La principessa e la formica

di Aliasor
(/viewuser.php?uid=1105035)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo II ***
Capitolo 3: *** Scrivi incontro, leggi scontro ***
Capitolo 4: *** Proposte d'affari ***
Capitolo 5: *** Un dono per il Re ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I suoi passi rimbombavano con forza per le mura di pietra del castello, il metallo della sua armatura faceva un rumore fastidioso ad ogni movimento, come fosse arrugginita o poco oliata.
Probabilmente la causa di quei danni erano il sangue e l’acqua di cui si sporcava durante le campagne, non aveva di certo l’aria di uno che aveva l’abitudine di controllare il proprio armamentario con regolarità, solo lo spadone sulla schiena era tenuto con un minimo di cura.
Chiunque aveva avuto la sfortuna di vederlo confabulava alle sue spalle su come avesse qualche serio problema mentale e di come avesse sbagliato il loro re ad accettare nei ranghi reali uno come lui. Farlo generale, poi! Bastava guardarlo in faccia che era uno con cui era meglio non mischiarsi se si voleva vivere a lungo.
<< Mia madre mi ammazzò, mio padre mi mangiò, mia sorella Marilena l’ossa mia raduna.>>
Eccola, quella strana canzoncina che canticchiava ogni tre per due.
Non riuscivano a capire dove l’avesse mai sentita una cosa così lugubre, alcuni pensavo persino che avesse compiuto lui una specie di fratricidio in gioventù e che in quel modo se ne vantasse senza troppi rischi.
Giunto dinanzi alla porta di legno della sala del trono, aggiustò all’indietro la capigliatura lunga nera e, senza abbandonare il suo sorrisino divertito, entrò dentro spostando le pensanti ante con una sola mano.

<< Quindi è questa la situazione per farla breve.>> Il cavaliere in armatura finì il suo accurato rapporto sulla situazione della guerra al sovrano.
Seduto alla tavola rotonda, accanto ad un posto vuoto, il sovrano annuì con un cenno del capo; le cose però non andavano bene nonostante la sua espressione tranquilla.
Horic, il regno vicino aveva intrapreso da poco una campagna di espansione nei loro confronti, non risparmiando azioni distruttive nei confronti di ogni singolo villaggio in cui giungevano; non erano poche le notizie di roghi, depredazioni, violenza e massacri che compivano. Era questo il loro obiettivo? Anche se fossero riusciti nel loro intendo sarebbero stati conquistatori di un regno senza sudditi.
Atti simili erano pure a semplice follia delirante di un sovrano senza la minima capacità strategica.
Aveva sempre avuto sospetti che una cosa del genere sarebbe presto o tardi avvenuta, ma perché proprio ora? Cosa volevano davvero?
<< Nessuna notizia se sul fronte nemico sia tornato Ysengrin “Il Ginepro”?>>
<< Al momento sembra sia ancora al castello reale.>>
<< Ho dubbi che quel pazzoide resterà lì a lungo, secondo me non lo sopporta nemmeno sua mamma.>> Commentò un terzo seduto al suo posto con aria annoiata.
Tra i presenti era decisamente quello che risultava meno di tutti un “prode cavaliere”, sembrava più che altro una specie di star con quel fazzoletto dentro il panciotto marrone e il cappotto scuro appoggiato sulla sua sedia. Ad eccezione dei suoi indici nessuna dita della mano aveva un callo da lavoro e i suoi capelli castani erano perfettamente, a modo loro, pettinati.
<< Renart, modera le parole.>> Lo riprese il cavaliere tenendolo d’occhio da dietro le fessure dell’elmo. Poteva benissimo percepire che avevano uno sguardo a dir poco accigliato.
Si sentiva quasi dispiaciuto di questo, dietro i suoi abiti curati Renart nascondeva un cuore sensibile.
<< Wow, alzo le mani segno di scuse, Leod. A quanto pare sottolineare l’ovvio è un crimine. Su, continua, mi cucio la bocca, ma prima ho una domanda… sono io o ci siamo persi la principessina?>> Domandò indicando con il dito il posto vuoto tra lui e il suo re.
L’anziano leader sospirò, come se si fosse ormai arreso. Sua figlia aveva doti brillanti per divenire una futura sovrana illuminata, ma doveva decisamente migliorare la sua puntualità e la sua soglia dell’attenzione.
Strinse le mani attorno alla fronte rugosa ormai corrucciata dallo stress che si stava lentamente accumulando.
<< Renart, fatemi il favore. Andate a recuperarla di peso.>>
<< Altezza, non sta bene che un bell’uomo vada nelle stanze personali di una dama.>> Rispose, ovviamente, sarcastico. Era entrato in quella stanza decine e decine di volte per i motivi più disparati, che fosse buttarla giù da letto per quale lezione o consiglio o, semplicemente, perché cercava nascondiglio dopo aver sedotto ed abbandonato una donna donna una notte di passione.
Su questo ultimo punto l’atipico cavaliere e la principessa avevano un accordo segreto: lei avrebbe lasciato che si nascondesse nelle sue stanze e in cambio lui gli avrebbe insegnato qualcuno dei suoi trucchi di guerra. Per quanto fosse un Rodolfo Valentino, era anche un valente guerriero di prima classe; “Rose Tree” lo chiamavano.
Si alzò dalla sedia mettendo sotto braccio il suo cappotto, non aveva molta voglia di indossarla per poi toglierla nuovamente, troppa fatica.
<< Vado, la prendo e torno.>>
<< Delicatamente, Renart, delicatamente.>>
Annuì con un cenno della testa mentre sbadigliava annoiato. Andare a fare il babysitter non faceva per lui ma magari era con qualche amica carina che gli poteva presentare.

Renart la fissò deluso, sperava che stesse facendo qualcosa di interessante e invece si era chiusa in biblioteca a leggere tutta la notte qualche mattone; si era persino appisolata sbavando sul tavolo.
Per nulla regale.
Con un po’ di forza la prese in braccio facendo attenzione che i capelli grigi non finissero strappati in qualche modo, il fatto che non indossasse mai quelle gigantesche gonne da dama era decisamente d’aiuto nel tenerla tra le sue braccia.
<< Vediamo cosa leggeva la signorinella.>> Diede uno sguardo a uno dei tanti volumi lasciati sul tavolo. << Il Craft, eh? Precoce la mocciosa.>>

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prologo II ***


Renart  lasciò cadere di peso al principessa sulla sedia di legno con abbastanza delicatezza da non farle del male, il re non ci fece praticamente caso ma ammirò come fosse riuscito a non svegliarla per tutto il tragitto.
Era stato incredibilmente delicato o sua figlia aveva il sonno più pesante del regno.
<< Sta ancora dormendo, non mi chieda come o perché, mi sono persino fermato a chiacchierare con una cameriera. E a fuggire da altre quindici.>> L’ultima parte la tossicchiò coprendosi la bocca con una mano.
Onestamente lo sentirono tutti, ma preferirono ignorarlo; c’erano cose più importanti a cui pensare al posto della sua vita sessuale troppo attiva.
Il re mise una mano sulla spalla della figlia iniziando a smuoverla gentilmente e sperando funzionasse.
Aprì lentamente gli occhi castano scuri e fissò il genitore. << Ehi, padre, cosa mi sono persa?>>
<< Siamo in guerra, potremmo morire tutti, dobbiamo trovare un piano strategico e tu eri in ritardo, Leod si è dichiarato ufficialmente gay. Lo accettiamo e sosteniamo, ma non pensiamo fosse il momento adatto per questa sua rivelazione.>> Rispose Renart che nel frattempo aveva ripreso il suo posto a sedere vicino a lei.
La sua nonchalance era in un certo senso ammirevole, ma nessuno normalmente si potrebbe rivolgere in un modo del genere a un membro della famiglia reale. Alcuni dei cavalieri e degli strateghi presenti si chiedevano come mai il re lo permettesse.
La principessa Aletheia, questo era il suo nome, annuì e iniziò a leggere rapidamente le carte che le erano state porse dal cavaliere.
<< Abbiamo rapporti su come si sta comportando il Re Formica in risposta a questo avanzamento nemico?>
<< Sembra che semplicemente non si voglia esporre completamente sino a quando il suo reame non verrà attaccato, ma lo ritengo altamente improbabile. Solo il potenziale bellico rappresentato dal sovrano supremo è di dieci volte il squadrone scelto; senza contare che parliamo di un uomo talmente amato che persino vecchi e bambini prenderebbero le armi per proteggerlo.>>
La giovane annuì, aveva sentito qualcosa sull’argomento ma non aveva mai avuto la possibilità di approfondire; suo padre aveva solo accennato che probabilmente era stata la cosa migliore che il regno avesse avuto da cento anni a quella parte.
Normalmente quando uno detronizza la famiglia reale si ci immagina che instauri un regime di terrore ed invece… aveva risolto ogni problema socio-economico a tempo di record e aumentato le infrastrutture per i ceti più bassi; aveva spedito persino i nobili a lavorare. “Se volete qualcosa, guadagnatevelo o pagatelo!” ecco cosa gli diceva serio.
Doveva essere un tipo niente male.
<< Ma...>> Leod alzò un dito. << Abbiamo ottenuto un incontro con un suo intermediario!>>

Renart passeggiò nel cortile aperto accanto alla principessa sbadigliando, si chiedeva che tipo di persona sarebbe arrivata a discutere con loro.
Sapeva che il Re Formica si era circondato da quattro ufficiali che avevano ricevuto una carica politica in base alle loro conoscenze dopo che lo avevano aiutato a ribaltare la monarchia, ognuno di loro non era un individuo normale.
<< Principessa, stava leggendo un libro sul Craft prima.>>
<< Ah sì, ero interessata ad impararlo. “Estrarre la propria anima e buttarla all’esterno”, non capisco come funzioni!>>
<< Normale, normale.>> Rispose. << Si tratta di una pratica che in pochi riescono, alcuni non reggono e la loro anima vola via come fumo. Puff, ascende. Il tasso di utilizzatori che sopravvive al primo tentativo è del 2%.>>
<< Questo accade quando si usa il vecchio metodo.>>
Si girarono di scatto, non si erano accorti che qualcuno gli si fosse avvicinato. L’uomo, sopratutto, aveva i sensi abbastanza acuti da evitare una freccia scoccata in lontananza ma questo era oltre qualsiasi livello avesse mai incontrato.
Non sembrava avere un’aria ostile, anzi, emanava tranquillità da tutti i pori. Era vestito con una camicia leggera di colore bianco latte che stonata leggermente con il suo pantalone verde a righe verdi, dello stesso colore e motivo della camicia sulle spalle.
Non era un abbigliamento che i due avessero mai visto, certo, le camicie erano conosciute e comuni ma quella giacca e quei pantaloni erano un qualcosa di davvero inusitato.
Alzò le mani in segno di saluto, come a mostrare che non portasse nessuna mano.
<< Sono Selwyn Schuyler, mio nonno mi ha inviato a nome sua altezza. Piacere di conoscervi, ma prima di tutto… dove posso rimediare della birra? Possibilmente molto alcolica, il viaggio è stato lungo.>>

I generali stavano discutendo tra di loro nella sala della guerra, solo il pazzo non si era presentato perché aveva detto, testuali parole, “Meglio da fare piuttosto che stare a discutere con vecchi barbuti le cui ossa del culo si sono polverizzate da anni”.
Ma la questione all’ordine del giorno era altro: il re era uscito decisamente di zucca. Ogni dannato giorno stava a dire piani di battaglia deliranti, se lo avessero ascoltato sarebbe partito un disastro.
Qualcuno faceva notare che era partito del tutto di testa quando quel maggiordomo aveva iniziato a comportarsi in modo strano, dandogli consigli, suggerendogli “bevande”.
E poi ogni tanto faceva la sua comparsa anche quell’uomo in nero e dagli occhi rossi; lui sì che era inquietante.
<< Signori, calmiamoci tutti. Abbiamo un ospite importante qui con noi.>>
L’uomo accavallò le gambe ed incrociò le dita guardandoli tutto dall’alto della sua poltrona.
<< Io sono Yersin Douglas, il Re Formica mi ha inviato a parlare con voi. Il piacere è tutto vostro.>>

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Scrivi incontro, leggi scontro ***


Tracannò il boccale di birra tutto ad un fiato, sembrava non toccasse liquidi da giorni.
Una volta che lo ebbe finito fece un forte sospiro di soddisfazione, per trovarsi dinanzi ad una principessa e ad un cavaliere non sembrava molto in soggezione.
<< Grande! Ora si sa che sto bene, pensate che nel tragitto mi sono ritrovato ad una festa in una locanda e ho perso le lenti a contatto. Mi sono fatto tutta la strada in una specie di campo nebbioso! Il nonno mi ammazza quando torno a casa!>>
I due si scambiarono uno sguardo, cosa diamine era una “lente a contatto”? Mah, pensarono che era meglio non fare domande inutili e andare direttamente al punto della questione.
<< Signor Schuyler, lei è stato davvero inviato dal Re Formica per aiutarci?>>
<< Il re mi ha mandato a discutere, ora non esageriamo, sorella.>> Rispose agitando una mano. << Ma se posso essere d’aiuto, volentieri.>>
Si alzò dalla sedia e iniziò a stiracchiarsi, si poteva sentire lo scricchiolio delle sue ossa della sua schiena e delle dita che penetrava violento delle orecchie di tutti.
Rimise la giacca sulle spalle e si accese una sigaretta come nulla, non aveva la benché minima forma di rispetto; combinata con quella barbetta incolta lo faceva sembrare un criminale.
Renart si grattò la testa, quello prendeva le cose alla leggera persino per i suoi di standard, era meglio prendere la parola prima della principessa. Non sembrava capace di entrare nel discorso.
Il cavaliere quindi decise di fare la cosa più intelligente a cui potevesse pensare.
Fu l’azione di un secondo, in un singolo istante che la vista cinetica di un uomo normale non avrebbe nemmeno potuto percepire.
Lo scoccare veloce di una freccia partita da una balestra contro il volto del loro ospite dai capelli neri, solo quando poté assistere alla scena ormai conclusa Aletheia, la principessa, disse qualcosa.
<< Cosa diamine...>>
Schuyler giocò con la freccia tenendola tra le dita della mano sinistra come fosse un bastoncino di legno trovato per terra.
Renart non abbassò l’arma. << I portoni del castello erano chiusi, come hai fatto ad entrare?>> Domandò serio. Raramente faceva quel genere di faccia, amava reputarsi rilassato, ma esistono momenti in cui non tutto si risolve con un sorriso.
Onestamente la sua comparsa improvvisa aveva confuso tutti distogliendoli a ciò. L’altro non risposte, si limitò ad alzare le spalle.
Un secondo colpo. Un secondo colpo che andò scagliandosi contro un muro, in qualche modo aveva cambiato completamente la sua traiettoria.
<< Questo è...>> La principessa si fermò.
<< Sì, sta usando il Craft per manipolare le mie frecce.>>
L’ambasciatore frugò in tasca sino a tirarne fuori una pallina del tutto simile ad una biglia e la lanciò alle spalle con un gesto delle dita.
<< Playful Ball: Secondo Modulo.>>

Renart alla fine riuscì a bloccarla, o per meglio dire l’altro decise di fermala conficcandola contro un muro.
Aveva rimbalzato ovunque per la stanza, ma non aveva lasciato nemmeno un buco o un graffio fino a quando non concluse i suoi rimbalzi.
<< Ma che gran figlio di...>>
<< Renart! Basta!>> Lo riprese. << Ora ci parlo io!>>
La principessa avanzò decisa verso l’avversario fino a poterlo fissare negli occhi, si poteva vedere una grande determinazione sul suo volto.
<< Hai dato dimostrazione della tua forza, ora basta. Sei chi hai detto di essere, vero? Se avessi voluto avresti potuto cavarci ad entrambi gli occhi, invece hai fatto in modo che non venissimo nemmeno sfiorati. Ho ragione?>>
Schuyler scoppiò a ridere.
<< Questo coraggio è un punto a vostro favore, principessa.>> Fece un inchino educato. << Il mio nome è Selwyn Schuyler, sono uno dei  tre grandi ufficiali dell’esercito di Thule. Mio nonno è il nobile Brettone, consigliere del Re Formica Akheilos Jungsievers, sotto suo ordine sono giunto qui per discutere con voi dell’attuale situazione. È un onore per me conoscervi.>> Affermò con un tono di voce molto più rispettoso del precedente.
Alzò lo sguardo.
<< E se lo desiderate vi insegnerò il Craft e anzi, per premiarvi, vi rivelerò il nome del mio potere: “Biglia Vettoriale”. Con me la vostra anima è al sicuro, principessa.>> Concluse con un sorriso e un occhiolino.

 

Capitolo breve e semplice, ma utile alla storia.
Nota importante: Brettone Beaumont appare nel mio romanzo "Scritture del Primo Mondo",, consigliere di Re Akheilos e indossa una maschera da celacanto. Appare anche in versione più giovane in "Inquilino del 7C" che trovate in "Proscenium" qui sul sito.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Proposte d'affari ***


Rimase seduto sulla sua sedia, era un ospite e si aspettava un trattamento migliore, di riguardo, ma si erano limitatati a farlo sedere e ad offrirgli un bicchiere di vino.
Scioccò la lingua mentre continuava ad accarezzare l’animaletto che si era portato dietro.
Animaletto, certo, come no no; forse un tempo. Quello che teneva tra le mani era una massa di bubboni tumorali che un tempo potevano essere un topo da laboratorio di assurde dimensioni.
<< Signor ambasciatore, il re purtroppo non sta bene… quindi dovrà parlare con noi.>> Asserì uno dei comandanti con aria seria.
L’ospite si limitò a mugugnare annoiato per confermare che poteva accettarlo.
<< Quindi il Re Formica ci darà supporto per l’invasione. In cambio potremmo offrire un terzo del territorio conquistato durante la campagna e...>>
<< Sua Altezza non ha mai confermato nessun supporto. Sono qui solo per ascoltare le vostre proposte e… un terzo? Mi faccia il piacere.>> i suoi occhi brillarono dietro gli occhiali da vista squadrati. << Se vuole il supporto di Thule deve darci di più. Direi due terzi del territorio conquistati, la possibilità di decidere le strategie di guerra in autonomia e ottenere un tesoro dalla vostra sala privata. Come minimo almeno.>>
<< Due ter… scherza?! Non ci guadagneremo nulla! E non credere che un generale al soldo di un re di origini popolane possa costare talmente tanto!>>
L’ambasciatore, Yersin, continuò a coccolare la bestiaccia che aveva in braccio ignorando le sue urla; non aveva mai sopportato gli scimmioni e gli stupidi.
Era caduto nella sua trappola, era ovvio che per loro stesse chiedendo troppo. Voleva solo osservare la sua reazione.
Si aspettava che si sarebbe infuriato in quel modo, le sue prossime parole sarebbero state decisive: avrebbe contratto o minacciato?
<< Possiamo distruggere i ponti che collegano la vostra schifosa isola al continente come nulla! I nostri cannoni sulle navi possono abbattere un castello in pochi minuti!>>
Finita la parola qualcosa gli passò accanto alla testa conficcandosi nelle mura della stanza, questo gesto lo fece sudare freddo lasciando tutti paralizzati sino a quando, il più coraggioso decise di muoversi per vedere cosa avesse causato quel botto che non saprebbe descrivere.
Riuscì ad estrarlo con un po’ di impegno mentre Yersin non smetteva di seguirlo con lo sguardo, era difficile per lui trattenersi dal ridere.
Era un piccolo oggetto di ferro, sembrava un giocattolo.
<< Si chiama proiettile. È cento volte più potente di una semplice freccia e può essere sparato in successione rapida grazie a un contenitore chiamato “Caricatore”. Basta premere il grilletto di questo oggetto chiamato “pistola”.>> Disse mostrando l’oggetto con soddisfazione per poi farlo ingoiare al suo animaletto domestico. << Non abbiamo materiali per produrne in quantità industriale, ma non è un problema rifornire una truppa scelta.>>
Per un regno come quello, chiuso in un periodo medievale, un arma del genere era qualcosa di assurdo.
Re Akheilos aveva procurato al suo esercito un qualcosa che lo aveva portato in un vantaggio schiacciante sui suoi rivali politici. Certo, il re era stato famoso per aver unito la sua isola al continente con un ponte di ferro, il più grande e lungo del mondo, ma una rivoluzione simile?
Avrebbe potuto conquistarli tutti.
<< Dite al vostro re di pensare alla nostra proposta o...>> Fece finta di riflettere. << Potreste anche donarci la “Lamento del Non-Nato”.>>
E ora che la pistola era messa sul piatto, il suo potere contrattuale portava tutto a suo vantaggio.

Intanto a Thule, isola comandata da re Akheilos Jungsievers detto il Re Formica o Akheilos Il Liberatore, un uomo stava zappando la terra con impegno.
Aveva già preparato i terreni vicini e dopo un paio di ore di lavoro restava solo l’ultimo, ma, ad essere onesti, il suo completo elegante lo faceva sembrare un dipendente di banca piuttosto che un contadino.
Una donna anziana, proprietaria dell’orto, gli porse educatamente un bicchiere di limonata con una lunga e sottile canna che faceva da cannuccia.
<< Non dovreste spendere così il vostro tempo. >> Iniziò, si notava che il suo tono era pieno di gratitudine ma apprensivo come una nonna. << Avrei trovato un modo per finire il lavoro.>>
L’uomo prese il bicchiere e fece attenzione a far passare la canna sotto la maschera che portava sul viso e che arrivava sino all’inizio dei suoi pettorali.
<< Questo è il uno dei miei doveri, signorina.>> Rispose educatamente.
<< “Signorina”… lei sa come parlare alle donne, vero?>> Aggiunse divertita per quelle parole.
<< Uno dei miei doveri doveri è anche amare il popolo. Senza di voi io non sarei un re.>>
Akheilos il Re Formica, uomo che traeva il suo sopranome dalla vistosa maschera costruita con l’esoscheletro di una formica gigante, era amato dal suo popolo come nessun altro sovrano era mai stato.
Non era strano che lui o i suoi consiglieri scendessero giù nel loro regno per dare una mano agli abitanti che erano in difficoltà. Era comune vedere il nobile Vertigo aiutare i bambini ad attraversare la strada, la nobile Sophie dare ripetizioni gratuite o aiutare gli analfabeti a leggere e scrivere lettere per i parenti lontani, il nobile Diederich riparare tetti e il nobile Brettone offrire cibo a coloro che aveva subito magri raccolti.
Al castello, poi, c’era sempre un pasto caldo per gli affamati.
E anche Li Fai, quando era ancora in vita, spendeva molto tempo a fare la sua parte. Quando perse la vita l’intero popolo pianse.
Akheilos era, come accennato sopra, nato popolano. Sua madre era una donna che fu messa incinta da una persona misteriosa che avrebbe incontrato solo molti anni dopo, quando lei era ormai deceduta di malattia.
Fu suo padre, seppur involontariamente, a fargli nascere il desiderio di aiutare gli altri.
Akheilos Jungsievers. Età sconosciuta. Invase a conquistò l’isola di Thule divenendone il sovrano assoluto e cacciando la precedente famiglia reale.
Leader dell’Unione.
Il suo scopo attuale: uccidere e sostituire gli Undici Grandi Dei.








E compare Akheilos, personaggio del mio romanzo pubblicato un paio d'anni fa. Bravo ragazzo, un po' litigioso, ma buono.
Per sapere più su di lui potete acquistare il libro o leggere gratis "Proscenium" sul mio blog o qui su efp.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un dono per il Re ***


Akheilos chiuse i rubinetti, una buona doccia era il mezzo migliore per togliersi tutta quella fatica di dosso, indossò nuovamente la maschera da formica e, indossato un accappatoio, rientrò nella sua stanza privata.
Prese i documenti che appena tornato gli avevano consegnato e, sedutosi sul suo letto, iniziò a sfogliarli.
A grandi linee sembrava tutto al suo posto. Nessun problema a livello economico, le entrate delle tasse erano costanti, i raccolti erano fiorenti e quasi pronti per essere raccolti, forse era il momento di introdurre il macchinario per la macinazione del grano che aveva fatto importare da un altro Mondo.
Annuì soddisfatto.
<< Oh.>>  Fece un verso di sdegno leggendo l’ultimo foglio. Quello era per affari personali. << Quindi non si hanno ancora informazioni sull’Uomo dai Capelli d’Argento. Quel tipo sembra più sfuggente del fumo.>>
Il Viandante o Uomo dai Capelli d’Argento, ecco come si era presentato quando si incontrarono la prima volta; un incontro ce non gli piacque per nulla.
Il suo modo di parlare, il suo tono di voce simile ad una coltellata passata lungo le vertebre, il suo muoversi riuscendo a superare persino a sua eccelsa vista cinetica… il suo annullare il Craft.
Aveva tentato inutilmente di fermare il tempo, ma in quel momento era alla sua mercé come una persona normale… un potere con il quale era riuscito ad uccidere Divinità Minori! Il solo che era riuscito nelle stesse imprese della sua Unione era stato l’assassino di Delirio.
Merda, riuscire a sfuggire alle indagini dei suoi famigli non era cosa da poco.
Sentì bussare alla porta.
<< Avanti.>> Rispose tranquillo.
Un cameriere entrò imbarazzato e sudato per la stanchezza con una scatola di piombo dall’aria pesante tra le mani. Era stata recapitata alla sua persona come dono da parte di un ufficiale di Horic... di cosa si trattava?
Di certo non era una bomba ad apertura, la loro tecnologia non era così avanzata. Una trappola di Craft? Un incantesimo? No, nessuno lì era al suo livello, poteva resistergli facilmente.
Prese la scatola e, posata per terra, aprì il coperchio.
Mentre il cameriere si trattenne dall’avere un conato di vomito, il re si morse un labbro infastidito alla visione.
Una testa di una creatura simile ad grottesco ibrido cane-pipistrello mezza schiacciata, dalla bocca si poteva notare la proboscide, solitamente arrotolata sino ad raggiungere il suo stesso stomaco, uscire fuori.
<< Il mio Segugio alterato. Avevo faticato molto per allevare alcuni esemplari modificati di Segugi di Tindalos e mandarli alla ricerca di fonti di Craft, non è facile educare simili creature a non divorare esseri umani.>> Si girò verso il cameriere. << Merij, per favore, non raccontare a Brettone cosa hai visto. È una cosa personale.>>
<< S… sì, signore!>> Rispose scattando sull’attenti.
Akheilos sospirò e passò la mano sul pezzo di carcassa facendolo scomparire in una nube di fumo nero; non si diede troppa pena. Persino suo padre ebbe problemi nei suoi primi tentativi di addestrare quella bestia, con la sua manipolazione genetica e la bioingegneria era riuscito ad ottenere i primi strascichi di una nuova razza.
E poi… davvero un semplice ufficiale militare era riuscito ad uccidere una di quelle creature? Oh beh, gli era sempre piaciuto conoscere gente nuova.

Schuyler incrociò le braccia guardando tutta la scena.
<<< No, no, no, principessa. In questo modo non saprete mai usare il Craft.>> La criticò. << Non siamo in un racconto in cui ci riuscite con la coltivazione, la rabbia, il potere dell’amicizia o roba del genere. È il mondo reale.>>
<< E come dovrei fare?>> Replicò infastidita.
<< Mmmmhhh. Mi ricordo come mi fu insegnato anni fa a grandi linee.>> Sorrise  malizioso e tirò fuori un sacchetto pieno di biglie. << Tira fuori il desiderio di uccidermi, perché altrimenti io ammazzo te poi tutto gli altri presenti. Playful Ball: Equazione  della Dinamica di Eulero.>>
Versò il contenuto della sacchetta per terra facendo scattare, al contatto col terreno tutte le palline di ferro che continuavano a muoversi e scagliarsi a destra e manca in modo da formare quella che aveva l’aria di un gabbia.
<< Un passo errato e le biglie ti trapasseranno, senza contare che devi fare attenzione allo spostamento d’aria.>> Era serio, avrebbe potuto ucciderla. Non gli importa nulla dei rapporti politici. Che razza di posto era Thule?! << Il Craft non è un gioco, quindi… cresci e combatti o muori qui!>>





Era un bel pezzo che non aggiornavo, ma sono stato impegnato. Quindi... ecco qualcosa per introdurre degnamente Akheilos.
Beh, se vi è piaciuto, lasciate pure una recensione, fate domande e leggete la storia principale "Proscenium"

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3919519