Solamente per voi

di crazy_love_girl_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


POV. BELLA
Oggi il tempo non è dei migliori, osservo, proprio come il mio umore. Guardo fuori dalla finestra, comodamente seduta sul divanetto che poggia alla finestra. Anni fa odiavo la pioggia, e con essa tutto ciò che è umido e freddo, finchè non è arrivato lui. D’un tratto tutto il calore di cui necessitavo l’ho trovato rinchiuso in un corpo freddo, duro come il marmo, il suo corpo, tale e quale al mio adesso. Sono passati esattamente sei anni da allora, da quando la sera stessa del mio diciottesimo compleanno mi abbandonò dopo aver fatto l’amore. Sei lunghissimi anni, in cui non ho fatto altro che abbandonarmi a mè stessa, maledicendo lui e me per il baratro di dolore in cui sarei stata destinata per l’eternità. La mia unica ancora di sopravvivenza adesso..
  • Ehi – appunto, pensai. Un sorriso nacque spontaneo sul mio volto. Un sorriso vero, pieno d’amore. Un amore che non avrei mai pensato di provare, un amore alla stregua di quello che provavo per lui, Edward.
Una massa informe di capelli bronzei, come i suoi, e lunghi e boccolosi, come i miei fece irruzione nel mio campo visivo. Due occhioni color cioccolato, come i miei da umana, con quel nasino all’insù, con quel sorriso sghembo che è stato il marchio di fabbrica ereditato dal padre e un delicato viso a cuore fece la sua totale comparsa. Renesmee, mia figlia. Aveva quasi sei anni, ma ne dimostrava già sedici. Delicata, bellissima, con le sue forme armoniose e sinuose, era già una donna fatta e finita. Non è stata una gravidanza facile, la sua. Durò all’incirca tre mesi e alla sua nascita Jake dovette squartarmi il ventre con i denti per far uscire la bambina. Bambina che subito mi morse, salvandomi in tempo da morte certa e donandomi l’immortalità con il suo veleno.
  • Si, amore mio? - sorrisi ancora di più vedendo il lampo di gioia che attraversò i suoi occhi – Jake è già arrivato? – chiesi.
  • Billy lo ha chiamato – scosse la testa dispiaciuta – ci sono stati problemi a La Push, a quanto pare. Spero non sia nulla di grave. – disse tristemente, un velo d’ombra passo sui suoi occhi scuri.
Jacob ebbe l' imprinting con Renesmee e mai fu più felice di questo poichè per mia figlia non avrei mai potuto immaginare qualcuno di migliore di lui.
  • Dai piccola andiamo, non ti preoccupare vedrai che non sarà nulla. Cosa ti va di fare oggi? – le chiesi accarezzandole dolcemente la chioma bronzea.
  • Che ne dici di passare al negozio di strumenti musicali? Ho finito gli spartiti.. – mormorò sovrappensiero. Eh si, proprio come suo padre, aveva ereditato la passione per il pianoforte.
  • Certo, piccola. Andiamo. – e prendendo i cappotti, non che ce ne fosse bisogno vista la nostra natura, ci dirigemmo verso il negozio.
Tre ore dopo
Ero stremata, esausta. Già di per sé la giornata non era delle migliori, ma trascorrere ore dentro un negozio di strumenti musicali con mia figlia era estenuante. In quelle occasioni sembrava tanto una Alice in miniatura durante le sue fasi di shopping convulsivo. Il proprietario, poveretto, dovette sorbirsi anche una ramanzina coi fiocchi perché a detta di Renesmee “i pianoforti non sono ben accordati”, cosa constatata dopo ovviamente aver strimpellato qui e là su ogni pianoforte del negozio. Inutile dire come quel pover uomo fosse terrorizzato.
  • Mam..Bella, che ne pensi? – mi ridestai un attimo, persa com’ero nei miei pensieri. Dopo della nascita di Nessie, ci trasferimmo per qualche anno a Seattle per non destare sospetti e l’aiuto di Jacob è stato fondamentale. Da qualche mese siamo rientrati a Forks, e ovviamente vedere una giovane donna chiamare mamma una sua coetanea sarebbe stato molto strano, perciò agli occhi di tutti siamo cugine di primo grado. Dire di essere sorelle, nonostante la grande somiglianza, non avrebbe avuto senso: tutti conoscono il capo Swan e tutti sanno dell’esistenza di una sola figlia: me.
  • Scusami Ness, dimmi. – le sorrisi.
  • Dicevo che mi andrebbe di andare a caccia, vuoi unirti a me? – scossi il capo.
  • No tesoro, va pure. Ci vediamo dopo a casa.. ma mi raccomando, fa attenzione. – le dissi lasciandole un bacio sulla guancia. E lei dopo un enorme sorriso e un bacio ricambiato mi salutò lasciandomi sola.
Mi dispiace amore mio, pensai, ma oggi ilo tuo papà mi manca troppo per far finta di nulla.
POV. RENESMEE
Era da molto che non venivo a caccia. Ovviamente la mia natura mi consentiva di nutrirmi in entrambi i modi, ma a volte la parte sovrannaturale di me prendeva il sopravvento, costringendomi ad abbandonarmi ai sensi e ai miei istinti più puri. Proprio come mio padre. Ci  pensavo spesso: gli occhi, il viso, i capelli.. chissà se magari un pò gli somiglio? Mio padre.
Mia madre è sempre stata restia a parlarmene e si sente l'immenso dolore che prova quando per caso pronuncio la parola “papà”. Chissà se mai riuscirò a conoscerlo, che tipo di uomo è. Mia  madre mi ha sempre rassicurato che è l'essere più buono del mondo pero, se è così, perché ha lasciato la mamma, perchè prenderla in giro per tutto quel tempo fingendo di amarla? E così, persa nei miei pensieri, non mi accorsi che qualcuno era proprio arrivato davanti a me.
Lo guardai bene in viso: capelli ramati, occhi dorati come quelli di mia madre, pelle diafana. Un vampiro.
  • E tu chi sei? -

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

POV. EDWARD

Non so come ho fatto a farmi convincere da Alice a rientrare a Forks dopo sei anni. Sei fottuti, lunghissimi anni. Mi manca la mia Bella, da morire. È da quel giorno che l’ho abbandonata nel bosco dietro casa sua che non mi do pace: mi sono allontanato dalla mia famiglia, ho vagato per il mondo nella solitudine più totale. È da quel giorno che non mi do pace, il mio pensiero sempre rivolto a lei e ai suoi occhi cioccolatosi. “Chissà che starai facendo amore mio. Ti sei sposata? Mi hai dimenticato?” Eppure, una furia cieca mi investe al solo pensiero che qualcuno che non sia io ti tocchi, ti baci, assapori il tuo corpo, proprio come avvenne in quella notte.

Quella notte, in assoluto la migliore e la peggiore della mia vita. Mai, mai in oltre cento anni di esistenza avrei potuto anche solo lontanamente immaginare di poter provare sensazioni come quelle, mai. Così belle, intense, piene di amore… Ma subito dopo l’amplesso, subito dopo aver fuso anima e corpo, la cruda realtà mi è piombata in faccia: il suo corpo, il suo splendido corpo, orribilmente e tristemente martoriato. Lividi, graffi. Eccoli lì, davanti ai miei occhi come ad urlare “Guarda il mostro che sei”. Fu quello il momento in cui, con la morte nel cuore, presi la decisione di lasciarla e considerando anche l’episodio precedente di quella stessa sera a casa mia, con Jasper, mai decisione mi parve più concreta. E con oggi sono passati esattamente sei lunghissimi anni. A nulla valsero le preghiere di Alice e della mia famiglia per farmi desistere dal mio intento. Anzi non fui mai più sicuro di una decisione. Lo avrei fatto per lei, unicamente per il suo bene.

E ora eccomi di nuovo qui, nella piovosa cittadina di Forks, a chiedermi quale fosse la stramaledetta urgenza per cui mia sorella mi abbia portato qui di peso. Non ha voluto dirmi nulla di più, per telefono, ma la verità la scoprirò tra poco.

Il giorno prima

Vidi il mittente della chiamata e sospirai, pronto a sorbirmi un’altra delle sue solite prediche. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Amavo Alice come se fosse mia sorella biologica, ma di certo non amavo il suo carattere. Non più, da quando lasciai Bella..

  • Alice - risposi.
  • Dobbiamo andare a Forks, Edward. – mi disse quasi spaccandomi un timpano.
  • Che cosa? Basta con le tue fottutissime prediche Alice, smettila! Non ti voglio più ascoltare! – ed ero sul punto di bloccare la telefonata quando lei rispose solamente..
  • È urgente Erdward! – e riattaccò.

Restai a fissare il telefono imbambolato finchè un pensiero non si fece largo nella mia mente: Bella. E se le fosse successo qualcosa?

Pov. Edward

Man mano che mi avvicinavo alla mia vecchia abituazione, la paura, il terrore e l’angoscia nei confronti di Bella crescevano a dismisura. In me si facevano spazio mille pensieri, mille possibili visioni di Alice, mille scenari..finchè un profumo non mi colpì come uno schiaffo.

Lavanda e muschio. Come i nostri odori. Non so perché ma corsi subito verso la direzione di quella fragranza, senza controllo, prima ancora di riuscire ad esercitare un pensiero coerente. E fu lì che la vidi: una ragazza. Appena si voltò verso di me ricevetti il secondo schiaffo della giornata: aveva i suoi occhi, gli occhi di Bella. Ma la ragazza che mi trovai davanti non fu Bella, ma una ragazzina più o meno minuta e formosa come lei, dai lunghi boccoli ramati, che mi rivolse uno sguardo di pura sorpresa. Non riuscì a formulare alcun pensiero e la mia bocca si aprì senza che riuscissi a controllarla. Vedevo solo i suoi occhi, gli occhi della mia amata.

  • E tu chi sei? – la ragazzina alzò un sopracciglio, proprio come faceva Bella e uno strano inspiegabile moto d’affetto iniziò ad invadermi verso quella sconosciuta.
  • Piuttosto tu chi sei, succhiasangue. ­– tuonò e io rimasi sconvolto. Lei sapeva, lei…cosa? – però noto i tuoi occhi, sei vegetariano - e mi porse la mano – piacere sono Nessie. Tu? –

Io ero immobile, peggio di una statua. Mi concentrai sul suo sangue, sul suo cuore pulsante. Era umana, dannazione. Come faceva a sapere di me e della mia natura? Però, notai, aveva una voce squisitamente deliziosa. Titubante e cerando di non farle del male, ricambiai la stretta. La sua mano era tiepida, cosa inusuale per un umano. Che avesse freddo?

  • Edward – risposi cauto. Stavo per chiederle di più quando lei mi anticipò.
  • Beh, amico. Io sto andando a caccia, ti consiglierei di farti un giretto anche tu perché mi sembri sotto shock. Se vuoi, oltre quel sentiero c’è una radura – sbam, una pugnalata al petto mi avrebbe fatto meno male, ma poi cosa? Caccia? Lei? Cosa diamine blaterava? – e dirigendosi un po' più a est troverai parecchi puma. – e mi fece l’occhiolino. – approfittane, mi raccomando. Ciao – e mi salutò con la mano. Io rimasi come un allocco, inizialmente. Poi non so perché ebbi l’impulso di seguirla e lo assecondai. Non feci in tempo a bloccarle il polso che lei con un balzo mi colse alle spalle e rivoltò la mia mano dietro la mia schiena. Era forte, troppo forte per essere umana. Cosa diamine?
  • Allora carino punto uno, la mamma mi ha insegnato a non dare troppa retta agli sconosciuti e peggio ancora punto numero due, se il mio Jake dovesse sapere una cosa del genere diventeresti pappa per cani. Come vedi sono forte, e sono un vampiro anche io. Quindi cosa vuoi? – chiese dura. Mi pietrificai. Ma di che diavolo parlava? Ma ancora una volta mi stupì: con un balzo ritornò davanti a me e mi fece una linguaccia scoppiando a ridere. Dio, era tale e quale a Bella.
  • Mi ricordi tanto una persona sai? Le somigli tantissimo… e come te solo lei prima era in grado di prendermi alla sprovvista. – dissi, passandomi una mano tra i capelli. Scoppiò a ridere e mi tese la mano.
  • Vieni Edward, andiamo a caccia. Ti racconto un po' la mia storia – sorrisi e annuì, seguendola incantato nel bosco.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

POV. EDWARD

Scampanellio, ecco cos’era per me la sua voce. Ad ogni parola un inspiegabile affetto nei confronti di quella giovane mezza vampira si innalzava sempre più. Mi raccontò tutto in modo esaustivo, dalla sua nascita, alla scoperta di essere una mezza vampira, di come debba la sua vita a sua madre e di un certo Jake, il cui solo nome faceva crescere in me una gelosia inspiegabile. Eppure da quanto la conoscevo? Poche ore? Dimenticai persino il pensiero di Bella, cosa mai successa. Da quando la conobbi mai e dico mai smisi di pensarla, e adesso? L’arrivo di una mezza vampira mi fece sentire così bene, così al sicuro, che automaticamente dimenticai lei, la mia cerbiatta, nella straordinaria sensazione che stesse bene. Sensazione che, mi augurai con tutto il cuore, fosse reale. Iniziai a provare uno strano moto di tristezza, ma anche di odio, nei confronti del padre. Di colui che aveva contribuito a darle la vita. Me ne stava appena iniziando a parlare, e notai come gli occhi, i suoi occhi, divennero improvvisamente lucidi. Poi la guardai ancora, nei suoi grandi occhi cioccolatosi e mi chiesi quale mostro sia stato in grado di abbandonare una creatura così bella, così pura e così speciale come lei, non rendendosi conto della sua fortuna. Era così raro riuscire a concepire nella nostra natura che sembrava fosse quasi una leggenda. Iniziai a provare rabbia anche nei confronti della donna, chissà come si sarà sentita a crescere una figlia completamente da sola. E la tristezza mi avvolse nuovamente.

  • Così non so nemmeno il suo nome. – proseguì asciugandosi le lacrime. Dio, la voglia che avevo di abbracciarla e consolarla, e possibilmente trasmettere il suo dolore a me. – e scusami per averti annoiato, ma con oggi sono sei anni esatti che è andato via e ripensare alle condizioni della mia mamma ogni anno in questo giorno non mi aiuta. Lei è la mia vita Edward, è la mia eroina. – concluse. D’istinto raggelai: sei anni? Sei anni esatti? Come.. ma all’improvviso una voce, che conoscevo molto bene mi bloccò.
  • Sta lontano da lei succhiasangue, o ti giuro che staccarti la testa sarà il minore dei tuoi mali. – terminò trasformandosi. Jacob, Jacob Black.

POV. BELLA

Stare chiusa in casa non aiutava particolarmente il mio umore così decisi di iniziare a preparare qualcosa per cena per Jake e Renesmee. Rovistando nella dispensa mi accorsi che mancavano il pollo e le patate per preparare il piatto preferito di mia figlia, e così, decisa a non pensare, uscii di casa. Invece di andare al supermercato, svoltai dritta verso il centro commerciale: sia per non perdere tempo, sia per essere certa di trovare quello che cercavo. Subito dopo aver preso il pollo e le patate andai alla cassa, acciuffando al volo le caramelle gommose a forma di pesca che i ragazzi adoravano. Svoltai dalla parte opposta per allungare il percorso che mi avrebbe portata all’uscita dal centro commerciale e fu proprio lì davanti a una vetrina che la vidi: stretta nel suo abito beige, col suo metro e cinquanta e quei capelli sbarazzini sparati in aria. D’istinto corsi verso di lei, cercando di trattenere il più possibile la velocità per non destare sospetti. Lei non appena mi percepì si voltò verso di me sgranando gli occhi. Mi buttò le braccia al collo.

  • - sussurrò singhiozzando.
  • – sussurrai incredula. Che ci faceva qui? Quando era arrivata? Era sola o c’erano altri membri della famiglia Cullen? E lui, era tornato anche lui?
  • .che..cosa? – farfugliai, cercando di dar vita ad un qualunque tipo di frase che avesse senso.
  • Mi sei mancata così tanto.. perdonami per averti lasciata, perdonami! E perdonami per non essere riuscita a vedere prima! Io, io – continuò. Vedere? Vedere cosa? D’istinto pensai a Renesmee. Se pensava di tornare per avanzare qualche diritto su mia figlia sbagliava di grosso. – mi dispiace sorellina. – non feci in tempo a ribattere. Due grosse braccia mi avvolsero e mi lanciarono in aria iniziando a farmi roteare.
  • Bellina, quanto ti sei fatta bella! Ahhahahahahha… Bellina è bella! – e giù a ridere a crepapelle. Emmett, il mio fratello orso. Dio quanto mi era mancato. – e adesso sei anche più forte eh! Che bello, adesso si che possiamo giocare come si deve! – tra le risate lo implorai di mettermi giù e lo abbracciai di slancio. Lui per me era un fratello, proprio come Jacob. Se avessi potuto, avrei pianto. Poi ricordai delle parole di Alice e gelai nuovamente.
  • Alice, che hai visto esattamente? – chiesi. E la paura che sapesse di Renesmee mi attanagliò lo stomaco.
  • Che ho visto? Cosa ho visto? – iniziò ad urlare. Giuro che ebbi paura che le iniziasse a fuoriuscire sul serio fumo dalle orecchie. Guardai Emmett che per tutta risposta scoppiò a ridere. – ma dico? Ti sei guardata allo specchio? Grazie a Dio sei vegetariana, se non ti fossi riuscita a controllare e ti fossi cibata di umani cosa… - urlava sempre di più, come una pazza isterica e alcuni passanti si girarono curiosi e perplessi alle sue parole.
  • . Pollo – e alzai il sacchetto della spesa – la mia amica è un’animalista convinta, nonché vegana ed esce fuori di testa ogni volta che qualcuno non si associa alla sua dieta. – spiegai, cercando di essere il più convincente possibile. Loro mi regalarono un sorriso e salutarono con un cenno della mano. Sospirai, anche questa era andata.
  • Emmett – tuonai – portiamola fuori di qui prima che inizi a combinare qualche altro danno. –
  • Si, signora. - E imitando il saluto militare, caricò sua sorella, ancora sbraitante, sulle spalle come se fosse un sacco di patate e mi fece cenno di seguirlo ridendo a crepapelle.

POV EDWARD

  • Attento a come parli, cane. – sputai. Giuro che si fosse avvicinato a lei per farle del male lo avrei ucciso con le mie stesse mani. Nei suoi pensieri vorticava un pensiero solo: proteggerla da me.
  • È da te che va protetta. La prossima volta porto una museruola e un guinzaglio. Che dici, sacco di pulci? – ghignai. Di tutta risposta ringhiò.

“Allontanati da lei o ti ammazzo Cullen. Ora!”

  • Jake calmati, calma amore mio. – disse Nessie correndo da lui e aggrappandosi al suo collo. Eh? Stavo diventando forse matto? – è mio amico, l’ho conosciuto qualche ora fa. Vieni che te lo presento, vedrai che ti piacerà. – spiegò sorridendo. Io ero sempre più confuso. Intanto il cane si ritrasformò in forma umana e io diventai una furia cieca. Che avesse almeno la decenza di coprire le proprie nudità davanti a quella ragazzina.
  • Renesmee, amore mio, torna a casa che qui me la vedo io. – disse a denti stretti.
  • Non ha nulla da temere con me Jacob. Quello pericoloso tra noi sei tu, non io. – Renesmee? Non aveva detto di chiamarsi Nessie? Ero ancora più confuso di prima. L’unica certezza era solo quello strano senso di affetto e protezione smisurati che provavo nei confronti di quella dolce ragazzina. Ringhiai e mi misi in posizione di attacco, pronta a staccargliela dalle braccia.
  • Lei non va da nessuna parte, cane. Stalle lontano. – tuonai. Renesmee o Nessie, non ho ancora capito il suo nome sgranò gli occhi alternandoli tra me e lui.
  • Vi conoscete? – chiese. E nei suoi pensieri apparì per un attimo il volto di una donna, ma non riuscii a definirne i tratti perché il flusso dei suoi pensieri svariò nuovamente.
  • Torna a casa, dannazione. Tu con lui non devi averci nulla a che fare, chiaro? – gridò. La ragazza sobbalzò un attimo e nei suoi pensieri vidi che mai le aveva rivolto questo tono. D’un tratto capì il loro legame. Imprinting. E mi rilassai un po', ma ancora nervoso nella paura che le potesse fare del male.
  • La mamma sai che ha bisogno di respirare oggi, per favore. E poi non mi avete ancora risposto? Come diamine vi conoscete? – e fu lì che la vidi. Nei suoi pensieri. Jacob si dovette rendere conto e infatti prese Nessie per un braccio pronto a spingerla via. Una furia cieca mi invase e stavolta seriamente.
  • Come fai a conoscere Bella Renesmee? – gridai. Lei sgranò gli occhi pronta a rispondere ma Jacob si intromise nuovamente.
  • Non rispondere, andiamo via. –
  • Non servirebbe, vi seguirei cane. Allora? - gridai, rivolta ancora alla ragazza. Lei abbassò gli occhi e poi li ripuntò nei miei.
  • È mia madre. – e se avessi potuto, giuro che sarei svenuto.  

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV. BELLA
Parcheggiai in fretta e furia, quasi balzando fuori dall’auto. La situazione era alquanto paradossale. Lungo tutto il tragitto in auto ebbi modo di pensare e di riflettere, per quanto possibile in quei pochi minuti. Punto numero uno: i Cullen, chissà quanti di loro, erano qui. Punto numero due: Alice aveva avuto una visione. Chissà quale e quanto importante, ma tanto l’aveva tratta talmente in allarme da raggiungermi immediatamente. Punto terzo: Renesmee. Avevo trascorso gli ultimi anni immaginando un loro eventuale ritorno. Un incontro tra loro e mia figlia. A chiedermi come sarebbe stato: avrebbero gioito oppure l'avrebbero ignorata? Quali sarebbero stati i loro sentimenti nei suoi confronti? Immaginavo mia figlia finalmente felice, completa, con un padre e accolta in una famiglia unita. Trascorsi così tanto tempo ad immaginare così tanti scenari che alla fine la speranza era andata via via sempre più affievolendosi, lasciando spazio all’amara rassegnazione. Ma ora la realtà era balzata tragicamente agli occhi. Non posso fare a meno di chiedermi quanto sappiano, cosa sappiano e soprattutto non posso fare a meno di pensare che Renesmee sia tutta la mia vita e il mio compito è proteggerla da chiunque, anche da loro se necessario. Non permetterei a nessuno di loro di spodestare la mia autorità genitoriale o peggio ancora, di portarmela via.  All’improvviso il dolce viso di mia madre mi ripiombò nella mente.

Avevo sei anni all’epoca e come ricompensa per la mia A+ in matematica, mi portò in un posto speciale: l’orto botanico nel Missouri. Penso che sia stato in quel momento che iniziai ad amare biologia. Ricordo quanto mi spronasse ogni giorno a dare il massimo per quella maledetta verifica e di come, in preda alla disperazione, passasse ore e ore a spiegarmi quelle benedette sottrazioni che proprio non volevano entrarmi in testa. E la soddisfazione sul suo volto quando, felice come non mai, rientrai da scuola e le mostrai contenta il mio test. Dopo aver esaminato attentamente il mio compito lanciò un urletto deliziato e mi strinse forte forte a sé, promettendomi questo viaggio e continuando a ripetermi quanto fosse orgogliosa di me. Una settimana dopo, partimmo. L’orto botanico a Saint Louis è uno dei luoghi più meravigliosi che i miei occhi abbiano mai potuto ammirare: attraversato da una distesa d’acqua, un piccolo ponticello catturò la mia attenzione. Costruito completamente in legno, si ergeva in tutta la sua eleganza e umiltà in mezzo alla vegetazione. Sembrava il guardiano del suo territorio. Reneè, percependo la direzione del mio sguardo ammirato mi lasciò una dolce carezza sul capo e avvicinandosi lentamente al mio orecchio mi sussurrò: “Bella, so che tra di noi la vera madre sei tu.. insomma, nonostante la tua giovane età sei più tu a prenderti cura di me piuttosto che il contrario. Sono una svampita, lo so. Ma guarda quel ponte amore mio, quel ponte rappresenta esattamente tutto ciò che racchiude l’essere madre. Sembra che voglia controllare tutto il territorio intorno a lui, ma anche farsi attraversare da tutti quei suoi figli che sembrano ergersi verso di lui. Vedi amore mio, io sono il tuo ponte: mi attraverserai, mi calpesterai, ma io sono lì, pronta a guidarti in qualsiasi istante e pronta a vegliare perennemente su di te. Amore mio, tu un domani sarai madre e io lo so, so che sarai la madre migliore del mondo. Migliore persino di me che sono un ponte, mentre tu sarai un faro.” E guardandomi commossa mi poggiò un fiore tra i capelli, una margherita. E ricordo che piansi, piansi tanto. Ma la mia cara, dolce, tenera e svampita mamma aveva ragione. Io non sarei stata un ponte per mia figlia, bensì il suo faro. Ed era a lei che dovevo pensare adesso.

“Alice” la chiamai “spiegami. Saremo lontani da occhi indiscreti qui” le dissi facendole strada verso l’interno della casa, tentando di temporeggiare quanto più possibile, richiudendo delicatamente la porta alle mie spalle. Emmett, dal suo canto, aveva un'espressione buffissima: guardava il salotto, troneggiandovi in mezzo, soffermandosi su tutte le fotografie presenti e strabuzzando gli occhi alla loro visione.

“Bellina lei chi è?” disse avvicinandosi ad una foto di me e Renesmee abbracciate. Immediatamente gli strappai letteralmente il portafoto dalle mani stringendomelo al petto.

“Chiunque sia, non è importante” tuonò Alice con voce isterica. “Bella chi ti ha trasformata?” tremai.

“Non è importante Alice. Che ci fate voi qui?” ringhiai sulla difensiva.

Sospirò. “Ho avuto una visione. Dio, Bella com'è potuto succedere? E pensare che quel testone di mio fratello… “ scosse la testa e io gelai. Che sapesse di lei? Di noi? “L'ho vista Bella: Victoria. Sta venendo a prenderti. Ma a quanto pare la sorpresa l’hai fatta tu a noi.. Chi ti ha trasformato? Dimmelo” Terminò sussurrando e prendendomi le mani tra le sue.

“Io.. “ stavo per rispondere quando qualcuno ci interruppe.

“Bella. Dobbiamo andare via di qui, presto!!” tuonò Jake con al fianco Renesmee. La guardai, tremava come una foglia. Mi avvicinai velocemente e la strinsi forte a me, ma prima di poter dire una sola parola, una voce, la sua voce si fece largo nel silenzio.

“Dimmi che non è vero Bella!”

Edward. E lì mi sentii morire.

POV. EDAWARD

Approfittando del mio momento di svantaggio, il cane issò la ragazza sulle proprie spalle e corse verso la foresta. Istintivamente dopo un attimo di smarrimento, iniziai la mia corsa per raggiungerli. Dovevo sapere, dovevo capire. Possibile che quella dolce ragazzina sarebbe potuta essere mia figlia? Dio, una figlia. Una figlia tutta mia e di Bella. Ma sarebbe stato possibile?

Iniziai a correre a perdifiato verso di loro finchè non raggiunsi una villetta, tutta dipinta di bianco, in contrasto con le tegole bordeaux. C'erano due finestre al secondo piano che si affacciavano sul vialetto e un delizioso portone color mattone che troneggiava all’ingresso. Il cane spalancò la porta e non fui pronto alla visione che mi si parò davanti. Al centro del salone, aggrappata forte a Nessie, troneggiava la figura di una ragazza, minuta e graziosa, dai lunghi boccoli scuri. Puntai il mio sguardo nel suo e boccheggiai. Bella. I suoi occhi, un tempo color cioccolato, adesso erano di un caldo liquido ambrato, spalancati davanti a me. Le sue labbra, un tempo rosee, adesso erano di uno splendido color vermiglio. Sembravano anche più piene, insieme ai suoi zigomi, leggermente più all’insù rispetto a come li ricordassi. Il suo viso a cuore adesso era più sfilato, e quel suo nasino all’insù più aggraziato. Puntò, con sguardo confuso, spiazzato, sorpreso i suoi occhi nei miei. Dio, era come me. Era una vampira.

Temporeggiai un attimo che sembrava un’eternità alla ricerca di qualcosa da dire

Bella mi dispiace..

Bella ti amo..

Amore mio, mi sei mancata così tanto..

Ma, per quanto in quel momento mi sentissi completo e a casa, nonostante la confusione, ebbi solo il coraggio di dire “ Dimmi che non è vero Bella!”

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


POV. BELLA

“Dimmi che non è vero Bella” boccheggiai. Teoricamente non necessitavo di respirare, data la mia natura, ma ugualmente mi sentii come se fossi stata privata di quell’ossigeno necessario alla sopravvivenza. D’istinto strinsi più forte a me la mia bambina.

Però poi i miei occhi incrociarono i suoi, soffermandosi attentamente sul suo viso. Se da umana ero convinta che alcuna bellezza potesse essere paragonabile alla sua, beh, mi sbagliavo. I miei occhi, potenziati grazie all’immortalità, colsero ogni aspetto del ragazzo davanti a me, vedendolo per davvero per la prima volta. Era così bello che il solo guardarlo mi faceva male. Era così bello che persino il mio cuore muto sembrò iniziare una corsa forsennata verso una meta irraggiungibile. Era così bello che qualcosa nel mio basso ventre, ormai sopito da anni, si risvegliò. Caddi in una sorta di trance, in un limbo oscuro da cui non riuscivo a riemergere.

“Mamma..” mi risvegliai dal coma in cui ero entrata. Volsi lo sguardo verso mia figlia, tremante, spaventata e con gli occhi lucidi. La strinsi più forte a me prima di afferrarla per un braccio e portarla dietro di me facendole da scudo con il mio corpo: l’avrei protetta a costo della vita. Jacob si posizionò al mio fianco, trasformandosi. Sibilai.

Percepii alla mia sinistra le figure di Alice e Emmett sussultare, parandosi velocemente al fianco del fratello. Di rimando, mi accucciai in posizione di attacco mostrando i denti.

“Cosa le hai fatto? COSA?” iniziai ringhiando, urlando: la disperazione di una madre davanti al terrore della figlia. La voglia di vendetta. Il senso di protezione. “se le hai torto anche solo un capello ti giuro che ti stacco la testa a morsi, Cullen!” terminai avanzando di un passo verso di loro.

Non riuscii a decifrare lo sguardo di Edward: da confuso ad affascinato, da dolorante a tremendamente incazzato. Si, era decisamente incazzato. La sua reazione mi fece un attimo vacillare, ma ritornai subito all’erta e concentrata.

“IO” tuonò. Mi deliziai per un attimo. Mi era mancato il tono basso, rauco e altamente erotico della sua voce. “non ho fatto nulla e mai lo farei per far del male a Nessie o Renesmee, o in qualsiasi modo si chiami questa ragazza. IO ci ho solo parlato, ci siamo conosciuti casualmente qualche ora fa. IO non mi sono ritrasformato completamente nudo agli occhi della ragazza come quel cane” sputò. Gelai. ”Invece tu, Bella, TU BELLA DIMMI LA VERITA’!!! DI CHI E’ FIGLIA? DI CHI E’ FIGLIA LA RAGAZZA?”

Mai Edward mi aveva parlato con quel tono di voce. Mai. Ma per quanto mi abbia potuto ferire, il mio istinto reagì prima di me. Feci solo in tempo ad udire Renesmee incitare Jake a non attaccare, poiché mi acquattai e con un balzo mi scagliai contro Edward, spingendolo fuori dalla casa.

“Come osi venire qui e avanzare diritti su di lei?” sibilai, girandogli intorno e conscia di avere un grande vantaggio su di lui: i miei pensieri. Lui ringhiò di rimando pronto a rispondere, ma io fui più veloce. A velocità sovrumana lo afferrai da un braccio e con un piede riuscii a farlo finire a terra, ma non fui abbastanza veloce perché lui mi acciuffò dalla vita facendomi cadere. Velocemente ci rialzammo iniziando a girarci intorno, guardandoci in cagnesco. Sentivo l’adrenalina crescere e, insieme ad essa anche un’altra cosa: il desiderio. Durante il forte impatto alcuni bottoni della mia camicia erano saltati mettendo così in mostra il mio seno pieno reduce della gravidanza e vidi i suoi occhi famelici perlustrarne accuratamente ogni millimetro di pelle. Attaccai nuovamente, ma notai con piacere come entrambi dosassimo la stessa forza, in modo tale che nessuno prevalesse sull’altro. Dopo numerosi attacchi finimmo nuovamente a terra, rotolandoci lungo il pendio adiacente alla casa. Al nostro passaggio alberi, fiori e legname vennero sradicati e noi fermammo la nostra lunga corsa. Mi ritrovai così a cavalcioni su di lui, le sue mani bloccate sopra la sua testa dalle mie di mani. Le mie gambe si serrarono saldamente al suo bacino, la sue evidente erezione si strofinava sulla mia intimità già calda e bagnata, seppur coperta dai jeans, e i miei seni erano alla sua mercè. Non so dire come, o perché, ma mi ritrovai a mugolare come una gattina in calore strusciandomi vergognosamente sopra di lui che mi guardava incantato, emettendo gemiti gutturali. Era la prima volta in assoluto che assaporavo il desiderio da vampira ed era incontrollabile, instabile e assurdamente potente. Lo sentivo nelle viscere, ogni senso, ogni centimetro di pelle bruciava. Lo sentivo, tutto.

Edward si liberò facilmente dalla mia presa e con un gesto secco mi aprì la camicetta facendone saltare tutti i bottoni. Affondò il volto tra i miei seni inspirando selvaggiamente il mio odore. Di rimando, affondai rudemente le mani tra i suoi capelli attirandolo a me e invitandolo a continuare. In quel momento non esisteva più niente e nessuno, solo io e lui. In quel momento, il resto del mondo l’ho scordato.

In preda al piacere iniziai a dondolare più velocemente mentre lui, succube delle mie stesse sensazioni, mi strappò il ferocemente il reggiseno. Mentre con una mano ne accarezzò uno mentre l’altra ne avvicinò uno alla bocca, iniziando a mordere e succhiare. Mi stavo perdendo. Ero in estasi.

“Bella, amore mio.. mi sei mancata così tanto” riuscì a sussurrare tra un gemito e un altro. D’un tratto la magia si interruppe e ci staccammo come scottati.

“Edward, Bella” Alice

“Io lo ammazzo quel succhiasangue” Jacob

“Dacci dentro fratello, wooow..senti Bellina.. Eddino stai andando alla grande! Tieni alto il nome della famiglia Cullen” Emmett, il solito

Scattai in piedi confusa e la stessa cosa fece lui. Cercai di aggiustarmi velocemente, ma sopra ero completamente nuda. Sarebbe stato inutile tentare di coprirsi. D’un tratto Edward mi porse la sua giacca, in religioso e imbarazzante silenzio. Lo ringraziai con lo sguardo indossandola e richiudendola con la zip.

Mi sentii subito in colpa. Ma come ho potuto fare una cosa del genere? Era questo il giusto modo di difendere mia figlia? Facendomi una quasi scopata con il padre? Scossi la testa.. se solo avessi potuto, avrei pianto.

In religioso silenzio tornammo dagli altri. Avremmo dovuto chiarire, una volta per tutte.

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