piscina. – lei lo guardò – Il motivo per cui ho chiesto a quel coglione di merda – strinse i pugni – i preservativi – strinse i denti – è perché nonostante io voglia che la nostra prima volta sia-” si fermò perché non riusciva a trovare le parole perciò gesticolò qualcosa di incomprensibile “- è solo perché, ho paura di non riuscire a trattenermi fino a quel momento.” ogni parola usciva dalla sua bocca come se gliela stessero strappando fuori a forza.
“Glieli ho chiesti solo perché, ogni volta che finiamo per – di nuovo gesticolò – e mi tocchi – parlava ancora a denti stretti probabilmente per cercare di non sbraitare a causa dell’ira che gli era esplosa dentro – ho paura di finire per – inspirò – in un momento che non è esattamente come vorrei e, li ho chiesti perché così almeno – sgranò gli occhi – possiamo andare sul sicuro.” fu il discorso più difficile e imbarazzante della sua vita.

Miyuki continuava a guardarlo, l’idea che avesse pilotato tutto era svanita nel momento stesso in cui aveva visto nei suoi occhi quanto fosse incazzato per il fatto che le avesse anche solo potuto pensare una cosa del genere finendo poi, per cercare di trattenersi dal ridere a causa della sua evidente difficoltà nell’affrontare un discorso simile.
Alla frutta?” fece lei e Bakugou, che non si aspettava una risposta del genere ma piuttosto di non essere creduto, rilassò l’espressione contrita che si era piazzata sul suo volto e sgranando gli occhi strinse il pugno.
“Io lo ammazzo.” Miyuki scoppiò a ridere e si buttò all’indietro sul letto mentre l’altro che si sentiva decisamente più leggero dato che, a quanto sembrava, Miyuki non pensava più di essere stata come oggetto del suo desiderio sessuale, fece un respiro profondo.
“Comunque adesso siamo a quota quattro” asserì lei mentre continuava a ridere; lui la guardò “mi domando quanto ci vorrà prima che qualcun altro ci senta o ci veda” si rimise a sedere.

Bakugou sospirò per l’ennesima volta e si buttò sul letto, di schiena, accanto a lei e quando si fu completamente sistemato, Miyuki lo guardò divertita “Perché proprio alla frutta?”
“Stai zitta.”

Finite le lezioni il giorno dopo, e non avendo l’allenamento con Shoto per continuare a vedere il suo passato, Miyuki che aveva appena finito di studiare, iniziò a pensare al suo compleanno per la prima volta in un bel po’ di tempo.
Non sapeva se il fatto che Shoto se ne fosse interessato volesse dire che aveva intenzione di programmare qualcosa, dopotutto non gli pareva proprio il tipo ma magari di sbagliava, in più adesso che ci pensava, era lui l’unico a saperlo.
Continuando a pensarci, arrivò alla conclusione che le sarebbe piaciuto festeggiarlo dopo anni, così da poter unire al giorno della sua nascita quello della morte della Miyuki figlia di Obscurium e della rinascita della Miyuki che vuole diventare un Hero.

Nella solitudine della sua stanza, Miyuki allora iniziò a prendere appunti su come le sarebbe piaciuto che andasse quel giorno, sulle persone che avrebbe voluto e una volta arrivata all’elemento principale, ossia la torta, non essendo lei in grado di cucinare dolci, prese a pensare a chi avrebbe potuto darle una mano e le bastarono pochi istanti per fiondarsi fuori dalla porta e andare a bussare ad una di quelle nel corridoio maschile.
“Miyuki, che strana sorpresa” asserì Sato quando la vide sorridente fuori dalla sua porta.
“Sì, lo so – si grattò la nuca – è strano che io sia qui da te poiché, per colpa mia sicuramente, non abbiamo mai interagito molto ma sei l’unica persona che credo possa aiutarmi in questo caso!” lui la guardò interessato e un po’ preoccupato, ogni volta che Miyuki faceva qualcosa con uno di loro, finiva inevitabilmente in infermeria.
“Se posso aiutarti lo faccio volentieri, di che aiuto hai bisogno?” e con gli occhi che s’illuminavano, Miyuki gli sorrise a trentadue denti “Ti va di aiutarmi a fare una torta?”

Nemmeno cinque minuti dopo, il tempo che Sato potesse indossare le ciabatte e scendere al piano di sotto, che i due presero tutto ciò che gli serviva e si misero a lavoro.
Sato, che di torte se ne intendeva benissimo poiché erano parte integrante del suo quirk, si muoveva in cucina come un vero e proprio chef facendo sì che Miyuki guardasse attentamente e con meraviglia tutto ciò che stava facendo e provando, a sua volta, ad imitarlo.
Essendo però poco ferrata, era finita inevitabilmente per fare un disastro sull’isola della cucina, riempendosi di farina e di cioccolato fuso.
“Beh direi che poteva andare peggio” asserì divertita quando dopo aver infornato si rese conto di tutto il casino che i due avevano messo in mezzo.
“Sicuramente – Sato si scrollò la farina dal grembiule – ma l’importante è che sia venuta buona la torta.”

“Ciao” li salutò Shoto entrando in casa e lasciandosi la porta aperta alle spalle; i due lo salutarono con la mano “che fate?” gli domandò notando tutto quello che era stato messo in mezzo.
Sato diede un’occhiata al forno “Miyuki voleva fare una torta” rispose poi sorridendo mentre lei chiudeva il sacchetto della farina e mentre, da dietro le spalle di Shoto compariva anche Bakugou.
“Una torta?” ripeté Shoto posando lo zaino sul tavolo e avvicinandosi all’isola; Miyuki annuì “Diciamo che è più un esperimento” gli fece l’occhiolino per poi girarsi e posare ciò che aveva preso.
“E che torta sarebbe?” domandò l’altro appoggiandosi all’isola per poi accorgersi di essersi sporcato di farina; Sato aprì l’acqua del rubinetto “Com’era?” si girò verso di lei.
Cioccolato e peperoncino” rispose Miyuki girandosi e Bakugou si accorse che era sporca di cioccolato un po’ ovunque.
“Spero che ce ne sia finito di cioccolato nella torta – commentò indicandola – da quello che vedo sembra più quello che hai addosso che il resto” Miyuki si guardò, effettivamente aveva quasi tutti i vestiti sporchi di farina, uovo e cioccolato.

Rise “Abbiamo avuto un piccolo problema” guardò Sato che rise a sua volta.
“Diciamo che Miyuki è ferratissima sul campo ma per quanto riguarda i dolci ha ancora tanta strada da fare.”
“Si può sempre migliorare!” asserì lei prendendo panno sul lavandino e avvicinandosi all’isola per poter iniziare a togliere la farina che avevano fatto cadere un po’ ovunque.
“Hai fatto implodere qualcosa?” chiese Shoto una volta che lei fu abbastanza vicina; Miyuki ridacchiò “No, diciamo che ho acceso le fruste ad una velocità troppo alta e ho fatto schizzare via parte dell’impasto” Sato scoppiò a ridere ricordando esattamente il momento.

In piedi alla destra di Shoto, Bakugou scuoteva la testa cercando di nascondere quanto quell’immagine in realtà fosse esilarante e continuando a guardare le gocce di cioccolato che aveva sul volto.
Poi, come se per un istante si fosse dimenticato di non essere da solo con lei, quando Miyuki si fu avvicinata alla porzione vicino a lui, senza pensarci Bakugou portò la mano destra sulla sua guancia e con il pollice le pulì una goccia di cioccolato che le era rimasta attaccata sotto al labbro inferiore facendo sì che, come al solito quando la toccava, Miyuki si paralizzasse mentre le sue guance iniziavano ad arrossarsi.

Seduto, ancora al suo posto, Shoto distolse immediatamente lo sguardo domandandosi come avesse potuto fare, fino a quando lei non glielo avesse detto, a non capire che tra quei due c’era qualcosa poiché, in precedenza, non aveva mai visto il compagno non prendere in giro qualcuno per la sua incompetenza o, ancora meglio, poggiargli le mani addosso senza l’intento di colpire con uno dei suoi pugni.

“Comunque l’odore è buonissimo” asserì Sato interrompendo quel momento e facendo sì che Bakugou, come se tornato alla realtà, le togliesse la mano dal volto e distogliesse lo sguardo.
“Meno male!” asserì poi lei quando, ripresasi da quell’interazione inaspettata poiché non nell’intimità delle loro stanze, si fu rimessa a pulire.

“Ehi Miyuki – finita l’ultima ora di lezione Kirishima la rincorse fuori dall’aula – che fai oggi pomeriggio?” lei fece spallucce mentre con lo sguardo guardava Bakugou che usciva dall’aula insieme a Shoto per dirigersi al corso di recupero.
Adesso che non aveva gli allenamenti e che il corso di recupero aveva cambiato gli orari, lei e Bakugou si vedevano molto poco e la cosa stava un po’ iniziando a pesarle anche perché, dopo i recenti eventi, era sempre più difficile stargli lontana.
“In realtà nulla – sospirò – non ho gli allenamenti con Endeavor e, pensando che ci avrei messo molto di più, ho finito per anticiparmi i compiti per tutta la settimana” lui sgranò gli occhi.
“Per tutta la settimana?” ripeté; Miyuki annuì “Io sono indietro di tre settimane e tu sei avanti?” rise.
Ringrazia Ryosei” Kirishima la guardò confuso e per un istante anche lei sembrò perplessa, era la prima volta, forse da sempre, che chiamava suo padre per nome.
“Chi è Ryosei?” fece giustamente l’amico che non lo aveva mai sentito nominare; Miyuki lo guardò “Mio padre.”

“...oppure possiamo allenarci con il carro armato, la palestra dovrebbe essere libera” propose Kirishima dopo essersi andati a mettere la divisa sportiva.
Miyuki ci pensò su “Sai non è una cattiva idea!” lui strinse il pugno “Sì!” fece poi contraendo il braccio.

Arrivati in palestra però, i due si accorsero subito del fatto che non fosse libera come al solito ma che fosse occupata da i ragazzi dell’altra sezione e di cui Miyuki aveva visto solo qualcuno, ogni tanto.
“Ehi – qualcuno li richiamò – è nostra la palestra!” continuò facendo girare tutti i suoi compagni verso i due che erano appena entrati.
Miyuki corrugò la fronte “Vostra? - si guardò ironicamente attorno – Non vedo scritto da nessuna parte: proprietà di tizio randomico.” alzò un sopracciglio mentre Kirishima cercava di non ridere – la vicinanza con Bakugou si notava parecchio.

“Scusa? - il tipo si avvicinò – Io non sono un tipo randomico, mi chiamo Neito Monoma.” alzò un sopracciglio.
“Si ma chi?” fece lei guardandolo dritto negli occhi; lui corrugò la fronte “Chi cosa?”
“Chi te l’ha chiesto” asserì lei e Kirishima scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere tu, Kirishima?” si girò verso l’altro che non riusciva a smettere “Lo conosci?” fece lei indicandolo con il pollice.
“Sì, è uno della prima B. E’ la stessa classe di Tetsutetsu” indicò il ragazzo che si allenava più in fondo.
“Ah – commentò lei – capisco.” e ignorando completamente Monoma continuò a camminare verso le panchine.
“Vi ho detto che non potete stare qui!” i ragazzi della sua classe si girarono di nuovo verso di loro.
“La palestra è enorme – rispose Miyuki – se ti levi dai coglioni possiamo allenarci tutti quanti.” odiava chi le impediva di allenarsi senza un valido motivo.

“Già, - asserì Kirishima anche lui un po’ infastidito – e poi chi ha deciso che la palestra è vostra?”
“Noi” rispose Monoma incrociando le braccia al petto; Miyuki guardò Kirishima roteando gli occhi “Ah” rispose poi “allora vale anche meno” e colpendolo con un getto d’aria lo spinse ad allontanarsi di qualche metro.

“Volete combattere?!” sbraitò; Miyuki si girò di nuovo verso di lui “Vorremmo poterci allenare senza che tu venga a rompere le palle” già non lo sopportava.
“Ehi che succede?” domandò Tetsutetsu avvicinandosi e salutando i due ragazzi con la mano “Che stai combinando?” guardò il compagno di classe.
Monoma si sistemò i capelli e guardò l’amico “Ho detto loro che non possono allenarsi oggi perché la palestra è nostra e lei – la indicò con l’indice mentre Miyuki lo guardava alzando un sopracciglio – mi ha appena spinto via.”

“Bu-uh” fece lei mimando un bambino che piange “che pena.” si girò verso Kirishima che era sempre più sconvolto da quanto lei sembrasse l’amico.
“Sentite – fece poi già stanca per aver perso tutto quel tempo – voi vi allenate lì, noi qui, nessuno da fastidio a nessuno e la palestra è di tutti.” Kirishima annuì pensando a quanto fosse ragionevole la cosa.
“Oppure volete che vi facciamo il culo per vedere chi si merita di stare qui?” continuò lei e Kirishima si girò di scatto.
“Eh?!” la guardò sgranando gli occhi; Miyuki lo guardò a sua volta “E’ ovvio che quel tipo – lo indicò – crede di poterci far fare quello che vuole perché pensa di essere più forte” Monoma deglutì rumorosamente “perciò, sfidiamoci. Sarà un modo per allenarci tutti e alla fine, vedere chi si merita di allenarsi in palestra.”
Entrambi super eccitati dall’idea di poter fare a pugni, Kirishima e Tetsutetsu furono subito allettati dall’idea “Tu che dici?” chiese poi Miyuki guardando Monoma dritto negli occhi.

Il biondino guardò il suo compagno di classe “Una settimana.” asserì poi sicuro di vincere.
Kirishima e Miyuki corrugarono la fronte “Una settimana di che? Di preparazione?” fece lui; Monoma scosse la testa “Chi vince assicura fa sì che la palestra sia solo a disposizione della sua classe per una settimana.” e a quelle condizioni, sul volto di Miyuki si posò un ghigno divertito.
Non avrebbero avuto scampo.

Contrariamente ad ogni loro previsione, quella sfida non sarebbe stata una delle tipiche sfide tra sezione A e sezione B poiché, quando la classe di Monoma venne a sapere di questa cosa, la loro capoclasse Itsuka Kendo, si mise in mezzo.
“Scusa puoi ripetere?” fece Kirishima confuso; la ragazza sorrise “Come ho detto – incrociò le braccia al petto – sarebbe troppo semplice sfidarvi con i quirk, perciò questa sfida sarà a base di ballo-”
“Ballo?!” fece Miyuki “L’unico a saper ballare sarà sicuramente questo idiota” indicò Monoma che fece spallucce soddisfatto.
“-velocità, agilità e resistenza” Miyuki e Kirishima si guardarono, avevano già vinto.

Dieci minuti dopo, come se la sezione B non vedesse l’ora di dare una lezione alla sezione A, il tutto era già pronto.
I ragazzi della classe di Monoma e Tetsutetsu portarono in palestra una serie di oggetti e arnesi atti a quella competizione, corde per saltare, pesi di ogni tipo e ad un certo punto, qualcuno portò anche un televisore e just dance.
“Just Dance?” commentò Kirishima vedendolo; Miyuki iniziò a pensare che forse quella sfida sarebbe stata persa in partenza poiché lei non ci aveva mai giocato e Kirishima non le pareva il tipo da giochi in cui si balla o comunque, non le pareva il tipo in grado di muoversi il quel modo.

Data il via alla sfida, tutti e quattro, che avevano preso la cosa molto seriamente, iniziarono, prova dopo prova a dare il meglio di loro e come se qualcuno avesse sparso la voce, pochissimo tempo dopo, quella palestra fu piena come lo stadio durante il festival sportivo.
Quasi tutti i ragazzi presenti a scuola si erano raccolti sugli spalti e tra loro c’erano anche tutti i compagni di Kirishima e Miyuki che, avvertiti da Mina erano accorsi per fare il tifo mentre, Shoto e Bakugou, ignari di tutto erano ancora al corso di recupero.
Insieme a tutti loro poi, erano arrivati anche dei ragazzi di classi più grandi e, super eccitato da quella sfida, uno di loro, che a prima vista a Miyuki parve essere il figlio di All Might – si sentì un po’ Shoto per quel suo ragionamento – decise di mettersi a fare l’arbitro poiché completamente imparziale.

“Forza Tetsutetsu non puoi farti battere!” urlarono alcuni ragazzi di una classe diversa dalla sua mentre lui, ansimante e completamente sudato stava cercando di non abbassare le braccia che da almeno venti minuti teneva sopra la testa con, in mano, un bilanciere con un peso totale di centoventi chili mentre, di fronte a lui, Miyuki stava facendo lo stesso.
Era infatti stato Mirio, l’arbitro, a decidere che far sfidare Tetsutetsu con Kirishima sarebbe stato troppo semplice.

“Vai Miyuki!” continuava ad urlare Kirishima mentre la ragazza stringeva i denti per non mollare – era incredibile quanto fosse forte anche senza quirk.

“Eccovi!” urlò Jirou quando, tornando dal bagno, incrociò Shoto e Bakugou che stavano tornando a casa.
“Eccoci?” rispose Shoto mentre l’altro la guardava confuso “Dovete venire in palestra!” asserì Tsuyu che l’aveva accompagnata.
“Perché?” domandò Bakugou stanco; le due si guardarono “Miyuki e Kirishima stanno sfidando Tetsutetsu e Monoma per vedere chi si aggiudica l’esclusività della palestra per una settimana!” rispose Jirou e a quelle parole, Shoto e Bakugou si guardarono per un istante e senza dire nient’altro corsero in palestra insieme alle due.

“E vince la sezione A!” urlò Mirio quando Tetsutetsu, stremato poiché non aveva potuto usare il quirk, fece cadere il bilanciere davanti a sé prima di Miyuki.
Un boato si alzò alle spalle della ragazza e quando i quattro arrivarono in palestra, ciò che vide Bakugou fu l’immagine di Kirishima e Miyuki, entrambi a petto nudo, se non per il reggiseno di lei, sudati e terribilmente stanchi, che si davano il cinque.
“Non mi sento più le braccia” commentò Miyuki ridendo mentre l’amico si preparava per la prova successiva contro Monoma.

“Ragazzi eccovi!” esclamò Midoriya “Vi siete persi delle sfide fantastiche!” fece Kaminari.
“Ha vinto Miyuki vero?” chiese Jirou rimettendosi a sedere accanto a Momo; la ragazza annuì “Tetsutetsu ha mollato pochi secondi prima.”
“Ma si può sapere com’è nata questa sfida?” chiese Shoto mettendosi lo zaino tra i piedi; Mina rise “A quanto pare è stata Miyuki a proporla – Bakugou guardo la ragazza che sotto gli spalti si stava scolando una bottiglia d’acqua – perché Monoma non voleva far allenare lei e Kirishima dicendo che la palestra era loro” scoppiò a ridere.
“Quando siamo arrivati c’era già un sacco di gente” asserì Sero “la stanno prendendo molto seriamente.”

“E il punto va alla sezione A!” ripeté di nuovo Mirio alzando il braccio destro; Miyuki andò in contro all’amico e dopo avergli battuto il pugno alzò entrambe le dita medie verso Monoma e facendo ridere tutti i suoi compagni.
“Okay adesso – continuò Mirio non appena i due ebbero bevuto – mi dicono che ancora non è stata fatta la prova con just dance” Miyuki e Kirishima imprecarono.
“Just Dance? - ripeté sero – Seriamente?” si sporse sugli spalti e poco dopo venne portato al centro il televisore che Miyuki aveva visto prima insieme ad una console che aveva già fatto partire il gioco.
“Vince ovviamente chi fa più punti” asserì Mirio indicando a tutti e quattro di mettersi al centro.
“Dobbiamo vincere Kirishima, non possiamo farci battere da Monoma.” fece Miyuki che ormai stava giocando solo ed esclusivamente per vincere e farlo sentire un fallito.
“Secondo voi vinceranno?” domandò Midoriya; Mina rise “Se vincono sono miei per lo spettacolo di fine anno!”

Fatto il conto alla rovescia, Mirio fece partire una canzone a caso e tutti e quattro iniziarono immediatamente a ballare la coreografia.
Contrariamente ad ogni pronostico, Miyuki e Kirishima che ormai erano completamente investiti in quella sfida poiché non averebbero permesso a nessuno di batterli, stavano azzeccando ogni passo iniziando a racimolare punti.
“Non riesco a credere ai miei occhi” commento Iida guardando i due che, coordinatissimi, si scambiavano anche di posto.
“Voi sapevate che Miyuki sapesse ballare?” chiese Kaminari guardando Shoto e Bakugou che, come tutti loro, erano completamente senza parole per ciò a cui stavano assistendo.
Finita la canzone, Kirishima e Miyuki terminarono la coreografia mettendosi anche in posa come se non avessero mai fatto altro nella loro vita.
“E’ di nuovo la sezione A a vincere!” urlò Mirio e ancora in posizione, con il fiatone e il sudore che li stava uccidendo, Miyuki e Kirishima scoppiarono a ridere per poi finire distesi a terra a causa dei muscoli che li stavano facendo impazzire per il dolore.

“Mi sta venendo un infarto” commentò il ragazzo alzandosi mentre Miyuki cercava di far tornare il suo respiro regolare.
“Va tutto bene ragazzi?” domandò Mirio notando le espressioni da funerale dei componenti dell’altra squadra, oltre a quelle dei loro compagni, che non si sarebbero mai aspettati di vedere fallire Monoma in una prova di ballo.
Decisamente devastato da quella cosa, Monoma si ritirò dalla sfida lasciando, Tetsutetsu, che non aveva nessuna intenzione di mollare fino all’ultimo, da solo.
“Beh se Monoma lascia, la sfida è automaticamente vinta a meno che, anche uno di voi due non decida di mollare” guardò Miyuki e Kirishima e nonostante lui volesse continuare, era decisamente troppo stanco per farlo “Non so Miyuki ma – si posò una mano sul petto – io sto morendo.” asserì Kirishima e dagli spalti alle loro spalle iniziò a crescere un boato di dissenso.
“Io posso continuare” fece Miyuki battendo il pugno destro contro il palmo sinistro “ormai è una questione d’orgoglio!” continuò mentre Tetsutetsu annuiva.

“Okay allora, se qualcuno vuole sostituirli, che si faccia avanti, così la squadra rimane comunque bilanciata” e a quelle parole, accanto a Tetsutetsu comparve una sua compagna.
“Mi spiace” fece Kirishima poggiandole una mano sulla spalla “sono a pezzi” lei gli sorrise “Nessun problema” e gli fece il pollice all’insù.
Poi, prima che Mirio chiedesse se ci fosse qualcuno disposto a fare a cambio con Kirishima per la squadra di Miyuki, accanto a lei, dopo essersi lanciato dagli spalti, atterrò Bakugou.

“Adesso sì che si fa interessante” asserì Kaminari che stava amando tutto di quella sfida.

Non appena Miyuki lo percepì al suo fianco, dopo aver sentito il tipico odore di caramello dato dal fatto che, quasi sicuramente, si fosse lanciato spingendosi con un’esplosione, iniziò a battere ripetutamente il pugno contro il suo palmo, avrebbero vinto di sicuro.

E infatti, dopo la prima prova tra Bakugou e la ragazza, Setsuna Tokage, in cui, dovendosi sfidare su chi arrivava prima all’altra punta della palestra avendo un solo scatto a disposizione, lui era ovviamente arrivato dopo nemmeno un paio di secondi dall’inizio, alla squadra della sezione A era stato assegnato il nono di dieci punti totali.

“La prossima sfida, l’ho decisa io” asserì Mirio che rimpiangeva il fatto di non essere stato lui a ideare una cosa del genere in tutti i suoi anni alla Yuei “e sarà un combattimento a coppie.”
Al suono di quelle parole, Bakugou e Miyuki che non stavano aspettando altro se non di poter combattere di nuovo insieme, dallo stesso lato però, quindi non uno avversario dell’altro, si guardarono con la coda dell’occhio e a Miyuki venne particolarmente difficile non abbassare lo sguardo sul petto di Bakugou che adesso, come lei, era senza maglietta.
Disposti l’uno davanti all’altro, le due coppie si misero in posizione e quando Mirio diede il via, dopo aver comunicato loro che avrebbe vinto la squadra che fosse rimasta in piedi, Bakugou e Miyuki, come se avessero passato ogni giorno ad allenarsi proprio su quello, iniziarono a muoversi come se avessero già stabilito cosa fare.

Non appena i due avversari si lanciarono verso di loro, Miyuki afferrò il braccio destro di Bakugou con il suo braccio destro e, aiutandosi con l’aria, lo tirò, lo fece girare dietro di sé e e lo lanciò in avanti a tutta velocità permettendogli di arrivare in faccia ai due e di sparare un’enorme esplosione dalle sue mani.
Una volta fatto si lanciò nuovamente vicino a Miyuki e tutti i loro compagni rimasero sconvolti perché, per la prima volta, Bakugou stava scegliendo di non combattere da solo ma di fare gioco di squadra.

Rimessosi in piedi, Tetsutetsu prese a correre di nuovo verso di loro seguito dalla compagna e quando Miyuki si accorse che l’avversario si stava indurendo, ghignando batté di nuovo il pugno sul palmo facendo girare l’altro che aveva la sua stessa espressione affamata.
“Carro armato.” fu l’unica cosa che disse Miyuki e pochissimi istanti dopo, mentre Bakugou caricava le esplosioni, come aveva fatto in palestra con Kirishima, Miyuki si aggrappò alle sue spalle, con il petto schiacciato contro la sua schiena ed esattamente come quella volta, iniziò a darsi la spinta con il fuoco da sotto la scarpa.
Avvicinandosi a grandissima velocità ai due avversari, quando Bakugou e Miyuki furono abbastanza vicini, prima che lui potesse far esplodere il suo quirk, lei che aveva la mano attorno al suo avambraccio, rilasciò sulla sua mano destra vento e fulmine rendendo l’esplosione di lui gigantesca.

Il boato fu tale che quando arrivò a colpire Tetsutetsu, lo scaraventò all’indietro facendogli perdere la concentrazione e così, anche l’indurimento, e facendo andare a sbattere contro la sua compagna per poi finire entrambi contro la parete e, successivamente, al tappeto.

Per i successivi trenta secondi, nella palestra, calò il silenzio. L’imponenza e la forza di quell’esplosione avevano lasciato tutti attoniti, compresi Bakugou e Miyuki che, ancora in piedi, al centro della palestra, schiacciati l’una sull’altro, guardavano sbalorditi verso i due avversari e che, ansimanti, cercavano di riportare alla normalità il loro respiro.
Con le guance quasi completamente attaccate, Miyuki dovette, con difficoltà, reprimere la voglia di baciarlo nel momento in cui lui si girò a guardarla ed era sicura che, oltre a star cercando di fare anche lui la stessa cosa, se non fossero stati in mezzo a così tanta gente, sicuramente sarebbero finiti per farlo sul pavimento della palestra perché, il quel momento, lei lo stava desiderano come non mai.

“Vince la sezione A!” urlò Mirio riportandoli alla realtà e scatenando tra quelle quattro mura un enorme casino che portò i due a staccarsi inevitabilmente poiché, saltati giù dagli spalti, Kaminari, Kirishima e tutti i loro compagni, erano corsi per congratularsi con loro e per complimentarsi per la combo che avevano appena messo in atto.
“Dobbiamo trovarne un’altra per noi! - esclamò Kirishima mettendole le mani sulle spalle – Questo carro armato con Bakugou è fortissimo!” iniziò a scuoterla mentre lei doveva ancora riprendersi dalla visione di loro due che, sudati, si baciavano e ripetevano quello che avevano fatto nella piscina di Momo, qualche sera prima.

“E’ stato assolutamente epico!” urlò Midoriya saltellando “Non avevo mai visto un’esplosione così di Kacchan!” Miyuki si sentì un po’ in imbarazzo.
“Eh?!” urlò l’altro arrivando di prepotenza “Come no?!”
Midoriya alzò le mani “No! Le tue esplosioni sono grandiosa ma questa è stata fuori da ogni limite! - li guardò entrambi – Da quant’è che lavorate su questa combo?!”
I due si guardarono ma prima di poter rispondere qualsiasi cosa, dal microfono che stava usando Mirio si sentì la voce di Monoma “No comunque non vale questa sfida!” tutti si girarono verso di lui.
Con le fiamme negli occhi Miyuki, che aveva iniziato a provare quello che Bakugou provava per Shoto nei confronti di Monoma, fece uscire il fuoco dalla sua mano destra e sotto lo sguardo di chi le era accanto si lanciò, facendolo esplodere anche dal piede destro, verso il ragazzo.

“Come scusa?!” Kirishima che era lì accanto l’afferrò prima che potesse sparargli il fuoco in faccia.
“Non vale!” ripeté Monoma; Miyuki cercò di liberarsi dalla presa dell’amico mentre anche Bakugou li raggiungeva, particolarmente divertito e compiaciuto dalla reazione di lei.
“Io ti spacco la faccia – sbraitò mentre Kirishima rideva – ti abbiamo fatto il culo, la palestra è nostra per una settimana!”
Monoma incrociò le braccia al petto “Non c’era nessun professore a testimonianza di questa sfida quindi-”
“Io c’ero” asserì Aizawa spuntando alle spalle di Miyuki “sono qui da quando avete iniziato.”
Miyuki e Kirishima si guardarono con gli occhi che vibravano “E se non sbaglio – continuò – sei stato proprio a definire quale sarebbe stato il premio per chi vinceva.”

Tornati tutti a casa, in un’euforia generale a causa di ciò a cui avevano appena assistito e per il fatto di aver ottenuto una settimana di palestra completamente a loro disposizione senza che nessun altro potesse usufruirne, i ragazzi si misero a sedere tra i divani e le sedie continuando a commentare tutta la sfida e tessendo le lodi dei loro tre compagni.
“Quanto avrei voluto partecipare!” esclamò Kaminari guardando Miyuki e Kirishima che, assetati come se avessero passato una giornata intera nel deserto, si bevevano una bottiglia d’acqua intera a testa.
“A me sarebbe piaciuto arrivare alla fine – asserì Kirishima dopo aver bevuto – come fai ad avere tutta questa resistenza” Miyuki rise.
“C’è davvero bisogno che te lo dica?” rispose Bakugou prendendo una mela dal cestino della frutta e dandole un morso dopo averla lavata.

Miyuki lo guardò nel momento in cui addentò il frutto e, ancora reduce da quello che era successo in palestra, rimase a fissarlo per qualche secondo a bocca aperta.
Ti vedono tutti” le bisbigliò all’orecchio Shoto che si era avvicinato per bere facendole scuotere la testa “Eh, già” rispose poi guardando Kirishima “davvero devo dirti come mai sono così resistente?” rise.
“Giusto – fece lui annuendo – Ryosei” continuò e a Miyuki parve ancora più strano sentire qualcun altro chiamarlo così.
“Chi è Ryosei?” domandò Bakugou appoggiandosi all’isola sui gomiti; Miyuki lo guardò “E’ il nome di mio padre.”
“Ah – annuì mentre masticava un pezzo di mela – pensavo si chiamasse Obscurium figlio della merda” Miyuki lo guardò sbigottita mentre in sala calava il silenzio.
“Bakugou!” lo richiamò Shoto che, nonostante pensasse la stessa cosa, non lo avrebbe mai detto ad alta voce.
“Cosa?” rispose lui accigliato per poi guardare l’espressione di lei “Ho torto?” ma invece di dire qualcosa, Miyuki scoppiò a ridere a crepapelle.

Era la prima volta che sentiva qualcuno parlare di suo padre così male e con così tanta naturalezza, oltre a lei, che non riusciva a credere che potesse esistere qualcun altro che non ne temesse ripercussioni.
Dal canto suo invece, Bakugou era sorpreso soprattutto perché, per la prima volta, era stato lui a farla ridere di gusto.

“Miyuki!” la richiamò Shoto che non pensava si sarebbe messa a ridere “Seriamente?” lei si coprì la bocca nel tentativo di calmarsi dal ridere e alzò la mano sinistra e, pensando che la stesse alzando verso di lui, Bakugou le diede il cinque.
“Ma che cazzo fai?!” esclamò lei continuando a ridere dopo che lui glielo ebbe dato; Bakugou la guardò confuso “Pensavo mi stessi dando il cinque” strinse le spalle e mentre loro avevano quell’interazione così normale e spontanea, tutto il resto dei loro compagni, tranne chi sapeva qualcosa, li guardava straniti, soprattutto le ragazze.

“No... - la voce triste di Midoriya fece smettere di ridere Miyuki e Bakugou si trattenne dal dargli un pugno per renderlo ancora più triste – E’ finita?” guardò la ragazza che aveva ancora le lacrime agli occhi per la risata.
“Cosa è finita?” chiese poi corrugando la fronte.
“La torta che avevi fatto” lei lo guardò ancora più confusa avvicinandosi al frigo “Com’è possibile?” guardò i suoi compagni “Ve la siete mangiata tutta?” e sentendosi un po’ in colpa, i ragazzi abbassarono la testa e si guardarono colpevoli.

Salita al piano di sopra, Miyuki venne afferrata per il braccio sinistro prima di poter girare per la porzione di corridoio femminile e, sapendo esattamente chi la stava trascinando, non oppose nemmeno resistenza.
Arrivati in camera di Bakugou, dov’era ovvio sarebbe stata portata, lui, che come Miyuki quel pomeriggio, prima, durante e dopo l’attacco che avevano fatto, non vedeva l’ora di poter rimanere da solo con lei.
Chiusa la porta della sua stanza e lasciato finalmente tutto il resto fuori, Bakugou portò la mano che stava stringendo il suo avambraccio dietro il suo collo e la baciò poggiandosi di peso, con la schiena contro la parete della porta.

Immersa in quell’ennesimo bacio, Miyuki gli avvolse le braccia attorno allo sterno e mettendosi in punta di piedi fece in modo di avvicinarsi ancora di più a lui mentre appena fuori dalla stanza, lungo il corridoio e scese le scale, al piano di sotto, ancora stupefatti da quella loro combo e interrogativi su quella loro interazione così spontanea che però, nessuno aveva mai visto prima, i loro compagni, si stavano cominciando a porre delle domande.

Passati almeno dieci minuti l’uno contro l’altro immersi in quel bacio che, a differenza degli altri, era meno verace e molto più dolce, quando si staccarono, invece di riprendere da dove si erano lasciati, Bakugou le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e iniziò a guardarla dritto negli occhi.

Come se fosse la prima volta che li incrociava, Bakugou si accorse delle diverse tonalità di castano che riempivano le iridi di Miyuki.
Non erano scuri come aveva sempre pensato ma erano più del colore del cioccolato e avevano delle piccole sfumature più chiare attorno alla pupilla che, in quel momento, era più dilatata del normale.
Con i suoi occhi rossi, tanto quanto il peperoncino che aveva usato il giorno prima per fare la torna con Sato, fissi nei suoi come se volesse riuscire a leggere dentro la sua testa, Miyuki iniziò pian piano a sentire il respiro farsi meno regolare.

Bakugou aveva ancora la sua mano appoggiata contro la guancia oltre il quale orecchio aveva appena spostato i suoi capelli e il fatto di essere così vicini, e immobili incastrati in quel gioco di sguardi, le stava mandando in subbuglio lo stomaco.
Non era la solita sensazione che sentiva quando si baciavano o quando lui le faceva capire che la desiderava stringendola a se e facendo si che le loro lingue non si separassero, era una sensazione quasi più bella e molto più intensa.
Si sentiva il cuore aumentare i battiti senza però farle perdere il controllo e pian piano, iniziava anche a sentirsi sudare le mani oltre al fatto che pian piano, le sue gote si arrossassero.
Più lo guardava più apprezzava ogni singolo lineamento del suo viso, ogni ciocca di capelli biondi che gli si poggiava sulla fronte e ogni singola sfumatura di rosso dei suoi occhi che, per quanto le prime volte in cui lui l’aveva guardata, l’avevano un po’ intimorita poiché mascherati da quel suo tipico atteggiamento aggressivo e strafottente, adesso le sembravano gli occhi più calmi e pacati del mondo e, nei quali, si sentiva al sicuro.

Iniziando a sentire un po’ il peso di quello sguardo su di sé e sentendosi un po’ in imbarazzo poiché era come se lui la stesse facendo sentire nuda anche se con ancora addosso ogni indumento, Miyuki spostò lo sguardo alla sua sinistra e, quando lo posò sulla sua scrivania, corrugò la fronte.
“Ma quella non è la torta?” lo riguardò e improvvisamente, Bakugou smise di guardarla e strinse le spalle.
“Allora non è finita!” esclamò divertita mentre lui poggiava la nuca contro la porta.
“Perché è qui?” gli domandò colpendogli il petto con il palmo della mano; Bakugou sbuffò “Perché pensavo l’avessi fatta per me – si sentì arrossire terribilmente – e non volevo che quegli stronzi la finissero.”
Miyuki scoppiò a ridere, ancora bloccata dal braccio sinistro di Bakugou attorno a lei “Non era per te – continuò a ridere – in realtà non pensavo nemmeno ti sarebbe piaciuta” appoggiò la fronte sul suo petto.
Bakugou accenno una risata “Cioccolato e peperoncino?” ripensò alla riflessione che aveva fatto sui suoi occhi e finì, inevitabilmente, per pensare anche al colore dei suoi.

 

“Cazzo se mi piace.”

 

 

 

Angolo autrice:

Ed eccomi con un altro capitolo ad un'ora normale.
Mi è piaciuto un sacco scrivere le parti in palestra, ho riso mentre scrivevo e anche l'ultima parte perché le cose romantiche sono proprio LE MIE.
Se il capitolo vi è piaciuto vi invito a lasciarmi una stellina o una recensione, e spero rimarrete con me fino alla fine.
Baci, Ems xx

 

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Capitolo 36
*** Capitolo trentasei - Gossip. ***


 

GOSSIP



I passi del ragazzo si facevano sempre più veloci nel tentativo di seminare le sue compagne di classe.
Da quando la sera precedente infatti, tutti avevano assistito a quella strana interazione tra Bakugou e Miyuki, oltre al modo in cui il loro tipo di combattimento fosse diverso rispetto a quello di tutti gli altri e anche rispetto a quello che Miyuki aveva attuato con lui, Kirishima non aveva avuto un secondo di libertà.

Vedendoli salire insieme al piano di sopra e scomparire nel buio degli ultimi scalini, le ragazze si erano immediatamente fiondate sull’isola della cucina dove, parlottando, Kirishima e Shoto si stavano preparando la cena.
“Allora?” aveva detto Mina curiosa e girandosi verso di lei, i due l’avevano guardata come se nulla fosse.

“Allora cosa?” fece Kirishima mentre Shoto mandava giù un paio di mandorle sbucciate; la ragazza sbuffò mentre le altre li guardavano con lo sguardo di chi sapesse che stavano nascondendo qualcosa.
“Come allora cosa – fece Mina inclinando ripetutamente la testa verso le scale – lo abbiamo visto tutti!”
Shoto corrugò la fronte “Che avete visto esattamente?”
Uraraka e Tsuyu lo guardarono “Dai, era così palese che non puoi non essertene accorto!” fece la prima.
“Di che parlate?” chiese Midoriya avvicinandosi; Uraraka lo guardò “Di Bakugou e Miyuki!” il suo tono si fece un po’ più alto e nel sentire quei due nomi insieme, ancora traumatizzati dai sette minuti all’inferno, Mineta, Kaminari e Sero decisero che sarebbe stato meglio lasciare quella stanza per far sì che nell’eventualità che Bakugou avesse scoperto stessero parlando di loro, non gli avrebbe fatto nulla.

Guardando con la coda dell’occhio i tre che sparivano insieme, Kirishima pensò a ciò che gli aveva detto Miyuki “E perché?” chiese sempre Midoriya.
“Dai!” esclamò Mina “Lo sappiamo che voi tre – inserì anche Midoriya che davvero non aveva idea di cosa stessero parlando – sapete cosa c’è tra loro due!” indicò la scala con l’indice.
Shoto strinse le spalle “Io non so nulla” e posando il sacchettino con le mandorle sul marmo si allontanò per andarsi a sedere a tavola.

Le ragazze lo guardarono allontanarsi “Dai Kirishima, sappiamo che tu sai qualcosa – lui cercò di fare la migliore faccia da Poker che poté – sei il migliore amico di Bakugou e stai sempre con Miyuki!”
“Dove vai tu!” Mina acchiappò la felpa di Midoriya che si stava allontanando, sapeva che se si fosse messo a farsi gli affari di Bakugou, lui gliel’avrebbe fatta pagare.
“Sto andando a cenare!” esclamò lui quando lei l’ebbe lasciato “Voi non vi muovete da qui finché non parlate” asserì Hagakure.
Kirishima sospirò “Sentite, io davvero non lo so – alzò le braccia – non ho visto nulla di strano tra di loro, soprattutto sta sera” le guardò come se fossero pazze.

“Sì certo – Hagakure incrociò le braccia ma gli altri non lo capirono – chi di voi qui dentro ha mai dato il cinque a Bakugou?!” chiunque lì dentro la guardò confuso “O meglio – continuò – Bakugou ha mai dato il cinque a qualcuno di voi?”
“A me sì” fece Midoriya.
“Quelli sulla faccia non contano” rispose Jirou.

Quella discussione andò avanti per almeno un altro quarto d’ora prima che Bakugou e Miyuki ricomparissero insieme.
“Vedi?” fece Mina tirando la felpa di Kirishima per potergli bisbigliare all’orecchio “Sono sempre insieme!”
Kirishima la guardò “Anche io e Bakugou siamo sempre insieme ma questo non vuol dire ci sia qualcosa!” bisbigliò a sua volta per poi strattonare via la manica che lei stava tenendo stretta – quella situazione lo stava stressando parecchio ed essendo solo Mineta, Kaminari e Sero gli unici a sapere qualcos’altro, non aveva nessuno con cui sfogarsi.

Seduti a tavola, Shoto accanto a Miyuki e Kirishima accanto a Bakugou, gli uni di fronte agli altri, Kirishima continuò a mangiare come se nulla fosse, ignorando i bisbiglii delle ragazze che, non troppo lontane da loro continuavano a confabulare.
Quando poi mangiando, Miyuki si ustionò la bocca a causa dell’alta temperatura, esordendo con un “AH!” che gli fece cadere il boccone di bocca e Bakugou, quasi immediatamente sgranò gli occhi e strinse il pugno, le ragazze iniziarono a bisbigliare fra di loro, aumentando l’intensità di quel chiacchiericcio quando, successivamente, lui le chiese se era tutto a posto.
“Okay aspettate” bisbigliò Mina “adesso provo io!” e mettendosi un boccone in bocca, ormai freddo poiché invece di mangiare stava solo chiacchierando da quando si erano seduti a tavola, fece la stessa cosa che aveva fatto Miyuki ma, contrariamente a com’era successo prima, nessuno la degnò di uno sguardo.

Facendosi aria con il suo quirk per raffreddare la bocca Miyuki iniziava a sentire la lingua meno ustionata e nel frattempo, Bakugou la guardava dritto negli occhi scuotendo la testa divertito – quel suo essere come un phon lo faceva morire dal ridere.

Seduti accanto a loro, cercando di essere il più impassibili possibile, Shoto e Kirishima che non sapevano l’altro sapesse, li guardavano per poi tornare fissi con gli occhi sul loro piatto.
Come aveva fatto Shoto a non capire nulla, quei due urlavano di stare insieme con ogni poro della loro pelle e lui non ci aveva fatto proprio caso.
Quando poi, a sua volta, Bakugou si lamentò di quanto cazzo fosse davvero caldo ciò che stava mangiando e Miyuki si offrì di raffreddarglielo, Shoto e Kirishima si scambiarono uno sguardo che, dal quel momento, avrebbe cambiato tutto.

Guardando negli occhi il ragazzo che gli stava seduto di fronte, Shoto capì che lui sapeva e anche Kirishima capì, che Shoto sapeva.

Iniziarono così a mandarsi segnali con gli occhi anche se, non erano davvero sicuri di star comunicando bene o di star capendo esattamente cosa intendesse l’altro, la cosa importante però, era che, non erano soli.

Continuando a camminare e a girare angolo dopo angolo, Kirishima non sapeva più dove andare per sfuggire alle ragazze.
Poi, arrivato in punto ceco, si girò per fare retro front ma, come la vittima di un serial killer che è destinata a morire, alle sue spalle, arrivarono le sue compagne di classe.

“Sei intrappola Eijrou.” asserì Tsuyu facendogli accapponare la pelle; Kirishima si girò, era con le spalle al muro nel vero senso della parola.

“E’ impossibile che tu non abbia notato niente a cena” fece Mina che non aveva potuto dirgli niente la sera prima poiché dopo aver visto salire “la coppia” come ormai li chiamavano, Kirishima era schizzato in camera sua chiudendo a chiave la porta.

“Ragazze ma cosa volete da me – piagnucolò indietreggiando – chiedete a loro!” strinse la tracolla del suo zaino.
Prima che loro potessero iniziare a parlare però, da dietro il gruppo comparve Shoto “C’è il professore in classe che vi cerca” e girandosi di scatto, le ragazze corsero via allarmate.
Kirishima rimase un po’ attonito dalla velocità con cui le vide scappare “E’ successo qualcosa?”
Shoto rise “Aizawa non è nemmeno arrivato.”

Camminando per i corridoi e ripercorrendo tutta la strada che Kirishima aveva fatto per sfuggire a “quelle pettegole” come le aveva chiamate lui, i due rimasero in silenzio per un po’ poiché non erano davvero sicuri che l’altro sapesse tutto.
“Tu – fece Kirishima corrugando la fronte – cos’è che sai?” lo guardò; Shoto sgranò un po’ gli occhi “E tu?” gli domandò a sua volta.
Kirishima contrasse la mascella e, guardandosi intorno per vedere se Bakugou fosse nelle vicinanze, lo prese per la giacca della divisa e lo trascinò sotto le scale “Ahia!” gli fece cenno di star zitto.
“Senti – prese a parlare poi – gli unici che sanno qualcosa oltre noi sono Kaminari, Sero e Mineta”
“Mineta?” domandò Shoto.
L’altro annuì “Ma con loro non voglio parlarne perché sono davvero troppo viscidi” ripensò al fatto che fossero rimasti a guardarli tutto il tempo mentre facevano cose in piscina da Momo.
“Cosa sanno loro?”
Kirishima tornò alla realtà “Partiamo da cosa sai tu.”
Shoto sospirò e si guardò intorno anche lui sperando di non farsi vedere da Bakugou “Miyuki mi ha detto che si sono baciati.” le speranze di Kirishima sprofondarono in un abisso ma almeno era sicuro che Shoto fosse una persona più seria di quegli altri tre.
“Sì – asserì lui – almeno duemila volte ormai” rispose poi.
“Perciò stanno insieme” fece l’altro; Kirishima si guardò di nuovo intorno “Beh penso di sì, Bakugou è venuto anche a chiedermi dei preservativi.” Shoto lo guardò quasi sconvolto “Dovrei decisamente smettere di andarlo a dire.” continuò Kirishima dopo aver visto la sua faccia.
“Scusa – si avvicinò a lui – posso capire io e te ma, Sero, Mineta e Kaminari?” alzò un sopracciglio.
Kirishima sospirò “Li hanno visti fare robe a casa di Momo” il suo tono di voce era così basso che l’altro non era sicuro di aver capito bene.
“A casa di Momo?!” esclamò a bassissima voce facendo ridere Kirishima “E dove?!”
L’altro si sentì accapponare la pelle “Nella piscina riscaldata.”

Appoggiata lei contro la parete con le finestre davanti la loro classe e lui, contro lo stipite della porta, Miyuki e Bakugou continuavano a guardarsi negli occhi, a distanza, mentre nella loro testa erano decisamente più vicini di così.
Noncuranti di tutto ciò che li stava circondando, i due continuavano a fissarsi con sguardo serio finché, con la coda dell’occhio, entrambi non furono catturati da due macchie rosse che, alla loro destra si avvicinavano.
Girando la testa allo stesso momento, Miyuki e Bakugou notarono i loro due amici in atteggiamento inusuale che, quasi a braccetto, parlottavano a bassa voce ed entravano in classe ignorandoli completamente.

Con sguardo confuso e curioso, i due tornarono a guardarsi e decisa a saperne di più, Miyuki lasciò la sua postazione e fece capolino in classe mentre, alla sua sinistra, grazie alla vicinanza, Bakugou ne approfittava per toccarle in maniera totalmente casuale, o almeno così voleva far sembrare, la mano sinistra di Miyuki.
Guardando i due ragazzi che, seduti al loro posto continuavano a parlare, Miyuki si concentrò più che poté per riuscire a sentire cosa stessero dicendo e quando entrò del vento dalla finestra, inconsciamente finì per controllarlo facendo sì che questo le portasse, proprio come un messaggero, spezzoni della loro conversazione.
Stupita da cosa aveva appena fatto, Miyuki tirò la testa fuori dall’aula.
“Che succede?” fece lui notando la sua espressione; lei lo guardò “Credo di aver sviluppato un’altra abilità” corrugò la fronte.
“Del tipo?”
“Ho sfruttato, non so come, l’aria che entrava dalla finestra per ascoltare meglio ciò che stavano dicendo.” Bakugou alzò un sopracciglio.
“Puoi fare anche queste robe?” lei strinse le spalle “A quanto pare.”

Di quello che si erano detti però, non si ricordava. Era rimasta così stupita da ciò che aveva appena fatto che aveva completamente smesso di pensarci e quando finalmente il professore arrivò in classe, non ebbe più il tempo di preoccuparsene.

“Dai Hagakure solo tu puoi farlo!” esclamò Mina quel pomeriggio mentre tutte, tranne Miyuki, erano sedute a cerchio sul letto di Momo poiché l’unico abbastanza grande per farcele stare tutte.
“Non voglio!” la sua felpa fece capire alle ragazze che aveva incrociato le braccia al petto.
“Ma non ti vedrà nessuno!” la pregò Mina scuotendola.
“E cosa dovrei fare? Stare nuda in camera di Miyuki ad aspettare qualcosa?!” Mina smise di scuoterla.
“In realtà pensavo in camera di Bakugou” strinse le spalle.
“No dai – Jiro rise – a parte che in camera di Bakugou è impossibile entrare, metti che comincia a fare cose” marcò l’ultima parola per farne capire il doppio senso.
“E se si mettono a fare cose – guardò Jirou ma lei non la vide – mentre io sono bloccata lì? Non posso mica prendere e aprire la porta, mi scoprirebbero subito.”
Uraraka rise “Immaginate la scena – si coprì la bocca con la mano mentre rideva – loro due intenti a fare robe e la porta che si apre con Hagakure in preda al panico!” tutte scoppiarono a ridere.
“Secondo me Bakugou ha paura dei fantasmi” ipotizzò Tsuyu “Potresti spaventarlo a morte e obbligarlo a parlare” strinse le spalle.
Le ragazze la guardarono “Da quand’è che sei così macabra?” fece Jirou.

Mina si buttò all’indietro affondando nei sei cuscini che Momo aveva sul letto “Dobbiamo trovare il modo di scoprirlo, io sono sicura che tra loro ci sia qualcosa!”
“Eppure – fece Momo tamburellando sul mento con l’indice – io avrei giurato che lei avesse qualcosa con Kirishima.”
“E’ vero! - asserì Jirou – Stanno sempre attaccati e abbracciati e quando hanno fatto la combo in palestra sembravano un sacco affiatati” tutte annuirono.
“Sì ma – Mina si rimise a sedere – voi non guardate i particolari!” tutte la guardarono.
“Ogni volta che Miyuki parla con Shoto, Bakugou diventa una bestia! - scuoté la testa – Prima pensavo c’entrasse Midoriya perché quei tre stanno sempre insieme e dato il passato di quei due pensavo fosse solo odio immotivato per Deku.” risero.
“Però, da quando lui l’ha fatta finire all’ospedale e anche prima in realtà – ci pensò – sì! Da quando siamo tornati a casa, ogni volta che Shoto e Miyuki parlano, lui li guarda con gli occhi in fiamme.”
“E poi – continuò mentre le altre prestavano attenzione – volete mettere la combo di ieri? Quei due stavano scopando sul pavimento della palestra, è palese. Sono troppo intimi insomma, - aprì le braccia – nessuno ha mai toccato Bakugou così e voi pensate che per una combo, lui si faccia avvinghiare in questo modo da chiunque?” alzò un sopracciglio.
“A parte che Bakugou e combo nella stessa frase...” fece Hagakure.
“Sì! - Tsuyu annuì convinta – Ma perché vogliamo parlare di come è tornato indietro dopo che lei lo ha lanciato su Tetsutetsu?!” tutte si guardarono “Bakugou Katsuki? Quello che non fa nemmeno la strategia ma obbliga tutti a seguirlo perché è lui che comanda e anzi, devi pure stare attento a non metterti troppo in mezzo che torna indietro e aspetta di attaccare con qualcun altro!” continuò Mina.
“Però è carino” asserì Momo; tutte la guardarono “avete visto ieri come si è preoccupato quando si è bruciata la lingua.”
Mina rise “Sì, sicuramente perché con la lingua bruciata non può limonarla per bene.” tutte la guardarono sconvolte.
“Cosa? - strinse le spalle – Dai su, pensate che si guardino a basta? Per come si sono avvinghiati in palestra è palese che abbiano fatto altro.”
“Dici?” Uraraka arrossì.
“Eh direi! Ma poi – rise – non vi siete accorte di come ha fulminato Uraraka quando io l’ho obbligata a baciarlo?”
“Sì!” squittì Hagakure “Secondo me avrebbe voluto ucciderti!”
“Uccidere me? - Mina si indicò – Miyuki voleva strappare il cuore ad Uraraka, era così incazzata che secondo me ha pilotato l’uscita successiva così da poterlo far ingelosire baciando Shoto” scoppiò a ridere.
“Beh però – Jirou rise – chissà cosa sarebbe successo se i tuoi genitori non fossero tornati a casa prima” guardò Momo.
“Già – fece Mina – secondo me Bakugou sarebbe diventato una furia” scoppiò a ridere e con lei tutte le altre.

“Quindi come facciamo? - domandò Jirou dopo dieci minuti – Abbiamo appurato che quei due non ci diranno niente.”
Mina sbuffò “Kirishima è proprio inutile.”
“Beh secondo me è un po’ intimorito da Bakugou e, onestamente dovremmo esserlo anche noi anche se – Momo si grattò il braccio – non so chi mi spaventi di più tra lui e Miyuki. Anche lei sa essere terrificante quando vuole, l’avete vista con Monoma.”
“Per me Bakugou non vuole semplicemente che si venga a sapere che ha un lato carino e premuroso – asserì Tsuyu – magari si vergogna.”
“Ma perché? – fece Momo – Sono così carini insieme, il modo in cui la guarda è adorabile, anche quando le ha dato il cinque in quella maniera goffissima.”
Rimasero in silenzio per qualche minuto “Credo sia proprio questo il motivo” asserì Mina.
“Penso che per com’è lui, che ci tiene tanto a questa sua aria da: niente mi tocca, niente mi scalfisce, sono migliore di tutti, fottetevi – imitò la sua voce – farsi vedere in quel modo dagli altri finirebbe per smontarlo.”
Jirou sospirò “Però chi l’avrebbe mai detto – la guardarono – io non pensavo che lui fosse il suo tipo o che lei fosse il tipo di Bakugou.”
“No? - fece Mina – Io l’ho pensato subito” strinse le spalle compiaciuta.
“Ah sì?” asserì Momo.
Mina annuì “Sin dal primo loro scontro, quando lei si è lanciata dagli spalti per farlo sbattere contro il muro – rise – ero sicura che una forte così sarebbe stata il suo tipo. Dopotutto, come abbiamo visto, insieme fanno le bombe”
“Cavolo è vero – asserì Uraraka ricordandosi di quel giorno in palestra – gli si è lanciata addosso con una potenza assurda.”
“Sì per non parlare poi di quanto sia cazzuta – aggiunse Jirou – non parlo solo del suo passato ma, l’avete vista combattere. Per certi sensi, quando siamo state in squadra insieme quella volta, era come stare in squadra con Bakugou – rise – infatti l’abbiamo chiamata così quel giorno.”
“Sono uguali – asserì di nuovo Momo – ma diversi. Sul campo sono praticamente la stessa persona mentre fuori, lei non è per niente come lui. Voglio dire, nel modo di porsi con gli altri, sempre disponibile e gentile è tutto l’opposto di Bakugou.”
Hagakure sospirò “Magari è per questo che si sono trovati.”
“Mh – Jirou si strofinò la fronte con l’indice – è probabile che Bakugou veda in lei, forse per la prima volta, un suo pari – risero – contrariamente a noi che siamo solo delle povere controfigure nella sua vita” continuò divertita.
“Io comunque voglio che lo ammettano – Mina batté il pugno destro sul suo palmo sinistro – dobbiamo organizzare qualcosa e se Hagakure non vuole stare nuda in camera di Miyuki-”
“Non voglio.”
“-vedremo di organizzare un pigiama party.”

Seduta sul divano del soggiorno con Bakugou disteso su quello di fronte, Miyuki faceva finta di stare al telefono mentre, con la coda dell’occhio spiava Kirishima e Shoto che, dietro l’isola della cucina, stavano ancora parlottando di chissà cosa.
Aggiornando ripetutamente la pagina principale di Google, Miyuki continuava a fissarli e ad ogni loro risatina, la curiosità la mangiava viva.
Si può sapere perché continui a fissarli?” la vibrazione del suo telefono la fece sobbalzare; corrugando la fronte guardò Bakugou che, guardandola a sua volta alzò un sopracciglio.
Perché voglio sapere che cos’hanno da confabulare.” rispose sospirando per poi tornare a guardarli.
Bakugou sospirò “Vuoi davvero passare tutto il mio unico pomeriggio libero a spiare quei due invece di stare nella mia stanza?” lei lo guardò e roteò gli occhi.
Non t’insospettisce il fatto che il tuo migliore amico, all’improvviso si metta ad essere così amichevole con il mio migliore amico?” lo guardò alzando le sopracciglia e aspettando che leggesse il messaggio.
A quanto pare sì...
Aspetta, Shoto è il tuo migliore amico?!” la guardò disgustato.
E comunque ho smesso di preoccuparmi di Kirishima da quando anche tu non facevi altro che stargli attaccata e arrovellarmi il cervello su quello mi aveva fatto pensare che voi steste insieme.
Miyuki lesse tutti e tre i messaggi e lo guardò perplessa.
Punto primo, sì, lo è. E’ il primo amico che io abbia mai avuto qui e, secondo, hai davvero pensato che io stessi con Kirishima?!” la velocità con cui scrisse quel messaggio lo fece preoccupare.
Senti, il vostro rapporto non è da normali amici. Nessuno sta così attaccato ad una persona se non ci sta insieme.” nel momento in cui sentì la vibrazione del telefono di Miyuki, si pentì di aver mandato quel messaggio.
Miyuki rilesse il messaggio almeno tre volte e ogni volta che ritornava con lo sguardo sullo schermo, Bakugou sentiva la voglia di far esplodere il suo telefono e di farsi saltare le mani.
Quindi io e te stiamo insieme.” lo sapeva che gliel’avrebbe scritto.
Certo che per scegliere Shoto come migliore amico devi proprio avere gusti di merda.” Miyuki lesse il messaggio dall’anteprima e vedendo solo la prima parola per poco non sputò fuori il cuore.
Poi aprì aprì tutto il messaggio e lo guardo roteando gli occhi “Limono con te da settimane, di certo i miei gusti non possono essere eccellenti.

Bakugou lesse il messaggio e rimase a bocca aperta “Ah ah ah.
Lei lo guardò compiaciuta “Ah ah ah.
Devi essere anche campione di salto dell’argomento a quanto pare.” gli inviò poi pensando al fatto che lui non le avesse risposto.
Bakugou corrugò la fronte “Che vuoi dire?” e leggendo il messaggio lei gli inoltrò di nuovo quello dove gli chiedeva se stessero insieme.
Letto il messaggio, Bakugou guardò lo schermo per qualche istante con le labbra arricciate “Quindi?” lui alzò lo sguardo, Miyuki lo stava guardando divertita e con un sopracciglio alzato.
Se ti dico di no che succede?” capendo che volesse giocare con lei, perché dalla sua espressione traspariva al cento per cento la sua idea di stuzzicarla per vedere se sarebbe arrivata a pregarlo, Miyuki si sistemò meglio sul divano con le gambe incrociate – improvvisamente non gliene fregava più niente di Shoto e Kirishima.

Beh, vorrebbe dire che ho fatto bene a non mettere paletti.” lo guardò dritto negli occhi.
Davvero?” la sua finta espressione rilassata fece trasparire un piccolissimo punto di preoccupazione – era così divertente il fatto che abboccasse subito a qualsiasi cosa.
Beh – Miyuki sospirò mentre scriveva – dopotutto, non mi hai mai chiesto l’esclusiva.” ghignò.
Ah, allora avevo ragione su te e Kirishima.” scrivere quel messaggio gli venne difficilissimo perché se Miyuki era seria e lui avesse scoperto così la verità, si sarebbe preso a cazzotti in faccia.
Nah, io e lui non abbiamo mai fatto nulla… E’ troppo semplice andare con il migliore amico.” cercava di trattenersi dal ridere.
Bakugou sentì il cuore un po’ più leggero però, adesso che aveva scoperto che Shoto era solo il suo migliore amico e che con Kirishima non aveva mai fatto niente, con chi aveva fatto le stesse cose che faceva con lui?

Allora con chi?” contrasse la mandibola e Miyuki scoppiò a ridere nella sua testa, ci stava credendo completamente.
Mh, dritto al punto.” rispose allora, adorava vederlo bollire nel suo stesso brodo.
Indovina.” mandò subito dopo.
Bakugou la guardò dritto negli occhi con il telefono stretto tra le mani e delle piccole esplosioni che iniziavano a scoppiettare a causa del sudore che si stava accumulando per il nervosismo che quella situazione gli stava causando.
Sapeva in cuor suo che non poteva essere vero ma il fatto che l’espressione di Miyuki non lasciasse trasparire nessun segno di tradimento, iniziava davvero a fargli venire la tachicardia.
Lo conosco?
Miyuki rise “Ovvio.” alzò le sopracciglia.
Il cuore di Bakugou accelerò, chi cazzo era?
Abita con noi?
E certo, mica ho come uscire da qui no?” quel gioco non gli stava piacendo più. Doveva decisamente smettere di iniziare a scherzare su quelle cose con lei.

Bakugou iniziò a tamburellare con il piede a terra e ad ogni tocco, cercare di non ridere diventava sempre più difficile. Si stava incazzando di brutto.
Iida.
Miyuki rise “No.
Bakugou iniziò a mangiarsi l’unghia del pollice sinistro “Sato” ripensò a quando avevano fatto la torta e il suo cervello iniziò a partorire scenari che, sicuramente, non si erano mai avverati.
Miyuki tornò seria “No, lui mi ha solo fatto vedere come non smontare gli albumi.” alzò le sopracciglia.
Bakugou digrignò i denti, se stava scherzando, quella sera qualcos’altro sarebbe stato smontato e non sarebbe stata una cosa piacevole, per lei.

Jirou.” Miyuki fu sorpresa dal fatto che lui avesse pensato ad una ragazza.
Come mai pensi sia una ragazza?” lui strinse le spalle.
Avete dormito insieme a casa di Momo no?
Sì ma – lo guardò negli occhi – quella sera mi sono dedicata solo a te.” era troppo esilarante.
Bakugou prese a scrivere velocemente “Chi cazzo è?!
Miyuki lo guardò facendo finta di essere offesa da quella sua reazione “Già non vuoi più giocare?
Dimmelo.
Ma non è più divertente così” portò all’infuori il labbro inferiore.
Bakugou strinse la mano attorno al suo telefono “Okay.” mandò lei per evitare che lo spaccasse a metà.
Però non dire che non ti avevo avvertito poi.” strinse le spalle mentre sul suo volto ormai non c’era più segno di divertimento.
Dai, ti do un ultimo indizio” nonostante lui stesse ribollendo di rabbia, Miyuki non voleva smettere.
Sbrigati.” glielo inviò senza distogliere lo sguardo da lei; Miyuki lesse il messaggio e continuando a guardarlo schioccò la lingua sul palato.
Lo conosci da sempre.” anche lei, inviò senza interrompere il contatto visivo e quando Bakugou sentì la vibrazione, lo abbassò solo per qualche secondo per poi, tornare a guardarla con gli occhi che iniziavano a riempirsi di sangue e le palpebre più aperte del solito.
Continuando a guardarlo Miyuki sapeva di star andando troppo oltre “Andavate pure alle medie insieme.” Bakugou lesse anche quel messaggio per poi tornare a guardarla.
Devo dire che mi sono sempre piaciuti i tipi con le lentiggini ma… soprattutto...” Bakugou rimase con gli occhi fissi sullo schermo mentre, in basso, i tre pallini che indicavano che l’altra persona stesse scrivendo si muovevano e si fermavano in continuazione, segno che Miyuki stava scrivendo e cancellando.
COSA?!” inviò lui e lei riuscì a sentire tutto il suo odio in quel messaggio.
Mi piacciono gli idioti che abboccano alle mie stronzate come nulla fosse.” e dopo essersi assicurata che lui l’avesse letto, Miyuki scoppiò a ridere di gusto buttandosi all’indietro sul divano.

Bakugou dovette rileggere quel messaggio più e più volte perché non aveva ancora capito che si stesse riferendo a lui dato che Midoriya era una persona che davvero si beveva tutto come niente.
Sei stata davvero con Deku?!” le inviò e Miyuki, sentendo il suo telefono vibrare, dopo aver aperto il messaggio ed essersi assicurata che i due se ne fossero andati lo guardò.
“Ma sarai stupido?” lui la guardò con lo sguardo in fiamme “Non hai capito che stavo scherzando?” Bakugou tornò con lo sguardo sul telefono e dopo aver riletto per l’ennesima volta il suo penultimo messaggio, la guardò di nuovo.
“Non ci posso credere” fece lei scoppiando a ridere di nuovo.
Con il cuore che gli stava facendo esplodere la gabbia toracica per l’aver creduto per davvero che lei avesse fatto qualcosa anche con qualcun altro, Bakugou, con le mani completamente sudate, lasciò il telefono sul divano e si avviò verso il suo dove Miyuki, vedendolo arrivare così incazzato, iniziò ad indietreggiare finché non fu bloccata dallo schienale del divano.

“Dai, Kacchan – rise ancora – stavo scherzando.”
“Non chiamarmi Kacchan” asserì lui a denti stretti mentre le strappava il telefono dalle mani maledicendo il giorno in cui aveva acconsentito nel contribuire per regalarglielo.
Chinandosi su di lei e poggiando entrambe le ginocchia attorno alle sue gambe, Bakugou la bloccò e, afferrati entrambi i polsi, le bloccò anche le mani sulla testa.
“Dai, è carino Kacchan” continuò ridendo lei chiudendo gli occhi e ritraendo la testa per paura che lui potesse darle una testata.
Stringendo la presa sui suoi polsi, Bakugou continuò a spingerle le braccia all’indietro.
“Come ti ho detto che devi chiamarli?” ringhiò avvicinando la sua faccia a quella di Miyuki che stava ancora ridendo.
“Ka- spinse le sue braccia ancora oltre -Katsuki!” asserì lei che non riusciva a smettere di ridere “Katsuki!” continuò a ripetere più volte.

Liberatasi da quella presa e con ancora nessuna risposta alla sua domanda, Miyuki che era ancora un po’ turbata, piacevolmente turbata, dalla posizione in cui l’aveva tenuta e dal fatto che le avesse fatto ripetere il suo nome più volte, si avviò verso la sua stanza poiché Bakugou era stato chiamato da sua madre e come ogni volta che succedeva, usciva di casa per chissà quale motivo.

Arrivata davanti la porta della sua stanza, Miyuki fece per aprirla ma, come se la stessero aspettando, da qualche porta più indietro, uscirono Mina e Hagakure – Miyuki vide i suoi vestiti fluttuanti, che con un sorriso enorme si avvicinavano a lei.
“Ehi – le salutò Miyuki un po’ preoccupata da quegli sguardi – posso… aiutarvi?”
Mina sorrise così tanto da strizzare gli occhi “Stasera sei con noi” sgranò gli occhi; Miyuki la guardò confusa “E dove?”
“Nella tua stanza” asserì Mina; Hagakure batté le mani “facciamo un pigiama party!”

“Un pigiama party?” domandò sconsolato Kirishima quando Miyuki rifiutò la sua offerta di guardare un film.
“Già – si girò sulla sedia mentre in mano aveva una penna – e poi onestamente dopo che ogni volta che mi chiedi di vedere un film esco dalla tua stanza turbata, non mi alletta più l’idea.”
Kirishima rise “Dai ma avevo scelto un film bellissimo!”
“Un’altra commedia?” alzò un sopracciglio.
Lui fece di no con la testa “No… - fece spallucce – assolutamente no” lei scuoté la testa.
“Mi dispiace Kiri – strinse le spalle – hanno già deciso. Prenderemo cibo da asporto e faremo cose da femmine” accennò un sorriso.
Lui la guardò distendendo gli angoli della bocca “Ma ti senti? - lei tornò a scrivere sul quaderno – Cose da femmine. Si vede lontano un miglio che non ti va!”
Miyuki rise “Beh non potevo dire di no!”
“Sì invece. – sbuffò – Posso stare qui almeno?” continuò dopo qualche secondo di silenzio.
Lei lo guardò sgranando gli occhi “Sto buono e in silenzio, ti prego!”

E così, nemmeno un’ora dopo, quando le ragazze arrivarono nella sua stanza, ci volle poco prima che si accorgessero dell’enorme ed ingombrante figura di Kirishima che, seduto sul letto accanto a Miyuki le salutava sorridendo.
“E tu che vuoi?” chiese Mina infastidita; Miyuki sospirò “Scusate ragazze, a quanto pare ho un animale domestico. – Jirou rise – Ha promesso di stare zitto e buono se lo facciamo rimanere e, onestamente, - lo guardò maligna – possiamo svoltare la cosa a nostro vantaggio.” Kirishima d’un tratto parve essersi pentito di aver chiesto di stare lì.

Qualche tempo dopo infatti, Kirishima si ritrovò seduto a terra mentre Miyuki e Mina si divertivano a renderlo imbarazzante.
“Secondo me, dobbiamo fare qualcosa a questi capelli” commentò Jirou prendendo tra le dita una ciocca rossa.
“Sì – asserì Uraraka – sono secchissimi, è come se fossero sempre soggetti a trattamento chimico.”
Miyuki guardò la ragazza, possibile che non sapesse che quello non era il colore naturale dei suoi capelli? Notando il lieve panico negli occhi dell’amico però, decise di non farne parola.
“No secondo me – prese la ciocca che aveva in mano Jirou – sbagli solamente shampoo e balsamo.” Kirishima la ringraziò con il pensiero.

“Miyuki ma non hai il phon? - chiese Momo facendo capolino dalla porta del bagno – Non lo trovo da nessuna parte e se dobbiamo fargli la piega è un po’ difficile.”
Miyuki guardò verso la porta del bagno “No, non lo uso” asserì tornando a scompigliare i capelli dell’amico che, in realtà, stava apprezzando tutte quelle attenzioni.
“Non lo usi?” chiese Tsuyu che stava seduta sul suo letto; Miyuki fece di no “E come ti asciughi i capelli?” aggiunse Jirou.
Miyuki rise “Così” e facendo in modo che il suo quirk uscisse da sotto la sua cute, le ragazze videro i suoi capelli iniziare a muoversi sotto il getto d’aria calda.
Jirou scoppiò a ridere “E’ fantastico!”
“E’ super comoda come cosa!” commentò Momo “Quindi tu ti asciughi subito e senza aiuto” Miyui annuì.
“Ma puoi farlo anche sugli altri?” Uraraka portò la mano all’altezza della testa di Miyuki per sentire l’aria calda che stava ancora uscendo.
Lei annuì “Quando ero più piccola mi divertivo a fare questo alle mie bambole” e riprendendo una ciocca di capelli dell’amico, iniziò ad attorcigliarsela sull’indice per poi tenerla ferma lì qualche istante.
Poco dopo, tirato fuori il dito, la ciocca aveva preso la forma di un boccolo e Kirishima vedendolo lo afferrò immediatamente “Oh – rise – è fighissimo!”

Morte dalle risate per il fatto che Miyuki fosse come un phon e una piastra insieme, le ragazze la obbligarono a fare tutti i capelli di Kirishima perciò, lei passò almeno mezz’ora seduta accanto all’amico mentre gli arricciava i capelli,
“Mi dispiace” fece lei a bassa voce quando le ragazze facevano una pausa nell’attesa che Momo tornasse al piano di sopra con ciò che aveva portato il fattorino.
“Ah! - sospirò Hagakure – Se tutti i ragazzi fossero come te, Kirishima!” lui arrossì.
“Già – si aggiunse Tsuyu – la tua fidanzata sarebbe la più fortunata del mondo.” adesso Eijiro stava iniziando a sentirsi a disagio.
Con ancora i suoi capelli tra le dita, Miyuki che aveva il vago presentimento del motivo per cui avessero scelto di fare quel pigiama party e dell’argomento che sarebbero andate a tirar fuori, iniziò a pentirsi di non aver accettato la serata film in camera di Kirishima.
Avrebbe preferito sorbirsi venti film di merda piuttosto di una conversazione sui ragazzi della loro classe.

“Uh – fece Hagakure – è arrossito!” tutte si avvicinarono a lui e Miyuki si sentì tremendamente in colpa.
“Allora ce l’hai la ragazza!” esclamò Mina divertita; Kirishima rise “No, non ce l’ho.”
Lei fece finta di crederci, aveva intenzione di andare a parare da tutt’altra parte “Beh, peccato – sospirò – sei uno di quelli che piace di più tra di noi” rise facendo sentire Kirishima ancora peggio.
“Davvero?” fece Miyuki e lui la guardò; Hagakure rise “Sì, noi diciamo che abbiamo una lista dei ragazzi che ci piacciono” a Miyuki sembrò una cosa un po’ da folli.
“Per esempio – continuò – ad Uraraka piace da morire Modiriya!”
“Hagakure!” squittì lei coprendosi la faccia con le mani e lei e Kirishima rimasero sconvolti.
“Ah” asserì Miyuki cercando di trattenere il suo ghigno soddisfatto, aveva ragione ma comunque se avesse baciato Bakugou le avrebbe strappato la lingua.
“Proprio tutte?” domandò Kirishima scombinandosi i capelli una volta che Miyuki ebbe finito di arricciarglieli; Mina annuì “Tutte!” poi guardò Miyuki “A te invece, - lei deglutì rumorosamente – chi è che piace?”

Kirishima si girò verso l’amica e per quanto le dispiacesse, si meritava un po’ quella situazione dato che aveva rifiutato di vedere un film con lui per fare “cose da femmine”.

“Della classe?” fece la finta tonta; le ragazze annuirono all’unisono “Nessuno” rispose poi mettendosi a ridere.
Mina strizzò gli occhi “Proprio nessuno?” alzò le sopracciglia e Miyuki percepì che forse lei sapeva qualcosa ma, decidendo di non mollare, annuì continuando a far come se nulla fosse.
“Mh – fece Hagakure – allora facciamo così, proviamo ad indovinare.”

Nemmeno due minuti dopo, Miyuki si ritrovò sulla sedia della scrivania con gli occhi di tutte le ragazze, e di Kirishima, addosso nel tentativo di capire chi potesse piacerle.
“Allora – partì Mina – io direi di escludere tutti quelli che hanno un quirk come il tuo” guardò le altre che annuirono e Miyuki si sentì un po’ sollevata poiché, in base a quel ragionamento, Bakugou era decisamente fuori dalla lista.
“No – fece Kirishima – perché escluderne alcuni già a prescindere?” Miyuki voleva lanciargli la scrivania in faccia, da che parte stava?
“Sì, Kirishima ha ragione!” asserì Jirou.
Mina sospirò “Okay allora, essendo lei – non capiva perché parlassero alla terza persona – un tipo molto forte, penso che per avere un po’ di equilibrio abbia bisogno di qualcuno più calmo accanto” alzò un sopracciglio.
Miyuki continuava a non capire che le ragazze stessero fingendo l’intera conversazione da quando erano entrate nella sua stanza poche ore prima.
Mina aveva organizzato ogni cosa nei minimi dettagli e, anche in quel momento, si stava rigirando Miyuki nelle sue mani come una burattino.

“Sì – Tsuyu annuì – secondo me pure. Non la vedo proprio con qualcuno come Bakugou.” tutte la guardarono e lei cercò di rimanere impassibile mentre, dietro alle ragazze, Kirishima si schiacciava la faccia contro un cuscino.
“Però – fece Uraraka; le ragazze volevano far leva su ciò che Mina avesse visto durante il gioco della bottiglia e quindi lei era stata scelta per stuzzicarla a dovere – in realtà Bakugou non è male.”
“Ti piace anche Bakugou, Uraraka?” domandò Mina con finto interesse e stupore; l’altra ridacchiò “Beh, i tipi così violenti un po’ mi attraggono.”
Miyuki stava cercando di mantenere la calma.

“Io avrei detto fossi più da Midoriya, sappiamo tutte che ti piace – aggiunse Jirou – però, sì Bakugou ha il suo fascino – Miyuki stava fumando, odiava essere così gelosa ma non riusciva a contenersi – chissà se è single.”
Miyuki sgranò lievemente gli occhi e dato che ancora lui non aveva risposto alla sua domanda di quel pomeriggio, il fatto che le ragazze, nonostante sapessero che molto probabilmente tra loro due ci fosse qualcosa, si chiedessero se fosse single, le fece aumentare i battiti.
“Secondo me sì!” esclamò Tsuyu mentre Miyuki stringeva i braccioli della sedia cercando di non impazzire.
“Secondo te?” Mina si girò verso Miyuki e lei la guardò impassibile, non avrebbe fatto capire assolutamente nulla.
Mentre tutte si giravano a guardarla dato che stava perdendo forse troppo tempo a rispondere, Miyuki pregò che qualcuno mettesse fine a quello strazio e come se l’avesse chiamato, poco dopo, si sentì bussare alla porta della sua stanza.
“E’ quasi mezzanotte si può sapere perc-” Bakugou, che aveva iniziato a parlare prima di rendersi conto di cosa stesse succedendo in quella stanza, si fermò di getto quando i suoi occhi, posatisi sul letto di Miyuki, si accorsero della presenza di tutta quella gente.
Spostato lo sguardo un paio di volte sulle ragazze e su Miyuki, che, come un gatto impaurito stava aggrappata ai braccioli della sedia, Bakugou corrugò la fronte.
“Che sta succedendo qui?”
Le ragazze si girarono tutte verso di lui con in volto un ghigno soddisfatto. Bakugou non aveva nessun motivo di andare in camera di Miyuki a quell’ora se non c’era assolutamente nulla tra loro due perché, in quei pochi mesi in cui avevano condiviso lo stesso tetto, Bakugou non era mai andato in camera di nessuno per di più, a mezzanotte.

Miyuki lo guardò con gli occhi sgranati sperando che lui recepisse il messaggio e che la trascinasse fuori da quella situazione.

“Stiamo facendo un pigiama party” rispose Mina; Bakugou diede un’altra occhiata alla stanza “una cosa tra ragazze” continuò.
“E perché c’è Kirishima?” domandò indicando l’idiota che stava ancora con la faccia dietro il cuscino nel tentativo di non farsi sentire mentre rideva.
Kirishima finalmente si scoprì “Fatti i cazzi tuoi.”
Bakugou alzò un sopracciglio e senza essere stato invitato ad entrare, scivolò dentro e chiuse la porta.
“Tu come mai sei qui?” chiese Jirou divertita; lui s’infilò le mani nelle tasche anteriori per poi andarsi ad appoggiare alla parete di fronte a dove stava seduta Miyuki, che era anche la parete.
Miyuki si schiarì la gola e distolse lo sguardo mentre le ragazze continuavano a guardarlo sorridenti “Stavate facendo un casino – rispose lui serio – vi si sente fino all’altro corridoio.” non era vero, e le ragazze lo sapevano. Avevano bisbigliato per tutto il tempo e anche se avessero parlato con un tono più alto, Bakugou non avrebbe comunque potuto sentir niente a causa della distanza tra le due stanze anche perché, la camera di Miyuki, era proprio l’ultima del corridoio.

“Beh – Mina si schiarì la gola – hai intenzione di rimanere?” lo guardò dritto negli occhi.
Bakugou sospirò “Dipende da cosa state facendo e soprattutto dal perché Kirishima è qui e ha dei capelli ancora più di merda del solito.” l’amico se li sistemò.
“Glieli ha fatti Miyuki – esclamò Hagakure – tu sapevi fosse in grado di fare come il phon?” Bakugou cercò di rimanere serio, sapeva benissimo di quella sua capacità.

“Comunque – fece Mina – dov’eravamo rimaste?” guardò le amiche con gli occhi sgranati e Jirou dovette trattenersi dal ridere.
“Stavamo chiedendo a Miyuki se Bakugou fosse single” asserì Tsuyu e Bakugou si pentì di essere entrato “ma – continuò – dato che sei qui possiamo chiederlo direttamente a te” tutte lo guardarono di nuovo e, questa volta, anche Miyuki, che all’improvviso, stava trovando piacevole quella serata.
Guardandolo dritto negli occhi con un ghigno, Miyuki moriva dalla voglia di sapere come ne sarebbe uscito ma, Mina, che era troppo intelligente e sveglia, rincarò la dose.
“Sì, - i due la guardarono – perché a quanto pare piaci ad Uraraka.”

A quelle parole, Kirishima dovette ficcarsi l’intero cuscino in bocca per non ridere mentre Miyuki rimpianse seriamente di essere fuggita da casa sua.
Rimasto però impassibile, Bakugou che dentro di se stava imprecando ad alta voce perché il suo intento quella sera era solo di dormire insieme a Miyuki e non di sorbirsi quel fastidiosissimo interrogatorio poiché, odiava raccontare i cazzi suoi agli altri, fece un respiro profondo.
“Mi dispiace – Miyuki sgranò gli occhi mentre tutte le altre si tenevano pronte per la bomba che stava per lanciare – non sei il mio tipo.” Kirishima urlò.

“Come mai ve lo stavate chiedendo?” chiese poi lui dopo che Kirishima ebbe smesso di urlare; Mina ghignò e guardò con la coda dell’occhio Miyuki “Stavamo cercando di indovinare chi piacesse a Miyuki – lui la guardò divertito e Miyuki, che ancora aspettava una risposta, decise che avrebbe fatto sparire quel suo ghigno dalla faccia iniziando a stare al gioco – e, ti avevamo escluso a prescindere. Sei troppo violento e noi pensiamo a Miyuki serva qualcuno di più pacato.”
Miyuki strinse le spalle “Beh, non avete tutti i torti” improvvisamente il suo tono di voce era molto più amichevole.
“Quindi c’è qualcuno che ti piace!” esclamò Hagakure battendo le manì; Miyuki strinse le spalle “Ho degli occhi anche io.”

“...e per questo secondo me è Shoto!” concluse Jirou dopo cinque minuti d’intervento in cui spiegava i motivi per i quali, secondo lei, il tipo che piaceva a Miyuki fosse Shoto.
Sapeva che non era lui, lo sapevano tutte, ma le espressioni di Miyuki e Bakugou durante tutta quella conversazione era impagabili. Alle ragazze non serviva più che lo ammettessero a parole perché era palese che stessero insieme però, nonostante ormai il loro scopo fosse stato raggiunto, continuarono.
Momo annuì “Secondo me pure – strinse le spalle – e poi, li avete visti combattere in palestra.” Bakugou strinse il pugno ricordando quel giorno che lo aveva tormentato “Sembravano così intimi” continuò.
Miyuki, che ormai non poteva sprofondare più a fondo di così nella sedia, si era rassegnata. Quella sera, l’avevano distrutta.

“Sì – esclamò Uraraka – erano così in sintonia. Per forza dev’essere Shoto e poi – la guardarono – sareste anche una bella coppia.”
Gli occhi di Miyuki schizzarono su Bakugou che ancora appoggiato a quella parete, teneva la testa bassa.
Divertita Miyuki sospirò “Dite?” e Bakugou iniziò a tamburellare con il piede sul pavimento mentre, rimpiangendo di non essersi portato le solite patatine, Kirisihima si godeva quello spettacolo come se fosse al cinema.
Non capiva perché Bakugou preferisse infliggersi quella sofferenza piuttosto che ammettere di stare con Miyuki.
Era ovvio che le ragazze sapessero, lo avevano tormentato per due giorni e il fatto che stessero continuando a battere sempre sugli stessi argomenti, voleva solo dire che li stessero stuzzicando per ottenere ciò che che volevano ossia, una confessione.

“E certo! - esclamò Jirou – E poi, c’è anche Endeavor che a quanto pare ha puntato gli occhi su di te!” continuò alzò la testa “Secondo me per forza ti sta testando perché vuole che tu diventi la moglie di suo figlio.”
Quell’idea, che non aveva mai sfiorato la mente di Miyuki, stranamente, in quel momento, iniziò ad avere un minimo di senso.
Endeavor era decisamente troppo gentile e premuroso nei suoi confronti più che in quelli di suo figlio e onestamente, il fatto che potesse star pensando ad un matrimonio combinato, la lasciò senza parole.
“Già! - esclamò seria Hagakure – Endeavor non si è mai sbattuto così tanto per qualcuno. Secondo me, dopo aver visto la tua abilità con il quirk, ha pensato che saresti stata ottima per dargli dei nipotini fortissimi!”

Miyuki scoppiò a ridere “Penso che stiamo andando un po’ oltre.” Bakugou la guardò dritto negli occhi, glieli avrebbe dati lui i nipotini, a suon di calci nel culo.
“Secondo me Hagakure ha ragione – asserì Mina – tu che dici Bakugou?” lo guardarono di nuovo tutte.
“Io penso che voi stiate male.” le ragazze risero.
“Perché? - Jirou fece la finta tonta – E’ così ovvio, voglio dire, se no perché Endavor l’ha mandata a chiamare per allenarsi con lui e aiutare Shoto a sua volta?”
“Sì ma – s’intromise Mina – tralasciando questo, vogliamo parlare del destino che voleva farli baciare al gioco della bottiglia?”
Il destino” ripeté lui annuendo e guardando Miyuki che si stava trattenendo dal ridere.
“Secondo me tu a lui piaci” fece Tsuyu “era così nervoso quando stavate per baciarvi e poi non ho mai visto Shoto ridere così tanto come fa con te.”

Quella conversazione andò avanti per almeno un’altra ora e per quanto Miyuki trovasse divertente le reazioni di Bakugou, iniziava ad avvertire il sonno.
Era più stanca di quando si allenava e tutto perché le ragazze, da ore, continuavano a fare congetture su di lei e chiunque altro della loro classe e il fatto di non poter dire di stare con Bakugou, l’aveva stremata.
Se l’avesse detto, si sarebbe risparmiata una serata all’insegna del gossip.

“Non lasciare mai più che io rifiuti una serata film.” asserì Miyuki, il giorno dopo quando, mentre le altre continuavano a dormire in camera sua, era scesa per fare colazione e aveva incontrato Kirishima intento nel prepararsela.
Lui rise “E’ stata la serata più bella della mia vita.”
“Io credo finalmente di aver capito perché non ho mai avuto amiche” si buttò di peso su una delle sedie attorno al tavolo “non posso sopportare due sere di seguito a parlare dei ragazzi che ci piacciono.”

Lui le si sedette accanto poggiando il piatto sul tavolo “Secondo me lo stavano facendo apposta – rise di nuovo; Miyuki lo guardò – dai, casualmente la prima volta che fate un pigiama party l’argomento schizza sui fidanzati e, sempre casualmente, su Bakugou?” alzò un sopracciglio.
Miyuki corrugò la fronte “E’ dall’altra sera, quella della sfida in palestra, che tormentano me e Shoto per sapere qualcosa su voi due.” lei sgranò gli occhi facendolo ridere.
“Devi ammettere che è un po’ palese che ci sia qualcosa tra voi due – mandò giù un boccone di omelette – ormai lo stiamo notando tutti.
Miyuki sospirò e si lasciò cadere sul tavolo “E in più, devo ammettere che Bakugou sta diventando un po’ imbarazzante – rise – non gliene è mai fregato nulla se qualcuno si ustionasse la lingua mentre l’altra sera, se avesse potuto, l’avrebbe fatta pagare a ciò che te l’aveva bruciata” Miyuki scoppiò a ridere.

Non potendo tornare nella sua stanza poiché le ragazze vi stavano ancora dormendo dentro, Miyuki rimase al piano di sotto a guardare la tv da sola poiché Kirishima, dopo aver finito di fare colazione, era tornato nella sua stanza per passare il resto di quel sabato a dormire dato che, la sera prima, lo aveva fatto poco e male.

Distesa sullo stesso divano sul quale il giorno prima si era divertita a stuzzicare Bakugou, Miyuki continuava a pensare alla sera prima e alle espressioni di lui quando la accoppiavano con Shoto e dovette ammettere di non aver mai pensato all’ipotesi che Endeavor potesse volerla far finire con suo figlio.
Ripensandoci non era nemmeno una cosa così tanto fuori dal normale, i matrimoni organizzati per unire diversi quirk non erano una novità, anche quello tra sua madre e suo padre doveva essere stato frutto di ciò però, una vita con Shoto.

Seduta a gambe incrociate e con la schiena sullo schienale, Miyuki prese a pensare all’eventualità di una cosa simile.
Con Shoto era tutto molto più semplice, tralasciando il fatto che non fosse sveglio come chissà cosa però, dopotutto era davvero una persona decisamente pacata, tranquilla e anche molto piacevole da avere accanto e il fatto che con lui lei vedesse solo i suoi ricordi felici, in un certo senso, non le faceva sembrare quell’ipotesi così terribile.
L’idea di poter vivere una relazione normale, priva di drammi, anche se pure Shoto in quanto a traumi non scherzasse, non le dispiaceva però le bastava ritornare a pensare a tutto ciò che provava anche solo quando Bakugou le passava accanto per far sì che, quel futuro utopistico con Shoto, svanisse nel giro di un battito di ciglia.

Per quanto fosse decisamente complicato ed estenuante avere a che fare con Bakugou Katsuki ventiquattro ore su ventiquattro, con le sue paturnie, le sue crisi e la sua ira, quando stavano chiusi nella sua stanza, l’uno tra le braccia dell’altro, era come se il mondo, d’un tratto, si mettesse a posto.

Le bastava guardarlo negli occhi per sentirsi protetta e le bastava che lui la sfiorasse per sentirsi amata.
Non le importava davvero che lui le dicesse a voce che stavano insieme, lo sapeva anche lei, glielo aveva detto in moltissimi altri modi diversi e anche se non c’era una sorta di contratto sancito a voce che le metteva dei paletti, lei li aveva già piantati la sera di Natale quando, per la prima volta, aveva lasciato che il suo profumo le riempisse i polmoni.

Ritrovatasi con lo sguardo sul punto in cui il pomeriggio precedente stava seduto lui, Miyuki rise ripensando alla sua espressione quando aveva letto di conoscere da sempre la persona con cui lei aveva fatto qualcosa e mentre rideva, sentì vibrare il suo telefono.
Dove sei?” rise, dove poteva essere? Non aveva dove andare e se non era nella sua stanza, poteva solo essere al piano di sotto.
Indovina.
Dai, che cazzo.” scoppiò a ridere.
Aspetta, ti ho sentita.” Miyuki sentì i suoi passi scendere le scale e quando lo vide arrivare, stava ancora ridendo.

“Dove pensavi che fossi? In camera del mio futuro marito?” alzò le sopracciglia; Bakugou sbuffò “Quelle sono delle vipere, non delle ragazze” lei rise ancora.
“Vieni?” le tese la mano; Miyuki corrugò la fronte “Dove?”
Bakugou sbuffò “Poi sono io quello che non capisce – lei rise – dai.” e alzandosi dal divano Miyuki gli prese la mano e contrariamente alle altre volte, Bakugou non la lasciò mentre si dirigevano al piano di sopra anche se c’era l’eventualità che qualcuno li vedesse.

 

Arrivati davanti la sua stanza, Bakugou aprì la porta e come faceva sempre, una volta dentro, se la chiuse alle spalle facendo sì che tutto il resto non potesse sfiorarli poiché bloccato da quella.
Da soli, all’interno di quelle quattro mura, Bakugou e Miyuki, con ancora le dita intrecciate e in silenzio, si abbracciarono contro la solita superficie in legno che, piano piano, stava iniziando a prendere la forma delle spalle di lui che, da un mese ormai, ci si appoggiava contro stringendola tra le sue braccia e facendo sì che, proprio come aveva pensato lei quel pomeriggio, tutto si mettesse al suo posto.

 

 

 

Angolo autrice:

BUOOOOOOOOOOOOOON GIORNO HAHAHAHAHH Questo capitolo mi ha fatto volare e come sempre, dato che è un mio tratto distintivo, o alla fine c'è il dramma o c'è il pippone romantico che io amoldsjkfhohdshfoihs 
Godetevi questo capitolo bello frivolo perché sarà uno degli utlimi, ahimé dato che, d'ora in poi si va IN DISCESA - anche se ci saranno parti carine anche negli altri eheheh
Detto questo, come sempre vi esorto a lasciarmi un pensiero/una stellina e noi ci vediamo al prossimo sperando che rimarrete con me fino alla fine!

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Capitolo 37
*** Capitolo trentasette - San Valentino. ***


SAN VALENTINO 



Con la fine di Gennaio si chiudeva uno dei mesi forse più complicati della vita di Miyuki.
Tra i problemi con Bakugou, gli allenamenti con Endeavor e il pensiero di suo padre che ogni tanto tornava a tormentarla, quelle quattro settimane erano state decisamente impegnative e, speranzosa, dato che almeno uno dei tre problemi era stato accantonato dato che lei e Katsuki ormai non discutevano o cercavano di uccidersi a vicenda, confidava nel fatto che pian piano gli allenamenti con Shoto avrebbero portato ad informazioni più sostanziose e che, grazie a quelle, sarebbe riuscita a mettere un punto anche a tutta la faccenda con suo padre.

Arrivata a scuola un bel po’ in ritardo quel lunedì poiché, per la prima volta da quanto era lì, non aveva completamente sentito la sveglia, Miyuki venne immediatamente colpita dalle numerosissime decorazioni rosa e rosse a forma di cuore che riempivano ogni corridoio e parete della scuola.
Confusa riguardo al motivo di tutto ciò, Miyuki entrò in classe quando quasi tutti i suoi compagni erano già dentro e, dando un’occhiata, si accorse che i cuoricini e i fiori che aveva visto lungo tutto il tragitto erano anche appesi sulle mura della sua classe.

“Finalmente!” esclamò Kirishima quando la vide; Miyuki distolse lo sguardo dall’enorme cuore rosso appeso sulla parete alla sinistra di Bakugou “Te l’avevo detto che non l’avevano rapita” continuò girandosi verso quest’ultimo.
Miyuki corrugò la fronte “Rapita?”
Kirishima rise “Niente, lascia stare – scosse la testa – come mai oggi sei arrivata così in ritardo?”
“Non ho sentito la sveglia – si avviò verso il suo posto – ma, invece, come mai la scuola è piena di questi cartoncini colorati?” domandò poi mentre si sedeva sul banco.
Uraraka si girò di scatto verso di lei “Perché si avvicina San Valentino!” esclamò eccitata schiacciandosi le guance con le mani.
Miyuki la guardò confusa “San Valen… che?” improvvisamente l’attenzione della classe cadde su di lei e il solito mormorio si spense.
“San Valentino” rispose Shoto alla sua sinistra; Miyuki si girò verso di lui “non l’hai mai sentito?” continuò.

“Cazzo abitavi proprio sotto un sasso” commentò Bakugou girandosi sulla sedia e poggiano il gomito destro sul banco di Midoriya; Miyuki gli fece il dito medio “Sapete com’è, figlia di Obscurium, combattimenti, dodicimila morti – gesticolò mentre elencava – non è che queste cose fossero proprio nel mio interesse.” rise ma i suoi compagni la guardavano sconvolti per la noncuranza con cui aveva elencato quelle cose.

“Scusate – si schiarì la gola – la rifaccio.” prese un bel respiro e dopo essersi passata la mano destra davanti alla faccia li guardò tutti di nuovo e con voce piagnucolante e acuta asserì “Oh mio Dio, come ho fatto per tutta la vita a non festeggiare San Valentino, che vita orribile!” Kirishima scoppiò a ridere “Meglio?” guardò Shoto.
“Decisamente” rispose lui ridendo.

“Beh comunque – fece Uraraka – San Valentino è la festa degli innamorati!” fece un gran sospiro.
“In realtà è anche la festa degli amici più cari! - si aggiunse Jirou – Qui in Giappone c’è la tradizione che siano le ragazze a portare il cioccolato al proprio innamorato o a un caro amico.”
Kirishima fece pugno e pugno “Allora mi aspetto del cioccolato da te!” asserì poi avvicinandosi a Miyuki e stringendola a sé abbracciandola con il braccio sinistro; lei rise “Chi ti ha mai detto che siamo amici?”
“Beh, non volevo che si sapesse così che fossi il tuo fidanzato” rispose lui ammiccando e facendola ridere ancora di più.
Una volta liberata dalla presa, a seguito dell’entrata di Present Mic in classe, Miyuki scese dal banco e si mise a sedere.
“Ehi” Shoto si inclinò leggermente con la sedia catturando la sua attenzione.
“Dimmi” fece lei spostandosi in avanti; lui rise “Lo voglio anche io il cioccolato.”

Dopo aver appreso quella informazione sulle tradizioni tipiche delle ragazze riguardanti quella festa che Miyuki per davvero, non aveva mai sentito nominare, passò il resto della giornata scolastica a pensare e ripensare.
In base a ciò che le aveva detto Jirou, le ragazze ne approfittavano per dare del cioccolato al loro innamorato o ad un amico più caro e, appurato che i suoi amici più cari fossero Kirishima e Shoto, rimaneva fuori l’innamorato.

Guardando la nuca di Bakugou che, dopo l’affermazione di Kirishima era tornato a sedersi composto dando a tutti loro le spalle, Miyuki pensò alla torta che lui si era portato in camera e, decisa a comportarsi come una ragazza normale, pensò che sarebbe stata un’idea carina portar lui del cioccolato.
L’unica cosa che un po’ la frenava però, era il come e il quando darglieli.

Dopo il pigiama party in camera sua, per tutta la domenica che l’aveva seguito, le ragazze avevano fatto come se nulla fosse.
Non avevano più fatto commenti o bisbigliato cose mentre li guardavano e Miyuki aveva iniziato a pensare che forse Kirishima avesse ragione.
Dovevano per forza aver architettato tutto per far sì che lei e Bakugou sputassero il rospo e anche se non l’avevano ammesso a voce, era sicura che dalle loro reazioni avessero fatto capire tutto.
Nonostante le ragazze lo avessero capito però, c’erano ancora alcuni dei loro compagni che non sapevano o facevano finta di non sapere di loro due e, non volendo fare cose troppo plateali, Miyuki iniziò ad appuntare su un foglio i modi con cui dargli il suo regalo di San Valentino senza farsi vedere e senza metterlo in imbarazzo.

In camera sua, quel pomeriggio, Miyuki inziò a buttare giù delle idee su come fare il cioccolato per i suoi amici e per Bakugou.
Era sicuro che a Shoto e Kirishima sarebbe andato bene tutto però voleva rendere la cosa speciale anche per loro dato che, comunque, gli voleva molto bene.

Uscita dalla sua stanza quindi, Miyuki sgattaiolò in silenzio nel corridoio maschile e senza farsi sentire, passando davanti la camera di Bakugou e Kirishima, filò verso quella di Sato.
“Ehi Mi-” lo spinse dentro e chiuse la porta; il ragazzo la guardò un po’ confuso “Perdonami – bisbigliò lei – non voglio che mi sentano” indicò con il pollice la porta.
Sato rise “Vuoi una mano per San Valentino?” lei annuì “Devo fare tre tipi di cioccolato, e sei l’unico che può darmi una mano.”
Detto questo, i due passarono una buona ora, chini sulla scrivania a progettare tavolette di cioccolato dai gusti diversi e, dopo mille accostamenti vari, finalmente i due arrivarono ad una soluzione che Miyuki trovò perfetta per tutti e tre.
Ringraziato il nuovo amico e preso appuntamento per i giorni successivi, Miyuki uscì dalla sua stanza e, sempre senza farsi sentire, filò di nuovo nel corridoio delle ragazze fermandosi a qualche porta prima della sua.
“Ehi – Momo le sorrise – qual buon vento!” Miyuki corrugò la fronte, non aveva mai sentito quel modo di dire.
“Posso aiutarti?” le sorrise di nuovo; Miyuki annuì e guardandosi intorno si avvicinò verso di lei “Ho bisogno che tu mi produca qualcosa” e catturata la sua attenzione, Momo la lasciò entrare nella sua stanza.

Chino sulla scrivania intento a scrivere e cancellare, Bakugou stava consumando un’intera penna nera.
Stava provando a buttare giù qualcosa ma sembrava essergli troppo difficile.
“Ehi Bakugou – la voce di Kirishima lo fece girare verso la porta – posso entrare?” il ragazzo sbuffò e prima che potesse rispondere, l’amico era già entrato.
“Non mi sembra di averti detto di sì” asserì prendendo l’ennesimo foglio e accartocciandolo per poi lanciarlo all’indietro facendolo finire nel mucchio che ormai si era creato dietro la sua sedia.
“Cosa stai facendo?” domandò Kirishima notando la serie di fogli buttati in mezzo alla stanza; Bakugou sbuffò “Si può sapere che vuoi?”
L’altro strinse le spalle “Mi annoiavo e dato che Miyuki non è nella sua stanza ho pensato fosse qui” schioccò la lingua sul palato.
“Come non è nella sua stanza? - fece Bakugou senza pensare; Kirishima roteò gli occhi – E poi scusa, se fossi entrato così mentre c’era lei?!”
Kirishima rise “Non sarei stato il primo a vedervi intenti a strusciarvi.” Bakugou sgranò gli occhi “E tu come lo sai?”
L’altro si lanciò sul letto di peso “Sempre le stesse domande. Tu come lo sai? Perché sei tu a dare i preservativi a Bakugou? - sbuffò – Siete monotoni tu e Miyuki.” rise “Comunque – si sporse per prendere uno dei fogli accartocciati accanto al letto – che scrivi?” fece per aprirlo ma Bakugou gli si lanciò addosso per toglierglielo.

Kirishima ritrasse la mano “Okay, Shakespeare – rise – puoi anche non dirmelo.”
Bakugou lanciò il foglio nel cestino “E’ tutta colpa di questa dannatissima festa e di queste tradizioni di merda” calciò alcuni dei fogli mentre l’altro lo guardava divertito “in più ci si mette pure il fatto che lei non lo abbia mai festeggiato quindi deve sicuramente avere le aspettative a mille!” sbraitò alzando le braccia.
Kirishima corrugò la fronte “Non capisco niente di ciò che stai dicendo ma vederti sclerare così è bellissimo.”
L’altro sospirò “Ho cercato su internet le tradizioni dei ragazzi a San Valentino – l’altro scoppiò a ridere – e non ho trovato nulla!” si mise le mani tra i capelli “Perciò stavo cercando di scrivere qualcosa di carino ma non esce nulla di sensato dalla mia testa.”
Kirishima continuò a ridere “La vuoi smettere?!”
“Scusa – fece l’altro cercando di calmarsi – però se non sbaglio i ragazzi ricambiano il quattordici Marzo, sempre con dei cioccolatini mi pare.” fece spallucce.
“E cosa dovrei fare io per San Valentino?” lo guardò sgranando gli occhi; Kirishima sospirò “E che ne so, organizza una cena magari?”
“E dove? - sbuffò – Non posso mica organizzare qualcosa di rom- si fermò – non posso organizzare una cena qui, con tutti voi in mezzo ai coglioni.”
“Se vuoi posso far scappare tutti!” rise; Bakugou si buttò sconsolato a letto “Dai, vedrai che qualche cosa prima o poi ti verrà in mente.”

“Una festa in palestra per San Valentino?!” urlarono in coro Uraraka ed Hagakure quando una ragazza più grande dai lunghissimi capelli indaco passò loro un volantino davanti l’entrata della classe.
“Visto? - Kirishima si girò verso Bakugou – Problema risolto.”
Bakugou lo corrugò la fronte “E come ti sembrerebbe risolto?” asserì a denti stretti; l’altro strinse le spalle “Senti, comprale un mazzo di fiori e sei a posto!”
“Che bisbigliate voi due?” chiese Miyuki notando il loro atteggiamento furtivo; Bakugou si schiarì la gola “Niente.” asserì poi spostandosi dal muro e andandosi a sedere.
Miyuki lo seguì con lo sguardo e poi guardò Kirishima “Lo sa che quando fa così è ancora più ovvio che abbia qualcosa che non va?” l’altro rise e annuì e poco dopo, anche loro raggiunsero i posti a sedere data l’entrata del professor Aizawa.

Finite le lezioni anche di quel martedì, e dato che lei e Shoto non avrebbero ripreso gli allenamenti fino al giorno dopo, Miyuki ancora un po’ confusa e curiosa dal comportamento di Bakugou di quella mattina che, perso nei suoi pensieri, l’aveva completamente ignorata per tutto il giorno, dopo aver finito di studiare, uscì dalla sua stanza e si diresse verso quella di Bakugou.
Bussato un paio di volte, attese con le mani dietro la schiena che il ragazzo aprisse.
“Kirishima ti ho detto di non rompermi i coglioni!” sbraitò lui mentre apriva e quando si ritrovò davanti Miyuki, con espressione confusa e divertita, cercò di placare l’ira che aveva fatto esplodere poco prima dati i continui messaggi dell’altro sul come o sul cosa avrebbe potuto fare per San Valentino oltre, ad alcuni messaggi che alludevano a quella famosa confezione di preservativi che Bakugou non aveva ancora restituito.

“Sei un po’ nervosetto vedo” ironizzò lei infilandosi nella sua stanza passando sotto il braccio teso con cui Bakugou stava tenendo aperta la porta; richiudendola, Bakugou sospirò “posso sapere perché?” continuò lei sempre con le mani dietro la schiena e dondolando la testa a destra e a sinistra.
“E’ solo Kirishima che mi rompe le palle da ieri” asserì lui andandosi a sedere alla scrivania per cercare di nascondere al più presto i fogli su cui stava ancora cercando di scrivere qualcosa di sensato.
Incuriosita, Miyuki si avvicinò alle sue spalle e abbracciandolo da dietro, poggiò il mento sulla sua spalla destra.
“Va tutto bene?” lo guardò stringendo la presa; lui finì d’infilare i fogli nel cassetto della scrivania “Benissimo, perché?”
Miyuki strinse le spalle “Perché ogni volta che mi rispondi: niente – imitò il suo tono di voce; Bakugou rise – so che in realtà c’è qualcosa che non va.” rise.
“C’entra per caso San Valentino?” lo guardò ancora alzando un sopracciglio; lui arrossì leggermente “Cos’è sei geloso perché porterò del cioccolato anche a Shoto e Kirishima?”
“Anche?” Miyuki rise.
“Beh, diciamo che mi hanno un po’ obbligata” Bakugou scuoté la testa “Quindi vuol dire che mi arriverà del cioccolato” asserì poi.
Miyuki fece un respiro profondo “Forse sì, forse no” allentò la presa su di lui “dipende.” si allontanò.
Bakugou si girò con la sedia “Da cosa?” domandò poi curioso mentre lei si fermava a pochi passi da lui.
“Non lo so – rispose lei tamburellandosi il mento con l’indice – prova a convincermi a portarti del cioccolato.” e senza farselo ripetere due volte, Bakugou si alzò dalla sedia, si avvicinò a lei e prendendola come sempre da dietro al collo, si avvicinò a lei per poterla baciare.
“Kirishima è stato più convincente” asserì poi lei, una volta che si furono staccati, coprendosi la testa per proteggersi dal colpo che Bakugou le avrebbe dato da lì a poco.

Quella sera, dopo cena, mentre finiva di colorare i bozzetti per i cioccolatini che avrebbe cucinato qualche giorno dopo con Sato, Miyuki sentì il telefono vibrare sul letto.
Alzatasi dalla sedia allora, si allungò per prenderlo per poi buttarsi a pancia in su e leggere il messaggio che le era appena arrivato.
Dormi?
No – si mise a pancia in giù – stavo finendo di sistemare alcune cose.” sbadigliò e guardando la sveglia si accorse che si erano ormai fatte le undici e mezza.
Domani torni ad allenarti con quello?” Miyuki rise.
Sì, domani torno ad allenarmi con Shoto.
Allora devi recuperare delle ore con me” rise di nuovo.
Domani si vedrà” rispose poco dopo per poi alzarsi e andare a mettere a posto ciò che aveva tirato fuori per i suoi bozzetti.
Vibrando di nuovo il suo telefono catturò ancora la sua attenzione e mettendo le matite nel barattolo, Miyuki si avvicinò di nuovo al letto “Perché non da sta sera?
Miyuki sospirò e poggiando il barattolo sul letto rispose: “Vuoi che venga?” e poco dopo aver mandato il messaggio sentì bussare alla porta.
Lanciando di nuovo il telefono sul letto e posando il barattolo sulla scrivania, Miyuki andò ad aprire.

“Non sapevo se saresti venuta quindi ci ho pensato io” asserì lui che da chissà quanto stava appoggiato al muro accanto alla porta della sua stanza.
Miyuki sospirò e roteando gli occhi aprì ancora di più la porta e gli fece cenno d’entrare.
Ormai pareva che a Bakugou non interessasse più se lo vedessero o meno interagire in maniera strana e inusuale con lei, evidentemente il fatto che le ragazze l’avessero accoppiata così bene con Shoto doveva aver dato i suoi frutti.

Entrato nella sua stanza, Bakugou si diresse al letto e dopo aver atteso che lei mettesse a posto, s’infilò sotto le coperte e tenendole sollevate aspettò che lei s’infilasse accanto a lui per lasciarle cadere sopra le loro teste.
Quella notte però, non passò come tutte le altre.
Nonostante Miyuki fosse completamente a posto dal punto di vista psicologico, mentre dormiva, sentì perfettamente l’ormai nota sensazione di risucchio e, come ogni volta che succedeva, si risvegliò dentro la sé stessa di qualche anno prima.

Aperti gli occhi, Miyuki si guardò attorno e come per la sensazione che aveva avvertito durante il ricordo dell’esplosione, iniziò a sentire crescere dentro di lei un dolore disumano.
Prestando attenzione a dove si trovasse, Miyuki sentì il suo respiro farsi sempre più affannoso mentre metteva a fuoco la sala da pranzo di casa sua dove, accanto ad una delle pareti, suo padre era chino su sua madre ormai, priva di vita.
Con la mano destra aggrappata alla porta scorrevole, Miyuki rimase con gli occhi bloccati sul volto della donna che, con gli occhi una volta color miele adesso completamente spenti, continuava a guardare nella sua direzione mentre alcune lacrime, le ultime, rimanevano sospese nel tempo sopra la sua guancia.
“Miyuki” la voce di suo padre suonò piatta e guardando anche lui, il suo sguardo che nonostante gli occhi scuri fosse sempre stato caratterizzato da una lieve luminosità, adesso era completamente spento come se non fosse in sé.
Miyuki sentì muoversi le sue labbra ma come per uno dei ricordi precedenti, non riuscì a capire cosa stesse dicendo “Dovresti essere a letto.” asserì lui lasciando la maglietta della donna e permettendo al suo corpo di poggiarsi completamente sul parquet.
Muovendo di nuovo le labbra, Miyuki indietreggiò man mano che suo padre avanzava verso di lei e guardandolo in quello stato, percepì ancora una volta tutta la paura che aveva sempre provato nei confronti di quell’uomo e che, tramite ciò che aveva visto negli ultimi ricordi, aveva messo un po’ da parte.

“Cosa ci fai sveglia?” domandò Obscurium con voce quasi non sua; Miyuki si schiacciò contro la parete mentre con la coda dell’occhio, tramite lo spazio che c’era tra il braccio di lui e il suo fianco, riusciva ancora a vedere il cadavere di sua madre.
Non guardare.” adesso il tono della sua voce era molto più simile a quello che aveva sempre avuto e nei suoi occhi, aveva quasi lampeggiato la solita luce che però, dopo poco, svanì ancora una volta “Sai che non mi piace quando mi disubbidisci” il suo tono era di nuovo diverso.
Confusa da quello strano cambiamento, Miyuki continuò a guardare gli occhi di suo padre e pian piano, dentro di sé il fiato si faceva sempre irregolare e la solita sensazione di bruciore alla gola iniziava a venire fuori.
Nel giro di pochi secondi Miyuki sentì serrarsi l’epiglottide e, quasi immediatamente la testa prese a girarle mentre suo padre, continuava a guardarla con sguardo assente.
Portandosi le mani alla gola, Miyuki mosse ancora la bocca e come se di nuovo qualcuno avesse premuto un interruttore, l’espressione vitrea di suo padre tornò alla normalità e resosi conto della cosa, l’uomo posò le mani sulle spalle della figlia, macchiandole la maglietta di sangue.
“Stai tranquilla Miyuki” la rassicurò con il suo solito tono gentile “ci sono io qui.” e spostando la mano destra sulla sua gola, iniziò a raffreddargliela facendo sì che potesse tornare a respirare.

Con l’ossigeno che tornava a riempirle i polmoni, Miyuki che ormai aveva gli occhi pieni di lacrime, riportò lo sguardo sulla madre ma Ryosei le spostò delicatamente il volto.
Guarda me – asserì guardandola dritto negli occhi – devi guardare me Miyuki.” lei vide per la prima volta delle lacrime svilupparsi all’interno degli occhi di suo padre.
“Guarda me – cercò di sorriderle – andrà tutto bene.” Miyuki strinse la mano di suo padre con la sua “Andrà bene – ripeté lui – devi svegliarti adesso.”

Ritornata alla realtà, Miyuki aprì gli occhi e si tirò su a sedere con il cuore che le esplodeva nel petto e il sudore che le aveva inzuppato completamente la fronte.
Facendo alcuni respiri a bocca aperta nel tentativo di riuscire a far entrare un po’ più d’aria, Miyuki si guardò intorno e rendendosi conto di essere di nuovo nella sua stanza si tranquillizzò un po’.
Posando la mano sul petto, guardò fuori dalla finestra e resasi conto che fosse ancora buio, appurato che Bakugou le stesse ancora dormendo affianco, si alzò dal letto e facendosi luce con una piccola fiammella fatta uscire dall’indice della mano sinistra, per non svegliare lui accendendo la lampada sulla sua scrivania, Miyuki prese ad appuntare tutto ciò che aveva visto, senza tralasciare nessun particolare, in modo tale da poter riferire tutto a Kuro il giorno dopo.
Una volta finito, dissipò la fiamma e tornò a letto accanto a Katsuki.

“Sei sicura di non star facendo nulla che potesse turbare le tue emozioni?” domandò Kuro leggendo per l’ennesima volta gli appunti che Miyuki gli aveva portato quel pomeriggio.
“Assolutamente – sospirò – era tutto completamente tranquillo” fece spallucce; lui corrugò la fronte “Cosa stavi facendo esattamente?” lei lo guardò e si sentì arrossire, aveva omesso di proposito d’inserire il particolare di Bakugou che si era infilato nel suo letto.
Kuro guardò l’encefalogramma di Miyuki mentre iniziava ad impazzire e con esso anche l’elettrocardiogramma “Cosa stavate facendo tu e Bakugou?”
Lei arrossì completamente “Niente – asserì poi con voce stridula; Shoto la guardò confuso – stavamo solo dormendo.” distolse lo sguardo sperando che il rossore se ne andasse.
Solo?” lui la guardò alzando un sopracciglio, doveva ammettere che quel suo imbarazzo lo divertiva.
Era strano vederla così in difficoltà per una cosa così normale e banale come una cotta soprattutto dopo averla vista combattere in quel modo per giorni.
Lei si schiarì di nuovo la gola “Sì. - si grattò la nuca – Mi sono sentita risucchiare mentre dormivo.” l’altro annuì e prese a trascrivere al computer ciò che lei aveva scritto a penna la sera prima.
“E’ una cosa che accade spesso?” fece poi Shoto una volta che furono scesi al piano di sotto per mettersi a combattere; Miyuki lo guardò “Che cosa?”
“Il fatto che dormiate insieme” asserì lui alzando le sopracciglia; lei arrossì di nuovo “Fatti gli affari tuoi!”

“Bene Miyuki, dato che il tuo stato d’animo è già abbastanza compromesso – si lasciò scappare una risata mentre la ragazza lo guardava male – ti basta sferrare due colpi e poi toccare Shoto. Per come sono i tuoi valori adesso, potresti entrare anche subito.”
Ritornando con lo sguardo sull’amico e cercando di eliminare l’imbarazzo, Miyuki iniziò a saltellare sul posto mentre Shoto la guardava confuso.
“Che stai facendo?” lei rise.
“Mi ha detto che mi basta sferrare due colpi” e senza indugiare oltre, avanzò verso di lui sferrando due pugni a corpo libero; preparato a quell’evenienza, Shoto riuscì a schivare il primo e a parare il secondo, facendo sì che dopo aver bloccato il suo pugno nella mano destra, lei perdesse i sensi cadendogli tra le braccia.

“Ogni volta è sempre più divertente” asserì Kuro al microfono per poi bere un po’ di frullato alle fragole e facendo sentire il risucchio della cannuccia mentre Shoto scuotendo la testa, tornava a guardare preoccupato l’amica chiedendosi chissà che cosa avrebbe visto quella volta.

Aperti gli occhi, a Miyuki parve di non essere finita da nessuna parte. Attorno a lei tutto era bianco, come ricoperto da un’enorme telo.
Alzando la testa, alche il cielo era di un color grigio chiaro e con ancora il naso all’insù, all’improvviso iniziò a vedere dei piccoli fiocchi bianchi iniziare a scendere.
Abbassando lo sguardo su di sé, Miyuki vide che stava indossando dei vestiti molto pesanti e che ai piedi aveva degli scarponi molto simili a quello che lei aveva fatto incorporare al suo costume per far uscire il fuoco.
Portato poi lo sguardo ancora più in basso delle sue scarpe, Miyuki vide che anche ciò che doveva starvi al di sotto era completamente bianco.
“Miyuki!” la richiamò sua madre un po’ accigliata; lei si girò “Quante volte ti ho detto di non allontanarti da sola! E’ facile perdersi sulla neve” continuò una volta che l’ebbe raggiunta per poterla prendere per mano.

Con la mano stretta a quella di sua madre, Miyuki iniziò a camminarle accanto e mentre la guardava, tramite gli occhi di una sé stessa più piccola, sentì il cuore riempirlesi di gioia.
Sua mamma era davvero bellissima e fatto di poterla vedere di nuovo così colorita e con la solita luce negli occhi, dopo il ricordo della sera precedente, la fece commuovere.
“Eccovi” asserì Ryosei davanti la porta di uno chalet con in mano due tazze di cioccolata calda “mi chiedevo quando sareste spuntate di nuovo.”
Izumi sospirò mentre lasciava la mano di Miyuki, la quale, non avrebbe voluto lasciarla più.
Non sapeva quali e quanti altri ricordi avrebbe visto con sua madre e quel contatto, non voleva perderlo ancora.
Purtroppo però, lei non poteva farci niente. Era la sé stessa del passato a scegliere di muoversi e così, allungando la mano verso suo padre, lasciò che lui le passasse una delle due tazze ed entrò.

Seduta sul divano con ancora tutti i vestiti addosso, Miyuki sorseggiava la cioccolata gustandone ogni sorso e lasciando che quella piacevolissima sensazione di calore le pervadesse il petto per poi finire nel suo stomaco.
Dondolava i piedi e guardava verso la finestra, dove fuori, mentre la neve iniziava a scendere e ad infittirsi, c’era ancora qualche bambino intento a giocare con la propria famiglia.

Man mano che beveva poi, Miyuki iniziava a sentire caldo e senza pensarci, iniziò togliendosi i guanti per poi portar via la sciarpa che le avvolgeva il collo re iniziare a sbottonare la felpa imbottita che la stava facendo sudare.
Non appena ebbe sfilato la manica destra facendo sì che quella porzione rimanesse scoperta poiché, al di sotto, indossava solo una canottiera, Izumi corse verso la finestra e tirò le tende impedendo alla bambina di guardare fuori.
“Cosa fai?” la donna la guardò severa; Miyuki corrugò la fronte e sentì sé stessa muovere le labbra.
“Te l’ho già ripetuto Miyuki, non puoi spogliarti. Non qui.” il suo tono era molto duro, come se fosse impaurita da qualcosa.
Confusa tanto quando la sé stessa più piccola poiché era impossibile che avesse già delle brutte cicatrici a quell’età, dato che quelle serie le aveva iniziate ad ottenere dopo la morte di sua madre, Miyuki abbassò lo sguardo sulla sua spalla destra dove, dello stesso colore violaceo della sciarpa che si era appena tolta, c’era un’enorme livido dalla forma di una scarpa e, tutto attorno una serie di ferite che correvano lungo tutto il braccio lasciando libera solo la porzione della mano.

Capendo il motivo per cui sua madre aveva tirato le tende, Miyuki si sentì pervadere, per la prima volta in un ricordo con lei, dalla tristezza.
Lo sguardo serio e severo di sua madre che con le labbra contratte la stava ancora guardando le aveva fatto molto male, più alla sé stessa di quindici anni che a quella di chissà quanti anni prima, e abbassando lo sguardo, in seguito, la bambina tornò a ricoprirsi con la felpa smettendo di bere la cioccolata per evitare di continuare a sentir caldo e così, anche di spogliarsi.

Riaperti gli occhi sotto al tetto della palestra in cui aveva iniziato ad allenarsi con Shoto prima di vedere quel ricordo, Miyuki rimase in silenzio per qualche istante mentre lo sguardo di sua madre, completamente diverso da quello dei ricordi precedenti, continuava a tormentare la sua testa.
“Va tutto bene?” il colore rosso di metà testa di Shoto catturò il suo sguardo; lei annuì “Sicura? Kuro dice che ad un certo punto i picchi sono saliti parecchio” guardò verso la vetrata dove il ragazzo era concentrato a studiare ciò che avevano registrato gli elettrodi.
Lei annuì e si mise a sedere “Era un ricordo felice… - abbassò lo sguardo – credo.” continuò poi guardando l’amico e sorridendo.

L’idea che pian piano i ricordi con sua madre iniziassero a diventare meno piacevoli, considerando il fatto che fossero stati molto pochi rispetto a quelli brutti con suo padre, l’aveva turbata parecchio.
Com’era possibile che avesse così pochi bei ricordi con sua madre? Come sarebbero diventati d’ora in poi i ricordi che vedeva con Shoto ma, soprattutto, quanto tempo avrebbe avuto ancora prima di dover dire la verità a Bakugou?

Tornata a casa da sola quel pomeriggio poiché Shoto era subito corso a scuola per il solito corso di recupero, Miyuki posò il suo zaino sul tavolo e spostando una sedia ci si sedette e si accasciò sulla superficie in legno.
Nonostante quel giorno l’allenamento fosse durato poco e soprattutto non aveva nemmeno dovuto sforzarsi tanto per poter vedere qualcosa, era decisamente stremata.
Per quanto fosse stato breve, quel ricordo l’aveva colpita parecchio. Non si aspettava di sentirsi così, così presto. Non si aspettava di potersi sentire triste in un ricordo con sua madre e non si aspettava nemmeno che il periodo di pace con Bakugou sarebbe durato così poco.
Non era pronta a vederlo allontanarsi di nuovo per non farle del male. Non era pronta a vedere la tristezza nei suoi occhi a causa del fatto che fosse il suo quirk a causarle quelle visioni orrende e non era pronta a vedere altri ricordi dolorosi come quello della notte precedente.

Ancora turbata da tutto ciò, il giorno dopo, all’ennesimo allenamento, Miyuki era praticamente assente.
Non aveva nessuna voglia di allenarsi quel giorno perché non voleva scoprire se il ricordo che avrebbe visto con sua madre, le avrebbe fatto male.
Voleva fermarsi lì.
Voleva mettere un punto così da riuscire a mantenere il ricordo di quelle emozioni e di quelle visioni felici ma, purtroppo per lei, la cosa adesso riguardava anche altre persone.
Endeavor infatti aveva iniziato a farsi dare tutte le informazioni che Kuro stava raccogliendo in modo tale da iniziare a sviluppare delle indagini e avendo messo in mezzo anche un altro Hero, ottimo nello spionaggio come lo aveva definito lui, erano troppe le cose in ballo per potersi ritirare.

“Lo incontreremo mai?” domandò Shoto mentre Ayumi finiva di attaccargli gli elettrodi sul petto nel tentativo di non metterli dove ne aveva già messi altri in precedenza – sia lui che Miyuki avevano le zone di attacco completamente irritate.
Endeavor annuì “Credo che oggi verrà – guardò l’orologio – sempre se sarà puntuale.”
“Dobbiamo aspettarlo o possiamo iniziare?” Kuro fece tintinnare le chiavi della porta che conduceva alla sala superiore.
“Dovrebbe essere qui a momenti” rispose Endeavor guardando verso la porta e dopo pochi istanti, accompagnato da un fruscio, la maniglia di una delle due porte si abbassò mostrando a chi stava dentro la figura di un ragazzo con due enormi ali rosse alle spalle.
“Perdonate il ritardo – asserì lui grattandosi la nuca – Endeavor non mi ha dato informazioni precise su dove fosse e fuori oggi c’è un vento incredibile.” rise “Nonostante le sappia usare, devo comunque stare attento a dove vado” continuò indicandosi le ali con il pollice.

Endeavor sospirò “Lui è Hawks – Miyuki e Shoto lo guardarono – il Pro Hero che ci darà una mano.”

Il ragazzo si avvicinò e man mano lo faceva, a Miyuki non parve più grande di Hatsumici.
“Piacere di conoscervi” asserì lui salutandoli con la mano “soprattutto te.” guardò Miyuki negli occhi attraverso le lenti gialle che glieli coprivano.
Lei si sentì un po’ in imbarazzo soprattutto perché, come Shoto, era a petto nudo.
“Piacere, Shoto Todoroki.” Hawks sgranò gli occhi e dopo averlo guardato si girò verso Endeavor “Non si direbbe proprio che è tuo figlio – l’uomo lo guardò corrugando la fronte – incute molto meno timore.” rise.

“Possiamo cominciare adesso?” domandò di nuovo Kuro che non vedeva l’ora di vedere come avrebbe perso i sensi quella volta Miyuki e di cosa avrebbe visto.
Hawks annuì “Penso di sì – guardo tutti e quattro – non vedo l’ora di assistere!” guardò Miyuki con una strana luce negli occhi “Non avevo mai sentito parlare di altre dimensioni o di essere risucchiati nei propri ricordi!”

Saliti sul ring come al solito, Miyuki guardò Shoto con aria un po’ perplessa mentre, come sempre dietro di loro, dietro la vetrata, gli altri li osservavano.
“Tutto bene?” bisbigliò Shoto notando il nervosismo di lei; Miyuki fece un bel respiro e strinse i pugni davanti alla sua faccia “Quel tipo mi sembra un esaltato” asserì scuotendo la testa.
Shoto diede una veloce occhiata all’Hero che con sguardo acceso guardava tutto ciò su cui stava lavorando Kuro “Beh se Endeavor pensa sia la persona giusta...” la guardò.
Miyuki sospirò “Vorrei capire quale sarà il suo compito e cos’ha in mente tuo padre.”
Shoto strinse le spalle “Non posso aiutarti – rise – non sono per niente perspicace.”

Datogli il via come per le volte precedenti, Miyuki e Shoto iniziarono ad attaccarsi ma, diversamente da quelle, questa volta era lei ad indietreggiare e a schivare i colpi dell’amico.
Non voleva entrare in quella dimensione, non voleva sapere ma ormai era costretta.
“Che stai facendo?” le domandò Shoto quando lei lo schivò per l’ennesima volta; Miyuki lo guardò “Scusa, stavo pensando ad altro” e scuotendo la testa si rimise in posizione.
Con il volto verso la grande vetrata, Miyuki vide lo sguardo sia di Endeavor che di Hawks che non la mollavano.
Stavano lì a guardarla come se fosse un pesce in un acquario e tutta quella tensione la stava facendo impazzire “Sto per colpire” asserì poi Shoto riportando la sua attenzione su di lui.
Qualche istante dopo, Miyuki lo vide scivolare a velocità contro di lei e per niente intenzionata a rispondere, lasciò che lui le fu abbastanza vicino e semplicemente allungando la mano, gli toccò il petto finendo inevitabilmente dentro la sua testa.

Miyuki riaprì gli occhi e si ritrovò all’interno della camera da letto di suo padre mentre fissava una delle ante aperte dell’armadio in cui, per metà, era nascosto suo padre probabilmente intento a cercare qualcosa.
“Capisco che tu abbia caldo ma tua madre vuole che ti copra” asserì – Miyuki doveva avergli detto qualcosa prima che lei arrivasse lì.
La ragazza si sentì parecchio infastidita e poco dopo percepì di nuovo muoversi le sue labbra.
Ryosei si tirò fuori dall’armadio con in mano un pacco regalo “Mi dispiace tesoro – la guardò – ma tua madre non vuole che nessuno ti veda. Capisco faccia caldo, è appena il quindici di Settembre ma credo tu possa fare uno sforzo per il suo compleanno.

Seguendolo con lo sguardo Miyuki lo vide uscire dalla porta e continuando a sentire la frustrazione si mise a seguirlo.
Camminando dietro la grande figura di suo padre, Miyuki si rese conto di non dover avere più di cinque anni – conosceva quei quadri a memoria e per quante volte era rimasta a fissarli pensando che dietro di essi si nascondesse qualcuno che la spiava, sapeva che per vederli da così in basso, non poteva avere più di quell’età.
Di nuovo la sua bocca si mosse e Ryosei scuoté la testa per poi girarsi verso di lei e chinarsi per riuscire a guardarla negli occhi “Stringi i denti – le mise la mano destra sulla spalla e stranamente lei si sentì rassicurata – sono solo poche ore.” e accennando un sorriso si allontanò da lei lasciando la sua versione quindicenne attonita.
Si era davvero sentita rassicurata guardando suo padre negli occhi?

Arrivata in quella che era la loro sala da pranzo e dove Miyuki, giorni prima, aveva visto il corpo senza vita di sua madre, si sentì un po’ mancare l’aria.
Continuando a camminare lì dentro, Miyuki sentiva il cuore raggiungerle la gola ogni volta che si avvicinava a quella determinata parete e quando fu arrivata al suo posto, cominciò a sentire parecchio caldo.
Con la gola che iniziava a seccarlesi e il sudore che prendeva a gocciolarle sulla fronte Miyuki capì che, probabilmente per la frustrazione, la sé stessa di cinque anni stava inconsciamente facendo sì che il suo quirk d’aria si fondesse con quello di fuoco iniziando così ad emanare aria calda da ogni poro finendo inevitabilmente, a causa del fatto che la maggior parte del suo corpo fosse coperta, a creare una sauna sotto i suoi vestiti.
Doveva essere la prima volta che usava quella combinazione o, come la chiamava Bakugou, il climatizzatore.

Con le gocce di sudore che le correvano sul viso, Miyuki iniziò a sentirsi mancare l’aria e non riuscendo in nessun modo a far smettere ciò che stava succedendo sotto i suoi vestiti, in preda ad una crisi iniziò a togliersi i vestiti.
Mentre lo faceva, dalla porta della cucina che collegava le due stanze, vestita di tutto punto e con i capelli ben sistemati, sua madre la guardò e notando il fatto che fosse nuda, con tutti i lividi e le cicatrici bene in vista, impaurita dall’ipotesi che qualcuno potesse vederla, si avvicinò a lei e la colpì in volto dandole uno schiaffo.

Bloccata dentro la sua testa, Miyuki sentì ogni cosa di quel gesto, comprese le lacrime che subito dopo iniziarono ad accumularlesi negli occhi.
Non ricordava di quel gesto. Non ricordava che sua madre l’avesse mai colpita e il fatto che l’avesse presa in pieno volto, le fece ancora più male.
Con la guancia che iniziava a pizzicare, Miyuki rimase immobile mentre il suo corpo continuava a disperdere calore senza sosta.
“Izumi” la voce di Ryosei fece girare la donna che aveva ancora la mano vicina al volto della figlia “che sta succedendo?” chiese poi avvicinandosi alla bambina.
“Le avevo detto di coprirsi e mi ha disubbidito” la donna la guardava con gli occhi carichi d’ira e Miyuki, entrambe le Miyuk, si sentirono di nuovo a pezzi.
Inginocchiandosi accanto alla figlia, Ryosei fece per poggiarle una mano sulla spalla destra ma come l’avvicinò, sentì provenire da lei un calore immane che probabilmente stava raggiungendo quello della temperatura della lava.
“Non l’ha fatto apposta” asserì lui guardando la moglie; Izumi lo guardò con lo stesso sguardo “deve aver perso il controllo.”

Portando entrambe le mani vicino al corpo della figlia che, come paralizzata, era rimasta immobile mentre si scioglieva dall’interno, Ryosei prese a far uscire aria fresca dai palmi delle sue mani in modo tale che Miyuki potesse tornare ad avere una temperatura normale e riprendere in mano le redini del suo quirk.
Quando il calore fu completamente dissolto, Miyuki guardò suo padre e senza dire nulla, riprese i vestiti che si era tolta e tornò nella sua stanza.
Non avrebbe festeggiato quel compleanno.

Ripensando al rumore e al dolore di quello schiaffo, Miyuki rimase con lo sguardo fisso sulle bollicine che si erano create sulla superficie dell’acqua dopo che, come l’ultima volta, aveva riempito la vasca a ci aveva buttato dentro un bel po’ di bagnoschiuma.
Aveva ancora l’immagine indelebile di sua madre impressa nella mente e come se glielo avesse dato poco prima, continuava a sentire il bruciore della pelle dopo che l’aveva colpita.

Messasi seduta sul bordo della vasca con l’asciugamano avvolta addosso mentre il suo quirk, lo stesso che l’aveva fatta colpire da sua madre, l’asciugava, Miyuki sentì gli occhi riempirsi di nuovo di lacrime e stringendone il bordo, fissò i due pomelli del mobile del lavandino con sguardo assente.
Poco dopo, come a volerla riportare alla realtà, qualcuno bussò alla porta della sua stanza.

Asciugandosi le lacrime e accertatasi che non si notasse che aveva pianto guardandosi velocemente allo specchio, Miyuki si avviò verso la porta dove, ad attenderla, c’era Bakugou che, con la testa china, guardava qualcosa sul suo telefono.
Non avendo avuto occasione di parlarci o di passarci del tempo da quella sera dato che tra la scuola, il corso e gli allenamenti finivano per non riuscire a vedersi mai, fregandosene di chi potesse vederli, Miyuki che non aveva ancora smesso di piangere internamente, si spinse contro di lui e lo abbracciò.

Un po’ sorpreso e anche un po’ preoccupato da quella sua reazione nel vederlo, Bakugou s’infilò il telefono nella tasca posteriore e poggiandole una mano sulla testa, la spinse ad entrare nella stanza senza farle interrompere quell’abbraccio.
Qualche istante dopo, Bakugou iniziò a sentire tremare le spalle di Miyuki e la presa sulla sua maglietta farsi ancora più stretta e, ci volle poco, prima che lui si rendesse conto che aveva iniziato a piangere.
Decisamente confuso, Bakugou corrugò la fronte e rimase in silenzio. Non aveva idea del motivo per cui lei avesse iniziato a piangere ma era sicuro che ciò di cui avesse bisogno in quel momento era di potersi sfogare.

Abbandonata completamente contro di lui con le lacrime che non smettevano di scendere e il suo profumo che le inondava i polmoni ogni volta che inspirava, Miyuki lasciò che tutto ciò che aveva accumulato in quei due giorni venisse fuori.
Aveva paura di continuare. Non sapeva se sarebbe riuscita a reggere oltre e l’idea che andando avanti le cose potessero solo che peggiorare la stava uccidendo.
Non voleva che i ricordi felici con sua madre finissero, non voleva che quegli allenamenti con Shoto diventassero inutili ma soprattutto non voleva che Bakugou ne facesse parte.
Aveva paura che lui si sarebbe allontanato completamente da lei una volta saputo quanto tutto quello le facesse male e sapeva che se sarebbe successo, lei ne avrebbe sofferto come un cane.

“Scusami...” asserì lei dopo almeno dieci minuti in cui Bakugou l’aveva stretta a sé e aveva aspettato che si calmasse.
Lui le accarezzò la testa continuando a tenervi il mento poggiato sopra “Ti senti meglio?”
Miyuki tirò su con il naso e annuì “Sì, scusa...” e stringendogli ancora la maglietta fece un respiro profondo.
“E’ successo qualcosa agli allenamenti?” domandò lui passando ad accarezzarle le spalle evitando di proposito di toccarle la cicatrice tra le scapole per non turbarla oltre.
Lei fece un altro respiro profondo e non volendogliene ancora parlare, fece di no con la testa “E’ solo che sono terribilmente stanca” dopotutto, non era una vera e propria bugia.
Bakugou chiuse gli occhi e fece anche lui un gran respiro come se volesse calmarsi poiché l’idea di sbraitarle in faccia il fatto che lui le avesse detto che forse stava esagerando non gli pareva il caso.
“Hai mangiato qualcosa?” Miyuki rise e annuì “Cosa?”
“Kirishima ha condiviso la sua bistecca con me” allentò la presa sulla maglietta e si allontanò un po’.
Spostando il mento dalla sua testa, Bakugou abbassò lo sguardo per poterla guardare; Miyuki ricambiò lo sguardo “So cosa pensi” asserì poi.
Lui corrugò la fronte “E cosa sto pensando?”
Miyuki poggiò di nuovo la fronte con il suo petto “Che dovrei smetterla con questi allenamenti.”
Bakugou sospirò e portando le mani all’altezza delle sue guance, gliele accarezzò lentamente “Tanto continuerai comunque.”

Da quel venerdì passarono cinque giorni in cui, approfittando del weekend, Miyuki costrinse Sato a svegliarsi all’alba e a continuare quando tutti fossero andati a dormire, per poter portare a termine il pretenzioso progetto che aveva ideato per i cioccolatini di San Valentino e anche per poter staccare la testa e non pensare a quando sarebbe tornata in palestra con Shoto.

Oltre a questo, quando non stava cucinando, Miyuki passava il suo tempo a studiare o a pensare a cosa avrebbe indossato per la festa del Venerdì successivo.

L’hai invitata?” Bakugou roteò gli occhi all’ennesima vibrazione del suo telefono.
Se non l’hai fatto dovresti farlo, manca poco alla festa.” bloccò di nuovo lo schermo del telefono.
Sapeva benissimo che San Valentino si stesse e non era ancora riuscito a scrivere nulla.
Io mi sbrigherei fossi in te” Kirishima stava davvero attentando alla sua pazienza.
E perché?!” rispose lui nella speranza che prima o poi lo lasciasse in pace.
Nessuna risposta ma, in compenso, Bakugou sentì provenire dalla stanza accanto il rumore dei passi dell’amico che, dirigendosi verso la porta, poco dopo, faceva capolino nella sua stanza.
“Perché se non ti sbrighi va a finire che la invita qualcun altro – fece cenno con la testa verso la direzione della stanza di Shoto – o potrei invitarla io” rise.
Bakugou contrasse le dita come se in mezzo ci fosse il collo dell’amico e digrignò i denti “Va via.” asserì poi guardandolo con gli occhi pieni d’ira.
Kirishima entrò un po’ di più nella sua stanza, lasciando però parte del suo corpo fuori “Sono serio – si guardò alle spalle per vedere se stesse arrivando qualcuno – per quanto ne sappiamo potrebbe averglielo già chiesto durante i loro allenamenti e non sapendo nulla di questa festa, Miyuki potrebbe anche avere accettato.” strinse le spalle e dopo aver piantato quell’ennesimo seme nella testa di Bakugou, uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.

Nemmeno cinque minuti dopo infatti, nonostante odiasse dover dare ascolto a Kirishima, Bakugou bussò alla porta di Miyuki, la quale, con la faccia completamente assonnata e i capelli scombinati lo guardava con l’espressione di chi si fosse appena svegliato di soprassalto.
“Dormivi?” lei si grattò la nuca e annuì; Bakugou si sentì un po’ in colpa per essere piombato così all’improvviso e averla svegliata.
Sapeva che i suoi allenamenti erano devastanti e aveva evitato di andare a dormire in camera sua proprio per permetterle di farlo per bene perciò, il fatto di averla disturbata in quel modo senza accertarsi che fosse sveglia gli fece venir ancora più voglia di uccidere l’amico.
“Avevi bisogno di qualcosa?” gli chiese mentre sbadigliava e lui trattenne una risata per poi guardarsi attorno e chinarsi verso di lei.

Ancora un po’ immersa nel sonno, vedendolo avanzare verso di lei, Miyuki pensò che fosse andato lì per darle un bacio e perciò, quando fu abbastanza vicino, anche se con lo sguardo rivolto alla sua sinistra per controllare che non ci fosse nessuno, lei si mise sulle punte e gli diede un bacio sulle labbra.

Sorpreso poiché non se lo aspettava, dato che era sempre stato lui a dare il via ai loro baci, Bakugou si ritrasse e la guardò “Cosa?” fece lei ancora assonnata “Non volevi questo?” sbadigliò di nuovo.
Bakugou rise e scosse la testa “Ero venuto per chiederti altro – lei si sentì immediatamente più sveglia e decisamente in imbarazzo – però non mi è dispiaciuto.” Miyuki voleva morire.
Notando il suo panico, Bakugou rise di nuovo “Volevo chiederti se ti andasse di venire con me alla festa di Venerdì” e sentendosi arrossire a sua volta distolse lo sguardo.
Miyuki rimase per qualche secondo in silenzio “Non era ovvio che ci saremmo andati insieme?” chiese poi piegando la testa a destra e corrugando la fronte; Bakugou la guardò di nuovo e sentendo quelle parole si maledisse ancora per aver lasciato che Kirishima lo manipolasse “Sì, beh… però-”
Miyuki rise “Hai pensato che ci sarei andata con qualcun altro?”
Bakugou strinse il pugno e sgranò gli occhi “E’ stato Kirishima a farmelo pensare” asserì poi a denti stretti facendola ridere ancora.

Finita la conversazione con Miyuki, Bakugou aspettò che lei richiudesse la porta prima di ritornare nel suo dormitorio ma invece di dirigervisi subito, si fermò a qualche porta di distanza da quella di lei e bussò un paio di volte.
“Bakugou” asserì Momo decisamente sorpresa “hai bisogno di qualcosa?” lui guardò verso la direzione della porta di Miyuki.
Devi farmi un favore.

Ritornata in palestra con Shoto solo il Mercoledì poiché nei due giorni precedenti Endeavor aveva avuto da fare insieme ad Hawks, Miyuki si sentiva decisamente più avvilita dell’ultima volta e mentre Ayumi le incollava ancora gli elettrodi, cercava di prepararsi psicologicamente a ciò che avrebbe visto quella volta.
Con i fogli in mano e un’espressione che non preannunciava nulla di buono infatti, Kuro aveva fatto notare a tutti i picchi che si erano venuti a formare negli esami di quelle ultime volte e che mostravano che piano piano, i suoi ricordi positivi stavano iniziando a diventare negativi e che ciò, implicava che forse, da lì a poco, Shoto non sarebbe bastato più.

“Beh però non sappiamo se abbiamo davvero bisogno di Bakugou.” asserì lei; gli altri la guardarono “Voglio dire, se inizio a vedere ricordi negativi anche con Shoto potremmo andare avanti solo io e lui” guardò l’amico speranzosa, voleva davvero risparmiarsi quello strazio.

Kuro strinse le spalle e si avvicinò al microfono “E’ un ipotesi ma, essendo la potenza del fuoco di Shoto minore rispetto a quella di Bakugou, almeno da quanto abbiamo potuto osservare, i ricordi seppur negativi che vedresti, non sarebbero all’altezza.” Miyuki sospirò.
“Chi sarebbe questo Bakugou?” chiese Hawks.
Kuro rise “A quanto pare è il ragazzo di Miyuki” a quelle parole i grafici sullo schermo del computer iniziarono a riempirsi di picchi e lo fecero scoppiare a ridere mentre, sul ring, Miyuki distoglieva lo sguardo imbarazzata e Shoto rideva.

Con il cuore che le batteva a mille per la frase che aveva sentito poiché ancora non era abituata alla cosa, Miyuki si schiarì la gola e cercando di concentrarsi sul combattimento, si mise nella sua solita posizione di partenza.
Fatto lo stesso anche Shoto, una volta ricevuto il via, i due iniziarono a combattere e, contrariamente all’ultima volta, Miyuki parve a tutti più presente.
“Basta nominarlo per far sì che lei si riprenda” commentò Kuro sorseggiando il suo solito frullato.

Con gli occhi incastrati sui suoi movimenti, Hawks non si perdeva nessuna delle sue azioni e rimaneva completamente sbalordito dalla velocità con cui Miyuki cambiava quirk per adattare i suoi attacchi alle mosse di Shoto.
“E’ forte” asserì quando lei schivò le fiamme di Shoto creando una pista di ghiaccio che saliva verso l’alto per scivolarci sopra e dopo aver girato a mezz’aria, gli atterrava alle spalle “dovresti essere geloso di quel Bakugou” guardò Endeavor.
L’uomo corrugò la fronte “Io?” s’indicò; Hawks rise “Non tu – scuoté la testa – dovresti essere geloso del fatto che non stia con tuo figlio” tornò a guardarli.
Endeavor scuoté la testa “Sicuramente i loro figli sarebbero fortissimi” Hawks rise ancora.

Continuando a schivare gli attacchi di Miyuki, Shoto si spostava velocemente per non farsi prendere e più andavano avanti, più lei iniziava a stancarsi.
Non si era riposata un attimo quel weekend e voleva che quel combattimento finisse il prima possibile così, decidendo di acchiapparlo con il fulmine e imprimendo nella testa l’idea di volerlo afferrare, Miyuki allungò la mano verso di lui e quando il fulmine gli toccò il pantalone, come se gli si fosse attaccato addosso, lo trascinò in avanti a seguito del movimento della mano di Miyuki all’indietro.
Non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, Miyuki vide arrivare davanti a sé a tutta velocità l’amico che non riuscendo a frenare, finì per sbatterle addosso facendo entrare in contatto la pelle scoperta e facendola, inevitabilmente, finire nella solita dimensione mentre, dall’alto della sua postazione, Kuro scoppiava a ridere per il modo in cui era successo.

Un po’ sconvolta da ciò che aveva appena fatto con il fulmine e spaventata da ciò che avrebbe potuto vedere, Miyuki ci mise un po’ prima di aprire gli occhi.
Quando però riuscì a trovare il coraggio e si costrinse a farlo, capì immediatamente che quel ricordo sarebbe stato diverso.

Una volta messo a fuoco ciò che le si presentava davanti e che, a prima vista, sembrava un enorme cumulo verde privo di ogni senso, Miyuki si sentì improvvisamente pervadere da una piacevolissima sensazione di calore.
Spostando lo sguardo alla sua destra, riconobbe inevitabilmente la stanza in cui, da qualche mese a quella parte, aveva passato parecchio tempo insieme ai suoi amici e notando le decorazioni che erano sparse sul pavimento, realizzò che tipo di ricordo stava per rivivere e sorridendo dentro si girò alla sua sinistra perché sapeva esattamente cosa avrebbe visto.

Una volta fatto, infatti, ciò che si presentava davanti a lei, era l’espressione seria e concentrata di Bakugou che con in mano due rami dalle dimensioni diverse, cercava di capire quale andasse nella seconda fila di rami che avrebbero composto l’intero abete.

Continuando a guardarlo, piacevolmente sorpresa dal fatto che tra i suoi ricordi felici ci fossero anche quelli con Bakugou, Miyuki si sentì formicolare tutto il corpo dalla punta dei piedi alla punta dei capelli, e per la prima volta, sentì per davvero le sue emozioni.
Tutte le altre volte aveva sentito le emozioni di suo padre o quelle di una Miyuki troppo piccola per essere in sintonia con lei mentre, in quel momento, stava sentendo perfettamente tutto ciò che sentiva ogni volta che Bakugou le stava vicino.
Sentì il fuoco ribollirle dentro e iniziare a scorrere sotto la sua pelle come aveva fatto il fulmine quel giorno in palestra con Kaminari e più lo guardava, con quell’espressione che ormai aveva imparato ad apprezzare, mentre il sole gli illuminava la pelle e i capelli, più sentiva come se il mondo si stesse fermando lasciando che fossero solo loro gli unici a potersi muovere.

Insieme, accanto all’albero di Natale, in quel soggiorno che ormai era casa, Miyuki si sentì di nuovo bene.
Aveva dimenticato come si era sentita nei giorni precedenti e tutto questo era solo perché aveva visto lui, al suo fianco, mentre attraversava qualcosa che da quando aveva avuto inizio, l’aveva spaventata terribilmente.

Sentendo muovere le sue labbra, Miyuki iniziò a percepire l’aumentare del battito del suo cuore e quando Bakugou, si girò verso di lei facendo in modo che i loro occhi s’incontrassero, lei si sentì mancare il fiato e risucchiare via da lì.

Quando riaprì gli occhi, per la prima volta da quando avevano iniziato, sopra la sua testa non c’erano solo gli occhi di Shoto.
Al contrario, c’erano altri tre paia d’occhi che la guardavano impauriti e che la fecero sentire in imbarazzo.
“Che succede?” chiese lei rimanendo immobile; Shoto prese a respirare come se fosse rimasto in apnea per tutto il tempo.
“Stai bene?” le domando Hawks che era decisamente troppo vicino per i suoi gusti; Miyuki annuì “Benone, perché?” e dopo essersi messa a sedere, senza dire niente, Kuro le indicò la stanza che stava dietro al ring.
Confusa dal fatto che nessuno stesse parlando, Miyuki si girò per controllare e quando l’ebbe fatto, rimase sconvolta nel vedere che di quella stanza sembrava non essere rimasto nulla, neanche il vetro.

“Cos’è successo?” esclamò girandosi verso i quattro; Kuro strinse le spalle “Non so che ricordo hai appena visto ma – allargò le braccia – ad un certo punto hai mandato tutto in tilt e hai fatto esplodere i computer.” Miyuki si sentì sprofondare.

Avendo distrutto l’elemento principale di quella palestra, Shoto e Miyuki furono congedati da lì e invitati a tornare la settimana dopo in modo tale che, appurata l’intensità di alcuni suo ricordi, loro potessero trovare degli altri accorgimenti in modo tale da proteggere i computer ed evitare di farli saltare in aria di nuovo.

Approfittando di ciò, Miyuki passò tutto il pomeriggio successivo, data l’assenza di Shoto e Bakugou a perfezionare il cioccolato insieme a Sato e quando finalmente furono entrambi soddisfatti, Miyuki posizionò tutti e tre i tipi di cioccolatini in tre scatole diverse, una per ognuno di loro e dopo aver messo un fiocco su ogni coperchio, ringraziò l’amico, le mise una sopra l’altra e si avviò verso la sua stanza.
“Ehi Miyuki!” la chiamò Momo quando la incrociò in corridoio; lei si girò e le sorrise “Ciao Momo!”
La ragazza notò le tre scatole di cioccolatini “Vedo che hai un bel po’ di affari lì!”
Miyuki rise “Diciamo che due sono stati un obbligo” Momo rise a sua volta “Ti ho lasciato il vestito in camera comunque! - Miyuki la guardò entusiasta – Sono sicura che ti piacerà!” e sorridendole per l’ennesima volta proseguì verso il piano di sotto mentre l’altra si fiondava nella sua stanza.

Il mattino seguente, il giorno di San Valentino, Miyuki uscì di nuovo di casa dopo tutti gli altri poiché voleva sistemare alla perfezione i cioccolatini nelle loro scatole.
Aveva deciso che quella mattina li avrebbe dati solo a Shoto e Kirishima perché non voleva che nessun altro vedesse quelli che aveva preparato per Bakugou sia perché non voleva metterlo in imbarazzo, sia perché voleva vedere la sua vera reazione ed era sicura che se glieli avesse dati davanti a tutti, si sarebbe contenuto parecchio.
In più, la sera prima gli aveva anche impedito di entrare nella sua stanza poiché, appeso alla porta del bagno, c’era il vestito che Momo le aveva fatto e non voleva assolutamente che lui la vedesse con quello addosso prima di quella sera.

Arrivata a scuola, Miyuki non riusciva a togliersi uno strano sorrisino ebete dal volto perché moriva dalla voglia di vedere la reazione dei suoi amici quando sarebbe arrivata.

“Finalmente!” urlò Kirishima che stava appoggiato alla parete accanto al banco di Bakugou quando la vide entrare; Miyuki rise “Non ce la faccio più ad aspettare!” le corse in contro.
Miyuki fece la finta tonta “Che stai aspettando?”
Lui sgranò gli occhi “Come che sto aspettando? - le mise le mani sulle spalle e iniziò a scuoterla – E’ una settimana che aspetto questo cioccolato!” Miyuki scoppiò a ridere.
“Vatti a sedere” asserì poi e lui, staccando immediatamente le mani, corse al suo posto prendendo in pieno anche il banco di Uraraka.
“Fai piano!” esclamò lei decisamente divertita mentre si avviava al suo posto.

Arrivata al suo banco, Miyuki vi poggiò lo zaino sopra e tenendo sotto controllo Kirishima con la coda dell’occhio, lo aprì lentamente mentre Shoto, che non voleva mostrare lo stesso entusiasmo dell’altro poiché non si sarebbe sentito a suo agio nel farlo, si girò leggermente per poter curiosare perché anche lui stava aspettando da una settimana.

Qualche istante dopo, sotto anche gli occhi curiosi di Bakugou che guardava tutto dalla sua postazione, Miyuki tirò fuori due scatole di cioccolatini e dopo essersi ricordata quale fosse quella di Shoto e quale fosse quella di Kirishima gliele posò sui banchi.
Con gli occhi che brillavano come se fosse la mattina di Natale, Kirishima che non poteva credere che per davvero lei gli avesse fatto dei cioccolatini, slegò il fiocco e aprì la scatola dove all’interno Miyuki aveva sistemato dieci cioccolatini spruzzati di rosso e con una R sopra ed erano stati farciti con le ciliegie mentre, quelli che aveva fatto per Shoto erano metà bianchi e metà rossi ed erano al cioccolato bianco e fragole.

Entusiasti, i due ne assaggiarono uno a testa e dopo averlo mandato giù quasi subito, la guardarono super felici rendendo Miyuki ancora più contenta di quanto non fosse quella mattina.

Finita la giornata scolastica, Miyuki si chiuse a chiave nella sua stanza per la prima volta da quando era lì perché non voleva in nessun modo, che Bakugou potesse vederla sia mentre si preparava sia quando fosse stata pronta.
Fattesi le sette e mezza, ed essendo l’inizio della festa verso le otto, Miyuki indossò gli anfibi poiché non aveva nessuna intenzione di mettere dei tacchi dato che non riusciva a camminarci e, guardatasi un’ultima volta allo specchio e complimentatasi con sé stessa per com’era riuscita a truccarsi seguendo i consigli di Momo, fece un respiro profondo e prendendo il telefono uscì dalla sua stanza.

Quando arrivò al piano di sotto, la maggior parte dei suoi compagni erano già a scuola e indossando il cappotto, anche lei si avviò.

Man mano che camminava e si avvicinava sempre di più alla palestra, mentre il rumore della musica si faceva sempre più alto e le decorazioni sempre più grandi e vistose, Miyuki sentiva il suo cuore esploderle nel petto poiché quello sarebbe stato non solo il suo primo San Valentino ma anche il suo primo appuntamento con Bakugou.

Teso come non si era mai sentito prima, Bakugou che per tutto il pomeriggio si era sentito in ansia e che aveva passato mezz’ora a cercare di appuntarsi la cravatta, continuava ad avere le mani che scoppiettavano per il sudore.
Si era fatto di nuovo convincere da Kirishima nel fare qualcosa ed era finito per arrivare in palestra molto tempo prima per “allentare la tensione” o così gliel’aveva girata l’amico.
Seduto al suo posto, in uno dei tanti tavoli che erano stati messi lì, Bakugou continuava a tamburellare con il piede per terra guardando di tanto in tanto la porta d’ingresso nell’attesa che lei spuntasse.

“Cazzo vuoi stare fermo che stai facendo ballare tutti i bicchieri?!” si lamentò Kirishima quando per l’ennesima volta, a causa del tremolio, Bakugou stava facendo cadere due bicchieri.
Bakugou sbuffò mentre cercava di tenere ferma la gamba “Ma alla fine che le hai preso?” domandò l’altro; Bakugou si guardò attorno nervoso “Non le hai preso nulla?”
“Non ti interessa!” rispose lui a denti stretti.
Le aveva ovviamente preso qualcosa ma, proprio come Miyuki, aveva deciso di lasciarlo in camera sua così da poterglielo dare una volta rimasti soli.

“Miyuki!” la voce squillante di Uraraka la fece girare; la ragazza la salutò con la mano mentre anche le altre si giravano verso di lei “Ti sta benone!” urlò Mina per riuscire a farsi sentire a causa del volume troppo alto della musica.
Miyuki si avvicinò e vedendo tutti i loro occhi addosso si sentì un po’ in soggezione.
Il vestito che le aveva fatto Momo era un vestito lungo di raso rosso, con uno spacco su entrambe le gambe per permetterle di muoversi e la schiena scoperta con due spalline sottilissime si incrociavano all’altezza della sua cicatrice da fulmine.
Nonostante avesse deciso di truccarsi, non aveva fatto un granché ai suoi capelli e aveva deciso di lasciarli lisci e sciolti sulle spalle, sperando di non risultare troppo banale.
“Ma hai messo quelli?!” urlò Momo per farsi sentire indicando gli anfibi; Miyuki rise “Scusa, non so camminare su scarpe del genere!” indicò i tacchi che invece l’amica stava usando e che la rendevano ancora più alta di quanto non fosse già.
Guardandosi un po’ intorno prima di entrare in palestra Miyuki attirò l’attenzione di Jirou “E’ già dentro!” le fece una volta avvicinatasi; Miyuki la guardò “Bakugou è già dentro!” ripeté l’altra e sorridendo nonostante l’imbarazzo, le salutò con la mano e si avviò dentro dove la musica, scelta da Present Mic, stava facendo esplodere le casse.

“Oh!” Kirishima colpì con forza la spalla sinistra di Bakugou “E’ arrivata!” urlò poi mentre il professore aumentava il volume della musica.
Con l’ansia che lo stava divorando, Bakugou si girò verso dove stava indicando Kirishima e quando la vide, vestita completamente in maniera diversa dal solito mentre, sorridente, salutava Midoriya e Shoto con un abbraccio, sentì la gola seccarsi come se non avesse bevuto per settimane.
Senza permettergli di far niente, Kirishima si alzò dalla sedia e avvicinandosi a lei mentre ballava, le allungò la mano e facendola ridere, la trascinò al centro della palestra dove c’era già gente che ballava per mettersi a ballare con lei.
“Che stronzo.” commentò Bakugou mentre lui le fece fare una piroetta e la fece fermare a ritmo di musica con un casqué.
Per quanto stronzo potesse sembrare, Bakugou non aveva per niente capito che ciò che Kirishima stava facendo con lei era solo un modo per far sì che lei si sentisse meno in imbarazzo ma che, soprattutto lui, spinto dalla gelosia, accantonasse l’orgoglio e si mettesse in gioco davanti a tutti per ballare con lei almeno quella sera.

Con i nervi che ormai erano completamente esplosi, Bakugou fece un respiro profondo e alzandosi con le mani nelle tasche dei pantaloni, si avvicinò ai due che adesso stavano ballando con Kirishima che la teneva stretta con le braccia mentre lei, bloccata si lasciava ondeggiare a ritmo.
Arrivato lì, Bakugou poggiò con forza una mano sulla spalla sinistra di Kirishima reprimendo la voglia di fargliela saltare in aria e costringendolo a fermarsi a causa della pressione.
Smesso di muoversi perché visto l’amico che aveva abboccato alla sua esca, Kirishima lo guardò negli occhi e gli fece l’occhiolino mentre Miyuki, che finalmente poteva muovere le braccia, ridendo alzava la testa che l’amico le aveva bloccato contro il suo petto.

“Ehi!” lo salutò Miyuki avvicinandosi a lui per farsi sentire e dopo esser tornata a posto, guardandolo con più attenzione, si accorse che il colore e il tessuto della cravatta che Bakugou teneva sopra la camicia nera, erano gli stessi del suo vestito.
Resosi conto del fatto che se ne fosse accorta subito, Bakugou staccò la mano dalla spalla di Kirishima e mentre lui si allontanava, rimase immobile con le mani in tasca mentre lei lo guardava divertita.
“Vuoi che andiamo a sederci?” gli domandò avvicinandosi di nuovo; mentre ancora si allontanava Bakugou la guardò dritto negli occhi e contemporaneamente strinse il pungo nella tasca destra poiché, nonostante la trovasse bellissima e volesse baciarla, non riusciva a farlo con tutta quella gente attorno.
Notando la sua palese difficoltà poiché continuava a tenere gli occhi dritti nei suoi, Miyuki rise e avvicinandoglisi di nuovo, mentre le luci si abbassavano per l’ennesima volta, fece scivolare la sua mano destra nella tasca sinistra di Bakugou e gliela strinse, prendendo a far uscire aria fresca dalla sua per asciugargli il sudore che stava continuando a fargliela scoppiettare.

Sentendo il cuore perdere un battito non appena l’aria fresca del quirk di Miyuki gli sfiorò la mano, Bakugou si sentì arrossire “Andiamo?” fece lei e nonostante avrebbe voluto dirle di no e rimanere lì con lei a ballare fregandosene di tutti gli altri, Bakugou serrò la mascella e annuì lasciando che lei lo portasse con sé al tavolo continuando a tenere stretta la sua mano.

“Certo che quando ti ci metti sei più coglione di me” asserì Kirishima avvicinandosi all’orecchio di Bakugou, una volta che furono arrivati al tavolo, mentre lei si avvicinava al tavolo accanto al loro in cui stava seduto Sato.
Bakugou lo guardò male “Cazzo Bakugou – lo colpì al petto con il palmo – la vedi?” indico Miyuki che, per metà illuminata da uno dei fari appesi sul tetto, rideva con il compagno.
Bakugou deglutì ripetutamente “E smollati un po’! - Kirishima lo scuoté – Lo abbiamo capito tutti che c’è qualcosa tra voi due – Bakugou lo guardò – non ha senso continuare con la farsa dello stronzo.” Kirishima s’infilò le mani in tasca “Se continui così finisci per perderla.” lo guardò serio e poco dopo tornò anche lui con lo sguardo sull’amica che adesso, a ritmo, stava ballando con Sero e Kaminari.

Bloccato dall’imbarazzo e dal fatto che fare questo genere di cose lo facesse completamente sentire inadeguato, Bakugou si risedette e sperò con tutto il cuore che quella serata finisse in fretta perché non vedeva l’ora di poter tornare nell’intimità della sua stanza, con lei, per riuscire a fare ciò che non era in grado di fare in quel momento.

Di ritorno da quella breve sessione di ballo con i suoi compagni, notando che Bakugou era di nuovo seduto e con i pugni chiusi, Miyuki rise e gli si avvicinò di soppiatto per poi, abbracciandolo da dietro come aveva fatto qualche giorno prima nella sua stanza, poggiare il mento sulla sua spalla.
“Quanto vuoi andare via da uno a dieci?”
Lui rilassò un po’ la morsa dei pugni e la guardò sentendosi ancora di più un coglione per non riuscire ad approfittare di una serata del genere per poterle stare vicino.
Guardandola ancora negli occhi, Bakugou sentì il suo respiro farsi meno regolare e il solito peso che sentiva nel petto quando la guardava, farsi più grande.
Con le luci che li illuminavano di tantissimi colori diversi e il suono dei bassi che sembrava andare a ritmo con i suoi cuore, Bakugou sentì crescere la voglia di baciarla anche perché l’odore alla vaniglia dei suoi capelli lo stava mandando fuori di testa e quando lei, si sporse in avanti per poggiare le mani sui suoi pugni, poiché da questi aveva iniziato a venire un po’ di fumo, per poterglieli raffreddare, si sentì ancora peggio perché non riusciva a capacitarsi di come lei potesse accettare senza problemi quella sua difficoltà.

“Ehi!” Kirishima si avvicinò di nuovo ballando ai due e con ancora le mani di Miyuki poggiate sui suoi pugni, Bakugou si girò verso l’amico evitando di colpirlo in faccia solo perché non voleva che lei spostasse le sue.
Miyuki lo guardò a sua volta “Balliamo? - fece Kirishima inclinandosi in avanti – Ci sono Monoma e Tetsutetsu là!” indicò i due che si stavano dimenando al centro della pista e spostandosi divertita dalla schiena di Bakugou per poter vedere dove fossero, Miyuki annuì “Dammi due minuti e arrivo!” l’altro le fece il pollice all’insù e, sempre ballando, si allontanò.

Guardandolo andar via divertita, Miyuki tornò ad appoggiarsi sulla schiena di Bakugou per poter finire ciò che aveva iniziato.
“Va meglio?” gli chiese poi quando le sue mani furono completamente fresche; lui la guardò negli occhi con l’espressione di un cane bastonato “Batti gli occhi due volte se vuoi che ce ne andiamo!” asserì lei avvicinandosi nuovamente verso di lui e facendo un sospiro, Bakugou abbassò la testa ormai completamente sconfitto.
Ridendo, Miyuki gli poggiò entrambe le mani sulle spalle “Fammi stracciare quei due e ce ne andiamo” e una volta finita la frase, approfittando del buio causato dalle luci che si abbassarono, gli diede un bacio sulla testa e si allontanò mentre lui, che non si aspettava quell’ennesimo bacio da parte sua, la guardava raggiungere l’amico al centro della pista per poi mettersi a ballare.

“Ehi – li chiamò Miyuki – pronti a farvi fare il culo di nuovo?” li guardò divertita mentre Tetsutetsu si avvicinava sorridente.
“Un’altra sfida?” le domandò abbassandosi per farsi sentire; Miyuki rise “No stavo scherzando questa volta” salutò con la mano Monoma che, stizzito continuò a ballare.
“La prossima volta vinciamo noi” asserì Tetsutetsu guardandola sicuro; Miyuki strinse le spalle mentre lei e Kirishima, tenendosi per mano, continuavano a ballare e a scambiarsi di posto “Non vedo l’ora!” gli rispose poi.

Guardando Miyuki e Kirishima ballare in quel modo, Bakugou iniziò a sentire la gola farsi sempre più secca e le mani tornare a sudare e pensando che forse gli sarebbe servita una boccata d’aria, si alzò e sempre con le mani in tasca si diresse verso l’entrata della palestra per poi allontanarsi quel tanto che bastava per far sì che la musica si sentisse appena.
Arrivato davanti una delle grandi finestre aperte e scosso la testa nella visione di due ragazze che, completamente scombinate, uscivano mano nella mano da bagno, si appoggiò con la schiena alla parete e prese a fare qualche respiro profondo per riuscire a smettere di sudare.

Voleva davvero riuscire a fare ciò che a Kirishima o a chiunque altro risultava decisamente semplice, persino Deku era riuscito a ballare con Uraraka, e nonostante lo spettacolo fosse decisamente imbarazzante, era sicuro che non lo fosse stato tanto quanto quello che aveva servito lui paralizzandosi in mezzo alla pista da ballo quando lei era arrivata.

Facendo l’ennesimo respiro profondo, Bakugou abbassò la testa e dopo essersi scombinato i capelli, cercò il coraggio per tornare dentro e chiederle di ballare ma, dopo nemmeno aver fatto un passo, qualcuno lo chiamò.

“Bakugou Katsuki.” il ragazzo si girò.
Davanti a lui, poggiato contro la parete affianco a quella dov’era stato appoggiato fino a quel momento, un ragazzo forse un po’ più alto di lui con dei lunghi capelli castani, tenuti su per metà da un codino e degli occhi così luminosi da poter essere visti nel buio in cui era nascosto, lo stava fissando con una strana espressione in volto.

Già nervoso per la situazione in sé, Bakugou, che non aveva nessuna voglia di conversare, lo guardò dritto negli occhi “E tu chi saresti?”
L’altro rise e tenendo le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni, si spinse in avanti con la schiena e prese ad avanzare verso di lui.
“Sono un vecchio amico di Miyuki – Bakugou sentì il cuore fermarglisi nel petto – mi chiamo Kudo Hatsumici.”
Bakugou rimase immobile, come cazzo aveva fatto uno di quei tipi ad entrare lì dentro? Ce n’erano degli altri? E se qualcuno fosse stato in palestra? Miyuki stava bene? Perché cazzo era uscito da lì?!
Hatsumici rise “Stai tranquillo – il suo tono era decisamente troppo calmo per i suoi gusti – non ho intenzione di far nulla a Miyuki, - Bakugou strinse il pugno destro – non questa volta almeno.”
“Cosa vuoi.” ringhiò lui cercando di mantenere i nervi saldi. Se avesse iniziato un combattimento con quel tipo, non sapendo nemmeno quale fosse il suo quirk, avrebbe finito per avere la peggio e per mandare tutti nel panico oltre che a rovinare la festa a Miyuki.
“Volevo solo sapere chi fossi.” alzò l’angolo destro della bocca e muovendo la testa, la luce della luna proveniente da fuori, gli fece brillare gli occhi “Dimmi un po’ - lo guardò dritto negli occhi – Miyuki ha ancora i miei orecchini?” indicò i tre orecchini che aveva all’orecchio sinistro.
Bakugou sentì l’ira ribollirgli dentro, gli avrebbe spaccato volentieri la faccia.

Hatsumici rise di nuovo “Sai, - fece un passo indietro – capisco perché le piaci.” Bakugou corrugò la fronte.
“Mi piacerebbe proprio partecipare alla festa. – strinse le spalle mentre Bakugou che stava perdendo la pazienza accennò un passo – Oh no – Hatsumici lo fermò non appena notò quel suo piccolo movimento – non ho intenzione di rovinarle la festa.” lo guardò serio.
Bakugou serrò la mascella “Come ti ho detto non sono qui per farle del male.” guardandolo di nuovo negli occhi, Bakugou notò una strana luce e rimanendo immobile a fissarlo, vide anche un po’ di nervosismo nell’altro che prese a guardarsi intorno prima di avvicinarsi nuovamente a lui.
Guardandolo a sua volta negli occhi, Hatsumici fece un respiro profondo e chinandosi su di lui per potergli arrivare all’orecchio asserì “Tienila d’occhio.

Dopo quelle parole, con il cuore che gli stava esplodendo in gola tanto quanto il suo quirk nelle sue mani, Bakugou si girò di scatto verso di lui con l’intento di chiedergli cosa cazzo volesse dire prima di prenderlo a calci in bocca ma quando si fu girato, Hatsumici non c’era già più.

Con la paura che in un modo qualsiasi lui potesse essere arrivato in palestra prima di lui, Bakugou schizzò lungo i corridoi e quando arrivò davanti la porta della palestra, con il cuore in gola e l’ansia a mille, rimase sconvolto dal fatto che, almeno lì, nulla sembrasse essere cambiato e, proprio come quando se n’era andato, Miyuki era ancora in mezzo alla pista da ballo che ballava con Kirishima, Tetsutetsu, Sero e Kaminari.

Con le mani tremanti, Bakugou si avvicinò al tavolo per bere un bicchiere d’acqua e quando, qualche metro più in là, Kaminari fece notare a Miyuki che fosse tornato, lei li ringraziò e li salutò tornando da lui.

“Ehi!” lui la guardò con gli occhi sgranati; Miyuki corrugò la fronte “Che è successo?”
Sentendosi un po’ una merda per ciò che stava per fare, Bakugou le prese la mano e la guardò negli occhi “Possiamo andarcene?”
Ancora più confusa, Miyuki lo guardò preoccupata “Sì – annuì – stavo ballando in attesa che tornassi.” ammise poi e così, recuperando le loro cose e Miyuki lo seguì fuori dalla scuola fino alla sua stanza, con la mano di Bakugou ancora saldamente stretta sulla sua.

Una volta chiusa la porta della sua stanza, senza darle nessuna spiegazione, Bakugou la tirò a sé e la strinse con tutta la forza che poté mentre la voce seria di Hatsumici che gli diceva di tenerla d’occhio continuava a rimbombargli nella testa.
Dopo aver fatto alcuni respiri profondi e aver lasciato che il profumo di lei gli inondasse i polmoni, Bakugou allentò la presa e fece ciò che avrebbe voluto fare quando l’aveva vista arrivare qualche ora prima.
Così poggiandole entrambe le mani sul volto, avvicino la sua bocca a quella di Miyuki e fece in modo che le loro labbra non potessero allontanarsi le une dalle altre per almeno una ventina di minuti.

Con le lingue che si rincorrevano come ormai avevano imparato a fare, Bakugou fece scorrere le sue mani lungo il tessuto così liscio e sottile che stava separando i suoi polpastrelli dalla pelle di Miyuki che, ormai aveva entrambe le sua mani sotto la sua camicia e gli stava stringendo la schiena.
Mentre la foga cresceva e pian piano la paura che aveva provato diminuiva, Bakugou avanzò verso la parete accanto alla porta del suo bagno e una volta arrivato, continuò a baciarla come non faceva da un bel po’ mentre la sua mano destra scivolava sotto lo spacco della gamba sinistra di Miyuki per poi alzargliela e far in modo che lei la tenesse alzata mentre lui le afferrava il sedere.

Spinto completamente contro di lei, Bakugou si staccò leggermente dal bacio e quando aprì per un istante gli occhi, vide, all’altezza dell’orecchio destro di lei, gli stessi orecchini che quell’Hatsumici gli aveva fatto vedere ma cercando di non pensarci proprio in quell’istante, e coprì l’orecchio con la mano sinistra e tornò a baciarla come aveva fatto fino a quel momento mentre lei, piano piano gli sbottonava la camicia e con forza gli sfilava le maniche per poterlo lasciare a petto nudo e con solo la cravatta.
Afferrata quella, Miyuki lo tirò ancora di più verso di sé e spingendolo con la mano sinistra verso il basso, fece in modo che Bakugou si abbassasse in ginocchio per poi farlo distendere sul pavimento della sua stanza e mettersi a cavalcioni su di lui continuando a baciarlo.

Con la mano di Miyuki stretta sulla sua cravatta, Bakugou portò entrambe le mani sotto il suo vestito alzandolo e facendo in modo da poterglielo sfilare dalla testa.
Una volta riuscitoci, Miyuki che era ormai completamente nuda se non per le mutande e le scarpe che non era arrivato a toglierle, si mise seduta sul cavallo dei suoi pantaloni e lo tirò su per la cravatta per poi portare le mani tra i suoi capelli e continuare a baciarlo mentre lui la stringeva a sé con il braccio destro e con la mano sinistra scendeva lungo il suo fianco per finire a giocare con il suo elastico delle mutande.

Spostando le mani dai suoi capelli Miyuki le portò entrambe all’altezza dei suoi pantaloni e prese a slacciargli la cintura mentre sotto, riusciva già a sentire l’erezione che, da sotto le mutande, premeva verso l’alto.
Continuando a baciarsi veracemente, Miyuki gli sfilò la cintura e dopo essere passata al bottone e alla cerniera, si staccò dal bacio per potersi sollevare leggermente e fare in modo da potergli sfilare via i pantaloni.

Rimasti entrambi quasi del tutto nudi, Bakugou la spinse con forza facendola finire al suo posto sul pavimento e dopo aver preso a lasciarle baci su tutto il collo e sul seno, stringendoglielo con entrambe le mani, iniziò a scendere sempre di più continuando a baciarla e a passarle la punta della lingua su ogni centimetro di pelle che incontrava.
Arrivato all’elastico delle sue mutande, Bakugou scese anche le mani e mentre lei intrecciava le dita tra i suoi capelli, lui prendeva a baciarle l’interno coscia sinistro alternando baci a piccoli morsi che le facevano crescere l’eccitazione ogni secondo di più.

Con la schiena che si inarcava ad ogni tocco di Bakugou vicino alla sua intimità, Miyuki strinse la presa sui suoi capelli e mentre l’aria iniziava ad entrare con difficoltà nei suoi polmoni, Bakugou iniziava a farsi spazio tra le sue gambe fino ad arrivare a toccare con la lingua la porzione di mutanda che le copriva l’intimità.

“Ragazzi dove siete?!” la voce di Kirishima fece alzare di scatto Miyuki e allontanare Bakugou nonostante in quel momento, con la testa fra le sue gambe, avrebbe voluto morirci.
“Ragazzi??” il ragazzo iniziò a ridere “Dove siete vi prego.” continuò avvicinandosi pericolosamente alla stanza.
Rimessosi in piedi con un salto e allungata la mano a Miyuki per poterla fare alzare, Bakugou si infilò di fretta e furia i pantaloni mentre lei, completamente nuda, correva a chiudersi nel bagno.

Con il cuore che gli esplodeva nel petto, l’erezione nelle mutande e l’odio nei confronti di Kirishima nelle mani, Bakugou si avvicinò alla porta e l’aprì proprio qualche istante prima che quel coglione potesse aprirla.
“Che c’è? - lo guardò con lo sguardo colmo d’ira – Che cazzo ci fai qui?!” l’altro si spaventò a causa della sua aggressività e smise di ridere.
“Siamo tornati tutti – Bakugou voleva far esplodere quel posto – è scoppiata una rissa in palestra tra due tipi che a quanto pare non sapevano di stare con la stessa tipa e i professori ci hanno mandati a casa” riprese a ridere.
Bakugou cercò di calmarsi “E che cazzo c’è da ridere?!”
“Il fatto che – rise di nuovo – Sero abbia provato a mettersi in mezzo e si sia preso un pugno in faccia” si chinò per le troppe risate e quando fece per rimettersi in piedi, notò, sotto il braccio teso dell’amico, il vestito di raso che Miyuki stava indossando qualche ora prima e che adesso giaceva a terra insieme alla camicia di lui e alla sua cintura.
Prestando più attenzione all’amico, Kirishima si accorse del fatto che stesse indossando solo la cravatta, che i suoi capelli fossero completamente scombinati e che sul suo petto, ci fossero segni come di unghie.

Ho interrotto qualcosa?” Bakugou strinse la porta con tutta la forza che poté per non tirargliela sui denti.
Capendo l’odio che l’amico doveva star provando per lui, Kirishima alzò le mani e si allontanò lentamente “La prossima volta – gesticolò qualcosa – magari metti un calzino sulla porta” e ridendo si fiondò nella sua stanza mentre l’altro schizzava fuori dalla sua stanza per prenderlo a pugni.

Tornato nella sua stanza sbattendo la porta, Bakugou vi si appoggiò contro con la fronte e sentendo che finalmente dovevano essere di nuovo solo loro due, Miyuki uscì dal bagno ancora mezza nuda e avvicinandosi lentamente a lui, lo abbracciò da dietro facendo scivolare lentamente le sue mani lungo il suo petto e, poggiando il seno contro la sua schiena, gli leccò incavo della spina dorsale.
Facendo un respiro profondo, Bakugou strinse entrambe le mani di Miyuki con la sua mano destra e se le appoggiò all’altezza del cuore.
“Sono tornati proprio tutti?” gli domandò lei strofinando la fronte contro la sua schiena; Bakugou annuì mentre, tristemente, l’erezione che aveva nei pantaloni si andava spegnendo poiché tutto il sangue che si era concentrato lì gli era risalito in testa quando aveva cercato di acchiappare Kirishima.

Miyuki rise “Avremo altre occasioni – liberò le sue mani dalla presa e sempre da dietro le allungò per poter tornare ad intrecciare le dita con i suoi capelli – mi va proprio di approfondire quello che stava succedendo” e lasciando cadere la testa all’indietro guidato dalle sue mani, Bakugou si passò una lingua tra i denti e roteò gli occhi pensando al perché dovesse sempre essere così difficile poter fare qualcosa con lei in quel fottutissimo dormitorio.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Raga io non vorrei dirvelo ma sto capitolo è di 13720 PAROLE NON SO SE CI SPIEGHIAMO AHAHAHAHAHHAHAH Ho dovuto per forza inserire tutto qui perché dividere il tutto in più parti non rendeva la pesantezza di quelle due settimane e poi E POI L'ARRIVO E L'INCONTRO CON HATSUMICI!??!?! L ho pensato per settimane oltre alla mini lemon interrotta SEMPRE da Kirishima.

Sti due proprio non ce la possono fare a scopare in santa pace.
Detto questo DOPO TUTTO CIO' CHE E' SUCCESSO io mi aspetto ANZI PRETENDO una recensione perché me la merito HAHAHAHAH
Vi esorto anche a lasciare una stellina e a rimanere con me fino alla fine perché il prossimo capitolo è una BOMBA

Baci, Ems xx

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Capitolo 38
*** Capitolo trentotto - Hatsumici. ***


HATSUMICI
 
 

Il rumore delle suole delle scarpe nere laccate che stava indossando il ragazzo, accompagnato da quello delle catenelle che aveva attaccato ai passanti della cintura del suo pantalone, che sbattevano tra di loro ad ogni suo passo, riecheggiavano nel lungo corridoio vuoto mentre lui avanzava spedito.

Con entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni e un'espressione seria in volto, ad ogni dieci passi si fermava a e si guardava alle spalle come se volesse accertarsi che nessuno lo stesse seguendo e come se volesse scacciare via quella sensazione di inquietudine che l'aveva pervaso da quella mattina.

"Shoici" chiamò rapido a bassa voce per poi continuare ad avanzare verso l'altro ragazzo girandosi di tanto in tanto con lo sguardo "Shoici!" lo chiamò di nuovo sempre a bassa voce tirandolo per la manica della camicia bianca che stava indossando.
L'altro si girò e sgranando gli occhi lo guardo fisso "Non qui." asserì poi a denti stretti per continuare a proseguire seguito dall'altro che deglutendo rumorosamente, cercava di mantenere la calma.

Svoltato l'angolo prima di lui, l'altro ragazzo lo aspettò e come lo vide spuntare, lo prese per la camicia nera e lo trascinò dentro uno stanzino buio.

"Devi smetterla di comportarti così" la voce di Shoici era molto seria "prima o poi ci farai scoprire."
Hatsumici deglutì rumorosamente mentre sentiva chiuderglisi l'epiglottide "Hai ricordato dell'altro?"
Lui annuì "Io non voglio più farlo" prese a torturarsi le dita con mani tremanti; Shoici lo guardò pensieroso "Non possiamo fare altrimenti." gli fece cenno di rimanere in silenzio poiché da fuori la porta si iniziarono a sentire altri passi avvicinarsi.
Non appena se ne furono andati, Hatsumici fece un respiro profondo "E se non siamo solo noi a ricordare delle cose? - si spostò nervosamente all'indietro alcuni dei ciuffi che gli cadevano sugli occhi – Da quando Miyuki ha fatto saltare tutto in aria, mi sembra di star impazzendo." Shoici gli fece cenno di abbassare la voce "E se non siamo solo noi due a vedere queste cose?!"

Shoici "Non dovremmo parlarne – si guardò attorno mentre continuava ad abbassare il tono della voce – non possiamo sapere se ci stia ascoltando."

Sgattaiolati fuori di lì uno alla volta per non dare nell'occhio, i due ripresero a camminare verso il punto in cui gli era stato detto loro di dirigersi e verso dove stavano andando anche prima di avere quella breve conversazione privata.

Con le mani ancora tremanti e il respiro che si faceva sempre più difficile, Hatsumici entrò nella sala di Obscurium dove, in piedi davanti a lui, c'erano i suoi altri colleghi.
Calando la testa in segno di rispetto quando fu passato davanti ai due omoni che sorvegliavano la porta, avanzò verso quello che era il suo posto, di fronte la sedia del capo, e cercando di apparire il più normale possibile, lo guardò dritto negli occhi.

Seduto sulla sua poltrona, con solo le ginocchia e le scarpe che fuoriuscivano dal buio della sua posizione, Obscurium portò la mano destra, caratterizzata da un grande anello argento sul medio, sul bracciolo della sua poltrona e prendendo a tamburellare lentamente le dita, si schiarì la voce.

"Oggi è il giorno." Hatsumici spostò velocemente lo sguardo verso Shoici che stava in piedi a due uomini di distanza e che, come lui, cercava di sembrare il più disinteressato possibile.
"Grazie alle altre osservazioni di Kenzo sappiamo esattamente dove sarà Miyuki e, se saremo accorti, il nostro piano non potrà fallire."
Hatsumici fece un respiro profondo nonostante i suoi polmoni tremassero per il nervosismo "Avete qualche dubbio sul piano?"
Tutti e dieci gli uomini rimasero impassibili, nessuno mosse un muscolo o si degnò di rispondere e dopo qualche istante, la mano che Obscurium aveva lasciato intravedere, svanì nell'ombra.

"Kenzo – asserì poi – Hatsumici" il ragazzo cercò di non tradirsi "voi sarete essenziali oggi." nonostante non riuscisse a vederlo, sapeva che Obscurium lo stava guardando dritto negli occhi.
"La riuscita del piano dipende unicamente da voi. Confido che non fallirete."

Uscito da quella sala come un automa, Hatsumici camminò con la stessa velocità robotica degli altri e quando si fu allontanato abbastanza, aumentò il passo e con ogni parte del suo corpo che tremava, si diresse verso quella che era la camera di Miyuki e vi si infilò dentro chiudendo la porta.

Con le spalle poggiate contro la superficie di legno, Hatsumici prese a respirare faticosamente mentre ogni nervo che aveva in corpo, si tendeva come la corda di un violino.
"Hatsumici" la voce di Shoici lo fece sobbalzare "apri questa cazzo di porta" e girandosi velocemente, aprì la porta e lo lasciò entrare per poi indietreggiare fino al letto e sedervicisi sopra.
"Devi darti una calmata" lo canzonò sempre a denti stretti "se ci scoprono siamo fottuti."
Hatsumici si mise le mani tra i capelli "Non posso farlo" ripeté più volte a bassa voce "La ucciderà!" guardò l'altro con sguardo terrorizzato.

Il volto di Shoici illuminato dalla poca luce che entrava dalla piccolissima finestra che stava sul tetto di quella stanza parve rilassarsi leggermente "Hatsumici – l'altro iniziò a respirare rumorosamente – se la caverà okay?"
"Come?!" domandò l'altro a denti stretti "Come pensi che possa cavarsela? Hai sentito qual è il piano!" aprì le braccia esasperato.
Shoici si passò una mano tra i capelli e fece un respiro profondo "Se l'è sempre cavata – anche le sue mani adesso iniziavano a tremare – è riuscita a rialzarsi anche dopo che l'abbiamo colpita." ripensò a quando si era ricordato di essersi materializzato dov'era lei, durante una prova scolastica, per colpirla senza pietà – era stato difficile rendersi conto di aver fatto una cosa del genere, soprattutto perché, lui non aveva idea di averlo fatto, almeno fino a qualche tempo prima.

Sì, perché, da quando Miyuki era scappata facendo saltare tutto in aria, lui e Hatsumici, e forse qualcun altro che però aveva troppa paura per parlarne, avevano iniziato ad avere come dei bug nel cervello.
Era come se qualcuno avesse staccato loro la spina per anni e continuasse a farlo anche in quel momento, solo che, da quel giorno, ogni tanto capitava che dei ricordi di azioni che loro non sapevano o non ricordavano di aver fatto, riaffioravano nella loro mente.

"E' stato orribile – asserì Hatsumici abbassando la testa – doverle scrivere quella cosa sulla pancia" strinse le sue mani "dover essere anche io parte di quella sua agonia." si strinse le tempie mentre i suoi occhi prendevano a riempirsi di lacrime.
Shoici chiuse gli occhi, anche per lui rivedere ciò che era successo non era stato particolarmente semplice "Non possiamo tirarci indietro lo capisci?!" asserì poi mentre anche i suoi occhi iniziavano a pizzicare; Hatsumici alzò la testa "Miyuki è forte – inspirò rumorosamente – ce la farà." ma nel suo tono di voce, un pizzico di paura lo tradì.

Più tardi quel pomeriggio, Hatsumici finì in ginocchio davanti al water e vomitò dentro tutto ciò che lo stava uccidendo.
Tiratosi su poi e datasi una sciacquata al volto, si guardò allo specchio stringendo con forza i bordi del lavandino e quando si sentì pronto, anche se non lo era per niente, uscì dalla sua stanza e si diresse al piano di sotto dove Obscurium, Kenzo e alcuni altri uomini, lo stavano aspettando.

"E' tutto pronto?" fece Obscurium con sguardo vitreo; Kenzo annuì "Pare che Aizawa stia andando da lei per parlare, gliel'ho sentito dire mentre mi aggiravo per gli specchi della scuola. Io e Hatsumici avremo un po' di tempo in più e se lei dovesse rimanere da sola, sarà ancora più semplice." e facendo un inchino si avviò verso un enorme specchio che stava appeso sulla parete di fronte alla seduta di Obscurium e facendo segno ad Hatsumici di precederlo, il ragazzo attraversò la superficie riflettente.

Arrivati dietro lo specchio che stava appeso nell'ingresso del dormitorio dei ragazzi, Hatsumici vide Miyuki parlare con Aizawa e spinto da Kenzo, attivò il suo quirk d'invisibilità e passò oltre avanzando verso la figura di lei che salutava il professore e si preparava per seguirlo.
"Hai dimenticato qualcosa al piano di sopra" le bisbigliò all'orecchio e guardandola negli occhi quando lei si girò verso le scale, Hatsumici si sentì morire per ciò che stava facendo e per come sarebbe finita quella giornata.

Non poteva credere che lui sarebbe stato uno delle cause che avrebbero portato alla sua morte.
Da quando era arrivato a casa sua, Hatsumici aveva subito stretto un bellissimo legame con lei perché essendo stato l'unico a sopravvivere all'incidente che gli aveva portato via i genitori e la sorellina, aveva rivisto in Miyuki lo stesso sguardo di quest'ultima e aveva inevitabilmente finito per trovarsi a proteggerla ogni volta che suo padre o qualcun altro finivano per farle del male anche se, nonostante ce la mettesse tutta, lei finiva comunque con il venir marchiata e lasciata morente sul pavimento.

Era stato lui a trovarla dopo che suo padre le aveva inferto la ferita da fulmine.
Quel giorno aveva cercato di convincere Obscurium a non farle del male ma lui lo aveva fatto portare via da altri due uomini e quando finalmente lo avevano lasciato andare, non aveva esitato un istante nel tornare nella sala dove Obscurium era solito punire Miyuki.
Vedendola in quello stato, aveva davvero pensato che quella volta non ce l'avrebbe fatta e quando arrivò nell'ambulatorio di Shiba, con le mani tremanti e il sangue di lei che gli macchiava i vestiti, lo aveva pregato tra le lacrime di fare il possibile per salvarla.
E adesso invece, poggiato di schiena contro la porta del bagno mentre dall'altro lato, grattando con le unghie Miyuki cercava di scappare in preda al terrore, sarebbe stato proprio lui la causa della sua morte.

Non sentendola più grattare, Hatsumici che aveva fermato il suo quirk dato che nessuno lo avrebbe visto, lo riattivò e aprì la porta notando immediatamente, metà della figura di Miyuki che aggrappata con le scarpe al lavandino, cercava di tirarsi fuori dallo specchio.
"Perdonami." pensò lui alzandole i piedi e spingendola dentro per poi seguirla nel buio di quella dimensione.

Una volta dentro, Hatsumici si sentì annullare. Rimase immobile mentre lei si rimetteva in piedi ed era come se le sue orecchie fossero sott'acqua perché non riusciva a non sentire nulla di ciò che stavano dicendo.
Poi, come se qualcuno gli avesse spento di nuovo il cervello, Hatsumici afferrò Miyuki e le tirò una ginocchiata che la fece finire a terra e che lo fece riprendere facendogli rendere conto di ciò che aveva appena fatto.

Quando Kenzo l'ebbe fatta arrivare davanti a suo padre, lanciandola oltre l'enorme specchio da cui erano passati poco tempo prima, Hatsumici rimase immobile lì dentro per qualche altro minuto.
Non era giusto.
Perché faceva quelle cose? Perché non riusciva ad impedire che controllassero la sua mente?
Non voleva continuare, non voleva che finisse in quel modo ma, da solo, non sarebbe riuscito ad impedirlo.

Attraversato lo specchio anche lui, Hatsumici arrivò giusto in tempo per assistere ad uno dei primi accanimenti di Obscurium su sua figlia.
Come aveva sempre fatto in passato, ogni volta che lui la riduceva a pezzi, Shiba si chinava su di lei e la curava ma, anche lui, come tutti quanti in quel posto, era come se non fosse più sé stesso.
Guardandolo negli occhi quando si rialzò per tornare al suo posto, Hatsumici pregò che l'uomo gli desse un segno, che gli facesse capire che anche lui aveva iniziato a rendersi conto del fatto che qualcuno stesse giocando con la sua testa ma come per tutti gli altri, Shiba lo guardò senza vederlo davvero.

Dopo l'ennesima volta che Shiba l'ebbe curata, aprendo da dietro le sue spalle comparve Kenzo.
"Obscurium, signore, i soggetti sono esattamente nel punto stabilito. Direi che possiamo iniziare." e con il cuore che gli esplodeva nel petto, Hatsumici si girò verso di lui.
Aveva voglia di buttarsi sulla ragazza e di rendere anche lei invisibile così da poter fuggire da quel posto ma sapeva che se ci avesse provato, Obscurium l'avrebbe fermato immediatamente e sarebbe finito per ucciderli entrambi.
Qualche istante dopo, dietro Kenzo apparve Shoici insieme ad altri tre uomini.

Quando gli passò accanto, Shoici, che come lui aveva lo sguardo distrutto, abbassò lo sguardo e si diresse verso il corpo di Miyuki per prenderla e portarla via dopo che Obscurium ebbe ordinato loro di spogliarla.

Appesa per i polsi e per i piedi ad un palo, Hatsumici vide Miyuki ormai priva di forze che cercava di continuare a respirare.
Vedeva e sentiva il dolore che stava provando, lo aveva compreso per anni e l'idea di aver contribuito a quello, quando la volta in cui le aveva fatto i buchi alle orecchie e l'aveva vista un po' sofferente, se n'era pentito per giorni, era sicuro che lo avrebbe tormentato per il resto della sua vita.

Passati almeno dieci minuti da quando Shoici aveva aperto il passaggio per permettere ad Obscurium di iniziare con il suo piano, da quello ricomparve la sua mano che, con le dita tese verso la figlia, indicava a chi la stava sorvegliando di liberarla dalle funi che le erano state strette sotto i bracciali e le cavigliere anti-quirk.
Essendo lui uno di quelli a doverlo fare, con le mani che tremavano da quella mattina, Hatsumici la liberò da quelle ai polsi e la vide trascinare fuori da suo padre.

Continuando a parlare tenendo sua figlia per i capelli, Obscurium trionfante era sicuro che il gesto che stava per compiere avrebbe messo fine all'insolenza che Miyuki aveva mostrato lui.
L'aveva cresciuta e formata per anni per far sì che potesse diventare uno dei villain più pericolosi e temuti e lei, aveva avuto l'audacia di tradirlo e di asserire di voler essere un Hero.
Avrebbe messo un punto a quella storia perché Obscurium non poteva permettersi di essere messo al tappeto da una ragazzina di quindici anni, nonostante fosse così forte proprio a causa sua.
Avrebbe fatto vedere al mondo chi era, cosa aveva fatto nella sua breve vita e avrebbe fatto vedere a tutti che con lui, non si scherzava.

Finito il suo discorso, Obscurium alzò il braccio e lanciò oltre la balaustra la ragazza che, con le ultime energie rimaste, lo guardava con le lacrime agli occhi prima di sparire verso il basso tirata dalla gravità.
Dietro di lui, con i pugni serrati, Shoici e Hatsumici pensarono fosse finita.

Avvicinandosi alla balaustra per guardare e compiacersi di cosa aveva appena fatto e del terrore che aveva instillato negli occhi di tutta la gente sottostante, Obscurium ne afferrò il bordo e la guardò cadere inesorabilmente verso l'asfalto.

Rimase con gli occhi fissi su di lei mentre un ghigno vittorioso iniziava a formarglisi sul viso.
Adesso che All Might era finito e che anche Miyuki non sarebbe più stata un problema, Obscurium sarebbe sorto sulla città e avrebbe stretto tutti nel palmo della sua mano.
Niente e nessuno avrebbero potuto rovinare il suo piano. Nessuno lo avrebbe sfidato quella sera andandola a salvare e così, lui avrebbe potuto dare origine al suo impero del terrore dove gli Hero avrebbero solo potuto soccombere.

Tuttavia però, mentre Obscurium continuava a tenere gli occhi su Miyuki, per una frazione di secondo, proprio come era successo sia ad Hatsumici che a Shoici, Ryosei si rese conto di ciò che aveva appena fatto.
Stringendo ancora più forte la ringhiera, si allontanò quando Miyuki fu a pochi metri da terra e voltando le spalle, ordinò a tutti di ritornare al quartier generale sperando, in una delle parti più remote del suo cervello, che qualcuno la salvasse.

Vistolo rientrare insieme agli altri, Hatsumici pensò che era finita.
Obscurium aveva ucciso sua figlia e lui aveva contribuito.
Rimasto solo in quella stanza con Shoici, i due aspettarono che tutti fossero usciti e quando l'ebbero fatto, Hatsumici si lasciò cadere a terra accanto al palo dove fino a poco prima era stata legata la sua sorellina.

Passati un po' di giorni da quell'evento e con la convinzione che ormai Miyuki fosse morta, Shoici e Hatsumici si preparavano al peggio.
Obscurium non avrebbe più avuto nessuno ad ostacolarlo perché oltre a lei, solo All Might era riuscito a metterlo in difficoltà ma, anche lui, ne era uscito parecchio devastato.
Essendo scomparsi entrambi quindi, dato che quest'ultimo aveva ammesso di non poter più essere l'Hero numero uno, Obscurium avrebbe avuto la strada spianata.

Un giorno però, dopo essere rimasto chiuso nelle sue stanze da quando era accaduto il fatto, Obscurium li chiamò tutti nella sua sala e quando entrarono, attorno a lui aleggiava un aria pesantissima e colma d'ira.
"Miyuki è viva." il suo tono di voce glaciale scuoté le membra di tutti loro; Shoici e Hatsumici si scambiarono un'occhiata veloce "Qualcuno l'ha salvata."

Con il cuore che aveva iniziato a pompargli in gola, Hatsumici sperò che la sua felicità a riguardo non venisse fuori "Voglio sapere chi è."

E così, sfruttando l'occasione, Hatsumici si era offerto di andare lui a spiare la ragazza per capire chi l'avesse salvata e gli ci volle un bel po' prima di scoprirlo.

Era una sera del quattordici Gennaio e lui stava guardando da dietro lo specchio da cui era entrato lì tempo prima, Miyuki e un ragazzo a lui familiare, che seriamente e attorniati da una strana pesantezza, si guardavano negli occhi come se tra loro ci fosse un muro.
Poi, mentre lei faceva per risalire nella sua stanza lui parlò ancora "Sono stato io a salvarti!" e in quel momento, Hatsumici sperò che nessuno, oltre lui, l'avesse sentito.

Uscito da quella dimensione, Hatsumici si massaggiò le tempie a causa della stanchezza data dal troppo tempo passato ad osservare mentre, come ogni dopo averla rivista, il suo cuore si faceva meno pesante.
"Hai scoperto nulla?" fece Kenzo con voce piatta che, da dentro la sala di Obscurium lo aspettava.
Hatsumici fece di no con la testa "Niente. - inspirò cercando di sembrare il più avvilito possibile – Comincio a pensare che a salvarla non sia stato nessuno dei suoi amici."

Essendo lui l'unico ad entrare e ad uscire dalla Yuei poiché il solo ad avere un quirk che gli garantisse la completa invisibilità, nessuno si poteva permettere di sospettare che lui non stesse dicendo la verità, soprattutto perché, non aveva mai mentito.
Convinti che quando lui entrasse, attraversasse ogni specchio per poterla pedinare, Hatsumici invece passava tutto il tempo con il suo quirk attivo in quella dimensione, per evitare che se qualcuno entrasse, si accorgesse che in realtà non stesse facendo nulla.
Da quando aveva iniziato, era rimasto seduto sempre e solo dietro il solito specchio che dava sul soggiorno di quel dormitorio.

L'aveva vista ridere e scherzare con suoi amici, l'aveva vista studiare, l'aveva vista stanca e l'aveva vista anche piangere e nonostante gli sarebbe piaciuto andare da lei per sapere come stesse, sapeva che semmai l'avrebbe fatto, lei non sarebbe stata poi così felice di vederlo.
Lui invece lo era.
Sapere che fosse viva, che stesse bene, che per la prima volta avesse degli amici e che potesse vivere come una normale ragazzina di quindici anni gli scaldava il cuore perché era ciò che aveva sempre voluto per lei.

L'aveva vista anche varie settimane dopo, insieme ad un suo altro compagno, intenta nel cucinare una torta, cosa che aveva sempre fatto lui per lei, e l'aveva vista avvicinarsi sempre di più a quel ragazzo che, aveva ricordato, aveva visto partecipare al festival sportivo.
Si chiamava Bakugou Katsuki e nonostante sembrasse un tipo particolarmente irruento e poco piacevole, ogni volta che la guardava mentre stava insieme a lui, capiva che per la prima volta, Miyuki stava conoscendo l'amore.
Più li guardava, più guardava lui in realtà, capiva il tipo di persona che era. Capiva che dietro a quelle sue urla e lamentele, dietro a quell'apparente comportamento distaccato e strafottente, c'era una persona che in realtà teneva davvero molto a lei.
Lo vedeva nei modi in cui Bakugou la guardava quando erano in mezzo a tutti gli altri loro compagni, nel modo in cui la guardava quando erano soli e nel modo in cui continuasse a cercarla costantemente anche con le sue mani e aveva visto in lui, anche la persona che l'avrebbe protetta ad ogni costo.

Con la scusa del voler approfittare del ballo e della presenza di alcuni Pro Hero, Hatsumici convinse Obscurium a lasciarlo andare a quella festa e così, attraversato lo specchio per la prima volta dopo settimane, Hatsumici si era diretto a scuola con l'intento di parlare con Bakugou.

Tuttavia però, sapeva che non poteva essere sicuro al cento per cento di essere da solo perché sapeva che il fatto di non essere riuscito a raccogliere nessuna informazione per tutto quel tempo, stava iniziando ad insospettire gli altri e perciò, come aveva fatto la mattina dell'incidente, ad ogni dieci passi, si guardava le spalle.

Arrivato a scuola e nascostosi nell'ombra, Hatsumici si appiattì contro una parete e attese l'occasione giusta.
Poi, mentre aspettava, in lontananza la vide. Doveva essere arrivata da poco e con un nervosismo palpabile, si avviava verso la palestra.
Spinto dalla voglia di vederla divertirsi per la prima volta dopo anni, Hatsumici lasciò la sua postazione e sempre invisibile, la seguì.

In piedi accanto a lei mentre parlava con le sue compagne, Hatsumici la guardava con gli occhi lucidi, non c'era nessun altro a cui volesse più bene e il fatto che lei indossasse ancora i suoi orecchini, gli fece pensare che forse, nel suo cuore, lei non lo odiasse.

Seguitala anche in palestra e vista ogni interazione con i suoi compagni, soprattutto quella con Bakugou, Hatsumici si sedette un po' in disparte e prese a guardarla da lontano come aveva fatto per quelle settimane.
Poi, quando vide il ragazzo alzarsi e dirigersi verso l'esterno, non avendo dimenticato il motivo per cui fosse andato lì, lasciò la palestra e lo seguì.

Ritornato nella sua stanza, Hatsumici sperò che il messaggio che aveva dato a Bakugou fosse stato recepito e che lui non pensasse che quella fosse una minaccia.
Era sicuro che lui l'avrebbe protetta, aveva visto anche quello nei suoi occhi quando gli aveva detto di essere un vecchio amico di Miyuki e, dovette ammettere, di aver temuto che lui lo facesse fuori in quel corridoio.
Confidava nel fatto che adesso lui tenesse gli occhi aperti e che si tenesse pronto perché da lì a poco, Obscurium avrebbe fatto di nuovo la sua mossa.

Il freddo gelido di quella notte gli fece venire i brividi nonostante sotto la sua pelle, Bakugou stesse ribollendo a causa di tutto il quirk che aveva usato per sconfiggere i suoi avversari.
Era rimasto da solo in mezzo ai boschi e con il fiato che gli si faceva sempre più corto a causa della corsa e della preoccupazione, continuò a correre tra gli alberi nella speranza di ritrovare i suoi compagni ma, soprattutto, lei.

Superata un'altra fila di alberi, Bakugou arrivò in uno spiazzale completamente disalberato.
Il cielo sopra la sua testa era completamente privo di nuvole e, come delle piccole lucciole, s'intravedevano tantissime stelle.
Portandosi una mano all'altezza del petto, Bakugou prese a camminare lì in mezzo sperando prima o poi di riuscire a vedere qualcuno finché, dopo qualche altro passo, non vide schizzare davanti a lui, scivolando su una pista di ghiaccio e dandosi velocità con il fuoco, Miyuki che a tutta velocità si dirigeva verso qualcuno.

Con il cuore in gola, Bakugou prese a correre poiché troppo stanco per sprecare delle altre esplosioni e quando l'ebbe raggiunta, vide una strana figura nera senza volto che, con la mano rivolta verso di lui faceva per lanciargli un attacco.
Come se il tempo fosse improvvisamente rallentato, lui vide Miyuki girarsi si scatto verso di lui e lanciarglisi di fronte per prenderlo al posto suo.

Una volta colpita, la figura scomparve e Miyuki finì al suolo davanti a lui.

"Miyuki!" esclamò lui abbassandosi su di lei e prendendola tra le braccia "Che cos'hai fatto?!" la scuoté cercando di farla svegliare mentre la paura di averla persa tornava a crescere dentro di lui.
Con le mani tremanti, Bakugou prese ad accarezzarle il volto ma, pochi secondi dopo, lei aprì gli occhi.

Come se si fosse svegliata da un brutto sogno, Miyuki sbatté un paio di volte le palpebre e mentre lui la guardava con la consapevolezza di non averla persa, lei lo guardava con lo sguardo di chi non sapeva chi fosse.

Corrugando la fronte, Miyuki guardò Bakugou confusa e dopo aver visto la sua mano sulla sua faccia, si lanciò di lato per potersi staccare dalla sua presa e rimettendosi in piedi, lo guardò seria mettendosi in posizione da combattimento.

"Chi sei?" ringhiò lei guardandolo dritto negli occhi e Bakugou, ancora scosso da quella reazione e in ginocchio sul prato, la guardò a sua volta "Sono Katsuki – si rimise in piedi cercando di tenere ferme le gambe che stavano tremando – Miyuki sono Katsuki-"
"Come sai il mio nome?!" urlò lei come terrorizzata mentre iniziava a guardarsi intorno "Dimmelo!" urlò di nuovo indietreggiando.

Una volta in piedi, Bakugou cercò di avvicinarlesi ma Miyuki portò in avanti il braccio sinistro per fermarlo e fu allora che vide di averlo completamente scoperto.
Ancora più terrorizzata da quella visione che da quella di Bakugou, Miyuki prese a guardarsi e quando vide tutte le sue cicatrici in vista, a causa di com'era il costume che stava indossando iniziò a sentire crescere dentro di sé il panico.
Era come se fosse tornata a prima dell'esplosione.

Con le mani tremanti, riportò l'attenzione su Bakugou che ancora con sguardo preoccupato la stava guardando e prima che potesse dire nulla, alla destra di lei, apparve un'altra enorme figura nera.
Sentendo fin dentro alle ossa una paura disarmante, Bakugou si paralizzò per la prima volta in vita sua.
Era come se ogni fibra del suo corpo si rifiutasse di muoversi e pareva che anche Miyuki stesse provando la stessa cosa.

Con gli occhi sgranati e puntati su di lui, Miyuki era inerme. La vedeva respirare a fatica mentre quella figura si avvicinava minacciosa verso di lei.
Quando poi le fu accanto, Bakugou la vide poggiarle una mano sulla spalla sinistra.

"Le ha viste." asserì; Miyuki continuò a guardare Bakugou terrorizzata "Adesso devi ucciderlo." il tono di quella figura sembrava divertito.
"Oppure – Bakugou vide le dita della figura stringersi contro la pelle della sua spalla – vuoi risparmiare anche questo?" e senza darle il tempo di far nulla, Bakugou vide uscire da sotto la mano di quell'essere, un'enorme fiammata che con una velocità disumana iniziava a bruciarle la carne mentre le urla di Miyuki gli riempivano il cervello come uno tsunami.

Aprendo gli occhi di scatto, Bakugou si portò una mano sul cuore e si mise a sedere sul suo letto mentre il sudore gli aveva bagnato completamente la fronte facendoglisi attaccare i capelli.

Con ancora le urla di Miyuki nella sua testa, Bakugou si guardò intorno e non vedendola nel suo letto, saltò fuori dalle coperte e corse fuori dalla sua stanza fino a raggiungere quella di lei.
Sentendo ancora la fatica nel respirare, Bakugou aprì la porta della camera di Miyuki e quando la vide, arrotolata nelle coperte, mentre dormiva beatamente nel suo letto, si appoggiò con la schiena allo stipite della porta e cercò di rimettersi a respirare normalmente.

Tenendo la mano destra serrata sulla maniglia della porta, Bakugou tornò con lo sguardo verso di lei e deglutendo per poter mandare giù la paura che lo aveva investito poco prima, entrò e la richiuse alle sue spalle per poi spostare le coperte e infilarvisi sotto accanto a lei.

"Katsuki..." fece lei ancora immersa nel sonno quando percepì il suo profumo; Bakugou si spinse ancora di più contro di lei e quando l'ebbe bloccata contro il muro, avvolse le braccia attorno a lei e affondò il naso nei suoi capelli.
"Tutto bene?" domandò mentre lui la schiacciava contro il suo petto; Bakugou, ancora ansimante per la paura, annuì lentamente "Mi mancavi."

Passato il resto di quella notte quasi totalmente in bianco, Bakugou trascorse il sabato con una orribile sensazione di inquietudine che non lo lasciava andare nemmeno quando era con lei.
E lui stava passando tutto il tempo con lei.

Disteso sul letto in camera di Miyuki con il telefono tra le mani nel tentativo di distrarsi, Bakugou continuava a pensare e a ripensare all'incontro che aveva fatto e all'incubo che ne era venuto solo qualche ora dopo e, sperando che ciò che stesse per fare non la turbasse, posò il telefono e la guardò mentre, seduta alla scrivania finiva di trascrivere alcuni dei suoi appunti.

"Oi." Miyuki smise di scrivere e si girò con la testa verso di lui "Sto per finire" asserì pensando che lui l'avesse chiamata per quel motivo per poi tornare a scrivere.
Bakugou deglutì, dopo quella notte continuava a venirgli difficile "Posso chiederti una cosa?" lei si girò di nuovo.
"Certo." si girò verso di lui anche con la sedia; Bakugou fece un respiro profondo e battendo la mano sul materasso le fece cenno di avvicinarsi.
Miyuki rise mentre si alzava "Sai che se vuoi darmi un bacio non c'è bisogno di chiederlo, vero?" si sedette sul letto per poi accucciarglisi accanto; Bakugo accennò un sorriso, per quanto volesse farlo, in quel momento baciarla era l'ultima cosa che avrebbe fatto.

"Quindi?" gli chiese lei mettendosi di fianco e tenendo la testa con il palmo della mano; Bakugou la guardò e fece un respiro profondo "Promettimi di non dare di matto."
Lei rise "Solitamente sei tu quello che da di matto." lui la guardò serio "Okay, te lo prometto." continuò.
"Chi è Hatsumici?"

Miyuki sentì il cuore fermarlesi nel petto e sgranando gli occhi lo guardò "Come scusa?"
Bakugou sospirò "Chi è Hatsumici?" portò lo sguardo sui suoi orecchini; Miyuki si sentì un po' in imbarazzo. Non lo aveva mai nominato davanti a nessuno, come faceva lui a sapere il suo nome?
"Era uno dei ragazzi che lavoravano con mio padre – si mise a sedere con le gambe incrociate – penso fosse l'unico ad essermi amico in realtà, - strinse le spalle – ma tu come conosci il suo nome?"
Bakugou sospirò e come lei si mise a sedere "L'ho incontrato ieri sera." a quelle parole, lo sguardo già confuso di Miyuki si riempì di terrore e prima che lei potesse iniziare ad impazzire, Bakugou le poggiò la mano destra sulla spalla "Stai tranquilla – le lo guardò con gli occhi sgranati – non mi ha fatto nulla."

Con le pulsazioni del sangue al livello della sua carotide che aumentavano, Miyuki iniziò a sentire la paura che la pervadeva ogni volta che veniva a conoscenza del fatto che gli uomini di suo padre si fossero avvicinati così tanto a lei e ai suoi amici.

"Miyuki – ripeté lui non vedendola reagire – non mi ha fatto nulla" le accarezzò la guancia.
Miyuki, con ancora gli occhi sgranati deglutì rumorosamente "Come ha – si ricordò del suo quirk e improvvisamente non si sentì più al sicuro – e se fosse ancora qui?!" si girò di scatto e con il respiro che si faceva affannoso prese a guardarsi intorno; Bakugou corrugò la fronte, era stato un coglione.

"Ehi – le mise entrambe le mani sulle spalle – volevo solo sapere chi fosse." la guardò di nuovo negli occhi "Sembrava stranamente amichevole e – fece per dirle ciò che gli aveva detto ma pensò non fosse una buona idea – mi ha detto di essere un tuo vecchio amico" continuò dando dei colpetti ai tre orecchini che Miyuki aveva sull'orecchio sinistro.

A quel tocco, Miyuki che aveva completamente dimenticato di averli ancora addosso, portò una mano su di essi e ripensando fossero suoi, abbassò lo sguardo un po' triste.
Era davvero un suo vecchio amico ma l'ultima volta che l'aveva visto, l'aveva presa a calci.

Continuando a pentirsi di aver tirato fuori l'argomento vista la reazione di lei, Bakugou pensò a cosa potesse fare per allentare quella pesantezza e, per la prima volta, prese ispirazione da quell'idiota del suo migliore amico.

"Beh comunque – lei alzò lo sguardo – non pensavo che gli uomini di tuo padre fossero... - alzò le sopracciglia - così attraenti."
Miyuki strabuzzò gli occhi "Come scusa?"
Bakugou poggiò le mani sul materasso dietro la sua schiena si inclinò all'indietro "Sì beh – strinse le spalle – capello lungo, occhi chiari – si stava sforzando tantissimo – bello stile. – Miyuki lo guardò incredula – Non che io mi senta in soggezione, ovviamente."
Miyuki si poggiò una mano sulla fronte e si mise a ridere "Dovrei essere geloso di questo tipo?" le domandò poi; lei continuò a ridere e lo colpi al petto con il dorso della sua mano "Ma stai zitto!"
Bakugou corrugò la fronte "Non dirmi che c'è stato qualcosa tra voi due" Miyuki ridacchiò e abbassò la testa "No – si portò di nuovo la mano sugli orecchini – questi sono stati soltanto un regalo di compleanno."

"Come mai non me lo hai detto ieri?" gli chiese dopo qualche minuto di silenzio; Bakugou tornò serio e strinse le spalle "Non mi andava di rovinarti il San Valentino."
Miyuki gli sorrise poi, come se le fosse tornato qualcosa in mente, lo guardò strabuzzando gli occhi.
"Che succede adesso?" e senza dire niente, Miyuki si alzò di scatto dal letto facendolo preoccupare "Miyuki?"
"Sono un idiota!" esclamò lei correndo verso l'armadio "Proprio deficiente!" continuò mentre apriva le ante e iniziava a cercare.
Bakugou inclinò la testa per riuscire a vedere cosa ci fosse nell'armadio "Me n'ero completamente dimenticata! - tirò fuori un sacchetto – Dopo tutta la fatica che ci ho messo poi!" scuoté la testa.

Bakugou corrugò la fronte e la guardò divertito "Si può sapere di cosa stai blaterando?" lei si girò e nonostante l'imbarazzo la stesse iniziando a divorare viva, si avvicinò di nuovo al letto con in mano il sacchetto che aveva tirato fuori dall'armadio.
"Cos'è?" fece lui quando lei, una volta seduta, glielo passò "Aprilo" rispose lei sorridendogli.

Ancora più incuriosito, Bakugou aprì il sacchetto che lei aveva chiuso con delle graffette e, una volta tirato fuori il contenuto, si ritrovò con un mano una scatola a forma di bomba.
Rimase a guardarla per qualche istante cercando di capire che cosa fosse "Aprila!" lo incitò poi lei curiosissima di vedere la sua reazione e dopo averla guardata ancora confuso, Bakugou alzò il coperchio.

Una volta tolto, vide che all'interno di quella "bomba" c'erano, sistemati accuratamente, venti cioccolatini dalla stessa forma delle granate che lui aveva come supporto, nel suo costume, sulle sue braccia.
Dopo averli guardati per qualche istante, Bakugou sgranò gli occhi e Miyuki scoppiò a ridere.

"Ieri sera ho dimenticato di darteli – Bakugou li stava ancora guardando – anche se ho avuto dei buoni motivi" continuò e lui la guardò per un istante per poi tornare a guardare le piccole granate di cioccolato.
"Assaggiali! - lo incitò ancora – Voglio sapere se ti piacciono" e, sicuro che gli sarebbero piaciuti, Bakugou ne prese una.
"Stai attento però – lui corrugò la fronte – all'interno c'è del liquido" ancora più curioso allora, Bakugou morse il cioccolatino a metà mettendo la mano sinistra sotto nel caso il contenuto cadesse.

Una volta iniziato a masticare, l'espressione di Bakugou passò dal curioso al piacevolmente sconvolto perché, i cioccolatini che gli aveva preparato, erano ripieni di una gelatina al peperoncino che iniziava a scoppiettare a contatto con la saliva.

Con quella gelatina che gli scoppiettava sulla lingua, Bakugou portò di nuovo lo sguardo su di lei e con il calore del peperoncino iniziò a sentirsi accaldare.
"Com'è?" chiese lei che stava ancora ridendo per la sua reazione – aveva fatto benissimo a darglieli in privato perché era sicura che davanti agli altri si sarebbe decisamente contenuto.

Mandando giù l'altra metà del cioccolatino, Bakugou non rispose a voce e, con la gelatina che scoppiettava di nuovo sulla lingua, si avvicinò a lei e la baciò facendo in modo che lei potesse sentire quello scoppiettio anche sulla sua.
Ciò che Bakugou non sapeva però, era che Miyuki aveva pensato a quei cioccolatini ispirandosi a ciò che sentiva ogni volta che lui la guardava.

Con le lingue che si arrovigliavano, Bakugou spostò con attenzione la scatola sul pavimento e dopo essere sicuro che non potessero romperli involontariamente, portò le sue mani sul collo di Miyuki e continuò a baciarla finché lo scoppiettio non termino e forse, anche un bel po' di tempo dopo.

Rimasto tutto il giorno con lei anche quello successivo, Bakugou l'aveva stretta a sé tutta la notte tra la Domenica e il Lunedì poiché la frase che gli aveva detto Hatsumici, unita all'incubo che lo aveva spaventato a morte, gli aveva fatto temere che, da un momento all'altro sarebbe potuto succederle qualcosa.

Concentrandosi su quell'ipotesi nel tentativo di trovare una soluzione per far sì che se lei fosse sparita di nuovo, lui avrebbe avuto come trovarla e ricordandosi di non essere riuscito a darle i fiori che aveva preso, dello stesso colore del suo vestito, poiché erano ormai appassiti, Bakugou pensò al modo di unire le due cose e quel pomeriggio, mentre lei non c'era poiché era ai soliti allenamenti con Shoto, si ritrovò di nuovo a bussare sulla porta della stanza di Momo.

Confusa da quell'ennesima bussata da parte di Bakugou, Momo evitò qualsiasi commento nel momento in cui si accorse della sua espressione seria.
"Va tutto bene?" lui si schiarì la gola e si guardò intorno "Posso entrare?"
Momo annuì e curiosa di sapere come mai lui avesse ancora bisogno di lei, lo lasciò entrare per poi chiudere la porta.
Dentro la stanza della sua compagna, Bakugou fece un respiro profondo "E' per Miyuki?" chiese lei prima che lui potesse dir niente; Bakugou la guardò "E' un po' ovvio ormai no?" rise.
"Ho bisogno che tu mi faccia un'altra cosa – deglutì – per favore." e sentendo quelle parole, nonostante il suo solito tono scorbutico, Momo capì che doveva essere qualcosa d'importante.

Tornata a casa dagli allenamenti senza aver visto nulla quella volta poiché, data la mancanza dei computer, Kuro aveva detto loro di allenarsi individualmente, Miyuki salì nella sua stanza e buttando lo zaino sul letto, si diresse in bagno per andare a lavarsi.
Una volta finito, con lo stomaco che brontolava poiché, come al solito, aveva dimenticato di portarsi il pranzo, si diresse verso il suo armadio e indossò la prima maglietta nera che trovò insieme ad un pantalone della tuta grigio.

Scesa al piano di sotto, Miyuki trovò molti dei suoi compagni intenti a cenare e quando Kirishima la vide, trattenne a stento una risata.
"Che hai da ridere? - fece lei avviandosi verso il frigo per recuperare il bento con riso, verdure e salmone che si era preparata la sera prima e che aveva dimenticato di portare in palestra – Ho qualcosa in faccia?" corrugò la fronte.
Kirishima scuoté la testa "No – rise – è solo che non fate altro che renderlo più palese." lei continuò a non capire e lui la indicò dalla testa ai piedi con la forchetta che aveva in mano.
"Questa maglietta con il teschio e anche il pantalone, sono di Bakugou." lei strabuzzò gli occhi "Li ho presi dal mio armadio – strinse le spalle – saranno stati lì da quando mi avete portato le cose in camera."
Lui fece di no con la testa "Bakugou indossava questa maglietta Venerdì ma non l'hai visto perché sei stata chiusa in camera tutto il giorno" tornò a girare con la forchetta le uova che aveva aperto nella ciotola.
Con il bento stretto tra le mani Miyuki gli si avvicinò "Seriamente?" e poco dopo, presa la maglietta con l'indice e il pollice, se ne portò una piccola porzione all'altezza del naso e, inspirando, sentì il profumo di Bakugou.

"Ehi Bakugou ma il corso di recupero quando finisce?" fece Kaminari quando lo vide scendere e come se stesse facendo qualcosa di proibito, Miyuki staccò subito la presa dalla maglietta e mentre Kirishima rideva, andava a sedersi accanto a Midoriya.
Seguendola con sguardo confuso e un po' compiaciuto dal fatto che lei stesse indossando i suoi vestiti – vestiti che aveva lasciato apposta nel suo armadio, Bakugou andò a prendersi la cena nel frigo "Non ne ho idea" rispose poi.

"Dovrebbe essere verso i primi di Marzo – rispose Shoto – se non sbaglio un paio di giorni dopo il tuo compleanno Miyuki" Bakugou si girò a guardarla, perché Shoto sapeva il giorno del suo compleanno e lui no?
Miyuki mandò giù un boccone "Dovrei averlo scritto sul calendario – strinse le spalle – anzi, ora che ci penso dovrei iniziare ad allenarmi anche per quello" sospirò per poi riprendere a mangiare.
Andandosi a sedere nel posto di fronte al suo, alla sinistra di Kirishima, prese a mangiare "Non credo ce ne sia bisogno" asserì Midoriya; lei lo guardò "Penso che ciò che dovrete fare sarà come quello che abbiamo fatto noi – guardò i suoi compagni – ossia risolvere un'ipotetica situazione di emergenza ponderando se e come salvare i civili mentre altri si dedicano ai villain" le sorrise.
Miyuki corrugò la fronte "Davvero è stato così semplice? - guardò Bakugou – E come mai voi due non l'avete passato?"
Shoto si schiarì la gola "Non voglio parlarne."

Tornata nella sua stanza pronta a mettersi a dormire per poter affrontare al meglio la giornata successiva, Miyuki si ritrovò di nuovo con il naso poggiato sulla sua spalla per poter sentire il profumo di lui e come se quello lì impresso non le bastasse, prima di andare a letto, uscì dalla sua stanza e si diresse verso quella di lui facendo per bussare pochissimi istanti prima che lui aprisse la porta.

"Che fai qui?" le domandò nascondendo dietro la schiena una scatola che Miyuki vide per pochissimi istanti; lei alzò un sopracciglio "Dove andavi?" inclinò la testa per riuscire a vedere cosa stesse nascondendo.
"Stavo venendo da te" rispose lui facendo spallucce e prima che lei potesse dire nient'altro, la porta della camera di Kirishima si aprì.
Con gli occhi stanchi e i capelli che gli cadevano sulla fronte, il ragazzo li guardò per qualche secondo "Vorrei dormire sta notte."
Miyuki rise "Me ne stavo andando" rispose poi e l'altro, sospirando, rientrò nella sua stanza e si richiuse la porta.

Raggiunta insieme la sua stanza, Miyuki si sedette sul letto mentre lui chiudeva la porta e con ancora l'immagine di quel pacchetto in testa, continuava a guardarlo curiosa.

"Dai – fece lei – dimmi cos'è!" Bakugou la guardò alzando un sopracciglio "Cos'è cosa?"
Miyuki sbuffò "L'ho visto che stai nascondendo qualcosa" indicò la sua mano destra che continuava a stare semi nascosta dietro la sua schiena.
Bakugou fece il finto tonto "Non so di cosa tu stia parlando" e spazientita, Miyuki si alzò dal letto e lo raggiunse per poi afferrargli la mano e girarla con il palmo all'insù.

"Ah – fece lui – questo" rise; Miyuki lo guardò mentre gli teneva ancora il polso "Cos'è?"
Bakugou sospirò, fare quelle cose gli veniva davvero difficile nonostante volesse farle con tutto il cuore "Chiudi gli occhi."
Miyuki corrugò la fronte ma dopo qualche secondo fece come le aveva detto.
Lasciata la presa sul suo polso poiché sentì che Bakugou stava alzando il braccio, Miyuki rimase immobile con gli occhi chiusi mentre, vicino alla sua testa, percepiva lo spostamento dell'aria dato dai movimenti delle braccia di Bakugou che le facevano venire i brividi.

Qualche istante dopo, sentite muoversi di nuovo le braccia di lui, Miyuki percepì qualcosa di leggermente pesante e freddo che le si poggiava sul petto e, non aspettandosi quel contatto, aprì gli occhi e abbassò la testa per notare che adesso, attorno al suo collo, stava una catenina con una placchetta in metallo.
Prendendo la placchetta tra le mani, Miyuki si accorse che sopra c'erano incise delle informazioni personali di Bakugou come nome e cognome, data di nascita e gruppo sanguigno.

Non aspettandosi una cosa del genere, Miyuki rimase a guardarla per qualche istante perché, anche se poteva sembrare una cosa banale, il fatto che lui volesse che lei portasse al collo una cosa così intima, poiché contenente delle informazioni personali, la fece arrossire perché in un modo o in un altro, chiunque l'avesse vista l'avrebbe ricollegata a lui facendo intendere così, che tra loro ci fosse ben più che una semplice amicizia.

"Non sono riuscito a dartela a San Valentino" asserì lui che per l'imbarazzo aveva smesso di guardarla e stava teso con le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni.
Portando lo sguardo su di lui, Miyuki cercò di trattenersi dal sorridere a trentadue denti e continuando a stringere il ciondolo nella mano destra, si spinse in avanti e lo abbracciò cosicché potesse sentire ancora di più il suo profumo.

Il giorno successivo, non avendo ancora i computer, Kuro informò i due ragazzi che gli allenamenti non si sarebbero tenuti ancora per un po' e perciò, dopo le lezioni e gli allenamenti, Miyuki poté tornare a casa con tutti gli altri e passare un pomeriggio tranquillo dato che, ormai, aveva anticipato i compiti per almeno un'altra settimana.

Scesa al piano di sotto, con indosso una canottiera e un pantaloncino poiché per il troppo freddo, i ragazzi avevano acceso i riscaldamenti al massimo, Miyuki trovò, intenti nel cercare di studiare, Kaminari, Sero, Kirishima e Bakugou che, stropicciando dei fogli tra le mani cercava di non prendere a cazzotti tutti e tre.

"Che state facendo?" domandò avvicinandosi a loro e alzando lo sguardo, Bakugou notò subito la presenza della collanina argento che dondolava sul suo petto.
Kirishima sospirò e si buttò di peso sui fogli "Dato che l'ultima volta hai fallito – asserì Bakugou – e hai dovuto suggerirgli per farlo passare – Miyuki roteò gli occhi – ho deciso che questa volta lo avrei aiutato io e stai sicura, che non fallirà."
"Aspetta – Sero alzò la mano – gli hai suggerito?!" guardò Kirishima insieme a Kaminari "Ti sei pavoneggiato per settimane e ti aveva aiutato?!"
Miyuki rise e andò a sedersi sull'isola della cucina "Lo ammetto – asserì poi – ma non volevo perdere la sfida con Bakugou" strinse le spalle.
"Tanto l'hai persa comunque" asserì lui ghignando e tornando a colpire in testa l'amico con i fogli arrotolati che aveva in mano.

"Come mai tu non stai studiando?" le chiese Kaminari; Miyuki si stiracchiò "Perché mi sono già anticipata i compiti per l'intera settimana" gli sorrise.
Il ragazzo la guardò stranito "Per tutta la settimana? E com'è possibile?"
"Ringrazia Ryosei-San!" urlò Kirishima e Miyuki si sentì gelare il sangue nelle vene "Ti prego – fece poi dopo aver deglutito – non chiamarlo mai più così."

Abbracciata a Bakugou quella sera, Miyuki prese sonno molto velocemente e altrettanto velocemente, si sentì risucchiare di nuovo nell'ennesimo ricordo.
Quello però, già dal momento in cui aveva aperto gli occhi, non le era parso un ricordo del passato ma, piuttosto, qualcosa inerente al presente.

Con una stranissima sensazione addosso, Miyuki si ritrovò a ripercorrere i corridoi di casa sua.
Non sembrava esserci nessuno e quando incrociò uno degli uomini di suo padre, si sentì pervadere da uno strano brivido.
L'uomo aveva un'espressione vitrea e sotto gli occhi due enormi occhiaie nere e notando che, a passo spedito, continuava ad avanzare verso chissà dove, non sapendo cosa fare, Miyuki decise di seguirlo.

Attraversati una serie di altri corridoi, scese delle scale e oltrepassate un bel po' di porte, Miyuki si ritrovò in un posto che non aveva mai visto fino a quel momento.
Era come una enorme cella, con tanto di sbarre alle porte, senza finestre e con delle catene che pesantemente si lasciavano cadere a terra.

Rimasta immobile all'entrata di quel posto, Miyuki vide l'uomo avvicinarsi verso un angolo buio dopo aver preso una bottiglia d'acqua da un armadietto posto contro una delle quattro pareti.
Confusa, lei lo seguì ancora e quando arrivò vicino a lui, per poco non si sentì morire.

Immobile, con la faccia tumefatta e le catene che gli cingevano i polsi e le caviglie, Miyuki vide il ragazzo che aveva dato il via all'enorme esplosione.
"Takao..." asserì con un filo di voce mentre il cuore sembrava non star battendo più.
Chinandosi per riuscire a vederlo meglio, Miyuki cercò di capire a quando risalisse quel ricordo conscia del fatto che quando lei lo avesse risparmiato, lui non aveva per niente quelle condizioni, capì che, anche se in maniera inaspettata, lei stava vedendo il presente.

"Devi bere." la voce dell'uomo era molto piatta "Se muori non avrà senso averti tenuto qui tutto questo tempo." il cuore di Miyuki si frantumò in mille pezzi.
Lei era fuggita. Lei era riuscita ad andarsene e il ragazzo che lei aveva sperato potesse tornare a salvarla una volta diventato Hero, invece no.
"Perché..." fece lui con difficoltà "a cosa vi servo..." la sua testa cadde pesantemente in avanti e Miyuki si lanciò istintivamente per aiutarlo ma, come in ogni ricordo, lo attraversò.

L'uomo fece un respiro profondo "Non lo so." e prendendolo per i capelli, gli alzò la testa per poi poggiargli la bottiglia sulle labbra e spingerlo a bere.

"Avevo vinto... - dell'acqua gli strabordò dalla bocca – ero libero" l'uomo gli lasciò i capelli e la testa di Takao cadde di nuovo in avanti.
L'altro si alzò "Ripeti la stessa cosa da mesi ormai." Miyuki si sentì morire, aveva ragione.
In quel momento, lei stava vedendo il presente.

Risvegliatasi di colpo accanto a Bakugou, Miyuki iniziò a respirare affannosamente e nonostante la voglia di uscire da quella stanza e correre dovunque fosse Takao era molto forte, non poteva fare un azzardo del genere o, almeno pensava fosse così.

Per i successivi due giorni, Miyuki continuò a pensare e a ripensare a ciò che aveva visto.
Doveva riuscire a salvarlo. Era colpa sua se Takao adesso stava in quelle condizioni.
L'unica cosa che la frenava però, oltre al fatto di non voler sparire all'improvviso, era quella di scoprire dove si trovasse
Chiusa nella sua stanza, Miyuki rimuginò a lungo sul come fare per trovarlo senza mettere nessun altro in mezzo e dopo aver passato l'ennesimo pomeriggio a tormentarsi in preda ai sensi di colpa, decise che quella notte lei sarebbe andato a cercarlo, da sola.

Erano troppe le persone che involontariamente lei aveva messo in mezzo in quel casino della sua vita e non aveva intenzione di far rischiare nessuno parlando di ciò che aveva visto e di cosa avesse intenzione di fare, così, quel Venerdì sera, dopo essere salita in camera e aver salutato Bakugou con un lungo bacio, si chiuse a chiave nella sua stanza e iniziò a preparare uno zaino.
Con la scusa di volervi apportare delle modifiche, Miyuki era riuscita a portarsi a casa anche la valigetta con il costume e dopo averlo indossato, con le mani tremanti, aprì girò lentamente la chiave nella toppa e spingendosi con l'aria fatta uscire da sotto le suole delle scarpe, per evitare che, data la pesantezza di queste, qualcuno potesse sentire i suoi passi, scese al piano di sotto e varcata la porta iniziò a scivolare sul ghiaccio verso chissà dove.

Arrivata in città nel cuore della notte, Miyuki, si mise a sedere su una panchina per cercare di mettere insieme le idee.
Era sicura di cosa stava facendo, voleva davvero andare a salvare Takao ma ad ogni passo verso la città, l'idea di aver sbagliato nell'andarsene così, nel cuore della notte, iniziava a diventare sempre più grande.
Vedeva la faccia di Bakugou che, non trovandola il giorno dopo, iniziava a dare di matto nel terrore che le fosse accaduto qualcosa dato che, bastava solo che lei arrivasse in ritardo per far sì che lui iniziasse a pensare al peggio.

Tuttavia però, non voleva tornare indietro. Doveva almeno provare a cercarlo perché non voleva farli passare nemmeno un minuto di più in quel posto.

Con il cuore che le tamburellava nel petto e le mani tremanti, Miyuki decise di dover a Bakugou almeno una spiegazione e, ricordandosi del fatto che Kirishima le avesse detto che lui non rispondeva mai al telefono, compose il suo numero e sperò che non rispondesse.
Quando poi partì la segreteria, il suo cuore iniziò a battere ancora più velocemente e facendo un respiro profondo, Miyuki premette cancelletto per avviare una registrazione e lasciargli un messaggio sperando sia che lui non lo sentisse, sia che lei potesse tornare a casa entro quella domenica.

"Katsuki, non so se ascolterai mai questo messaggio, spero di no ma ho bisogno di mandartelo perché non voglio sparire così – sospirò – perché se dovesse succedermi qualcosa, voglio almeno essere riuscita a dirti addio."
"Sono dovuta andare via, sta notte, perché – sospirò ancora, era troppo difficile – ho visto qualcosa – non poteva credere di starglielo dicendo – e in ciò che ho visto, una persona a me cara è in pericolo."
"Non so dove sia, so solo che sicuramente è da Obscurium e – sentì gli occhi riempirlesi di lacrime – devo trovarlo, devo salvarlo."
"Se non dovessi riuscire a tornare, - le lacrime iniziarono a rigarle le guance – sappi solo che queste settimane con te sono state le più belle della mia vita – strinse la placchetta nelle mani – e che, non potrò mai ringraziarti abbastanza."

Con le lacrime che avevano iniziato a renderle difficile mettere a fuoco ciò che aveva attorno, Miyuki chiuse la chiamata con Bakugou dopo aver mandato il messaggio e infilatosi il telefono nella tasca del pantalone, chiusa poi con la cerniera, riprese a camminare verso uno degli edifici più alti per poi, spingendosi con il fuoco, salire sul tetto.

Ciò che però Miyuki non sapeva era che, anche se Kirishima aveva ragione nel dire che Bakugou non rispondeva mai al telefono, in realtà era solo a lui che non rispondeva.
A qualche chilometro di distanza infatti, seduto sul suo letto con il telefono stretto tra le mani e il cuore a mille, Katsuki aveva appena finito di ascoltare il messaggio in segreteria, arrivato pochi secondi dopo che lui, con gli occhi impastati dal sonno, aveva cercato di rispondere alla sua chiamata.

Sperando che si trattasse di un brutto scherzo, Bakugou uscì dalla sua stanza in fretta e furia e quando, arrivato davanti la porta della camera di lei, la trovò aperta e vuota, il suo cuore si fermò immediatamente.
Ritornato in camera, aprì velocemente il cassetto della scrivania e con le mani tremanti tirò fuori un piccolo telefono.
Accendendolo, nonostante avesse sperato di non doverlo mai usare, Bakugou sperò che funzionasse e quando, sul display, apparve lampeggiante una freccetta che si spostava a gran velocità, lontano dalla scuola, indossò le scarpe e, con ancora il pigiama, si lanciò fuori dalla finestra del suo bagno e spingendo con il suo quirk corse nella direzione della freccia.

Con il vento freddo della notte che le colpiva il volto e le scombinava i capelli, Miyuki continuò a spingersi sopra i palazzi di Tokyo in direzione del bosco in cui, mesi prima, c'era casa sua.
Non sapeva da dove iniziare e perciò, pensò che forse, dato il suo stato d'animo, se fosse arrivata lì sarebbe riuscita a vedere dell'altro.
Mentre volava e piano piano iniziava a scendere di quota, Miyuki percepì alle sue spalle una strana vibrazione e spostandosi a destra appena in tempo, schivò un'esplosione di piccola intensità che se però l'avesse presa, avrebbe rischiato di farla precipitare di sotto.

Con il cuore che impazzì nel suo petto a causa del presentimento che iniziava a crescere in lei, Miyuki arrestò la sua corsa e continuando a far uscire l'aria da sotto le scarpe, si girò.
Davanti a lei, come temeva, Bakugou la stava guardando, in piedi, sul tetto di uno degli edifici.

"Si può sapere cosa cazzo credi di fare?!" urlò lui lanciandole un'altra esplosione contro, si era decisamente spaventato quando aveva sentito quel messaggio.
"Torna immediatamente qui, Miyuki!" continuò lanciandogliene un'altra; lei le schivò entrambe, faceva troppo freddo e lui era a maniche corte perciò, le sue esplosioni, erano decisamente meno violente man mano che passava il tempo.

Lei continuò a guardarlo immobile "Non posso."
Bakugou strinse i pugni "Miyuki torna qui" asserì a denti stretti "cosa pensi di poter fare da sola?!"
Miyuki deglutì e distolse lo sguardo "Non voglio che nessuno si faccia del male!"
"Finirai tu per fartene se non torni indietro con me adesso!" caricò un'altra esplosione nella mano destra ma per il troppo freddo, questa prese a spegnersi.
"Io devo andare a salvarlo" rispose lei "mi dispiace." e abbassando lo sguardo, consapevole che lui non avrebbe potuto seguirla a causa dell'impedimento da freddo, Miyuki continuò a spingersi all'indietro per poi voltargli le spalle.

Con il terrore che continuava a crescergli nel petto man mano che lei si allontanava, Bakugou usò tutte le forze che aveva per concentrare il suo quirk nelle mani e nei piedi e spingendo più che poté, schizzò in aria e la raggiunse per poi afferrarle il polso sinistro e trascinarla giù, su un altro tetto, insieme a lui.

"Perché?!" urlò lui stringendo la presa e guardandola dritta negli occhi "Chi è questo tipo?! - Miyuki indietreggiò leggermente – Merita davvero la tua morte?!"
Lei distolse lo sguardo "Rispondimi" continuò lui a denti stretti "e se davvero ne vale la pena, ti lascio andare." ma mentre diceva quelle parole, la presa su di lei continuava ad aumentare.

Con le labbra che iniziavano a tremarle, Miyuki abbassò lo sguardo "Un messaggio – fece lui – un messaggio in segreteria. E' questo il modo in cui avevi intenzione di dirmi di star andando verso una fottutissima missione suicida da sola?!" Miyuki lo guardò e come poche volte aveva visto, gli occhi di Bakugou iniziarono a diventare sempre più lucidi.

"Chi è questo tipo?! Perché devi salvarlo? Cosa vuol dire che hai visto qualcosa?!" continuò mentre il suo tono diventava sempre meno arrabbiato e iniziava a diventare più acuto a causa del pianto che stava cercando di trattenere.
"E' questo il motivo per cui in questi giorni sei stata così schiva?! - lei distolse di nuovo lo sguardo – Non è facendoti ammazzare che risolverai le cose lo vuoi capire?!"
"Smettila di continuare ad andare da sola! Smettila di continuare a mettere la tua vita in pericolo per gli altri! Va bene voler essere un Hero ma non così!" imprecò.
Miyuki sentì le lacrime riempire anche i suoi occhi "Cosa devo fare per farti capire che non sei da sola?! - lei lo guardò di nuovo negli occhi, adesso la sua espressione era molto seria nonostante i suoi occhi fossero parecchio lucidi – Non sei più prigioniera di tuo padre, smettila di pensare di dover risolvere tutto da sola! Lascia che io ti aiuti."

Nonostante avrebbe davvero tanto voluto il suo aiuto, Miyuki non poteva permetterglielo.
Non voleva trascinarlo a fondo con lei e non voleva che, la paura che lui finisse per farsi male, diventasse realtà.

"Io non voglio che tu ti faccia del male." asserì guardando altrove mentre le lacrime tornavano a rigarle le guance; Bakugou strinse nuovamente la presa sul suo polso "Io non ti lascio andare da sola."
"Devi smetterla di agire così per paura che gli altri si possano fare del male – continuò – succederà comunque prima o poi, diventeremo degli Hero un giorno e non potrai fare così ogni volta che avrai paura che qualcuno di noi possa morire." Miyuki abbassò lo sguardo.
"Torna con me, andiamo a casa." il suo tono adesso era molto più calmo di prima "Ti prego non costringermi a lasciarti. - lei si sentì mancare l'ossigeno nei polmoni – Non posso continuare a vivere con la paura che tu sparisca nel cuore della notte e che rischi la vita solo perché pensi che questa sia l'unica soluzione. Ti prego, torna a casa con me, nella mia stanza."

Miyuki lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e notò che l'espressione di lui era decisamente devastata.

"Lo salveremo insieme – continuò lui guardandola dritto negli occhi – ma ti prego, adesso torna a casa con me."

Tornati a casa insieme, con Bakugou che aveva continuato a tenerle saldo il polso mentre, con le ultime forze spingeva il suo quirk per poter tornare a casa, aiutato anche da Miyuki che aveva molte più energie di lui, Katsuki attese fuori dalla porta del suo bagno che lei si togliesse il costume e quando la vide uscire da lì, in pigiama, le afferrò saldamente la mano intrecciando le sue dita con le sue e la portò con sé nella sua stanza.

Ancora in silenzio da quando lei aveva accettato di tornare con lui al dormitorio, i due entrarono nella stanza di Bakugou e dopo aver chiuso la porta, lui la trascinò con sé a letto e una volta sotto le coperte, la spinse completamente contro il muro e la abbracciò facendo in modo che lei non potesse muoversi per nessuna ragione.

Bloccata con l'orecchio contro il suo petto, Miyuki sentì i battiti del cuore di Bakugou andare all'impazzata mentre lui continuava a stringerla a sé facendo dei lunghissimi respiri.
Sentendosi terribilmente in colpa per ciò che aveva fatto e per la paura che doveva avergli fatto provare quella notte, Miyuki che ancora stentava a credere che esistesse qualcuno disposto a preoccuparsi così tanto per lei da rincorrerla nel cuore della notte nonostante il gelo, si rimise a piangere.

"Mi dispiace" asserì premendo con la fronte sul suo petto come se volesse nascondersi all'interno della sua gabbia toracica "Mi dispiace" ripeté ancora mentre stringeva con forza la maglietta del suo pigiama.
"Perdonami" continuò continuando a piangere e Bakugou, che in silenzio si stava lasciando andare per la paura di perderla che aveva provato quella notte, senza farsi accorgere del fatto che stesse piangendo anche lui, strinse ancora la presa su di lei e affondò ancora di più il naso nei suoi capelli.

"Non farlo mai più – lei lo strinse ancora – mi stavi uccidendo."

 

 

 

Angolo autrice:

Ed eccomi qui con i capitoli che piacciono a me, quelli che vi distruggono le convinzioni  e vi lasciano SENZA PAROLE AHAHAHAHAHAHHAHA mamma mia che bello, quanto mi piace scrivere questi capitoli con i DRAMMI.
Detto questo, dato che volevo farlo da un po' e che in questo capitolo ve l'ho presentato meglio, ho deciso di far vedere a chi non mi seguisse sulla pagina ig delle mie fan arts: 

@jinchurems, di farvi vedere com'è sia Hatsumici che Miyuki nel suo nuovo costume da Hero.
Se vi va fatemi sapere cosa ve ne pare!
Baci, Ems xx



 

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Capitolo 39
*** Capitolo trentanove - Tutta la verità. ***


TUTTA LA VERITA'



Dopo le vicende di quel Venerdì sera, una volta tornati nella tranquillità del dormitorio della Yuei, Bakugou e Miyuki non presero più il discorso.

Nei due giorni successivi infatti, si erano comportati come nulla fosse anche se, dentro di lui, Bakugou continuava a ripetere e ripetere, come un nastro che viene avvolto più volte, ciò che lei gli aveva detto.

Continuava a pensare al messaggio che gli aveva lasciato in segreteria e alla paura che aveva sentito quando si era accorto che lei non era nella sua stanza e nonostante volesse confrontarsi con lei, allo stesso tempo temeva che se avesse riportato a galla la cosa, a lei sarebbe tornata la voglia di sparire nel cuore della notte per andare a salvare chissà chi.

Per tutto il sabato e la domenica quindi, nonostante morisse dalla voglia di chiarire quella faccenda e di capire chi fosse la persona per la quale lei avrebbe rischiato la vita senza battere ciglio, Bakugou non disse nulla.
Aveva avuto l’intenzione di iniziare a parlarne quel sabato mattina ma quando era uscito dalla sua stanza poiché non l’aveva trovata nel suo letto, l’aveva vista ridere in corridoio con Kirishima e non se l’era sentita.

Non voleva rabbuiarla, non voleva riportare a galla ciò che era successo perché sapeva che non doveva essere stata una decisione presa a cuor leggero ma allo stesso tempo, non ce la faceva più a vivere in quell’aria di mistero.

Man mano che avanzavano i giorni, più continuavano i suoi allenamenti con Shoto e più succedevano cose, come l’incontro con Hatsumici che era stato decisamente molto più tranquillo di quanto lui si aspettasse, più i suoi dubbi iniziavano a crescere.
Cosa voleva dire che lei aveva visto qualcosa? Anche a lui capitava di sognare determinate cose ma niente lo spingeva a credere che fossero reali, anche se l’ultimo incubo era come se l’avesse vissuto per davvero.
E invece lei era corsa chissà dove a causa di qualcosa che aveva visto, ma che cosa aveva visto?
Ripensando a questo, disteso a pancia in su sul suo letto con le braccia incrociate dietro la testa, Bakugou ripensò anche alla volta in cui lei aveva improvvisamente perso i sensi dopo che lui le era finito addosso o alla volta in cui, dopo averla appena baciata, lei lo aveva guardato con il terrore negli occhi ed era corsa via.
Qual era il motivo di quei suoi strani atteggiamenti? Non che lui pensasse che lei gli stesse nascondendo qualcosa però, adesso che si fermava a rifletterci su, doveva per forza esserci qualcosa che lei non gli stava dicendo.

Il rumore del corpo di Shoto che cadeva al tappeto per l’ennesima volta fece poggiare, con forza, il bicchiere con il frullato sulla scrivania.
“E siamo a sei!” urlò Kuro nel microfono guardando Hawks che stava seduto alla sua destra con le braccia incrociate; l’altro sbuffò “E non lo ha ancora toccato” continuò riprendendo il bicchiere e sorseggiando compiaciuto.

“Quella ragazza è un mostro” commentò Hawks mentre con gli occhi stava fisso su Miyuki che, appoggiata alle corde del ring, stava con una mano sul petto cercando di riprendere fiato.

Avendo ricostruito e riattrezzato la palestra, Miyuki e Shoto erano stati informati che quel lunedì, dopo le lezioni, avrebbero ripreso ad allenarsi e dopo una settimana di pausa e ciò che era successo quel Venerdì, Miyuki non aveva intenzione di finire subito nell’altra dimensione perché aveva davvero bisogno di sfogarsi per tutto ciò che era successo.

Da quando era tornata a casa con Katsuki, l’idea di scappare di nuovo per andare a salvare Takao non era svanita.
Continuava a vederlo lì, incatenato e senza forze per chissà quale ragione ma non poteva scappare di nuovo, non voleva far ancora del male a Bakugou soprattutto dopo come lo aveva sentito piangere la notte mentre la stringeva a sé.
Non riusciva a capacitarsi di come potesse aver fatto una cosa del genere alla persona che amava di più al mondo.
Se n’era andata nel silenzio, dopo averlo salutato quella sera come se nulla fosse dandogli un bacio e augurandogli la buona notte e gli aveva davvero detto addio tramite un messaggio in segreteria.
Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come aveva potuto farlo a lui? Meritava davvero di finire in quella dimensione e soffrire come un cane per quanto doveva avergli fatto male ma allo stesso tempo, non riusciva a smettere di pensare che, in quel momento, chissà dove, Takao stava patendo le pene dell’inferno.

In più, in cuor suo sapeva di aver detto troppo in quel messaggio e sapeva, poiché lo aveva visto nei suoi occhi, che Bakugou non stava pensando ad altro.
Nonostante per tutto il resto del fine settimana non ne avessero parlato, Miyuki sapeva che lui non volesse fa altro.
Aveva sentito il suo sguardo sulla sua schiena per tutto il tempo, aveva visto la sua espressione un po’ spenta e la sua titubanza, come se avesse paura di prendere il discorso perché l’idea che lei potesse reagire male e fuggire ancora lo terrorizzava.
Non poteva andare avanti così, Bakugou le aveva detto che lo avrebbero salvato insieme e sapeva quanto fosse difficile per lui fare gioco di squadra.
Ed era proprio perché lo sapeva che da quel momento in poi, lui non le avrebbe più permesso di affrontare qualsiasi cosa da sola e ciò voleva dire che, purtroppo per lei, il momento dei segreti era finito.

“Sette!” urlò Kuro e per la foga con cui si alzò fece cadere il frullato sulla scrivania; Hawks schizzò in piedi “Che cazzo fai?!” urlò poi mettendosi a ridere mentre Endeavor scuoteva la testa e si avvicinava al microfono.
“Ragazzi – i due si fermarono di scatto – vogliamo tirarla per le lunghe?”
I due si guardarono e notando le condizioni in cui vertevano, si misero a ridere “Forse dovremmo accelerare un po’” commentò Shoto poggiandosi con le mani sulle ginocchia e abbassandosi per riprendere fiato; Miyuki si batté due volte la mano sul petto “Sei stanco?”
Lui alzò la testa e dai capelli rossi appiccicati sulla fronte, lei vide una serie di gocce di sudore “Per niente” rispose lui facendo poi dei lunghi respiri.

Miyuki rise di nuovo “Ho capito” e preparandosi mentalmente, fece un paio di passi verso di lui e gli poggiò una mano sulla spalla.

Il sole caldo sulla pelle stava iniziando ad arrossarla poiché troppo chiara per poter stare alla luce del sole a lungo senza protezione mentre, una bellissima brezza estiva, accompagnata dal rumore delle onde del mare a pochi metri da parco giochi, rendeva quella giornata decisamente piacevole.

Aperti gli occhi, Miyuki vide davanti a sé una serie di mattoncini colorati impilati a formare una torre.
Non ricordava di chi fossero o il motivo per cui si trovasse lì ma sentiva dentro di sé, provenire dalla sé stessa di chissà quanto tempo prima, una piacevolissima sensazione di calore nel petto che di sicuro non era data dal sole che quel pomeriggio stava illuminando la città di Tokyo.

Con la mente concentrata nell’impilarli in modi particolarmente inusuali Miyuki continuò a prendere i mattoncini da un mucchietto che aveva di fronte a sé finché, ad un certo punto, non vide muoversi verso di lei la mano di qualcun altro.
Spostando lo sguardo su di esso, Miyuki si rese finalmente conto di non essere da sola lì seduta sul prato artificiale e quando guardò il bambino negli occhi, si sentì un po’ strana.

“Quello serve a me!” esclamò aprendo la mano verso il mattoncino blu che lei stava tenendo nella sua; Miyuki abbassò lo sguardo e poi guardò la torre che stava costruendo.
Qualche istante dopo, sentì la sua bocca muoversi e vide il bambino ridere “Aspetta ne ho uno più bello!” e chinandosi sul mucchietto iniziò a spargerli fino a tirarne fuori uno, molto più blu e nuovo rispetto agli altri “Ecco – glielo porse – usa questo!”

Allungando la mano per prendere l’oggetto e poterlo scambiare con quello che aveva preso prima, Miyuki finì per sfiorare quella del bambino e improvvisamente, si sentì un po’ in imbarazzo.
Non aveva idea di chi fosse quel bambino, non sapeva nemmeno perché si fosse svegliata in quel ricordo.

Mentre con la sua mano rimaneva ferma su quella del bambino però, a causa del calore che aveva iniziato a sentire sulle guance, ad un certo punto iniziò a sentire qualcosa di caldo che le stava scivolando sul palmo della mano e quando riportò gli occhi su di quella, si accorse che il mattoncino che lui le aveva chiesto, si stava sciogliendo a causa del suo quirk.
Con un po’ di paura e di tristezza, Miyuki riguardò il bambino che, con gli occhi sgranati stava guardando quello che probabilmente era il suo mattoncino preferito, diventare una poltiglia di plastica mentre, la sua espressione, da allegra diventava via via più triste.

Mortificata per ciò che la sé stessa di tanti anni prima stava facendo, Miyuki sentì la sua bocca muoversi ma come se avesse solo peggiorato le cose, il bambino la guardò e senza dire nient’altro si alzò e corse via.

Qualche istante dopo, senza che nessuno la toccasse o le dicesse di svegliarsi, come se il suo cervello fosse stato resettato e portato al momento in cui aveva toccato Shoto, Miyuki chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò in un altro posto.
Era come se in una videocassetta già piena, qualcuno vi avesse registrato qualcos’altro facendo sì che i due video si accavallassero e rendendo lo scambio di immagini meno fluido e più frammentato.

Confusa da ciò che stava succedendo, Miyuki continuò a guardarsi la mano sinistra e quando finalmente quell’interferenza di immagini e suoni finì, non appena riuscì di nuovo a mettere a fuoco la sua mano, vide che al posto del mattoncino sciolto di prima, adesso c’erano una serie di fragole.

“Miyuki non mangiarle tutte!” la voce allegra di sua madre la fece ritornare a quell’apparente realtà “Dobbiamo metterle sulla torta” Izumi iniziò a prenderle una ad una e a posizionarle sul dolce che stava posato sul tavolo.
Curiosa nel vedere una torta di quel tipo a casa sua, dato che da quando era morta sua madre gli unici dolci che aveva visto erano le tortine che Hatsumici le preparava ogni tanto, Miyuki si sporse per poter vedere meglio.

Buon compleanno Miyuki” diceva la scritta sopra la panna e in un sacchettino accanto al vassoio, c’era una grossa candela rossa a forma di numero otto.

“Adesso è pronta” asserì la donna dopo aver finito di posizionare anche l’ultima fragola e, una volta fatto le sorrise prima di portarla via.

Guardando sua madre allontanarsi verso la cucina con la sua torta di compleanno in mano, nonostante la sé stessa di quasi otto anni stesse fremendo dentro dalla gioia, lei non riusciva ad essere dello stesso umore.

Se quello era davvero il ricordo del suo ottavo compleanno, ciò voleva dire che i ricordi positivi con sua madre erano proprio finiti.
Da lì a poche settimane, verso la fine di Marzo, la donna che lei aveva rivisto dopo anni e che le era mancata come l’aria, sarebbe morta.
L’avrebbe vista proprio lì, accasciata a terra contro la parete alla sua sinistra mentre suo padre le toglieva la vita facendo sparire anche parti del suo di cuore.

Se davvero quello era il ricordo del suo ottavo compleanno, ciò voleva dire che da lì a poco avrebbero avuto bisogno di Bakugou perché i ricordi con Shoto non sarebbero stati all’altezza.
Ciò voleva dire che da lì a poco la sua vita sarebbe tornata a distruggersi di nuovo, che lei avrebbe di nuovo sentito il mostro alle sue spalle e che lui, molto probabilmente, si sarebbe allontanato da lei.

Ritornata a casa quel pomeriggio, Miyuki si chiuse in camera a chiave e rimase seduta sulla scrivania con la fronte poggiata sul suo ginocchio sinistro.

Era davvero arrivato quel momento e lei non era pronta.
Come avrebbe fatto ad affrontare quel discorso con Katsuki? Come avrebbe fatto a sopportare l’idea che lui non volesse farne parte e che si allontanasse? Come avrebbe fatto a reggere il peso di una cosa del genere se già solo l’idea la stava uccidendo?

Perché doveva andare così? Perché doveva per forza mettere in mezzo anche lui in quel suo delirio? Voleva lasciarlo fuori, voleva che lui diventasse il numero uno come aveva sempre voluto, senza mettergli i bastoni tra le ruote e senza farlo stare tanto male quanto lo aveva fatto star male lei in quelle poche settimane in cui si erano avvicinati.
Non voleva essere un peso per lui, non voleva che lui iniziasse ad odiare il suo quirk perché la faceva star male e non voleva che lui si allontanasse da lei per proteggerla.

Lei voleva stare con lui, voleva poterlo baciare senza la paura di finire chissà dove, senza il terrore di sentire di nuovo le stesse cose che aveva sentito in precedenza.
Perché la vita aveva deciso di punirla in quel modo? Cosa aveva fatto per meritarsi una sofferenza del genere? Si odiava a morte per ciò che aveva fatto nei suoi pochissimi anni di vita e nonostante cercasse di migliorare e di far sì che nessun altro potesse soffrire a causa sua, finiva sempre per fare il contrario e coloro a cui lei voleva bene ne pagavano sempre le conseguenze.

Con la fronte ancora poggiata contro il suo ginocchio, Miyuki sentì la vibrazione del suo telefono che, sopra la pila di libri alla sua destra, lo stava facendo già da un paio di volte.

Sapeva chi era che le stava scrivendo ma non voleva rispondere.
Sapeva che a scriverle era sicuramente Bakugou che si domandava come mai da quando fosse tornata quel pomeriggio lo avesse ignorato ma non aveva la forza di spiegare.
Da quando aveva iniziato a sviluppare i suoi quirk non aveva mai avuto difficoltà in niente, ogni cosa in cui si metteva d’impegno riusciva a portarla a termine nonostante si facesse così male da pensare di star morendo ma dire la verità a Bakugou era forse la prova più difficile che avrebbe dovuto affrontare.

Tuttavia però, ignorarlo e non rispondere non era la scelta migliore. Sapeva che se avesse continuato a farlo da lì a poco lui sarebbe arrivato dietro la porta della sua stanza e l’avrebbe fatta saltare in aria perciò, nonostante la sua mano sembrasse pesare dieci chili, l’allungò e poggiando il mento sul ginocchio sbloccò lo schermo.

Oi.
Va tutto bene?
Ti prego non andartene di nuovo.” il cuore le si fermò nel petto.
Per favore parliamone.
So che sei sveglia, vedo la luce della tua scrivania” e corrugando la fronte, Miyuki spostò lo sguardo verso la porta e abbassandolo, notò che la luce che proveniva dal corridoio veniva interrotta in due punti, quelli occupati dal corpo di Bakugou che per chissà quanto era rimasto appoggiato contro la superficie di legno.

Permettimi di starti vicino.” con il cuore che si faceva sempre più piccolo, Miyuki distolse lo sguardo dalla porta e spense la luce.
Sapeva che se avesse aperto la porta l’avrebbe aperta anche alla verità e non era pronta per affrontare una conversazione del genere, non dopo l’ultimo ricordo che aveva visto quel giorno e non fu pronta a farlo nemmeno l’indomani.

A scuola, entrata di nuovo prima di tutti, Miyuki rimase in silenzio al suo banco.
Se non avrebbe parlato con Bakugou, non lo avrebbe fatto nemmeno con gli altri e perciò, quel giorno, non fu solo lui ad accorgersi del suo comportamento schivo.
Finite le lezioni infatti, contrariamente a come faceva solitamente fermandosi tra un’ora e l’altra a chiacchierare con Shoto, Midoriya, Kirishima e talvolta anche Bakugou oltre al resto della classe, Miyuki passò ogni intervallo china sui suoi quaderni a studiare, con lo sguardo di chi in realtà è completamente assente.

Preoccupato per quel cambiamento repentino e curioso poiché nelle ultime settimane l’atteggiamento di Miyuki era sembrato migliorare, non appena terminò l’ultima ora di lezione, Aizawa aspettò che il resto della classe fosse fuori e si avvicinò al suo banco mentre lei e Shoto si preparavano per correre agli allenamenti.

“Posso sapere dove scappate ogni giorno voi due?” domandò mentre, con lo zaino in spalla e un piede fuori dall’aula, Bakugou si fermava improvvisamente per ascoltare.
Un po’ sorpreso da quella domanda, Shoto guardò il professore e poi Miyuki “Ho notato, durante gli allenamenti, che voi due siete particolarmente pieni di lividi – Miyuki abbassò lo sguardo e continuò a mettere a posto i libri – cosa state combinando? State ancora lavorando sulla combo?” corrugò la fronte.

“No – fece lei stanca delle sue stesse bugie – Endeavor mi ha chiesto di allenarmi con lui” lo sguardo di Aizawa schizzò immediatamente su Shoto “e di aiutare a mia volta Shoto a migliorare il-” sospirò e si portò una mano alle tempie.
“Il?” domandò Aizawa tornando a guardarla; Miyuki sospirò nuovamente e si buttò a peso morto sulla sedia mentre, fuori dalla porta dell’aula, Kirishima trascinava via Bakugou di peso poiché non si era accorto di cosa stesse succedendo lì dentro e, non volendosi far beccare, l’altro era stato costretto a seguirlo nonostante avrebbe voluto prenderlo a calci in faccia.

“Non ce la faccio più.” asserì lei guardandolo per la prima volta con la vera espressione del suo volto.
Per settimane aveva finto davanti al professor Aizawa poiché non voleva che anche lui si preoccupasse per lei più di quanto non avesse già fatto. Non voleva che oltre alla scuola, al lavoro da Pro Hero e a tutto il resto lui dovesse anche preoccuparsi per lei ma non ce la faceva più a mentire e così, nonostante fosse terribilmente difficile, Miyuki iniziò a parlare e raccontò ad Aizawa tutto ciò che le era successo da Natale al giorno prima.

Seduto sul banco di Kirishima, con le mani in tasca e un’espressione contrita che lasciava trasparire preoccupazione e rabbia per ciò a cui le aveva deciso di prender parte sotto l’ala di Endeavor i quali modi potevano essere parecchio simili a quelli di suo padre, Aizawa ascoltava in silenzio e lasciava che Miyuki buttasse fuori tutto ciò che aveva accumulato in quelle settimane.
Ascoltò con attenzione ogni minimo dettaglio, ogni ricordo che lei aveva vissuto e ogni sensazione che aveva provato.
Stette a sentirla parlare delle sue paure, dell’ansia di andare avanti e vedere cose sempre peggiori, del fatto che adesso i ricordi felici fossero finiti e di quanto avesse terribilmente paura di dover chiedere aiuto a Bakugou soprattutto dopo averlo messo al corrente di ciò che stava accadendo tra di loro omettendo però ciò che era successo qualche sera prima.

Finito di parlare, almeno un’ora dopo, Miyuki rimase in silenzio come Shoto mentre il professore continuava a guardarli con sguardo molto serio.
Come aveva potuto non rendersi conto di tutto ciò che stava succedendo? Eppure lui con gli occhi ci sapeva ben fare.
“Dovete allenarvi anche oggi?” asserì poi; i due si guardarono e dopo qualche secondo annuirono “Andiamo allora.”

“Cos’è vi si sono rotte le sveglie?!” esclamò Kuro che stava seduto sul ring e fissava la porta in attesa del loro arrivo.
“Scusaci – asserì Miyuki seria – abbiamo avuto un contrattempo” e senza lasciargli il tempo di rispondere, dietro di lei lasciò entrare Aizawa che, quando vide il posto in cui quei due avevano passato le settimane precedenti, cercò immediatamente lo sguardo di Endeavor.

Ereaser Head” asserì lui sorpreso una volta che lo vide; Aizawa lo guardò fisso negli occhi “non è come pensi.” continuò poi mentre Hawks assisteva alla conversazione decisamente interessato.

“Quale parte di questo ti è sembrata una buona idea?” domandò Aizawa continuando a tenere gli occhi fissi su di lui; Endeavor incrociò le braccia al petto “Era l’unico modo per aiutarla.”
Aizawa guardò Miyuki che con le occhiaie nere tanto quanto i suoi capelli si stava facendo attaccare nuovamente gli elettrodi.
“Tu credi? - corrugò la fronte – E da quando sai come aiutare i ragazzini?” l’altro non rispose.
Ancora in piedi accanto ad Endeavor, Hawks sgranò gli occhi “Okay okay – fece poi alzando le mani – io direi di allentare un po’ questa tensione eh?” rise.
Aizawa lo guardò con volto inespressivo “Se vogliamo scoprire informazioni su Obscurium e i suoi uomini questo è l’unico modo. Non sappiamo se lui sia a conoscenza di queste visioni e dobbiamo sfruttarle il più possibile.” fece Endeavor poco dopo.
Aizawa guardò di nuovo i suoi due studenti che stavano seduti in silenzio sul ring “Finirai per ucciderla. Mi ha raccontato di quanto siano forti le emozioni che sente quando finisce lì dentro, non può continuare a farlo. Dobbiamo trovare un altro modo.” quel plurale lasciò Endeavor sorpreso.

“Non c’è.” asserì Miyuki facendoli girare tutti e tre “So bene cosa le ho detto professore – si mise in piedi – e capisco la sua preoccupazione, a dir la verità se non le ho detto nulla era proprio perché volevo risparmiargliela – abbassò lo sguardo – ma le ripeto, io non conosco i quirk degli uomini di mio padre, non so nulla delle sue strategie e questo è l’unico modo per far sì che noi possiamo essere almeno di qualche passo avanti rispetto a lui perché – ripensò al fatto che Hatsumici si fosse infiltrato nella scuola – purtroppo lui è sempre più vicino.”

Da quel momento passarono almeno altri quindici minuti in cui Aizawa continuava a sostenere che ci sarebbe dovuto essere un altro modo ma poi, quando Kuro gli fece vedere tutti i dati e le informazioni che erano stati raccolti in quelle poche settimane di allenamenti, arrivò anche lui alla triste conclusione che quella era l’unica strada da prendere.
Nonostante ciò però, mentre guardava Miyuki e Shoto colpirsi a distanza per potersi riscaldare, continuava a pensare a come, per la seconda volta, lui non si fosse reso conto che uno dei suoi studenti non stava bene.
Come per Bakugou dopo essere stato rapito dalla lega dei Villain, anche con Miyuki non si era reso conto di ciò che stesse succedendo, soprattutto perché, almeno mentre era a scuola, lui l’aveva vista solo migliorare.
Aveva appena chiesto ad Endeavor da quando lui se ne intendesse di ragazzini ma in quel momento, seduto dietro quella vetrata, mentre sotto di lui Miyuki e Shoto combattevano, si rese conto che purtroppo nemmeno lui ne capisse nulla.

“Vedrà – Aizawa guardò con la coda dell’occhio il ragazzo che sorseggiava il suo frullato – è uno spettacolo imperdibile. Io ed Hawks ormai scommettiamo su quante volte si mettano al tappeto a vicenda e – guardò l’altro pro Hero – fino ad ora ho sempre vinto io.”

“Come pensi stia andando lì su?” chiese Shoto mentre schivava l’ennesimo attacco di Miyuki; lei frenò facendo uscire del ghiaccio da sotto la suola della sua scarpa destra “Non ne ho la minima idea” diede una veloce occhiata ai quattro uomini che li stavano guardando “non mi sembrava parecchio entusiasta della cosa” continuò poi colpendolo con un getto d’aria che lo spinse verso uno degli angoli del ring.
“Secondo me, adesso che ne è al corrente, vorrà dare una mano” rispose lui attaccandola con il fuoco; Miyuki si spostò e contrattaccò con il ghiaccio “Io spero solo che dopo di lui, nessun altro venga trascinato in questa storia.”
Shoto si fermò a riprendere fiato “Sai che purtroppo qualcun altro dovrà farne parte” lei lo guardò e una morsa le stritolò il cuore.
“Se oggi non vedrai ricordi negativi o positivi con tua madre, sarà inevitabile.” continuò lui e sospirando Miyuki gli si avvicinò “Mi domandò cosa vedrò allora.” e guardandolo dritto negli occhi, come aveva fatto il giorno prima, gli posò una mano sulla spalla.

Un’enorme sensazione d’ansia fece aprire immediatamente gli occhi a Miyuki che, per paura di sapere cosa avrebbe visto, aveva continuato a sforzarsi di tenerli chiusi.
Una volta fatto dopo aver messo a fuoco, Miyuki si rese conto di trovarsi all’interno della Yuei.
Guardandosi intorno, iniziò a sentire le mani tremare e il petto appesantirsi a dismisura soprattutto quando, davanti a lei si presentò la gigantesca porta della 1-A.
Con il cuore che le stava salendo in gola e il respiro che si faceva sempre più irregolare, Miyuki si sentiva paralizzata dalla paura e quando la porta si aprì, e l’imponente figura di All Might alla sua destra le diede una pacca sulla spalla per spingerla dentro, sentì che la sua anima stava abbandonando il suo corpo.

Una volta di nuovo dentro alla sua classe, primo giorno in cui ci aveva messo piede, Miyuki iniziò a domandarsi come mai fosse lì e ripensando a quel breve istante in cui aveva guardato la cicatrice di Shoto, si chiese come mai quello fosse un ricordo tanto importante da dover venire fuori.
Poi però, mentre stava immobile di fronte a quelli che ormai erano la sua famiglia, la Miyuki di qualche mese dopo si accorse che, alla sua destra, come due fari accesi, c’erano gli occhi di Bakugou che la stavano perforando.
Era lì, seduto al suo solito posto, con il suo solito sguardo serio e continuava a guardarla dritto in faccia nonostante, da quella posizione, lui potesse solo vederne il profilo.

Non si era per niente resa conto che lui la stesse fissando in quel modo, come aveva fatto a non sentire la pesantezza del suo sguardo su di lei ma nonostante le domande continuassero a crescere, proprio com’era successo il giorno prima, quell’immagine di loro in classe iniziò a frammentarsi e lei si ritrovò in piedi, accanto a Midoriya, mentre Bakugou si avvicinava sbraitandole di essere una mummia.
Riguardandolo, da dentro sé stessa, Miyuki iniziò a ridere.

Lo guardava mentre si avvicinava minaccioso, con quei suoi occhi rossi come il fuoco che gli scorreva dentro, mentre ad alta voce se la prendeva con lei e, nonostante quella volta, lei fosse rimasta particolarmente sconvolta da quell’approccio poiché lui era il primo a non aver paura di confrontarsi così con lei, adesso, più lo guardava e più lo trovava bellissimo.
Adorava i suoi capelli biondi, i suoi occhi sempre così accesi e la sua aria da spavaldo che però spariva ogni volta che la guardava e ciò, per quanto fosse estremamente bello, rendeva il dovergli dire la verità, ancora più difficile.

Ancora, come prima, l’immagine si fece frammentata nel momento in cui Kirishima aveva bloccato Bakugou e poco dopo, Miyuki sentì i polmoni riempirsi del profumo dell’ammorbidente di cui erano impregnati i vestiti di Bakugou e, aprendo gli occhi, si ritrovò stretta tra le sue braccia, in piedi, sotto al vischio.
Sentì come se fosse stato elevato al quadrato, aumentare i battiti del suo cuore e il calore che le inondava il volto.
Sentì la piacevolissima sensazione allo stomaco e i brividi provocati dal contatto che la sua mano stava stringendo sulla sua schiena.
Era l’abbraccio più bello che qualcuno le avesse mai dato ed era così solo perché era Bakugou quello che la stava stringendo.
Qualche istante dopo, per l’ennesima volta, le immagini si spezzarono e come se si fosse spostata solo di qualche metro, Miyuki si ritrovò di nuovo in soggiorno, questa volta però, dietro l’isola della cucina con una serie di palline di natale in mano.

Di fronte a lei, Bakugou era pronto con le mani scoppiettanti e con il suo solito ghigno e nel rivedere anche quel ricordo, il cuore sembrò esploderle nel petto perché, a quanto pareva, adesso i suoi ricordi felici erano tutti con lui.

Ripresa conoscenza distesa sul ring come al solito, Miyuki sentì le sue guance molto calde e senza riuscire a trattenersi, sul suo volto continuava a comparire un sorriso enorme.
Era terrorizzata all’idea di vedere qualcosa di terribile e il fatto di aver rivisto lui, solo lui, alcuni dei loro momenti più belli, le aveva fatto voglia di non uscire mai più da lì dentro poiché tornare alla realtà avrebbe voluto dire porre un fine a tutto ciò.
Quando quel pensiero sfiorò la sua mente, il sorriso che aveva tenuto fino a quel momento svanì e lasciò nuovamente il posto alla sua solita espressione seria e pensierosa.

“No dai! - la voce di Kuro risuonò per tutta la palestra – Cosa stavi vedendo?!” Miyuki batté le palpebre e cercò di rimettersi a sedere mentre Shoto le dava una mano.
“Il tuo elettrocardiogramma stava impazzendo e poi di nuovo è tornato improvvisamente normale!” continuò alzandosi dalla sedia “Che hai visto!?” Miyuki abbassò lo sguardo, non poteva non dirglielo anche se farlo avrebbe decisamente cambiato le cose.

“Quindi quanti ricordi hai visto con Bakugou?” chiese Kuro una volta che tutti li ebbero raggiunti al piano di sotto; Miyuki sospirò “Oggi quattro in totale ma, erano un po’ confusi tra di loro. Era come se qualcuno stesse mandando avanti veloce.” si sedette sul bordo del ring mentre il ragazzo continuava a prendere appunti.
“Non è la prima volta che vedi Bakugou mentre ti alleni con Shoto giusto?” Miyuki annuì “E quindi?” chiese Hawks.
Kuro strinse le spalle e incastrò i fogli sotto la sua ascella sinistra “E quindi possiamo provare a continuare a farla allenare con Shoto per vedere come procede ma se continua a vedere solo ricordi con Bakugou non andiamo molto lontano.” la guardò.
Miyuki guardò l’amico “Che vuoi fare?” le chiese Endeavor; lei si girò verso di lui “Bella domanda...”

“Miyuki – la ragazza spostò lo sguardo su Aizawa – capisco quale sia la tua paura. E’ normale che lui possa risentire del fatto che sia il suo quirk a farti vedere queste cose e il fatto che siano terribilmente dolorose di certo non è d’aiuto ma, da quanto mi hai detto – guardò Shoto – anzi, mi avete detto, sembra che Bakugou sia decisamente intenzionato a volerti dare una mano e, visto come stanno le cose, non possiamo farne a meno.”

Con le parole del professor Aizawa che risuonavano nella sua testa, Miyuki finì di farsi la doccia e dopo essersi guardata a lungo nello specchio sperando che il suo riflesso potesse darle il coraggio che le serviva, indossò i primi vestiti che trovò e senza indugiare oltre uscì dalla sua stanza diretta verso quella di Bakugou.

Non si guardavano negli occhi da un paio di giorni e non si parlavano da un paio di giorni e man mano che avanzava verso la sua stanza, l’idea di aver messo l’ennesimo muro tra lei e lui iniziava a farle venire paura.
Aveva paura che lui non volesse parlarle adesso, che fosse stanco di vederla allontanarsi e poi tornare e che si fosse stancato di tutte le volte in cui lei faceva la schiva o non diceva qualcosa.
Quando però arrivò davanti la porta della sua stanza e bussò, come se fosse stato in piedi tutto il tempo lì dietro in attesa di quel momento, Bakugou aprì immediatamente la porta e quando la vide, senza dire niente, la prese per la mano e la trascinò dentro per abbracciarla e poterle stare vicino per come avrebbe voluto in quei tre giorni.

Rimasti abbracciati l’uno all’altro, Miyuki cercò di fare più respiri possibili per far sì che i suoi polmoni potessero riempirsi a sufficienza del suo profumo in modo tale che, se lui avesse deciso di allontanarsi da lei, avrebbe continuato a poterlo sentire anche da lontano.
Una volta trovato abbastanza coraggio per allontanarsi da lui, Miyuki strinse i fianchi della sua felpa per paura che lui potesse scappare e guardandolo negli occhi asserì:
Ho bisogno di dirti delle cose.

Come se lui si stesse preparando per giorni per poter affrontare un discorso del genere, Bakugou continuò a guardarla negli occhi cercando di non far trasparire quel briciolo di paura che si era instillato nella sua testa.

Miyuki fece un respiro profondo “Non ti ho detto tutta la verità.

“Il motivo per cui mi sto allenando con Endeavor non è per aiutare Shoto.” ormai non poteva tornare indietro; Bakugou cercò di stare attento ad ogni parola “Il motivo per cui sto andando è perché lui sta aiutando me.
“Dio, non so da dove iniziare – strinse la felpa e abbassò la testa – ci sono così tante cose e non riesco a metterle in fila.”
Bakugou le accarezzò la testa “Quando mio padre mi ha lanciato giù dal grattacielo – lui rivide quell’immagine – poco prima di sentire l’impatto che io pensavo fosse con l’asfalto, ho iniziato a pensare a voi e a mia madre.” sospirò “E quando mi hai afferrata, quando ho pensato di essere morta, mi sono svegliata in uno strano posto.” Bakugou corrugò la fronte.
“Pensavo di essere morta e di essere finita chissà dove a ripercorrere la storia della mia vita prima che questa finisse ma, più avanzavano i ricordi, più vedevo parti del mio passato, più non capivo.”
“Per tutto il tempo in cui sono stata priva di sensi, ho visto dei ricordi del mio passato. Ho visto mio padre, casa mia, e ho sentito cose riguardanti me di cui non ne avevo idea.”
“Cose di che tipo?”
Miyuki alzò la testa “Pare che il mio quirk di fuoco sia in grado di empatizzare e di lasciare delle tracce. E’ come se io marchiassi involontariamente i posti in cui sono stata quando le mie emozioni erano completamente fuori controllo.” lo guardò “E sembra che, questa mia capacità di assorbire le emozioni funzioni solo con chi ha un quirk di fuoco forte tanto o, almeno quasi quanto il mio.” continuò.
“Quando ero in quella dimensione che poi ho scoperto essere una strana riproduzione di casa mia, completamente al buio in cui come film io potevo rientrare nei miei ricordi, ad un certo punto ho iniziato a sentire una voce che continuava a pregarmi di svegliarmi.
Bakugou strabuzzò gli occhi “Per questo quando mi sono svegliata ti ho chiesto se fossi stato tu a chiamarmi.”
“Ricordo che dicesti qualcosa del genere ad Aizawa quel giorno” asserì lui; Miyuki abbassò di nuovo lo sguardo “Tuttavia però, da quando mi sono svegliata non sono riuscita a vedere più niente poi però…” deglutì mentre gli occhi iniziavano a pizzicarle, non voleva andare avanti, se avesse continuato a parlare non sarebbe davvero potuta tornare indietro.
“Però?”
Miyuki chiuse gli occhi “...il giorno di Natale, quando mi sei finito addosso e ci siamo toccati, ho perso i sensi perché sono finita di nuovo lì dentro.”
Bakugou corrugò la fronte e fece per allontanarsi leggermente ma Miyuki strinse ancora di più la presa su di lui “Come i ricordi visti precedentemente, anche quello è stato terribilmente doloroso. A quanto pare, ogni volta che ci finisco dentro, sento le emozioni mie o di mio padre, perché non so come ma i nostri ricordi continuano a mischiarsi nella mia testa.”
“Quando abbiamo iniziato il tirocinio, per tutta quella settimana io non mi sono allenata – tirò su col naso – perché Endeavor mi ha detto di avermi scelta perché aveva visto le mie potenzialità e voleva conoscermi perché lui conosceva mio padre.”
Il cuore di Bakugou perse un battito “A quanto pareva erano compagni del liceo e lui pensava fosse morto. Non ho la forza per raccontarti il ricordo che ho visto il giorno di Natale e che ho continuato a vivere quando, qualche settimana fa, dopo averti riempito di lividi, tu hai provato a baciarmi.”
“Endeavor mi ha detto che anni fa, mio padre lo aveva chiamato perché voleva che lui mi aiutasse a stabilizzare il mio quirk e il suo intento era quello di farlo combattere contro di me al massimo della sua forza. – sentì una lacrima rigarle il viso – Endeavor però si è rifiutato e ha deciso di chiamarmi perché non avendomi aiutato in passato, aveva intenzione di rimediare adesso.”

“Dopo quella giornata io non sapevo se andare o meno e quella mattina, quando ti ho visto lì in piedi davanti le scale prima che Shoto scendesse, avrei tanto voluto parlartene perché non sapevo cosa fare.” strinse ancora di più la sua felpa.
“Avrei voluto parlare con te di cosa avevo scoperto, ma tu non mi parlavi e – le si spezzò la voce in gola – successivamente ho capito qual’era il motivo.”
“In seguito, quando sono andata di nuovo da lui gli ho parlato di tutto quello che era successo, ed è stato lì che lui mi ha detto che eri stato tu a salvarmi.”

“Quel giorno, con Endeavor ho capito alcune cose. A quanto pare, a causa di questa mio quirk che è in grado di empatizzare, ogni volta che le mie emozioni sono in subbuglio, positivamente o negativamente, e mi trovo vicino qualcuno con un quirk di fuoco potente tanto quanto il mio, finisco per assorbire quella potenza facendo in modo che le mie emozioni si amplifichino a dismisura e finendo, inevitabilmente, a rivivere parti del mio passato.” era fatta.

“Non mi sto spiegando per niente bene… - scuoté la testa – è così dannatamente difficile.”
“Sembra che, quando mi hai toccato e la nostra pelle è entrata in contatto senza nessun filtro in mezzo, i nostri quirk abbiano instaurato un legame. - Bakugou corrugò la fronte – come se si fossero posti sulla stessa frequenza – sgranò gli occhi – e questa cosa faceva in modo che le nostre emozioni si influenzassero a vicenda facendo sì che se tu fossi incazzato, anche io fossi irrequieta. Facendo in modo che se tu fossi felice, io lo fossi ancora di più.”
“Il punto però è che questa cosa, che non riesco ancora a spiegare, fa in modo che quando le mie emozioni sono incasinate e io entro in contatto con la tua pelle, io entri in quella dimensione e riviva solo ricordi negativi – Bakugou la guardò – perché l’intensità del tuo quirk di fuoco è così grande che riporta a galla solo quel tipo di ricordo.” la voce di Miyuki si fece via via più bassa, come se non volesse farglielo sentire.

“Cosa c’entra Shoto starai pensando – Bakugou serrò la mascella – il punto è che anche lui ha un quirk di fuoco abbastanza forte.”
“Hai visto qualcosa anche con lui?”
Miyuki sentì il cuore sprofondarle nel petto “Sì – un’altra lacrima le rigò la guancia – la sera del suo compleanno.”
“Ero sconvolta per come tu mi stessi trattando e quando eravamo in cucina, Shoto mi ha detto che non era stato lui a salvarmi ma tu – Bakugou allentò la morsa – e che aveva paura che per quel motivo io avrei smesso di essere sua amica. - accennò una risata – Lo rassicurai e lo abbracciai e nel momento in cui gli ho sfiorato la mano, sono finita di nuovo in quella dimensione ma...” strizzò gli occhi nel tentativo di non far uscire più lacrime “...il ricordo che ho visto con lui è stato un ricordo bellissimo, nonché il primo ricordo di mia madre.”

Miyuki sentì Bakugou inspirare rumorosamente “L’ultima volta che sono andata da Endeavor, quando Shoto mi ha detto che mi voleva vedere – Bakugou ricordò quella mattina – gli ho raccontato di aver visto qualcosa anche con lui ma che il ricordo che avevo visto era completamente diverso da quelli che avevo visto con te.”
“Il motivo è che anche se Shoto è dotato di un quirk di fuoco, avendolo messo da parte per così tanto tempo, la sua intensità è molto minore rispetto al tuo e per questo motivo lui fa venir fuori solo ricordi positivi.”

“La ragione per cui mi sto allenando così tanto è perché non conoscendo i quirk degli uomini di mio padre o le sue strategie, sia io che Endeavor pensiamo che continuare a rivivere i miei e i suoi ricordi noi possiamo ottenere delle informazioni importanti ed essere in vantaggio quando tornerà.”
“Per questo ho iniziato ad allenarmi con Shoto. Non c’entra niente il suo quirk, non mi sto allenando con Endeavor – sospirò – quello che sto facendo da settimane e allenarmi con lui per poter vedere il più possibile.”
“Il punto però è che – alzò lo sguardo e notò che Bakugou la stava guardando – ho bisogno di te perché con Shoto ho solo visto mia madre e – distolse lo sguardo mentre le lacrime continuavano a scendere – i ricordi felici di quel periodo, sono finiti.”
“Non sappiamo se mio padre è al corrente di questa mia capacità e non sappiamo nel caso, quanto tempo abbiamo prima che lui se ne renda conto perciò ho bisogno di te – lo guardò di nuovo – perché ho bisogno di tornare a vedere i ricordi-”
Negativi.” la voce piatta di Bakugou le fece mancare l’aria.

“Quindi ogni volta che stai con me finisci per vedere qualcosa di spiacevole.” asserì quasi a denti stretti.
Miyuki strinse ancora di più la presa sulla sua felpa “No, non sempre. - lui abbassò lo sguardo su di lei – Non sempre.” ripeté.

“Era questo che intendevi quando nel messaggio mi hai detto di aver visto qualcosa? - il cuore di Miyuki accelerò di botto – Sono giorni che ci penso e non riuscivo a capire perché per un sogno tu ti stessi lanciando in contro alla morte.”
“Sì – ammise – ho visto Takao ma sono sicura che quello non sia accaduto nel passato ma che sia qualcosa che sta succedendo adesso. Per questo devo sbrigarmi.”

Bakugou fece un respiro profondo “Ho bisogno di sedermi.” e facendo qualche passo indietro si allontanò dalla presa di Miyuki e si andò a sedere sul letto mentre lei, continuava a sentire sotto i polpastrelli il tessuto della sua felpa.

Nel giro di qualche secondo, dentro quella stanza dove solitamente quando erano insieme la temperatura era sempre molto alta, iniziò a calare il gelo.
Miyuki era ancora in piedi al centro della stanza con le mani chiuse come se lo stesse ancora stringendo mentre Bakugou era seduto sul letto con la testa sorretta dalle sue mani.
Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare. L’unica cosa di cui era certo però era che tutto ciò che aveva appena sentito non rappresentava per niente ciò che lui aveva potuto pensare in quel giorni.

Non aveva la minima idea di nulla di ciò a cui le stesse andando in contro, non aveva capito un cazzo fino a quel momento e adesso, che anche quella strana interferenza che aveva sentito tra di loro iniziava a prendere senso, si sentiva un coglione.

In più, dentro di sé, l’idea di essere lui, con il suo quirk, la causa delle sue visioni spiacevoli stava iniziando a prendere il sopravvento e il fatto che lei gli stesse chiedendo di farla finire in quella strana dimensione di cui non aveva capito un cazzo, di sua spontanea volontà, gli stava fottendo il cervello.

Che cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto acconsentire e far sì che lei soffrisse come un cane solo per poter essere in vantaggio su suo padre e i suoi uomini?
Avrebbe dovuto lasciare che il suo quirk la facesse stare male e le facesse rivivere momenti spiacevoli della sua vita? Non poteva farlo, non voleva farlo.
L’idea che a causa sua lei potesse stare male lo uccideva. Dopo tutte le volte in cui lo aveva fatto, dopo tutte le volte che l’aveva ferita fisicamente adesso veniva a scoprire che le faceva del male anche psicologicamente, anche mentre stavano insieme e chissà, magari le stava facendo del male persino in quel momento.

“Non posso.” rispose secco; Miyuki si sentì sprofondare.
“Non voglio – alzò la testa e la guardò serio – non farò parte di questa cosa.

“Katsuk-”
“No. - si alzò – Se fino ad ora sei andata avanti così conscia del fatto che fossi io a farti soffrire come un cane adesso basta.” il cuore di Miyuki iniziò a batterle in gola “Non ho intenzione di essere io la causa del tuo dolore, non puoi chiedermi questo.”
“Fin ora non ne avevo idea ma adesso che lo so non puoi pretendere che io acconsenta come se nulla fosse. - la guardò dritto negli occhi – Non mi interessa se questa cosa, qualsiasi cosa sia, possa farti avere un vantaggio su tuo padre, non mi interessa se facendo così potremmo avere anche solo il due percento in più di possibilità di uscirne vivi, non ho intenzione di farlo.”

“Come pensi che possa sentirmi nel sapere che è il mio quirk, l’intensità del mio quirk – si batté l’indice con forza sul petto – a far sì che tu soffra come una bestia ogni volta che ti sfioro?!” Miyuki distolse lo sguardo.
“Non lo farò – scuoté la testa – nonostante ti ho detto che ti avrei aiutata, che avremmo fatto le cose insieme, non lo farò. Non questo.”

Bakugou contrasse la mandibola “Non posso sopportare l’idea che stare con me ti uccida.”
“Non è così!” esclamò lei; Bakugou la guardò “Forse tu non vedi la faccia che hai ogni volta che succede una roba del genere e adesso che ne conosco il motivo, dato che prima non capivo cosa ti fosse successo, non puoi dirmi che non è vero, non mentirmi!” alzò la voce.
Miyuki abbassò la testa cercando di trattenere le lacrime che stavano cercando di uscire di nuovo “Non posso – ripeté – non chiedermi questo.”

Miyuki tenne la testa bassa mentre le lacrime iniziavano ad uscire fuori controllo “Non ho intenzione di andare avanti così – lei alzò la testa – non posso continuare a stare con te sapendo che la mia vicinanza ti logora.”
“Kats-” lui scuoté la testa.
“Avrei dovuto lasciare che tu ti avvicinassi a Shoto. – il fiato le si spezzò in gola – Avrei dovuto lasciare che tu iniziassi a provare certe cose per lui invece che per me – la guardò – è con lui che dovresti stare, almeno puoi toccarlo senza continuare a rivivere le parti orrende del tuo passato.”

“Io voglio stare con te! - esclamò lei avvicinandoglisi e riprendendolo per la felpa ma Bakugou rimase immobile con le braccia lungo il busto – Non mi importa, non mi interessa ciò che vedo io voglio stare con te. Io non provo nulla per Shoto, è te che voglio!”
Bakugou continuò a tenere lo sguardo oltre la sua testa “Sono io che non voglio più stare con te.” il cuore di Miyuki si fece in mille pezzi.

“Non è vero” fece lei stringendo la felpa e poggiando la fronte sul suo petto “Non è vero – ripeté – ti prego, a me non importa di star male, non succede nemmeno sempre, io voglio stare con te. Ti prego, non lasciarmi.

Bakugou deglutì e nonostante le sue mani pesassero come macigni, allontanò le sue dalla sua presa “Non riesco ad accettare il fatto di non farti vedere ricordi positivi. - l’allontanò mettendo tra di loro almeno cinquanta centimetri di distanza – Non riesco ad accettare il fatto che tu stia male quando stai con me.”
“Non è così” le lacrime ormai continuavano a scendere.
Bakugou scuoté la testa e distolse lo sguardo “Per favore – la sua voce era un filo – vattene.

Miyuki rimase immobile, la voce di Bakugou l’aveva trapassata come una lama e adesso che tutte le sue paure degli ultimi tempi erano diventate reali, avrebbe tanto voluto essere morta quel giorno.
Era successo esattamente quello che temeva, lo aveva ferito.
Gli aveva detto che a causa dell’intensità del suo quirk lei vedeva solo ricordi spiacevoli e com’era ovvio sarebbe successo, lui se n’era tirato indietro perché non voleva farla soffrire.
Il punto però, era che adesso lei stava soffrendo decisamente di più di quanto non lo facesse quando riviveva i suoi ricordi.

“Katsuki – lui non la guardò – se vuoi davvero che me ne vada, me ne andrò – i suoi occhi si spostarono su di lei per qualche secondo – ma voglio solo che tu sappia che, - le lacrime presero a scendere più velocemente – una volta finiti i ricordi positivi con mia madre – la voce le si spezzava continuamente – in quelli che ho continuato a vedere con Shoto, c’eri sempre e solo tu.” e dopo aver abbassato di nuovo lo sguardo, con le guance ormai completamente bagnate, così come il collo e il colletto della sua maglietta, Miyuki si trascinò fuori dalla sua stanza e una volta tornata sul suo letto, continuò a piangere per tutta la notte.

 


 

Angolo autrice:

Ed eccomi finalmente dopo un bel po'. So di avervi viziat* con un capitolo ogni due giorni HAHAHAH ma il mese di Maggio sarà un mese bello tosto perché devo preparare la prova finale per l'università, l'ultima materia e anche la tesina per un ragazzino di terza media a cui do ripetizioni quindi diciamo che il tempo al momento non mi basta molto però, state tranquill* che non vi farò mancare la storia!
Detto ciò, come al solito i miei capitoli o sono al 100% allegri o sono DRAMMI ENORMI AAHAHHA finalmente abbiamo avuto questo dannatissimo confronto e purtroppo, è andata esattamente come si aspettava Miyuki... o forse no?

In realtà questo e il capitolo che viene dopo dovevano essere strutturati diversamente ma mentre scrivevo ho pensato che questo fosse il modo migliore anche perché, mi da le basi per il prossimo e quelli che verranno.

Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto, se volete lasciate una stella/recensione, ci vediamo al prossimo e confido che rimarrete con me fino alla fine!

Baci, Ems xx

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Capitolo 40
*** Capitolo quaranta - Il giorno dell'incidente. ***


 

IL GIORNO DELL'INCIDENTE 



Il ticchettio dell’orologio appeso sulla parete dietro la lavagna andava a ritmo con quello della penna che Shoto stava ripetutamente sbattendo sul banco mentre, con sguardo serio, continuava a leggere la consegna del compito che il professore aveva dato loro.

Accanto a lui, seduto su una sedia alla sua sinistra, Bakugou che quella notte non aveva chiuso occhio dopo aver chiuso a chiave la porta della sua stanza per impedirsi in qualsiasi modo di correre fuori e raggiungere Miyuki nella sua per poterle chiedere scusa, infastidito da quel ticchettare, continuava a portare la coda dell’occhio sul suo compagno nella speranza che quella penna, in un modo o nell’altro, gli scappasse dalle mani e gli si conficcasse in gola.

In realtà, non era la penna a dargli fastidio o le lancette dell’orologio che non sembravano voler far andare avanti il tempo, ciò che lo stava facendo morire dentro dall’ira era il fatto che per tutto quel tempo Shoto aveva saputo tutte quelle cose prima di lui.

Non riusciva a mettersi l’anima in pace perché per settimane lui aveva saputo ciò a cui Miyuki era andata in contro.
Sapeva di tutte quelle visioni, sapeva che quelle negative le aveva solo con lui e sicuramente sapeva anche che quando lei lo toccava, i ricordi che venivano tirati fuori erano solo positivi e questo lo faceva incazzare ancora di più.
Oltre a questo, ad aggiungersi alla sua ira come l’ingrediente finale di una ricetta, c’era anche il fatto che quel giorno, per la prima volta da quando avevano iniziato quegli strani allenamenti, Shoto non era andato con lei e il fatto di non saperne il perché continuava a fargli fumare il cervello.

Avendo concluso il compito dopo dieci minuti dalla consegna, Bakugou era rimasto per la restante ora con la penna nera stretta tra il pollice e l’indice destro e, con il piede destro che non riusciva a star fermo e pareva star suonando la batteria, aveva continuato a spostare lo sguardo verso l’altro nella speranza di riuscire a forargli la testa e ad entrare nel suo cervello nel tentativo di potervi scavare dentro e scovare tutte le cose che Shoto sapeva e di cui lui invece era all’oscuro.

“Mancano cinque minuti ragazzi” asserì il professore guardando l’orologio che aveva sul polso sinistro e nonostante i due avessero già terminato da tempo, entrambi rimasero immobili al loro posto.
Bakugou non aveva intenzione di andare a consegnare finché non lo avesse fatto anche Shoto poiché, se si fosse alzato prima di lui, il professore lo avrebbe invitato a lasciare l’aula e non era sicuro sarebbe riuscito a trattenersi finché l’altro non l’avesse raggiunto.

Una volta suonata la campanella che segnava la fine di quella lezione del corso di recupero, contemporaneamente i due si alzarono e lasciarono il loro compito sulla cattedra per poi andare a recuperare i loro zaini ed uscire diretti verso il dormitorio.

“Hai intenzione di fissarmi ancora a lungo?” fece finalmente Shoto che non vedeva l’ora di chiederglielo.
Era stato con il suo sguardo in fiamme addosso per tutto il giorno e non ne poteva più di sentirsi perforare il cervello, soprattutto perché non gli piaceva particolarmente essere osservato con così tanta insistenza.

Bakugou contrasse la mascella “Se vuoi chiedermi di Miyuki ne so quanto te” continuò l’altro.
“Stronzate” sputò lui; Shoto lo guardò corrugando la fronte “pensi davvero che mi beva questa cazzata?”
“Senti-”
“No – Bakugou si fermò in mezzo al corridoio – senti tu, stronzo a metà.” Shoto fece un respiro profondo e si fermò “Da quanto sapevi di queste sue visioni?”
“Solo da quando abbiamo iniziato ad allenarci.” ammise facendo spallucce; Bakugou digrignò i denti “Solo?
“Cosa vuoi che ti dica?” fece l’altro “Ne so esattamente quanto te – alzò la mano destra per fermarlo poiché Bakugou stava per riprendere a parlare – o almeno, penso che Miyuki abbia detto ad entrambi le stesse cose.”

Bakugou rimase in silenzio con il pugno serrato sulla tracolla del suo zaino per trattenersi dallo spaccarselo contro una delle pareti della scuola “Ascolta – riprese Shoto – non ho idea di cosa sia successo tra te e lei-”
“Perché pensi sia successo qualcosa?” alzò un sopracciglio; l’altro lo guardò serio “E’ palese che sia successo qualcosa tra voi due, ormai si capisce da chilometri di distanza. - fece spallucce – E poi l’ho capito anche dal fatto che tu non stessi andando con lei dopo le lezioni.”
“E come hai fatto a capirlo solo da questo, Sherlock?” Shoto scuoté la testa “Perché ieri agli allenamenti abbiamo parlato del fatto che te l’avrebbe detto quella sera e purtroppo sapevamo tutti che c’era la possibilità che tu non la prendessi – fece una breve pausa – bene.”

“Ah perché avrei dovuto prenderla bene?!” sbraitò Bakguou sbattendo il pugno contro la parete alla sua destra – il tentativo di non farlo tenendo stretta la tracolla non era per niente andato a buon fine.
Shoto rimase impassibile davanti a quel gesto “Pensavate davvero che io potessi prenderla bene?!”
“No – rispose piatto l’altro – e questo era il motivo per cui Miyuki sperava che tu non le saresti servito.”
Bakugou si accarezzò il pugno con l’altra mano nel tentativo di far sparire il formicolio causato dalla botta “Di che cazzo stai parlando?”
Shoto fece un altro sospiro “Credi davvero che per lei sia stato facile venire a dirti tutta la verità? - Bakugou lo guardò di nuovo dritto negli occhi – Da quando mio padre le ha confermato che le visioni negative fossero tutte dovute solo alla potenza del tuo quirk, Miyuki non ha fatto altro che temere il giorno in cui tu avresti scoperto questa cosa.” strinse le spalle.
“Negli ultimi giorni di allenamento, quando toccandomi non faceva altro che vedere bei ricordi con te – lo indicò con l’indice e Bakugou distolse lo sguardo serrando la mascella – ogni volta che si risvegliava l’espressione felice svaniva in pochissimi secondi perché sapeva che si stava avvicinando il momento in cui tu avresti saputo.”

Bakugou rimase in silenzio “Non ti sto dicendo di non essere incazzato o comunque sconvolto – lo guardò di nuovo – anche per me non è stato semplice venire a conoscenza di tutto quello che stava affrontando.” Shoto abbassò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli “Venire a scoprire di quanto stesse male ogni volta e dare finalmente una risposta ai suoi strani atteggiamenti è stato particolarmente faticoso, soprattutto perché non oso immaginare cosa si debba provare nel rivivere determinate cose e sentirne il peso ancora e ancora ma – riportò lo sguardo sul compagno – nonostante anche io mi sia sentito in colpa a causa del mio quirk, non ho esitato un istante nel darle una mano” Bakugou abbassò lo sguardo “soprattutto perché fin ora non sono stato per niente in grado di aiutarla e volevo rimediare.”

“Non è semplice – continuò – ricordo che il primo giorno di allenamento ero teso come una corda di violino anche perché nei suoi occhi è palese la paura di soffrire a causa di ciò che vedrà – Bakugou strinse il pugno con cui aveva colpito il muro poco prima – ma finché ne avrebbe avuto bisogno, avrei continuato ad aiutarla nonostante anche io fossi terribilmente preoccupato.”
“Il punto però è che adesso il mio aiuto non le basta più – abbassò lo sguardo e il suo tono si fece ancora più serio – con me purtroppo i ricordi continuano ad essere solo su di te – ogni volta che lo diceva Bakugou si sentiva attraversare il petto da mille lame – e ai fini dello scopo di tutto questo, sono inutile perché con me non riuscirà mai a vedere cose davvero importanti che possano darle le risposte che cerca e che possano, allo stesso tempo, farci essere in vantaggio nel caso in cui suo padre dovesse attaccare.”

Bakugou continuò a tenere la mascella serrata e a fissare il muro alle spalle di Shoto “Può sembrarti strano ma, capisco esattamente come ti senti. - Bakugou riportò lentamente lo sguardo su di lui – Non so cosa vi siate detti o quale sia stata la tua decisione ma posso decisamente immaginarla. L’unica cosa che mi sento di dirti in questo momento è che se davvero tu vuoi aiutarla come hai fatto fin ora, allontanarla non è la cosa migliore perché esiste un’altra persona con un quirk di fuoco molto più potente del mio e del tuo e se dovesse finire per allenarsi con lui, il dolore a cui andrà in contro sarà decisamente molto più forte di qualsiasi dolore possa causarle tu involontariamente.” il tono di Shoto si faceva sempre più serio.

“Non farebbe mai una cosa del genere” asserì Bakugou che finalmente aveva trovato la forza di diminuire la morsa della sua mascella e di far uscire qualcosa dalla sua bocca.
Shoto fece un respiro profondo “Lui non vuole farlo – si guardarono di nuovo dritto negli occhi – ma se sarà lei a chiederlo, non si tirerà indietro.”

“Come procede?” la voce di Endeavor fece sobbalzare Kuro che stava prendendo appunti sull’allenamento singolo di Miyuki.
“Normale.” asserì poco dopo posando la penna e buttandosi di peso sullo schienale della sedia “Il suo stato d’animo è decisamente in subbuglio ma non credo riuscirà a vedere niente oggi.” sorseggiò un po’ di frullato.
Hawks sospirò “Non ci voleva proprio...”

Endeavor portò lo sguardo sulla ragazza che, in piedi sul ring, continuava a prendere a pugni un sacco da boxe.
“Quel Bakugou non si farà proprio vedere eh?” domandò girandosi verso Aizawa che stava poggiato con la spalla destra contro la parete; lui fece di no con la testa “Ce lo aspettavamo comunque” asserì Kuro.

“Io non ne capisco il motivo.” rispose Hawks stringendo le spalle “Se davvero vuole aiutarla dovrebbe essere qui ora-”
“Bakugou è un ragazzino decisamente orgoglioso – asserì Aizawa – ma non credo che sia l’orgoglio a frenarlo in questo caso. Per quanto lui ami il suo quirk, penso c’entri poco il fatto che sia questo a farla stare male ad impedirgli di essere qui. - guardò verso Miyuki – Penso che non riesca a sopportare l’idea di essere lui la causa del suo dolore.”
Endeavor sospirò “Forse dovremmo chiedere di nuovo a Shoto di partecipare.” fece Kuro sfogliando i fogli che aveva impilato sulla scrivania “Dopotutto, anche se piccoli, c’erano dei progressi.”

Hawks si grattò la nuca “Non avevate detto che il problema era che con Shoto non avrebbe più visto niente di significativo?”
Kuro annuì “Sì ma almeno vedrebbe qualcosa invece di continuare a stancarsi senza motivo” tutti e quattro guardarono verso il ring dove Miyuki, ormai grondante di sudore e con il fiato corto, continuava a colpire senza sosta il suo bersaglio.
“Non penso si stia stancando senza motivo – commentò Aizawa; i tre lo guardarono – si sta sfogando.”

Con i polmoni doloranti, le guance in fiamme e il sudore che ormai aveva reso la sua pelle lucidissima e bagnata, Miyuki continuava a colpire senza sosta il sacco da boxe immaginando nella sua testa che questo avesse le sembianze di suo padre, di Hatsumici e di sé stessa.
Colpiva in continuazione aumentando sempre di più la forza tanto da sentire ogni fibra muscolare contrarsi e distendersi mentre il suo cuore sembrava voler cedere ogni secondo che passava.

Non aveva chiuso occhio quella notte e nonostante i suoi occhi continuassero a riempirsi di lacrime, aveva accettato con decisamente non poca fatica, la decisione di Bakugou e quella mattina, contrariamente a tutte quelle precedenti, lo aveva trattato come nulla fosse.

Era impossibile negare il fatto che la sua decisione l’avesse uccisa ma era consapevole che quella fosse la scelta migliore per entrambi solo che non avrebbe mai immaginato potesse farle così male.
Non era la prima volta che qualcuno troncava i rapporti con lei, c’era decisamente abituata a causa del suo carattere difficile e della sua incapacità a relazionarsi con gli altri ma il fatto che Bakugou avesse smussato moltissimi dei suoi spigoli, abbracciato ogni lato del suo carattere e che l’avesse amata per com’era solo perché era lei, aveva reso quella frattura tra loro due qualcosa di decisamente devastante.

Si odiava per essere così. Si odiava per aver distrutto la prima cosa bella della sua vita a causa del suo passato e si odiava perché adesso, a causa sua, molto probabilmente anche Bakugou si odiava e con lui, anche il suo quirk.

Con la parte inferiore della bocca che bruciava a causa del respiro che si faceva sempre più corto e con la salivazione che aumentava a dismisura, Miyuki sferrò un altro pugno contro il sacco imprimendogli così tanta forza da non rendersi conto di aver rilasciato il suo quirk d’aria, finendo così per colpirlo con così tanta forza da scardinarlo dalla catena e farlo finire contro il muro spaccandolo in mille pezzi e facendo cadere la sabbia sul pavimento.

Tenendo il pugno ancora teso in avanti, Miyuki guardò il cumulo di sabbia che si era formato contro la parete e vedendo tutti quei brandelli di stoffa sparsi ovunque, non poté far altro di pensare che, proprio come quel sacco da boxe, anche lei era a pezzi.

Qualche istante dopo, il rumore della porta che dirigeva verso la sala al primo piano si aprì catturando la sua attenzione e mostrando, uno dopo l’altro, i quattro uomini che ormai da settimane la stavano osservando e studiando.
“Tutto a posto?” chiese Aizawa una volta che furono abbastanza vicini; Miyuki lo guardò stanca mentre il sudore continuava a correrle lungo la fronte “Sì” asserì poi iniziando a slacciarsi i guantoni che aveva usato per evitare di distruggersi le mani per poi notare che, quello destro, era esploso esattamente come il sacco.

“Mi dispiace” asserì poi guardandoli “non volevo farlo esplodere.” abbassò lo sguardo.
I quattro rimasero in silenzio “In realtà sono parecchie le cose che non volevo” continuò finendo di slacciarsi i guanti.
Kuro sospirò “Beh comunque è stato fantastico!” esclamò poi con il suo solito entusiasmo. Contrariamente al solito però, Miyuki non riuscì a rallegrarsene.
Aveva visto di nuovo sé stessa su quel sacco prima di colpirlo e l’idea di provare così tanto odio verso di sé la fece ritornare con la mente a parecchi mesi prima.

“Credo che la cosa migliore da fare sia aspettare qualche giorno” asserì Aizawa; Miyuki lo guardò “così da dare a Bakugou il tempo di metabolizzare la cosa.”
“Non abbiamo il tempo” asserì lei “non possiamo aspettare troppo o-” si fermò, non aveva detto loro di aver visto Takao e se avessero saputo che se n’era andata nel cuore della notte alla sua ricerca, di sicuro le loro reazioni sarebbero state peggio di quella di Bakugou.

Notando la sua evidente agitazione, Endeavor che si sentiva un bel po’ in colpa per tutta quella storia, fece un respiro profondo e per la prima volta, forse da sempre, decise di mettere il bene davanti al loro bisogno di risposte e informazioni.
“Ereaser Head ha ragione – Miyuki lo guardò incredula – forse è meglio prendersi dei giorni di riposo. Sono settimane che ti alleni senza sosta e penso che le informazioni raccolte fino ad ora possano essere sufficienti per un po’.”
Miyuki strabuzzò gli occhi “No – scese dal ring – no che non sono sufficienti!” pensava che volessero farla impazzire anche loro.
“Non abbiamo nessuna informazione su mio padre, sappiamo solo cose confuse su mia madre e giorni in baita. - si mise una mano tra i capelli – Ho visto solo compleanni, temporali, mio padre che sembra soffrire di doppia personalità e altre cose che non hanno il minimo senso!” iniziò a parlare a ruota libera.

Immobili di fronte a Miyuki che stava sputando fuori tutta la sua frustrazione, i quattro uomini iniziarono a guardarla con un po’ di compassione perché nonostante la piccola età, quella ragazzina si stava facendo carico di un peso decisamente troppo grande e loro erano complici di tutto ciò.
Come prima, per la prima volta forse da sempre, Endeavor che non era mai stato avvezzo a cose del genere poiché sempre intento a farsi vedere distaccato, rivide in lei la bambina che moltissimi anni prima Obscurium gli aveva messo davanti con l’intenzione di farla combattere contro di lui e rimpiangendo ancora una volta il non averla portata via da lì, e facendo un respiro profondo, alzò la mano e con l’intento di rassicurarla, gliela poggiò sulla spalla.

Immediatamente dopo averlo fatto, quando il suo palmo entrò a contatto con la pelle di Miyuki, come se il tempo si fosse fermato, Aizawa, Kuro ed Hawks sgranarono gli occhi e fecero per allontanarla da lei ma, inevitabilmente, non appena la sua mano entrò toccò la ragazza, lei cadde a terra priva di sensi.

“Enji” fece Aizawa con un filo di voce mentre la sua mano si trovava ancora a mezz’aria nell’intento di afferrare il braccio dell’altro Pro Hero “cos’hai fatto.”

Ritrovatasi improvvisamente nella solita dimensione senza capirne il motivo, Miyuki iniziò a sentire ogni cellula del suo corpo tremare e ogni centimetro della sua pelle bruciare.
Non sapeva dove si trovava però era come se qualcosa dentro di lei stesse cercando di scioglierle ogni organo compresi gli occhi che per quanto le stavano facendo male, non riusciva a tenere aperti.

Facendo qualche respiro profondo, Miyuki si sforzò di aprire le palpebre. Doveva vedere, doveva riuscirci perché dato che chissà per quanto lei non avrebbe visto nulla, non poteva perdere quell’improvvisa occasione.

Quando finalmente riuscì ad aprirli e a mettere a fuoco le fu subito chiaro dove si trovasse e cosa stava per accadere e come se qualcuno avesse liberato il fiume di sentimenti che lei stava cercando di tenere a bada da giorni, Miyuki iniziò a tremare di paura.
Sapeva che quello sarebbe stato un ricordo negativo, lo aveva capito sin dal momento in cui aveva percepito la solita sensazione di risucchio ma non aveva capito come c’era finita dentro.

“Dimmi la verità – la voce di suo padre, così bassa e seria fece aumentare i tremolii rendendole impossibile il rimettersi in piedi – tu mi odi.” Miyuki che a quanto pare era distesa sul pavimento tenne lo sguardo fisso sulla sua mano destra che, per quanto stava tremando, non riusciva a stare ferma.
“Dev’essere per forza così perché se no non trovo una spiegazione al fatto che tu continui a disobbedire” il suo tono si fece via via più alto e alla fine della frase, Miyuki si sentì colpire allo stomaco da un fortissimo colpo d’aria che le fece mancare il fiato e che le fece sentire nuovamente il sapore di sangue in bocca.

Non riusciva a ricordare il motivo per cui si trovava lì, chi aveva salvato quella volta per meritarsi quella punizione?

“Non solo ti metti a risparmiare la gente che io porto qui per farti allenare e diventare più forte – sentì i passi di suo padre che si avvicinavano nell’ombra – adesso devi metterti in mezzo anche quando do una lezione ai miei uomini?” Miyuki corrugò la fronte, di che cosa stava parlando?

Qualche istante dopo, alla sua sinistra, Miyuki sentì qualcuno tossire e spostando la testa vide, illuminato dalla poca luce che entrava dalla finestra, il volto di Hatsumici che, completamente tumefatto e con il sangue che gli scendeva giù dal naso, sembrava star riprendendo i sensi dopo chissà quanto.

“Mi sembra di averti detto più volte di stare al tuo posto – sentì le mani di suo padre che l’afferravano per le spalline del reggiseno sportivo – ma a quanto pare sei dura di comprendonio.” si ritrovò faccia a faccia con gli occhi scuri di suo padre che, nella penombra di quella stanza, sembravano ancora più spenti del solito.
“Ti piace proprio correre in soccorso degli altri – strinse la presa e la sbatté contro la parete facendola tossire e facendole sputare un po’ del sangue che si stava accumulando sulla sua lingua – non ti vuole proprio entrare in testa che non sei un Hero.” quelle parole perforarono la Miyuki di quindici anni facendole mancare il fiato.

“Come potresti mai esserlo dopo tutte le vite che hai strappato senza pietà?” Miyuki iniziò a sentire ancora di più il sangue nella sua bocca mentre, all’altezza dello stomaco, iniziava ad irradiarsi una strana sensazione di calore seguita da un dolore lancinante – doveva avere un’emorragia interna.
“Chi vorrebbe mai un Hero come te?” suo padre avvicinò il volto al suo “Tu sei fatta per essere un Villain. Tu sei nata per questo motivo.” la sbatté di nuovo contro la parete e ancora lei sputò sangue.

“Devi toglierti questo vizio di correre in soccorso.” ormai gli occhi di Obscurium occupavano tutto il suo campo visivo e impossibilitata a guardare qualcos’altro, Miyuki sentì di nuovo tutto il suo corpo tremare e un’orribile sensazione di impotenza che la paralizzava.
“Devi capire che comportandoti così non fai altro che minare la mia reputazione” il suo tono si fece pauroso come i tuoni che aveva sentito anni prima e che non l’avevano fatta dormire “e io non posso permettertelo.” e allentando la presa con la mano sinistra, continuando a tenerla schiacciata a muro con la destra, Obscurium si avvicinò al suo interno coscia destro e continuando a fissarla, modellò il suo quirk d’aria a forma di lame e iniziò a colpirla senza lasciarsi tradire da nessuna emozione.

Per la prima volta da quando aveva iniziato quel suo viaggio nei suoi ricordi, Miyuki sentì la sé stessa di anni prima urlare.
Sentì le sue corde vocali che iniziavano a far male per le urla, il suo battito accelerato per il dolore di quelle lame che le stavano dilaniando la carne e il sapore di sangue in bocca che si univa all’odore di quello che stava schizzando fuori dalla sua coscia destra.

Terrorizzata e completamente sopraffatta da tutto quel dolore che si univa a quello che da giorni la stava facendo soffocare, anche la Miyuki di quindici anni iniziò ad urlare poiché il male atroce che stava provando nel ricordo sembrava starlo provando anche in quel momento.
Sentiva, all’altezza del suo interno coscia, la pelle che si lacerava. Sentiva di nuovo ogni fibra del suo corpo strapparsi e venire dilaniata come se fosse finita all’interno di un frullatore che le frantumava la carne, i muscoli, i tendini e anche le ossa rendendo la sua gamba destra niente di meno di una poltiglia priva di ogni forma.

Improvvisamente, i computer della sala al piano di sopra iniziarono a perdere il segnale mentre l’allarme che Endeavor aveva fatto installare in caso di sovraccarico prendeva a suonare facendo impazzire la sirena e allertando tutti del pericolo di esplosione.
“Dobbiamo svegliarla! - urlò Kuro inginocchiandolesi addosso – Finirà per morire se continua cosi!” continuò guardando il tablet su cui venivano mandati i dati che gli elettrodi stavano registrando.
“Non si sveglia!” esclamò poco dopo Hawks che, a terra come Kuro e come Aizawa cercava di scuoterla mentre la sirena gli faceva impazzire le orecchie.
“Miyuki apri gli occhi!” fece Aizawa prendendola per le spalle e scuotendola mentre, sotto la sua presa, iniziava a vedere scorrere come dei piccoli rivoli, scie di colore rosso e giallo.

Che cazzo sta succedendo qui?!” una voce che solo Aizawa riconobbe si fece largo tra quelle dei tre che cercavano di svegliare Miyuki e la sirena che stava spaccando loro i timpani.
“Endeavor!” la voce di Shoto fece girare il Pro Hero che, da quando la ragazzina era caduta al suolo, era rimasto immobile con la mano tesa mentre il terrore di ciò che la sua azione potesse aver causato, lo paralizzava anch’essa per la prima volta in vita sua.

“Perché sta suonando questa cazzo di sirena?!” sbraitò Bakugou tappandosi le orecchie e guardandosi intorno alla ricerca di Miyuki mentre Shoto, che sapeva benissimo la sua origine, guardava suo padre sconvolto.
Non poteva davvero aver fatto ciò che pensava avesse fatto ma, date le circostanze, doveva essere proprio andata in quel modo.

“Sei forse impazzito?!” urlò avvicinandosi all’uomo che continuava a guardarlo con la mano tesa “Vuoi ucciderla?!
“Di che cazzo parli?!” fece Bakugou seguendolo per poi, una volta raggiunta la schiena di Kuro, accorgersi del corpo di Miyuki che, privo di sensi, si stava illuminando a causa del quirk che le circolava sottopelle.

Con il cuore che sembrò esplodergli in petto, Bakugou sentì la circolazione sanguigna irrorargli il corpo e con gli occhi completamente iniettati di sangue, guardò il professor Aizawa che, di fronte a lui, la stava tenendo per le spalle.
“Non è come pensi!” urlò Kuro alzandosi e afferrando Shoto per la spalla; il ragazzo si girò colmo di rabbia “L’ha appena sfiorata ma non aveva intenzione di farla finire lì!”
“Non ne aveva intenzione?! - la voce di Shoto sovrastò quella della sirena – Non ha mai sfiorato un cazzo di nessuno e si mette a farlo proprio con l’ultima persona con cui dovrebbe?!” strattonò via la spalla da sotto la mano del ragazzo.
“Non si può spegnere questa dannatissima sirena?!” urlò Hawks che non ne poteva più di tutto quel casino e annuendo, Kuro, ancora un po’ sconvolto dalla reazione così impetuosa di Shoto poiché, in quelle settimane lo aveva sempre visto calmo e pacato, corse verso il piano di sopra e qualche istante dopo, il casino cessò.

Con le orecchie ancora doloranti Bakugou continuò a guardare il professore dritto negli occhi – a quanto pareva anche lui aveva preso parte a quel piano distruttivo.
“Bakugou – fece Aizawa – andrà tutto bene.”
Il ragazzo strinse il pungo “Allora perché mi sta disattivando il quirk?!” fece poi a denti stretti mentre gli occhi rossi del professore non lo lasciavano.
“Solo per precauzione.” asserì l’uomo.

“Io direi di darci tutti una calmata – Hawks si alzò in piedi – se impazziamo anche noi non riusciremo a darle una mano” la guardò mentre ormai la parte superiore del suo corpo era completamente illuminata dal sui quirk di fuoco che, come lava, le scorreva sotto l’epidermide.

Dando un’altra veloce occhiata a suo padre, Shoto che come mai si sentiva fremere di rabbia, strinse il pungo sinistro e reprimendo la voglia di colpirlo in faccia con il quirk che lui stesso gli aveva tramandato, si girò verso l’amica preoccupato di quanto male potesse star sentendo.
Nel frattempo, Bakugou che ancora non riusciva a sentire il suo quirk, cercò di fare dei respiri profondi per calmarsi ma l’idea che tutto ciò fosse accaduto solo perché lui aveva deciso di tirarsi indietro, non glielo permetteva.

“Dobbiamo cercare di svegliarla – la voce di Kuro alle loro spalle li fece girare – il suo elettrocardiogramma è impazzito e con questo anche l’encefalogramma. Se andrà avanti così... – guardò per un’istante i due ragazzi – dobbiamo svegliarla al più presto.

Al suono di quelle parole, capendo che cosa volesse dire quel tipo, Bakugou si tolse lo zaino dalle spalle e si buttò a terra accanto a lei nella speranza che una qualsiasi idea potesse saltargli in mente e, come lui, anche Shoto si abbassò accanto a lei.
“Solitamente come si svegliava?!” domandò stringendo i pugni mentre Aizawa smetteva di disattivargli il quirk.
“Si svegliava sempre da sola. – rispose Shoto – Una volta finito il ricordo riprendeva i sensi, era una questione di dieci minuti al massimo.”
“Da quanto tempo è così?!” fece Bakugou girandosi verso Kuro; il ragazzo distolse lo sguardo “Saranno almeno tre quarti d’ora.” rispose Endeavor con un filo di voce.

Con il suono della sirena ancora nelle orecchie, Bakugou che non osava immaginare quanto potesse essere devastante rimanere lì dentro per così tanto tempo soprattutto in un ricordo causato dalla potenza del quirk di Endeavor, si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Si girò nuovamente verso Miyuki e, nel farlo, incrociò lo sguardo di Shoto che, appresa quella informazione, sembrava aver perso ogni funzione vitale.

Una volta riportato lo sguardo sul volto di lei, con il terrore che iniziava a fargli tremare le viscere, Bakugou portò una mano sul volto di Miyuki senza sapere che, nello stesso istante, anche Shoto le stava per stringere la mano e, quando entrambi entrarono a contatto con lei, per la prima volta si sentirono trascinare via chissà dove e si ritrovarono, insieme, al centro di un’enorme stanza buia.

Confusi e decisamente sconvolti da quell’orribile sensazione di risucchio, Bakugou e Shoto rimasero immobili nella loro posizione mentre, dentro di loro, una stranissima sensazione di inquietudine gli appesantiva il petto.

“Dove siamo?” fece Shoto guardandosi intorno nella speranza di riuscire a riconoscere qualcosa; Bakugou strinse i pugni. Ricordava alla perfezione ogni parola che Miyuki gli aveva detto la sera prima e sapeva che quel posto era, per forza, la strana rappresentazione buia di casa sua nonché il luogo in cui lei veniva trascinata ogni volta che entrava a contatto con lui.

Qualche istante dopo, prima che Bakugou potesse rispondere, come un fruscio, alla loro destra passò a tutta velocità quella che sembrava un’immagine e scambiandosi un’occhiata veloce, i due presero ad inseguirla.
Continuarono a correre per un tempo che a loro parve molto breve e una volta fermatisi, si ritrovarono di fronte ad una serie si immagini che, vorticando in circolo, mostravano luoghi, persone e cose a loro sconosciuti.
Poi, mentre con lo sguardo li studiavano uno ad uno, Bakugou intravide per una frazione di secondo il volto del ragazzo che lo aveva fermato la sera di San Valentino e curioso di sapere che cosa stesse facendo, si avvicinò verso quell’immagine e fece per infilarvi dentro la mano.
Quando però arrivò a toccarne la superficie, le sue dita non riuscirono a proseguire oltre e ciò non fece altro che aumentare la sua frustrazione.

“Che cosa stai facendo?” chiese Shoto che aveva provato a fermarlo afferrandolo per l’avambraccio; Bakugou lo guardò “Io conosco quel tipo” rispose poi quando la stessa immagine di Hatsumici, che continuava a spuntare come un video che finisce e riparte in continuazione, comparve di nuovo in quell’immagine.
“Lo conosci?” Shoto alzò un sopracciglio ma Bakugou scuoté la testa poiché non aveva proprio voglia di conversare con lui “Lascia perdere. - sospirò – Vediamo di uscire da qui piuttosto.” prese a camminare.

“Credi che troveremo Miyuki qui dentro?” domandò Shoto dopo almeno una decina di minuti passati a camminare a zonzo.
Bakugou contrasse la mascella “Non lo so – si guardò intorno – spero solo di riuscire a tornare da lei al più presto.” rispose poi e l’altro rimase particolarmente sorpreso dal fatto che Bakugou avesse detto qualcosa del genere davanti a lui.

Camminato ancora per un po’ e svoltato quello che pareva un angolo, i due si ritrovarono in un posto simile a quello da cui stavano venendo ma, al contrario delle immagini precedenti, in queste i due riuscirono a riconoscere qualcosa.
“Aspetta – Shoto si avvicinò ad una di quelle – questa è la Yuei!” si girò verso Bakugou che, corrugando la fronte lo raggiunse.
Rimasti immobili davanti a quel ricordo che scorreva davanti ai loro occhi come la puntata di una serie televisiva, i due continuarono a guardare e a rivivere momenti della vita di Miyuki a cui non avevano potuto assistere finché, una volta varcata la soglia della 1-A spinta da All Might, lei non si ritrovò all’interno della loro classe e i due, non si rividero attraverso i suoi occhi.

Non appena Bakugou si intravide nell’immagine, anche se per una frazione di secondo, come se avesse il bisogno di sentire cosa si provasse a rivivere i ricordi e come se sapesse di poterci entrare, allungò la mano verso quell’immagine ed esattamente come prima, vi si sentì risucchiare.
Confuso da quella sua azione, Shoto rimase immobile per qualche secondo mentre il compagno veniva trascinato via e poi, facendo un bel respiro profondo, decise di fare esattamente la stessa cosa e finì anche lui per rivivere quel primo giorno di scuola di Miyuki.

“Perché mi hai seguito?!” sbraitò Bakugou una volta che Shoto gli si materializzò accanto; l’altro lo guardò “Voglio sapere anche io e poi – si guardò alle spalle – devo ammettere che mi inquieta parecchio quel posto.” Bakugou scuoté la testa.

Man mano che passavano i secondi e che Miyuki viveva quel primo incontro con la sua classe, i due che osservavano un po’ straniti e confusi l’immagine che lei si stava facendo dei suoi nuovi compagni, iniziavano a sentire crescere dentro di loro delle sensazioni che sapevano non appartenergli.
Si sentivano entrambi particolarmente strani. Da un lato Shoto sentiva quasi solamente le sensazioni positive di Miyuki e solo in parte quelle negative d’ansia e paura di non essere accettata dai suoi nuovi compagni mentre Bakugou, dal canto suo, sentiva tutte le sue sensazioni negative con una forza disarmante.
Sentiva ogni paura, ogni dubbio. Sentiva il terrore causato dal passato di Miyuki e la paura di lei di non riuscire a distaccarsene.
Avvertiva la sua preoccupazione nel non riuscire a farsi degli amici e alla fine, avvertì anche il senso di colpa che l’aveva pervasa quando aveva osservato per un secondo di troppo la cicatrice di Shoto.

Finito quel ricordo, i due vennero risucchiati nuovamente al centro della stanza da cui erano partiti prima di infilarcisi dentro e ancora un po’ sconvolti dal fatto di essere riusciti a sentire le sue sensazioni, rimasero in silenzio per qualche secondo.
Entrambi erano rimasti particolarmente segnati dalla cosa, non tanto perché avevano capito quali fossero le sensazioni che stesse provando lei ma perché, finalmente erano riusciti a capire cosa dovesse affrontare ogni volta e se era stato difficile assorbire le emozioni di un ricordo così frivolo come quello del primo giorno di scuola, chissà quanto doveva esserlo stato per lei assorbire di nuovo e con chissà quale intensità, emozioni risalenti a momenti che l’avevano devastata.

“Come ha fatto per tutto questo tempo...” fece Shoto mentre si teneva una mano sul cuore; Bakugou lo guardò con la coda dell’occhio “Voglio dire – continuò – sentire le sensazioni di qualcun altro e non poterne avere il totale controllo è qualcosa di disarmante. Non puoi mai sapere che sensazione proverai, se ti tremerà la schiena o se sentirai il tuo cuore esplodere. Sei completamente in balia di qualcun altro e-”
“E’ orrendo.”

Per almeno altri cinque minuti i due rimasero in piedi mentre, come diapositive, i ricordi di Miyuki da quel giorno in poi continuarono a scorrergli davanti come se in attesa che loro scegliessero dentro quale altro andare.
Poi, come un flash, Bakugou si rivide con la coda dell’occhio i un altro ricordo e, con un tonfo al cuore, ricordò esattamente che giorno fosse.
“Dove vai?” fece Shoto un po’ titubante, non era sicuro di sentirsi pronto per affrontarne un altro.
Bakugou lo guardò “E’ il giorno dell’incidente – l’altro strabuzzò gli occhi – devo sapere.
“Bakugou – Shoto lo afferrò per la maglietta – ne sei davvero sicuro?” lui lo guardò.
No, non ne era sicuro. Al solo pensiero di sapere quali fossero le emozioni di Miyuki durante tutta quella giornata si sentiva tremare le gambe e accelerare i battiti cardiaci ma doveva sapere.
Doveva sapere cos’era successo da quando l’avevano lasciata a casa con il professor Aizawa fino a quando lui non l’aveva recuperata in volo. Doveva sapere chi le aveva fatto del male, cosa le era stato fatto e soprattutto come ed era pronto a sentire tutto ciò che aveva sentito lei perché ne aveva bisogno.
Aveva bisogno di capire cosa provasse Miyuki perché lui con i suoi sentimenti non era per niente bravo, figurarsi con quelli degli altri.

Staccando la presa di Shoto senza dire nulla, Bakugou si rigirò verso il ricordo e come aveva fatto poco prima, vi infilò la mano e si lasciò trascinare al suo interno.
Poco dopo, nonostante ne fosse terrorizzato, anche Shoto lo seguì.

Messo piede dentro al piano di sotto del dormitorio e sentiti poco dopo anche i passi di Shoto, entrambi vennero improvvisamente colpiti da una stranissima pesantezza all’altezza del petto.
Era come se qualcuno vi avesse poggiato sopra un peso di cinquanta chili che impediva loro di respirare adeguatamente.

Si ritrovarono in piedi accanto a Miyuki mentre chiacchierava con il professor Aizawa ma, proprio come per il ricordo precedente, non riuscirono a sentire cosa stesse dicendo lei.
“La senti anche tu questa strana sensazione?” fece Shoto mentre si teneva una mano poggiata sul petto e cercava di fare respiri profondi.
Bakugou annuì “Dev’essere successo qualcosa poco dopo.” rispose poi indicando il professor Aizawa che usciva dal dormitorio e si chiudeva la porta alle spalle.

“Sta uscendo di casa anche lei” osservò Shoto ma, poco dopo, la videro fermarsi di fronte alle scale e, sentendo una sensazione di confusione, i due la videro salire al piano di sopra in fretta e furia.
La seguirono di corsa e quando arrivarono di fronte alla sua stanza, entrambi rimasero paralizzati dalla paura mentre i loro cuori iniziavano a battere all’impazzata.
Sforzandosi di entrare in camera di Miyuki, ogni secondo che passava da quando lei era entrata nel bagno, il terrore iniziava a farsi sempre più forte e poi, quando la porta si chiuse, davanti ai loro occhi comparve improvvisamente Hatsumici che, con le lacrime agli occhi, faceva forza contro la porta per tenerla chiusa.

“Chi è quello?” fece Shoto con un filo di voce poiché la paura che stava provando Miyuki non riusciva a fargli controllare il suo corpo; Bakugou, che stava sentendo al cento per cento tutta la paura di Miyuki, le sue mani che tremavano, il cuore che le stava esplodendo nel petto e il dolore delle unghie che grattavano contro la porta, guardò il ragazzo con gli occhi pieni di sangue e si pentì di non averlo ucciso il giorno di San Valentino.
“E’ lo stesso di quel ricordo – continuò Shoto – quello che hai detto di conoscere” guardò Bakugou che a causa di tutto ciò che stava sentendo, sembrava essere diventato di pietra.

Qualche istante dopo, i due videro Hatsumici scomparire di nuovo per poi aprire la porta e avvicinarsi al lavandino.
Con molta difficoltà, anche i due lo seguirono e quando videro i piedi di Miyuki venire spinti dentro la superficie riflettente, tutti e due vennero pervasi da un dolore lancinante che gli fece mancare il fiato e che li fece accasciare a terra.
Poco dopo, vennero entrambi risucchiati dentro lo specchio e quando riuscirono a rimettersi in piedi, con molta fatica, assistettero in prima fila a tutto ciò che Miyuki aveva subito una volta superato il primo specchio.

Video Hatsumici immobile mentre un altro uomo infieriva su di lei e quando Miyuki ebbe la forza di rimettersi in piedi, sentirono tutta la frustrazione che aveva provato quando si era accorta che a farle quello, era stato anche colui che lei aveva sempre considerato suo amico.
Sentirono il dolore causato dalla ginocchiata che le aveva dato Hatsumici e il terrore disumano che l’aveva pervasa quando si era resa conto che quell’uomo le aveva agganciato addosso quegli strani bracciali.

La guardarono mentre veniva trascinata per i capelli, mentre la paura di non riuscire a tornare dai suoi amici le faceva mancare il respiro e mentre l’idea di trovarsi di nuovo davanti a suo padre la paralizzava.
Quando poi venne lanciata nuovamente oltre una parete, i due sentirono ancora una volta il dolore che avevano provato quando Hatsumici l’aveva spinta oltre il primo specchio ma, purtroppo per loro, quella volta, non si sarebbero ripresi così in fretta.

Trascinati fuori dal secondo specchio, i due dovettero rimanere a terra più a lungo poiché oltre al dolore che Miyuki aveva provato attraversandolo, adesso si era unita anche la paura data dalla visione di suo padre e di tutti gli uomini che c’erano in quella stanza.
Come un film dell’orrore, i due guardarono Miyuki che veniva ripetutamente pestata da suo padre e guarita da uno dei suoi uomini mentre, accanto a loro, Hatsumici guardava la scena con sguardo vitreo.
Ad ogni calcio, pugno, colpo e tirata di capelli, i due sentivano il corpo di Miyuki farsi a pezzi.
Percepivano il dolore di ogni sua fibra muscolare. Percepivano il calore del sangue che le scorreva addosso, il poco sollievo generato dalle cure di quell’uomo e la tristezza immane che aveva provato quando lui l’aveva guardata e le aveva negato l’aiuto.
Sentirono la sua delusione, la voglia di lasciarsi andare perché ormai era finita e sentirono anche una paura disumana quando un altro uomo, alle loro spalle, interruppe il tutto dicendo che i soggetti erano nel punto prestabilito.

“Eravamo noi i soggetti...” la voce di Shoto sembrò un sibilo; Bakugou strinse i pugni mentre con lo sguardo seguiva il corpo di Miyuki che, tumefatto, veniva portato via.

Poco dopo, i due si ritrovarono in un’altra stanza e quasi immediatamente, si resero conto dell’enorme struttura alla quale era appesa Miyuki ormai priva di sensi.
Riuscivano a sentire tutto il dolore che le stava bruciando il corpo e, come dei lievi battiti, riuscivano a percepire il suo cuore.
Non sapendo per quanto tempo rimase lì, i due troppo sconvolti per dire qualsiasi cosa, la guardarono in silenzio mentre lasciavano che le sensazioni e i sentimenti di lei, diventassero anche loro.
Poi, sentirono il cuore di lei prendere a battere ancora più velocemente quando, dal nulla, spunto una mano, probabilmente quella di Obscurium e gli uomini che fino a quel momento erano rimasti in piedi accanto a lei, iniziavano a sganciarla da quella struttura.

Come tutte le volte successive, Shoto e Bakugou vennero trascinati con lei e si ritrovarono sul tetto del grattacielo dal quale Obscurium aveva fatto il suo discorso mesi prima.

Sempre in piedi accanto a lei, mentre dentro di loro tutto ciò che stava sentendo Miyuki li stava uccidendo, i due rimasero immobili finché, come se una lama li avesse trapassati da parte a parte, i due non furono trascinati anche oltre la balaustra e presero a cadere accanto a lei.

Man mano che precipitavano, Bakugou e Shoto che non avevano più la forza di far niente, percepirono ancora una volta tutto ciò che stava sentendo Miyuki.
Sentirono la paura, la tristezza, la rabbia e la solitudine. Sentirono il suo sollievo nel morire perché così nessun altro ne avrebbe sofferto. Sentirono la consapevolezza che nessuno avrebbe mai rischiato tanto per lei, perché nessuno la conosceva e nessuno si sarebbe mai messo contro suo padre per lei.
Sentirono i suoi pensieri, il suo essere dispiaciuta per non essere riuscita a raggiungere i suoi amici.
Sentirono i suoi pochi ricordi felici alla Yuei, le risate con i compagni, l’alba vista con Shoto e la strana sensazione di bollore in pancia quando guardava Bakugou.
Sentirono la mancanza di sua madre e la consapevolezza che presto si sarebbero riviste e poi, sentirono ancora più forte la paura di morire e il desiderio di rimanere in vita.
Poi, mentre questa paura e questo desiderio si facevano così forti da sovrastare qualsiasi altra sensazione, impedendo loro di pensare o di muoversi, i due sentirono la scossa dell’impatto di Miyuki e con una forza disumana vennero lanciati fuori dal ricordo e finirono per rotolare a terra per qualche metro.

Schiacciati sul pavimento freddo, con ogni millimetro del loro corpo che faceva un male cane, i due rimasero immobili e in bilico tra il voler urlare e il voler piangere a causa di tutte le emozioni che avevano assorbito durante la loro permanenza in quel ricordo.

Avevano entrambi il respiro corto e il sudore che gli scorreva lungo la fronte e tutti e due erano incapaci di parlare.
Rimasero a terra per chissà quanto mentre ogni piccola variazione dello stato d’animo di Miyuki continuava a dar loro il tormento.
Era come se fossero ancora lì dentro, come se continuassero a rivivere all’infinito quella giornata e ogni volta, si sentivano morire sempre di più.

Con gli occhi fissi sul volto sconvolto di Shoto, Bakugou che aveva sentito ogni cosa come se l’avesse vissuta lui in prima persona, voleva morire.
Miyuki era andata in contro a tutto ciò da sola, per settimane, chissà quante volte e non aveva mai mostrato segno di cedimento.
Era sempre andata avanti, aveva continuato comunque a stare con lui, a voler stare con lui perché non le importava quanto male avrebbe subito.
Aveva visto e rivisto i suoi ricordi e se per lui era stato devastante vederne appena due, chissà quanto dovevano averla distrutta tutti quelli che aveva visto che continuava a vedere durante gli allenamenti con Shoto.
E lui, invece di aiutarla, invece di partecipare e di far in modo che quel suo supplizio finisse in fretta, si era tirato indietro e molto probabilmente le aveva spezzato il cuore.

Miyuki doveva aver fatto uno sforzo disumano per raccontargli la verità, lo aveva detto anche Shoto, perché sapeva quanto il fatto che fosse il suo quirk a far venire fuori determinati ricordi avrebbe potuto ferirlo.
Si era preoccupata di quanto avrebbe potuto soffrirne lui mentre lei, chissà da quanto, soffriva in una maniera disumana. Una maniera che adesso Bakugou stava sperimentando e che, bloccato a terra dal terrore, non era sicuro sarebbe riuscito a reggere per più di due volte.

Dopo un tempo che parve loro infinito mentre i loro corpi erano ancora provati da tutto ciò che avevano appena vissuto, a qualche metro di distanza da loro, sentirono un tonfo simile a quello che avevano causato loro quando erano caduti a terra.
Improvvisamente, come se tutto ciò che li aveva bloccati a terra fosse svanito, i due si guardarono dritti negli occhi e facendo uno sforzo sovrumano, si tirarono su e presero a correre verso la direzione da cui era provenuto quel rumore.

Con il cuore che ormai aveva raggiunto la loro gola e le gambe che, seppur tremanti, li facevano avanzare a fatica, Shoto e Bakugou raggiunsero l’origine di quel tonfo e quando furono finalmente arrivati, videro a pochi metri da loro, il corpo di Miyuki che proprio come il loro qualche istante prima, era immobile sul pavimento.

Bloccata dalla paura e dal dolore di quel ricordo, con ancora le sue urla nelle orecchie e la sensazione della pelle che viene completamente dilaniata, Miyuki si accartocciò su sé stessa e si strinse la coscia iniziando a piangere copiosamente mentre ogni parte del suo corpo continuava a tremare.
Si sentiva completamente svuotata ed era sicura che il dolore e la paura di quel ricordo l’avrebbero tormentata per settimane poiché, non riusciva a spiegarsi come, a differenza di tutti gli altri ricordi che aveva vissuto, quello era stato come riviverlo per davvero per la seconda volta.

Era stato come essere di nuovo lì in prima persona. Aveva sentito il freddo del pavimento, la botta del muro contro la sua schiena.
Aveva sentito il sangue in bocca e lo aveva anche sentito sui suoi denti dopo averlo sputato per l’ennesima volta.
Aveva sentito gli occhi di suo padre addosso, aveva visto quelle iridi nere e fredde perforarle il volto e quelle mani, molto più grandi delle sue, che la tenevano per le spalline.
Aveva sentito il suo fiato addosso, aveva sentito il suo cuore esploderle nel petto e aveva sentito ogni cosa di quell’attacco brutale che le aveva fatto pensare di aver perso la gamba per la seconda volta.

Continuando a piangere e a singhiozzare, Miyuki cercò di ricomporsi poiché sicura che da un momento all’altro sarebbe ritornata alla palestra dalla quale era partita ma, quando riuscì a mettersi in piedi, venne pervasa dalla strana sensazione di essere osservata.
Stranita da ciò, poiché in quella dimensione era sempre stata da sola, Miyuki si girò verso la direzione da cui aveva percepito lo sguardo e quando davanti a sé vide i suoi due compagni, per poco non si sentì mancare.

E voi cosa ci fate qui?” asserì con un filo di voce mentre con occhi sgranati guardava prima Shoto e poi, Bakugou.

Ancora sconvolti anche loro da ciò che avevano provato, i due la guardarono ma prima di riuscire a dire qualsiasi cosa, tutti e tre si sentirono risucchiare all’indietro.

Con la testa poggiata contro il palmo della sua mano destra, Aizawa continuava a fare respiri profondi e a sperare che prima o poi tutti e tre i suoi alunni si sarebbero svegliati.

Pensava e ripensava a come aveva potuto essere così stupido e poco accorto, a come aveva potuto prendere parte ad una cosa del genere mettendo a rischio le vite dei suoi studenti e più lo faceva, più si odiava.
Doveva essere colui che li guidava, che li consigliava e li avviava verso la strada per diventare un Hero essendo per loro un’ancora, un appoggio.
E invece era finito per essere colui che li aveva fatti finire tutti e tre all’ospedale e che da tre giorni non faceva altro che maledirsi.

“Ehi – la voce di Hawks mise fine al bip delle macchine d’ospedale che, come per i giorni precedenti, gli aveva riempito le orecchie – dovresti mangiare qualcosa.” Aizawa alzò la testa dalla sua mano e si girò quel tanto che bastava per vederlo.
“Li tengo d’occhio io – entrò nella stanza e posò un sacchettino sul tavolo – tu mangia.” continuò indicandoglielo e avviandosi verso l’altra sedia posta accanto al letto di Bakugou.
Aizawa fece un respiro profondo “Sono passati tre giorni… - si massaggiò le tempie – come abbiamo fatto ad essere così stupidi.”
Hawks si sedette “Nessuno di noi si aspettava che qualcun altro potesse finire in quella dimensione-”
“Già – la voce di Kuro li fece girare entrambi verso la porta – perdonatemi, non avevo intenzione di interrompervi.” si scusò entrando.
Hawks gli fece un cenno con la mano “Comunque Hawks ha ragione – continuò – nessuno di noi sapeva fosse possibile. Mi sono spaventato anche io quando hanno perso i sensi entrambi.” guardò i due ragazzi che stavano dormendo.

Aizawa guardò Miyuki “Sono sicuro che si riprenderanno – asserì Kuro notando la sua palese preoccupazione – sono ragazzi forti.” accennò un sorriso.
“Non possiamo continuare così solo perché sappiamo che sono ragazzi forti” rispose Aizawa alzandosi “se dovesse capitare di nuovo, potrebbe non farcela.” guardò di nuovo la ragazzina.
Kuro abbassò lo sguardo, anche lui si sentiva terribilmente in colpa. Per tutte quelle settimane di allenamento si era fomentato tantissimo nel vederli combattere, nello scommettere con Hawks e nel chiedersi in che modo Miyuki sarebbe finita in quella dimensione finendo per dimenticarsi il motivo per cui stessero facendo tutto ciò e la difficoltà di quel tipo di allenamento e adesso che li vedeva tutti e tre privi di sensi in ospedale, si domandava se valesse davvero la pena sottoporli a tutto quello stress.

“Dobbiamo trovare un altro modo” fece Aizawa dopo aver sorseggiato un po’ del caffè che Hakws gli aveva appena portato “non possiamo più metterli in pericolo in questo modo.”
Kuro lo guardò “E come faremo? Anche Miyuki ha detto che non c’è altro modo in più, se glieli facciamo vedere mentre la monitoriamo è molto più sicuro.”
Aizawa distolse lo sguardo “Miyuki è sotto la mia tutela – Hawks lo guardò – e da quando è scappata sono più le volte in cui è finita in ospedale che non.” finì di bere il caffè e buttò il bicchiere nel cestino “Non ho intenzione di farla continuare in questo modo, non è abbastanza forte al momento.” guardò di nuovo la ragazzina.
“Non mi importa se Endeavor non è d’accordo-”
“Lo sono.” tutti e tre si girarono verso la porta dove, con le fiamme spente e con addosso dei vestiti casual, Endeavor guardava i tre letti con volto serio “Non mi sono reso conto della pericolosità di ciò che stavamo facendo finché non l’ho letteralmente toccato con mano. - si guardò la mano destra – Ho sottovalutato la situazione per l’ennesima volta e questa volta, anche mio figlio ne ha risentito.” guardò Shoto.

“Non andremo avanti con questo tipo di allenamento finché Miyuki non sarà più forte. – guardò Aizawa – Se dovesse avere altre visioni al di fuori della palestra ne terremo sicuramente conto ma non voglio più forzarla.” sospirò nella stanza calò il silenzio.
“Spero che un giorno riuscirà a perdonarmi per il dolore che il ricordo tirato fuori dal mio quirk deve averle fatto sentire, non era mia intenzione e – guardò per l’ennesima volta tutti e tre i ragazzini – spero che si rimettano al più presto.”

 

Pochi istanti dopo, come se servissero quelle parole di Endeavor per fari sì che si riprendessero, tutti e tre i display accanto ai letti dei ragazzi, iniziarono a mostrare segni di ripresa per quanto riguardava l’elettrocardiogramma che adesso aveva preso a registrare una regolare attività cardiaca.
Giratisi tutti e quattro a guardare poiché catturati dai bip dei picchi sistolici, gli uomini si accorsero che piano piano sui volti dei tre ragazzi iniziavano a comparire delle espressioni contrite e doloranti che, dopo qualche secondo, li portarono ad aprire gli occhi contemporaneamente e a far sì che il cuore di Aizawa si alleggerisse di qualche chilo.

 

 

 

Angolo autrice:

MAMMA MIAAAAAAAAAAA non riesco a credere di essere riuscita a scrivere e a pubblicare il capitolo T_________T mi mancava terribilmente scrivere ma ho davvero pochissimo tempo per ora e ne sto soffrendo tantissimo.
Così tanto che ho deciso di darvi un capitolo in cui soffrirete anche voi EHEHEHHEHEHEH 
Maggio è un mese bello tosto e non credo di riuscire a pubblicare molto spesso fino a dopo l'undici Giugno perché devo studiare per l'ultima materia della triennale quindi sarò un bel po' presa.
Vi chiedo di pazientare e di scusarmi se per avere il nuovo capitolo ci vuole un po' più di tempo ma vi assicuro che scrivere questa storia mi manca da morire e non vedo l'ora di avere di nuovo il tempo per dedicarmici appieno soprattutto perché ci si avvicina alle parti importanti e non vedo l'ora di farvele leggere!

Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto! Se volete lasciatemi una stellina/una recensione e spero rimarrete con me fino alla fine perché vi prometto che non ve ne pentirete anche se per ora dovete aspettare un po' per il nuovo capitolo T___T
Vi voglio bene e mi mancate!
Baci, Ems xx

 

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Capitolo 41
*** Capitolo quarantuno - Più in là. ***


PIU' IN LA'
 

La luce di uno dei primi raggi di sole che si facevano spazio nel cielo ancora blu scuro penetrò all’improvviso attraverso il vetro e la tapparella, andandosi a poggiare sulla guancia destra di Miyuki che, contrariamente a come faceva di solito, non aveva aperto gli occhi prima dell’alba.

Svegliatasi all’improvviso dopo quello che era stato un sonno lungo ben tre giorni, la ragazza era riuscita a prendere conoscenza con non poche difficoltà ma dopo una brevissima manciata di minuti, come se il suo corpo le avesse permesso solo di far appurare agli altri di essere ancora viva, le sue palpebre che sembravano pesare due tonnellate, si erano chiuse di nuovo facendola sprofondare ancora una volta con la testa sul cuscino.

Non era riuscita a capire nulla di ciò che la stesse circondando, l’unica cosa che sapeva, da quando aveva perso i sensi in palestra, era che in qualche modo, chissà come e perché, Shoto e Bakugou erano riusciti ad entrare in quella strana dimensione che lei aveva sempre pensato essere impenetrabile.

Con ancora gli occhi chiusi nonostante il calore del raggio di sole la stesse infastidendo particolarmente, Miyuki concentrò il suo quirk d’aria nella zona colpita e senza dare troppo nell’occhio iniziò a raffreddare la guancia in modo che il sole non potesse infastidirla ulteriormente.
Non voleva ancora aprire gli occhi perché sapeva che una volta fatto, ad attenderla ci sarebbero state troppe domande da affrontare e, alle quali, non era sicura di saper dare una risposta.

Dopotutto, erano molte le domande che si faceva già da sola, figurarsi quelle che si stavano sicuramente ponendo tutti gli altri.

Tenendo gli occhi chiusi ma le orecchie ben tese per tenere sotto controllo la situazione nella stanza, Miyuki cercò di tornare con la mente in quella dimensione in modo tale da riuscire a dare una spiegazione al come quei due fossero finiti lì.
Già, quei due.

Se la presenza di Shoto lì dentro non l’aveva turbata più di tanto, quella di Bakugou invece le aveva fatto perdere più di un battito.

Ricordava ancora perfettamente la sua espressione quando, qualche sera prima, gli aveva raccontato tutta la verità e ricordava benissimo, come se gliel’avesse tatuata addosso, la frase in cui le diceva che forse avrebbe dovuto lasciare che lei si innamorasse di Shoto, insieme a quella in cui aveva deciso di rompere con lei.

Ricordava alla perfezione anche la sua espressione distrutta che, a dir la verità, non era molto diversa da quella che gli aveva visto in volto quando entrambi erano apparsi alle sue spalle.

Come c’erano finiti lì dentro? Perché entrambi sembravano così sconvolti? Che cosa avevano visto? Ma soprattutto, altri al di fuori di lei potevano entrare nei suoi ricordi? Come poteva essere possibile una cosa del genere?

“Dovresti dare un po’ di tregua al tuo cervello” la voce di Aizawa si fece spazio con prepotenza tra tutte le domande che le stavano riempendo la testa “avrai ripreso conoscenza da nemmeno cinque minuti.” continuò e come se fosse stata alla realtà, Miyuki si rese conto che l’azione del suo quirk non stava più avendo effetto e che adesso, il calore del sole si sentiva eccome.

Infastidita da quella sensazione, la ragazza si portò istintivamente la mano destra sulla porzione del viso colpita cercando di far uscire dell’altra aria fresca.
“Non funzionerà” asserì l’uomo alla sua sinistra e ancora un po’ intontita dal sonno, Miyuki aprì lentamente gli occhi per poi accorgersi che quelli del professore non erano più del solito colore scuro ma tinti di un rosso molto acceso mentre i suoi capelli, insieme alla sua sciarpa, sembravano sospesi per aria.
“Dovresti riposare e non metterti a rimuginare appena sveglia o usare il tuo quirk quando non hai nemmeno un briciolo di energia” gli occhi di Aizawa tornarono del solito colore mentre i capelli e la sciarpa gli ricadevano lentamente addosso.
“Credo di aver riposato abbastanza” asserì lei sbadigliando mentre con la mano destra riprendeva a rinfrescarsi la faccia.

Aizawa sospirò e scuoté la testa “Immagino che chiederti come ti senti sia inutile” lei lo guardò.
“Non direi inutile – strinse le spalle – direi più che altro difficile dato che non ne ho la minima idea.” cercò di mettersi seduta.
“Ricordi qualcosa?” Miyuki fece un respiro profondo e corrugando la fronte incrociò le braccia al petto.
“Non molto – ammise – solo che mi sentivo parecchio frustrata e arrabbiata con me stessa poi, - lo guardò per un istante – ricordo solo il volto di Endeavor e nulla più fino a quando non ho ripreso i sensi e non ho visto quei d-” s’interruppe e come se fino a quel momento fossero stati eliminati dalla sua visuale, i suoi occhi misero a fuoco i due lettini d’ospedale che si trovavano di fronte al suo ma che, contrariamente a quello su cui si trovava lei, erano vuoti.

“Dove sono?” domandò girandosi di scatto verso Aizawa; l’uomo corrugò la fronte e si girò verso i due lettini vuoti “Oh – si girò nuovamente verso di lei – sei stata l’unica a riperdere i sensi ieri. Shoto è andato via con suo padre mentre Bakugou è andato via con i suoi genitori-”
“Hanno detto qualcosa?” Aizawa si appoggiò allo schienale della poltrona “Sì ma – strinse le spalle – ne parleremo più in là. Adesso devi pensare a rimetterti in sesto.” la guardò dritto negli occhi.

Miyuki corrugò la fronte ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Aizawa alzò la mano destra “So benissimo che non c’è tempo e che tuo padre potrebbe spuntare da un momento all’altro ma adesso devi pensare a te stessa e a diventare un Hero. – lei continuò a guardarlo confusa – Dopotutto, è questo il tuo obiettivo principale no?” posò entrambe le mani sui braccioli della poltrona e si alzò.
Lei lo seguì con lo sguardo mentre si dirigeva verso la porta “Sì, ma-”
“E allora riposa – si girò e la guardò di nuovo dritto negli occhi – perché tra due giorni dovrai sostenere l’esame per la licenza provvisoria e non sarà una passeggiata.”

Sobbalzando a causa del rumore provocato dalla porta che Aizawa si era appena chiuso alle spalle, Miyuki continuò a tenere lo sguardo fisso verso il punto in cui aveva visto scomparire il professore mentre, nella sua testa, iniziavano a nascere più dubbi di prima.
Che cosa avevano detto quei due? Cosa avevano raccontato della dimensione? Che cosa avevano visto?
E poi, cosa voleva dire “ne parleremo più in là”? Quando sarebbe stato quel più in là?
Non c’era il tempo di aspettare, non c’era il tempo di riposare, perché suo padre era chissà dove pronto ad attaccare e, oltre a ciò, Takao era sicuramente ancora tenuto prigioniero.

Con lo sguardo ancora fisso sull’ormai assente figura di Aizawa, Miyuki sentì ribollirle dentro la rabbia e la frustrazione del non poter far nulla se non aspettare e ciò, pian piano, iniziava a farle pizzicare la gola.
Non riusciva a credere che all’improvviso, tutti tranne lei, iniziassero a mollare la presa su quello che lei credeva essere un obiettivo comune e cominciassero a parlare di prendersi del tempo e di aspettare.

Non c’era nulla da aspettare, dovevano sbrigarsi ma a quanto pareva, erano tutti contro una e Miyuki sapeva che se avesse azzardato qualcosa, l’avrebbero fermata esattamente come aveva fatto Bakugou quella volta.

Perciò, l’unica cosa che le rimaneva da fare, data la mancanza di forze, era stringere i denti e lasciare che tutta la rabbia che stava sentendo dentro, frutto di dubbi, paure, dolore e frustrazione venisse fuori sotto forma di lacrime e di pugni stretti.

Dimessa dall’ospedale dopo qualche ora da quella conversazione con Aizawa, Miyuki venne accompagnata al dormitorio da una macchina privata e quando rimise piede dentro l’edificio, fu grata di non trovarvici nessuno poiché non aveva proprio l’intenzione di parlare con anima viva.
Per quanto anche lei fosse piena di domande e volesse delle risposte, non aveva le forze per rispondere alle possibili domande dei suoi compagni e ai soliti “Come stai?” o “Va tutto bene?” ai quali ormai non sapeva più come rispondere.

Chiusa la porta della sua stanza, avanzò lentamente verso il suo letto e facendo un respiro profondo vi si buttò di peso lasciando che la sua faccia venisse schiacciata dalla serie di cuscini che vi teneva sopra.

Si sentiva svuotata di qualsiasi cosa. Si sentiva impotente. Era come se da quando aveva aperto gli occhi quel giorno niente stesse andando bene. Come se ogni cosa pesasse cento volte più di lei e bastasse il minimo per farla sprofondare sotto terra impedendole di reagire o di capirne il motivo.
Non riusciva a trovare la forza di scuotersi, come se il suo corpo non ne volesse più sapere, come se il limite imposto da Aizawa le avesse legato addosso delle catene nonostante lui le avesse semplicemente detto di riposare.

Riposare. Riposare per poter superare l’esame per la licenza provvisoria, come se a lei interessasse.
Come se quella fosse la sua priorità.
Eppure Miyuki sapeva che l’esame per la licenza doveva essere una priorità, perché senza quell’attestato, senza quel pezzo di plastica con la sua faccia sopra non poteva diventare un Hero e non poteva nemmeno rischiare di scontrarsi con dei villains poiché se avesse creato troppi guai, la polizia avrebbe attribuito a lei la colpa.

“Qual è la cosa giusta da fare...” asserì facendo un altro respiro profondo e massaggiandosi le tempie nella speranza che, prima o poi, qualcosa di sensato potesse venire fuori da quell’enorme casino che le confondeva i pensieri.

Qual era la cosa giusta da fare? Uscire dalla sua stanza in quel momento e senza dire niente a nessuno, partire da sola alla ricerca di risposte? Diede una veloce occhiata alla porta della sua stanza.
Forse non era una cattiva idea. Forse se la volta precedente non fosse stata così codarda e non avesse mandato quel messaggio a Bakugou, adesso avrebbe ottenuto delle risposte. Forse sarebbe anche riuscita ad ottenere delle risposte o sarebbe addirittura riuscita a trovare Takao.
Chissà, magari sarebbe morta nel riuscirci ma almeno avrebbe combinato qualcosa di utile invece di stare buttata sul suo letto in attesa di un “più in là.”

Forse andarsene non era per niente una cattiva idea in più, da quando Bakugou l’aveva lasciata non c’era più niente che la tenesse legata a quel posto.
Sì forse non sarebbe diventata un Hero ma di sicuro l’avrebbero vista come tale una volta sconfitto suo padre.
Oppure l’avrebbero vista semplicemente come un villain meno villain, un Hero comunque.

Se fosse uscita da quella stanza nei successivi cinque minuti, probabilmente non avrebbe mai più rimesso piede alla Yuei, forse perché non sarebbe sopravvissuta o, forse per vergogna.
Avrebbe percorso per l’ultima volta l’enorme viale che separava il dormitorio dalla strada principale in cui passavano gli autobus e ne avrebbe preso uno, uno qualsiasi diretto chissà dove.
Sarebbe scesa alla fermata più lontana e buttando via il telefono si sarebbe messa a camminare alla ricerca di qualcosa, alla ricerca di qualcuno o magari, se gli uomini di suo padre la stessero ancora osservando, sarebbero stati loro a trovarla.
Una volta ritornata “a casa”, in un modo o in un altro – era sicura che sarebbe riuscita a tornarci – avrebbe messo tutta sé stessa per riuscire a raggiungere Takao e una volta liberato, se fosse riuscita a non morire nel tentativo, avrebbe sfidato suo padre consapevole che, molto probabilmente, non sarebbero usciti vivi entrambi da quello scontro.

E se fosse rimasta invece?

Cosa sarebbe successo da lì a chissà quanto se fosse rimasta? Sarebbe andata a dormire e l’indomani avrebbe rivisto i suoi compagni, sarebbero andati a lezione e avrebbero continuato la loro scalata per diventare Hero come facevano ormai da mesi.
Avrebbe parlato con Shoto di ciò che aveva visto e forse avrebbe anche parlato con Bakugou e cercato di capire come mai anche lui fosse lì.
Forse avrebbero continuato a rimanere amici, o forse, a maggior ragione, lui se ne sarebbe tirato indietro ancora una volta.
Avrebbe continuato a ridere con Kirishima e a sorbirsi i suoi stupidissimi film che non facevano ridere e si sarebbe sentita normale.
Tutto finché non sarebbe arrivato quel “più in là” che come ogni volta la ributtava nel baratro facendola stare, ogni volta, sempre peggio.

Era sempre così che andava. Viveva la vita di una normale quindicenne per qualche tempo e poi, tutto ciò che cercava di buttarsi alle spalle la travolgeva e la distruggeva, rendendole il processo di ripresa sempre più difficile.

Valeva la pena rimanere allora? Valeva la pena godersi quei pochissimi momenti di normalità in attesa di un ulteriore buco nero e continuare a vivere così ancora e ancora, fino al giorno in cui non avesse messo un punto? Fino a quel “più in là?”
Oppure conveniva mettere un punto a quei bei momenti adesso e continuare a vivere in quel buco nero così che, quando sarebbe finalmente arrivato il momento, la normalità che sarebbe arrivata successivamente non avrebbe avuto fine?

Miyuki alzò la testa dai cuscini e si mise a sedere sul bordo del letto in attesa di qualcosa.
In attesa di un segno brusco e netto che le permettesse di decidere cosa fare. Sarebbe bastato pochissimo.
Sarebbe bastata una finestra spalancata dal vento, una matita che cade dalla scrivania. Sarebbe bastato un tuono fuori dalla sua stanza, il cinguettio di un uccello o il ronzare di una mosca.
Sarebbe bastato un battito di ciglia in più, il suono di una sveglia oppure il battere di un pugno contro la porta della sua stanza.

Con il cuore in gola poiché non pensava davvero che sarebbe arrivato un segno, Miyuki rimase immobile con lo sguardo fisso sulla superficie di legno e i pugni serrati contro il suo materasso poi, dopo qualche istante di silenzio che le fece pensare fosse tutto frutto della sua fantasia, quel pugnò batté nuovamente contro la porta.

Alzandosi dal letto con un balzo, Miyuki si diresse verso la porta con le gambe tremanti e con ogni vena del suo corpo che pulsava più forte del solito ad ogni sistole e quando fu lì, con la mano sopra la maniglia, rimase ancora qualche secondo in attesa prima di aprire definitivamente.

Una volta fatto, contrariamente ad ogni aspettativa, fuori dalla sua stanza non c’era nessuno.
Confusa da ciò e sicura di aver sentito bussare, Miyuki si guardò a destra e a manca per qualche secondo, cercando cogliere con lo sguardo anche il più piccolo dei movimenti poi, mentre con lo sguardo tornava a fissare il lungo corridoio buio alla sua destra, improvvisamente il suo respiro si fece via via più corto mentre nel petto iniziava a sentire uno strano peso.
Immobile con la mano destra ancora serrata sulla maniglia, Miyuki strinse i denti e continuò a fissare la fine del corridoio come se avesse paura di spostare lo sguardo e finire per trovasi davanti qualcuno.
Non uno qualunque ma, Hatsumici.

Dopotutto, se qualcuno aveva davvero bussato alla sua porta e si trovava ancora lì in piedi, di fronte a lei, senza che lei potesse vederlo, non poteva essere nessuno se non lui dato che, ormai Miyuki sapeva che il suo quirk era proprio quello dell’invisibilità.

Cercando di mantenere la calma e senza dare troppo nell’occhio poiché se davvero ci fosse stato Hatsumici alla sua sinistra, nel vederla scattare sarebbe potuto fuggire via illeso, Miyuki deglutì lentamente e continuando a stringere la maniglia, spostò in maniera impercettibile lo sguardo dalla fine del corridoio fino all’angolo alla sua sinistra mentre, con la mano sinistra, poggiata contro lo stipite della porta, si caricava di elettricità.

Stando attenta a ponderare ogni singolo movimento, Miyuki aspettò quello che a lei parve il momento più adatto e, quando fu arrivato, spalancò la porta e si lanciò in avanti con la mano sinistra, venendo però bloccata dal rumore di un bicchiere che cadeva al piano di sotto.

Con il cuore che le esplodeva nel petto, Miyuki si girò di scatto verso l’origine del rumore e adesso che si trovava immersa nel buio del corridoio, iniziava a domandarsi per quanto tempo fosse rimasta stesa sul suo letto dato che, quando era uscita dall’ospedale non erano nemmeno le dieci del mattino.
Continuando a camminare con la mano sinistra poggiata sulla parete e con la destra pronta ad attaccare con il quirk di fuoco, Miyuki camminò lentamente, aiutata anche dal quirk d’aria che le usciva da sotto la pianta del piede, e nel giro di qualche secondo arrivò all’altezza delle scale che portavano al piano di sotto.

Con la stessa calma e lo stesso passo felpato, scese i gradini uno ad uno e quando finalmente arrivò al piano di sotto, completamente al buio e illuminato soltanto dalla poca luce residua del tramonto, continuò a guardarsi attorno con gli occhi sgranati e non vedendo nessuno, iniziò ad avanzare verso quello che le sembrava l’unico posto utile da usare come nascondiglio.

Dirigendosi così verso l’isola della cucina per poter vedere se qualcuno vi fosse nascosto dietro, Miyuki continuò a tenere la mano destra pronta ad attaccare mentre con la testa studiava ogni centimetro di quell’enorme stanza poi, quando fu a pochi passi dall’isola, sentì qualcosa appiccicarlesi sotto il piede e completamente presa alla sprovvista, abbassò lo sguardo per la prima volta da quando aveva aperto la porta della sua stanza.

Abbassandosi quel tanto che bastava per capire cos’avesse schiacciato, Miyuki abbassò istintivamente anche la mano destra che, grazie al quirk di fuoco, illuminò leggermente la zona sottostante permettendole di vedere una serie di foglietti colorati sparsi per il pavimento.
Decisamente confusa, staccò quello che le si era attaccato sotto il piede e guardandosi alle spalle si accorse che lungo tutto il tragitto che aveva appena percorso c’era un mucchio di quei pezzetti colorati che, all’altezza di dove aveva usato il quirk d’aria, si erano sparpagliati un po’ qua e là.

Tornando verso le scale, Miyuki continuò ad osservare tutti quei pezzi di carta che stavano sul pavimento dimenticandosi completamente della possibilità che Hatsumici, o qualcun altro, potesse essere dentro casa finché, dal ripostiglio difronte l’ingresso non provenne un’enorme rumore dato da qualcosa che cadeva e rotolava per terra.
Lasciando cadere la manciata di pezzi di carta che aveva raccolto, Miyuki ricaricò immediatamente la mano destra con il quirk di fuoco e correndo al buio, fregandosene anche di fare rumore, raggiunse il ripostiglio e fece per attaccare per poi, fermarsi di botto.

“Katsuki?” asserì corrugando la fronte e dissipando il quirk di fuoco mentre, davanti a lei, caduto a terra con addosso alcuni degli scatoloni contenenti le decorazioni natalizie, stava Bakugou che nella mano destra teneva una scatola con delle candeline.

Con lo sguardo ancora fisso contro il soffitto e la bocca serrata probabilmente per non imprecare ad alta voce, Bakugou che aveva la testa all’altezza dei piedi di Miyuki, fece un respiro profondo e senza dire nulla, si tirò in piedi scaraventando in giro tutto ciò che gli era caduto addosso e facendo ancora più rumore di prima.

“Cosa stai facendo?” gli domandò poi; Bakugou la guardò dritto negli occhi “Dannato Kirishima” fece lui mentre si toglieva di dosso uno dei tanti festoni rossi che gli erano caduti addosso “chi cazzo tiene le candeline di compleanno insieme alle decorazioni natalizie?!” continuò dando un calcio ad uno degli scatoloni ormai mezzi vuoti.
Miyuki abbassò la mano destra e alzò un sopracciglio “Eh?” poi nella sua testa, come un nastro, risentì ciò che aveva appena detto Bakugou sulle candeline di compleanno e immediatamente portò lo sguardo su ciò che lui stava tenendo in mano.

“Che palle” sbuffò; Miyuki alzò lo sguardo “c’ero quasi riuscito.”
Lei scuoté la testa “Eri quasi riuscito a fare cosa?”
Bakugou sbuffò nuovamente e la guardò per qualche secondo “A farti una sorpresa... – distolse lo sguardo e a Miyuki parve di cogliere un lieve rossore sulle sue guance – Pensavo di avere tutto pronto quando ho bussato alla t-”
Miyuki sgranò gli occhi “Sei stato tu a bussare?!” lui la guardò di nuovo.
“E chi se no?” alzò un sopracciglio “Ci siamo solo noi qui.”

Improvvisamente il cuore di Miyuki riprese a battere più velocemente di quanto non avesse fatto quando pensava che ad aver bussato fosse stato Hatsumici.
Dunque era stato Bakugou a bussare, era stato lui il segno che stava aspettando.
Era stato lui a bussare e, anche se non l’avrebbe mai saputo, era stato lui a far sì che Miyuki scegliesse di aspettare quel “più in là.”

“Ti senti bene?” domandò lui notando l’espressione assente di Miyuki; poco dopo lei scuoté la testa e ripensando a come lo aveva trovato steso per terra e ricoperto di palline e festoni iniziò a sentire una risata farsi spazio nel suo petto che, piano piano iniziava a venir fuori facendola scoppiare a ridere e spazzando via quel peso che le aveva ostruito la gabbia toracica da quando si era svegliata quella mattina.

Confuso da quella sua reazione ma decisamente sollevato nel sentirla ridere, Bakugou che ancora non si era ripreso totalmente da quel viaggio assurdo all’intero nei suoi ricordi, si sentì un po’ meno incupito ogni secondo che passava in cui Miyuki rideva.
Perciò, deciso a far sì che lei non smettesse subito di farlo, fece esattamente ciò che gli veniva meglio e che sapeva avrebbe continuato a divertirla.

“Si può sapere che cazzo hai da ridere?” domandò impostando la sua solita faccia infastidita; Miyuki lo guardò e continuò a ridere “Dovevi vedere la tua faccia! – si portò una mano alla bocca – Ti stava uscendo il fumo dalle orecchie!” continuò a ridere “E poi come hai preso a calci quello scatolone” si accasciò a terra per le troppe risate.

“Beh mi fa piacere che il mio fallimento ti abbia fatto ridere” rispose lui scuotendo la testa per nascondere il fatto di essere seriamente compiaciuto “dovresti ringraziare quel coglione di Kirishima.” uscì dal ripostiglio e si diresse verso uno degli interruttori della luce.
Miyuki si portò una mano sul petto “Ma posso sapere a che cosa ti servono?” indicò le candeline che lui stava ancora tenendo in mano.
Arrivato davanti l’interruttore Bakugou si girò di nuovo verso di lei “E’ il tuo compleanno oggi no? - Miyuki smise di ridere – Mi servivano per questo” continuò poi accendendo la luce e permettendole di vedere i palloncini e tutti i pezzettini di carta che stavano sparsi per tutto il piano.

“Li hai sparpagliati tu questi?” gli domandò mentre ne raccoglieva una manciata da terra; Bakugou la guardò “I coriandoli?”
“E’ così che si chiamano?” ne raccolse ancora; lui corrugò la fronte ma prima di rispondere con una delle sue tipiche battute decise di proseguire verso il frigo per poter finalmente posizionare le candeline sulla torta.

Seduta ancora a terra con una manciata di coriandoli tra le mani, Miyuki lo guardò mentre si allontanava e come le era successo durante le vacanze di Natale, iniziò a sentire gli organi che le si contorcevano dentro.
Non erano riusciti a dirsi nulla dalla sera in cui gli aveva raccontato tutta la verità e a dir la verità, non pensava si sarebbero parlati per molto tempo.

Sapeva benissimo di averlo fatto stare male, sapeva che il fatto che fosse il suo quirk la causa delle sue visioni negative lo aveva distrutto, lo sapeva perché lo aveva visto.
E lo sapeva perché glielo aveva detto.
Tuttavia però se l’era ritrovato lì dentro, nella sua testa e adesso lui era di nuovo lì con lei e a quanto pareva le aveva organizzato una cena per il suo compleanno.
Più lo guardava, seduta sul pavimento, più si sentiva confusa. Perché aveva fatto tutto ciò? Ricordava le parole che le aveva detto, ricordava il fatto che non volesse più stare con lei ma allora perché era con Shoto quel giorno? Cosa lo aveva spinto a raggiungerla in palestra? Cosa gli aveva fatto cambiare idea? E in più, cosa aveva visto dentro la sua testa per spingerlo ad organizzare una cosa del genere?

“Hai finito di spremerti il cervello?” Miyuki scuoté la testa, era davvero così ovvio che si stesse scervellando?
“Perché invece di tenerti le cose per te non me le dici?” lei alzò lo sguardo e quando lo fece incontrò immediatamente quello di Bakugou che, seppur a qualche metro di distanza, non la mollava un secondo.

“A cosa stai pensando?” Miyuki abbassò lo sguardo sui coriandoli che aveva in mano “Vuoi davvero costringermi a rientrare nella tua testa?” il cuore di Miyuki si fermò per qualche secondo.
“Come” asserì poi tenendo lo sguardo fisso su un coriandolo verde; Bakugou scuoté la testa “Non lo so – lei lo guardò di nuovo – ti ho toccata e – mimò un esplosione con le mani – un secondo dopo ero in quel posto insieme a Todoroki.”

Miyuki lasciò cadere i coriandoli a terra e si alzò “Che ci facevi tu in palestra? - Bakugou strinse la mascella – Mi avevi detto di non voler averci nulla a che fare-”
“So quello che ho detto... – Miyuki corrugò la fronte – Non lo pensavo davvero.”
Lei si fermò come se avesse la paura che fare un passo avanti potesse impedirgli di continuare a parlare “Ero sconvolto e non puoi biasimarmi.” la guardò dritto negli occhi.
“Non ti biasimo infatti.” lui sembrò stupito “Sapevo benissimo che tutto questo ti avrebbe fatto stare male, per questo ho cercato fino all’ultimo di non dirti nulla e di non coinvolgerti. Sapevo che il fatto che fosse il tuo quirk a causarmi quelle visioni ti avrebbe distrutto ed ero pronta ad affrontarne le conseguenze nel caso in cui te l’avessi detto.”

“Non ti biasimo per come hai reagito e – sospirò – anche se mi ci vorrà del tempo, accetterò la tua decisione.” lo guardò di nuovo negli occhi “Spero solo che potremmo continuare a rimanere amici.” strinse le spalle.

“Miyuki – la voce di Bakugou risuonò più seria e profonda del solito – io non voglio essere tuo amico.”
Il cuore di Miyuki andò in mille pezzi ancora una volta. Nonostante lui fosse andato in palestra quel giorno, nonostante lui fosse entrato nella sua testa e nonostante le avesse organizzato quella stupida cena di compleanno, a quanto pareva, non voleva avere più nulla a che fare con lei.

Cercando di rimanere composta e di non crollare completamente davanti ai suoi occhi, Miyuki mantenne il suo sguardo e battendo le palpebre molteplici volte per far sì che le lacrime non iniziassero a scendere, annuì e strinse nuovamente le spalle “Oh – fece poi schiarendosi la gola – beh, lo capisco” rise nervosamente.
“Voglio dire – sentiva gli occhi iniziare a bruciare e continuava a battere le palpebre per far sì che il bruciore si placasse – dopo tutto non hai tutti i torti – distolse lo sguardo – chissà poi cos’hai visto nella mia testa, - si grattò nervosamente il collo – lo capisco, non dev’essere stato facile per te quindi beh-” una lacrima sbordò e iniziò a correrle lungo la guancia.

“Ah, dannazione” sbottò asciugandosela immediatamente “No – alzò la mano destra nel tentativo di fermarlo poiché Bakugou le si stava avvicinando – tranquillo è tutto a posto, lo capisco” asserì sorridendogli ma Bakugou non si fermò, anzi, le si piazzò di fronte.

“Miyuki” lei cercò di guardarlo dritto negli occhi ma non ci riuscì “te lo ripeterò un’altra volta, più lentamente” Miyuki corrugò la fronte e si sforzò di guardarlo.
“L’ho capito – deglutì – non vuoi essere mio amico.”
Bakugou fece un respiro profondo e le prese il viso con entrambe le mani “Miyuki – ripeté di nuovo – io non voglio essere tuo amico.” e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, Bakugou si avvicinò quel tanto che bastava per far sì che le loro labbra si toccassero ancora una volta.

“Allora?!” la voce di Kirishima seguita dal peso del suo braccio destro che si appoggiava sulle sue spalle fece sobbalzare Miyuki “Com’è andato?!” continuò avvicinando la sua faccia a quella dell’amica.
“Com’è andato che cosa?” chiese lei fermandosi dato che il peso dell’amico le impediva di camminare a dovere.
Kirishima sbuffò “Il compleanno!”
“Ah – Miyuki rise – bene ma, perché me lo chiedi due giorni dopo?” lui rimase a guardarla in silenzio per qualche secondo.
“Già – si allontanò leggermente – perché non te l’ho chiesto ieri? - corrugò la fronte – Te li ho fatti gli auguri?”
“Sì, dopo cena insieme a tutti gli altri. – lo guardò confusa – Inizio a pensare che dovresti smetterla di prendere a testate i muri durante gli allenamenti” rise.
Kirishima tolse il braccio dalle sue spalle e si grattò la nuca “No è che, con tutta questa storia di non dover parlare o chiederti che cosa sia successo me ne sono completamente dimenticato.”
Miyuki strabuzzò gli occhi “Come scusa?”
L’altro si pietrificò “Puoi ripetere?” domandò ancora.
“Ripetere cosa? La tabellina del due? Non credo otterrai risposte esaustive” asserì Bakugou una volta raggiunti di fronte l’entrata della scuola.

Miyuki continuò a tenere lo sguardo fisso sull’amico che aveva iniziato a sudare freddo “Cos’è questa storia che non dovete parlare o chiedermi cosa sia successo?” si girò verso Katsuki.
Il sorriso divertito dalla precedente battuta svanì dal suo volto e dopo aver serrato la mascella Bakugou spostò il suo sguardo su Kirishima “Mi è scappato...”
“Faresti bene a scappare tu adesso.” asserì l’altro a denti stretti.
“No – Miyuki afferrò Kirishima per la manica della giacca della divisa – qui non scappa nessuno.”
“Che cos’è questa storia?” li guardò entrambi.

Bakugou sospirò “E’ stato Aizawa a chiederci di non parlarne e di non chiederti nulla dell’accaduto, sia perché era il tuo compleanno sia perché voleva ti concentrassi completamente sull’esame per la licenza provvisoria.” scuoté la testa “Grazie, coglione.”
Miyuki lasciò la manica di Kirishima “Che stronzata.” asserì poi superandoli.

“Miyuki!” la voce di Kirishima che la seguiva la fece girare “Mi dispiace – le poggio la mano destra sulla spalla – non volevo farmelo scappare” Bakugou alle sue spalle lo fulminò.
“Figurati” rispose lei “me lo aspettavo, anche se non ha il minimo senso. Posso benissimo concentrarmi sull’esame e parlare di ciò che ho visto anzi, forse parlarne sarebbe meglio invece di aspettare chissà quando.” sbuffò.

“Io l’ho detto ad Aizawa che non parlarne sarebbe stato peggio” asserì Shoto alle sue spalle “però anche mio padre pensa che non parlarne per ora sia meglio.”
Miyuki lo guardò “Mi domando a cosa ci porterà aspettare.”
“Io invece mi domando di cosa stiate parlando, che c’entra tuo padre?” indicò Shoto.
Miyuki corrugò la fronte e guardò l’amico “Scusa Kirishima ma, di cos’è che non dovresti parlare con me?”
Il ragazzo guardò tutti e tre i suoi amici con aria confusa “Di come siete finiti tutti e tre all’ospedale dopo un combattimento con un villain…?” man mano che andava avanti con la frase la sua voce si faceva sempre più titubante mentre gli sguardi dei suoi amici si facevano sempre più confusi.
“Non è così che siete finiti all’ospedale?” chiese guardandoli tutti perplesso; i tre si scambiarono un’occhiata veloce, avevano completamente dimenticato che i soli a conoscere tutta la storia erano proprio loro tre.

“Chi ti ha detto questo?” chiese Bakugou; l’altro strinse le spalle “Un tipo strano che abbiamo incontrato fuori dall’ospedale quando vi hanno ricoverati, non sembrava molto più grande di noi.”
“Che sia Kuro?” bisbigliò Shoto; Miyuki lo guardò con la coda dell’occhio e annuì “Beh comunque sì – asserì poi sorridendo all’amico – evidentemente Aizawa non vuole che se ne parli perché, dato che non abbiamo ancora la licenza provvisoria non si deve fare sapere in giro.”
Kirishima sembrò convincersi “Sì e non voleva che ne parlaste o comunque chiedeste a Miyuki perché è stata lei a fare più danni di tutti e rischiava di finire nei guai con la polizia.” continuò Bakugou.
Shoto annuì “E dato che comunque c’ero anche io, mio padre, Endeavor – calcò sul nome – non vuole che si venga a sapere che suo figlio ha combattuto un villain, in città, senza avere la licenza.” gli altri due annuirono insieme a lui.

Kirishima rimase in silenzio per qualche secondo “Beh, ha senso” i tre tirarono un sospiro di sollievo “ecco perché Aizawa non vuole che se ne parli fino a dopo l’esame.”
“Già” asserì Miyuki riprendendo a camminare verso l’aula e ringraziando il cielo di aver parlato troppo davanti Kirishima e non davanti qualcun altro.
“Però – continuò l’altro e Miyuki si fermò di nuovo – come mai non ne hanno parlato nemmeno in tv?”
“Sei idiota? - Bakugou sbuffò – Lo stronzo a metà ti ha appena detto che suo padre non vuole che si venga a sapere. Secondo te Endeavor non ha il potere necessario per far cancellare dei servizi televisivi se ne va della sua reputazione?!” parlò così velocemente e così ad alta voce che persino Miyuki fece fatica a capire cosa avesse appena detto.

Kirishima lo guardò sconvolto “Non ci avevo pensato” asserì poi mettendosi a ridere e sperando che non gli sorgessero altri dubbi, i tre ripresero a camminare sperando di allontanarsi velocemente dall’amico.

“Dico, si può essere più idioti di così?!” asserì Miyuki quando, dopo la fine delle lezioni, tutti e tre si ritrovarono da soli fuori dall’edificio in attesa del bus che li avrebbe portati dove si sarebbe finalmente svolto l’esame per la licenza provvisoria.
“Di che stai parlando?” chiese Shoto.
“Sto parlando di sta mattina – rispose lei guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno potesse sentirli – con Kirishima.”
Bakugou strinse le spalle “Quell’idiota se la sarà bevuta sicuramente l’enorme cazzata che hai inventato.”
Miyuki sgranò gli occhi “Che ho inventato?” li guardò entrambi “Se non sbaglio anche voi avete sparato una cazzata dopo l’altra. E poi, - guardò Shoto – cos’era quel: mio padre, Endeavor” imitò il suo tono di voce facendo scoppiare a ridere Bakugou.
Shoto allargò le braccia “Bisognava essere credibili, c’era bisogno di enfasi.”
“Sì certo – Miyuki scuoté la testa – per non parlare di te che dici che sono stata io a fare più danni di tutti” Bakugou smise di ridere “Solo Kirishima può bersi una roba del genere.”

“La nostra fortuna è stata proprio questa.” asserì lei “Non vedo l’ora che questa storia finisca, sono stanca di tutte queste balle.”

Arrivati dopo più di mezz’ora nel luogo dell’esame, tutti e tre i ragazzi scesero dal bus e si diressero verso l’entrata dove, ad attendere di entrare come loro c’erano altri studenti, di altre scuole, che come Bakugou e Shoto non avevano superato il test al primo tentativo.
Andatisi a sistemare lontano dalla confusione, i tre rimasero in silenzio ad ascoltare ciò che mormoravano gli altri trovando in comune i dubbi sul come si sarebbe svolto l’esame quel giorno.

“Eravate in un posto come questo la prima volta?” chiese Miyuki che, nonostante non volesse darlo a vedere, iniziava a sentire un po’ di tensione poiché, anche se qualche giorno prima non aveva mostrato particolare interesse per quella licenza, adesso non voleva fallire per nessun motivo dato che ottenerla l’avrebbe avvicinata sempre più al diventare un Hero.

“Per niente.” asserì Bakugou che, alla sua destra, stava poggiato contro il muro a braccia incrociate.
“Era decisamente più grande, considera che nella prova finale abbiamo simulato l’evacuazione di una città.” aggiunse Shoto.
Miyuki li guardò pensierosa “Beh se voi due non siete passati però non dev’essere semplicissimo.” notò in loro un velo di vergogna.
“Posso sapere cos’avete combinato?” rise.
Shoto si guardò furtivamente alle spalle per poi avvicinarsi verso di lei “Lo vedi quel tipo?” lo indicò con il pollice; Miyuki gli diede un’occhiata veloce “Siamo entrati in competizione perché lui non voleva collaborare con me e alla fine ci siamo messi i bastoni fra le ruote rischiando anche di far male ad un altro ragazzo.”
“Seriamente?” fece lei divertita “E tu invece?” guardò Bakugou.

“Beh – sbuffò – io ho fatto esattamente quello che dovevo fare è la gente che m’intralcia.”
Miyuki rise “Ma davvero?” lui la guardò facendola ridere ancora di più.
“In realtà devi ammettere di non essere stato proprio servile con le controfigure” asserì Shoto facendo spallucce.
“Non è un mio problema se alla gente non stanno bene i miei modi!” sbraitò.
“A quanto pare è ancora una ferita aperta” commentò Miyuki cercando di non ridere troppo.
“Quegli idioti. Che si trovino un lavoro vero invece di fare i finti invalidi!” continuò.
“Beh dai – fece lei tra una risata e l’altra – non credo che oggi possa esserci qualcuno di più difficile con cui avere a che fare.”

“...per questo, per testare la vostra abilità nel risolvere problemi in maniera rapida e trovare soluzioni efficaci, per la prova di oggi abbiamo scelto un nemico decisamente terrificante.” tutti i ragazzi presenti all’interno dell’edificio si guardarono curiosi.
“Fateli venire avanti” continuò il giudice e poco dopo, dalle porte anti-panico iniziarono ad avanzare una dozzina di bambini che, correndo e urlando cominciavano a fare il caos, seguiti da quella che sembrava la loro povera maestra.

“Dicevi?” asserì Shoto inclinandosi verso Miyuki che deglutì rumorosamente.

Dopo più di venti minuti passati accovacciati su sé stessi e con le mani sulle orecchie per coprire il casino fatto dai ragazzini, Bakugou, Miyuki e Shoto iniziarono a vedere svanire la possibilità di ottenere la licenza provvisoria.
Purtroppo per loro, nessuno di tutti e tre era mai stato un granché con i bambini, per non parlare di Miyuki che non ne vedeva uno da anni.

“Che cosa farebbe Midoriya?!” urlò Miyuki nella speranza che i due potessero sentirla; Shoto la guardò “Quale poltiglia?!”
Miyuki rise e scuoté la testa “Oi – scuoté Bakugou; lui si girò – che cosa farebbe Midoriya?!”
L’altro corrugò la fronte “E che cazzo ne so?”
“Sentite – alzò ancora di più la voce – non possiamo stare così! Non prenderemo mai la licenza se non ci inventiamo qualcosa. Cosa piace ai bambini?!”
Shoto ci pensò su “Il the?” gli altri due lo guardarono perplessi.
“Okay ora basta” asserì lei alzandosi “non ho intenzione di sprecare la mia unica occasione.” e sistemandosi il costume si allontanò dai due alla ricerca di qualche bambino con cui iniziare a fare amicizia.

“Ehi guardate!” la voce squillante di un bambino attirò la sua attenzione “Ha il sedere di fuori!” un gruppo di sei bambini scoppiò a ridere.
“Vi diverte tanto il mio costume?” chiese lei avvicinandosi; i sei si ammutolirono di botto “Mi piacerebbe vedere il vostro.” gli sorrise.

“Noi non abbiamo un costume da Hero perché gli Hero sono stupidi!” esclamò un bambino alla sua destra facendo ridere tutti gli altri.
“Oh – fece lei – e dei villain allora che mi dici?” domandò abbassandosi alla sua altezza e facendo in modo che il suo quirk di fuoco iniziasse a fluirle sotto la pelle.
“Se gli Hero sono stupidi, come sono i villain?” continuò a chiedere mentre la cicatrice del suo braccio prendeva ad illuminarsi.

“Sai non credo che questo sia il modo migliore” asserì Shoto poggiandole una mano sulla spalla e allontanandola dal bambino che ormai era terrorizzato.
“Come no?” rispose lei “Pensavo mi avrebbe trovata più interessante” lo guardò sgranando gli occhi per poi ridere nel vederlo correre via.
Shoto scuoté la testa “Okay abbiamo appurato che terrorizzarli non è la soluzione però-” il boato di un’esplosione fece girare entrambi.

“Ripetilo se hai il coraggio!” i due videro Bakugou che inseguiva un paio di ragazzini super divertiti dalla sua reazione.
“Temo che non ce la faremo” commentò Miyuki tornando a guardare l’amico.

“Io dico che dobbiamo ucciderli” Bakugou li raggiunse “oppure cerchiamo il loro leader, lo appendiamo al soffitto per un piede e lo colpiamo fino a farlo fuori.” gli altri due sgranarono gli occhi.
“Bakugou, sono soltanto bambini.” rispose Shoto.
Miyuki corrugò la fronte “Beh io sono stata cresciuta così e sono venuta su abbastanza bene.” guardò Katsuki.
“No.” fece l’altro scuotendo la testa.

“E allora che si fa?” chiese lei ridendo “Non ci hanno dato un piano vero e proprio. Questo esame serve per testare la nostra abilità nel risolvere problemi e trovare soluzioni efficaci” imitò la voce del giudice
“L’unica soluzione è legarli tutti e lanciarli nel fiume” asserì Bakugou lanciando un’altra esplosione in direzione di un gruppo di bambini che lo aveva attaccato con l’unione dei loro quirk.
“Però hanno dei quirk interessanti” osservò Miyuki “perché non costruiamo un ring e non li facciamo combattere?” Shoto la guardò senza dire una parola “Okay i metodi della mia infanzia li escludiamo, ho capito.”

“E se provassimo semplicemente a farli divertire?” propose lui; Bakugou lo guardò alzando un sopracciglio “Avanti, maestro del divertimento, illuminaci.”
Shoto sospirò “E’ un idea, oppure possiamo mostrargli come usare i loro quirk in maniera interessante.”
Miyuki guardò un bambino in grado di farsi uscire le bolle di sapone dal naso “Apprezzo la tua buona volontà ma non credo che un quirk del genere possa essere utile in qualche modo.”
Bakugou scoppiò a ridere “Gli altri ragazzi che stanno facendo?” continuò lei guardandosi attorno.
“Non se la passano meglio di noi” i tre osservarono un altro gruppo di studenti che in quel preciso istante stava venendo preso a calci da almeno sette bambini e bambine.
“Giuro che se si permettono di prendere a calci me-” Miyuki venne interrotta dal tocco di una mano sulla parte scoperta del suo sedere.

Con un brivido che le percorse la schiena, Miyuki si girò con gli occhi sgranati verso il marmocchio che le aveva poggiato una mano sul sedere e prima che lui potesse scappare, gliel’aveva bloccata tenendolo per il polso.
Alla sua sinistra, con lo stesso sguardo infuocato, Bakugou stava guardando lo stesso ragazzino mentre nella mano destra preparava un’esplosione.

“Non dovresti fare una cosa del genere” la voce calma e pacata di Shoto fece girare entrambi i suoi amici che al posto delle pupille ormai avevano le fiamme “non è cortese.” ma per tutta risposta il bambino si liberò dalla presa di Miyuki e gli diede un calcio sulla tibia destra prima di scappare via.
“Okay uccidiamoli.” asseri allora lui cercando di reprimere il dolore che gli aveva provocato quel calcio.

Dopo un’altra ora e mezza passata a rincorrere i bambini e a cercare di capire come fare per riuscire a superare quell’esame, Miyuki si buttò a terra sconsolata mentre gli altri due continuavano imperterriti per non fallire nuovamente.
Se da una parte c’era Shoto che preferiva usare un tono pacato e cordiale, trattando i bambini come suoi pari, dall’altro c’era Bakugou che non perdeva occasione per scagliar loro contro il suo quirk finendo per fare esattamente ciò che volevano loro: esaurirlo.
Con la schiena schiacciata contro il pavimento, Miyuki rimase ferma a pensare per almeno una decina di minuti.
Non aveva mai avuto a che fare con dei bambini e nei ricordi che aveva visto, l’unica volta che aveva interagito con uno di loro aveva finito per sciogliere il suo mattoncino preferito facendo sì che lui se ne andasse via piangendo.

Sconsolata ormai e senza sapere quanto tempo rimaneva loro per portare a termine l’esame, Miyuki si mise a sedere a terra con le gambe incrociate e non sapendo cosa fare, ghiacciò un po’ di pavimento davanti a sé e prese a disegnarvi sopra sperando di attirare l’attenzione di qualche bambino e di passare miracolosamente quell’esame.

“Cosa stai facendo?” la figura di Bakugou le si accovacciò accanto; Miyuki sospirò “Cerco di attirare la loro attenzione. A quanto pare rincorrerli o annoiarli a morte – indicò Shoto – non funziona.”
Bakugou si sedette a terra accanto a lei “E come pensi di attirarli? Da lontano questo sembra solo un mucchietto d’acqua.” Miyuki scuoté la testa.
“Non voglio fallire.” asserì poi “Fallirlo vorrebbe dire ritardare ancora il diventare un Hero e non posso permettermelo.” sospirò.
“Dovrà pur esserci un modo per placare questi marmocchi” commentò Bakugou mentre con lo sguardo ne seguiva tre che rincorrevano un ragazzo di un’altra scuola.
“Guarda – gli indicò Shoto – quello che sta facendo adesso sembra funzionare!” entrambi presero a guardare l’amico che si faceva crescere sulla mano tante piccole stalagmiti di ghiaccio.
“Non possiamo farci scappare l’occasione!” continuò alzandosi dal pavimento e correndo verso Shoto.

“Wow, - fece uno dei bambini – è la cosa più noiosa che io abbia mai visto.” continuò annuendo seguito da un altro bambino e due bambine.
“Cosa?” esclamò Miyuki facendoli girare “Ma come noioso! Guardate qua!” e poggiando la sua mano su quella di Shoto fece in modo che sui piccoli picchi di ghiaccio iniziasse a scendere della neve.
“Oh!” fece una delle due bambine “Avete lo stesso quirk!”
“Com’è romantico!!” esclamò l’altra guardandoli con gli occhi spalancati mentre i due si guardavano un po’ in imbarazzo.
“In realtà io ne ho quattro” ammise Miyuki allontanando la mano da quella di Shoto e mostrando ai bambini le sue abilità “posso controllare quattro elementi.”

Uno dei due bambini si avvicinò “Io posso creare delle nuvole” e prima che lei potesse dirgli nulla, lui allungò la mano sinistra e sviluppò una piccolissima nuvola sul palmo.
“Ma è fantastico!” gli sorrise “Proviamo a fare una cosa” asserì poi e avvicinando la mano sulla quale aveva concentrato il fulmine fece in modo di passarlo sulla nuvola creata dal bambino scatenando così un piccolo fulmine sulla mano del bambino che rimase a guardare stupito.
Scambiandosi uno sguardo d’intesa, Miyuki e Shoto decisero di continuare a mischiare i loro quirk in modo tale da tenere l’attenzione dei bambini su di loro e così, avvicinando di nuovo la sua mano, Shoto rilasciò un po’ di freddo sulla nuvola facendo sì che iniziasse a produrre grandine.

“E’ bellissimo!” urlò una delle due bambine guardando Shoto e Miyuki “I vostri quirk sono così belli insieme!”
“Già! - aggiunse l’altra – Siete fidanzati??” l’entusiasmo nei due si spense.
Miyuki sorrise alla bambina “No, il mio fidanzato è quello là giù” rispose poi indicando Bakugou che, in quel momento, stava sbraitando contro due bambini.
La bambina lo guardò con sdegno “E’ più bello lui” rispose poi indicando Shoto facendolo ridere.
“Lo so – rispose lui – ma tu non dirglielo” e facendole l’occhiolino le lasciò cadere un fiocco di neve sulla mano.

Dopo aver dimostrato ad uno dei due bambini cosa fosse in grado di fare con l’unione di un altro quirk, pian piano quasi tutti i bambini e le bambine presenti quel giorno iniziarono ad avvicinarsi ai due per vedere cosa sarebbero stati capaci di fare, rendendo l’esame finalmente più semplice.
“Devi ammettere di avere un po’ la fissazione per le combo” commentò Shoto una volta che Miyuki si fu rimessa in piedi dopo aver mischiato il suo quirk d’aria con quello di una bambina.
Lei rise “Mi domando più che altro come stia procedendo Katsuki” rispose poi guardando alla sua sinistra dove lui stava cercando di rendere interessante il suo quirk agli occhi di un paio di bambine.

Notando la sua difficoltà e sicura ormai di aver giocato la carta vincente con Shoto, Miyuki si allontanò dal gruppo e raggiunse Bakugou che, con il sudore che ormai gli aveva inzuppato la fronte, cercava di non perdere la calma dato che per quanto stava sudando non riusciva a tenere sotto controllo le esplosioni.
Facendo segno alle bambine di non dire niente, Miyuki gli si avvicinò alle spalle e portando entrambe le mani all’altezza della sua fronte, iniziò ad emanare aria fredda per poterlo rinfrescare.

Decisamente sollevato ma anche sorpreso, Bakugou si girò di scatto “Va meglio?” gli domandò lei sorridendogli mentre le due bambine guardavano la scena serie.
Annuendo, Bakugou tornò a girarsi verso le bambine e quando notò la loro espressione corrugò la fronte “Che è successo? Stavano bene prima.” Miyuki si sporse oltre la sua spalla e scoppiò a ridere.
“Sono le stesse bambine che poco fa hanno visto me e Shoto unire i nostri quirk.” le salutò con la mano.
“E quindi?” fece lui alzando un sopracciglio; Miyuki scuoté la testa “Non sono contente del fatto che io non stia con Shoto.”
“Già!” esclamò una di loro “Lui è più bello” fece ancora una volta l’altra.

A quelle parole, Bakugou che aveva cercato di mantenere la calma fino a quel momento iniziò ad avere uno strano tic all’occhio e mentre dietro di lui Miyuki scoppiava a ridere, le due bambine iniziavano ad avere paura a causa della sua espressione che stava mutando drasticamente.
“Lui sarebbe più bello di me?!” sbraitò indicando Shoto che, spaventato dal volume della voce dell’altro, si girò di scatto facendo cadere a terra la palla di neve che aveva appena creato unendo il suo quirk con quello di un bambino.
“Ve l’aveva detto di non dirglielo!” esclamò Miyuki mentre cercava di trattenerlo facendo ridere le due bambine che, facendogli una pernacchia corsero di nuovo a vedere ciò che stava facendo Shoto.

Alla fine di quell’interminabile pomeriggio, i tre si ritrovarono distesi a terra insieme a tutti gli altri studenti mentre il branco di bambini usciva dalla palestra salutandoli con la mano.
Quelli di loro che alla fine si erano messi a mischiare i propri quirk insieme a Miyuki, Shoto e alla fine anche Bakugou, li salutarono uno ad uno felici di aver scoperto cosa potevano fare mentre le due bambine, nonostante fossero riuscite a creare i fuochi d’artificio con l’aiuto di Bakugou, alla fine gli ribadirono ancora una volta di preferire Shoto solo per godere ancora una volta della sua reazione alterata.

 

Una volta tornati a casa, i tre si trascinarono sui divani del salotto sperando che nessuno dei loro compagni tornasse così da potersi godere il silenzio e mentre ogni fibra del suo corpo e tutte le sue ossa le facevano male, comprese le tre piccole ossicine dell’orecchio, Miyuki girò la testa per poter guardare entrambi i suoi amici e anche se due giorni prima non l’avrebbe pensata allo stesso modo, era davvero felice di aver scelto di rimanere.


 

 

Author's corner

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH ECCOMIIII AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH ve lo giuro non ci posso credereeee ojrhoghèergèeighèoewbogjb finalmente sono riuscita a scrivere e a pubblicare mamma mia sono successe un casino di coseee ofdhougodf

Prima di tutto MI LAUREO EHHEHEHEH poi oggi ho pure fatto il vaccino, ah si poi mi sono lasciata e fidanzata con l'amore della mia vita e moltissime altre cose come aver finito il tirocinio, perso più di dieci kg ma pdsojogjjdgij MI SIETE MANCAT* TUTT* OVIDSHHDSOGH madonna spero che il capitolo vi piaccia e che non vi deluda dopo tutto questo tempo ve lo giuro, scriverò più di frequente da ora in poi kdjbgkbdg

FATEMI SAPERE CHE VE NE PARE VI PREGO e spero che rimarrete con me fino alla fine perché ora davvero cominciano le belle cose kjsrbgjkbodjpgojdj CIAO

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Capitolo 42
*** Capitolo quarantadue - Papà. ***


PAPA'
 
 

Da quando dopo le parole di Endeavor i monitor accanto ai letti dei tre ragazzi avevano iniziato a dare segni di ripresa, l'attenzione di tutti gli adulti presenti in quella stanza si era immediatamente spostata su di loro e non aveva lasciato la sua posizione fino a quando, almeno tre ore dopo, i due che erano riusciti a svegliarsi del tutto non avessero finito di mettere insieme i pezzi di ciò che avevano visto permettendo agli altri di capire un po' di più l'inferno che Miyuki stava attraversando ormai da mesi.

Seduti, chi sulle sedie presenti nella stanza, chi sui tavoli, i quattro uomini che avevano passato quegli ultimi giorni tra casa e ospedale, rimasero immobili e in silenzio per almeno quindici minuti dopo che Bakugou ebbe finito di raccontare ciò che lui aveva sentito.
Nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare quanto effettivamente dovesse essere difficile per lei rivivere quei ricordi e il fatto di aver preso la cosa sotto gamba, soprattutto perché Miyuki faceva sembrare il tutto meno difficile di quanto davvero non fosse, non faceva altro che far continuare a cadere su di loro il peso del senso di colpa che, anche questo per mesi, era stato in un certo senso ignorato.

"Perché?" la voce bassa di Kuro interruppe il silenzio portando l'attenzione di tutti di sui lui "Perché continuare ad assecondarci se ogni ricordo diventa sempre più difficile da sostenere?"
"Non è ovvio?" rispose Hawks "E' così disperatamente alla ricerca di risposte che sarebbe disposta a morire durante uno degli allenamenti pur di riuscire a capire qualcosa."
Bakugou digrignò i denti mentre le sensazioni che aveva provato in quella dimensione tornavano a farsi sentire appena sotto l'epidermide, come rievocate man mano che lui raccontava ciò che aveva vissuto.

"Sarà – Kuro strinse le spalle – ma più ripenso a tutto ciò che ci ha raccontato lei e a ciò che ci avete appena detto voi – guardò i due ragazzi – più la mia testa si riempie di dubbi e domande."
"Penso che chiunque in questa stanza si senta così al momento" rispose Aizawa facendo scrocchiare le dita di entrambe le mani.

"Mi domando cosa ne pensi tu" continuò poi girandosi verso Endeavor che, con lo sguardo fisso contro la parete di fronte a lui, non aveva proferito parola per tutto il tempo.
Enji, come bloccato nel tempo, continuò a pensare e ripensare a ciò che aveva appena sentito dire ai due ragazzi e più lo faceva, più l'immagine della bambina che tanti anni prima aveva abbandonato in quella casa, tornava a tormentarlo appesantendogli il petto di qualche chilo.

"Già – aggiunse Bakugou – anche io mi domando cosa ne pensi dato che se l'avessi aiutata anni fa, adesso non ci troveremmo in questa situazione." l'uomo fece schizzare le sue pupille verso il ragazzino.
Hawks alzò un sopracciglio e li guardò entrambi "Devi averla battuta forte la testa, ragazzino" commentò poi ma quando si accorse dell'espressione colpevole di Endeavor corrugò la fronte "...oppure no."

Shoto guardò il padre con la stessa espressione confusa "Di cosa sta parlando?" e com'era successo poco prima nei confronti di Kuro, tutti spostarono la loro attenzione sull'Hero che, in quel momento, si era fatto molto più piccolo di quanto fosse.

Con le fiamme spente e lo sguardo indagatorio di tutti, tranne quello accusatorio di Bakugou, Enji si sentì messo all'angolo mentre tutto il valore da Hero che lo aveva sempre contraddistinto, svaniva piano piano.

"Come fai a saperlo?" gli chiese a bassa voce mentre lo sguardo infuocato di Bakugou continuava a perforarlo.
Kuro si girò verso Hawks "Non sta negando?" fece poi a bassa voce ma l'altro continuava a spostare il suo sguardo tra i due ignorandolo completamente.

"Miyuki mi ha detto ogni cosa."
"Enji, di cosa sta parlando?" fece Aizawa alzandosi dalla sedia; l'altro guardò il collega per una frazione di secondo per poi tornare sul ragazzo facendo ben attenzione ad evitare lo sguardo di Shoto che, per la prima volta dopo settimane, tornava ad essere severo nei suoi confronti.

Con le spalle al muro e conscio del fatto che nessuno di loro gli avrebbe concesso di lasciare quella stanza senza prima aver fornito una risposta convincente, Endeavor fece un respiro profondo e distogliendo lo sguardo da Bakugou iniziò a raccontar loro ciò che aveva raccontato a Miyuki molto tempo prima, durante il loro primo incontro partendo proprio dal giorno in cui aveva appreso della morte del suo vecchio migliore amico.

Quando anche lui ebbe finito di parlare, nella stanza cadde lo stesso silenzio che si era creato quando erano stati gli altri due a concludere il loro racconto solo che, questa volta, oltre al mutismo Endeavor riusciva a percepire anche uno strano gelo sulla pelle.

"Non avevo idea che quella ragazzina fosse in pericolo-"
"Ah no?" fece Kuro con una non tanto lieve punta di sarcasmo "Quel folle voleva farla combattere contro di te e tu non hai pensato potesse essere in pericolo?"
Endeavor lo guardò "L'ho pensato – Kuro distolse lo sguardo e succhiò un po' di frullato alla fragola con la cannuccia – ma non avendo prove non potevo di certo prenderla e portarla via. Sarebbe stato rapimento."

"Ma come ha fatto a sopravvivere a quell'esplosione?" chiese Hawks; Aizawa strinse le spalle "Da quanto ne so esplose solo il laboratorio perciò non dev'essere stata così devastante, sarà riuscito a mettersi in salvo-"
"No – Endeavor lo interruppe – anche io ero sicuro fosse esploso il laboratorio, anche perché è ciò che avevano riportato i giornali ma – spostò lo sguardo sulla ragazzina – a quanto pare saltò in aria l'intero padiglione" gli altri sgranarono gli occhi.
"L'intero padiglione?" ripeté Hawks; Endeavor annuì "Quando ne parlai con Miyuki le dissi che da ciò che riportavano i giornali, le vittime quel giorno furono cinque ma lei mi confermò, a quanto pare dopo l'ennesima visione di quell'evento, che era impossibile perché l'onda d'urto scatenata aveva raso al suolo l'intero padiglione, scaraventando contro le pareti anche uno degli assistenti e un uomo di cui non si sa l'identità."

"Da ciò che mi ha raccontato Miyuki, in quel laboratorio dovevano essere sei le persone presenti: tre assistenti, Obscurium e Ryuki e un'altra persona. - continuò – Tuttavia però, una volta dissoltasi la nebbia, oltre a suo padre e alla sua compagna, c'erano solo altri due individui."

"Beh – Hawks strinse le spalle – saranno rimasti polverizzati no?" Kuro sentì i brividi corrergli lungo la spina dorsale.
Endeavor fece di no con la testa "Impossibile, perché Miyuki ha visto i resti di quei due, in più suo padre e Ryuki erano ancora intatti, almeno in parte – ripensò al fatto che a lei mancasse un braccio – se fossero stati polverizzati quei due, sarebbe dovuto succedere anche a tutti gli altri."

Aizawa incrociò le braccia al petto "Quindi stai dicendo che, molto probabilmente, quei due abbiano trovato il modo di andarsene?"
Endeavor fece un respiro profondo "E' l'unica cosa possibile, il punto è, come?"

"Io penso che il punto sia, perché?" asserì Kuro poggiando il bicchiere ormai
vuoto sul tavolo "Qual è il motivo dietro questa follia?"
Di nuovo l'uomo fece un respiro profondo "Obscu... Ryosei ha sempre desiderato superare All Might. Non riusciva a capire come fosse possibile che una persona che da sempre non aveva mai mostrato di avere un quirk, dal giorno alla notte fosse diventato così forte." Shoto guardò Bakugou con la coda dell'occhio.

"Ricordo che quando andavamo alla Yuei insieme, superare All Might era il suo scopo e più volte mi trovai ad aiutarlo poiché aveva difficoltà nel padroneggiare il suo quirk di fuoco però, una volta finito il liceo, ricordo che aveva in un certo senso messo da parte questa sua ossessione soprattutto perché aveva trovato qualcosa in cui era davvero bravo e, aveva quasi accantonato l'idea di diventare un Hero per dedicarsi completamente alla scienza. - si appoggiò contro il tavolo dietro di lui – In più, quando ci incontrammo anni dopo, mi confermò di aver smesso di cercare di superarlo e che da quando aveva conosciuto Ryuki, il suo unico interesse era la ricerca scientifica."

"A questo punto c'è da chiedersi che tipo di ricerca scientifica lo interessasse" asseri Hawks.

"Da quanto ne so – continuò Endeavor – sempre grazie alle visioni di Miyuki – Bakugou strinse la mascella – ciò a cui stavano lavorando insieme doveva essere qualcosa che permettesse di ampliare i propri quirk in modo tale da poter essere più forti."
"Perciò dato che non poteva sconfiggere All Might con le sue proprie forze ha deciso di puntare su una macchina assassina spacciandola per ricerca scientifica?" chiese Kuro.
Endeavor scuoté la testa "No, io non credo che quella fosse una sua idea. Lo conoscevo bene ed era sincero quando diceva di aver abbandonato l'idea-"
"Sì ma non puoi negare che sia abbastanza strano il fatto che improvvisamente abbia deciso di abbandonare la sua ossessione e di buttarsi completamente nella scienza per poi, morire – virgolettò il verbo – a causa di una strana esplosione in un laboratorio appena inaugurato dalla sua fidanzata nel quale non si sa cosa si stesse facendo."

"Questa volta sono d'accordo con Kuro." asserì Hawks "In più, se davvero è esploso un intero padiglione, perché nei giornali si parla solo di un laboratorio? Voglio dire, nessuno si è accorto che da un giorno all'altro sia sparita un'intera ala dell'università?"

"Il punto è – riprese Endeavor – che a quanto pare Ryosei non volesse prendere parte alla cosa. Da ciò che ha detto Miyuki quasi tutti in quella stanza erano titubanti, tranne Ryuki e il primo assistente di laboratorio. Pare che lui ormai confidava nel fatto che un loro possibile figlio avrebbe ereditato i loro quirk e che sarebbe stato lui nel caso ad essere uno dei più forti ma – guardò di nuovo Miyuki – Ryuki gli disse di non poter avere figli, cosa non vera e, nonostante lui fosse ancora incerto sulla cosa, alla fine ha acconsentito per lei."

"Se tutto ciò che stai dicendo è vero-"
"Lo è."
"- beh allora mi domando perché sia nato Obscurium." fece Aizawa "Voglio dire, aveva abbandonato l'idea di sconfiggere All Might, si è fatto convincere da Ryuki nel fare da cavia e tutto è andato storto. Nonostante ciò, sono riusciti a sopravvivere-"
"E' riuscito – lo interruppe di nuovo Endeavor – solo Ryosei è riuscito a sopravvivere. L'esplosione ha strappato il braccio destro di Ryuki che a quanto pare non ce l'ha fatta."
"Ryuki non è la madre di Miyuki?" chiese Kuro scuotendo la testa.
"No idiota – rispose Bakugou – l'ha detto almeno un'ora fa che nell'esplosione è morta quella stronza e che quando è andato a casa di Obscurium, senza sapere fosse lui, non aveva idea di chi fosse quell'altra donna."

"Ma non ha senso!" ribatté il ragazzo "Ryuki e Miyuki suonano tremendamente simili e poi, se era lei la mente criminale che voleva a tutti i costi uccidere All Might, una volta morta, proprio per il fatto che questa macchina rafforza quirk fosse una stronzata, Ryosei avrebbe dovuto abbandonare del tutto l'idea, esattamente come diceva di aver fatto, invece di costringere sua figlia a lottare e uccidere gente a caso per diventare una macchina da guerra!" gli altri lo guardarono in silenzio mentre la sua gola e la e metà della sua faccia diventavano bordeaux.

"Di nuovo – Hawks indicò Kuro – non ha tutti i torti."

"Beh, data la morte della persona che amava, forse in un momento di follia ha pensato che anche questo fosse colpa di All Might e perciò ha deciso di continuare ciò che lei non avrebbe potuto portare a termine" aggiunse Shoto.
"Ma è da folli" rispose Kuro.
"Penso che il fatto che quello stronzo non sia sano di mente sia ormai palese" asserì Bakugou un po' infastidito dal trovarsi in accordo con il compagno.

"E se invece fosse ancora viva?" domandò Hawks; Endeavor e Aizawa lo guardarono "Voglio dire, è pur sempre una possibilità. Dopotutto, nell'articolo in cui si citavano le vittime c'era scritto che anche Ryosei fosse morto e invece è vivo e vegeto."
"Ma Miyuki l'ha vista." Hawks la guardò "Per quanto le sue visioni possano essere veritiere, lei non si è accertata che Ryuki fosse morta no? Deve solamente averla vista priva di sensi, il che potrebbe avere senso."

"Perciò secondo voi quella matta è ancora viva?" Bakugou li guardò corrugando la fronte.
"A questo punto potrebbe essere una possibilità e se davvero Ryosei quel giorno non volesse prendere parte all'esperimento, è possibile che lo stia ancora manipolando in qualche modo" continuò Hawks.
"Ma non ha senso – aggiunse Bakugou – quello stronzo si è sposato e ha avuto Miyuki con un'altra donna. Se Ryuki fosse stata ancora viva avrebbe potuto benissimo averla con lei- si bloccò – però lei aveva mentito sul non poter avere figli."

Tutti e sei rimasero in silenzio "Se fosse davvero così, se non fosse Ryosei il cattivo della storia ma fosse questa donna, tutto ciò che ha sempre creduto Miyuki andrebbe in frantumi e, diciamo che le certezze che ha sono davvero molto poche." fece Aizawa con tono serio.

Di nuovo nella stanza calò il silenzio e non ci volle molto prima che l'unico suono che riempiva le loro orecchie fosse dato dal "bip" proveniente dal display accanto al letto di Miyuki.

"Dovremmo dirglielo secondo voi?" domandò Kuro guardando gli altri.
"No." Shoto si girò di scatto verso il compagno "Non finché non ne siamo sicuri al cento per cento. - Bakugou guardò Miyuki – Dirle una cosa del genere senza esserne certi potrebbe essere devastante per lei nel momento in cui dovesse rivelarsi falsa."
"E allora che si fa?" chiese ancora Kuro; Aizawa fece un respiro profondo "Bakugou ha ragione, finché non ne sapremo di più non possiamo dirle niente. - la guardò – Dobbiamo fare come se questa conversazione e la conclusione alla quale siamo arrivati non siano mai esistite. E' qualcosa di troppo grande per essere sottovalutato e, nelle condizioni in cui è Miyuki, fare un errore di questo tipo potrebbe essere la fine."

"Quindi non facciamo nulla?" Aizawa strinse le spalle "Per quanto ne saprà lei no. Per quanto ne sappiamo noi invece, - guardò Endeavor, Kuro ed Hawks – vedremo di indagare partendo su chi fosse davvero Ryuki."

"E noi? - esclamò Bakugou – Non che fare squadra con lui mi renda felice ma non potete lasciarci fuori!" Aizawa portò il suo sguardo sui suoi studenti "Voi due avrete il compito più difficile – guardò di nuovo Miyuki – dovrete tenerla d'occhio."

"Guardatela, da quando ha preso la licenza provvisoria non fa altro che girarsela e rigirarsela tra le dita." commentò Kirishima divertito ad alta voce "E' così assorta che nemmeno mi sta sentendo" rise.
"Purtroppo ti sento eccome" rispose lei posando la licenza sul banco e girandosi verso l'amico.
"Oh guardate che carina! - esclamò Kaminari abbracciandola da dietro e prendendo a dondolare a destra e sinistra – Adesso può prendere a calci nel sedere la gente senza finire in galera!"
Miyuki rise "In realtà lo facevo anche prima" asserì poi.

"Buon giorno ragazzi, spero che abbiate passato un buon fine settimana e che vi siate riposati abbastanza perché da oggi si riprende a pieno ritmo." la voce di Aizawa interruppe il chiacchiericcio e le risate spingendo tutti a tornare al proprio posto.
"Per cominciare, - posò la sua cartella sulla cattedra e tirò fuori il registro – dobbiamo ancora concludere le esercitazioni che abbiamo interrotto settimane fa." Miyuki sentì come una fitta al fianco sinistro e contemporaneamente, nella sua testa passarono velocemente le immagini dell'ultima esercitazione in cui aveva quasi perso la vita.

Seduta su una delle panchine presenti nello spogliatoio femminile, Miyuki rimase immersa nel silenzio per un po' mentre con la mano sinistra giocava nervosamente con il foulard di stoffa che i suoi avversari avrebbero dovuto toglierle per poter vincere l'esercitazione.
Si sentiva meno tranquilla del solito all'idea di dover rimettere piede in quell'arena, soprattutto perché, nonostante non volesse ammetterlo nemmeno a sé stessa, il femore le faceva ancora male e l'idea di poter finire nuovamente come la volta precedente le faceva sentire come se la ferita sul fianco non si fosse rimarginata del tutto.
Tuttavia però non poteva di certo tirarsi indietro e anche se l'idea di dover combattere di nuovo contro Bakugou per vincere l'esercitazione non le faceva fare i salti dalla gioia, dentro di lei era sicura, almeno un po', che questa volta non sarebbe finita male.
O almeno così sperava.

Con le mani ancora strette attorno al pezzo di stoffa e un po' di quella ormai solita ansia che le rendeva deglutire la saliva un po' più difficile, finalmente, dopo una decina di minuti, Miyuki trovò il coraggio di alzarsi ignorando un lieve tremore alle gambe e cercando di mascherare come sempre il suo stato d'animo, aprì la porta dello spogliatoio e si diresse verso la solita strada che l'avrebbe condotta a Ground Beta.
Arrivata lì, le ci volle poco prima di distinguere i colori accesi dei costumi dei suoi compagni è con le scarpe che sembravano ad ogni passo sempre più pesanti, piano piano vi si avvicinò abbastanza per potersi mettere in riga accanto a Shoto.
"Ehi" fece poi notando il suo stesso foulard agganciato al fianco sinistro di lui "perché ne abbiamo due?"
"Perché non sarete in squadra insieme" rispose Aizawa prima che Shoto potesse dire qualcosa e con aria un po' confusa, Miyuki guardò oltre la spalla destra dell'amico per poi rendersi conto che né Bakugou né Kirishima avevano il foulard.

"Non saremo in squadra insieme?" chiese Shoto ricatturando l'attenzione di lei.
"Già. – asserì Aizawa – Visto com'è andata l'ultima volta ho deciso di cambiare le vostre squadre mettendo te Todoroki in squadra con Kirishima e di conseguenza, - guardò Miyuki – te in squadra con Bakugou."

Al suono di quelle parole Miyuki sentì come un fremito lungo la spina dorsale. Non era la prima volta che si trovava a dover affrontare un'esercitazione dentro ground beta ma, era la prima volta che si trovava a farlo in coppia con Bakugou.

Se le prime due volte non era per niente andata bene, iniziava a domandarsi come sarebbe potuta andare adesso che si trovavano a dover collaborare. Sarebbero riusciti ad agire insieme come una vera squadra ed esattamente come avevano fatto durante la sfida di Tetsu Tetsu o si sarebbero trovati a prevaricare l'uno sull'altro per chissà quale motivo?

Dopotutto, quando si trattava di loro due, non si poteva mai sapere davvero come sarebbe andata a finire.

Non appena le porte di Ground Beta furono aperte per permettere ai quattro partecipanti di avviarsi verso le loro postazioni, diverse da quelle che gli erano state assegnate l'ultima volta, il fremito che Miyuki aveva sentito qualche minuto prima tornò a farsi sentire, questa volta però partendo dalla punta dei piedi fino a farle vibrare ogni capello che aveva in testa.

"Sei nervosa." asserì Bakugou mentre, con sguardo perso chissà dove, le camminava accanto con entrambe le mani nelle tasche del suo costume.
Miyuki girò lievemente la testa verso di lui e notando il suo sguardo si domandò da quanto avesse quell'espressione dipinta in volto.

"Potrei dire lo stesso di te" asserì tornando a guardare avanti a sé aspettandosi una delle sue solite risposte spavalde in cui si vantava di non essere mai stato più tranquillo di così o altro ma, al contrario, Bakugou rimase in silenzio e continuò a camminare verso l'edificio che era stato assegnato loro.
Pensando che il suo silenzio fosse peggiore di qualsiasi risposta acida o spavalda, Miyuki lo guardò di nuovo ma prima che potesse dire qualcos'altro, notò un altro cambiamento nel volto di lui.

"Starà scherzando spero." sibilò tra i denti e quando anche lei si girò a guardare l'edificio, come un fulmine, tutte e quattro le sue cicatrici presero a farle male costringendola a piegarsi leggermente su sé stessa.

Immediatamente, Bakugou che da quando aveva avuto quella conversazione in ospedale con il professor Aizawa e gli altri, aveva evitato di guardare Miyuki negli occhi per paura di non riuscire a trattenersi dal dirle la conclusione a cui tutti loro erano arrivati, si girò verso di lei pronto a prestarle soccorso.

"Va tutto bene" fece lei facendo un respiro profondo e rimettendosi in piedi sotto lo sguardo palesemente incazzato di Bakugou.
"Doveva essere proprio questo il nostro punto di partenza?!" sbraitò poi contro una delle telecamere fregandosene della possibilità che gli altri due potessero capire dove fossero.
Sorpresa da quella reazione, Miyuki si domandò come fosse possibile che anche lui ricordasse che quello era l'edificio dove, durante la sua prima esercitazione, Shoici l'aveva fatta saltare in aria insieme a tutto il resto.

Notando l'evidente ira e un pizzico di frustrazione continuare a crescere nel volto di lui, Miyuki che con tutta sé stessa voleva poter partecipare ad un'esercitazione senza nessun problema, si rimise completamente in piedi e poggiandogli una mano sulla spalla, scuoté la testa in segno di lasciar perdere.

"Scommetto che è solo un caso – accennò un sorriso nella speranza che lui si rilassasse almeno un po' - andiamo." ma nonostante lui avesse smesso di urlare, Miyuki capì che quell'esercitazione sarebbe stata, molto probabilmente, la più difficile che avrebbe affrontato.

Una volta dentro, quando Bakugou si fu chiuso la porta alle spalle, vennero entrambi avvolti dall'oscurità nonostante fuori fosse appena pomeriggio.

Cercando di mantenere i nervi saldi e di non far trasparire nessun fremito di paura per non rendere Bakugou ancora più nervoso e guardingo di quanto non fosse da quando erano entrati in Ground Beta, Miyuki poggiò una mano sulla parete alla sua destra per muoversi senza rischiare di cadere dato che, nonostante non volesse darlo a vedere, le sue gambe non avevano smesso di tremare da quella mattina.

Più il tempo passava lì dentro, al buio e in silenzio, più i ricordi di quella prima esercitazione venivano fuori.
Rivedeva le scarpe di Shoici che si avvicinavano nell'ombra mentre lei era a carponi sul pavimento. Rivedeva Shoto fuori dalla finestra che la stava cercando e sentiva ancora il bruciore delle sue cicatrici.

Era come se fosse rientrata in quel ricordo come quando veniva risucchiata all'interno della sua testa solo che, questa volta, non sapeva quando si sarebbe svegliata e ne sarebbe stata risucchiata via.

Sentendo le gambe sempre più deboli, Miyuki rallentò il passo e poggiatasi con la schiena contro la parete, cercò di fare dei respiri profondi per far sì che il terrore che la stava divorando se ne andasse via prima di riuscire a prendere il sopravvento sulla sua ormai stanca mente.

"Miyuki" la voce di Bakugou accompagnata dal tocco della sua mano sulla sua spalla le fece alzare di scatto la testa tirandola fuori dal principio di attacco di panico che stava per avvolgerla.

"Scusa – continuò – non volevo spaventarti" Miyuki fece un altro respiro profondo e scuotendo la testa ancora una volta gli fece cenno di non preoccuparsi "Non sei stato tu a spaventarmi – guardò fuori dalla finestra dove ormai non c'era più la figura di Shoto – è questo posto."

Bakugou fece per inveire nuovamente contro Aizawa "Non è colpa sua – lo precedette lei; lui serrò la mascella – sono sicura che non si ricordava nemmeno fosse questo l'edificio in cui sono stata attaccata. In più, se dovesse scegliere dove farci andare in base a dove non ci è mai successo nulla, beh, mi sarei giocata almeno tre quarti di ground beta, di cui due quarti, solo a causa tua." lo guardò dritto nelle iridi che, rosse com'erano, si vedevano perfettamente anche al buio.
Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche istante, e più passavano i secondi, più quella stanza le sembrava meno buia.
Era come se il rossore dei suoi occhi si irradiasse oltre, iniziando a riempire quelle quattro mura e permettendole così di riuscire a vedere oltre l'oscurità che, da quando era entrata, se l'era divorata in un attimo.

Con il tempo che sembrava scorrere molto più lentamente, Miyuki iniziò a sentire il suo battito cardiaco rimbombarle nelle orecchie e sfondarle il petto mentre, con le gambe che avevano smesso di tremare, azzerava quella poca distanza che li separava e che, nel buio, le era parsa lunga chilometri.

Colpite le punte degli stivali di Bakugou, Miyuki si rese conto di essere finalmente arrivata ad un punto tale da poterlo cercare con le mani e quando riuscì ad entrare in contatto con il suo costume, inaspettatamente, sentì la presa di lui che, avvolgendola completamente da dietro, la tirava a sé e la stringeva quel tanto che bastava per far sì che, quella stanza, s'illuminasse completamente.

Rimasero immobili per una quantità di tempo sufficiente sia per far sì che entrambi si calmassero sia per permettere ad Aizawa di dare il via all'esercitazione.

"Eh?!" esclamò lei allontanandosi dall'abbraccio e guardando fuori "Cosa vuol dire tre, due, uno?!" si tappò immediatamente la bocca sperando di non aver urlato troppo forte.
Bakugou rise, forse per la prima volta in tre giorni "Che ridi? Dovevamo pensare ad una strategia!" si appiattì nuovamente contro la parete per cercare di rimanere nascosta.
Lui ghignò e la guardò mentre si sistemava le granate sulle braccia "Credi davvero che abbiamo bisogno di una strategia contro quei due?" Miyuki ricambiò lo sguardo e adesso, nei suoi occhi vedeva un rossore completamente diverso.
"Abbiamo già vinto." asserì avvicinandosi verso la finestra per poi caricare la sua mano destra e sparare un'esplosione verso Kirishima che, da dietro un vicolo, si stava avvicinando.

Come se quell'abbraccio avesse riportato alla normalità il livello delle loro paure, bilanciando di nuovo tutte le loro emozioni e riportandoli sulla loro lunghezza d'onda, sia Bakugou che Miyuki ritrovarono immediatamente la solita voglia di combattere e di mettersi in gioco, lasciandosi alla spalle qualsiasi altra emozione al di fuori dell'eccitazione per il combattimento.

Diradatasi la nube di fumo data dall'esplosione, Miyuki che, improvvisamente sapeva esattamente come muoversi, come se la sua mente fosse connessa a quella di lui, si lanciò fuori dalla finestra creando una rampa di ghiaccio che le permise di allontanarsi dal combattimento per arrivare all'ultimo piano del palazzo per riuscire ad intercettare Todoroki.

"Cosa fai, scappi?!" esclamò Kirishima mentre, con entrambe le braccia indurite, parava l'ennesima esplosione di Bakugou, il quale, notando l'assenza del foulard nell'amico, si limitò soltanto a scaraventarlo una decina di metri più indietro.

Atterrata sul tetto dell'edificio, poco dopo Miyuki fu raggiunta in volo da Bakugou che, con il guanti ancora fumanti, prendeva a controllare il perimetro insieme a lei.
"Forse non escogitare un piano non è stata una grande idea, non vedo Shoto da nessuna parte." asserì lei cercando di spingersi il più in là possibile con la vista.
"Pensi siamo i soli non aver pensato a nulla?" Miyuki lo guardò "Sottovaluti un po' il tuo amico se pensi sia una sua idea quella di far uscire Kirishima allo scoperto a nemmeno due secondi dall'inizio."
Miyuki guardò verso la strada dove Kirishima, quasi del tutto indurito, li esortava a scendere e a fare i veri uomini.
"Beh ma allora, - Miyuki iniziò a far sì che l'elettricità le si sviluppasse attorno creando la solita barriera – che mischia sia." e guardando Bakugou con la coda dell'occhio, caricò il fuoco nella sua scarpa sinistra e si lanciò in caduta libera contro Kirishima che, fremente, l'aspettava otto piani più giù.

Con il vento che le scompigliava i capelli e l'elettricità che l'avvolgeva, Miyuki percepì ogni singola porzione d'aria fredda che l'accompagnava verso il suolo e quando, arrivata al quarto piano, chiuse gli occhi, come un flashback apparve nella sua testa la visione delle macchine parcheggiate sotto il grattacielo dal quale l'aveva lanciata suo padre e, esattamente come si era sentita quando aveva visto l'edificio, le sue cicatrici le fecero male contemporaneamente, portandola inevitabilmente a perdere la concentrazione e a non riuscire più a controllare il fuoco che fuoriusciva dalla sua scarpa.
Nel giro di pochissimi secondi, Miyuki si sentì di nuovo come se stesse indossando le manette che le impedivano di usare il quirk, e mentre dallo shock le si chiudeva la gola impedendole di respirare, a causa degli oggetti pesanti del suo costume, la sua caduta fu immediatamente resa ancora più veloce.

Non riuscendo a riprendere il controllo su sé stessa, mentre anche Kirishima sotto di lei si era reso conto che qualcosa non stesse andando bene, Miyuki sentì un odore familiare di caramello e, poco dopo, sentì la presa salda di Bakugou che, afferratala con la mano sinistra, lanciava un esplosione a Kirishima con la destra e si allontanava insieme a lei girando dietro un vicolo.

Una volta messi i piedi a terra, Miyuki sentiva la gola bruciarle a causa della frustrazione nel non riuscire ad avere il controllo né del suo corpo, né della sua mente, né tanto meno del suo quirk.

Con i pugni serrati e i denti stretti, Miyuki cercò di concentrarsi al massimo per rimuovere quel blocco che, da quando si era svegliata in ospedale, sembrava non volerla lasciare libera, se non di essere in balia delle sue emozioni.
Con Bakugou in piedi accanto a lei che teneva sott'occhio la situazione, Miyuki continuò a sforzarsi di riuscire a far uscire almeno uno dei quattro elementi del suo quirk e quando vide che il suo tentativo non stava avendo effetto, sentì la gola chiudersi ancora di più e bruciare come se stesse andando a fuoco mentre, pian piano, i suoi occhi iniziavano a riempirsi di lacrime.

Accortosi delle lacrime che silenziose iniziavano a rigarle il viso, Bakugou che capiva esattamente cosa volesse dire non riuscire a controllare il suo corpo o il suo quirk, dato che lo aveva sperimentato l'anno prima quando quel villain melmoso lo aveva catturato, la guardò di nuovo negli occhi "Ci stai pensando troppo – si guardò intorno per vedere se stesse arrivando qualcuno, tuttavia però, sapeva che molto probabilmente Kirishima era rimasto fermo ad aspettare che tornassero per permettergli di aiutarla - se continui a pensare al perché si blocca invece di pensare al come sbloccarlo non concluderai niente."

Miyuki abbassò lo sguardo e si guardò le mani che, per quanto erano state serrate a pugno, avevano i segni delle unghie sui palmi.
"Prenditi il tempo che ti serve – continuò lui – Kirishima non ti attaccherà mai finché non ti sarai ripresa al cento per cento, non sarebbe una cosa da veri uomini."

"Kirishima no, ma io devo rifarmi di qualche calcio di troppo" e come se il tempo fosse stato rallentato di nuovo, i due si girarono verso chi aveva parlato mentre da quella direzione iniziava a propagarsi un enorme ammasso di ghiaccio che minaccioso li stava per raggiungere.
Notando in una frazione di secondi che il ghiaccio di Shoto stava puntando più in direzione di Bakugou che sua, Miyuki sentì una scossa sotto la pianta del piede sinistro e come se il blocco fosse stato spazzato via, schizzò in avanti per afferrarlo e lanciarlo in aria aiutandosi con un'enorme fuoriuscita d'aria da entrambe le sue mani.
Una volta sollevato oltre il ghiaccio, Bakugou puntò con la testa verso Shoto e dopo aver caricato le esplosioni, le rilasciò con una potenza tale da creare una gigantesca nube di vapore che permise ad entrambi di risalire sul tetto di uno dei due edifici e riprendere fiato.

Messi i piedi a terra, Miyuki diede un veloce sguardo al vicolo dove ormai non rimaneva altro che una pozzanghera mentre, all'altezza delle sue mani, sentiva il quirk che pian piano veniva risucchiato via di nuovo dal blocco.
Prima che potesse sparire del tutto, come un razzo, alle sue spalle Miyuki sentì il rumore tipico dell'indurimento di Kirishima che, spinto da Shoto, scivolava a gran velocità verso di loro.
"Non ti lasceremo nemmeno il tempo di respirare, figurati di far sparire il tuo quirk!"

A quelle parole, Miyuki capì il motivo di quell'attacco di Shoto tanto improvviso quanto strano per essere stato fatto da lui.
Bakugou aveva ragione, se continuava a pensare al perché si bloccasse invece di continuare a cercare di farlo andare avanti, non sarebbe riuscita a far niente e molto probabilmente, sia Shoto che Kirishima dovevano aver sentito quelle parole oltre ad aver notato quella sua difficoltà e perciò, avevano deciso di non lasciarle il tempo per star lì a rimuginare così da costringerla ad lottare con le unghie e con i denti, facendo sì che il suo quirk venisse fuori.
Dopotutto, era proprio il quel tipo di combattimento che lei dava il meglio di sé.

Nella stessa frazione di secondo in cui Miyuki era arrivata a quella conclusione, guardò con la coda dell'occhio Bakugou che, dietro di lei, ghignava e preparava le esplosioni nelle sue mani.
Successivamente portò lo sguardo su Shoto, dietro Kirishima, che la guardava con una finta aria seria e, in seguito, di nuovo in avanti su Eijirou che, completamente indurito, le sorrideva dietro le sue braccia unite pugno a pugno mentre si avvicinava sempre di più a lei.

Lì, sul tetto di uno degli edifici di Ground Beta, in mezzo alle tre persone più importanti per lei, Miyuki si sentì completa per la prima volta dopo tantissimo tempo.
Non era la stessa sensazione di completezza che aveva provato quando aveva baciato per la prima volta Bakugou, era la stessa sensazione che aveva sentito quando era arrivata al dormitorio della Yuei, la stessa che aveva provato quando aveva indossato per la prima volta il suo costume da Hero, la stessa di quando aveva aiutato Kirishima a studiare, di quando stava seduta sul divano all'alba con Shoto o di quando si battibeccava con Bakugou.
La stessa che aveva provato quando aveva trascorso la serata con le ragazze, di quando vedeva i film inutili di Kirishima, cucinava con Sato o rideva insieme a tutti gli altri.
Era la sensazione di essere nel posto giusto, con quelli che per davvero poteva definire suoi amici.

Con il cuore che tornava a battere senza alcun impedimento dato dall'ansia e i polmoni che tornavano a riempirsi completamente d'aria, Miyuki fece un vero e proprio respiro profondo e dopo aver caricato per l'ennesima volta il piede sinistro di fuoco, si diede la spinta verso l'alto mentre Bakugou si preparava a fare lo stesso.

I due continuarono a salire in silenzio, accompagnati solo dal rumore delle fuoriuscite di fuoco e quando furono esattamente al centro della colonna di ghiaccio creata da Shoto, si buttarono di testa guardandosi a mezz'aria mentre cambiavano posizione.
Spingendosi con ancora più forza, a causa dell'attrito dell'aria, i due iniziarono a creare una spirale finché, raggiunta l'altezza esatta, Miyuki si aggrappò alla schiena di Bakugou e insieme rilasciarono un'esplosione che in un solo colpo, sciolse il ghiaccio di Shoto, giusto in tempo per far sì che Kirishima atterrasse sul tetto.

Con Shoto che indietreggiava con il ghiaccio mentre il fuoco continuava a divampare, Miyuki e Bakugou continuarono la loro discesa finché, qualche minuto dopo, non arrivarono a toccare terra.

A causa dell'intingente quantità di fuoco e ghiaccio che era stato creato in un lasso di tempo così piccolo, i due atterrarono al centro di un enorme nube nera che nel giro di qualche secondo li avvolse completamente impedendo ad entrambi di rimanere vicini nonostante avessero cercato di afferrarsi con le mani.

Di nuovo, Miyuki si sentì avvolgere completamente dall'oscurità che però non le faceva paura come quella che l'aveva inghiottita all'inizio dell'esercitazione.
Sapeva di non essere sola lì in mezzo e che anzi, molto probabilmente Bakugou era solo a qualche passo di distanza da lei.
Tuttavia però, la quantità di fumo, vapore e fiamme che continuavano a divampare attorno a lei le impediva sia di vedere che di respirare bene.

Cercando di mantenere i nervi saldi e di non pensare alla possibilità che il suo quirk potesse bloccarsi, Miyuki strinse i pugni e iniziò a camminare con le braccia avanti a sé nella speranza di riuscire ad andare a sbattere contro Bakugou o contro Todoroki.
Attorno a lei però la cortina non sembrava accennare a diminuire e furono vani anche i tentativi di raffreddamento dell'aria attorno a sé.
Lei e Bakugou dovevano aver fatto un casino.
Continuò a camminare mentre gli occhi continuavano a lacrimarle a causa della temperatura troppo alta e quando la vista le si offuscò al punto da non riuscire a tenere gli occhi aperti, iniziò a sentire il fumo inondarle il naso e bruciarle l'interno della gola.

Si sentiva in trappola e per la prima volta stava avendo paura delle fiamme che continuavano ad accerchiarla.
Portò una mano alla gola e una agli occhi e cercò di far fuoriuscire dell'aria fresca ma era come se non riuscisse a far uscire proprio niente e, all'ennesimo tentativo fallito, sentì di nuovo il tremore alle gambe e la gola che le si chiudeva.

Strizzò gli occhi e cercò di fare respiri profondi ma tutto ciò che tirava dentro era solo fumo, fumo che per sua fortuna, non riusciva a scendere oltre la gola ormai chiusa.
Provò ad avanzare verso quella che sembrava la vetrina di un negozio ma ad ogni passo le sue gambe diventavano sempre più instabili e, dopo qualche secondo, anche le sue orecchie iniziarono a far sì che qualsiasi suono la circondasse, diventasse ovattato.

Stremata da quella sua condizione di impotenza, Miyuki si strinse entrambe le mani al collo mentre entrambe le sue gambe cedevano e la facevano cadere a terra in ginocchio.
Caduta in avanti a causa del peso del suo busto, sbatté con la fronte contro l'asfalto e, poco dopo, iniziò a sentire qualcosa scivolarle verso l'attaccatura dei capelli.

Immobile, quasi paralizzata, con la gola chiusa e gli occhi che sembravano starsi squagliando per il troppo calore, Miyuki pensò che per lei era arrivata la fine.
Che strano scherzo la vita. Un attimo prima si era sentita la persona più felice del mondo e adesso invece, stava per morire.
Nel giro di qualche secondo, Miyuki sentì il dolore proveniente dai suoi polmoni che non riuscivano più a stare in apnea e mentre anche la pressione sanguigna iniziava a salire dal collo lungo tutto il suo viso, percepì che la presa sulla sua gola stava diminuendo e come un corpo che si abbandona completamente alla gravità, sentì il suo busto spingere in avanti facendole continuare a strisciare la fronte contro l'asfalto.

Mentre inesorabilmente si abbandonava al suolo, riuscì ad aprire gli occhi quel tanto che bastava per vedere il fumo e le fiamme attorno a se mentre, sempre ovattate, sentiva come delle esplosioni.

Poi, mentre i suoi occhi facevano per chiudersi definitivamente e iniziava a non sentire più niente dal collo in giù, Miyuki vide un'ombra avvicinarsi.
Non avendo la più pallida idea di chi fosse, sperò che questo potesse arrivare il prima possibile perché se avesse tardato anche solo di un secondo, era sicura che non sarebbe riuscita a sopravvivere.

Passo dopo passo, la figura continuò ad avvicinarsi velocemente verso di lei, così velocemente che le parve stesse correndo.
Più si avvicinava però, più quella figura non sembrava per niente quella dei suoi tre amici anzi, non lo era per niente.
Era una figura molto più alta di loro, con delle spalle tanto larghe quanto quelle di Endeavor o di All Might ma, la probabilità che fosse uno dei due, era purtroppo, pari a zero.

Quando la figura fu abbastanza vicina da riuscire a metterla a fuoco nonostante gli occhi completamente andati, Miyuki, che ancora non aveva visto in volto chi le stava andando in contro, sentì dentro di sé una strana e familiare sensazione di calore.
Era come se la persona che le si stava chinando davanti fosse una persona che lei conosceva, qualcuno per cui nutriva o aveva nutrito un sentimento profondo.
Sempre immobile, Miyuki cercò di provare a ricollegare quelle sensazioni ad una persona ma fu solo quando la mano di questi le si poggiò sulla gola, iniziando ad emanare aria fredda, che le fu immediatamente chiaro.

Mentre la gola iniziava a riaprirsi e l'aria iniziava a tornarle nei polmoni, seppur colma di polveri date dall'esplosione, Miyuki iniziò a sentire di nuovo tutte le estremità del suo corpo.
Dopo averle liberato la gola poi, l'uomo portò la mano all'altezza dei suoi occhi e, proprio come aveva fatto prima, iniziò a raffreddarle anche quelli.

Come un rubinetto aperto al massimo, Miyuki sentì di nuovo la gola farle male, questa volta non per il fuoco o per il fumo, e ogni parte del suo corpo iniziare a tremare mentre, dagli occhi che l'uomo le stava raffreddando, iniziarono a scendere ancora e ancora lacrime.

"Non preoccuparti Miyuki, ora ti sentirai subito meglio." la voce di Ryosei, se pur ovattata, risuonò nelle orecchie con la stessa calma e dolcezza di quando, molti anni prima, lei stava per soffocare a causa del suo quirk di fuoco e lui, l'aveva aiutata rinfrescandole la gola.

Con il cuore ormai a pezzi, Miyuki prese le poche forze che le erano tornate in corpo e allungando il braccio destro verso quello che stava poggiato con il palmo della mano sui suoi occhi e lo strinse.
"Papà..."disse poi singhiozzando.
L'uomo rimase in silenzio e dopo qualche secondo, quando fu certo che gli occhi di Miyuki fossero tornati ad una temperatura normale, posò la mano sinistra su quella che lei gli aveva appoggiato sul braccio, e dandovi dei buffetti sopra fece per alzarsi.
"Andrà tutto bene Miyuki." asserì poi e dopo essersi messo completamente in piedi, sparì nella nebbia con la stessa velocità con cui si era palesato davanti a lei.

Sconvolta, confusa e ancora in preda al pianto isterico, Miyuki cercò di rimettersi in piedi e di rincorrerlo.
Perché era venuto? Perché l'aveva aiutata? Stava morendo, avrebbe potuto ucciderla e nessuno se ne sarebbe accorto.
Perché.
"Fermati..." provò a dire ma la voce le si ruppe in gola, il fumo stava tornando ad ostruirle le vie respiratorie.
Doveva uscire di lì, e doveva farlo anche in fretta. Non sarebbe arrivato nessun altro a salvarla se fosse caduta di nuovo a terra.
Provò di nuovo a rinfrescare l'aria attorno a sé ma, esattamente come prima non ci riuscì solo che, il motivo per cui non ce l'aveva fatta non c'entrava niente con il suo strano blocco, era solo colpa delle temperature troppo alte che la stavano circondando.

Decisa a tirarsi fuori da quel casino, perché non aveva idea di dove fossero Bakugou e Shoto e, soprattutto, se stessero bene o meno e se, suo padre fosse passato anche da loro, abbandonò l'idea di corrergli dietro nonostante fosse già sparito nel nulla, e prendendo a scivolare con il suo quirk di ghiaccio, iniziò a correre all'interno di quell'enorme nube che non dava segno di volersi dissipare.

Quando le sembrò di essersi infilata nuovamente nella parte più fitta della nube, alla sua destra sentì il rimbombo di alcune esplosioni e sicura che non potessero essere altro che di Bakugou, corse in quella direzione.
Avvicinatasi quanto bastava per riuscire a scorgere i suoi capelli biondi in mezzo al fumo grigio, Miyuki si sentì parecchio sollevata nel constatare che stesse bene e che non avesse avuto a che fare con suo padre.
"Katsuki!" urlò per poi pentirsene a causa del fumo inalato che la fece tossire un paio di volte; Bakugou si girò di scatto "Miyuki!" esclamò poi togliendosi le granate dalle braccia e correndo verso di lei.
"Dove cazzo ti sei cacciata?! - la afferrò per le spalle – Che hai combinato in fronte?" le domandò poi notando l'enorme ferita scavata dall'asfalto.
"Il fumo mi ha fatto perdere i sensi e sono finita a faccia a terra" rispose "per fortuna però non mi sono fatta nient'altro" continuò mentendo per non farlo preoccupare più di quanto non avesse fatto tutto il pomeriggio.
"Per fortuna non è nulla, Recovery Girl ti metterà a posto in pochissimo tempo." asserì lui diminuendo la presa sulle sue spalle.
"Quanto tempo è passato da quando siamo finiti qui dentro?" chiese poi lei guardandosi intorno.
"Meno di due minuti" Miyuki sgranò gli occhi, eppure a lei erano sembrate ore.
"E per la fine della sfida quanto manca?" Bakugou la guardò negli occhi "Meno di due minuti." ripeté "E non ho visto quello stronzo a metà da nessuna parte."

Decisa a portare a termine quell'esercitazione senza ulteriori problemi, almeno in quegli ultimi due minuti, Miyuki strinse i pugni e si guardò attorno frettolosamente.
"Hai visto del ghiaccio?"
Bakugou corrugò la fronte "Per niente."
"Allora vuol dire che è rimasto bloccato qui dentro esattamente come noi. - incrociò le braccia al petto – Se ci giochiamo bene questi ultimi minuti possiamo portarci a casa la vittoria."

Senza dire nient'altro, esattamente come le due volte precedenti, Bakugou e Miyuki si mossero come se i loro cervelli fossero collegati e non ci fu bisogno di dire ad alta voce la strategia perché entrambi avevano esattamente capito cosa fare.

Allontanatasi quel tanto che bastava per non colpirlo in pieno, Miyuki concentrò tutto il suo quirk d'aria all'altezza dei piedi e delle mani e, quando si sentì pronta, iniziò a rilasciarlo girando su sé stessa, spingendo contemporaneamente verso l'alto per creare un'enorme spirale d'aria che potesse dissipare la nube che avevano creato loro tre.

Nel giro di qualche secondo, attorno a loro si spensero le fiamme e il fumo sembrò sparire piano piano.
Quando finalmente la visibilità fu conquistata di nuovo, Bakugou si alzò in volo come Miyuki e non appena riuscì a scorgere la testa metà bianca, metà rossa di Shoto, ancora immerso nella nebbia, lo puntò con l'indice e insieme gli si scagliarono addosso.
Accortosi dello spostamento d'aria, Shoto fece per proteggersi con il ghiaccio ma Bakugou lo precedette con un'altra esplosione.
Subito dopo, Miyuki atterrò e senza impedimenti, creò un muro di ghiaccio che bloccò Todoroki lasciando scoperto solo il fianco in cui aveva attaccato il foulard che, come strappato via dal vento, venne recuperato da Bakugou ponendo fine alla loro sfida.

 

 

 

 

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IO VI GIURO CHE STO PIANGENDO RAGA

OIEF9USDFHU AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH SONO TORNATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Okay lo avevo detto anche mesi fa ma ORA sono tornata davvero. Non prometto di pubblicare ogni settimana ma SPERO di riuscire a farlo più di frequente.
Mi sono mancati un sacco i miei bimbi e non vedevo l'ora di riscrivere su di loro e di traumatizzare Miyuki.

MI SIENTE MANCAT* FDOUSFHOUHSD 

GRAZIE A CHIUNQUE ABBIA INIZIATO A LEGGERLA DA POCO E SOPRATTUTTO A CHI NON MI HA ABBANDONATO NONOSTANTE LA PAUSA, VI VOGLIO BENE T_T

Alla prossima e, spero rimarrai con me fino alla fine.
Ems.

 

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