Make it Easy

di Ghostclimber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Make it Easy ***
Capitolo 2: *** L'Inizio ***



Capitolo 1
*** Make it Easy ***


Mitsui lanciò un altro sasso nello stagno.

Una papera si sollevò, sbatté le ali per mostrare la propria indignazione e si allontanò imbronciata.

-Non fare tanto la drama queen. Non sei l'unica che ha le palle girate.- le disse Mitsui.

-Il drama king, casomai.- disse una voce alle sue spalle, -Guarda il piumaggio, è un germano reale maschio.- Mitsui si voltò, e il bel viso sorridente di Kogure apparve di fronte ai suoi occhi.

Poi, il Quattrocchi fece il giro della panchina e si sedette di fianco a lui: -Mi vuoi dire che cos'hai?

-Non ho niente.

-...disse quello che aveva passato l'ultima mezz'ora a gelarsi il sedere su una panchina e tirare sassi nello stagno.- Mitsui raccolse un altro sasso e lo lanciò.

-Che ti devo dire, Kogure? Sono solo un po' stressato.- disse infine, guardando i cerchi che si allargavano in acqua. La papera di prima lo guardò male di nuovo, come se sapesse che Mitsui aveva appena usato l'eufemismo del secolo.

In effetti, rifletté Mitsui, non stava facendo la vittima. Lo studio andava peggio del previsto, e ora che era passato il capodanno gli esami sembravano molto più vicini. Tutte le università a cui aveva mandato richiesta di borsa di studio per il basket gli avevano risposto con delle variazioni sul tema del “grazie ma no grazie”. Aveva tentato di fare dei provini per delle squadre indipendenti e tutti gli avevano detto che era troppo bravo per la lega giovanile e non abbastanza bravo per la professionistica. A casa, i suoi genitori sembravano aver optato per una linea costante di pallalcazzaggine intensa e gli avevano vietato categoricamente di pensare al basket prima di fine marzo: volevano che si concentrasse sugli esami incombenti, e in effetti non avevano neanche tutti i torti vista la media deprimente degli ultimi test.

Insomma, il mondo intero sembrava volerlo uccidere.

-Beh.- disse Kogure, spingendosi gli occhiali sul naso, -Credo di avere una soluzione temporanea.-Mitsui lo fissò stralunato. Era così stanco che ci mise un attimo per capire di aver parlato ad alta voce, e per cinque minuti buoni si chiese se per caso Kogure non fosse in grado di leggere nel pensiero. Ricordò una stupidaggine dal film Zoolander, dove una tipa ammette che per somigliare alle modelle dei giornali era diventata bulimica e il protagonista le aveva quindi chiesto: “Quindi sai leggere nel pensiero?”. Scoppiò a ridere.

-Ehi, non ho detto che ho la lampada di Aladino, ho detto solo che conosco un modo per farti stare meglio!- protestò Kogure.

-Scusa, non ce l'ho con te! Mi è venuta in mente una cazzata!

-Mitsui, stai affogando nello stress, lo sai?- chiese Kogure, facendosi serio.

-Lo so, Quattrocchi. Ma me la cavo, davvero.

-Hai bisogno di una mano con lo studio?

-Nah, lascia stare. Non ne vale la pena e non voglio rallentarti.- rispose Mitsui. Si ficcò le mani nelle tasche del giaccone e si incassò la testa tra le spalle.

-Ah, ma piantala, scemo! Potrei fare l'esame domani, aiutarti a studiare sarebbe solo un ripasso.- disse Kogure; Mitsui non rispose, e dopo un po' l'amico aggiunse: -Scusa, suonava arrogante, non volevo offenderti.

-Non mi hai offeso, lo so che sei secchione. Stavo ragionando sulla tua offerta.

-Beh, ragionaci mentre camminiamo, che ne dici?- il sorriso era tornato sul viso di Kogure.

-Non so dove vuoi andare, ma sappi che non ho un centesimo, quindi se vuoi portarmi a bere un tè ti tocca pagare anche la mia parte.- disse Mitsui, simulando una sfrontatezza che non provava.

-Il tè ce l'ho nel thermos, non credere che io navigo nell'oro... dai, andiamo.

-Dove?- chiese Mitsui, lasciandosi tirare per il gomito. Si alzò di malavoglia dalla panchina e seguì Kogure, che rispose: -Spoiler! Fidati di me.

-Per fidarmi mi fido, non sei mica Sakuragi.

-Perché, Sakuragi dove ti porterebbe?- chiese Kogure.

-Ah, non lo so, in qualche posto stupido. Tipo magari al konbini per rubare un giornaletto porno e scappare, sembra la sua idea di divertimento.- Kogure ridacchiò e accelerò il passo.

-Dai, Quattrocchi, avanti, sputa il rospo, dove mi stai portando?

-Hai presente Fujima, dello Shoyo?

-Seh.

-Ecco, è un amico di famiglia. Diciamo che mi doveva un favore, e diciamo che me l'ha restituito con gli interessi.- Kogure svoltò rapidamente in un vicoletto buio e Mitsui disse: -Ok, adesso comincio ad essere un po' nervoso, sai?

-Ah, ma piantala.- Kogure prese un mazzo di chiavi dalla tasca del giaccone e si avvicinò ad una porticina di metallo, quasi invisibile in mezzo ad un intricato e coloratissimo graffito.

La porta si aprì con un cigolio e Kogure si voltò a guardare Mitsui: -Entro prima io, così sai che non c'è nessuno che ti aspetta con una mazza da baseball.

-Lo dici ad alta voce perché così il tizio appostato con una mazza da baseball sa che deve colpire la seconda persona che entra e non la prima?- chiese Mitsui; tuttavia, seguì Kogure all'interno. Sentì il fruscio della sua mano che cercava l'interruttore, e pochi secondi dopo le luci al neon del soffitto si accesero, con il classico tremolio intermittente e un vago ronzio che scemò poco a poco mentre le lampade si stabilizzavano.

-Scherzi?- chiese Mitsui.

-Non scherzo.- rispose Kogure, facendo un passo avanti. Faceva un gran freddo, il pavimento era di cemento e c'era muffa ai bordi delle finestre, ma era indubitabilmente un campo da basket privato.

-Kenji mi ha detto che posso usarlo quando voglio, tranne i giorni in cui c'è lui.

-Wow.- commentò Mitsui, guardandosi intorno. La sua mente pratica pensò al vecchio covo di Tetsuo e ai lavori che ci avevano fatto insieme, praticamente a costo zero.

-Sai, questo posto potrebbe diventare davvero figo se ci lavorassimo un pochino.

-Ci ha pensato anche Kenji, sta mettendo da parte qualche soldo, ma per ora non bastano nemmeno per sistemare la muffa.- disse Kogure, entrando come se fosse casa sua. Prese un pallone, palleggiò un paio di volte e disse: -Per ora, l'unica cosa che può permettersi è di tenere i palloni belli gonfi.

-Eh, grazie al cavolo, è gratis.- ribatté Mitsui, poi aggiunse: -La muffa si può togliere con la candeggina. Ingiallisce un po' il muro, ma direi che è il minore dei problemi. Poi se diamo una mano di calce si risolve anche quello, ma va fatto d'estate, se no non asciuga e siamo punto e a capo. Però per la muffa si può fare anche in inverno, anzi, sarebbe meglio, per evitare che si allarghi e vada ad intaccare... che c'è?- Kogure stava sorridendo.

-Dovresti fare quattro chiacchiere con Kenji, lui è molto più disfattista. Si è fatto fare un preventivo ed è andato in depressione per due giorni.- Kogure lanciò la palla a Mitsui, che cominciò a giocherellarci mentre pensava.

-Ah, lascia perdere i preventivi, ci fanno sempre una cresta pazzesca. Abbiamo sistemato casa a Tetsuo con diecimila yen e un paio di birre offerte. A sbilanciarmi, direi che qui con trentamila possiamo già fare un lavoro decente. Cosa vorrebbe farne?- Mitsui lanciò la palla a canestro, insaccando un NBN da manuale.

-Vorrebbe aprirla al pubblico. Vuoi giocare, prenoti il campo per un tot di tempo, paghi qualcosina, niente di folle, e poi avanti il prossimo.- rispose Kogure, correndo a recuperare la palla.

-Beh, allora si può mettere un po' in sesto, giusto per cominciare, e poi se più avanti comincia a fare qualche soldo un po' alla volta si mette tutto a posto.- Kogure interruppe il palleggio e si avvicinò a Mitsui, che chiese: -Che c'è?

-Sai, è questo che adoro di te. Non importa quale sia il problema, ogni tanto la tua mente prende, trova la soluzione, la dice ad alta voce e tutto sembra più facile. Fai sembrare tutto facile, al punto che lo fai diventare facile.- Kogure sorrise.

-Ah, ma piantala, ma se mi sto facendo le pippe mentali su qualunque cosa. Sei tu quello che fa sembrare le cose facili, non io. Io mi ingarbuglio e basta.

-Allora facciamo un accordo: tu sgarbugli me e io sgarbuglio te. Va bene?- Kogure tese la mano e Mitsui la schiaffeggiò e la strinse.

-Va bene, Quattrocchi, mi hai convinto. E dì a Capelli a Scodella che possiamo parlare delle ristrutturazioni in questo bel posticino.

-Sarà fatto. Adesso giochiamo.- Kogure scattò sulla sinistra e Mitsui lo inseguì; il Quattrocchi lo dribblò con una finta.

Una mossa dopo l'altra, un furto di palla dopo l'altro, i problemi sembravano distanti, non già svaniti ma piuttosto più chiari. A Mitsui sembrò di aver guardato un quadro troppo da vicino troppo a lungo e di averne così perso la corretta prospettiva fino a farlo diventare un mucchio di linee e macchie di colore prive di senso; ora che guardava tutto da lontano, invece, tutto sembrava riacquistare senso ed armonia. Si rese conto di essersi fatto una marea di problemi per delle questioni che si potevano risolvere con uno schiocco di dita e un piccolo aiuto.

Una frazione di secondo fu sufficiente a Kogure per scartare Mitsui: saltò ed eseguì un tiro in sospensione.

Mentre il pallone discendeva in una parabola quasi perfetta, Mitsui pensò che a volte giocare a basket con un amico è tutto quello che serve per rimettere a posto tutti i tasselli del mondo.







...cioè, voglio dire, non so se questa fic ha senso.
Ma ci tenevo a fare un piccolo pensierino per un amico che sembra sempre riuscire a farmi vedere le cose dalla prospettiva giusta per cominciare a sbrogliarle.
Buon compleanno e buon tutto, Ste_exLagu.
XOXO

 

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Capitolo 2
*** L'Inizio ***


Fujima aggrottò la fronte e fissò quei due stramboidi in giaccone pesante e cappuccio tirato sulla testa che stavano osservando con troppa attenzione la sua speranza di palestra di basket.

Quei due non gli piacevano proprio per niente: erano lì ormai da mezz'ora a indicare le finestre e confabulare tra di loro, come se stessero pianificando di entrarci di nascosto.

Va bene, dovette ammettere Fujima, non è che se ne sarebbero andati con un gran bottino, ma avrebbero potuto rubare e rivendere i palloni e vandalizzare i canestri. Non una gran cosa, dal punto di vista dei ladri, ma per uno come lui che si stava contando i centesimi in tasca con speranza morente sarebbe stata una bella batosta.

Quando li vide avvicinarsi alla porta e strattonare la maniglia, decise che era giunto il momento di gettare al vento tutta la cautela e i ragionamenti a tema “due contro uno, Kenji guarda che ne prendi un sacco e una sporta”. Uscì da dietro l'angolino nascosto in cui si era infrattato e marciò verso i due chiamando: “EHI!”

“Oh, eccolo qui.” disse il più basso dei due.

“Chi cazzo sei?” chiese Fujima, prendendolo per il davanti del giaccone e sbattendolo contro il muro. Neanche tre secondi dopo, i suoi piedi non stavano toccando terra e la cerniera del giubbotto gli stava scartavetrando il pomo d'Adamo.

“Oi, Fujima, camomillati!” disse una voce vagamente familiare, “Sono Mitsui Hisashi. Dello Shohoku. Amico di Kogure.”

“Che cazzo ci fai qui?” bofonchiò Fujima. L'altro tizio lo stava ancora tenendo sollevato per la collottola, e lui non mollava la presa sul giaccone di Mitsui.

“Tetsuo, lo fai scendere prima che si strozza?” chiese Mitsui, “Lui è il tizio con cui volevo parlare.”

“Questo qui?”

“No, quello lì.” Mitsui roteò gli occhi, “Sì, questo qui! Eddai, mollalo.” Fujima ricominciò a respirare decentemente; massaggiandosi la gola, chiese di nuovo: “Che cazzo ci fai qui?”

“Beh, ecco...” Mitsui tirò i cordini del cappuccio, come se fosse imbarazzato: “Kogure mi ha portato qui l'altro giorno, e... insomma, mi ha detto che ci sono un po' di lavori da fare e... sì, ecco, potrei darti una mano per farti risparmiare un po' di soldi.”

“Perché?” chiese Fujima, insospettito.

“Ma come perché?” ribatté Mitsui, illuminandosi, “Perché è la cazzo di idea del secolo! Qui a Kanagawa o fai parte di una squadra o devi sperare nel bel tempo, nelle coincidenze dei treni e in qualche congiunzione astrale per riuscire a giocare a basket!”

“Ah, quindi ci hai visto un'occasione di guadagno e me la vuoi fregare.” sentenziò Fujima. Mitsui boccheggiò, e l'altro tizio, l'energumeno grosso quanto una piccola collina che rispondeva al nome di Tetsuo, bofonchiò: “Ma ti pare, questo cretino ha fatto crepare il Tamagotchi dopo mezza giornata, ti pare che riesce a tenere in piedi una palestra?”

“Intanto grazie per la fiducia, Tetsu, e comunque ti faccio presente che stiamo parlando di sei anni fa.” Mitsui prese un bel respiro e disse, in un evidente tentativo di mantenere la calma: “Senti. Non ti voglio fregare proprio niente. Kogure mi ha fatto fare quattro tiri l'altro giorno ed è stato davvero fico. Nessuno a rompere le scatole, la palla non poteva andarsene a inculandia, a un certo punto fuori si è messo a piovere e noi nemmeno ce ne siamo accorti... uomo, questo posto è il paradiso!”

“Sì, come no, il paradiso della muffa...” ribatté Fujima, appoggiandosi alla parete, poi si raddrizzò di colpo: “Ah, ecco, e comunque perché diavolo siete qui tutti incappucciati?” Mitsui e Tetsuo si scambiarono uno sguardo perplesso.

“Fujima... perché è metà gennaio e fa un freddo porco.”

“Ah.”

“Ascolta. Io ho dato un'occhiata veloce l'altro giorno con Kimi, ma il mio amico, qui, è un esperto di ristrutturazioni e...”

“Non esagerare, Mitchi.”

“Non esagero, cazzo, potresti fare uno di quei programmi alla tv che...”

“Taglia.” Fujima li fissò, in attesa.

“Niente, speravo di trovarti qui per chiederti di farci entrare, così davamo un'occhiata seria. Magari possiamo trovare un modo di cominciare qualche lavoretto.”

“Senti, Mitsui, io ti ringrazio, ma non posso pagarvi.” ammise Fujima, demoralizzato.

“E chi te l'ha chiesto? Tetsu ci fa un consulto, io in cambio gli faccio qualche commissione, e poi l'unica cosa che resterà da pagare è il materiale. Ce li avrai, degli amici, no?”

“Beh... sì, ovvio.”

“E non ti darebbero una mano... che ne so, in cambio della possibilità di usare la palestra?” Fujima si illuminò, poi si spense di nuovo: “Tu sei... sei sicuro?”

“No, finché non ci fai dare una cazzo di occhiata come si deve a quella dannata palestra.” rispose Tetsuo per conto di Mitsui.

Fujima, un tantinello intimidito dalla mole dell'omone, si decise finalmente ad aprire la porta.

I tre entrarono, e Fujima accese la luce. Mitsui rimase fermo contro il muro, mentre Tetsuo faceva un giro e controllava i muri, il pavimento, le strutture.

Dopo dieci eterni minuti, tornò da Fujima e lo squadrò con sguardo severo. Senza cappuccio era ancora più inquietante, con i suoi lineamenti duri e i capelli lunghi e imbrillantinati e la faccia piena di cicatrici; Fujima cercò di non arretrare.

“Si può fare.” decretò infine Tetsuo. Fujima strillò: “DAVVERO?!” e Tetsuo ridacchiò di fronte alla sua gioia incontenibile.

“Cosa devo fare? Quando possiamo cominciare?” chiese Fujima.

“Per prima cosa, va levata dai coglioni la muffa. Siete qui a respirare questa merda mentre correte qui e là, e immagino che nessuno voglia ritrovarsi i polmoni a puttane per una cosa del genere, dico bene?” Fujima annuì, deciso. Tetsuo ghignò e proseguì: “Allora, per prima cosa, serve candeggina. E spugne abrasive, e guanti di gomma. Quella merda rovina la pelle.”

“E a noi i calli sulle mani servono.” sottolineò Mitsui.

“Giusto.” concordò Fujima, “Me la procuro subito, vado al kon...”

“Nah, al konbini ti vendono quella delicatuccia per i panni. Mitchi, portalo da Kyo-kun.”

“Sissignore!”

“Oggi lo trovi fino alle due, vedi di darti una mossa. Ditegli che vi mando io, vi farà un prezzo di favore.” Tetsuo si interruppe, poi sorrise.

“Scommetto che ti ricordi come si toglie la muffa, eh, Mitchi?”

“Ahn.” grugnì Mitsui.

“Allora forza, fuori dai coglioni, chiamatemi quando avete finito.” Tetsuo salutò Mitsui battendo il pugno contro il suo, e poi Fujima con un cenno della mano.

 

“Conviene andare. Quel tale ha il negozio a poca distanza da qui, ma non la smette mai di parlare, ci vorrà una vita.” disse Mitsui. Fujima, ancora un po' sconvolto, lo seguì fuori dalla palestra.

Chiuse la porta, poi domandò: “Hai già fatto questo tipo di lavoro, vedo?”

“Già. Tetsuo un annetto fa aveva le pezze al culo. Un mese di galera per ubriachezza molesta e quando è uscito era praticamente in mezzo alla strada, i suoi l'hanno sbattuto fuori e per essere certi che ci rimanesse gli hanno comprato un buco di casa. E quando dico buco, intendo buco, non saranno neanche cinquanta metri quadri di monolocale, e il cesso è una turca che fa anche da doccia. Chiuso con una porta a soffietto.”

“Che merda...” commentò Fujima, disgustato.

“Già. Ma la cosa peggiore è che quando siamo entrati, quel cazzo di posto era letteralmente nero di muffa. Ci abbiamo messo un mese per renderlo abitabile.”

“E lui nel frattempo dove stava?”

“Qui e là. Un paio di notti da un amico, un paio da un altro... so per certo che ha dormito su una panchina almeno una volta, perché per poco non perde le dita per il freddo.”

“Cavoli...”

“Comunque, adesso si è sistemato. La casa è microscopica, ma ha imparato a non sbattere la testa contro il soffitto della cucina, e sta diventando famoso come meccanico. Sta cominciando a guardarsi in giro per cercare una casa decente.”

“È per questo che mi sta aiutando?” chiese Fujima dopo un po'.

“In che senso?”

“Nel senso... sa cosa vuol dire partire da zero? Una cosa così, non so se riesco a spiegarmi.”

“Ah, ecco... tipo, credo.” cadde un silenzio un po' imbarazzato. Fujima sapeva dei problemi che Mitsui aveva avuto, Hanagata gli aveva raccontato un po' di cose e tutto il resto l'aveva saputo da Kogure, ma non aveva il coraggio di chiedere nulla.

“Sei ancora in squadra?” chiese infine.

“No.” rispose Mitsui, e la sua voce era così amara che Fujima si rese conto all'istante di aver toccato un altro tasto dolente, “I miei vogliono che mi concentro sugli esami.”

“Capisco...” disse Fujima, poi fu tentato di aggiungere qualcosa di incoraggiante: “Beh, allora vedremo di sistemare il prima possibile la palestra! Puoi usarla quando vuoi!”

“Dici davvero?” chiese Mitsui. I suoi occhi erano colmi di incredulità.

“Certo! Te l'ho detto, non ti posso pagare.” ripeté Fujima, poi bofonchiò: “I miei hanno un sacco di soldi ma hanno deciso che questa cosa la devo fare da solo.”

“Ma se Kogure mi ha detto che te l'hanno comprata loro...” obiettò Mitsui. Fujima gli rivolse un sorriso amaro: “Già, ma hanno preso la più fatiscente. C'era un altro capannone, messo molto meglio, con addirittura i cessi e gli impianti per mettere le docce, e costava anche meno. Ma no, mio padre ha deciso che questo andava meglio.”

“Ma cos'è, stronzo?”

“Possibilissimo.” Mitsui fece un cenno verso un colorificio minuscolo e disse: “Eccoci.”

“Questo posto è...”

“Lo so. Ma fidati.” Mitsui entrò e Fujima lo seguì.

Come predetto da Tetsuo, Kyo-san era un gran chiacchierone. Si fece gli affari di Fujima fino alla quarta generazione di antenati, poi Mitsui parve avere pietà di lui e disse: “Senti, perché non vai a fare un colpo di telefono a Kogure? Magari riusciamo a cominciare prima di sera.” Fujima annuì, grato di poter sfuggire all'interrogatorio, e si spostò in una stradina laterale per poter telefonare a Kogure senza essere circondato da gente.

“Moshi moshi.”

“Ehi, Kimi, non indovinerai mai chi ho incontrato oggi.”

“Chi?”

“Mitsui.”

“Ah, ecco, a questo proposito...”

“So già tutto. Senti, siamo in un posto a comprare della candeggina per togliere quella maledetta muffa. Ti va di unirti a noi?”

“Oh... ma certo!”

“Allora ci vediamo tra mezz'ora alla palestra!”

“Mi cambio e arrivo!” Fujima salutò e tornò nel negozio, sperando che l'interrogatorio fosse finito e non soltanto messo in pausa.

“Che ha detto?” chiese Mitsui.

“Che ci vediamo alla palestra tra mezz'ora.” rispose Fujima, stranito dal fatto che Mitsui non si era nemmeno degnato di abbassare la voce per chiederglielo.

“Kyo-san, è stato davvero bello, ma adesso dobbiamo proprio andare!” esclamò Mitsui; Fujima capì che aveva sperato in una scusa per potersi levare dalle scatole alla svelta.

“Ho sentito, ho sentito... comincio a darvi quattro bottiglie, se ve ne servono altre chiamatemi.” disse l'uomo, poi ciabattò fino al magazzino per recuperarle. Le posò sul bancone, insieme a guanti di gomma, spugne e mascherine con filtro; per il tutto chiese una cifra davvero ridicola, raccomandandosi solo di non dire in giro da chi l'avevano comprata.

Fujima promise di non dire nulla e uscì, seguito da Mitsui, con l'agghiacciante sensazione che quella candeggina avesse dei livelli di tossicità non proprio legali.

“Cazzo, mi stava asciugando le palle...” borbottò Mitsui, poi aggiunse: “Comunque, ti conviene lasciare le finestre aperte tutta la settimana. Questa roba ammazzerebbe qualsiasi animale più piccolo di un coniglio.”

“Lo sospettavo.” ribatté Fujima, poi scherzò: “Direi che è sicuro lasciare aperto, fa anche da antifurto.” Mitsui ridacchiò.

 

Giunti alla palestra, fecero in tempo ad entrare e aprire tutte le finestre a titolo preventivo prima che arrivasse Kogure. Stavano giusto valutando i pro e i contro di cominciare senza di lui (avrebbero finito prima ma avrebbero rischiato di doverlo portare in ospedale se avesse respirato quella roba senza mascherina), quando finalmente l'amico arrivò.

“Ciao!” salutò, entrando. Stava quasi saltellando.

“Ehi, Kimi, giusto in tempo!” rispose Fujima. Kogure si accostò ai due, guardò la candeggina e i guanti e Mitsui gli diede una pacca sulla spalla.

“Ti aggiorno, Kogure.” disse, “Un amico di Tetsuo ci ha dato una roba che ammazza la muffa e probabilmente anche un sacco di altre cose. Guanti e mascherina, se devi toglierli esci da qui, mi raccomando. Fujima, ce l'hai un cesso?”

“Ho una fontanella sul retro. Di fianco si può pisciare, non ti vede nessuno.”

“Ottimo. Non vorrei fare il cagaminchia, ma le manine ce le dobbiamo lavare bene.”

“Sì, mamma.” disse Fujima. Kogure ridacchiò, felice di vedere l'intesa tra i suoi due amici più cari.

“Bene, siamo pronti allora!” disse, con il solito candido entusiasmo, “Da dove cominciamo?”

Mitsui litigò con gli elastici della mascherina, se ne fece schioccare uno sulla nuca per sbaglio, poi sorrise prima di sistemarsela su naso e bocca: “Ma dall'inizio, naturalmente!”

 

 

 

 

 

Sempre per Ste_exLagu.

Lui sa perché.

XOXO

 

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