Sotto Copertuta

di Fatelfay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missione ***
Capitolo 2: *** Attesa ***
Capitolo 3: *** Telefonate ***
Capitolo 4: *** Rientro ***



Capitolo 1
*** Missione ***


Disclaimer: BnHA e i suoi personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Come già detto nell'introduzione, è una AllEraserMic, anche se si vede di più MightMic. Se non è di vostro gradimento, chiudete pure questa fic.


 


Sotto Copertura



 
1. Missione

Yagi Toshinori non aveva mai immaginato che sarebbe giunto il giorno in cui avrebbe temuto le parole “vado in missione”.
Non che non conosca la paura, tutta la sua carriera da eroe era una gigantesca copertura per il suo terrore di non farcela.
Eppure ora le sue viscere si contraggono e la mano che non tiene le posate scivola sotto il tavolo ad accarezzare il pigiama morbido sopra la cicatrice sul suo fianco.

Hizashi smette di salare i suoi spaghetti che per lui sono sempre troppo insipidi.

- Quanto starai via?- Chiede Yagi. Tira il colletto del pigiama per alleviare la sensazione di essere strangolato ma il lembo di stoffa gli copre a malapena le clavicole.

- Una settimana, più o meno. Sarò sotto copertura.- Quindi niente messaggi né telefonate. Shota continua a mangiare come se niente fosse ed è proprio così.
Toshinori sa che è il suo lavoro e che se i ruoli fossero invertiti lui farebbe esattamente le stesse scelte, ma ha comunque paura.

- Quando parti?- Chiede Hizashi, la sua gamba trema sotto al tavolo e Toshinori gli accarezza il ginocchio per rassicurarlo.

- Mercoledì, ho già avvisato il preside. Spero solo che i ragazzi non trascurino i loro compiti.-

Il tremore della gamba di Hizashi continua, Shota gli si avvicina con la sedia e la cena fino a premere il fianco contro di lui. Hizashi gli avvolge subito un braccio intorno alla vita e Yagi sa che gli deve aver conficcato le dita nel fianco. Shota si volta e gli lascia un bacio sulla tempia.

Non gli chiedono in cosa consista la sua missione: se Shota avesse voluto e potuto dire loro qualcosa l’avrebbe già fatto.
Finiscono la cena in silenzio ma non c’è la stessa aria rilassata di prima. Toshinori si obbliga a mandar giù ogni boccone anche se è insipido e ha la consistenza del cartone bagnato.
 


Puliscono e sistemano la tavola insieme senza dire una parola e Toshinori e Hizashi scortano Shota per le braccia nella loro camera da letto. Gli lasciano il posto in centro, il sacco a pelo giallo abbandonato a terra e Toshinori cerca la posizione migliore per dormire senza pesare sulla cicatrice.

- Starai attento, vero?- Mormora Hizashi schiacciato contro il lato sinistro di Shota, una gamba e un braccio avvolti sul suo corpo in una presa ferrea come se non volesse farlo più uscire dal letto.

- Certo. Vi prenderete cura di voi stessi?-
Toshinori trova finalmente una posizione comoda e posa il capo sul petto di Shota. Sente il suo cuore battere sotto l’orecchio e annuisce con il capo.

- Se non lo facciamo torni solo per prenderci a calci?- Le dita di Hizashi scivolano tra i capelli di Toshinori che ci si struscia una guancia contro.

- Non ci pensare nemmeno, ‘Zashi.-

- Ma lo faresti, vero?- Insiste lui.
Toshinori fa scivolare una mano sotto la maglia di Shota e gli accarezza lo stomaco.

- Non obbligatemi a mollare a metà il lavoro perché uno di voi due si è fatto ricoverare in ospedale.- Shota vorrebbe suonare più minaccioso ma sul letto, schiacciato in mezzo a loro due non ci riesce.
Toshinori continua ad accarezzarlo e Hizashi sembra contento della risposta e lascia alcuni baci sul collo di Shota.

Toshinori deglutisce a vuoto e fa un respiro profondo per imparare di nuovo a memoria il profumo di Shota.
Non importa che ne abbiano già parlato fino all’esaurimento, che siano già passati da questa situazione una decina di volte negli ultimi anni e che Shota sia sempre tornato tutto intero. Toshinori non riesce a sedare la paura irrazionale che qualcosa possa andare male e che quelle poche ore che rimangono siano le ultime in cui potrà baciare, toccare e ridere insieme a lui.

Se stesse bene, se potesse ancora essere All Might, forse, forse non si preoccuperebbe così tanto.

- Toshi, smettila di rimuginarci sopra e dormi. Domani abbiamo lezione presto.- Lo rimprovera Shota con la voce morbida per il sonno e le carezze che lo stanno sciogliendo. Gli lascia un bacio sui capelli, Toshinori solleva il capo per sfiorargli le labbra con le proprie e gliele lecca per ricordarsene il sapore.

Hizashi ride piano e si sposta per reclamare i suoi baci della buona notte.
 
*****
 
Shota parte due giorni dopo all’alba, uno zainetto in spalla con le poche cose che gli servono e il cellulare in modalità silenziosa in mano. Si passa fra le dita i ciondoli a forma di cassetta musicale e di girasole e regala loro uno dei suoi sorrisi timidi che compaiono raramente sulle sue labbra.

Un bacio di buona fortuna a testa, le ultime raccomandazioni e un ultimo abbraccio di gruppo e Shota è fuori di casa.

Toshinori e Hizashi rimangono sull’uscio finché la macchina su cui Shota sale non svanisce dalla loro vista. Le dita di Hizashi gli accarezzano il fianco ferito e Toshinori gli bacia la tempia.

Chiude la porta di casa e riporta l’amato rimasto a letto. È ancora presto per vestirsi e andare al lavoro e ad entrambi farebbe bene dormire ancora un po’.
Hizashi si raggomitola contro il petto di Toshinori che gli accarezza la schiena e ignora il piede dell’altro che trema e fa muovere le coperte.

Sarà una pessima settimana.







Angolo del Delirio:
Prima di tutto, grazie di aver letto fin qui e spero che rimarrete fino alla fine di questa piccola storia.
La storia è già conclusa e cercherò di postare il più regolarmente possibile e spesso possibile.
Se avete consigli sull'impaginazione, ditemelo perchè non ho la più pallida idea se c'è abbastanza spazio o se ce n'è troppo.

 

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Capitolo 2
*** Attesa ***


Note: Bentornati a chiunque abbia deciso di continuare a leggere e ai nuovi arrivati (sempre che ci siano)
Per questo capitolo e i prossimi, vi lascio la canzone che ho ascoltato a manetta per tutta la stesura, se vi va di sentire il mood:

https://www.youtube.com/watch?v=e_ouDSKtwK8 

Domesticità MightMic a mille
Ora che vi ho stordito abbastanza di chiacchiere vi lascio alla storia!






2. Attesa


Yagi era convinto che le lezioni alla U.A. lo avrebbero tenuto impegnato e avrebbero impedito alla sua mente di divagare. Con le ore in più per coprire le assenze di Aizawa, pensava che sarebbe stata una benedizione tenere d’occhio venti studenti alla volta ed evitare che qualcuno di loro si facesse male.

Ovviamente, non è così, data la mano alzata di una ragazza che guarda ovunque tranne che lui.

- Sì?-

- Come sta Aizawa-sensei?- Chiede lei mordendosi il labbro.

Yagi riesce a non far svanire il sorriso dalle proprie labbra e risponde al meglio delle sue possibilità senza mentire. Non sa farlo e non può.

- Bene.-

- E’ successo qualcosa ad Aizawa-sensei?- Chiede un altro senza nemmeno alzare la mano e Yagi sa che sta per essere sommerso dalle domande degli studenti.

- No.-

- Quando tornerà?-

- Non prima di una settimana. E per allora, se sarete rimasti indietro con lo studio o gli allenamenti non ne sarà per niente felice.-

Spalancano tutti gli occhi, terrorizzati alla sola idea di ritrovarsi Aizawa arrabbiato al suo rientro e rischiare di essere espulsi. Chinano tutti il capo e non fanno più domande sull’argomento.

Yagi sospira soddisfatto anche se non ama usare il terrore che i ragazzi provano nei confronti del suo collega per tenerli in riga. Arriva però a fine lezione senza ulteriori interruzioni e i ragazzi sembrano più che mai pronti a dare il meglio di sé.

Tra una lezione e l’altra, ad ogni pausa, tira fuori il cellulare e passa le dita sui ciondoli. Sorride al gattino nero e alla cassetta musicale e cerca di sedare la preoccupazione.

Toshinori si fida di Shota, della sua bravura e delle sue capacità, ma non riesce a non avere paura.
Teme che nei prossimi giorni dovrà correre con Hizashi all’ospedale e pregare che Shota non stia troppo male, che non l’abbiano ferito troppo gravemente, che abbia ancora tutti i pezzi attaccati e non gli manchi niente.
Teme che nei prossimi giorni troverà Hizashi in lacrime a dirgli che la missione è andata male, troppo male e che Shota non ce l’ha fatta, che Shota non c’è più e che sono rimasti solo loro due in una casa troppo grande con un letto troppo vuoto.

Yagi deglutisce a vuoto, controlla di nuovo l’ora ed entra in sala insegnanti. Trova Tredici al suo computer, che lo saluta alzando una mano.

- Ciao, Yagi-san!-

- Salve, Tredici.-

Yamada siede alla sua scrivania, la gamba sobbalza mentre controlla i compiti di inglese. Tredici non può vederli, Yagi gli siede accanto e gli posa un braccio intorno alle spalle. Yamada sobbalza sorpreso: si guarda subito intorno e si rilassa solo quando nota che nessuno li sta guardando.

“Scusa, non volevo spaventarti.” Segna Yagi e Yamada scuote il capo e sorride. Controlla di nuovo che nessuno li guardi e si sporge per baciarlo sulle labbra. Yagi arrossisce subito e china lo sguardo sul tavolo.

Non è abituato alle dimostrazioni d’affetto in pubblico, visto che hanno deciso di tenere la loro relazione nascosta a tutti per evitare problemi. Soprattutto ora che lui non ha alcuna possibilità di difendersi da un attacco di un villain o dai giornalisti.

- Come va con i compiti?- Si allarga il colletto e posa una mano sul ginocchio di Yamada, sperando che basti quello a fargli sentire tutto quello che non gli può dire.

- Meglio del previsto, ma devono ancora migliorare molto. Se vedo un'altra doppia negazione, potrei urlare.-

La gamba di Yamada continua a sobbalzare e lui si rigira tra la penna tra le dita e segue con un dito la riga che deve correggere.

Yagi rabbrividisce all’errore madornale che vede e Yamada solleva gli occhi al cielo e fa un respiro profondo per non urlare.
Tira fuori i propri compiti da correggere e, anche se non è la sua scrivania, inizia a lavorare lì accanto a Yamada.

Riesce a rimanergli accanto per un’oretta prima di dover tornare alla propria scrivania, visto il possibile arrivo di altri insegnanti. Tredici non ha mai lasciato la sua postazione, le spalle rivolte nella loro direzione e il capo chino sul suo lavoro.

 
*****

 
È venerdì pomeriggio, la sveglia di Toshinori squilla e lui spegne la tv che blatera qualcosa che non capisce e accende la radio.

Va in cucina a prendere uno dei suoi spuntini e le pillole e spunta le rispettive caselle sulle tabelle che Shota ha insistito a tenere appiccicate al frigorifero. È alla terza settimana di quel mese e non ha ancora saltato nemmeno una casella.

Shota sarà felice al suo rientro di vedere che il contatore del suo impegno costante è andato avanti di sette giorni.

Toshinori le sfiora con le dita e un sorriso orgoglioso in volto: 273 giorni senza aver mai saltato un pasto o una pastiglia. Il suo corpo è ancora scheletrico ma ha preso un paio di chili. Riesce a fare la sua ora di corsa senza affanno, si stente meglio, non forte come prima ma almeno un po’ meglio e non è male.

- Salve, ascoltatori!- La voce di Present Mic lo fa sobbalzare e Toshinori corre sul divano. Ingoia le pillole senza bere, apre lo yogurt e ne lecca la carta.

Prima di conoscere Hizashi più intimamente, non ascoltava mai la sua radio, ora non si perderebbe il programma per nulla al mondo.
È divertente: alcune interviste si rivelano più interessanti del previsto e lui adora sentire la gioia riversarsi nella voce di Present Mic e tutti i suoni assurdi che riesce a fare senza essere fastidioso.

Quel giorno Present Mic recita. Ed è bravo, il 97% dei suoi ascoltatori non se ne accorgerebbe mai, ma Toshinori ormai ci vive insieme da tre anni e sa cogliere tutte le sue sfumature di tono e quando sta mentendo.
Mic finge di essere più allegro di quanto non sia, la sua gamba deve star tremando sotto il tavolo. Pian piano si rilassa, inizia a crederci e la sua voce è davvero allegra, mentre saluta gli ascoltatori e risponde alle chiamate dei giovani curiosi della vita dei Pro-Hero e di quelli alla ricerca di consigli.
Present Mic risponde a tutti con gentilezza e allegria, risolleva l’animo a tutti e tiene sempre alta l’attenzione del pubblico. Non ci sono interviste quel giorno, ma fa pubblicità gratuita ad alcuni eroi appena apparsi sulla scena pubblica, scegliendoli tra quelli che sono finiti sui giornali durante la settimana.

Toshinori abbandona il barattolo di yogurt vuoto sul tavolino e chiude gli occhi. La voce di Present Mic lo fa sorridere, risolleva il suo animo e lo mette di buon umore.

E in tutto quello c’è la musica. Musica di tutti i tipi e generi, canzoni nuove e vecchie tutte precedute e seguite da titolo e nome dell’autore per rendere loro giustizia e semplificare la ricerca agli ascoltatori. Saluta tutti alla fine, puntuale come un orologio svizzero nel lasciare la radio stazione e Toshinori non vede l’ora di sentire le sue chiavi nella toppa di casa.

 
*****
 

Il fine settimana è il momento peggiore e migliore di tutta quell’attesa. Toshinori si sveglia tardi e raggiunge Hizashi che gli serve subito la colazione e gli riempie la sua tazza di acqua bollente.

- Dormito bene?- Chiede Hizashi mentre torna a spadellare per il pranzo di quel giorno e tutti i pasti della settimana.

- Sì, ma avrei preferito trovarti nel letto con me.- Toshinori va a prendere le proprie medicine e sceglie la miscela di tè.
Hizashi abbassa le fiamme sotto le pentole e lo abbraccia da dietro.

- E rinunciare alla colazione già pronta?-

Toshinori ingoia le pastiglie senza acqua e spunta le caselle sulla tabella. Si volta nella stretta di Hizashi, gli passa una mano tra i capelli sciolti che gli ricadono sulle spalle e si china per un lungo bacio del buongiorno.

Ha a malapena il tempo di respirare che Hizashi assalta le sue labbra con foga, le sue dita scivolano sotto la sua maglia e tracciano linee sulla sua schiena scheletrica.
Toshinori gli stringe i capelli biondi tra le dita.

- Forse dovremmo tornare in camera…- Propone Hizashi mentre riprende fiato. Ha le guance arrossate, le labbra lucide e i capelli spettinati. Toshinori sa di non avere un aspetto tanto diverso con il cuore che gli rulla in petto.

- Non posso saltare la colazione.-

- Posso essere io la tua colazione.- Ribatte subito lui con un sorriso smagliante in volto.

Toshinori fa dei respiri profondi per non farsi venire un infarto mentre le guance gli vanno a fuoco. Non sa come ha fatto a ritrovarsi con ben due amati che riescono a proporre le migliori sconcezze senza battere ciglio e si divertono a farlo ad ogni buona occasione.

- Magari… dopo?- Balbetta.

- Ti prendo in parola.- Hizashi lo bacia di nuovo a fior di labbra e torna a controllare che niente bruci.

Toshinori si siede al suo posto e mangia la colazione. Finisce di lavare il proprio piatto mentre Hizashi spegne il fuoco sotto le padelle e, senza poter dire niente, si fa trascinare di nuovo in camera.
 


Il letto è ridotto a un disastro, ma a nessuno dei due importa: metà delle coperte sono finite a terra, il resto è sudato e appiccicoso.

- Dovremmo alzarci e mettere a posto casa.- Mormora Toshinori, mentre carezza la spalla nuda di Hizashi che gli lascia di tanto in tanto qualche bacio sul petto.

Hizashi mugugna qualcosa di incomprensibile e si spande di più sul suo petto per trattenerlo a letto.

Rimangono sdraiati uno accanto all’altro a rilassarsi, fino a quando il fianco di Toshinori non inizia a lamentarsi per essere rimasto fermo troppo a lungo sotto il corpo del suo amato.

Non deve dire una sola parola, Hizashi alza il capo e sposta il proprio peso per non gravare più su di lui pur restandogli sempre vicino.

- Scusa, ti ho fatto male?-

Toshinori nega con il capo nonostante il fastidio. Fra le tante cose che non pensava di poter avere, restare a letto con qualcuno che ama a godersi il calore reciproco è tra quelle che adora di più. Per una volta, le sue ferite possono adattarsi alla sua vita.

Si mette comunque a sedere e sfiora con le dita la cicatrice. Non riesce ancora a guardarla senza provare disgusto e un senso di vuoto per quello che ha perso, ma non ha più problemi a girare nudo pe casa.

Hizashi gli bacia la tempia e scende dal letto.

- Ti porto gli antidolorifici?- Chiede e si mette a raccattare i loro vestiti dal pavimento.

- Non serve, grazie.- Basta un minuto e un paio di respiri profondi a togliere il fastidio ed evitare che peggiori.

Hizashi ha già ripulito il pavimento e Toshinori si alza piano e toglie le lenzuola ancora incollate al letto e le federe dai cuscini.
Caricano una lavatrice con i bianchi, si vestono e iniziano a pulire la cucina, dove ci sono ancora tutte le pentole sporche e le scatole di cibo lasciate a raffreddare sul tavolo.

È un buon modo per far passare le ore e distrarsi dal lavoro e dall’assenza di Shota.

Stendono il bucato, Hizashi lo abbraccia da dietro mentre stende e lo stringe a sé, lasciando altri baci sul suo collo. Toshinori si contorce per sfuggire al solletico dei baffi sul suo collo, ma Hizashi non lo lascia andare.
Il sole brilla e gli scalda il volto. Rimangono fermi a guardare il cielo chiaro e a godersi il tepore del sole, il corpo caldo di Hizashi alle sue spalle lo fa sorridere.

Finiscono di stendere il bucato e caricano la lavatrice con il nero. Hizashi canticchia e lava i pavimenti, Toshinori pulisce le mensole del soggiorno e si perde a guardare le loro foto: quelle delle loro famiglie e amici, quelle di classe con i loro studenti e quelle con solo loro tre, fatte per lo più su insistenza di Hizashi e sviluppate a scuola, dopo le lezioni mentre non c’era nessuno.
Ci sono quelle degli anniversari, la gita in montagna, quella al mare in cui Toshinori ha scoperto che Shota si abbronza in mezza giornata e Hizashi si scotta stando vestito sotto l’ombrellone con la crema protezione cinquanta.
Accarezza il volto di Nana, nell’unica foto che gli è rimasta, in mezzo alle foto dei colleghi della radio di Hizashi e Shota a un cat caffè circondato da gatti. Sorrideva in quella foto, i capelli tirati su in una massa informe, un caffè nero abbandonato sul tavolo.

- Non puoi immaginarti quanto fosse nervoso Shota mentre si preparava.- Commenta Hizashi con in mano la foto della loro prima e unica cena romantica in un ristorante di lusso. Unica perché nonostante le accortezze erano finiti tuti e tre sulle prima pagine delle riviste di gossip con le grandi domande sul perché si trovassero lì e come avesse fatto il Yagi Toshinori ad entrare nelle grazie di Shota e la grande scoperta che Aizawa sapesse davvero vestirsi.

Essere stati poi invitati cortesemente ad andarsene per il tono di voce troppo alto di Hizashi e le minacce di Shota brillo per aver osato dire una cosa del genere a Yamada mentre Toshinori provava a non ridere non c’entravano niente. Si erano rifugiati a festeggiare in un locale di periferia dove a nessuno importava niente di loro né che non tenessero ognuno le mani per se stessi.

- Mi è quasi venuto un infarto a vedervi.- Confessa Toshinori.

- Perché non ti sei visto allo specchio. Stavo quasi pensando di dare buca al ristorante e portarvi tutti e due all’appartamento più vicino.-

Finiscono le pulizie di casa, ritirano il bucato e fanno l’ultima lavatrice con i colorati.
 


Cenano sul divano, un film d’animazione in tv e Hizashi mezzo sdraiato sul divano, le gambe allungate sopra a quelle di Toshinori e gli occhi che passano sul volto dell’uomo ogni cinque minuti per assicurarsi che il film non lo catturi così tanto da dimenticarsi di mangiare.

- Non hai fame?- Chiede Toshinori senza staccare gli occhi dal monitor.

Hizashi china lo sguardo e sul proprio piatto e nota che è ancora pieno nonostante siano a metà film.

- Colpa del film.-

Toshinori sorride, mangia il suo ultimo boccone di cibo e accarezza le gambe di Hizashi, che muove le dita dei piedi in segno di apprezzamento.
Toshinori si risistema i cuscini dietro la schiena e tira le gambe al petto, il mento appoggiato alle ginocchia.
Hizashi ritira le gambe e si affretta a finire la propria cena. Gli si avvicina subito e posa il capo contro la spalla di Toshinori per recuperare il contatto fisico e Toshinori lo abbraccia da dietro e lo stringe a sé.
 

 
*****
 

Giacciono a letto abbracciati, stretti uno all’altro come se si facessero da ancora a vicenda.

- Toshi?- Sussurra Hizashi contro il suo collo.

- Mh?-

- Shota tornerà, vero?- Gli trema la voce e Yagi può solo stringerlo più forte a sé con le sue braccia scheletriche.

- Certo. È il nostro gatto, no? Ha ancora tutte le sue sette vite e fra di noi è quello più intelligente e capace.-

- Lo so, ma… non posso…- Hizashi tira su con il naso e Toshinori gli accarezza la schiena e gli bacia i capelli.

- Lo so, Hizashi, lo so. Ho paura anch’io, ma mi fido di lui, come mi fido di te. È il suo lavoro e lo fa da anni ed è sempre tornato tutto intero. Ormai i villain hanno paura che nel buio ci sia Eraserhead ad ammanettarli.-

- Non può fermare le pallottole, però.-

È una conversazione che hanno già avuto e che si ripresenta ogni volta che Hizashi non ha abbastanza distrazioni da non farsi mangiare vivo dall’ansia e dalla paura.

La stessa inquietudine che divora Toshinori ad ogni missione e ogni ronda. Si fida di loro con ogni cellula del suo corpo, ma ha paura che un giorno li saluterà con un bacio sull’uscio di casa e qualche ora più tardi riceverà una telefonata a dirgli che quello era il loro ultimo bacio e che lui non ha potuto fare niente per proteggerli.

- Ha la sua divisa per quello, lo sai. Non lavorerebbe mai senza le dovute precauzioni.-

Hizashi si aggrappa alla sua schiena e fa dei respiri profondi.

- Gli hanno sparato una volta.-

Toshinori avrebbe preferito non saperlo.

- Tornerà a casa. Anche tu torni sempre dai tuoi turni, no?-

Hizashi annuisce contro il suo petto.

- E Shota è sempre tornato a casa.- Toshinori respira il profumo di shampoo di Hizashi e cerca di rimanere calmo e tranquillo anche se l’ansia lo sta divorando dall’interno.

Il fine settimana è sempre il periodo peggiore in cui aspettare Shota. Troppe poche cose con cui tenersi impegnati, troppo tempo libero per pensare e preoccuparsi.

- Anch’io sono sempre tornato e ora sono qui con te.- Mormora Toshinori anche se sa che le sue parole servono a poco quando Hizashi è intrappolato nella sua testa con l’idea di star perdendo Shota, ma non ha nient’altro con cui provare ad essergli di conforto.

Scivolano nel sonno senza accorgersene e si risvegliano ancora abbracciati.
 

 
*****

 
Toshinori corregge i compiti e prepara le lezioni nuove mentre Hizashi è fuori a fare la ronda pomeridiana.

Sorseggia il suo tè fumante di tanto in tanto e segna a matita le correzioni sul margine del foglio. Quando Hizashi tornerà, le controlleranno velocemente insieme per essere certo di non star facendo errori.
È migliorato molto dai suoi primi mesi da docente ma ogni tanto ha ancora qualche dubbio e preferisce controllare.

La sveglia del suo telefono squilla e lo fa sobbalzare. Controlla l’ora, la spegne e giocherella un po’ con i ciondoli a forma di gatto nero e cassetta musicale. Non ci sono messaggi da parte di Shota né di Hizashi.

Prende le sue medicine e uno spuntino, stiracchia la schiena e si prende mezz’ora di riposo dalla pila di compiti da correggere.
Si blocca con il telecomando in mano, il pollice fermo sul tasto d’accensione. Potrebbe aggiornarsi sulle ultime notizie e vedere i nuovi eroi in azione se sta succedendo qualcosa.
Potrebbe vedere Present Mic, se la sua ronda si è movimentata abbastanza da attirare l’attenzione dei giornalisti.
Riappoggia il telecomando sul tavolino del soggiorno e scuote il capo.
Prende una giacca leggera, controlla di avere portafogli, chiavi e telefono con sé ed esce a camminare sotto il sole caldo del pomeriggio.













Angolo del Deliro:
Qualcuno ha davvero letto fin qui?
Spero che sia piaciuta quetsa valanga di domesticità!
A domenica con il prossimo capitolo!

 

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Capitolo 3
*** Telefonate ***


3. Telefonate



Present Mic cammina tranquillo tra i quartieri della sua ronda, lo stereo al collo ben in vista e i capelli in perfetto ordine. Qualche fan lo ferma per una foto e lui dedica loro un po’ del suo tempo.

È una ronda noiosa in cui non sta succedendo niente. Nemmeno qualche bulletto del liceo o qualche scippatore disarmato. Forse è vero che i malfattori gli stanno alla larga perché temono che Eraserhead spunti dalla sua ombra. E nessuno sa ancora che vivono insieme da anni ormai. Se diventasse noto, la diceria diventerebbe verità assodata.

Il suo cellulare squilla e il cuore di Hizashi gli salta in gola. Silenzia sempre tutti i contatti quando è di ronda, tranne i cinque numeri con la suoneria personalizzata a cui risponderebbe anche in ferie, sotto la doccia o dalla tomba.

Pesca in fretta il cellulare dalla tasca e si infila nella prima via laterale meno trafficata che trova.

- Pronto, sono Hizashi Yamada.-

- Salve, la chiamo in quanto lei è il numero d’emergenza fornito da Shota Aizawa.-

Hizashi si appoggia con le spalle al muro e fa un respiro profondo per non urlare.

- Cos’è successo?-

- È in un posto tranquillo? Se può si sieda.-

- Ci sono. Cos’è successo a Sh-Aizawa? È vivo?- Hizashi stringe il telefono con entrambe le mani e spera di non ricevere la peggiore notizia della sua vita.

- La sua missione è stata in parte compromessa ed Eraserhead è stato catturato. Stiamo già provvedendo a recuperarlo.-

A Hizashi manca il fiato.

- C’è qualcosa che posso fare?- Deve fare qualcosa, non può rimanere con le mani in mano mentre Shota è in pericolo.

- Per il momento no, grazie. Abbiamo già una squadra al lavoro.-

- Lo troverete, vero?- Gli pizzicano gli occhi e la gola gli si sta chiudendo.

- Faremo tutto il possibile.- Non è una risposta e Hizashi vorrebbe strillare, urlare, correre subito al luogo dove è stato catturato Shota e buttare giù tutto a forza di gridare fino a trovarlo.

- Mi tenga aggiornato, per favore.-

- Certamente.-

La chiamata si interrompe e Hizashi stringe il cellulare coperto di glitter tra le dita. I ciondoli di un gatto nero e di un girasole scivolano sulle sue dita e Hizashi li carezza senza sapere cosa fare.

Fa dei respiri profondi, toglie gli occhiali e si asciuga gli occhi nei guanti. Tutta la sua preoccupazione dei giorni passati sembra all’improvviso così giusta e profetica.

Si morde le labbra, accarezza un’ultima volta i ciondoli e si rimette il telefono in tasca.

Si ricompone, si sforza di sorridere, tira su le spalle e si risistema gli occhiali sul naso. Mette su la facciata di Present Mic, rumoroso, chiacchierone e allegro, l’anima della festa. Non si sente sicuro di sé, vorrebbe solo correre a casa e piangere e gridare sotto la doccia, ma ha ancora un paio di ore di ronda che deve fare e non ha alcuna intenzione di mancare ai suoi doveri.

Torna sulla strada principale, riprende il suo giro di ronda e spera che non ci sia nessun delinquente in giro.
 


Hizashi rientra a casa per l’ora di cena. Toshinori è in cucina e ha già apparecchiato per loro due.

Hizashi non sa come dirglielo.
Quando Shota ha iniziato la sua carriera di eroe aveva lasciato solo il suo numero di cellulare come recapito per le emergenze e non ha mai aggiunto quello di Toshinori. Ne avevano parlato tutti insieme quando avevano capito che ormai le cose si stavano facendo serie fra di loro e Aizawa sembrava dispiaciuto di aggiungere il numero di Yagi tra i suoi contatti d’emergenza al lavoro. Anche se avevano concordato tutti insieme che era la cosa migliore per evitare di essere assaltati dai giornalisti e possibili danni collaterali in caso di una fuga di informazioni, Shota non ne era stato per niente contento.

- Com’è andata la ronda?- Chiede Toshinori raggiungendolo nell’ingresso.

Non lo sa ancora e sorride radioso, la fronte distesa e le braccia protese per abbracciarlo e aiutarlo a spogliarsi.

Hizashi non può, non vuole rovinare quella felicità, non dopo tutte le energie che Toshinori ha speso per rassicurarlo nei giorni precedenti, ignorando la propria preoccupazione.

Hizashi sa che Shota lo prenderà a calci quando lo scoprirà, ma ha bisogno che almeno uno di loro non venga divorato vivo dall’ansia.
Si tuffa tra le braccia dell’altro, le costole dure contro il suo zigomo sanno di casa.

- Una noia mortale. Non è successo assolutamente niente.-

Toshinori annuisce piano e lo lascia andare.

- Saranno tutti spaventati da te.- Scherza e Hizashi riesce a malapena a sorridere.

- Mi ha chiamato il responsabile di Shota.- Hizashi china il capo contro il petto di Toshinori e serra le braccia sulla sua schiena. Non è in grado di dire quello che sta per dire guardando l’altro negli occhi.

Toshinori si irrigidisce fra le sue braccia.

- Che ti ha detto?- La sua voce esita.

- Serve loro più tempo, quindi non tornerà prima del prossimo fine settimana.-

È una balla bella e buona ma Hizashi non ha il coraggio di dirgli che Shota è più in pericolo del previsto.

Toshi lo stringe a sé, la schiena rigida per la preoccupazione, ma non dice niente: ha passato troppi giorni a rassicurare entrambi senza mai cedere all’ansia ed ora ha bisogno anche lui di una pausa.

Shota tornerà a casa anche questa volta, Hizashi ci deve credere e spera che non ci impieghi troppo.

 
*****

 
Il ritorno a scuola arriva come una benedizione tra i compiti, le domande degli studenti e le scartoffie da compilare. Toshinori lavora con calma, senza fretta, prova ad allungare i tempi per non ritrovarsi con troppo tempo libero da solo per preoccuparsi.

Shota non ha detto loro niente sul nuovo incarico che sta svolgendo, perciò deve essere qualcosa di top-secret e pericoloso che la stampa non deve sapere.

Yagi sa che Shota non si farà ammazzare facilmente: è pur sempre Eraserhead, l’eroe notturno che protegge la città senza farsi vedere né sentire e che si fa coprire di insulti senza battere ciglio ogni volta che cancella i quirk degli altri e spunta dal nulla.
Non sarà famoso, ma sa fare il suo lavoro. Riesce a gestire una classe di adolescenti che vogliono diventare eroi alla U.A. e se è riuscito a mantenere la sua cattedra in tutti i suoi anni da docente senza rimanerci secco, non morirà di certo per una missione sotto copertura in cui nessuno conosce la sua vera identità.
Da quando ha iniziato a insegnare, Yagi stesso si chiede a volte se non saranno i suoi studenti a eccellere nell’impresa di ucciderlo.
Ogni tanto si spaventa ancora ad entrare in classe per gestire venti studenti che devono ancora imparare tutto quello che possono fare, nel bene e nel male, con i loro quirk.

C’è solo da aspettare ancora una settimana. Un’intera settimana a confidare che tutto andrà bene come tutte le volte precedenti.

Yagi allunga le braccia sopra la testa in sala professori e torna a preparare le lezioni successive.

 
*****

 
Hizashi si tiene più occupato che può e si prende in carico un paio di ronde in più, in affiancamento ad alcuni giovani nuovi eroi.

Toshinori se la cava a modo suo, prepara le lezioni in anticipo e recupera gli ultimi libri che non ha avuto modo di leggere.

Hizashi sta scappando da lui per evitare di dirgli la verità che ha taciuto e per dargli un po’ di riposo dal gestire e lenire l’ansia che lo divorano.

- Present Mic? C’è qualcosa che non va?- Gli chiede la ragazza al suo fianco.

- Niente, va tutto bene.-

- Posso chiederle una cosa?- La voce della ragazza è insicura mentre si guarda attorno per controllare che non ci siano criminali in giro.

- Certo!-

- Com’è insegnare alla U.A.?-

Non è la domanda che si aspettava e Hizashi sospira e si risistema gli occhiali sul naso.

- Molto impegnativo, abbiamo un certo tenore da rispettare, ma è anche divertente. Quando vedi i ragazzini di prima ottenere il diploma, entrare in un’agenzia e iniziare a lavorare, ne sei orgoglioso come se fossero figli tuoi.-

Hizashi sarà anche solo l’insegnante di inglese ma è orgoglioso di tutti i suoi scapestrati del corso normale e del corso eroi che ha avuto come studenti.

La ragazza annuisce:- Grazie.-

- Non c’è di che. Ti interessa diventare un’insegnante?-

- Oh, no, non ne sarei in grado. Sono solo curiosa.- Risponde lei chinando lo sguardo a terra.

- Tutti i tuoi studenti sono diventati eroi?-

Hizashi scuote il capo e si accarezza i baffi:- Non tutti, alcuni hanno cambiato idea dopo, altri avevano un secondo lavoro di cui si sono innamorati di più che del fare l’eroe. Ad alcuni interessa solo avere la licenza per poter usare il proprio quirk.-

La ragazza lo guarda un po’ confusa sull’ultima parte.

- Avevo un ragazzo con un quirk affine all’acqua e la sua famiglia aveva un peschereccio. A quanto pare, usava il suo quirk per pescare fin da piccolo ma voleva regolarizzare la cosa. Avrebbe potuto lavorare anche nella guardia marina o come vigile del fuoco se avesse voluto, ma non gli interessava.-

Hizashi sorride e si rimette le mani in tasca: quel ragazzo era sveglio e intelligente e riusciva sempre a trovare un modo creativo per sfruttare il suo quirk e l’ambiente intorno a lui.

- Capisco.-

Continuano la loro ronda, la giovane ragazza gli fa ancora un paio di domande e riescono pure a sventare una piccola rapina.

Present Mic condivide la gloria e i ringraziamenti con l’eroina emergente, mette in risalto il contributo della ragazza e lei sorride, ringrazia e quasi balbetta davanti ai poliziotti.

- Primo arresto?- Le chiede Present Mic porgendole una tazza d’asporto di Bubble Tea appena riescono a liberarsi di giornalisti e poliziotti.

Le tremano le mani, beve un lungo sorso di tè e mastica alcune delle palline. Scuote poi il capo:- È il primo in cui ho davvero usato il mio quirk su un criminale.-

- E cosa ti preoccupa?-

Lei beve un altro sorso di tè freddo.

- Non è come nelle esercitazioni a scuola. Avrei potuto fargli davvero male.- Mormora poi.

- Hai fatto il tuo lavoro e l’hai fatto bene.- Prova a rassicurarla lui.
Si ferma alla prima panchina che trova e le fa cenno di accomodarsi accanto a lui. Tamburella le dita sul ginocchio e aspetta che la giovane eroina parli ancora.

- Avrei potuto fargli male.-

- Ma non l’hai fatto.- Present Mic si risistema gli occhiali gialli sul naso e le si avvicina.

Lei stringe il bicchiere tra le dita e il suo respiro accelera.

- Ma avrei potuto. Potrebbe succedere in futuro. Io…io…- Ha gli occhi lucidi e inizia a iperventilare.

Hizashi la interrompe subito:- Ehi, respira. Bene, dentro dal naso… e fuori con la bocca.-

Lei lo guarda un po’ perplessa ma lo imita e le sue dita si rilassano intorno al bicchiere.

- Scusa, io… non so cosa mi sia preso.- Lei china il capo e si asciuga il volto con una mano.

- Perché hai deciso di diventare un eroe?- Yamada parla piano e le posa un mano sulla spalla, un sorriso incoraggiante sulle labbra.

- Voglio proteggere chi non può farlo da sé. Mia madre non ha un quirk e una volta da giovane ha visto un villain all’opera. Degli eroi sono giunti a salvare tutti e nessuno si è fatto male, ma ha ancora paura delle strade affollate a volte. Non voglio che lei o chiunque altro abbia paura: voglio che tutti si sentino al sicuro e sappiano che c’è sempre un eroe pronto a proteggerli.-

Il sorriso di Present Mic si addolcisce e le carezza la spalla:- È quello che stai facendo: oggi hai tenuto al sicuro tutto il negozio, nessuno si è fatto male e abbiamo arrestato il villain. È andato tutto bene.-

Lei china il capo e tira su con il naso.

- Ho paura che un giorno farò un errore e qualcuno si farà male per colpa mia.- Confessa a bassa voce. Yamada comprende perfettamente, le si avvicina e le avvolge il braccio intorno alle spalle.

- Abbiamo tutti paura, me compreso. Quando andavo a scuola, ho rotto i timpani ad alcuni miei compagni di classe. Niente di permanente, ma per un po’ ho avuto paura a urlare troppo forte. Capita di commettere errori: è normale, siamo esseri umani. Quello che dobbiamo fare è imparare e migliorare per sbagliare il meno possibile. E non fasciarti la testa prima di romperla: non serve a niente, ti fa solo vivere peggio.-

Yamada lo sa bene e dovrebbe seguite il suo stesso consiglio ogni giorno, soprattutto con la situazione di Shota. Tuttavia, questa non è qualcosa che la giovane eroina debba sapere per forza.

Si obbliga a fare un sorriso incoraggiante, gli occhiali storti sul naso.

- Ha senso quello che dice.- Mugugna la ragazza ma non sembra del tutto convinta.

- Menomale che non ho straparlato, allora.- Present Mic si risistema gli occhiali sul naso e il suo sorrido si allarga.

Lei arrossisce imbarazzata:- Non volevo dirlo così, non intendo dire che…-

- Niente di cui chiedere scusa, ma non dirlo in giro!-

La ragazza annuisce e fa un respiro profondo. Si passa una mano sul viso, raddrizza le spalle e fa un sorriso finto ma forte.

- Grazie. Forse è meglio tornare di pattuglia.- Propone lei.

Present Mic annuisce e si alza con lei, il tè caldo ancora in mano.

Fanno un paio di passi, la ragazza sorseggia il suo tè freddo, Present Mic si ferma di colpo e pesca il cellulare dalla tasca della giacca.

- Hai il cellulare con te?- Le chiede mentre scorre i suoi contatti.

Lei annuisce e lo prende subito da una delle tasche dei suoi pantaloni.

- Ti passo il numero di una terapista per l’ansia. Non la devi chiamare per forza, ma se ti dovesse servire, sai chi chiamare.-

Lei spalanca gli occhi ma annuisce e si salva il numero che Yamada le detta. Tornano al lavoro subito dopo, ma il turno passa tranquillo.


 
Hizashi esita sulla porta di casa. I capelli tirati su con il gel pesano e vorrebbe solo lavarli e lasciarli ricadere sulla schiena.

Deve dirlo a Toshi.
Ormai è mercoledì, sono passati tre giorni e non ha ancora avuto notizie.
Più tempo passa e meno probabilità ci sono che Shota torni a casa tutto intero. O che anche solo torni vivo.

Hizashi tira fuori il cellulare e controlla di nuovo di non aver chiamate perse o messaggi non letti. Non trova niente, controlla la conversazione con il responsabile di Aizawa ma l’ultimo messaggio risale a più di un anno prima e contiene l’indirizzo dell’ospedale in cui Shota era ricoverato.

Si ripassa i ciondoli a forma di gatto nero e girasole tra le dita e fa un respiro profondo.

Entra in casa e lascia le scarpe all’ingresso accanto a quelle di Toshi e alle pantofole morbide di Shota.

- Sono tornato!- Chiama ma non riceve risposta.

Si addentra in casa e trova Toshinori assopito sul divano, un libro ancora aperto in grembo e una tazza di tè ormai tiepida sul tavolino. Sembra così in pace e indifeso, non per le guance ancora un po’ scavate, ma più come se fosse al sicuro e non ci fosse nessun pericolo in tutto il mondo.

Hizashi potrebbe rimanere a guardarlo dormire per ore e a volte lo fa quando si sveglia per primo e riesce a sgusciare fuori dal bozzolo di coperte e arti. Spesso c’è Shota fra le braccia di Toshinori, altre volte ha la schiena voltata verso di loro, ma i piedi allungati per sfiorare i loro polpacci e tenere al caldo le dita. È uno dei pochi momenti in cui Hizashi può vederli senza difese, rilassati e senza far arrossire Toshinori o ricevere domanda da parte di Shota.

Hizashi sottrae lentamente il libro dalle mani di Toshinori, sistema il segnalibro al suo interno e lo posa accanto alla tazza di tè sul tavolino. Prende una delle coperte appoggiate al bracciolo libero e la stende sul suo amato.
Si ficca subito in bagno per lavarsi e tiene al minimo il suo canticchiare per non svegliare Toshinori.


 
- Hizashi? Sei tu?-

Mezz’ora più tardi Hizashi sussulta mentre si strizza i capelli per togliere buona parte dell’acqua e non allagare il bagno.

- Sì, raggio di sole. Ti ho svegliato?-

- No, ho fatto tutto da me. Come è andata la ronda?- Chiede Toshinori dall’altra parte della porta.

- Bene. Abbiamo fermato un furto.- Hizashi si copre in fretta con l’accappatoio e si avvolge i capelli in un asciugamano. Esce dal bagno e si fionda subito tra le braccia di Toshinori.

- Hai dormito bene?-

Toshinori annuisce e si stira le braccia sopra la testa, poi le avvolge intorno alla sua schiena.

Hizashi deve dirglielo, non ha senso rimandare più a lungo.

- Mi ha chiamato il responsabile di Shota.-

Toshinori si irrigidisce ma non dice niente.

Hizashi manda giù il nodo che ha in gola, chiude gli occhi e si concentra sul calore del corpo di Toshi.

- Hanno… hanno catturato Shota. Lo stanno già cercando, ma non so di più.-

Toshinori respira in fretta e conficca le dita nella sua schiena. Hizahsi non protesta.

- Lo troveranno e ce lo riporteranno a casa.- Sussurra e fa scorrere le punte delle dita sulla schiena di Toshinori. Lui non dice niente, si aggrappa alla sua schiena e respira come se fosse l’unica cosa che è in grado di fare.

- Ehi, lo sai che tornerà a casa a tutti i costi, vero? È sopravvissuto alla U.A. sia come studente sia come docente, questo a confronto non è niente. E lo sai anche tu che non permetterà ai suoi studenti di rilassarsi e divertirsi con un supplente.-

Ci prova Hizashi a tenere un tono di voce allegro e gioviale e gli costa tutte le forze che ha.

- È il nostro gatto nero. Vedrai che tornerà a casa e si lamenterà che gli bruciano gli occhi, che non dorme da una settimana e che il mio caffè fa schifo. Non ci toglierà le mani di dosso per tuuuutto il mese!-

Toshinori non ha ancora detto una parola e il suo respiro è affaticato. Hizashi apre gli occhi e solleva il capo di poco nella stretta del suo amato: è Shota il maestro del silenzio e Toshinori mantiene il riserbo solo sulla sua salute.

Hizashi non riesce a vedere il suo volto, ma una ciocca di capelli di Toshi gli cade sul naso. Le braccia di Toshi si stringono più forte e l’uomo si accartoccia attorno a lui come se non volesse lasciarlo andare e volesse proteggerlo da tutto il mondo.

Hizashi aspetta, si morde le labbra e continua a fargli i grattini sulla schiena. Non sa ancora leggere la mente e tutto quello che potrebbe dire non avrebbe alcun effetto su Toshi.

- Odio non poter fare niente.- Sussurra dopo un po’ Toshinori.

- Non voglio perderlo, non voglio perdere nessuno di voi due, ma non posso fare niente per impedirlo. Non posso correre a cercarlo, non posso proteggervi come voi fareste per me. Non posso fare niente e mi sento così inutile.-

Toshinori singhiozza piano e Hizashi lo stringe a sua volta, le mani aperte per coprirgli più schiena possibile.

- Ci hai protetto per anni, raggio di sole. Hai protetto tutto il mondo da solo ed ora è il nostro turno. Non saremmo qui senza tutto quello che hai fatto per noi. E anche adesso ci aiuti tutto il tempo: ci ricordi di dormire e mangiare, mi aiuti con gli incubi di Shota, mi aiuti con l’ansia e ci ami. Non sarebbe lo stesso senza di te.-

I singhiozzi di Toshinori si attenuano. Gli elenchi funzionano sempre.

- Vorrei fare di più.- Ribatte Toshinori con la voce che trema e Hizashi interviene subito prima che la mente di Toshi scivoli nella sua solita spirale di insicurezza.

- Lo stai già facendo. Shota dorme di più e sorride più spesso. Ho meno attacchi d’ansia e credo che ormai siano passati… quanto? Quattro mesi dall’ultima crisi? Contribuisci pure a formare la nuova generazione di eroi e hai visto come i ragazzi ti adorano. Sei diventato un insegnante fantastico. E io e Shota ti amiamo. Adoro vedere i vostri volti appena sveglio e come sorridi quanto c’è qualcosa che ti rende felice.-

Gli pizzicano gli occhi e la voce gli trema: odia vedere i suoi amati piangere.

- Sono così felice che sei qui con me che lo urlerei al mondo, lo sai. E Shota non vede l’ora di tornare a casa e raggomitolarsi tra le nostre braccia.-

Toshinori annuisce piano sulla sua testa e fa dei respiri profondi per calmarsi ed evitare di tossire.

- Dimmi che tornerà a casa vivo.-

- Shota tornerà a casa da noi. E ci prenderà a calci in culo quando scoprirà quanto ci siamo preoccupati per lui.-

Toshinori si lascia sfuggire un accenno di risata che muore subito in un attacco di tosse.

Hizashi si libera subito dall’abbraccio e si assicura che l’altro non stia sputando sangue. Non succede ma si spostano sul divano, Hizahsi gli porta subito un bicchiere d’acqua per calmarlo.
Accendono la televisione, il volume al minimo per riempire il silenzio mentre siedono uno accanto all’altro.











Angolo del Delirio:
E qui avete Hizashi e l'ansia e sì, è sordo.
Settimana prossima ci sarà l'ultimo capitolo!
Quindi grazie a chi rimarrà fino alla fine.

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Capitolo 4
*** Rientro ***


Nota: ultimo capitolo! E un bel po' di miele MightMic da avere il diabete.






4. Rientro





Tirano fino a venerdì tra lavoro, compiti da correggere e il programma alla radio di Hizashi. L’ultima canzone estiva del suo programma non c’entra niente con tutte le altre e Toshinori sorride e apparecchia la tavola per loro due a ritmo senza capire una sola parola del testo.

Un giorno potrebbe proporre a Hizashi di andare a ballare. Hizashi urlerebbe di gioia all’idea, Shota si nasconderebbe nel suo sacco a pelo e li guarderebbe terrorizzati. Chissà come ballerebbe Hizashi: sembra il tipo da balli di gruppo dove può coinvolgere più gente possibile.

Toshinori dovrebbe prima chiedergli se gli piace ballare, però.

 
Hizashi rincasa mezz’ora più tardi e lo raggiunge di corsa sul divano.

- Raggio di sole! Com’è andata la giornata?- Gli afferra la nuca con una mano e lo tempesta di baci su tutto il viso.

Toshinori arrossisce e si scioglie sotto quelle premure.

- Bene. Come mai così di buon umore?-

- Sono felice di vederti. E ho preso qualcosa fuori!-

Hizashi lo trascina in cucina per una mano, lascia sul tavolo i sacchetti con la cena per dopo e torna a coprire di baci Toshinori.

L’uomo soffoca una risata per quell’improvvisa manifestazione d’affetto: Hizashi è sempre stato così espansivo e propenso a dimostrare il proprio amore con gesti ed effusioni. Fin dall’inizio ha allungato le mani alla ricerca di contatto fisico, allontanandosi al minimo segno di disagio da parte dell’altra persona. Da quando stanno insieme, Hizashi ha perso la maggior parte delle sue remore in privato e copre i suoi amanti di carezze e baci ogni volta che gli va. E ciò succede più spesso di quanto Toshinori potesse immaginare. Non che gli dispiaccia essere al centro di quelle attenzioni o essere coinvolto nel riversarle su Shota.

Hizashi fa scivolare le mani sotto la sua maglia alla ricerca di più contatto pelle a pelle.

- Ti amo.-

- Anch’io ti amo, Hizashi.-

Hizashi gli struscia il viso contro il petto, gli bacia il collo e Toshinori gli passa una mano tra i capelli lunghi, ne stringe una manciata e li tira piano verso il basso per farli alzare il volto. Hizashi ha gli occhiali storti sul naso e sorride euforico.

Toshinori gli accarezza una guancia e si china a baciarlo sulle labbra. Si baciano piano e a lungo, le mani di Hizashi scivolano sulla sua schiena, mentre lui gioca e gli pettina i capelli con le dita.

Toshinori interrompe il bacio per respirare e raddrizza la schiena. L’altro gli sorride, le labbra gonfie e lucide, lo sguardo felice e le mani calde sulla sua schiena.

- Posso baciarti ancora?-

Toshinori arrossisce e china lo sguardo sulle loro pantofole. Hizashi si china e lo guarda dal basso.

- Sei adorabile quando arrossisci.-

Toshinori diventa ancora più rosso, affonda di nuovo le mani tra i capelli di Hizashi e lo tira a sé per un’altra lunga serie di baci. Gli duole il collo per la posizione ma non gli importa: baciare Hizashi lo rende euforico e in quel momento è l’unica cosa che gli interessa.

Le mani di Hizashi lo lasciano e il bacio si interrompe per un attimo mentre lui si mette a sedere sul tavolo. Hizashi gli sorride e lo tira a sé per riprendere da dove hanno interrotto. Avvolge le gambe intorno alla sua vita e Toshinori ne accarezza una dal ginocchio fino all’anca.

Si baciano con più foga, stretti l’uno all’altro come se non fossero mai abbastanza vicini, ogni centimetro di pelle disponibile premuto contro il corpo dell’altro.

È bello, dolce e rilassante. Toshinori si sente un adolescente alla sua prima relazione, anche se non è un’esperienza che ha fatto, ma che ha solo visto fare agli altri.

Si fermano con calma, gli occhi ancora chiusi e ancora abbracciati. Le mani calde di Hizashi tracciano linee e cerchi sulla sua schiena.
Respirano l’uno l’aria dell’altro, le fronti si toccano e i nasi si sfiorano.

Toshinori scosta il capo e fa scorrere la punta del naso lungo la tempia di Hizashi, segue l’attaccatura dei capelli e scende giù per il collo.
Gli posa il capo sulla spalla, il viso premuto contro il suo collo e Hizashi gli passa una mano tra i capelli.

- C’è la spesa da sistemare.- Sussurra Hizashi. A Toshinori interessa poco, l’abbraccio di Hizashi è caldo e confortante non vuole lasciarlo per nulla al mondo.
Scuote piano il capo e si bea del profumo di Hizashi.

- Sai che puoi sempre venire da noi quando sei in carenza di coccole, Orsacchiotto?-

Toshinori annuisce e gli bacia il collo prima di lasciarlo andare.

Il cibo è ormai freddo, l’orologio del forno segna che sono passate quasi due ore da quando Hizashi è tornato a casa.

- Cosa ti scaldo?- Chiede Toshinori mentre tira fuori le scatole d’asporto dal sacchetto.

- Gli spaghetti! Ho preso qualcosa per tutti.-

 
La porta di casa si apre mentre stanno sparecchiando e Toshinori afferra subito Hizashi per un passante dei pantaloni per trattenerlo dov’è senza dare nell’occhio.

Shota è nell’ingresso, i capelli scompigliati sulle spalle non sembrano avere visto una spazzola da quando è partito, ha la barba incolta e dei vestiti puliti addosso.

Lo zainetto con cui è partito penzola dalle sue dita per una spallina e sfiora il pavimento. Shota alza lo sguardo su di loro. Li fissa e Toshinori trattiene il fiato e Hizashi al suo fianco.

Shota non sta bene: ha gli occhi arrossati che non riesce a tenere aperti, le occhiaie più nere che Toshinori gli abbia mai visto in volto, i capelli gli coprono a malapena il livido sullo zigomo, quelli sul collo e il cerotto enorme che gli copre la fronte.

Toshinori vorrebbe correre da lui, vorrebbe chiamarlo per nome e stringerlo fra le sue braccia e assicurarsi che stia davvero bene, controllare ogni singola ferita e ripetergli che è a casa e che è al sicuro.

Tuttavia, non fa nulla di tutto ciò e trattiene Hizashi al suo fianco anche se sente come l’altro stia strepitando per correre da Shota.

Shota continua a fissarli, non dice una sola parola e non segna con le dita nemmeno un saluto.
China lo sguardo a terra e con le spalle curve si trascina in bagno e si chiude la porta alle spalle.

La sua missione è andata male e non solo perché è saltata la sua copertura.

Hizashi si volta a guardare Toshinori che non riesce a sorridergli né rassicurarlo.

Preparano una minestra calda per Shota nel caso in cui voglia toccare cibo. In bagno parte la lavatrice ma non l’acqua della doccia. Basta un cenno del capo e Toshinori corre in camera e tira fuori uno dei kit del pronto soccorso che hanno disseminato per casa. Lo sistema accanto al comodino per averlo a portata di mano e cerca un pigiama comodo e largo che Shota possa mettersi nonostante le ferite.

Ne trova uno che fa al caso loro blu e con dei gatti stilizzati e lo posa a terra davanti alla porta del bagno.

- Lascio il pigiama qui fuori.-

Non riceve risposta e raggiunge Hizashi in cucina.

- Vai a cambiarti, tengo d’occhio io l’orologio.- Sussurra ma Hizashi scuote il capo. Si toglie solo la giacca, rimanendo con la maglia a maniche lunghe arancione e in silenzio fingono di star facendo qualsiasi altra cosa che non sia controllare Shota.

La porta del bagno si socchiude piano e si richiude e nessuno di loro due si volta per vedere cosa stia succedendo.
Sono le regole che tutti seguono per evitare che Hizashi si becchi un altro pugno in volto o una gomitata nello stomaco e per aiutare Shota a sentirsi di nuovo a casa.

Se Shota non parla e non si avvicina a loro al suo rientro da una missione, gli devono lasciare i suoi spazi fino a quando non si sentirà di nuovo ancorato al presente. Di solito basta una doccia, a volte del cibo e una dormita e il giorno dopo torna a parlare e a guardare tutti male.

Ma se ha fatto partire la lavatrice e non si sta lavando, significa che non è nelle condizioni fisiche per mettersi sotto la doccia.

Toshinori si sposta sul divano, accende la tv con il volume al minimo e tiene sott’occhio l’orologio. Hizashi gli siede accanto con una gamba che trema e dopo due minuti scatta in camera a cambiarsi d’abito pur di tenersi occupato.

È passata mezz’ora da quando Shota si è chiuso in bagno e l’uomo ne esce.

Toshinori si blocca sul divano, le orecchie tese per captare qualsiasi rumore che possa dirgli qualcosa su come stia Shota.

Sente l’altro trascinare i piedi fino in cucina, fermarsi sull’ingresso per un po’ e fare marcia indietro. Gira un po’ per casa, fermandosi di tanto in tanto per poi comparire accanto a Toshinori ancora seduto sul divano.

Stringe tra le dita uno dei suoi sacchi a pelo gialli e alle sue spalle c’è Hizashi con la cassetta del pronto soccorso in mano e un’espressione terrorizzata in volto.

Con indosso il pigiama, Shota sembra messo anche peggio di quando è entrato: i lividi sul collo scendono fino alla collatura rotonda della maglia da cui si intravvedono un paio di bende che spuntano anche da sotto la manica sinistra. Ha le guance scavate, le palpebre socchiuse per la luce e Toshinori fa per alzarsi e lasciargli il divano.

Shota lo blocca con un cenno di diniego del capo e Toshinori torna al suo posto. Shota adagia il sacco a pelo sul divano e ci scivola dentro, posa il capo sulle gambe di Toshinori e lo fissa per quanto può senza battere ciglio. Hizashi gli passa subito il collirio e Toshinori lo mostra a Shota prima di provare a metterglielo.

Shota non protesta, chiude gli occhi e un po’ della soluzione cola dagli angoli delle palpebre come lacrime. Si sistema meglio su un fianco e rannicchia le gambe contro il petto per far posto a Hizashi, che si accomoda subito dall’altra parte del divano e passa una coperta a Toshinori che ci si avvolge dentro.

Aspettano che Shota trovi una posizione comoda e si preparano alla lunga notte a venire. Shota ha già messo in conto che avrà gli incubi e loro sono pronti a vegliare sul suo sonno e la sua incolumità per tutto il tempo necessario.

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