Pairings' Neverland

di Mari Lace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indicibile ***
Capitolo 2: *** Solo un rimpianto ***



Capitolo 1
*** Indicibile ***


Indicibile

Indicibile

 

«Non vorrai scegliere le amicizie sbagliate, Potter».

 

«Ti avevo avvertito, ti avevo detto che ti eri schierato dalla parte sbagliata! I tuoi amici saranno i primi a pagare, adesso».

 

Lancia un’ultima occhiata risentita alla foto in prima pagina, prima di stracciare con un colpo di bacchetta la Gazzetta di quel giorno. Potter, sempre Potter; ha l’impressione che monopolizzi le copertine da mesi, san Potter salvatore del mondo magico.

San Potter che ha salvato lui.

Draco cerca di ragionare con sé stesso in sua difesa: Potter l’ha anche quasi ucciso, una volta, al sesto anno – è sopravvissuto per miracolo, un miracolo chiamato Severus Piton. Se si concentra può ancora richiamare, fin troppo vivido, l’orribile effetto del Sectumsempra: di quegli istanti ciò che gli è più rimasto non è il dolore ma la certezza di star per morire.

Sono pari, allora, no? Potter l’ha quasi ucciso, Potter l’ha salvato. Anzi, quando a Natale gli è stato chiesto di riconoscerlo Draco ha mentito per salvargli la vita: se non l’avesse fatto, l’idiota-che-è-sopravvissuto non sarebbe mai riuscito a fuggire prima del ritorno del Signore Oscuro. È in debito, allora.

Scuote bruscamente la testa, levitando i resti del giornale direttamente nel fuoco scoppiettante del camino. Gli piacerebbe credere a quelle fantasie, ma in fondo sa che sono solo bugie che si racconta per illudersi.

Durante il sesto anno Potter ha quasi ucciso un Mangiamorte che con sciocchi attentati ha messo a rischio la vita di due persone.

Quella notte di Natale del settimo, sì, Draco ha osato non riconoscerlo – una menzogna che non sarebbe servita a nulla, se Potter non fosse riuscito a fuggire nel mentre, ma che gli si può contare come merito. Peccato che nel giro di pochi mesi si sia subito redento da quell’unico atto di coraggio seguendo il Prescelto nella battaglia decisiva al solo fine di ostacolarlo.

Merlino, è stato così dannatamente stupido.

E nonostante ciò, nonostante a scatenare l’Ardemonio sia stato Tiger e nessuno avrebbe considerato Potter e i suoi amici colpevoli per le loro morti, l’eroe ha comunque rischiato la sua vita per salvare lui e Goyle (e il diadema, maledetto, sono quasi morti per recuperare quel dannato oggetto!).

Per quanto gli piaccia fingere di negarselo, Draco lo sa benissimo: è in debito con Potter, lo sarà sempre. Anche se l’ha quasi ucciso.

Lo odia.

Lo odia e non è per nessuno di quegli eventi.

La Gazzetta è ormai bruciata, ma non ha bisogno di sforzarsi per visualizzare mentalmente la foto sorridente del Prescelto, eroe del mondo magico.

Sorride, Potter – ha vinto la guerra e possiede tutto.

Stringe i pugni, Draco – la guerra l’ha persa e non gli rimane nulla.

Suo padre è ad Azkaban – sa che lo merita –, sua madre non c’è quasi mai. È stata scagionata da ogni accusa grazie alla testimonianza di Potter – ennesimo debito – e da allora ha sacrificato ogni forza allo scopo di riabilitare il nome Malfoy. Coltiva amicizie importanti, in giro per l’Inghilterra, mentre lui rimane al Manor ad annegare nella frustrazione. Gli ha proposto di unirsi a lei, naturalmente, ma Draco è intenzionato a evitare il mondo per un po’.

Anche così, non è invidioso di Potter. È arrabbiato, semplicemente.

È arrabbiato, perché se una gran parte della sua vita sembra dipendere proprio da lui, al contrario è certo di non esistere per il ragazzo-venerato-dal-mondo-magico.

Non l’ha mai riconosciuto.

Non al primo anno, quando sul treno gli ha offerto la sua preziosa amicizia.

Non quando, a fine quarto, gli ha rinfacciato d’aver scelto il partito sbagliato.

Se ci ripensa, l’unico anno in cui ha realmente avuto le attenzioni di Potter tutte per lui è stato il sesto, il suo punto più basso – il periodo in cui meno le avrebbe volute.

Gli viene quasi da ridere.

Ha fatto di tutto per farsi notare, di tutto, e parzialmente c’è anche riuscito. Poi è arrivata la guerra, sono cresciuti e il tempo delle prese in giro è finito. Potter è diventato l’eroe che il mondo ha sempre preteso che fosse, l’eroe che va in giro a sorridere e rilasciare interviste; Malfoy l’invisibile che ne spia il successo in disparte. Dimenticato.

Lo odia.

 

Non lo vede da mesi e improvvisamente eccolo lì, a pochi metri da lui; sale al banco dei testimoni e parla, dichiarando che senza il contributo di Narcissa Malfoy non sarebbe riuscito a sconfiggere Voldemort una volta per tutte.

Il processo è vinto, Draco l’intuisce con un’occhiata ai volti dei giurati; mentre le formalità procedono, non stacca un istante lo sguardo da Potter.

Al termine si affretta fuori dall’aula, sperando di incrociarlo prima che sparisca: non è certo di cosa vuole dirgli, grazie o ti odio o qualsiasi altra sciocchezza, ma sa che vuole parlargli. È una decisione non ragionata, presa d’istinto, qualcosa che avverte come necessario. Non ha avuto il tempo di pensarci troppo.

È fortunato: individua Potter nel corridoio e gli va incontro, in preda a una strana emozione. Non ha deciso cosa dirgli, le varie possibilità sono ancora in lotta nella sua mente, quando ne incrocia lo sguardo. Dura un solo attimo: Potter lo distoglie prontamente, girando la testa, e lo sorpassa senza una parola o un’esitazione, lasciandolo a chiedersi se l’abbia visto davvero o se non sia stato frutto della sua immaginazione.

Dalla fine della guerra sono in molti a evitarlo a vista, ma non ha importanza, nessuno di quegli sconosciuti ne ha. Potter sì, invece.

 

Draco lo odia, perché nessuno l’ha mai fatto sentire tanto insignificante quanto lui.

Sono passati sette anni e ancora non ha trovato una spiegazione logica all’interesse irrazionale provato per il Prescelto prima ancora di conoscerlo veramente. Certo, ne aveva sentito parlare; suo padre affermava che sarebbe potuto diventare un grande mago oscuro, ma c’era di più – un altro motivo per cui l’aveva avvicinato e si era proposto di scegliere al posto suo, di aiutarlo. Potter aveva rifiutato, ovviamente. Aveva dichiarato di saper scegliere per sé, e così aveva fatto; aveva scelto. Weasley, Granger – non lui.

Non desiderava altro che venire riconosciuto dal coetaneo che, d’istinto, ha considerato suo pari; si sbagliava, ma l’ha scoperto tardi: Potter, il Prescelto, era destinato a stare ben più in alto. Per questo l’ha odiato, senza capirlo – l’ha sempre lasciato indietro.

Draco lo odia – lo odia, perché lo ama.

Scaglia il pugno, ancora stretto, contro il muro più vicino. Dev’essere impazzito, da dov’è uscito quel pensiero?

Si lascia ricadere su una sedia, stanco, e ride; sfogo amaro e privo d’allegria che lo lascia svuotato.

Se l’è finalmente confessata, quella verità scottante e indicibile.

 

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Capitolo 2
*** Solo un rimpianto ***


Per Cress,

Solo un rimpianto

 

 

«Avrei creduto che ti saresti vergognato a farti superare in tutti gli esami da una ragazza di una famiglia di Babbani!»

Le parole piene di disappunto di suo padre sono un rimbombo nelle orecchie.

Non è colpa sua. La predilezione degli insegnanti per la Granger è inspiegabile, non è poi così brava! Ma suo padre non vuole sentir ragioni, e allora dovrà sconfiggerla.

Hermione Granger diviene l’obiettivo da superare, un pensiero fisso. Non deve lasciarsi battere, non più.

 

«Almeno nessuno dei Grifondoro si è dovuto comprare l’ammissione. Loro sono stati scelti per il talento».

Quando la Granger osa addirittura provocarlo e Draco non riesce a trovare una buona replica, la furia l’acceca e la parola trova spontanea la via. Sanguesporco, la chiama – lo è.

Non ha bisogno di risponderle, perché lei in fondo non ha alcun diritto di parlargli. Ottenere buoni voti deve averle fatto montare la testa, ma lui non ci cascherà più.

Hermione Granger non è nulla, solo una ragazza inferiore.

 

«Non osare mai più dire che Hagrid è patetico, tu, mostro... tu, razza di brutto...»

La guancia gli brucia ancora, continua a sentire il tocco scottante di quella mano.

Non ha solo osato schiaffeggiarlo, l’ha poi minacciato con la bacchetta. Draco si è ritirato, perché non è stupido: anche se finge d’ignorarla, conosce l’abilità della rivale.

Hermione Granger è irritante e imprevedibile, oltre che inferiore. La pensa spesso, perché la detesta.

 

 

«Ucciderai Albus Silente, o morirai».

I pensieri di Draco sono una spirale negativa attorno a quel singolo ordine. L’assenza di suo padre, il dolore di sua madre, il Marchio Nero sul suo braccio e la consapevolezza di un fallimento inevitabile. In mezzo al groviglio confuso, si fa strada un pensiero diverso – qualcuno che un tempo richiedeva la sua attenzione.

Hermione Granger.

Ha sempre creduto di doverla superare, ma ora capisce che dovrebbe imitarla.

Odia ammetterselo, ma se c’è qualcuno a Hogwarts in grado di aiutarlo con il suo compito quella è probabilmente lei. La userà – senza che lo sappia. L’osserverà, come ha già fatto. Imparerà.

Monete.

Il ricordo arriva improvviso, accanto al volto insopportabilmente sorridente della Sanguesporco. Non erano proprio delle monete false il mezzo usato dal gruppo di Potter per comunicare l’anno prima? Se avesse un complice… non proprio volontario… fuori da Hogwarts, potrebbe comunicarci così, senza rischiare d’essere intercettato.

Trovare informazioni sull’incanto Proteus è facile. Draco fa una smorfia: è un incanto di livello M.A.G.O., scopre, ma lei l’ha padroneggiato durante il quinto anno.

Lo farà anche lui. Ne è in grado; deve esserlo.

Superare – raggiungere – la Granger non è più una stupida sfida.

«Ho preso anche l’idea di avvelenare l’idromele dalla sporca mezzosangue Granger, l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le pozioni…»

 

«Sì... sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto sul Profeta! Guarda, Draco, non è quella Granger?»

Draco, riluttante, fissa Hermione Granger e pensa che sono passati mesi dall’ultima volta che l’ha vista, sicuramente di più dall’ultima che l’ha guardata davvero.

È terrorizzato. Lei non dovrebbe essere lì, nessuno di loro dovrebbe.

Anche lei sembra terrorizzata; forse è la prima volta che la vede così, realizza d’un tratto. Ma non è divertito, no – affatto. Non è più un ragazzino che si diverte a prendere in giro e rimettere al loro posto gli altri, no – è un uomo in guerra. O dovrebbe esserlo.

Sua madre – no, tutta la stanza – attende la sua risposta. Non può tergiversare, né negare oltre. Vorrebbe poter scappare lontano; distoglie lo sguardo dalla rivale divenuta nemica.

«Io... forse... sì».

 

 

«Chiamo a testimoniare Hermione Granger».

Dovere la vita a Potter è una cosa, ma dover essere grato a lui e Hermione Granger per aver testimoniato in suo favore al processo gli sembra una beffa del destino.

Quando, mesi dopo il processo, la rivede a Diagon Alley, Draco si trova – di nuovo, con lei – a corto di parole. Passerebbe oltre senza dire niente, in effetti, se non fosse che si è fermato e così ha fatto lei. Sono immobili, uno di fronte all’altro, in mezzo a una via poco affollata. Non può scappare neanche questa volta.

«Granger». Accenna un saluto. Ha cercato di suonare sicuro, spera di esserci riuscito.

«Malfoy» replica lei, sostenendo il suo sguardo senza un’ombra sul volto. Non lo teme – non l’ha mai temuto. Lui, invece?

«Hai testimoniato per me» dice, sforzandosi di mantenere il contatto. «Grazie» mormora con difficoltà. Non sa se gli è mai pesato tanto pronunciare una parola.

Vede la sorpresa balenare negli occhi di Hermione Granger, che non è più sua nemica ma non sa allora bene cosa sia. È un attimo; la donna annuisce, senza commentare, e con un ultimo cenno di saluto riprende la sua strada.

Draco l’osserva allontanarsi, ed è allora che lo colpisce un pensiero: l’ha sempre osservata. Da vicino, da lontano, per schernire o per imparare: in un modo o nell’altro, le ha prestato attenzione. Ma lei?

Lo sguardo fisso sulla sua schiena, pensa che l’attimo di maggior contatto tra loro è stato con tutta probabilità uno schiaffo.

 

«Papà, quello è…?»

Voltarsi per seguire lo sguardo del figlio è istintivo, ma non è su Potter che si ferma il suo. Accanto a Potter, vicino a Weasley, c’è Hermione Granger. È con i figli – come lui.

L’ha osservata per anni, ma non ha cambiato nulla. Hanno percorso binari paralleli dall’inizio: si sono sfiorati, a volte, ma incrociarsi davvero è risultato impossibile. Draco ha capito di volere di più, da lei, quand’era già troppo tardi.

Si riscuote, notando che ora il trio di eroi guarda nella sua direzione. I suoi occhi incontrano per un attimo quelli della donna. Saluta, brusco, e si volta. Poggia una mano sulla spalla di Scorpius, sorride a sua moglie.

Ha una famiglia ora, e la ama – non è solo.

Hermione Granger è solo uno dei tanti rimpianti.

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