La Regina di Ghiaccio - Another Universe

di MiakaHongo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incubo ***
Capitolo 2: *** Lacrime di gioia ***
Capitolo 3: *** Il riflesso del passato ***
Capitolo 4: *** Vita a palazzo ***
Capitolo 5: *** Into the Unknown ***
Capitolo 6: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 7: *** Vento ***
Capitolo 8: *** Fuoco ***
Capitolo 9: *** Quiete prima della tempesta ***
Capitolo 10: *** Terra ***
Capitolo 11: *** Acqua ***
Capitolo 12: *** Verità dal passato ***
Capitolo 13: *** The next right thing ***
Capitolo 14: *** Tra Passato e Futuro ***



Capitolo 1
*** L'incubo ***


cap 1 l'incubo

AVVISO: Questa fic è ambientata temporalmente dopo le fic “La regina di ghiaccio” e la oneshot “La regina delle nevi”, quindi anche se godibile separatamente è consigliabile aver letto prima le altre due.
Resto comunque a disposizione per qualsiasi domanda o dubbio inerente la trama per chi volesse iniziare comunque direttamente da questa. Buona lettura.

 

Jack Frost era nascosto dietro un cumulo di neve, non sapeva quando avrebbero attaccato ma una cosa era certa: di sicuro lo avrebbero trovato pronto! Provò a tendere l’orecchio per catturare il minimo rumore dei loro avversari, ma il tema orecchie gli fece pensare ad uno dei suoi compagni di squadra nascosto a pochi passi da lui; si voltò nella sua direzione.
Ma certo! Come mai non ci aveva pensato prima? Calmoniglio con le sue lunghe orecchie di sicuro era in grado di percepire ogni minimo rumore!
Avvicinò la mano alla bocca e gli bisbigliò:
“Ehi Calmoniglio, riesci…”
Non riuscì a terminare la frase perché in quel momento notò che il suo amico (un moderato coniglio di due metri!), si era nascosto decisamente male e buona parte delle sue orecchie fuoriusciva dal nascondiglio.
Alzò gli occhi al cielo perché era impossibile che non lo avessero visto e capì che l’unica loro possibilità a quel punto era il contrattacco, quindi urlò ai suoi compagni:
“All’attacco ragazzi!”
Jack creò velocemente una palla di neve nella sua mano ed uscì con uno scatto dal suo nascondiglio insieme ai suoi compagni di squadra: Calmoniglio e tre ragazzini del quartiere. Si bloccò però quando vide che la squadra avversaria era già allo scoperto ed Elsa stava facendo fluttuare sulle sue mani un enorme palla di neve.

1

Elsa si rivolse ad una bambina che faceva parte della sua squadra.
“Che ne dici Janet, gliela lancio dritta in faccia?”
“Sì” ridacchiò lei come risposta.
Quindi Elsa fece volare rapidamente la gigantesca palla di neve dritta addosso a Jack, mentre le altre componenti della sua squadra, Dentolina ed altre bambine, fecero altrettanto lanciando quelle che avevano in mano. Jack provò a contrattaccare ma non ci riuscì in tempo, ritrovandosi coperto di neve; le ragazze esultarono in coro.
“Abbiamo vinto! La sfida a palle di neve maschi contro femmine la vincono le ragazzeee!”
Da qualche tempo i guardiani cercavano di trovare un po’ più di tempo da passare di persona con i bambini, quella era una di quelle occasioni dove Calmoniglio e Dentolina si erano uniti agli spiriti della neve per passare del tempo con loro e Dentolina ne sembrava entusiasta.
“Elsa è stato incredibile ed anche voi ragazze e poi la neve è così bianca sembrano splendidi dentini…uh a proposito di dentini devo tornare a lavoro!” Salutò tutti e volò velocemente verso casa.
Jack uscì dal cumulo di neve che lo aveva coperto ma si ritrovò davanti Calmoniglio con le braccia conserte ed uno sguardo seccato.
“Lo sapevo che ero in squadra con lo spirito della neve sbagliato!”
“Oh certo, anche l’avere come compagno di squadra un vero coniglio e non un gigante di due metri potrebbe essere di aiuto!”
“Fammi capire, fai questo ehm “lavoro” da quanto? Trecento anni? E ti fai battere in modo così semplice?”
Jack stava per replicare ma Elsa si parò tra di due separandoli.
“Direi che questo è il momento in cui facciamo da buon esempio, ci stringiamo la mano e salutiamo i nostri amici” disse indicando i bambini e fissando con aria di critica i due che spesso si comportavano più da bambini dei bambini stessi.
Imbarazzati Jack e Calmoniglio strinsero la mano ad Elsa e quindi salutarono i bambini, che però non sembravano molto contenti della cosa.
“Andate già via? Non potete restare?”
Chiese uno di loro, Calmoniglio gli mise una zampa sulla spalla.
“Ehi piccolo mangianeve non fare quella faccia! Noi leggende purtroppo siamo molto impegnati e non possiamo stare tutto il tempo con tutti…ma ti prometto che torneremo per una rivincita ok?”
Il bambino annuì e lo abbracciò, cosa che imbarazzò leggermente il coniglio nonostante non volesse darlo a vedere.
Elsa si fermò aguardare i bambini prima di andare via, le piaceva farlo, adorava osservare la loro innocenza e semplicità, la loro capacità di essere felici con poco e di amare incondizionatamente, tutti tratti che si perdono spesso da grandi o che vengono oscurati dalla paura e dalle pressioni esterne.
Vide i bambini raccontarsi a vicenda con estremo entusiasmo le parti più salienti della battaglia a palle di neve, ma la sua attenzione fu attirata da due bambine, erano due sorelle e si erano appena abbracciate. Una aveva detto: “Sorellina ce l’abbiamo fatta abbiamo vinto insieme!”, l’altra l’aveva stretta ancora più forte dicendole che le voleva bene.
Quella scena sebbene dolcissima le causò un improvviso tuffo al cuore, le ricordò i profondi abbracci che era solita scambiarsi con sua sorella Anna.
Di improvviso si rabbuiò, certo aveva passato una vita intera con sua sorella, da quando era diventata una leggenda ormai lei non poteva morire ma la luna le aveva concesso di stare con Anna fino si suoi ultimi momenti e così aveva fatto. Era passato parecchio tempo da allora, eppure il solo guardare quell’abbraccio le fece capire quanto per lei fosse ancora una ferita aperta e iniziò a chiedersi se mai si sarebbe chiusa.
Ma una voce interruppe i suoi pensieri.
“Ehi cos’è quella faccia cupa?”
“Jack!”
Le volò accanto portando il bastone sopra le sue spalle.
“Lo so che è brutto sapere che cresceranno e non crederanno più in noi, ma per loro ci vorranno almeno un altro paio di anni e poi vedrai, troveremo tanti altri nuovi bambini da rendere felici!”
Jack non aveva capito il motivo del suo sconforto ma le fece piacere il suo tentativo di tirarla su di morale, quindi abbozzò un sorriso.
“Infondo hai ragione Jack! Ora penso che andrò a riposare che sono stanca morta, stanotte ho dormito davvero poco…buonanotte!”
Gli stampò un leggero bacio sulla guancia.

Cattura

“Buonanotte regina di ghiaccio!” Le sussurrò lui con un ampio sorriso.

 

 

 

Elsa si sentiva strana, non riusciva a fare a meno di pensare a sua sorella…non che non l’avesse fatto finora, ma continuava a tentare di nascondere, forse anche a sé stessa, quello che realmente provava.
Cosa sto pensando? È assurdo, meglio che io vada a dormire, è sicuramente la stanchezza che mi gioca brutti scherzi, mia sorella mi manca ma io sto bene qui.
Ma dormire non alleviò i suoi timori, infatti improvvisamente si ritrovò ad una festa da ballo nel suo castello ad Arendelle, si sorprese nel vedere la gente che si inchinava al suo cospetto.
“Buonasera regina di Arendelle”
Le disse uno degli ospiti, ma lei non era più la regina da molto tempo ormai, almeno da quando Anna…
Anna!
Se lei era la regina di Arendelle Anna era ancora viva! Corse tra gli invitati a chiedere di lei ma le dissero che si era chiusa nella sua stanza, quindi si precipitò su per le scale fino ad arrivare davanti alla sua porta, provò ad aprirla ma era chiusa a chiave.
“Anna sei lì?”
Urlò mentre bussava alla sua porta, il suo cuore batteva così forte nell’attesa di una risposta che ebbe quasi paura di essersi dimenticata di respirare, poi all’improvviso la sentì:
“Va’ via, Elsa”
Non poteva credere di aver sentito di nuovo quella voce, sarebbe stata felicissima se non fosse stato per quello che le aveva appena detto.
“Ma cosa dici Anna, ti prego apri la porta, voglio vederti!”
Inspiegabilmente iniziò a sentire un forte senso di angoscia crescere sempre di più, come se conoscesse già la risposta che avrebbe avuto.
“Elsa non è possibile mi spiace…”
Più Anna parlava e più quelle brutte sensazioni dentro di lei crescevano, doveva assolutamente stroncarle: avrebbe aperto quella maledetta porta.
A qualunque costo.
Concentrò i suoi poteri intorno alla serratura fino a ghiacciarla, quindi distese le mani per far dipanare il ghiaccio e romperla. Appena ci riuscì spalancò in fretta la porta.
“Anna!”
Ma non fece in tempo a dirlo che notò che la stanza era vuota, sentì nuovamente la voce della sorella ma questa volta le gelò il sangue.
“Ormai non ci sono più”
“No!” urlò lei, cercando di negare ancora quella realtà che le faceva troppo male, ma non riusciva più a trattenere quel sentimento che era tornato più forte che mai e che aveva covato per molto tempo tentando inutilmente di nasconderlo.
La paura.

 

 

 

Jack aveva da poco salutato Elsa, aveva ancora il sorriso stampato in volto quando Calmoniglio gli si parò davanti con fare ironico per stuzzicarlo come al solito.
“Bene, vedo che perdi tempo in smancerie invece di lavorare, se hai tutto questo tempo libero potresti aiutarmi a dipingere le uova!”
“Perché no, basta solo chiedere e farò tutte le decorazioni di ghiaccio che vuoi sulle tue uova… e poi non è colpa mia se non trovi una ‘cangura’ che faccia al caso tuo!”
“Ghiaccio, sei pazzo? Le uova sono materiale deteriorabile… ehi un attimo, io non sono un CANGURO!”
Lo fissò con fare minaccioso, ma i due furono interrotti nuovamente da qualcuno che si intromise tra i due, questa volta era Dente da latte, una piccola fatina di Dentolina che di solito andava a prendere i denti lasciati dai bambini sotto il cuscino per sostituirli con un soldino.
Cinguettò contro i due litiganti con aria di rimprovero, fu Jack il primo a rispondere.
“Hai ragione non ha senso litigare adesso, mi spiace Calmoniglio… contenta adesso?”
Il coniglio sbuffò.
“Bene scuse accettate, io vado al palazzo di Nord, che mi ha chiesto aiuto per dipingere i giocattoli dato che gli Elfi hanno combinato un disastro dei loro… nel caso trovassi del tempo libero tra una smanceria ed un’altra… beh, conosci la strada!”
“Ehi, anche tu dovresti scusarti!”
Non fece in tempo ad aggiungere altro che il coniglio scomparve in una delle sue tane create sotto le sue zampe che gli permetteva di viaggiare velocemente.

 

 

 

Pitch era ancora rinchiuso nella sua cella dove i guardiani lo avevano confinato dopo che Jack ed Elsa lo avevano catturato, fissava speranzoso l’ingresso ma era passato parecchio tempo ed era strano che non si fosse fatta ancora viva, iniziò a dubitare del fatto che sarebbe potuta venire a trovarlo, eppure aveva percepito così nettamente le sue paure!
Aveva ormai quasi perso le speranze quando sentì la voce furiosa di Elsa che arrivava davanti alla sua cella.
“TU, non osare mai più fare una cosa simile!”
Un sorriso malevolo comparve sul suo volto, lei era venuta proprio come previsto.
“Dopo tanti anni che non ci vediamo nemmeno un sorriso? Nemmeno un ‘Ehi Pitch come va? Come te la passi da quando ti abbiamo ignobilmente rinchiuso in una cella?’, Che scortesia!”
“Taci, dopo tutto quello che hai fatto e che hai provato a fare questa è la fine che ti meriti! E non provare mai più ad influenzare i miei sogni!”
Pitch rise divertito.
“Elsa, sono rinchiuso in questa stupida cella forgiata con i poteri dei guardiani, nonostante i miei poteri siano in gran parte tornati, alimentati dalle paure delle persone, non sono abbastanza per uscire di qui”
Provò ad usare i suoi poteri oscuri sulle sbarre, ma questi non le scalfirono minimamente, quindi proseguì col discorso.
“Visto? Quindi immagino che il tuo incubo sia dovuto unicamente alla tua paura che sta crescendo così tanto da diventare insostenibile!”
“Paura? Io non ho paura!”
“Oh andiamo Elsa, sai bene che con me non hai necessità di mentire, ho percepito la tua paura insinuarsi dentro di te e crescere di giorno in giorno” disse giocherellando con le dita contro le sbarre della cella. “Forse questa vita da leggenda non ti piace più così tanto”
“Cosa dici? Io ho Jack e tutte le persone a me care accanto!”
“Tutte?”
Rispose lui con un sibilo di voce e lei rabbrividì, voleva negare ma come poteva? Quell’uomo sembrava leggere ogni suo pensiero più nascosto come le paure che ormai non riusciva più a fermare.

d

Elsa strinse una mano al petto e distolse lo sguardo con aria afflitta.
“Beh, non si può fare comunque nulla per le persone che non ci sono più”
Pitch si avvicinò alle sbarre.
“Oh ma Elsa, io ho un regalo per te che potrebbe aiutarti!”
“Sei solo un bugiardo, tu non puoi aiutarmi!”
“Ricordi che per far venire Jack nella tua epoca avevo creato col mio potere oscuro una sabbia dalla sua più grande paura, ovvero quella di non essere mai compreso del tutto e di non trovare mai nessuno come lui? E che poi dalla stessa sabbia avevo creato anche una fiala capace di esprimere il suo più grande desiderio, ovvero quello di poter stare con te come umano?”
“Me lo ricordo”
Rispose lei con tono seccato, ricordando quanto lei e Jack avevano sofferto a causa di quella fiala.
“Ecco io ho osservato le tue paure crescere in tutto questo tempo, assieme alla tua più grande paura ovvero quella di non poter mai più rivedere tua sorella, ed essendo tu un essere immortale potrebbe essere particolarmente seccante non trovi? Questa paura ha alimentato nuovamente i miei poteri e con molta fatica e sofferenza in tutti questi anni, a poco a poco, sono riuscito a creare questa”
Le mostrò una fiala con un liquido nero, molto simile a quella che tempo fa Jack le aveva chiesto di distruggere. Pitch continuò quindi il suo discorso.
“Questa fiala deriva dalla tua più grande paura, quindi permette di esaudire il tuo più grande desiderio, ovvero rivedere tua sorella”
“Vuoi dirmi che questa fiala mi farà viaggiare nel passato come hai fatto con la polvere di Jack?”
“Non esattamente, tu non vuoi rivivere i momenti passati con Anna, ma viverne di nuovi, questa fiala ti permetterà di andare in un epoca dove tua sorella è ancora viva e vivere nuovi momenti con lei, precisamente quella realtà che si sarebbe realizzata se io non avessi interferito per farti incontrare Jack”
La faccia di Elsa era sempre più perplessa.
“Hai idea di quanto sia assurdo quello che stai dicendo vero? Perché mai dovrei minimamente crederti?”
“Perché è solo grazie a me che hai tutto questo Elsa, è grazie a me se hai conosciuto Jack e se sei diventata una leggenda e se potrai rincontrare tua sorella. Io non ti ho mai mentito!”
Elsa lo squadrò.
“Su questo ho i miei seri dubbi, mettiamo anche caso che io creda a questa tua messa in scena, come tornerei indietro? Immagino che il tuo scopo sarebbe confinarmi lì in modo da toglierti una leggenda di torno e far soffrire Jack, beh puoi scordartelo!”
“Per tornare ti basterà desiderarlo con tutta te stessa e al tuo risveglio sarai qui, come e quando vuoi, molto semplice in verità”
Elsa alzò un sopracciglio al sentire quelle parole.
“Sì certo, continuando a fingere di crederti, chi mi dice che non hai un secondo fine?”
“Nessuno”
La risposta secca e sincera di Pitch sorprese Elsa, poi lui continuò:
“Ma non credi che ne potrebbe valere la pena?”
Le porse la fiala, Elsa la prese in mano e la fissò come ipnotizzata per qualche momento, poi scosse la testa come a cacciare via quei pensieri.
“Non credo ad una parola di quello che mi hai appena detto!”
Si voltò ed andò via lasciando di nuovo Pitch da solo, sul suo volto però si formò un ghigno soddisfatto mentre affermava tra sé:
“Eppure hai portato con te la fiala”

 

 

 

 

 

 

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Dopo tanto tempo mi ritrovo a dare un seguito alla mia fic “La regina di ghiaccio”! Spero che il primo capitolo sia stato di vostro gradimento che abbiate o meno già letto le fic precedenti, come anticipato sono pronta a rispondere comunque ad eventuali dubbi/domande.
Come sempre mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, ammetto che avevo molti dubbi sul se continuare o meno questa fic, sia perché essendo “la regina di ghiaccio” la prima long che ho concluso e che mi ha soddisfatta avevo “paura” di “rovinarla”, sia perché ho visto Frozen 2 e non mi ha del tutto convinta a livello di trama. Volendo, come nella prima fic, essere il più possibile coerente con gli eventi del film, ho pensato e ripensato a come strutturare la storia finché non ho trovato un inizio e una fine che mi hanno definitivamente convinta a buttarmi in questa nuova avventura.
Alcune parti centrali le devo ancora definire bene nella mia testa ma fu così anche con la prima fic, quindi sono fiduciosa che il sapere da dove parto e dove voglio arrivare mi ispiri sempre di più di capitolo in capitolo.
Ogni consiglio o critica costruttiva è sempre ben accetta, dato che mi piace cercare di migliorare sempre, e con i vostri commenti l’ho fatto tanto dall’inizio alla fine della mia prima fic, spero che lo stesso accada in questo caso.
Che dire sul capitolo? Elsa e Jack vivono finalmente felici, ma Elsa inizia a covare delle nuove paure dentro di sé e Pitch ovviamente ne approfitta. Cosa farà adesso Elsa?
Un grazie speciale a Mari Lace che mi ha fatto gentilmente da beta!
A presto con il prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Lacrime di gioia ***


Cap 2

Elsa si era rifugiata sulla cima della montagna dalla quale si vedeva il panorama della città, adorava quel posto quando aveva bisogno di pensare, ed in questo momento ne sentiva la necessità più che mai.
Sapeva bene che non poteva fidarsi di Pitch, eppure perché continuava a doverselo ripetere?
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da Jack che le piombò davanti, anche se appeso al contrario dato che stava volando trasportato dal vento come al suo solito.
“Ehi regina di ghiaccio che ti prende? Ti va di fare un pupazzo di neve?”
Elsa si sforzò di sorridere.

2

“Magari un’altra volta”
Jack atterrò accanto a lei e si sedette su una roccia invitandola a fare altrettanto. In realtà era molto preoccupato, da quando l’aveva conosciuta aveva la capacità a volte di capire come si sentisse e poco prima aveva percepito delle sensazioni di angoscia non indifferenti.
“Ti va di parlarne?”
Elsa si sedette accanto a lui, era contenta di poterne parlare con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era Jack, ma non sapeva davvero da dove cominciare e cosa ne avrebbe pensato lui.
O forse lo sapeva in realtà e la cosa la spaventava?
No! Doveva smettere di lasciare che la paura la dominasse ancora, decise di iniziare a parlarne in qualche modo.
“La verità è che mi manca mia sorella”
Ammise tristemente, Jack le strinse la mano.
“Anche a me manca la mia qualche volta, ci sono giorni in cui mi chiedo cosa le è successo dopo, se è stata felice e come sarebbero andate le cose se mi fossi ricordato prima di lei… magari l’avrei convinta a credere in me in qualche modo e forse l’avrei potuta vedere crescere, come tu hai potuto fare con Anna”
“Jack mi dispiace…”
“No, in parte forse è meglio così, a te fa più male anche perché ci hai passato tutto il resto della sua vita insieme, io solo pochi anni e sono abituato all’idea ormai da 300 anni”
Lo fissò e percepiva che comunque soffriva ancora; la cosa la rattristava, non era sua intenzione fargli tornare ricordi dolorosi, ma doveva chiederglielo.
“Tu cosa faresti se avessi anche solo una speranza di poterla rivedere?”
Jack rimase sorpreso da quella strana domanda.
“Ti direi che è impossibile, è passato troppo tempo ormai”
“E se non fosse impossibile?”
“Che intendi dire?”
“Cosa faresti se avessi anche solo una remota possibilità di rivederla?”
“Se potessi farei qualsiasi cosa per riaverla, ma non è possibile purtroppo e so che posso e devo andare avanti, devo farlo anche per lei e per tutti i bambini che hanno bisogno di me”
“Quindi davvero ti va bene vivere per sempre senza poterla rivedere mai più?”
Jack ebbe un sussulto a quelle parole e d’istinto lasciò la mano di Elsa.
È di questo che si tratta allora? Ti sei pentita della scelta che hai fatto?”
Jack sentì il cuore pulsargli all’impazzata, credeva che la vita con lui ed i Guardiani la rendesse felice.
Elsa non si aspettava una risposta simile, posò entrambe le mani sulle sue fissandolo negli occhi.
“No, non è quello che intendevo! E’ che lei mi manca terribilmente, è passato molto tempo da quando lei è… ma non riesco a farmene una ragione, non posso accettare che non la vedrò mai più, tu come hai fatto? Come hai accettato tutto questo?”
Senza accorgersene aveva iniziato a singhiozzare, Jack sospirò tristemente.
“Non so se l’ho mai accettato del tutto”
La cinse in un abbraccio e lei si aggrappò con forza a lui. Capì in quel momento che nonostante i 300 anni quella probabilmente era ancora una ferita anche per lui, una ferita che forse non si sarebbe mai rimarginata del tutto.

Jack ed Elsa rimasero abbracciati per un tempo indecifrabile senza dire una parola. Poi Jack si ricordò che Calmoniglio gli aveva chiesto di dare una mano a Nord, ma non voleva lasciare Elsa sola essendo un compito per i guardiani, mentre lei era solo una leggenda. Lei però lo rassicurò dicendo che si sentiva meglio dopo lo sfogo e che lui avrebbe dovuto assolvere i suoi doveri di guardiano.
“Ok, però promettimi che mi chiamerai per qualsiasi cosa, ed io volerò in un attimo da te!”
Elsa annuì accennando un sorriso mentre lui le asciugava le ultime lacrime sul suo viso.
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Elsa adorava il suo modo di preoccuparsi per lei, quindi lo salutò e lo osservò volare via.
Purtroppo la sensazione di benessere durò poco perché presto si ricordò cosa portava con sé: estrasse la fiala di Pitch e la fissò.
Non poteva credere di stare ancora anche solo minimamente valutando la cosa, soprattutto perché proposta da Pitch, sapeva bene che di lui non ci si poteva fidare.
Forse ne avrebbe dovuto parlare direttamente con Jack, ma in realtà già sapeva che scelta avrebbe fatto lui al suo posto, ed era quella giusta.
Tutta la logica di questo mondo le imponeva di lasciar perdere ma c’era qualcosa di più forte che le gridava di non farlo.
Era il suo cuore.
Continuò a fissare la fiala.
Cosa avrebbe dovuto fare?

 

 

Quella notte Jack percepì delle strane sensazioni: prima un forte mal di testa, poi un dolore crescente pervadergli tutto il corpo, infine un senso di rimorso. Si svegliò agitato e con il cuore che gli batteva forte.
Calmati Jack era solo un sogno!
Ripeté tra sé come per convincersi, quindi tornò a dormire ma solo poche ore perché dopo fu svegliato da Calmoniglio.
“Svegliati Jack!”
Jack socchiuse un occhio ed osservò il sole.
È appena l’alba Calmoniglio, ieri sera abbiamo fatto tardi per aiutare Nord e stanotte ho dormito pochissimo non puoi aspettare…”
È una cosa seria!”
“Che è successo? I fiori ti hanno dipinto le uova del colore sbagliato?”
Risentito Calmoniglio incrociò le braccia al petto.
“Fa meno lo spiritoso… si tratta di Elsa!”
A quelle parole Jack si alzò di scatto.
“Cosa le è successo?”
Chiese angosciato.
Possibile che quelle sensazioni che aveva percepito prima fossero di Elsa?
“Meglio che tu lo veda con i tuoi occhi!”
Disse triste Calmoniglio posandogli la mano sulla spalla, quindi tamburellò a terra con la zampa posteriore per creare una tana e invitò Jack a entrarci.
Jack non se lo fece ripetere due volte e si tuffò nella tana che in pochi minuti li trasportò nel luogo indicato.
C’erano tutti: Nord, Sandy e Dentolina, ma la cosa che lo preoccupò di più fu Elsa, in quanto era distesa inerme a terra.
Jack sentì mancargli il fiato, si precipitò su di lei per controllarle il polso, riprese a respirare solo nel momento in cui capì che stava solo dormendo.
“Elsa svegliati!”
Provò a dire scuotendola leggermente, ma non ebbe nessun effetto. Sentì la mano di Nord sulla sua spalla.
È inutile ragazzo, abbiamo provato tutto, ma non si sveglia… abbiamo trovato questo in sua mano”
Disse Nord col suo usuale accento russo mostrandogli una fiala vuota Jack trasalì riconoscendola immediatamente, sembrava proprio la stessa fiala che diversi anni prima aveva ricevuto da Pitch.
“So da chi devo andare”

 

 

 
 

Quando Elsa riaprì gli occhi sentiva ancora un fortissimo mal di testa, vide la luce del sole filtrare dagli alberi, era in una specie di foresta?
Si alzò piano, per quanto il mal di testa le consentiva almeno! Le servì qualche minuto per riprendere coscienza di quello che era successo.
Ma certo! Aveva bevuto quella assurda pozione di Pitch! Si osservò attentamente per poi guardarsi intorno, ma nulla sembrava più diverso del solito. Era ovvio, come aveva potuto fidarsi di quell’uomo? Si sentì una stupida anche solo per averlo fatto, inoltre non si sentiva per niente bene, chissà cosa aveva bevuto in realtà.
Elsa non è da te seguire certe cose!
Pensò rimproverando se stessa, ora doveva solo capire che diavolo fosse successo, ma proprio in quel momento sentì il suo nome da una voce familiare.
Si voltò immediatamente in quella direzione e rimase come pietrificata quando vide di chi si trattava.
Era Anna.
Elsa calmati, è sicuramente un altro sogno o un’illusione creata da Pitch, non può essere reale.
Pensò tra sé, cercando di auto convincersi, ma la sua fermezza vacillò quando Anna iniziò a parlare.
“Oh eccoti finalmente! Dove eri finita? Eravamo d’accordo che ci saremmo riviste al castello ed invece ti ritrovo qui, lo sai che mi stavi facendo preoccupare?”
Ok, perché sembrava così dannatamente reale?
Anna la osservò e notò qualcosa di strano in sua sorella.
“Tutto ok Elsa? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma! Forse sono spettinata? Ho un di nuovo un insetto nei capelli? Oddio spero davvero di non avere di nuovo un insetto in testa!”
Iniziò ad agitare i capelli sperando di far cadere un eventuale insetto, ma fu bloccata da un inaspettato abraccio da parte di sua sorella.
“Anna sei davvero tu? Mi sei mancata così tanto in tutto questo tempo!”

22

“Aspetta, che? Cioè, anche io sono felice di vederti ma non ci vediamo solo da un paio d’ore! Come d’accordo ero venuta nel bosco a raccogliere le more per provare a fare quel dolce da sola, ricordi? Poi in teoria dovevamo rivederci al castello ma non ti ho trovata e sono tornata qui a cercarti…”
In tutta risposta Elsa la strinse ancora più forte, aveva quasi paura che lasciandola andare potesse svanire di nuovo. Alcune lacrime scandirono il suo viso.
“Ok, non sono così brava a cucinare ma non è il caso di piangere…” ma in quel momento Anna si accorse che era una cosa seria, quindi si sciolse leggermente dall’abbraccio portando le mani sulle spalle di Elsa. Con le dita le asciugò le lacrime che solcavano il suo viso.
“Ehi sorella, tutto ok? Cos’hai?”
Chiese visibilmente preoccupata. Elsa la fissò ancora incredula che fosse proprio lì accanto a lei.
È tutto ok” disse con un sorriso, infatti quelle erano lacrime di felicità “basta che tu sia qui e anche se mi sembra un sogno, è questo l’importante!”
Anna ricambiò il sorriso, anche se quella le sembrava a stento sua sorella, era contenta di rivederla sorridere.
“Ti va di tornare al castello insieme?”
Elsa annuì, ma appena fecero pochi passi sentì nuovamente un forte capogiro, come se ci fosse qualcosa di strano, come se qualcosa le stesse sfuggendo… Anna notò il suo malessere.
“Ti senti bene Elsa?”
“Ho solo un forte mal di testa”
“Negli ultimi giorni hai detto che stavi sentendo i tuoi poteri crescere, magari questo è una specie di effetto collaterale, probabilmente hai solo bisogno di un po’ di riposo, andiamo a casa”
I suoi poteri? Non ci aveva fatto caso ma in effetti in qualche modo si sentiva diversa anche da quel punto di vista, sperò davvero che un po' di riposo avrebbe risolto tutto, magari era solo un effetto dell’incredibile viaggio che aveva fatto e a cui stentava ancora a credere.

 

 

 

Jack volò da Pitch il più velocemente possibile, precipitandosi davanti alla sua cella. Nel vederlo arrivare l’uomo nero lo accolse con un gran sorriso.
“Jack, vecchio mio, quanto tempo! Scusa se non ti invito a sederti ma sai… il servizio è un po’ scadente quaggiù!”
Puntualizzò ironico. Jack si avventò davanti a lui furioso.
“Che COSA hai fatto ad Elsa?”
“Che succede, avete litigato? Perché mai dovrei essere sempre io la causa dei vostri problemi, in fondo sono sempre stato qui, no?”
“Smettila di mentire, vorresti dirmi che non sei stato tu?”
Disse furente mostrandogli la fiala, non aveva tempo per i suoi giochetti.
“Non ho detto questo, ma vedi mio caro Jack io l’ho messa solo davanti ad una scelta come ho fatto con te tempo fa, ma lei è stata più lungimirante a quanto pare!”
Pitch gli spiegò della fiala e della scelta che aveva proposto ad Elsa.
“Vedi Jack l’ho mandata lì perché io, a differenza tua, ti ricordo che avevo assistito al vero passato di Elsa, quello avvenuto prima che tu tornassi indietro nel tempo grazie alla mia sabbia nera, interferendo nella sua vita. In quella realtà Elsa è stata felice anche senza di te ed è riuscita comunque a sciogliere il suo cuore di ghiaccio e a trovare se stessa”
“Le tue parole sono come il vento per me, quindi ora fa tornare immediatamente Elsa indietro!”
“Non posso”
“Magari potrai dopo che ti avrò rinfrescato le idee”
Disse lui puntandogli contro minaccioso il suo bastone. Pitch alzò un sopracciglio.
“Non dipende da me Jack, l’unico modo per Elsa di tornare indietro è che lei lo desideri con tutto il suo cuore, quindi se avesse voluto sarebbe già qui… chissà magari potendo scegliere preferisce quella realtà adesso!”
“Tu non ci conosci affatto, non sai nulla di noi e di quello che proviamo veramente!”
“O forse hai paura che io vi conosca meglio di quanto voi non lo facciate!”
Non poteva essere, Jack si rifiutava di accettare una simile realtà, soprattutto se veniva da Pitch.
“Basta con questi trucchetti, preparami subito la stessa fiala che hai fatto a lei in modo che io la possa raggiungere!”
“Quella fiala è stata creata dalla più grande paura di Elsa, non posso farne una per te, ed anche se dovessi crearne una dalle tue paure ci potrebbero volere anni… ma potrei avere ancora la polvere nera che ti aveva permesso di raggiungere l’epoca di Elsa anni fa, magari con qualche piccola modifica potrebbe portarti lì…”
Gli occhi di Jack si fecero come una fessura.
“Mi avevi detto che era FINITA!”
“Immagino di essermi sbagliato, in fondo allora avevi bisogno di una spinta… “
“E tu cosa ci guadagni? Cosa vuoi in cambio?”
“Come mai mi fate tutti questa domanda? Comunque voglio solo che tu crei due piccoli amici di ghiaccio che possano tenermi compagnia, sai inizio a sentirmi solo qui dentro, i miei poteri sono aumentati, ma non riesco ad abbattere queste sbarre che avete creato voi guardiani!”
Jack lo fissò perplesso e seccato.
“Mi stai prendendo in giro!”
“No, è tutto ciò che chiedo”
“Pensi davvero che io sia così stupido? So bene che quello che speri è provare un'altra volta a liberarti per sempre di me e di Elsa, ma non ci riuscirai!”
Un gelido sorriso si formò sul volto di Pitch.

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“Se ne sei così convinto allora perché non accettare? O forse hai dei dubbi su quello che potrebbe realmente scegliere Elsa?”
Odiava profondamente quell’uomo e i suoi tentativi di insinuare paura e dubbi nelle persone.
“Taci e dammi quella polvere, sceglierò poi cosa farne”
Pitch indicò la terra accanto a lui, Jack alzò gli occhi al cielo creando le statue di due piccoli ragni di ghiaccio nella sua cella.
“Mi spiace non mi è venuto in mente altro che fosse ‘alla tua altezza’. Fingerò che sia quello che vuoi davvero, ora posso avere ciò che voglio io?”
Pitch gli mostrò il sacchetto contenente la sabbia nera.
“La devo solo modificare in base alle tue attuali paure, in modo da farti viaggiare nella stessa epoca di Elsa, ovvero in quella in cui non ti ha mai incontrato”
Prese la polvere ed iniziò a concentrarci tutti i suoi poteri alimentati dalle paure di Jack, provando un enorme dolore, ma doveva resistere, doveva completare il processo. Un’enorme quantità di oscurità si riversò nella polvere dandogli una finitura rossastra. Pitch sembrava stravolto, probabilmente aveva utilizzato quasi tutte le sue energie, la sua voce era quasi un sibilo quando gli disse:
“Avrò bisogno anche di quattro fogli ed inchiostro… ti spiace? Al momento sai sono un po’ impossibilitato ad uscire”
Jack spazientito gli andò a prendere carta e inchiostro.
“Altro?”
Sbuffò Jack.
“Ho usato quasi tutto il mio potere per modificare la polvere, ora manca solo l’ultimo tocco”
Pitch prese i fogli ed iniziò a disegnarci su strani simboli, quindi  ne consegnò due insieme alla polvere a Jack, gli altri due sembravano essere identici ai precedenti. Jack fissò stranito i fogli ricevuti.
“Cosa sono?”
“Rune per far sì che il viaggio funzioni, io ne devo tenere una copia identica qui o non si attiveranno”
Disse indicando i due fogli identici che aveva lasciato con sé.
“L’altra volta non servivano…”
Osservò lui sospettoso.
“L’altra volta dovevi solo viaggiare nel TUO tempo, stavolta è più complicato, quindi anche una volta lì se vuoi tornare indietro dovrai farti fare una copia identica delle rune da me stesso, all’epoca non ci conoscevamo ancora, quindi suppongo che hai un vantaggio che ti potrà consentire di ricevere quanto desiderato senza troppi problemi”
Jack continuò a fissarlo con l’aria di una persona che non credeva ad una parola di quello che stava ascoltando.
“Ok se non mi credi usala senza, ti ritroverai indietro nel tempo in questa realtà dove ti ho fatto conoscere Elsa, non ottenendo nulla! Ma io fossi in te non la sprecherei, ora davvero non ne ho più e per farne altre mi servirebbero anni…”
Jack mise nella tasca della felpa il materiale ricevuto.
“Andrò dai guardiani ed insieme decideremo cosa fare, anche se evidentemente non hai i poterei per uscire, non voglio rischiare nulla!”
“Oh aspetta, che sbadato, mi sono dimenticato di dire ad Elsa una cosa…”
“Cosa?”
“Che c’è un prezzo da pagare per lei che è arrivata bevendo la fiala”
Jack stava iniziando a perdere la pazienza.
“Ovvero?”
“Beh, la sua coscienza avendo letteralmente viaggiato in un universo parallelo, verrà sostituita gradualmente da quella dell’Elsa della sua epoca, scordandosi della vita che ha avuto con te da quando io ho interferito portandoti nel passato, più tempo resterà li e più cose dimenticherà, quindi penso dovresti sbrigarti”
“Tu, maledetta ombra strisciante!”
“Tic tac Jack, tic tac….”
Furioso Jack volò via dai guardiani.
Pitch si rivolse ai suoi nuovi amici di ghiaccio fingendo di parlare con loro:
“Ehi salve miei piccoli amici come va? Pensate che si sia bevuto la cosa delle rune? Cosa dite? Ho dimenticato nuovamente di dire qualcosa… uh, che sbadato è vero! Non ho detto a Jack che se andrà lì, anche lui avrà un prezzo da pagare, seppur diverso da quello di Elsa…”
Rise divertito all’idea.
“Vorrei solo essere lì per godermi lo spettacolo ma penso che in un certo senso avrò chi lo farà per me!”

 

 

 

 

 

Eccoci alla fine del secondo capitolo! Inizialmente il primo capitolo doveva concludersi qui ma poi mi hanno fatto notare che forse come primo capitolo poteva essere tropo lungo, quindi li ho separati (da una parte meglio perché questo mi ha permesso di aggiungere un dettaglio che mi servirà dopo).
Una cosa che mi ero dimenticata di dirvi del primo capitolo è che il nome “l’incubo” si contrappone al primo capitolo de “La regina di Ghiaccio” che si intitolava “il sogno” perché mentre nella prima fic tutto parte dal sogno di Jack, in questo caso è l’incubo di Elsa a scatenare gli eventi.
Ma bando alle ciance, in questo cap Elsa finalmente fa la sua scelta e riesce a ritrovare sua sorella, devo dire che il rapporto tra queste due sorelle mi ha sempre colpita ed è proprio questo che spinge Elsa a bere la fiala: Elsa ormai riesce a controllare i suoi poteri ed ha una vita felice come leggenda, ma l’idea di dover vivere per sempre senza mai più poter vedere Anna inizia a insinuare in lei delle latenti paure che non riesce più a nascondere. E’ questo a spingerla a fare la scelta estrema di bere la fiala, nonostante sappia molto bene che potrebbe essere la scelta sbagliata.
Secondo voi ha fatto bene? Avreste fatto lo stesso?
In tutto questo Pitch diventa sempre più macchiavellico e si offre di aiutare Jack… cosa vorrà realmente? A cosa serviranno quei fogli? Cosa farà Jack? Quale sarà il suo prezzo da pagare?
Se avete supposizioni, pareri e consigli come sempre diteli pure, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate e migliorarmi!
Ci vediamo al prossimo cap dove inizieremo ad avere un primo squarcio degli eventi di Frozen 2, e niente mi è tornata la vena creativa e sto scrivendo parecchio, quindi ci rivedremo presto : )

Un grazie speciale a Mari Lace che mi ha fatto gentilmente da beta!

 

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Capitolo 3
*** Il riflesso del passato ***


Cap 3 - Il riflesso del passato

Anna accompagnò Elsa nella sua stanza, poi le rimboccò le coperte come usava fare la loro madre prima di farle andare a dormire.
“Ti lascio riposare”
Disse, ma quando stava per uscire dalla camera Elsa la fermò.
“Anna aspetta…”
Aveva quasi paura a lasciarla andare via, come se scomparendo dalla sua vista potesse scomparire nuovamente dalla sua vita. Non riuscì però a continuare la frase, era evidente che sua sorella in quel momento non potesse comprendere ciò che provava.
Anna notò qualcosa di decisamente strano in sua sorella e nel suo sguardo, come se fosse qualcosa che andasse oltre al suo malessere, ma probabilmente era solo una sua impressione. Si riavvicinò al suo letto accennando un sorriso.
“Non ti senti bene e sei stanca, è bene che tu dorma adesso! Ci vedremo domani mattina ok?”
Elsa annuì, Anna le stampò un tenero bacio sulla fronte, quindi la salutò con la mano prima di uscire dalla stanza.
Elsa fece fatica ad addormentarsi, aveva la dannata paura che al suo risveglio potesse svanire tutto, inoltre continuava a percepire in modo strano i suoi poteri, come se stessero crescendo in un modo mai sperimentato finora. Nonostante tutto alla fine la stanchezza ebbe la meglio e cadde in un sonno profondo.
Sognò di ritrovarsi in mezzo ad una nebbia fittissima, una miriade di voci si confondevano nella sua testa e cercava di scorgere qualcosa all’orizzonte, ma con scarsi risultati.
Le voci nella sua testa diventarono sempre di più, ma erano talmente intense e confuse che non riusciva a distinguerle, aumentavano solo il suo malessere.
Sentì la testa quasi scoppiarle.
“BASTA!” urlò, invocando i suoi poteri che crearono un’esplosione intorno a lei, dipanando leggermente la nebbia, rilevando la figura della luna.
La osservò attratta dalla sua perfetta figura circolare che le donava una strana sicurezza in quel posto tanto irrequieto, placando le voci nella sua testa.

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Sussultò però quando d’improvviso la sentì parlare, non sentiva la sua voce da quando era divenuta una leggenda.
“Elsa cosa stai facendo? Già sei stata insieme ad Anna, ti ho donato la possibilità di starle accanto per tutta la sua vita. Ora devi lasciarla andare, non puoi restare in questa epoca che non ti appartiene più o ne dovrai pagare il prezzo”
Per tornare Elsa avrebbe dovuto desiderarlo con tutta se stessa ed al suo risveglio sarebbe tornata per sempre a casa, o almeno così aveva detto Pitch. Ma come poteva, quando la cosa che più desiderava al momento era il poter stare di nuovo accanto a sua sorella?
“Lo so e non potrò mai ringraziarti abbastanza, ma come posso abbandonarla? Come posso non rivederla più? Ho ancora tante cose da voler fare con lei, da raccontarle. Ci sono tante cose che non so, qui i miei poteri sono diversi e sembrano aumentare, perché? E come mai sono nata con questi poteri che avevo ben prima che tu mi tramutassi in una leggenda? Io devo stare con mia sorella e devo scoprire tutto questo a qualsiasi costo, e posso farlo solo qui”
Diede luce a tutte quelle domande che serbava dentro di se da tempo, che finalmente trovavano voce, eppure perché si sentiva in colpa, quasi come se si stesse giustificando?
“Se la risposta a queste domande per te è così importante, ebbene hai scelto”
Quelle fredde parole furono le ultime che sentì dalla luna, d’improvviso la nebbia tornò ad oscurare il cielo ed un fortissimo vento gelido piombò verso di lei attraversandole il cuore, strappandole via qualcosa di importante, qualcosa a cui teneva davvero.
Nella consapevolezza di ciò una lacrima scandì il suo volto, insieme ad un senso di nostalgia e profonda tristezza. Sentimenti che ormai non ricordava più a cosa fossero dovuti.
Senza accorgersene si svegliò urlando, cosa che fece accorrere Anna nella sua camera.
“Elsa tutto bene?”
“C-credo di sì”
Rispose titubante, sentendosi ancora stranita.
Anna si stese accanto a lei cingendola con il braccio.
“Era solo un sogno tranquilla! Resterò qui finché non ti addormenti di nuovo, ok?”
Elsa sentiva ancora quella strana sensazione, come di aver dimenticato qualcosa di importante, fissò sua sorella e si sentì una stupida: accanto a lei aveva Anna e tutte le persone che le volevano bene.
Era tutto quello che contava.
Si sistemò nel letto accanto alla sorella e si riaddormentò serena.

 

 

 

Jack era tornato dai guardiani, aveva raccontato loro quanto accaduto con Pitch, sembravano tutti titubanti sul da farsi.
“Quel verme strisciante di Pitch, non possiamo di certo fidarci di lui!” esordì Calmoniglio.
“Già ma non possiamo nemmeno lasciare Elsa nei guai!” rispose preoccupata Dentolina.
“La luna non ti ha parlato vero?”
Chiese Jack speranzoso fissando Nord, ma questo fece segno di no con la testa.
Sandy fece comparire delle immagini sulla tua testa che Nord interpretò:
“Giusta osservazione Sandy: i poteri di Pitch non sono così forti da rompere le sbarre che abbiamo creato!”
“Vero, ma se Pitch vuole che Jack vada lì, molto probabilmente ha in mente qualcosa”
Fece osservare Calmoniglio, fu Dentolina a rispondergli.
“E’ vero, però Pitch ha già provato a distruggere Elsa e Jack in passato ma non ci è riuscito, dobbiamo aver fiducia in loro!”
“Io sono d’accordo! Infondo se Manny non si è fatto vivo, pensa che noi ce la possiamo cavare così!”
Rispose Nord, gli altri non sembravano del tutto convinti.
“Il fatto è che non possiamo lasciare Elsa lì da sola, non sappiamo che effetti possa aver avuto davvero quella fiala su di lei! Lo so che è rischioso ma più ci penso e più credo che tentare sia l’unica possibilità!”
Disse Jack, gli altri si fissarono per qualche istante ma non potevano che dargli ragione, da ore stavano discutendo la cosa eppure non trovavano altra soluzione.
“La polvere basta per due viaggi, quindi andrò lì, troverò Elsa e la riporterò indietro il prima possibile” continuò lui.
“Bene, noi faremo la guardia a Pitch intanto. Non uscirà da lì hai la nostra parola!” concluse Nord, Dentolina mise però una mano sulla spalla di Jack.
“Jack però stai attento mi raccomando… Pitch è un calcolatore…”
“Lo so bene Dentolina! Salverò Elsa da qualsiasi cosa la minacci e la riporterò a casa. I giochetti di Pitch non funzionano più su di me!”
“Allora siamo tutti d’accordo”

 

 

 

Quando Elsa si riaddormentò sognò qualcosa di molto diverso da prima: si stava divertendo a utilizzare i suoi poteri che crescevano sempre più, creando cumuli di neve e nevicate. Si chiese se fare un pupazzo di neve o aspettare che arrivasse sua sorella quando sentì una bufera travolgerla.
Stranamente quella bufera non le creava sensazioni negative anzi, sentiva come se quella neve le fosse familiare, anche se non creata da lei sentiva come se l’avesse creata qualcuno con buone intenzioni.
Si sorprese a pensare una cosa simile: nessuno aveva poteri come i suoi.
Nessuno era come lei.
Eppure tutta quella neve proveniva da un unico punto… provò ad avvicinarcisi facendosi strada nella tormenta.

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Ad un certo punto le parve di scorgere al centro della bufera la figura di un ragazzo, ma la cosa strana era che la bufera sembrava provenire da lui.
Impossibile!
Pensò, eppure sembrava proprio così. Le stranezze non finivano qui perché il ragazzo era letteralmente sospeso in aria, portava in mano un lungo bastone di legno ed anche se in lontananza riusciva a scorgerne i capelli bianchi come la neve e gli occhi azzurri come il ghiaccio. Elsa aggrottò la fronte.
“Chi sei?”
Chiese lei, il ragazzo sorrise senza dire nulla, ma prima che potesse chiedergli altro lei si svegliò.
Elsa si ritrovò in camera sua, per qualche motivo si sentiva come se quello fosse qualcosa di più di un semplice sogno.
Assurdo Elsa, non dire sciocchezze!
Si rimproverò, ma d’un tratto si ricordò che quella mattina aveva una riunione col consiglio. Si vestì in fretta precipitandosi giù per le scale, strada facendo incrociò Olaf che la salutò.
“Ciao Olaf, scusami non posso fermarmi sono in ritardo!”
“Oh, lo sai che la puntualità è ladra del tempo?”
Lei fece un’espressione che lasciò trapelare che non avesse idea di cosa volesse dire, ultimamente Olaf stava sviluppando un’insolita saggezza, forse anche lui stava crescendo insieme ai suoi poteri?
“Vuol dire che non ti devi preoccupare, essendo in ritardo non perdi tempo, rubi solo tempo a chi è puntuale!”
Bene ora che lo sapeva la cosa non la tranquillizzò affatto, anzi si sentì ancora più in colpa! Arrivò finalmente davanti alla porta del salone, prese qualche attimo per darsi un’aria di compostezza, quindi entrò scusandosi per il ritardo con i suoi ospiti.
Passò un po’ di tempo con loro a discutere come regina di alcune tratte commerciali, dopo un’ora fecero una breve pausa, ne approfittò per prendere una boccata d’aria al balcone.
Fissava l’orizzonte ancora stranita dalle sensazioni di quella notte, si sentiva quasi come se le sfuggisse qualcosa.
Qualcosa di davvero importante.

cap3

Non si accorse di quanto tempo passò tra i suoi pensieri, ma quando il maggiordomo la interruppe per ricordarle che la stavano attendendo sussultò, formando involontariamente del ghiaccio sulle sue mani e congelando parte del balcone su cui era appoggiata. Ormai era capace di controllare i suoi poteri, ma ultimamente stavano crescendo in modo a lei sconosciuto e quando accadevano cose simili in pubblico era sempre imbarazzante.
“Chiedo scusa, arrivo subito”
Fu in quel momento che la sentì: una voce la chiamava da lontano, come se la invitasse a seguirla.
“La senti anche tu?”
Chiese a Kai.
“Cosa?”
“Non importa”
Doveva esserselo immaginato.

 

 

 

Jack fissò irrequieto il sacchetto di polvere nella sua mano e poi la luna nel cielo, come era solito fare nei suoi momenti più bui.
“Non guardarmi così, lo so che è sbagliato, ma non ho alternative! Ti prego fa che vada tutto bene e che Elsa torni da noi!”
Prese una manciata di sabbia nella mano e si rivolse al vento.
“Ehi amico mio, portami ad Arendelle!”
Detto questo si lascò trasportare dal vento e lanciò la sabbia su di esso, il che produsse dell’insolito fumo rossastro che lo ricoprì totalmente. Sembrava tutto diverso dall’ultima volta che l’aveva usata, il che probabilmente era dovuto alle ‘modifiche’ apportate da Pitch o da quelle strane rune, fatto stava che iniziò a sentirsi strano e pervaso da un fortissimo mal di testa.
Chiuse gli occhi dal dolore, sentì il vento ed il fumo attraversarlo ancora per diversi minuti, sperò solo che finisse presto.
Quando riaprì gli occhi era disteso a terra, si rialzò lentamente massaggiandosi la testa, maledicendo mentalmente il giorno in cui aveva incontrato Pitch. Si guardò intorno e sembrava in effetti circondato da quelli che avevano tutta l’aria di essere i monti di Arendelle, come sempre ancora innevati e con qualche distesa di ghiaccio.
Non era ancora sicuro di essere nell’epoca giusta, eppure c’era qualcosa che non andava, si sentiva pervaso per tutto il corpo da una stranissima sensazione che non provava da anni ormai.
Vide il suo bastone a qualche passo da lui, probabilmente senza accorgersene gli era scivolato, si avvicinò per raccoglierlo, ma una volta nella sua mano notò qualcosa di strano: provò anche solo a far nevischiare ma nulla, sembrava non funzionare.
Che diavolo succede?
La strana sensazione che pervadeva il suo corpo aumentava ogni minuto di più, iniziò anche a tremare.
Provò ad avanzare ma scivolò sul ghiaccio ai suoi piedi, poggiò il bastone per provare a rialzarsi, ma quello che vide lo lasciò sconcertato, come paralizzato.
Stava infatti fissando quella che a stento riusciva a riconoscere come la sua figura riflessa nel ghiaccio, o più precisamente, non era quella che era abituato a vedere da più di trecento anni ormai: non era quella del ragazzo con i capelli bianchi e gli occhi azzurri come il ghiaccio, bensì una figura appartenuta ad un passato ormai lontano.

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Capelli ed occhi castani… adesso aveva capito cos’era quella sensazione che non provava più da tantissimo tempo.
Il freddo.
Ora ne era certo, per qualche assurdo motivo era tornato un essere umano!
Ma come era possibile?
Cosa diavolo aveva combinato Pitch?
Ma prima che potesse continuare con le domande sentì la testa girargli più del dovuto, a meno che non fosse il pianeta intero a farlo! Sentì una voce in lontananza ma era troppo stanco per rispondere.
Poi nulla.

 

 

 

Una volta terminati i suoi impegni quotidiani da sovrana del regno, Elsa tornò ad affacciarsi alla finestra come per riprendere quell’aria che le era mancata. Sapeva che come regina aveva dei doveri ma a volte si sentiva come oppressa da tutte quelle responsabilità.
Fissò Arendelle e le persone che camminavano, sentì il vento sul suo viso: era un vento che annunciava cambiamenti, come anche quella strana voce che la chiamava che continuava a sentire nella sua testa.
E lei non era sicura di essere pronta.

44

Tra la gente scrutò Anna, Kristoff, Sven e Olaf, era così felice insieme a loro, sembrava tutto così perfetto che non lo avrebbe voluto cambiare.
Le sembrava quasi come se tutto ciò le fosse mancato, ma non era così, infondo da quando il regno era tornato alla normalità le porte erano aperte e passavano spesso delle felici giornate tutti insieme.
Corse incontro a loro e decisero di passare del tempo anche con il popolo: ballarono, cantarono ed Elsa creò persino dei giocattoli di ghiaccio per i bambini.

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Tutto sembrava davvero perfetto ma ad un certo punto una ragazza bionda venne verso di loro.
“Regina Elsa!”
Era Kristen, un’amica di Kristoff che si occupava del commercio del legno e sembrava turbata.
“Questo è il modo di salutare?”
La rimproverò ironico Kristoff, ma lei fece un’espressione seria.
“Ci saluteremo dopo… c’è una questione urgente: venendo ad Arendelle ho trovato qualcosa sulle montagne, o meglio qualcuno! Non stava bene e aveva perso i sensi oltre ad essere gelato; mi sono permessa di portarlo al castello, non sapevo che altro fare!”
“Hai fatto bene, torniamo al castello: avvertirò anche il medico di corte per visitarlo”
Disse Elsa, temendo che i cambiamenti nelle loro vite sarebbero iniziati molto prima di quanto sperasse.

 

 

 

 

 

 

Eccoci al terzo capitolo, qui inizia finalmente il collegamento con Frozen 2 visto? Insieme ad esso inizieranno i dolori per cercare di ricostruire le immagini come dovrebbero, quindi abbiate pazienza se non saranno tutte di ottima qualità ma la maggior parte le dovrò editare con le mie manine vista la situazione (inoltre le immagini ad oggi disponibili di frozen 2 non è che sia già di per loro di questa grande qualità). Almeno quella di Jack che si riflette nel ghiaccio mi ha soddisfatta abbastanza per come mi è venuta!
Una mia curiosità, le immagini le vedete prima di leggere oppure le coprite aspettando di leggere le frasi che le precedono per evitare spoiler? (conoscendomi se fossi io a leggere le coprirei, lo faccio a volte anche con delle parti di libro se ho paura che la curiosità mi spinga a sbirciare e volevo sapere se sono l’unica pazza ahahaha)
Elsa fa la sua scelta ma ne paga il prezzo. Anche Jack, proprio come aveva detto Pitch, paga un prezzo ovvero torna indietro come umano.
Che ne pensate? Il fatto è che mentre pensavo ad una trama ispirata a Frozen 2 avevo paura di ripetere troppe cose o situazioni già ‘raccontate’ nella prima fic, così ho pensato e ripensato ed alla fine mi è venuta questa idea che può sia permettere di rispettare la trama del film ed allo stesso tempo di creare nuove situazioni.
Ho inserito un piccolo cammeo di Kristen, un oc creato per la oneshot kristanna “E’ vero amore?” che fa sempre parte del mondo della serie “La regina di ghiaccio”, trovavo giusto darle uno spazio anche se breve.
Come sempre aspetto i vostri pareri ed eventuali suggerimenti
Al prossimo cap!

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Capitolo 4
*** Vita a palazzo ***


cap 4 Vita a palazzo

Jack riaprì lentamente gli occhi ma si sentiva ancora intontito, motivo per il quale gli ci volle qualche secondo prima di riconoscere la figura di Elsa in piedi davanti al letto dove era steso.
“Elsa sei tu? Lo sai che ho fatto un sogno stranissimo…?”
Il suo sguardo si posò anche sulla figura accanto alla regina.
“Oh Anna ci sei anche tu!”
Gli ci volle qualche attimo per metabolizzare la cosa.
“ASPETTA ci sei anche TU?”
Con uno scatto improvviso alzò il busto fino a ritrovarsi seduto sul letto, solo allora realizzò cosa era successo e che purtroppo non si trattava assolutamente di un sogno.

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Era nel castello di Arendelle con Elsa, Anna, Kristoff ed Olaf insieme ad un uomo che aveva tutta l’aria di essere un medico. Tutti lo fissavano in maniera sconcertata, ma lui continuava a guardare la principessa come se fosse morta, ed in effetti per lui lo era da tempo.
Quindi Pitch aveva detto la verità! Il che lo preoccupava ancora di più perché voleva dire che non aveva la minima idea del reale motivo per cui lui lo avesse aiutato, di certo non per far felice Elsa o per sua anima caritatevole!
“Anna tu conosci questo tipo?”
Chiese perplesso Kristoff indicando Jack.
“No”
Confermò Anna chiedendosi perché la stesse fissando in quel modo preoccupante, quindi si rivolse alla sorella, ma anche lei alzò le spalle.
Olaf le sussurrò portando una mano davanti alla bocca per non farsi sentire.
“Poverino deve essere pazzo… non ti preoccupare ci penso io!”
Sorrise a Jack e con aria tranquilla lo salutò agitando la mano.
“Ciao strano e misterioso sconosciuto totalmente sospetto, io sono Olaf!”
“Ehi io non sono sospetto!”
Protestò lui, ma fu interrotto dal medico.
“Capisco le vostre condizioni di salute, ma quello che intendeva Olaf penso fosse che dovreste rivolgervi in maniera più appropriata alla regina e alla principessa di Arendelle, soprattutto se come sembra non le conoscete di persona!”
“Condizioni di salute? Cosa intendi?”
Chiese Jack preoccupato. Il medico sospirò vedendo che anche a lui gli si rivolgeva col ‘tu’ invece che col ‘voi’, iniziò a domandarsi se fossero le sue condizioni a parlare o la sua maleducazione, stava per dire qualcosa quando Kristoff lo anticipò.
“Una mia amica ti ha trovato svenuto nella parte alta delle montagne dove ci sono già ghiaccio e neve, non avevo mai visto nessuno così folle da stare da solo in un luogo simile a piedi scalzi, devi ringraziare che ci fosse lei o saresti potuto morire assiderato!”
“Lo svenimento è dovuto o ad uno sbalzo di temperatura improvviso o ad uno shock, grazie alle medicine che vi ho somministrato state meglio e la temperatura è tornata stabile, ma dovete stare riguardato e al caldo”
Concluse il medico, gli lasciò sul comodino delle erbe medicinali “Bevetene un infuso al giorno mi raccomando. Penso che il mio ruolo qui sia finito, se permettete vostra altezza…”Pronunciò l’ultima frase rivolgendosi ad Elsa che annuì col capo.
“Certo, vi ringrazio per il vostro prezioso aiuto, andate pure”
“Fatemi chiamare per qualsiasi necessità”
Rispose lui prima di andar via, lanciando un’occhiata al povero Jack: probabilmente nutriva qualche sospetto su di lui o semplicemente non tollerava la sua poca educazione.
Elsa fissò Jack con aria incerta, qual ragazzo aveva decisamente un’aria familiare, eppure era sicura di non averlo mai conosciuto prima.
“Chi siete voi?”
Quelle parole arrivarono come fredde lame ghiacciate nel cuore di Jack. Era solo dovuto al suo attuale aspetto o davvero si era scordata di lui? Aveva dimenticato tutto il tempo passato insieme? Non era nemmeno sicuro di voler scoprire la risposta alle sue domande.
“Sono Jack, ma vi prego datemi del tu”
“Jack come? Avrai anche un cognome immagino”
Esordì con aria sempre più sospettosa Kristoff. Jack esitò a rispondere, Elsa non aveva sbattuto ciglio quando gli aveva sentito pronunciare il suo nome e se davvero non ricordava nulla, sarebbe di certo risultato ancora più pazzo se avesse detto di essere Jack Frost.
“Pensate che lo svenimento e il freddo gli abbiano causato anche una perdita della memoria o semplicemente lo strano e misterioso sconosciuto totalmente sospetto ci sta nascondendo qualcosa?” chiese Olaf.
“Ehi io sono qui! E comunque ce l’ho un cognome…”
Doveva capire quanto Elsa si ricordasse di Jack Frost ma non era decisamente quello il momento di rischiare, quindi decise di dare un altro nome, un nome che non dava da tempo.
“Jackson Overland, ma voi potete chiamarmi Jack”
Esordì, quindi fu di nuovo Kristoff a rispondergli.
“Bene JACK, da dove vieni e come mai eri sulle montagne di Arendelle? Ti sei anche rivolto ad Anna ed Elsa come se le conoscessi, eppure dalle loro reazioni parrebbe di no…”
Ok, a malapena si era abituato al fatto di ritrovarsi di nuovo come essere umano, non aveva la minima idea di come rispondere a tutte quelle domande! Improvvisò le prime risposte che gli vennero in mente cercando di essere il più naturale possibile.
“Io ecco… vengo da un piccolo villaggio a nord di Arendelle, ma persino lì tutti conoscono di nome la regina e la principessa, per non parlare delle loro vicissitudini! Ero curioso di riuscire ad incontrarle e volevo vedere di persona gli incredibili poteri di Elsa!”
“E ti sei ritrovato ad attraversare i monti di Arendelle da solo e SCALZO?”
Chiese Kristoff ancora dubbioso.
“Bé io non ero scalzo, non dall’inizio almeno…”
“Ah no?”
“No!”
“E come ci si ritrova scalzi nel mezzo di un ghiacciaio? Illuminaci!”
“Bé è semplice… io… stavo facendo… un gioco!”
“Un gioco?”
“Sì era più una scommessa diciamo… avevo scommesso con i miei amici cha sarei stato per cinque minuti scalzo su un ghiacciao, ma non avendolo mai fatto volevo fare un tentativo quando nessuno mi poteva guardare… per non fare figuracce insomma!”
Dalle espressioni che fecero, Jack capì che a loro risultava assurdo almeno quanto a lui nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole. Ormai era fatta, quindi si decise a concludere il bizzarro racconto sperando di non essere rinchiuso in un manicomio o in qualsiasi cosa simile ci fosse ad Arendelle a quell’epoca.
“Poi sono scivolato, facevo fatica anche solo a stare in piedi sul ghiaccio per tornare indietro, il freddo ha preso il sopravvento… ed il resto lo sapete”
Nessuno sembrava convinto al cento per cento, ma almeno nessuno obiettò cosa che Jack considerò quasi una vittoria visto come stava degenerando la situazione. Mai avrebbe potuto pensare di invidiare i tempi in cui non era visibile agli adulti: sincerità, divertimento, niente strani malesseri, poteri…
Ma quell’ultimo pensiero gli riportò alla mente una cosa fondamentale.
“Dov’è il mio bastone?”
Chiese con aria visibilmente preoccupata. Non poteva usarlo ma era deciso a trovare un modo per riportare tutto alla normalità ed il suo bastone gli sarebbe stato essenziale prima o poi, per non parlare del fatto che erano anni che non se ne separava mai. Sentiva quasi come se facesse parte di sé.
“Intendi questo?”
Quando Kristoff prese un bastone che era stato appoggiato al muro, Jack diede un sospiro di sollievo riconoscendolo.
“Si grazie, lo so che è solo un bastone ma non me ne separo mai”
Disse mentre Kristoff glielo consegnava, ma nell’osservarlo fu Elsa stavolta a trasalire.
Aveva già visto quel bastone… assomigliava tremendamente a quello tenuto dal ragazzo nel suo sogno! Non aveva senso, probabilmente era solo una coincidenza, ma voleva accertarsene.
“Dove hai preso quel bastone?”
Gli chiese incuriosita. Jack sperò che quella domanda fosse dovuta al fatto che non lo avesse ancora dimenticato del tutto.
“L’ho trovato tempo fa su un lago di ghiaccio, mi ha aiutato a salvare mia sorella e da allora non me ne separo mai”
Per la prima volta da quando si era risvegliato sentì di aver detto la verità. Purtroppo se voleva procedere con cautela era un lusso che sapeva di non potersi permettere a lungo; sospirò prima di continuare a parlare, accennando un sorriso.
“Lo considero una specie di portafortuna! E poi si dice che sia appartenuto a Jack Frost!”
“Jack Frost, la fiaba per bambini?”
Quelle parole trafissero Jack più di quanto potesse fare una spada: nonostante come umano fosse visibile ad Elsa, gli face davvero male avere la conferma che non credesse più in lui e che non si ricordasse del loro passato insieme.
Era arrivato tardi.
“Bé alcune leggende hanno il loro fascino”
Rispose Jack con più amarezza del dovuto.
“Ma che maleducati! Mi sono accorta solo ora che non ci siamo presentati”
Li interruppe Anna, per poi proseguire con le presentazioni di tutti. Jack annuì fingendo stupore, nonostante li conoscesse ovviamente già tutti.
“Ora però forse è il caso che ti lasciamo riposare come ha detto il dottore”
Esordì Elsa, quindi tutti lo salutarono, l’ultimo fu Olaf.
“Ciao strano e misterioso Jack, totalmente sospetto!”
Anna lo guardò male, ma Jack rise.
“Bé almeno non sono più ‘sconosciuto’, lo considererò come un passo avanti!”
Appena uscirono tutti, Jack diede un sospiro di sollievo: era sicuro di non aver detto tante bugie in una volta sola in tutta la sua esistenza.

 

 

 

 Jack provò a riposare come gli avevano suggerito ma non ci riusciva: continuava a pensare a ciò che gli era accaduto e a come diavolo avrebbe potuto fare ad uscire da quella situazione e a far tornare i ricordi ad Elsa.
Senza i suoi ricordi Elsa non sarebbe potuta tornare e Pitch di sicuro lo sapeva, come probabilmente sapeva anche cosa sarebbe successo a lui… li aveva ingannati ancora ed il solo pensiero lo faceva ribollire dalla rabbia.
Sopraffatto dai suoi pensieri decise di alzarsi, si avvicinò allo specchio della camera e fissò il suo riflesso.
Ancora faticava a riconoscersi, si sorprese a chiedersi se così sarebbe piaciuto lo stesso ad Elsa.
Ma a che cavolo stai pensando Jack? Ci sono decisamente cose più serie di cui preoccuparsi al momento!
Si rimproverò, ma sussultò quando d’improvviso qualcuno entrò nella camera.
Era Elsa, la quale si sorprese nel vederlo in piedi.
“Dovreste stare a letto e a riposo!”
“‘Dovresti’, ti ho già detto di darmi del tu, inoltre non penso che riuscirò a stare fermo a letto un minuto di più!”
Rispose lui con un sorriso alzando le spalle. Elsa sospirò, ma non poteva di certo obbligarlo… quindi gli porse due paia di scarpe.
“Queste erano di mio padre… prova a vedere se ti calzano! Purtroppo Kristen non ha trovato le tue scarpe sul ghiacciaio”
Jack provò entrambe le paia, per poi indossare quelle che gli andavano più giuste.
“Sicura che posso prenderle?”
Chiese mentre le allacciava.
“Certo, ormai non sono più utili a nessuno!”
A quelle parole abbassò lo sguardo. Jack odiava vederla così quindi provò a tirarle su il morale.
“Ehi, allora cosa fate qui per divertirvi?”
Elsa spalancò gli occhi aggrottando un sopracciglio.
“Frena, tu dovresti stare a riposo e prendere le tue erbe!”
Gli indicò la tisana alle erbe medicinali che aveva portato in camera.
Jack alzò gli occhi al cielo avvicinandosi alla tazza che conteneva uno strano liquido verdastro fumante: aveva l’aria di essere bollente. Prese in mano la tazza, quindi vi soffiò sopra prima di darvi un sorso: fece una smorfia per il sapore, probabilmente era composta da qualche strana erba medicinale ma a lui sembrava steppa ammuffita.
Elsa rise nel vedere la faccia di Jack.
“Te lo sogni se pesi che io beva questa roba!”
Protestò lui allontanando la tazza dopo il primo sorso.
“Cos’è hai sei anni per caso? Penso che tu sia abbastanza grande da bere una medicina che ti fa bene anche se il sapore non ti piace!”
Lo riproverò ironica lei, spingendo nuovamente la tazza verso di lui. Jack fissò la tazza come se fosse l’ultima cosa che desiderava bere al momento.
“Ok, facciamo così: se la bevi tutta ti prometto che ti porto a fare un giro del castello, all’interno ovviamente! Così non rischi ricadute, anche se qui in città non fa ancora molto freddo, d’altronde siamo solo in autunno”
Jack pensò che se avessero passato del tempo insieme magari le sarebbero tornati i ricordi prima o poi! Avrebbe provato di tutto pur di tornare alla normalità ed un imbevibile intruglio verde non lo avrebbe potuto uccidere giusto? Anche se nel vederlo gli sembrava tutto l’opposto.
“Affare fatto”
Disse lui, quindi chiuse gli occhi e buttò giù l’infuso di erbe medicinali il più velocemente possibile. Il sapore era tremendo ed il fatto che fosse caldo non aiutava, ma non aveva la minima intenzione (o il coraggio) di sorseggiare per ore quella roba. Una volta finito di bere fece una smorfia disgustata ancora più evidente di quella di prima; Elsa rise nuovamente.
“Non c’è niente da ridere è stato orribile e crudele! Come minimo mi aspetto che questo castello sia fantastico adesso!”
Rispose lui con una punta di ironia.
“Spero che tu ti senta davvero in forze perché sono molte stanze!”
Elsa fece visitare a Jack le numerose stanze del castello spiegando ognuna di essa per cosa fosse utilizzata.
Jack si portò dietro il suo bastone, a quanto pare era vero che non se ne separava mai, Elsa lo trovò bizzarro ma comunque dolce se effettivamente gli ricordava il salvataggio di sua sorella.
Nel corridoio incontrarono Kristoff intento a dire qualcosa a Sven, Elsa si avvicinò.
“Tutto bene?”
A quelle parole Kristoff fece un salto, non aspettandosi di incontrare la regina. Stava provando con Sven le parole da dire ad Anna per dichiararsi: voleva fargli la proposta di matrimonio, cosa che assolutamente non doveva sapere nessuno, soprattutto sua sorella. Nascose velocemente in tasca l’anello sperando che nessuno l’avesse visto.
“C-certo, stavo solo… ecco… raccontando a Sven del nostro nuovo ospite inatteso!”
Indicò Jack accanto a lei prima di proseguire.
“A proposito cosa ci fa qui?”
Dal suo tono Jack capì che ancora era ritenuto sospetto.
“Ha insistito per fare un giro del castello, e che regina sarei se non fossi gentile con i nostri ospiti?”
“Ok ma fa attenzione mi raccomando, spero tu sappia quello che fai”
“Kristoff non ti preoccupare so badare a me stessa!”
Rispose lei con aria sicura.
“Oh lo so bene, io mi riferivo a Jack infatti!”
Jack si sentì strano, non era abituato a tanta diffidenza nei suoi confronti, ma d’altronde era plausibile: sapevano poco di lui e di certo non aveva dato una spiegazione che fosse tra le più credibili nell’universo!
Proseguirono il giro lasciando Kristoff, quindi arrivarono in un’enorme salone.
“Wow e questo per cosa viene utilizzato?”
È la sala da ballo, la utilizziamo per feste o ricevimenti”
Il viso di Jack si illuminò immaginandosi milioni di persone che si divertivano in quella sala.
“Bé allora dovremmo ballare!”
Disse lui porgendole la mano con un sorriso ma lei indietreggiò: non era solita ballare, figuriamoci con uno sconosciuto!
“Mi spiace ma io non ballo”
Tagliò corto lei, per poi invitarlo a seguirla nella stanza successiva. Jack rimase male per quella risposta, ma d’altronde doveva accettare che al momento era poco più di uno sconosciuto per Elsa: era comunque deciso a non arrendersi.
Arrivarono in una sala piena di quadri, Elsa spiegò che lì tenevano tutti i quadri più importanti ed iniziò a mostrargliene qualcuno spiegando cosa rappresentava. Arrivarono davanti ad un quadro con al centro due giovani circondati dalla folla.

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“Questo quadro lo trovo molto bello,  rappresenta il primo ballo tra due giovani che sancirà l’inizio della loro relazione”
Jack fissò attentamente il quadro per qualche minuto.
“E…?”
Elsa lo fissò stranita non capendo a cosa si riferisse, quindi lui proseguì.
“C’è un altro dettaglio molto importante rappresentato nel quadro che non hai spiegato!”
“Cosa?”
Domandò lei dubbiosa, chiedendosi se lui avesse già visto in qualche modo quel quadro.
“Quelle tre persone alle spalle del ragazzo infondo: lui sta facendo notare alla ragazza quanto sia disastroso il vestito di lei e la signora dietro di loro ride divertita della cosa!”
Elsa rise.
“Ma non è vero!”
“Ah no? E come fai a saperlo? A me sembra proprio sia andata così, devi imparare a vedere oltre ciò che ti mostrano gli altri”
“Ma un artista non avrebbe mai rappresentato qualcosa del genere!”
“E perché non avrebbe dovuto? È molto più divertente così! Dai prova anche tu!”
“Cosa?”
“Dimmi cosa vedi in quel quadro!”
Jack gli indicò un quadro con una donna sull’altalena spinta da un uomo.

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“Oh questo dovrebbe essere un parente del duca del regno del sud al suo primo appuntamento… lei sembra stia pensando… a quanto sia gentile ad offrirsi di spingerla per così tanto tempo?”
Tentò di improvvisare Elsa con l’ultima frase ma Jack scosse la testa ridendo.
“Disastroso primo appuntamento vorrai dire!”
Lei lo fissò dubbiosa.
“Guarda non vedi che la sua scarpa vola via?”
Disse indicandola nel quadro.
“Non lo avevo mai notato”
“Ecco, appena se ne è accorta hanno passato l’intero pomeriggio a cercarla nel bosco e lei si è rovinata tutto il vestito: un vero disastro!”
Elsa rise nuovamente.
“Assurdo!”
“Ti do un’altra possibilità: questa volta mettici più impegno mi raccomando”
Indicò un altro quadro con numerose persone.

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“In questo quadro la donna a destra con il suo fidanzato vengono presentati alla marchesa e a suo marito sulla sinistra”
“E…”
La incitò Jack. Elsa era decisa a sorprenderlo stavolta, quindi con entusiasmo indicò la ragazza sulla destra pronta a sfoderare tutta la sua immaginazione.
“E... se vedi bene è sorpresa del fatto che nonostante sia lei la nuova arrivata, tutti stanno guardando la marchesa: probabilmente sta pensando ‘se solo avessi messo dei tacchi più alti forse le cose sarebbero diverse adesso’”

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Entrambi scoppiarono a ridere.
È stato stupido!”
Sentenziò Elsa.
È stato divertente!”
La corresse Jack.
“Anna approverebbe, lei passava moltissimo tempo qui a fantasticare sulla vita dei personaggi dei quadri prima che aprissimo le porte del castello”
Il viso di Elsa si incupì leggermente nel ricordare la loro infanzia separata, Jack intuì il perché, infondo lui aveva osservato per anni Elsa chiusa nella sua stanza: fino ad allora però non aveva mai pensato al punto di vista di Anna ed in quel momento gli dispiacque molto anche per lei.
“E chi è la donna in quel quadro invece?”
Chiese più seriamente Jack indicando un quadro con una donna con’armatura.
“Oh quella è…”
“Giovanna!”
Disse una voce alle loro spalle che fece girare entrambi: era Anna.
“Vedo che Elsa ti ha già fatto fare un noioso giro del castello!”
Continuò lei con tono scherzoso.
“Diciamo che abbiamo trovato il modo di renderlo divertente! Non che ce ne fosse molto bisogno, insomma è un castello davvero enorme e molto bello”
“Ne ho parlato prima con Elsa e vi ho raggiunti proprio perché eravamo d’accordo nel dirti che… si insomma non siamo state accoglienti… cioè non che non lo siamo state, ci abbiamo provato, ti abbiamo fornito un medico, ma comunque non è stato carino ciò che ti abbiamo detto… cioè non tutto ovviamente ma qualcosa…”
“Quello che mia sorella sta cercando di dirti è che come regina e principessa di Arendelle ci scusiamo per averti tempestato di domande appena ti sei svegliato, non è stato molto educato da parte nostra e dei nostri amici”
La interruppe Elsa ma poi Anna continuò.
“Purtroppo siamo un po’ diffidenti con gli sconosciuti da quando…”
È successa la questione di Hans”
La anticipò Jack, cosa che sorprese le due sorelle.
“E tu come lo sai?”
“Bé ecco… tutti conoscono la storia del traditore di Arendelle ormai!”
Disse lui conscio del fatto che non avrebbe potuto scordare quel demonio nemmeno tra altri trecento anni!
“Immagino sia così, ma qui ad Arendelle siamo anche famosi per la nostra ospitalità, quindi potrai rimanere come nostro ospite a palazzo fin quando deciderai di restare in visita, è il minimo che possiamo fare”
Disse Elsa.
“Vi ringrazio infinitamente”
Rispose lui un po’ imbarazzato e sperando vivamente che quella visita non dovesse durare troppo: le cose dovevano tornare alla normalità il prima possibile.
Anna improvvisamente si ricordò di qualcosa.
“Ah Elsa ricordati che stasera abbiamo la serata mimi!”
“Mimi? Fantastico, io sono un asso in questo gioco!”
Disse Jack, cosa che lasciò un attimo entrambe interdette: la serata mimi normalmente era una cosa che facevano in famiglia, allo stesso tempo non volevano risultare nuovamente scortesi con il loro ospite.
Jack notò il loro silenzio, capendo imbarazzato che forse l’invito non era rivolto anche a lui.
“Oh… cioè io credo che dovrei riposare! Non è un problema andate voi”
Era sicuro di essere arrossito più del necessario, iniziava ad odiare la sua condizione di umano.
“Di solito la serata mimi la facciamo in famiglia, ma forse potremmo fare un’eccezione per una volta?”
Chiese Anna rivolgendosi alla sorella, sentendosi ancora in un misto tra l’essere in colpa per come avevano trattato Jack ed il riservarsi ancora dei sospetti nei suoi confronti.
Elsa rifletté un attimo prima di rispondere, anche lei nutriva ancora dei dubbi su quello strano ragazzo ma era sembrato gentile fino ad adesso ed un gioco di certo non li avrebbe uccisi, anzi forse avrebbero potuto scoprire qualcosa in più sul misterioso straniero.
“Potremmo fare un’eccezione ma Jack ha ragione, deve riposare. Quindi potrai unirti a noi solo se ora tornerai in camera e non vi uscirai fino a stasera… intesi?”
“Affare fatto”
Rispose lui con aria felice dalla notizia di poter partecipare, quindi salutò le due sorelle e tornò in camera.

 

 

 

Finalmente Jack riuscì a riposare. Quando si svegliò era già sera ma si sentiva decisamente meglio, controllò l’ora sull’orologio a pendolo fisso alla parete, ma mancavano quasi due ore all’appuntamento con Anna ed Elsa.
Trovò accanto al letto qualcosa di caldo da mangiare: probabilmente l’aveva lasciato la servitù per non svegliarlo.
Si sedette sul bordo della finestra a mangiare mentre fissava il panorama: Arendelle era poco illuminata ma comunque si intravedeva la gente che girava per la strada, il suo sguardo si posò su alcuni bambini che giocavano a rincorrersi. Adorava fissare i bambini divertirsi, anche se in quel momento non era più Jack Frost, era una cosa che lo metteva sempre di buon umore.
Quando i bambini uscirono dal suo campo visivo spostò il suo sguardo sul resto del paesaggio: intravide il percorso che faceva solitamente in volo per andare a trovare Elsa, sorrise al solo ricordo di quei momenti che adesso gli sembravano distanti secoli. Vide poi più avanti l’inizio della foresta di Arendelle che al buio sembrava oscura più che mai, in qualche modo quel posto lo inquietava, ma come mai?
Ci rifletté per qualche istante, finché non se ne ricordò il motivo: tempo fa Elsa gli aveva detto di aver incontrato lì per la prima volta Pitch.
Iniziò a passargli per la mente un’idea davvero assurda, ma doveva fare qualcosa e forse quella era la sua unica possibilità e visto quanto fosse disperato, non vedeva molte alternative. Quindi per quanto folle e probabilmente inutile sarebbe potuto essere decise che ci avrebbe almeno provato, il suo unico problema era che non poteva uscire o la servitù lo avrebbe riferito sicuramente ad Elsa ed Anna.
Pensa Jack pensa.
Disse a se stesso per incoraggiarsi mentre si guardava intorno, finché non vide i rami dell’albero che si ergeva davanti alla sua finestra: con un po’ di fortuna forse ci si sarebbe potuto arrampicare per scendere e salire senza farsi notare… infondo era solo al primo piano.
Aprì la finestra ed osservò l’albero: con i suoi poteri sarebbe stato uno scherzo volare giù, ma anche da umano un tempo se la cavava bene ad arrampicarsi, solo che non lo faceva da anni.
Dai Jack puoi farcela, sarà divertente vedrai!
Si fece coraggio, quindi si sedette sul bordo e portò entrambe le gambe sul cornicione, si allungò verso il ramo facendo attenzione a non sbilanciarsi troppo, quindi con un piccolo salto arrivò con entrambi i piedi sul ramo dell’albero. Purtroppo non si sentiva affatto stabile, cercò di tenere l’equilibrio ma lo perse definitivamente cadendo di lato, cercò di aggrapparsi in qualsiasi modo: rimase appeso per le ginocchia al ramo dell’albero a testa in giù.
Non sapeva come fare e non poteva di certo rimanere così in eterno! Osservò il ramo sotto di lui e decide che era la sua unica possibilità, quindi si lasciò cadere e lo afferrò con entrambe le mani. Il ramo tenne il suo peso solo per pochi minuti prima di spezzarsi facendolo cadere a terra: non aveva fatto un gran volo per fortuna e i cumuli di foglie secche a terra avevano attutito la caduta, ma comunque si sentiva leggermente dolorante.
Grande idea Jack ora vediamo quanto risulterà ancora più geniale la prossima!
Si rimproverò tra sé mentre si avviava verso il bosco.

 






 

Questo capitolo è nato realmente dal nulla, nel senso che nei miei appunti di idee per la fic questo pezzo era ‘Jack si sveglia e tutti fanno domande’ poi in teoria si doveva passare direttamente ai due eventi che ritroverete ormai nel prossimo capitolo (sempre che non inizio a scrivere cose come adesso ahahah), ma invece scrivendo le disavventure al risveglio di Jack mi è venuta voglia di scrivere anche la sua visita al palazzo, spero quindi vi sia piaciuto il capitolo! A me fa troppa tenerezza Jack che deve inventarsi le peggio bugie dal nulla poverino! (sì, sono tornata con il mio dualismo da autrice vs fangirl ahahah)
Non so se lo avete notato ma i quadri nel palazzo sono proprio quelli presenti nel film di frozen!
Cosa farà ora Jack?

Comunque volevo chiedervi un consiglio in merito alle canzoni di frozen 2 che vorrei citare ed inserire nella storia. Nella precedente storia ‘La regina di ghiaccio’ avevo inserito la citazione di ‘let it go’ tramite i pensieri del personaggio, ovvero ho descritto le sensazioni che Elsa provava durante la canzone citando spesso il testo. In questa fic, almeno per una canzone (se non per tutte) vorrei provare ad inserire proprio il testo della canzone cantata dal personaggio (mettendola in grassetto corsivo allineato al centro o comunque diversamente dal testo) alternata ad i pensieri del personaggio. Non avendolo mai fatto vorrei sapere da voi:

1) Se vi piace come idea o se pensate che il cantato in una fic possa risultare strano da leggere
2)
Se in caso lo applichereste a tutte le canzoni che voglio inserire nella fic (2 o 3 al massimo) o solo ad una lasciando il resto solo tramite pensieri del pg (come avevo fatto per let it go) per non appesantire troppo il testo
3) il testo della canzone lo mettereste in inglese o in un italiano tradotto letterale dall’inglese essendo una fic italiana? (mi voglio basare sulla versione inglese perché il testo è molto più adatto a quello che voglio rappresentare rispetto alla versione tradotta nel film, quindi al massimo fare una traduzione io letterale in italiano della versione inglese). Ditemi che ne pensate anche se secondo me meglio in inglese ma non so se vi fa strano avere inglese ed italiano nella stessa fic
Grazie tante a chiunque risponderà, e buon anno nuovo dato che è iniziato da poco!

PS: ok lo ammetto le immagini con i capelli orribili di Jack colorati a mano di marrone le ho fatte io! Purtroppo non ci sono molte immagini di Jack umano quindi vi dovrete accontentare dei miei orrori ahahah. Ovviamente se avete consigli per farle meglio ditemi pure :)

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Capitolo 5
*** Into the Unknown ***


Cap 5 Into the Unknown

NOTA: il testo contiene due canzoni in grassetto, nel caso vogliate sentirle prima o dopo aver letto il testo, vi lascio i link di seguito (io vi consiglio di ascoltarle subito prima di leggere il relativo testo in grassetto per una maggiore immersione, ma a voi la scelta):
Canzone 1 “All is found”: https://www.youtube.com/watch?v=CyDh3_b1j9c
Canzone 2 “Into the unknown”: https://www.youtube.com/watch?v=gIOyB9ZXn8s

 

 

Più Jack avanzava e più il bosco di Arendelle si faceva fitto e buio, sentì un senso di inquietudine aumentare ad ogni passo ma sapeva che non poteva fermarsi: strinse più forte il bastone tra le sue mani brandendolo davanti a sé pronto ad usarlo per colpire chiunque gli si fosse parato davanti. Anche se sapeva che senza poteri sarebbe stato pressoché inutile contro chi voleva incontrare, gli metteva una maggiore sicurezza il non essere totalmente disarmato.
Avanzò ancora, fino ad arrivare al punto più buio della foresta, sentì il suo cuore battere agitato ma ancora una volta era deciso a non fermarsi.
“Pitch Black dove sei? Fatti vedere!”
Urlò, ma ebbe come risposta solo l’inquietante fruscio del vento tra gli alberi.
“So che sei lì nell’ombra da qualche parte!”
Iniziò a pensare che davvero fosse stata un’idea stupida ma doveva funzionare, non ne aveva altre al momento.
“Vuoi dirmi che l’uomo nero non ha il coraggio di farsi vedere da chi crede in lui?”
Ancora silenzio, tentò la sua ultima carta.
“Bene, forse dovrei credere in Babbo Natale o nel coniglio di Pasqua, loro magari esistono veramente e si faranno vedere, non come te!”
Jack si guardò intorno ma ancora una volta il fruscio degli alberi era l’unico rumore che riusciva a sentire, eppure c’era qualcosa di strano, sentiva un senso di ansia pervaderlo: strinse la presa sul suo bastone più forte che mai.
Sentì un brivido attraversagli la schiena quando una gelida voce sibilò alle sue spalle.
“Cosa abbiamo qui?”
Jack sussultò, voltandosi immediatamente e puntando minaccioso il bastone contro Pitch.

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“Allora riesci davvero a vedermi! Interessante…”
Pitch scrutò il ragazzo girandogli intorno. Jack si muoveva con cautela continuando a puntare il bastone contro l’uomo nero: cosa che quest’ultimo ignorò totalmente, proseguendo a parlare come se nulla fosse.
“Jackson Overland, un ragazzo con poche paure che ama affrontare con ‘spensieratezza’ e ‘divertimento’”
Pronunciò le ultime parole con un tono disgustato quasi come se stesse parlando di brutte malattie. Jack non disse nulla, fu Pitch quindi a fargli una domanda.
“Cosa ci fai esattamente tu qui e come mai credi in me se non hai particolari paure?”
“Qui sono io a fare le domande!”
Esclamò Jack, già stufo di sentir parlare anche quella versione di Pitch. Estrasse dalla tasca la sabbia che gli aveva fatto il Pitch della sua epoca e gliela mostrò.
“Cosa diavolo è questa?”
L’uomo nero osservò incuriosito quella strana sabbia dalla sfumatura rossastra.
“Mai vista prima, strano sembrerebbe quasi fatta di oscurità…”
Allungò una mano per afferrarla, ma Jack la rimise in tasca prima che potesse farlo. Al suo posto tirò fuori i fogli scritti dall’altro Pitch.
“Ora devi dirmi cosa sono questi e farmene una copia esatta”
Pitch squadrò il ragazzo, quel tono arrogante gli stava iniziando a dare sui nervi, come osava rivolgersi a lui in quel modo? Strappò dalla mano di Jack i fogli ed iniziò ad osservarli, ma rimase esterrefatto da quello che vide.
Era da anni che non vedeva quei simboli: era un linguaggio in codice che aveva creato lui stesso per comunicare con le leggende create dai fearlings durante i secoli bui, quando iniziò la lotta contro i guardiani: linguaggio che praticamente non fu mai usato nella pratica in quanto furono sconfitti prima di quanto potessero immaginare.
Iniziò a leggere incuriosito.

Pitch lo so che non mi crederai ma sono il Pitch del futuro, o meglio di un’altra epoca.
Conoscendo la tua ragionevole diffidenza ti scriverò una cosa che solo io e te possiamo sapere…

Pitch lesse il continuo e rimase sconvolto: parlava dell’unica cosa che ricordava di quando era divenuto una leggenda… cosa che conosceva effettivamente solo lui e che non aveva mai rivelato a nessuno. 

Bene ora che mi credi, ti ho scritto tutto quello che devi sapere, ma prima di tutto devi confermare al ragazzo che hai davanti che queste sono solo delle rune: ti chiederà di farne delle copie e di tenerle, lui crede che sia necessario per permettergli di tornare alla sua epoca, ma in realtà serviranno a te per leggertele con calma.
Attento però: ti conosce bene e sospetterà se non gli chiederai nulla in cambio, quindi cerca di non insospettirlo… sono sicuro che saprai trovare una soluzione creativa e che alla fine Jack ci darà esattamente ciò che ci serve.
Forse non ci crederai ma il ragazzo che hai davanti a te è una vera spina nel fianco…

 

“Allora? Non ho tutta la serata!”
Lo interruppe Jack. Pitch alzò gli occhi al cielo.
Ed invece inizio proprio a crederci!
Pensò, seccato di essere disturbato ancora ma decise di fare come scritto dal suo io del ‘futuro’.

“Sono rune, utilizzate normalmente per magie oscure potenti: una copia va all’utilizzatore ed una a colui che funge da catalizzatore per la magia oscura stessa”
Jack si sorprese nel sentire confermata la versione del Pitch della sua epoca, ormai era così abituato a diffidare di lui che era certo che fossero qualcos’altro: meglio così, almeno lo avrebbero davvero aiutato a tornare. Prese dalla tasca la penna che aveva portato con se.
“Bene ora fammene una copia, puoi scrivere con questa!”
“No”
Disse Pitch alzando le spalle.
“Cosa?”
Disse Jack furioso di non poterlo congelare immediatamente con il suo bastone.
“Pensi che io faccia tutto quello che mi chieda ogni stupido umano che crede in me e soprattutto se me lo chiede in modo così arrogante? Stai parlando con l’uomo nero non con Babbo Natale! Io non faccio niente per niente!”
Jack sbuffò ma doveva aspettarselo da quella maledetta ombra strisciante! Inizio a pensare: doveva pur esserci qualcosa che potesse usare a suo vantaggio… poi d’un tratto gli venne un’idea.
“Si dia il caso che io conosca chi possiede i poteri del ghiaccio e se io non tornassi o se solo glielo chiedessi, potrebbe congelarti in un secondo o comunque darti del filo da torcere! Se farai ciò che ti ho chiesto ti prometto che non ti intralcerà in nessun modo”
Non era proprio del tutto la verità ma ormai era diventato abbastanza bravo a raccontare bugie.
Pitch lo fissò: l’unica persona con tali poteri che conosceva era Elsa. Aveva seguito le sue vicende in passato ed alimentato le sue paure sicuro di poterne ricavare grandi cose, ma poi lei aveva ceduto al gesto di amore della sorella ed era tornata ed essere una noiosa persona senza paure. Quei poteri erano di certo forti ma finché non credeva in lui e non lo ostacolava (non potendogli più essere d’aiuto), aveva deciso di ignorala.
Non la temeva e non sapeva quanto ci fosse del vero in quelle parole, ma risultava di certo un accordo credibile.
“Accordato… noioso ragazzino!”
Prese i fogli e fece una copia esatta di entrambi, quindi restituì gli originali a Jack.
“Non posso dire che sia stato un piacere…”
Mentì Pitch, entusiasta di avere tra le mani quei fogli.
“Non lo è mai con te Pitch! Vedi di tenere con te quei fogli e manterrò il nostro accordo”
Disse lui andandosene, sul volto di Pitch comparve un ampio sorriso soddisfatto.
“Oh puoi giurarci Jack!”
Si appoggiò ad un albero pronto ad iniziare la sua lettura.

 

 

 

Risalire sull’albero per Jack fu, per sua fortuna, più facile che scendervi: in poco tempo era di nuovo in camera. Controllò l’ora sul pendolo a muro e mancava davvero poco all’orario stabilito con Anna ed Elsa; sperò solo che non fossero già passate o che lo avessero fatto cercare quando non c’era.
Mentre si interrogava sul da farsi qualcuno bussò alla sua porta: era Elsa.
“Incredibile sei qui, avrei quasi scommesso di non trovarti!”
Scherzò lei.

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“Normalmente non mi avresti trovato infatti, ma se si tratta di divertirsi io sono sempre in prima fila!”
Rispose lui con un sorriso. Entrambi raggiunsero Anna, Kristoff, Olaf e Sven ed iniziarono a giocare ai mimi: Jack risultò davvero bravo come aveva detto, infatti riusciva sia a mimare che ad indovinare molto bene.
“Ti prego dimmi che anche tu in famiglia hai una serata mimi o inizieremo a sentirci noi poco all’altezza!”
Esclamò Anna rivolgendosi a Jack, il quale però si incupì alla parola “famiglia”.
“No, in realtà”
Disse secco abbassando lo sguardo.
“Abbiamo forse detto qualcosa che ti ha offeso?”
Chiese Elsa notando il repentino cambio di espressione del ragazzo, ma in risposta lui sfoggiò il suo solito sorriso.
“No, a chi tocca adesso?”
“Ad Olaf!”
Rispose Anna ed il pupazzo di neve si fece avanti pescando un bigliettino dal cesto.
È molto più facile ora che so leggere!”
Quindi proseguì leggendo cosa riportava il biglietto.
“Sfida lampo, maschi contro femmine!”
“Vi distruggeremo ragazze!”
Disse Jack con aria di sufficienza.
“Lo vedremo!”
Rispose Anna con aria di sfida.
Per mimare Olaf si trasformò letteralmente in quello che doveva mimare, rendendo la sfida ancora più semplice.
“Unicorno, gelato, castello, Querciola, teiera, topo!”
Disse Kristoff, indovinandole tutte in pochi secondi, quindi Olaf si trasformò un’ultima volta avanzando con fare femminile e deciso.

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Jack scoppiò a ridere riconoscendola subito.
“Elsa!”
Tutti si voltarono chiedendosi come avesse fatto ad indovinare avendo Olaf mimato l’Elsa di qualche anno fa, di quando si era isolata nel suo castello di ghiaccio. Jack continuò a parlare non avendo notato il loro stupore.
“Oh come vorrei avere una telecamera adesso!”
“Aspetta tele-che?”
Chiese Anna perplessa, Jack si accorse solo in quel momento di aver nominato un qualcosa che per loro ancora non esisteva.
“Oh niente, mi sto solo iniziando a chiedere che premio avranno i vincitori dato che ormai è scontato chi siano…!”
La stuzzicò lui.
“Bé, ovvio non vale se Olaf cambia forma! Ma non importa, sarà comunque una passeggiata: due sorelle, un unico pensiero!”
“Sono proprio curioso di vedere come ve la cavate”
Disse Jack. 

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Elsa si alzò dal divano ed andò a prendere un bigliettino dal cesto.
“Ce la puoi fare Elsa!”
La incitò la sorella, quindi lei iniziò a muovere le mani davanti a sé.
“Tu usa il corpo!”
Disse Anna, quindi Elsa provò a muovere in modo più deciso le braccia eseguendo dei movimenti circolari, la sorella provò a dire le prime cose che le venivano in mente.
“Aria?  Albero?  Persone? Persalbero! Ah no non esiste… scavatore? Denti? Lavare i piatti?”
“Orso polare!”
Tentò Olaf, Anna lo fissò risentita.
“Ops, scusa!”
“Un unico pensiero dicevi!”
Disse ironico Jack ma Anna lo ignorò convinta di potercela ancora fare.
“Forza Elsa devi darmi un indizio!”
Elsa scosse le spalle non sapendo proprio cosa poter fare di più ma proprio in quel momento sentì nuovamente quella voce che la chiamava: trasalì guardandosi intorno preoccupata.
“Allarmata? Distratta? Preoccupata? Nel panico? Turbata? Oh ma dai sembri proprio turbata!”
Sven suonò il campanello che indicava lo scadere del tempo, Kristoff e i ragazzi esultarono.
“Abbiamo vinto!”
“Rivincita?”
Chiese Anna avvicinandosi alla sorella.
“Sai una cosa? Credo proprio che andrò a dormire!”
Le rispose Elsa con aria mesta.
“Tutto bene?”
Le chiese la sorella.
“Sono solo stanca”
Disse Elsa prima di salutare tutti.
“Grazie anche a te per aver partecipato Jack. Buonanotte a tutti”
Aggiunse prima di uscire dalla stanza. Jack conosceva bene Elsa e c’era sicuramente qualcosa che non andava e doveva scoprire cosa.
“Si è fatto tardi, quindi credo che andrò anche io… principessa Anna è stato un onore battervi ai mimi”
Disse con tono scherzoso accennando un lieve inchino. Anna mise le braccia sui fianchi.
“La prossima volta non sarete così fortunati!”
“Non vedo l’ora di scoprirlo: alla prossima allora!”
Con un sorriso si dileguò salutando tutti. Una volta fuori cercò di seguire da lontano Elsa senza farsi vedere: era davvero diretta in camera sua, infatti vi entrò richiudendo la porta dietro di lei.
Jack sgattaiolò fino a ritrovarsi anche lui davanti alla porta, stava per bussare quando un pensiero lo frenò: cosa diavolo stava facendo? In quella realtà Elsa non lo conosceva ancora bene ed avrebbe ritenuto di sicuro folle ed alquanto sconveniente che un ragazzo appena conosciuto piombasse in camera sua.
Era così strano: era abituato ormai al rapporto di fiducia che aveva costruito con Elsa ed al loro supportarsi a vicenda… il sapere di essere poco più di un estraneo per lei adesso e di non poterla aiutare lo faceva stare davvero malissimo.
Sconsolato riscese le scale per tornare verso la sua camera, sperando che il giorno seguente avrebbe potuto capirci qualcosa o almeno provare a tirarla su di morale. Strada facendo incrociò Anna.
“Jack cosa ci fai qui, pensavo stessi andando verso la tua camera!”
Jack arrossì imbarazzato.
“Bé io ecco… mi sono perso! Questo castello è così grande…”
Improvvisò lui. Anna gli indicò la direzione per la sua camera, lui la ringraziò.
“Pensi che Elsa fosse davvero turbata per qualcosa?”
Chiese lui. Anna fu sorpresa da quella domanda, di solito non tutti erano capaci di capire cosa passasse per la testa di sua sorella: persino Kristoff che la conosceva da anni non aveva notato che fosse strana, o almeno era quello che era parso anche a lei.
Esitò prima di confermare quanto le aveva detto Jack, le venne il dubbio che lui potesse pensare che la sua presenza quella sera non fosse stata gradita o qualcosa del genere.
“No ecco io non so… cioè non credo! Ci siamo divertiti tutti ed ok non abbiamo vinto… ma ci rifaremo! Sono sicura che fosse solo stanca come dice… è stata una giornata impegnativa per tutti... comunque ora stavo passando a salutarla per la buonanotte, non ti devi preoccupare!”
Jack annuì, felice di sapere che quella sera Elsa avrebbe avuto vicino almeno sua sorella, dato che lui non avrebbe potuto farlo.

 

 

 

Lasciato Jack, Anna bussò alla porta della sorella, la quale la intimò ad entrare.
“Sì, decisamente qualcosa non va!”
Disse lei entrando.
“Parli di te?”
Chiese Elsa.
“No di te, indossi lo scialle della mamma e lo fai quando qualcosa non va… oh! Ti abbiamo offesa! Mi dispiace tanto sei così… sai in pochi sono davvero bravi nei giochi di famiglia è un dato di fatto! E poi chi poteva immaginare che Jack fosse così bravo…”
Elsa le posò una mano sulla spalla per frenare quel fiume di parole. Anna era carina a preoccuparsi di lei, ma era completamente fuori strada: quello che la preoccupava era quella voce che sentiva, quello strano sogno ed i suoi poteri che continuavano ad aumentare, sentiva come se tutto stesse per cambiare ma aveva paura. Ne avrebbe parlato volentieri con lei ma come poteva? Non voleva farla preoccupare e poi magari era solo una sua impressione, tutto quello che amava era lì, nient’altro doveva contare adesso.
“No, non è questo è che… non voglio che cambi tutto”
Disse sconsolata sedendosi sul bordo del letto.
“Tutto cosa? Stai andando benissimo! Oh Elsa quando riuscirai a vederti come ti vedo io?”
“Cosa farei senza di te?”
Chiese Elsa ed il solo pensiero le strinse il cuore in un modo inimmaginabile, come se fosse una ferita aperta.
“Starò sempre con te”
Rispose Anna con un sorriso.
Rimasero qualche attimo in silenzio poi ad Anna venne un’idea.
“So cosa ti serve, vieni qui!”
Disse salendo sul letto e invitandola a stendersi accanto a lei, quando lo fece la cinse con un braccio e le intonò la stessa ninna nanna che le cantava la loro madre quando non riuscivano a dormire. 

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Where the north wind meets the sea
there’s a river full of memory
Sleep, my darling, safe and sound
for in this river all is found

In her waters, deep and true
lie the answers and a path for you
Dive down deep into her sound
but not too far or you’ll be drowned

Yes, she will sing to those who’ll hear
and in her song, all magic flows
But can you brave what you most fear?
Can you face what the river knows?

Where the north wind meets the sea
there’s a mother full of memory
Come, my darling, homeward bound
When all is lost, then all is found

 

 

 

 

Pitch lesse i fogli ed erano pieni di nozioni su Jack ed Elsa ma anche di consigli su quello che avrebbe potuto fare, più leggeva e più si congratulava con il se stesso del futuro per un piano così geniale per passargli tali informazioni.
Gli mancava da tradurre solo l’ultima frase ma quando lo fece la cosa lo infastidì, trattava di un’ipotesi che nemmeno avrebbe voluto considerare: conoscendosi sapeva che era sempre pronto a valutare tutte le eventualità, ma quella non la riteneva affatto ammissibile o necessaria.
Ora che aveva tutte quelle informazioni era sicuro che nessuno l’avrebbe più potuto fermare, nemmeno i vani timori del se stesso di un’altra epoca.

 

 

 

Elsa sognò nuovamente di trovarsi nel bel mezzo di una tormenta e di nuovo provò quella strana sensazione, come se fosse creata da poteri non suoi.
Questa volta sapeva chi cercare, quindi avanzò guardandosi intorno nella speranza di scrutare nuovamente la figura del ragazzo.

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“Dove sei?”
Chiese, senza avere risposta. Continuò a vagare finché non sentì la risata di una bambina, lo trovò strano e provò ad andare nella direzione di quel suono finché non scrutò due sagome; quella di spalle di una bambina bionda e quella del ragazzo che era intento a creare con il suo bastone delle palle di neve: la bambina si divertiva a lanciarle contro qualcosa che non riusciva a scorgere.
“Chi sei? E come mai hai questi poteri?”
Chiese lei urlando, sconvolta dalla prova che effettivamente quei poteri venissero proprio dal ragazzo.
Il ragazzo non fece nessun cenno, quasi come se lei fosse invisibile continuò a giocare con la bambina tirando anche lui una palla di neve.
“Ehi, sto parlando con te!”
Disse risentita, corse verso di lui ma la tempesta si fece intensissima.
“No!”
Ma prima che potesse dire o fare altro, Elsa si risvegliò nel suo letto: stavolta per fortuna non aveva svegliato Anna, che sembrava dormire beata accanto a lei.
Si chiese cosa diavolo fosse stato quel sogno e perché c’era sempre quel ragazzo; inoltre provava ancora quella strana sensazione, come se non si trattasse solo di un sogno.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono della voce che continuava a sentire negli ultimi giorni.
Ci mancava solo la voce!
Prese il cuscino e se lo mise sulla testa, ma la voce non cessava: amareggiata si alzò ed uscì dalla stanza richiudendo la porta dietro di lei.

I can hear you but I won’t
Some look for trouble, while other don’t
There’s a thousand reasons
I should go about my day
and ignore your whispers
which I wish would go away

Sentiva quella voce da giorni ormai, una voce che intimava di seguirla. Fissò il suo riflesso nello specchio del corridoio chiedendosi se avrebbe dovuto farlo ma ogni volta trovava valide ragioni per continuare ad ignorarla.
Per quanto desiderasse che si zittisse per tornare semplicemente alla sua solita vita, continuava a tormentarla e non riusciva a capire il perché.
O forse lo sapeva?

No. You’re not a voice
You’rejust ringing in my ear
and if I heard you, which I don’t
I’m spoken for I fear
Everyone I’ve ever loved is here within these walls
I’m sorry, secret siren, but I’m blocking out your calls

Era decisa a non ascoltarla o almeno sapeva che non doveva.
Osservò i quadri che avevano nel salone: uno raffigurava lei e sua sorella con i loro genitori, mentre l’altro la sua nuova “famiglia allargata” con Kristoff, Olaf e Sven.
In quel momento capì che la verità era che forse aveva paura: tutte le persone che amava erano lì con lei, amava la tranquillità che avevano raggiunto e non voleva rischiare di perdere tutto per seguire quel richiamo.

I’ve had my adventure, I don’t need something new
I’m afraid of what I’m risking if I follow you
Into the unknown

 In passato aveva già fatto molti errori per seguire il suo desiderio di libertà: Anna era quasi morta e se seguendo quella voce nell’ignoto fosse successo di nuovo, o anche di peggio? Non poteva permettere che succedesse qualcosa a lei o alle persone a cui voleva bene per un suo stupido capriccio.

What do you want? ‘Cause you’ve been keeping me awake
Are you here to distract me so I make a big mistake?
Or are you someone out there who’s a little bit like me?
Who knows deep down I’m not where I’m meant to be?

Ma di chi era quella voce e cosa voleva da lei? Era solo una tentazione pronta a rigettarla nell’oscurità?
O forse esisteva davvero qualcuno li fuori che fosse come lei, qualcuno con i suoi poteri? Qualcuno come il ragazzo nel suo sogno: che la conosceva davvero, che poteva capire come si sentisse.
Qualcuno che potesse dare un significato a quella sua strana sensazione che non aveva rivelato a nessuno: la sensazione di sentirsi come se non fosse dove dovrebbe essere.
Si specchiò nell’acqua fissando il suo riflesso chiedendosi se fosse davvero possibile e se quella voce ed il suo sogno potessero essere in qualche modo collegati.

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Everydays’ a little harder as I feel my power grow
Don’t you know there’s part of me that long to go

Into the unknown? 

Ogni giorno sentiva i suoi poteri crescere e diventava sempre tutto più difficile, perché la verità era che c’era una parte dentro di lei che desiderava affrontare quell’ignoto.
Provò ad usare i suoi poteri e si sorprese nel vedere che questi iniziarono a girarle intorno autonomamente e a mostrarle diverse immagini: la nebbia, una foresta, del fuoco, un cavallo di acqua, dei colossi di roccia ed il vento.

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Possibile che i suoi poteri le stessero indicando dove andare? Lì avrebbe davvero trovato una risposta alle sue domande? Se avesse seguito quella voce avrebbe anche trovato quel ragazzo?

 Are you out there?
Do you know me?
Can you feel me?
Can you show me?

D’un tratto le sembrò come se quella sensazione che il suo fosse più di un semplice sogno ricorrente le stesse suggerendo proprio questo: che quel ragazzo era lì fuori e forse, avendo i suoi stessi poteri, anche lui stava provando le sue stesse sensazioni e la stava aspettando.
Possibile che avesse le risposte alle domande che la tormentavano? Magari avrebbe saputo finalmente la verità ed il motivo per cui era nata così.
Sentì nuovamente la voce ed i suoi poteri convertirono in una scia che sembrava indicarle la strada volando via verso un’unica direzione.

Where are you going?
Don’t leave me alone
How do I follow you
Into the unknown? 

Inseguì la scia, con tutta se stessa desiderava non perderla di vista, aveva bisogno di risposte e quello era l’unico modo.
Ora lo sapeva: voleva disperatamente seguire quella voce ovunque l’avrebbe portata.
Arrivò sul crepaccio, allungò la mano come ad afferrare la scia che si stava dissolvendo, ma scomparve in direzione delle montagne.
Sentì i suoi poteri fremere dentro di lei: li lasciò esplodere ed intorno a sé si formarono milioni di cristalli di ghiaccio. Li osservò incredula di ciò che lei stessa aveva creato: riportavano i simboli del fuoco, dell’acqua, della terra e del vento.

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La luce prodotta dai cristalli svegliò Jack, il quale si affacciò alla finestra della sua camera per osservare affascinato i cristalli di ghiaccio sospesi in aria: non aveva mai visto nulla del genere!
Non poteva che essere opera di Elsa, ne era certo.
Improvvisamente i cristalli si frantumarono i mille pezzi, il cielo si illuminò di colpo per poi oscurarsi nuovamente: il fuoco si spense, l’acqua si prosciugò ed il vento iniziò a vorticare impetuoso.
“C’è aria di tempesta, niente fuoco, niente acqua… resta la terra! Dobbiamo andare via”
Realizzò Elsa dirigendosi il più in fretta possibile verso gli altri.
Jack uscì di corsa dal castello, come aveva già fatto buona parte degli abitanti; incrociò Elsa che parlava rivolta a lui e a tutti coloro che riuscivano ad ascoltarla.
“Seguitemi e non abbiate paura, raggiungete la rupe!”
Era più facile a dirsi che a farsi, con il vento impetuoso che soffiava contro di loro e l’incedere di quello che sembrava un vero cataclisma.
Si avviò verso il luogo indicato da Elsa al fianco di Kristoff, Anna ed Olaf.

 

 

 

Mentre tutti si allontanavano da Arendelle, solo un’uomo vi si addentrava di nascosto: entrò nel castello vagando nelle stanze fino a raggiungere il salone dove vi era appeso il quadro di famiglia.

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Pitch fissò il quadro, in particolare la sua attenzione si soffermò sulla madre di Elsa e Anna: portava al collo una spilla.
Che sia quella di cui parla la lettera?
Si chiese ricordando le parole che gli aveva scritto l’altro Pitch.

 Ho scoperto una pietra molto potente custodita dai Northuldra, ho indagato per anni mentre fomentavo la loro faida contro il popolo di Arendelle ma non l’ho trovata. Ho scoperto dove era stata custodita per tutto quel tempo solo quando ormai era tardi, ovvero quando Elsa era venuta a conoscenza della sua esistenza e di quello che poteva davvero fare e quindi l’aveva distrutta una volta per tutte.
Ma tu sei ancora in tempo perché nella tua epoca quella pietra  era ancora custodita dalla defunta regina di Arendelle, all’ultimo decise di non portarla nel suo ultimo viaggio: probabilmente sapeva che rischiava la vita. Dovresti trovarla a palazzo da qualche parte.

Era più facile a dirsi che a farsi: quel castello era enorme, ma almeno adesso forse sapeva cosa doveva cercare, infondo se doveva custodirla di certo era plausibile che la portasse sempre con sé.
Cercò in diverse stanze, non trovando nulla stava iniziando a pensare che quella pietra fosse annegata con quei due maledettissimi individui, nonostante l’altro Pitch avesse detto il contrario, ma proprio allora trovò la spilla nascosta in un cassetto.
La prese in mano, osservandola sembrava solo una normale spilla con una pietra azzurra a goccia: provò ad usare i suoi poteri come descritto nella lettera e su di essa comparve un simbolo luminoso di un fiocco di neve composto da cinque rombi.
Sorrise compiaciuto, quindi usò i suoi poteri per distruggere la base metallica lasciando libera la pietra, la girò rivelando un altro rombo luminoso sul retro.
“Perché c’è sempre un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la sua ombra!”
Strinse compiaciuto la pietra tra le sue mani.
“Ed ora mio caro Pitch del ‘futuro’ possiamo anche dire addio a quelle che sarebbero dovute essere due future leggende”

 

 

 

 

 

Eccoci qui, finalmente al nuovo capitolo contenente la prima (e non ultima) rappresentazione di una canzone nella storia: ovvero into The unknown (oltre ad una citazione di “All is found”).
Ringrazio tutti coloro che mi hanno dato suggerimenti a riguardo, in particolare Mari Lace per essersi letta le varie versioni di prova che ho fatto di questa canzone ed avermi dato dei validi consigli!
Avevo fatto varie versioni proprio perché ho voluto testare tutte le metodologie che mi avevate suggerito, ma alla fine questa è stata quella che mi ha convinto di più, ovvero testo in inglese e pensieri in italiano.
Ho voluto mantenere il testo in inglese perché volevo mettere il link della canzone in modo da immedesimare di più il lettore, inoltre come avevo detto la versione inglese come testo si addice di più alla mia storia e penso ora si capisca il perché.
Spero che il risultato finale vi piaccia anche se non era quello che avevate suggerito, a me personalmente nonostante le mille prove, alla fine mi ha soddisfatta! Anche se io sono un caso a parte dato che sono giorni che mi chiudo con le canzoni di frozen 2 immaginando le scene della mia fic ahahah (devo dire che la colonna sonora è una delle cose che mi è piaciuta di più del film)
Vi è piaciuta l’idea del link della canzone? L’avete ascoltata? Se si, prima o dopo la lettura?
Ma tornando alla storia in questo capitolo capiamo finalmente cosa erano quei fogli scritti da Pitch ovvero solo un messaggio per il suo io dell’altra epoca! Ve lo aspettavate? Cosa tramerà adesso Pitch con le numerose informazioni ricevute e a cosa servirà la pietra?
Per chi ha seguito anche la fic “la regina di ghiaccio”, l’incontro tra Jack e Pitch nel bosco è un riferimento al primo incontro tra Elsa e Pitch in quella fic avvenuto nello stesso luogo.
Pitch all’inizio della sua lettera convince il Pitch di questa nuova epoca a credergli accennando all’unica cosa che si ricorda di quando era divenuto una leggenda: trovo questa storia molto interessante e l’avevo citata anche nella vecchia fic, in quanto fa riferimento alla voce della figlia di Pitch solo che lui non ricorda chi fosse ç___ç (e si mi spiace anche per Pitch a me ahahahah).
Gli eventi di frozen 2 si fanno ora più presenti, spero vi piaccia come li sto integrando alla mia storia!
Al prossimo cap!

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Capitolo 6
*** L'inizio del viaggio ***


Cap6 L'inizio del viaggio

Il popolo di Arendelle si riunì in cima alla rupe, lì sembravano al sicuro dalla catastrofe naturale che imperversava ormai su Arendelle.
Tutti si diedero da fare come potevano: Kristoff distribuiva coperte e viveri, Olaf intratteneva i bambini mentre Elsa cercava di trasmettere parole di rassicurazione.
Anna però strattonò per un braccio la sorella allontanandola dalla massa, sembrava arrabbiata.
“Cos’è tutto questo?”
“Ecco io… negli ultimi giorni sentivo una voce che mi chiamava e…”
Provò a risponderle ma fu subito interrotta nuovamente dalla sorella.
“Cioè io non capisco: sentivi una voce e non ti è venuto in mente di dirmelo?”
“Non volevo ti preoccupassi!”

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“Ci eravamo promesse di non nasconderci nulla! Vuoi dirmi cosa succede?”
“Ho risvegliato gli spiriti della foresta incantata!”
Anna ispirò stupefatta sgranando gli occhi.
“Bene, decisamente non era quello che mi aspettavo di sentire… aspetta! La foresta incantata? Quella da cui ci ha messe in guardia papà quando eravamo piccole?”
“Sì”
“Foresta incantata?”
Le interruppe una voce, entrambe si girarono verso di lui.
“Jack? Ci stavi ascoltando?”
Disse Elsa sorpresa.
“Era una discussione privata”
Protestò Anna.
“Perché? Non merito di sapere la verità?”
“Non è questo… non vogliamo generare il panico”
Rispose Elsa.
“So tenere un segreto e poi ho già ascoltato il resto del vostro discorso sugli spiriti e tutto il resto…”
“E pensi che siamo pazze?”
Domandò la regina, sicura di sapere già la risposta.
“Al contrario, sono solo un po' deluso”
“Deluso?”
Chiese Elsa sorpresa.
“Bé sì: io credo nelle leggende quindi mi è facile credere che tutto questo sia proprio come dite, ma pensavo che tu Elsa non lo facessi!”
La stuzzicò lui riferendosi a quando aveva negato l’esistenza di Jack Frost. Elsa rispose imbarazzata, stupita che quel ragazzo credesse così facilmente ad una cosa simile.
“Bé questa volta è diverso: non si tratta di favole per bambini, ho sentito gli spiriti e li ho visibilmente risvegliati a quanto pare!”
Sembrava che Jack, risentito per quelle parole, stesse per dire qualcosa ma Anna li interruppe; troppo curiosa di conoscere la verità.
“Ma Elsa perché lo hai fatto?”
“Per via della voce: lo so che sembra assurdo, ma credo che chiunque mi stia chiamando sia buono”
“Come puoi dirlo? Guarda il nostro regno!”
“Lo so ma la mia magia riesce a sentirlo… io riesco a sentirlo!”
“Io ti credo!”
Rispose Jack con aria decisa e convinta, cosa che lasciò nuovamente allibita Elsa: non solo quel ragazzo credeva alla sua storia (che sarebbe sembrata assurda a chiunque) ma addirittura credeva in lei, nonostante la conoscesse da poco. Non sapeva se fosse una persona che si fidava troppo facilmente o solo un incosciente, eppure era contenta di non essere presa per pazza o per un mostro per una volta.
“Bé se ci crede Jack non vedo perche non dovrei farlo io!”
Disse Anna. Elsa le sorrise, felice di sapere di poter contare ancora una volta su sua sorella.
Sentirono di nuovo la terra muoversi ma questa volta erano i troll di montagna: il loro capo Granpapà, si precipitò da Elsa ed Anna.
“Spero che tu sia preparata per ciò che hai fatto Elsa! Degli spiriti magici furiosi non sono per i deboli di cuore”
“Perché sono furiosi? Cosa centra tutto questo con Arendelle?”
Chiese sempre più perplessa Anna.
“Vediamo cosa vedo”
Granpapà usò i suoi poteri, con i quali dava forma alle sue visioni con fumi colorati.

6

“Il passato non è come sembra… un torto va riparato! Arendelle non è sicura: la verità va trovata, senza verità…”
Si interruppe per qualche attimo prima di continuare, come se quello che aveva visto lo avesse turbato.
“Non vedo futuro”
“Niente futuro?”
Chiese Anna preoccupata.
“Quando non si vede più un futuro, l’unica soluzione è fare ciò che è giusto!”
“Fare ciò che è giusto… per me è andare nella foresta incantata a nord delle montagne e trovare quella voce!”
Disse convinta Elsa per poi proseguire rivolta a Kristoff.
“Kristoff mi presti il tuo carro e Sven?”
“Non mi convince molto questa idea”
Rispose perplesso lui, ricordandosi cosa era successo l’ultima volta che Elsa si era isolata tra le montagne.
“Non andrai da sola!”
Disse decisa Anna.
“Anna no! I miei poteri mi proteggono, tu non li hai!”
“Scusami: ho scalato le montagne del nord, sono sopravvissuta ad un cuore ghiacciato e ti ho salvata dal mio ex… e tutto questo senza poteri!”
Elsa stava per controbattere, ma fu interrotta nuovamente dalla sorella prima che potesse aprire bocca.
“Sappi che vengo”
“Anche io”
Disse Kristoff.
“Io porto la merenda!”
Disse allegramente Olaf mentre cercava di intrattenere ancora i bambini.
“Ci sto anche io! Quando si parte?”
Chiese Jack con un sorriso, notò la titubanza nell’espressione di Elsa, quindi decise di fornirle una motivazione in più.
“Dovete oltrepassare le montagne giusto? Si dia il caso che io sia un esperto dei monti qui intorno: vi saprò indicare il percorso più breve”
Era vero, nella sua epoca con Elsa aveva passato molto tempo tra quei monti a far nevicare o a giocare con i bambini dei villaggi vicini, ormai li conosceva come le sue tasche.
“Anche tu non hai poteri, è troppo pericoloso e poi ci conosci a malapena!”
“Oh quindi lo strano e misterioso Jack è anche totalmente privo di buon senso! Bé non ti preoccupare tutti non hanno qualcosa: io non ho i vestiti ad esempio!”
Disse Olaf con un sorriso.
“Conoscervi a malapena? Pensavo mi consideraste almeno un amico ormai! O ancora non vi fidate di me?”
Disse Jack risentito alzando un sopracciglio. Elsa rispose imbarazzata.
“Non intendevo questo! Ma non esiste che vieni anche tu, discorso chiuso”
Concluse Elsa.
“Oh quindi io no ed il pupazzo di neve sì? E poi ci divertiremo molto di più tutti insieme!”
“Non è un gioco Jack! Io sono l’unica ad avere i poteri di ghiaccio qui e non posso proteggervi tutti!”

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Iniziò a pensare di essere anche l’unica ad avere realmente del buon senso.
“Ma io so badare benissimo a me stesso”
Rispose lui agitando il bastone davanti a sé a dimostrazione che l’avrebbe potuto usare come arma. Elsa sospirò.
“Non penso sia sufficiente…”
“Me lo farò bastare e poi come fareste senza di me?”
“Ad arrivare velocemente?”
Chiese Elsa.
“No! A rendere il viaggio anche divertente: sai che noia sennò! Avete decisamente bisogno del mio aiuto”
Rispose lui fissandola con un sorriso.
Elsa sospirò nuovamente, arresa al fatto che tutti sembravano decisi più che mai a venire con lei: non riusciva a trovare altre scuse per convincerli a desistere, ma iniziava a pensare che niente avrebbe potuto farlo.
Possibile che nessuno di loro a parte lei riuscisse a valutare il reale pericolo di quel viaggio?
“Ok, come volete!”
Disse con tono esasperato per poi rivolgersi a Granpapà.
“Puoi occuparti tu del popolo di Arendelle in nostra assenza?”
“Certo”
“Bene, informiamoli”
Stavano per andare tutti via ma Granpapà fermò Anna e Jack.
“Anna, Jack…”
I due si avvicinarono al troll.
“Sono preoccupato per Elsa: abbiamo sempre temuto che i suoi poteri fossero troppo per questo mondo… ora dobbiamo sperare che bastino!”
“Non permetterò che le accada nulla!”
Disse Anna.
“Nemmeno io!”
Confermò  Jack, con una convinzione nello sguardo che sembrò quasi strana ad Anna. Granpapà scosse la testa.
“Elsa è forte ed ama le persone che le sono intorno, ma ha sete di conoscenza, vorrebbe accontentare tutti ma allo stesso tempo vuole sempre di più, ignorando ciò che la circonda. Ho paura che si spinga troppo in là e che questo possa risultare fatale per lei”
Sia Jack che Anna ebbero un sussulto a quelle parole, terrorizzati alla sola idea di un’eventualità simile. Granpapà si rivolse a Jack.
“Jack non capisco perché tu sia qui ma sento che il destino di Elsa dipende anche da te: solo tu potrai capire qual è la cosa giusta da fare quando sarà il momento”
Fare la cosa giusta?
Per Jack doveva essere assolutamente far tornare Elsa nella sua epoca e con i suoi ricordi!
“Non ti preoccupare lo farò”
Lo avrebbe fatto a qualsiasi costo.

 

 

 

Elsa, Anna, Jack, Olaf e Kristoff partirono appena possibile con il carro trainato da Sven: seguivano la direzione indicata dalla voce di Elsa, ma facendo attenzione alle indicazioni di Jack per scegliere il percorso più breve.
“Wow pensavo di essere un esperto dei monti di Arendelle, o almeno delle strade che portano a nord dove si raccoglie il ghiaccio… ma a quanto pare tu mi batti! Come mai conosci così bene questi luoghi?”
Chiese curioso Kristoff a Jack.
“Diciamo che adoro passare le giornate in montagna a giocare con la neve, quindi le esploro spesso”
Rispose lui in quella che decise di considerare come una mezza verità.
Il viaggio non era breve e Olaf iniziò a parlare senza sosta, riempiendoli di bizzarre curiosità.
“Lo sapete che l’acqua ha memoria? È molto dibattuto ma è vero! Lo sapete che gli uomini hanno sestuple probabilità di essere colpiti da un fulmine? Lo sapete che sbattiamo le palpebre quattro milioni di volte al giorno?”
“Olaf da quando sei così interessato a tali curiosità?”
Chiese Jack, stupendosi del suo comportamento.
“Oh è che sto crescendo, quindi ora ho la testa piena di mille domande e passo ore a cercarne le risposte! Sto formulando anche tante teorie interessanti sai?”
“Davvero? Tipo?”
Chiese Jack curioso con un sorriso.
“Non incoraggiarlo!”
Protestò Kristoff che non ne poteva più di sentire solo la sua voce da ore.
“Per esempio quella del progresso tecnologico come nostra salvezza e condanna!”
Jack rimase sorpreso da un pensiero tanto profondo, soprattutto perché conoscendo il futuro in parte lo riteneva vero.
“Interessante Olaf! Penso ci sia una serie che parli proprio di questo!”
“Mhmm serie… non riesco a cogliere il significato di questa parola nel contesto che hai usato… pensi che sia io che debba ricontrollare i possibili utilizzi di questo termine o che sia tu a dover ricontrollare l’utilizzo della lingua italiana?”
Disse il pupazzo di neve. Jack rise.
“Devo proprio rispondere a questa domanda?”
“No! Però posso fornirvi altre curiosità: lo sapete che…”
Ma fu anticipato da Kristoff prima di riuscire a concludere la frase.
“Lo sapete che dormire tranquilli nei lunghi viaggi impedisce di impazzire?”
Olaf rise.
“Questo lo hai inventato tu!”
“Invece è vero”
Anche gli altri confermarono, cosa che fece risentire Olaf.
“Bé è stato un plebiscito ma controllo appena arrivati a casa!”
“Direi che è un’ottima idea dormire un po’, soprattutto tu Elsa dovresti riposarti: hai detto di aver dormito davvero poco!”
Disse Jack.
“Non posso, devo seguire la voce e…”

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Aveva un’aria seria e preoccupata: la questione del seguire quella voce stava diventando esistenziale per lei. Quel suo comportamento iniziava a preoccupare Jack, motivo per cui la interruppe.
“Niente obiezioni: siamo sul sentiero più breve alla direzione indicata dalla voce e ci resteremo almeno fino al prossimo incrocio, che sarà tra un bel po’. Quindi ora ti riposerai come l’ho fatto io quando stavo male, non vorrai svenire dal sonno quando saremo a pochi passi dal nostro obiettivo vero?”
Elsa aveva dei dubbi in merito, incrociò lo sguardo della sorella ma sembrava totalmente in accordo con quanto appena asserito da Jack. A quanto pare non aveva molte vie di scampo: almeno che non volesse iniziare una discussione di ore dalla quale sarebbe probabilmente uscita sconfitta.
E non lo voleva.
“E va bene… ma se io riposo tu dovrai prendere queste!”
Elsa tirò fuori dalla sacca l’ultima cosa che Jack voleva vedere in quel momento, ovvero le erbe medicinali che gli aveva dato il dottore.
“Hai portato quella roba qui?”
“’Quella roba’ è la tua medicina e se vuoi venire con noi la devi prendere una volta al giorno come consigliato dal medico! Non vorrai svenire dalla febbre quando saremo a pochi passi dal nostro obiettivo vero?”
Replicò Elsa, pronunciando l’ultima frase con una perfetta imitazione della voce di lui di poco prima, sfoggiando un sorriso compiaciuto.
Jack si ricordò che a volte odiava quella sua capacità di tenergli testa, ma di certo non si sarebbe arreso facilmente: aveva sempre adorato le sfide ed Elsa da sempre aveva rappresentato una delle più grandi della sua vita. Motivo in più per cui le piaceva probabilmente… iniziò a chiedersi se ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto ciò!
“Oh ma che peccato… temo di aver dimenticato il bollitore a casa: credo proprio che dovrò aspettare di tornare al castello per prenderle!”
Rispose con un vispo sorriso, fingendo palesemente di essere dispiaciuto. Eppure Elsa non sembrava minimente sfiorata da quelle parole, anzi gli mise una mano sulla spalla.
“Non ti devi preoccupare Jack, vedi queste sono erbe che possono essere assunte anche masticandole!”
Elsa fissò con aria di vittoria la faccia sbiancata di Jack.
“Stai scherzando vero?”
“No”
Rispose lei con un sorriso. Jack deglutì, si guardò intorno in cerca di aiuto ma sembravano tutti divertiti alla sola idea di vederlo masticare quella roba. Aveva tutta la voglia di prendere quelle erbe e scaraventarle giù dal carro, ma non amava rinunciare ad una sfida, inoltre doveva cercare di riconquistare Elsa e di farle tornare la memoria, anche se non era per niente sicuro di stare sulla buona strada.
Afferrò le erbe dalla mano di Elsa e le mise in bocca iniziando a masticare: non appena ne percepì il sapore dovette farsi forza per resistere alla tentazione di sputarle. Come temeva erano ancora peggio di quando ne aveva bevuto l’infuso!
La sua faccia stava probabilmente parlando più di lui perché tutti scoppiarono improvvisamente a ridere. Masticò giusto lo stretto necessario prima di ingoiare finalmente quella dannata roba.
“Spero che tu sia contenta adesso! E non capisco perché ridiate tanto: erano davvero orribili!”
Protestò lui.
“Jack dovresti essere contento: avevi detto che eri qui per farci divertire e lo stai facendo no?”
Jack incrociò le braccia al petto sconfitto nuovamente dalle parole di Elsa, lasciandosi scivolare lungo il bordo del carro.
Elsa si rannicchiò nel suo angolo di carro e lo stesso fece Olaf accanto a lei, prima di addormentarsi si rivolse nuovamente a Jack, ma questa volta senza ironia.
“Però forse avevi ragione, infondo ne avevamo bisogno… buonanotte!”
In effetti ora si sentiva più tranquilla e riuscì a chiudere gli occhi col sorriso sulle labbra senza pensare troppo alla voce.
Jack rimase sorpreso da quella parole, ma era contento di sapere che forse non stava risultando tutto vano e che in qualche modo si stava piano piano riavvicinando ad Elsa.
“Dovresti riposare anche tu Jack, non ti preoccupare io e Kristoff vi sveglieremo non appena arrivati allo svincolo”
Disse Anna che sedeva nella parte anteriore del carro accanto a Kristoff.
Jack annuì, in effetti era stata una giornata intensa anche per lui: si sdraiò sul lato opposto a quello di Elsa ed Olaf.
Prima di chiudere gli occhi diede un’ultima occhiata ad Elsa.

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Sembrava serena e nonostante non si ricordasse ancora di lui, la cosa non poteva che fargli piacere.
“Buonanotte”
Sussurrò, ma la sua voce fu quasi un sibilo quando aggiunse:
“Regina di ghiaccio”

 

 

 

Elsa riuscì ad addormentarsi senza problemi, ma quando iniziò a sognare si ritrovò nella sua stanza ad Arendelle: sarebbe stato un sogno come un altro se non fosse stato che la camera era ricoperta di ghiaccio. Non si trattava di un ghiaccio qualsiasi, bensì di bellissime rose che suscitavano in lei quella stessa sensazione che aveva provato ultimamente nei suoi sogni.
Si fermò a fissarle per qualche istante, affascinata dalla bellezza che il ghiaccio poteva suscitare, ma poi si riconcentrò su quella sensazione: quel ragazzo doveva essere vicino!
Si voltò e ritrovò infatti il ragazzo accovacciato verso una persona evidentemente bassa, di cui non riusciva a scorgere il volto in quanto era coperto dalla figura di lui.
Che fosse la stessa bambina dell’altra volta?
Dalla gestualità lui sembrava starle spiegando qualcosa mentre creava altri decori di ghiaccio con i suoi poteri lungo la parete accanto a loro: eppure non riusciva ad udire nessun suono dalla sua bocca.
“Chi sei e cosa vuoi da me?”
Nuovamente non ebbe nessuna risposta e la cosa iniziava ad innervosirla.
“Perché mi compari in sogno se non rispondi alle mie domande? Sto seguendo la voce, cos’altro dovrei fare?”
Ma il silenzio fu nuovamente l’unica risposta che ricevette. Furiosa avanzò verso il ragazzo, gli stava per poggiare una mano sulla spalla per costringerlo a voltarsi e a fissarla negli occhi quando sentì una voce chiamarla.
“No, non adesso!”
Ma niente da fare, la voce la svegliò: era Kristoff che li avvertiva che erano arrivati allo svincolo.
Mai tempismo fu più sbagliato, come faceva a capirci qualcosa se continuava ad interrompere i suoi sogni?
“Quindi Elsa: se dobbiamo seguire la direzione che ci hai indicato prima dovremmo arrivare lassù, giusto?”
Disse Kristoff indicando un punto vicino alla cima.
“Esatto”
Si limitò a confermare lei, ancora arrabbiata per il suo sogno interrotto, nonostante il povero Kristoff non ne potesse sapere niente.
“Bene allora dobbiamo continuare su questo sentiero?”
Chiese nuovamente lui.
“No, la strada più breve è questa!”
Si intromise Jack, anche lui sveglio da poco, indicando la parete rocciosa che avevano alla loro destra che conduceva dritto verso la cima.
“Stai scherzando vero? Questo vorrebbe dire scalare la montagna e poi come farei a portare il carro lassù?”
Obiettò Kristoff.
“Dai non si tratta proprio di scalare è più una salita molto ripida: saliremo dal quel percorso tra le rocce, vedrete ci divertiremo! Il carro puoi lasciarlo qui: lo riprenderemo al ritorno”
Rispose Jack con un sorriso, anche se non sembravano tutti convinti.
“Se è la strada più rapida prenderemo questa! Se qualcuno non se la sente può restare qui”
Disse decisa Elsa, sperando ancora che qualcuno di loro potesse ripensarci e tornare indietro: cosa che ovviamente nessuno sembrava voler fare.
A quelle parole Anna avanzò con convinzione.
“Se vai tu, vado anche io!”
Quindi iniziò a salire, ma dopo pochi passi stava per scivolare: la afferrò Kristoff.
“Ehi aspetta furia scatenata!”
“Dove va mia sorella vado anche io, inoltre Kristoff ho già scalato la montagna del nord ricordi? Questa sarà uno scherzo in confronto: è molto meno ripida!”
“Me lo ricordo… è proprio questo il punto! Facciamo così: vado avanti io e ti mostro dove fare presa ok?”
Anna guardò Kristoff con tutta l’aria di chi sapeva bene di potersela cavare anche da sola, ma doveva ammettere che di certo lui era molto più esperto di lei nelle scalate.
“Ok”
Mugugnò.
Kristoff legò Sven sull’addome con una fune in modo da facilitargli la salita, quindi tutti iniziarono ad incamminarsi.
Il percorso era ripido e non di certo dei più brevi, dopo diversi minuti Jack iniziò a sentirsi il fiatone: non credeva che arrampicarsi potesse essere così faticoso, ma infondo non lo faceva da secoli e di certo era fuori allenamento. La sua nuova condizione da umano non aiutava di certo a migliorare le cose: ora più che mai avrebbe voluto i suoi poteri per volare direttamente sulla cima, come era solito fare.
Anna notò lo sforzo di Jack nel continuare a salire e ne approfittò per punzecchiarlo con un sorriso.
“Non ti stai divertendo Jack? Pensavo fossi esperto di cose simili!”
“Infatti ho detto che sarebbe stato divertente, non che non sarebbe stato faticoso!”
Replicò lui iniziandosi a chiedere se fosse saggio iniziare a contare fino a dieci prima di parlare, ma già sapeva che non era decisamente nel suo carattere.
“Serve una mano?”
Ridacchiò Elsa porgendogliela con un sorriso: era poco più avanti di lui.
“Non ce n’è bisogno!”
Rispose imbarazzato, continuando a salire. Era pervaso da strane sensazioni: sapeva solo che in quel momento avrebbe preferito restare senza fiato piuttosto che farsi aiutare da Elsa davanti a tutti.
“Perché non ascoltare qualche curiosità per passare il tempo? Lo sapete che nell’arrampicata si impiegano tutti i muscoli del proprio corpo? Lo sapete che affrontare una scalata è più un percorso mentale che fisico? Lo sapete che aumenta l’autostima e la capacità di soluzione dei problemi?”
Bé di certo Jack avrebbe voluto che bastasse quello per risolvere i suoi attuali problemi.
“Lo sapete che… ”
Stava per continuare Olaf, ma fu interrotto nuovamente da Kristoff.
“Lo sapete che parlare mentre si scala fa mancare il fiato?”
“Davvero?”
Chiese Olaf, ma questa volta fu Elsa a rispondere.
“Sì, quindi impiegate più fiato per scalare e meno per parlare o avremmo fatto prima a scegliere la strada più lunga!”
Sentenziò lei, cosa fece calare il silenzio finché tutti non raggiunsero la cima.
Una volta arrivati fecero tutti una breve pausa per riprendere fiato, ad un tratto Elsa sentì nuovamente la voce.
“Da questa parte venite!”
Li incitò lei correndo avanti, Jack face lo stesso seguito da tutti gli altri ma si fermarono non appena videro qualcosa davanti a loro: una nebbia fittissima a perdita d’occhio.
“Incredibile!”
Disse Elsa. Kristoff avanzò provando a toccare la nebbia ma la sua mano fu respinta indietro, come se gli impedisse di entrare.
“E ora?”
Chiese lui, tutti fissarono la nebbia interdetti.

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“E’ come nella storia che ci raccontava nostro padre: una nebbia impedisce a qualsiasi umano di entrare o uscire!”
Asserì Anna.
“Bé, in questo caso forse dovremmo far provare a qualcuno con i poteri…”
Disse Jack indicando Elsa con un cenno della testa e fissandola con una convinzione che iniziava a metterla a disagio. Infondo lei non sapeva se avrebbe funzionato.
E se non lo avesse fatto?
Aveva quasi paura di scoprirlo: sarebbe stato come ammettere che tutto quel girovagare era solo il frutto di una sua fantasia.
Mentre titubava Anna le strinse la mano, quel contatto la riportò in sé, in quel momento capì che erano solo dubbi vani: lei aveva sentito quella voce, aveva visto quel ragazzo nel sogno e per quanto non le dessero risposte l’avevano condotta fino a lì e ci doveva essere un motivo.
Avanzò decisa insieme a sua sorella ed allungò una mano fino a toccare la nebbia: al contatto questa si dissolse in parte, svelando i monoliti con i simboli dei quattro spiriti che sigillavano l’ingresso.
Vedendo l’ingresso Anna iniziò ad avere paura, ma non di quello che le poteva accadere in quel posto, piuttosto provava una strana sensazione: sentiva che andando avanti avrebbe davvero potuto perdere sua sorella come aveva predetto Grapapà. Le strinse la mano più forte prima di rivolgerle la parola.
“Promettimi che lo faremo insieme, d’accordo?”
“Te lo prometto!”

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Insieme fecero strada: i poteri di elsa aprirono un valico nella nebbia permettendo a tutti di passare.
Nonostante ora riuscissero ad attraversaela, la visibilità era comunque quasi del tutto oscurata, fu Olaf a rompere il glaciale silenzio che si era creato.
“Lo sapete che una foresta incantata è un luogo di trasformazione? Bé non so cosa vuol dire, ma non vedo l’ora di vedere l’effetto che avrà su ciascuno di noi!”
Lo disse con un tono tanto sincero quanto inquietante, tutti si guardarono tra di loro con aria preoccupata: come se sentissero che qualcosa in quella foresta li avrebbe cambiati per sempre.
Ad un tratto un fortissimo vento iniziò a soffiare su di loro, spingendoli fino alla fine della nebbia.
“Cosa è stato?”
Chiese Kristoff turbato. Elsa provò ad utilizzare nuovamente i suoi poteri sulla nebbia che si era appena chiusa dietro di loro ma questa volta non sembravano funzionare.
“Siamo in trappola! Forse c’era da aspettarselo”
Disse Anna, ma c’era qualcosa che distolse Elsa dalla voce della sorella: si voltò ad osservare la foresta che sembrava enorme e con dei bellissimi colori autunnali.
“Questa foresta è bellissima!”
Disse lei, sperando che un luogo così affascinante non potesse riservare dei pericoli mortali.
Tutti si fermarono ad osservare quel luogo, Anna avanzò fino ad un dirupo da cui si poteva osservare una diga.
“La diga, tiene ancora! Nostro padre aveva detto che era stato un dono del popolo di Arendelle ai Northuldri”
Disse lei, rivolta a Kristoff che le era accanto.
“Grazie al cielo è ancora in buono stato!”
“Che vuol dire?”
“Bé, se la diga crollasse provocherebbe un’onda così grossa da spazzar via ogni cosa su questo fiordo”
“Ogni cosa? Ma Arendelle è su questo fiordo!”
Rispose lei visibilmente preoccupata, cosa che allarmò Kristoff.
“Non succederà nulla ad Arendelle non ti preoccupare Anna! Vieni qui…”
Rispose lui abbracciandola.

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Il verso di Sven gli fece venire un’idea: infondo sembrava un’ottima occasione per provare a farsi avanti con lei con la proposta.
“Sai, in altre circostanze questo sarebbe un posto piuttosto romantico, non credi?”
Ma quella frase non ebbe proprio l’effetto desiderato perché Anna si staccò subito dall’abbraccio.
“In altre circostanze? Intendi con qualcun’altra?”
Rispose lei preoccupata ancora una volta di aver sbagliato tutto, come con Hans.
“Che? No! Volevo dire… in caso non riusciremo ad uscire vivi da qui…”
“Aspetta, che? Credi che non usciremo vivi da qui?”
“No. Cioè volevo dire: no! In realtà la vedo un pochino complicata ma… in caso morissimo…”
Stava per inginocchiarsi per fare la proposta, ma Anna lo afferrò per il bavero della giacca in preda al panico.
“Credi che moriremo!”
“No! Cioè moriremo prima o poi…”
“Dov’è Elsa? Ho giurato di starle sempre accanto!”
Chiese lei preoccupata non vedendola vicino a loro.
“In un futuro molto lontano moriremo!”
Urlò lui mentre Anna andava via alla ricerca della sorella. Sbuffò, rimproverando se stesso per quel ridicolo tentativo di proporsi alla sua ragazza.
Sven lo stava fissando, Kristoff scosse la testa alzando un sopracciglio.
“Non farmi la predica!”
“Ok, come vuoi!”
Kristoff sussultò nel sentire quella voce provenire non dal suo amico a quattro zampe, bensì da qualcuno dietro di lui. Si voltò per scoprire che si trattava di Jack.
“Tu cosa ci fai qui? Non eri indietro con Elsa ed Olaf?”
“No!”
“Ed hai sentito tutto?”
Chiese, conoscendo già la risposta.
“Già”
Ridacchiò Jack, cosa che fece innervosire Kristoff.
“Fantastico! Ti sarà sembrato patetico immagino…”
“Assolutamente no! Più che altro pensavo che tu ed Anna foste già sposati”
Rispose lui, ed era vero: nella sua realtà Anna e Kristoff si erano sposati prima di allora. Iniziò a chiedersi se la sua sola presenza o meno nelle loro vite avesse potuto portare a così tanti cambiamenti.
“Quindi dici che sembriamo sposati…?”
Chiese imbarazzato Kristoff, quasi felice della cosa ma il suo volto si rabbuiò di nuovo quando proseguì.
“Peccato che io sia un totale disastro: è da ieri che cerco di farle la proposta ma combino sempre un casino”
Sembrava molto amareggiato, Jack gli mise una mano sulla spalla.
“Non ti preoccupare, hai solo scelto il momento sbagliato”
“Per due volte?”
Disse Kristoff perplesso.
“Bé non c’è due senza tre no? Sono sicuro che la terza sarà la volta buona!”
“Vorrei solo averne la tua stessa certezza”
“A volte in amore si ha la percezione di sbagliare tutto, ma spesso questo dipende solo dal fatto che abbiamo semplicemente paura di perdere le persone a cui teniamo davvero! Ma tu non dovresti avere paura: si vede lontano un miglio che tu ed Anna siete fatti l’uno per l’altra!”
“Mi vuoi dire che tu saresti una specie di esperto in amore?”
Kristoff lo fissò, incredulo che un ragazzo apparentemente dedito solo al divertimento potesse saperne tanto di amore.
“Nessuno è davvero esperto in amore, tutti abbiamo paura quando si tratta di esternare i propri sentimenti, chi più chi meno… ed è proprio questo il punto: sarà sempre difficile! Quindi tanto vale provarci, no?”
“Forse in parte hai ragione”
Kristoff abbozzò un sorriso, era strano: quel ragazzo all’apparenza svogliato e spensierato in qualche modo era riuscito a tirargli su il morale.
“Bene, allora torniamo dagli altri”
Rispose Jack dandogli un leggero buffetto sulla spalla.

 

 

 

Pitch aveva osservato il gruppo oltrepassare la nebbia, anche lui fece stesso senza problemi, anche se da un punto diverso rispetto a quello dove era passato il resto del gruppo: infondo la magia della nebbia non aveva nessun effetto sulle leggende o gli spiriti, che potevano entrare ed uscire liberamente.
Una volta arrivato alla foresta incantata osservò da lontano il gruppo.
Ma che carini, si sono dati tanto disturbo per arrivare fin qui, mi spiace quasi che io debba stroncare questo momento di gioia… no aspetta non mi dispiace affatto!”
Ridacchiò tra sé.
Ma prima diamo la caccia a qualche spirito!
Pensò fissando la pietra rubata al castello che stringeva ancora tra le mani.


 

 

 

In questo capitolo ho trattato con maggiore dettaglio il viaggio dei nostri eroi. Sia perché in Frozen 2 ho trovato il viaggio di per sé un po' sbrigativo, sia perché volevo soffermarmi maggiormente anche su come lo affronteranno insieme e come evolverà il rapporto tra tutti i membri del gruppo durante questo. Mi sono divertita a rappresentare lo strano rapporto di amicizia che si sta formando con il nuovo arrivato e come tutti interagiscono tra loro, spero vi sia piaciuto e che abbiate trovato tutti ic (ho sempre l’incubo dell’OCC che mi preoccupa XD !).
Ovviamente come sempre si accettano consigli e suggerimenti se li avete
J
Con Olaf Jack parla di una serie tv che tratta del progresso tecnologico come nostra salvezza e condanna: è una citazione a ‘Black Miorrow’ una serie che trovo davvero originale e interessante, anche se allo stesso tempo angosciante. Io ne ho visto solo alcuni episodi sporadici (sono tutti scollegati tra loro) ed aprono davvero spunti e ragionamenti interessanti, ma allo stesso tempo lasciano anche un senso di inquietudine, e dopo l’ultimo che avevo visto non ho più avuto il coraggio di continuare XD comunque consiglio a tutti di provare a vederne almeno qualche episodio, anche solo per curiosità.
Mi piace il fatto che Olaf in parte rappresenti anche lo status attuale di Elsa, infatti dice a Jack che sta crescendo e che nella sua mente si stanno affollando mille domande esistenziali.
Ho dovuto riproporre la scena di Kristoff che prova a dichiararsi perché mi avevano fatto davvero tenerezza i suoi continui tentativi nel film e non potevo non riportarli! Jack prova a dargli una mano e forse Kristoff inizia a non vederlo più solo con sospetto come all’inizio.
Comunque scrivendo del verso di Sven mi sono chiesta che verso facciano le renne voi lo sapete? L’ho chiamato genericamente ‘verso’ per il momento per sicurezza ahahaha.
Dopo la profezia di Granpapà ognuno ha un’idea diversa di “fare la cosa giusta”ma chi avrà ragione? Pitch cosa avrà in mente? Elsa inoltre continua a fare quei sogni…
Ah quasi dimenticavo… mentre scrivevo questo capitolo ho buttato giù un po' di idee per un’altra oneshot ambientata subito dopo la prima fic “la regina di ghiaccio”, volevo provare a scriverla in prima persona e dal punto di vista di Elsa, sperando di non fare casini e restare ic! Se tutto va bene dovrei scriverla e pubblicarla dopo questo capitolo e prima del successivo… se vi va di leggerla mi farebbe piacere come sempre avere un vostro parere anche perché come sapete non sono molto avvezza allo scrivere in prima persona.
Grazie a tutti che mi state seguendo e consigliando, siete davvero tutti adorabili e mi date la forza di continuare e migliorarmi! Ci vediamo al prossimo cap!

PS: da oggi ho un nuovo slogan: “Dona un soldo ai capelli pietosi di Jack colorati da me!” ahahah magari divento ricca, datemi solo un Ranuncolo che me la canta XD

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Capitolo 7
*** Vento ***


Cap 7 Vento

Pitch avanzava nella foresta in cerca di qualcosa di anomalo: infondo quattro spiriti elementari non passavano di certo inosservati, considerando anche il caos che avevano portato al loro risveglio ad Arendelle.
Un fruscio attirò la sua attenzione: scrutò freneticamente con lo sguardo gli alberi circostanti in cerca di qualcosa, ma riusciva a vederne solo il movimento delle fronde…
Ma certo! Perché diavolo non ci aveva pensato prima?
Ovviamente mi tocca iniziare dal più noioso: il Pitch del futuro dice anche che gli ha dato non poche noie con la sua alleanza con Frost… tanto meglio allora, stronchiamo questa amicizia sul nascere!
“Spirito del vento, sei tu?”
Disse ad alta voce e d’un tratto il vento parve accorgersi della sua presenza, infatti iniziò a soffiare minaccioso contro di lui: l’uomo nero rimase comunque impassibile.
“Cosa dici? Mi chiedi di andarmene perché è il tuo territorio? Mhmm… forse ti sei perso gli ultimi eventi: è in corso una faida da anni qui e paura ed odio sono all’ordine del giorno! Il che lo rende anche il mio territorio!”

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A quelle parole sorrise compiaciuto, cosa che fece infuriare ancora di più lo spirito del vento, il quale soffiò sempre più impetuoso contro di lui trascinandolo indietro di qualche metro. L’uomo nero in tutta risposta portò una mano al petto con fare teatrale, sfoggiando un’espressione fintamente scandalizzata.
“Che brutto modo di accogliere una leggenda… forse dovresti riconsiderare le tue buone maniere!”
Pitch mostrò la pietra presa al castello di Arendelle allo spirito del vento, il quale immediatamente smise di soffiare.
“Che c’è? Non sei più tanto minaccioso adesso? Devo constatare che tu l’abbia riconosciuta: è la pietra che avete scioccamente regalato al popolo dei Northuldra. L’avete data di generazione in generazione ad uno di loro scelto come degno custode, in modo che potesse sfruttare i vostri poteri per far vivere il suo popolo in armonia con la natura e trarne vantaggio… o sciocchezze simili! Davvero ridicolo che degli spiriti così potenti rischino che una pietra del genere possa finire nelle mani sbagliate solo per far felice qualche stupido umano, non trovi?”
Pitch alzò un sopracciglio con aria intimidatoria ma il vento non perse tempo ed iniziò a soffiare con forza scaraventando contro di lui rami secchi caduti, sassolini o qualsiasi cosa ci fosse lì al momento sperando di fargli cadere la pietra di mano; cosa che ovviamente non accadde.
“Tutto qui quello che sai fare? Sono davvero deluso allora: sarà anche troppo facile!”
Disse sprezzante, quindi invocò i suoi poteri fino a creare una falce di potere oscuro tra le sue mani: la fissò con aria tanto sicura quanto folle.
“Dicono che una falce non possa tagliare il vento, ma temo che non possa valere in questo caso… che dici vogliamo provare?”
Il vento continuò a scagliare sassi e rami contro Pitch con forza sempre crescente ma lui li evitava o li colpiva senza problemi con la sua falce.
Lo spirito capì che era inutile, quindi passò vorticoso sopra il fiume e concentrò tutta la sua forza rotatoria per creare un’enorme tromba d’acqua pronta ad abbattersi contro Pitch; eppure la cosa più che spaventarlo sembrava compiacerlo.
“Bravo, così: mostrami tutta la tua forza…”
Aspettò che lo spirito si avvicinasse, quindi all’ultimo alzò il braccio che stringeva la pietra contro di lui. Fu l’unico attimo in cui titubò, in quanto non era del tutto sicuro di come funzionasse: si concentrò sulla pietra e sul voler assorbire i poteri dello spirito usando al contempo, con l’altra mano, anche i suoi poteri contro di esso nel modo che gli aveva spiegato il Pitch del futuro.
Infatti l’altro Pitch aveva molta più esperienza di lui anche con i suoi stessi poteri oscuri e nella lettera gli aveva spiegato anche come fare per oscurare i cuori: questa era un’occasione perfetta per valutare se avesse appreso bene come usarli.
Uno dei rombi sulla pietra, più precisamente quello del vento, iniziò a risucchiare il potere dal turbine: lo spirito del vento fece resistenza, provando in tutti i modi di evitarlo, non voleva assolutamente che il suo potere fosse usato da Pitch!
Nel frattempo il potere oscuro dell’uomo nero si mescolava al vento stesso.
Un ghigno di vittoria si fece strada sul volto di lui.
Bene, più farai resistenza e più potere riuscirò a prendere, inoltre la mia oscurità alimenterà la tua ira e paura per scagliarle contro tutto e tutti indiscriminatamente.
Quando il processo finì il rombo sulla pietra si illuminò in maniera più intensa mentre il turbine continuava a vorticare sempre più forte ed impetuoso, reso ormai meno limpido dall’oscurità di Pitch.
L’uomo nero si fece seguire dal turbine fino ad arrivare accanto al posto dove erano situati Elsa, Jack e gli altri.
“Lo sai non va bene tenere in se la propria rabbia, credo proprio che tu la debba sfogare! Ho proprio qualche bersaglio che fa al caso tuo: così mentre fai fuori questi impiastri posso dedicarmi alla ricerca di qualche tuo altro amico!”
Detto questo Pitch scomparve dalla vista dello spirito mescolandosi tra le ombre degli alberi con i suoi poteri. Lo spirito del vento non trovandosi più davanti il suo obiettivo avanzò verso il prossimo nel suo campo visivo: si trattava del gruppo di Elsa.

 

 

 

Il gruppo si era riunito dopo la breve separazione: ognuno raccontò agli altri cosa aveva visto.
“Bene siamo proprio nella foresta incantata allora! Ora basta seguire la voce e dovremmo…”
Elsa stava per dire altro ma tutti furono distratti da un forte fruscio, si girarono in direzione di quel rumore finché non videro qualcosa di totalmente inaspettato: un turbine stava avanzando impetuoso contro di loro.
Sembrava uno scenario quasi paradossale in una foresta e con il bel tempo, ma infondo si trattava sempre di una foresta incantata!
Non appena risvegliata dallo shock di vedere una cosa simile, Elsa provò a fare qualcosa ma non ne ebbe il tempo: il turbine travolse tutti facendoli girare dentro di esso.
Certo Jack era abituato a lasciarsi trasportare dal vento ma non in quel modo! Anna sembrava stare male e gli altri di certo non meglio, persino lui iniziava a non sentirsi tanto bene ma senza poteri non aveva la minima idea di cosa potesse fare per migliorare la situazione.
Elsa vide uno dei rami presenti nel turbine che stava per finire in testa ad Anna, quindi prontamente usò i suoi poteri per allontanarlo: il ghiaccio colpì anche lo spirito del vento, cosa ce lo fece sussultare. Lo spirito infatti non si aspettava minimamente un potere simile, soprattutto da un’umana! Capito quale fosse la reale minaccia, lascio andare gli altri concentrando invece i suoi poteri unicamente nel difendersi da Elsa.
Una volta fuori dal vortice gli altri si rialzarono a fatica, ancora scombussolati dal tanto girare in tondo. Quando Anna riuscì a capacitarsi del fatto che Elsa era l’unica ancora lì dentro avanzò a fatica verso il turbine, che ormai era diventato sferico rinchiudendo come in una gabbia sua sorella.
“Lasciala andare!”
Ma lo spirito del vento non sembrava voler sentire ragioni in merito
“Anna sta attenta!”
Le urlò Kristoff preoccupato, ma Anna sembrava voler avanzare.
Jack la osservò: anche lui voleva disperatamente fare qualcosa, sapeva che Elsa era potente ma quello era pur sempre uno spirito, anche e si chiedeva cosa lo avesse portato ad essere così ostile. Per quanto ne sapeva lui lo spirito del vento era sempre stato allegro e pronto a divertirsi o ad aiutare gli altri.
Trovatosi imprigionata Elsa provò con l’unica cosa che le venne in mente, ovvero usare i suoi poteri: allargò entrambe le braccia concentrandoli in due raggi di ghiaccio contro il turbine.

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Jack avanzò a fatica controvento fino a raggiungere Anna, posandole una mano sulla spalla come per frenare la sua avanzata. Per quanto volesse aiutare anche lui Elsa, avanzare ancora avrebbe voluto solo dire finire nuovamente lì dentro o peggio.
“Anna…”
È mia sorella!”
Protestò lei, provando ancora a resistere.
Più il vento si faceva intenso e più Elsa non demordeva, ma improvvisamente accadde qualcosa di strano: il ghiaccio a contatto con la tromba d’acqua prese una strana forma mostrando quelli che sembravano dei frammenti di vita che si susseguivano: Elsa poté distinguere quello che sembrava suo padre da ragazzo (cosa confermata da una voce che lo chiamava principe), suo nonno che alzava la spada in nome di Arendelle ed una moltitudine di voci, compresa quella che la chiamava, affollarsi nella sua testa.
Era davvero troppo, pensava che la testa le potesse esplodere da un momento all’altro: fece quindi divampare tutti i suoi poteri intorno a sé.
Quella specie di esplosione fece dissolvere il turbine, creando tutto intorno quelle che sembravano delle vere e proprie statue di ghiaccio.
Appena Elsa spuntò fuori dal dissolversi del vento Jack di istinto si precipitò da lei, cosa che fece ovviamente anche sua sorella: quando arrivarono da lei, Anna le toccò la spalla e qualche istante dopo, dall’altro lato, Jack le toccò il braccio… quasi come se volessero accertarsi che fosse davvero tutta intera.
“Tutto apposto?”
Chiese Anna.
“Stai bene?”
Chiese Jack, senza aspettare una risposta alla prima domanda.
Elsa stava per rispondere ma si stranì quando sentì il tocco di Jack sul suo braccio: di solito, ad eccezione dei suoi familiari, le persone evitavano di toccarla con tanta leggerezza. Nonostante la maggior parte del suo popolo sapesse che non era più una minaccia, era pur sempre una persona nata con i poteri di ghiaccio!
Quel gesto le aveva provocato davvero una strana sensazione e non riusciva a capire a cosa fosse dovuta: una sensazione nuova ma allo stesso tempo così familiare… sentì improvvisamente il battito accelerare nonostante non ve ne fosse motivo.
Ma che diavolo sto pensando? Non è il momento per pensieri assurdi come questo!
“S-sto bene!”
Rispose, distogliendo lo sguardo da Jack e cercando di far trapelare la sua solita risolutezza.
Sollevato, solo in quel momento Jack notò un qualcosa di strano: dal dissiparsi del vento parve separarsi e dissolversi nel cielo una specie di sabbia nera.
“Cosa sono?”
Fu la voce di Kristoff a distogliere la loro attenzione, si riferiva alle statue di ghiaccio che adesso li circondavano. Sia Anna che Jack sembravano averle notate solo adesso.
“Wow!”
Disse Jack, estasiato davanti a simili opere create dal ghiaccio. Elsa si avvicinò ad una di loro a forma di cavallo accarezzandola delicatamente.
“Sembrano frammenti di vita!”
Osservò lei, Jack non poteva che darle ragione: non sembravano delle semplici sculture di ghiaccio. In particolare un fuoco di ghiaccio attirò la sua attenzione, ma lui sapeva il perché: gli ricordava terribilmente quello che aveva creato con Elsa anni fa, in quell’occasione avevano confessato l’un l’altro le proprie paure e vicendevolmente si erano aiutati a superarle… come sarebbe voluto tornare a quell’istante.
“O ricordi…”
Osservò lui con un tono basso e mesto, che sembrava più rivolto a se stesso che ad altri.
“Cos’è che dici sempre tu Olaf?
Chiese Anna, ricordandosi improvvisamente qualcosa.
“Cosa? Ah la mia teoria del progresso tecnologico come nostra salvezza e condanna?”
“No, non quella… l’altra, quella cosa sull’acqua”
“Ah, ma certo: l’acqua ha memoria. L’acqua che ci circonda infatti è passata per molti umani ed animali prima di noi e ricorda tutto!”
Olaf vide alzarsi accanto a lui delle foglie e volteggiargli intorno, stavolta con un moto dolce che gli faceva quasi il solletico.
“Guardate il vento è tornato! È simpatico, penso ti chiamerò… Zefiro!”
Lo spirito del vento passò quindi da Kristoff gonfiandoli la maglia, ora sembrava avere una grossa pancia.
“Ehi, ma dove ti infili?”
Protestò lui.
Il vento quindi alzò il mantello di Anna fino a farlo ricadere sulla sua faccia.
“Sei più calmo adesso?”
Chiese Elsa rivolta allo spirito, il quale gli alzò la treccia fino fargliela volare sotto il naso come se fossero dei baffi.

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Ad assistere a quelle scene Jack scoppiò a ridere, ora riconosceva finalmente il giocoso spirito del vento, compagno di sue tante avventure!
Infatti da quando era diventato Jack Frost, lo spirito del vento era sempre stato al suo fianco aiutandolo a volare o a fare scherzi e giocare con i bambini.
Lo spirito attirato da quelle risate si diresse verso Jack ma iniziò a girargli in tondo dubbioso: sembrava quasi come se una parte di lui lo avesse riconosciuto ma Jack sapeva che era impossibile, infondo in quella realtà non si erano ancora mai incontrati. Pensò che probabilmente in qualche modo avesse solo capito che di lui si poteva fidare.
“Ehi come va vecchio mio? Allora, ti piace Zefiro come nome?”
Chiese lui, lo spirito rispose con dei suoni non riconducibili a parole dall’orecchio umano, ma lui fece comunque finta di interpretarli.
“Come dici? Sì, sono d’accordo: sono tutti fin troppo seri qui… necessitano di una terapia immediata! Che ne dici se…”
A questo punto la voce di Jack si fece un sussurro e nessuno riuscì a sentire quello che diceva, a parte il vento ovviamente.
“Jack, cosa..?”
Ma Elsa non fece in tempo a finire la domanda che sentì il vento soffiare sotto di loro: si vide improvvisamente sollevare da terra, finché non si trovò sostenuta a mezz’aria dal vento, cosa che le fece fare un grido di stupore misto a paura.
Nella sua stessa condizione accanto a lei c’erano anche Anna, Kristoff ed Olaf.
“Che diavolo succede? Mettimi giù!”
Disse Kristoff, senza aver nessun riscontro.
Elsa invocò i suoi poteri di ghiaccio nella sua mano, pronta a scagliarli nuovamente contro lo spirito del vento ma in quel momento si accorse di risate divertite.
Era Jack, ed era l’unico ancora a terra!
“Lo trovi tanto divertente?”
Chiese lei con tono severo.
“Ovviamente, infondo è una mia idea! E lo faresti anche tu se ti lasciassi un po’ andare… lascia che sia il vento a trasportarti!”
“Facile parlare dalla terra ferma! Digli di farci scendere o userò i miei poteri per farlo”
“Elsa vedi, il vento è uno spirito libero e che si fida solo di chi vuole: io non ho nessun potere su di lui, ha fatto quello che gli ho suggerito solo perché lo trovava divertente e ti mostrerò che è così. Vento portami da loro!”
Alla sua richiesta il vento iniziò a farlo volare a mezz’aria accanto a loro, ma la cosa che Elsa trovò strana fu che lui sembrava totalmente abituato ad una cosa simile: si lasciava trasportare divertito dal vento e fluttuava come con una naturalezza di chi sembrava quasi più abituato a volare che a camminare.
Lo fissò con aria stupita.
“Avanti, fate come me: lasciatevi andare!”
La prima a provarci fu Anna, la quale inizialmente preoccupata sembrava ora totalmente divertita.
“Ha ragione Elsa: devi provare!”
Olaf pure sembrava divertirsi anche se i suoi pezzi erano ormai sparsi in aria.
“Già è proprio divertente! Anche se penso di aver perso un braccio…”
Kristoff rise vedendo che in realtà ce l’aveva attaccato dietro la testa.
“Aspetta, ti aiuto io!”
Quindi allungò un braccio fino a recuperare lo stecchino dietro la sua testa e rimetterlo a posto.
“Forza Elsa, manchi solo tu!”
La incitò Jack, lei lo fissò ancora perplessa: non si sentiva per niente al sicuro in quella situazione! Notando i suoi pochi progressi Jack chiese al vento di farlo avvicinare a lei.
Elsa aveva ancora la sua mano circondata dai suoi poteri, quella situazione non le piaceva e voleva essere pronta a colpire nel caso fosse necessario: il veder avvicinare Jack non la aiutava, anzi al momento era quasi indecisa se scagliarli contro di lui… voleva solo scendere e continuare la sua ricerca.

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Sentì Jack afferrarle il polso ed immediatamente provò la stessa sensazione di prima, di quando le aveva afferrato il braccio.
“Prima di tutto smetti pure di usare i tuoi poteri… non vorrai congelare qualcuno, giusto? Vedi, senza volerlo stai lasciando in cielo una scia di brina”
Disse lui. Elsa smise immediatamente di usare i suoi poteri, ma non per quello che aveva detto, piuttosto per il fatto che ora era concentrata principalmente su quelle strane sensazioni… le sembrava quasi di faticare a respirare, si chiese se non fosse solamente un effetto dell’alta quota.
“Bene ora stendi le braccia e lasciati andare, non ti preoccupare ti tengo io!”
Disse spostando la presa dal suo polso alla mano e mostrandole la posa che doveva assumere, eppure lei  sembrava ancora titubante.
“Elsa non devi avere paura, ci sono io qui, andrà tutto bene: fidati di me!”
La incitò lui con un dolce sorriso, ricordandosi della prima volta che l’aveva fatta volare con lui.
A quelle parole Elsa ebbe un leggero sussulto: le sembravano così familiari eppure era sicura di non averle sentite in altra occasione.
Fidarsi di lui?
Poteva farlo davvero?
Sembrava un ragazzo apposto, che voleva solo divertirsi e far divertire anche loro… cosa che sembrava decisamente strana, quel ragazzo in parte era circondato da un alone di mistero che non riusciva a decifrare.
Allora perché dentro di lei sentiva che si poteva fidare?
Non ne aveva idea ma decise di farlo: stese le braccia lasciandosi andare al vento e stringendo forte la mano di Jack. Inizialmente aveva paura ma poi si accorse che effettivamente il vento la reggeva senza problemi ed iniziò a barcollare di meno, eppure guardando giù ancora non si sentiva del tutto al sicuro vista l’altezza a cui si trovava.
“Non guardare in basso, guarda davanti a te”
Disse lui e lei lo face: si trovò davanti un bellissimo panorama dai colori rosso ad arancio, tipici dell’autunno. Da quell’altezza poteva infatti vedere tutte le fronde degli alberi che si scagliavano all’orizzonte, un sorriso si formò sul suo viso contemplando quel panorama che le trasmetteva serenità, facendole dimenticare per qualche minuto il suo obiettivo ed i mille pensieri che affollavano ormai da giorni la sua testa.
Si sentiva libera.
A Jack gli si scaldò il cuore nel rivedere finalmente quello spontaneo sorriso sul suo volto.
“Va bene hai vinto, ammetto che è stato divertente! Ora possiamo tornare giù?”
Chiese lei con un sorriso al quale Jack non sapeva dire di no, quindi disse allo spirito del vento di riportarli tutti a terra e lui così fece.
Una volta di nuovo sulla terraferma, Elsa osservò ancora incredula verso l’alto.
“Non credevo che potesse essere possibile una cosa simile”
“Felice di averti smentita allora, mostrandoti che anche in una situazione simile si può sempre trovare un lato positivo”
Rispose lui.

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La fissò felice di essersi forse avvicinato ancora un po' di più a lei.
Solo allora Elsa notò con imbarazzo che aveva ancora la mano stretta a quella di Jack, immediatamente la lasciò andare sperando che nessuno di loro lo avesse trovato strano.
Per fortuna fu il vento nuovamente a distrarre l’attenzione di tutti: questa volta soffiò in maniera amichevole tra i capelli di Jack.
“Incredibile, sembri davvero piacergli!”
Disse Anna stupita nell’osservare il feeling creatosi tra Jack e lo spirito del vento.
“Ci siamo divertiti eh? Quando vuoi, vecchio mio!”
Rispose lui rivolto al vento, ma lo spirito produsse dei suoni e iniziò ad agitarsi andando avanti ed indietro per poi indicargli la strada fino ad una delle statue di ghiaccio create poco prima dai poteri di Elsa.
Tutti si avvicinarono incuriositi, ma le prime ad arrivare furono Anna ed Elsa le quali riconobbero subito una delle due figure della statua: era un ragazzo che veniva salvato da una ragazza. 

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“Lui è… nostro padre!”
“E questa ragazza… lo sta salvando!”
Evinsero le due sorelle. Improvvisamente si sentì il suono di un corno dell’aria e dei rumori sempre più forti provenire dalla foresta avvicinarsi sempre più.
Elsa si parò davanti ai suoi amici, pronta a proteggerli con i suoi poteri, Jack tese il bastone davanti a lui, Anna staccò invece una spada di ghiaccio da una delle statue.
“Che cosa pensi di farci?”
Le chiese Kristoff tanto perplesso quanto preoccupato.
“Non ne ho idea”
Rispose lei, ma di certo in qualche modo era decisa a difendersi se ce ne fosse stato bisogno.
Dalle ombre dei cespugli comparve un gruppo di persone che aveva tutta l’aria di essere una tribù locale: avevano indumenti di pelle ed alcuni erano armati di bastone che puntavano minacciosamente contro di loro.
“Abbassa quell’arma!”
Disse una di loro rivolta ad Anna con aria minacciosa.

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 “Magari riesci a parlarci tu, forse tra persone armate di bastone vi capite!”
Bisbigliò Kristoff a Jack con un filo di ironia, anche se in cuor suo sperava veramente che trovasse un modo per risolvere la situazione.
Jack stava per rispondergli quando comparve dai cespugli dietro di loro un altro gruppo di persone, sebbene diverso dal primo: indossavano delle divise e sembravano essere più un’armata che dei locali.
“Abbassate prima voi le vostre armi!”
Disse uno di loro, seppur stranamente sembrava rivolto più al primo gruppo di persone che a loro.
“Sono soldati di Arendelle!”
Notò stupita Anna dai simboli sulle armature.
Improvvisamente il primo gruppo avanzò velocemente verso di loro e subito anche i soldati di Arendelle fecero lo stesso: avevano tuta l’aria di voler iniziare uno scontro.
Elsa non poteva permetterlo: gelò con i suoi poteri la terra ai loro piedi facendoli scivolare tutti a terra.
Entrambi i gruppi restarono allibiti da un tale potere; quello che sembrava il capo dei soldati parlò rivolto con aria attonita a quella che doveva essere il capo dei nativi.
“Ha fatto una magia, lo hai notato?”
“Certo che l’ho notato!”
Rispose lei fissando con aria incuriosita Elsa. 

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“Hai scelto un benvenuto raggelante”
Osservò Anna, sperando che nessuno gli avrebbe voluto fare del male dopo un tale gesto, infondo sembravano tutti armati e pronti alla guerra.
“Sono stati intrappolati qui tutto questo tempo?”
Bisbigliò Kristoff ai suoi amici: infondo sembrava che nessun umano potesse entrare od uscire in autonomia da quella nebbia.
“Che facciamo adesso?”
Chiese Elsa.
“Ci penso io! Ciao, sono Olaf”
Si presentò lui ma tutti sembravano sconvolti nel vedere un pupazzo di neve parlante.
“Lo so scusate, i vestiti per me sono un limite!”
Jack ridacchiò a quelle parole.
“Non credo si riferissero a quello!”
“Strano e misterioso Jack, lascia parlare me! Tu con quel bastone in mano li spaventi!”
“Oh certo, scusami! Lascerò parlare il normalissimo e rassicurante pupazzo di neve parlante allora!”
Olaf lo ignorò ed iniziò a raccontare tutta la storia delle due sorelle, dal loro passato di separazione da piccole per colpa dei poteri di Elsa fino ad arrivare alle voci sentite da Elsa.
Tutti ascoltarono con attenzione e trepidazione lo struggente racconto… o quasi tutti: Jack sembrava quasi divertito nel vedere il pupazzo di neve imitare fedelmente molti eventi e persone a lui note, compreso quel demonio di Hans!
Non riuscì a trattenere le risate, Anna lo guardò male.
“Jack!”
Lo rimproverò lei.
“Ma come fai a non ridere? Ha imitato tutto alla perfezione: proprio come è accaduto!”
Anna trovò strana quella affermazione, infondo per quanto ne avesse potuto sentire parlare lui non aveva partecipato a quegli eventi, se non a quelli più recenti.
Jack si chiese come Olaf avrebbe imitato gli eventi se avesse assistito alla realtà dove lui era presente. In quel momento gli fece uno strano effetto realizzare che in quella realtà lui non c’era stato, eppure tutto era comunque proseguito fino a quel momento… sentì una strana stretta al cuore.
“Quindi tu sei davvero la regina di Arendelle?”
Chiese il generale. Elsa annuì.
“Perché mai la natura dovrebbe premiare una di Arendelle con la magia?”
Chiese la donna che era a capo della tribù locale.
“Magari per compensare le azioni del tuo popolo!”
Rispose aspramente lui.
“Il mio popolo è innocente, non avremmo mai attaccato per primi!”
“Che la verità venga alla luce, allora!”
Continuarono a battibeccarsi i due, ma stavolta fu Anna a parlare rivolta al generale, come fulminata da un ricordo.
“Ma certo il tenente Mattias! Ecco dove ti  ho visto… in uno dei nostri quadri a palazzo: eri la guardia personale di nostro padre!”
“Vostro padre… che è successo ai vostri genitori?”
Il volto delle sorelle si incupì.
“La loro nave è affondata nei mari del sud sei anni fa”
Rispose Anna.
“Mi spiace…”
Il tenente rimase in silenzio per qualche minuto e poi proseguì.
“Forse siamo un po' avanti con gli anni ma noi soldati di Arendelle siamo fieri di potervi servire!”
Lui ed i suoi soldati si schierarono fieramente accanto al gruppo di Anna ed Elsa, pronti a difenderli. La cosa preoccupò la donna che era a capo dell’altra fazione che fece qualche passo indietro ma fu Elsa a parlare.
“Aspetta, qualcuno mi sta chiamando conducendomi fino a qui… forse se lo troverò mi darà le risposte per liberare la foresta!”
Non solo quelle sperava, in realtà.
Proseguì a parlare.
“Fidati di me, voglio solo aiutare!”
“Io sono Yelana, capo dei Northuldra e noi ci fidiamo solo della natura!”
Rispose la donna.
Tutti rimasero stupiti a quelle parole, consapevoli ormai che proprio come nella storia raccontata dai genitori di Anna ed Elsa, erano nella foresta incantata e di fronte alle due fazioni che non avevano smesso di combattere per anni, intrappolati all’interno della foresta.

 

 

 

 

 

Eccoci finalmente al nuovo capitolo! Il primo col nome di uno degli spiriti e quindi dedicato al primo di loro.
Una delle cose che non mi è rimasta molto chiara del film di Frozen 2 è il fatto che gli spiriti ostacolino Elsa quando in teoria quello che gli serve è proprio il suo aiuto e tutti, almeno all’inizio, sembrano volerla inspiegabilmente morta. Nella mia fic ho voluto dare un po’ un motivo a questo fenomeno, facendo in modo che fosse Pitch ad istigarli volontariamente contro di loro, inoltre sto cercando di dare un po' più di spessore alla parte degli spiriti che è stata molto rapida nel lungometraggio.
Per scrivere questo capitolo ho rivisto decine di volte la scena del vento del film per immaginarmi cosa potessi aggiungere, in quanto nel mio file di appunti era solo un semplice “il vento ostacola il gruppo di Elsa istigato da Pitch”, quindi nel panico ho dovuto capire man mano cosa aggiungere: spero che il risultato vi piaccia!
Abbiamo finalmente capito cosa era la pietra rubata da Pitch: una pietra che veniva usata dai Northuldra per usare il potere degli spiriti a loro vantaggio (mi sembra plausibile dato che nel film si vede nel racconto del padre che la tribù usa nella vita quotidiana questi poteri).
Ho fatto si che lo spirito del vento fosse proprio il vento che aiuta Jack a volare, spero vi piaccia come idea perché adoro la loro amicizia <3
Aspetto i vostri pareri sul capitolo ed ipotesi/speranze sul prosieguo! Io intanto torno a scervellarmi sul prossimo capitolo per il quale i miei appunti erano al pari di questo XD (ebbene si sono arrivata alla fatidica parte di mezzo per la quale non avevo le idee chiarissime mentre ho scritto tanto per le parti iniziali e finali… ma che la farò, credete in me! XD)

Ho pubblicato alla fine anche la mia nuova oneshot “Vita da leggenda”, che fa sempre parte della saga “la regina di ghiaccio” solo ambientata prima di questa fic e subito dopo “La regina di Ghiaccio”. Se avete voglia e tempo mi farebbe piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate (anche perché come nelle mie altre oneshot ho fatto come anticipato una prova con la prima persona).

Grazie a tutti per aver letto, al prossimo cap!

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Capitolo 8
*** Fuoco ***


Cap 8 Fuoco

 A quanto pare i Northuldra non si fidavano ancora di loro, Jack era però intenzionato a convincerli.
“Dite che credete solo nella natura, allora perché non credere ad una persona con i poteri di ghiaccio? Insomma se la natura ha donato dei poteri simili ad un umana ci deve essere un motivo, no?”
Disse lui rivolto a Yelana. Elsa lo fissò stupita dalla convinzione delle sue parole, davvero credeva così tanto in lei?
“Come ho già detto il popolo di Arendelle è colpevole di molte azioni qui, quindi non possiamo ancora fidarci”
Rispose lei freddamente.
“Non importa! E’ ormai buio, sarete stanchi… vi scorteremo fino al nostro accampamento!”
Disse il tenente Mattias, quelle parole turbarono però il popolo dei Northuldra: molti iniziarono a parlare tra loro. Yelana aveva inteso cosa li preoccupava e nonostante non si fidasse degli sconosciuti, non poteva nemmeno mostrarsi totalmente insensibile.
“La foresta di notte è pericolosa e la strada che porta al vostro accampamento è il territorio dove di notte spesso passano i giganti di pietra… potete passare la notte nei pressi del nostro villaggio, ma vi sarà proibito entrarvi, intesi?”
Le parole di Yelana stupirono il tenente.
“Non dirai che ti stai preoccupando anche per noi!”
“Mi preoccupo per gli stranieri in quanto sono ancora in dubbio sul se fornirgli o meno la nostra fiducia. Voi potete decidere liberamente se stare con loro o se fare diversamente, abitate qui da abbastanza tempo per essere indipendenti! Anche se, vista la vostra cieca fedeltà al vostro regno, immagino già quale sarà la vostra decisione…”
Nonostante il tono seccato di Yelana, Elsa era sicura di aver scorto un accenno di sorriso sul volto di Mattias: probabilmente aveva avuto la sua stessa sensazione che le intenzioni di Yelana fossero più nobili di quanto volesse mostrare.
Seguirono quindi i Northuldra nella foresta, la quale si faceva sempre più oscura e fitta ad ogni passo.
“Sono felice che dormiremo in un posto vicino al villaggio… questa foresta sembra quasi spettrale coll’avanzare del buio!”
Osservò Anna rivolta a Kristoff. Lui notò che erano leggermente distaccati dagli altri, quindi avrebbe potuto parlarle francamente… magari poteva essere una giusta occasione per rassicurarla e farle la fatidica proposta!
“Non devi preoccuparti Anna, ci sono io accanto a te! E poi tutto questo non ti ricorda qualcosa?”
“Cosa?”
Chiese lei, domandandosi a cosa si riferisse.
“Bé: noi due, una fitta foresta di notte, pericolo incombente… la nostra prima avventura insieme!”
“Quando ci hanno quasi mangiato i lupi? Vuoi dirmi che potrebbero spuntare dei lupi anche qui?”
Chiese tanto perplessa quanto intimorita.
 “No! Cioè non ne ho idea… forse sì o probabilmente potrebbe esserci di peggio dei lupi in questa foresta… ma non è questo il punto! Intendevo che quell’occasione è stata la prima dove eravamo da soli ed abbiamo avuto una reale conversazione”
Anna incrociò le braccia al petto fissandolo di sbieco con aria severa.
“Quando mi hai dato della folle?”
“Sì! Cioè no… in realtà lo eri un pochino nel voler sposare un completo sconosciuto! Se poi ripensiamo al fatto che si trattasse di Hans… ma ormai è acqua passata, tu ora sei ben diversa da allora!”
Anna portò le braccia lungo i fianchi stringendo ancora i pugni e fissandolo con un’aria che iniziava a preoccuparlo.
“Non capisco, quindi mi stai dicendo che non ti piacevo prima o che non ti piaccio più ora?”

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“No, no! Tu mi piaci, è ovvio che mi piaci! E anche prima mi piacevi: certo hai un bel caratterino a volte… ma non mi dispiace, almeno quando non sono l’oggetto dei tuoi pensieri omicidi come probabilmente lo sono adesso…!”
Abbozzò un sorriso forzato che fu subito spento dall’implacabile sguardo di Anna.
In quel momento avrebbe quasi preferito che fossero arrivati davvero i lupi ad interromperli, per fortuna ci pensò Elsa a farlo: aveva notato che erano rimasti più indietro rispetto agli altri.
“Ragazzi forza sbrigatevi, dobbiamo stare tutti uniti!”
È meglio”
Rispose Anna con tono freddo.
“Già”
Aggiunse timidamente Kristoff maledicendo ancora volta la sua immancabile capacità di parlare a sproposito.
Entrambi allungarono il passo per riunirsi al resto del gruppo.

 

 

 

Pitch avanzava nella foresta alla ricerca degli spiriti con aria seccata.
Possibile che quando servano diventino praticamente invisibili? Devono sempre rendermi le cose noiose!
Pensò tra sé, cercando al contempo di escogitare un piano per stanare gli altri.
Andiamo Pitch pensa: chi ti manca? Il fuoco sarebbe di certo un valido alleato… ma quella insopportabile salamandra è tanto potente quanto minuscola: cercarla in una foresta è come trovare un ago in un pagliaio, a meno che non sia in preda ad uno dei suoi attacchi di panico…
Quegli ultimi pensieri illuminarono il volto di Pitch con un’idea che lo rallegrò improvvisamente.
Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Quella insulsa salamandra è una piccola fifona e cosa potrebbe spaventarla di più delle mie amate ombre?
Essendo ormai buio giocava praticamente in casa: evocò i suoi poteri e le ombre circostanti presero la forma di creature simili a lupi con gli occhi gialli.
“Bene mie care ombre lo so che avete sete di paura, allora fiutatela fino a portarla da me e riceverete esattamente ciò che cercate!”
Le ombre emisero un verso simile a un ruggito di approvazione, quindi corsero in differenti direzioni della foresta in cerca del loro obiettivo. 

 

 

 

Il gruppo di Elsa arrivò finalmente poco fuori dal villaggio, Yelana indicò loro un posto dove potevano stare per la notte.
Una volta sistemati i Northuldra li salutarono per proseguire fino al villaggio, mentre i soldati di Arendelle rimasero con loro.
“Riposatevi pure, faremo noi la guardia a turno nell’area circostante!”
Disse il tenente Mattias, il gruppo non fece molti complimenti a riguardo: erano tutti stanchi e non vedevano l’ora di potersi finalmente riposare.
Elsa osservò Anna e Kristoff: lui sembrava stesse facendo di tutto per compiacerla, mentre lei aveva l’aria imbronciata. Elsa pensò che molto probabilmente avessero litigato per qualche scaramuccia, della quale non voleva saperne nulla a meno che non glielo avessero espressamente richiesto.
Quindi si guardò intorno solo per assicurarsi che ci fossero tutti.
Jack, Sven, Olaf…
Ricapitolò tra sé, ma solo in quel momento si accorse che non vedeva il pupazzo di neve.
“Jack hai visto Olaf?”
Ma lui rispose facendo spallucce, cosa che preoccupò Elsa: certo Olaf stava crescendo ma era ancora in parte ingenuo e vagare da solo in una foresta incantata poteva risultare decisamente pericoloso.
Le sue preoccupazioni crollarono quando sentì la voce del pupazzo di neve… sembravano risate!
Elsa tirò un sospiro di sollievo nonostante non riuscisse ancora a vederlo.
“Olaf dove sei?”
Chiese. Sentì nuovamente la voce di Olaf ma non sembrava rivolta a lei.
“Ehi, fate attenzione… no, non farlo!”
Jack ed Elsa si scambiarono un’occhiata preoccupata, quindi avanzarono lentamente verso il cespuglio da cui proveniva la sua voce: Jack aveva il bastone teso davanti a sé, mentre Elsa era pronta ad usare i suoi poteri.
Quello che trovarono però non era minimamente ciò che si sarebbero aspettati: c’erano due bambini che stavano giocando con lui. Uno di loro aveva in mano la carota del suo naso mentre l’altro rideva dopo avergli conficcato il braccio letteralmente nella sua testa; sembravano divertirsi.

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“E voi chi siete?”
Domandò Elsa.
“Gli altri, appena tornati al villaggio, ci hanno raccontato di aver incontrato un pupazzo di neve parlante e una ragazza con i poteri di ghiaccio e dovevamo assolutamente vederli!”
Disse uno dei due.
“E quindi voi piccoli monelli siete qui perché gli adulti vi hanno chiesto di tenerci d’occhio?”
Esclamò Jack con aria furba, palesemente già sapeva quale fosse la risposta: i bambini si fissarono in preda al panico.
“Bé non proprio… diciamo che ci avevano detto che era pericoloso e che non saremmo dovuti uscire dal villaggio… ma come potevamo? Dovevamo assolutamente vedere una cosa simile!”
Elsa fissò Jack titubante.
“Jack in effetti per loro fuori dal villaggio è davvero pericoloso, dovremmo…”
Gli disse a bassa voce ma lui scosse la testa interrompendola con le sue parole, rivolte però ai bambini.
“Oh, in effetti gli adulti hanno avuto ragione ad avvertirvi… dovreste tornare al villaggio!”
“Oh ma dai, non abbiamo ancora visto la ragazza con i poteri di ghiaccio!”
Si lamentarono loro con aria delusa.
“In realtà l’avete davanti a voi: la temibile regina delle nevi! A due bambini come voi farà fare sicuramente una brutta fine!”
“Stai mentendo, non esiste nessuna regina delle nevi e di certo non è lei!”
Rispose uno dei due. Anche Elsa non pareva contenta dell’affermazione di Jack, infatti incrociò le braccia al petto fissandolo con sguardo omicida. Jack cercò di ignorarla, quindi si chinò accanto ai due bambini posando un braccio sulle loro spalle.
È proprio lei invece ma non temete: c’è un modo per far sì che vi mostri i suoi poteri senza rispedirvi subito al villaggio dagli adulti!”
“E quale sarebbe?”
Chiese uno dei due curioso.
“Infatti, quale sarebbe Jack?”
Chiese anche lei ma con aria seccata, non capendo ancora dove volesse arrivare.
“Ma è semplice: farla divertire!”
“Allora è facile!”
Ridacchiò uno dei due, corse quindi a prendere l’altra mano di Olaf e a staccare la prima da dove l’aveva conficcata, quindi le piazzò una accanto all’atra sulla sua testa a mo’ di orecchie. L’altro bambino rise, quindi gli staccò le gambe mettendone una dietro il sedere e l’altra al posto del naso.
“Ecco a voi il coniglio di neve!”  
Elsa sorrise a quella tenera scena, mentre Jack scoppiò a ridere immaginandosi improvvisamente al posto di Olaf un enorme Calmoniglio ricoperto di neve.
“Ottimo lavoro ragazzi, continuate così!”
Li incitò lui, quindi i bambini tolsero nuovamente i pezzi dal corpo di Olaf per poi mettergli i due piedi al lato della testa ed una pietra raccolta da terra al posto del naso.
“Ecco a voi l’orso delle nevi… o meglio dire ‘di neve!’”
Anche Olaf sembrava divertito.
“Geniali, non avevo mai riflettuto sulla possibilità di usare altro per il mio naso oltre la mia carota! Anche se temo non mi sentirei più lo stesso senza!”
Disse il pupazzo di neve.
“Cosa potremmo fare adesso?”
Chiese pensieroso uno dei due bambini.
“Oh io ho un idea: perché non rappresentate il misterioso Jack?”
Propose Olaf, i due bambini lo scrutarono dubbiosi.
“Ma è difficile!”
Si lamentarono, ma Elsa si accovacciò accanto a loro.
“Invece io la trovo un’ottima idea, vi aiuterò anche io con i miei poteri dato che siete stati davvero bravi a farmi divertire!”
Quindi disse qualcosa nell’orecchio ai due bambini, Jack non riuscì a sentire di cosa si trattasse ma sentì i bambini scoppiare a ridere: si chiedeva cosa stessero architettando.
“Ok allora misterioso Jack potresti prestarci il tuo bastone?”
Chiese con aria furba uno dei due bambini.
“Non chiamarmi anche tu così, per favore! Comunque ok, basta che poi me lo restituisci”
Il bambino annuì, quindi afferrò il bastone mentre l’altro iniziò a parlare.
“Ecco a voi il misterioso ed imbranato Jack!”
“Imbranato? E poi non avete fatto ancora nulla!”
Si lamentò lui, ma proprio in quel momento Elsa creò sotto i suoi piedi un pavimento ghiacciato e l’altro bambino lo spinse con il bastone. Jack si ritrovò quindi col sedere per terra dopo un bello scivolone sul ghiaccio che fece ridere tutti.
“Direi che ‘imbranato’ è proprio il temine giusto!”
Ridacchiò Elsa.
“Oh certo, ridi pure alle mie spalle!”
Disse ironico.
“Ma è pazzesco, hai davvero i poteri di ghiaccio!”
“Ti prego facci vedere altre cose!”
Implorarono con tono tanto supplichevole quanto estasiato i due bambini dopo aver visto i poteri di Elsa in azione.
Ma dai cespugli arrivò una Northuldra dall’aria preoccupata: aveva dei lunghi capelli neri legati in una treccia.
“Siete qui, vi ho cercati ovunque!”
Disse la ragazza abbracciando i due bambini.
“Honeymaren, scusaci se ti abbiamo fatta preoccupare ma volevamo troppo vedere il pupazzo di neve e la ragazza dai poteri di ghiaccio!”
“Sapete che non dovete andare in giro da soli di notte, può essere molto pericoloso!”
Li rimproverò lei con aria severa.
“Si ma…”
“Niente ma: ora tornate subito con me al villaggio!”
Rispose lei con il tono di chi non avrebbe accettato un ‘no’ come risposta.
“Volevamo solo giocare un altro po'…”
Esclamò amareggiato uno dei due, Elsa rimase intenerita da quella scena.
“Non ti preoccupare la prossima volta ci vendicheremo della regina delle nevi, ok?”
Il bambino rise all’esclamazione di Jack.
“Ok!”
Dissero in coro, poi andarono via con Honeymaren.
“Certo che ci sai fare con i bambini!”
Constatò stupita Elsa rivolgendosi a Jack.
“Puoi scommetterci: ma anche tu te la cavi!”
“Bé non sono esperta come te, ma infondo non passo tutto il giorno solo a pensare come divertirmi… a differenza di qualcun altro!”
Rispose lei con tono ironico.
“Quindi stai ammettendo che sono riuscito a farti divertire di nuovo?”
La provocò lui con un sorriso che la mise leggermente a disagio.
“Potremmo dire che mi hai fatto ‘accennare un sorriso’”
Lo sminuì lei di proposito con aria di sfida.
“Lo sai che questo mi porterebbe solo a tentare ancora maggiormente, vero? Non sono uno che si arrende facilmente!”
“Ho quasi paura, in effetti!”
Ridacchiò lei.

“E non hai ancora visto nulla!”

 

 

 

Pitch aspettava con impazienza il ritorno delle sue creature, quando finalmente ne scorse una all’orizzonte usò immediatamente i suoi poteri per apparire davanti a lei.
“Che notizie mi porti?”
La creatura emise dei versi comprensibili solo al suo creatore, l’uomo nero alzò gli occhi al cielo.
“Mi stai dicendo che quegli impiastri sono ancora nei paraggi e tutti illesi? Ed inoltre sembrano star simpatizzando con le due fazioni locali? Fantastico…!”
Disse con un’ironia che trapelava il suo mancato entusiasmo.
Come hanno fatto a liberarsi facilmente dello spirito del vento? Forse il Pitch del futuro aveva ragione sul dover temere quelle nullità, o almeno quella con i poteri di ghiaccio… ma per lei ho in serbo ben altro infondo: ma tutto a suo tempo!
La sua attenzione fu rapita da una luce viola che avanzava nell’oscurità nella sua direzione: strinse gli occhi per capire di cosa si trattasse ma quando vide alcune delle sue creature che la inseguivano capì con gioia di cosa si potesse trattare.
Come aveva già fatto poco prima sfruttò le ombre della notte per apparire proprio davanti alla fonte della luce viola: si trattava proprio di una piccola lucertola, sembrava spaventata dalle creature che la inseguivano ed il suo corpo emanava fiamme viola in segno di difesa.
“Cosa abbiamo qui? Lo spirito del fuoco! Bruni se non sbaglio: lo sai vero che non è facile trovarti? Sei così minuscolo che qualcuno potrebbe schiacciarti per sbaglio…”
Disse cinicamente Pitch provando a schiacciarlo col piede, lo spirito però lo evitò agilmente e in tutta risposta alimentò minacciosamente le fiamme sul suo corpo.

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“Ti stai scaldando troppo, ed io che avevo anche mandato le mie adorate ombre a cercarti! Dovresti essere più riconoscente e donargli qualcosa in cambio, sai sono così assetate di paura poverine… perché non gliene doni un po' della tua?”
Mostrò allo spirito la pietra e nel vederla gli occhi delle piccola salamandra si dilatarono dalla paura. Lo spirito del fuoco guizzò all’indietro nel tentativo di trovare una via di fuga ma si ritrovò circondato dalle creature di ombra di Pitch che continuavano ad alimentarsi dalle sue paure ringhiando sempre più feroci.
“Non vorrai già andare via? Abbiamo appena iniziato a divertirci!”
L’uomo nero tese la mano con la pietra in direzione della salamandra ed il rombo sulla pietra, che rappresentava lo spirito del fuoco, iniziò a risucchiarne i poteri.
Bruni tentò con tutte le sue forze di opporre resistenza ma più le fiamme sul suo corpo crescevano e più queste sembravano essere assimilate dalla pietra, inoltre le creature di Pitch si facevano sempre più vicine e alimentavano sempre di più le sue paure: poteva sentire il cuore battergli a mille nel suo piccolo corpo.
In preda al panico la salamandra inizio a divincolarsi creando fiammate alte e potenti, che obbligarono persino Pitch a fare qualche passo indietro.
Ma era troppo tardi.
Il rombo raffigurante lo spirito del fuoco sulla pietra si illuminò, sintomo che il processo era andato a buon fine, cosa che dipinse un sorriso soddisfatto sul volto di Pitch.
Lo spirito del fuoco cedette al panico al pensiero dei suoi poteri nelle mani dell’uomo nero: le ombre create da Pitch immediatamente ne approfittarono accrescendo ulteriormente le sue paure.
Bruni iniziò ad ansimare ed alimentò le fiamme violacee sul suo corpo creando una vampata che gli aprì un varco tra i suo nemici: ne approfittò per scappare.
Pitch fece un segno alle sue creature.
“Inseguitelo alimentando finché potete le sue paure e fate in modo che si diriga dai nostri amici”
L’uomo nero fece altrettanto e quando fu sicuro che la lucertola stesse andando nella direzione giusta, richiamò a sé le ombre per assorbire il potere derivante da quelle magnifiche paure. Soddisfatto di aver ancora una volta alimentato i suo poteri, si nascose tra le ombre degli alberi per osservare la scena: questa volta non voleva perdersela.

 

 

 

Jack, Elsa e Olaf si stavano riavvicinando ad Anna e Kristoff, pronti a raccontare quello che gli era successo quando improvvisamente scorsero una luce violastra che si faceva strada tra la vegetazione.
Ci volle qualche minuto per capire che non era una luce ma una scia di fiamme viola che aveva circondato i soldati di Arendelle ed ora correva rapidamente verso di loro!
Appena fu conscia della situazione Elsa avanzò per difendere i suoi amici: andò incontro alla sorgente delle fiamme, che continuava ad avanzare, lanciandole contro i suoi poteri di ghiaccio. Nonostante i suoi sforzi non riusciva a congelare ciò che provocava le fiamme in quanto sembrava evitare i suoi poteri guizzando velocemente da una parte all’altra.
Jack sconvolto dalla situazione provò ad avanzare per andare da Elsa, nel vederlo lei tentò di fermarlo.
“Resta lì!”
Lo intimò lei, eppure sembrava parecchio in difficoltà nel fronteggiare le fiamme che continuavano ad espandersi introno a loro.
Non esiste che ti lascio da sola tra le fiamme!
Pensò lui, quindi avanzò al suo fianco con il bastone teso, pronto a cercare di colpire qualsiasi cosa stesse creando quel fuoco violaceo: quando Bruni tentò di attaccare Elsa, Jack si parò davanti pronto a difenderla.

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La lucertola però provocò una potente fiammata che lo costrinse ad indietreggiare.
Elsa notò la scena e velocemente tentò di spegnere le fiamme davanti Jack usando i suoi poteri.
“Che fai? Pensi di combattere il fuoco con un bastone di legno? Stai indietro!”
Lo rimproverò lei, visibilmente preoccupata dalla situazione: le fiamme si propagavano velocemente e non aveva idea di come avrebbe fatto a proteggere tutti da sola.
Jack strinse i pugni con rabbia sul bastone che brandiva: ammise a se stesso che non poteva fare altro e la cosa lo faceva sentire tremendamente inutile, Elsa era in pericolo e non poteva aiutarla! Indietreggiò quindi di qualche passo, guardandosi intorno nel disperato tentativo di farsi venire qualche idea.
Fu allora che li vide: tra le ombre del buio della fitta foresta scorse due occhi gialli che li osservavano.
Sentì un brivido corrergli lungo la schiena: li avrebbe riconosciuti ovunque!
D’un tratto tutto sembrava avere senso: anche l’attacco dello spirito del vento, dal quale aveva visto volare via quella specie di sabbia nera… che fosse stato sempre lui?
Lasciò tutto per correre nella loro direzione, entrando nella parte più fitta della foresta, eppure quando li raggiunse trovò solo il buio ad accoglierlo.
Sentì una sensazione di ansia e angoscia pervaderlo ma sapeva che era dovuta al fatto che lui era vicino e doveva a qualunque costo capire come mai fosse lì.
“Pitch, lo so che sei tu: fatti vedere se hai coraggio!”
Urlò lui con determinazione.
“Ok che credi in me ragazzino, ma ora inizi ad annoiarmi!”
Disse la gelida voce alla sua destra, dove dalle ombre più oscure si palesò l’uomo nero.
“Ora mi dici cosa ci fai tu qui!”
Disse Jack con tono minaccioso puntandogli nuovamente contro il bastone.
“Perché tutti continuano a chiedermelo? Sono qui solo per alimentare le paure e la faida che esiste da anni in questo luogo tra le due fazioni dei soldati di Arendelle e dei Northuldra. Ordinaria amministrazione per l’uomo nero!”
“Non ti credo: ho visto la sabbia nera che si dissolveva dallo spirito del vento! Sei stato tu ad aizzarlo contro di noi e probabilmente stai facendo lo stesso con quello del fuoco!”
“Oh Jack andiamo… mi stavo solo divertendo con i miei amici spiriti!”
“Tu non hai amici!”
Sentenziò acido Jack.
È vero ma…!”
“Basta! Non ci casco, vattene subito da questa foresta altrimenti…”
Pitch sorrise con aria di sfida interrompendolo.
“Altrimenti cosa, Jack? Mi colpirai con il tuo terrificante bastone di legno? Sto tremando di PAURA!”
Ridacchiò Pitch, divertito dalle sue stesse parole. Si chiedeva come quello stolto ragazzino potesse diventare un tale ostacolo per il suo io del futuro.
Lo sguardo di Jack si intrise di rabbia, che lasciò sfogare nelle sue parole.
“Non sono uno stupido: è evidente che stai macchinando qualcosa! Puoi fare lo sbruffone quanto ti pare ma non ho affatto paura di te!”
“Oh Jack andiamo… non hai bisogno di mentirmi: a differenza di tempo fa percepisco le tue paure sempre crescenti e sai bene che conoscendo le paure di una persona la si può conoscere anche meglio di se stessa!”
Pitch si avvicinò a lui fissandolo con aria sicura, ma Jack non voleva dare adito a nessun cedimento, sostenendo il suo sguardo con altrettanta determinazione.
“Non dire assurdità, te lo ripeto: non ho paura di te!”
“Forse un tempo era vero, infatti non potevi vedermi… ma ora le cose sembrerebbero diverse!”
Disse l’uomo nero inclinando la testa di lato accennando un sorriso, sicuro di avergli fornito un’evidenza difficile da contrastare.
“Ti vedo perché credo nella tua esistenza, questo non vuol dire che io abbia paura di te!”
“Chissà… ma comunque di qualcosa hai paura… o meglio di diverse cose!”
“Di cosa dovrei aver paura, sentiamo!”
“Vediamo… hai paura di ciò che potrebbe provare Elsa per te, del fatto che sia felice anche senza di te… di perderla per SEMPRE”
“Che diavolo dici? E cosa ne potresti sapere tu?”
Jack sapeva che Pitch stava nascondendo qualcosa, ma cosa? Eppure quella situazione iniziava a metterlo a disagio: sentiva l’ansia crescere dentro di lui ed il cuore battergli forte.
Datti una calmata Jack, è solo il solito Pitch con i suoi trucchetti: non devi lasciarti influenzare da quello che dice!
Si rimproverò Jack tra sé, eppure quella sensazione non accennava a diminuire.
“Vi ho osservato un pochino, forse… e poi come ti ho già detto percepisco molto bene le tue paure e come ben sai è da queste che si evincono i più grandi desideri delle persone”
“Cosa hai detto?”
Chiese Jack ricordandosi le parole del Pitch della sua epoca, cosa che trovava estremamente sospetta.
Sono sicuro che stia nascondendo qualcosa.
Come fa a sapere queste cose?
È davvero possibile che le abbia intuite solo dalle mie paure o c’è dell’altro?
Rimuginava Jack mentre la presenza dell’uomo nero si faceva sempre meno piacevole, turbandolo in qualche modo ogni secondo di più.
“Jack, fossi in te non mi intrometterei troppo… pensaci! Qui hai tutto quello che tu possa desiderare: Elsa, degli amici, una famiglia… tua sorella!”
Le gelide parole di Pitch si soffermarono particolarmente sull’ultima, trafiggendo come fredde lame il cuore di Jack.
Il ragazzo portò una mano al petto, sentì d’un tratto il fiato mancargli come se respirare fosse diventato improvvisamente facoltativo.
Non ci aveva mai pensato fino a quel momento.
In quella realtà sua sorella e la sua famiglia erano ancora vivi.
“Pensaci bene Jack o potresti pentirtene… qualcuno potrebbe fare una brutta fine in questa storia e sarebbe un vero peccato dato che le cose stanno andando così bene, non credi?”
Jack rivolse uno sguardo furioso e al contempo angosciato all’uomo nero, ma quest’ultimo sparì nell’oscurità delle ombre della foresta rivolgendogli un ultimo inquietante sorriso.
“Dove vai? Torna qui!”
Tentò di urlare lui, ma l’unica risposta che ricevette fu il ricordo di quella gelida voce nella sua testa che lo intimava a pensarci su.
In quell’istante si sentì davvero da solo, accompagnato solo da latenti paure che si facevano brutalmente spazio nel suo cuore.

 

 

 

Elsa continuava disperatamente a cercare di colpire qualsiasi cosa stesse creando quelle fiamme (ed allo stesso tempo di contenere l’incendio che stava dipanando), ma per quanti sforzi facesse si ritrovava sempre circondata da nuove fiamme anche dopo poco averle estinte.
Anna notò il suo essere in pericolo e nonostante non sapesse come, doveva aiutarla! Avanzò saltando tra le fiamme fino ad arrivare vicino a sua sorella ma in quel momento lo spirito del fuoco corse verso di lei creando delle fiamme altissime.
Vedendo in pericolo sua sorella, Elsa fece appello a tutti i suoi poteri per congelare tutta l’aria circostante e dipanare le fiamme. L’effetto fu quello sperato ma Elsa cadde sulle sue ginocchia per la stanchezza.
Anna stava per correre da lei ma fu letteralmente afferrata da Kristoff che la fece montare accanto a lui su Sven.
“Portala via da qui!”
Lo supplicò Elsa e lui annuì nonostante Anna sembrasse parecchio contrariata della cosa.
Finalmente libera di agire, Elsa continuò ad inseguire l’ormai debilitato spirito del fuoco che continuava a guizzare seppur molto meno agilmente di prima: Elsa non gli diede tregua e lo spinse fino ad una roccia, quindi gli bloccò qualsiasi via di uscita con i suoi poteri.
Lo spirito del fuoco era ridotto ormai ad una debole fiammella che girava disperatamente avanti ed indietro nella sua prigione di ghiaccio in cerca di una via di uscita. Solo allora Elsa si accorse con stupore che non si trattava altro che di una piccola lucertola; stava per colpirla nuovamente con i suoi poteri quando notò qualcosa di strano nel suo sguardo.
Paura.
Il piccolo esserino aveva le pupille dilatate e sembrava completamente nel panico, come se fosse terribilmente spaventato. Ammorbidita da quella scena Elsa lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, come se non si sentisse più minacciata, inclinò la testa di lato fissando la lucertola.
Lo spirito del fuoco inclinò la testa di rimando, si chiedeva come mai non gli avesse dato il colpo di grazia ora che poteva. Avanzò timidamente di qualche passo verso Elsa, sperando vivamente che non lo congelasse.
La ragazza si accovacciò e lo invitò ad avvicinarsi, poggiando una mano per terra.
Bruni avanzò nuovamente fino ad arrivare davanti alla sua mano, quindi tese una delle sue piccole zampe fino a toccarla: immediatamente sentì una sensazione di piacevole frescura, la cosa sembrò piacergli molto perché salì subito sulla sua mano.
Per Elsa la piccola salamandra scottava: la passò quindi da una mano all’altra con delicatezza facendo appello ai suoi poteri. Le poche fiammelle rimaste sul corpo dello spirito si spensero definitivamente e Bruni si rotolò piacevolmente tra le mani di Elsa beandosi della frescura data dai suoi poteri: il freddo sembrava aver rivelato il reale colore del suo corpo che da violaceo era diventato azzurro.

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Anche le fiamme viola che stavano bruciando la foresta si spensero di colpo ed Elsa fece nevicare dei minuscoli fiocchi di neve su Bruni, che si divertiva a prenderli con la lingua.
“Certo che quando non incendi mezza foresta rischiando di farci morire tutti sei proprio carino!”
Asserì lei, improvvisamente si sentì stretta da qualcuno.
Era Anna.
“Elsa stai bene!”
“Anna! Si può sapere cosa ti è preso? Non puoi seguirmi nel fuoco!”
“Se non vuoi che ti segua nel fuoco allora tu non buttarti nel fuoco!” disse con risolutezza per poi aggiungere “Non sei abbastanza cauta Elsa!”
Anna aveva terribilmente paura che le parole di Ganpapà si stessero avverando e che stesse rischiando di perderla per sempre, soprattutto se continuava con quell’atteggiamento.
Elsa lesse nello sguardo della sorella la stessa preoccupazione che aveva provato lei e la cosa le strinse il cuore.
“Mi dispiace!”
Ammise, quindi prese lo scialle che era della loro mamma e glielo mise sulle spalle; erano solite indossarlo quando una delle due aveva bisogno di conforto.
“Tienilo, ti terrà caldo”
Disse lei con un sorriso che la sorella ricambiò.
“Grazie”

 

 

 

Jack era seduto su delle rocce con il cappuccio alzato: era solito tirarlo su quando si sentiva giù di morale e quello era decisamente uno di quei momenti.
Si sentiva travolto da una miriade di sentimenti ed idee contrastanti che si affollavano nella sua mente senza dargli tregua, pensieri di cui si rifiutava di accettarne l’appartenenza.
Aveva notato come le fiamme fossero sparite di colpo ed aveva visto in lontananza Elsa ed Anna abbracciarsi: per fortuna sembravano stare bene!
Normalmente sarebbe corso da loro ma in quel momento sentiva come una forza inesorabile che lo costringeva a non alzarsi.
Sapeva che non poteva fidarsi di Pitch per nessun motivo ma non riusciva a cancellare dalla sua mente le parole che gli aveva rivolto, in particolar modo quelle su sua sorella.
Tempo fa aveva riacquisito i ricordi legati al tempo passato con lei prima di diventare Jack Frost ma era convinto che rivederla fosse letteralmente impossibile ormai.
Era davvero lì da qualche parte?
Era più che logico in effetti…
Ma la cosa non riusciva a farlo sentire meglio e sapeva anche il perché.
Semplice: perché era stato proprio Pitch a dirglielo.
Non sapeva come diavolo facesse ma sembrava sapere più di quanto dovesse e la cosa iniziava terribilmente a preoccuparlo: tremava alla sola idea di dover fronteggiare un altro dei suoi malefici piani.
Sobbalzò quando la voce di Elsa interruppe le sue riflessioni.
“Eccoti Jack! Che fine avevi fatto? Ci stavamo preoccupando!”
Jack osservò Elsa: era felice di constatare che stesse bene, eppure la sua voce gli sembrava così lontana. Fu lei a continuare a parlare.
“E poi si può sapere cosa ti è passato per la testa? Non puoi avanzare nel fuoco con un bastone di legno in mano! A volte non so davvero chi sia più folle tra te e mia sorella!”
“Già…”
Rispose distrattamente lui con un tono così mesto che ad Elsa sembrò provenire quasi da un’altra persona.
“Tutto ok?”
Chiese lei, turbata da quella risposta.
“Sì”
Ma il tono di Jack risultò nuovamente poco convinto ad Elsa, quindi lei inclinò la testa di lato cercando di scorgere l’espressione di lui sotto il cappuccio. Quando lo fece ebbe una stretta al cuore: sembrava davvero stare male, ed era così abituata a vederlo sempre allegro, che quello sguardo le sembrò trasmetterle tutta la tristezza che faceva trasparire.
Sentì mancarle il fiato, quasi come se l’assenza della sua solita allegria fosse contagiosa: sentiva che doveva far tornare il sorriso sul suo volto.
A qualunque costo.
“Lo sai? Abbiamo trovato lo spirito del fuoco!”
Provò ad abbozzare lei.
“Lo avevo intuito!”
Rispose lui, incrociando stavolta il suo sguardo, anche se con un tono meno ironico del solito.
“Scommetto che però non ti saresti mai immaginato che fosse così adorabile!”
Elsa gli mostrò i palmi delle mani sui quali si rigirava lo spirito del fuoco. Sorpreso Jack si tolse il cappuccio per osservare meglio quella piccola lucertola che lo fissava con sguardo incuriosito.

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Quei piccoli e teneri occhioni non poterono fare a meno di strappargli un sorriso.
“Hai ragione, è davvero adorabile!”
Elsa era contenta di avergli fatto tornare il sorriso, anche se per poco. Gli avrebbe voluto chiedere cosa avesse per aiutarlo maggiormente ma aveva paura di risultare indiscreta.
Cosa avrebbe fatto lui al suo posto?
Trovò una sola risposta a quella domanda: avrebbe provato a farla divertire.
“Ebbene? Con lui non hai voglia di divertirti?”
Chiese lei con fare scherzoso.
“Oh Elsa, non ti ha detto nessuno che non si gioca con il fuoco?”
Entrambi risero, Elsa sembrava stesse per aggiungere altro ma furono interrotti dal generale Mattias.
“Regina Elsa, per fortuna state bene! Volevamo intervenire ma lo spirito del fuoco ci ha accerchiati con le sue fiamme…”
“Lo so, non vi preoccupate: lo spirito del fuoco non è più un problema”
Aggiunse lei, indicando col capo la lucertola che teneva tra le mani. A quella vista il generale spalancò gli occhi incredulo.
“Avete domato lo spirito del fuoco? Aspettate che lo veda Yelana: nemmeno lei potrà più opporsi ad un simile segno!”
Entrambi annuirono speranzosi che fosse davvero così, ma Mattias scorse la stanchezza nel loro sguardi.
“Penso proprio che vi siate meritati un po' di riposo: questa volta ci penseremo davvero noi a fare la guardia, non dovrete preoccuparvi!”
In effetti erano davvero esausti: Elsa aveva usato allo sfinimento i suoi poteri, mentre Jack aveva inseguito Pitch ed era rimasto soppresso dai suoi stessi pensieri.
Annuirono nuovamente al generale, quindi stesero su una distesa di erba non molto distante da Anna Kristoff Sven ed Olaf. I soldati di Arendelle erano più distanti ma sorvegliavano tutto il perimetro che li circondava: sapevano di essere al sicuro.
Jack ci mise un po' ad addormentarsi nonostante l’evidente stanchezza ma quando finalmente ci riuscì la situazione non migliorò di molto: si ritrovò circondato da uno spettrale paesaggio con un suolo desolato ed arido, circondato solo da alberi spogli e senza vita.
Sembrava essere notte e l’unica luce che illuminava quell’inquietante paesaggio era la luna. Jack si sentiva irrequieto e angosciato davanti a quello scenario, quindi alzò lo sguardo verso la luna sperando che almeno la sua vista potesse dargli conforto ma quello che vide lo sorprese completamente: davanti alla luna poteva scorgere la sagoma di un ragazzo incappucciato e sospeso a mezz’aria con in mano un bastone identico al suo.

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“Chi sei?”
Gli chiese deciso, ma il ragazzo scoppiò a ridere atterrando lentamente di fronte a lui.
“Ti do un indizio: sono un egoista che pensa solo a se stesso e che continua a tormentarsi su cose futili di cui il suo vero io sa già le risposte, solo che finge anche con se stesso di essere migliore di questo!”
Proclamò la fredda voce che proveniva da quel ragazzo. Jack sentì l’agitazione dentro di lui crescere ma non gli avrebbe dato spago, non voleva.
“Probabilmente sei solo uno stupido incubo mandato da Pitch, se pensi di spaventarmi ti sbagli!”
A quelle parole il ragazzo rise nuovamente, quindi si avvicinò ancora a lui fino ad arrivargli di fronte.
“Continui a dare la colpa agli altri per alleggerirti la coscienza vedo! Siamo proprio uguali a quanto pare ma la cosa non mi sorprende dato che io non sono altro che il tuo vero io!”
Il ragazzo si tolse il cappuccio, Jack si ritrovò davanti con una copia esatta di se stesso, solo con i capelli corvini e gli occhi gialli. La cosa lasciò Jack per qualche istante senza fiato: lo sguardo di quel ragazzo sembrava quasi non far trasparire altri sentimenti se non odio e non curanza… decisamente non poteva essere lui.
“Che assurdità!”
Sentenziò sprezzante ma la reazione del ragazzo sembrava sempre più divertita dalle sue risposte.
“Puoi mentire a chiunque, ma non a te stesso! Sappiamo entrambi quello che provi: l’unica cosa che desideri è stare con Elsa e rivedere tua sorella… ti fa comodo questa situazione, eh? Forse dovresti ringraziare Pitch, infondo seguire il suo piano ti sta risultando molto conveniente mi sembra!”
“Che diavolo dici, sono solo bugie!”
Rispose furioso voltandosi e cercando di andare da qualsiasi altra parte ma il ragazzo gli volò di nuovo davanti sospeso a mezz’aria a testa in giù.
“Non puoi fuggire dal tuo vero io Jack, arrenditi e ammetti l’evidenza: qualsiasi scelta farai rovinerai tutto, come sempre. Elsa, i guardiani, tua sorella, i bambini… non puoi accontentare sempre tutti, tanto vale fare solo i tuoi interessi, hai ragione!”
“Io non la pensò così!”
Gli urlò con rabbia.
“Ah giusto, tu sei il paladino che sta aiutando Elsa… eppure attualmente mi sembra completamente capace di badare a se stessa, ti ricordo che questa realtà è già avvenuta ed Elsa ha affrontato i suoi problemi anche senza di te, quindi mi chiedo: lo stai facendo davvero per lei o più per te?”
“Fa silenzio!”
“Pitch dovrebbe essere fiero di te: la tua anima sta diventando sempre più nera! Fin quando vorrai continuare ad aiutarlo? Nonostante tu non lo ammetta il tuo riflesso sta diventando sempre più simile al mio”
“Sparisci!”
Gli ordinò lui: non ne poteva più di sentire quella voce irritante nella sua testa. Con sua sorpresa il ragazzo sparì davvero dalla sua vista, si guardò intorno e nulla; non ve ne era più traccia.
Però qualcosa attirò la sua attenzione: una pozzanghera ai suoi piedi, più precisamente il suo riflesso in essa in quanto era identico a quello del ragazzo con i capelli corvini ma con un malefico sorriso in volto.
La vista di quella immagine lo fece urlare, svegliandosi di soprassalto.
Si guardò intorno e per sua fortuna non sembrava aver svegliato nessuno, provò a riaddormentarsi ma non ve ne era verso: per niente al mondo avrebbe voluto continuare quell’incubo.
Non avendo meglio da fare si avvicinò ad Elsa e la fissò mentre dormiva: sembrava così serena.
Forse era vero, forse era quella la realtà adatta a lei: con Anna ancora viva e senza il peso dell’immortalità.
Si chiese se in quella realtà ci fosse posto per lui… infondo ultimamente sentiva essersi avvicinato a lei, magari sarebbe potuto continuare così: dopo questa avventura lui avrebbe potuto rivedere davvero sua sorella dopo tanti secoli.
Si chiese cosa avrebbero fatto insieme, come sarebbe diventata da grande, se le sarebbe piaciuta Elsa.
Ma soprattutto lui come sarebbe diventato?
Si stupì nel chiederselo: infondo era così abituato ad essere eternamente un ragazzo che l’idea gli sembrava davvero assurda.
Sarebbe stato capace anche lui di diventare adulto e di vivere una vita normale accanto alle persone che gli volevano bene? Magari anche accanto ad Elsa.
Sorrise al pensiero di immaginarsi una vita semplice e tranquilla al suo fianco, magari avrebbero riso insieme su di un prato come quello, avrebbero fatto cose normali come raccogliere fiori e si sarebbero addormentati abbracciati pensando solo a cosa gli potesse riservare l’indomani. Nella sua mente si immaginò la scena che gli mise un senso di tranquillità mai provato prima.

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Il senso di beatitudine finì però presto, lasciando il posto ad una sensazione di vuoto ed inquietudine.
Sapeva che un pensiero simile era sbagliato, infondo lui aveva dei doveri come guardiano: era come se quel maledetto incubo avesse risvegliato un desiderio latente in lui dal momento in cui Pitch gli aveva parlato in quella foresta.
Un desiderio così forte ed egoista da spaventarlo.
Stava davvero diventando come il ragazzo del suo sogno?
No: non lo avrebbe permesso a nessun costo! Fissò Elsa e capì che doveva trovare un altro modo, doveva riportare tutto alla loro realtà il prima possibile.
Quella doveva essere certamente la cosa più giusta da fare, si impose di non pensarla diversamente.
Fissò nuovamente Elsa e quella scena gliene ricordò un’altra: quando anni fa, durante l’ultimo piano di Pitch, lei era distesa ed inerte a seguito del cuore oscurato da Hans. Allora aveva davvero pensato di averla persa per sempre e la speranza che un atto di vero amore la potesse salvare lo aveva spinto al disperato tentativo di baciarla: la cosa funzionò.
Come avrebbe voluto che anche in quell’occasione bastasse così poco per riportare tutto alla normalità.
E se fosse bastato davvero così poco?
Quella folle idea gli balenò in mente.
Guardò Elsa e si domandò se un gesto di vero amore le avesse potuto far tornare i ricordi.
Certo, ultimamente si stava avvicinando a lei ed andando avanti probabilmente le cose sarebbero migliorate ma poteva davvero concedersi il lusso di aspettare così tanto con Pitch che tramava alle loro spalle?
Probabilmente no: sapeva di cosa fosse capace ed avrebbe dovuto tentare il tutto per tutto.
Doveva quindi provarci davvero? Se avesse funzionato tutto sarebbe andato finalmente per il verso giusto, ostacolando anche i piani di Pitch.
Ma se non avesse funzionato?
Se si fosse svegliata come avrebbe reagito? Di sicuro malissimo, probabilmente avrebbe annullato per sempre tutti i passi avanti fatti finora.
Eppure non poteva aspettare oltre, se c’era anche solo una remota possibilità di farle tornare la memoria doveva tentare!
Non voleva perderla.
Così lo fece: si chinò su di lei in direzione opposta alla sua, in modo da fare tutto il possibile per non svegliarla, e le stampò un veloce bacio sulle labbra.

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Sperò davvero che quel folle gesto funzionasse o almeno che nessuno se ne accorgesse, altrimenti per lui sarebbero stati guai seri.

 

 

 

 

 

 

Questo capitolo è uscito più lungo del solito, spero di non avervi tediato troppo ma mi sono venute di getto tantissime idee che volevo fossero in un unico cap. per far capire meglio le azioni e i pensieri dei vari pg e a mio avviso non aveva senso separarle in due capitoli.
A differenza delle vicende dello spirito del vento, quello del fuoco occupava davvero una piccola parte nel film quindi in questo cap. ho potuto spaziare molto inserendo parecchi eventi dei quali ho faticato un po' a decidere l’ordine logico che dovessero avere ma spero che il risultato vi piaccia!
Pitch ha alimentato allo sfinimento le paure di Bruni spingendolo ad attaccare il gruppo, questo perché nel film la salamandra sembrava spaventata da qualcosa ma non si capisce da cosa, così le ho voluto dare un motivo.
Inoltre ho cercato di rendere le scene con lo spirito del fuoco il più possibile dinamiche e piene d’azione, spero di esserci riuscita.
Per la prima volta apprendiamo che anche Jack nutre forti paure derivanti dalla situazione in essere, che lo portano a dubitare di se stesso e di ciò che sia giusto fare, cosa che lo spinge fino al gesto disperato del bacio pur di tornare in modo “facile” alla situazione di prima, che anela tanto.
Mi è piaciuto trattare questa parte ma come sapete io e l’angst andiamo a braccetto: che pensavate che non ce ne sarebbe stato in questa fic? Ovviamente non poteva mancare e non mancherà… muhahaha (faccio la spavalda ma in realtà l’angst mi piace tanto almeno quanto mi dispiace poi per i miei stessi pg… lo so non sto bene ahahah) ma a parte le mie follie cosa ne pensate di Jack e della sua situazione? Secondo voi ha fatto bene ad agire in questo modo? Cosa farà Elsa? Cosa vi aspettate che accada?
Al prossimo capitolo che, piccolo indizio, non sarà sullo spirito dell’acqua come si potrebbe pensare… chissà se qualcuno di voi immagina su cosa potrebbe essere! (su un qualcosa che a mio avviso è mancato totalmente nel film)

Ps: per curiosità preferite i cap corti o quelli lunghi come questo? Io di solito mi regolo solo in base a cosa voglio inserire in ogni cap., ma ho sentito pareri discordanti in merito.

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Capitolo 9
*** Quiete prima della tempesta ***


Cap 10 Quiete prima della tempesta In poco tempo Anna, Kristoff e Sven trovarono Elsa e Jack. Portarono Jack su Sven fino all’accampamento dove fu medicato dai guaritori del villaggio, tutti ne approfittarono per riposare finché non si fece sera.
Accesero vari fuochi al villaggio per fare luce nel buio della notte, molti si riunirono però davanti al falò più grande, tra questi vi erano anche Elsa, Anna, Kristoff e Olaf.
“E’ proprio bella l’atmosfera che si respira qui ed è sicuramente meglio di dormire da soli in mezzo alla foresta!”
Asserì Anna, la sorella fece un segno di consenso con la testa: persino lei si era riposata, nonostante non vedesse l’ora di seguire la voce, doveva ammettere che lo scontro con il gigante l’aveva stancata parecchio.
“Aspetta Elsa, mi è appena venuta una grande idea!”
“Ovvero?”
“Possiamo fare la rivincita del gioco dei mimi, coinvolgendo ovviamente chiunque voglia partecipare!”
“Hai così tanta fretta di perdere di nuovo?”
Chiese Kristoff accennando un sorriso furbo.
“Non dire assurdità, io e mia sorella siamo fantastiche a questo gioco, l’altra volta lei era solo… distratta, tutto qui!”
“Se ne sei così convinta…”
Anna si guardò intorno ed invitò a giocare chiunque volesse, spiegando brevemente le regole. Il suo sguardo si posò poi sul generale Mattias che era lì vicino: i soldati erano stati eccezionalmente invitati ad accamparsi vicino al villaggio dato che avevano aiutato Elsa ed Anna.
“Generale Mattias si unisce a noi?”
L’uomo preso alla sprovvista rispose imbarazzato.
“Non credo che questo gioco faccia per me sono più il tipo da tazza di tè davanti il fuoco, ma fate pure: sarà un piacere guardarvi”
“Aspettate! Qualcuno vuole divertirsi senza di me, per caso?”
Obiettò Jack spuntando all’improvviso.
“Jack! Già in piedi? Sicuro di stare bene?”
Chiese Elsa con una preoccupazione tale da fargli quasi piacere.
“Mi fa ancora un po' male se faccio movimenti troppo bruschi ma diavolo, niente che possa impedirmi di divertirmi facendo i mimi con voi, ovviamente!”
Elsa portò una mano alla testa avvilita dalla poca coscienziosità di Jack ma oramai poteva dire di esserne abituata.
I partecipanti al gioco si riunirono vicino al falò ed iniziarono a giocare: la prima fu Anna che diede un’esemplare spiegazione mimando alla perfezione un orso. Fu poi il turno di Ryder, uno dei Northuldra, il quale fece del suo meglio per imitare quanto riportato nel bigliettino ma con evidenti scarsi risultati, se non le risate di coloro che stavano assistendo alla buffa scena.
“Oh, ma andiamo: è facilissimo come fate a non indovinare?”
Disse risentito incrociando le braccia al petto, Jack sorrise a quella scena.
“Non te la prendere amico, è normale all’inizio non essere perfetti: fammi vedere cosa devi mimare e ti do una mano io!”
Jack lesse il bigliettino quindi ragionò sul modo migliore di mimare cosa gli era stato richiesto, quando vide qualcosa ai piedi di una capanna gli venne un idea per vincere facilmente: raccolse dei rami quindi li poggiò vicino alla testa, poi prese in prestito il naso di Olaf poggiandolo in bocca, infine imitò una buffa camminata a gambe aperte.
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“Sven!”
Disse Kristoff con una sonora risata, Jack annuì il che lo fece esultare in maniera piuttosto evidente.
“Ma dai! Non vale usando oggetti!”
Protestò Anna.
“Dovevi precisarlo nelle regole, mia cara!”
La canzonò Jack con fare ironico.
“Non importa, la mia vendetta sarà tremenda: non ti accorgerai nemmeno di aver perso tanto lo farai in fretta!”
“Lo vedremo: deve ancora nascere chi può battermi in questo gioco!”
“Bé magari è già nato, o ‘nata’ nel mio caso, solo che non lo sai!”
 Elsa rise davanti a quella scenetta.
“Certo che quei due sono proprio dei bambini!”
Esclamò rivolta ad Olaf.
“Oh non direi bambini, piuttosto adolescenti al massimo o ‘giovani adulti’ sarebbe più appropriato… certo Elsa non sei brava a vedere l’età delle persone, eh?”  
Elsa ridacchiò a quelle parole.
“Olaf era solo una battuta!”
“Spesso mi dicono che non capisco le battute, forse è il momento che inizi a giocare a tennis!”
“Eppure, credo proprio che tu ne abbia appena fatta una!”
Esclamò lei, non riuscendo più a trattenere le risate.
La serata continuò tra risate e divertimenti in modo spontaneo e rilassato, persino Elsa aveva dimenticato per un attimo il motivo per cui fossero lì quando una Northuldra si avvicinò a lei.
“Posso parlarti un attimo? Vorrei mostrarti una cosa”
“Certamente!”
Rispose lei, riconoscendo la ragazza che l’altra volta aveva ripreso i bambini che giocavano con lei e Jack. Si appartarono leggermente, sedendosi accanto ad un piccolo fuoco dove si stava scaldando un tenero cucciolo di renna: Elsa lo carezzò dolcemente mentre ascoltava le parole della ragazza.
“Non ci siamo presentate: sono Honeymaren, ho saputo purtroppo del triste destino capitato a tua madre…”
“Non ti preoccupare, ormai è passato del tempo”
“Devi sapere che tua madre era stata scelta come guardiana della pietra degli elementi: una pietra di piccole dimensioni che se attivata mostra i simboli degli elementi… questi per l’esattezza!”
Disse indicando i cinque rombi ricamati sullo scialle della madre che Elsa aveva riposto sul grembo.
“Non ho mai visto nessuna pietra del genere!”
“Ne sei sicura? Normalmente è di colore blu e di dimensione ovale”
Elsa ci rifletté un attimo ma poi le venne in mente una cosa.
“Mia madre aveva sempre una pietra blu al collo, una spilla che non toglieva mai… pensi possa essere quella?”
“Per tutti gli spiriti, potrebbe essere proprio quella! Iduna probabilmente per custodirla ha deciso di portarla sempre con sé… sai per caso dove potrebbe essere?”
Chiese speranzosa la ragazza.
“Vediamo… dopo la mia incoronazione feci pulizia tra le cose dei miei genitori e trovai tra i loro effetti personali anche la spilla in un cassetto: trovai strano che non l’avesse portata con sé ma dati i tanti ricordi collegati a quella spilla, io ed Anna non riuscimmo ad indossarla, così la conserviamo lì dove ce l’ha lasciata”
“È di vitale importanza che tu ce la porti non appena ne avrai occasione!”
“Non capisco perché possa essere importante… per noi ha una valenza affettiva ma mi è sempre sembrata una normalissima spilla!”
“Oh no Elsa, in origine non era nemmeno una spilla: quella pietra venne donata anni fa dagli spiriti a quello che fu nominato il primo custode della pietra. Gli spiriti la donarono in segno di gratitudine al popolo dei Northuldra per il rispetto e la protezione che il nostro popolo ha sempre mostrato verso di loro”
“Quindi è un simbolo?”
“È molto più di questo: chi ha la pietra la può usare per assorbire una parte dei poteri degli spiriti stessi ed usarli a suo piacimento. Negli anni il custode della pietra li ha sempre usati con parsimonia e solo quando necessario, come per favorire i raccolti o evitare inondazioni ad esempio! Tua madre aveva avuto l’onore di essere scelta alla nascita dagli spiriti stessi come nuova custode ed ecco perché aveva la pietra”
“Ma se a voi serviva per tutte queste cose perché avete lasciato che mia madre andasse via con la pietra?”
La ragazza ridacchiò come se Elsa avesse appena fatto una domanda scontata.
“Vedo che ancora non ti è chiara la logica dei Northuldra: noi non influenziamo la natura e gli spiriti, noi viviamo in armonia con essi e con i doni che ci concedono. Se loro hanno scelto tua madre come custode e le hanno permesso di lasciare la foresta incantata sicuramente avevano un buon motivo per farlo”
“Allora perché mi chiedi ora di riavere la pietra? Avete trovato un nuovo custode?”
“No, ma la pietra è molto potente e nelle mani sbagliate potrebbe essere usata in modi terribili! Vorremmo tenerla al sicuro finché non sarà il momento”
“Capisco… allora appena tornati ad Arendelle te la porteremo!”
“Grazie”
“Ho ancora un dubbio però: hai detto che i simboli sul mantello indicano gli spiriti ma io ne vedo cinque mentre gli spiriti non dovrebbero essere vento, fuoco, terra ed acqua?”
“È perché si dice che ci sia un quinto spirito e che sia un ponte tra noi e la magia della natura!”
“Un quinto spirito?”
Chiese Elsa con un filo di voce.
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Esiste davvero un quinto spirito?
Che sia lo strano ragazzo che continuo a vedere in sogno?
La sola possibilità che quel ragazzo con i suoi stessi poteri potesse esistere davvero la emozionò non poco, sentì mancarle il respiro al solo pensiero di poterlo incontrare dal vivo.
Oppure potrebbe trattarsi della voce che continuo a sentire… o di entrambe le cose!
Si rivolse di nuovo ad Honeymaren con la voce di chi non vorrebbe mai un no come risposta.
“Pensi che possa essere la voce che continuo a sentire?”
“Può darsi, solo Ahtohallan lo sa!”
“Lo diceva sempre mia madre… Ahtohallan: il fiume con tutte le risposte sul passato e su ciò di cui siamo parte, giusto?”
La ragazza annuì.
“Ci insegnano una canzone quando siamo piccoli che ci ricorda lo scopo fondamentale del fiume ma anche il rischio che esso porta, si dice che lo stesso spirito dell’acqua vegli sulla sua entrata”
“Nostra madre ce la cantava…”
“Ma non è finita qui: la leggenda parla anche di un altro spirito”
Honeymaren voltò il ricamo sullo scialle mostrandone il retro dove solo il centrale dei cinque era ricamato anche dall’altra parte, poi proseguì.
“Perché c’è sempre un’altra faccia della moneta: ogni luce ha sempre la sua ombra!”
“Ombra?”
“Esatto! Devi stare molto attenta perché si dice che ci sia uno spirito contrapposto ai cinque principali e che incarni l’opposto del loro stesso essere, seminando solo paura e distruzione. Molti dicono di averlo visto quando la foresta è caduta e sono iniziati gli scontri tra i soldati di Arendelle e i Northuldra… è conosciuto con molti nomi ma noi lo chiamiamo…”
Prese un profondo respiro prima di pronunciarne il nome.
“Pitch”




Una volta finito il gioco Anna esultò in maniera molto vivace la loro vittoria, anche se per pochi punti.
Jack provò in tutti modi ad obiettare ma questa volta doveva ammettere di aver perso, quindi strinse la mano ad una più che soddisfatta Anna e si andò a sedere davanti al grande falò. Ascoltava la dolce musica suonata da alcuni Northuldra mentre osservava in lontananza Elsa che parlava con una di loro.
Sospirò amaramente pensando ancora una volta alla sua realtà, che ad oggi gli sembrava ancora più lontana che mai. Passò diversi minuti perso nei suoi pensieri e nei ricordi, finché accanto a lui non si sedette un’altra anima che sembrava altrettanto disperata.
“Basta, io ho deciso: ci rinuncio!”
Esordì un poco riconoscibile Kristoff al suo fianco.
“Ehi amico che è successo?”
“Che è successo? È successo che ho provato a fare la proposta ad Anna per la millesima volta ma come sempre finisco per rovinare tutto: una volta è la mia goffaggine, un’altra il mio errato uso delle parole… fatto sta che ogni santa volta finisce male! Forse è il mondo intero che sta cercando di dirmi di non farlo!”
Pronunciò le ultime parole in un modo così sconsolato che Jack si sentì amareggiato anche per lui.
“Forse dovresti solo provare con qualcosa di semplice, senza fare le cose troppo in grande: sono sicuro che Anna sarà felicissima in qualsiasi caso, credimi! Infondo a volte non serve il momento giusto ma solo la persona giusta”
Kristoff rimase stupito da quelle parole: quel ragazzo nonostante le apparenze sembrava a volte davvero un esperto in amore.
“Allora spero solo che lei mi veda davvero come la persona giusta per lei!”
“Sono sicuro che nel tuo caso è così”
Il suo sguardo si posò involontariamente di nuovo sulla figura di Elsa in lontananza: si chiedeva se invece nel suo caso fosse davvero lui la persona giusta per Elsa.
Ma a quanto pare la scena non passò inosservata.
“Certo che nonostante la mia situazione, non ti invidio: ci vuole molto coraggio per puntare una come Elsa, direi che anche tu non scherzi!”
A quell’affermazione di Kristoff Jack trasalì, si sentì avvampare e distolse immediatamente lo sguardo.
“Ma c-cosa dici? Io…”
Kristoff sorrise a quel disperato ma dolce tentativo di negazione, quindi posò affettuosamente una mano sulla spalla del suo nuovo amico.
“Non sono di certo un esperto in amore ma lascia che ti dia io un consiglio adesso: invitala a ballare!”
“Ma lei ha detto che non balla!”
“E questo ti fermerà? Una persona saggia mi ha detto che in amore sarà sempre difficile, quindi tanto vale provarci, no?”
Jack sorrise ricordando le parole che lui stesso aveva rivolto a Kristoff.
Quest’ultimo però non aspettò una risposta: si alzò allontanandosi in direzione di Anna.
Grazie Kristoff




Una volta che Honeymaren se ne andò, Elsa rimase a fissare il simbolo sul suo scialle: si sentiva così vicina ma allo stesso così lontana dalla verità.
“Vuoi ballare?”
Era così persa nei suoi pensieri che l’inaspettata voce di Jack la fece sussultare.
“Cosa?”
Jack non sapendo come chiederglielo aveva optato per l’approccio diretto ma adesso sperava con tutto se stesso che quella domanda fosse davvero dovuta al non averlo sentito piuttosto che al volergli concedere una seconda possibilità.
“Vuoi ballare?”
Provò a ripetere, abbozzando un sorriso che sperava non mostrasse l’agitazione che sentiva divampargli in petto.
Non sapeva se fosse per il fatto di essere tornato umano o perché in quella realtà lui ed Elsa non erano ancora intimi ma si sentiva davvero come un ragazzo che chiedeva per la prima volta di ballare alla ragazza per cui ha una cotta. E non era una sensazione così piacevole come ricordasse.
“Grazie Jack, ma come ti ho detto: io non ballo”
Rispose lei accennando un sorriso distratto, per poi voltare di nuovo lo sguardo sullo scialle.
Quell’affermazione lo gelò ma allo stesso tempo sentì un fuoco divampargli dentro, come se avesse risvegliato una parte di lui che era stata momentaneamente soppressa dal panico.
Eh no, Elsa: non ho accettato un patto con il mio peggior nemico, viaggiato nel tempo ed affrontato senza poteri degli spiriti funesti per arrendermi così facilmente. Ti farò tornare nella nostra realtà a qualsiasi costo o almeno ti farò desiderare di farlo!
Prese entrambe le mani di Elsa e la tirò su finché non si ritrovò in piedi davanti a lui.
“Tutti ballano! Il segreto è nel fingere di saperlo fare”
Le sussurrò lui con aria complice, quindi con la presa ancora ben salda sulle sue mani iniziò a farla ballare a ritmo di musica.
Elsa rimase letteralmente senza parole da quel gesto inaspettato: di solito le persone non amavano toccarla ma lui invece ancora una volta non sembrava averne nessuna paura, nonostante non fosse di Arendelle. Quel contatto così spontaneo e deciso di lui, a cui non era abituata, la fece sentire a disagio: infondo l’unico uomo con cui avesse ballato prima d’ora era suo padre quando era piccola, prima che scoprisse la pericolosità dei suoi poteri.
Se lo ricordava come se fosse ieri: lui le diceva sempre di essere buona con lui in quanto era solito pestare i piedi alla mamma quando ballava, solo adesso capiva che probabilmente era una scusa per farla sentire a suo agio.
Quel tenero ricordo la fece sorridere dolcemente: forse ballare non era poi così male.
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Kristoff propose ad Anna di ballare e per sua fortuna, a differenza della sorella, adorava farlo e quindi non fu per niente difficile avere uno sprizzante ‘sì’ come risposta.
Sperò vivamente che ‘sì’ sarebbe stata la risposta anche all’altra domanda che intendeva farle.
Fece cenno a Rayder di suonare come erano d’accordo qualcosa di più romantico, così iniziò a ballare con lei un lento ma non riusciva a proferire parola: aveva quasi paura che potesse rovinare tutto di nuovo.
Forza Kristoff fatti coraggio, quanto sarà difficile? Con così tanti tentativi uno prima o poi dovrà andare bene, no?
Pensò facendosi coraggio, quindi iniziò a parlare.
“Stai molto bene stasera!”
“Davvero? Ho gli stessi vestiti dall’inizio del viaggio ed i capelli in disordine, inoltre ho dormito male quindi credo di avere delle occhiaie da far paura… oddio le ho veramente? No perché se le ho davvero…”
Ok, primo passo: fermare Anna quando inizia ad impanicarsi.
“Stai benissimo: a te non servono tanti fronzoli per essere carina ai miei occhi!”
Disse teneramente fissandola negli occhi, cosa che la fece arrossire timidamente ma che la rendeva allo stesso tempo felice.
“Grazie”
Bene Kristoff, ottimo: continua così!
Disse a se stesso, quasi incredulo di non aver già scatenato un pandemonio.
“In realtà non ti ho invitata solo per ballare… nonostante per me sia sempre un piacere farlo”
“Ah no? E per cosa allora?”
“Volevo dirti una cosa”
Si fermarono un attimo, Kristoff distolse leggermente lo sguardo sperando di trovare il coraggio necessario per continuare senza incespicare, quindi proseguì.
“È una cosa molto importante…”
“Non ci credo: è davvero quello che penso?”
Esclamò lei stupefatta.
“Ah, quindi hai già capito di cosa si tratta?”
Disse tanto sorpreso quanto imbarazzato.
“Sono senza parole!”
“In senso positivo o negativo?”
Chiese lui, cercando di nascondere dietro l’ironia l’evidente panico.
“Non saprei: ho sentimenti contrastanti per il momento! Secondo te mi dovrei sentire più spaventata o contenta?”
Il crescente tono nella sua voce, più stupefatto che felice, iniziava a preoccuparlo seriamente.
“Bé, è indubbiamente una decisione importante e se ti serve temp…”
Si fermò non appena trovò il coraggio di guardarla negli occhi perché solo in quel momento notò che non stava guardando affatto lui, bensì qualcosa alle sue spalle e aveva letteralmente la bocca spalancata dallo stupore.
Alzò gli occhi al cielo avvilito dall’aver appena constatato che stessero parlando di due cose nettamente diverse, con un sospiro si voltò.
Voglio proprio sapere cosa c’è di così incredibile!
Ma anche lui rimase di stucco quando vide cosa stava fissando in lontananza la sua ragazza.
“Mia sorella sta ballando con un ragazzo!”
Esclamò lei, ancora incredula.
Nonostante tutto Kristoff non poté fare a meno di sorridere soddisfatto a quella scena, pensando che almeno uno tra lui e Jack fosse riuscito nel suo intento della serata.
“Ehi Kristoff, posso parlarti un attimo?”
Disse la voce di Rayder alle sue spalle mentre lo tirava in disparte.
“Che c’è?”
“Vedo che il piano non ha avuto l’effetto desiderato, ma non disperare ne ho un’altro: mi sono appena ricordato che nelle nostre tradizioni abbiamo un modo STUPENDO di fare la proposta e la cosa più bella è che servono tante renne!”
“Davvero?”
Chiese lui con una leggera esitazione: si ricordò le parole di Jack di poco prima sul fare qualcosa di semplice.
“Se iniziamo subito per l’alba saremo pronti!”
Forse Jack ha ragione, forse combinerei solo un altro guaio… conosco Anna e probabilmente come dice lui sarà felice ugualmente (ammesso che la sua risposta sia ‘sì’).
No! Anna merita il meglio e lo avrà: a qualunque costo.
Annuì quindi a Rayder ed insieme si inoltrarono nella foresta, attenti a non farsi vedere.




Quando i Northuldra iniziarono a suonare un lento Elsa vide Jack avvicinarsi ancora di più a lei: le cinse leggermente il fianco con una mano mentre l’altra era ancora stretta nella sua.
Sentì il cuore batterle per l’agitazione e si sorprese nel chiedersi se risultasse goffa ed impacciata, infondo non è che fosse un’esperta di ballo!
Magari stava facendo una pessima figura, magari lui avrebbe riso di lei o l’avrebbe presa in giro per il suo modo di ballare: il solo pensiero la dilaniava così decise di incrociare il suo sguardo per cercare di capire quanto fosse grave la situazione. Pessima idea: perché appena lo fece notò che la fissava in un modo così intenso che sentì mancarle il fiato.
Sentì il viso arrossarsi: non aveva notato che fossero così vicini e avrebbe davvero voluto distogliere lo sguardo o fuggire da quella tremendamente imbarazzante situazione ma per qualche motivo non riusciva a farlo.
Forse iniziò a capire il perché: si sentiva esattamente come nel suo scorso sogno, solo che questa volta volendo avrebbe potuto davvero scappare ma possibile che non lo volesse?
Certo Jack era simpatico, oggettivamente un bel ragazzo e si era sempre dimostrato disponibile ad aiutarli ma era anche vero che lo conosceva da poco!
Eppure riusciva sempre a farla sentire in un modo diverso da chiunque altro: riusciva a farla sentire giusta così com’era, come se a lui bastasse questo.
Ma gli bastava davvero?
Bastava a lei?
Bastava a giustificare il fatto che se in quel momento lui l’avesse baciata lei non era più tanto sicura che glielo avesse impedito?
Elsa frena! Cosa diavolo stai pensando? Probabilmente ti sei solo fatta influenzare da quello stupido sogno e dal fatto che il volto di quel ragazzo fosse così simile a quello di Jack, tutto qui!
Deve essere questo, d’altronde che altro potrebbe essere?
Non era sicura di essere pronta a saperne la risposta e quel penetrante sguardo fisso nel suo non migliorava la situazione.
Prese un profondo respiro, come a cercare quell’aria che sentiva mancarle, sperando che il suo battito cardiaco tornasse ad un ritmo almeno regolare! Aprì la bocca come per dire qualcosa, anche se non era proprio sicura di quello che volesse dire, o se sarebbe stata capace di emettere dei suoni in quella situazione. Non lo avrebbe mai scoperto, perché una forte scossa al terreno le fece perdere l’equilibrio reggendosi in piedi solo grazie alla presa di Jack.
“Tutto bene?”
Chiese lui.
Lei annuì, quindi entrambi si voltarono verso la fonte del tremore vedendo un golem che passava a poca distanza dal villaggio.
“Sono i golem ma cosa ci fanno da queste parti? Presto: nascondetevi e spegnete tutte le luci!”
Urlò Yelana a tutti i presenti, quindi i Northuldra iniziarono a correre per il villaggio spegnendo il più velocemente possibile qualsiasi fonte di luce.
“Dovremmo nasconderci!”
Disse Elsa a Jack, facendo riferimento al fatto che lui la teneva ancora tra le sue braccia.
Jack alzò gli occhi al cielo per il terribile tempismo di quei golem: durante quel ballo si era sentito per la prima volta di nuovo vicino ad Elsa e quei cosi di terra avevano rovinato tutto!
“E va bene, però mi devi un ballo!”
Disse con un accenno di sorriso, quindi entrambi si nascosero dietro degli alberi.
Elsa ne sentì passare uno proprio dietro di lei ed ebbe come la sensazione che avesse percepito la sua presenza, cosa che la preoccupò: non voleva di certo mettere in pericolo tutti.
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Per fortuna però la sensazione passò e sentì i rumorosi passi dei golem farsi più lontani: si affacciò dal bordo dell’albero e li osservò allontanarsi ma qualcosa, o meglio qualcuno, la tirò via per un braccio.
Era sua sorella e sembrava avere un volto tanto esasperato quanto preoccupato.
“Ti prego non dirmi che hai intenzione di seguirli! Ti devo ricordare cosa è successo l’ultima volta che li hai visti?”
“E se li domassi come ho fatto con il vento ed il fuoco? Magari questa volta potrei riuscirci!”
“E se invece ti schiacciassero ancora prima che tu possa provarci?”
Jack, che aveva assistito alla scena, si intromise nella conversazione.
“Elsa, Anna ha ragione: è troppo pericoloso ed io ne sono l’esempio vivente!”
Disse indicandosi la ferita.
“Ricorda: l’obiettivo è trovare la voce, trovare la verità e tornare a casa!”
Le ricordò la sorella
E far tornare Elsa alla sua realtà
Pensò tra sé Jack
E trovare il quinto spirito!
Pensò Elsa, ma forse avevano ragione: era pericoloso, soprattutto per loro, ed aveva già constatato che era impossibile provare a farli desistere.
Yelana si avvicinò a loro.
“Per gli spiriti, per fortuna state bene! Andate subito a dormire: non è sicuro stare svegli in quanto i golem sono sensibili alle luci e ai rumori: potrebbero tornare. Noi faremo a turno per fare la guardia al villaggio”
Elsa era contraria ad andare a dormire ma era buio pesto e senza fonti di luce era praticamente impossibile continuare il viaggio, quindi a suo malgrado si accoccolò vicino a sua sorella e dopo diversi minuti riuscì finalmente ad addormentarsi.




Elsa si ritrovò nella sua camera ad Arendelle ma questa volta c’era qualcosa di diverso, come se non si sentisse bene, come se qualcosa la stesse opprimendo in petto con una forte stretta al cuore.
Si voltò speranzosa in cerca di aiuto, fu allora che lo vide: il ragazzo del sogno la stava osservando da fuori la finestra, aveva una mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla testa, ma appena lei si avvicinò, lo tolse.
Elsa posò istintivamente anche lei la sua mano sul vetro, in corrispondenza di quella di lui, l'unica cosa che li separava era quel vetro, eppure dall’espressione di lui aveva la tremenda paura che a sperarli ci fosse molto altro.
Sentì una stretta al cuore: lui aveva un'aria seria, malinconica...decisamente preoccupante.
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Provò un'orribile sensazione, sentiva che quello era un addio, era quasi certa che non lo avrebbe più potuto rivedere e la cosa la terrorizzava. Iniziò a sentire il suo cuore battere agitato e le proprie paure assalirla sempre più come la morsa al petto che la attanagliava ma tentò di ignorarla.
Il ragazzo pronunciò due parole ma stranamente nessun suono gli uscì dalla bocca. Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa riuscì a capire cosa aveva detto, lo lesse dal labiale: aveva detto due semplici parole.
'Ti amo'
La cosa la spiazzò ma non aveva nessun senso! Lei non conosceva quel ragazzo e non capiva perché somigliasse tanto a Jack, perché comparisse continuamente nei suoi sogni o perché avesse i suoi stessi poteri.
Eppure quella sensazione che fosse un addio, che forse non lo avrebbe più rivisto, che non avrebbe mai saputo la verità, iniziava ad angosciarla sempre più facendole mancare il fiato: lui sembrava stare per andare via ma lei non poteva permetterglielo!
Sbatté il braccio contro la finestra per attirare la sua attenzione.
“Non puoi andartene! Devi dirmi chi sei, come posso trovarti e perché hai i miei stessi poteri!”
Urlò lei, ma il ragazzo si comportò come se non avesse parlato: levò lentamente la mano dal vetro e si lasciò trasportare via dal vento.
No, non poteva finire così: quella maledetta finestra era una di quelle che non si apriva, quindi corse giù per le scale candendoci quasi per la fretta. Arrivò fuori al cortile ma del ragazzo non vi era traccia e lo sentiva chiaramente dentro di sé come se fosse una certezza: era andato via e non sarebbe più tornato.
Il dolore provato in quel momento fu immenso e senza accorgersene copiose lacrime le solcarono il viso e sentì un’immensa disperazione, come se avesse perso qualcosa di fondamentale, qualcosa che non sarebbe più potuta tornare.
Istintivamente portò lo sguardo verso l’alto e nonostante non fosse ancora orario, vide la figura circolare della luna alta nel cielo.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di giorno.
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Per qualche strano motivo il vedere quella figura circolare alta nel cielo placò per qualche istante le sue paure.
La pace durò però solo pochi istanti perché sentì il dolore al petto crescere a dismisura fino a farla svegliare con un urlo di disperazione: la cosa non passò inosservata.
“Elsa che succede?”
Le chiese preoccupata sua sorella, svegliata anche lei dal suo urlo. Stava per risponderle quando accorse anche Jack, che sembrava in pieno panico.
“Elsa, stai bene?”
Elsa portò una mano al petto: quel dolore che fino a poco fa le sembrava così reale era sparito ma non la terribile sensazione di star sbagliando qualcosa e di non poter più rivedere quel ragazzo.
“Sto bene, era solo un sogno ma dobbiamo andare e seguire la voce, SUBITO!”
“Subito?”
Chiesero in coro perplessi Anna e Jack.
“Sì, una Northuldra mi ha detto di un quinto spirito, un ponte tra noi e la natura, la voce potrebbe condurci da lui e ho paura di non riuscire a trovarlo in tempo se non ci sbrighiamo!”
“Ok dammi solo un attimo…”
Disse Anna guardandosi intorno ma vide solo Olaf.
“Olaf, sai dove sono Kristoff e Sven?”
“Oh, sì: si sono allontanati con Rayder ed il branco di renne prima dell’arrivo dei golem, hanno detto che sarebbero tornati per l’alba!”
“Così, senza dire una parola?”
“Chi li capisce gli uomini!”
Rispose il pupazzo di neve, quindi Anna a malincuore andò da Elsa: non voleva lasciare Kristoff ma sapeva bene che doveva andare con sua sorella, sentiva che altrimenti la terribile predizione di Granpapà si sarebbe potuta avverare e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirlo, per impedire ad Elsa di fare una sciocchezza che le sarebbe potuta essere fatale.




 


Rieccoci! Questo capitolo sarebbe dovuto essere quello dedicato allo spirito dell’acqua ma scrivendo mi è venuto molto lungo quindi ho deciso di dividerli, in modo da non lasciarvi i miei soliti capitoli-papiri XD
La scena del ballo Kristanna e Jelsa la avevo in testa dall’inizio ed è sempre stata una delle mie preferite tra le scene romantiche/simpatiche ideate e sono contenta che sia uscita fuori carina come me l’ero immaginata. A voi è piaciuta? A parte il pessimo tempismo dei golem (non odiatemi è colpa loro non mia *li indica e scappa*).
Io comunque patteggio per Kristoff e Jack come BBF, penso che tra loro possa nascere un ottima amicizia.
Anche questo capitolo ha avuto tante scene dolci e serene, bene: rileggetevele pure se vi serve perché dal prossimo capitolo inizierà un crescendo verso l’angst! (si il titolo “la quiete prima della tempesta” non è a caso) *inizia a regalare fazzoletti gratuiti*… non si sa mai potrebbero servirvi nei prossimi cap, credetemi… (muhahah *urlo interiore della mia parte deviata amante dell’angst*)
Un’altra cosa che non ho amato del film è stata la poca cura per il personaggio di Kristoff che viene brutalmente abbandonato da una fretta che apparentemente non aveva molto motivo, quindi ho cercato di motivare meglio la scelta di lasciarlo indietro, inoltre ho cercato di ricamargli più spazi nel corso della storia, spero di esserci riuscita.
Sia nella pietra degli elementi che sullo scialle della madre di Elsa ed Anna è presente un sesto simbolo sul retro che indica un elemento opposto agli altri ovvero l'oscurità e la paura e chi poteva impersonarle meglio di Pitch?
Grazie a tutti per aver letto, come sempre se potete fatemi sapere cosa ne pensate e ci vediamo al prossimo cap!

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Capitolo 10
*** Terra ***


Cap 9 Terra Elsa si ritrovò nuovamente in uno scenario innevato ma questa volta non dovette cercare molto per trovare il  misterioso ragazzo dai capelli bianchi, infatti era in piedi davanti a lei.
Avanzò verso di lui, sperando che non svanisse tutto come al solito, per fortuna questa volta non accadde: era la prima volta che riusciva ad osservarlo da così vicino.
Stavolta il suo sguardo aveva qualcosa di diverso: non era adornato dai soliti sorrisi e spensieratezza che sembrava avere insieme a quella bambina ma aleggiava un velo di tristezza e afflizione.
Improvvisamente notò qualcosa di strano: quella espressione… anzi non solo… anche quel volto le ricordava qualcosa o meglio qualcuno.
Jack Overland.
Elsa non dire assurdità: Jack non ha nessun potere… probabilmente il fatto che stesse giù ha condizionato in qualche modo il tuo sogno, tutto qui!
Si rimproverò tra sé.
Eppure non riusciva a vedere quel ragazzo così triste, così proprio come con Jack poco fa, decise che doveva fare qualcosa per sollevargli il morale.
Evocò i suoi poteri e creò sotto di loro una pista di pattinaggio e sui loro piedi dei pattini, quindi lo invitò a pattinare con un gesto della mano: la cosa le venne naturale, come se l’avesse già fatta.
Il ragazzo sembrava inizialmente stupito ma poi contrariato, quasi terrorizzato dall’idea di pattinare: la fissò e scosse la testa come per farle capire che non poteva farlo.
In quel momento ad Elsa parve di poter percepire quella crescente tristezza del ragazzo accompagnata da un’altra sensazione che conosceva molto bene.
La paura.
Sentì quel sentimento crescere dentro di lei come stava probabilmente crescendo in lui ma non poteva permetterlo: prese le mani del ragazzo per indurlo a pattinare con lei.
“Andrà tutto bene, ci sono io con te! Ci divertiremo un mondo, te lo prometto!”
Quelle parole le uscirono in maniera del tutto involontaria, quasi come se non fossero sue. Quando il ragazzo le sentì sgranò gli occhi con tanto stupore nel sentirle almeno quanto ne aveva lei nell’averle pronunciate.
Nonostante tutto lui sembrava ancora nel panico: continuava a fissare incerto i suoi piedi e quello che stava accadendo, per un attimo Elsa ebbe il timore che potesse svenire se avesse continuato così.
“Guarda me”
Il ragazzo alzò quindi lo sguardo fino ad incontrare il suo: in quel momento Elsa ebbe una strana sensazione, come se avesse già vissuto quel momento e quelle sensazioni. Per quanto potesse essere assurdo le sembrava tutto così familiare: ogni gesto le veniva spontaneo come se fosse una replica di un momento che conosceva bene, anche se sapeva che non poteva essere così.
Aveva tante domande nella sua testa eppure l’intensità di quella scena l’aveva come ammutolita o forse aveva semplicemente paura che parlando sarebbe sparito tutto di nuovo, e non voleva.
Eppure doveva capire chi fosse quel ragazzo, perché avesse poteri come i suoi e perché suscitava in lei quelle emozioni.
Lo desiderava con tutta se stessa, come se fosse una questione vitale, come se inspiegabilmente fosse parte di un qualcosa di fondamentale che sentiva sfuggirle sempre più.
Si era finalmente decisa a parlare quando lo scenario cambiò: questa volta erano al suo castello di ghiaccio, quello che aveva creato tempo fa. Il ragazzo era di fronte a lei e le stava parlando, eppure non riusciva a sentire nessun suono uscire dalle sue labbra.
Che cosa sta succedendo?
Stava per chiederlo anche ad alta voce quando vide il ragazzo avvicinarsi sempre di più a lei.
Anche troppo! Sentì il cuore batterle a mille e razionalmente lo avrebbe già spintonato via o schiaffeggiato ma qualcosa le impediva di farlo: si sentiva immobile come se una strana forza la rilegasse esattamente dov’era impedendole di muoversi.
Non riusciva a fare altro se non a fissare il suo viso che si avvicinava lentamente al suo, notando ancora una volta la forte somiglianza con quello di Jack (ad eccezione dei capelli bianchi e degli occhi azzurri). La cosa la fece agitare ancora di più: sentiva come se il cuore a momenti le potesse uscire dal petto, eppure era ancora incapace di muoversi.

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Il ragazzo continuò ad avvicinarsi a lei finché non lo fece: la baciò.
Si sentì pervasa da mille sensazioni diverse che la spinsero a spalancare gli occhi, svegliandosi: era stesa sul prato dove si era addormentata ma la cosa strana era che a poca distanza dal suo volto vi era quello di Jack seppur nella direzione opposta alla sua.
Quando Jack vide Elsa aprire gli occhi sentì per un attimo mancargli il respiro.
Si sarà accorta del bacio?
Si sarà ricordata di me?
Cosa starà pensando?
Quella vicinanza tra loro mise Elsa in estremo imbarazzo, considerando pure il sogno di poco prima.
“Cosa stai facendo?”
Quella domanda di Elsa riportò Jack alla realtà intuendo che probabilmente i suoi ricordi non fossero tornati: doveva aspettarselo eppure solo in quel momento si rese conto di quanto ci sperasse.
Si tirò indietro mettendosi seduto ed arrossì imbarazzato, sperando vivamente che il buio non lo facesse notare.
“Ecco… stavi parlando nel sonno e non sembravi stare bene, così mi sono avvicinato solo per assicurarmi che fosse tutto ok… ma probabilmente hai fatto solo un brutto sogno!”
Per quanto gli suonasse assurda quella era l’unica scusa che gli venne in mente.
Ti prego fa che se la beva e che non si ricordi del bacio!
Sperò con tutto se stesso.
Quelle parole spiazzarono Elsa: si chiedeva se la avesse davvero sentita parlare nel sonno.
Cosa avrà sentito di preciso?
Avrò detto qualcosa di imbarazzante?
Perché sembra così agitato?
La sua spiegazione aveva senso, eppure quella sensazione sulle sue labbra le era sembrata così reale… no! Jack non poteva averla baciata davvero nel sonno! Non sembrava affatto il tipo da fare una cosa simile, probabilmente era solo rimasta influenzata dallo strano sogno di poco fa.
Doveva essere così.
“Cosa avrei detto nel sonno?”
“Bé hai mugugnato varie cose, sembravi agitata ma non saprei dire da cosa, ho sentito solo versi e parole confuse… niente di troppo significativo”
Elsa sospirò mentalmente nel sentire quelle parole ringraziando il cielo di non aver detto qualcosa che l’avrebbe fatta desiderare di sotterrarsi fino al prossimo secolo. Stava per chiedergli altro ma furono raggiunti da Anna e Kristoff.
“Elsa tutto ok?”
“Anna ci hai sentito parlare? Vi abbiamo svegliati?”
Si chiese dubbiosa, sicura di non aver alzato di molto la voce.
“Non lo avete fatto voi ma loro”
Indicò le figure accanto a loro e si trattava di Yelana accompagnata da due Northuldra e sembrava avere un espressione tanto seria quanto stupita.
“È vero che hai domato lo spirito del fuoco?”
Elsa annuì indicando la piccola lucertola accoccolata ancora accanto a lei.
“incredibile!”
Asserì completamente in preda allo stupore, sembrava non credere ai suoi stessi occhi.
“Quindi ora non ci vedrai più come un pericolo incombente?”
Chiese Anna sperando davvero che qualcosa iniziasse ad andare per il verso giusto.
“Bé voi ci avete salvat-“
Non riuscì a concludere la frase perché il suo sguardo fu rapito dallo scialle nel quale si avvolgeva Anna. Furono i due Northuldra al suo fianco a parlare al suo posto.
“Quello scialle è di una delle nostre più antiche famiglie!”
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Le due sorelle si fissarono.
“Era di nostra madre!”
In quel momento Elsa si ricordò dove aveva visto quello scialle: in una delle statue di ghiaccio che aveva creato accidentalmente con i suoi poteri nella battaglia con lo spirito del vento.
“Anna, nella statua di ghiaccio con nostro padre da giovane… la ragazza che lo salva aveva questo scialle! Vuol dire che…”
“Quella ragazza era nostra madre! Era suo questo scialle, quindi lei ha salvato nostro padre ed era una Northuldra!”
Tutti rimasero senza parole da quella affermazione, stranamente a rompere il silenzio fu Yelana.
“Quindi non solo ci avete salvati dalla foresta in fiamme ma siete anche parte del nostro popolo! Non c’è davvero più nessun motivo adesso per non darvi il benvenuto nel nostro villaggio”
Sorrisero tutti entusiasti all’idea di poter avere come base per una volta un sicuro villaggio e non la sola e spaventosa foresta.




Pitch vagava per la foresta ma questa volta con una direzione ben precisa: sapeva quale era il territorio dei giganti di terra e trovarli sarebbe stato nettamente più facile della odiosa salamandra, infatti li poté notare già da una buona distanza.
Perfetto! Ora non mi resta che infastidirli e lo spirito della terra correrà sicuramente a difenderli.
Pensò tra sé, anche se continuava a pensare a come avrebbe potuto spaventare o irritare dei colossi simili.
Dopo aver assorbito le paure dello spirito del fuoco i miei poteri sono aumentati… potrei sfruttare in qualche modo la cosa… ma è anche vero che non basteranno delle semplici creature oscure per infondere paure in quei colossi!
Se solo ci fosse un altro modo…
Continuò a pensare finché un idea non gli illuminò il volto.
Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Non serve attaccare i giganti, posso infastidire lo spirito della terra con molto meno!
Con i suoi poteri sapeva bene come alimentare le paure o la rabbia insiti negli individui, cosa che aveva già fatto con lo spirito del vento e del fuoco ma il Pitch del futuro gli aveva spiegato come oscurare il cuore di un essere vivente: era un processo non semplice e che richiedeva una buona dose di potere, si chiese se potesse funzionare anche con le piante infondo i suoi poteri stavano diventando sempre più forti e un essere basilare come una pianta poteva essere un buon esercizio di inizio.
“Penso proprio che lo scopriremo presto!”
Corse fino ad un campo di fiori che aveva visto lì vicino, quindi distese le braccia verso il terreno evocando i suoi poteri: inizialmente non accade molto, ma dopo una serie di tentativi notò che i fiori iniziavano a prendere una colorazione più scura.
Sta funzionando davvero!
Gioì tra sé: iniziava a capire come doveva fare, quindi continuò seguendo le istruzioni del Pitch del futuro, finché una buona dose di fiori non si oscurò totalmente facendogli perdere tutta la vitalità che sembravano avere poco prima.
Non appena accadde però una scossa di terremoto colpì il terreno, crepandolo proprio accanto a lui.
Pitch sorrise, sapeva bene chi aveva provocato quella scossa di terremoto ed era stato proprio lo spirito che stava cercando.
“Come dici? Non devo usare i miei poteri per oscurare le piante? Oh ma io mi stavo solo allenando è stato diciamo un ‘incidente’!”
Disse con la voce più spavalda e meno credibile del mondo, cosa che fece tremare di nuovo la terra ai suoi piedi: stavolta l’uomo nero dovette usare i suoi poteri per evitare l’attacco e non farsi male.
Sapeva bene che lo spirito della terra era molto potente, inoltre avrebbe potuto aizzare i Golem contro di lui in qualsiasi momento ma doveva assolutamente farlo uscire fuori in qualche modo.
“Lo so questo è il tuo territorio e il tuo compito è difendere la natura ma vedi anche io ho un compito ed è quello di diffondere della sana paura e distruzione, quindi anche questo rientra nei miei interessi”
Con un gesto del braccio usò i suoi poteri per oscurare un altro gruppo di fiori, il gesto provocò un’ultima forte scossa di terremoto dalla quale delle rocce ricoperte di muschio si staccarono dal terreno fluttuando una accanto all’altra fino a formare quello che sembrava un altro golem di pietra ma più massiccio, quasi un gigante.

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Pitch sorrise perché sapeva bene che quello non era un golem qualunque bensì lo stesso spirito della terra che aveva assunto una forma ‘corporea’ per poterlo attaccare più facilmente.
“In pochi ti hanno fatto arrabbiare così tanto da assumere una tale forma non è vero? Pensi che dovrei sentirmi più onorato o compiaciuto?”
Con un grugnito il golem caricò un potente pugno contro l’uomo nero ma si fermò a mezz’aria non appena vide la pietra che l’uomo nero aveva appena alzato verso di lui.
“Vedo che la riconosci… bene, ti ringrazio per avermi mostrato il tuo massimo potere, saresti così gentile adesso da darmelo?”
La pietra iniziò a risucchiare il potere dello spirito della terra e per quanto provasse a resistergli non riusciva a farlo: per quanto fosse enorme e potente nemmeno lui riusciva ad opporsi. In poco tempo il processo fu completo, illuminando come sempre il simbolo corrispondente sulla pietra.
Il gigante di pietra urlò facendo tremare tutta la terra circostante, cosa che fece accorrere anche gli altri golem nella sua direzione.
“La situazione si fa critica, rimarrei volentieri a parlare di fiori con te ma vedi ho un altro spirito da incontrare: direi che è giunto il momento per me di togliere il disturbo!”
Pitch usò i suoi poteri per scappare il più velocemente possibile dal golem e sparire dalla sua vista, di tutta risposta lui cercò di inseguirlo insieme agli altri golem ed a colpirlo con i suoi potenti pugni.




Yelana si stava per incamminare con tutti gli altri verso il villaggio quando sentirono la potente scossa di terremoto.
“I golem?”
Chiese Kristoff, ma gli occhi della donna si dilatarono dalla paura.
“No, credo che sia lo spirito della terra in persona: i golem fanno tremare molto meno forte la terra con i loro passi”
Sembravano tutti sconvolti e timorosi dalla notizia, soprattutto dopo il caos che si erano lasciati dietro gli altri due spiriti: c’era solo una persona che non sembrava preoccupata.
Era Elsa.
“Se si tratta dello spirito della terra devo andare da lui!”
Prima che chiunque si potesse opporre lei corse nella direzione di qualsiasi cosa avesse provocato quel terremoto.
Jack la seguì di scatto: se un altro spirito era fuori controllo poteva esserci molto probabilmente di mezzo Pitch e non gli avrebbe permesso di fare del male ad Elsa.
Appena il tempo di rendersi conto dell’accaduto che anche Anna e Kristoff fecero lo stesso, seguendo a loro volta i due.
“Elsa torna subito indietro!”
Le urlò sua sorella mentre tentava disperatamente di raggiungerla.
“Non posso… restate qui, so cavarmela!”
 Ma come aveva immaginato continuavano a seguirla.
Elsa continuò a correre fino a ritrovarsi sul ciglio di un burrone al di sotto del quale c’era del terreno altamente disceso che portava alla foresta, Jack la raggiunse afferrandole il braccio.
“Si può sapere cosa diavolo ti è preso?”
Non fece in tempo a reagire che una nuova  forte scossa fece franare il terreno sotto di loro facendoli rotolare giù, Anna e Kristoff accorsero preoccupati affacciandosi dal ciglio.
“Elsa, Jack!”
Urlarono. I due appena caduti si rialzarono a fatica non appena arrivati alla fine del pendio in mezzo alla foresta, Elsa lo fece per prima e a parte qualche graffio sembrava stare bene.
“Jack tutto ok?”
Gli chiese. Jack si sentiva decisamente ‘non del tutto ok’ ma non gli sembrava grave.
“Abbastanza per uno che è rotolato giù da un dirupo, immagino!”
“Elsa, Jack state bene? Arriviamo anche noi!”
“No Anna, aspetta! Stiamo bene ma siamo stati fortunati: è una brutta caduta. Torniamo su noi, mi basterà usare i miei poteri…”
La sua frase fu troncata da un'altra scossa ma questa volta videro chi l’aveva provocata: un enorme gigante di pietra che sembrava averli appena notati.
“Pensi che sia uno di quei cosi che i Northdultra avevano chiamato ‘golem’ o lo spirito della terra?”
Chiese Jack.
“Penso che non voglio saperlo!”
Rispose Elsa che immediatamente provò a creare una scala di ghiaccio che li riportasse in alto da Anna e Kristoff ma non appena ci provò il golem distrusse con un pugno il blocco appena creato.
Pitch approfittò della momentanea distrazione del gigante per scappare.
Volete tenere occupato lo spirito della terra al posto mio? Che gentili, non posso proprio rifiutare allora!
Pensò tra sé con un ampio sorriso, quindi usò i suoi poteri per allontanarsi il più possibile e cercare il quarto spirito.
Il golem una volta distrutto tutto il ghiaccio che Elsa continuava a tentare di creare si voltò dove era prima Pitch e non vedendolo più urlò più furente di prima, cosa che fece tremare nuovamente il terreno.
Lo spirito delle terra o quello che era, sembrava davvero furioso e Jack immaginava di chi potesse essere la colpa! Normalmente si sarebbe guardato intorno per affrontare faccia a faccia il suo acerrimo nemico ma al momento aveva dei problemi più grandi a cui pensare: un enorme gigante di pietra sembrava volerli solo ridurre in briciole.
“Non riesco a creare un ponte, Anna non ti preoccupare: useremo i miei poteri per fuggire e poi faremo il giro per tornare da voi!”
Urlò Elsa alla sorella. Anna avrebbe voluto raggiungerla ma sapeva che sarebbe stata una follia anche per i suoi standard, quindi si rivolse a Kristoff.
“Dobbiamo andargli incontro per portarli al sicuro il prima possibile!”
“Allora prendiamo Sven e facciamo anche noi il giro lungo per scendere: faremo prima!”
Anna annuì, quindi si incamminarono.
Elsa provò ad usare i suoi poteri per ghiacciare i piedi del mostro ed immobilizzarlo ma era troppo veloce e forte: si liberò subito e scagliò un grosso pugno contro i due che evitarono per miracolo solo grazie alla presenza degli alberi.
“Che diavolo ti passa in mente? In caso non lo avessi notato è un gigante di pietra, prima di creare del ghiaccio abbastanza spesso da fermarlo ci avrà già ridotti in cenere!”
Disse Jack, di risposta Elsa incrociò le braccia.
“Da quando sei un esperto di poteri di ghiaccio? Allora sentiamo: quale sarebbe il tuo geniale piano invece?”
Jack esitò: non ne aveva uno ma doveva pensare in fretta. I due iniziarono a correre per evitare un secondo attacco dello spirito della terra che per fortuna almeno sembrava essere lento quanto la sua stazza.
Ad un tratto Elsa scivolò per terra, Jack prontamente si spinse verso di lei afferrandola per un braccio in modo da rimetterla in piedi.
“Attenta il terreno anche se meno ripido è ancora in discesa…”
Le sue stesse parole gli fecero venire un idea, quindi afferrò Elsa per le spalle.
“Ma certo come ho fatto a non pensarci prima: per scappare basterà fare come con Jamie… usa i tuoi poteri per creare uno slittino di ghiaccio!”
Elsa lo fissò incerta sia per l’eccessivo contatto da parte di estranei a cui non era abituata e sia per il fatto che non avesse idea di che cosa stesse parlando.
“Uno slittino? Sarebbe questa la tua grande idea? Davvero? Lo sai che è autunno vero?”
“Oh, andiamo Elsa: ti basterà ghiacciare il terreno davanti allo slittino mano a mano che scendiamo, sarà divertente!”
Elsa sgranò gli occhi incredula di cosa stesse ascoltando.
“Spero che tu mi stia prendendo in giro non è ‘divertente’: è decisamente folle!”
Alle loro spalle lo spirito della terra sembrava stare per alzare un enorme macigno e di sicuro non volevano aspettare di vedere cosa volesse farci.
“Fallo e basta!”
Elsa annuì all’intimidazione di Jack nonostante non fosse per nulla convinta della cosa: non aveva idea del perché stesse seguendo quella folle idea ma era pure vero che al momento non avevano di meglio. Creò uno slittino di ghiaccio ed entrambi ci salirono, quindi iniziò a creare del ghiaccio davanti allo slittino come le aveva indicato Jack.
“Bene continua così!”
La incitò lui mentre diede una piccola spinta allo slittino che iniziò a scivolare sul ghiaccio in pendenza.
“Vedi: devi solo continuare a creare del ghiaccio davanti allo slittino cercando di evitare gli alberi, la pendenza farà il resto portandoci in un baleno alla fine della discesa e seminando quel gigante”
“La fai sembrare una passeggiata”
Rispose lei perplessa: sembrava molto concentrata ed allo stesso tempo preoccupata.
“Ce la caveremo: abbiamo visto di peggio e poi è come una discesa in slittino e tutti amano le discese in slittino!”
Elsa davvero non riusciva a capire dove prendesse tutto quell’entusiasmo ma almeno uno di loro due non sembrava temere una tremenda morte sfracellati lungo il pendio o contro un albero.
Nonostante tutto la situazione sembrava abbastanza sottocontrollo o almeno finché il rombo del masso scagliato dal gigante a pochi passi da loro non fece traballare lo slittino: Elsa fece di tutto per stabilizzare la slitta e mantenerla sul percorso mentre Jack si voltò a vedere a che distanza fosse lo spirito della terra.
“Ho una buona e una cattiva notizia”
Le riferì lui.
“Sono abbastanza impegnata al momento… dille e basta!”
“Bé ecco… il gigante non sembra riuscire a raggiungerci facilmente ma sta per scagliarci contro un altro enorme masso!”
Il tempo di finire la frase ed un enorme masso precipitò poco più avanti di loro.
“Dobbiamo frenare lo slittino!”
“A questa velocità? Non penso sia una buona idea, piuttosto crea un ponte che ci dia lo slancio per saltare il masso!”
Elsa lo fissò incredula: era assurdo come ne parlasse con disinvoltura, sembrava quasi che facesse cose simili tutti i giorni.
“Non farò in tempo!”
“Certo che ce la farai: ti basterà rialzare la stessa strada di ghiaccio che stai costruendo davanti a noi”
Il masso si faceva sempre più vicino quindi in preda alla disperazione Elsa alzò le braccia per creare una specie di rampa prima del masso.
“Tieniti forte”
Entrambi si aggrapparono allo slittino che fece un balzo facendogli sorvolare il masso fino a ritoccare terra poco dopo di esso.
“Non posso crederci, ha funzionato!”
Urlò Elsa incapace di trattenere lo stupore come l’entusiasmo.
“Visto? Che ti avevo detto: una passeggiata!”
Rispose lui ricambiando il suo sorriso. Il momento di felicità però durò poco perché entrambi si accorsero che dopo il salto lo slittino aveva preso pericolosamente velocità.
“Ora però come lo fermo?”
Chiese Elsa tentando disperatamente di tenere in traiettoria lo slittino ed al contempo evitare gli alberi.
“Ecco…”
Non riuscì a finire la frase perché per l’elevata velocità Elsa non riuscì ad evitare del tutto l’ultimo albero: l’urto fece capovolgere lo slittino e loro rotolarono per pochi metri fino ad arrivare finalmente a valle.
Elsa si rialzò lentamente: avvertiva qualche dolore dovuto alla caduta ma tutto sommato non era ferita, il che era un enorme risultato dato che dopo un simile percorso avrebbe avuto dubbi alche sul potersi ergere sulle sue stesse gambe.
Diede immediatamente uno sguardo indietro e vide con gioia che erano riusciti finalmente a distanziare il gigante.
Un sorriso incredulo quanto soddisfatto si fece strada sul suo volto.
Non posso credere che abbia davvero funzionato!
A quel pensiero si guardò subito intorno in cerca di Jack: era a pochi metri di distanza e sembrava che stesse lentamente cercando di rialzarsi.
Elsa andò da lui e gli tese una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
“Se non fossi così folle, direi quasi che sai usare i miei poteri meglio di me”
Disse sorridendo con un pizzico di ironia ma voleva davvero dargli credito di aver creato un piano, per quanto folle, che li avesse salvati.
Jack sorrise anche lui pensando all’ironia della frase, quindi afferrò la sua mano.
“Ricordatelo quando dovrai far nevicare!”
“Cos-“
Non riuscì a finire di parlare perché nel rialzarsi Jack mugugnò dal dolore.
“Jack stai bene?”
Jack portò le mani al fianco: a quanto pare la caduta lo aveva ferito.
“Non penso sia grave ma diciamo che sono stato sicuramente meglio!”
“Posso…”
La terra tremò di nuovo ma questa volta non era sto il gigante bensì i golem che li avevano appena visti mentre lo stavano probabilmente raggiungendo.
“Questi immagino siano i golem… che facciamo Elsa?”
“Riesci a camminare?”
Gli chiese preoccupata.
“Penso che dovrò farlo!”
I golem infatti non solo li avevano notati ma stavano andando verso di loro, i due si misero a correre (Jack per quanto poteva dato il dolore, aiutandosi con il suo bastone), andavano verso il lato che avevano indicato ad Anna per fare il giro ma proprio allora si ritrovarono un altro golem sul loro cammino che li fece fermare: erano tra due fuochi.
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Si guardarono intorno per cercare una via di fuga.
“Da questa parte!”
Disse Elsa, quindi costeggiarono una parete rocciosa fino a raggiungere un’insenatura.
“Entriamo, non ci potranno seguire qui!”
Per fortuna una volta entrati l’insenatura si fece man mano più grande fino a scoprire una piccola grotta dove i due si sedettero finalmente a riposare.
“Fammi vedere la tua ferita!”
Jack alzò leggermente la maglia scoprendo quella che doveva essere stata una forte botta contro qualcosa, infatti il fianco aveva assunto un colore rossastro.
“Hai un po' di ghiaccio per caso?”
Chiese lui ironico.
“Sei fortunato, lo porto sempre con me!”
Con un gesto della mano Elsa fece comparire del ghiaccio sulla ferita di Jack, il quale sospirò alla piacevole sensazione di refrigerio sulla pelle.
“Bene, tu resta qui a riposare, io vado fuori dai golem per vedere se riesco a domarli come ho fatto con gli altri spiriti!”
Jack la bloccò afferrandola per un braccio.
“Sei matta per caso? Non esiste che vai lì adesso!”
“Devo andarci, quella voce continua a chiamarmi, seguendola ho domato gli altri spiriti forse devo farlo anche con questo…”
“Elsa lo so che vorresti avere tutto e subito ma devi smetterla di voler fare tutto di corsa”
“Devo scoprire chi mi chiama e magari tutto questo mi porterà a scoprire qualcuno come me!”
Jack rimase qualche attimo senza parole a quella affermazione.
“Perché per te è così importante?”
Elsa abbassò lo sguardo.
“Non puoi capire: tutto ciò forse mi farà scoprire chi sono davvero, perché sono al mondo e qual è il mio vero scopo… è una cosa che mi domando da sempre”
Lo sguardo di Jack si incupì.
“Ed invece lo capisco più di quanto immagini”
Era vero: una volta diventato Jack Frost aveva passato secoli a farsi le sue stesse domande ed aveva tentato davvero di tutto per scoprirlo, anche a discapito degli altri: Pitch aveva quasi vinto a causa sua ed ora stava incolpando Elsa del suo stesso comportamento.
Infondo loro due erano ancora più simili di quanto pensasse ma restava il fatto che non poteva permetterle di fare follie rischiando così tanto come aveva fatto lui, perché sapeva bene che se ne sarebbe potuta pentire.
“Raggiungere l’obiettivo è importante ma se corri troppo non ti gusterai anche la parte bella che riguarda tutto il viaggio per arrivarci”
“Parte bella? Intendi quando abbiamo rischiato la vita ed i golem ci hanno inseguiti?”
“Oh ma dai, abbiamo creato uno slittino di ghiaccio ed eseguito un percorso ad alta velocità seminando un enorme gigante di pietra: è stato anche dannatamente divertente!”
“Ma ti sei anche ferito! Come fai a prenderla sempre in modo così positivo?”
“E’ facile: se credi con tutto te stesso che può esserci un lato divertente in ogni cosa, inizierai a vederlo anche nei momenti più bui!”
“Davvero?”
Chiese lei perplessa.
“Ma certo! E poi il divertimento è l’unica opzione per superare la paura e la solitudine”
Questo lo sapeva bene, infondo come Jack Frost era stato solo per molto tempo senza amici e nessuno che potesse vederlo.
“Vorrei avere la tua forza”
“Puoi farlo quando vuoi. E’ facile, ti faccio vedere: crea della neve!”
Elsa alzò le spalle, quindi creò della neve accanto a loro. Jack ne prese un po' facendone una palla di neve, quindi la tirò in faccia ad Elsa ridendo.
“Visto? Uno a zero!”
“Ehi!”
Protestò lei ma lui la ricolpì prima che potesse parlare.
“Due a zero… mammamia avevi ragione la tua capacità di divertirti è talmente bassa che vincerò anche ferito!”
“Ah si? Lo vedremo: ti gelerò il naso!”
Elsa prese della neve e tirò una palla contro Jack ma lui la evitò scansandosi di lato con la testa.
“Eh no, cara mia: quella è la mia specialità!”
Disse posandole il dito freddo per la neve sul naso con un sorriso.
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Quella sensazione di freddo sul naso stranì Elsa ma allo stesso tempo le scaldò il cuore come se le ricordasse qualcosa di bello.
“Che succede ti arrendi già regina di ghiaccio?”
Solo in quel momento Jack si accorse che senza pensarci l’aveva chiamata “regina di ghiaccio”, lui era solito chiamarla così da quando si erano conosciuti ma ora di certo non poteva ricordarlo ed aveva paura che potesse prenderla come un offesa.
Quando sentì quel modo di chiamarla, Elsa rimase immobile ed accennò inaspettatamente un sorriso: per qualche strano motivo quel nomignolo le piaceva e la faceva sentire bene.
Il rumore dei passi dei golem si fece più tenue quindi Elsa si affacciò per controllare la situazione.
“Sembra che se ne stiano andando”
“Bene, allora possiamo tornare indietro da Anna e Kristoff”
Elsa era sorpresa da quelle parole.
“Non avevi detto che non dovevamo correre? E poi tu sei ferito!”
“Sto bene e poi se ci tieni così tanto un vero amico ti accompagna per mano fino al raggiungimento del tuo obiettivo, non credi?”
“Grazie”
Rispose lei con un sincero sorriso.


 


Per prima cosa mi scuso per il ritardo con cui è uscito questo capitolo ma tra quarantena e lavoro ho avuto poco tempo per scrivere, in compenso questo cap è uscito lunghetto, spero vi piaccia.
Come avete potuto intuire dal titolo, questo capitolo è dedicato allo spirito della terra. Nel film ho trovato una grave mancanza la sua assenza che per me non si spiega nella presenza dei Golem in quanto i Northdultra nel film dicono chiaramente che loro passano usualmente di lì di notte, quindi sono dei normali abitanti della foresta incantata, presenti anche prima che Elsa risvegliasse gli spiriti. Non andandomi giù questa discriminazione verso lo spirito della terra ho deciso di dargli “forma” attraverso l’assembramento di un gigante di roccia (anche se nella mia versione diciamo che la sua reale forma è incorporea come quella dello spirito del vento ma può animare tutto ciò che riguarda la terra), inoltre è lui stesso ad aver creato in passato i Golem a protezione della natura.
Spero vi sia piaciuta come interpretazione anche se si scosta dal film.
Tante scene di azione ma anche tenere in questo capitolo, vi sono piaciute?
La prima immagine è appositamente ripetuta quella della prima long… iniziate a capire cosa significano i sogni di Elsa?
Come si comporterà secondo voi Elsa adesso e cosa accadrà?
Al prossimo capitolo dedicato invece allo spirito dell’acqua (vi anticipo che sarà lungo perché ci voglio inserire un po’ di cose :)

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Capitolo 11
*** Acqua ***


Cap 11 Acqua

Anna, Elsa, Jack e Olaf si incamminarono nella direzione indicata dalla voce che sentiva Elsa.
Jack ed Olaf erano situati più indietro rispetto alle due sorelle in quanto Jack si stava divertendo con le buffe ipotesi del pupazzo di neve: Anna decise di approfittarne per parlare con sua sorella.
“Non lo avrei mai detto ma Jack infondo è simpatico, carino, divertente… non credi?”
Chiese a sua sorella Elsa in modo che sembrasse il più possibile una domanda casuale e disinteressata.
“Sì”
Rispose distrattamente lei con un sorriso, ripensando alla sera precedente.
Anna rimase letteralmente senza parole davanti ad una risposta così diretta.
“Aspetta, che? Allora è vero che ti piace!”
Elsa trasalì all’affermazione della sorella, arrossendo imbarazzata: si voltò per assicurarsi che Jack non avesse sentito, quindi abbassò il tono della voce per far sì che lo facesse anche Anna.
“No, non ho detto questo!”
“Ma vi ho visto ballare e non ti ho mai vista ballare con nessuno! Inoltre non mi sembrava ti dispiacesse la cosa”
“E’ solo un amico!”
Sentenziò lei sentendosi avvampare sempre più: velocizzò il passo per distanziare la sorella, sperando che non notasse il colore della sua faccia!
A quella scena un sorriso complice comparve sul viso di Anna, capendo che forse a volte era capace di capire o ammettere i sentimenti di Elsa meglio di quanto potesse fare lei stessa.
“Guadate: Zefiro è tornato!”
A quelle parole Elsa ringraziò mentalmente Olaf per aver cambiato discorso.
Era vero: lo spirito del vento stava soffiando tra di loro come ad indicargli qualcosa. Elsa cercò di seguirlo e lo stesso fecero gli altri ma non appena videro cosa gli stava indicando, le due sorelle si fermarono restando immobili.
Jack ed Olaf rimasero interdetti da quella reazione, nonostante fosse davvero strano vedere i resti di un vascello sulla riva.

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“Ma com’è possibile?”
Chiese Anna alla sorella anche se ben conscia che ne sapesse quanto lei.
“Ma cos’è?”
Chiese Olaf, dando voce anche alle domande di Jack.
“La nave dei nostri genitori!”
Rispose Anna tutto di un fiato.
“Ma questo non è il mare del sud!”
Esclamò perplesso il pupazzo di neve.
Jack ripensò ai genitori di Elsa: lei gli aveva raccontato che erano morti in mare mentre navigavano nel mare del sud… in effetti adesso la cosa iniziava a sembrare strana anche a lui.
Anna ed Elsa corsero istintivamente verso la nave, cercando tra i resti qualcosa…
Qualunque cosa.
“Perché la loro nave è qui? Come ci è arrivata?”
Chiese Elsa.
“Sarà stata trascinata dal mare oscuro…”
Ipotizzò sua sorella riferendosi al mare circostante mentre non smetteva di cercare.
“Ma cosa ci facevano nel mare oscuro?”
“Non lo so, ma ci deve essere una spiegazione… aspettate: tutte le navi di Arendelle hanno uno scompartimento a tenuta stagna!”
Esclamò Anna, iniziando a cercarlo freneticamente.
È una bella trovata… anche se mi chiedo perché non facciano tutta la nave a tenuta stagna!”
Disse Olaf rivolto a Jack, in quel momento infondo sembrava l’unico che gli potesse dare ascolto.
Jack rimase colpito da quell’osservazione: tanto semplice ma che allo stesso tempo gli aveva messo degli incredibili dubbi sulla cosa… si ripromise che avrebbe controllato su qualche motore di ricerca se mai sarebbe riuscito a tornare nella sua epoca.
Dopo qualche minuto Anna esultò nell’aver finalmente trovato qualcosa, quindi mostrò a tutti una pergamena e una mappa.
La pergamena riportava un messaggio dal quale sembrava che i genitori di Elsa fossero in cerca delle origini dei poteri di quest’ultima.
La cosa fece riflettere Jack: infondo i suoi poteri, o quelli delle altre leggende che conosceva, derivavano o dalla Luna o dai Fearlings ma Elsa aveva avuto i suoi dalla nascita ed in effetti non aveva idea di come fosse possibile.
La mappa indicava il tragitto verso nord (ben lontano dal mare del sud), attraverso il mare oscuro fino ad Ahtohallan.
“Ahtohallan! Esiste davvero?”
Chiese incredula Anna.
“Ahtoha-che?”
Rispose confuso Olaf.
È un fiume magico che dovrebbe contenere tutte le risposte sul passato”
“A conferma che l’acqua ha memoria!”
Sentenziò Olaf come per evidenziare la correttezza della sua teoria.
“Quindi non era solo una leggenda!”
Esclamò incredula Elsa.
“Ti avevo detto che alcune leggende possono essere molto interessanti e più vere di quanto si pensi!”
Affermò Jack con aria soddisfatta.
“L’acqua ha memoria… ma certo!”
Continuò Elsa, come se non lo avesse ascoltato persa nei suoi pensieri: si accovacciò sul pavimento della nave, quindi stese le mani a terra invocando i suoi poteri.
Se l’acqua aveva davvero memoria forse con i suoi poteri poteva riuscire a scoprire cosa fosse successo davvero ad i suoi genitori.
Davanti al completo stupore degli altri l’acqua iniziò ad uscire dal pavimento aggregandosi in un punto preciso della nave dove, grazie all’aiuto dei poteri di Elsa, prese la forma di una statua di ghiaccio dei genitori delle due ragazze abbracciati durante la mareggiata.

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Jack era senza parole: nonostante i poteri di Elsa fossero già incredibili, permettendole di fare cose che persino lui non era in grado di fare, mai aveva visto usare i poteri del ghiaccio in un modo tanto sorprendente… stava letteralmente dando vita ad i ricordi presenti nell’acqua!
Quasi sussultò quando sentì anche delle voci provenire dal ghiaccio… voci dal passato appartenute probabilmente ai loro genitori.
“Ahtohallan deve essere l’origine della sua magia!”
“Dobbiamo andare avanti per Elsa!”
“Le onde sono troppo alte…”

Le urla che susseguirono fecero tremare Elsa, interrompendo l’effetto creato dalla sua magia, quindi ancora visibilmente sconvolta scappò via correndo fuori dalla barca, il più lontano possibile da quella struggente verità.
Jack ed Anna accorsero dietro di lei per raggiungerla in cima all’ammasso roccioso non molto lontano dalla nave: conoscevano Elsa e sapevano che avrebbe provato a chiudersi in se stessa ad una tale notizia ma entrambi erano intenti ad impedirglielo.
È colpa mia! Cercavano delle risposte per me…”
Singhiozzò lei.
“Tu non hai colpa delle loro scelte Elsa!”
“No: solo della loro morte!”
Rispose lei con tono freddo e severo.
“Elsa, non puoi prenderti sulle tue spalle sempre tutte le colpe del mondo intero: hai ragione sei speciale, hai dei poteri incredibili ma questo non è un male, anzi è qualcosa di meraviglioso!”
Disse Jack posandole delicatamente una mano sulla spalla.
“Jack ha ragione: la natura ha premiato Arendelle con una regina magica perché nostra madre ha salvato nostro padre nonostante fosse un suo nemico. Il suo nobile gesto è stato premiato con te, TU sei un dono!”
“Per cosa?”
Chiese lei.
È qui che sta la parte divertente: lo scopriremo!”
Rispose Jack con un sorriso.
“Infatti, ed io sono convinta che se qualcuno può salvare Arendelle e liberare la foresta, quella sei tu! Io credo in te Elsa, più che in chiunque altro al mondo”
Aggiunse Anna.
“Qui tutti noi abbiamo una cieca fiducia nelle tue capacità, cosa credi?”
Disse Jack accennando anche ad Olaf che li aveva appena raggiunti.
Prima di parlare di nuovo Elsa stette in silenzio qualche minuto, come se stesse riflettendo sulle loro parole e su cosa dire.
“Honeymaren mi ha detto che c’è un quinto spirito: un ponte tra noi e la natura… potrebbe essere lì fuori, magari è sua la voce che sento e sono sicura a questo punto che provenga da Ahtohallan: le risposte sul passato sono tutte lì!”
“Allora andiamo ad Ahtohallan!”
Rispose convinta Anna, Jack annuì in accordo con lei.
“Non ‘andiamo’, vado!”
“Aspetta, che?”
“Il mare oscuro è troppo pericoloso per voi! Non avete dei poteri come me, solo io posso andare”
Tentò nuovamente lei, decisa questa volta a farli desistere.
“Non esiste, non vai da sola!”
Disse Jack, temendo sempre più l’atteggiamento che stava assumendo: per nulla al mondo l’avrebbe fatta andare in giro da sola, soprattutto se c’era anche Pitch nei paraggi!
“Jack ha ragione: dobbiamo farlo insieme! Ricordi la ninnananna che ci cantava nostra madre? Dice che in quel fiume affogherà chiunque si spinga troppo in là… chi ti impedirà di farlo?”
Replicò Anna disperata, temendo sempre di più che la nefasta predizione di Granpapà potesse avverarsi.
Elsa sospirò a quelle parole conoscendo già la loro prevedibile reazione.
“Avete detto che credete in me ed io sono nata per fare questo!”
“Ma non voglio impedirtelo! È solo che non voglio che tu muoia… cercando di essere tutto, anche per gli altri”
Quelle parole di Anna fecero sussultare Jack: era esattamente ciò che pensava anche lui, eppure sentirlo dire faceva più male di quanto credesse, come se lo rendesse terribilmente possibile.
“Lascia che ti aiutiamo, non posso perderti Elsa!”
Insistette Anna, ormai visibilmente al culmine della disperazione.
Elsa fissò Anna negli occhi: le faceva male vedere sua sorella in quello stato e sapeva che probabilmente al suo posto avrebbe fatto lo stesso.

aqqq

Ma non poteva permettere a loro di venire con lei: già avevano rischiato troppe vote la vita e quella era una missione che riguardava personalmente solo lei. Sarebbe andata fino in fondo a qualsiasi costo ma avrebbe impedito a loro di fare lo stesso.
Avrebbe impedito ad altre persone che amava di perdere la vita per scoprire la verità al posto suo.
“Anna anche io non posso perdervi!”
Ammise lei dando voce ai propri pensieri, quindi cinse le spalle di entrambi con le mani e fece cenno con la testa ad Olaf di avvicinarsi. Quando furono tutti vicini con un gesto tanto repentino quanto inaspettato creò con i suoi poteri una canoa di ghiaccio sotto di loro e una scia dello stesso elemento che li fece scivolare con tutta la barca lungo il pendio.

Anna Jack ed Olaf precipitarono lungo il pendio sulla canoa di ghiaccio costruita da Elsa finché questa non finì nel fiume.
Sia Jack che Anna stavano facendo di tutto per cercare di fermarne l’avanzata, Anna aveva addirittura ‘staccato’ un braccio di Olaf per provare ad usarlo come remo, ma con evidenti scarsi risultati.
“Sento la rabbia crescere…”
Si intromise Olaf, entrambi quindi si rivolsero a lui con aria funesta.
“Sono arrabbiata eccome Olaf: mi aveva promesso che l’avremmo fatto insieme!”
Inveì Anna.
“Come può fare sempre questo? Decidere da sola anche per gli altri per il loro bene, facendoli invece preoccupare ancora peggio!”
Aggiunse Jack, ancora furioso con se stesso per essersi fatto sorprendere così facilmente.
“Sì, ma intendo che sento crescere della rabbia in me!”
Esclamò il pupazzo di neve, cosa che sorprese entrambi.
“TU sei arrabbiato?”
Chiesero in coro esterrefatti.
“Almeno credo… infondo Elsa ha respinto anche me: non mi ha nemmeno detto addio!”
“E tu hai tutto il diritto di essere molto, MOLTO arrabbiato con lei!”
“Arrabbiato? Dovresti essere furioso almeno la metà di quanto lo siamo noi!”
Aggiunse Jack. Olaf si rivolse quindi ad Anna ma con aria preoccupata.
“Tu al castello mi avevi detto che non mi dovevo preoccupare del fatto che stessi crescendo perché alcune cose non cambiano mai… eppure da allora sta cambiando tutto”
Sembrava molto più triste e serio del solito, cose che fece stringere il cuore ad entrambi.
“Bé è vero: più cresci e più le cose cambiano, come cambia anche la tua stessa prospettiva di esse. Purtroppo spesso la realtà si rivela molto più dura e complessa di quanto avessimo immaginato e a volte iniziamo anche a dubitare di noi stessi…”
Disse Jack. Infondo lui stesso aveva immaginato che la sua missione di riportare Elsa indietro nella sua realtà sarebbe stata molto più facile, mentre adesso dubitava perfino che sarebbe riuscito a risalire quel maledetto fiume.
“Capisco…”
Sospirò tristemente Olaf, ma Jack continuò il suo discorso.
“…ma a volte è proprio quando ci scontriamo con questa dura realtà che capiamo cosa davvero conta e cosa è davvero giusto. Magari non lo era qualcosa che pensavi che lo fosse ma potresti capire che lo è qualcosa che non immaginavi! E poi Anna ha ragione: ci sono delle cose che non cambiano mai e a volte sono proprio quelle che contano davvero”
“Davvero? Per esempio?”
Chiese curioso il pupazzo di neve.
“Per esempio la testardaggine di Elsa, non trovate?”
Affermò ironicamente Jack .
“E in che modo sarebbe una cosa che conta?”
Chiese perplesso Olaf.
“Bé perché anche se incredibilmente testarda ha dimostrato di volerci bene, sì ha sbagliato a tenerci fuori senza nemmeno chiederci un parere, però so che lo ha fatto per proteggerci e perché a modo suo non vorrebbe mai che ci succedesse qualcosa”
“In effetti hai ragione…”
Osservò il pupazzo di neve accennando finalmente un sorriso, Anna era felice che la cosa lo stesse tirando su, quindi si intromise anche lei.
“Un’altra cosa che non potrà cambiare mai penso che sia la capacità di Jack di divertirsi ovunque: non mi sorprenderei se tra poco proponesse un gioco da fare anche in questa situazione!”
“Non mi tentare!”
Rispose lui con un sorriso ironico, suscitando una risatina ad entrambi.
“Oppure la capacità di Anna di parlare per buoni cinque minuti senza prendere aria… mi chiedo ancora come sia possibile!”
Aggiunse Jack.
“Vedi ne abbiamo trovate già così tante e non per ultima: ti sto ancora tenendo la mano! Siamo ancora insieme nonostante tutto, non trovi?”
Disse Anna con un sorriso accennando alla mano di Olaf che era ancora nella sua.
“Giusta osservazione! Grazie ad entrambi ora mi sento meglio”
Un rumore catturò la loro attenzione, Jack tremò all’idea di aver capito di cosa si trattasse.
“Non ditemi che è quello che penso…”
Chiese nervosamente ad Anna e Olaf ma proprio in quel momento si palesò davanti ai loro occhi quello che temeva: una cascata.
“Ma dai!”
Imprecò Anna iniziando a pensare che fossero perseguitati dalla sfortuna.
Fecero tutti nuovamente il possibile per cambiare rotta ma era evidente che ormai non ci fosse nulla da fare.
“Reggetevi forte!”
Gridò Anna.
“Ti sembra facile: questa canoa è fatta di ghiaccio, ti ricordo!”
Protestò Jack provando comunque a reggersi per quanto poteva. Non appena iniziarono la discesa nessuno di loro riuscì a trattenere un urlo: la cascata per loro fortuna fu breve ma la canoa si ribaltò completamente alla sua foce, gettandoli tutti in acqua.
Jack si rialzò a fatica, frastornato per la caduta ed iniziò a tossire sputando un po' di acqua… probabilmente doveva aver bevuto! Si guardò intorno e vide Anna ed Olaf poco distanti da lui intenti anche loro a rialzarsi.
Si avvicinò a loro e tese una mano ad Anna ma con suo stupore fu Olaf ad utilizzarla per alzarsi.
“Grazie Jack!”
Gli disse il pupazzo di neve mentre si rimetteva il naso e altre parti del corpo sparse lì vicino.
Si guardarono intorno e capirono amaramente di non essere ancora in salvo: a quanto pare la foce di quella cascata era in una grotta buia come la notte.
Anna cercò li vicino dei rami e dei massi e in un modo a Jack sconosciuto riuscì a farne una torcia, cosa che fece tornare il sorriso sul volto dello spirito dell’inverno.
“Non ho idea di come tu abbia fatto ma sei un genio! Ora possiamo proseguire”
“Non esultare troppo, siamo in una grotta senza via di uscita!”
Esclamò preoccupata Anna mentre cercava di illuminare le pareti circostanti con la luce della torcia.
“Ma con una spaventosa entrata buia come la notte!”
Si intromise Olaf indicando una fessura che era appena stata illuminata dalla luce e che nessun altro di loro aveva notato.
“Visto che ha senso essere positivi!”
Osservò Jack rivolto ad Anna ma la sua espressione felice si offuscò non appena attraversarono la fessura: davanti a loro si palesò un dedalo di cunicoli bui.
“Dicevi?”
Lo punzecchiò amaramente Anna.
Scese un inquietante silenzio tra loro, entrambi sembravano amareggiati e sconfortati quindi Olaf si sentì in dovere di intervenire.
“Dai ragazzi, cos’è quella faccia? Jack da te poi non me lo aspettavo proprio non dici sempre che è tutto divertente? Anche questo lo sarà!”
“Non ci crederai ma stavolta stento a pensarlo pure io! Avrei proprio bisogno di un incoraggiamento in questo momento!”
Ammise mestamente pensando alla situazione orribile in cui si trovavano: non aveva idea quanto sarebbe stato grande quel dedalo di cunicoli e quanto fosse lontana l’uscita (ammesso che ce ne fosse una). Come se non bastasse Elsa era chissà quanto lontana da loro ormai, chissà in quali pericoli e non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse incontrato Pitch!
“Incoraggiamento? Niente di più facile: sarà divertente, vedrai! Sempre che non restiamo qui, non ci trovano più, voi morite di fame ed io mi arrendo!”
Esclamò il pupazzo di neve con una voce gioiosa che stonava con le parole appena pronunciate. Jack sospirò.
“Quando usciamo di qui rivedremo il tuo modo di ‘incoraggiare’ le persone, ok?”

Elsa arrivò finalmente sulla rive del mare oscuro che si stagliava impetuoso davanti a lei: era in corso quella che sembrava davvero essere una terribile tempesta ma lei era convinta che si trattasse di altro.
Era lo spirito dell’acqua, ne era sicura.
Mi spiace ma non mi fermerai, raggiungerò Ahtohallan, la voce, il quinto spirito e la verità su tutto.
Si tolse il mantello da viaggio e le scarpe, quindi si legò i capelli, pronta ad affrontare la traversata.

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Prese una bella rincorsa, quindi corse verso il mare senza fermarsi: non appena i suoi piedi toccarono l’acqua i suoi poteri la ghiacciavano permettendole letteralmente di correrci sopra. Non esitò nemmeno un istante ma non sembrò bastare: un onda alta la gettò nuovamente sulla riva.
Decisa ormai a non rinunciare riprovò ancora ed ancora finché gelando una parte di onda con i suoi poteri non riuscì ad avanzare ulteriormente arrivando più a largo.
Un sorriso soddisfatto si fece strada sul suo volto ma durò poco: un onda enorme la sovrastò spingendola sott’acqua. Fu lì che le si palesò davanti: la figura di un cavallo fatto dello stesso elemento in cui era immersa nitrì minaccioso contro di lei come ad intimarla a non proseguire.

aqqqqq

Per miracolo nonostante la sorpresa di trovarselo davanti riuscì a non bere acqua, quindi nuotò verso l’alto fino alla superficie per prendere aria.
Lo spirito dell’acqua doveva essere il guardiano di quel luogo ma lei non era di certo arrivata fin lì per tornare indietro!
Provò a nuotare e a farsi strada con i suoi poteri tra le onde ma più avanzava e più queste crescevano, finché lo stesso spirito dell’acqua non la travolse riportandola sottacqua e spingendola sempre più in fondo al mare. Doveva fare qualcosa o sarebbe annegata di certo, quindi concentrò tutti i suoi poteri nelle mani e toccò lo spirito dell’acqua ghiacciandolo completamente: approfittò della cosa per risalire nuovamente in superficie e riprendere l’aria che le era tanto mancata.
Avanzò ancora ma dopo pochi minuti lo spirito dell’acqua tornò di nuovo ad ostacolare il suo cammino.
Elsa iniziò ad attaccarlo con i suoi poteri: il cavallo era veloce ma anche lei si difendeva molto bene e gli stava dando del filo da torcere.
Stufo lo spirito dell’acqua fece un balzo verso di lei ma la prese di sorpresa perché stavolta, invece di attaccarla o tentare di portarla sottacqua, le afferrò letteralmente la mano con la bocca e galoppando nel mare la stava trascinando indietro verso la riva.
Non poteva permetterlo, tentò di divincolarsi per liberarsi dalla presa ma sembrava inutile. Le venne però un idea: con i suoi poteri creò delle briglie di ghiaccio sul muso dell’animale e con la mano libera le strattonò costringendolo a mollare la presa, ne approfittò per salire su di lui e cavalcarlo tenendosi ben salda alle briglie.
Lo spirito dell’acqua tentò di disarcionarla in tutti i modi ma lei strinse maggiormente la presa per non cadere, andò avanti per un tempo che a lei sembrò lunghissimo: sentiva le mani farle male dallo sforzo e aveva paura di mollare la presa, quando sentì il cavallo calmarsi come lo stava facendo leggermente anche il mare intorno a loro.
Osservò incredula la situazione, allungò una mano tentennante sulla criniera dell’animale carezzandolo dolcemente. Non poteva crederci: aveva domato anche lo spirito dell’acqua!
Un sorriso di sollievo misto ad eccitazione si fece strada sul suo volto, quindi cavalcò su di lui il mare verso la sua meta.
Per diversi metri non vedeva altro che mare all’orizzonte finche non intravide la figura di un ghiacciaio.
Ma certo: i ghiacciai sono fiumi di ghiaccio! Ahtohallan era un ghiacciaio!
Sentì ancora una volta la voce e questa volta non vi erano dubbi che provenisse proprio da lì. Al solo pensiero una lacrima di commozione solcò il suo viso.
Ce l’aveva fatta! Avrebbe davvero avuto finalmente le sue risposte? Non vedeva l’ora di scoprirlo.
“Eccomi, sto arrivando!”
Disse rivolta alla voce quindi cavalcò più veloce fino a raggiungere il ghiacciaio, salutò il suo nuovo amico d’acqua che evidentemente non poteva seguirla al di fuori di essa, quindi si sciolse i capelli ed avanzò emozionata verso l’interno del ghiacciaio.
La voce continuava a guidarla verso l’interno e ad ogni passo sentiva il cuore batterle più forte.
Davvero stava per trovare la fonte della voce?
Avrebbe visto il quinto spirito?
Avrebbe conosciuto davvero qualcuno che aveva i suoi stessi poteri come nei suoi sogni ormai ricorrenti?
“Fatti vedere!”
Provò ad urlare ma continuò solo a sentire il suono della voce che la incitava ad avanzare e così fece: trovò una stanza bloccata da pezzi di ghiaccio ma ovviamente non l’avrebbero fermata, nulla poteva farlo ormai.
Usò i suoi poteri e liberò il suo cammino trasformandole in colonne di ghiaccio, avanzò ancora fino a trovarsi davanti ad un muro. Sentì i suoi poteri fremere dentro di lei, quindi li usò per distruggerlo e, come era successo ad Arendelle, i suoi poteri formarono milioni di cristalli di ghiaccio rivelando una stanza nascosta oltre il muro frantumato.
Vi entrò, quindi osservò i cristalli formare nuovamente le figure dei quattro spiriti per poi condensarsi in quattro grandi cristalli che si posarono sotto i suoi piedi, ci salì sopra ed usando i suoi poteri si formò un enorme fiocco di neve che sprigionò un fascio di energia che la travolse conferendole un vestito bianco come la neve.

aqqqqqqq

La cosa sembrò attivare il potere di quel posto mostrandole innumerevoli immagini del passato riflesse nelle pareti tutte intorno a lei.
Tra queste una attirò in particolare la sua attenzione: era la voce che la chiamava che proveniva proprio dalle sue spalle. Era così vicina eppure aveva quasi paura a girarsi, come se avrebbe potuto scomparire ma sapeva che non lo avrebbe fatto.
Quando si voltò riconobbe l’immagine di una ragazza che aveva salvato un ragazzo e che usava quella voce proprio per invocare il potere degli spiriti.

aqqqqqq

La riconobbe subito, si trattava di sua madre.
In quel momento capì: la voce che sentiva era quella di sua madre dal passato, sua madre aveva salvato suo padre e gli spiriti l’avevano aiutata e per premiarla, come aveva detto sua sorella, avevano fatto nascere lei. Lei era nata con quei poteri perché solo lei avrebbe potuto usarli per scoprire i ricordi del passato, per poter salvare in qualche modo la foresta.
Ora ne era sicura: non esistevano altre persone come lei, era unica e speciale ma, come aveva detto Jack, questo non era un male perché lei era nata per arrivare lì e per divenire lei stessa il quinto spirito ovvero il ponte tra gli umani e la natura.
Lasciò il suo potere scorrere dentro di lei e crescere vertiginosamente fino a raggiungere finalmente il loro culmine.
Ce l’aveva fatta, era diventata il quinto spirito: ora sapeva chi fosse realmente e perché fosse nata con quei poteri. Non restava altro che svolgere il suo primo ruolo come tale salvando la foresta.

Pitch era appena arrivato davanti a quello che era soprannominato ‘il mare oscuro’ lo fissò perplesso, si aspettava di più di un mare tempestoso ma infondo si trattava solo dei poteri di un altro di quei fastidiosi spiriti.
Stava pensando a come attirare questa volta l’attenzione dello spirito dell’acqua quando tra le onde vide incredibilmente palesarsi la sua figura che lo fissava con aria minacciosa.
“Che meravigliosa coincidenza mio caro! Stavo cercando proprio te, pensavo sarebbe stato più difficile trovarti ma suppongo che tu sia molto simile a me: non puoi fare a meno di creare scompiglio!”
Disse ironico alludendo al mare in tempesta ma la cosa non parve piacere allo spirito che gli nitrì contro.
“Cosa dici? Non sei affatto come me? Ma mi sembra ovvio: ti manca ancora molto per raggiungere una simile perfezione!”
Stizzito dal suo sarcasmo lo spirito scagliò un’onda contro l’uomo nero, il quale la evitò per un pelo scomparendo tra le ombre della riva e ricomparendo a poca distanza da lì.
“Scusa la mia scortesia ma non amo bagnarmi… in compenso credo proprio che sia il tuo giorno fortunato: posso provare a renderti più simile a me, che ne pensi?”
Lo spirito dell’acqua in risposta attaccò Pitch con una sequenza di getti d’acqua. L’uomo nero evocò una falce d’ombra con i suoi poteri e la agitò per pararli l’uno dopo l’altro.
“Tutto qui? Devo proprio insegnarti tutto allora! Pensi di mettere paura all’uomo nero con i tuoi poteri e qualche nitrito minaccioso? Forse funzionerà con gli ingenui indigeni del luogo o con la patetica combriccola di Arendelle ma i miei poteri sono molto forti e lo sai, inoltre ho un qualcosa che penso possa farti capire qual è la fazione giusta da appoggiare”
L’uomo nero mostrò con un sorriso trionfale la pietra che aveva già assorbito i poteri degli altri tre spiriti: a quella vista gli occhi e le narici del cavallo si dilatarono ed il suo cuore iniziò a battere agitato, la cosa provocò un brivido di soddisfazione in Pitch.
“Ora non fai più lo spavaldo vero? Quella che percepisco in te è forse paura? Ma certo: tutti quei nitriti e quell’aria intimidatoria sono una copertura, in realtà quello che provi dentro di te è pura e affascinante paura. Hai paura di non riuscire a fermarmi, che io prenda i tuoi poteri, che tu non riesca ad impedirmi di arrivare ad Ahtohallan o di raggiungere Elsa… oh, a quanto vedo hai una nuova amica! Bé mi diverte sempre spezzare un’amicizia appena sbocciata!”
Pronunciò le ultime parole con un sadico compiacimento, quindi usò la pietra contro il cavallo il quale iniziò a scalciare con tutte le sue forze tentando inutilmente di non cedere i propri poteri. Nonostante i suoi sforzi in poco tempo i poteri furono assorbiti dalla pietra illuminando anche il quarto rombo.
Lo spirito dell’acqua ansimò esausto dal tentativo di opporsi, opportunità che Pitch non si fece sfuggire: tese una mano in avanti e l’altra ripiegata all’indietro ed evocò i suoi poteri per formare una grossa freccia nera.

aqqqqqqqq

Bene, vediamo se come mi ha insegnato il Pitch del futuro riesco davvero ad usare i miei poteri per oscurare un cuore! Con i fiori ha funzionato ma con un essere più complesso come te potrebbe essere infinitamente più interessante!
Pitch prese accuratamente la mira e scoccò la freccia, quando lo spirito dell’acqua se ne accorse era già troppo tardi: la freccia lo aveva colpito dritto al cuore.
Lo spirito vide una macchia oscura propagarsi velocemente dal suo petto verso il resto del corpo, sentì l’oscurità crescere in lui come un dolore sempre più insopportabile. Si agitò e scalpitò, provando in tutti i modi di liberarsene ma non ne trovò scampo: si fermò solo quando l’oscurità lo aveva completamente sopraffatto, colorando totalmente di nero il suo manto e l’acqua del mare che governava: brillavano solo i suoi occhi giallo ocra.
Pitch sorrise soddisfatto ed incredulo della sua stessa opera, portò le mani unite a sfiorare il viso ed appoggiò la sua fronte su quella dell’animale.

aqqqqqqqq-Q

“Bellissimo! Anche il Pitch del futuro aveva creato una creatura simile, come l’aveva chiamata? Ah sì, incubo purosangue. Penso che sia molto appropriato, non credi? Come lo è adesso anche il nome di questo mare finalmente, ora sì che si può chiamare mare oscuro!”
Rise compiaciuto della sua stessa battuta osservando il mare che era ormai di color pece.
Salì quindi sul suo appena battezzato ‘incubo purosangue’ pronto a cavalcarlo.
“Bene, portami da Elsa adesso! Infondo mi manca il potere solo di un altro spirito”

Non so il perché ma non pensavo che mi sarebbe piaciuto scrivere questo capitolo ed invece mi ha divertito molto farlo. Forse lo vedevo come una prefazione di ciò che verrà nel prossimo o forse avevo paura che restasse troppo simile al film, invece sono soddisfatta sia dell’influenza di Jack e Pitch sulle vicende che del rappresentare ciò che è accaduto/hanno provato i personaggi nelle scene più simili al film.
Voi cosa ne pensate? Spero non abbiate trovato “noiose” le parti che riprendono in più punti il film originale.
Ho saltato la presenza dei Golem sul fiume perché l’ho ritenuta inutile sinceramente.
Tenevo alla scena dio Elsa che diventa spirito, spero di averla rappresentata degnamente.
Pitch è riuscito ad assorbire anche il potere dello spirito dell’acqua oscurando il suo cuore, cosa accadrà adesso? (ps. adoro l'immagine di Pitch e il cavallo <3)
Ormai non accenno nemmeno più alla lunghezza dei capitoli perché sono davvero tante le cose che volevo rappresentare e non riuscivo proprio a farlo più corto, spero che per voi non sia un problema!
Nel prossimo capitolo troverete un’altra canzone ripresa dal film ma in una versione mia a due ‘voci’ o meglio ‘pensieri’ in quanto la canzone stavolta rispecchierà i pensieri dei due personaggi: è un’altra parte che ho ideato da subito e che mi ha convinta definitivamente a scrivere la fic in quanto mi piace molto, quindi spero davvero che venga bene come me la sono immaginata *ansia da prestazione*
Secondo voi di quale canzone sui tratta?
Ringrazio ancora tutti coloro che mi leggono e che mi recensiscono spronandomi sempre a continuare e a migliorare! Se avete suggerimenti per migliorarmi ricordo che sono sempre ben accetti (non si smette mai di imparare)
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** Verità dal passato ***


Cap 12 Verità dal passato

Ora che era diventata il quinto spirito, Elsa sentiva di poter governare la magia di quel posto anche se ancora non sapeva esattamente come.
Decise comunque di provarci: convogliò i suoi poteri concentrandosi sul voler avere le risposte sul passato. Intorno a lei si creò un vortice di nevischio che si ammassò fino a formare una moltitudine di figure e voci del passato.
Le guardò esterrefatta, intorno a lei stava prendendo vita il suo stesso passato: rivide i momenti trascorsi da bambina con Anna, la loro separazione, il ballo, quell’orribile demonio di Hans, lei che si era isolata per creare un castello di ghiaccio…

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Come le sembravano diversi quei ricordi adesso: si sentiva una stupida ad aver dato tanta importanza in passato a certe cose e poca ad altre ma infondo maturare comprendeva anche questo.
Ad un tratto vide dei ricordi che però non le erano familiari: erano i suoi genitori quando si erano conosciuti da ragazzi! Sorrise in quanto li trovava adorabili ma altre immagini e voci catturarono la sua attenzione: si trattava di suo nonno che parlava con una guardia di Arendelle.
“Voglio la guardia di Arendelle al completo!”
“Ma Re Runeard, non c’è motivo di non fidarsi di loro!”
“I Northultri praticano la magia, non potremmo mai fidarci di loro! La magia fa sentire le persone troppo potenti, presuntuose, gli fa credere di poter sfidare la volontà di un re!”

Elsa lo fissò allibita da tali parole, sentì crescere in lei una rabbia tale che non poté fare a meno di rispondergli nonostante si trattasse solo di un ricordo.
“La magia non fa questo nonno! E solo una tua paura: è della paura che non ci si può fidare”
Gli disse con disprezzo vedendo le due figure allontanarsi verso un’altra stanza, quando sentì una gelida voce alle sue spalle che le provocò un brivido lungo la schiena.
“Permettimi di dissentire: della paura ti puoi sempre fidare, infondo dalla paura sai cosa ti puoi aspettare. È degli smielati sentimenti come l’amore o l’amicizia che non ti puoi fidare: non sai mai quando tradiranno completamente le tue aspettative! Ma penso che tu possa saperlo meglio di me… infondo quello non era tuo nonno?”
Si voltò di scatto e vide davanti a lei un inquietante uomo nero dalla pelle grigiastra e gli occhi gialli che sembrava parecchio divertito dalla situazione.

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“Ci conosciamo per caso?”
Chiese risentita incrociando le braccia al petto e osservando l’uomo (o quello che era) con sospetto.
“Non direttamente direi, ma io ti conosco molto bene Elsa, più di tutti gli altri: infondo è solo conoscendo le più nascoste e oscure paure di una persona che puoi dire di conoscerla davvero, non trovi?”
L’aria saccente e noncurante di quell’uomo stava iniziando a darle sui nervi.
“Tu non sai niente di me, io non ti conosco e non ho paura: ho sconfitto ormai le mie paure”
L’affermazione di Elsa suscitò una spontanea risata dell’uomo, come se avesse appena affermato una cosa impossibile del tipo ‘lo sanno tutti che gli asini volano’.
“Elsa, potrai essere più forte adesso, potrai essere cresciuta e tutto questo può averti donato una maggiore sicurezza in te stessa ma TUTTI abbiamo delle paure, anche se le nascondiamo a noi stessi, e anzi di solito più sono nascoste e più sono OSCURE!
Disse con quasi un frivolo di piacere.
“Paura… oscurità… ma certo: tu sei Pitch!”
Sconvolta della sua stessa scoperta si mise immediatamente in posizione difensiva con le mani avanti, pronta a sferrare un qualsiasi attacco alla minima mossa falsa dell’uomo nero. Lui in tutta risposta non si scompose molto: si limitò a squadrarla dall’alto verso il basso, fu lei a continuare a parlare con aria minacciosa.
“Cosa ci fai qui e che intenzioni hai?”
Pitch dovette trattenersi per soffocare un’altra risata.
“Oh, se solo tu sapessi quello che so io, capiresti quanto è ironico tutto ciò! Dovresti ringraziarmi in verità: se sei qui con la tua aria di superiorità, in realtà lo devi proprio alle tue paure ed anche a me a dire il vero! Bé forse non proprio il mio attuale me ma…”
“Che cosa stai farneticando? Dì la verità: vuoi impedirmi di diventare il quinto spirito? Troppo tardi! Se non ci tieni a diventare un ghiacciolo forse è meglio che tu te ne vada”
Disse con un sorriso sicuro di sé.
Pitch questa volta non si trattenne dal ridere.
“Elsa credimi, se io avessi voluto evitare che diventassi il quinto spirito ti avrei fermata nel momento in cui ti ho vista arrivare nella foresta e fronteggiare il primo spirito!”
“Tu eri lì? Hai osservato le nostre azioni? Allora cosa vuoi da me?”
“La giusta domanda è: ‘cosa vuoi TU da me’, pensaci bene Elsa… cosa puoi fare qui? Scoprire la verità sul passato della foresta e salvarla… e poi? Passare i tuoi giorni circondata dai quattro spiriti a difendere questo inutile posto? Potremmo invece fare grandi cose insieme: infondo non c’è nulla che si sposa meglio col freddo dell’oscurità!”
Le indicò il ghiaccio ai loro piedi che al contatto con il mare oscuro stava diventando anche esso nero.
“Che cosa hai fatto?”
Chiese Elsa spaventata, vedendo che l’oscurità stava penetrando ad Ahtohallan.
“Ho solo dato un tocco di colore all’ambiente circostante… ah, ed allo spirito dell’acqua!”
Scosse le spalle con noncuranza, quasi come se avesse fatto un opera di bene.

“Come hai osato? Esci subito di qui e riportalo normale o te la vedrai con me!”
“Elsa, non ti agitare: la paura è una cosa naturale e lo spirito dell’acqua ne era così pieno che è stato facile oscurare il suo cuore! Con te ora sarebbe più difficile, lo ammetto, ma se ti abbandonerai all’oscurità non dovrai più avere paura o temere che le cose cambino. Insieme non solo controlleremmo Ahtohallan, la foresta incantata o Arendelle ma tutto ciò che ci aggrada! Tutto sarà…”
“Non mi interessa. Non sono più quella persona e non cederò di nuovo alle mie paure, ora sono il quinto spirito e entrerò in quella stanza per scoprire la verità sulla foresta, a qualunque costo. Prova ad impedirmelo e te ne pentirai! Inoltre ti conviene aver liberato lo spirito dell’acqua prima del mio ritorno o ne pagherai le conseguenze!”
Pitch, con aria seccata dalla risposta ricevuta, la invitò con un gesto delle mani a proseguire per la sua strada.
Bene, come desideri allora: che a qualunque costo sia!
Pensò lui cercando di mascherare la sua irritazione mentre la osservava andare nella stanza dove si era recato il ricordo di suo nonno.
Elsa entrata nella stanza vide che suo nonno stava ancora parlando con il soldato.
“La diga che ho fatto costruire indebolirà le loro terre, così dovranno venire da me”
Tutto ciò le sembra sempre più strano ed iniziava a temere che la verità potesse essere peggio di quello che immaginava. Continuò a seguire le figure finché non si ritrovò al ciglio di un dirupo.
Il fondo era oscuro ma sentiva delle voci provenire da lì: se voleva scoprire la verità avrebbe dovuto seguirle.
Esitò un secondo, prese un bel respiro e quindi lo fece: saltò giù.
Per sua fortuna il salto fu breve e si ritrovò in un area circolare in una foresta di ghiaccio, probabilmente riproduceva il luogo del ricordo che stava osservando. La cosa che più la colpì fu però il suolo ghiacciato in quanto stava assumendo sempre di più un colore oscuro ed innaturale, probabilmente dovuto a quanto aveva fatto Pitch allo spirito dell’acqua.

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La sua attenzione fu però di nuovo distolta dal ricordo: il capo dei Northultri, come preannunciato da suo nonno, stava chiedendo loro aiuto ed il re gli proponeva di parlarne in privato.
Il suo cuore batteva sempre più agitato ma si bloccò quando vide il ricordo successivo, quando i due erano finalmente soli.
Non poteva credere che quella fosse la realtà, improvvisamente sentì qualcosa bloccarle le gambe: era l’oscurità, che dal pavimento le aveva afferrato le caviglie e si stava insinuando in lei, probabilmente approfittando delle sue sensazioni del momento.
Provò ad usare i suoi poteri per ghiacciare l’oscurità vicino ai suoi piedi ma sembrava tardi: si era già insinuata in lei e più faceva resistenza e più sentiva il dolore e la velocità di propagazione aumentare.
Le cose stavano peggiorando, vide degli occhi gialli comparire dalle ombre degli alberi.
Era Pitch.
“Oh Elsa, Elsa… a quest’ora potevi essere al mio fianco a fare grandi cose, ed invece eccoti qui! Non mi hai ascoltato: tu dovevi per forza ‘salvare la foresta’ ed ora che sai la verità cosa hai ottenuto? L’oscurità che ho insinuato nel cuore dello spirito dell’acqua mi ha permesso di poter usare i miei poteri oscuri anche sulle acque da lui governate e i ghiacciai sono fatti di acqua infondo, no? Temo quindi che sapere la verità non ti porterà proprio a nulla… no aspetta la mia oscurità quando raggiungerà il tuo cuore potrebbe portarti alla morte, a meno che tu non la faccia insinuare di tua volontà…”
“Scordatelo! Non oscurerò mai il mio cuore di mia volontà, non mi farò mai più governare dalla paura come fai tu”
Rispose con rabbia divincolandosi ancora per il dolore, che questa volta la fece cadere a terra.
“Allora che morte sia!”
Rispose freddamente senza un briciolo di emozione.
Elsa non poteva permettere a quell’uomo di vincere o che i suoi sacrifici fossero stati inutili, la verità in qualche modo sarebbe dovuta venire alla luce! Quindi si concentrò sui suoi poteri cercando di non farsi vedere dall’uomo nero e, sperando che funzionasse, alzò un braccio al cielo concentrandosi su sua sorella.
Un lampo si energia divampò dalla sua mano e si diresse velocemente al di fuori di Ahtohallan.
Pitch sorpreso da quello che Elsa aveva appena fatto alzò un sopracciglio perplesso.
“Con il tuo potere avresti potuto provare ad attaccarmi o a liberarti ed invece hai usato così tante energie solo per far sapere la verità a tua sorella? Che inutile spreco di potere! Per fortuna io ho in mente modi più fantasiosi per utilizzarlo”
Pitch sorrise malevolmente mostrando la pietra ad Elsa, quest’ultima sgranò gli occhi riconoscendo la pietra della spilla di sua madre e quindi quella del racconto di Honeymaren: se era tutto vero Pitch aveva già ottenuto il potere dei quattro spiriti e non gli avrebbe potuto impedire di ottenere anche quello del quinto.

 

 

 

Anna, Jack e Olaf stavano continuando ad avanzare nel dedalo di cunicoli sperando di trovare presto una via di uscita quando videro una luce venire velocemente verso di loro per poi roteare intorno ad Anna fino a formare accanto a lei le figure di due uomini; uno stava bevendo qualcosa da una ciotola mentre l’altro, alle sue spalle, aveva alzato la spada pronto a colpirlo a sua insaputa.

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La cosa più agghiacciante erano però le voci che si sentivano da quei ricordi impressi nel ghiaccio, voci che non lasciavano molto spazio all’immaginazione su cosa fosse successo.
Tutti rimasero sconvolti da quella scena ma più di tutti Anna, che aveva appreso il vero significato della verità nascosta sulla foresta incantata. Parlò quindi con un filo di voce
“Elsa ha trovato la verità: è nostro nonno che uccide il capo dei Northultri… era disarmato! La diga non era un dono di pace ma un inganno… ora so come liberare la foresta: so cosa dobbiamo fare per ripagare il torto”
“Perché lo dici con un’aria così triste?”
Chiese il pupazzo di neve.
“Perché dobbiamo abbattere la diga!”
“Ma Arendelle così verrà sommersa: si trova sul fiordo!”
“Forse per questo gli spiriti hanno attaccato Arendelle facendocela evacuare… perché potessimo fare ciò che andava fatto! Ma davvero vorrei vedere un lato positivo in tutto ciò”
Jack era sconvolto: tutto ciò non era accaduto nella sua realtà e si chiedeva se la foresta fosse ancora prigioniera nella sua epoca e se Arendelle sarebbe dovuta andare anche lì incontro ad un così triste destino.
Fu Olaf a spezzare il silenzio.
“Lato positivo? Ormai sono un esperto: vediamo… le tartarughe possono respirare dalle chiappette!”
Dal silenzio generato capì che ancora una volta non aveva azzeccato, quindi riprovò di nuovo.
“… e… vedo una via di uscita!”
Questa volta la reazione di entrambi fu più che positiva, cosa che rese fiero Olaf.
“E bravo il nostro pupazzo di neve questa si che è una buona notizia!”
Disse Jack, Anna annuì.
“Sapevamo di poter contare su di te andiam-”
L’entusiasmo di Anna si placò nel vedere piccoli fiocchi di neve che volteggiavano nella grotta, soprattutto perché capì che provenivano da Olaf.
“Anna… sto nevischiando… no, più precisamente: sto perdendo i miei fiocchi… ho paura che Elsa non stia bene! Ho paura che si sia spinta troppo in là”
A quell’affermazione sia Jack che Anna rimasero senza fiato: il solo pensiero che quanto aveva predetto loro Granpapà si potesse avverare li faceva sentire come se gli mancasse improvvisamente la terra sotto i piedi.
“Anna ho paura che dovrai fare il prossimo passo senza di me”
Ammise mestamente il pupazzo di neve che evidentemente faticava a stare in piedi: Anna gli andò incontro con il cuore in gola, prendendolo delicatamente tra le sue braccia.
“Anna dobbiamo sbrigarci: se Elsa è in pericolo possiamo ancora raggiungerla, sono sicuro che possiamo salvarl-”
Le parole dio Jack furono interrotte dalle glaciali parole singhiozzanti di Anna.
“Non capisci Jack? È troppo tardi!”
Jack sentì mancargli il fiato: no, non poteva accettare una simile realtà.
“Non puoi saperlo: non vuoi salvarla? Vedrai la troveremo e…”
Ma fu interrotto nuovamente dalla voce di Anna, questa volta più alta e straziata, con il viso solcato dalle lacrime.
“No Jack, non c’è nessuno al mondo che vorrebbe salvarla più di me, per me lei è tutto! Ma… non so come spiegartelo: noi nonostante ciò che abbiamo passato siamo sempre state legate in modo speciale ed ora lo sento… sento che è troppo tardi! Olaf sta morendo, proprio come lei, ed io non posso lasciarlo da solo! Se non posso stare vicino a lei voglio almeno poter stare vicino a lui”
Quelle parole disperate e strozzate dal pianto colpirono Jack. Capì improvvisamente il profondo legame che legava le due sorelle e come mai l’Elsa della sua epoca, anche dopo tanto tempo, non riusciva ad accettare la mancanza della sorella: loro due erano sempre state legate in modo speciale e perdersi doveva essere un duro colpo per entrambe, una ferita che non si rimargina, un dolore che conosceva bene anche lui.
Comprendeva perché Anna non volesse provarci, comprendeva come si sentiva in quel momento e le si sentì più vicino che mai, ma se lei ci aveva rinunciato ed era certa di non poter fare più nulla, lui ci avrebbe provato anche per lei.
Avrebbe salvato Elsa.
“Va bene Anna lo capisco non ti preoccupare… ma io devo andare da lei!”
Anna annuì, riconoscendo nel suo sguardo quello di chi non sarebbe mai potuto essere dissuaso, non credeva davvero che lui potesse tenere così tanto a sua sorella ma non le dispiacque sapere che qualcuno poteva sentirsi come lei.
“Ciao Jack, buona fortuna allora!”
Disse Olaf con un filo di voce.
“Solo Jack? Niente “strano”, “misterioso” o cose simili?”
Chiese lui ricordando tutti gli aggettivi che gli aveva affibbiato da quando era arrivato lì.
“Non servono con gli amici!”
Gli rispose il pupazzo di neve con un sorriso che gli scaldò il cuore. Ricambiò per poi correre verso l’uscita ma una volta fuori il panorama non fu quello sperato: si trovava sulla cima di una montagna e il mare oscuro che vedeva da lì era distante e a piedi ci avrebbe messo troppo tempo per arrivare.
Che diavolo! Se solo avessi i miei poteri con l’aiuto del vento arriverei in un attimo…
Quel pensiero gli fece venire un’idea: quindi urlò al vento con quanta voce aveva in gola.
“Spirito del vento mi senti? Ho bisogno del tuo aiuto: devo raggiungere il mare oscuro ed aiutare Elsa!”
Aspettò un attimo ma il fatto di non ottenere risposta lo fece andare nel panico, sentì il cuore battere agitato dalla preoccupazione della remota possibilità di non avere più speranze.
“Ti prego, ti supplico: devo salvarla se possibile, devo tentare qualsiasi cosa prima che sia troppo tardi!”
Si stava quasi per arrendere dopo l’ennesimo silenzio quando sentì il vento tra i capelli ed un inconfondibile, seppur ora per lui incomprensibile, suono dello spirito del vento.
“Amico mio! Mi porterai lì vero? Grazie, ti devo un favore!”
Lo spirito rispose con altri suoni e poi lo trascinò con una forte folata verso il mare oscuro.

 

 

 

 

 

 

Rieccomi tornata! Scusate per la lunga assenza ma ho avuto un periodo un po' difficile su vari fronti e solo ora sono riuscita a tornare a scrivere.
Per la mia personale interpretazione di un’altra canzone del film dovrete aspettare il prossimo capitolo o questo sarebbe diventato troppo lungo, spero comunque vi piaccia come contenuto insieme alla prima vera e propria entrata in azione diretta di Pitch contro Elsa.
Anna e Jack decidono di prendere sentieri diversi, intanto Elsa è stata attaccata dall’oscurità di Pitch… e ora cosa accadrà?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo :)

Ps: Ovviamente se potete lasciate un commento con i vostri pareri che sono sempre ben accetti e mi spingono a migliorarmi sempre 

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Capitolo 13
*** The next right thing ***


Cap 13 The next right thing

NOTA: il testo contiene la canzone “Next right thing” riportata in grassetto, che ho reinterpretato come “duetto” in quanto rispecchia esattamente i pensieri dei personaggi di Anna e Jack in questo capitolo.
Vi posto quindi il link sia della versione maschile che femminile della canzone nel caso vogliate sentirle prima o dopo aver letto il testo (io vi consiglio di ascoltarle subito prima di leggere il relativo testo in grassetto per una maggiore immersione, ma a voi la scelta):
Versione Femminile:  Frozen 2 ‘The Next Right Thing’ Official Sing-Along Music Video (NEW 2020) Disney Animation HD - YouTube
Versione Maschile: Next Right Thing (해야할 ) - Frozen2 COVER by Dodobird (male version) - YouTube

 

 

 

Anna teneva tra le sue braccia Olaf mentre lui la fissava pensieroso, quasi come se stesse cercando qualcosa di essenziale, poi il suo viso si illuminò per qualche istante come se avesse trovato la soluzione a ciò che lo turbava.
“Anna, ho trovato qualcosa che non cambierà mai!”
“Che cosa?”
Chiese lei con voce singhiozzante.
Il pupazzo sorrise con le sue ultime forze.
È l’amore”
Anna ricambiò il sorriso mentre una lacrima solcò il suo viso.
“Caldi abbracci?”
“Oh sì: io amo i caldi abbracci!”
Anna strinse il pupazzo di neve e non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Ti voglio bene”

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Sentì a poco a poco il pupazzo di neve sciogliersi tra le sue braccia ed allo stesso tempo sentiva come se ne stesse andando una parte di lei.
Quando anche l’ultimo fiocco di neve volò via si sentì come svuotata, senza più uno scopo.

I've seen dark before, but not like this
This is cold, this is empty, this is numb
 

Aveva già provato sensazioni simili da piccola quando era stata obbligata a vivere lontano da Elsa ed in solitudine all’interno del palazzo ma questa volta era diverso: questa volta le cose non sarebbero potute tornare come prima, non sarebbero potute più migliorare.
Per la prima volta si sentiva davvero sola e immersa in un’oscurità da cui non si sarebbe potuta rialzare.

 

 

 

 

 

Una volta arrivato sulla riva del mare oscuro Jack rimase letteralmente senza parole: non solo era un mare furioso e tempestoso ma aveva anche un’inquietante colore nero pece.
Il suo cuore mancò un battito quando da quelle acque emerse quello che doveva essere lo spirito dell’acqua ma che adesso assomigliava molto di più ad uno degli incubi purosangue di Pitch. Il cavallo lo fissava minaccioso, come se lo intimasse a non osare fare un’altro passo.
Sentì il battito accelerarsi ed il fiato farsi più corto insieme ad una terribile sensazione di paura che cresceva in lui: Elsa aveva ragione, un umano non poteva affrontare tutto questo.
Quindi era davvero finita?
Pitch aveva raggiunto Elsa e le aveva fatto del male?
Non sarebbe riuscito a salvarla?
No! Non lo avrebbe permesso, a qualsiasi costo.
Alzò lo sguardo in alto e finalmente vide qualcosa che placò il suo stato d’animo: La figura circolare della luna piena si ergeva splendente in cielo, nonostante il mare tempestoso. Inconsciamente le sue labbra si incresparono in un accenno di sorriso, si rivolse quindi a lei.
“Solo ora ho capito, mi spiace! Mi spiace di averti continuamente solo chiesto che tutto tornasse come prima… pensavo davvero che fosse la cosa più importante di tutte. In questo momento però mi sento così stupido ad averlo pensato: era così egoistico e mi è così chiaro adesso che l’unica cosa che conta è che Elsa stia bene! Quindi ti prego aiutami, fa solo che io riesca a salvarla!”
Ovviamente non ebbe risposta ma non se l’aspettava, cercò sulla spiaggia qualcosa di abbastanza robusto per creare una corda, quindi legò il suo bastone dietro la schiena e si tolse le scarpe: fissò il mare ed il cavallo nero con decisione.
Era pronto per affrontare la traversata.

The life I knew is over, the lights are out
Hello darkness, I'm ready to succumb

Tirò un profondo respiro che fece trapelare la sua agitazione, ma i suoi passi erano decisi e non lasciavano spazio all’esitazione. Stava per raggiungere l’acqua quando una forte folata di vento improvvisa gli impedì di avanzare: era lo spirito del vento.
“Ehi, che fai? Lo so che è una follia ma non capisci: devo andare. Elsa ha bisogno di me quindi puoi fare solo due cose: o aiutarmi o lasciarmi passare, perché non permetterò a nessuno di fermarmi!”
Il vento sibilò qualcosa che Jack non poteva capire ma c’erano espressioni che non necessitavano di parole per essere comprese.
Il ragazzo annuì deciso ed il vento lo lasciò passare, o meglio, iniziò a soffiare con forza dal basso verso l’alto portandolo il più in alto possibile per tentare di sfuggire alla portata dello spirito dell’acqua.
Il cavallo non appena si accorse della loro manovra evasiva creò un’alta onda di mare nero che li mancò per un pelo.
Jack diede un sospiro di sollievo ed accennò un sorriso.
“Bene, ora sì che ci divertiamo! È solo questo che sai fare?”
Pessima scelta di parole: doveva sapere ormai che è una cosa che non si deve mai dire! Infatti la calma durò poco perché lo spirito dell’acqua mostrò tutta la sua rabbia creando un’onda di altezza decisamente fuori dal normale che lo travolse completamente facendolo cadere in mare.
Quando poté riavere il controllo delle sue azioni si ritrovò in mezzo al mare tempestoso, provò a chiamare disperatamente lo spirito del vento ma la risposta che ottenne non fu quella voluta: dalle acque di fronte a lui si erse la figura del cavallo nero che gli si fiondò contro. Provò ad evitarlo ma non ci riuscì: il cavallo lo travolse portandolo sempre più a fondo nel mare oscuro.
Tentò con tutte le sue forze di toglierselo di dosso ma ogni suo gesto contro di lui era letteralmente come prendere a pugni l’acqua: si agitò e dimenò disperatamente ma niente sembrava funzionare, continuava ad essere trascinato sempre più in profondità.
Il paesaggio intorno a lui si faceva sempre più buio, riusciva a scrutare chiaramente solo la flebile luce gialla proveniente dagli occhi del cavallo: per un attimo quella luce lo aveva quasi ipnotizzato ma la verità era che sentiva le sue forze abbandonarlo sempre di più.

I follow you around, I always have
But you've gone to a place I cannot find
This grief has a gravity, it pulls me down

Ripensò alla sua vita passata, a tutto ciò che aveva fatto per arrivare fino a lì, eppure adesso si sentiva così impotente.
Lo realizzò per la prima volta: non sarebbe riuscito a salvare Elsa.
Fu allora che sentì il cavallo abbandonare la presa che aveva su di lui e nuotare via: probabilmente anche lui aveva capito che era inutile insistere, che ormai non ce l’avrebbe fatta a risalire.
Quel pensiero gettò il suo cuore nel panico: improvvisamente il suo corpo era come se si fosse accorto di ciò che lo circondava.
Era buio e sentiva freddo.
Aveva già provato quelle sensazioni un tempo ed il solo pensiero fece crescere in lui una forte paura.
Sentì mancargli il fiato e la disperazione impadronirsi sempre di più di lui, per un attimo gli sembrò quasi che ci fosse il nulla, finché qualcosa non attirò la sua attenzione: vide un fascio luminoso penetrare dalla superficie fin dove era lui.

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But a tiny voice whispers in my mind

 

La luce sembrò illuminare l’oscurità che lo circondava e dipanare la paura che fino a poco prima lo assaliva.
Vide la sua pelle schiarirsi e sentì il freddo sparire all’improvviso.
I suoi occhi si tinsero di blu mentre i suoi capelli del colore del ghiaccio, una voce gli sussurrò un nome ma lui lo conosceva già.
Era diventato Jack Frost.

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You are lost, hope is gone
But you must go on
And do the next right thing

Un sorriso si dipinse sul suo volto: forse ora aveva delle possibilità di farcela. Slegò la corda che aveva legato in vita e prese in mano il suo bastone, quindi evocò i suoi poteri che finalmente sentiva nuovamente scorrere in lui (non poteva negarlo era una bella sensazione!), li usò per darsi una spinta e risalire fino alla superficie.
Una volta emerso poté notare che il raggio di luce, come aveva immaginato, proveniva dalla Luna.
“Grazie!”
Sussurrò, quindi richiamò lo spirito del vento ma stavolta tramite i suoi poteri e questo accorse immediatamente.
“Esatto amico mio sono proprio io! Solo con qualche potere del ghiaccio in più… che dici, ci prendiamo una rivincita e sbianchiamo un po' quel cavallo? È troppo nero per i miei gusti!”
Zefiro sibilò in segno di approvazione quindi fece alzare nuovamente Jack in volo.
Lo spirito dell’acqua nitrì furioso nel constatare che Jack fosse ancora vivo, quindi scatenò una serie di onde contro di lui. Questa volta però Jack congelò prontamente le onde con i suoi poteri prima che queste potessero raggiungerlo.
“Ora sì che ci sarà da divertirsi!”
Esclamò Jack con un sorriso beffardo, quindi creò una tavola da surf di ghiaccio sotto i suoi piedi e iniziò ad avanzare tra le onde spinto dal vento.
Lo spirito agitò il mare tentando di sommergerlo ma con il connubio dei suoi poteri con quelli dello spirito del vento riusciva a destreggiarsi abilmente tra le onde, quasi fosse un gioco da ragazzi.
Inutile dire che la cosa fece infuriare ancora di più lo spirito dell’acqua che caricò lui stesso a tutta velocità verso Jack. Il ragazzo tese il bastone verso il cavallo.
Non ancora
Pensò, quindi tese i muscoli in attesa del momento esatto nel quale lo spirito dell’acqua fosse a pochi metri da lui: il cavallo avanzava alla carica e creò delle onde intorno a lui, pronte a scagliarsi verso il suo nemico.
Ora!
Jack usò i suoi poteri per congelare le onde formatosi introno al cavallo e creare una specie di cupola di ghiaccio che lo imprigionasse.
“Sì, ha funzionato!”
Esclamò esultante Jack, quindi si rivolse allo spirito del vento.
“Andiamo! Non lo tratterrà a lungo”
Quindi volò il più velocemente possibile verso Ahtohallan.

 

 

 

 


 

Anna non riuscì a quantificare quanto tempo era stata lì immobile a piangere… minuti? Ore? Neanche il tempo aveva più senso: le sembrava tutto così lontano e distante dalla realtà, relegata ormai alla sola oscurità che sentiva avvolgerla.

 Can there be a day beyond this night?
I don't know anymore what is true

 Non sapeva nemmeno se avrebbe mai più rivisto la luce. Infondo che senso avrebbe avuto? Aveva passato una vita intera alla ricerca di sua sorella ed ormai era sola, che senso aveva tornarci? Che senso aveva continuare a vivere o semplicemente alzarsi da quel pavimento?

I can't find my direction, I'm all alone
The only star that guided me was you

Vivere… se solo Elsa non fosse stata così determinata a scoprire la verità o se lei fosse stata più intransigente, probabilmente anche sua sorella avrebbe potuto continuare a farlo.
La verità.
Il suo sguardo si posò su quello che era rimasto ormai della statua creata dai poteri di Elsa.
Eri in fin di vita, eppure hai rischiato tutto per farmi conoscere la verità… perché?
La risposta ai suoi pensieri in realtà la sapeva già: conosceva sua sorella ed era disposta a tutto per le persone che amava o per quello in cui credeva. Erano molto diverse, eppure quella era sempre stata una cosa che le aveva accomunate!
Sarebbe stato così facile ed allettante restare lì in quell’oscurità, con solo il suo dolore a farle compagnia, l’unico che poteva davvero capire come si sentiva.

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Eppure qualcosa dentro di lei, come una sottile voce, le diceva che c’era qualcosa di sbagliato in tutto ciò: se Elsa aveva davvero messo in gioco la sua stessa vita per quella verità era davvero giusto restare lì senza fare nulla, rendendo futile il suo sacrificio? Piangere e lamentarsi solo di se stessa?
Ripensò alle parole di Granpapà e forse per la prima volta avevano davvero un senso.
Comunque fossero andate le cose Elsa avrebbe sempre fatto ciò che credeva e né lei né Jack avrebbero potuto davvero impedirlo.
Quello che poteva fare realmente adesso era la cosa più difficile: fare la cosa giusta.

 

How to rise from the floor?
But it's not you I'm rising for
Just do the next right thing


Si alzò lentamente in piedi poggiandosi alle rocce, come se il dolore che sentiva dentro di lei le richiedesse un’enorme sforzo per farlo.
Rimase immobile per qualche istante a fissare i suoi piedi, come un bambino incerto ai suoi primi passi.
Prese un profondo respiro, quindi lentamente fece un passo dopo l’altro avanzando verso la luce che indicava l’uscita della grotta.


Take a step, step again
It is all that I can to do
The next right thing

 

Avrebbe mai smesso di stare male? Le cose sarebbero mai migliorate? Sarebbe mai tornata la stessa di prima?
Non aveva una risposta a queste domande ma sapeva che adesso quello che contava era solo trovare un modo per fare la cosa giusta: fare in modo che sua sorella non fosse morta invano.

 

 

 

 

 

Quando Jack arrivò ad Ahtohallan fu sorpreso dal trovarsi di fronte ad un ghiacciaio ma molto di più del fatto che l’oscurità lo stesse letteralmente contaminando.
Iniziava davvero a temere cosa stesse accadendo lì, quindi corse il più in fretta possibile all’interno della caverna.
Attraversò interi corridoi e cunicoli fatti di puro ghiaccio, li avrebbe trovati stupendi se non fosse stato completamente concentrato nella disperata ricerca di Elsa.
Più avanzava e più il ghiaccio sembrava farsi nero e la cosa lo terrorizzava, inoltre più si avvicinava e più sentiva delle orribili sensazioni e ciò che lo preoccupava di più era il percepire che non fossero le sue.
Ti prego Elsa dimmi che stai bene!
Pregò tra sé, quindi seguì le zone più oscure sperando di trovarne la fonte e che non fosse troppo tardi.
Arrivò sull’orlo di quello che sembrava un precipizio il cui fondo era talmente oscuro che non si riusciva ad intravederne la fine.
Con un balzo deciso si lasciò cadere e quando arrivò sul suolo notò con orrore che quello che prima gli sembrava vuoto in realtà era ghiaccio diventato ormai nero come la pece, si guardò intorno e sentì mancargli il fiato quando notò il corpo di Elsa inerme a terra.
“Elsa!”
Gridò con voce tremante mentre si precipitò a raggiungerla chinandosi verso di lei: il suo corpo era per buona parte ricoperto dall’oscurità. Avanzò la mano tremante verso di lei con il cuore in gola al solo timore di quale potesse essere la verità.

I won't look too far ahead
It's too much for me to take

Con i suoi poteri poteva percepire quelli di Elsa, e anche se deboli li sentiva ancora latenti ma, prima che potesse fare altro, una glaciale voce alle sue spalle interruppe le sue azioni.
“Jack Frost, immagino! Sai Jack i capelli bianchi ti invecchiano a dire il vero”
Non gli servì girarsi per sapere a chi appartenesse.
“Pitch…tu…TU, cosa le hai fatto?”
L’uomo osservò soddisfatto la pietra tra le sue mani che poco prima aveva assorbito anche il potere del quinto spirito. Portò quindi una mano al petto con fare teatrale.
“Io? Niente di che le ho solo fatto una semplice proposta e lei l’ha rifiutata e tu sai bene che gestisco male i rifiuti, o sbaglio?”
Questa volta Jack si voltò furioso verso di lui.
“Tu lo sapevi… tu hai sempre saputo tutto! Ma come potevi…? Ma certo! Quei fogli con le rune non mi hanno mai convinto, ed in realtà erano una specie di messaggio in codice, o sbaglio?”
“Wow, finalmente ci sei arrivato Jack! Allora infondo sei molto più perspicace di quanto credessi”
Rispose cinico l’uomo nero, chiedendosi comunque come mai il suo io del futuro fosse tanto intimorito da quel ragazzino.
“Non hai risposto alla mia domanda”
“Davvero? Ero sicuro di averlo appena fatto! Forse ho parlato troppo presto quando ho detto che eri perspicace… ma non temere ti illustrerò brevemente la situazione: ho oscurato lo spirito dell’acqua e con lui anche questo luogo, quindi quando Elsa è diventata il quinto spirito le ho proposto di scegliere la parte giusta, che è ovviamente la mia, ma lei ha preferito ‘scoprire la verità’…”
“Elsa è il quinto spirito?”
Pitch alzò gli occhi al cielo a quell’esclamazione di Jack.
“Sì, non mi interrompere GRAZIE! Dicevo, Elsa ha deciso di sprecare in modo futile il suo enorme potenziale e quindi io ho magnanimamente alterato il potere di questo posto con il mio, che ha fatto insinuare l’oscurità in lei e se la avesse accettata adesso sarebbe viva e vegeta ed anche meravigliosamente oscura ma… sembrerebbe aver sprecato anche quest’ultima occasione quindi adesso temo proprio che quando l’oscurità raggiungerà il suo cuore, morirà”
Quelle ultime parole fecero trasalire Jack, il quale puntò furioso il bastone contro di lui.
“PITCH, maledetto! Dimmi subito come posso impedirlo o ti trasformo in un ghiacciolo!”
Pitch alzò le spalle con totale noncuranza.
“Oh giusto i tuoi nuovi poteri di ghiaccio… tremerei di paura ma vedi la verità è che non ho intenzione di nasconderti che non c’è modo di impedirlo: un cuore che si sta oscurando non può essere fermato, lo avrai anche fatto in passato da ciò che mi ha accennato la mia controparte ma ti ricordo che, anche se ci fosse la futile speranza che Elsa si fosse innamorata di questo ‘Jack Overland’, tu ora sei Jack Frost e per lei non esisti, sei solo una futile leggenda per bambini”
“No…”
Esclamò Jack con voce tremante, rifiutandosi di arrendersi ad una simile verità per quanto sembrasse veramente inattaccabile.
“Ed invece sì mio caro Jack!”
Lo stuzzicò nuovamente l’uomo nero con gioia, allibito dal solo pensiero che un moccioso simile avesse potuto dare tanti problemi alla sua controparte.
“Perché? Perché fai tutto questo?”
“Bé sembra tu abbia dato fin troppe noie alla mio io del futuro se si è disturbato tanto per recapitarmi una lettera”
“Non può essere solo questo a te non interessa di nessuno, nemmeno del tuo io del futuro: tu non fai nulla se non sei sicuro di guadagnarci qualcosa!”
Pitch alzò un sopracciglio leggermente seccato da quella affermazione. Avrebbe voluto rivelargli tutto anche solo per il piacere di sbattergli in faccia la sua totale vittoria ma ricordava bene le ultime frasi della lettera del suo io del futuro contenti l’unica richiesta che gli aveva fatto. Nonostante quella richiesta lo avesse fatto innervosire, aveva deciso di rispettarla per il momento e per farlo non poteva accennare alla pietra e quindi per il momento decise di non farlo.
“Hai ragione Jack ma vedi il mio io del futuro altri non sono che io e le sue indicazioni non possono fare altro che indirizzarmi su un futuro più roseo del suo, guarda ad esempio cosa mi ha insegnato: ora so come oscurare i cuori e creare dei magnifici incubi! Cose che avrei imparato molto più in là. Inoltre se per imparare tutto ciò devo anche portare paura e distruzione… bé mi conosci no? Non rifiuto mai un invito ad una festa!”
Il sorriso malevolo di Pitch gli fece definitivamente perdere le staffe.
“Ora ti riduco in ghiacciolo, infondo facendolo potrei porre fine alle tue ombre ed Elsa sarebbe salva!”
Pitch scrollò nuovamente le spalle con un espressione che Jack faticò a non prendere a schiaffi.
“Certo potresti farlo ma quanto ci impiegheresti? Ammesso che vincessi, ed ho i miei dubbi, ci metteresti un po' per farlo e temo che Elsa non abbia tutto questo tempo, anzi gliene è rimasto davvero poco. Non temere però mi sento davvero magnanimo oggi: puoi darle un ultimo saluto prima che inizi il nostro epico duello, io mi godrò la scena da quell’angolo nell’ombra!”
“Tu ‘magnanimo’ non scherziamo nemmeno, non ne saresti capace nemmeno se fossi Nord!”
“Ok, mi hai scoperto, ammetto che l’unico motivo per cui ti concedo di farlo è per vederti cedere alla paura e disperazione, cosa che mi renderà lo scontro ancora più facile oltre al fatto che la scena sarà dannatamente divertente ovviamente! Certo, potresti anche decidere di attaccarmi e combattere subito senza dire nemmeno un addio ad Elsa, uno ‘scusa’ o oscene smancerie simili ma poi se te ne pentirai per il resto della tua eternità non dare la colpa a me!”
Jack in quel momento odiava così profondamente quell’uomo che avrebbe iniziato lo scontro solo per non dargliela vinta ma non riusciva a farlo.
Voltò lo sguardo verso Elsa.
“Ok, hai vinto”
Sbuffò il ragazzo recandosi da lei, mentre Pitch con aria compiaciuta si limitò ad scrutare la scena da lontano.
Jack osservò Elsa: ormai l’oscurità aveva quasi raggiunto il suo cuore.
Si chiese se tutto questo non fosse colpa sua: infondo tempo fa si erano conosciuti a causa della sua curiosità, del voler trovare uno spirito affine al suo e Pitch ovviamente se ne era approfittato.
Forse era davvero colpa sua se Elsa era finita a vivere nella sua epoca e non in questa a cui realmente apparteneva e se il Pitch del passato era ora più forte e pieno di informazioni pericolose, probabilmente anche per gli altri guardiani.
Eppure anche il darsi la colpa non sembrava avere un qualche effetto su di lui: stava male come non mai e dubitava che la cosa sarebbe potuta cambiare.
Copiose lacrime solcarono il suo volto.

Se solo ci fosse un modo per aiutarti! Se solo potessi fermare l’oscurità che sta arrivando al tuo cuore…
Sgranò gli occhi in quanto in quel momento una folle idea si impadronì di lui: sì, era una pazzia ed era estremamente rischioso ma d’altronde era l’unica alternativa che riusciva a vedere.
“Elsa, anche se non puoi sentirmi, mi spiace, per tutto. Credevo di doverti salvare io ma probabilmente non sarò io a fare quest’ultimo passo. Spero solo che funzioni”
Disse con voce tremante.

But break it down to this next breath, this next step
This next choice is one that I can make

Impugnò quindi il suo bastone e lo rivolse verso Elsa. Prima che Pitch potesse chiedersi cosa stesse facendo, Jack utilizzò i suoi poteri sulla ragazza congelandola completamente sotto lo sguardo esterrefatto del suo nemico.
“Che diavolo hai fatto?”
Gli chiese l’uomo nero.
“Ho utilizzato i miei poteri per congelare l’oscurità che hai utilizzato per oscurarle il cuore, in modo da bloccare la sua avanzata: giusto il tempo di sconfiggerti”
“Ma, sempre ipotizzando che tu riesca a fermarmi, lei resterebbe comunque col cuore di ghiaccio!”
Protestò perplesso.
“Sì, ma vedi: un atto di vero amore può sciogliere un cuore di ghiaccio!”
“Ti ho già detto che Elsa non crede in te e quindi tu ormai per lei sei incorporeo e non puoi aiutarla!”
“Vero ma non sarò io a farlo: sarà Anna a salvarla, ne sono sicuro”
“Piano interessante e orribilmente altruista ma patetico! Per attuarlo dovresti prima sconfiggermi e temo che tu non possa farlo”

Mi basterà usare i miei poteri per battere questo marmocchio, non mi scomoderò neppure ad usare la pietra.
“Tu non puoi ricordarlo Pitch ma ti ho già battuto, sarà un vero piacere farlo di nuovo!”
Replicò lui con un sorriso.
“Attento ragazzino, potresti fare una fine più miserabile della tua stessa esistenza!”
Detto questo l’uomo nero lanciò una sequela di attacchi oscuri contro il ragazzo ma questi li bloccò tutti rapidamente con l’uso del bastone, cosa che fece sgranare gli occhi a Pitch per la sorpresa.
“Che c’è Pitch? Il tuo io del futuro si è scordato di spiegarti come combattere?”
Lo canzonò il guardiano.
“Non hai ancora visto niente moccioso!”
Pitch usò i suoi poteri sul pavimento circostante dalle cui ombre iniziarono a spuntare le stesse creature oscure dagli occhi gialli che aveva richiamato per stanare lo spirito del fuoco.
Sotto suo ordine le creature balzarono nella direzione di Jack. Il ragazzo riuscì prontamente a gelare la prima e ad evitare la seconda ma per le altre non fu altrettanto facile: balzarono su di lui da tutti i lati e gli fu impossibile evitarle tutte.
Sentì la loro oscurità cercare di afferrare ed alimentare la sua: si ricordò del suo sogno dove aveva visto il suo io oscuro con i capelli neri e quel beffardo sguardo dagli occhi gialli.

Esisteva davvero?
Era lui che stavano fiutando e che volevano far emergere?

Più tali dubbi si facevano strada nella sua testa e più poteva sentire le ombre avanzare verso il suo cuore.
No!
Non avrebbe permesso all’oscurità di avere la meglio su di lui, quindi cercò di respingerle con tutte le sue forze.
Io non ho paura di voi, andatevene! Non sarò mai come voi.
Con questa convinzione i suoi poteri irradiarono per qualche istante l’area circostante allontanando le creature, le quali gemevano come se fossero state ferite.
“Che cosa diavolo fate? Dovete nutrirvi delle sue paure!”
Chiese Pitch, tanto incredulo quanto seccato.
“Non li rimproverare, non è colpa loro: semplicemente non mi fanno paura, tutto qui!”
Replicò lui con un sorriso sprezzante.
“Ma dovrebbero comunque alimentare e nutrirsi delle tue paure più profonde, tutti ne hanno!”
“Questo è vero: ognuno di noi ha un lato oscuro dentro di sé ed ognuno di noi lotta quotidianamente con se stesso per non farlo emergere. Io ho visto il mio e per quanto a volte possa tentarmi abbandonarmi ad esso, io non voglio diventare così, quindi mi spiace per te ma oggi quella lotta l’ho già vinta io! E poi i capelli neri non mi donano per nulla!”
Disse con un sorriso sbarazzino.

 

So I'll walk through this night
Stumbling blindly toward the light

Pitch offeso da tanta sfacciataggine evocò nella mano destra la sua falce oscura.
“Va bene ragazzino, vuol dire che devo iniziare a dare il mio peggio!”
“Davvero Pitch? Credevo lo stessi già facendo… ora sei tu che deludi me!”
Ironizzò Jack, evitando con un’abile scatto la prima falciata di Pitch.
L’uomo nero si avventò su di lui cercando di non dargli tregua, attaccandolo con numerose falciate ed usando i suoi poteri oscuri: ad ogni attacco Jack rispondeva prontamente o parava utilizzando il suo bastone.
“Sai qual è il tuo problema Pitch? Il nero! Sul serio: quel colore è terribilmente triste ci credo che sei arrabbiato un giorno sì e l’altro pure. Ci penso io ora a schiarire la situazione, tranquillo!”
Jack concentrò tutti i suoi poteri nel bastone, il quale si illuminò dalla base verso la punta, quindi sprigionò una potente onda di energia contrò Pitch.
L’uomo nero usò la falce in posizione difensiva per tentare di bloccare l’attacco, utilizzando i suoi poteri in controbattuta. Eppure, per quanto si sforzasse non riusciva a bloccare l’attacco che iniziò a ferirlo, incredulo fece appello a tutti i suoi poteri per difendersi ma fu inutile: l’attacco lo travolse completamente facendolo gemere dal dolore, lo scaraventò di diversi metri fino a farlo sbattere contro la parete di ghiaccio cadendo inerme a terra.
Jack ne approfittò per creare intorno a lui una gabbia di ghiaccio.
“E siamo a tre: quante volte devo sconfiggerti ancora per farti capire che non hai speranza?”
“Non è possibile… un simile moccioso non può sconfiggere un tale potere!”
“In effetti tempo fa non avrei potuto e soprattutto non da solo ma non hai calcolato che ormai ho anni di esperienza nell’affrontarti: so bene come combattere la tua oscurità e i tuoi stupidi giochetti! Tu invece sapevi ben poco di me ed hai sottovalutato i miei poteri e la mia esperienza”
Con enorme gioia Jack vide il ghiaccio che lo circondava tornare al suo colore naturale e sparire le ombre che attanagliavano Elsa.
“Preferisco decisamente questo colore per il ghiaccio! Ah ti consiglio di abituarti alle sbarre, ne vedrai parecchie anche in futuro… ma se vuoi scusarmi ho un attimo una faccenda da finire”
Esclamò voltandosi per andare nella direzione di Elsa.
Pitch ne approfittò per prendere con la sua mano debole e tremante la pietra.

Non è ancora finita ragazzino! Potrai anche avermi fatto esaurire quasi tutti i miei poteri ma ne ho altri cinque pronti ad aspettarmi
Con sorriso maligno richiamò i poteri della pietra facendoli confluire tutti dentro di lui: sentì le forze tornargli ed enormi poteri insinuarsi dentro di lui.
Il potere distruttivo del fuoco, l’agilità del vento, il feroce scorrere dell’acqua, il tremore della terra ed il potere creativo del ghiaccio.
Più confluivano dalla pietra a lui e più continuavano  a crescere ma iniziò a sentire un forte dolore al petto. I poteri erano sempre più forti.
Troppo forti.
Tentò di bloccare o invertire il processo ma non ci riusciva, sentiva solo i poteri sempre più incontrollabili e il dolore farsi sempre più insopportabile.
Quando non riuscì più a contrastarli il dolore divenne straziante facendolo urlare e cadere senza forze a terra, i poteri tornarono nella pietra che cadde a pochi passi da lui.
Le urla fecero rigirare Jack che corse nuovamente da lui.
“Che cosa è successo, cos’è quella?”
Chiese indicando la pietra, Pitch usò le poche forze che gli erano rimaste per raccoglierla con la mano tremante da terra ma esitò prima di rispondere alla domanda.
In quel momento si ricordo delle ultime righe della lettera che gli aveva scritto il Pitch del futuro, quelle parole che lo avevano fatto innervosire e che riteneva così impossibili, eppure ora sembravano così reali.

Mio caro io del passato, dopo tutte le informazioni che ti ho fornito non ho dubbi nella riuscita della tua impresa ma ti chiedo solo una cosa: nel caso remoto in cui tu dovessi fallire, non rivelare il vero utilizzo della pietra, convoglia sull’ultimo foro sul retro di essa il tuo potere e dalla a Jack dicendogli che serve a rinunciare ai propri poteri ma che funziona solo se è la persona stessa a rinunciarvi, quindi chiedi a lui di farlo. Ma sono convinto che questa è solo una mia stupita precauzione perché non falliremo, giusto?

Pitch del futuro.

In quel momento un terribile dubbio si impadronì dell’uomo nero.
Forse Jack aveva ragione: a lui non importava del suo io del futuro e se fosse stato valido anche il contrario?
Se tutto ciò avesse da sempre fatto parte del piano del suo io del futuro?
Se lui avesse previsto che le cose sarebbero andate in questo modo e se avesse fatto tutto questo solo per un qualche suo vantaggio?
Non poteva essere! Il suo io del futuro era davvero così crudele e furbo?
Temeva di conoscere la risposta, non sapeva se si sarebbe dovuto sentire fiero di se stesso o infuriato, per quello stava esitando.
“Pitch ti ho fatto una domanda!”
Insistette spazientito Jack.
Pitch alzò lo sguardo verso di lui.
Avrebbe detto la verità solo per non darla vinta al suo io del futuro? Solo per vendicarsi del fatto di essere stato usato da se stesso?
La tentazione era forte ma l’incrociare lo sguardo con quell’insolente ragazzino gli ricordò che c’era qualcuno in quel momento che odiava più di se stesso: usò il poco potere che gli era rimasto per farlo confluire dalla sua mano all’ultimo rombo sul retro, che si illuminò di nero.  Jack non poté notarlo perché Pitch era stato attento a coprirlo con la sua mano prima di passagli la pietra.
“Questa pietra serve a rinunciare ad i propri poteri, infatti se vedi brilla proprio dei poteri che ha assorbito finora: speravo si potesse fare anche il processo inverso in modo da usare quei poteri contro di te ma hai visto i risultati…”
Jack osservò la pietra con i vari rombi luminosi, fu Pitch a continuare a parlare.
“Jack potresti usarla: infondo ormai mi hai sconfitto ed avresti tutto quello che vuoi. Torneresti umano e potresti stare per sempre qui con Elsa e tua sorella, no?”
Per quanto lo tentasse tremendamente l’idea sapeva di non poterlo fare.
“No!”
Si limitò a dire prima di mettere la pietra in tasca e tornare ad avanzare verso Elsa.
Pitch lo osservò allontanarsi aggrottando la fronte.

Mio caro Pitch del futuro spero tu avessi previsto anche questo oppure tutta questa fatica è stata vana e spero davvero di essere diventato meglio di così.
Jack arrivò da Elsa, la quale era ovviamente ancora congelata. La cosa non lo preoccupava: sapeva che Anna sarebbe riuscita a salvarla in qualche modo.
Sentiva comunque una morsa al petto ed un senso di vuoto, dovuti dal fatto che ora sapeva qual’era la cosa giusta da fare.

 

And do the next right thing
And, with it done, what comes then?
When it's clear that everything will never be the same again

Sfiorò delicatamente con la mano il volto di Elsa ed una lacrima scese sul suo viso.

ww4

Aveva appena realizzato che era davvero finita, che niente sarebbe stato più come prima.
Sapeva che era l’unica scelta possibile per il bene di Elsa e dei bambini che avevano bisogno del guardiano del divertimento ma faceva comunque male.
“Lo so che potendo non sapresti scegliere tra me e Anna quindi non ti preoccupare lo farò io per te, porterò io questo fardello per entrambi, serbando per sempre nel cuore i magnifici ricordi del tempo passato insieme”
La sua voce tremava ma le sue parole erano decise.
La fissò per un breve momento che a lui sembrò un’eternità, quindi pronunciò quelle parole che ancora non le aveva detto esplicitamente ma che adesso gli uscirono così spontanee, nonostante avesse l’impressione che ormai fosse troppo tardi per pronunciarle.
“Ti amo”

 

 

 

 

 

 

Uscendo dalla caverna Anna si ritrovò su una montagna, inizialmente fu difficile abituarsi alla luce dell’esterno dopo essere stata al buio così a lungo ma quando ci riuscì poté scorgere il paesaggio circostante.
Foresta, alberi, natura, tutto sembrava così diverso e meno scontato di quanto lo ricordasse, probabilmente nella situazione in cui si trovava adesso poteva vedere le cose da un punto di vista differente.
Si sorprese nel constatare che normalmente non facciamo caso alle cose incredibili che ci circondano ma le iniziamo a notare solo quando siamo sul punto di perderle.
Il suo sguardo si soffermò però sull’unica nota stonata in quel paesaggio naturale: la diga.

ww6

Ma certo: la diga! Ora so qual è la cosa giusta da fare

 

Then I'll make the choice to hear that voice
And do the next right thing

 

 




 

 

Finalmente il nuovo capitolo! Questo capitolo è stato uno a cui tenevo particolarmente in quanto è stato uno di quelli che quando ho ideato mi ha convinta a scrivere la storia. Per questo la sua scrittura è stata un po' travagliata: volevo che venisse bene e spero vi piaccia come l’ho reso.
Se c’è una cosa che nel film non mi è andata proprio giù è che gli spiriti, come la stessa foresta, vogliano che Elsa arrivi a scoprire la verità per salvarli e non mi torna proprio il fatto che Ahtohallan la congeli. Cioè nel film le è andata bene che avesse rintracciato Anna sennò la verità sarebbe stata sepolta insieme a tutto e mi è sembrato davvero un controsenso. Perché faticarsi a chiamare Elsa con la voce del passato per poi congelarla senza darle la possibilità di aiutarli? Quindi come al mio solito ho reinterpretato la cosa nella mia versione inserendo Pitch che interferisce con i poteri di Ahtohallan cercando di oscurare il cuore di Elsa e Jack infine che la congela per impedire che l’oscurità raggiunga il suo cuore.
In questo capitolo ho inserito la mia personale interpretazione a due voci della canzone “next right thing”, spero vi sia piaciuta! Ammetto che nonostante sia una canzone del film un po' bisfrattata secondo me è una delle migliori del film perché porta un importante messaggio: anche nei momenti più bui dove ti sembra di aver perso tutto bisogna trovare il coraggio di andare avanti e fare la cosa giusta. Questa canzone a mio avviso sancisce quello che è il pg con la maggior crescita nel secondo film ovvero Anna. Secondo me nel secondo film ha una vera crescita rispetto al primo e matura prendendo la decisione più giusta per tutti, piuttosto che quella per se stessa.
Nella mia versione vediamo la contrapposizione tra lei e Jack: Anna ha capito che per Elsa non c’è più nulla da fare e che deve andare avanti e fare la cosa giusta, Jack invece non accetta questa realtà, vuole fare il possibile per salvare Elsa ancora una volta e riportarla alla sua epoca.
Solo successivamente Jack si accorge che il suo era un desiderio egoistico e che forse la cosa giusta da fare nel suo caso è sacrificarsi per la felicità di Elsa, nonostante la sua sia negata.
Alla fine sia lui che Anna “maturano” capendo qual è davvero la cosa giusta da fare, molto diversa da quello che credevano inizialmente, perché infondo la vita è così: pensiamo che le cose vadano o debbano andare in un modo ed invece magari vanno in tutt’altro e dobbiamo trovare la forza ed il modo di adeguarci per andare avanti.
Jack infine riesce finalmente a dichiarare i suoi sentimenti ad Elsa anche se lei non può sentirlo *sigh* (no non riesce proprio a dire quelle due parole in una situazione normale)
Piccola nota di “demerito” anche al Pitch del futuro, che ne pensate della sua contromossa? Avrà previsto anche questo?
Ma non è ancora finita, ci vediamo al prossimo capitolo
*distribuisce fazzoletti per l’angst generato*

Ps: per qualche strano motivo le immagini mi sono venute più piccole stavolta nonostante abbia usato lo stesso formato di sempre... ho provato a sistemarle spero siano venute bene adesso e che non siano troppo grandi al contrario

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Capitolo 14
*** Tra Passato e Futuro ***


Quando Elsa riprese i sensi si sentì stordita e le ci volle qualche minuto prima di prendere coscienza di dove fosse e di cosa fosse accaduto.
Ma certo: il ghiaccio oscuro, Pitch!
Si mise immediatamente sull’attenti cercando intorno a sé la figura del suo nemico, pronta ad attaccare ma si sorprese nel non trovare nulla: nessun Pitch, nessun ghiaccio oscuro né quella strana oscurità che sembrava stare avendo il sopravvento su di lei.
Tutto sembrava sparito magicamente nel nulla, al suo posto c’erano solo strane forme di ghiaccio che assomigliavano a residui di qualche scontro. Nel fissarle sentì una strana sensazione già avvertita prima ma non riusciva a ricordare dove.
La comparsa dello spirito dell’acqua la distrasse dai suoi pensieri, anche lui sembrava tornato normale.
“Stai bene? Ne sono felice! Sai cosa è successo qui?”
Disse carezzando dolcemente le sua criniera, il cavallo nitrì ma ora che lei era uno spirito poteva capire benissimo cosa stesse dicendo.
“Cosa dici? È stata Anna a rompere la maledizione che imprigionava la foresta? Il mio messaggio è quindi arrivato a lei ed ha saputo fare la cosa giusta…”
Il cavallo nitrì di nuovo agitato.
“Arendelle è in pericolo? Giusto, Anna ha rotto la diga: dobbiamo sbrigarci!”
Salì quindi in groppa allo spirito dell’acqua ed entrambi corsero il più velocemente possibile verso Arendelle.
Non appena raggiunsero la diga Elsa poté notare che Anna l’aveva appena fatta crollare utilizzando a suo vantaggio la forza dei Golem di pietra.
Ottimo lavoro sorellina!
Ma non era il momento di perdersi in simili pensieri: la diga aveva creato un’enorme onda che se avesse raggiunto Arendelle l’avrebbe annientata. Incitò quindi lo spirito dell’acqua ad andare più veloce finché non riuscirono ad affiancare l’onda.
Dai manca poco!
L’onda aveva quasi raggiunto Arendelle quando per fortuna riuscirono appena in tempo a superarla: Elsa usò i suoi poteri per creare un altissimo muro di ghiaccio che fermò l’avanzata dell’onda placandola.
 
Elsa sorrise allo spirito dell’acqua.
“Ce l’abbiamo fatta!”  
 
 
 
Lasciata Elsa, Jack andò a cercare Anna per vedere se potesse aiutarla in qualche modo a salvare la sorella ma si sorprese nel constatare che avesse meno bisogno del suo aiuto di quanto immaginasse. Infatti la principessa, con l’aiuto di Kristoff, aveva genialmente attirato le furie dei Golem spingendoli a lanciare dei massi contro la stessa diga.
In poco tempo la diga crollò, rompendo così definitivamente la barriera magica che impediva a chiunque di entrare o uscire dalla foresta incantata.
La reazione di tutti fu quella di correre immediatamente oltre il confine: sembravano entusiasti sia i soldati di Arendelle che i Northuldra, anzi Jack trovò particolarmente dolce la scena di Yelana e Mattias che si presero sottobraccio prima di oltrepassare insieme il confine.

In un’altra situazione avrebbe passato il tempo a gioire con loro: per il guardiano del divertimento era un piacere per gli occhi vedere le persone divertirsi così tanto! Ma doveva trovare Anna tra tutta quella gente e poi avrebbe capito cosa fare per farle sciogliere il cuore di ghiaccio di Elsa.
Cercò tra la gente ma non riusciva più a vederla, si alzò quindi in volo sperando che una visuale dall’alto potesse essere di aiuto.
Proseguì la ricerca per diversi minuti finché non la vide: Anna si era isolata dal gruppo e per qualche motivo stava andando verso la riva. Decise di scendere per controllare di persona.
 
 
 
 
Anna era stata attirata dallo spirito del vento che in qualche modo sembrava indicarle la riva, ma perché?
Non appena la raggiunse la vista di un qualcosa all’orizzonte la paralizzò completamente: sembrava la figura di sua sorella in groppa a quello che poteva essere solo lo spirito dell’acqua, la quale stava correndo verso di lei.
Si stropicciò gli occhi ma quando riaprendoli la vide ancora non poté impedire a copiose lacrime di solcarle il viso.
Elsa, una volta arrivata anche lei sulla riva, scese dal cavallo il quale torno a ‘fondersi’ con il suo elemento.
“Sei proprio tu?”
Chiese Anna, ancora timorosa che potesse trattarsi di un’allucinazione o qualcosa di simile.
“Anna!”
Le rispose la sorella allargando le braccia in attesa di un abbraccio: lei non se lo fece ripetere due volte e le corse incontro stringendola più forte che poteva, scoppiando a piangere per la felicità.
“Credevo di averti perduta!”
Singhiozzò lei.
“Perdermi? Mi hai salvata! Di nuovo”
Le rispose Elsa mentre tentava di asciugarle le lacrime dal viso con la mano.
“Davvero?”
“Sai Anna, Arendelle non è stata distrutta!”
“An no?”
“Nonostante pensassi di avermi persa hai saputo andare avanti e fare la cosa giusta per tutti e i cinque spiriti sono d’accordo: Arendelle merita di vivere, con te!”
“Hai trovato il quinto spirito?”
Chiese sorpresa ma entusiasta Anna, Elsa si limitò a guardarla negli occhi e annuire con un sorriso ed allora lei capì e proseguì a parlare senza bisogno di una sua risposta.
“Sei tu il quinto spirito! Sei tu il ponte!”
“In realtà un ponte ha due spalle e la mamma aveva due figlie: lo abbiamo fatto insieme e continueremo a farlo insieme.
Elsa poggiò la fronte contro quella della sorella e le due si scambiarono un affettuoso sorriso.

Jack stava osservando la scena totalmente ammutolito ma con lacrime di gioia che gli solcavano il volto: non solo in qualche modo il gesto altruistico di Anna aveva a quanto pare sciolto il cuore di ghiaccio di Elsa ma quest’ultima sembrava anche aver scoperto di essere lei stessa il quinto spirito!
Arrivò anche Kristoff che stritolò Elsa in un forte abbraccio.
“Sei viva! Anche se sembri diversa… sono i capelli o qualcosa di simile?”
“Qualcosa di simile!”
Ridacchiò Elsa in tutta risposta, poi si rivolse alla sorella.
“Anna lo facciamo un pupazzo di neve?”
“Cosa?”
Elsa usò i suoi poteri per fare una richiesta allo spirito del vento e questo le portò il nevischio in cui si era sciolto Olaf, quindi con un gesto della mano Elsa ricreò la struttura del pupazzo di neve con la sua magia di ghiaccio.
Anna rimase letteralmente a bocca aperta dalla felicità, quindi prese dalla borsa la carota e i sassi che aveva conservato, insieme ridiedero quindi vita ad Olaf il quale riaprì gli occhi davanti a loro.
“Siamo di nuovo qui: io amo i lieto fine!”

Sentenziò felice il pupazzo di neve in un abbraccio collettivo ma poi ci pensò un secondo e aggiunse.
“Cioè spero che lo sia… o la situazione di pericolo mortale diventerà una normalità?”
Chiese preoccupato.
“È tutto qui al momento!”
Gli sorrise Elsa ma Kristoff intervenne.
“No, in realtà c’è un’ultima cosa!”
Tutti si girarono dubbiosi verso di lui ma questa volta era deciso a non esitare e a seguire il suggerimento di fare una cosa semplice, quindi si inginocchiò davanti ad Anna.
“Anna, tu sei la persona più incredibile che abbia conosciuto…”
Anna portò le mani davanti al viso non riuscendo già a contenere l’emozione, avendo intuito dove volesse arrivare.
“… ti amo con tutto me stesso! Vuoi sposarmi?”
Proseguì Kristoff porgendole finalmente l’anello, incredulo quasi di esserci finalmente riuscito.
Ci furono solo pochi istanti di panico per la risposta perché dopo pochissimo Anna urlò un sonoro “Sììììììì” che fece commuovere tutti.
Jack osservò anche lui con un sorriso commosso la scena: il suo amico Kristoff era riuscito finalmente a dichiararsi, Olaf era ritornato e tutto si era risolto per il meglio!
Era così che doveva andare dunque?
Una sensazione mista tra la tristezza e la rassegnazione si impadronì di lui all’improvviso.
Forse Pitch non aveva tutti i torti, quella era la realtà a cui Elsa apparteneva e a cui avrebbe dovuto sempre appartenere se Pitch non si fosse intromesso.
Era dura da accettare ma Elsa non aveva bisogno di lui.                      
Prese dalla tasca la fiala con la restante polvere datagli da Pitch, quindi guardò in alto in cerca della luna ma era ancora giorno per poterla vedere. A lui non importava: sapeva che era sempre lì anche quando non poteva vederla.
“Ti ringrazio per avermi aiutato a salvarla come ti avevo chiesto, ora so quale è la prossima cosa giusta da fare”
Era l’ultima cosa che avrebbe voluto: sarebbe stato molto più facile andare da lei adesso e farle ricordare tutto, magari ora che era ufficialmente uno spirito non avrebbe nemmeno dovuto credere in lei per vederlo, ed una volta riavuti i suoi ricordi forse avrebbe potuto anche scegliere di tornare…
Sarebbe stato indubbiamente più facile ma avrebbe fatto soffrire Elsa il dover scegliere nuovamente tra lui ed Anna e non lo voleva, non la voleva condannare ad una vita con lui ma con i rimorsi di non poter vedere più sua sorella che l’avevano spinta fino a questa realtà.
Quindi anche se era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, la doveva fare, perché questo voleva dire amare davvero una persona: mettere la sua felicità prima della propria.
La osservò quindi per l’ultima volta, voleva ricordarla così come la vedeva adesso ovvero con il sorriso sulle labbra e finalmente felice.
“Addio Elsa”
Sussurrò con voce stroncata dalle lacrime che non riusciva più a trattenere, quindi come aveva già fatto  in passato fece volare un ultimo fiocco di neve verso di lei. Non aspetto però di vederne la reazione in quanto utilizzò la polvere di Pitch su di lui per tornare nella sua epoca.
Quando il fiocco di neve toccò il naso di Elsa si sentì travolta da un turbinio di emozioni contrastanti, inconsciamente una lacrima rigò il suo viso e portò la mano al viso per asciugarla.
Prima che potesse farsi delle domande in merito però la sensazione di freddo sul naso le riportò alla mente una questione più importante.
“Ehi aspettate, Jack dov’è?”
 Chiese guardandosi intorno ma non scorgendolo tra la folla nemmeno in lontananza.
“Me lo chiedevo anche io: volevo raccontargli come il suo consiglio di fare una proposta semplice avesse funzionato!”
Replicò Kristoff, quindi entrambi si rivolsero verso Anna ma Elsa cambiò espressione quando vide che Anna sembrava più confusa di loro sulla questione.
“Ma Elsa io credevo fosse con te… l’ultima volta che l’ho visto ci eravamo separati e lui era intento ad andarti a cercare al mare oscuro per salvarti…”
Non riuscì a proseguire per la preoccupazione e Elsa sbiancò più di quanto non lo fosse già di solito.
“Ma non è possibile non c’era nessuno con me ad Ahtohallan e un essere umano non potrebbe sopravvivere ad una traversata simile…non può aver fatto una cosa tanto stupida!”
Affermò fissando la sorella come nella disperata speranza che confermasse ciò che stava dicendo.
“N-no infatti…magari e ancora lì da qualche parte…”
Le parole le morirono in gola e le uscirono molto meno convincenti di quanto volesse.
“DEVE essere così!”
Proclamò Elsa, che in quel momento non avrebbe mai accettato una realtà diversa ma la sua voce tremò quando si rivolse allo spirito dell’acqua, tradendo la sua preoccupazione.
“Nokk, tu lo hai visto? Sai che sta bene, vero?”
Dall’acqua riemerse lo spirito nella sua solita forma equina, scosse però rammaricato la testa e le spiegò che non ricordava tutto quello che aveva vissuto mentre il suo cuore era stato oscurato da Pitch ma era sicuro che purtroppo quel ragazzo era affogato nel mare oscuro nel tentativo di salvarla.
Elsa sentì mancarle il respiro e si lasciò cadere sulle ginocchia portando le mani al viso visibilmente sconvolta.
“N-Non è possibile!”
Asserì, non poteva credere a quello che aveva appena sentito e che non avrebbe davvero più rivisto Jack.
Solo in quel momento capì quanto lui fosse diventato importante per lei e quanto disperatamente volesse che fosse ancora lì, che comparisse da un momento all’altro magari come se fosse uno dei suoi soliti scherzi.
Lui era sempre stato al suo fianco anche se la conosceva da poco, aveva sempre creduto in lei e non aveva mai avuto paura dei suoi poteri.
Lui si era fidato tanto da rischiare la sua stessa vita per lei e lei cosa aveva fatto?
Niente.
Per paura di ammettere i suoi sentimenti lo aveva allontanato e, ora che erano così chiari, era troppo tardi per farlo.
Sentì il cuore come andarle in frantumi ed iniziò a singhiozzare. Anna la cinse in un abbraccio stringendola forte: non aveva capito le parole di Nokk ma era facile intuire dalla reazione di Elsa cosa le avesse detto.
Per un tempo indecifrabile rimasero così, almeno fino a quando i singhiozzi di Elsa non diminuirono.
“Mi spiace molto Elsa, è stato difficile per tutti noi fare la cosa giusta”
Provò a dire Anna spezzando il silenzio che si era creato ma quelle parole ebbero un effetto diverso su Elsa la quale si staccò dall’abbraccio asciugandosi il viso con la mano.
“Hai detto la cosa giusta…?”
Quell’espressione la fece riflettere: all’inizio del suo viaggio aveva pensato molto a quale fosse per lei la cosa giusta e ora che aveva trovato la risposta alle le sue domande sui suoi poteri e sugli spiriti, ora che si sentiva comunque felice con la sua famiglia, sentiva ancora come se non fosse completa, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto ciò, come se avesse perduto qualcosa di realmente importante.
Eppure non riusciva a capire di cosa si trattasse.
Si rivolse però a Nokk che nitrì per chiederle scusa sentendosi in parte in colpa per quanto successo.
“Non devi scusarti, il tuo cuore era stato oscurato da Pitch, anzi vorrei comunque ringraziare te e gli altri spiriti per averci aiutati”
Lo spirito dell’acqua le disse che infondo era stata lei furba a congelare il proprio cuore prima che lo potesse oscurare Pitch.
“Aspetta, cosa stai dicendo? Io non ho fatto una cosa simile ma chi altri avrebbe potuto?”
Elsa ebbe un sussulto quando Nokk le rispose che forse era stato quello strano ragazzo dai capelli bianchi con i poteri di ghiaccio.
Non poteva essere.
Eppure a ripensarci la sensazione che aveva provato in presenza di quel ghiaccio che l’aveva avvolta era molto simile a quella del suo sogno…
Ma era davvero possibile?
C’era solo un modo per scoprirlo!
“Anna devo tornare ad Ahtohallan!”
Anna ebbe di colpo un orribile sensazione, come se fosse sicura che se avesse lasciato andare Elsa non sarebbe più tornata e le vennero in mente le parole di Granpapà.
“Elsa sei curiosa e libera ma devi accontentarti di quello che hai o rischi di perdere tutto per sempre, noi siamo qui adesso, tu hai trovato te stessa e siamo insieme, cosa puoi volere di più?”
“Anna tu hai ragione ma io devo sapere la verità, per qualche motivo il mio cuore la desidera più della mia stessa vita: sento che questa è una cosa per me di vitale importanza!”
“Allora vengo con te!”
Elsa prese le mano della sorella.
“No, è una cosa che devo fare da sola, ti prego fidati di me”
“L’ho sempre fatto ma non riesco a fare a meno di preoccuparmi comunque per te!”
“Tornerò presto, promesso!”
Le disse, quindi montò su Nokk dirigendosi al galoppo verso Ahtohallan. C’erano fin troppe cose che non quadravano e lei era determinata più che mai a scoprire cosa stesse realmente accadendo.
 
 
 
 
Una volta tornato nella sua realtà, Jack sentì girargli enormemente la testa ma non era sicuro se fosse dovuto al “viaggio”, ai suoi sentimenti o a ciò che avrebbe dovuto comunicare ai guardiani.
Probabilmente era un mix di tutte e tre le cose.
Sospirò profondamente, deciso ad affrontare subito la cosa, quindi aprì la porta della sala di Nord.
Ovviamente fortuna voleva che fossero tutti lì che sorvegliavano il corpo dormiente di Elsa in trepidante attesa.
Non appena lo videro entrare tutti si fiondarono su di lui urlando il suo nome.
“Jack sei tornato!”
Dissero quasi all’unisono, compreso Sandy che fece comparire lo stesso messaggio sopra la sua testa con la sua polvere d’oro.
“Come è andata?”
Solo Nord azzardò però quella domanda e con un sorriso speranzoso di cui solo lui era capace con la sua solita positività.
“Il nostro Pitch ci aveva ingannati per comunicare con il Pitch di quella realtà, inoltre Elsa aveva perso i suoi ricordi… lo scopo del nostro Pitch era quello di far impadronire la sua versione del passato di questa pietra”
Mostrò a tutti la pietra che aveva portato con sé.
“Voleva sbarazzarsi di Elsa e convincermi a rinunciare ai miei poteri usando questa pietra, così ne io ne Elsa saremmo tornati qui: in questo modo entrambi i Pitch avrebbero ottenuto una vittoria nelle loro epoche”
Tutti rimasero per qualche istante a bocca aperta ma Jack proseguì il racconto prima che potessero dire altro.
“Ma abbiamo fermato il Pitch del passato, io non ho rinunciato ai miei poteri e Elsa non è morta, quindi il loro piano è decisamente fallito”
I Guardiani esultarono dando un sospiro di sollievo dopo la tensione che aveva portato Jack con il suo racconto.
Nord puntò un dito accusatorio contro Jack.

“Per mille Natali volevi farci prendere un colpo? Perché non lo hai detto subito? Lo sai quanti anni ho?”
Era ovviamente una domanda retorica.
“Ragazzino impertinente, volevi giocarci un altro dei tuoi scherzi fuori luogo? Potresti evitare di divertirti alle nostre spalle per una volta?”
Aggiunse seccato Calmoniglio ma visibilmente sollevato del fatto che fosse andato tutto bene.
“Quindi tra poco Elsa si sveglierà qui, giusto?”
Concluse entusiasta Dentolina con un sorriso da fare invidia alla pubblicità di un dentifricio.
“Elsa non tornerà”
Rispose Jack con una freddezza e immediatezza che lasciò tutti senza fiato, ribaltando completamente le loro espressioni.
Un punto di domanda comparve sulla testa di Sandy come a chiedere ulteriori dettagli.
“Elsa non ha riavuto i suoi ricordi ma era felice in quella realtà ed è la realtà a cui appartiene, non me la sono sentita di riportarla qui”
“Ma anche questa è la sua realtà adesso, lei è una Leggenda!”
Replicò Dentolina.
“No, lei è il quinto spirito: per questo è nata con i poteri e lo ha potuto scoprire solo tornando nella sua vera epoca”
“Il ghiaccio ti ha congelato il cervello per caso? Lei è anche la regina delle nevi, la Luna l’ha scelta”
Rispose prontamente Calmoniglio.
“No, lo ha fatto Pitch portandomi nella sua epoca e alterando gli eventi, la Luna ha solo dovuto rimediare in qualche modo”
“No Jack, Calmoniglio ha ragione: Manny interviene molto di rado e quando lo fa non è per caso…”
Provò ad aggiungere Nord ma Jack lo interruppe.
“Eppure mi ha fatto tornare qui senza di lei! A quanto pare quindi anche lui la pensa come me!”
“Ma non è così che funziona…”
Ma Nord fu zittito nuovamente da Jack.
“Ormai le cose stanno così, la polvere di Pitch è finita e Elsa è felice, inutile farne un dramma. Scusatemi ma torno ai miei doveri di guardiano, sono stato via anche troppo”
Rispose con tono secco volando via e lasciando tutti letteralmente senza parole per qualche istante.
“Calmoniglio che fai ancora qui? Va da lui!”
Lo rimproverò Dentolina.
“Eh? Perché io?”
Dentolina alzò gli occhi al cielo.
“Perché sei il suo migliore amico!”
“C-COSA? Non sono il suo migliore amico! E poi mi sembra chiaro che voglia stare da solo!”
“E’ visibilmente sconvolto, ha bisogno di qualcuno che gli sia vicino con cui confidarsi!”
“In tal caso mi sembri molto più adatta tu per parlare di certe cose!”
“Ma io sono una ragazza, in questo caso Jack necessita di solidarietà maschile!”
“Nord allora! Lui è sicuramente la persona adatta per parlare a cuore aperto e sollevare il morale alle persone! Io finirei solo per litigare…”
In risposta Nord diede una spinta a Calmoniglio dietro la schiena.
“Calmoniglio, Dentolina ha ragione: Jack ha bisogno del suo migliore amico quindi và e fai più il Guardiano e meno il coniglio!”
“Ehi ho detto che non sono il suo migliore…argh e va bene! Ma poi non ve la prendete con me se finisce per essere più contrariato di quanto non lo sia già!”
Detto questo Calmoniglio fece apparire una tana sotto i suoi piedi per viaggiare velocemente fino a Jack.
 








 
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Salve a tutti, mi scuso per la lunghissima assenza ma sono tornata per finire la presente fic! Lo so è passato praticamente un anno ma è stato un anno difficile: è iniziato con il classico blocco dello scrittore e poi sono venute tante cose come il cambio di lavoro e ahimè anche il Covid che mi hanno portato via il già poco tempo a mia disposizione.
Passato un po' il periodo più burrascoso, credevo che ormai a nessuno più importasse della mia fic o se ne ricordasse invece sono stata piacevolmente sorpresa dal vedere varie persone contattarmi per sapere come stessi e se avessi intenzione di continuarla. Ringrazio queste persone perché mi hanno letteralmente fatto tornare la voglia e l’ispirazione per scrivere. Così mi sono messa a rileggere la mia fic e a riprendere la scrittura del capitolo presente da dove l’avevo interrotta. Colgo l’occasione quindi per ringraziare sempre chiunque sulle fic o in privato impieghi del suo tempo per commentare, recensire o anche solo parlare, consigliare e fare domande, perché che sia la prima volta o meno che lo facciate sappiate che anche un solo piccolo gesto può significare molto per uno scrittore e anche una singola recensione in più può aiutarlo in vari modi, come è successo a me! 

Ma parliamo del capitolo adesso: ho iniziato il capitolo con un piccolo salto temporale perché non volevo che la storia si soffermasse troppo sulle parti simili al film e anzi da adesso in poi ufficialmente inizia la parte totalmente autonoma dagli eventi del film.
L’inizio del capitolo era la parte che avevo scritto ormai tempo fa e che mi aveva portata al “blocco” ma rileggendo tutta la storia il continuo mi è venuto ed ho scritto abbastanza di getto.
L’atto di vero amore di Anna di mettere al primo posto il volere di Elsa di salvare la foresta piuttosto che i suoi sentimenti fa sciogliere il cuore di ghiaccio di Elsa (come avvenuto nel film più o meno).
Jack decide di “fare la cosa giusta” e tornare nella realtà a cui appartiene.
Elsa dal suo canto capisce i sentimenti che provava per Jack e si dispera per la sua morte eppure un qualcosa la spinge a fare un ultimo atto disperato.
Secondo voi hanno fatto bene? Cosa avreste fatto al loro posto? Cosa accadrà adesso?
Intanto Calmoniglio è stato “convinto” ad andare a provare a sollevare il morale a Jack, ci riuscirà?
Nel prossimo capitolo ci sarà una mia personalissima interpretazione dell’ultima canzone che sarà presente nella mia fic e adeguata alla mia storia.
Aspetto i vostri commenti/ipotesi/domande o varie ed eventuali, intanto ci vediamo al prossimo cap (tranquilli non aspetterete molto tempo stavolta, promesso!)

Ps: ho avuto molti problemi col caricamento delle immagini su NVU, il metodo che usavo prima non funziona e ho dovuto caricarle su tinypic e poi inserire il link nell'editor di EFP ... avete un metodo più veloce da suggerirmi?

 

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